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Full text of "Carteggio del conte Federico Confalonieri ed altri documenti spettanti alla sua biografia"

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SOCIETÀ    PER  LA  STORIA  DEL  RISORGIMENTO    ITALIANO 
(sotto  l'alto  patronato  di  S.  M.  il  Re) 


BIBLIOTECA  SCIENTIFICA 


SERIE  CARTEGGI 
VOL.  Il 


Carteggio  del  Conte  Federico  Confalonieri 

ed  altri  documenti  spettanti  alla  sua  biografia 

pubblicato  con  annotazioni  storiche  a  cura  di 

Giuseppe  Galla vresi 


COMMISSARIO  RESPONSABILE  PER  LA  PUBBLICAZIONE 

ALESSANDRO  D'ANCONA 


Parte  I 


MILANO 

TIPO  -  LITOGRAFIA  RIPALTA 

Via  Pisacane,   N.  36 

-  1910  - 


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ed  a!tn  documenti  SDi^ttnnti  p,V-  'iorraf;; 


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ALESbAiNiJKi 


Parte  l 


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Il  conte  Federico  Gonfalonieri 

<1a  una  fisionotrastia  (Parigi  1810)  appartenente  al  conte  Gabrio  Casati 


SOCIETÀ    PER  LA  STORIA  DEL  RISORGIMENTO    ITALIANO 
(sotto  l'alto  patronato  di  S.  M.  il  Re) 


BIBLIOTECA  SCIENTIFICA 


SERIE  CARTEGGI 
VOL.  Il 


fe^o-i^    Cônf<:il"on/€r; 


Carteggio  del  Conte  Federico  Confalonieri 

ed  altri  documenti  spettanti  alla  sua  biografia^ 

pubblicato  con  annotazioni  storiche  a  cura  di 

Giuseppe  Galla vresi 


COMMISSARIO  RESPONSABILE  PER  LA  PUBBLICAZIONE 

ALESSANDRO  D'ANCONA 


Parte  I 


MILANO 

TIPO  -  LITOGRAFIA  RIPALTA 

Via  Pisacane,   N.  36 

-  1910  - 


v.l 


I  diritti 

della  proprietà  letteraria  sono  riservati 

alla 

Società  Nazionale  per  la  Storia  del  Risoigimento  Italiano 


AL 

CONTE  ALESSANDRO  CASATI 

FIDO    E    CARO    AMICO 

COLLABORATORE    INDARNO    VAGHEGGIATO 

DEDICO 

QUESTA  COLLEZIONE  DI  DOCUMENTI 

TESTIMONI    dell'opera    DEGLI    EROICI    SUOI    Zìi 

FEDERICO    E     TERESA     GONFALONIERI 


PREFAZIONE 


Sono  ormai  ben  pochi  i  superstiti  della  generazione 
che,  tra  il  1841  ed  il  1846,  potè  scorgere  per  le  vie  della 
città  nativa  il  conte  Federico  Gonfalonieri.  Non  era  più 
il  bellissimo  e  fiero  giovine,  dallo  sguardo  imperioso,  dal 
portamento  eretto,  che  lo  Scalvini  tratteggia 

«   .  .  .  .  quando  lunghesso 
le  vie  della  città,  stringendo  un  vajo 
suo  corridor,  letizia  diffondeva 
a  dritta  e  a  manca  di  gentil  saluto   »  '. 

Gli  anni,  la  prigione,  i  dolori  acerbi  avevano  incanutito 
quel  capo,  gli  ave\'ano  tolto  la  sicura  baldanza  dell'at- 
teggiamento; pur  vediamo  il  conte  nei  più  recenti  ritratti 
irrigidirsi  in  uno  sforzo,  quasi  per  non  chinarsi  e  rigettare 
indietro  la  persona  come  in  una  parata  di  scherma. 
Ghecchè  sperassero  i  poliziotti  austriaci  ed  i  lor  confi- 
denti, il  Gonfalonieri  era  sempre  lì,  pronto  ad  incrociare 
il  ferro  col  nemico  e,  quando  la  morte  lo  colse  sul  monte 
S.  Gottardo,  aveva  dato  affidamenti  ai  giovini  più  caldi 
di  patriottismo,  ed  il  Mazzini  sperava  in  lui.  Gosì  i  nostri 
nonni,  incontrando  il  rinomato  cavalcatore,  vanto  un 
tempo  dei  corsi  di  Milano,  che  procedeva  ormai  a  passo, 
vecchio  e  sfinito,  per  le  contrade  tranquille,  si  indugiavano 
talora  a  riflettere  sulla  fralezza  degli  umani  destini,  e,  se 

1)  G.  Scalvini,  Scritti,  Firenze  1860,  p    273. 


vin 


avevano  in  petto  cuore  d'italiano,  accompagnavano  il 
martire  con  uno  sguardo  di  gratitudine  reverente.  Questa 
è  la  tradizione  orale  che  ho  ancor  potuto  raccogliere; 
ma  purtroppo  non  parla  sola.  V  è  un'altra  voce,  che  si 
leva  dalle  fosche  pagine  del  Rovani,  e  stride  obliqua- 
mente accennando  ai  rancori,  alle  ambizioni,  ai  rimorsi 
che  il  Gonfalonieri  avrebbe  pur  accolto  in  quel  suo  animo, 
tempestoso  per  il  cozzo  delle  più  forti  passioni.  Le  invi- 
diuzze  ed  anche  i  più  giustificati  risentimenti,  seminati 
lungo  la  sua  via  da  un  uomo  così  insofferente,  non  pur 
di  infingimenti,  ma  delle  transazioni  naturali,  orgoglioso, 
altero,  dotato  di  volontà  ferrea  e  dominatrice  forma ron 
mille  rivoletti  che  corsero  ad  alimentare  la  corrente  della 
calunnia. 

È  tutta  ed  integralmente  calunnia  ?  La  fervorosa  apo- 
logia del  senatore  D'Ancona  \  suffragata  dalle  più  fredde 
ricerche  del  Cusani  ^,  del  Bontadini  ^,  del  Lemmi  "*,  ha 
distrutto  il  fondamento  della  «  maledetta  voce  »  (come 
avrebbe  detto  il  Manzoni,  del  Gonfalonieri  caldo  am- 
miratore) che  mescolava  Federico  alla  schiera  dei  Gam- 
barana,  dei  Ghislieri  e  dei  Traversi,  responsabili  del 
turpe  dramma  del  20  aprile  1814.  Più  non  si  può  ri- 
petere, compulsati  gli  atti  dei  processi,  la  fiaba  crudele 
che  imputava  al  Gonfalonieri,  smanioso  di  farsi  un  pie- 
destallo, la  gravissima  condanna  dei  compagni,  vittime 
del  suo  insensato  sistema  di  difesa.  Ma  certo  la  lotta  fu 
condotta  dal  Gonfalonieri  e  dagli  amici  suoi  quasi  alla 
cieca  contro  il  despotismo  napoleonico,  pur  di  riescire 
liberi  da  quel  peso,  e  senza  quasi  preoccuparsi  né   dei 

1)  Alessandro  D'Ancona,  Federico  Confalonieri,  Milano  1398. 

2)  Francesco  Cusani,  Storia  di  Milano,  Milano  1873,  voi.  VII  e  Vili. 

3)  Romualdo  Bonfadini,  Meeeo  secolo  di  patriottismo,  Milano  1886  pp.  104  e  sèg. 

4)  Francesco  Lemmi,  La  restaurasione  austriaca  a  Milano  nel  1814,  Bologna  1902- 


IX 


mezzi  né  delle  conseguenze.  Qualche  ritocco  bisogna  pur 
recare  alla  leggendaria  figura  del  Gonfalonieri,  fermato 
dagli  ammiratori  nell'atteggiamento  eroico  e  chiaroveg- 
gente che  prende  di  fronte  al  principe  di  Metternich  in 
una  storica  pagina  delle  Memorie^.  Errori  furon  commessi 
dal  grande  patriotta  nella  sua  politica  antinapoleonica, 
nel  partecipare  solo  a  mezzo  (anche  per  colpa  di  un 
seguito  di  malattie)  alla  rivoluzione  piemontese  del  21, 
sovratutto  in  un  sistema  di  difesa  che  parve  inconsapevole 
delle  strettoie  della  procedura  criminale.  E  si  badi  che 
della  vita  del  Gonfalonieri,  pur  dopo  il  bel  libro  del 
d'Ancona  e  le  larghe  pubblicazioni  di  documenti  che 
dobbiamo  al  Gasati  ^,  al  Lemmi,  al  Luzio  ^,  al  P.  Rinieri  ^ 
non  furon  quasi  studiati  che  due  o  tre  episodii  salienti  : 
l'attitudine  sua  al  20  aprile,  quella  di  fronte  al  principe 
di  Garignano,  il  processo  e  la  prigionia.  Tutto  il  rima- 
nente di  quella  vita  operosa  è  sempre  nell'ombra,  dalla 
quale  appena  emergono,  per  un  piccolo  numero  di  stu- 
diosi, pochi  tratti  mal  noti,  quali  i  viaggi,  le  relazioni 
coi  liberali  siciliani,  francesi  ed  inglesi,  le  iniziative  per 
la  riforma  della  pubblica  istruzione.  Ormai  la  ricerca 
delle  fonti  per  la  conoscenza  di  questa  complessa  figura  di 
uomo  di  stato  si  imponeva,  se  la  sfinge  doveva  in  qualche 
misura  rivelare  il  suo  segreto.  La  Società  Nazionale  per 
la  Storia  del  Risorgimento  mi  commise  l'onorevolissimo 
incarico  di  adunare  i  carteggi  del  conte  Federico  e  quegli 
altri  documenti  affini  che  valessero  a  sostituire  la  testi- 


li Federico  Gonfalonieri,  Memorie  e  lettere,    pubblicate   per   cura  di    Gabrio    Casati, 
Milano  1890. 

2)  Alludo  all'edizione  testé  citata  delle  Memorie  e  lettere  del  Gonfalonieri. 

3)  Alessandro  Luzio,  Antonio  Salvotti  e  i  processi  del  ventuno,   Roma  1901    e    Nuovi 
documenti  sul  processo  Gonfalonieri,  Roma  1908. 

4)  P.  Ilario  Rinieki,  /  costituti  del  conte  Gonfalonieri  e  il  principe  di  Garignano,  To- 
rino 1902. 


monianza  diretta  dei  contemporanei,  a  lumeggiare  i  varii 
aspetti  di  quella  multiforme  attività. 

I  problemi  attraenti  ed  angosciosi  ai  quali  ho  testé 
accennato  mi  appassionarono  ;  ma  ho  voluto  vincere  V  in- 
vito a  dedurre  le  conclusioni,  appena  abbozzate  qua  '  e 
Iti  in  queste  pagine  di  prefazione,  rigorosamente  escluse 
dal  programma  del  lavoro  vero  e  proprio.  Consapevole 
dell'importanza  dell'argomento,  più  esattamente,  lungi 
dall'esser  sordo  alle  emozioni  inseparabili  da  simile  in- 
dagine, mi  sono  sforzato  di  non  lasciarmi  guidare  da 
verun  preconcetto,  mirando  solo  alla  doverosa  ricerca 
della  verità  storica,  oggettivamente  considerata  e  chiarita. 
Il  lettore  giudicherà  se  la  mano  abbia  fallito  là  ove  per 
lo  meno  era  ben  prefisso  lo  scopo  e  determinati  erano 
i  criterii  ;  ma  certo,  in  tema  così  arduo,  non  potevo 
dispensarmi  da  una  sorta  di  professione  di  fede. 

La  maggior  parte  delle  lettere  del  Gonfalonieri  an- 
teriori alla  prigionia  sembra  essere  irremissibilmente 
perduta.  Il  possederle,  in  un  dato  momento,  poteva  già 
essere  un  indizio  pericoloso,  il  conservarle  era  un'audacia 
temeraria.  Non  de\e  quindi  far  troppa  meraviglia  se  fra 
le  carte  dei  più  antichi  ed  intimi  amici  di  Federico,  come 
il  conte  Carlo  Luigi  Rasini  od  anche  dei  suoi  parenti 
Bigli,  Burini,  Brivio,  io  non  abbia  potuto  rintracciare 
neppur  una  riga  di  suo  pugno. 

L'archivio  dei  marchesi  Crivelli,  ove  dovevano  esser 
conservate  le  numerosissime  lettere  indirizzate  dal  Con- 
falonieri  alla  nonna  paterna,  contessa  Anna  Confalonieri 
Bigli  (premorta  alla  sorella  marchesa  Crivelli-Bigli)  fu 
anch'esso  distrutto  in  un  momento  di  panico,  mentre 
infieriva  minacciosa  la  repressione  austriaca. 


XI 


Aiutivi  politici  e  delicato  riserbo  devono  aver  sug- 
gerito al  principe  ed  alla  principessa  Jablonowski,  alla 
contessa  Sofia  Woyna,  singolari  amici  e  confidenti  del 
Gonfalonieri,  un'analoga  decisione,  giacché  gli  eredi, 
principe  Stanislao  Jablonowski,  principessa  Eleonora  Lu- 
bomirska  e  conte  Edoardo  Palff}^  non  rinvennero  un  sol 
foglio  da  lui  scritto  malgrado  ricerche  cortesemente  com- 
piute nei  loro  domestici  archivii. 

Intatto  è  invece  nel  palazzo  Capponi  di  Firenze  il 
prezioso  fascio  delle  lettere  indirizzate  dal  Gonfalonieri, 
a  partire  dal  1817,  all'amico  marchese  Gino.  La  bene- 
volenza degli  attuali  proprietarii  marchesi  Gentile-Fari- 
nola  mi  permise  di  dare  di  questa  parte  del  carteggio 
una  riproduzione  pressoché  integrale,  sì  che  potrà  parer 
cosa  nuova  malgrado  la  pubblicazione  che  di  alquante 
lettere  fece  il  Carraresi  nei  volumi  dell'epistolario  del 
Capponi  ^ 

Il  compianto  marchese  senatore  Luigi  Ridolfi,  figlio 
di  Cosimo,  aveva  raccolto  gli  inserti  riguardanti  le  scuole 
toscane  di  insegnamento  reciproco  e  ne  aveva  fatto  dono 
all'Accademia  dei  Geogofili.  Li  rinvenni  nella  sede  di  quel 
sodalizio  e  mi  fu  dato  di  trarne  le  lettere  del  nostro  a 
Ferdinando  Tartini  Salvatici  ed  a  Guglielmo  Altoviti,  che 
illustrano  una  delle  più  caratteristiche  manifestazioni  dello 
spirito  novatore  del  Gonfalonieri. 

Al  sicuro  dalle  perquisizioni  poteron  meglio  salvarsi 
le  lettere  indirizzate  ad  amici  sti-anieri  ed  a  Coppet  potei 
ritrovare  le  lettere  allo  Stael,  in  Inghilterra  quelle  a 
Lady  Morgan,  mentre  da  quest'  isola  sono  pur  ritornate 
a  noi  le  altre  al   Foscolo,    custodite   attualmente   nella 

1)  Alessandro  Carrares*,  Lettere  di  Gino  Capponi  e  di  altri  a  lui,  Firenze  1882-90. 


XII 


Labronica  di  Livorno.  Si  aggiungano,  per  non  parlare 
ora  che  del  periodo  più  antico  al  quale  solo  si  riferisce 
questo  primo  volume,  gli  archivii  Alemagna,  Beccaria, 
Borromeo,  Gonfalonieri,  Jacini,  Melzi  d'Heryl,  PaduUi, 
Trivulzio  in  Milano,  la  collezione  Vieusseux  in  Firenze 
ed  altre  raccolte  pubbliche  e  private  nelle  quali  potei 
pur  spigolare  qualche  contributo  per  il  carteggio. 

Le  fonti  principali  nondimeno,  alle  quali  fu  attinta 
la  maggior  parte  delle  lettere  del  conte  Federico  qui 
pubblicate,  sono  gli  archivii  privati  dei  due  rami,  pri- 
mogenito e  cadetto,  della  patrizia  famiglia  Casati  e  le 
buste  riguardanti  i  processi  dei  carbonari  nell'archivio 
di  stato  milanese.  Il  conte  Gabrio  Gasati,  autore  della 
maggiore  pubblicazione  che  sin  qui  si  avesse  dell'epi- 
stolario, mi  concesse  di  esaminare  tutti  gli  autografi, 
editi  ed  inediti,  da  lui  posseduti,  ed  a  tale  sua  grande 
liberalità  si  deve  se  la  presente  edizione  potè  abbracciare 
l'intera  serie  delle  lettere  del  Gonfalonieri. 

Queste  carte,  custodite  nell'archivio  Gasati  a  Gologno 
monzese,  provengono  dall'eredità  del  conte  Gabrio  seniore, 
fratello  primogenito  della  contessa  Teresa.  Egli  acquistò 
dalla  seconda  moglie  del  Gonfalpnieri,  contessa  Sofia  nata 
O'  Ferrai  (le  cui  nipoti  mi  furon  pure  assai  liberali), 
buona  parte  dei  carteggi  a  lei  rimasti. 

Dal  cadetto  don  Gamillo,  devotissimo  a  sua  volta 
alla  sventurata  sorella,  ci  furon  serbate  alquante  altre 
lettere  che  stanno  nell'archivio  dei  Gasati  in  Milano, 
apertomi  dall'  amichevole  cortesia  dei  discendenti  di 
don  Gamillo. 

Le  molte  e  voluminose  buste  consacrate,  nella  se- 
zione riservata  dell'archivio  di  stato  di  Milano,  ai  processi 
dei  carbonari  contengono  non  poche  lettere  del   Gonfa- 


XIII 


lonieri  perquisite  ai  suoi  supposti  complici.  Ottenute, 
col  valido  appoggio  del  barone  Manno  e  del  comm.  Fumi, 
le  necessarie  autorizzazioni  ministeriali,  feci  quell'ingente 
mole  di  documenti  oggetto  di  metodiche  ricerche,  col- 
r  intelligente  concorso  del  cortesissimo  archivista  signor 
Giussani. 

Con  tutto  ciò  l'epistolario  del  Gonfalonieri  presentava 
lacune  troppo  vaste  per  poter  offrire  un'adeguata  illustra- 
zione della  sua  vita  e  delle  sue  opere.  Due  sole  lettere  di  lui 
ho  potuto  scovare  anteriori  alla  caduta  del  regno  d'Italia, 
mentre  in  quell'epoca  della  sua  prima  gioventù  Federico 
formò  il  suo  carattere,  la  sua  coltura,  annodò  amicizie 
che  lo  accompagnaron  per  tutta  la  vita  ed  anche  iniziò 
la  sua  carriera  politica,  scegliendo  il  suo  posto  di  com- 
battente nelle  fila  dell'opposizione  liberale  al  primo  impero. 
Intraprese  lunghi  viaggi  in  Francia,  nel  Belgio,  nell'O- 
landa, in  Austria  ed  in  Germania.  Per  tutti  questi  fatti 
manca  la  testimonianza  delle  lettere  del  Gonfalonieri. 
Fortunatamente  si  è  potuta  in  parte  compensare  la  perdita 
pubblicando  le  reciproche,  cioè,  oltre  molti  carteggi  se- 
questrati al  Gonfalonieri  ed  ora  all'archivio  di  stato,  le 
lettere  indirizzate  dalla  contessa  Teresa  al  marito  durante 
i  lunghi  periodi  d'assenza,  da  lei  raccolte  e  serbate  con 
cura  gelosa,  poi  passate  al  fratello  don  Gamillo.  Gon 
queste  stavano  molte  altre  lettere  rice^'ute  dalla  contessa 
nel  corso  della  sua  vita  coniugale  da  un  gran  numero 
di  persone,  a  cominciare  dai  prossimi  parenti  e  venendo 
al  generale  Bubna.  Non  ho  esitato  a  spigolare  fra  questi 
carteggi,  come  in  quelli  della  contessa  coi  suoi  due  amici 
friulani  conte  Gintio  Frangipane  e  contessa  Teresa  di 
Valvason,  per  integrare  la  serie  a  mano  a  mano  che  se 
ne  porgeva  il  destro.  La  collezione   verrà   pertanto   ad 


essere  costituita  da  tre  diversi  ordini  di  corrispondenze, 
distinte  già  al  primo  colpo  d'occhio  da  una  stampa  diversa  : 
1°  —  Lettere  di  Federico  Gonfalonieri  (stampate 
con  caratteri  grandi); 

2°  —  Lettere  a  Federico  Gonfalonieri  (in  carat- 
teri mezzani); 

3°  —  Lettere  di  terzi,  e  segnatamente  della 
contessa  Teresa  od  a  lei  dirette,  concernenti  il  Gonfa- 
lonieri (in  caratteri  piccoli). 

La  pubblicazione  del  testo  è  in  massima  integrale. 
Si  è  dovuto,  in  qualche  rarissimo  caso,  omettere  un  nome 
od  una  frase,  per  doverosi  riguardi  agli  immediati  a- 
scendenti  di  persone  vi^'e.  La  lacuna  111  sempre  segnalata 
e  giustificata,  sia  quando  fu  imposta  dalle  accennate  con- 
siderazioni, sia  quando,  assai  più  di  frequente,  parve 
ingombrante  la  pubblicazione  di  particolari  privi  di  im- 
portanza storica  e  riguardanti  affari  di  famiglia,  diagnosi 
mediche  et  snnilia. 

Non  ho  creduto  di  poter  omettere  alquante  lettere 
importanti  che  certo  si  debbon  riconoscere  di  carattere 
intimo  e  la  cui  pubblicazione  potrebbe  spiacere  a  taluno. 
Si  avverta  che  le  indagini  di  parecchi  degli  studiosi  che 
mi  hanno  preceduto  hanno  sollevato  quasi  tutti  i  veli  e 
condotto  le  cose  a  tal  punto  che  ormai  mi  si  imponeva 
il  compito  di  lumeggiare  l' intero  quadro,  evitando  er- 
ronei od  esagerati  giudizii  prodotti  da  incomplete  infor- 
mazioni. Quando  queste  forti  ragioni  non  mi  parvero 
suffragare  la  stampa  di  lettere  intime  e,  dirò  così,  sen- 
timentali, ho  reputato  mio  dovere,  pur  rinunciando  a 
documenti  psicologici  interessanti,  e  talora  preziosi  per  la 
storia  del  costume,  di  non  andar  oltre  la  pubblicazione 
delle  lettere  che  fossero  realmente  rilevanti  per  la  storia 


XV 


generale.  Aggiunsi  la  cautela  di  indicare  un^nome  fem- 
minile con  semplici  iniziali. 

Tutta  l'edizione  fu  condotta  sugli  autografi,  indi- 
candosi via  via  la  fonte,  che  fu  di  regola  da  me  consultata 
personalmente.  Solo  per  eccezione  mi  valsi  di  trascrizioni 
o  collazioni  favoritemi  da  persone  sicure,  quali  il  com- 
mendator  Domenico  Bianchini,  il  prof.  Pietro  Stromboli, 
il  prof.  Ghino  Lazzeri,  il  marchese  Luigi  Frangipane, 
ring.  Motta  bibliotecario  della  Trivulziana,  preziosi  e 
gentilissimi  collaboratori,  ai  quali  m' è  caro  riattestare  la 
maggior  gratitudine. 

Qualche  lieve,  ma  costante,  modificazione  nella  grafia 
di  talune  lettere  ed  un  più  largo  rimaneggiamento  della 
punteggiatura  mi  parvero  indispensabili  per  la  retta  in- 
telligenza e  la  spedita  lettura  del  testo,  tanto  più  trat- 
tandosi di  epoca  recente  per  la  quale  un  mal  vezzo  od 
una  negligenza  ortografica  non  assumono  l'importanza 
di  forme  caratteristiche  del  linguaggio.  Mi  provai,  con 
molta  circospezione,  a  ricostruire  qualche  passo  qua  e 
là  strappato  o  ricoperto  dalla  ceralacca  ed  indicai  queste 
mie  ipotesi  con  parentesi  quadre,  adoperate  pure  nel 
caso  di  rarissime  aggiunte  che  risultaron  necessarie  alla 
chiarezza  del  testo.  I  passi  di  dubbia  lettura  furon  via 
via  segnalati  mediante  punti  interrogativi  chiusi  tra 
parentesi  e  susseguenti  immediatamente  la  parola  o  la 
frase  mal  certa. 

Del  pari  che  il  testo,  l'annotazione  delle  lettere  fu 
oggetto  delle  maggiori  cure.  Ritenni  conforme  all'indole 
del  lavoro  un'illustrazione  che,  rifuggendo  dagli  apprez- 
zamenti suggeriti  da  motivi  etici  o  tratti  dalle  contingenze 
della  politica  odierna,  valesse  a  riporre  il  testo  nelle 
condizioni  di  tempo  e  di  luogo,  nel  mezzo  in  cui  e  per 


XVI 


cui  fu  scritto.  Quindi  abbondanti  e  precìse,  più  che  fosse 
possibile,  le  note  biografiche,  insistendo  per  i  personaggi 
più  conosciuti  sugli  atti  loro  che  li  posero  in  maggior 
relazione  col  Gonfalonieri  o  col  mondo  nel  quale  egli 
visse.  Da  ciò  deriva  pure  V  opportunità  di  parchi  raf- 
fronti coi  documenti  sincroni,  dai  quali  potesse  venir 
nuova  luce  al  carteggio  o  che  da  questo  ricevessero  a 
lor  volta  il  loro  più  genuino  significato. 

Chiarito  così  il  disegno  ed  il  metodo  del  lavoro, 
converrà  qui  ancora  richiamare,  a  vantaggio  dei  lettori 
che  non  li  avessero  familiari,  i  tratti  principali  della 
biografia  del  Gonfalonieri. 

Il  conte  Federico  Gonfalonieri  nacque  a  Milano  nel 
1785  dal  conte  VitaHano,  ciambellano  austriaco,  e  dalla 
sua  prima  moglie,  nata  dei  marchesi  Gasnedi.  La  famiglia 
dei  Gonfalonieri,  che  si  riconnette  ai  conti  d'Agliate,  è 
fra  le  più  antiche  della  Lombardia  ed  era  tuttora  in 
fiore  alla  fine  del  settecento,  quando  per  eredità  era  stata 
investita  del  ricco  fedecomesso  degli  Strattmann  e  sicura 
le  arrideva  la  promessa  d' un'altra  pingue  successione, 
quella  dei  Bigli.  Apparteneva  a  quest'ultima  famiglia  la 
contessa  Anna  Gonfalonieri,  nonna  paterna  di  Federico, 
che  gli  tenne  luogo  di  madre  e  lo  predilesse  in  mille 
modi,  ottenendo  il  ricambio  del  più  devoto  affetto. 

Il  Gonfalonieri  fu  posto  dal  padre  nel  collegio  dei 
nobili  di  Parma,  ma,  correndo  i  tempi  burrascosi  della 
Repubblica  Cisalpina,  le  leggi  oppressive  e  draconiane 
che  vietavano  di  far  educare  i  giovini  fuori  dello  stato, 
costrinsero  il  conte  Vitaliano  a  richiamare  presso  di  sé 
Federico,  che  fu  quindi  collocato  nel  Longone,  in  Milano. 
Alessandro  Manzoni  era  pure  convittore  in  quel  collegio. 


XYII 


affidato  ai  padri  barnabiti,  e  terminò  gli  studi  un  anno 
prima  di  Federico.  La  grande  dimestichezza  fra  il  poeta 
ed  il  riformatore  politico  rimonta  all'adolescenza  passata 
nella  medesima  casa  d'educazione  e  non  si  smentì  mai, 
malgrado  qualche  differenza  d'opinione  ed  una  notevole 
disformità  di  carattere.  Il  Gonfalonieri,  già  vago  delle 
novità  e  delle  loro  applicazioni  pratiche,  cominciò  a  se- 
guire con  passione  gli  studi  sull'elettricità  che  il  Volta 
indirizzava  allora  appunto  per  vie  così  sicure  e  gloriose. 
È  alle  stampe  un  opuscolo  ^  col  quale  giovanissimo  si 
cimentò  nella  trattazione  d'una  materia  così  ardua  e  nuova. 
Federico  Gonfalonieri,  sotto  gli  auspicii  della  nonna 
Bigli,  si  sposò  poco  più  che  ventenne  con  donna  Teresa 
Gasati,  che  il  Foscolo  in  pagine  severe,  non  seppe  de- 
signare che  come  «  giovinetta  santa,  e  vaghissima  ».^  Il 
principe  Eugenio  Beauharnais  recrutava  allora  fra  le  più 
nobili  famiglie  del  regno  nascente  i  gentiluomini  per  la 
sua  corte.  L'invito  suonava  comando.  Pure  Federico, 
sdegnoso  di  quegli  uffici,  fors'anche  già  alieno  da  quel 
regime  autoritario,  ricusò  la  carica  di  scudiere.  Gonsentì 
però  che  sua  moglie  divenisse  dama  della  viceregina, 
alla  quale  essa  s'aft'ezionò  in  breve  sinceramente,  tanta 
era  la  bontà  dell'animo  e  la  gentilezza  de'  modi  in  quella 
principessa.  Più  tardi  Federico  non  parve  scontento  che 
un  decreto  dell' imperatore-re  lo  ascrivesse  alla  nuova 
nobiltà,  conferendogli  il  titolo  di  conte.  Gome  marito  di 
una  dama,  egli  ^'eniva  in  qualche  modo  a  far  parte  della 
corte  e,  checché  si  sia  poi  favoleggiato,  la  frequentava. 
Si  recò,  quasi  al  seguito   del  viceré,    a   Parigi,    per   le 


1)  Dell'elettricità-trattato  fisico  sperimentale  che  si  espone  a  difendere,  ed  a  corre- 
dare d'opportune  esperienze  il  signore  Federico  Gonfalonieri,  Milano  1805. 

2)  Ugo  Foscolo,  Lettera  Apologetica  in  Prose  politiche,  Firenze  1850  pag.  564. 


XVIII 


nozze  di  Napoleone  e  Maria  Luigia,  fu  ricevuto  con 
particolare  dimestichezza  dall'  imperatrice  Giuseppina  alla 
Malmaison  e,  al  principio  dell'estate  del  1810,  percorse 
il  Belgio  e  l'Olanda.  Nell'anno  1812  fece  un  altro  gran 
viaggio  e  dimorò  in  Austria  ed  in  Germania,  paesi  gra- 
vitanti allora,  almeno  ufficialmente,  nell'orbita  napoleonica. 
A  Vienna  il  Gonfalonieri  fu  ricevuto  come  si  conveniva  al 
rampollo  di  famiglie  devotissime  alla  casa  regnante  :  forse 
la  ripugnanza  per  il  regime  francese  gli  fece  guardare  con 
soverchio  ottimismo  il  governo  austriaco.  Rincasò,  sem- 
bra, affascinato  già  dalla  chimera  che  sedusse  i  migliori: 
di  una  riscossa  italiana,  per  la  libertà  e  per  V  indipendenza, 
sotto  l'egida  degli  Absburgo.  La  catastrofe  della  ritirata 
di  Russia,  il  rincrudimento  del  despotismo  militare  che 
ne  seguì  in  tutta  la  penisola  devono  a^'er  mutato,  pel 
Gonfalonieri  come  per  altri  moltissimi,  i  sogni  in  propositi. 
Gon  tale  disposizione  di  spirito  egli  attese  la  crisi 
imminente.  In  circostanze  tuttora  mal  note,  si  accordò 
col  conte  iVlfonso  Gastiglioni,  capo  onorevole  di  un  partito, 
qual'era  allora  l'austriaco,  che  aveva  nelle  sue  fila  uomini 
pronti  a  tutto  e  dell'onore  ben  poco  gelosi,  e  collaborò 
ai  primi  atti  della  rivoluzione  milanese  dell'aprile  1814: 
la  petizione  per  domandare  la  riunione  dei  collegi  elet- 
torali e  la  dimostrazione  al  palazzo  del  senato.  Sorpreso 
ed  inquieto  al  Aedere  il  tumulto  deviare  ^'erso  un  ver- 
gognoso massacro,  si  adoprò  invano  col  cognato  conte 
Antonio  Burini  per  contenere  la  plebaglia  inferocita.  La 
nomina  a  membro  della  deputazione  dei  collegi  alle  Po- 
tenze Alleate  sottrasse  il  Gonfalonieri  alle  conseguenze 
di  quei  fatti  dolorosi,  ma,  quando  rimpatriò  dopo  essersi 
invano  adoprato  per  ottenere  alla  patria  migliori  destini, 
si  trovò  esposto  agli  attacchi   degli   eugeniani.   La   sua 


XIX 


risposta  agli  accusatori,  franca  espressione  dei  suoi  senti- 
menti, gli  procurò  una  prima  persecuzione  da  parte  del 
governo  austriaco.  Fu  confinato  in  una  sua  villa  del 
suburbio,  per  qualche  tempo,  nel  1815.  Poi  riprese  a 
viaggiare,  a  Napoli,  in  Sicilia,  a  Ginevra,  a  Parigi,  a 
Londra,  frequentando  la  società  degli  uomini  piìi  noti  per 
il  loro  liberalismo  :  Cesare  Airoldi,  il  Lafa3'ette,  il  duca 
Vittore  di  Broglie,  il  Brougham.  Al  tempo  stesso  si  ad- 
destra^'a  nella  conoscenza  degli  istituti  e  dei  ritrovati 
che  meglio  gli  sembravano  atti  all'importazione  di  qua 
delle  Alpi,  per  rianimare  i  concittadini,  elevarne  il  livello 
intellettuale  e  morale  ed  accrescere  la  prosperità  della 
patria.  Pertanto  promosse  la  diffusione  delle  scuole  d'in- 
segnamento reciproco,  la  fondazione  d'un  ateneo,  d'una 
compagnia  drammatica  stabile,  l'introduzione  dell'illumi- 
nazione a  gaz  e  della  navigazione  a  vapore.  A  mano 
a  mano  che  cresceva  la  fama  del  Gonfalonieri,  che  si 
moltiplicavano  le  sue  utili  iniziative,  l'Austria  aumentava 
le  diffidenze  e  presto  le  ostilità  verso  di  lui.  I  suoi  disegni 
furono  attraversati,  inceppate  le  opere  da  lui  iniziate, 
poi  chiuse  le  scuole  dapprima  lodate  e  protette  e  negato 
ogni  assenso  agli  altri  suoi  progetti.  Si  riduceva  alla 
disperazione  un  uomo  energico  ed  attivo,  convincendolo 
dell'impossibilità  di  procedere  nelle  riforme  coi  tempe- 
ramenti suggeriti  dal  desiderio  di  non  turbare  la  pace 
pubblica  e  di  non  dipartirsi  dal  terreno  della  legalità. 

Il  Gonfalonieri  conosceva  ed  ammirava  da  tempo 
uomini  posti  a  capo  delle  sette,  fra  l'altro  un  ^'ecchio 
profugo  italiano  stabilito  in  Francia  che  fu  dapprima 
supposto  essere  il  Buonarroti,  ma  fu  poi  meglio  per- 
sonificato nell'Angeloni.  Non  consta  da  documenti  che 
si  aggregasse  ad  altre  che  all'  innocua  massoneria  inglese. 


XX 


ma  certo  la  sua  intimità  coi  carbonari,  coi  federati  crebbe 
via  via  fino  alla  rivoluzione  di  Napoli  ed  a  quella  di  Pie- 
monte. Di  successi,  almeno  temporanei,  di  quest'ultima,  il 
Gonfalonieri  sembra  esser  stato  per  qualche  tempo  convin- 
tissimo, e  già  accarrezzava  l'idea,  se  le  truppe  austriache 
avesser  dovuto  abbandonare  Milano,  di  farsi  moderatore 
dei  più  ardenti,  garantendo  l'ordine  e  divenendo  arbitro 
fra  i  partiti.  È  noto  che  questi  valentuomini  eran  giunti 
al  punto  di  distribuire  i  portafogli  in  un  ipotetico  governo 
provvisorio.  Colpito  da  una  grave  malattia,  che  risorgeva 
quando  sembrava  già  vinta  e  che  lo  tenne  molto  tempo  fra 
la  vita  e  la  morte,  il  Gonfalonieri  dovette  abbandonare  a 
giovini  imprudenti  come  il  Pecchio  la  direzione  di  un  moto, 
che  si  palesò  assai  più  immaturo  di  quanto  si  fosse 
dapprima  pensato.  Quando  Federico  potè  riprendere  la 
vita  attiva,  la  rivoluzione  di  Napoli  era  soffocata  del 
pari  che  quella  di  Piemonte  e  la  repressione  cominciava. 
Per  più  di  sei  mesi  vide  gli  amici  ed  i  collaboratori 
cader  nelle  mani  della  polizia  o  costretti  a  fuggire  in 
esilio.  Gli  ammonimenti  si  moltiplicavano:  il  Gontalonieri, 
che  non  conosceva  il  timore,  rimase  ad  attendere,  con 
atteggiamento  fiero  e  quasi  temerario,  la  sorte  che  gli 
sovrastava.  Fu  arrestato  a  mezzo  dicembre  nella  sua 
casa  in  Milano,  dopo  un  vano  tentativo  di  fuga  al  mo- 
mento stesso  in  cui  gli  agenti  del  Bolza  circondavano 
il  palazzo. 

Da  quel  punto  il  grande  processo  intentato  contro 
gli  accusati  di  carboneria  e  di  alto  tradimento  parve 
essenzialmente  diretto  contro  di  lui.  Egli  fu  subito  la 
vittima  designata  agli  occhi  degli  inquirenti,  sebbene  per 
qualche  tempo  sembrasse  nutrire  molte  illusioni. 


XXI 


Lo  svolgimento  del  processo,  che  terminò  colla 
condanna  capitale  del  Gonfalonieri,  è  ancora  imperfetta- 
mente conosciuto,  giacché  della  maggior  parte  dei  costituti 
non  furon  sin  qui  rintracciati  che  i  riassunti;  ma,  per 
quanto  se  n'  è  potuto  conoscere,  non  appare  contestabile 
che  il  Gonfalonieri,  sia  pure  per  fallaci  insinuazioni  del 
consigliere  de  Menghin,  abbia  seguito  un  metodo  di 
difesa  senza  valore  agli  occhi  dei  giudici  e  dell'inqui- 
rente, perspicace  e  zelantissimo,  Antonio  Salvotti.  In 
sostanza,  lungi  dal  negare  ogni  partecipazione  alle  sette 
ed  alla  rivoluzione  piemontese,  ammise  d'aver  avuto  per 
le  mani  carte  della  federazione  diretta  a  rovesciare  il 
dominio  austriaco  e  d'averle  mostrate  ad  amici  e  si  af- 
fidò alla  dichiarazione,  che  può  esser  stata  sincerissima 
ma  non  faceva  veruna  impressione  in  magistrati  imbe- 
\'uti  fin  dei  piìi  stravaganti  principii  dell'assolutismo,  non 
aver  egli  dato  principio  d'esecuzione  al  moto  rivoluzio- 
nario in  Lombardia,  ritenendolo  invece  immaturo.  Per 
meglio  convincer  di  ciò  gli  accusatori,  palesò  loro  la  sua 
lettera  al  San  Marzano  che  aveva  inteso  sconsigliare 
dalla  scorreria  oltre  Ticino;  ed  anche  in  questo  punto 
fu  esatto,  ma  si  illuse  stranamente  gli  potesse  giovare 
la  confessione  d'una  corrispondenza  con  nemici  in  armi, 
crimine  irremissibilmente  punito  da  ogni  legislazione 
antica  e  moderna,  anche  quando  sia  assolto  dalla  coscienza 
di  un  popolo  che  lotti  per  la  sua  libertà. 

Salvato,  all'  ultimo  momento,  dall'  impiccagione,  solo 
per  la  tenacia  ammirevole  di  donna  Teresa,  devotissima 
al  marito  e  nobilmente  dimentica  delle  lunghe  e  varie 
traversìe  della  sua  vita  coniugale,  il  Gonfalonieri  fu  con- 
dannato a  vita  al  carcere  duro  nella  fortezza  morava 
dello  Spielberg.  Il  Galvano,  da  Milano  a  Brlinn,  gli  fu 


XXII 


prolungato  ed  a  sbalzi  addolcito  dai  calcoli  del  governo 
austriaco  che  sperava  indurlo  ad  importanti  rivelazioni, 
non  tanto  circa  i  rapporti  col  principe  di  Carignano, 
verso  il  quale  il  Gonfalonieri  reputavasi  sciolto  d'ogni 
obbligo,  quanto  su  tutto  il  lavorio  dell'opposizione  liberale. 
L'ira  per  la  speranza  delusa  avvampò  nell'animo  di 
Francesco  e  dei  suoi  ministri,  che  assaporarono  la  ven- 
detta di  torturare  in  mille  guise  il  capo  del  partito  costi- 
tuzionale italiano  caduto  in  loro  balia  e  ne  aggravarono 
la  prigionia  coi  più  minuziosi  e  sorprendenti  divieti,  non 
rifuggendo  dall'abuso  del  sacro  ministero,  sì  che  al  Con- 
falonieri  fu  tolto  perfino  il  conforto  dei  sacramenti  della 
sua  religione. 

Fu  solo  all'assunzione  al  trono  del  mite  Ferdinando  I 
che  le  porte  dello  Spielberg  si  apersero  per  il  martire, 
ridotto  ormai  quasi  un'ombra  dalle  sofferenze  e  privo 
della  dolce  e  devota  assistenza  della  sua  Teresa,  morta 
nel  1830.  Fu  deportato  in  America  donde  ritornò  ben 
presto  in  Europa  e  ritrovò  l'antica  energia  per  protestare 
contro  la  calunniosa  voce,  sparsa  ad  arte  dagli  austriaci, 
che  avesse  violato  la  parola  d'onore  di  non  rivarcare 
l'Oceano,  mentre  in  realtà  solo  a  questo  s'era  dichiarato 
pronto,  ad  essere  cioè  riportato  nel  suo  duro  carcere 
quando  all'Austria  fosse  riescito  di  riafferrarlo  sul  con- 
tinente europeo.  La  simpatia  dei  corifei  dell'  opinion 
pubblica,  in  primo  luogo  di  Carlo  di  Montalembert,  riaperse 
al  Gonfalonieri  la  Francia,  donde  era  stato  espulso  per 
una  debolezza  del  Montalivet  timoroso  della  corte  di 
Vienna.  Dimorò  sovratutto  nel  mezzogiorno,  ove  ebbe 
giovamento  dalle  cure  del  dottor  Lallemand  ;  ed  in  Francia 
accettò,  dopo  lunga  esitazione,  l'ofìerta  di  una  gentile 
irlandese.  Sofia  O'  Ferrai,  che  si  proponeva  di  circondare 


XXIII 


la  sua  vecchiezza  dolorante  di  cure  affettuose.  Il  Metternich 
gli  si  era  fatto  più  benigno  e  ne  autorizzò  il  rimpatrio, 
dapprima  per  breve  tempo,  poi  senza  limiti  ;  non  gli  negò 
i  passaporti  per  i  lunghi  viaggi  che  parvero  sopire  le 
gravi  infermità  retaggio  del  carcere.  Queste  s'aggravarono 
impro^'visamente  alla  fine  del  1846,  mentre  il  Gonfalo- 
nieri s'affrettava  nell'inverno  verso  Milano,  dicesi  per 
attendere  ad  una  polemica  colla  principessa  di  Belgioioso, 
certo  per  riprendere  una  parte  attiva  alla  vita  della 
nazione.  Il  Gonfalonieri  morì  a  Hospenthal  sulle  giogaie 
del  S.  Gottardo  il  10  dicembre  ed  i  suoi  funerali  in 
Milano  furono  una  grande  manifestazione  patriottica, 
annunciatrice  di  tempi  migliori. 

Prima  di  terminare  queste  brevi  pagine  di  prefazione, 
mi  corre  l'obbligo  di  avvertire  che  esse  sono  l'espressione 
dei  miei  personali  convincimenti,  il  risultato  delle  mie 
ricerche  e  riflessioni  intorno  all'affannoso  tema,  ed  io  solo 
debbo  portarne  la  responsabilità.  L'edizione  del  carteggio 
è  pure  opera  mia,  ma,  secondo  le  provvide  disposizioni 
della  Società  Nazionale  per  la  Storia  del  Risorgimento, 
essa  fu  sottoposta  alla  revisione  del  commissario  all'uopo 
designato,  il  senatore  Alessandro  d'Ancona,  venerato 
maestro,  i  cui  consigli  m'hanno  sorretto  nell'ardua  fatica 
e  pel  quale  la  mia  gratitudine  è  viva  e  profonda. 

Milano,  novembre  1909. 

Giuseppe  Galla vresi 


CARTEGGIO 


I 

Archivio  Storico  del  Comune  -  Milmio.  Editai 

Il  Conte  Vitaliano  Gonfalonieri^ 
All'Amministrazione  Centrale  dell'Olona 

Libertà  Eguaglianza 

Amministrazione  Centrate  dell' Olona. 

In  vigore  della  legge  24  brumif.",  anno  VI  Repubb."  ^,  il  sottoscritto  notifica 
ritrovarsi  nel  Collegio  di  Parma*  suo  figlio  Federico  di  anni  12  Spartito  per 
colà  ai  principj  dell'anno  scolastico,  previamente  convenuto  col  collegio  sud.°  la 
dozzina  per  un  anno.  Per  l'altra  parte  il  ricorrente  con  quanto  piacere  vede  che 
i  figli  della  Patria  sieno  richiamati  nel  suo  seno  affine  di  avere  presso  della 
madre  quella  educazione  e  quell'istruzione  Repubblicana  che  non  è  possibile 
assolutamente  ottenere  fuori  della  Repubblica;  con  altrettanto  dispiacere  conosce 
che  il  richiamare  in  oggi  il  figlio  dal  Collegio  di  Parma  in  tempo  in  cui  non 
sono  per  anche  ordinate  ed  organizzate  le  Scuole  Repubblicane  ^,  non  sarebbe 
che  il  richiamarlo  all'ozio  ed  alla  snervatezza. 

Ricorre  adunque  il  cittadino  Vitaliano  Confalonieri  di  Milano  a  codesta 
Amministrazione  Centrale,  perchè  accordi  che  il  detto  suo  figlio  Federico  d'anni  12 
persista  nel  Collegio  di  Parma,  fino  al  termine  dell'anno  scolastico,  passato  il 
quale  si  obbHga  sotto  la  propria  responsabilità  di  renderlo  alla  Patria. 

Salute  e  rispetto. 

Cittadino    VITALIANO    CoNFALONIERI    di  Milano. 


1)  Pubblicata  neW  Arcfiivio  Storico  lombardo,  anno  XXXIV,  fase.  XIV,  G.  Gailavresi, 
Per  una  futura  biografia  di  F.  Confalonieri. 

2)11  conte  Vitaliano  Confalonieri  (1760-1841),  dei  conte  Eugenio  e  della  contessa  Anna  Sigli, 
aveva  sposato  in  prime  rozze  (1784)  la  marchesa  Antonia  Casnedi,  madre  di  Federico,  ed  in 
seconde  (1793)  la  marchesa  Maria  Litta  Modignani.  Nel  1796  era  uno  dei  60  decurioni  di  Milano. 

3)  Le  disposizioni  draconiane  di  questa  legge  parificavano  agli  emigrati  e  punivano  di 
confisca  i  padri  o  tutori  che  non  richiamassero  i  figli,  collocati  in  educazione  in  altre  parti 
d'Italia,  entro  sei  decadi.  Li  obbligavano  pure  ad  immediata  notifica,  fatta  dal  padre  di  Fe- 
derico Confalonieri  colla  lettera  presente.  Vedasi  il  testo  della  legge  in /?acco//'«  delle  leggi, 
proclami,  ordini  ed  avvisi  pubblicati  in  Milano  ne  II'  anno  VI  repubblicano,  Milano. 

4i  La  permanenza  di  Federico  nel  collegio  dei  nobili  di  Parma  è  pure  attestata  dal  vo- 
lume Andrea  Sabini,  Collegii  Parmensis  Nobilium  Convictorum  Nomenclatura,  Parma  1820. 
Cfr.  pure  G  Capasso,  //  collegio  dei  nobili  di  Parma,  Parma,  1901,  ove  però  non  si  parla 
del  Confalonieri.  Più  tardi  (1801-02)  questi  fu  collocato  nel  collegio  Longone  di  Milano  quando 
ancora  vi  si  trovava  Alessandro  Manzoni,  secondo  appare  dagli  archivii,  cortesemente  apertimi, 
dei  P.P.  Barnabiti,  che  dirigevano  allora  quell'istituto. 

5)  Federico  Confalonieri  era  nato  nel  1785,  il  6  ottobr.-. 

6)  Appena  con  legge  del  30  frimale  anno  VI  si  erano  invitati  i  cittadini  a  dar  lumi  al 
Direttorio  sul  sistema  di  pubblica  istruzione  che  si  doveva  attuare  nella  repubblica. 


II 

Archivio  Storico  del  Coimine  -  Milano.  Edita.  ^ 

Il  Conte  Vitaliano  Gonfalonieri 
All'Amministrazione  Centrale  dell'Olona 

Libertà  Egnagliania 

Amministrazione  Centrale  deìV Olona, 

Atteso  il  vostro  decreto  22  Frimale  sulla  antecedente  mia  dichiarazione,  e 
domanda  relativa  al  figlio,  ora  esistente  per  li  studi  nel  Collegio  di  Parma,  mi 
restringo  a  dichiarare  per  esecuzione  della  legge  24  Brumale  che  il  sud.°  mio 
figlio  rientrerà  nel  territorio  di  questa  Repubblica  tosto  che  saranno  finiti  li 
suoi  studi. 

Salute  e  rispetto. 

Vitaliano  Gonfalonieri. 


Ili 
Archivio  Storico  del  Comune  -  Milano.  Edita.  ^ 

Il  Conte  Vitaliano  Confalonieri 
All'Amministrazione  Centrale  dell'Olona 

Amministrazione  Centrale  deW  Olona. 

In  vigore  della  legge  30  Piovoso  anno  VI  Repubblicano^  ,  io  sottoscritto  sono 
a  dichiararvi,  come  già  feci  per  la  legge  del  24  Brumale,  a  voi  cittadini  am- 
ministratori, trovarsi  nel  Collegio  di  Parma  mio  figlio  Federico  di  anni  12 
all'effetto  che  vi  impari  la  grammatica  e  non  fu  richiamato  nella  lusinga  d'ottenere 
dalle  autorità  competenti  la  licenza  che  potesse  terminare  i  suoi  studii  dichiarando 
che  rientrerà  nella  Repubblica  al  tempo  stabilito  dalla  legge  30  sud."- 

Vitaliano  Gonfalonieri. 


1)  Pubblicata  neW Archivio  storico  lombardo,  loc.  cit.,  come  la  precedente. 

2)  Pubblicata  neXV Archivio  storico  lombardo,  loc.  cit.,  come  le  precedenti. 

3|  La  legge  del  30  piovoso  confermava  e  ribadiva  più  energicamente  le  prescrizioni  e  le 
minaccia  della  legge  del  24  brumale  precedente,  che  le  amministrazioni  dipartimentali  erano 
accusate  d'aver  applicato  con  troppa  rilassatezza. 


IV 

Archivio  Storico  del  Coìiuiìie  -  Milatio.  Edita. 

Il  Conte  Vitaliano  Gonfalonieri  al  Commissario 
DEL  Potere  Esecutivo  presso  il  Dipartimento  dell'Olona 

Al  Commissario  del  Potere  Esecutivo  presso  il  Dipartimento  dell'Olona. 

II  cittadino  Vitaliano  Gonfalonieri  che  sempre  con  ogni  puntualità  ha 
adempito  a  quanto  le  leggi  gli  hanno  prescritto,  certifica  che  in  adempimento 
del  proclama  30  Piovoso  p.  p.  ha  ricondotto  il  suo  figlio  Federico  nel  territorio 
Cisalpino  sino  dal  giorno  27  Germinale,  tempo  nel  quale  non  era  ancora  passata 
la  prescrizione  della  legge.  Ciò  partecipa  in  adempimento  di  quanto  con  lettera 
9  Fiorile  gli  viene  ingiunto  da  codesto  dipartimento. 

Salute  e  rispetto. 

Milano,  li  10  Fiorile  anno   VI  Rep." 

Vitaliano  Gonfalonieri. 


V 

Archivio  Casati  -  Milano.  '  lìiedita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Casati  ^  sua  fidanzata, 
A  Palazzuolo  l 

Carissima  Sposa 

Ricevo  in  questo  punto  la  carissima  vostra,  e  sentendo  che 
chi  me  T  ha  portata  fra  un'ora  riparte,  con  impazienza  do  di 
piglio  alla  penna  per  non  lasciar  sfuggire  questa  inaspettata 
occasione  di  nuovamente  scrivervi.  Se  credete  d'avermi  preve- 
nuto nel!' inviarmi  vostri  caratteri,  vi  lusingate  invano;  in  genere 
di  premura,  e  d'affetto,  sappiate  che  non  mi  lascerò  mai  da  voi 
né  prevenire,  né  superare  ;  il  fatto  ve  n'avrà  fatto  fede,  mentre 
appena  forse  chiuso  il  foglio  che  m'inviate  vi  sarà  soprag- 
giunto il  mio. 


1)  Pubblicata  neU'Archivio  storico  lombardo,  loc.  cit  ,  come  le  precedenti. 

2)  Teresa  Casati  era  nata  il  17  settembre  1787. 

3)  A  Palazzuolo  Milanese  (pieve  di  Desio)  don  Gaspare  Casati,  padre   di   donna  Teresa, 
possedeva  terre.  Fu  anzi  per  qualche  tempo  deputato  all'estimo  di  quella  comunità. 


—   6  — 

Che  nei  momenti  che  non  so  che  fare  dia  qualche  pensiero 
a  voi,  amabile  Teresina,  questa  è  una  frase  che  m'offende.  È  così 
che  mi  credete,  è  questa  l'idea  che  mi  son  meritato  che  formaste 
di  me?  Ma  già,  la  vostra  penna  lo  ha  scritto,  ma  il  vostro  cuore  né 
lo  ha  dettato,  uè  erane  persuaso;  sì  non  posso  credere  altrimenti. 

Fate  i  miei  complimenti  a  vostro  padre  '  ed  a  vostra  madre,  ^ 
ed  i  saluti  a  tutto  il  rimanente  della  vostra  famiglia.  Amatemi, 
cara,  ch'io  v'amo  con  tutto  l'affetto  che  voi  meritate,  e  di  cui 
è  il  mio  cuore  capace.  Sono  di  Voi  carissima  Sposa 

Aff.mo  Sposo 
Milano  15  Giugno  1806,  Federico  Gonfalonieri. 

P.  S.  —  I  miei  maggiori  rispetti  allo  stimatissimo  Padre 
Abbate  Origoni.  ^ 


VI 

Archivio  Casati  -  Milaìio.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati, 

A  Milano. 

Garissima  Consorte  "* 

Alle  cinque  e  un  quarto  arrivammo  felicemente  a  Robecco^ 
sempre  però  accompagnati  da  assai  sensibile  pioggia.  Adesso  è 
già  la  mezzanotte,  e  sapendo  che  domani  vi  è  occasione,  troppo  mi  è 
caro  il  scriverti  per  lasciarmi  fuggire  l'opportunità ^, 

1)  Gaspare  di  Gabrio  Casati  (1756-1808),  allevato  nella  Corte  imperiale  austriaca  ove  era 
paggio,  fu  poi  capitano  della  milizia  urbana  milanese  ed  amministratore  del  patrio  Ospitale 
jMaggiore.  Vedi  Felice  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  Milano  1885,  voi.  i^,  tav.  xv  della 
famiglia  Casati. 

