THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
58QG
SOB
I901-09
OTTO HARRASSOWITZ
Riir.HH&NniiiNr;
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
A. imo 19 07.
FIRENZE
1907.
Firenze, Stabilimento Peilas, Via Jacopo da Diacceto, 10
(Luigi Chiti successore).
So 3
BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 13 gennaio 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccakini.
Il Presidente proclama l'ammissione del socio :
Sig. Massimino Longa di Bormio
e la riammissione di un antico collega dimissionario e cioè del
Prof. Romualdo Pirotta.
Egli si compiace di questo fatto che viene a rendere più stretti
i rapporti tra i membri della famiglia botanica italiana e crede di
interpretare il pensiero di tutti inviando un sentito ringraziamento
al nostro Presidente Prof. Antonino Borzi per avere procurato alla
nostra Società questo benaugurato ravvicinamento.
Il socio Dott. Bargagli-Petrucci intrattiene i soci sopra alcuni
fenomeni teratologici da lui osservati nei fiori maschili di una
pianta di Begonia tuberosa e che formano oggetto di una nota da
pubblicare nel Giornale.
A proposito della Begonia tuberosa var. cristata, sulla quale il
Dott. Bargagli-Petrucci ha fatto le sopra riferite osservazioni, il
Cav. Pucci nota che questa sj)ecie è di origine orticola e proba-
bilmente ottenuta da incrocio e che la var. eristata è nota tra gli
orticultori, come forma fissata e costante, da soli tre anni circa.
Il Segretario Pampanini presenta a n"me suo e dei soci Fiori e
Béguinot, le « Schedae ad Floram italìcam exsiccatam, Cent. VI-VII »,
che compariranno nel Giornale, e dà lettura della seguente comu-
nicazione del prof. GoiRAN :
PRESENZA DI BROMUS SCHBADERI KUNTH
NEL NIZZARDO.
« Il Bromus Schraderi è pianta americana (ex America calidiore
Kunth) introdotta in Europa, come foraggio, nella seconda metà
dello scorso secolo ; e molti ricorderanno la stupefacente reclame,
durata per anni, ma non seguita, almeno in Italia, da pari fortuna,
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6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
che per questa graminacea è stata fatta sulle effemeridi tutte, le
politiche non escluse. Il Eeverendo Abbate E. Coste nell'ultimo fa-
scicolo, recentemente venuto alla luce, della sua eccellente Flore des-
criptive et illustrée de la France ecc., scrive (p. 644, ubi descript, cum io.)
che B. Schraderi est cidtivé camme fourrage et subspontané gà et là: nella
estate del 1905 lo ho raccolto presso Nizza alla Madalena (40-50 m.) :
quivi l'ho ritrovato nello scorso mese di luglio, e contemporanea-
mente mi venne fatto di scoprirne una seconda stazione più ad
occidente, quasi in riva al mare, tra Carràs e California : però la
pianta nizzarda è alquanto diversa da quella descritta dall'A. Coste
(l. e), e da quelle esistenti nell'Erbario Fiorentino (R. Pampanini
in Ut.) : anzi ho notate nel B. Schraderi del Nizzardo due forine o
varietà ben distinte, delle quali stimo opportuno dare la descrizione;
tanto più che questa graminacea non la vedo indicata in alcuna
pubblicazione italiana. Indico, tra parentesi, i caratteri chel'A. Coste
segnala nella pianta da lui descritta, in opposizione a quelli da me
osservati nei miei esemplari.
« Bromus Schraderi Kunth. — Bromus unioloides H. B. et K. ;
Ceratocldoa penduta Scbrad. — « In agro nicaeensi duae occurrunt
« formae vel potius varietates : — :< l,astophyl.lus Goìr. : Rhizomate
« cespitoso, abbreviato, rarissime substolonifero (souche fibreuse E.
« Coste); culmo saepissime solitario, erecto vel adscendente, glabro,
« sulcato, rigido, cum panicula 0.'" 40 — 2.™ 00 et ultra alto : foliis
« laete viridibus, infimis et intermediis margine ciliatis, pubescentibus,
« supremis glabrescentibus (feuilles rudes, glabres E. Coste) : vaginis
« hirsutis (piante pubescente sur les gaines E. Coste), emarcidis saepe
«in fila flexuosa solutis : laminis attenuatis acuminatisque, 20-
« 30 cm. longis, 3-5 mm. latis {larges 5-12 mm. E. Coste): ligula
« truncata, abbreviata, lacera : panicula pallide virente, laxa, ampia
« in pianta luxuriosa, in anthesi erecta dein untante, ramis scabris
« subgeminis, inferioribus remotis, supremis approximatis : spiculis
« ovato oblongis, 2-2^/^00.. longis, valde compressis, scabriusculis,
«4-6 floris (6-8 E. Coste) : glumis 7-nerviis, acuminatis, subaequa-
« libus : glumellis valde inaequalibus, inferiori 7-9nervia fortiter
« carinata, ex apice bidentata brevissime aristata. Herba perennis ».
« Dintorni di Nizza in un campo abbandonato, in società con una
forma (forse varietà) di Bromus erectus Huds., quasi in riva al mare
tra Carràs e California ; e quivi forse introdotto una volta come
foraggio, ed oggi naturalizzato o quasi. — Giugno-settembre.
« ^ LEiOPHfLLUS Goir. Pianta gracilis, humilior, sordide virens:
« culmo flaccido, prostrato vel adscendente: jjanicula depauperata:
« spiculis sub 6-floris, glumella infera longiuscide aristata : foliis va-
^ ginisque glabris. Forsan forma umbrosa?
« In luoghi erbosi nel Vallone di Magnan presso la Madalena. —
Luglio-agosto. »
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 7
Sono poi presentati e riassunti dal Segretario Pampanini i se-
guenti altri lavori presentati dal soci :
P. BOLZON. — SULLA FLORA DELLE DOLOMITI BEL-
LUNESI.
M. Civetta (m. 3220).
Fra i colossi dolomitici del Bellunese il m. Civetta é certo il
meno studiato dal lato botanico ; in fatti in molte pubblicazioni
sulla Flora Veneta da me consultate, ho visto riportate di que-
sto monte soltanto due piante, cioè Primula tyrolensis raccol-
tavi àdiW'Huter ' e Saxifraga cernua " dal Porta.
Ne ho esplorato la parte settentrionale facente parte della
valle di Zoldo, cioè i dintorni del nuovo rifugio Coldai (m. 2150)
dalla Forcella cTAlleghe (m. 1820) alla sommità dgl m. Coldai
(m. 2398), i dintorni del vicino lago Coldai (m. 2146) e i dirupi
della vai Zeolere che strapiombano sulla valle di Zoldo sopra
Pècol. In tre escursioni (il 2 e il 6 Agosto e il 2 Settembre 1906)
ho quivi raccolto circa 85 specie, la maggior parte della regione
alpina; le presento qui distribuite in gruppi secondo l'altezza
e la stazione, notando in carattere più grosso le forme più
importanti per la Flora Veneta.
Begione montana, ' da Pécol alla Forcella d'Alleghe (m. 1300-
1820).
Piante rupestri. Veronica fruticulosa L.
Piante dell' Associazione pratense.
Dei prati piuttosto asciutti. Anemone alpina L. J3 5?^^-
ftirea (L.) (in fiore il 2 Settembre, rifioritura) — Tri-
folium pratense L. & nivale (Sieb.) b. alpinuiu Hpe.
Astragalus australìs L. -j. typicus, Aster alpi-
nus L.
* Cfr. HuTER, Botan. Mittheilg., Wien, 1873, in Oest. hot. Zeitschr.
"^ Cfr. Pampanini, Essai sur la géogr. botan. des Alpes.
' In questa regione ho raccolto soltanto poche piante fra le più.
rimarchevoli ; invece nella regione alpina ho cercato, per quanto mi
è stato possibile, di far la raccolta completa.
8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
Dei prati più o meno umidi. Lathyrus Linnaei Rouy a
Gmelini (Rouy), Primula farinosa L., Gentiana Ama-
rena L. 9 oMusifolia (W.) e &. pyramidalis Fiorì.
Dei prati padulosi (alla Forcella d' AUeghe), Menyanihes
trifoliata L., Pedicularis palusiris L.
Begione alpina, dalla Forcella d' Alleghe alle vette (m. 1820-
3220). '
Piante umbrofile (fra le rupi). Cystopteris alpina Besv., Si-
lene quadrifida L,, Viola hiflora L., Saxifraga andrò-
sacea L.
Piante idrofile (terreno umido fra le dolomiti, vicino al rifu-
gio Coldai), Selaginella spinulosa P. B., 8axifrag'a cer-
nila L., Adoxa Moschatellina L., Valeriana dioica L.
b. nana mihi, Valeriana elongata L.
Piante xerofile (fessure delle dolomiti aride ed apriche).
Sesleria spJiaerocephala Ard., Cerastium latìfoliuin L.
e. unifloruiu (Murith), Helianthemum italicum Pers.
e. glabratum G. e\(j.,AraMs alpina L.,A. ciliata R. Br.
e. eenisia (Reut), Arabìs coerulea Haenke b. pu-
bescens mihi, Arabis pumila Wulf. in Jcq., Braba tomen-
tosa L., Biscutella levigata L. a typica, Saxifraga Aizoon
. Jcq. e. stabiaiia (Ten.) e d. g^racìlìs Rouy, Sacci-
fraga caesia L. e j3 squarrosa (Sieb.), Sedum atra-
tum L., Pims Chamaemespylus Ehrh., Trifolimn repens
L. j3 pallescens (Schreb.), Epilohium alpinum L. v.
typicum, Primula Auricula L. .(3 BaWisii (Lehm.), Pri-
mula tyroleusis Schott, Gentiana verna L. J imbri-
cata (Froel.), G. utrleiilosa L., G. ciliata L. (in flore
soltanto il 2 Sett.), Myosotis pyrenaica Pourr. a typica e
b. exscap)a DC, Veronica Bonarota L., Pedicularis ver-
ticillata L., Phyteum,a liemisphaericum L. y. typicum,
Pìi. comosum L. var. Be^uinotli mihi, Camjmnula ro-
iundifolia L. e. reflexa Hausm. e d. Scheuchzeri (Willd.),
Senecio abrotanifolius L., Doroiiìcuiu grandiflo-
riiiu L. b. luediiim DO., Erigeron glabratus Hpe., Leon-
topodium alpìnmn Cass., Carduus nuiahs L. b. latilo-
bus Cr. Beck, Hieraciuin sp.
^ Ho esplorato le vette fino ad un'altezza non superiore ai 2500 m.
SEDH DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 9
Piante dei luoghi erbosi più o meno sassosi.
Piuttosto asciutti. Salix retusa L. J3 serpyllifolia (Scop.),
Potygonum viviparum L., Ra milieu lus hybridus
Biria, R. Villarsii DG. p. p., Koch, Aconitum Napellus L.,
Potentina veryia L. e salisburgenszs (Haenk.), AlchemUla
vulgaris L. ^ aìinslris (F. W. Schm.), Astragalits mon-
tanus L., Gentiana nivalis L., G. Amarella L. o pilosa
(Wettst.), Eiipìirasia minima Ich. in Schl., Horminwn
Pl/renaicujn L., Thymus Serpyllmn L. S long^icaiilis
(Presi.) b. ìiiteriiiedia Posp.
Piurtosto umidi. Leontoclon prateìisis Rchb. e. Taraxacì
Nym., Taraxacum officinale Web. in Wigg. a typicum
e J3 alpiiiuiii (C. Koch).
Piante dei ghiaioni dolomitici.
Piuttosto asciutti. Alsine verna Wliliib., Als. Clierleria
Fenzl, Sitene acaulis L., Arabis alpina L. b. nana
(Baumg.), A. pitmila Wiilf. in Jcq., Thlaspi roti indi folium
Gaud,, Potentina nitida L., Veronica alpina L. colle
variazioni spesso confluenti fra loro : a. glabra Béguin.,
ly. hirsuta Béguin., e. integrifolia (Schranck) e d. rolan-
difolia (Schranck), Linaria alpina Mìì\., Antìiemis alpina
L., Saxifraga autumnaUs h.
Piuttosto umidi. Hntchinsia alpina R. Br. e b. afiinis R.
Br., Saxifraga sedoides L., S. stellaris L. -)• interme-
dia Timb.
Vicini alla neve fusa di fresco (in fiore il 6 Agosto), Geum
inontanum L., Rhodotliamnus Chamaecistns Rchb., Sol-
danella minima Hpe., Gentiana- acaulis L. 8 alpina (Vili.).
Fra queste piante del m. Cicetta meritano particolar men-
zione le seguenti:
Cerastium latifolimn L. e. unifloriiiu (Murith.). Nei luoghi
dirupati dolomitici vicino al rifugio Coldai a 2150-2300 m.,
il 2 Settembre in fiore, rarissimo. Questa forma non mi
risulta nota del Veneto; nella Flore de France di Rouy
et Fouc, figura anche delle estreme vette delle Alpi occi-
dentali ; probabilmente é una variazione altitudinale.
10 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
Aràbis alpina L. b. nana (Baumg.). Nei ghiaioni dolomitici
fra il rifugio Coldai e il passo omonimo a m. 2150-2250, il
2 Agosto in fioritura incipiente ; variazione stagionale e
forse, ad un tempo, stazionale che, da quanto so, non era
nota del Veneto.
A. ciliata R. Br. e. cenìsia Reut. Nelle fessure delle do-
lomiti sovrastanti a vai Zeolere non lungi dal rifugio Col-
dai a 2200-2350 m., il 6 Agosto in piena fioritura; forma
nota anche del Friuli (cfr. Goriani, FI. Friul.) e proba-
bilmente da considerarsi come variazione attitudinale della
7 ciliata, perché questa, almeno nel Friuli (cfr. Goriani,
0. e), non sale al di sopra dei 1200 m.
A. coerulea Haenke b. piibescens mihi, cauUs pubescens.
Nei dirupi dolomitici sovrastanti a vai Zeolere non lungi
dal rifugio Coldai a 2200-2350 m., il 6 Agosto in piena fio-
ritura, due sole piante.
Secondo il Bertoloni {h\FLHal.) questa pianta ha soltanto
« caufis puberuliis » ; secondo la FI Analit. di Fiori e Pao-
lelti, ecc., i fusti sono « glabri o subpitbescenti », mentre
nei miei esemplari la pubescenza è notevolmente lunga e
fitta; variazione probabilmente dovuta unicamente all'azione
del freddo. Come specie tipica è nota del m. Baldo (Goiran),
di varie località del Friuli (cfr. Goriani o. e.) e del Bel-
lunese (cfr. Vis. e Sacc, Catal. delle piante vascol. del
Veneto), ma di questo non mi è nota alcuna località.
Saxifraga stellaris L. 7 intermedia Timb. Nei ghiaioni e
nelle fessure delle dolomiti piuttosto umide sovrastanti a
vai Zeolere a 2100-2300 m.; forma che non mi risulta nota
del Veneto.
S. Aizoon Icq. e. stabiana (Ten.). Nelle fessure delle dolo-
miti presso il rifugio Coldai, il 2 Agosto in fiore. Forma
nota anche del Friuli (conf. Gortani, 0. e). — d. §^racilis
Rou}'. Nelle fessure delle dolomiti lungo la discesa che
dal rifugio Coldai conduce alla Forcella d'AlIeghe a 1900-
2000 m., il 2 Sett. in piena fioritura; forma che non mi
risulta nota del Veneto.
Tri folium pratense L. e nivale (Sieb.) b. aipinuni Hpe. Nell'as-
sociazione pratense fra Pécol e la Forcella d'Alleghe a 1500-
1800 m.; forma nota anche del Friuli (cfr. Goriani, 0. e).
SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 11
Asti'a§^alus ansti'alis L. a typicus. Nei pascoli sassosi
alla Forcella d'Alleghe verso Pécol, il 2 Agosto parecchie
piante in frutto (m. 1800). Secondo gli autori è specie dif-
fusa dalle Alpi Marittime alle Trentine, poi salta le Alpi
Bellunesi per ricomparire nelle Friulane, nelle quali é nota
di due sole località (cfr. Gortani, o. e). Questa località del
Bellunese colma dunque tale lacuna; d'altronde le località
del Trentino Paclon di Fedaia e Primiero a S. Martino
(cfr. Gelmi, Prosp. della FI. Treni.), rientrano anche nella
regione botanica bellunese.
Thi/mus Serpijllara L. S loii^icaiilis (Presi.) b. interiiie-
dius Posp. Nei luoghi erbosi dolomitici presso il rifugio
Coldai ; forma nota anche del Friuli (cfr. Gortani,- o. e).
Adoxa Moscliiiteliiiia L. Nei luoghi muscosi fra i blocchi
dolomitici vicini al ynfagio Coldai (m. 2150), insieme a
Saxifraga cernua L., parecchie piante in fiore il 6 Agosto.
Non mi risulta nota di alcuna località della provincia di
Belluno; inoltre non mi consta sia mai stata trovata a tale
altezza ; cosi nel Friuli non è stata trovata ad altezza supe-
riore ai 1750 m. (cfr. Gortani, o. e).
Valeriana dioica L. b. nana mihi, pianta straordinariamente
più piccola in tutte le sue parti. Nei luoghi umidi fra le
dolomiti attorno al rifugio Coldai (m. 2150-2250), il 2 Ago-
sto in fiore. Anche nella FI. de France di Roitij et Fouc.
(voi. Vili, pag. 86) si accenna al nanismo di questa pianta
nella reg. alpestre.
Phijteuma comosum L. var. Beg^uiuotii mihi, caules 1-2
centimetr. longi ; folia parva, glabra vel ad margineìn
ciliata, conferta ut simitlent fere rosulam subradicalem,
superiora uinbellain circwndantia ; involucri foliolis par-
vis, umbella multo hreviorihus ; umbella 4-9 floribus
constans.
In rimosis locis dolomitarum aridissimis et apricis mon-
tis Civetta (in alpibus Bellunensibus) secundum ascensum
a Forcella d'Alleghe ad rifugium dictum Coldai (m. 1900-
2000). In questa località ne ho osservato una piccola colo-
nia di circa una dozzina di piante, in fiore il 2 Agosto 1906,
tutte appartenenti a questa forma, la quale probabilmente
è da considerarsi come una variazione assai spiccata, dovuta
12 SEDE DI FIKEXZK - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
all'azione dell'altezza combinata coll'azione dell'estrema
aridità e dell'esposizione aprica delja stazione.
Taraxacuin officinale Webb. in Wig-g. ^ alpinuiii (0. Kocli). *
Nei luoghi umidi fra i massi dolomitici sopra il rifugio Cal-
dai lungo la salita del monte omonimo a 2200-2300 m., il
2 Sett. in fiore ; è nota anche del Friuli (cfr. Goriani, o. e).
M. Pelmo (m. 3169).
È stato esplorato da parecchi botanici, fra i quali di re-
cente dal Tanfani e dal Pampanini. Il 3 Agosto 1906 vi
ho compito una rapida escursione nel versante Zoldano e
fra le piante raccoltevi sono degne di nota le seguenti:
Nei ghiaioni dolomitici sovrastanti al rifugio Venezia (m.
1900-2200). Tofteldia calyculata Whlnb. b. ramosa Hpe.,
da me notata anche del Tirolo Veneto (cfr. Bullelt. Soc.
hotan. Hai., 1900, pag. 276) e j3 glacialis (Gaud.) dal Pam-
panini già raccolta pure nel m. Pelmo (cfr. o. e, dove
invece di rifugio Venezia è scritto rifugio S. Marco). Anthyl-
lis Vulneraria L. e alpestris (Kit.), Papaver alpinum L.
a Burseri (Crantz) ì). decipiens (Rouy et Fouc), Hutchinaia
alpina R. Br. &. affinis R. Br.
Alla Forcella di Pelmo vicino al nevaio (m. 1900-2100), Phy-
teuma heinispliaericiim L. j3 graminifolium (Sieb ), nel
Zoldano già stato raccolto al m. Mezzodì dal Bizzozzero,
Saussurea alpina DC. a typica a. genuina, in fioritura
incipiente il 3 Agosto; nel ra. Pelmo è pure stata notata
dal Pampanini (cfr. Bull. Soc. boi. Hai., 1. e.) ed è nota pure
del m. Marmoloda al passo di Fedaia (cfr. Gelmi, o. e).
Nell'associazione pratense sotto il m. Pelmo (versante Zol-
dano).
Ajuga pyramidalis L. Nei prati umidi alla Forcella Tamai
(m. 1600), fra il m. Punta e il m. Pelmo. Specie piuttosto
rara che non mi risulta nota delle dolomiti circostanti.
Cirsiwn heterophyUum Ali. b. indivisuiu DO. Nei prati
umidi presso il fienile di So-Pelp, sotto la Forcella di
Pelmo. Forma nota anche del Friuli (cfr. Goriani, o. e.) ;
^ Studiata dal prof. A. Fiori.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 13
il tipo è stato raccolto presso S. Vito di Cadore nei prati
di Roaii alla Rocchetta. (Pampanini).
Alto bacino del Biois (Agordino).
Passo di S. Pellegrino sopita Falcade (m. 1910). È notissimo
ai botanici trentini (cfr. Gelmi o. e); si trova sulla linea
di displuvio fra la valle d'Agordo e la vai di Fassa.
Carex pauciflura Light. Nell'associazione dei prati paludosi
fi-a V Ospizio e V Hotel Monzoni. É nota di molte località
del finitimo Trentino (cfr. Gelmi, o. e.) e, allo stato delle
cognizioni, la località di S. Pellegrino rappresenta il li-
mite orientale dell'area di questa specie nelle Alpi Venete,
essendosi da escludere dal Friuli (cfr. Gortani, o. e).
Negli autori, figura anche del Vicentino, dove é stata
raccolta molti anni fa dal Beggiato ; ma di poi non vi è
stata più ritrovata.
Arenaria bìflora L. Negli affioramenti di porfido fral* Ospi-
zio e Hotel Monzoni; nel Bellunese è stata pure notata dal
Venzo presso la cima del m. Antelao e quindi con tutta
probabilità sulla dolomite ; eppure stando a quella mia
osservazione e a quanto scrivono il Gortani (in o. e.) e
il Gelmi (in o. e.) questa pianta mostra forte appetenza
per là silice.
Potentina Sibbaldi Hall. f. Nella stessa località e stazione
della precedente; anche questa pare specie con appetenza
decisamente silicea, come appare anche dal Gortani (cfr.
o. e). Quanto pare frequente nell'attiguo Trentino (cfr.
Gelmi, 0. e ), altrettanto è rara nelle montagne venete,
essendovi nota soltanto del ra. Baldo (Goiran), di vari
luoghi del Friuli (cfr. Gortani, o. e.) e del Vicentino nei
monti Portole e Grappa (Spranzi), però queste due ulti-
me località, specialmente la seconda, meritano conferma.
Primula g-lutiiiosa Wulf. Nei luoghi erbosi a substrato
porfìrico h'àV Ospizio e l'Hotel Monzoni. Secondo il Gelmi
(cfr. 0. e.) nel Trentino é propria dei monti granitici e
schistosi; la mia osservazione conferma l'appetenza di
questa specie per la silice. Secondo il Calai, delle piante
vascol. del Veneto di Vis. e Sacc. è nota anche del Bel-
lunese, ma non ne conosco località all' infuori di questa.
14 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
P. g^lutinoso X miniraa Rchb. Colla specie precedente; è
nota della contigua vai di Fassa (cfr. Gelmi, o. e).
Senecio incanus L. j3 carniolicus (W.). Negli affioramenti di
porfido fra V Ospizio e V Hotel Manzoni. Del distretto
Bellunese è noto nei monti Quaterna in Comelico (Va-
glino) e dei rovesci delle Pale di S. Martino (Schunch).
Anche nel Friuli (cfr. Goy^tani o. e.) è nota di terreni
silicei, il che concorre a mostrare la sua forte appetenza
per la silice.
Arnica montana L. b. corymbosa Fiori. Nei pascoli pin-
gui vicino alle malghe.
Passo di Vallès (m. 2032) sopra Falcade. Come il vicino passo
di S. Pellegrino, si trova lungo la linea di displuvio fra il
bacino d'Agordo e la vai di Fassa.
Doronicum grandiftorum Lam. b. medium DO. Fra i massi
dolomitici non lungi dalla malga Vallès.
Leontodon hispidus L. j3 opiiuus Bisch. Nei luoghi petrosi
dolomitici della Cima Vallès a 2200-2300 m. Forma cal-
cicela nota anche del Friuli (cfr. Gortani, o. e.) ; i miei
esemplari si avvicinano alla variaz. &. carnicus Fiori.
Scorzonera arislala Ram. Nei luoghi erbosi fra i massi do-
lomitici del versante di Cima Vallès che scende dirupato
verso la malga omonima a 2100-2300 m. ; nel Bellunese
è pure nota dell'Agordino ad Alvera (Crèpin).
A. VILLANI. — DI ALCUNE PIANTE CONTENUTE NEL-
L'ERBARIO ZICCARDI.
Nel primo contributo allo studio della Flora Campobassana *
dissi che avrei avuto desiderio di intrattenermi in una noticina
di alcune piante contenute nell'erbario Ziccardi. Di queste ulti-
me attirarono la mia attenzione quelle raccolte a Mutri, loca-
lità che confina con la provincia di Molise.
Anche quest'anno, nell'accurata revisione che ne ho fatto, ho
cercato, per quanto più mi è riuscito, di trascrivere con esat-
' A. Villani, Primo contributo allo studio della Fiora Campohassana.
Malpighia, Anno XX, Voi. XX. Genova, Tipografia Ciminago, 1906.
SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 15
tezza i nomi e le indicazioni delle specie determinate dal dot-
tore Ziccardi.
Non avendo avuto a mia disposizione sufficienti libri e mate-
riale di confronto, non ho potuto, come sarebbe stato mio desi-
derio, occuparmi di alcune altre piante, specialmente di quelle
indicate di Biccari, ' le quali sono circa 130.
Le piante, ripeto, che più mi interessano e che mi spinsero
a pubblicare questa breve nota sono quelle che furono raccolte
dal dottor Ziccardi a Cusano Mutri, località che egli indica sui
cartellini semplicemente col nom.e Mutrì.
Nella revisione dell'erbario, avendo riscontrato diverse piante
di Mutri, che io ho raccolto a notevoli altezze sulla parte N-E
del Matese, appartenente alla provincia di Campobasso, e di
alcune delle quali terrò parola in una prossima nota, mi venne
il dubbio che parecchie di esse fossero state trovate sul Monte
Mutria e quindi da ascriversi alla Flora Campobassana.
Abbandonai poscia tale ipotesi perché in tutti i cartellini,
nessuno eccettuato, riguardo alla località non si trova mai
scritto Mutria, ma sempre il solo nome MicùH. Bisogna dun-
que ritenere che tali piante furono raccolte in luoghi circon-
vicini al villaggio di Cusano Mutri e su altri monti che lo cir-
condano, e però si devono ascrivere alla Flora Beneventana.
Per queste piante, come ho fatto nella precedente nota, ho
seguito la numerazione stabilita nella Flora analitica di Fiori
e Paoletti.
Mi sia intanto permesso di dire poche parole sulla posizione
di Cusano Mutri.
Cusano Mutri è un comune appartenente alla provincia di Bene-
vento. Sorge alle falde del Monte Mutria (m. 1822), da cui ha nome,
tra pittoresche e ridenti colline a 500 metri sul mare. Trovasi
distante circa 7 km. e mezzo N-0 da Cerreto Sannita, 31 km.
N-E da Caserta e 12 km. S-E da Piedimonte d'Alife,
11 capoluogo è un piccolo borgo, circondato da alte montagne,
che per molti mesi sono coperte di neve. II territorio é ferti-
^ Nell'epoca in cui figurano raccolte le piante dell'erbario Zic-
cardi Baselice pubblicò a Campobasso la Flora Biccarese (Luigi
Baselice, Flora Biccarese. Botaniche peregrinazioni ntll'agro Bicca-
rese per la primavera del 1S41. Campobasso, 1312, 67 pagiue in-S").
16 SEDE DI FJRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
lissimo, il clima è freddo, l'aria vi è salubre. Ubertosi sono i
pascoli, è ricco di alberi fruttiferi, molto bene vi prosperano
le viti.
Ecco intanto l'elenco delle piante da me studiate, e che Del-
l'Erbario Ziccardi sono indicate di Mutri :
Elenco delle piante contenute nell'erbario Ziccardi
e raccolte a Mutri.
Allium ursindm L., jun. 1842.
PoLYGONATUM MULTiFLORDM (L.) Ali. « Convallaria muUiflora » '
(Erb. Zicc), 22 lugl. 1842.
Orchis dstulata L., 22 lugl. 1842.
Orchis sambucina L. Mutri a S. Crocelle 1842.
DiANTHDS -Caryophyllus L. ^ virgmeus (L.), « Dianthus Caryo-
phylliis-sylvestris ». Mutri.
Helianthemum canum (L.) Dun. fi italicum (Pers.), « Hedian-
thernwn italicum, B. candidissimum », 22 lugl. 1842.
Viola canina L., 14 sett. 1841.
Erysimum hieracifolidm L. c, canescens (Roth), « Erysimum
canescens DO. ». Mutri a S. Crocelle, 22 lugl. 1842.
Arabis alpina L. yalMda (Stev.). « Arabis alhida », 22 lugl. 1843.
Dentaria enneaphyllos L. « Dentaria enneaphylla », 22 lu-
glio 1842.
Dentaria pentaphyllos L. J3 polyphylla (W. et K.), « Dentaria
polyphylla », 22 jun. 1842.
Dentaria bulbifera L., 22 lugl. 1842.
Thalictrum angdstifolium L. 5 flavum (L.), « Thalictìntm,
glaucujn ? », 1842.
Ranunculds gramineus L. Aia della Lepre presso a Cusano
30 aprile 1841.
Saxifraga tridactylites L., 1842.
Saxifraga lingolata Bell., 1842.
Saxifraga Aizoon Jacq., lugl. 1842.
Circaea ldtetiana L., 22 lugl. 1842. .
^ I nomi delle specie tra virgolette (« ») sono quelli riportati dai
cartellini dell' Erbario Ziccardi.
SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 17
BuNiUM Bdlbocastandm L., « Bicnium Bulbocastmiuìu Bert.
Myrì^hiclis Bunii V. A. Ten. », 22 iulii 1842.
OxALis Acetosella L., 22 lugl. 1842.
Malva moschata L., 1842.
Armeria vdlgaris W. k, plantaginea (W.) b. leucantha Boiss.
M. Armeria alliacea », 22 lugl. 1842.
Gentl\na crucl\ta L. Mutri, a S. Crocelle, lugl. 1842.
SCROPHDLARL\ VERNALIS L.
Veronica spigata L., 1842, 27 lugl.
EuPHEASiA OFFiciNALis L. v] mìnima (Jacq. in Schleich., 1800)
(Lara, et DC, 1815). « Euphrasia o/ficinalis B. miniìna;
ari E. alpina? y>, 14 sept. 1841.
Rhinanthus Alectorolophus (Scop.) Poli. (1777). « Alectorolo-
pJius Cristagalli B. villosus ».
Tedcrid.m montanum L., 24 giugn. 1841.
Teucr[um montanum L. b. supinum (L.). = var. angustifo-
liuìu Pirona. « Teucrium supinn,in », lugl. 42,
Lamidm garganicdm L. j3 grandifloruìn (Pourr., 1788). « La-
Quium longifiorum Ten. », giugn. 1841 e 42.
Lamidm macdlatdji L. b. rugosum (Ait.). « Lamium ìiirsu-
timi ». Mutri, giugn. 1842.
Salvia glutinosa L., 14 seti 1841.
Globularia cordifolia L. S bellidifolia (Ten.). « Globularia
tellidifolia, 21 lugl. 1842. Bertolonius Gì. cordifoliam nun-
cupat, additque in foliis characterem 5-7 nervationis, quem
in meo specimine haud reperio! Lusum vero duorum vel
tri una florum in pedunculo in axilla bracteolae, mea pianta
reti net ».
Plantago crassifolia Forsk. « Planiago recurvata ».
Adoxa Moschatellina L. apr. 1843. a ci. Paolillo, 7 sept. 1843.
V-\leriana tripteris L. ad rupes, 22 iul, 1842.
Campanula glomerata L., 14 sett. 1841 e 22 lugl. 1842.
Campanula foliosa Ten., 23 lugl. 1842.
Hedraeanthus graminifolius (L.) DC. f. « Campanula grami'
nifolìa ». Mutri, 23 lugl. 1842.
Adenostyles alpina (L.) B1. et Fing. J3 aicsiralis (Nym.), Ade-
nostyles Petasites DO. Cacalia alpina var. a. Lin., giugn.,
lugl., sett. 1841. 42.
Bull, della Soc. boi. Hai. 8
18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO
DoRONiCDM CoLUMNAE Ten. (1811). A Baselice primum mihi corn-
municatum, dein ipse legi in monte Mutri 14 sept. 1841.
Gnaphalium silvaticdm L. a rectum (Sm.). « 'Gnapkatium syl-
vaiicuìn DC. a. rectitm. Mutri, 23 lugl, 1842, et Gnapiia-
lium sylvaiiGwn DC. B. fuscatimi DC? », 1842.
Carlina acanthifolia Ali. (1774) j3 Cynara (Pourr. ex DC),
14 sept. 1841.
Carlina acaulis L. fi alpina Jacq., Carlina subacaulis DC.
j3 caulescens 28 luglio 1842.
Crepis lacera Ten, « Crepis lacera ». Santacrocelle e Mutri,
giugn. lugl. 1842, 43.
Il socio Dott. Pampaloni espone i resultati dei suoi studi sulle
filliti del Valdarno superiore ed annuncia che il lavoro in esteso
sarà pubblicato tra breve.
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
SEDE DI FIRENZE - ADUKANZA DEL 10 FEBBRAIO 19
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 10 febbraio 1907.
Presidenza del Vice-Presidente BACCAKI^•I.
Sono proclamati a nuovi soci i signori :
Dott. Adolfo Cauda di Asti ;
Dott. Leone Formiggini di Padova.
Il Presidente legge quindi una lettera programma presentatagli
dal Segretai'io Pampanini a nome della Presidenza della « Pro
montibus et silvis » ove si fa nota la lodevole iniziativa presa da
questa benemerita Associazione di pubblicare per l'Italia un libro
analogo a quello clie il sig. Henry Correvon ha dato in luce per
la Svizzera dal titolo Nos arbres. Il concetto ispiratore sarebbe quello
di illustrare, con descrizioni e fotografie, gli alberi leggendari e
storici che l' Italia possiede, e ciò allo scopo di una favorevole pro-
paganda a prò del rimboschimento. Dopo quésta parte, che servi-
rebbe ad attrarre l'attenzione del lettore su questo problema si pas-
serebbe quindi a dimostrare con evidenza, mediante fotografie, tutti
i perniciosi effetti del diboscamento, cioè frane, valanghe, alluvioni,
ed inaridimento delle sorgenti, colla conseguente degenerazione e
depauperamento delle popolazioni e degli animali. E per rendere
più efficace il quadro, si metterebbe a confronto colla bellezza e
floridezza del paesaggio munito del suo naturale manto boschivo.
Questa nobile iniziativa, che ebbe già l'approvazione e l'appoggio
di S. M. il Re e S. M. la Regina Madre, merita di essera incoraggiata
anche dalla Società Botanica italiana e perciò il Presidente si ri-
volge a tutti i soci perchè nei limiti del possibile vogliano concor-
rere alla buona riuscita della progettata pubblicazione.
Legge poi la lettera seguente pervenutagli dal socio prof. Vac-
CARi che spiega meglio il concetto della suddetta circolare :
« Ill."^o Signor Presidente,
« Nello scorso mese di agosto ebbi l'onore di partecipare al Con-
gresso pei giardini botanici alpini tenuto a Pont de Nant nel Can-
tone de Vaud, come rappresentante non solo del giardino alpino
« Chanousia », ma anche della « Pro Montibus », del Club Alpino Ita-
20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
liano e della Società degli Agricoltori Italiani. Uno dei punti più no-
tevoli del Programma rifletteva l'utilizzazione dei giardini alpini
come campi di studio per la coltura di essenze forestali e delle
migliori erbe foraggere allo scopo di giungere alla soluzione del-
l'arduo problema del rimboschimento e del miglioramento dei pa-
scoli alpini.
« Dopo il Congresso ebbero luogo tre escursioni botaniche guidate
dai Professori Wilczek e Flahault, ordinatori del Congresso. Quale
non fu la mia profonda ammirazione e quasi sorpresa al notare,
attraversando le belle montagne del Cantou de Vaud, lo stato di
maravigliosa conservazione in cui erano quei boschi, e la lussu-
reggiante produzione dei pascoli e campi attigui ! I paragoni sem-
pre dolorosi, in questo caso sono sanguinanti. A canto al paesag-
gio di pace e di benessere che ad ogni passo la bella Svizzera spiega
dinanzi all' occhio del viaggiatore, ponevo col pensiero le ripide e
dirupate balze del nostro Appennino o di molte parti delle nostre
alpi, i valloni convertiti in sconfinati brecciai, i pascoli magri ove
a stento possono vivere e soffrendo la fame le pecore, le condizioni
iniserabili dèi nostri montanari condannati ad abbandonare le loro
terre per le lontane Americhe, lo sqiiallore dei piani riai'si dal sole
e privi d'un corso d'acqua che ne possa migliorare le sorti —
« Allora compresi più che mai l' imperiosa necessità di risolvere
al più presto il problema del rimboschimento, problema vitalissimo
per noi Italiani. E pensai che occorreva un'attiva propaganda
presso tutte le classi di persone, affinchè tutti indistintamente,
entro il limite delle proprie forze, cerchino di ricostruire quanto i
nostri vecchi hanno distrutto. — Però, per raggiungere l' intento,
più che fare conferenze o scrivere opuscoli speciali, e circolari ecc.,
che il più delle volte lasciano il tempo che trovano pel fatto che
non vengono ascoltate o lette, pensai che sarebbe opportuno ripe-
tere in Italia quanto è stato recentemente fatto in Isvizzera dal
Signor Henry Corre von, vecchia conoscenza per i colleghi della So-
cietà botanica italiana, avendo egli gentilmente partecipato alla
bella nostra riunione al Piccolo S. Bernardo nell'agosto 1903. Il
Correvon, presidente della Società per la protezione delle piante di
Ginevra, anima di artista ed apostolo infaticato della nobile causa,
pubblicava un elegantissimo libro « Nos arbres », in cui poneva in
tutta l'evidenza il valoi-e estetico sia dal lato decorativo, come da
quello storico delle piante legnose della sua patria splendida. In
quel libro piacevolissimo brillanti bozzetti accompagnati da arti-
stiche incisioni fanno conoscere gli alberi storici o leggendari, e
brevi ed interessanti capitoli ci espongono i pericoli del disbosca-
mento, e i pregi della legislazione forestale svizzera, mentre in
rapida rassegna passano dinanzi al lettore le snelle forme e i po-
derosi tronchi di tutte le specie che allignano nella Svizzera e che
hanno un valore forestale. Il libro attira per i suoi molteplici ele-
menti estetici l'attenzione del pubblico, ispira insensibilmente in
SEDE DI FIRENZiD - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 21
tutti una sincera ammirazione per i colossi del regno vegetale —
Ed ecco elle lo scopo è raggiunto, perchè chi ammira, rispetta —
« Formulai perciò il progetto di scrivere qualche cosa di simile
anche per l'Italia, adattandolo però alle nostre condizioni e biso-
gni. L'idea è stata calorosamente accettata dalla « Pro Moiatibus »,
che se n'è fatta banditrice, e trovò largo e benevolo appoggio presso
le Loro Maestà il Re e la Regina Madre, i Ministri dell' Istruzione
Pubblica e dell'Agricoltura, presso la Società degli Agricoltori
Italiani, il Touring Club Italiano e il Club Alpino Italiano. Però se
fra tante istituzioni che hanno preso a cuore la cosa mancasse la
Società Botanica Italiana, il vero perno intorno a cui si svolgono
molti degli studi teorici preparatori del rimboschimento, si avrebbe
l'impressione di una stonatura, ed io che ne sono socio aiFeziona-
tissimo crederei di aver mancato ad un mio dovere se non avessi
informata la Presidenza del mio progetto e non ne avessi chiesto
il suo altissimo appoggio morale.
« Fra breve la « Pro Montibus » diramerà una circolare per chie-
dere a tutte le persone di cuore cui preme la redenzione delle
nostre montagne il loro concorso finanziario o la loro collabora-
zione. Di tale circolare il Presidente della Sezione Veneta Cav. Griin-
wald deve averle mandato copia. Voglia prendei'la in considerazione,
Signor Presidente, dandole colla sua autorevole firma nuova forza
morale ; e, se lo consente lo spazio, voglia farla conoscere ai Col-
leghi e spendere una parola presso di loro, che sono fra tutti i più
adatti per la natura delle loro ricerche, affinchè mi vengano in
aiuto nella lunga raccolta del materiale. Cosi più presto e meglio
verrà condotto a termine questo tentativo che non esito a chiamare
« opera buona » ed io sarò doppiamente contento di appartenere
alla Società Botanica Italiana.
« Accolga, Ill.™o Signor Presidente, i sensi del mio profondo
rispetto.
« Tivoli, 4 febbraio 1907.
« Devotissimo
« Lino Vaccaui ».
E poi comiinicato il seguente invito dell'Università di Upsala alle
onoranze che si faranno in occasione del secondo centenario dalla
nascita del grande botanico svedese, Carlo Linneo. Eccone il testo :
« SOCIETATI BOTANICAE ITALICAE FLORENTINAE
S. P. D.
UNIVERSITAS REGIA UPSALIENSIS
« Praeterierunt hoc anno duo saecula, postquam natus est
CAROLUS LINNAEUS,
decus illud Universitatis Upsaliensis et totius patriae nostrae. Consentaneum
est hoc polissimum tempore grato animo nos ea recordari, quae vir ille ad
22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 10 FEBBRAIO
arcana naturae revelanda et maxime quidem ad botanices scientiam adau-
gendam atque promovendam felici labore perpetravit, eamque ob rem in
animo habemus diebus XXIII et XXIV mensis Maii huius anni memoriam
natalis clarissimi viri ea, qua par est, pietate renovare atque celebrare. Spes
autem est fore, ut Vos, Viri Doctissimi et Illustrissimi, hoc consiiium no-
strum benigne epprobetis et soUcmnibus, quae instituere decrcvimus, inte-
resse velitis. Itaque rogamus, ut unum aliquem ex Vestro numero legetis,
qui hospitio nostro usus festos illos dies nobiscum agat. Quem legaveritis,
ante Idas Martias, si placet, rescribite.
« Valete et Nobis favete.
« Dabamus Upsaliae die X m. Januarii a. igoj.
ti Senatus Academici nomink
« Universitatis Upsaliensis h. t. Rector >i.
Il Segretario Pampanini presenta i seguenti lavori di cui viene
dato un sunto :
P. A. SACCARDO E G. B. TRAVERSO. - SULLA
DISPOSIZIONE E NOMENCLATURA DEI ORUPPI MICO-
LOGICI DA SEGUIRSI NELLA FLORA ITALICA CRIT-
TOGAMA.
La classificazione delle Crittogame, ed in particola!' modo dei
gruppi inferiori di questa interessantissima serie di vegetali, è
ancora ai giorni nostri ben lungi dall'aver raggiunto quel grado
di stabilità che può dare affidamento di una esatta interpreta-
zione dei rapporti di parentela che intercedono fra i diversi
gruppi sistematici. Né v'ha bisogno di insistere per mettere in
evidenza la causa prima, se non unica, di tale stato di cose;
causa che deve ricercarsi nella imperfetta conoscenza della
morfologia e dello sviluppo di moltissime specie e di interi
gruppi (il che porta necessariamente ad interpretazioni diverse
della loro posizione nel sistema naturale) e nella diversa valu-
tazione dell'importanza tassonomica degli organi. Per convincersi
della verità del nostro asserto basta prendere in considerazione
per un momento i diversi sistemi che oggi sono accettati dal-
l'una 0 dall'altra scuola e vedere quanto differiscono l'uno dal-
l' altro.
Nessuno può negare che nel secolo scorso la Crittogamia
abbia fatto passi giganteschi anche in questa direzione, piìi di
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 23
quanto si avrebbe potuto sperare, ma nessuno pure vorrà ne-
gare che la meta è ancora lontana e che la scienza deve ancora
risolvere molti problemi prima di poter assegnare ai vari gruppi
delle Crittogame inferiori la loro posizione sistematica e gerar-
chica.
D'altra parte è evidente la necessità di un ordinamento che,
pur rispondendo in quanto è possibile ai postulati scientifici,
sia contemporaneamente semplice e pratico.
È per questa ragione che noi abbiamo creduto opportuno,
nella imminenza della pubblicazione della Flora italica crypio-
gmna, di redigere con tali criteri un prospetto di classificazione
della serie dei Funghi al quale speriamo vorranno attenersi i
collaboratori dell'opera allo scopo di raggiungere la opportuna
uniformità. In questo prospetto abbiamo dato a quasi tutti i
gruppi superiori all'ordine la terminazione in mycetae, ' già
usata da molto tempo, ed agli ordini la desinenza in ales come
vogliono le regole della nomenclatura sancite nell'ultimo Con-
gresso internazionale di Botanica. -
Non vogliamo escludere che qualche famiglia si possa aggiun-
gere a quelle da noi elencate e che qualche spostamento possa
farsi nella seriazione delle famiglie stesse in seguito ad ulteriori
indagini.
Ed ora, prima di presentare il nostro prospetto, crediamo
opportuna qualche altra osservazione. Per comodità del lettore
noi abbiamo aggiunto ad ogni gruppo il nome del suo fondatore
e la data di istituzione. Chi si è occupato di ricerche di tal
genere sa quanto esse siano lunghe e difficili e perciò non si
meraviglierà se dovesse per avventura riscontrare qualche
errore e ci farà anzi un favore se vorrà indicarci le correzioni
opportune. — Osserviamo inoltre che nel nostro prospetto i
Saccaromiceti figurano ancora tra gli Ascomiceti, in attesa che
^ Usiamo myeetae iavece di mycetes, come s'è fatto per l'addietro,
per seguire il genere femminile di tutti gli altri gruppi vegetali
(Phanerogamae, Gymnospermae, Cruciferae, ecc. sottintendendo jpZan^ae).
^ Siccome la stampa di un volume della Flora italica cryptogama
era già incominciata quando si riunì il Congresso di Vienna, in
esso volume figura la dicitui'a : iSubcohors Pyrenomycetae che deve
essere sostituita con Orcio: Pyreniales.
24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
ulteriori ricerche confermino le vedute recentemente esposte
dal Vuillemin ' a proposito di questo interessante gruppo.
Padova, dal E. Istituto Botanico, 20 gennaio 1007.
E-EGNUM VEGETABILE : PLANTAE.
Series: CRYPTOGAMAE (Linn. 1737) em.
Subseries: MYCETAE seu FUNGI (Juss. 1728) em.
Divisto I. EUMYCETAE Eichler 1883 (= Hyphomyoetae Bref.
1877, non Mari).
Subdiv. Teleomycetae Sacc. 1902 (in Rendic. Congr. Bot. Pa-
lermo, 1902).
Classis I. SasidionipCetae (De By., in Streinz Nomencl.
Funger., 1862) em. (= Basidiosporeae Lèv. 1837).
Subcl. I. Eabasidiae (Schròt. 1889) em.
Ordo I. Hymenìales (Fr. 1821) em. nom., seu Hyme-
nomycetae Fr.
Fam. I. Agaricaceae Fr. 1825
» IL Polyporaceae Fr. 1825
» III. Hydnaceae Pers. 1801
» IV. Clavariaceae Oda. 1842
» V. Thelephoraeeae Pers. 1822.
Ordo II. Gasterales (Willd. 1802) em., seu Gaster^o-
niycetae Willd.
Fam. I. Lyeoperdaceae Ehrenb, 1818
» II. Sclerodermataceae Fr. 1825
» III. Nidulariaeeae Fr. 1780
» IV. Hymenogastraeeae Vitt. 1831.
Ordo III. Phalloidales (Fr. 1825) em. nom.
Fam. I. Phallaeeae Fr. 1849
sk IL Clathraceae Fr. 1849.
^ Cfr. Vuillemin P., Le problème de l'origine des levures in Rev.
gén. Se. pures et appi., voi. XVII, 1906, pag. 214.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 FEBBRAIO 25
Subcl. II. Protobasidlae (Bref. 1888) em.
Ordo I. Tremelloidales (Agardh 1827) em.
Fam. I. Pilacreaeeae Bref. 1888
» II. Daeryomycetaceae Bref. 1888
» III. Tremellaeeae (Agardh 1821) em.
» IV. Auriculariaceae Bref. 1888.
Ordo II. Urediiiules (Brongn. 1824) Dietel 1897.
Fam. I. Puceiniaceae Schrot. 1887
» IL Cronartiaeeae Diet. 1899
» TU. Coleosporiaceae Diet. 1899
» IV. Melampsoraceae Schrot. 1887.
Subcl. III. Hemibasidiae Schrot. 1889.
Ordo I. Ustilaginales (Tul. 1847) em. nom.
Fam. I. Tilletiaeeae Tul. 1847
» II. Ustilaginaceae Tul. 1847.
Classis II. mlsCOììiycetae (Fr. 1825) em.
Subcl. I. Euascae (Sclirot. 1889) em.
Ordo I. Laboulbeniales (Peyr. 1875) em. nom.
Fam. I. Laboulbeniaceae Peyr. 1875.
Ordo II. Pyreniales (Fr. 1823, em. De Not. 1844) em.
nom., seu Pyrenomycetae Fr.
Fam. I. Xylariaceae Tul. 1863
» II. Valsaceae Tul. 1863
» III. Ceratostomataceae Wiiit. 1887
» IV. Sphaeriaceae (Fr. 1849) em. Sacc. (1899)
» V. Perisporiaceae Fr. 1821
» VI. Erysiphaceae Lèv. 1849
» VII. Dothldeaceae Nitschke in Fuck. 1869
» VIIL Hypocreaceae De Not. 1844
» IX. Coryneliaceae Sacc. 1891
» X. Microthyriaceae Sacc. 1883
» XI. Lophiostomataceae Sacc. 1883.
Ordo IIL Hysteriales (Cda. 1842) em. nom.
Fam. L Hysteriaceae Cda. 1842
» IL Hemihysteriaceae Speg. 1883.
26 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 FEBBRAIO
Ordo lY. Tutoerales (Vitt. 1831) em. iiom.
Fara. I. Tuberaeeae (Vitt. 1831) em.
» IL Elaphomycetaceae Tul. 1851
» III Onygenaceae Fr. 1849
» IV. Trichoeomaeeae Ed. Fisch. 1896
» V. Cenocoecaeeae Tul. 1851
» VI. Myriangìaceae Nyl. 1854.
Ordo V. Discale-s (Fr. 1836) em. iiom., seu Bisco-
mycetae Fr.
Fam. I. Cyttariaceae Lèv. 1846 •
» IL Helvellaceae Pers. 1801
» III. Pezizaeeae Fr. 1823
» IV. Aseobolaceae Boud. 1869
» V. Dermataceae Fr. 1823
» VI. Bulgariaceae Fr. 1849
» VIL Stictidaeeae Fr. 1825
» VIIL Phacidiaeeae Fr. 1821
» IX. Patellariaeeae Fr. 1825
» X. Cordieritaceae Sacc. 1884
» XI. Caliciaceae Fr. 1831
» XII. Arthoniaceae Rehm, 1891.
Ordo VI. Gymiìoascales (Baran. 1872) em.
Fam. I. Ascoeorticiaeeae Schròt. 1893
» IL Gymnoaseaceae Baran. 1872
» IH. Endomyeetaceae Schròt. 1893
» IV. Exoascaceae Sadeb. 1883.
Sixbcl. II. Prctoascae (Sclirot. 1889) em.
Ordo I. Saccliaroniycales (Rees 1870) em. iiom., seu
Saccìiaromycetae Rees.
Fam. I. Saccharomyeetaceae Rees 1870.
» IL Sohizosaectiaromyeetaceae n. fam., ad int.
Subcl. III. Heniiascae Schròt. 1889.
Ordo I. Protomycales (De By. 1862) em.
Fam. I. Protomycetaeeae De By. 1862
» IL Ascoidaceae Schiot. 1889
» III. Monaseaceae Schròt. 1894.
SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 10 FEBBRAIO 27
ciassis III. l'hyconiycetae De By. isec.
Ordo I. Zygomycailes (Cohii 1872) ein. (= Zygospo-
reae Colin in Hedw. 1872, em. : = Zugoinijcetae
Sachs 1874, ein.).
Fara. I. Mucoraceae (Nees 1817) em.
» II. Entomophthoraceae Schrot. 1886.
Ordo II. Ooinycales (Colin 1872) em. (— Oosporeae
Cohn in Hedw. 1872, em.; = Oomìjceles Sachs
1874, em.).
Fam, I. Peronosporaceae De By. 1862
» II. Cystopodaceae Schrot. 1889
» III. Saprolegniaeeae (Pringsh. 1857) em.
» IV. Monoblepharidaceae Schrot. 1893
» V. Ancylistaceae Pfitz. 1872
» VI. Chytridiaceae De By. et Wor. 1863.
Subdiv. II. Deuteromycetae Sacc. 1899 (in Syll. Fung., vo-
lumine XIV).
Ordo I. Spliaeropsidales (Lèv. 1845, em. Sacc. 1884)
Lindau 1899.
Fam. I. Sphaerioidaceae Sacc. 1884
» II. Nectrioidaceae'Sacc. 1884
» III. Leptostromataceae Sacc. 1884
» IV. Excipulaeeae Sacc. 1884.
Ordo IL Melanconiales (Cda. 1842) em.
Fam. I. Melaneoniaceae (Cda. 1842) em.
Ordo III. Hypliales (Mart. 1817) em. nom.. seu Hij-
phomijcetae Mart.
Fam. 1. Tuberculariaceae Ehrb. 1818
» II. Stilbaceae Fr. 1825
» III. Dematiaceae Fr. 1832
» IV. Mucedinaceae Lk. 1809.
28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
DiVisio II. MYXOMYCETAE (Wallr. 1833) em.
Ordo L Myxomycales (Wallr. 1833) em. nom.
P'ain. I. Myxomycetaeeae Wallr. 1833
» II. Ceratiomyxaceae Schròt. 1889
» III. Acrasiaceae Vau Tiegli. 1880
» IV. Phytomyxaceae Schròt. 1886
» V. ? Monadinaceae Cienk. 1865.
DiVisio III. SCHIZOMYCETAE Naeg. 1857.
Ordo I. Scliyzomycales (Naeg. 1857) em. nom.
Fam. I. Myxobacteriaceae Tliaxt. 1892
» II. Beggiatoaceae Mig. 1894
» HI. Chlamydobaeteriaceae Mig. 1894
» IV. Spirillaceae (Colin 1872) Mig. 1894
» V. Baeteriaceae Zopf 1883
» VI, Coeeaceae Zopf 1883
A. BÉGUINOT. - OSSERVAZIONI INTORNO A CARDA-
MINE PRATENSIS L., C. EAYNEANA WELW. AP.
RCHB. E C. GRANULOSA ALL. NELLA FLORA ITA-
LIANA. *
É ben noto che quando una specie (intesa qui in un senso
ampio e cioè un complesso di quelle che furono chiamate spe-
cie elementari e relative variazioni) occupa una vasta area
distributiva con facilità di adattamento a svariate condizioni di
stazione e di clima, si presenta di solito con i caratteri di un
polimorfismo più o meno esaltato. È questo il caso della Car-
damine pratensis L. la cui area amplissima comprende grande
parte dell' emisfero boreale, sia del vecchio come del nuovo
mondo. Gli aggettivi di x>o,l^^siris, rwularis, fontinalis, fossi-
^ La presente nota è fondata sulla revisione del materiale di que-
ste tre entità conservato negli Erbari degli Istituti botanici di
Padova, Firenze e Pisa, non che di quello degli Erbari privati di
E. Levier ed U. Martelli (Firenze), P. A. Saccardo (Padova), P.
Bolzon (Parma), CI. Bicknell (Bordighera) ecc.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 29
cola, udicola, flmtans, praticola, herhivaga, inonticola, oro-
phila, arcUca, ecc. con i quali furono designate forme, spesso
descritte come specie, appartenenti a questo ciclo e lo stesso
nome di C. pratensis sono una prova patente dell'asserto.
Secondo il recente e fondamentale lavoro dello Schulz ' C. pra-
tensis comprende 4 sottospecie : granulosa (Ali.), ìliciana
Fritsch, angustifolìa Hook, e chìnensis Schulz; 2 razze (proles):
Hayneana (Welw. ex Rchb.) con una forma pumila Haussk. e
crassifolia (Pourr.) con una forma rivularis (Schur) ; tre va-
rietà : palastris W. et Grab., dentata (Schult.) con una forma
neìnorosa Lejeune, fluitans Schulz, e 4 forme : arctica Schulz,
grandifiora Gilib., paì^vifolia W. et Grab. e praticola (Jord.).
Per quanto concerne le stazioni e le regioni, pur tenendo
presente che più forme diverse possono talvolta trovarsi nelle
stesse contingenze e che non è sempre facile in pratica segnare
limiti fra le condizioni in questione e quindi fra le corrispon-
denti manifestazioni, possiamo tuttavia dire che nelle stazioni
umide e paludose è più propria e comune la var. palustris
W. et Grab., 1829 (= C. paludosa Knaf,1846; C. fontinalis Schur,
1866; C. fossicola Godet, 1869) e C. dentata Schult. 1809, che
cresce anche in quelle nemorali insieme alla var. nemorosa
Ley. 1811-13 ; in quelle ad acqua in moto la var. fluitans Schulz;
nei terreni pingui la s^^v. grandiflora Gilib. 1785, DC. 1821 (= var.
macrantha Schur, 1866): in quelli a soprassuolo sterile la var.
parvifolia W. et Grab. 1829 (= var. parviflora Meyer, 1836
e 1849; gracillima Schur, 1853; micrantha Schur, 1866; tni-
cropìiylla Beckhaus, 1879); nelle stazioni pratensi, oltre il tipo,
sarebbero più caratteristiche le var. herbivaga (Jord., 1860 e
1864), praticola (Jord., 1860 e 1864) ecc. Variazioni indotte so-
prattutto dall'altitudine furono descritte sotto i nomi di C. mon-
ticola Timb.-Lagr. e C. orophila Timb.-Lagr. 1869 (ambedue
dal gruppo di C. Haijneana) e di C. crassifolia Pourr. Fra
quelle di valore biologico ricordo solo la var. stolonifera DG.
1821, caratterizzata dalla presenza di tubercoli fogliari radicanti
descritti dal Naumburg, Cassini, Mùnter, Savi e Meneghini,
Vòchting ecc.
* 0. E. ScHDLZ, Monographie der Gattung Cardamtne, in « Engler' s
bot. Jahrb. », voi. XXXII (1903), p. 523.
30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
Come aventi un valore geografico e cioè un'area in tutto od
in parte propria furono distinte le seguenti entità ricondotte
dallo Scliulz nel ciclo di C.py^afeìinis e cioè C. ìirat. subsp. iliciana
Fritsch delia Spagna, Serbia, Grecia e Caucaso; angiisiifolia Hook,
delle regioni artiche; chinensis Scliulz della Cina; granulosa
(Ali.) del Piemonte, ma, come vedremo, anche della Francia
meridionale e dell'Italia centrale; e Hayneana (Welw. ex
Rchb.) la cui area s'interseca per la massima parte con quella
di C. pratensis ma che, come sarà detto tra poco, tende a sosti-
tuirla verso il sud.
Entità strettamente affini, ma considerate dallo Schulz quali
specie a sé e con evidente carattere di vicarianti, sono C vul-
garis Philipp, che la rappresenta nell' America meridionale e
C. finìtima Schulz nell'Australia merid. e Tasmania.
Sicché, a prescindere dai prodotti di incrocio sin qui non
acquisiti alla scienza, C. pratensis con il ricco corteggio delle
sue forme e specie affini è esempio tipico e solennissimo della
frammentazione a cui è andata soggetta una specie a lata
distribuzione in base essenzialmente alle energie climatiche e
stazionali.
Delle varie entità avanti citate tre di esse, Cardamine pra-
tensis, Hayneana e granulosa e rispettive variazioni, meritano
di richiamare l'attenzione dei botanici italiani, anche perché
non sempre rettamente interpretate.
C pratensis nella sua forma tipica è la pianta dell' Europa
fredda e temperata e fu indicata sia nell' Italia settentrionale
come in quella centrale Uno al Lazio da una parte ed all'Um-
bria dall'altra. * Il ricco materiale da me esaminato mi mette
in grado di confermare le indicazioni solo per la prima regione,
donde vidi esemplari del Piemonte, Lombardia fino al Man-
tovano, Emiliano ma rara nella parte più meridionale, Tirolo
meridionale, Veneto e precisamente nelle Prov. di Padova, Vi-
cenza, Verona, Udine : è indicata anche pel Polesine (Grigolato)
* G. Paoletti, in Adr. f iori e G. Paoletti, Flora analitica
di'Italia, I, p. 438. — In questo lavoro al ciclo di C. pratensis L. è
pure ricondotta quale varietà la C. calahrica Arcang. (1878) che in-
vece deve riferirsi al grupj)0 di C. silvatioa L.
SEDE DI FIUENZK - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 31
e Veneziano (Naccari) ecc. Raccolta dal Bertoloni ' a Sarzana
presso Sarzanello ed a Lucca a Monf ramilo : ma, secondo il
Penzig, * sarebbe pianta dubbia per la Liguria e la stazione luc-
chese, come forse tutte le toscane, devono riferirsi a C. gra-
nulosa. E pure una forma di questa sembra essere, secondo il
materiale da me esaminato, la pianta umbra indicata dal Tan-
fani ^ a Formole presso Pieve S. Stefano. Tutte le altre stazioni
dell' Italia centrale e meridionale o nascondono un errore di
determinazione o devono riferirsi alla specie allioniana.
La variazione più frequente sotto cui si presenta è data da
una forma caratteristica dei luoghi umidi e paludosi corrispon-
dente a C. prai. var. jmlustris W. et G'rab. (= var. grandi-
flora Neilr.) distinta dal tipo, quale è ritenuto dalla maggior
parte degli Autori, per la corolla più grande. E tipo e varietà
si offrono con i fiori roseo-lilacini, ma più spesso in Italia con
i fiori bianchi e corrispondono quindi alla var. laclea Beck, su
cui fu di recente richiamata l'attenzione dal Pospichal e più
specialmente dai signori Gortani. * Il Kerner ^ vide, come è
noto, nella C. x>alustris una specie geografica di cui si adoperò
a delimitarne l'area: ma, come fece di recente osservare lo
Schulz e come potei io stesso convincermi con l'esame ad na-
iuraui, tra le due piante non è possibile segnar limiti netti, va-
riando la grandezza della corolla a seconda dell' umidità del
suolo, ferme restando le altre condizioni di stazione : gli estremi,
quindi, sono congiunti da una serie continua di intermediari.
Lo studio di materiale più abbondante e soprattutto 1' esame
in s«^« sembra certo che rivelino pel nostro paese altre delle forme
avanti recensite. E passiamo alla seconda entità.
La Caì'damine Hayneana fu descritta e figurata dal Reichen-
bach * su esemplari comunicatigli sotto questo nome.dalWelwitsch.
' A. Bertoloni, Flora italica, VII, p. 28.
* 0. Penzig, Fìorae ligusticae syìioj^sis, p. 48.
^ Tanfani, in Parlatore, Flora italiana, IX, p. 813.
* L. ed M. Gortani, Flora friulana con speciale riguardo alla Car-
nia, part, 2'\ p. 186.
* A. Kerner, Schedae ad fìorain exsiccatam austro-Jncngaricam, III,
p. 74, n. 887.
® L. Reichbnbach, Flora germanica excursoria, Lipsia, 1830-32,
p. 676; Icones florae germanicae et helveficae, Lipsiae, 1837-38, fig. 4308.
32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
La diagnosi assai incompleta che egli ne diede fa forse causa
che alcuni anni dopo il Moretti, * in base ad una imperfetta
figura dei Commentari del Mattioli ed alle osservazioni da lui
fatte sul vivo in Lombardia, tornò a descriverla sotto il nome
di C. Mattinoli. Pure sotto questo nome e nello stesso anno
(1847) la diagnosticarono il Bertoloni - ed il Comolli * ed accet-
tata come tale o come sinonimo di C. Hayneana ed ora quale
specie a sé, ora quale varietà di C. watensis, venne in seguito
segnalata in vari settori dell' Italia settentrionale.
Qualunque sia il valore gerarchico che si voglia accordare
a questa entità, essa, come mi ha rivelato 1' abbondante mate-
riale da me esaminato, si distingue a prima vista dall' affine
C. pratensis per i fusti cespugliosi ed assai ramosi, per i fiori
più piccoli e per i petali più oblunghi solitamente bianco-lattei:
caratteri già posti in chiara evidenza dal Moretti e confermati
da quasi tutti gli Autori che in seguito se ne occuparono.
Come sopra ho asserito, l'area di C. Hayneana s'intercala in
quella più meridionale di C. pratensis facendosi sempre più
comune e dominante col procedere verso sud : eh' io sappia però
essa non possiede area propria se non in qualche limitato distretto
od in qualche speciale stazione. Per quanto concerne l' Italia,
che cade appunto in uno dei settori più meridionali dell'area di
C. pratensis, essa vi è più comune di questa ed io vidi esem-
plari del Piemonte, Lombardia, Tirolo meridionale, Veneto e
precisamente della Provincia di Padova (dove però è rara ri-
spetto a quella), Vicenza, Verona, Treviso ed Udine: essa é
inoltre indicata per quelle di Venezia (Bertoloni) : parca è pure
la sua distribuzione nell'Emiliano, mancando nelle parti più
meridionali. Non progredisce né in Toscana, né in Liguria, al-
meno allo stato attuale delle conoscenze.
I sigg." Gortani * richiamarono di recente l'attenzione sopra
una variazione crescente scarsamente nelle paludi della zona su-
balpina delle Alpi Gamiche e che designarono sotto la combina-
^ G. Moretti, Difesa e illustrazione delle opere botaniche di P. A.
Mattioli, in « Giorn. dell' I. E,. Ist. Lomb. di Se. Lett. ed Arti e
Bibl. Ital. », Milano, voi. XVI (1847), p. 358.
2 A. Bertoloni, Flora italiana, VII (1847), p. 29.
^ G. CoMOLLi, Flora comensis, V (1847), p. 157.
* GORTANI, op. e.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 33
zione di C. lìrat. 8 Hayneana (W. et R. sic!) b. alpestris. Essa
sarebbe caratterizzata per essere pianta in ogni parte meno
sviluppata a fusto esile e semplice, foglioso e per i fiori di un
colore roseo vivo o lilla e la ritennero abbastanza distinta da
altre due variazioni altitudinari e cioè C. nionticola Timb -Lagr.
e C. orophila Timb.-Lagr. : ma resta a vedersi se non sia
per caso la stessa forma che recentemente, ma anteriormente,
lo Schulz, sotto il nome di subsp. Haijneana b. pumila Haussk.
indica per il C. Ticino presso Locamo.
Più vessata e controversa è la terza entità e cioè C. granu-
losa AH. Essa fu dettagliatamente descritta dali'AUioni ' nel 1789
su esempari comunicatigli dal Molineri che la scopri nei prati
dei Colli attorno a Torino. Il confronto con C. praiensis mise
in evidenza all'Allioni alcune differenze segnatamente nella
conformazione del rizoma che chiama squamoso-granuloso,
nelle foglie radicali lungamente picciuolate e semplici, le cau-
linari non pennate ma profondamente pennatifide, nei petali di
forma un po' diversa e di grandezza maggiore, e nell'infiore-
scenza disposta piuttosto in breve corimbo che in racemo. Notò
inoltre che le foglie radicali portavano alla base del picciuolo
nella parte superiore una gemmula e nell'inferiore radici, ana-
logamente quindi a quanto fu in seguito constatato per la C.
pratensis.
A parte alcuni caratteri che, come vedremo, sono inesatti o
si prestarono ad erronea interpretazione, la diffusa diagnosi
allioniana lascia riconoscere un'entità che non può essere con-
fusa 0 scambiata con le due avanti illustrate. Era quindi prezzo
dell'opera di indagare il suo valore sistematico e quale la sua
esatta distribuzione geografica. Il problema era tanto più impor-
tante in quanto, essendo .stata indicata C. pratensis di parecchie
stazioni dell'Italia appenninica e mediterranea, meritava di es-
sere stabilito se fossero attendibili o se non andassero piuttosto
riferite a C. Hayneana od a C. granulosa.
Le interpretazioni inflitte a questa ultima entità, come alla
massima parte delle specie elementari, sono assai disparate e
controverse. Dopo Allioni, la considerarono al rango di specie
• C. Alligni, Auctarium ad floram pedemontanam, Augustae Tau-
rinorum, 1789, p. 16.
Bull, della Soc. hot. ital.
34: SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO
Balbis, * Re, ^ Colla, ' De Gandolle, ' Reichenbach, ^ Bertoloni, *
Cesati, Passerini e Gibelli,'' Chiovenda ; ^ quale varietà di C. pra-
tensis l'Arcangeli' e Paoletti: '" come specie favolosa e semplice
sinonimo di C. pratensis il Gras, *' sinonimia accettata pia di
recente dal Mattirolo:'^ quale una forma con rizomi tuberosi
dal Tanfani '" e finalmente come sottospecie la tennero Rouy e
Foucaud *' e lo Schulz. '^
L'esame da me fatto su abbondante materiale da Erbario mi
fa abbracciare quest'ultima opinione e la relativa combinazione,
di considerare cioè C. g^^anulosa quale un'entità abbastanza
ben caratterizzata del ciclo di C. ì;)ratensis per lo meno dello
stesso valore che C. Haijneana ed altre sottospecie stabilite ed
accettate dallo Schulz nel fondamentale lavoro avanti citato.
I caratteri per cui si distacca da C. pratensis risiedono nelle
foglie, di cui le radicali, di solito lungamente picciolate, sono
spesso ridotte al solo segmento terminale orbicolare-cordato ed
assai sviluppato, qualche volta accompagnate da uno o due
paia di foglioline laterali e le caulinari scarse mai pennate ma
solo più 0 meno profondamente pennatifide, nell'infiorescenza
assai raccorciata e di pochi fiori e nei petali ellittico-ovali
assai grandi e di un roseo-lilacino molto vivo. Inoltre la pianta
' G. B. Balbis, Flora Taurinensis, Taurini, 1806, p. 107.
* G. F. Re, Flora Torinese, Torino, 1825, p. 341.
* L. Colla, Herbartum pedemontanum, Augustae Taurinorum, I
(1833), p. 173.
* A. P. De CandOllk, Systema naturae, Parisiis, II (1821), p. 254 ;
Prodromus, 1 (1824), p. 151.
^ Reichenbach, op. e.
'Bertoloni, op. e.
^ Cesati, Passerini e Gibelli, Compendio della flora italiana, -p. SAI.
* E. Chiovenda, Piante nuove o rare da aggiungersi alla flora ro-
mana, in « Malpighia », 1897, p, 90.
' G. Arcangeli, Compendio della flora italiana, 2» ed., p. 260.
'° Paoletti, in op. e.
^' A. Gras, Note sur le Cardamine granulosa Ali. in « Bull. Soc.
bot. Frane. », Vili (1861), p. 463.
" 0. Mattirolo, Note bibliografiche Allioniane e Nomenclator Allio-
nianus ecc. in « Malpighia », 1904, p. 243.
" Tanfani, in op. e.
■ '* Rour e Foucaud, Flore de France, I (1893), p. 234.
" Schulz, op. e
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBKAIO 35
è di solito più debole e meno riccamente fogliosa. Parecchi
autori, forse indotti dal nome impostole dall'AUioni, descrissero
i rizomi come tuberiferi. Il materiale secco da me visto mostra
rizomi con escrescenze tuberiformi che però non si distaccano
dal resto del tessuto e quindi non hanno nulla a vedere con i
noti organi di propagazione agamica: nò d'altra parte l'Allioni,
descrivendo il fusto sotterraneo come squamoso-granuloso, fece
alcun cenno degli stessi. Essa quindi, a questo riguardo, non
differisce punto dall'affine C. pratensis. Avverto da ultimo che
l'appellativo di « candidissimi », dato dall'Autore ai fiori di questa
pianta, non si applica alla massima parte degli esemplari da me
esaminati, i cui fiori sono di un bel roseo-lilacino.
A questi caratteri morfologici ne aggiungo un altro geografico.
Tutto il materiale da me visto di provenienza della Toscana
corrisponde alla specie allioniana : e come tale fu interpetrata
dal Chiovenda la pianta dei dintorni di Terracina nel lazio, il
quale ebbe pure a notare che essa e quella della pianura luc-
chese differivano appena dagli esemplari tipici del Piemonte.
C. granulosa fu inoltre di recente segnalata nella Francia me-
ridionale.
Sicché il quadro della sua area distributiva, in base al mate-
riale da me visto ed alle più sicure indicazioni acquisite alia
scienza, può essere cosi riassunto :
1. Pirenei orientali e Francia ausiro-occìd. (sec. Schulz,
Mon. in 1. e, p. 528),
2. Piemonte. — Colles Taurinenses (Moris, in Hb. Pad.) ;
collines de Turin (Bertero, in Hb. centr. it.) ; in sylvis collium
Taurinensium (leg.? in Hb. Pis.); nelle colline torinesi rara e
raccolta nel giardino botanico di Torino detto il Valentino (Rica-
soli, in Hb. centr. it.) : Torino nei boschi di Stupinigi in siti
umidi (Ferrari, ibid., et in Herb. Bolzon) ; prati presso Pramollo
in Val Perosa (Rostan, ibid. et in Hb. Martelli).
Nell'Erbario dell'Ist. bot. di Torino * esistono ancora i seguenti
esemplari: Agro Torinese (Delponte, Colla in Hb. Malinverni);
Colline di Torino (Balbis, Delponte, Ferrari) ; boschi di Stupi-
nigi (Ferrari) ; Venaria Reale (Ferrari) ; Sagra di S. Michele
in Val di Susa nel prato Giacosa (De Filippi) ; Giaveno nei
' Per cortese comunicazione del dott. G. Negri che qui ringrazio.
36 sbdk; di firknzk - adunanza, drl 10 febbraio
prati presso Pomaro e nei prati presso S. Francesco (Ferrari) ;
Pinerolo nei luoghi umidi presso Frossasco (Berrino) ; prati
umidi sotto Pramollo (Rostan).
Secondo Rouy e Foucaud (o[). e.) essa sarebbe stata indicata
in Savoia, ma non rivista posteriormente.
3. Toscana. — In agro Incensi ad sepes, ineunte Majo (Ro-
sellini, in Hb. Pis.) ; in pratis humidis prope Luccam (Calan-
drini, ibid.); in silvaticis agri lucensis prope Ponte S. Quirico
(Arcangeli, ibid.) ; monte S. Quirico presso Lucca (Beccari, in
Hb. Webb) ; in umbrosis udis sylvae pisanae (Savi, in Hb. Pis.) :
selva Pisana (Savi, Narducci, Parlatore, Tassi, in Hb. centr. it.) ;
Coltano (leg. ? in Hb. Pis.) ; Firenze, Poggio a Cajano in pratis
alla « Pavoniera » (Lev. in Hb. Lev.).
Resta a vedersi se le altre stazioni riportate sotto il nome di
C. pratensis dal Carnei (Prodrom., p. 33) e dal Baroni (Sup-
plemento prodrom., p. 53) e di cui fin qui non mi riusci di
esaminare esemplari debbano, come tutto lascia credere, rife-
rirsi piuttosto a C. {granulosa e suoi prodotti di variazione.
4. Uìnbria. — In pratis a Formole prope Pieve S. Stefano. —
Interpretati dal raccoglitore e dal Tanfani {op. e.) quale C. pra-
tensis : l'esemplare unico conservato nell'Erb. Pisano non per-
mette una sicura identificazione e quindi questo habitat ed altri
dati per l'Umbria devono essere ulteriormente confermati su
materiale più abbondante: ma tutto lascia credere debbansi rife-
rire alla specie allioniana.
5. Lazio. — Nella selva di Terracina presso la Scafa di Ponte
nelle Selve (Chiovenda e Pappi, in Chiov. I.g. ed in Bóguinot
« Ann. Mus. Civ. Stor. Nat. Genova », ser. 2% XVIII (1897),
p. 255.
Da questa esposizione si evince che C. granulosa Ali. fruisca
di un'area che s'intercala dapprima con quella di C. pratensis
e C. Hayneana, ma riesce in seguito a possederne una propria,
essendo l'unico frammento del ciclo che si diffonda nell'Italia
appennina e mediterranea, dove va ulteriormente ricercata ed
attentamente studiata sul vivo. È probabile, quindi, che altre
stazioni vengano in seguito segnalate e sarà cosi possibile, più
che su! materiale da Erbario, di formarsi un concetto adeguato
del grado della sua costanza e del valore e significato delle sue
variazioni. In ogni modo quel tanto che è sin qui acquisito alla
SEDE L»I FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 37
scienza mi autorizza ad escludere che C. granulosa rappresenti
un semplice sinonimo di C. praiens'.s, od una sua trascurabile
variazione. Essa non è, come scrisse il Gras, « un des rèves de
nos jeunes ima'j:inations », una « fabiileuse espéce » la quale sia
da riporre « parmi les souvenirs de nos chiméres évanouies »,
ma piuttosto, come scrivono Rouy e Foucaud (op.c), una pianta,
benché assai rara, esìstente e « sufìisamment caractérisée pour
ètre admise comme sous-espèce du C. pratensis, bien mieux
que les C. Hayneana (G. Matthioli) ou dentata, acceptées comme
espéces par plusieurs auteurs. »
Dopo di ciò, aon essendovi altro a trattare, l'adunanza è sciolta.
38 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 MARZO
SEDE DI FIRENZE
Adunanza del dì JO marzo 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarini.
Il Presidente proclama l'ammissione dei nuovi soci :
Sig. Fkkuuccio Ferruzzi, di Padova;
Sig. P. Nersès Dikazonian, di Padova.
11 socio CoLOZZA riassume i risultati di due suoi lavori : 1' uno
sull' anatomia delle Goodem'acee e l'altro sul genere Brunonia Sm.
Il socio Sommier presenta poi la seguente nota, mostrando le piante
mandate dal socio Bicknell :
S. SOMMIER. — UN NUOVO IBRIDO DI P£'Z)/C6^Z^i?/:S.
Il nostro consocio sig. Ciarence Bickntìll mi ha mandato,
perchè lo mostri alla Società, questo esemplare di Pedicularis
proveniente dalle Alpi Marittime italiane. Il sig. Bicknell ritiene,
e credo che non se ne possa dubitare, che sia un ibrido fra le
specie P. incarnaia JsLcq. e P. Allionii Rchb. in mezzo alle quali
lo ha raccolto, e di cui ha mandato questi altri esemplari che
vi mostro. Ne sono prova sufficiente i caratteri intermediari
fra le due specie, che non convengono ad alcuna Pedicularis
descritta, ed il fatto che un solo esemplare ne fu rinvenuto in
mezzo a numerose piante dei presupposti genitori. Non mi consta
che fosse stato ancora osservato questo ibrido in un genere nel
quale furono già segnalati numerosi incroci.
Propongo di dare il nome del suo scopritore, benemerito autore
della « Flora di Bordighera e San Remo », a questo ibrido di
cui do qui una breve diagnosi :
X Pedicularis Bicitnelli = P. incarnato x Allionii.
Rhizomate obliquo Obrascrassiusculas emittente, foliis anguste
lanceolatis pinnatipartitis, partitionibus lineari-lanceolatis acutis
acute dentatis vel incisis, rachide angusta, caule erecto foliato,
fioribus sat longe et laxe spicatis, bracteis mediis inferioribusque
pinnatopartitis, corollae roseae galea evidenter sed breviter
rostrata, rostro 1-1'/, mm. longo crenulato.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 3IAUZ0 39
In montibusLiguriaeoccidentalis « sotto il Castello di Ciavrai-
reu in vai Fontanalba », circ. 1800 in., in prato montano inter
parentes, unicum specimen legit Ci. Bicknell, 8 Julii 1906.
A P. incarnala dirtert praesertim foliis tenuius sectis, rachide
angusta, bracteis mediis inferioribusque pinnatipartitis et rostro
brevi. A P. AUionii caule elatiore folioso, spica laxa et elon-
gata, galea evidenter rostrata.
Il Segretario dà poi lettura della seguente nota :
A. BÉGUINOT. — SULLA PRECEDENZA DI DIGITALIS
MJCRANTHA SCHRAI). AP. ELMIGER (1812) RISPETTO
A D. MIGRANTE A ROTH (1821;.
Come già asserii in una precedente memoria pubblicata in
questo stesso Bollettino, ' il Roth descrisse la sua Digitalis mì-
cranlTta solo nel 1821,* quando già antecedentemente esisteva
altra D. niicrantha descritta ed iconografata nel 1812 in un
lavoro, in vero poco noto, dell'Elmiger, ^ che rappresenta il primo
quanto informe tentativo di una monografìa del genere.
L'Autore stabili la sua specie sopra un esemplare di ignota pro-
venienza conservato nell'Erb. De CandoUe sotto il nome di D. mi-
crantha Schrad. La diagnosi, però, che egli ne diede riusci imper-
fettissima ed infelice la figura con cui la ritrasse. La quale mostra
bensì una pianta, rispetto all'affine D. lutea, provvista di corolle
più piccole, ma coi lobi subeguali, da fare ritenere che si trat-
tasse di una forma teratologica o tutto al più di una variazione
biologica di questa specie. Inoltre il calice ha i pezzi che sono
lanceolato-acuti, appunto come in D. lutea e nonellittico-ottusi,
come nella D. micrantha del Roth. Nulla è detto della cassula
che, secondo già mi adoperai a mettere in evidenza nel mio
lavoro avanti citato, offre eccellente carattere differenziale.
Sull'esempio del Reichenbach ' che accettò il nome del Roth
* A. BÉGUINOT. Ricerche intorno a Digitalis latta L. e D. micrantha
Roth. nella flora italiana, in « Bull. Soc. hot. ital. ». 1902, p. 193.
' A. W. Roth, Novae plantariim species praesertim Indiae orien-
talis ecc., Halberstadii, J821, p. 284.
' J. Elmigrr, Histoire naturelle et medicale des Digitales, Montpel-
lier, 1812, p. 46, tav. 2.
* L. Reichenbach, Iconographia botanica sen pìantae criticae, Lipsiae,
li, (1824), p. 45.
40 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAKZO
quantunque già adoperato in antecedenza per designare una
pianta, per. quanto quasi irriconoscibile, e di altri autori che in
seguito si occuparono di questo gruppo, mantenni, anclie perchè
passato nell'uso, il nome di D. micrantha Roth (non EIraig.).
Costretto tra breve ad occuparmi di nuovo di queste due piante
in seguito ai risultati ottenuti da un quinquennio di culture spe-
rimentali e desiderando di conformarmi al deliberato del recente
Congresso botanico internazionale di Vienna che, per quanto
alméno concerne le specie, vieta in maniera assoluta l'impiego
di un nome già adoperato per una combinazione, sia pure er-
ronea, ho creduto opportuno, ricorrendo alla fonte genuina,
di appurare che cosa l'Elmiger intese designare sotto il nome di
D. micrantha. Il De GandoUe. cui mi rivolsi, accolse cortesemente
la mia preghiera ed a mezzo del conservatore del suo erbario,
il sig. Buser, mi comunicò quanto segue :
« Le Digitalis micrantha Elmiger (aut rectius: Schrader apud
Elmiger) n'à, controlè sur l'échantillon authentique, rien de té-
ratologique. La comparaison de cet échantillon de Schrader avec
la description de Roth (D. micrardha Roth, Nov. pi. spec, 1821)
et la description et figure (le. rar., tab. 282) de Reichenbach
de ce B. micy^antha Roth, montrent à tonte óvidence qu'il s'agit
dans les deux cas d'une piante identiquement la méme ! dont le
nom doit donc ètre Z). micrantha Schrad. ap. Elm. (1812). Si
Reichenbach cite sous D. micrantha « Roth non Elmig. » c'est
une assertion tonte gratuite dont il ne fournit pas la preuve. Les
deux « micrantha » représentent une piante de jardin botanique
dont, selon Reichenbach (PI. crii II, p. 46), la culture reraontait
à l'année 1808 (elle y avait le nom horticole « D. micrantha » selon
Rchb. l. e.) ; or c'est précisément en 1808 que Schrader a comrau-
niqué a DC. sous le nom de « micrantha » la piante cultivée dans
le jardin de Goettingue. »
Credo, dunque, di potere concludere che il nome di « D. mi-
crantha » può essere mantenuto: ma la data di pubblicazione
della specie è anteriore di nove anni ed appartiene all'Elmiger
prima che al Roth.
Conto tra breve di potere fornire su questa e sull'affine B. lutea
notizie ben più importanti che quelle a cui ha dato origine la
presente questione di nomenclatura.
Dopo di ciò, esaurito l'ordine del giorno, l'adunanza è sciolta.
SKDK DI FIllENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 41
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 14 aprile 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarini.
Apei'ta l'adunanza il Presidente proclama a nuovo socio la : ■
Signora Nblly Marassovich di Scardona.
Rientra nella nostra Società il :
Prof. Carlo Avetta.
Il Presidente annuncia quindi la dolorosa perdita di due nostri
distinti consoci. Uno di essi è il Comm. Tommas Hanbury di Venti-
miglia, il fondatore del giardino della Mortola, benemerito della
botanica in genere e sopratutto della città di Genova ove fondò con
larga munificenza il nuovo palazzo dell'Istituto botanico chea Lui
si intitola, fornito di tutti i più moderni mezzi di studio e di ricche
collezioni. L'altro è il dott. Otto Kuntze di S. Remo, socio perpe-
tuo, uomo assai erudito e botanico ben noto per le sue riforme della
nomenclatura botanica, di cui fu strenuo sostenitore nei congressi
botanici e nei suoi scritti tra i quali primeggiano :
Taschen- Flora von Leipzig. Leipzig e Heidelberg, 1867.
Metlwdik der Speciesbeschreibung und Biibus. Leipzig, 1879.
Um die Erde. Reisebericlite eìnes Naturforschers. Leipzig, 1881.
Phytogeogenesis. Leipzig, 1884.
Revisio generum plantarum . Pars I. IL III, 1^ e 2^', 1891-98.
Nomenclaturae botanicae Codex hrevis mnturus sensii codicis emen-
dati « aux Lois de la nomenclature botanique de Paris de 1867 ».
Stuttgart, 1903,
Il Presidente annunzia che il Consiglio ha deciso che la Società
botanica accetti gli inviti dell' Università di Upsala e della R. Ac-
cademia delle Scienze di Stocolma di intervenire alle onoranze a
Linneo che si faranno in maggio in occasione del bicentenario della sua
nascita, inviti che furono già comunicati nell'adunanza di febbraio,
ed ha affidato l'incarico di rappresentarla all'attuale Presidente
prof. A. Borzl ed all'ex Presidente dott. S. Sommier, i quali si re-
cheranno perciò a Stocolma e ad Upsala. Annunzia inoltre che il
Bull, della Soc. boi- Hai. 4
4:2 ■ SEDtì DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
Consiglio ha deciso che essi presentino all' Università di Upsala, a
nome della Società botanica italiana, una pergamena che ricordi
come Linneo fu membro dell'antica Società botanica fiorentina.
Sono quindi presentati e letti o riassunti i seguenti lavori pre-
sentati dai Soci :
G. ALBO. — I PRIMI LICHENI DI LINOSA E DI LAM-
PEDTUSA.
Il mio chiarissimo amico dottor G. Zodda in una escursione
botanica fatta nel maggio 1905 a Linosa e a Lampedusa rac-
colse anche i licheni esistenti in quelle isole. Lo studio di tali
licheni forma argomento della presente nota, ed io debbo alla
sua cortesia l'aver avuto a mia disposizione gli esemplari rac-
colti. Sento perciò il dovere dì ringraziarlo, e di ringraziare
vivamente anche l'onor. Jatta che ha gentilmente riveduto il
lavoro da me fatto.
Le specie e varietà qui riportate sono in numero di 47, di
cui 17 appartenenti all'isola di Lampedusa, 27 all'isola di Li-
nosa, e 3 specie sono comuni alle due isole.
Data la posizione geografica di queste isole nel Mediterraneo,
la natura del suolo ed il clima, la presenza in esse di alcuni
licheni assume una speciale importanza. Cosi, la Ramalina di-
gitellata Nyl., non mai finora trovata in Italia, e nota per le
coste del Portogallo e per l'isola di S." Thomé ove fu raccolta
la prima volta, ora comparisce anche a Linosa. L' Opegrapha
grumulosa Duf., nota per la Sicilia, per l' Italia Meridionale e
per Malta, si riscontra anche in Lampedusa, ma quivi nella
v. platycarpa Nyl., non ancora segnalata in Italia da altri autori.
Nuove specie di licheni per la Sicilia sono le seguenti :
Ramalina Bourgeana (Mtg.) Nyl.,
ROCCELLA PYGMAEA Mtg.,
Farmeli A setosa Ach.,
Caloplaca Gallopisma Ach. e) centroleuca Mass.,
DiPHRATORA polycycla Anzi,
RlNODINA ATR0CINEREA (Dcks.) Krb.,
DiRiNA repanda (Fr.) Nyl.,
Lecidea chondrodes Mass.,
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 43
Lecidea viridans Fw.,
Opegrapha ìMougeothii Mass.,
Sagedia persicina Krb.,
Sagedia persicina Krb. h) chlorotica Ach.
A queste può aggiungersi la Lecanora Hageni Ach. e) litiio-
PHiLA (WUr.) Krb., trovata recentemente da Zodda nelle isole
Eolie. •
Tenendo presente che le isole di Linosa e di Lampedusa sono
molto più vicine all' Africa che non alla Sicilia (Lampedusa
dista dalla Sicilia km. 474 e dall'Africa soli km. 152), è impor-
tante rilevare la presenza in Lampedusa della Biphrato'ra po-
lijCìjGlica Anzi che vive sul M. Baldo presso Verona, della
Sageiia persicina Krb. b) chlorotica Ach. che trovasi in Lom-
bardia, e nell'isola di Linosa la presenza della Parmelia seiosa
Ach., trovata finora sulle Alpi in Valtellina, tutte note cioè
per l'Italia, ma solo nelle regioni alpine, a latitudine molto
maggiore e a clima differentissimo.
Le rimanenti specie non segnalate finora in Sicilia, si tro-
vano più 0 meno diffuse nel mezzogiorno della penisola italica
e nelle isole mediterranee, e trovandosi esse anche a Linosa o
a Lampedusa, è lecito presupporne l'esistenza anche nell'isola
di Sicilia. Linosa, la cui altitudine non supera i 200 m., é di
natura esclusivamente vulcanica, mentre Lampedusa con alti-
tudine di 100 m. circa, è tutta di calcare dolomitico del Mio-
cene. A questa profonda diversità nella natura chimica del suolo
si deve, molto probabilmente, se le specie comuni alle due isole
sono pochissime, e si limitano solamente a :
ROCCELLA TINCTORIA DC, ROCCELLA PYGMAEA Mtg. e PlIYSCIA
PARIETINA (L.) Dnrs. li) aureola Fw.
Ecco intanto l'elenco completo delle specie esistenti nelle
due isole :
1. CoLLEMA PULPOSUM Acli. Syu. 311; .latta Syll. 21; ad terram
calcaream raiocenicam in insula Lopadusa.
2. EvERNiA PRUNASTRi Ach. Univ. 442; Jatta Syll. 60; ad
truncos in Linosa insula.
3. Ramalina Arabum Nyl. Ree. Ram. 15; Jatta Syll. 62; ad
rupes vulcanicas in insula Linosa.
^ Atti della R. Acc. Peloritana, voi. XIX, 1904.
44 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
4. Ramalina fraxinea Ach. Un. 602; Jatta Syll. 64; ad rupes
vulcanicas in Linosa insula.
5. R. DoRrAEi Dnrs: Fram. lich. 216 ; Jatta Syll. 66; ad ligna
et rupes vulcanicas in insula Linosa.
6. R. BouRGEANA (Mtg.) Njl. Ram. 54 ; Jatta Syll. 67 ; ad ligna
in insula Linosa.
7. R. DiGiTELLATA Nyl. in FI. 1880, 10 ; ad rupes vulcanicas
in Linosa insula.
8. RoccELLA TiNCTORiA DC. FI. Fr. II, 334 ; Jatta Syll. 71, ad
rupes vulcanicas in insula liinosa, et ad rupes calcareas
in insula Lopadusa Inter Cala Pisana et Cala Grecale.
9. R. PHYCOPSis Acli. Univ. 440; Jatta Syll. 71; ad rupes cal-
careas Mioceiiicas in Lopadusa insula.
10. R. PYGMAEA Mtg. Alg. 266; Jatta Syll. 71 ; ad rupes calca-
reas in insula Lopadusa inter Cala Pisana et Cala Grecale
et in insula Linosa ad rupes vulcanicas.
11. Cladonia pungens Flk. Ciad. 156; Jatta Syll. 93: ad ter-
ram in insula Linosa.
12. C. MURICATA Del. in Dub. Boi Gali. 622; Jatta Syll. 93 ; ad
terrani in insula Linosa.
13. Parmelia stellaris v. adscendens Th. Fr. ** leptalea
(Ach.) Th. Fr. Scand. 140; Jatta Syll. 141; ad rupes vul-
canicas in insula Linosa.
14. P. SETOSA Ach. Syn. 203; .Jatta Syll. 142; ad rupes vulca-
nicas in insula Linosa.
15. Physcia parietina (L.) Dnrs. b) aureola Fr. ; Jatta Syll.
149; ad rupes vulcanicas in insula Linosa et ad truncos
Mori albae in insula Lopadusa.
16. e) ECTANEA Njd. Syu. 411 ; Jatta Syll. 149; ad rupes vulca-
nicas in insula Linosa.
17. Lecanora crassa Ach. 1)) caespitosa Schaer. Spie. 432 ;
Jatta Syll. 175; ad terram in insula Linosa.
18. L. dispersa (Pers.) Krb. ; Jatta Syll. 186; ad rupes vulca-
nicas in insula Linosa.
19. L. ALBELLA Ach. Uuiv. 339; Jatta Syll. 194; ad ligna in
insula Linosa.
20. L. Hageni Ach. e) lithophila (Wllr.) Krb. Prg. 80; Jatta
Syll. 196; ad rupes vulcanicas in insula Linosa.
21. L. pallescens Schaer. b) Favella Fr. L. E. 133; Jatta
Syll. 209; ad rupes vulcanicas in insula Linosa.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 45
22. Lecanora Calcarea Smrf. e) viridescens (Mass.) Krb.
Prg. 95; Jatta S3ÌI. 214; ad rupes vulcanicas in insula
Linosa.
23. L. LiTHOFRAGA Mass. Sym. 24; Jatta S3ÌI. 222; ad rupes
calcareas in insula Lopadusa.
24. Caloplaca callopisma (Ach.) Th. Fr. Scand. 169 ; Jatta
SylI. 239; ad rupes calcàreas in Lopadusa.
25. e) CENTKOLEUCA Mass. Blast. 58; Jatta Syll. 239; ad rupes
calcàreas in Lopadusa.
26. C. AURANTiACA Lgthf. li) SALiciNA (Sctirad.) Mass. Blast 77 ;
Jatta Syll. 248; ad truncos in Linosa insula.
27. C. ocHRACEA (Schaer.) Mass. Blast. 99; Jatta Syll. 251; ad
rupes calcàreas in Lopadusa.
28. C. CERiNA (Ehr.) Th. Fr. a) Ehrarti Krb. Syst. 127; Jatta
Syll. 253; ad truncos varios in insula Linosa.
29. C. suBSiMiLis Tli. Fr. Scand. 189; Jatta Syll. 257; ad rupes
vulcanicas in insula Linosa.
30. DiPHRATORA candicans (Fr.) Schaer. En. 59; -Jatta Syll. 263;
ad rupes calcàreas niiocenicas in insula Lopadusa.
31. D. OLIVAOEA (Duf.) Bgl. Comm. soc. cr. 1, 125 ; Jatta 264;
ad rupes calcàreas in Lopadusa.
32. D. POLYCYCLA Anzi Comm. soc. crit. it. II. 9; Jatta Syll. 268;
ad rupes calcàreas in Lopadusa.
33. RiNODiNA ATROCiNEREA (Dcks.) Krb. Syst. 125; Jatta Syll. 273;
ad rupes vulcanicas in insula Linosa.
34. DiRiNA REPANDA (Fr.) Nyl. Alg. 313; Jatia Syll. 284; ad
rupes calcàreas in insula Lopadusa.
35. Urceolaria scruposa Ach. Syn. 142; Jatta Syll. 287; ad
terram marnaceam in insula Lopadusa.
36. Lecidea chondrodes Mass. Sym. 39; Jatta Syll. 330; ad
rupes calcàreas miocenicas in insula Lopadusa.
37. L. SABDLETORUM Fllv. Beri. May. 1808,309; Jatta Syll. 348;
ad rupes vulcanicas in insula Linosa.
38. L. viRiDANS Fw. in Fi. 1828, 697; Jatta Syll. 348; ad rupes
vulcanicas in insula Linosa.
39. BuELLiA CANESCENS (Dcks.) Durs. Fram. 197; Jatta Syll. 385;
ad rupes vulcanicas in insula Linosa.
40. B. LEPTOCLiNis (Fw.) Krb. Syst. 225; -Jatta Syll. 389; ad
rupes vulcanicas in insula Linosa.
46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
41. Bdellia spuria Krb. &) lactea Mass. Sch. cr. 153 ; Jatta
Syll. 390; ad rupes vulcanicas in insala Linosa.
42. DiPLOTOMMA ALBOATRUM (Hftm.) Krb. ; g) corticola Schaer.
En. 122; Jatta Syll. 425; ad ligna in insula Linosa.
43. Opegrapha grumulosa Duf. v. platicarpa Nyl. Prod. 152 ;
ad rupes calcareas in insula Lopadusa.
44. 0. MouGEOTHii Mass. Mera. 103 ; Jatta Syll. 447 ; ad rupes
calcareas in Lopadusa.
4.5. Verrdcaria rupestris Schrad, Spie. 109 ; Jatta Syll. 519;
ad rupes calcareas in insula Lopadusa.
46. Sagedia persicina Krb, Syst. 364 ; Jatta Syll. 548 ; ad rupes
calcareas in Lopadusa.
47. b) CHL0R0TICA Acti. ; Moss. Rie. 159, Jatta Syll. 548; ad rupes
calcareas in Lopadusa.
G. ALBO. — ANCORA SULLA FISIOLOGIA DELLA NI-
COTINA NELLE PIANTE DI TABACCO.
Nello studiare la fisiologia della nicoiina nelle pinnte di ta-
bacco dimostrai * che la nicotina non si trova nei semi di Ni-
cotiana, ed inoltre che la quantità di alcaloide in ciascuna pianta
con frutti maturi è quasi un terzo della quantità totale esistente
nelle piante di cui sian state tolte le cime in tempo opportuno.
Dimostrai anche che durante la maturazione dei frutti la
nicotina affluisce dai vari organi che la producono e la conten-
gono verso i semi, ove si accumola sotto forma di riserva,
ma dopo aver subito una trasformazione più o meno profonda.
Le suddette ricerche stabiliscono infatti che nei semi, invece
di nicotina, si trova un'altra sostanza la quale viene utilizzata
durante l'evoluzione germinativa dei semi medesimi. Allora per
mancanza di una sufficiente quantità di materiale, non potetti de-
terminare la sostanza da me scoperta nei semi di tabacco, e,
sebbene accennassi in quella nota a qualche probabilità sulla
natura chimica del principio trovato, affermavo d'altro canto ^
' Contrib. Biolog. veget., voi. Ili, fase, I. Palermo, 190L
^ Log. cit.; pag. 20.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL le APRILE 47
che le sole reazioni microchimiche, sulle quali queste probabi-
lità si fondavano, non erano indizio sicuro, specialmente che le
reazioni avvengono in presenza di protoplasma cellulare. Perciò
mi riserbai in quella nota di studiare più accuratamente la so-
stanza in questione, di farne l'analisi, e di completare i risultati
ottenuti.
Intanto a Bruxelles, nell'Istituto di Fisiologia vegetale di quel-
l'Università diretto dal compianto Leo Errerà, il dott. S. Stark *
esegui una serie di ricerche su tale argomento, ma i risultati
a cui pervenne ed il metodo seguito dall'Autore belga, come
dimostrai,^ non danno molto affidamento.
Altri autori, occupatisi con ricerche serie e con materiale con-
veniente del mio argomento, sono invece pervenuti a risultati
conformi ai dati sperimentali da me trovati colle ricerche su
citate. Infatti i dottori Scdrti e Perciabosco ' confermano che
i semi di Nicotiana sono privi di nicotina, e, come me, trovano
nei semi la presenza di un'altra sostanza solubile in alcol, ch'io
credetti di natura probabilmente alcaloidea, ma da loro caratte-
rizzata per allantoina.
Non avendo potuto completare il lavoro da me iniziato, e
per mancanza di una sufficiente quantità di semi di tabacco e
perchè, poco fortunato, sono stato costretto fino all'anno scorso
d'insegnare nei licei di Modica, di Arpino e di Foggia, lontano
cioè da gabinetti e da libri, sono lieto che il lavoro sia ora
compiuto per opera dei dottori Scorti e Perciabosco. Ma mi
piace però constatare che siasi nuovamente dimostrato ciò che
con le mie ricerche avevo nettamente stabilito, che « nei semi
di Nicotiana non è contenuta la nicotina, ma in sua vece è con-
tenuto un altro principio solubile in alcol e verosimilmente al-
caloideo. » '
E. Università di Messina, Marzo 1907.
' Bidl. da VAcad. royale de Belijique, n." 7, pag. 379 (1901).
2 Bull. Soa. hot. ital., 1902.
' Gazz. Chini, ital., 1906, pag. 626.
* Contr. Biolog. veg.. voi. Ili, p. 20.
48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
S. SOMMIER. — MATERIALI PER UNA FLORULA DI
PANTELLERIA.
Un gran numero di piante vascolari di Pantelleria trovasi
citato nella S3^nopsis Florae Siciilae di Gussone. Dopo la pubblica-
zione di quel classico lavoro, Pantelleria è stata visitata nel 1846
da Calcara il quale stava preparando una monografia ed una flo-
ruladi quell'isola, come aveva già fatto per Lampedusa e Linosa,
quando la morte lo colse. Alcune delle piante raccolte da Cal-
cara in Pantelleria e mancanti nella Synopsis di Gussone, si
trovano citate nelle Flore italiane di Bertoloni e di Parlatore,
nella Fiora analitica di Fiori ecc. e nella Flora Sicula di Loja-
cono, nelle quali opere sono citate anche delle piante che il
dott. Errerà, residente in Pantelleria, appassionato raccoglitore e
buon conoscitore della flora della sua isola, mandava ai nostri
musei botanici. Finalmente il dott. Ross visitò Pantelleria a scopo
botanico nel 1890, e pubblicò una interessante nota sulla flora
di quest' isola, nella quale sono pure citate alcune piante nuove
per essa. •
Nel 1906 ho visitato Pantelleria in compagnia del giardiniere
dell'Orto botanico di Palermo, Antonino Riccobono, al quale il
prof. Borzì, aderendo gentilmente alla mia richiesta, aveva con-
cesso l'occorrente congedo, onde potesse coadiuvarmi nella rac-
colta delle piante.
Dovendo ora, per i confronti colle florule delle isole Pelagie
attualmente in corso di stampa, menzionare le piante di Pan-
telleria, ho sentito la necessità di pubblicare nella presente nota
le specie da noi trovate e non ancora note di quest'isola, onde
si sapesse su quale autorità mi fondavo. Le poche citazioni di
piante vascolari trovate a Pantelleria posteriormente alla Synopsis
Florae Siculae essendo sparse in molti volumi e fascicoli, e quindi
difficili a ricercare, ho creduto utile aggiungerle in questa
nota. — Nelle seguenti pagine dunque trovansi citate tutte le
piante vascolari che, a mia conoscenza, furono raccolte in Pan-
telleria dopo la pubblicazione della Synopsis di Gussone.
' Ross, Contribuzione alla conoscenza della Flora Sicula. II. Pantel-
leria. (BuUett. Soc. bot. it., 1996, p. 38).
SEDE DI FIKH}NZB - ADUNANZA DKL 14 APHILE 49
Sono coiitrassegaate con un ! tutte le specie da noi stessi
raccolte, e con un * quelle citate in lavori posteriori alla Synopsis
di Gussone che noi non abbiamo trovate. Le specie non nume-
rate sono quelle già indicate nella Synopsis, o che io non ammetto.
Le specie vascolari raccolte da Riccobono e da me in Pantel-
leria, dal 16 Marzo al 1' Aprile 1906, sono 316. Di queste, 273 erano
state già citate nella Synopsis, e 21 in lavori posteriori. Il fatto
che in 17 giorni di assidue erborazioni abbiamo aggiunto soltanto
52 alle 419 piante già da altri trovate, mentre abbiamo ritro-
vato 294 delle specie già note, prova che la florula di Pantel-
leria è oramai discretamente conosciuta.
Le specie indicate per Pantelleria da Gussone sono press' a
poco 388. ' Aggiunte alle 83 della nota presente (52 trovate da noi
soli, 10 trovate soltanto da altri e 21 trovate da altri e da noi),
abbiamo un totale di 471 specie vascolari adesso note di Pantel-
leria. Credo, per le ragioni sopra esposte, che questo totale non
sia suscettibile di un aumento molto considerevole, e che 600 sia
il massimo al quale si potrà giungere, o che si potrà sorpassare
di poco, con la perfetta conoscenza di quella florula. È una
cifra assai bassa, vista l'area di Pantelleria, se si confronta con
la ricchezza floristica delle isole dell'Arcipelago Toscano.^
Le briofite di Pantelleria finora erano affatto sconosciute. 1
muschi abbastanza numerosi che vi abbiamo raccolti, e che
presentano un interesse speciale per la presenza fra essi di
forme tropicali, sono attualmente allo studio presso il marchese
Bottini ; le epatiche presso il prof. Caro Massalongo. Il dott. Jatta
Tia già pubblicato nel A^. Giorn. boi. ital., 1901 un elenco di
licheni raccolti dal dott. Ross, per cui fra quelli raccolti da noi
l'anno scorso vi sono poche specie nuove per quest' isola. Le alghe
di acqua dolce invece, che non erano affatto conosciute, pre-
sentano un interesse particolare, come m'informa il prof. Borzi
' Dico prass' a poco, percliè ho considerato come varietà alcune
delle pianta citato come specie da Gussone, e quindi il numero che
mi risulta è un poco infeiuore a quello che si ottiene facendo lo
spoglio puro e semplice della Synopsis.
- Pantelleria ha un'area di kmq. 82, 9279. Del Giglio che ha un'area
di kmq. 21, 2129, cioè circa un quarto di Pantelleria, si conoscono
700 piante vascolari, e di Capraia che ha kmq. 19, 5346 se ne cono-
scono G27.
50 SBDK DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
che le sta attualmente studiando, per le specie che vivono nei
luoghi bagnati dal vapore caldo delle fumarole frequenti in Pan-
telleria.
Piante vascolari di Pantelleria non indicate nella '' Synopsis '' di Gussone.
— Ranonculus parviflords L. — Sole foglie !
Il dott. Ross (Sui Ranunculus paroiflorus L. e Ramine.
C/ims DC. della Sicilia in « Naturalista Sic. », 1896, p. 107)
fa sapere di avere trovato in Pantelleria il R. paì^viflo-
rus L. e ritiene molto probabile che l'indicazione di Gus-
sone di R. incrassalus Guss. (= R. Chius DC.) debba ri-
ferirsi invece al R. paroi/lorios. Questa non è dunque una
pianta aggiunta alla flora di Pantelleria, ma una semplice
sostituzione. Le rosette di foglie che abbiamo raccolte il
21 Marzo, in luogo diverso da quello indicato da Ross,
non permettono di decidere se appartengano al R. C/iius
0 al R. ijarviflorus, due specie del resto che forse dovreb-
bero considerarsi come semplici varietà, essendoché l'unico
carattere che distingue il R. Clàas dal parviflorus è l'in-
grossamento del peduncolo, come osservasi per es. nella
var. tiibaeformis della Hedypnois polymorpha DC.
1. * Glaucium cornicdlatum (L.) Curt. — Indicato da Lojacono
FI. Sic. I pars I p. 57 come trovato da Gussone. Questi
però non lo cita nella Sinopsis. Nell'erbario di Palermo ve
ne è un esemplare con etichetta scritta da Tineo, sulla
quale non è detto da chi fu raccolto. La Flora analitica
di Fiori e Paoletti riporta l'indicazione di Lojacono.
2. Fumaria bioolor Soram. — Molto comune, specialmente nelle-
parti non coltivate dell'isola; Marzo fi. e fr. !
3. SuGCOwiA Baleariga (L.) Medie. — Non rara in luoghi
freschi della macchia; fi. e fr. !
È pure indicata per Pantelleria da Ross Contrib. alla
conoscenza della FI. Sicula in Bull. Soc. bot. it. 1906 p. 41.
4. Helianthemum glutinosum (L.). Pers. — Sulle pendici marine
della costa S., fra Setaria e Scauri, e al Salto della Vecchia,
sulla roccia vulcanica, in luoghi aprici ; fi. 1
5. DiANTHUS prolifer L. — Qua e là col D. velutinus Guss.;
fi. e fr. !
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 51
6. Cerastiom semidecandrum L. — Monte Gelfiser, con Isoètes
Duriaei ; fi. e Ir. !
7. Sagina apetala L. — In molti luoghi fra le microfite; fi. efr.!
Era stata già citata da Tanfani in Pari. FI. It. p. 570,
come raccolta da Gussone, il quale però non la cita né
nella Synopsis, né nel Supplem. al Prodromo.
Lojacouo (FI. Sic. I p. 109) cita come raccolta a Pantel-
leria da Tineo (il quale non è mai andato a Pantelleria)
una Sagina Reuteri Boiss. var. depressa Lojac, che sup-
pongo essere una forma della polimorfa S. apetala la quale,
a Pantelleria come altrove, prende aspetti assai diversi
secondo i luoghi dove cresce.
8. S. MARiTiMA Don. — Lungo il mare alle Balate ; fi. e fr. !
9. Paronychia argentea Lam. — Sul Monte Gelkhamar, ver-
sante E ; fi. !
10. Malva Nicaeensis Ali. — Rara; vista soltanto in vicinanza
del paese di Pantelleria lungo la via ; fi. !
11. Lavatera arborea L. — Presso il paese, rara, e forse sol-
tanto inselvatichita ; fi. e fr. giov. !
12. Geranium rotondifolium L. — Frequente ; fi. e fr. !
13. Erodium laciniatum (Cavan.) Willd. — Alla base dei Monti
Attalora e Gibelè; fi. e fr. !
14. LiNDM angustifolium Huds. — In vari luoghi ; fi. e fr. !
— Rhds Coriaria L. — Foglie !
Non conto questa pianta fra gli elementi floristici di
Pantelleria perchè proveniente dalle colture, non so se vi
si sia inselvatichita in modo permanente.
15. LuPiNus piLosus Murr. — In molti luoghi, ma meno abbon-
dante del L. angustlfolius L, ; fi. e fr. giov. !
Lojacono FI. Sic. I pars II p. 33-34 aveva già citato per
Pantelleria il Lupinus digitatas Forsk = L. Cosentini Guss.
che io considero come varietà del L. pilosus Murr., senza
dire da chi fu raccolto. ^
Non avendo veduto i legumi maturi della pianta di Pan-
telleria non so se appartenga al tipo o alla varietà. Nello
stato nel quale l'ho raccolta mi è sembrata identica a quella
* Le piante citate da Lojacono senza nome di raccoglitore devono
provenire da Calcara o da Errerà.
52 SEDE DI FIKKNZE - ADUNANZA. DEI. 14 APRILE
di Linosa. Carnei in Pari. FI. It. X p. 113 cita questa pianta
di Pantelleria sotto il nome di L. varius, al quale dà per
puri sinonimi L. pilosm Murr., L. digitalas Forsk. e L. Co-
senlini Guss.
16. Medicago orbicularis (L.) Ali. — Rara; fi. e fr. !
17. M. DEXTicuLATA Willd. — Molto coinune ; fi. e fr. !
18. M. MINIMA Grufb. in L. — Rara; fi. e fr. giovani !
19. M. ELEGANS Jacq. — In pochi luoghi ; fi. e fr. !
20. M. M.4RINA L. — Sulla spiaggia di Balate ; fi. !
21. Hymenogarpus circinatus (L.) Savi. — A Cuddie rosse e
a Cuddia bruciata ; fi. !
22. Melilotus ELEGANS Salzm. — Fra Balate e Setaria ; fi. e
fr. giovani !
Lojacono FI. Sic. I pars II p. 74, l'aveva già indicata
di Pantelleria come esistente nell' Erbario Palermitano,
senza citare il raccoglitore.
— Trifolium nigrescens Viv. var. dolychodon mihi. — Dentes
calycini e basi anguste lanceolata longe subulati tubo multo
longiores, corolla parum breviores (calycis tubus 2 Y, nim.
longus, dentes superiores 4 mm. vexillum 8-9 mm.), legameli
quadrisperraum, foliola sat longe spinuioso-dentata. Corolla
l'Osea, stipulae atropurpureae. Caespites multicaules, caules
30 cm. usque longi non fìstulosi graciles sed firmi, capitula
raajuscula multiflora. — Nel coltivato; fi. e fr. !
Questa elegante varietà, caratterizzata specialmente dalla
colorazione della corolla e dalla lunghezza dei denti del calice,
non corrisponde ad alcuna di quelle descritte. Dalla var. 2)o-
lyanthemum (Ten.) differisce per i fusti non fistolosi, le co-
rolle rosee e i denti del calice quasi setaceo-subalati più
lunghi del tubo, e dalla var. Menegliìnianuìn (Clem.), per
gli stessi caratteri ed inoltre per il legume quadrispermo.
Le corolle rosee 1' avvicinerebbero alle varietà Peirisavii
(Clem.) e gracile Lojac. {= var. roseum gracile Tin.), Ma
da esse la allontanano la grandezza dei capolini e di tutta
la pianta, il legume quadrispermo, la lunghezza e sotti-
gliezza dei denti calicini.
Trovasi pure comune in Pantelleria, e ben distinto da
questa varietà, il T. nigrescens tipico.
23. Anthyllis tetraphyll.v L. — Sul Monte Gelkhamar; fi. e fr. !
SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 53^
24. AsTRAGALtfs HAMOSUS L. — III A^arì luoghi ; fi. e fr. giov. !
25. A. Baeticus L. — Nel coltivato ìq pochi luoghi ; fi. e fr.
giovani !
Mi fu detto che era stato introdotto pochi anni addietro.
Adesso sembra perfettamente inselvatichito. È conosciuto
anche in Pantelleria col nome di caffè selvatico.
26. BiSERRULA Pelecinus L. — Frequente ; fi. e fr. !
Già indicata di Pantelleria da Lojacono FI. Sic. I pars II
p. 121, senza citazione del raccoglitore.
27. ScoRPiURUS SCBVILLOSUS L. — Comune ; fi. !
28. PisuM ELATius -M. Bieb. — Abbondante, è un ornamento della
flora ; fi. e fr. giov. !
29. ViciA ATROPURPDREA Desf. — Nou rara; fi.!
Già citata per Pantelleria da Lojacono FI. Sic. I pars II
p. 138, senza indicazione del raccoglitore.
30. V. LATHYROiDEs L. — Sulla cima della Montagna Grande, a
800 m., nella macchia, rara ; fi. !
31. * ViGiA LEUCANTHA Biv. — Indicata da Lojacono FI. Sic. I pars II
p. 140, senza citazione del raccoglitore. Noi non abbiamo
trovato di quella sezione altro che la Vida cUspeì^ma, che è
comune in Pantelleria.
32. TiLLAEA MUSCOSA L. — Abbondante in molti luoghi, tingendo
talvolta il terreno in rosso; fi. e fr. !
— Eryxgium triquetrum Vahl. — Questa specie è indicata per
Pantelleria nella Flora analitica di Fiori e Paoletti II
p. 149, ma non é detto sulla fede di chi. Siccome non ne trovo
fatta menzione in alcun autore e non se ne trova esem-
plare neir Erbario Centrale, ritengo assai dubbia la sua
presenza in Pantelleria, e quindi non la comprendo nella
numerazione.
33. Smyrnium OlusatrUiM L. — Molto comune; fi. e fr. giov.!
34. * Ptychotis ammoides (L.) Koch, — Questa specie che noi
non abbiamo trovata a Pantelleria, è citata da Carnei in
Pari. FI. It. VIII p. 436 (Apiam Ammios) come raccolta
da Calcara. Però non ne ho trovato esemplari negli Erbari
di Firenze.
35. Scandix Pecten Vkneris L. — Assai frequente ; fi. e fr. !
36. Magydaris pastinacea (Lam.) Paoletti. — Ai piedi della
Montagna Grande; foglie!
54 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
37. Daucus Carota L. — Frequente ; fi. e fr. giovani !
Riferisco a questa specie, intesa sensu latissimo, il
Daucus più comune di Pantelleria, che presenta le medesime
forme di quello di Linosa da me pure riferito atD. Carota.
Ha quasi tutte le ombrelle prolifere, e per questo carat-
tere, nonché per qualche altro particolare, rammenta la
descrizione che Gussone fa del suo D. foUosus, e somiglia
ad un esemplare di Stromboli che trovasi con quel nome
nell'Erbario Centrale. Lojacono (FI. Sic. I pars II p. 301)
indica appunto questa specie per Pantelleria, ma dubitati-
vamente. Questo Daucus di Linosa e di Pantelleria è una
forma assai strana e che ha un aspetto del tutto terato-
logico, mostrando, oltre alla proliferazione dejle ombrelle,
anche un grande dimorfismo follare. É strano che una
forma anomala si trovi abbondante e costante in due isole
diverse e sia forse la stessa osservata da Gussone nelle
Eolie. Non ne ho visto frutti maturi. Carnei in Pari. FI.
It. p. 548, riferisce il D. foliosus di Gussone, anzi che al
D. Cairota, al D. Gingidiuin L.
— ToRiLis PURPUREA (Ten.) Guss. — Di questa specie abbiamo
trovato in Pantelleria tanto il tipo già indicato da Gus-
sone, quanto la varietà heterophylla (Guss.) ben carat-
terizzata; fi. e fr. ! Gussone che descrive la Torilis hetero-
phylla come specie, non la cita di Pantelleria.
38. LONiCERA IMPLEXA Alt. — Qua e là nella macchia ; fr. giov. !
Era già stata indicata per Pantelleria da Bertoloni (FI.
It. II p. 559) il quale dice di averla ricevuta da Gussone,
quantunque questi non la citi né nella Synopsis, né nel
Suppl. al Prodromo. Lojacono FI. Sic. II pars II p. 6 dice
che esiste (la var. longifolia) di Pantelleria nell' Erbario
Palermitano, raccolta da Tineo (il quale non fu mai a Pan-
telleria). Caruel in Pari. FI. It. riproduce la citazione di
Bertoloni.
39. Valerianella puberula (Bert. in Guss.) DC. — Molto meno
comune della V. mìcrocarpa Lois. ; fi. e fr. giov. !
— Senecio leucanthemifolius Poir. — Dovunque; fi. e fr. !
Già Gussone nella Synopsis aveva indicato per Pantel-
leria una forma di questa specie, il S. vernus Biv. Re-
centemente Lojacono FI. Sic. II pars I p. 65 ha citato di
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 55
Pantelleria (senza dire da chi fu raccolta) una nuova va-
rietà del S. leucanthemifolius che chiama var. Cossyrensis.
Non ho mai visto altrove il S. leucaniìiemìfolius cosi
abbondante e rigoglioso quanto a Pantelleria dove s' in-
contra dalla costa fino sulle montagne, e dove ha per ri-
vale, come elemento floristico del paesaggio in Marzo,
soltanto il Chrysantheìnum hy'bridwn var. cliscolor. Esso
vi presenta forme assai diverse come osserva anche Ross
(Contrib. II p.42) dipendenti, credo, dalle condizioni edafiche
dei luoghi svariati dove crescono, e col legate fra loro da
insensibili passaggi. Tutte queste forme hanno in comune
la poca carnosità e l'odore feniculaceo molto poco mar-
cato delle foglie (mentre a Lampedusa queste hanno un
odore fortissimo e sono generalmente assai grasse). È per
lo più molto sviluppato in tutte le sue parti, alto spesso
assai più di Y2 metro, riccamente ramificato, con gran nu-
mero di capolini e ligole molto vistose, ed ha molta somi-
glianza col S. Nehrodensìs. È impossibile tenere distinte
le forme sotto cui si presenta a Pantelleria,, e credo quindi
che convenga raggrupparle, con criterio geografico, sotto
il nome di var. Cossyrensis Lojac.
— Senecio Nebrodensis L. — LojaconoFl. Sic. II pars I p. 60 in-
dica anche questa specie per Pantelleria ; ma suppongo che
tale indicazione debba riferirsi ad una delle forme del S.
leucanthemifolius var. Cossyrensis, il quale, come ho detto,
presenta grande somiglianza con questa specie.
40. Calendula parviflora Raf. — Frequente nell'isola, assai
più della C. arvensis L. ; fi. e fr. !
— FiLAGo Cossyrensis.
Lojacono FI. Sic. II p. 110 cita per Pantelleria, come per
Linosa, una Filago Cossyrensis Tineo inedita in Herb. Pan.
(non Lojac. Excur. Lampedusa) che sembra essere una
forma della F. Gallica var. tenui folia già citata da Gus-
sone per Pantelleria.
41. Helichrysum saxatile Moris. — Ne abbiamo trovato sol-
' tanto le foglie, rare, sulle rupi alla base del Monte Grat-
talora !
Questa specie venne dal dott. Errerà di Pantelleria man-
data a Tineo, il quale la descrisse come specie nuova in
56 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
Plani rar. Sic. fase. II p. 27 col nome di Helichrysum
Errerae. Da altri poi venne riferita come sinonimo (Lojac.
FI. Sic. II pars I p. 103), come varietà (Fiori FI. an. Ili
p. 282) 0 come sottospecie (Nyman Consp. FI. Eur. p. 381)
all'^. saxatile di Sardegna.
— Carduus intermedius Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars I
p. 167 descrive sotto questo nome un Carduus della Si-
cilia e di Pantelleria, che ritiene essere una specie nuova,
e che Tineo sulle etichette aveva chiamato C. pijcnoce-
pJiahis iniermeclius. Fiori, nella Flora analitica Appendice
p. 189 lo considera come varietà del C. 2Ji/cnocephalus. Dalla
descrizione di Lojacono sembra che possa essere la forma
del pycnocephalus della quale ho parlato nella Fiorala di
Lampedusa a p. 112, e che lo stesso Lojacono in « Una
Escurs. hot. in Lampedusa » aveva chiamata C. jjycnoce-
phalus var. Gitssoneanus.
42. Carduus brevisquamus (Fiori) Somm. — Non lungi dal
paese, primi fiori !
— Onopordon horridum Viv. — Secondo Fiori FI. an. Ili p. 382
è questa la specie citata per Pantelleria da Gussone sotto
il nome di 0. Tauricuni. Noi abbiamo trovato soltanto
delle foglie di Onopordon dalle quali non si può giudicare
a quale specie appartengano. Esse somigliano perfettamente
a quelle dell' 0. Slbthorpianuni Boiss. et Ileldr. da noi rac-
colte a Linosa allo stesso stadio di sviluppo.
43. SoNCHUS LEVis Bartal. — Qua e là, assai meno comune del
S. tenerrìmus L. ; fi. e fr. !
44. EcBALLiUM Elaterium (L.) Ridi. — Qua e là ; fi. e fr. !
45. CoNvoLvuLus arvensis L. — Molto comune; foglie!
46. C. SicuLUS L. — In vari luoghi; fi. e fr. giov. 1
47. * Anchusa Italica Retz. — Garuel in Pari. FI. It. VI p. 893
la cita di Pantelleria come raccolta da Calcara. Trovasi
effettivamente nell' Erbario Centrale fiorentino un esem-
plare di Anchusa Italica sulla cui etichetta è scritto « Pan-
telleria, avuta da Calcara, Luglio 1848 ».
48. EcHiuM CONFDSUM De Coincy. E. maritimuni Auct. non Willd.
ex Fiori FI. an. — L'abbiamo raccolto in fiori !
Era già stato indicato da Carnei in Pari. FI. It. VI p. 936
come raccolto da Todaro. Questi difatti lo pubblicò nelle
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 57
sue centurie, e l'etichetta n. 439 porta stampato: « Echium
marilimum W. In arenosis maritimis Pantelleria legit
Todaro ». Conviene però ricordare che Todaro non fu mai
in Pantelleria.
— Echium spurium Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 80
descrive questa nuova specie che dice essere stata rac-
colta a Pantelleria da Citarda, e crede che i botanici la
riuniranno ali" E. arenarium.
— Lycium intricatum Boiss. — Lojacono Fi. Sic. II pars II
p. 103 suppone che a questa specie possano appartenere
almeno in parte i Lycium di Linosa, Lampedusa e Pan-
telleria ; ma non ne è certo.
— Plantago fumila Willd. — Lojacono Fi. Sic. II pars II p. 39
cita questa specie di Pantelleria senza dire da chi fu rac-
colta. Tale indicazione non mi. sembra abbastanza sicura
per ammettere questo nuovo inquilino nella flora europea.
49. Antirriiinum tortuosum Bosc in Lam. — Sole foglie (?)!
Caruel in Pari. FI. It. VI p. 658 l' indica come raccolto
in Pantelleria da Calcara. L'esemplare di Calcara in fiore
esiste difatti nell' Erbario Centrale. Dalle sole foglie che
abbiamo trovate non si può giudicare se siano di A. tor-
tuosum 0 di A. majus var. angusti foltuTn.
50. Veronica arvensis L. — Frequente ; fi. e fr. !
51. Orobanche minor Sutton. — Alla base del Monte Gibelè sulla
Galactites tomentosa; fi. !
52. KopsiA mutelii (P. Schultz) Bég. — In diversi luoghi, sui
Trifolium ; fi. !
Era già stata indicata per Pantelleria da Béguinot in
FI. an. II p. 472, trovandosene nell' Erbario Centrale un
esemplare mandato da Calcara. La cita pure Lojacono FI.
Sic. II pars II p. 152.
53. Thymus capitatus (L.) Hoffm. et Link. — Abbondante sulle
rocce della costa S. E., fra Sciuvachi e Setaria; foglie!
Era già stata indicata da Caruel in Pari. FI. It. VI p. 100
e dalla FI. an. III p. 65 perchè se ne conserva nell' Erb.
Centr. un esemplare mandato da Calcara.
54. * Satureja Clinopodium Caruel. — Caruel in Pari. FI. It.
VI p. 135 la cita come raccolta in Pantelleria da Calcara
di cui infatti esiste l'esemplare nell' Erb. Centrale.
Bull, della Soc. hot. Hai. ■ 5
58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE
55. SiDERiTis Romana L. — Frequente; fi. e fr. !
56. Marrdbidm vulgare L. — In vari luoghi ; foglie !
57. Lamium amplexicaule L. — Qua e là nel coltivato ; fiori
cleistogami e casmogami !
Era già indicato per Pantelleria da Caruel in Pari. FI,
It. VI p. 213, e se ne trova un esemplare di Calcara nel-
r Erbario Centrale.
58. AsTEROLiNUM LiNUM-STELLATUM (L.) Duby. — Frequente
fra le microfite; fi. e fr. !
Indicato pure da Lojacono FI. Sic. II pars li p. 44.
59. PldmbaCtO Edropaea L. — Non lungi dal paese in pochi
luoghi ; foglie !
60. Statice virCtATA Willd. (?) — Foglie !
Riferisco a questa specie degli esemplari che sembrano
appartenergli ma non si possono determinare con certezza
in quello stato, perchè Lojacono FI. Sic. Il pars II p. 22-
23 r indica di Pantelleria (sub S. Smithii).
— Statice secundiflora Lojac. — Lojacono FI. Sic. II pars II
p. 21-22, indica questa specie nuova di Pantelleria « al Ba-
gno ». Di quella località Gussone aveva indicato la sua S,
densiflora. Noi abbiamo visto abbondante e raccolto « al
Bagno », cioè intorno al lago di Pantelleria, una Statice
che non saprei tenere distinta dalla S. densiflora Guss.
Non si capisce dalla FI. Sic. di Lojacono se questi ritenga
che in Pantelleria crescono le due specie, o se intenda che
la sua S. secundiflora debba sostituirsi alla «S. densiflora
indicata per queir isola, e dello stesso luogo, da Gussone.
61. * PoLYGONUM EQDISETIFORME Sibth. et Sm. — Lojacoiio PI.
Sic. II pars II p. 306 cita di Pantelleria, senza dire da chi fu
raccolto, il P. conlroversum Guss. che io, seguendo Fiori
FI. anal., unisco al P. equiseti/orme S. et S.
— Salsola Soda L. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 272 cita
questa specie di Pantelleria, ma pare soltanto come pianta
coltivata.
62. SuAEDA FRUTICOSA (L.) Forsk. — Rara sulla spiaggia presso
il porto; foglie!
63. Urtica urens L. — Frequente ; fi. e fr. !
64. Parietaria officinalis L. — Comune sotto diverse forme,
ma meno abbondante della P. eretica L . ; fi. e fr. !
Ross la cita di Pantelleria sotto il nome di P. diffusa.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APKILE 59
65. Daphne Gnidium L. — Comune in varie parti dell'isola ; foglie !
È citata pure da Ross.
66. * EuPHORBiA SERRATA L. — Parlatore FI. It. IV p. 539, Fiori
FI. an. II p. 288 e Lojacoiio FI. Sic. II pars II p. 338 la
citano di Pantelleria e nell' Erbario Centrale se ne tro-
vano esemplari di Calcara e di Errerà.
67. E. DENDROiDES L. — Comunissima in tutta 1' isola; fi. e fr.
giovani !
Anche Ross ne fa menzione fra le piante caratteristiche
della macchia. Non si capisce che Gussone non l'abbia ci-
tata di Pantelleria dove è un tratto saliente del paesaggio.
68. Merguriaus annua L. — Molto comune ; trovasi anche la
var. AMBIGUA (L.) ; fr. !
69. TiNEA INTACTA (Link) ' Boiss. — Frequente sulla Montagna
Grande e sul Monte Gibéle dove ne abbiamo raccolto le
piante con sole foglie, che hanno poi fiorito a Palermo e
a Firenze !
70. Ophrys Scolopax Cav. — In fiore !
Riferisco a questa specie, anche per giudizio del sig. Lo-
jacono che ne vide le piante vive da noi mandate a Pa-
lermo, una bellissima Ophr^ys che abbiamo trovata in di-
versi punti fra i frutici sui colli di Pantelleria. Le macchie
del labello però non sono quali le rappresenta la figura
di Barla (Iconographie des Orchidées), e somigliano in-
vece a quelle della 0. araclinìtes Lam. La 0. Scol.opax,
che è frequente sulle vicine coste della Tunisia, sarebbe
nuova per l' Italia.
71. Caruelia Arabica (L.) Pad. — L'abbiamo trovata una sola
volta e non lontano dalle abitazioni, per cui potrebbe darsi
che vi fosse soltanto subspontanea ; in boccio !
72. Urginea maritlma (L ) Baker. — Sparsa qua e là per l'isola ;
foglie !
73. JuNCUs capitatus Weig. — Con Isoètes Duriaei lungo il tor-
rente di Rakhàle ; fi. e fr. !
74. PosiuoNiA Oceanica (L.) Del. — Rigettata in abbondanza
sulle spiaggie ; foglie !
— Cyperus levigatus L. — Secondo Fiori FI. an. I p. 114, questo
nome va sostituito a quelli di C. mucronatus in Guss. Syn.
e C. Cossyrensis in Tin. Guss. Add. et Emend. ad Syn. p. 779.
60 SEDE DI FIRBNZK - ADUNANZA DEL 14 APRILE
75. Carex Halleriana Asso. — In pochi luoghi; fi. e fr. !
76. * C. vuLPiNA L. — Citata di Pantelleria da Parlatore FI. It. ir
p. 152. Non ne ho trovato esemplari nell'Erbario Centrale.
77. ANDROPoaoN PUBESCENS Vis. — Oltre slìV Andropoffon hir-
tus L. tipico indicato nella Synopsis e che è frequente a
Pantelleria, abbiamo trovato anche, in diversi luoghi, VA.
puìjescens ; ^i. e fr. !
Era stato già indicato di Pantelleria da Parlatore FI. It.
I p. 142, come raccolto da Calcara, e difatti vi sono nel-
l'Erbario Centrale esemplari di Calcara tanto AqW A. pu-
ì)escens che dell' ^. hirtus.
78. * PoLYPOGON MoNSPELiENSis (L.) Desf. — Indicato da Par-
latore FI. It. I p. 199. Trovasi, neir Erbario Centrale l'esem-
plare di Calcara.
79. * AiRA INTERMEDIA Guss. — Parlatore V indica di Pantelleria
FI. It. I p. 256, senza indicazione del raccoglitore. Nell'Er-
bario Centrale non e' è di quella provenienza.
80. Vdlpia unigldmis (Sol.) Hchb. — In vari luoghi ; fi. !
81. V. Ligustica (Ali.) Link. — Qua e là ; fi. !
— JuNiPERUS Sabina L. — Lojacono FI. Sic. II pars II p. 403
descrive una nuova var. prostrata di questa specie che
dice trovarsi a Pantelleria. Trattasi forse di una forma
del J. Phoenicea, poiché non pare ammissibile che trovisi
in Pantelleria una specie di montagna come il /. Sabina.
82. IsoÈTES Duriaei Bory. — In molti luoghi ed in stazioni
molto diverse. L'abbiamo raccolta fino sulla cima del monte
. più alto dell'isola, la Montagna Grande, sopra gli 800 m.
È particolarmente rigogliosa nei luoghi bagnati dal vapore
caldo delle fumarole dette in paese favare; spore!
Ross l'aveva già trovata nelle favare di Pantelleria fin
dal 1890, e ne parla I. cit. p. 40.
83. Ophioglossum Lusitanicum L. — Qua e là fra le microfite,
in qualche luogo abbondante, ma meno frequente che a
Linosa; sterile !
Il prof. Baccarini presenta nn lavoro del sig. Principi dal ti-
tolo : Fiìlìti del SenigaUiese, che comparirà nell' Appendice al Gior-
nale essendo stato eseguito nel Laboratorio dell' Istituto botanico.
Sono quindi comunicati dal Presidente gli accordi intervenuti col
Comitato dell'Associazione per il progresso delle scienze per tenera
SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14 APRILE 61
la nostra adunanza straordinaria in Parma nell'occasione della prima
riunione di questa nuova Società che tutti ci auguriamo abbia vita
prospera e feconda.
Fa sapere a questo proposito che i soci Avetta, Bolzon e Villani,
residenti in quella città, si sono gentilmente messi a disposizione
del Presidente e della Società per tutto quanto potrà occorrere
per la buona riuscita di quella adunanza.
Infine il socio Adriano Fiori presenta, facendone omaggio alla
Società, una copia del Volume IV° parte 1^ della Flora Analitica
d'Italia^ contenente V Appzndice ed alcune pagine àelV Indice gene-
rale. ì^qW Appeiiiice sono contenute tutte le imita tassonomiche
scoperte nei 10 anni circa che durò la pubblicazione della Flora e
che non poterono prender posto nel testo del libro, le omissioni,
correzioni ecc. ; così l'Opera viene aggiornata sino all'anno 1904, ma
furono aggiunte anche molte delle scoperte più importanti del 1905
e 1906. Le unità tassonomiche che con questa Appendice vengono
ad aggiungersi alla nostra Flora sommano ad 1 genere, 31: specie
principali, 552 varietà o piccole specie, 2513 forme o variazioni e
221 ibridi; in tutto (escluso il genere) sono 3320 unità, che, aggiunte
a quelle comprese nei tre volumi di testo, danno un totale di 139&7.
Come vedesi, la nostra Flora è una delle più ricche d' Europa in
proporzione alla superficie territoriale. Annuncia infine che tra
pochi mesi spera vedranno la luce le rimanenti parti (indice gene-
rale ed introduzione geobotanica), che mancano per completare
r Opera.
Dopo di che l'adunanza è tolta.
62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 12 maggio 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarini.
Il Presidente vedendo tra i soci presenti all'adunanza il cav. Som-
raier, nostro benemerito ex Presidente, si compiace con lui del titolo-
di « Doctor ad honorem » che come ha appreso gli verrà conferito
dalla Università di Upsala in occasione delle prossime feste Linneane.
Il Segretario legge poi la seguente comunicazione del socio Goiran :
Nuova stazione nizzarda di Pistacia Saportae Burnat^^. alp.
viarit., II, p. 54 = Z'. Leniisco X Terebinthus De Saporta
et Marion.
« Come è noto (conf. Burnat, 1. e.) questo creduto ibrido di P.
LentisGus e P. Terehinthus fu scoperto (a. 1864 e 1872) dall'Ab. Giu-
stino Montolivo fra Villafranca ed Eza. Nel luglio dell'anno scorso
soltanto, dopo ripetute ed infruttuose ricerche fatte negli anni
antecedenti, e quando meno lo aspettava, mi sono imbattuto in un
bell'esemplare della pianta in quistione, il quale cresceva unico
al margine di un campo lungo la strada che da Fabron va a Gine-
stiera : ad una distanza considerevole pertanto dalla stazione del
sempre compiànto amico Giustino Montolivo, ed in punto benanco
maggiormente discosto dal mare. La mia pianta vive in società con
P. Lentisous (forma typioa), né in prossimità ad essa si può osser-
vare alcun esemplare di P. Terebinthus. Era un magnifico alberello
quando lo vidi per la prima volta : ma nel settembre lo trovai
sfrondato ad opera di ragazzi. I rami per la loro bellezza erano
stati adoperati per adornare una sala nella quale doveva avvenire
la distribuzione dei premi agli allievi ed allieve della scuola ele-
mentare del luogo. Ho visitato la pianta nel corso dell' inverno, e
nel giorno 25 marzo conservava tutte le sue foglie: la trovai in fiore
il giorno 4 corrente maggio, ed ho potuto per tal modo constatare
che i fiori erano staminiferi !
« Il sig. Burnat (I. e.) scrive che gli esemplari esaminati da lui
■« sont bien plus rapprochés du P. Terebinthus que du P. Lenti-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO 63
SCUS ». E la stessa cosa io ho pure osservato sopra campioni rac-
colti dal sig. Bicknell in altre stazioni di Ligxiria. In quella vece
la mia pianta mi sembra assai più vicina al Lentisciis che non al
Terebinthus : e la cosa è tanto prossima alla verità, che avendo
interrogato un contadino del luogo, sul nome che dava alla pianta
dalla quale io mi stava asportando rami, mi rispose prontamente
che era -wu Lentisde, nome vernacolo del P. Lentisciis, mentre P. Te-
rebinthus è conosciuto sotto la denominazione di Peteìin ! Aggiungo
che ho minutamente e con ogni diligenza esplorate diverse stazioni
colline e litoranee, nelle quali P. Lenfiscus e P. Terebinthus crescono
promiscuamente ed in numerosi esemplari : ho osservate molte
forme e varietà si del primo che del secondo ; non un solo indivi-
duo che si avvicini a P. Saportae ».
Il Presidente riassume un lavoro del socio Ferro, dal titolo : Os-
servazioni critiche intorno ad alcune specie conservate neW Erbario mi-
cologico P. A. Saccardo riferite al gen. « Myxothrichum » Kunze, che
essendo munito di una tavola comparirà nel Giornale.
II dott. Pampanini dà conto di un suo lavoro dal titolo : Astra-
galiLs alopecuroides ed il dott. Bargagli di un altro Sopra al-
cune galle della Cina, ì quali compariranno nell' Appendice al Gior-
nale. Inoltre il dott. Bargagli presenta la nota seguente :
G. BARGAGLI-PETRUCCI. — SU ALCUNI TRICOMI
DI PALME.
(Nota preliminare).
Poco tempo fa il cli.rao dott. 0. Beccari richiamò la mia at-
tenzione sopra certe speciali strutture da lui osservate nelle
foglie di alcune Palme che stava studiando, e mi propose di
esaminare un poco più da vicino, sotto l'aspetto anatomico, tali
formazioni, che in vari casi fornivano buoni cai'atteri diagno-
stici per queste piante, essendo anche visibili con una semplice
lente e talvolta anche ad occhio nudo.
Lungo le nervature di queste Palme si osservano numerose
punteggiature brune, disposte più o meno regolarmente, ma
sempre assai distanti fra loro, e di grandezza e forma diversa
nelle diverse specie. Ad un esame ad occhio nudo, esse si pre-
sentano assai simili a lenticelle, sia per l'aspetto sia per il co-
lore, essendo esse spesso assai rilevate al di sopra delia super-
ficie foliare, ed avendo un colore bruno caratteristico.
64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAaGIO
Un primo esame superficiale fatto su molte Palme tanto con-
servate in Erbario, quanto viventi nel Giardino botanico di Fi-
renze, mi convinse che mentre non poche Palme ne sono sprov-
viste, moltissime altre invece (anche fra le più note) presentano
questi speciali organi che, per quanto so, non sono stati finora
descritti con cura. Mi sembrò anche che tali organi presentas-
sero, nelle varie specie, aspetti diversi, non saltuariamente, ma
secondo un determinato piano, in modo da permettere forse di
disporre queste specie in una lunga serie nella quale ogni specie
presentasse progressivamente un diverso grado di trasforma-
zione degli organi in questione. Questa serie dovrebbe verosi-
milmente essere in stretto rapporto con la serie filogenetica di
queste piante, ed avere quindi non piccola importanza anche per
la disposizione sistematica della famiglia.
Con questa speranza mi sono proposto di esaminare questi in-
teressanti organi nel maggior numero di Palme che mi sarà
possibile, ma essendo un tale studio assai lungo, data la vastità
e la varietà di questa splendida famiglia, mi permetto di esporre
preventivamente alla Società il concetto che prendo a guida in
questo studio e di presentare anche, per maggiore chiarezza,
qualche cenno sopra alcuni dei tipi che finora ho potuto esa-
minare. *
Il Martius descrisse brevemente e raflSgurò alcune bellissime
produzioni tricomatose che si riscontrano in scarso numero
sulla nervatura mediana delle foglie di HijopJiorhe Coimner-
soniana descrivendone la loro apparenza esterna. Non ho po-
tuto esaminare questa specie, ma anche altre specie presentano
casi analoghi e sono munite, sopra la sola nervatura mediana o
anche sopra alcune delle [DTincipali, di pochi e rari peli che me-
riterebbero di essere chiamati colossali e che raggiungono una
lunghezza di qualche millimetro.
In altre specie le nervature sono fornite, ad intervalli più o
meno regolari, di peli in forma di scudo, inseriti sulla super-
fìcie follare per mezzo di un breve peduncolo. La parte larga
ed appiattita di questa forma di produzione tricomatosa può
^ La descrizione della struttura dei tricomi in alcune specie e le
relative figure comjDariranno nel Nuovo Giornale botanico (1907,
fase. III).
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO 65
avere, veduta di fronte, un contorno regolarmente rotondeg-
giante od ellittico, oppure un contorno irregolarissimo, reso
tale da diverticoli più o meno lunghi che si dirigono in dire-
zioni diverse.
Molte volte l'epidermide non presenta nessuna modificazione
di direzione intorno all' inserzione di questi peli, i quali ven-
gono cosi ad essere intieramente situati al di sopra di essa ;
spesso però avviene intorno al peduncolo del pelo scutato una
inflessione dell'epidermide, che conduce il peduncolo del pelo ad
internarsi un poco nello spessore follare dentro una specie di fossa.
Quando questa inflessione è molto pronunziata, tutto il pedun-
colo viene ad internarsi cosi, mentre la parte piana del pelo si
adagia contro la superfìcie follare circostante, formando come
un coperchio alla fossetta che si è venuta a formare.
Talvolta anche avviene che la parte piana sia assai ristretta
e non superi in diametro (o solamente di poco) il diametro
della fossetta sottostante.
Vi sono specie però (es. Copernicia australis) nelle quali
un esame sommario (ad occhio nudo o con semplice lente) della
disposizione di questi organi sulla superficie follare potrebbe
trarre facilmente in inganno. In esse la superfìcie follare é fìt-
tamente striata longitudinalmente da sottili nervature rilevate,
mentre i tricomi sono disposti spesso negli spazi fra l'una e
l'altra nervatura. Ma le nervature in questi casi non sono pro-
dotte dai fasci fìbro-vascolari, bensì da fasci subepidermici di
fibre, mentre i fasci sono sottili e profondamente internati nello
spessore foliare. Generalmente i fasci si trovano situati negli
intervalli fra l'uno e l'altro gruppo di elementi fibrosi subepi-
dermici ed al di sopra di essi si incontrano i tricomi che ven-
gono cosi a trovarsi negli spazi fra le sottili nervature.
Anche in questi casi di apparente eccezione resta dunque inva-
riato il rapporto evidentemente esistente fra questi tricomi ed i
fasci fibrovascolari che si trovano sempre al di sotto di essi. ■
Sulla struttura anatomica di questi organi nelle diverse specie
non intendo ora di entrare, solo accenno che in diversi casi si
osserva evidente uno speciale tessuto che generalmente mette
in relazione i tricomi con i fasci flbro-vascolari, specialmente
con certe grandi cellule che si incontrano alla periferia di
questi.
66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO
Da quanto ho detto mi sembra che appaia come estrema-
mente probabile che questi organi abbiano uno scopo fisiologico
di regolazione del turgore interno, funzionando o come organi
di secrezione, o come organi di assorbimento, o forse l'una cosa
e l'altra alternativamente nei diversi stadi di vita della foglia,
0 nei diversi stati di turgore interno della pianta, e di igrosco-
picità dell'aria atmosferica. In nessun caso però si osservano
quei depositi di sostanze secreto che circondano in molte piante
gli idatodi {Conocephalus ecc.) e quindi è da ritenere che, in
ogni caso, il liquido secreto da questi tricomi sarebbe pura acqua.
L'esame sommario che ho finora fatto di questi organi mi
porta a ravvicinarli a quegli organi che sono abbondantissimi
in alcune Bromeliacee (TUlandsìa, Wriesea) e che sono già
state da Haberlandt e da altri descritte.
Queste sono le linee generali dello studio che mi propongo
e per il quale il dott. Beccari cortesemente mette a mia dispo-
sizione un materiale prezioso che fa parte delle sue raccolte.
Alcune delle Palme viventi nel Giardino botanico fiorentino mi
forniranno poi, spero, il modo di fare qualche osservazione sulla
funzione di questi organi.
Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 67
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 9 giugno 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarin'i.
Il Presidente comunica che il Consiglio, preoccupato dei ritardi
nella pubblicazione del Giornale e del Bulletlino, ha deciso che d'ora
innanzi tutti i manoscritti prima di essere passati in tipografìa sìeno
riveduti da un membro del Consiglio. E questo, a fine di dar loro,
specialmente quando trattasi di lavori di sistematica, la unifor-
mità tipografica desiderabile nelle nostre pubblicazioni, e per met-
terli d'accordo con le leggi della Nomenclatura approvate nell'ultimo
Congresso di Vienna. Tali modificazioni, quando sembrerà necessario,
saranno sottoposte all'approvazione degli autori avanti la stampa.
Si eviteranno cosi molte correzioni sulle bozze, che sono causa dei
ritardi lamentati e di maggiori spese per la Società.
Il consigliere Sommier, a ciò invitato dal Presidente, rende quindi
conto nei seguenti termini della missione alfidata dal Consiglio al
Presidente Borzi ed a lui, di rappresentare la Società nostra alle
feste Linneane a Upsala ed a Stocolma, e di consegnare la pergamena
con l'indirizzo della Società :
A. BORZI E S. SOMMIER. — RELAZIONE DELLE
FESTE LINNEANE IN SVEZIA.
La mattina del 23 del mese passato, giorno della nascita di
Linneo, i delegati, le autorità e tutti gli invitati esteri e svedesi
giungevano ad Upsala con treno speciale. Davanti alla stazione
inghirlandata e ornala di bandiere, fra le quali figuravano quelle
di tutte le nazioni che avevano mandato delegati, stava ad aspet-
tarli una numerosa deputazione di studenti che cantarono mira-
bilmente in coro alcuni inni nazionali ; dopo di che uno degli
studenti diede il benvenuto agli ospiti di Upsala con un elegante
discorso latino.
68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
La festa commemorativa della nascita di Linneo ebbe luogo
a mezzogiorno nell'aula magna dell' Università, splendido emi-
ciclo che, pieno di gente e riccamente addobbato, presentava
un aspetto imponente. I gradini superiori erano occupati dalle
signore in eleganti toelette. Ad esse succedevano gli studenti,
che coi loro berretti in testa formavano una larga zona bianca
al disotto della ghirlanda di signore. In mezzo ai loro abiti neri
spiccavano le vesti chiare delle numerose studentesse, anch'esse
col berretto bianco in testa. Davanti ad essi, in piedi per quasi
quattro ore, che tanto durò, la cerimonia, stavano gli studenti
portabandiere con larga fusciacca dai colori nazionali, ognuno
colla bandiera della sua provincia. Nella parte centrale, divisi in
vari settori, si trovavano il corpo universitario, i dottori honoris
causa, i membri dell'Accademia, le autorità, i rappresentanti del
Riksdag e delle scuole superiori, e gli altri invitati a vario ti-
tolo. Il settore all'estrema destra era occupato dai delegati esteri,
fra i quali molti portavano le vesti accademiche delle Univer-
sità a cui appartengono.
Nel centro sedevano i membri della famiglia Reale e le alte
cariche dello Stato. Di faccia ad essi, sul palco opposto all'emi-
ciclo, dietro al busto di Linneo, sedeva in alto il Rector Magnifl-
cus, e dietro a lui tutto il palco era occupato dai signori e dalle
signore della Cappella accademica e della Società filarmonica.
La solenne festa ebbe principio con musica e cori, dopo di
che il Rettore pronunziò un discorso in svedese, tracciando a
grandi tratti la vita di Linneo e l'opera sua, e rivolse poi in
latino un caloroso saluto ai delegati esteri. Venne quindi, dopo
un intermezzo musicale, la sfilata per ordine alfabetico di paese
dei cinquanta delegati esteri, i quali via via consegnavano al Ret-
tore gli indirizzi di cui erano latori.
Per ogni nazione doveva parlare un solo rappresentante, e
non gli erano concessi più di tre minuti.
Per l'America parlò Keen, per la Danimarca Gertz, per la
Finlandia Elfving, per la Francia il principe Roland Bonaparte,
per l'Italia Borzi, per l'Olanda Nolen, per la Norvegia Brògger,
per il Portogallo Henriquez, per la Russia Borodin, per la
Svizzera De Candolle, per la Spagna Làzaro é Ibiza, per la
Gran Brettagna Geikie, per la Germania Engler, per l'Austria
Wiesner. I più parlarono nella propria lingua.
SKDK DI FIRENZE - ADUXAXZA DEL 9 GIUGNO 69
Dopo le allocuzioni dei delegati esteri, sempre salutate da
applausi, vennero quelle degli Svedesi.
Terminata la funzione nell'aula magna, ognuno degli invitati
esteri venne presentato al Principe Reggente.
Nel pomeriggio era stata organizzata dagli studenti nel giar-
dino botanico una simpatica festa campestre, nella quale gli
studenti cantarono dei cori con quella maestria che lia valso
loro una fama mondiale; e la sera il Rettore e la sua Signora
riunirono a banchetto geniale, invitati esteri e nazionali. Ter-
minava la giornata un ricevimento nelle sale della Università.
Ivi erano esposti, su di un gran tavolo, i numerosi indirizzi
ricevuti nel giorno dalla Università di Upsala, e veniva molto
ammirato il lavoro artistico delle pergamene miniate, inviate
dalla nostra Società e dalla Società italiana d'Antropologia.