2;  Non  madre  realmente,  ma  matrigna  di  donna  Teresa  era  donna  Luigia  dei  Capitani 
di  Settata  (1176-1852  ,  seconda  moglie  di  don  Gaspare,  La  prima,  madre  di  Teresa  e  delle  due 
altre  sorelle.  Carolina  (maritata  Sirtori)  e  Giuseppina  maritata  Durini),  era  stata  donna 
Maria  11765-1793')  del  march.  Francesco  Orrigoni. 

3)  Cugino  della  madre  di  Teresa  Casati  era  Monsignor  D.  Carlo  Orrigoni,  canonico  della 
R.  I.  Cappella  della  Scala. 

4)  Il  matrimonio  era  avvenuto  il  14  ottobre  1806. 

5)  A  Robecco  sul  Naviglio,  nella  pieve  di  Corbetta,  erano  un  grandioso  palazzo  e  beni  di 
casa  Bigli,  che  la  nonna  di  Federico  recava  ai  Gonfalonieri 

6    Si  omette  un  passo  di  carattere  strettamente  famigliare. 


7    — 


Mi  son  dimenticato  di  darti  le  Avventure  di  Saffo  ^;  guarda 
però  sul  tavolino  coperto  di  tela  incerata  che  vi  è  nella  mia 
camera,  e  lo  troverai;  il  libro  devi  conoscerlo  perchè  l'hai 
veduto.  Fammi  piacere  a  portarmi  quando  vieni  fuori  le  satire 
d'Alfieri,  esse  le  troverai  in  qualche  tavolo  della  mia  camera 
quando  mai  non  fossero  nei  cassettini  del  tuo  tavolino.  Il  libro 
devi  conoscerlo  esso  pure,  non  è  molto  grande  ed  è  coperto  di 
carta  rossa:  al  caso,  dillo  a  mio  fratello  *  che  lo  saprà  riconoscere. 
Per  entrare  nella  mia  camera  troverai  la  chiave  dalla  portinaia- 

3 

Basta,  arrivederci  mercoledì.  T'abbraccio  caramente,  amami 

e  credimi  tutto  tuo 

Aff.mo  marito 
Robecco  3  Novembre  1806.  Federico. 


VII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

AD  Anversa  ^ 

Parigi  Venerdì  18  Maggio  [1810]. 
Carissimo  Federico 

Mercoledì  sera  è  arrivato  il  Vice  Re  ^  mandato  dall'Imperatore^  per  far 
compagnia  alla  Vice  Regina;'''  egli  portò  nessuna  nuova  se  non  che  l'im- 

1)  Si  tratta  certamente  del  romanzo  di  Alessandro  Verri,  ristampato  a  Roma  appunto 
in  quell'anno,  ed  intorno  al  quale  vedasi  Giambattista  Marchesi,  Romanzieri  e  romansi 
italiani  del  settecento,  Bergamo  1903,  soprattutto  pag    285  e  seg. 

■2)  Probabilmente  Ansperto  (1787-1811  ,  nato  anch'egli  dalle  prime  nozze  del  conte  Vitaliano. 

3|  Si  omette  un  altro  passo  pure  di  argomento  famigliare. 

4)  Ad  Anversa  il  13  e  14  maggio  si  trovavano  pure  Napoleone  I  colla  sposa,  reduci  da 
un  giro  nei  dipartimenti  testé  annessi  all'impero. 

5'  Sui  rapporti  del  Gonfalonieri  col  principe  Eugenio-Napoleone  Beauharnais  (1781-1824), 
nominato  dal  suo  imperiale  patrigno  nel  1805  viceré  d'Italia,  dev'essere  raccolta  la  testimonian- 
za dello  stesso  conte  Federico  nell'opuscolo  apologetico  "  Lettera  ad  un  amico  „  indirizzata 
nel  1815  al  cognato  conte  Antonio  Durini,  ove  è  detto  esplicitamente  che  gli  fu  offerta  invano 
una  carica  nella  corte  vice-reale.  Un  ritratto,  con  intonazione  favorevole,  del  P.pe  Eugenio 
si  può  leggere  nelle  memorie  di  una  testimone  indipendente  :  M  me  de  Rémusat,  Mémoires, 
Paris,  1880,  voi.  I  p.p.  150  e  seg.  Apologia  ampia  e  documentata  del  viceré  é  poi  l'opera  voluminosa: 
A.  DU  Casse,  Mémoires  et  correspondance  politique  et  militaire  du  Prince  Eugène,  Paris  1 860. 

6)  Il  principe  Eugenio  aveva  infatti  accompagnato  le  L.L.  M.M.  fino  al  loro  arrivo  al  ca- 
stello di  Lacken  il  16  maggio. 

7)  Della  vice-regina  Amalia  Augusta  nata  principessa  di  Baviera  (1T88-1851I   era   dama, 


paratore  gli  disse  ciie  potremo  partire  quando  egli  sarà  di  ritorno  a  Parigi 
ma  si  ignora  quando  questo  sarà. ^  Per  Parigi  si  dice  che  partiremo  prima 
delle  feste.  Dio  voglia  che  ciò  si  effettui.  Nessuna  lettera  per  te  di  Milano, 
io  ne  ricevetti  una  della  Sirtori,  la  quale  era  molto  in  pena  e  per  il  ra- 
gazzino al  quale  è  ritornato  il  suo  male,  e  per  suo  marito  ^  al  quale  è 
ritornato  il  suo  mal  d'occhi  cogli  stessi  sintomi  di  tre  anni  fa.  Tutto  Milano 
è  in  costernazione  per  l'abolizione  totale  dei  corpi  religiosi.^  Il  nostro 
caro  Cicchino  *  sta  bene  come  pure  tutti  di  casa.  Ieri  sono  stata  a  Versailles 
come  sai,  colla  Trotti  ^,  la  Fè,^  un  certo  Cavriani  Tedesco"  ed  un  certo 
Naranzi,*  ambe  due  conoscenti  della  Trotti. 

Tutte  le  nuove  che  potrò  raccogliere  mi  farò  premura  di  parteciparle 
al  momento.  Addio,  mio  caro  Federico,  abbia  per  me  almeno  una  quarta 
parte  dell'amore  che  ho  per  te  e  mi  chiamerò  contenta. 

Tua  aff.ma  Moglie 

T.    CONFALONIERI, 


nominata  con  decreto  dell'imperarore,  la  contessa  Teresa  Gonfalonieri  Casati,  e  l'aveva  seguita 
a  Parigi  quando  il  12  marzo  1810  era  partita  da  Milano  col  principe  per  assistere  alle  nozze 
di  Napoleone  con  Maria  Luigia.  Per  il  concorso  di  tutti  gli  Italiani  allora  in  auge  a  quelle 
feste  parigine  cfr.  Tullio  Dandolo,  Ricordi,  /assisi   1868  p.p.  129  e  seg, 

1)  Il  Moniteur  del  28  aprile,  annunciando  la  partenza  del  corteggio  imperiale  il  27  mat- 
tina da  Compiègne,  aveva  soggiunto  che  le  L  L.  MM.  "  seront  de  retour  à  Paris  dans  la 
première  quinzaine  du  mois  de  Mai  „.  Il  viaggio  invece  si  prolungò  di  altri   quindici  giorni. 

2)  Don  Giovanni  Sirtori,  marito  di  Carolina  Casati,  era  un  patrizio  milanese,  di  famiglia 
già  ascritta  alla  matricola  nobiliare  del  1278,  commendatore  dell'ordine  di  Malta. 

3)  Napoleone  I,  con  decreto  datato  da  Compiègne  il  25  aprile,  aveva  soppresso  nel  regno 
d'Italia  tutti  gli  ordini  religiosi,  eccettuando  solo  quelli  ospitalieri  e  le  suore  di  carità.  Si 
veda  il  Bollettino  delle  leggi  del  regno  d'Italia,  Milano,  1810  (p.  I"),  N.  77. 

4)  Francesco,  unico  figlio  di  Federico  e  Teresa,  naqueil  14  agosto  1807  e  morì  il  1»  giugno  1813. 
5|  La  marchesa  Antonietta  Trotti  nata  contessa  Schaffgotsch  (1771-1837)   aveva   sposato 

nel  1795  il  marchese  Lorenzo  Trotti-Bentivoglio  1 1759-18401,  notissimo  nella  più  alta  aristo- 
crazia europea  per  le  lunghe  dimore  fatte  all'estero.  Era  dama  della  vice-regina,  con  titolo 
di  contessa. 

6)  La  contessa  Fé,  moglie  del  conte  Marc'Antonio,  cavaliere  della  Corona  ferrea,  membro 
del  collegio  elettorale  dei  possidenti  per  il  Mella,  era  dama  di  palazzo.  Del  Fé,  già  prefetto 
di  Cremona,  il  Melzi  aveva  lodato  il  giudizio  retto  e  saggio  nelle  note  pei  candidati  al  se- 
nato stampate  in  Melzi,  Memorie-documenti,  Milano,  1865,  voi.  I,  pag.  568. 

7)  Come  è  noto,  un  ramo  della  famiglia  mantovana  dei  Cavriani  si  trasferi  da  tempo  in 
Austria,  ove  nel  seicento  ottenne  l'aggregazione  a  quel  patriziato.  Il  ciambellano  conte  Ca- 
vriani si  trova  infatti  nell'elenco  delle  persone  presentate  all'imperatore  Napoleone  il  15  aprile 
a  Compiègne  dall'ambasciatore  d'Austria,  principe  Schwarzenberg. 

8)  Potrebbe  essere  quel  Costantino  Naranzi  juniore,  di  Zante  e  parente  di  Ugo  Fo- 
scolo, a  cui  sono  indirizzate  appunto  in  quegli  anni  due  lettere  del  poeta.  Cfr.  Ugo  Fo- 
scolo, Epistolario  (ed.  Orlandini  e  Mayer),  vol.  I,  Firenze  1852,  N.  99  e  296.  Fu  console 
generale  dell'impero  russo  in  Venezia. 


—   9  — 

Vili 

Archivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 
N.  3. 

Compiègne  \  Lunedì  21  [maggio  1810]. 

Carissimo  Federico, 
Ho  ricevuto  jeri  sera  la  tua  lettera  datata  da  Gand;  non  puoi  immaginarti 
il  piacere  che  mi  ha  cagionato,  e  il  desiderio  che  mi  aumentò  di  riceverne 
il  più  spesso  possibile;  se  devo  giudicare  dall'esattezza  e  amabilità  con 
cui  mi  hai  scritto  questa,  ho  luogo  a  sperarne  la  continuazione,  ti  basta 
il  sapere  che  mi  fai  il  maggior  regalo  tenendomi  informata  delle  tue  nuove. 
Avendo  ricevuto  la  tua  lettera  al  circolo,  e  non  potendo  scrivere  subito  al 
signor  Bignami^  e  non  essendovi  occasione  per  Parigi  che  questa  sera  tardi, 
ciò  che  avrebbe  portato  troppo  a  lungo  il  spedirti  la  sua  lettera,  pregai 
Ciani  ^  che  si  trovava  qui,  e  che  vedeva  questa  mattina  il  detto  Bignami 
di  pregarlo  a  mio  nome  di  darmi  la  lettera  che  ti  aveva  promesso,  ed  egli 
me  la  porterà  oggi  che  è  invitato  dall'Imperatrice*  a  pranzo,  e  la  farò 
partire  questa  sera.  Subito  arrivata  a  Parigi  manderò  dal  Fisionotrasta  ^ 
a  prendere  i  tuoi  ritratti,  e  mi  sarà  carissimo  d'averli  vicini  a  me,  e  uno 
prenderà  il  suo  luogo  sul  mio  cuore,  e  lo  contemplerò  con  vero  piacere, 
essendo  l'immagine  dell'oggetto  per  cui  solo  vivo.  Ho  ricevuto  oggi  delle 
lettere  per  te,  aprii  quella  di  tuo  fratello,  il  quale  è  giunto  a  Milano  con 
tutta  la  comitiva,  e  non  contiene  niente  d'interessante,  fuori  che  dice  che  tua 

1)  A  Compiègne,  ove  l'imperatrice  Maria  Luigia,  come  già  quarant'anni  prima  Maria  An- 
tonietta, fu  diretta  al  suo  primo  arrivo  in  Francia  nel  marzo,  la  contessa  Teresa  doveva  essere,  al 
seguito  della  vice-regina,  ospite  dell'imperatrice  regnante,  in  attesa  di  passare,  alla  Malmaison, 
presso  la  povera  Giuseppina,  testé  ripudiata.  A  Compiègne  la  coppia  imperiale  aveva  dimorato 
nell'aprile,  per  tre  settimane. 

2)  Cario  Bignami,  cavaliere  della  Corona  ferrea,  era  membro  del  consiglio  generale  del- 
l'Olona e  del  collegio  elettorale  dei  commercianti  per  quel  dipartimento.  Era  suocero  della 
Maddalena,  amata  dal  Foscolo.  La  sua  casa  bancaria  era  in  stretti  rapporti  d'affari  col 
governo  napoleonico. 

3)  Gaetano  Ciani  il78Û-186S),  cavaliere  della  Corona  ferrea,  poi  barone,  era  scudiere  del  vi- 
ceré. Fratello  di  Giacomo  e  di  Filippo,  notissimi  patriotti,  fu  soprattutto  uomo  di  mondo,  di 
singolare  avvenenza  fisica,  secondo  appare  dal  busto  che  ne  fece  lo  scultore  Bartolini  e  che 
è  ora  presso  il  nipote  del  Ciani,  senatore  Carlo  Prinetti. 

4)  Non  può  trattarsi  che  dell'imperatrice  Giuseppina,  madre  del  viceré,  giacché  la  nuova 
sovrana  percorreva  allora  le  Fiandre  in  un  viaggio  trionfale.  Giuseppina  s'era  ridotta 
alla  Malmaison,  donde  infatti  è  già  datata  la  lettera  seguente.  Forse  questa  lettera  fu  co- 
minciata a  Compiègne  e  chiusa  alla  Malmaison,  il  giorno  in  cui  la  corte  vicereale  si  tra- 
sportò dall'una  all'altra  sede. 

5'  Infatti  copie  di  questo  ritratto  "  dessiné  et  peint  par  Chrétien  inventeur  du  physio- 
notrace,  rue  S.  Honoré,  en  face  l'oratoire,  N.  152  à  Paris  „,  si  ritrovano  presso  le  famiglie 
Casati  e  Gonfalonieri,  e  dalla  prima  fu  concesso  di  riprodurre  l'immagine  posta  in  testa  a 
presente  volume.  La  fisionotrastia  era  una  sorta  d'incisione  secondo  una  formula  importata 
dall'Inghilterra. 


—  10  — 

madre  *  è  stata  a  letto  per  alcuni  giorni  con  della  febbre,  ma  che  ora  sta  bene. 
Spero  che  ci  restituiremo  presto  a  Parigi  ;  ti  assicuro  che  questo 
soggiorno  non  è  molto  divertente,  tanto  più  per  me  che  non  sto  molto 
bene  di  salute  né  d'umore.  Ti  contraccambio  i  saluti  della  Trivulzi.  ^  Addio 
mio  tesoro,  sono  nell'impazienza  di  abbracciarti  e  di  poterti  ripetere  a 
voce  che  ti  amo  e  ti  adorerò  costantemente. 

Aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 


IX 

Archìvio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  4. 

Malmaison  ^  Lunedì  sera  21  [maggio  1810]. 

Amatissimo  Federico, 

Sabato  notte  è  partito  il  Casati  col  Generale  Fontanella  ^  senza 
avermelo  lui  partecipato;  egli  disse  a  Cicogna^  che  non  avendo  il  passaporto 
nelle  regole  correva  rischio  d'essere  assaltato,  e  che  per  conseguenza  non 
voleva  azzardarsi  a  partire  col  vetturale  ^,  col  quale  aveva  fatto  l' accordo 
di  condurlo  a  Milano  e  che  altronde  avendo  sentito  dire  che  il  Generale 

li  Vorrà  alludere  alla  matrigna  di  Federico,  la  contessa  Maria  Gonfalonieri  nata  Litta 
Modignani. 

2)  La  marchesa  Beatrice  Trivulzio,  contessa  del  Regno  Italico,  (1780  1832),  figlia  del  duca 
Alessandro  Serbelloni  e  della  duchessa  Rosina  nata  Sinzendorf,  era  moglie  del  rinomato  bi- 
bliofilo Gian  Giacomo  Trivulzio  (1774-1831).  Entrambi  i  coniugi  erano  addetti  alla  corte  vice-reale. 

3)  La  Malmaison,  tenuta  che  avrebbe  avuto  tal  nome  dalle  incursioni  normanne  alle  quali 
era  esposta,  dopo  essere  stato  feudo  dell'abbazia  di  S  Dionigi  e  proprietà  secolare  dei  Ba- 
rentin,  famiglia  di  toga,  fu  acquistata  la  primavera  del  1799  (anno  VII)  dalla  "générale  Bona- 
parte.,, Il  glorioso  marito  venne  ad  abitarvi  al  ritorno  dall'Egitto  e  vi  fece  fare  grandi  lavori 
all'epoca  del  Consolato.  Vedansi  intorno  a  questa  residenza,  al  suo  giardino  ed  alla  sua 
biblioteca  offerta  "après  le  divorce,  au  désoeuvrement  des  gens  de  la  Cour,,  le  belle  pagine  di 
Frédéric  Masson,  Joséphine  impératrice  et  reine,  Paris  1899  p.  299  e  seg. 

4)  Achille  Fontanelli  modenese  (1775-1838)  aveva  preso  parte  alle  guerre  della  Cisalpina 
e  dell'Italiana  e  s'era  segnalato  alla  battaglia  di  Raab.  Era  generale  di  divisione  e  stava 
per  divenire,  nel  1811,  ministro  della  guerra  del  regno  d'Italia,  carica  che  conservò  sino  agli 
avvenimenti  del  1814.  Se  ne  ha  la  vita  scritta  dal  Jacopetti  nell'opera  di  G.  Lombroso,  Vita 
dei  primari  generali  italiani  che  si  distinsero  nelle  guerre  napoleoniche  dal  i'jgó  al  i8ij, 
Milano  1843.  C.  Cantù,  Della  Indipendenza  Italiana  ■  Cronistoria,  voi,  I,  Torino,  1872, 
pag.  429,  loda  l'amministrazione  del  Fontanelli  durante  la  sua  permanenza  al  ministero. 

5)  Carlo  Cicogna  (1785-1857),  dell'antica  famiglia  comitale,  fatto  barone  da  Napoleone, 
era  ciambellano  alla  corte  del  viceré  e  cavaliere  della  Corona  ferrea. 

6)  Da  Milano  partiva  per  il  Sempione,  e  di  là  per  Parigi,  una  diligenza  due  volte  la  set- 
timana (martedì  e  sabato),  e  ne  ritornava  negli  stessi  giorni. 


—  11  — 

Fontanella  partiva  e  che  avrebbe  condotto  volentieri  un  uomo  con  se, 
pregava  il  detto  Cicogna  a  scrivere  due  righe  per  pregarlo  in  suo  favore, 
ciò  ch'egli  fece,  dicendo  che  faceva  un  favore  a  lui  ed  obbligherebbe 
i  coniugi  Gonfalonieri:  ciò  che  mi  dispiacque  sembrando  che  fosse  per 
economia,  e  temendo  pure  che  non  fosse  vero  che  volesse  condurre  con 
se  un  servitore,  mentre  aveva  già  un  cameriere,  e  che  lo  abbia  preso  per 
pura  gentilezza.  Sabato  pure  è  partito  Clerici  ^  avendo  avuto  una  lettera 
che  gli  annunziò  la  vicina  morte  di  suo  Padre  ^  Niente  e  poi  niente  di 
nuovo,  gran  miseria  il  non  saper  mai  il  suo  destino,  le  tue  lettere  indi- 
rizzale pure  a  Parigi  a  l'Elise^  che  me  le  mandano  esattamente.  Ti  accludo 
la  lettera  del  signor  Bignami  che  Ciani  mi  portò  in  questo  momento  unita 
a  una  per  me  nella  quale  mi  prega  di  salutarti.  La  Vice  Regina  ha  ricevuto 
in  questo  punto  una  lettera  dell'Imperatrice  Maria  Luigia,  nella  quale 
parla  niente  del  suo  ritorno  ;  per  quanto  mi  pare  dalle  mezze  parole  sentite 
credo  probabile  che  si  passa  nel  ritorno  da  Monaco;  una  ragione  che  me 
lo  fa  credere  si  è  che  il  Vice  Re  spedisce  al  Re^  un  suo  aiutante,  forse  per 
prevenirlo,  non  ne  so  però  niente. 

Più  presto  ritornerai,  scemerai  dei  giorni  infelici  a  chi  ti  adora  e  gode 
di  protestarsi  con  trasporto  Aff.ma  moglie 

T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 
Monsieur  Frédéric  Confalonieri 
Amsterdam 


X 

Archivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  5. 

Malmaison  Giovedì  24  maggio  [1810]. 
Carissimo  Federico, 

Dopo  Gand  non  ricevetti  più  tue  lettere,  pensa  quanto  mi  riesca  duro 
lo  stare  tanti  giorni  senza  avere  tue  nuove  ;  non  vorrei  che  ciò  dipendesse 

Il  Giorgio  Vitaliano  Clerici  (1781-1819)  era  uno  scudiere  del  viceré.  Napoleone  lo  nominò 
alla  fine  di  quell'anno  conte  del  regno. 

2)  Francesco  Maria  Clerici,  marito  di  Gaetana  Melzi  d'Eryl,  morì  infatti  nel  1810. 

3)  L'Eliseo,  per  un  decreto  imperiale,  era  stato  donato  a  vita  all'imperatrice  Giuseppina. 
Nondimeno  questo  palazzo  dovette  ospitare,  poiché  Parigi  rigurgitava  allora  di  sovrani  e  di 
principi,  il  re  di  Sassonia  e  quello  di  Napoli. 

4)  Massimiliano  I  Giuseppe,  del  ramo  reale  dei  Wittelsbach  (o  dei  duchi  dei  due  Ponti), 
nato  nel  1756,  successe  nel  1799  all'agnato  Carlo  Teodoro  come  elettore  del  palatinato  di 
Baviera  ed  assunse  nel  1806,  sotto  gii  auspicii  di  Napoleone,  il  titolo  di  re.  Mori  nel  1825. 
La  vice-regina  d'Italia  era  la  sua  secondogenita,  nata  dalla  prima  sua  moglie,  Augusta  di 
Assia-Darmstadt.  Il  re  Massimiliano,  sostenendo  a  lungo  il  ministro  Montgelas  che  battè  in 
breccia  i  privilegi  della  nobiltà  e  del  clero,  si  atteggiò  a  sovrano  riformatore. 


12 


dalla  posta  e  che  fossero  andate  smarrite  le  tue  lettere,  ti  assicuro  che 
in  tal  caso  non  ho  mai  declamato  tanto  contro  il  disordine  delle  poste 
quanto  in  questa  occasione,  defraudandomi  del  maggior  di  tutti  i  piaceri, 
qual'è  quello  di  vedere  che  ti  ricordi  di  me.  Ricevo  in  questo  punto  una 
lettera  della  Sirtori,  nella  quale  mi  dà  parte  essere  il  suo  ragazzino  vicino 
a  morte,  e  tutte  le  sue  parole  dipingono  la  desolazione,  pensa  quanto 
questo  mi  affligga,  poiché  conoscendo  l'estrema  sensibilità  di  Carolina  temo 
che  soffra  anche  lei  nella  salute;  ancora  una  ragione  di  più  che  mi  fa 
riescire  insopportabile  la  mia  assenza,  poiché  potrei  trovandomi  colà  sol- 
levarla qualche  poco.  Nessunissima  nuova.  M.r  Méjan  *  pretende  che 
l'Imperatore  sarà  a  Parigi  prima  del  trenta  del  mese,  ma  non  se  ne  sa 
niente  di  positivo,  ti  posso  dire  niente  di  quel  che  si  dica  per  Parigi 
poiché  essendo  qui  non  si  parla  con  anima  di  questo  mondo,  e  non  si  sa 
nemmeno  quando  ci  restituiremo  a  Parigi  a  motivo  che  l'Imperatrice-  fa 
replicate  istanze  perchè  si  fermino  qui.  Ieri  ho  avuto  il  male  di  testa  e 
febbre,  però  feci  la  vita  della  comunità,  e  mi  contentai  di  partire  un  pò 
prima  degli  altri  dal  circolo  ;  oggi  però  sto  meglio.  Oggi  ho  ricevuto  una 
lettera  di  tuo  fratello  del  quattordici  per  te,  nella  quale  mi  dice  d'aver 
parlato  all'avvocato  Majoni  ^  per  i  vostri  affari,  che  gli  disse  che  entro  la 
settimana  sarebbero  ultimati,  ma  che  teme  che  sarà  piccolo  il  taglio  che 
si  farà,  scrive  parimenti  che  si  è  presentato  un  certo  signor  Noli  che  fa 
gli  affari  di  Frapolli  "*  per  la  possessione  di  Caravaggio  persona  cautissima... 


1)  Stefano  Méjan,  nativo  di  Montpellier,  aveva  partecipato,  agli  inizi  della  rivoluzione 
francese,  alla  redazione  de!  Moniteur,  attendendo  con  abilità  alla  preparazione  dei  resoconti 
dell'Assemblea  Nazionale.  Il  giornalismo  lo  mise  in  relazione  col  Mirabeau,  del  quale  fu 
intrinseco,  come  pure  del  Maret  e  del  Frochot,  prefetto  della  Senna  dopo  il  colpo  di  stato 
del  18  brumaio.  Il  Consolato  segnò  per  il  Méjan  il  principio  di  un  gran  favore,  che  non 
sembra  troppo  meritato  da  chi  era  in  relazione  colle  cancellerie  di  potenze  nemiche  della 
Francia,  segnatamente  colla  Russia  (Cfr.  Léonce  Pingaud,  Un  agent  secret  sous  la  revolution 
et  l'empire  -  Le  Comte  d'Antraigues,  Paris,  1894  pag.  116  e  226-27).  Il  Méjan  divenne  segretario 
generale  della  prefettura  della  Senna  (vedasi  Léon  de  Lanzac  de  Laborie,  Paris  sous  Na- 
poléon -  Consulat  provisoire  et  Consulat  à  temps,  Paris,  1905  pag.  39  e  seg.)  Nel  1805 
fu  addetto  alla  persona  del  viceré  Eugenio  come  segretario  degli  ordini,  ed  ebbe  a  Milano 
una  gran  posizione  politica,  della  quale  parve  abusare,  più  per  vanità  e  per  leggerezza  che 
per  disonestà;  era  per  altro  assai  prodigo  e  gli  bisognarono  aiuti  del  sovrano  per  pagare  i  suoi 
debiti.  Naturalizzato  cittadino  del  regno,  sedette  nel  collegio  elettorale  dei  possidenti  del  dipar- 
timento dell'Olona.  Rimase  fedele  al  suo  principe  nella  sventura.  Il  La  Folie  nel  "  Catalogo  de' 
nomi  „  inserito  nella  sua  ben  nota  opera:  Federico  Coraccini,  Storia  dell'amministrazione 
del  regno  d'Italia  durante  il  dominio  francese,  Lugano  i823,  parla  del  Méjan,  a  pag.  CIV-CV, 
con  benevolenza  che  non  esclude  qualche  rimprovero. 

2)  Si  tratta  certo  ancora  dell'imperatrice  ripudiata  Giuseppina. 

3)  E  probabilmente  l'avv.  Valeriano  Majoni,  che  era  legato  ai  gruppi  piìi  retrivi  della 
cittadinanza  milane-e  e  che,  al  ritorno  degli  austriaci  nel  1799,  era  stato  membro  della  con- 
gregazione delegata.  Durante  il  regno  fu  uno  dei  componenti  il  consiglio  di  disciplina  degli 
avvocati  esercenti  presso  la  corte  d'appello  di  Milano.  Morì  nel  1816 

4)  Il  cav.  Carlo  Francesco  Frapponi  (1749-1827)  era  banchiere,  elettore  del  collegio  de' 
commercianti  e  membro  del  consiglio  generale  dell'Olona. 

d)  Seguono  altri  dettagli  d'affari  e  di  notizie  famigliari. 


—  13  — 

La  Mommina  d'Adda'  sarà  forse  morta  a  quest'ora,  L'Imperatrice  mi 
disse  che  voleva  invitarti  oggi  a  pranzo  ma  che  aveva  sentito  che  eri 
assente.  Addio  mia  cara  gioja  credi  all'amor  costante  col  quale  mi  protesto 

aff.ma  Moglie 

v:    A  Monsieur  T.    C.    C. 

Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 
Amsterdam 


XI 

Aycìiivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

AD  Anversa 

N.  6. 

Malmaison  il  26  [maggio  1810]. 
Carissimo  Federico, 

Ho  ricevuto  in  questo  punto  la  tua  lettera  del  19,  puoi  immaginarti  il 
piacere  che  mi  ha  fatto  sentendovi  le  tue  ottime  nuove.  Giacché  non  ti 
posso  avere  vicino  godo  che  ti  diverti,  ma  che  lo  facci  colla  massima  economia 
di  tempo.  Ho  un  fascio  di  lettere  per  te ^ 

Ne  ricevetti  una  di  Roma  figlio  ^  per  mezzo  di  Trivulzi  Giacomo  portata 
da  un  signore  da  Bruxelles  che  viene  da  Milano  a  Parigi  per  di- 
vertirsi, e  che  desidera  fare  la  tua  conoscenza.  L'aprii  non  sapendo  il 
contenuto  per  vedere  se  era  necessario  il  mandartela.  In  una  lettera  di 
tuo  fratello  ricevuta  in  questo  momento  mi  dice  che  tutti  in  casa  hanno 
preso  ragionevolmente  il  tuo  viaggio  d'Olanda,  fuori  che  la  M.  G.  ■*  che  se 
ne  è  allarmata,  ma  che  ora  è  tranquillizzata,  e  che  ha  parlato  a  Calderarj^ 
per  la  vendita  della  carrozza  di  quattro  e  che  farà  il  possibile  per  esitarla, 
e  che  per  tenere  segreta  la  cosa  l'avrebbero  mandata  da  un  facochio.  La 
povera  Mommina  d'Adda  è  morta;  vi  sono  molti  matrimonii  che  la  scarsezza 
di  tempo  m'impedisce  di  accennarti,  nulla  però  d'interessante.  Martedì  si 
aspetta  l' Imperatore  ^  speriamo  di  sapere  qualche  cosa  del  nostro  destino. 
In  casa  stanno  bene  ed  in'particolare  il  nostro  caro  Ciechino.  Addio,  sono 
di  fretta  ma  di  cuore  Aff  ma  Moglie 

T.  C.  C. 

1)  La  marchesa  Felicita  d'Adda-Salvaterra  nata  Meda,  detta  "  Mommina  „  perchè  moglie 
del  M  se  Gerolamo,  mori  in  Milano  il  18  maggio   1810. 

2)  Si  omettono  altre  notizie  d'affari  domestici. 

3)  Il  march.  D.  Giulio  Gregorio  Orsini  di  Roma,  figlio  del  march.  D.  Egidio,  ch'era  stato 
maggiordomo  dell' Arcid.  Beatrice. 

4)  La  contessa  Anna  Gonfalonieri  nata  Bigli,  già  "grande  maîtresse,,  delle  LL.  AA.RR. 
gli  arciduchi  prima  della  rivoluzione  e  dama  della  Croce  Stellata,  era  nonna  (mamma  grande, 
in  milanese)  di  Federico,  oggetto  della  massima  sua  predilezione.  Morì  il  25  marzo  1819. 

5)  Forse  allude  a  Garlo  Galderara,  intorno  al  quale  vedasi  più  avanti  la  nota  5  a  pag.  23, 

6)  Napoleone  e  l'Imperatrice  Maria  Luigia  ritornarono  il  1"  giugno  a  S.t  Gloud  da  un 
viaggio  nei  dipartimenti  del  Nord. 


—  14  — 

XII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Lunedì  sera  28  Maggio  I8I0. 
Carissimo  Federico, 

Eccoci  ritornati  in  questo  momento  a  Parigi  dove  sperai  di  trovare 
tue  lettere  e  fui  delusa.  Vengo  d'avere  sentito  in  questo  momento  un 
discorso  fatto  tra  i  Principi  e  che  mi  fo  premura  di  raccontarti  ;  vi  fu  sulle 
prime  quistione  dalla  parte  della  Principessa  di  passare  per  Monaco,  e  il 
Principe  addusse  varie  ragioni  per  le  quali  non  conveniva  andarci  e  tampoco 
di  farvi  andare  le  Principessine*,  in  seguito  si  parlò  dell'epoca  della  nostra 
partenza,  e  il  Principe  disse  decisamente  che  non  si  partiva  prima  del  25 
del  mese  venturo,  non  essendo  prudente  di  mettersi  in  viaggio  prima  del 
compimento  del  quarto  mese  di  gravidanza,  che  la  settimana  ventura 
ritorneremo  facilmente  a  Malmaison  per  forse  restarvi  tutto  il  tempo  che 
resteremo  a  Parigi  ;  pensa  quanto  devano  queste  novità  accrescere  il  mio 
cattivo  umore.  Saranno  domani  quindici  giorni  che  sei  partito,  mi  lusingo 
così  d'avere  il  contento  di  abbracciarti  prima  della  fine  di  questa  settimana; 
ti  assicuro  che  lo  desidero  ardentemente.  Ho  scritto  un'altra  volta  a  tuo 
padre  per  dargli  le  tue  nuove  come  mi  pregava  nella  sua  lettera;  alla 
prima  che  riceverò  di  te,  ne  scriverò  un'altra  alla  signora  M.  G.  L'Im- 
peratrice ci  regalò  a  tutti  e  due  un  scialle  dei  più  ricchi  2,  e  che  mi  ha 
fatto  gran  piacere.  Finisco  per  essere  in  tempo  di  mandare  la  lettera  a 
Darnay,  '  ti  prego  mio  caro  ad  avere  cura  della  tua  salute  col  non  stra- 
pazzarti troppo,  e  di  ricordarti  qualche  volta  di  una  moglie  che  ti  ama 
di  cuore  e  si  dice  tutta  tua,  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 

Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 

Bruxelles 

(nota  di  mano  di  Federico:) 

4  juin  1810 

1)  Erano  la  principessa  Giuseppina  Massimiliana  Eugenia  Napoleona,  principessa  di  Bo- 
logna, nata  il  14  marzo  1807  (sposata  il  19  giugno  1823  al  duca  di  Sudermania,  che  fu  poi 
il  re  Oscar  di  Svezia)  e  la  sorellina  principessa  Ortensia  Eugenia  Napoleona,  nata  il  23  di- 
cembre 1808  (moglie,  il  22  maggio  1826,  del  principe  Federico  di  Hohenzollern-Hechingen). 

2)  La  voga  dei  scialli  in  tulle  o  mussola  era  già  grande  alla  fine  del  settecento  e  si 
spendevano  per  essi  somme  enormi,  come  quel  "  shall  fait  d'une  angleterre  de  Trois  quarts 
de  haut,,  che  sarebbe  stato  pagato  32.000  lire,  secondo  il  Journal  des  Dames  et  des  Modes 
del  3  giugno  1799.  Cfr.  Henri  d'Alméras,  La  vie  parisienne  sous  la  Révolution  et  le  Di- 
rectoire, Paris,  1909,  pag.  396. 

3)  Antonio  Darnay,  venuto  in  Italia  col  viceré  come  segretario  di  gabinetto,  ebbe  poi  la 
carica  di  direttore  generale  delle  poste  del  regno  d'Italia.  Vedasi  intorno  alla  sua  crescente 
impopolarità,  Francesco  Lemmi,  La  restaurasione  austriaca  a  Milano  nel  1814,  Bologna 
1902,  pagine  90-91.  Come  il  Mèjan,  il  Darnay  era  uno  dei  proprietari  del  Corriere  Milanese 
giornale,  ove  si  fece  primieramente  conoscere  il  pubblicista  Pezzi. 


—  15 


XIII 

Aì'cìiivio  Casati  -  Milaìio.  Inedita. 

La  Signorina   Sofia  Von  Sandizell  ^  a  Teresa 
Gonfalonieri  Casati 

Milan  le  28  May  1810. 
Ma  chère  amie 
Nous  avons  vu  arriver  M.r  Fontaneili,  Clerici  2,  et  on  dit,  que  tant  d'autres 
reviendront,  et  malgré  cela  nous  sommes  pas  contentes,  car  tout  ce  monde  nous 
répète,  pour  le  retour  de  leurs  A.  A.  nous  ne  savons  rien,  c'est  désolant  après 
de  deux  mois  et  demi,  patience  pour  le  retour  de  sa  Majesté,  nous  craignons 
beaucoup,  que  la  princesse  ne  fêtera  pas  son  jour  de  naissance  3  ici.  Madame  de 
Vurmb  ■*  a  pensé  longtemps  ce  que  les  princesses  pourraient  donner  pour  ce 
jour  à  leur  mère,  et  nous  avons  pensé  qu'avec  la  complaisance  que  vous  faites 
les  commissions,  elle  vous  charge  d'acheter  deux  jolis  bouquets  de  lleurs  arti- 
ficielles^, d'une  qualité  bien  fine,  qu'ils  ne  fussent  pas  trop  grands,  de  fleurs 
mélangées,  ou  d' une  espèce  de  fleurs,  selon  la  mode,  et  de  les  faire  partir  de 
suite  par  l'estafette  6,  en  cas  que  la  princesse  ne  fut  pas  ici,  il  faudrait  avoir  le 
temps  de  les  lui  envo3'er  à  Paris;  la  petite  caisse  avec  le  chapeau  n'est  pas 
encore  arrivée,  nous  vous  recommandons  aussi,  de  garder  le  secret  à  la  princesse, 
pour  la  demande  des  bouquets.  Le  prince  a  eu  la  bonté  de  nous  envoyer  de  la 
berkale  anglaise  magnifique.  Les  3'eux  de  Madame  de  Vurmb  vont  bien,  elle 
n'observe  que  quelques  ménagements,  nous  avons  des  pluies  affreuses,  nous 
craignons  que  l'estafette  d'aujourd'  hui  sera  retardée.  Adieu  ma  chère  amie  je 
suis  pressée,  mes  compliments  à  ces  dames,  et  vous  prie  de  remettre  cette  lettre 
à  M.r  Marescalchi"  qui  la  fera  parvenir  à  ma  soeur. 

Sophie. 


1)  Sofia  di  Sandizell,  dell'antica  stirpa  comitale  bavarese,  aveva  seguito  alla  corte  di 
Milano  la  sua  principessa,  andata  sposa  ad  Eugenio  de  Beauharnais  Rientrò  in  Germania 
colla  vice-regina  nel  1814  e  vi  mori  nel  1357.  Vane  riescirono  le  pratiche,  affidate  alla  cor- 
tesia del  gentiluomo  inglese  W.  C.  Cartwright,  nipote  della  Sandizell,  per  rintracciare  le 
lettere  dei  Gonfalonieri  alla  dama  bavarese. 

2)  Erano  infatti  partiti  il  sabato  19  maggio  da  Parigi.  Cfr.  la  lettera  IX. 

3)  La  vice-regina  era  nata  il  21  giugno  1788. 

4)  M  idame  de  VVurmb  era  "  Dama  d'Atour  sopranumeraria  „  della  vice-regina,  che 
accompagnò  sin  dal  suo  primo  arrivo  in  Italia;  vedasi  lettera  di  Napoleone  I  alla  principessa, 
del  5  febbraio  1805,  in  A.  Du  Gasse,  Mémoires  du  prince  Eugène  t.  II'   Paris  1858  pag.  24. 

5)  Sulla  voga  crescente  dei  fiori  artificiali  e  del  percalle,  cfr.  Paul  Lacroix.  Directoire, 
consulat  et  empire-moeurs   et  usages,  lettres,  sciences  et  arts,  Paris,  1884,  pag.  98  e  seg. 

6)  Sui  corrieri  del  regno  d'Italia  (detti  staffette  quando  viaggiavano  a  cavallo)  vedansi 
curiosi  particolari  che  fissano  la  tradizione  orale,  in  Luigi  Ratti,  Corrieri  e  Poste  in  Lom- 
bardia, Milano,  1901,  pag.  18  e  seg. 

1)  Il  conte  Ferdinando  Marescalchi  bolognese  (1764-1815)  era,  come  tutti  sanno,  ministro 
degli  affari  esteri  del  regno  d'Italia,  residente  a  Parigi  presso  Napoleone. 


—  16  — 

XIV 

Arcìiivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  8. 


Mio  Caro, 


Parigi  il  29  Maggio  [1810]. 


Ricevo  in  questo  punto  una  lettera  di  tua  Madre,  nella  quale  mi  inchiuse 
una  lettera  che  ti  scrissi  diretta  a  Anversa  e  che  Darnay  ha  mandato  a 
Milano.  Te  la  mando  a  motivo  che  la  scarsezza  di  tempo  non  mi  permette 
di  trascrivere  quel  che  ivi  ti  dico. 

Questa  mattina  ho  ricevuto  la  tua  lettera  del  24  datata  dall'Aja;  non 
puoi  credere  quanto  valuti  la  tua  amabilità  nello  scrivermi  tanto  sovente, 
ti  assicuro  che  ne  sono  riconoscente  al  maggior  segno,  spero  però  che 
troverai  il  numero  delle  mie  maggiore,  sebbene  la  disgrazia  abbia  voluto 
che  non  ti  sieno  arrivate,  mentre  io  feci  tutte  le  diligenze  per  fartele  avere 
sempre  i  giorni  che  mi  hai  indicati.  La  lettera  che  mi  dici  d'avermi  scritto 
da  Rotterdam  non  mi  è  pervenuta,  ciò  che  mi  dispiace  moltissimo  temendo 
che  contenga  qualche  tuo  ordine.  Domani  Fagnani  '  mi  manderà  il  ser- 
vitore di  piazza  che  mi  ha  trovato  e  che  spera  sarà  buono.  Niente  di 
nuovo  né  da  Milano  né  da  Parigi,  e  feci  molte  ricerche  per  saperne,  ma 
inutilmente.  Fin'ora  non  è  arrivata  Sua  Maestà,  ma  si  aspetta  domani. 
Alemagna  ^  e  Maregnano  ^  partono  dopo  domani  per  Milano,  incaricherò 
il  primo  d'una  lettera  che  consegnerà  in  casa,  oggi  scrissi  alla  signora  M.  G. 
Sento  in  questo  momento  dalla  Trivulzi  che  sono  otto  giorni  che  Cicogna 

1)  Il  marchese  Federico  Fagnani,  rinomato  per  i  suoi  viaggi,  dei  quali  narrò  le  vicende  in  un 
volume  che  ebbe  due  diverse  edizioni  per  le  mutate  condizioni  politiche,  era  consigliere  di 
stato  del  regno  italico,  membro  del  consiglio  generale  dell'Olona,  cavaliere  della  Corona 
ferrea;  ma  diede  il  segnale  della  secessione  dal  partito  napoleonico  di  quel  gruppo  di  gio- 
vani che  volgevano  le  loro  speranze  verso  gli  italici,  pur  avendo  cariche  in  corte.  Il  Fa- 
gnani era  infatti  ciambellano,  ed  aveva  avuto  da  Napoleone  I  il  titolo  di  conte.  Vedasi  Co- 
RACCiNi,  op.  cit.  pp.  Lxxxiv-Lxxxv  e  211.  Il  gran  viaggio  in  Russia,  che  diede  argomento  alle 
Lettere  scritte  di  Pietroburgo  correndo  gli  anni  1810  e  1811  (la  2.  edizione,  sola  completa, 
fu  stampata  a  Milano  nel  1815,  co'  tipi  del  Bernardoni),  fu  appunto  intrapreso  in  quello 
stesso  anno  nel  quale  vediamo  il  Fagnani  in  Parigi,  per  le  nozze  imperiali.  Il  duca  Litta, 
gran  ciambellano,  lo  aveva  efficacemente  raccomandato  al  fratello  conte  Giulio,  gran  coppiere 
dello  Czar.  Lasciò,  morendo  molti  anni  dopo,  una  ricca  biblioteca  all'Ambrosiana. 

2)  Il  barone    Carlo   Alemagna,  cavaliere  della  Corona   ferrea,  scudiere  del  principe  Eu 
genio,  che  accompagnò  nella  campagna  di  Russia,  e  destinato  a!  servigio  della   vice-regina, 
era  nato  in  Milano,  secondogenito  del  conte  Giuseppe,  il  13  dicembre  1764  e  mori  nell'ottobre  del 
1847.  Cfr.  A.  A.  di  B.  .Conte  Alberto  Alemagna)  Cento  giorni  -  Diario  di  una  villeggiatura, 
Varese  1909,  pag.  45-16,  214  e  seg. 

3)  Gian  Giacomo  Medici  di  Marignane  (1775-1843),  figlio  del  marchese  Carlo  Gaspare, 
R.  Delegato  della  Città  di  Milano  alla  caduta  del  dominio  austriaco,  divenne  nondimeno  un 
familiare  della  nuova  corte  vicereale,  nella  quale,  come  l'Alemagna,  era  scudiere  del  principe 
destinato  al  servigio  della  principessa. 


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'ta  delFAja  non  ne  ricevetti  più,  immaginati 
ivi  mi  di.-  privazione,  non  desiderando  altro  che  di  avere 

-  ;ìr>t;ss.7  •  ■  niKiv-    'r'npndo  sempre  qualche  ìiccidc-^n  ( 

nei  pericoli  ;  pensa  ci 


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La  contessa   Tkresa   Confai.onieki  Casati 

la  una  fìsionotrastia  (Parigi  1^10)  appartenente  al  conte  Gabrio  Casali 


—  17  — 

è  a  letto  ammalato  e  che  si  fa  mistero  del  genere  della  malattia,  ma  che 
però  ora  sta  meglio.  Non  puoi  credere,  mio  caro,  con  che  dispiacere  ti 
abbia  dato  ieri  la  nuova  d'essere  prolungata  la  nostra  dimora  in  questo 
paese  per  tutte  le  ragioni  immaginabili,  ma  la  più  forte  è  il  timore  che, 
come  mi  dici  nella  tua  lettera,  prolunghi  la  tua  assenza,  che  mi  è  già  a 
quest'ora  tanto  insopportabile.  Spero  che  avrai  compassione  di  me  e  che 
non  tarderai  a  darmi  la  consolazione  di  abbracciarti.  Addio,  mio  caro, 
mostrami  così  il  tuo  amore  e  credimi  eternamente 

Aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 
Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 
Bruxelles 

(nota  di  mano  di  Federico.) 
4  juin  1810 


XV 

Archivio  Casati  -  3Iilaiio.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


N.  9. 


Mio  Caro, 


Parigi;  il  31  Maggio   [1810]. 


Dopo  la  tua  lettera  datata  dell'Aja  non  ne  ricevetti  più,  immaginati 
quanto  mi  dispiaccia  questa  privazione,  non  desiderando  altro  che  di  avere 
il  più  spesso  possibile  le  tue  nuove,  temendo  sempre  qualche  accidente 
funesto,  conoscendo  quanto  sei  azzardoso  nei  pericoli  ;  pensa  che  ti  devi 
a  una  moglie  che  ti  adora,  e  che  la  più  piccola  cosa  che  ti  accadesse 
la  metterebbe  al  colmo  dell'afflizione.  Spero  che  a  quest'ora  avrai  ricevuto 
mie  lettere,  e  che  il  fatto  ti  smentì  l'idea  che  ti  eri  formato  che  fossi  stata 
negligente  nel  fare  una  cosa  che  è  la  sola  che  mi  può  sollevare  della  tua 
per  me  troppo  lunga  assenza.  L'Imperatore  è  aspettato  domani  o  al  più 
tardi  dopo  domani  ;  molti  ciambellani,  uno  dei  quali  è  Annoni  \  hanno 
ottenuto  dal  principe  di  partire  subito  dopo  l' arrivo  di  Sua  Maestà  ; 
quest'ultimo  partirà  la  settimana  ventura  e  mi  darà  l'indirizzo  del  fab- 
bricatore di  bronzi.  Nessunissima  nuova;  per  noi  non  v'è  speranza  di 

1)  Il  conte  Alessandro  Annoni,  (1770-1825),  ciambellano,  aveva  rappresentato  i  possidenti 
del  dipartimento  dell'Olona  alla  Consulta  di  Lione.  Era  membro  del  collegio  dei  possidenti 
e  del  consiglio  generale  dell'Olona.  Dal  1809  era  insignito  della  commenda  dell'ordine  reale 
della  Corona  di  ferro. 

2 


18  — 


partire  prima  del  venti  di  Giugno,  credo  però,  per  quanto  ho  potuto  rilevare, 
e  per  un  discorso  fatto  dal  Principe  a  Annoni,  che  non  sarà  più  tardi. 
Dio  lo  voglia,  che  lo  desidero  vivamente.  Fin'ora  non  ho  mai  potuto  avere 
il  servitore;  Fagnani  mi  dice  sempre  la  sera  la  mattina,  e  la  mattina  la 
sera,  e  non  lo  vedo  a  comparire;  ciò  che  m'incomoda  dovendo  sempre 
pregare  qualcheduno  che  faccia  le  cose  per  grazia. 

Ricevo  in  questo  momento  una  lettera  per  te  di  tuo  fratello  del  25  corr. 
nella  quale  dà  ottime  nuove  di  tutta  la  famiglia  e  in  particolare  del  nostro 
caro  Ciechino. 

Il  tempo  mi  manca  per  poterti  scrivere  più  a  lungo.  Termino  adunque 
col  rinnovarti  le  proteste  del  mio  sincero  affetto,  e  abbracciandoti  sono 

Tua  aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 

Monsieur  Frédéric  Confalonieri 

Bruxelles 
(nota  di  mano  di  Federico:) 
3  juin  1810 


XVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


N.  10. 


Parigi  il  2  Giugno  [1810]. 


Carissimo  Federico 


Sentendo  dalla  tua  lettera  datata  d'Amsterdam  il  tuo  progetto  di  vedere 
il  Nord  dell'Olanda,  e  dubitando  molto  che  quest'estensione  di  viaggio 
ritardi  il  tuo  tanto  desiderato  ritorno,  ti  scrivo  due  giorni  dopo  del  tempo 
che  mi  hai  prefisso  d'inviarti  mie  righe,  per  sollevarmi  così  in  qualche 
modo  se  è  possibile  del  dispiacere  d'esserti  lontana.  Credimi,  mio  caro 
Federico,  che  è  impossibile  amarti  di  più  di  quel  che  t'amo,  e  vorrei  poterti 
provare  il  mio  amore  in  tutta  la  sua  estensione;  lasciami  lusinga  d'esserne 
corrisposta,  e  sarò  felice.  Ieri  sera  a  dieci  ore  e  mezzo  sono  arrivate  le 
L.L.  M.M.  a  S.t  Cloud  2;  nientissimo  di  nuovo,  e  noi  non  partiremo  purtroppo 


1)  Si  omettono  notizie  d'affari  privati. 

2)  S.t  Cloud,  soggiorno  favorito  di  Napoleone  I  sino  dai  tempi  dei  Consolato,  aveva  avuto 
gran  parte  nelle  cerimonie  di  quella  primavera.  Il  Cambacérès  vi  celebrò  il  matrimonio  civile 
dell'Imperatore  con  Maria  Luigia. 


19 


prima  del  20  o  25  e  non  dopo,  spero  che  ciò  non  influirà  niente  sul  tuo 
pronto  ritorno,  altrimenti  mi  desolerei  d'averti  data  questa  nuova.  Molti 
ciambellani  hanno  ottenuto  di  andare  a  Milano,  il  Principe  mi  disse  che 
se  qualcheduna  delle  dame  chiamasse  licenza  di  andarsene,  le  sarebbe 
permesso,  purché  non  sien  molte  nello  stesso  tempo;  egli  mi  ha  incaricato 
di  dirlo  come  cosa  mia  alla  Trotti  e  alla  Mocenigo,  ^  precisamente  le  due 
che  non  sono  le  più  smaniose  e  che  mi  risposero  di  non  voler  essere 
delle  prime.  Oh!  quanto  sarebbe  stata  diversa  la  mia  risposta  se  fossi 
stata  nel  loro  caso!  Questa  sera  vi  sarà  da  Marescalchi  una  bellissima 
festa  da  ballo  2,  egli  m'invitò  molto  gentilmente,  ma  io  me  ne  sono  scusata 
dicendo  di  dovere  stare  colla  Principessa  che  alla  lettera  sarà  sola,  e  che 
mi  disse  che  doveva  tenerle  compagnia.  Oggi  ho  ricevuto  una  lettera  di 
tuo  fratello  nella  quale  dice  essere  terminati  gli  affari  dell'  Avvocato 
Majoni,  ma  che  restano  ancora  due  punti  da  discutere,  non  te  li  trascrivo 
essendo  l'affare  di  due  facciate  ;  niente  però  che  esiga  risposta,  onde  mi 
dispenso  di  parteciparteli  per  non  far  essere  troppo  voluminosa  la  lettera. 
Tutti  in  casa  stanno  bene,  e  il  caro  Ciechino  andò  a  trovare  Asperto  ^  per 
dirgli  di  salutare  Papà  e  Mammina;  ti  assicuro  che  non  vedo  l'ora  di 
stringerlo  fra  le  mie  braccia.  La  Trivulzi  ti  saluta  come  pure  i  coniugi 
Annoni  che  partiranno  facilmente  martedì,  e  i  coniugi  Trivulzi  *  del  Hotel 
Strasbourg.  Baciccia  Monticelli  ^  conta  di  raggiungerti  a  Bruxelles  e  l'in- 
caricai di  dirti  mille  cose.  Ti  abbraccio  e  sono  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 
Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 
hotel  de  Bellevue 
Bruxelles 


1)  La  Mocenigo  era  dama  di  palazzo  della  vice-regina.  Era  questa  gentildonna  veneziana 
Lucietta  Menimo,  moglie  del  conte  Alvise  Mocenigo  (1760-1815),  del  ramo  di  S.  Samuele,  un 
tempo  savio  agli  ordini  e  podestà  di  Verona  per  la  Serenissima,  che  Io  spedì  ambasciatore 
al  Buonaparte,  divenuto  quindi  prefetto  e  senatore  nel  regno  italico. 

2)  Vedasi,  per  il  Marescalchi,  la  nota  7  a  pag.  15.  Intorno  ai  suoi  sontuosi  ricevimenti 
cfr.  Comte  de  Rambuteau,  Mémoires,  Paris  1905  pag.  21  e  47. 

3)  Cioè  il  fratello  di  Federico  iCfr.  la  nota  2  a  pag.  7). 

4)  Allude  con  ogni  probabilità  al  conte  Girolamo  Trivulzio,  marito  della  Vittoria  Ohe- 
rardini  e  padre  della  celebre  principessa  Cristina  di  Belgioioso  Trivulzio,  cavaliere  della  Co- 
rona di  ferro  dal  10  maggio  1806,  creato  pure  da  Napoleone  I.  conte  del  regno. 

5)  Il  cav.  G.  B.  Monticelli-Strada  (1782-1847),  assistente  al  Consiglio  di  Stato,  per  le 
finanze.  Fu  dei  firmatari  della  petizione  per  la  riunione  dei  collegi  elettorali,  che  costituì 
il  preludio  della  rivoluzione  del  1814.  Si  acconciò  di  buon  grado  al  regime  austriaco,  durante 
il  quale  rappresentò  Crema  alla  congregazione  centrale. 


—  20  — 

XVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  11. 

Parigi,  il  4  Giugno  [1810]. 
Carissimo  Federico, 

Ho  ricevuto  le  tue  lettere  numerizzate  7  e  8  e  quest'ultima  il  giorno 
prima,  atteso  il  sommo  disordine  che  vi  è  alla  posta;  mandai  l'acclusa 
lettera  alla  Trivulzi,  la  quale  mi  manderà  oggi  la  risposta,  ciò  che  farà 
ritardare  la  partenza  di  questa  mia,  poiché  non  la  vedo  comparire  a  quest'ora. 
Nientissimo  di  nuovo,  si  fa  mistero  di  tutto  e  si  può  sapere  niente,  non 
mancai  di  domandare  le  nuove  della  città,  e  mi  si  dice  che  non  ce  ne 
sono.  Quel  che  pare  sicuro  è  che  non  si  partirà  prima  del  23  o  25,  ma 
non  più  tardi,  dubito  molto  che  attese  le  replicate  istanze  della  Princi- 
pessa ce  ne  ritorneremo  per  Monaco,  ma  sappiamo  niente  di  positivo  ;  pare 
impossibile  come  si  fa  mistero  delle  più  piccole  cose!  Ieri  sono  stata  come 
ti  scrissi  a  S.t  Cloud;  non  si  pranzò  però  coli' Imperatore  ',  il  dopo  pranzo 
ci  fece  entrare  e  mi  domandò  come  stava  e  se  mi  annojava  a  Parigi.  Il 
Principe,  e  la  Principessa  gli  hanno  parlato  e  mi  parvero  soddisfatti  della 
conferenza.  Domani  probabilmente  anderemo  a  Malmaison  per  due  o  tre 
giorni,  ciò  che  mi  secca  molto  dovendone  partire  tutti  i  momenti  e  per  i 
pranzi  e  per  le  feste.  I  coniugi  Annoni,  ai  quali  ho  fatto  i  tuoi  compli- 
menti, partono  giovedì,  e  mi  diedero  l'indirizzo  del  fabbricatore  di  bronzi. 
Questa  notte  partono  Allemagna  con  Soncini  ^  e  Gazoldo  ^. 

Mio  caro,  se  non  ti  è  d'un  gran  sacrificio  l'abbandonare  i  progetti 
che  hai  di  continuare  il  tuo  viaggio,  pensa  che  rinunciandovi  rechi  il  massimo 


1)  Donna  Teresa  avrà  pranzato  coi  ciambellani  e  le  dame,  dacché  ormai  Napoleone, 
riprendendo  l'antica  etichetta  francese,  non  ammetteva  quasi  più  nessuno  alla  sua  tavola. 
Una  delle  rare  privilegiate  fu  la  contessa  Potocka,  che  lasciò  un  simpatico  quadro  dei 
pranzo  fatto  a  St.  Cloud  il  28  giugno  1810  nelle  sue  semplici  e  vivaci  memorie.  Vedi  Contessa 
Potocka  Tyskiewicz,  Mémoires,  Paris,  1897,  pp.  274  e  seg. 

2)  Il  conte  Massimiliano  Giovanni  Stampa  di  Soncino,  cavaliere  della  Corona  di  ferro  e 
della  Legion  d'onore,  membro  del  collegio  dei  possidenti  e  del  consiglio  generale  dell'Olona, 
era  maestro  delle  cerimonie  alla  corte  vicereale  ed  introduttore  degli  ambasciatori.  Come 
cerimoniere  egli  aveva  atteso  nel  1805,  collaborando  col  francese  Ségur,  alla  preparazione, 
riescila  felicemente,  della  spettacolosa  incoronazione  di  Napoleone,  come  re  d'Italia.  E  a  stampa 
una  relazione  di  quel  corteggio,  firmata  dai  due  maestri  delle  cerimonie,  francese  eitaliano.il 
Soncino,  nato  nel  1765,  era  dal  1791  ciambellano  austriaco  ed  aveva  avuto  seggio  nella  Con- 
sulta di  Lione  e  nel  Corpo  legislativo  della  repubblica  italiana.  Marito  della  principessa 
Carlotta  Gonzaga,  morì  nel  1824.  Cfr.  P.  Litta,  Famiglie  celebri  d'Italia,  voi.  XI. 

3)  Altro  dei  ciambellani  vicereali. 


21 


de'  piaceri  rivedendoti  ancora  qui  prima  di   partire  a  chi  ti  adora  e  si 
protesta  inalterabilmente  Tua  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 

P.  S.  —  Friuli  1  mi  disse  d'aver  sentito  che  vuoi  vendere  il  tuo  brancard, 
e  che  lo  comprerebbe  volontieri,  e  che  te  lo  condurrebbe  a  Milano  nel 
caso  che  ti  fosse  comodo,  onde  ti  prego  di  darmi  pronto  riscontro  su  di 
ciò  e  di  accennarmi  il  prezzo  che  ne  vorresti  in  caso  che  lo  vogli  vendere. 
Ricevo  in  questo  momento  una  graziosa  lettera  di  tuo  padre  nella  quale 
niente  di  nuovo,  e  una  per  te  di  tuo  fratello,  il  quale  dice  niente  ne 
d'affari  né  di  niente,  fuori  che  è  ripresa  la  febbre  a  tua  madre. 

v:    A  Monsieur 
Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 
Poste  restante 

Bruxelles 


XVIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 


N.  2. 


A  Vienna. 

Milano  il  5  Settembre  1812. 


Carissimo  Federico, 
Mandai  due  volte  anche  questa  mattina  alla  posta,  e  non  trovai  tue 
lettere;  sono  otto  giorni  che  sei  partito,  e  non  concepisco  come  non  ne 
abbia  ancor  ricevute,  stante  la  promessa  che  mi  hai  fatta  di  scrivermi  da 
Padova  ;  guai  a  te  se  ci  hai  mancato,  non  troverai  tanto  facilmente  perdono. 
Dalla  Thiene  2  ricevetti  ieri  tue  nuove;  ma  non  basta  per  me  l'averle 
indirettamente,  giacché  i  tuoi  caratteri  mi  devono  in  qualche  maniera  tener 
luogo  del  piacere  di  vederti.  Ciechino  sta  discretamente,  cioè  continua 
quel  miglioramento  di  questi  giorni  passati,  ma  nulla  di  più.  Tuo  padre 
è  partito  Giovedì  colla  famiglia  e  mi  disse  ancora  lui  che  sperava  di 
vedermi  a  Carate  ^;  io  gli  risposi  che  ci  anderò  il  mese  d'Ottobre,  giacché 
non  posso  assentarmi  essendo  di  servizio  questo  mese,  che  sarei  però 
andata  alla  Santa  *  ciò  che  è  come  essere  in  Corte  attesa  la  vicinanza.  La 

li  Lodovico  Friuli,  ciambellano  e  barone  del  regno,  si  trasferi  poi  in  Baviera. 

2)  La  contessa  Thiene,  moglie  del  senatore  vicentino  conte  Leonardo,  un  tempo  prefetto 
dell'Adige,  era  dama  di  palazzo. 

3)  Villeggiatura  avita  dello  suocero  di  donna  Teresa,  tuttora  proprietà  dei  discendenti. 

4)  Residenza  campestre  del  conte  Federico,  presso   Monza,   anzi  nel  territorio  di  questo 
comune.  Era  proprietà  personale  della  contessa  Teresa,  lasciatale  dal  nonno  marchese  Orrigoni 


—  22  — 

Principessa  non  anderà  a  Monza  che  alla  fine  della  settimana  ventura  o 
al  principio  dell'altra,  ciò  che  mi  dispiace  infinitamente,  giacché  questo  mi 
accorcia  il  tempo  di  stare  alla  Santa,  soggiorno  che  sai  mi  piace  moltissimo. 
Questa  mattina  alle  sei  è  partita  l'Imperatrice  *,  senza  vedere  la  Principessa 
per  risparmiare  gli  ultimi  addii.  La  giornata  di  ieri  fu  assai  triste,  poiché 
fu  giornata  di  lagrime  per  tutte  le  parti.  Gran  regali  (niente  però  per  me 
né  per  la  Porro;  cioè  io  ho  avuto  un  anello  con  due  piccoli  cuori  in 
brillanti  e  un  rubinetto  nel  mezzo  2,  e  mi  disse  dandomelo  ye  vous  donne  mon 
coeur  et  celui  de  la  Vice-Reine).  Le  due  dame  assegnate  all'Imperatrice,  la 
Litta  3  e  la  Wiirnib,  hanno  avuto  il  suo  ritratto  contornato  di  dodici  brillanti 
della  grossezza  sicuramente  di  quelli  che  io  ho  al  ritratto  dell'Imperatore; 
la  Sandizell  ha  avuto  un  paio  di  braccialetti  di  piccole  perle  colle  fermezze 
di  smeraldo  contornate  di  piccoli  brillanti.  Brebbia  ^  Fossati  ^  e  Corradini  ^ 
hanno  avuto  ciascheduno  un  anello  composto  di  quattro  brillanti  d'una  gran 
bellezza  e  grossezza.  Non  so  che  regalo  abbia  avuto  Gagnola  ^,  il  quale  le 
ha  fatto  un  disegno  per  un  Palazzo  da  farsi  a  Malmaison;  ho  visto  che 
gli  ha  dato  un  piccolo  astuccio,  ma  non  ho  potuto  vedere  cosa  ci  fosse 
dentro.  Tutti  i  camerieri  hanno  avuto  delle  bellissime  spille  in  brillanti, 
il  paggio  ha  avuto  pure  un  bellissimo  brillante  montato  in  una  spilla  e 
una  ripetizione.  Tutte  le  bonnes  delle  Principessine  hanno  avuto  dei 
bellissimi  chali;  impossibile  é  di  far  l'enumerazione  di  tutti  i  regali  che 
l'Imperatrice   ha  fatti,  essendo   il   numero  immenso.   Una  lettera  dell'Ar- 


1)  L'Imperatrice  Giuseppina  era  arrivata  a  Milano  il  25  luglio  ed  era  scesa  alla  Villa  Reale 
ai  Giardini,  ove  alloggiava  la  vice  regina.  Assisteva  quindi  il  31  luglio  al  parto  della  nuora. 
Partiva  per  Parigi  il  5  settembre.  Vedasi  su  quel  viaggio  il  racconto  vivace,  ma  a  colori 
forse  più  foschi  del  vero,  che  ne  fa  F.  Masson,  Joséphine  répudiée.  Paris,  1901  pag.  274  e 
seg.  Giuseppina  viaggiava  in  incognito,  come  "  Comtesse  de  Navarre  „. 

2)  Questo  monile  sembra  sfuggire  la  gravità  compassata  che  Io  pseudo-classicismo  im- 
pose ai  gioielli  del  primo  impero.  Cfr.  Arsène  Alexandre,  Histoire  de  l'art  décoratif,  Pa- 
ris, 1891,  pag.  144. 

3)  La  marchesa  Barbara  Litta-Visconti-Arese  (1757-1833),  figlia  del  principe  Alberico  XII 
Barbiano  di  Belgioioso  d'Este  e  della  principessa  Anna  Ricciarda  d'Este,  aveva  sposato  -nel 
1775  il  marchese  Antonio  Litta  (1745-1820)  Quando  questi  ottenne  da  Napoleone  I.  l'erezione 
del  ducato  come  sua  primogenitura  familiare,  anche  la  moglie,  che  era  dama  d'onore  della 
vice-regina,  assunse  naturalmente  il  titolo  di  duchessa. 

4)  I    barone  Giovanni  Brebbia  era   ciambellano,  destinato  al  servizio  della  vice-regina. 

5)  Il  barone  Fossati  era  scudiero,  destinato  al  servizio  della  vice-regina. 

6)  Il  barone  Corradini,  Ajutante  Comandante,  Officiale  della  Legion  d'onore,  era  Marescial- 
lo degli  alloggi  addetto  alla  Prefettura  di  palazzo. 

7)  Il  celebre  architetto  Luigi  Gagnola,  della  famiglia  marchionale  milanese,  abitualmente 
chiamato  ad  applicare  il  suo  gusto  neo-classico  alle  costruzioni,  più  o  meno  effimere,  occa- 
sionate dalle  feste  di  quel  regime:  per  l'incoronazione  di  Napoleone,  per  le  nozze  di  lui,  per 
quelle  del  vice-re,  per  la  nascita  del  re  di  Roma,  ecc.  Il  Gagnola  era  cavaliere  della  Corona 
ferrea,  membro  onorario  dell'istituto  reale  e  dell'accademia  di  belle  arti,  membro  della  com- 
missione d'ornato  di  Milano. 


—  23  — 

cicancelliere  di  Parigi  '  al  nostro  ^  porta  la  presa  di  Smolenscko  seguita  il 
18  d'agosto^,  essa  dà  però  nessun  dettaglio,  ciò  che  aspettiamo  dal  primo 
Bulettino;  la  detta  lettera  dice  però  che  vi  è  stato  un  affare  brillante 
d'avanguardia  al  quale  avrà  avuto  sicuramente  parte  il  Vice-Re.  Ecco 
tutte  le  nuove  che  so,  patrie  non  ve  ne  sono.  Il  Cavaliere  d'Adda  ^  e  Cal- 
derarj  Carlino^  qui  presenti  ti  salutano.  Addio,  mio  caro,  scrivimi  spesso  e 
molto  spesso,  persuaso  che  mi  fai  un  vero  regalo.  Ti  abbraccio  di  cuore 
e  mi  protesto 

aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 


P.  S.  —  Ho  parlato  finalmente  con  d'Harnay  il  quale  mi  ha  promesso 
la  massima  diligenza  nel  farmi  avere  le  tue  lettere  e  nel  spedirti  le  mie, 
e  mi  disse  che  quasi  tutte  le  settimane  vi  è  posta  tre  volte  cioè:  il  lunedì 
(che  è  il  giorno  in  dubbio)  il  mercoledì  e  il  sabbato  per  la  partenza*',  io 
me  ne  prevalere  sicuramente  sempre  ;  spero  che  farai  lo  stesso  ancora  tu, 
giacché  io  sono  gelosa  di  essere  pagata  della  stessa  moneta  che  io  pago 
gli  altri.  Anche  da  Vienna  partono  quasi  sempre  tre  corrieri  la  settimana  '''. 


1)  Arcicancelliere  dell'impero  francese,  con  grado  d'altezza  serenissima  e  titolo  di  duca 
di  Parma,  era  il  Carnbacèrès.  G.  Giacomo  de  Cambacèrès  (1753-1824),  magistrato  sceso  nel- 
l'arringo  rivoluzionario,  si  studiò  di  contenere  nel  campo  strettamente  giuridico  la  sua  par- 
tecipazione ai  lavori  della  Convenzione,  nella  quale  timidamente  ma  sinceramente  combattè 
l'uccisione  di  Luigi  XV'I  ed  ebbe  molto  potere  alla  reazione  del  termidoro.  Secondo  console 
con  Bonaparte,  arcicancelliere  e  presidente  del  senato,  fu  capo  della  reggenza  nel  1814  e  venne 
duramente  colpito  dalla  seconda  restaurazione. 

2)  Francesco  iVielzi  (1753-1816)  duca  di  Lodi,  era  il  cancelliere  guardasigilli  del  regno 
d'Italia.  Intorno  a  lui,  che  fu  il  maggior  uomo  di  stato  italiano  dei  tempi  napoleonici,  vedasi 
la  ricca  compilazione  consacratagli  dal  nipote:  F.  Melzi,  Memorie- Documenti,  Milano,  1865. 

3)  Dopo  un  combattimento  durato  due  giorni  Napoleone  rimase  il  18  agosto  padrone  di 
Smolensko,  estremo  hmite  orientale  della  Polonia,  porta  d'accesso  della  vera  Russia,  ove 
egli  si  lasciò  attirare  ciecamente  dalla  tattica  dei  suoi  nemici. 

4)  Febo  d'Adda  (1772-1836),  consigliere  di  stato,  nominato  cavaliere  della  Corona  di  ferro 
l'8  ottobre  1809.  Alla  restaurazione  austriaca  conservò  gli  uffici  e  divenne  fino  vice-presi- 
dente del  Governo  di  Lombardia.  Fu,  come  è  noto,  allievo  del  Parini,  che  gli  dedicò  l'ode 
alla  Musa.  Sposò  Leopolda  dei  principi  Khevenhiiller,  e  fu  padre  del  patriotta  Carlo  d'Adda. 

5)  Il  Calderara  (1784-1860)  era  referendario  di  prima  classe  presso  la  Corte  dei  Conti 
ed  aveva  grado  di  assistente  al  consiglio  di  Stato  in  servizio  straordinario.  Fu  gran 
benefattore  dell'ospitale  maggiore  di  Milano.  (Cfr.  Pietro  Canetta,  Elenco  dei  benefattori 
dell'ospedale  maggiore  di  Milano,  Milano.  1887.  p.p.  35-36).  Durante  il  dominio  austriaco 
fu  segretario  e  direttore  degli  uffici  d'  ordine  presso  la  congregazione  centrale,  quella  larva 
di  rappresentanza  che  la  Lombardia  riesci  ad  ottenere  dopo   il    1814. 

è)  V  Almanacco  reale  per  l'anno  bisestile  1812,  annuncia,  a  pag.  500,  tutti  e  tre  i 
corrieri  sovraccennati  "  per  Trieste,  Germania  e  tutto  il  Nord  „. 

7)  Arrivavano  a  Milano  sempre,  secondo  V Almanacco  reale, \\  martedì,  giovedì  e  sabato. 


26 


in  circolo,  Annoni,  mi  porta  un  biglietto,  il  quale  conosco  essere  di 
Calderari,  dicendomi  che  era  di  premura;  non  ti  so  esprimere  l'atterri- 
mento in  cui  fui,  immaginandomi  sicuramente  una  disgrazia,  o  del  Cicchino, 
o  della  M.  G.,  ove  si  trovava  Calderari  ;  dall'altra  parte  il  non  osare  aprire 
un  biglietto  nel  circolo,  e  osare  nemmeno  partire  per  non  dar  nell'occhio, 
ti  assicuro  cha  non  aveva  piìi  una  goccia  di  sangue  nelle  vene.  Annoni  che 
si  accorse  del  mio  sommo  turbamento  mi  propose  di  leggere  il  biglietto, 
non  potendo  capire  nemmen  lui  cosa  potesse  essere  questo  affare  urgente. 
Ma  oh  quanto  fui  indennizzata  delle  mie  angustie  e  delle  nere  congetture 
che  andavo  facendo  mentre  Annoni  leggeva  il  biglietto,  quando  venne 
dicendomi,  ch'egli  conteneva  la  nuova,  che  tu  eri  arrivato  felicemente  a 
Vienna  venerdì  sera,  nuova  che  la  Contessa  Biglj  '  mandò  alla  M.  G.  e  che 
la  prima  teneva  da  Landriani,  il  quale  l'aveva  ricevuta  da  suo  fratello  2;  ti 
assicuro  che  una  tal  notizia  mi  fece  passare  più  allegramente  la  sera,  di 
quel  che  vi  era  disposta.  Il  Cicchino  continua  sempre  lo  stesso,  niente 
di  meglio  né  di  peggio;  si  continua  sempre  lo  stesso  trattamento,  e  certo 
tutta  la  cura  possibile.  La  M.  G.  sta  bene,  cercai  in  questi  giorni  di  tenerle 
tutta  la  compagnia  possibile.  Tuo  padre  è  stato  l'altro  giorno  a  Milano, 
e  venne  a  pranzo  dalla  M.  G.  La  Belgioioso  ^  continua  sempre  lo  stesso, 
oggi  ha  principiato  a  prendere  la  china.  Domani  anderà  alla  Santa  il 
Cicchino,  vi  farò  condurre  a  mano  il  tuo  cavallo  di  sella,  giacché  mi  hai 
detto  che  io  poteva  montarlo  qualche  volta  ;  la  ragione  ch€  mi  determina 
a  farlo  venire,  è  che  il  mozzo  di  stalla  non  é  guarito,  e  resterebbe  nessuno 
in  casa  da  tenerlo  d'acconto. 

Quando  sarò  stata  alla  Santa  ti  ragguaglierò  su  i  lavori  che  si  saranno 
fatti  dopo  la  tua  partenza.  Giromino  Trivulzi  si  trova  ammalato  a  Varese, 
e  egli  teme  che  possa  essere  l'artritide,  però  egli  non  ha  febbre.  A  Monza 
avrò  Martinengo  juniore  ^  Fossati  e  Frangipane  ^  vedi  che  la  brigata  non 


1)  La  contessa  Claudia  Bigli  nata  Clerici  (1736-1824),  dama  della  croce  stellata. 

2)  Questo  Landriani  residente  in  Vienna  era  certo  il  cav.  Marsilio  della  linea  primoge- 
nita della  grande  casata  lombarda,  nato  nel  1751,  cultore  e  professore  delle  scienze  fisiche 
delle  quali  fu  insegnante  in  Austria,  chiamatovi  da  quella  corte.  Fu  ministro  dell'impera- 
tore a  Dresda  ed  all'Aja.  Il  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.  vol.  HI,  tav.  V  della  fa- 
miglia Landriani,  ne  perde  le  traccie  dopo  il  1798. 

3)  Maria  Casati  (1796-1814),  sorella  di  Teresa,  aveva  sposato  il  29  luglio  1812  il  conte 
Antonio  Barbiano  di  Belgioioso. 

4j  II  Conte  Estore  Martinengo  (1763-1832-.,  ciambellano  onorario  destinato  al  servizio  della 
Vice-regina,  dev'essere,  per  questo  suo  ufficio,  il  Martinengo  ricordato  qui.  Cfr.  per  questo 
patrizio  bresciano  già  ufficiale  prussiano,  diplomatico  della  prima  Cisalpina  e  del  regno 
d'Italia,  e  infine  senatore:  G.  M.  Bonomi  //  castello  di  Cavernago  e  i  conti  Martinengo- 
Colleoni,  Bergamo,  1884,  pagine  465  e  seg. 

5)  Il  Conte  Cintio  Frangipane,  cavaliere  d'onore  della  Regina,  era  pure  membro  del  senato 
consulente,  per  nomina  del  19  febbraio  1809.  Egli  era  nato  in  Udine  il  9  marzo  1765,  dal 
marchese  Nicolò  e  dalla  contessa  Laura  di  Maniago.  Alla  venuta  dei  francesi  nel  1797  aveva 
presieduto  la  municipalità  di  Udine  e,  coll'annessione  del  Friuli  al  regno  italico,  erasi  av- 
viato per  la  carriera  delle  prefetture,  che  lasciò  quando  fu  chiamato  al  senato  da  Napoleone. 
Caduto  questi,  si  ritrasse  nell'avita  residenza  di  Castel  di  Perpetto,  ove  dedito  agli  studi 
ed  all'agricoltura,  morì  di  92  anni  il  23  marzo  1857. 


—  21  — 

sarà  molto  divertente.  Nessuna  nuova  del  Principe  dal  23  Agosto  in  poi  ; 
morto  all'armata  Ghislieri  i  e  il  bel  Cima^.  Del  resto  nessuna  nuova.  Addio 
mio  caro  divertiti  bene  ma  presto,  poiché  possa  essere  presto  di  ritorno, 
che  non  vedo  l'ora  di  abbracciarti.  Addio.  aff.ma  Moglie 

Teresa 

P.  S.  —  M.  G.,  Bigli  ^,  Castiglioni  '',  Guerrieri  ^,  Felber  ^,  d'Adda  ma- 
rito e  moglie  ',  i  coniugi  Annoni,  le  mie  sorelle,  finalmente  tutti  i  nostri 
amici  ti  salutano. 

V:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Vienne 


XXII 

Archivio  Casati  -  Milaìio.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  7. 

Monza,  il  15  Settembre  [1812] 
4  ore  dopo  mezzo  giorno. 
Carissimo  Federico, 
Eccomi   giunta   da   pochi   momenti  in   questa   Real    Villa  ;   la  prima 
occupazione  che  prescelgo  è  quella  di  scriverti,  essendo  questa  sicuramente 
la  più  aggradevole  per  me.  Damai  ebbe  il  gentil  pensiero  questa  mattina 

1)  Non  figura  il  suo  nome  negli  elenchi  di  A  Martinien,  Tableaux  par  corps  et  par 
batailles  des  officiers  tués  et  blessés  pendant  les  guerres  de  l'empire,  Paris,  per  l'ottima 
ragione  che  Gerolamo  Ghislieri,  pianto  come  morto,  era  solo  prigioniero  e,  rimpatriato  nel  1814, 
visse  sino  al  1S44. 

2)  Potrebbe  identificarsi,  supponendo  un  lieve  errore  dì  trascrizione,  col  Cimba,  del  reg- 
gimento di  granatieri,  che  appare  morto  in  Russia.  (Cfr.  Martinien,  op.  cit.,  pag.  692).  Due 
Cima,  Giuseppe  e  Luigi,  si  segnalarono  durante  le  guerre  napoleoniche  ed  il  primo  mori  ge- 
nerale a  Torino,  dopo  il  1848,  anno  nel  quale  aveva  ripreso  servizio. 

3)  Dovrebbe  essere,  se  tuttora  vivo,  il  conte  Vitaliano  Bigli,  marito  della  contessa 
Claudia  e  fratello  della  Mamma  Grande,  pomposo  e  zelante  patrizio,  tutto  dedito  ai  pubblici 
ufficii,  finché  durò  l'antico  regime,  emigrato  durante  la  Cisalpina.  Fu  l'ultimo  rampollo  maschio 
della  sua  stirpe.  Cfr.  F.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.,  vol.I,  tav.  II  della  famiglia  Bigli. 

4)  Probabilmente  il  conte  Alfonso  Castiglioni,  già  deputato  del  consiglio  gener  le  milanese 
a  Vienna,  fondatamente  ritenuto  il  più  illustre  rappresentante  degli  uomini  che  rimpiangevano 
il  regime  austriaco,  pur  senza  cospirare.  Era  consigliere  generale  dell'Olona. 

5)  Probabilmente  Camillo  Guerrieri  Gonzaga,  morto  nel  novembre  1844. 

6)  Alberico  de  Felber,  che  fu  imprigionato  poi  col  Gonfalonieri  nel  1821,  senza  che  nulla 
risultasse  a  suo  carico  nel  processo.  (Cfr.  A.  d'ANCONA,  Federico  Gonfalonieri,  Milano,  1898, 
p.  110  nota).  Era  un  amico  giovanile  del  Gonfalonieri,  del  quale  ricercai  invano  le  carte,  per- 
venute per  eredità  ai  conti  Patellani.  Era  sua  la  casa  al  N.  1168  in  via  del  Morone,  che  vendette 
appunto  in  quegli  anni  ad  Alessandro  Manzoni,  che  vi  rimase  fin  che  visse,  rendendola  celebre. 

7)  Probabilmente  il  cav  Ferdinando  d'Adda  di  Pandino  e  sua  moglie  Costanza  nata 
Anguissola. 


—  26  — 

in  circolo,  Annoni,  mi  porta  un  biglietto,  il  quale  conosco  essere  di 
Calderari,  dicendomi  che  era  di  premura;  non  ti  so  esprimere  l'atterri- 
mento in  cui  fui,  immaginandomi  sicuramente  una  disgrazia,  o  del  Cicchino, 
o  della  M.  G.,  ove  si  trovava  Calderari  ;  dall'altra  parte  il  non  osare  aprire 
un  biglietto  nel  circolo,  e  osare  nemmeno  partire  per  non  dar  nell'occhio, 
ti  assicuro  cha  non  aveva  più  una  goccia  di  sangue  nelle  vene.  Annoni  che 
si  accorse  del  mio  sommo  turbamento  mi  propose  di  leggere  il  biglietto, 
non  potendo  capire  nemmen  lui  cosa  potesse  essere  questo  affare  urgente. 
Ma  oh  quanto  fui  indennizzata  delle  mie  angustie  e  delle  nere  congetture 
che  andavo  facendo  mentre  Annoni  leggeva  il  biglietto,  quando  venne 
dicendomi,  ch'egli  conteneva  la  nuova,  che  tu  eri  arrivato  felicemente  a 
Vienna  venerdì  sera,  nuova  che  la  Contessa  Biglj  '  mandò  alla  M.  G.  e  che 
la  prima  teneva  da  Landriani,  il  quale  l'aveva  ricevuta  da  suo  fratello  2;  ti 
assicuro  che  una  tal  notizia  mi  fece  passare  più  allegramente  la  sera,  di 
quel  che  vi  era  disposta.  Il  Cicchino  continua  sempre  lo  stesso,  niente 
di  meglio  né  di  peggio;  si  continua  sempre  lo  stesso  trattamento,  e  certo 
tutta  la  cura  possibile.  La  M.  G.  sta  bene,  cercai  in  questi  giorni  di  tenerle 
tutta  la  compagnia  possibile.  Tuo  padre  è  stato  l'altro  giorno  a  Milano, 
e  venne  a  pranzo  dalla  M.  G.  La  Belgioioso^  continua  sempre  lo  stesso, 
oggi  ha  principiato  a  prendere  la  china.  Domani  anderà  alla  Santa  il 
Cicchino,  vi  farò  condurre  a  mano  il  tuo  cavallo  di  sella,  giacché  mi  hai 
detto  che  io  poteva  montarlo  qualche  volta  ;  la  ragione  che  mi  determina 
a  farlo  venire,  è  che  il  mozzo  di  stalla  non  è  guarito,  e  resterebbe  nessuno 
in  casa  da  tenerlo  d'acconto. 

Quando  sarò  stata  alla  Santa  ti  ragguaglierò  su  i  lavori  che  si  saranno 
fatti  dopo  la  tua  partenza.  Giromino  Trivulzi  si  trova  ammalato  a  Varese, 
e  egli  teme  che  possa  essere  l'artritide,  però  egli  non  ha  febbre.  A  Monza 
avrò  Martinengo  juniore  ^  Fossati  e  Frangipane  ^  vedi  che  la  brigata  non 


1)  La  contessa  Claudia  Bigli  nata  Clerici  (1736-1824),  dama  della  croce  stellata. 

2)  Questo  Landriani  residente  in  Vienna  era  certo  il  cav.  Marsilio  della  linea  primoge- 
nita della  grande  casata  lombarda,  nato  nel  1751,  cultore  e  professore  delle  scienze  fìsiche 
delle  quali  fu  insegnante  in  Austria,  chiamatovi  da  quella  corte.  Fu  ministro  dell'impera- 
tore a  Dresda  ed  all'Aja.  Il  CXLVi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.  vol.  Ill,  tav.  V  della  fa- 
miglia Landriani,  ne  perde  le  traccie  dopo  il  1798. 

3)  Maria  Casati  (1796-1814),  sorella  di  Teresa,  aveva  sposato  il  29  luglio  1812  il  conte 
Antonio  Barbiano  di  Beigioioso. 

4j  II  Conte  Estore  Martinengo  ,1763-1832',  ciambellano  onorario  destinato  al  servizio  della 
Vice-regina,  dev'essere,  per  questo  suo  ufficio,  il  Martinengo  ricordato  qui.  Cfr.  per  questo 
patrizio  bresciano  già  ufficiale  prussiano,  diplomatico  della  prima  Cisalpina  e  del  regno 
d'Italia,  e  infine  senatore:  G.  M.  Bonomi  //  castello  di  Cavernago  e  i  conti  Martinengo- 
Colleoni,  Bergamo,  1884,  pagine  165  e  seg. 

5)  Il  Conte  Cintio  Frangipane,  cavaliere  d'onore  della  Regina,  era  pure  membro  del  senato 
consulente,  per  nomina  del  19  febbraio  1809.  Egli  era  nato  in  Udine  il  9  marzo  1765,  dal 
marchese  Nicolò  e  dalla  contessa  Laura  di  Maniago.  Alla  venuta  dei  francesi  nel  1797  aveva 
presieduto  la  municipalità  di  Udine  e,  coU'annessione  del  Friuli  al  regno  italico,  erasi  av- 
viato per  la  carriera  delle  prefetture,  che  lasciò  quando  fu  chiamato  al  senato  da  Napoleone. 
Caduto  questi,  si  ritrasse  nell'avita  residenza  di  Castel  di  Perpetto,  ove  dedito  agli  studi 
ed  all'agricoltura,  morì  di  92  anni  il  23  marzo  1857. 


27  — 


sarà  molto  divertente.  Nessuna  nuova  del  Principe  dal  23  Agosto  in  poi  ; 
morto  all'armata  Ghislieri  *  e  il  bel  Cima^.  Del  resto  nessuna  nuova.  Addio 
mio  caro  divertiti  bene  ma  presto,  poiché  possa  essere  presto  di  ritorno, 
che  non  vedo  l'ora  di  abbracciarti.  Addio.  aff.ma  Moglie 

Teresa 

P.  S.  —  M.  G.,  Bigli 3,  Castiglioni^,  Guerrieri^,  Felber*^,  d'Adda  ma- 
rito e  moglie  ',  i  coniugi  Annoni,  le  mie  sorelle,  finalmente  tutti  i  nostri 
amici  ti  salutano. 

V:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Vienne 


XXII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  7. 

Monza,  il  15  Settembre  [1812] 
4  ore  dopo  mezzo  giorno. 
Carissimo  Federico, 
Eccomi   giunta   da   pochi   momenti  in   questa   Real    Villa  ;   la  prima 
occupazione  che  prescelgo  è  quella  di  scriverti,  essendo  questa  sicuramente 
la  più  aggradevole  per  me.  Damai  ebbe  il  gentil  pensiero  questa  mattina 

1)  Non  figura  il  suo  nome  negli  elenchi  di  A  Martinien,  Tableaux  par  corps  et  par 
batailles  des  officiers  tués  et  blessés  pendant  les  guerres  de  l'empire,  Paris,  per  l'ottima 
ragione  che  Gerolamo  Ghislieri,  pianto  come  morto,  era  solo  prigioniero  e,  rimpatriato  nel  1814, 
visse  sino  al  1S44. 

2)  Potrebbe  identificarsi,  supponendo  un  lieve  errore  di  trascrizione,  col  Cimba,  del  reg- 
gimento di  granatieri,  che  appare  morto  in  Russia.  (Cfr.  Martinien,  op.  cit.,  pag.  692).  Due 
Cima,  Giuseppe  e  Luigi,  si  segnalarono  durante  le  guerre  napoleoniche  ed  il  primo  morì  ge- 
nerale a  Torino,  dopo  il  1848,  anno  nel  quale  aveva  ripreso  servizio. 

3)  Dovrebbe  essere,  se  tuttora  vivo,  il  conte  Vitaliano  Bigi!,  marito  della  contessa 
Claudia  e  fratello  della  Mamma  Grande,  pomposo  e  zelante  patrizio,  tutto  dedito  ai  pubblici 
ufficii,  finché  durò  l'antico  regime,  emigrato  durante  la  Cisalpina.  Fu  l'ultimo  rampollo  maschio 
della  sua  stirpe.  Cfr.  F.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.,  vol.  I,  tav.  II  della  famiglia  Bigli . 

4)  Probabilmente  il  conte  Alfonso  Castiglioni,  già  deputato  del  consiglio  gener-  le  milanese 
a  Vienna,  fondatamente  ritenuto  il  più  illustre  rappresentante  degli  uomini  che  rimpiangevano 
il  regime  austriaco,  pur  senza  cospirare.  Era  consigliere  generale  dell'Olona. 

5)  Probabilmente  Camillo  Guerrieri  Gonzaga,  morto  nel  novembre  1844. 

6)  Alberico  de  Felber,  che  fu  imprigionato  poi  col  Gonfalonieri  nel  1821,  senza  che  nulla 
risultasse  a  suo  carico  nel  processo.  (Cfr.  A.  d'Anconp.,  Federico  Con/a/on/Vr/,  Milano,  1898, 
p.  HO  nota).  Era  un  amico  giovanile  del  Gonfalonieri,  del  quale  ricercai  invano  le  carte,  per- 
venute per  eredità  ai  conti  Patellani.  Era  sua  la  casa  al  N.  1168  in  via  del  Morone,  che  vendette 
appunto  in  quegli  anni  ad  Alessandro  Manzoni,  che  vi  rimase  fin  che  visse,  rendendola  celebre. 

7)  Probabilmente  il  cav.  Ferdinando  d'Adda  di  Pandino  e  sua  moglie  Costanza  nata 
Anguissola. 


—  28 


di  portarmi  a  Corte  la  tua  lettera  del  5  corrente,  la  quale  non  avrei  ricevuto 
che  molto  tardi  nella  giornata,  o  domani.  Ti  assicuro  che  in  quel  momento 
gli  avrei  fatto  un  bacio  per  riconoscenza,  tanto  ella  era  grande;  ciò  che 
non  farei  mai  in  altro  tempo,  ancorché  mi  dovesse  acquistar  questo  la 
gloria  del  Paradiso.  Mandai  subito  (per  mezzo  d'un  servitore  di  Corte) 
la  tua  lettera  alla  M.  G.,  la  quale  sta  bene.  Tremo,  mio  caro,  che  ti  abbia 
a  piacer  troppo  il  soggiorno  di  Vienna  e  che  questo  abbia  a  portarmi  un 
danno  che  per  me  non  v'ha  il  maggiore;  scaccio  questo  pensiero,  persuasa 
che  non  vorrai  trafiggermi  nuovamente  il  cuore  col  ritardare  la  tua  venuta. 
Il  nostro  caro  Ciechinetto,  il  quale  si  trova  da  questa  mattina  alla  Santa, 
è  sempre  nello  stesso  stato,  egli  ti  spedisce  un  bacio,  io  anderò  a  vederlo 

tutti  i  giorni 

.  .  .^  Il  tuo  Prina^  è  venuto  qui  a  vedermi  ed  è  disperato  degli  ope- 
ra] ;  i  pittori  esigono  biancheria,  posate  d'argento,  tondi  di  teraglia  e  infine 
una  quantità  di  pretensioni,  egli  si  è  rifiutato  a  tutto  questo,  ma  gli  mi- 
nacciano sempre  di  lasciare  il  lavoro.  I  sbianchini  hanno  già  presa  la 
quantità  di  calce  convenuta,  ma  essi  vogliono  continuare  a  prenderne  mi- 
nacciando di  lasciare  il  lavoro;  io  gli  dissi  che  stesse  duro,  che  se  vole- 
vano la  calce  dovessero  pagarla  e  che  se  volevano  lasciare  il  lavoro 
lo  lasciassero  pure,  ma  che  io  non  voleva  dar  loro  niente  di  più  del 
convenuto.  Il  Benzoni  poi  il  quale  dice  d'avere  degli  ordini  da  te,  comanda 
a  bacchetta,  egli  ha  ordinato  che  si  facessero  stabilire  ^  i  due  gabinetti 
da  basso,  e  ha  fatto  venire  due  muratori,  di  maniera  che  se  ne  trovano 
quattro,  e  due  manuali.  Ma  siccome  il  Prina  mi  disse  che  tu  gli  avevi 
ordinato  di  diminuire  i  muratori  invece  di  accrescerli,  io  gli  ordinai  di 
rimandarli  bastandone  ora  due.  Il  Benzoni  disse  al  Prina  che  tu  gli  avevi 
ordinato  di  far  fare  una  selciatura  attorno  alla  casa  per  impedire  l'umido, 
ma  siccome  quest'ultimo  mi  disse  che  tu  non  ne  hai  parlato,  ordinai  che 
non  se  ne  facesse  niente  senza  un  tuo  ordine,  che  mi  mandi  qualora  sia 
vero  che  lo  vuoi,  e  dicendomi  in  qual  maniera  lo  vuoi  fatto.  Così  per 
certe  porte  a  filo  di  muro  nel  gabinetto  e  sotto  al  portico,  siccome  tu 
non  le  hai  ordinate,  aspetto  un  tuo  avviso  per  farle  fare.  Domani  anderò 
alla  Santa  per  vedere  il  Ciechino  ed  osservare  nel  medesimo  tempo  tutte 
queste  cose.  Il  Benzoni  mi  disse  che  tu  desideravi  di  far  mettere  abasso 
dei  Campanini;  ma  siccome  io  non  so  dove  vuoi  farli  andare  ordinerò 
che  si  facciano  solamente  i  buchi,  e  mettere  i  ferri  tanto  nella  piccola 
sala  di  compagnia,  e  sala  del  pranzo,  a  canto  al  camino,  essendo  questa 
cosa  essenziale  da  farsi  prima  che  si  dipinga;  mi  pare  che  basti  il  farli  in 
queste  due  camere.  Ho  fatto  dire  ai  stuccatori,  se  è  possibile,  che  ritardino 
a  venir  fuori,  per  la  ragione  che  è  impossibile  di  dar  loro  da  dormire  in  casa 


1)  Seguono  altre  notizie  minute  sulla  salute  del  bimbo,  che  si  tralasciano. 

2)  È  probabilmente  quel  Francesco  Prina  della  Santa,   citato  in    atti   dell'archivio   della 
municipalità  di  Monza.  Doveva  esser  l'agente  del  Gonfalonieri  in  quel  villaggio. 

3)  Probabilmente  nel  significato  milanese,  che  vale  intonacare. 


—  29  — 

e  per  servir  loro  cucina,  ed  utensili,  essendo  già  tanti  in  casa,  ed  avendo 
già  dovuto  il  Prina  metterne  due  a  dormire  fuori  di  casa  pagando  4 
soldi  per  notte. 

Un  altro  guaio  assai  forte  è  che  tutta  questa  gente  ruba  tutta  l'uva 
del  giardino;  il  Prina  ha  bel  gridare,  e  pestare,  è  lo  stesso;  ho  racco- 
mandato al  Prina  che  pensasse  per  la  provisione,  e  far  le  razioni  alla 
servitù;  io  gli  diedi  in  iscritto  tutto  quello  che  deve  fare,  ciò  che  è 
secondo  quello  che  fanno  in  casa  a  Carate,  ed  ho  anche  diminuito  qualche 
cosa.  Essendo  guarito  il  mozzo  di  stalla,  ho  lasciato  il  tuo  cavallino  a 
Milano,  ed  ho  mandato  il  cocchiere  dal  cavalerizzo  per  raccom.andargli 
di  venire  due  volte  la  settimana  a  montarlo  ;  io  poi  gli  scriverò  per  dirgli 
secondo  i  tuoi  ordini  di  vedere  di  venderlo,  e  a  quel  prezzo  che  mi  indichi; 
Frasconi  ^  mi  disse  tempo  fa  che  avrebbe  veduto  di  farlo  comperare  alla 
Lumiares,  '  ma  siccome  tu  non  mi  avevi  detto  niente,  e  temendo  dall'altra 
parte  che  mi  facesse  un  qualche  pasticcio,  io  gli  dissi  che  avevo  nessun'or- 
dine.  La  Principessa  ha  ricevuto  oggi  nuove  del  Principe  del  25  Agosto, 
egli  è  sempre  al  di  là  di  Smolensko  ^,  ma  scrive  niente  di  nuovo.  La  Prin- 
cipessa fu  alquanto  rattristata  da  una  lettera  che  è  venuta  alla  Sandizell 
da  Monaco,  la  quale  parla  di  una  quantità  di  morti  e  feriti  Bavaresi,  e 
persone  di  distinzione  cioè  Generali,  Colonelli  ecc.  *  Mi  sento  una  certa 
propensione  per  l'Arciduchessa  Beatrice  ^,  e  i  Viennesi,  per  la  ragione  che 
ti  fanno  tante  attenzioni,  certo  eh' è  questo  il  mezzo  di  attaccarmi.  Già 
avevo  sentito  parlare  tante  volte  dell'amabilità  di  questa  donna,  e  ho  ben 
piacere  che  lo  provi  per  esperienza.  Le  tue  lettere  non  mi  possono  essere 
più  care,  ma  mi  sarebbero  un  piacere  anche  maggiore  se  bandisti  una 
volta  quel  voi  che  dà  una  tinta  tanto  fredda  alla  lettera;  credo  che  non 
durerai  fatica,  a  compiacermi  in  questo,  e  darai  a  me  così  un  vero  piacere. 

Tutti  i  nostri  amici  ti  salutano  e  cordialmente.  Addio,  mio  caro,  bisogna 
che  ti  lasci  per  la  ragione  che  la  Principessa  mi  chiama  per  il  passeggio, 
addio,  mio  caro,  ti  abbraccio  di  cuore;  ti  assicuro  che  non  vedo  l'ora  di  farlo 
realmente  aff.ma  Moglie 

Teresa. 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 

Vienne 
(di  mano  di  Federico:)   ricevuta  il  giorno  23. 

1)  Potrebbe  essere  quell'Alessandro  Frasconi,  che,  prefetto  del  Piave  dal  1808  al  1811,  lo 
era  ora  del  Rubicone. 

2)  Donna  Beatrice  Orsini  di  Roma ,  sposata  ai  conte  di  Lumiares,  di  casa  Falcò,  morto 
il  30  gennaio  1814.  La  contessa  gli  sopravisse  sino  al  23  aprile  1861. 

3)  Il  25  Agosto  le  truppe  italiane  varcarono  il  fiume  Wop. 

4)  I  giorni  16,  17,  18  agosto  1812  avevano  avuto  luogo  combattimenti  a  Polotsk,  nei 
quali  le  truppe  bavaresi  soffersero  grandi  perdite  e  furono  colpiti  gravemente  i  loro  due 
generali  De  Wrede  e  Deroy. 

5i  Maria  Beatrice  (1750- 1829),  ultima  del  ramo  degli  Este  rimasto  in  Italia,  era  figlia  dei 
duca  di  Modena  Ercole  III  Rinaldo  e  di  Maria  Teresa  Cibo  duchessa  ereditiera  di  Massa  e 
Carrara.  Aveva  sposato  l'Arciduca  Ferdinando  d'Austria,  che  aveva  rappresentato  a  lungo 
l'imperatore  in  Lombardia  ed  era  morto  duca  di  Brisgovia.  La  contessa  Confalonieri^  nonna 
di  Federico,  era  stata  grande-maîtresse  di  quest'arciduchessa. 


—  30  — 

XXIIl 

A  r eluvio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  8. 

Monza  il  18  settembre  1812. 

Carissimo  Federico, 
11  nostro  caro  Ciechino  è  da  due  giorni,  che  cammina  con  maggior 
facilità,  ha  un  bellissimo  colorito  e  mi  accorgo  ch'egli  va  mettendosi  in 
carne.  Dio  volesse,  che  proseguisse  il  miglioramento,  e  che  potesse  camminare 
solo,  al  tuo  ritorno!  ora  egli  vuole  camminare  con  una  sol  mano,  ma  in 
questa  maniera  non  cammina  così  sicuro  come  con  due,  egli  non  può  fare 
ancora  che  dei  piccoli  tratti  di  strada.  Stupisci!  il  povero  Giromino  Trivulzi 
morto  jer  l'altro  senza  che  i  medici,  anche  pochi  momenti  prima  ch'egli 
morisse,  si  sieno  accorti  che  fosse  una  malattia  pericolosa.  Egli  aveva, 
come  ti  scrissi,  dei  dolori  a  tutte  le  giunture  che  si  battezzavano  artritide,  e 
non  ha  mai  avuto  febbre.  Due  ore  prima  di  morire  gli  è  sortita  la  miliaja, 
ed  è  rientrata  quasi  subito;  vedi  come  si  può  fidare  del  sapere  dei  medici, 
giacche  egli  ha  sentito  e  quello  di  Varese  e  il  suo  proprio  ch'egli  ha  fatto 
venire,  e  tutti  e  due  sono  sempre  stati  d'accordo.  Egli  non  ha  potuto  far 
niente,  poiché  i  medici  non  ce  lo  hanno  permesso,  atteso  che  non  ci 
vedevano  pericolo;  la  sola  cosa  che  disse  prima  di  morire  ad  Annoni  è 
ch'egli  desiderava  d'  essere  sepolto  nel  sepolcro  della  famiglia  Trivulzi, 
ciò  che  il  Ministro  gli  ha  accordato,  quantunque  non  sia  cosa  che  si  possa 
concedere,  mediante  però  ch'egli  sia  imbalsamato.  La  Vittoria,  per  quanto 
mi  vien  detto,  si  trova  a  Affori  *  con  sua  madre  ^  e  l'Annoni,  non  so  ancora 
come  ella  stia,  se  molto  abattuta  o  no,  perchè  non  ho  ancora  avuto  rela- 
zioni particolari.  Ti  assicuro  che  sono  ancora  stordita  di  questa  nuova, 
la  quale  non  si  è  saputa  che  da  jeri  sera;  la  Principessa  vi  prende  un 
gran  interesse  ed  è  in  pena  della  pena  che  proverà  il  Principe,  poiché 
egli  gli  era  amico.  Passiamo  a  cose  più  allegre;  Gifflenga^  nominato  Ge- 

1)  La  villa  d'Affori,  dei  marchesi  Corbella,  venuta  per  eredità  ai  d'Adda  di  Sale,  era 
ritornata,  alla  morte  di  una  d'Adda,  sposata  ad  un  Orsini  di  Roma  ed  improle,  alla  madre 
di  lei,  rimaritata  Gherardini. 

2)  Era  una  Litta  Visconti  Arese,  vedova  in  prime  nozze  d'Adda  di  Sale,  in  seconde 
Gherardini.  Vedi  nota  precedente. 

3)  Alessandro  Gifflenga  (1774-1842)  dall'  esercito  del  re  di  Sardegna  passò  a  quello 
napoleonico  e  vi  si  segnalò,  raggiungendo,  comesi  vede,  l'alto  grado  di  generale.  Reintegrato 
nel  1814  nel  'esercito  sardo,  in  tempo  per  fare  la  campagna  del  Deltìnato,  fu  collocato  a  riposo 
alla  reazione  seguita  ai  moti  del  1821,  nei  quali  però  si  chiarì  uomo  temperatissinio  e  seguì 
l'indirizzo  del  generale  de  La  Tour,  per  avventura  con  maggiori  simpatie  pei  costituzionali. 
Cfr.  M.  DEGLI  Alberti,  Lettere  inedite  di  Carlo  Emanuele  IV,  Vittorio  Emanuele  l,  Carlo  Felice, 
Carlo  Alberto,  Torino,  1909,  p.p.  149-150.  Il  Coraccini  op.  cit.  p.  XC  loda  le  sue  attitudini 
militari,  apparse  soprattutto  quando  comandò  le  truppe  da  sbarco  a  Lissa.  Era  aiutante  di 
campo  del  viceré. 


31  — 


nerale  poco  dopo  il  suo  arrivo  all'armata  per  i  suoi  meriti  anteriori. 
Belisomi  •  ha  avuto  la  Legion  d'Onore,  Bataille  -  fatto  cavaliere  dello  stesso 
ordine.  Si  dice  che  Batallia  ^  stia  molto  male.  La  Belgiojoso  sta  meglio. 
Tutti  in  casa  stanno  bene.  Del  resto  nessuna  nuova.  Tutti  questi  giorni 
sono  andata  alla  Santa,  vi  sono  andata  a  piedi  e  ritornata  in  carozza, 
per  non  far  fare  doppia  strada  ai  cavalli.  Frangipani  è  il  mio  servente, 
credo  che  avrò  la  tua  approvazione,  egli  mi  fece  tante  graziose  istanze 
per  accompagnarmi,  che  non  ho  potuto  rifiutarmi.  Il  Pittore  dipinge  ora 
la  sala  del  bigliardo,  e  la  piccola  camera  di  compagnia,  non  ti  parlerò  del 
disegno,  giacche  lo  conosci,  ma  egli  mi  pare,  per  quello  che  si  può  vedere, 
essendo  non  molto  avanzato,  ch'egli  sia  ben  eseguito;  fin'ora  egli  non  mi 
ha  fatto  nessuna  domanda  e  non  si  è  lagnato.  I  sbianchini  hanno  quasi 
finito  le  due  prime  camere  verso  il  giardino,  e  mi  pare  che  non  ci  sia 
male,  io  vado  facendo  loro  delle  gran  raccomandazioni,  essi  sono  venuti 
a  Corte  a  vedere  la  camera  a  tenda  militare,  essi  la  faranno  ma  dicono 
che  ella  è  cosa  da  pittore,  e  che  il  loro  negozio  è  miserabile.    .    .    . 

4 

Ora  sono  chiamata  per  il  Déjeuné,  non  chiudo  la  lettera  per  vedere  se  ci  son 
nuove,  per  scrivertele.  Addio  mio  caro  credimi  innalterabilmente  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 

Mezza  notte.  —  Lacroi  ^  fatto  Comendatore  della  Legion  d'Onore. 
Questa  sera  Frangipani  ha  avuto  una  lettera  d'Alberto  Litta^  nella  quale 
gli  dice  che  la  Vittoria  si  trova  alla  desolazione,  e  ch'egli  si  trovava  all'in- 
contro della  figlia  colla  madre,  il  quale  è  stato  terribile  e  che  la  Vittoria 
è  quasi  svenuta,  e  che  è  stato  obbligato  di  condurla  in   camera.  Addio. 

19  mattina.  —  Apro  la  mia  lettera  giacché  jeri  non  è  partito  di  qui  il 
Corriere  che  doveva  portarla  a  Milano,  e  parte  invece  questa  mattina,  ciò 


li  II  barone  Bellisomi  era  scudiere  del  viceré. 

2)  Il  barone  Bataille,  capo-squadrone,  era  aiutante  di  campo  del  principe  Eugenio. 

3)  Infatti  Gaetano  Battaglia,  capitano  della  prima  compagnia  delle  guardie  d'onore  dal- 
l'organizzazione di  queste  nel  1805,  era  morto  nell'agosto  a  Smolensk,  per  malattia. 

4)  Si  omettono  particolari  riguardanti  l'azienda  domestica  della  Santa. 

5)  Il  colonello  barone  de  Lacroix  era  altro  degli  aiutanti  di  campo  del  viceré. 

6)  Alberto  Litta,  fratello  del  duca,  dell'ammiraglio  e  del  cardinale,  già  consultore  legale 
presso  il  governo  di  Lombardia  sotto  l'antico  regime,  a  quest'epoca  consigliere  generale 
dell'Olona,  era  uomo  d'ingegno,  ma  di  scarsa  attività  e  di  scarsissima  ambizione  fcfr.  il 
rapporto,  che  é  forse  del  Bellegarde,  negli  Atti  segreti  dell'archivio  di  stato  milanese  rias- 
sunti da  A.  d'Ancona,  Federico  Con/alonieri  cit.').  Divenne  poi  membro  della  reggenza  nel  1814 
e  diresse,  in  senso  autonomista,  la  deputazione  a  Parigi  della  quale  era  pure  il  Gonfalo- 
nieri. Mori  a  73  anni  nel  1832,  consigliere  intimo  attuale  di  stato.  Gfr.  [C.te  Garraka-Spinelli] 
Elogio  di  S.  E.  il  sig.  conte  Alberto  Litta  in  Cassetta  privilegiata  di  Milano  del  17  gen- 
naio 1832.  Alberto  Litta  é  invece  nominato  solo  incidentalmente,  per  le  sue  relazioni  con 
artisti  quali  l'Appiani,  e  il  Traballesi,  nella  biografia  dell'ammiraglio  Litta  suo  fratello:  Giuseppe 
Greppi,  Un  gentiluomo  milanese  guerriero-diplomatico,  Milano,  1896. 