Il secondo giorno, come appendice alle feste Linneane, vi fu
la solenne funzione delle promozioni a dottore, fatta con gran
pompa e col rituale antico, di cui da noi si é perso la tradi-
zione, ma che viene gelosamente conservato dall' Ateneo di
Upsala.
Fin dalla mattina tonò il cannone, e suonò il campanone
della Cattedrale. A mezzogiorno tutti quelli che dovevano pren-
dere parte o assistere alla cerimonia si recavano in lungo corteo
dalla Università al maestoso tempio gotico ove ad ognuno era
assegnato il suo posto. Dopo che furono giunti per ultimo i
Principi Reali, e che cori, orchestra ed organo ebbero eseguito
dei pezzi di musica scritti per la circostanza, l'arcivescovo, de-
cano della facoltà di teologia, pronunziò un discorso in svedese
ed un altro in latino, dopo di che procedette alla promozione
dei dottori in teologia. Lo stesso fecero poi i decani delle fa-
coltà di medicina, di legge e di filosofia.
Nell'atto della promozione il decano consegnava al nuovo
dottore il suo diploma, gli metteva al dito un anello d'oro e gli
imponeva il cappello o la corona d'alloro secondo che appar-
teneva alle tre prime o alla ultima facoltà. Ogni promozione era
salutata da un colpo di carinone. I dottori honoris causa esteri
cosi promossi furono 26, fra i quali i vostri due delegati, i soli
Italiani che prendessero parte alle feste Linneane.
Tornato il corteo alla Università, i nuovi Dottori vennero
salutati e felicitati dal corpo degli studenti con una allocuzione
70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
latina seguita da cori, alla quale rispondeva in nome di tutti
il Principe Eugenio, il minore dei figli del Re Oscar, che era
tra i Dottori honoris causa nazionali promossi in quel giorno.
La sera vi fu nell'aula magna un pranzo di più di 300 co-
perti dato dall'Università, al quale assistevano il Principe Reg-
gente e gli altri principi e principesse della famiglia reale, e
dopo rimosse le mense, nella stessa aula magna trasformata, vi
fu un ballo dato dagli studenti, al quale prendevano parte, oltre
alle studentesse e alle signore di Upsala, molte signore e signo-
rine venute da Stocolma appositamente per le feste.
Dalla Regia Accademia delle Scienze di Stocolma, le feste in
onore di Linneo furono celebrate il 25 nella capitale.
La mattina gita al giardino botanico diretto dal prof. Wit-
trock, e nel pomeriggio seduta solenne dell' Accademia che fu
presenziata dai Principi Reali. Parlò il Presidente dell'Accade-
mia, furono presentati gli indirizzi dai delegati esteri nello stesso
modo e nello stesso ordine che a Upsala, e fu eseguita dalla
Cappella Reale della eccellente musica corale ed orchestrale.
Ogni delegato ricevette in quella occasione una bellissima me-
daglia commemorativa in bronzo, rappresentante Linneo, e
coniata per la circostanza. La sera 1' Accademia dava un pranzo
con un numero di invitati non inferiore a quello della Univer-
sità di Upsala, al quale assisterono pure i Principi Reali ; e
dopo il pranzo, accompagnati dagli studenti che cantarono dei
cori e canzoni nazionali, gli invitati terminarono la serata nel-
l' originale e simpatico Friluft Museet di Skansen, che è al
tempo stesso un bel parco in posizione incantevole, ed un
museo vivente dove in case e capanne di varie provincie della
Svezia si vedono uomini e donne nei costumi nazionali di quelle
Provincie, dove si vedono i Lapponi con le loro renne, e vari
degli animali più caratteristici delia Svezia.
Per il 26 era stata organizzata dalla Società delle scienze na-
turali degli studenti una gita a Hamraarb}^ antica proprietà di
Linneo, dove si conservano dei ricordi del grande naturalista
svedese; ed a questo pellegrinaggio presero parte i più dei de-
legati esteri che avevano potuto (in li trattenersi in Stocolma.
Nel dopo pranzo vi fu un ricevimento nel palazzo e nel giar-
dino Reale, al quale i delegati erano invitati da S. A. Reale il
Principe Reggente.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 71
Cosi ebbero termine le feste, di cui tutti gli invitati conser-
veranno un indimenticabile ricordo per la loro solennità ben
degna del sommo Linneo, e per l'accoglienza e l'ospitalità, al
tempo stesso sontuosa e cordiale, che ricevettero ad Upsala ed
a Stocolraa.
Non possiamo terminare senza esprimere una parola di pro-
fondo rimpianto per la morte del professore di botanica di Upsala,
Kjellman, che molti di noi conoscevamo fino da quando sbarcò
in Italia con Nordenskjold, al ritorno dal memorabile viaggio
di circumnavigazione dell'antico continente sulla Vega. Egli
mori poco tempo avanti le feste, cosicché la triste notizia non
ci era ancora giunta quando arrivammo a Stocolma e spera-
vamo di averlo a guida nel giardino botanico di Upsala.
Lo stesso SoMMiER presenta la descrizione di un nuovo genere di
Cicoriacee al quale dà il nome di Melitella, dalle isole di Malta (Me-
lita) dove l' ha trovato. Questa nota, essendo corredata di una ta-
vola, verrà inserita nel Giornale,
Sono quindi presentati ed in parte letti i lavori seguenti :
SAVERIO BELLI. — SUL HIERACIUM UNDULATUM
BOISS. {H. NAEGELIANUM PANCIC).
Nella seduta delli 13 maggio 1906 della Società botanica ita-
liana in Firenze, il presidente dott. Sommier dava lettura di
una nota contenuta in una lettera a Lui diretta dal dott. A. von
Degen di Budapest. *
In detta nota il von Degen comunicava alla Società di aver
riconosciuto il Hieracium undalatum Boiss. raccolto sulla Ma-
jella (Abruzzo) dal Rigo (il ben noto botanico di Torri del Be-
naco), il quale glielo aveva mandato, assieme ad altre piante, ed
erroneamente determinato col nome Hier. Pseudo-pilosella Ten.
Il dott. von Degen annunziava quindi alla Società botanica,
come nuovo per V Italia il Hieracium undalatum Boiss., pianta
che doveva interessare specialmente i fltogeografi, come quella
' Vedi Bull. Soi. hot. it. (maggio-giugno 1906, n. 5-6), pag, 73 e
seguenti.
72 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
che, appartenendo al dominio della flora greca e della balca-
nica, veniva a trovarsi su suolo italiano.
Pare che il von Degen ignorasse completamente l'esistenza
della Flora italiana di Fiori e Paoletti, uscita due anni prima
della sua scoperta (1904, voi. Ili, Composite) ; senza di che
egli si sarebbe accorto che questa scoperta era un co tal poco
in ritardo.
Infatti a pag. 484 della detta Flora; al capitolo « Glauca » io
scriveva:
« Hier. undiilatuin Boi ss. (.= H. Naegelianum Pancic = H.
« Berlisceum Pancic in literis ad Naeg.): Loc. Abruzzo, alla
« sommità del M. Velino (Chierici), ed al passo del Vorticchio
« (Levier), sullo stesso monte: raro! Proprio della regione al-
« pina del M. Olimpo in Tessaglia (Heldreich) e della Serbia
« Naegeli-Pancic) ».
. Fin dal 1904 dunque il Hier. undulatwn Bòiss. apparteneva
anche alla flora italiana ! '
Le considerazioni che mi vengono suggerite dalla nota del
von Degen sono parecchie; anzitutto questa: che cioè, quando
si è in procinto di pubblicare come nuova per un paese che
non è il nostro, una data specie, le precauzioni non dovrebbero
mai essere troppe ! Se il //. undulatum Boiss. fosse stato da
me pubblicato nelle Addenda di qualche giornale o Rivista di
Botanica, non avrei potuto far soverchio carico al von Degen
di non aver tenuto conto della precedenza. Ma il non aver con-
sultato la più recente e, senza dubbio, la più completa delle
Floro italiane, parvemi mancanza tale da essere rilevata.
La breve frase che, nella Flora italiana di Fiori e Paoletti,
accompagna il nome H. ìtndulatuin Boiss., è seguita dalla si-
nonimia esatta della specie, povera in vero, ma altrettanto poco
chiara.
Il nome di H. bertisceitm Pancic (in literis ad Naeg.) non fu
pubblicato direttamente dal Pancic, ma dal Naegeli, di seconda
mano, nel libro Archieracien Mitici Earopa's (pag, 5). « Mons
^ I saggi di Chierici e di Levier erano, se ben ricordo, senza nome
nell'Erbario fiorentino dove sono tuttora. Era mia intenzione farne
un breve cenno in qualche Rivista, ma, poi, nella previsione del
lavoro da farsi per la Flora di Fiori e Paoletti, non lo pubblicai.
SfSDK DI FIRRNZK - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 7S
BertisGus » è il nome latino del monte Kom, in Serbia, dove il Pan-
cic raccolse la pianta. Arvet-Touvet, il noto monografo mondiale
del genere Hieracium, ebbe, non ha guari, ad interessarmi sulla
questione della priorità fra H. iinrlitlatum Boiss. e ff. Naegelia-
num Pancic. Ora, come del resto accenna, a sua volta, anche il
von Degen nella nota, non esistono ragioni per l'uno e per l'altro
di questi due nomi, onde preferire questo o quello nella desi-
gnazione della specie, e la questione adliuc sub Judice est.
Forse sarebbe opportuno adottare il nome di H. bertisceum
Pancic per quanto inedito, parendo, che, in simili casi, la legge
di nomenclatura, se non autorizza 1' uso di nomi di specie non
resi di pubblica ragione dall'autore, non si opponga a quest'uso
stesso, quando si sa di certo che quel nome è stato dato alla
specie di cui si parla.
Le ulteriori osservazioni del von Degen sull' importanza fìto-
geografìca del HieraGìum undidatimi Boiss., non sono più re-
centi della sua scoperta. Avvegnaché, nel 1904, nella stessa
Flora italiana di Fiori e Paoletti, alla pagina 473, in nota, e
trattando del Hieracium Porianum Belli, io scrivessi: « Certo
« è pianta del gruppo delle Andryaloidee orientali, e col H.
« Naegelianum Pancic (cioè col H. undulatum) trovato al
« M. Velino in Abruzzo, costituisce una scoperta interessante
« per il fito-geografo. »
L'avere il Rigo trovato questa specie sulla Majella, che ap-
partiene alla stessa catena del M. Velino, ma ne è abbastanza
distante, prova però sempre più che essa è realmente una buona
e legittima specie.
Per finire; alcuno dirà che questa noterella avrebbe dovuto
veder la luce assai prima d'ora, dacché è ormai passato un
anno dall'errore alla cory^ezione. Ma, per circostanze indipen-
denti dalla mia volontà, io non ebbi che oggi sotto agli occhi
il fascicolo 5-6 del BuUettino che riporta la nota del von Degen.
Ed è proprio quindi il caso di dire : meglio tardi che mai !
Cagliari, Istituto botanico, 22 maggio 1907.
74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
C. BICKNELL. — UNA PASSEGGIATA BOTANICA IN
SPAGNA.
Avendo fatto quest'anno, assieme al mio compagno sig. Luigi
Pollini, un piccolo viaggio nella Spagna meridionale dal 1" al
20 aprile, credo non privo d' interesse il darne un breve rac-
conto dal punto di vista botanico.
Siamo partiti da Genova la sera del 29 marzo, e dopo una
bellissima traversata siamo giunti a Gibilterra a mezzodì del
P aprile. Nei due giorni seguenti abbiamo erborizzato sulla
spiaggia e sulle rupi ; ma siccome ci vuole un permesso per
salire alla cresta della Rocca, e questo non è accordato adesso
a chi non è suddito inglese, ci siamo limitati alla parte infe-
riore sopra il giardino pubblico e oltre « Europa Point ». Le
piante più cospicue in quei luoghi erano Iberis Gibraliarica,
Scilla peruviana, Calendula suffruticosa. Il Sempervivur/i ar-
boreum non era ancora fiorito. Vedemmo per la prima volta
Aclujranthes argentea, e, scandente dappertutto, sugli arboscelli
di Osyris quadripartita, di Rhamnus Alaternus ecc., la bella
Aristolochia baetica. Sulle rupi crescevano Linaria tristis,
Ononis Picardi e Staiice emarginata appena fiorita; sulla
spiaggia di levante Silene litorea, S. obtusifolia e Linaria pe-
dunculata.
Per arrivare alle colline sopra il vicino paese La Linea, bi-
sogna traversare, con grande fatica sotto un sole cocente, più
di un chilometro di sabbia. Però la Retania monosperma (chia-
mata Retama anche dalle ragazze che ci perseguitavano), il
Rumex iingitanus e la Malcolmia litorea che crescevano in
quella sabbia ci consolarono per la fatica ; e sulle colline ab-
biamo trovato altre piante rare quali Blscutella microcarpa,
Scorpiurus vermiculata, e Thijmelaea canescens. C'era anche
Tulipa australis che siamo abituati a vedere sui nostri monti
sopra Tenda sino ad un' altezza di 2200 m. e che non avrei
mai creduto di trovare in compagnia di una Romulea e della
Simethis bicolor.
Il 4 aprile partivamo per Algeciras, ma il cattivo tempo ci
impedi di far una lunga passeggiata nei dintorni. Vi abbiamo
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 75
veduto Salvia triloha, Scropìmlaria sanibucifolia e dapper-
tutto Euphorbia medicaginea.
Una delle piatite più comuni nei coltivati è la Fwmaria
agraria che a prinna vista rassomiglia assai poco alla F. major
Bad. abbondante da noi. Certamente sono due specie assai diverse.
La F. agraria lia il racemo di tutt'altra forma prima di essere
perfettamente sviluppato, i suoi sepali sono quasi intieri, appena
dentati alla base, ed il suo frutto è più carinato e non api-
colato.
Il giorno dopo andammo a Ronda, un incantevole viaggio in
ferrovia , prima tra i boschi di sughero e dopo nella stretta
vallata sotto gli alti monti calcarei. Il Cistus ladaniferus ed
altri Cisius, varie specie di Sarotharunus e di Genista in
pieno fiore facevano credere di essere in un vero giardino. Dopo
aver veduto il miracolo di Ronda, cioè la profonda spaccatura
del monte in mezzo alla città la quale attira tutti i forestieri,
andammo in campagna, scendendo finalmente nella vallata sotto
i perpendicolari precipizi, sull'orlo dei quali sta la città.
Sulle colline trovammo Moricandia Ramburii, Helianthemum
aegijptiacwn, Prolong oa pectinata, Linaria villosa, MercurialiS
tomentosa, Astragalus Glaux, Micropìis supinus ; e nella val-
lata Linaria hirta, Arenaria spathulata e Aristolochia Pisto-
lochia con fiori giallastri e il doppio più grandi che nella pianta
della Riviera francese.
La Cerinthe aspera var. pitrpiirascens, con fiori intiera-
mente purpurei che cresce dappertutto nei campi meridionali,
mi fece una grande impressione.
Il 6 aprile andammo a Sevilla. Lungo la ferrovia si vedeva il
Convolvulus tricolor in quantità, ed i campi incolti erano co-
perti di Omphalodes linifolia. Non parlerò della stupenda cat-
tedrale di Sevilla né dell'Alcazar, ambedue cosi ben conosciuti.
Ma dirò che per il botanico Sevilla è un centro assai triste, e
più del solito in un anno come il presente, dopo una prolungata
siccità. Tutto era bruciato e coperto di polvere. Fuori della
città c'è l'eterna pianura di grano, cosi ben coltivato che non
vi si vede nemmeno un papavero, né una pianta di Polygonuin
aviculare. Altre volte già in Spagna i campi di grano avevano
destato in me ammirazione al tempo stesso che disperazione.
Facemmo passeggiate in ogni direzione lungo la sponda del fiume,
76 SEDB DI FIRKNZK - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
e nei lunghi viali dei giardini ; ma trovammo tutto secco o man-
giato, tanto che l'unica pianta per me nuova fu la Nonnea nigrì-
cans. Nessuna città mi ha mai tanto disilluso come Sevilla. Le
strade sono strette, le botteghe misere, gli abitanti però sono
pittoreschi e certamente le donne di Andalusia sono belle, e quan-
tunque non vi siano giardini visibili, né fiorai, né fiori nel mer-
cato, ogni ragazza porta nei capelli una rosa o altro fiore. Il
terzo giorno facemmo un'escursione al pittoresco paese di Alcalà,
che sembrava un paradiso. Là vidi per la prima volta la bel-
lissima Anagallia linifolia, e molte belle piante in fiore sugli
scogli e sotto gli ulivi. Ebbi pure la fortuna di trovare qualche
raro esemplare di KaWfassia Salzmanni lungo il fiume. Di-
fatti Wilikomm e Lange dicono che questa pianta cresce pressa
il fiume Guadaira vicino a Sevilla; ma avevo poca speranza di
trovarla, tanto che, a prima vista, i due esemplari da me rac-
colti mi erano sembrati la comune Crepis taraxacifolia calpe-
stata e mangiata dalle capre o dalle vacche che girano dapper-
tutto cercando un boccone di erba fresca.
Dopo tre giorni andammo a Cordoba, e anche là nella pia-
nura vedemmo pochissimi fiori, ma sulle colline verso l'Eremite
abbiamo trovato Genista hirsiUa. Brassica leDigata, Cistus
ladaniferus ecc. Tra Cordoba e Granada una fermata di quattro
ore alla stazione di Bobadilla ci ha dato la buona occasione di
far una passeggiata lungo il fiume vicino, dove trovammo Om-
phalodes Unìfolia, veduta prima lungo la ferrovia, Ononis ge-
oniniflora, e una bella forma di Althaea hirsuta a fiori assai
grandi. Giunti a Granada il 12 aprile incominciò la tanto desi-
derata pioggia. Le strade sia della città che della campagna fu-
rono trasformate in un mare di fango ; ma potemmo far diverse
passeggiate sulle colline vicine, con buon risultato. Fra le
piante più rare trovate noterò Matthiola parviflora, Senecio
mìnutus, Cytisus Fontanesii, Prolongoa pectlnata, ecc.; nel
grano della pianura non v'era nulla per il botanico, ma ai piedi
delle colline avemmo il piacere di raccogliere Glaucium phoe-
nìcewn, Roemeria liyìirida e Hypecoum grandiflorum. L'ul-
timo giorno abbiamo pututo arrivare alle prime falde della
Sierra Nevada, ma dopo un chilometro di salita cominciò la
pioggia. Sui terreni bruciati lungo la via 1' unica novità per
noi fu Bellis microcephala. Tornati a Gibilterra il 18 aprile^
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 77
abbiamo trovato fiorito Carthamus arborescens e veduto Euphor-
Na Clementei, E. rupicola e Malva liispanica. Il 20 partimmo
per Genova, abbastanza contenti del nostro viaggio, che sarebbe
riuscito meglio se la campagna non fosse stata parecchie setti-
mane indietro, e il tempo cosi cattivo a Granada.
Durante questa breve gita abbiamo raccolto circa 470 specie
di fanerogame, di cui non do l'elenco perché sono per la mag-
gior parte piante abbastanza diffuse nel bacino mediterraneo,
contentandomi di citare le seguenti, che oltre a quelle già men-
zionate, mi sembrano le più interessanti :
Ranunculus rupestris Guss.
Malcolmia lacera DC.
Biscutella auriculata L.
B. montana Cav.
Reseda Gayana Boiss.
Astrocarpus Clusii Boiss. Reni.
Helianthemum umbellat. Mill.
H. ledifolium Willli.
H. hirtum Pers.
Polj'gala rupestris Fourr.
Arenaria modesta Buf.
Genista lasiantha Spach
Cytisus linifolius Lam.
Astragalus pentaglottis L.
Poterium multicaule B. R.
Saxifraga arundana Boiss.
Helichrysum rupestre DC.
Micropus bombycinus Lag.
Calendula tomentosa Lesf.
Melanoloma puUatum Boiss.
Cynoglossum cheirifolium L.
Antirrhinum glutinos. B. R.
Linaria spartea Hlfg. Lzìik.
L. amethystea ff/fg. Link.
Lavandula pedunculata Cav.
L. multifida L.
Phlomis purpurea L.
Thymus hirtus Willd.
T. Zygis L.
Thymelaea nitida Endl.
Quercus Ballota Desf.
Uropetalum serotinum Ker.
Macrochloa tenacissima Kunth
Sono presentate le pubblicazioni pervenute in dono alla Società
durante il 1° semestre di quest'anno :
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se-
mestre del 1907.
Atti del Congresso internazionale di Scienze storiche (Roma 1 -9 aprile
1903), voi. I-XII. Roma, 1904-1907.
Bulletin du Jardin Imperiai Bot. de St. Pttershourg. Tom. VI (1906),
Livr. 5-6 et Supplément.
Le Batnhou. l'* année (1906), n.' 5-6.
Bull, della Soc. hot. Hai. 6
78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO
Marcellia. Rivista internazionale di Cecidologia. Voi. V (1906), n.' 5,
6 ; voi. VI (1907), n. 1.
Memoirs of the Department of Agrieulture in India. Voi. I, n. 5.
Mitteilungen der Deutschen Dendrologischen Gesellschaft, 1906.
Novénytani Kozleményeh. Voi. V (1906), n/ 3, 4 ; VI (1907), n. 1.
Oesterreichisahe Garten-Zeitung. Jahrg. II (1907), n.' 1-5.
The Joitrnal of the Quelcett Microscopical Club. Ser. 2^, voi. 9, n. 60.
The Ohio Naturalist. Voi. VII, n.^ 1-3, 5-6.
G. Borromeo, Catalogo delle piante dei giardini d' acclimatazione
delle Isole Borromee. Intra, 1906.
G. Capra, Gli Italiani residenti nelle Indie inglesi. Milano, 1907.
A. Chahert, Dipsaaus et Doronicum nouveaux. Paris, 1906 (Bull. Soc.
Bot. de France, Tom. 53«, 1906).
F. Cortesi, Illustrazione dell' Erbario Borgia. Roma, 1906 {Annali
di Botanica, voi. IV, fase. 3°).
— Orchidacee nuove o criticlie. Roma, 1907 (Idem, voi. V, fase. 3°).
— Studi critici sulle Orchidacee romane, V. Roma, 1907 (Idem,
voi. V, fase. 3").
■ — Un botanico sconosciuto del secolo XIX (Fra Cesare Borgia).
Roma, 1906 (Idem, voi. IV, fase. 2°).
L. Gufino, Note micologiclie italiane. Genova, 1906 (Malpighia,
anno XX, voi. XX).
— Un manipolo di Licheni dei dintorni di Napoli. Genova, 1906
(Idem).
C. B. Davenport, Inberitance in Poultry. Washington, 1906.
'B. De-Polo, Le concimazioni potassiche in terreni ricchi di potassa.
Bologna, 1904.
G. B. De Toni, 1 placidi di Luca Ghini (primo lettore dei semplici
in Bologna) intorno a piante descritte nei Commentari al Dio-
scoride di P. A. Mattioli. Venezia, 1907.
— Nuovi dati intorno alle relazioni tra Ulisse Aldrovandi e Ghe-
rardo Cibo. Spigolature Aldrovandiaue, III. Modena, 1907 {Mem.
della R. Acc. di Se. Lett. ed Arti in Modena, ser. III, voL VII),
G. B. De Toni e A. Forti, Intorno alle relazioni di Francesco Cal-
zolari con Luca Ghini. Firenze, 1907 {Bull. Soc. bot. it., Adun.
Sede Firenze, 9 die. 1906).
G. Falqui, Su alcune piante fossili della Sardegna. Cagliari -Sas-
sari, 1906.
Adr. Fiori e Gr. Paoletti, Flora analitica italiana, voi. IV, parte 1^.
Padova, 1907.
D. Giordano, Sulla necessità dell' insegnamento della storia natu-
rale negli Istituti nautici. Milano, 1907 {Atti Congr. Natur. Ital.
in Milano, 1906).
A. Goiran, A proposito della presenza di Asplenium fontanum Bernh.
sul Monte Baldo. — Sulla presenza di Oryza clandestina A. Br.
nel Nizzardo. ■ — Presenza di Bromus Schraderi Kunth nel Niz-
zardo. Firenze, 1906-907 (Bull. Soc. bot. it., 1906-1907).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GIUGNO 79
A. Goiran, Pteridophytae ("Agri Veronensis). Milano, 1907 (Atti Congr.
Nat. Ital. in Milano, 1906).
C. G. Lloi/d, Index of tlie Mycological Writings. Voi. I, 1898-1905,
Cincinnati, 1906.
— Mycological Notes. N.' 19-23. Cincinnati, 1905 -90G.
— The Tylostomeae. Cincinnati, 1906.
B. Mariani, Come fertilizzare i nostri prati asciutti. Bologna, 1904.
— I campi sperimentali per il Frumento. Bologna, 1904.
L. Piccioli, Studi sull' inerbimento e il rimboschimento dei terreni
argillosi. Roma, 1907.
A. Saint-Yves, La Saxifrage à floraison abondante. Nice, 1906 (Bull*
25-26 de la Section des Alpes Maritim. du Club Alpin Frangais).
W. and C. E. Saunders, Results obtained in 1906 from trial plots
of grain, fodder corn, field roots and potatoes. Ottawa, 1906
(Depart. of Agric. Centr. Exper. Farm, Bull. u. 55).
G. Tureck, Perchè si deve concimare con i concimi artificiali ? Bo-
logna, 1906.
A. Vaocari, Osservazioni ecologiche sulla flora dell'Arcipelago di
Maddalena, 1906.
E quindi, essendo esaurito l'ordine del giorno, la seduta è tolta.
80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE
SEDE DI FIEENZE.
Adunanza del dì 13 ottobre 1907.
Presidenza del Consigliere Levier.
Aperta la seduta, il Presidente dà la parola al Segretario il quale
legge la nota seguente :
ADR. FIORI. — UN MANIPOLO DI PIANTE DEL GRAN
SASSO D'ITALIA.
Nel luglio di quest' anno mio fratello Andrea ed i suoi figli
avendo compiuta una escursione nell' Abruzzo al Gran Sasso
d' Italia ed alla Majella, a scopo precipuamente entomologico,
raccolsero pure, specialmente a cura del mio nipote Alfonso
Fiori, buon numero di piante delle quali credo opportuno segna-
lare le seguenti, tutte del Gran Sasso : '
BoTRYCHiOM Lunaria L. — Tra l' Intermesole e Pizzo Cefa-
lone.
Sesleria tendifolia Sclirad. — Presso la sorgente di Rio
d'Arno.
* Carex levis Kit. — Campopericoli.
C. MACROLEPis DC. — Campopericoli.
C. FLAVA L. — Lungo Rio d'Arno presso Pietracamela.
* Gagea FisTULOsa Ker.-Gawl. form. glabra Nob. -— Peduncoli
glabri o sparsi di pochissimi peli. — Campopericoli.
Scilla bifolia L, — Prati umidi di Arapietra.
^ Quelle contrassegnate con asterisco non figurano nell'elenco del
Crugnola inserito nel suo lavoro : La vegetandone al Gran Sasso
d'Italia. Teramo, 1894.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 81
* Allium paniculatum L. — Tra riuterraesole e Pizzo Cefalone.
Crogqs vernus ah. — Arapietra.
Herniaria incana Lam. — Monte S. Franco.
Paronychia serpyllifolia do. — Presso Assergi.
* SiLENE PARAD0XA L. — Lungo il Rio d'Assergi.
* Tunica saxifraga Scop. — Lungo Rio d'Assergi.
Viola Eugeniae Pari, forra, microphylla (Rolli). — Tanto a
fiori violacei, quanto (subform. lutea Nob.) a fiori gialli. —
Campopericoli.
Matthiola tristis var. italica Conti. — Lungo Rio d'Assergi.
* Fumaria parviflora Lam. — Presso Monte S. Franco.
* CoRYDALis cava Schw. — Gampopericoli presso i campi di neve.
* Adonis vernalis L. — Prati di Campo Imperiale.
Ranungulus geraniifolius var. apenninus Fiori form. par-
vulas Chiov. — Arapietra. — Probabilmente è da riferirsi
qui il R. Villarsii del Crugnola ed altri.
Saxifraga androsacea L. var. tridens (Jan). — Campopericoli.
S. MOSCHATA Wulf. var. ampullacea (Ten.). — Arapietra.
* Amelanchier vulgaris Moench. — Lungo Rio d'Assergi verso
Monte S. Franco.
* Onobrychis viciaefolia Scop. var. montana (DC). — Lungo
il Rio d'Arno verso il Calderona.
Lathyrus vernus Bernh. — Lungo Rio d'Arno presso Pietra-
camela.
* ViciA onobrychioides L. — Monte S. Franco.
Trinia carniolica Kern. — Campopericoli. — Probabilmente
da riferirsi qui la T. vulgaris del Crugnola ed altri.
Pimpinella Tragium Vili. — Lungo Rio d'Assergi.
Meum athamanticum Jacq. — Monte Intermesole.
* Rhamnus cathartica L. — Presso Monte S. Franco.
Rh. alpina L. — Lungo Rio d'Assergi.
* EuPHORBiA FALCATA L. — Mouto S. Frauco.
Primula suaveolens Bert. — Lungo il Rio d'Arno verso il Cal-
derona.
Androsace villosa L. form. australis Fiori. — Campopericoli.
Armkria vulgaris var. gracilis (Ten.). — Arapietra.
var. majellensis (Boiss,). — Campopericoli.
Cerinthe maculata L. p. p., M. B. — Lungo il Rio d'Assergi.
Veronica Teugrium L. — Arapietra e tra l' Intermesole e Pizzo
Cefalone.
82 SBI>B DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 13 OTTOBEE
* Melampyrdm nemorosum L. — Lungo Rio d'Arno verso il
Calderona.
Odontites verna Bell. — Monte S. Franco.
* Tedcrium Polium L. — Lungo il Vomano presso Montorio.
Satdreja graeca L. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona.
Asperdla neglecta Ctuss. — Lungo Rio d'Assergi.
LoNiCERA etrusga Savi. — Lungo Rio d'Assergi.
* ScABiosA MARiTiMA L. — Luugo la strada da Montorio a Rio
d'Arno.
Campanula glomerata L. form. pusilla DC. f. — Nel faggete
presso i prati di Monte Interrnesole.
C. FOLiosA Ten. — Arapietra.
Senecio aurantiacds DC. form. tomentosus DC. — Tra Monte
Interrnesole e Pizzo Cefalone.
Erigeron glabratos form. ambyguus Fiori. — Tra Monte In-
terrnesole e Pizzo Cefalone. — Certamente da riferirsi qui
VE. alpinus del Crugnola.
* Chrysanthemdm Parthenium L. — Lungo Rio d'Arno verso il
Calderona.
Anthemis Barrelieri Ten. form. ScJiouwii Fiori. — Gran
Corno.
Achillea pdnctata Ten. — Lungo Rio d'Arno verso il Calderona.
— Probabilmente da riferirsi qui l' A. noMlis del Crugnola.
* Inula montana L. — Lungo Rio d'Assergi.
* Xehanthemum inapertum W. — Prati di Arapietra.
* Centaurea alba L, — Lungo Rio d'Assergi.
C. DISSECTA Ten. var. incana Ten. — Lungo Rio d'Arno presso
Pietracamela. — Sarà da riferirsi a questa var. la G. cinerea
indicata dal Crugnola.
var. virescens Ten. — Monte S. Franco.
Hypochaeris pinnatifida Cyr. — Tra Monte Interrnesole e
Pizzo Cefalone.
* Crepis lacera Ten. — Presso Assergi.
HiERACiUM sabindm Seb. et Maur. — Arapietra.
H. RUMILE Jacq. — Prati di Monte Intermesole.
Scoperta importante dal lato geobotanico è quella deWAdOìiis
vernalis L., il quale fu raccolto in frutto il 22 luglio ed è benis-
simo distinto dall'affine A. distortus Ten. per le foglie basilari
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 83
ridotte a squame e per gli acheni densamente pubescenti. Sino
ad ora si riteneva che 1' A. disioriiis, endemico dell'Abruzzo,
fosse r unico rappresentante nell' Italia centrale della sezione
Consiligo del genere Adonis, e che 1'^. vernalis, diffuso nel
resto dell'Europa e nella Siberia, fosse limitato in Italia al Friuli ;
ora invece si deve ammettere che VA. vernalis giunge sino
all'Abruzzo e questo fatto viene a rendere più probabile la di-
scendenza diretta da esso dell' .4. distorius.
Non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta.
84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL iO NOVEMBRE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì JO novembre 1907.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarini.
Il Presidente dà annuncio della dolorosa perdita del nostro con-
socio prof. Gino Cugini e legge le seguenti note biografiche inviategli
dal socio De Toni :
« Dopo brevissima malattia, assistito dalla figlia Amelia e dal
prof. L. Macchiati, si spegneva domenica 27 ottobre in Modena il
prof. Gino Cugini, da molti anni direttore di quella importante
R. Stazione Agraria. La sua immatura perdita — il Cugini era nato
a Bagnone (Massa Carrara) 1' 11 novembre 1852 — lascia un vuoto,
largamente rimpianto, nelle file dei soci della nostra Società bota-
nica alla quale venne aggregato nel ' 1890, pochi anni dopo che
alcuni volonterosi ne avevano voluto l'esistenza per raccogliere in
un sodalizio tutti i botanici italiani.
« Gino Cugini coperse, nella città che costituiva per lui grande
oggetto di predilezione, parecchi pubblici uffici e fu per molto
tempo uno degli uomini più in vista del partito democratico, e
dal 1897 al 1900 assessore all'igiene. Era anche commissario gover-
nativo nella Giunta di vigilanza del R. Istituto Tecnico, delegato
antifìllosserico, membro del Consiglio Sanitario provinciale e d'altre
commissioni locali, socio della R. Accademia di scienze, lettere ed arti
e della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena, libero docente
nell'Ateneo Modenese, dove ebbe, in seguito alla morte di Antonio
Mori, l'incarico dell'insegnamento e della direzione dell'Orto bota-
nico, fino alla venuta dell'attuale direttore.
« Numerosi scritti del Cugini, su argomenti di anatomia, fisiolo-
gia e patologia vegetale, videro la luce nel Nuovo Giornale botanico
italiano, negli Annali della /Società Agraria di Bologna, nella Gaz-
zetta Chimica italiana, nel giornale La Scienza applicata, nel Gior-
nale agrario italiano, neW Agricoltura italiana, nel Bollettino della
R. Stazione Agraria di Modena, nelle Stazioni sperimentali italiane,
ed in altri periodici. In alcune sue pubblicazioni ebbe a collaboratori
il Todaro, il Macchiati, il Traverso.
SEDE DI PIRKNZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 85
« In questi ultimi anni andava raccogliendo materiali per una
nuova illustrazione della Zta Maxjs sopra tutto nei riguardi tera-
tologici; stava pure ideando alcune ricerche sperimentali intorno
alla influenza di certe radiazioni sulla germogliazione e sull'accresci-
mento delle piante.
« La maggiore attività del Cugini si svolse nell' ufficio di diret-
tore della R. Staziona Agraria di Modena, la quale divenne un
istituto importantissimo si dal punto di vista scientifico che da
quello pratico. Egli vagheggiava anzi di aumentare ognora più
l'importanza della Staziono affidata alle sue cure e voleva, sono sue
parole, che l'istituto fosse separato in due enti autonomi, l'uno
dedicato alle ricerche scientifiche, 1' altro alle analisi, od almeno
fosse reso possibile, in un ente solo, con maggior numero di per-
sonale raggiungere il duplice scopo. Si lamentava che la parte
pratica assorbisse a lui ed ai suoi coadiutori, ai chimici, all' agro-
nomo, all'aiuto-botanico il tempo che avrebbe potuto venire desti-
nato alle ricerche di indole strettamente scientifica.
« Gino Cugini attese con zelo all' incremento del Museo, specie
per quanto concerne le piante cereali e foraggere ed in tutti i
modi cercò di rendersi utile agli agricoltori della provincia e fuori
della provincia di Modena, volgarizzando, con conferenze, quelle
cognizioni teorico-pratiche che la sua lai'ga coltura scientifica gli
permetteva di esporre. »
Sono proclamati a nuovi soci i signori :
Pavolini Dott. A. F. di Firenze
Gola Dott. G. di Torino
Negri Dott. G. di Torino.
Il socio Fiori riassume la seguente sua nota :
ADR. FIORI. — SULLA STRAORDINARIA MELATA
TìYXAJABIES ALBA A VALLOMBROSA NELL'ESTATE
DEL 1907.
Un fenomeno che da tempo antichissimo attirò 1' attenzione
dell'uomo é quello della secrezione di una sostanza zuccherina
da parte di vari alberi, e più specialmente Tigli, Aceri, Vite,
Pioppi, Querce, Betule, Abeti, Pini e Larici, che viene ordina-
riamente chiamata inanna, mentre per designare la secrezione
stessa in Toscana usasi il termine di melata, corrispondente
alla « miellée » dei Francesi ed alla « Honigtau » dei Tedeschi.
La letteratura riguardante questo argomento è assai copiosa e
86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
trovasi opportunamente riassunta dal Bùsgen, * dal Bonnier ®
e dallo Czapek, ^ dai lavori dei quali si può anche apprendere lo
stato delle attuali nostre conoscenze a tale proposito.
A Vallombrosa é notissima, anche nel volgo, la melata pro-
dotta dall'Abete bianco (AMes alba Mill.), che osservasi tutti
gli anni più o meno abbondante durante la stagione calda. Essa
presentasi coi caratteri cosi bene descritti dal Boudier * e ripor-
tati dal Bonnier (1. e). Più precisamente, nel caso dell'Abete
bianco, sulla pagina superiore delle foglie osservasi una secre-
zione di goccioline di sostanza zuccherina, le quali riunendosi
insieme vengono a formare delle goccie più grosse che alla fine
cadono costituendo una vera e propria pioggia di manna. In tal
modo tutti gli oggetti che trovansi sotto gli Abeti vengono ad
esserne bagnati a guisa di pioggia e sopratutto le piante del
sottobosco presentano le loro foglie lucide come se fossero ver-
niciate, ed attaccaticcie al tatto, mentre assaggiando colla lingua
facilmente avvertesi il sapore dolce proprio della manna. Sopra
queste foglie, cosi spalmate di sostanza zuccherina, vedonsi talora,
benché non tanto frequentemente a Vallombrosa, svilupparsi
dei micelii fungini nerastri appartenenti ai generi Cladosporium
o Meliola (comunemente detti fumagiìii). Un esercito poi di api,
vespe ed altri Imenotteri e Ditteri diversi si affatica a succhiare
sulle foglie la manna, e la loro presenza avvertesi subito dal
ronzio continuo che costantemente ritrovasi nelle Abetine du-
rante r estate.
Come già aveva osservato il Bonnier, anch' io ho constatato
che la secrezione è più abbondante al mattino e nelle giornate
calde. Ma quest'anno la melata degli Abeti fu più abbondante
dell'ordinario e si estese sino all'ottobre, in modo ben tangibile,
mentre nelle annate ordinarie si avverte soltanto nell'estate.
Per avere qualche dato sulla quantità di manna prodottasi in
quest' anno volli fare alcune esperienze, raccogliendola dalle
piante ove si presentava più abbondante. Una prima esperienza
^ BtiSGEN, Ber Honigtau. Jenaisch Zeitschrift fùr laaturweissen-
schaft. Jena, 1891.
2 Bonnier, Sur la miellée. Rev. gen. Botan., Tome Vili (1896), p. 5.
^ Czapek, Biochemie der Pflanzen, I, p. 408 (1905).
* Boudier, Sur la nature et la production de la miellée. Association
frane, pour l'avanc. des Sciences, Congrès de Blois, 1884, II, p. 289.
SKDK DI FIIIKNZE - ADUNANZA DEI- 10 NOVEMBRE 87
fu fatta alla metà di agosto, in modo grossolano, tuffando kg. 1.700
di rainicelli fronzuti di Abete in acqua calda e facendo quindi
evaporare l'acqua a fuoco diretto fino ad una media concen-
trazione e quindi a bagno maria sino ad evaporazione com-
piuta ; la quantità di sostanza zuccherina cosi ottenuta fu di
grammi 22.050.
Una seconda esperienza fu fatta dal prof. Spampani nel gabi-
netto di chimica, lavando ripetutamente dei ramoscelli fron-
zuti con acqua tiepida ed evaporando quindi a bagno maria; si
ottennero in tal modo, da grammi 142 di ramoscelli scelti fra
quelli con secrezione più copiosa, grammi 5,385 di melata den-
samente sciropposa.
Da queste ricerche vedesi che la sostanza zuccherina si tro-
vava in quantità relativamente assai grande, cioè circa il 3,7
per 100 ; essa si presentava, ridotta alla consistenza sciropposa
mediante evaporazione, del sapore ed odore del miele, e preci-
samente di quello raccolto dalle api nella stessa località di Val-
lombrosa.
In relazione alla produzione della mielata ci si presentano
innanzi alcuni quesiti ai quali può essere utile dare una risposta
e cioè : P qual'è l'origine di questa sostanza zuccherina; 2" quale
n'è la composizione chimica; 3" quale n'é il significato fisiologico
per la pianta; 4" quale importanza ha per l'apicoltura. Vediamo
di riassumere quanto è noto sopra questi differenti punti.
1° Origine della mela/a. — Benché gli Autori non siano tutti
d'accordo, pure si debbono ammettere due sorta di melata, una
di origine animale dovuta ad Afidi e Cocciniglie viventi sopra
le piante, l'altra di origine vegetale dovuta alle piante stesse,
senza il concorso di animali. Sopra questo punto sono convin-
centi sopratutto le esperienze del Bonnier, il quale giunge alle
conclusioni seguenti, che meritano di essere riportate:
« P Benché gli Afidi e le Cocciniglie siano più frequente-
« mente la causa della melata, esistono tuttavia delle melate di
« origine vegetale.
« 2" L'origine diretta di queste ultime é dimostrata dall' os-
« servazione microscopica. Vedesi infatti la sostanza zuccherina
« apparire in piccole goccio sopra gli orifici degli stomi.
« 3" La produzione della melata da Afidi può mantenersi
« durante tutto il giorno e diminuire nella notte. La melata
88 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
« diretta dovuta alla piatita producesi al contrario durante la
«notte e cessa ordinariamente durante il giorno; il suo mas-
« Simo corrisponde alla levata del sole.
Queste conclusioni coincidono con quanto ho osservato io pure
sopra gli Abeti a Vallombrosa ; snlV Aòies alba trovasi bensì una
specie di grosso Afide, ma in scarsa quantità e sempre attac-
cato ai ramoscelli, mentre la manna trovasi costantemente, come
dissi sopra, sulla pagina superiore delle foglie ove mai vidi di
tali Afidi. D'altra parte la manna trovasi anche in rami ed in
piante senza Afidi, e tenuti per diversi giorni parecchi di questi
Afidi in osservazione sotto una campana di vetro con ramoscelli
di Abete non potei scorgere che emettessero alcuna sostanza zuc-
cherina. I! Bonnier dice che le goccioline di sostanza zucche-
rina si formano in corrispondenza degli stomi, nel caso però
dell' AMes alba, che, com'è noto, ha stomi soltanto sulla pagina
inferiore delle foglie, devesi ammettere che fuoresca come essu-
dato attraverso la cuticola, ciò che del resto alcuni ammettono
che anche in altri casi possa verificarsi.
Lo stato igrometrico dell'aria, la luce e la temperatura hanno
una notevole influenza sulla secrezione della sostanza zucche-
rina e le esperienze fatte dal Bonnier lo portarono alle seguenti
conclusioni :
« lo Le condizioni che favoriscono la produzione della melata
« vegetale sono le notti fresche intercalate da giorni caldi e
« secchi. L'elevazione dello stato igrometrico e l'oscurità favori-
« scono la produzione della melata, a parità delle altre condizioni
«2° Si può provocare artificialmente l'uscita del liquido
« zuccherino dagli stomi delle foglie capaci di dare la melata,
«immergendo dei rami nell'acqua e tenendoli all'oscurità in
« una atmosfera satura di vapore acqueo. In queste condizioni le
« foglie possono produrre la melata, anche quando l'albero dal
« quale furono tolte non ne presenta ».
Infine è a notarsi che nei luoghi elevati di montagna la melata
presentasi più frequente e più abbondante che nei luoghi bassi.
2o Composizione chimica della melata. — Furono eseguite
le analisi della sostanza zuccherina prodotta sopra diverse piante
sia per opera di Afidi, sia direttamente dalla pianta e si è visto
che la composizione n'é variabile, tanto che il Bonnier conclude:
« La composizione chimica delle melate è assai variabile.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 89
« Quella delle melate di origine vegetale si avvicina maggior-
« mente alla composizione delle secrezioni dei nettari, di quello
« che alle melate originate da Afidi ».
Nelle melate di origine vegetale trovansi, oltre ai saccarosi
e glucosi, della raannite e della mannitosi, della destrina, delle
gomme ed in quella delle Querce anche del tannino. Quanto
all' Abete bianco fu riscontrata dal Rochleder sino dal 18G8,
secondo quanto trovasi riportato dall' Husemann ' e dal Selmi, "
una sostanza zuccherina simile assai alla mannite, chiamata
adietUe; nella manna di Briangon, che formasi sul Larice, tro-
vasi invece uno speciale saccarosio detto dai francesi « melezi-
tose » ossia laricite, che riscontrasi pure nella melata di ori-
gine animale.
3° Significato fisiologico della melata. — Naturalmente voglio
riferirmi qui soltanto alla melata di origine vegetale, la quale
ripetendosi ogni anno in determinate epoche può considerarsi
come normale, mentre invece quella originata da Afidi eviden-
temente è accidentale. Lo Ozapek (1. e.) però considera tutte
queste secrezioni di sostanze zuccherine come patologiche,
intitolando il capitolo ove ne parla « Pathologische Sekretions-
vorgiinge », e ciò evidentemente pel fatto che la perdita da
parte della pianta di sostanza zuccherina, ossia di una sostanza
eminentemente nutritiva, pare contraria alle leggi generali della
economia vegetale. Sta però il fatto che le piante che presentano
la melata, ed io mi riferisco più specialmente agli Abeti di Val-
lorabrosa ove per diversi anni ho osservato il fenomeno, non
presentano nessuna apparente sofferenza durante il periodo della
secrezione zuccherina, la quale coincide anche col periodo
annuale di massimo accrescimento. Il Belzung ' paragona la
secrezione zuccherina della melata a quella dei nettari estra-
nuziali ed alle esudazioni o filtrazioni che avvengono attraverso
agli idrostomi e ad altre soluzioni di continuità dell'epidermide,
ed io condividerei piuttosto questo secondo modo di vedere. Questo
avvicinamento é tanto più giustificato in quanto che, come il
Bonnier ha dimostrato, la secrezione della melata è sopratutto
1 Husemann, Die Pflanzenstoffe, p. 1027.
' Selmi, Enciclopedia di chimica, II, p. 697 ; Suppl. I, p. 8.
' Belzung, Anatomie et Physiologie végétales. Paris, 1900, p. 56-4.
90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
abbondante nella notte e quando l'aria è satura di vapor acqueo,
cioè quando per la mancanza di clorovaporizzazlone e per la
diminuzione della traspirazione in genere, tende a formarsi nel-
l'interno dei tessuti della pianta un ingorgo di linfa e quindi
una pressione osmotica assai forte. Come si sa, sono queste le
circostanze che aumentano pure la filtrazione atti-averso agli
idrostomi ed accrescono la secrezione zuccherina dei nettari.
Parrai quindi che la melata di origine vegetale potrebbesi inter-
pretare come un fenomeno regolatore del turgore della pianta;
la sostanza zuccherina, essudata primitivamente sotto uno stato
quasi patologico della pianta, potrebbe essere successivamente
utilizzata come sostanza plasmolizzante, onde sottrarre l'acqua
che accumulasi in eccesso nei tessuti sottostanti, quando la tra-
spirazione, per le circostanze sopra dette, venga temporanea-
mente e bruscamente a diminuire.
4° Importanza della melata per V apicoltura. — Molti autori
si sono occupati dei rapporti tra la melata e la raccolta del
miele da parte delle api ed il Bonnier (I. e.) cita parecchie pub-
blicazioni in proposito. Tutti gli Autori sono concordi nell'am-
mettere che le api raccolgono abbondantemente la melata e ciò
può facilmente constatarsi. Quest'anno le api allevate dai Frati
a Vallombrosa ebbero una produzione abbondante di miele e ciò
sta certamente in relazione colla eccezionale melata. Anche le
vespe si moltiplicarono a Vallombrosa in modo incredibile ed i
loro frequenti nidi nei prati e nel bosco costituivano quest'anno
una poco gradita sorpresa pel pacifico viandante.
Il Bonnier ha osservato che le api raccolgono più o meno la
melata a seconda che abbiano o no a loro disposizione altre
secrezioni zuccherine e specialmente quelle dei nettari fiorali,
che costantemente preferiscono. Quindi il detto Autore giunge
a questa conclusione :
« Benché le api possano andare a raccogliere qualsiasi sostanza
« zuccherina, quando non abbiano niente di meglio a loro dispo-
« sizione, esse vanno sempre a far bottino, quando ne abbiano
« la scelta, là ove la sostanza zuccherina è migliore. Quando vi
« è abbondante fioritura di piante melifere, esse non cercano la
« melata, sopratutto quella prodotta dagli Afidi. La ricercano
« invece nelle epoche in cui vi sia scarsità di fiori meliferi. »
Resta quindi posto fuori dubbio che la melata è molto van-
SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 91
taggiosa per Tapicoltura, sopratutto nelle annate in cui, come
questa del 1907, essa fu così abbondante e si protrasse cosi a
lungo. Notisi ancora che colla manna degli Abeti, come pure
con quella del Larice detta « di Briancon », le api fabbricano
del miele squisito e molto ricercato nel commercio.
Levier domanda se l'abbondante raccolta di miele da parte delle
api a Yallombrosa nell'estate scorsa, si potesse eventualmente porre
in relazione còlla eccezionale fioritura di qualche pianta. Ricorda
che a Bormio un anno le api fecero una più copiosa raccolta di
miele in grazia della fioritura di parecchie piante di Heracleura JMan-
tegazzianum.
Fiori risponde che non gli consta che vi siano state fioriture
eccezionali nella scorsa estate a Vallombrosa ; quanto a\V Heraoleum
Mantegazzianum ebbe una scarsa fioritura, però esso riproducesi
naturalmente a Vallombrosa e parecchie piante sono nate sponta-
neamente da semi tanto nell'Orto Botanico, quanto anche in un
luogo presso l'Istituto, ove vengono dejDoste le spazzature.
So'MMiER domanda come si possa spiegare l'emissione di goccio-
line di melata cosi piccole, come talvolta si osservano.
Il Fiori risponde che a Vallombrosa è assai fx-equente il caso di
vedere sotto gli Abeti tutte le piante del sottobosco luccicanti e
come verniciate dalia melata, la quale cade anche in goccie piut-
tosto grosse.
Il socio Baccarini ricorda di avere veduto delle melate prodotte
sopra foglie di Cuourhitacee per opera di Afidi ed anche delle melate
in alberi ove non ebbe ad accorgersi che esistessero abbondanti si-
mili insetti ; ritiene quindi giusto che in certi casi la melata sia pro-
dotta direttamente dalla pianta, senza intervento di animali. Non
può però convenire col Fiori quanto al paragone fatto della secre-
zione della melata con quella dei nettari estranuziali e degli ida-
todi, perchè nel primo caso abbiamo degli apparecchi ben definiti
per la secrezione del nettare, ciò che non è il caso per la melata ;
e nel secondo si tratta di un processo di secrezione di acqua essen-
zialmente diverso dal primo. Quindi egli persisterebbe piuttosto a
credere che la melata fosse un fenomeno patologico, convenendo
per altro che le nostre conoscenze su tale processo sono ancora
deficienti.
Il Presidente legge una lettera del socio Béguinot nella quale
sono annunciati i nuovi risultati ottenuti dalla coltura di forme
nane del gen. Plantago, che tra breve saranno resi di pubblica ra-
gione in un lavoro che avrà per titolo : Il nanismo nel gen. « Plan-
tago » e le sue cause. Osservazioni e ricerche sperimentali.
92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori :
S. BELLI. _ INTORNO AD ALCUNI ^/^-i?^ C/C/M DEL-
L'ABRUZZO RACCOLTI DAL PROF. LINO VACCARL
Dalle sue recenti escursioni nell'Abruzzo il Prof. Lino Vac-
cari ha riportato buona messe di Hieraciwn, dei quali alcuni
sono degni di speciale menzione.
Anzitutto egli ha arricchito la Flora italiana di una nuova
specie e distintissima, sparsa qua e là in Francia, ' il H. Ney-
reanum Arv. Touv. La località indicata dal Vaccari é la se-
guente : « strada d' Aquila-Teramo agli Arenarii di Arischia
1000-1200 m. sul mare (21 luglio 1906) ».
Il sig. Izzarello, suo compagno d'escursione, poi, ha messo di
nuovo la mano sul H. lùndulatura Boiss. {H. Noegelianmn
Pancic), alla Majella, dove era già stato trovato dal D/ Degen ^
e sul monte Velino dal Levier.
Finalmente il Prof. Vaccari ha trovato anche il H. calabri-
cuTìi Huet du Pav. il quale figurò finora come varietà cospicua
del H. SartoìHanum. Boiss. La località é Massa d'Alba, monte
Velino, 1000-1200 metri sul mare (9 giugno 1906). — Le loca-
lità finora note (a mia cognizione) del H. calabricmn sono le
seguenti (già notate nella Chiave dicotomica della Flora di Fiori
e Paoletti [pag. 482]): « Saggio Sibilla, Aspromonte ; sulV Etna
sopra la valle del Bue ».
Sgraziatamente i saggi di quest' ultimo Hieracinra, raccolti
dal Vaccari, sono troppo giovani per un esame esauriente, ma
abbastanza sviluppati per una sicura determinazione. — Con un
materiale cosi esiguo, io non poteva nella Flora italiana di Fiori
fare altrimenti che considerare, come già fece il Boissier, e come
sopra dissi, il H. calabricimi, quale forma del //. Sartorianum
' Arvet Touvet [Hitrac. des Alp. francaises, pag. 20-21) dà perii
H. Neyreanum le seguenti località : « Massif du Pelvoux : Brianqon
au col de 1' Echauda (2000 mètres): Emhrun dans les bois rocheux
da Mont. Morgon etc. Piante toujours rare mais très distincte ».
2 Vedi Bullettino Soc. hot. ital., 1907, pagine 71-73 (nota dello
scrivente).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 93
Boiss. Heldr. — Il Boissier stesso però dubita che il H. cala-
bricum possa essere specie propria ^ colle parole: « JI. calabri-
cum Huet forsan nostri (B. Sartorianitm) varietas est ».
Arvet, dopo visti i saggi di Vaccari, esprime l'opinione che il
H. calaWicnm debba essere specie a .«è, e forse, non ha torto.
Il giudizio definitivo non potrà esser dato per questa (come
per molte altre specie da me taciute nella Flora di Fiori e
Paoletti) che alloraquando nuove raccolte lo permetteranno.
Cosi fu del H. Neiireanum Arv. che io possiedo in erbario sol-
tanto di Francia e che, forse, determinai nell'Erbario fiorentino
od in quello di Roma. Ma con un solo saggio non osai farne
cenno.
É fuori dubbio che un' attenta e ripetuta esplorazione dei
monti della Calabria, degli Abruzzi e della Campania sarebbe
fruttifera assai per il G.Ilieracìwn, dacché pochi, relativamente,
vi erborizzarono e non troppo abbondante è la raccolta contenuta
nei preziosi erbarii di Tenore e Gussone. Non mi stancherò
pertanto di raccomandare ai botanici che hanno la fortuna di
possedere forza e salute, e che erborizzano in quelle plaghe, di
non dimenticare anche questo vessatissimo fra i Generi, ma
pur così interessante e vario nella sua apparente uniformità.
G. ALBO. — LA VITA DEI SEMI ALLO STATO DI RIPOSO.
Distrutta l'ipotesi d'una forza vitale mistica, la vita può venir
considerata come uno scambio continuo di energia, come un'evo-
luzione ininterrotta di materia.
Riguardata da questo punto di visto, la vita dei semi in ri-
poso é semplicemente attenuata o è completamente sospesa ?
Esistono speciali condizioni in cui i semi, pur conservando sem-
pre l'attitudine alla riviviscenza, si trovino in uno stato di com-
pleta anabiosi ? Quando i semi perdono definitivamente la loro
facoltà germinativa ?
Ecco le principali quistioni, argomento di tanti pregevoli
lavori, alla soluzione delle quali la presente nota porta un
modestissimo contributo.
^ Boissier, FI. or., voi. Ili, pag. 870.
Bull, della Soc. boi. Hai.
94 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
Vari autori ritengono che i semi allo stato normale di riposo
non vivano, e perciò ogni fenomeno prodotto o regolato dalla
attività vitale sarebbe in essi completamente sospeso. Cosi, per
A. Gautier,^ i semi come le spore e i microbi disseccati, hanno
l'organizzazione propria alla vita, ma non vivono, nello stesso
modo che un orologio carico non si muove se non viene ad
esso comunicata una prima spinta. Jodin afferma - che i semi
allo stato di riposo si debbono trovare in condizioni di assoluta
sospensione della vita perché, ritiene l'autore, la quantità d'acqua
che i semi ordinariamente contengono é insufficiente a permet-
tere qualsiasi fenomeno respiratorio. Detmer ^ osserva che alcuni
semi, essiccati, sono incapaci di assorbire l'ossigeno dall'esterno.
Tali vedute sono in parte confermate da molti altri lavori,
tra cui quelli di Giglioli, * Romanes, ^ Ewart ® e Kochs, ' i quali
con appropriate ricerche hanno potuto constatare che, in certe
condizioni, nessuno scambio gassoso avviene tra i semi allo stato
di ripeso e l'ambiente. E sperimentando con semi posti in gas
irrespirabili, in liquidi, o in altre condizioni speciali ove sia pre-
clnsa la possibilità di qualsiasi atto di respirazione normale, an-
che dopo moltissimi anni, i semi germinano non appena posti in
condizioni favorevoli. In altri termini si ritiene che sopprimendo
la respirazione, la vita dei semi debba arrestarsi. E, per alcuni
autori, basta essiccare anche normalmente i semi perchè questi
non siano più capaci di compiere alcun processo respiratorio.
D'altra parte Van Tieghem e Bonnier colle loro ricerche ci
apprendono che i semi durante la vita latente perdono parte
del loro peso a causa di un lento processo respiratorio. Miintz '
trova che i semi lasciati all'aria diminuiscono di peso, mentre
quelli conservati in anidride carbonica perdono dopo due anni
il potere germinativo ma non subiscono alcuna variazione sen-
sibile di peso. Kolkwitz ^ dimostra che i semi di orzo respirano
^ Cours de CJu'mie, tome III, p. 4.
^ C. B., tome 122, p. 1349.
3 Vergi. Physiol. der Keimungsproo. der Samen. Jena,' 1880, p. 264.
* Gazz. Cium, ital., IX, 1879.
5 ProG. Boy. Soc, 1893.
® Transact. Liverp. Biolog. Soc, voi. VIII, 1894.
7 Biolog. Centralhl. Bd. 10, 1890.
8 C. B., t. 92, p. 97 0 138 (1881).
^ Ber. d. deutsch. Bot. Gesellscli. Bd. 19, pag. 285.
SEDI-: DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 95
con una certa attività, la quale viene accelerata coli' aumentare
della temperatura e della percentuale di acqua.
Queste ricerche, contrariamente alle prime, dimostrano un'at-
tenuazione più 0 meno grande della vitalità dei semi, ma non
la sospensione completa della vita. La stridente contratiizione
delle su esposte opinioni, m* ha indotto a studiare la respira-
zione dei semi durante la quiescenza ; e partendo dal principio
che le esperienze eseguite con quantità esigue di materiale non
danno sempre sufHciente alfìdamento, ho esaminato grandissime
quantità di frumento per stabilire nettamente se i semi allo stato
normale di riposo compiano in maniera sensibile una delle prin-
cipali manifestazioni della vita, la respirazione.
Basandomi sul fatto che nei locali chiusi, non rinnovandosi
l'aria, si possono accumulare grandi quantità di anidride car-
bonica, ho voluto determinare la quantità di questo gas esistente
nell'aria di un granaio dove si trovavano conservati, alcuni mesi
dopo la raccolta, oltre 400 ettolitri di frumento.
Le imposte del granaio erano rimaste chiuse per 12 giorni e
negli ultimi tre giorni il grano era stato paleggiato. Furono
eseguite su questa atmosfera varie determinazioni di CO, col
metodo di Hesse. * Tali determinazioni diedero una media di circa
cmc. 1,479 di CO, per ogni litro d'aria. La capacità del granaio
essendo di circa me. 175, di cui 40 occupati dal frumento, la
quantità di CO^ contenuta nel granaio era, con approssimazione,
di litri 200. Se si tien conto che il limite massimo di CO, con-
tenuta nell'aria libera non supera il 0,4 per mille: gli altri 146
litri esistenti sarebbero dovuti in massima parte alla respira-
zione dei semi durante 12 giorni.
A me sembra questa un'altra prova incontestabile che i semi
respirano, e dobbiamo quindi ritenere, malgrado le opinioni con-
trarie, che durante il periodo di riposo i semi normali vivono
ininterrottamente, vita però lenta, ridotta al minimo forse, e di
cui possiamo ignorare l'oscuro meccanismo, ma della quale non
è lecito porre in dubbio l'esistenza.
Molto maggiore è la divergenza nelle opinioni degli autori
che si sono occupati di stabilire se sia o no totalmente sospesa
^ In^V . REyiPRh, Gdsanal ìjtiscJie Metlioden. Braunschweig, 1900, p.282.
93 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE
la vita dei semi dopo completo essiccamento o sottoposti a bassa
temperatura o conservati naturalmente in condizioni particolari.
Essendo l'acqua il fattore principale della vitalità dei semi, è
chiaro che questa s'affievolisca sempre più col disseccamento
più spinto, e s'acceleri invece quando una maggiore percen-
tuale d'acqua è assorbita dai semi.*
E partendo dal fatto che un graduale rallentamento della
vita si verifica col progressivo essiccamento dei semi, alcuni
autori ^ arrivano ad ammettere la possibilità di eliminare intie-
ramente l'acqua dei semi, di sospenderne completamente la vita,
e di sottrarre così la specie alla legge dell'evoluzione per un
tempo indeterminato. I citati lavori di Jodin, Giglioli, Kochs,
Kolkwitz ed inoltre i lavori di Becquerel ' e di Maquenne, "
possono dare una certa conferma all'ipotesi della sospensione
completa della vita dei semi sotto l'influenza della disseccazione.
Laurent ' dimostra che il vuoto conserva più lungamente l'at-
titudine a germinare dei semi.
Anche la bassa temperatura attenua molto la vitalità, e,
secondo alcuni autori, anche in questo caso la vita latente
verrebbe sospesa. Di questo argomento molti si sono occupati
e specialmente Wartmann,^ De Candolle e Pictet, '' Dewar e
Mekendrick, * Brown ed Escombe, ^ Thiselton-Dyer. ^° — Alcuni
^ La quantità d'acqua contenuta nei semi varia con le condizioni
ambienti, e possiamo considerare questi come dei veri corpi igro-
scopici. (Maquenne, C. R., 1899, t. 129, pag. 773).
2 Becquerel, C. R., t. 138, 1904, p. 1721. Gola, Memorie della
R. Accad. di scienze di Torino, 1905.
3 L'Autore ritiene che ponendo certe specie di semi all' oscuro e
nell'aria secca, anche dopo tempi lunghissimi, non è possibile distin-
guere il più piccolo sviluppo di COg, e pur nondimeno il loro potere
germinativo non si estingue. (C R., 1906, t, 143, p. 974).
* L'Autore afferma che con la sola disseccazione a bassa tempe-
ratura i semi passano dallo stato di vita latente a quello di vita
sospesa, sotto cui ogni funzione di vita vegetativa cessa di com-
piersi. (C. R., 1902, t. 134, p. 1243 ; C R., 1902, t. 135, p. 208).
^ C. R., 1902, t. 135, pag. 1091.
^ Ardi. d. Sciane, phys. et natur. Genève, 1860.
^ Ardi. d. Scienc. pliys. et natur. Genève, 1879.
8 ProG. Royal. Inst., 1892.
9 ProG. Royal. Soc., 1897.
^° Proc. Royal. Soc., 1899.
SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 97
di questi autori avendo ottenuto la germinazione di semi immersi
per qualclie tempo nei gas liquefatti, ad una temperatura rag-
giungente talvolta i 250" sotto zero, hanno concluso ammet-
tendo in queste condizioni un arresto completo dell'attività
vitale mentre i semi conserverebbero inalterata la loro virtù
germinativa. Selby * nota, dopo immersione dei semi nell'aria
liquida a-190\ una maggiore prontezza nell'attività germinativa,
ma in generale il potere germinante viene alquanto diminuito
forse per la presenza nei semi di quantità d'acqua igrometrica
incompatibile con la loro vitalità. ^
Ma oltre le condizioni artificiali di essiccazione, di vuoto, di
frigidità, molte altre condizioni si verificano in natura e per cui
molti semi conservano la loro vitalità per tempi lunghissimi,
talora di secoli. Alph. De Candolle ^ infatti riferisce molti e
precisi casi di notevole longevità; ed altri ne ricordano Micha-
let, ' Poisson, * Peter, ® Ernst, '' Goiran, * Becquel, ' ed altri
1 Bull, of the Torrey Botan. Club, 1901.
•' C. R., 1905, t. 140, pag. 1652.
3 Ann. Soc. Nat., Serie III, t. 6, pag. 373.
''- Ricorda specialmente la comparsa di un Galium sconosciuto
nella regione e derivante da semi conservati da secoli nella sabbia.
{Bull, de la Soc. Botan. de France, 1860, pag. 334).
* Nel parco di Combreux osservava l' apparizione del LatJtyrus
Nissolia ogni qualvolta veniva tagliato il bosco e spariva questa
leguminosa quando il novello bosco cominciava a diventare ombroso,
per riapparire da capo al novello taglio. Ricorda lo stesso autoi-e
che Boisduval osservò la comparsa del Juncus bufonius da semi con-
servati da tempi remotissimi nel sottosuolo della vecchia casa di
città di Parigi. E nota infine che alcune specie di CoJeanthus, Carex,
Alnus viventi in ijrossimità delle acque fanno apparizione sulla
sponda ad intervalli lunghissimi di tempo e coincidenti col ritiro
straoi'dinario delle acque, col prosciugamento di paduli, e rimozione
e prosciugamento di suolo acquitrinoso. ((7. R., 1902, t. 135, p. 383).
" L'autore trova che nel terriccio dei boschi alcuni semi restano
magari secoli allo stato di riposo. (KonigL Gesellsch. d. Wissenschafien
zu Gothingen 1893 e 1894).
^ Accenna alla comparsa di alcune specie niiove per la regione in
seguito a rimozione del suolo presso Caracas. {Botan. Zeituvg, 1876).
^ Quest'autore riferisce sulla comparsa di un Hieracium nel-
l'Agro veronese in seguito all'apertura di un canale, e accenna a
molte cause che ordinariamente possono conservare a lungo la vita-
lità dei semi. {Bull. Soc. hot. l'tal., 1893).
* Becquerel, trova non molto attendibili le notizie fornite da
98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 NOVEMBRE
ancora ne cita Gola ' nel suo lavoro sulla respirazione dei semi
durante la quiescenza. Sicché possiamo ritenere di sicuro che
la soppressione dei fenomeni respiratori, l'essiccamento, la bassa
temperatura, il vuoto e tante altre cause naturali non ancora ben
stabilite, possono conservare e lungamente la vitalità dei semi.
Malgrado l'opinione contraria di alcuni autori, non è però
ancora determinato se durante il tempo delle varie esperienze
eseguite a questo riguardo, o durante il periodo di naturale
quiescenza talvolta anche di secoli, la vita dei semi sia sola-
mente attenuata o se sia totalmente sospesa.
L'ai'gomento certo è di grande importanza per la biologia, e
richiede studi ulteriori e ricerche più accurate. Intanto non è
opportuno tralasciare alcune osservazioni che certo non risol-
vono la questione ma indicano se non altro lo stato attuale delle
nostre conoscenze. È notorio infatti che i semi, comunque con-
servati, dopo un tempo più o meno lungo perdono la loro vita-
lità: essi adunque vanno soggetti ad un lento logorio per cui,
come qualunque altro essere vivente, prima o poi ineluttabil-
mente muoiono.
La morte dei semi, quando non avviene per profonde modifi-
cazioni strutturali o per visibili alterazioni chimiche, avviene
d'ordinario per modificazioni nelle condizioni necessarie alla pro-
duzione e allo sviluppo degli enzimi. ^ Ora perché tali modifica-
zioni siano possibili, é necessario ammettere che la vita non sia
sospesa, che un equilibrio assoluto non siasi stabilito nelle cel-
lule, e l'evoluzione della materia dei semi segua ininterrotta-
mente il suo ciclo.
Gli studi più recenti infatti mostrano che in ogni organismo,
in ogni cellula allo stato di vita attiva o di vita latente, si
compiono oltre che fenomeni d'ossidazione, anche numerosi pro-
cessi di vita senz'aria;^ si compiono fenomeni di respirazione
tanti scienziati sulla longevità dei semi conservati naturalmente ;
intanto egli stesso, studiando i semi provenienti da vecchi erbari,
afferma che alcune specie germinano anche 80-90 anni. (C. R. 1906,
t. 143, pag. 1549).
^ Atti della lì. Accad. delle Scienze di Torino, 1906.
^ G. Albo, Les enzymes et le pouvoir germinati/ des graines, (Arch.
d. Selene. Phys. et Natur. Genève, 1908).
2 Pozzi-EscoT, Phénomènes de réductiondans lesorganismes. Paris 1906.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 NOVEMBRE 99
intramolecolare ; ^ si hanno numerose reazioni e modificazioni
molecolari del protoplasma senza necessità di scambi gassosi e
indipendentemente dalle varie condizioni in cui i semi possano
trovarsi.
Tutte queste variazioni sono causa del lento logorio della
vitalità dei semi, e finché non si dimostra che tutti questi pro-
cessi possono venire sospesi, e stabilire una condizione di mira-
bile equilibrio, dobbiamo ritenere, almeno come più verosimile,
che nei semi in riposo continuano ininterrottamente lo scambio
di energia e l'evoluzione di materia che caratterizzano la vita.
E concludendo :
1" I semi allo stato di riposo vivono lentamente;
2** La vita, molto probabilmente, non può venir sospesa,
qualunque siano le condizioni in cui vengano posti i semi: questi
però hanno vita attenuata, ridotta al minimo, e per cui conservano
lungamente la loro vitalità, ma sempre per un tempo limitato;
3'^ La morte dei semi è prodotta oltre che da alterazione
delle loro condizioni chimiche o strutturali, anche dalla perdita
della facoltà di produrre enzimi o di stimolarne l'attività.
Il dott. Pavolini presenta infine ima contribuzione alla Flora
della Cina con descx'izione di 3 specie nuove di cui mostra gli
esemplari. Tale lavoro essendo corredato di tavole comparirà nel
Giornale.
Dopo di elle, essendo esaurito l'ordine del giorno, l'adunanza è
tolta.
^ "W. Pfeffer, Physiologie vegetale. Paris, 1906, t. I, pag. 556.
100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 8 dicembre 1907.
Presidenza del Cousigliere Fioki.
È presentato il seguente lavoro
A. BÉGUINOT E L. FORMIGGINI. — RICERCHE ED
OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNE ENTITÀ VICARIANTI
NELLE OHARACEE DELLA FLORA ITALIANA.
E ben noto agli studiosi il grande polimorfismo raggiunto,
specialmente in alcuni gruppi, dalle Characee. Sono indici elo-
quenti di tale polimorfismo, per citare solo qualche esempio,
le 69 forme riconosciute dal Migula ^ nella Chara foetida della
Germania, Austria e Svizzera, le 38 pure ammesse da questo
Autore per Ch. aspera, le 37 per Chara fragìUs, le 27 e 20
ascritte rispettivamente ai cicli di Ch. contraria e Ch. hispida
e via dicendo. Numeri di per sé notevoli, ma che restano natu-
ralmente molto al disotto del totale dei prodotti dell' intera e
per lo più assai vasta area distributiva, sopratutto quando cia-
scuna entità sarà studiata con i criteri micromorfici seguiti da
alcuni autori.
Il problema che ci siamo proposti è il seguente : se, nono-
stante un cosi esaltato polimorfismo e le svariatissime combi-
nazioni cui dà luogo (tanto da indurre alcuni Caracologi a ripri-
^ Migula W., Die Gharacezn Deutschlands, Oesterreiches und der
Schweiz ; Leipzig, 1897. — Id., Synopsis Characearum europaearum ;
Leipzig, 1898.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 101
stillare una specie di nomenclatura polinomica!), anche nelle
Characee ed in quali gruppi ed entro quali limiti si verifichi
la frammentazione di un dato tipo in base all'area distributiva
e se tale frammento rappresenti e fino a che punto — limita-
tamente all' Italia od in parti determinate della stessa — gli
analoghi prodotti. In altre parole, le Characee hanno entità
geografiche di tipo vicariante e realizzanti, quindi, la sostitu-
zione od esclusione delle aree, come ha luogo e su larga scala
nelle piante superiori? Le nostre ricerche, limitate per ora
nell'ambito della Flora italiana, ci hanno permesso di assodare
che un comportamento simile è offerto da alcune forme, che
passiamo brevemente ad illustrare nella presente nota. ' La quale
è fondata sulla revisione del materiale conservato nei seguenti
Erbari pubblici o privati cortesemente messi a nostra disposi-
zione ^ e che si trovano a :
Padova Erbario generale del R. Istit. Bot.
» » dalmatico di R. de Visiani
» » privato di P. A. Saccardo
» »■ » » L. Formiggini
Bassano » Parolini e Montini presso il Museo
Civico
Verona » privato di C. Massalongo
Tobnezzo (Udine) . » privato di L. e M. Gortani
Pavia » generale del R. Istit. Bot.
» » Comolli presso il R. Ist. Bot.
» » Garovaglio presso il R. Ist. Bot.
Modena » generale del R. Ist. Bot.
^ Qui avvertiamo che il desiderio di dare alle entità da noi studiate
e ad altre che passei'emo in seguito in rassegna una nomenclatura
rigorosamente conforme alle regole sancite nel Congresso interna-
zionale botanico di Vienna nel 1905, ci ha portati e ci porterà a
proporre o ad accettare proposte di fondamentali cambiamenti nella
nomenclatura Brauniana più generalmente in uso, specie in base
alla applicazione degli art. 35, 37 e 39 del predetto Codice.
2 La presente nota era stata già composta allorquando ci furono
comunicati i materiali dell' Erb. generale, Cesati e romano presso
il E.. Isìb. di Roma e gli Erbari generali degli Istit. bot. di Pisa e
Palermo. Ci riserviamo, quindi, di tornare sull'argomento non ap-
pena ultimato l'esame di queste importanti collezioni.
102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
Modena Erbario privato di A. Vaccari
Genova » Trevisan presso il R. Ist. Bot.
Firenze » centrale » » » »
» » privato di S. Sommier
» » » » E. Levier
» » » » U. Martelli
Pisa » Costa-Reghini e Carnei presso il
R. Ist. Bot.
Panano (Roma). . . » privato di A. Béguinot
Avellino » della R. Scuola di Viticultura ed
Enologia,
La prima entità dispiegante un tale comportamento è quella
descritta sotto il nome di Chara ulvoides Bert., la cui posizione
nel sistema attuale è la seguente :
Tolypellopsis obtusa Bég. et Formigg., n. comb. = Cfiara oUusa
Desvaux in Lois. Not. FI. Fr. p. 136 (1810).
Ch. vulgaris var. elongaia Wallr., Ann. Bot., p. 182 (1815).
Clì. stelligera Bauer in herb. (circa a. 1814 fide Braun) — apud
Moessler Handb. d. Gewachsk. ed. Ili, voi. Ili, p. 1665 (1834);
Braun in Ann. Se. Nat Botan., 2^ ser., voi. I (1834), p. 352,
et in Flora, voi. XVIII (1835), p. 55.
Niiella stelligera Kiitz., Phycol. germ., p. 255 (1845) et Spec.
alg., p. 518 (1849).
Lychnothamnus sielliger Br. u. Nordstedt., Fragm., p. 102 (1882).
Nitellopsis stelligera Hy in « Bull. Soc. Botan. Frane. », vo-
lume XXXVI (1889), p. 393.
Tolypellopsis stelligera Mig. Char.,p. 253 (1897); Syn., p. 63 (1898).
Tolypellopsis ulvoides Nordstedt ex Wille, Char, in Engl. e
Franti, Pflanzenfam., p. 174 (1897).
var. ulvoides Bég. et Formigg., n. comb.= Chara ulvoides
Bert., Lett. Prof. Amici in Cardinali, Nuov. coli. op. scient.
voi. Ili, p. 113 (1826) et in Giorn. di Fis. Chim. e St. Nat.
di L. Brugnatelli (Pavia), dee. Il, tom. IX (1826), p. 206;
Amici, Descriz. sp. nuov., Char. p. 21(1827) in Mem. Accad.
Mod. T. I, 1 (1833), p. 199; Bert. FI. It. X, p. 21 (1854).
Chara latifolia Lanf., Sagg. stor. nat. Mant. in Conf. e
Brugn. Giorn. dee. 2, voi. X, p. 419 (1827) — non Willd.
(1809).
SEDE DI FIRKNZR - ADUNANZA DELL* 8 DICKMBRK 103
Cliara tranciacene Reich., le. bot. IX, p. 2, tav. 1086 —
nec Persoon.
miella Berlolonii Kiitz., Tab. phyc. VII. tab. 26 (1857).
Nitella ulvoides Wallmann, Fain. d. Char., p. 34 (1854).
Chara sielligera ./3 major A. Br. in Leonh., Oesterr. Arml.-
gew., p. 59 (1864).
Lychnothamnus stelliger fi ulvoides A. Br. in Nordst.,
Fragm., p. 102.
Tolypeflopsis sielligera var. ulvoides Mig., Characeen
Deutsch. Oesterr. und der Schweiz, p. 272 (1897); Syn. Char.
Eur., p. 63 (1898).
La sopraesposta sinonimia, alquanto diversa da quella redatta
dalla maggior parte dei Caracologi e da quella stabilita dallo
stesso Migula, senza dubbio l'attuale più competente conoscitore
del gruppo, ha bisogno, prima di passar oltre, della seguente giu-
stificazione. II nome di « stelligera. » che sotto i generi più diversi
[Chara, Nitella, Lychnothamnus, Nitellopsis, Tolupellopsis ecc.]
è certamente il più comune e largamente usitato per designare
la specie complessiva fu creato dal Bauer, ma edito soltanto
nel 1834 nell' opera sopra citata del Moessler. * Esso è poste-
riore a per lo meno altri tre nomi e cioè, come mostra la nostra
sinonimia, a Chara obiusa Desv. in Lois. (1810), a Ch. vulgaris
var. elongata Wallr. (1815) ed alla stessa Chara ulvoides
Bert. (1826). Circa il nome più antico e cioè quello del Des-
vaux, il Braun ^ fece già osservare che la diagnosi che l'ac-
compagna è imperfetta e quindi non sarebbe ripristinabile.
Ma contro questa interpretazione sta il fatto che già il Braun
stesso fino dal 1835, ^ pure accettando il nome di Ch. stelligera
Bauer da lui edito l'anno prim.a, aveva pur riconosciuto che
Ch. oMusa doveva in definitiva riferirsi a Ch. stelligera « von
dieser sonderbaren Art, zu dei- auch Ch. ulvoides Bertol. und
Ch. Gbiusa Desv. gehòren ecc. »: opinione che confermò poi più
1 Qualche autore (Wallroth, Ruprecht, Groves ecc.) cita la 2^ edi-
zione dell' Handbwih del Bauer che è del 1829 : in ogni modo questa
data è sempi-e posteriore a quelle sopra citate.
* A. Sral'n u. O. Nokdstedt, Fragmente einer Monographie der
Characeen, in « Berlin Akad. d. Wissensch. », 1882, p. 104.
3 A. BuAUN, Uehersicht der genauer bekannttn Chara-Arten, in « Tlora»,
a. XVIII (1835), 1, p. 55.
104 SEDiS DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
di recente nella Flora della Slesia' e nell'ultimo sopra citato
suo lavoro sulle Characee pubblicato dal Nordstedt, quantunque
la specie complessiva, trasportata ivi sotto il gen. Lyclino-
thamnus, ^ compaia ancora sotto il nome di Lycìinothainnus
stelliger. Fatta sinonimo di CU. uivoides Bert. dal Kiitzing, ' ciò
che è erroneo, ne fu rivendicata in un notevole articolo la prio-
rità da H. e J. Groves : * sinonimia la quale noi accettiamo, stral-
ciandone però i nomi di Ch.- uivoides, A^ idooiies Kùtz. e A''.
Bertolonii Kùtz. che, come or ora sarà detto, appartengono alla
varietà, a quel che pare, esclusiva dell'Italia ed a comporta-
mento di vicariante. In ogni modo anche non volendo, causa
r imperfetta diagnosi, ^ concedere la priorità alla specie Des-
vauxiana, restano in ogni modo anteriori i nomi di Cìi. vici-
garis var. elongata Wallr. ^ che dovrebbe essere ripristinato a
designare il tipo nordico, oppure quello di Ch. uivoides, assu-
1 A. Braun in F. CoHN, Kryptogamen-Flora von Schlesien; Bres-
lau, voi, I (1876), p. 402.
2 Cfr. contro questo innaturala trasporto la nota dell' ab. Hv,
Sur les modes de ramification et de cortication dans la famille des CJta-
raeées, et les caractères qu' ils peuvent fournir à la classificatwn, in
« Bull. Soc. Bot. Frane, » voi. 37 (1889), p. 393.
3 F. T. KtiTziNG, ISpecies algarum ; Lipsiae, 1849, p. 518.
* H. et J. Groves, On Citava obtusa Desv., a species new to Bri-
tain, in « Trimen's Journ. of Bot., » n. ser,, voi. X (1881), p. 1,
tab. 216.
'^ Concediamo l'imperfezione della diagnosi, ma essa non è tale
che la specie non vi sia perfettamente riconoscibile dalle congeneri,
come si deduce ancbe dal fatto che tutti i Caracologi la riferirono
a sinonimo di Ch. stelligera. Facciamo poi osservare che non sono
più. perfette o complete le diagnosi date dallo stesso autore di Ch.
fragilis, glomerata, tenuissima ecc. specie mantenute o trasportate
sotto altro genere e che anche la ben nota CJi. crinita Wallr. (1815)
è sostituita da alcuni recenti Autori (Groves, Robinson, Salmon ecc.)
da Ch. canescens Lois. (1810) : né diagnosi più perfette, date le cogni-
zioni dei botanici su questa categoria di crittogame diedero Linné,
Persoon, Thuillier, pur restando generalmente valide le sj)ecie da
essi descritte. 11 fatto poi che gli esemplari dell' Erb. Desvauxiano
corrispondono alla specie da lui diagnosticata ci ha senz' altro con-
sigliato il suo ripristinamento.
^ F. G. Wallroth, Annus hotanicus sive supplementum tertium ad
Curtii Sprengelii Floram Halensem ; Halae, 1815, p. 182.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 105
mendo come tipo la forma italiana e quindi l'entità a distribu-
zione meridionale.
L'esame da noi fatto in molteplici collezioni ci ha persuasi
che essa è la forma esclusivamente od almeno prevalentemente
rappresentata in Italia, come si deduce dalle indicazioni delle
seguenti località da noi autenticate :
Prov. di Mantova. — È la provincia dove fu scoperta dal
Barbieri ' e precisamente « in lacu superiore extra portam Pra-
della » e da questi comunicata al Bertoloni, che ne diede una
dettagliata e pel tempo sutlìcienLemente esatta descrizione. ■ Pure
dei laghi e paludi attorno a Mantova fu indicata da Amici, ^
Lanfossi, * Barbieri, * Balsamo-Crivelli, ® Ganterer " e dai più
recenti. Ne vedemmo i seguenti esemplari :
Castellare nelle risaie Mantovane (Barb. ? in Hb. Pat. sub: Ch.
iranslucens)\ Castellare, valli Ostigliesi [dove era stata indicata dal
Masé cfr. Ricerche botaniche nelle valli ostigliesi nel 1866-67-68
in Atti Soc. it. se. nat., voi. XI, fase. Ili (1868) in Hb. Sacc. sub:
Ch. translucens] ; nelle acque di Castellare (Barbieri in Hb. Pat.
sub: Ch. p.exilis Bert.); Roverbella e lago inferiore di Mantova
(Masé in Hb. Sacc); nel lago di Mantova (Spranzi, in Hb. Pat.);
1 La scoperta sarebbe stata fatta nella località citata secondo il
Lanfossi (op. cit.) dall'A. insieme al Barbieri. Sta poi il fatto che
il Lanfossi la ritenne corrispondente alla Ch. lati fólla Willd., che
è invece sinonimo di Ch. ceratophylla Wallr.
- Bertoloni, Lettera al prof. Amici, « Sopra una nuova specie di
Chara » in Cardinali, Nuova collezione di opuscoli scientifici, voi. Ili,
p. 173 (1S26) ed in Gioruale di Fisica, Chimica e Storia Naturale
di L. Brugnatelli (Pavia), Dee. II, tom. IX (1826), p. 206.
3 G. B. Amici, Descrizione di alcune nuove specie di Chara ed osser-
vazioni microscopiche sulle medesime (1827), in Memorie della Acca-
demia di Se. lett. ed arti di Modena, tomo I, p. I, 1833, pag. 199.
* P. Lanfossi, Sagg. St. Nat. Mani, in Conf. e Brugn. Giorn.
dee. 2, voi. X, p. 419 (1827).
5 P. Barbieri, Aggiunte ed osservazioni al Saggio di Storia Natu-
rale dei contorni di Mantova, del D. P. Lanfossi, Mantova, 1838,
p. 67, n. 342.
^ G. G. Balsamo Qrwsv,IjI, Storia dei principali lavori sulle Chare.
(Articolo inserito nel tomo 67o della Bibl. Ital.). Milano, 1840, p. 4.
' TJ. Ganterer, Die bisher hekannten Oesterreichischen Charen um
morphologischen Standpunkte hearheitet ; Wien, 1847, p. IL
106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
Mantova (Lanfossi, in Hb. Pat.) ; Lago di Mantova (\eg. ? in Hb.
Pat. sub: Ch. gigantea Barbieri); Lago di Mantova (E. Paglia,
ibid.j ; in paludibus Mautuaiiis (leg. ? in Hb. gen. Tic et in Hb.
Comolii); in lacubus Mantuaiiis (de Welden, in Hb. Trevisan);
nel lago di Mantova (leg. ? in Plb. centr. it.). Fu pure distri-
buita nel n. 34 delle « Chaì''ae exsiccaiae » di Braun, Rabenhorst
e Stitzenberger su esemplari raccolti dal Conte d'Arco e dal
Barbieri nel lago superiore di. Mantova (in Hb. Trevisan sub:
Chara stelUgera -^ds. ulvoides).
Prov. di Rovigo. — Indicata dal Bertoloni (op. cit.) di Melara
per esemplari trasmessigli dal Felisi.
Prov. di Modena. — NeU'Erb. di. Modena vedemmo esemplari
raccolti a Nonantola e più precisamente nelle risaie Sacerdoti
lungo la fossa del Bosco negli anni 1883 e 1886 (sub: Chara
flexUis Bert. et sub : Lychnothaninus stelliger var. major).
Prov. di Verona e di Pavia (?). — Reichenbach « FI. germ.
excurs. 1830-32, p. 148 » indica « in Veronesischen » per esem-
plari trasmessigli dal Moretti una Chara iranslacens Pers. sotto
il quale nome, come rilevasi dalla sinonimia e meglio nella
figura data nelle « Xeon. bot. Lipsiae, 1831 p. 2, tab. 1086 e 1087 »
comprese due forme, l'una astelligera ed in ogni parte più evo-
luta e corrispondente a T. ulvoHes, * l'altra (var. stelligera) in
ogni parte diminuita e corrispondente al tipo nordico. E qui da
avvertire che nella seconda opera invece del Veronese, è citato,
pure per esemplari avuti dal Moretti, la reg. Ticinese e quindi la
prov. di Pavia e che la figura 1086 è dal Migula come da altri
autori riferita a Nitella translacens e quindi a specie di genere
tu tt' affatto diverso. Sullo scambio delie località nulla sappiamo
dire, anche pel fatto di non aver visto della prov. di Verona e
Pavia né T. ulvoides, ne N. translucens ; ma che nella figura
1086 sia da vedere una Tolijpellopsis anziché una Nitella noi
non dubitiamo. E tale é anche l'interpretazione datane dal Leo-
^ Sta il fatto che le cosi dette stelle o nucule sono assai rare e
possono anche mancare. A. de Rocherbrune, Sut les organes de la
fruetification clu Nitella stelligera, in Bull. Soc. Bot. Frane, X (1863),
p. 31, fece già notare il fatto e la curiosa particolarità che dette
nucule sono più. abbondanti negli individui sterili, in guisa da sta-
bilire una specie di bilanciamento organico fra l'abbondanza di que-
sti organi e la sterilità della pianta o viceversa.
SEDE DI FIREN'ZK - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBllB 107
nhardi * ed accettata da Visiaiii e Saccardo. - Sta poi il fatto
che per il Veronese, il Bizzozero ^ per esemplari raccolti dal
D'Arco e dal Masò indicò Lychn. stelUger, indicazione riferita
anche dal Massalongo * e dal Forti. * Come varietà del prece-
dente il primo e come specie a sé gli altri due hanno pure pel
Veronese indicato un Lychnothamn. major A. Br. da riferire
a Ch. ulvoides Bert. e quindi a T. obtusa var. ulvokles nob.
che, fino a contraria dimostrazione, crediamo la sola entità del
ciclo rappresentata nella regione. E resta a vedersi se la sua
area debba estendersi anche alla prov. di Pavia. »
Prov. di Firenze. — Indicata da Braun e Nordstedt * e quindi
dal Migula ^ per il Lago di Bientina: nell'Erbario Centrale ita-
liano ne vedemmo esemplari del padule di Fucecchio raccolti, a
quel che pare, da Arcangeli e nella Flora etrusca exsiccata in
Hb. Modena altro esemplare (sub: Nilella stelligera Coss. et
Gemi.) proveniente pure dal lago di Bientina e raccolto nel 1847.
Tutti i saggi da noi esaminati convengono colla dettagliata
descrizione datane dal Bertoloni e si distaccano a prima vista
dalla pianta extraitaliana per l'abito proprio, la debole incro-
stazione, lo sviluppo in ogni parte maggiore, il fusto crasso del
diametro fino a 4 mm. (nel tipo giunge fino a 2 mm.) e per le
foglie assai larghe, per lo più 6 per verticillo, più raramente
4-5 e terminanti all' apice in punta acuta. Le fogliette sono
pure più numerose e più corte che nella forma normale e subo-
rizzontali. La pianta non incrostata ricorda le forme più robuste
di Nitella transliicens , con cui fu spesso scambiata. La sua fun-
zione di vicariante è perciò evidente. Con nostra grande sor-
^ V. Leoxhardi, Die bisher bekannten osterreichìschen Armleucler-
gewdchse, besprocheii vom morphogenetischen Standpu7il:te ; Praga, 1864,
p. 59.
- VisiANi e Saccardo, Cataloyo delle piante vascolari del Veneto ;
Venezia, 1869, p. 6.
3 G. BizzozERO, Floì-a Veneta Crittogamica, parte II, Padova (1885),
p. 117.
* 0. Massalongo, Le piante crittogame dell'Agro Veronese. Verona,
1897, p. 7.
^ A. Forti, Quarto contributo aUa conoscenza della florula ficologica
Veronese, in « Nuova Notarisia », 1902, p. 54.
8 Op. di., p. 102.
' Op. cit., p. 272.
108 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
presa sembrano farne eccezione alcuni esemplari raccolti nei
Laghi del M. Vulture trasmessici dal collega prof. Trotter. Per
l'abito, il colore, l'incrostazione, ma sopratutto pel minore svi-
luppo del fusto e delle foglie essi si avvicinano piuttosto al tipo
e cioè alla pianta extraitaliana e ricordano molto da vicino la
f. laxa del Migula, Che siano da riferirsi al ciclo di T. oMusa
sembra non esservi dubbio : ma quale origine e significato abbia
questa deviazione dalla legge geografica sarà meglio spiegato
da ulteriori ricerche in situ ed in altre regioni dell'Italia
meridionale, sin qui ancora imperfettamente e sommariamente
esplorate a riguardo delle Characee e delle crittogame in
genere.
Altro interessante caso di sostituzione delle aree é presentato
dalle entità descritte sotto i nomi di Chara Pouzolsil Gay ex
Braun e di Lainprothamnus alopecuroides j3 Montagnei A. Br.
u. Nordst., la cui posizione nel sistema è la seguente :
Lamprothamnus papulosus Bég. et Formigg., n. comb. = Chara
papulosa Wallroth, FI. crypt. Germ. ecc. Il, p. 107 (1833).
Ch. Wallrothii Ruprecht, Beitr. z. Pflanzenk. d. russ. Reiches
III, p. 12 (1845).
Ch. alopecuroUlea A. Br. Schweiz. Char., p. 13 (1847).
Lychnoihamntcs Wallrothii Wahlstedt, Monogr., p. 23 (1875).
Lychnothamnus alopecuroides Groves, Rev. Brit. Char., p. 14
(1880).
LaTuprothaìnnus alopecuroides (Del.) Braun u. NordstedtFragm.,
p. 100 (1882), ex p.
var. Pouzolsiì Bég. et Formigg., n. comb. = Chara Pou-
zolsii Gay ex Braun in « Flora », I, p. 58 (1835).
var. Montagnei Bég. et Formigg., n. comb. = Ch. alopecur.
fi Montagnei Braun Char. v. Africa, p; 835 (1868) = La77i-
prothamnus alopecur. fi Montagnei A. Braun u. Nordst.
Fragra,, p. 101 (1882).
A giustificare questa sinonimia ci limitiamo ad osservare che,
non potendosi prendere in considerazione la Chara intricata Ag.
ex Wallm., anche perchè preceduta da un omonimo e cioè la
Chara intricata Trentep., il nome più antico sotto cui fu con
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 109
sicurezza, come già ammisero Braiin, Migula' ecc., designato il
tipo a distribuzione nordica è Chara papulo^a Wailroth (cor-
rispondente a Clì. Wallrothii Rupr.) che quindi trasportiamo
sotto il geii. Lamprothamnits. Esso è distribuito nella Germania
settentrionale, Norvegia, Svezia, Danimarca ed Inghilterra nel-
l'is. Wight (con passaggio alla var. Montagnei, secondo Groves *
e Migula).
La var. Pouzolsii — che distinguesi per il limitato sviluppo
(raggiunge al massimo i 10 cm.) e per presentare internodi assai
ravvicinati dando a tutta la pianta l'aspetto di coda volpina —
fu descritta dal Braun ' su esemplari di Corsica raccolti dal
Pouzols e da questi trasmessi al Gay. Di tale varietà vedemmo
solo pochi esemplari provenienti tutti dalla Corsica nell'Erbario
Centrale Italiano (sub : Cìiara Pouzolsii comunicati da Amici nel
Marzo 1856), nell'Erb. di Pisa ed in quello di Trevisan (sub: Chara
[Lìjcfmolhainnus} alopecuroides Del. [sensulat.] in Braun Exsicc.
n. 62 ; esemplare raccolto da Reveliére [VI-1864] presso Porto
Vecchio).
Dalla var. Montagnei, che si distingue dalla precedente per un
maggior sviluppo e quindi per gli internodi più discosti, descritta
pure dal Braun, non ci fu dato di esaminare alcun esemplare
negli erbari da noi passati in rassegna, ma essa è indicata di
Messina (ex Migula).
Fin qui non vedemmo per l' Italia saggi del tipo : la funzione
perciò di vicariante delle due varietà sopra illustrate resta evi-
dente.
Una terza entità dispiegante un comportamento tutt' affatto
analogo alle precedenti é quella descritta sotto il nome di Chara
^ Il quale scrive {op. cit., p. 275) : « Es ist niclit ganz sicher, welche
VOI! den drei Formen (Wallrothii, Pouzohii e Montagnei) am langsten
bekannt ist, die alteste Besclireibung — abgeselien von Agardh's
Chara intricata, die hier nicht in Betrackt kommt — hat wohl
Wallrotli gelieferfc {Chara papulosa, Vergi. Synon.), welche sich
unzweifelliaft auf die nordische Form bez'eht. »
2 H. e J. GuovES, Revieiv of the Dritish Characeae in « Journ. of
Bot. », 1880, p. 161.
3 A. Braun, Uebersicht der genauer bekannten Chara- Arten in
« Flora », 1835, p. 58.
Bull, della Soc. hot. Hai. 8
110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
spinosa Amici e che occupa nel sistema la seguente posizione :
Lychnothamnus barbatus v. Leouhardi in Lotos (1863), p. 57 ;
= Chara barbata Meyen in Linnaea, voi. II, p. 75, tab. Ili,
f. 7 (1827) ; pr. rei. syn. cfr. Migula, op. cit., p. 287.
var. spinosus Mig. op. cit., p. 298 = Chara spinosa
Amici, Descr. ale. spec. nuove di Chara (1827), in Mem. I,
Acc. di Se, lett. ed Arti di Modena, tomo 1", parte l^, 1833,
p. 214; Balsamo Crivelli, Dei princ. lav. fis. sulle Chare ^1840),
p. II.
Ch. ocnea Barbieri, Agg. (1838), p. 66, n. 341.
Ch. barbata j3 spinosa Kutz. Spec. alg., p. 318 (1849), ex. p.
Lychnothamnus barbatus major var. Amici v. Leouhardi,
Oesterr. Arm.-Gew., p. 58 (1864).
Lychnothamnus barbatus var. Barbierii A. Braun, Consp.
Syst. Char. Europ., p. 3 (1867); Braun u. Nordstedt, Fragra.,
p. 104 (1882).
Questa vicariante fu descritta dall'Amici sotto il nome di
Chara spinosa su esemplari raccolti nel Lago di Mantova
inviatigli da Paolo Barbieri e cosi indicata dal Bertoloni : ^
« Habui Mantuà in lacu superiore ad portain Pradella ab Eq.
Prof. Amicio, et a Barbierie, denuo ex paludibus Mantuanis a Fe-
lisio, ex ora Veneta ab Kg. Contareno, qui jam anno 1816 ad me
miserat ». Ed al Bertoloni devesi pure la seguente acuta osser-
vazione, che mostra come egli, pure avvicinandola alla sua vi-
cariante nordica, nettamente ne la distingueva : « cave, ne con-
fundas cum Chara barbata Meyen quae tenuior est, et habet
nuculas breviores, et tumidiores : plura exemplaria ejus Bero-
lino obtinui a Doct, Philippio ». Molti anni dopo il Leonhardi
(op. cit.) osservava che in Austria (e cioè nel Mantovano e Vene-
ziano!!) cresceva « bisher nur die gròsseren, sudlichen Form. :
L. barbatus major v. Amidi, die im nicht verkrusteten Zu-
stande schòn hellgrùn und weniger zerbrechlich ist. » e vi rife-
riva come sinonimo Ch. spinosa Amici ; ciò che è esatto, e la
figura 1081 (sub : Ch. barb. major Rchb.) fatta su pianta indi-
cata dallo stesso Reichenbach (le. bot.. Cent. IX, 1831, p. 1 e
FI. germ. excurs. 1830-32, p. 149) per lago di Plòtzensee presso
1 Beutoloni, Flora italiana, voi. X, p. 20.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 111
Berlino ed appartenente ad una forma più sviluppata in ogni
parte della pianta nordica : ciò che é erroneo. Nonostante queste
precise osservazioni, Ch. spinosa venne sinonimizzata dall'Heu-
fler ed indicato dal Bizzozero, ' appunto per la località sopra-
citata, il tipo, che certamente non vi cresce. La varietà o sotto-
specie fu invece segnalata dal Kùtzing ^ per il Lago Plotzensee
presso Berlino : località erronea, causa lo scambio con esemplari
più robusti della forma normale. Più di recente venne conside-
rata come specie a sé dal Visiani e Saccardo, ^ ma sempre sotto
il gen. Chara. W Braun * su esemplari trasmessigli dal Barbieri
sotto il genuino nome di Chara spinosa Amici, ne fece una
varietà Barriera della Ch. barbala, arbitrariamente cambian-
done il nome. Il materiale <la noi visto deve tutto riferirsi
alla vicariante ed é delle seguenti provenienze: Lago di Mantova
(in Hb. Pat.) : Mantova (D'Arco: ibid.) ; Lago superiore di Man-
tova (Masè, in Hb. Sacc.) ; Lago superiore di Mantova (leg. ?
in Hb. Cent. It.) ; Lago di Mantova (Hb. Comolli); Mantuà in lacu
superiori (Balsamo in Hb. Trevi.san). Tutti gli esemplari citati
convengono con le dettagliate osservazioni che ne diedero Amici
e Bertoloni e la sua funzione di vicariante é perciò evidente.
Essa fu inoltre indicata sotto il nome di Chara spinosa perle,
liagune d'Otranto dal Rabenhorst ^ e tre quindi sarebbero, allo
stato attuale delle conoscenze, i di.stretti dove questa entità fu
segnalata. L. spinosus trovasi, come già fece osservare il citato
Migula, rispetto a L. barbahis negli stessi rapporti che T. ul-
voides con T. obliosa. La vicariante italiana si distingue dalia
pianta nordica per essere più sviluppata in tutte le sue parti,
poco incrostata, più rigida e squarrosa, per lo più con 0 foglie
nei verticilli inferiori e mediani, per le grosse fogliette e per la
corona stipulare formata da piccole fogliucce.
Nel gen. Chara un comportamento analogo, sebbene più de-
bole ed incerto, è presentato da due forme del ciclo di Chara
^ BizzozEuo, op. cit., p. 117.
2 KuTZiNG, op. cit., p. 518.
3 Visiani e Saccardo, op. cit., p. 6.
* A. Braun, Consp. syst. Char. europ., 1867, p. 3.
* L. Rabknhorst, Systematisohe Uebersicht der auf meiner ifalieìu-
schen Reise heobcnldelen Kryptogamen, in « Flora », 1850, p. 524.
112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELI.' 8 DICEMBRE
Braunii Gmel. e da una forma del ciclo di CU. dftnudata e la
loro posizione nel sistema é la seguente:
Chara Braunii Gmel. FI. Bad. IV, p. 646 (1826).
Ch. coronata Ziz., ined. (circa 1814) in Braun Ann. Se. Nat,
2» ser. voi. I, p. 353 (1834) et in Flora, voi. XVIII (1835),
p. 59.
Chara Cortiana Bert. in Amici, Descr. ale. nuov. sp. di Chara,
1827; Bert., FI. It., X (1854), p. 16; Balsamo Crivelli, Dei
princ. lav. fis. sulle Chare (1840), p. 11, VII; prò. rei. syn.
cfr. Migula (op. cit., p. 321).
var. Stalii Bég. et Formigg., n. comb, = Chara Stalii
Visiani, FI. Dalm., Ili, p. 334 (1852).
var. Soleirolii Bég. et Formigg., n. comb. = Chara co-
ronata var. Soleirolii Braun, Ch. Ind. or. et ins. maris pa-
cifici in Hooker', Journ. of Bot., I, p. 296 (1849).
Prima di passare all'esame delle due varietà, presunte vica-
rianti, crediamo di giustificare anzitutto la nomenclatura da noi
adottata, avvertendo che il nome di Ch. coronata, che, secondo
il Braun, fu coniato dal Ziz attorno all'anno 1814, rimase inedito
fino al 1834, anno nel quale il Braun stesso lo pubblicò senza dia-
gnosi, ad esso riducendo ovvero creando le seguenti « subspecies
climaticae » e cioè Ch. Braunii Gm. dell'Europa, Ch. Schweinizii
Braun, dell'America, e Ch. Perrotletii Braun, dell'Africa. Una det-
tagliata descrizione comparve solo nel 1835,' anno dal quale la
specie del Ziz sarebbe valida. Nel frattempo furono editi per lo
meno altri due nomi e cioè quello di Ch. Braunii del Gmelin (1826)
e quello di Ch. Cortiana Bertoloni (1827) in onore del Corti, ^ che
scoprì, appunto in questa specie nel 1774, la circolazione inter-
cellulare (rotazione), e ne diede una dettagliata e critica descri-
zione ed una bella figura (tav. Ili, fig. l). Secondo le attuali leggi
della nomenclatura, come avevano di già riconosciuto del resto i
Groves' ed ammesso un grande numero dei più valorosi Caracologi
1 A. Braun, Uehersieht der genauer hekannten Chara-Arten in
« Flora », 1835, p. 59.
2 Corti ab. B., Osservazioni microscopiche sulla « Tremella » e sulla
circolazione del fluido in una pianta acquaiola; Lucca, 1774.
3 Groves H. et J., Noteì on the British Characeae for 1883 in
« Journ, of Bot. », 1884, p. 3.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 8 DICEMBUE 113
[Nordstedt (1833), Walldstedt (1872 e 1875), Wallmann (1854),
Kùtzing (1843 e 1845), Rabeiihorst (1843) ecc.] al nome di Gmelin
spetta indubbiamente la priorità.
Ciò premesso diremo che Cìi. Branmi, specie a vasta area e
discretamente polimorfa, si frammenta, come aveva già ricono-
sciuto il Braiin, in alcune entità aventi valore più o meno spic-
catamente geografico. Essa, come ci ha svelato l'ispezione del
materiale a nostra disposizione, trovasi in forme più o meno
tipiche 0 semplici variazioni del tipo in Italia. In ogni modo
segnaliamo la presenza di una varietà geografica scoperta dal
Botteri nell'isola di Lesina (Dalmazia), descritta dal Visiani sotto
il nome di Chara Staici: varietà che é l'unica rappresentata
all'isola di Capraia, di cui vedemmo esemplari nelI'Hb. Cent. It.
e noU'Hb. Martelli raccolti dal Biondi nel 1885 « in aquis sta-
gnantibus loco dicto « Lo stagnone ». Differisce dalla pianta
dell'Italia settentrionale, secondo gli esemplari da noi visti, per
lo sviluppo maggiore in ogni sua parte, sebbene il Migula as-
serisca essere una pianta di mediocre ed anche piccolo sviluppo,
per le foglie straordinariamente spesse, con gli articoli nel
mezzo rigonfi a guisa di barile, per le foglioline appena la metà
più lunghe degli oogoni, le quali sono molto grosse e di un verde
chiaro e spesso mancanti negli ultimi verticilli ecc. Secondo una
nota manoscritta del Visiani apposta all'esemplare di Lesina, rile-
viamo che la pianta fu inviata al Braun, che la riferi a Ch. co-
ronata Ziz ma, aggiunge il Visiani, da essa « videtur differre
nuculis albidis nec nigris, utrimque rotundatis nec apice aculis,
ad articulos aggregatis nec ad plurimum geminatis et habitu
robustiore et crassiore ». Carattere, quest'ultimo, che riscon-
trammo anche nelle piante di Capraia e che non può non averci
richiamato alla mente l'analogo carattere presentato da T.iil-
voides e L. spinosus. Qui aggiungeremo che, secondo il Migula
{op.cit., p. 331), Ch. Stata sarebbe stata trovata anche nei Sie-
benbùrgen e che ricongiungesi con intermediarli al tipo: ma
della prima indicazione attendiamo conferma e della seconda
teniamo conto, ritenendo che forse essa trovasi allo stato di
variazione, quantunque appaia esclusiva nelle due nominate
isole di Lesina e di Capraia.
Altra forma con probabile significato di vicariante è pure la
var. Soleirolii, nota sin qui solo di Bonifacio ed Ajaccio e di
114 SEDia VI FIRKNZB - ADUNANZA DELL' 8 DICKMBIIE
cui vedemmo un unico esemplare (in Hb. Sommiersub: Chara
Braunii R. Br.) proveniente dai dintorni di Bonifacio. Essa si
differenzia, pure secondo il Migula {op. cit., p. 331, fìg. 83),
dalla pianta dell'Italia settentrionale per essere assai sviluppata,
ma debole, per le foglie sottili, per le foglioìine piccole, spesso
mancanti negli ultimi nodi e sopratutto nelle foglie sterili ; la
fruttificazione è rada ed i frutti sono piccoli con un nucleo
lungo 420-440 ij.. Non potremmo asserire con sicurezza che essa
sia l'unica forma per la Corsica e che mancherebbe altrove : i
dati a questo riguardo sono, in verità, troppo scarsi. Data per altro
la frammentazione a cui è andato incontro il tipo, non escludia-
mo che la var. SoleirolU colle sue variazioni possa essere l'unico
rappresentante del ciclo nell'isola ed in altri finitimi territori.
Chara denudata A. Braun in Drége et Meyer, Zwei Pflanzeng.
Docum. in Flora, 1843, p. 50 (nom. tant.);' Braun, Schweiz.
Char. p. 5 (1847).
Ch. dissoluta A. Braun in litt., 1854; in Consp. Syst. Char.
europ., p. 14 (18G7) nom.; in Ch. v. Afrika in Monatsber.
Kgl. Akad. D. Wiss. z. Berlin, p. 831 (1868) nom.; Leonhardi
Oesterr. Arml.-Gew., p. 42 e 63 (1864).
Ch. contraria suhspec. dissoluta Braun u. Nordst. Fragm., p. 145
(1882), tav. Ili, fìg. 224.
Anche qui, prima di esaminare la forma vicariante d'Italia,
avvertiamo che, contrariamente a quanto fanno Migula ed
altri autori, diamo la priorità a Ch. denudata, di cui il Braun
pubblicò, nella prima opera sopra citata, il solo nome e nelle
Characee Svizzere la descrizione: nome che arbitrariamente
cambiò in seguito con quello di Ch. dis.soluta. In ogni modo
Ch. denudata frammentasi, secondo il Migula {op. cit., p. 384),
in tre entità aventi, a quel che pare, valore geografico e cioè:
a) africana dell'Africa ; j3 italica, che sarebbe stata trovata solo
in Italia al Lago di Mantova ' e 7) helvetica in qualche rara ed
■1 Nella citata opera alla pag. 50 non è ricordato che il nome ; ma
alla pag. 172, oltre il nome, v'è un n. 8847 sotto il quale, a quel
che pare, sarebbe stata distribuita.-
2 Secondo le indicazioni date dal v. Leonhardi (o^J. cit.., p. 64;, sa-
rebbe stata raccolta nel Lago di Mantova dal Conto D'Arco, da questi
trasmessa al Bracht. che la comunicò alI'Erb. di Praga, dove fu
esaminata dal v. Leonhardi stesso.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 115
isolata località della Svizzera. I.a CJi. denudata var. italica Bég.
et Forrainrg. (n. comb.) non ci fu possibile sin qui di esaminare:
ma essa sarebbe caratterizzata per esser più debole delle altre
due, ma straordinariamente più allungata, pei verticilli fogliari,
almeno negli esemplari più evoluti, cortecciati, talvolta solo
r inferiore, talvolta anche due, per le foglioline più lunghe
degli oogoni e per la corona stipulare proporzionalmente più
sviluppata.
Non é da escludere che altre entità, studiate sotto questo spe-
ciale punto di vista su materiale più abbondante di quello da noi
utilizzato, rivelino un comportamento analogo a quello sopra deli-
neato. Cosi resta, a nostro giudizio, da stabilire se Nitella hrachy-
teles A. Braun con stiletta affinità con N. translucens e N. mucro-
nata cai ricorda nell'abito ed in altri caratteri ed indicata e per
la Corsica e per l'Algeria si associ alle specie nominate o le
sostituisca. Del pari resta da ulteriormente meglio precisare
l'area di T. glomerata var. microcephala A. Braun, che tro-
vasi del pari in Corsica ed in Algeria, quella di Ch. Raben-
horstiì A. Braun trovata sin qui soltanto nel lago di S. Egidio
nel Promontorio Garganico dal Rabenhorst ' ecc.
In ogni modo quanto fu sin qui da noi esposto ci permette di
addivenire alle seguenti conclusioni:
1° Anche nelle Characee, limitatamente ai territorii della
Flora italiana ed allo stato attuale delle conoscenze, alcune en-
tità, generalmente interpetrate come specie, ma riducibili ad un
grado gerarchico inferiore, esplicano la sostituzione delle aree
e devono quindi essenzialmente interpretarsi quali entità geo-
grafiche.
2." Tale comportamento è presentato da generi di debole
polimorfismo, quali sono i generi Tolypellopsis, Lamprotham-
nus, Lychnothamnus e nel gen. Chara da Ch. coronata relati-
vamente poco polimorfa e ne deduciamo che é appunto la varia-
bilità meno accentuata la causa prima per cui in aree più o
meno vaste, continue o discontinue, si può verificare la pro-
prietà areale in questione,
3.° Le vicarianti ascritte a T. obiusa (e cioè la Ya.r. ttlvoides),
^ Rabenhorst, op. cit.
116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
a Lychnothamnus barbalus (e cioè la var. spinosus) ed a Chara
Braunii (e cioè la var. Stalii ed in parte anche la var. Solei-
roli) sono riducibili a fatti di gigantismo traente seco, come é
ben noto, non solo un maggior sviluppo, ma anche qualche ca-
rattere in proprio. Il parallelismo fra la T.ulvotdes, L. spinosus
e Ch. Stalii è, a questo riguardo, perfetto. A nanismo è invece
ascrivibile L. Poazolsii rispetto a L. papiilosiis, laddove la
var. Montagnei tiene di mezzo fra il tipo nordico ed il meri-
dionale, quantunque occupi l'area di quest'ultimo.
4." Tutto un complesso di considerazioni induce a ricercare
la causa di siffatte variazioni orientate, in parte in condizioni
di stazione cioè dell'ambiente acqueo, in parte di clima, che alla
sua volta induce speciali condizioni nella temperatura, gelo,
disgelo ecc. delle acque.
5." Il valore gerarchico delle entità in questione, interpre-
tato per lo più quale specie, ammettendone come dimostrata la
ereditarietà, non crediamo debba essere superiore a quello di
varietà, in parte stazionali, in parte climatiche. E ci appoggiamo
al fatto che esse si ricollegano insensibilmente al tipo, com'è il caso
di T. obticsa e L barbaitis, che non di rado presentano forme abba-
stanza sviluppate anche nelle piante nordiche e di L. barbatus
var. Montagnei, che passa gradualmente alla forma nordica,
secondo sopra fu esposto.
6° In ogni modo sta il fatto che tale variazione, contraria-
mente a quanto ha luogo in altri gruppi investiti da più valido
polimorfismo, è fino ad un certo punto infrenata ed orientata e
spetta a ricerche sperimentali di svelare quali le cause del
fatto, se è possibile ed entro quali limiti ridurre l'una forma
nell'altra, e se questa riduzione ha luogo in condizioni speciali
anche in natura.
Il Segretario dà j)oi conto di una nota preventiva del Dott. Ra-
nieri Montanelli Sulla divisione delle cellule madri del polline nelle
Cuourbitacee, che figfurerà in altro posto.
Le cinesi polliniclie delle Cucurbitacee sono state oggetto finora
di scai'se ricerche, cosicché il lavoro del Montanelli, che le ha studiate
nella Cucurbita Pepo e neìV Ecbalium Elaterium , riesce interessante sia
per questo, sia perchè tale lavoro, per quanto non sia ancora com-
pleto e taluni risultati debbano essere sottoposti ad un esame ul-
teriore, contribuiscono alla retta interpetrazione di parecchi punti
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 117
del processo cariocinetico. La costituzione iniziale dei cromosomi
nel nucleo delle cellule madri deriva dal raccogliersi dei granuli
di cromatina fin qui distribuiti senz'ordine apparente nel nucleo
verso alcuni centri, che si organizzano gradatamente in cromosomi
filamentosi ed autonomi. Essi non appaiono omogenei ma constano
di una corona di granuli crouiatinici disposti in fila e cementati da
una sostanza incolore : a misura però che il processo di maturazione
dei ci'omosomi s'inoltra essi si levigano alla superfì.cie, aumenta
la loro affinità cromatica e divengono omogenei pel fondersi in una
massa compatta dei dischi di cromatina.
Durante tutto questo processo i cromosomi occupano la regione
periferica del nucleo intrecciandosi in tutti i sensi in modo da dare
l'idea di un effettivo spirema Non è possibile scorgere in queste fasi
le terminazioni dei singoli cromosomi e non si può quindi escludere
del tutto che essi, attestandosi per la loro estremità, abbiano dato
luogo ad un filamento continuo, ma anche in questo caso il fila-
mento sarebbe secoudai'io e non rappresenterebbe altro che un caso
particolare di aggregazione di cromosomi originariamente distinti.
Secondo le recenti interpetrazioni di Strasburger e Gregoire i cro-
mosomi nella profase della priraa divisione delle cellule madri do-
vrebbero costituirsi a coppie : ma nel caso nostro ciò non sembra
avvenire con qualche regolarità e costanza : si vedono è vero in
casi anche frequenti dei lunghi tratti di filamento paralleli e stretta-
mente ravvicinati) ma questo è ben lungi dal costituire la regola,
perchè accanto ad essi anche nello stesso nucleo non mancano
esempi di tratti di filamento semplici, e all'inizio della costituzione
del nucleo i cromocentri possono essere indifferentemente solitarii
o genuini. E probabile che questo processo di accoppiamento o
giustapposizione dei cromosomi, che s'inizia saltuariamente fino
dalle profasi, si esplichi poi nella sua massima intensità durante la
fase sina.ptica. All'uscita della sinapsi il filamento è effettivamente
doppio, e in qualche ansa isolata che si allontani dal fitto viluppo
sinaptico si possono non di rado seguire le coppie corrispondentisi
dei minuti granuli cromatinici. Come si è detto, durante le fasi pre-
sinaptica e sinaptica. il nucleo è andato aumentando rapidamente
di volume ed arricchendosi di cromatina, tanto che i cromosomi for-
mano attorno al nucleolo un denso e fìtto groviglio di bastoncelli
rugosi e robusti. 11 Montanelli non ha osservata alcuna relazione
tra questo accrescimento della materia cromatica e il comporta-
mento del nucleolo. Fin dal momento che i granuli di cromatina
dispersi alla periferia del nucleo cominciano a raccogliersi nei cro-
mocenti anche il nucleolo aumenta di mole rapidamente e resta poi
tale durante tutta la fase sinaptica, senza presentare alcun segno
di indebolimento o di degenerazione cromatica.
All' uscita della sinapsi segue un periodo oscuro che solo ulte-
riori ricerche potranno chiarire: durante il quale si ha la scomparsa
brusca dal nucleolo e contemporaneamente una estrema riduzione
118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
dell'apparato cromatinico del nucleo. La scomparsa del nucleolo può
forse mettersi in rapporto colla comparsa in seno al protoplasma di
numerosi granuli rotondi, isolati ed a coppie che reagiscono alla
maniera dei nucleoli e che scarsi durante la profase e la telofase
sono abbondantissimi durante la metafase. Sono i nucleoli citopla-
smatici od estranucleari osservati già da altri, i quali potrebbero
forse rappresentare dei residui o fragmenti di sostanza nucleolare
attardatasi in seno al plasma cellulare anche dopo la ricostitvizione
dei nuclei figli dai quali potrebbero poi venire riassorbiti.
Ma non è soltanto la brusca scomparsa del nucleolo che colpisce
in queste piante, ma eziandio e molto più la singolare e profonda
contrazione dei cromosomi. Chi ha osservato le robuste fasi di spi-
rema di questi nuclei, non può a meno di sorprendersi di trovare
che ne derivano dei modesti fusi nucleari, luugo i quali si notano
dei minuscoli cromosomi globulari. È avvenuta certo dopo la fase
sinaptica una intensa eliminazione di cromatina della quale è ancora
da stabilire il destino. Forse non è del tutto azzardato il mettere
in relazione questo fatto colla ricchezza e la nettezza delle radia-
zioni cinoplasmiche che si osservano in queste cellule con una bel-
lezza rara nel regno vegetale, e che raggiungono il punto culmi-
nante appunto durante la fase del fuso. Però questa non può essere
pel momento che una supposizione da sottopoi'si ad ulteriore di-
samina.
Tra la prima e la seconda divisione i nuclei figli talvolta tornano
in riposo, talaltra entrano di nuovo in divisione cosi rapidamente,
che la seconda divisione s'inizia quando le traccio della prima non
sono ancora scomparse.
Le dimensioni dei cromosomi sono cosi piccole dalla metafase in
poi che non è stato possibile stabilire quali differenze intercedano
tra la prima e la seconda divisione : però una volta che i cromo-
somi sono giunti al polo ed i nuclei figli si sono ricostituiti, il loro
volume aumenta rapidamente, certo per assorbimento di sostanza
attraverso la membrana nucleare, e non tardano a prendere l'aspetto
di grosse vacuolo alla cui periferia s'accumola la cromatina in forma
di grosse gocciole, derivanti da rigonfiamenti locali dei cromosomi,
collegate da un reticolo più sottile.
Interessanti sono anche le anomalie che offrono le cellule madri
di queste piante e segnatamente della Cu-iurbita Pepo : cosi ad es.
non sono rari i casi nei quali il nucleo si dissolve per intiero entro
le cellule madri adulte, ed allora o si hanno delle cellule prive del
tutto di nucleolo o con nucleo residuato al solo nucleolo talvolta
divenuto vescicolare.
Altra anomalia di comportamento è data da quelle cellule madri
che si trasformano direttamente in un grosso enorme granulo di
polline il quale forma si la sua caratteristica membrana, ma il cui nu-
cleo non tarda ad entrare in dissoluzione
In altri casi i nuclei di due cellule madri in luogo di occupare
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 119
il centro della cellula si portano in vicinanza alla stessa parete
divisoria, poi si allargano verso di questa e attraverso un poro pre-
esistente o neoformatosi nella membrana si allungano l'uno verso
l'altro e si fondono insieme. La figura richiama alla mente in modo
singolare i fenomeni di copulazione delle Spirocjyra. Il caso non è
del tutto nuovo perchè il Walker lo ha segnalato nei leucociti di
Axolat e si presta a varie interpetrazioni. Il Montanelli si limita
per ora a l'ichiamare 1' attenzione su questo fatto, che è nuovo nel
regno vegetale, poiché se l'Ikeno ha dimostrato l'afflusso di cromo-
tina dalle cellule del tappeto verso la oospera delle Cicadee è forse
nuovo il caso di fusione di due nuclei nelle cellule madri del pol-
line di piante dicotiledoni
Il socio Fiori mostra una non frequente anomalia di sviluppo
nel Boletus edulis, consistente nella prolificazione di un corpo frut-
tifero sull'altro, cioè a lato del cappello di q^^ello inferiore trovasi
impiantato un altro corpo fruttifero, minore di dimensione ma pur
esso fornito di gambo e di cappello e perfettamente conformato. A
tale prolificazione accennano diversi Autori riportati dal Penzig
(Pflanz.-TeratoL, II, p. 573), di cui però alcuno italiano.
Il Segretario presenta infine la seguente nota delle
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2^ se-
mestre del 1907.
Annali della E. Scuola superiore di Agricoltura di Portici. Ser. II,
Voi. V-VI. Portici, 1904-1906.
Bulletin du Jardin Tmp. Boi. de St. Pétershourg. Tom. VII, 1907, livr. 1, 2.
Bulletin de la SociétéVaudoise des sciences naturelles.Yo\,4:B, 1907, n. 159.
Muroellia. Rivista internazionale di Cecidologia. Voi. VI, 1907, n. 2.
Memoirs of the Department of AgricuUure in India. Yo\. II, 1907, n.' 1, 2.
Moniteur du Jardin Botanique de Tiflis. 1907, livr. 7.
Oesferreichische Garten-Zeitung. Jahrg. II, 1907, n." 7-12.
Ttecueil des travaux du Jardin botanique de Tifis. Voi. VIII, 2; IX, 3.
The Journal of the Quekett-Mtcroscopical Club. Ser. 2=*, Voi. X, n. 61.
The Ohio Naturalist. Voi. VII, 1907, n." 7-8.
Bargagli P., Contribuzioni allo studio degli insetti che danneggiano
i semi nella Colonia Eritrea. Firenze, 1907. (Agricoltura Colo-
niale. Anno I, fase. 2°).
Benedicks C, Linnés Fiuto Suecicus och beskrifuing òfwer sten-
riket. Upsala, 1907.
Enander S. J., Studier òfwer Salices i Linnés Herbarium. Upsa-
la, 1907.
Engler A., Syllabus der Ptìanzenfamilien. Fiinfte, umgearbeitete
Auflage. Berlin, 1907.
Errerà L., Cours de physiologie moléculaire fait au doctorat en
sciences botaniques en 1903. Le9ons recueillies et rédigées par
120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE
H. Schouteden. Bruxelles, 1907. (Recueil de V Inst. bot. de Bruxel-
les. Tom. VII).
Fries Th. M., Bref ocli skrifvelser af och till Cari von Linné. Del. I.
Stockholm, 1907.
Goìran J.., Nuova stazione nizzarda di Pistacia Saportae Burnat =
P. Lentisco X Terebinthus De Saporta et Marion. Firenze, 1907.
{Bull. Soo. bot. ital., 12 maggio 1907).
Handel-Mazzetti (v.) H, F., Monographie der gattung Taraxacum.
Leipzig und Wien, 1907.
Howard A., First report on the fruit experiments at Fusa. Cal-
cutta, 1907. {Agricult. Research Instihite, Fusa. Bull. n. 4, 1906).
Krieg A., Beitrage zur kenntnis der kallus, und wundholzbildung
geringelter zweige und deren histologischen veranderungen.
Wiirzburg, 1908.
La R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici nel passato e nel
presente, 1872-1906. Fortici, 1906.
La Società di Naturalisti in Napoli nel XXV» anniversario della sua
fondazione. 1881-1906. Napoli, 1907.
Lindfors, et 0., Linnés Diete tik.TJpsala, 1907.
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tiaruni Suecica biseculari natali auctoris denuo edidit. Hol-
miae, 1907.
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Vetenskapsakademien. Voi. l-III, Upsala, 1905-1906.
■ — Cari von Li)inés betydelse saasom naturforskare och lakare. Skil-
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ning af tvaahundraarsdagen af Linnés fodelse. Upsala, 1907.
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nello studio della idnologia. Milano, 1907.
— La flora segusina dopo gli studii di G. F. Re. (Flora segusien-
sis, 1805. — Flora Segusina, Re-Caso, 1881-82). Torino, 1907.
{Mem. dilla R. Acc. delle Scienze di Torino.^ Ser. 2.^ Tom. 58).
— Parole pronunziate nell' Archiginnasio di Bologna il 12 giu-
gno 1907 in occasione delle onoranze per Ulisse Aldrovandi
nel 111° centenario della sua morte. Torino, 1907. {Atti della
R. Acc. delle Scienze di Torino. Voi. 42).
SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DELL' 8 DICEMBRE 121
Mattirolo O., Sulla opportunità di conservare il nome generico di
« Rea » (Bertero) in luogo di quello di « Dendroseris » (Don). To-
rino, 1907 {Idem., Voi. 42).
Pfeffer TF., Ontersuchungen iìber die entstehung dar schlafbewo-
gungen der blattorgane. Leipzig, 1907.
Richter 0., Die bedeutuug der reinkultur eine literaturstudie. Ber-
lin, 1907.
Sommier S., Forme nane di Diplotaxis muralis DC. e di Erodium
cicidarium L' Hérit. Firenze, 1905. {Nuovo Giornale hotan. Hai.,
[Nuova SerieJ. Voi. Xil, n. 4).
— Piante inedite di Lampedusa e di Linosa. Firenze, 1905. (Bui-
lettino Soc. hot. ital., 12 nov. 1905).
— Sulla presenza in Toscana di Colchicum provinciale Loret. Fi-
renze, 1905. {Idem, 10 dicembre 1905).
— Una specie nuova di Sesleria. Firenze, 1905. {Idem, 9 aprile 1905).
— Un nuovo ibrido di Pedicularis. Firenze, 1905. {Idem, 10 marzo 1905).
Swederus M. B., Linné och Vaxtodlingen. Upsala, 1907.
— Linnés, vorlesungen tìber die cultur der Pflantzen. Upsala, 1907.
Tower, W. L., An investigation of evolution in Chrysomelid beetles
of the genus Leptinotarsa. Washington, 1906.
Tidlherg T., Linnéportratt. Stockholm, 1907.
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
INDICE
Albo G. — Ancora sulla fisiologia della nicotina nelle
piante di tabacco Pag. 46
— I primi licheni di Linosa e di Lampedusa » 42
— La vita dei semi alio stato di riposo » 93
BARaAGLi-PETRUCCi G. — Su alcuni tricomi di Palme . » 63
BÉauiNOT A. — Osservazioni intorno a Cardamine praten-
sis L., C. Hayneana Wehv. ap. Rchb. e C. granulosa
AH. nella flora italiana » 28
— Sulla precedenza di Diqitalis micrantìia. Schrad. ap.
Elmig. (1S12J rispetto a D. micrantha Roth (1821) . » 39
— e FoRMiGGiNi L. — Ricerclie ed osservazioni sopra al-
cune entità vicarianti nelle Characee della flora italiana » 100
Belli S. — Intorno ad alcuni Hieracium dell'Abruzzo rac-
colti dal prof. Lino Vaccai-i » 92
— Sul Hieracium undulalum Boiss. {H. Naegelianum Pancic). > 71
BiCKNELL C. — Una passeggiata botanica in Spagna . . » 74
BoLZON P. — Note sulla flora delle dolomiti bellunesi . » 7
BoRZÌ A. e SoMMiER S. — Relazione delle feste Linneane
in Svezia » 67
De Toni G. B. — Note biografiche in memoria del de-
funto consocio prof. Gino Cugini » 84
Fiori Adr. — Sulla straordinaria melata à.Q\VAhies alba a
Vallombrosa nell' estate del 1907 * 85
— Un manipolo di piante del Gran Sasso d' Italia. . . » 80
GoiRAN A. — Nuova stazione di Pistacia Saportae. . . » 62
— Sulla presenza di Bromus Schraderi Kunth. nel Niz-
zardo (Proa. verbj » 5
Invito dell'Università di Upsala alle onoranze che si fa-
ranno in occasione del secondo centenario della na-
scita di Carlo Linneo fProo. verb.) » 21
Montanelli R. — Sulla divisione delle cellule madri del
polline nelle Cucurbitacee (Proc. verb.) » 116
124 INDICE
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il
primo semestre del 1907 Pag- 77
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società dui-ante il
secondo semestre del 1907 » 119
Saccardo P. a. e TiiAVKRSO G. B. — Sulla disposizione
e nomenclatura dei gruppi micologici da seguirsi
nella Flora italica cryptoqama » 22
SoMMiER S. — Materiali per una florula di Pantelleria . » 48
— Un nuovo ibrido di Pedicularis » 38
Vaccari L. — Sulla opportunità della pubblicazione di
un libro a scopo di propaganda a prò del rimboschi-
mento in Italia (Lettera al Presidente della Società
botanica italiana) » 19
Villani A. — Di alcune piante contenute nell' erbario
Ziccardi » 14
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
A_iiLiio 19 08.
FIRENZE
1908.
Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10
(Luigi Chiti successore).
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 11 gennaio 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccakini.
Il socio Fiori dà conto di una singolare fioritura fuori stagione
dello Spartium jimceum da lui osservata il 6 Gennaio di quest'anno
alle Cave di Majano presso Fiesole. Si trattava di un cespuglio della
ben nota Ginestra situato sul ciglio di una cava di pietre ad espo-
sizione di mezzogiorno, j)resentante parecchi ramoscelli con diversi
fiori parte sbocciati e parte da sbocciare. Crede che questa anormale
fioritura non sia uè comune né priva di interesse, trattandosi di
pianta legnosa ; il fatto certamente ricollegasi colla eccezionale mi-
tezza dell'inverno di quest'anno.
Non essendo pervenuto alcun lavoro da parte dei soci e non es-
sendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta.
Adunanza del dì 8 febbraio 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccaeini.
Il Segretario dà conto della seguente nota del socio Bolzon:
P. BOLZON. — ADDENDA AD FLORAM ITALICAM.
Queste aggiunte si riferiscono alla parte finora pubblicata
della Flora Analitica d" Italia di Fiori, Paoletti, ecc., cioè fino
al voi. IV, parte I, ed hanno per oggetto alcune novità del
Veneto e della provincia di Parma non ancora pubblicate nelle
mie precedenti note inserite in questo Bollettino.
624. Talipa silvestris L. * y prinzeriana mihi, flores
erecti- vel sicberecti in gemma, iepalis 2,5-3 centiin.
6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO '
longis, externis 7-9 min. lalis, plus minus intense extus
lyurpurascenWbus, internis 11-16 ìmn. latis, extus in-
tegre luteis, vel salteni in dorso medio purpurascentiì)us.
Subappennino Parmigiano: al m. Prinzera sopra Foriiovo
nel versante settentrionale presso la cima (m. 600-700),
nei boschetti di quercie in terreno erboso a substrato ser-
pentinoso, molte piante in piena fioritura il 9 Maggio 1907.
Si accosta alla var. j3 australis (Lli.) da cui differisce
per le dimensioni dei tepali; per il colore dei tepali si
accosta alla forma &. montana Willlì.
743. Tamus communis L. * to. asarìfolia Goir. Colli Par-
migiani: nei boschi fra le siepi delle alture presso Col-
lecchio.
1151. Lìjchnis Flos-cuculi L. b. nana luìlii, caulis lòcentim.
longus, uni-vel paucifloy^us. Medio Appennino Parmense:
nei boschi di castagno del m. Fuso sopra Scurano (m. 800-
1000) in terreno asciutto erboso !
1212. Saponaria Vaccaria L. * h. minor Goir. Alpi Bellu-
nesi : nei ghiaioni dolomitici del torrente Duran sopra
Dont di Zoldo a circa 1100 m.! Bell'esempio di variazione
rupestre di specie tipicamente segetale.
1326. Arabis pauciflora (Grimni) Garcke. Medio Ap-
pennino Parmigiano : nei luoghi ombrosi dei boschi di
faggio del m. Caio sopra Musiara (m, 1300-1500) copiosa!
Era noto dell'Appennino ligure e centrale e non del set-
tentrionale ; resta cosi riempita tale lacuna.
1358. Amaria offlcinalis Andrz. * b, piiniila Goir. Nel
medio Appennino Parmigiano sopra Calestano!
1383. Dentaria digitata Lam. * e. ptlosiila Gelmi. Prealpi
Trevigiane : alle falde del m. Grappa in valle del Boccaòr
sopra il Capitello l; nelle Alpi Friulane in valle dell' Er-
bezzo vicino S. Pietro al Natisene (Minio !).
1484. Lepidiuìn ruderale L. * b. inìcrocarpum Rouy et
Fouc. Nei luoghi incolti presso Bagnolo di Po in Pole-
sine (30 Maggio 1895, De Bonis !).
1559. Anemone trifolia L. * b. minor Val de Lièvre. Sub-
appennino Parmigiano : presso la cima del m. Prinzera
(m. 500-000) fra i cespugli nei boschetti di quercia del
versante settentrionale, in piena fioritura il 9 Marzo 1907!
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 7
Alpi Bellunesi: nei luoghi fittamente ombrosi del m. Aiar-
nola sopra Padola in Comelico superiore (m. 1500-2000),
il 2 Agosto 1907 nello stesso grado di fioritura delle
piante da me raccolte sul Prinzera nel Marzo precedente.
1602. Ranunculus geraniifolìus Pourr. * rar. apeniiìnus
Fiori. Medio Appennino Parmense : al m. Caio {Passe-
rini in herb. Parm.!). Nelle aggiunte alla Fiora Parm.
di Avetta e Casoni è riportato R. monianus del m. Caio:
gli esemplari relativi da me esaminati mi portano a cre-
dere che si tratti della var. apenninus, per cui R. mon-
ianus è da radiarsi dalla Flora Parmense.
1879. Cytisus hirsuiiis L. o supinus (L. p. p.) * d. luajor
mitii, foliolis usque ad 35-45 min. longis ; capìtulus
fiorimi terminalium circiter 5 ramis sterilidus foliosis,
usque ad 8-10 centim. longis, circumdatus. Prealpi
Friulane : in valle del Natisene vicino a S. Pietro a m. 300
(15 Giugno 1903, Minio !). È mV esaltazione della forma
grandis Goir.
1886. Genista tinctoina L. Alle forme Parmigiane da me pub-
blicate in mie precedenti note di questo Bollettino ho da
aggiungere :
— *yhiiiiiilis (Teii.). Medio Appennino Parmense:
luoghi erbosi, asciutti e scoperti del m. Caio sopra Tre-
vignano a 1300-1500 m. (25 Giugno 1907!). Forma nota
anche dell'attiguo Appennino Reggiano al m. Ventasse
(cfr. Casali, Supplem. alla FI. Regg.).
— £ ovata (W. et R.) * Perreyniondi (Lois.) Ap-
penn. Ligure-Parmig. : al m. Getterò verso il passo delle
Cento Croci !
— * n apenniiia Fiori. Medio Appenn. Parmigiano: al
ra. Caio (Passerini in herlj. Parmig.lJ: Appenn. Parmig.-
Piacentino : nei luoghi erbosi secchi e scoperti del m. Bue
a m. 1600-1800! Nota soltanto del m. Ventasse nell'attiguo
Appenn. Reggiano (cfr. FI. Analit. d'Italia).
— * 5>. acutifolia luilii, foliis lanceolatis acutis.
Appenn. Parmig.-Piacentino : nella faggeta presso il cri-
nale del gruppo del m. Nero sopra Cornolo (luglio 1904!).
2148. Lathyrus vernus Bernh. fi flaccidus Ces., Pass, e Gib.
* 1>. ang^ustifolins (Fiori, 1907), mihi, foliolis, angu-
8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO
siioribus, 5-8 771771. tantum latis. Prealpi Friulane : in
valle della Cosizza vicino S. Pietro al Natisone nei pendii
ombrosi a 250 m. {Minio!). Forma scoperta dal Fiori e
da lui riportata nella FI. Analit., voi. IV, parte I, ma
senza nome probabilmente perché si riferiva ad un'unica
località.
2360. Daucus platycaì^pos Scop. * b. foliosiis iiiilii, umbellae
bracteis plus minusve laciniatis. Agro Parmigiano : fra le
messi a Montecliiarugolo vicino al ponte sull'Enza ! Esal-
tazione della forma tipica dovuta al terreno pingue.
2584. EuphorMa carnìolica Jcq. * b. loiig'eradiata Goir.
et Tonini {Specimen Morjjh. veg., p. 24 [1875]). Colli
prealpini del Trevigiano ; luoghi ombrosi presso Asolo
in Breda! (Aprile 1897, trovandomi col prof. A. Fiori).
Questa forma del Goiran è del resto inclusa nella FI.
Italica del Bertoloni, colla frase « umbella dum luxuriat
long a et radiis primariis crassiusculis pollens ».
2585. E dulcis i. * b. long'eradiata niilii, radii primarìì
umbellarum m.ulto longiores (circiter 7 ceniìm. longis
usquead bipartitionem) . Collina Parmense: macchie presso
Sivizzano sopra Traversetolo (7 Maggio 1905, frutto !).
Anche questa forma è contemplata nella frase Ber-
tolcniana : 7^adii modo involucrum aequantes, modo
longiores.
2662. Primula acaulis (L.) Hill, Jcq. <J caulescens Kocli * b.
parviflora vaXìù.^scai'ìus umbellam multiflorani ferens,
corolla integre lutea diametro 15-20 inm. tantuìn lato.
Agro Parmigiano verso i colli: lungo i ruscelli presso la
strada da S. Maria di Piano a Mamiano (19 Marzo 1906!).
Mancandomi la cassula non so se questa mia forma di-
penda dalla var. 0 caulescens Kocìi 0 dall' ibrido P. elatìor
X acaulis Muret.
2707, Samolus Valerandi L. * b. liuiuilìor Goir. Prov. di
Rovigo : presso Bagnolo di Po lungo le rive dei fossi
(4 Novembre 1899, De Bonisl). Scoperta dal Goiran
presso la non lontana Legnago.
2772. Menyanthes trifoliata L. * b. niacropliylla mìbi,
caulis circiter 30 centim. longus, foliolis usque ad 10
centim. longis. Appennino Tosco-Parmigiano: nelle paludi
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL* 8 FEBBRAIO 9
del lago Squincio i m. 1146) presso il passo del Lagastrello,
il 17 Luglio 1903, frutto!
— * e. microphylla iiiilii, caulis circiter 10 centim.
longus, foliolis circiteì\2,5-3 centim. longius, I centim.
circiter latis. Alpi Dolomitiche del Bellunese: nel gruppo
del m. Civetta alia Forcella d'Alleghe sopra Pécol nei
prati acquitrinosi (m. 1800) !
3282. Galium palustre L. * o coiigestuiii (Jord.). Prov. di
Rovigo: alle rive dei fossi e nei prati umidi presso Ba-
gnolo di Po (30 Maggio 1894, fiore, De Bonisl). Forma
nota soltanto del Faentino.
2331. Valeriana montana L. * b. rotundifolia Car. et St.
Lager in FI. de France di Rouy et Fouc. Medio Appen-
nino-Parmense : nelle fessure delle rupi calcaree del-
l'estrema vetta del m. Caio (m. 1580^, 24 Giugno 1907,
in fioritura! Forma che non figura nelle Flore Italiane.
3457. Adenophora liliifotia (L.) Bess. * b. angustifolia Paiii-
paiiiui, foliis lanceolatis, usque ad 15 centim. longis,
6-15 mni. tantum latis. Prealpi Trevigiane occidentali :
nel m. Grappa in luoghi dirupati calcarei e ombrosi
lungo l'aspra salita dello Scalare in valle del Boccabr
(Agosto 1904 !); nello stesso luogo ne ho osservato forme
intermedie col tipo, cioè a foglie pure lanceolate ma più
larghe e più corte. Forma scoperta dal Pampanini pure
.nelle prealpi Trevigiane, ma nella loro parte orientale.
3469. Adenostyles alpina (L.) Bl. et Fing. Ecco le forme da me
raccolte finora nell'Appennino spettante alia prov. di
Parma:
— * .i3 australis (Nyiii.)* Appenn. Tosco-Parmigiano:
al m. Navert ^ sopra Monchio ! — Appenn. Parmig.-Pia-
centino al m. Nero!
— *b. repauda Fiori. Appenn. Ligure-Parmig.: nei
boschi di faggio del m. Penna sopra S. Maria di Taro !
Forma nota non più a nord della Toscana.
— * e. lucida Fiori. Appenn. Ligure-Parmig. : al.
^ Nella carta geografica dell'Istituto Topogr. railit. di Firenze, nel
suo posto figura il m. Nave, ma è certo errore, perchè nei dintorni
viene da tutti chiamato Navert.
10 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'8 FEBBRAIO
m. Zuccone sopra il passo delle Cento Croci ! Era nota
soltanto dell'Appenn. Reggiano.
3591. Achillea macrophylla L. * b. exilis mìlii, caulis gra-
cllis foliìs multo mmorilms lacinus angustiorWus, co-
■ rymbis suljsimplìcihus pauctfloyH^ (4-5 capitidis) ; ca-
pituli cwn 4-5 fLorVnis ligulaiis, liguliR brevioribus.
Appennino Tosco-Parmig. : presso il lago Verde e al m.
Navert (prof. Fontana, Agosto J905!).
3915. Cì^epis Jacquini Tausch. * d. ìnte^rifolia Fiori. Alpi
Dolomitiche del Bellunese : nel Conielico superiore sulle
rupi che sovrastano il passo di m. Croce e precisamente
al m. Neunerkofele ^ in basso verso il m. Colesei a m. 2000
circa, 8 Agosto 1907, fiore ! Nelle altre dolomiti del Co-
melico superiore (m. Aiarnola sopra Padola e nello splen-
dido vallone di Popera del m. omonimo) ho trovato Invece
molta diffusa la forma &. ì^haetica Weiss. in Hall et Wohlf.
Dal Vice Presidente prof. Baccarini sono comunicate le ricerche
preliminari da lui compiute sui Funghi parassiti delle galle fogliari
che la Filossera produce nella vite. I risultati preliminari ai quali
egli è pervenuto sono i seguenti :
P. BACCARINI. — INTORNO AD ALCUNI MICETI PA-
RASSITI SULLA FILOSSERA DELLA VITE.
11 chiarissimo prof. G. B. Grassi, che si occupa con tanta
attività della biologia della Filossera, mi segnalava l'autunno
scorso una estesa moria della forma gallicela ; moria che sem-
brava prodotta dal parassitismo di un fungo, e che nei dintorni
di Fauglia aveva assunta una tale diffusione da arrestare con
molta efficacia il propagarsi dell'insetto.
L'esame dei cadaveri di queste filossere mise in evidenza un
processo di mummificazione dei piccoli corpi, i quali tanto negli
^ Segnalo ai botanici italiani questo estremo lembo di dolomiti in
gran parte geograficamente e politicamente italiane che credo ad
essi ben poco noto: è compreso fra la Pusterthal, la valle dell' Ansiei
o d'Auronzo e la valle del Comelico superiore ed ha il suo punto
culminante nello ZivolferTcofel o Cima dodici. La salita di questo sarà
resa più comoda dal rifugio al23Ìno che fra pochi mesi verrà inau-
gurato nella vicina forcella Giralba.
SEDK DI FIRKNZK - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 11
adulti che nelle larve erano anneriti, contratti, e pervasi da un
gran numero di ife ora brune e robuste, ed orajalinee sottili,
le quali nltirae in ispecie si potevano mettere bene in evidenza
sciogliendo colla potassa diluita parte delle materie incrostanti.
Anche le uova non ancora schiuse erano contratte ed infarcite
di materiali bruni. Sembra che il periodo della muta sia il più
critico per gli insetti a giudicarne dalla vicinanza dei loro
cadaveri alle spoglie vecchie, e dal fatto che molti di essi sembra-
vano essere morti proprio nell'atto di uscire dalla vecchia spoglia.
Le forme di fruttificazione alludevano in modo evidente a
diverse specie di funghi: infatti dal corpo di taluni insetti, spe-
cialmente dalle pliche dell'addome, sorgevano dei rari filamenti
sporogeni a tipo demazieo, producenti sui fianchi dei gonidii ri-
feribili ad un Cladosporiwn (a) e di color bruno castaneo, larghi
da 2 a 2.50 /x, con dentature irregolarmente distiche per l'in-
serzione dei singoli conidii. Questi ora rotondi; ma più spesso
ellittici od obovati, unicellulari od anche bicellulari erano di
dimensioni variabili con un diametro massimo oscillante cioè
dai 7 ai 12 ed uno minimo di 4-5 p..
In altri insetti accanto a questa forma, che del resto ho tro-
vata costante in tutti i cadaveri di filossere, sorgevano degli
abbondanti ciuffi di una forma di Penicillo jalino (b) a sterigmi
minuti, a rami spesso triforcati densi e compatti e gonidii ro-
tondi del diametro di 2 ju. All'estremità dei minuscoli pennelli
io ne ho annoverati fino a 12 in fila. In certi punti, negli an-
goli morti del cadavere, questi conidii formavano dei fitti ac-
cumuli di una massa pastosa simile ad una colonia di grossi
micrococchi.
Più di rado ho incontrati dei filamenti gonidiofori jalini par-
camente ramosi, a conidii falciformi, quali s'incontrano spesso
nelle culture di certi Nectriacei e riferibili al tipo di Fiisarium,
e più di rado ancora nei cadaveri estratti dalle galle vecchie,
delle forme conidiche di Macrosporium.
Inoltre in molti filamenti del micelio, specialmente serpeg-
gianti sulle spoglie delle mute, si osservano delle catene di
conidii originatisi per disarticolazione dei relativi segmenti del
filo, segmenti che si arrotondano alle testate, e nel medesimo
tempo divengono reniformi, in modo però che la concavità di
ciascuno alterna con quella degli articoli contigui (e).
12 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL,' 8 FEBBRAIO
I bacterii non erano particolarmente numerosi ; e solo in certe
galle vecchie delle foglie più basse della pianta ho trovato in
abbondanza dei bacilli e dei raicrococchi, sempre però alla super-
ficie dei cadaveri. Anche sul materiale in alcool speditomi dal
Ch. jyj Pelsen di Palermo ho osservati i medesimi reperti.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 13
Trovandomi cosi di fronte a specie di funghi evidentemente
diverse, si imponeva come indagine preliminare quella di ten-
tarne la separazione con apposite culture.
Mi sono valso come substrato culturale di un decotto di cada-
veri e galle fìlosseriche solidificato con agar agar, ed arricchito
convenientemente di zucchero e peptone.
In tutte le culture io ho ottenuto lo sviluppo di una certa
quantità di bacterii, ma essi non furono mai le forme predo-
minanti, e cedettero sempre il campo ai veri funghi, favoriti
evidentemente dalla leggiera acidità del substrato culturale.
Le enumero qui progressivamente:
I. Una forma fungosa, riferibilejjro interim al genere Phoma,
presentava un micelio jalino delicatissimo e sottile, il quale for-
mava alla superfìcie del substrato un reticolo cosi tenue e rado
che ad occhio nudo non era quasi percettibile : la gelatina re-
stava immutata di consistenza e di colore, e la presenza del
fungo era accennata solo da punti neri piccoli e radi costituiti
da peritecii e da clamidospore. I peritecii minuti (il diametro dei
maggiori non superava i 90 [i), a parete sottile, liscia, fuligginea
erano abbastanza rari mentre abbondavano invece le clamidospore
sul tipo di quelle rappresentate dalla figura (d) le quali, jaline al-
l'inizio, assumevano in fine un color bruno fuliggineo anch' esse
e formavano delle lunghe file fusiformi. Abitualmente la loro
origine aveva luogo in un tratto dei filamenti di micelio, più
robusto del resto, e caratterizzato da due articoli più grossi e
più brevi i quali gradatamente si arrotondavano ed ingrossavano
caricandosi di protoplasma, di materiali di riserva e pigraen-
tandosi sino a raggiungere un diametro massimo di 16-18 jm,
mentre a destra e a sinistra della coppia nuovi articoli delle
ife si trasformavano in clamidospore gradatamente più lon-
tane, più piccole e più giovani delle centrali della serie. Qualche
volta lo sviluppo di queste formazioni era asimmetrico, sia che
l'accrescimento della clamidospora non avvenisse in modo uni-
forme in tutti i lati, sia che le cellule iniziali o centrali proli-
ferando formassero sopra un lato del filo dei cumuli, che ri-
cordavano le spore gregarie di certe UrocysUs ed erano grossi
sino a 50 jtt.
Non ho mai incontrate nelle culture successive di questo
fungillo delle forme conidiche a caratteri ben definiti ; solo una
14 SEDE DI FIUEXZE - ADUNANZA DELL* 8 FEBBRAIO
vecchia cultura mi lia presentato qua e là delle chiazze di
micelio più fitto e raddensato in una leggiera membranella,
costituite da un groviglio di ifì esilissimi e tortuosi, che si disar-
ticolavano per buon tratto del loro percorso in frammenti bacil-
lari (microconidii) : vera e propria forma di Oidio. Può forse
riuscire interessante il ricordare che furono segnalate dal Petri
sulle nodosità tìlosseriche delle radici e riferite a FusayHum
delle forme che hanno clamidospore simili a quelle qui segnalate.
II. Una forma di fungo, a quanto si può arguire, non molto
diversa sistematicamente dal precedente, però più vigorosa e
robusta : il suo micelio è anche esso rado e jalino, e nei suoi
sottili filamenti si intercalano frequenti le file di clamidospore
sul medesimo tipo del fungo precedente (e). Però queste file di
clamidospore non sempre restano comprese nel percorso del filo,
ma possono terminarlo, o rappresentare dei brevi rami laterali
a corto sviluppo. Il micelio inoltre assume per lunghi tratti
una colorazione bruno-castagna ed un calibro maggiore, ed
allora vi abbondano forme conidiche producentesi su brevi rami
laterali ed a tipo di AUemaria (f). La connessione anatomica
dei fili di micelio jalino con quelli colorati era troppo evidente,
perchè potesse nascere il sospetto che si trattasse di due forme
fungine diverse. La gelatina era debolmente annerita.
Da questa forma non ho mai ottenuto nelle culture successive
alcuna fruttificazione picnidica come nella precedente.
III. Una forma di fungo a micelio vigoroso addensantesi in
placche membranose e costituito di due sorta di filamenti, alcuni
sottili jalini e cioè di regola i fili più giovani e profondi, altri
più spéssi, colorati in fulvo e cioè i più vecchi e superficiali.
I primi formavano clamidospore su per giù del tipo descritto
pei due numeri precedenti : i secondi producevano dei brevi
rami gonidiofori del tipo di Maci-osporium (g) a spore lunghe
da 40 a 50 jx e larghe circa la metà, ed anche qua e là, quan-
tunque in minor numero, della fila di clamidospore meno
frequenti.
Io tendo a considerare queste clamidospore, che si sono pre-
sentate con tanta abbondanza in queste culture, come degli
inizii abortiti di periteci o di picnidii; di fatto nei preparati e nelle
culture relative a questa serie ho incontrati non di rado dei casi
come quelli rappresentati dalla Fig. //, i quali hanno eviden-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO 15
temente nel loro complesso una certa rassomiglianza cogli ifì
ascogeni di Ascomiceti superiori: e la rassomiglianza é resa
anche maggiore dal fatto che attorno agli elementi centrali
della fila di clamidospore tendono ad accumularsi degli elementi
di micelio ad articoli brevi e tondeggianti che potrebbero inter-
petrarsi come rudimento di apparato corticante. Anche la posi-
zione reciproca delle cellule centrali delle singole serie di dar
midospore, cellule centrali che sono frequentemente in numero
di due, è abbastanza suggestiva.
IV. Una forma di Phoma a picnidii grossi robusti, spor-
genti con quasi tutto il ventre e coll'ostiolo tozzo ed ampio sul
piano delle culture, spesso ordinati in cerchia sui larghi e spessi
rosoni di micelio. Questo, che dapprima è jalino, produce rara-
mente delle clamidospore a serie centrifughe come nel caso
precedente ; ma numerosi e robusti conidii a tipo Alternarla. I
filamenti adulti che di rado si sollevano dal substrato sono di
spessore variabile ma non oltre i 5-6 ju., ad articoli brevi ; ed
hanno la tendenza a spezzarsi e disarticolarsi in tanti brevi
frammenti uni o bicellulari, rotondi, ovali bacillari o reniformi,
mentre le spore di Alternarìa, grosse e piriformi, misurano nei
membri inferiori delle fila da 70 ad 80 '^ di lunghezza su 32 di
larghezza.
V. Una forma di Plioma a picnidii più piatti e non conici come
nel caso precedente; ad ostiolo sessile, del diametro di 45-70/1, con
peridio molle e sottile, e conidii abbondanti a tipo di Macrospo-
rimn. Oltre alla forma di conidii pluricellulari, muriformi ; abbon-
davano anche in queste culture dei conidii bicellulari, semplici,
molto simili a quelli del Cladosporimn incontrati sui cadaveri
delle filossere. (Fig. g.).
Sono queste le forme di fungìlli che sono riuscito ad isolare
dagli insetti uccisi in queste prime indagini : essi saranno og-
getto di ulteriori culture ed ulteriori ricerche, motivo pel quale
non entro per ora in maggiori dettagli.
Accenno solo che quella forma di Penicillium che ho trovata
cosi abbondante nelle filossere non si è mai riprodotta nelle mie
culture. Naturalmente non è possibile stabilire da questo esame
preliminare ed incompleto se tra i funghi isolati esista la forma
distruggitrice dell'insetto : solo tentativi di inoculazione, che mi
auguro di poter fare, potranno permettere di afìErontare un tale
16 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 FEBBRAIO
quesito : ma non ho creduto del tutto inutile segnalare queste
forme di funghi entomocoli ; tanto più che non appartengono
ai tipi che accade di incontrare più di frequente sui cadaveri
d'insetti.
Il socio Bargagli-Petrucci fa vedere agli intervenuti dei nuovi
casi teratologici da lui osservati nei fiori di Begonia tuberosa^ argo-
mento sul quale già ebbe ad intrattenere la Società nell'adunanza
del 13 gennaio 1907. Il nuovo materiale è singolarmente importante
per le deduzioni che permette di fare riguardo alla posizione siste-
raatica della famiglia delle Begoniacee da alcuni avvicinata alle
Cucurbitacee, da altri alle Passifloracee,
Il Presidente presenta quindi, dando un riassunto delle parti pili
notevoli, un lavoro del socio Béguinot dal titolo : Il nanismo nel
genere « Plantago » e le sue cause — osservazioni e ricerche sperimentali^
già annunziato nell'adunanza del 10 novembre 1907, il quale, essendo
assai voluminoso, dovrà comparire nel Giornale.
Sommier giudica il lavoro del Béguinot interessante sopratutto per
le colture sperimentali eseguite dall' Aiitore, giacché del nanismo
molti si sono occupati, traendo diverse deduzioni o teorie, le quali
però non erano finora appoggiate da fatti sperimentali.
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 17
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 14 marzo 1908.
Presidenza del Vice-Presidente BACCAKI^"I.
Aperta l'adunanza è proclamata la nomina del nuovo socio :
Dott. A. Chabert di Chambéry (Savoia).
Il Presidente annuncia la dolorosa perdita di due benemeriti cul-
tori della botanica nelle persone dei signori Ing. Luigi Goriani e
Matteo Lanzi, i quali, benché non appartenenti al nostro Sodalizio,
meritano tuttavia di avere un breve cenno necrologico anche negli
Atti della nostra Società.
Del dott. Matteo Lanzi, cosi scrive il prof. P. A. Saccakdo in
una lettera al nostro Vice-Presidente :
« In Roma, dove era nato il 24 liTglio 1824, mori il 27 gennaio 1908,
il dott. Matteo Lanzi, medico primario degli Ospedali di Roma e li-
bero docente di Micologia in quella Università.
« Incaricato dell'ufficio della sanità pubblica, coltivò con amore lo
studio dei funghi mangerecci e velenosi e durante la sua lunga
vita onesta e mite pubblicò su di essi una dozzina di lavori, ^ fra
cui un poderoso volume, iiscito in Roma fra il 1896 e il 1902, dal
titolo Funghi mangerecci e nocini di Roma, ornato di ben 131 tavole
in colori. Per buona parte l'opera non è originale, né sempre é
informata alla moderna critica, però non è priva di pregi ed é pra-
ticamente utile. Inoltre essa e gli altri scritti micologici del Lanzi
formano un importante contributo alla Flora crittogamica romana.
« Un altro ramo della Botanica a cui il Lanzi dedicò la sua attività
scientifica fu lo studio delle Diatomacee sia viventi che fossili.
Venti sono i contributi diatomologici * dà Lui lasciatici e riguar-
dano le specie raccolte nel Lazio e nella Tunisia. Tanto in micologia
1 Vedasene la lista in G. B. Traverso, Elenco bibliografico della Micologia italiana.
Rocca S. Casciano, 1903, p. 57.
• Se ne veda l'elenco in Debt J., Bibliotheca diatomologica. Fata vii, 1S91, apud De Toni,
Syll. Algar., voi. II.
Bull, della Soc. bot. Hai. 2
18 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO
che in algologia il Lanzi si rivelò principalmente sistematico; due
lavori di Lui però trattano di morfologia microscopica e sono:
1. La forma ddVendocroma nelle Diatomacee. Roma, 1885; 2. Serbatoi
e canali laticiferi dei Funghi. Roma, 1903.
« Il genere di Discomiceti Lanzia Sacc. ricorda le benemerenze di
Lui nella micologia. »
Dell'ing. Luigi Gortani il nostro consocio A. Béguinot ha inviato
i seguenti cenni biografici :
« La botanica friulana ha fatto testé una grave perdita. Nel pieno
vigore delle forze e dell'ingegno, dopo brevissima e quasi fulminea
malattia, sì spegneva a Tolmezzo il 16 febbraio decorso, all' età di
58 anni, l'ing. Luigi Gortani. Le benemerenze che egli si era acquistato
nello studio della tìoi-a carnica e della floristica italiana in generale
mi hanno consigliato a redigerne brevi cenni bio-bibliografici, che
debbo alla cortesia di suo figlio e nostro consocio Michele.
« Liiigi Gortani nacque di antica famiglia carnica a Cedarchis
(comune di Arta) nel 1850. Compiute le scuole secondarie ad Udine, sì
insci'isse alla Scuola d'Applicazione degli Ingegneri presso la R. Uni-
versità di Padova, dove nel 1875 ottenne brillantemente laurea e
diploma di ingegnere civile ed architetto. Da quell'epoca, dapprima
in Carnia, quindi in Lombardia, Piemonte, a Roma e fino anche in
Spagna esercitò, a servizio di imprese private o di Istituti pubblici,
la professione fino al 1893, anno in cui si ritirò nel natio Friuli
e precisamente a Tolmezzo dove, come libero professionista, compi
importanti lavoi-i. Partecipò pure alla vita pubblica come membro
della Giunta Provinciale Amministrativa e del Comitato Forestale.
«Non appena le occupazioni d'ufficio cominciarono a lasciargli
qualche ritaglio di tempo disponibile, prese a coltivare lo studio
delle tradizioni popolari friulane, raccogliendo ricca messe di dati
toponomastici e folkloristici. Sono frutto di tali sue ricerche il dotto
lavoro sulle « Tradizioni popolari friulane >^ ^ e l'altro sugli « Idiomi
e dialetti » ^ della Carnia.
« Ma la passione predominante del Gortani fu lo studio dei pro-
dotti naturali della terra natia e soprattutto delle piante. Fino da
quando era studente ad Udine egli aveva composto un Erbario di
circa 400 specie, raccolte per la maggior parte nei dintorni della
città. Tornato definitivamente in Friuli nel 1893, sentì ridestarsi
l'antico amore per le ricerche floristiche e riprendeva, nel succes-
sivo anno e con ardore giovanile, la raccolta e lo studio delle piante
carniche, che continuò senza interruzione fino alla morte. Da solo
od in compagnia di suo figlio Michele, vincendo non poche difficoltà
e disagi, potè cosi esplorare grande parte, della pianura friulana ed
oltre 150 monti della Carnia e cioè tutti i piìi notevoli, fatta ecce-
1 Estratto dalle « Pagine Friulane ». Anni lS91-lt)03. Un voi. di 208 pag., Udine, 1904.
2 In « Guida della Carnia » di G. Maei>:elli. Udine, 1898, pag. 109 e 126.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 19
zione di quelli della Valcalda, già esaurientememente perlustt-ati dal
Morassi. Ma più che 1' estensione del territorio percorso valse ad
ottenergli cospicui risultati 1' accuratezza delle ricerche ed in lui
era radicata la convinzione, che espresse nella sua Fiora Friulana,
che non la quantità del terreno che si esplora erborizzando influisce
sulla ricchezza delle raccolte, ma la scrupolosa e diligente attenzione
che si ripone nelle visite dei vari luoghi. Frutto di queste ricerche
è un breve lavoro preliminare sulla Flora della Carnia^ ed i due
volumi, in collaborazione col tìglio Michele, sulla Flora Friulana, *
di cui redasse per proprio conto il dotto capitolo sulle esplorazioni
botaniche e la più parte della enumerazione speciografica. Lavoro
pel qiiale utilizzò pure i materiali conservati negli Erbari del Pirona,
Mcrassi, Brumati, Tellini ecc. ed a cui aggiungono pregio le non
poche osservazioni critiche, 1' esclusione (per vero in qualche caso
esagerata) di entità indicatevi per errore, e lo scrupoloso riferi-
mento di numerosi dati geografici e topografici sulle singole specie,
cosi da renderlo uno dei lavori più completi, armonici e coscien-
ziosi che si posseggano sulla Flora Veneta. Ed è a quest' opera,
frutto di una dozzina di anni dì assidue e laboriose ricerche, che è
principalmente affidato il nome del Gortani. Attendeva ora ad un
primo volume di appendice, che avrebbe dovuto comprendere le non
poche aggiunte degli ultimi anni e qualche emendamento. Doveva
essere dedicato ad una sua figlia, premortagli qualche anno fa : la
dedica sarà ora, pur troppo, duplice !
« L'Ing. Gortani fu di ingegno perspicuo, di animo buono e mite,
di natura estremamente cortese ed inchinevole a giovare senza in-
teresse agli studiosi tutti ed a contribuire, come meglio poteva, al
progresso della scienza. Cosi egli accolse di buon grado l'idea di una
Exsiccata dove fossero distribuite e criticamente studiate piante ita-
liane e ad essa inviò preziosi materiali, ri^Jromettendosi, come ebbe
testò a significarmi, il suo valido appoggio anche in avvenire : col-
laborò pure alla Società italiana per lo scambio di Essiccate e non
pochi generi critici ebbero in esame il Fiori, il Negri ed io stesso.
« Poche ore prima della morte attese a mettere assieme alcune
Characee, del cui invio mi aveva preavvisato, sollecitandone la deter-
minazione, assieme a quella di altre piante già precedentemente
comunicatemi. L'ultimo suo pensiero fu, adunque, per l'amabile
Scienza ! E veramente egli fu. tratto al riposo assai prima della
stanchezza ! »
Il Fiori si unisce al Béguìnot nel deplorare l'immatura perdita
dell' Ing. L. Gortani, che fu collaboratore preziosissimo della Flora
Ital. ExsÌMata e di cui ebbe ad ammirare la non comune diligenza
1 In « Guida della Caniia ■» di G. Marinelli. Udine, 1S98, pag. 77.
8 Flora Friulana con speciale riguardo alla Qarnia. Due voliuni di complessive pa-
gine xvi-740. Udine, 1905-1806.
20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO
ed il discernimento nella raccolta e preparazione delle piante. A Lui
furono dedicati un Hieracium Gortaniamun Arv. T. et Belli ed un
Leontodon Gcrtnnit Fiori.
Il segretario Pampanini presenta un esemplare teratologico di
Dianthus Caryophyllus affetto da bratteomania, cioè coi fiori trasfor-
mati in un complesso di brattee regolarmente embriciate, cbe assume
l'aspetto di una spiga di frumento a glume mutiche. Questo caso
curioso è però conosciuto da lungo tempo, essendo menzionato da
Linneo (Dianthufi Caryophyllus var. imhricotus [Hort. Cliff.. p. 164],
Sj). PI., p. 587) e da altri Autori, ed altre volte spesso coltivato
nei giardini (cfr. Bot. Mag., tab. 1622). L'esemplare che il Pampa-
nini fa vedere appartiene all'Erbario centrale, proveniente da pianta
coltivata in un giardino di Siena.
Il dott. SoMMiER si rivolge al prof. Baccarini, perchè, come diret-
tore dell' Orto botanico e Vice-Presidente della Società Botanica e di
quella di Orticoltura, voglia interessarsi alla questione della pota-
tura degli alberi alle Cascine e nei viali pubblici di Firenze.
Sommier ritiene che il criterio dominante dovrebbe essere quello
di rendere più. che sia possibile belli ed ombrosi i passeggi pubblici,
e che la potatura dovrebbe essere limitata al puro necessario, cioè
all'asportazione dei rami secchi che possono recare danno alla pianta
o pericolo a chi vi passa sotto.
In un parco del genere di quello delle Cascine dovrebbe essere
conservato alle piante il loro portamento naturale, come si vede
nei parchi dei paesi d' oltr'Alpi. Vi sono nelle Cascine degli alberi
che intrecciano i loro rami ricuoprendo di una verde volta i viali
interni, degli splendidi lecci che sporgono la loro larga chioma sopra
i viali lungo l'Arno. Orbene, in questi ultimi anni si è proceduto
su larga sCala a ridurre in larghezza ed in altezza la chioma degli
alberi, e si sono tagliati senza pietà tutti i rami che s'intrecciavano a
volta sui viali ; ad una parte dei lecci lungo l'Arno al di là del Piaz-
zone e lungo il prato del quercione, si sono diradati e raccorciti i
rami in modo da deturpare completamente il loro caratteristico e
pittorico portamento, tanto che ora fanno pietà.
Sommier dice di aver visto che anche attualmente si seguitava la
potatura col medesimo sistema, con gran danno dell'estetica, e spera
quindi che il jDrof. Baccarini vorrà spendere l'opera sua per la prote-
zione degli alberi, rivolgendosi pes questo all'Assessore al quale
nella nuova Amministrazione Comunale è stata affidata la sorve-
glianza dei giardini e passeggi pubblici.
I soci presenti all'adunanza si uniscono al cav. Sommier nel rac-
comandare al Presidente che voglia verificare il danno che possono
arrecare le eccessive potature cui sono sottoposti gli alberi delle
Cascine. /
II prof. Pucci dice che già da qualche anno esso aveva fatto ri-
levare per mezzo della stampa i cattivi sistemi di manutenzione
SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DEL 14 MARZO 21
dei pubblici giardini riguardo anche alla potatura degli alberi. Os-
serva che per gli alberi allineati lungo i viali il criterio di potatura
dev'esser tutto diverso da quello che si è giustamente adottato nei
boschi da rendita. Gli alberi dei viali di un inarco hanno lo scopo
di ombreggiare i viali stessi e quindi si deve procurare lo sviluppo
orizzontale dei rami.
Il dott. Fiori osserva che sopratutto riusciranno dannose le am-
jDutazioni di grossi rami nei vecchi alberi, perchè lasciano delle
ferite le quali non potendosi cicatrizzare prontamente o non cica-
trizzandosi affatto — • data la scarsa vigoria dell'albero e l'ampiezza
della ferita — diverranno inizio di carie del legno per opera degli
agenti atmosferici, .di funghi o di insetti, carie che col volgere
degli anni facilmente si estenderanno anche al tronco ed abbrevie-
ranno l'esistenza dell'albero.
Si ajoprova quindi ad unanimità un voto per la conservazione
degli ombrosi viali e dei secolari alberi delle Cascine che si riten-
gono danneggiati dalle eccessive potature.
Il Presidente ben volentieri trasmetterà questo voto al signor
Assessore Municipale addetto alle pubbliche passeggiate ed ai giar-
dini di Firenze.
Sono infine riassunti i vseguenti lavori :
S. S O M M I E R. — INTORNO ALLA PLATANTHERA BI-
FOLIA VAR. TRICALCARATA SOMM.
Nel fascicolo di Luglio (ìell'anno scorso (Voi. XXX Vili, N. 263)
del « Journal of the Linneaii Society », il sig. Hemsley descrive
come nuova una mostruosità trovata in Inghilterra di Plntan-
thera cUlorantìm Gustor, che chiama var. iricalcarata. Il si-
gnor Hemsley, che evidentemente non aveva conoscenza della
P. 'bìfolia iricalcarata da me descritta in questo Bullettino (1898,
p. 186), riferisce la mostruosità da esso osservata alla P. chlo-
rantlia Cust, anziché alla P. Mfolia Rich.; ma é permesso cre-
dere che essa appartenga, cotne quella da me osservata, alla
P. ìjifolia tipica, poiché il sig. Hemsley stesso ci dice che le
loggie delle antere sono parallele, e dalla sua figura si rileva
che lo sperone del labello non ha né la lunghezza né la forma
clavata che sono caratteristiche della P. chlorantha. Del resto,
di una pianta in cui tutti i fiori sono anomali, è ben difficile
dire se appartenga all'una o all'altra di queste due specie spesso
difficili a distinguere anche quando sono normali. A maggiore
22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO
certezza in proposito si potrebbe giungere soltanto vedendo altri
esemplari normali cresciuti nei pressi di quello anomalo. In
quanto alla mia pianta non vi è dubbio che appartiene alla P.
ì)ifoUa tipica, insieme alla quale cresceva.
Dalla nota del sig. Hemsley e dalla figura che l'accompagna,
si rileva che le modificazioni della pianta da esso descritta sono
quasi identiche a quelle della mia. Potete convincervene esa-
minando l'esemplare che già vi mostrai nel 1898 e che vedete
qui conservato in alcool. Gli speroni soprannumerari sono di me-
desima forma che nella mia pianta; i due sepali laterali ai
quali appartengono, sono ugualmente falcati. La pianta Inglese
aveva dieci fiori, tutti modificati allo stesso modo. Anche nella
pianta Toscana che ha 16 fiori, questi mostrano tutti la mede-
sima anomalia. Soltanto la pianta Toscana sembra più gracile
in tutte le sue parti, e gli -speroni soprannumerari sono un poco
più sottili e più corti. Nella pianta Toscana come nella Inglese
è evidente la tendenza al ritorno alla posizione normale del
fiore, cioè alla direzione ascendente del labello, ma non è rag-
giunta da tutti i fiori, alcuni dei quali hanno ancora il labello
volto in giù, 0 hanno preso una posizione intermedia. Devo qui
rettificare un errore nel quale sono incorso nella mia nota
del 1898. Il ritorno dei fiori alla posizione normale nella mia
pianta non è ottenuto, come scrissi allora, da una doppia tor-
sione dell'ovaric. Si vede nell'ovario, verso la base, un principio
di torsione in un senso, e poi in alto una torsione nel senso
opposto, che controbilancia la torsione della base. Cosi, invece
di una doppia torsione, sono due mezze tor.sioni in senso inverso
che si compensano, giungendo al risultato al quale é arrivata la
pianta Inglese con l'ovario diritto.
È assai interessante il ritrovare, a si grande distanza, due
piante che presentano casi cosi conformi di falsa peloria. Quale
può essere la causa della identica produzione anomala nei due
medesimi pezzi del verticillo esterno, di speroni uguali a quello
normale di uno dei pezzi del verticillo interno? Questa causa
evidentemente è insita nella intera pianta e l'anomalia non è
provocata nei fiori da stimoli esterni, poiché ritrovasi identica
in tutti i fiori, tanto nella pianta Inglese quanto nella Toscana.
La riproduzione cosi regolare della stessa modificazione in
tutti i fiori dà l'idea di una neogenesi piuttosto che di una mo-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 23
struosità, e fa sorgere l'idea che, gli organi di riproduzione es-
sendo inalterati, se si fecondassero l'una con l'altre due piante
presentanti le medesime metamorfosi, si potrebbe dare origine
ad una specie r.iiova di Plaianlhera tricalcarata.
Interessante pure è che con quelle modificazioni dei tepali vada
unita la tendenza al ritorno del fiore ad una posizione normale.
L'ovario da prima tende a torcersi come in ogni Platanther^a ;
ma poi, sviluppatosi il fiore, vi é qualcosa che lo obbliga ad ar-
restare la torsione iniziata, ed a torcersi in senso opposto,
tanto da riportare il fiore ad avere il labello volto in alto ed
il gimnostemio in basso.
Vorrei raccomandare a chi ha occasione di erborare in luoghi
dove trovansi Platanthera liifolia o P. chlorantha, di esaminarne
ogni individuo, poiché questa anomalia a distanza non si avverte,
ed è forse meno rara di quanto si crederebbe. Io stesso, come
dissi già nel 1898, avevo notato un'altra volta degli speroni
soprannumerari in una Platanthera, ma non vi avevo allora
prestato l'attenzione che si meritavano. *
A. BÉGUINOT. — SULLA ETEROMERICARPIA DELLA
CARILE MARITIMA L.
Il frutto della Gallile maritima L. risulta, come è ben noto,
di due articoli, l'uno superiore corrispondente al rostro, facil-
mente disarticolabile e l'altro inferiore, sostenuto da breve e
rigido peduncolo : ciascun articolo, avente forma sua propria,
contiene un seme presso a poco eguale. Offi'e perciò un tipico
ed istruttivo esempio di eteroinericarina, illustrato fin dal 1894
dal Delpino. ' Il quale, come tutti gli Autori da me consultati
* Ricevo in questo momento dal sig. Hemsley la notizia clie egli
intratterrà la Soc. Linneaua, nella sua prossima adunanza, di un
altro caso di Platanthera cJdorantha tricalaarata. Questa volta però
trattasi di un caso di vera peloria, essendo prolungati in sperone i
due petali anzicliè i due sepali laterali, in modo che sono i tre pezzi
interni del perigonio, i quali vengono ad essere ugualmente calcarati.
^ F. Delfino, Eterocarpia ed eteromericarpia nelle Angiospeì-me, in
« Mem. R.Accad. Se. Ist. di Bologna », ser. 5^, tom. IV. Bologna, 1894,
p. 52. Cfr. anche : A. Villani, Dello stimma e del preteso stilo delle
Croci/ere, in « Malpighia », voi. XVI (190 272-2), p.
24 SKDK BI FIRENZK - ADUNANZA DEL 14 MAKZO
prima e dopo la citata opera, ritenne che ambedue gii articoli
fossero indeiscenti : il superiore, causa la disarticolazione e in
quanto cade in balia tiegii agenti esterni e specialmente del
vento e dell'acqua, inserveniente alla disseminazione a distanza :
l'inferiore, rigidamente insediato sulla pianta e seguente, quindi,
le sue sorti, coopererebbe invece alla disseminazione in posto.
Queste notizie erano già a mia conoscenza quando, con mia
grande sorpresa, in una escursione compiuta nel febbraio testò
decorso al Lido di Venezia dove, nelle arene di spiaggia, è piut-
tosto largamente distribuita la Gallile ìnarilima, ebbi occasione
di notare che nell'articolo inferiore le due metà erano divari-
cate ed aperte e mancanti quasi tutte dal seme. Chiusi restavano,
invece, i soli frutti sterili. Qui aggiungerò che nella stessa lo-
calità che visitai nel luglio dello scorso anno, le piante già
fruttifere ed in via di disseccarsi presentavano, quasi senza
eccezione, frutto completo e cioè munito di rostro. I frutti
raccolti, per mio incarico, dal dott. L. Valenti, pure in questa
stazione, entro l' ottobre, si presentavano quasi tutti disarticolati
e cioè mancanti di rostro. L'articolo basale permaneva tutt'ora
chiuso, tranne che nella parte superiore in corrispondenza della
linea di disarticolazione, dove era più o meno ben visibile una
fessura. La divaricazione dei due pezzi dell'articolo si effettua ai
lati lungo una linea in prosecuzione con la detta fessura, nel-
l'inverno, a quel che pare, avanzato, ma prima che la pianta,
profondamente radicata come nelle maggior parte delle arena-
rie, cada a terra. Che questo fatto si verifichi in tutta l'area
distributiva della specie non sono in grado di affermare ed il
silenzio degli autori nulla prova a questo riguardo, data l'epoca
in cui si estrinseca. Limitatamente, però, alla pianta del Lido
Veneto siffatta constatazione induce ad interpretare alquanto
diversamente l'apparato disseminativo della nostra Caliile. Che
il rostro seminiforme, causa la sua leggerezza, possa essere
disseminato a qualche distanza, non nego : ma è certo che lo
stesso agente vento, invocato da Delpino pel trasporto del rostro,
avrà più facile giuoco sul seme, una volta avvenuto quel genere
di deiscenza di cui sopra è parola. E dei due inclinerei a con-
cedere al secondo facoltà di vincere una maggiore distanza, in
considerazione anche che la deiscenza in questione ha luogo in
una stagione in cui i venti spirano più di frequente e con mag-
gior furia.
SEDE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 25
Del resto, data la sua stazione, non sembra che la pianta
tragga un grande profitto da una disseminazione a distanza.
Secondo Lo Forte, ' i due articoli posti nell'acqua dolce, vi gal-
leggiano solo due giorni: nell'acqua marina resistono fino ad otto
giorni, ma dopo due hanno già perduto la facoltà germinativa.
Ma v' ha di più. Semi raccolti da me nel luglio e dal Valenti
nell'ottobre, posti a germinare sui primi di novembre, in serra
calda e quindi nelle condizioni più opportune, non iniziarono
i processi vegetativi che nel febbraio: questi stessi e quelli da
me raccolti in questo mese, collocati nelle stesse condizioni, ger-
minarono dopo una ventina di giorni al massimo. In natura
non ebbi sin qui occasione di osservare plantuie e forse la ger-
minazione non avviene che nel marzo o nell'aprile. Ora se si
riflette che la maturità dei frutti ha luogo nei mesi di giugno
e luglio, che il distacco del rostro seminifero sull'inizio dell'estate
e che la residenza di questo nel terreno e dell'articolo basale
sulla pianta dura oltre otto mesi, se ne deduce che la struttura
dei due articoli é indiziata, non tanto a questo o quel tipo di
disseminazione, quanto alla protezione dei semi contro le ingiu-
rie dell'ambiente. Tanto più che, come osserva il Gola, " la Cahile
maritima vive nelle sabbie salate contenenti una quantità di
materie solubili maggiori che non la terra vegetale. Là scis-
sione dell'articolo basale a stagione invernale avanzata, quando
è- prossimo il periodo germinativo, e quando, cioè, il seme può
essere abbandonato a sé stesso senza soverchio suo danno, suf-
fraga questa interpretazione. Cakile maritima resta, perciò,
pianta tipicamente eteromericarpa, ma il meccanismo della dis-
seminazione era ancora ben lungi dall'essere noto in tutti i suoi
particolari e nuove ricerche, a base sperimentale, non è impro-
babile aggiungano altri dati sul suo reale funzionamento.
^ G. Lo Forte, Di alcuni apparecchi di disseminazione nelle Angio-
speì-me, in « Nuov. Giorn. bot. ital. », n. ser., voi. II (1895), p. 246.
^ G. Gola, Ricerche sui rapporti tra i tegumeti seminali e le solu-
zioni saline in « Ann. di Bot. di R. Pirotta », voi. Ili (1905), p. 80.
Bull, delia Soc. bot. ital.
26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 11 aprile 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccakini.
E proclamato a socio del nostro Sodalizio il signor :
Prof. C. Campbell residente a Sora.
Il Presidente commemora quindi i soci defunti : Prof, C. D'Ancona
e Sig. IVI. Wagner.
Il giorno 9 aprile 1908 dopo lunga e penosa malattia si spegneva
il nostro egregio consocio Prof. Cesare D'Ancona nella tarda età di
76 anni dopo una vita intieramente dedicata al culto della scienza
ed ai lavori dello insegnamento.
Nato in Pisa nel 1832 in seno ad una famiglia, nella quale sono
state sempre vive le tradizioni dei buoni studi, si dedicò con parti-
colare interesse alla Paleontologia ed alla Botanica applicata.
Della sua competenza e della sua dottrina nel primo ramo di
scienza fanno fede le due dotte memorie sugli antenati della vite
vinifera e la stoiùa genealogica del Cavallo, che videro la luce negli
atti della nostra Accademia dei georgofili e le altre parecchie in-
complete segnatamente malacologiche che per quella sua singolare
ed eccessiva modestia non volle mai affidare alle stampe.
Ma i colleglli e gli scolari che ebbero con lui lunga consuetudine
di lavoro nel nostro Istituto geologico, ricordano tutti con quanto
zelo e con quanta proficua attività egli abbia coperto successiva-
mente per 37 anni l'ufficio di aiuto e poscia quello di Professore
aggregato e di Professore straordinario di Paleontologia. Egli dava
veramente tutto se stesso al suo museo ed ai suoi scolari.
Egli fu anche tra i soci fondatori della nostra Società botanica e
fino a quando gli anni e gli acciacchi della vecchiaia non lo glielo
impedirono, intervenne assiduamente alle adunanze dove portò il
contributo del suo spirito colto ed illuminato.
Le maggiori cure per altro egli ha dedicato alla Società di orti-
cultura, della quale fu uno dei promotori ed uno dei membri più
operosi. Egli ne ha coperto per lunghi anni la carica di vicepresidente;
ed alle sue cure si deve in gran parte se la Società Toscana di Orti-
cultura ha raggiunto un grado eminente ed invidiato di floridezza.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APUILE 27
Il Bollettino sociale contiene quasi in ogni annata numerosi arti-
coli del compianto collega intorno ad ogni ramo di quest'arte e dotte
recensioni degli scritti orticoli più importanti ; cosicché è merito
suo in gran parte se il Bollettino ha così efficacemente contribuito
alla diffusione ed allo incremento della cultura orticola in Toscana.
Ma gli amici, i parenti, i conoscenti tutti non rimpiangono sol-
tanto il dotto e l'erudito ; rimpiangono altresì e molto di più l'uomo
mite e sereno, che attraversò tutta una vita operosa e benefica se-
minando d'intorno a sé il fascino di una mente eletta, di una gen-
tilezza e di una bontà che lo resero caro a tutti, e che lo faranno
vivere a lungo nella nostra memoria.
Un'altra dolorosa perdita ha fatto la nostra Società nella persona
di IVI. Wagner, distinto giurista, che dopo aver coperto per molti anni
la carica di giudice in Germania, si era ritirato a vita privata nel
nostro paese di cui era fervido ammiratore. Amante della natura e
dei fiori, volle far parte della nostra Società, alle cui sedute suo-
leva intervenire. Lo conobbero più intimamente e ne deploreranno
più vivamente la dip?.,rtita tutti i colleghi che presero parte alla
nostra gita sociale in Val d'Aosta, della quale egli, sempre simpatico
e gradito compagno, segui tutte le fasi.
L'adunanza si associa al Presidente nel commemorare i Colleghi
defunti e delibera di mandare condoglianze alle loro famiglie.
A proposito del voto espresso nella passata adunanza circa il si-
stema di potatura degli alberi delle Cascine, il Presidente riferisce
le pratiche fatte presso l'Assessore Municipale preposto ai pubblici
giardini ed alle pubbliche passeggiate, le quali ebbero per effetto
un sopraluogo alle Cascine eseguito da lui e dal cav. Sommier, ac-
compagnati dall'Assessore signor Alessandrini. Cede quindi la parola
al Cav. Sommier perchè esprima le impressioni ricevute da questa
visita.
Sommier è grato al prof. Baccarini per l'interessamento preso alla
questione da lui sollevata, ed all'Assessore Alessandrini per la cor-
tesia colla quale ha accolto il voto della Società botanica.
Tuttavia non può dichiai'arsi soddisfatto, né rassicurato sulla
sorte degli alberi dei nostri passeggi pubblici. Difatti si è convinto
che alle Cascine dove fu col prof. Baccarini e coli' Assessore Muni-
cipale, e dove ha ammirato il coraggio e la sveltezza con cui i bo-
scaioli s' inarpicano su per gli alberi, appunto grazie alla loro abilità
e conoscenza del mestiere, sono i boscaioli che imperano. Orbene i
criteri del boscaiolo sono assolutamente diversi dai nostri, né, in-
vecchiati nel mestiere, sanno concepire che si possa fare in modo
diverso da come hanno sempre fatto e visto fare. L'ideale del bo-
scaiolo è che ogni pianta mostri evidenti le traccio delle cure amo-
revoli di cui è stata oggetto. L'ideale nostro invece è che l'opera
dell'uomo, se é necessaria, si veda il meno possibile, e gli alberi con-
servino il loro portamento naturale.
28 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL' 11 APRILE
Per il boscaiolo è bello un albero quando ogni grossa rama è ta-
gliata ad una distanza non troppo grande dal tronco, e da questi
mozziconi si partono molti rami corti, preferibilmente diritti ed ascen-
denti. Questi giovani rami sono più vigorosi e più fìtti, la massa di
fogliame diventa più compatta e più regolare, l'albero è bene acce-
stito. Tutte le cose che per noi danno grazia ed eleganza all'albero^
come l'irregolarità del contorno, la forma e direzione naturale dei
rami ed il loro intrecciarsi capriccioso, agli ocelli del boscaiolo sono
brutture. Esso afferma che la potatura come si pratica è necessaria
alla salute degli .alberi. Secondo lui i rami di diversi alberi che
s'incrociano fra loro soffrono per lo sfregamento quando tira vento,
ed il vento avendo più presa sopra questo intreccio dì rami che sopra
chiome isolate, più facilmente può provocare la caduta di vecchi
alberi.
Queste affermazioni sembrano al Sommier molto impugnabili, e se-
condo lui nelle Cascine stesse vi sono delle belle ed annose piante fin
ora rispettate dall'accetta del boscaiolo, che dimostrano di non avere
per questo affatto sofferto. Ma riconosce che al giudizio di un tecnico
come il nostro boscaiolo bisognerebbe j)otere opporre il giiidizio di
altro tecnico, e si augura per questo che chi è preposto alla dire-
zione dei pubblici passeggi voglia seguitare ad interessarsi dell'argo-
mento, sentendo altri autorevoli pareri, ed informandosi di quanto
si pratica nei parchi pubblici di altri paesi. Invita intanto i colle-
ghi a vedere da sé alle Cascine come siano stati deturpati gli alberi
nel tratto dove furono eseguite le ultime potature.
Baccarini osserva che la questione è duplice, vi sono cioè dei
tratti di viali e di bosco dove gli alberi sono affetti da marciume
alle radici, prodotto dalla Armillaria mellea e per questi la riduzione
della chioma mediante abbondanti potature, sarà l'unico mezzo per
prolungarne la vita; invece per quanto concerne i Lecci dà ragione
al Sommier, perchè basterebbe per essi una semplice ripulitura.
Date queste condizioni, resterebbe a vedersi se per i tratti di
viali ed appezzamenti di bosco fortemente danneggiati dal marciume
delle radici, non convenisse meglio sostituire gli alberi attuali con
nuove piantagioni, scegliendo soprattutto delle essenze carattei-i-
stiche della flora mediterranea. Per ora si è suggerito di lasciare
intatto qualche albero per fare dei confronti con quelli jDOtati.
Secondo il Prof. Pucci, la questione è complessa ; oltre la parte
tecnica, essa ne racchiude un'altra di ordine economico-ammiuistra-
tivo. Ogni anno è fissata nel bilancio del Comune una determinata
somma, rappresentante la rendita che si può ricavare dagli alberi
delle pubbliche passeggiate e dei parchi j)ubblici ; i boscaioli, ossia
i pratici addetti alle potature degli alberi, per fare buona figura,
cercano di raggiungere col ricavato della legna e delle fascine la
somma preventivata non solo, ma anche di sorpassarla; di più cer-
cano di avere tronchi dii-itti ed alti, perchè abbiano maggior pregio
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' li APRILE 29
come legname da lavoro. Ecco quindi che essi, per queste ragioni,
sono portati ad esagerare nelle potature ; molti alberi, specialmente
vecchie querele, sono morti alle Cascine per tagli di grossi rami
e consecutiva carie, e nei viali non si ha più. quella densa ombra
che deriva dalL intreccio dei rami. Per la conservazione degli alberi
e per avere densa ombra, si dovrebbe fare soltanto la ripulitura
ogni due o tre anni, ma allora il ricavato in legna e fascine sarebbe
scarso, non compenserebbe la spesa della mano d'opera e nel bilancio
del Comune dovrebbe essei'e acci-esciuto il capitolo per la manu-
tenzione delle pubbliche passeggiate. Si dovrebbero abbandonare
qu.esti criteri amministrativi e curare anche meglio la scelta delle
specie per le nuove piantagioni, in modo che vi fosse un po' più di
varietà e di novità.
Il socio BèGtUInot riferisce brevemente sulle Glyceria del grappo
Atropìs appartenenti alla Flora Italiana, facendone rilevare le non
poche novità e parecchie rettificazioni, frutto della revisione da lui
condotta sopra le principali collezioni italiane avute a sua dispo-
sizione. E si riserva di presentare, non appena ultimato, il relativo
manoscritto.
Lo stesso Béguinot parla sul prevalente sviluppo omoblastico (nel
senso del Goebel) nell'apparato fogliare di molte alofite e special-
mente di quelle crescenti nelle caratteristiche « barene » della La-
guna veneta. Egli dimostra che la riduzione a cui va incontro il
lembo fogliare, riferibile a disposizione xerofitica, si esplica anche
con la semplificazione dell'organo stesso.. La pianta adulta, in al-
tre parole, caiisa la deficiente nutrizione, provocata essenzialmente
dalla concentrazione delle soluzioni saline e dal predominio che ha
in esse il cloruro di sodio, non riesce a sviluppare un nomofillo che
sia diverso, per maggiore o minore complicazione, dai fillomi pri-
mordiali e talvolta dagli stessi embriofilli. Dal che consegue che la
pianta adulta è rivestita da foglie di tipo primordiale e perpetua,
qiiindi, una disposizione giovanile.
Questa teorica, che, per quanto è sin qui acquisito alla scienza,
si presenta di per sé con caratteri di grande probabilità e verosi-
miglianza, egli ha voluto appoggiare a ricerche culturali. Perchè
l'esperimento riesca, Bóguinot dice che ha agito su entità non an-
cora del tutto fissate dall'ereditarietà (sottospecie, razze, varietà ecc.)
e presentanti, di conseguenza, un filloma con attitudine a variare,
in seguito a trasporto e cultura della pianta in suolo quasi del
tutto dissalato. E brevemente commenta i risultati ottenuti sin qui
agendo su Taraxaoun saltnum e T. paludosmn, Sonchus maritimus,
Atriplex litorale, Artemisia caerulescens ecc. forme omoblastiche stret-
tamente affini a tipi continentali a sviluppo eteroblastico, con foglie
adulte, cioè, più. o meno profondamente diverse dalle primordiali.
Ricerche le quali egli si propone di continuare per parecchi anni
di seguito ed estendere, onde dare alla teorica il suggello dell'espe-
30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL 11 APRILE
rienza e giungere cosi all'esatta intellezione di una serie cospicua
di tipi e di forme di fillomi, comunemente ricondotti a strutture
xerofìtiche, ma che pure si ritrovano (ed il caso del Taraxacum pa-
ludosiiììi ne è un cospicuo esempio !) in forme crescenti nelle sta-
zioni igrofile e nelle quali le soluzioni saline sono molto diluite.
Béguinot accenna poi che altri caratteri, come ad esempio all'ala
che cinge i semi di alcune Spergularia e che si accentua, come egli
ebbe pure a constatare nella Laguna veneta, nelle variazioni più
decisamente alofìle, sia indotta dalle condizioni speciali di stazione e
soprattutto dalla insufficiente nutrizione e crede che forse anche la
scomparsa dell'albume nei semi di molte Chenopodiacee, notoriamente
alofìle o ruderali, sia in definitiva riducibile a questa causa, in ana-
logia, aggiunge, con quanto si verifica in molte piante acquatiche.
Baccarinx è d'accordo col Béguinot sulla influenza che l'alofitismo
può esercitare sulla riduzione del lembo fogliare. Per quanto con-
cerne la comparsa dell'ala nel seme del genere Spergularia, prima
di porla in relazione colla riduzione dell'albume, gli pare che sa-
rebbe bene vedere se la funzione nutritiva propria a quest'organo
non fosse assunta dall'embrione, sapendosi che l'accumulo di sostanze
di riserva può avvenire, secondo i casi, nell'uno o nell'altro e solo
dopo che si sia constatata una effettiva diminuzione di materiali nu-
tritivi, e dopo che si sia stabilita la natura e la genesi dell'ala potrà
parlarsi di una correlazione tra la sua comparsa e le variazioni dei
materiali plastici di riserva nel senso accennato dal collega Béguinot.
Béguinot cita il caso di forme nane di Plantago, dove pure si
possono avere semi alati, mentre negli individui normali essi sono
atteri ; questo appoggerebbe il suo modo di vedere, nel senso che
dimostrerebbe come una diminuita nutrizione della pianta sia ac-
compagnata dalla comparsa di un'ala nei semi.
Il prof. Baccarinx presenta i disegni illustrativi di una Botrytis
sviluppatasi sulla Fistia Stratiof.es che egli ritiene essere una specie
nuova :
P. BACCARINI. — SOPRA UN PARASSITA DELLA FI-
STIA STRATIOTES.
Da qualche anno le culture di ristia Stratiotes del nostro
giardino sono decimate da una infezione che si ripete periodi-
camente nell'inverno, quando le piante sono ritirate nelle serre.
La malattia si manifesta con un progressivo avvizzire e cor-
rodersi delle foglie generalmente dalla periferia verso la base
o più di rado da un punto situato nel mezzo del lembo : il cuore
della pianta resiste a lungo e soccombe per ultimo : ed anche
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 31
il sistema radicale non presenta durante i progressi del male
alcuna lesione.
Le foglie morenti si coprono poi qua e là di piccoli e radi
ciuffi di un fungillo candido ed appariscente, ma fugacissimo
perché soffocato di buon' ora dalle comuni muffe saprogene.
Questo fungillo, al quale io attribuisco il deperimento delle
nostre culture di Pistia, ha un micelio jalino delicato a lunghi
elementi cilindrici del diam. di 4 a 12 /x. il quale serpeggia tra
le cellule del parènchima fogliare. Queste sotto la sua influenza
divengono flaccide, grinzose, e finiscono col dissolversi. I filamenti
conidiofori lunghi e gradatamente assottigliantisi dalla base al-
l'apice escono a radi ciuffi dalle fenditure stornali ed hanno
forma di minuscoli e candidissimi alberetti.
La ramificazione è limitata al terzo superiore del filamento
ed i rami sembrano formarsi in direzione acropeta: tuttavia
anche alla base della zona ramigena si forma qualche ramo
in ritardo {a della figura) dopo che quelli del tratto mediano
hanno di già prodotte le spore.
Questi sono inseriti quasi ad angolo retto sull'asse principale
ed a qualche distanza dall'inserzione presentano una o due va-
rici a sezione romboidale, su ciascuna delle quali si inserisce
una corona di 3-4 ramuscoli brevi che terminano in una capi-
tazione tondeggiante, irta di minutissim-i sterigmi che portano
le spore.
Queste sono incolore ; misurano circa G9 ju in lunghezza e 3 di
larghezza : le varici a sezione romboidale sulle quali s'innestano
i rami sporigeni e la base dei conidiofori misurano da 16 a 18 /x.
di diametro trasversale.
Non ho mai osservate forme scleroziali cosi caratteristiche
del ciclo di sviluppo di parecchie specie di questo genere e nep-
pure ho trovato tra le specie note di Botrijtis una diagnosi
che si adatti completamente al fungillo in questione e proporrei
quindi di denominarlo Botrytis Pìstiae. La specie senza alcun
dubbio più affine è Botr. acmospora Sacc. Syll. IV, 136, ossia
Acmosporium botryoicleura Corda le. fung. Ili, f. 22, che dif-
ferisce per le spore rotonde.
Eccone la diagnosi :
Botrytis Pistiae n. sp. Mycelium tenue arachnoideum in fo-
liorum parenchymate absconditum, hyphas erectas fertiles per
32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE
storaatum fissuram protrudens. Hyphae fertiles in caespitulis
tenuibus gregariae, remote septatae, candidae, sursum ramosae.
Rami sparsi sub augulo 90° patentes, interdura inflato-rhomboi-
dei, ad varicem ramosi, ramulis brevibus in vesiculam globosam
muriculatara dilatatis, Conidia plurima glomerulata }j. 5,5-6,3 3,2
achroma sterigmatum brevissimorum ope, vesiculis terminalibus
infixa. In foliis languentibus Pistiae Stratiotes quae enecat.
Infine il Segretario Pampanini presenta la seguente sua nota ;
R. PAMPANINI. — MATERIALI PER UNA FLORA DEL-
LA PROVINCIA DI BELLUNO.
La Provincia di Belluno è, floristicamente, la meno conosciuta
delle Provincie venete. Pertanto, a fine di attenuare questa
lacuna nella conoscenza della flora delle Alpi sud-orientali,
lacuna che i recenti lavori sulla flora delle regioni finitime, il.
Tirolo ed il Friuli, fanno maggiormente lamentare, credo oppor-
tuno pubblicare, a misura che mi appariscono, i risultati par-
ziali più notevoli delle mie ricerche sulla flora di questa Pro-
vincia. Forse, in avvenire, se mi sarà dato condurre a termine
l'esplorazione metodica di essa, coordinerò in un Catalogo gene-
rale della sua Flora tutti i singoli risultati di queste mie ricer-
che e quelli pubblicati da altri.
In queste contribuzioni, di cui oggi inizio la serie, mi limito
ad enumerare le piante meno ubiquiste o più caratteristiche per
la regione considerata, la cui presenza nelle località citate non
sia stata ancora segnalata, lasciando deliberatamente da parte
ogni considerazione fìtogeografica che prenderò in esame nel
lavoro generale allorché una più ampia conoscenza della flora
della regione mi permetterà a farlo.
I.*
AsPiDiDM LoxcHiTis S\v, — S. Vilo : M. Penna (2000 m.) ; Punta
della Poina (2200 m.) ; Forcella piccola (2100 m.).
* Tutte le piante enumerate in questa lista furono raccolte da
me nell'agosto 1907.
SEDK; di FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 33
Nephrodium rigidum Desv. — S. Vito : M. Penna (2000 m.) ;
Monderai (2275 ni.)-
A.SPLEXIU-M SEPTENTRiONALE Hoffm. — S. A'ito : Punta della Poina
(2200 ra.).
BoTRYCHiUM Lunaria S\v. f. subixcisum Roeper. — S. Vito :
Punta della Poina (2100 m.), versante or., rarissimo.
Lycopodium clayatdm L. — S. Vito: Punta della Poina (2200 m.),
versante sett.
L. ANNOTINUM L. — S. Vito: M. Pelmo (1900 m.), versante or.,
sotto i cespugli di Rhododendron ferriigineum.
Jdniperus Sabina L. (q')- — S. Vito : lungo la '\;ia Nazionale,
sul « Sass da Landro » (1025 m.).
KoELERiA HiRSUTA Gaud. — S. Vito : Punta della Poina (2150 m.),
versante or.
PoA NEMORALis L. var. GLAUCA Gaud. — S. Vito : Gian, sotto i
Pinus Cenibra lungo il ruscello (1900 m.). rara.
P. CAESiA Sm. — S. Vito: Prenderà, rarissima negli scoscen-
dimenti argillosi lungo il sentiero che da Prenderà conduce
a Mondeval inferiore (2070 m.).
Questa stazione è relativamente vicina a quella (Punta
della Poina) nella quale, anni addietro, raccolsi la Poa caesia
e dove l'estate scorsa invano la cercai nuovamente. (Cfr. P.
Bolzon in Bull. Soc. boi. Hai., 1900, p. 33:3).
Eriophordm vaginatum L. — S. Vito : Mondeval, sponde del
lago « delle Baste » (2277 m.). .
Streptopus amplexifolius DC, — S. Vito: boscaglie sul Colle
Murillai (1700 m.).
Salix caesia Vili. — S. Vito : siti acquitrinosi nei prati di
Roan (1900 ra.).
S. Myrsixites L. f. IXCANA Rclib. — S. Vito : Forcella piccola
(2185 m.;.
S. HERBACEA L, — S. Vito : Moudcval, presso le nevi fondenti
(2290 m.).
S. RETUSA L. var. serpyllifolia (Scop.). — S. Vito: Mondeval
(2275 m.j.
PoLYGONDM TATARICUM L. — S. Vito, subspoutaueo lungo la
via Nazionale (1011 m.), raro.
Alsine verna Whlnb. f. caespitos.a. (Guss.). — S. Vito: For-
cella grande, nelle ghiaie (2250 m.).
34 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE
A. AUSTRIACA Whlnb. — S.Vito: M. Pelino, versante or. (2050 m.).
A. OCTANDRA Sieber — S. Vito : M. Penna, versante or. presso
la vetta (2190 in.), rarissima.
A. Cherleria Fenzl — S. Vito : Punta della Poina, versante
sett. (2150 m.).
Moehringia glaucovirens Bert. — S. Vito : M. Rocchetta, nelle
fessure delle rupi dolomitiche soleggiate ed aride (2200 m.),
rara.
Stellaria graminea L. — Nei boschi di Giau (1800 m.).
SiLENE RUPESTRis L. — S. Vito: Puuta della Poina, versante
or. (2200 m.ì.
Arabis alpina L. f. NANA Baumg. — S. Vito : Punta della
Poina, versante sett. (2150 m.), rara.
Cardamine resedifolia L. — San Vito : Punta della Poina
versante sett. (2200 ra.).
Draba stellata Jacq. var. hebecarpa DC. — S. Vito : M. Pen-
na, presso la vetta, versante sett. (2190 m.), rara.
D. AIZ0IDES L. f. AFFIN1S (Host). — S. Vito ! Lastoni di Formin
su terreno siliceo (2450 m.), rara; Mondeval nelle fessure
delle rupi dolomitiche, sotto la cresta dei Lastoni di Formin
(2350 m.), rarissima.
Thalictrum galioides (Nestl.). — S. Vito : fra Serdes ed il ru-
scello Orsolina, nei cespugli lungo la via (1000 m.) ; bosca-
glie di Poduoe (1300 m.).
Nella stazione di Serdes la pianta è frequente e passa
insensibilmente al Th. angustifoUum.
Ranunculds hybridus Biria {R. PMhora Crantz). — S. Vito :
presso la Forcella piccola, versante mer. (2100 m.) ; Mon-
deval (2450 m ).
Actaea spigata L. — S. Vito: nei boschi di Giau (1800 m.).
Saxifraga moschata "Wulf. f. atropurpurea (Wulf.). — S. Vito:
Punta della Poina, versante sett. (2150 m.), rara.
S. AIZ0IDES L. f. atrordbens Bert. — S. Vito: Mondeval, lungo
il ruscello (2200 m.), rarissima.
S. bryoides L. — S. Vito: Punta della Poina, versante sett.
(2200 m.) ; Giau, nelle rupi sotto la « Costa di Canop »
(2000 m.).
S. aspera L, — S. Vito: Punta della Poina, versante or. (2200 m.),
rara.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 35
S. opposiTiFOLiA L. — S. Vito : Lastoni di Formin, terreno sili-
ceo (2450 m.), rara.
Geum montanum L, f. NANUM Gaud. — S, Vito: M. Penna, ver-
sante sett. (2000 ra.).
G. REPTANS L. — S. Vito: Gian, sulle rupi sotto la « Costa di
Canop » (2000 ra.)-
PoTENTiLLA AUREA L. — S. Vito : Puiita della Poina, versante
sett. (2150 m.).
AsTRAGALUS PENDULiFLORUS Lam. — S. Vito : prati di Roan
(1500-2000 ra.), frequente.
Athamanta cretensis L. — S. Vito: M. Penna (2190 m.).
Laserpitium peucedanoides L. — S.Vito: M. Pelmo, versante
or. (1900-2000 m.) ; prati di Roan (1900 ra.).
Rhamnus pumila Turra — S. Vito: lungo la via Nazionale,
sul « Sass da Landro » (1025 m.).
Malva moschata L. — S. Vito : Chiapuzza, presso « la Sega »
(980 ra.).
Rhododendron intermedium Tausch — S. Vito : M. Pelmo,
versante or. (1950 m.).
Gallona vulgaris Salisb. — S. Vito : M. Pelmo, versante or.,
sopra Madier (1800).
Primula longiflora Ali. — S. Vito: Punta della Poina, ver-
sante or. presso la vetta (2200 ra.) ; Mondeval (2300 m.).
Androsace Hausmanni Leyb. — S. Vito: M. Pelmo, versante
or. sulle rupi (2140 m.), rarissiraa.
L'A. Hausmanni fu già osservata nel M. Pelrao da Tan-
fani (Bull. Soc. boi. U., 1890, p. 113) ed anche raccolta da
rae nel 1899; ma data la sua estrema rarità in questa sta-
zione credo non inutile confermare nuovamente la sua pre-
senza in essa.
Armeria alpina Willd. — S. Vito: Forcella piccola (2120 m.);
Mondeval (2300 m.).
Gentiana punctata L. — S. Vito: Punta della Poina, versante
sett. (2100 m.), rara.
G. ASCLEPIADEA L. — S. Vito : Palù, presso Senes (1250 ra.), rara.
G. Cruciata L. — S. Vito : Palù, presso Senes (1250 m.), rara.
G. imbricata Froel. — S. Vito: Lastoni di Forrain, terreno dolo-
mitico (2450-2500 m.), rara.
G. BAVARICA L. — S.Vito: Mondeval, lungo il ruscello (2300 m.).
36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE
Veronica alpina L. f. glabra Bég. — S. Vito: Punta della
Poina, versante seti (2100 m.).
V. ALPINA L. f. INTEGRIFOLIA (Schraiik) — S. Vito : Monderai
(2300 m.).
V. Beccabunga L. — S. Vito: Monderai inferiore, lungo il ru-
scello (1950 m.).
Pedicdlaris paldstris L. — S. Vito : prati acquitrinosi di Soppé
(1700 m.), di Palù (presso Senes) e di Roan (1200-2000 m.).
P. RECUTiTA L. — S. Vito: prati di Roan, presso la Forcella di
Roan (1900 m.), rara.
P. ROSEA Wulf. — S. Vito: M. Penna (2196 ra.); Monderai (2250-
2300 m.).
Nepeta cataria L. — S. Vito: Serdes (1000 m.).
Valeriana montana L. f. pdbescens Hausm. — S. Vito: La-
stoni di Formin (2400 m.).
V. elongata L. — S. Vito: Forcella grande (2200 m.), rara;
M. Antelao, nelle grotte lungo il ruscello Salvela (1600 m.),
M. Pelmo, versante or. (1900 m.) ; Monderai (2300 m.), ra-
rissima.
V. supina L. — S. Vito: M. Pelmo, rersante or. (1900-2100 m.);
Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2400 ra.).
Ph. Sieberi Spr. — S. Vito: Forcella grande (2000-2250 m.) ;
M. Penna (2100-2190 m.) ; M. Pelmo, rersante or. (1900-
2150 m.); Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin
(2350 m.); Bastoni di Formin (2400 m.).
Ph. Sieberi Spr. f. pectinatd:m mihi. Folta caulina superiora
et dracteae profancle dentata dentibus angustis, acutis
inajotnbus 3-4 mm. longis; folta inedia et ìnferior a plus
minusve profonde serrato-cr enata.
S. Vito: M. Pelmo, nelle fessure delle rupi del rersante
or. (2000 m.), raro.
Ph. comosu.m B. — S. Vito: M. Castello (M. Antelao) (1400 m.j.
raro; Forcella grande (2000-2200 m.) ; ]\B Pelmo, rersante
or. (1800-2000 m.) ; M. Rocchetta (2250 m.): Monderai, sotto
la cresta dei Bastoni di Formin (2300 ra.).
Campanula Morettiana Reichb. — S. Vito: M. Castello (M. An-
telao), rara (1400 m.); Forcella grande (2000-2200 m.); M.
Pelmo, rersante or. (1850-2000 m.) ; M. Rocchetta (2250 m.);
Monderai, sotto la cresta dei Bastoni di Formin (2300 m.).
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE 37
C. Bellardi Ali. f. HoppEANA Rupp. — S. Vito : nelle ghiaie
fra la Forcella piccola e la Forcella grande (1500-19C0 m.) 5
M. Pelmo, versante or. (1950 m.).
C. Bellardi Ali. f. Delpontei Chab. — S. Vito : nelle ghiaie
fra la Forcella piccola e la Forcella grande (1500-1900 m.).
G. LiNiFOLiA Scop, f. HiRTA Gelmi — S. Vito : Punta della
Poina, versante or. (2150 m.).
In questa stazione la forma liiria non è rara e presenta
tutti gli stadi di passaggio alla forma glabra (tipica) della
C. linifolia che vi è comunissima.
Senecio cordatus Koch — S. Vito : M. Pelmo, nei prati di
Rutorto (1950 m.).
S. CARNiOLicus W. — S. Vito ." Puuta della Poina, sulla vetta
(2225 m.) ; Mondeval (2300 m.).
Gnaphalium supinum L. f. FUSCDM (Scop.). — S. Vito : Punta
della Poina (2025 m.).
Sadssdrea alpina do. f. depressa (Gren.), — S. Vito: Mon-
deval, lungo il sentiero che da Mondeval inferiore conduce
a Prenderà (2000 m.), rarissima.
CiRSiUM ARVENSE Scop. var. HORRiDUM W. et Grab. — S. Vito :
Chiapuzza, presso « la Sega » (980 m.).
C. heterophyllum Ali. f. iNDivisuM DC. — S. Vito: prati di
Roan, nella località « Rguoibes » (1850-1950 m.).
C. heterophyllum Ali. f. iNCisuM DC. — S. Vito: prati di Roan,
nella località «Rguoibes» (1850-1950 m.), più comune della
forma incliviswn.
C. heterophyllum ah. f. bicephalum mihi. — Caulis sijnplex
capitula genuina sessilia ferens.
S. Vito: prati di Roan, nella località « Rguoibes » (1850-
1950 m.), raro.
X C. glaucescens Naeg. (C. acauli X heterophyllum). — San
Vito: prati di Roan, nella località «Rguoibes» (1900 m.), fra
i genitori, rarissimo.
X C. Hausmanni Rb. (C. Erisithali > X heterophyllum). —
S. Vito: prati di Roan nella località « Rguoibes » (1900 m.),
fra i genitori, rarissimo.
X C. flavescens Koch (C. Erisithali X spinosissimum). — San
Vito : prati di Roan, presso la Forcella della Poina (1900 m.),
fra i ffenitori, raro.
38 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 APRILE
C. Erisithales > X SPiNosissiMUM Naeg. — S. Vito : prati di
Roan, presso la Forella della Poiiia (1900 m.), fra i geni-
tori, raro ; Griau, al principio del bosco sotto la muraglia
lungo la via che conduce a Cortina d'Ampezzo (1750 m.),
fra i genitori, raro.
X G. G-UTHNIKIANUM LÒhr. (C. ACAULE X < spinosissimum) —
S. Vito: Forcella di Roan (1996 m.), lungo il sentiero che
dai prati di Roan conduce a Prenderà, fra i genitori, ra-
rissimo.
Leontodon pyrenaicus Gouan var. cadubricus raihi.
Folta glabra, plus minusve, sed nunquam profunde,
dentata; scap>us unicus, simplex, plerumque 1-2 c?n. lon-
gus foliis oremus, raro usque ad 4 em. longus folla sub-
aequans, plus minusve pubescens pube albida; involu-
crum pube albida vestitum, pilis atris plerumque nullis
vel ìnterdum brevibus, et rarissimìs.
S. Vito : Punta della Poina, abbastanza frequente nei pa-
scoli scoperti e sotto ai cespugli sul versante sett. (2050-
2100 m. Gire). 8 agosto 1907.
Scorzonera aristata Ram. — S. Vito: prati di Roan (1400-
2000 m.).
Anthemis alpina L. — S. Vito : M. Penna (2000-2190 m.) ; M. Pelmo,
versante or. (1900-2140 m.) : Forcella piccola (2000-2200 m.) :
Forcella grande (2000-2200 m.); Lastoni di Formin (2400-
2500 m.); Forcella di Gian (2300 m.).
HoMOGYNE discolor Gass. — S. Vito: M. Penna (1900-2100 m.) ;
M. Pelmo, versante or. (1900 m.) ; Forcella piccola (2100 m.) ;
Mondeval (2300 m.).
Carduus Personata Jacq. — S. Vito: prati sul Col Murillai
(1550 m.).
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 39
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 9 maggio 1908.
Presidenza del Vice-Presidente BACCARI^"I.
Il socio Passerini comunica che nel decorso anno (1907) ha po-
tuto raccogliere due specie di fanerogame nuove per la flora
Toscana.
L'una è VAIopecurus pratensù L., comunissimo nei prati di quella
zona sub-palustre che trovasi tra i fossi Dogaia e Osmannoro, in
prossimità di Peretola, e che è denominata « Pantano ».
L'altra specie, nuova non solo per la Toscana, ma per tutta la
costiera Mediterranea, è VAllium suaveolens Jung, da lui trovato in
fiore, nel passato ottobre, sulla gronda del padule di Vada in pro-
vincia di Pisa, in località poco distante dal mare.
Il socio Passerini rammenta di aver fatta, nella adunanza del
12 gennaio 1902, una breve comunicazione sopra una esperienza
iniziata nel 1896. In quest'anno furono riempiti dodici vasi con terra
mescolata ad una considerevole quantità di semi diOrobanche speciosa
DC. Da allora in poi ogni anno furono seminate fave comuni in quei
vasi. La nascita degli Oi-obanche fu assai abbondante nei primi anni
e andò poi decrescendo, ma anche nel 1907 se ne svilupparono sette
individui, sebbene fino dal principio dell'esperienze si avesse cura di
recidere le infiorescenze del j^arassita non appena iiscivano di terra.
Dopo ben undici anni da che i semi di Orohanahe furono affidati al
terreno, e nonostante la anormale recisione delle infiorescenze,
questa pianta continuerebbe ancora a svilupparsi. Conserverebbero
i suoi semi la loro germinabilità per cosi lungo tempo? Queste
esperienze porterebbero a crederlo.
È da aggiungersi che i vasi sono interrati in un pomario recinto
da muro e assai lontano dai campi coltivati. Su fave da orto che
sono state coltivate in piìi tempi nello stesso pomario mai si è con-
statato lo sviluppo neppure di un solo Orobanche.
Il socio Levier comunica una lettera del sig. C. Warnstorf nella
quale questi avverte che, avendo condotto a termine la sua Mono-
grafia sugli Sfagni, è disposto a cedere a buone condizioni, prefe-
ribilmente ad un Istituto pubblico, il suo ricchissimo erbario sfa-
gnologico, il più completo che esista (circa 30,000 esemplari).
40 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
Sono poi presentati e riassvinti o letti i seguenti lavori :
P. BACCARINI. — NOTIZIE SULLA STRUTTURA ANA-
TOAHCA DELLA MODECCA ABYSSINICA HOCHST.
Il genere Moclecca è senza alcun dubbio uno dei più interes-
santi della tribù delle Modecceae, che considerata un tempo come
famiglia autonoma, viene ora concordemente riferita alle Passi-
floracee. Nell'Eritrea vive di questo genere la. Modecca lobata,
una succulenta dello acrocoro abissino, che del resto fu già varie
volte oggetto di osservazioni anatomiche.
Io ne ho avuta in cultura per qualche anno un robusto esem-
plare speditomi dall'Asmara e ne ho tratta occasione per esa-
minarne di nuovo la struttura interessante.
Le foglie lungamente peduncolate palmato-quinquelobe più lar-
ghe che lunghe, hanno un seno peziolare largamente aperto ed il
peduncolo non inserito direttamente sull'orlo limbare, ma un poco
più all'interno, di modo che la lamina adulta appare ombelicata, ed
i due lati del seno peziolare sono congiunti da un istmo di color
bruno, lucente, stretto ma carnoso, che costituisce il tipico net-
tario della Modecca.
La nervazione della foglia procede cosi: un poco al disopra
del nettario si staccano dalla nervatura mediana due grossi
rami in coppia, e più in alto di nuovo altri due, cosicché il
lembo è attraversato da questi cinque rami principali sui quali
si innestano isolatamente le altre nervature di second'ordine.
Queste si anastomosano in un ampio reticolato, e nelle aree che
ne risultano si stende il reticolo più fine formato dalle nerva-
ture di terzo ordine, nelle cui maglie le ultime ramificazioni
vascolari terminano a vuoto secondo il tipo.
In corrispondenza ai quattro seni principali dell'orlo fogliare
stanno altre quattro glandule minori in forma di piccoli dischi
bruni e lucenti inseriti a poca distanza dal margine sul punto
d'incontro di due nervature secondarie.
La struttura anatomica della foglia è abbastanza semplice e
differente sulle due pagine; perché quantunque il lembo pren-
da spesso una posizione verticale è tipicamente dorsiventrale.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 41
L'epidermide della pagina superiore consta di cellule a contorno
irregolarmente poligonale, piatte, a parete esterna sottile, legger-
mente convessa e coperta da una cuticola robusta in rapporto
allo spessore della membrana. In questa pagina mancano com-
pletamente gli stami. Fa seguito all'epidermide un piano di
palizzata a cellule cilindriche, lunghe 100 e larghe da 32 a 40 n,
le quali sono intramezzate da elementi cristalliferi della stessa
lunghezza ; ma più larghi, privi di clorofilla e contenenti cia-
scuno un grosso romboedro monoclino di ossalato di calce orien-
tato coll'ortoasse perpendicolarmente alla superficie della foglia,
ed avvolto da una mucilaggine brillante e trasparente. È solo
nelle foglie vecchie che si formano attorno ad essi gli inca-
stri cellulosici figurati dal Solereder. ^
Seguono al palizzata 5 piani di tessuto aeratore ad elementi
ramosi coi rami distesi nel piano del lembo; ricchi di amido
talvolta più del palizzata stesso, e qua e là intramezzati da cel-
lule a grosse macie di ossalato che si distinguono dalle vicine
per le dimensioni minori. L'Harms - aveva già osservate queste
cellule cristallifere delle Modecca e notato che i cristalli sono
sostenuti spesso da briglie protoplasmiche come appunto succede
nei cristalli del RosanofT od incastrati in ammassi cellulosici
come succede in quelli del Penzig: e di fatti io ho osservato
disposizioni simili nei tessuti del fusto ma qui nelle foglie gio-
vani non ho incontrato questi rivestimenti cellulosici e le druse
ed i cristalli mi sono sembrati avvolti sempre e per intiero dal-
l'utricolo protoplasmico.
L'epidermide inferiore ha numerose cellule sormontate nel
centro da una papilla molto prominente, ma colla membrana
uniformemente spessa per tutta la sua superficie. Strutture si-
mili furono già messe in evidenza dallo Haberlandt per altre
piante ed interpetrate come disposizioni in servizio della per-
cezione luminosa.
Il tipo però delle foglie vellutate (Sammetblàtter) al quale
sotto questo punto di vista la Modecca si avvicina è frequente
* Solereder, Systematische Anafom. der Dicotyledonen. Stuttgart,
1898, p. 435.
^ Harms Hasmann, Ueber die Verwertung des anatora. Bdues. Engler,
Bot. Jahrbùclier, Bd. XV, 1893, p. 548 e seg.
Bull, della Soc. bot. Hai. 4
42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
specialmente nei territorii a clima umido e tra le erbe che vì-
vono nel folto del bosco : ora nel caso nostro le papille ocellari,
benché frequenti, non sono cosi fitte, da dare un aspetto vellu-
tato alla foglia, e si trovano per giunta ripartite esclusivamente
sulla pagina inferiore, il che potrebbe forse indicare che la ca-
pacità d'orientazione di questa è determinata prevalentemente
dalle oscillazioni della luce diflfusa che non da quelle della inso-
lazione diretta; il che non è certo in opposizione col compor-
tarsi delle foglie ad epidermide tipicamente vellutata nelle quali
se le papille sono accumulate preferentemente sulla pagina supe-
riore, questa è di regola colpita solo da luce diffusa, data la
particolarità della stazione di queste piante.
Gli stomi sono abbondantissimi su questa pagina e 1' Harms
ne ha già descritta la genesi e la struttura, né io ho da mutare
alcunché per quanto riguarda le sue osservazioni relative agli
stomi del lembo fogliare.
I fasci fibrovascolari nelle nervature maggiori sono sostenuti
da robuste doccie collenchimatose che corrono sul lato dorsale ;
essi non presentano guaine vascolari molto evidenti o costruite
tipicamente.
Queste guaine collettrici sono più ben conformate attorno ai
fascetti delle nervature minori, dove spiccano sulle cellule vi-
cine per la disposizione regolarmente raggiante delle pareti di
contatto e per la ricchezza degli accumuli amiliferi.
I cristalli del parenchima aeratore sono molto abbondanti
nelle adiacenze dei fasci, e le ultime terminazioni constano di
brevi tracheidi accompagnate da elementi conduttori delle so-
stanze plastiche allungati ed a parete sottili.
I nettarli fogliari delle Passifloracee sono stati studiati più
volte e segnatamente molti anni fa dal Morini * e più di recente
dallo Schwendt. ^ Il grosso nettario epipeziolare della Modecca
corrisponde nella sua organizzazione al tipo proprio della fa-
miglia. Visto dalla pagina superiore ha l'aspetto di una stretta
^ Morini I., Contributo alVAnatom. e Flsiol. dei nettarii estranu-
ziali. Mem. Accad. di Bologna, Serie VI, voi. Vili, p. 349, Tav. II,
fìg. 8-11.
^ Schwendt, Zur Kenntnis der extrafloraìen Nektarien. Beihefte zum
Bot. Centralblatt, Ed. XXII, Erste Abtheilung, Heft 3, p. 245-286.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 43
lista di tessuto soda, lucente e di color bruno distesa come un
ponte sopra il picciuolo ; ma dal lato inferiore presenta un in-
cavo a contorno elittico o rotondo, cinto da un orlo rilevato. Il
fondo della coppella è occupato da tessuto nettarifero, il quale
consta anzitutto di un palizzata secretore composto di due o tre
piani di cellule derivate per sdoppiamento dagli elementi epi-
dermici. Esso poggia sopra un parenchima poliedrico clorofilliano
povero di meati, a succo cellulare, ricco di sostanze tanniche e
di pigmento violaceo il quale si spinge sin contro l'epidermide
superiore. In seno a questo tessuto si spiega un pennello di
tessuto conduttore costituito da file divergenti di tracheidi ed
elementi cambiformi.
Le tracheidi sono rivolte verso il lato superiore della foglia
e derivano dal fascio superiore del picciuolo, un cui ramo pe-
netra nell'istmo nettarifero piegandosi all' infuori, confermando
cosi il riferimento della foglia al tipo pettate.
Lo sdoppiamento delle cellule epidermiche in un tessuto pa-
lizzata secretore si arresta all'altezza dell'orlo rilevato che cinge
la fossa nettarifera e per tutta la superficie di questa la sottile
cuticola vien distaccata dagli strati interni della membrana per
la pressione del secreto che vi si insinua ed accumula, e vien
sollevata in alto. Lungo l'orlo le cellule epidermiche si allun-
gano normalmente alla superficie e rassodano la membrana
sulla fronte esterna ed interna con dei robusti inspessinìenti
cuticularizzati che si assottigliano gradatamente sui fianchi. A
qualche distanza dall'orlo, gli inspessimenti vanno gradatamente
attenuandosi e scompaiono, dapprima quelli della parete interna,
poi si attenuano quelli della parete esteriore, sino a che la cel-
lula torna gradatamente al tipo più comune di struttura delle
cellule epidermiche.
Le druse di ossalato abbondano alla periferia della regione
glandulare.
I nettarli del]a lamina stanno come si è detto sulla confluenza
di due nervature. Essi sono pulviniformi ed il tessuto secre-
tore anche qui è un palizzata di origine epidermica e ripo.sa
sopra un parenchima fondamentale compatto che lo separatagli
elementi floeraatici de! fascio. Manca l'orlo robusto caratteri-
stico del nettario epipeziolare e l'epidermide alla periferia del-
l'area nettarifera è poco modificata. In compenso però la secre-
44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
zione è più attiva e nell'atmosfera umida della serra, questi
nettari! sono quasi sempre forniti di una limpida goccia di li-
quido. Funzionano quindi forse più da idatodi che da nettarli
propriamente detti, e ciò evidentemente è in relazione colla
loro postura sul punto d' incontro di due nervature abbastanza
robuste.
Il picciuolo ha sezione elittica, coU'asse maggiore di traverso.
La sua epidermide consta di cellule piatte ed allungate nel senso
dell'asse e presenta degli stomi solo lungo una stretta lista
che corre sul suo lato superiore ed interno. Essa ricopre un
piano di collenchima mediocremente robusto, sotto il quale sta
uno strato di parenchima clorofilliano particolarmente svilup-
pato in corrispondenza del lato superiore del picciuolo: i fasci
fibrovascolari vi formano un cilindro o stela ma non sono in
verità equivalenti : poiché sul Iato interno ed in corrispondenza
alla lista di tessuto clorofilliano e di epidermide stomatifera,
corre un fascio con cinque o sei fila di trachee e di vasi, e
quindi più largo e più piatto degli altri. Questi sono meno ro-
busti e più stretti e muniti sul dorso di una doccia amilifera, a
ridosso della quale si osservano le primane floeraatiche; ma le
singole doccie non confluiscono in una guaina fleotermica con-
tinua, restando interrotte tra l'un fascio e l'altro.
Il giovane caule a livello della prima foglia aperta, ma non
adulta, ha un' epidermide ben caratterizzata e ricca di stomi i
quali stanno allineati lungo determinate strisele di epidermide
alternanti con altre che ne sono prive. Essi hanno la fessura
stomaie orientata nel senso dell'asse del caule, ed al pari di
quelli del picciuolo presentano una struttura molto più compli-
cata che nelle foglie.
Non ne ho seguito direttamente lo sviluppo per difetto di ma-
teriale ; ma l'andamento delle segmentazioni della iniziale che
conducono alla formazione dello stoma è certo molto più com-
plesso che nel caso delle foglie ; e le cellule annesse che cir-
condano le semilunari sono da tre a quattro per lato ; mentre
nelle foglie sono soltanto due in tutto. La fessura stomaie è di-
retta pel lungo; ma non presenta orientazione costante rispetto
alle annesse prossime, che ora sono laterali, ora trasversali in
numero di 2-3-4 e 5. Questo allineamento longitudinale degli
stomi parrebbe alludere ad una originaria configurazione della
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 45
superficie del fusto a scanalature alternanti con creste rilevate;
ma essa è il solo accenno che permanga di questa eventuale
disposizione. All'epidermide difatto segue un piano di collenchima
uniformemente sviluppato per tutta la periferia ; poi uno strato
di grossi elementi a clorofilla; e quindi un piano parenchimatico
con ricchi cumuli di granuli d'amido, il quale corre sul dorso dei
fasci e si piega lateralmente tra l'uno e l'altro verso l'interno,
senza che queste doccie si congiungano tra di loro in una guaina
continua, e senza che i rispettivi elementi assumano la regola-
re orientazione delle pareti laterali propria delle vere guaine
fleotermiche. Queste doccie non giungono a contatto dei gruppi
di fibre liberiane che corrono sul dorso dei fasci, ma ne restano
separate almeno da un piano di parenchima. Sotto ai gruppi di
fibre liberiane, che a questo livello sono uno per fascio, s'incon-
trano le primane floematiche e gli altri elementi conduttori del
floema. I vasi cribrosi sono abbondanti, accompagnati da una
cellula annessa ciascuno, ricchi della mucillaggine speciale a
questi elementi, e colla placca cribrosa, orizzontale od obliqua
occupante tutta la parete ed a larghi pori.
TI cambio entra in attività di buon'ora e dà origine ad ab-
bondanti elementi: cosicché a quest'altezza si ha già un tes-
suto secondario costituito da parecchi piani di cellule parenchi-
matiche, all'esterno delle 3 o 4 file di trachee che in ogni fascio
mettono capo verso l'interno ad un gruppo di delicate primane
vascolari. Questi vasi acquiferi sono a questa altezza i soli ele-
menti lignificati e gli elementi che li circondano sono tutti a
parete sottile, cellulosica, ricchi di protoplasma e suscettibili di
segmentarsi.
Il parenchima dei raggi non presenta grandi differenze da
quello midollare e corticale, ed abbonda di grosse druse di os-
salato di calce. Queste hanno già la loro grossezza definitiva :
ma sono tutte avvolte da un sottile utricolo protoplasmico e non
presentano ancora le briglie cellulosiche, cosi caratteristiche
che più in basso si osserveranno sorreggerli nei tessuti corri-
spondenti.
Alquanto più in basso la superficie del ramo diviene meno
regolare presentando degli avallamenti e delle bozze prominenti
non molto regolari, e la cuticula più robusta si copre di minu-
scole squamette di incrostazioni cerose. Il tessuto subepidermico
46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
prende nei suoi piani prossimi alla superfìcie una struttura
decisamente collenchimatica, e quello più interno aumenta di
spessore e si allunga in senso radiale assumendo i caratteri di
tessuto assimilatore specifico. In tutti i cauli assimilanti quelli
ad es, delle Genista junciformi si avvera in un certo momento
il medesimo fenomeno.
In seno a questo tessuto si trovano disseminate numerose cel-
lule a druse di ossalato di calce che presentano già le caratte-
ristiche briglie del RosanofF.
Non vi è neppur qui linea netta di confine tra il cilindro cen-
trale e la corteccia, cioè non vi é un fleoterma ben caratteriz-
zato; ma il parenchima corticale continua indisturbato con quello
dei raggi e si appoggia sulle doccie di pacchetti di fibre aumen-
tate qui di numero e divenute compatte. La sezione di ciascuna
fibra è poligonale, la membrana distinta in due strati, uno
esterno rigido e lignificato, ed uno interno più molle, cedevole
e cellulosico che vi aderisce in modo imperfetto. Il libro molle
consta di vasi crivellati colle rispettive cellule annesse, e di
elementi parenchimatosi, e forma degli archi addossati alle enfile
fibrose, i quali non tardano a frangersi ed allungarsi radial-
mente: perchè il parenchima liberiano e quello interfasciale
entrando in attiva segmentazione separano ed allontanano fra
di loro gli elementi fibrosi e vascolari del libro, aumentandone
lo spessore : in modo che i singoli gruppi di elementi condut-
tori e meccanici originariamente ravvicinati, formano a questo
livello delle isole sparse in seno al parenchima fondamentale.
Dalla parte del legno in molti fasci il parenchima di origine
cambiale che sta a ridosso delle trachee e che al livello supe-
riore non aveva assunti ancora caratteri speciali, qui si è tra-
sformato in pacchetti di fibre non ancora intieramente inspes-
site, ma già riconoscibili per tali, oppure di tracheidi che se ne
distinguono per la ricchezza dei pori nella loro membrana; e
più all'esterno il cambio ha già prodotto di nuovo dei vasi sca-
lariformi o punteggiati a lume ampio. In altri fasci non è avve-
nuta questa interposizione di elementi prosenchimatosi tra i due
piani di vasi ; ma questi vengono subito dopo alle trachee pri-
marie e sono fitti, numerosi e cementati da delicato parenchima
vasale.
Il parenchima legnoso che sta fra i vasi primarii resta a pa-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 47
reti cellulosiclie e sottili; ma quello che cementa i vasi d'origine
cambiale qui si lignifica al pari delie tracheidi e delle fibre :
ed anche gii elementi dei raggi midollari appaiono allungati in
direzione radiale e lignificati almeno nel tratto della loro lun-
ghezza prossimo al midollo. Ad un livello ancora più basso i
fenomeni si accentuano ancora di più e l'anello legnoso si chiude
effettivamente attorno al midollo : cosicché i gruppi di primane
xilematiche col loro parenchima perivasale molle e delicato for-
mano dei cordoni perfettamente chiusi da guaine di parenchima
fondamentale lignificato ed a grossi pori.
Vi é quindi una prima fase dell'evoluzione del corpo legnoso
della pianta che si svolge secondo lo schema più comune e dà
origine ad una struttura legnosa regolare : ed è probabile che
per molti rami, quelli cioè che restano sottili, essa sia la strut-
tura definitiva e permanente e non venga superata : ma nel
tronco della pianta le cose mutano radicalmente da questo mo-
mento in poi.
Anche ai livelli superiori fu già accennata la singolare atti-
vità che si manifestava in seno al parenchima corticale e libe-
riano, la quale aveva per effetto di aumentare la massa dei tes-
suti in questa regione, e di scindere in gruppi distinti i pacchetti
di fibre e di vasi crivellati originariamente contigui o molto più
ravvicinati.
Nei rami che diventano succulenti questo movimento di tu-
multuaria segmentazione non si arresta alle regioni sopraindi-
cate ; ma attraverso il cambio penetra e si avanza nel corpo
legnoso : sono primi i raggi midollari, che nel loro tratto este-
riore sono rimasti in una fase per cosi dire procambiale, ad
entrare in attività, segmentandosi in tutte le direzioni e sepa-
rando tra loro gli spicchi di massa legnosa : poi entra in fun-
zione anche il parenchima perivasale dei fasci primarii e qual-
che cellula del parenchima legnoso che non aveva subito
il processo di lignificazione : cosicché tutti questi elementi di-
ventano centri di formazione di un parenchima a rapido sviluppo,
che colla sua pressione rompe in più punti il cilindro legnoso
costituitosi nella fase precedente: lo disgrega in lembi distinti
insinuandosi tra i pacchetti di fibre o di tracheidi ; cosicché nel
cuore dei rami divenuti carnosi non si trova più traccia del
primitivo cilindro vascolare.
48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGaiO
È nota la lunga controversia che é sorta tra gli anatomici
relativamente all'origine del parenchima di dilatazione che nel
caso delle liane separa tra di loro i segmenti del cilindro le-
gnoso, opinando il Warburg ed il Gilg che esso provenga dalla
zona cambiale, e lo Schenck dall'altro lato che si costituisca sul
posto.
Nel caso nostro noi non ci troviamo di fronte ad un'anomalia
del caule che concordi intieramente con quella delle liane stu-
diate dagli autori sopracitati, inquantoché la dilatazione dei
tessuti caulinari ha tutt'altra funzione, ma il parenchima di dila-
tazione ha evidentemente la medesima origine. Esso ha prin-
cipio da quegli elementi di cambiforme intraxilare del Rai-
mann che non. lignificano mai e si trovano sempre in quantità
maggiore o minore dissimulati in mezzo alle tracheidi od alle
fibre e dagli elementi dei raggi midollari che come si è veduto
lignificano estremamente tardi. È solo il parenchima legnoso se-
condario che ha origine cambiale; e quindi sotto un certo punto
di vista possiamo riferire il frazionarsi del cilindro legnoso pri-
mario per questa sopraproduzione di parenchima allo stesso
processo iniziale che determina il frazionarsi del cilindro legnoso
di molte liane; ^ soltanto che l'adattamento xerofilo influisce qui
in grado eminente sull'ulteriore sviluppo di questo parenchima
di dilatazione che si trasforma in una fitta massa di tessuto
acquifero.
D' altra parte l' attività del cambio subisce una graduale e
profonda mutazione : esso dà origine ad una produzione impo-
nente di parenchima acquifero e cristallifero, a cellule tondeg-
gianti od ovoidali, povero di plasma ed a membrana sottile : la
disposizione a cerchia degli elementi vascolari e la sezione trian-
golare dei loro gruppi sono ancora riconoscibili ; ma i singoli
fasci sono disgregati in piccoli gruppi di vasi; e fibre e tracheidi,
separati da larghe falde del parenchima suddetto tanto nel senso
longitudinale che trasversale.
I gruppi più semplici constano di uno o due vasi punteggiati
a punteggiature areolate, ellittiche di contorno ; con l'apertura
interna a modo di fenditura trasversa. Essi sono sempre avvolti
^ Schenck H., Ueher die Zerlduftungsvorgange in anomalen Lianen-
stàmmen. Pringsh. Jahrbuclier, Bd. XXVII, p. 581.
SiCUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 49
da una guaina di parenchima lignificato con punteggiature areo-
late a contatto del vaso; semplici dal lato opposto. I gruppi
maggiori comprendono accanto ai vasi anche dei cordoni fibrosi
e dei pacchetti di tracheidi o fìbrotracheidi : quelle hanno gli
stessi caratteri di quelle del libro; gli strati esterni cioè rigidi
e lignificati; gli interni cartilaginei e cellulosici: sono lunghe
oltre 2 ram. e larghe da 20 a 25 /t : le punteggiature che sem-
brano interessare solo gli strati superficiali della membrana sono
rare, semplici ed a forma di fenditure oblique. Molte volte i
pacchetti di fibre si distaccano dalle file dei vasi che general-
mente accompagnano e presentano un decorso ondulato e fles-
suoso. In fondo si ha in questi tronchi carnosi una specie di
scheletro reticolare di cordoni fibrovascolari a maglie amplis-
sime, le quali tanto nel senso radiale che in quello tangenziale
sono occupate da un denso parenchima acquifero.
Questo parenchima nei tronchi vecchi lignifica ed inspessisce,
qua e là per chiazze, alquanto le sue membrane, che appaiono
disseminate di larghi pori ellittici o rotondi : e contribuisce cosi
a dare insieme alla impalcatura fibrovascolare maggiore soli-
dità al tronco.
Il libro secondario è caratterizzato anch'esso dall'abbon-
danza del parenchima acquifero in mezzo al quale corrono dei
cordoni di fibre del Sanio lunghe e robuste, e (iei pacchetti di
elementi cribrosi, che degradano rapidamente e vengono respinti
all'esterno e spesso schiacciati contro i cordoni di fibre ; formando
delle strette liste membranose colla lucentezza particolare al
collenchima.
Tutto il parenchima, salvo nel tratto prossimo alla zona cam-
biale, è disseminato di cellule ad ossalato di calce, contenenti
dei grossi cristalli del RosanofF.
Le produzioni suberose sono poco abbondanti, perchè 1' epi-
dermide persiste vivace per lungo tempo, ed il sughero, che
prende origine dai piano cellulare subepidermico, forma alcuni
strati di cellule strette a membrana sottile, ma intensamente
suberificata.
La Modecca lobata possiede dei cirri che nascono abitualmente
all'ascella delle foglie ; essi sono costruiti secondo il tipo di strut-
tura speciale a questi organi eminentemente resistenti allo
strappo. Sotto un'epidermide robusta sta uno strato sottile di
50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
parenchima corticale e quindi una stretta zona liberiana nella quale
spiccano otto robusti cordoni di fibre. Segue un cilindro legnoso
strettamente compatto che chiude uno stretto midollo parenchi-
matico e lignificato. Il legno è ricco prevalentemente di fibre con
vasi scarsi di numero ed a lume stretto ; e la massa del cilindro
legnoso è attraversata da raggi midollari frequenti ma ridotti
ad una sola fila di cellule.
A. BÈGUINOT. —REVISIONE DELLE GLYCERIA DEL-
LA SEZIONE ATROPIS APPARTENENTI ALLA FLORA
ITALIANA.
Parecchi botanici, ma soprattutto Parlatore, * Crépin, ^ Duval-
Jouve/ Cosson e Durieu de Maisonneuve * ed in tempi più re-
centi Ascherson e Graebner, '" hanno fatto risaltare il grande e
complicato polimorfismo delle Glijceria ascritte ai generi più
diversi, quali Poa, Molinia, Sclerochloa, Festuca ecc.; dal-
l'Hartman* al ^qw. HydrocMoa (1819), dal Fries '' al gen.Heleo-
chloa (1835), dal Trinius^ al gei\. Atropis (1845), dal Parla-
tore' al gen. Piiccinellia (1848) e che Duval-Jouve, ^'^ in base
all' habitat preferito od esclusivo a parecchie di esse, felice-
mente chiamò « Halophilae ».
^ F. Parlatore, Flora italiana. Firenze, voi. I (1S48), p. 366.
* Fr. Crépin, Note sur quelques plantes rares et critiques de la Bel-
gique. Fase. 1-5. Bruxelles 1859-1865. Fase. V, p. 155-215 e 225-227,
pi. I-VI.
' J. DavAL-JouvE, Doutts et prières au sujet de quelques espèces de
Glyceria du groupe des Halophiles in « Bull. Soc. Bot. Frane. ?>, tom. X
(1863), p. 151.
•* CossON ET Durieu db Maisonneuve, Fxploration scientifique de
l'Algerie, voi. II (1856), p. 140.
* P. Ascherson u. P. Graebner, Synopsis der Mitteleur^pdisohen
Flora: Ed. IL Leipzig, 1898-1902, p. 453.
^ C. J. Hartman, Genera graminum in Scandinavia indigenoruni
recognita. Upsaliae, 1819, p. 8.
■ ^ E. Fries, Flora scanica. Upsaliae, 1835, p. 202.
8 Trinius in Rupreelit, FI. Samojed. in « Beitr. FI. russ. Reich. ».
II (1845), p. 64.
^ Parlatore, op. e.
" Duval-Jouve, op. G.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 JIAGGUO 51
Le conoscenze clie si hanno di esse nell'ambito della Flora
italiana sono tutt' ora assai imperfette e frammentarie. Donde
l'opportunità di sottometterle ad una revisione monografica, di
cui il presente studio non è che mi saggio preliminare. Esso
fu determinato dalla necessità di stabilire quale entità i bota-
nici della Laguna Veneta (Riichinger, * Moricand,^ Naccari,'
Martens, * ecc.) abbiano inteso designare sotto il nome di Poa
maritìma L. o sotto quello di Glyceria clistans fi ìnaintima
(Zanardini). ^ Nelle molte escursioni che da un triennio in qua
vado assiduamente e non senza fortuna compiendo in vari set-
tori della Laguna di Venezia e nelle Valli salse del Padovano
non mi fu mai dato di incontrare questa entità, che è pur detta
comune nei luoghi inondati dall' acqua salsa designati col nome
di « barene », dove invece vegeta su larga scala, tanto da
esserne una delle specie più caratteristiche, l'affine Glyceria
festiicaeformis e sue variazioni.
Secondo il Parlatore* che, istituendo il qqw. Puccinellia,
ebbe occasione di redigere il quadro più completo, sebbene non
privo di parecchie mende, delle specie italiane alla metà dello
scorso secolo, apparterrebbero alla Flora d' Italia le seguenti :
Puccinellia clistans (L.) Pari., P. festacaeformis (Host) Pari.,
P. Gussonii Pari., P. maritima (Huds.) Pari, e P. permixta
(Guss.) Pari.
Secondo la «Flora analitica d'Italia»,'^ che è l'ultimo e più
completo censimento delle piante italiane, il gen. Puccinellia è
ricondotto a sinonimo del gen. Airopis e questo considerato
quale sezione del gen. Glyceria, con una sola specie comples-
siva: Glyceria distans (L.) Wahlb. rappresentata in Italia dal
tipo e da due forme: conferta (Fries) e Borreri (Bab.), comuni
nei luoghi umidi e specialmente salati presso le coste. A varietà
di questa sono considerate Gì. convoluta Fries di Sicilia e Cor-
1 G. RuCHiNGBR, Flora dei Lidi Veneti. Venezia, 1818, p. 25.
2 S. M(jRiCAND, Flora Veneta. Genevae, voi. I (1820), p. 44.
» F. L. Xaccari, Flora Veneta. Venezia, voi. I (1826), p. 62.
* G. V, Martens, Beise nach Venediy, 2'^ Th. Ulm, 1838, p. 559.
' G. Zanardini, Prospetto della Flora Veneta. Venezia, 1847, p. 33.
« Parlatore, o^). c.
' Adr. Fiori e G. Paoletti, Flora analitica d^Italia. Padova,
voi. I (1896-1898), p. 89.
52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 9 MAGaiO
sica; Gì. perìnixta Guss. dell'Istria, Sicilia e Malta; Gì. ma-
ritima M. et K. con una forma deflexa Syme, cornane lungo le
coste della Penisola, nonché in Sardegna e Corsica e Gì. festu-
caeformis Heyn. Nel recente « Supplemento » ' la tipica Gì.
distans, sulla fede di Ascherson e Graebner, - non si trove-
rebbe in Italia, mentre Gì. inariUma dei botanici italiani cor-
risponderebbe a Gì. pseudo-distans Crép.
Gli Erbari da me sin qui esaminati al riguardo sono i se-
guenti :
Erbario generale presso il R. Ist. bot. di Padova.
» privato di P. A. Saccardo » »
» dalmatico di R. de Visiani » »
» privato di P. Revedin a Ferrara.
» centrale (ital. et ext.) presse il R. Ist. bot. di Firenze.
» Webb » »
» privato di S. Sommier a Firenze.
» » di E. Levier a »
» » di U. Martelli a »
» » di U. Ugolini a Brescia.
» generale presso il R. Ist. bot. di Pavia.
» Gasparrini » »
» Comolli » »
» generale presso il R. Ist. bot. di Roma.
» Cesati » »
» romano » »
■» privato di A. Béguinot a Paliano (Roma).
» dei Mus. civ. di Storia Naturale a Trieste.
In base a questa revisione, i due quadri sopra riassunti e
che, a distanza l'uno dall'altro di circa mezzo secolo, compen-
diano tutte le conoscenze su questo interessante gruppo di piante
italiane, devono essere modificati nella maniera seguente :
1 Fiori, Appendice ed indice generale alla « FI. An. d' It. », voi. IV,
p. 1^ (1907), p. 24.
2 Ascherson u. Graebner, op. e.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 53
Gen. GLYCERIA R. Br. Prodrom., I, p. 179 (1810).
Sect. Atropis Trin. ap. Rupr. FI. Samojed., p. 61 (1845).
Sp. Glyceria dfstans (L. sub Poa, 1767) Wahlb. FI. Ups.,
p. 36 (1820) — s. lat. !
Intesa in senso molto largo, questa specie complessiva abbrac-
cia le seguenti sottospecie o razze, ora climatiche, ora stazio-
nali o stagionali:
subsp. I. GÌ. distans Wahlb. s. str.! — Fu indicata dal Ber-
toloni « FI. It., I, p. 515 » per il Littorale Veneto e per qualche
stazione della Calabria, Sicilia e Corsica e dal Parlatore « FI.
It., I, p. 368 » per i dintorni di Livorno, per le Puglie e, sulla
fede del Comolli, delle paludi di Colico in Lombardia. Con acuto
discernimento revocò il secondo in dubbio le indicazioni date
per l'Italia meridionale da Tenore e Gussone. Fu pure segnalata
per le saline di Cagliari (ex Barbey, FI. sard. comp., p. 192) dai
Gennari, che vi scorse però differenze con la pianta della Germa-
nia. A prescindere da altre stazioni riportate in altri lavori e
sulle quali è ditHcile portare un giudizio sicuro, non avendone
potuto esaminare gli esemplari corrispondenti, sta il fatto che
Gì. distans., nella sua forma tipica, non può dirsi pianta comune,
ma nemmeno mancante nella Flora italiana. Essa appare spo-
radicamente distribuita nell'Italia settentrionale dal Veneto al
Piemonte ed io la conosco delle seguenti regioni e stazioni:
Prov. di Padova, in aquis thermalibus Aponi (Abano),
jun. 1832: Beggiato (Hb. Pai sub: Poa — esempi, assai gio-
vani e quindi dubbi); presso le terme di Abano: Adr. Fiori
(ibid. sub: Gì. distans: sono tra gli esemplari più tipici dame
constatati in Italia !).
Prov. di Parma, sulle rive dei fiumi nella sabbia: Jan (in-
sieme a Gì. Borreri! in Hb. Comolli).
Prov. di Pavia, vicino a Belvedere (?) Cassariano: Moretti
(Hb. Pat.).
Prov. di Novara, in cacuminibus montium Vallis Intra-
scae (leg. ? in Hb. Comolli).
l'rov. di Torino, Forte di Fenestrelle e Brunetta di Susa.
Rostan (Hb.centr.it. — esemplari molto interessanti, inquanto
54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
riproducono l'entità crescente in stazioni ruderali descritta sotto
il nome di Atra brigantiaca Chaix in Vili. [1786], ma ricondotta
per lo più a semplice forma continentale del tipo in vario
grado alofilo !).
Neil' Erbario centrale ho pure esaminato forme del tipo tra-
smessevi da G. Savi e da uno dei Targioni, ma probabilmente
non appartenenti a pianta italiana. Neil' Erbario della Flora
romana un saggio del tipo reca di pugno del Sanguinetti l'ap-
pellativo di « communis » : ma anche questo è dubbio che si
riferisca a pianta crescente in Italia.
La Pace, distans indicata da Parlatore (op. e.) dei dintorni
di Livorno, è Gì. festucaeformis e Gì. Borrert come ho potuto
verificare negli Erb. di Firenze, Roma ed in quello privato del
Levier, nel quale ultimo si conservano saggi provenienti appunto
dalla « Paduletta » citata da Parlatore e dove crescono le due
entità sopra ricordate. La pianta invece della Puglia, Basilicata e
Calabria, pure da questi citata e con dubbio riferita a P. distans,
appartiene in grande parte alla mia Gì. distans subsp. Parlatorei.
Non avendo trovato i corrispondenti esemplari nell'Erb. Comollì,
inilla so dire della pianta che egli « FI. Com., I p. 104 » in-
dica sotto il nome di Poa distans per le paludi di Colico e che
Parlatore riporta sulla sua fede : ma non escluderei trattarsi
di una stazione del tipo.
subsp. IL GL pseudo-distans Crép. in op. e, p. 237 e 239,
pi. II (1866). — Indicata pel Littorale dal Crépin (op. e.) : se-
condo Ascherson e Graebner {op. e, p. 457) ad essa andrebbero
riferite le stazioni date dai botanici istriani (Marchesetti, Po-
spichal ecc.) per Gì. distans e la designano pure per la Sardegna.
Nel materiale conservato presso il Museo civico di Trieste e
comunicatomi per la cortesia del dott. C. Marchesetti vidi esem-
plari di due provenienze (Rive di Panzane presso Monfalcone:
Driuz ; Grado: Tommasini). I primi interpretati quale Gì. ma-
rìtinia ed i secondi, visti da Crépin, quale Gì. pseudodistans.
Tutto il resto va riportato a Gì. festucaeformis e G. Borreri,
mentre la vera Gì. distans, come la Gì. maritima, vi mancano.
Gì. pseudodistans ha qualche carattere della precedente, ma
se ne distacca per l' infiorescenza più ramosa, a rami alla fine
ascendenti (e non reflessi) più rigidi, per le spighette lanceo-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 55
late, multiflore, più brevemente peduncolate e quindi più avvici-
nate all'asse, per la glumetta superiore brevemente mucro-
nata ecc. Più affine a Gì. i^orrer^' differisce per il fusto debole,
la pannocchia inultilaterale, con i rami un po' lassi ecc. e ad
essa insensibilmente confluisce. Sicché un ulteriore esame sulla
pianta viva non é improbabile che la discopra in alti'e regioni.
subsp. III. GÌ. Borreri Bab. Engl. hot. supplem., p, 98
(1837) pr. sp. = Gì. conferta Fries Mant. II, p. 10 (1839). —
Non presa in considerazione nelle Flore italiane di Bertoloni e
Parlatore, né dai Compendi di Cesati-Passerini-Gibelli e di
Arcangeli, le prime indicazioni, sotto il nome di Gì. Borreri,
furono date pel Littorale austriaco dal Crépin (op. e), e sotto
quello di Gì. conferta dal Marchesetti «FI. di Parenzo, p. 89;
FI. di Trieste, p. 641 », dal Freyn « FI. Sùd-Istr., p. 232 », dal
Pospichal « FI. oesterr.-Kùstenl., I, p. 107 » e da qualche altro.
Nella « FI. An. d'ital. » è detta crescere, assieme a Gì. con-
ferta, col tipo e cioè Gì. distans, della quale è di gran lunga più
frequente in Italia, spingendosi con le sue variazioni anche in
quella peninsulare, nelle isole maggiori ed in alcune delle mi-
nori. Ed anzi non poche delle indicazioni date per Gì. distans,
devonsi riportare a questa entità. La quale se ne distacca a
prima vista per la pannocchia contratta, spiciforme, per lo più
unilaterale, a rami ascendenti od eretto-patenti (raramente ro-
vesciati), rigidi, un po' calloso-ingrossati in basso, portanti spi-
ghette brevemente peduncolate ed addensate.
Questa sottospecie, studiata su ricco materiale d'Erbario, si ri-
vela abbastanza polimorfa e con frammenti per lo più di ardua
circoscrizione. Allo stato delle mie conoscenze sono i seguenti,
cosi delimitabili :
var. a. typica = Gì. perinixta Guss. pr. p. ! — È la forma cor-
rispondente alla pianta dell' Europa nordica e quindi da inter-
pretarsi pel tipo. La vidi delle seguenti provenienze : Istria e
Triestino: Sùd-Istrien, Gegend von Pola in juncetis maritimis
prope Fasana : Freyn (Hb. centr. it. et Hb. Pat.); Istrien, feuch-
ter Acker bei Veruda: Freyn (ibid.) ; Istria pr. Capodistria alla
spiaggia: Marchesetti (Hb. centr. it.); Trieste: Visiani (Hb. Pat.).
— Neil' Erb. del Mus. civ. di Trieste la vidi inoltre delle se-
guenti provenienze : Trieste alla Madonna di Barbana, saline di
56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
S, Anna, saline abbandonate di Servola, presso la strada fra
S. Andrea e la prima Rotonda, Val del Rio nelle paludi saline :
Tommasini ; ValBendon: Sendtner ; Pola : leg. ?; Fola in Valle
lunga : Weis ; Zaule : Pichler. — Prov. di Venezia, nei luoghi
inondati dall' acqua marina, in insulis prope Venetias : Jan *
(Hb, Pat.) ; Venezia al Lido : Fiori (ibid.). — Prou. di Pa-
dova, Abano: Zanardini (Hb. centr. it, sub: Puccin. mariiiina
Pari.), ibid. Maj. 1869. P. A. Saccardo (Hb. Sacc.) ; Terme di
Abano negli Euganei : Fiori (Hb. centr. it.), Maggio 1908 : Bé-
guinot ! — Prov. di Ferymra, prati Casaglia : Revedin. — Prov.
di Par7na, sulle rive dei fiumi nelle sabbie : Jan (Hb. Comolli,
insieme a Gì. dislans /). — Toscana, paduletta di Livorno :
Levier (Hb. Lev.). — Sardegna, Sardinia: Moris(Hb. centr. it,,
sub: Poa rnaritima); paludi salmastre di Sardegna : leg. ? (Hb.
Pat.) ; Sarroch presso Pula : Martelli (Hb. Mart.). — Sicilia,
Gussone (Hb, Ces.) ; in argillosis prope Mineo et Palagonia :
Guss. (Hb. Pat. sub : Poa distans) ;
var. b. pàrvip^ora n. var. = Gì. jjerìnixta Guss. pr. p. — A
praecedenie, cui simillima, differì panicula angustiore, spiculis
minorihus minusque inflatis. Vidi i seguenti esemplari tutti pro-
venienti dalla Sicilia e da Malta : Girgenti ai Macalubbi : Gus-
sone (Hb. centr. it., sub: Poa perinixla Guss. et sub: Pwcc. ijerm.
Pari.); Palagonia: Guss. (Hb. Ces., sub : Gì. j^ermioota) ; Palago-
nia prope lacum: Todaro (Hb. centr. it.); Lago di Palici: Citarda
(Hb. Lev., sub : eod. nom.) ; in udis maritimis Malta : Todaro.
(Hb. Somm., sub : eod. nom.).
La Gì. permixta stabilita dal Gussone « FI. sic. syn., I, 1842,
p. 99 » e trasportata dal Parlatore al gen. Puccinellia al rango
di specie, fu ritenuta come una forma del ciclo di Gì. distans
e sinonimizzata, come fecero testé Ascherson e Graebner « op.
e, p. 459 », con Festuca Borreri (== Gì. Borreri). Sta il fatto
che, sotto questo nome, Gussone ed altri botanici hanno distri-
buito una forma del tutto corrispondente a Gì. Borreri del-
l'Europa nordica — la quale perciò crescerebbe anche in Sici-
lia — ed una forma a pannocchia più povera, a spighette più
^ Nell'Erb. gen. di Pavia, con questa indicazione, furono comu-
nicati saggi dì Gì. festucaeformis che, in quella stazione, è l'unico
rappresentante del ciclo !
SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 57
piccole, da riferirsi alla mia var. parviflora. La quale prove-
nendo spesso dalle stesse località e stazioni della genuina Gì.
Borrerì resta a vedersi se non sia una variazione individuale
0 tutt' al più una forma depauperata del tipo: controversia che
addimanda ulteriori ricerche in situ.
var. e. Qnultiflora Bég. n. var. DifTert a typo: panicula
ampliare, cleconiposUa, multilaterali, ramis ?mnus rigidis ere-
cto-ascenclenUbus, spiculis 5-G-floribus, foliis elongatis minus-
que involulis et haMtn proprio. — Vidi i seguenti saggi :
Malta, III. 1889: Armitage (Hb. gen. rom.) ; Malta in inundatis
maritimis : Todaro e Calcara (Hb. centr. it.) ; in urbe Anconae
al molo sud, V. 1890: Paolucci (Hb. gen. rom. et Hb. gen. pav.,
in ambedue mescolata con Gì. fes tucae formi s).
È varietà ad abito proprio, ma che si riattacca a Gì. Bor-
reri, cui differisce essenzialmente per la pannocchia multilate-
rale e multiflora, e per la pianta meno rigida. Forme confluenti
al tipo vidi pure in Sicilia, dove é verosimile cresca. Meritano
pure di essere meglio precisati i rapporti con Gì. pseudodistans,
cui è pure molto affine.
var. d. Sommieri Bég. n. var. = Gì. festucaeformAs Somm.
in « Bull. Soc. Bot. Ital., 1900, p. 211 » = Gì. m,aritima Somm.
in « Nuov. Giorn. Bot. Ital., n. ser., voi. X, 1903, p. 188 » =
Gì. mar. forma arenarum Somm. in Hb. ! — Pianta stoloni-
fera : siolones subterranei, numerosi, elongati, ad nodos radì-
cantes, fasciculos foliorwn et culmos edentes : folta glauca,
valide conduplìcata, curvula, duriuscula : ligula acuta (nec
trimcata-obtusa, neque rotundalo-acutiuscula !) : panicula et
floribus ut in Gì. Borreri. — Scoperta dal Sommier all'isola
d'Elba a Porto Longone nella spiaggia di Mola, II V 1898:
Somm. et Doria ! ; ed alla Marina di Campo nelle arene marine
20 VH 1900: Sommier! (Hb. Somm.).
È una forma arenicola, con i caratteri, specialmente quelli
del sistema vegetativo, evidentemente indotti dalla peculiare
stazione nella quale vegeta. * Per gli stoloni allungati e radi-
1 Già Bertoloni, « FI. It., I, p. 5IG », a proposito di Poa distans
scrisse : « Interdum aliae fìbrae radicales prodeunt ex imis culmi
uodis in arena, vel limo sepultis, ex quo oritur radix repens » !
BicH. della Soc. boi. Hai.
58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
canti ai nodi ricorda la Gì. marUima dei mari del Nord, cui
fu difatti dapprima riferita. Ma, come deduco dalle osservazioni
autografe fatte dallo stesso Sommier e cortesemente poste a mia
disposizione, il confronto con la tipica Gì. maritima, pure con-
servata nel suo Erbario, gli aveva messo in evidenza alcune
differenze, che brevemente riassumo nella diagnosi sopra ri-
portata.
Pronunciare un giudizio esatto sul valore di questa entità,
senza dirette osservazioni in natura o la prolungata cultura, è
cosa ardua. Gli stoloni allungati e radicanti ne costituiscono certo
la più spiccata caratteristica, ma non mancano in alcuni esem-
plari della genuina Gì. Bot^reri, cui conviene per la struttura
del sistema fiorale. Siccliè in attesa di nuove e più complete
osservazioni e constatazioni e tenuto presente il grande poli-
morfismo a cui va soggetta la pianta nordica in corrispondenza
della regione mediterranea — e di cui il quadro da me redatto
è un istruttivo saggio — non credo di andare lungi dal vero
riportandola a questo ciclo nel rango di varietà.
subsp. IV. GÌ. Gussonei (Pari, sub : Puccinellia) Nym. Syll
fi. europ., p. 422 (1854-55) — pr. sp.
Questa entità fu scoperta dal Gussone in Sicilia a Regalmuto
ed a Girgenti ai « Macalubbi » ed interpretata dapprima « FI.
sic. prodi'., I, p. 95; FI. sic. syn., I, p. 100» quale Poa distaìis
e Gì. distans e quindi « FI. sic. syn. add. et emend., II, p. 784 »
quale Gì. fesiucaeformis. È merito del Parlatore « op. e, p. 369 »
di averne messo in evidenza i caratteri per cui differisce da
ambedue ed a lui devesi l'istituzione di una Pucoìnellia Gus-
sonei su esemplari comunicatigli dal Gussone dalle due loca-
lità sopra nominate. Nella « FI. An. d' It., I, p. 86 » fu sino-
nimizzata con Gì. distans fi convoluta (Fries), a cui certo è
affine, ma dalla quale si distacca per i rami della pannocchia
più allungati e lassi, per le spighette strettamente lanceolate,
glume e glumette più strette ed acuminate e per l'abito pro-
prio. Da avvicinarsi a Gì. fesiucaeformis, nel cui ciclo è ripor-
tata da qualche autore e dalla quale differisce si può dire per
gli stessi caratteri che da Gì. convoluta. Prossima anche a
Gì. tenuifoUa Boiss. et Reut. della Spagna e dell'Africa setten-
trionale.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 59
La vidi delle seguenti provenienze : Sicilia : Gussone (Hb
centr. it. sub : Gì. festuc. Guss., Gì. Guss. e Piicc. Gussonei
Pari.) ; in argillosis inundatis ai Macalubbi : Todaro « FI. sic
exsicc. n. 836, sub : Pulcinellia (sic) Gussonii » ; Girgenti ai
Macalubbi: Citarda (Hb. Lev.); Sicilia merid. : Todaro (Hb. Mart.
Qualcuno degli esemplari citati fa passaggio alla genuina Gì
festucaeformis, la quale perciò resta a vedersi se ritrovasi
tipica anche in Sicilia !
subsp. V. GL Parlatore! Bég. n. subsp. = Poa et Ghjce-
ria distans Auct. al. FI. It. centr. et merid. — Radix fibroso, :
calmi caespiiosi, decumbenti-erecti, rigidmsculi, 20-30 cm.
longi. Folla anguste linearla, brevia, arefactione valide convo-
luta, omnino glabra, ligulis inferioribus oblong o-oblusis, su-
per, oblongo-acutis. Panicula brems, contrada, ì^mis bre-
vibus erecto-asaendenfibus, axi adpressis vel in fructu parum
patentibics, scabris, basi parwn inftatis. Locustae 4-5 flores,
glumis et glumellis oblongis, obtusis : gluma exteriore apice
rotandata et erosala, interiore suUruncata. Tota pianta viri-
di-glauca.
Vidi i seguenti esemplari: Abruzzi et in Aprutiis: Gasparrini
(Hb. Gasp, et Hb. centr. it. sub : Poa distans) ; in Japigia a
Torre a Mare: Gasp. (Hb. Gasp, sub eod. nom.) ; in inundatis
argillosis hieme Apuliae prope Lesina: Gasp. (Hb. Gasp.); Lago
di Lesina: Fiori (Hb. Pat.); in inundatis Apuliae prope Cerignola:
Gasp. (Hb. Gasp.); in inundatis argillosis Apuliae: Gasp. (Hb.
centr. it., sub : Gì. et Pucc. distans Pari.) ; Calabria : Tenore
(Hb. Ces.).
Questa entità era stata presentita dal Parlatore « op. e,
p. 368», ove scrisse: «Non avendo gli esemplari autentici di
Gussone e Tenore per la pianta loro di Calabria, di Basilicata
e della Terra di Lavoro mi rimane il dubbio se essi abbiano
veramente descritta la Puccinellia distans (sub: Poa distans
Ten. FI. Nap., V, p. 323 et Guss. PI. rar., p. 31), perchè trovo
che le assegnano i rami inferiori della pannocchia gemini, la
paglietta inferiore ottusa e la ligula sempre acuta : forse la loro
pianta spetta a taluna delle specie seguenti, o deve essere una
specie nuova ». H suo vaticinio, ad oltre mezzo secolo di distanza,
si è avverato, compreso anche per la pianta della Puglia che
60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
egli riferi alla Pucc. disians, ma che deve essere ricondotta
alla mia Gì. ParlatoreL La. qusde, per le foglie brevi e stretta-
mente convolute e per la pannocchia contratta ed a rami brevi,
ricorda molto da vicino la Gì. convoluta : ma da essa si distacca
a prima vista per la pannocchia meno allungata, le spighette
più corte, con un minor numero di fiori, le glume più arroton-
date ecc. È innegabile pure che essa, di tutte le forme italiane,
è quella che più si avvicina alla genuina Gì. disians: ma, a
prescindere da altri caratteri, da questa si differenzia per i rami
appressati al fusto o tutt' al più un po' patenti, ma mai rove-
sciati air indietro. Si sarebbe tentati di farne una specie a sé,
ma i rapporti col ciclo di Gì. festucaeformis e specialmente con
la sua var. convoluta sono cosi intimi — gli esemplari raccolti
dal Fiori al Lago di Lesina a questo riguardo sono molto istrut-
tivi — che il valore di sottospecie o razza continentale evolu-
tasi a spese di un tipo littoraneo ed alofllo mi sembra il più
vicino alla realtà.
subsp. VL GL festucaeformis (Host, sub Poa, 1805) Heyn. in
Rchb. FI. gemi, excurs., p. 50 (1830-32) ; pr, sp. — È l'entità più
largamente distribuita in Italia, soprattutto lungo le coste adria-
tiche. Nella Laguna Veneta è esclusiva delle stazioni salate e
la sua tollerabilità al Cloruro di Sodio è tale che prospera
egregiamente anche nelle stazioni che ne sono più fortemente
imbevute. Essa, quindi, é una delle specie più comuni e carat-
teristiche delle così dette « barene » e ad essa vanno riferite le
indicazioni di Poa maritima date, appunto per questa stazione,
dai botanici della Laguna. Fra le specie più frequenti con le
quali cresce associata — tutte aloflle in grado massimo — qui
ricordo : Aeluropus litoralis, Juncus acutus e /. maritimus,
Triglocliin maritìinimn, Atriplex porlulacoides, Salicornia fru-
ticosa e S. lierhacea. Slatice Limonimn e St. 'bellidi folla,
Plantago Cornuti e PI. crassi folla, Sonchus maritimus, Aster
Tri2J0lium, Inula crithìnoides ecc. Caratteristica associazione, i
cui rappresentanti mancano o sono solo sporadicamente disse-
minati nelle arene di spiaggia. Entità notevolmente polimorfa,
nella quale possiamo distinguere le seguenti tre varietà:
var. a. typica. — È la più largamente distribuita in Italia
ed io la conosco dalle seguenti località e stazioni :
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 61
LUtorale aitstriaco : Sud-Istrien Gegeiid voii Pola in are-
nosis umidis prope Fasana: Freyn (Hb. ceutr. it. et Hb. Pat.);
Dunen u. brackisclier Sumpf im Val Dandoli bei Fasana: Freyn
(Hb. Lev.) ; nelle saline abbandonate di Zaule, Servola ecc.
Tomm. (ibid.) ; Trieste e dintorni (ibid. et Hb. Pat.); paludi di
Aquileia: Brignoli (Hb. Centr. It.) ; Monfalcone: Tomm. (ibid.).
— Di queste ultime due località, come pure dei dintorni di
Trieste, Muggia, Rovigno, Fasana ecc. sopratutto nelle saline
e nei prati paludosi e salati vidi abbondante ed istruttiTO ma-
teriale raccolto per la massima parte dal Tommasini e studiato
dal Crépin.
LUtorale veneto: Prov. di Venezia, in paludibus salsis San
Erasmo et ubique: Kellner (ibid.); Venezia al Lido: Fiori (ibid.
et Hb. Pat.) ; Lidi Veneti a Brondolo : Spranzi (Hb. Pat.) ; in
aquis salinis prope Chioggia : leg. ? (ibid.) ; in maritimis venetis:
Kellner (ibid.) ; Murano in incultis maritimis : Sommier (Hb.
Somm.) ; ex litore veneto : Zanardini (Hb. centr. it.) ; litore ve-
neto: Kellner (ibid.) ; le Vignole: Pampanini (ibid.) ; locis areno-
sis, salsuginosis, mari inundatis prope Tre Porti: Béguinot in
« FI. It. exsicc, n. 507 ». — La vidi inoltre nelle barene umide
e salate delle Valli Salse di Perinpió, Figheri, in quelle presso
Fusina, tra Mestre e Venezia e nelle stazioni più decisamente
alofile e per lo più umide del cordone di dune tra Malamocco
ed Alberoni, fra i sassi della diga presso Chioggia (Sottomarina),
tra Porto Sabbione e Tre Porti, fra Por de Lio e Cavallino ecc.
dovunque dominante ! Il prof. Ugolini me ne trasmise saggi rac-
colti presso Vigonovo su PopuUis nigra e quindi appartenenti
a pianta arboricola !
Prov, di Padova, nelle valli salse di Piove: Fiori (Hb. Pat.)
— dove anch'io la raccolsi; ad muros Horti Patavini : Bizzozero
(ibid.) — evidentemente avventizia per trasporto a distanza
operato verosimilmente dal vento ; Abano : Spranzi (ibid., ma
stazione dubbia !)
Estuario padano, Comacchio : Revedin (in Hb. !).
LUtorale di Aymona, in urbe Anconae, Molo sud:Paolucci
(Hb. Somm.) ; al Molo sud di Ancona : id. (Hb. gen. rom. et Hb.
pav., mescolata con forma che ricorda Gì. convolata Fries e
da ulteriormente studiare in sUu).
Puglie, Japygia in paludosis ad Brindisi, solo calcareo, 1-10' ;
62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
Porta e Rigo « Itin. II ital. n. 353 (sub Glyceria maritima l) ».
Spezia: Honig (Hb. Lev.)-
Livorno, in inundatis maritimis agri Liburnensis: P. Savi
(Hb. centr. it.): Littorale di Livorno: Bérenger (Hb. gen. rom.) ;
Livorno alla Paduletta: Beccari (Hb. Lev.), Rosellini (Hb. Ces.).
Proni. Argentaro, in maritimis ad radicem montis Argen-
tari: Levier (Hb. ! mescolata alla var. convoluta); Monte Ar-
gentario al principio della diga di Orbetello, 2 VH 1895: Som-
raier (Hb. centr. it.).
Littorale romano, Civitavecchia-Corneto Tarquinia, riva
destra del Mugnone presso la foce: Pirotta, Chiovenda, Pappi
(Hb. rom.) ; saline di Ostia: Rolli (ibid.) ; Ostia: Sanguinetti (ibid.
insieme alla var. convoluta); presso Fiumicino: Béguinot.
Corsica, Biguglia: Mabille « Herb. corsie, n. 410 (sub: Gly-
ceria convoluta Fries !) ».
Sardegna, sin. loc. Moris (Hb. centr. It.) ; Gallura, Capo
Ferro, allo Stentino e nei luoghi paludosi marittimi a Tre
Monti: A. Vaccari (Hb. gen. Pav. — esemplari in fioritura avan-
zata e quindi di dubbia interpretazione, tuttavia non certamente
riferibili a Gì. maritima, cui furono ascritti dallo scopritore
in « Malpighia, VIH [1894], p. 273 »).
Pianta estremamente variabile, date anche le molteplici con-
dizioni nelle quali vive (stazioni alofìle [arenose od argillose],
xerofìle, igrofite [almeno nella stagione invernale], non che sui
muri e sugli alberi !). I caratteri più direttamente influenzati
sono le foglie, che possono essere più o meno allungate e con
vario grado di convolgimento (nella stagione invernale-prima-
verile, come potei constatare su pianta della Laguna Veneta che
coltivo da due anni, sono aperte !), la pannocchia più o meno
ricca, con i verticilli più o meno abbondanti, ed i rami, ora
restanti sempre eretto-ascendenti ed ora divaricati e riflessi a
maturità, le spighette multi- o pauci-flore e variabili anche
per la diversa grandezza. Sicché non è da escludere che ulte-
riori e diligenti ricerche in natura permettano la costituzione
di varietà o forme e crediamo di dovere richiamare l'attenzione
dei botanici specialmente sulle forme depauperate e paucispicu-
ligere e su quelle a rami divaricato-riflessi, in quanto sono
quelle che maggiormente aberrano dal tipo !
. var. b. convolata Bég. nov. còmb. := Poa convoluta Hor-
SEDE DI FIIJEXZB - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 63
nem. Hort. Hafn., Il, p. 953 (1815) = Festuca convoluta Kunth
Enum., I, p. 393 (1833) = ? Ghjceria convol. Fries Mani. Ili,
p. 176 (1846 — sine diagli. !). — Descritta come specie a sé i
dagli Autori sopra citati e ritenuta come tale da Grenier e Go-
dron « FI. Frang., Ili, p. 176 », da Grisebach in « Led., FI. ross.,
IV, p. 389 », Richter « PI. eur., I, p. 91 » e più recentemente
da Asclierson e Graebner « op. e, p. 461 », deve essere ricon-
dotta al ciclo di Gì. festucaeformis, della quale è una varia-
zione in parte stazionale ed in parte stagionale a pannocchia
contratta con rami più brevi ed addensati e spesso quasi spi-
ciforme e per le foglie generalmente più corte e rigide e più
fortemente convolute. In base a questi caratteri, in alcuni indi-
vidui singolarmente esaltati, la pianta acquista abito proprio,
che permette di poterla diflerenziare dalla forma tipica, quale
si riscontra in Italia lungo le coste adriatiche. Ma sta il fatto
che, in alcuni settori, essa cresce nelle stesse stazioni del tipo,
che non manca anche nel versante tirreno ed al quale, come
succede nelle variazioni indotte dalla stazione e dalla stagione,
insensibilmente si collega. Ad una forma, tutt' affatto individuale,
a spighette antocianiche, deve riferirsi la Gì. fesiucaef. var.
violacea descritta pel M. Argentaro dal Sommier, ^ cui spetta il
merito di avere designato le differenze con la pianta adriatica.
Le stazioni donde mi è sin qui nota sono le seguenti :
Maremma Toscana, in maritimis ad radicem mentis Ar-
1 Cosi descritta su pianta di patria ignota dall' Horneman « Pani-
cula subcontracta ; spiculis linearibus, 6-8-floris; flosciilis basi libe-
ris, obtusis ; foliis glaberrimis, involuto-setaceis, rigidis, glaucis ;
radice fibrosa ». Questa diagnosi fu riferita integralmente dal Kuntb,
laddove il Fries, cui è generalmente attribuita questa entità, cita con
dubbio il sinonimo di Horneman ed indica — ma senza diagnosi —
la pianta per la Siberia orientale.
* S. SoMMiKR, Glyceria festucaeformis var. violacea in « Bull. Soc-
Bot. Ital. », 1895, p. 49. — In questa nota l'A. dubita che la sua
varietà debba riferirsi a Poa mediterranea Nem. sec. Chaub. in « Act.
Soc. Linn. Bord., XIX, p. 45 (18.53) » — lavoro che anche a me non
fu possibile consultare, ma osservo che essa è riportata da Ascher-
son e Graebner « op. e, p. 462 » a sinonimo di Festuca palustris Seea.
che è la nostra Gi. festucaeformis. In ogni modo anche questo nome
è posteriore a Gì. convoluta, qualunque sia il valore sistematico che
voglia ad essa attribuirsi.
64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
gentarii : Levier (Hb. Lev. e mescolata con Gì. festucaeformis !):
lungo il padule all' estremità della diga voltando per andare a
S. Stefano : Sommier (Hb. centr. it., sub Gì. fest. var. fascicu-
lata Somm. ; é la forma violacea Nob.) ; lungo il padule all'e-
stremità della diga nel lato Nord presso i prati pieni di Meli-
lotus : Somm. (Hb. Somm.); Follonica: Fiori (Hb. Pat. et Hb.
Somm.).
Puglie, Canale S. Nicola, S. Pietro Mandiiria : Groves (Hb.
centr. it. et Hb. Lev.).
Gli esemplari del M. Argentare sono i più tipici e quelli che
più si avvicinano alla pianta interpretata quale Gì. convoluta
dai botanici della Francia meridionale, dove vegeta insieme a
Gì. festucaeformis. La quale non manca all'Argentaro ed esem-
plari del tipo, come appare dall'elenco delle località sopra rife-
rite, vi raccolsero gli stessi Levier e Sommier. La pianta del
porto di Ancona sembra pure esserne una forma, ma possiede
anche qualche carattere di Gì. Borreri. Quella della Puglia,
dove anche cresce Gì. festucaeformis e Gì. Parlatorei, se ne
distacca per le foglie meno fortemente convolute ed in alcuni
saggi quasi piane. Ma non credo che a questo carattere, in
base a quanto mi rivelò la coltura di Gì. festucaeformis,
debbasi attribuire una soverchia importanza. Qui aggiungerò
solo che la forma apula ricorda da vicino Atropis pannonica
testé descritta dall' Hackel « Mag. hot. Lap., 1902, n. 2-3 » per
l'Agro budapestino e di cui vidi saggi distribuiti dal Degen
« PI. Hung. exsicc. » nell'Erb. Sommier. La Gì. convoluta fu pure
indicata da alcuni autori per la Sicilia, causa la sinonimia con
Gì. Gussonei, che ricorda per molti caratteri. Ma fin qui non
mi fu dato di vederla di questa isola. Citata anche di Corsica,
donde non vidi che una delle molte forme di Gì. festucaeformis.
var. e. sardoa Bég. n. var. = Gì. distans Genn. in Hb.
Martelli = ? Festuca pseudodistayis Aschers. u. Graebn. op. e,
p. 457 (quoad pi. e Sard. ins.) — A duobus praecedentibus dif-
ferì panicula multiflora, elongata, spiculis oblongis, glumis et
glumella exteriore brevioribus, oblongo-obtusis apiceque ro-
iundatis, nervis manifeste ìnsculptis.
Gli unici esemplari da me visti si conservano nell' Erb. Mar-
telli e furono raccolti nell'aprile 1859 dal Gennari nei dintorni di
Cagliari. Non saprei dire se essi corrispondano alla Gì. distans
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 65
od alla Gì. festacaeforinis indicate, pure pel Cagliaritano, dallo
stesso Gennari. Ma colla prima non hanno nulla a vedere, mentre
dalla seconda aberrano per la grande ricchezza della pannocchia,
a rami ascendenti-eretti, per le spighette oblunghe (e non lan-
ceolate) e per le glume e glumette (l'esteriore) rotondato-ottuse,
larghette e percorse da nervi evidenti, e non lanceolato-acute
e quasi enervie. Tsè può riferirsi a Gì. pseuclorMstans, quale
almeno io vidi dell'Istria e della Francia meridionale. Forme
multiflore, a questa molto affini, si trovano, come potei consta-
tare nel ricco materiale dell' Erb. del Mus. civ. di Trieste, anche
neir Istria e meritano di essere ulteriormente studiate di con-
fronto con quelle pauciflore ed a pannocchia lassa ed aperta.
Per le ragioni di cui sotto è da escludere dalla Flora italiana
la seguente :
subsp. Gì. maritima (Hiids. sub Poa) Wahlb. FI. Gottlob.,
p. 17(1820). — È riportata quale sinonimo di Poa distans S major
dal Bertoloni {op. e, p. 515), il quale sulla fede di parecchi
botanici, soprattutto veneti, e per materiali da questi e da altri
ricevuti, la indica per il Littorale Triestino, Veneto, Ravennate,
Pisano, non che per i dintorni di Ostia e per la Sardegna. Ma
come si rileva dai sinonimi e dai caratteri ad essa assegnati
grande parte della pianta, quale fu intesa dal Bertoloni, e certo
tutta quella della regione veneta, deve riferirsi a Gì. festacde-
forniis e sue forme. 11 Parlatore {op. e, p. 370) scrive che
Puccinellia maritima ama i luoghi marittimi arenosi, le sponde
dei fiumi, a poca distanza dal mare, tanto dalla parte dell'Adria-
tico, che da quella del Mediterraneo e la vide anche di Sarde-
gna. Ma che queste indicazioni non abbiano fondamento è chia-
ramente messo in evidenza dall'esame da me fatto nell'Erbario
Centrale, ove esemplari italiani, ritenuti per Gì. maritima dai
Parlatore, sono molto scarsi e tranne che uno, come or ora
vedremo, erroneamente determinati.
In seguito, r entità in questione fu segnalata qua e là da
altri fioristi e sulla fede, veramente eccessiva, di questo com-
plesso di citazioni, più o meno autorevoli, venne riportata dai
Compendi e dalla Flora Analitica d' Italia. Segnalata pure per
altri territori mediterranei extraitaliani, Ascherson e Graebner
{op. e, p. 460), sulle traccie del lavoro del Crépin, hanno re-
66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
vocato in dubbio, e giustamente, tutte le stazioni europee, all'iii-
fuori di quelle delle coste dell'Atlantico e dei mari del Nord che
costituiscono, in Europa, la sua area naturale.
Sta il fatto che nel ricco materiale da me visto d' Italia non
ho sin qui riscontrato esemplari che vi potessero essere rife-
riti, fatta eccezione di uno inviato all'Erbario Centrale da G.
Pasquale sotto il nome di Poa ììiaritima ed interpretato da
Parlatore quale Puccinellia maritiìna. Ma questo saggio —
ciò che è molto significativo — manca di località ed è quindi
estremamente improbabile che sia stato raccolto in Italia, che
cade molto al di fuori della sua area distributiva.
Gì. mariilma è, soprattutto all' epoca della fioritura, molto
vicina a Gì. rUstans : ma allo stato fruttifero se ne lascia facil-
mente distinguere per i rami della pannocchia non rivolti in
basso, ma ascendenti-eretti, per le spighette più grandi ed
oblunghe : i culmi sono, inoltre, per lo più striscianti e radi-
canti in basso.
Da questa dettagliata esposizione analitica emergono le se-
guenti conclusioni, cosi riassumibili :
I. Gì. cUstans, nella sua forma tipica, non è pianta comune,
ma nemmeno mancante in Italia. Essa vi è sporadicamente dis-
seminata nell'Italia superiore, dove merita di essere più accu-
ratamente ricercata e meglio investigate le sue variazioni.
II. Gì. pseudo-distans mi é nota sin qui di due sole sta-
zioni nell'Istria, ma non è improbabile che essa abbia un'area
più vasta e nel Littorale austriaco ed in quello veneto e me-
ritano siano meglio precisati i suoi rapporti con Gì. Borrerì.
III. Gì. Borreri e Gì. festucaeforìnis sono le due sottospecie
più largamente distribuite in Italia e validamente polimorfe,
come è chiaramente dimostrato dalle molte varietà nelle quali
si scindono in corrispondenza dei territori mediterranei.
IV. Gì. Gitfisonet Pari., limitata sin qui alla Sicilia, si appa-
lesa assai affine a Gì. festucaeformis e resta a vedersi se sia
l'unico rappresentante del ciclo in Sicilia e se non vi cresca
anche il tipo. Invece Gì. permixta Guss. deve riferirsi al ciclo
di Gì. Borrerì Bah.
V. È istituita una nuova sottospecie, la Gì. Parlatorei, di-
stribuita nell'Italia centrale e meridionale ed affine, da una
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 67
parte a Gì. cUstaìis e dall' altra, a mezzo di Gì. convoluta (a
torto sinonimizzata con Gì. Gussoneì '.), confluente con Gì. fe-
stucaeformis.
VI. Gì. maritima, causa lo scambio con l'uiia o l'altra
delle entità sopra nominate, deve radiarsi dalla Flora italiana.
Nonostante ciò, le conoscenze su questo interessante gruppo
di Graminacee sono ben lungi dall'essere esaurite nell'ambito
della nostra flora e termino con la raccomandazione che già il
Parlatore « op. e, p. 371 » rivolgeva or sono sessanta anni a
proposito del suo gen. Puccinellia :
« Tutte le specie di questo genere meritano di essere studiate
con maggiore attenzione e sovra luogo da chi si trova nei paesi
stessi ove esse crescono: io quindi invito i botanici che ne
hanno l'occasione favorevole a rivolgere ad esse la loro spe-
ciale attenzione ».
Solo a questa condizione, aggiungerò io, sarà possibile di re-
digerne una completa ed esauriente monografia !
L. NICOTRA. — FAGONIA CRETICA NEL CONTI-
NENTE ITALIANO.
In una breve gita fatta, nelle ora scorse vacanze pasquali,
da Reggio Calabria sino a Melito Porto Salvo (lato jonico), mi
è stata data la gioia di trovare in i stato spontaneo questa bel-
lissima pianta mediterranea, nota (per la flora italiana) solo di
Sicilia e di Malta. ,
Il preciso luogo di ritrovo é sulle collinette alte da 100 a 200 m.
che formano un sottile sprone montuoso fra il torrente Anna
e il torrente S. Elia presso Melito, costituito esclusivamente da
aride arenarie bartoniane (eocene) colà profusissime, assai ri-
belli alla coltura, franabili facilmente. Questa rutacea mi si pre-
sentò solo in poco spazio di terreno, ma in numero di individui
sufficiente a poterne comunicare ad altri erbarii, fra i quali
debbo in prima linea pensare al centrale di Firenze. Probabilis-
simamente però essa pianta deve esistere in luoghi vicini, es-
sendovene la propizia stazione cosi bene estesa.
<J8 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL y MAGGIO
Credo altresì che debba trovarsi nella Sicilia meridionale (nel
Siracusano per es., ove roccie analoghe predominano) ; poiché
sarebbe inverosimile che di quest'isola si dovesse effettivamente
contare l'unica località fin qui conosciuta, mentre VliaUtat in-
clude la zona africana del mediterraneo, escludendone la nordica.
Questa scoperta mi fa pensare al grande utile, che si rica-
verebbe esplorando la Calabria jonica meglio di quanto finora
non siasi fatto ; poiché cosi toglierebbonsi indubbiamente molte
lacune, esistenti ora solo per iscarsezza di osservazioni, e, se mai
fossero reali, introducenti curiosissime disgiunzioni nella distri-
buzione geografica di certe specie. Sono perciò molto contento
che un giovane laureando di questa Università si sia preso l'in-
carico di andare ad esplorare quasi tutta la Calabria ultra I.
Io ascrissi già la Fagonia eretica fra i componenti della flora
jonica negli Elementi statistici;^ ma quest'unica località sici-
liana non confortava in verità tanto la detta ascrizione. È ora
ch'essa appare pienamente legittimata, stante la località calabra,
che qui notifico: ora vediamo col fatto come l'esposizione di tal
flora (la cui entità è stata intuita dal Prof. Carnei) riuscirebbe
splendida, se si considerasse l'estremo mezzogiorno del continente
italiano. Che la flora jonica calabrese sia poi ancor lontana assai
dall'essere appieno conosciuta, è chiaro da un semplice confronto
fra quel che di essa or sappiamo, e quanto ci é dato dalle notizie
possedute sulla siciliana : un gran numero di specie calabro-
sicule si contano; e, mentre ad altro gran numero ammontano
le esclusivamente siciliane, non ne formano che uno sparuto le
esclusivamente calabresi. Non é possibile credere che ciò pro-
venga da effettivo difetto di queste ultime; dunque l'imperfe-
zione delle notizie relative a quella flora continentale é inne-
gabile.
Mi si permetta intanto di aggiungere, come la proposta di
imprendere nuove esplorazioni e di realizzare novelle raccolte
sarebbe sconveniente, senza quella di esaurir prima lo studio da
farsi sui materiali già raccolti, e di tentare l'assoluzione di opere
incomplete o la ricostituzione di perdute. Le nostre cognizioni
saranno sempre impari alla vastità di tutto l'essere reale ; ed é
ciò deplorevole, ma impossibile ad eliminarsi. Ben più deplore-
^ Cfr. Nuov. Giorn. hot. ital. (nuova ser.), voi. Ili, p. 307.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 69
Tole è (perché eliminabile con poca fatica), che siano impari a
quanto già si è fatto per condurre a certo punto il lavoro di-
retto a mettere in equazione con la realtà la nostra scienza.
Ora gli erbarii inesplorati sono archivii contenenti questo lavoro
preparatorio, che aspetta un lavoro ulteriore meno faticoso,
perchè si utilizzi e produca scienza ; e noi ci priviamo spessa
di tanto ausilio, risparmiamo spesso questa minore fatica, e pre-
feriamo cominciar da capo. È un errore certamente da evitare.
Noi, per limitarmi a non parlare che della parte meridionale
d' Italia, piangiamo la perdita della Flora aspromontana redatta
da Gussone ; ma perchè non si consultano i materiali, che il
grand'uorao ci lasciò, tanto più ch'essi sono illustrati da sche-
dule assai istruttive? Nell'erbario siciliano di lui esistono (sven-
turatamente intercalati al resto sotto la direzione del Professore
Delpino) i saggi siculi raccolti dopo la pubblicazione della
Synopsis ; perchè non se ne profìtta da qualche volenteroso a
perfezionare quest' opera insigne ?
R. PAMPANINl. — IL LYCOPODIUM PSEUDO-SQUAR-
ROSUM PAMPANINl E LE SUE AFFINITÀ.
I Lijcopodlwn sc[uarrosum Forst., epiceaefolium Desv., uli-
cifoliam Vent. e pseitdo-squarrosiim Pampanini costituiscono
uno dei gruppi più omogenei della sottosezione Sudselago.
S'incontrano nella Polinesia, nelle isole della Sonda, nelle Fi-
lippine, neirimalaia orientale (sembra anche nell'India mer.-or.
[Prov. di Madras]), a Ceylon, nel Madagascar e nelle isole Bor-
bone e Maurizio, dove vivono generalmente sui tronchi degli
alberi, di raro neW humus sulle rocce. Ognuno di essi à carat-
teri morfologici propri e caratteri comuni anche agli altri ma
in esso convergenti in modo particolare, ed inoltre una distri-
buzione geografica più o meno nettamente delimitata che lo
distinguono dagli altri ; però la stretta affinità che corre fra di
essi rende difficile, se non impossibile, una chiara interpreta-
zione dell'una o dell'altra di queste entità se non è aiutata
dall'esame delle altre.
70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
11 L. SQUARROSUM fa variamente interpretato dagli autori.
Per primo ne parla Forster (1796) che lo descrive sommaria-
mente della Polinesia ma senza precisarne la patria.
Più tardi Swartz (1806) ne indica meglio i caratteri, dicen-
dolo fra altro, col caule alto due piedi e dicotomo, con le foglie
inferiori disposte su otto serie e le superiori su sei ; lo indica
di Tahiti e di Giava. 2 E lo stesso ripetono Willdenow (1810), *
Poiret ' — il quale ne mutò il nome (L. For steri) dedicandolo
al suo scopritore — , e, più succintamente, Sprengel (1827), che
ad esso sinonimizza — ma a torto, ed in ciò seguito da Greville ed
Hooker e da Guillemin' — il L. Hippuris Desv. ®
Nel 1827 Blume precisa V habitat della pianta dicendo che
cresce sugli alberi nelle foreste montane di Giava ed indicando
due caratteri che gli autori precedenti avevano passato sotto
silenzio, che le foglie, cioè, sono piane e le spighe allungate
con le squame eretto-appressate. '
Spring (1842) nella sua Monografia delle Licopodiacee si ri-
ferisce agli autori precedenti e descrive di nuovo il Lycopodiwn
in questione identificandolo al L. phyllocarpum Hook, (in
sched.), e citando i caratteri suddetti e facendone risaltare altri
che non erano stati ancora indicati: i fusti egualmente due 0
tre volte dicotomi, le spighe lunghissime (fino ad un piede),
funi formi, la pagina superiore delle foglie colla nervatura ot-
tusamente prominente e la pagina inferiore più 0 meno solcata,
le foglie sterili contratte alla base e le fertili inferiormente
dilatate e metà più piccole delle sterili. Osserva che l'assenza
^ Forster G., Florulae insularum aibstralium prodromus, p. 86,
n. 479. Gottingae, 1786.
^ Swartz O., Synopsis Filieum, p. 177, n. 23, p. 400. Kiliae, 1806.
^ Willdenow C. L., C. a Linné, Species plantarum, voi. V, p. 27.
Berolini, 1810.
* PoiRET J. L. M., in Lamarck, Encyalopédie méthodique, SuppL,
voi. Ili, p. 545, n. 55. Paris, 1813.
® Greville e,. K. et Hooker W. J., Enumeratio filÌGum, in Bota-
nical Miscellany, voi. II, p. 369, n. 35. London, 1831. — Guillemin
J. A., Zepliyrilis Taitensis, p. 20. n. 87. Paris, 1837.
^ Sprengel C, C. a Linné, Species plantaruvi, voi. IV, p. 15,
n. 50. Gottingae, 1827.
^ Blume C. L., Enumeraiio planlarum Javae, p. 265, n. 9. Lugduni
Batavorum, 1827.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 71
della carena alla base delle foglie sterili e la forma particolare
delle foglie fertili sono caratteri distintivi essenziali per questa
pianta, mentre i rami fertili prolungati in forma di coda, pur
essendo normali per questa specie, s'incontrano talvolta anche
nelle altre specie alììni (L. alicifoliwn ed epiceaefoUum). Lo
dice, dagli autori precedenti, delle Isole della Società (Tahiti),
di Già va ed anche di Ceylon. '
Seemann (1873) riassume la descrizione di Spring ed indica la
pianta anche delle isole Viti (Viti Levu, Ancitum), delle Nuove
Ebridi e delle isole Paiau (Tobie Island), " e Schumann e Lauter-
bach lo indicano della Nuova Guinea e dell'Arcipelago Bismarck.'
Anche Drake del Castillo (1892) e Pritzel (1902) trattarono
del L. squarrosum, ma, come mostrerò più avanti, non è a
questa pianta che si riferiscono le loro indicazioni. Fu anche
descritto e raffigurato da N. E. Brown (1881) nella « lUustration
Horticole », ma erroneamente, poiché la figura rappresenta non
già il L. squarrosum Forst. bensì il L. innifoUum Blume. '
11 L. EPiCEAEFOLiUM appare per la prima volta nel 1813 nel
supplemento all' « Enc3^clopédie méthodique » di Lamarck dove
Poiret riporta la breve descrizione di Desvaux ; da questa ri-
sulta che differisce dal L. squarrosum per i margini delle foglie
revoluti; secondo Desvaux, fa nell'isola Maurizio.* Più tardi (1849)
fu dettagliatamente descritto da Spring, il quale lo identificò al
L. verticillatum, Willd. dell'isola Borbone, ed al L. protevisum
col quale nome Greville e Hooker distinsero il L.verficUlafu?ndi
Willdenow da quello omonimo di Linneo f. e di Swartz (;= L. ace-
rosum Sw., L. setacemn Lam.). * Willdenow (1810) indicò pel suo
L. verticillatum le foglie inferiori verticillate disposte su sei serie
^ Spring A., Monographie de la famille des Lycopodiacées, I, p. 52,
n, 36. II, p. 23, n. 36. (Mém. Acad. Royale de Bruxelles, voi. XV,
[1842J, voi. XXIV [18491.
« Seejiann B., Flora Vitiensis, p. 328. London, 1865-73.
' Schumann K. u. Lauterbach, Die Flora der deutschen Sckutz-
gebiete, p. 148. Leipzig, 1901.
* U lUustration Horticole, voi. 28, p. 121, Tav. 428 (1881).
5 PoiRET J. L. M., Op. e.
® Greville R. K. et. Hooker W. J., Additions and correotions to
the Enumeratio Filicum, in Botanical Miscellany, voi. Ili, p. 105.
London, 1833,
72 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
e le superiori sparse su quattro serie, * il che lo fa già distin-
guere dal L. squarroswn, e Poiret (1813) ripetè la stessa cosa. ^
Ne riparlò Bovy nel 1846 dicendo che cresce sui tronchi impu-
triditi e sui rami dei grandi alberi nelle foreste delle isole Borbone
e Maurizio dove raggiunge fino a tre piedi di lunghezza. ^
Spring quindi descrisse il L. epiceaefoUum distinguendolo
dal L. squarrosum pei caratteri seguenti : foglie sterili, le in-
feriori disposte su otto serie, le superiori su quattro, coi margini
revoluti, con la pagina superiore a nervatura prominente, ca-
renate e profondamente solcate sulla pagina inferiore: le foglie
fertili non od appena dilatate alla base e talvolta riflesse come
le foglie inferiori. *
Il L. uLiciFOLiUM è assai atììne al L. epiceaefolimn. Fu de-
scritto per la prima volta da Ventenat (1806) il quale lo disse
dell'India descrivendolo con caratteri che si potrebbero riferire
anche al L. scjuarroswn-/ Poiret (1813) indicò come probabile
la sua identità col L. acutifolmm Desv. dell'isola Maurizio® e
Sprengel (1827) l'accettò senz'altro. ^
Più tardi Spring (1842) riferì al L. uUcìfolium non solo il
L. acutifolmm Desv., ma anche il L. Hookeri Wall. — sinonimo
del L. pulcherrinuni Wall., e descritto e raffigurato da Hooker
e Greville* — , il L. abietinum Desv., com'egli potè stabilire
dall'esame dell'autotipo, ed il L. dichotomum Bianco,^ e lo de-
scrive citando quali caratteri differenziali dal L. epiceaefoUum,
al quale lo dice affine, le foglie sterili superiormente solcate e,
inferiormente, con la nervatura prominente verso la base e con
la carena acuta e distintamente decorrente, le foglie fertili più
brevi ed appressate e distintamente dilatate alla base. Invece le
^ WiLLDENOW C. L., op. c, p. 48.
^ PoiRKT J. L. M., op. c, p. 555, n. 101,
^ BoRY DE Saint-Vincent in Bélanger, Voyarje aux Indes Oj-ien-
iales, Botanique, Il Partie, p. 7. Paris, 1846.
* Spring A., op. e, p. 51, n. 35.
' SwARTz O., op. c, p. 177, n. 20.
® Poiret J. L. M., op. e, p. 559.
^ Sprengel C, op. e, p. 15, n. 49.
* HooKRR W. J. et Greville R. K., Icones Filicum, voi. II, t. 185.
Londini, 1S31.
» Blaxco M., Flora de Filipinas, ed. 2^, p. 570. Manila, 1845.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 73
spighe brevi, normalmente amentiformi, le foglio (di cui le
superiori disposte su 4 serie), con i margini revoluti, superior-
mente solcate, inferiormente carenate e chiaramente decor-
renti, distinguono il L. uUcifoliuin dal L. squarrosum.
Spring lo indica dell'India settentrionale (Nepal, Gorvan,
Boutan ed Assam), delle Filippine, delle isole Borbone e Mau-
rizio e del Madagascar. ^
Questi tre Lycopodium hanno comuni fra di loro i caratteri
seguenti : le foglie inferiori disposte su otto serie, il fusto re-
golarmente due o tre volte dicotomo, lungo da 80 cm, circa a
60 cm. e più e del diametro di una penna d'oca. Degli altri ca-
ratteri, parte sono propri alle singole specie, parte, e sono i
più, sono comuni a due sole di esse. Questi tre LycopocUum pos-
sono essere caratterizzati nel modo seguente :
L. sqimrrosuTn: Spighe lunghissime, fu ni formi; foglie sterili
con i margini piani, colla nervatura superiormente appena pro-
minente, inferiormente appena solcata, non od appena carenate,
ristrette alla base ed oscuramente decorrenti ; foglie fertili di-
latate alla base, metà più piccole delle foglie sterili.
L. epiceaefolium : Spighe normalmente brevi, amentiformi,
raramente lunghe e funiformi; foglie sterili con i margini re-
voluti, superiormente più o meno convesse, inferiormente care-
nate e profondamente solcate, decorrenti ; foglie fertili non od
appena dilatate alla base, poco più piccole delle foglie sterili,
raramente la metà più piccole di esse.
L. uUcifolium : Spighe normalmente brevi, amentiformi, rara-
mente lunghe e funiformi ; foglie sterili con i margini revoluti,
superiormente con la nervatura solcata e prominente alla base,
sulla pagina inferiore acutamente carenate, decorrenti; foglie
fertili dilatate alla base, più piccole delle foglie sterili.
Il //. epiceaefolium, pur essendo, per l'aspetto delle spighe,
intermediario fra gli altri due Lycopocliuin, è maggiormente
affine al L. ulicifoliuìn, dimodoché il L. squarrosiun è nel ciclo
di questo gruppo quello che più si scosta dagli altri. E questo
coincide con la posizione che nell'area del gruppo occupa la sua
distribuzione geografica limitata alla porzione orientale di essa»
1 Spring A., op. e, I, n. 34; U, p. 22, n. 34.
Bull, della Soc. boi. Hai.
74 SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
cioè a Ceylon, a Giava, alla Nuova Guinea ed alle isole della
Polinesia tropicale (Isole Viti, Isole della Società, Nuove Ebridi,
Isole Palau) dove sostituisce le altre due specie.
Tutti gli autori (eccettuato Clarke) considerarono sempre
specificamente fra di loro distinti questi tre Lycopodiuin.
Invece Clarke (1880) identificò al L. squarrosum gli altri
due, non però in modo assoluto ma considerandoli, a quanto
sembra, quali forme di esso. Difatti ritiene la pianta dell'India
settentrionale quale il L. uUcifoUum tipico avendo le foglie
ascendenti e poco patenti, mentre riferisce al L. squarrosimi
la pianta da lui raccolta nel Sikkim, a foglie patenti ed a spo-
rangi riuniti in dense e corte spighe. Inoltre considera il L.
proliferum Blume (Giava, Madagascar) come intermedio fra il
L. squarrosum ed il L. setaceum Hamilt. (Nepal) che ritiene
pure molto affine al L. squarrosum. * Questo modo di vedere
di Clarke forse spiega perchè egli attribuisca al L. squarrosum
« spighe dense e corte, » il che è in contraddizione con quanto
dissero a tal proposito tutti gli altri autori.
Pritzel (1902) invece, pur riconoscendo che questi tre Lyco-
podium sono strettamente affini fra di loro, li mantiene speci-
ficamente divisi."