—  32  — 

che  è  lo  stesso  non  partendo  la  lettera  che  oggi,  per  dirti  che  ricevo  in 
questo  punto  una  lettera  dell'Annoni  d'  Affori  nella  quale  mi  dice  che  la 
Vittoria  è  in  uno  stato  che  fa  compassione.  Credo  che  la  Vittoria  si  sia 
trovata  sola  a  Varese  quando  è  morto  suo  marito;  essa  vi  si  è  fermata 
tutta  la  notte  ed  è  partita  per  quanto  pare  la  mattina,  sola  colla  sua  ragaz- 
zina '  e  la  bonne.  Il  servitore  è  esatto  al  servizio  e  mostra  della  buona  vo- 
lontà, ma  ha  sempre  un'aria  taciturna.  Prima  di  partire  per  la  campagna  gli 
feci  l'attestato  ch'egli  si  trovava  alla  fine  servizio,  perchè  potesse  avere  il 
certificato  della  Polizia;  essa  non  ce  lo  ha  dato  dicendogli  che  è  a  tempo 
ad  andarlo  a  prendere  quando  sarà  di  ritorno.  Cristoforo  fa  bene  il  suo 
dovere.  Domani  anderò  alla  Santa  e  vi  starò  tutta  la  settimana.  Ho  scritto 
al  cavalerizzo  per  raccomandargli  il  cavallo,  e  dirgli  nello  stesso  tempo 
di  vedere  di  venderlo,  ma  che  mi  renda  avvertita  prima  di  far  contratto. 
Ti  abbraccio. 

Lo  scudiere  Fossati  vi  saluta. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Vienne 


XXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  10. 

La  Santa  il  25  settembre  [1812]. 

Carissimo  Federico, 

Lunedì,  alla  mattina,  ho  avuto  una  visita  dei  Settala  marito  e  moglie  2, 

e  dei  conjugi  Ghisalberti  ^  i  quali  si  trovano  a  Lomagna,  e  m'incaricarono 

di  salutarti;  essi  sono  rimasti  soddisfatti  della  casa.  Lo  stesso  giorno  invitai 

il  pittore  a  pranzo;  quando  eravamo  alla  frutta,  il  servitore  venne  a  dirmi 

che  c'erano  in  corte  molte  signore,  e  signori;  discendo  immediatamente 

e  mi  trovo  la  Principessa,  che  passeggiando  venne  a  trovarmi,  ella  aveva 

tutto  il  suo  seguito;  essa  ha  voluto  veder  tutto,  è  passata  sotto  i  ponti, 

1)  Questa  bimba  fu  poi  la  celeberrima  principessa  Cristina  di  Belgioioso  Trivulzio 
(1808-18711,  intorno  alla  quale  v'è  un  libro  prevalentemente  anedottico  di  R.  Barbiera,  La 
principessa  di  Belgioioso,  Milano,  1902.  Vedasi  pure  ora  H.  Remsen  Whitehouse,  Une  prin- 
cesse révolutionnaire,  Lausanne,  1907. 

2)  Il  conte  Luigi  de'  Capitani  di  Settala,  fratello  della  seconda  moglie  di  don  Gaspare 
Casati,  poi  gran  cerimoniere  del  Regno  Lombardo-Veneto,  aveva  sposato  Carolina  Anguissola, 
dama  della  Croce  Stellata. 

3)  Flaminio  Ghisalberti,  di  nobile  famiglia  lodigiana,  era  marito  d'una  Anguissola,  so- 
rella della  contessa  Settala. 


33  — 


ha  voluto  montar  dissopra  e  vedere  tutta  la  distribuzione  delle  camere, 
ha  voluto  sapere  tutto  ciò  che  si  deve  fare,  ed  è  rimasta  contentissima 
di  tutto,  e  mi  felicitò  che  finirò  per  avere  una  casa  comoda  e  anche 
elegante;  ha  voluto  vedere  anche  la  mia  camera  del  letto  dove  si  è  seduta 
(essendo  questo  l'unico  luogo  dove  vi  fossero  sedie),  ha  domandato  di 
vedere  Ciechino  ed  è  stata  molto  graziosa;  tanto  nel  venire  come  nel- 
l'andare mi  ha  abbracciata  e  mi  disse  partendo,  che  dovessi  andare  da  lei 
la  sera,  giacché  mi  vedeva  sola;  che  non  diceva  questo  per  legarmi, 
ma  puramente  perchè  sapessi  che  poteva  andarci;  alla  sera  dunque 
ci  andai  come  mi  pareva  di  dovere.  Ieri  non  ci  sono  stata  a  motivo,  che 
avevo  male  alla  testa;  già  non  potrei  dire  di  stare  veramente  bene,  non 
ho  un  incomodo  positivo,  ma  non  ho  molta  fame,  e  non  dormo  così  bene 
la  notte  come  il  mio  solito.  Ti  assicuro  che  non  mi  sarei  mai  aspettata 
una  simile  visita,  tanto  più  che  le  ho  detto  tante  volte,  che  essendo  in 
fabbrica  non  avevo  che  la  camera  del  letto,  e  che  anche  questa  non  era 
accomodata;  fortunatamente  che  avevo  messo  tutti  i  miglior  mobili  in 
questa  camera,  e  che  avevo  fatto  levare  i  vecchi.  Io  le  feci  mille  scuse  di 
doverla  ricevere  così  male,  ed  ella  mi  rispose  che  sapeva  benissimo 
che  era  così,  ma  che  aveva  voluto  venire  espressamente.  Siccome  alla 
sera  è  un'affare  di  due  ore  di  stare  a  Corte,  non  rimando  a  casa  la 
carozza,  ma  ho  detto  al  cocchiere,  che  parlasse  col  piqueur  Sallier^  perchè 
gli  permettesse  di  mettere  la  mia  carozza  al  coperto,  perchè  i  cavalli  non 
stessero  all'aria  aperta;  ed  infatti  ella  va  sotto  un  portico.  Siccome  alla 
sera  vado  a  Monza,  nel  giorno  non  adopero  i  cavalli.  Al  dopo  pranzo 
dello  stesso  lunedì  mentre  si  trovava  qui  la  Principessa  è  arrivata  la 
Sirtori  la  quale  era  di  passaggio  per  andare  a  Sirtori  ^  per  due  o  tre  giorni, 
essa  non  ha  voluto  entrare,  ed  ha  aspettato  che  la  Principessa  fosse 
partita.  Ieri  è  stato  a  ritrovarmi  Pasini,  ed  ha  fatto  colazione,  pii!i  tardi 
è  venuto  Frangipani.  Tanto  Pasini  quanto  Ja  Sirtori  trovano  che  il  Cie- 
chino ha  guadagnato,  ed  infatti  cammina  un  po'  meglio  di  quando  sei  partito. 
Già  cerco  di  far  purgare  molto  i  settoni  mediante  l'uso  dell'unguento 
Inglese.  La  Vittoria  ha  fatto  procura  per  i  suoi  affari  all'Avvocato  Bataglia,  ^ 
e  Giacomino  Trivulzi  a  Luigi  Porro  •*;  alcuni  me  la  dicono  sollevata,  ed 


1)  Era  veramente  Sayler,  di  famiglia  per  gran  tempo  dedita  al  servizio  reale  nella  villa 
di  Monza. 

2;  La  villa  avita  di  Sirtori,  che  per  eredità  della  nuora  di  donna  Carolina  è  ora  passata 
in  casa  Besana,  apparteneva  ai  Sirtori,  antichi  fe'idatari  del  luogo.  Si  trova  in  magnifica 
posizione,  nell'alta  Brianza.  Donna  Carolina  Sirtori  non  doveva  frequentare  la  corte  vicereale, 
attese  le  opinioni  retrive  del  marito. 

3i  Antonio  Battaglia  era  avvocato  presso  il  consiglio  di  Stato. 

4)  Luigi  Porro  (1780-1860),  un  tempo  ufficiale  nella  legione  lombarda,  indi  deputato  di 
Como  alla  consulta  di  Lione,  conte  del  regno  ed  elettore  del  dipartimento  delLario,  fu,  subito  dopo 
il  General  Pino,  il  secondo  firmatario  della  famosa  petizione  del  19  aprile  1814  che,  invocando  la 
convocazione  dei  Collegi  Elettorali,  preludeva  alla  caduta  del  regime  napoleonico.  La  sera  stessa 
del  20  aprile,  a  giornata  decisa,  si  recò  con  Giovanni  Serbelloni  nelle  caserme,  per  guadagnare 


—  34 


altri  molto  afflitta.  Ieri  la  Principessa  ha  avuto  nuove  del  Principe  in  data 
del  2  corrente  da  Ghatsk  i,  nella  quale  dice  che  sta  benissimo,  che  Trierre  ' 
sta  meglio,  ma  che  Batailla  il  Colonello  delle  Guardie,  stava  malissimo,  e 
che  contavano  di  essere  quanto  prima  a  Mosca.  Non  si  sa  ancora  se 
Alemagna  sia  arrivato,  povero  diavolo  come  gli  va  male  la  sua  spedizione! 
Ieri  hanno  levato  il  ponte  alla  piccola  sala  di  compagnia,  già  quella 
volta  non  finisce  di  piacermi,  ci  sono  però  quei  paesetti  ben  toccati,  ma 
ha  fatto  nel  mezzo  una  rosa  che  casca  in  testa.  Non  fo  che  raccomandarmi 
perchè  faccia  bene  la  sala  di  mezzo  e  la  sala  a  mangé  e  sopratutto  che 
cerchi  di  alzarla.  Nella  detta  sala  v'era  una  gran  minaccia  che  cascassero 

varj  pezzi  dell'intonacatura  della  volta • 

3  II  matrimonio  Litta''    si  fa  il  15 

ottobre.  Circa  lo  stesso  tempo  si  farà  anche  quello  di  Giulini  ^  il  quale 
me  lo  dicono  biscotto;  Monticelli^  ha  fatto  i  regali  alla  sposa,  i  quali  mi 
dicono  molto  belli,  ma  non  so  quando  si  farà  il  matrimonio.  Si  dice  molto 
il  matrimonio  della  Borromeo  col  Duchino  Melzi.  '^  La  M.  G.  sta  bene, 
so  che  ti  ha  scritto  di  proprio  pugno.  Tutti  in  casa  stanno  bene.  La  Bei- 
gioioso  è  guarita.  La  Viirb  mi  fa  molte  gentilezze.  Cicogna  parte  i  primi 
d'ottobre  per  Roma  e  Napoli,  egli  va  in  compagnia  d'un  Francese  che 
non  so  chi  sia,  ma  non  so  quanto  tempo  conti  di  stare  assente.  Mi  pare 
di  averti  date  tutte  le  nuove  possibili,  fatto  l'esame  di  coscienza  non  ne 
trovo  altre.  Spero  che  sarai  contento  della  mia  esattezza  nello  scriverti  ed 
anche  della  maniera  dettagliata  con  cui  lo  fo,  non  voglio  però  che  me  lo 


le  poche  truppe  rimastevi.  (Cfr.  [Principessa  di  Belgioioso  Trivulzio',  Studi  intorno  alla  storia 
della  Lombardia  negli  ultimi  trent'anni  e  delle  cagioni  del  difetto  d'energia  dei  Lombardi. 
Parigi,  1847,  pag.  76).  Fu  poi  mandato  dalla  Reggenza  al  campo  austriaco.  Presto  disamoratosi 
dei  nuovi  dominatori,  fu  tra  i  dirigenti  del  Conciliatore  e  uno  dei  collaboratori  delle  sva- 
riate iniziative  del  Gonfalonieri,  ciò  che  lo  gettò  nel  1821  sulle  vie  dell'esilio.  Tutti  sanno 
che  Silvio  Pellico,  precettore  dei  suoi  figli,  fu  arrestato  in  casa  sua.  Scampato  all'insegui- 
mento del  Bolza  ,Cfr  D.  Chiattone,  La  fuga  del  conte  Porro  in  Bollettino  Ufficiale  del 
I  Congresso  di  storia  del  Risorgimento,  N.  1),  nella  primavera  1821,  e  condannato  a  morte 
in  contumacia  ed  alla  confisca,  emigrò  in  Inghilterra,  poi  in  Grecia,  ove  diede  opera  valida 
all'organizzazione  di  quel  nuovo  stato.  Rimpatriò  nel  1840. 

1)  Fu  a  Ghatsk  o  Ghiat  che  Napoleone  stava  per  lasciarsi  convincere  a  sospendere  la 
sua  folle  marcia  verso  1'  est,  ma  il  ritorno  del  bel  tempo,  ridandogli  una  fiducia  quasi  su- 
perstiziosa, lo  decise  a  riprendere  l'avanzata,  il  4  settembre. 

2)  Il  Barone  Triaire,  generale  di  brigata,  era  aiutante  di  campo  del  viceré. 

3)  Tralascio  altre  relazioni  minute  dei  lavori  che  si  compievano  nella  villa  della  Santa, 

4)  Pompeo  LitSa  Visconti  Arese,  ciambellano  vicereale  e  cavaliere  della  Corona  di  ferro, 
sposava  Elena,  erede  del  principe  Albani. 

5)  Il  conte  Giorgio  Giulini,  di  cui  si  dirà  anche  più  innanzi,  conduceva  sposa  Bea- 
trice Barbiano  di  Belgioioso,  figlia  del  principe  Rinaldo. 

6)  Il  Monticelli  icfr.  la  nota  5  a  pag.  19)  sposò  appunto  allora  la  marchesina  Anna  Raimondi. 

7)  Si  tratta  verosimilmente  di  Francesco  Giovanni  Melzi  (1788-1832',  nipote  e  figlio  adotti- 
vo del  1°  duca  di  Lodi  che  nel  1814,  come  capitano  della  guardia  civica,  difese  coraggiosamente 
lo  zio  infermo  minacciato  dalla  plebaglia.  Sposò  invece,  e  solo  nel  1819,  la  Marchesina  Maria 
Durazzo  di  Genova. 


—  35 


ascrivi  a  merito,  giacché  ti  assicuro  che  non  deporrei  mai  la  penna  tutte 
le  volte  che  la  prendo  per  scrivere  alla  sola  persona  che  fo  professione 
d'amare,  e  da  cui  spero  la  mia  felicità.  Addio,  mio  caro,  a  rivederti,  ma 
presto  per  carità.  D'Harnay  usa  tutte  le  gentilezze  per  farmi  avere  le  tue 
lettere  e  mandarti  le  mie. 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 

v:  A  Monsieur 

Alonsieiir  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Vienne 


XXV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  13. 

Monza  il  30  Settembre  [1812]. 
Carissimo  Federico, 

Lode  al  Cielo,  che  finalmente  hai  ricevuto  le  mie  lettere;  ti  assicuro 
che  ero  inquieta,  su  questo  punto,  disperando  quasi,  di  potere  fartene 
avere.  Tu  stai  bene,  e  ti  diverti,  e  la  tua  povera  Teresina  è  nella  tristezza 
e  in  una  solitudine  perfetta;  oggi  partono  assieme  per  la  campagna  la 
Sirtori  e  la  Durini,  onde  io  non  potrò  andare  nemmeno  al  teatro  la  sera, 
non  amando  di  trovarmi  sola.  Il  mese  e  mezzo  è  portato  ai  due  mesi  e 
più!  chi  sa  che  non  prolunghi  ancora  la  tua  assenza,  già  adesso  non  posso 
crederti  più,  e  mi  bisogna  per  credere,  come  a  S.  Tomaso,  vedere  e  toccare. 
Il  nostro  Ciechino  continua  a  stare  come  questi  giorni  passati,  puoi  esser 
sicuro  sulla  cura  che  ho  di  lui,  e  mi  sono  rifiutata  per  quest'oggetto 
di  andare  a  Sirtori.  Stupisco  della  sfrontatezza  del  Benzoni  di  spacciarsi 
come  incombenzato  da  te  per  fare  il  contratto  dei  sbianchini,  mentre  tu 
mi  dici  di  non  avergli  mai  parlato  su  questo  proposito,  ti  assicuro  che  ce 
ne  dirò  quattro  ma  di  proposito,  subito  che  sarò  a  Milano;  puoi  esser 
certo  che  non  avrà  un  soldo  da  me.  La  stanza  a  tenda  militare,  i  sbianchini 
hanno  incombenzato  il  Sant'Agostino  di  farla,  ma  già  ho  detto,  che  non 
riconosco  che  il  contratto  dei  sbianchini.  In  questi  giorni,  attese  le  pas- 
seggiate della  Principessa,  non  ho  potuto  andare  alla  Santa,  ed  ho  fatto 
venire  qui  invece  il  Ciechino  alla  mattina  per  medicarlo  e  vederlo,  onde 
non  ti  posso  ragguagliare  sulle  operazioni  fatte  in  questi  due  giorni,  ma 
ci  anderò,  e  al  primo  ordinario  te  ne  farò  i  dettaglj.  Ho  ancora  nessuna 
esibizione  per  il  cavallo  di  sella  ;  quando  anderò  a  Milano  solleciterò 


—  36  — 

nuovamente  il  Cavallerizzo  perchè  trovi  di  venderlo,  e  al  prezzo  che  mi 
dici.  Spero  che  la  settimana  ventura  potrò  far  venir  fuori  i  stuccatori, 
poiché  andando  io  a  Milano  Lunedì  mattina  restano  in  libertà  i  letti  della 
servitù  per  metterveli,  e  il  pittore  lascerà  in  libertà  la  sala  di  mezzo.  A 
Milano  poi  sentirò  quando  saranno  di  ritorno  a  Carate  tuo  padre,  e  tua 
madre,  e  mi  vi  porterò  per  qualche  giorno.  Ieri  sono  stata  colla  Principessa 
a  Affori,  la  scena  fu  assai  commovente,  lagrime  di  tutte  le  parti.  La  Vittoria 
era  molto  pallida,  ed  anche  di  cattivo  colorito  ed  assai  triste.  Nessun 
dettaglio  ancora  della  bataglia  di  Borodino.  <  Nessuna  nuova  della  città 
giacché  i  miei  corrispondenti  hanno  l'arte  di  scrivere  molto,  senza  dir  niente. 
La  Vittoria  ha  poi  incaricato  Annoni  per  i  suoi  affari.  Farò  la  tua  am- 
basciata a  Peppino  Calderara^  se  lo  vedrò,  giacché  credo  di  non  averlo  visto 
che  una  sol  volta  dopo  la  tua  partenza.  Taverna  ^,  che  si  trova  di  servizio, 
ti  saluta.  Addio  vogliami  bene  aff.ma  Moglie 

Teresa. 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Çonfalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb 
à  Vienne 


XXVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

A  Vienna. 

N.  16. 

Milano,  il  7  Ottobre  [1812]. 

Carissimo  Federico, 

Ho  ricevuto  ieri  per  mezzo  di  d' Marnai  la  tua  lettera  del  26  settembre; 

essa  mi  ha  fatto  il  massimo  piacere  e  vorrei  dire  anche  di  più  delle  altre 

per  la  ragione  che  vi  trovai  delle  espressioni  di  una  maggior  tenerezza:  ciò 

che  è  quanto  io  desidero  di  più  al  mondo.  Continua  il  miglioramento  che  ha 

avuto  il  Cicchino  durante  la  sua  dimora  alla  Santa,  ma  niente  di  più.  Ho 

1)  Nel  combaitimento  di  Borodino,  avvenuto  il  7  settembre,  l'esercito  italiano  ebbe  gran 
parte.  Il  villaggio,  disputato  con  una  lotta  cosi  sanguinosa,  fu  preso  dal  viceré  Eugenio.  In 
quel  giorno  circa  100.000  uomini  furon  posti  fuori  di  combattimento  e,  come  è  noto.  Napo- 
leone ebbe  aperta  dinanzi  a  sé  la  via  fatale  di  Mosca.  Egli  diede  alla  battaglia  il  nome 
altisonante  della  Moskowa  e  ne  fece  un  titolo  principesco  per  il  maresciallo  Ney. 

2)  Don  Giuseppe  Calderara,  fratello  del  referendario  Carlo  e  del  conte  Ignazio  (l'amico 
giovanile  di  Alessandro  Manzonil  morì,  a  71  anni,  nel  1855. 

3)  Lo  scudiere  Gaetano  Taverna  (1777-18461,  era  uno  di  quelli  destinati  a  prestar  servi- 
zio presso  la  vice-regina.  Fu  poi  deputato  alla  congregazione  provinciale  e  direttore  del- 
l'orfanotrofio maschile.  Gli  apparteneva  la  villa  presso  Torno,  sul  Lago  Maggiore. 


—  37  — 

fatto  avertire  sino  d'jer  l'altro  Monteggia*  ma  egli  non  è  ancora  venuto, 
onde  non  ti  posso  dire  il  suo  parere,  tutti  però  trovano  che  il  migliora- 
mento è  reale.  Ieri  sera  è  venuto  a  Milano  tuo  padre,  ma  ritorna  in  cam.- 
pagna  domani,  io  gli  ho  mostrato  il  mio  desiderio  di  mettermi  in  libertà 
per  andare  a  passare  qualche  giorno  con  loro,  ciò  che  farò  subito  che 
il  ritratto  sarà  finito.  Il  Signor  Scotti  •  che  si  era  rifiutato  positivamente 
sulle  prime,  si  è  arreso  alle  preghiere  del  contino  Annoni  verso  il  quale 
ha  molte  obbligazioni.  Quest'ultimo  ti  saluta  come  pure  sua  moglie  e 
e  m'incarica  di  dirti  che  gli  dispiace  moltissimo  di  non  poterti  dare  la 
lettera  per  il  Conte  di  Fries  ^  per  la  ragione  che  è  niente  legato  con  lui. 
La  Mamma  Grande  anderà  a  Robecco,  ma  è  sempre  nella  sua  indecisione 
che  le  conosci  per  il  giorno.  Ho  fatto  chiamare  il  sig.  Benzeni  gli  ho  dato 
una  buona  strapazzata,  ma  egli  sostiene  che  gli  hai  dato  la  comissione  dei 
sbianchini.  Non  darò  sicuramente  a  lui  un  soldo,  ma  ai  sbianchini  ci  si 
hanno  anticipate  delle  somme,  ma  mi  riterrò  sempre  un  terzo  del  pagamento. 
Ora  non  v'è  alla  Santa  che  quel  muratore  che  hai  ordinato  al  Prina  di 
trattenere  sino  a  tanto  che  siano  finite  tutte  le  operazioni  necessarie.  Il 
falegname  ha  finito  le  sue  incombenze.  Ho  delle  ragioni  di  lagnanze  col 
Prina,  che  ho  scoperte  quando  ho  sgridato  al  Cristoforo  e  al  cocchiere. 
Sono  però  minuzie  delle  quali  te  ne  informerò  al  tuo  ritorno.  Nessuna 
nuova  della  grande  Armata  dopo  quella  dell'entrata  in  Mosca*.  Si  dice  che 
Coleoni  5  sia  morto,  Soncino  ^  non  si  trova.  Tutte  le  domeniche  sono 
rovesciate   delle  carozze,  quella  della  Porro '^  nella  quale  c'era  l'abate  di 


1)  G.  Battista  Monteggia  (1762-1815),  professore  nel  liceo  di  Brera,  membro  del  reale 
istituto,  fu  chirurgo  di  grido  a'  suoi  tempi  :  scrisse  un'opera  reputata:  Istitusioni  chirurgiche. 
È  su  tutte  le  bocche  a  Milano  il  sonetto  fatto,  quando  gli  fu  inaugurata  una  lapide  nell'Os- 
pedale Maggiore,  dal  grande  poeta  dialettale  Carlo  Porta. 

2)  Lo  Scotti  fu  un  pittore,  appartenente  a  ricca  famiglia  milanese,  di  qualche  rinomanza 
al  principio  del  secolo  XIX. 

3)  Certo  un  membro  dell'antica  casata  svizzera,  stabilitasi  poi  a  Vienna,  probabilmente 
il  conte  Maurizio  (1777-1826). 

4)  Il  19°  bullettino  del  grand'esercito,  datato  da  Mosca  il  16  settembre,  non  comparve 
infatti,  coi  particolari  dell'incendio,  che  nel  Giornale  italiano  dell'S  ottobre. 

5)  Il  conte  Vincenzo  Colleoni  scampò  dal  massacro  della  Beresina  valicando  il  fiume  a 
cavallo.  Era  guardia  d'onore  dal  1805  e  s'era  già  valorosamente  battuto  in  Prussia  ed  in 
Ispagna.  Riprese  le  armi  tosto  dopo  la  radunata  dei  superstiti  che  il  principe  Eugenio  fece 
alla  fine  di  quell'anno,  e  non  abbandonò  la  vita  militare,  col  grado  di  capitano,  che  alla  ca- 
duta del  regno.  Morì  nel  1855  (di  colera)  a  Milano,  ed  il  marchese  Francesco  Cusani  ne 
scrisse  una  necrologia  nella  Gaszetta  di  Milano  del  22  ottobre  di  quell'anno. 

6)  Il  marchese  Massimiliano  Stampa  di  Soncino  1 1790- 1834)  figlio  dell'introduttore  degli 
ambasciatori,  era  guardia  d'onore.  Riinase  prigioniero  nella  campagna  di  Russia  e  fu  inter- 
nato a  Saratoff,  ove  soccorse  i  compagni  di  cattività  privi  di  mezzi.  Quando  alla  restaura- 
zione divenne,  per  volere  paterno,  ciambellano  alla  corte  austriaca,  si  astenne  dall'assumerne 
le  funzioni. 

7i  Questa  contessa  Porro,  moglie  del  conte  Luigi,  nata  Serbelloni,  alla  quale  il  Breme 
era  tutto  dedicato,  doveva  morire  di  li  a  poco  e  dar  origine  alla  fugace  crisi  religiosa  dell'abate. 
Cfr.  LÉON  Gab.  Pélissier,  Le  portefeuille  de  la  comtesse  d'  Albany,  Paris,  1902,  pag  177. 
Può  essere  la  stessa  dama  già  ricordata  nella  lettera  XVIII. 


—  38 


Brème  '  e  i  Caluso,  ^  essi  si  sono  fatto  niente,  ma  il  servitore  della  Porro  è  stato 
malconcio,  ed  è  in  pericolo.  L'Oppizzoni  ^  è  stata  parimenti  ribaltata  e  Roma 
ha  una  contusione  all'occhio.  I  Comici  Francesi  sono  stati  gettati  in  un 
fosso.  Domani  si  fa  il  matrimonio  di  Greppi  "*.  Domani  anderò  al  Conser- 
vatorio colla  Belgiojoso  e  suo  marito.  Oggi  vado  a  pranzo  dalla  Bigli,  e 
domani  dalla  d'Adda  Costanza^,  la  quale  ti  dice  mille  cose  e  ti  ringrazia 
che  anche  assente  ti  ricordi  di  lei.  Il  fratello  di  Viscardo  Barbò  ^  si  è 
ammazzato.  Vengo  di  parlare  col  Bolchese,  al  quale  ho  significato  il  tuo  ordine 
per  pagare  le  8  mille  lire  a  tuo  padre;  egli  si  è  già  inteso  con  lui  ed  entro 
questo  mese  glie  le  pagherà  non  toccando  però  niente  i  capitali  Galieni  e 
si  servirà  delle  riscosse  che  deve  fare  dei  fittabili.  Oggi  mi  sono  fatta 
pagare  il  mio  vestiario,  essendo  in  somma  necessità  di  denaro  per  poter 
soddisfare  alcune  liste.  I  conjugi  Taverna''^  vanno  a  Genova  per  diporto. 
La  Vittoria  sta  meglio,  essa  dice  che  è  per  un  anno  solamente  che  starà 
con  sua  madre.  Bataglia  per  quanto  si  dice  ha  lasciato  niente  a  sua  moglie  ^ 
dicendo  ch'ella  è  una  signora  da  sé,  essa  fa  delle  dimostrazioni  d'afflizione. 
La  Mamma  Grande,  tuo  Padre,  Calderara,  Pirlot,  ^  Pasini  e  i  cognati,  co- 
gnate, ecc.,  ti  salutano  caramente.  Ciechino  ti  abbraccia  e  ti  raccomanda 
di  essere  presto  di  ritorno,  la  madre  fa  la  stessa  preghiera  con  un  ardore 
senza  pari,  vieni  adunque  e  presto  nelle  braccia  della  tua  piccol  famiglia 
la  quale  viverà  sempre  facendosi  uno  studio  di  renderti  felice.  Addio,  mio 
sempre  caro  Federico,  ti  abbraccio  e  credimi  con  tutta  verità  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 


1)  Ludovico  Arborio  Gattinara  de  Brenie  (1181-1820),  figlio  del  senatore  che  era  stato 
Ministro  dell'Interno,  era  Elemfisiniere  Reale  e  Governatore  della  Casa  dei  Paggi;  fu  il 
portavoce  in  Italia  di  IVI. me  de  Staël  della  quale  divenne  intrinseco  e,  più  che  ogni  altro  dei 
componenti  quel  gruppo  del  primo  romanticismo  italiano,  ebbe  estese  relazioni  coi  letterati 
d'oltr'Alpi. 

2)  L'Abate  Tommaso  Valperga  di  Caluso,  l'amico  dell'Alfieri,  era  stato  il  maestro  di 
Ludovico  de  Breme,  che  festeggiò  in  versi  il  suo  arrivo  a  Milano. 

3)  Verosimilmente  la  contessa  Costanza  Oppizzonl  nata  Litta  ■  Modignani  morta,  di  73 
anni,  nel  1841,  cognata  del  cardinale. 

4)  Don  Antonio  Greppi  sposò  il  12  ottobre  1812  la  niarchesina  Teresa  Trotti. 

5)  Vedasi  la  nota  7  a  pag.  27. 

6)  Doveva  essere  uno  dei  conti  Barbò,  patrizii  milanesi,  del  ramo  detto  appunto  di 
Guiscardo. 

7/  Probabilmente  don  Gaetano  (v.  nota  3  a  pag  36),  colla  moglie  donna  Caterina  nata  Visconti. 

8)  Questa  vedova  diseredata  era  la  celebre  Lucietta,  figlia  dell'elettore  Carlo  Francesco 
FrapoUi,  cavaliere  della  Corona  ferrea,  (v.  nota  4  a  pag.  12)  nata  nel  1791,  rimaritatasi  nel  1813 
col  gen.  Fontanelli.  II  Chiarini  ha  narrato  alla  distesa  gli  amori  del  Foscolo  con  lei  in  Gli 
amori  di  Ugo  Foscolo,  parte  I  Bologna,  1892,  ingannandosi  però  nel  dire  a  pag.  271  che  la 
morte  del   Battaglia   fu  nota  tardi,  contro  la  testimonianza  di  queste  lettere. 

9)  Dev'essere  un  sopranome,  ad  indicare,  nel  dialetto  milanese,  persona  che  baili  o  gi- 
ronzoli senza  tregua. 


3Q 


XXVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri,  a 

Vienna 
N.  17. 

Milano  il  10  Ottobre  1812. 
Carissimo  Federico 

Solo  un  momento  fa  ricevetti  la  tua  carissima  del  28  Settembre;  vedrai 
da  questo  ch'essa  m'è  stata  ritardata  un  ordinario,  non  ne  capisco  la 
ragione  giacché  d' Marnai  mi  mostra  molto  zelo  nel  mandarmele,  e  per  mezzo 
d'un  suo  servitore.  Mi  dispiace  assai  assai  che  vadi  tutti  i  giorni  ritar- 
dando la  tua  partenza  per  l'Ungheria,  e  che  in  ogni  lettera  che  mi  scrivi 
aumenti  il  tempo  della  sua  durata;  non  vorrei  che  tutto  questo  avesse  ad 
abolire  a  ritardare  la  tua  venuta;  se  mi  vuoi  un  pò  di  bene,  il  quale  mi 
credo  meritare  in  ragione  del  grande  attaccamento  che  ho  per  te,  spero 
che  non  mi  darai  questo  dispiacere.  Il  Cicchino  non  progredisce  di  più, 
egli  si  mantiene  nello  stato  che  si  trovava  alia  Santa.  La  mia  salute  è 
buona,  ed  ho  maggior  fame  dei  giorni  passati.  Giovedì  sono  stata  a  pranzo 
dalla  d'Adda  *  (la  quale  ti  saluta  e  ti  dice  che  nel  caso  che  non  abbi  proviste 
le  sete  per  lei  di  lasciar  pure  di  farne  la  compera);  al  dopo  pranzo  sono 
andata  colla  medesima  ad  Affori  dalla  Vittoria  la  quale  ti  saluta,  io  l'ho 
trovata  un  pò  meglio  d'umore  di  quando  l'ho  vista  colla  Principessa,  ma 
decaduta  assai  di  figura,  voglio  però  attribuire  molto  al  nero,  che  rende 
più  pallidi,  ma  però  è  dimagrata.  Oggi  vado  da  lei  a  pranzo,  essa  mi  ha 
fatto  molte  istanze.  Solo  mi  dispiace  che  il  tempo  è  assai  cattivo,  ed  è 
tutta  la  settimana  che  dura  così.  Lunedì  se  il  tempo  lo  permetterà  anderò 
a  Carate  per  due  giorni,  giacché  tuo  padre  parte  di  là  Mercoledì  o  Giovedì, 
ma  se  il  tempo  è  cattivo  spero  che  aggradiranno  l'intenzione.  Nell'andata 
a  Carate  passerò  dalla  Santa  per  vedere  cosa  si  è  fatto  questa  settimana, 
e  se  vanno  bene  le  cose;  il  Prina  mi  ha  scritto  niente,  onde  non  ti  posso 
dare  dettaglj.  Ho  fatto  chiamare  l'altr'jeri  il  Sant'Agostino,  il  quale  si  trovava 
a  Milano,  e  gli  ho  messo  del  punto  d'onore  perché  faccia  qualche  cosa  nei 
gabinetti,  ed  egli  me  lo  ha  promesso.  Viscardo  Barbò  ti  prega  di  fargli 
la  provista  di  alcuni  duetti  di  violino  di  Kramer^  che  devono  essere 
sortiti  e  ti  includo  una  nota  di  quelli  che  ha,  perché  non  abbi  a  far  du- 
plicati. La  Mamma  Grande  m'incarica  di  dirti  che  il  Marchese  Praia 3  sta 

1)  Cfr.  la  nota  7  a  pag.  27. 

2|  Allude,  credo,  a  Giov.  Battista  Cramer,  di  Mannheim,  figlio  di  Guglielmo  (celebre  di- 
rettore d'orchestra  dell'Opera  di  Londra)  autore  di  classiche  suonate  e  virtuoso  di  gran  fama 
a'  suoi  tempi. 

3)  Deve  trattarsi  del  marchese  Glicerio  Prato  Landriani,  figlio  dell'ultima  Landriani  del 
ramo  di  Rovagnasco,  già  collega  della  contessa  Gonfalonieri  Digli  alla  corte  arciducale, 
ove  egli  aveva  grado  di  gentiluomo  di  camera.  Cfr.  Felice  Calvi,  Famiglie  notabili  mila- 
nesi,  cit  ,  voi.  Ili,  tav.  XII  della  famiglia  Landriani. 


—  40  — 

un  po'  meglio  cioè  dolora  meno  e  ch'egli  è  stato  molto  sensibile  alla 
tua  memoria;  la  medesima  ti  prega,  di  farle  la  provista  di  alcuni  mazzetti 
di  penne  rosse  da  scrivere  che  hanno  una  custodia  della  stessa  penna,  e 
che  si  vendono  a  Vienna.  Includo  anche  una  lettera  della  Contessa  Biglj 
la  quale  è  stata  jeri  da  me,  essa  mi  disse  d'aver  ricevuto  una  tua  lettera, 
degna  di  essere  stampata,  che  conosce  nessuno  che  scriva  così  bene,  insomma 
enchantée  di  te,  la  sua  salute  è  buona  ancora  un  pò  sconcertata  per  la 
perdita  del  Padre  Devechi;*  essa  ha  sostituito  Mascherana^,  m.a  ciò  è  un 
mistero.  La  Crivelli  ^  la  quale  è  ritornata  jeri  sera  da  Mantova  ti  saluta 
come  pure  Enea.  Tutti  gli  amici  ti  dicono  mille  cose;  ho  mai  potuto  fare 
la  tua  comissione  con  Fagnani  per  la  ragione  che  non  l'ho  mai  visto, 
egli  sta  in  casa  quasi  sempre  per  acciachi,  ed  ha  una  malattia  la  quale 
però  è  un  mistero,  che  gl'impedisce  d'andare  in  carozza.  Nessuna  nuova 
della  grande  Armata  dopo  quella  dell'entrata  in  Mosca.  Non  si  trova  il 
testamento  di  Batallia  e  si  crede  che  realmente  non  l'abbia  fatto  onde 
la  povera  moglie  resta  senza  niente,  suo  padre  le  fece  dire  che  dovesse 
andare  in  casa  sua,  che  sarà  trattata  come  lo  era  da  suo  marito.  Questa 
notte  sono  partiti  Pompeino  Litta,  Alfonso  e  Monsignore;  il  Matrimonio'* 
si  farà  prima  della  fine  del  mese,  io  ho  avuto  la  partecipazione  in  istampa 
come  della  Casa  del  Re.  Quello  di  Paolucci  ^  si  celebra  il  quindici. 

Nuove  patrie  non  ve  ne  sono  assolutamente  no,  giacché  io  cerco  sempre 
e  inutilmente  di  pescarne  per  scrivertene.  Il  servitore  nuovo  si  porta  bene, 
egli  è  attento  al  servizio.  Ho  fatto  dire  varie  volte  al  Cavallerizzo  di  venire 
da  me  per  due  ragioni,  una  per  raccomandargli  di  trovare  di  venderlo,  e 
l'altra  per  dirgli  di  affaticare  un  pò  meno  il  cavallo,  giacché  lo  ha  condotto 
a  casa  più  d'una  volta  in  schiuma,  ma  non  è  ancora  venuto.  La  Costanzina 
e  le  mie  sorelle  Sirtori  e  Durini  sono  in  campagna,  onde  io  mi  trovo  sola. 
Calderara  è  molto  assiduo,  ma  tu  sai  ch'egli  è  un  po'  pesante,  onde  mi 
riesce  di  nessuna  risorsa.  Pasini  è  a  Cugiono  coll'Annoni.  Oggi  ho  dato 
la  quarta  seduta  a  Scotti,  mi  pare  ch'egli  abbia  preso  bene  la  mia  fisio- 
nomia, spero  di  potertelo  spedire  alla  fine  dell'entrante  settimana.  Addio, 
addio  a  rivederti  e  presto.  Sono  di  fretta  ma  sempre 

aff.ma  Moglie 

Teresa, 

1)  Il  padre  Felice  De  Vecchi  parroco  di  S.  Alessandro  (1745-1812ì  fu  un  barnabita  ch'ebbe 
molta  autorità  a  Milano  in  un  piccol  mondo  di  pie  persone  che  avviò  alla  pratica  della  carità 
cristiana,  organizzando  fra  quelle  buone  signore  turni  di  visite  agli  infermi  dell'ospedale, 
ottimo  pensiero  che  certo  non  meritava  d'esser  deriso  dal  Porta  col  nomignolo  di  "  Società 
del  biscottino  „.  Il  Cantù,  Alessandro  Mansoni  -  Reminiscense,  Voi.  I  pag  30-31  muove 
con  ragione  questo  rimprovero   al  poeta  vernacolo,  con  altri  meno  fondati. 

2)  D.  Girolamo  Mascherana  era  parroco  di  S.  Giorgio  al  Palazzo. 

3)  Fulvia  Bigli,  sorella  della  "Mamma  Grande,,,  aveva  sposato  nel  1759  il  marchese  Ti- 
berio Crivelli. 

4i  II  n  ottobre  Pompeo  Litta,  figlio  di  Alfonso  (colonnello  al  servizio  austriaco*,  sposava 
Elena  Albani.  Vedasi  la  nota  4  a  pag.  34. 

5)  Credo  si  tratti  del  barone  Luigi  Paolucci,  ciambellano  vicereale,  membro  del  consiglio 
generale  del  Rubicone,  sposatosi  appunto  allora  con  Beatrice  Albani. 


—  41  — 

XXVIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

A  Vienna. 
N.  18. 

Milano  il  12  Ottobre  [1812]. 

Carissimo  Federico, 
Oh  che  tempo  diabolico!  sono  otto  giorni  di  quasi  una  continua 
pioggia,  il  giorno  però  che  andai  a  Affori  fu  il  più  discreto  di  tutta  la 
settimana  giacché  mi  lasciò  andare  e  ritornare  senz'acqua.  Oggi  Lunedì 
giornata  che  avevo  destinata  d'andare  a  Carate,  è  la  peggiore  di  tutte  le 
passate,  giacché  è  fin  d'jeri  sera  che  continua  una  pioggia  dirottissima,  onde 
a  monte  la  mia  gita  e  per  sempre,  non  avendo  io  il  tempo  materiale  di 
andarvi  avendomi  detto  tuo  padre  che  il  15  voleva  essere  a  Verderio'. 
Oggi  ho  scritto  una  lettera  a  mia  suocera  da  comunicarsi  a  tuo  padre,  nella 
quale  le  mostro  la  mia  buona  volontà  d'andarvi,  e  le  provo  nello  stesso 
tempo  l'impossibilità  d'eseguire  questo  progetto,  per  la  ragione  del  Cie- 
chino  al  quale  potrebbe  essere  nocevole  l'umidità,  onde  spero  saranno 
contenti  di  me,  e  che  saranno  convinti  dell'impossibilità  di  andarvi  prima» 
e  per  il  servizio  di  Corte,  e  in  seguito  per  il  ritratto.  11  Cicchino  sta  bene 
d'umore,  mangia  bene,  dorme  a  meraviglia  e  con  una  respirazione  naturale, 
egli  fa  la  lunghezza  d'una  stanza  senza  appoggio,  ma  si  vede  però  che 
non  é  sicuro  sulle  gambe,  i  settoni  purgano  discretamente,  e  si  aggiunge 
all'unguento  inglese  un  pò  di  Cantarides  per  ottenere  uno  spurgo 
maggiore.  Tanto  Monteggia  quanto  Gianella^  trovano  ch'egli  ha  guadagnato 
in  forze,  e  il  primo  assicura  che  la  malattia  alla  spina  é  niente  aumentata, 
ma  non  ha  però  punto  diminuito.  Questa  mattina  la  M.  G.  mi  fece  dire 
che  essendo  il  tempo  cattivo  s'immaginava  che  non  sarei  partita,  e  che 
m'aspettava  a  pranzo,  ma  non  mi  fece  dire  niente  riguardo  alla  sua  salute; 
in  questo  punto  Paolino  portinaio  mi  disse  che  essendo  andato  dalla  M.  G. 
per  un'ambasciata  di  Tiberio  -^  gli  hanno  detto  in  anticamera  che  erano 
apresso  a  farle  una  cavata  di  sangue  per  precauzione,  che  in  quel  momento 
si  trovava  a  letto,  ma  che  non  gli  hanno  detto  di  dirmelo,  e  che  per  con- 
seguenza facessi  sembianza  di  non  saperlo.  Siccome  la  posta  parte  a 
momenti,  non  ti  posso  dare  altre  notizie,  non  avendo  io  voluto  andarci 
prima  del  pranzo  temendo  di  farle  dispiacere.  Ritengo  però  che  non  vo- 
lendo essa  farlo  sapere  sarà  cosa  di  niente,  e  che  sarà  quella  solita  cac- 
ciata di  sangue  che  fa  tutti  gli  anni.  Jeri   finalmente    è   stato   da   me   il 


1)  Altra  villa  di  casa  Gonfalonieri. 

2)  V'eran  due  medici  di  tal  nome  allora  in  Milano,  Francesco  e  Giacomo. 

3|  Don  Tiberio  Gonfalonieri,  fratello  minore  del  conte  Vitaliano,    aveva  sposato  la  mar- 
chesa Marianna  Belcredi.  Fu  amministratore  dell'ospitale  maggiore  di  Milano. 


42  — 


Cavallerizzo i 

Oggi  si  è  celebrato  il  matrimonio  Greppi  a  Niguarda,  per  passare  in 
seguito  alla  Maldura  dove  c'era  grande  invito,  la  Belgiojoso  era  del  numero 
degli  eletti.  Ieri  sera  sono  stata  in  teatro  colla  su  nominata  sorella,  e  fui 
ricondotta  alla  carozza  da  Calderarj  Carlino,  ella  è  la  terza  volta  che  ci 
vado  dopo  ritornata  dalla  Santa  sempre  colla  stessa.  Ieri  la  Principessa  è 
stata  a  Milano  per  il  Tedeum  per  la  presa  dell'ex  Città  di  Mosca.  ^  Le 
ultime  notizie  del  Principe  sono  del  18  Settembre  da  Mosca,  egli  sta  bene, 
come  pure  tutti  i  suoi,  ma  non  parla  di  nuove  di  pace^  Nessuna  nuova 
nemmeno  del  paese,  il  più  gran  novellista  del  paese,  il  Pirlot  che  si  trova 
qui  presente,  mi  dice  di  esserne  sprovvisto.  Ti  faccio  i  suoi  saluti,  quelli 
di  Peppino,  il  quale  mi  dice  d'averti  informato  degli  affari  Origoni,  e  che 
ti  ha  scritto  più  volte.  La  M.  G.,  la  Bigli,  Crivelli  e  tutti  gli  amici  ti  sa- 
lutano caramente.  Addio  mio  caro,  ama  la  tua  Teresina  che  ti  ama  molto 
molto  aff.ma  Moglie 

Teresa. 


XXIX 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  19. 

Milano  il  14  Ottobre  [1812]. 
Carissimo  Federico, 

Mercoledì  andai,  come  ti  scrissi,  a  pranzo  dalla  M.  G.  ;  la  trovai  a  letto 
tutt'agitata  per  la  sua  malattia,  ma  mi  accorsi  subito  che  era  pura  appren- 
sione. La  mattina  essa  aveva  fatto  chiamare  Gianella,  e  gli  raccontò  alcuni 
incomodi  che  sentiva,  come  una  debolezza  alle  gambe,  ed  anche  un  pò 
di  formicolamento,  una  pesantezza  alla  testa,  ma  nessun  incomodo  più 
rilevante;  il  medico  le  trovò  il  polso  un  pò  forte  e  la  consigliò  a  farsi 
cacciar  sangue,  ma  le  disse  nello  stesso  tempo  che  avesse  nessun  timore, 
che  non  v'era  nessuna  minaccia,  insomma  di  non  pensarvi.  Cosa  ha  capito 


1)  Si  omettono  relazioni  particolareggiate  della  contessa  Teresa  al  marito  circa  la  sua 
scuderia. 

2)  Il  Tedeum  ebbe  luogo  nella  cappella  di  Corte  dopo  la  messa  della  domenica  11  ottobre 
alla  presenza  della  Vice-Regina  e  della  Corte.  Vedi  A.  Commìdini,  L'Italia  7iei  cento  anni  del 
secolo  XIX-i8oi-z82S,  mia.no,  1900-1901  pag.  594. 

3)  Il  n  le  truppe  italiane,  entrate  in  Mosca  due  giorni  prima,  furon  costrette  ad  escirne 
dall'incendio  che  d'ogni  lato  avvampava,  attizzato  dagli  emissari  del  Rostopcliin.  V.  Ales- 
sandro Zanoli,  Sulla  milizia  Cisalpino-italiana,  Milano  1845,  voi.  II  p     197. 


—  43  — 

lei?  che  invece  erano  tutti  segnali  d'accidente,  che  avrebbe  fatto  bene  di 
pensare  alle  sue  cose,  e  altre  cose  di  questo  genere.  Infatti  la  sera  mi 
vedo  a  comparire  11  preposto  Pelegrino*,  il  quale  informato  di  tutto  assicurò 
la  M.  G.  in  termini  positivi,  che  stava  benissimo,  e  Gianella  sopragiunto 
nello  stesso  tempo  le  disse  che  non  solo  stava  bene,  ma  che  è  in  caso  di 

andare   a   Robecco   quando   vuole 

-  Ho  passato  queste  due  sere  da  lei 

fino  alle  diec'ore  ed  in  seguito,  sono  passata,  colla  Mariannina  in  teatro  3, 
e  nel  suo  palco,  ciò  che  ho  dovuto  fare  per  le  tante  istanze  che  mi  ha 
fatte,  alle  quali  si  è  aggiunta  l'autorità  della  M.  G.  La  Belcredi  mi 
ha  visto  con  piacere  e  avrebbe  voluto  che  le  promettessi  di  approfittare 
spesso  della  sua  compagnia.  Avendo  il  tempo  cattivo  ritardato  la  vendemmia 
a  Robecco,  la  M.  G.  non  ha  per  conseguenza  fissato  quando  ci  anderà, 
pare  che  si  risolva  con  pena,  e  temo  che  non  voglia  starci  che  pochi 
giorni,  me  ne  dispiace  molto  per  me,  ma  ancora  più  per  il  Cicchino.  Ho 
domandato  a  Gianella  se  l'aria  di  Robecco  fosse  a  proposito  per  il  Cicchino  ; 
egli  mi  rispose  che  in  questa  stagione  l'aria  è  la  stessa  in  qualsiasi  luogo. 
Feci  la  stessa  domanda  a  Monteggia;  egli  mi  rispose  che  lui  preferirebbe 
l'aria  della  Santa.  Ma  ha  però  finito  per  concludere  che  in  questa  stagione 
v'è  ben  poca  diversità.  Jeri  e  oggi  il  Cicchino  cammina  con  minore  fa- 
cilità e  pare  un  pò  piii  debole  di  questi  giorni  passati,  ciò  che  attribuisco 
al  cattivo  tempo.  La  Thiene  ti  prega  di  provederle  due  dozzine  di  guanti 
di  pelle  di  cane,  ma  tutti  corti.  Io  mi  raccomando  per  le  mie  comissioni, 
ti  assicuro  che  mi  dispiacerebbe  che  arrivasti  colle  mani  vuote.  I  stucca- 
tori sono  attualmente  alla  Santa,  i  pittori  non  hanno  ancora  finito  come 
pure  anche  i  sbianchini.  11  Prina  mi  ha  mai  scritto  niente  onde  non  ti 
posso  dare  dettaglj  ;  la  prima  giornata  di  buon  tempo  vi  farò  una  sfuggita, 
così  ti  potrò  ragguagliare  di  quanto  avran  fatto.  Sento  generalmente  che 
la  vendemia  soffre  molto  con  l'acqua  di  questi  giorni,  e  che  continua 
attualmente;  me  ne  dispiace  molto  anche  per  la  ragione,  che  quest'anno 
prometteva  essere  buonissima.  Il  Bolchese  ha  già  scosso  dai  fittabili, 
alcune  somme,  che  devono  servire  per  pagare  le  lire  8  m.  a  tuo  padre; 
il  medesimo  poi  mi  disse  che  era  un  pò  imbarazzato  per  la  compera  di 
grano  che  gli  hai  comandato  e  che  non  ardiva  di  andare  con  coraggio,  io 
gli  dissi  che  sapeva  niente  di  ciò,  e  che  eseguissse  su  questo  proposito  i 
tuoi  ordini.  Ho  ricevuto  oggi  una  lettera  di  mia  suocera  in  risposta  a  una 
mia,  nella  quale  mi  dice  molte  cose  obliganti,  e  che  le  dispiace  molto  che 
non  avessi  potuto  andare  a  Carate,  e  m'incarica  de'  suoi  saluti  per  te,  e 


1)  Don  Antonio  Pellegrini  era  preposto  parroco  di  S.  Tomaso. 

2)  Si  omettono  più  minute  notizie  sulle  condizioni  di  salute  della  nonna 

3)  Si  rappresentavano  in  quei  giorni  al  teatro  della  Scala  le  due  opere  buffe  "  Le  bestie 
in  uomini  „  del  maestro  Mosca,  data  la  prima  volta  il  17  agosto,  e  "  La  pietra  del  paragone  „ 
del  Rossini,  rappresentata  primieramente  il  26  settembre,  ed  entrambe  applaudite.  V.  Pom- 
peo Cambiasi,  La  Scala,  Milano,  1906  pp.  304-305. 


_  44  — 

anche  da  parte  di  tuo  padre.  Oggi  vado  a  pranzo  dalla  Bigli,  la  quale 
è  tutta  tua,  e  questa  sera  la  passerò  dalla  M.  G.  dalla  quale  però 
anderò  anche  questa  mattina,  ciò  che  ho  fatto  anche  jeri.  A  quest'ora 
dovresti  essere  di  ritorno  a  Vienna,  almeno  se  devo  credere  alle  tue 
promesse  di  non  impiegare  nel  tuo  giro  più  di  15  giorni  e  per  andare 
coerenti  a  queste  dovresti  pure  a  giorni  pensare  al  tuo  ritorno;  mi  fa 
troppo  piacere  il  crederlo  perchè  ne  dubiti,  e  spero  che  non  deluderai  la 
mia  aspettazione.  Maregnano  ti  saluta,  e  ti  dice  che  i  tuoi  legni  sono 
avanzati,  e  che  egli  sollecita  gli  operai.  Taverna,  Pirlot,  i  fratelli  Calderara, 
le  due  coppie  Durini  e  Belgiojoso,  la  M.  G.,  la  Biglj,  Fornara  l'Abate  *,  Lu- 
chino Visconti^  ecc.  ti  salutano.  Morto  il  fratello  di  Visconti  Massimo, 
quello  che  ha  fatto  quella  gran  fabbrica  a  Vimercate.  Morto  pure  ieri  Pensa 
del  Demanio,  ^  egli  ha  fatto  una  buona  morte  con  tutti  gli  ajuti  della 
Chiesa.  Ieri  mattina  hanno  trovato  morto  nel  suo  letto  il  Ministro  per  il 
Culto,  ^  la  sera  avanti  stava  bene  ed  ha  dato  nessun  indizio  minaccioso. 
Si  è  aperto  il  suo  testamento  il  quale  contiene  una  quantità  di  legati;  il 
più  rilevante  è  quello  di  Donna  Maria  Montorfano  il  quale  è  la  somma  di 
L.  118000  Italiane.  Peccato  che  non  sei  a  Milano,  poiché  si  venderanno 
tutti  i  suoi  mobili,  e  effetti  nei  quali  saranno  compresi  quei  bei  servizi  di 
porcellana  che  ha  portato  di  Parigi  e  ha  adoperato  nemeno  una  sol  volta. 
Questa  m.attina  si  devono  fare  i  funerali  di  Pensa  a  S.  Babila  sua  paro- 
chia  colle  solite  cerimonie,  ma  non  so  chi  debba  fare  1'  elogio  funebre. 
Quelli  del  Ministro  saranno  ritardati,  per  gli  apparati,  e  si  crede  che  sarà 
sepolto  in  Duomo. 

Quando  jeri  mattina  mi  hanno  contato  la  morte  del  Ministro  ho  detto 
me  ne  guarderò  bene  di  parlarne  alla  M.  G.  atteso  il  genere  della  morte, 
e  della  quale  era  attualmente  in  timore,  ma  appena  entro  dalla  porta  che 
la  medesima  me  ne  parla,  io  la  tasteggiai  per  scoprire  di  che  canale  teneva 
questa  nuova,  e  trovai  che  è  stato  il  zio  che  si  è  fatto  premura  di  par- 
tecipargliela; egli  è  questo  uno  dei  suoi  soliti  tratti  di  prudenza!  Ieri 
abbiamo  avuto  il  21°  Bulletino  del  Grande  esercito,  esso  contiene  dei  dettagli, 
ma  nessun  nuovo  fatto  d'armi.  Altre  nuove  non  ne  abbiamo,  alcuni  sperano 
la  pace,  ma  altri  non  sono  di  questo  parere.  Nessuna  nuova  particolare 


1)  Probabilmente  sarà  stato  un  membro  della  famiglia  dei  marchesi  Fornara,  patrizii 
milanesi. 

2)  Allude  forse  a  don  Luca  Visconti,  della  linea  di  Cassano  Magnago,  figlio  di  D.  Giu- 
seppe e  di  donna  Giovanna  Sovico,  canonico  di  S.  Maria  della  Scala  e  morto  nel  1820. 

3)  Il  conte  Giuseppe  Antonio  Pensa,  Direttore  Generale  del  Demanio  e  dei  Boschi,  era 
pure  membro  del  Consiglio  degli  Uditori,  che  col  Consiglio  Legislativo  veniva  a  comporre 
il  Consiglio  di  Stato. 

4)  Era  il  conte  Giovanni  Bovara,  sacerdote,  nato  a  Malgrate  il  30  settembre  1734,  pro- 
fessore di  istituzioni  canoniche  a  Pavia  dal  1769  al  1773,  poi  per  molt'anni  impiegato  nei 
dicasteri  governativi,  ministro  del  culto  dal  17  marzo  1S02,  senatore  dal  10  ottobre  1809.  Gli 
apparteneva  il  palazzo  sul  corso  di  porta  Orientale,  poi  Camozzi,  indi  Ponti,  infine  Dal  Pozzo, 
ove  fu  alloggiato  lo  Stendhal,  e  di  cui  si  dirà  meglio  a  suo  luogo. 


—  45  — 

né  di  Alemagna,  né  degli  altri  Ufficiali  della  Casa;  si  crede  che  Mario  ' 
sia  già  partito,  ma  egli  viene  a  piccole  giornate.  Altre  nuove  del  paese 
non  ve  ne  sono.  Spero  col  primo  ordinario  mandarti  il  mio  ritratto,  il 
quale  raccomanderò  molto  a  d' Marnai,  se  non  salta  fuori  prima  qualche 
occasione  particolare,  a  cui  affidarlo.  Cicchino  saluta  il  suo  caro  Papà. 
Vieni  adunque  a  ricevere  i  teneri  abbracci  della  tua  piccola  famiglia  la  quale 
sente  la  tua  mancanza,  come  un  ammalato  sente  quella  del  medico.  Addio, 
mio  caro,  addio 

aff.ma  Moglie 

Teresa. 


XXX 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monse'^e  Edita^. 

L'ABATE  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  16  Ottobre  1812. 
Dolcissimo! 

In  due  parole  mi  tolgo  di  dosso  ogni  colpa  se  pure  sei  inclinato 
a  tanto  solo  di  clemenza  che  ti  faccia  essere  giusto.  Ho  passato  una 
quindicina  di  giorni  sui  laghi  coll'abate  di  Caluso,  la  impareggiabile 
sua  nipotina^,  e  la  famiglia  Porro*.  Durante  quel  giro  non  mi  era  comodo 
scrivere  né  ricevere  lettere;  la  tua  mi  pervenne  ch'io  era  fermo  già,  è 
vero,  ma  ogni  commercio  colla  Capitale  fu  interrotto  per  la  straordinaria 
pioggia,  ed  appena  ora  tornatovi  t'indirizzo  la  presente  colla  maggiore 
effusione  di  cuore,  e  pieno  di  gratitudine  per  le  recenti  prove  della  tua 
amicizia,  che  oramai  ha  da  durare  gli  anni  d'entrambi  e  forse  al  di  là,  se 


1)  II  conte  Saule  Alari,  barone  del  regno,  nato  nel  1770  dal  conte  Saule  Agostino  e  da 
una  contessa  di  Langosco,  morto  nel  1831,  era  scudiero  del  viceré  e,  come  il  collega  Bellisomi, 
prestò  servizio  presso  il  principe  come  ufficiale  d'ordinanza.  Cfr.  A.  Zanoli,  op  cit.  vol.  II  p.  207. 

2)  Pubblicata  in  Federico  Gonfalonieri,  Lettere  (pubblicate  per  cura  di  Gabrio  Casati), 
Milano,  1890,  p.  293. 

3)  Certo  l'Eufrasia  di  cui  il  Caluso  parla  nella  lettera  alla  contessa  d'Alhany,  del  3  ot- 
tobre 1812,  in  LÉON  G.  Pélissier,  Le  portefeuille  de  la  comtesse  d'Albany,  cit.  p.  171.  Aveva 
sposato  il  conte  Valperga  di  Masino  e  se  ne  ha  una  lettera,  del  1824,  a  p.  639  di  Pélissier,.  o/>.  c/r. 

4)  È  curioso  che  l'abate  de  Breme  non  accenni  al  Monti,  che  doveva  esser  della  comi- 
tiva, poiché  il  SO  settembre  1812  aveva  scritto  da  Milano  alla  figliuola  Costanza:  "  il  tempo 
stringe,  dovendo  a  momenti  partire  pei  laghi  in  compagnia  di  S.  A.  il  principe  di  Saxe  Weimar, 
cugino  della  nostra  viceregina,  del  Conte  di  Edlin  suo  ciambellano,  del  Conte  Valperga  di 
Caluso,  Monsignor  de  Breme  e  due  dame  di  Corte  „  Cfr.  A  Bertoldi  e  G.  Mazzatinti,  Lettere 
inedite  e  sparse  di  Vincenzo  Monti,  Torino  1896,  voi.  II,  pag.  91. 


—  46  — 

dicono  il  vero  i  dottori  ed  i  filosofi,  e  se  non  m'inganna  il  cuore.  La  tua 
presenza  in  Milano  era  dunque  il  punto  d'appoggio  di  più  esistenze; 
mancato  tu,  ecco  mancar  di  vita  giovani  e  vecchi,  sposi,  celibi,  ministri, 
e  che  so  io  d'ogni  classe  e  specie. 

Per  quo  peccavimiis  per  hoc  et  puniemur,  e  difatti  il  signor  Gerolamo 
Trivulzio,  che  ognora  si  credea  di  limo  olimpico  composto,  morì  baciando 
la  mano  del  suo  unico  domestico  rimastogli  ad  assisterlo,  e  ciò,  ti  dico  io, 
ad  espiazione  della  patrizia  boria  onde  avvampava.  Ma  è  pur  vero  che 
ei  credette  baciar  la  mano  della  consorte,  e  questo  riflesso  rende  la  scena 
patetica  assai,  e  vi  mette  non  so  che  di  compassionevole,  che,  cred'io, 
m'intenerisce.  La  bella  vedova  vive  ritiratissima  ad  Affori  colla  madre  e 
non  riceve  altro  che  i  parenti  suoi,  o  del  defunto;  gli  amici  della  madre 
e  della  casa  Trivulzio;  le  colleghe  di  corte;  insomma  qualche  poche  sole 
dozzine  di  persone  al  giorno. 

Oggi  corre  voce  che  la  vedova  Battaglia  produce  un  suo  figlio,  e  tale 
lo  palesa,  e  il  vuole  chiamato  a  fruire  della  eredità  del  defunto;  anche 
questa  è  di  nuova  specie.  Che  fai,  che  vedi,  che  ascolti,  dissipatissimo 
Federico?  Corre  tosto  il  mese  da  che  non  ho  reso  omaggio  alla  tua  Teresina; 
riparerò  alla  più  presto  a  questo  involontario  digiuno  dell'amabilissima  di 
lei  compagnia.  Tu  ti  diverti,  io  sono  oppresso  da  aridi  affari  che  isteri- 
liscono corpo  e  mente. 

Si  sente  fin  qui  il  puzzo  dei  cadaveri  fumanti  in  Mosca;  e  vedo  con 
piacere  e  stupore  la  tua  città  compassionare  molto  quel  misero  paese  e 
la  pietà  dipingersi  sui  volti  dei  milanesi.  Si  fa  dello  zuccaro  d'ogni  cosa 
oggidì,  ma  del  pane  con  cenere  inzuppata  di  sangue  non  se  ne  farà.  Oh! 
così  potessero  venir  rintuzzati  i  Russi  che  già  già  agognano  al  mezzodì 
dell'Europa,  ma  non  a  costo  di  tante  innocenti  teste,  che  nulla  intendono 
dell'ambizione  dei  governi  e  ninna  parte  vi  prendono. 

Addio,  funesto  argomento.  Il  tuo 

L[ODOVICO]. 
V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri. 


XXXI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  17  Ottobre  [1812]. 
Caro  Federico, 

La  M.  G.  si  chiama  più  contenta  della  testa,  ma  accusa  sempre  la 
debolezza  alle  gambe,  e  veramente  mi  sono  accorta  ancor' io  ch'ella  ha 
molto  aumentato,  ciò  che  è  anche  secondo  i  momenti,  jeri  per  esempio  è 


—  47  — 

stata  una  giornata  migliore.  Martedì  o  Mercoledì  se  non  cambia  pensiero 
partiremo  per  Robecco,  ma  non  so  quanto  tempo  essa  conti  fermarvisi. 
Cicchino  sta  bene  e  conserva  il  miglioramento  ottenuto  alla  Santa,  l'ho 
fatto  vestire  d'inverno  dal  sartore  dei  figli  di  Febo  d'Adda  che  è  il  Mi- 
lefanti,  il  quale  gli  ha  fatto  i  suoi  abitini  molto  bene  e  credo  che  ne  sarai 
contento.  Il  tuo  cavallo  di  sella  sta  da  questa  mattina  molto  male,  egli 
è  stato  preso  tutto  in  un  colpo  dal  Balordone,  ho  parlato  col  marescalco, 
egli  mi  disse  che  è  malattia  mortale  che  sono  ben  pochi  quelli  che  gua- 
riscono, egli  mi  disse  che  in  questi  giorni  ve  ne  sono  stati  molti  attaccati 
dalla  stessa  malattia,  ch'egli  ha  niente  da  rimproverare  al  cochiere,  né  al 
cavallerizzo,  e  che  è  una  malattia  che  viene  ai  cavalli  anche  senza  ado- 
perarli. 11  sig.  Obicini  che  parte  da  me  in  questo  momento  mi  disse  che 
mi  vuol  mandar  subito  un  suo  amico  il  Conte  Riva  di  Verona,  persona 
molto  intelligente  di  cavalli  che  ne  ha  fatto  uno  studio  particolare,  e  che 
gli  ha  salvato  uno  suo  in  questi  giorni,  che  andava  a  morire  da  un  momento 
all'altro.   Onde   io    l'aspetto   come   il   Messia   ti   assicuro  che  sarei  ben 

dispiaciente  se  avesti  a  perderlo ' 

Ieri  sono  stata  alla  Santa,  il  Pittore  S'.  Agostino  ha  finito,  la  volta  della 
sala  di  mezzo  mi  piace  niente,  ella  è  niente  alzata  dell'Arte,  e  credo  che 
non  ti  piacerà  ;  a  un  gabinettino  quello  verso  il  viale  ha  finto  una  tapezze- 
ria  di  carta  delle  andanti,  all'altro  una  sol  tinta.  I  stuccatori  sono  appresso 
alla  sala  di  mezzo,  i  colori  dello  stucco  sono  belli  ma  non  mi  piace  quel 
bastone  rotto  che  fanno  sul  fondo  verde  color  avonazzo,  io  ci  ho 
detto  qualche  cosa  ma  essi  mi  hanno  risposto  che  erano  intesi  con  te  e 
il  pittore,  mi  dispiacerebbe  che  ciò  non  fosse  vero  poiché  non  v' è  rimedio 
di  cambiarli  dopo.  La  stanza  a  tenda  militare  é  riuscita  benissimo,  la 
camera  da  letto,  alla  quale  hai  fatto  i  due  gabinetti,  ci  avevano  fatto  una 
bordura  orribile  e  un  bruttissimo  colore,  io  ci  ho  detto  che  dovessero 
cangiarla,  ciò  che  faranno.  Tutti  i  serramenti  fatti  dal  sig.  Benzoni  sono 
gonfiati  e  non  si  possono  chiudere  né  aprirli  una  volta  chiusi  e  tutte  le 
spagnolette  si  rompono.  In  questi  giorni  di  continua  pioggia  l'acqua  é 
entrata  nelle  sale,  e  ci  ha  lasciato  un  pò  d'umido,  onde  tanto  il  Prina 
quanto  il  tapezziere  convengono  che  é  meglio  aspettare  questa  primavera 
a  mettere  in'opera  le  tapezzerie,  e  che  in  quest'inverno  correrebbero  rischio 
di  guastarsi  se  fossero  in'opera,  onde  io  ho  sospesa  quest'operazione  alla 
primavera.  Il  Prina  poi  ti  aspetta  con  impazienza  perché  facci  fare  la 
selciatura  dalla  parte  del  giardino  e  abbassarlo  anche  lui  qualche  poco 
avanti  alla  casa  per  impedire  che  l'umido  si  metta  nelle  camere,  ciò  che 
sarebbe  inevitabile  diversamente.  I  canali  ai  corpetti  laterali  sono  giudicati 
parimenti  necessari.  La  Contessa  Bigli  ti  prega  di  provvederle  uno  di  quegli 
écran  con  piedestallo  che  si  mettono  avanti  ai  lumi.  La  Castiglioni^  ti  saluta 

1)  Si  tralasciano  indicazioni  sulla  cura  fatta  al  cavallo. 

2)  Probabilmente  allude  alla  contessa  Teresa  Castiglioni,  nata  Castiglioni,  moglie  del  se- 
natore conte  Luigi  madre  di  Beatrice,  che  sposò  Carlo  Luigi  Rasini. 


—  48  — 

e  ti  prega  di  non  partire  senza  una  risposta  alla  lettera  che  ti  ha  dato. 
1er  l'altro  per  il  giorno  di  S.  Teresa  la  Thiene  mi  ha  mandato  un  bellis- 
simo Ecran  ricamato  da  lei  e  montato  in  legno  Pagliarino,  e  affatto  nel 
genere  dei  mobili  del  gabinetto,  so  che  la  Trivulzi  conta  farmi  parimenti 
un  bel  regalo,  onde  mi  raccomando  a  te  perchè  provvedi  qualche  cosa  di 
bello  per  queste  due  signore.  Tanto  questa  lettera,  quanto  il  ritratto  che 
ti  spedisco  assieme,  il  signor  Obicini  si  è  incaricato  di  mandarteli  in 
maniera  sicura.  La  M.  G.  Momino  Vitaiii,  la  Contessa  Bigli  e  tutti  quelli 
che  hanno  visto  questo  mio  ritratto  sono  in  collera  col  pittore,  perchè 
dicono  che  mi  ha  fatto  molto  torto,  e  singolarmente  più  bruna  e  più  vecchia; 
desidero  che  ti  abbia  a  sembrare  lo  stesso  giacché  la  mia  sola  ambizione 
è  quella  di  piacerti  unicamente.  Ti  assicuro  che  non  ho  mai  fatto  una 
spesa  con  maggior  piacere  di  questa;  desidero  ch'essa  abbia  a  destare  in  te 
sentimenti  teneri  per  l'originale.  Le  ultime  lettere  del  Principe  sono  del 
22  Settembre  da  Petro-Witzker  -,  egli  sta  benissimo  ma  nessun  dettaglio 
per  la  città  nessuna  nuova,  non  mi  estendo  di  più,  per  la  ragione  che  il 
sig.  Obicini  mi  ha  fatto  una  somma  premura  di  mandargli  la  lettera.  Ricevi 
adunque  mio  caro  i  più  teneri  abbracci  e  credimi  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 

P.  S.  —  Ricevo  in  questo  punto  la  tua  lettera  da  Dresda,  la  quale  ha 
fatto  l'effetto  che  fa  lo  scudo  colla  testa  di  Medusa,  che  diavolo  fai!  di 
posta  in  posta  ti  vedo  arrivare  a  Pietroburgo!  T'assicuro  che  sono  veramente 
in  collera  che  fai  le  cose  così  senza  dirmi  niente,  e  non  v'è  che  un  pronto 
ritorno  che  possa  farti  perdonare.  Vado  a  comunicare  le  tue  nuove  alla 
M.  G.,  la  quale  si  impazienterà  del  pari  della  lunganimità  del  tuo  viaggio. 
Addio. 


A  Monsieur  Obicini  e  Fierb 
pour  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Vienne 


1)  Don  Gerolamo  Vitali,  della  famiglia  che  fu  aggregata  nel  1759  al  patriziato   milanese- 

2)  A  Petro-Witzker  o  meglio  Peterskov  s'er:'no  accampate  truppe  italiane  dopo  il  terri- 
bile incendio  di  Mosca. 


—  49  — 

XXXII 
Aychivìo  Frangipane  -  Castel  di  Perpetto  (Udine)  \     Inedita. 

Teresa   Gonfalonieri    Casati 
AL  Conte  Cintio  Frangipane 

Milano  il   17  ottobre   1812. 
Sig.  Conte, 

Sempre  gentile  in  tutte  le  occasioni,  ma  Ella  lo  è  stato  singolarmente  in 
questa  di  ricordarsi,  sebbene  assente,  di  far  voti  per  la  mia  felicità;  vorrei  aver 
termini  che  esprimessero  bastantemente  la  mia  riconoscenza;  quello  che  sta  in 
mio  potere,  e  che  faccio  con  tutto  il  cuore  si  è  di  contraccambiarceli  con  tutta 
l'estensione. 

Martedì  o  Mercoledì  se  la  salute  della  M.  G.  lo  permetterà  anderò  con  lei 
a  Robecco  ;  non  so  quanto  durerà  la  nostra  assenza;  io  farò  certo  tutti  gli  sforzi 
possibili  per  prolungarla,  essendo  l'aria  della  campagna  tanto  per  me  quanto 
per  il  mio  Cicchino  un  vero  balsamo. 

Mi  dispiace  molto  per  la  povera  Principessa  ch'ella  abbia  a  sospirare  tanto 
le  nuove  del  Principe,  e  molto  più  mi  duole  che  non  vi  sia  discorso  di  pace. 
Principio  a  dubitare  che  essa  abbia  a  seguire  così  presto  come  me  ne  sono 
sempre  lusingata;  e  chi  sa  se  il  Principe  sarà  di  ritorno  questo  inverno?  Ho 
ricevuto  oggi  lettera  di  Federico  da  Dresda;  lei  vedrà  quanto  egli  estenda  il  suo 
viaggio;  è  bensi  vero  che  ha  abbandonato,  per  quanto  pare,  il  progetto  dell'Unghe- 
ria, e  che  mi  dice  che  non  impiegherà  maggior  tempo  di  quello  che  si  è  prefisso 
ciò  che  io  desidero  vivamente.  Cicchino  continua  bene.  Sono  coi  sentimenti 
della  più  distinta  stima 

T.  Gonfalonieri. 


1)  Per  cortese  comunicazione  del   marchese  Luigi   Frangipane    che    mi    favorì    copia  di 
tutte  queste  lettere  al  suo  antenato. 


—  50  — 

XXXIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  2L 

Milano  il  19  Ottobre  [1812]. 
Carissimo  Federico, 

Il  tuo  cavallo  sta  un  po'  meglio,  oggi  si  ha  qualche  speranza  che  si 

possa  rimettere ' 

Ieri  la  M.  G.  accusava  debolezza  alle  gambe  ;  realmente  se  ne  accorge,  ma 
ma  non  è  però  tutto  quello  che  lei  si  figura.  Dopo  domani  se  il  tempo 
sarà  buono  anderemo  a  Robecco,  ma  ne  dubito  assai  che  lo  sia  essendo 
ricominciata  da  due  giorni  la  pioggia.  Rasini,  Fornari  l'Abate,  e  forse  anche 
Carlino  Calderarj  se  potrà  assentarsi  dall'impiego,  saranno  di  piede  fermo. 
Felber  non  può  venir  subito  atteso  1'  Ufficio,  ma  ci  verrà  subito  che 
potrà,  Peppino  Calderarj  se  potrà  avere  qualche  giorno  in  libertà  ci  verrà. 

10  lascerò  a  Milano  i  cavalli  per  la  ragione  che  è  necessario  il  cocchiere 
per  il  cavallo  di  sella,  altronde  non  si  strapazzeranno;  il  Bolchese  che 
viene  a  Milano  tre  volte  la  settimana  ci  baderà  e  osserverà  che  sieno 
mossi  con  diligenza  un  tre  volte  la  settimana.  Non  so  quanto  ci  fermeremo  a 
Robecco,  io  ci  anderò  coi  cavalli  di  fittabile  e  li  rimanderò.  Il  Cicchino  ha 
guadagnato  qualche  cosa  anche  in  questi  giorni  ;  egli  fa  attualmente  la  sca- 
la da  se  appoggiandosi  d'una  sol  parte,  fa  il  giro  delle  camere  senz'appoggio 
però  un  poco  brancolando,  i  settoni  purgano  moltissimo,  e  a  Robecco  se- 
condo il  parere  di  Monteggia  lo  metterò  nelle  dette  Tegascie  ^  fermentate 

3 

11  giorno  29^  si  faranno  a  S.  Marco  i  funerali  del  Ministro  per  il  Culto. 
Paradisi-''  farà  l'orazione  funebre'',  e  si  faranno  le  cose  con  tutta  la  pompa, 
il  cadavere  è  stato  imbalsamato  e  si  trova  esposto  nella  propria  casa  ~,  dove 

1)  Si  omettono  altre  notizie  sulle  condizioni  del  cavallo. 

2)  Vinaccie,  in  milanese. 

3)  Si  omettono  ragguagli  concernenti  l'azienda  domestica. 

4)  L'annuncio  dei  funerali  fissati  per  il  29  era  dato  dal  Giornale  Italiano  del  22  ottobre. 

5)  Giovanni  Paradisi  (1760-1826),  fìglio  del  poeta  lirico  Agostino,  lasciò  alla  rivoluzione  l'in- 
segnamento, al  quale  attendeva,  per  la  politica  la  più  attiva,  a  cominciare  dalla  Cispadana,  di 
cui  presiedette  il  consiglio  dei  sessanta,  e  venendo  alla  Cisalpina,  che  lo  ebbe  per  un  anno 
membro  del  Direttorio,  all'Italiana,  al  Regno  italico.  Consigliere  di  Stato,  direttore  dei  ponti 
e  delle  strade,  era  dal  1809  ascritto  al  senato,  che  presiedeva  nel  1812  ed  ove  fu  dei  pochi 
devoti  sino  all'ultimo  al  regime  napoleonico.  Dopo  la  caduta  di  questo,  lasciò  Milano  e  riparò 
nella  sua  nativa  Reggio.  Veggansi,  intorno  al  suo  carattere  ed  alle  piccole  cagioni  della  sua 
impopolarità,  i  tratti  curiosi  della  narrazione  della  principessa  Belgioioso,  op.  cit.  pag.  17. 

6)  L'orazione  funebre  fu  invece  pronunciata  dal  senatore  conte  Federico  Cavriani. 

7|  Questa  casa  Bovara,  elegante  costruzione  sul  corso  di  Porta  Orientale,  ora  di  pro- 
prietà della  marchesa  Dal  Pozzo,  è  celebre  negli  annali  letterarii  per  il  soggiorno  che  vi 
fece  Enrico  Beyle  (.Stendhal).  Questi,  addetto  all'intendenza  militare  francese,  fu  alloggiato 
nell'estate  e  nell'autunno  del  1800,  nel  palazzo,  che  era  allora  residenza  del  Pétiet,  ministro 
della  repubblica  francese  presso  la  seconda  Cisalpina.  Cfr.  Journal  de  Stendhal,  (1801-1814) 
publié  par  Casimir  Strvienski  et  François  de  Nion,  Paris,  1888.  p.p.  394-95. 


51    - 


si  dicono  sei  messe  tutti  i  giorni.  L'orazione  funebre  di  Pensa  è  stata  fatta 
da  Custodi  ^,  ella  è  bellissima  e  molto  morale.  Conchiuso  da  tre  giorni  il 
matrimonio  di  Benzoni  il  Vice  Prefetto-  colla  figlia  Salasco,  innamorati  come 
gatti,  e  tutta  la  famiglia  in  gioia,  esso  si  fa  presto.  Un'altro  matrimonio  e 
di  chi?  non  lo  indovineresti  in  cent'anni,  egli  è  quello  di  Monsignore 
Caciapiati^  colla  Signora  Barbavara  vedova  Borvasca  dell'età  di  31  anni  e 
piuttosto  bella,  ma  che  ha  assolutamente  niente,  lo  sposo  le  costituisce  la 
dote  di  50  m.  lire  e  le  fa  lo  stato  vedovile  di  10  m.  Nessuna  nuova  politica, 
mi  è  stato  detto  che  il  Principe  ha  domandato  che  gli  si  mandasse  una 
carezzata  di  musicanti  nel  qual  numero  è  Ronconi'*,  si  dice  per  Milano  che 
Alarlo  è  morto  ad  Augusta,  ma  si  sa  niente  di  positivo  e  anzi  si  crede  che 
sia  una  chiacchera.  La  Trivulzi  mi  ha  regalato  un  bel  braccialetto  in  pietre, 
che  dicono  amitié  sincère.  Se  non  costasse  molto  a  far  fare  due  chicchere  con 
il  mio  ritratto  cavato  da  quello  che  ti  mando,  mi  piacerebbe  ad  averle  essendo 
una  cosa  adattata  per  regalare  in  qualche  occasione,  ma  se  costa  molto  non 
pensaci  a  farmele  fare.  Anche  jeri  sera  sono  stata  un  momento  in  Teatro^  col 
la  Mariannina,  la  quale  mi  ha  fatte  molte  istanze  avvalorate  anche  dalla  M.  G.  ; 
quest'ultima  passa  la  sera  sempre  in  casa  e  noi  vi  ci  fermiamo  sino  alle  dieci, 
dieci  e  mezzo.  Vado  a  fare  una  visita  che  mi  sta  sullo  stomaco  e  questa  si  è  alla 
Beatrice  Trivulzio,  la  quale  è  ritornata  da  qualche  giorno  da  Ornate,  tu  sai  che 
non  è  con  un  grandissimo  piacere  che  mi  trovo  nella  compagnia  di  quelle  gar- 
bate sorelle  ^.  Oggi  vado  a  pranzo  dalla  M.  G.  dove  mi  troverò  probabilmente 
tête  à  tête.  Domani  anderò  dalla  Bigli.  Oggi  c'è  stato  consiglio  di  famiglia  in 
casa  Gherardini,  la  Vittoria  mi  scrisse  che  è  stata  una  cosa  che  l'ha  commossa 
moltissimo  ;  a  giudicare  dall'esteriore  si  direbbe  ch'ella  ha  sofferto  molto 


1)  Il  barone  Pietro  Custodi  (1771-1841i,  segretario  generale  del  ministero  delle  finanze,  si  con- 
sacrò, caduto  il  regno,  e  se  si  eccettui  una  breve  missione  a  Parma,  agli  studi  storici, accumulando 
incredibile  dovizia  di  documenti.  Fu  munifico  benefattore  della  biblioteca  Ambrosiana  ;  un'altra 
parte  delle  sue  carte  pervenne  alla  nazionale  parigina.  Cfr.  L.  Auvrav,  Inventaire  de  la 
collection  Custodi  conservée  à  la  Bibliothèque  nationale  in  Bulletin  Italien,  Tomi  IV  e  V. 
L'Auvray  premette  all'inventario  cenni  biografici  del  Custodi. 

2)  Marsiglio  Benzoni,  viceprefetto  di  Gallarate,  era  pure  assistente  al  Consiglio  di  stato 
in  servizio  straordinario. 

3)  Un  Cacciapiatti  (Giuseppe  Luigi)  è  compreso  nell'elenco  degli  abitanti  di  Milano  nel 
18  5  "  la  di  cui  annua  entrata  oltrepassa  le  lire  sessantamila  „  che  si  trova  nell'archivio  di 
stato  milanese  e  che  fu  redatto  per  le  presentazioni  da  farsi  a  Napoleone  I,  quando  fu  inco- 
ronato re  d'Italia.  E'  riportato  in  F.  Calvi,  //  patrisiato  milanese,  Milano,  1875,  p.p.  450  e 
seg.  Il  titolo  di  "  Monsignore  „,  dato  in  queste  lettere  al  Cacciapiatti,  ha  tutto  l'aspetto  di  un 
sopranome,  di  cui  si  ha  esempio  anche  ai  no  tri  giorni  e  che  trae  origine  dalla  fama  popo- 
lare che  attribuiva  ai  canonici  una  vita  agiata  e  senza  impicci. 

4)  Domenico  Ronconi  (1772-1839),  primo  tenore  della  cappella  reale,  maestro  della  Frez- 
zolini.  Alla  Scala  debuttò  nel  1808. 

5)  Si  rappresentavano  quella  sera  alla  Scala,  oltre  l'opera  La  pietra  del  paragone,  che 
si  ripeteva  con  successo  dal  27  settembre  in  poi,  i  due  balli  Ercole  all'inferno  e  //  Signor 
Mus  sardo. 

6)  Sorelle  della  marchesa  Trivulzio  Serbelloni  erano  la  contessa  Crivelli,  la  Porro  Lam- 
bertenghi  e  la  De  Capitani  di  Scalve. 


—  52 


essendo  essa  assai  smunta  di  colore,  e  anche  un  pò  dimagrata,  ma  da 
una  conversazione  particolare  direi  che  non  è  così  disperata  della  sua 
disgrazia,  essa  mi  disse  che  non  pensa  a  rimaritarsi,  ciò  che  credevo  bene 
senza  che  me  lo  dicesse,  e  che  conta  comperare  una  casa  ove  poter  stare 
con  sua  madre,  queste  sono  cose  che  dico  a  te  e  che  ti  guarderai  di  dire. 
Non  hai  idea  dell'interessamento  che  la  Principessa  mostra  per  lei,  come 
sarebbe  quello  d'un'amante.  L'Annoni*  sarà  venuta  oggi  a  Milano,  ma  credo 
per  ritornare  ancora  a  Cugiono^  almeno  se  il  Contino  lo  potrà  ottenere, 
essendo  per  lui  un  atto  eroico  quello  di  lasciare  la  sua  amica,  la  quale 
dopo  la  sua  vedovanza  è  venuta  a  Milano  almeno  due  volte  per  confessarsi. 
Addio,  addio,  mi  dispiace  di  non  poter  continuare  queste  mie  chiacchere 
per  la  ragione  che  sono  pressata  dal  tempo,  spero  però  che  sarai  contento 
dell'esattezza  e  dettaglio  col  quale  ti  scrivo.  Ti  abbraccio  caramente  e  mi 
protesto  per  la  vita  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 

Teresa. 

Chargée  d'Office  N.  137 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb 
à  Vienne 


XXXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  22. 


Carissimo  Federico. 


Milano  il  22  Ottobre  [1812]. 


Differita  fino  a  Venerdì  la  nostra  andata  a  Robecco,  il  cattivo  tempo 
che  abbiamo  avuto  questi  giorni  passati  ne  è  stata  la  cagione;  ma  quanto 
mi  arrabbiai  questa  mattina,  quando  mi  svegliai  vedendo  una  giornata 
bellissima,  e  dovere  stare  inchiodata  in  città!  chi  sa  se  non  vi  saranno 
altre  proroghe,  tu  conosci  l'indecisione  della  M.  G.,  e  pare  che  abbia  piacere 
che  le  si  presentino  pretesti  di  ritardare;  ella  dice  sempre  che  ci  va  per  me. 


1)  La  contessa  Leopolda  Annoni  Cicogna  (1787-1873),  moglie  del  conte  Alessandro,  ri- 
sposata al  generale  russo  Berg,  tristemente  famoso  per  la  repressione  della  rivolta  di  Varsavia. 

2)  A  Cuggiono  può  tutt'ora  ammirarsi  la  villa  Annoni,  costruita  nel  più  puro  stile  del- 
l'impero, dal  1805  al  1809.  Appartiene  ora  al  conte  Gian  Pietro  Cicogna  Mozzoni  (erede  del 
ramo  degli  Annoni  di  Cerro)  che  mi  fu  largo  d'ogni  notizia  concernente  tutto  quel  gruppo  di 
casate  patrizie. 


—  53  — 

Le  sono  è  vero  molto  riconoscente  di  questa  compiacenza,  ma  non  vorrei 
che  lo  dicesse  tanto,  per  non  persuadere  gli  altri,  ch'io  abbia  un  ascendente 
sopra  di  lei,  che  veramente  non  credo;  ma  già  tu  sai  che  sono  le  sue 
solite  cose.  La  salute  della  M.  G.  è  discreta,  essa  si  lagna  della  debolezza 
alle  gambe  e  agli  occhi,  e  di  sentire  dei  dolori  come  reumatici  nella  testa, 
ella  è  però  di  buon  umore,  ma  quel  che  mi  rincresce  assai  si  è  che  si  è 
stabilita  in  casa  la  sera,  la  mia  speranza  è  che  cangi  sistema  al  ritorno 
dalla  campagna;  certo  che  non  sarebbe  molto  divertente  il  dover  passare 
le  sere  tutto  l'inverno  da  lei;  la  Biglj  le  fa  gran  coraggio  di  sortire,  ma 
non  ci  bada;  io  dico  niente  poiché  sembrerebbe  che  avessi  voglia  di  cac- 
ciarla fuori  di  casa  per  risparmiarmi  la  seccatura.  Cicchino  continua 
discretamente,  ma  temo  che  non  potrò  fargli  il  rimedio  delle  tegasce  essendo 
quasi  finiti  i  vini 

Dal  sig.  Obicini  ho  sentito  che  hai  fatto  acquisto  di  percallo  Inglese,  mi 
raccomando  di  destinarmene  una  parte  essendo  questo  in  questi  tempi  una 
cosa  molto  preziosa.  ^  Il  discorso  del  giorno  e  che  è  soggetto  di  continuo 
ridere  è  il  matrimonio  Cacciapiatti,  matrimonio  che  lo  sposo  fa  per  dispetto 
per  il  fratello,  e  che  la  sposa  fa  costretta  dai  suoi  parenti  che  la  man- 
tengono per  carità,  e  che  sono  ben  contenti  di  affibiare  ad  un'altro  ;  la 
signora  è  poi  romanesca  e  galante,  povero  Monsignore,  ce  la  tocca  come  va! 
Il  giorno  del  Consiglio  di  Famiglia  la  Trivulzi  era  molto  abattuta  e 
non  ha  potuto  assistervi  fino  alla  fine,  il  tutore  surrogato  è  Monsignore 
Opizoni.  ^  Giacomino  Trivulzi  ha  le  sue  convulsioni  radoppiate  e  fa  pietà, 
la  Beatrice  non  se  ne  imbarazza,  lo  pianta  in  casa  e  va  la  sera  in  teatro. 
L'altro  giorno  quando  sono  stata  per  farle  una  visita  non  l'ho  trovata  in 
casa,  e  ne  sono  stata  ben  contenta.  Ieri  sera  sono  stata  a  far  visita  alla 
contessa  Giulini  *  visita  che  è  stata  decisa  necessaria  a  farsi,  una  sera,  dal 
sinedrio  della  M.  G.,  per  la  ragione  della  parentela,  e  perchè  Giulini  ^  è 
stato  da  noi  a  parteciparlo;  non  è  fissato  ancora  il  giorno  del  matrimonio 


1)  Si  omettono  passi  riguardanti  faccende  domestiche. 
2|  In  conseguenza  del  blocco  continentale. 

3)  Monsignor  Gaetano  Opizzoni  (1769-1849),  dapprima  canonico  nel  capitolo  di  S.  M. 
della  Scala,  lo  divenne  presto  della  Metropolitana  e  vi  fu  assunto  alla  carica  di  arciprete, 
che  tenne  per  lunghissimo  tempo.  Fu  assai  popolare  nella  cittadinanza  per  l'inesauribile  sua 
carità,  non  smentita  nel  testamento,  che  beneficò  assai  il  Duomo  di  Milano.  Era  fratello  del 
celebre  cardinale,  ed  uomo  erudito  ed  austero. 

4)  Era  la  contessa  Anna  Giulini,  nata  Dal  Verme,  nuora  dello  storico  conte  Giorgio, 
morta    nel  1825. 

5)  Giorgio  Giulini  (Cfr.  lan.  5  a  p.  34),  che  fu  nel  1814  membro  della  reggenza  ed  era  ri- 
tenuto austriacante.  Certo  si  rassegnò  a  quel  regime,  sebbene  verosimilmente,  come  tutti  i 
colleghi,  avesse  aspirato  ad  un'autonomia  assai  maggiore.  Fu  buon  giurista,  e  benemerito 
della  sistemazione  del  Monte  Lombardo-Veneto,  l'istituto  di  debito  pubblico  succeduto  al 
Monte  Napoleone.  Mori  nel  1849.  Vedasi  la  monografia  della  famiglia  Giulini,  del  conte  sena- 
tore Luigi  Agostino  Casati,  inserita  in  F.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  Voi.  I. 


—  54  — 

ma  egli  si  fa  presto.  Il  matrimonio  Monticelli  si  fa  martedì  giorno  27.  Le 
ultime  nuove  del  Principe  sono  del  28  Settembre,  esse  sono  da  Mosca  e 
buonissime.  Ronconi,  Banderali  '  partono  sicuramente  per  Mosca,  la  donna 
non  l'hanno  ancora  trovata.  Da  Parigi  ci  va  tutta  la  compagnia  Imperiale 
Francese  2,  altre  nuove  non  ce  ne  sono,  Allemagna^  sarà  rimandato  quando 
arriverà  a  Mosca  Cavaletti*,  Alario  sarà  attualmente  in  viaggio;  Dessève^ 
e  Bataille,  sono  ammalati,  e  credo  che  sieno  stati  mandati  a  Vilna.  Questa 
dovrebbe  essere  l'ultima  lettera  che  dovrei  dirigere  a  Vienna,  se 'tu  fosti 
di  parola,  ma  siccome  tu  non  mi  dici  niente,  io  seguiterò  a  scriverti,  ma 
non  abusarti  della  mia  pazienza  col  ritardare  il  tuo  ritorno,  sarebbe  questo 
un  dispiacere  troppo  grande  che  mi  daresti;  vieni  adunque  che  sei  aspettato 
con  ansietà.  Addio  Addio 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 


P.  S.  —  Includo  una  lettera  di  Breme.  Il  bel  Ciani  *  parte  a  momenti 
per  Roma  e  Napoli. 


Chargée  d'Office  N.  172. 
A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb 
à  Vienne 


1)  I)  Banderali  teneva  a  Milano  scuola  di  canto.  Divenne  poi  professore  di  canto  al  con- 
servatorio di  Parigi,  ove  mori  nel  1849.  Era  nato  a  Palazzolo  nel  1789. 

2)  Da  Mosca  è  datato  il  decreto,  tuttora  in  vigore,  con  cui  Napoleone  determinò  i  di- 
ritti ed  i  doveri  dei  soci  della  commedia  francese,  che  sono  poi  gli  attori. 

3)  Infatti  il  barone  Carlo  Alemagna  (Cfr.  nota  2  a  pag.  16',  dopo  aver  seguito  il  viceré 
per  un  gran  tratto  nella  disastrosa  ritirata  di  Mosca  ed  aver  prestato  servizio,  meglio  che 
da  scudiere,  da  aiutante  di  campo,  fu  spedito  innanzi  dal  principe  a  recar  sue  notizie  alla 
vice-regina.  L'arrivo  a  Milano  dell'Alemagna,  per  avventura  il  primo  dei  superstiti  della  Be- 
resina,  dopo  tanti  pericoli  e  stenti,  fu  un  vero  avvenimento,  e  la  sera  in  cui  giunse  si  ad- 
densò presso  la  sua  casa  una  folla  ansiosa  di  ragguagli,  secondo  ricorda  una  precisa  tra- 
dizione famigliare. 

4|  Il  barone  Francesco  Cavalletti,  cavaliere  della  Corona  ferrea  e    membro    della  legion 
d'onore,  che  aveva  militato  con  fortuna  in  Ispagna,  era  pure  scudiere. 
5)  Vorrà  dire  De  Sayve,  della  casa  militare  del  Viceré. 
(•)  Cioè  Gaetano.  Vedasi  la  nota  3  a  pag.  9. 


—  55  — 

XXXV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita- 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Rasim  a  Federico  Gonfalonieri 

Amico  Carissimo, 

Ecco  la  terza  volta,  che  prendo  la  penna  per  scriverti.  Un'altra  volta 
aggiunsi  alcune  righe  alla  lettera  di  tua  moglie  e  saranno  ora  4  settimane 
ti  scrissi  una  lettera  ben  lunga  tutta  di  mia  mano;  ma  i  tuoi  caratteri  io 
non  li  ho  visti.  Veramente  quando  sei  partito  ne  avevi  tutta  la  bona 
intenzione,  ma  questa  ha  avuto  Tistesso  effetto  dei  voti  dei  marinai  quando 
ritornano  in  porto.  Non  ostante  te  la  passo  bona,  perchè  almeno  ti  sei 
ricordato  di  me  scrivendo  a  tua  moglie.  A  questo  proposito  sappi  (ma  in 
tutta  secretezza)  che  infinito  [è]  il  numero  di  galanti  che  ella  si  è  tirata  d'in- 
torno dopo  la  tua  partenza,  se  tu  non  ritorni  presto  temo  che  succedano 
dei  guai.  La  presenza  è  assolutamente  necessaria  mentre  forse  sarai  ancora 
a  tempo  a  porci  rimedio  *.  Addio,  la  mancanza  di  carta  sopprime  la  mia 
vena  di  scrivere.  Addio.  Tuo  amico 

Carlo  Luigi  Rasini. 


XXXVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri 

Robecco  30  Ottobre,  ore  1 1  '/g  di  sera. 
Amico  Carissimo, 

La  scorsa  notte  è  stata  per  tua  moglie  un  po' critica;  come  rileverai 
dalla  sua  lettera,  che  non  ostante  questo  ella  si  è  sforzata  di  scrivere  entro 
quest'oggi.  Ad  un'ora  dopo  mezzanotte  fu  assalita  da  una  forte  convulsione, 
e  con  tensione  di  muscoli  e  dibattimento  di  denti;  mandò  a  domandare 
r  abate  Fornara  il  quale  avendola  assicurata  che  questa  cosa  era  prove- 
niente da  abbondanza  di  sangue,  come  i  polsi  induriti  chiaramente  lo 
manifestavano,  la  tranquillizzò  e  le  allontanò  le  funeste  idee  che  questo 
improvviso  accidente  le  aveva  destate.  Dopo  le  due  la  convulsione  si 
calmò  un  poco,  ma  rimase  inquieta  tutta  la  notte.  Questa  mattina  ben  per 
tempo  mandò  a  chiamare  il  dottore  Albasini  di  Magenta,  al  quale  avendo 


Il  Questa  letterina,  che  si  chiude  con  minaccia  scherzosa,  è  scritta  sullo  stesso    foglio 
della  lettera  precedente,  indirizzata  dalla  contessa  Teresa  al  marito. 


—  56 


comunicato  che  sino  da  quando  era  a  Milano  Gianella  le  aveva  suggerito 
di  farsi  cavar  sangue,  egli  lo  approvò  moltissimo,  e  soggiunse  che  i  polsi 
legati  indicavano  di  farlo  subito,  e  diffatti  arrivato  il  chirurgo  di  Abbiate 
Grasso,  che  ella  stessa  in  prevenzione  aveva  fatto  avvertire  gli  fece  aprire 
la  vena  in  sua  presenza,  ed  avendo  visto  il  sangue  molto  acceso,  fece 
accrescere  la  dose  al  numero  di  dieci  once.  Tutte  queste  operazioni  s; 
fecero  con  tanta  calma,  che  la  Mamma  Grande  non  se  ne  accorse  niente 
e  tua  moglie  essendosi  levata  all'ora  solita  comparve  nella  sala  e  le  rac- 
contò ella  stessa  la  cosa  nel  modo  meno  allarmante  che  fosse  possibile, 
e  difatti  l'ha  presa  bene.  Tutto  quest'oggi  si  è  sentita  spossata  come  il 
poi  credere,  tanto  più  avendo  perduta  la  notte,  si  è  nutrita  assai  poco,  ma 
questo  non  mi  allarma,  essendo  il  suo  male  provvenuto  da  troppa  forza. 
Questa  sera  facendosi  sempre  coraggio  ha  voluto  accingersi  a  far  la 
partita  di  Tarocco*,  ma  fu  costretta  di  tralasciarla  e  sentendosi  gran  bisogno 
di  riposare  è  andata  a  letto  assai  per  tempo  lasciando  ordine  che  per  le  ore 
undici  e  mezzo  le  portassero  una  leggiera  minestrina.  Io  ne  vengo  in  questo 
punto  dalla  sua  camera,  ho  assistito  alla  sua  picciol  cena,  ha  dormito  per 
un  paio  d'ore  circa,  ed  in  totale  si  sente  meglio;  si  lagna  però  ancora 
d'un  pò  d'ingombramento  di  testa,  che  lo  ha  avuto  molto  di  più  in  tutti 
questi  giorni,  onde  voglio  sperare  che  per  domani  sarà  il  tutto  finito  e  che 
non  saranvi  altre  conseguenze.  Ti  ho  fatta  questa  dettagliata  descrizione 
quantunque  tua  moglie  ti  abbia  scritto,  persuaso  che  ti  debba  interessare, 
giudicando  di  me  stesso  e  tanto  più  se  fossi  nella  tua  circostanza.  Questa 
mattina  veramente  Scarpazza  mi  aveva  allarmato  assai  pel  modo  in  cui 
mi  raccontò  la  cosa,  di  modo  che  m'alzai  tosto  dal  letto  e  vestendomi 
avevo  già  formato  il  mio  progetto  di  correre  a  Milano  per  prendere 
Gianella  non  avendo  molto  bona  idea  dei  medici  forensi,  ma  entrando  poi 
in  camera  di  tua  moglie  mi  tranquillizzai  trovandola  molto  diversa  da 
quello  che  mi  ero  immaginato,  ed  assicurandomi  ella  stessa  che  si  sentiva 
molto  meglio.  La  Mamma  Grande  non  si  turbò  niente  tutt'oggi,  ed  ha 
creduto  la  cosa  come  le  fu  raccontata;  ma  una  pettegola  d'una  signora, 
che  è  venuta  a  passar  la  sera,  ha  trovato  il  modo  di  farle  nascere  tutte 
quelle  apprensioni,  quei  timori,  e  quelle  agitazioni  che  tu  ti  poi  ben  imma- 
ginare. Questa  è  la  moglie  del  Consiglier  Barzi^  che  trovasi  in  villeggiatura 


1)  Sul  gioco  del  tarocco,  o  dei  tarocchi,  che  pare  originario  dell'alta  Italia,  ove  si  con- 
servano esemplari  delle  carte  apposite  sin  dal  XV  secolo,  cfr.  H.  R.  D'Allemagne,  Les  cartes 
à  jouer,  Vol.  I,  Paris,  1906,  p.p.  179  e  segg.  Vedasi  pure  l'articolo  del  conte  Emiliano  di 
Parravicino,  nel  Burlington  Magazine  de!  dicembre  1903.  Nel  tarocco  ai  quattro  pali  soliti: 
quadri,  cuori,  picche  e  fiori  son  sostituiti  questi  altri:  denari,  coppe,  spade  e  bastoni;  ogni 
palo  ha,  oltre  i  dieci  semi,  il  re,  la  regina,  il  fante  ed  il  cavallo.  Inoltre  sonvi  21  carte,  che 
danno  il  nome  al  giuoco,  ed  una  sui  generis  detta  il  matto.  Questo  giuoco,  diffusissimo 
sino  alla  scorsa  generazione  in  Lombardia,  particolarmente  fra  i  patrizi  ed  il  clero,  è  ormai 
quasi  dimenticato,  sconfitto  dall'esotico  brigde. 

2)  Giuseppe  de  Barzi,  figlio  di  D.  Natale,  pattizio  milanese,  era  giudice  della  Corte  d'Ap- 
pello di  Milano,  nella  sezione  prima  (per  gli  affari  civili). 


a  Robecco,  la  sua  lingua  è  un  molino  a  vento  per  ripeter  sempre  la  stessa 
cosa,  e  non  avendo  molta  fertilità  di  idee  l'ha  importunata  tanto,  discorrendo, 
domandando,  suggerendo,  volendo  per  forza  ficcar  il  naso  dove  non  ci 
doveva  entrar  per  niente,  di  modo  che  appena  che  sono  partiti  i  signori 
della  Conversazione  *,  e  la  signora  anche  per  grazia  del  Cielo,  mi  disse 
che  era  molto  inquieta  sulla  salute  di  tua  moglie,  che  ella  le  diceva  di 
star  bene  quando  non  era,  che  domani  mattina  voleva  parlare  ella  stessa 
col  medico,  e  che  assolutamente  se  c'era  la  menoma  cosa  dubbia  voleva 
condurla  a  Milano.  Questo  dispiacerebbe  molto  a  tua  moglie.  Qui  conduce 
una  vita  un  pò  divagata  ed  attiva,  in  luogo  che  stando  a  Milano,  dopo 
che  le  sue  sorelle  sono  in  campagna,  non  è  nemmeno  venuta  una  volta  a 
teatro  nel  suo  palco 2.  Ma  per  bona  sorte  all'indomani  tutti  questi  allarmi 
io  spero  saranno  finiti.  Tua  moglie  si  lusinga  di  vederti  dopo  la  metà  di 
novembre  siccome  hai  promesso,  onde  se  tu  fosti  bravo  non  dovresti  farti 
desiderare  più  a  lungo.  Ella  ti  nomina  sovente,  e  rimarebbe  troppo 
mortificata  se  avesse  ad  essere  delusa.  Tu  sai  abbastanza  distinguere 
quanto  ella  sia  per  te. 

Ho  avuta  la  tua  lettera  del  17  da  Vienna,  che  mi  ha  portata  Alario 
assieme  colle  tue  ottime  nove;  mi  ha  fatto  molto  piacere  il  vedere  che  in 
mezzo  alle  tue  immense  distrazioni  ti  sei  ricordato  anche  di  me.  Quanto 
volentieri  ti  avrei  seguito  ne'  tuoi  viaggi,  e  son  persuasissimo  che  ne  sarei 
stato  assai  contento;  ma  ci  vogliono  quattrini.  Per  verità  che  non  ve  ne  sono 
di  miglior  spesi  di  questi;  ma  per  farlo  bisogna  averli,  [ciò]  che  non  sarà 
mai  il  caso  d'un  figlio  di  figlio  di  famigliai  Basta;  io  spero  che  prima  di 
diventar  vecchio  mi  soddisferò  questa  sfrenata  voglia  di  girar  per  il  mondo; 
ma  quando?  Non  si  sa.  Se  osservo  la  distanza  e  l'importanza  dei  paesi 
che  hai  visitato  mi  pare  che  la  tua  corsa  sia  stata  un  pò  troppo  estesa 
e  perciò  precipitata  in  confronto  del  tempo  che  ci  hai  impiegato,  ma  i 
viaggi  di  notte  hanno  forse  accelerata  la  cosa  giachè  tu  mi  dici  che  non 
hai  tralasciato  niente  d'importante.  È  già  passata  di  molto  la  mezza 
notte  ed  io  scrivo  ancora,  onde  bisogna  che  per  necessità  ponga  fine  essendo 
tutto  gelato  a  motivo  della  fredda  stagione,  quantunque  non  mi  trovi 
alle  miniere  di  Scemlitz*.  Facendo  i  giusti  calcoli  questa  mia  ti  troverà  sulle 
mosse  per  il  ritorno,  e  se  farà  esattamente  le  mie  incombenze  a  lei  affi- 
date, non  permetterà  che  ritardi  la  partenza.  Novità  non  te  ne  do,  perchè 


li  Conversazione  era  detto  a  Milano  il  ricevimento  serale  aperto  quotidianamente  agli 
amici  di  molte  case  patrizie  od  agiate. 

2)  Doveva  essere  uno  dei  due  palchi  (4°  e  5»  in  1"  fila  a  destra)  che,  nel  censimento  ori- 
ginario dei  proprietari  palchettisti  del  teatro  della  Scala  (comunicatomi  dal  cortese  segre- 
tario della  delegazione  di  quel  corpo,  cav.  Carlo  Vanbianchi»,  spettavano  a  casa  Bigli  e  che 
nel  1822  appartenevano  alla  contessa  Gonfalonieri  Bigli.  Questa  verosimilmente  ne  lasciava 
l'uso  ai  nipoti. 

3)  Il  padre  di  Carlo  Luigi  Rasini,  conte,  poi  principe  Rodolfo,  mori  nel  1828  ;  il  nonno, 
principe  Firmino   nel  1820. 

4)  Probabilmente  allude  alle  miniere  aurifere  di  Schemmitz  (in  ungherese,  Selmeez-bauya). 


58  — 


è  impossibile  prevenire  l'esattezza  di  tua  moglie  nel  scrivertele  tutte.  Addio, 
caro  amico,  amami  e  credimi  sinceramente  sempre  lo  stesso.  Tuo 

aff.mo  amico 
Carlo  Luigi  Rasini. 

P.  S.  —  Prima  che  parta  il  Barchetto'  sono  a  tempo  a  darti  ancora  le 
nove  di  tua  moglie.  Sono  le  ore  otto  del  mattino,  ho  domandato  di  lei  ed 
avendo  inteso  che  era  svegliata  sono  andato  io  stesso  da  lei  ad  infor- 
marmene. Ha  passato  una  notte  tranquilla  dormendo  quasi  sempre  e  mi 
ha  detto  che  si  sente  la  testa  libera,  onde  pare  che  tutto  sia  finito.  Ella 
stessa  mi  incombenza  di  scriverti  da  sua  parte  che  Ciechino  ha  avuto  del 
calor  febbrile  tutta  notte,  e  che  ne  aveva  qualche  idea  anche  ieri  e  che 
dubita  che  sia  un  po'  di  febbre  reumatica.  Questa  mattina  però  verrà  il 
medico  e  glie  lo  farà  visitare  e  sentire  da  lui  cosa  sia  realmente.  In  questi 
giorni  ha  piuttosto  deteriorato  di  forze,  e  jeri  specialmente  non  aveva 
nissuna  volontà  di  passeggiare,  e  si  reggeva  con  qualche  stento,  onde 
pare  che  le  forze  si  sieno  maggiormente  diminuite  coli'  ingresso  della 
febbre.  Ho  scritto  a  suo  nome  al  dottor  Gianella  informandolo  su  questa 
cosa.  Ti  saluto  di  novo  e  chiudo  il  foglio. 

Chargée  d'Office  N.  294. 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
Vienne 


XXXVII 

Archivio  Casati  -  Milatio.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Confalonieri 


N.  28. 


Robecco  il  3  novembre  1812. 


Carissimo  Federico, 

Oggi  è  il  terzo  giorno  che  Ciechino  si  trova  senza  febbre,  e  il  secondo 
che  si  alza  dal  letto,  per  restare  alzato  tutta  la  giornata;  jeri  egli  era  molto 
debole,  oggi  egli  cammina  meglio,  ma  appoggiato  a  una  mano,  il  medico  mi 
assicura  che  in  pochi  giorni  riacquisterà  la  forza  che  aveva  questi  giorni 
passati,  essendo  essa  scomparsa  puramente  per  ragione  della  febbre  e  me 
lo  persuado,  vedendo  quanto  egli  abbia  acquistato  d'jeri  ad  oggi;  Dio 
voglia  che  abbi  a  ritrovarlo  bene  alla  tua  venuta.  La  mia  salute  è  discreta, 

1)  La  posta  era  trasmessa  dalle  barche  che  rimontavano  sino  a  Milano  il  Naviglio  grande. 