Non è mia intenzione decidere se sia preferibile seguire l'opi-
nione di Clarke o quella di Pritzel; per far questo mi necessi-
terebbe estendere lo studio a molte altre specie della sottosezione
Suhselago. Qui mi basta far notare la diversità diametralmente
opposta delle opinioni di questi due autori parimente autorevoli.
* *
Ò detto come il L. squarrosum di Drake del Castillo e di
Pritzel non corrisponda al L. squarrosum quale lo descrivono
gli altri autori, escluso, s'intende, il Clarke che di questa pianta
ebbe un concetto tutto suo.
^ Clarke C, A Review of the Ferns of Northern India, in The Trans-
actions of the Linnean Society of London, II ser., voi. I, Bot.,
p. 591, n. 5. London, 1880.
2 Pritzel E., in Engler A. u. Franti K., Bie natilrlichen Pjìan-
zenfamilien^ I Teil., Abth. 4, p. 598. Leipzig, 1902.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 75
Drake del Castillo descrive il L. squarrosum con le spighe
appena distinte dal resto del fusto, le foglie fertili essendo sol-
tanto un po' più piccole delle foglie sterili, carattere questo che
ricorda più il L. epiceaefoliuin che il L. squarrosum Forst.
Lo stesso carattere appare dalla figura di Pritzel.
Drake del Castillo dice inoltre che il fusto è eretto (40-50 cm.),
talvolta ricurvo all'apice; Pritzel invece lo indica pendente
(60 cm. circa).
Quello descrive gli sporangi più larghi delle foglie fertili e le
foglie con la punta callosa, mentre alcun autore menzionò tali
caratteri; ma non mi sembra ch'essi sieno di grande importanza
apparendomi più che altro quali caratteri individuali.*
Ora, al giardino botanico di Firenze da molti anni sotto il
nome di L. squarrosum si coltiva un Lycopodium che non è
affatto la pianta di Forster, riferendosi invece, a parer mio, al
L. squarrosum di Drake del Castillo, e, probabilmente, anche
a quello di Pritzel.
Altrove ò già raffigurato e brevemente descritto questa pianta
di cui ora enumero dettagliatamente i caratteri :
L. PSEUDO-SQUARROSDM Pampaniiii in Bull. R. Soc. Tose, di
OrticulL, III ser., voi. XIII, p. 99, Tav. II (1908).
Syn. L. squarrosum Drake del Castillo, FI. Polyn. fr., p. 327
(1892>; Pritzel in Eagl. u. Prantl, Naturi. Pflanzenfam., I Teil,
Abt. 4, p. 598 (1902) [?].
Caulis aequaliter plerumque 2 - 3 -dicliolomus , raro 1 vel 4-
dichotomus, erectus apice reflexus, firmus, 4-10 dm. altus,
spicis 10-25 cm. longis a caule dìx distinciis , parte inferiore
8-12 mm. latus.
Folta sterilia conferia, subverticillata, media et inferiora
plus minusve reftexa 16-faria, superiora rectangulari-pateniia
12-faria, omnia viridia, lanceolato-suhulata, acutissima, inte-
gerrima, rigida, onarginibus non ì^evolutis, supra jjlatia vel
nervo vix prominente, subtus convexiuscula vel obscure cari-
naia, ad insertioneni paululum contrada, 12-18 mm. longa,
1-2 mm. lata, non vel obscw^e decurentia.
* Drake del Castillo E., Flore, de la Polynésie francaise, p. 327.
Paris, 1892. — Pritzel E. in Engler u. Prantl, Die Natiirh'chen
PJìanzenfumiJien, I Teil., Abt. 4, p. 598. Leipzig, 1902.
76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO
Folla fertilia folìis sierilWus subconformia vix minora,
utrinque enervia, supra plana, sublus vix convexa, basi
sensirn ampliata, 11-15 mm. longa.
Sporangia reniformia.
Habitat probabiliter in insula Java vel in aliis insulis austra-
libus. — Golitur in Horto botanico fiorentino.
Confrontando i caratteri del L. pseudo-squarrosum con quelli
analoghi dei L. squarrosum, epiceaefolium ed ulicifolium si
vede chiaramente come esso sia un'entità diversa da questi ai
quali, fra tutte le altre specie della sottosezione Subselago, è
tuttavia maggiormente affine.
Da tutti e tre differisce per la maggiore robustezza del caule
e pel maggior numero delle serie fogliari.
Né credo che questi caratteri sieno inerenti alla cultura poiché
essi persistono anche negli esemplari meno vigorosi.
Il fusto eretto, rigido, reflesso all'apice è veramente quale lo
descrive Drake del Castillo pel suo L. squarrosum; mentre
nelle tre specie suddette il fusto è di diametro assai minore più
0 meno pendente e flessuoso (come lo rappresenta Pritzel).
Nel L. pseudo-squarrosum le spighe sono appena distinte dal
resto del fusto, mentre nelle altre tre specie sono ben distinte,
ora lunghissime e funiformi (L. squarrosum), ora brevi ed
amentiformi (L. epiceaefolium, L. ulicifolium).
Le foglie patenti e reflesse, con i margini piani e leggermente
ristrette alla base, talvolta oscuramente decorrenti, avvicinano
il L. pseudo-squarrositm. al L. squarrosum, distinguendolo dalle
altre due specie. La pagina superiore colla nervatura non od
appena prominente distingue la mia pianta dal L. ulicifolium
avvicinandolo agli altri due. Invece l'aspetto della pagina infe-
riore lo distingue da tutti questi tre Lycopodium: difatti le
foglie non sono inferiormente né solcate né carenate ; però
anche per questo carattere si avvicina piuttosto al L. squar-
rosum nel quale il carattere suddetto è maggiormente at-
tenuato.
Invece le foglie fertili appena più piccole delle foglie sterili
ed appena e gradatamente dilatate alla base avvicinano il L.
pseudo-squarrosum al L. epiceaefolium, piuttosto che agli
altri due.
Il L. pseudo-squarrosum dunque non si può identificare ad
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 77
alcuno dei tre Lycopodimn suddetti avendo o caratteri propri
(aspetto del fusto e delle spighe e numero delle serie fogliari)
o caratteri che convergono ora con l'una, ora con l'altra delle
sue entità affini (foglie sterili [L. sqitarroswn], foglie fertili
[L. epiceaefoUwii\}'
Però nell'insieme le sue affinità si dimostrano maggiori col
L. squat^rosum che non con gli altri due : pertanto penso che
la sua patria debba trovarsi nel settore orientale dell'area geo-
grafica del gruppo dove vive il L. squarrosum (Isole della
Sonda e Polinesia).
Forse i caratteri che distinguono il L. pseicdo-squav?^osum
dagli altri Lycopodium affini potranno sembrare troppo tenui
per giustificare il rango di specie che io gli attribuisco, tro-
vando più conveniente considerarlo invece quale varietà o forma
dell'uno o dell'altro di essi. Però questi caratteri, che più su ò
esposto dettagliatamente, mostrano che la distanza che separa
il mio Lycopodium dagli altri tre non è inferiore a quella che
intercede fra l'uno e l'altro di questi, e che quindi esso è un'en-
tità che à lo stesso valore di ognuna di queste.
Come dissi, non discuto se il modo di vedere di Ciarke. che
riunì in una sola specie questi tre Lycopodium, sia giusto o
no; nel dubbio, e senza escludere affatto la probabilità che il
suo modo di vedere sia giusto, in questo breve studio mi sono
attenuto all'opinione concorde di tutti gli altri autori, fra i
quali Spring e Pritzel, che anno considerato i L. squarrosum,
epiceaefoliicm e ulicifolium quali specie autonome.
Dopo di che. non essendovi altro da trattare, l'adunanza è
tolta.
78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 13 giugno 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccarini.
Aperta l' adunanza è proclamata la nomina del nuovo socio:
Sig. Girolamo Azzi di Imola.
Sono poi presentati i seguenti lavori :
A. BÉGUINOT E L. FORMIGGINI. — ULTERIORI
OSSERVAZIONI SULLE CARACEE VICARIANTI DELLA
FLORA ITALIANA.
In una precedente nota, che vide la luce nel BuUettino dello
scorso anno, * ci studiammo di mettere in evidenza come, in
corrispondenza dei territori floristicamente appartenenti all'Ita-
lia, alcune Caracee esplicassero, analogamente a quanto ha
luogo in molte piante superiori, il comportamento proprio alle
entità vicarianti e cioè la sostituzione, totale o parziale, delle aree
distributive.
Posteriormente a quella nota, avemmo occasione di esami-
nare le ragguardevoli ed istruttive collezioni conservate negli
Istituti botanici di Pisa (Hi), gen.), di Roma (Hi), gen.. Cesati e
romano) e di Palermo, grazie alla cortesia dei proff. G. Arcan-
geli, R. Pirotta ed A. Borzi, che qui ringraziamo. Ci proponiamo,
quindi, nella presente contribuzione di rendere breve conto
delle osservazioni e constatazioni fatte nell' esame di questi
Erbari, in aggiunta a quelle rese già di pubblica ragione sopra
questo interessante argomento.
^ A. Bèguinot e L. Formiggini, Bicerche ed osservazioni sopra
alcune entità vicarianti nelle Caracee della Flora Italiana, in « Bull.
Soc. bot. ital. », n."-' 7, 8, 9, p. 100, a. 1907.
SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL, 13 GIUGNO 79
1. Tolypellopsis obtusa (Desv, in Lois.) Bég. et Formigg.
var. ulvoides (Bert.) Bég. et Formigg. in Bull. Soc. Bot.
It., 1907, p. 102.
La varietà è nota sin qui con sicurezza per cinque Provin-
cie. Altri esemplari — sempre riferibili alla varietà o razza
meridionale — vedemmo della località dove fu scoperta e cioè
del lago superiore di Mantova (Barbieri, d'Arco, in Hb. Ces.),
del lago di Bientina (Tassi, in Hb. gen. rom.) ecc. Qui aggiun-
giamo una stazione in prov. di Ferrara e cioè : Gontrapò — Po
di Volano (De Notaris, in Hb. gen. rom.), dove non era stata
sin qui segnalata. Sicché il numero delle provincie sale a sei.
2. Lamprothamnus papulosus (Wallroth) Bég. et Formigg.
in Bull. Soc. Bot. It., 1907, p. 108.
var. Pouzolzii (Gay ex Br.) Bég. et Formigg. in I. e.
Di questa varietà, a comportamento di vicariante, tornammo
a vedere esemplari della località già segnalata nella precedente
nota e cioè di Corsica a Portovecchio (ex Hb. Jordan) nell' Erb.
gen. di Pisa. Quivi pure trovammo saggi l'accolti « nell'acqua
salmastra dello stagno di Talamone » e nell' Erb. Cesati altri
provenienti dall'isola d'Ischia (Gasparrini) — donde era già
nota — e dalla Sicilia « in aquis salsis alla Lanterna di Mes-
sina: Huet du Pavillon, PI. sic, n. 475 » — donde era stata
indicata la varietà seguente. La sua area viene, quindi, ad
essere considerevolmente aumentata.
var. Montagnei (Braun) Bég. et Formigg. in 1. e.
Nelle collezioni consultate nello scorso anno non ci era stato
possibile di esaminare questa varietà — ■ pure a comportamento
di vicariante — segnalata da alcuni Caracologi per Messina.
Neil' Erb. gen. di Palermo riscontrammo saggi raccolti ai
«pianti di Mondello: Riccobono » ed al «Ponte della Grazia:
a"eg. Tineo » ad essa sicuramente riferibili.
3. Lychnothamnus barbatus (Meyen) v. Leon. var. spino-
sus (Amici) Mig.
La varietà fu scoperta nei laghi di Mantova, che é l'unica
stazione per l'Italia settentrionale. Di essa — sempre di questa
provenienza — esaminammo ricco materiale, tutto riferibile
alla varietà, nell'Hb. gen. rom., Cesati ed in quello di Pisa.
80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
4. Chara Braunii Gmel. FI. Bad., IV, p. (HG (1826).
var. Stalli (Menegh. ^) Bég. et Formigg. Bull. Soc. Bot. Ital-,
1907, p. 112.
Nota per l'Italia solo per l'isola di Capraia (Arcip. Toscano),
dove fu da noi segnalata nella precedente nota. Neil' Erb. gen.
rom. vedemmo saggi dei dintorni di Castellammare (leg. R. Pi-
rotta, Vili 1885) ; stazione che considerevolmente ne estende
la sua area sul continente italiano.
var. Soleirolei (Braun) Bég. et Formigg. in 1. e, p. 112.
Questa varietà era indicata solo per la Corsica e noi ne ci-
tammo esemplari dei dintorni di Bonifacio. Essa cresce, secondo
saggi conservati nell'Erb. gen. di Palermo, anche in Sicilia e
precisamente delle seguenti provenienze : <.< Acque di Noto » e
« S. Francesco di Paola rimpetto la Vanella et ubique Militello »
(leg. Tinèo).
5. Chara papillosa Kùtzing in « Flora » (1834), li, p. 707
= Chara miennedia A. Braun, Conspect. system. (1867), p. 6,
II. 40; Kryptfl. von Schlesien (1876), p. 406 etc. (pr. p.).
È rappresentata dal tipo nell' Italia settentrionale, e ne ve-
demmo esemplari deìV Udinese (Erb. L. ed M. Gortani - Flora
Carnioa) e della Provincia di Roma {Lago di Vico : leg. Pappi
in Erb. gen. Rom.), mentre il secondo di noi la raccolse nel
^ Attribuita da tutti i Caracologi al Visiani che nella « FI. Dalm.,
Ili (1852), p. 331 » scrisse: Clwra Stalii Vis. = Charo}ysìs Stalli Men.
in Atti Congr, Genova. Avendo a,vuto testé occasione il primo di
noi di esaminare gli Atti in questione, « Atti della Ottava Riunione
degli Scienziati italiani tenuta in Geuova dal xiv al xxix set-
tembre 1846 » e pubblicati a Genova nel 1847, potè convincersi che
le cose stanno alquanto diversamente. Difatti alla i^ag. 552 (riun.
del giorno 18 sett.) trovasi quanto segue : « Il Segretario profes-
sore Meneghini presenta una nuova specie di Chara del sottogener^
Charopsts, che, per essere stata scoperta la prima volta dal sig. S •'»
lio, propone denominarla : Chara (Charopsis) Stalli », — cui segue la
diagnosi presso a poco corrispondente a quella redatta dal Visiani
cinque anni dopo.
Essendo, di conseguenza, erroneo che Meneghini abbia descritta
l'entità in questione sotto il gen. Charopsis, come per una strana
svista ammise il Visiani e tutti gli altri ripeterono, è evidente che
al primo spetta la priorità, per quanto l'entità da lui descritta non
possa essere mantenuta, nell'attuale Sistema, al rango di specie.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 81
Padovano (Candiana -Valli Michìeli - Ponte Casale). Tende ad
essere sostituita nella regione mediterranea dalle due seguenti
varietà, che già il Braun stesso descrisse come forme dell' Eu-
ropa meridionale :
var. pseudobaltica Bég. et Formigg. n. comb, = Ch. in-
termedia var. pseudolMltìca Braun u. Nord. Fragni. Mon.
Char. (1882), p. 154.
Già indicata dal Braun (1. e.) pel Lago di Massaciuccoli
(Lucca) e per Pozzuoli: nell'Erb. qqw. del R. Istituto bot. di
Roma ne vedemmo esemplari provenienti dal Genovese (leg.
Pelosi e G. B. Canneva).
var. ornata Bég. et Formigg. n. comb. ^ Ch. intermedia
var. ornata Braun u. Nord. 1. e.
Indicata già dal Braun (1. e.) pel Lago di Massaciuccoli (Luc-
ca) : non ne vedemmo sin qui alcun esemplare.
Queste constatazioni, nel mentre estendono l'area distributiva
di alcune delle entità sopra illustrate, ed una ne aggiungono
ad analogo comportamento, stanno a confermare le idee già da
noi espresse sul vicariismo di alcune Caracee italiane.
L. FORMIGGINI. — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA
DELLE CARACEE DELLA SICILIA.
Lo studio da tempo intrapreso dell' interessantissimo gruppo
di crittogame costituito dalle Caracee mi portò ad alcune in-
teressanti osservazioni, che ebbi occasione di render note in due
precedenti pubblicazioni collaborate col dott. A. Béguinot. ^
Trovo ora prezzo dell' opera il rilevare anche alcune osser-
vazioni da me fatte a proposito della Flora caracologica della
Sicilia, poiché solo quattro autori, almeno da quanto mi risulta,
si occuparono di essa e cioè il Braun ^ ed il Tornabene ^ molto
1 A. Béguinot e L. Formiggini, Ricerche ed osservazioni sopra al-
cune entità vicarianti nelle Caracee della Flora Italiana, in « Bull.
Soc. Bot. Ital. », 1907, p. 100; Ulteriori osservazioni sulle Caracee
della Flora Italiana, « Ibid. », 1908, p. 78.
- Braun A. U. NordSTEdt D., Fragmente einer Monographie der
Cìiaraceen, in « Fhysikalische Abhandlungen der Koniglichen Akademic
der Wissenschaften r.u Berlin, 1882 ».
3 Tornabene F., Flora Stenla, Catinae, xviii Julii mdccclxxxvii.
82 SEDE DI riRENZI*; - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
limitatamente e con una certa larghezza il Ross ^ e l'Holtz. *
I rilievi da me fatti in questo campo derivano dall'esame del-
l'Erbario Generale Panormitano e degli Erb. Cesati e Trevisan,
rispettivamente conservati presso i R. Istituti botanici di Pa-
lermo, Roma e Genova.
Dal confronto degli elenchi riportati dagli Autori sopra citati
colle raccolte esaminate sono in grado di redigere un elenco
delle varie specie di Caracee viventi nella Sicilia, finora note,
avvertendo che in detta enumerazione faccio precedere da un
asterisco quelle specie o varietà, che i precedenti autori non
citarono.
* 1. NlTELLA CAPITATA (N. ab. Es.) Ag.
Di questa specie vidi due esemplari nell'Erb. Palermitano,
raccolti a Catania (leg. Tornabene ?) ed a Gurgo di San,
Ciro (leg. Tineo).
2. N. FLExiLis (L. ex parte) Ag.
Indicata per Catania da Tornabene (op. e, p. 628).
3. N. TRANSLUCENs (Pers-) Ag.
Indicata per Militello (leg. Cosentini) dal Brauii (op. e,
p. 49).
4. N. TENUissiMA (Desv.) Coss. et Germ.
Indicata per la Sicilia ingenerale (Erb. Bernhardi) dal
Braun fop. e, p. 02),
5. N. HYALINA (DC.) Kg.
Indicata per la Sicilia dal Braun (op. e, p. 78), e più
precisamente per Palermo, San Guglielmo e Catania dal
Tornabene (op. e.) : ne vidi un esemplare nell'erbario Pa-
lermitano (leg. Tineo ? ottobre 1847) raccolto a Marsala.
6. TOLYPELLA GLOMERATA (DOSV.) V. LeOUh.
Indicata per Catania dal Braun e per Palermo (presso
M. Grifone), dal Ross e dal Holtz : ne vidi due esem-
plari nell'erbario Palermitano, di località incerta l'uno
(leg. Todaro ?), di Trapani (leg. Reina) l'altro.
^ Ross H., Contribuzione alla conoscenza della Flora Sicula, in
« Bull, della Soc. bot. ital. », n. 9, 1905.
* Holtz L., J^eue Fundorte von Characeen auf der Insel Sizilien,
von Dr. Ross, in « Nuova Notarisia », ser. XVI, ann. XXI. Apr. 1906.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 83
7. Lamprothamnus papdlosds (Wallr.) Bég. et Formigg.
* var. MoNTAGNEi (Brauii) Bég. et Formigg.
Ne vidi tre esemplari nell'erbario Palermitano; due rac-
colti da Tineo (Ponte delle Grazie l'uno, di località incerta
l'altro) ed uno da Riccobono Antonio ai Pianti di Mondello.
var. PoDzoLzii (Braun) Bég. et Formigg.
Di questa varietà già indicata dal Braun (op. e. p. 100)
per Messina vidi un solo esemplare in Erb. Cesati presso il
R. Ist. bot. di Roma [alla Lanterna di Messina, 13-III-1856:
Huet dit Pavillon: PI. sic, n. 475].
* 8. Chara Bradnii Gm.
Neil' erbario Palermitano vidi un esemplare di questa
specie, che non si diparte dal tipo comune nordico : l'esem-
plare in parola proviene da Marsala (lO-y-33 leg. Tineo).
* var. SoLEiROLii (Braun) Bég. et Formigg.
Nel precitato Erbario figurano due esemplari di questa
varietà entrambi raccolti da Tineo e provenienti l'uno dalle
acque di Noto (sub: Ch. flexilis h. 18-IV-1829), 1' altro da
San Francesco di Paola e Militello (22-III-1829).
9. Ch. canescens Loisel.
Già indicata da Tornabene (sub: Chara crinita) per
Palermo e Catania.
f. PSEUDOSPiNOSissiMA (Holtz, sub : Ch. crinita) For-
migg. n. comb.
La presente forma fu indicata e descritta dall' Holtz (op.
e. p. 58) e riferita pure dal Ross (op. e. p. 254) pel Lago
di Pergusa-Castrogiovanni.
Altro esemplare proveniente dal Lago di Pergusa (sub :
Chara hispida L. leg. Bivona) ed altro ancora con l'indi-
cazione « N. 12 Li stagnis maritimis » (leg. Tineo), ri-
feribili secondo me a questa forma, rinvenni nell'Erbario
Palermitano.
* 10. Ch. ceratophylla Wallr.
Ne vidi un solo esemplare nell'Erb. Palermitano, raccolto
a Oreio (leg. Tineo).
* 11. Ch. contraria A. Br.
var. hispidula A. Br. f. macrostephana Mig.
A questa forma sembrami doversi riferire un esemplare
rinvenuto sempre nello stesso erbario siculo raccolto dal
Tineo [Fiiune di Ficarassi, 31-VHI-27].
84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
12. Ch. gymnophylla a. Br,
Già indicata pella Sicilia come sottospecie della Ch. foe-
tida A. Br, dal Brauii (op, e. p. 159) : ne vidi parecchi
esemplari nell' erbario palermitano, provenienti da Castel-
nuovo (Giugno 1827, leg. Tineo) ed altri di località in-
certa raccolti da Todaro : altro esemplare siciliano vidi
nell'Erb. Trevisan iya. Erb. Genova).
* 7 SUBNUDIFOLIA Mig.
Un solo esemplare proveniente da Siracusa (leg. Tineo ?).
var. SUBSEGREGATA Nord.
Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Partinico (prov.
di Palermo, V-1891).
var. SDBSEGREGATA Nord. f. BRACHYPHYLLA CLAUSA Holtz
Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) pella Prov. di Palermo
[tra Villafrate e Godrano : Isola dì Marettimo] : ne vidi
. due esemplari pure della Prov. di Palermo [ruscelli di Poi ;
sub: Ch. fragilis, n. 8. M. Grifone'] raccolti da Tineo.
f. SDBINERMIS MACR03TEPHANA.
Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Spaccaforno
{nel fiume della Cava grande, VIII-84).
f. SOBINERMIS LONGIBRACTEATA VALDE INCRUSTATA.
Indicata da Ross e da Holtz (op. e.) per Caltagirone
[VI-1893].
* 13. Ch. CRASsrcAULis Schleich.
j3 SUBINERMIS.
Ne vidi un solo esemplare siciliano : manca l'indicazione
del raccoglitore e dell' habitat.
14. Ch. foetida A. Br.
Indicata per Catania da Tornabene (op. e.) : ne vidi un
esemplare della medesima località e dallo stesso Tornabene
raccolta ; inoltre vari altri esemplari di località incerta
(leg. Tineo).
f. SDBINERMIS MACROPTILA MACROTELES (fere SUbUUda)
laxior.
Indicata da Ross ed Holtz (op. e.) per Palermo (alla
Favorita, 1889).
f. SUBINERMIS MICROPTILA.
Indicata da Ross ed Holtz (op. e.) per Palerìno (bosco
di Ficuzza, V-1888, VI-1890).
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 85
* f. SUBINERMIS j3 LONGIBRACTEATA A. Br.
Ne vidi parecchi esemplari : Palermo (Ponte deWani-
miraglio (leg. Tiiieo) ; Mondello (in acqua Salsa) (leg.
Tineo, Riccobono, Todaro), tutti nell'erbario palermitano.
15. Ch. hispida L.
Indicata per Catania da Tornabene.
* f. MICRACANTHA V. PSEUDOINTERMEDIA.
Ne vidi parecchi esemplari di incerta località e racco-
glitore : l'unico coirindicazione di località — CarcaciC?) —
sembra sia stato raccolto dal Porcari. (?)
f. MICRACANTHA MACROPHYI.LA ELONGATA REFRACTA.
Indicata per Castrogiovanni da Ross e da Holtz (op. e).
f. MICRACANTHA BRACHYPHYLLA ELONGATA.
Indicata polla prov.di Palermo da Ross e da Holtz (op. e).
* 16. Ch. ASPERA (Deth.) Willd.
* f. BREVISPINA £ PSEUDOFRAGILIS.
Ne vidi due esemplari provenienti l'uno da Trapani
(V-1869, leg. Todaro) e dalla provincia di Pafermo l' altro
(S. Maria Gero sotto M. Grifone, leg. Tineo).
17, Ch. galioides DC.
Indicata dal Ross e da Holtz (op.cit.) polla Sicilia senza
indicazione precisa della località : ne vidi un esemplare
proveniente dagli stagni di Favignana (leg. Tineo).
f. PUSILLA.
Indicata da Braun (op. e. p. 179) per Vlsola di Favi-
gnana.
18. Ch. fragilis Desv.
Indicata da Tornabene per Catania e da Ross ed Holtz
per Palermo.
Ne vidi parecchi esemplari, dei quali uno di Spaccaforno
(leg. Ross, 1884) e parecchi del palermitano {San Ciro,
Brancauno e Villafrate, leg. Tineo), sempre nell' Erbario
dell' Ist. bot. di Palermo.
Da questo elenco risultano nuove per la Sicilia 6 specie e
6 varietà.
Per quanto modesto, questo contributo ha la sua importanza,
in quanto permette di meglio conoscere la Flora crittogamica
Sicula e l'area distributiva delle Caracee stesse.
86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
Ringrazio, quindi, i Direttori dei R. Istituti botanici di Palermo,
Roma e Genova, i quali, in seguito al gentile interessamento
dell'illustre mio Maestro prof. Saccardo e del prof. Béguinot, mi
resero possibile la redazione della presente nota.
R. Ist. bot. di Padova, Giugno 1908.
MICHELETTI L. — LEPIDIUM BRAB A L. YAK. SUB-
INTEGRIFOLIUM.
Nei dintorni della città di Alessandria è comunissimo il Le-
pidium Draba L. Fra le mura e talune fortificazioni ricopre
interi appezzamenti di terreno che nel mese di maggio si ve-
dono perciò biancheggianti. Ebbi più volte ad osservare che le
foglie di questa pianta, più o meno oblungo-lanceoiate od ovato-
oblunghe e, d'ordinario, più o meno irregolarmente dentate,
sono invece, in taluni individui, quasi intero, o anche comple-
tamente intere, e, in questi casi, più tenere che negli individui
a foglie decisamente dentate, rappresentanti la forma genuina
o tipica. Talvolta sono più ovato-cordate, specialmente in alto,
o più grandi e con orecchiette non sempre acute, ma di solito
piuttosto arrotondate.
È notorio che quasi tutte le specie di piante a foglie irrego-
larmente dentate, oppure a semi od a lacinie irregolari, pre-
sentano delle differenze spesso notevoli nella dentatura, nelle
insellai ure o nelle suddivisioni delle diverse foglie anche di uno
stesso individuo.
Il Lepidiuin Draba L., di cui esaminai parecchie centinaia
di individui, presenta gradazioni diverse di dentatura nelle foglie
cauline e di insenatura in quelle radicali e non poche volte ha
contemporaneamente foglie dentato-centinate e foglie intere o
quasi intere.
Il trovare però che in taluni individui la dentatura delle fo-
glie manca od è appena accennata o da una leggera ondula-
zione dei margini o da leggerissimi loro rilievi, alcune volte
anche rari, tanto che le foglie si potrebbero sempre considerare,
in questi casi, a margine intero; il trovare inoltre non sempre,
ma frequentemente concomitanti le altre varianti preaccennate,
m'induce a segnalare questa nuova forma, di cui ho 1' onore di
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO 87
comunicare alla Società alcuni esemplari insieme con altri della
forma tipica, esemplari destinati all'erbario centrale.
In base a ciò e tenuto conto della descrizione del Lepidiam
Draha L. a pa^. 486, voi. I della Flora analitica d' Italia (Fiori
e Paoletti) e dell'aggiunta che si legge a pag. 99, voi. IV, della
Flora stessa, si verrebbero ad avere tre varietà ; quella tipica,
quella a foglie grasse e questa, di cui tratto, a foglie intere o
quasi e cioè:
A) Foglie irregolarmente dentate con orecchiette d'ordi-
nario acute.
a) tijpicum. Luoghi erbosi e macerie della regione pa-
dana e med. nella Penisola, Istria e isole. Aprile, Maggio.
B) Foglie grasse, siliquette più grandi, manifestamente re-
ticolato-venose, quasi smarginate all'apice, stilo lunghetto.
Calabria nel territorio di Castrovillari a Cammarata. N. Ter-
racciano.
h) crassifoliwn N. Terr.
C) Foglie intere o quasi intere, di forma ora come nel tipo,
ora meno oblunghe, piuttosto tenere, le superiori soventi più
ovato-cuoriformi. Orecchiette di solito meno acute o decisa-
mente arrotondate.
y S'cbintegrifoliu'/n. Alessandria, lungo i margini erbosi
della strada provinciale savonese prima del cavalcavia ferro-
viario e qua e là nei terreni incolti, sempre poco frequente.
Può essere che questa varietà cresca in altre regioni e forse
già si trovi rappresentata negli inserti dell'erbario centrale e
in altre collezioni, ma non mi risulta segnalata nelle flore.
Posseggo io pure un esemplare di Lepidiura Draba L. a foglie
pressoché intere da me raccolto nel giugno del 1879 al Campo
di Marte di Firenze, ma non ha tutti i caratteri di cui alla
lettera C.
GIROLAMO AZ2I. — SULLA FORMAZIONE DI TILLI
NEI VASI LEGNOSI DELLE RADICI DELLE CASUARINE.
Come é noto, la formazione dei tilli è molto rara nelle radici
degli alberi dicotili e fu sino ad ora ritrovata principalmente
nei generi Quercus, Betula, Fraxinus. Ora lavorando per la
mia Tesi di Laurea sulla radice delle Casuarine, mi è occorso
88 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
con straordinaria frequenza di riscontrare tilli entro i vasi
areolati di secondaria formazione e, data la rarità del caso, non
mi parve fuor di proposito redigerne una breve nota preliminare.
Nella Casuarina mucronata e nella equisetìfolia il fenomeno
è assai comune; e. si può dire senza tema di esagerare, in cin-
que sezioni ve ne è per lo meno una nella quale si è certi di
trovare dei tilli.
Sparsi talora e distribuiti irregolarmente lungo le pareti dei
vasi, tal' altra in quantità da occluderne completamente il lume,
essi si trovano sempre nelle tracheidi e nelle trachee punteg-
giate, a grande preferenza in queste ultime, mai invece nei vasi
spiralati od anulari. Questa condizione non apparrà punto strana
quando si pensi che il notevole ispessimento delle membrane
vasali nelle Casuarine è tale da impedire la formazione di una
soluzione di continuità, l'unica via, tolte le areole, aperta all'in-
vasione delle cellule parenchimatiche circostanti.
I vasi contenenti tilli si trovano quasi esclusivamente nella
regione periferica, cioè verso il cambio dove gli elementi pa-
renchimatici essendo più giovani sono maggiormente atti a
proliferare.
II loro modo di formazione non differisce per nulla dall'ordi-
nario : una cellula del parenchima legnoso adiacente ad un vaso
protunde attraverso ad un' areola di quest' ultimo formando una
vescichetta la quale si rende indipendente entro il lume vasale
in seguito alla formazione di un setto cellulosico nella sua base.
Attraverso le areole di uno stesso vaso possono formarsi più
tilli allo stesso tempo, provenienti perciò da più cellule paren-
chimatiche. Questa specie di cellula madre del tillo si segmenta
per solito attivamente e questa segmentazione può raggiungere
un grado tale di sviluppo da obliterare completamente il lume
del vaso con una massa cellulare i cui elementi per effetto delle
pressioni laterali assumono una forma più o meno regolarmente
poliedrica. Riguardo alla funzionalità dei tilli ora accennati,
questo dirò: che nelle Casuarine riscontrandosi frequentemente
in essi dei granuli d'amido, talora in una certa abbondanza,
cosi potrebbesi ammettere che avessero il significato di magaz-
zini di riserva.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO 89
Il Segretario presenta infine la seguente nota delle
Puliblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se-
mestre del 1908.
Anales del Museo Nacional de Montevideo. Voi. VI (Flora Uruguaya),
Tomo III, Entrega 3. Montevideo, 1908.
Bollettino dell' Istituto agrario di iScandicci. Voi. VII, n. 1.
Bulletin de la Sooiété Vaudoise des sciences naturelles. Voi. 43, n. 160.
Bulletin du Jardin Imp. Bot. de St. Pétersbourg. Tom. VII, livr. 3-4,
5-6; Vili, livr. 1-2.
Bulletin of the Lloyd Library. Bull, n." 9, 1907.
Contributions from the Botanical Laboratory of the University of Penn-
sylvania. Voi. Ili, n. 1, Philadelphia, 1907,
Oesterreichische Garten-Zettung, Jahrg. Ili, 1908, n.^ 1-6.
The Journal of the Quekett-Microscopical Club. Ser. 2^, voi. X, n. 62.
The Ohio Naturalist. Voi. Vili, 1908, n.' 1-6.
Borzì A. e Sommier S., Relazione delle feste Linneane in Svezia.
Firenze, 1907 {Bull, della Soc. bot. ital., 1907).
Bresadola J., Fungi aliquot gallici novi vel minus cogniti, Berlin,
1908 {Annales Mycvlogiei. Voi. VI, n. 1).
— Fungi Javanici lecti a ci. Prof. D.' E. Heinricher. Berlin, 1907
(Ibidem, voi. V, n. 3).
— Hymenomycetes novi vel minus cogniti. Berlin, 1905 (Ibidem,
voi. III, n. 2).
Capra G., Geologia della Valle d'Aosta. Studio riassuntivo, Mi-
lano, 1908.
Celi G., Ricerche sulla biologia e filogenesi del fico ed inquadra-
mento delle relative razze italiane meridionali (Ficus Carica L.).
Napoli, 1908 {Atti del B. Istituto d'' Incoragg. di Napoli. Ser. VI.
voi. IVV
Chiovenda E. e Cortesi F., Species novae in excelsis Ruv^enzori in
expeditione Ducis Aprutii lectae. Roma, 1907. {Annali di Bota-
. nica, voi. VI, fase. 1).
Cobelli E., Il Ficus Carica L. nel Trentino. Wien, 1907. (Verhandl.
der k. k. zool.-bot. Gesellsah. in Wien, 1908).
Comes 0., Prospetto delle razze di tabacchi. Portici, 1906. (Estr. dal
volume : La R. Scuola Sup. di Agr. in Portici nel passato e nel
presente).
— Sulle varietà tipiche della Nicotiana Tabacum L. Note critiche.
{Bull, tecnico della coltivazione dei Tabacchi, 1908, n. 1).
Cortesi F., Alcune lettere inedite di Ferrante Imperato. Roma, 1907
(Annali di Botanica, voi. VI, fase. 1).
— Alcune lettere inedite di Giovanni Pona. Roma, 1908. (Idem,
voi. VI, fase. 3).
Bull, della Soc. bot. ital. 7
90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GIUGNO
Cortesi F., Per la storia dei primi Lincei. I-III. Roma, 1907-908.
(Idem, voi. VI, fase. 1, 3).
— Studi sulla flora di Monte Terminillo e dell'Appennino Centrale.
I, Roma, 1908. (Idem, voi. VI, fase. 3).
— Una lettera inedita di Tobia Aldini a Giovan Battista Faber.
Roma, 1908 (Idem, voi. VI, fase. 3).
Cufino L., « La Nicotiana glauca Grah. » subspontauea in Tripolitania.
Napoli, 1908 (Boli, della Soc. A/rio. d' Italia, Anno XXVII, fasci-
coli 3-4).
Fiori A. e Paoletti G., Flora Analitica d'Italia, voi. IV, parte 2*
(Indice Generale). Padova, 1908.
Llyod C. G., Mycological Notes, n.' 24-26. Cincinnati, 1906-1907.
— The Nidulariaceae or « Bird' s-nest Fungi ». Cincinnati, 1906.
— The Phalloids of Atistralasia. Cincinnati, 1907.
Macchiati L., Cenno bio-bibliografico . del Prof. Gino Cugini. Mo-
dena, 1908. {Atti della Soc. dei Nat. e Mat. di Modena, ser. IV,
voi. X).
Macdougal D. T., Vail A. M., Shull G. H., Mutations, variations,
and relatiouships of the Oenotheras. Washington, 1907. (Car-
negie Institution of Washington Puhlication, n. 81).
Massalongo C, Nuove reclute della Flora Micologica del Veronese,
Genova, 1906. (Malpighia, anno XX, voi. XX).
Ponzo A., Considerazioni sull' Autogamia nelle piante fanerogame.
Palermo, 1907. (Naturalista Siciliano, anno XIX-XX, 1907).
Sommier S., Materiali per una Florula di Pantelleria. Firenze, 1907.
Bull, della Soc. hot. ital, 1907).
— Un gioiello della Flora Maltese. Nuovo genere e nuova specie
di Composte. Firenze, 1907. (Nuovo Giorn. boi. ital. [Nuova serie],
voi. XIV, n. 4).
Sprecher A., Le Ginkgo biloba Li. Genève, 1907.
Toni (de) G. B., Gino Cugini. Modena, 1907. (Le Stazioni sperim. agr.
ital., 1907, voi. 40, fase. 8-10).
Traverso G. B., Una salita botanica al Pizzo Arena (Bergamo).
Padova, 1903. (Atti dell' Accad. Scient. Veneto- Trentina- Istriana.
Classe I, voi. V, 1908).
Dopo di che l'adunanza è tolta.
STATUTO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
APPROVATO
nella Riunione generale a Genova del 1892
E MODIFICATO
in quelle di Perugia (1893), di Palermo (1895), di Pisa (1896) e di ValloniDrosa (1905)
Art. 1. — La Società botanica italiana ha per scopo la diffu-
sione e il progresso degli studi botanici in Italia.
Art. 2. — La Società si compone di un numero illimitato di Soci.
Art. 3. — Essa ha una Direzione generale amministrativa, e
Sedi particolari scientifiche.
Della Direzione.
Art. 4. — La Direzione risiede in Firenze.
Art. 5. — Essa è costituita da un Consiglio composto : di un
Presidente, di quattro Vice-Presidenti, di otto Consiglieri (cin-
que dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista, Segre-
tario degli atti, Segretario delle Pubblicazioni e Segretario della
Sede di Firenze), e dei Delegati delle singole Sedi.
Art. 6. — Il Presidente separatamente, i Vice-Presidenti col-
lettivamente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti
dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a mag-
gioranza assoluta di voti. Tutti durano in ufficio un triennio.
Il Presidente ed i Vice-Presidenti non sono immediatamente
rieleggibili che una volta sola. I Consiglieri tutti, invece, pos-
sono essere riconfermati anche oltre il sessennio.
Art. 7. — Se durante il triennio si verificano vacanze nel
Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione ge-
nerale, la quale procederà alla elezione dei titolari agli uffici
vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento
del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituito.
92 STATUTO
Art. 8. — Il Presidente sorveglia l'andamento della Società e
ne fa eseguire lo Statuto; — regola i lavori del Consiglio ; — lo
riunisce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponde-
rante in caso di parità di voti ; — può per gravi motivi, o quando
ne sia fatta domanda motivata da almeno 25 soci, convocare la
Società in riunione generale, dandone avviso almeno un mese
avanti.
Art. 9. — I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso
d'impedimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume
l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, Ano alla prossima Riu-
nione generale della Società.
Art. 10. — L'Economo tiene i conti della Società; ne custo-
disce i fondi ; riscuote le tasse e le quote dei Soci ; fa le spese
approvate dal Consiglio; e ne rende conto al Consiglio stesso.
Art. 11. — L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione
le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in
cambio oppure acquistate, ed impresta le opere ai Soci dietro
loro domanda, contro ricevuta e per un tempo determinato.
Art. 12. — Il Segretario degli atti redige i processi verbali
delle sedute del Consiglio ; tiene il registro dei Soci ; coadiuva
l'ufficio di Presidenza nel carteggio.
Art. 13. — Il Segretario delle Pubblicazioni attende ad esse,
le invia ai Soci, ne fa cambio con altre pubblicazioni, previa
approvazione del Consiglio, e ne cura la vendita.
Art. 14. — In caso d' impedimento dell' Economo o dell'Archi-
vista o dei Segretari, il Consiglio delega il loro ufficio ad un
altro Consigliere.
Dei Sindaci e del Consuliore legale.
Art. 15. — Vi saranno inoltre due Sindaci da nominarsi nelle
Riunioni generali tra i soci con scheda separata e colle norme
stabiUte dall'art. 6, incaricati di controllare il bilancio sociale,
i quali faranno una relazione annuale sul bilancio consuntivo
ed interverranno alle adunanze del Consiglio nelle quali si di-
scuteranno i bilanci. La relazione dei Sindaci sarà resa nota ai
Soci. I Sindaci durano in carica tre anni e sono sempre rieleg-
gibili. Non possono essere eletti Sindaci quei Soci che abbiano
legami di parentela coi membri del Consiglio d'amministrazione
della Società.
STATUTO 93
Art. 16. — Il Consiglio ha facoltà di aggregarsi un Consul-
tore legale anche non socio, il quale avrà solo voce consultiva
e presterà l'opera sua gratuitamente, fruendo dei diritti dei Soci.
Delle Sedi.
Art. 17. — Saranno istituite Sedi della Società là dove ne
fanno domanda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in
provinole limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a
Sede.
Art. 18. — La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede
è trasmessa al Consiglio. Il Consiglio delibera, e dopo la sua
deliberazione favorevole la Sede viene costituita.
Art. 19. — Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito : da
un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo,
eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi me-
desime.
Art. 20. — Le Sedi tengono adunanze, per udire le comunica-
zioni dei Soci, per discutere argomenti scientifici, fanno escur-
sioni ed esplorazioni, accudiscono in una parola nei modi detti
0 in altri a loro miglior giudizio al lavoro scientifico botanico.
Art. 21. — Le Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno
speciale Delegato con diritto d' intervento e di voto nelle sue
adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispet-
tivo Seggio con il Presidente della Società. Trasmettono ogni
quadrimestre la nota delle loro spese minute, che non oltrepas-
sino in totale L. 50, per averne il rimborso. Per spese di mag-
giore entità occorre l'approvazione preventiva del Consiglio.
Art. 22. — I processi verbali delle adunanze delle Sedi sono
trasmessi alla Direzione per essere pubblicati nel BulletUno,
dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle
Sedi, per intero, se non oltrepassano 12 pagine e non sono ac-
compagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dall'autore
stesso.
Dei Soci.
Art. 23. — Perchè uno possa essere ammesso nella Società,
occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto munita
della firma di due Soci.
94 STATUTO
Art. 24. — II Socio pag-a una tassa di ammissione di Lire
Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L'anno incominciato
sarà pagato per intero.
Art. 25. — Il Socio si obbliga a far parte della Società per
tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio
mediante lettera in iscritto al Presidente della Società, si ritiene
obbligato per l'anno' successivo e cosi di seguito di anno in anno.
Art. 26. — II Socio che nel primo trimestre dell'anno non
paga la sua quota sarà richiamato dall'Economo all'adempimento
del suo obbligo. Se passato un altro trimestre non vi avrà ottem-
perato, gli sarà sospeso l'invio delle pubblicazioni. E se malgrado
ciò egli continua moroso per un altro semestre, sarà radiato
dal ruolo dei Soci, con pubblicazione nel Bullettino della Società.
I Soci riceveranno il diploma e- la tessera dopo il pagamento
della tassa di ammissione.
Art. 27. — Le quote annue possono essere sostituite dal pa-
gamento per una volta sola di Lire Duecento, senza deduzione
delle quote che fossero già state pagate. II Socio che ha eseguito
tal pagamento è dichiarato Socio perpetuo.
Art. 28. — II Socio riceve gratuitamente il Bullettino e il
Nuovo Giornale liotanico italiano, periodici della Società, e
quant'altro venga da essa pubblicato. Il Bullettino dovrà con-
tenere, oltre i processi verbali e le comunicazioni di che all'arti-
colo 22, gli atti e gli avvisi ufficiali della Società.
Art. 29. — I Soci possono intervenire alle adunanze delle di-
verse Sedi, con gli stessi diritti che nella propria.
Art. 30. — I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in
tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre-
cedente, o per convocazione del Presidente, giusta il disposto
dell'art. 8.
Art. 31. — Nelle Riunioni generali le adunanze sono private
0 pubbliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione,
il quale rende conto dell'andamento della Società e del proprio
operato e lo sottopone all'approvazione della Riunione ; e pro-
pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancora
essere proposte d' iniziativa dei Soci, dandone però avviso al
Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno
pure le elezioni dei membri del Consiglio nel modo determinato
dall'art. 6. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gli
.STATUTO 95
estranei alla Società e possono essere aggiunte al Seggio altre
persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno
essere trattati che argomenti scientifici.
Art. 32. — I Soci assenti dalla Riunione generale possono
farsi rappresentare dai presenti, mediante una procura scritta ;
però nessun Socio presente alla Riunione potrà assumere più
di due procure.
Art. 33. — Qualunque proposta di modificazione allo Statuto
dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione
generale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre
quarti dei Soci presenti o rappresentati.
Art. 34. — La proposta e l'approvazione di scioglimento della
Società dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel-
l'art. 33. In caso di scioglimento la Riunione generale delibererà
sopra la erogazione del capitale sociale.
Art. 35. — Le pubblicazioni della Società consisteranno in un
BitlleUino mensile, nel quale prenderanno posto per intero le
comunicazioni fatte dai Soci nelle Adunanze, o altrimenti per
estratto redatto dall 'autore, purché non oltrepassino 12 pagine
e non siano accompagnate da tavole; in un periodico trimestrale
che porterà il titolo; Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova
serie), Memorie della Società botanica italiana, nel quale com-
pariranno i lavori che oltrepassino il limite di 12 pagine.
Il Consiglio della Società stabilisce anno per anno in sede di
bilancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche
sociali. Nei limiti di questa somma ogni Socio potrà avere a
sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni
accettate dal Consiglio 5 fogli di stampa, ossia pagine 80. Questi
fogli potranno essere sostituiti da una o più tavole, computan-
dosi nei riguardi del socio ogni tavola per un foglio di stampa.
Al valore di un foglio di stampa o parte di esso potranno
anche essere sostituite altrettante incisioni intercalate nel testo.
Potrà il Consiglio in circostanze speciali eccedere dai limiti
sopraindicati.
Gli autori Soci riceveranno .50 copie a parte della propria
comunicazione con impaginazione e numerazione del Giornale
o del Bullettino.
XIII^ RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE
Adunanza del 18 ottobre: 1908.
Presidenza del Presidente Bokzì.
Sono presenti i soci Baccarini, Barsali, Béguinot, Colozza, De Toni,
Fiori, Forti, Gulia, Levier, Marchesetti, Mezzana, Parapanini, Som-
mier, Trotter e Vaccari. Hanno inviato la loro adesione i soci : Ar-
cangeli, Cavara, Cannarella, De Rosa, Micheletti, Minio e Traverso.
Il Vice-presidente Baccarini apre la seduta e dà la parola al
Segretario Pampanini il quale legge la seguente sua relazione,
riguardante le pubblicazioni periodicbe sociali, già presentata al
Consiglio e da questo approvata nell'adunanza del 13 giugno u. s. :
Relazione sull'andamento dei periodici della Società botanica
italiana durante il triennio 1905-8.
ANNO
NUOVO
BULLETTINO
BULLETTINO
BIBLIO-
TAVOLE
RIEPILOGO
GIORNALE
GRAFICO
1903
pag.
622
pag.
345
4
1904
>
608
»
402
pag. 80
^ \
Fogli 204, pagine 14
1905
ì pag.
743
1973
»
pag.
402
» 76
2 (
11
ed 11 tavole pubblicati
nel triennio 1903-1905.
Totale
1149
pag. 156
1906
pag.
408
»
194
» 64
2
1907
»
676
»
124
» 72
^^ (
Fogli 108, pagine 12
1908
»
3 pag.
178
1262
»
pag.
24
342
—
(
21
e tavole 21, pubblicati
nel triennio 1908-1908.*
Totali
pag. 136
1
Come risulta da questo prospetto, nel triennio 1903-5 i pe-
riodici della Soc. bot. ital. sono stati complessivamente di 204
* Fino al 13 giugno 1908.
Bull, della Soc. bot. ital.
98 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE
fogli di stampa e 14 pagine con 11 tavole. Nel triennio attuale
(1906-8) sono stati, finora (giugno 1908), di 108 fogli di stampa
e 12 pagine con 21 tavole. Calcolando che nel resto dell'annata
in corso le pubblicazioni si facciano nella proporzione dei fasci-
coli già usciti, a questi si dovrebbero aggiungere 676 pagine
(Nuovo Giornale, BuUettino e Bull. 1)11)1100 rafico) e 6 tavole,
cosicché la mole dei periodici di questo triennio dovrebbe ag-
girarsi intorno ai 152 fogli di stampa con 27 tavole, cioè, circa
53 fogli di stampa in meno e 16 tavole in più che nel triennio
precedente.
Questa differenza in meno è dovuta alla scarsità della produ-
zione del 1906, che fu 1' annata più povera dal 1900 in poi, ed
alla eseguita del BuUettino, il quale da 402 pagine che contava
nel 1904 e nel 1905, scese a 194 nel 1906 ed a 124 nel 1907; ed
è facile prevedere che nell'anno in corso esso diminuirà mag-
giormente.
Questo esaurimento del BuUettino e la conseguente necessità
di riunire diversi numeri in un fascicolo solo, indussero il Con-
siglio a proporne la soppressione.
Diversi soci lamentarono — ed a ragione — il grave incon-
veniente dei ritardi nella pubblicazione dei periodici.
Le cause di questi ritardi sono diverse :
1.° Lo sciopero che l'inverno scorso fece interrompere il
lavoro nella Tipografia e fu la causa principale dell'accentua-
zione dei ritardi in questi ultimi fascicoli.
2.° Nei periodi di pletora di lavoro, spesso la Tipografia
pospone la Società bot. ital, ad altri clienti più rimunerativi,
3.° L' invio da parte dei soci di manoscritti non nitidi né
definitivi, il che implica, per la Tipografia una maggiore spesa
per la loro composizione e la conseguente preferenza eh' essa
dà ad altri clienti. (Gfr. n. 2.").
4.° La richiesta degli autori di avere le bozze diverse volte,
spesso tenendole presso di loro troppo a lungo, il che, quando
gli autori non risiedono a Firenze, porta necessariamente a dei
ritardi.
Il Consiglio, preoccupato per questo inconveniente dei ritardi,
ne trattò nella sua adunanza del di 11 aprile u. s. concludendo
ch.e, per le ragioni suesposte, la responsabilità di questi ritardi
non é soltanto della Tipografia, ma anche degli autori. Nel
RIUNIONE GENERA-LE IN FIRENZE 99
contratto che col prossimo arino il Consiglio pel triennio 1909-11
stipulerà con la Tipografìa Pellas o con qualunque altra, sarà
possibile includere una clausola che valga ad assicurare la pun-
tualità da parte della Tipografia, ma d'altra parte per eliminare
l'inconveniente anche gli autori dovranno assoggettarsi a delle
regole, le quali si possono formulare nel modo seguente :
l." I manoscritti devono essere presentati nella loro dizione
definitiva e facilmente leggibili. Ad ogni modo, qualora le cor-
rezioni — sia per numero come per qualità (soppressione di
testo già composto o spostamenti sulle bozze impaginate) — sieno
tali che la Tipografia debba chiedere per esse un pagamento
suppletorio, la Società bot. ital. se ne farà rimborsare dai ri-
spettivi autori.
2.° Le bozze saranno comunicate agli autori due volte: in
colonna ed impaginate ; queste, dovranno essere rimandate col
benestare entro un dato termine (che il Consiglio fisserà d'ac-
cordo con la Tipografia), altrimenti la pubblicazione del lavoro
sarà rimandata ad un altro numero del periodico. Cosi pure
sarà rimandata ad un altro numero del periodico qualora l'au-
tore desiderasse avere le bozze più di due volte, e questo dovesse
ritardare la pubblicazione del fascicolo.
Mancando il Cassiere, il Vice-presidente Baccarini dà schiarimenti
su alcuni capitoli del bilancio triennale, già distribuito ai soci, e
specialmente riguardo al debito dell' Istituto botanico di Firenze
per la pubblicazione delVAiJiJeìidice al Nuovo Giornale. Espone come
dall' epoca in cui fu stipulata la convenzione tra il Direttore del
suddetto Istituto e la Società botanica, siansi mutati i rapporti tra
questi due enti, nel senso che molti di coloro che contribuirono coi
loro lavori a formare l'Appendice entrarono a far parte della So-
cietà, mentre prima ne erano estranei. In tal modo essi vennero ad
acquistare diritto di pubblicare i loro lavori nei periodici sociali e
gli sembra quindi equo che l' Istituto botanico di Firenze non debba
integralmente corrispondere anche pei lavori appartenènti ai soci,
i compensi fissati nella convenzione fatta per ottenere che gli stu-
diosi dell'Orto botanico potessero pubblicare i loro lavori nel Nuovo
Giornale; in un periodo di tempo nel quale molti di essi non erano
socii della Società botanica. Siccome poi Egli trovasi ad essere inte-
ressato in questa vertenza tanto come Direttore dell' Istituto pre-
detto quanto come Vice-presidente della Società, per ragioni di deli-
catezza propone la nomina di una Commissione arbitrale.
SoMMiER è favorevole alla nomina di questa Commissione che do-
vrà sentire le ragioni tanto del Direttore quanto di chi era Presi-
100 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE
dente della Società quando fu stipulato il contratto, ma ne vorrebbe
limitato il mandato alla liquidazione del passato, lasciando impregiu-
dicata la questione riguardo ad una nuova convenzione eventual-
mente da stipularsi. Il prof. Baccarini è d'accordo col cav. Sommier
tanto più che, a suo avviso, nessun tribunale ba mai sentenziato
senza aver sentite le parti ; egli accetta la limitazione proposta dal
cav. Sommier, tanto più che ancora non ba proposte concrete da
presentare al riguardo.
De Toni propone cbe la nomina della Commissione arbitrale sia
deferita al Presidente. L'assemblea approva. Il Presidente nomina
membri di questa Commissione i soci : E,. Pirotta, U. Brizi ed A.
Fiori.
Altre spiegazioni fornisce il Vice-presidente Baccarini riguardo
alla cifra figurante in bilancio per cessione di periodici all'Istituto
botanico di Firenze. A proposito di questa questione, che fu altra
volta oggetto di discussione all'adunanza generale di Vallombrosa,
è lieto di annunciare che la Società anche quest' anno ottenne dal
Ministero dell'Istruzione un sussidio di L. 700 coli' obbligo di ce-
dere gratuitamente all' Istituto botanico fiorentino gli stessi perio-
dici che prima cedeva per un compenso di L. 600. Quindi da questo
lato la Società viene ad avere ottenuto un vantaggio ; resta da li-
quidarsi il debito arretrato e ciò spera di poter fare tra breve.
È data quindi lettura della relazione dei Sindaci, riguardante il
bilancio del 1907. Eccone il testo :
Egregi consoci della Società botanica italiana,
Chiamati dalla vostra fiducia a riferirvi sul bilancio sociale
del caduto anno, dobbiamo anzitutto annunziarvi che il conto
di cassa presenta i seguenti risultati, cioè :
Entrata L. 4907.26
Uscita » 3808.69
Resto di cassa L. 1098. 57
superiore di L. 770.40 a quello del 31 Dicembre 1906, e che
le singole partite di uscita sono regolarmente corredate di ana-
loghe giustificazioni.
Lo stato patrimoniale al 31 Dicemb. 1906 risultò in L. 19,998.30
ed al 31 Dicembre 1907 in L. 19,922.06, e cosi diminuito di
L. 76.24; diminuzione insignificante che è il risultato del movi-
mento dei vari titoli che compongono le attività e passività pa-
trimoniali.
Nel mentre vi accertiamo della verità delle cifre sopra accen-
nate, e vi invitiamo ad approvare il bilancio, facciamo voti
RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE 101
perchè in avvenire sia tenuto regolarmente il mastro, dal quale
risultino esattamente chiusi tutti i singoli conti, e vengano su
questo regolarmente compilati il Conto di cassa e di Entrata e
spese generali da riportarsi nel complesso dei singoli titoli al-
legati al bilancio.
Firenze, S Maggio 1908.
Dott. Luigi Pampaloni
Dott. Dino Tardffi.
Non essendovi alcuna obbiezione da parte degli intervenuti le
due relazioni s'intendono approvate, e cosi pure il bilancio trien-
nale già distribuito ai soci sino dal luglio decorso.
Il Presidente invita il Segretario Fiori a leggere la sua relazione
sopralo stato ecouoniico della Flora Italica Cryptogama, ugualmente
presentato ed approvato nell'adunanza di Consiglio del 13 giugno u.s. :
Resoconto finanziario della « Flora Italica Cryptogama ».
Nella riunione straordinaria di Milano del Settembre 1906 fu
presentato un primo resoconto sull'andamento della pubblicazione
e sullo stato di cassa della Flora Italica Cryptogama, quando
ancora non era stato distribuito alcun fascicolo al pubblico. Ora
che ne sono già pubblicati 5 fascicoli, 4 dei Funghi ed 1 delle
Alghe, si può già avere un criterio sulla riuscita finanziaria del-
l'impresa, della quale la nostra Società, con lodevole proposito,
volle prendere l'iniziativa.
Al 31 Agosto di quest'anno gli associati alla detta Flora sali-
vano al seguente numero :
Opera completa, associati 82 per copie n.° 96
Funghi » 13 » » 14
Alghe » 2 » » 2
Si è quindi avuto un aumento di circa 30 associati dall'epoca
in cui uscirono i primi fascicoli della Flora, cioè in poco più di
un anno.
Data l'indole dell'opera, è questo un risultato confortante,
perché è già assicurato col numero attuale di abbonati, pur
tenendo calcolo dello sconto del 20 7^ che devesi detrarre sopra
36 copie cedute a librai, il rimborso di quasi quattro quinti
della spesa che la Società incontra per la stampa e spedizione
della Flora. Cosi basterà avere altri associati a circa 25 copie
102 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE
per ottenere il rimborso totale della spesa, ciò che può preve-
dersi avvenga nel lasso di circa due anni.
Questi calcoli si riferiscono alla parte dei Funghi, di cui già
uscirono 4 fascicoli; per l'altra parte di cui si è iniziata la
pubblicazione, cioè le Alghe, essendosene esitate 12 copie in meno,
saremo un po' più lontani dal pareggio tra spesa ed incasso,
benché per la tiratura di un numero minore di copie di questa
parte, il costo sia inferiore di 4 lire per foglio di stampa.
Non sono comprese in questi calcoli le spese per i clichès,
ma esse saranno per buona parte compensate dalle elargizioni
a fondo perduto fatte dagli egregi consoci Sommier e Forti,
dall' Accademia dei Georgofili e dalla nostra Società.
Lo stato di cassa riguardante la Flora Cryptogama, comu-
nicatoci dal nostro Cassiere, fu pubblicato assieme al bilancio,
già distribuito ai soci.
È approvata senza osservazioni.
Sono quindi poste in discussione le modificazioni allo Statuto pro-
poste dal Consiglio.
Si incomincia dalla prima proposta di sostituire con un unico gli
attuali due periodici (Bullettino e Nuovo Giornale). Sorge a tale
proposito una viva discussione alla quale prendono parte i soci
SoMMiER, Db Toni e Vaccari, i quali avanzano proposte diverse e
chiedono schiarimenti. Per dar tempo di riflettere e di meglio ac-
cordarsi su questo argomento di vitale importanza e nella previ-
sione dell'intervento di altri soci, il prof. Db Toni propone di' ri-
mandarne la discussione alla prossima adunanza e cosi resta stabilito.
Riguardo alla riduzione del numero degli estratti gratuiti da 100
a 50 copie, il Vice-presidente Baccarini fa osservare che questa
modificazione, oltre a portare un risparmio di spesa alla Società,
può procurare nuovi abbonati. Dopo prova e controprova la ridu-
zione viene sancita dall'assemblea.
Il Presidente propone quindi di rimandare la discussione degli
altri affari alla successiva riunione e con ciò l'adunanza è sciolta.
Adunanza del dì 22 ottobre 1908.
Presidenza del Presidente Borzì.
Sono presenti i soci : Baccarini, Barsali, Béguinot, Brizi, Cavara,
Colozza, De Toni, Fiori, Forti, Merini, Pampanini, Pirotta, Sommier
e Vaccari.
Per guadagnare tempo, in assenza del Presidente, il Vice-presidente
Baccarini propone di incominciare colle votazioni alle cariche so-
RIUNIONE GENERALE IN FIRENME 103
ciali. Alcune schede, essendo redatte in modo non conforme alle
norme regolamentari, sono annullate ; sono chiamati quindi i soci
Barsali, Forti e Vaccari ad adempiere le funzioni di scrutatori.
Insediatosi il Presidente BoRzt, proclama l'esito delle votazioni. I
votanti sono 38 e risultano eletti a :
Presidente Baccarini Prof. Pasquale.
Vice- presidenti Sommier Dott. Stefano
PiROTTA Prof. Romualdo
Mattirolo Prof. Oreste
Bouzi Prof. Antonino.
Consiglieri Levibr Dott. Emilio
Pampanini Dott. Renato
Fiori Prof. Adriano
Passerini Conte Prof. Napoleone
CoLozzA Prof. Antonio
Traverso Dott. Gio. Batt.
Pavolini Dott. A. F.
Cavara Prof. Fridiano.
Sindaci Pampa loni Dott. Luigi
Bargagli-Petrucci Dott. Gino.
Il Presidente rivolge parole di plauso al nuovo Presidente Bacca-
rini e lo elogia per 1' efficace opera prestata come Vice-presidente,
nel triennio che ora volge alla fine, a vantaggio del nostro Soda-
lizio ; non dubita quindi che egli voglia proseguire nello stesso
modo pel triennio venturo.
Il prof. Baccarini ringrazia il Presidente delle benevoli parole
a lui dirette e ringrazia i consoci che con largo suffragio vollero
eleggerlo a Presidente, benché egli non ambisse a questa carica.
L'animo suo era anzi tormentato da un dubbio, che cioè, dati i non
pochi rapporti che corrono tra la Società e l'Istituto botanico fioren-
tino da lui diretto, vi fosse una certa incompatibilità colla carica
di Presidente. L'ampia manifestazione di fiducia ottenuta dall'assem-
blea lo ha però tranquillizzato a tale riguardo e lo induce a dedi-
care ancora la sua opera a vantaggio della Società accettando la
carica alla quale fu testé eletto.
Il Presidente riassume la discussione fatta nella precedente adu-
nanza sulle modificazioni dello Statuto concernenti le pubblicazioni
periodiche della Società. Crederebbe che si potessero accettare le
proposte del Consiglio, conservando però il giornale trimestrale,
pubblicando e distribuendo i processi verbali subito dopo le singole
adunanze, lasciando al Consiglio una certa larghezza per fissarne
le modalità di pubblicazione secondo le esigenze.
Il socio CoLozzA fa degli appunti alle proposte del Consiglio e
sopratutto nota che la precedenza che si vorrebbe dare nella stampa
ai piccoli lavori, potrebbe far ritardare la pubblicazione di lavori
di maggior mole, ma egualmente e forse più importanti. Per queste
104 RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE
considerazioni propone di lasciare le cose come sono ora determi-
nate dallo Statuto, soltanto di distribuire il Bullettino dopo ogni adu-
nanza, senza tener calcolo della esigua mole clie talora esso possa
avere.
SoMMiER si associa al Colozza perchè le cose siano lasciate come
sono, e propone che, per economia di spesa e di tempo, si sopprima
la copertina del Bullettino.
Dopo altre considerazioni svolte dai soci Pirotta, Cavara, Vac-
cari e Sommier, il Presidente pone ai voti la proposta del socio
Colozza, la quale è approvata.
Si discute quindi sulla dizione da dare all'art. 28 dello Statuto e
si approva la seguente : « Il socio riceve gratuitamente il « Bullet-
tino della Società, il Nuovo Giornale botanico ed il Bullettino biblio-
grafico ».
Il Segretario Pampanini comimica quindi la proposta pervenuta
dal socio Minio di ripristinare nel Giornale la « Rivista bibliografica »
molto utile a coloro che vivono lontani dai centri di coltura. I soci
Colozza e Cavara appoggiano questa proposta, però il Cavai-a
vorrebbe che fosse posto un limite alle recensioni, giacché una delle
ragioni per le quali esse furono soppresse nella riunione generale
di Vallombrosa era l'eccessiva mole raggiunta da alcune di esse,
con notevole aggravio finanziario per la Società: vorrebbe che non
avessero estensione maggiore di una o due pagine.
BÉauiNOT vorrebbe che la Presidenza coordinasse la parte rife-
rentesi alle recensioni, designando persone competenti per ciascuna
branca principale della botanica, come si fa pei periodici diretti da
Engler, Bonnier ecc.
Cavara ritiene che, data 1' attuale organizzazione dei nostri pe-
riodici sociali, la proposta Béguinot incontrerebbe delle difficoltà
pratiche nella sua attuazione ed una spesa che la Società non po-
trebbe sostenere ; propende quindi perchè si accettino le recensioni
quando e da chi vengono, lasciando alla Presidenza di regolare
questa parte nel modo migliore che crederà opportuno.
Messa ai voti questa proposta, risulta approvata, coll'avvertenza
che la rubrica « Rivista bibliografica » rimarrà limitata alle sole
recensioni, esistendo già il « Bullettino bibliografico » ove vengono
elencati tutti i lavori botanici riferentisi all' Italia.
Il socio Minio propone anche la ristampa del Catalogo della biblio-
teca sociale, specialmente utile ai soci non residenti a Firenze per
la richiesta di libri a prestito. Dopo osservazioni del Presidente, il
quale fa rilevare che qui si tratta più che altro di una quistione
economica di competenza del Consiglio direttivo, e dopo altre os-
servazioni del socio De Toni, favorevole alla ristampa, essa è ap-
provata.
Il Presidente Borzì rende noto che si è costituito un Comitato
tra gli allievi del compianto prof. Delpino, che si propone di far
ristampare le memorie -più importanti del Maestro.
RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE 105
Data l' importanza della iniziativa e considerando che Delpino fu
anche nostro venerato Presidente, propone die la Società conceda
la sua protezione, almeno morale, a questa impresa, lasciando al
Consiglio direttivo di intervenire come meglio crederà opportuno.
Dopo raccomandazione del prof. Pirotta, perchè il Consiglio voglia
occuparsene con amore, la proposta è approvata.
Il prof. Cavara crede di far cosa grata agli intervenuti annun-
ciando che a Napoli furono già espletate le pratiche per 1' esixma-
zione delle spoglie di Delpino, e per il loro collocamento nel recinto
degli uomini illustri ; in tale occasione gli sarà eretto un busto.
Facendo seguito alla discussione avvenuta ieri in seno alla sezione
botanico-agronoma della Società italiana per il Progresso delle
Scienze al riguardo della iniziativa presa dal Comitato provvisorio
prò flora italica costituito dai soci Béguinot, Fiori, Forti, Negri,
Pampanini, Trotter, Yaccari e Zodda, il Presidente invita l'assem-
blea a riconfermare il voto di plauso per questa utile iniziativa,
ed a darle il suo appoggio morale e materiale. Avendo nei suoi com-
ponenti la più ampia fiducia, propone che il Comitato da provvi-
sorio sia dichiarato permanente e che frattanto a cura della Società
botanica sia dato alla stampa il programma di studio della Flora
italiana, già presentato. Il prof. Pirotta propone che detto Comitato
sia da considerarsi come una emanazione diretta della nostra Società
e rimanga collegato col Consiglio direttivo per tutto quello che possa
giovare a meglio estrinsecare il suo programma. L' assemblea ap-
prova.
Vi sarebbe infine da scegliere la sede per l'adunanza straordinaria
del 1909. Nei tre anni decorsi la nostra Società fu legata a quella
per il Progresso delle Scienze, ma non è detto che ciò debba av-
verarsi anche per l'avvenire. Il Presidente è informato che a Napoli
si stanno prejmrando per l'anno prossimo delle onoranze centenarie
per la fondazione dell'Orto botanico, sorto ad opera di Michele Te-
nore, il Nestore dei botanici napoletani ; crede che sarebbe bene che
la nostra Società vi partecipasse.
Il prof. Cavara conferma che si sta preparando questo centenario,
e sarebbe ben lieto che vi partecipasse la Società botanica.
Il prof. Pirotta propone che, indipendentemente dalla sede che
sarà per scegliere la Società per il Progresso delle Scienze per la
sua riunione dell'anno prossimo, resti in massima inteso che la
Società botanica si riunisca a Napoli.
Dopo di che non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
106 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del, dì 14 novembre 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccakini.
Aperta l'adunanza sono proclamati a nuovi soci i signori :
Dott. Francesco Persone, di Siena
Dott. Giovanni Borg, di Malta.
Sono presentati alcuni lavori di soci pervenuti durante il Con-
gresso della « Società italiana per il Progresso delle Scienze » e che
in gran parte furono riassunti e discussi nelle adunanze di quella
Società, alla quale si era pure aggregato il nostro Sodalizio, che
tenne in quell' epoca la sua adunanza generale.
Alcuni di tali lavori per la loro mole dovranno figurare nel Gior-
nale; essi sono i seguenti : Pampanini, « U Eris Cengialti Ambr. e le
sue forme » ; BÉauiNOT, « Ulteriori osservazioni sulle culture di
forme del ciclo di Stellarla media (L.) Cyr. » ; Id., « Ricordi di una
escursione botanica nel versante orientale del Gargano » ; Formig-
GiNi L., « Cenno storico-bibliografico sulle Caracee della Flora ita-
liana » ; GoiRAN, « Un manipolo di piante nizzarde e veronesi ».
Gli altri di più piccola mole sono :
A. BORZì. — NOTE SULLA BIOLOGIA DELLA DISSEMI-
NAZIONE DI ALCUNE CROCIFERE.
Le nostre conoscenze sulla biologia delia disseminazione e
germinazione delle Crocifere contengono molte lacune. L'argo-
mento sembra a prima giunta povero d'interesse, giacché domina
apparentemente in tutta la Famiglia e negli stessi caratteri
biologici degli apparati di propagazione una spiccata unifor-
mità. Tuttavia molte quistioni riflettenti la conformazione e
struttura dei frutti in rapporto alla disseminazione e la ger-
minazione meritano particolare considerazione. Nelle note se-
guenti ho voluto chiarire questo concetto con qualche osser-
vazione.
Matthiola incana L.
È una pianta eminentemente ruderale ; allo stato selvatico si
rinviene sulle vecchie muraglie, tra le fessure delle rupi e in si-
mili località. Fiorisce dalla primavera all'estate. Per la completa
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 107
maturazione delle silique occorrono da 10 a 12 settimane; la dis-
seminazione normale ha luogo in autunno e i semi cominciano a
germogliare alle prime pioggia. Però non tutte le silique di una
stessa pianta si aprono regolarmente ; molte rimangono chiuse
e la deiscenza si effettua alla fine dell'inverno od anche più
tardi. Nessuna differenza, quanto a caratteri esterni, si riscontra
tra quest'ultima sorta di silique e le precedenti ; biologicamente
il fenomeno è però importante e sembra in relazione col clima,
inquantoché la ritardata disseminazione può certamente giovare
a ciò che la germinazione si compia in un periodo dell' anno
più favorevole allo sviluppo e allontana il rischio che le pian-
ticelle provenienti dalla germinazione di semi nati in autunno,
possano essere danneggiate dal freddo invernale. In questo caso
la macrobiocat'iJ ia deWa, Malihiola incana apparisce determinata
da condizioni di temperatura esterna e a questo titolo rappre-
senta un fenomeno non raro nelle piante dei paesi temperati e
freddi, come i molti esempi, raccolti specialmente dal Sernander, ^
ce lo dimostrano. Le Crocifere però come rappresentanti di climi
e di regioni sterili e secche possono, come vedremo, dar luogo
a frequenti casi di macrobiocarpia determinata da secchezza;
anzi tali esempi sono di molta importanza, perchè provano come
la secchezza possa prolungare quasi all'infinito la conservazione
delle qualità germinative. Così, gli effetti del freddo si rivelano
spesso identici a quelli provocati dalla siccità, come è provato
anche dal fatto, già da molti rilevato, della presenza di dispo-
sizioni xerofile negli organi di vegetazione di molte piante di
climi boreali. ^
Quanto alla disseminazione, bisogna anzitutto osservare che i
semi non sono adatti ad essere dispersi a grande distanza ; oltre
che relativamente poco leggieri in rapporto al loro volume, la
loro forma non è a ciò idonea, poiché l'appendice aliforme di cui
sono circondati, è piuttosto stretta e un po' massiccia, sicché la
funzione di questa non è punto quella di un apparecchio areo-
nautico, ma può soltanto servire come regolatore della posizione
^ R. SernandeRj Den Skandinavisha vegetationens spridnlngshiologi.
Upsala, 1901.
^ 0. KiHLMAN, Pflanzeribiologisclie Studien aus BussiscJi-Lappland.
Helsingfors, 1890.
108 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
che il seme dovrà prendere sulla superfìcie del substrato ac-
ciocché la plantula trovi in esso e nelle sue proprietà adesive
un primo e sicuro appoggio nei primordii iniziali della germi-
nazione.
E certamente un punto molto importante della biologia della
germinazione quello clie riflette la forma dei semi in rapporto
alla stabilità dell'appoggio che essi possano eventualmente of-
frire alla piantina nei primissimi stadii germinativi coi loro in-
tegumenti. Un seme di forma più o meno compressa o lentico-
lare, cadendo sul terreno vi resterà adagiato con una delle sue
faccie più larghe. Poco importa la sua posizione nei rapporti
colla direzione dell' accrescimento normale degli organi (radi-
cetta, fusticino, asse ipocotileo, cotiledoni) fondamentali delia
plantula, giacché, come é noto, il geotropismo e 1' eliotropismo
possono all'uopo convenientemente provvedere a una opportuna
orientazione; ma la posizione stessa diviene condizione utilis-
sima e anche indispensabile laddove, per le particolari condi-
zioni fisiche del substrato, é dato al seme da sua parte, coi
mezzi dì cui può disporre, di concorrere ad assicurare alla pianta
germinante un primo punto di appoggio. Questa possibilità ef-
fettivamente esiste nei semi di molte Crocifere ed è certamente
in relazione coW habitat particolare di queste piante in generale,
le quali per lo più crescono in località secche e solatie, ove
facilmente e rapidamente gli strati superficiali del suolo si dis-
seccano e non possono perciò offrire momentaneamente un ap-
poggio sicuro alla pianticella durante le primissime fasi della
germinazione. Essi, come è noto, possiedono efficaci mezzi di
adesione alla superfìcie del terreno, dovuti a gelifìcazione del-
l'epidermide degli integumenti seminali. Per questa considera-
zione, il margine aliforme dei semi di Matthiola, anziché un
apparato di volitazione, rappresenta una particolare disposizione
atta a dirigere e regolare la caduta dei semi stessi, perchè essi
rimangano posati sul substrato colla faccia loro più larga. Per
quanto essi siano pronunciatamente lenticolari e schiacciati,
specialmente allo stato secco, la detta appendice, come si é detto,
serve ad accrescere vie più la superfìcie di adesione. Poiché
moltissime altre Crocifere presentano i loro semi presso a poco
provvisti da simili produzioni a mo' di alette più o meno espanse
formanti all' intorno una sorta di cornice piana, cosi, ritengo
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 109
molto verosimile che tale interpretazione biologica possa anche
avere una più estesa applicazione.
Date quindi tali condizioni, i semi, appena maturi, si disper-
dono nelle adiacenze ; molti di essi possono rimanere momen-
taneamente sospesi alle varie accidentalità delle circostanti mu-
raglie o rupi e simili luoghi dove suole la pianta di preferenza
crescere. Bastano allora le più lievi tracce di umidità nell'am-
biente, lo stesso vapore acqueo dell' aria, per assicurare stabil-
mente r adesione del seme al substrato, poiché in tal caso la
gelatina delle pareti esterne delle cellule epidermiche degli in-
tegumenti seminali rapidamente si gonfia e viene fuori costi-
tuendo dei robusti, molli e trasparenti tentacoli che tenacemente
si attaccano al substrato. È veramente straordinario il grado di
sensibilità di detta materia di fronte alle condizioni di umidità
dell'ambiente in modo che il suo funzionamento è rapido ed
immediato appena il seme giunge in contatto col terreno. Pos-
siamo facilmente renderci conto di ciò alitando col fiato per
pochi minuti secondi su di una lastra bene asciutta sulla quale
sieno stati emessi dei semi , si vedrà tosto che questi rimangono
incollati al vetro senza poterli staccare soffiandovi su forte-
mente. La materia agglutinante è di tal natura che anche per
effetto di copiosa e prolungata umidità, come in tempo di pioggia,
i semi non è possibile che vengano rimossi dal loro posto.
In tal modo resta assicurato alla pianticella germinante un
primo e sicuro punto di sostegno, il quale diviene più stabile
appena la radicetta è in grado di esercitare la sua normale
funzione indipendentemente dal concorso degli integumenti so-
nali. I numerosi, fitti e lunghi peli di cui questa apparisce
rivestita, appena perforati gli integumenti, giovano appunto ad
assicurare il definitivo abbarbicamento della pianticella alla
muraglia.
Anastatica hjerochuntina I^.
Questa pianta è stata oggetto di molte osservazioni dal punto
di vista biologico ed anche morfologico ; cito fra i più importanti
lavori quelli del Wydler, dell' Hildebrand e specialmente quelli
del Volkens. ^ Quest' ultimo autore è stato il primo a chiarire
^ YoLKBNS, Die Flora des aegypt.-arabischen Wilste, pag. 92 e Jahr-
huch des K. hot. Gartens, Berlin, III, pag. 30.
110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
il meccanismo del movimento xerotropico dei rami mettendone
in evidenza le ragioni istologiclie. Egli ha pure fatto rilevare
la importanza biologica del fenomeno come disposizione coordi-
nata alla protezione dei semi durante il lungo periodo di sec-
chezza al quale essi rimangono esposti. Poco dunque mi resta
da aggiungere intorno alla biologia di questa curiosa pianta ;
accennerò soltanto a qualche dettaglio intorno alla dissemina-
zione e alla biologia della germinazione.
Com' é noto V Anastatica hjerochuntina cresce nei deserti e
nelle steppe dell'Egitto, dell'Arabia e dell'Asia Minore, ove
compie il suo periodo di vegetazione durante l'epoca delle pioggie,
cioè, presso a poco da dicembre a marzo ; allora la pianta dis-
secca completamente e i rami, fortemente induriti, si curvano
all'insù e strettamente si serrano in modo da formare un denso
gomitolo, tondo, e intrigato, il quale poi, se bagnato, lentamente
si riapre e spiega orizzontalmente i suoi rami. Tali proprietà
persistono a lungo e si rinnovano coll'alternarsi delle condizioni
di secchezza e di umido. Egli é evidente, che tale fenomeno,
com' é stato esattamente dimostrato dal Volkens, è in rela-
zione colla disseminazione, la quale, esigendo l'intervento delle
pioggie, non può effettuarsi subito, appena i semi sono maturi,
giacché il periodo di maturazione di questi corrisponde al
principio della stagione secca. In tal modo i rami cosi aggomito-
lati assicurano un'efficace protezione ai semi sino al sopraggiun-
gere delle pioggie, vale a dire per un periodo normalmente della
durata di nove mesi, tenendo conto che nei paesi dove V Ana-
statica cresce spontanea, le prime pioggie cadono verso la metà
0 la fine di dicembre. A giudicare della importanza di cotesti
mezzi di protezione contro gli effetti della prolungata secchezza
basta considerare che la pianta può persistere in cotesto stato
di rigidità letargica per anni ed anni senza che in qualche
modo venga compromessa la facoltà germinativa dei semi. Sin-
golare è a questo proposito il caso da me direttamente verifi-
cato sperimentalmente su semi estratti da siliquette apparte-
nenti a esemplari di Anastatica da non meno di 20 anni gia-
centi nelle vetrine del Museo Botanico di Palermo. Messi detti
semi a germogliare su carta bibula umida dentro capsule Petri
alla temperatura ordinaria del Laboratorio del mese di gennaio
(12" C. circa), dopo 5 giorni si sono osservate le prime fasi di
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 14 NOVEMBRE 111
svolgimento caratteristiclie e nel corso di una settimana i cotile-
doni, già liberi dagli integumenti seminali, cominciavano a spie-
garsi; però essi apparivano di un giallo pallido, evidentemente
clorotici. Trasportate le piantine in vasi con terra e collocate
in una serra, i cotiledoni si sono poco dopo inverditi e 1' ulte-
riore sviluppo della pianta seguiva tosto regolarmente.
Astrazione fatta dalla considerazione che lo stato di letargo,
provocato da siccità, é per sé stesso un mezzo per prolungare
la vitalità e accrescere la resistenza dei semi come in generale
di qualsiasi altro germe di propagazione, i! caso su ricordato è
molto importante, perché i semi sembra che manchino di mezzi
di protezione, essendo i tegumenti loro assai sottili e delicati a
meno che la funzione protettiva non sia affidata alle pareti
esterne dell' epidermide fortemente gelatinifìcate, le quali allo
stato secco formano un inviluppo continuo, resistente e solido.
Comunque sia, detta funzione dovrà senza dubbio efficacemente
essere esercitata non solo dai rami disseccati e raggomitolati
cosi come abbiamo visto, ma anche dalle stesse pareti della si-
liquetta, che sono abbastanza spesse, robuste e lignificate.
L' azione della pioggia ha per effetto immediato la deiscenza
delle siliquette e la dispersione dei semi nelle vicinanze della
pianta. S'intende però che anzitutto i rami contratti e raggo-
mitolati debbono distendersi e far si che le siliquette vengano
a trovarsi direttamente esposte all'acqua. Come espediente uti-
lissimo a tal fine, va ricordato che le due valve delle siliquette
presentano in alto un' appendice dilatata e concava a mo' di
larga scodella ; i frutti stessi poi sono disposti sui rami in modo
che le dette espansioni rimangono perfettamente orizzontali.
Essendo le siliquette in una medesima pianta alterne e poste
a breve distanza lungo i rami, ne deriva un sistema che offre
da ogni parte delle superficie orizzontali su cui la pioggia può
esercitare la massima azione meccanica, la quale poi é resa age-
vole dalla stessa forma concava delle singole appendici. Si com-
prendo subito la efficacia di cotesto apparecchio considerando
che invece di rappresentarcelo costituito da una estesa e con-
tinua superficie formata da un numero infinito di piattelli con-
cavi, disposti orizzontalmente, immaginassimo una disposizione
diversa per es. quella in cui fossero soppresse le dette espan-
sioni orizzontali. In questo caso l'azione del peso della pioggia
112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
non potrebbe risultare cosi efficace da determinare la deiscenza
delle valve delie siliquette. Ed effettivamente ciò che provoca
tale distacco nei frutti deW Anastatica è semplicemente una
pressione esercitata dall'alto sulle dette appendici. Facendo sgoc-
ciolare dell'acqua sulle siliquette mature e chiuse, come già si
trovano allo stato di secchezza, notiamo tosto che le suddette
espansioni a piattello delle valve in sulle prime assorbono rapi-
damente il liquido e non ne rimane alcuna traccia visibile; dopo
copiosa bagnatura, quando già i tessuti, si può dire, sono dive-
nuti maturi, l'acqua rimane nel fondo delle due scodellette.
Allora basta un lieve urto contro gli orli delle appendici perchè
avvenga la separazione delle valve. In natura ciò accade spon-
taneamente per effetto dell'acqua piovana, la quale dispone i
tessuti alla deiscenza e col suo peso determina la completa sepa-
razione delle valve.
Per comprendere cotesto meccanismo d'azione bisogna notare
che tutto il fondo delle due appendici concave delle valve è
tappezzato da uno spesso strato di cellule a pareti sottili, inter-
secate da frequenti e irregolari meati aeriferi, costituenti un
tutto avido d'acqua, e in sommo grado espansibile e turgescente.
Siffatto tessuto raggiunge uno spessore massimo nelle regioni
ascellari, vale a dire nei punti di distacco delle valve. Cosi
l'azione prolungata dell'acqua giova a raggiungere l'immediato
effetto della dispersione dei semi. Questi cadono a breve distanza
della pianta madre. Come giustamente è stato osservato dal
Volkens, il raggomitolamento dei rami non può rappresentare
una disposizione atta in via normale ad assicurare la dissemi-
nazione su estesi tratti di territorio per opera del vento. Il fatto
che gli individui crescono ordinariamente raccolti in gruppi a
brevi distanze, dimostra la poca probabilità di tal sorta di dis-
seminazione. I semi poi sono relativamente pesanti, né possie-
dono altre disposizioni coordinate a favorire la loro dispersione
per mezzo del vento. La loro forma lenticolare é utile acciocché
essi cadendo offrano al terreno la loro più estesa superficie di
contatto ; ciò agevola l'adesione della piantina al substrato du-
rante le prime fasi germinative ; ma non é una condizione bio-
logica indispensabile allo sviluppo. La germinazione sì effettua
in tempo di pioggia e cosi per effetto dell' umidità, la gelatina
delle cellule epidermiche dei tegumenti si gonfia e costituisce
SEDB DI FIKKNZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBIIK 113
intorno al germe uno sviluppo spesso denso e trasparente visi-
bile soltanto per mezzo di reattivi coloranti. Esso giova a man-
tenere anzitutto umido l'ambiente intorno a cui si svolge il germe
ed eventualmente a preservar questo dal disseccamento. Il van-
taggio di tale disposizione è reso manifesto dal fatto che la ra-
dicetta, appena perforato il tegumento, si svolge al di fuori
curvandosi e seguendo il contorno dell' inviluppo gelatinoso.
Dopo aver raggiunta una sufficiente lunghezza, se ne allontana
portando seco ai lati una grande parte dell'integumento stesso.
Sicché questo costituisce per 1' organo non soltanto un mezzo
di protezione contro la secchezza, ma nel tempo stesso giova a
dare un primo appoggio alla piantina germinante. A prova di
ciò va notato che i peli radicali appariscono più tardi, quando
cioè l'asse ipocotiledonare si é alquanto allungato e i cotiledoni
sono già in via di aprirsi.
B. LONGO. — LA POLIEMBRIONIA NELLO XANTHO-
XYLUM BUNGEI PLANCK. SENZA FECONDAZIONE.
Neil' Orto Botanico di Siejia si coltivano due esemplari di
Xanthoxyluìn Bungei. Nella primavera dell' anno decorso li
vidi coperti di fiori che, esaminati con la maggior cura, trovai
tutti pistilliferi : nessuna traccia di floii staminiferi o di stami.
Perciò non vi badai più oltre perchè pensai che nessun fiore
sarebbe allegato. Invece, con mia meraviglia, nell'estate vidi i
due arbusti carichi di frutti che, esaminati, trovai forniti di
uno od anche due semi abboniti, che, posti in terra, hanno
germinato. Dovendo per questa ragione escludere che si potesse
trattare di un caso di partenocarpia, era da decidere se si trat-
tasse di partenogenesi o di apogamia o di sviluppo avventizio
dell'embrione. Ma la risoluzione della questione dovetti natural-
mente rimetterla a quest'anno per aver modo di fissare il ma-
teriale nei diversi stadi.
Nella primavera di quest'anno si è ripetuto ristesse fenomeno
ed io mi sono anche assicurato che nei dintorni non si coltiva
alcun altro esemplare della stessa specie o di altre specie di
Xanthoxylum.
Bull, della Soc. hot. Hai. 9
114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Nell'ovario di ciascun carpello dello Xanthoxylwn Bungei
si trovano due ovuli pendenti, anatropi, col raicropilo rivolto
in alto. Ciascun ovulo è fornito di due tegumenti, dei quali
l'esterno è molto più sviluppato: esso risulta costituito da più
serie di cellule, mentre l'interno è costituito da due o tre serie
solamente. È ben manifesto il micropilo ed il canale micropi-
. lare; inoltre lo stimma è ben sviluppato, lo stesso dicasi del
tessuto conduttore, il quale anzi termina all' imboccatura del
micropilo ; disposizioni queste che farebbero supporre la impol-
linazione e conseguente fecondazione per mezzo del tubetto pol-
linico. Invece nessuna traccia di granelli di polline sulle papille
stigmatiche, né di tubetti pollinici nello stilo, nell'ovario e nel-
l'ovulo. Al di sopra del sacco embrionale si trova molto bene
sviluppata la calotta, alla cui formazione largamente contribuisce
l'epidermide della nucella; questa calotta richiama subito l'at-
tenzione anche perché é costituita da cellule ricche di amido.
Per un mese circa dopo l'antesi non si osserva alcuna traccia
di embrione ; solamente dopo, quando si é costituito o sta per
costituirsi il tessuto endospermico, talune, talora parecchie delle
cellule di quella parte della calotta che ha origine sottoepider-
mica si dividono e suddividono e protuberano nel sacco embrio-
nale assumendo la forma di abbozzi embrionali. Alcuni di questi
abbozzi di embrioni avventizi abortiscono più o meno presto,
talora alle prime divisioni, di modo che soltanto uno o pochis-
simi arrivano a completo sviluppo e si trovano nel seme ma-
turo in mezzo ad un endosperma oleoso. In ogni modo di essi uno
è quasi sempre quello veramente sviluppato normalmente, gli
altri sono più o meno deformati e nella germinazione ordina-
riamente non vengono neppure fuori. Infatti nei semi da me
posti in terra ho veduto venir fuori quasi sempre una sola
piantina; in due casi soltanto ho veduto uscire dal seme due
piantine : nell'uno le due piantine erano concresciute per l'ipo-
cotile; nell'altro esse erano libere, ma l'una era molto meno svi-
luppata dell'altra.
Da quanto risulta nello Xanthoxylum Bungei noi abbiamo
un nuovo caso di poliembrionia nel quale, come neìVAlchornea
(Caelébogyne) ilicifolia, gli embrioni si originano senza fecon-
dazione né impollinazione. Inoltre, come neìVAlchornea ilici-
folia, non si tratta di partenogenesi, come si era pur sospettato
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 115
(Durieu), ma di sviluppo di embrioni avventizi o pseudo-em-
brioni che hanno origine dallo sporofito ; sviluppo, che rappre-
senta un modo di propagazione della pianta non diverso essen-
zialmente dagli altri modi di moltiplicazione vegetativa.
A, TROTTER. — LA RECENTE MALATTIA DELLE
QUERCE.
Nella corrente estate si è diffusa in Italia sulle Querce no-
strali (Quercus pedunculaia, Q. sessiliflora, Q. cerris, Q. Ilex)
una Crittogama la cui improvvisa apparsa e violenza ha viva-
mente impressionato e gli agricoltori ed i crittogamisti. La malat-
tia fu subito battezzata col nome di « mal bianco della Quercia ».
Si tratta di un Oidio, il quale riveste largamente le giovani fo-
glie, cosicché i germogli, nei casi di estesa infezione, si scorgono
anche da lungi per uno spesso e candido velame che li ricopre.
Le foglie ed i germogli attaccati prestamente disseccano, perciò
il fungo è veramente funesto e riescirà sopratutto fatale ai
vivai, ove le giovani piante difficilmente potranno resistere,
uscendone ad ogni modo deturpate. Converrà in questi casi pro-
cedere ad un' attiva solforazione, dalla quale sono da ripromet-
tersi gli stessi risultati oramai vittoriosamente sperimentati
contro tale categoria di funghi.
Meno è da temersi, almeno è sperabile, per i boschi di Quercia.
Ho potuto constatare che le piante adulte, lasciate crescere li-
beramente, senza subire alcuna potatura, sono quasi sempre im-
muni, mentre invece si mostrano fieramente attaccati, quasi
senza eccezioni, gl'individui giovani, gli esemplari cespugliosi,
o, meglio ancora, i germogli nascenti da alberi comunque potati
o sorgenti dalle ceppale di piante abbattute ; nel qual caso il
fungo dovrà riescire indubbiamente dannoso ai boschi in rige-
nerazione dopo un tàglio raso. D'altra parte conviene anche fidare
nelle naturali energie delle piante selvagge, le quali possono re-
sistere, meglio che le coltivate, agli attacchi di molti altri paras-
siti animali e vegetali.
*
* *
Questo Oidio, cosi rapidamente diffusosi in quest' anno, è da
identificarsi, almeno sino a prova contraria, con VOidiumquer-
116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
cimcm descritto dal Thùmen ancora nel 1878, ^ ne ha perciò
alcun rapporto con l'altra Erisifacea della Quercia la PlujUac-
tlnia guttata. L'Oidiiiìn quercùium fu scoperto in Portogallo,
presso Coirabra, su Quercus racemosa, né d'allora se n'ebbe più
notizia. Solo nel 1907 fece la sua apparsa in Francia diffonden-
dosi subito con grande violenza, non scemata per nulla in que-
st'anno. E noto anche della Svizzera e nella corrente estate
fece la sua apparsa, quasi contemporaneamente, anche in molte
parti d' Italia. È diffuso sopratutto nell' Italia settentrionale e
centrale, né manca nella meridionale. ^ Io 1' ho scoperto anche
nell'Avellinese in varie località. Qui però è piuttosto sporadico
e l'infezione si presenta in una forma assai meno intensa che
altrove. Forse la grande siccità di questa estate e la natura,
per ragioni di clima, un po' diversa delle Querce meridionali,
possono giustificare questa minore intensità. È però seria-
mente a temersi che nel prossimo anno, nei mesi primaverili,
accresca quaggiù la sua virulenza.
Non è ancora perfettamente sicuro il collegamento di questo
Oidio con la Miorosphaej^a Alni [Wallr.] come si pensa da
alcuni micologi. È certo che nel Veneto ed in altre località dove
r OicUum quercinwn é assai [diffuso, né gli Ontani né altre
piante legnose offrono infezioni assimilabili. Meglio forse sarebbe
da ascriversi alla Microsphaera quercina Schwein. (= M. extensa
Cooke et Peck) assai nota in America, la quale, secondo alcuni,
potrebbe ritenersi come una varietà della precedente. È certo
che l'apparsa quasi improvvisa di questo Oidio, sopra estensione
notevolissima d'Europa, è delle più singolari, né può essere, per
ora, sicuramente spiegata.
1 IjEryslplie Quercus, descritta da Mérat, non pare certo possa ri-
ferirsi all' Oidio attuale, almeno stando alla diagnosi succinta che
qui trascrivo, in seguito a gentile comunicazione del prof. P. A. Sac-
cardo : « G-ranules noirs, sphériques distants, un peu comprimés au
sommet, sans apparence de capillitium à la base, naissant sur les
feuilles du Chéne ». Dalla quale può concludersi che il Mérat non
ebbe certo sotto gli occhi alcun Oidio !
- Si spinge sino alla Calabria secondo mi riferisce il Ch.mo pro-
fessore Ct. Cuboni.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 117
BIBLIOGRAFIA.
1843. Mérat. ~ Revue de la Flore parisienne. Paris, 1S43, p. 459.
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1886. Saccardo P. A. — Syll. Fung., v. IV, p. 44.
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1908, BuRKAU Ed. — C. R. Ag. d. Se. Paris, p. 57, 28 sett. 1908.
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n. 39, p. 405-406.
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cietà toscana di OrticuUura, p. 266, Sett. 1908.
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n. 18, p. 424-426.
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Voglino P. — II bianco della Querce. Italia Agricola, an. 1908,
p. 416-417.
A. TROTTER. — UN CASO DI « TUBERIZZAZIONE PA-
RASSITARIA » IN PIANTE DI AMARANTUS SILVE-
STRIS JyESF. (NOTA PRELIMINARE).
Numerosissimi individui di Amarantas silvesiris che ho avuto
occasione di raccogliere in alcune località del Veneto^ nell'agosto
e settembre 1906-1907, mi hanno dato occasione di osservare
un curioso fenomeno di parassitismo che ora, in via preliminare,
rendo di pubblica ragione.
^ A Cornuda, Selva di Volpago, Vittorio.
118 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Gli esemplari in parola offrono, in corrispondenza del colletto
radicale o dell'asse ipocotile e perciò quasi sempre nascoste
dal terreno, delle ipertrofie, più o meno voluminose, fusoidee,
lunghe, nel secco, 15-30 mm,, con una massima larghezza di
3-15 mm. Tali ipertrofie, negli individui da poco sradicati, sono
più 0 meno liscie, spesso colorite vivacemente di rosso, cosi da
rassomigliare, nei casi più tipici, a veri tuberi di Ravanello e
da lasciar dubbiosi se si tratti di una modificazione patologica
o non piuttosto di un organo normale. E tale supposizione sembra
avvalorata dal fatto che tutta la parte aerea della pianta è
perfettamente sana e non mostra alcun segno dal quale, a priori,
si possa dedurre l'esistenza di una anormale modificazione ipogea.
Facendo una sezione longitudinale, in corrispondenza dell'iper-
trofia, non si nota alcuna cavità ed in molti casi neppure altre
modificazioni le quali possano far pensare a qualche influenza
esteriore. Solo in alcuni esemplari, in prossimità del tessuto
corticale, si osserva una colorazione bruna o nerastra la quale
fa sospettare possa trattarsi di un fenomeno parassitario. I tagli
da me praticati su abbondante materiale, mi hanno permesso
di riconoscere nella regione ipertrofizzata la presenza di un mi-
celio ramoso, intracellulare, poco sporificante, anzi in molti esem-
plari nulla affatto. Mercè estese osservazioni ed accurati con-
fronti ho potuto stabilire che tale micelio appartiene in tutti
casi al Cystojnis Blitii De By.
La capacità ipertrofizzante di questo Ficomicete sugli organi
aerei della pianta fu già messa in rilievo, per lo stesso Ama-
rantus silvestris, dal Massalongo ^ e l'ho potuto constatare io
pure, mentre altri Amaranius, come ad esempio 1'^. reiro-
flexus, spesso consociati, ne sono perfettamente immuni. Dalle
osservazioni del Massalongo e da quelle che ho potuto fare io
stesso, circa agli organi riproduttori del fungo, sembra emer-
gano i seguenti fatti : il Cijsiopus Blitii suole presentarsi allo
stato conidico soltanto sulle foglie; le oospore invece ed il corri-
spondente micelio abbondano solo negli organi assili. Nell'asse
ipocotile 0 nella porzione superiore del fittone, quasi sempre re-
1 Bull. SoG. hot. ital, an. 1904, p. 354. — I micocecidii caulinari
di Cyst. Blitii su Amarantus silvestris furono distribuiti anche in
Trotter e Cecconi, Cecidotlieca Italica, fase. XVI, n. 382.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 119
golarmenie ipertroQzzato, il fungo si presenta invece più spesso
e più durevolmente allo stato di micelio non sporificante o spo-
rificante solo in modo incompleto. ^
Da notarsi poi che, il più delle volte, gli esemplari, dirò cosi,
tuberizzati non* offrono micocecidii caulinari e che perciò nel
caso la tuberizzazione si mostri quale fenomeno dominante
od accidentalmente anche esclusivo, il raccoglitore può rima-
nere a lungo imbarazzato sulla natura e sulle cause del feno-
meno.
*
Non senza ragione, a questa nuova e singolare localizzazione
del Cijstopiùs ed alla conseguente ipertrofìa dell'asse ipocotile,
ho pensato assegnare il nome di « tuberizzazione parassitaria ».
E di fatti una tuberizzazione non é altro che una costante loca-
lizzazione ipertrofiqa, d'ordinario nella regione ipogea della pianta,
con accumulo di riserve nutritive (come sembra debba avvenire
nel presente caso) o, secondo la definizione di Noèl Bernard,
« une anomalie de croissance due à une augmentation anormale
(le concentration de la seve ». Quanto alle cause della tuberiz-
zazione, dirò cosi, fisiologica, queste vanno ricercate nell' am-
biente, sopratutto nelle condizioni di clima, di fronte alle quali
la tuberizzazione si manifesta come un particolare e singolaris-
simo adattamento. Però le condizioni climatiche, pur avendo
un'azione generale, sembrano essere in molti casi subordinate
ad azioni biologiche, all'influenza cioè di determinati organismi.
La tuberizzazione oggidì fisiologica, normale, dell'asse ipocotile
in molte delle cosi dette piante formicarie (nei gen. Mijrme-
codia, Hijdnophyllum), è dovuta indubbiamente allo stimolo co-
stante di particolari formiche. Delfino, Belt, Fr. Miiller, Bec-
CARi ed altri dopo di loro hanno ormai chiarito questo curiosis-
simo fenomeno in tutti i suoi dettagli e non è il caso di spendervi
maggiori parole. Sono note del pari le ricerche di Noél Ber-
^ È molto probabile poi che il Cystopus Blitii, noto di moltissime
piante, anche non appartenenti alle Amarantacee, sia una specib
collettizia piuttosto che polifaga e che perciò il Cystopus di cui è
qui pax'ola possa costituire una distinta specie biologica.
120 SEDE DI FIKENZa - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
NARD, 1 per quanto tuttora controverse, sulla tuberizzazione della
Patata e quelle più recenti e più complete dello stesso Noèl Ber-
nard* sulla tuberizzazione delle Orchidee, impossibile ad effet-
tuarsi senza l'eccitamento di particolari endofìti. A.nzi può ammet-
tersi con Stahl, ' se non come causa esclusiva del fenomeno,
certo come constatazione di fatto, la presenza di endofìti, partico-
larmente funghi, in moltissime piante a bulbi od a tuberi. La tu-
berizzazione però, in via esperimentale ed in alcuni casi, potrebbe
aversi anche asetticamente, pur di sostituirvi altri stimoli, ad
esempio soluzioni concentrate di sostanze organiche zuccherine,
come fu dimostrato recentemente dal Molliard, *
Qualunque sia ad ogni modo il meccanismo degli stimoli, é
certo però che il fenomeno della tuberizzazione sembra essere
collegato a complesse influenze biologiche, concomitanti a de-
terminate condizioni di clima. La tuberizzazione patologica del-
VAmarantus potrebbe essere destinata a rimaner sempre tale,
ma potrebbe anch' essere l' inizio di un processo biologico il
quale s'incammini verso un adattamento fisiologico da potersi
stabilmente fissare.
L. MICHELETTI. — SULLA FREQUENZA DI JUNCUS
TENUIS WILLD. SPECIALMENTE NEL CANAVESE.
Il chiarissimo prof. dott. Agostino Goiran con nota dell'aprile
1886 (Giornale botanico italiano, voi. XVIII) informava che
Juncus tennis Willd., sino allora non compreso nelle flore ita-
liane, era stato scoperto nel mese di agosto del 1878 nei prati
umidi e torbosi di Trobaso al Lago Maggiore dal chiarissimo
prof. dott. Giuseppe Cuboni.
Non risulta se questa pianta fosse allora scarsa o abbondante
1 Études sur la tuhérisation, E-ev. Gen. de Bot., t. XIV, an. 1902, p. 5.
^ Recherches expérhnentales sur les Orchidées, Rev. Gen. de Bot.,
t. XVI, aa. 1904, p. 405, con 2 tav. e fìg. nel testo.
' Der Sinn der Bfycorhizenbildung, Jahrb. f. wiss. Bot., t. XXXIV,
an. 1900.
* Action morphogénique de quelques substances organiques sur les vé-
gétaux supériéurs. Elude d'anatomie expérzmentale . Rev. Gen. de Bot.,
t. XIX, an. 1907, p. 241 con tav. e fìg. nei testo.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 121
in quella località ed a Pallanza dove più tardi la trovò il con-
socio Armitage. '
Nel luglio 1898 la raccolse presso Torino alla Venaria Reale
il sig. F. Vignolo-Lutati e nella Vauda di Leynì il sig. E. Fer-
rari ^ dove, secondo egli m'informa, cresce abbondantemente,
specie verso la Nuova Polveriera. La trovò pure in quantità
nel Parco della Mandria (Veneria Reale) e frequente a Bosco-
nero Canavese, nei gerbidi tra Druent e Givoletto, a Castella-
raonte verso il Eric Filià, al Campo di S. Maurizio^ e cosi pure
in Val di Susa tra S. Ambrogio e la Chiusa.
Mi sono procurato queste notizie, attesoché io riscontrai che
Juncus tennis cresce con molta frequenza e sempre in buon
numero d'individui anche nei dintorni di Agliè e Bairo; verso
S. Giorgio Canavese ecc., dai 300 ai 490 e più metri. sul livello
del mare, lungo le strade, nei boschi di quercia, nei castagneti,
nei fossi di scolo dei prati, nei viottoloni dei campi ecc.
Non azzarderò di dare la preferenza pinti osto a una che ad
altra delle solite supposizioni che logicamente si fanno intorno
alla comparsa od alla estensione di una pianta in una data re-
gione. Certo dal 1878, che la scopri per primo in Italia il
dott, Cuboni, al 1898 in cui fu trovata dagli altri, e ad oggi che si
riscontra cosi abbondante, specialmente nel Canavese, qualunque
possa essere stato il veicolo che la portò ad estendersi, corse
così rilevante numero d'anni che l'estensione attuale non può
di sicuro meravigliare. Accennerò tuttavia alla circostanza degli
annuali movimenti di truppa nel Canavese e specialmente di
armi a cavallo per esercitazioni a Cirié ed al Campo di S. Mau-
rizio, perché il trasporto e l'ammassamento di foraggio di pro-
venienze diverse per l'uso dei quadrupedi e le relative distri-
buzioni e consumazioni possono avere costituito un facile modo
di propagazione della pianta di cui parlo, piuttosto ricca di
fruttificazione e con cassule a semi abbondanti.
Può inoltre supporsi con qualche fondamento che nel Cana-
^ Fiori e Paolictti, Flora analitica cVItalia, voi. I, p. 168.
2 Idem, op. e, voi. IV (appendice), p. 43.
^ Località queste in gran parte già citate nella scheda 16 della
Flora italica exsiccata (Nuovo Giornale bot. it.), n. s., voi. XIII (1905),
p. 150-151.
122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 14 NOVEMBRE
vese possa essere sfuggita prima del 1898 alle ricerche flori-
stiche, quando l'estensione sarà stata in limiti molto più ristretti,
perché nelle escursioni non si può veder tutto né andare dap-
pertutto.
Ad Aglié, per esempio, non avrei saputo che crescesse VOplis-
ìnenus undulatifoliiis (Ard.) P. B., pianta del resto non rara
nell'Italia boreale, se non avessi percorso un sentiero che mette
a una fonte pressoché a mezzogiorno del prato della Mandria.
In nessun altro luogo non mi fu dato di trovarlo, e da li diffi-
cilmente potrà estendersi, o tutto al più scendere nei terreni
acquitrinosi a cui fa capo 1' acqua che viene dalla fonte, trat-
tandosi di una stretta insenatura tra un ciglione d'alberi annosi
e un terreno scosceso.
F. PERSONE. — CONTRIBUZIONI ALLA FLORA DELLA
TOSCANA.— I. MONTE AMIATA.
Alcune escursioni da me fatte in diverse località della pro-
vincia di Siena mi hanno procurato una copiosa raccolta di
piante, delle quali alcune veramente interessanti per la Toscana.
Riserbandomi di pubblicare poi il resoconto delle mie gite,
mi limito pel momento a pubblicare cinque delle piante più in-
teressanti da me raccolte al Monte Amiata.
I. HoLCDS NoTARisii Nym. — Salendo da Castel del Piano a
Capovelli.
Trovato solamente sul monte del Gazzo presso Sestri-
ponente dal De Notaris. Differisce però dal tipico (!) per le
reste delle glume più brevi e per avere le glume parca-
mente ciliate sulla carena e quasi glabre nel resto.
II. Geum "RIVALE L. — Dintorni di Abbadia S. Salvatore, alle
Lame.
Citato solo per l'appennino Tosco-Emiliano.
III. Cynoglossdm Columnae Ten. — Diffuso al limite tra la re-
gione del Castagno e quella del Faggio.
Nuovo per la Toscana.
IV. Jasione MONTANA L. j3 DENTATA DC. f. in DC. — Salendo da
Castel del Piano a Capovelli. Col tipo.
SKDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBKB l2o
Citata più particolarmente per la Calabria e la Sicilia
dove sostituisce il tipo.
Non data per la Toscana.
V. Senecio xemorensis L. ó Cacaliaster (Lara.). — Alle Ciac-
cine (Castel del Piano).
Non dato per la Toscana.
R. PAMPANINl. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLA
PROVINCIA DI BELLUNO.
II. *
Sesleria sphaerocephala Ard. — S. Vito : M. Antelao, presso il
Ghiacciaio (2300 m.) [Minio e Pampanini] ; M. Rocchetta,
versante or. (2350 m.).
Chenopodium hybridu.m L. — S. Vito : lungo la Via Nazionale
sotto il « Sass da Landro » (1020 ra.).
Alsine octandra (Sieber) Kern. — S. Vito: M. Antelao, presso il
Ghiacciaio (2300 m.) [Mi7iio e Pampaninì'] ; M. Rocchetta,
lungo la cresta (2400 m.).
Cerastidm dxiflordm Murith — S. Vito : M. Rocchetta, lungo
la cresta (2450 m.), rarissimo.
SiSYMBRiDM SoPHiA L. — S. Vito : lungo la Via Nazionale sotto
il « Sass da Landro » (1020 m.).
Draba tomentosa L. var. levipes (DC). — S. Vito : M. Roc-
chetta, lungo la cresta (2400 m.).
D. stellata Jacq. yar. hebecarpa DC. — S. Vito : M. Rocchetta,
lungo la cresta (2400 m.). ^
ThalictrUiM galioides Nestl, — Belluno : sopra Caleipo (600 m.)
[Minio e Pampanini'].
Potentilla nitida L. — S. Vito : Monte Rocchetta, versante or.
(2300 ra.).
* Le piante qui enumerate furono raccolte nell'estate 1908. Le
località cui non fa seguito il nome del raccoglitore furono ricono-
sciute da me.
1 Questi esemplari differiscono da quelli della var. hebecarpa che
raccolsi sul M. Penna (cfr. Contribuzione I.*) e da quelli che vidi
negli Erbari, per le siliquette più grandi, lanceolate e più lunghe
dei peduncoli.
124 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Genista radiata Scop. — S. Croce : M. Pascolet, versante or.
(1100-1200 m.)
Ononis spinosa L. forma albiflora Goir. — S.. Vito : prati di
« Poduoe », ai piedi del M. Castello (1300 m.) [Minio e Pa77i-
panini].
Pedcedanum verticillare Kocli — Belluno : presso Caleipo
nella valle di S. Mainante (500 m.) [Minio e Pampanini].
Vaccinium uliginosdm L. forma oocarpdm mi hi.
Fructas ovato-oUongi, interdam plus duplo longioì^'es
quam lati.
S.Vito: presso la Forcella di Roan (1980 m.).
Mentre nel tipo le bacche sono globose e generalmente de-
presse, in questa forma esse sono più o meno oblunghe, della
lunghezza spesso sino al doppio, od anche più, del loro diametro
trasversale. Questo carattere è costante in tutti i frutti della
stessa pianta, né è in relazione con la vigoria di essa né con la
natura della stazione poiché s'incontra tanto in esemplari esu-
beranti quanto in esemplari stentati, tanto nelle stazioni umide
ed ombrose quanto in quelle aride ed esposte al sole ed al vento.
Nella suddetta località la f. oocarpum, senza essere frequente, non
è rara e cresce in colonie disseminate nelle estese formazioni
che ivi costituisce il tipo, il quale, per antitesi ad essa, si può
indicare col nome di forma sphaerocarpum. Non mi è possibile
dire quale sia 1' area della f. oocarpum : soltanto le osservazioni
sul vivo potranno apportare luce in proposito, non quelle fatte
sul materiale d'erbario, essendoché, se non si anno cure speciali,
il disseccamento deforma profondamente le bacche rendendone
irriconoscibile la forma.
Primula longiflora Ali. — S. Vito : M. Rocchetta, siti erbosi
lungo la cresta (2400 m.).
Gentiana pdnctata L. — S. Vito: presso la Forcella di Roan
(1960 m.).
G. iMBRiCATA Froel. — S.Vito: M. Antelao, presso il Ghiacciaio
(2300 m.) [Minio e Pampanini] ; M. Rocchetta, lungo la
cresta (2450 m.).
ViBURNDM Lantana L. forma brachycarpum mihi.
Fructus ovato-suborMculares, parvi, usque ad 6-7 mm.
longi.
S. Vito : Sopra Costa (1080 ra.) [Minio e Pampanini'] ;
lungo la Via Nazionale, presso il Confine austriaco (1115 m.);
Valle: lungo la Via Nazionale a Vallesina (775 m.).
SKDE DI FIRENZP:^ - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 125
Nel tipo i frutti sono ovato-ellissoidali, e, generalmente, di
maggiori dimensioni che in questa forma, la quale, a quanto
risulta dall'Erbario Centrale italiano, s'incontra anche in Pie-
monte, nella Valle di Susa: (« Ad sepes secus viam inter « Oiilx »
et « Bardonecchia » prope M. Frejus, Julio 1876 [J. Arcangeli] ».
. — « Prope Bardonecchia iu M. Frejus, 19 agosto 1877 [L. Aiuti] ».
Valeriana supina L. — S. Vito : M. Rocchetta, versante or.
or. (2350 m.).
Salvia verticillata L, — S. Vito : lungo la Via Nazionale, presso
il « Sass da Landro » (1020 ra.).
Phyteuma Sieberi Spr. — S. Vito : M. Antelao, presso il Ghiac-
ciaio (2300 m.) [Minw e Pampanìni~] ; M. Rocchetta ver-
sante or. (2200 m.y.
Senecio carniolicus W. — S. Vito: Forcella della Poina (2030 in.).
Anthemis alpina L. — S. Vito: M. Antelao, presso il Ghiacciaio
(2300 m.) [Minio e Pàìnimnini] ; M. Rocchetta, versante or.
(2300 m.).
Galinsoga parviflora Cav. — S. Croce: abbondantissima nei
campi « alla Secca » (385 m.), dove la raccolsi fino dal 1906.
CiRSiDM TRiCEPHALODES DC. — S. Vito : prati di Roan, ai piedi
del Colle Saccoi lungo il ruscello (1640 ra.).
X C. Tonalense Geirai (C. acaule > tricephalodes). — S, Vito :
fra i cespugli sul versante or. del colle Sentinella, lungo il
sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan (1400 ra.),
rarissirao.
Differisce dal C. Tonalense, quale lo descrive Gelmi (Bull. Soc.
hot. ital., 1900. p. 65), per il caule semplice e monocefalo, e le
squame dell' involucro quasi totalmente vei'di invece di rosso-
porporine.
X C. AMBIGUUM Ali. (C. HETEROPHYLLDM < TRICEPHALODES). —
S. Vito: prati di Roan, ai piedi del colle Saccoi (1660 ra.).
X C.Stondm Porta (C. Erisithales > tricephalodes).— S. Vito:
prati di Roan, ai piedi del colle Saccoi (1660 m.).
C. heterophyllUxM Ali. forma ramosum raihi.
Caulis ramosus, 3-4 capitula solitaria ferens. — S. Vito :
prati di Roan, nella località « Rguoibes » (1900 m.).
C. spinosissimum Scop. forma intermedidm mihi.
Caulis i')lus minusve ramosus, ramis brevibus 1-2-06-
phalis.
S. Vito : pascoli di Prenderà (1990 m.).
126 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Questa forma, la quale oltre clie nella località suddetta, —
dove vive assai rara insieme al tipo, che invece vi è comunis-
simo — , s'incontra anche altrove nelle Alpi venete (cosi, p. es.,
sul M. Montalone dove la raccolse Ambrosi, come appare da un
esemplare conservato nell'Erbario Centrale italiano), è una forma
di transizione dal tipo alla var. Bertolonii Spr., propria questa
delle Alpi Apuane e dell' Ai^pennino.
Onopordum Acanthium L. — S. Vito : luoghi incolti presso la
chiesa (1010 m.)-
Leontodon Taraxaci Lois. — S, Vito : M. Rocchetta, versante
or. (2300 m.).
L. PYRENAicus Gouan var. caddbricus Pampauini. — S. Vito :
Forcella della Poiiia (2030 m.).
In questa stazione, cbe si può considerare come apparte-
nente a quella che indicai nella Contribuzione I*, la pianta, pur
conservando inalterati gli altri suoi caratteri, si presenta tal-
volta col fusto bifido.
Crepis aurea Rchb. forma runcinata E'roel. e forma Halle-
RiANA Froel. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2120 ra.)
[Minio e Pampanini'].
R. PAMPANINI. — ALCUNI C/i?5/C/M IBRIDI DEI DIN-
TORNI DI BELLUNO.
Nel luglio 1908, insieme al prof. M. Minio di Belluno, erbo-
rizzai nella Valle Serpentina — più conosciuta col nome di Valle
di S. Mamante — che si apre sul versante settentrionale del
Col Visentin, la sommità più alta delle Prealpi bellunesi. Essa
sbocca presso Sossai, non lungi da Belluno, all'altitudine di circa
500 m. e risale dietro il M. Nevegal, uno dei contrafforti del
Col Visentin, fino al limite inferiore della zona dei pascoli, a
1000 m. Profonda e stretta essa è coperta di boscaglie e qua e
là anche da prati ; la sua flora è quella caratteristica della
zona montana delle Alpi nella quale il genere Cirsium é ele-
mento importante.
Frequentissimi in tutta la Valle sono i Cirsium Erisiihales S>cot^.
e pannoniciim Gaud., e non raro è il loro ibrido, il C. erisitha-
loides Huter. Ma è presso alla sommità della Valle che sembra
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBRE 127
si sieno dati convegno i rappresentanti di questo genere che
in essa presentano maggior interesse. Ivi, nella terra smossa di
recente per la costruzione di una strada, presso il ruscello, i
Cirsium abbondano.
Sono, insieme ai C. Erisiiìiales e palustre Scop., i diversi
ibridi che formano l'oggetto di questa nota; il C.pamionicum
Gaud. fa poco più in su, nei prati ; poco lungi il C. arvense Scop.
invade un campicello, e ancora più in alto, a circa 1050 m.,
s'incontrano i primi esemplari di C. acaule Ali. Di particolare
interesse sono gli ibridi sorti da questi Cirsium, ibridi alla cui
costituzione il solo C. arvense non mostra di aver preso parte.
1. X Cirsium bellunense Pampanini (C. acaule > pannoni-
cwn). ^
Caules plureSy elati, 40-60 cm. alti, foliosi, striati, sim-
plices vel ramosi, ramis monoceplialis. Folta inferiora inipe-
tiolum alatu7n longe attenuata, caulina inferioribus suhcon-
form,ia, minus attenuata, exauriculata, non decurrentia, su-
prema in squamas raras desinentia : omnia utrinque vix
scabrida nec arachnoidea, suMus ad nervos pilosa, sinuato-
pinnatifida, pinìiis 2-3-lobatis, lobis ovato-elongaiis, margine
ciliato-spinato. Capitula 2-3, raro 1 vel 4-5, solitaria, ovata,
ebracteata, plus minusve longe pedimculata, pedunculìs arach-
noideis, striatis: involucri pa^^um arachnoidi, foliola ovato-
lanceolata, interdum vix callosa, non viscosa, apice vix pa-
tente, spinula brevissima terminato; corollae limbus tubum
subaequans.
Questo ibrido non è che una forma del C. Freyerianuin Koch
{C. pannonicum X acaule Naeg.) differente dalla forma tipica,
quale fu descritta da Koch e da Naegeli, sopratutto per le foglie
non decorrenti e pel lembo della corolla eguale al tubo, carat-
teri che l'avvicinano maggiormente al C. acaule, pel portamento
e per le maggiori dimensioni della pianta, caratteri che invece
l'avvicinano al C. pannonicum. La glabrescenza delle foglie, le
* I cinque ibridi clie qui illustro furono raccolti dal prof. Minio
e da me alla sommità della Valle di S. Marnante (Belluno), a circa
950 m., il 12 luglio 1908.
128 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
proporzioni fra il lembo ed il tubo della corolla, le dimensioni
dei capolini, l'aspetto delle squame involucrali appena ragnate-
lose e raramente un po' Tischiose, e le dimensioni del pappo e
della corolla sono esattamente intermedi fra i caratteri analoghi
dei C acaule e 2^(^nnonicum. Però, malgrado il suo aspetto, pei
suddetti caratteri delle foglie caulinari non decorrenti e del
lembo della corolla eguale al tubo, esso è più vicino al C. acaule
che al C. pannonicum.
Il portamento più robusto ed il numero dei capolini maggiore
che non nel C. Freijerianum, sono verosimilmente da attri-
buirsi alla natura della stazione, favorevolissima allo sviluppo
della pianta, più che all'intervento nella costituzione dell'ibrido
della forma caulescente e policefala del C. acaule {C. acaule
var. dubhtm [Willd.]). Difatti in questa regione del Bellunese
non mi fu mai dato di incontrare questa forma caulescente,
mentre invece frequentissima é la forma tipica, acaule e mono-
cefala. D'altra parte il C. pannonicum allorché si trova in con-
dizioni di vita favorevoli, assume l'aspetto esuberante del C. bel-
lunense, diventando cespuglioso e con i fusti robusti e ramosi.
Nella descrizione di questa forma ò tenuto conto anche di questi
caratteri stazionali poiché la loro conoscenza rende più facile
l'interpretazione di altri ibridi alla cui costituzione la suddetta
forma prese parte.
Questa della Valle di S. Mamante é la seconda stazione del C. Fre-
yerianum che si scopre in Italia; la prima l'incontrai nel 1904
sulle colline di Vittorio, ai piedi del versante meridionale delle
Prealpi bellunesi. *
2. X Cirsium Minii Pampanini (C. pannonicmn X liellu-
nense [= C. pannonicum X acaule X pannonicum]).
Caules plures, elafi, circ. 10 dm. alli, ramosi, striati. Folla
inferiora in petiolwn alatum attenuata, caulina inferioribus
suìjconformia, sessilia, auriculata, breviter decurreniia, su-
prema in squamas rarissimas, minimas desinentia: omnia
idrinque scabrida, sìnuato-lobata, superne fere integra, mar-
gine, lobis apice spina instructis, coeterum ìiirto-spinuloso.
1 Pampanini E,., Erborizzazioni primaverili ed estive nel Veneto
{1904) (Nuovo Giornale bot. it., n. s., voi. SII fl905J, p. 90).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 129
Capitula solitaria, ovata, ebracteata longe pedunculaia, pedun-
culis arachnoideis, striaiis : involucri non arachnoidei foliola
oblongo-lanceolata, callosa, viscosa apice plus tninusve pa-
tente, spinula brevissima terminato; corollae limhus tubum
aequans.
In questo ibrido i caratteri del C. bellunense sono diversa-
mente rappresentati secondo che risalgono al C. acaule od al
C. 2^cinnonicum.
Il C. acaule è appena riconoscibile nelle foglie dove ne tra-
discono l'influenza il margine sinuoso-lobato e la spina più ro-
busta delle altre che termina ogni lobo. Il carattere del lembo
della corolla uguale al tubo, proprio del C. bellunense, si man-
tiene inalterato, ed in quanto poi al portamento caratteristico
di questo è più accentuato : i fusti essendo più robusti ed in
alto più lungamente e completamente nudi, come nel C. panno-
nicum. Oltreché nell'accentuazione di questo carattere che av-
vicina il C. bellunense al C. pannonicum, 1* influenza prepon-
derante di questo si rivela nelle foglie e nei capolini, dimodoché
sono indotto a vedere nel C. Mimi un ibrido secondario, cioè
il risultato di un rinsanguamento del C. bellunense per opera
di uno dei suoi genitori, il C. pannonicum.
3. X Cirsium pseudo-erìsìthaloides Pampanini ( C. Erisi-
thales X Minii [ = C7. Erisithales X pannonicum X acaule
X pannonicuvri]).
Caulis elatus, circ. 15 dm. altus, ramosus, striatus. Folia
interiora longe attenuata, basi dilatato-auriculata breviter de-
currentia, coetera inferioribus subconformia, sessilia, auricu-
lato-amplexicaulia plus minusve decurrentia, omnia utrinque
puberula non scabrida nec arachnoidea, pinnatifida, pinnis
irregulariter lanceolato-oblongìs, acutis, irregidariter dentatis,
margine ciliato-spinuloso. Capitula plerumque solitaria, longe
pedunculaia, vel interdum 2-3 congesta, ovata, ebracteata, bre-
viter pedunculata, pedunculis arachnoideis, striatis : involucri
non arachnoidei foliola oblongo-lanceolata, viscoso-car inaia,
apice plus wAnusve patente spinula breinssima terminato ; co-
rollae limbus tubum subaequans vel etiam supierans.
Nella costituzione di questo ibrido al C. Minii si riferiscono
i rami numerosi lungamente nudi, l'aspetto dei capolini e della
Bull, detta Soc. bot. Hai. 10
130 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
base delle foglie, mentre invece, specialmente l'aspetto generale
delle foglie, i capolini talvolta glomerati, gli involucri vischiosi
ed il fusto più robusto e non cespuglioso, indicano l'intervento
del C. ErisWiales. Le maggiori dimensioni cW egli ebbe dal
C. ErìsUhales, associandosi ai rami allungati e denudati che
ereditò dal C. Minii, conferiscono a questo ibrido un aspetto
particolare di rigidezza che lo fa distinguere a prima vista dai
genitori.
Nel C. pseuclo-erisithaloides , il C. acaule ed il C. bellunense
sono appena visibili, nella irregolarità delle divisioni del lembo
follare e nell'allungamento dei rami. Il C. pannonicum, invece,
è chiaramente riconoscibile tanto nei rami lunghi e nudi, come,
sopratutto, nei capolini, il che si spiega facilmente col fatto che
nella costituzione del C. pseudo-erisithaloides esso intervenne
due volte, nel C. bellunense e nel C. Minii. Il C. pseudo-erisi-
thaloides sarebbe quindi un ibrido ternario.
4. X Cirsium variabile Porta (C. palustri > Erisithales).
Di questo ibrido non incontrammo che un unico esemplare.
Esso era di dimensioni colossali superando i due metri di altezza
e cresceva fra i genitori, dei quali il C. palustre era frequen-
tissimo ed egualmente di grandi dimensioni. Il portamento ri-
gido, la tinta rossastra del fusto e dei rami, le foglie lunga-
mente decorrenti, e, insieme alle ali, molto spinose, l' aspetto
dei capolini ed il loro agglomeramento all'apice dei rami, indi-
cavano clie nella sua costituzione l'influenza del C. palustre era
stata preponderante su quella del C. Erisithales ; le sue affinità
con questo apparivano dalla forma del lembo fogliare, dall' es-
sere tutta la pianta più inerme del C. palustre, e dalla tinta
dei capolini più pallida che non in questo.
Riferii questo esemplare al C. variabile Porta essendo che nel
ciclo del C. palustri X Erisithales Naeg. questo ibrido descritto
da Porta si avvicina maggiormente al C. palustre che al C. Erisi-
thales, però la pianta della Valle di S. Mamante presenta col
C. palustre maggiori affinità che non il C. variabile. Cosi le
foglie sono più lungamente decorrenti, i capolini piccoli, sessili
o brevemente pedunculati, sono glomerati (fino a 23 insieme)
all' apice dei rami, come nel C. palustre, né si distinguono dai
capolini di questo che per la tinta più pallida. Il C. palustri X
SEDE DI FIREXZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 131
ErisWiales in Italia finora era conosciuto solo del Piemonte, e
la sua forma suddetta (C. variabile) era stata trovata soltanto
nel Tirolo meridionale (M. Tonale). *
5. X Cirsìum erisìthaloides Huter (C. Erisithales > panno-
nicum).
Il C. Erisithales X pannonicum, fu rare volte osservato "in
Italia air infuori del Trentino. Nel Veneto fino a pochi anni fa
non si conosceva che nel Friuli, dove, sul M. Matajur, lo rac-
colse il Prof. Minio. Nel 1904 io ne riconobbi diverse stazioni
nella regione delle Prealpi bellunesi ; sul versante meridionale
della catena: sul M. Cima-di-Carapo, presso Tovena, e sulle col-
line di Vittorio; e sul versante settentrionale, sopra S. Croce.
Quest' anno lo incontrai in nuove località nella stessa regione,
e precisamente — come quella di S. Croce — nella Provincia di
Belluno : al Passo di S. Uboldo sul M. Forran (1000 m. circ),
e nella Valle di S. Mamante ; quivi non è raro nei prati e nelle
boscaglie fra i 500 ed i 1000 ra. In queste località lo incontrai
sempre nella forma descritta da Huter, forma più affine al
C. Erisithales che al C. pannonicum ; solo nella stazione delle
colline di Vittorio lo trovai nelle sue diverse forme congiun-
genti i due genitori.^
Il Segretario dà poi lettura della seguente comunicazione del
socio Goiran:
Un caso singolare di fioritura e fruttificazione fuori stagione.
« Nella seconda metà del mese di settembre dello scorso anno, ri-
tornato a Nizza dopo un viaggio in Piemonte e nel Veronese, — in
meo liortiaulo olitorio, a meno di 100 metri dal mare, — ritrovai in
abbondante fioritura una giovine e robusta pianta di Pirus Malus,
appartenente al ciclo delle varietà che gli orticultori indicano com-
plessivamente con la denominazione di Pomme rainette : la cosa non
mi recò meraviglia, perchè altre volte, casi di fioritura precoce
aveva osservato nelle varietà coltivate di P. commimis, sebbene però
mai le avessi riscontrate nel Melo.
1 Fiori A. in Fiori e Paoletti G., Flora analitica d'Italia, voi. Ili,
p. 369. — Porta P., Appendix florulae nostrae tridentinae finitimis-
que in regionibus (Atti Accad. Se. Lett. Art. degli Agiati in Rove-
reto, ser. Ili, voi. XI [1905], fase. 2, p. 5 [dell' estratto]).
2 Fiori A., 1. e, p. 376. — Pampanini E., 1. e, p. 89.
132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
« La fioritui-a si protrasse durante tutto il mese, e si rinnovò nei
seguenti mesi di ottobre e di novembre, sempre però in diminuzione ;
anche in dicembre apparivano alcune coroUae valde diminutae ; devo
aggiungere che l'inverno corse umido sul principio, ma mitissimo.
« Fin qui nulla di straordinario, fatta astrazione dalla prolungata
fioritura. Nel Veronese tanto sul Pirus communis, come sopra molte
specie del genere Pi-unus, P. Amygdalus Stok., P. persica (L.) Sieb. et
Zucc, P. domestica L., P. avium L., P. Cerasus L., ed anche fra le
siepi e nei boschi sopra P. spinosa L., frequentemente ho osservato
esempi di fioritura precoce e fuori stagione, quasi sempre in settembre
ed ottobre, raramente più tardi, e di spesso dopo le prime pioggie :
ma coi primi freddi scomparivano i fiori e della avvenuta fioritura non
rimanevano più traccie. Ma qui in Nizza le cose procedettero diver-
samente per il Melo : man mano sparivano le corolle, comparivano
le piccole mele ed assai numerose ; lo sviluppo era piuttosto consi-
derevole e normale per quelle primieramente apparse, stentato per
le seconde, che ben presto caddero avvizzite, mentre le altre giunsero
quasi a maturità nel mese di marzo. — Cionondimeno, malgrado
tutto questo lavorio affatto fuori di ogni regola, nel mese di giugno
il melo del mio giardino era convertito in un mazzo di fiori, ed alla
fioritura tenne dietro una fruttificazione abbondante.
« Un caso singolare di fioritura fuori stagione ho pure osservato
in riva al mare, presso Nizza a iSainte-Hélène, sul Sambucus nigra.
« Il 15 dicembre 1907 osservai una piccola c/nia appena spuntata,
munita sul peduncolo di minute foglioline ; la pianta presentava,
sparse sui suoi rami, alcune foglie : mi proposi seguirne lo sviluppo.
« E con mia meraviglia, mantenendosi sempre la pianta quasi priva
di foglie, il numero delle cime fiorifere andava continuamente au-
mentando, assumendo man mano dimensioni alquanto crescenti;
ma le corolle nei mesi di gennaio e febbraio mai non vidi a schiudersi.
Nel mese di marzo il piccolo alberello era straordinariamente carico,
anzi gremito, di cime fiorifere: ma solamente col comparire delle
prime foglie cominciarono ad aprirsi le corolle, e le cime, poco a
poco, acquistarono la forma e le dimensioni normali. »
Indi il Segretario Pampanini riassume brevemente i seguenti
suoi lavori :
R. PAMPANINI. — UNA SPECIE ED UNA VARIETÀ
NUOVE DI TITHONIA DESF.
Il genere Tithonia, proprio dell'America centrale, fu stabilito
su una pianta scoperta nel Messico, nei dintorni di Vera-Cruz dal
viaggiatore Thiéry, il quale nel 1778 ne mandò i semi al Giar-
dino del Re a Parigi dove fu coltivata per un paio d'anni. Fu al-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEJtBRE 133
lora che Desfonraines la studiò creandone il genere suddetto;
la chiamò Tiihonia tagetiflora; Tithonia dalla tinta crocea dei
fiori, e iapetiflora dai peduncoli giganti e fistolosi come nei fiori
di Tageies. Xe presentò la descrizione all'Accademia delle Scienze
nel 1780, ma essa non fu pubblicata che nel 1802. Però nel
frattempo (1789) Jussieu descrisse brevemente questo genere
nel suo « Genera plantarum » (p. 189), secondo le indicazioni
contenute nel manoscritto di Desfontaines. Fino dal 1780 la
T. tagetìflora cessò di essere coltivata a Parigi, e solo nel 1822
riapparve in Francia. Fu su un esemplare proveniente dal Giar-
dino del Duca d'Orléans a Neuilly che fu studiata nuovamente
da Cassini, il quale ne rettificò la posizione sistematica e riferi
al genere Tiihonia anche YHeliantìius ticbaeformis che Ortega
aveva descritto nel 1798.
Più tardi, e specialmente in questi ultimi decenni, il genere
Tiihonia si arricchì di nuove specie, le quali attualmente som-
mano a circa 14.
Da un invio di semi indeterminati provenienti dal Messico e
spediti lo scorso anno dalla Casa Vilmorin-Andrieux di Parigi
all'Orto botanico di Firenze, si ottenne, fra altro, una bella
Composta che riferii al genere suddetto ma senza poterla iden-
tificare ad alcuna delle specie conosciute. Inoltre, nel materiale
indeterminato dell'Erbario Webb trovai un altro esemplare di
Tithonia, che, a mio modo di vedere, merita pure di essere
distinto dalla specie alla quale più si avvicina. Pertanto descrivo
la prima quale specie nuova, e la seconda quale nuova varietà
della T. iubaeformis.
*
* *
Tithonia Vilmoriniana Pam panini, sp. n.
Berba annua.
Caulis circiter 25 dm. alias (in exemplarihus cultis), ra-
onosus cwn ramis jìubescentibus non scabris striatus.
Eolia interiora apposita, late deltoideo-ovata, acuminata;
'inedia et superiora alterna, quinquelobata, lobìs inferioribus
minoribus, obtusis, coeteris acuminatis, medio autem maxima ;
omnia in petiolum alatum attenuata, crenato -serrata, scabra,
superiora autem piloso- scabra. Capitula solitaria, longe pe~
dunculata, pedunculis pubesceniibus, valde inflatis (circiter
10 ìnm. latis).
134 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Bracteae Mseriatae, interiores eocterioribus panilo dreviores,
omnes lanceolato-acuminatae, apice foliaceo, exius nervosae
et pu'bescentes, intus scabrae jdilis rarissimis inspersae, 20-
25 mm. longae, 4-6 min. latae.
Squamae (Lisci flores amplectentes et superanies, carinatac,
spinescente^.
Flores intense crocei; tiibulosi plus minusve putescentes,
basi mftati et densius sericeo-piibescentes ; ligulati, ligula el-
liptico-oUonga, 20-25 mm. longa, 10-14 mm. lata.
Achenia compressa, adpresse serìceo-pilosa, 7-8 mm. longa,
squamulis magnis, irregulariter crenato-denliculatis, aristis
exìlibus pilosulo-denticulatis, 5-7 et usque ad 10 mm. longis.
Habitat: Culta in Horto Botanico Fiorentino e seminibus me-
xicanis, pr. Jacona (Michoacan) lectis età ci. Vilmorin-Andrieux
missis.
Fra tutte le altre specie del genere è alla T. macrophiilla S.
Wats. che la T. Vilmoriniana più si avvicina. Ne differisce
sopratutto per l'aspetto delle foglie e delle ligule : le foglie sono
assai scabre, le inferiori indivise, le superiori 5-lobate, o, le
estreme, trilobate, e le ligule sono ellittiche, brevi e larghe.
Nella T. macrophylla, invece, le foglie sono appena scabre,
le inferiori e medie profondamente trilobate, le superiori intere,
e le ligule sono più strette ed allungate.
Tithonia tubaeformis (Jacq.) Cass. var. Bourgaeana Pam-
panini, var. n.
Caulis raìnis scabridis ; capitala minora et bracteis majo-
ribus, circiter 6-8 mtn. longis et 5 mm. latis, quani in T. tu-
baeforme ti/pica ; flores tubulosi sericeo-pilosi ligula circiter
15 mm. longa et 5 mm. lata ; achenia plus minusve pilosa.
Habitat: « Vallèe de Cordova \Herbier de la Commission
scientifique du Mexique, recueilli p(ir M. Bourgeau, 1865-
1866; 20 Dècembr., n. 1566]. » (Herb. Webb).
Questa varietà differisce essenzialmente dal tipo per i capo-
lini assai più piccoli, le brattee più grandi, i peduncoli e gli
achenì meno pelosi. Nella T. tubaeformis tipica le brattee sono
press'a poco lunghe 25 mm. e larghe 4 mm., e le ligule sono
lunghe 30-50 mm. e larghe 6-10 mm.
SKUE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 135
R. PAMPANINl. — VN'IRIS PROBABILMENTE IBRIDA
DELL' I. ILLYRICA TOMM. E DELL'/. PALLIDA LAM.
ED UNA NUOVA VARIETÀ DI QUEST'ULTIMA.
Fra alcune cassule d' /. illijrica, mandatemi 1' estate scorsa
dal Dott. C. Marchesetti di Trieste, ne trovai una, la quale,
mentre per la forma e le dimensioni non difTeriva in nulla
dalle altre, aperta, mostrò di appartenere ad un tipo assai
diverso da quello dell'/, illijrica.
Nella cassula in questione i semi sono molto voluminosi, com-
presso-angolosi, in numero di 3-6 per loggia, e di color avana.
Neil'/, ilhjrica, invece, i semi sono bensì dell'identica tinta,
ma assai più piccoli, metà od un terzo di quelli, regolarmente
ovali e tondeggianti, e numerosi: 15-20 per loggia. Per i carat-
teri suddetti quei semi mentre differiscono profondamente da
quelli dell'/, illyrica, si avvicinano, fra i semi delle altre Iris,
maggiormente a quelli dell'/, pallida. Se ne scostano però per
la tinta, per le dimensioni ancora maggiori e per il loro nu-
mero minore: nell'/ pallida i semi sono rosso-bruni, un terzo
od anche metà più piccoli di quelli suddetti, ed in numero di
8-12 circa per loggia.
La cassula è brevemente pedunculata e munita di brattee
completamente scariose, come si osserva in ambedue le Iris
pallida ed illyrica.
L'invio del Dott. Marchesetti proveniva da piante d'/. illyrica
raccolte l'anno precedente sul M. Spaccato e coltivate nell'Orto
botanico di Trieste nelle immediate vicinanze di altre à'I. pal-
lida.
In questo gruppo à'Iris è precisamente nei semi (tinta, forma,
dimensioni e numero) che risiedono i caratteri essenzialmente
differenziali per le singole specie ; nei fiori e nelle parti vege-
tative le differenze sono relativamente tenui e fluttuanti. Per-
tanto, poiché nella cassula di cui dissi i semi dimostrano di
essere, come quelli della /. illyrica, normalmente sviluppati e
maturi, credo eh' essi bastino a caratterizzare la pianta come
non appartenente al ciclo dell'/, illyrica, né, per quanto affine
air/ imllida, come identificabile a questa.
136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
Date le condizioni nelle quali la pianta cresceva, propendo a
ritenerla un ibrido — "^ià costituito od in via di costituirsi —
dell'/, illyrica e à&W I. pallida, più affine a questa clie a quella.
Ulteriori ricerche, che, col concorso del Dott. Marchesetti,
proseguirò nella prossima estate, chiariranno — spero — f^e
la mia interpretazione sia giusta, o se invece, escludendo ogni
intervento dell'/, illyrica, la pianta non debba essere tenuta va-
rietà o forma dell'/, -pallida.
Se la natura di ibrido della pianta fosse confermata, si trat-
terebbe di un ibrido naturale, il Dott. Marchesetti non avendo
mai, secondo quanto egli mi disse, tentato ibridazioni artificiali
nelle sue culture à.' Iris.
In attesa di queste ricerche e fino a prova in contrario, chia-
mo la pianta, oggetto di questa noticina :
X Iris Marchesettii Pampanini (I. pallida > illyynca) [ad
interim] hybr. nov.
*
* *
Ultimamente il Dott. A. Ginzberger, dell'Istituto botanico di
Vienna, m'inviò in esame un esemplare d'Iris in frutto prove-
niente dai dintorni di Ragusa.
Le brattee interamente scariose mi fecero riferire la pianta
al gruppo delle It^is illyrica e pallida, e, per l'aspetto delle fo-
glie a nervature deboli e per quello dei semi compresse-ango-
losi e rosso-bruni, la ritenni appartenere al ciclo di quest'ultima.
Però, distinguendosi da essa per dei caratteri notevoli, la descrivo
come sua varietà.
Differisce essenzialmente dall'/, pallida per la capsula glo-
bosa e per i semi assai piccoli (delle dimensioni metà o due
terzi minori di quelle dei semi del tipo), ed in numero solo
di 6-7 per loggia: nella /. uallida, invece, la capsula è allun-
gata, lunga 3 Yj-5 cm. e larga circa 12 mm,, ed i semi sono in
numero di 8-12 per loggia. Come dissi, la tinta dei semi è iden-
tica a quella dei semi del tipo, e cosi pure la forma, quan-
tunque in ogni loggia abbia riscontrato qualche seme abor-
tito e di dimensioni piccolissime, dimodoché la loggia non era
completamente riempita dai semi.
La pianta fu raccolta sullo « Scoglio Bobara », presso Ragusa
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 NOVEMBRE 137
vecchia, dove cresceva in piccole colonie sulle rupi, e dove —
secondo il Dott. Galvagni che la scopri — nessuna altra Iris
rappresentava il genere. '
1. pallida Lam. var. dalmatica Parapanini, var. nov.
Capsula globosa, parva, circ. 2 cm. in diam. ; semina parva Y,-
Ys minora quam in I. pallida iypica, 6-7 in loculo congesta. Coe-
tera ut in I. pallida typica.
Hab. Dalmatia, in rupibus loco dicto Scoglio Bobara prope
Ragusa ■vecchia (leg. D--. E. Galvagni, 30. VII. 1908 [Herb. Bot.
Inst. Univ. Wien, n. 2389]).
Ha quindi la parola il socio Sommier, il quale presenta in dono alla
Società la sua Flora delle Pelagie, e ne dà conto nui seguenti termini :
S. SOMMIER. — A PROPOSITO DELLA FLORA DELLE
ISOLE PELAGIE.
Nel presentare alla Società botanica questa Flora delle isole
Pelagie, - vorrei richiamare l'attenzione più specialmente sopra
alcune constatazioni e conclusioni alle quali mi ha portato il
confronto fra le due isole, e fra esse e le terre più vicine, cioè
le isole Maltesi, Pantelleria, la Sicilia e la costa settentrionale
d'Africa.
II suolo delle Pelagie essendo, durante la lunga estate, dovunque
prosciugato e riarso, non vi si possono trovare altro che piante
dotate di qualche adattamento per resistere lungamente alla sic-
cità. Fra questi adattamenti il più frequente nelle Pelagie è l'an-
nualità, ossia la lunga sospensione, durante la stagione asciutta,
della vita nel seme, in piante che compiono in breve tempo il
loro ciclo vegetativo, dal germogliamento fino alla maturazione
del frutto. Per tal modo possono vivere rigogliose in Lampedusa
anche piante eminentemente idrofile come 1' Elatine e la Bul-
lìarda. Quanto tale adattamento convenga alle condizioni di vita
delle Pelagie lo mostra la proporzione di piante vascolari annue
che vi è di 61 7o» mentre nell'Arcipelago Toscano è di 41 "/o-
^ GinzberCxER a., in litt. 24. XI. 1908.
2 Stefano Sommier, Le isole Pelagie Lampedusa, Linosa, Lampione,
e la loro Flora, con itn elenco completo delle piante di Pantelleria. Com-
preso in « Appendice al Boll, del E.. Orto bot. di Palermo », 1907-8.
138 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE
A Linosa, le cui rocce nere si infocano maggiormente in estate,
ma che d' inverno è più piovosa e quindi più adatta a piante
fugaci, le annue costituiscono il 66 "/o della flora vascolare,
mentre formano soltanto il 58 7o di quella di Lampedusa. Questo
può spiegare la grande prevalenza in Linosa delle Papilionacee,
Carioflllacee e Geraniacee. Adattamento caratteristico ivi è pure
la sospensione della vita in varie piante legnose per la caduta
delle foglie nella stagione calda.
Il confronto statistico fra le due isole mi ha portato a riprendere
in esame la dibattuta questione delle cause che nelle varie flore
fanno variare il numero medio delle specie per genere. È stato
detto e ripetuto quasi come assioma, che un numero piccolo di
specie per genere era una caratteristica delle isole. I confronti
che ho fatti con altre flore del bacino mediterraneo mi hanno
portato a concludere che « in una medesima regione il numero
medio delle specie per genere è direttamente proporzionale al
numero di specie prese in esame, indipendentemente, o quasi,
dalle condizioni ecologiche del territorio da cui provengono ».
Conoscendo il numero di specie e di generi esistenti in una re-
gione, basterebbe dunque sapere quante specie crescono in un
dato distretto di quella regione per determinare a priori con
molta approssimazione il numero di generi del distretto, e quindi
il rapporto fra generi e specie. Il piccolo numero di specie per
genere nelle isole, che va sempre diminuendo più queste sono
piccole, dipenderebbe quindi dal piccolo numero di specie prese
in esame, e non dal fatto che crescono in isole.
Mi interessava particolarmente lo studio delle flore di Linosa
e Lampedusa per determinare quale influenza avesse in queste
isole la natura del suolo, essendo montuosa ed interamente vul-
canica la prima, piana, sedimentare e calcarea la seconda. Però
il confronto fra le due flore, sussidiato dal confronto con le flore
vicine, sotto qualunque rapporto esse si considerino, porta a
concludere che tale influenza sulle fanerogame é molto minore
di quanto si potrebbe credere. Le grandissime diff'erenze edafiche
delle due isole non sembrano influire affatto né sulla ricchezza,
né sul grado di diversità delle loro flore fanerogamiche. Ed in
quanto alla azione riferibile alla natura chimica del suolo, essa
sembra debole e quasi del tutto mascherata da altri fattori. Le
due isole hanno 43.5 Y^ di fanerogame in comune ; e se si esami-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEMBRE 139
nano le altre 56.5 "/o che potrebbero essere o salicicole o cal-
cicole, si trova che le più sono altrove state ritenute l'inverso
di quello che qui sembrerebbero, prova evidente che in molti
casi si è attribuito alla natura chimica del suolo una azione
che non le spetta. Mi sembra per ciò che si dovrebbe essere
più parchi nel battezzare le piante di silicicole o calcicole, anche
se tale battesimo viene corredato dalla frase prudente : « in
questo distretto tal pianta si dimostra prevalentemente s. o e. ».
Citerò un esempio solo :
A Lampedusa una delle specie più abbondanti, una vera ca-
ratteristica del paesaggio botanico, è VAsphodelus ramosus.
Questo manca assolutamente a Linosa. Verrebbe fatto quindi di
dire che « nelle Pelagie V Asphodelus ramosus si dimostra emi-
nentemente calcicelo ». Se non che, andando nella vicina Pan-
telleria, assolutamente vulcanica come Linosa, vi si trova questa
pianta abbondante quasi quanto a Lampedusa. Dunque, dicendo
che essa nelle Pelagie si dimostra essenzialmente calcicela, si
enuncierebbe un fatto vero, ma si implicherebbe una causalità
falsa, poiché l'assenza di questo asfodelo da Linosa va attribuita
ad altre cause che alla mancanza di calce. Mi pare quindi che
sarebbe meglio non introdurre la nozione di appetenza per uno
od altro substrato, e non classificare una pianta secondo questo
criterio, se non quando tale appetenza fosse dimostrata da nu-
merose constatazioni di fatto comprovanti che tale relazione di
causa ad effetto realmente esiste.
L'influenza esercitata dalle condizioni edafiche delle Pelagie,
se è poco manifesta nella loro flora fanerogamica, lo è invece
molto nella flora crittogamica vascolare e cellulare, e si di-
mostra tanto nella diversa ricchezza in specie ed in individui,
quanto nel numero molto minore di specie comuni alle due isole.
Ciò mi ha portato a concludere che « le crittogame ci presen-
tano un reattivo assai più sicuro delle fanerogame per rive-
lare le differenze edafiche in distretti di ugual clima ».
Nel terminare il mio studio sulla flora delle Pelagie mi sono
domandato quale origine le si potesse attribuire, e sono giunto
alla conclusione che era dovuta interamente all'apporto dei semi
e delle spore attraverso il mare per mezzo degli agenti naturali o
dell'uomo, e che a quest'ultimo si doveva attribuire gran parte
nella introduzione delle fanerogame. L'immigrazione delle piante
140 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 NOVEìMBRB
a distanza attraverso il mare è certa per Linosa, emersa dal
mare in epoca geologicamente recente, e mai congiunta con altre
terre ; e nessuna ragione ho potuto trovare per non ammettere
che lo stesso sia di Lampedusa. La presenza in quest'isola del
genere Stapelìa, eminentemente Africano, non si può interpre-
tare come una sopravvivenza di un'epoca in cui Lampedusa sa-
rebbe stata congiunta con l'Africa, trattandosi di pianta anche
adesso comune sulla vicina costa d'Africa, e dotata di semi adat-
tati alla disseminazione aneraocora. Tanto varrebbe il vedere
nella presenza in Linosa del Bellium oninuiian e della Castellia
tuberculosa, piante cosi rare e di habitat cosi disgiunti, delle
prove di antiche congiunzioni terrestri, mentre sappiamo che
Linosa fu sempre isolata. La flora di Lampedusa non fornisce
dunque alcun argomento in favore della ipotesi di un'antica
congiunzione di quest' isola con l'Africa.
La provenienza delle piante Pelagie è quasi esclusivamente
Africana e Siciliana. Delle 530 specie vascolari delle Pelagie ve
ne sono 12 sole che non si trovino in Sicilia o in Africa, e 471,
cioè 89 7o. si trovano tanto in Sicilia quanto in Africa. La cor-
rente d' immigrazione é stata alquanto maggiore dalla Sicilia
che dall'Africa poiché, non ostante la distanza maggiore, la pro-
porzione delle piante Siciliane è un poco superiore a quella delle
piante Africane.
In conclusione mi pare che sotto qualunque punto di vista si
considerino le flore di Lampedusa e di Linosa, si debba riconoscere
che nella loro composizione ha avuto una importanza predo-
minante il fattore storico-cronologico (la via e i modi d'immi-
grazione), e che poco abbia influito il fattore edafico, e punto
quello geologico (nel senso di sopravvivenze).