—  59  — 

e  mediante  la  dieta,  e  dei  purganti  credo  che  risparmierò  il  secondo 
salasso.  La  M.  G.  sta  bene,  e  mi  pare  benissimo,  essa  però  non  l'accorda, 
ma  fatto  è  che  oggi  essa  è  venuta  al  ponte  di  Ticino  ed  ha  girato  e 
arrampicato  per  una  quantità  di  tempo  ;  la  medesima  mi  ha  incaricata  per 
te  d'una  comissione  che  mi  fa  il  massimo  dispiacere  l'eseguire,  e  si  è  di 
dirti  ch'essa  è  malcontenta  delle  cose  che  hai  scritto  a  tuo  padre  riguardo 
i  suoi  affari  di  Vienna  •,  cosa  voi  farci!  non  parlarne  giacche  non  v'è  rimedio 
essendo  la  cosa  fatta,  e  sapendo  ch'essa  non  vuol  concedere  che  sia  stata 
fatta  male,  tu  ne  puoi  ricavare  nessun  vantaggio,  e  non  fai  che  esacerbare 
tuo  padre,  abbi  pazienza,  te  ne  scongiuro  in  ginocchioni,  non  parlarne  più 
lascia  che  l'acqua  vada  al  molino  giacché  non  v'è  mezzo  di  deviarla  ;  con- 
cedimi, caro  Federico,  questa  grazia.  Tuo  padre  è  arrivato  qui  ieri  per  il 
pranzo,  la  M.  G.  lo  ha  bruscato  un  pò  sulle  prime  per  una  certa  lettera 
ch'egli  le  ha  scritto  di  ringraziamento  per  l'invito  di  venire  qui,  ma  tanto 
in  prevenzione  quanto  di  presente  non  vi  sono  attenzioni  che  non  gli  abbia 
usate.  Noi  andiamo  a  Milano  dopo  domani,  ti  assicuro  che  mi  sento  morire 
di  dover  lasciare  la  campagna  con  una  stagione  veramente  deliziosa,  io 
ho  detto  molte  volte  alla  M.  G.  che  mi  trovo  così  bene,  e  che  questi  giorni 
mi  sono  passati  senza  accorgermene,  per  vedere  se  volesse  prolungare 
un  po'  la  dimora,  ma  inutilmente,  ho  incaricato  Peppino  Calderara  come 
cosa  che  venisse  da  lui  di  dirle  che  sarebbe  bene  per  il  Cicchino  che 
si  fermasse  ancora  qualche  giorno  per  lasciarlo  rimettere,  ma  egli  non  ha 
ottenuto  risposta  favorevole. 

Ieri  mattina  è  venuto  qui  il  Bolchese,  il  quale  mi  ha  detto  ch'egli  era 
stato  con  Calderara  da  d' Marnai  per  spedire  i  400  Zecchini,  che  d' Marnai 
gli  ha  detto  che  se  ne  incaricherebbe  subito  qualora  vi  fosse  la  licenza 
del  Ministro  di  Finanza,  ^  senza  la  quale  era  impossibile  che  spedisse 
denari  fuori  Stato,  essi  sono  stati  tutti  e  due  dal  detto  Ministro,  ma  non 
hanno  potuto  ottenere  la  bramata  licenza.  Ieri  più  tardi  è  venuto  anche 
Peppino  Calderari  ed  abbiamo  conchiuso  di  scrivere  una  lettera  al  Signor 
Obicini,  il  quale  doveva  ritornare  jeri  dalla  campagna  (la  quale  [lettera]  do- 
veva portare  lo  stesso  Bolchese)  nella  quale  io  lo  prego  di  vedere  se  ci  fosse 
modo  di  spedirti  la  detta  somma  e  che  se  ne  volesse  incaricar  lui,  e  se 


1)  Il  conte  Eugenio  Confalonieri.  avo  paterno  di  Federico,  era  figlio  di  Margherita  contessa 
di  Strattmann,  in  grazia  della  quale  pervenne  ai  Confalonieri  il  fedeco  messo  instituito  nel 
1693  da  Teodoro  di  Strattmann  e  che  comprendeva  la  rinomata  signoria  di  Orth  sul  Danubio 
(ora  dell'Arciduca  Salvatorei. 

2)  Era,  come  tutti  sanno,  il  novarese  conte  Giuseppe  Prina,  che  doveva  cader  vittima 
della  tragica  giornata  del  20  aprile  1814.  Nato  nel  1766,  educato  in  Lombardia  fra  studi  severi, 
magistrato  dell'antico  regime  piemontese  salito  sino  alla  reggenza  del  dicastero  delle  finanze 
a'  tempi  di  C.  Emanuele  IV,  ed  occupato  in  breve  anche  negli  uffici  dei  nuovi  governi  re- 
pubblicani, era  dal  1802  Ministro  delle  finanze  a  Milano.  Le  ricostituì,  dando  prova  di  mira- 
bile ingegno  e  di  ferrea  energia,  ma  facendosi  bersaglio  di  una  grande  impopolarità,  che 
quasi  compiacevasi  di  sfidare.  Vedansi  su  di  lui  gli  scritti  di  S.  Pellini,  sovrattutto  G. 
Prina  Ministro  delle  finanze  del  Regno  d'Italia,  Novara,  1£00. 


60 


questo  non  fosse  possibile  di  pagare  a  lui  qui  la  detta  somma  e  che  lui 
pensi  a  fartela  avere  a  Vienna,  e  che  la  spedizione  non  fosse  fatta  più 
tardi  di  domani  4  corrente  ;  nel  caso  poi  che  il  sig.  Obicini  non  potesse  fa- 
vorirci in  nessun  modo,  il  Bolchese  anderà  o  da  Bignami,  o  da  Carli^  o  da 
Balabio^,  infine  da  quello  che  si  troverà  il  più  onesto,  e  si  farà  dare  da  essi 
una  lettera  di  cambio  da  pagarti  in  contanti  a  Vienna.  Domani  adunque 
o  il  denaro,  o  la  cambiale  ti  sarà  sicuramente  spedita,  giacché  ho  dato 
ordine  preciso  al  Bolchese  che  non  lasciasse  sfuggire  l'Ordinario  di  domani, 
ben  inteso  che  se  sarà  obbligato  d'appigliarsi  al  partito  della  cambiale, 
non  sarà  pagata  qui  la  somma  al  banchiere  che  quando  avrò  avviso  da  te 
che  hai  ricevuta  la  somma.  Puoi  essere  sicuro  che  se  non  sei  stato  servito 
prima  non  è  certo  per  risparmio  di  passi,  e  di  diligenze,  tanto  per  parte 
di  Calderara  quanto  per  quella  del  Bolchese;  vorrei  essere  stata  ancor' io 
a  Milano  per  vedere  se  fosse  stato  possibile  di  servirti  più  sollecitamente. 
Vedo  mio  caro  che  sarò  obbligata  d'appigliarmi  al  partito  di  pranzare  in 
casa,  per  non  esacerbare  gli  animi,  giacché  sono  persuasa  che  se  il  facessi 
diversamente,  ciò  che  sarebbe  per  circa  quindici  giorni,  dato  il  tuo  arrivo 
per  circa  la  metà  del  corrente,  sicuramente  direbbero  che  è  un'ordine  che 
ho  ricevuto  da  te,  e  ciò  ti  potrebbe  essere  ascritto  a  delitto,  tu  vedi  che 
non  è  certo  un  divertimento  per  me,  ma  cosa  vuoi?  a  questo  mondo  bisogna 
sacrificare  alle  volte  e  denari  e  se  stesso  per  avere  la  pace  ;  spero  adunque 
che  questa  mia  determinazione  otterrà  la  tua  approvazione,  ed  essa  è  la 
sola  che  bramo  avere  in  tutte  le  mie  operazioni.  Le  mie  sorelle  sono  di 
ritorno  dalla  campagna,  onde  io  anderò  con  loro  in  teatro.  La  sposa 
Litta^  fa  tutte  le  visite,  ed  è  già  stata  dalla  Bigli,  essa  è  trovata  gene- 
ralmente e  bella  e  spiritosa,  Pompeo  è  allegrissimo.  Peppino  Calderara, 
Fornari  l'Abate  e  Berzio*  ti  salutano.  Addio  mio  caro  Federico,  ricevi  le 
proteste  dell'amore  il  più  costante 

aff.ma  Moglie 
Teresa. 

Chargée  d'office  N.  331 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb 
à  Vienne 


1)  Tomaso  Carli  aveva  banco  in  Milano,  in  contrada  dei  Meravigli  al  N.  2378. 

2)  Allude  alla  notissima  ditta  dei  banchieri  Ballabio  e  Besana. 

3)  Cioè  l'Albani,  pili  volte  ricordata. 

4)  La  famiglia  Berzio  figura  fra  quelle  ammesse  agli  onori  di  corte  nell'elenco  generale, 
compilato  nel  1776  (vedasi  Calvi,  //  patriziato  milanese,  cit.  pp.  471  e  475). 


—  61  — 

XXXVIII 

Arcìiivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  29. 

Robecco  il  6  Novembre  1812. 
Carissimo  Federico, 

Eccomi  ancora  lode  al  Cielo  in  Robecco,  ciò  che  devo  alle  mie  replicate 
istanze  unite  a  quelle  di  Calderara  presso  la  M.  G.,  la  quale  mi  disse  che 
si  fermerà  qui  fino  a  Lunedì  o  Martedì  per  vedere  se  la  campagna  può 
essere  giovevole  al  Ciechino,  il  quale  sta  bene  di  salute  ma  è  ancora 
debole  sulle  gambe,  cioè  egli  fa  qualche  passo  senza  appoggio  ma  molto 

meno  sicuro  di  quel  che  li  facesse  prima  della  febbre . 

1 

Felber  è  a  letto  a  Milano  con  una  febbre  reumatica  infiammatoria,  ora  egli 
sta  meglio.  Il  Bolchese  non  mi  ha  riscontrato  ancora  di  quel  che  abbia 
fatto,  per  spedirti  o  i  denari  o  la  cambiale,  ma  spero  che  questo  silenzio 
indichi  il  felice  esito  della  commissione;  veramente  avrei  amato  essere 
riscontrata  per  potermi  tranquillizzare  su  questo  proposito.  Ho  scritto  al 
Prina  perchè  faccia  fare  la  selciatura  dalla  parte  del  giardino  mentre  dura 
ancora  il  buon  tempo,  e  perchè  sia  di  giovamento  per  le  prime  acque; 
avrei  amato  poter  andar  sul  luogo  per  dare  le  disposizioni  più  sicuramente, 
ma  mi  lusingo  di  avervi  supplito  per  iscritto,  avendo  io  per  mezzo  di 
Calderara  Peppino  fatto  la  descrizione  quale  deve  essere  fatta,  insomma 
con  quelle  avvertenze  che  mi  hai  scritto.  La  sposa  Litta  ha  un  gran  sucesso 
in  Milano  e  in  casa  sua  ne  sono  infatuati,  Domenica  essa  è  andata  a  Monza 
per  essere  presentata  alla  Principessa,  e  in  quell'occasione  essa  ha  veduto 
la  Duchessa,  2  la  sposa  ha  fatto  l'atto  di  volerle  baciare  la  mano,  ma  la 
Duchessa  l' ha  abbracciata,  il  Duca  invece  si  è  lasciato  baciare  la  mano,  e  l' ha 
in  seguito  abbracciata.  So  niente  cosa  succeda  degli  sposi  Giulini,  mi  dicono 
che  la  sposa  è  sempre  in  stupore  per  tutte  le  cose  che  le  riescono  nuove,^; 
la  prima  volta  che  essa  è  andata  in  carezza,  essa  ha  messo  le  mani  alle 
orecchie,  e  ha  domandato  se  avrebbe  sentito  sempre  quel  rumore.  Sono 
tre  giorni  che  il  Principe  Albani^  è  arrivato  a  Milano.  Il  padre  Carlo  non 


1)  Si  tralasciano  notizie  sulla  salute  dei  vari  membri  della  famiglia. 

2)  La  Duchessa  Litta  (cfr.  la  nota  3  a  pag.  22)  era  dama  d'onore  della  regina,  il  Duca 
Antonio,  suo  marito,  era  Gran  Ciambellano,  Grande  Ufficiale  della  Corona,  Gran  Dignitario 
della  Corona  di  ferro,  Senatore  del  regno  d'Italia.  Questo  primo  duca  Litta  fu  gentiluomo 
sontuoso  fd  ospitale. 

3)  Quella  giovane  non  era  escita  di  collegio  che  per  sposarsi. 

4)  Il  principe  Carlo  Albani,  padre  della  giovane  che  andava  sposa  a  Pompeo  Litta  ed 
era  figlia  di  una  Casati  (Teresa),  cavaliere  del  Toson  d'Oro  e  ciambellano  di  S.  M.  aposto- 
lica. Era  stato  maggiordomo  dell'arciduca  Ferdinando. 


—  62 


è  più  per  il  triumvirato;  esso  è  tutto  dedito  ed  incantato  della  Nipotina; 
dalla  Trivulzj  ci  è  andato  rarissime  volte,  e  tu  vedi  che  era  l'occasione 
di  tenerle  compagnia;  l'Annoni  mi  disse  jeri  che  in  tutti  questi  giorni 
ch'egli  si  trova  a  Milano  non  l'ha  mai  visto  una  sol  volta;  quella  colla 
quale  si  porta  ancora  discretamente  è  con  me,  egli  veniva  quasi  tutti  i 
giorni  a  vedermi,  e  per  prendere  le  mie  commissioni,  ma  dopo  la  mia  venuta 
a  Robecco  credo  di  potermi  mettere  nel  numero  delle  altre,  giacché  egli 
non  si  è  fermato  qui  che  quattro  giorni,  la  M.  G.  fece  molte  istanze  perchè 
ritornasse;  egli  rispose  che  ciò  non  era  possibile  per  ragione  dell'impiego, 
ma,  dopo  tre  giorni,  egli  è  andato  a  Buffalora\  dove  vi  si  è  fermato  per  tre 
giorni,  e  ci  ritorna  anche  domani,  ti  assicuro  che  è  un  vero  frate  per  tutti 
i  rapporti.  Ieri  sono  stata  a  Cuggiono,  questa  sera  tutta  la  compagnia  viene 
qui  a  passare  la  sera,  la  M.  G.  si  era  un  po'  turbata  apparentemente  di 
questa  visita,  ma  dopo  ha  fatto  vedere  che  ciò  le  faceva  piacere  pensando 
per  la  distribuzione  delle  partite.  Quest'anno  abbiamo  guadagnato  per  la 
nostra  conversazione  il  Consigliere  Barzi  con  sua  moglie,  la  quale  è  una 
vera  sabetfa^  in  tutta  l'estensione  del  termine,  dalla  sua  bocca  non  sorte 
mai  cosa  sensata.  Rasini  si  porta  bene  e  con  buonissime  maniere,  egli  è 
veramente  un  buon  diavolo,  Berzio  si  porta  parimenti  bene,  ma  credo 
ch'egli  parta  domani,  Fornara  poi  non  ne  indovina  mai  una  colla  M.  G.; 
egli  è  però  vero  che  non  è  molto  gentile  e  che  manca  di  quei  riguardi 
che  si  devono  avere,  qual'è  quello  di  lasciarsi  mai  vedere  tutta  la  mattina, 
ed  alla  sera  di  ritirarsi  subito  che  mettono  i  tavoli  di  Tarocco,  e  di  non 
comparire  più  che  sul  tardi.  La  M.  G.  non  manca  di  dargli  delle  tuffiate 
esaltando  ad  ogni  tratto  i  meriti  di  Monsignor  Prata,  della  sua  amabilità 
e  dell'  utilità  della  sua  persona.  Se  fosti  di  parola  questa  lettera  non  do- 
vrebbe ritrovarti  a  Vienna,  ma  siccome  mai  ho  ricevuto  lettera  nella  quale 
mi  accenni  la  tua  partenza  di  costi  continuo  a   scriverti.   Non   chiudo  la 

lettera ^  se  posso  pescare  qualche  nuova  della  comitiva 

Annoni,  frattanto  ti  abbraccio. 

Mezza  notte.  —  Niente  di  nuovo,  fuori  che  i  musici  sono  partiti  lunedì, 
eccettuata  la  Marcolini'*  la  quale  difficilmente  potrà  dispensarsi  di  alcune 
scritture  preventive.  La  M.  G.  è  stata  gentilissima  colla  brigata  Annoni  del 
qual  numero  era  la  Contessa  Cicogna^,  essa  ci  ha  fatto  comparir  all'improvviso 
dei  buoni  gelati  d'ananas  e  in  molta  quantità,  l'ananas  ci  è  stato  regalato 


1)  Verosimilmente  nella  villa  di  casa  Calderara. 

2)  Sabetta  nel  vernacolo  milanese  vale  chiaccherona,  ficcanaso,  non  senza  accenno  ad 
indiscrezione  e  malizia. 

3)  Lacuna  prodotta  dall'esser  queste  parole  ricoperte  dalla  ceralacca. 

4)  Maria  Marcolini  era  una  cantante  ammiratissima  a  quei  tempi.  Per  lei,  che  cantava 
nell'autunno  del  1811  al  teatro  del  Corso  di  Bologna,  il  giovane  Rossini  compose  "L'equi- 
voco stravagante,,.  Anche  "La  pietra  del  paragone,,  (1812)  e  "L'Italiana  in  Algeri  „  (1813) 
furono  scritte  per  lei  ;  si  ritirò  dalle  scene  nel  1818. 

5)  La  Contessa  Teresa  Cicogna,  nata  Marliani,  era  madre  della  contessa  Leopolda  An- 
noni nata  Cicogna. 


—  63 


dalla  marchesa  Magenta',  la  quale  mi  ha  detto  più  volte  di  salutarti.  Per 
eccitare  in  te  un  po'  d'  invidia  ti  dirò  che  in  questi  giorni  ci  ha  fatto  da 
pranzo  il  sig.  Pedrino,  e  molto  bene,  per  la  ragione  che  la  M.  G.  aveva 
già  spedito  a  Milano  il  cuoco.  L'Annoni  mi  ha  invitata  d'andare  a  Cug- 
giono  dopo  S.  Eugenio,  alla  qual  epoca  si  troverà  anche  la  Vittoria  (la 
quale  è  molto  scaduta  di  figura,  bisogna  dire  che  pare  abbia  sofferto  della 
morte  di  suo  marito)  io  mi  scusai  adducendo  la  malattia  del  Cicchino,  il 
quale  domanda  la  mia  assistenza;  essa  ha  trovato  giuste  le  mie  ragioni. 
Addio  mio  caro.  Amami  e  credimi 

aff.ma  Moglie 

Teresa. 

Chargée  d'Office  N.  357. 
A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb  à 
Vienne 


XXXIX 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  30. 

Robecco  r  8  Novembre  1812. 
Carissimo  Federico, 

Ho  ricevuto  ieri  la  tua  carissima  lettera  del  24  e  28,  la  quale  mi  ha 
fatto  un  grandissimo  piacere,  essendone  già  da  due  ordinar]  priva,  ciò  che 
mi  ha  dato  delle  inquietudini.  Non  mi  parli  niente  di  quando  sia  fissata 
la  tua  partenza  da  Vienna,  cosa  che  mi  fa  temere  possi  ritardare  la  tua 
venuta,  ciò  che  sarebbe  per  me  un  grandissimo  dispiacere.  Cicchino  sta 
bene  e  pare  che  vada  rimettendosi,  e  che  fra  pochi  giorni  egli  sarà  come 
prima  della  febbre.  La  M.  G.  sta  bene.  Martedì  si  parte  assolutamente,  ciò 
che  mi  fa  vero  dispiacere,  approfitterò  però  della  libertà  che  mi  lasci  d'andare 
alla  Santa  ove  ci  anderò  alla  fine  di  questa  settimana,  se  S.  Eugenio  si 
celebra  a  Monza  o  lunedì  venturo  se  si  fa  a  Milano.  Credo  che  condurrò 
nessuno  con  me,  tu  sai  che  non  mi  dispiace  l'essere  sola,  altronde  sono 
sempre  inquieta  che  quella  persona  si  possa  annojare,  e  questo  pensiero 
basta  per  amareggiare  il  piacere  della  compagna.  Quanto  mi  dici  circa  il  ca- 
vallo di  sella  non  potrò  eseguire  niente,  giacché  questi  giorni  non  sta  bene. 


1)  Donna  Teresa  Melzi,  del   conte   Gaspare,  aveva   sposato  il  marchese  Guido  Magenta, 
patrizio  milanese. 


—  64  — 

\  Fra- 
sconi è  venuto  a  parlarmene,  dicendo  di  averlo  sentito  in  casa  Lumiares  ,  io 
ci  ho  dato  un  vada^;  il  cocchiere  della  Pestagallo  ^  ne  ha  parlato  a  Peppino 
Calderara,  ciò  che  mi  fa  credere  che  la  cosa  sia  sparsa,  e  non  so  come 
questo  sia  sucesso.  Andando  io  in  campagna,  e  non  potendo  come  tu  sai, 
prevalermi  della  gente  di  mia  suocera,  ed  avendo  io  bisogno  del  cocchiere, 
la  M.  G.  mi  ha  detto  di  mandare  il  cavallo  da  lei,  che  il  suo  cocchiere  ne 
avrà  tutta  la  cura,  purché  io  lo  faccia  curare  dal  nostro  marescalco,  io  le 
ho  detto  che  accettavo  la  sua  proposizione,  e  spero  che  anche  tu  ne  sarai 
contento;  tu  vedi  che  era  impossibile  il  tacitare  la  sua  malattia  alla  M.  G. 
giacché  in  primo  luogo  essa  sa  tutto  e  poi  non  avrei  saputo  quale  ragione 
darle  per  dovere  lasciare  a  Milano  il  cocchiere  coi  cavalli.  Siccome  se  io 
pranzassi  in  casa  questi  pochi  giorni,  e  che  non  mi  fermassi  7  giorni  alla 
Santa  dovrei  pagare  in  casa,  e  ti  sarei  cosi  una  spesa  doppia,  la  M.  G. 
mi  ha  detto  di  andare  da  lei  in  questi  giorni  a  pranzo,  ed  io  proverò  di 
questo  Tranquillo,  non  so  se  la  cosa  sarà  male  interpretata,  ma  essa  mi 
par  giusta.  Mercoledì  giorno  4  ti  è  stata  spedita  la  cambiale  del  banchiere 
Carli  per  le  sei  mille  lire,  spero  ch'essa  ti  giungerà  in  tempo;  non  è  stato 
fattibile  di  servirsi  del  mezzo  d'Obicini  il  quale  era  assente  ;  dalla  lettera 
del  Bolchese  rileverai  a  quai  patti  si  è  avuta,  Peppino  Calderara  mi  disse 
che  sono  regolari.  Tutti  gli  operai  sono  partiti  da  alcuni  giorni  dalla  Santa, 
ove  si  va  facendo  la  selciatura  dalla  parte  del  giardino,  vedrai  al  tuo 
ritorno  che  sarà  necessario  di  far  abassare  un  poco  il  giardino  avanti  alla 
casa,  cioè  il  pezzo  avanti  il  quale  è  più  alto  del  Potage,  e  tal  lavoro  è 
vantaggioso  a  farlo  l'inverno  quando  i  villani  hanno  niente  da  fare.  Non 
ti  posso  dar  nuove  di  Corte,  giacché  io  vedo  nessuno  che  la  frequenti,  e 
Annoni  sai  che  ci  va  poco  quando  non  v'è  il  Principe,  quello  però  che 
so  è  che  Belisomi  sarà  quanto  prima  di  ritorno,  per  la  ragione  che  non 
si  rimette  dalla  sua  contusione,  Alemagna  spera  di  essere  posto  in  libertà 
all'arrivo  di  Cavaletti,  ma  non  si  sa  niente  di  positivo.  Giovedì  scorso  la 
Contessa  Biglj  ha  dato  un  pranzo  al  Principe  Albani,  e  Giovedì  venturo 
ne  darà  uno  alla  sposa  Litta,  al  quale  é  invitato  mio  suocero,  io  non  lo 
sono,  forse  perchè  non  sa  che  sarò  a  Milano.  Ho  mandato  Tranquillo 
dal  sig.  Obicini  per  sapere  qualche  cosa  rapporto  alla  spedizione  del  ritratto 


1)  Continua  così  a  parlare  del  cavallo  malato. 

2)  "Dare  un  vada,,  è  espressione  dialettale,  della  quale  sonvi  esempi  nel  Porta,  per  in- 
dicare il  liberarsi  da  importuni. 

3)  Donna  Camilla  Pe.stagalli  nata  Calderara  è  una  delle  dame  inscritte  nell'  Elenco  Ge- 
nerale delle  nobili  signore  ammesse  nel  1776  agli  onori  della  Regia  Ducal  Corte  (cfr.  Calvi, 
//  patrieiato  milanese  cit-  p.  493).  Era  la  vedova  di  quel  Don  Giuseppe  Pestagalli  che  il 
26  dicembre  1759  otteneva  l'ammissione  al  patriziato  milanese  (Cfr.  Calvi,  op.  cit.,  p.  43,  e 
Giampiero  Corti,  Armoriale  italiano  in  Giornale  araldico-genealogico-diplomatico  anno 
XXIII,  p  293)  e  che  lasciò,  morendo  nel  1807,  un'ingente  sostanza  all'Ospedale  Maggiore 
(cfr.  Canetta,  op.  cit.  pp.  145-146).  I  Pestagalli  esercitavano,  per  diritto  ereditario,  l'ufficio  di 
"  contatore  della  mezz'annata  „. 


—  65 
ma  fin'ora  non  ho  avuto  risposta.    . 


Questa  sera  doveva  venir  qui  la  compagnia  Annoni,  ma  il  cattivo  tempo 
ce  lo  ha  impedito,  la  M.  G.  era  disposta  a  rinnovare  il  trattamento  di  ge- 
lati; credo  che  tanto  una  cosa,  quanto  1'  altra  seguiranno  domani.  Peppino 
Calderara,  Fornara  ti  salutano  caramente,  come  pure  anche  la  M.  G.  A 
rivederti  mio  caro,  ma  presto,  ti  assicuro  che  sono  in  procinto  di  perdere 
la  pazienza  aff.ma  Moglie 

Teresa. 

Chargée  d'Office  N.  368. 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
chez  le  Banquier  Obicini  e  Fierb 
à  Vienne 


XL 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

A  Vienna. 
N.  3L 

Milano  I'll  Novembre  [1812]. 
t^arissimo  Federico, 

Ieri  alle  tre  ore  sono  giunta  a  Milano,  siccome  io  aveva  una  necessità 
d'andare  al  mio  appartamento,  mia  suocera  è  venuta  poco  dopo  a  ritrovarmi, 
ed  anche  con  modi  graziosi,  io  le  dissi  che  avevo  intenzione  d'andare  da 
lei,  ciò  che  feci  poco  dopo  colla  scusa  di  vedere  i  ragazzi  ^^  io  le  dissi  che 
non  mi  fermava  a  pranzo  in  casa,  trattandosi  che  mi  fermava  solo  tre  o 
quattro  giorni,  alla  qual  cosa  essa  non  rispose  niente.  Ciechino  sta  bene 
di  salute,  ma  non  ha  ancora  ricuperata  la  sua  forza,  egli  cammina  per 
alcuni  tratti  di  strada  solo  ma  con  molta  difficoltà;  spero  che  l'aria 
della  Santa  gli  farà  bene,  io  conto  d'andarvi  sabbato  se  avrò  niente  che  si 
opponga.  La  mia  salute  è  buona,  come  pure  anche  quella  della  M.  G, 
Felber  è  a  letto  con  una  gastrica  che  lo  rende  d'una  somma  debolezza, 
e  la  cosa  è  piuttosto  seria.  Ho  visto  questa  mattina  la  Contessina  d'Adda^, 
la  quale  è  stata  contentissima  della  tua  lettera,  essa  è  dimagratissima. 


1)  Proseguono  i  particolari  dell'azienda  domestica. 

2)  Allude  certo  ai  suoi  cognati,  figli  del  secondo  matrimonio  di  suo  suocero:  Carlo,  di- 
venuto assai  giovine  direttore  del  ginnasio  di  S.  Alessandro,  Eugenio,  che  fu  poi  barnabita, 
e  Luigi,  che  sposò  la  Vigoni  e  dal  quale  discendono  i  Confalonieri  ora  viventi. 

3j  Con  ogni  probabilità  si  tratta  sempre  della  d'Adda  Anguissola.  ^Cfr.  la  nota  7  a  p.  27). 


—  66 


Questa  mattina  sono  stata  dalla  Trivulzi  Vittoria  ;  essa  ha  cattivissima  cera, 
ma  era  di  buon'umore.  La  sposa  Litta  ha  innamorato  tutta  la  casa  per  le 
sue  maniere,  e  bellezza,  ad  eccezione  della  Duchessa,  la  quale  le  fa  tutte  le 
sgarberie.  Domani  vi  sarà  comedia  a  Monza  per  il  giorno  di  S.  Eugenio»  ; 
non  so  nuove  non  avendo  visto  nessuno  che  appartenga  alla  Corte.  Oggi 
il  sig.  Rizzardi  ha  fatto  un  pagamento  di  30  m.  lire,  le  quali  saranno 
impiegate  domani  presso  il  sig.  Galieni.  Oggi  vado  a  pranzo  dalla  M,  G. 
domani  anderò  dalla  d'Adda,  se  però  non  sono  invitata  per  il  pranzo  della 
Biglj.  Ieri  sera  sono  stata  in  Teatro,  e  Pirlot  è  stato  il  mio  servente.  È 
dalle  dieci  della  mattina  che  sono  assediata  di  visite  e  seccature,  le  quali 
mi  hanno  impedito  di  scriverti,  fuori  che  un  quarto  d'ora  che  ho  passato 
dalla  Vittoria,  la  quale  mi  ha  fatto  dire  che  voleva  vedermi,  ciò  che  mi  ha 
così  stretta  dal  tempo,  essendo  già  le  quattro  ore  passate,  e  dovendo  la 
mia  lettera  essere  alla  posta  per  le  4  e  1/2»  scrivo  con  una  fretta 
somma,  e  sarà  un  miracolo  se  arrivi  a  leggermi.  Addio  mio  caro  ti  abbraccio 
con  tutto  il  cuore  e  mi  protesto  aff.ma  Moglie 

Teresa. 


XLI  • 

Archivio  Frangipane  -  Castel  di  Per  petto  [Udine)        Inedita. 
Teresa  Gonfalonieri  al  Conte  Cintio  Frangipane 

Milano  il   12  novembre  [1812]. 
Sig    Conte 

La  mia  gran  malattia  è  stata  di  un  sol  giorno  di  durata  e  di  nessunissima 
conseguenza.  Il  mio  Ciechino  ha  avuto  due  giorni  la  febbre,  ma  grazie  al  cielo 
ora  sta  benissimo  ;  cioè  egli  è  nello  stato  in  cui  si  trovava  alla  Santa.  Solo  ieri 
l'altro  siamo  ritornati  dalia  campagna,  nell'intenzione  di  andare  in  un'altra 
quanto  prima,  e  subito  che  alcuni  piccioli  affari  me  lo  permetteranno.  Domenica 
sarò  sicuramente  a  Monza,  ella  è  una  giornata  che  non  vorrei  mancare  d'andarvi  ^ 
e  ciò  lo  riguardo  come  un  preciso  dovere.  La  ringrazio  dell'  interessamento 
che  prende  per  la  mia  salute  e  vorrei  avere  occasione  di  dimostrargliene  la 
mia  riconoscenza.  Sono  di  fretta  ma  con  tutta  la  stima 

T.  Gonfalonieri. 

v:  A  Monsieur  le  Comte  Frangipane 
Sénateur  et  Chevalier  d'  Honneur  ' 

de  S.  M.  1.  et  R. 

Monza 


1)  Ricorre  il  15  novembre. 

2)  In  tal  giorno  appunto  ricorreva  l'onomastico  del  viceré,  come  s'è  detto. 


—  67  — 

XLII 

Archivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  1. 

Monza,*  il  27  Luglio  1813. 
Undici  e  mezza  della  sera. 
Carissimo  Federico 

Eccomi,  mio  caro,  esatta,  a  principiare  il  mio  carteggio;  veramente  avrei 
dovuto  aspettare  domani  per  darti  le  ulteriori  nuove,  ma  l'andata  di  domani 
mattina  alle  otto  alla  Feluca  ^  mi  avrebbe  impossibilitato  di  scriverti  per 
la  ragione  che  il  corriere^  partirà  quando  non  ci  saremo.  Nessun  invito 
per  quel  che  credo,  a  questo  déjeuné  per  la  ragione  che  vi  saranno  an- 
che i  ragazzi,  è  un  déjeuné  di  famiglia.  Tu  sai  che  ora  il  Principe 
gusta  infinitamente  questi  piaceri,  egli  è  sempre  colla  sua  cara  metà  tête 
à  tête,  di  buonissimo  umore,  e  si  sentono  sin  di  fuori  a  ridere,  a  godersela, 
che  ne  dici?  Ho  ricevuto  la  tua  lettera,  che  mi  hai  scritto  prima  della  tua 
partenza  ;  le  nuove  che  ivi  mi  dai  non  sono  state  conosciute  qui  che  oggi 
per  la  ragione  semplicemente  che  esse  erano  sul  giornale.  La  nomina  ^  della 
Litta  è  la  sola  che  mi  abbia  fatto  piacere;  avere  una  Terzaghi^  per  collega! 
Ti  assicuro  che  sono  disperata  ;  ella  è  una  di  quelle  persone  che  vivono 
di  tracasserie,  e  per  conseguenza  detestabile.  Le  nomine  mascoline  poi 
non  meritano  l'incomodo  di  occuparsene  gran  che,  che  volendo  scegliere 
bisogna  cadere  su  Cicogna,^  tu  vedi  ch'egli  è  una  bella  pezza.  Dai 
giornali  sappiamo  l'armistizio  prolungato,  il  Congresso  aperto"  ecc.,  ma  qui 
non  se  n'è  fatta  parola;  ti  assicuro  che  per  darti  delle  nuove  bisognerebbe 
che  le  inventassi,  tanto  siamo  tenuti  al  giorno  delle  cose.  Per  Martedì 
si  avrà  una   cantata  e  una  festa  da  ballo,  puoi  giudicare  quanta  volontà 


1)  La  contessa  Teresa  era  di  servizio  alla  villa  reale  di  Monza,  ove  i  principi  s'erano 
trasportati  il  17  luglio,  giungendovi  dalle  provincie  venete. 

2)  La  villa  Feluca,  celebre  per  gli  affreschi  del  Luini,  era  divenuta  proprietà  della  corona. 

3)  Questo  corriere,  fra  Milano  e  Monza,  che  esiste  tuttora  con  qualche  mutamento  recato 
dai  tempi,  aveva  forse  allora  un  particolare  carattere  di  corriere  della  Corte.  Ma  non  deve 
confondersi  coi  corrieri  imperiali,  trascorrenti  velocemente  al  gran  galoppo  da  l'una  all'altra 
posta  e  dei  quali  parla  L.  Ratti,  op.  cit. 

4)  Avevan  avuto  luogo  alcune  nuove  nomine,  che  avevan  chiamato  a  far  parte  della  corte 
vicereale  il  duca  Visconti  come  ciambellano,  Giovanni  Cicogna,  Balabio  e  Erba  come  scudieri 
e  le  signore  Albani,  Greppi,  Lechi,  Litta  e  Terzaghi  come  dame  di  palazzo.  Prestaron  giu- 
ramento in  .Milano  il  1'  Agosto  v.  A.  Comandini,  L'Italia  nei  cento  anni  del  secolo  XIX 
i8o^-i82S,  Milano  1901-02,  pag.  646. 

5)  La  marchesa  Terzaghi  nata  Carcassola. 

6)  Giovanni  Cicogna  Mozzoni,  fratello  cadetto  di  Carlo,  morì  nel  1S75  di  85  anni. 

7)  Allude  al  congresso  di  Praga,  che,  come  è  noto,  si  chiuse,  dopo  abile  schermaglia  del 
Metternich   colla  defezione  dell'Austria  dall'alleanza  con  Napoleone  I. 


68  - 


abbia  di  goderne  *  ;  temo  che  quel  giorno  sarò  insopportabile,  tanto  mi  trovo 
indisposta  contro  questi  divertimenti;  tu  sai  se  ora  sta  in  mio  potere  di 
divertirmi.  Ho  ricevuto  oggi  una  lettera  di  mia  suocera  nella  quale  mi 
dice  che  Carlino  sta  meglio;  che  vi  sono  dei  gran  torbidi  nel  matrimonio, 
e  mi  pare  ch'essa  dubiti  assai  dell'esito.  Io  mi  conterrò  colle  mie  sorelle 
nella  maniera  che  mi  dici,  ciò  che  farò  anche  riguardo  all'andare  a  Carate. 
Io  sono  qui  staccata  di  tutto  ciò  che  amo  a  questo  mondo;  tu  sei  andato 
in  paesi  dove  non  vorrei  avesti  a  dimenticarti  della  tua  povera  Teresina; 
il  solo  pensiero  mi  fa  scoppiare  il  cuore;  non  dimenticarti  per  carità  di 
me,  ricordati  che  la  più  piccola  cosa  che  scopro,  di  quel  tal  genere  che  mi 
fa  tanto  orrore,  può  costarmi  la  vita;  se  essa  non  ti  è  indifferente  tu  sai 
il  mezzo  di  renderla  felice.  Ho  fatto  la  tua  ambasciata  alla  Sandizell,  essa 
mi  disse  che  doveva  appunto  scrivere  a  suo  cugino  per  dirgli  che  la  Prin- 
cipessa si  associa  alla  sua  opera  e  crede  anche  il  Principe,  mi  dispiace 
che  potrai  farti  poco  merito  coU'autore,  se  le  persone,  alle  quali  potevi 
proporla,  se  ne  provvedono  per  altro  canale.  La  mia  salute  è  sempre  nello 

stesso  stato 

^    Dammi  le  nuove  più  dettagliate  che  puoi 

della  tua  salute.  Addio  mio  caro  ti  abbraccio  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 


XLIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Monza  il  31  Luglio  1813. 
Carissimo  Federico 

Oh  quanto  ti  ringrazio  della  sollecitudine  colla  quale  mi  hai  dato  le  tue 
nuove!  certo  che  non  potevi  farmi  un  maggior  piacere;  spero  che  avrai 
proseguito  nella  stessa  maniera  il  tuo  viaggio,  ciò  che  bramo  di  sapere 
con  vera  ansietà.  Pisani  ^  mi  ha  portato  egli  stesso  la  tua  lettera,  jer  l'altro 
alla  sera,  ma  io  non  lo  vidi  per  la  ragione  ch'ero  al  famoso  divertimento 
del  bigliardo.  Il  Principe  e  la  Principessa  mi  trattano  con  gentilezza,  essi 

1)  In  quell'anno  era  morto  il  1°  giugno  il  bimbo  di  donna  Teresa,  (v.  la  nota  4,  a  pag.  8), 
che  abbiamo  veduto  continuamente  travagliato  da  gravi  malattie.  Non  v'è  proprio  bisogno 
di  riprendere,  per  spiegare  la  morte  del  fanciullo,  la  stolida  voce  che  il  padre  lo  avesse 
lasciato  cadere  palleggiandolo. 

2j  Si  omettono  ulteriori  ragguagli  sulla  salute  della  contessa  Teresa. 

3)  Il  Conte  Pietro  Vittor  Pisani  (1760  1847)  era  ciambellano  vicereale.  Nato  nel  1760  da 
Vittore  e  Teresa  Della  Vedova,  sposò  Caterina  Maria  Zurlo.  Possedeva  la  celebre  tela  di  Paolo 
Veronese:  "  La  famiglia  di  Dario  dinanzi  ad  Alessandro  „,  che  il  figlio  di  lui  vendette  poi  alla 
National  Gallery  di  Londra. 


—  69  — 

mi  hanno  detto  ieri  sera  che,  giacché  non  avevo  mio.  marito  a  Milano,  mi 
poteva  fermare  con  loro  ancora  per  alcuni  giorni,  anche  non  essendo  di 
servizio,  che  non  mi  dicevano  questo  per  vincolarmi,  ma  che  devo  fare 
puramente  quello  che  mi  piace;  tu  vedi  che  non  mi  potevo  rifiutare  a 
questo  grazioso  invito;  altronde,  pur  troppo  ho  niente  che  mi  richiami  a 
Milano,  ed  anzi  in  questo  momento  è  per  me  il  soggiorno  il  più  penoso; 
non  ci  sei  tu  a  rendermelo  aggradevole.  Siccome  ho  lasciato  a  Milano  i 
brillanti,  e  tutto  ciò  che  mi  occorre  per  il  giorno  della  Principessa*,  e  non 
sapendo  dove  siano  i  primi,  altri  che  me,  così  bisogna  che  domani  a  sera 
dopo  il  Circolo  me  ne  vada  a  Milano,  dove  starò  il  Lunedì,  ed  il  Martedì 
mattina  verrò  sull'ora  fresca  a  Monza,  oppure  Lunedì  dopo  il  pranzo  ;  circa 
ai  cavalli  mi  regolerò  nel  modo  che  mi  hai  indicato,  non  dubitarne  ne  avrò 
tutta  la  cura,  povere  bestiole,  ci  voglio  bene!  Il  Principe  mi  ha  regalato 
un  Colie,  coi  suoi  pendenti  in  perline  fine,  e  grossa  perla  in  oro,  il  quale 
è  molto  grazioso,  ed  è  dell'ultima  moda  a  Parigi,  egli  non  è  gran  cosa  circa 
al  valore,  ma  sicuramente  meglio  questo  che  un  vestito  di  Taffetas.  Do- 
mani presteranno  giuramento  le  Dame  nuovamente  nominate,  ed  i  nuovi 
officiali  della  Casa.  ^  Il  battesimo  non  avrà  luogo  il  giorno  tre;^  per  la 
ragione  che  la  Principessina  è  ammalata  d' un  forte  tenesmo,  ora  sta  meglio, 
ma  il  medico  disse  ieri  in  segreto  ch'ella  è  stata  in  pericolo,  cosa  che  non  ha 
mai  esternato  qui,  e  per  conseguenza  ti  prego  a  non  parlarne.  Credo  che 
avranno  da  destinare  una  Dama  per  portarla  al  battesimo,  invece  di  M.e 
Vurmb  giacché  questa  fa  da  madrina;  non  sarei  malcontenta  d'aver  io  questa 
destinazione,  ma  fin'ora  non  si  è  parlato  di  questa  cosa.  Nuove  non  ve  ne  sono 
a  nostra  notizia  che  quelle  dei  giornali,  onde  non  occorre  che  te  ne  parli.  La 
Mamma  Grande  è  andata  a  Desio  *  Giovedì  dopo  pranzo,  già  essa  non  mi 
ha  fatto  dire  niente.  Carlino  sta  meglio,  il  matrimonio  è  molto  inciampato, 
ma  non  rotto,  non  so  però  niente  in  dettaglio.  In  questo  momento  ricevo 
un'ambasciata  della  contessa  Biglj  la  quale  mi  fa  dire  che  giacché  finisco 
domani  il  servizio  mi  pregava  a  passare  da  lei  questi  giorni,  e  ch'essa  si 
ferma  a  Arcole  fino  a  Giovedì,  le  feci  fare  i  miei  ringraziamenti  e  le 
addussi  per  iscusa  l'invito  avuto  dai  Principi,  certo  che  senza  questo  ci 
sarei  andata  con  piacere.  Fagnani  mi  ha  domandato  le  tue  nuove,  e  ti 
saluta,  egli  lavora  qualche  volta  colla  mia  navetta  a  fare  ogiolini^,  dalla 
destrezza  colla  quale  li  fa  si  vede  che  è  stato  esercitato  in  questo  mestiere  ; 


li  L'onomastico  della  viceregina  ricorreva  il  3  agosto  (martedii.  In  tale  occasione  si 
rappresentò  nel  teatrino  di  corte  il  Tempio  di  Imeneo  dramma  del  Franceschinis,  musica  del 
maestro  Ray  (Cfr.  Comandini,  op.  cit.  p.  646). 

2)  Vedi  la  nota  4  a  pag.  67. 

3)  Infatti  Monsignor  Codronchi,  Grand' Elemosiniere,  battezzò  il  15  agosto  soltanto  la 
principessa  Amalia  Augusta  Eugenia,  nata  l'anno  precedente  durante  l'infausta  campagna  di 
Russia  e  sposata  nel  1829  a  D.  Pedro  I  imperatore  del  Brasile.  Morì  nel  1873. 

4)  Desio  era  un'altra  villa  di  casa  Gonfalonieri,  ora  proprietà  delia  contessa  Giulia  Bar- 
biano  di  Belgiojoso  nata  Gonfalonieri. 

6)  Occhielli,  in  milanese. 


—  70  — 

duro  molta  fatica  a  tacere  sulla  scoperta  che  hai  fatto  a  Vienna  sul  suo 

conto,  ed  a  proposito  di  questo  lavoro  che  dicono  poi  che  le  donne  non 

lo  sanno  fare!  La  mia  testa  mi   ha  un  po'   incomodata  e  fisicamente,  e 

moralmente 

I 

Suona  l'ultimo  segno  della  Messa,  alla  quale  bisogna  che  intervenga,  non 
mi  resta  che  il  tempo  di  dichiararmi  con  tutto  il  cuore 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Dipartimento  della  Brenta 

Padoue  p.  Abano  - 


XLIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Monza  il  7  Agosto  1813. 
7  ore  del  mattino. 
Carissimo  Federico 

Abbiti  cura,  per  carità,  non  te  lo  so  raccomandare  abbastanza  ;  è  un'aria 
pestifera  quella  nella  quale  ti  trovi,  è  quasi  una  cosa  generale  il  riportarne 
una  terzana  qualora  non  si  abbia  un'estrema  cura.  La  Duchessa  Litta, 
Frangipane  ed  Alemagna  hanno  tutti  la  terzana,  la  prima  assai  forte,  ti 
assicuro  che  tremo  per  te,  conoscendo  quanto  poco  badi  alla  tua  salute, 
se  ho  una  qualche  influenza  sul  tuo  cuore  ascoltaini  in  questo.  Ho  ricevuto 
la  tua  lettera  del  3;  anche  in  questa  mi  ripeti  che  soffri  dei  tuoi  dolori, 
questo  mi  dà  a  temere  che  sia  anche  di  più  di  quel  che  mi  dici,  rassicu- 
rami al  più  presto  su  questo  articolo  e  toglimi  d'inquietudine.  Non  avendo 
il  tempo  di  trascrivere  la  lettera  di  Giulini  te  la  includo,  vedrai  pur  troppo 
che  l'affare  non  prende  buona  piega,  ho  pregato  Giulini  che  nel  caso  che 
avesse  ulteriori  dettagh  te  li  scriva  direttamente  per  non  ritardarteli,  giacché 
potrebbe  seguire  mandandomeli  qui  e  in  ora  che  fosse  già  partita  la  stafetta^ 
Ho    domandato   al  Bolchese  per  il  sellino,  egli  mi  disse  che  è   rimasto 


1)  Seguono  altre  notizie  sulla  sua  salute.  * 

2)  In  Abano  il  Gonfalonieri  si  ritrovò  colla  famiglia  Mozzoni-Frasconi,  che  conservò  sempre 
con  lui  grande  amicizia. 

3)  Staffette  eran  detti  propriamente  i  corrieri  che  recavan  le  lettere  viaggiando  a  cavallo 
contrapposte  ai  pedoni.  Gfr.  la  nota  6  a  pag.  15. 


'1 


presso  di  te.  Fin'ora  non  ho  avuto  notizie  come  si  sia  condotto  il  coc- 
chiere in  questione,  subito  che  ne  avrò  te  ne  ragguaglierò.  La  M.  G.  alla 
quale  faccio  tenere  esattamente  le  tue  nuove,  mi  ha  mandato  il  Scarpazza 
con  una  lettera,  nella  quale  mi  dice  ch'essa  si  ferma  a  Desio  sino  al 
13  corr.  e  che  mi  vedrebbe  con  piacere  qualora  non  mi  fosse  di  incomodo. 
Lunedi  mattina  adunque  partirò  di  qui  per  Desio  per  passarvi  quei  pochi 
giorni  che  rimangono,  qualora  non  mi  sia  rinnovato  l'invito  di  fermarmi 
qui,  ciò  che  credo  probabile,  giacché  l'altro  giorno  il  Principe  disse  alla 
Durini  me  presente,  nous  vous  ravissons  votre  soeur  pour  une  semaine, 
nous  avons  dit  une,  parce  qu'ainsi  nous  espérons  en  avoir  deux;  se  però 
non  mi  dicono  altro,  io  me  ne  andrò.  Ho  sentito  a  parlare  all'orechio  che 
il  Principe  parta  al  principio  dell'entrante  settimana,  '  ma  però  non  si 
vede  e  non  si  sa  che  si  facciano  preparativi,  io  poi  non  ti  saprei  dir  altro 
giacché  essendo  qui  non  so  nemmeno  le  notizie  che  corrono  in  città,  ove 
sicuramente  si  saprà  qualche  cosa  di  più  positivo.  Altre  nuove  non  ve  ne 
sono  a  nostra  cognizione,  ti  assicuro  che  non  si  parla  mai  di  niente,  ed 
avrei  molta  pena  se  ti  dovessi  dire  di  che  cosa  si  parla.  I  Principi  e 
M.*^  Wûrmb  mi  fanno  molte  gentilezze,  quest'ultima  ha  voluto  venire  a 
vedere  la  Santa,  la  quale  le  è  piaciuta  assai,  e  l'ha  assai  vantata.  Ho 
ricevuto  una  lettera  di  mia  suocera,  la  quale  dice  che  Carlino  sta  molto 
meglio,  e  che  partono  tutti  entro  l'entrante  settimana  per  Carate,  essa 
non  mi  fa  nessun  invito  e  non  mancherò  di  regolarmi  come  mi  hai  indicato. 
Dell'affare  della  Ghita^  non  se  ne  parla  più,  tanto  tuo  padre  quanto  tua 
madre  ci  hanno  sofferto  moltissimo.  Mia  suocera  mi  domanda  con  molta 
premura  le  tue  nuove,  e  mi  dice  che  tuo  padre  non  ne  ha  ancora  ricevute 
direttamente,  pare  che  osservino  questa  cosa,  te  ne  avverto  per  tua 
regola.  Ieri  il  Principe  ha  dato  a  Alemagna  e  a  Bellisomi  la  scatola  col 
suo  ritratto  che  loro  aveva  promesso.  La  mia  salute  è  discreta,  la  mia 
testa  però  si  fa  sentire  tutte  le  volte  che  cangia  il  tempo.  Non  ti  parlerò 
del  mio  umore,  ti  puoi  facilmente  immaginare  come  può  essere  :  il  sonno 
è  bandito  da  me,  bisogna  che  per  poter  dormire  qualche  ora  di  seguito 
abbia  la  pazienza  di  coricarmi  tardi,  e  la  mattina  mi  alzo  piuttosto  di 
buon'ora.  Gran  fatalità  la  mia,  che  non  abbia  nemmeno  questo  tempo  per 
riposare  la  mia  immaginazione,  la  quale  non  vede,  purtroppo,  che  delle 
cose  assai  tristi;  non  starebbe  che  a  te  a  rendermi  felice,  ne  sai  il  mezzo, 
ma  purtroppo  credo  che  non  vuoi  adottarlo.  Dall'ora  che  ti  scrivo  capirai 
che  si  fa  qualche  cosa  di  diverso  dal  solito,  e  infatti  si  parte  alle  otto 


1)  Parti  infatti  la  Domenica  mattina  giorno  8  per  Udine  donde  raggiunse  l'esercito  a 
confini  illirici. 

2)  Donna  Ghita  (cioè  Margherita)  Gonfalonieri  sposò,  a  18  anni,  Don  Giuseppe  Medici 
di  Seregno,  e  mori  poco  dopo  (1815).  Era  sorellastra  di  Federico,  essendo  la  maggiore  dei 
figli  nati  a  suo  padre  dalle  seconde  nozze  con  Donna  Maria  Litta-Modignani. 


72 


per  un  déjeuné  alla  Feluca,  ove  sono  invitati  il  Ministro  dell'Interno^ 
M.""  Méjan  padre,  il  Generale  Vignolle  ^  e  tutto  il  servizio.  La  Principessa 
mi  fa  dire  che  non  si  aspetta  altri  che  me.  Addio,  mio  caro,  ti  abbraccio  e 
credimi  a  fronte  di  tutte  le  prove 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C 


P.  S.  —  Ritorno  in  questo  punto  dalla  Pelucca  e,  non  essendo  ancora 
partita  la  stafetta,  apro  la  lettera  per  dirti  che  la  Principessa  mi  ha  detto 
di  fermarmi  qui  anche  questa  settimana,  persuasa  che  l'aria  mi  faccia  bene, 
ma  vedo  che  il  vero  motivo  è  per  procurarmi  una  distrazione;  non  sta 
in  suo  potere  il  sollevarmi;  l'unica  persona  che  lo  potrebbe  fare,  dandomi 
la  certezza  di  essere  veramente  mio,  ciò  che  è  lo  scopo  dei  miei  desideri, 
mi  fornisce  all'incontro  delle  certe  prove  del  contrario,  ecco  ciò  che  farà 
sempre  la  mia  infelicità  e  per  conseguenza  inutile  ogni  sforzo  per  solle- 
varmi. Spedirò  un  uomo  a  Desio  per  avvertire  che  non  ci  vado,  e  scriverò 
al  Bolchese  che  faccia  movere  i  cavalli,  ma  che  ci  sia  lui  per  vedere  che 
non  si  affatichino  troppo.  Ti  abbraccio  di  vero  cuore  ancora  una  volta,  abbiti 
una  somma  cura. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Dipartimento  della  Brenta 

Padoue  p.  Abano 


1)  Dal  1809  era  Ministro  dell'Interno  il  conte  Luigi  Vaccari  (1766-1819),  modenese,  magistrato 
prima  del  1796  e  rimasto  sempre  nei  maggiori  uffici  dello  Stato  sino  al  1814,  quando  s'adoprò 
invano,  con  fedeltà  al  principe,  ma  scarsa  conoscenza  delle  condizioni  dell'opinione  pubblica, 
a  conservare  il  trono  ad  Eugenio. 

2)  Il  generale  Martino  Vignolle  (1763-1824),  già  ufficiale  nell'esercito  reale  francese,  prosegui 
la  carriera  nel  repubblicano  e  rimase  in  Lombardia  dopo  la  conquista  del  1796  per  organizzarvi 
l'esercito  della  Repubblica  Cisalpina,  prima  come  capo  di  Stato  Maggiore,  poi  come  Ministro 
della  Guerra.  Durante  l'impero,  fu  capo  di  Stato  Maggiore  di  Marmont  e  del  principe  Eugenio. 
Alla  fm  d'aprile  del  1814  si  adoprò  invano  per  richiamare  il  Pino,  tosto  dopo  il  massacro  del 
Prina,  sulla  via  dell'onore  (Du  Casse,  op.  cit.,  to.  X,  Lettera  del  Generale  Grenier  al  principe 
da  Cremona  il  24  aprile).  Rientrò  nella  vita  privata  nel  1815. 


—  73  — 

XLV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  6. 

Monza  il  9  Agosto  1813 
alla  mattina. 
Carissimo  Federico, 

Non  ho  ulteriori  nuove  da  darti,  dopo  quelle  che  ti  scrissi  nella  mia 
5^  lettera,  riguardo  all'affare  Galieni;  quest'ultimo  si  è  portato  qui  sabbato 
per  ottenere  un'udienza  dal  Principe  per  reclamare  contro  il  Ministro  del 
Tesoro  '  ed  ottenere  che  fosse  sospesa  la  vendita,  già  decretata  dal  detto 
Ministro,  dei  suoi  fondi;  il  Principe  non  ascoltò  la  sua  preghiera  e  non 
volle  vederlo;  ciò  che  mi  dispiacque  moltissimo  giacché  questo  fa  vedere 
che  il  Governo  vuol  agire  contro  di  lui  col  massimo  rigore  ;  non  mancai  di 
rendere  subito  avvertito  di  ciò  Giulini  perchè  gli  servisse  di  regola.  Fi- 
nalmente ieri  sera  si  è  saputo  anche  qui  che  il  Principe  doveva  partire, 
ne  ha  parlato  egli  stesso,  e  questa  notte  alle  3  e  V2  se  ne  è  andato 
accompagnato  da  Belisomi  e  Méjan  figlio 2,  egli  va  a  Udine;  alcuni  pre- 
tendono che  sia  solamente  una  corsa  per  vedere  le  truppe  e  mettere  il 
tutto  in  pronto  nel  caso  che  si  faccia  nuovamente  la  guerra,  la  pluralità 
però  crede  che  questa  guerra  è  imminente  e  che  il  Principe  si  porti  alla 
Grande  Armata,  ed  altri  ch'egli  comandi  l'armata  di  questa  parte,  insomma 
tutti  dicono  il  loro  parere  ma  non  si  sa  niente  di  certo.  La  povera  Prin- 
cipessa è  assai  triste,  e  trovo  ben  naturale  che  lo  deva  essere,  non  c'è 
nessuno  meglio  di  me  che  la  possa  compatire;  essa  si  trova  nuovamente 
incinta,  credo  niente  più  di  un  mese;  ma  ciò  è  un  mistero,  onde  non  ne 
parlare.  Immaginati  l'allegria  che  deve  regnare  qui,  essa  si  confà  colle  mie 
disposizioni  morali,  giacché  non  v'ha  niente  che  faccia  piià  rabbia  che  di 
vedere  allegri  gli  altri,  quando  non  si  può  esserlo  loro.  Una  prova  che 
non  si  era  traspirata  la  partenza  del  Principe,  si  è  che  jeri  sera  è  venuto 
nessuno  al  Circolo,  e  tu  sai  che  in  queste  occasioni  vengono  tutti.  Il  giorno 
di  S.  Napoleone^  non  si  anderà  a   Milano,  avremo  qui  il  Tedeum,  ed  il 


1)  Era  allora  Ministro  del  tesoro,  per  breve  intervallo,  fra  i  due  ministeri  del  Veneri,  il 
cremonese  conte  Ambrogio  Birago,  già  posto  a  capo  durante  la  Cisalpina  dei  due  dicasteri 
della  guerra  e  degli  affari  esteri  e  stato  pure  in  quel  torbido  triennio  membro  del  consiglio 
deijuniori  ed  inviata  a  Roma.  Doveva  cedere  di  nuovo  nel  novembre  1813  il  portafoglio  de^ 
tesoro  al  conte  Veneri. 

2)  Deve  trattarsi  del  capo  squadrone  Méjan,  aiutante  di  campo  del  viceré. 

3)  La  consueta  festa  pel  genetliaco  dell'imperatore  si  celebrò  in  Milano  come  se  non 
incombessero  cosi  gravi  minaccie  all'impero.  Grandi  divertimenti  pubblici  ebber  luogo  in 
piazza  d'armi  ed  all'arena.  Cfr.  Comandini,  op.  cit.  p.p.  648-49. 


74  — 


battesimo  della  Principessina;  non  so  cosa  vi  possa  essere  alla  sera,  e 
cosa  si  farà  per  questo  battesimo,  e  nemmeno  se  sieno  nominate  delle 
Dame  per  quest'oggetto,  sono  tutti  misterj  impenetrabili,  lo  finisco  la  mia 
dimora  in  questa  Real  Villa  il  22  corrente,  spero  che  a  quest'epoca  sarà 
imminente  il  tuo  ritorno,  e  Dio  volesse  che  fosse  già  seguito.  La  Visconti  ^ 
è  partita  per  Parigi  con  Pierino  Monticelli,  ^  forse  tu  lo  saprai,  ma  ciò  non 
è  giunto  che  jeri  a  mia  notizia.  Guidino  Castiglioni^  conta  d'andarvi  anche 
lui.  Oggi  dovrei  avere  tue  lettere,  almeno  lo  spero.  Sono  le  undic'ore,  bi- 
sogna adunque  che  mi  porti  alla  messa,  non  chiudo  la  lettera  per  vedere 
di  rintracciare  qualche  nuova.  Addio,  frattanto,  ti  abbraccio  di  vero  cuore, 
e  sono 

aff.ma  Moglie 

T,  C.  C. 

Il  cocchiere  si  è  portato  bene  l'ultima  volta  che  è  stato  alla  Santa,  egli 
ha  ben  puliti  i  cavalli,  e  fatto  il  tutto  con  molta  esattezza,  tali  sono  le 
notizie  avute  dal  Prina.  Il  Principe  è  partito  con  Vignolle,  e  le  altre  persone 
che  ti  ho  detto,  pare  che  si  ritenga  la  guerra,  e  un  indizio  che  la  fa 
credere  certa  è  l'andata  alla  grande  armata  del  Re  di  Napoli  ;  egli  è 
passato  da  Verona  otto  giorni  fa  *,  ma  ciò  non  l'abbiamo  saputo  che  oggi. 
La  Principessa  ha  fatto  interpellare  se  la  Fé  viene  per  il  battesimo,  fin'ora 
non  si  ha  risposta,  se  viene  credo  che  sarà  lei  che  porterà  la  Principessina 
al  battesimo  come  la  più  anziana  delle  Dame  di  Palazzo,  ciò  non  è  però 
che  una  congettura.  Ho  ricevuto  una  lettera  da  mia  suocera  nella  quale 
mi  dice  che  partono  per  Carate  mercoledì  dopo  pranzo,  e  poi  mi  dice 
spiace  anche  a  me  il  partire  senza  veden>i,  ma  spero  che  vi  vedremo 
colà,  e  questo  ve  lo  dico  anche  a  nome  di  mio  Marito,  ecco  tutto  l'invito 
che  mi  fanno,  ti  ho  trascritto  il  paragrafo,  perchè  mi  dici  cosa  devo  fare; 
sarà  però  difficile  che  ci  possa  andare  prima  del  tuo  ritorno  dovendomi 
io  fermare  qui,  sino  al  22;  dimmi  tu  quel  che  credi  debba  fare.  Tuo  padre 
ha  ricevuto  la  tua  lettera,  ed  ha  diretta  la  sua  riposta  ad  Abano.  Alemagna, 
la  Duchessa  e  Frangipane  sono  abbandonati  dalla  febbre,  ma  Corradini 
e  il  servitore  di  Corradini  l'hanno  ancora.  Abbiti  cura  per  carità.  La  mia 
testa  jeri  ed  oggi  m'incomoda  un  tantino,  ciò  che  è  cagionato  dal  temporale 


1|  Probabilmente  allude  alla  moglie  di  Alfonso  Visconti  Aimi,  Antonia  Samper,  di  Vi- 
gevano, dama  di  palazzo  nel  regno  d'Italia. 

2)  Nessuno  di  tal  nome  appare  negli  alberi  genealogici  della  ben  nota  famiglia  patrizia 
dei  Monticelli,  per  l'epoca  di  cui  si  tratta. 

3)  Guidino  Castiglioni  Stampa,  del  ramo  marchionale  della  vetusta  casata,  fu  cavaliere 
di  Malta  e  mori  a  26  anni  nel  1816.  Era  figlio  della  marchesa  Paola  Castiglioni-Litta  (1751- 
1846),  dama  giustamente  celebrata  per  il  suo  spirito  e  la  sua  cultura,  cantata  dal  Parini, 
(La  recita  dei  versi  e  //  Dono). 

4)  Veramente  erano  otto  giorni  che  il  re  Gioacchino  aveva  lasciato  la  sua  capitale,  ma 
doveva  esser  appena  passato  per  Verona,  giacché  il  7  era  in  Bologna.  Cfr.  A.  Comandini, 
op.  cit.  pag.  646. 


75  — 


che  minaccia.  Addio,  ama  una  volta  esclusivamente  quella  che  è  sempre 
stata,  e  sarà  eternamente  tutta  tua.  Chi  mai  oserà  dirti,  che  non  potrai 
trovare  le  dolcezze  dell'amore  che  con  lei?  se  la  vedessi,  se  il  Cielo  me 
la  facessse  owioscere,  la  scongiurerei  di  togliermi  la  vita  colle  sue  mani, 
0  lasciarmi  l'uomo  da  cui  questa  dipende.  L'infame  è  ben  mascherata  ai 
miei  occhi,  la  disprezzo  più  che  il  più  vile  verme  della  terra,  e  perchè 
non  si  ecciteranno  anche  in  te  questi  sentimenti  ?  nessuno  meglio  di  te  può 
sapere  quanto  li  meriti.  Ma  a  che  parlo,  a  qualfine!  non  ne  parlerò  più,  no 
non  fo  che  esacerbare  il  mio  dolore,  e  il  sangue  fa  in  me  una  rivoluzione, 
tutte  le  volte  che  mi  vengono  questi  pensieri,  che  non  saprei  rendere,  e 
tu  sarai  indiff^ffite  a  tutto  questo! 


v:  A  Atonsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Dipartimento  della  Brenta 

Abano  p.  Padoue 


XLVI 


Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  Duchessa  Litta  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

La  Dama  d'Onore 

Sabbato  sera  20  novembre  [1813]. 

La  sua  domanda  è  stata  esaudita;  ho  il  piacere  di  avvertirla  che  domani 
domenica  21  novembre  ella  è  di  servizio  presso  S.  A.  L  la  Vice  Regina,  sino 
alla  fine  del  prossimo  Dicembre,  ella  si  cambierà  colla  contessa  Visconti.  ^ 

Ho  il  piacere  di  rinnovarle  i  miei  sentimenti 

Duchessa  Litta. 


V  :  A  Madame 

Madame  la  Contesse  Confalonieri 
Dame  du  palais  de  S.  M. 

Chez  Elle 


1)  Vedi  la  nota  1  alla  pagina  precedente. 


—  76 


XLVII 

Archivio  Frangipane  -  Castel  di  Perpeito  (Udiìie).       Inedita. 
Teresa  Gonfalonieri  Casati  al  Conte  Cintio  Frangipane 

Mille  ringraziamenti  per  la  bontà  e  per  l'esattezza  che  mette  nel  parteciparmi 
la  nuova';  certo  che  quest'ultima  è  assai  consolante  travedendo  così  più  probabile 
e  più  pronta  la  pace;  spero  che  quest'ultima  nuova,  la  Regina  di  tutte,  sarà  il  primo 
ella  a  parteciparmela;  in  quanto  a  quella  d'oggi  il  suo  biglietto  non  mi  ha  servito  che 
di  conferma,  esso  mi  ha  fornito  però  i  dettagli  dei  quali  ero  ansiosa.  Sappia 
che  giusto  in  questo  punto  diceva  :  se  la  notizia  fosse,  Frangipane  me  ne 
avrebbe  fatto  sapere  qualche  cosa. 

La  mia  salute  è  discreta.  Ringraziandola  nuovamente  della  sua  cordialità 
mi  protesto  con  vera  amicizia  T.    CoNFALONIERI. 

v:  A  Monsieur 

Le  Comte  Sénateur  Frangipane 
Chevalier  d'  Honneur  de  S.  M.  I. 


XLVIII 

Archivio  Frangipane  -  Castel  di  Perpetto  (Udine).        Inedita. 
Teresa  Confalonieri  Casati  al  Conte  Cintio  Frangipane 

Milano  il   10  Aprile   1814. 

Ricevo  in  questo  punto,  vale  a  dire  alle  tre  e  un  quarto  dopo  mezzo  giorno, 
la  sua  lettera  dell'otto  corrente,  l'unica,  sola,  solissima,  che  io  abbia  ricevuta 
dopo  la  di  lei  partenza 2.  Bella  maniera  di  scusare  la  di  lei  negligenza  nel 
soddisfare  a  una  promessa,  che  mi  fece  con  tanta  solennità,  di  darmi  subito 
e  frequente  nuove  della  Principessa!  ecco  come  s'incolpan  gli  altri  per  scaricar 
se  medesimi!  povero  direttore  delle  Poste!  quanti  forse  gli  affibbiano  delle 
colpe  che  non  ha  mai  sognato  d'avere!  Le  basti  dunque  il  sapere,  sig.  Conte 
riveritissimo,  ch'io  poi  non  sono  di  tanta  buona  fede  di  credere  tanto  facil- 
mente a  quattro  chiacchere;  la  sola  riparazione  alla  mancanza  fatta  potrà  per- 
suadermi diversamente. 

La  salute  della  nostra  amata  Principessa  è  sempre  la  stessa  !  me  ne  duole 
assai  conoscendo  non  essere  questo  suo  stato  abituale  dei  migliori,  certo  che 
la  gravidanza  vi  ha  moltissima  parte,  e  mi  lusingo  per  conseguenza,  che  dopo 
il  parto  si  rimetterà.  Mi  continui  adunque  le  di  lei  nuove  e  mi  creda  con  vera 
amicizia.  X.    CONFALONIERI. 

V  :  A  Monsieur 

Le  Comte  Sénateur  Frangipane 
Chevalier  d'  Honneur  de  S.  M. 

Mantoue 

1)  Probabilmente  questa  lettera  è  del  febbraio  1814,  o  del  principio  di  marzo,  quando 
l'esercito  italiano  riguadagnò  terreno  prima  sul  Mincio,  poi  sul  Taro. 

2)  La  vice-regina,  che  il  Frangipane,  suo  cavalier  d'onore,  aveva  accompagnato,  s'era 
chiusa  nella  fortezza  di  Mantova  alla  vigilia  del  parto,  per  essere  accanto  al  principe.  Lasciò 
Milano  il  28  marzo. 


—  11  — 

XLIX 

Archivio  Frangipaìie  -  Castel  di  Perpetto  (Udine).        Inedita 
Teresa  Gonfalonieri  Casati  al  Conte  Cintio  Frangipane 

Milano  il  13  Aprile  [1814]. 
La  nostra  Principessa  partorì  felicemente:  questa  nuova  mi  ha  fatto  gran 
piacere  desiderando  vivamente  di  vederla  sbarazzata  in  un  momento  tanto 
fatale  per  le  puerpere.  '  Eccoci  una  quarta  Principessa  ;  certo  che  avrei  desiderato 
un  Principe  e  perchè  tale  era  il  desiderio  della  nostra  amata  Principessa  e 
singolarmente  poi  conoscendo  quale  sia  maggiore  l'imbarazzo  ch'esse  recano 
quando  sono  in  età  maritabile,  ma  in  queste  cose  ci  vuol  pazienza;  così  fossero 
questi  i  soli  guai  della  vita,  ch'essa  sarebbe  molto  più  dolce  e  rincrescerebbe 
infinitamente  più  il  doverla  lasciare.  Ricevetti  ieri  la  sua  lettera  dell'  undici  la 
quale  mi  ha  fatto  piacere,  dandomi  essa  le  nuove  della  nostra  Principessa,  e 
di  tutta  l'Augusta  Famiglia,  le  quali  bramerei  avere  il  più  frequente  possibile, 
lei  sa  quanto  m'interessino.  Quanto  poi  alle  notizie  politiche,  caro  Frangipane, 
non  me  ne  dia  di  quella  specie,  non  già  ch'esse  non  possino  interessarmi 
sommamente  se  vere,  ma  nel  caso  contrario  esse  non  possono  che  rattristare 
maggiormente  ;  faccia  adunque  una  scelta  di  nuove,  che  possano  essere  credute 
e  me  le  faccia  pervenire  il  più  presto  possibile  ed  avrò  cosi  due  piaceri  nel 
medesimo  tempo,  quello  di  avere  di  lei  nuove  e  quest'altro  che  sicuramente 
stuzzica  la  curiosità  anche  nelle  persone  le  meno  ansiose  di  sapere  ciò  che 
succede  a  questo  mondo.  M'ero  proposta  di  non  parlarle  di  quella  famosa 
lettera  del  trenta,  ma  siccome  le  donne  hanno  già  la  taccia  di  non  sapere  tacere 
ed  altronde  essendo  persuasa  che  ancorché  io  derogassi  dalle  altre  non  potrei 
togliere  la  taccia  che  ci  è  data,  voglio  per  conseguenza  ancor  io  niente  tacere.  La 
sappia  adunque,  mio  sig.  Conte,  ch'io  mandai  molte  volte  alla  Posta,  e  che  questa 
famosa  lettera  che  si  vuol  scritta  il  trenta  non  arrivò  qui  che  il  dieci  corrente  ; 
mi  dica  lei  ora  dove  e  cosa  posso  aver  ragione  di  credere,  e  mi  troverà  do- 
cilissima  purché  la  cosa  non  sia  in  contrasto  coi  fatti.  Per  altro  la  sappia  che 
la  sola  maniera  di  disarmarmi  è  il  darmi  con  frequenza  e  sincerità  le  nuove  della 
nostra  Principessa;  granché  che  si  desidera  senza  che  ci  si  accorci  la  vita 
desiderando  che  passino  con  velocità  i  mesi;  io  vorrei  già  vedere  fuori  di 
puerperio  la  Principessa  ed  avere  cosi  una  maggior  tranquillità  sul  suo  conto. 
Mi  accorgo  di  essere  molto  lunga,  il  Ciel  voglia  che  lei  non  ci  soggiunga 
noiosa.  Mi   creda   intanto    con  vera  amicizia 

v:  A  Monsieur  T.    CONFALONIERI. 

Le  Comte  Sénateur  Frangipane 
Chevalier  d'  Honneur  de  S.  M.  I.  et  R. 

Mantoue 
(d'altra  mano  :' 
Ris,   20  detto 

1    II  13  notte  la  Viceregina  aveva  dato  alla  luce  una  bambina  in  Mantova,  notizia  toste 
annunciata  ai  milanesi  coi  colpi  di  cannone  di  rito. 


78 


Archivio  Confaloiiieri  -  Castello  di  Caidate.  Inedita. 

(Araldica  -  titoli  e  cariche  -  cart.  V). 

Federico  Gonfalonieri  al  signor  Francesco  Barchetta 

Milano  li  24  aprile  1814. 

Il  qui  abbasso  sottoscritto  signor  Conte^  Federico  Gonfa- 
lonieri del  vivente  signor  Vitaliano,  abitante  in  Milano  nella 
contrada  del  Monte  di  Pietà  deputa  colla  presente  valitura  come 
un  atto  pubblico  in  suo  procuratore  il  signor  Francesco  Barchetta 
del  fu  Giuseppe  abitante  nella  contrada  di  S.  Vincenzino  a 
specialmente  ed  in  procuratorio  suo  nome  dare  tutte  quelle 
disposizioni  che  creda  del  caso  circa  l'amministrazione  delle 
sostanze  del  signor  costituente  a  divenire  a  qualunque  con- 
venzione, temperamento,  e  transazione,  a  fare  l'esigenza  di 
qualsivoglia  reddito,  capitale,  ed  attività  di  spettanza  del  signor 
costituente  da  qualunque  persona,  Monte  pubblico,  comunità  ed 
a  rilasciare  perciò  qualsivoglia  quitanza  e  liberazione,  a  prendere 
in  sovvenzione  qualunque  somma,  obbligare  li  suoi  beni  per 
qualunque  causa,  titolo,  passare  a  qualunque  cessione,  o  dato 
in  paga,  a  comparire  avanti  li  giudici  di  Pace  per  qualsivoglia 
oggetto,  stare  in  giudizio  tanto  attivamente,  che  passivamente, 
eleggere  periti,  e  compromissary  ;  prestare  giuramenti  e  fare 
qualunque  incombente  avanti  le  autorità  giudiziarie  politiche  ed 
amministrative,  o  passare  a  qualunque  affittanza  de'  beni  del 
signor  costituente,  a  dare,  e  ricevere  le  denuncie  di  finita 
locazione  ad  accordare  proroghe,  a  prestare  l'assenso  per  la 
cancellazione  d'ipotecarie  iscrizioni  e  generalmente  fare  tutto 
quanto  potrebbe  fare  lo  stesso  signor  costituente  allorché  si 
richiedesse  un  più  ampio  e  specifico  mandato,  dichiarandosi  che 
il  nominato  signor  procuratore  potrà  tare  quanto  sopra  in  quei 
modi  e  sotto  quelle    dichiarazioni    e    condizioni,    e    con    quelle 


1)  Con  decreto  del  1°  luglio  1810,  Federico  Gonfalonieri  era  stato  nominato,  da  Napo- 
leone I,  conte  del  Regno  d'Italia,  mentre,  a  tenore  delle  leggi  vigenti,  non  era  più  riconosciuto 
al  padre  suo  l'avito  titolo  comitale. 


79  — 


formalità,  e  solennità  ch'egli  troverà  più  convenienti,  come  pure 
che  trovasi  autorizzato  a  poter  anche  sostituire  uno,  e  più 
procuratori  con  simile  e  più  limitato  potere,  e  promettendo  il 
signor  costituente  di  avere  per  rato  e  fermo,  e  di  eseguire 
tutto  ciò  che  verrà  promesso  ed  operato  dal  detto  signor  pro- 
curatore, rimossa  ogni  eccezione.  Il  presente  mandato  di  procura 
si  fa  dal  signor  costituente  attesa  l'imminente  sua  partenza  da 
questa  città  in  estero  stato,  ^  e  però  cesserà  tostochè  egli  sarà 
restituito  a  Milano. 

Conte  Federico  Gonfalonieri 
costituisco  come  sopra. 

Alessandro  Frasconi  ^  tui  testimonio. 
Carlo  Peiser  fui  testimonio. 

Le  premesse  soscrizioni  sono  state  fatte  alla  mia  presenza 
dalli  sovrascritti  Conte  Federico  Confalonieri,  principale,  signor 
Alessandro  Frasconi  e  Carlo  Peiser  testimoni. 

In  fede 

D.re  Giuseppe  Carozzi  del  fu  Giacinto 

notaro  residente  in  Milano. 


LI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  26  aprile  1814. 
Mio  caro 

Per  mezzo  dei  due  deputati  che  partono  questa  sera  riceverai  questo 
mio  foglio;  essi  sono  nell'intenzione  di  fare  il  viaggio  con  tutta  celerità, 
e  contano  raggiungere  voialtri  a  Lione,  per  me  non  credo  che  ciò  possa 

1)  Il  Gonfalonieri,  nominato  la  vigilia  dai  collegi  elettorali  membro  della  deputazione 
inviata  alle  Alte  Potenze  alleate,  stava  per  partire,  nella  notte  stessa,  come  appare  dalla 
lettera  per  il  Fauriel  che  il  Manzoni  affidava  al  cugino  don  Giacomo  Beccaria,  che  parti  pure 
subito  col  Confalonieri  e  fu  il  segretario  della  deputazione.  Cfr.  G.  Sforza  Epistolario  di 
Alessandro  Manzoni  voi.  I  Milano,  1882  p.  132. 

2)  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  29. 


succedere  almeno  riguardo  a  te  che,  credo  esservi  molto  vicino  a  quest'ora. 
Sono  nell'impazienza  d'avere  tue  nuove,  spero  nella  tua  promessa  di 
darmene  subito  che  sarà  possibile.  Io  manderò  tutte  le  mie  lettere  a  Giulini  ', 
il  quale  te  le  farà  tenere  con  maggiore  sicurezza.  Tutto  è  stato  tranquillo 
dopo  la  tua  partenza;  per  far  partire  i  Francesi  che  sono  entrati  Domenica ^ 
è  stato  necessario  dar  loro  la  paga  arretrata,  ciò  che  montò  alla  somma 
di  100.000  franchi  ;  bisognerà  fare  altrettanto  coi  quattro  mila  che  sono 
arrivati  oggi.  Ieri  Ottolini^  e  Castelbarco*  sono  andati  incontro  alle  truppe 
Austriache  per  combinare  per  gli  alloggi,  e  per  far  diminuire  il  numero  dei 
soldati  che  devono  arrivare,  si  spera  che  non  si  avranno  alloggi  militari 
nelle  case.  Oggi  è  arrivato  qui  il  Generale  Somariva^,  egli  ripartirà  domani 
per  ritornare  poi  dopodomani  alla  testa  delle  truppe  Austriache.  Ieri  c'era 
un  poco  di  malcontento  nella  truppa,  la  quale  teme  passare  sotto  al  soldo 
della  casa  d'Austria,  ed  essere  incorporata  a  quella  potenza,  lo  sono  stata 
invitata  dalla  Settala  ad  andare  a  vedere  l'ingresso  e  non  mi  sono  rifiutata 
perchè  non  si  creda  che  sia  di  sentimento  contrario.  Mascherana^  m'incarica 
di  dirti  che  hai  fatto  un'azione  santa  e  buona,  e  che  spera  che  saprai 
parlar  forte  per  il  nostro  bene,  e  che  era  molto  contento  che  fosti  uno 
degli  inviati.  Tuo  padre,  e  tua  madre  ti  salutano  come  pure  i  nostri  amici 
e  parenti.  Mia  madre  ti  prega  di  provvederle  un  Cristo,  od  una  Vergine 
sul  velluto,  come  quello  che  hai  portato  alla  Mamma  Grande. 

Addio  mio   caro  ricordati  il  più  possibile  di   una  persona  che  non 
respira  che  per  te,  e  che  ti  sarà  eternamente 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 


1)  Il  conte  Giorgio  Giulini  era  membro  della  Reggenza  cfr.  la  nota  5  a  pag.  53. 

2)  Cioè  il  24  Aprile.  La  contessa  Teresa  suffraga  cosi  la  versione  data  dal  Weil,  Le  Prince 
Eugene  et  Marat,  T.  IV  "  Paris  1902  p.  564,  secondo  la  quale  la  divisione  Royer  sarebbe 
entrata  in  città,  come  pure  le  seguenti  Quesnel  e  Fressinet.  Secondo  il  Lemmi,  cp,  cit., 
p.  239,  il  solo  Generale  Grenier  sarebbe  venuto  a  Milano. 

3)  Probabilmente  Don  Giulio  Ottolini,  già  ciambellano  di  S.  M.  Apostolica.  Era  consi- 
gliere comunale  di  Milano. 

4)  Pure  consigliere  comunale  era  il  conte  Cesare  Castelbarco  (1782-1860),  membro  inoltre 
della  Congregazione  di  Carità  di  Milano.  Vassallo  dell'impero,  per  l'avita  signoria  di  Loppio 
nel  Trentino,  era  per  tradizione  devoto  a  casa  d'Austria  e  si  mantenne  tale  fino  agli  ultimi 
tempi.  Fu  gentiluomo  all'antica,  mecenate  sino  alla  prodigalità. 

5)  Annibale  Sommariva,  tenente  maresciallo,  era  un  patrizio  lodigiano,  da  tempo  al  ser- 
vizio austriaco.  Nato  nel  1755,  era  entrato  giovanissimo  nell'esercito,  regnando  ancora  l'impe- 
ratrice M.  Teresa.  Fece  le  campagne  contro  la  Prussia,  i  Turclii,  poi  quelle  dei  Paesi  Bassi 
e  di  Germania  contro  i  repubblicani  francesi.  Ritornò  in  Italia  alla  rivincita  delle  truppe  im- 
periali nel  1799,  guadagnandosi  sul  campo  di  battaglia  la  croce  di  Maria  Teresa.  Ebbe  im- 
portanti comandi  nelle  guerre  del  1805,  del  1809  e  del  1813-14,  nella  quale  ultima  capitanò 
l'ala  destra  dell'esercito  austriaco  in  Italia.  Dopo  la  sua  fortunata  missione  a  Milano,  fu  ri- 
chiamato a  Vienna  e  vi  morì  capitano  della  guardia  del  Corpo,  nel  1829. 

6)  Cfr.  la  nota  2  a  pag.  40. 


—  SI- 
LI! 
Archivio  Casati  -  Milano.  hiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Confalonieut 


Milano  Venerdì  mattina 
del  giorno  29  Aprile  1814. 


Carissimo  Federico 


Ricevo  in  questo  punto  la  tua  carissima  lettera  scrittami  da  Torino» 
della  quale  ti  ringrazio,  ma  ho  il  dispiacere  di  non  potere  leggerla 
tutta;  le  prime  linee  le  capisco,  le  quali  mi  danno  nuove  di  te  e  del  tuo 
viaggio,  il  rimanente  mi  trovo  impossibilitata  a  leggerlo;  bisogna  che  abbi 
una  penna  ben  cattiva,  spero  che  la  cangerai,  essendomi  troppo  dispiacevole 
cosa  quella  di  non  poter  leggere  i  tuoi  cari  caratteri;  se  mi  vi  davi  qualche 
incombenza  ti  prego  di  scrivermela  nuovamente. 

Scrivo  questa  lettera  all'azzardo  non  sapendo  quando  possa  partire, 
non  essendo  ancora  ristabilita  regolarmente  la  posta  con  Parigi.  Giulini  mi 
ha  promesso  di  farmi  sapere  tutte  le  volte  che  partirà  corriere,  ed  io 
manderò  a  lui  la  mia  lettera.  Ieri  mattina  per  tempo  ho  dovuto  sbarazzare 
il  tuo  magazzino  ed  ho  messo  il  tutto  nel  tuo  archivio.  Tuo  padre  e  tua 
madre  sono  smaniosi  d'  avere  alloggi,  malgrado  l'obbligo  che  ha  imposto 
Sommariva  di  dar  loro  tavola,  e  mantenerli  di  tutto;  essi  sono  disposti  a 
tenerli  a  tavola  con  noi;  sin'ora  le  loro  brame  non  sono  esaudite.  Ho 
pregato  tuo  padre  che  nel  caso  venissero  alloggi  con  cavalli  egli  abbia 
la  bontà  di  dar  loro  la  scuderia  separata,  essendo  cosa  troppo  pericolosa 
il  lasciarli  nella  scuderia  propria;  egli  mi  disse  di  sì.  Sommariva  fece  un 
proclama  col  quale  conferma  la  Reggenza,  e  tutte  le  autorità  governative.  * 
Egli  ha  ricevuto  le  dignità  militari  nostre,  e  dimandò  a  Pisani  cosa  pensava 
la  truppa  delle  cose  presenti;  egli  gli  rispose  che  essa  palpitava  di  ti- 
more che  dopo  avere  servito  tanti  anni,  avessero  ad  essere  considerati 
nulli  questi  loro  servizi,  e  che  avessero  ad  essere  uniti  a  truppa  stra- 
niera, e  disciolta  l'Italiana.  Sommariva  gli  rispose  che  lui  crede  che  non 
succederà  niente  di  questo  e  che  sembrerebbe  impolitico  il  farlo.  V'è  un 
decreto  del  Governo  Austriaco  che  ci  dice,  che  non  si  è  obbligati  a  ricevere 
la  carta  monetata,  ma  bensì  le  monete  d'oro  e  d'argento  quali  saranno 
ragguagliate  col  valore  della  nostra  moneta^.  Sommariva  è  alloggiato  al 


1)  In  questo  proclama  del  26  il  Sommariva  prendeva  possesso  della  porzione  del  regno 
d'Italia  non  ancor  occupata  dalle  truppe  delle  Alte  Potenze  Alleate,  e  lo  faceva  in  nome 
delle  medesime. 

2)  Tali  determinazioni  del  governo  austriaco  furon  recate  a  notizia  del  pubblico  con  un 
proclama  della  reggenza  in  data  del  28  aprile,  fissante  pure  il  ragguaglio  della  moneta  austriaca 
all'italiana;  cfr.  i  Protocolli  della  Reggensa,  ora  conservati  nella  biblioteca  braidense  di 
Milano.    Verbale  della  seduta  del  28  aprile  . 


Ministero  della  Guerra,  il  Governo  ha  intimato  l'ordine  a  M.''  Fontanelli  i 
di  sgombrare  i  due  appartamenti,  e  di  metterli  alla  disposizione  del  Generale  ; 
essa  voleva  ritirarsi  dalla  casa,  ma  il  consiglio  dei  suoi  modenesi^  l'hanno 
determinata  a  fermarvisi  ed  anzi  a  darvi  un  gran  pranzo  al  generale; 
non  so  se  ti  abbia  detto  ch'egli  è  qui  come  commissario  Imperiale.  Mer- 
coledì sono  finalmente  giunti  Porro  e  Trecchi^  Quest'ultimo  è  venuto  con 
un  generale  inglese,  che  è  di  rango  immediatamente  dopo  Lord  Bentink'', 
un  segretario,  e  Giovannino  Cusani^  in  divisa  di  Guardia  Nazionale  di 
Genova  che  li  accompagna.  Tanto  Lord  Bentink  quanto  Bellegarde^,  hanno 
consigliato  i  nostri  due  inviati  di  non  portare  la  lettera  al  Re  di  Napoli; 
ciò  che  hanno  fatto';  sono  stati  soddisfatti  di  tutto  quello  che  si  è  fatto, 
e  singolarmente  d'aver  ricorso  a  loro.  Questo  Generale  inglese,  il  di  cui 

1)  Moglie  di  Fontanelli  era  la  bella  Lucietta  Frapolli,  vedova  Battaglia,  notissima  agli 
studiosi  di  cose  foscoliane.  Vedi  la  nota  8.»  pag.  38. 

2)  Intorno  alla  sciagurata  avversione  campanilistica  contro  i  modenesi,  da  cui  spiace 
non  veder  immune  la  contessa,  cfr.  fL.  ArmaroliI,  Sulla  rivolusione  di  Milano,  memoria 
storica,  Parigi,  1814,  pag.  6  e  A.  D'Ancona,  op.  cit.  pp.  20  e  21,  ove,  sulle  traccie  del  Panizzi, 
son  numerati  tutti  i  modenesi  che  avean  parte  nel  governo. 

3)  Il  barone  Sigismondo  Trechi  (1780-18501,  figlio  dì  D.  Giacomo,  ciambellano  imperiale, 
e  di  D.  Anna  Meduyanski  de  Medres  (del  maresciallo  barone  Nicola,  era  cresciuto  nell'inti- 
mità di  due  grandi  poeti,  Foscolo  e  Manzoni,  e  non  s'era  sino  a  quel  punto  occupato  di 
politica,  segnalandosi  come  "  giovane  noto  per  la  sua  eleganza,  e  la  sua  anglomania,  e 
uomo  certamente  onorato  e  ingegnoso  del  pari,  ma  pure  incapace,  in  quell'epoca  almeno, 
di  alcun  grave  pensiero  „.  ([Principessa  di  Belgioioso],  op.  cit.  pag.  38-39).  Fu  poi  implicato 
nei  processi  del  21,  ed  escitone  senza  grave  condanna,  visse  a  lungo  all'estero,  a  Parigi  ed 
a  Londra,  adoprandosi  a  render  favorevoli  alla  causa  italiana  i  maggiori  uomini  politici  li- 
berali. Fu  uomo  di  grandi  passioni,  ma  non  meritò  tutti  i  biasimi  dei  quali  lo  copre  il 
Cantò,  Alessandro  Manzoni.  Reminiscenze.  Milano,  1885,  Voi  II  p.p.   10-11. 

4)  Lord  William  Bentinck  (1774-18391,  cadetto  della  casa  ducale  di  Portland,  fu  un  prode 
generale  che  si  battè  in  tutte  le  guerre  contro  la  rivoluzione  francese,  nelle  Indie  e  nella 
penisola  Iberica.  Nobile  figura  di  gran  signore  liberale,  in  un  tempo  in  cui  i  whigs  eran 
depressi  dal  lungo  prepotere  dei  tories,  si  vide  attraversati  i  suoi  disegni  da  Lord  Castle- 
reaghe  fu  esposto  alla  taccia  d'esser  uomo  infido,  mentre  era  sincerissimo,  entusiasta,  forse 
alquanto  impulsivo.  In  Sicilia  riesci,  appoggiando  il  partito  costituzionale,  a  galvanizzare  le 
vetuste  franchigie,  sebbene  per  breve  tempo.  Invece  i  suoi  propositi  di  favorire  i  repubblicani 
genovesi  e  gli  italici  del  regno  d' Italia  ebbero  i  più  miserevoli  risultati,  soprattutto  per  la 
dedizione  del  Castlereagh  al  Metternich,  ma  anche  per  il  tardivo  affiatamento  dei  milanesi 
col  generale  britannico. 

5)  Don  Giovanni  Cusani  (1783-1840),  figlio  secondogenito  di  Cesare,  aveva  sposata  a 
Genova  D.»  Eleonora  dei  marchesi  Cattaneo,  vedova  Doria,  e  si  era  consacrato  in  quella 
città,  sia  pure  fugacemente,  agli  affari.  Fu  padre  della  marchesa  d'Adda  Salvaterra  che,  rispo- 
satasi al  patriotta  conte  Ottaviano  Vimercati,  si  segnalò  a  Parigi  nel  gran  mondo  del  se- 
condo impero. 

6)  Enrico  conte  di  Bellegarde  (1760-1845)  era  un  gentiluomo  savoiardo  entrato  nell'eser- 
cito austriaco  ove,  segnalandosi  nelle  guerre  contro  i  turchi  ed  i  francesi,  sali  ai  massimi 
gradi.  Vedasi  su  di  lui,  che  è  del  resto  figura  storica  ben  nota,  K-  von  Smola,  Das  Leben 
des  Feldmarschalls  Heinrich  Grafenvon  Bellegarde,  Wien,  1847. 

7)  Al  campo  del  re  Gioacchino  era  stato  inviato  il  conte  Porro,  ma,  quando  raggiunse 
il  23  mattina  il  quartier  generale  del  Nugent,  il  patrizio  milanese  s'avvide  che  la  missione 
sua  sarebbe  tornata  sgradita  alle  Alte  Potenze  e  si  lasciò  indurre  ad  accompagnarsi  al  Ser- 
belloni  per  recare  al  Bellegarde  i  messaggi  dei  milanesi.  Si  disse,  per  giustificare  l'abban- 
dono del  disegno,  che  Murat  s'era  ormai  di  troppo  allontanato. 


—  83  — 

nome  principia  in  M.  ',  ma  che  non  mi  ricordo  bene  del  resto,  è  stato 
spedito  qui  per  prendere  dei  concerti;  egli  è  alloggiato  da  Giacomino 
Greppi  2,  e  partirà  quanto  prima. 

Ieri  mattina  sono  entrate  le  truppe  austriache  con  alla  lor  testa  il 
Generale  Neipperg  ^  in  gran  tenuta.  Tutta  la  nostra  Guardia  Civica  guarniva 
lo  stradale  dalla  Porta  Romana,  Malcantone,  ^  Piazza  del  Duomo,  Corsia  dei 
Servi,  Monte  Napoleone,  Croce  Rossa,  tre  Monasteri,  Brera,  a  casa  Crivelli 
a  San  Marco,  e  Piazza  del  Castello;  questa  povera  gente  è  stata  sull'arme 
dalle  9  del  mattino  sino  alle  7  del  dopo  pranzo.  La  Municipalità  era  stata 
avvisata,  come  pure  il  Comandante  di  Piazza^,  di  trovarsi  al  Dazio  a 
mezzogiorno  per  riceverle  e  fare  un  complimento  e  non  sono  entrate  che 
verso  le  5;  il  Comandante  di  Piazza  accompagnò  per  tutto  lo  stradale  la 
truppa  alla  sinistra  di  Neipperg:  grandi  applausi  dalle  finestre,  poco  per 
verità  dal  popolo,  ciò  che  si  è  attribuito  alla  stanchezza  e  spossatezza 
cagionata  dal  lungo  aspettare;  questa  povera  gente  era  in  monta  alle  8  del 
mattino.  Alla  Piazza  d'Arme  c'erano  il  Generale  Pino^,  Sommariva,  il  Ge- 
nerale inglese,  tutti  a  cavallo  che  stavano  aspettando  a  ricevere  la  truppa, 
ed  hanno  fatto  una  rassegna.  Alla  sera  vi  fu  illuminazione  per  tutta  la 
città  brillantissima,   la  casa  Scotti  ne  ha  fatta  una  bellissima  a  lumini, 

Il  Era  il  Tenente  Generale  Roberto  Mac  Parlane,  che  in  quegli  anni  ebbe  importanti  in- 
carichi alla  testa  delle  trumppe  inglesi  e  ausiliarie. 

2)  Non  dovrebbe  essere  quel  giovinetto  di  tal  nome  che  morì  nel  1816  a  19  anni,  ma 
piuttosto  l'altro  Giacomo  Greppi,  fratello  dello  statista  don  Paolo,  (Cfr.  Giuseppe  Greppi, 
La  rivoluzione  francese  nel  carteggio  d'un  osservatore  italiano,  Milano  1900-1904).  Egli 
era  consigliere  comunale  di  Milano.  Abitava  il  palazzo  alla  Cavalchina,  attiguo  a  quello  del 
duca  di   Lodi  edora  Soragna-Gonzaga. 

31  Adamo  Alberto  conte  di  Neipperg  (n65-1829\  ufficiale  degli  ussari  a  16  anni,  fece 
con  gran  valore  tutte  le  campagne  di  Fiandra  contro  la  Repubblica  Francese,  della  quale  fu 
per  un  anno  prigioniero,  ritornando  a  combatterla  sul  Reno,  poi  in  Italia  (coll'Alvinzi  ed  il 
Wukassovic';  rimase  nell'esercito  austriaco  di  prima  linea,  salvo  una  missione  diplomatica 
a  Stoccolma,  finché  non  gli  toccò  l'inglorioso  compito  di  disamorare  l'imperatrice  M  Luigia 
dal  suo  augusto  sposo;  ne  divenne  Cavaliere  d'Onore  e  marito  morganatico. 

4)  li  Malcantone  era  una  via  di  Milano,  corrispondente  ad  un  tratto  dell'attuale  via 
Unione.  Costituiva,  colla  contrada  dei  nobili,  il  prolungamento  del  corso  di  Porta  Romana. 

5)  Doveva  essere  il  generale  di  brigata  Bertolosy. 

6)  Domenico  Pino,  milanese,  ufficiale  dell'esercito  parmense  prima  della  rivoluzione, 
emigrato  poi  in  Isvizzera  in  circostanze  mal  note,  divenne,  agli  albori  della  Cisalpina,  capo- 
battaglione  della  quarta  coorte  della  legione  lombarda.  Cosi  cominciò  la  carriera  del  Pino  nelle 
armate  repubblicane.  Superata  con  qualche  esitazione  la  prova  del  pronunciamento  del  gen. 
La  Hoz,  il  Pino  rimase  fedele  alla  Francia  durante  i  disastri  del  1799  e  capitolò  col  gene- 
rale Monnier.  Ardito  soldato,  prodigo  però  e  disordinato,  il  Pino  si  segnalò  nelle  guerre  na- 
poleoniche, soprattutto  nella  Pomerania  ed  in  Ispagna  ;  ma  non  seppe  difendere  validamente 
l'inizia  nell'autunno  del  1813.  L'ambizione  e  la  mania  di  popolarità  indussero,  come  è  ormai 
posto  in  sodo,  ma  come  i  contemporanei  faticarono  a  comprendere,  il  prode  combattente  a 
macchiare  il  suo  onore  militare,  favorendo  la  rivoluzione  milanese  dell'aprile,  ch'egli  era 
chiamato  per  dovere  d'ufficio  a  reprimere,  e  lasciando  massacrare  il  ministro  Prina.  I  frutti 
del  disonore  gli  furono  scarsi,  giacché,  entrato  dapprima  nella  reggenza,  fu  subito  posto  in 
un  canto  dagli  austriaci.  Cfir.  Silvio  Pellini,  //  generale  Pino  e  la  morte  del  ministro 
Prina,  Novara,  1905. 


84 


(il  Cardinale  Scotti  i  è  arrivato  questa  mattina).  Teatro  illuminato  a  giorno, 
Sommariva,  Neipperg,  Strassoldo^e  molti  altri  generali  ed  aiutanti  erano 
nei  palchettini  di  Corte  ;  tutto  il  teatro  rimbombò  di  replicati  evviva 
veramente  partiti  dal  cuore  quando  sono  comparsi,  ed  essi  hanno  ringra- 
ziato moltissimo.  Altri  applausi  poi  al  comparire  dell'inglese  il  quale  era 
col  suo  segretario  e  Trecchi  nel  palco  dove  andava  M.r  de  Lavoguyon;  ^ 
egli  pure  ringraziò.  La  Reggenza  ed  i  nostri  generali  sono  andati  a  far 
visita  ai  generali  tedeschi  dai  quali  sono  stati  bene  accolti,  e  poscia 
dall'inglese;    anche   Kevenhiiller^   ed   il  Conte   Alfonso  Castiglioni  sono 

1)  Giovanni  Filippo  Gallarati  Scotti,  nato  nel  1745,  cardinale  nel  1?01,  è  uno  dei  quattro 
cardinali  neri  (della  Somaglia,  Gallarati-Scotti,  Litta  e  Opizzoni>,  che  il  patriziato  milanese, 
sempre  fiero  della  sua  indipendenza  dal  potere  regio,  può  vantarsi  di  avere  opposto  al  dila- 
gare del  despotisiuo  napoleonico,  allora  all'apogeo.  Oggetto  coi  colleghi  della  più  violenta 
collera  dell'imperatore,  il  cardinale  Scotti  fu  confinato  nella  fortezza  di  Mézières,  accanto  al 
della  Somaglia.  Liberato  quando  Napoleone  s'illuse,  nel  1813,  d'aver  strappato  al  Papa  le 
volute  concessioni,  il  cardinale  Scotti  fu  di  nuovo  relegato  l'anno  seguente  a  Tolone,  e  que- 
sta volta  solo.  Cfr.  C.  Geoffroy  de  Grandmaison,  Les  cardinaux  noirs  in  Revue  des  que- 
stions historiques,  t.  55,  p.p.  510  e  seg  ,  articolo  ampliato  nel  volume:  C.  GeoffkOY  de 
Grandmaison,  Napoléon  et  les  cardinaux  noirs,  Paris,  1895. 

2)  Non  può  essere  il  conte  Giulio  Cesare,  notissimo  generale  austriaco,  che  prendeva 
parte  poco  tempo  prima  alla  marcia  degli  alleati  su  Parigi,  bensì  il  conte  Giulio  Giuseppe 
(1771-1830',  venuto  tosto  a  Milano,  come  addetto  al  commissario  plenipotenziario.,  rimastovi 
(dopo  brevi  missioni  a  Parma  ed  a  Bologna)  in  qualità  di  direttore  delle  poste,  e,  dal  1318, 
di  presidente  del  governo  di  Lombardia  II  Monti,  in  una  lettera  al  marchese  G.  Giacomo 
Trivulzio,  si  lagna  dell'ingerenza  dello  Strassoldo  nella  Biblioteca  Italiana.  Cfr.  A.  BtR- 
TOLDi  e  G.  Mazzatinti,  Lettere  inedite  e  sparse  di  V.  Monti  cit.,  v.  II,  pag.  411. 

3)  Del  conte  de  la  Vauguyon,  Paolo  de  Quelen,  emigrato  francese  al  servizio  spa- 
gnuolo,  rimpatriato  con  un  salvacondotto  nel  1805,  divenuto  ufficiale  nell'esercito  napoleo- 
nico, aiutante  di  Murat,  e,  col  favore  della  regina  Carolina,  generale  di  divisione  nell'e- 
sercito napoletano,  si  può  leggere  un  ritratto  poco  attraente  in  Louis  Madelin,  La  Rome  de 
Napoléon,  Paris  1906,  p.p.  638-639.  II  Madelin  ha  narrato  con  vivacità  come  quel  degenere 
rampollo  di  nobili  avi  tradisse  il  suo  paese  per  divenire,  il  9  gennaio  1814,  governatore 
dello  Stato  romano  in  nome  del  Murat.  La  storia  milanese,  nella  quale  quest'avventuriero 
di  gran  lignaggio  fa  irruzione  ripetutamente  e  misteriosamente,  ricorda  i  soggiorni  fatti 
nella  capitale  del  regno  dal  La  Vauguyon,  che  vi  dimorò  nel  1811,  nel  1812,  fors'anche  nel 
1813,  frequentando  il  teatro  della  Scala  ed  atteggiandosi,  dopo  i  successi  presso  la  regina 
Carolina  di  Napoli,  ad  insidiatore  della  virtù  di  Teresa  Gonfalonieri.  Il  Masson,  Napoléon 
et  sa  famille,  T.  VII,  p.  195,  ha  segnalato  gli  intrighi  di  costui,  certo  per  conto  di  Murat  che  lo 
esperimentava  in  missioni  inconfessabili,  prima  di  affidargli  l'ingloriosa  conquista  di  Roma. 
Cfr.  pure  ciò  che  dice  il  Weil,  Le  prince  Eugene  et  Murat,  cit.,  t.  H,  p.  52  degli  abbocca- 
menti che  il  La  Vauguyon  ebbe  nel  novembre  1813  col  Fouché,  innanzi  e  indietro  anch'egli 
sulle  strade  delia  penisola  mentre  si  maturava  la  defezione  di  Murat.  Anche  la  circostanza 
dell'esser  stati  gli  inviati  inglesi  ospiti  nel  palco  affittato  dall'emissario  muratiano  è  rivela- 
trice dell'intimità  stabilitasi  d'un  tratto  a  Genova  fra  il  La  Vauguyon  ed  il  Bentinck,  se 
dobbiam  credere  ad  un  rapporto  del  conte  di  Mier  al  principe  di  Metternich  (da  Napoli  il  20 
maggio  1814),  ove  appare  un  inverosimile  accordo  fra  gli  italici  muratisti  e  quelli  anglofili, 
concluso  dal  Pino  e  dal  La  Vauguyon  (cfr.  Weil,  Joachim  Murat,  roi  de  Naples  -  La  der- 
nière année  de  règne,  Paris,  1909,  t.  I  pp.  60-61. 

4)  Il  conte  Emanuele  Kevenhuller,  nato  nel  1751,  venuto  a  Milano  al  seguito  dell'arciduca 
Ferdinando,  verso  il  1770,  e  consultore  di  governo  nell'antico  regime,  sposò  nel  1773  una 
contessa  Mezzabarba,  ereditiera  pavese,  e  divenne  milanese  d'adozione,  soprattutto  dopo  che 
ebbe  sposate  le  figlie  a  due  patrizj  milanesi,  il  duca  Carlo  Visconti  Modrone  ed  il  marchese 
Febo  d'Adda.  Fu  insignito  del  toson  d'oro.  Mori  nel  1847. 


85  — 


andati  a  fare  queste  visite.  Sommariva  e  l'inglese  hanno  fatto  visita  alla 
Borromeo  ^  Neippergè  stato  quasi  tutta  sera,  e  con  Tourn*,  nel  palco  della 
Beatrice  Trivulzia,  dove  c'era  la  Decapitaneo.^  Si  dice  che  questa  truppa 
giunta  ieri  parta  per  il  Piemonte  fra  due  giorni;  Domenica  ne  verrà 
dell'altra,  e  si  dice  col  Generale  Bellegarde.  Nei  generali  ed  ufficiali  giunti 
ieri  vi  sono  una  quantità  di  Principi,  Conti,  Baroni,  i  cui  nomi  non  mi 
sono  rimasti  in  testa,  ma  c'è  sicuramente  un  Principe  Esterhazy;  *  ti 
assicuro  che  è  un  vero  piacere  il  vedere  rasserenati  alcuni  volti,  che  non 
lo  erano  da  tanto  tempo;  quelli  che  dovevano  essere  tristi  cercavano  di  [non] 
farsene  accorgere.  Indicibile  il  seguito  di  servitori  e  cavalli  che  hanno 
questi  signori,  Neipperg,  il  quale  è  alloggiato  in  casa  Serbelloni  della 
Duchessa  vedova,  ha  con  sé  117  cavalli,  e  un  numero  corrispondente  di 
servitori.  L'Annoni  ha  in  casa  un  generale  di  brigata  con  molti  cavalli,  ella 
è  venuta  ieri  sera  in  teatro,  ed  aveva  in  palco  questo  generale;  ella  non 
intende  ragione  sul  conto  delle  persone  che  hanno  avuto  parte  nello 
sviluppo  delle  cose,  essa  non  ci  parla,  e  non  ci  fa  che  degli  sgarbi;  io 
non  l'ho  vista,  quantunque  io  ci  sia  stata,  e  ne  ho  piacere,  perchè  prevedevo 
di  dover  attaccar  lite.  Già  saprai  i  membri  della  Reggenza^;  essi  sono  il 
Senatore  Peregalli  ^,  Senatore  Longhi  ',    Muggiasca^  di  Como,  e  Tona  di 


1)  Deve  trattarsi  della  contessa  Maria  Elisabetta  Borromeo,  nata  Cusani,  già  vedova 
del  conte  Antonio  Borromeo  e  rimaritatasi  col  cugino  conte  Giberto  (1751-18371,  eletto  ap- 
punto allora  membro  della  reggenza. 

2)  Dev'essere  quel  capitano  che  il  Neipperg  aveva  mandato  il  28  marzo  come  parlamentario 
nelle  linee  francesi,  per  recare  lettere  alla  vicereglna,  e  che  si  era  abboccato  col  colonnello 
Tascher.  (Cfr.  Weil,  Le  prince  Eugène  et  Marat,  cit.,  t.  IV,  pag.  439). 

3)  La  De  Capitani  era  una  Serbelloni,  sorella  della  marchesa  Beatrice  Trivulzio,  vissuta 
sino  al  1854.  Per  non  parlare  delle  accuse  evidentemente  esagerate  del  libello:  Le  lamenta- 
sioni,  ossiano  le  quattro  notti  del  generale  Pino,  Italia  1815  è  designata  da  C.  Botta,  Storia 
d'Italia  dal  i'jSq  al  1814,  libro  XXVII,  come  una  delle  più  ardenti  fautrici  della  rivoluzione 
che    doveva  ricondurre  a  Milano  gii  austriaci. 

4)  Dev'esser  veramente  quel  conte  Vincenzo  Esterhazy  von  Galantha  il7S8-1839)  che, 
dopo  aver  fatto  le  campagne  del  1805,  del  \KQ,  del  1813,  era  stato  nell'inverno,  coi  suoi 
ussari,  all'avanguardia  della  brigata  Starhemberg,  meritando,  colle  sue  cariche  impetuose  ed 
efficaci,  la  promozione  a  maggiore  degli  ulani.  Raggiunse  il  grado  di  maggior  generale.  Ve- 
dasene un  cenno  biografico  in  Weil,  op.  cit.,  t.  II,  p.p.  498-99. 

5!  Cioè  quelli  aggiunti  dai  Collegi  Elettorali,  in  rappresentanza  dei  dipartimenti.  Essi 
furono  sette  e  non  quattro,  essendo  stati  scelti,  oltre  i  nominati  dalla  contessa:  il  marchese 
Sommariva  ifratello  del  maresciallo',  il  conte  Verteva  del  Serio  ed  il  Tarsis  dell'Agogna 
Cfr.  M.  Fabi,  Milano  e  il  ministro  Prina,  Novara,  1860,  p.p.  80-81. 

6)  Il  senatore  Peregalli  era  un  valtellinese,  dal  Melzi,  Memorie-Documenti,  cit.,  vol.  I, 
p.  557,  dipinto  come  creatura  del  Guicciardi. 