Queste ed altre considerazioni suggerite dallo studio della
flora delle Pelagie e di Pantelleria si trovano più ampiamente
svolte nell'ultimo capitolo del lavoro al quale ha dato ospitalità
il Bollettino dell' Orto botanico di Palermo, e che ho ora il
piacere di presentare alla nostra Società.
Braccio notare ancora che, oltre a dare qui uno specchio della
vegetazione delle Pelagie, ho riassunto pure le conoscenze at-
tuali sulla flora vascolare di Pantelleria, intorno alla quale ancora
non esiste alcun lavoro monografico.
NoQ essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 141
SEDE DI FIEENZE.
Adunanza del dì 12 dicembre 1908.
Presidenza del Vice-Presidente Baccakiki.
È proclamata a nuovo socio la :
Dott. Cesarina Chiti di Padova.
Il Presidente legge quindi la seguente notizia giunta il 10 di-
cembre corr. dal socio Goiran da Nizza :
« Comunico alla Società botanica un nuovo e singolare caso di
« fioritura e fruttificazione fuori stagione.
« Sulla ben esposta e soleggiata collina della Lanterna, cresce in
« un campo un grosso e vecchio Ciliegio. Oggidì la pianta è rive-
« stita di foglie, e fra queste spiccano fiori e frutti. Frutti maturi
« sono stati staccati già dalla proprietaria del luogo, la sig.''* Muller,
« ed altri si avvicinano alla maturazione ».
Sono quindi presentati i seguenti due lavori del socio Macchiati,
e dei soci Vaccari e Wilczkk, già comunicati al Congresso della
Società per il Progresso delle Scienze ; quest' ultimo, dal titolo
« La vegetazione del versante meridionale delle Alpi Graie orientali.
I* Contribuzione », per la sua mole è rimandato al Giornale. La co-
municazione del Macchiati è la seguente :
L. MACCHIATI. — SULLA GERMINABILITÀ DEI VEC-
CHI SEMI E DEI SEMI MUTILATI.
(Nota preventiva sulla comunicazione fatta al II Congresso della
Società Italiana per il Progresso delle Scienze, nell'adunanza
di martedì 20 Ottobre 1908 alle Sezioni X e XIII: Botanica ed
Agronomia).
Da venti anni iniziai molte ricerche sulla germinazione dei
semi e delle spore con indirizzo scientifico nella R. Stazione
Agraria di Modena, mentre attendevo alle determinazioni sul
potere germinativo delle sementi agrarie.
142 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
Le stesse ricerche proseguii poi nei gabinetti di Storia Natu-
rale degli Istituti Tecnici di Modena, Caserta e Napoli, sino al
Novembre del 1903. Esse ebbero una interruzione nei due anni
successivi che passai a Savona ; ma furono riprese e proseguite
quando nel Novembre del 1905 feci ritorno a Modena.
Dei numerosi ed importanti risultati che, appena avrò il tempo,
mi propongo di riassumere in un lavoro completo sulla fisiologia
della germinazione, comunico intanto i dati relativi alla germi-
nabilità dei vecchi semi e dei semi mutilati, richiamando però
l'attenzione sull'azione fisiologica di certi bacteri che, come si
vedrà, vivono simbioticamente cogli embrioni quand'essi passano
dallo stato di vita latente a quello di vita manifesta.
Avendo avuta a mia disposizione una raccolta di frutti e di
semi conservati da non meno di trentacinque anni, e precisa-
mente dal 1873, nel gabinetto di Storia Naturale di Modena, mi
proposi verso il principio del corrente anno d'indagare, con
opportune prove, se taluni dei predetti semi avessero mante-
nuta la facoltà di germinare e, nel caso affermativo, in quale
proporzione.
I semi, di cui sopra, sono racchiusi in barattoli di vetro con
tappo smerigliato, e conservati entro scaffali a vetrate in una
sala grande esposta a mezzogiorno, e perciò sotto l'azione diretta
delle radiazioni luminose.
Molti autori affermano che i semi possono conservare la loro
vitalità inalterata per tempi lunghissimi. Oltre ai casi citati da
Alfonso De Candolle, ^ secondo il quale i semi di certe piante
possono conservare il loro potere germinativo, talora per secoli,
vi sono quelli riferiti da Michalet, Poisson, Peter, Ernst, Goiran,
Becquerel e più recentemente da Gola. ^
Ma in tutti questi casi si parla sempre di semi conservati in
condizioni speciali, cioè di essiccazione, di vuoto, di temperature
molto basse, ecc. Impedendo l'accesso dell'aria in modo da evi-
tare l'ossidazione, per esempio sotterrandoli ad una notevole
profondità nel suolo, si prolunga immensamente la durata della
maturità di riserva dei semi. È appunto in questo modo che,
secondo l'affermazione di certi autori, si sarebbero visti germi-
1 Ann. Soc. Nat., Serie III, t. 6, pag. 373.
2 Atti della R. Acoad. delle Scienze di Torino, 1906.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 1-43
Ilare molti semi estratti dalle tombe gallo-romane e celtiche.
Ma giustamente il prof. Mayer non accorda molto credito alle
esperienze col cosi detto « grano delle mummie » ^ malgrado le
vecchie esperienze (1835) del conte Sternberg a Praga e quelle
di Grimstone in Londra, e pure malgrado le colture che fece
in Toscana nel 1852 il prof. Cosimo Ridolfl col grano che il
conte Pietro Guicciardini affermava di avere estratto da una
mummia egiziana; tanto più dopo che recentemente E. Gain
ebbe dimostrato che in certi semi sicuramente estratti dalle
mummie l'alterazione era tale da rendere impossibile il mani-
festarsi di qualsiasi attività germinativa,^ e le ricerche fatte con
indirizzo agronomico dal prof. Francesco Todaro ^ da cui sarebbe
risultato che nel corso di un decennio al più il potere germi-
nativo resta completamente esaurito nei semi della maggior
parte delle nostre piante coltivate. 11 Mayer però che si è occu-
pato della questione della vitalità dei semi con quella compe-
tenza che tutti gli riconoscono, ha potuto dimostrare che quando
essi siano mantenuti in un ambiente ben secco (Brassica ole-
racea) conservano anche dopo un periodo di undici anni un alto
grado di germinabilità. Ma prima di lui già il nostro Italo Gi-
glioli aveva dimostrato in modo sicuro che la vitalità dei semi
si può lungamente conservare quando essi siano tenuti allo stato
secco in gas inerti;* i quali studi furono da lui proseguiti collo
stesso risultato dal 1877 sino ai nostri giorni. ^ Dalle numerose
e pazienti ricerche del Giglioli si apprende che la resistenza
vitale dei semi dipende principalmente dalla loro pronta essic-
cabilità. Il Giglioli sostiene anche che durante la vita latente
dei semi non vi sia respirazione e ciò contrariamente all'opi-
^ Adolfo Mayer, TJeber das Konserviren des Keimvermdgens. Jour-
nal fiir Landwirtschaft. 54 voi., 16 februar, 1906, pag. 51.
2 Comptes Rendus de VAcad. des Sciences, t. 130, pag. 1643.
3 Fr. Todaro, Osservazioni sulla durata del potere germinativo nei
semi di alcune piante erbacee coltivate. Stazioni speriment. agrarie,
1905, pag. 610.
* Italo Giglioli, Resistenza di alcuni semi aW azione prolungata dì
agenti chimici, gassosi e liquidi. Gazz. eli. ital., IX, 1879, pag. 199.
Giorn. Staz. sper, ital., Vili, 181Ì), p. 199.
5 Italo Giglioli, Latent Vitalittj in Seeds. Nature, voi. 52, Oct. 3,
1895, pag. 544. — Sulla vitalità dei semi Atti del VI Congresso
internaz. di Chimica applicata. Roma, 1906.
144 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 12 DICEMBRE
nione dell'illustre fisiologo W. Pfeflfer, ^ secondo il quale negli
embrioni allo stato di vita latente si compiono fenomeni di
respirazione intramolecolare; si effettuano reazioni e modifica-
zioni tra le molecole del protoplasma senza la necessità di scambi
gassosi e indipendentemente dalle condizioni in cui si trovano i
semi. Alla stessa conclusione si può dire che sia giunto il dot-
tore G. Albo ^ secondo il cui parere i semi allo stato di riposo
vivono lentamente, e la loro vita non può venire sospesa qua-
lunque siano le condizioni in cui essi vengano posti.
Nelle mie esperienze feci quasi sempre uso di germinatori
di caolino.
La prima serie di prove fu da me incominciata il giorno 11 del
mese di Marzo del corrente anno e terminò il 6 del successivo
mese. Durante il non breve periodo le condizioni di temperatura
furono pei semi dei quali mi servii tutt' altro che favorevoli :
essa infatti variò tra un minimo di 9° C e un massimo di 17° C,
ma la temperatura registi'ata alle ore 15 d' ogni giorno variò
tra 12o e 16°.
Parallelamente alle esperienze di germinazione dei vecchi
semi ne disposi altre nelle quali feci uso di semi ottenuti dalle
colture del 1907, che dovevano servire come termine di confronto.
1 semi da me adoperati appartenevano a parecchie famiglie
di piante, ma io mi limiterò per questa volta a riferire i risultati
ottenuti su quelli di poche graminacee e leguminose, cioè il
miglio, l'orzo, il granoturco, il fagiuolo e il ceco. Questi semi,
secondo Sachs, Kòppen, de Vries, Hellriegel, Pfefì'er ed altri
autori, possono germinare nell'aria entro i limiti delle seguenti
temperature :
limite
inferiore
limite ottimo
limite superiore
granoturco
90,
5C
33°, 75 C
46-, 2 C
orzo
5°
28°, 70
37°, 70
miglio
40
28°, 75
40°
cece
3"
28°, 75
38°, 75
fagiuolo
Qo,
8
26°, 25
42°
^ W. Pfbffer, Physiologie vegetale. Paris, 1906, t. I, pag. 556 (tra-
duzione francese sulla 2^ ediz. tedesca).
2 G. Albo, La vita dei semi allo stato di riposo; Bull, della Soc.
botanica ital., 1907, pag. 93.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBUE 145
I precedenti dati spiegano perchè quei semi che si trovavano
più prossimi al limite minimo di temperatura che all'ottimo
impiegarono molto tempo per germinare, essendo dimostrato
che tanto più bassa è la temperatura tanto è più lungo il pe-
riodo germinativo. I semi giovani ebbero tuttavia una germi-
nabilità abbastanza elevata, cioè del 18 "/o quelli di granturco,
del 51 "/o quelli d' orzo, del 70 "/^ quelli di miglio, e rispettiva-
mente del 22 e del 23 "/o quelli di fagiuolo e di cece; in con-
fronto ai vecchi semi la cui germinabilità fu del 7 "/o pel gran-
turco, del òVo pei* l'orzo e del 12 "/g pel miglio.
Come si vede dai dati che offro non germinarono in nessun
modo i vecchi semi delle due leguminose su ricordate.
Tutti i semi non germinati, e prima degli altri quelli vecchi,
ammuffirono negli ultimi giorni allorché la temperatura nor-
male era già salita da 12° a 15^ e 16" G; però osservai che i
semi vecchi delle leguminose ammuffivano prima e più celere-
mente di quelli delle graminacee.
In una nuova serie di prove che incominciai nei primi giorni
di Maggio cogli stessi e con altri semi, quando la temperatura
normale era notevolmente salita mantenendosi, nella stanza in
cui erano posti, tra 20'' e 24" C, i semi giovani germinarono in
proporzione molto più elevata della prima volta, cioè dell' 86 "/^
il miglio, del 96 °/o il Mays, del 100 7o 1' orzo e il fagiuolo, del
97 "/o il cece, impiegando pochissimo tempo, cioè appena nove
giorni i più ritardatari; ma neppure uno dei vecchi semi accennò
a ridestarsi. I detti semi invece ammuffirono tutti al terzo e al
quarto giorno, quantunque fossero stati posti nei germinatori di
caolino precedentemente sterilizzati col calore secco portandone
la temperatura al disopra di 170.° E lo stesso risultato ebbero
altre due serie di esperienze successive che furono istituite allor-
ché la temperatura normale era per tutti quei semi assai pros-
sima a quella che è ritenuta più favorevole, come infatti ne
ebbi una riconferma nella più celere germinabilità dei semi
giovani.
Questi risultati furono contrari a tutte le mie previsioni, poi-
ché io avevo logicamente supposto che la germinabilità, eziandio
dei vecchi semi come dei nuovi, dovesse essere più elevata
quando le condizioni termiche miglioravano. Ma ben presto
senza difficoltà trovai la causa di questa apparente contraddi-
Bull. d^ìla Soc. hot. ital. 11
146 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
zione, attribuendo giustamente la mancata germinazione alle
numerose spore delle muffe attaccate e talora persino già pene-
trate colle loro ife nell'apertura micropilare di tutti i semi, o
nell'apparato ilare dei vecchi semi delle leguminose. Le quali
spore dormenti, o a germinazione appena iniziata, trovarono, di
mano in mano che la temperatura dell'ambiente saliva, condi-
zioni ognora più favorevoli alla loro germinazione, sviluppando
degli apparati vegetativi che oltre a consumare la riserva nutri-
tiva dei cotiledoni e dell' albume, impedivano o alteravano lo
sviluppo degli enzimi, cioè di quei fermenti solubili che com-
piono l'evoluzione biochimica delle sostanze nutritive di riserva
durante la germinazione dei semi e, nello stesso tempo, il movi-
mento delle nuove sostanze verso l'embrione in via di sviluyjpo.
E codesta mia supposizione venne poi confermata dal fatto
che avendo sospesa o impedita, con opportuni mezzi senza alte-
rare i semi (calore e agenti antisettici), la vitalità di quelle
spore, i semi vecchi germinarono in maggiore proporzione di
quando feci la prima serie di prove, perchè allora si produssero
i consueti enzimi senza dei quali non si opera la dislocazione
delle molecole complesse in molecole più semplici nei materiali
accumulati sotto forma di riserva nutritiva.
Bisogna persuadersi che tutto ciò che impedisce lo sviluppo
degli enzimi è di ostacolo alla germinazione, cioè al passaggio
dell'embrione dallo stato di vita latente a quello di vita mani-
festa, per effettuarsi il quale, ripeto, è necessario che le sostanze
accumulate nei semi sotto forma di riserva nutritiva si trasfor-
mino da combinazioni inerti a composti solubili e dializzabili.
Sullo speciale comportamento dei fermenti chimici non si può
stabilire una legge costante e sicura, po'ichè le diastasi che
secerne l'embrione che germina sono specifiche per ciascuna
delle sostanze di riserva; ma in ogni caso è certo che senza
il loro intervento non possono esser mai utilizzate le sostanze
chimiche dei semi che sono vere e proprie riserve di energia.
Questa energia potenziale per poter essere messa a disposi-
zione dell'embrione, bisogna che sia resa libera appunto dal-
l'azione dei fermenti, e per conseguenza tutto ciò che ostacola
la loro produzione impedisce la germinazione anche se siano
favorevoli tutte le altre condizioni intrinseche ed estrinseche.
Ma seguendo il corso delle mie esperienze ho scoperto un
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 147
fatto ben più importante, che era sfuggito a tutti gli autori che
si occuparono diligentemente prima di me della fisiologia della
germinazione. Mi é risultato cioè che impedendo la produzione
dei bacteri che sempre si trovano nel mezzo in cui si sviluppano
i semi germinanti, i loro embrioni non possono più passare dallo
stato di vita latente allo stato di vita manifesta, perché allora
il contenuto protoplasmatico della riserva nutritiva è incapace
da solo a produrre gli enzimi che devono agire sui materiali
di riserva. Infatti se si mettono a germinare i semi, dopo di
averli lavati con una soluzione di sublimato all' 1 y, per mille
e poi rapidamente rilavati con alcole assoluto, nei consueti
germinatori di caolino precedentemente sterilizzati, racchiudendo
quest'ultimi in termostati anch'essi sterilizzati, e s'impedisce la
penetrazione di germi, si può esser certi che gli stessi semi non
germinano purché si faccia uso di acqua distillata e sterilizzata.
Ma queste esperienze riescono meglio mettendo i semi steri-
lizzati entro matracci di vetro colla spugna inzuppata di acqua
distillata. Però in questo caso l'apertura dei matracci resi sterili
dev'esser chiusa con cotone idrofilo, esso pure sterilizzato per
impedire la penetrazione di qualsiasi germe.
A nessuno poteva essere sfuggito che i bacteri esistono sempre
nell'acqua dei germinatori, specialmente attorno agli embrioni;
ma non si era mai sospettato che senza il loro intervento i
semi non potessero germinare. Esaminando al microscopio le
cellule superficiali dell'embrione e dell'albume si trovano sem-
pre, come l'acqua che li circonda, tutte invase da numerosis-
simi bacteri.
La produzione dei fermenti chimici è, a mio modo di vedere,
un vero caso di simbiosi che si stabilisce ira i bacteri e le cel-
lule viventi dell'embrione dell'albume.
In questa nota preventiva accenno soltanto di volo ai risultati
conseguiti, riservandomi però di trattare più tardi con maggior
ampiezza questo argomento di così vitale importanza, mentre
attendo con cura ad altre congeneri ricerche servendomi al-
l'uopo di semi di altre specie e variando le condizioni.
I fatti da me scoperti, secondo il parere dell'amico prof. Ca-
vara, che ne intuisce tutta l'importanza, avrebbero una perfetta
analogia coi miceli di alcuni funghi che hanno certamente
un'azione stimolante sulla germinazione dei semi delle orchidee.
148 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
Un'altra serie di ricerche, da me incominciate circa vent'anni
fa, sono quelle che si riferiscono al potere germinativo dei semi
mutilati.
Essendo il seme molto complesso nella sua costituzione, si
era pensato più volte di sottoporre alla germinazione le suo
diverse parti isolatamente, cercando di scoprire com'esse si con-
tengano quando siano assoggettate alle più favorevoli condizioni
esterne. Fra gli autori che più si occuparono di questo argo-
mento vanno ricordati Bonnet, ^ Ph. Van Tieghem'^ e Bloscis-
zewski. ' Dai loro studi sarebbe già risultato che spogliando il
seme del suo tegumento, l'embrione germina come nelle condi-
zioni normali. Separando poi l'albume dall'embrione, quest'ultimo,
se è abbastanza voluminoso, prolunga la sua radichetta, allunga
il suo fusticino e svolge i cotiledoni. Ma poi non si sviluppa la
gemmula, e presto conseguentemente deperisce. Sostituendo l'al-
bume tolto con uno strato di pasta applicato sui cotiledoni, la
quale sia formata o dello stesso albume polverizzato, o d' una
mescolanza artificiale che ad esso si avvicini per composizione,
si viene a dare all'embrione maggior vigore permettendogli di
sviluppare la sua gemmula. Da parte sua l'albume isolato, spe-
cialmente se è oleaginoso (Ricino), consuma i materiali di riserva
che contiene trasformandoli in altre sostanze, per esempio in
amido : esso può in certi casi produrre persino dei cloroplasti e
assimilare il carbonio. Ad esser breve, esso si mostra capace
per un certo tempo d' una vegetazione indipendente.
Se in un embrione separiamo con opportune sezioni la radi-
chetta, il fusticino e i cotiledoni, ciascuna di queste parti può
germinare, cioè crescere ed acquistare la sua struttura nor-
male: la radichetta dando una piccola radice debole e lunga
qualche millimetro ; il fusticino un piccolo fusto cilindrico, e i
cotiledoni diventando verdi ed acquistando delle dimensioni più
che normali. Tuttociò si capisce bene, perchè allora i cotiledoni
utilizzano soltanto per loro tutta la riserva nutritiva di cui la
maggior parte passa d'ordinario nella radice e nel fusto. In una
^ Usage des feuilles, 1754.
^ Recherches physiologiques sur la germination (Annales scient. de
1' Ecole aormale, 2"- sèrie, II, 1873).
3 Landwirth. Jahrb. 1876.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 149
parola, ciascuno di questi tre organi dell'embrione ha in sé la
sua ragione d'essere della propria evoluzione, cioè essi posspno
germinare e sviluppar'si l'uno indipendentemente dall'altro, con
lina intensità ed una durata che sono proporzionali alla quan-
tità dei materiali nutritivi assimilabili die possiedono nel mo-
mento delia loro separazione.
Oltre a ciò se si toglie la radichetta da un embrione, si for-
mano nella sezione del fusticino una o più radici avventizio che
completano la pianticina ; se si taglia un cotiledone o si leva
una parte di esso, sia pure una sottile sezione, questo fram-
mento germina, s'accresce e produce nella superficie libera delle
radici avventizie che la nutrono e può più tardi, in certi casi,
dare origine ad una gemma avventizia. Una piantina può nascere
cosi da un frammento di cotiledone, e un embrione frammentato
può dare origine a molte piantine.
Se si taglia un embrione in senso longitudinale in due metà che
contengano o ciascuna il suo cotiledone, o due metà di cotile-
doni; 0 in quattro quarti contenenti ciascuna una metà di coti-
ledone, si vedranno questi frammenti germinare e accrescere
come l'embrione intiero per produrre tante altre piantine. Le
sezioni allora si cicatrizzano ; la mezza circonferenza o il quarto
di circonferenza formati dall'arco generatore librolegnoso del
fusto e della radice si chiudono in un anello completo, e, in
definitivo, la struttura riprende in ciascun frammento i suoi
caratteri normali.
Appunto in vista di questi dati alquanto incerti che si hanno
sulla germinabilità dei semi mutilati, mi proposi d'istituire una
serie di esperienze che potessero gettar luce sull'importante
questione. I semi dei quali in varie epoche mi sono servito
appartengono a diverse famiglie, ma specialmente a quelle delle
gramiiiacee e delle leguminose. Si suole sempre dire che una
delle condizioni intrinseche che si richiedono per la germina-
bilità dei semi sia quella della loro integrità organica, ma vice-
versa poi tutti sanno che germinano egualmente bene i semi
che siano stati mutilati dagli animali o da altri agenti esterni,
purché siano loro rimaste le parti essenziali dell'embrione. Dalle
mie numerose esperienze mi è risultato che germinano prima
e in maggiore proporzione i semi, specialmente delle leguminose,
(fagiuolo, fava, pisello, veccia ecc.) che siano stati privati com-
150 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
pletamente dello spermoderma, il quale sembra avere soltanto
gli uffici d'impedire il troppo rapido disseccamento e di servire
di difesa contro gli agenti esterni, non esclusi in molti casi i
succhi digestivi degli animali die ingeriscono o direttamente
gli stessi semi o i frutti che li racchiudono di cui essi si nutrono.
Oramai si è provato che molti di codesti semi passano attraverso
all'apparato digerente degli animali senza esserne profondamente
alterati, e in certi casi si è potuto dimostrare che l'azione dei
succhi digestivi é necessaria per la germinazione di molti semi;
anzi a questo scopo si sono appunto stabiliti persino degli speciali
adattamenti.
Ho potuto verificare che gli embrioni di fava, di fagiuolo, di
pisello e di molte altre leguminose, quando siano privati d'uno
dei due embriofìlli, germinano egualmente bene come quelli dei
semi integri, e, pari tutte le altre condizioni, germinano prima.
Ciò prova che le sostanze di riserva contenute nei cotiledoni
delle leguminose eccedono il bisogno, perché gli embrioni comin-
ciano ad assorbire e assimilare dal di fuori appena che le radici e
le foglie siano atte a prelevare dal suolo e dall'aria le sostanze nu-
tritive necessarie al mantenimento e all'accrescimento ulteriore
delle pianticine in via di sviluppo. Il periodo germinativo non
ha un limite prestabilito perché tutto dipende dalle condizioni in
cui si trovano gli embrioni. Se si espongono alla luce, la germi-
nazione é brevissima, purché sia favorevole la temperatura. Se
invece si mantengono alla perfetta oscurità, il periodo germi-
nativo, anche quando siano favorevoli tutte le altre condizioni,
si protrae per un tempo lunghissimo, che è per ogni seme pro-
porzionato alla quantità di riserva nutritiva, perchè allora la
nutrizione non può essere che esclusivamente interna.
Gli embrioni di frumento, d'orzo, d'avena e in genere di tutte
le graminacee, la cui riserva nutritiva é rappresentata dall'al-
bume, possono germinare quando siano stati privati della metà
sino a due terzi di codesto albume. Ottenuti questi risultati che
furono conformi alle mie previsioni, mi venne l'idea di vedere
se potessero egualmente germinare gli embrioni delle legumi-
nose (fava, fagiuolo, pisello, cece ecc.) e di altre piante a cui
fossero stati tolti tutti e due i cotiledoni. A tale scopo li lasciai
per un giorno nei consueti germinatori affinché vi si rigonfias-
sero; poi con una lama tagliente, dopo averli spogliati dei tegu-
SEDE Dt FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 151
menti seminali, li privai di tutti e due i cotiledoni e li misi a
germinare bagnandoli con acqua che avevo fatto passare attra-
verso alla terra di giardino posta in un imbuto provvisto d'un
filtro. E per di più somministrai loro, sotto forma di soluzioni,
glucosio, peptoni e qualche volta grassi saponificati. I detti
embrioni germinarono, e da essi, quando furono posti in favo-
revole condizione, si svilupparono piante vitali come quelle
che hanno origine dalla germinazione dei semi integri. Contem-
poraneamente a queste prove ne feci altre coi cotiledoni isolati,
ponendoli sui germinatori di caolino, nei primi giorni ricoperti,
poi esposti alla luce. I cotiledoni di fagiuolo inverdirono sempre
come quelli che rimangono attaccati all'embrione e spesso pro-
lungarono radici avventizie. Non v'ha alcun dubbio che l'inver-
di mento fosse dovuto alla formazione dei cloroplasti, perchè ne
riscontrai la presenza con opportune osservazioni al microsco-
pio. Essi produssero egualmente gli enzimi, i quali, alla lor
volta, come quelli dei semi integri, effettuarono la dislocazione
delle molecole complesse in molecole più semplici ; per esempio
la trasformazione dell'amido e della cellulosa in glucosio e mal-
tosio, passando per tutti gli stadi intermedi. Ma queste sostanze
andavano perdute, cioè si dissolvevano nell'acqua non potendo
esse ricostituirsi in altre forme più complesse per essere poi uti-
lizzate nello sviluppo dell'embrione.
Ma la clorofilla non si formava mai nei cotiledoni isolati dagli
embrioni di fava. D'onde cotesta differenza? Va certamente
attribuita al fatto che i semi di fava, allorché germinano, man-
tengono i loro cotiledoni nascosti, cioè al coperto della luce,
essendo essi ipogei, a differenza di quelli dei fagiuoli che sono
epigei. E appunto i cotiledoni ipogei non producono clorofilla
anche quando siano posti in condizioni favorevoli per produrla,
perchè sembra che la produzione di questa sostanza, come altre
funzioni fisiologiche, sia in certo qual modo legata alla legge
di atavismo.
152 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
I soci SoMMiBR e Fiori riassumono le seguenti loro note :
S. SOMMIER. — DIFFUSIONE RECENTE DI ALCUNI
CERASTIUM NEI DINTORNI DI FIRENZE?
Nel Prodromo della Flora Toscana di Caruel, pubblicato nel
1860, il Cerastmm brachypetalum Desp. in Pers, non era in-
dicato affatto dei dintorni di Firenze. In Toscana era stato tro-
vato soltanto a Sarzana, in un punto della Valle del Serchio ed
in altro luogo presso Siena. — Il C semidecandrum L. era
indicato di pochi punti della Toscana, e di due sole località
presso Firenze. — Il C. glutinosuni Fries era citato di cinque
soli luoghi in Toscana, tutti molto lontani da Firenze meno
uno « fra Signa e Poggio a Cajano ». — Il C. Siculum Guss. man-
cava affatto alla Flora Toscana. I due Supplementi al Prodromo
del 1866 e 1870 non aggiungono alcuna altra località per queste
specie. D'allora in poi però le segnalazioni si sono moltiplicate.
II C. ì)rachìjpetalmn è stato raccolto in molti altri luoghi in
Toscana, e specialmente vicino a Firenze. Questi luoghi sono
in parte enumerati nel Supplemento generale al Prodromo (1898);
ma in questi ultimi anni ho raccolto il C. hrachypetalwn an-
cora in tanti altri punti dell'Agro fiorentino^ che bisogna ormai
dirlo pianta comune nei dintorni di Firenze, tanto più che in
alcuni di questi luoghi, come ad esempio sugli argini del Mu-
gnone e al di là di Fiesole lungo la strada dei Bosconi, è ab-
bondantissimo. Esso, mantenendosi costante nei caratteri prin-
cipali, varia per la peluria che é ora corta e appressata al fusto,
ora lunga e patente, ed ora glandolerà e fulva, il che permette
di dividerlo in tre forme fra le quali però vi sono tutti i pas-
saggi.
Il C. semidecandruui, dopo V epoca dei due primi Supple-
menti al Prodromo, è stato trovato abbondante sul nostro
^ Scandicci, sopra il G-alluzzo e sopra i Collazzi lungo la strada
Volterrana, Pian di Ripoli, tutti i Colli Fiesolani, fra Pratolino e
Monte Senario, nel pian di Mugnone, alla stazione di Montorsoli,
lungo i due argini del Mugnone da S. Donato all' Indiano, argini
dell'Arno al di là delle Cascine, Impruneta. Nel Suppl. generale al
Prodromo erano già citate per i dintorni di Firenze le località lungo
l'Africo, Pratolino, Monte Senario, Monte Scalari.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 153
littorale, specialmente in Maremma, ed in quasi tutte le isole
toscane. È stato indicato pure di altri punti più distanti dal
mare ; ed intorno a Firenze l'ho trovato in molti luoghi, ^ talora
anche in discreta quantità.
Per il C. gluiinosum, nel Suppl. o:enerale al Prodromo non
é citata alcuna nuova località. Anzi vi è detto che l'indicazione
« fra Signa e Poggio a Cajano » è erronea e che quindi non era
stato mai trovato nell'Agro fiorentino. Io però, in questi ultimi
anni, oltre che nell'Appennino Pistojese a S. Marcello, nell'Ap-
pennino Mugellano sul crinale fra il Muragliene e la Colla di
Casaglia, e nella Val di Cecina sotto Pomarance e fra Larderello
e Castelnuovo, 1' ho trovato in vari luoghi dei dintorni di Fi-
renze" ed in alcuni di questi, come ad esempio a Baccano ed
in tutto il Monte Muscoli, tanto abbondante da esservi una
pianta caratteristica.
In quanto al C. Slculiim, che fino a poco tempo fa era noto
soltanto di Sicilia, di Corsica, di Basilicata, della Francia meri-
dionale e di Algeria, l'ho rinvenuto, in questi ultimi anni, sul
Tombolo di Feniglia presso il Monte Argentare, in due isole
dell'Arcipelago Toscano, Gorgona e Pianosa, ed in quest'ul-
tima in grande abbondanza. ^ Inoltre l'ho trovato copioso in due
punti dei dintorni di Firenze: su di un argine lungo l'Arno
alla Nave poco al di là della foce del Mugnone, ed in una
pineta lungo la strada Volterrana al di là dei Collazzi a circa
7 chilometri da Firenze. Parlatore {FI. II., IX, p.485) ha distinto
una varietà densìflorum del C. Siculum, che non é altro se
* Colli Fiesolani, Pian di Mugnone fra il ponte alla Badia e le
Caldine, sugli argini del Mugnone in vari punti fra S. Donato e
l'Indiano, sugli argini dell'Arno al di là delle Cascine, a Rovezzano
lungo l'Arno, nella pineta sopra i Collazzi lungo la via Volterrana.
2 Sugli argini del Mugnone alla fabbrica dei tabacchi e all' In-
diano, sopra la stazione di Montorsoli, sopra Pratolino, in molti
luoghi intorno a Fiesole come in tutto il Monte Ceceri, a Borgunto,
a Baccano, in tutto il Monte Muscoli o lungo la strada deiBosconi,
sugli argini dell' Arno al di là delle Cascine, sul Monte Morello.
Gli argini del Mugnone sono a 40 m. d'altezza sul mare, e la cima
del Monte .Muscoli, dove abbonda, è a 564 m.
3 Nuovo Giorn. hot. ital. (n. s.), IX, p. 323; ibid., X, p. 147; Bull.
Soc. hot. ital., 1899, p. 118-19; ibid., 1901, p. 302.
154 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
non la forma nana a cime più contratte che assumono gli esem-
plari precoci della microflora, o quelli cresciuti nei luoghi più
aridi. Battandier, Flore d'Algerie, p. 148, ha distinto un'altra
varietà tetramerum, che neppur essa ha sufficiente fondamento,
poiché il C. Siculwn tipico é non meno spesso tetramero che
pentamero.^ Fra i C. Siculum tanto di Gorgon a e Pianosa quanto
di Firenze, non sarebbe difficile fare una scelta di esemplari per-
fettamente corrispondenti a queste due varietà.
La constatazione della presenza del C. Siculum in vari punti
della Toscana é particolarmente interessante perchè viene cosi
gettato un ponte fra le stazioni tanto disgiunte della Francia e
dell'Italia meridionale, e viene sempre più diminuito il numero
di specie nella cui distribuzione sembrava che l'Italia centrale
presentasse una lacuna.
Ognuna delle quattro specie di Cerasiium di cui ho parlato,
nei dintorni di Firenze si trova in generale associata ad una o
più delle altre, ed inoltre al comunissimo C. glomeratimi Thuill.,
al C. cainpanulatumNÌY., esso pure abbondante in vari punti
dei nostri dintorni, e talvolta anche ai C. hirsutmn Ten. e C.
triviale Link.
In quanto al ritrovamento di questi quattro Cerasiium in
parti della Toscana poco visitate da botanici, non vi è da me-
ravigliarsene (come non é strano che io abbia trovato un al-
tro Cerasiium, neppur esso indicato di Toscana, il C. ietran-
drum Curt. nell'isola di Capraia). Ma la loro abbondanza in
molte località dove non erano stati segnalati nell' Agro fioren-
tino, da tanto tempo e cosi minuziosamente esplorato, fa nascere
il dubbio che possa trattarsi di introduzioni e di diffusioni re-
centi, come sappiamo essere il caso per altre piante, ad esempio
per la Pierotheca Nemausensis. D'altra parte però lo studio dei
Cerasiium di quella sezione era stato per molto tempo poco cu-
rato tra noi, come si può giudicare dal modo nel quale sono
raggruppati nella Flora lialica di Bertoloni, onde non è impos-
sibile che quelle specie avessero da lungo tempo la loro distri-
^ Nella descrizione di G-ussone il C. Siculum è detto pentamero,
e lo stesso è stato ripetuto da alti'i. Però tanto gli esemplari Gus-
soneani da me veduti, quanto quelli che il prof. Cavara ebbe la
cortesia di esaminare per me nell'erbario di Gussone a Napoli, pre-
sentano ora prevalenza di fiori pentameri ed ora di fiori tetrameri.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE 155
buzione attuale, ma fossero state confuse coi C. glomeratum
Thuill. e C. triviale Link.
Per questo ho creduto utile richiamare su di essi 1' attenzione
dei colleghi e far conoscere esattamente quanto si sa della loro
dififusione attuale nei dintorni di Firenze, onde con ulteriori os-
servazioni si possa appurare se si tratta realmente di specie
che vanno guadagnando terreno.
ADR. FIORI. — UN NUOVO IBRIDO DI CARDUUS (C.
SIMPLICIFOLIUS X NUTANS NOB.).
Nel giugno del 1903 portai dall'Eremo di Camaldoli a Val-
lombrosa il Carduus siniplicifoUus Sanguinetli, entità da con-
siderarsi quale razza geografica di C. Personata e rappresen-
tante questa specie nell'Appennino centrale dal Casentino sino
all'Abruzzo (cfr. FI. Anal. d'It., III, p. 357). Le piante poste a
dimora nell'orto botanico dell' Istituto Forestale vi attecchirono
e l'anno appresso fiorirono e fruttificarono ; ma quindi la spe-
cie scomparve. Intanto però alcuni semi erano pervenuti in un
luogo vicino, ove sono depositate le spazzature, e quivi pure la
pianta prosperò e vi si trova tuttora, benché in pochi indivi-
dui. Anche quest'anno fiori, ma con mia sorpresa compari lì
accanto un altro Cardo che offriva caratteri un po' differenti
dal C. simplicifolius e che dopo attento studio non potei rife-
rire altro che ad un incrocio col C. nuians, unica specie que-
sta che trovisi spontanea a Vallombrosa. Del resto anche i
caratteri offerti da questo ibrido, benché lo avvicinino maggior-
mente a C. simplicifolius, fanno vedere l' intervento del C. nu-
tam, come può rilevarsi dalla seguente diagnosi :
« Carduus simplicifolius x nutans Nob. — Habitus omnino
« C. simplicifolii, differt tamen : capitulis paulo majoribus (3 era.
« diam. nec 2^2 cm. ut in C. simplici folio), minus numerosis
« et nunquam agglomeratis, squamis longioribus, latioribus (in-
« termediis 17 mm. longis et basi 2 mm. latis nec 14 mm. longis
« et I mm. latis ut in C. simplici folio), robustioribus, paten-
« tibus et apice leviter pungentibus (in C. simplicifolio reflexis
« et omnino inermibus) ; foliis leviter pinnato-lobatis, spinis
156 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 DICEMBRE
« robustioribus, supra setulis numerosioribus et longioribus quam
« in C. simplicifolio praeditis, subtus tomento omnino destitutis.
« Hab. Etruria: Vallisumbrosae, prope Istituto Forestale. —
« Jul. Aug. 1908.
Infine viene presentato il seguente elenco delle
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2' se-
mestre del 1908.
Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Riunione I.
Parma, Settembre 1907. Roma, 1908.
Bulletin de la Soaìété Linnéenne de Normandie. Voi. 9, 10, Années
1905, 1906.
Bulletin de la Soaìété Vaudoise des scienoes naturelles. Voi. 43, n.*' 161,
162, 163.
Bulletin du Jardin Imp. Bot. de St. Pétersbourg. Tom. Vili, livr. 3-4.
Bidlettino del fi Congresso della Società Italiana per il Progresso delle
Scienze. Firenze, 18-23 Ottobre 1908. N.^ 1-9. Firenze, 1908.
Oesterreichische Garten-Zeitung. Jabrg. Ili, 1908, n."^' 7-12.
The Ohio Naturalist. Voi. Vili, n." 7-8.
Béguinot A. e Formiggini L., Ricerche ed osservazioni sopra alcune
entità vicarianti nelle Caracee della Flora italiana. Firenze,
1907. (Bull, della Soc. bot. ital., 1907).
— Ulteriori osservazioni sulle Caracee vicarianti della Flora ita-
liana. Firenze, 1908. (Idem, 1908).
Belli S., Addenda ad Floram Sardoam. Roma, 1907. (Annali di Bo-
tanica, voi. VI, fase. 4).
Bottini A., Sull'importanza di nuove esplorazioni briologiche in Italia.
Firenze, 1908. (JSfuov. Giorn. hot. ital. [Nuova seriej.vol. XV, n. 2),
Calestani V., La scuola media e la storia naturale. Orvieto, 1908.
Classified List of Smithsoniam Publications available for distribution
May, 1908. V^ashington, 1908.
Cozzi C, Le Arboricole del Salcio nall'agro abbiatense. Pavia, 1908
(Atti Soc. Ital. Scienze Nat., Voi. 47).
Gufino L., Appunti fìtogeografici sulla vegetazione dei dintorni di
Tripoli di Barberia. Napoli, 1908 (Boll. Soc. Afr. d'Italia, anno 27,
fase. 9-10).
Firenze e Dintorni. Carta geografica alla scala di 1 a 100,000. Fi-
renze, 1908.
Formiggini L., Colchicum autumnale. Appunti di teratologia vegetale.
Padova, 1908.
— - Contributo alla conoscenza delle Caracee della Sicilia. Firenze,
1908 {Bull. Soc. bot. ital., 1908).
— Revisione critica delle Caracee della Flora veneta compreso il
Mantovano. Padova, 1908 (Atti delVAcc. Scienti/. Ven.- Treni.
Istriana, 8^ serie, Anno I).
SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL, 12 DICEMBRE 157
Forti A, e Trotter A.^ Materiali per una monografìa Limnologica dei
laghi craterici del M. Vulture. Roma, 1908. (Suppl. al voi. VII
degli Annali di Botanica).
Hayek (von) A., Flora von Steiermark. Ed. I. Heft 1. Leipzig, 1908.
Janchen E., Die Europaisclien gattungen der Farn-undbliitenpflanzen
nach dem wettsteinsclien systeia. Wien, 1908.
Longo B., Altre osservazioni sul Sechium edule Sw. Roma, 1908
{Annali di Botanica, voi. VII, fase. 1).
Massalongo C, Le specie italiane del genere Calypogeia Raddi. Ge-
nova, 1908 (Maljnghia, anno XXII, voi. XXII).
Onoranze a Ulisse Aldrovandi nel terzo centenario della sua morte,
celebrate a Bologna nei giorni 11-13 Giugno 1907. Bologna, 1908.
Heport of the Imperiai Department of Agriculture for the years
1905-906, and 1906-907. Calcutta, 1908.
Bodriguez-Dulanto A. M., El prìmer problema de la Agricultura na-
cional. Lima, 1907.
Sommier S., Intorno alla Platanthera hifoUa var. tricalcarata Somm.
Firenze, 1908. {Bull. Soc.hot. ital., 1908).
— Le Isole Pelagio (Lampedusa, Linosa, Lampione) e la loro flora,
con un elenco completo delle piante di Pantelleria. Firenze, 1908.
— Un gioiello della Flora Maltese. Nuovo genere e nuova specie
di Composte. Firenze, 1907. (Nuovo Giorn. hot. ital. [Niiova ser?e],
voi. XIV, n. 4).
Toni fde) G, B., Le lettere del medico Francesco Petrollini ad Ulisse
Aldrovandi e Filippo Teodosio. Padova, 1908.
— Matteo Lanzi. Genova, 1907. {Malpighia, Anno XXI, voi. XXI).
University of California publications. Agricultural Experiment Sta-
tion. Bull, n.»-' 177-178, 188-191. Sacramento, 1906-907.
Dopo di che non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta.
INDICE
Azzi G. — Sulla formazione dei tilli nei vasi legnosi delle
radici delle Casuarine Pag. 87
Baccarini P. — Intorno ad alcuni miceti parassiti sulla
Filossera della Vite » 10
— Necrologio dei soci : Prof. C. D'Ancona e signor M.
W. Wagner (Proc. verb.J . . • » 26
— Notizie sulla struttura anatomica della Modecca Ahys-
sinica Hochst » 40
— Sopra un parassita della Fistia Stratiotes » 30
Béguinot a. — Necrologio dell'ing. Luigi Gortani (Proc.
verbale) » 18
— Revisione delle Glyceria della sezione Atropis appar-
tenenti alla flora italiana » 50
— Sulla eteromericarpia della Cakile maritima .... » 23
— Sulle Glyceria del gruppo Atropis nella flora italiana
{Proc. verb.) » 29
. — Sul prevalente sviluppo omoblastico in alcune alofìte
(Proc. verb.) » 29
Béguinot A. e Formiggini L. — Ulteriori osservazioni
sulle Caracee vicarianti della flora italiana .... » 78
BoLzON P. — Addenda ad Floram Italicam > 5
BoRzi A. — Note sulla biologia della disseminazione di
alcune Crocifero » 106
Fiori Adr. — Un nuovo ibrido di Carduus (C. simplici-
folius y<i nutanfi Nob.) » 155
Formiggini L. — Contributo alla conoscenza delle Caracee
della Sicilia » 81
GoiUAN A. — Un caso singolare di fioritura e fruttifi-
cazione fuori stagione » 131
LONGO B. — La poliembrionia nello Xanthoxylum Bungei
Planch. senza fecondazione » 113
Macchiati L. — Sulla germinabilità dei vecchi semi e dei
semi mutilati. (Nota preventiva) » 141
MlCHELETTl L, — Lepidium Draba L. var. subintegrifolium. » 86
— Sulla frequenza di Juncus tennis Willd. specialmente
nel Canavese » 120
160 INDICE
NicOTRA L. — Fagonia eretica nel continente italiano. . Pag. 67
Pampanini R. — Alcuni Cirsium ibridi dei dintorni di
Belluno » 126
— Il Lycopodium pseudo-squarrosum Pampanini e le sue
affinità » 69
— Materiali per una flora della j)rov. di Belluno. I. . . » 32
— Materiali per una flora della prov. di Belluno. II. . » 123
— Una specie ed una varietà nuove di Tithonia Desf. . » 132
— Un' [ris probabilmente ibrida della I. illyrica Tomm.
e dell' 1. pallida Lam. ed una nuova varietà di que-
st'ultima » 135
Passerini N. — Due specie di fanerogame nuove per la
flora toscana (^Alopecivrus pratensis L. e Allium suaveo-
lens Jung. (Proo. verb.) » 39
Persone F. — Contribuzioni alla flora della Toscana. — I.
Monte Amiata » 122
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il
1° semestre 1908 » 89
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il
2° semestre del 1908 » 156
XlIIà Riunione generale in Firenze (18-28 Ottobre 1908). » 97
Saccardo P. a. — Necrologio del dott. Matteo Lanzi
(Proc. verh.) » 17
SoMMiER S. — Ancora della potatura degli alberi delle
Cascine (Proc. verh.) » 27
— A proposito della flora delle isole Pelagie » 137
— A proposito della potatura degli alberi alle Cascine e
nei viali pubblici di Firenze (Proc. verh.) » 20
— Diffusione recente di alcuni Cerastium nei dintorni di
Firenze » 152
— Intorno alla Platanthera bifolia var. trìcalcarata Somm. » 21
Statuto della Società botanica italiana » 91
Trotter A. — La recente malattia delle Querce ... » 115
— Un caso di <■< tuberizzazione parassitaria » in piante di
Amarantus silvestris Desf. (Nota preliminare) ... » 117
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
A.I1I10 1909.
FIRENZE
1909.
Firenze, Stabilimento Pellas, "Via Jacopo da Diacceto, 10
(Luigi Chiti successore).
1909. eENNAIO. N." 1.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
statuto della Società botanica italiana Pag- 2
CoLozzA A. — Note anatomiche sulle C'ali/ceraceae „ 7
FoRMiGGiNi L. — Cenno storico-bibliografico sulle Caracee della
Flora italiana „ 14
Villani A. — Dei nettarii di alcune Crocifere quadricentriclie. ,, 26
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 9 gennaio 1909.
Presidenza del Presidente Baccarini.
Il Presidente comunica che, come era stato approvato dal Consi-
glio, è stata versata al Gabinetto del Sindaco di Firenze la somma
di L. 50 come quota della Società Botanica Italiana a benefizio dei
danneggiati del terremoto di Calabria e di Sicilia. ^
Il Presidente è poi lieto di comunicare che dalle notizie perve-
nute dai luoghi del disastro, si ha per certo che tutti i colleghi
sono salvi. Pur troppo molti di essi hanno, perduto i loro cari nel-
l'immane disastro, e fra questi uno dei più colpiti è il socio Pic-
cioli di Reggio. Il Presidente legge una lettera del prof. Borzi il
quale annunzia che ha perduto a Messina molti 2>arenti : si delibera
d'inviare a tutti le condoglianze della Società.
. Il socio N. Passerini annunzia di avere, nel passato luglio (1908),
trovato assai diffusa sulla ripa destra dell'Arno, in Pisa, la Digi-
taria disliclia (L.) Fiori e Paoletti ( = Paspalum vaginatuni Sw.).
Questa specie, di origine tropicale, trovata inselvatichita lungo
il Bisaguo presso Genova e a Sestri Levante, nella vallata di Cavi
(Fiori in Flora Anal.\ è' nuova per la flora della campagna Pisana
e forse anche per la Toscana.
1 Vedi : Pn',na nota delle offerte a vantaggio dei danneggiali dal terremoto nelle Pro-
vincie Sicule e Calabresi, pervenute al Gabinetto del Sindaco a tutto il giorno 0 Gen-
naio 1909. — Comune di Firenze, 9 Gennaio 1909.
Bull, della Soc. boi. Hai. 1
Il Presidente presenta il testo delio Statuto sociale modificato
nell'ultima Riunione Generale tenutasi l'ottobre scorso:
STATUTO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
APPROVATO
nella Riunione generale a Genova del 1892
E MODIFICATO
iu (luellc di Perugia (ISill]), di Palermo (189^)), di Pisa (ISDIi), di Yallonilrosa (lllOi) e di Firenze (1908)
Art. 1. — La Società botanica italiana ha per scopo la difTu-
sione e il progresso degli studi botanici in Italia.
Art. 2. — La Società si compone di un numero illimitato di Soci.
Art. 3. — Essa ha una Direzione generale amministrativa, e
Sedi particolari scientifiche.
Della Direzione.
Art. 4. — La Direzione risiede in Firenze.
Art. 5. — Essa è costituita da un Consiglio composto : di un
Presidente, di quattro Vice-Presidenti, di otto Consiglieri (cin-
que dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista, Segre-
tario degli atti. Segretario delle Pubblicazioni e Segretario della
Sede di Firenze), e dei Delegati delle singole Sedi.
Art. 6. — Il Presidente separatamente, i Vice-Presidenti col-
lettivamente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti
dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a mag-
gioranza assolata di voti. Tutti durano in ufficio un triennio.
Il Presidente ed i Vice-Pi-esidenti non sono immediatamente
rieleggibili che una volta sola. I Consiglieri tutti, invece, pos-
sono essere riconi'ermciti anche oltre il sessennio.
Art. 7. — Se durante il triennio si verificano vacanze nel
Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione ge-
nerale, la quale procederà alla elezione dei titolari agli uffici
vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento
del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituito.
STATUTO 3
Art, 8. — Il Presidente sorveglia randameiito della Società e
ne fa eseguire lo Statuto; — regola i lavori del Consiglio; — lo
riunisce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponde-
rante in caso di parità di voti ; — può per gravi motivi, o quando
ne sia fatta domanda motivata da almeno 25 soci, convocare la
Società in riunione generale, dandone avviso almeno un mese
avanti.
Art. 9. — I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso
d'impedimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume
l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, fino alla prossima Riu-
nione generale della Società.
Art. 10. — L'Economo tiene i conti della Società; ne custo-
disce i fondi; riscuote le tasse e le (^uote dei Soci; la le spese
approvate dal Consiglio; e ne rendo conto al Consiglio stesso.
Art. 11. — L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione
le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in
cambio oppure acquistate, ed impresta le opere ai Soci dietro
loro domanda, contro ricevuta e per un tempo determinato.
Art. 12. — Il Segretario degli atti redige i processi verbali
delle sedute del Consiglio ; tiene il registro dei Soci ; coadiuva
l'ufficio di Presidenza nel carteggio.
Art. 13. — II Segretario delle Pubblicazioni attende ad esse,
le invia ai Soci, ne fa cambio con altre pubblicazioni, previa
approvazione del Consiglio, e ne cura la vendita.
Art. 14. — In caso d' impedimento dell'Economo o dell'Archi-
vista o dei Segretari, il Consiglio delega il loro ufficio ad un
altro Consigliere.
Dei Sindaci e del Consaltore legale.
Art. 15. — Vi saranno inoltre due Sindaci da nominarsi nelle
Riunioni generali tra i soci con scheda separata e colle norme
stabilite dall'art. 0, incaricati di controllare il bilancio sociale,
i quali faranno una relazione annuale sul bilancio consuntivo
ed interverranno alle adunanze del Consiglio nelle quali si di-
scuteranno i bilanci. La relazione dei Sindaci sarà resa nota ai
Soci. I Sindaci durano in carica tre anni e sono sempre rieleg-
gibili. Non possono essere eletti Sindaci quei Soci che abbiano
legami di parentela coi membi'i del Consiglio d'amministrazione
della Società.
4 STATUTO
Art. 16. — Il Consiglio ha facoità di aggrep^arsi un Consul-
tori) legale anche non socio, il quale avrà solo voce consultiva
e presterà l'opera sua gratuitamente, fruendo dei diritti dei Soci.
Delle Sedi.
Art. 17. — Saranno istituite Sedi della Società là dove ne
fanno domanda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in
Provincie limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a
Sede.
Art. 18. — La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede
è trasmessa al Consiglio. 11 Consiglio delibera, e dopo la sua
deliberazione favorevole la Sede viene costituita.
Art. 19. — Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito : da
un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo,
eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi me-
desime.
Art, 20. — Le Sedi tengono adunanze, per udire le comunica-
zioni dei Soci, per discutere argomenti scientifici, fanno escur-
sioni ed esplorazioni, accudisccmo in una [taroia nei modi detti
o in altri a loro miglior giudizio al lavoro scientifico botanico.
Art. 21. — Le Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno
speciale Delegato con diritto d' intervento e di voto nelle sue
adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispet-
tivo Seggio con il Presidente della Società. Trasmettono ogni
quadrimestre la nota delle loro spese minute, che non oltrepas-
sino in totale L. 50, per averne il rimborso. Per spese di mag-
giore entità occorre l'approvazione preventiva del Consiglio.
Art. 22. — I processi verbali delle adunanze delle Sedi sono
trasmessi alla Direzione per essere pubblicati nel Bulletlino,
dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle
Sedi, per intero, se non oltrepassano 12 pagine e non sono ac-
compagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dall'autore
stesso.
Bei Soci.
Art. 23. — Perchè uno possa essere ammesso nella Società,
occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto munita
della firma di due Soci.
STATUTO 5
Art. 24. — Il Socio paga una tassa di ammissione di Lire
Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L'anno incominciato
sarà pagato per intero.
Art. 25. — Il Socio si obbliga a far parte della Società per
tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio
mediante lettera in iscritto al Presidente della Società, si ri-
tiene obbligato per l'anno successivo e cosi di seguito di anno
in anno.
Art. 2G. — Il Socio che nel primo trimestre dell'anno non
paga la sua quota sarà richiamato dall'Economo all'adempimento
del suo obbligo. Se passato un altro trimestre non vi avrà ottem-
perato, gli sarà sospeso l'invio delle pubblicazioni. E se malgrado
ciò egli continua moroso per un altro semestre, sarà radiato
dal ruolo dei Soci, con pubblicazione nel Biillellino della Società.
I Soci riceveranno il diploma e la tessera dopo il pagamento
della tassa di ammissione.
Art. 27. — Le quote annue possono essere sostituite dal pa-
gamento per una volta sola di Lire Duecento, senza deduzione
delle quote che fossero già state pagate. Il Socio che ha eseguito
tal pagamento è dichiarato Socio perpetuo.
Art. 28. — Il Socio riceve gratuitamente il Bullcitino della
Società, ed il BuUeU/'no bibliografico il Nuovo Giornale bota-
nico italiano.
Art. 29. — I Soci possono intervenire alle adunanze delle di-
verse Sedi, con gli stessi diritti che nella propria.
Art. 30. — I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in
tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre-
cedente, 0 per convocazione del Presidente, giusta il disposto
dell'art. 8.
Art. 31. — Nelle Riunioni generali le adunanze sono private
o pubbliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione
il quale rende conto dell'andamento della Società e del proprio
operato e lo .sottopone all'approvazione della Riunione ; e pro-
'pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancora
essere proposte d'iniziativa dei Soci, dandone però avviso al
Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno
I)ure le elezioni dei membri del Consiglio nel modo determinato
dall'art. 0. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gii
estranei alla Società e possono essere aggiunte al Seggio altre
6 STATUTO
persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno
essere trattati che argomenti scientifici.
Art. 32. — I Soci assenti dalla Riunione generale possono
farsi rappresentare dai presenti, mediante una procura scritta ;
però nessun Socio presente alla Riunione potrà assumere più
di due procure.
Art. 33. — Qualunque proposta di modificazione allo Statuto
dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione
generale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre
quarti dei Soci presenti o rappresentati.
Art. 34. — La proposta e l'approvazione di scioglimento della
Società dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel-
l'art. 33. In caso di scioglimento la Riunione generale delibererà
sopra la erogazione del capitale sociale.
, Art. 35. — Le pubblicazioni della Società consisteranno in un
Bullettino mensile, nel quale prenderanno posto per intero le
comunicazioni fatte dai Soci nelle Adunanze, o altrimenti per
estratto redatto dall 'autore, purché non oltrepassino 12 pagine
e non siano accompagnate da tavole ; in un periodico trimestrale
che porterà il titolo : Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova
serie), Memorie della Società hoianica italiana, nel quale com-
pariranno i lavori che oltrepassino il limite di 12 pagine.
Il Consiglio della Società stabilisce anno per anno in sede di
bilancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche
sociali. Nei limiti di questa somma ogni Socio potrà avere a
sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni
accettate dal Consiglio 5 fogli di stampa, ossia pagine 80. Questi
fogli potranno essere sostituiti da una o più tavole, computan-
dosi nei riguardi del socio ogni tavola per un foglio di stampa.
Al valore di un foglio di stampa o parte di esso potranno
anche essere sostituite altrettante incisioni intercalate nel testo.
Potrà il Consiglio in circostanze speciali eccedere dai limiti
sopraindicati.
Gli autori Soci riceveranno 50 copie a parte della propria
comunicazione con impaginazione e numerazione del Giornale
0 del Bullettino.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 7
Sono quindi presentati e riassunti i seguenti lavori:
A. COLOZZA. — NOTE ANATOMICHE SULLE CALY-
CERACEAE.
Sull'anatoinia della piccola famiglia delle Calyceraceae, che
segna l'anello di congiunzione tra le Dipsaceae e le Compo-
sitae, quasi nulla è stato fatto. Solo il Solereder ^ dà dei cenni
brevissimi sulla struttura di Acicarpha spathulata R. Br. e
Boopsis sphahUata PhilippK
Io, servendomi del materiale <\é\V Herbarium WeWianum e
dell' Herìmrium Musaci fiorentini dell'Istituto botanico di Fi-
renze, ho studiato l'anatomia delle specie seguenti : Boopsis an-
ihemoides Juss., B. leucanthema Poepp., B. niuUicaulis Phil.;
Calycera sessilitlora Phil., C. viridiflora ]Miers, C. eryngioìdes
Reraj^ : Acicarpha tribuloides Juss.
Gen. Boopsis Juss.
Boopsis antliemoides Juss.
Anatomìa del caule. — Le cellule epidermiche sono schiac-
ciate con pareti considerevolmente ispessite e l'esterna legger-
mente convessa. Il parenchima corticale é costituito da due o
tre serie di cellule elittiche. Ai limiti tra cilindro centrale e
cilindro corticale vi sono robusti cordoni di fibre punteggiate.
Ben sviluppato é il legno. I vasi souo areolati e gli interni spi-
rali, a lume abbastanza stretto e con pareti fortemente ispes-
site. Le fibre sono areolate, poliedriche, a pareti grosse. I raggi
midollari sono stretti : risultano di una o due serie di cellule
con pareti ispessite, strette, allungate in senso radiale. Il mi-
dollo, non molto abbondante, é fatto da cellule tondeggianti, le
interne a pareti sottili.
Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura centrica.
Le cellule epidermiche sono schiacciate, solo col diametro mag-
giore radialmente ai margini e in corrispondenza alla sporgenza
^ Systematische Anatomìe der Dicotyledonen, 3 Lief., pag. 514-515.
8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 9 GENNAIO
che la nervatura mediana fa sulla pagina inferiore, con pareti
notevolmente ispessite e l'esterna convessa. Gli stomi si aprono
alla superfìcie dell'epidermide e mancano di cellule annesse.
Sono limitati da quattro cellule epidermiche. Due serie di cel-
lule del mesoflllo costituiscono, tutto in giro, il palizzate; nel
mezzo vi sono poche serie di cellule elittiche. I fasci sono sette
e, ad eccezione del mediano, sono assai poco sviluppati e privi
di elementi meccanici. Il fascio mediano presenta una guaina
sclerosa solo dalla porzione vascolare. In corrispondenza ad esso
manca il palizzato e le cellule del mesofìllo hanno pareti con-
siderevolmente ispessite.
All'apice la sezione è elittica. I fasci sono cinque e mancano
tutti di guaina meccanica. Il fascio mediano non sporge sulla
faccia inferiore.
Boopsis leucanthema Poepp.
Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche sono piccole,
quasi isodiametriche, con pareti fortemente ispessite e l'esterna
e l'interna convesse. Notevolmente sviluppata è la cuticola. Il
parenchima corticale è fatto di sette od otto serie di cellule
elittiche, con pareti considerevolmente ispessite. Vi sono due
piccoli fasci corticali, con pochi e piccoli elementi meccanici sia
dalla porzione vascolare (tracheidi spirali), sia dalla porzione
cribrosa. I cordoni di fibre al limite tra cilindro corticale e ci-
lindro centrale sano meno robusti che nella specie precedente.
Il legno e il midollo presentano i caratteri riscontrati nella
B, anthem.o1.de8.
Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura isolaterale.
Le cellule epidermiche hanno il diametro maggiore tangenzial-
mente e le pareti esterna ed interna fortemente ispessite. In
corrispondenza alla sporgenza che la nervatura mediana fa sulla
pagina inferiore sono molto allungate in senso radiale. Gli stomi
si riscontrano su tutte due le facce, si aprono a livello delle
cellule epidermiche e mancano di cellule annesse. Sono limitati
da quattro cellule dell'epidermide. Due serie di cellule del me-
soflllo formano il palizzato. I fasci vascolari sono poco svilup-
pati. Il fascio mediano ha guaina sclerosa dalle due porzioni,
più sviluppata dalla porzione vascolare.
Anatomia della radice. — Le cellule epidermiche hanno il
SEDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 9
diametro maggiore radialmente, pareti poco ispessite e l'esterna
e l'interna convesse. Sei o sette serie di cellule elittiche costi-
tuiscono ilparencbima corticale. II legno è ben sviluppato con
vasi piccoli, areolati e fibre poliedriche, a pareti grosse, anche
esse areolate. Nel legno si risconu'ano raggi di parenchima
stretti, fatti di una o due serie di cellule allungate in senso ra-
diale, con pareti ispessite. La parte centrale della sezione é
occupata da vasi.
Boopsis multicauUs Phil.
Anatomia del caule — Le cellule epidermiche sono strette,
col diametro maggiore radialmente, con pareti esterna e interna
fortemente ispessite e con cuticola dentata. II parenchima cor-
ticale risulta di una diecina di serie di cellule con pareti ispes-
site, più piccole e con pareti più grosse qut^Ue della prima serie,
che presentano sezione rettangolare Ci sono due fasci corticali.
Al limite esterno del cilindi-o centrale mancano i cordoni di
fibre riscontrati nelle due specie precedenti. Il legno è poco svi-
luppato e ha vasi spirali e fibre areolate. II midollo è assai
abbondante, ma distrutto nella porzione centrale: restano solo
le cellule periferiche poliedriche, con pareti ispessite.
Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura isolaterale.
Le cellule epidermiche hanno il diametro maggiore in senso
tangenziale. La parete esterna è fortemente ispessita e debol-
mente convessa; la parete esterna ispessita discretamente è
convessa verso l'interno. Gli stomi sono su tutte due le facce,
si aprono a livello delle cellule epidermiche e mancano di cel-
iale annesse. Li circondano quattro cellule dell'epidermide. Due
serie di cellule del mesofilìo formano il palizzate. I fasci sono
poco sviluppati e tutti privi di elementi meccanici: discreta-
mente sviluppati sono solo il fascio mediano e due, uno per
parte, dei fasci laterali.
Gen. Calycera Cav.
Calycera sessiliflora Phil.
Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche, pressoché
isodiametriche, hanno pareti e.sterna e interna notevolmente
ispessite e leggermente convesse. Sette od otto serie di cellule
10 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
elitticlie costituiscono il parenchima corticale: di esse le prime
due serie sono piccole e con pareti ispessite considerevolmente.
I fasci vascolari sono disposti in cerchia e all' esterno di essi
mancano cordoni sclerosi. Hanno tracheidi spirali e fibre pun-
teggiate. I raggi midollari sono fatti da cellule poliedriche, larghe,
a pareti grosse. Il midollo, abbondante, è distrutto nella sua por-
zione centrale : le cellule periferiche sono considerevolmente
ispessite.
Anatomia della foglia. — Le foglie sono a struttura dorso-
ventrale. Le cellule epidermiche superiori hanno il diametro
maggiore tangenzialmente e le loro pareti esterne e interne
sono discretamente ispessite e convesse ; le cellule epidermiche
inferiori sono schiacciate con pareti poco ispessite e solo l'esterna
un po' convessa. Gli stomi si riscontrano su tutte due le facce,
a livello delle cellule epidermiche, e sono privi di cellule an-
nesse. Due serie di cellule del mesofillo costituiscono il paliz-
zate; dalla pagina inferiore vi sono quattro o cinque serie di
cellule elittiche. I fasci sono poco sviluppati e privi di guaina
meccanica e di essi il mediano sporge sulla faccia inferiore.
Anatomia della radice. — Il parenchima corticale è abbon-
dante e fatto di cellule schiacciate con ispessimento collenchi-
matico. Il legno é molto sviluppato con tracheidi spirali e le
esterne areolate, a lume stretto, abbastanze numerose e con
fibre areolate. I raggi di parenchima risultano di due o tre
(ordinariamente due) serie di cellule. Nella parte centrale della
radice ci sono tracheidi.
Calycera vìridìflora Miers.
Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche hanno il dia-
metro maggiore radialmente e pareti esterna e interna forte-
mente ispessite. Il parenchima corticale risulta di sette od otto
serie di cellule elittiche, quelle della prima serie piccole e a
pareti ispessite notevolmente. I fasci, numerosi, sono disposti
in cerchia e all' esterno della porzione cribrosa di essi è diffe-
renziata una forte guaina sclerosa. Hanno vasi spirali e fibre
punteggiate. Le cellule dei raggi midollari e le cellule perife-
riche del midollo sono a pareti ispessite. La porzione centrale
del midollo è distrutta.
Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura dorsoven-
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DET. 9 GENNAIO 11
trale. Le cellule epidermiche superiori hanno il diametro mag-
giore tangenzialmente, parete esterna fortemente ispessita e
ispessita considerevolmente anche l'interna, le cellule epider-
miche inferiori sono più schiacciate e con gii stessi caratteri.
Gli stomi, privi di cellule annesse e circondati da quattro cel-
lule dell'epidermide, si riscontrano su tutte due le facce e si
aprono alla superfìcie delle foglie. Tre serie di cellule del me-
sofillo formano il palizzato. Dalla pagina inferiore vi sono cinque
o sei serie di cellule elittiche. I fasci vascolari sono tutti poco
sviluppati e privi di guaina meccanica; un po' più grossi sono
tre fasci per parte del mediano, ch'è sviluppato discretamente
e sporge sulla pagina inferiore. In corrispondenza alla sporgenza
della nervatura mediana, le cellule dell'epidermide sono allun-
gate radialmente e le cellule del mesofìllo hanno ispessimento
collenchimatico.
Caiycera eryngioides Remy.
Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche, pressoché
isodiametriche, hanno pareti esterna e interna fortemente ispes-
site e V esterna un po' convessa. Cinque o sei serie di cellule
elittiche, a pareti abbastanza grosse costituiscono il parenchima
corticale. I fasci vascolari sono numerosi, disposti in cerchia,
con guaina meccanica all'esterno. I vasi sono spirali e le fibre
punteggiate. I raggi midollari risultano di cellule poliedriche,
a pareti grosse. Il midollo, assai sviluppato, è distrutto nella
parte centrale e fatto di cellule tondeggianti, a pareti Ispessite
alla periferia.
Anatomia della foglia. — La struttura della foglia è inter-
media tra la isolaterale e la dorsoventrale.
Le cellule epidermiche superiori sono schiacciate e solo l'esterna
un po' ispessita ; più schiacciate sono le cellule epidermiche in-
feriori. Gli stomi si riscontrano su tutte due le facce, mancano
di cellule annesse e sono circondati da quattro cellule dell'epi-
dermide. Due serie di cellule del mesofìllo formano, da tutte
due le facce, il palizzato, ma dalla pagina inferiore sono molto
meno allungate radialmente. I fasci sono poco sviluppati e privi
di guaina sclerosa. 11 fascio mediano sporge sulla pagina infe-
riore e in corrispondenza le cellule del mesofìllo sono elittiche.
Anatomia dalla radice. — Le cellule epidermiche sono schiac-
12 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
ciate, con pareti poco ispessite e l'esterna convessa. Il paren-
chima corticale risulta di otto o nove serie di cellule schiacciate,
con pareti ispessite notevolmente. Il legno è assai sviluppato.
I vasi sono numerosi e ampi, areolati. Le fibre sono a lume
stretto, poliedriche, a pareti grosse, areolate. I raggi di paren-
chima sono fatti da 1-3 serie di cellule poliedriche, con il dia-
metro maggiore radialmente e con pareti notevolmente ispessite.
La porzione assile della radice è fatta da vasi.
Gen. Acicarpliu Juss.
Acicarpha trìbuioides Juss.
Anatomia del caule. — Le cellule epidermiche sono piccole,
pressoché isodiametriche, con pareti sottili e l'esterna un po'
convessa. Il parenchima corticale è fatto di tre o quattro serie
di cellule elittiche. I fasci, numerosi, sono disposti in cerchia
e hanno all'esterno una guaina sclero'^a. I vasi sono spirali e
le fibre punteggiate. Le cellule de' raggi midollari sono polie-
driche, a pareti grosse. Il midollo, sviluppatissimo, è fatto di
cellule tondeggianti e, ad eccezione delle cellule periferiche, con
pareti sottili.
Anatomia della foglia. — La foglia ha struttura omogenea.
Le cellule epidermiche sono schiacciate e con pareti grosse;
molte di esse, sulle due facce, hinno la parete esterna forte-
mente convessa e sporgono notevolmente al di sopra delle altre.
II mesofillo è ridottissimo, fatto di cellule elittiche. Dei fasci è
grosso il mediano e sono anche bene sviluppati due fasci late-
rali (uno per parte) ; tutti tre, sebbene di più il mediano, sporgono
sulle due pagine della foglia, maggiormente dalla pagina infe-
riore. In corrispondenza, dalla pagina inferiore, e cosi pure ai
marg ni della foglia, le cellule epidermiche sono più grandi, col
diametro maggiore radialmente e con parete esterna e, per un
tratto, le pareti laterali, fortemente ispessite. Dalla pagina su-
periore, le cellule epidermiche hanno parete esterna convessa.
Intorno al fascio mediano, e solo dalla porzione vascolare in-^
torno agli altri due fasci, é sviluppata una forte guaina mec-
canica, fatta da elementi piccoli, con ispessimento collenchima-
tico, che arriva all'epidermide in corrispondenza ai fasci laterali
e, in corrispondenza al fascio mediano, a una serie di cellule del
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 13
mesofillo sottostanti immediatamente all'epidermide, anch'esse
con ispessimento collenchimatico.
Anatomia della radice. — Le cellule epidermiche sono schiac-
ciate, a pareti poco ispessite. Nel parenchima corticale, fatto da
sette od otto serie di cellule elittiche si riscontrano idioblasti
sclerosi di varie forme, a sezione rettangolare, triangolare ecc.,
applicati ordinariamente contro le cellule epidermiche. Al limite
esterno del cilindro centrale ci sono cordoni di cellule sclerose. Il
legno è molto sviluppato. I vasi sono numerosi, abbastanza ampi,
areolati. Le fibre hanno anch'esse con punteggiature areolate,
sono a lume stretto, poliedriche e con pareti grosse. I raggi di
parenchima sono fatti di 1-4 serie di cellule allungate radial-
mente, con pareti ispessite. Nella parte centrale della radice si
riscontrano vasi.
Le Calijceraceae, come ho già detto, costituiscono un gruppo
di transizione tra le Dipsaceae e le Conipositae. Ebbero a ri-
conoscerlo, lìn da! principio del secolo scorso, il Cassini nella
sua « Memoria sulle Boopideae » letta all'Académie des Sciences
il 26 agosto 1816,^ ed il Brown che, nel 1817," senza aver co-
noscenza del lavoro del Cassini, descrisse VAcicarpha spathulaia
e, con essa e le altre quattro specie già conosciute dei generi
Boopsis, Calycera e Acicarpha, con le quali il Cassini aveva
fatto la famiglia delle Boopideae, costituì la famiglia delle Ca-
lycereae, assegnandole la stessa posizione sistematica tra le
Dipsaceae e le Synanifieveae, che il Cassini aveva dato alla
famiglia delle Boopideae. Gli autori venuti dopo furono tutti
nello stesso ordine di idee del Cassini e del Brown. Delle Com-
posilae le Cahjceraceae hanno la preflorazione valvare della
corolla e la saldatura delle antere alla base, delle Dipsaceae lo
stilo indiviso e il seme pendulo e provvisto di albume. I diversi
autori, però, non sono d'accordo nello stabilire i rapporti di af-
finità delle Calz/ceraceae con le due famiglie vicine. Alcuni ri-
tengono ch'esse siano molto i)iù affini alle Compositae. Infatti il
^ Journal de pliyslquej avril 1817; ripubblicata poi, con aggiunte,
in Opuscules jjìiytologiques, II, pag. 344-360.
* Transaisdons of the Linnean Society, sér. I, voi. XII, pag. 135-142.
14 SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
Jussieu che, nel 1803,^ aggiunse alla Calycera herhacea descritta
dal Cavanilles nel 1797 tre nuove specie e creò due nuovi ge-
neri {Boopsis balsamitaefolia, B. antlieinoides e Acicarpha iri-
IjiUoìdes}, ascrisse i tre getieri alle Synanlhereae, e il Richard"
spiega l'errore nel quale il Jussieu era caduto, dicendo che le
Cahjceraceae sono mollo più prossime alle Compositae che non
alle Dipsaceae. Altri autori, invece, sono di parere contrario ;
ritengono che le Calijceraoeae, pur partecipando dei caratteri
propri delle due famiglie, si avvicinano di più alle Dipsaceae,
e anzi il Baillon ^ fa delle BoopMeae una serie delle Dipsaceae.
Io credo che i caratteri anatomici potranno avere importanza
nel definire la controversa questione, specialmente quando sarà
meglio conosciuta l'anatomia del vasto gruppo delle Compositae.
È intanto notevole il fatto che negli organi vegetativi delle
Calijceraceae studiate (e son quasi la metà delle specie cono-
sciute) ìnancano affatto apparecchi secretori, che nelle Dip-
saceae sono stati solo riscontrati dal Van Tieghem ^ nel peri-
ciclo del caule e delle foglie di alcune specie di i)/;}sacw5 e che
nelle Compositae sono cosi diffusi nel caule, nelle foglie e nella
radice e di natura divei'sa (canali oleiferi, cellule resinifere
isolate, vasi laticiferi) da assumere un vero e proprio valore
sistematico.
L. FORMICO INI. — CENNO STORICO-BIBLIOGRAFICO
SULLE CARACEE DELLA FLORA ITALIANA.
In procinto di pubblicare, in collaborazione col dott. A. Bé-
guinot, un lavoro generale sulle Caracee Italiane, che speriamo
possa vedere la luce ei^tro l'anno, riunisco intanto in questa
nota alcuni dati storici e la compiei a bibliografia sull'argomento,
nonché lo stato attuale delle conoscenze e quanto fu da noi fatto
onde assolvere il nostro compito.
^ Annales du Muséiun national d'/tisloiie natarelle, tom. II, pag. 345
et tab. 58.
- Mémoire sur une famille de plantes dites les Caìycérées, 1820.
3 Histoire des Plantes, tom. 7, pag. 524-528.
* Aìinales des Scien'ies naturelles, sév. 7, tom. I, pag. 21.
SKIJE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 15
Come in tutta le Crittogame, anche nell'interessante gruppo
delle Caracee il gonio italiano lasciò le sue impronte. È difatti
in queste piante che Bonaventura Corti, in seguito a geniali e
pel tempo importanti ossei'vazioni, venne a scoprire fino dal 1774
la circolazione intracellulare del protoplasma. .
Questa indagine fu ripresa ed approfondita un cinquantennio
dopo da G. B. Amici, grazie alla potenza dei suoi microscopi,
che egli aveva contribuito a perfezionare, l.addove il Corti poco
si curò della parte sistematica, l'Amici volse le sue indagini
anche alla decifrazione e delimitazione degli esseri, nel seno dei
quali aveva avuto occasione di rifare e completare una cosi
importante scoperta nel campo fisiologico. Credè cosi distinguere
diverse entità, alcune delle quali egli ritenne e descrisse come
nuove, accompagnandole con dilluse e complete diagnosi e con
istruttive e ben chiare figure. Sono queste le seguenti : Chara
elastica, Chara fascicnlaia, Chara spinosa e Chara furcala.
Come già dimostrarono in parte Braun e Migula e come di
recente confermò il prof. Briosi, delle specie descritte dall'Amici
due erano già state diagnosticate precedentemente sotto altro
nome, e quindi passarono in sinonimia: una, la Chara spinosa,
venne ridotta a varietà della già nota specie Chara (Lychno-
tìiamnus) dardaia. Rimane la Chara farcaia : è dubbio però
se potrà essere mantenuto il nome datole dall'Amici preesistendo
già la stessa denominazione in una specie descritta dal Roxburgh.
Contemporaneamente all'Amici si occuparono di questo gruppo
Lanfossi, Barbieri, Balsamo-Crivelli, Venturi e soiiratutti il Ber-
toloni, a cui devesi la diagnosi di due specie nuove e cioè Chara
Cortiana, in onore del Corti, che in questa specie appunto fece
le sue geniali osservazioni, di poi passata in sinonimia, e Cìiara
^*^^JO^■rfes, trasportata in seguito al gen. Tolypellopsis eA ascritta
a varietà di un tipo nordico già stabilito (Tolypellopsis oMiisa
= Tolìjp. steUìgera). Nel voi. X della magistrale sua opera
sulla Flora Italiana il Bertoloni riunì quanto sino a quell'epoca
era stato fatto in Italia prima e dopo Linné, e le specie da lui
elencate, con abbondante sinonimia ed in base al materiale a
lui inviato da numerosi corrispondenti, sono in numero di 12
e cioè :
Chara vulgaìHs L., Chara pulcheìla Wallr., Chara asperga
Willd., Chara hispida L., Chara Cortiana Bert., Chara gra-
16 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
cilis Smith., Chara flexi'is L., Chara hrevicaulis Bert, Chara
fai<clculata Amici, Chara elastica Amici, Chara f<pinosa Amici,
Chara ulvof'des Bert.
Per quanto attualmente non sia più sostenibile l'unità del
genere Chara, quale venne da (luesti ammessa, e per quanto la
delimitazione e sinonimia di alcune specie lascino alquanto a
desiderare, dobbiamo riconoscere al Bertoloni il merito precipuo
di aver gettate in Italia le basi sqientificlie della sistematica di
questo gruppo di crittogame.
Lo studio, cosi largamente e non senza successo coltivato
nella prima metà del secolo scorso, venne attenuandosi nella
seconda per ragioni varie, ma sopratutto, crediamo, perché gli
algologi italiani, i più direttamente interessati, quasi costante-
mente evitarono di occuparsi delle Caracee e perchè al gruppo
mancarono monografi come Braun, Migula, Nordstedt, Giesen-
hagen, Holtz, Alien. Groves, i .quali fuori d'Italia si specializ-
zarono in questo ramo, portandolo ad un insperato grado di per-
fezione. Sicché, come si rileva dalla Bibliografìa, durante questo
periodo non comparvero in Italia lavori speciali, fatta eccezione
di una nota del prof. Avetta riguardante una nuova specie di
Chara (Chara Pelosiana), che rivela come egli si fosse accinto
allo studio di que.ste crittogame e brevi memorie dovute al-
l'Hauck, Holtz, Ross e qualche altro.
Tuttavia seguitò sempre sia da parte degli algologi come dai
fanerogamisti l;i raccolta di materiale ed alcune specie .furono
distribuite in Exsiccate numerate e sopratutto neir Erbario Crit-
togamico Italiano.
In base alle indicazioni consegnate in varie liore e contributi
ed al materiale da noi esaminato in molteplici collezioni ci
risulta che si occuparono di questo ordine di Crittogame quali
semplici raccoglitori o quali studiosi i seguenti, cosi distribuiti
per regioni (i nomi degli autori di memorie è stampato in
corsivo).
Piemonte. — AUioni, Avella, BalMs, Berrino, Berloloni, Bi-
roli, Bonjean, Cesali, Colla, Ferrari, Del Ponte, Gola, Ma-
linverni, Molineri, Re, Rostan.
Lombardia. — Ardissone, Baccarini. Balbis, Balsamo-Crivelli,
Barbieri, Bt^aun, Cesali, Comolli, De Notaris, Franzoni,
Lanfossi, Negri, Nocca, Xordsledl, Rodegher, Venanzi.
3EDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 17
Veneto (compreso il Trentino e l'Istria). — Bauhin, Berto-
Ioni, Braun, Bcgitinot, Bizzozero, Botteri, Bracht, Broc-
chi, Calegari, Contarini, Cuboni, De Toni E.,' Bel Torre,
Formigglni, Forlì, Goiran, Gortani li. ed M., Grigolaio,
Haìtcìi, Heufler, Leonharflì, Lorenzi, Martens, Mai^che-
seltl. Martelli, Marzari-Peacati, Massalongo, Meuegliini,
Montini, Moratti, Naccari, NordslecU, Pollini, Rigo, Sac-
cardo, Sandi, Segnier, Spegazzini, Snfpren, Tommasini,
Trevisan, Trotter, Visiuni, Kerncr, Zanardini.
Liguria. — Ardissone, Bertoloni, Caldesi, Canneva, Piccone,
Stra Torello, Turi.
Emilia. —Amici, Aser Poli,.4t;e//(i, Bal8anio-Cricelli,Barì)ieì%
Bérenger, Bertoloni, Bonizzi, Braociforti, Co d' Arco, De
Cristofori, Ferrari, Pelisi, Jan, ^^as(^ Morini, Paglia, Pas-
serini, Re, Solicini, Spranzi, De Welden.
Marche. — Beccaria, Bertoloni, Bubaiii, Ottaviani, Scagnetti.
Toscana. — Arcangeli, Barhazila, Bartolini, Bertoloni, Biondi,
Caruel, Costa-Reghini, Clerici, Gibelli, Levier, Martelli, Nar-
ducci, Passerini, Savi, Sommier, Tassi.
Umbria. — Azzardi, Bertoloni, Biondi.
Lazio. — Baldi n, Bèguinot, Bertoloni, Chioveuda, Fiorini-Maz-
zanti, Formiggini, Maratti, Mauri, Paglia, Pappi, Pelosi,
Pi rotta, Sebastiani, Sanguinetti, Solla, Terracciaiio.
Puglie. — Bertoloni, Gussone, Marzialetti, Orsini, Pasquali,
Tenore, Trotter.
Campania. — Negri, Pasquali, Pedicino, Pirotta, Tenore, Ter-
racciano.
Basilicata. — Giordano.
Calabria. — Bertoloni, Gasparrini, Marcantoni.
Sicilia. — Bornemann, Braun, Formiggini, Holtz, Huet du Pa-
villon, Nordstedt, Reina, Riccobono, Ross, Todaro, Tor-
nabene.
Sardegna. — Bertoloni, Gennari, Marcucci, Moris, Mùller,
Todaro.
Corsica. — Bertoloni, Requien, Reveliére, Soleiroli.
Le specie distribuite nell' Erbario Crittogamico Italiano sono
le seguenti :
Chara contraria Br. n. 552.
» coronata Braunii Br. n. 604,
Bull, delia Soc. hot. ital. 2
18 SKDIC DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
Chara fragilU Besv. n. 551, 1253 {^= 253).
» fragilis Hedwigli Wallm. n. 603.
» fiilcrata Gauter. n. 1101.
» longibracteata ligustica n. 501.
Nitella gracìUs Bugellensis n. 102.
» » elongata ii. 1001.
» liyalina Kg. ii. 1552 (= 552).
» Syncarpa Kutz. n. 1502 ( — 502).
» translucens Ag. ii. 451.
Le collezioni da me e dal dott. Béguinot sin qui compulsate
sono le seguenti:
Padova Erbario generale del R. Ist. bot.
» » dalnfiatico di R. de Visiani.
» » privato di P. A. Saccardo.
» » » » L. Formiggini.
Venezia » » » G. P. Magrini.
Bassano » Pareli ni e Montini presso il Museo
Civico.
Verona » privato di C. Massalongo.
Tolmezzo (Udine). » » » L. ed M. Gortani.
Modena » generale del R. Ist. bot.
» » privato di A. Vaccari.
Pavia » generale del R. Ist. bot.
» » Comolli presso il R. Ist. bot.
» » Garovaglio presso il R. Ist. bot.
Genova » generale del R. Ist. bot.
» » Trevisan presso il R. Ist. bot.
Torino » generale del R. Ist. bot.
» » Moris presso il R. Ist. bot.
» » Malinverni presso il R. Ist. bot.
» » Gennari presso il R. Ist. bot.
Firenze » centrale ital. presso il R. Ist. bot.
» . » privato di S. Sommier.
> » » » E. Levier.
» » » » U. Martelli.
Pisa » generale del R. Ist. bot.
» » Costa-Reghini e Carnei presso il R.
Ist. bot.
Soma » generale del R. Ist. bot.
S1]D:': IJI FIKKXZK - ADUNANZA UI:L 9 GENNAIO 19
Roma Erbario della Flora Rom. presso il R. I. bot.
» » Cosati presso il R. Ist. bot.
Paliano (Roma) . . » privato di A. Bèguiiiot.
Avellino » » » A. Ti'otter.
Palermo » del R. Ist, bot. [Plantae Siculae].
IV izza » privato di A. Goiran.
In base a questa revisione mi risultano fin qui viventi in
Italia 0 generi con 40 specie cosi ripartite:
Nitella 11 specie
Toììjpella 4 »
Tolijpellopsis 1 »
Lmnprothainnus 1 »
Lychnothmnnns 1 »
Chava 22 »
Come si vedrà nel lavoro sopra preannunciato, non poche sono
le modificazioni apportate, specie alla nomenclatura, alcune delle
quali si trovano consacrate in nostre precedenti memorie. Oltre
la parte sistematica, curammo quella fltogeograflca, accurata-
mente raccogliendo tutte le indicazioni di località consegnate
nei vari lavori a stampa e procurando di confrontarle con il
corrispondente materiale d' Erbario. Quadro, quindi, dal quale
emergerà lo stato attuale delle conoscenze e potrà fornire una
base per l'ulteriore indagine.
In generale mi é sembrato di poter concludere che, causa le
ragioni sopra addotte, in Italia durante gli ultimi cinquant'anni
ben poco fu fatto al riguardo : il materiale conservato nelle
varie collezioni è per lo più scarso: le indicazioni di località
molto spesso vaghe od incomplete: ricerche metodiche e rego-
lari quasi mancanti.
L'attuale indirizzo dato alle ricerche floristiche italiane lascia
sperare che anche questo gruppo, richiami, com.e merita, l'at-
tenzione dei nostri botanici e formulo l'augurio che le nobili ed
elevate tradizioni, cui sopra accennai, possano essere in breve
tempo ripristinate ad onore della scienza italiana.
Frattanto qui per comodo degli studiosi j-accolgo la biblio-
grafìa sull'argomento,^ comprendendovi sia i lavori speciali sulle
^ Mi sembra opportuno avvertire che paracchie delle opere qui
elencate si trovano pure citate nella bibliografia algologica del
20 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 CVENXAIO
Caracee italiane, sia quelli pubblicati in Italia o fuori d'indole
più genei'ale ed abbracoianti anclie altre categorie di piante,
ma nei quali si contengano indicazioni di specie italiane:
1596. Bauhin G. — Phytopinax. Basileae, 1596.
1620. Id. - Prodi'omus theatri botanici. Ed. I, Francofurti ad
Moenum, 1620.
1658. Id. — Theatri botanici liber primus. Basileae, 1658.
1671. Id. — Prodroraus theatri botanici. Ed. II, Basileae, 1671.
1720. PoNTEDERA G. — Anthologia sive de floris natura. Pa-
tavii, 1720.
1745. Skgujer G. F. — Plaiitae Veronenses. Veronae, 1745.
1774. Corti ab. B. — Osservazioni microscopiche sulla Tre-
mella e sulla circolazione del fluido in una pianta acquaiola.
Lucca, 1774.
1776. Bartalini B. — Catalogo delle piante, che nascono spon-
taneamente intorno alla città di Siena. Siena, 1776.
1780. Turra a. — Florae italicae prodromus. Vicetiae, 1780.
1785. Alligni 0. — Flora Pedemontana. Augustae Taurino-
rum, 1785.
1789. Id. — Auctarium ad floram pedemontanam. Augustae
Tauriiiorum, 1789.
1797. HosT ^.T. — Synopsis plantarum in Austria provinciisque
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1802. SuFFREN. Catalogne des plantes du Frioul et de la Car-
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» Marzari Pencati G. — Elenco delle piante spontanee fino
ad ora osservate nel territorio di Vicenza. Milano, 1802.
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1808. Biroli G. — Flora Aconiensis ; voi. II, 1808.
1813. Venturi G. B. — Lettera al prof. Pietro Confìgliacchi
(Giornale di Fisica ecc. Dee. II, voi. I, bim. III). Pavia, 1813.
1816. Re F. — Florae Atestinae Prodromus. Mùtinae, 1816.
1818 Amici G. B. — Osservazioni sulla circolazione del succhio
prof. A. Preda pubblicata nel 1905 : ho creduto però cosa ben fatta
il rifonderla integralmente, ri^^scendo quella da me redatta, con
l'aiuto del dott. A. Béguinot, assai più numerosa e quindi ancho
più completa.
SEDB DI FIHESZK - ADUNANZA DEL 9 GKXNAIO 21
nella Giara, eoa 1 fav. (Atti Soc. it. in Modena, Tom. XVIII).
Modena, 1818.
1818. Sebastiani A. e Madri E. — Florae romanae prodromus.
Romae, 1818.
» Venturi <>. B. — Ossem^azioni sulla circolazione della
Chara. (Giorn. di Fisica, Chimica ecc.). Pavia, 1818.
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1820 e r^35-36. Tenore M. — Flora Napolitana. Napoli, voi. II
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1824. Pollini C. — Flora Yeronensis quam in prodromum florae
Italiae septentrionalis; voi. III. Veronae, 1824.
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tera al Sig. G. B. Amici (Giornale di Fisica, Chimica ecc.
per Configliacchi e Brugnatelli. Decade II, voi. IX, p. 206)
con aggiunta del Barbieri. Pavia, 1826.
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e X. Lipsiae, 1830-31.
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vazioni intorno la semplice circolazione della linfa nelle
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sulla Chara o Putera. (Estr. dal n. 59 del Nuovo Giornale
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divisus rerum naturalium extantium etc. Sectio l. Pars P,
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22 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 GENNAIO
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ed arti di Modena, voi. I, p. 1% p. 199). Modena, 1833.
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1838. Barbieri P. — Aggiunte ed osservazioni al saggio di
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Lan tossi. Mantova, 1838.
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1839. Amici G. B. — Sulla circolazione che si osserva negli inter-
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scono Dutrochet e Donne (Atti Congr. Se, in Pisa). Pisa, 1839.
1840. Balsamo Crivelli G. — Dei principali lavori fisiologici
sulle Chare (Bibl. Ital., voi. 67). Milano 1840.
» Barbazita F. — Saggio della Flora Lucana. 1840.
» Trevisan V. — Enumeratio stirpium cryptogamarum liu-
cusque in provincia patavina observatarum. Patavii, 1840.
1842. 1d. — Prospetto della Flora Euganea. Padova, 1842.
» Amici G. B. — Osservazioni sugli zoospermi della Chara
(Atti Congr. Se. in Padova). Padova, 1842.
1844. Balsamo-Crivelli in Cattaneo C. — Notizie naturali e
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Scienz. It. in Genova, p. 553). Genova, 1840.
1847. Ganterer U. — Die bisher bekannten osterreichischen
Charen, vom morphologischen standpunkte bearbeitet.
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» Zanardini G. — Prospetto della Flora Veneta. Estratto
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1849. KiirziNG F. T. — Species algarum. Lipsiae, 1849.
1850. Rabenhorst L. — Systematische Uebersicht der auf meiner
italienischen Reise beobacteten Kryptogamen; in Flora 1850,
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SEDE DI FIKKNZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 23
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1851. Bertoloni a. — Flora italica sistens plantas in Italia et
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dein Po, der Sesia und den Alpen. (Linnaea, p. 201. 1863).
1864. Leonhardi V. H. — Die bisher bekannten osterreichi-
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1869. De Visiani R. e Saccardo P. A. — Catalogo della Flora
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» Terracciano N. — Relazione intorno alle peregrinazioni
botaniche fatte per disposizione della Deputazione Provin-
ciale di Terra di Lavoro in certi luoghi della provincia.
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1875. ToMMASixi M. — Sulla vegetazione dell'isola di Veglia e
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24 SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
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» Terracciano U. — IV Relazione intorno alle peregrina-
zioni botaniche fatte nella Terra di Lavoro. Caserta, 1878.
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1890. Del Torre F. — Le crittogame raccolte e studiate nel
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» SoLiANi L. — Erbario della pubblica Biblioteca Maldotti
in Guastalla con cenni illustrativi sulle principali piante,
che hanno usi medici, economici, industriali; p. 149. Gua-
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1892. SoLLA R. F. — Notizie botaniche dell'Italia centrale (Mal-
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SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 25
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1894. RoDEGHER E. e Venanzi G. — Prospetto della Flora della
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1895. Saccardo D. — Le piante spontanee nel R. Orto Bota-
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ze naturali ; ser. II, voi. II, fase. II). Padova, 1895.
» Marchesetti C. — Flora dell' isola di Lussino di Muzio
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und der Schweiz, in Rabenhorst 's Kryptogamenflora, II
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» MiGULA W. — Synopsis Chfiracearum europaearum. Leip-
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1899. Lorenzi A. — La palude di Solimbei-go nel Friuli occi-
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lettino della Società geografica italiana, fase. IX-X-X 1-1900).
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1901. Lorenzi A. — Note preliminari sulla flora dei laghi
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Alp. Friulana, anno XII). Udine, 1901.
1902. Forti A. — IV contributo alla conoscenza della florula
ficologica veronese. Padova, 1902.
1903. Calegari M. — Nuove aggiunte alla Flora di Parenzo in
Istria. (Atti della Società italiana di scienze naturali ; volu-
me XLII). Milano, 1903.
1904. ScHRÒTER C. et WiLCzECK E. — Notice sur la flore lit-
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1905. Preda A. — Bibliografia algologica per la « Flora italica
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1906. HoLTZ L. — Neue Fundorte von Gharaceen auf der Insel
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1907. BèCtUinot a. e Formiggini L. — Ricerche ed osserva-
zioni sopra alcune entità vicarianti nelle Caracee della
flora italiana (Ballettino della Società botanica italiana,
n. 7, 8, 9, 1907. Firenze, 1907.
1908. BÉGUiNOT A. e Formiggini L. — Ulteriori osservazioni
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n. 4, 5, 6, 1908). Firenze, 1908.
» Briosi G. — G. B. Amici; cenno sull'opera sua e ritratto.
(Atti R. Ist. bot. di Pavia, 2' serie, voi. XI). Pavia, 1908.
» Formiggini L. — Contributo alla conoscenza delle Caracee
della Sicilia. (Bull, della Società bot. ital., n. 4, 5, 6, 1908).
Firenze, 1908.
» 1d. — Revisione critica delle Caracee della flora veneta
compreso il Mantovano. (Atti Accademia Veiieto-Trentino-
Istriana, ser. Ili, anno I). Padova, 1908.
» II). — Contributo alla conoscenza delle Caracee del Lazio.
Annali di botanica di R. Pirotta.
» Forti A. e Trotter A. — Materiali per una monografia
limnologica dei laghi craterici del M. Vultare. (Estr. dal
Suppl. al voi. VII degli Annali di Botanica). Roma, 1908.
A. VILLANI. — DEI NETTARII DI ALCUNE CROCIFERE
QUADRICENTRICHE.
In una nota precedente, servendomi del carattere dei nettarii,
proposi una divisione di alcuni generi della famiglia delle Cro-
cifero. Dalle specie esaminate ultimamente lio potuto fare altre
osservazioni, che in parte espongo in questo lavoro.
Gl'importanti caratteri del frutto, quelli della diversa confor-
mazione dei lobi stimraali, e della svariata forma e posizione dei
nettarii costituiscono di certo ottimi punti di partenza per rin-
tracciare le affinità, che esistono tra i numerosi generi, e per
SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 27
stabilire una [)iù giusta classificazione di una famiglia cosi na-
turale.
E principalmente sul carattere dei nettarli è fondata la clas-
sificazione delle Crocifere di A. Bayer. ^
A questa ne segue una nuova proposta da V. Calestani,- la
quale parte da alcuni caratteri anatomici, principalmente delle
valve e dello stilo, con molta accuratezza studiati dall' autore.
Nella presente nota non mi é dato di intrattenermi, come sa-
rebbe mio desiderio, sulle classificazioni di Bayer e Calestani ;
m'auguro tuttavia di potermene occupare al più presto possibile.
Dalle ultime ricerche fatte rilevo che per alcuni generi vasti
è necessario l'esame di moltissime specie se si vuole stabilire,
con una data sicurezza, il posto che ad essi compete nella clas-
sificazione, ponendo a capo dei caratteri principali quello dei
nettarli.
Lo studio di poche specie non dà sicuro atlidamento, e spesso
è causa di qualche inesattezza.
Le modificazioni, di cui ora mi occupo, riguardano il secondo
gruppo delle Crocifere quadricentriche, da me stabilito prece-
dentemente.
Esso comprende generi con specie fornite di quattro nettarii,
posti a due a due ai lati ed alla base di ciascun filamento breve.
Le nuove specie di Aethionema R. Br. esaminate sono : A. gran-
diflovum Boiss. et Hoh., A. ibertclewn Boiss., ed A. Tliomasia-
numF. Gay. Tutte hanno quattro nettarii, due per lato edalla
base di ciascun filamento breve. Sono sempre piccolissimi, tu-
bercoliformi, subtriangolari, rotondeggianti o laminacei, semi-
lunari.
Neil' Eicnojma cordala DC. e nell' EitcUdiain syriacam (L.)
R. Br. ho riscontrato quattro nettarii piccoli, due per lato ed
alla base di ciascun filamento corto, tubercoliformi, od appena
arcuati e leggermente compressi.
Nel genere Capsella Medie, ora i nettarii sono quattro, due
per lato di ciascun filamento breve, ora due, ognuno circondante
* Bayer A., Beitràge ziir systematisalien Gliederunf/ der Cruciferen
{Beit. z. Bot. CentraWL, XVIII [1905]).
* Calestani V., Sulla clasnifioazione delle Crocifere Italiane. Prima
contribiizioìie. « Nuovo Giornale botanico italiano », Nuova serie,
voi. XV, luglio 1908.
28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
l'inserzione del corto stame, solcato all'interno e spiccante pro-
lungamenti laterali, che a volte finiscono per toccare quelli
provenienti dal nettario opposto.
Nella Cappella Bursa-pastoris (L.) Moench i due nettarli,
posti ai lati ed alla base del filamento breve, all'esterno di questo
spesso si presentano concresciuti e sono forniti di corte striscie
laterali. Di frequente presentano la forma disegnata da Bayer. ^
Nella C. Heegerì Solms e nella C. grandiflora Boiss. sono
due, ognuno circonda la base del filamento breve, é solcato in-
ternamente ed è fornito di appendici laterali che si prolungano
sotto ed esternamente all'inserzione degli stami lunghi, termi-
nando con ingrossamenti rotondeggianti, che spesso si toccano
tra loro. ^
Anche nel genere Thlaspi (Tourn.) L. alcune specie hanno
quattro nettarli grossi, con corte appendici laterali, due per lato
di ciascun filamento breve; altre ne hanno due, ognuno circon-
dante la base del corto filamento, per lo più aperto tra questo
e l'ovario, spesso con un solco infuori, ed avente ai lati pro-
lungamenti situati all' esterno ed alla base dei lunghi stami,
spesso ingrossati all'estremità ed a volte avvicinati cosi da toc-
carsi tra loro. In qualche specie nella parte esterna il nettario
si presenta diviso, ed in altre tra la divisione si nota uno o due
tubercoletti nettari feri.
Nel T. arvense L. e nel T, perfoliatuin L. spesso sono quattro,
due per lato ed alla base di ciascun filamento breve, alquanto
ravvicinati all'esterno e con lunghe appendici laterali.
Nel T. Huetìi Boiss. i nettarli sono due, a volte disposti come
ha indicato il Bayer nel lavoro citato, a volte aperti interna-
mente e solcati. 0 come chiusi da uno o due tubercoletti net-
tariferi all'esterno.
^ A. Bayer, op. cit.
^ In moltissime specie si riscontra un caso simile. Quando esiste
un nettario che circonda la base del filamento breve, ad anello
completo ovvero più o meno aperto internamente o solcato all'esterno,
spesso si notano lateralmente delle striscie o bandellette nettarifere,
corte o lunghe, che a volte terminano con un rigonfiamento sotto
ciascun filamento lungo. Lo stesso fatto si osserva anche in molte
siliquose, come nel Dichroanthus mutabilis B. Webb et Berthelot, nel
Diptychocarpus strictus Fisch. ecc.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO 29
Nel T. alpestre L. e nel T. montanum L. sono aperti tra il
filamento e l'ovario e forniti di un solco non di rado abbastanza
accentuato all'esterno.
Nel T. alliaceiim L., nel T. Szowitsianum Boiss., nel T. vio-
lascens ^choììy . et K. circondano quasi interamente la base del
filamento corto, sono appena aperti all'interno e qualche volta
leggermente solcati all' infuori ; sempre con lunghe appendici
laterali che finiscono anche col toccarsi tra loro.
Non posso per ora entrare in discussione sulle diverse specie
che gli autori riferiscono al genere Alyssum L. ; mi limiterò
soltanto, come ho già innanzi accennato, ad esporre alcune os-
servazioni fatte a riguardo.
I nettarli in generale sono piccoli, semilunari, od in forma di
tubercoli rotondeggianti, arcuati e leggermente compressi, o sub-
triangolari, di rado con cortissimi prolungamenti laterali; a volte
allungati a guisa di esili filamenti, capitellati all'estremità, eretti,
oppure orizzontali, ingrossati alla base e rivolti verso l'esterno.
Sono sempre posti due per lato ed alla base di ciascun fila-
mento breve.
In alcune specie, essendo i filamenti ingrossati ed allungati
alla base ed i corti curvati infuori, i nettarli appaiono inseriti
alquanto internamente.
Le specie esaminate sono : A. saxatile L., A. saxatile L, b.
leucadeitm (G-uss.), A. saxatile L. j3 petraeum (Ard.) ; A. pe-
iraemn Ard. b. edeniulnm ( W. et K.) ; A. argentemn (AH.) Vitm.,
A. condensatum Boiss. et Hauss., A. Idaeum Boiss. et Heldr.,
.-i. Wulfenianam Bernh., A. rostraiam Stw. var. WierzbicMì
Heuff., A. MrstUum M. B., A. calijcinum L., A. spinoswn L.
A me pare che la forma dei nettarli potrebbe far suddividere
il genere Alyssum in due sottogruppi.
II primo comprenderebbe le specie fornite di nettarli tuber-
coliformi, arrotondati od arcuati, leggermente compressi, o sub-
triangolari; il secondo quelle con nettarli allungati, capitellati
all'estremità, eretti od orizzontali.
tubercoliformi, rotondeggianti, arcuati e legger-
h4 /' 4 nettavii due per > ^^nte compressi o suljtriangolari {A. argeii-
„ l , , 1 ,1 T \ team (,A11.) Vitm., A. laueuni. Eoiss. et Heldr.,
I ) lato ed alla base ] j^ saxatile L., A. sinuatum L. ecc.)
» i di ciascun fila- l -^ , filiformi, capitellati, eretti {A. calycinum L.)
^ \ mento breve f g arrotondati alla base, ottusi, orizzontali e di-
\ ra \ retti in avanti {A. spinosum L.).
30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
Nel genere Berteroa DC. {B. ìncana DC, B. procicmbens
Portsch., B. i^rocunibens Porstch. b. obliqua DC.) i nettarii
sono quattro disposti sempre come nel genere Alyssum L., in
cui è compreso da diversi autori ; in generale sono più svilup-
pati ^ e la loro forma si avvicina a quella di A. saxaiile L. e di
A. sinuatum L.
Nelle diverse specie di Lepidium L. i nettarii ora sono quat-
tro, subtriangolari o linguiformi, acuminati od ottusi, molto pic-
coli, situati due per lato ed alla base del filamento staminale;
ora sei, quattro, subtriangolari, con corte appendici laterali, od
arcuato-compressi, due per lato ed alla base di ciascun filamento
corto, e due, quasi cilindrici, acuminati, subtriangolari, tubercoli-
formi od a linguetta eretta, uno alia base e tra ciascuna coppia
di filamenti lunghi.
Hanno quattro nettarii: L. ruderale L., L. Virginicum L.,,
L. 'ìnicranthit'in Ledeb., L. intermediain A. Gay. e L. Hum-
ììoldiu DC. In tutti gli esemplari, da me esaminati, ho sempre
osservati gli stami ridotti a due soltanto, ed alla base ed ai lati
di ciascuno di essi due nettarii piccoli, tubercoliformi o legger-
mente compressi. Nel L. ruderale L., nel L, Humboldtii DC,
nel L. micranthum Led. anche il Bayer nota quattro nettarii ;
l'autore a riguardo dice che il fatto è dovuto all'anormale svi-
luppo dell'androceo, ritiene il fenomeno naturalissimo e che in-
duce alla norma generale che il numero e la forma dei nettarii
si comporta esattamente secondo il numero ed il posto delle
singole parti del fiore.
Ho riscontrato sei nettarii nelle seguenti specie: L. Nebro-
dense Guss., L. lalifolium L., L. sativum L., L. camjyesire (L.,
R. Br., L. heierophylUan Benth., L. Smithu Hook. Come si vede
non è vasto il numero di specie di Lepidium L. studiate ; tuttavia
mi sembra che, per quelle fornite di sei nettarli, potrebbero
essere stabilite nuove divisioni, essendo svariata la loro forma,
e spesso alcune presentando delle appendici più o meno lunghe.
Nella Cardarla Draba Desv. i nettarii sono, come in molte
specie di Lepidium L., sei, quattro, due per lato ed alla base
del corto stame, sono molto ravvicinati tra loro, cosi da sem-
brare un nettario circondante interamente l' inserzione starai-
* V. Bayer, op. e.
SEDE DI FIRICNZK - ADUNANZA DRL 9 GENNAIO 31
naie, ed hanno lunghe appendici laterali che arrivano quasi a
toccare i due nettarli, subcilindrici, eretti, posti uno alla ba,se
e tra ciascuna coppia di filamenti lunghi.
Queste osservazioni coincidono con quelle fatte dal Bayer, il
quale dice che forse il genere Cardaria Desv. può essere ri-
tenuto come un tipo di passaggio tra quello delle Lepidiee e
({uello delle Isatidee, in cui si nota un nettario, che circonda
ad anello la base del filamento corto, congiunto, per mezzo di
striscie, col nettario mediano. Nota ancora die lo sviluppo vi-
goroso dei nettarli di C. Braba Desv., rispetto a quelli di Lepi-
DiDM L., può esser considerato uno dei caratteri per ritenere
distinto il genere Cardaria Desv.
Nel genere Senebiera DO. (Coiìonopus Giirtn.) ora sono quattro,
due per lato ed alla base di ciascun filamento breve, tuber-
coliformi (S. violacea Munby), od ingrossati alla base, subci-
lindrici 0 eretti (<S', didyma Pers. = Coronopus dìdymus (L.)
Sm.); oppure due tra ciascun filamento breve e l'ovario, pic-
coli, arcuato-compressì (x. linoides DC); ora sono sei, quattro
grossi, subtriangolari, quasi piramidali, due per lato di ciascun
filamento breve, e due piccolissimi, uno alla base e tra ciascuna
coppia di filamenti lunghi {S. coronopas Poir. = Coi^onopus pro-
cimibens Gilib.). Come molto esattamente nota il Baj'er, i nettarli
degli stami lunghi della .S'. Coronopus Poir. n^yn si trovano al-
l'esterno; ma sono inseriti tra ciascuna coppia alquanto inter-
namente, cosi da essere situati proprio sotto il pistillo.
Questo carattere distinguerebbe i nettarli della S. Coronopus
Poir. da quelli delle specie di Lepidium L., aventi sei nettarli. Da
quanto ho detto si rileva che i generi Lepidium L., Cardaria
Desv. e Senebiera DC. non possono essere compresi nel gruppo
delle Crocifero puramente quadricentriche ; e che le specie di
Lepidium L. e Senebiera DC, non essendo tutte fornite dello
stesso numero di nettarli, potrebbero essere suddivise in due
sottogruppi : il primo comprenderebbe quelle con sei nettarli ed
il secondo le altre con quattro.
In una prossima nota spero di potermene occupare più diffu-
samente e di indicare quale, a mio modo di vedere, è il posto
che potrebbero avere i generi Lepidium L., Cardaria Desv, e
Senebiera DC, in una divisione generale delle Crocifero, fon-
data principalmente sui caratteri dei nettarii.
32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 GENNAIO
Nelle specie di Chamaelina Craiitz. che ho conthiuato a stu-
diare {C. foeiida Fries, G. saliva (L.) Craiitz., C. silvestrisWsLÌÌr.,
C. snvest}nsWa.\\r., var. microcarpa Andrz.), ho sempre riscon-
trato quattro nettarii, due per Iato ed alla base di ciascun filamento
breve, arcuato-arrotondati, leggermente compressi con o senza
brevi appendici laterali. Non di rado i nettarii dalla parte esterna
del corto stame sono molto ravvicinati tra loro. Finora non mi è
riuscito di osservare i nettarii in numero di due, ognuno alla base
del filamento breve, largamente aperti all'interno, e con un solco
profondo a guisa di sella esternamente, come ha riscontrato il
Bayer, che nel lavoro citato ne ha disegnato anche la forma.
Sarà mia cura di non tralasciare 1' esame delle ultime specie
indicate, essendomi sorto il dubbio che la forma riportata dal
suddetto autore possa essere considerata come un semplice caso
di concrescenza. E questa la ragione per cui nella presente nota
continuo a porre il genere Chamaelina Crantz tra le Crocifere
quadricenti'iche.
Nella Neslea paniculala (L.) Desv. i nettarii si presentano
come in alcune specie di Thlaspi (Tourn.) L. Sono due, ognuno
che circonda la base del filamento breve, come un anello com-
pleto, oppure aperto all' interno, non di rado solcato infuori, e
con appendici laterali che si portano esternamente e sotto l'in-
serzione degli stami lunghi, ove ciascuno termina con un note-
vole ingrossamento, spesso molto ravvicinati fra loro. Mi é ac-
caduto ancora di vedere i nettarii aperti tra lo stame e l'ovario
e con il solco all'esterno mollo accentuato, in questi casi la
Neslea imniculata (L.) Desv. ha tutta l'apparenza di una Cro-
cifera quadricentrica.
La maggior parte delle specie comprese nel genere Draba L.
è fornita di quattro nettarii di forma diversa, due alla base ed
ai lati di ciascun filamento breve, spesso con prolungamenti che
si portano sotto le due coppie di filamenti lunghi.
In alcune specie a volte concrescono all' infuori, in altre se
ne riscontrano due, circondanti la base esterna del corto fila-
mento, con appendici che si prolungano sotto l'inserzione degli
stami lunghi fino ad incontrarsi ti'a loro. Anche in questi casi
non di rado nella parte esterna del corto filamento si nota un
accenno di divisione.
Nella D. muralis L., come dai diversi autori è stato s'ià os-
SEDE 1)1 FIRENZE - ADUNANZA DEL, 9 GENNAIO 33
servato, i iiettarii sono due, grossi, rotondeggianti, uno al posto
di ciascuno stame mancante.
Nella D. borealis DC, nella D contorta Ehrh., nella D. verna L,
i quattro nettarli molto spesso sono in forma di [)iccoli tuber-
coli 0 di cuscinetti arrotondati, a volte un po' arcuati o leg-
germente compressi; quelli di D. arabisans Michx.. di D. Flad-
nizensfs Wulf., di B. stellata Jacq. hanno per lo più forma
subtriangolare con corte appendici laterali, che si portano per
breve tratto esternamente e sotto l'inserzione dei filamenti
lunghi.
I nettarli di D. Aizoon Whlnb. sono due, ognuno circonda i
lati e la base esterna del corto filamento ed ha grosse appen-
dici laterali, che si prolungano sotto gli stami lunghi esterna-
mente fino ad incontrare quelli del nettario opposto. La stessa
forma e posizione hanno i nettarli della D. aizoides L. ; non
di rado all'esterno del tllamento breve il nettario è leggermente
solcato.
Nella D. dicranoides Boiss. et Huet il solco diventa più di-
stinto e qualche volta i nettarli si presentano fìnanco divisi.
II genere Draba L. potrebbe dunque essere suddiviso in tre
sottogruppi. Il primo comprenderebbe tutte le specie aventi
quattro nettarli, due per lato ed alla base del corto filamento;
il secondo quelle con due nettarli che circondano la base del
corto stame, largamente aperti tra questo e 1' ovario, qualche
volta con un leggero o distinto solco all'esterno, e sempre con
grosse e lunghe appendici laterali ; il terzo le specie fornite di
due nettarli piccoli, tubercoliformi, uno al posto dello stapie
mancante.
/ 4 nettaiùi, due alla base ed ai lati di ciascun lilamento
breve (D. verna L., D. Fladnizensis Wulf ecc.)
2 nettarli, che circondano ognuno la base del corto stame,
laro-amenti aperti tra questo e l'ovario, con un leggero
Draba L. | o distinto solco airesteriio, sempre con grosse e lunglie
appendici laterali {D. Aisoon Wliln., D. Aisoides L.,
D. dicranoides Boiss. et Huet ecc.)
2 nettarli piccoli, tubercoliformi, uno al posto dello stame
mancante {D. muralis L.).
I caratteri riguardanti la maggiore o minore lunghezza delle
appendici dei nettarii delle specie quadricentriche di Draba L,,
ed il solco più o meno accentuato delle dicentriche, indicate
34 SRDE DI FIKKNZE - ADUNANZA DKL 9 GENNAIO
nel secondo sottogruppo, potranno forse servire per nuove sud-
divisioni.
r generi quindi Tiilaspi (Tourn.) L., Capsella Medie, Nes-
LEA Desv. ed alcune specie di Draba L., per le variazioni di
sopra elencate, non possono essere riuniti nel gruppo delle Cro-
fere quadricentriche.
In generale essi comprendono specie fornite di un nettario,
circondante la base del corto sianie, spesso aperto tra questo e
Tovario, con appendici laterali che in qualche specie si prolun-
gano sotto ed esternamente ai filamenti lunghi fino a toccarsi,
ed a volte a concrescere insieme; più raramente si riscontrano
quattro nettarli, due per lato ed alla base di ciascun filamento
bi'eve.
Per queste ragioni fin da ora credo opportuno di tenerli di-
stinti dalle Crocifere quadricentriche, sperando, allorché avrò
potuto estendere più largamente le mie ricerche, di indicare il
posto che a ciascuno spetta nella classificazione.
Riassumendo il secondo gruppo delle Crocifere quadricen-
triche, da me precedentemente pi'oposto, verrebbe cosi modificato :
/ 4 nettarli due per lato ed alla Ijase di ciascun lilamento
[ breve: AethionemaE. Br.. Euxomia DC, CocHLEAEiA
quadiTcentóclie i ^'^^'""^'•^ ^- ^lyssum L, Berteroa DC, Chamaelina
f Crantz., Draba L. p. p., Fibigia Medie. Peltaeia L.,
\ Clypeola L., Anastatica L.. Euclidium R. Br.
È chiaro che parecchi di questi generi non sono affini tra
loro, tuttavia, accompagnando il carattere dei nettarli con quelli
riguardanti lo stimma, il frutto, il seme, l'embrione ecc., si po-
tranno stabilire diversi gruppi ben costituiti e comprendenti
generi collegati da maggiori affinità.
Non essendoci altre comunicazioni l'adunanza è tolta.
1909. Fkbbràio. N.° 2.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Baccarini P. — Una famiglia di ibridi tra varietà di Solanum
Melongena L Pag- 38
Bebgamasco Ct. — Il " Mal bianco ,, della Quercia nei dintorni
di Napoli. [Proc. rerb.) ,, 37
Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese „ 47
Pampanini e. — Alcune Kalanclioii dell' Eritrea „ 51
Id. — Materiali per una Flora della Provincia di Belluno. III. „ 56
Trotter A. — A proposito del " Mal bianco „ della Quercia in
Italia. {Proc. verh.) „ 35
Vaco ari L. — L'Abate Pietro Chanoux, Rettore dell'Ospizio del
Piccolo S. Bernardo. (Proc. rerb.) „ 35
Vaccari L. e WiLCZEK E. — Un nuovo ibrido di Achillea [A. ma-
cropliìjlla X herbarota Ali. var. MorisUuia Rchb. fìl.). . . . „ 61
SEDE DI FIRENZE.
Aduna]siza del lo febbraio 1909.
Presidenza del Presidente Baccariki.
Aperta la seduta, vengono presentati i due ultimi fascicoli della
Flora Analitica d'Italia oiferti in dono alia Società botanica, come
il resto dell'Opera, dall'Autore. Essi comprendono l'introduzione
geobotanica, la chiave delle famiglie e 1' ultima parte dell' Indice
generale, dimodoché la ijubblicazione dell'Opera, iniziata nel 1896,
è ora terminata. — Viene poi comunicata la seguente rettifica a
proposito del « Mal bianco » della Quercia in Italia :
« Il socio Trotter, a complemento della sua nota sull'Oidio della
Quercia, pubblicato nell' ultimo Bullettino, aggiunge che il detto
fungo fu constatato per la prima volta in Italia nel mese di luglio
1908, e che la prima notizia fu data dal prof. P. A. Saccardo nella
Gazzetta del Contadino di Treviso nel mese di agosto (n. 32) >,
Indi si dà lettura di queste comunicazioni :
L. Vaccari. — L'Abate Pietro Chanoux, Rettore dell" Ospizio
del Piccolo S. Bernardo.
« I colleghi dalla Società botanica che parteciparono alla gita
sociale in Valle d'Aosta nell'agosto 1903 ricorderanno certo con un
Bull, della Soc. boi. Hai. 3
36 SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
senso di profondo rispetto la veneranda figura del Rettore del-
l' Ospizio del Piccolo S. Bernardo che ci accolse con tanta cordialità
e signorile larghezza.
« Egli è morto il 9 u. s. nell'età di 81 anni, dopo mezzo secolo pas-
sato lassù, a 2200 m., a compiere il caritatevole ufficio di dare ai
passanti ristoro ed ospitalità ; è morto come un soldato sul campo
di battaglia.
« Egli non era nostro socio, anzi non ha mai militato tra le file
dei botanici ; merita tuttavia dì venire da noi commemorato non
soltanto per un senso di gratitudine per le gentilezze prodigateci
nel 1903, ma anche perchè a luì si deve la fondazione del più vasto
e più elevato giardino botanico alpino d' Italia.
« La prima idea della creazione di un giardino alpino aveva ger-
mogliato nella mente dell' Ab. Chanoux molto prima del 1884 —
anno in cui il Correvon fondava il suo primo Giardino a Ginevra
— ma la mancanza di mezzi e di pratica ne ritardarono l'attuazione,
che solo nel 1897, auspice il Club Alpino italiano e sotto la dire-
zione del sig. Correvon, potè compiersi. Da quell'epoca l'Ab. Cha-
noux dedicò ogni sua cura all' incremento di quel giardino che in
suo onore fu chiamato « Chanousia » e che, non badando a sacrifici,
riusci a portare ad un tal grado' di importanza da permettere un
confronto decoroso coi giardini alpini esteri i più rinomati.
« Ora egli sì preparava ad accogliere il IV Congresso pei giardini
alpini : l' inesorabile Fato gli ha tolto questa soddisfazione da lui
tanto ambita ! Ma il giardino che ebbe tanta parte nella sua vita,
non decadrà. Egli lo ha legato con testamento all' Università dì
Torino, la quale disponendo di più larghi mezzi potrà portarlo ad un
alto grado di jìerfezìone, con esso completando quello molto più ele-
vato che sorgerà al Monte Rosa accanto all' Istituto Internazionale.
L'affetto speciale che per la flora alpina nutre il prof. O. Mattirolo,
dà sicuro afifidamento a bene sperare !
« Alla venerata memoria del generoso fondatore della « Chanousia »,
io che per 12 anni fui suo collaboratore devoto ed affezionato, mando
da queste pagine il più caldo tributo di lacrime ». •'
Tivoli, felibraio 1900.
1 Per notizie sulla « Chanousia » vedasi specialmente :
Baroni: Gita della Società botanica italiana nella Val d'Aosta (Bull. Soc. Ijotan.
ita!., 1903, pag. 237).
Bruttini e Vaccari : Inchiesta sui giardini alpini (S,oc. Agric. ital. Roma, 1906).
Cavara : Vna visita ad, alcuni giardini alpini (Bull. Soc. bot. it., 1904, pag. 131).
Correvon : BiM. Association pour la pi-otection des plantes. Genève. N.' 11, 20 passim.
Henry: Jardins botaniques. Milaii, Clerc, 1901; ed in Bull. Soc. de la Flore Val-
dótaine, 1901, N. 1.
Pa VARINO e Vaccari: Catalogo delle piante spontanee e coltivate nell'anno 1S97
nella « Chanousia ». Aoste, 1S97.
Sommier: a proposito del giardino alpino « Chanousia » (Bull. Soc. bot. it., 1897,
pag. 261).
Vaccaei : / giardini botanici alpini dellaVal d'Aosta (Bull. Soc. bot. it., 1900, p. 301).
Id. : Il giardiìio alpino « Chanousia ■» al P. S. B. e il uiigli or amento dei fondi
valdostani (Bull Soc. Agric. ital., 1900, n. 1, p.ig. A).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 37
G. Bergamasco. — Il Mal bianco della Quercia nei dmiorni dì
Napoli.
« Questa malattia, clie nel 1907 si diffase subitaneamente in Europa
ed ora si propaga rapidamente anche in Italia, ha già attirato da
noi l'attenzione dei botanici. Cosi l'illustre P. Saccardo la notò
sulle querce di Montello ; A. Fiori, G. Cuboni, P. Yoglino, C. Fu-
schini, A. Trotter ed altri la studiai-ono e la riscontrarono in molte
località della patria nostra : nel settentrione, nelle parti centrali
e, meno, nel mezzogiorno.
« Essa in questi ultimi tempi è stata accertata nella Liguria, a
Pavia, nel Lazio, a Caserta, nell'Avellinese ecc.
« L'autunno scorso la notai nei dintorni di Napoli, e precisamente
in vicinanza della Pigna al Vomere, nella tenuta Marasco.
« Presso la cosi detta Via Nuova, che si dirige verso Cangiani,
principia la proprietà menzionata, disposta su colline verdeggianti
e che si estende fino ai Camaldolilli. Un ponte, gettato attraverso
un burrone, conduce dalla via nel podere.
« Dalla stradavi si scorge un boschetto, crescente sulla collina più
vicina, di querce, ginestre e castagni, in cespugli ed alberetti, a ca-
gione del recente taglio ; e già dalla strada le cime delle sole querce
appaiono, anche ora, coperte come di nevischio o di polvere bianca.
« E il Mal bianco della Quercia che sì manifesta cosi da lontano.
« Soltanto su questa collina e su quella che le sta appresso con-
statai la presenza della crittogama.
« I pochi alberi adulti di querce, risparmiati dal taglialegna, sparsi
qua e là sono perfettamente immuni dal micete, il quale infesta pic-
colissimi arbusti e cespugli nelle loro parti piìi tenere : nelle gemme,
nei germogli e nelle giovani foglie.
« I ramoscelli infetti, raccolti da me per essere studiati, appar-
tenevano alla specie Quercus pedunculata Willd.
« Di preferenza sulla pagina superiore delle foglie si manifestano
chiazze di efflorescenza bianca che si allargano fino a ricoprirne tutta
la superficie d' un rivestimento candido, polverulento, che facilmente
può essere tolto.
« Nei posti corrispondenti alle macchie, i tessuti impallidiscono,
ingialliscono, si disseccano. Colpita nei giovani e delicati germogli,
la pianta intera si risente dell'invasione virulenta del micromicete
e, se non interviene l'uomo o non si presentano speciali condizioni
favorevoli, si avvia alla deturpazione o alla morte.
« La cagione del contagio è un Oidio, e mi pare trattarsi qui del-
l' Oidium quercinuiii Thiim. L' osservazione microscopica, del resto
ancora superficiale, praticata da me sul micelio, sui conidiofori e
conidii di questa crittogama, mi fa, per ora, concludere cosi.
« Essendo da noi il micete privo, nel suo ciclo evolutivo, della
forma ascofora, la sua determinazione si rende alquanto malagevole.
38 SEDE DI FIRENZE - ADUJJANZA DEL, 13 FEBBRAIO
I micologi non si sono ancora pronunziati definitivamente e posti
d'accordo su tale questione. Comunque sia, in questa nota mi pro-
pongo più che altro di segnalare la jjresenza del Mal lianco della
Quercianeì dintorni di Napoli, riserbandomi in seguito, favorendo le
circostanze, a riprendere ed approfondire gli studii sull'argomento ».
Napoli, 24 gennaio 1909.
Sono poi presentati e brevemente riassunti i seguenti lavori :
P. BACCARINI. — UNA FAMIGLIA DI IBRIDI TRA
VARIETÀ DI SOLANUM MELONGENA L.
Il Solanum Melongenci L. è una stirpe vegetale coltivata ab
antiquo con numerose varietà, differenti tra loro per molti
caratteri, quali segnatamente la forma, la grossezza, ed il colo-
rito del frutto, varietà che sembrano costanti, perchè si perpe-
tuano per semi, senza presentare grandi oscillazioni nelle gene-
razioni consecutive, e senza richiedere grandi cure per la loro
conservazione.
I Petonciani a frutto bleu più o meno cupo sono i più
frequentemente coltivati fra noi e la colorazione loro è dovuta
ad un accumulo di aiitocianina nelle cellule epidermiche e nei
sottostanti strati di rinforzo.
I Petonciani a frutto bianco sono intieramente privi di mate-
ria colorante nel tavolato epidermico e nei piani cellulari sot-
tostanti ; ed anche i cromatofori vi sono inattivi o mancano in
tutto il parenchima fondamentale; cosicché il frutto assume un
colorito bianco di latte o d'avorio più o meno lucente ; colore
che esso conserva anche a maturità.
Altre varietà sono verdi perchè mancano di antocianina,
mentre i cromatofori si conservano attivi e producono copia di
clorofilla. Talune di queste varietà sembra che conservino il
loro color verde anche a maturazione, altre, e sono forse il
maggior numero, divengono gialle a maturità; ma io non ho
avuta occasione di conoscere ancora direttamente alcuna di
queste varietà a frutti di color verde puro.
Nei nostri giardini è coltivata per ornamento una varietà
che va sotto il nome di Petonciano di Madras e che pre-
senta frutti, oblunghi, piriformi, variabili di colore anche sullo
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 13 FEBBRAIO 31)
stesso piede: poiché essi sono talvolta quasi del tutto verdi,
altre di un violaceo chiaro; altre ancora di un color verde con
delle macchie bianche che partono dalla cicatrice stilare; odi
un color fondamentale violaceo chiazzato di bianco allo stesso
modo del caso precedente. In questi frutti variegati il colore
predominante è più forte sempre verso la base del frutto e si
attenua verso 1' apice. Nelle forme da me osservate il colore di
maturazione fu sempre il giallo.
Nelle mie esperienze io ho presi per punti di partenza due
frutti provenienti dalle culture dell;i locale scuola di Pomologia,
appartenenti l'uno al tipo Petonciano di Madras, l'altro al tipo
di Petonciano bianco della China.
Il frutto della prima varietà era di forma ovato-allungato, di
media grossezza e di un giallo canario uniforme ; il secondo
più voluminoso ed allungato del primo, leggermente curvo e di
un bianco d'avorio uniforme.
Dai semi dell'uno e dell'altro ottenni delle piatite che conser-
varono i caratteri della razza: il Petonciano chinese diede delle
piante a fratto bianco d'avorio e quello di Madras dei frutti a
colorito fondamentale verdastro con sfumature bianche verso
l'apice, od a colorito fondamentale debolmente violaceo con delle
sfumatui'e o delle macchie bianche verso la punta.
Il colorito violaceo in nessun caso raggiunse un tono cupo ;
e si gli uni che gli altri frutti della razza di Madras divennero
gialli a maturazione.
Tra queste piante ne scelsi due, una per varietà, come capo-
stipiti della progenie ibrida, in modo che funzionassero recipro-
camente da maschio e da femmina.
Furono usate nelle operazioni le maggiori cautele, i fiori
.scelti erano prossimi all'antesi, ma ancora chiusi, in modo che
fosse facile divaricare la corolla ed asportare le antere. Il Pol-
line dei fiori di una pianta veniva raccolto da queste antere
ancora chiuse e portato sullo stigma dei fiori dell'altra e vice-
versa ; e quindi riaccostate le labbra della corolla, si chiudeva
il fiore in un sacchetto di carta pergamena, che veniva rimosso
solo quando l'ingrossamento dell'ovario testimoniava della avve-
nuta fecondazione, affinché il frutto potesse svolgersi liberamente.
Anche i frutti dei fiori cosi fecondati presentarono i caratteri
proprii della razza alla quale apparteneva la pianta madre.
40 SEDE DI FinENZE - ADUNANZA DP:i> 13 FEBBRAIO
L'anno di poi fu scelto, per ognuna delle due piante, come
riproduttore il frutto migliore ed alcuni semi vennero affidati
al terreno. Non mi fa possibile dare a questa seconda fase della
prova la desiderata estensione, e dovetti limitarmi a poche cul-
ture in vaso, comprendenti una ventina di piante all' incirca
per ognuno dei due frutti.
Tutte queste piante diedero dei frutti secondo il tipo del Pe-
tonciano di Madras, cioè ovali-allungati a fondo verde o bluastro
chiaro con macchie e sfumature bianche all'apice; frutti che
poi a maturità assunsero una tinta gialla di una intensità uni-
forme. Non ebbi alcun frutto bianco puro e neppure alcun
frutto violaceo puro: perchè anche in quelli che presentavano
questo colore la tinta verde traspariva chiaramente sotto il co-
lorito violetto, sempre molto attenuato.
Non essendovi nel giardino alcun' altra jtianta di Petonciano
e nessun' aUra cultura ortense nelle adiacenze, non ricorsi a
speciali cautele per la fecondazione : che venne lasciata agli
agenti naturali.
Dei frutti ottenuti da questa cultura ne fu prescelto uno solo
come riproduttore da una pianta che aveva per antenato ma-
terno il Petonciano di Madras e per antenato paterno il Pe-
tonciano bianco della China.
La semina fu abbondante e, per economia di spazio, le piante
vennero poste a dimora in gruppi di 7 ad 8 per buca: poiché
non si trattava tanto d'ottenere delle piante vigorose e produt-
tive, quanto degli esemplari che giungessero a caratterizzarsi
producendo sia pure un frutto soltanto. K noto del resto che i
frutti di Petonciano si caratterizzano di buon'ora. Però, data
la ristrettezza dello spazio disponibile, l'affollamento fu tale che
molte piante non giunsero a fiorire, e di esse naturalmente non
fu tenuto conto.
Le altre invece hanno presentata una variabilità straordina-
ria nel colorito del frutto secondo andrò ad esporre.
Lo Piante a frutti comioletamente biancìd secondo il tipo
di Petonciano bianco della Cliina.
Le foglie presentavano la stessa forma e lobatura delle forme
enumerate più sotto, il picciuolo ei'a scabro e scarsamente spi-
nuloso, e cosi pure la nervatura mediana e le laterali presen-
SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 18 FEBBRAIO 41
lavano qualche aculeo anche sulla pagina superiore: il pedun-
colo fiorale ed il calice erano sparsi di aculei robusti e frequenti-
Tutti gli aculei erano bianchi, ed in 8 piante sopra 26, limitati
quasi del tutto al peduncolo fiorale ed a! calice.
Il colore del frutto era bianco e si mantenne tale fino a tarda
maturazione, fino cioè al sopravvenire nella sua polpa di pro-
cessi di putrefazione.
Devo però avvertire che ho riferito a questo gruppo anche
qualche pianta che pi-esentava dei frutti ancor bianchi ma leg-
germente sfumati di viola: l'albinismo qui non era assoluto dal
punto di vista del colorito violaceo; ma mancavano del tutto i
cloroplasti, e la sfumatura violetta era molto debole.
2.° Piante a fratto violetto.
Foglie come sopra a nervature inermi, od eccezionalmente
colla mediana ad una o due spine deboli : picciuolo quasi inerme,
peduncolo e calice fiorale debolmente armati. Gli aculei dap-
prima verdi assunsero più tardi una tinta bruna specialmente
nella porzione terminale, o divennero bianchi nelle varietà a
frutto sbiadito. Il frutto restò violetto anche a tarda matura-
zione. Nelle piante riferite a questo gruppo la tinta violacea
era sempre uniforme, ma di intensità differente da pianta a
pianta. In molti casi essa andava progressivamente intensifican-
dosi verso le maturità. Una separazione netta tra questo gruppo
ed il precedente non fu sempre possibile, ed in più d' un caso
mi son trovato iiideciso se riferire una pianta a questo gruppo
od al precedente. La tinta violetta ei'a sempre riconoscibile; ma
talvolta estremamente attenuata, tal' altra abbasta intensa : ed
io nella tabella annessa a p. 43 ho tenuto conto di queste forme
riunendole in una colonna a parte: la colonna 2.»
3.° Piante a frutto verde con macchie e venature violette.
Le nervature erano raramente inermi e la mediana presen-
tava superiormente e talv^olta anche inferiormente alcune debo-
lissime spine: anche il picciuolo presentava delle spine deboli,
nel calice gli aculei erano abbondanti come nel gruppo di piante
a frutto bianco, e varianti di colore dal violetto al bianco.
Il colorito fondamentale del frutto era verde e si presentava
talvolta nella sua massima nettezza alla base del frutto ed an-
42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
dava attenuandosi e schiarendo verso l'apice, dove compariva
la tinta violetta in forma di macchie e di venature che si al-
lungavano, anastomosandosi a rete, verso la base del frutto ed
indebolendosi di tinta per via. In altri casi anche verso la base
del frutto si osservava come una velatura violetta che appan-
nava la tinta verde fondamentale lasciandola però sempre tra-
sparire più o meno bene; ed in questo caso il colorito viola
riappariva puro solo nelle macchie periapicali.
A misura che il frutto si avvicinava alla maturazione, le
macchie violacee si attenuavano ed il frutto assumeva grada-
tamente una tinta gialla più intensa in corrispondenza alle por-
zioni colorite in verde, meno in corrispondenza alle macchie
violette.
4.° Piante a frutti verdi con maccìiie e venature Manche.
Queste piante hanno presentati i caratteri del tipo precedente,
colla differenza che le macchie e le strie violacee erano sosti-
tuite da macchie bianche. Il colore di maturazione fu sempre
il giallo ; esso restò più pallido in corrispondenza alle macchie
bianche, le quali in certi frutti si conservarono quasi inalte-
rate sino a_ maturità.
In generale i frutti di ogni pianta appartenevano al mede-
simo tipo; ma non è da escludersi in via assolutala possibilità
che compaiano sopra un sol piede frutti di tipo diverso. In queste
culture il caso è stato per altro molto raro. Ad es. il 2 ottobre
ho raccolta una pianta con due frutti, dei quali il più adulto
era del 4« tipo, e l'altro violetto con macchie e venature più
pallide leggermente sfumate di verde: le foglie ed il calice erano
quasi inermi ed i rari aculei erano bruni : altre volte ho osser-
vate piante a frutti violacei (riferite da me quindi al 2° tipo)
nei quali però la tinta variava d'intensità; in modo ad es. che
i frutti inferiori apparivano quasi albini, ed i superiori di un
violetto intenso ; ma le ho comprese tutte nel tipo secondo, perché
il colorito violetto, per quanto debole, era sempre manifesto chia-
ramente, anche nei frutti inferiori, ed il verde mancava.
Cosi pure diverse piante riferite alla 3.* categoria presenta-
vano dei frutti nei quali la intensità del colorito violaceo era
molto differente anche sullo stesso piede e in qualche frutto,
specialmente i più bassi, cosi debole che sono state ascritte a
SEDE DI FIRENZE - ADUN.A.NZA DEL 13 FEBBK.VIO 43
riuesto gruppo principalmente per la molto più elevata intensità
del colorito nei fratti superiori.
La raccolta e l'esame delle piante ha avuto luogo a varie
riprese in modo da sfollare gradatamente le aiuole e dar modo
di avvantaggiarsi agli esemplari in ritardo.
La tabella seguente indica il numero delle piante raccolte
volta per volta, ed il tipo al quale i frutti erano riferiti.
j Data
1 della raccolta
1
1 della pianta
li
e d
cu
Pianto a frutto bian-
co sfumato delioi-
iiiente di violutlo.
Piante a tinta vio-
letta uniforme ma d i
varia intensità.
Piante a frutto
verde con mac-
chie e venature
violacee che dal-
l'apice salgono
verso la base o
sfumati di vio-
letto sin dalla
base.
Piante a frutto
verde con mac-
chie e venature
bianche che dal-
l'apice risalg-ono
verso la base.
s !
a j
^ !
o
m
1 17 IX 1908
1
2 X ..
7 X ..
7X1 ..
i
12
8
1
5
2
7
5
9
4
1
1
14
12
34
18
123
37
24
27
168
Totale. . .
26
14
15
m
141
256
La breve storia di questa famiglia di ibridi si presta a qualche
considerazione.
Il Petonciano bianco della Cina è evidentemente una varietà
nel senso che il DeVries^ attribuisce attualmente a questo ter-
mine e cioè una varietà regressiva, inquantoché differisce cioè
dal tipo per un solo carattere; l'albinismo del frutto, non pos-
siede alcun carattere nuovo, e rappresenta una variazione ne-
gativa che si limita all'assenza di colorazione nel frutto. La pre-
senza della tinta violetta nel fiore è già un primo indizio che
il carattere non è scomparso del tutto, ma è ridotto soltanto allo
stato inattivo o latente: con tutto ciò, per quanto io so la va-
rietà presenta una costanza notevole, io non conosco casi di
ritorno al tipo, quantunque non se ne possa trarre una con-
clusione assoluta, perchè si tratta di una forma coltivata fra
noi per ornamento più che per altro, e quindi in culture isolate
e di pochi esemplari.
^ Db Vribs, Espèces et variétés, leur naissance par ìiiutation. Paris,
F. Alcan, 1907, p. 77 e seg.
44 SEDK DI FJKENZE - ADUNANZA DEL 13 FKBCUAlO
Il Petonciano di Madras appartiene invece al tipo delle
varietà instabili nel senso di De Vries; ^ quelle cioè caratteriz-
zate dalla costanza delle variazioni che i caratteri presentano.
La varietà é costante in questo senso, che i colori del frutto
immaturo oscillano sempre tra il violetto ed il verde, presen-
tando delle tinte miste con vario predominio dell'una sull'altra
anche sullo stesso piede. In generale però la tinta verde è pre-
dominante sull'altra: ma i due casi estremi sembrano compa-
rire molto di rado, specialmente nella forma del gruppo che è
contraddistinta dal nome di Petonciano giallo di Madras al
quale appunto apparteneva l'altro dei due progenitori della no-
stra famiglia.
Il fatto dell'assumere i frutti una tinta gialla uniforme a
maturazione è appunto un indizio che la razza inclina piuttosto
verso l'estremo verde che verso quello violetto.
Si possono dare due interpretazioni di questo fatto e cioè in
primo luogo : che la razza di Madras, come del resto sembra pen-
sare il Vilmorin, rappresenti una stirpe filogeneticamente più an-
tica delle com.uni razze violette, nella quale permangono ancora
in gran parte attivi i cloroplasti del pericarpio : cloroplasti che
nelle varietà a frutto violetto divengono inattivi o scompaiono.
In questo caso noi potremmo considerare il gruppo delle comuni
razze a frutto violetto come derivate da una forma antecedente
a cloroplasti attivi, in seguito al passaggio allo stato latente di
questo carattere. Cosi esse starebbero di fronte ai Petonciani
a frutto verde (giallo a maturità) nella stessa situazione delle
varietà a frutto bianco di fronte a quella violetta ; sarebbero
cioè delle varietà negative una prima volta per il passaggio
allo stato latente del carattere relativo alla clorofilla del frutto.
Tuttavia non è da escludere anche un' altra possibilità, che
cioè la forma a frutto violaceo possa ritenersi come filogeneti-
camente più antica ; o meglio più prossima alle stirpi selvatiche
dalle quali le forme coltivate sono derivate; ed in questo caso
noi avremmo nel Petonciano di Madras un esempio del riat-
tivarsi di un carattere perduto o meglio caduto allo stato la-
tente. Sarebbe interessante decidere questo punto anche per
saggiare il valore reale di quella legge che incontra molto fa-
^ L, e, p. 196 e seg.
SEDE DI FIRKXZK - ADUNANZA DEL lo FEBBRAIO 45
vore ili taluni circoli evoluzionisti, legge che tende a stabilire
la perdita definitiva per la specie degli organi in regresso; e
quindi la impossibilità di riattivarsi di un carattere latente. Ma
noi non conosciamo con sicurezza quali sieno le specie proge-
nitrici delle Melanzane coltivate e, per ora, non possiamo deci-
dere nulla.
Premesso questo, è interessante osservare il comportamento
di questa famiglia di ibridi bisessuali, i cui progenitori sono
dati per un lato da una varietà regressiva, e per l'altro da una
varietà instabile.
Il comportamento della prima generazione conferma la P legge
del Mendel e la interpretazione datane del De Vries: infatti il
piccolo gruppo di. piante provenienti dalle ibridazioni reciproche
ha presentato il tipo del genitore nel quale tutti i caratteri erano
attivi. Una semina più estesa avrebbe forse potuto aumentare
di qualche sfumatura la gamma dei colori carpologie! di quella
generazione ; ma non portare io credo alcuna innovazione ai
fatti già ripetutamente accertati.
Nella seconda generazione il carattere remissivo o latente,
che nella prima era rimasto del tutto nascosto, è ritornato in
luce; però è riapparso nella sua purezza in 26 piante soltanto
sopra 236 : cioè in poco più del 10 ')\,: mentre secondo la legge del
Mendel la percentuale dovrebbe salire al 25 "/o- Anche tenendo
conto delle cause di perturbazione che influiscono sempre a ren-
dere i dati empirici differenti da quelli teorici, la differenza è
troppo forte per poterla mettere a carico di queste cause : occorre,
per giungere ad una cifra che si approssimi a quella della legge,
aggiungere a queste piante a frutto bianco puro anche tutte le al-
tre a frutto sfumato d'azzurro e quelle tinte in violetto uniforme
che nel prospetto sono enumerate nella seconda e terza colonna.
Si raggiunge cosi la cifra di 55 piante che si avvicina al 22 "/o»
valore abbastanza prossimo a quello richiesto dalla legge men-
deliana.
È però necessario, per adottare questo punto di vista, di
ammettere che lo stimolo della ibridazione abbia determinata
una tendenza al risorgere, in un certo numero di individui, del
carattere relativo al colore violetto latente in uno dei proge-
nitori della famiglia, indipendentemente dall'altro carattere rela-
tivo al color verde.
46 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
In favore di questa interpretazione sta la nozione oramai
accertata, come lo provano i numerosi esempi riportati dal De
Vi'ies nell'ultimo suo libro, che un carattere latente non scom-
pare mai intieramente, ed il fatto che una distinzione recisa
tra le piante appartenenti ai primi tre gruppi non é stata pos-
sibile, tanto che certuni esemplari furono collocati nel rispettivo
gruppo solo dopo molte esitazioni. Tutte questo piante avevano
in comune la mancanza di cloroplasti attivi, cosicché delle due
qualità negative che caratterizzano il Petonciano cinese, di
fronte a quello di Madras, risorge parzialmente solo quella re-
lativa al colore violetto, quella cioè che secondo ogni probabilità
è stata eliminata più di recente e non da tutti gli organi : l'altra
relativa al colorito verde, eliminato dalla stirpedql genitore bianco
probabilmente in epoca anche più remota, seguita a dormire.
E veniamo al gruppo maggiore di piante, alle 201 cioè che
hanno presentato un fondo verde, nei frutti e che rappresentano
il 78 7o *^ella raccolta totale.
Preso nel suo complesso questo gruppo di individui corrisponde
abbastanza bene alle proporzioni richieste dalla seconda legge
del Mendel e conferma pel suo comportamento la natura insta-
bile della varietà alla quale apparteneva uno dei progenitori
della nostra famiglia. In tutti, difatto, il colorito verde è riap-
parso come colore fondamentale, quantunque l'intensità della
colorazione abbia variato da pianta a pianta, ed anche da frutto
a frutto sul medesimo piede; più singolare è il comportamento
del carattere relativo al colorito violetto.
Infatti esso sembra indipendente da quello verde e riappare
solo in un certo numero di individui, cioè in 60 sopra 200, il
che equivale al SO"/,,- mentre le piante albine riguardo a que-
sto colore raggiungono la cifra del 70 "/o del gruppo.
La rarità dei casi nei quali si sono avvertiti sul medesimo
piede frutti verdi macchiati di bianco, accanto ad altri macchiati
di violetto dimostrano la tendenza nel gruppo a scindersi in
due sottogruppi distinti, e cioè uno nel quale il color verde si
associa al violetto, e l'altro nel quale quest' ultimo colore è di
nuovo latente. È degno d' attenzione il fatto che le piante a
macchie violette sieno in numero minore di quelle a macchie
bianche ; poiché, data l'influenza esercitata dalla ibridazione sul
colore violetto negli individui albini rispetti al verde, si sarebbe
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 47
potuto aspettare che anche in questo secondo gruppo il colorito
violetto fosse risorto in un numero maggiore di individui ; il
che non è stato.
Evidentemente il nostro Petonciano giallo di Madras appar-
tiene ad una razza nella quale il colorito violetto è in via di
eliminazione: esso vi appare difatto ordinariamente molto debole;
ed anche quando é molto diffuso lascia trasparire il verde sotto-
stante che ne resta semplicemente offuscato : ma tuttavia è
notevole che esso si riattiva più facilmente negli individui dop-
piamente albini che in quelli albini una sol volta. Nel primo
caso il numero degli individui nei quali il colorito violetto ri-
sorge (a parte la diversa intensità della tinta) é presso a poco
uguale a quello degli individui nei quali resta allo stato latente,
29 di fronte a 26: nel secondo si riattiva soltanto nel 30 ''o i^
che potrebbe dar adito a supporre che esista una certa anti-
nomia tra i due colori per la quale mal volentieri si associano
tra loro; supposizione codesta che è ancora da chiarire.
M. MINIO. — CONTRIBUTO ALLA FLORA DEL BELLU-
NESE.
Le poche note che seguono sono desunte in parte dal risul-
tato delle erborazioni che vado facendo nella vallata del Piave,
per uno studio sulla flora del fiume, e in parte dall'esame
saltuario — cui questo studio mi diede occasione — dell'Erbario
del Doti A. F. Sandi, che si conserva in questo Gabinetto di
Storia Naturale. In esse espongo talune constatazioni che ebbi
l'opportunità di fare, e che non rientrerebbero nel quadro del
mio lavoro ; e rilevo incidentalmente qualche determinazione
errata dell'Erbario Sandi che sposta qualche poco le conoscenze
acquisite sulla fiora bellunese, senza però intendere cosi di comin-
ciare ora la revisione sistematica dell' erbario stesso, revisione
che mi riservo di fare, se mi sarà possibile, fra qualche tempo.
Serapias longipetala Pollin. — Presso Belluno (falde del m.
Serva) a circa 500 m. Notata già dal Prof. E. De Toni.i
^ Note sulla fiora del Bellunese, in « Nuovo Giorn. bot. it. >,
voi. XXI.
48 ay.DE di fikenzk - adunanza ukl lo fkbbuaio
Si conserva anche (senza indicazione di località) iiell' Er-
bario Sandi sub S. Lingua. Perciò perde ogni valore l' in-
clusione di quest'ultima specie, fatta dal Sandi nel suo ca-
talogo, e la presenza di S. Lingua nel Bellunese rimane
per lo meno dubbia, essendo probabile che vi sia stata at-
tribuita ^ in base alla stessa indicazione del Sandi o in base
ad altra affetta dallo stesso errore, come avvenne per il
Frinii.-^
NiGRiTELLA NiGRA Rchb. f. b. ROSEA Wett. — Ne esiste un esem-
plare nell'Erbario Sandi, senza indicazione di località, con
un cartellino staccato dovuto evidentemente al raccoglitore,
(« Satyrium nigrum var. con fior purpureo ») e un car-
tellino fisso al foglio: « Orchis nigra Ali. var. b. Poli, sive
Orchis tioribus roseis purpureis Poli. », cui posteriormente
fu aggiunta la sinonimia « Nigritella angustifolia var. rosea».
Fu compresa dal Sandi nella sua « Enumeratio stirpium
plant. phan. agri bellunensis » "■ ma non riportata nel Ca-
talogo De Visiani-Saccardo. Più recentemente fu trovata
dal Prof. E. De Toni^ e, sulle Vette di Feltro, dal dott. G.
B. Traverso.-^
Draba nemorosa L. f. NEMORALis (Ehrh.). — A Perarolo (Ca-
dore), sul muricciuolo lungo la strada nazionale (Cavallera),
a 550 m. E assai notevole tale stazione, sia perchè finora
là specie, in Italia, era stata segnalata — e in due sole lo-
calità — soltanto all'altra estremità dell'arco alpino; sia
perchè la stazione bellunese viene ad appoggiarsi, in certo
modo, suir esti'emità occidentale dell'ampia e lunghissima
fascia — comprendente per la maggior parte l'area di di-
stribuzione della specie — che cammina press'a poco sopra
il 40 '^ di latitudine dall'Austria e dalla Croazia per il Mar
Nero e il Caspio fino all'Asia centrale ; e trovandosi sulla
^ Dk VisiANi E Saccardo, Catalogo delle piante vascolari del Ve-
neto, in « Atti del E,. I. Veneto », 1SG9.
2 GORTANi, Flora friulana, p. II, pag. 13.
3 Beluni, apud F. Deliberali typographeum, MDCCCXXXVII, p. 28.
* Note sulla Flora del Bellunese, « Nuovo Giornale botan. ital. »,
voi. XXI, 1889.
^ Saccardo k Traverso, La flora delle Vette di Feltre, in « Atti
R. Tst. Ven. », 1901-905, LXI7, p. 2^
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 49
direzione delle altre due frazioni di ai-ea che seguono a un
dipresso la stessa latitudine — cioè quella del Piemonte
colle stazioni della Savoia, e quella dei Pirenei orientali —
viene a completare con esse, per quanto in modo saltuario
e a distanze non troppo disformi, fino all'estremo ovest, la
grande fascia accennata, che rappresenta il dominio meri-
dionale della specie. Certamente sarebbe interessante veri-
ficare ora se questa stazione ha rapporti più stretti o con
quelle delle Alpi orientali o, lungo l'arco alpino, coll'altra
località italiana; ed io procurerò intanto di fare ricerche
nelle località più prossime. È da notare inoltre come anche
la forma (nemorali^), cui appartengono gli esemplari ca-
dorini, sia la stessa degli esemplari piemontesi (di Val Ger-
manasca) del Rostand, come mi comunica il Dott. Pampa-
nini che ebbe la gentilezza di confrontarli.
Anemone alpina L. ^ sulphurea L. — È un esemplare del-
l'Erbario Sandi, che ha il cartellino colla località (uno dei
pochi): « Anemone alpina. Alpi di Agordo » e poi il car-
tellino fissato al foglio colla doppia scritta: « Anemone al-
pina L. var. 7 Poli, sive Anemone sulphurea L. ». E da
osservare che tale esemplare non fu dal Sandi compreso
nella « Enumeratio ». La presenza di questa varietà nel
Bellunese era stata però notata egualmente nel Catalogo
De Visiani-Saccardo e fu confermata dal Bolzon ^ che la
raccolse nello Zoldano.
A. NExMOROSA L. ì). RUBicuNDA Sacc. et Vis. — Qua e là presso
Belluno (.350-380 m.).
Saxifraga opposiTiFOLiA L. f. CALCiGOLA Hayek. — Vetta del
m. Serva (a 2130 m.). K, a quanto pare, forma nuova per
r Italia, perché l' Hayek nei suoi « Monograpli. Studiea
ùber Gatt. Saxifraga sect. Porphyrion », pag. 46 [659],- non
ne cita alcuna località.
Spiraea lancifolia Hoffgg. e. integrifolia Pamp. — Presso il
Mas (Belluno) sulle rocce di una gran frana insieme colla
^ Sulla flora dellz dolomiti hzllune-ii, in « Ball, della Società bot.
ital. », 1907.
* Cosi mi comunica l'amico Prof. L. Vaccari, al quale godo di por-
gere, come al Dott. Pampanini, vivi ringraziamenti per le indica-
zioni favoritemi.
50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
foriria tipica. Nell'Erbario Sanili la specie é rappresentata
da esemplari più o meno tipici, ma indicata come S. cha-
maeclri folta Jacq. ^ e come tale riportata dal Sandi stesso
nella sua « Enumeratio, ». Fino a nuovi reperti credo quindi
che la S. chamaedri folla L. che già fu esclusa nella forma
tipica dalla flora del Friuli (dove è accertata solo la var.
lUmifoUa (Scop.), trovata da me presso le rive del Nati-
sone^), sia da mettere in quarantena — tipo e varietà —
anche pel Bellunese, cui era attribuita appunto, nel « Ca-
talogo » De Visiani-Saccardo, sulla fede del Sandi, ^
Spieaea Ulmaria L. c. denudata (Presi). — Due esemplari
senza indicazione di località, nell'Erbario Sandi.
Myriophylldm spicatdm L. — Lago di Alleghe (m. 950) donde
mi fu portato dal mio allievo Sig. M. Rota.
AsTRANTiA MAiOR L. ì). carmtliìaca (Hoppe). — Sulla sinistra
del vallone bellunese presso il m. Nevegal (circa 900 m.).
Finora nel Veneto, a quanto mi consta, era nota soltanto
del Friuli.-*
Laserpitium peucedanoides L. — Presso Misurina (Cadore) a
1750 m. Un esemplare si trova nell'Erbario Sandi.
IMPATIENS Noli-tangere L. — Presso Auronzo (Cadore) lungo
la strada nazionale, a m. 800.
EUPHORBIA NDTANS Lag. — Luugo i binari della stazione di
Belluno (380 in.).
E. EXIGUA L. — Colla precedente.
Myosotis palustris Lam. — Esemplari tipici si trovano nell'Er-
bario Sandi; altri più o meno tipici (peli patenti più o meno
abbondanti o limitati) raccolsi presso Sedico (Belluno) e a
Belluno sulle rive del Piave, insieme con individui della
var. sirigulosa (Rchb.).
M. pyrenaica Pourr. 7 alpestris (Schmidt) & albiflora Vis.
et Sacc. — Un esemplare si trova nell'Erbario Sandi,
^ Una seconda indicazione, d'altra scrittura, è : IS. deoumbens Koch.
2 G0RTANI, 1. e, parte li, pag. 229.
^ E curioso però che mentre il Sandi intendeva elencare la specie
del Jacquin, di cui segnava esplicitamente il nome (una delle poche
volte), r indicazione nel « Catalogo » fu attribuita a quella di
Linneo.
* De Visiani e Saccakdo, I. e.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FKBBUAIO 51
senza indicazione di località e con due cartellini: uno che
pare di mano del Sandi « jNIyosotis scorpioides flore can-
dido », uno del riordinatore dell'Erbario, O. Pagani-Cesa,
« Myosotis scorpioides Willd. var. 7 Pollini sive Litho-
sperraum alpinum ininus flore candido Pontedera ».
Myosotis pyrenaica Pourr. ^ silvatica c. lactea (Boemi). —
Campi presso Belluno.
Polmonaria officinalis L. y. lyp. b. maculata (F. G. Dietr.).
— Rive dell'Ardo a Nord di Belluno.
AjrjGA REPTANS L. ìì. ROSEA Fiori. — Belluno (350 m.).
Galium aristatu.m L. — A Mei (350 m.) ; non notato finora
nel Bellunese, dove invece era citato il G. sUvaiicwn,
conferma la probabilità che molte volte sia passato presso
i floristi con questo nome, e quindi ad esso si debbano at-
tribuire le località date per l'altra specie.
Adoxa Moschatellina L. — Presso la strada postale Agordina,
poco oltre Listolade (650 m.). È la seconda stazione notata
nel Bellunese, essendo stata osservata presso il rifugio
Coldai dal Bolzou:^ ma era già nota per la provincia (benché
il Bolzon la ritenesse nuova) perché pubblicata dal Sandi
nella sua « Enumeratio ecc. »- — e nell'Erbario esiste
infatti — per quanto senza indicazione di località — il
corrispondente esemplare.
Campanula patdla L. f. grandiflora DC. — Presso Pe-
rarolo (550 ra.); non era stata fin qui, a quanto io sappia,
segnalata nel Veneto altro che per il Friuli.
R. PAMPANINI. — ALCUNE KALANCHOÉ DELLA
ERITREA.
Nel materiale botanico che i proff. G. Dainelli ed 0. Mari-
nelli riportarono dal loro viaggio nell'Eritrea, nel 1905/^ figu-
rano diversi esemplari appartenenti al genere Kalanchoc. Sono
^ L. e.
2 L. e, pag. 19.
'■'• Dainelli G. e Marinelli O., Cenni sommarii sopra i risultati
scientifici di un viaggio nella Colonia Eritrea (Atti del VI Congresso
Geografico italiano. Venezia 26-31 maggio 1907, n. XVI, p. '25 [del-
l'estratto]).
Bull. (Iella Soc. hot. ital. ^
5*2 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
interessanti poiché apportano nuovi elementi alla conoscenza
delia sistematica di questo genere e della distribuzione geogra-
fica di alcune delle sue specie.
Questi esemplari appartengono alle Kalanclioe seguenti:
Kalaiichoé Marìiiellìi Pampanini, sp. n.
« Caulis gracilis, glaber, internodiis superioribus longissimis.
« Folia opposita, decussata, glabra, in petiolum brevem attenuata,
« lamina ovata, integra vel vix sinuata. Inflorescentia a caule
« non distincta, corymbiformis, ramis alternis. Pedicelli quam
« coroUae tubus breviores. Flores parvi. Calyx glaber, lobis quam
« tubum multo longioribus, oblongo-lanceolatis, acutis. Corolla
« tubulosa, glabra, lobis quam tubum brevioribus, ovato-acumi-
« natis. Stamina supra corollae tubi medium inserta; superiora
« corollae faucem attingentes. Carpella conniventia, ovato-lan-
« ceciata, in stjla brevissima desinentia. Squamae lineares, apice
« integro, rotundato-triincato ».
Caulis internodiis superioribus 20-25 cm. longis, 3 mm. latus ;
folia (omnia vel superiora tantum?) lamina 3^/, 7 cm. louga, 2-3'',
cm. lata, petiolo circ. 5 mm. longo, 2 mra. lato; inflorescentiae
rami inferiores 8-9 cm. longi ; pedicelli 3-5 mm. — raro usque ad
7 mm. — longi; calycis tubus Vo'^'s Qim. longus, lobi 3 ',-4 mm.
longi, 1-1 ^'^ mm. lati ; corollae tubus 10-11 ^j mm. longus, lobi
3 ^l'j-é mm. longi 1 7^, mm. lati ; carpella 5 */,-6 mm. longa, circ.
1 \ mm. lata ; styli circ. 1 mm. longi ; squamae 2-2 V^ mm. longae
*/, mm. latae.
Hab. : « Colonia Eritrea. Fiume Addas, località di Mahio,
greto del fiume sotto la Stazione dei carabinieri, a circa 1250 ra.
sul livello del mare. 14 dicembre 1905 [Dainelli e Marinelli] ».
— (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]).
La K. Marinella appartiene al 13" gruppo proposto da Hamet^
che, tranne la K. pinnata Pers., comprende — oltre alla K.
terelifolia Defl. dell'Arabia meridionale — tutte le specie che
s'incontrano nell'Africa continentale.
Le sue affinità sembrano convergere verso la K. Baumii
Engl. et Gilg, delle regioni dello Zambese e del Nyassa, per
^ Hamet R., Jlonographie du genre Kalanohoii (Bull. Herb. Boissier,
VII (1907), p. 869-900; Vili (1908), p. 17-48.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 53
quanto è possibile giudicare dalle descrizioni incomplete che si
àtino di questa specie e dallo stato dell'esemplare suddetto
della K. Marinellu nel quale manca la parte inferiore del fusto
con le foglie relative.
Come nella K. Baumìi, anche nella A". MarineUii il fusto è
gracile e glabro; le foglie sono glabre, intere od appena si-
nuate e più o meno ottuse; l'infiorescenza è corimbiforme ; i
fiori sono piccoli e glabri; i lobi del calice sono molto più
lunghi del tubo, mentre quelli della corolla sono più brevi del
tubo coronino; i carpelli sono conniventi e le squame lineari.
Invece, contrariamente alla K. Baumil, la K. MarineUii à le
foglie, almeno le superiori, — non le brattee che sono lineari e
sessili — peziolate e più larghe, i lobi del calice oblungo-lan-
ceolati ed assai più lunghi, i lobi della corolla acuminati e le
squame intere e più o meno troncate.
Kalanclioé luariuorata Baker forma soiualiensis (Hook.
f.) Pampanini.
Hab. : « Colonia Eritrea. Altipiano del Soira (Scimenzana).
Località Colò, 2720-2740 ra. sul mare: ripiano alluvionale deri-
vante dal disfacimento dell'arenaria. 4 dicembre 1905 f Dainelli
e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]).
Parte degli esemplari di questa pianta erano ancora viventi
quando giunsero a Firenze; coltivati, essi fiorirono il mese
scorso. Mi fu quindi possibile studiare questa pianta anche sul
vivo.
Credo con Hamet che nessun carattere morfologico possa es-
sere invocato come sufliciente per distinguerla dalla K. mar-
morata Baker (A', grandiflora A. Rich. non al.) ; ritengo però
che non debba essere sinonimizzata a questa come egli fece.
Nella K. marmorata le foglie sono macchiate di rosso-bruno,
mentre nella K. somaliensis sono uniformemente verdi-glauche.
Il fatto che non sono rari gli esemplari intermedi nei quali le
foglie sono parte macchiate e parte no, indusse Hamet a con-
siderare di nessun valore il carattere della tinta delle foglie
diversa nelle due piante. In questi esemplari osservai che le
foglie giovani sono sempre completamente prive di macchie
e che queste appariscono soltanto nelle foglie adulte. Nella
54 SKDB di riliENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
K. niarmorata — quale fu descritta e i-afflgurata^ e come appare
dagli esemplari viventi eh' io vidi — le foglie si mostrano
macchiate fino dalla loro giovinezza ; nella K. somaliensis,
invece — come risulta dalla descrizione e dalla figura datane
da Hooker stesso'^ e dagli esemplari suddetti — le foglie conser-
vano anche adulte la loro tinta verde-glauca uniforme.
Pur convenendo con Hamet che la presenza o l'assenza delle
macchie sulle foglie assolutamente non possa essere conside-
rata come un carattere specifico, non mi sembra ch'esso debba
essere completamente ti-ascurato.
Considero queste due Kalanchoè come collocate rispettiva-
mente alle estremità opposte di una serie di transizioni, e che
le foglie uniformemente verdi sieno un carattere giovanile, il
quale ad una delle estremità della serie persiste anche nelle
foglie adulte (K. somaliensis), attenuandosi verso l'estremità
opposta lino a spai-ire del tutto (K. marmorala). Pertanto non
mi sembra che la K. somaliensis debba essere identificata alla
K. marmorata, ma debba esserne distinta come forma o varietà.
Non mi risulta che altri prima dei profi'. Dainelli e Marinelli
abbia incontrato la K. somaliensis né nella Colonia Eritrea
né altrove fuori della Somalia, di dove non si conosce che del
M. Golis presso Argan (E. Leder, 1890).
Kalaiiclioé Quartìniana A. Rich. var. lulcraiitlia Pam-
panini, var. n.
« Eolia et flores quam in typo minora. Eolia petiolo angu-
« stiore et lamina grosse crenata. Elores quam in typo dimi-
« dium et ultra minores, lobis calycinis autem longioribus et
« angustioribus, corollae lobis et carpellis latioribus, stylis et
« squamis multo brevioribus ».
Eolia lamina 7-8 cm. longa 4 1/,-5 ^/, cm. lata, petiolo 1 ^/«-'i ^s cm.
longo; inflorescentiae rami inferiores circ. 20 cm. longi ; pedicelli 5-7
mm. (in fractu interdum usque ad 12 mm.) longi ; calycis tubus fere
nuUus vel usque ad V, mm. longus, lobi 10-12 mm. longi, 1 V2-2 mm.
* Sprenger C, in « GartenHora >, voi. 42, p. 513, tab. 1394. —
Hooker J. D., in « Curtis's Botanical Magazine », ser. 3, voi. 50,
tab. 7383.
* Hooker J. D., in « Curtis' s Botanical Magazine », ser. 3, voi. 58,
tab. 7831.
SEDE DI FIUIOXZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 55
lati ; corollae tubus 17-20 ram. longus, lobi 6-7 min. longi 4 i/^-S mrn.
lati; carpella 7-S mm. longa, circ. 2'/, mni. lata; styli 9-10 mm.
longi; squamae Si/^-S^/^ mm. longae, circ. l'j mm. latae.
Hab. : « Colonia Eritrea. Gruppo Soira (Scimenzana), località
di Embalocà, presso Mai Etal, fondo di stretta valle scavata
nei^li scisti cristallini, presso coi-so d' acqua, a circa 2350 m.
sul mare. 0 die. 1905 [Dai nel li e Marinelli] ». — (Herb. Centr.
Florent. [Centr. extra-i tal.j).
Questo esemplare, mentre non presenta alcun carattere es-
senziale che lo (listi nijaa dalla K. Quartiniana tì[)iciì, a prima
vista differisce da questa per le dimensioni di g-ran lunga mi-
nori dei fiori e delle foglie. 11 fusto invece é robusto come ap-
pare dalla figura che della A". Quartiniana diede Richard ;
così pure l'infiorescenza presenta lo stesso portamento del tipo
ma si dimostra più sviluppata: con i rami più lunghi e le sin-
gole cime più ricche. Le foglie oltre ad essere la metà più pic-
cole che nella pianta di Richard, anno il peziolo più stretto e
la crenatura molto più profonda. Nel fiore — il quale à di-
mensioni metà più piccole, e spesso ancor meno, che nel tipo
— le diverse parti non sono ridotte nella stessa proporzione.
Cosi: il tubo del calice manca quasi totalmente o non supera
il V- "^'"- Ji lunghezza, ed i lobi sono lunghi 10-12 mm., nella
K. Quariiniana il tubo è lungo 1-^,4-2^4 mm. ed i lobi sono
lunghi 6-10 mm. ; i lobi della corolla sono, proporzionatamente,
più corti e più larghi; le squame, infine, sono — pure pro-
porzionatamente — quasi sempre più corte.
Anche qualora ulteriori ricerche dimostrassero che la var.
lìiicrantlia non è che una semplice A^ariazione individuale della
K. Quartiniana, il suddetto esemplare è assai interessante
poiché non risulta che finora questa specie sia stata osservata
nell'Eritrea. Si conosce dell' Abissinia (Quartin-Dillon e Petit,
Schimper, Pai-kj-ns) — e di una sola località precisa (Maigogoi
[Quartin-Dillon, 1839]) — e, a quanto pare, della regione del
Nyassa. Veramente quest'ultimo habitat, del quale non si co-
nosce alcuna località precisa, riconosciuto da J. Mac-Clounie nel
1902 che mandò i semi della pianta al giardino reale di Kew,
si riferisce alla K. Dyeri N. E. Brown, descritta appunto su
esemplari ottenuti da queste culture; però, secondo Hamet, il
quale vide gli esemplari autotipi delle due piante, la K. Dyeri
56 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 13 FEBBRAIO
non é che una variazione a fiori bianchi della K. Quariìniana
i cui fiori invece sono gialli.
Kalaiiclioé Schiiiiperiaiìa A. Rich.
Hab. : « Colonia Eritrea. Altipiano del Soira (Scirnenzana). Lo-
calità Golò. 1700-1740 m. sul mare: piccolo ripiano alluvionale
derivante dal disfacimento dell'arenaria. 4 dicembre 1905 [Dai-
nelli e Marinelli] ». — (Herb. Centr. Florent. [Centr. extra-ital.]).
Di questa specie, alla quale Hamet sinonimizza la K. Nett-
mann/- Engl., si conoscono poche stazioni nel paese dei Galla
(Natadera, presso Keritata, 2200-2400 m. [Neumann, 1900]).
neir Abissinia (M. Semajata, presso Adua [Schimper, 1837], fra
Caochu e Coaito [Courbon, 1889-1860]), ed anche nell'Eritrea.
Qui, nel 1894, Schweinfarth la raccolse sull'altipiano di Kohaito,
a 2500 m., altipiano non lontano da quello del Soira, dove Dai-
nelli e Marinelli raccolsero l'esemplare suddetto.
R. PAMPANINI. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLA
PROVINCIA DI BELLUNO.
IH. *
HiERACiuM ALPiNUM L., forma. — S. Vito : M. Antelao, Forcella
piccola (2200 m.) ; Punta della Poina (2000-2225 m.).
H. ALPiNUM var. macrocepiialum Arv. T. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. ALPiNUM var. MACROCEPHALUM Arv. T., forma Ugulata. —
S. Vito : Punta delia Poina (2000-2225 m.).
H. ALPiNU.M var. subpiliferum Arv. T., forma x>ci'>'cepilosa. —
S. Vito: Punta della Poina (2000-2225).
H. ALPiNUM var. tubulosu.m Huter. — S. Vito: Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. AURANTiACUM L. — S. Vito : Punta della Poina (2150 m.).,
rarissimo.
H. AuRicuLA Lam. et DO. forma. — S. Vito: M., Pelmo, prati
di Rutorto (1900 m.).
* I Hieraciani qui enumerati furono raccolti da me negli anni 1907
6 1908. e determinati dal Prof. S. P>elli.
SKDK DI F1HI-:NZK - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 57
HiERACiUM Auricola La in. et DC, forma pallidisquama. —
S. Vito: Punta della Poina (2050 m.).
H. Auricola var. alpicolum Monn., forma rnonocephala. —
S. Vito: M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.); Punta della
Poina (2000-2235 m.).
H. Auricola var. .alpicolum ^Monn,, forma pallidisquama. —
S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.).
H. Auricola var. melanocephalu.m Belli. — S. Vito : Punta
delia Poina (2000-2225 m.).
H. cocHLEARE Huter, forma. — S. Vito : Punta della Poina (2000-
2225 m.).
H. coRY.MBosuM Fries. — S. Vito: alla « Costa », lungo il sen-
tiero che da «Senes» conduce ai prati di Roan (1700 m.).
H. DENTATUM Hoppc, fomia. — S. Vito: prati di Zoppe (1750 m.) ;
Moiideval (2200 m.) ; M. Aiitelao, Forcella piccola (2200 m).
H. DENTATUM Hoppc, fomia XìUSUla. — S. Vito: M. Antelao, For-
cella piccola (2050-2300 m.).
H. DENTATUM var. Gaudini Hoppe, forma. — M. Antelao, For-
cella piccola (2300 m.).
H. ELONGATUM Froel., forma. — S. Vito: prati di Zoppe (1750 m.) ;
Mondeval (2200 m.).
H. ELONGATUM Froel., forma depressa, reducta. — S. Vito : prati
di Zoppe (1750 m.).
H. ELONGATUM Froel., forma elata, latifolta. — S. Vito : prati di
Roan (1800 m.).
H. Fauriìi (H. Pilosella X glaciale) Arv. T., forma. — S. Vito:
M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.) ; Punta della Poina
(2030 m.).
H. Faurei Arv. T., forma laxiflora. — S. Vito: M. Antelao,
Forcella piccola (2200 m.).
H. FL0RENTINUM Ali. var. GLAREOSUM Kocli, forma. — S. Vito :
Chiapuzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.).
H. FLORENTiNUM var. GLAREOSUM Koch, fopuia antocyanìca. —
S. Vito: siti aridi lungo il Rusecco (1050 m.).
H. FLOREXTiNUM var. piLOSEi.LOiDES Vili., forma. — S. Vito: Chia-
puzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.).
H. FULiGiNATUM Huter, forma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella
piccola (2050-2300 m.).
H. FULiGiNATUM Huter, forma jjumila, siibpilifera. — S. Vito:
M. Antelao, Forcella piccola (2200 m.).
58 SBDK DI FIRPJNZE - ADUNANZA DKL 13 FEBURAIO
HiERACiUM fuliCtINatum B.utei'Jorma. subglandHlì fera. — S.Vito:
M. Rocchetta, versante or. (2500 ra.).
H, FULiGiNATUM Huter, forma subpilifera. — S. Vito : M. Roc-
chetta, versante or. (2300 m.).
H. FDRCATDM Hoppe, forma opima. — S. Vito : Punta della Poi-
na (2000-2225 m.).
H. FURCATUM Hoppe, forma reducta. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. Gaudini Christen. — S. Vito: M. Pelmo, versante or., fra i
cespugli di Rhododendron ferrugineuyn (1950 m.). •
H. GLACIALE Reyn., forma. — S. Vito: Punta della Poina (2000-
2225 m.).
H. GLACIALE Reyn., forma elala. — S. Vito : Mondeval (2200 m.).
H. GLACIALE Reyn., forma y^educta. — S. Vito: M. Antelao, For-
cella piccola (2200 m.); M. Pelmo, prati dì Rutorto (1900 m.).
H. GLANDDLiFERUM Hoppe, forma reducia. — S. Vito : M. Ante-
lao, Forcella piccola (2050-2300 m.).
H. GLAUCUM Ali., forma longìfolia, redacia ad H. iUìjrlcwn Fr.
vergens. — S. Vito: Chiapuzza, siti aridi nel « Musigo »
(975 ni.)-
H. GLAUCUM var. angustifolium ah., forma. — S. Vito: Chia-
puzza, siti aridi nel « Musigo » (975 m.).
H. GLAUCUM var. angustifolium Ali., forma reducta, mono-
cephala. — S. Vito: Chiapuzza, siti aridi nel «Musigo»
(975 m.).
H. HóPPEANUM Schult., forma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella
piccola (2200 m.) ; prati di Zoppe (1750 m.) ; Punta della
Poina (2000-2225 m.). M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.);
Mondeval (2200 m.).
H. HoppEANDM Schult., forma reducta. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. HoppEANUM var. stenolepis Belli, forma elata. — S. Vito :
Punta della Poina (2000-2225 m.).
H. inclinatum Arv. T. var. subrupestre Arv. T., forma graci-
lenta. — S.Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.).
H. inclinatum var. subrupestre Arv. T., forma gracilenta,
pusilla {= IL arenicola Godet). — S. Vito : M. Rocchetta,
versante or. (2300 m.).
H. INTYBACEDM Wulf., forma. — S. Vito : Punta della Poina,
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 59
brecciai alla base del versante or. (1900) frequente ; più in
alto nei prati (2100 ra.). rarissimo.
HiERACiUM Jdrassicum Grlseb., forma. — S. Vito: alla « Costa »,
lungo il sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan
(1700 m.).
H. MDRORDM L. var. ALPESTRE Arv. T., forma suMirata. —
S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.); M. Roc-
chetta, versante or. (2300 m.).
H. MDRORUM var. .AiusiGANDM Belli et Arv. T. — S. Vito : Ghia-
puzza, boschi nel « Musigo » (975 m.).
H. MURORD-M var. siLVATicu.M L., forma typìca. — S. Vito : alla
« Costa », lungo il sentiero che da « Senes» conduce ai prati
di Roan (1575).
H. MURORDM var. alpestre Arv. T., forma reducta. — S. Vito:
« Fra le Acque » (1400 m.). ed alla « Costa » (1575 m.),
lungo il sentiero che da «Senes» conduce ai prati di Roan.
H. MURORUM var. SUBCAESIUM Fi'., forma. — S. Vito : « Fra le
Acque », lungo la via che conduce ai prati di Roan (1400 m.) ;
Chiapuzza boschi nel « Musigo » (975 m.).
H. NEGLECTDM Arv. T., forma. — S. Vito : Punta delia Poina
(2000-2225 m.).
H. Oreites Arv. T. — S. Vito : M. Antelao, Forcella piccola
(2050-2300 m.)..
H Oreites Arv. T., forma. — S. Vito : M. Antelao, Forcella
piccola (2050-2300 m.); M. Rocchetta, versante or. (2300 m.).
H. PICROIDES Auct. var. cinereum Arv. T. — S. Vito : boschi del
M. Tiera (M. Pelmoj, (1300 m.).
H. PiLiFERDM Hoppe, forma elongala. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. PiLiFERUM Hoppe, forma reducta. — S. Vito : M. Antelao,
Forcella piccola (2050-2300 m.).
H. PiLOSELLA L., forma deinlata. — S. Vito: Prenderà (2100 ra.);
Punta della Poina (2000-2225 m.).
H. PiLosELLA L., forma depilala, nigroglandulosa. — S. Vito :
Punta della Poina (2000-2225 ra.).
H, PiLOSELLA L., forma suMepilata. — S. Vito: Punta della Poina
(2000-2225 m.j.
H. PiLOSELLA var. depilatum Belli. — S. Vito : Mondeval
(2200 ra.).
60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
HiERACiUM PiLOSELLA var. DEPILA.TDM Belli, forma aWicans lon-
gistolona. — S. Vito : Chiapuzza, nel « Musigo » (975 m.).
H. PiLOSELLA var. depilatdm Beili, forma riìbricata. — S. Vito:
M. Pelmo, prati di Rutorto (1900 m.).
H. PiLOSELLA var. TARDANS Naeg. Pes., forma reducta. — S. Vito:
M. Palmo, prati di Rutorto (1900 m.).
H. PORRiFOLiUM L., forma. — S. Vito; Chiapuzza nel « Musigo »
(975, m.).
H. PRENANTHOiDEs Vili., forma spicata. — S. Vito : prati umidi
nella località « Palù » (1500 m.).
ÌH. scoRzoNERiFOLiUM Vili., var. CADORiNUM Belli et Arv. T., for-
ma pusilla. — S.Vito : M. Antelao, Forcella piccola (2100 m.).
H. Smithii (H. Auricula X glaciale) Arv. T., forma elongata.
— S. Vito : prati di Zoppe (1750 m.).
H. Smithii Arv. T., forma gracilenta. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. Smithii Arv. T., forma suhauricula. — S. Vito: M. Pelmo,
prati di Rutorto (1900 m.).
H. Smithii Arv. T., forma subglacialis. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. SPELAEUM Arv. T. — S. Croce : nelle ghiaie sopra il villaggio
(M. Faverghera) (700-800 m.).
H. SPHAEROCEPHALUM Froel., forma reducta, gracilenta {= H.
furcatum Hoppe, p. p.). — S. Vito: Punta della Poina (2000-
2225 m.).
H. STATiCAEFOLiDM Ali., forma reducta. — S. Vito: M. Antelao,
Forcella piccola (2050-2300 m.).
H. stenoplecdm Arv. T. et Huter. — S. Vito ; prati umidi nella
località « Palù » (1500 m.).
H. stenoplecum Arv. et Huter, forma strìctifolia. — S. Vito :
prati umidi nella località « Palù» (1500 m.).
H. stenoplecum var. angdloso-dentatum Arv. T. — S. Vito:
alla «Costa », lungo il sentiero che da «Senes» conduce ai
prati di Roan (1700 m.).
H. stenoplecum var. anguloso-dentatum Arv. T., forma. —
S. Vito: alia « Costa » lungo il sentiero che da «Senes » con-
duce ai prati di Roan (1700 ra.).
H. subincisum Arv. T. — S. Vito : M. Rocchetta, versante or.
(2300 m.).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 13 FEBBRAIO 61
HiERACiUM TENUiBiFiDUM Alv. T., fórma. — S. Vito : M. Roccliet-
ta, versante or. (2300 m.).
H. TENUiFLORUM Arv. T., fórma. — S. Vito: boschi nella località
« Fra le Acque » (1400 m.) ; nella località « la Costa », lungo
il sentiero che da « Senes » conduce ai prati di Roan (1575 m.).
H. viLLOSUM L., fórma. — S. Vito: M. Antelao, Forcella pic-
cola (2200 m.) ; prati di Zoppe (1750 m.) ; Punta della Poina
(2000-2225 m.).
H. viLLosuM L., forma elaia. —• S. Vito: Mondeval (2200 m.).
H, viLLosuM var. cadortanum Belli et Arv. T., fórma. — S. Vito:
Punta della Poina (2000-2225 ra.).
H, VILLOSUM var. cadorianuìm Belli et Arv. T., fórma depressa,
ì^eclacta, suMevestUa. — S. Vito: — M. Antelao, Forcella
piccola (2200 m.).
H. VILLOSUM var. cadorl\ndm Belli et Arv. T., forma redncia. —
S. Vito : M. Pelnio, versante or., fra i cespugli di Rho-
dodendron ferruginewn (1950 m.).
H. VILLOSUM var. cadorianum Belli et Arv. T., forma suMeve-
stita. — S. Vito: M. Antelao, Forcella piccola (2050-2300 m.).
H. VILLOSUM var. glabrescens Arv. T. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. VILLOSUM var. glabrescens Arv. T., forma. — S. Vito: prati
di Roan (1800 m.).
H. VILLOSUM var. gracilentum Arv. T. — S. Vito : Punta della
Poina (2000-2225 m.).
H. VILLOSUM var. gracilentum Arv. T., forma deiwessa. —
S. Vito: Punta della Poina (2000-2225 m.).
H. VILLOSUM var. subamplexum Arv. T., forma redncta. - S. Vito :
prati di Zoppe (175 m.).
H. VOLGATUM Fr. var. alpestre Arv. T. — S. Vito: prati di
Zoppe (1700 m.).
L. VACCARl ED E. WILCZEK. — UN NUOVO IBRIDO
DI ACHILLEA {A. MACROPHYLLA :< HERBAROTA
ALL. VAR. MORISIANA RCHB. FIL.).
È nota la facilità con cui si ibridano fra di loro le specie di
Achillee specialmente quelle della sezione Ptarmica. Cosi VA. ma-
crophyUa L. (per non occuparci delle altre) forma ibridi con
62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
A. moschata Wulf, A. Clavenae L., A. nana L., A. atrafa L. e
A. Ptarmica DC, originando rispettivamente A. obscura Nees
(Heimerl), A. Divniasiana Vatke (Heimerl), A. valesiaca Suter
(Heimerl), A. montana Schleiclier (Heimerl), e A. commutata
Heimerl.^ Però finora non ei-a conosciuta alcuna combinazione
ibrida di quella specie con una delle forme della A. herbavota Ali.
Singolare importanza assume perciò la scoperta fatta tre anni
or sono da uno di noi (Wilczek), che nel suo giardino alpino di
Pont de Nant trovò in mezzo alle pianticelle nate dai semi di
A. herbavota var. Morisiana Rchb. fil. una forma che presen-
tava tutti i caratteri di ibrido fra questa e la macrophìjlla L.
Egli la moltiplicò e col nome di A. Suendermanni Wilcz. la
comunicò al noto orticultore bavarese suo amico, che la mise
in commercio.
Ma se con tale scoperta era dimostrata la possibilità di una
combinazione Qnaorophylla X herbavota, questa in libera natura
non era mai stata segnalata. Discorrendone tra noi, nel corso
delle nostre escursioni, avevamo finito per trovarne la ragione
nel fatto che ben raramente 1*^. 'macvophylla si trova a vege-
tare a fianco di una forma di A. hevbavota Ali.
Il due settembre u. s. però nella Val Soana (Gran Paradiso),
ai piedi del Colle di Rancio in un pendio morenico coperto di
Alnus viviclis e verso i 20OO m. incontrammo una bella colonia
di A. Movisiana Rchb. fil. in mezzo ad A. macvophylla L.
Ci mettemmo febbrilmente a cercare.... e la signora Evelina
Wilczek, nostra compagna di viaggio, fu tanto fortunata da fare
là desiderala scoperta. Due bei campioni, in parte sfioriti per
la tarda stagione, spiccavano nettamente fra i genitori.
Studiati gli esemplari e fatti i debiti confronti giungemmo alla
convinzione che la forma di Pont de Nant era una snpevmo-
risiana X inacvophylla, mentre quella di Valsoana era una su-
2)evmacvophylla X Movisiana.
Decidemmo perciò di chiamare A. pedemontaìia Vacc. et Wilcz.
la combinazione macvophylla X Movisiana « sensu lato », di
' Vedi Anton Heimerl, Monographia sectionis « Ptarmica» Achilleae
generis. — Die Arten, Unterarten, Varietdten und Hybriden der Section
Ptarmica des Genus Achillea. (Denkschriften der Matematiscli-Natur-
wissenscliaftlichen classe der Kaiserliolien Akademie der Wissen-
schaften, XLVIII Band. Wien, 1884).
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO 63
conservare il nome già di/Tiiso di .1. S nender inanni W\\cz. per
la forma siopermorisiana X niacropliijUa e di assegnare il nome
di A. Ecelinae Vacc. et Wilcz. alla forma super mncrophijlla X
Morìsiana, per ricordare la nostra gentile compagna, a cui
spetta il vero merito della scoperta.
Achillea pedemontana Vacc. et Wilcz. (hybr. nov.) [= A. ma-
crophylla L. X herbarota Ali. var. Morìsiana (Rchb. fll.)].
Caulis hypogaeus, oblique adscendens, ramis sterilibus brevibus
subdense foliatis, ramisque florentibus 20-40 cm. altis praeditus.
Folla viridia, subtus breviter pilosa, pilis tenuissimis adpressis,
superne glabrata vel pilosa: infima parva, margine integerrima,
apice tridentato, ut ìw A. Morìsiana; innovationum petiolata,
petiolo laminam subaequante vel superante, 2-10 cm. longa,
4-20 mm. lata, obovata, pinnato-partita, vel lobata partitionibus
plus rainusve dentatis vel lobulatis; caulinaria inferiora breviter
petiolata, media et superiora sessilia, oblongo elliptica, vel angu-
ste lanceolata an oblongo-obovata, margine profunde inciso-ser-
rata vel pinnato lobata. Capitula ad 10-15 in corymbo, cum
pedunculis dense et breviter pubescentibus. Involucra ovato- vel
hemisphaerico-campanulata, foliolis nitidulis, carinatis, brunneo
marginatis. Flores radiales 5-0, ligulae albae, magnae ut in
A. macropìiìjlla L.
a super macrophfjlla X Morisiana = A. Evelinae Vacc. et
Wilcz.
Rami florentes 25-40 cm. alti. Folia innovationum parva, petiolo
laminam subaequante, 2-4 cm. longa, 4-10 mm. lata, utrin-
que breviter pilosa, pilis adpressis; catilinaria magna 40-50 mm.
longa X 11-15 nnn. lata, oMongo elliptica vel oblongo-obovata,
profunde et dense pinnato-lobata, lobis magnis (10 X 3 mm.),
serratis.
Capitula 10-12 in corymbo lacco, magna ut in « A. macro-
phylla » cum pedunculis capitula longissime superantibus.
Involucra hemisphaerico-campanulata, foliolis late rufo-brun-
neo marginatis.
Habitat. — Rarissime in Alpibus Pedemontanis «Val di Campi-
glia Soana » in adscensu Collis di « Rancio », in caespitosis «.Alni
viridis et Rhododendri ferruginei » Inter parentes. Solo mo-
renico-gneissico — alt. 2000 m.
64 SEDE DI FIliKXZE - ADUNANZA DEL 13 FEBBRAIO
^ superrnorisiana X ìnacrophi/ll(i^^ A. Suendeìvnanni Vi iìcz.
Rami florentes 20-30 cm. alti. Folia innovationura longe pe-
tiolata, petiolo laminam superante, 5-10 cm. longa, 15-20 mm. lata,
superne glabrata; caulinaria margine profunde inciso-serrata,
serraturis oblongis, acutisque, in foliis inferioribus 3-4, in mediis et
superioribus 8-9 iitrinque, anguste lanceolata, (30-40 X 6-7 mm.)
patenti a.
Capitala in corymbo densifloro, cura penduculis capitala sub-
aequantibus. Involucra ovato-campanulata, paulo minora quam
in precedenti, foliolis anguste brunneo marginatis, cum carinis
brunneis. — Ceterum ut in precedenti.
Habitat. — In horto alpino Pont de Nant (Helvetia) « Alpes de
Bex » ex seminibus A. Morìsianae 1904 horta.
Richiamata l'attenzione dei colleglli sugli ibridi di A. inaerò-
phylla X lierbarota sensu lato, siamo certi che non si tarde-
ranno a scoprire le combinazioni macropliijlla X amììigua
Heimerl, macrophyUa X Hausslinechtiana Asch. e macrophijlla
X herharota typica. — Per ognuna di queste si avranno due
forme più vicine a l'uno o all'altro genitore e probabilmente
anche una forma media.
Tivoli-Losanna, Ottobre 1908.
Non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta.
1909. Marzo. N." 3.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Barsali e. — A proposito dell'apparizione del " Mal bianco .,
della Quercia in Italia (Froc. verb.) '. Pag. 65
BoLzox P. — Aggiunte alla Flora della Provincia di Parma. —
Nota quinta ^ 6S
Cannarella P. — Flora urbica palermitana. — Centuria I. . „ 73
CtOiran a. — Della presenza nel Nizzardo di X Conyza mixta
Fouc. et Nej-raut (= C. ambigua (DC.) X Erigeron canadensis
L.). (Proc. lerb.) „ 66
OuLiA G. — Intorno ad un nuovo habitat della Melitella pusilla
Somm. (Proc. rerb.) ^ 67
Id. — Le Caracee maltesi. {Proc. verb.) 68
Pavoliki a. F. e Mayer M. — Sulla presenza della rutina nella
Sophora japomca L , 81
Ponzo A. — L' autogamia nelle piante fanerogame. — Quarta
contribuzione 88
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 13 marzo 1909.
Presidenza del Presidente Baccarixi.
Aperta l' adunanza il Presidente dà la parola al Segretario il
quale legge le seguenti comunicazioni :
E. Barsall — ^-1 p7'oposUo delV apparizione del Mal bianco della
Qicercia in Italia.
« Il « Mal bianco » della Quercia, ora cosi diifaso, si ritiene che
solo nel 1908 si sia constatato in Italia ; ciò non è precisamente
esatto ; ma è solo nel 1908 che ha attirato l' attenzione dei bota-
nici e dico ciò perchè negli ultimi di Settembre 1907, trovandomi,
a scopo di caccia, nella selva di Tombolo verso Livorno, rinvenni
qua e là sulle giovani quercie e sui giovani getti, un'efflorescenza
bianca. Sul momento non feci grande attenzione a questo fatto,
dato anche che essendo quella località assai umida molte piante
presentavano queste macchie bianche e specialmente la Plantago
major; dopo qualshe giorno ritornai in detta località proprio con
Bull, della Soc. boi. Hai. 5
66 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO "
lo scapo di raccogliere alcuni rametti infetti, che oggi ancora
conservo, e per conoscere l'area invasa da tale parassita, ed infatti
constatai che andava, scomparendo internandosi nella selva ossia
venendo verso Pisa e le piante infette erano tutte, o quasi, quelle
che si trovavano dalla j^arte del mare. Le sezioni allora prati-
cate non mi svelarono nessun organo di riproduzione, ma solo un
micelio frammisto a grande quantità di frammenti eterogenei e
specialmente sostanze cristalline. Lasciai in disparte con la speranza
di occuparmene l'anno seguente ed infatti nell'Agosto di quest'anno
feci per tornare alla località suddetta, ma dovetti arrestarmi più
presto, tutte le quercia specialmente lungo la ferrovia Pisa-Livorno
erano talmente ricoperte dal parassita, da sembrare quasi farinose,
ed il malanno non si è limitato alle quercie delle selve del littorale,
ma anche a quelle delle colline pisane ; infatti ho avuto dei cam-
pioni da Cevoli e da altre località.
« Questo solo per dire, che almeno da noi, fin dal 1907 fu riscontrato
ed ora si trova abbondantemente sia nel Livornese come nel Pisano ».
A. GoiRAN. — Bella jJresenza nel Nizzardo di X Conyza mixta
Fouc. et Neijraut {=^ C. ambigua (DC.) X Erigeroii cana-
densis L.).
« Il Sig. Foucaud nel Bulletin della Soaiété Botam'que Bocìielaise
(n. XXIII, a. 1901, p. 22-24, cum icone) descrive questo ibrido nei
termini che seguono :
« Tige de 3-4 décimètres, dressée, rude, rameuse au sommet, d'un
« vert foncé grisàtre. Feuilles rudes, linéaires-lancéolées, entières
« ou très peu dentées, uninervées, diminuant de largeur de la base
« au sommet de la tige. Calathides assez petites, formant au som-
oc met de la tige et des rameaux une grappe obìongue peu fournie.
« Pedoncules filiformes, étalés-dressés. Péricline à folioles inégales,
« linéaires ; les extérieures vertes et poilues ; les intérieures sca-
« rieuses au bord. Fleurs de la circonference femelles, à languettes
« linéaires, d' un blanc sale ou rosé, dépassant le péricline et au
« sommet bifide courbé en dehors ; celles du disque jaunes, her-
« maphrodites. Achaines stériles. Réceptacle alvéolé, fibrillifère. —
« Juillet-octobre. — (In ic. cit. fig. B).
« Cet hibride a l'aspect, la tige, les feuilles du Conyza ambigua
« DC. (fig. A) dont il diffère par ses rameaux moins allongés, par ses
« calathides plus petites, plus nombreuses, à fleurs dont les ligules
« sont d'un blanc sale ou rosé et par son réceptacle alvéolé.
« Il se rapproche de VErigeron canadensis Li. (fig. C) par ses fieurs
« à ligule d' un blanc sale ou rosé, par son réceptacle alvéolé ; il s' en
« séparé par son aspect, par ses tiges, par ses rameaux, par son in-
« florescence et par ses calathides phis grosses et beaucoup moins
« nombreuses ».
SEDE DI FIRENZE - ADUXAXZA DEL 13 MARZO 67
« Quest" ibrido è stato primieramente osservato dal Sig. Xeyraut
a Bordeaux, posteriormente dal Sig. Foucaud a Rocliefort, nel Giar-
dino Botanico, ed ancora dal Sig. Nevraut presso Bordeaux a Las-
souys; oggidì si trova certamente ovunque Conyza (Erigeron) ambì-
gua DC. ed Erigeron canadensis L. crescono promiscuamente. Xel
Nizzardo, p. e., cresce copiosamente (Estate-Autunno) nelle zone
collina e litorana : anzi si incontrano distintissime due forme di-
verse, Conyza (Erigeron) ambigua X Erigeron canadensis ed Erigeron
canadensis X Conyza ambigua. E con ogni probaljilità, in alcuni in-
dividui da me osservati replicatamente sulle colline di Fahron, Ter-
ron, Cauoada ecc. ed in riva al mare sulla sinistra del Varo, saranno
riconosciute due altre forme ibride Conyza ambigua X Erigeron acris
ed Erigeron acris y^_ Erigeron canadensis.
« Nelle mie raccolte botaniche, ho riveduto in questi ultimi giorni
un esemplare di Erigeron raccolto, scn già trascorsi molti anni, nelle
vicinanze di Roma fuori Porta S. Paolo, il quale mi sembra per lo
meno vicinissimo alla pianta dei Sigg. Foucaud e Xeyraut ».
G. Ctclia. — Intorno ad un nuovo habitat della Melitella pusilla
Somìn.
« Il Sommier scuopriva nel 1906, nella nostra isoletta di Gozo, la
nuova specie di Composta appartenente ad un genere nuovo, bat-
tezzato col nome di Melitella pusilla.^ Il Sommier avendola trovata
in un luogo solo di Gozo ed in area ristretta, ed avendola cercata
invano altrove nelle isole riattesi, merita il conto di far sapere che
questa pianticina tanto rara ed interessante, e cosi isolata nel si-
stema, è stata trovata in un'altra località dell' isola di Gozo, e che
vi è quindi una ragione di più per sperare che non sia prossima
ad estingiiersi.
« Il nostro socio Dottor Giovanni Borg, Sopraintendeute dei Giar-
dini Pubblici di Malta, nello scorso mese di Gennaio mi ha gentil-
mente comunicato alcuni esemplai'i allo stato vivente della Melitella,
che egli raccolse in Gozo, in una località situata lungo la valle di
Marsalforno, nelle vicinanze della cosidetta arcata tan-nofs.
« Dietro alle indicazioni del Dott. Borg ho potuto constatare io
stesso che ivi la Melitella cresce in un terreno sabbioso-argilloso e
confinata entro un'area quasi simile a quella citata dal Sommier.
La Melitella trovata dal Dott. Borg vive consociata alla Plantago
serraria ed alVAlliutn Chamaemoly, piante molto comuni da noi.
« Mi auguro che mercè ulteriori escursioni botanici] e nell' isola di
Gozo verranno scoperte altre località di questa pianta, che al pari
della Centaurei spathidata di Zei'afa, si ritiene essere l'avanzo di una
flora estinta. »
1 S. SoMiiiER, r» gioiello della Flora Maìtae. (Nuovo Giornale botanico italiano, n. s.,
n. 4, voi. XIV, 1907).
68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
Le Caracee maltesi.
« Nelle varie oijere sulla vegetazione maltese le Caracee non si
trovano j^er nulla menzionate. In attesa della già annunziata Mo-
nografia delle Caracee italiane (cfr. Bull. Soc. bot. it., 1909, n. 1),
ecco intanto 1' enumerazione delle specie osservate nell'Arcipelago
di Malta:
« 1. Chara fragilis Desv. — SjDecie reperibile nelle acque sta-
gnanti della Gneina (Malta).
« 2. Chara vulgaris L. — Comune nelle acque stagnanti delle
vallate di Malta e Gozo.
« 3. Nitella flexilis Ag. — Abbondante nelle acque stagnanti
della valle detta Tal-Lun?:iata (Gozo). S'incontra anche nell'isola di
Malta ».
Sono poi presentati e brevemente riassunti i seguenti lavori :
P. BOLZON. —AGGIUNTE ALLA FLORA DELLA PRO-
VINCIA DI PARMA.
Nota quinta.*
46. * AdiantliUDi Capillus-Veiieris L. Copiosa presso una
fontana lungo la mulattiera che sale dalla stazione ferro-
viaria di Solignano al paese omonimo nell'Appennino Par-
mense. Nella Flora dei Contorni di Parma del Passerini
questa specie non figura.
48. BotrycMuìn Lunaria (L.) Sw. b. nana luihi^ caulis
4-6 cm. longus. Nell'Appennino Parraig.-Piacentino sulla
cima del ra. Ragola (m. 1730) in luoghi aridi, aprichi,
erbosi a substrato serpentinoso. Forma rupestre, xerofila,
e altitudinale ; nel Passerini (op. cit.) il tipo figura dei
colli nei quali io non l'ho ancora incontrata.
64. *Equisetum limosum L. b. fluviatile (L.) Appennino
Parmense : nei luoghi torbosi e paludusi sopra la stazione
ferroviaria di Solignano lungo la salita di Pralerna. È da
aggiungersi alla flora Parmense; é nota della contigua
prov. di Reggio (cfr. Casali FI. del Reggiano).
^ Vedi nota quarta in Bull. So;, bót. ital., 1906.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 63
370. * Triticuiu luoiiococcum L. Nel letto dell' Enza presso
il ponte di Montechiarugolo ai contini colla provincia di
Reggio. Nel Passerini (op. cit.) figura soltanto come
pianta coltivata.
519. Typha minima Hpe. *b. nana (Avé-Lall.). Sul letto del
torrente Parma presso Vigatto; forma che non mi ri-
sulta ancora nota dell' Emilia ; il tipo 1" ho osservato a Ponte
Taro presso il Tiro a segno.
560. Najas minor Ali. *b. intermedia Ces., P. e Gib. Nelle
paludi presso la ferrovia a Porta S. Croce presso Parma
{Passerini in herh. Parni. 1) ; il tipo è stato raccolto pure
dal Passerini l a Frassinara.
624. Tiilipa silvestris L. Presso Borgo S. Donnino ! e nell'agro
Parmense al Castelletto di S. Lazzaro!
*j3 australis (Lk.) b. prìnzeriana iniliì in Bull. Soc.
boi. ifal, 1906, jyag. 5. Suhappenn'mo Parmigiano: al m.
Prinzera sopra Fornovo nel versante settentrionale presso
la cima, nei boschetti di querele in terreno erboso a sub-
strato serpentinoso (9 Maggio 1907, fl. !).
729. Majanihemum bifolium DC. *b. unifolìuiu niilii folio
caulinari superno, in bracteam lesini formem, 4-6 min.
longam, 1 mm. circiter latam reducto. Appennino To-
sco-Parmigiano: copioso in luoghi ombrosi ai margini delle
faggete, in terreno erboso e sassoso del m, Molinatico so-
pra Borgotaro a m. 1300-1450; il 28 Giugno 1908 in piena
fioritura insieme al tipo!
731. Polygonatum verticillaiiim Ali. *b. luici'opliylluni
mihi, foliis 4-6 cm. longis, 6-9 mm. tantum latis. Ap-
pennino Tosco-Parmigiano: nelle faggete al m. Molinatico
sopra Borgotaro a m. 1200-1500 ! Negli esemplari tipici
da me raccolti le foglie sono lunghe fino ad 8-10 cm. e
larghe lino a 14-10 mm.
734. Tamus communis L. *b. asarifolia Goir. Nei boschi delle
alture presso Collecchio.
757. Narcissus poetico X Tazzetta Henon = N. bi/lorus Curt.
Nei prati vicino a Parma presso la Certosa !
*b. triìlorus mitii, pianta scapis omnibus 3-floribus.
Collina Parmigiana: nelle vigne a Torre sopra Traver-
setolo !
70 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 33 MARZO
*c. tetramerus luìliì, ovario tetramero, tepalis et sta-
minibus 8 in duobus verticillis, stigmate 4-deniaio (brac-
tea superiore petaloidea ad basim- ovarii inserta). Negli
stessi luoghi della forma b. !
846. Coeloglossum viride Hartm. *b. bi'acteatum (Pari.) Ap-
pennino Parmense: nei prati umidi al m. Caio! e sopra
Bedonia al m. Nero !
1151. LìjcJmis Flos-cuculi L. *b. nana inilìi in Bull. Soc. bot.
ital., 1908, pag. 6. Appennino Parmense: nei boschi di
castagno del m. Fuso sopra Scurano!
1204. Silene Otites Sm. *b. Pseudo-otites (Bess.) Nelle ser-
pentine del m. Prinzera {Passerini in lierb. Parm. l) e
del vicino m. Zirone! — Forma da aggiungersi alla flora
della provincia.
1326. *Arabis pauciflora (Grimm.), Garcke. Nei luoghi più
ombrosi del m. Caio sopra Musiara (m. 1300-1500) co-
piosa! — Nota dell'Appennino ligure e centrale e non del-
l'Appennino Emiliano; resta cosi riempita tale lacuna.
1358. Amaria offlcinalis Andrz. *b. piimila Goir. Nell'Ap-
pennino Parmigiano sopra Calestano.
1384. Dentaria bulbifera L. b. grandiflora 0. E. Schultz. Nel
bosco del parco Carrega presso Collecchio !
1559. Anemone tri folta L. *h. minor V. de Lièvre. Nei quer-
ceti del m. Prinzera presso la cima!
1602. Ranunculus geraniifolius Pourr. *b. apenninns Fiori.
Appennino Parmense al m. Caio {Passerini in herb. Parm.
sub R. montanus, cf. Bull. Soc. bot. ital., 1908, pag. 7).
1766. Geimi montanum L. *b. nanuni Gaud. Appennino To-
sco-Parmigiano: luoghi erbosi asciutti presso il lago Santo
(m. 1500)! — Forma stagionale.
1779. Potentina erecta (L.) Hampe *b. minor Goir. Pascoli
asciutti ed aprichi presso la cima del m. Molinatico
(m. 1549) copioso !
1789. P. reptans L. * b. mlcropliylla Fratt. Nei luoghi ari-
dissimi e calpestati sulla strada provinciale dalle Ghiarre
a Berceto !
1886. Genista tinctoria L. *7 hiimilis (Ten.) Al m. Caio!
e ovata (W. etK.) *b. Perreymondi (Lois.) Al m. Get-
terò verso il passo delle Cento Croci !
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL lo MAUZO 71
■/j apeiiiiiiìa Fiori. Al m. Caio {Passerini l) e al m. Bue
sopra Bedonia!; *b. acutitolia nùìn 'n\ Bull. Soc.bot.
Hai, 1008, pag. 7, al m. Nero sopra Cornolo !
1944. Medicago rigiclula (L.) Desr. *J3 agrestis (Tea.) A Ta-
biano [Passerini l in herb. Parm.) e nei luoghi argillosi
presso Solignano; da aggiungersi alla flora della provincia.
2233. Eryngiiini amethystiuum. A Vigheffio presso la chia-
vica del Baganzoia {Passerini in herb. Parm.!). Specie
da aggiungersi alla flora della provincia.
2250. Buplem^um falcatiim L. * j3 exaltatiiin (M.B.) — B, ra-
nuncoloides Bolzon in Ball. Soc. boi. Hai., 1904, pag. 30.
Appennino Tosco-Parmigiano: nelle fessure delle arenarie
al m. Palerà presso Rigoso di Monchio! e in vai di Tacca
(prof. Fontana!); Appennino Ligure-Parmigiano: presso
la cima del m. Penna in rocce silicee!. Forma da aggiun-
gersi alla flora della provincia.
2250. *B. ranuncoloides L. x typicum d. obtusatiini
(Lapp.) Appennino Piacentino-Parmigiano: nelle fessure
delle serpentine del m. Ragola (m. 1730) sopra Cornolo !
Da aggiungersi alla flora della provincia.
2254. B. Odontites L. a opacmn Ces., Lge. Sul letto del Parma
nell'agro Parmigiano {Passerini in herb. Parm.!). —
*b. naiiuiìi Koch Appennino Parmigiano: sulle serpen-
tine del m. Zirone sopra Citerna in luoghi aridi e aprichi
presso la cima a m. 700 !.
2360. Baucus platucarpos Scop. *b. foliosus milii in Bull.
Soc. boi. ital, 1908, pag. 8. Fra le messi presso il ponte
di Montechiarugolo!.
2386. Scandix Pecien-Veneris L. *b. umbrosa Bég. Presso i
burroni di Maiatico sopra Sala!. — *c. pinnatilida
(Vent.) A Ponte Taro ! — Forme nuove per la provincia.
2529. Bictamnus albus L. Specie piuttosto diffusa nel medio
Appennino Parmense come al m. Cassio {Passerini! in Le.)
e presso la stazione ferroviaria di Valmozzola ! ; sotto la
forma *b. purpureus DC. l'ho notato presso la cima
del m. Prinzera e al m. Pareto gresso Pralerna.
2585. Euphorbia dulcis L, *b. longeradiata infili in Bull.
Soc. bot. ital., 1908, pag. 8. Collina Parmense: nelle mac-
chie presso Sivizzano!.
72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
2662. Prnìnula acaulis (L.) Hill., Jcq. 0 caulescens Koch *b. par-
viflora mihì in Bull. Soc. ì)oL ital., 1908, pag. 8. Lungo
i ruscelli presso la strada da S. Maria di Piano a Ma-
miano! nell'agro Parmense.
2827. Lappula Myosotis Moench. *b. tomentosa A. Fiori.
Luoghi aridissimi sulla strada dalle Ghiarre a Berceto !.
2833. Convolvulus Cantahì-ica L. *b. dorycnioides (D. Ntrs.).
Luoghi aridi, aprichi, marnosi presso Rocca Lanzona so-
pra Fornovo !.
2892. ^- Verbascum Lichnitis L. Presso il passo della Cisa
a Rondebecco (Passerini in lierì). Farm, l) ; specie da ag-
giungersi alla flora della provincia.
2913, Linaria supina Desf. Posso aggiungere un'altra località
di questa specie serpentinicola, nota finora soltanto del
m. Prinzera, cioè le serpentine lungo la strada da Ghiarre
a Berceto!
2965. Veronica acinifolia L. Nell'erb. dell'Orto Parmense figura
di vari luoghi dell'agro Parmigiano, cioè: Noceto nei
campì di frumento, Basilicagoiano e Collecchio (Passe-
rini, Le!) — *b. pyg'iuaea Béguin. Nel m. Prinzera
vicino alla strada nazionale non lungi dai Boschi di Bar-
done in luoghi erbosi, umidicci a substrato argilloso-ser-
pentinoso!.
3203. Thijmus Serpyllum L. & siibcitratus (Schreb. in Schw.
et Koerte) e. parmfolius (Opiz) *for. pacliyderinvis
Briq. — Fessure delle serpentine al m. Prinzerola sopra
Fornovo !.
ri lanuginosus (M.i\\.) *for. Beriiardensis Briq. Luoghi
aridi, aprichi e marnosi presso Rocca Lanzona sopra For-
novo!— *for. vallesiacns Briq. Luoghi serpentinosi,
asciutti e soleggiati alla cima del m. Prinzera sopra For-
novo !.
3331. Valeriana montana L. *b. rotundifolia Car, et St.
Lager in FI. de France di Rouy et Fouc. Fessure delle
rupi calcaree presso la cima del m. Caio (m. 1500-1550),
il 24 Giugno 1907 in fioritura incipiente ! Forma non re-
gistrata negli autori italiani.
3469. Adenostyles alpina (L.) Bl. et Fing. Come ho notato in
altra mia scrittura (cfr. Bull. Soc. bot. Hai., 1908, pag. 9),
SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 73
nei vari settori dell'Appennino Parmigiano ho incontrato
la var. fi australis (Nym.) colle sue forme b. repanda
Fiori e e. lucida Fiori.
3509. Bellis perennis L. ^b. luerìdìonalìs (Favrat), Appen-
nino Tosco-Parmigiano: al passo del Lagastrello (m. 1200)
in luoghi erbosi e secchi; pascoli sassosi sopra Fornovo
presso Piantogna! e sopra Citerna!
3591. Achillea macrofihylla L. b. exilìs iiiilii in Bull. Soc.
1)01. Hai., 1908, pag. 10. Appennino Tosco-Parmigiano:
presso il lago Verde e al m. Navert {prof. Fontana !).
P. CANNARELLA. — FLORA URBICA PALERMITANA.
Centuria I.
1. Ranunculiis inurìcatus L. — In maggio, fra le pietre presso
Ucciardone e presso la nuova banchina a santa Lucia.
2. Deìphiniwn Ajacis L. — In maggio presso la chiesa delle
Croci.
Oss. — Distribuito dall'Europa meridionale, dalla Mesopotamia,
dalle Indie orientali, dall'Africa boreale ed occidentale, Madera ed
isole Canarie, è coltiv?vto nei giardini privati e pubblici, dai quali
si è pure diffuso ed esteso nei luoghi ruderali.
3. Nigella damascaena L. — In maggio, verso la Favorita e
sotto gli alberi nel viale della Libertà.
4. Cheliclonium ìpmjus L. — In aprile, sul davanzale di un bal-
cone di una casa privata.
5. Papaver Rlioeas L. — In aprile e maggio nel viale della
Libertà, presso il Giardino Inglese.
6. Papaver oUasifolium Desf. — In maggio sull' ex forte di
Castello a mare.
7. Papaver àubium L. — In maggio sulla Gradinata mura delle
Cattive al Foro Italico.
8. Papaver setigerum DC. — In giugno sotto gli alberi di
Piazza della Libertà.
9. Fumaria flabellata Gasp. — In aprile sul bastione di Porta
Carini e sulla terrazza della chiesa di S. Gregorio.
10. Fumaria agraria Lag. — Fra le immondizie vicino al pas-
74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
saggio a livello di Madonna dell'Orto, fra le pietre della nuova
banchina a Santa Lucia, nella terrazza della chiesa delle Croci
e per le strade.
11. Fumaria offìoinalìs L. — In mezzo alle pietre della nuova
banchina a Santa Lucia e per le strade verso il viale della
Libertà.
12. Alyssum maritinmm L. — Abbondantissima sul cornicione
della chiesa di S. Salvatore, sul bastione di Porta Carini, su quello
di Porta Guccia, a terra nel corso Alberto Amedeo lungo il ba-
stione, fra i ruderi della Concezione, sulla terrazza della chiesa
di S. Gregorio, sul forte di Castello a mare e fra le pietre della
nuova banchina a Santa Lucia, in aprile, maggio e giugno.
13. SlSìjmbrium hursifoliimi L. — Fra il selciato dentro il
cortile del R. xllbergo delle Povere, in Maggio.
14. Biscutella lyrala L. — In fondo al viale della Libertà, sotto
gli alberi ed in Piazza Ucciardone nel locale della ferrovia.
15. Cappella Bursa-pastoris DC. — Muri umidi e muri asciutti
del Foro Italico, a terra in fondo al viale della Libertà.
16. Senebiera Coronopus DC. — Nei pressi del viale della
Libertà.
17. Dìplotaxis erucoicles DC. — In mezzo alle pietre nella
nuova banchina di Santa Lucia.
18. HutcMnsia procwnbens DC. — Comunissima dappertutto,
sul bastione di Porta Carini, di P. Sant'Agata e di Porta Guc-
cia, sui ruderi dell' ospedale della Concezione, sulla loggia più
alta del S. Salvatore, sulla terrazza della Biblioteca Nazionale,
Comunale e dell' Università e fra le pietre della nuova banchina
a Santa Lucia.
Oss. — Variabilissima neiraspetto e nelle dimensioni, ora gracile
a fusto semplice eretto, mono-racemoso (var. typica), ora ramifi-
catissima, a rami prostrati, multi-racemosi (var. pauciflora).
19. LepicUum graminifoliwn L. — In Piazza Ucciardone, nel
locale della Ferrovia, lungo un muro di cinta, abbondantissima.
20. MaUhiola incana (L.) R. Br. — Sulle mura di Porta Ca-
rini, abbondantissima ed in piena fioritura in maggio e giugno.
21. Moricandìa arvensis (Lin.) DC. — Per le strade al Corso
Olivuzza in maggio.
22. Sisymbriuìn Irto L. — Comunissima : sul davanzale dei
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MARZO 75
balconi; nella via dell' Incoronata, sulla terrazza della chiesa di
S. Gregorio, fra le pietre della nuova banchina a Santa Lucia,
sulla terrazza della Biblioteca Nazionale e sulla Cattedrale.
Oss. — Variabilissima nell' aspetto e nella dimensione : da indivi-
dui alti circa o cm. bene sviluppati ad individiii giganteschi sino a
un metro e mezzo.
23. Sisijmbriam ofTtcinalis (L.) Scop. — Sulla terrazza della
chiesa delle Croci, in piazza Ucciardone nel locale della ferro-
via, nei cortili del R. Albergo delle Povere.
24. Sisìjmhrium poi i/cerai htm L. — In fondo al viale della
Libertà in giugno,
25. Capparis tntpesiris Sm. — Sul bastione di S. Saverio, su
quello di Porta Guccia, lungo i muri della linea ferroviaria in-
terurbana; alla Concezione in giugno.
26. Reseda friUiciUosa Guss. — Sul bastione di Porta Carini,
sulla terrazza del Salvatore e fra i ruderi in fondo al viale della
Libertà.
27. Reseda lutea L. — Sul bastione di Porta Guccia e sul Ca-
stello, in mezzo alle pietre nella nuova banchina a Santa Lucia.
28. Sagìna apetala Guss. — Sulla terrazza della Biblioteca
V. Em., sul cornicione della caserma dei pompieri, sulla terrazza
della Biblioteca Comunale, a terra sulla gradinata Mura delle Cat-
tive al Foro Italico, nel cortile del R. Albergo delle Povere fra il
selciato e dell'Educatorio M. Adelaide ove trovasi pure sulle
mura, fra gli scalini dell'aula magna dell'Orto Botanico.
Oss. — Variabilissima nell' aspetto e nella statura, talvolta esi-
lissima, minuscola, tal'altra più slanciata, più forte, più ramosa ;
sdrajata perfettamente a terra o fra le pietre del selciato nelle
vie o fra le mattonelle delle terrazze, coi rami raggianti sub-di-
cotomi.
2Q. Arenaria serpìjllifoUa L. — Diffusissima dappertutto: via
dell'Incoronata, a terra fra il selciato; campanile della chiesa di
S. Gregorio; chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; bastione di
Porta Carini; Castello; loggione del Salvatore; mura interne
dell' Ed. M. Adelaide; terrazza della Biblioteca Comunale; per
la strada presso il bastione di Porta Carini; gradinata Mura delle
Cattive; cornicione della caserma dei pompieri; terrazza della
Bibl. V. Em.; cortili del R. Albergo delle Povere; fra le tegole
e sui tetti; fra gli scalini della chiesa di S. Antonio alla Do-
76 8KDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAUZO
gana; piazza delle XIII vittime sugli scalini e fra le coramis-
sure del monumento ed al Foro Italico.
0s8. — Variabilissima : ora robusta, minutamente pelosa (var.
spliaerocarpa Ten.), ovvero peloso-glandulosa e viscosa in alto {ty-
pica Fiori e Paol.) ; ora gracile, minutamente pelosa od anche vi-
scoso-glandulosa in alto (A. serpylUfolia J3 leptodados Rch., Guss.
= V. tenuior Koch, Fiori e Paol.). Di regola gli individui murali e
tectorii sono più esili, più aridi, con rami a tipo racemoso-panicu-
lati ; quelli stradali o plateali a rami dicotomi, distesi, prostx'ati, più
sviluppati.
30. Cerastiwin glomeratum Thuill. — A terra fra il selciato
nel cortile del R. Albergo delle Povere.
31. Cerasiiur/i arenarimn Ten. — Fra i ruderi all'Ospedale
della Concezione.
32. Lychnis Githago L. — Nel cantiere in Via Francesco
Crispi a Santa Lucia.
33. Silene sericea Ali. — Rara, in giugno verso la Favorita.
34. Silene gallica L. — Sul campanile della chiesa dei Croci-
feri; sulla terrazza della Biblioteca Comunale; Piazza Ucciar-
done; sotto gli alberi; nella nuova banchina a Santa Lucia.
Oss. — Sono molto comuni le varietà: a (Lojac.) a frutti eretti
(S. Candollei Jord. aS'- cerastoides Auct. et Guss. En. pi. Inar. I,
p. 45, S. lusitanica Ten. et auct. [non Lin.J) e la var. b a frutti oriz-
zontali, 25a,tenti (*S', anglica L., *S'. /«V.sitfn Presi, S. lusitanica J^in.).
35. Silene nocturna L. — Terrazza della chiesa di S. Gregorio ;
mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti; nuova banchina
di Santa Lucia; mura interne dell'Educatorio M. Adelaide; ter-
razza della Bibl. Naz. ; bastione di P. Carini; cortile della Bibl.
Comun. ed in piazza Ucciardone sotto gli alberi.
36. Alsine rubra Guss. — In piazza Indipendenza ove forma
vasti tappeti; via delle mura di Porta Carini; muri e cortili
umidi del R. Albergo delle Povere; campanile della chiesa dei
Crociferi.
37. Alsine heierosperma Guss. — Campanile della chiesa dei
Crociferi; nuova banchina a Santa Lucia; terrazza della chiesa
delle Croci; Piazza Vittoria; spiaggia di Acqua Santa in mezzo
all'arena; cortile della chiesa della Gancia; piazza Papireto;
per terra adiacente alle mura dell' Ed. M. Adelaide,
Oss. — Diffusissima, sdraiata a terra, sì lascia calpestare dai pas-
santi e pullula continuamente anche nei punti più battuti.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 77
38. Alsine diandra Guss. — Rara. Sulla terrazza del Foro
Italico, per terra.
39. Alsine procutiibens Guss. — Sui bastioni del Castello; Uc-
ciardone nel locale della Ferrovia; terrazza del R. Albergo delle
Povere.
40. Stelìaria media L. — Fra le macerie lungo il binario
ferroviario di Via d' Ossuma e Corso Olivuzza ; terrazza della
chiesa S. Cosimo; selciato del R. Albergo delle Povere.
41. Stelìaria apetala Lojac. — Sul bastione di Porta Carini ;
sul cornicione della caserma dei pompieri; Via delle mura di
Porta Carini; Via dell'Incoronata; terrazza della Biblioteca Co-
munale.
42. Malva nzcaensis Ali. var. paroula Guss. — In piazza
Castello, avanti il bastione.
43. Malva syluestris L. — Vicino la chiesa delle Croci ; fra le
pietre nella nuova banchina di Santa Lucia; verso la Favorita
e sul bastione del Castello.
44. Geranium ìnolle L. — Sul Castello; sulla terrazza della
chiesa delle Croci; fra le macerie nel passaggio a livello della
Madonna dell'Orto.
45. Erodium malacoides (L.) W. — Fra le macerie nel pas-
saggio a livello detto Madonna dell'Orto.
46. Erodium moschaiwn L'Herit. — Fra le macerie all'Ospe-
dale della Concezione; nella nuova banchina a Santa Lucia;
presso Porta Nuova.
47. Erodium cicutarium (L.) L' Herit. — Fra i ruderi verso
Ucciardone; sulla terrazza della chiesa delle Croci; mura di
cinta dell' Ed. M. Adelaide; sui bastioni del castello in mezzo
alle strade verso il Viale della Libertà; fra le macerie del pas-
saggio a livello Madonna dell'Orto.
Oss. — Comunissime le due vai*, praecox Presi e canescens Guss.
(Vedi Lojac. FI. sic).
48. Geranium Robertianum L. — Avanti l'ingresso del giar-
dino Inglese.
49. Oxalis cernila Thunb. — Sulla terrazza della Bibl. Com.
e Naz. e sul Bastione di Porta Carini.
Oas. — Originaria del Capo di Buona Speranza, si è inselvaticliita
da noi e quindi si trova ricordata anche con le specie siculo dai
moderni autori, quali pure il Lojac. (I, j). 215) insieme con la O. cor-
78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
niculafa, e la 0. acetosella. La specie descritta dal Pai'latore (FI. Ital. ,
voi. V, p. 246, n.° 125S) è, come dice 1' autore, delle vicinanze di
Palermo.
50. Oocalis GorniciUata L. — La var. tropaeoloicles sulla gradi-
nata mura delle Cattive al Foro Italico e fra gli scalini all'Orto
Botanico; fra il selciato nel cortile del R. Albergo delle Povere
e del Liceo V. Em.; al chiostro degli Eremiti ed altrove. La
var. tìjpica più abbondante e più diffusa sui muri umidi, sul
davanzale dei balconi, tra le macerie, per le piazze è per le
strade.
51. Limmi usitatissimum L. — In maggio fra le pietre verso
il Molo.
52. TrWulits terrestris L. — ISiel locale della Ferrovia in
piazza Ucciardone; nel forte del Castello a mare in punti molto
frequentati dai soldati; nel passaggio a livello detto Madonna
dell'Orto.
53. Ailanthus glandalosa Desf. — Sul bastione di Porta Ca-
rini; sul Castello ed in molti punti ruderali.
Oss. — Introdotto da Pekino fino dal 1770. A Palermo è pianta
ornamentale, per vie, per piazze, per cui si è inselvatichito con
molta facilità joer i semi che cadono in grande abbondanza per
terra.
54. Vulneraria ietrapUijlIa Guss. — Verso Ucciardone.
55. Medicago liqmUna L. — Sotto gli alberi del Viale della
Libertà; avanti il nuovo cancello del Giardino Inglese e vicino
la chiesa delle Croci.
5G. Medicago orMcularis (L.) — Ali. Sul Castello.
57. Medicago lappacea Lam. — Fra le macerie nel passaggio
a livello detto della Madonna dell'Orto e sulle mura di Porta
Carini.
58. Medicago tribuloides Desf. — Presso piazza della Libertà;
a Ucciardone nel locale della Ferrovia; sui bastioni del castello e
di Porta Carini; presso la chiesa delle Croci.
59. Medicago denticulata Wild. — Sul bastione di Porta Carini
e sul Castello; mura del chiostro di S. Giovanni degli Eremiti
e sulla terrazza del liceo V. Em.
60. Medicago recta Desf. — Mura del chiostro di S. Giovanni
degli Eremiti.
61. Medicago macnlala Guss. — Sul bastione di Porta Carini.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 79
62. Melìlotus silicata Desf. — Nel Josale della Ferrovia ad
Ucciardone.
63, Melilotus ilalica (L.) Lam. — Nella nuova banchina a
Santa Lucia.
04. Melìlotas parvillora Desf. — Sul Castello ; fra le pietre in
fondo al Viale della Libertà; sopra un muro umido e fra le pie-
tre ad Ucciardone; Porta Carini; piazza Vittoria davanti al pa-
lazzo Reale; sulla scalinata della chiesa di S. Antonio; nel pas-
saggio a livello detto Madonna dell' Orto.
65. Trifolium stellatum L. — Nei cortili del R. Albergo delle
Povere.
66. Trifolium pratense L. — In mezzo alle immondizie ed alle
macerie nella nuova banchina a Santa Lucia.
Oiss. — Delle tre varietà ammesse dal Lojacono, il nostro individuo
si accosta quasi esattamente alla varietà a sémipurpureum Strobl.
67. Trifolium iomentosurn L. — Dietro la chiesa delie Croci ;
nel Corso Cavour sotto gii alberi.
68. Trifolium fragiferum L. — Sotto gli alberi in Via Vol-
turno; nel Corso Olivuzza presso la villa Florio; sul bastione di
Porta Carini e del Castello; in Piazza Ucciardone ed in Piazza
Indipendenza.
69. Trifolium nigrescens Viv. — La var. gracilis, poco comune
a Porta Carini; la vai*, poli/anthenum Ten. più abbondante, fra
le macerie del passaggio a livello detto Madonna dell'Orto; sotto
gii alberi di via Volturno: nei cortili del R. Albergo delle Po-
vere ed in Piazza Indipendenza proprio dietro Porta Nuova.
70. Trifolium camjjeslre Schreb. — Ucciardone, nel locale
della Ferrovia.
71. Trifolium resupinalum L. — Via Messina, al Giardino
Inglese.
72. Trifolium repens L. — A terra in Piazza Indipendenza;
dietro Porta Nuova; in piazza Ucciardone, presso la Ferrovia
e sulla gradinata mura delle Cattive.
73. Lotus edulis L. — Al Castello; a Ucciardone; al Giardino
Inglese nel piazzale dove sorge l'Istituto Kinesiterapico ; negli
scalini della chiesa delle Croci.
74. Lotus cytisoides L. -- Verso il Viale della Libertà sotto
gli alberi; verso Ucciardone; sul bastione di Porla Carini; la
var. coronillae folla nella terrazza della chiesa delle Croci.
80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
75. Lotus ornithopodioides Ij. — Vicino la chiesa delle Croci;
nelle vie adiacenti al Viale della Libertà; verso Ucciardone; Porta
Carini; in mezzo alle pietre della nuova banchina a Santa Lucia;
nelle macerie del passaggio a livello detto Madonna dell'Orto.
76. Astragalus hamosus L. — Nella nuova banchina a Santa
Lucia,
77. Astragalus baeticus L. — Porta Carini sul bastione.
78. Psoralea Niuminosa L. — Avanti il Palazzo Reale,
79. Vida satìva L. — Sui bastioni di Porta Carini (la specie),
la var. macrocarpa Moris (Bert.) fra le pietre del cantiere di
Via Francesco Crispi, distinta per il fogliame più ampio e per
l'aspetto più robusto.
80. Vieta maculata Presi, — Nel cortile del R. Albergo delle
Povere.
81. Vieta angusiifolia Roth. — In piazza Vittoria davanti il
Palazzo Reale.
82. Vida dasijcarpa Ten. — Fra le macerie del passaggio a
livello detto Madonna dell' Orto.
83. Vida Mthìjnica L. — In mezzo alle pietre nella nuova
banchina di Santa Lucia.
84. Hedysarum coronarium L. — Verso la Favorita ed
in Piazza Ucciardone.
85. Poterium Tnuricatum Spach. — In Piazza Vittoria, davanti
il Palazzo Reale,
86. Rutus dalmaticus Tratt. — La forma panormitanus sulle
mura esterne della legione dei Carabinieri in Piazza Papireto;
la forma dalmatinus sul muragliene di S. Saverio.
87. Saxifraga tridactijlites L. — Sui tetti della caserma dei
Pompieri e sui tetti dell' Ed. M. Adelaide; mura del chiostro di
S. Giovanni degli Eremiti.
88. Cotìjledon UmMlidiS L. — Sulle mura del chiostro di
S. Giovanni degli Eremiti ; sui tetti di tutte le case.
89. Sedum stellatum L. — Mura del Castello ; tetti e mura
di qualche casa.
90. Sedum coeruleum Vahl. — Sui tetti della Cattedrale e su
quelli della Martorana; mura del chiostro di S. Giovanni degli
Eremiti; muri del Castello.
91. Sedum glanduUferum Guss. — Tetti e mura della chiesa
S. Nicolò all'Albergheria e S. Salvatore.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 81
92. Seclam eviocarpum Sibth. — Sui tetti della Martorana.
93. Seclam liloreum Guss. — Sui tetti della Martorana, ab-
bondantissimo.
94. Cucitmis Ciirullus (L.) Ser.in DC. — Originaria dall'Africa
tropicale, si coltiva in larga scala in Sicilia e coi semi che si
buttano fra le immondizie si trova qua e là gerraogliante fra
le macerie senza giungere mai a sviluppo completo.
95. Portulaca oleracea L. — Per le strade; comunissima per-
sino nei punti più centrali, come ad es. sotto il marciapiede in
piazza G. Verdi.
90. Ptucothis verticillala DC. — Nelle adiacenze del Viale della
Libertà; nella nuova banchina di Santa Lucia; verso la Favo-
rita; sul bastione di Porta Carini.
97. Bnpleurum Odontites L. — Sul Castello e sulla nuova
banchina di Santa Lucia.
98. Crithraum maritinmn L. — Nella spiaggia dell' Acqua
Santa fra l'arena.
99. Foemculum pipevatuin DC. — Nella nuova banchina a
Santa Lucia; nella piazza Ucciardone; sul bastione di Porta
Carini; al Giardino Inglese.
100. JJaacLis Cairota L. — Sui bastioni del Castello e di Porta
Carini.
A. F. PAVOLINI E M. M AVER. —SULLA PRESENZA
DELLA RUTINA NELLA SOPHORA JAPONICA L.
Il glucoside soforina contenuto nella Sopìiora japonica è stato
dimostrato identico alla rutina C27 H32 Oie + 2 H-2 0, la quale,
secondo gli ultimi studi, si scinde per idrolisi con acidi diluiti in
glucosio, ramnosio e quercetina {= soforetina). ^
Abbiamo cercato in questo lavoro di determinare la localiz-
zazione del glucoside nella Sophora, e contemporaneamente di
indagare le trasformazioni e le variazioni di quantità che esso
subisce.
1 Stein, J. f. praJd. Chem., 58 339; 85 351; 88 280; Forstbr,
Ber. d. d. Chem. Ges,, 15 214. Brauns, Ardi. d. Pharm., 242, 547,
556; ScHMiDT, Arch. d. Pharm., 242, 210.
Bull, della Soc. hot. ital.
82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
Dapprima abbiamo studiato la distribuzione del glucoside, e
per questo abbiamo usato un reattivo che, per le ricerche mi-
crochimiche, ha corrisposto pienamente allo scopo ; infatti da
prove eseguite con soforina estratta precedentemente dai fiori
abbiamo constatato che l'acido solforico concentrato che gene-
ralmente si usa nella ricerca di molti glucosidi, non può servire
in questo caso, perchè si nota appena un leggero aumento nell'in-
tensità della colorazione; invece con soda o potassa caustica assai
concentrata il colore giallo assume una tinta molto più carica;
e con un miscuglio di parti uguali di soluzione satura di bicromato
potassico e di acido cloridrico diluito si ottiene lentamente una
bella colorazione marrone che passa al violetto-nero, special-
mente a caldo : questo miscuglio agisce da ossidante (come del
resto agisce ugualmente il miscuglio cromico) a cagione del-
l'ossigeno che si sviluppa. Infatti né l'acqua di cloro né l'acido
dorico che pure si producono in questo reattivo, hanno nes-
suna azione colorante sul glucoside.
Applicando questi due ultimi reattivi nella ricerca della rutina,
sono state fatte varie sezioni di semi, di picciuoli, di rami giovani
e di fiori. Nei semi non si è trovato traccia di glucoside ; nelle
sezioni trasversali e longitudinali di fusti in vari stadi d'accresci-
mento, sezioni che furono fatte nel midollo di sambuco e a secco
perchè l'acqua o l'alcool non alterassero i resultati, si nota
un'epidermide con cuticola ispessita a cui fa seguito uno strato
di parenchima corticale e un anello irregolare di fibre scleren-
chimatiche ; queste trattate con fìoroglucina e acido cloridrico
si colorano in rosso per le loro membrane lignificate. Allo strato
fibroso segue la zona floematica piuttosto sviluppata e la zona
xilematica, nella quale si trovano vasi punteggiati e a spirale,
non molto grandi. Nel centro si ha sempi'e il parenchima mi-
dollare. Nei rami giovanissimi tolti ad un albero di Sophora si
jiota la colorazione nello strato di fibre e nel libro ; nei rami
più sviluppati, in tutto il libro, nello strato di fibre, nella cu-
ticola e nel legno interno. Il legno periferico e il midollo non
appaiono colorati ; tutto il tronco presenta anche ad occhio nudo
un anello di colore giallo-verdastro, dovuto alla localizzazione del
glucoside nel legno più vecchio. I fiori trattati con soluzione con-
centrata di potassa caustica danno un'intensa colorazione gialla
tendente al giallo scuro; col reattivo ossidante danno un colore
SEDE DI FIUEXZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 83
marrone intenso, localizzato specialmente nelle nervature : petali
Ijiaiiclii di Alisma plantago trattati cogli stessi reattivi non
danno alcuna colorazione. Il calice appare completamente privo
del glucoside. Sezioni di ovario molto giovane danno resultati
negativi. Sezioni di giovani legumi comprendenti anche i semi
hanno mostrato un'intensa colorazione in tutte le parti del le-
gume. Nei semi invece tale colore manca affatto ed anzi la rea-
zione si arresta nel punto ove il seme, per mezzo del funicolo,
è congiunto alla parete del frutto. Una sezione di picciuolo fo-
gliare mostra colorato il solo libro e non il legno, né il fascio
di fibre.
Infine sono state fatte delle prove analoghe su varie sezioni
di pianticelle giovani nate in primavera dai semi caduti ai piedi
dell'albero della Sophora ; ma queste erano già sviluppate al
punto da avere il fusto alto circa 20 cm.e del diametro di G-10 mm.,
e presentavano uniformemente la colorazione nel libro e nel le-
gno più interno.
Da tutte queste prove si poteva già avanzare l'ipotesi che il
glucoside non si forma che in uno stadio abbastanza avanzato
di vegetazione, poiché, al contrario di quel che si osserva in altre
piante, ^ questo glucoside non si riscontra neppure nei semi
germoglianti. Del resto Vanderlinden - nota che in generale gli
apici vegetativi non presentano traccia di glucosidi, i quali in-
vece appaiono nelle zone d'accrescimento. Questa osservazione
conferma ciò che abbiamo detto innanzi e perciò abbiamo intra-
preso alcune ricerche jier determinare in qual modo e in qual
momento si producesse il glucoside nella pianticella.
Negli ultimi giorni del Decembre scorso sono stati seminati in
serra vari semi di Sophora japonica L. che hanno cominciato
a germogliare dopo circa un mese. La prima prova fu fatta in
pianticelle alte 2-3 cm. e riusci negativa tanto nella radice come
nel fusticino e nei due cotiledoni. Nella seconda prova del 25 Gen-
naio si ebbe una lieve colorazione gialla con potassa nella zona
^ G. BaRGAGLI-Pktrucci, Il gììcosi^ìe Eohinina durante la germi-
nazione dei semi di Robinia Pseudo-acan'a. (y. Giorn. hot. if.. n. s.,
XTII, 1906, p. 158).
* E. Vanubrlixdex, Sur les alcalo'ides et les glycosides dans hs Ee-
nonoulaeées. {Re'ineil de V Inst. hot. de Briixelies, V, 1902, p. 185),
84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
floematica. Nella terza prova, il 7 Febbraio, si notò una colora-
zione più accentuata nel libro e colore tendente al marrone
nei vasi interni del legno, col reattivo ossidante. Una quarta
prova fu fatta il IG Febbraio con pianticelle alte circa 12 cm.
e col diametro del fusto di 2 mm. circa : in questo stadio la
reazione non è ancora caratteristica come nei rami adulti, ma
il colore giallo-marrone dei vasi legnosi è ben distinto, soprat-
tutto col reattivo ossidante. Infine il 26 Febbraio fu fatta ancora
una prova colle pianticelle seminate nel Decembre e diede questi
resultati :
Con reattivo ossidante.
Radice Vasi più interni del legno leggermente colorati.
Fusto alla base . Vasi più interni del legno colorati in marrone
cupo.
Fusto Vasi del legno colorati in giallo scuro.
Cotiledoni. ... —
Foglia —
Il miscuglio cromico produce le stesse colorazioni, ma danneggia
troppo i tessuti della pianta. Molte altre prove furono fatte con
piantine di circa un mese di età, cresciute in serra, e tutte diedero
gli stessi resultati ; collo stesso reattivo furono poi trattate se-
zioni di pianticelle appena uscite dal seme e di pianticelle più
adulte, lavate con acqua e montate in glicerina : e la differenza
della colorazione risultò marcatissima. Di più il colore giallo
scuro appare fugacemente per la prima volta nel libro delle
pianticelle fornite di due otre foglioline; però, come abbiamo
detto più sopra, nei rami adulti si è sempre trovato il glucoside
nei vasi del libro.
Come ultima prova di confronto si sono trattate, sempre col-
l'uguale reattivo, varie sezioni di Sophora e di Iberis semper-
florens e mentre nella prima i vasi legnosi presentavano la colo-
razione già descritta, nella seconda non assumevano che un
colore giallo ben differente dal primo.
Dalle precedenti ricerclie si poteva trarre l'ipotesi che il glu-
coside, il quale dapprima era stato trovato come sostanza in-
crostante delle membrane lignificate e trasportato dai vasi del
libro, si sdoppiasse in due sostanze : una di queste direttamente
utilizzabile dalla pianta, l'altra che si fissa in quegli organi dai
quali non è più trasportabile perchè incrostata e quasi insolu-
SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 85
bile nell'acqua. Infatti per primo il Pfeffer notava ^ che forse gli
zuccheri sono uniti a derivati benzolici per dare complessi poco
dializzabili e recentemente il Ciamician- emetteva l'idea che i
glucosidi si possono coiìsiderare « come materiale di riserva per
quelle sostanze che pei' sé stesse, ove venissero ad accumularsi
allo stato libero, sarebbero velenose e mal tollerate ». Ora, la so-
forina che si produce nelle pianticelle già sviluppate, sarebbe
trasportata dai vasi del libro (i quali, come si sa, conducono
sostanze poco osmotizzabili) e si sdoppierebbe in zuccheri che
servirebbero all' economia della pianta e in quercetina che costi-
tuirebbe la sostanza incrostante.
Un primo appoggio a questa ipotesi sta nel fatto che la quer-
cetina dà in vitro col i"eattivo ossidante la stessa colorazione
della soforina, e perciò nelle sezioni al microscopio, non si no-
tava differenza di sorta e si doveva osservare la stessa colora-
zione tanto nei vasi del libro quanto nelle membrane lignificate,
benché le due sostanze fossero differenti; è vero che la quer-
cetina sola riduce all'ebollizione il liquido del Fehling, ma riesce
quasi impossibile di osservare microchimicamente tale reazione.
Ora, appena la pianta comincia a fiorire, il glucoside si accu-
mula nei bocci ; e qui se ne dovrà trovare la quantità maggiore;
nell'antesi, seguendo il processo che si verifica nel fusto, la sofo-
rina si scinde lentamente in zucchero e quercetina, e tale pro-
cesso si intensifica sempre più a misura che procede la matu-
razione del frutto ; ed è ragionevole supporre che nella parete
dell'ovario si accumuli la quercetina mentre il glucosio e il
ramnosio vanno ad aumentare le riserve del seme.
Come conferma di ciò abbiamo già notato che nella parete
del frutto si trova grande quantità di quella sostanza che ora
possiamo ammettere sia la quercetina, mentre nel seme tale
sostanza» manca affatto. Di più, :ìecondo le nostre vedute, nella
crescenza del fiore doveva essere consumata una parte di quella
quantità di zucchero che viene prodotto dalla scissione della so-
forina, e infatti secondo le analisi che qui riportiamo, si nota
sempre una diminuzione nella quantità di sostanze riducenti il
^Riportato dal Weawers, Jahrhucherf. ■wissenscJiaftl. Botan., XXIX,
p. 229.
2 Gazz. Chim. Ita!., 1908, I, p. 682.
86 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DKL 13 MARZO
Fehiing, nei fiori, rispetto ai bocci. In commercio vanno ap-
punto come droga i ìjocci disseccati (Bacche gialle cinesi^, e
non i fiori.
Per eseguire le analisi che ora riportiamo abbiamo usato un
metodo di dosaggio delle sostanze riducenti il Fehiing un po'
differente dall'ordinario: la determinazione volumetrica era im-
possibile perchè il liquido, dopo la riduzione, era ancora colorato.
Perciò abbiamo ossidato con acido nitrico l' ossiduio di rame
precipitato dal Fehiing mediante la soluzione zuccherina ed
abbiamo pesato direttamente l'ossido di rame. Secondo Allihn ^
questo metodo non darebbe resultati molto esatti, ma operando
su piccole quantità di ossiduio, questo si trasforma quantitativa-
mente in ossido, come risulta dalle seguenti analisi di prova :
Liquido di Fehiing contenente nella soluzione A gr. 69,2780 di
solfato di rame per litro.
3 ce. della soluz. diedero gr. 0,0G71 di CuO per precipitazione
con potassa. (Calcolato gr. 0,0662).
2 ce. della .soluz. con altrettanto della soluz. alcalina B si
precipitano con soluz. diluita di glucosio e si ossida il CU2O a CuO.
CuO pesato gr. 0,0444. (Calcolato gr. 0,0442).
Si essiccano allora a 100" bocci e fiori di Sophora e si macinano
finemente; gr. 1 di bocci si sospendono in 100 ce. di acqua e si
aggiungono 20-25 ce. di soda ^ al 25 7« e si mette a ricadere il
tutto per circa un'ora. Dopo si neutralizza il liquido con acido
solforico concentrato e si aggiungono ancora pochi ce. di acido ;
il processo della neutralizzazione si segue facilmente perché il
liquido alcalino da marrone passa a giallo chiaro. Si mette an-
cora il liquido a ricadere per circa 2 ore allo scopo di idroliz-
zare completamente il glucoside e dopo raffreddamento si porta
al volume di 250 ce. Per l'uso si filtra la soluzione onde libe-
rarla dai residui vegetali.
1). 8 ce. di Fehiing si allungano con acqua e alla soluzione bol-
lente in una capsula si aggiungono 45 ce. della soluzione ridu-
cente filtrata che si neutralizzano prima con soda caustica. Si
lava per decantazione il precipitato, e lo si porta a poco a poco
1 J. f. i)raM. Chem., N. F. 22, 63.
2 Per formare il sale sodico della ratina. Cfr. Peukin, J. Chem.
Soc, 15, 43S.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 87
SU uii doppio filtro, dove si finisce di lavare fino a scomparsa
della reaziono dell'acido solforico. Si brucia il filtro ancora
umido (o lo si la essiccare prima), si gettano le ceneri in
un crogiuolo, e si calcina fortemente. Si lascia raffreddare, e
si aggiungono 2-3 ce. di acido nitrico concentrato coi quali si
è avuto cura di lavare prima la capsula dai residui di ossidulo
che vi si attaccano sempre tenacemente. Si evapora colle so-
lite precauzioni fino a secchezza la soluzione cosi formata di
nitrato di rame, si calcina e si pesa. — CuO trovato gr. 0,0725.
2). 0 ce. di Fehling e 15 di soluz. riducente diedero gr. 0.0239
di CuO.
Un'altra soluzione preparata come sopra con polvere di
bocci diede i .seguenti resultati :
3). 4 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0303 di CuO.
4). 4 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0304 di CuO.
Da questi dati si calcolano le quantità di ossido di rame
per 1 gr. di sostanza, e cioè dalla prima analisi si ottiene
gr. 0.4027, dalla seconda gr. 0.3983, dalla terza gr. 0.5050,
dalla quarta gr. 0.5066. Media di due preparazioni gr. 0.4531.
Per i fiori si opera assolutamente come per i bocci :
1). 2 ce. di Fehling e 15 di soluzione riducente diedero gr. 0.0195
di CuO.
2). 2 ce. di Fehling e 15 di soluzione diedero gr. 0.0197 di CuO.
Da un'altra preparazione si ottenne :
3). 4 ce. di Fehling e 30 di soluzione diedero gr. 0.0338 di CuO.
4). 4 ce. di Fehling e 30 di soluzione diedero gr. 0.0339 di CuO.
Una terza soluzione diede il seguente resultato:
5). 10 ce. di Fehling e 00 di soluzione diedero gr. 0.0786 di CuO.
Calcolando come per i bocci le quantità di ossido di rame ri-
chieste dai 250 ce. di tutta la soluzione preparata, cioè da 1 gr. di
sostanza si ha: dalla l"" analisi gr. 0.3250; dalla 2*^ gr. 0.3283;
dalia 3' gr. 0.2816 ; dalla 4" gr. 0.2816 ; dalla 5=^ gr. 0.3275. Media
di 3 preparazioni gr. 0.3089.
Ora 1 gr. di bocci richiedeva tanto liquido del Fehling da
precipitare in seno ad esso l'ossidulo corrispondente a gr. 0.4531
di ossido; mentre 1 gr. di fiori ne richiederà meno, poiché la
quantità di ossido calcolata in base alle nostre analisi è di
gr. 0.3089.
È dunque evidente una diminuzione di sostanza riducente:
88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
secondo ogni probabilità, questa diminuzione corrisponde ad un
consumo di sostanza zuccherina, perchè mal si comprenderebbe
un consumo di quercetina nel fiore.
Dal complesso di queste prove pertanto appare assai proba-
bile una scissione del glucoside nei suoi costituenti, nel modo
che abbiamo già accennato.
Riassumendo i dati del nostro lavoro, possiamo dunque con-
cludere che :
P). Nei semi il glucoside manca affatto, e solo appare nel
primo mese di vita della pianta, e nei vasi del libro ;
2°). Nella pianta adulta, il glucoside portato dal libro sì
scinde gradatamente nei suoi componenti, e la parte non uti-
lizzabile di esso si incrosta negli elementi legnosi dando loro
la colorazione giallo-verdastra già visibile ad occhio nudo ;
3"). Nello sviluppo del fiore si nota il consumo di una so-
stanza riducente il Fehling, e questa non può essere che uno
zùcchero ;
4"). La grande quantità di glucoside presente nei bocci
serve, scindendosi in zuccheri, ad accrescere i materiali di ri-
serva del seme, mentre la quercetina si fissa nelle pareti del
legume, onde non si nota l'esistenza del glucoside nel seme.
A. PONZO. — L'AUTOGAMIA NELLE PIANTE FANE-
ROGAME.
Quarta contribuzione.
Nel compilare questa contribuzione mi ricordo che debbo
anzitutto una risposta all'illustre prof. Nicotra, il quale mi ha
onorato di una sua lettera ^ colla quale ha confutato alcune
idee da me espresse circa la precedenza del diclinismo nelle
piante. "^ Con ciò non intendo polemizzare con lui, verso il quale
nutro la massima deferenza e stima, e sono sicuro che egli non
avrà a male se mi permetto replicare ed insistere sulle mie
affermazioni.
^ Nicotra L., Ancora sul monoclinismo primitivo fanerogamico (Let-
tera al prof. Antonio Ponzo). Naturai, sic, n. 4-5, voi. XX, 1908.
- Ponzo A., Conùderazioni suU' autoc/amia nelle piante fanerogame.
Natur. sic, voi. XIX-XX. Palermo, 1907.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 80
Il principio richiamato dal prof. Nicotra sulla impossibilità
che un organo, differenziatosi, possa ritornare allo stato d' in-
differenza e tramutarsi in altro termine cui sia pervenuto un
ramo parallelo di differenziazione, lo tengo presente e non lo
applico affatto nel far discendere l'ermafroditismo dall' unises-
sualismo; invece sostengo debba applicarsi la teoria della pseu-
danzia del Delpino, ammettendo cioè che i fiori siano il derivato
di infiorescenze contratte ed impoverite ove i pistilli rappre-
sentano fiori femminei ridotti e divenuti nudi e gli stami altret-
tanti fiori maschili, anch'essi ridotti e nudi; cosicché da infio-
rescenze androgine per riduzione si saranno formati i fiori
ermafroditi. Qui il prof. Nicotra combatte una pseudanzia gene-
rale perchè ad ammetterla vi trova delle difllcoltà, fra le quali
quella della costante indovazione del gineceo rispetto all'andro-
ceo. Ma non mancano esempì di infiorescenze che possono giu-
stificare tale indovazione, come i ciazi, che costituiscono infio-
rescenze contratte e che nel genere EiqihorMa sono ermafroditi,
i siconi del Ficus ed altre.
Il principio da me invocato che la natura va dal semplice al
complesso, da uno stadio indifferente ad uno sempre più diffe-
renziato e specializzato, il Nicotra lo ripiega contro l'interpre-
tazione da me data nell' esaminare il passaggio dal diclinismo
all'ermafroditismo. Egli dice: «nel composto noi abbiamo divi-
sione di lavoro, e questo lo troviamo nei fiori unisessuali ».
Convincente la confutazione, ma non credo che distrugga il mio
asserto, che contempla il principio da un altro punto di vista.
Quando si è originato il fiore ermafrodita la divisione di lavoro
esisteva e si era affermata; dall' isosporisrao si era pervenuti
all'eterosporismo e perciò alla divisione dei sessi. Se non che
diversa è la discordanza fra me e il prof. Nicotra. Egli dice che
la separazione dei sessi meno prodigiosa è quella che si opera
fra i fillomi dello stesso fiore. Io invece sostengo che la prima
differenziazione dei sessi dovette operarsi su fillomi di fiori
diversi perché ammettendo la prima tesi si avrebbe in uno
stesso fiore contemporaneamente una doppia differenziazione,
quindi un processo più complicato di quello da me ammesso,
cioè che in un fiore si sarebbe avuto dapprima una differen-
ziazione omogenea, o tutta in macrospore o tutta in microspore ;
e credo che le osservazioni confermino il mio asserto. Mi sono
90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL lo MARZO
riferito ai Volvooc ed alle Facacce soltanto per dimostrare ciò,
giacché la prima differenziazione in queste protofite si è evi-
dentemente effettuata in due colonie diverse ed omogeneamente,
cioè in alcune si sono originati tutti spermatozoidi, in altre
tutte oosfere. Anche nelle pteridofìte credo che se ne abbia la
conferma; infatti noi osserviamo, come afferma lo stesso Nico-
tra, che l' incunabolo di fiore è improntato d' ermafroditismo
nelle pteridofìte più perfette, come Isoetes, Selaginella, Lepi-
dodendron, le quali non possiamo ritenere punti di partenza
delle fanerogame, perché hanno già raggiunto il loro massimo
grado di perfezione e non sono più capaci di differenziarsi oltre.
Dunque dobbiamo pigliare come punto di partenza delle fane-
rogame le pteridofìte meno differenziate; e siccome quest'ultime
si presentano o isosporee o eterosporee con macrospore o mi-
crospore portate su differenti ceppi o almeno da differenti infio-
rescenze, cosi le fanerogame non possono essere discese da
antenati ermafroditi.
Sostenendo il prof. Nicotra che avviene riduzione di organi in
un fiore col passaggio dall' ermafroditismo all'unisessualismo, va
contro il mio pensiero, giacché io non intendo parlare di un fiore
unisessuale isolatamente preso, ma di infiorescenze androgine.
' Escludiamo l'esame delle piante fossili, giacché, come afferma il
Nicotra, non abbiamo elementi sufl^cienti su cui basare le nostre
osservazioni. Esaminiamo però le Gnetacee. Qui il prof. Nicotra,
dallo studio di alcuni alberi genealogici e dalla impressione rice-
vuta nel leggere il Delpino sul riguardo, dice che gnetacee ed
angiosperme suppongono una profanerogama ermafrodita. Ma
mentre fa tesoro della parola reliquia, colla quale il Delpino spiega
la presenza del pistillo sui fiori della Wehoitschia, ne modifica le
conclusioni, perché il Delpino ammette si che gli antenati delle
gnetacee dovettero possedere fiori ermafroditi, ma questi antenati
li ricerca fra le stesse gimnosperme colla ipotesi che dovettero
esistere gimnosperme con fiori ermafroditi entomofili, antenati
delle attuali gnetacee. Veramente io non so persuadermi della
ipotesi delpiniana, perché il solo fatto che nei fiori maschili
della Welwitschia si lia un rudimentale pistillo con cavità ova-
rica chiusa, con siilo e con stimma, mi induce ad eliminare
qualsiasi discendenza, di questo genere specialmente, da ante-
nati gimnosperme ermafroditi, giacché in tal caso si dovrebbe
SEDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 91
ammettere che questi antenati gimnosperme dovettero avere
ovario, stilo e stimma, cioè una struttura fiorale più complessa
di quella delle attuali e simile a quella delle fanerogame angio-
sperme. É per questo, quindi, che alla parola reliquia del pro-
fessore Delpino, ho sostituito la parola rudimento, perché tut-
tora sono convinto che l'abbozzo dell'ermafroditismo nella Wel-
loitschia debba ritenersi un carattere -rudimentale, carattere
che per la prima volta si manifesta nella scala evolutiva. Se
nelle gnetacee il prof. Nicotra ha osservato il moto regressivo
in cui la Welwiischia segna 1' ultima fase, perché questa reli-
quia si osserva solo in questo genere e non offre alcuna trac-
cia nei generi più direttamente discendenti da questi antenati
ermafroditi? perché negli altri generi più direttamente discen-
denti il pistillo offre una struttura più semplice e conserva
maggiormente il carattere delle altre gimnosperme ?
Fra le sue obbiezioni il prof. Nicotra, a proposito del mio
richiamo ai Volvox e Pandorina per dimostrai-e il diclinismo
primitivo, mi rivolge le seguenti domande: chi ci dice che le
antolite non siano cominciate da un termine, cui le piante infe-
riori siansi dirette; chi ci dice che tal termine non sia pianta
ermafrodita? Escludo tali deduzioni, perché debbo cercare il
punto di partenza di una linea flletica da esseri ancora indif-
ferenti, i quali possano sottoporsi ad ulteriori differenziazioni ;
parlando di termine vado all'idea che quei dati organismi abbiano
raggiunto la massima perfezione e quindi non abbiano la fa-
coltà di subire ulteriori differenziazioni.
Anche fra i zoologi, la maggior parte dei quali finora erano
sostenitori della precedenza dell'ermafroditismo suU'unisessuali-
smo, ora si é manifestata una corrente contraria, ed il Mau-
pas, il Senhossek ed il Beard considerano noi metazoi come
primitiva la separazione dei sessi e come forma secondaria l'er-
mafroditismo.
Ma veniamo alla constatazione dei fatti. Si deve ammettere
che nelle famiglie più evolute e nelle piante erbacee, che per
me costituiscono gli ultimi discendenti, predomina l'ermafrodi-
tismo ? Se cosi é, vuol dire che il fiore ermafrodita costituisce
la forma più perfetta ed a foriiori più evoluta dell' unisessua-
lismo, e ciò sia dal punto di vista della dicogamia che dell'au-
togamia.
92 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
Nelle piante entomofile unisessuali, perché si possa effettuare
la fecondazione é necessario che un insetto prima si posi su
un fiore maschio ed ìr/itnedìatamenie dopo su un fiore fem-
mina. Se da un fiore staminifero p. e. passa su un altro di stesso
sesso, la visita, oltre che essere stata inutile, ha determinato
uno sperpero di polline e di nettare. Intanto é noto che mol-
tissimi pronubi, come le api e i bombi, posatisi su un'infiore-
scenza la visitano tutta a cominciare per Io più dal basso; se
essa è costituita di soli fiori unisessuali l' inutilità e il danno
suddetti costituiscono la regola, prescindendo anche dal fatto
che se l'insetto avesse davvero la perspicacia di posarsi prima
su un flore maschio e poscia su un fiore femmina farebbe sem-
pre un lavoro doppio di quello che fa coi fiori ermafroditi, ove
contemporaneamente impollina lo stimma e raccoglie il nuovo
polline dalle antere. Ecco perchè anche dal punto di vista della
fecondazione incrociata l'ermafroditismo nel fiore costituisce per
me un carattere più perfetto dell'unisessualismo, giacché apporta
un risparmio di polline e di nettare e semplifica il lavoro de-
gl'insetti.
Come conseguenza, nelle piante unisessuali sono relativa-
mente molto pochi gli ovari che si trasformano in frutto. Ciò
agli alberi, ove si è conservato e sussiste a preferenza l'uni-
sessualismo, non apporta un gran danno, stante la loro lunga
durata in vita, ma nelle piante erbacee potrebbe mettere in
repentaglio la conservazione della specie.
Circa r autogamia infine confermo pienamente la tesi da me
' sostenuta, e mi piace constatare che sono più moderato di al-
cuni botanici. Infatti il Gartner noa solo escluse nell'autofecon-
dazione tutte quelle conseguenze nocive ammesse dal Darwin
ed altri, ma sostenne che esclusivamente con essa si possono
conservare inalterati i caratteri delle specie, giacché colla
fecondazione incrociata possono originarsi degl' ibridi. E il
Burck di recente, non solo conferma pienamente le deduzioni
del Gartner, ma sostiene che la tesi del Darwin, colla quale si
ammette il grande vantaggio della fecondazione incrociata sul-
l'autofecondazione, è stata determinata dal fatto che questi nei
suoi esperimenti confuse facilmente ibridi con specie genuine ;
nei primi, i quali presentano una diminuzione di statura, ener-
gia e facoltà riproduttiva, 1' autofecondazione manifesta questo
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 93
regresso, conseguenza esclusiva dell' ibridismo, mentre la ulte-
riore fecondazione incrociata con uno dei progenitori o dei di-
scendenti di stessa stirpe fa riacquistare le scemate facoltà ;
nelle specie genuine invece l'incrocio non apporta alcun van-
taggio ; anzi mette in repentaglio la conservazione delle qua-
lità specifiche nelle piante, conservazione che solo si ottiene
coir autofecondazione.
La tesi del Burck mi sembra in verità un poco spinta; però,
non escludendo l'importanza della fecondazione incrociata, ne
riconosco altrettanta all'autogamia, la quale assicura alle specie
vegetali la loro conservazione e propagazione nella continua
lotta per l'esistenza. E siccome l'autogamia può effettuarsi solo
nei fiori ermafroditi, l'ermafroditismo è un carattere affermatosi
coll'acuirsi della lotta per l'esistenza.
Questa è la mia convinzione.
Premesso ciò, passo ad occuparmi delle piante da me studiate
in rapporto all'autogamia.
Ranunculus millefoliatus Valil. Dell'autogamia nei Ranun-
Cìilus si sono occupati parecchi botanici, cioè il Kerner in E.
alpestris e R. monianus, lo Knutli, il Pandiani in R. IjuWosus,
il Focke in R. acer, che riconobbe autosterile sebbene il Darwin
l'abbia dichiarato autofertile, R. aurìcomufi, R. arcensis, ecc.
Anch'io nella prima contribuzione ho esaminato il R. bullahis
ed ho avuto esito negativo, perché nessun fiore mi produsse
fruttificazione; però mi astenni dall' emettere un giudizio pre-
ciso, perchè le mie osservazioni si limitarono a pochi fiori, per
cui mi convinsi non essere improbabile che proseguendo le in-
dagini vi si debba riconoscere l'autofertilità.
Più fortunato sono stato nel R. millefoliatus, ove, malgrado
abbia limitato le mie osservazioni ai fiori di tre soli individui,
ho avuto nella maggior parte di essi fruttificazione senza inter-
vento di pronubi. Questo risultato mi ha dimostrato che nel
R. millefoliatus si effettua 1' autogamia, che è fertile. Non mi
dilungo sulla struttura di questi fiori e sulla loro autogamia,
perchè nulla di speciale vi ho riscontrato se non quello che è
già stato detto da me pel R. ijullatus e da altri per altre spe-
cie di Ranunculus; è noto che essi si riferiscono agli appa-
recchi aperti regolari callipetali, tipo ranunculaceo (Delpino). I
fiori da me osservati hanno avuto una durata di circa 10 giorni
dà 8EDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
ed Ogni sera si sono chiusi per riaprirsi l'indoraani ; non vi ho
riscontrato nessun odore sensibile.
La causa dell' autofertilità in questa specie dobbiamo forse
attribuirla alla stazione ed all'epoca di fioritura. Essa a Trapani
abita i pascoli aridi ove la quantità dei pronubi può essere
molto limitata, per cui i suoi fiori forse non saranno con molta
frequenza visitati ; inoltre fiorisce in primavera, epoca in cui
la concorrenza fra le piante nell'attirare i pronubi è più attiva.
Non possiamo riferirci alla durata in vita, perchè essa è pe-
renne, né possiamo spiegarla coll'aspetto dei fiori, perchè altre
specie di Rananculus con fiori di medesima grandezza e strut-
tura sono state finora riconosciute autosterili. Nessuna impor-
tanza infine credo attribuire alla durata dei fiori perché qui
essa non può dirsi breve, mentre io stesso ho potuto constatare
che fiori di minore durata sono talvolta autosterili.
Delphinium longipes Moris. I suoi fiori cerulei e disposti
in un lungo racemo terminale presentano la struttura del
genere per cui si riferiscono agli apparecchi papilionacei, tipo
papilionaceo ginandro. Anche qui, come è noto per altre spe-
cie di Delphinium, il sepalo superiore forma uno sperone
lungo circa 13-15 mm. curvato verso 1' alto ; i due petali su-
periori si prolungano anch' essi in uno sperone incluso nel
primo e secernono all' estremità il nettare. E specie netta-
mente protandra. Allo sboccio dei fiori si vedono solo gli stami
non ancora maturi e deflessi; a misura che questi, 1' un dopo
l'altro, arrivano a maturità, si sollevano in modo da porre le
antere col polline esposto vicino l'orlo dell'orifizio formato dai
due petali superiori, dentro il quale i pronubi introducono la
proboscide per raccogliere il nettare ; poi ritornano nella prima
posizione e sono sostituiti via via dagli altri maturatisi dopo.
Quando tutti gli stami hanno finito di esporre il polline, si ve-
dono i tre stili sviluppati, che vanno a rimpiazzarli, in modo
che, presso l'orlo dell'orifizio, al posto delle antere ora si tro-
vano gli stimmi, atti a ricevere il polline. Da ciò è chiaro che
vi si osservano due stadi ben distinti : uno staminifero ed uno
pistillifero, senza che alcun diretto contatto esista fra antere e
stimmi. Però l' autogamia si effettua e continuamente perchè
negl' individui da me coltivati in vaso e in luogo assolutamente
riparato dalle visite degl' insetti ho avuto un'abbondantissima
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 95
fruttificazione e quasi tutti i fiori maturarono i follicoli. Ciò si
spiega nel seguente modo: Le antere poste vicino l'orlo del-
l'orifizio VI strofinano e Io imbrattano di polline; quando gli
stimmi le rimpiazzano, strofinando anch'essi sull'orlo, si impol-
linano. Che questa sia la spiegazione evidente del processo auto-
gamj'co l'ho constatato dal fatto che l'orlo dell'orifìzio è quasi
sempre cosparso di polline.
La durata di ogni fiore è stata di circa 7-8 giorni.
Le varie specie di Delplilniwn sono state dichiarate imenot-
terofile, e dal punto di vista autogamico pare che siano state
credute autosterili, tale almeno riconosce Darwin il Delphinium
Consolida.
L' autogamia fertile in questa specie si spiega, sia perchè
essa è una specie annua, sia perchè è propria dei campi e dei
ruderi, ove la maggior parte delle piante che li abitano sem-
bra che presentino l'autofecondazione.
Papaver hybridum L. Sull' autofertilità nel genere Papa-
ver si sono avuti riiiui Itati contradittorì dai botanici che se ne
sono occupati. Cosi il P. somniferara, ritenuto autosterile da
Hoffmann, è stato invece riconosciuto autofertile da Darwin; il
P. nudicaule, ritenuto autosterile dal Focke, è stato ricono-
sciuto autofertile dal Warming; il P. Rhoeas, ritenuto auto-
sterile da HofFmann, mi ha fruttificato senza intervento di pro-
nubi; il P. duMitììi è stato riconosciuto autofertile da Hoffmann,
il P. vagam dal Darwin, il P. argemonoides da Darwin e
Hildebrand ecc.
Ho potuto estendere le mie osservazioni al P. hybridiim, i
cui fiori grandi e rosso-miniati, con macchia scura alla base
dei quattro petali, presentano i caratteri del genere, cioè appar-
tengono agli apparecchi aperti callipetali, tipo papaverino. Dei
numerosi stami, che circondano il pistillo, gli interni, più lun-
ghi, raggiungono lo stesso livello degli stimmi, ai quali sono
vicinissimi e quasi in contatto, in modo che l'autoimpollinazione
è evidente; infatti gli stimmi si mostrano impolverati dal pol-
line bluastro fin quasi dall'apertura del flore e dalla deiscenza
delle antere. La durata dei fiori è brevissima ; lo stesso giorno
della loro apertura i petali si staccano e cadono, e se spira
vento, che ne agevola la caduta, durano appena poche ore. Ho
avuto fruttificazione senza intervento di pronubi in tutti i fiori,
96 SEDE DI FIKENZK - ADUNANZA DEL 13 MARZO
a cominciare dal primo sbocciatomi. Quindi il P. hybridmn ha
autogamia e fertilissima.
Oxalis corniculata Lin. Questa pianticina produce dei pic-
coli fiori gialli, i quali presentano i 10 stami di due lunghezze,
cioè i 5 esterni più corti dei 5 interni; i 5 stili sono di uguale
lunghezza di quest' ultimi, in modo che gli stimmi si trovano
allo stesso livello delle loro antere. A differenza di altre specie
di Oxalis trimorfe, che portano fiori macrostili, mesostili e mi-
crostili (0. speciosa) e di altre dimorfe a fiori macrostili e
microstili, ha fiori solo omostili.
È nota l'autogamia in 0. strida, ove gli stami, dapprima coi
filamenti diritti, in modo che nessun contatto esiste fra antere
e stimmi, più tardi si curvano verso il centro del fiore in modo
che le antere toccano e cospargono di polline gli stimmi. Anche
nella 0. corniculata l'autogamia è evidente perchè, stante la
vicinanza e l'egual livello fra le antere degli starai più interni
e gli stimmi, l'autoimpollinazione si effettua sempre, special-
mente alla chiusura del fiore. Infatti tutti i fiori mi hanno
fruttificato senza alcun intervento di pronubi. Questa specie,
assieme alle 0. strida, 0. Lasiandra, O. incarnata, 0. lobata,
0. Deppii, è stata riconosciuta foto e termo-cleistogama, perchè
quando piove i suoi fiori non si aprono e l' autoimpollinazione
si effettua ugualmente nel fiore rimasto chiuso. È specie efll-
raera perchè i suoi fiori si aprono la mattina dalle ore 8 alle
ore 9 per chiudersi definitivamente verso le 16.
La causa per cui questa specie senta il bisogno di ricorrere
costantemente all'autogamia è facile a prevedersi, perché essa,
per le stazioni in cui vive e per la piccolezza dei suoi fiori,
malgrado fiorisca quasi tutto l'anno, è raramente visitata dai
pronubi, e solo in tal modo può assicurarsi la diffusione e pro-
pagazione ; tantopiù che è sottoposta a continua distruzione, sia
da parte dell'uomo, che la estirpa nella ripulitura dei campi e
dei giardini, sia da parte degli animali. Anche per la stessa
causa è stata spiegata la produzione di fiori cleistogami in altre
specie di Oxalis, come 0. acetosella e 0. sensitiva, i quali si
sviluppano in maggio, giugno e luglio, in cui la ricchezza del
numero di altri fiori attira con maggiore efficacia i pronubi, a
differenza dei fiori di queste specie molto piccoli e poco appa-
riscenti (Knuth ).
SEDE DI FIlìENZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 97
Thymus capitatus HolTg. et Lk. In questo suffrutice, ce-
spuglioso e ramosissimo, i fiori sono piccoli, rosei e disposti a
verticillastri formanti un denso capolino oblungo. .41 loro sboc-
cio- presentano solo i quattro stami, dei quali i due posti in
basso più lunghi e divaricati e i due posti più in alto più corti
e avvicinati. Lo stilo, che si sviluppa dopo, si frappone ai due
stami superiori e ne raggiunge o sorpassa la lunghezza.
È noto che il genere Thijìnus, oltre a fiori ermafroditi, porta
spesso fiori pistilliferi pseudoermafroditi, però nel Th. serpijl-
lum Darwin osservò la ginodiocia, nel Tli. Chaniaedrys, rite-
nuto ginodioico o raramente ginomonoico, Ogle in Inghilterra
e Delpino in Italia riconobbero l'androdiocia, e nel Th. vulgmHs
il Pandiani, oltre a piccoli fiori femminili senza starai o con
stami ad antere abortite, ne vide alcuni veramente maschili in
ceppi a fiori ermafroditi. Nei capolini a fiori ermafroditi del
Th. capiiatns io ho constatato la presenza di alcuni fiori con
pistillo abortito. Questa specie fiorisce in estate.
L'autogamia, già esclusa per alcune specie di Thymus, come
per il Th. serpijllum dal Mùller e per il Th. vulgaris dal Pan-
diani, anche qui diflìcilmente si avvera; è possibile nel solo caso
in cui lo stilo é inclinato verso uno degli stami, ai quali è frap-
posto, in modo da mettere almeno uno stimma sotto l'azione
diretta dell'antera, la quale può determinarne l'autoimpollina-
zione. Più facile ad effettuarsi è invece la geitonogamia; per-
chè i fiori dei verticilli superiori, che si alternano con quelli
dei verticilli sottostanti, possono avere uno stame sovrapposto
al pistillo dei fiori che stanno sotto; ciò è reso più possibile
stante la protandria dei fiori, per cui quando quelli del verti-
cillo inferiore, per lo più sbocciatisi prima, offrono gli stimmi
atti a ricevere il polline, gii altri del verticillo soprastante,
sbocciatisi dopo, presentano i soli stami. Infatti ho avuto frut-
tificazione, per quanto limitata, senza intervento di pronubi.
Però si è maturato per lo più un solo achenio. I seguenti dati
lo attestano: In un capolino di 22 fiori, 18 furono sterili e
4 fertili, dei quali 3 maturarono un achenio ed uno maturò
2 acheni; in un capolino di 25 fiori, 6 furono sterili e 19 fertili
tutti con un solo achenio; in un altro capolino di 25 fiori. 20
furono sterili e 5 fertili ; in un capolino di 27 fiori, 19 non frut-
tificarono e 8 produssero un solo achenio : in un altro capolino
98 SEDE DI FIKICNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO
di 27 fiori, 17 furono sterili e 10 fertili, in un capolino di
30 fiori, 26 furono sterili e 4 fertili; ecc.
Questa limitatissima fruttificazione senza intervento di pro-
nubi può spiegarsi facilmente, perchè se questa specie predilige
i luoghi aridi ed i pascoli, ove altrove ho affermato che predo-
minano le piante con autogamia fertile, dall'altra essa fiorisce in
estate, per cui essendo in questa stagione una delle poche spe-
cie che espongono i fiori, è facilmente ricercata e con attività
dai pronubi, tantopiù che emerge per la grandezza e colorito
dei suoi capolini ; a ciò deve aggiungersi che essa, essendo
molto cespugliosa, produce un numero stragrande di capolini,
per cui è ancor più difllcile e proprio impossibile sfuggire all'at-
tenzione degl'insetti ; in una delle piante da me coltivate in vaso
ne ho contate 238, che con una media di 26 fiorellini ciascuno
espongono il rilevante numero di 6188 fiori.
Arisarum vulgare Targ. Tozz. I fiori di questa pianta,
erbacea perenne, appartengono alla classe ad apparecchi a ri-
covero, tipo aspidistrino, forma microraiofila (Delpino), presen-
tano colori lividi ed emettono un leggerissimo odore nauseoso
di lezzo. Sono generalmente visitati, come è stato osservato da
alcuni botanici, da moscherini specialmente del genere Culex,
dalla Forficula aurìcularia, dalla Clortta virìdula, ecc.
Il Delpino ^ dice che gli spadici di questa specie sono singi-
nandri, per cui è inevitabile la impollinazione omoclina cui se-
gue una fecondità perfetta; infatti le osservazioni dì molti anni
e in molte località gli hanno mostrato, che senza eccezione
abboniscono tutti gli ovari.
Il Pandiani ^ invece, basandosi sulle sue osservazioni, asseri-
sce il contrario. In parecchie migliaia di esemplari da lui esa-
minati in tempi e luoghi diversi, raramente gli fu dato vedere
gli ovari ingranditi, cosa che non accadrebbe se il polline avesse
potere fecondativo sugli stimmi dei fiori femminili sottoposti.
Questa diversità di risultati in riguardo all'autogamia mi ha
spinto ad occuparmene. Da tre anni ho coltivato in vasi questa
specie, ma solo quest'anno ho avuto fioritura. Subito ho posto
^ Delpino F., Ulteriori osseì-vazioni sulla dicof/amia nel regno ver/e-
tale. Parte seconda, fase. II. Milano, 1875.
^ Pandiani A., I fiori e r/V inselli, Genova, tip. Ciminago, 1904.
SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 MARZO 99
le piante in località in cui non potevano ricevere alcuna visita
di pronubi, ed ho avuto fruttificazione in tutte le infiorescenze
a cominciare dalia prima, la quale, malgrado il non intervento
di polline estraneo, perchè, fra le altre era la sola sbocciata,
maturò perfettamente quattro bacche, tre allo stesso livello ed
una sopra. Questi risultati indiscutibili mi hanno convinto che
si deve confermare, almeno per le piante del territorio di Tra-
pani, l'affermazione del Delpino, cioè nelV Ai'isarwn vulgare si
effettua l'autogamia, la quale è fertilissima.
Dopo di che, non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta.
Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successor».
1909. Aprile. N." 4.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
BoRG G. — Jfuove stazioni della Meliteìla pusilla Somm. nel-
l'isola di Malta. (Proc. verh.) Pag. 102
Bottini A. — Spigolature briologiche ,, 103
SEDE DI FIRENZE.
Adunajjza del 17 aprile 1909.
Presidenza del Presidente Baccarini.
Apei'ta la seduta il Presidente dà la parola al Prof. Cavara, affin-
chè informi V adunanza delle deliberazioni prese in Consiglio intorno
alla prossima Riunione straordinaria della Società.
Il Prof. Cavaka riferisce come, in seguito ad alcune difficoltà
d'ordine burocratico, l'Orto Botanico di Napoli non possa essere
in quest'anno ancora pronto per accogliere i colleghi della Società
nel suo nuovo ordinamento come era suo desiderio, e che egli quindi
ha creduto opportuno di chiedere al Consiglio sociale che la Riunione
indetta a Napoli per festeggiare il centenario della fondazione del-
l' Orto Botanico che ha l'onore di dirigere venga rimandata all'anno
venturo. In tale anno (1910) ricorre anche il centenario dalla morte
del celebre naturalista Filippo Cavolini che fu decoro della zoologia e
della botanica napoletana. Il collega ^Monticelli ha preso l'iniziativa
di celebrarne la memoria convocando a tal uopo in Napoli gli studiosi
di zoologia. Egli ritiene che abbinando le due feste se ne accresca il
decoro e se ne faciliti l' intervento dei naturalisti in modo che le
riunioni possano riuscire più numerose ed importanti. Per questo
motivo è grato al Consiglio di avere accettata la sua proposta di
adunarsi per quest'anno in Padova in occasione del Congresso della
Società italiana per il progresso delle Scienze e di accogliere il suo
invito ijer una Riunione straordinaria a Napoli l'anno venturo.
Bull, della Soc. hot. ital. 7
102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
Sono poi mostrate delle piante vive di Melitella inhsilla inviate dal
dott. Borg insieme ad una lettera di cui si leggono i seguenti passi :
G. BoRG. — Nuove stazioni della Melitella pusilla Somm. nel-
l'isola di Malta.
(Da una lettera diretta al Vice-Presidente Sommier).
« Fin da gennaio stavo cercando, e indarno, la Melitella pusilla
nell'isola di Malta. Ieri, durante una escursione, 1' ho trovata ina-
spettatamente a « Wied Liemu », una vallata tra il « Boschetto » e
« Casal Dingli » (Malta).
« La Melitella in questa vallata cresce in terreno rosso, non com-
patto e argilloso come al Grozo, ed è piuttosto abbondante. Cresce
in esemplari belli e forti come quelli clie coltivo in terreno rosso,
provenienti dalla pianticella datami l'anno scorso dal dott. Caruana-
Gatto.
« La Melitella irusilla cresce, ed è molto abbondante, lungo un
viottolo cbe da « Casal Dingli » conduce alla Maddalena, e in un
altro viottolo che dal primo conduce al « Boschetto ». E una loca-
lità di facile accesso. La Melitella si trova soltanto in questi viot-
toli, complessivamente lunghi un poco più di un chilometro, e cresce
principalmente lungo il lato dei viottoli che guarda a settentrione.
Malgrado le più accurate ricerche che feci insieme al dott. A. Ca-
ruana-Gatto, non ne ho trovato traccia nei campi circonvicini. E
quindi la pianta dei viottoli.
« Assieme al tipo come da Lei descritto, e che è più abbondante,
cresce una forma a foglie lunghe quasi il doppio, profondamente
laciniate e roncinate, ed a calatide più grossa, che io chiamerei
var. laciniata. Può darsi però, che non sia affatto una varietà ma
il vero tipo, e che la pianta da Lei descritta sia la forma micro-
florica più comune. Difatti, tanto qui come al Gozo, la Melitella
pusilla è sempre associata a forme microfloriche di Bellis annua,
Hyoseris scabra., ecc. Inoltre le piante che ho sotto coltivazione e
che derivano dalle piante (autentiche) date da Lei al dott. Caruana-
Gatto, sono grandette, a foglie profondamente laciniate e roncinate
ed a calatidi più grosse, specialmente la media, tanto che a pi'ima
vista sembra una pianta diversa dal tipo gozitano, come cresce al
« Nadur » e a « Marsalforno ».
« Credo, iaoltre, che la stazione principale della Melitella sia que-
sta di « Casal Dingli », essendo qui assai più abbondante, e diffusa
sopra un' area più vasta che al Gozo.
« Sarebbe molto desiderabile che qualcuno dei nostri colleghi della
Sicilia si interessasse a cercare questa specie nel littorale meridionale
della Sicilia, da Girgenti a Siracusa ».
SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 103
SoMMiER si compiace dei nuovi ritrovamenti della MeWeìla pusilla
a Gozo e a Malta, ed è persuaso che questa interessante pianticella
si troverà anche altrove, sulle coste d'Africa, o anche, come lo sup-
pone possibile il dott. Borg, sul littorale meridionale della Sicilia.
Non crede impossibile che si trovi anche qualche altra specie riferi-
bile a questo nuovo genere, e che cosi la JMelitella paaiUa rimanga
meno isolata nel sistema.
In quanto alla forma alla quale il collega Borg dà il nome di var.
laciniata, non sembra al Sommier che meriti di esser distinta come
varietà. Egli disse, nella descrizione della specie, che le foglie sono
«intere, roncinate, o j-oncinato-pennatifide »• esse di fatti presenta
vano tutti i passaggi dall'una all'altra forma anche nella località dove
scoperse la Melitella, e cosi variava anche la grandezza dei glome-
ruii a seconda del numero dei capolini che li componevano. Le ro-
sette di foglie delle piante più grandi inviate dal dott. Borg non
oltrepassano un diametro di 8 cm., diametro al quale è detto che
giungono, nella descrizione della specie. In alcuni degli esemplari
mandati dal dott. Borg si vedono delle foglie quasi pennatosette, ma
sempre unite ad altre roncinate. o roncinato-pennatifide. — Quello che
ha molto interessato il Sommier è stato di vedere che tanto nelle nuove
località dove è stata scoperta, quanto nelle colture che ne sono
state fatte a Firenze, a Palormo e a Malta, la Melitella pusilla si
mantiene sempre assolutamente acaule, mostrando cosi che il rac-
corcianiento dell'asse vegetativo e fiorale è un carattere perfettamente
fissato. — Lo ha interessato pure di sentire che nelle nuove località la
Melitella pusilla cresceva nei viottoli come là dove prima l'aveva sco-
perta. Questa specie appartiene dunque a quella categoria di piante
che, appressate al suolo, coma molte Euphorbia della sezione aniso-
pliyUum, non temono di essere calpestate, e quindi prediligono le
vie e le piazze dove non hanno da temere la competizione di altre
piante non ugualmente adatte a resistere al calpestamento.
Viene poi presentata la seguente nota:
A. BOTTINI. — SPIGOLATURE BRIOLOGICHE.
Fra i molti Muschi di varie parti dell'Italia geografica de-
terminati da me durante l'anno 1908 ho constatato un numero
assai rilevante di specie e di varietà che per vario titolo sono
meritevoli di menzione, e che perciò faccio oggetto delia nota
seguente. Nel darne ragguaglio, ho creduto opportuno aggrup-
parle secondo la regione alla quale appartengono, stampando
in carattere grosso i nomi di quelle che sono nuove, ed in ca-
rattere ordinario i nomi delle altre che appariscono rare od
interessanti per la rispettiva circoscrizione.
Dal Gali!netto botanico della R. Università di Pisa, Dicembre 1908.
lO'i SEDE I>I FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
I.
Piemonte.
Raccoglitori : (B.) Bottini Antonio, agosto 1907 (Alpi della
Valle d'Aosta). — (L.) Levier doti Emilio, agosto 1906, luglio
e agosto 1907 (Campello-Monti in Prov. di Novara). — (V.)
Vaccari prof. Lino, agosto 1906 ed agosto 1908 (alte Alpi Aostane).
DiCRANDM NEGLECTUM Jur. msc. ; Milde, var. dentìculatum Bott.
ster. — Margo ac nervus foliorum in parte superiori plae-
rumque distincte denticulati. — Valle di Tournanche al
Breuil, sulle rupi a 2000 m. (B.).
I). coNGESTDM Brid. ster.— Sotto il 5ret«7 sulle rupi a 1900 m. (E.).
D. STRiGTDM Schleicli. ster. — Val Veni sopra Courmayeur sugli
abeti putridi a 1500 m. (B.).
D. Sauteri Schimp. var. serratum Bott. fr. — Folla in toto
tertio superiore margine dorsoque serrata. — Campello-Monti
al Roncacelo sulle rupi a 1320 m. (L.).
DiSTiCHiUM iNCLiNATDM (Ehrli.) Br. eur. fr. — Valle di Tour-
nanche al Breuil fra le rupi a 2000 m. (B.).
DiDYMODON RUFUS Lorontz, pi. o _ Theodulhorn (Monte Rosa)
sulle rupi a 3480 m. (V).
Var. Grauhauptianus De Net. ster. — Col precedente (V.).
Barbuta ìcmadophila Schimp. ster. — Valle di Tournanche sotto
il Breuil sulle rupi umide a 1900 m. (B.).
Tortola mucronifolia Schwaegr. forma synoica, c. fr. — Valle
di Tournanche al Goufpre des Busserailles sulle rupi terrose
alla bocca di una caverna a 1740 m. (B.).
T. RURALis (L.) Ehrh. ster. — Theodulhorn (xM. Rosa) fra le
rupi a. 3480 m. (V.). È questa la massima altezza segnalata
per le specie in Europa.
T. ACYPHYLLA (Br. eur.) Hartm. ster. — Ove la precedente (V.).
Schlstìdium gracile (Schleich.) Limpr. e. fr. et fi. cf. — Alta
Valle del Lys, sulla via tra Gressoney-la-Trinité (1627 m.)
ed il ghiacciaio del Lyskamm (2000 m.) sulle rupi silicee (B.).
Grimmia elatior Bruch, fr. — Valle di Tournanche sotto il
Breuil sulle rupi a 1900 m. (B.).
G. T0RQUATA (Homsch.) Grev. ster. — Monte Ruitor sulla parete
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 105
ovest della Vedette da Nord a 3300 m. (V.) ; Piccolo S. Ber-
nardo al Lac sans Fond a 2500 m. (V.).
Grimmia alpestris Schleich. fr. — xMonte Bianco, sotto la ca-
panna del Dòme alle Aiguilles Grises a 3000 m. (V.). Mas-
sima altezza per la specie in Europa.
Rhacomitrioìni lanuginosum (Ehrh.) Brid. ster. — Monte Ruitor
sulle parete ovest della Vedette da Nord a 3300 m. (V.).
Massima altezza per la specie in Italia.
Mielichhoferìa nitida (Funck) Hornsch. ster. — Theodulhorn
sulle rupi a 3480 m. (V.). Massima altezza per la specie in
Europa.
Webera gracilis (Schleich.) De Not. ster, — Monte Bianco sotto
la capanna del Dome alle Aiguilles Grises a 3000 e 3050 m.
(V.). Massima altezza per la specie in Europa.
W. ANNOTiNA (Hedw. emend.) Correns; Limpr. fil. Laubm. (1902)
p. 727 ! pi. 9 et pi. cf. — Eolia ad medium margine refleoca.
Bulbilli cuneiformes> virides 2-3 in axilla foliorum supe-
riorura, apice 3-5 foliolis rectis ornati. — Monte Bianco
ove la precedente a 3000 m. (V.). Massima altezza per la
specie in Europa. Forse è nuova per il Piemonte, giacché
le citazioni date dal De Notaris (Epil. p. 421) probabilmente
si riferiscono alla W. Rotini.
Bryum pedemontanum Hagen nov. sp. in lit. ad Levier 1900,
et in Norske Videnskabers selskabs Skrifter, 1908, p. 27-30,
tav. I, fig, 6, a, a, h, e; fr. — Campello-Monti, sulla via
che sale sdVAljje Foscalina presso l'ingresso della miniera
di nichelio abbandonata, a 1350 ra. (L.). Determinato dal
dott. I. Hagen.
B. Blindi! B^. eur. forma micropliyliuni Bott. ster. — Eolia mini-
ma, prò ratione lata, 0,5-0,7 mm. longa, 0,4-0,5 mm. lata. —
Theodulhorn fra le rupi a 3480 m. (V.). Altezza massima
per la specie in Europa.
B. Schleicheri Schwaegr. a, ster. — Monte Bianco, sotto la
capanna del Dòme alle Aiguilles Grises a 3050 m, (V.).
Massima altezza per la specie in Europa.
B. vENTRicosuM Dicks. ster. — Monte Bianco, ove il precedente
a 3100 m. (V.). Massima altezza per la specie in Europa.
Mnium serratum Schrad. ster. — Valle di Tournanche sotto il
Breuil nelle fessure delle rupi a 1800 m. (B.).
106 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA. DKL 17 APRILE
Mnium affine Bland. ster. -^ Val Veni sopra Courma3'eur nelle
abetine a 1400 m. (B.).
Amblyodon dealbatus (Dicks.) P. Beauv. fr. — Valle di Tour-
nanclie nel pianoro torboso di Savarey a 1900 ra. (B.).
Bartramia ithyphylla (Haller) Brid. var. strigosa Wahlenb.
e. fi. 5 — Monte Bianco sotto la capanna del Dòme alle
AigiUUes Grises a 3100 m. (V.). Massima altezza per la
varietà in Europa.
Philonotis fontana (L.) Brid. var. falcata (Br. eur. ex p.)
Warnst. 1905, ster. — Vicino alla precedente a 3000 m. (V.J.
Massima altezza.
Ph. T0iMENT£LLA Mol. emcnd. ; Loeske, Hedwigia 1906, ster. —
Vicino alia precedente a 2900 m. (V.). Massima altezza.
Ph. calcarea Schimp. Syn. II, ster. — Con la precedei] te a
2900 m. (V.). Massima altezza.
Oligotrichum hercynicum (Elirh.) Lam. et Dee. ster. — Con le
specie precedenti, a 3050 m. (V.) Massima altezza per la
specie in Europa.
PoLYTRiCHUM PILIFLRUM Schreb. var. Hoppei (Hornsch.) Rabli.
ster. — Nella località precedente a 3150 m. (V.). Massima
altezza per la varietà in Europa.
P. FORMOSDM Hedw. var. pallidisetum (Funck) Steudel, fr. —
Campello-Monti nel bosco di Valdo a 1250 m. (L.). Varietà
nuova per l' Italia.
P. JUNiPERiNUM Willd. var. alpinum Schimp. ster. — Valle di
Tournanche al Breuil tra le rupi a 2000 m. (B.) ; Monte
Bianco sotto la capanna del Dòme alle Aigullles Gtnses a
3050 m. (V.).
Pterigynandrum FILIFORME (Tlmm) Hedw. var. decipiens (W.
et M.) Limpr. ster. — Sotto il Breitfl sulle rupi a 1800 m. (É.).
Lescdraea saxioola (Br. eur.) Mol. ster. — Oveil.precedente(B.).
Ptychodium Pfundtneri Limpr. pi. $ — Campello-Monti sopra
r Alpe Cama sulle rupi a 1600 m., agosto 1880 (L.) ; Valle
di Tournanche sulle rupi al Breuil (2000 m.), e più in basso
a 1800 m. (B.).
Pt. decipiens Limpr. pi. 9 — Alta Valle del Lys sulla via tra
Gressoney-la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamm
(2000 ra.) sulle rupi (B.) ; Valle di Tournanche sotto il
Breuil sulle rupi a 1800 ni. (B).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 107
Thuidium decipiens De Not. ster. — Val Veni sopra Courmayeur
nei boschi umidi a 1500 m. (B.).
IsoTHECiuM MYURUM (Pollich) Brid. var. circìnans Br. eiir. ster.
— Valle di Tournanche sopra il Goulfre des Busserailles
sulle rupi a circa 1800 m. (B.).
Braciiythecium populeum (Hedw.) Br. eur. var. amoenum (Milde)
Limpr. ster. — Campello-Monti a Roncacelo sulle rupi della
sponda destra del fiume Strona a 1320 m. (L.). Già deter-
minato dal dott. G, Roth.
B. TRACHYPODiuM (Fuuck) Br. eur. var. subcomplanatum Bott.
Monoicum, flores caulogeni, cf numerosi, ? pauci. ~ Folia
ramorum aliquantum latiora, brevius acuminata, subcom-
planata. — Ghiacciai del Monte Rosa sotto la piramide
Vincent a 3-100 m. Raccolto dall' abate Carestia e comuni-
catomi dal dott. E. Levier. — La var. Payotianum (Bra-
chythecium Payotianum Schimp.) ha le foglie rameali con
acume più lungo, reticolo cellulare a pareti più sottili, cel-
lule alari più piccole, nervatura più corta e fiori $ ignoti.
B. GLACIALE Br. eur. e. fl. ,/ et fi. $ — Monte Bianco sotto la
capanna del Dome alle Aiguiiles Grises a 3150 m. (V.).
Altezza massima per la specie in Europa.
B. RivuLARE Br. eur. var. pedemontanum Roth = B. pede-
montanwn Roth (olim) Die Europ. Laubm. 1905, p. 684,
tav. 61, fig. 9, a, 1), e. d, e; pi. cf- — Campello-Monti presso
YAIpe del Vecchio in luoghi irrigui a 1400 m. (L.). Deter-
minato dal dott. G. Roth. — La presenza dei paraflUi di-
stingue questa varietà dalla var. cataractaram Sauter.
B. Ceheebii Milde, ster. — Campello-Monti a Roncacelo sulle
rupi della sponda destra del fiume Strona a 1320 m. (L.).
Già determinato dal dott. G. Roth.
EuRHYNCHiDM DiVERSiFOLiUM (Schìeich.) Br. eur. pi. cf — Val
Veni sopra Courmayeur sulla terra delle abetine a 1500 ra. (B.).
E. ciRROSUM (Schwaegr.) Limpr. ster. — Valle di Tournanche
sotto il Breuil fra le rupi a 1900 m. (B.).
Plagiothecium pdlchellum (Dicks.) Br. eur., e. fr. et fl. c;f —
Valle di Tournanche sotto il Breuil sulle rupi terrose a
1800 m. (B.) ; Val Veni sopra Courmayeur alla base degli
abeti putridi a 1500 m. (B.).
Amblystegium varium (Hedw.) Lindb. ster. — Piccolo S, Ber-
nardo al Lac sans Foncl a 2500 m. (V.).
108 SEDE DI FUIENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
Hypnum intermediun, Lindb. ster. — Valle di Tournanche nel
pianoro torboso di Savarey a 1900 m. (B.).
H, revolvens Sw. ster. — Ove il precedente (B).
H. Kneiffii (Br. Eur.) Schimp. ster. — Insieme all' antecedente
(B.). Non mi consta in modo sicuro che questa specie assai
comune fosse stata raccolta prima d'ora in Piemonte.
H. fluìtans (Dill.) L. ster. — Alta Valle del Lys sulla via tra
Gressoney-la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamra
(2000 m.) negli acquitrini torbosi (B.).
H. SULCATUM Schimp. ster. — Valle di Tournanche sulle rupi
umide al Breml (2000 m.) e più in basso a 1800 m. (B.).
Var. subsulcatum Schimp. ster. — Monte Bianco sotto
la capanna del Dòme alle Aiguilles, Grises a 3100 m. (V.).
Massima altezza per la varietà in Europa,
H. iRRiGATUM Zetter. ster. — Valle di Tournanche sotto il Breuil
lungo i torrentelli a 1800 m. (B.).
H. MOLLUSCUM Hedw. var. subplutniferum (Ivindb.) Limpr. :=
H. onolluscwìn var. rufescens Heller in sched. ster. — Cam-
pello-Monti al Piano degli Abeti sopra il bosco di Valdo
a 1420 m. (L.). Già determinato del dott. Roth. La varietà
è nuova per V Italia.
H. Vaucheri Lesq. pi. o — Theodulhorn sulle rupi a 3480 m.
(V.). Massima elevazione alla quale è stata raccolta la specie
in Europa.
H. CDPRESSiFORME L. pi. 9 — Ovo il precedente (V.). Credo che
anche questo non fosse mai stato trovato a tanta altezza
nel nostro continente.
Var. cuspidatum -Tur. in sched.; Breidl. Laubm. Steierm.
ster. — Valle di Tournanche al Breuil fra le rupi a 2000
metri (B.).
H. PALUSTRE Huds. var. subsphaericarpon (Schleich.) Br. eur.
st^er. — Valle di Tournanche sotto il Breuil lungo i ruscel-
letti a 1800 m. (B.).
H. STRAMiNEQM Diclvs. ster. — Campello-Monti nella Valle Scar-
pieni a 1420 m. (L.) ; Alta Valle del Lys tra Gressone}'-
la-Trinité (1627 m.) ed il ghiacciaio del Lyskamm (2000 m.)
negli acquitrini torbosi (B.).
Sphagnum rubellum Wiis. forma versicolor Warnst. ster. —
Alta Valle del Lys, insieme al precedente. Mi rimane incerto
se questa specie era stata raccolta prima d'ora in Piemonte.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 109
II.
Cantone Ticino.
Raccoolilori : (B.) Bottini Antonio, luglio 1887. — (R.) Ròll
dott. Giulio, aprile 1902 e 1903, luglio 1905.
Campylopus atrovirens De Not. var. muticus Milde, ster. —
Lugano a Muzzano sulle rupi ombrose (R.). Varietà nuova
per r Italia.
C. POLYTRiCHoiDES De Not. var. Daldinianus De Not. ster. — Ove
il precedente (R.).
C. BREViPiLus Br. eur. var. auriculatus Ferg. mscr. ; Dixon et
Jam. Stud. Handb. ster. — Faido-Gribio sulle Rupi (R.).
Varietà nuova per l' Italia.
Barbula unCtDiculata (Huds.) Hedw. var. fastigiata (Schultz)
Br. eur. ster. — Monte Generoso presso Lugano (R.).
Moina ambigua (Br. eur.) Limpr. fr. — Lugano a Castagnola (R.).
Tortula inermis (Brid.) Mont. ster. — Ove la precedente (R.).
Orthotrichum cupulatum Hoffm. var. octostriatum Limpr. fr. —
Presso Lugano a Gandia, a Clone, al Monte Salvatore, sulle
rupi (R.). Varietà nuova per l' Italia.
0. Arnellii Gronv. fr. — Dalpe-Piumogna (R.).
0. FASTIGIATUM Bruch, var. robustum Limpr. fr. — Fiora (R.).
Varietà nuova per l' Italia.
0. AFFINE Schrad. var. Rollìi Bott. fr. — Peristomii dentes
superne pertusi, apice cruciformes. Cilia 16, 8 magna ap-
pendiculata, 8 minora quandoque rudimentaria. Distinguitur
ab Orth. appencUculato Schimp. ciliis 16 nec 8 ; dentibus ac
ciliis omnino papillosis nec vermiculatis. — Lugano al paese
di Bré sulle quercie (R.).
O. leiocarpdm Br. eur. var. Rotae De Not. fr. — Presso Lugano
a Monte Caprino in Val Mora (R.).
Brydm capillare L. var. flaccidum Br. eur. fr. — Lugano sul
Monte Generoso (R.).
Var. meridionale Schimp. fr. — Ove il precedente (R.).
B. MiiiiLENBECKii Br. eur. ster. — Ove il precedente (R.).
Ptychodium Pfundtneri Limpr. fr. — Ospizio del S. Gottardo
sul granito a 2093 in. (B.).
Edrhynchium veldtinoides (Bruch) Br. eur. pi. $ — Lugano
sul Monte Salvatore (R.).
7'
110 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
E. SwARTZii (Tura.) Curnow, var. robustum Limpr. ster. —
Lugano Monte Salvatore ed al Paradiso (R.)
Amblystegium filicinum (L.) De Not. var. trìchodes (Brid.)
Steud. ster. — Lugano sul Monte Salvatore (R.).
A. FALLAX (Brid.) Milde, var. spinifolium (Scliirap.) Limpr. ster.
— Ove il precedente (R).
A. rigescens Limpr. ster. — Lugano sui muri presso la stazione
della ferrovia (R.). Per l' Italia geografica fino ad ora era
citato soltanto di Merano da Warnstorf.
Plagiothecium denticdlatum (L.) Br. eur. var. densum Br. eur.
ster. — Biasca (R.).
Hypnum cdpressiforme L. var. cuspidatum Jur. in sched. ;
Breidl. ster. — Lugano sul Monte Salvatore (R.).
IH.
Lombardia.
Raccoglitori: Fitz Gerald Carlo, agosto 1880 (Passo del Ber-
nina a 2300 m.).
Dicranum Bergeri Bland. ster. — Luogo torboso.
D. FUSCESCENS Turn. ster. — Fra le rupi.
Crimmia subsulcata Limpr. fr. — Sulle rupi.
BryUxM Schleicheri Schwaegr. a. fr. — Lungo i fili d'acqua.
Edrhynchium diversifolium (Schleich.) Br. eur. ster. — Sulle
rupi.
Hypnum exannulatum (Gùmb.) Br. eur. var. orthophyllum Milde,
ster. — In luogo torboso.
H. pdrpurascens (Schimp.) Limpr. pi. typica, fr. — Acquitrini
torbosi. Raro in frutto.
Var. brachydictyon Ren. fr. — Ove il precedente.
Forma Renauldi Sanio ; Ren. in Husn. Muscol. Gali. stei\
— Ove il precedente. Forma nuova per l'Italia.
H. stramineum Dicks. ster. — In una torbiera. Credo sia questa
la località la più elevata (2300 m.) di raccolta della specie
nelle Alpi.
H. SARMENTOSUM Wahleiib. fr. — In luogo torboso. Raro in frutto
H. cupressiforme L. var. cuspidatum Jur. in sched. ; Breidl.
ster. — Passo del Bernina sulle rupi (Fitz Gerald) ; alla
Certosa di Pavia (dott. G. RoU, 30 aprile 1902).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 111
IV.
Tirolo Italiano.
Raccoglitori: Dixoii Ugo Neville, agosto 1904 (per le prime
tre specie, da lui favoritemi già determinate). — Roll dott. Giulio,
marzo 1894 (per l'ultima specie).
Cynodontium schisti (Wahlenb.) Lindb. fr. — Sulden, sulle rupi.
DiDYMODON VALiDUS Limpr. ster. — Bolzano.
Thuididm pulchelldm De Not. h\ — Presso Merano sulle rupi.
Specie rarissima, già raccolta vicino a Merano da Milde
nel 1863, e da quell'epoca, per quanto so, non più rinvenutavi,
AmblystectIum filicinum (L.) De Not. var. gracilescens Schimp.
ster. — Riva sul Lago di Garda ad una cascata.
V.
Veneto.
Raccoglitori : Bottini Antonio, agosto 1906 (Alto Cadore). —
Roll dott. Giulio, aprile 1898 (per la sola specie di Mantova).
DiCRANUM FLAGELLARE Hedw. ster. — Misuriua sugli abeti pu-
tridi a 1796 m.
Barbula Hornschuchiana Scimi tz, fr. — Mantova. Per il Veneto
si conosceva soltanto di Padova.
Desmatodon cernuus (Hiiben.) Br. eur. fr. — Alto Comelico (Ca-
dore) a Candide sulla calce dei muri a 1230 m. Prima d'ora
raccolto nel Veneto unicamente ad Ampezzo in territorio
austriaco.
Schistidium alpicola (Sv.) Limpr. var. rivulare (Brid.) Wa-
hlenb. fr. — Nel Comelico a S. Stefano di Cadore sulle pietre
bagnate lungo il fiume Piave a 923 m.
Encalypta rhabdocarpa Schwaegr. -j-, fr. — Misuri na nelle
fessure delle rupi a 1796 m.
Hypnum revolvens Swartz, ster. — Misurina sulle sponde tor-
bose del laghetto a 1796 m.
H. GIGANTEUM Schimp. a, ster. — Col precedente.
112 iSEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
VI.
Liguria.
Raccoglitore: Roll dott. Giulio, aprile 1898, marzo 1902^
aprile 1903.
Trichostomum CRisPDLUM Bruch, var Pseudo-Weìsia Schirap.
fr. — Villafraiica presso Nizza sulle rupi prossime al mare.
Varietà nuova per l'Italia.
Tortola marginata (Br. eur.) Spruce, fr. — Genova. Era nota^
per la regione, soltanto di Nizza.
Bryumcanariense Brid. var. provinciale (Philib.) Husn. Muscol.
gali. e. fr. et fl. $ — Genova al Righi.
B. ALPiNUM Huds. var. viride Husn. ster, — Folia viridi-opaca
oblonga, brevia, I, 8 mm. longa, 0,6 mm. lata. — Rapallo.
Raccolto in ottobre 1896 dal sig. Max Fleischer, e comuni-
catomi dai èig. Dixon e Thériot sotto il nome di B. Ge-
Tìeebiì attribuitogli dal compianto dott. G. Venturi.
Edrhynchium Sghleicheri (Hedw. fìl.) Lorentz, ster. — Genova
in Villa Negri. Prima d'ora conosciuto in Liguria unica-
mente dell'isola Palmaria presso il Golfo della Spezia.
Amblystegium irriguum (Wils.) Br. eur. pianta typica, ster. —
Nizza.
VII.
Toscana.
Raccoglitori: (A..) Arcangeli prof. Giovanni, settembre 1904. —
(B.). Bottini Antonio, luglio, agosto 1880. — (L.) Levier dott. Emi-
lio. — (R.) Reinardt dott. 0., 1863.
Scliistidium graciie (Schleich.) Limpr. fr. — Appennino di Gar-
fagnana in vetta alle Alpi di Soraggio alla Lama della Lite
sullo sfatticcio del macigno a 1750 m. (B.).
Bryum CAPILLARE L. var. platyloma Schimp. Syn. 1876. — Val-
lombrosa (R.).
B. amoenum (Warnst.) Podp. Beih. z. Bot. Centralbl. Bd. 15, 1903,
p. 483, fr. — Vallombrosa (R.). Ho fatto menzione di questi
due Bryum sulla fede del dott. Giuseppe Podpera (1. e).
Attualmente Warnstorf (Moose d. Brandenb. 1906, p. 512)
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 113
considera il B. amoenum come una forma del B. pseudo-
irìoiuetruin (Hedw.) Schwaegr.
Ptychodium Pfundtneri Limpr. pi. o e. ped. — Appennino sopra
Boscolungo tra l'Alpe di Faidello e le Tre Potenze sul ma-
cigno a 1700 m. (L., luglio 1880).
Pseudoleskea patens (Lindb.) Limpr. ster. — Appennino di
Garfagnana in vetta alle Alpi di Soraggio sul macigno a
1750 m. (B.).
P. ticinensis Boti, in Proc. verb. Soc. Toscana Se. nat, 18 gen-
naio 1891, p. 202-204, fr. — Appennino di Boscolungo alla
Fontana Vaccaia sopra un muro lungo la via a circa 1300 m.
(L„ settembre 1885). Nella nota sopra citata sono indicati
i caratteri clie distinguono la P. ticinensis dalla P. patens.
Plagiothecium succulentum (Wils.) Lindb. e. floribus polygamis !
— Ad basini ramorum flores cf et fìores ^ proterogyni !
Foliorura costa bifurca ac brevior, reticulum magis elon-
gatum quam in P. silvatico. — Presso Lucca a Palajola
nella Villa Orsetti (A.). Nuovo per l'Italia.
Hypnum purpurascens (Schimp.) Limpr. ster. — Appennino
Lucchese ai Lago Baccio sulle gronde torbose a 1620 m. (B.).
Var. brachydictyon Rea. in Husn. Muscol. gali. ster. —
Col precedente (B).
Vili.
Ro man o.
Bryum atropurpureum (liaud Wahl.) Br. eur. var. dolioloides
Solms-Laub. fr. — Roma nel Foro (dott. Giulio RòU,
aprile 1903).
IX.
Abruzzo.
Raccoglitore: Martelli prof. Ugolino, agosto 1900.
ToRTELLA TORTUOSA (L.) Limpr. var. brevifoiia Breidl. in litt. ;
Limpr. ster. — Vetta calcare del Gran Sasso, al Rifugio
a 2400 m. Probabilmente questa varietà è identica alla
T. tortuosa var. Roteana De Not. Muse. ital. et Epil.
Mnium orthorrhynchum Brid. ster. — Ove la precedente-
114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
Bartramia Oederi (Gunn.) S\v. var. condensata Brid. ster. —
Colle specie precedenti.
Bfleesea trichodes (L.) Sprnce, fr. — Ove le precedenti. Prima
d'ora in Italia era nota solo delle Alpi e delle Prealpi.
X.
Campania.
Raccoglitori : RoU dott. Giulio (per il solo Eurhynch. pa-
ìnìlmn). — Terracciano prof. Nicola (specie comunicatemi dal
dott. G. Zodda).
Pleuridium subulatdm (Huds.) Rabenh. forma polygamum Bott.
e. fl. — Polygamum. Flores paroici, et flores § antheridia
2-3 archegoniis intermixta gerentes. — Teano a Rocca-
monfina, aprile 1873. Questa forma non può venir riferita
al P. nìtidwn (Hedv.) Rabenh. a motivo della disposizione,
della grandezza e della struttura delle foglie che corrispon-
dono perfettamente a quelle del P. subulaium.
TRiCHOSTOMUMCRispuLUMBruch, var. brevifolium Br. eur. fr. —
Caserta sulle rupi calcare della strada per Morrone aprile 1869.
T. vlridiflavum De Not. fr. — Provincia di Caserta a S. Sil-
vestro, marzo 1869. È una semplice forma piuttosto rara
del T. flavovirens Bruch.
Edrhynchidm Stokesii (Turn.) Br. eur. var. fallax Loeske in
litt. ; Warnst. Moose d. M. Brandenb. 1906, p. 770, fr. —
Presso Caserta nel bosco di S. Leucio, marzo 1870. Varietà
nuova per l'Italia.
E. POMILUM (Wils.) Schimp. ster. — Pompei, aprile 1903. Prima
d'ora, indicato per la Campania solo di Caserta e del Sor-
rentino.
Rhynchostegium curvisetum (Brid.) Lindb. var. elatum Bott.
fr. — Caespites elati, parum compacti. Rami longiores. Folia
majora. — Provincia di Caserta sul Monte Campese-Mara-
nola, marzo 1894.
R. murale (Neck.) Br. eur. var. subalpinum Ren. Rev. bryol.
1885, p. 57, fr. — In Terra di Lavoro a Settefraii presso
la casa comunale, settembre 1869. Varietà nuova per l'Italia.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 115
XI.
Basilicata.
Raccoglitori : Cavara prof. Fridiaiió e sig. Grande, agosto 1908.
Dìstichium capillaceum (Sw.) Br. eur. ster. -- Monte Papa alla
Schiena rV Asino, 1050 m. : Alpe di Latronico a 1850 m.
Tortelìa tortuosa (L.) Limpr. var. tenella Walt, et Mol. ster. —
Monte Papa a circa 2000 m. La varietà é nuova per l'Italia.
Rhacomitrium canescens (Weis) Timm. ster. — Monte Papa
alla Schiena d'Asino, 1050 ni.
Bryum pallescens Schleich. fr. — Monte Pollino al Dolcedorme,
2000 m.
B. caespiticium L. fr. — Ove il precedente.
Tìmmia austriaca Hedw. ster. — Alpe di Latronico a 1850 m.,
mescolata al Distichiitm capillacenm.
Pogonatum alpìnum (L.) Robl, ster.— Monte Pollino al Do/ce-
dornie, 2000 ni.
Pseudoleskea atrovirens (Dicks.) Br. eur. a, pi. $ — Monte
Papa alla Scala dei Monaci, 1870 m.
Var. tenelìa Lim[)r. ster. — Monte Papa alla Schiena
d'Asino^ a 1950 m.
Homalothecium Philippeanum (Spruce) Br. eur. fr. — Monte
Papa alla Schiena d" Asino nelle faggete a 1930 m. ; Monte
Pollino al Tintpone del Porcaro, 1600 m.
Brachythecium rivulare Br. eur. pi. o — Monte Papa alla
So7'gente Niella, 1250 m.
Rhynchostegium RusciFORiME (Neck.) Br. eur. var. ìnundatum
Br. eur. ster. ~ Monte Papa alla Scala dei Monaci, 1870 m.
Hypnum irrìgatum Zetter. ster. — Monte Papa alla Sorgente
■ Niella, 1250 ni.
H. MOLLUSCUM Hedv/. var. Winteri Boul. Mouse, de l'Est, ster. —
Latronico in luoghi umidi a 000 m. Questa varietà era stata
raccolta in Italia, soltanto sulle Alpi di Cogne nell'Aostano
(rev. dott. G. Capra).
XIL
C orsiea.
Raccoglitori: (D.) Dixon signorina H. W., aprile, maggio 1908.
— (F.) Fiirbinger, aprile 1905 (specie comunicatemi indetermi-
116 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE
nate dal dott. Giulio Roil). — (M. B.) Martelli prof. Ugolino e
Barsali dott. Egidio, luglio, agosto 1907. — (R.) Rader, aprile 1886.
DiCRANOWEisiA CIRRA.TA (L.) Liiidb.fr. — Sulle rupi, in vetta al
Monte d'Oro a 2300 m., ed in vetta al Monte Cinto a 2000 m.
(M. B.).
D. CRISPULA (Hedw.) Lindb. fr. — Rupi in vetta al Monte d'Oro
a 2300 m. (M. B.).
Cynodontidm polycarpum (Ehrh.) Schimp. fr. — Monte Rotondo
sulle rupi presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.).
DiCRANUM STRiCTUiM Schleich. fr. — Sugli alberi putridi presso
la stazione di Vizzavona a 950 m. (M. B.).
FissiDENs TAXiFOLius (L.) Hodw. var. tenuis Bott. in Bull. Soc.
bot. ital. 1902, p. 178 ster. — Presso Ajaccio (B.).
Ceratodon pdrpureus (L.) Brid. var. brevifolius Milde, ster. —
Sulle rupi del Monte Rotondo presso ìa. Bergerie a. 1700 m.
(M. B.).
Trichostomum crispulum Bruch, var. algarvicum Schimp. fr. —
Ajaccio sul granito (F.)
T. LITORALE Mitt. ster. — Corsica, senza indicazione esatta della
località (R.j.
Tortula aciphylla (Br. eur.) Hartm. ster. — Monte Cinto sulle
rupi a 2000 m. (M. B.).
Grimmia Sardoa DeNot. star.— Col di Vergio (F.).
G. TORQUATA Hornsch. mscr. ; Grev. ster. — Rupi del Monte
Rotondo presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.).
Ulota AMERICANA (P. Beauv.) Mitt. fr. — Presso la stazione di
Vizzavona sulle rupi a 950 m. (M. B.),
AVebera nutans (Schreb.) Hed\v. fr. — Monte Rotondo presso
le Capanne dei Pastori a 1600 m. (M. B.).
Byum Donianum Grev. var. elatum Bott. fr. — Caespites elati
5 cm. alti. Folla usque ad 5 mm. longa, reticulo cellulari,
nervo ac limbo maxime incrassatis. — Col di Vergio (F.).
B. elegans Nees v. Esemb. ster. — Rupi del Monte Rotondo
presso la Bergerie a 1700 m. (M. B).
B. MiiHLENBECKii Br. our. ster. — Sulle rupi in vetta al monte
Cinto a 2000 m. (M. B.). .
B. ALPiNUMHuds. vas. vìride Husn. ster. — Valle di Restonica (D.).
B. Mildeanum Jur. ster. — Vetta del Monte Cinto sulle rupi a
2000 m. (M. B.).
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 17 APRILE 117
Philonotis Arnellii Husn. pi. cf et pi. fv. — Col di Vergio (F.).
PoLYTRicHUM coMMUNE L. vai'. ulìglnosum Hùbeii. = P. com-
mune var. yuccaefolmm De Not. Epil. sfer. — Monte d'Oro
sotto la Bergerie a 1500 m. (M. B.). I fusti arrivano alla
lunghezza di 64 centimetri.
Pteryginandrum filiforme (Timm.)Hed\v.var.fiIescensBouIay,
stet". — Sugli alberi nella foresta di Vizzavona a 950m. (M. B.).
Ptychodìuni Pfundtnerì Limpr. pi. o — Rupi presso la staziono
di Vizzavona a 950 m. (M. B.).
Pt. decipiens Limpr. ster. — Ove il precedente (M. B.).
Pseudoleskea patens (Lindb.) Limpr. fr. — Rupi del Monte
Rotondo presso la Bergerie a 1700 m. (M. B.). Specie molto
rara, non raccolta prima d'ora in frutto in Italia.
P. ATROviRENS (Dicks.) Br. eur. ster. — Sulle rupi in vetta al
Monte d'Oro a 2300 ra., ed in vetta al Monte Cinto a 2000 m.
(M. B.).
Plagiothecium denticulatdm (L.) Br. eur. var. densum Br. eur.
ster. — Vertice del Monte Cinto sulle rupi a 2000 m. (M.B.).
P. ELEGANS (Hook.) Sull. stor. — Monte Rotondo alle Bergerie
sul terreno a 1700 m. (M .B.).
AMBLYSTEGiuM FiLiciNUM (L.) De Not. ster. — Sullo rupi in vetta
al Monte Cinto a 2000 m. (M. B.).
Hypndm dilatatum Wils. mscr. ; Scliimp. ster. — Presso la sta-
zione di Vizzavona sulle rupi bagnate a 950 ra. (M. B.).
Sphagnum subbìcolor Hampe, in Flora, 1880, p. 440, ster. —
Monte Cinto negli acquitrini presso il lago a 2000 m. (M. B.).
XIIL
Sardegna.
Raccoglitori: (A. R.) Ascherson dott. P. e Reinhardt dott. 0.,
giugno 1863. — (C.) Cavara prof. Fridiano, giugno 1908.
Bryum Aschersonli Podp. Beih. z. Bot. Centralbl. Ed. 15, 1903,
p. 488, fr. — Fra Gennamari e Ingortosu (A. R.).
B. Sydowìi Podp. 1. e. p. 490, fr. — Gennargentu (R.). Cito questi
due Bryum sulla fede del dott. Giuseppe Podpera.
Philonotis fontana (L.) Brid. var. adpressa (Ferg. ex p.)
Loeske et Monk.; Dismier; = Pìi. adpressa Dixon, pi. cf
et pi. ster. — Folla omnia adpressa, late cordata, abrupte.
118 SEDB DI FIREXZK - ADUNANZA DEL, 17 APRILE
lanceolato-acuminata, opaca, nervo crasso (150 u) praedita.
Perigonialia intima obtusa. — Monte Gennargentu nei ru-
scelli presso il rifugio (C.)- Varietà nuova per l'Italia.
PoLYTRiCHUM JUNiPERiNUM Willd. var. alpinum Schimp. ster. —
Monte Gennargentu alla Punta Paolina (C).
Brachythecium rivulare Br. sur. var. cataractarum Saut. ster.
— Ove il precedente (C). La varietà é nuova per l'Italia.
XIV.
Ischia.
Raccoglitore : Fùrbringer (specie comunicatemi per la deter-
minazione dal dott. Giulio Roll) marzo 1905.
Didymodon tophaceus (Brid.) Jur. forma brsvicauHs-lingu-
latus Boula}', fr. — Sul Monte Epomeo.
Tortula aestiva (Brid.) P. Beauv. fr. — Monte Epomeo. Proba-
bilmente deve riferirsi a questa specie la T. muralis 3 m it-
tica già indicata dell'Isola d'Ischia dal prof. Achille Ter-
racciano (Bull. Soc. bot. ital., 1894, p. 170).
Funaria mediterranea Lindb. fr. — Monte Epomeo sulla lava.
Anoniobryum juliforme Solms-Laub.pl. $ — Ove la precedente.
XV.
Sicili a.
Trichostomum inflexum Bruch, fr. — Girgenti. Raccolto dal
prof. Salvatore Caruso nel gennaio 1908.
PoLYTRiCHUM coMMUNE L. vap. uliginosum Huben. ster. — Sulle
Madonie a Portella prima del Passo di Bosco Cerasa. Rac-
colto dal prof. Fridiano Cavara nel luglio 1904.
Dopo di clie l'adunanza è tolta.
Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore.
1909. Miesio. N." 5.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Pampanini e. — Una nuova Agave Pag. 119
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza dell'8 maggio 1909.
Presidenza del Presidente Baccarini.
E proclamato a nuovo socio il signor :
Dott. Calcedonio Tkopba di Palermo.
II Presidente annuncia che fu distribuita, come Appendice al
Nuovo Giornale, la relazione « Pro Flora Italica » dei dottori Bé-
GUiNOT, Fiori, Forti, Negri, Pampanini, Trotter, Vaccari e
ZoDDA, estratto dagli « Atti della Società italiana per il progresso
delle scienze ».
E poi presentato e riassunto il seguente lavoro del socio Revbdin :
Contributo alla Flora vascolare della provinGia di Ferrara, il quale,
essendo voluminoso, verrà pubblicato nel Nuovo Giornale.
Il Segretario Pampanini dà infine lettura della seguente nota :
R. PAMPANINI. — UNA NUOVA AGAVE.
Agave littaeaoides Pampanini, sp. ii.
« Acaulis.
« Folta circiter ad 30, glaucescentia, spina terminali robusta,
« excurrente, infra ad basin tumidiuscula et convexa, coeterura
« utrinque plana, supra apice canaiiculata, margine valide den-
120 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MAGGIO
« tato-spinoso, spinis acutissimis ut spina terminali griseis vel
« fusco-castaneis, pleruraque versus folii apicem uncinatis, raro
« patentibus vel reflexis, inter se non excurrentibus.
« Scapus simplex, parte nuda longissima floriferam circiter
« quater superante, valde bracteatus, bracteis amplis, delthoideo-
« acumi natis, inferis herbaceis, margine denticulato-spinoso, in
« bracteas medias et superiores minores, scariosas, intense vlo-
« laceas, margine laeve, spina terminali destitutas, desinentibus.
« Inflorescentia brevis spiciformis, florum fasciculis 7-12 floris
« sessilibus vel brevitor pedunculatis, pedunculo crasso, bra-
« cteatis, bractea scariosa, delthoideo-acuminata.
« Flores viridi-flavidi, breviter pedicellati,elongati, bracteolati,
« bracteolis scariosis, oblongis vel fere linearibus, acuminatis ;
« pedicellus ovario triplo brevior ; perigonii tubus infundibularis,
« laciniae lineares, apice obtusiusculo et marginibus sub lente
« pubescentibus, tubo dimidio breviores ; stamina longe exserta
« plus duplo laciniis superantia, antheris magnis, sub anthesi
« breviter curvatis ; stylus stamina longe superans, stygmate
« clavato-capitato, obsolete trilobo, lobis rotundatis ; ovarium
« subcylindricum, glabrum.
« Capsula
Folia 25-28 cm. longa, circ. 9 era. lata; scapus, cura inflorescentia,
24 dm. altus, basi 3 Ya era. latus ; bracteae mediae 10 era. longae,
basi 4 ora. latae ; superiores 5 cm. longae, basi 3 cm. latae ; thyrsus
5 dm. longus ; florum fasciculi pedicello communi usque (inferiores)
ad 12 mm. longo, bractea usque ad 3 cm. longa ; flores pedicello
circiter 8 mm. longo, bracteolis usque ad 15 mm. longis, ovario
3 cm. longo, perigonii tubo circiter 1 '/j cm. longo, laciniis circiter
12 mm. longis, staminibus 4 Va cm. longis, antlieris 9-10 mm. longis,
stylo 8 cm. longo.
Habitat? (Culta in Horto botanico florentino).
Lo scorso aprile nella collezione di Agave dell' Orto botanico
di Firenze fiori un esemplare che vi figurava indeterminato,
e, per l'aspetto dell'infiorescenza, corrispondente aW Agave la cui
fioritura a Kew nel 1887 fu segnalata da Baker. Essa « sem-
brava essere » — come scrive Baker — « una forma di A. Sco-
lymus con i rami dell'infiorescenza totalmente mancanti, costi-
tuendo cosi una transizione fra i due sottogeneri Euagave e
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 MAGGIO 121
Littaea ».^ La pianta fiorita a Firenze è — da quanto è possibile
arguire dalle parole del Baker — se non identica, sommamente
affine a quella suddetta fiorita a Kew.
Essa appartiene al ciclo della polimorfa A. Scolymus Karw.,
alla quale forse potrebbe essere riunita a titolo di varietà. Fra
le altre varietà dell'ai. Scolymus, per l'infiorescenza ricorda le
A. Verscha/feliu (brattee dello scapo numerose ed ampie) e
VA. Saundersii (rami dell'infiorescenza brevi), mentre, per i fiori
e per le foglie, si avvicina piuttosto all'^. Scolymus tipica. La
convergenza in essa di caratteri propri a entità diverse, la loro
maggiore intensità e la presenza di altri caratteri secondari,
anche qualora un ulteriore esame su più abbondante materiale
dimostrasse che questa Agave deve essere considerata come
semplice varietà dell'ai. Scolymus, le assicurerebbero un posto
preponderante fra le altre varietà di questa. Essa è assai inte-
ressante perchè per l' estrema riduzione, e, spesso, per la totale
mancanza dei rami dell'infiorescenza, essa costituisce, come ri-
levò il Baker per la pianta di Kew, un passaggio fra i due sotto-
generi Euagave e Littaea: quello ad infiorescenza più o meno
ampia e piramidale con fiori fascicolati all'estremità dei rami,
questo ad infiorescenza densa e spiciforme con fiori riuniti a
due od a tre lungo l'asse centrale.
Dopo di che, non essendovi altro da trattare, 1' adunanza è tolta.
Baker J. G., Handbook of the Amaryllideae, p. 177, London, 1888.
Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore.
1909. Giugno. N.° 6.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
SoMJiiER S. — Ancora del Dorycnium hirsutum (L.) Ser. var. gla-
brtim Somm Paff. 123
SoJoiiER S. — Della identità di LatJn/rus amtjenus Fenzl e L.
Gorgoni Pari „ 126
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il lo se-
mestre del 1909 , 128
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 12 giugno 1909.
Presidenza del Presidente Baccarini.
È proclamato il nuovo socio
Prof. Ugolino Ugolini di Brescia.
Il socio SoMMiBR presenta quindi e riassume le sue due note
seguenti :
S. SOMMIER. — ANCORA DEL DORYCNIUM HIRSU-
TDM (L.) SER. VAR. G LAB RUM SOMM.
Nel giugno del 1901 descrivevo in questo Bullettino, col nome
di Lorycnmm hù^sutwn var. glàbrum, una pianta che avevo
trovata e raccolta in copia queir anno nell' Isola di Pianosa. ^
Nel mese di dicembre dello stesso anno, il Doti Rikli '^ pubbli-
1 S. SoMMiBK, Cenni sulla Flora di Pianosa in Bull. Soc. bot. it.,
1901, p. 306 (Adunanza del 7 giugno 1901).
" M. RiKLi, Die Gattung Dorycnium Vili, in Engler's bot. Jahrb.
f, Syst. Pflanzengescli. u. Pflanzengeogr,, voi. XXXI, fase. Ili, 10 di-
cembre 1901, p. 3d2.
Bull, della Soc. bot. ital. 9
124 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO
cava la descrizione di un esemplare glabro di B. hìrsutiini
raccolto dal dott. Schnitzlein in Grecia, e gli dava lo stesso
nome di var. glabrum. Il sig. Rikli aggiungeva di avere rice-
vuto da me la pianta di Pianosa e la mia descrizione nel Bui-
lettino, e diceva che essa combinava, nelle cose essenziali, con
la pianta di Grecia.
Tornando quest' anno nell' Isola di Pianosa, ho di nuovo
rivolto la mia attenzione a questa insigne varietà, e mi sono
sempre più persuaso della sua autonomia e del suo assoluto
distacco dalla forma del D. hirsuium che è comune nella nostra
regione mediterranea, ed abbondante in Pianosa stessa, forma
che da noi siamo abituati a considerare come il tipo della spe-
cie, ma che è stata chiamata var, Italicum (Jord. et Fourr.)
Asch. et Graebn., e var. tomentoswn Rikli.
La var. glahmm si distingue per essere totalmente glabra in
tutte le sue parti, salvo alcuni peli lunghi e radi che trovansi
(non sempre) verso l'estremità dei denti del calice. La glabrizie
è la differenza principale; ma quantunque interessi soltanto
il rivestimento della pianta, basta a mutare completamente
r aspetto di una specie di cui la fitta pubescenza in tutte le sue
parti è una caratteristica. Le foglie invece di essere d'un verde
cenerino, sono d'un verde lucente, ed i calici appaiono di un
rosso nerastro vivo, mentre nelle altre piante di Pianosa la
colorazione del calice, che pure è la stessa, è in gran parte
nascosta dàlia abbondante e lunga peluria bianca. Un'altra diffe-
renza notevole è che la var. glahrum ha i rami sensibilmente più
gracili e fragili, le foglie in media più piccole, il legume un poco
meno rigonfio. Tutta la pianta è in generale un poco meno alta.
Del resto non vi sono altre differenze apprezzabili ; la colora-
zione e la lunghezza dei fiori (15-16 mm.) sono le stesse, ed è
lo stesso anche il numero dei fiori in ogni capolino (8 o 9 al
massimo).
La var. Italicum in Pianosa abbonda nella macchia bassa ;
la var. glabrum vi è assai meno comune, ed in molte parti
dell'isola manca del tutto; ma dove si trova, vi è sempre insieme
anche la var. Ilalicum. Eppure non ho mai osservato, non che
un passaggio, neppure una tendenza in una delle due varietà,
ad avvicinarsi all' altra. Da ciò si può dedurre con certezza
che, quantunque l'occasione di una fecondazione incrociata debba
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 125
offrirsi di continuo, essa non avviene mai, il che prova che il
polline dell'una è incapace di fecondare gli ovuli dell'altra.
Quale può essere stata l'origine di questa varietà glabrum ì
Non troviamo nessun passaggio fra essa e le forme pelose, né
in Pianosa, né in alcuna delle terre vicine dove abbonda il
D. lìimduni peloso. Non sembra quindi essere un estremo di
rariazione al quale é giunto attraverso ad una lunga e graduale
serie d'intermediari come si ammette in generale per le varia-
zioni specialmente nella peluria delle piante. Il Rikli che ha
esaminato un numero immenso di Lorycnìuin nei principali
erbari, nella sua dettagliata monografia dice di conoscere, oltre
a quelli di Pianosa, un unico esemplare veramente glabro, che
è quello di Grecia. Viene quindi in ordine alla glabrescenza,
una varietà che Rikli chìdìmd. glàbrescens, nella quale però i peli
sono lungi dal mancare del tutto, e questa varietà gli é nota
soltanto per tre esemplari del Marocco. La varietà ciliatum che
dopo questa mostra la maggiore tendenza alla glabrescenza, ma
che é pur sempre riccamente fornita di peli, non é indicata
altro che della Spagna e della Grecia. Vediamo dunque quanto
sia isolata la nostra varietà di Pianosa. Tuttociò porterebbe a
credere che essa non sia l' effetto di una lenta e graduale
variazione, bensì di una neogenesi o mutazione repentina. Una
mutazione nello stesso senso sarebbe avvenuta indipendente-
mente in Grecia, al Marocco e a Pianosa, ma con maggiore
successo in quest'ultima località.
In quanto alla identità della varietà glabra di Grecia e di
quella di Pianosa, è permesso dubitarne, perché quella di Pia-
nosa deve avere avuto origine dalla var. Italicum, la quale
secondo Rikli non si trova in Grecia, dove invece esiste la var.
liiì'tum. Sarebbero dunque varietà parallele, nate da varietà
diverse. Anche la descrizione che il sig. Rikli dà dell'esemplare
di Grecia, mostra delle differenze colla nostra varietà, poiché
egli dice che i capolini hanno da due a sei fiori, mentre nella
var. glalrrwn di Pianosa i capolini ne hanno spessissimo 7 e
talvolta 8 e 9. I fiori nella pianta greca secondo il Rikli sono
lunghi 12 mm., mentre quelli della nostra varietà ne hanno
15 a 16. Ma da un unico esemplare non si possono trarre con-
clusioni sicure.
126 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO
A proposito del Doryonìum hirsutum var. glabrum, il socio Fiori
soggiunge che esso è stato rinvenuto dal prof. Cecconi anche nelle
isole Tremiti a S. Domino, secondo un esemplare comunicatogli e che
egli conserva nel suo erbario.
S. SOMMIER. — DELLA IDENTITÀ DI LATHYRUS
AMOENUS FENZL E L. GORGONI PARL.
Nel 1889 il sig. Armitage, fra le piante da esso raccolte a
Malta, indicava dubitativamente il Lathyrus Gorgoni Pari.' Il
nostro collega Caruana Gatto, quando fui a Malta due anni fa,
mi mostrò degli esemplari secclii di questa pianta che io stesso
non avevo trovata, e mi pregò di portarli a Firenze per assi-
curarmi, confrontandoli con esemplari autentici di Lathyrus
Gorgoni, se realmente si trattava di questa specie.
Un primo confronto con i Lalhyrus del mio erbario, sussi-
diato dalla diagnosi della Flora Orientai is di Boissier, mi provò
che il Lathyrus di Malta era indubbiamente il L. amoenus
raccolto per la prima volta vicino a Beirut in Siria dal Kotschy,
e descritto dal Fenzl. Il L. amoenus del mio erbario, raccolto
dal dott. Post, proviene appunto da Beirut, cioè dalla località
classica, ed ho visto poi altri esemplari identici, della stessa
provenienza, nell'erbario del Dottor Levier,
Confrontando, poi all' Erbario Centrale di Firenze la pianta di
Malta con i numerosi esemplari del L. Gorgoni raccolti dal
suo autore Parlatore, e da altri nei dintorni di Palermo, dovetti
convincermi che era non meno indubitabile la identità del La-
thyrus Maltese col L. Gorgoni. Ne risultava dunque la identità
fra loro di L. Gorgoni e L. amoenus, ciò che mi fu pienamente
confermato dal confronto diretto degli esemplari di Beirut con
quelli di Palermo, come pure dal collazionamento delle descri-
zioni originali di Fenzl e di Parlatore. " Uno dei due nomi deve
dunque passare in sinonimia.
^ E. Armitage, Appunti sulla flora deW isola di Malta in « Bull.
Soc. bot. it. (N. Giorn. hot. it., XXI) 1889, pag. 495.
* Una sola differenza vi è nelle descrizioni. Fenzl dice del L. amcenus
che le sue foglie sono spesso trifogliolate per metamorfosi del cirro.
Questo però non l'ho visto in alcuna foglia delle piante di Beirut,
come non lo si vede nelle piante né di Malta, ne di Palermo. Boissier
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 127
La diagnosi di Lathyrus a?noenus fu pubblicata per la prima
volta da Fenzl a Vienna nel 1842, a pag. 3 del « Pugillus plan-
tarum novarum Syriae et Tauri occidentalis primus » ; e la
medesima diagnosi, con aggiunta di una descrizione molto più
dettagliata, e con una tavola, ^ fu ripetuta dallo stesso Fenzl in
« Illustrationes et descriptiones plantarum novarum Syriae et
Tauri occidentalis » pubblicato a Stuttgart nel 1843 (estratto
da « Russegger's Reisen », voi. I, parte 2', pag. 890-91).
La descrizione di Lathyrus Gorgoni fu pubblicata da Parla-
tore prima in « Giornale di se , lett. ed arti per la Sicilia »
nel 1838, e poi nello stesso anno, con una tavola, in « Rarior.
piantar, et haud cognit. Siciliae fase. I. ». Trovasi pure in « Pian-
tar, nov. et minus not. » di Parlatore del 1842.
È dunque evidente che il nome Parlatoreano ha la priorità,
e che Lathyrus amoenas Fenzl va citato come sinonimo di
L. Gorgoni Pari.
Il Lathyrus amoenus venne descritto più tardi, sopra mate-
riale del luogo classico e di altre provenienze orientali, nella
Flora Orientalis di Boissier. Il L. Gorgoni dal canto suo venne
ridescritto nelle Flore siciliane di Gussone e di Lojacono e nelle
Flore italiane di Bertoloni, Fiori, ecc. Nelle descrizioni tanto delle
piante orientali quanto di quelle di Palermo è rilevato in gene-
rale la loro affinità con L. Cicera L., la differenza principale
consistendo nella forma allungata del loro legume, nella gran-
dezza e nel colore fulvo della corolla, nella lunghezza mag-
giore delle divisioni calicine. Queste differenze però sono tali,
che a nessuno verrebbe in mente di confondere una specie con
l'altra.
Questo Lathyrus è stato pure paragonato, e da qualcuno an-
che confuso (vedi in proposito Boissier FI. Or., II, p. 604), con
il L. annuus L. Da questo differisce per la grandezza della
corolla, per la larghezza delle stipole, per avere i semi lisci ecc.
Nella seconda descrizione più dettagliata che Fenzl dà del
nella FI. Or. non lo dice. Questa inesattezza nella descrizione di
Fenzl proviene forse dal fatto che, come lo confessa egli stesso
(Illustr. et descr., pag. 890), Fenzl non ha visto altro che la parte
superiore della pianta.
1 Non ho potuto vedere la tavola che non trovasi nelle Biblioteche
di Firenze.
128 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO
L. amaenus in « Illustr. et descript, ecc. », p. 891, è detto delle
divisioni del calice: « in fructu reflexis? ». Questo carattere del
quale Fenzl pare che non fosse sicuro, come la prova il segno ?
dubitando egli forse che fosse effetto della preparazione, si ri-
trova costante tanto nella pianta di Palermo quanto in quella
di Beirut, e non si osserva mai né nel L. Cicera, né nel L. an-
nuus. Un altro carattere distintivo del quale mi sembra strano
che non si sieno giovati i descrittori di questo Laihyrus, sia
sotto il nome di amcenus, sia sotto quello di Gorgoni, è la
lunghezza dello stilo che raggiunge quasi il doppio di quella
degli stili dei L. Cicera ed annuus.
La localizzazione e la rarità del Lailiyrits Gorgoni, creduta
per molto tempo speciale ai dintorni di Palermo, si prestava a
delle interpretazioni fantastiche di sopravvivenze o di neogenesi.
Tineo difatti (come sappiamo da Lojacono FI. Sic, voi. I, parte 2*,
p. 147) lo suppose ibrido fra L. Cicera e L. anmcus, le due
specie ad esso più somiglianti, e Lojacono condivide questa
opinione. La meraviglia però cessa quando si sa che fu trovato
poi presso Catania (Lojacono loc, cit.) e presso Cagliari (Gennari
Sp. e var. più rimarch. della FI. Sard.), che esiste a Malta, ed
infine che é la stessa pianta nota di Cilicia, Siria, Palestina,
Babilonia e Persia col nome di Lathijrus amoenus. Si tratta
dunque di una pianta orientale che manda le sue ultime pro-
paggini occidentali attraverso alle isole Maltesi fino alla Sicilia
e la Sardegna.
Infine viene presentato il seguente elenco delle
Puhblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 1° se-
mestre del 1909.
Atti della Società dei Naturalisti di Modena, Ser. IV. Voi. VII-X,
1905-1908.
Bollettino della Arboricoltura Italiana, Anno V, Trini. 1".
BvMetin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles, Voi. 44, n.^ 164,
165.
Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétersbourg, Tom. IX,
Livr. 1-3.
Bulletin of the New York Botanical Garden, Voi. VI, n.° 20.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO 129
Contribution from the Botanical Laboratori/ of Peìinsylvania, Voi. Ili,
n.° 2.
Mittheilangen dar Deutsclien Dendrologischen Gesellschaft, 1908.
Oesterreicliisclie Garten-Zeitung. Jalirg-, IV, n.'' 1-6.
The Journal of the Qutì:ett Microscopical Club, Sei'. 2"^, voi. X, n.o 64.
The Ohio Naturalist, Voi. IX, n.' 1-6.
The Proceed. and Trans, of the New Scotian Institnte, Voi. XI,
(1904-905) p.« 3% 4^ (1905-906); XII, p.« 1^ (1906-907).
Transactions of the Academ;/ of Sciences of St. Louis, Voi. XVI, n,'8-9,
XVII, n.' 1-2, XXIIl'n.° 1.
University of California Publications (Botany), Voi. II. n. 16, III, n. 1.
Aponte G. e Savastano L., La coltivazione del noce nel Sorrentino.
Napoli 1908 (Boll. dell'Agricoltura italiana, Anno IV, 1908).
Braghetta R., L'abete di Douglas, Roma, 1908 {Boll, della Soc. degli
Agric. Italiani, Voi. XIII, n.' 21-24).
J)e Toni G. B., Contributo alla conoscenza delle relazioni del pa-
trizio veneziano Pietro Antonio Michiel con Ulisse Aldrovandi.
Modena, 1908 {Meni, della R. Acc. di Se. Leti, ed Aì-ti di Modena,
Ser. Ili, voi. IX).
— Illustrazione del terzo volume dell'Erbario di Ulisse Aldrovandi.
Genova 1908 {Malpighia, Anno XXII, voi. XXII).
— Spigolature Aldrovandiane, Vili. Venezia, 1909 (Atti del R.o Istit.
Ven. di Scienze, Lett. ed Arti, Tom. 68, p.« 2^).
Festschrift der Physikalisch-Medizinischen Sozietat zu Erlangen
zur Feier iln:es 100 jahrigen Bestehens am 27 Juni 1908. Er-
langen, 1908.
Fiori Adr. e Paoletti G., Flora analitica d'Italia. Voi. IV, p.» .3-^ e
voi. I (Introduzione e chiave delle famiglie). Padova, 1908.
Fredericq L. et Massari J., Notice sur Leo Errerà. Bruxelles, 1908.
Graz'd V., Di alcune malattie parassitarie del frumento comunica-
tesi all'orecchio umano. Firenze, 1909 {Atti della R. Acc. dei
Georgofili, Ser. V, voi. VI).
Howard A. and G. L. C, The milling and baking qualities of In-
dian "Wheats. Calcutta, 1908 (Agric. Research. Insf. Pusa. Bull.
n.o 14, 1908).
Janchen E., Die Cistaceen Oesterreich-Uugarns. Wien, 1909. (Miti,
des Naturiv. Vereins der Univ. Wien, Jahrg. VII, n.' 1-3).
Informe presentado por el Consejo Administrativo de la Sociedad
Nacional de Agricultura à la Asamblea de 1908. San -Jose,
Costa Rica, 1908.
Keissler (vonj K., Monstrose Wuchsform von Polyporus Kostkovii Fr.
Wien., 1907 [Annal. des k. h. Naturli. Hofmus. Wien, Bd. 22).
— Ueber Sclerotinia echinophila Rehm. Wien, 1907. (Idem).
— Ueber Beloniella Vossii Rehm. Berlin, 1908. (Annales Mycologici,
Voi. VI, n.° 6).
Longo E., Osservazioni e ricerche sul Ficus Carica L. Roma, 1909.
(Annali di Botanica, Voi. VII, fase. 2°).
130 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 GIUGNO
Massalongo C, Nuove ossei-vazioni fitologiclie, Verona, 1909 [Ma-
donna Verona. Ann. Ili, fase. l»).
Recueil d'cBuvres de Leo Errerà. Botanique Generale, I-II, Mélanges
(Vers et Proses) Bruxelles, 1908-909.
Bydherg P. A., Scandinavians wlio have contributed to the know-
ledge of the Flora of North America. Eock Island, 1907, {Augu-
stana Library Publications, n.° Q),
Udden J. A., Report on a geological survey of the lands belonging
to the New York and Texas Land Company, Ltd. in the Upper
Rio Grande embayment in Texas. Rock Island, 1907 {Angustana
Library Publications^ n.° 6).
Savastano L., Come si studiano le varietà in arboricoltura. Napoli,
1908 {Boll, deli' Arboricoltura Italiana, Ann. IV, 1908).
— I precursori della Patologia vegetale (Prolusione). Napoli, 1909.
{Idem, V. 1909).
— Note di patologia arborea. Napoli, 1908. {Idem, Anno I e IV,
1905 e 1908).
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è sciolta.
Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chiti successore.
1909. Ottobre. N.° 7.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Riunione straordinaria in Padova (23-24: settembre 1909) . . . Pag. 131
Baccarini P. — Sui micozoocecidi od " Ambrosia gali en „ . . . „ 137
Baksali e. — Scabiosa piumosa S. et S. nuovo inquilino della
flora italiana „ 1-15
Barsalt e. — Sulla diffusione dell' Erigeron Kartvinshganus DC.
in Toscana n 147
Cannarella P. — Flora urbica palermitana (Centuria II). . . „ 172
Gabotto L. — Una nuova stazione del Cheyophyllum bulbosum L. „ 147
Goiran a. — Alcune notizie relative a specie o forme di gra-
minacee nizzarde e veronesi „ 148
GoiRAN A. — De Cyperis agri nicaeensis „ 186
Grilli C. — Sul Callopisma luteo-aìbuin var. lacteum Mass. . . „ 152
MicHELETTi L. — Muschi dell'Eritrea „ 154
MiCHELETTi L. — SnlV Erynyiiim ciinpesfi-e L. var. niegucepha-
lum Pouz., varietà nuova per l'Italia, e su altre varietà e
forme della stessa specie, in parte non descritte prima d'ora. „ 156
MoNTEMARTiKi L. — Contributo allo studio della nutrizione mi-
nerale delle piante „ 162
Saccardo P. a. — Da quale anno debba cominciare la validità
della nomenclatura scientiiìca delle crittogame „ 167
Ugolini U. — La Kochia trichopìiylla inselvatichita nel Bre-
sciano (Frac, i-erb.) „ 191
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
(23-24 SETTEMBRE 1909).
Presidenza del Presidente Baccarini.
In occasione del III Congresso della Società italiana per il Pro-
gresso delle Scienze, la riunione di settembre della Società Botanica
ha luogo presso il R. Istituto Botanico di Padova nei giorni 23 e
24 settembre. Sono presenti i soci Baccarini, Béguinot, De Rosa,
De Toni, Eormiggini, Forti, Minio, Montemartini, Morini, Pirotta,
Saccardo, Travex-so, Tropea, Trotter, Ugolini. Vi assistono pure i
ProfF. Pavarino e Scotti. Scusano l'assenza: Arcangeli, Bertoloni,
Borzi, Cavara, Colozza, Fiori, Jatta, Levier, Marcliesetti, Miche-
letti, Pampanini, Passerini, Pavolini, Sommier,
Bull, della Soc. boi Hai. 10
152 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
Alle ore 9 il Presidente Prof. Baccarini, assistito dal Vice-Pre-
sidente Prof. Pirotta e dal Prof. Saccardo, apre la seduta. Funge
da Segretario il Prof. Traverso.
De Toni chiede sixbito la parola per proporre un voto di plauso
al Prof. Saccardo che da 45 anni dedica la sua mirabile attività
agli studi botanici e che in questa occasione accoglie la Società
botanica nell' Istituto eh' egli dirige.
Baccarini si associa alle parole del Prof. De Toni, sicuro di
interpretare il sentimento di tutti i convenuti e propone che il
Prof. Saccardo assuma l'ufficio di Pi'esidente dell'attuale riunione.
L'assemblea applaude.
Saccardo ringrazia, commosso per tanta dimostrazione di stima
e di affetto, e dà la parola al Prof. Baccarini perchè riferisca in
merito alla progettata ristampa delle opere di Delpino.
Baccarini ricorda la proposta del Prof. Cavara ed espone i risultati
delle trattative fatte dalla presidenza della Società presso la famiglia
dell'illustre Estinto o presso i diversi Ministeri dai quali si spera
poter ottenere qualche aiuto finanziario.
Saccardo chiede se la Società intende ristampare tutte le opere
Delpiniane, il che sarebbe certo il modo migliore per onorare la
memoria del grande nostro biologo.
De Toni raccomanda che nella pubblicazione si segua un ordine
sistematico piuttosto che l'ordine cronologico, in modo che even-
tualmente sia possibile, a chi lo desidera, acquistare soltanto una
parte dell'opera relativa ad un determinato argomento.
Baccarini e Pirotta rispondono che le osservazioni dei soci
Saccardo e De Toni si possono per ora accettare solo come racco-
mandazioni, in quanto non è ancora precisato il piano dell' opera,
la cui redazione venne affidata al Prof. Borzi che del pensiero Del-
j)iniano è il più fedele interprete.
Il Presidente Saccardo invita quindi il Prof. Baccarini a riferire
su quanto riguarda la Sessione per il 1910.
Baccarini rammenta ai soci presenti l' invito del Prof. Cavara
per una riunione della Società a Napoli dove, nel settembre del
prossimo anno, si festeggerà il centenario della fondazione dell'Orto
Botanico e si faranno grandi feste in memoria del Prof. Cavolini.
Comunica pure una lettera del Presidente della Sociétó Botanique
de France colla quale si invita la nostra Società a tenere una ses-
sione comune sulle Alpi Marittime, verso la fine di luglio, allo
scopo di fare alcune escur.sioni botaniche, delle quali il Prof. Bac-
carini legge anche il piano proposto.
Dopo alcune osservazioni dei soci Pirotta, Saccardo, Baccarini,
De Toni ecc. si stabilisce di tenere la riunione del 1910 a Napoli
e nello stesso tempo di accogliere l'invito della consoi-ella di Francia
prendendo parte anche alle escursioni sulle Alpi Marittime.
Baccarini, a nome dell'Economo, presenta il bilancio consuntivo
della Società per il 1903 e legge la seguente relazione dei Sindaci :
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 133
Egregi Consoci della Società botanica italiana.
Chiamati dalla vostra fiducia, abbiamo esaminato il Bilancio con-
suntivo al 31 Dicembre 1908, della nostra Società, e ne abbiamo
desunti i seguenti resultati :
Per il Conto Cassa troviamo un'entrata superiore di L. 1,006.35
e l'uscita pure superiore di L. 2,371.03, con un resto di cassa al
31 Dicembre 1908, di L. 324.29, inferiore di L. 594.28 cioè a quello
al 31 Dicembre 1907.
Per il Conto Patrimoniale poi troviamo nel Patrimonio sociale
una diminuzione di L. 612.94, in. quanto clie al 31 Dicembre 1907
ammontava a L. 19,922.06 mentre al 31 Dicembre 1908 ammonta a
L. 19,309 12.
L'aumento dell'Entrata di Cassa è dovuto principalmente a rim-
borsi di anticipazioni e alla vendita di pubblicazioni a contanti, mentre
quello dell'uscita è da riscontrarsi quasi esclusivamente nelle spese
per le pubblicazioni.
Nello Stato Attivo poi, mentre si hanno in notevole aumento i
titoli: Crediti 'per quote sociali, Crediti per ahbiionamenti e vendite di
pubblicazioni, Crediti j^er contributo tavole, estratti ecc. Crediti per ces-
sione di periodici, Stampa Appendice, Estratti (R, Istituto Botanico Fio-
rentino), sono pure in notevole diminuzione i titoli: Crediti verso
Banche, Resto di Cassa, Deposito spese pel Giornale, Valore dei mobili e
suppellettili. Valore delle pubblicazioni della Società in deposito, e queste
sono le ragioni che determinano la diminuzione del Patrimonio sociale,
non potendosi tener conto degli insignificanti aumenti verificatisi
nel passivo.
Il Bilancio è regolarmente compilato e corredato dalle analoghe
giustificazioni. Solo ci permettiamo fare osservare:
1.0 Che per quanto riguarda la Flora Crittogamica, non essen-
doci stato fornito un particolare Bilancio, non abbiamo potuto for-
marci un concetto esatto dello Stato attiro e passivo.
2.0 Che per quanto riguarda gli ammortamenti del mobilio, della
Biblioteca sociale e soprattutto dello stock delle pubblicazioni, ci
sembrerebbe cosa prudente il dar loro un ancora maggiore ammor-
tamento.
3.0 Che infine, j^er quanto riguarda la tenuta dell'Amministra-
zione, sarebbe utile ripetere alle partite del Giornale il numero della
relativa giustificazione, per risparmio di tempo e fatica a chi deve
verificarlo.
Vi invitiamo frattanto ad approvare il Bilancio tale quale è stato
presentato.
Fiduciosi di avere esattamente corrisposto all'ufidcio di cui voleste
onorarci, vi ringraziamo.
Dott. L. Pampaloni
Dott. G. BargaCtLI-Petbucci.
134 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
Prendono la parola i soci Saccardo, Pirotta, Traverso, per alcuni
schiarimenti e per raccomandare che prima di sospendere l'invio
delle pubblicazioni periodiche si invitino i soci a mettersi in cor-
rente coi pagamenti mediante un cartellino da unirsi al fascicolo
di giugno del Bullettino. — Dopo di che il consuntivo 1908 viene
approvato dall'assemblea.
Il Presidente dà quindi la parola al Dott. Traverso perchè riferisca
sull'andamento della Flora italica cryptogama.
Traverso comunica che per quanto riguarda i Funghi si procede
con regolarità e sollecitudine, tanto che si hanno sempre mano-
scritti pronti da passare alla tipografia. Per le Alghe si è pubblicata
il volume che tratta delle Floridee ed ora si spera di aver pronto
fra breve il manoscritto delle Feofìcee cui attende il Prof. De Toni
mentre il Dott, Forti sta preparando il manoscritto relativo alle
Diatomee. Per le Clorofìcee finora non si è iniziato il lavoro. La
stampa dei Licheni, di cui si è già distribuito pure un fascicolo,
procede regolarmente. Per le Epatiche il Prof. Massalongo promette
di consegnare quanto prima il manoscritto e cosi il Prof. Pirotta
per le Pteridofite. Nulla si sa dei Muschi, per la elaborazione dei
quali sarà forse opportuno ricorrere a qualche altro collaboratore.
Forti osserva che alcuni gruppi di Alghe verdi presentano gravi
difficoltà, non essendo stati fino ad ora studiati in Italia, e quindi
la loro elaborazione andrà un pò in lungo.
Traverso passando alla parte finanziaria dell'opera annuncia che
fino ad oggi si hanno le seguenti sottoscrizioni :
Per tutta 1' opera abbonati 86 per copie 98
» i Funghi » 20 » » 22
» le Alghe » 3 » » 3
» i Licheni » 4 » » 4
numero che andrà senza dubbio aumentando mano mano che si
completerà la pubblicazione di qualche parte. Il bilancio della Flora
cryptogama si può per ora cosi riassumere.
Dal 1." Settembre dell'anno scorso al 31 Agosto di quest'anno
si ebbe un aumento di n.» 2 associati all' Opera intera, n ° 8 ai
Funghi, n." 1 alle Alghe. La previsione fatta nella relazione prece-
dente, che cioè in due anni si potesse aumentare gli associati del
n.o di 25 circa occorrenti per bilanciare le sj^ese colle entrate, era
un poco troppo ottimista, perchè continuando 1' aumento degli as-
sociati nella stessa proporzione occorrerà almeno un anno di più
per raggiungere il vagheggiato pareggio. Ad ogni modo 1' esito
finanziario della pubblicazione resta assicurato.
La cassa della Flora Crijptogama dovette far fronte a s^jese piut-
tosto forti per pagare la Tipografia ed i clichés e non bastando le
entrate, il Consiglio dovette autorizzare il prelevamento di L. 1000
dal fondo di riserva.
Il bilancio dell'entrata ed uscita della Flora Cryptogama sarà pre-
sentato dal Cassiere, unitamente al bilancio sociale del 1909.
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 135
Saccardo raccomanda die si faccia maggiore reclame all'opera,
diffondendo fogli di saggio o condizioni di associazione.
Esaurita la discussione sopra gli argomenti all'ordine del giorno,
si passa alla presentazione di lavori.
Trottkr presenta alcuni esemplari di Euphorbia cernua Coss. et
Dur., nuova acquisizione per la flora italiana, anzi per la flora euro-
pea. È una specie la quale fu scoperta e descritta ancora nel 1862, ma
che, sino ad oggi, non aveva come area distributiva che la sola
regione centrale montuosa dell'Algeria. Gli esemplari italiani furono
scoperti dal Prof. Trotter nei querceti della valle dell' Ofanto presso
Aquilonia (Avellinese) in suolo fortemente argilloso.
Brizi domanda se questa E. cernua è abbondante e se si trova in
vicinanza di coltivazioni.
Trotter risponde che si trova in discreta quantità e che proba-
bilmente essa è sfuggita a precedenti raccoglitori causa la grande
somiglianza con E. falcata ed il suo rapido sviluppo. Egli crede poi
si tratti di pianta indigena e non importata.
Béguinot ricorda che in questi ultimi anni furono scoperte in
Italia altre Euphorbia nuove o sfuggite finora ai fioristi.
MoNTKMAKTiNt riassume un suo « Contributo allo studio della
nutrizione minerale delle ^Diante ».
BéCtUInot, dietro permesso del Presidente, offre ulteriori schia-
rimenti su di una comunicazione sull' « elicomorfismo come sorgente
di polimorfismo nelle piante erbacee perennanti » presentala in una
seduta della Società per il Progresso delle Scienze e mostra i mate-
riali culturali, richiamando specialmente l'attenzione sui risultati
ottenuti con Ranunculus aser, Althaea officinalis, Diplotaxis tenui/olia
e D. miiralisy Brunella laciniata, ecc.
Riassume poi i risultati di lavori in corso, soffermandosi special-
mente su quello relativo al polimorfismo di Stellarla media su cui
sta preparando una completa monografia. Quanto al poligono di
variazione del numero degli stami che nella pianta tedesca, secondo
il lavoro del Reinohl, presentasi quasi costantemente bivertice con
i valori maggiori in corrispondenza del 3 e del 5 e con una depres-
sione in corrispondenza del 4, nella pianta italiana e limitatamente
alle forme più tipiche, è normalmente univertice, ora con la moda 3
ed ora con la moda 5.
Baccarini domanda se non per caso, secondo 1' interpreta,zione
data da molti, tale comportamento riveli nella pianta italiana la
coesistenza di due forme o razze, una colla moda del 3 e 1' altra
colla moda del 5.
Bécìuinot risponde che non è facile precisare se tale fatto debbasi
al metodo della raccolta dei dati, che egli critica, oppure al fatto
che la pianta tedesca trovisi allo stato di variazione discontinua.
Non esclude poi che nella pianta italiana si presentino dissociate
due razze (non rilevabili del resto per altri caratteri) che siano
tuttora in stato di combinazione in quella tedesca e promette, in
136 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
vista dell' importanza dell'argomento, di approfondire la ricerca in
questa direttiva.
Lo stesso Béguinot fa poi vedere, brevemente illustrandole, le
variazioni subite da piante alofile ed igrofile a prevalente sviluppo
omoblastico in seguito a cultura in suolo dissalato ed in stazioni
asciutte. — Presenta quindi una Nota tendente a rivendicare a
P. S. Boccone la priorità di alcune idee e di alcuni dati di fatto
sulla caduta e persistenza delle foglie, ed annuncia di aver iniziato lo
studio della flora delle isole Tremiti da lui visitate qualche anno fa.
Trotter, a nome dal « Comitato prò flora italica » legge lo Statuto
ed il Regolamento elaborati da esso Comitato e chiede che vengano
pubblicati nei periodici della Società Botanica.
Fanno osservazioni e chiedono schiarimenti in proposito i soci
Baccarini, Pirotta, De Toni, Saccardo, dopo di che se ne approva la
stampa.
Baccarini presenta un suo lavoro relativo alle galle ^eììa. Capjjaris
sinuosa, a proposito del quale fanno alcune osservazioni Trotter, Sac-
cardo e Traverso.
Lo stesso Baccarini presenta un altro su.o lavoro sullo sviluppo
di una nuova specie di Lasiodiplodia. Prendono la parola i soci Pirotta
e Trotter mettendo in rilievo diversi stati di sessualità o di pre-
sunta sessualità dei Funghi e discutendo sulla interpretazione che
qualche autore ha voluto dare alla coniugazione delle ife conside-
randola come un atto sessuale.
Saccardo riassume una sua Nota relativa alla data dalla quale
dovrebbe cominciare la nomenclatura dei Funghi e delle Crittogame
in genere e chiede che tale Nota venga stampata anche negli Atti
dello Società. Dopo brevi osservazioni di Forti, Baccarini e Trotter,
la stampa è approvata.
Béguinot, a nome anche del Prof. Fiori presenta il manoscritto
delle schede per le centurie XI e XII della Flora italica exsiccata,
ponendo in rilievo due novità che verranno introdotte nell' opera,
e cioè l'aggiunta di alcuni clichés che mettano in evidenza le sta-
zioni o le associazioni più caratteristiche, e l'aggiunta di esemplari
di piante coltivate da semi provenienti dalle stazioni normali.
■ Béguinot presenta pure due Note del socio Col. Michkletti,
1' una riguardante una contribuzione alla Briologia dell'Eritrea e
r altra sulle forme italiane di Eryngium campestre, delle quali forme
mostra anche il materiale relativo, destinato una copia all' Erbario
centrale di Firenze ed una all'Erbario generale di Padova.
Baccarini presenta infine alcuni lavori o comunicazioni dei soci
Barsali, Gabotto, Jatta, Grilli e Goiran. (*j
Dopo di che, non essendovi altro all'ordine del giorno, l'adunanza
è sciolta.
* Parte dei lavori presentati a questa Riunione, causa la loro mole o perchè corredati
da tavole, figureranno nel JS'uovo Giornale.
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 137
P. BACCA RINI. — SUI MICOZOOCECIDII OD « AMBRO-
SIA GAL LEN ».
Il prof. F. W. Neger in una sua nota recente ^ riassume le
osservazioni fatte negli ultimi tempi intorno alla simbiosi tra
i funghi e gli insetti, estendendo in modo notevole le nostre
conoscenze, non ancora del resto molto ampie e precise, intorno
ai rapporti tra funghi ed insetti gallicoli. Egli propone anzitutto
di dare a tutti i funghi che vivono nei nidi degli insetti e servon
loro di alimento, il nome di Amhrosiapilze (in omaggio al ter-
mine di Ainbrosia proposto originariamente dallo Schmidberger
alla sostanza di natura fungosa che s'incontra nei nidi dei Bostri-
cidi corticicoli e serve loro di nutrimento); e quello di Ambro-
siagallen « Galle all'Ambrosia » alle galle iielie quali il fungo
partecipa colia pianta alla alimentazione dell'inquilino.
Per quanto il termine di Ainbrosia risvegli nel nostro pen-
siero delle reminiscenze classiche, non so se, deputandolo a desi-
gnare questa singolare consociazione a tre, avrà molta fortuna :
a mio modo di vedere esso è troppo oscuro, non chiarisce, anzi
non fa neppure intravvedere il rapporto che nella mente del
proponente dovrebbe segnalare, e si presta ad equivoci, poiché
ad es. qualcheduno, ricordando che vi è un genere conosciutis-
simo di Composite chiamato Ainbrosia, potrebbe supporre che
i termini Funghi e Galle ali" Ambrosia alludessero a funghi e
galle di questa pianta.
Il termine di micozoocecidio proposto da me molti anni fa per
designare tali formazioni, sarà forse poco elegante: ma è più
chiaro; e ad ogni modo è forse desiderabile che posssa esser
sostituito da un altro più estetico, ma nel tempo stesso più sug-
gestivo di quello recentemente proposto.
Io pel primo mi sono occupato di questo tipo di galle nel
1893 ^ e le mie osservazioni sono poi state successivamente con-
1 F. W. Nbgbr, Ambrosiapilze. — Ber. der Deutsch. Bot. Gesell.,
Bd. XXVI a., 1909, p. 735, tab. XII.
* P. Baccarini, Sopra un cixrioso cecidio della Capparis spinosa L.,
Malpighia, VII, 1893, p. 405, tav. VII.
138 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
fecjnate ed estese dal Trotter,^ che vi ha riferite le galle di A.pru-
norwn ed A.Verhasci ; dal Bargagli-Petrucci "^ che ha illustrata
quest' ultima galla e dal Neger stesso, che ha sui suoi predeces-
sori il merito di aver cercato con ricerche metodiche di stabi-
lire a qual tipo, anzi a qual genere appartenga il fungo che
vive in simbiosi e serve di alimento alle Asphondilia delle galle
di Coronilla Emerus, Sarothamnus scoparius e Verbascwn.
I miei tentativi di cultura nel 1890 col fungo delle galle del
Cappero non furono fortunati, ed il Bargagli-Petrucci non ebbe
occasione di fare queste prove colle galle di Verbascum che
egli ha illustrate.
II Neger, sia per questa galla e per quella affine di Scropliu-
laria, che per quelle di Coronilla e Verhascum, sarebbe giunto
alla conclusione che si tratta di funghi del genere Phoìna: ma
io ritengo che un simile risultato non sia da ritenersi ancora
definitivamente sicuro e che ad ogni modo non sia generaliz-
zabile in modo assoluto. Le conclusioni del Neger si fondano
sopra argomenti di natura indiziaria e deduttiva, i quali hanno
certo un grande valore; ma non possono eliminare ogni dubbio.
La decisione assolutamente sicura al riguardo non si potrà avere
che quando si giunga a ricostituire sperimentalmente la galla,
partendo dai germi dei tre simbionti ed unendoli assieme. Ed a
gettare un' ombra di dubbio sulla certezza dalle sue conclusioni
sta il fatto che egli stesso accenna alle difficoltà di istituire cul-
ture pure, giacché (p. 745) in molti casi egli dice ivuclis das
Mycel nielli aus, in vielen Fallen aher erhielt idi melir oder
weniger reine KuUiiren. Es ist leicht einzusehen, dass Irotz
aller angewandler Vorsicht .... bei der Abimpfung hie und
da ein fremder Keim mii eingefuhrt wurde. Non mi ero trovato
in una situazione differente io stesso nel 1893 all'epoca dei miei
tentativi di caltivare il fungo della mia galla, ed è questo il mo-
tivo pel quale nella mia nota sopracitata non mi fermai gran
fatto su tali tentativi.
^ A. Trotter, Ricerche iatorno agli Entomocecidii della Flora
italiana. N. G. hot. it., 1900, voi. VII, p. 197.
A. Trotter, Galle della Penisola balcanica ed Asia minore. Ibidem.
1903, voi. X, p. 15 e 222.
2 G. BARaAGLi-PETRUOCl, Il Micozoocecidiu del Verbascum. Ibidem.
1905, p. 709.
KlUXIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 139
Anche io operavo incidendo le galle giovani e tuttora chiuse,
e trasportando o dei pezzetti di tessuto profondo ricco di micelio
nei substrati culturali: soltanto che il mio micelio è stato quasi
sempre sterile ed ha sempre finito col decomporsi, mentre nel
caso del Neger ha fruttificato. Il fatto che le galle vuote e
seccate sui rami o sternate al suolo hanno dei Phoma diversi
da quelli che vivono sulle altre parti morte della pianta ha un
valore relativo, e può acquistarne solo in relazione coi risultati
delle culture, perché ognun sa quanto i Phoma siano comuni in
natura sui rami ed i frutti secchi, e quanto la natura del substrato
influisca sulla loro forma. Nel caso del Capparis la galla non
giunge a seccare, poiché al momento delle antesi il fiore più o
meno bene si apre e l'ovario, che non viene quasi mai grave-
mente compromesso, si trasforma nel frutto; mentre gli involucri
fiorali e gli stami avvizziscono, marciscono e si disgregano rapi-
damente.
Io ho riesaminato in questa occasione un mio vecchio libretto
(li appunti riferentesi a quelle osservazioni e non vi ho trovato
alcun accenno a comparsa di Phoma nelle culture od alla super-
ficie delle spoglie fiorali raccolte in campagna: bensi parecchie
annotazioni riferentisi a forme saprobiogene, quali un Mucor, il
comune Penicilliiim glaucum, un AspergiUus giallo-verdastro,
una Sten'gmatoci/stis bruna: ed un Cladosp07v:i(,m che io ho
per un momento sospettato di rappresentare una forma di frut-
tificazione del micelio della galla, in base ad una continuità
anatomica del micelio che ora non oserei più sostenere; sia
perché diffìcile a comprovarsi in modo rigoroso ; sia perchè
si trattava, come io del resto ho chiaramente indicato (1. e,
pag. 412), di un caso isolato; sia perché quest'anno nei nu-
merosissimi fiori osservati non mi si é presentato afiatto tale
reperto.
Ho voluto ora riprendere i tentativi, e grazie alla cortesia del
prof. Buscalioni e del suo aiuto dott. Muscatello ho potuto avere
ripetutamente del materiale fresco da Catania. Le difficoltà di
istituire delle culture pure con fette di tessuto della galla del
Cappero sono più gravi che per la Coronilla ed il Sarothamnus;
poiché i suoi fiori teneri e succosi si alterano facilmente, si pre-
stano male al trasporto, e si coprono di una multiforme vegeta-
zione di muffe e di bacterii. Tuttavia io ne ho potuti avere
140 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
un certo numero ben conservati, specialmente dalle spedizioni
fatte, avvolgendoli nel cotone asciutto.
Come substrato culturale mi sono valso principalmente di un
decotto di fiori di cappero solidi Qcato con agar-agar ed accura-
tamente sterilizzato. I pezzetti di galla ricavati dalle sue parti più
nascoste, con bisturi sterilizzati alla fiamma, erano introdotti nelle
provette d'assaggio o nelle bottiglie di Erlenmeyer contenenti
il decotto. In un altra serie di culture sono ricorso direttamente
alle Asphondilia od al loro icneumone raccolti al momento della
sciamatura. Questa nei fiori recisi avviene ad ogni ora del giorno:
ma è più abbondante al mattino ed alla sera, ed è facile sor-
prendere gli insetti al momento della uscita: le pupe difattosi
avanzano alla superficie della galla (che in questo momento è
molto rigonfia, perchè gli involucri fiorali si dilatano mettendo a
nudo qua e là il feltro di micelio sottostante) scivolando attra-
verso l'intreccio fungoso pocoi resistente; e quando sono giunte
a sporgere dalla superficie colla metà superiore del loro corpo,
si fendono pel lungo e l'immagine s'affaccia dalla fessura. È
facile allora afferrarla con una pinza ed introdurla nei tubi di
cultura dove le AspondUia per la gracilità delle zampe e l'am-
piezza delle ali, s'impigliano ben presto nelT agar e vi restana
immobilizzate ; mentre gli icneumoni più tozzi e vigorosi si
agitano molto a lungo nel carcere, pur finendo col perirvi
anch' essi.
Però, non ostante le precauzioni usate, nessuna di queste cul-
ture effettuate con insetti è rimasta sterile e pura; il che vuol
dire che nell'atto della sciamatura il rapido contatto avuto coi
tessuti della galla e colla superficie esterna della pupa è suffi-
ciente a caricarla di germi. Da poche di esse ho avuto il micelio
sterile, che ho riscontrato invece predominante nelle culture
fatte con pezzi di tessuto della galla; e, cosa singolare, questo
micelio è apparso più frequente nelle culture collo icneumone
che in quella con Asphondilia. I nemici più seccanti di questi
tentativi sono stati sempre i bacterii: essi invadono rapidamente il
substrato, e nei primi giorni prendono il sopravvento sui micelii ;
in seguito però la loro attività si indebolisce e si arresta ed i
micromiceti si sviluppano con molto vigore.
Il risultato delle mie culture non è stato dal punto di vista
dei miceti isolati quest' anno diverso nel suo complesso da quello
RIUNIONE STRAOUDINARIA IN PADOVA 141
del 1893: e le forme fungine che ho trovate predominanti sono
state tre come allora, e cioè in ordine di progressiva frequenza
appunto le seguenti: '
P Una Sterigmatociistis che forma delle placche non molto
estese di un colore atro, con micelio ad ifi sottili, dalla membrana
incrostata di fìtti ottaeiiri di ossalato di calce: i gonidiofori densi
sono lunghi da 0,7 ad 1 mm. col diametro trasversale di 12-16 jj.:
le capitazioni coronate di lunghe file di spore raggiungono il
diametro di 75-112 /x: la columella interna non supera i 47 /x e
la differenza é dovuta agli sterigmi. Le spore nere e liscie rotonde
hanno in media 4 ja di diametro.
2' Un Aspergillus che forma sulla gelatina delle placclie
rotonde e piatte, bianche dapprima e che in seguito volgono al
giallo chiaro ed infine al glMgiastro, quando la produzione dei
gonidii é nel colmo.
La fruttificazione comincia dal centro e si estende poi a tutta
la superficie. Il suo micelio somiglia abbastanza quello della galla
del cappero e forma alla superficie dell'agar una densa cotenna.
I filamenti gonidiofori misurano 0,5 mm. di lunghezza sopra una
grossezza di 9-16 /i: le capitazioni hanno un diametro di 40-50
e la columella interna rispettivamente di 32-40 /x. Gli sterigmi
sono tozzi, cilindrici, troncati all'apice, meno densi di quelli della
specie antecedente e le spore liscie, rotonde e grigiastre hanno
da 3-4 y.. di diametro.
Verso la fine della vegetazione, la superficie della cotenna si
copre di numerosi sclerozii duri, bruni, lucenti dal diametro di
^3 sino ad oltre '/^ mm. i quali preludono evidentemente alla for-
^ Alle forme predominanti mentovate nel testo devo aggiungerne
due che ho incontrate un paio di volte nelle culture e cioè una
forma di Fusarium di color rancione, nella quale gli 16. gonidiofori
brevi e sottili, raggianti da un centro comune formavano dei minu-
scoli pùlvinuli semisferici; ed una forma scleroziale appartenente
forse al ciclo di un Nectriaceo a giudicarne dal colore giallo citrino
delle placche. Tutto il micelio che la costituiva si è rapidamente
coperto di una infinità di minuscoli sclerozii rotondi, duri, lucenti,
del diametro di circa V'jmm., i quali finora non hanno dato alcun
segno di risveglio.
Tanto queste forme che quelle accennate nel testo sono oggetto di
studio e verranno illustrate a parte.
142 RIUNIONK STRAORDINARIA IN PADOVA
inazione degli ascocarpi ; ma che fino a questo momento sono
in riposo.
Io ritengo questi due micromiceti come saproflti, ma credo
che i fiori del cappero marcescenti sieno il loro substrato natu-
rale ; essi sono probabilmente gli stessi, a giudicarne dagli ap-
punti e dai miei ricordi, che mi si sono presentati nelle cul-
ture del 1893: nessuna delle spedizioni fattemi quest' anno né è
stata immune. Basta prendere dei fiori di cappero e metterli in
camera umida per vederli ricoprirsene rapidamente. Si spiega
cosi la loro frequenza nelle culture.
3" Un micelio ialino a fili tenui che serpeggiano alla super-
fìcie della cultura senza approfondirsi e senza formare cotenna.
Esso è la continuazione del micelio contenuto nei pezzi di galla
adoperati per la cultura, dai quali si stende lentamente nel sub-
strato e si innalza nelle camere d' aria sovrastanti la cultura
formandovi un vello candido e rado. I bacteri sono i suoi prin-
cipali nemici, e dove si sviluppino con abbondanza esso depe-
risce rapidamente e muore. Si riesce liberamelo con successivi
trapianti in altri tubi o camere di cultura, nelle quali per altro
non perde i suoi caratteri e la sua fisonomia.
A differenza però delle cul-
ture del 1893 io vi ho osser-
vate quest'anno una abbon-
dante produzione di gonidii
ialini a tipo Fiisarium che
si staccano all' estremità di
gracili rami e che nella loro
forma oscillano dal tipo didi-
mo a contorno ovale a quello
fragmosporeo e falcato (figu-
ra e). Essi sono didimi in ef-
fetto all'atto del loro distacco
dal micelio; ma poi cadendo
sul terreno di cultura conti-
nuano a crescere e gli articoli
originarli si segmentano in due o più loculi ciascuno (figura &).
Le dimensioni di queste spore didime non superano le dimen-
sioni di 16 u. di lunghezza su 3 di larghezza: mentre quelle te-
traseptate possono raggiungere le grandezze di }j. 40-4.
RIUNIONE STRAOUDINAUIA IN PADOVA 1^3
Oltre a questi conidii si producono ancora all'estremo dei fili
od anche intercalamente delle clamidospore jaline a membrana
inspessita e lucenti (fig-. a). Ne riporto le figure perchè risulti
più evidente la loro somiglianza colle forme gonidiofore che ho
trovate tappezzare le camere di incubazione di talune galle rac-
colte al Simeto, [1. e, tav. Vili, fig. 7] e le clamidospore che si
formano sui micelii delle vecchie galle e che pure ho figurate
in quella mia nota (tav. Vili, fig. 5). Non è forse inopportuno rile-
vare la somiglianza di queste strutture con quella di taluni
funghi incontrati da me ' sui cadaveri mummificati della Filos-
sera della vite (forma gallicola) e con altri isolati dal Petri
dalle radici filosserate di vite ^.
Queste clamidospore e questi conidii a tipo di Fmarium sono
propri! di molti Ipocreacei, ma compaiono anche nel ciclo di
sviluppo di tanti altri miceti non appartenenti a questa famiglia,
che io reputo molto azzardato trai-ne delle conclusioni sulle affi-
nità sistematiche del fungo; giacché neppure in questi nuovi
tentativi io sono riuscito ad ottenere alcun' altra forma di frut-
tificazione più decisiva. I gonidii di tipo Fiisariit/n danno ori-
gine ad un micelio che si comporta allo stesso modo di quello che
li ha prodotti.
Io ho anche tentato quest'anno di coltivare le clamidospore;
ma senza alcun risultato ; come del resto è successo anche al
Neger per quelle tratte dai suoi reperti ; e del pari senza risul-
tato sono stati i miei tentativi di inoculare il fungo sul cappero.
I rami in fiore ed i fiori isolati di questa pianta mal si conservano
anche per pochi giorni distaccati dal ceppo, e questa é probabil-
mente la causa principale dell' insuccesso dei miei tentativi. Con-
verrà preparare delle piantagioni di Cappero nell'Orto dell'Isti-
tuto, onde poterle avere vegete e pronte al momento opportuno.
Io ho avuto in questi ultimi giorni l'opportunità di esaminare
le galle di C. Emeras e di S. scoparias, grazie alla cortesia del
prof. Neger che me ne ha communicate alcune; ed ho avuto occa-
sione anche di rivedere quelle del Verbascum sopra esemplari
^ P, Baccauini, Intorno ad alcuni miceti parassiti nella filossera
della vite, Bull. Soc. hot. it., 1908, p. 10.
^ L. Petri, Studii sul marciume delle radici delle viti filosserate.
Roma, 1907, p. 41 e seguenti e figure nel testo.
144 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
raccolti a Longarone dai doti. Minio e Pampanini. Dal confronto
dei relativi micelii io ritengo che si tratti di due tipi di funghi
differenti. I miceli del Capparis e del Verbascum hanno le
stesse caratteristiche; quelle cioè di essere costituiti da un fitto
intreccio di ifì delicati, sottili ed a membrane perfettamente incolore
(la mia ipotesi avanzata del resto molto dubitativamente diciotto
anni fa che il micelio della galla del Cappero potesse appar-
tenere ad un Cladosporiitm la ritengo ora infondata) e che non
anneriscono mai in nessuna fase della loro vita; quello delle galle
descritte dal Neger cogli ifl robusti ad articoli brevi e le membrane
brune ha un carattere prettamente deraazieo, il che avvalora la
ipotesi del Neger che appartenga cioè al ciclo metagenetico di
un Phoma. Le clamidospore moniliformi delle galle di Saro-
tìiaìnnus e Coronilla si formano regolarmente allo estremo di
ifi riuniti in uno strato pseudoparenchimatico compatto; mentre
nel caso del Cappero e del Verbasco sono lontane dall' assu-
mere una regolarità cosi grande ed una posizione cosi costante :
esse sono assolutamente sporadiche. Lo strato pseudoparenchi-
matico delle galle di Sarothamnus e Coronilla, dal quale si
allungano le clamidospore e che veduto nelle sezioni dà l'idea
di un tessuto a palizzata tappezzante la galla, manca nel Cappero
€ nel Verbasco: l'intreccio degli ifi non assume in alcun punto
alcuna orientazione ed alcuna struttura particolare, salvo a
ridosso della superficie degli stami o dei petali, sui quali si
distende in un fitto tappeto assorbente che invia qua e là dei
filamenti austoriali tra le cellule epidermiche e tra le sottostanti.
Secondo i dati del Neger egli avrebbe ottenuto dei picnidii di
Phoma anche del micelio delle galle di Verbascum, che ha pure
tanta afl^nità di struttura con quello delle galle di Capparis, ed
io ritengo che quel risultato debba ancora venir confermato e
la cultura di questo micelio provata di nuovo. Esso a mio av-
viso ha più i caratteri del micelio di un Nectrioideo che di uno
Sferioideo e quindi di un PJioma.
Il diverso comportamento del micelio del Capparis nelle
mie culture avvalora questo dubbio e non contraddice ancora
l'ipotesi formulata altra volta da me, che il micete della galla
di cappero in seguito al suo adattamento alla simbiosi col Ceci-
domiide ha subita una profonda limitazione nella originaria facoltà
•di sporificare.
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 145
Forse nelle formazioni simili del Verbasciiìn questa degra-
dazione é meno avanzata e riuscirà possibile per loro mezzo
identificare la specie del commensale: ma al punto al quale
stanno le cose io ritengo che le conclusioni del Neger, il quale
tende a riferire al genere Pìioma tutti 1 Funghi commensali
delle Asphondilìa, sia ancora prematura, e che ulteriori ricerche
sieno ancora necessarie per chiarire anche questo punto della
biologia di questa singolarissima simbiosi.
E. B ARS ALI. — SCABIOSA PLUMOSA S. ET S. NUOVO
INQUILINO DELLA FLORA ITALIANA.
Insieme ad alcune piante raccolte nel giugno decorso dal
custode di questo Orto botanico nei pressi di S. Giuliano, ve ne
fu una che attrasse la nostra attenzione sebbene a prima vista
potesse scambiarsi con alcuna delle comuni Scabiosa della nostra
Flora.
Benché la detta pianta per l'avanzato sviluppo fosse priva
delle foglie radicali ed in parte dei fiori, pure le foglie supe-
riori ed i resti delle infiorescenze non lasciarono alcun dubbio
trattarsi di una Scabiosa; in altri esemplari in frutto il calice
setoloso e l'involucretto costato confermarono doversi riportare
tal pianta a detto genere ed alla sez. Pterocephalus e con tutta
probabilità alla S. piumosa S. et S.
Confrontata con gli esemplari contenuti nell'Erbario dell'Orto
Pisano e raccolti da Bianche in Siria sul Libano presso Saula,
da Heldreich del M. Hymettus e da Kotschy del M. Elbrus e
con quelli esistenti nell'Erbario centrale di Firenze, crediamo
poterla sicuramente riferire alla specie suddetta.
Linné per primo dette una breve diagnosi di questa pianta
assegnandole il generico Knaulia, Coulter nella sua memoria
sulle Dipsaceae la riportò al genere Pterocephalus di Vaillant e
De Candolle la riferisce pure a questo genere ; Sibthorp e Smith
nella loro « Flora graeca » la riportano giustamente al genere
Scabiosa, mentre recentemente De Halàcsy nel « Conspectus
Florae (rrecae » torna a tenere distinti questi due generi; Bé-
guinot nella « Flora analitica d'Italia » divide il gen. Scabiosa
in quattro sezioni, delle quali la prima è la sez. Plerocephalus
146 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
e di questa solo una varietà della S. bracMaia S. et S. è rap-
presentata in Italia, a questa adunque si deve aggiungere la
la nostra pianta.
L'area distributiva di questa specie è invero assai limitata,
infatti fu rinvenuta nelle regioni collinose e montane della
Macedonia, dell'Attica, della Tessaglia, di Samos e Creta, della
Palestina, dell'Assiria; in altre parole: la Grecia, la Siria, la
Persia sono la sua patria ; a queste località si può ora aggiun-
gere l'Italia e di questa, per ora, una soia località della Toscana,,
cioè, Caldaccoli a S. Giuliano (Pisa), nei luoghi sassosi montani;
ma non sarà improbabile che possa rinvenirsi anche nell'Italia
meridionale ed in molti dei luoghi del bacino mediterraneo che
presentano terreno e clima adatto alla sua vita.
I caratteri che distinguono la S. piumosa dalle specie pros-
sime, perciò che ho potuto rilevare dagli esemplari posseduti ^
possono cosi riassumersi:
Fusto erbaceo, eretto, pubescente e poco viscoso, più o meno
ramoso (2-5 dm.). Foglie inferiori oblunghe, crenato-dentate o
lirate, ristrette in picciolo, le superiori pennato-partite, quasi
sessili con 3-5 lacinie lanceolato-lineari, lacinia terminale mag-
giore quasi il doppio delle altre, tutte pubescenti. Capolini emi-
sferici muniti di brattee lanceolate, intere, pubescenti, subeguali
alla corolla. Involucretto irsuto, cilindraceo con 8 coste alternanti
con 8 fossette dalla base all'apice ove è troncato e munito di
sottile dentellatura. Calice brevemente stipitato fornito di 10-13
setole piumoso-ciliate, eretto-patenti, lunghe poco più dell'invo-
lucretto. Corolla rosea, nel margine atropurpurea.
Circa l'introduzione di questa pianta varie possono essere
l'ipotesi, ed una fra queste probabili si è che: nella località
suddetta vien portato il carbon fossile per i forni della calce,
e questo proviene dal porto di Livorno; non può sembrare
strano che in quel porto, le piccole imbarcazioni che servono
al discarico delle merci provenienti da varie localftà, possano-
essere il tramite di importazione di tale e di altre piante; si
potrebbe anche pensare se essa non fosse sfuggita da qualche
giardino ove sieno coltivate Scabiose venute dall'estero, ma ciò
è meno probabile data la sua area ristretta, presso le cave, e di
più il non esservi giardini ove si fanno speciali coltivazioni.
Pisa, E. Istituto Botanico, settembre 1909.
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 147
E. B ARS ALI. — SULLA DIFFUSIONE DELL' ERIGERON
KARWINSKYANUS DC. IN TOSCANA.
Nella Flora analitica d'Italia di Fiori, Paoletti e Béguinot,
V Eriger on Karwinski/anus è ricordato come pianta inselvati-
chita in Italia: in Piemonte, Lombardia, Nizzardo, Liguria, e
Caserta (clr. Béguinot in FI. Ital. exsicc n. 674) e ad Amalfi;
a queste località dobbiamo aggiungere anche la Toscana. Già
da vario tempo detta pianta è coltivata nell'Orto botanico di
Pisa e mai fu rinvenuta al di fuori; il prof. Arcangeli in una
passeggiata nel giugno decorso nei dintorni della citta incontrò
la detta pianta lungo un fossetto della Via di Circonvallazione
fra Porta a Lucca e la Barriera alle Piagge. In una mia visita
alle Alpi Apuane nel luglio rinvenni il suddetto Erigeron sopra
alcune rupi ombreggiate e fresche a Seravezza e (^ua e là in
vari luoghi lungo il fiume ed i canali che comunicano con questo
fino a Pozzi, ove il nostro consocio Rossetti me ne mostrò alcune
piante crescenti nei muretti dei canali fabbricati per l'irriga-
zione. Seppi poi che questa pianta fu dapprima coltivata in giar-
dini privati a Seravezza e di qui facilmente sfuggita nei dintorni
ricchi di umidità necessaria al suo sviluppo; il trovarsi lungo
i corsi d'acqua e raramente in terreno asciutto o povero di
umidità fa ritenere che la sua diffusione avvenga per mezzo
dell'acqua, che i semi immersi e galleggianti mantengano la
loro facoltà germinativa fino che non si trovano in condizioni
atte al loro sviluppo, quali le fessure dei muri o del terreno
lungo i corsi d'acqua o negli stillicidi; questo suo modo di pro-
pagazione farà si che in alcune località essa possa ampiamente
diffondersi e naturalizzarsi da noi.
L. GABOTTO. — UNA NUOVA STAZIONE DEL CHERO-
PIIYLLUM BULBOSUM L.
Segnalo alla Società Botanica la presenza della bella ombrel-
lifera nei dintorni e nella città stessa di Casale Monferrato,
giacché, anche nella recentissima flora del prof. A. Fiori, nel
mentre la si dice trovata nelle vicinanze di Torino dal Ferraris,
non si fa cenno di questa località.
Bull, della Sor boi. ital. 11
148 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
La pianta in questione veniva già raccolta, da ben oltre un
ventennio, dal cav. avv. F. Negri di Casale, il ben noto ed appas-
sionato botanico e dal Chiovenda che, a quanto consta, non
l'ha però mai ricordata.
La regione in cui si trova, va dalla riva destra del Po, fino
alle falde collinose oltre Torcello e poi fino a Pontestura da
Casale, sempre inerpicandosi sul versante collinoso costeggiante
il Po. Più oltre a valle e cioè dove cambia la natura del ter-
reno, che da argillo-calcareo si fa eminentemente siliceo o
puramente argilloso, la pianta scompare.
La si trova comunissima anche fra le mura stesse della città,
nei giardini, nei fossati delle fortificazioni ed è conosciuta come
un erbaccia infesta, appunto per l'abbondanza degli esemplari
e per la sua rigogliosità, che soverchia quella delle altre erbe
sia spontanee che coltivate.
. La regione accennata, nel mentre rappresenta una nuova
stazione da aggiungere alle altre, mi pare sia anche importante
per la nettezza dei suoi confini, ciò che sta a dimostrare la
predilezione, che direi esclusiva, della pianta, per una data facies
di terreno.
A. GOIRAN. — ALCUNE NOTIZIE RELATIVE A SPECIE
0 FORME DI GRAMINACEE NIZZARDE E VERONESL
I. Una forma o varietà nuova di « Panieum Crus-galli L. ».
L' Illustre nostro collega, Prof. P. A. Saccardo, al quale mando
un cordiale saluto e vivissime congratulazioni per l'opera ma-
gistrale — Cronologia della Flora IloMana — recentemente
pubblicata, scopri, come è noto, nei campi arenosi del Trevigiano,
ad Arcade, la varietà nodiflora di Setaria viridis (L.) P. B.
Questa varietà è stata da me pure rinvenuta nei campi attorno
a Verona ed entro la stessa città al Giardino Giusti; ed ora
nei dintorni di Nizza. Ora la var. nodiflora non si presenta
soltanto nella S. viridis, ma qui nel Nizzardo io la ho pure
riscontrata nella S. glauca, nella S. vertiGillata, nella S. am-
higua. Recentissimamente poi (28 agosto) esaminando le varia-
zioni del proteiforme Panieum Crus-galli, e ciò in vivo et in
UIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 149
loco, mi capitò sotto agli occhi una forma mai ossen'ata, e pre-
cisamente una varietà nodiflora, la qaale però, nel complesso
dei caratteri, non presenta la struttura caratteristica di quella
propria alla Setaria, come infatti risulta dal seguente cenno
descrittivo: P. Crds-galli L. var. nodiflorum. Spica solitaria,
gracili, inferne attenuata spiculisque remotiusculis, longe pe-
danculata, pedanculo tenuissimo, in nodo superiore calami
tantum insidente, in vagina folti inclusa. Spica longe exserta
nutanie.
II. Una specie del genere (Paspalum) « Digitarla » forse nuova
per la Plora Italiana.
La DiGiTARiA DILATATA Coste (Flora ecc., Ili, p. 553) = Pa-
spalum dilatatum Poiret = Paspalum platense Spr., originaria
■dell'America, del sud e quasi naturalizzata in più punti del Di-
partimento del Varo (Albert), recentemente è comparsa nei
luoghi palustri e fra le ortaglie alla sinistra del flume Varo. —
Ignoro se sia stata segnalata in altre stazioni lungo la Riviera
Ligure ovvero in altri luoghi della penisola.
III. Una « Stipa » nuova per il Nizzardo.
Quasi in riva al mare fra S}'' Hclène e Carras, in luogo
sassoso, (Giugno 1908), ho trovato una bellissima Stipa che
quivi cresceva robustamente cespugliosa. Non era certamente
alcuna delle specie conosciute del Nizzardo, né rispondeva alle
descrizioni delle forme italiane date dalle Flore che io possiedo.
Ricorsi pertanto al mio Erbario nel quale il genere Stipa è
assai copiosamente rappresentato da specie nostrane ad esotiche,
e dai confronti mi parve che la pianta Nizzarda corrispondesse
assai bene ad un eseinplare di Stipa intricata Gren. proveniente
da Port Juvènal (loc. class ). Per maggior sicurezza la mia pianta
è stata sottoposta al" giudizio del Prof. E, Hackel, e l' illustre
Agrostologo ha data la seguente determinazione : Stipa Nee-
siana Trin. et Rupr. (1842) = St. intricata Godr. Mém. Acad.
Montp. (1858). — Questa specie originaria dell'Argentina ed im-
portata con le lane è pure comparsa presso Genova come è
noto (Conf. Somrnier, B. S. B. I. a. 1904, p. 115).
150 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
IV. Alcune notizie per la « Flora Veronensis» (Supplementum
et curae posteriores).
1. Zea Mays L. forma nana. — Luoghi non coltivati della
valle di Caprino.
2. Chnjsopogon Gryllus Trin. — Sul Baldo nei monti Gazo
è Creta.
3. Penniselitm longtsti/lmn Hochst. sic emeiid. : Pennisetum
VILLOSUM Al. Br.
4. Panicum capillare L. Goir., FI. ver., I, p. 22. — Alle sta-
zioni citate si aggiungano : Valdonega presso Verona nei semi-
nati ; nelle arene in riva all'Adige a Verona tra il ponte della
ferrovia e S. Michele.
5. PhalarU canariensis L. — Nella Valdonega presso Ve-
rona, fra il frumento,
6. A<nthoxanthum odoratum L. var. alpinum Chenevard. —
Sul monte Baldo nelle valli delle buse e delle pietre (2000 m.).
Agosto e settembre. — Si trova pure sui Lessini presso Re-
folie ecc. Inoltre nelle praterie del M. Baldo, del M. Pastello,
dei Lessini si trova pure, sparsa qua e là, la var. montanum.
7. MiUwn multi fior mnh. et Poli., e Milium jMradoxum FoW.
non L. — Il Pollini {Ft.cer. I, p. 81) indica M. paradoxum L. sul
M. Baldo in sylvulis AqW Ortìgara ; la quale stazione stante la
sua altitudine (1454 m.) non mi pare ad esso cou.^acente, tanto
più se si considera la ubicazione di questa specie che dalle
rive del Tevere, o dall' Istria, o dal litorale Friulano farebbe un
salto sul monte Baldo nella sua zona subalpina od alpina che
sia; noto inoltre che il Pollini nel Viaggio (p. 93) alla Ortigara
e nelle sue adiacenze (700-1400 m.) non fa cenno di M. para-
doxum L., bensì cita M. effasùm L. — Dunque ritengo che va
radiato dalla Flora Veronese; ad ogni modo Pollini avrà pure
nel suo M. paradoxam voluto indicare una qualche pianta
da lui vista, ed ecco in proposito le mie induzioni. Io ho esa-
minato un numero, che posso dire ingente, di esemplari e forme
di Milium mitlti/lorum (var. genuinam) che, per ricordare
soltanto piante italiane, dalla Sicilia vanno, a pie delle Alpi,
nel Bresciano, nel Trentino, uel Veronese. Sebbene la pianta,
nel coìnplesso, conservi' sempre la sua facies caratteristica, pure
venendo ai particolari, si possono facilmente sorprendere sen-
RIUN'IONE STRAORDINARIA IN PADOVA 151
sibili variazioni nella struttura generale delle piante, nella
forma e nella dovizia della pannocchia ora ricca e lussureg-
giante, altra volta immiserita e scarsa, nella colorazione delle
spighette che da un bel giallo d'oro quale si osserva nelle piante
che crescono presso le case che furono di Catullo a Sirmionc
sul Garda, va al verde, al brunastro, allo screziato, infine nella
grossezza delle spighette, che normalmente minute, qualche
volta raggiungono maggiori dimensioni, come si osserva benanco
nel 3/. effivsum. E ritengo che nel M. paradoxwn di Pollini,
con tutta probabilità, si debba vedere una forma di M. mulii-
flontm L. var. genvAnuni con pannocchia ridotta (pauciflora) e
le spighette colorate e grossette. E la mia induzione é confer-
mata dallo stesso Pollini il quale nella Flora (t, p. 845), indicato
M. paradoxLun 2i\V OìHìgara sul Monte Baldo, soggiunge et si
inemini circa arcem la Chiusa : ora alla Chiusa di Val d'Agide
troviamo, oggi ancora, M. inuUifloruni non M. paradoxam !
Osservazione. — Sui colli Veronesi assieme a Miliam raulti-
floram troviamo pure Heteropogon Allionii, Cislin albidiis,
Phillyrea variabilis, Gupsophila hispanica, Ononis -reclinata ed
altre: le quali indicano forse l'esistenza di una floi-a in epoca
remotissima, della quale esse sono i residui e la testimonianza.
8. Avena pratensis L. — Nella Flora Veronensis (I, p. 35)
ho segnalato la presenza di A. pratensis nei pascoli elevati del
Monte Baldo e dei Monti Lessini : e riteneva che la stessa si
trovasse soltanto nelle stazioni alpine. Ora ordinando le piante
tuttora indeterminate del Veronese, che conservo nelle mie rac-
colte, ho trovato esemplari bellissimi di A. pratensis L. forraa
GENUINA, provenienti non più dalle stazioni elevate dei monti
ma da altra più bassa, nei pascoli cioè del Monte Tondo (m. 640)
a cavaliere della Valpontena e della Valpolicella in unione a
Ventenata duhia Coss. — La pianta del M. Tondo ha però il
culmo più alto che non quella del M. Baldo e dei M. Lessini,
e le spighette di un verde giallastro oppure con qualche tinta
violacea, mentre nella seconda sono vivamente colorate.
9. Serrafalcus Lloydiands Gren. et Godr. = Bromus rnolli-
formis Lloyd = B. mollis var. molliformis Crép. — Non è in-
dicato nella mia Flora Veronensis : lo ho rinvenuto nel mate-
riale portato a Nizza. Cresce in Verona nei luoghi aridi e secchi
che stanno fra Tombetla e S. Zeno. — ^Maggio-luglio, Annuo.
Nizza (Alpi marittime). Settembre 1909.
152 RIUNIONE STRAOKDINARIA IN PADOVA
C. GRILLI. — SUL CALLOPISMA LUTEO-ALBUMVAR.
LACTEUM MASS.
Tra le varietà del Callopisma lideo-aWwn Mass. Sched. crit.
pag. 131, citate dagli autori, due ne raccolsi in questa regione.
Pochi anni or sono raccolsi nella valle del Musone pochi esem-
plari, riferibili alla var. Persoonianuin Mass. Sched. crit. 132,
uno dei quali spedii oWa. Società per lo scambio degli exsiccata.
La seconda varietà si riferisce al Callopisma liUeo-aWum var.
lacteum Mass. Sched. crit. 133. Questa ultima fu oggetto di studio
per parte mia. Consultando i lavori di Arnold, Zahlbruckner,
Flagey, si rileva che questi lichenologi hanno considerato questa
varietà come una specie a sé, anziché come una varietà, avendo
dei caratteri proprii. 1 suddetti esemplari sono sassicoli. Rac-
colsi la var. lacteum Mass. nel Monte Feltro. La specie tipica
è corticola, vive per lo più sui noci.
Il gen. Callopisma fu stabilito dal De Notaris nel Giornale
Botanico, 1817, e fu proposto dal Massalongo insieme con altri
generi, per formare quel gruppo di licheni che descrisse nella
rinomata : Monografia dei Licheni Blasieniosporì 1853, ì quali
si distinguono per avere le spore biloculari a loculi segregati,
sporae hlasteniosporae, che il dott. Jatta negli ultimi lavori
chiamò sporae : distracto-didymae. Oggidì il gen. Callopisma,
con qualche altro genere affine, è stato assorbito dal gen. Calo-
placa Fr. Però molti lichenologi, seguendo il concetto sistema-
tico di Nylander e di Hue, ascrivono al gen. Lecanora ed al
gen. Placodium quelle specie in quei generi comprese. Il dot-
tore Arnold conserva il gen. Callopisma De Not. vicino al
gen. Gijalolecliia Mass. Rie. p. 17. H. Olivier mantiene giusta-
mente il gen. Placodium DO. vicino al gQW. Caloplaca Fr. ed
a questo genere ascrivono varie specie gli autori C. Flagey e
A. Zahlbruckner.
Ritornando all'argomento se si deve la var. lacteum Mass.,
di cui ci occupiamo, elevare alla dignità di specie, é da osser-
vare che, sebbene qualche valore sistematico non si rileva dalla
diagnosi, tuttavia sono manifesti i caratteri distintivi. Il tallo
nella var. lacteum è biancheggiante, gli apoteci aggregati, di
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 153
color giallo vitellino, il margine degli apoteci del medesimo
colore del disco, non più pallido. Le spore hanno i loculi più
vicini che nella specie tipica, la quale ha il tallo cinereo oscuro,
gli apoteci di rado aggregati, con il disco giallo fulvo ed il mar-
gine giallo biancastro. Il Koerber nella Parerga Lichenologica
pag. 64, citando questa varietà lacteum dice: ApoUiecia ut in
varieiate: Persoonianum. Ora gli esemplari di quest'ultimo da
me raccolti hanno il margine degli apoteci giallognolo e le spore
con i loculi come nella specie tipica, corticola; conviene aggiun-
gere inoltre che i detti esemplari hanno il tallo cinereo ne-
reggiante e si allontanano per molti caratteri secondari dalla
vai", lacteum.
DESCRIPTIO.
Gyalolechia lactea (Mass.) Arn.
Callopisma luteo-album vai\ lacteum Mass. — Mass. Sched.
crit. 1856, p. 33.
Gyalolechia lactea Mass. — Arnold, Lichenflora von Munchen,
1891, p. 45. Lich. Ausflùge in Tirol. Ver. Zool-bot. Gesell-
schaft, 1891, XXX, 118, 133. Jura, 132.
Caloplaca lactea a. Zahlbrackner. — Vorarbeiten zu einer
Flechtenflora Dalmatiens, 1901, p. 244.
Callopisma luteo-albdm var. lacteum (Mass.) Krb. — Jatta,
Lich. Ital. merid., 1889, p. 132.
Caloplaca luteo-alba var. lactea Arn. — Olivier, Exposé Lich.
de l'Ouest, 1897, p. 244.
Callopisma ldteo-album var. lacteum Mass. — Koerber, Pa-
rerga, 1865, p. 64.
Gyalolechia lactea Mass. — Flagey, Lichens de l'Algerie, 1896,
p. 34.
Gen. Gyalolechia Mass. Rie. p. 17.
Sporarum loculi valde approximati.
Thallus albescens, sat tennis, hydrate kalico non mutatus.
Apothecia copiosa aggregata, parva latit. 0.4 mill. vel minora,
aurantiaca, hydrate kalico purpurascentia, primitus plana mar-
ginata, dein convexa immarginata, margine integro, pariter
aurantiaco non pallidiore. Sporae octonae, ellipsoideae dyblastae
154 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
(distracto-didymae), \ng. 0.015 ra m., It. 0.005 m m., loculis valde
approximatis, tubulo conj ungente non praeditae. Paraphyses gra-
ciles. Jodo-gelatina hyraenialis vix coerulescens. Thecium et
hypothecium incoloria.
Habenda species propria, quae nominari potest : Gijalolechia
lactea (Mass.) Arn. vel Caloplaca lactea (Mass.) Zahl.
Habit. — Super saxa praesertim Massica.
Speci mina legi in regione Urbinati.
L. MICHELETTI. — MUSCHI DELL'ERITREA.
Le fanerogame che nel 1890 gentilmente accettò di raccogliere
per mio conto, nel territorio della Colonia Eritrea, l'attuale
Maggiore del commissariato militare, in congedo, Cav. Federico
Valentino; quelle che vi raccolsi io nei primi mesi del 1896 e
quelle raccoltevi successivamente dai capitani Cav. Pasquale
Forte (1900) e Cav. Amilcare Rolli (1903) pure del corpo di com-
missariato militare, che accolsero per loro gentilezza le mie
preghiere, furono già in gran parte determinate presso il R. Gabi-
netto botanico della Università di Roma e comprese nella Flora
della Colonia Eritrea in corso di pubblicazione per cura del si-
gnor Prof. Dott. Romualdo Pirotta, Direttore di quel R. Museo ed
Orto botanico.
Mi dispenso perciò dal comunicarne i nomi alla Società. I
muschi invece che vi raccolsero o vi fecero raccogliere, pure
dietro mia preghiera, il prenominato Capitano Cav. Rolli nel-
l'agosto del 1903, e nel 1906-07 il Commendatore Reverendo
Padre Michele da Carbonara Scrivia, dell'ordine dei cappuccini,
prefetto apostolico della Colonia Eritrea, ai quali rinnovo i miei
più vivi ringraziamenti, furono studiati, dietro offici dell'egregio
amico e consocio il Dott. Emilio Levier, dall'illustre Prof. V. F.
Brotherus della Università di Helsingfors in Finlandia. Le. specie
determinate sinora dal Prof. Brotherus sono le seguenti, tra le
quali quelle scritte in carattere maiuscoletto sono nuove.
1. Braunia Schimperiana Br. eur.
2. Leucodon Schweinfarthii C. Miill. f. gracilior.
3. PSEDDOLESKEA ROLLII Broth.
RIUNIONE STRAOUDINARIA IN PADOVA 155
4. Tortala atrovirens (Sm.) Liiidbg.
5. Tortola laxiretis Broth.
6. Tortola microtricha Broth.
Raccolte tutte nell'agosto del 1903, dappiedi agii alberi nei
pressi di Saganeiti, dal Capitano Rolli o da chi per esso.
7. Anoectangiom tenerri.mom Broth.
Raccolto sulla montagna di Scirò presso Cheren il 29 dicem-
bre 1906 (1500 m. s. m.).
8. Anomobryitni filiforme (Dicks.) Husn. var. abyssinicmn
(Scili m per) Broth,
Sui sassi a Sciret presso Cheren il di 3 dicembre 1906.
(m. 1600 s. m.).
9. Brachymenium mìelichhoferioides (C. Muli.) Par.
Sui sassi in detta montagna il 15 dicembre 1906 e sulla terra
presso Cheren il 7 febbraio 1907.
10. Bryum candidum C. Miill.
Sui sassi e sui muri a Cheren il 27 dicembre 1906 e il 14 gen-
naio 1907.
11. Bryum pseadotorquescens C. Milli.
Sulla terra a Cheren il di 7 febbraio 1907,
12. Hyophila kerensis Broth.
Sui sassi nella montagna di Sciret a 1600 m. s. m. nelle vici-
nanze di Cheren il P gennaio 1907 ed a Cheren sulla
terra il 7 febbraio successivo.
13. Hymenostomom pellocidom Broth.
Sui sassi a Sciret presso Cheren il di 27 dicembre 1906 alt.
m. 1600.
14. PSEODOLESKEA CaRBONARAI Brotll.
Come il N. 13, il 29 dicembre 1906.
15. RhacopUam longearistatum C. Miill.
Come sopra, il 26 dicembre 1906.
16. Tortola hyalinoblasta Broth.
Sui muri a Cheren il P febbraio 1907.
17. Tortola kerensis Broth.
Sui muri a Cheren il di 13 gennaio 1907.
18. Tortola pertorqoata Broth.
Sulla terra nel recinto del tucul di Ras-AIula in Asmara, il
25 novembre 1906, a 2600 m. sul livello del mare.
156 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
Questi muschi (dal N. 7 al N. 18) ed altri pochi, non ancora
determinati, furono raccolti o fatti raccogliere dal prefato Re-
verendo Padre Michele da Carbonara.
Se, osserva giustamente il Dott. Levier, su poche specie di
mùschi raccolte dai precitati Signori, si ha una rilevante per-
centuale di specie nuove, dobbiamo ritenere che il territorio
dell'Eritrea sia, briologicamente parlando, pressoché vergine, ed
io m' aspetto dalla gentilezza del Reverendo Padre Michele e
degli ufficiali colà destinati, nuovi esemplari di muschi, di epa-
tiche e di licheni.
Tortona, 1» Settembre 1909.
L. MICHELETTl. — SJ]LVERYNGIUM CAMPESTREh-
VAR. MEGACEPHALUM POUZ., VARIETÀ NUOVA PER
L'ITALIA, E SU ALTRE VARIETÀ E FORME DELLA
STESSA SPECIE, IN PARTE NON DESCRITTE PRIMA
D' ORA.
Nel percorrere, il giorno 9 agosto p. p., la strada carrozza-
bile che da Tortona, passando a mezzogiorno del tiro a segno
nazionale e salendo, incontra la scorciatoia ordinariamente per-
corsa dai pedoni, fermò la mia attenzione un individuo di Eri/n-
gium campestre L. robusto e molto sviluppato (65 centimetri
d'altezza) ramificato nella metà superiore, con rami lunghi da
25 a 28 centimetri e molto divaricati, il quale aveva i capolini
(in numero di 39) di lunghezze diverse e cioè: da mm. 10 a 12,
come nel tipo, a mm. 15 e più e sino a mm, 48. — Lo raccolsi
e per questa anomalia, non contemplata dalle nostre flore, mi
proponevo di denominarlo : var. anomaluni.
Avute di poi presenti le descrizioni delle varietà di Eryngmin
campestre L. della Fiore de France, Rouy et Camus, Voi. VII,
p. 219 (1901), m'avvidi che quell'individuo era da riferirsi alla
var. ^ megacephalum Pouz., FI. Gard. et ap. Des Moul. Cat. pi.
Dord., add., p. 419, nuova per la fiora italiana.
Nella predetta Flora di Francia si legge infatti la descrizione
seguente : « J3 megaceplìaluin Pouz. ecc. ecc. fusto robusto, ra-
moso nella metà superiore, foglie di y. (a genuinum Rouy et
Camus) ; capolini tutti o la maggior parte oblungo-cilindrici,
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 157
grandi (15-50 mm. lunghi), sorpassanti lungamente l'involucro
a foglioliiie lineari-lanceolate, raramente uguali ad esso.
Nei giorni successivi, per le ulteriori ricerche fatte negli
estesi e vecchi incolti della collina su cui sorge lo storico e
diroccalo castello di Tortona (209 m. d'altitudine), trovai altri 12
individui della stessa varietà, alcuni alti quanto quello raccolto
il giorno 9, altri più bassi con capolini la di cui massima lun-
ghezza era di circa 30 millimetri. — Potei osservare che in
diversi individui le foglioline involucrali non erano sempre
lineari-lanceolate, ma anche ellittico-lanceolate e talvolta trifide,
misuranti, nella parte mediana, da 3 a 4 mm. di larghezza. La
loro lunghe/.za o era uguale o pressoché uguale alla lunghezza
dei capolini o inferiore, ma talvolta anche superiore. Dirò anzi
che i capolini centrali di ogni ramificazione principale o secon-
daria, quei capolini, cioè, il cui peduncolo è ordinariamente ter-
minale, perchè, salvo qualche eccezione, non dà luogo a nuove
ramificazioni, è con frequenza provveduto di foglioline involu-
crali che lo superano di molto. Un capolino, p. e., lungo mm. 16
aveva foglioline involucrali lunghe mm. 38 (larghe nella parte
mediana mm. 5).
Si constata con ciò una certa differenza, sebbene lieve e non
costante, tra gli esemplari descritti nella « Flore de France » e
taluni di quelli tortonesi che mi è grato di comunicare alla
Società. (Campioni n. 1).
D'altra parte: le diverse variazioni a cui va soggetto VErìjn-
gium campestre L. si possono difficilmente circoscrivere con
definizioni.
var. a geiiuinuiii Rouy et Camus 1. e.
Nella precitata opera, oltre la varietà j3 megaoephalum Pouz.,
sono descritte altre tre varietà, una delle quali è l'a genuinum
Rouy et Camus « fusto robusto, ramoso ordinariamente nel '/a
inferiore ; foglie inferiori a segmenti ellittici nel loro contorno,
a divisioni lineari-lanceolate, le inferiori poco decorrenti, capo-
lini globosi 0 sub-ovati (10-12 mm. diam.) y,-! volta più corti
dell'involucro a foglioline lineari lanceolate» ed a questa va-
rietà sono da riferirsi i campioni n. 2.
Non parlo delle altre due varietà:
7 littorale Rouy et Camus.
0 latifolium Lamk.
158 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
non avendo avuto occasione (rincontrarle nelle mie escursioni
fatte in varie regioni d'Italia.
var. robustuiii
In vicinanza al primo individuo della var. megacephalam da
me raccolto, crescevano altri individui di Eryngium campe-
stre lu, pure robusti e ramificati in alto, con capolini però non
superanti la lunghezza di 12 o 15 mm. (Campioni n. 3) i quali
non differiscono dalla var. megacephalam che per il solo fatto
di non avere capolini più lunghi. La var. megacephalum deve
ritenersi, in massima, una forma anomala di consimili individui
robusti. — Confermiamo tuttavia quel nome di megacephalum.-
per la varietà con capolini da 15 a più mm. di lunghezza e
distinguiatno col nome di var. robustum i cam.pioni n. 3.
var, eleg^ans (Flora analitica d' Italia, Fiori, Paoletti e
Béguinot, Voi. IV, Parte 1% App. p. 149).
Se VEryngmm campestre I.. cresce in luoghi erbosi più o
o meno ombreggiati, dà luogo all'altra varietà da me denomi-
nata nel 1905 var. elegans. Differisce dalla var. rolnistum sol-
tanto per essere piuttosto lassa, con foglie cauline d'ordinario
meno partite o anche solo inciso-dentate e con foglioline invo-
lucrali più divaricate o retroflesse (campioni n. 4). È la forma
dei luoghi erbosi poco esposti ai raggi solari, la quale, come
tutte le piante xerofile crescenti a bacio, stazione impropria
per esse, è più biancastra, si allunga e si curva per eliotropi-
smo e non può avere che un lim.itato numero di capolini. — È
forma alquanto rara, più frequente nelle annate piovose che
in quelle di siccità, come, sino a poche settimane or sono, fu
l'attuale.
var. eleg^ans forma lateinvolucratniu.
La var. elegans si presenta anche sotto forma un po' diversa
e cioè con foglioline involucrali più corte e più larghe, da me
distinta col nome di forma lateinvolucratum,. (Campioni n. 5).
Cresce per lo più lungo le siepi ed essa pure non è frequente.
var. contractiiiii (Flora analitica d'Italia, 1. e).
Dall'esame di parecchi individui da me raccolti nel luglio e
nell'agosto p. p. potei constatare che la var. contractmn, con
foglioline involucrali lunghe quanto i capolini o poco più, è
pure una forma non molto frequente. (Campioni n. 6).
RIUNIONK STKAOKDINARIA JN PADOVA 159
var. contractiiui forma loiigeiuvolucratum.
È molto frequente, invece, la forma a foglioline involucrali più
lunghe dei capolini, talvolta ellittico-lanceolate e più o meno dila-
tate o trifide o con denti spinosi più frequenti (vedi var. euspi-
nosum) e deve ritenersi che tutte le altre varietà di Eryngium
campestre esclusa la var. elegans (non già la forma lateinvo-
lucralaiii) vanno soggette al raccorciamento dei peduncoli, pre-
sentando cosi un gran numero di capolini, e concorrono pertanto
a costituire la var. contractum che in questo caso dovrà distin-
guersi col nome di forma longeinvoliicratam. (Campioni n. 7).
var. euspiiiosuiu. (Campioni n. 8).
Ha i rami d'ordinario meno divaricati, epperò disposti piut-
tosto a corimbo; le foglie sono in generale 3 o multifide ; le
foglioline involucrali pure pennatifide o pennato-partite e con
denti spinosi più frequenti che nel tipo e nelle altre varietà e
forme; peduncoli raccorciati e capolini numerosi, quasi come
nella var. contractum f. longeiavolacratiim.
var. luicroccplialum.
Questa varietà si presenta sotto due forme :
1. La forma rappresentata dai campioni n. 9 è più robusta,
ramificata in alto come le var. robustam e megacepìialani; ha
i capolini piccoli (meno di un centimetro di diametro e costi-
tuiti da pochi fiori), peduncolati brevemente e quasi raggrup-
pati ; più corti 3-4 volte delle foglioline involucrali rigide e
lineari-lanceolate. — È forse forma teratologica.
var. microceplialuiii forma luìnntuin.
2. La forma che dirò minutum (Campioni n. 10) è invece
ordinariamente ramificata dal terzo inferiore; ha rami, foglie
e foglioline involucrali più minute che nelle varietà e forme
sinora descritte, con capolini piccoli più numerosi che nella
forma precedente.
Crescono per lo più al nord e al nord-est della collina del
Castello.
A mio giudizio le variazioni a cui va soggetta la specie dovreb-
bero dipendere specialmente daHe diverse maniere di dissemi-
nazione.
Gli incolti della collina precitata sono molto estesi e durano
da oltre un secolo e cioè dal diroccamento del Castello e dei
IGO RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
fabbricati che lo attorniavano, percui la specie potè propagarsi
e in gran numero in tutti i versanti della collina die dalle sue
pendici, ove sorge la città, al Castello da cui é dominata, pre-
senta un dislivello di circa un centinaio di metri. Essendo essa
al termine di una diramazione di colline che si protendono verso
la gran Valle Padana, è battuta dai venti in generale; l'acqua
piovana scende facilmente da molte parti per mancanza o scar-
sezza d'alberi che la trattengano; frequenti comitive salgono al
Castello valendosi dei numerosi sentieri per godere dell' esteso
panorama, e molti ragazzi, specialmente nell'agosto e nel set-
tembre, percorrono gli incolti in mille sensi per cercarvi le
more dei rovi.
Si hanno così vari modi di disseminazione della specie, che,
insieme alla diversità di esposizione e alla varia natura del
terreno, in massima parte costituito da roccia tufacea calcare
o da detriti di questa e dei ruderi, o da sabbie e ghiaie deri-
vanti per io più dalle strade, influiscono senza dubbio a modi-
ficarne lo sviluppo.
Nel dare i nomi alle varietà e alle forme dovetti necessaria-
mente valermi degli individui che presentavano le variazioni
in modo più spiccato, trascurando le molte forme intermedie
che non permettevano di essere assegnate piuttosto all'una che
all'altra delle varietà e forme circoscritte dalla descrizione
rispettiva.
Tutti i campioni che hanno servito allo svolgimento di questa
modesta mia comunicazione gradirei fossero destinati ai RR.
Musei botanici di Firenze e di Padova.
Riepilogo delle varietà e forme di " Eryngium campestre „ L.
Camp. n. 1. Caiìolini grandi più o meno
oblunghi od oblungo-cilin-
drici, epperciò di grandezze
diverse (15-50 mm, di lun-
ghezza) var. megacephaliim
Pouz, « Fior. Gard. et ap. ecc. ».
Camp. n. 2. Capolini da 10 a 12 mm. di
diametro; (vedi anche cam-
pioni n. 6, 7 e 8) ramifica-
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 161
zioiie ordinariamente dalla
metà inferiore; foglioline in-
vol aerali lineari-lanceolate. var. ge.nuimim
Rouy et Camus, « Flore de Fraiice ».
Camp. n. 'ò. Capolini da 10 a 15 mm.
Pianta robusta; foglioline
involucrali più larghe e più
lunghe che nella var. genui-
. num; foglie caulinari 3 o più
pennato-partite var. ì^odustum.
Camp. n. 4. Pianta un po' lassa : foglie
caulinari meno partite che
nella var. robustum e tal-
volta soltanto dentate o in-
ciso-dentate e foglioline in-
volucrali più divaricate o
anche retroflesse var. elegans.
Camp. n. 5. Foglioline involucrali più cor-
te e più larghe var. elegans
f. lateinvolucratum.
Camp. n. 6. Capolini da 10 a 12 min.
molto numerosi con pedun-
coli brevi ; foglioline invo-
lucrali lunghe quanto i ca-
polini 0 poco più var. contractimi.
Camp. n. 7. Foglioline involucrali quasi
tutte molto più lunghe dei
capolini var. contractum
f. longeìnvolucratam.
Camp. n. 8. Capolini da 10 a 12 Vrim.
piuttosto numerosi, foglie in
generale e foglioline involu-
crali tri fide o più, con denti
spinosi più frequenti .... var. euspinosum.
Camp. n. 9. Capolini piccoli inferiori a un
centimetro di diametro. Fu-
sto ramificato in alto con pe-
duncoli raccorciati. Foglio-
line involucrali molto rigide, var. microcepìialum.
162 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
Camp. II. 10. Fusto ramificato dalla metà
inferiore con rami, foglie
cauline e foglioline involu-
crali minute var, microcephalwn
f. rninutum.
Tortona, li 10 settembre 1909.
L. MONTEMARTINI. — CONTRIBUTO ALLO STUDIO
DELLA NUTRIZIONE MINERALE DELLE PIANTE.
Nello studio complesso e diffìcile della parte che 1 diversi ele-
menti minerali prendono nel chimismo delle piante, bisogna
dare grande importanza alle condizioni iniziali e precedenti di
nutrizione delle piante sulle quali si esperimenta, perchè a se-
conda di tale nutrizione, come se essa avesse determinato uno
stato chimico e fisico-chimico speciale interno dei tessuti e del
protoplasma, varia anche l'azione delle singole sostanze minerali
fatte assorbire alle radici.
Nessuno può mettere in dubbio, per esempio, che i disturbi
speciali presentati dalle piante che hanno avuto una nutrizione
incompleta, le cosi dette Bangeìy/ianzen, ^ debbono rispecchiarsi
in fenomeni ed in condizioni chimiche interne essi pure tut-
t'afFatto speciali, di fronte ai quali pure diversissima deve essere
l'azione di uno stesso elemento.
La cosa fu già rilevata anche dal Kossowitsch, ^ il quale, ri-
chiamando l'attenzione di chi studia l'alimentazione delle piante
sopra le condizioni generali dei singoli individui studiati, osser-
vava che a seconda delle condizioni igieniche cui si assogget-
tano le piante, si può cambiare il loro comportamento rispetto
ad un dato mezzo.
In URO studio che ho in corso sopra la nutrizione delle piante
in rapporto alla riproduzione, ho avuto anch'io modo di verifì-
^ A. B. Frank, Die Krankheiten der Pflanzeìi, II Aufl. (Breslau 1895),
Bd. I, p. 278 e seguenti.
2 O. KossowtTSCH, Ueber die gegenseitige Einwirkung der Ndhrsalze
bei der Aufnahme mineralischer Nalirung durali die Pjlanzen (Russ.
Journ. Exper. Landw., V, 1904 ; riassunto in Staz. Sper. Agr. Ita-
liane, voi. XXXVIII, p. 712).
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 163
care la stessa cosa in esperienze che ini pare potrebbero avere
un'importanza pure pratica. E cioè mentre in generale si è
osservato che una repentina somministrazione di sali azotati
favorisce, nelle piante, lo sviluppo degli organi vegetativi a
scapito di quelli della riproduzione, ^ io ho ottenuto in certi casi
di vedere con tale aggiunta accelerato il ciclo evolutivo ed
anticipata la fioritura.
In una prima esperienza fatta nella scorsa primavera, semi-
nando in vasi ripieni di sabbia ben lavata fi'uraento marzuolo
pr. Audacco fornito dalla Casa Ingegnoli, furono aggiunti ad
alcuni vasi (lotto Nr. 1) gì'. 1,5 di fosfato di calcio, 3 di nitrato
di potassio e traccie di solfato di magnesio ; ad altri (lotto N.» 2)
solo una metà degli stessi sali ; ad altri (lotto N.° 3) solo gr. 2,5
di fosfato di calcio e traccie di solfato di magnesio ; ad altri
(lotto N.o 4) solo gr. 3 di nitrato di potassio e traccie di solfato
di magnesio; ad altri finalmente (lotto N.» 5) nulla. Il frumento,
seminato in tutti i vasi alla medesima profondità, il 23 marzo,
germinò quasi contemporaneamente, si che dappertutto comparve
fuori terra tra il 2 ed il 3 di aprile : il 10 di aprile in tutti i
vasi le piantine erano alte circa 4 centimetri dal suolo, come
se fino allora la nutrizione minerale non avesse avuto su di
esse alcuna influenza. ^
Il 21 aprile le piantine del primo lotto, che avevano ricevuto
nutrizione di azoto e di fosforo, erano le più sviluppate : misu-
ravano 15-18 cm. di altezza (dalla superfìcie del terreno al-
l'apice della foglia più alta), ed avevano ognuna tre foglie ben
sviluppate. Venivano dopo le piantine del lotto secondo, con nu-
trizione pure completa ma meno abbondante, le quali misura-
vano 11-12 cm. di altezza con due foglie ben sviluppate e una
terza che cominciava appena a svolgersi. Appena più piccole
erano le piantine del quarto lotto, che aveva ricevuto abbon-
' L'osservazione fu fatta dal Loew e da parecchi altri. Nel lavoro
completo, del quale fanno parte, insieme a parecchie altre, le espe-
rienze qui riferite, darò notizia anche della bibliografia di questo
importante argomento.
- Anche il Jumelle {Reclurches physiologiques sur le développement
<les pluntes annuelles, in « Rev. Gén. de Bot. »,■ Paris, 1889) vide che
durante la prima fase di accrescimento, le piantine germinanti in
sola acqua distillata crescono come quelle in soluzioni di sali.
Bull, della Soc. boi. Hai. 12
164 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
dante nitrato ; e più piccole ancora, ma di poco, erano quelle
del terzo e del quinto : quelle del terzo però erano assai soffe-
renti e le estremità delle loro due foglie erano per buon tratto
essiccate. Un tale essiccamento, che non si osserva nelle piante
del lotto quinto rimaste completamente senza nutrizione, dice
che il fosfato di calcio, mentre ha azione nutritiva per le piante
fornite di azoto e potassio (lo si vede dal lotto primo), esercita
azione nociva quando mancano questi due elementi.
Si sono aggiunti ai vasi di questo terzo lotto gr. 1-3 di ni-
trato di potassio, e si aggiunse fosfato di calcio ad alcuni dei
vasi del lotto quarto, e sali d'ammonio ad alcuni di quelli dei
lotti quinto e secondo.
Il 9 maggio le piantine del primo lotto erano alte 22-28 cm.
ed avevano 4-5 foglie ognuna; quelle del lotto secondo erano alte
20-22 cm. con 4 foglie ognuna ed alcune di esse, che avevano
ricevuto un supplemento di nutrizione azotata, cominciavano a
cestire; ^ quelle del terzo lotto erano alte 20-22 cm. con 4-5
foglie e vigoroso accestimento basale ; quelle del quarto cm. 18-
22 con sole 4 foglie, e quelle del quinto cm. 15-18 con sole 3
piccole foglie, alcune, che avevano ricevuto i sali d'ammonio,
un po' di più. Nel periodo dunque dal 21 aprile al 9 maggio
le piante che avevano mostrato accrescimento più attivo erano
state quelle che prima erano solìferenti per l'azione del fosfato
di calcio e che avevano ricevuto in seguito il nitrato di po-
tassio.
La differenza spiccò ancor più al tempo della spigatura : queste
piante infatti presentarono le spighe già ai primi di giugno, e
apersero i fiori al 7 dello stesso mese; mentre quelle del primo
e degli altri lotti le mostrarono e fiorirono con una settimana
di ritardo.
^ Anche nella pratica agraria (veggasi : P. Wagnkr, Die Ernàh-
rung gdrtnerlsclier Kulturpjlaìizen, Berlin, 1908) 1' aggiunta de' nitrati
e altri sali di potassio a vegetazione un po' inoltrata, favorisce
l'accestimento. E anche nella pratica, come si vede qui dal com-
portarsi delle piantine del quinto lotto, 1' aggiunta di nutrizione
fatta a piantine tenute digiune in principio, riesce poco efficace.
I vasi, in questa e nelle altre esperienze, erano sempre innaffiati
nello stesso modo con eguali quantità di acqua distillata o di acqua
di pioggia.
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA 165
Si può dunque dire che V avvelenamento dovuto all'azione
isolata del fosfato di calcio ha servito come da stimolante per
Vulteriore sviluppo delle piante.
In una seconda esperienza fatta, durante 1' estate, con fru-
mento nostrano comune, pure seminato in vasi pieni di sabbia
ben lavata, le piantine seminate alla stessa profondità, il 22 luglio
e che avevano cominciato ad apparire fuori terra il 27 succes-
sivo, il 2 agosto erano quasi tutte della stessa altezza: tanto
quelle (lotto N.» 1) cui si era somministrato fosfato di calcio,
nitrato di potassio e traccie di solfato di magnesio, quanto
quelle (lotto N.° 2) cui si era somministrato solamente fosfato
di calcio e solfato di magnesio ; che quelle (lotto N.» 3) con
solo nitrato di potassio e solfato di magnesio, e quelle (lotto
N." 4) con nulla. Le piantine del secondo lotto però comincia-
vano a presentare il sintomo solito dell' avvelenamento dovuto
all'azione isolata del fosfato di calcio: l'estremità superiore delle
loro foglie arrossava e seccava.
In quel giorno (2 agosto) si fece una somministrazione di ni-
trato di potassio alle piantine del secondo e quarto lotto.
Dieci giorni dopo, il 12 agosto, 1' altezza delle piantine era
rispettivamente di cm. 12-14 nel primo lotto, 16-17 nel secondo,
14-16 nel terzo e 13-17 nel quarto; le piantine del terzo e
quarto lotto (che avevano ricevuto solamente il nitrato senza
fosfato) avevano il primo internodio, sopra il colletto, lungo
più delle altre. '
Nei giorni successivi le piantine del secondo lotto continua-
rono un accrescimento più vigoroso e cestirono anche abbon-
dantemente.
Resta dunque confermata l'azione stimolante di un avvelena-
mento iniziale in seguito all'azione del fosfato di calcio.
Esperienze eseguite con altre graminacee (avena e granturco)
hanno dato uguali risultati.
Come si spiega una tale azione del fosfato di calcio ?
Che l'acido fosforico, oltre avere per le piante una funzione
nutriente, sia pure uno stimolante, é stato recentemente os-
^ Questo fatto conferma quanto si è detto sopra dell'azione gene-
rica di una nutrizione azotata sopra lo sviluppo degli organi vege-
tativi delie piante.
166 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
servato anche dal Kùlil, ^ però non può trattarsi qui di una
azione stimolante semplice, perchè le piante cui il fosfato di
calcio era somministrato insieme al nitrato di potassio, pur
dimostrando un accrescimento vigoroso, non venivano eccitate
come quelle alle quali i due elementi erano somministrati sepa-
ratamente, il fosfato prima del nitrato. Né si può pensare nel
caso nostro che come in molti altri casi rilevati dal Lienau e
dallo Stutzer, ^ l'aggiunta dell'alimento azotato e potassico abbia
favorito il passaggio dell'anidride fosforica nei culmi: tale pas-
saggio era già avvenuto, come lo provano i sintomi di avvelena-
mento sopra descritti. ^
Si tratta di un fenomeno molto più complesso. Bisogna pensare
che è nelle loro prime fasi di sviluppo che le piante richiedono ed
assorbono maggiore quantità di nutrimento,* e che pel frumento^
il fabbisogno iniziale é specialmente di azoto e, in misura un
po' minore, di acido fosforico. Mancando e l'uno e l'altro di questi
alimenti, 1' utilizzazione delle sostanze di riserva del seme ha
luogo in modo normale, mentre invece se si somministra il sólo
fosforo viene accelerata l'utilizzazione delle riserve azotate :
infatti nelle piantine sofferenti del terzo lotto della prima espe-
rienza e del secondo della seconda, lo strato glutinifero del seme
«i era esaurito completamente prima che nelle altre, più presta
anche delle piantine alle quali, non dando il fosfato di calcio,
non si era dato nemmeno il nitrato di potassio.
^ H. KiJHL, Ueher die Reizwirlcung der Phosphorsdure auf das Waclis-
thum der Pflanzen (Bot. Zfcg., 1909, II Abth., p. 33).
2 D. LiBNAU und A. Stutzek, Ueher den Einjìuss der in den uìiteren
Teilen der Hahne von Hafer enthaltenen Minerai stoffe auf die Lagerung
der Halme (Landwirtsch. Versuchsstat., Bd. LXV, 1906, n. 253).
3 Glie un eccesso di fosfati sia nocevole alle piante, era già stata
osservato anche dal Noli {Der Einfiuss der Phosphaternàhrung auf
das Wachsthum und die Organhildung der Pflanzen; Bonner Gartenbau-
Verein., 1705).
Tale avvelenamento esclude anche che si tratti di una semplice
azione indiretta del nitrato sopra 1' assimilazione o 1' assorbimento
del fosfato, come ha rilevato in parecchi casi il Kossowitsch {Ueher
die gegenseitige ecc.).
* Veggasi in proposito : P. Vagelbr, Die mineralischen Nclhrstoffe
der Pflanze (Leipzig, 1908, p, 73).
* J. Adokjàn, Die Ndhr staff auf nahmedes TFe«sens (Journ. f. Landw.,
-Berlin, 1903, Bd. L, p. 193.
RIUNIONE STIIAOKDINARIA IN PADOVA 167
Tenuto conto di ciò e dei sintomi di avvelenamento già notati,
e tenuta presente la intima relazione esistente tra nutrizione,
azotata ed assorbimento di acido fosforico, ^ si deve ammettere
che non si tratta di un semplice fenomeno di immagazzinamento
di sostanze che sono poi rapidamente utilizzate, * ma piuttosto
di formazione di composti organici o almeno di aggruppamenti
chimici speciali, facilmente trasformabili coli' intervento del-
l'azoto o del potassio, composti che mentre hanno un'azione
venefica fin che la nutrizione delle piante rimane incompleta,
fungono poi da stimolanti quando si somministrino gli elementi
mancanti ed aumentano Io sviluppo vegetativo, mentre accele-
rano contemporaneamente il ciclo vitale dei singoli individui.
Dall' Istituto Botanico di Pavia, settembre 1909.
P. A. SACCARDO. — DA QUALE ANNO DEBBA CO-
MINCIARE LA VALIDITÀ DELLA NOMENCLATURA SCIEN-
TIFICA DELLE CRITTOGAME.
Il Congresso internazionale botanico tenuto in Vienna nel 1905
rimise a quello che si terrà a Bruxelles nel 1910 ogni discus-
sione e risoluzione circa la nomenclatura delle Crittogame cel-
lulari, essendo state le Crittogame vascolari, come é noto, pa-
rificate sotto questo rispetto alle Fanerogame, per le quali fu-
rono sancite le norme già in uso.
Principale questione da risolversi é la fissazione della data
da cui deve legalmente cominciare la nomenclatura scientifica
latina di dette piante.
Fino dal 1904 la Società imperiale dei Naturalisti di Mosca,
ritenuto che lo studio dei diversi gruppi delle Cellulari ebbe
1 Veggasi in proposito : D. Prianischnikow, Ueber den Ein/luss
von Ammoniumsalzen auf die Aufnahme von PJiospliorsaurt bei Jioheren
Pflanzen (Ber. d. deutsch. bot. Ges., 1905, Bd. XXIII, p. 8).
- L'ha visto p. es. Ermakow {Zur Frage uber das Verhaltniss der
Calciumsalzt zur Assiinilatioii des Nitratstickstojfs diirch griine Pflanzen^
riassunto in «Bot. Ceutralbl. », Bd. CXI, 1903, p. 99) pei nitrati in
mancanza di calcio : si accumulano nelle foglie e sono poi pronta-
mente assimilati quando si foruisca il calcio.
168 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
solido fondamento in tempi diversi, nel suo Progetto di revisione^
proponeva che la data iniziale per la priorità dei nomi fosse :
per i Muschi il 1782 con Hedwig (Fundam. Muscor.) ;
per le Alghe e per i Licheni il 1753 con Linneo (Sp. plant.
ed. I) ;
per le Bacteriacee il 1786 con 0. F. Miiller (Animale, infus.);
per i Funghi il 1829 con E. Fries (Systema mycolog.).
Nel Marzo 1909 il prof. G. F. Atkinson della Cornell University
di Ithaca N. Y. pubblicò delle Mozioni concernenti la nomencla-
tura dei Funghi, ^ che furono approvate e sottoscritte da 26 bo-
tanici degli Stati Uniti d'America, nelle quali pure per questa
vastissimo gruppo di Crittogame si propone come data iniziale
per la priorità di nomenclatura non il 1829 ma il periodo 1821-
1832, durante il quale realmente usci il Sijstema mijcologicura
di E. Fries.
Poco dopo, cioè in data 23 Apr. 1909, il prof. El. J. Durand
della stessa Cornell University di Ithaca pubblicò sull'argomento
una Nota nel giornale Science, voi. XXIX, n. 747, p. 670-676, ^
della quale però aveva dato comunicazione fino dal 31 Die. 1908
in un' assemblea della Soc. bot. d'America, tenuta in Baltimora.
In questa Nota l'Autore sostiene l'opportunità di fissare per la
nomenclatura micologica il 1801, data in cui comparve alla luce
la Synopsls inetlindica del Persoon.
Non voglio discutere le ragioni per le quali distinti micologi
sostennero, come punto di partenza, altri il Fries ed altri il Persoon.
Vi saranno sicuramente delle buone ragioni a favore dell'uno ed a
favore dell'altro. Io però, e non da ora soltanto, partendo da una
considerazione tutt'affatto diversa da quelle emesse dai miei egregi
colleghi, sostengo che anche per la vastissima serie delle Crit-
^ Projet de la revision des Lois de la Nomenclature botanique,
présente par la Société imperiale des Naturalistes de Moscou.
Moscou 1904 (Presentato al Congresso di Vienna 1905 dal D.' A. de
Jaczewski per incarico della Società).
^ Motions proposant des articles additionnels sur la Nomenclature
des Champignons, présentées au 111 Congrès intern. de Botanique
à Bruxelles, 14-22 Mai 1910. Ithaca, N. Y., 11 Mars 1909.
" A discussion of some of the principles governing the interpre-
tation of prepersoonian names and their hearing on the selection
of starting-point for mycological nomenclature (Repr. from Science,
Apr. 23, 1909).
RIUNIONE STRAOKDINAUIA IN PADOVA 169
togame cellulari dobbiamo attenerci al criterio ormai adottato e
sanzionato per tutto il resto delle piante, cioè quello di partire
dal 1753, epoca classica delia felice istituzione, a merito di
Linneo, della nomenclatura binomia. Ritengo pure che nel se-
guire cotesta norma raggiungeremo nel complesso assai più
vantaggi, che non adottando le date posteriori del Persoon o
del Fries, colle quali molti inconvenienti non vengono punto
eliminati.
Nelle questioni di nomenclatura dobbiamo considerare quella
dei nomi generici e quella dei nomi specifici. Naturalmente
quanto a questi ultimi noi dobbiamo accettare quelli che — come
è stabilito per le piante vascolari — sono dati colla forma binomia
dal 1753 in poi e rispondono ai requisiti già bene determinati
per le altre piante.
Quanto ai nomi generici, sui quali esistono divergenze d'opi-
nione, il principio che io sostengo è il seguente: accettare i
nomi geìierici istituiti nel 1753 o dopo, dai soli autori che
usavano la nomenclatura binomia e a patto che i relativi ge-
neri corrispondano (eìnendati o no nella circoscrizione) ai
■postulati della sistematica scientifica. Tali generi, del resto,
sono generalmente adottati anche oggidì. A questo effetto si
rende necessaria una revisione critica e storica dei generi stessi,
la quale, del resto, riferendosi ai pochi vecchi tipi generici, non
deve riuscire né lunga né difficile.
I principali botanici che pubblicarono opere micologiche
dal 1753 (Linneo) al 1801 (Persoon) sono pochi e se i loro ge-
neri erano veramente ben fondati, furono adottati dal Pei'soon
e dal Fries.
Le opere del Gleditsch (1753), Battarra (1755), Haller (1768)
sono da escludersi perchè non ammettono la nomenclatura
binomia. Deve pure escludersi il trattato dell' Adanson, Familles
des plantes (1763), del quale, sia per l'insufflcienza ed erroneità
delle diagnosi generiche, sia per la inammissibile singolarità
dei nomi creati dall'autore, nessuno dei micologi posteriori potè
tener conto, tolto il genere Valsa (ora mutato di senso) e il
g&n. Cantharellus. Né maggiore considerazione merita la grande
opera del Paulet {Traile des Cìiamp., 1793-1835) che tanto
sconvolse e confuse la nomenclatura dei macromiceti : 1.° pei'ché
molti dei nomi gen. da esso creati .sono sinonimi di nomi ante-
170 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
rieri già accettati universalmente ; II.'' perché, inoltre, i più di
codesti nomi comprendono specie del tutto eterogenee; III." perchè
dei cosi detti nuovi 'generi il Paulet non diede alcuna diagnosi.
Quanto alle opere ragguardevoli dello Scopoli {FLcarniol. 1760;
IP ed. 1772), dello Schaeffer {Fungi Bav. et Palai. 1762-1774),
del Bulliard {Herì). de la France, 1780-1795), del Batsch {Elench.
fmig. 1783-1789), del Willdenow {FI. Beroi. Prodr. 1787), del
Tode {Fungi MekL 1790-1791) che, del resto, comprendono pochi
generi nuovi oltre ai Linneani, tali opere furono accuratamente
studiate ed utilizzate dal Persoon e, ancor più, dal Fries; onde
quanto contengono di tipi veramente distinti e nuovi fu man-
tenuto nelle opere dei due maestri.
Il Linneo, cornee noto {Codex Linnean. pp. 1074-1084 e 1065),
ammise i generi fungini seguenti: Agaricus, Boletus, Hydnuni
Phallus, Clathrus, Helvella, Peziza, Clavaria, Lycoperdon,
Mucor, Bijssus ex p. e Tremella ex p., naturalmente in senso
latissimo e che venne di giorno in giorno sempre più emendato
e circoscritto dai successivi micologi.
Lo Schaeffer non aggiunse alcun genere ai Linneani. Lo Sco-
poli aggiunse il gQn. Merulius prendendolo da Hai ter e più
tardi il ^Q\\. Porla modificandolo da quello del Browne. Il
Bulliard arricchì la micologia di più generi, stupendamente illu-
strati, benché in parte poco naturali: Fistulina, Tuber, Auri-
cularia, Reticularia, Hgpoxylon, Nidularia, Variolaria, Spìiae-
rocarpos, Cellularia (teratol.). Trichia. 11 Batsch non aggiunse
che i generi Stemonites, Einbolas (non Wallr.) e Sphaeria,
prendendolo da Haller. Il Willdenow istituì in aggiunta i generi
Por orda e Thelephora. Molti più ne fondò il Tode, per buona
parte oggi riconosciuti e accettati, cioè: Sperìnodennia, Scle-
rotiurn (mycel.). Mesenterica (mycel.), Acrospermum, Stilbum^
Ascophora, Medusula, Tubercularia, Helotium (non Pers.),
Tympanis, MyrotheciuTn, Volutella, Hysteriitm, Vermicularia,
Pyrenium, Xylostroma (mycel.), Chordostylum, Thelebolus,
Sp/iaeroboUts, Atractoòolus , Epicliysiuni (eiitomog.?), Periconia,
HydroiphGra. Ai generi degli autori finora citati il Persoon
nel 1801 nella sua memorabile Synopsis method. Fungorum, ne
aggiungeva una nuova serie veramente considerevole, cioè:
Aecidium, Aegerita, Amanita (vix Browne), Arcyria, Ascobo-
lus, Battarrea, Botrytis, Bovista, Conoplea, Cribrarla, Cyathus
RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA ITI
(ex Cj-athia Browiie), Daedalea, Dematium, Diderma, Fuligo,
Geastrum, Geoglo^swn, Himantia (mycel.), Isaria, Leotìa,
Licea, Lycogala, Merisma (mycel.). Monilia, Morchella, Nae-
rnospora, Odontia, Owjgena, Physarum, Piloljolus, Paccinia
(vix. Mich.), Rhacodìam (mycel.), Rhizomorpha (mycel.), Scle-
roderma, Tabiilina, Tidosloma, Trichoderma, Uredo, Xyloma,
e non pochi sottogeneri che oggi sono riconosciuti come ottimi
generi. Noto subito che parecchi dei nomi generici riportati
dai suddetti autori, non sono loro creazioni ma riproduzioni più
o meno emendate di generi omonimi, o pubblicati anteriormente
al 1753 o di autori che non seguirono la nomenclatura binaria,
come Micheli, Mentzel, Gleditsch, Battarra, Haller ecc.
Da quanto ho sopra esposto risulta che almeno un'ottantina
di ottimi generi fungini, che formano per cosi dire il fonda-
mento della sistematica micologica, fu creata e sancita avanti il
nostro grande maestro, il Fries. Ora se noi, anziché attenerci
alla norma già approvata ed applicata per le piante vascolari
colla data del 1753, volessimo adottare per le validità della
nomenclatura fungina la data, anzi le date Friesane (1821-32),
a tutti i detti generi si dovrebbe togliere la vera paternità per
sostituirvi il nome di « Fries ». ^ Minore incongruenza succede-
rebbe se si preferisse la data Persooniana, 1801, ma si andrebbe
sempre contro la giustizia, senza ottenere vantaggi proporzionali.
Io opino adunque, riassumendo, che sia per il gruppo dei
Funghi, che per tutto il resto delle Cellulari,- non sia da sco-
^ È qui da farsi poi una grave riflessione. Quand'anche pigliassimo
il Systenia mycolog'icum del Fries come punto di partenza per la legale
nomenclatura, avremmo scelto un' opera insigne senza dubbio, ma
che è assai lontana dal rappresentarci l'attuale sistematica micolo-
gica ; basta pensare che cosa è avvenuto dappoi dei generi Friesani
Spliaeria, Peziza, Polyporus, Thelephora, Uredo, Phoma per
convincersene tosto.
- Ritengo per fermo che gli stessi motivi da me addotti per i
Funghi, valgono pure per tutte le altre Crittogame cellulari. E le
recentissime proposte dei Briologi di datare la legalità della nomen-
clatura dei Muschi dal 1801 con Hedwig (Species Muscorum) ; del
prof. 0. Nordstedt di datare quella delle Desmidiacee dal 1848 con
Ralfs (The British Desm.J ; o finalmente del Dr. S. Stockmayer di
tenere come caposaldo per le Alghe la SyUoge De-Toniana non in-
validano i criteri e le ragioni da me sostenute.
1V2 RIUNIONE STRAORDINARIA IN PADOVA
starsi dal comune uso, accettato per le Vascolari, prendendo
come data iniziale l'anno tante volte ripetuto 1753. Sarà poi da
esaminarsi e vagliarsi (come dissi) con tutta cura la nomen-
clatura di ciascun genere (e ciascuna specie !) per riconoscere
se questa risponda bene alla legge della priorità; ritenuto però
che, malgrado questa, non pochi saranno anche pei funghi i
nomina generica conservanda, di fronte ad altri nomi bensì
anteriori, ma obliati da oltre mezzo secolo o del tutto oscuri
ed incerti o fondati su specie affatto eterogenee.
SEDE DI FIRENZE. "
Adunanza dkl 9 ottobke 1909,
Presidenza del Presidente Baccarini.
Aperta la seduta, è proclamato a nuovo socio :
Scotti Prof. L. di Casalmaggiore.
Vengono poi letti il verbale della Riunione straordinaria in Padova
(23-24 settembre 1909) ed i due lavori seguenti:
P. CANNARELLA. — FLORA URBICA PALERMITANA.
Centoria il
101. Animi maJHS L. var. b iniermecUum DC. — Nella nuova
banchina a Santa Lucia verso Ucciardone fra lo sterrato di al-
cune case in costruzione.
102. Orlaija marilim.a Koch. — Sulle mura del Chiostro di
S. Giovanni degli Eremiti.
103. Torilis nodosa Spr. — Sul bastione di Porta Carini fra
i cortili del R. Albergo delle Povere, sotto gli alberi in Piazza
Ucciardone.
104. Vaillaniia muralis L. — Mura esterne dei Bonfratelli, ter-
razza della Biblioteca Comunale a Casa Professa, sulla Cattedrale.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 175
105. Galm/n saccharatum Ali. — Sul campanile della chiesa
di S. Giuseppe, mura esterne del Chiostro di S. Giovanni degli
Eremiti.
106. G. Aparine L. — Sul chiostro di S. Giovanni degli Ere-
miti con la specie precedente, fra i ruderi della Concezione, sulla
terrazza della Biblioteca, fra le macerie nel passaggio a livello
detto Madonna dell'Orto.
107. G. murale (L.) Ali. — Meno comune del precedente : nel
cortile del R. Albergo delle Povere fra il selciato e sulla ter-
razza delle Biblioteca Comunale.
108. Asperula arvensis L. — Rara fra il cortile del R. Al-
bergo della Povere con la specie precedente,
109. Sherardia arvensis L. — Forma stradale interessante :
lungo la strada ferrata che va da Via d'Ossima al Corso Oli-
vuzza, sotto gli alberi in Via Cavour sopra un muro umido, fra
gli scalini della Chiesa delle Croci, e sulla terrazza della me-
desima.
110. Cenb-anthus raber (L.) DC. — Abbondantissimo sul ba-
stione di Porta Guccia al Corso Alberto Amedeo in piena fiori-
tura da maggio ad ottobre.
111. Fedia Corniicopiae (L.) Gaertn. — Poco comune : fra le
macerie della stradaterrata fra Via d'Ossuna e Madonna dell'Orto.
112. Scabiosa atropurpurea L. var. ^ maritima L. — Ab-
bondante sul Castello e ad Ucciardone dentro il recinto della
ferrovia.
113. Phagnalon saxatiie (L.) Cass. — Più abbondante la var.
tìjpicum ; meno la varietà iniermedìwn (Lag.) DC, l'uno e
l'altra sulle mura di Porta Carini e sul Castello.
114. Gnaphaliitm UUeo-ai,bwn L. — Caratteristica specie
della flora murale e ruderale, abbonda nei Bastioni di Palermo,
sia su quello di Porta Guccia al Corso Alberto Amedeo e dentro
il Vicolo omonimo, che su quello di S. Saverio, inoltre venne
trovata sopra un muro di Via Porcelli e sopra un altro di Via
Filiciuzza.
115. Matricaria Chaniomilia L. — Poco comune; Via Fran-
cesco Crispi presso la banchina e sul bastione di Porta Carini.
116. Chrysanthemwn coronariam h. — Abbonda sul Castello
dove verso maggio e giugno forma vere praterie; fu trovata
pure presso il Molo.
174 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
117. Chv. f^egeium L. — Insieme con la specie precedente
abbonda sul Castello, poi fu trovata verso la Favorita e presso
la nuova banchina a Santa Lucia.
118. Conyza ambigua DO. — Comunissinaa dappertutto sui
tetti della Cattedrale, sul campanile dei Crociferi, per i cortili
nel R. Albergo delle Povere, per tutte le strade di cinta, fra
le macerie al Cantiere, verso Piazza Ciaccio, sulla terrazza della
Bibl. Com. e sul bastione di Porta Carini.
119. Senecio vuìgaris L. — Comunissimo come la specie pre-
cedente ed insieme con essa — inoltre sulla terrazza della Bibl.
Nazion. e nelle macerie al Corso Olivuzza.
120. Bellis perennis L. — Poco comune: nei pressi della
Chiesa delle Croci e nelle adiacenze del Viale della Libertà.
121. Asterisciùs spinosus (L.) Gr. et Godr. — Veramente questa
specie non ha i caratteri della flora ruderale e fu da me tro-
vata nella nuova banchina a Santa Lucia e verso la Favorita,
quasi in campagna.
122. Inula viscosa (L.) Ait. — Abbondantissima fra il mate-
riale da costruzione della nuova banchina di Santa Lucia,
123. Urospermum picroìdes (L.) F. W. Schmidt. — Abbon-
dantissimo sul Castello in Maggio, abbondante sulla loggia più
alta del Salvatore fra le mattonelle come se vivesse in piena
terra; e poi a terra nei pressi della Villa Florio al Corso Oli-
vuzzo, ed avanti il Palazzo Reale; inoltre sulle mura di Porta
Carini e sul Castello.
124. Urospermum Balechampii (L.) F. W. Schmidt. — Sul
campanile della Chiesa di S. Giuseppe e davanti il Palazzo Reale
abbondantissimo ; come fra i ruderi della banchina a Santa Lucia.
125. Hedijpnois polymorpha DC. — Qua e là in mezzo ai ruderi
verso Ucciardone e nei pressi di Via della Libertà.
126. Tolpis virgata (Desf.) Bert. — La specie, con la varietà
^ grandiflora Ten. che il Lojacono (FI. sic. III, p. 184, n." 3)
eleva a dignità di specie, dietro la chiesa dei Crociferi e nella
siepe che fronteggia il Palazzo Reale, in maggio.
127. Seriola aelnensis L. — Di dimensioni e di aspetto va-
riabilissima, ora a fusti corimbosi, ramosissimi, ora semplici ed
eretti, questa specie si trova dappertutto in città, ora in luoghi
perfettamente asciutti, come terrazze, logge, muri, ora in luoghi
umidi ; ruderi in Via D' Ossuna al passaggio a livello, terrazze
SEDK DI FIUE3NZE - ADUNANZA DKL 9 OTTOBRE 175
del R. Albergo delle Povere, sui tetti di una casa in Via Gioeni,
sui ruderi a San Giovanni degli Eremiti, mura esterne della
Pietà, sulla loggia più alta del Salvatore in grandissima ve-
getazione.
128. Picridinm vaìgare Desf. var. 5 ìndivisum Guss. {■= Rei-
chardia pìcroides Roth. a vulgaris Fioi*i e Paol.). — Non tanto
comune; in maggio dentro il recinto della ferrovia in Piazza
Ucciardone.
129. Pulicaria dysenterica Gaertn. — Rara, in maggio nel
selciato dei cortili del R. Albergo delle Povere.
130. SoncMc^ oleraceus L. — Comunissima, tanto la specie
che le due varietà: cUiatus Lam. e triangit'aris Wallr. Tanto
l'una che l'altra però variabilissime, le variazioni dipendendo
sensibilmente, a mio riguardo, dai luoghi aridi in cui furono
raccolte. La var. lacerus Wallr. (= cìlialus Lam.) in giugno
in Piazza Ucciardone, in maggio nel Viale della Libertà ed in
aprile sui tetti di alcune case, inoltre sotto gli alberi di Via
Cavour. La var. triang itlaris Wallr. (=:: .9. oleraceus fi runci-
natiis Koch) fra le pietre in Via Francesco Crispi alla banchina.
131. Sonchus asper Vili. — Non tanto comune : le sue forme
sempre rachitiche e nane si presentano a foglie piccole, rigide^
runclnate, in giugno nelle adiacenze del Viale della Libertà.
132. Sonchus tenerrlmus L. — Comunissimo ed abbondan-
tissimo dappertutto essendo pianta ruderale per eccellenza.
Varia nelle forme e nelle dimensioni da individuo a individuo.
Il Lojacono (FI. sic, voi. Ili, p. 207) non distingue nessuna
varietà, mentre fra gli individui da me raccolti alcuni si acco-
stano alla var. b annuus Lge. (Fiori e Paol., Ili, p. 417) per i
fusti gracili, unici e le foglie pennatifìde, mentre altri si acco-
stano alla varietà s italicus (S. tenerrimus e. Guss.) per le
lacinie strettamente lineari, sempre denticulate. Qualche indi-
viduo è munito quasi tutto, ma più specialmente in alto, di nu-
merosi peli glandulosi.
Muri, strade, terrazze, tetti, tutto l'anno.
133. Crepis laraxacoides Desf. — Nella terrazza della Biblio-
teca Comunale iji maggio.
134. Crepis 'bursìfolìa L. — Questa specie è molto variabile.
Talvolta specialmente, nelle forme plateali si presenta assai ri-
dotta (C. Gussonei Fiori ? := Leontodon Spr.). Qualche forma
176 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL, 9 OTTOBRE
fa passaggio alla varietà laclnulosa Lojac. specialmente per le
incrostazioni calcaree marginali. — Con insistenza vegeta nelle
piazze, fra le lastre del selciato nelle vie, anche nei luoghi più
frequentati. Alcuni individui vegetano sui muri e sulle terrazze :
terrazza della chiesa delle Croci, bastioni del Castello, siepe
avanti il Palazzo Reale, a terra in Piazza Castello, cortili ab-
bandonati dentro la città, ruderi, verso Ucciardone e verso
Santa Lucia.
135. Lacliica Scariola L. var. sylvestrfs (Lara.). — A Santa
Lucia ed all'Acquasanta, in giugno.
136. Lactuca saligna L. — Questa specie presenta negli in-
dividui da me raccolti un leggero polimorfismo follare; per le
sue foglie lineari si accosta alla var. Wallrothiana DG. mentre
spiccatamente poi si presenta coi caratteri della a typica (Fiori
e Paoleftì, p. 432). In maggio nei pressi di Palazzo Reale.
137. Hyoseris radiata L. var. typica. — In maggio nella ter-
razza della Chiesa delle Croci ed a San Matteo, in aprile sul
bastione di Porta Carini, sul bastione di Porta Guccia, sul Ca-
stello e verso Ucciardone.
138. Hedypnois poìymorpha DC. var, A eretica W. (= H. ere-
tica Willd. (Lojac, p. 184, n." 2). — Rara. Un solo individuo,
piccolo, raccolto sui bastioni del Castello in maggio.
139. Galactites tomentosa DG. — Realmente ha ragione il
Lojacono (p. 130, n.» 8) che i fiori di questa specie in Palermo
tendono sempre ad essere biancheggianti o cerulei. Difatti gli
individui da me raccolti hanno i fiori giallognoli-biancheggianti
e solo quelli di mezzo del capolino sono cerulei-pallidi. In ab-
bondantissima fioritura in aprile sulla terrazza più alta del
Salvatore, assolutamente spontanea, alcuni individui sulla ter-
razza della Biblioteca Nazionale, altri per le strade.
140. Filago germanica L. a typica e y spathulata Presi. —
La var. typica a fasti gracili, flessuosi, diffusi e talvolta eretti ;
la var. spathulata quasi sempre a fusti divaricati e prostrati.
La prima più comune della seconda, entrambi nel R. Albergo
delle Povere fra il selciato dell'atrio, a Santa Lucia e sulla ter-
razza della Chiesa delle Croci.
141. Eupatorium cannabinum L. — In giugno sul bastione
di Porta S. Agata.
142. Cichorium Intybus L. — Rara sul Castello in maggio.
SBDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 177
143. Centaurea nicaeensis Ali. & fascata Desf. — In fondo al
Viale della Libertà in giugno.
144. Centaurea Calciirapa L. — Questa specie per 1' aspetto
presenta fra gli individui qualclie differenza notevole, per cui
alcuni individui si accostano molto alla var. j3 ìnacroacantha Gwis.
(C. macroacantha Guss.) per le foglie tutte poco diverse a dif-
ferenza della specie che ha tutte le foglie non fiorali pinnati-
fide; per le spire delle brattee involucranti più robuste e più
divaricate.
Entrambe al Castello in maggio e solo la specie ad Ucciardone.
145. Kenirophylliini lanatum L. — Rara, in maggio sui ba-
stioni del Castello.
14G. Cardmis pycnocephalus L. — Comune all' Ucciardone in
maggio.
147. Carlina lanata L. — Sul bastione di Porta Carini.
148. Calendula officinalis L. a armnsis L. e ,8 micrantha Tin.
— Poco comune : nei pressi della Favorita quasi in campagna,
la var. micrantha nei pressi di Piazza Ucciardone.
149. Andryala ìniegrifolia L. j undulaia Presi — Comu-
nissima specie plateale e stradale. In giugno sotto gli alberi
di Via Libertà, in Maggio avanti il Palazzo Reale abbondan-
tissima.
150. Trachelium coeruleum L. a lypicuin. — Pianta propria
dei muri umidi: muri di cinta della città, sopra un recipiente
d'acqua al Corso Olivuzza e sopra il Bastione di Porta Guccia
al Corso Alberto Amedeo, Bastione di S. Severio e dello Spasimo,
Bastione presso Porta di Termini, presso Piazza Magione, Porta
S. Agata e bastione della Concezione.
151. Campanula Erinus L. — Variabilissima nella forma e
nella statura, questa specie spiccatamente ruderale è estrema-
mente abbondante su tutti i muri secchi e umidi della città, si
è trovata pure a terra fra il selciato delle strade e su diverse
terrazze. Non si citano località essendo comune dappertutto.
152. Samolus Valerandi L. — Muri umidi in maggio, muri
di cinta del Palazzo Reale ed in tutti i bastioni della città, non-
ché insinuata nei crepacci dei muri umidi di tutta Palermo.
153. Anagallis arcensis L. — Molto comune la var. phoe-
nicea L. a fiori di color minio-violacei (sul bastione di Porta
Carini e sul Castello), poco comuni le var. coerulea Schreb.
178 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
(sul bastione di Porta Carini) e micrantha Gr. et Godr. (ban-
china nuova a Santa Lucia).
154. Plantago Lagopus L. — Comune sul bastione di Porta
S. Agata, sul forte del Castello, e presso la Chiesa delle Croci
in maggio. La var. lusìtanica Ten. (P. arvensis y Presi, Lag.
b Guss.) distintissima per la sua robustezza, in Piazza Ucciar-
done e sul Castello.
155. Plantago Coronopus L. a typica. — Comunissima la var.
a rachide stretta a lacinie strette ed allungate (Fiori e Paol.,
Ili, p. 98) ; meno comune la var. a Cohminae Gouan = var. lati-
folia DC, a rachide larga e lacinie corte lanceolate.
In Piazza Ucciardone, sul Castello in fondo alla Via della
Libertà e dirimpetto il Palazzo Reale in maggio.
156. Plantago Psyllium L. — Abbondantissima ed in piena
fioritura sul Campanile della Chiesa di S. Giuseppe in Maggio,
poco comune sul bastione di Porta Guccia, in forme molto mi-
nute sul Chiostro di S, Giovanni degli Eremiti, estremamente
abbondante sul Castello, rara sulla terrazza della chiesa di San
Gregorio.
157. Plantago seì^raria L. — Abbondante e fortemente ade-
rente al suolo sulla terrazza dirimpetto il Giardino Inglese.
158. Eryihraea pulchella (Sw.) Horn. — Unico individuo preso
sopra il muro di un serbatoio d'acqua al Corso Olivuzza in
giugno.
159. Echium plantagmewn L. — Gli individui raccolti ap-
partengono certamente alla forma tipica; però per essere piante
meno robuste, a foglie molto più piccole ed a corolle molto ri-
dotte si possono riferire alla var. rnicrantlmm di Lojacono (FI.
sic, IV, p. 77, n.° 7), concordando anche coi saggi dell'erbario
siculo con cui sono stati diligentemente confrontati. Si opina a
credere che questa forma micrantha sia propria dei luoghi
sterili (strade, piazze ecc.) e dipenda solo dall' habitat.
Verso la Favorita e nel passaggio a livello detto Madonna
dell' Orto.
160. Echium calycinum Viv. var. erectum Lojac. (FI. sic, V,
p. 80, n.o 14). — Sui bastioni del Castello e dietro la Chiesa
delle Croci in maggio.
161. Echiam arenarium Guss. — Dietro la Chiesa delle Croci
in maorgio.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 179
162. Heliotropium europaeum L. — Comune nei giardini pub-
blici fra le piante coltivate, 1' unico individuo è spontaneo fra le
pietre nella nuova banchina a Santa Lucia.
163. Convolvulus ar'vensis L. a tijpicus. — Specie estrema-
mente variabile per la forma delle foglie. Le varietà più co-
muni nella presente flora ruderale sono : la var. auricitlatus Desr.
molto abbondante sotto gli alberi del Viale della Libertà, in
Piazza Ucciardone, sul binario della ferrovia fra il brecciame ;
sul binario in Via d' Ossuna, sul bastione di Porta Carini e sulla
terrazza della Chiesa delle Croci ; meno comune é la var. lanci-
folius Presi rinvenuta nel binario di Via D' Ossuna insieme alla
precedente.
Questa specie ama sdraiarsi fra le rotaie della ferrovia non
curante dei buffi di vapore e dello scolo dei grassi delle loco-
motive.
164. Convolvulus caniabricus L. — In maggio verso le grandi
prigioni, in giugno verso la Favorita, in Piazza Ucciardone ed
avanti la Chiesa delle Croci.
165. Convolvulus ìtalicus R. et S. — Insieme al Lojacono,
credo di separare questa specie dall' allhaeoides L. per le foglie
che sono molto meno divise e per l'aspetto che è totalmente di-
verso da quello della althaeoides. Per il carattere dei peli, quasi
tutti gli individui si avvicinano alla var. glaberrima Lojac.
In giugno verso la Favorita, a Santa Lucia fra il materiale
della nuova banchina, sul Castello in Piazza Ucciardone e nel
passaggio a livello di Madonna dell'Orto insieme alla specie
oxvensis.
166. Solanum sodomaemn L. a meditet^ranemn Dun. — In
giugno nel bacino di Carenaggio, avanti il Giardino Inglese e
nel passaggio a livello di Via D' Ossuna verso il tunnel di
Piazza Indipendenza.
167. Solanum nigrum L. — Comunissimo dapertutto: mura
del Castello, al Giardino Inglese, mura di Porta Carini, sotto
gli alberi al Viale della Libertà, fra le pietre al Molo, mura
della Via S. Gregorio a Porta Carini.
168. Solanum miniaium Bernh. — Poco comune, sul bastione
di Porta Carini.
169. Petunia nyctaginifolia Juss. — Questa specie, propria
dell'America meridionale, presso le foci del Rio della Piata, è
Bull delia Soc. hot. Hai. 13
180 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
estesamente coltivata nei nostri giardini per la vistosità dei
suoi fiori. Gli individui da me raccolti presso una villa del Giar-
dino Inglese sono certamente nati da semi scappati dalla villa
adiacente. Altri individui trovati fra il materiale da costruzione
nella nuova banchina a Santa Lucia vi saranno nati per causa
accidentale.
170. Ceslrum Parqui U Hérit. — Questa specie nativa delle
regioni umide del Chili e dell'Argentina, si é inselvatichita da
noi da qualche tempo, per cui si rinviene spontanea fra le
macchie dei Fichi d' India. Il Gussone ed il Lojacono la esclu-
dono .dalla Flora sicula, ma Fiori e Paoletti la indicano colti-
vata per siepi ed anche nativa presso Messina. In Palermo è
grandemente coltivata al Giardino Inglese presso cui fu trovata
in giugno 1908.
171. Datura Slrainoniuni L. a iypica. — Originaria dei paesi
intorno al Caspio, da tempi antichissimi si é inselvatichita da
noi, per cui è ascritta alla Flora siciliana. L'unico individuo da
me posseduto fu raccolto sul bastione di Porta Carini in giugno.
172. Hyoscyamus albus L. — Comunissimo dapertutto : muri
di S. Chiara ai Benfratelli, terrazza di S. Nicolò all'Albergheria,
Piazza Verdi sotto un marciapiedi e presso il Giardino Inglese,
abbondantissima sul campanile della Chiesa di S. Giuseppe e
sulla cattedrale, molto comune nella siepe davanti il Palazzo
Reale fra le Agave.
173. Verbascum sinuatum L. — Abbondantissimo sul Castello,
davanti il Palazzo Reale, dietro la Chiesa delle Croci, nell'edu-
catorio M. Adelaide e sul campanile dei Crociferi.
174. Scrofularia peregrina L. — Specie tipica murale: cam-
panile della Chiesa del Salvatore, mura presso il Giardino In-
glese, sulla cattedrale, sul bastione di Porta Carini, Albergo
dello Povere, gradinata mura delle Cattive, al cantiere, mura
del Castello.
175. Antirrhinum siculum Ucria. — Estremamente abbon-
dante in tutte le mura dei luoghi ruderali di Palermo. Non si
indicano località perchè diffusissimo dapertutto. È molto varia-
bile sia per la forma delle foglie che talvolta è aciculare, sia
per il colore dei (ìori che talvolta sono giallo-zolfini pallidi,
mentre in tal'altra sono bianco-porporini.
176. Antirrfiinum Orontium L. ^ calyciniim (= grandiflo-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 181
ram Chav). — Molto meno abbondante della specie precedente :
Fra i ruderi dell' Ospedale della Concezione, al cantiere, sul
Castello più frequente che altrove, mura della Chiesa di S. An-
tonio alla Dogana, davanti il Palazzo Reale, presso il Giardino
Inglese.
177. Linaria reflsxa (L.) Desf. var. Castelli Nic. (= var. ochro-
leuca Strobl). — Rara, nel Cantiere, in Piazza Ucciardone, ba-
stione di Porta Carini, cornicione della caserma dei pompieri
(minutissime) in aprile.
178. Linaria strida Sibth. et Smith var. typica. — Caratte-
ristica per i racemi allungati e lassi, è abbondantissima in
maggio sul Castello.
179. Linaria cijmbalaria L. var. typica. — Comune dappertutto :
muri ; pendente dai tetti ; attaccata alle grondaie : tetti della
Cattedrale, gradinata mura delle Cattive, campanile dei Crociferi,
vie presso il Giardino Inglese e Via Gioeni al Papireto, Piazza
dell' Origlione.
180. Veronica arvensis L. var. li/pica. — Molto comune sui
tetti e sui muri, in aprile sulla loggia del Salvatore in abbon-
dantissima vegetazione, sui muri del M. Adelaide. I nostri in-
dividui per i rami lassi e molto esili si accostano molto alla
var. poUjanthos Thuill.
181. Orobanche minor Sutton — Sopra un muro dell' Edu •
catorio M. Adelaide fra altre erbe, ed a Santa Lucia fra i ru-
deri, su diverse specie di Lathyrus.
182. Orohanche Picridis Vauch. — Sul bastione del Castello
vegetante sopra alcune Composite.
183. Verbena officinalis L. — Abbondantissima sulle mura
del bastione di S. Saverio presso 1' Ospedale del Bambini e sul
bastione del Corso Alberto Amedeo.
184. Ajiiga [va ([-.) Schreb. — In Piazza della Libertà dietro
i nuovi fabbricati, verso Ucciardone.
185. Salvia Verhenaca L. a typica. — Comunissima a terra,
nelle piazze, nelle vie, e nelle pubbliche terrazze, abbondante
nel passaggio a livello Madonna dell' Orto, ad Ucciardone, verso
la Via Libertà ecc.
186. Mentha Palegium L. ^ tomentosa L. — Qua e là per le
strade e sui muri umidi.
187. Mentita rotimdifoUa L. — Non si può dire a quale
182 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
varietà appartenga 1' unico individuo raccolto sopra un muro
umido nell'interno della Caserma dei Pompieri, perchè consiste
in un ramo foglioso senza spicastro e quindi mancano i carat-
teri fiorali.
188. Ballota nigra L. j3 meridionalis Fiori e Paol., Ili, p. 39
{B. foetida Lam. ?) = var. a Lojacono, Fi. sic, p. 229, n.° 3. —
Noi ruderi del passaggio a livello Madonna dell'Orto abbon-
dantissima.
189. Micromeria conseniina Benth. — Questa specie non
viene indicata da nessun autore come appartenente alla Flora
delle vicinanze di Palermo. L'unico esemplare raccolto presenta
tutti i caratteri di pianta ruderale, quindi sarà da farsene nuove
ricerche per accertarne meglio la ubicazione.
190. Micromeria graeca Benth. -^ Sul cornicione della Chiesa
di S. Cosimo e fra i ruderi della Concezione.
191. Lamiicm amiDlexicaule L. a ùjpicum. — In fondo al
Viale della Libertà, comunissimo sotto gli alberi che adornano
tutte le vie, fra le pietre a Santa Lucia, ruderi della Concezione.
192. Paronychia argentea Lam. — Caratteristica della flora
plateale, sempre sdraiata a terra, pullula sotto i piedi dei pas-
santi nelle piazze non lastricate ed attorno agli alberi : verso
Ucciardone ed altrove.
193. Polycarpon tetrapìiyllum L.iypìcum. — Quest'altra specie
caratteristica della flora plateale e stradale è estremamente ab-
bondante in tutte le strade e nelle piazze non lastricate o sel-
ciate anche frequentate, per cui non si danno località.
194. Amaranius deflexiis L. — Variabile per le foglie che
talvolta si presentano minutissime, mentre altre volte sono pro-
porzionalmente grandi: per terra, sotto il marciapiedi al Giar-
dino Inglese e verso Piazza della Libertà, a terra nel Corso
Olivuzza presso Piazza Ciaccio, in Piazza Castelnuovo presso il
Politeama e fra il selciato nel cortile del M. Adelaide.
195. RoilMeva multifida (L.) Moq. — Abbondantissima sui
muri, strisciante per terra e sdraiata nei luoghi non tanto
frequentati : a terra sotto i sedili nella terrazza al Foro Italico
e pendente dal bastione che guarda a mare in maggio, presso
Piazza Indipendenza, sdraiata a terra al Molo, in Via Francesco
Crispi presso i bagni Carini, sotto gli alberi della Via Liberia,
Via Sampolo pendente da un muro, al Corso Olivuzza presso la
SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 18B
Villa Florio, in Piazza Castello a terra abbondantissima, e nella
banchina a Santa Lucia.
196. Beta milgaris fi cicla L. silicata Gasp. {Beta silicata Gasp.).
— In Piazza Ucciardone e sul bastione del Castello abbondan-
tissima.
197. Beta maritima L. — Più comune della precedente ed
assieme con essa sul Castello.
198. Chenopodiiim vulvaria L. — A. terra sotto gli alberi nel
Viale della Liberta.
199. Chenopodiiim murale L. — La specie, comune sui ba-
stioni di Porta Carini, fra i ruderi della Concezione, sulla ter-
razza della Biblioteca Comunale e fra le pietre nel Cantiere.
La var. priiinoswn Guss. (i di cui nostri esemplari confrontano
perfettamente con quelli dell'Erbario siculo), fra i ruderi di
una vecchia casa al Corso Olivuzza,
200. Chenopodmm ambrosioides L. — Abbondantissima sul
bastione di Porta S. Agata.
Palermo, 24 Ottobre 1906.
A. GOIRAN. — DE CYPERIS AGRI NICAEENSIS.
Nel compilare il Catalogo delle specie e forme del genere
Cyperus che ho raccolto nell'Agro Nizzardo, ho seguito quasi
letteralmente le traccie della Flora Analitica Italiana (voi. I,
p, 113-116; IV, p. 33-34). Saranno probabilmente da aggiungere
alle forme elencate, alcune altre che formano oggetto di studio.
Cyperus (Tournef.) L.
Sect. I. — Juncellus Griseb.
1. Cyperus levigatus L. .8 distachyas (AH.) ; A. Fiori FI. anal.
= C. distachijos Ali., Ard. ; C.janciformis Cav. ; C. imtcronatus
Rchb. non Rottb. — Exsicc. Goir. Schedae ad FI. It. exsicc. {cu-
rantWus Adr. Fiori, A. Bèguinot, R. Pampanini) cent. VIII, n. 742.
Luoghi palustri ed inondati alla sinistra del fiume Varo alla
sua foce e nelle località chiamate les GrenouUlères e Californie !:
non comune. — Giugno-novembre. Perenne.
Oss. — Questa Ciperacea, assai variabile nelle sue forme (conf.
Goiran loc. cit.), è stata pure segnalata nelle stazioni ora indicate
184 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
da A. Risso, G. Kunze (in Rchb. icon. ecc.), Pinaroli (ex Fr. Ambrosi,
fl. Tir. austr., I, p. 453), Ardoino, Montolivo ! Barla ! Duval (ex
Husnot) : pur troppo la stessa è destinata a scomparii-e dalla Flora
Nizzarda.
Sect. IL ■— Pycreus (P. B).
2. Cyperds serotinds Rottb.; Ard. = C. Montili, fil. — « Stirps
« saepissime dense gregaria. Occurrit : a) major. Forma tj'pica.
« — &) abljreviatus. Forma partibus omnibus di minuta. — Spi-
« culae ex luteo ferruginae. »
Fossi, luoghi umidi, paludi ; più raramente nelle praterie.
Cresce copiosamente nelle vicinanze del Varo, singolarmente
alle GrenouUlères l (e Risso, Barla, Montolivo ecc.) : una volta,
più ad est verso Nizza, a S} Pierre rT Arène e Croioc de Tnarlire
ove, causa le trasformazioni del suolo, é scomparso. — Dalla
fine di luglio al principio di dicembre. Perenne.
3. Cyperds flavescens L., Ard. — « Pianta gregaria; rarius
«solitaria. Stirps faciem suam constanter serbat: in innumera
« grege tamen praestantiores formae occurrunt: variat etenim:
« A) calamis siraplicibus vel fasciculatis, caespitosis, — proceris
« (involucro omisso) 35-45 cm. et ultra altis, vel humilioribus
« immo in speciminibus minimus, exiguissimis, quandoque vix
« pollicaribus, — erectis et validis vel gracilibus et tlaccidis: B)
« spiculis in capitulo coadunatis : capitulis terminalibus,solitariis,
« interdum unam tantum vel paucas spiculas gerentibus (.0 mono-
« STACHYUS Sacc. = forma pygmaeus Coir.), persaepe subsessi-
« libus vel pedunculatis (pedunculi etiam 30-40 mm. longi) in
« umbellam compositam, subcapitatam vel radiatam dispositis ;
« C) spiculis concoloribus flavis vel flavescentibus, pallide luteis,
« stramineis, albicantibns, virescentibus, variegatis, ferrugineis
« (C. flax^escens var. ferrugineus De Bonis). »
Luoghi umidi ed inondati in tutti i dintorni di Nizza, dai
quali si innalza alla collina ed anche alla zona submontagnosa ! :
cresce copiosamente in tutte le forme ora ricordate, meno però
di una volta. — Dalla fine di giugno ad ottobre, ed anche in
novembre se la stagione è propizia. Annuo e bienne.
Oss. — In un esemplare prossimo alla forma monostachyus, ho os-
servato alla distanza di 15 mm. dal fascetto terminale, privo di
foglie involucrali, un piccolo grxippo formato di due spighette e
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 185
munito di brevissimi peduncoli : le due spighette sono disuguali ;
la maggiore è lunga 5 mm., la seconda situata a brevissima distanza,
1 mm. circa, ha una lunghezza di 2 mm.
4. Cyperus globosus Ali., Ard. — « Pianta gregai'ia: stirps
« satis polyraorpha. — Formae vel varietates insigniores : a ty-
« FICUS. Spiculis (8-20 mm. longis) in capitulum globosum sessilein,
« vel in umbellam capitato-congestam aut siibradiatam, radiis
« brevissimis, dispositis.Calamis fasciculatis quam in C.flavescente
« validioribus. Occurrit : a) humilis : calamis 10-20 cm. altis !
« &) elatior: calamis eliam 55 cm. et ultra longis. Frequens.
^ MACROSTACHYOS, « Spiculls 25-30 mm. longis; forma pul-
« cherrima var. sequente intermixta. Raro occuri'it. »
$ CYMOSUsWillk. et L.? — « Anthela pluriradiata, radiis inae-
« qualibus in apice spiculas fasciculatas gerentibus. Frequens. »
Bellissima specie primieramente descritta dall'Anioni (n. 1789),
che cresce densa e copiosissima nei luoghi umidi ed inondati,
al margine dei fossi e nelle praterie, in vicinanza al mare a
sinistra del fiume Varo, singolarmente nella località già citata
delle GrenouUlères ! (e Risso sub C. fasciculari Rot., Piccaroli
ex Fr. Ambrosi loc. cit, Montolivo !, Bada ! ecc.). — Da luglio
a novembre. Annua e perenne.
Oss. I. — Ho raccolto nella stazione ora ricordata delle forme,
ulterius inquirendae et examinandae, intermediarie tra C. favescens e
C. globcsus che in essa crescono promiscuamente ; alcune di esse
sono veramente singolari.
Oss. II. — Anni sono, tra l'anno 1870 e l'anno 1876, ho raccolto
più ad est dalla stazione del Varo, e precisamente a Riquier in luoghi
acquitrinosi, il C. globosus, forse scomparso in oggi, causa le tra-
sformazioni avvenute nei terreni. Inoltre osservo che da noi questa
Ciperacea non pare allontanarsi dalle vicinanze del mare ; a più ri-
prese l'ho veramente ricercata, più a nord nella Valle del Varo : la
stessa non cresce alla destra dello stesso fiume, ma viceversa si
incontra procedendo ad est a Mentone e Ventimiglia. L' egregio
collega sig. C. Bicknell ha pubblicato gli exsiccata della pianta che
cresce nelle paludi dei dintorni di Ventimiglia, nella FI. If. exstca. ,
superiormente ricordata (Cent. I, n. 7).
Oss. III. — Il Kunth (enum. pi.) sospetta che Cyperus globosus
possa essere stato introdotto : ma il Parlatore (FI. it.) osserva che
la sua presenza nella Spagna meridionale induce a ritenerlo piut-
tosto come indigeno. È una specie che dalle Indie orientali si estende
sino ai paesi meridionali di Europa.
186 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
Sect. III. — Eu-Cyperus.
5. Oyperus fuscus L., Ard. — « Stirps satis variabilis : in di-
« tiene nostra sequentes observantur formae vel varietates :
« a TYPIGUS. Glumae atro-fuscae carina viridi. »
fi viRESCENS (Hoffm.) = C.sabaudus Verrei; C. glaber Hoppe
(non L.) « Glumae pallide virescentes, vel ad latera albicantes,
« et carina viridi. »
7 SOLIDUS (Kerner) = C. fiiscus J3 elaiior Sacc. « ('alamis
« etiam 40 cm. altis; foliis caulinis umbellam laxiusculam supe-
« rantibus. »
S PUMiLus. — Pianta vix pollicaris.
Frequentissimo nei luoghi paludosi, umidi od inondati, al
margine dei rigagnoli ecc. : si incontra su tutta la zona lito-
ranea nizzarda, dalla quale ascende alla collina ed alla zona
montana, seguendo specialmente le valli ed i corsi d'acqua!
Comunissima nelle vicinanze di Nizza, a Riquier, nel letto del
Paglione, a S} Andre, VaJ.lon Obscur, Vallon de Magnan-;
presso il Varo e lungo la sua Valle fino ad una certa altezza:
nella zona collina e subraontagnosa o montagnosa lo ho raccolto
a Levens, Dtoranus, Luceram, Fontan ecc. La var. a è la più
frequente: la fi si osserva specialmente alle Grenouillères presso
al Varo e nel vallone di Magnan; più rara é la var. y che in
esemplari lussureggianti ho raccolto lungo un rigagnolo nella
collina di Caucada ; la 5 cresce nei luoghi rimasti per qualche
tempo ricoperti dalle acque e rappresenta la var. a ridotta in
tutte le sue parti. — Dalla fine di giugno a novembre. Annuo e
qualche volta bienne.
6. Cyperus vegetus Willd., sp. pi., I, p. 283 ; T. Husnot Des-
cription et fìgures des Cypèracèes de France, Siùsse et Bel-
gique, p. 77, cum te, tab. 23. — È pianta americana natura-
lizzata al sud-ovest della Francia: i Signori Abel Albert e Emile
Jahandiez {Catalogne des plantes vasculaires qui croissent na-
turellement dans le dèpartement du Var, p. 506 in nota) in-
dicano questo Cijperus à la Plage d'Hyères; si crede che la
stessa sia comparsa recentemente nel Nizzardo ; invece, come
dirò, la sua apparizione in questa zona botanica data da epoca
relativamente assai remota. Credo opportuno inserire in questo
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE 187
luogo la descrizione che di C. vegetits Willd. dà il sig. Husnot,
loc. cU. — Cyperus vegetus Willd. = C. monanthos Roth. « Tige
« de 2-10 dèe, dressée, triquétre. lisse. Souche courte. Feuilles
« d'un vert gai, planes, linéaires, larges de 4-6 milL, légére-
« ment scabres au bord. Epillets verdàires ou fauves à la ma-
« turité, très nombreux, réunis eii capitules compactes (deve-
« iiant assez làches) au sommet de pèdoncules inégaux formant
« une anthèle composée. entourée à la base d'un involucro de
« 6-7 feuilles dont plusieurs trés longues. Ecailles uniformément
« verrlàlres ou plus pàles aux bords, devenant fauves ou grises,
« làchement imbriquées et dressées-c'to^c'es à la maturité, carè-
« nèes nacicalaires, aigues-mucronées, non décurrentes, 3-5-
« nerviées. Stigmates trois. Akène fauve ou brun, obové (I mm.
« sur ^ji), trigone, apiculé, longuement attenuò à la partie in-
« férieure et à base élargie. — Lieux humides. Piante araéri-
« caine naturalisée dans le sud-ouest de la France. »
Come ho dichiarato in altre scritture questo Cijperus é stato
rinvenuto recentemente presso Nizza sulla collina di Villafranca
ed in diversi luoghi della Valle del Varo: nell'anno 1904 e nel
seguente 1905 ne osservai alcune piante presso al Varo nella
località detta Californie : non la rinvenni più in questa sta-
zione nell'anno 1907, ma la rividi ancora nella valle del Varo.
Ricerche di questi ultimi giorni mi mettono in grado di asse-
rire che la comparsa di C. vegetus nel Nizzardo data probabil-
. mente dalia prima metà dello scorso secolo; il Risso non lo ricorda
nella sua Floì^e de Ntce (1844) ma lo cita, però senza indica-
zione di località, in un Catalogne des plantes des Aìpes ntari-
iimes che si trova nella Histoire naturelle des principales prò-
duciions de l'Europe meridionale (1826); inoltre nel suo er-
bario esistono, ben conservati, quattro fi-ammenti di Cgperus
vegetus, però sempre senza indicazione di località sulla scheda.
Da ultimo nell'erbario del sig. Barla si trova un esemplare di
C. vegetus raccolto a Nizza il 15 settembre 1871 nella località,
oggidì interamente trasformata, detta 1' Enipeirat, con la stra-
nissima indicazione sulla scheda di Cyperus Impeiraii (sic !),
certamente a ricordo della località nella quale era stata rinve-
nuta la pianta. — Di C. vegetus ho pubblicato gli exsiccata presso
la Società Italiana per lo scambio di exsiccata.
188 SKUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
Sect. IV. — Papyrus (W.).
7. Cyperds esculentos L. var. aureus (Ten.) = C. melanor-
rMzus Del. — Il sig. Risso (FI. de Nice, p. 512) indica C. escu-
lentus L. alle Grenouillères du, Var ; e nel suo erbario ho
potuto osservare, grazie alla speciale benevolenza del suo pro-
nipote Antonio Risso, due frammenti della pianta, però senza
indicazione sulla scheda della località, uno sterile ed uno in fiori-
tura ma assai malandato. Alle Grenouillères del Varo o nelle
loro adiacenze, malgrado ripetute ricerche, non ho potuto sino
ad oggi rinvenire questa specie, la quale è però indicata dal
sig. Pinaroli (ex Ambrosi, op. et loc. cit.) lungo il Varo di Nizza:
questo Botanico pertanto conferma la veracità della indicazione
del Risso. — Recentemente C. aureus è comparso fra le aiuole
a fiori ed ortaglie di un qualche giardino a Beaulieu, e nel
mese di agosto dell' anno 1876 il sig. Arbost lo ha osservato
copiosissimo nel suo Pare aux Roses a Caucada. Neil' uno e
nell'altro luogo è stato con ogni cura estirpato questo Cyperus,
che diversamente a breve scadenza infesterebbe campi e giardini
come il suo congenere che segue. •
8. Cyperus rotundus L., Ard. == C. olivaris Targ. Tozz. —
« Stirps gregaria, mire prolifera, hortos et agros infestans :
« Variat : a typicus. Forma minor vulgaris : umbella et spiculis
abbreviatis ».
j3 coMOSUS (Sibth. et Sm.). — «Forma elatior; spiculis 3-
« 5 cent, longis, arcuatis, in umbellam ampliorein dispositis ».
7 BREVIBRACTEATUS Legr. — « Bracteis involucrantibus bre-
« vissimis, umbellam vix aequantibus ».
Frequentissimo e copiosissimo per la intera zona litoranea;
nei luoghi coltivati, nelle ortaglie che letteralmente infesta,
lungo le vie al margine dei campi ecc. La var. a é la maggior-
mente sparsa ; la j3 ama di preferenza i luoghi umidi, p. es., tra
Magnan ed il Varo ; la y si incontra qua e là, p. es. a Carràs,
S.*'" uè lène ecc. — Giugno, novembre ; qualche volta anche nel
cuore dell'inverno. Perenne.
Oss. — Questa specie, come è stato osservato da tutti i fìtografi,
assume forme e portamenti diversissimi dipendentemente dalle con-
dizioni delle stazioni nelle quali cresce ; cosi nei luoghi fertili ed
umidi il culmo può raggiungere altezze oscillanti benanco fra 65
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRJC 189
e 50 cent., mentre la infiorescenza diventa addirittura lussureg-
giante ; invece nei luoghi sterili, sabbiosi e secchi, lungo le vie, as-
sume ima forma xerophila, diventando l'intera pianta stentata ed im-
miserita in ogni sua parte. Di questa specie sono da ricercarsi, con
probabilità di rinvenirle nel dominio della nostra Flora, le forme
corrispondenti a C. tetrastazliyos Desf. e C. hexastachyos Roth.
9. Cyperus longus L. — « Stirps mire polymorpha ; in ditioiie
« nicaeensi, praeter notinullas alias ulterius discriininaiuias,
« sequeiites annotavi varietates et formas ».
a TYPicus, C. badius Ard. p. p. — Luoghi paludosi e fossi,
risalendo la Valle del Varo alla sinistra del fiume sino ad una
certa distanza dalla sua foce ! F'orse la forma typica-genuina
non può dirsi volgarissima ; si osservano però entilà singolaris-
sime ed anche strane, che ad essa si avvicinano più o meno,
non che altre rigorosamente intermediarie fra C. longus ty-
picus e la var. badi'ds.
^ BADius (Desf.). — « Occurrit: a) genuinus. — C. dadius
« Auct. ; C. badius Ard. p. p. — &) Gussonei. — C. badius Guss.
« FI. sic. ; C. badius Car. b. Pati. — e) neglectus (Pari.) —
« Gf)TENDiFLORDS Husuot op. cit., p. 75. — e) Preslii (Pari.), ecc. ».
— È sparso per la intera zona litoranea nella quale, con nu-
merosissime forme, cresce copiosissimo, solitario o gregai'io, nei
luoghi umidi e nelle stazioni palustri, lungo i fossi e benanco
nelle praterie e nelle ortaglie ecc. ; e cosi in tutti i dintorni
di Nizza, a Riqnier, 5.* Roch, Vallon obsciir, nel Ietto del
Paglione ed in quello dei torrenti minori di S.^ André, e Ma-
gnan, alla Calìfornie, nella valle del Varo proseguendo dalia
sua foce sino ad una certa distanza da questa: frequentemente
cresce in unione a forme che sono, senza dubbio, da riferirsi
alla forma typicds I — Il C. longus con le sue forme è in ve-
getazione da metà di giugno al principio di dicembre. Perenne.
Oss. I. — Fra C. badius ge.\uinus e C. Preslii esistono nume-
rose forme intermediarie: il C. badius var. trnuiflokus Husnot,
per testimonianza dello stesso autore, è per lo appunto una di
tali forme.
Oss. II. — Nei fossi e nelle paludi C. badius raggiunge qualche
volta dimensioni veramente gigantesche, e l'ombrella assume forme
lussureggianti : nei luoghi invoce rimasti all'asciutto diventa, per
così dire, intristito e rattratto, assumendo una facies prettamente
xerophila.
190 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 OTTOBRE
Oss. III. — Il rhizoma di C. badius è detto repeìis dai Fitografì
e tale lo figura Reichenbach (Icon., tab. CCLXXXIII, fìg. 673);
inoltre il sig. Godron (in Cren, et Godr., FI. de Fr., Ili, p. 359), lo
descrive con le parole soushe épaisse, écazlleuse, rampante sans tu-
bero ulbs. Orbene a non grande distanza dalle rive del Varo e bre-
vissima dalla spiaggia del mare, in campi — ortaglie una volta ed
oggi abbandonati, — lio raccolto gregario Cyperus badius, in esem-
plari densamente cespugliosi, con culmi ridotti a piccola altezza,
— ombrelle impoverite — ma col rizoma robustissimo, squamoso, no-
doso e tuberoso e con grossi e brevi stoloni. Io ritengo cbe tanto nel
0. badius come nelle forme ad esso vicine, la struttura del rizoma
varii, dipendentemente dalla natura e dalle condizioni di suolo,
nelle stazioni nelle quali vive la pianta.
Oss. IV. — I CrPERUS badius Desf., Preslii Pari., myriosta-
CHYS Ten., LONGUS L. erano considerati quali entità specificlie di-
stinte ed autonome : ma esaminando attentamente e sopra molto
materiale le numerose forme che sono da riferirsi ed esse, stante
le loro affinità e gli evidenti passaggi dall' una all'altra, si scorge
la necessità di ritenerle come momenti di un ciclo costituente, per
cosi dire, la integrale di variazioni che insensibilmente si fondono
le une nelle altre.
Sect. V. — Galilea (Pari.).
10. Cyperus aegyptiacus Gioii. = C. scJioenoides Griseb., Ard.
— Il sig. Ardoino (FI. alp. mar., p. 394) segnala questo Cyperus
in tutte le sabbie marittime della regione ; ma a dire il vero nel
Nizzardo sembra assai rara, forse per la natura della spiaggia.
Del Nizzardo non la cita il Parlatore, né di esso si trovano
esemplari nizzardi nell' Erbario centrale di Firenze, e tutti
quelli che vi si conservano provenienti dal Varo (Pampanini
in lit.) provengono da stazioni situate a destra del Fiume ; e
con Cannes (Figari o Bourgeau 1891) ; les Croìsettes (Barla,
aprile 1846); Fréjus (I. Mùller, 15 magg. 1851) ; Tolone (Cham-
beiroa, magg. 1856) ; il sig. avvocato Antonio Risso, pronipote
del celebre Naturalista, lo ha rinvenuto tra la Brague e la im-
boccatura del Loiqj ed a Jouan-les-Pins : io sino ad oggi lo
ho vanamente ricercato nel litorale Nizzardo, invece lo ho rac-
colto presso al Fort Carré {Antlbes, agosto 1894). Aggiungerò
che non esistono esemplari nizzardi nell'Erbario del Museo di
Nizza : ad ogni modo C. aegyptiacus non va escluso dalla Flora
della nostra regione, avendolo il diligentissimo Montolivo rac-
SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DEI. 9 OTTOBRE 191
colto nelle sabbie del Varo, come risulta (ìa,y;\'\ esemplari che si
conservano nel suo Erbario. — Maggio-settembre. Perenne.
s\ota. — 11 classico Cypekus Papyrus = C. syriacus Pari., Pop>/rus
antiquorum Willd., cresceva lussureggiante in una vasca nel piccolo
Orto Botanico del Collegio Nazionale di Nizza, introdottovi dal
dott. Adolfo Perez, che vi insegnò Storia Naturale dall' anno 1849,
dalla prima creazione cioè dei Collegi nazionali, alla annessione del
Contado di Nizza alla Francia (1860j. Si trova alla Villa Hanbury
al Gap de la Mortola e nei giardini di Monte Carlo. Sono pure col-
tivate quali piante ornamentali: C. alternifolius L., C. alope-
CUROIDES Rottb., C. SPECTABii.is Schreb., C. pungbns Boeckel.
(Conf. Emile Sau valgo, Flora mediterranea exotica, p. 85-87 j.
Nizza, Avenue de la Califovnie, Villa Alice, 11 Giugno 1909.
Si dà poi lettura di una breve comunicazione del Socio Ugolini,
il quale annunzia di aver trovato largamente inselvatichita nel
Bresciano la Kooliia trichopliylla. Questa pianta, introdotta nella
regione soltanto da tre o quattro anni come pianta oi-namentale nei
giardini privati e pubblici, si dissemina spontaneamente e si mol-
tiplica da seme con grande facilità nei siti erbosi, nei binari, ecc.
Dopo di elle, non essendovi altro da tz-attare, la seduta è tolta.
Firenze, Stabilimento Pellas - Luigi Chili successore.
1909. NOTIMBRE. N.° 8.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Bargagli-Petrucci Gr. — Altre osservazioni sopra alcune piante
teratologiche di Begonia tuberosa Pag. 195
Bégtjinot a. — Materiali per una Flora delle Isole Tremiti . „ 200
Massaloxgo C. — In moi'te del Prof. Cav. A. Goiran (Proc. verb.J. „ 193
MiCHELETTi L. — Briofìte sicule „ 212
SEDE DI FIEENZE.
Adunanza del 13 novembre 1909.
Presidenza del Presidente Baccarixi.
Aperta l'aduuanza il Presidente annunzia la dolorosa perdita del
collega prof. A. Goiran, uno dei più antichi ed attivi membri della
Società, e dà lettui-a della commemorazione scritta dal collega pro-
fessore Massalongo, legato al compianto Socio da vincoli di an-
tica amicizia.
C. Massalongo. — In morte del Prof. Cav. A. Goiran.
Il nostro Sodalizio ha fatto recentemente una grave perdita, colla
morte del Socio prof. A. Qoiran, avvenuta il giorno 29 ottobre u. p.
in Nizza, nella tarda età di circa 76 anni, essendo nato in questa
città nell' anno 1835. Compiute a Nizza le scuole elementari, quelle
di ginnasio e liceo, in seguito frequentò l'Università di Torino, dove
otteneva il diploma per l' insegnamento delle scienze fisiche e ma-
tematiche. La sua carriera iniziavasi nel 1859 come professore nella
sua patria, più tardi passava successivamente ai licei di Coni, Lodi,
Maddaloni, San Remo, e Casale Monferrato. Verso il 1867 veniva
Bull, della Soc. hot. Hai. 14
194 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 KOVEMBKE
trasferito a Verona presso il E.. Liceo Scipione Maffei, ad occupare
quella cattedra di Fisica che un giorno era stata tenuta dal celebre
Zamboni ; ed in quest' ultima città, clie fa la sua seconda patria,
dopo avervi insegnato per sette lustri conseguiva la pensione. Da circa
sei anni soltanto si era ritirato a Nizza dove, dal clima più mite,
poteva sperare di riaversi dalle conseguenze di grave malattia che
per alcuni mesi lo aveva tenuto a letto durante l'inverno del 1904.
Il Qoiran fin dalla venuta a Verona sapeva già quanto rinomata
e svariata fosse la flora di questa provìncia, quella del M. Baldo
spacialmente, e quanto erano famosi i nomi dei botanici che la illu-
strarono, perciò là sua ingenita inclinazione per la botanica qui si
risvegliava, e dal quel tempo in poi la ricerca e lo studio delle
piante furono per tutta la sua vita la prediletta occupazione.
Nessuno dei suoi jsredecessori esplorava a ' scopo di ricercarne
piante così diligentemente e minutamente l' intero agro veronese,
come nessuno più di Lui era profondo conoscitore della flora di
questa regione, che per ben 38 anni fu il campo di battaglia delle
sue indefesse ricerche. Nei volumi del « Nuovo Giornale Botanico
Italiano », nel « Bullettino della Società Botanica Italiana », nelle
memorie dell'Accademia di Verona ed altrove, il prof. Goiran pub-
blicava numerosissime contribuzioni intorno alla flora di questa
provincia, colle quali faceva conoscere le piante da Lui scoperte e
che erano sfuggite alle indagini dei botanici anteriori. Poco fa dava
alle stampe la sua « Flora veronensis » la quale, in certa maniera,
costituisce la sintesi delle sue lunghissime ricerche, e che contiene
la enumerazione critica delle fanerogame spontanee ed inselvati-
chite di quella provincia ; opera poderosa da additarsi a modello
per la copia di dettagli, e che per questo di certo poche, forse nessuna,
delle altre provincie d'Italia può vantare. Nell'occasione del Con-
gresso per l'avanzamento delle Scienze tenutosi a Padova lo scorso
settembre, presentava un lavoro dal titolo « Graminaceae nicaeenses.
Specimen I », il quale figurerà nel prossimo fascicolo del « Nuovo
Giornale Botanico Italiano » e rappresenta il primo capitolo di quella
revisione critica della flora nizzarda da Lui tanto vagheggiata e che
cosi resta fin dal suo inizio sciaguratamente interrotta. Sebbene già
carico di anni, anche ultimamente con giovanile ardore era tutto
intento nello studio dell' amabilis scientia ; ne sono prova le recentis-
sime osservazioni critiche che andava pubblicando intorno a piante non
solo del veronese, ma ancora del nizzardo. Collo scritto « De Cyperis
agri nicaeensis », stampato lo scorso mese d' ottobre nel Bullettino
della Società nostra, chiudevasi par sempi'e 1' attività straordinaria
di questo uomo buono e modestissimo, del quale il nome restei-à
imperituro nella storia della botanica e dei fioristi veronesi, accanto
a quelli immortali dei Calzolari, Pona, Seguier e Pollini.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 195
Sono poi presentati e riassunti i seguenti lavori :
G. BARGAGLI-PETRUCCI. — ALTRE OSSERVA-
ZIONE SOPRA ALCUNE PIANTE TERATOLOGICHE DI
BEGONIA TUBEROSA. ^
Nel Nuovo Giornate Botanico (Voi. XIV, Genn. 1907) ebbi
già occasione di descrivere un caso teratologico riscontrato nei
fiori maschili di una pianta di Begonia tuberosa (Hort.), e più
tardi accennai (Bull. d. R. Soc. Tose. cV Orticoltura) al fatto che
i caratteri teratologici di essa si erano riprodotti in altre piante,
nate da semi raccolti nel gruppo di Begonie al quale apparte-
neva la pianta descritta. I molti fiori teratologici da me esaminati,
sulle piante di questa seconda generazione, presentano alcuni ca-
ratteri che si possono raggruppare fra loro nel modo seguente:
L — Tendenza dell'ovario a divenire Nloculare.
Le sezioni schematiche delle fig. 3, 4, 5 e 6 indicano chiara-
mente questa tendenza, che si riscontra in quasi tutti i fiori
femminili delle piante teratologiche prese in esame, e che è ac-
compagnata spesso da una scissione delle ali longitudinali delia
linea mediana dei carpelli. Il caso più comune è che una di
queste ali si scinda in due o tre ali parallele : nelle sezioni
potrà apparire una forma biforcata come nelle fig. 3 e 4, oppure
vedremo le tre ali affatto distinte fra loro come nelle flg. 5 e 6.
Anche in uno dei rari ovarii triloculari incontrati in queste
piante teratologiche si osserva la presenza di tre ali in uno dei
carpelli, mentre negli altri due Jion si osserva che una costola
pochissimo rilevata (fig. 2). Le placente di questi ovarii anor-
^ Questa nota era già in corso di stampa quando è iiscito l'inte-
ressante lavoro dir. Hildebrand: Ueher Bildungsabìveicherungen bei
Bliiten einiger Knolhnhegonien (Beihefte zum Bot. Centrbl. Bd. XXV,
Abt, I, Heft. 1, s. 81). A chiunque legga i due lavori sarà facile
notare quali analogie e quali differenze passino fra i fatti osservati
dai due autori. Solo è utile ripetere, a maggior chiarezza, che i
fenomeni descritti nella presente nota sono stati osservati esclusiva-
mente in piante a fiore semplice e non in piànte a fiore pieno, quindi
le forme descritte e riprodotte nelle figure 7-17 si riferiscono ai
pezzi del perigonio e più precisamente ai pezzi perigoniali interni.
196 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
mali appaiono irregolari ed assumono nelle sezioni un aspetto
quasi ramoso.
2. — Tendenza deirovario a divenire supero. ^
Nella maggior parte dei fiori femminili, l'ovario, sia che esso
si conservi triloculare, sia che divenga biloculare, mantiene la
, j sua posizione infera ; ho
però riscontrati tre fiori
//t}-^ notevoli per la posizione
Wj\ del loro ovario. Il primo
presenta un ovario bilo-
culare infero, che sezio-
nato potrebbe presen-
tare una sezione simile
a quella di una delle
figure 3-6; ma se esa-
miniamo attentamente
il fiore al di sopra del
perigonio troviamo alla
base di uno degli stili
un rigonfiamento che
sembra rappresentare la parte ovarica (atrofizzata) di uno dei
carpelli. In questo caso dunque uno dei carpelli è divenuto
supero: gli altri due sono invece rimasti nella loro consueta
posizione infera. Il secondo ovario assume l'aspetto di un ovario
semi-infero ; il terzo è senz'altro un ovario supero nel quale
le loggie sono mal determinate. Veduto di sopra, quest'ultimo
ovario appariva aperto nella parte centrale e dalla fenditura si
scorgevano le placente.
3. — Tendenza air ermafroditismo.
Nel fiore sopra rammentato, ad ovario supero, è degna di nota
la presenza di uno stame, breve ma ben conformato, ed inserito
al disotto dell'ovario. Anche in qualche altro fiore ho potuto
constatare la presenza di stami nei fiori femminili.
Ma la tendenza all'ermafroditismo si manifesta forse anche u\
altro modo, nei fiori maschili invece che in quelli femminili, per
effetto della formazione, sui pezzi del perigonio, di organi car-
2 Cfr. HiLDEBRAND, 1. c, p. 89 6 fig. 39 e 40.
SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 13 NOVEMBRE 197
pelliformi simili a quelli da me già descritti nella mia precedente
nota. Bisogna però avvertire che organi carpeliiformi simili si
incontrano anche sui pezzi perigoniali dei flori femminili, quindi
è da ritenersi che la tendenza all' ermafroditismo, che si mani-
festa in questa seconda maniera, non sia che una conseguenza
secondaria della carpellomania (se cosi si può chiamare) dalla
quale sono affetti i pezzi perigoniali interni dei fiori maschili
e femminili.
4. — Tendenza alla formazione di organi car ideili formi sui
Dezzi jìerigoniali interni.
Descrivendo questo fenomeno nella mia nota precedente scrissi
che questo fatto si riscontrava soltanto nei fiori maschili : cosi
era infatti nella pianta che manifestò per la prima questo
caso teratologico. Nelle piante ottenute da seme, gii stessi feno-
meni non solo si sono maggiormente accentuati, come dirò fra
breve, ma si sono estesi anche ai fiori femminili. Descriverò
dunque i diversi aspetti che assumono tali pezzi perigoniali
teratologici dal caso più semplice al più complesso, senza tener
conto del sesso dei fiori ai quali questi organi appartenevano.
Il caso più semplice è quello già descritto nella mia sopra
ricordata nota : alla base del tepalo, sui bordi di esso, si svi-
luppa una placenta anomala, specie di cuscinetto di forma va-
riabile, la cui superfìcie è ricoperta da numerosissimi ovuli. Al
198 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVKMBKE
disopra di queste placente si possono riscontrare delle brevi
eresie (fig. 7) : altre volte si ha una eresia molto più svilup-
pata sulla linea mediana del tepalo (fig. 8), ed in un caso, al di
sotto di questa cresta mediana, ho riscontrata una terza placenta
interposta alle due placente marginali (fìg. 10).
Nella fìg. 7 il tepalo ha una forma cordaia, ma il margine
superiore è concavo leggermente. Invece nelle figure già ricor-
date 8 e 10 la concavità è molto più accentuata al di sopra
della cresta mediana: inoltre in altri casi, anche quando tale
cresta mediana non esiste, si accentua la concavità in modo da
dare al tepalo una forma bilobata come nella fìg. 9. Questo
aspetto costituisce una forma di passaggio alla fìg. 11 nella
quale vediamo formarsi nel mezzo alla concavità del tepalo un
vero e proprio organo pistilliforme, costituito da un breve stilo
e da uno stigma irregolare. In questo caso la superfìcie dei due
lobi del tepalo è assai diminuita.
Per la riduzione completa di uno dei due lobi passiamo alla
fig. 13 nella quale l'organo stiliforme si é messo in relazione
con una delle placente della base del tepalo, per la scomparsa
della parte petaloidea di uno dei lobi. L'altro lobo è ancora ben
sviluppato e petaloideo, ma una forte riduzione di questo se-
condo lobo osserviamo nella fìg. 15 che rappresenta il caso di
maggior riduzione della superfìcie petaloidea che abbia potuto
osservare. In questo caso però mancavano, o almeno non erano
apparenti, le placente basali. '
5. — Tendenza alla dipariizione di uno dei -pezzi perigoniali
interyii, che conduce alla presenza di un perigonio di
cinque pezzi.
La fig. 14 rappresenta un tepalo interno non più bilobato ma
trilobato e fornito, nelle due insenature separanti i lobi, di due
organi stiliformi sormontati da stigma. Lo stesso aspetto pre-
senta la fìg. 17 nella quale però il lobo centrale è a sua volta
diviso in due lobi da una stretta insenatura che si interna lungo
la linea mediana. Al di sotto di questa insenatura, e sempre
sulla linea mediana, si incontra una cresta, terminata in basso
da una placenta intermedia alle due placente marginali.
In questo caso possiamo ritenere che coesistano i casi rap-
presentati dalle fìgure 10 e 14, e da questa forma passiamo a
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
199
quella della fig. 16 nella quale l' insenatura mediana si è pro-
lungata quasi fino alla base del tepalo, dividendo in due parti
anche la cresta e la placenta mediana, e giungendo così alla
formazione di due pezzi quasi completamente indipendenti (sal-
dati fra loro solo per breve tratto al di sotto della placenta)
e forniti ambedue di due placente marginali alla base e di un
organo stiliforme munito di stigma nella insenatura mediana di
ciascun pezzo.
Questi sono in succinto i fenomeni osservati nella nuova ge-
nerazione di Begonia tuberosa a fiori teratologici da me osser-
vata: ho creduto che tali fenomeni fossero tali da meritare di
essere menzionati, ma mi limito alla semplice descrizione di
essi, senza fermarmi, almeno per ora, sopra alcune riflessioni
che pure potrebbero farsi a proposito delle parentele che a
questa famiglia vengono attribuite dai diversi botanici. Forse
le piante in questione varieranno ancora nelle generazioni se-
guenti e potranno tali variazioni completare la serie dei fatti
ora da me riferiti, fornendo dati più completi per formulare, in
base ad essi, qualche interessante conclusione teorica.
200 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
A. BÉGUINOT. — MATERIALI PER UNA FLORA DELLE
ISOLE TREMITI.
Nel Luglio 1902, imbarcatomi a Venezia su di un piroscafo
della società di navigazione « Puglia » e dopo avere toccato
Trieste, Zara ed Ancona, sbarcavo il 14 a S. Nicola e di qui
visitava, nel periodo di una settimana, S. Domino, Capperaia e
Cretaccio che compongono insieme a Pianosa, die non mi riusci
di vedere, il minuscolo, ma interessante, Arcipelago delle isole
Tremiti.
La stagione era di già molto inoltrata e parte notevole della
vegetazione primaverile era del tutto scomparsa o ridotta a
frustuli disseccati e perciò di difficile riconoscimento. Tuttavia
la pratica acquistata nella raccolta e nello studio delle piante
di oltre venti piccole isole italiane (alcune delle quali visitate
appunto nei mesi estivi), mi agevolò il compito e potetti fare
una messe, se non molto abbondante, certamente non priva di
interesse. Mi fu dato, cioè, raccogliere anzitutto la maggior
parte delle specie più rare per le Tremiti (Atriplex Halimus,
Daphne collina, Ab/ssnni leucadeiim, Silene sedoides, Erica miiì-
tiflora^ Lotus creticus, Bupleunim semicompositum, Statice can-
cellata, Piantalo suhulata. Pi. Serrarla, Centaìirea Diomedea,
C. melitensis ecc.) alcune delle quali (Silene sedoides, Bupleurum
semicompositum, Centaurea melitensis ecc.) non ritrovate dai
tempi del Gasparrini, che ne fu il primo sagace illustratore. Ebbi,
inoltre, agio, trattandosi di isole sin qui assai imperfettamente
note nei riguardi della loro vegetazione, di raccogliere un di-
screto numero di specie, comprese alcune fra le più comuni ed
ubiquitarie, non ancora segnalate o per l' intero Arcipelago o
per qualcuna delle sue isole. Fra le specie più rare nuove per
il gruppo qui ricordo : Sromns fasciculatìts^ Silene musciimla,
Frankenia pulverulenta, Ononis ornithopodioides, Meliloius sul-
catus e M. elefjans, 3Ialva parviflora var. microcarpa, Crosophora
tinctoria, Linaria commutata, Crucianella latifolia var. monspe-
liaca, Onopordon tauricum var. apulum, Carduus corymhosus ecc.
e fra le più comuni : Stipa Aristella, Cf/nosiirus ecliinatus, Era-
(jrostis megastacìiya, Vulpia ciliata, Tamus commnnis, Papaver
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRI-: 201
lihoeas, Nigella Dnmaficcna, Spariium jancciim, Eirphorhìa Cìia-
maesìjce, Sideriiis romana^ Sherardia arvensis, Filago gallica^ Inula
graveolens, 1. viscosa ecc. Elenchi, specialmente il secondo, istrut-
tivi che stanno a dimostrare quanto siano fin qui imperfette le
nostre conoscenze su questi territori !
Era mio vivo desiderio di tornarvi in stagione più propizia
e per un periodo più lungo, ma altre ricerche e vari contrat-
tempi, me lo hanno sin qui impedito. Per fortuna il R. Istituto
botanico di Padova venne nel frattempo in possesso di circa due
centurie di specie collezionatevi dal dott. G. Cecconi durante due
escursioni zoologiche, che ebbe occasione di compiervi nel Feb-
braio e nel Maggio 1906 : collezione importante e per i periodi
dell'anno in cui fu riunita e perchè difatto conteneva parecchie
novità, il raccoglitore avendo avuto cura di visitare nella se-
conda gita anche Pianosa. Il prof. S. Srjuinabol fece pure dono
al nostro Orto botanico di un piccolo manipolo di piante da lui
raccolte nel Settembre 1900, sopratutto a S. Domino. Finalmente
il conte U. Martelli permise che io rintracciassi nel suo pode-
roso Erbario le piante da lui collezionate nell'Ai'cipelago in oc-
casione di un viaggio botanico nel Gargano nel Maggio 1893.
Riserbandomi in altro lavoro di dare notizie ampie e detta-
gliale su! complesso del materiale, mi limito nella presente nota
a riassumere i principali risultati floristici delle ricerche sin
qui da me eseguite e che era tempo, dopo un settennio di non
inutile attesa, vedessero la luce. Essi comprendono gli elenchi
delle specie nuove per l'intero Arcipelago o per qualcuna delle
sue isole, in base al materiale da me raccolto ed annotato nelle
collezioni sopra ricordate e tenuto rigoroso conto dei dati sin
qui consegnati nella letteratura botanica sull'argomento. ^
^ Per quanto concerne le fanerogame è limitata, a parte qualche
incidentale indicazione di cui sarà tenuto conto nel lavoro defini-
tivo, alle seguenti tre note : G. Gasparrini, Descrizione delle isole di
Tremiti e del modo come renderle coltive in « Ann. civ. d. Regno d.
Due Sicilie, voi. XV, fase- XXX (Nov.-Dicembr.), p. 79-105 » ed in
« Giora. d. Atti R. Soc. econom. di Capitanata, fase. Xl-XII (Genn.-
Giugn., 1838), p. 101-127 » ; A. Terracciano, La flora delle isole Tre-
mili, in «Bull. Soc. Bot. Ital., 1890, p. 383-390»; F. Cortesi, Con-
tribuzione alla flora delle isole Tremiti in « Ann. di Bot., VII, fase. Ili
(Giugno 1909)", p. 489-502 ».
202 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
Come appare dagli elenchi qui sotto riportati, risultano nuove
per l'intero gruppo di isole 110 specie. Sono da aggiungere
a S. Nicola 123 entità (comprese le sottospecie e le varietà), a
S. Domino 180, a Capperaia 68, a Cretaccio 55 e finalmente a
Pianosa 17. Le prime sono precedute dall'asterisco e tutte
recano tra parentesi quadre il nome del raccoglitore (Béguinot
= Bég., Cecconi = Cecc, Martelli = Mart., Squinabol = Sq.).
Avverto da ultimo che la collezione Cecconi fu studiata dal
prof. Adr. Fiori e per il cortese suo intermezzo pervenne al
nostro Orto Botanico.
*
* *
S. Kieola.
Per questa isola sono da aggiungere le seguenti entità : ^
FiLiCES. — * Asplenium Trichomanes L. [Cecc.].
Graminaceae. — *Andropopon hirtus L. subsp. * puhescens (Vis.)
[Bég.]. — * Stipa Arisiella L. [Bég.]. — Milium multiflortim
Cav. [Bég.]. — *AlopecHrus agrestis L. [Bég.]. — * Poh/pogon
monspeliensis DesL [Bég.]. — * Hokus kinatus L. [Bég.]. --
Avena hirsiita Mnch. [Mart.]. — Koeleria phleoides Pers.
[Bég.J. — Melica aliata L. var. Magnolii (Gr. etGodr.) [Bég.]
— Dactplis glomerata L. subsp. liispanica (Roth) [Bég., Mart.,
Sq,]. — *Bnsia maxima L. [Bég.]. — Sderochloa rigida P. B.
[Bég., Cecc.]. — * Vul'pia aliata Lk. [Bég.]. — Brachypodium
Silvaticum P. B. [Bég.]; Bradi. ramosnmK. qì^. [Bég.]. —
* LoZmm perenne L. [Bég.] ; * L. strictum Presi. [Bég.].
Cyperaceae. — Carex distachi/a Desf. [Bég.] ; C. glauca Murr.
var. serndata (Biv.) [Mart.].
Araceae. — Arum italiciim Mi 11. [Mart.].
^ Per l'ordinamento^ sistematico seguo in generale quello della
« Plora Analitica d'Italia ». Per la delimitazione delle singole specie,
da cui qua e là mi allontano, rimando, non essendo il caso in questa
nota preliminare di entrare in discussioni che ne avrebbero di troppo
aumentato la mole, a precedenti miei lavori o mi riservo di giu-
stificarla nel lavoro completo. In questo troveranno pure posto in-
dicazioni più dettagliate di località per le specie più. rare e localiz-
zate, ritenendo che per le più comuni ed ubiquitarie, data la super-
fìcie delle isole, tale nozione sia inutile o per lo meno superflua.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 203
LiLiACEAE. — Oniiihogalum narbonense L. [Cecc.]. — Urginea
mantinia^'d.\\.[Bè^.'\. — * Muscari comm«t^fl^Mm Guss.[Mart.].
— Alliiim siibhirsutuìH L. [Bèg., Cecc] subsp. * trifoliatum
Cyr. [Mart.].
Iridaceae. — * Gladiolas ser,etìim K.-Gawl. [Cecc.].
Orciiidaceae. — * Anacampiis pi/ ramidalis Rich. [Mart.].
Urticaceae. — * Ficus Carica L. var. * caprifìciis (Risso) [Bég.].
— Ortica urens L. [Bég., Mart.].
Polygonaceae. — *FoLygonam aviculare L. a et var. * Bellardi
(AH.) [Bég., Cecc.].
Chenopodiaceae. — Chenopodium album L. [Bég.] ; * Chen. Vul-
varia L. [Bég.]. — Suaeda fruticosa Forsk. [Bég., Mart.].
Aizoaceae. — Jlesembri/anthemuìu nodiflorum L. [Bég.].
Paronychiaceae. — Ilerniaria hirsnta L.Ya.r. * cinerea (DG). [Bég.].
Caryophyllaceae. — Spergtdaria atheniensis Asch, a et var. par-
viflora Béa-.^ — * Cerastium ghitiìwsnm Fries [Bég.]. — Silene
vulgaris Garcke a vesicaria (Sclirad.) f. * anpustifolia DC.
[Bég.]; * Silene muscipula L. [Bég., Cecc.].
FR.4.NKENIACEAE. — * Frankenia pulverulenta L. [Bég.].
Cistaceae. — Belianthenmm thymifoliìim Pers. var. * glutinosum
(Pers.) [Bég., Mart.]. — Cisius monspehensis L. var. '^affinis
(Bert. ili Guss.) [Bég.].
Resedaceae. — Beseda lutea L. [Cecc.].
GR\]GiFEB.A.E. — *Cheira7iihusCheiri L. [Bég.]. — * Diplotaxis mii-
ralis DC. [Bég.]. — Baphamis Raphanistrum Boiss. [Cecc.j. —
Hutchinsia procumbens Desv. [Cecc.].
Papaveraceae. — * Fumaria offìcinalis L. [Bég., Cecc.]. — * F. se-
ratina Guss. in Pari. [Mart.]; F. agraria Lag. [Mart.]; F. ca-
preolata L. [Mart.]. — * Papaver Bhoeas L. [Bég., Cecc] ; P.
hjbridum L. [Bég.].
Ranunculaceae. — Adonis microcarpusBC. [Bég., Cecc]. — *Fui-
nunculus Chius DC. [Mart.] ; * F,. neapolitanus Ten. [Mart.].
Crassulaceae. — Cotìjledon ìiorisontalis Guss. [Bég., Cecc.]. —
* Sedum hispanicum L. [Cecc].
^ Differì a typo, nec non a var. elegante Sar. ap. Bum. et a var. deci-
piente Sar, in l. e. {quem habitu refert) pianta exili, saepe pygmaea, ut
videtur annua, inflorescentia elongata, decomposita, pedunculis saepe
subdivaricafis et longiuscidis et praesertim fioribus minoribus et habitu
proprio. Ulterius examtnanda !
204 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
Ros.^CEAE. — Potentina reptans L. var. ^italica (Lelim.) [Cecc.]. —
* Potfirìum Sanguisorha L. [Bèg.].
Leguminosae. — *Ononis pusilla L. [Bég., M2iVX.'\;'*0. reclinata L.
a Livnaei Webb et Berth. [Bég.,Mart.]. — '^' Medicago disci-
formis DC. [Mart.]; M. lupulina L. [Bég.]; M. minima Gruf.
in L. [Bég., Mart.] ; *7)f. truncatula Gaertn. var, '^ trihuloides
(Desr.) [Mart.J. — TrifoUnm angustifolinm h. [Bég.]; Tr.sca-
hrum L. [Bég.]; * Tr.elegans Savi [Bég.] ; * Tr. iomentosum L.
[Bég., Mart.]; * Tr. fragiferum L, [Bég.]; Tr. agrarium L.
var. * pseiidoprocHìiihens (Gmel.) [Bég.]. — * Circinus circina-
tus 0. Ktze. [Mart.]. — Coronilla Emerus L. [Mart.]. — * Vida
peregrina L. [Mart.].
Umbei.liferae. — * Bupleuruni snhoimtHm Lk, [Mart., Cecc.]. —
■jDaiicus gìimmifer Lam. [Bég.]. — Torilis nodosa Gaertn.
[Bég.]. — Bifora iesUculata DC. [Bég., Mart.]. — Crithmum
maritimum L. [Bég.].
RuTACEAE. — * Unta hracteosa DO. [Bég.J.
SiMARUBACEAE. — * AHauthìis glandulosa Desf. [Bég.] .
Malvaceae. — Lavaiera eretica L. [Mart.].
EuPHORBiACEAE. — * EupliorUa Chamaesgce L. [Bég.].
Primulaceae. — * Asterolinnm Linum-stellatmn Duby [Bég.].
Gentianaceae. — Eri/thraea Centaurinm Pers. [Cecc.]. — Chiara
serotina Koch. var. intermedia (Ten.) [Bég.].
Convolyulaceae. — Convohmlus eleganti ssimus Mill. [Bég., Cecc.].
Scrophdlariaceae. — Verbascum sinuatum L. [Bég., Cecc.]. —
LinariaElatineM\\\.s,\ih's,\). * Sieheri{RQ,\\h.) [Bég.]; *L. sptiria
Mill. [Bég.]. — Antirrhinnm majus L. var. * angusti foliumVJ'.
et Lge. [Bég., Cecc.].
Labiata]"]. — Frasium majus L. [Bég.]. — * Sideritis romana L.
[Bég.]. — Ballota nigra L. var. * meridionalis Bég. [Bég.]. —
Salvia Verbenaca L. forma [Bég.]. — * Satureia Nepeta Scheele
[Bég.].
Rubiaceae. — Rubia peregrina h. var. lucida (L.) [Bég.]. —
Galium murale Ali. [Bég.]. — * Sherardia arvensis L. [Bég.].
— Asperula arisiata L. var. flaccida (Ten.) [Bég,].
CoMPOSiTAE. — Artemisia arborescens L. [Bég., Mart.]. — * Inula
graveolens Desf. [Bég.] ; *I. viscosa Ait. [Bég.]. — Asterisciis
spinosus Gr. et Godr. [Mart., Cecc, Sq.]. — Calendula ar-
vensis L. [Bég.]. — Centaurea melitensis L. [Bég.]. ~ Car-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 205
thamns lanatiisL. [Bég.J. — Cardiciis pìjcnocephnlus L.[Mart.,
Ceco.].— *Card. con/mbosns Ten. [Cecc.]. — *OnopordGn tau-
riciim L. A'ar. apuhtni Fiori [Bég.]. — Hedypnois polymorpha
subsp. inhaeformis (Ten.) [Mart.]. — *J]rospernmm picroides
Schm. [Bég.]; *U. Balechampii Schm. [Ceco.]. — Sonchus
asper Hill. var. *pungens Bisch. [Cecc.].; S. oleraceus a ìevis
f. '^tyìannularis^YaWv. [Cecc.]. — Lactiica saligna L. [Bég.].
— L. scariola y. *s^7?;e.9^r^5 Lam. [Bég.]. — *Crepis bulbosa
Tausch. [Mai't.]. — Crepis vesicaria L. [Mart. |.
S. Domino.
Riescono nuove per la flora di questa isola, la maggiore del
gruppo, le seguenti entità :
Graminaceae. — * Seta ria verticillata P. B. [Bég.]. — * Stipa tor-
tilis Desi. [Mart.].— * Stipa Aristella L. [Bég., Cecc.]. —
Gastridimn lendigerum Gaud. [Bég.]. — Aira Tenorei Guss.
[Bég.]. — Avena hirsuta Mnch. [Bég.]. — Cynodon Tfactylon
Pers. [Bég.]. — * Cyncsiirus echinaius L. [Bég.]. — '^Eraprostis
megastachya P. B. [Bég.]. — * Melica ìninuta var. ^latifolia
Coss. [Bég.]. —^Vulpia ciliatahk. [Bég.] ; * J\ llyur. subsp.
*dertonensis (Gola) [Bég.]. —Catapodmm loliaceum Lk. [Bég.,
Mart.]; * Bromits fasciculatus Presi [Bég.]; Br.madritensis
L. [Bég.]; Br. hordeaceiis L. [Cecc.]. — Brachypodium dista-
cìiyum P. B. [Bég.].; Br. silvaticum P. B. [Bég.]. — Lepturus
incurvatiis Trin. [Bég., Mart.]. — * Lolium sirictum Presi
[Cecc, Mart.]. — Agropyrum repens B. P. var. punyens (R.
et S.) [Bég.], var. ^litorale (Dum.) [Bég.]. — Aegilops ovata
L. [Bég., Cecc, Mart.].
Cyperaceae. ~ Schoenus nigricans L. [Bég.]. — Carex glauca
Murr. subsp. serrulata (Biv.) [Bég.].
LiLiACEAE. — ^ Colchicum autumnale L. [Sq.]. — '^ Ornithogalum
pyrenaicum L. [Mart.]. — Miiscari comosum Mill. [Bég.,
Cecc] ; *M. commutatimi Guss. [Bég.]. — Allium panie, subsp.
* tenui fio rum (Ten.) [Beg.] ; A. Ampeloprasum L. [Bég.].;
A. subhirsutum L. a [Bég.] et subsp. *irifoliatum (Cyr.) [Mart.].
— Asphodelus fìstidosus L. [Bég.] — Asparagus acutifolius
206 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
L. [Bég., Cecc, Sq.]. — * Ruscus aculeatus L. [Bég.]. — '
Smilax aspera L. [Bég., Ceco.].
DioscoREACEAE. — * Tamiis communis L. [Bég.l.
CuPULiFERAE. — Quercus llex L. var. * laurifolia O. Dbx. [Cecc] ;
et var. * gramuniia (L.) [Bég.].
PoLYGONACEAE. — * Polì/gonum aviculare L. var. * Bellardi (Ali.)
[Bég.]. — Ihimex puìcher L. [Bég.].
Chenopodiaceae. — Chenopodium album L. var. viride (L.) [Bég.];
Chen. murale L. [Bég.]. — * SaUola Kali L. [Bég.]. — Suaeda
fruticosa Forsk. [Cecc.]. — Arthrociiemum glaticum JJng.lSq.].
AizoACEAE. — Mesemhrìjanthemum nodiflorum L. [Bég., Sq.].
Paronychiaceae. — Herniaria hirsuta L. var. * cinerea (DC.) [Bég.].
— Foh/carpon tetraphj/llnm L. [Bég., Mart.].
Caryophyllaceae. — * Silene muscipula L. [Bég.] ; S. sedoides L.
[Bég.]. — * Tunica veluiina Guss. [Bég.].
Frankeniaceae. — *F>-anJienia pulverulenta L. [Bég., Cecc, Mart.].
Hypericaceae. — Hìipericmn perforatum L. var. * veronense (Schr.)
[Bég., Ceco.].
Cistaceae. — Helianihemiim thì/mif. var. * glutinosum (Pers.)
[Bég.]. — Cislus incanus L. var. creticus L. [Mart.]; C.
monspeliensis L. var. * affmis (Bert. in Guss.) [Bég., Cecc,
Mart., Sq.].
Resedaceae. — Reseda lutea L. var. * gracilis (Ten.)ì [Bég.].
Capparidaceae. — Capparis sicula Duliam. [Bég.].
Cruciferae. —*CheiranihusCheirih.\C,ecc.\. — * Sisymhrium of-
ficinale Scop. [Bég.]. — *Brassìca Sinapistrum Boiss. [Cecc.].
— Brassica mollis Vis.! [Cecc]. — Diplotaxis viminea DC.
[Mart.] ; * D. muralis DC. [Bég.] . — Raphamis Raplianistrum h-
[Cecc.]. — Neslea paniculata Desv. [Mart.]. — Rapistrum
rugosum Berg. var. orientale (DC.) [Bég.].
Papaveraoeae. — * Fumaria officinalis h. [Bég.]. — * Papaver
Rhoeas L. [Bég., Cecc.].
Randnculaceae. — Clematis Flammula L. [Bég., Cecc, Sq.]. —
* JSÌ igeila Damascena L. [Cecc].
Rosaceae. — Potentina reptans L. var. * italica (Lehra.). [Cecc].
Leguminosae. — *Cercis Siliguastrum L. [Bég., Cecc.]. — * Spar-
tium junceum L. [Bég.]. — * Onovis reclinata L. a Linnaei
Webb et Berth. [Bég.]; *0. ornithopodioides L. [Bég.]. —
*Medicago orbicularis L. [Mart. | ; *3I. arborea L. [Mart.] ;
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 207
*M. litoralis Rhode var. * cylindracea D.C.[Mart.]; *if . trunca-
tulata'va.v. *tnbiiloides (Desr.) [Bég.] ; M. minima Gruf. iiiL.
[Bég.]. — *Melilotiis sulcaius Desf.[Bég.]; *M. elegnns Salzm.
[Bég.]. — Trifolium anqustifolium L. [Bég.] ; * Tr. lappa-
cenni L, [Bég., Cecc. | ; * Tr. qlomeraUim L. [Bég.] ; Tr. sca-
hrnm L. [Bég., Mart. | ; * Jr. tomentosum L. [Bég., Mart.]. —
AnthyUis Barba- Jovis L. [Mart., Cecc.]. ~ Borycniiim hir-
sntnm Ser. in DC. var. * italicum (Jord. et Fono, sub Bon.)
[Bég.], var. * prostratmn (Jord. et Four. sub Bon.) [Cecc] et
xav.glahrum 'èomm. [Cecc.]. — Astra(jalus hamosns L. [Cecc,
Mart.]. — * Scorpiurus subvillosus L. [Mart.]. — Uedysarum
cor on arili m Ij. [Cecc.]. — *Vicia peregrina L. [Bég., Cecc.].
Araliaceae. — [lederà Ilelix L. [Cecc.].
Umbelliferae. — * Erì/nijium maritimiini L. [Bég., Cecc.]. —
Bupleiirum semicomposiium L. var. * glaucum Desf. [Bég.].
— jDancus giimmifer Lam. [Bég., Cecc] ; B. hicólor S. et
S. [Bég.]. — Torilis nodosa Gaertn. [Bég.— * Scandix Pecten-
Veneris L. [Cecc.].
Anacardiaceae. — Pistacia Lentiscus L. [Beg., Cecc, Sq.].
Geranuceae. — *Liìium gallicnm L. [Bég.]; L.strictnm L. [Bég.].
RUTACEAE. — * BìUa hradeosa DO. [Cecc.].
Simarubageae. — * Ailanihus glandulosa Desf. [Bég.].
Malvaceae. — * Malva parviflora L. subsp. microcarpa Desf.
[Cecc, Mart.l. — Lavatera eretica L. [Cecc.1.
Eophorbiaceae, — *Eiiphorl)iaChamaesuceh.[Bèg.];E.Peplis L.
[Bég.] ; E. dendroides L. [Bég.] ; E. hdioscopia L. [Cecc] ;
* E. Baralias L. [Bég.. Cecc]. — Crozophora iincioria A. Juss.
[Bég., Sq.].
Ericaceae. — Erica multiflora L. [Bég., Cecc].
Pldmbaginaceae. — Statice cancellata Bernh. [Bég.].
Oleaceae. — Phillyrea media L. var. * strida (Bei*t.) [Bég.] ;
Ph. laiifoUa L. [Cecc.|.
Gentianaceae. — Erylhraea Centaiirium Pers. [Bég.]. — Chlora
serotina Koch [Bég., Cecc].
BoRRAGiNACEAE. — Ecliium parvifloruni Mnch. [Bég., Cecc] ;
*E. plantagineum L. [Mart.]. — Ancimsa italica Retz. [Bég.,
Cecc]. — * Cynoglossum creticum Mill. [Mart.].
CoNVOLVULACEAE, — ConvolviiUtseleganiissimiis M'ìì]. [Bég., Mart.,
Cecc].
208 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
SCROPHULARIACEAE. — * Verbascuìu Blattaria L. [Bég.] ; *Linaria
commiitata Bernh. [Bóg., Cecc.];*L. Elattne Mill. subsp.
* Sieheri (Rchb.) [Bég.] ; L. arvensis Desf. subsp. micraniha
(Spr.) [Bég.]. — AnUrrhiniùìn majus L. var. * angusti foliumW .
et Lge. [Bég.]. — Barisia Trixafio L. [Bég.]. — Veronica
Cymbalaria Bod. [Cecc],
Labiatae. — Ajiiga Iva^cìwQh. [Bég.]. — Teucrinm Po/in?» Mill.
3t et var. *latifolium (Mill. sub Pulio) [Bég.]. — "^ Sideriti s
romana [Bég.]. — * Stadi ìjs maritima L. [Cecc. ]. — Satnreja
graeca L, [Bég.].
Plantaginaceae. — Plantago Bellardi AH. [Bég.] ; PI. Serraria L.
[Bég.] ; Pi subbiata L. [Bég.] ; Pi. Psyllium L. [Bég.].
Rubiaceae. — Piuhia peregrina L. var. Incida (L.). [Bég.]. —
Galium VaUlantia Web. [Bég.] ; G. tricorne With. [Bég.].
— VaUlantia muralisL. [Bég.,Mart.].— * Sherardia arvensis
L. [Bég.]. — Aspenila aristata L. xàr. flaccida (Ten.) [Bég.].
— * Crucianella latifolia L. var. monspeliaca (L.) [Bég.].
Loniceraceae. — * Lonicera implexa Ait. [Ceco.].
Campanulaceae. — * Campanula Erinus L. [Bég.].
Compositae. — Matricaria Chamomillah.lGQCQ,.]. — * Avthemis
arvensis L. subsp. incrassata (Lois.) [Bég., Cecc, Mart.]. —
* Filago gallica L. [Bég.J ; F. germanica L. subsp. spathulata
(Presi) [Bég., Cecc.]. — Evax pugmaea L. a et var. am-
bigua Fiori [Bég.]. — * Inula graveolens Desf. [Bég., Sq.] ;
* 1. viscosa Ait. [Bég.]. — Xanthium spinosum L. [Bég.,
Cecc.]. — Carlina corymbosa L. a [Sq.], var. * Pcothii Heldr.
et Sart.) [Bég.]. — Centaurea melitensis L. [Bég., Cecc.]. —
* Cardmis corgtnbosus Ten. [Bég.]. — *Cirsium arvenseScop.
var. incanum (Fisch.) [Bég.] ; * C. Acarna Mnch. [Bég.].
— * Onopordon tauricum W. var. apulum Fiori [Bég.,
Cecc, Mart.]. — Scoìymus hispanicus L. [Bég.]. — Hel-
minthia echioides var. * tuberculata (Mnch.) [Bég., Sq.].,
var. *humifusa (Trev.) [Cecc]. — Hedypnois pohjmorpha DC.
[Bég.]. — * Urospermum picroides Schm. [Bég., Cecc.]; '■ U. Da-
lechampii Schm. [Cecc.]. — Scorzonera laciniata L. subsp.
* Ttì)«om (Presi) f. humilis ¥ìov\ [Bég., Mart.]. — Lactiica
saligna L. var. *virgata (Tausch) [Bég.]. — Crepis vesicaria
L. [Cecc].
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVBMBUE 209
Capperaia.
Le seguenti entità sono da aggiungere alla flora di questa
isola :
Graminaceae. — * Phalaris canariensis L. [Bég.|. — Miliummul-
tiflormn Cav. | Bég. |. — Koeleria phleoides Pers. | Bég.]. —
'^ Cynosiirus e.chinatus L. [Bég.]. — Melica ciliata L. subsp.
* 3Iaf/noln Gv. et Godr. [Bég., Cecc.]. — Dactijlis glomerataL.
subsp. hispanica (Roth.) [Bég.]. — Sclerochloa rigida P. B.
[Bég.]. — Bronms madritensis L. [Bég.]. — Brachypodìum
ramosuniR. etS. [Bég.]. — Lepturus incufvatus Trin. [Bég.].
— Hordeum murinum L. var. leporimtm (Lk.) [Bég.].
LiLiACEAE. — Urginea maritima Bak. [Bég.]. — Aliimn Ampe-
loprasumL. [Bég.]; A. siibliirsiitum L.lBég.j. — Asparugus
acuti folins L. [Bég.].
Dapiinaceae. — Daphne collina L. [Ceco.].
PoLYGONACEAE. — '■ Poh/gomwi aviculare L. var. Bellardi (AH.)
[Bég.].
Chenopodiaceae. — Chenopodinm album L. [Bég.] ; Ch. mu-
rale L. [Bég.] ; * Ch. Vulvaria L. [Bég.]. — * Salsola Kali L.
[Bég.] ; *S. Tragus L. ì [Bég.]. — Suaeda fruticosa Forsk.
. [Cecc.].
Paronychiaceae. — Herniaria hirsiita L. var. * cinerea (DC).
[Bég.].— Polycarpon tetraphìjlhim L. [Bég.].
Caryophyllaceae. — Silene vulgaris Garcke a vesicaria (Schrad.)
[Bég.] ; f. * angustifoUa DC. [Cecc.]. — S. nociitrna L. var. bra-
chypetala (Rob. et Cast.) [Bég.].
CiSTACEAE. — Cistus monspeliensis L. var. * affmis (Bert. in Guss.)
[Bég.].
Capparidaceae. — Capparis inermis Turra (= C. rupestris S.
et Sm.) [Bég., Mari].
Crdciferae. — Rapistrum rugosum Berg. var. orientale (DC.)
[Bég.J.
Papaveraceae. — *Papaver Rhoeas L. [Bég.] ; P. hybridum L.
[Bég.].
Leguminosae. — * Coronilla Valentina L. [Bég.].
Bull, della Soc. boi. Hai. 15
210 SKUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVISMBUE
Myrtaceae. — Myrius communis L. [Bég.].
Umbelliferae. — Bupleurum semicompositum L, var. * glaucum
(Desf.) [Bég.]; *B.subovatum Lk. [Bég.]. — Torilis nodosa
Gaertn. [Bég.]. — Crithmum maritimum L. [Bég.].
Anacardiaceae. — Pistacia Lentisciis L. [Bég.].
Oeraniaceae. — Unum strictum L. [Bég.].
Zygophyllaceae. — Tribulus terrestris L. [Bég.].
Rdtaceae. — * Ruta hracteosa DO. [Mart.].
Edphorbiaceae. — Euphorhia helioscopia L, [Cecc] ; E. den-
droides L. [Bég.].
Oleaceae. — Olea europaea L. a Oleaster (HofFm. et Lk.) [Bég.] .
— Fhilhjrea inedia L. var. * obliqua (W.) [Bég.].
Borraginaceae. — Heliotropium èuropaeum L. [Bég.].
Solanaceae. — Hj/oscì/amus albus L. [Cecc.].
Scrophulariaceae. — * Antirrhinum Orontinm L. [Bég.].'
Labiatae. — Teucriiim Folium Mill. [Bég.]. — Bosmarinns of-
ficinalis L. [Bég.]. — Prasimn majiis L. [Cecc.].
Plantaginaceae. — Flantago Serraria L. [Bég.].
Rubiaceae. — * Sherardia arvensis L. [Bég.].
Cucdrbitaceae. — Ecballion Elaterium Rich. [Cecc.].
Compositae. — Senecio vulgaris L. [Bég.]. — Evax pi/gmaea L.
[Bég.]. — Helichn/sum italicum Don [Bég.]. — Calendula ar-
vensis L. forra, sublanata Rchb. [Cecc.]. — Carlina lanata L.
[Bég.]. — * Centaurea Cyanus L. [Bég.].; C Dioinedea Gasp.
[Bég.] ; C. melitensis L. [Bég.]. — *Cirsiiim arvense Scop. viir.
horridum W. et G-rab. [Bég.] — Hf/oseris radiata L. [Bég.] .
— Hypochaeris aetnensis Ces., P. et G. [Bég.]. — *Urosper-
mum picroides Schm. [Bég.]. — Sonchns asper Hill. var. *rnn-
cinaius Fiori [Cecc.].
Cretaccio.
Alla flora di questo minuscolo scoglio interposto fra le pre-
cedenti isole e tutt' affatto privo di vegetazione arborea ed arbu-
stiva, non che di culture, sono da aggiungere le seguenti entità:
Graminaceae- — * stipa Arisiella L. [Sq.]. — Miliurn multi florum
Cav. [Sq.]. — Lagiirus ovatus L. [Bég.]. — Cynodon Dactylon
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 211
Pers. [Bég-.], — Koeleria pJdeoides Pers. [Bèg.'}. — Dadylis
(jlomerata L. siibsp. Uspanica (Roth) [Bég., Mart.]. — Cata-
podium loliaceum Lk. [Bég.]. — Bronius hordeacms L. [BégJ.
— Brachypodium ramosum R. et S. [Bég.]. — Lepturus in-
curvatus Trin. [Bég.]. — Arjropf/nun repens P. B. var. pun-
gens [Bég.].
Cyperaceae. — Schoemis niqricans L. [Bég., Mart.].
LiLiACEAE. — Asparagus acuti folius L. [Bég.]. — Allium panie.
subsp. * tenuiflorum (Ten.) [Bég.].
Chenopodiaceae. — Atriplex Halimus L. [Bég.]. — Suaeda fru-
ticosa Forsk. [Béj., Mart.]. — Arthracnemum glaiicum Ung.
[Bég., Mart.].
Cruciferae. — liapislruìu rngosnm Berg. var, orientale (DC.)
[Bég.].
Caryophyllaceae. — * S per g alar in atheniensis K?,c\ì.vìì\\ * parin-
flora Bég. — * Sagina apetala L. [Bég.].
Tamaricaceae. — Tamarix africana L. [Mart.].
Leguminosae. — * Medicago liioralis Rohde var. arenaria (Ten.)
et var. cylindracea (DC.) [Bég., Mart.]. — Melilotus indicus
Ali. [Bég.]. — Trifolium scabrum L. [Bég.].
Umbelliferae. — Baucus gummifer Lam. [Bég.]. — Torilis no-
dosa Gaertii. [Bég., Mart.] — Crithmum maritimiimL. [Sq.].
Geraniaceae. — Limini strictum L. [Bég.].
Malva CEAE. — Malva silvestris L. var. * ambigua (Guss.) [Bég.].
Plo.mbaginaceae. — Slatice cancellata Bernh. [Bég.].
Gentianaceae. — * Ergthraea pulchella Horn. var. tenuiflora
(Hoffin. et Lk.) [Bég.].
Borraginaceae. — Lithospermimi arvense L. [Mart.].
Labiatae. — Teucrium Bolimn Mill. [Bég.]. — Bosmarinus of-
fìcinalis L. [Bég.]. — Lamium amplexicaule L. [Mart.].
Plantaginaceae. — Plantago lanceolata L. [Bég.]; PI. Serrarla
a et var. *canariensis Decsn. in DC. (= PI. Aschersonii Bolle)
[Bég].; Pl.Psgllium L. [Bég.].
Rdbiaceae. — Vaillantia ?nuralis L. [Bég..] — Asperiila ari-
stata L. var. flaccida (Ten.) [Bég.].
CoMPOSiTAE. — Senecio leucanthemifolius L. var. Beichenbachii
Fiori [Bég.]. — Artemisia arborescens L. [Bég.]. — Evaxpi/g-
maea a et var. ambigua Fiori [Bég.]. — Filago germa-
nica L. subsp. spathidata (Presi) [Mart.]. — Helichrysum
212 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
italicum Don [Bóg.]. — hiula crithmoides L. [Bég.]. —
Asteriscus spinosus Gr. et Godr. [Bég.]. — Carlina corijm-
bosa L. var. * Bothii (Heldr. et Sart.) [Bég.]. — Centaurea
Diomedea Gasp. [Bég.]; G.mdiiensis L. [Bég.].— Hedì/p-
nois polymorpha DC. subsp. * eretica (W.) [Mart.]. — Hypo-
chaeris aetnensis Ces., P. et G. [Bég., Mart.].
Pianosa.
Alla flora di quest'isoletta appartata e distante dalla più vicina
di circa una ventina di cliilometri sono da aggiungere le se-
guenti entità, tutte raccolte dal Cecconi nel Maggio 1906:
Graminaceae. — * Sporobolus pitngens Ktli. — Koeleria phleoides
Pers. — Catapodium loliaceum Lk.
Chenopodiaceae. — Arthrocnemum glaucum Ung.
Frankeniaceae. — * Frankenia pulverulenta L.
GiSTACEAE. — Cislns monspeliensis L. var. * affinis (Bert. in Guss.).
Capparidaceae. — Capparis inermis Turra (= C rupestris S.
et Sm.).
Cruciferae. — Matihiola incana R. Br.
Legdminosae. — Melilotiis indicus AH. — Dorycnium hirsutum
Ser. in DO. var. *prostratìim (Jord. et Fourr. sub Bon.). —
* Lotus cytisoides L.
Malvaceae. — * Lavatera arborea L.
Euphoubiageae. — * EuphorbiaParalias L. — 3IercurialisannìtaL.
Labiatae. — Tencrium Polium L.
Plantaginaceae. — Plantago Serrarla L.
Compositae. — Senecio ìeucanthemifolius Poir. var. Reiclienbachii
Fiori.
L. MICH ELETTI. — BRIOFITE SICULE.
II signor prof. D.' Giuseppe Zodda ricorda nella sua pubblica-
zione « Le 'briofiie del Messinese » (Contribuzione 1.^) che VEu-
cladium veriicillaium (L.) Br. eur., era stato veduto da me cre-
scere abbondantemente sulle pareti di un acquedotto nei din-
torni di Messina, e nella contribuzione 2.^ informa d'avere egli
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 213
stesso raccolto questa specie (sterile) nel marzo 1906, sulle pa-
reti rocciose uaiide al Caraaro (Messina) e che la var. angusti-
folium Jur., sino al maggio 1907 conosciuta, secondo lui, della
Dalmazia, la rinvenne in esemplari sterili nel maggio 1006 a
Messina, sopra Gravitelli (150 m. s. m.) su di una rupe umida
ombreggiata.
A queste comunicazioni aggiungo le altre seguenti:
Fu nella primavera del 1893 che io vidi sulle mura di un
acquedotto presso Messina VEiicladmm verticillaiuìn{h.) Br.eur.,
ma ne raccolsi anche parecchi campioni da me comunicati al
briologo signor Max Fleischer, allora residente a Roma, il quale
con cartolina postale del 22 ottobre 1893 mi scriveva : «
mòchte ich Ihnen mittheilen, dass ich nach niiherer
Untersuchung das Eudadiitm verticUlatam, ^velches Sie mir
einst unter N.° 85 einsendeten (bei Messina gefunden), zu einer
neuen Varietat var. Michelettii erhoben habe ».
Questa varietà fu poi pubblicata dal chiarissimo Warnstorf
nei suoi « Moose der Mark Brandenburg, p. 109 ; Leipzig, 1906,
dandone la diagnosi seguente, gentilmente comunicatami dal
Marchese Prof. D."" A. Bottini :
« Eucladium verticillatmn (L.) Br. eur. var. Michelettii, Flei-
scher in litt. 1893. Eine Form von Mauern bei Messina mit ge-
neigter, schwacli gekriimmter, oft ein wenig hochriickiger
zylindrischer Kapsel mit ausserst zart papillosem, bis fast glatten
Peristom und gleich laugen, schmal dolchformigen, weder ge-
teilten, noch durchbrochenen Zàhnen, deren Querleisten ziem-
lich stark vorspringen ».
La forma tipica, invece, la raccolsi a Palermo il 4 maggio 1895,
sulle roccie della Villa Tasca, intorno ad una fonte (*) e la
var. angitstifolium con teche, a Catanzaro (Calabria) il 25 di-
cembre 1895, in terreni acquitrinosi, nei colli, lungo la strada
per Monteleone. Allora era nuova per la Calabria. ^ Nel 1906
questa varietà fu anche trovata dal sig. prof. Conte Ugolino
Martelli e dal doti Egidio Bàrsali al Passo della Botte nelle
Madonie. (*)
1 Vedi L. MiCHELETTi, « Flora di Calabria ». Prima contribuzione
(Muscinee) in Bull. Soo. boi. it., maggio 1895, p. ITI.
* Vedi A. Bottini, « Sulla briologia delle isole italiane » in Wehbia
di U. Martelli, voi. II.
214 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
Con roccasione enumero i pochi altri muschi da me (M.) rac-
colti in Sicilia o che io pregai di raccogliere e mi spedi il mio
nipote Attilio Ferrari (F.) secondo capo semaforista nella Regia
Marina, nonché taluni che vi raccolse il signor R. Arena (A.)
dietro preghiera del Cav, Angelo Mazza, e due epatiche di
Stromboli (F.).
MUSCHI.
1. Aloina ambigua (Br. eur.) Limpr. (M.).
Messina, 24 febbraio 1894, e. fr.
2. * Amblystegium irriguum (Wils.) Br, eur. var. ienellum
Sch. (ster.).
Palermo, sulle roccenellaVillaTasca,4 maggio 1895. (M,).
3. * Barbella strongylensis Bott. *
Stromboli, febbraio 1899. Versante Maestro, alt. m. 700.
In piccole caverne nella roccia, nei cui pressi erano
delle emanazioni caldo-umide (F.).
4. * Barbula revoluta (Schrad.) Brid. e. fr.
Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca, 4 maggio 1895 (M.).
5. B. unguiculata (Huds.) Hedw.
Come la precedente (M.).
6. * B. vinealis Brid. a. e. fr.
Come sopra. (M.).
7. Barfcramia pomlformis (L. ex p.) Hedw. a. fr.
Villafrati (Palermo) Dicembre 1894 (A.).
8. B. stricta Brid. fr.
Messina, nel Monte Cicci, febbraio 1894. (M.).
9. * Brachythecium rutabulum (L.) Br. eur. ster.
Stromboh, Versante Maestro, alt. m. 700. Febbr. 1899 (F.).
10. ** Bryum atropurpureum Wahlenb. (non Br. eur.) ; B. di-
color Dicks. ster.
Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro a 700 m. s. m. (F.).
^ Di questo primo e per ora unico rappresentante in Europa del
genere Barbella vedi quanto ne scrisse il March. Bottini nella pi'e-
citata sua pubblicazione e nell' altra : « Sul!' importanza di nuove
esplorazioni briologiche in Italia », nel Nuovo Giornale hot. it.,
(nuova serie), voi. XV, n, 2, aprile 1908.
* Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. », già cit.
** Idem, « I primi muschi delle Isole Eolie » in Bull. Soc. boi. it.,
novembre 1903, p. 294-299.
8EDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 215
11. Bryum caespiticium L.
Messina, 24 febbraio 1894, lungo la Via Militare (M.).
12 ** B. capillare L., e. fi\
Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro alt. ra. 700 (F.).
13. * B. pallescens Schleich. fr.
Messina, nel Monte Cicci, febbraio 1894 (M.).
14. * B. torquescens Br. eur. e. fr.
Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca, 4 magg. 1893 (M.).
15. ** Ceratodon purpureus (L.) Brid. ster.
Stromboli, febbr. 1899. Versante Maestro alt. m. 700 (P.).
16. * Entosthodon curvisetus (Schwaegr.) C. Muli.
Messina, lungo la Via Militare, 24 febbraio 1894 (M.).
17. * Eurhynchium cireinatum (Brid.) Br. eur.
Palermo, 4 maggio 1895. Sulle roccie nella Villa Tasca. (M.)
18. Eurynchium Stokesii (Turn.) Br. eur.
Bosco della Ficuzza. Primav. 1895 (A).
19. * E. Swartzii (Turn.) Curn.
Palermo, sulle rocce nella Villa Tasca. 4 maggio 1895 (M.).
20. Didymodon tophaceus (Brid.) Jur.
Messina, lungo la Via Militare. 24 febbraio 1894 (M.).
Palermo, sulle rocce della Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.).
21. Funaria mediterranea Ldbg.
Messina, nel Monte Cicci, 24 febbraio 1894 (M.).
22. * Grimmia leucophaea Grev. e. fr.
Messina, nel Monte Cicci, 24 dicembre 1893 (M.).
23. Homalotheeium sericeum (L.) Br. eur.
Villafrati, Palermo, Dicembre 1894 (A.).
24. Hymenostomum tortile (Schwaegr.) Br. eur.
Messina, nel Monte Cicci, 26 Dicembre 1893 (M.).
25. Pleuridium subulatum (Huds.) Rabenli. fr.
Messina, come sopra, febbraio 1894 (M.).
26. Rhynchostegiuin tenellum (Dicks.) Br. eur.
Palermo, sulle roccie nella Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.).
27. Scleropodium illecebrum (Vaili. Schwaegr.) Br. eur. ster.
Villafrati (Palermo). Dicembre 1894 (M.).
** Stromboli, Versante Maestro alt. m. 700, febbr. 1899 (F.).
* Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. » (1. e).
** Idem, « I primi muschi ecc. » (1. e).
216 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE
28. Timmiella Barbula (Schwaegr.) Limpr.
Messina, maggio 1902 (F.).
Taormina, maggio 1909 (F.).
29. * Trichostomum nitidum (Liidb.) Sch.
var. óbtusuìn Boulay e. set.
Palermo. Sulle rocce nella Villa Tasca, 4 magg. 1895 (M.).
30. Tortula marginata (Br. eur.) Spruce, fr.
Palermo, come il precedente. (F.).
31. ** Webera carnea (L.) Schimp., ster.
Stromboli. Schicciola (stillicidio d'acqua). Piccola grotta
a 600 m., versante Sud. 16 marzo 1899 (M.).
32. Weisia viridula (L.) Hedw. fr.
Messina, lungo la Via Militare, 24 febbraio 1894 (M).
EPATICHE.
1. Lunularia cruciata L.
2. Pellia Pabroniana Raddi, Jungermanniograf. etrusca, i818,
p. 38. — Jange^-mannia calycina Tayl. 1836, ap. Mac-
kay, FI. hibern., II, p. 55.
L'una e l'altra di Stromboli ; raccolte il 16 marzo 1899
alla Schicciola (stillicidio d'acqua). Versante Sud. 600 ra.
s. m. (F.).
Alessandria, li 27 ottobre 1909.
Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta.
* Vedi A. Bottini, « Sulla briologia ecc. » (1. e).
** Idem « I primi muschi ecc. » (1. e).
1909. Dicembre. N." 9.
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
INDICE
Béguinot a. — Paolo Silvio Boccone e le dottrine sulla caduta e
persistenza delle foglie Pag. 223
Fiori A. — La Genista dalmatica Ten. var. Michela (Spaeli) nelle
Marche {Proc. verb.) „ 223
GuLiA G. — Elenco delle Pteridofite maltesi , 220
Pampanini R. — Fasciazioni nelle piante erbacee (Proc. verb.). . „ 220
Passerini N. — Nuove località per la Toscana di Abutilon Avicen-
nae Gaertn. e Lepidium latifoliuvi L. (Proc. verb.) .... „ 223
Preda A. — Fasciazione in una infiorescenza di Digitalis 2^i"'-
purea L „ 217
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante il 2" se-
mestre del 1909 235
SEDE DI FIEENZE.
Adunanza del dì 11 dicembre 1909.
Presidenza del Presidente Baccarini.
Sono presentati per la stampa diversi lavori, e per primo il seguente
del socio Preda, di cui è data lettura :
A. PREDA. — FASCIAZIONE IN UNA INFIORESCENZA DI
DIGITALI S PURPUREA L.
La fasciazione sembra molto rara nella infiorescenza di Digi-
talis i;i«r^;itrea L., o, per lo meno, non é stata particolare
oggetto di osservazione da parte dei botanici.
Chi cita per primo un simile caso teratologico è lo Schieweck
in Ueber Pflanzen-VerMinderung (Breslau, 1867). Posterior-
BuH. della Soc. hot. ila'. 16
218
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
mente il Masters dà, nel suo Vegetable Teratology (London, 1869,
p. 20), una semplice enumerazione di piante da lui stesso osser-
vate, affette da fasciazione, fra le quali figura la D. purpurea. In-
fine il Penzig, nel ^\ìiO Pllanzen Teratologie {7^vfQ\ìeYBdiiìA,\^M,
p. 208) cita per la fasciazione della specie le due precedenti fonti.
L'esemplare mostruoso d' infiorescenza, di cui do una doppia
riproduzione fototipica (circa V- del vero), e che conservo ora
disseccato, mi fu comunicato, nella seconda metà del mese di
maggio, dal prof. Beverini della Spezia, e proviene dal giardino
del marcliese De Nobili, della stessa città.
Il graspo misurava 55 cm. di lunghezza, e fu ulteriormente
ridotto, come nelle figure qui unite, a 40 cm., essendone stato
tolto alla base un frammento di 15 cm. Ha l'aspetto di un cladodio
nastriforme, che nell'esemplare fresco misurava da 3 a 4 mm.
di spessore, 5 V5 cm. di larghezza alla base, e, gradatamente,
0-6 ^/yì cm., fino all'altezza di 18 cm.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'11 DICEMBRE 219
A circa 24 cm. dalla base, l'esemplare si ripiega trasversal-
mente su se stesso, ad angolo retto, per torcersi poi, od arricciarsi,
nello stesso verso della piegatura, cioè con andamento sinistrorso.
Nella figura, la parte terminale del graspo appare divisa in
due lacinie; ma si tratta di semplice lacerazione, che anzi si
accentuò colla disseccazione ; i margini della ferita che lasciano
trasparire un sottile strato midollare, tolgono qualsiasi dubbio
in proposito. La presenza dello stesso strato midollare conferiva
al graspo fresco la tendenza a sdoppiarsi longitudinalmente in
due lamine.
Sulle due facce hanno origine numerose brattee, corrispon-
denti alle brattee fiorali della pianta normale ; fin verso la
ripiegatura ad angolo del graspo, misurano 10-15 mm. di lun-
ghezza, ed hanno la stessa forma lanceolata che presentano
negli esemplari normali di D. lìurpurea, mentre nella parte
ripiegata si fanno più appuntite, e non oltrepassano i 10 mm.
di lunghezza, per ridursi poi a quella di 4-5 mm. nella parte
arricciata, ove formano un fitto rivestimento, a guisa di tappeto
turco, che interessa anche i margini del graspo appiattito, solo
contrassegnati da un leggero solco o discriminatura.
Quando mi fu consegnato l'esemplare, era già sfiorito, e che
abbia portato fiori normalmente sviluppati si può desumerlo
dalla presenza di nove frutti, non del tutto evoluti, ma che
promettevano di abbonire i loro semi. Ogni frutto si trova
all'ascella di una brattea ben sviluppata: cinque di essi sono
collocati vicino a uno dei margini dello scapo, e quattro in
prossimità dell'altro, ma tutti, salvo uno, si trovano nella faccia
del graspo che guarda la ripiegatura ; ci si vede quasi la ten-
denza a quell'unilateralità fiorale caratteristica della specie. —
Si trovano pure tracce di fiori atrofizzati, all'ascella delle altre
brattee, salvo verso l'estremità del graspo, ove le brattee sono
meno sviluppate.
Ho potuto fare un confronto tra i frutti dell'esemplare tera-
tologico e quelli di un esemplare normale, favoritomi allo stato
fresco dal chimico farmacista signor Magni, e presso a poco
allo stesso stato di fruttificazione. Ho avuto i seguenti risultati :
Scapo normale Scapo mostruoso
Lunghezza delle brattee 10-20 mm. 10-15 mm.
Larghezza » 5-6 » 4 » o poco più
220 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
Scapo normale Scapo mostruoso
Lunghezza dei 4 sepali maggiori
del calice 13-15 » 10-11 »
Larghezza 9-10 » 7-8 »
Lunghezza dei sepali minori . . 10-11 » 6-8 »
Larghezza » . . 3 » 2 ^/^-3 »
Lunghezza degli stili (disseccati) 10-20 » 20-25 »
Il dott. Bargagli-Petrucci a proposito di fasciazioni ricorda un
caso da lui riscontrato presso Siena sulV Ulex europaeus, di cui mostra
il campione in alcool. Si tratta di una fasciazione larga circa un
centimetro e lunga dieci, senza notevoli deformazioni, tolto l'allar-
gamento e l'appiattimento del ramo.
Il dott. Pampanini osserva che anche nelle piante erbacee le
fasciazioni non sono rare. Ricorda di aver osservato nel Veneto delle
bellissime fasciazioni in diverse specie : Banunculus bulbosus, Cicho-
rium Intybus, Taraxacun officinale, Sorophularia canina, e mostra un
esemplare di AnoJiusa italica, raccolto nel 1905 in un prato dell'Orto
botanico di Firenze, che presenta lo stesso fenomeno: la pianta è
alta 80 cm. e divisa fin dalla base in due rami ambidue fasciati fino
all'apice e larghi 3 Yj cm.
Quanto alla origine delle fasciazioni il Presidente nota come in
alcuni casi esse siano causate da Fitoptidi, in altri da perturbazioni
dello sviluppo determinate da cause interiori non precisabili. Pa-
recchie di queste fasciazioni, come del resto altre anomalie, sono
ereditarie: tali, ades., quelle notissime della Ceiosia cristata; altre
non lo sono affatto e vanno considerate come produzioni teratolo-
giche affatto locali ed accidentali. Aggiunge incidentalmente che a
questo secondo tipo di anomalie, che potrebbero dirsi effimere, ap-
partengono, ad es., gii ascidii della Saxifraga crassi/olia.
Difatti anche le stesse talee di foglia (che in questa pianta rie-
scono facilmente) danno, come egli ha esperimentato, piante nor-
mali anche se provenienti da foglie ascidiate.
È quindi data lettui-a della seguente comunicazione del socio
Gulia :
G. GULIA. — ELENCO DELLE PTERIDOFITE MALTESL
Nei lavori che possediamo sulla Flora delle isole Maltesi non
si trovano menzionate tutte le specie finora conosciute delle
Pteridoflte nostrali. Per informazione' degli illustri autori della
Flora italica cryptogama, opera in corso di pubblicazione, pre-
sento una lista completa delle specie che crescono nel suolo
gaulo-raelitense.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEJIBUE 221
1. Equisetum ramosissimdm Desf. Comune nei luoghi umidi del
Mlahleb (Malta), della Pergla e JJìed il Lunzf.ata (Gozo).
Si rinviene anche in altre località delle isole.
2. E. ARVENSE L. Comune nei prati umidi della Gnejna, del
Kamniìeh e del Paales (Malta); nella Ranila ed in Uied
il LuAiziala (Gozo).
3. E. FLUVIATILE L. Nei prati umidi delia Gnejna, del Mtahleh
e di altre località bagnate dalle acque in Malta e Gozo. Altre
volte era comune ai margini dell'acquedotto della iVfarsa. ^
Gli equiseti dai Maltesi si conoscono col nome di Denlj
iz-zieniel.
4. Pteris aquilina L. Specie rara. Cresce solamente in Gozo
in Rdam il Cbir, un burrone sito nei limiti del villaggio
Xactur. Dagli abitanti del contado chiamasi F<'7(!G'te; però si
conosce anche coi nomi di Filicina e di Felci salvaggia.
5. Ceterach officinarum Willd. Specie rara. Nelle fessure
delle rupi di Uied Ghomor, in Malta. In Gozo é anche rara.
L'appellazione del genere é araba e corrisponde alla voce
maltese Xeht ir-rih, colla quale si conoscono anche le nostre
Parietarie.
6. AdiantuìM capillus Veneris L. Specie comunissima nei
luoghi umidi delle nostre isole, presso i pozzi, caverne e
sulle rupi bagnate dalle acque. Malt. Torsin il hir.
7. Gymnogramme leptophylla Desv. Comune in luoghi ombrosi
ed umidi delle due isole. Malt. Torsin ir-rih. È pianta
annua.
8. Scolopendrium vulgare Symons. Specie assai rara. Sulle
rupi umide di Uied Babu e di Uied Ghomor, in Malta.
Questa felce in Gozo non è stata rinvenuta mai.
9. S. Hemionitis S\v. Specie rara. Si rinviene sulle rupi om-
brose del Gozo, in Kala id-Dueira, nelle valli del Nadar, in
Uied ix-Xlendi ed in Ras il Kala. In Malta questa specie
fu raccolta dall' Avv. Alf. Caruana-Gatto nelle valli della
Melliha ; però cresce in altre località dell'isola. ■
1 Vedi Repertorio di Storia Naturale del dott. Gavino Giulia, padre
dello scrivente. Malta, 1858-63.
- Dello stato presente delle nostre cognizioni sulla vegeta~ione mal-
tese (1893).
222 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
10. AsPLENiUM MARiNUM L. Specie rara che cresce nel fonda
di alcune valli del Gozo, come a dire nello Xlendi, Rdum,
il CMr e Kala id-JDueira. Questa specie in Malta, per quanto
io sappia, non è stata rinvenuta mai.
11. A. Trichomanes L. è specie variabile, assai rara. Questa
felce fu raccolta sulle rupi ombrose di Uied Babu in Malta
e sulle rupi in prossimità del mare di Migiar ìx-xini, in
Gozo. (Duthie).
12. Salvinia natans W. Specie rarissima. Trovata solamente
da mio padre in Uied il Lunziata (Gozo). ^
13. IsoÈTES Hystrix var. sdbinermis Dur. — /. sicula Tod.
Assai rara in luoghi umidi (Malta). Questa pianta nel Gozo
non fu trovata mai.
14. Selaginella denticolata Spring. Comune assai nell'isola
di Gozo. In Malta ò abbondante in Uied Ghomor e nei
fondi umidi di parecchi altri valloni come anche nelle lo-
calità erbose.
Sulla presenza iu Malta della Salvinia natans, che il Gulia asse-
risce rinvenutavi da suo padre, il dott. Sommier crede di avanzare
qualche dubbio, perchè in quelle isole non trovansi luoghi abbon-
danti di acqua perenne adatti alla vegetazione di quella Marsilia-
cea. D'altra parte essa manca in tutte le nostre isole e quindi tanto
pili singolare ne sarebbe la presenza a Malta.
Segue poi una nota del socio Campbell dal titolo : Osservazioni
e ricerche sulV Olivo chiamato « Maschio », che figurerà in un altro
numero del Bullettino.
A proposito dell'opinione dell'Autore, che cioè la tendenza del-
l' Olivo a divenire, in certe condizioni, maschile possa considerarsi
come uno stato degenerativo, conseguenza oltre che dell' età anche
della continuata riproduzione per via agama, il prof. Passerini os-
serva come in generale si verifichi in altre piante il contrario,
cioè che colla riproduzione agama tendano invece ad uno sviluppo
prevalente dell'organo femminile quindi a dare maggior copia di
frutti.
Il Presidente osserva ancora a tale proposito come parecchie
specie che da secoli si propagano allo stato domestico per via agama,
come, ad es., la Vite ecc., non presentino affatto tendenza ad un
^ L'esistenza di questa pianta nell' isoletta di Gozo risulta da una
nota inedita del compianto mio genitore. Questa specie non l'ho ve-
duta mai. G. G.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 223
abortimento degli organi femminili. Anzi nella Vite l'aborto di uno
dei sessi avviene precisamente allo stato selvatico, quando si ripro-
duce per semi ; allora essa diviene dioica, mentre è generalmente
ermafrodita allo stato domestico.
Il dott. Fiori presenta un esemplare di Genista dalmatica var.
Alichelii (Spaclì) da lui rinvenuto nell'Erbario centrale italiano di
Firenze sotto il nome di G. germanica^ raccolto dal Bucci nel 1867
« nelle balze del monte S. Vicino (presso Albacina nelle Marche) a
1200 m. ».
Si tratta di una nuova località per questa specie, che finora si
credeva localizzata da noi al Gargano e fuori d'Italia alla Dalmazia.
Tale scoperta acquista maggior valore dal fatto che la G. dalma-
tica si citava come una delle specie, che, per la loro area distribu-
tiva, stavano a confermare l' antica connessione del Gargano alla
Dalmazia coli' intermezzo di un continente, successivamente spro-
fondatosi nel mare, che i geologi chiamarono Adria. Tale continente
secondo alcuni doveva giungere sino al M. Conerò di Ancona,
avente la stessa struttura geologica del Gargano, ma sta il fatto
che in esso non si potè riscontrare nessuna delle specie proprie del
Gargano, che altrimenti si avrebbe potuto pensai-e che la G. dal-
matica avesse potuto giungere sino al M. S. Vicino coU'intermezzo
del M. Conerò; non si può però escludere che su quest'ultimo
monte vi possa essere esistita in altre epoche e poi sia scomparsa.
Ad ogni modo sarebbe di molto interesse rintracciare tale specie
nelle Marche per fissarne 1' area precisa e la natura del terreno
ove vive.
Infine il prof. Passerini dà conto di nuove località da lui sco-
perte per la Toscana di Abutilon Avicennae e Lepidium latlfolium. Il
primo fu trovato alla foce del Calambrone presso Livorno, una
prima volta nel 1901 in un solo individuo, quindi nuovamente in
quest'anno con quattro individui. Il secondo fu trovato abbondante
alla Paduletta, pure presso Livorno, nel 1907, e poi di nuovo negli
anni successivi.
A. BÉGUINOT. — PAOLO SILVIO BOCCONE E LE DOT-
TRINE SULLA CADUTA E PERSISTENZA DELLE FOGLIE.
Buona parte delle bibliografìe di argomenti botanici e sopra -
tutto quelle che riguardano questioni biologiche assumono, come
punto di partenza, l'opera Linneana e quindi la prima metà del
secolo XVIII. Linné, come è ben noto, sia da solo, come ispi-
rando l'opera dei numerosi allievi od influenzando quella dei
suoi contemporanei, ha iniziato la trattazione scientifica di dispa-
224 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL'11 DICEMBRE
ratissimi argomenti dello scibile naturalistico. La « Philosophia
botanica » e le « Amoenitates Academicae » sono, fra i molti
lavori da lui eseguiti o diretti, una prova patente dell'asserto.
Anche dove 1' originalità non è molto notevole e dove la ten-
denza alla schematizzazione ed all' aforismo tiene il posto della
discussione obbiettiva o dell'indagine sperimentale, l'opera lin-
neana emerge per una veste sua propria, per una spiccata pro-
prietà del linguaggio scientifico, una larga esperienza personale
ed una vastissima cultura. Un tal punto di partenza é, adunque,
nel massimo numero dei casi, pienamente giustificato, non tanto
nel senso che Linné abbia creato tutti gli argomenti di cui si
occupa 0 su cui richiamò l'attenzione dei suoi discepoli o con-
temporanei, quanto nel senso che egli ha contribuito ad impri-
mere ad essi i caratteri di una trattazione scientifica.
Ma non è sempre cosi. Non solo i primi germi di una data
questione, ma non raramente ampie ed originali trattazioni
s'incontrano in lavori prelinneani e di cui è giuocoforza tenere
conto, spostando di parecchie diecine di anni od anche di qualche
secolo la prima data della bibliografia sull'argomento. Qualche
volta Linné od allievi, tornando a trattarlo, hanno portato in
campo conoscenze ben più rudimentali od empiriche o finirono
per ripetere idee e dottrine antiquate, già combattute e messe
in quarantena da questo o quel precursore.
Tale è il caso delle dottrine che concernono la caduta e la
persistenza delle foglie. L'opera teofrastea e le posteriori che,
pur con obiettivi diversi, la tennero presente, non mancano di
accenni sui due fenomeni: ma trattasi di osservazioni isolate e
di qualche constatazione di fatto e non di una vera e propria
trattazione con veste e contenuto scientifico. Semplici definizioni
e qualche esempio riserbò Linné nella « Philosophia botanica »
e qualche fugace cenno, non rilevabile, trovasi in altre sue
opere. Le disquisizioni sulla « Vernatio arborum » del Barck, ^
sulle « Gemmae arborum» del Lofling- e sul « Calendarium
Florae » del Berger ^^ — suoi allievi — hanno numerosi dati
su alcuni fenomeni periodici (vernazione, defogliazione, germi-
1 Amoenitates Academicae- voL III (Holmiae, 1756), p. 363-376.
2 Ibid. : voi. II (Holmiae, 1751), p. 182-223.
3 Ibid. : voi. IV (Holmiae, 1759), p. 387-414.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 DICEMBRE 225
nazione, fioritura, maturazione ecc.), ma scarseggiano o man-
cano di notizie sulla persistenza delle foglie ed in ogni caso
trattasi di constatazioni di fatto e di qualche più o meno felice
intuizione, ma non di indagine causale,
Spetta a Paolo Silvio Boccone (1633-1703) il merito di avere
affrontato il difficile argomento, raccogliendo fatti e dati, ten-
tando di risalire alle cause e, per quanto ardite e paradossali
possano sembrare alcune sue vedute, è suo merito di averlo
posto sulla base sperimentale. Farmi, perciò, prezzo dell'opera
a dimostrazione del sin qui asserito ed a complemento del pro-
spetto storico e bibliografico che ho redatto sulle due questioni '*
di riportare, con brevi commenti a pie di pagina, la parte so-
stanziale di due lettere sulle quali l'originale naturalista espone
le sue idee al riguardo. I due documenti sono tratti da un'opera
che, essendo fra le meno note e divulgate del Boccone, è sfug-
gita all'attenzione di tutti ed era a me stesso sfuggita, pure
avendo avuto cura di redigere una bibliografia il più possibil-
mente completa.
L'opera fu stampata a Bologna nel 1684 e reca il titolo: Os-
servazioni naturali, ove si contengono Materie Medico- Fisiche,
e di Botanica, Produzioni Naturali, Fosfori diversi, Fuoclii
sotterranei d'Italia, et altre curiosità. Disposte in trattati fa-
miliari da D. Paolo Boccone, e dirette a varij Cavalieri, e
Letterati del ìiostì^o Secolo, secondo lo stile delle Accademie
Fisico- Mattematiche d'Europa.
La prima lettera è alle pagg. 329-337 e fa parte dell'osser-
vazione vigesima sotto il titolo: « Delle cause della Viridità per-
petua di alcune piante in tutte le stagioni ». Essa è diretta al
March. Ippolito Bentivogli, nobile veneto a Ferrara ed è del se-
guente tenore:
« In ordine alle cause, perché alcune piante dimorano con
« foglie verdi in tutte le stagioni dell'anno, e delle quali molti
« Botanici desiderano sentire qualche ragionamento, posto perciò
« le mie meditazioni, asserendo poter essere la copia della so-
* A. Béguinot, /Sw^a persistenza e caduta delle foglie e sulla relativa
bibliografia in « Atti R. Ist. Ven. Se. Lett. ed Arti, tom. LXVII,
p. 2^ (1907-08), p. 759-78G ».
226 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
« stanza oleosa, '" delle quali sono fornite le parti delle medesime,
« In oltre pare possa contribuire alla conservazione perenne
-x delle foglie verdi la porzione della sostanza viscida, e crassa. ^^
« In qualche altra vi é apparenza, che contribuisca molto a
« conservare verdi le piante anche l'Inverno, non meno l'hu-
« more crasso, e viscido, ma anche la sostanza delle implicate
« fibre, che compongono le medesime foglie. '
« Et in ultimo luogo mi fa credere essere causa moderata la
« struttura della cuticula, '^ della quale sono vestite alcune foglie,
^ Causa, che non dirò efficiente, ma soltanto concomitante, es-
sendo ben noto che molti sempreverdi sono provvisti di olii essen-
ziali i quali, come la fìsica e la'biologia hanno dimostrato, essendo
poco diatermani, lasciano bensì passare la luce, ma diminuiscono
l' intensità della radiazione calorifica e quindi abbassano il tono della
traspirazione. Rientrano, quindi, fra gli espedienti xerofitici che
hanno larga esplicazione nei sempreverdi, pur tenendo presente che
tale nubecola di vapore può essere spazzata via ad ogni leggero
alitar di vento !
" Sta il fatto che parecchi semj)reverdi sono crassicauli e crassi-
fogli; ma la crassizie, dovuta a grande sviluppo di parenchimi acqui-
f^eri, non la riterrei una causa, ma una condizione della persistenza
delle foglie, essendo un evidente espediente xerofitico, mercè il
quale, piante cosi costruite mantengono acqua anche durante i pe-
riodi di siccità più prolungata. E degno di rilievo, a questo ri-
guardo, che molte piante erbacee a foglie crasse (si pensi a specie
dei gen. Sedam, Simpervivuni, Crassula ecc.) sono, non solo persi-
stenti con gli organi sotterranei, ma anche con l'apparato fogliare,
spesso conformato a rosetta, e che mirabilmente resiste a basse tem-
perature e sotto il coperto di neve. Boccone accenna inoltre alle
sostanze viscide di cui, come è noto, sono ricchi i tessuti di molte
piante grasse: sostanze che, grazie alla loro elevata igroscopicità,
sono in grado di mantenere all'organismo un turgore quasi costante
e quindi l'acqua indispensabile ai suoi processi vitali.
^ Che « la sostanza delle implicate fibre » concorra alla persi-
stenza delle foglie negli esempi addotti dal Boccone (cfr. note 34, 40)
escluderei, pure essendo il largo sviluppo del tessuto fibroso e mec-
canico una caratteristica della massima parte delle foglie dei sem-
preverdi.
^ È evidente che qui il Boccone assume per cuticula 1' epider-
mide. A parte l' inesattezza del linguaggio, rilevo che le ricerche
posteriori hanno posto in sodo che la massima parte degli alberi ed
arbusti sempreverdi presentano strutture xerofitiche e che la xe-
rofilia ha quasi sempre condotto ad un forte ispessimento della parete
esterna delle cellule epidermiche. Ciò che, se non proprio una causa,
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 227
< che durezza acquistano, a produrre, ò far resistenza all'ingiuria
« inclemente dell'aria, e a conservare immune il secco, ò succo della
« pianta, che va circolando, e nudrendo le parti della medesima.
« Perché sia più tollerabile a chiunque cadesse alle mani que-
« sta conghiettura metterò sotto l'esame le pianie Tanaceto,''^
« Agerato/*^ Menta greca," Pastinaca lucida,^"- Lentisco,^-^ Bosso,^-*
« Absintio Romano, '■' Taxus, ^^ Pinus, '' Abies, ^^ Cupressus, ^'-^
« Olea, '^'^ che favoriscono la riflessione della loro sostanza oleosa,
« capace a rendere poco penetrabili gli aculei del nitro, che ca-
« paci sono a sciogliere il composto della pianta.
«Autorizzano poi l'Aloe ex Insula Socotrae, '^ Thlaspi lati-
« folium platycarpos semper virens leucoij latifolijs folio, "
« Pancratium maritimum Lob./-' alcuni Narcissi lutei, -^ Kali
« geniculatum, -■' Sempervivum maius, ■-'' Tithymalus Paraeel-
« sus, -^ Cataputia. ^'^ Stanteche con la porzione dell'humore vi-
può interpretarsi come una coudizione atta a difendere le foglie
contro gli eccessi del caldo e del freddo e quindi a favorirne il man-
tenimento.
9 È probabile si riferisca a qualche sj^ecie di Chrysaìithemicm, cui
questo nome fu spesso applicato.
1" Achillea Ageratum L.
^^ Probabilmente Clirysanthemum Balsamita L.
1- Daucus gummifer Lam. corrispondente a « Pastinaca tenuifolia
lucida, gummi manans » del Museo (p. 30, tab. 20).
^3 Pistacia Lentiscus Li.
^* Buxus semper virens L.
^•^ Artemisia Absinthiiun L.
1'' Taxus baccalà L.
1^ Pinus sp.
'^ Abies sp.
1^ Cupressus sempervirens L.
-'' Olea europaea L.
21 Aloe socotrina L.
22 Iberis semperflorens L. corrispondente a « Thlaspi latifolium platj'--
carpos semper virens leucoij latifoliis folio » del Museo (p. 4, fìg. 132).
-3 Pancratium maritimum L.
^^ Probabilmente forme di Narcissus pseudó-narcissus L.
"^ Probabilmente Salicornia o Suaeda fruticosa.
2" Cosi spesso denominato, sotto i generi più diversi {Sedum, Ai-
zoon, Cofyledon ecc.), il Sempervivum tectorum, cui sembra riferirsi il
Boccone.
2^ Euphorbia Par alias L.
*■* Euphorbia Lathyris L.
228 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'1.1 DICEMBRK
« scido, e crasso conservano la figura della foglia illesa dal ri-
« gore del freddo.
« La struttura interna poi dell'Opunzia, ^^ eh' è un aggregato
« di fibre reticulate, ed ingrossato di replicati strati fibrosi re-
« ticulati, che non sono dissimili dalle fibre cancellate, che si
« scorgono nel frutto del Aluf, ^^' la Yuca folijs Aloes B Pin.
« dell'Alpino ^1 passato l'Autunno, e più l'Aloè Americana Dod.
« folio mucronato Lob. ^^ le foglie della quale sono piene di una
« matassa di copiose, et unite fibre distese dalla base fino alla
« estremità della foglia, ci persuade a bastanza, che possi essere
« mediatrice a conservare la pianta illesa, ed ostinata nella sua
« viridità.
« Ed in ultimo pare, che concorra la superficie indurita, unita,
« ò fissa di alcuni vegetabili ^^ di struttura simile a quella del
« Laurus alexandrina,^* Buxus,^^ Alaternus,^^' Helleborus niger,-^'^
23 Opuntia Ficus-indica Mill.
30 Quid?
31 Yucca aloifolia L.
32 Agave americana L.
33 Constatazione giustissima, poiché come amjDiamente lio dimo-
strato nel mio lavoro sopra citato, una cospicua serie di sempre-
verdi sono sclerofìlli ed appartengono al tipo biologico delle « Le-
derblatter » quale venne inteso e circoscritto dall'Hansgirg. E da
osservare per altro che alcuni degli esempi riportati (cfr. nota
n. 30-37) appartengono a piante erbacee, dove non si può parlare
di una vera persistenza e caduta delle foglie e dove in ogni caso i
due fenomeni sembrano regolati, come dirò avanti, da leggi diverse
da quelle che regolano i fenomeni stessi negli alberi ed arbusti.
Sta, però, il fatto che ad esempio, Helleborus niger L. (che è tra
le erbacee citate dal Boccone) ha foglie coriacee che conserva du-
rante l' inverno, mentre le perde la forma tipica di H. viridis, che
ha foglie sottili: le mantengono invece in tutto od in parte le forme
a distribuzione sopratutto meridionale di questo ciclo, che hanno
foglie coriacee {H. odorus, H. multifidus, H. Bocconei ecc.). Egre-
giamente scelti sono gli esempi di Daphne Laureola e Clematis cir-
rosa, pachifille e sempreverdi, affini a specie, certamente ben note
al Boccone, leptofille e caducifoglie !
3* Streptopus amplexifolius secondo il riferimento fatto da Linné
del L. alexandrina di Cainerario [Epit., p. 956] ad Uvularia ample-
xifolia che è il nostro Streptopus.
35 Buxus sempervireìis L.
313 liliamnus Alaternus L.
3^ Helleborus niger L.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 DICEMBRE 229
« Laureola,^^ Lingua cei'vina,^'-^ Filix, -"^ Clematis Boetica Clusij/^
« e simili, a conservare, ed a preservare tale spezie di pianta
« da quei corpi heterogenei, che sono atti a risolvere il com-
« posto della pianta.
« Da tutto questo é cosa certa, che in quella struttura, ò corpo
« di una Pianta ove non sono canali ben articolati, ò ben coni-
« messi à ricevere l'alimento della terra, et a conservarlo in
«tutte le revoluzioni delle stagioni dell' anno, ^^ per necessità,
« ò le foglie impallidiscono, ò cadono, come accade di quelle co-
« lonne, e di quelle volte, che sono piantate, e fabricate senza
« le catene, ò chiavi di ferro, che sostentano gli ediTizi).
« Le circostanze sovra accennate, e la composizione delle
« parti di alcuni vegetabili devonsi esaminare per la chimica,
« col microscopio, ò con l'occhio studioso, non prevenuto da
« ostinata fantasia, atlìne che satisfatto riraanghi il nostro giu-
« dizio a mezzo de' sensi. ■'^
« Per quel che riguarda il ricorso alli sperimenti chimici, po-
« tressimo confìrmare la copia della sostanza oleosa, pigliando le
« prime nominate, e mettendole a putrefare, alquanto peste, per
« alcuni giorni in fimo equino, e poi distillarle per storta, e per
3^ Daphne Laureula Li,
*■* Scolo pendri uni offiainarum Sin.
« Quid?
*^ Clematis cirrosa L,
*- Sebbene espresso in forma molta oscura, in queste parole è rac-
chiuso il concetto fondamentale, cui lio insistito nel mio lavoro
sopra citato, che una condizione per il sempreverdismo è che le
pianta, mercè strutture xerofitiche, sia in grado di mantenere du-
rante l'estate un'abbondante provvista d'acqua, e sia conformata in
modo da non essere danneggiata (ombrofilia nel senso del Wiesner)
dalla pioggia durante i mesi invernali-primaverili.
*^ Mirabile divinazione, se si pensa al tempo in cui fu concepita
e ove si rifletta che il meccanismo della caduta delle foglie e l'in-
dagine sulle cause ed i fattori della persistenza furono negli ul-
timi cinquanta anni in grande parte chiariti mercè la conoscenza
dell' intima strvittura del corpo vegetale e mercè opportune ricerche
sperimentali. Che le esperienze di cui il Boccone nei seguenti pe-
riodi traccia, per cosi dire, il programma non avrebbero condotto
ad alcun serio risultato, sembra noa esservi dubbio ; ma sta il
fatto che già sulla fine del secolo XVII egli esprimeva il bisogno
di porre l'indagine su base sperimentale.
230 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA. DELL' 11 DICEMBRE
« fare evidente la copia della sostanza oleosa si deve pesare avanti
« di metterla a putrefare per servire di paragone contro di
« quelle altre piante, che nel medesimo peso messe in putrefa-
« zione, e a distillare, restituiscono per essa distillazione meno
« olio delle prime nominate, cioè Agerato, Menta greca, Pasti-
« naca lucida, Absintium Romanum, Lentiscus, Buxus, et altri. **
« Il color livido nella superficie delle piante pare essere ra-
« gione incontrastabile per l'oleosità, come ce lo confermano la
« medesima Pastinaca lucida, Lentisco ed altre.
« Secondo modo di sperimentare se una pianta abbonda di
«oli più d'un' altra sarebbe di ridurla in , carbone, e poi col
« mezzo dello spirito di vino estrarre la parte oleosa, si deve
« paragonare questo secondo sperimento con la distillazione di
« altra pianta, che venglii creduta non fornita, di sostanza oleosa,
« come sarebbe qualche foglia di Salanum, di Latonus, di Pla-
« tanus.
« Questi sperimenti saranno più legitimi, se si faranno sopra
« piante generalmente sempre virenti, e di perpetua radice in
« tutte le Provincie, che in piante di foglie decidue in alcune
« contrade per l'intemperie di Clima freddo. ■^■'
« Le altre circostanze, che sono mezzi a conservare le piante
« verdi si ponno esaminare, ò con l'occhio puramente, o col
« favor del Microscopio, cioè delle Piante di viscida, e crassa
« sostanza piene, delle piante di fibrose, e reticolato plesso for-
« tificate, e delle piante di unita, e dura superficie dotate ».
La seconda lettera, alle pagg. 346-358, fa parte dell'osserva-
zione vigesimaterza sotto il titolo: « In ordine alla viridità
« delle Piante, e strutture delle Coralline, ed altre Produzioni
« maritime ». Essa è diretta al canonico Ulisse Gozzadini di
«Bologna e, nella parte che ci riguarda, dice quanto segue:
« Osservo che una gran parte delle Piante, che hanno lasu-
« perfide delle loro foglie tanto di sotto, che di sopra, vestita
** Per queste piante cfr. rispettivamente le note 10, 11, 12, 15, 13, 14.
*'• Donde si può dedurre che il Boccone avesse cognizione del
comportamento di alcuni sempreverdi che hanno forme od indi-
vidui caducifogli e di cui sono esempio, fra gli alberi, alcune specie
di Quercus, fra gli arbusti, il Ligustrum vulgare e, fra le piante er-
bacee, alcune forme del ciclo di Helleborus viridis.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE 231
« di sottilissima membrana, resistono agevolmente al rigore del-
« l'Inverno, come fanno prova le foglie dell'Arum vulgare, ■*'•
« Acetosa, ■*' Beta, ^'^ Branca ursina, ^'' Brassica, -'^ Bugula, -'^
« Lauro cerasus, '''^ e simili, il loro parenchima rimanendo rac-
« chiuso in mezzo alle fibre, e difeso dalle membrane ambienti,
« conserva in una tolerabile viridità le parti delle piante. L'in-
« spezione delle parti che compongono la cuticula negli ani-
« mali, e nelle piante, fatta col Microscopio ci fa concepire la
« causa, e l'effetto della resistenza, che fa essa cuticola alle in-
« giurie esterne. ^^
« Il fusto delle medesime piante sopradditate, tallhora si ri-
•*" Probabilmente VAo-um italicuni Mill.
*'• Rumex Acetosa L.
■^ Beta vulgaris L.
*^ Nome volgare adoperato aucbe da Cesalpino per V Acantìius
molli s L.
•"* Brassica sp.
■^^•Ajuga reptans L.
'^- Prunus Lauro-cerasus L.
■^3 Dagli esempi sopra citati (fatta eccezione del Lauro- ceraso no-
toriamente pachifiilo) si ricava che al Boccone non erano ignoti
esempi di piante erbacee le quali, per usare la sua espressione, no-
nostante cbé vestite di sottilissima membrana (e cioè di epidermide),
tuttavia svernano con l'apparato fogliare, il quale rivelasi cosi re-
sistente al freddo. Poiché da quanto opinò, credo per primo, il
Boccone stesso (cfr. nota -i) ed in base a quanto io stesso sostenni
nel lavoro più volte citato, un carattere della massima parte dei
sempreverdi — limitatamente agli alberi, arbusti e suftrutici — è
il forte ispessimento delle cellule epidermiche, che appare essere
cosi una condizione del loro sempreverdismo, é evidente che altre
devono essere le cause della persistenza delle foglie nelle piante
erbacee citate dal Boccone e provviste tutte di cellule epidermiche
a pareti poco ispessite o sottili. Le recenti ricerche del Lidfors {Die
tvinthergrilne Flora. Eine hìológische Untersuchung in « Lund Univ.
Arsskrifl N. F. II, Afd. 2, n. 13 |1907]) condurrebbero ad ammet-
tere che ciò sia dovuto alla facoltà che hanno le piante ibernanti
di trasformare l'amido in glucosio : proprietà che egli riconosce
anche ai sempreverdi arborei ed arbustivi, senza negare gli adat-
tamenti xerofitici. Teorica prevalentemente biochimica, che merita,
a mio giudizio, di essere ulteriormente studiata e verificata sopra-
tutto in piante di clima caldo e temperato-caldo, constandomi, ad
esempio, che molti dei nostri sempreverdi sono ben lungi dal man-
care di amido anche durante la stagione invernale.
232 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL'II DICEMBRE
« solve, ò perchè il nutrimento non si sublima per il tepido
« calore, e moto della terra, ò perchè li nodi, e le fibre, che
« compongono la struttura di esso fusto sono deboli, e radamente
« unite: ciò non accade però nelle piante di fibre stipate, overo
« con tortuosi giri annodate, come sarebbero quelle, che sosten-
« gono la laureola, e Fico d'India opuntio. Si che non concor-
« rendo alimento, vasi e ligamenti di tenaci amplessi, e super-
« ficie membranosa in una medesima parte della pianta è ne-
« cessità, che ella si corrompa, e cada. Li pediculi delle foglie
« della Vite, e quelle de fiori de' Pruni, e di molte altre Piante,
« fanno concepire dalla loro debole unione, la facile risoluzione
« dell'altre parti, . non bene annodate, e comesse, perchè ge-
« neralmente essi pediculi hanno debole ligamento col tronco,
« o fusto della medesima pianta, che le produce. °^
« Sono le piante, ancorché ben vestite alla superficie, e do-
« tate di solida struttura parimenti sottoposte alle rivoluzioni
« delle stagioni, poiché esse cadono spesso a'venti Sirocchi, da La-
« tini Austro chiamati, i quali, ò perche impediscono l'alimento
« necessario, essiccandolo, ò perchè brugiano, ed ardono i liga-
« menti stessi, che compongono, e sostengono le parti; quindi
« è che sovente inaridiscano, e muoiano. Se ne' venti, è nell'aria
« fredda i sali nitrosi di figui^a acuta, nell'Inverno più algente
« feriscono, e dividono le parti della Pianta; altresì ne' Venti
« Sirocchi l'Estate, perchè altri sali nitrosi essendo in moto ce-
« lere, e violento fanno una funzione quasi uguale alle parti-
« celle del fuoco, che per ragione del moto violento ardono, e
« consumano i corpi per dove si insinuano.
« Se le piante havessero tanto di humido, con che potessero
« estinguere le particelle del fuoco, o quelle nitrose dell'aria,
« anche spirando venti Sirocchi, che sono di natura analoga
'* In questi periodi il Boccone adombi-a una grossa questione bio-
logica, che resta tutt'ora in grande parte allo stato di qiiia. Per
quale ragione in molte piante erbacee perennanti si conserva l'ap-
parato fogliare, laddove si perde quello caulinare e le foglie che su
di esse sono inserite? Dal confronto con il fusto delle piante ar-
boree ed arbustive l'A. conclude che ciò dipende dalla minor consi-
stenza e robustezza : ma se cosi fosse non si spiegherebbe la persi-
stenza delle foglie, meccanicamente anche più deboli. Le cause,
quindi, devono essere ben altre !
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELl'11 DICEMBRE 233
« al fuoco, conservarebbero la loro forma in quella improvisa
« revoluzione di tempo. ^■"'
« L'Acetosa per relazione del Clarissimo Bartolino per causa
< del tegumento, e per la copia dell'humore, che conserva nelle
« sue foglie resiste, ed estingue nelle proprie vene le punture,
« le parti nitrose, e gli aculei seccanti del freddo della Nor-
« vegia, e quindi è che resiste a' geli. La Cochlearia sarà an-
« ch'essa costante, e generosa sotto il medesimo clima, e rigore,
« ma parendomi di struttura men forte dell'Acetosa deve in
«qualche occasione cedere in tutto, o in parte all'inclemenza
« del gelo. Quindi è, che molte piante in un tal clima tempe-
« rato non hanno bisogno, che di una mezzana robustezza, e di
« una mediocre struttura delle parti ; e de'vasi, adatti a ricevere,
« e distribuire l'alimento della terra per conservarsi verdeggianti
« anche nelle stagioni d' Inverno. ^^
« L'aria, della quale si nutriscono le Piante, è causa poten-
« tissima di conservare, e uccidere gì' animali; questi talhora
« proveduti di sottili, e flaccide fìlamenta, come anche di flbi'e,
« iuembrane, nervi, ossa, ed humori gravidi di pochissimo sale,
«sono anch' eglino capaci a soffrire incommodi letali.... Ha per
« questo fine proveduto di cute, e membrana valida alcuni
« animali la natura, altri di composte squame, ed altri di densa
« lanugine le parti esterne. Quindi è, che anche le Piante to-
« mentose, come sarebbero il Millefoglio tomentoso giallo,^'
« Iacea massima babilonica, *^ Stachys spuria Flandrorum, ''•' ver-
« deggiano l'inverno in quelle parti, che sono dotate, o di hu-
« more, o di nodosa testura col beneficio, e difesa del tomento
^^ In questo e nei due precedenti periodi il Boccone, pur con il
fantastico linguaggio del tempo, intu.isce una verità messa in chiaro
dal Wiesner solo negli ultimi tempi e cioè la caduta delle foglie
in seguito al «aldo eccessivo (HitzelaubfallJ : fenomeno da noi poco
sviluppato (ne sono esempi tipici Clematis cirrosa, Euphorbia den-
droides ecc.) ma che ha vina larga esplicazione nei tropici, dove
molti alberi ed arbusti perdono il fogliame in coincidenza od in
prossimità del periodo caldo ed asciutto dell'anno.
^'^ Per quanto dice sull'Acetosa cfr. la nota n. 47 ; la Cochlearia
sembra doversi riportare alla C. officinalis L.
■" Achillea tomentosa L.
^* Centaurea hahylonica L.
^^ Sideritis sicula Ucria.
Bull, della Soc. hot. Hai. ^"^
234 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
« ben folto, e supplisce esso tomento ad una densa membrana
« accioche li corpi heterogenei, ed ambienti, facendovi poca
« dimora, non la corrompano. ''^
« Che la cute, o membrana alla superficie delle Piante sia va-
« lido mezzo a conservare le medesime Piante dall'inclemenza
« delle stagioni, e de sali vaganti nell'aria, lo provano le piante
« stagnanti ne' pelaghi del Mare, e quelle vegetanti nelle la-
« gune, e ne' laghi, che nella terra sono incorrotte, e perpetue.
«I Potamogesi, ^'^ Fontali, *"'- Muschi aquatici, Ninfee, nel
« fondo delle acque dolci per una parte, e le Alghe, Coralline,
« Muschi, e Fuchi, dall'altra, che hanno i natali, e la vita nel
« pelago del Mare sono state arricchite dalla natura di super-
« fiele nervosa, o di sostanza glutinosa co' quali aiuti fanno ri-
« paro alle corrosioni de' sali, ed all' inclemenza de' corpi estra-
« nei. *^^ Le Gomme ne' gV alberi sono parti saline oleose, quali
« quanto più prive di humido sono tanto più fisse, e conservano
« il composto di esse parti, e più valide si trovano a opporsi
« alle ingiurie, anzi alli sali, che vagano per l'aria, e che si
« ponno ritrovare nelle acque.
^° I tre esempi sopra citati appartengono a piante ricoperte di
fìtto tomento clie, come è ben noto, ha l'effetto di impedire il
rinnovamento dell'aria attorno agli stomi ; aria che è più o meno
satura di vapore d'acqua ed è, dunque, immobilizzata e non tanto
facilmente sostituita da aria nuova e secca. È, perciò, un evidente
espediente xerofìtico contro le alte temperature, restando però, a
vedersi se vale anche come difesa contro le basse, e se, quindi, è
un fattore della persistenza dell'apparato fogliare dui-ante la sta-
gione invernale, come il Boccone sostiene.
'^^ Potamogeton sp.
•52 Probabilmente Fontinalis sp.
^3 Gli esempi citati in questo periodo mostrano che al Boccone
non era ignoto che parecchie piante acquatiche sommerse e parec-
chie natanti (perdendo quest'ultime le foglie natanti) possono vi-
vere e prosperare al fondo, protette contro il gelo da uno strato
di acqua non sottoposta normalmente a congelamento. I fattori bio-
logici di una tale resistenza sono tutt'ora ignoti, anche perchè se-
condo Lidfors molte di queste piante non trasformano l'amido in
zuccbero. Le cause addotte dal Boccone nulla spiegano, e non spendo
parole sulla inattendibilità delle sue vedute sulla funzione protet-
tiva a lui attribuita alla gomma, al glutine ed al sale nei periodi
seguenti.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL.' 11 DICEMBRE 235
«Il Gluten, essendo un olio denso composto d'infinite fibre,
« ò filamenta, è corpo vicario alla gomma, e quanto meno hu-
« more racchiude il medesimo Gluten più nervoso, e robusto
«si fa addivedere: anch' egli riserva all'ingiurie dell'aria, et
« a' corpi heterogenei et ambienti ».
E dopo avere asserito che le Coralline non potrebbero vivere
nel fondo del mare se la natura « non havesse proveduto, e
fornito esse Coralline d'una crosta di particelle saline » con-
clude che con questo fatto « viene dimostrato, che le gomme
« secche, e ristrette sopra le piante, e nella sostanza delle me-
« desime piante sono vicarie alle particelle saline per opporsi
« validamente all'inclemenza de' fluidi, e de corpi heterogenei »....
Infine viene presentato il seguente elenco delle
Pubblicazioni pervenute in clono alla Società durante il 2° seme-
stre del 1909.
Bollettino della ArhoricGltara Italiana, Anno V, Trini. 2."
Bollettino dell' Istituto Agrario di Scandieei, Voi. Vili, n.° 3.
Bulletin de la Société Vaudcise des Sciences Natui-elles, Voi. 45, n.* 166.
Bulletin de la Société Linnéenne de Normandie, 6^ Serie, l*'' Voi. 1907.
Caen, 1909.
Bulletin du Jardin Imperiai botanique de St. Pétershourg. Tom. IX,
Livr. 4-5.
Bidletin of the New York Botanical Garden, Voi. VII, n.° 23.
Field Museum of Naturai History, Beport Series, Voi. ITI, n.° 3.
Chicago, 1909.
Mémoires de la Société Linnéenne de Norviandie, Voi. XXIII, Fase. 1".
Memoirs of the Department of Agriculture in India, Voi. II, n.''^ 7, 8.
Oesterreichische Garten-Zeitung , Jahrg. IV, n." 7-12.
Société de la Flore Valdòtaine, Bull, n.» 5 (1909).
The Ohio Naturai ist, Voi. IX, n." 7, 8.
Campbell C, Sulla biologia e patologia dell'olivo (Olea europaeaJj.).
Roma, 1909.
Castellotti C, Per raddoppiare la produzione della seta. Cremona, 1909.
Chiovenda E. e Cortesi F., Angiospermae. Estratto dal VoL I del-
l'opera Il Ruvenzori, Relazioni scientifiche.
Cortesi F., Contribuzione alla Flora delle Isole Tremiti. Roma, 1909.
(Annali di Botanica, Voi. VII, fase. 3").
Cortesi F,, Osservazioni teratologiche, Roma, 1909. (Idem, Voi. VII,
Fase. 3°).
Cozzi C, Sulle variazioni fieristiche nei terrazzi del fiume Ticino.
Pavia, 1909. (Atti Soc. Ital. dì Se. Nat., Voi. 48).
236 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DICEMBRE
Fries Th. M., Bref ocli skrifvelser af och till Cari von Linné.
Del. III. Stockliolm, 1909.
Gulia G., Cenni bibliografici sulla forma vertebrata maltese.
Roma, 1909. (Boll. Soo. Zool. ital., Anno XVIII, 1909).
Keissler (von) S"., Beitrag zur Kenntnis der Pilzflora Dalmatiens.
Wien, 1909. {Oesterr. hot. Zeitschr., Jahrg. 1909. n." 7-8).
— Neue Filze von den Samoa nnd Salomonsinseln. Berlin, 1909.
(Anales Mycologici , Voi. Ili, n." 3).
Marignoni G. B., Micro miceti di Schio. Prima contribuzione alla
flora micologica della provincia di Vicenza. Schio, 1909.
— Nota sulla mancanza di endosperma negli ovuli di Cacao (Tì/eo-
hroma Cacao L.) e su alcune anomalie dei frutti e dei semi.
Schio, 1909.
Merrill E. D., New or noteworthy Philipiiine Plants. (I-IV). Ma-
nila, 1901-905. (Dep. of the Interior. Bureau of Govern. Laborat.
n.ri 6, 17, 29, 85).
Perotti R., Sul ciclo biochimico dell'anidride fosforica nel terreno
agrario. Roma, 1909. {Meni, della R. Staz. di Pat. Veg.).
Savastano Z/., Il nostro problema silvano. Napoli, 1909. (Boll, del-
Varboric. italiana^ Anno V, 1909).
Warining E., Oecology of plants, an introduction to the study of
plant-communities. Oxford, 1909.
Non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta.
INDICE
Baccarini P. — Sui micozoocecidi od « Amhrosiagallen » Pag. 137
Id. — Una famiglia di ibridi tra varietà di Solanum Me-
logena L » 38
Bargagli-Petrucci G. — Altre osservazioni sopra al-
cune piante teratologiche di Begonia tuberosa ... » 195
BaRSALI e. — A proposito dell'apparizione del « Mal
bianco » della Quercia in Italia. (Proc. vero.) ... » 65
Id. — Seabiosa piumosa S. et S. nuovo inquilino della
flora italiana » 1^5
Id. — Sulla diffusione dell' Erigeron Karwinshyanus DO.
in Toscana » 1^=''^
BÉGUiNOT A. — Materiali per una Flora delle Isole Tre-
miti » 200
Id. — Paolo Silvio Boccone e le dottrine sulla caduta e
persistenza delle foglie > 223
Bergamasco G. — Il « Mal bianco » della Quercie nei
dintorni di Napoli. (Proc. verb.) ■ ' * 87
BoLZON P. — Aggiunte alla Flora della Provincia di
Parma. (Nota quinta) » 68
BoRG G. — Nuove stazioni della Melitella pusilla Somm.
nell'isola di Malta. (Proc. verb.) » 102
Bottini A. — Spigolature briologiche » 108
Cannarblla P. — Flora urbica palermitana. (Centuria I) » 73
Id. — Flora urbica palermitana (Centuria II) .... » 172
CoLOZZA A. — Note anatomiche sulle Calyceraceae . . » 7
Fiori A. — La Genista dalmatica Ten. var. Mi'^helii (Spach)
nelle Marche (Proc. verb.) » 223
FoRMiGGiNi L. — Cenno storico-bibliografico sulle Cara-
cca della Flora italiana » li
Gabotto L. — Una nuova stazione del Cherophyllum bul-
bosum Li » l'i7
GoiRAN A. — Alcune notizie relative a specie o forme
di graminacee nizzai-de a veronesi » 148
Id. — De Cyperis agri nicaensis > 186
Id. — Della presenza nel nizzardo di X Conyza mixta
Fouc. et Neyraut (= C. ambigua (DC.) X Erigeron
oanaclensis L.). (Proc. verb.) » 66
238 INDICE
Grilli C. — Sul Callopisma luteo-album vai*, lacteum Mass. Pag. 152
GuLiA G. — Elenco delle Pteridofite maltesi » 220
Id. — latorno ad un nuovo habitat della Melitella pu-
silla Somm. (ProG. verh.) » 67
Id. — Le Caracee maltesi (Proo. verh.) » 68
Massalongo C. — In morte del Prof. Cav. A. Goiran.
(Proc. verh.) » 193
MiCHELETTi L. — Briofìte sicule » 212
Id. — Muschi dell' Eritrea » 154
Id. — SuW Eryngium campestre L. var. megacejìhalum
Pouz., varietà nuova per l'Italia, e su altre varietà
e forme della stessa specie, in parte non descritte
prima d'ora » 156
Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese ... » 47
MoNTEMARTiNi L. — Contributo allo studio della nutri-
zione minerale delle piante . > 162
Pampanini e,. — Alcune Kalanchoe dell'Eritrea. ... » 51
Id. — Fasciazioni nelle piante erbacee (Proc. verh.) . . » 220
Id. — Materiali j)er una Flora della Provincia di Bel-
luno. Ili » 56
Id. — Una nuova Agave » 119
Passerini N. — Nuove località per la Toscana di Ahu-
tilon Avicennae Gaertn. e Lepidium latifolium L. (Proc.
verh.) » 223
Pavolini a. F. e Mayer M. — Sulla presenza della ru-
tina nella Sophora japonica L » 81
Ponzo A. — L'autogamia nelle piante fanerogame (Quarta
contribuzione) » 88
Preda A. — Fasciazione in una infiorescenza di Digitalis
purpurea L » 217
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante
il 1° semestre del 1909 » 128
Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante
il 2° semestre del 1909 » 235
Riunione straordinaria in Padova (23-24 settembre 1909). » 131
Saccardo P. a. — Da quale anno debba cominciare la
validità della nomenclatura scientifica delle critto-
game » 167
SoMMiER S. — Ancora del Dorycnium hirsutum (L.) Ser.
var. glabrum Somm » 123
Id. — Della identità di Lathyrus amoenus Fenzl e L. Gor-
goni Pari » 126
Statuto della Società botanica italiana » 2
Trotter A. — A proposito del « Mal bianco » della
Quercia in Italia. (Proc. verh.) » 35
Ugolini U. — La Kochia tricliophylla inselvatichita nel
Bresciano. (Proc. verh.) ..'..• » 191
INDICE 239
Vaccari L. — L'Abate Pietro Chanoux, Rettore dell'Ospi-
zio del Piccolo S, Bernardo. (Proc. verb.) .... Pag. 35
Vaccari L. e Wilczek E. — Un nuovo ibrido di Achil-
lea (A. macrophylla X herbarota Ali. var. Morisìana
Rchb. fil.) » 61
Villani A. — Dei nettarii di alcune Crocifere quadri-
centriche » 26
Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti successore.