7)  Del  senatore  conte  Lucrezio  Longo,  bresciano,  il  collega  Carlo  Verri,  presidente  della 
reggenza,  parla  molto  severamente  nella  Reiasione  sugli  avvenimenti  di  Milano,  p.  506-5C7 
(dell'edizione  Casati). 

8)  Giacomo  Muggiasca  era  membro  del  collegio  elettorale  dei  possidenti  per  il  diparti- 
mento del  Lario.  Divenne  consigliere  di  governo  all'organizzazione  del  Lombardo-Veneto, 
consacrandosi,  come  già  nella  reggenza,  alle  questioni  di  finanza. 


—  86  — 

Bergamo  •.  Abolita  la  Segreteria  di  Stato  ;  Strigelli  ^  occupa  il  posto  del  nostro 
Pallavicini  ^  il  quale  ha  voluto  rinunziare  assolutamente.  Aboliti  i  due 
Ministri  che  si  trovano  a  Parigi.  I  Collegi  Elettorali  si  occupano  di  vari 
progetti  che  non  spettano  a  loro,  ed  i  ponenti  che  parlano  sempre  sono 
Ruga  ^  ed  altri  capi  simili.  Il  militare  è  molto  malcontento  e  non  si  è  visto 
un  ufficiale  ad  andare  incontro,  nemmeno  per  curiosità,  alle  truppe  giunte 
ieri;  fa  che  si  risolva  presto  qualche  cosa  che  ne  abbiamo  bisogno,  lo 
stato  d'anarchia  non  è  fatto  per  i  milanesi,  ne  siamo  già  stanchi.  La  nostra 
Reggenza  è  un  poco  imbarazzata  in  certe  cose:  figurati  che  non  si  è  saputo 
che  alle  due  ore  che  le  truppe  passavano  di  casa  nostra  ed  hanno  man- 
dato a  quell'ora  l'ordine  di  mettere  i  tappeti  fuori  dalle  finestre;  noi  altri 
eravamo  fuori  di  casa  fin  da  mezzogiorno,  io  era  per  vederli  in  casa 
Calderara^  mia  suocera  altrove,  di  maniera  che  la  mia  donna  ha  messo 
fuori  dalle  finestre  delle  sucide  tende  da  letto,  e  non  c'era  nemmeno 
un'anima  ai  balconi.  La  Visconti"  ti  prega  di  comperarle  6  sedie  ricamate 
sul  cannevas  a  vasi  pieni  di  fiori,  e  non  a  corbeilles  nel  genere  delle  mie, 
e  ti  prega  di  farti  dare  la  seta  bianca  per  fare  il  fondo;  cerca  del  Père 
de  Famille,  e  digli  che  siano  simili  alle  ultime  che  ha  spedito  a  M.**  Wurmb. 
La  Visconti  poi  dice  che,  nel  caso  che  ti  sia  del  più  piccolo  incomodo  a 
portarle  con  te,  di  spedirgliele  per  qualche  mezzo  non  tanto  costoso.  Tuo 
padre,  tua  madre  e  gli  amici  ti  salutano  caramente,  non  ti  do  quelli  della 
Mamma  Grande  la  quale  mi  ha  mai  parlato  di  te  ed  è  di  un  umore  con 
me  non  tanto  gustoso,  ciò  che  data  da  Domenica.  Addio  mio  caro,  vogliami 
bene,  e  sia  persuaso  d'esser  sinceramente  amato  dalla  tua 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 
Il  nome  del  Generale  Inglese  si  chiama  Mack  Ferland. 

1)  Non  Tona  ma  Tonni  fu  quel  nuovo  membro  della  reggenza,  che  era  del  resto  membro 
del  collegio  elettorale  dei  dotti  pel  dipartimento  del  Mincio.  Luigi  Tonni  abitava  però  a 
Milano,  sedendo  fra  i  giudici  della  Corte  di  Cassazione. 

2)  Il  conte  Antonio  Strigelli,  commendatore  della  Corona  di  ferro,  consigliere  di  stato  in 
servizio  straordinario,  era  segretario  di  stato,  carica  alla  quale  fu  assunto  quando  Napo- 
leone sventò  la  trama  del  Méjan,  che  per  farsi  sgabello  del  segretariato  all'esercizio  di  un 
più  ampio  potere  politico,  era  riescito  a  far  nominare  al  ministero  dell'interno  il  Vaccari, 
predecessore  dello  Strigelli.  Cfr.  Coràccini,  op.  cit.,  p  p    173-174. 

3)  Il  barone  Giuseppe  Pallavicini  era  presidente  del  consiglio  degli  uditori,  parte  del 
Consiglio  di  stato.  Prefetto  un  tempo  del  Rubicone  (1805-809,  e  del  Serio  (1809-811),  aveva 
dapprima  accettato,  la  mattina  del  21  aprile  1814,  la  segreteria  della  reggenza,  ma,  rifiuta- 
tosi a  collaborare  collo  Strigelli  (confermato  dalla  medesima  reggenza  quale  segretario  di 
stato),  si  dimise  di  lì  a  pochi  giorni.  11  Pallavicini  era  uno  degli  italici,  che  stavano  attorno 
al  Confalonieri,  e,  coi  due  colleghi  del  consiglio  di  stato  Fagnani  e  Giovio,  aveva  firmato  la 
petizione  del  19  aprile- 

4)  L'avv.  Sigismondo  Ruga,  che,  con  Francesco  Visconti  ed  il  famigerato  Sommariva, 
aveva  così  indegnamente  governato  la  seconda  Cisalpina  ed  era  stato  a  ragione  posto  in  un 
canto  negli  anni  seguenti,  era  pur  sempre  membro  del  Collegio  Elettorale  dei  dotti. 

5i  Era  la  casa  posta  sull'angolo  che  fa  il  corso  colla  via  Rugabella,  ove  sono  ora  le  scuole. 
6J  Allude,  con  ogni  verosimiglianza,  a  donna  Antonia  Visconti  Aimi.  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  74. 


—  87  - 

LUI 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  li  30  aprile  1814. 

Eccomi  in  Parigi  io  e  il  mio  buon  compagno  ^  felicemente, 
in  perfetta  salute,  senza  avere  a  dolerci  del  benché  minimo 
inconveniente  di  viaggio,  e  non  arrivati  che  questa  mattina 
perchè  dall'  immenso  afflusso  delle  diverse  nazioni  alla  capitale 
di  Francia,  infinitamente  ritardati  alle  poste.  Ciò  ti  basti  sotto 
il  rapporto  de'  dettagli  ordinar]  di  qualunque  viaggio,  poiché 
la  mia  immaginazione  colpita  dalla  stranezza  di  stranissime  cose 
non  saprebbe  entrare  in  nessuno  di  essi  senza  credere  di  gittare 
il  tempo  e  le  parole. 

Credeva  di  conoscer  bastantemente  la  vecchia  Parigi,  ma 
la  nuova  confesso  che  mi  è  una  città  affatto  sconosciuta;  Te- 
deschi, Prussiani,  Bavari,  Sassoni,  Russi,  e  nazioni  altre  infinite 
formano  in  Parigi  la  forza  di  cento  mila  uomini.  Se  togli  le 
favelle,  e  la  bigariire  degli  abiti,  son  tutti  fratelli,  ed  una  sola 
nazione  quanto  all'unione.  Se  guardi  tutte  le  pattuglie  sono 
composte  promiscuamente  da  essi.  Sulla  destra  dei  campi  Elisi 
accampano  i  granatieri  tedeschi,  sulla  sinistra  i  cosacchi  della 
guardia,  all' Etoile  la  guardia  Russa,  e  così  discorrendo;  ma 
con  questi  campi  incantati,  tutto  il  bel  mondo  di  Parigi  vi 
passeggia  giornalmente,  ed  il  concorso  a  questi  luoghi  non  è 
divenuto  che  più  brillante.  Ma  i  Cosacchi,  ma  i  Tartari,  ma  i 
Baschiri  divenuti  petits  maîtres  di  Parigi,  ah  questo  è  uno 
spettacolo  assolutamente  nuovo  e  strano.  Tu  li  vedresti  per  tutti 
gli  angoli  di  Parigi,  come  uno  sciame  di  pecchie,  invadere  i  restau- 
rants, le  arcate  del  Palais  Royal,  etc.  etc.,  ma  non  già  in  qualità 
di  predoni  come  li  abbiamo  noi  conosciuti  ^,  ma  sotto  forme,  e 

1)  V.  Federico  Gonfalonieri,  Lettere,  Milano,  1890,  pag.  3 

2)  Don  Giacomo  Beccaria,  il  cugino  di  Alessandro  Manzoni,  che,  segretario  allora  della 
deputazione,  lo  fu  poi  del  Governo  di  Lombardia,  salendo  in  seguito  al  grado  di  consigliere. 
Ebbe  il  dipartimento  dell'istruzione.  Cfr.  C.  Cantù,  Alessandro  Monsoni  -  Reminiscense 
cit.,  voi.  II,  pag.  123.  Nel  regno  italico  era  assistente  al  Consiglio  di  stato  in  servizio  ordi- 
nario, presso  il  Gran  Giudice  e  le  sezioni  di  legislazione  e  di  culto. 

3)  Allude  evidentemente  all'invasione  dei  cosacchi,  guidati  dal  Suworoff  nel  1199  alla 
conquista  della  Lombardia  e  che  lasciarono  pessima  memoria  delle  loro  gesta  selvagge. 


con  modi  tartarescamente  galanti,  pagando  enormemente  il  tutto, 
vogliosi  di  tutto,  mangiando  cinque  o  sei  volte  al  giorno,  sedendoti 
allato  con  dei  visacci  calmucchi  composti  per  quanto  da  essi  puossi 
in  forme  europee,  portando  pendenti  da  una  specie  di  tracolla 
sovrapposta  ai  loro  abiti  natii  mille  colifichès  e  bijoux  d'ogni 
sorta,  di  cui  s'arricchirono  nella  breve  loro  marcia  dall'Oca  infino 
alla  Senna,  e  che  portano  come  trofei  di  loro  imprese.  Con 
questi  fa  un  mirabile  contrasto  il  fiore  della  gioventù  del  nord 
che  compone  la  guardia  di  Alessandro,  la  cui  bellezza  è  rilevata 
dalla  ricchezza  ed  eleganza  de'  loro  uniformi^.  I  vecchi  soldati 
di  Federico,  ed  i  nuovi  non  degeneri  dagli  antichi  prendono 
un  dignitoso  posto  fra  questi,  e  colle  forme  più  semplici,  portano 
in  fronte  l'espressione  delle  vittorie  di  Reims  di  Laoìi  e  di 
Vincennes.  Alessandro  alloggia  all'Elise  Bourbon-  ove  noi  fummo. 
Due  tratti  su  di  lui:  egli  è  nutrito  d'idee  filantropiche,  aspira 
al  merito  di  eroe  liberatore  e  rigeneratore  de'  popoli.  La  sua 
giovanile  fantasia  si  esalta  dietro  questa  liberale  idea;  il  Ciel 
faccia  che  i  mezzi  che  porrà  a  questa  grande  opera  non  tradiscano 
le  sue  pompose  intenzioni.  L' Imperatore  d'Austria  alloggia  nella 
Rue  S.t  Honoré^  poco  discosto  dall'  Imperatore  Alessandro,  la  sua 


1)  Tutte  le  testimonianze  concordano  nell'osservare  la  maschia  prestanza  di  quei  giovani 
alti  e  robusti  che  componevano  le  due  divisioni  della  guardia  imperiale  russa  e  che  entra- 
vano a  Parigi,  dopo  una  giurnata  di  battaglia  accanita  e  due  anni  di  guerra,  in  così  lindo 
assetto  come  dopo  una  rivista  a  Pietroburgo.  Cfr.  Viscount  Castlereagh,  Correspondence, 
despatches  and  other  papers,  London,  1S53,  third  series,  vol.  I;  Henry  Houssaye,  1814, 
Paris,  1896  (24»  ed.) 

2)  Il  Palazzo  dell'Eliseo  (cfr.  la  nota  3  a  pag.  Ill  era  stato  scelto  come  domicilio  dello 
czar  prima  ancora  che  questi  entrasse  in  Parigi,  secondo  appare  dalle  istruzioni  date  dal 
generale  Sacken  al  conte  di  Rochechouart,  emigrato  fiancese  al  servizio  russo  nominato  co- 
mandante della  piazza  di  Parigi.  (Cfr.  Comte  de  Rochechouart,  Souvenirs  sur  la  revolu- 
tion, l'empire  et  la  restauration,  Paris  1889,  p.  326».  Ma,  mentre  si  preparavano  gli  alloggi, 
Alessandro  accettò  l'ospitalità  offertagli  dal  principe  di  Talleyrand,  nel  cui  palazzo  ebber 
luogo  g!i  storici  dibattiti  che  condussero  i  sovrani  alleati  a  rifiutare  ogni  trattativa  con 
Napoleone  (cfr.  Chancelier  PaSquier,  Mémoires  \:'"^  p.'-'  t.  Il»,  Paris  1893  p.  256).  Il  P."  de 
Talleyrand,  Mémoires,  vol.  II,  Paris,  1891,  p.p.  62-63,  racconta  che  Io  czar  scese  dapprima  in 
casa  sua  e  non  all'Eliseo,  perchè  aveva  ragione  di  non  credersi  sicuro  in  quest'ultima  resi- 
denza. Una  comunicazione  del  conte  di  Nesselrode  al  de  Bacourt,  che  preparò  per  la  stampa 
i  manoscritti  del  Talleyrand  e  che  la  inserì  in  una  nota  (Mémoires  cit.  vol.  II,  p.  163)  pre- 
cisa questa  versione. 

3i  L'imperatore  Francesco  d'Austria  entrò  il  15  aprile  in  Parigi  con  grande  apparato, 
biasimato  in  quelle  circostanze  dal  Pasquier,  op.  cit.  1.*"  p.'°  t.  II»,  p.p.  361-62,  e,  dopo  aver 
passato  le  truppe  in  rivista,  fu  accompagnato  dal  conte  d'Artois,  luogotenente  generale  del 
regno,  all'alloggio  preparatogli  nel  Faubourg  S.t  Honoré,  nel  palazzo  della  principessa  Borghese. 


—  89 


testa  e  le  sue  qualità  sono  abbastanza  conosciute.  Molte  cose  potrei 
dirti  sul  pronostico  delle  cose  politiche,  ma  la  scarsezza  del 
tempo,  e  l'immaturità  de'  pronostici  medesimi  me  lo  impediscono. 
Ti  chiuderò  il  tutto  in  una  parola  nel  dirti  che  tutta  la  macchina 
politica  d' Europa  è  in  movimento,  ed  in  trambusto,  che  poche 
sono  le  basi  solidamente  adottate,  che  varj  sono  gli  elementi 
che  entrano  nel  calcolo  delle  A.  A.  P.  P.  e  diversi  fra  loro, 
che  il  momento  è  scabroso  e  diverrà  fra  poco  decisivo.  L'en- 
trata di  Lviigi  XVIII  in  Parigi  Tarassi  probabilmente  giovedì 
giorno  5  maggio,  egli  trovasi  ora  a  Compiègne-^.  Il  gran  movi- 
mento politico  or  ora  avvenuto  in  Francia  se  è  mirabile  per 
la  celerità,  non  lo  è  egualmente  dal  canto  della  maturità,  alla 
quale  gli  manca  assai  per  pervenire.  Mille  cose  mi  resterebbero 
ancora  a  dirti,  ma  le  occupazioni  da  cui  son  circondato  sono 
infinite  ;  è  sera  e  non  ho  ancor  pranzato.  Fontanelli  ^  agisce 
pazzamente,  se  ne  pentirà.  Bertoletti^  fa  l'ammalato.  Salutami 
tutti.  Amami  ch'io  t'amo  teneramente. 

F.  Gonfalonieri. 

V  :  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Gonfalonieri 
Rue  dei  3  Monasteri 

à  Milan. 


1)  Cfr.  su  Compiègne  la  nota  I  a  pag.  9.  Dal  soggiorno  imperiale  del  1810,  il  castello 
era  stato  quasi  completamente  rinnovato.  L'architetto  Bertault  aveva  sostituito,  ai  piccoli  e 
graziosi  appartamenti  costruiti  dal  Gabriel  per  i  Borboni,  i  grandi  saloni  d'una  residenza 
sontuosa.  Il  31  marzo  1814  il  castello  era  scampato  ad  un  attacco  dei   prussiani. 

2)  Il  generale  Fontanelli  (Cfr.  nota  4  a  pag.  10),  era  stato  chiamato  da  Milano,  ove 
reggeva  il  ministero  della  guerra,  a  Mantova  con  dispaccio  vicereale  del  15  aprile,  riportato 
da  M.  H.  Weil,  Le  prince  Eugène  et  Marat,  cit.  Tomo  IV,  p  p.  530  e  579.  Il  principe,  che 
aveva  dapprima  pensato  di  far  designare  dal  senato  il  Fontanelli  come  uno  dei  deputati 
alle  potenze,  si  adoprò  per  mandarlo  almeno  come  rappresentante  dell'esercito,  ciò  che  gli 
riesci.  Il  Fontanelli  parti  il  20  col  collega  Bertoletti  per  Monaco  e  Parigi  ed  agì  energica- 
mente, esponendosi  alle  rappresaglie  degli    anti-eugeniani. 

3)  Il  generale  barone  Antonio  Bertoletti,  secondo  inviato  dell'esercito  italiano  alle  Alte 
Potenze,  era  comandante  la  fortezza  di  Peschiera,  al  qual  proposito  si  veda  la  curiosa  voce 
raccolta,  con  opportuna  titubanza,  dal  De  Cast-<o,  Principio  di  secolo  -  Storia  della  caduta 
del  Regno  Italico,  Milano  1897  pag.  33,  che  la  trae  da  Giuseppe  Martini,  Storia  d'Italia 
continuata  da  quella  del  Botta  dal  1814  al  1822,  Capolago,  1851,  pag.  84,  su  una  sospettata 
cessione  di  Peschiera.  Milanese,  arrolatosi  negli  eserciti  repubblicani  sin  dall'estate  del  1796,  il 
Bertoletti  li  segui  nella  loro  marcia  per  tutta  la  penisola  e  fin  in  Egitto.  Partecipò  anche  alla 
campagna  del  1800,  si  trovò  al  campo  di  Boulogne-sur-mer.  Fu  poi  costantemente  in  Ispagna 
ove,  nel  1811,  comandò  una  brigata  e  difese  coraggiosamente  la  piazza  di  Tarragona.  Non  era 
rimpatriato  che  nel  1814.  Nell'esercito  austriaco  potè  raggiungere  l'altissimo  grado  di  feldzeug- 
meister.  Organizzò  nel  1838  la  guardia  d'onore  italiana  dell'imperatore  Ferdinando  e  mori  nel  1846. 


—  90  — 

LIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


Milano  il  31  Aprile  1814. 


Carissimo  Federico 


Riceverai  due  lettere  compresa  questa,  in  quest'ordinario,  ma  ho 
ricevuta  una  pièce  troppo  interessante  perchè  non  te  la  spedisca.  Mandai 
questa  mane  alla  posta  come  di  solito,  e  vi  trovai  una  lettera  proveniente 
da  Mantova  coll'indirizzo  alla  Signora  Contessa  Confalonieri,  Milano;  quelli 
della  posta  esitarono  un  poco  a  mandarmela  perchè  mancante  del  nome, 
ma  pure  l'ebbi.  L'adresse  è  d'un  carattere  a  me  sconosciuto,  e  non  vi  trovai 
entro  che  il  Proclama  del  Principe  agli  Italiani  '  che  ti  includo,  senza 
neppur  una  linea;  mi  venne  il  sospetto  che  potesse  essere  carattere  del 
Principe,  la  mostrai  a  Rasini  il  quale  mi  disse  che  gli  pare  che  abbia  molta 
analogia;  per  me  sono  quasi  convinta  che  sia  lui  medesimo  che  me  l'ha 
mandato,  e  che  sperasse  forse  d'intenerire  i  cuori  con  questa  bella  pezza. 
Mi  fu  detto  oggi  che  il  Principe,  la  Principessa,  e  tutta  la  famiglia  siano 
partiti  anche  da  Verona  ^^  dove  vi  ci  si  trovavano  da  Martedì  per  andare 
in  Baviera;  la  povera  Principessa,  per  quanto  dissero  Locateli!^  e  il  Parroco 
Uzzi*  di  Corte,  si  trova  abbattutissima;  la  Duchessa  pare  che  l'accompagni 
in  Baviera,  ma  Frangipane  e  Corradini  rimarranno  con  lei.  Io  non  ricevetti 
più  lettera  da  nessuno,  ed  io  pure  non  scrissi  loro  mai,  so  che  anche 
molte  altre  ch'erano  in  carteggio  colla  Sandizell  non  le  hanno  più  scritto 
per  la  stessa  ragione.  Non  so  se  ti  abbia  detto  che  è  partita  due  giorni 
fa  una  deputazione  per  Bellegarde  composta  da  Fagnani,  Giovannino  ^  Ser- 


1)  E'  certo  il  proclama  ai  "  popoli  del  regno  d'Italia  „  emanato  da  Mantova  il  26  aprile 
e  che  si  può  leggere  presso  G.  de  Castro,  op.  cit.  p.p.  169-170.  E'  un  documento  che,  con- 
siderato serenamente  dopo  tanti  anni,  appare  sincero,  nobile  e  talora  commovente.  Pure 
moveva  a  sdegno  gli  italici  che,  per  la  dedizione  assoluta  del  viceré  a  Napoleone,  ormai 
quasi  universalmente  detestato  in  Italia,  avevano  definitivamente  perduto  ogni  fiducia  in 
lui.  Questo  proclama  era  conosciuto  privatamente,  da  alcuni  sin  dal  29  aprile.  Vedasi  la 
lettera  di  D.  Gaetano  Melzi  al  M."  G.G.  Trivulzio  in  G.  Gallavresi,  Per  una  futura  biografia 
di  F.  Confalonieri,  cit.,  pag.  442. 

2)  Intorno  alla  partenza  del  viceré  colla  famiglia,  scortato  un  tratto  d  Ila  duchessa 
Litta  e  dal  ciambellano  Friuli,  vedansi  i  tocchi  vivaci  della  Principessa  Belgioioso  Tri- 
vuLZio,  op.  cit.,  p.p.  89-90  ed  il  racconto  di  Alessandro  Zanoli,  op.  cit  ,  voi.  II,  pag.  131. 

3j  II  cav.  Giacomo  Locatelli  era  il  protomedico  della  Corte  vicereale 

4)  L'abate  Andrea  Utz  era  mastro  delle  cerimonie  della  cappella  reale. 

5)  A  Giovannino  Serbelloni  è  indirizzata  una  lettera  di  Ugo  Foscolo,  del  27  settembre 
1813,  nota  nella  storia  letteraria  come  una  spec  e  di  sintesi  della  sua  teoria  dell'amore.  Ve- 
dila in  Opere  edite  e  postume  di  Ugo  Foscolo,  appendice  a  cura  di  Giuseppe  Chiarini,  Fi- 
renze, 1S90,  pag.  165.  Questo  conte  Giovanni  Battista  Serbelloni  (1784- 1854)  era  figlio  del 
duca  Alessandro  e  della  duchessa  Rosina  nata  Sinzendorf. 


—  91  — 

belloni,  Ottolini,  ed  un  quarto  che  non  so.'  Non  si  sa  per  qual  ragione 
siano  andati;  essi  non  sono  ancora  di  ritorno.  Oggi  v'ha  un  po'  di  fer- 
mento, si  temono  i  Francesi  che  sono  arrestati,  e  che  si  dice  hanno  avuto 
l'ordine  di  non  progredire,  spero  che  ciò  non  sia;  il  Generale  Merme^  ha 
fatto  il  diavolo  a  Vigevano  e  a  Novara  esigendo  contribuzioni  e  minac- 
ciando del  sacco  se  non  si  pagava.  Credo  però  che  la  Reggenza  sia  arrivata 
a  tempo  a  mettervi  rimedio.  I  corpi  Elettorali  fermentano  molto,  sarebbe 
bene  che  si  reprimesse  il  loro  potere.  La  nostra  truppa  ha  pure  l'aria 
non  troppo  soddisfatta;  si  crede  sia  ciò  prodotto  dall'incertezza  della  loro 
sorte.  Neipperg  non  è  in  casa  Serbelloni,  ma  in  casa  Litta.  In  questi  giorni 
devono  passare  da  Milano  e  suoi  contorni  24  mila  uomini  di  truppa 
austriaca,  si  aspetta  pure  Bellegarde.  Il  mio  cocchiere  mi  fece  dire  se 
doveva  far  cancellare  l'arma^  sul  mio  carrozzino  e  mi  portò  per  ragione 
che  lo  facevano  tutti  gli  altri,  io  gli  dissi  che  non  ci  pensavo  nemmeno, 
che  ciò  significava  niente,  che  non  c'era  una  legge  che  proibisse  questo, 
e  che  altronde  ella  era  poco  visibile;  oggi  lo  feci  attaccare  per  la  prima 
volta,  mi  pare  però  che  ci  guardassero,  ma  non  ho  sentito  che  si  dicesse 
qualchecosa.  Oggi  ho  dato  l'ultima  seduta  al  pittore  Scotti,  e  mi  pare 
che  il  ritratto  abbia  preso  una  maggiore  assomiglianza;  subito  che  sarà 
finito  te  lo  spedirò.  Questa  sera  anderò  in  teatro  per  la  seconda  volta 
dopo  che  sei  partito,  per  ragione  della  Sirtori,  la  quale  ci  verrà  ancora  lei. 
Il  Barchetta  non  sarà  in  libertà  per  venire  a  Valmadrera  *  che  dopo  il  6  o 
il  10,  ti  assicuro  che  muoio  di  voglia  di  godere  un  po'  d'aria  libera,  ma 
il  pensiero  di  avere  più  tardi  la  tua  lettera  mi  tiene  un  poco  in  sospeso. 
11  Barchetta  mi  tormenta  per  andarci  trovandola  cosa  molto  necessaria; 
ho  poi  un  altro  timore  qual' è  quello  degli  alloggi  ;  basta  vedremo  allora 
quello  che  si  potrà  decidere;  il  parto  della  Durini  è  un  altro  ostacolo:  il 
Barchetta  è  molto  diligente  ed  è  premuroso  per  i  tuoi  affari,  egli  agisce 
veramente  con  cuore.  Addio,  mio  tesoro,  sia  persuaso  che  non  v'ha  momento 
in  cui  non  mi  ricordi  di  te.  Tua  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 

1)  Veramente  il  Serbelloni  era  stato  mandato  al  quartier  generale  austriaco  sin  dal  21 
aprile.  Forse  quella  missione  fu  tenuta  segreta,  per  timore  di  un  ritorno  offensivo  dei 
francesi.  Cfr.  F.  Lemmi,  op.  cit  ,  pag.  208  e  seg.  Stranissimo  è  che  se  ne  sia  scordato  il  se- 
natore Verri  presidente  della  reggenza,  che  doveva  conoscere  lo  sviluppo  di  quei  negoziati 
ben  meglio  della  contessa  Teresa,  eppure  si  domandava,  nella  Reiasione  cit.,  come  fosse 
accaduto  l'appello  al  Bellegarde.  Il  26  un  nuovo  incarico  fu  dato  al  Serbelloni,  considerato 
rappresentante  della  guardia  civica  di  cui  era  maggiore,  aggiungendogli  il  Fagnani,  inviato 
della  reggenza,  il  generale  Rougier  per  le  truppe,  Don  Giulio  Ottolini  per  il  municipio.  Mentre 
la  prima  missione  erasi  recata  ad  invocar  l'aiuto  delle  potenze  (contro  la  plebaglia  ed  anchecontro 
una  riscossa  eugeniana  ,  questa  nuova,  proposta  dal  Pino  in  seguito  alla  convenzione  del 
23  aprile,  doveva  "  sentir  quali  siano  le  intenzioni  di  quel  generale  (il  Bellegarde),  offrendogli  nello 
stesso  tempo  il  rispettoso  omaggio  dei  sentimenti  della  Reggenza,,.  (Protocolli  della  Reggensa). 

2)  Deve  trattarsi  del  generale  Mermet,  comandante  la  divisione  di  cavalleria  dell'esercito 
francese  d'Italia. 

3)  Di  contessa  del  regno  italico. 

4)  Villa  della  contessa  Teresa,  ora  Gavazzi,  nei  dintorni  di  Lecco. 


—  92 


LV 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teeesa  Gonfalonieri  Casati 
A  Federico   Gonfalonieri,    a  Parigi 

Milano  il  2  Maggio  1814 
Lunedì  dopo  il  pranzo. 
Caro  Federico 

Partendo  da  Milano  e  recandosi  a  Parigi  il  Generale  Rembour ',  Treccili 
mi  ha  fatto  dire  di  mandare  qualunque  cosa  avessi  per  Parigi  a  lui,  che  me 
l'avrebbe  fatta  partire  con  questo  mezzo;  se  fosse  stato  finito  il  mio  ritratto 
mi  sarei  prevalsa  di  quest'occasione  per  mandartelo,  ma  non  m'è  stato 
possibile  d'averlo;  spero  però  che  te  lo  potrò  spedire  col  primo  corriere. 
Sabato  sera  sono  ritornati  da  Verona  i  nostri  quattro  deputati,  i  quali  si 
sono  trovati  da  Bellegarde  nel  momento  che  il  Principe  vi  si  era  portato 
per  far  visita  2;  il  Generale  Ruggeri^  che  ne  era  uno  ha  avuto  una  conferenza 
di  tre  ore  col  Principe.  Fagnani  si  è  portato  subito  da  me  per  avere  tue 
nuove,  ma  ebbi  il  dispiacere  di  non  trovarmi  in  casa,  poiché  avrei  potuto 
sapere  qualche  cosa  da  lui.  Oggi  c'è  stata  l'ultima  seduta  dei  Corpi  Elet- 
torali, e  ne  hanno  tutti  ben  piacere.  ''  Continua  il  fermento  dei  diversi 
partiti  non  già  per  il  Vice  Re,  ma  sulla  qualità  del  Sovrano  che  dovremo 
avere,  sull'estensione  dello  Stato,  il  quale  è  fomentato  dai  militari,  i  quali 
sono  molto  malcontenti,  e  dai  Modenesi  e  Reggiani  ;  abbiamo  bisogno  di 
necessità  che  sia  decisa  al  più  presto  la  nostra  sorte.  Al  teatro  domina 
il  partito  degli  Inglesi,  e  quando  arrivano  in  un  palco  senza  distinzione 
né  tampoco  illuminato,  tutta  la  platea  loro  fa  grandissimi  applausi,  e 
quando  arrivano  gli  altri  nei  palchettini  di  Corte  si  fanno  applausi,  ma 
minori.  La  Guardia  Civica,  la  quale  principia  a  fare  delle  buffonate,  sta 
organizzando  un  corpo  di  cavalleria,  e  Serbelloni  ne  é  il  Colonnello,  ma 
quello  che  è  peggio  ancora  fanno  un  indirizzo  a  Lord  Bentink  per  do- 
mandare nuovamente  l'indipendenza  e  ne  faranno  un  altro  a  Sommariva, 
dietro  riflessi  a  loro   fatti   che   non   bisognava   indisporre  quest'ultimo, 

1)  Il  generale  barone  Reinbourg  coin.indava  nell'ultima  guerra  una  brigata  di  cavalleria. 
E'  a  lui  che  il  generale  Severoli,  ferito  mentre  guidava  coraggiosamente  le  truppe  alla  bat- 
taglia di  Reggio  (7  marzo  1814),  dovette  rimettere  il  comando. 

2)  Intorno  a  queste  visite  scambiate  fra  il  principe  Eugenio  ed  il  Bellegarde  il  27  ed  il 
28  aprile,  vedasi  ciò  che  annotava,  imbronciato  per  la  cordialità  di  quegli  abboccamenti, 
Clemente  von  Hiigel  nel  suo  diario.  Cfr.  F.  Lemmi,  Un  diario  del  barone  von  Hiigel  du- 
rante la  campagna  d'Italia  del  1814,  Firenze,   1901,  pag.  49. 

3)  Dev'essere  identificato  col  barene  Gillo  Rougier,  generale  di  brigata  dell'esercito  ita- 
italiano,  detto  Ruggeri  in  alcune  altre  fonti,  fra  l'altro  dal  Coràccini,  op.  cit.,  p  cxxiii,  che 
lo  dice  "  buon  ufficiale  „. 

4)  Giunto  il  commissario  imperiale  Sommariva,  i  collegi  elettorali,  dopo  averlo  ossequiato 
coli' inviargli  una  loro  delegazione,  sospesero  i  loro  lavori.  Cfr.  Giovanni  de  Castro,  o/>.  c/Y  , 
p.p.  181-82. 


93 


domandando  la  stessa  cosa;  alla  testa  di  questa  nuova  cosa  è  il  Colon- 
nello Visconti'  e  Bossi  Benigno-,  il  quale  è  furente;  una  quantità  di 
persone  di  sano  criterio  hanno  cercato  di  dissuadere  questi  signori  e  di 
rappresentar  loro  tutta  la  sconvenienza  di  questo  passo,  avendo  già  noi 
altri  una  Deputazione  alle  Alte  Potenze  Alleate,  ma  tutte  le  ragioni  furono 
inutili.  Genova  fiorisce  tutti  i  giorni  ed  è  tripudiante  di  avere  ricuperata 
la  sua  antica  libertà  e  costituzione^.  Ieri  sera  è  arrivato  M.""  de  Lavoguyon, 
il  quale  riparte  subito  per  Genova,  Parigi  e  Londra  con  missione  del 
suo  Re;  pare  che  non  sia  vera  la  sommossa  di  Napoli^  ed  il  Re  si  trova 
a  Bologna.  Non  si  sa  quando  arrivi  Bellegarde,  temo  che  non  abbia  molti 
applausi.  Noi  non  abbiamo  alloggi,  cosa  a  quanto  mi  pare  che  contraria 
un  poco  il  desiderio  che  si  aveva  d'averne.  Camillo  Guerrieri  mi  ha  pre- 
sentato in  palco  il  Conte  di  Lamberg  ungarese  capitano  degli  Ulani, 
Pompeo  Litta  mi  presenterà  il  Conte  Esterhazy  ed  un  altro  Conte  di  cui 
non  m.i  ricordo  il  nome,  aiutanti  di  Neipperg.  Trecchi  mi  presentò  l'aiutante 
del  generale  inglese,  tutta  gente^che  parla  bene  l'italiano  ed  il  francese, 
molto  bene  educati.  Oggi  Kewenhuller  dà  un  gran  pranzo  a  tutti  i  signori 
più  grandi  che  si  trovano  a  Milano.  Si  dice  che  il  generale  Bellegarde 
conduce  seco  sotto  il  suo  impero  il  Ministro  dell'Interno  Vaccari;  ti  do- 
mando come  si  debba  soffrire  con  tranquillità  di  vedere  ancora  fra  noi  uno 
di  quella  maledetta  razza  =. 

Altre  notizie  patrie  non  ve  ne  sono,  almeno  a  mia  cognizione;  sia 
persuaso  che  mi  do  tutto  il  moto  per  rintracciarle,  per  potere  soddisfare 
alle  tue  brame,  spero  che  sarai  contento  di  me,  anzi  temo  qualchevolta 
di  estendermi  un  po'  troppo  sopra  cosa  non  tanto  significante,  ma  lo  faccio 
dietro  al  desiderio  che  mi  hai  mostrato  d'essere  informato  di  tutto.  E  per 
me  certo  ch'ella  è  cosa  molto  dolce  di  potermi  così  trattenere  più  a  lungo 
con  te,  mio  caro,  che  amo  veramente  di  cuore. 

1)  Annibale  Visconti,  colonnello  della  Guardia  Civica. 

2)  Intorno  al  Marchese  Benigno  Bossi  (1788-18701,  che  doveva  essere  uno  degli  ultimi 
superstiti  di  quella  generazione,  cfi .  G.  de  Castro,  /  ricordi  auto-biografici  inediti  del 
Marchese  Benigno  Bossi  in  Archivio  Storico  Lombardo,  XVII,  I  connotati  del  Bossi  sono 
allegati,  quali  evidentemente  li  fornì  la  polizia  milanese,  ad  un  rapporto  ted  sco  ■6-1-1822)  dello 
Strassoldo  al  Sedlnitzkj',  che  il  conte  Badeni  comunicò  ài  conte  Nigra  e  la  cui  traduzione  è 
inserita  in  A.  d'Ancona,  op  cit-,  pag  273.  Il  Bossi,  profugo  per  lunghi  anni  in  Is  vizzera,  ritornò  a 
Milano  nel  1S48  e  fu  allora  inviato  dal  governo  provvisorio  a  Londra,  in  missione  diplomatica. 

3)  Sulla  ripercussione  che  ebbe  quest'effimera  restaurazione  degli  ordinamenti  liberi  in 
Genova,  sotto  l'egida  degli  inglesi,  si  da  risvegliare  le  più  vivaci  speranze  negli  italici  d'ul- 
tra parti  d'Italia,  cfr.  Bar.  von  Helfert,  La  caduta  della  dominazione  francese  nell'alta 
Italia  e  la  congiura  militare  bresciano  •  milanese  nel  1814,  (trad.  Cusani-Confalonieri  ,  Bo- 
logna, 1894,  p.p    85  e  seg. 

4)  La  voce  di  tali  moti  è  forse  da  riconnettersi  coi  tentativi  di  un  pronunciamento  de- 
gli ufficiali  napoletani,  per  chiedere  una  costituzione;  essi  non  ottennero  però,  come  s'era  dap- 
prima pensato,  l'appoggio  di  Lord  William  Bentinck.  Cfr.  Fieldmarshall  Arthur  Duke  of  Wel 
LiNGTON,  Supplementary  despatches,  correspondence  and  memoranda,  London,  1862,  vol.  IX. 

5|  Questo  avvampare  di  odii  municipali,  dei  quali  si  fa  eco  fin  la  mite  contessa,  mostra 
ancora  una  volta  quanto  tempo  e  quali  vicende  fosser  necessarii  a  maturare  sensi  di  civile 
fratellanza  fra  gli  italiani.  Cfr.  la  nota  2  a  pag.  82. 


94 


Il  fattore  della  Santa  mi  spedisce  un  espresso  per  avvertirmi  che  oggi 
e  domani  passano  da  Monza  due  colonne  di  9  mila  uomini  ciascuna,  ed 
in  seguito  un'altra  più  piccola  di  truppe  Austriache,  le  quali  saranno 
divise  nei  comuni  vicini  e  corre  l'obbligo  di  dare  da  mangiare  all'ufficia- 
lità. V'ha  però  per  questo  una  tariffa  secondo  il  loro  grado,  il  quale 
mantenimento  verrà  indennizzato  nella  prossima  rata  di  carichi  prediali.  Io 
dunque  ordinai  al  fattore,  che  desse  agli  ufficiali  tutte  le  camere  disopra 
che  non  sono  state  accomodate,  e  compresa  anche  la  nostra  se  ciò  abbi- 
sogna, levatine  i  nostri  letti,  e  che  desse  loro  i  letti  delle  donne,  e  gli 
altri  più  scadenti,  e  che  cercasse  d'escludere  i  buoni;  ordine  di  tener 
chiuso  l'appartamento  a  pian  terreno,  e  tutta  la  cappuccina  disopra.  Circa 
al  mantenimento  gli  dissi,  o  di  dar  loro  i  denari  secondo  la  tariffa,  o  se 
volevano  essere  trattati,  di  mandare  a  prendere  all'osteria  il  pranzo  per 
il  detto  prezzo,  essendo  cosa  più  economica  che  il  farlo  fare  in  casa,  ciò 
che  m' è  stato  consigliato  anche  dal  Barchetta.  Il  Cielo  ce  la  mandi  buona 
che  non  ci  guastino  niente!  Se  fosse  stata  cosa  conveniente  ci  sarei  andata 
io  stessa  per  tenerli  d'occhio;  il  Barchetta  è  stato  spedito  da  mia  madre 
a  Cologno  per  lo  stesso  oggetto.  Non  avendo  più  luogo  da  scrivere  finisco; 
non  mi  resta  altro  da  dirti  che  ti  prego  ricordarti  di  me  che  ti  amo  tanto, 
e  di  scrivermi  più  spesso  possibile.  Tua 

aff.ma  Moglie. 

Rasini,  Calderara,  Allemagna  e  tutti  gli  amici  ti  salutano. 


Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita  \ 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Rasini 
A  Federico   Confalonieri,  a   Parigi 

Milano  2  maggio  1814. 
Amico  carissimo, 

Sento  che  parte  il  generale  Rambour  per  Parigi,  che  si  dice  che 
venga  costì  per  far  la  causa  dei  militari  francesi,  che  sono  impiegati  al 
servizio  dell'armata  d'Italia,  presso  il  ministero  della  guerra  di  Francia. 
Ti  scrivo  due  righe  non  avendo  tempo  di  fare  di  più  per  metterti  in 
qualche  modo  al  fatto  dello  spirito  che  domina  in  oggi  nel  nostro  paese, 
riservandomi  poi  a  darti  più  distinti  ragguagli  colla  prima  occasione.  Mio 
caro  amico,  necessita  istantaneamente  che  venga  pronunciata  la  nostra 
sorte  al  più  presto  che  sia  fattibile,  altrimenti  vanno  a  succedere  dei  grandi 

1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.,  pag.  295,  attribuendola  erroneamente  al  de 
Felber. 


—  95  — 

guai.  Il  partito  della  cabala  ha  trovato  un  altro  mezzo  termine  per  sostenersi, 
e  cerca  con  lunsinghiere  apparenze  di  suscitare  nuovi  torbidi  e  di  semi- 
nare dissensioni,  affine  di  poter  in  qualche  modo  assicurare  la  sua  esistenza. 
Per  nostra  disgrazia  siamo  ancora  inondati  da  tutta  quella  canaglia,  senza 
l'allontanamento  della  quale  non  avremo  piìi  pace.  11  generale  Bellegarde 
colla  sua  nuova  convenzione  del  giorno  23'  si  è  obbligato  a  mantenere  in 
attività  l'impianto  del  governo  come  si  trovava,  e  di  non  far  cambiamento 
alcuno  sino  alla  decisione  della  nostra  sorte,  e  quindi  eccoci  tolto  il  mezzo 
per  liberarcene.  Ora  non  potendo  più  mettere  in  campo  né  il  partito  di 
Napoleone,  né  quello  di  Eugenio,  come  proscritti  per  sempre,  vanno 
esaltando  le  menti  colle  idee  d'un  regno  grande  indipendente,  retto  da 
un  capo  costituzionale,  ed  obliando  che  la  nazione,  rappresentata  dai  corpi 
elettorali,  ha  già  presentato  le  sue  suppliche  alle  Alte  Potenze  Alleate  per 
mezzo  della  nostra  deputazione,  si  formano  complotti,  si  destano  partiti 
e  si  riscaldano  le  menti  di  tutti  gli  individui  che  li  ascoltano.  Voi  sapete 
che  qui  si  trova  il  generale  Inglese  Mackferlan  mandato  da  Lord  Bentink 
per  esplorare  le  circostanze  del  paese  in  conseguenza  della  missione  di 
Trecchi;  ora  dunque,  immaginandosi  che  questo  possa  assai,  nel  mentre  che 
non  ha  qui  spiegato  veste  alcuna,  si  è  suscitato  un  gran  partito  in  favor 
suo,  di  modo  che  ogni  volta  che  si  presenta  al  teatro  si  fanno  replicati 
applausi  marcatamente  distinti,  nel  mentre  che  se  ne  fa  nessuno  a  Som- 
mariva,  il  quale  ha  spiegato  la  veste  di  commissario  imperiale  per  prender 
possesso  di  tutti  questi  paesi  a  nome  di  tutte  le  potenze  alleate,  il  che 
diventa  chiaramente  un  disprezzo;  non  bastando  questo,  si  é  immaginato 
anche  di  andare  a  prendere  delle  firme  di  m.olti  individui,  tra  i  quali  si 
trovano  la  maggior  parte  degli  ufficiali  della  guardia  civica,  per  fare  un 
indirizzo  in  suo  nome  a  questo  inglese  onde  manifestargli  la  domanda 
di  un  regno  indipendente.  ^  Sui  caffè,  nei  luoghi  pubblici  si  contrasta,  si 
disputa,  nascono  mille  alterchi  sopra  questo  argomento,  e  se  non  viene 
un  pronto  rimedio,  la  cosa  vuol  finir  male,  giacché  la  polizia  che,  contro 


1)  Secondo  il  diario  del  barone  von  Hiigel,  il  Bellegarde  motivò  la  domanda  al  principe 
Eugenio  della  convenzione  (che  vediamo  qui  inesattamente  interpretataf  colla  necessità  di  far 
finire  i  tumulti  nell'interno  del  regno  coll'occupazione  austriaca.  Ciò  mostra  ancora  una  volta, 
se  ve  ne  fosse  bisogno,  che  tale  invasione  fu  prodotto  diretto  della  rivoluzione  del  20  aprile. 
Già  la  Principessa  Belgioioso  Trivulzio,  op.  cit.,  pag.  87  e  seg.,  aveva  compreso  come  il  viceré 
non  avesse  ormai  più  veste  per  rifiutare  la  convenzione,  giacché  la  clausola  sospensiva  stipulata 
a  Schiarino-Rizzino  supponeva  il  consenso  degli  italiani  ad  averlo  per  re,  visibilmente  mancato, 
e,  come  francese,  egli  doveva  seguire  le  istruzioni  del  governo  provvisorio  parigino. 

2)  Dev'essere  l'indirizzo  presentato  il  30  aprile  al  Mac  Parlane  dagli  ufficiali  della  Guardia 
Civica.  Fu  redatto,  a  richiesta  del  colonnello  Annibale  Visconti  e  dei  capi-battaglione  Carcano, 
Filippo  Ciani  e  Crivelli,  da  Ugo  Foscolo.  L'originale  è  ora  a  Londra,  nel  Public  Record  Office 
(Foreign  Office,  Italian  States  6r),  testo  pubblicato  nell'/ìrf/imo  Storico  Lombardo,  a.  xxxvi: 
G.  Gallavresi,  La  rivolusione  lombarda  del  1814  e  la  politica  inglese,  mentre  dalla  minuta 
del  Foscolo  è  tratta  l'edizione  deli'Orlandini  in  Ugo  Foscolo,  Prose  politiche,  Firenze  1850 
p.p.  73  e  seguenti. 


il  parer  universale,  si  è  voluta  lasciar  in  mano  al  sig.  Luini  ^,  invece  di 
sedare  questi  tumulti  li  fomenta  e  li  anima.  Il  tutto  proviene  come  non 
posso  cessare  di  ripeterlo  da  quella  immensa  turba  di  canaglia  che  ci 
circonda  ancora,  che  prevedendo  che  con  un  piccolo  stato  non  vi  sarebbe 
pili  luogo  per  loro,  cerca  di  fomentare  delle  idee  gigantesche,  secondo  il 
sistema  delle  quali  essa  avrebbe  ancora  campo  a  primeggiare.  Si  stampano 
persino  de'  libelli  ove  sono  dichiarate  tutte  le  loro  pretese  e  la  polizia  ne 
permette  il  libero  smercio,  onde  tu  vedi  in  che  mani  ci  troviamo.  La  nostra 
Reggenza  è  troppo  debole  e  non  ha  che  le  mezze  misure,  le  quali  in 
queste  circostanze  non  valgono.  Avrei  molte  altre  cose  a  dirti,  ma  mi 
riserbo  al  primo  corriere.  Invidio  la  tua  sorte  di  trovarti  a  Parigi  in 
un'epoca  tanto  straordinaria.  I  buoni  cittadini  hanno  tutta  la  fiducia 
negli  individui  che  si  trovano  presso  le  Alte  Potenze  per  il  bene  del 
proprio  paese,  ed  altro  non  desiderano  che  la  destinazione  nostra  sia 
manifestata  sollecitamente,  onde  poter  sortire  dallo  stato  di  dissensione  in 
cui  si  trova  il  nostro  paese.  Addio,  conservami  la  tua  amicizia  e  prevaliti 
di  me  se  mi  credi  in  qualche  cosa  capace. 

[Carlo  Luigi  Rasini]. 


LVIl 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Proc.  dei  Carbonari  -  Busta  26 
Fessa  DLI  N.  14.  Inedita. 

Il  barone  Giuseppe  Pallavicini  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  li  2  Maggio  1814. 
Amico  Carissimo, 

Ho  promesso  d'annojarti  con  qualche  mia  lettera,  e  mantengo  la  parola. 
Io  mi  sono  posto  in  libertà,  e  ragione  efficacissima  mi  ha  indotto  a  pregare 
la  Reggenza  di  dispensarmi  dall'incarico  affidatomi,  ma  se  mi  sono  allon- 
tanato dall'  ufficio,  non  mi  sono  allontanato  dalla  buona  causa.  Amo  di 
cuore  la  mia  Patria,  e  desidero  la  quiete,  e  la  solida  prosperità  del  mio 
Paese. 

1)  Il  conte  Giacomo  Luini,  uno  dei  reduci  dalle  casematte  di  Cattare,  era  stato  primo 
presidente  della  corte  di  giustizia  civile  e  criminale  a  Milano.  Nel  1811  successe  a  France- 
sco Mosca  nella  direzione  generale  di  polizia.  Sul  suo  atteggiamento  nel  1814,  che  parve 
poco  sicuro  (forse  per  le  sue  simpatie  muratiane),  cfr.  Melzi  d'Eril,  Memorie-Documenti' 
cit.,  vol.  II,  pag.  416  e  Lemmi,  La  Restaurasione,  etc.,  cit.  pag.  105. 


J. A    CONTESSA      ["KkESA    CoNFALt)NIERI    CaSATJ 
da  un  'juadretto  ad  olio  (Milano   1814?) 

-îppartt^nente  .lì',,  ,  .,n<H.-ca    j.^j^a   Casali   Neuroni 


voluta  i 
I,  ii<  .1  lomenta  e  >■.  ,i. ...... 

H  ripeterlo  da  quella  imn^ 
..  i^oiïûii  alinea,  che  prevede; 
•••■;':  luogo  per  loro,  cerca  di 

'.  delle  quali  essa  avrebbe  ancora  campo  a  prin 
.  .,..!0  de'  libelli  ove  sono  dichiarate  tutte  le  loro  p» 
permette  il  libero  smercio,  onde  tu  vedi  in  che  mani  . 
Reegenza  è  troppo  debole  e  non  ha  che  le  mezze   sri;:  ;r;,  i-  quaw  ' 
0 ;!csre  cir'^ostan^o   rion   valgono.   Avrei  molte    nltre  cose  a  dirti,   ma  n 


;  genza  d  .rmi  dair incarico  attiaatomi,  ma  se  mi  so; 

..  ;.,  ,u  dall' ufn.:.,  :,.i.  ini  s^^»' >    .n  .  ■'  .^  (o  dalla  buona  catf-' 
uijore  la  mia  Patria,  e  desiti  :■  la  solida  prospe: 


—  97  — 

Lo  stato  è  tranquillo,  ma  chi  lo  contempla  con  occhio  attento  può 
accorgersi  che  germoglia  qualche  seme  di  dissidio.  Uno  stuolo  numeroso 
d'impiegati  nulla  aventi,  che  credevano  eterna  la  cessata  forma  di  Regno 
si  sono  qua  stabiliti,  ed  accasati.  Questi  ora  più  non  sanno  se  potranno 
rimanere,  o  se  dovranno  partire;  essi  stanno  in  forse  di  perdere  il  pane, 
e  un  tal  timore  li  rende  ragionevolmente  inquieti. 

Varj  possidenti  memori  degli  anni  precedenti  alla  rivoluzione  francese 
desiderano  la  prisca  sorte;  altri  guidati  da  un  sentimento  nazionale  ago- 
gnano l'indipendenza.  I  militari  temono  sciolta  l'armata,  ed  intercisa  la  lor 
carriera.  Questo  contrasto  di  passioni,  e  di  desiderj  potrebbe  nuocere  alla 
buona  armonia.  Un  modo  di  prevenire  una  gran  parte  dei  temibili  incon- 
venienti sarebbe  quello  di  congedare  con  qualche  gratificazione  quegli 
impiegati  sopra  indicati  che  non  appartengono  al  Regno  inviandoli  alle  lor 
case,  ma,  siccome  s'ignora  quale  configurazione  geografica  possa  avere 
il  Regno  stesso,  così  molti  di  loro  non  si  possono  attualmente  riguardare 
come  forestieri;  da  ciò  ne  deriva  che  tutti  rimangono  in  uno  stato  d'in- 
certezza, che  suol  sempre  produrre  lo  sviluppo  di  contrarie  affezioni.  Il 
teatro  di  Milano  ne  fa  fede.  Al  comparire  degli  ufficiali  tedeschi  si  applaude, 
ma  si  applaude  ancor  più  al  comparire  degli  ufficiali  inglesi  nella  lor  loggia. 
Allo  stesso  generale  inglese  Makferlane  dispiace  questa  parzialità,  che  lo 
pone,  come  egli  disse,  in  una  situazione  gênante.  Al  generale  Sommariva 
può  dispiacere  per  un  altro  verso.  Intanto  i  mal  intenzionati  potrebbero 
approfittare  delle  diverse  opinioni  dei  cittadini  per  dividere  il  paese  in 
fazioncelle.  Tu  vedi  dunque  quanto  importerebbe  che  fosse  presto  decisa 
la  nostra  sorte,  perchè  allora  ognuno  si  rassegna  al  proprio  destino  ed 
impiega  misure  placide  e  regolari  per  la  conservazione  del  suo  ben  essere. 
Se  tu  leggi  con  indulgente  attenzione  questo  mio  foglio,  troverai  forse  che 
non  è  affatto  estraneo  all'indole  della  tua  missione.  Ho  avuto  intenzione 
di  persuaderti  che  quanto  più  presto  le  Alte  Potenze  Alleate  pronunzieranno 
il  nostro  destino,  tanto  più  presto  rimarranno  nel  lor  nascere  soffocati  i 
germi  delle  interne  dissensioni. 

Intanto  scrivimi,  amami,  e  credimi 

Tuo  aff.mo  amico 
Giuseppe  Pallavicini. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 

à  Paris 
(nota  di  Federico;)  reçu  le  10  à  7  heures  du  soir. 


—  98  — 

LVIII 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monsese  Edita  *. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  il  3  maggio  1814. 
Carissima  moglie 

Ormai  da  quattro  giorni  in  Parigi,  non  fummo  raggiunti 
che  dai  due  commercianti  ^;  il  rimanente  della  deputazione  non 
è  ancor  comparso.  Ciò  mi  spiace  sommamente  :  la  loro  presenza 
è  assolutamente  necessaria  al  più  presto.  La  marcia  delle 
cose  rende  urgenti  delle  determinazioni  istantanee  ;  io  ho 
fatto  tutto  quello  che  non  poteva  compromettere  la  mia  re- 
sponsabilità, e  che  poteva  essere  preliminare  alle  loro  opera- 
zioni, ma  nell'estrema  delicatezza  di  nostra  posizione  nulla  mi 
è  permesso  d' intraprendere  più  oltre.  Eccoti  alcuni  risultati 
del  già  operato,  ed  eccoti  frattanto  alcune  notizie,  di  cui  farai 
quell'uso  che  prudentemente  crederai  colle  diverse  persone. 
Fontanelli  che  ci  aveva  preceduto  di  due  giorni  nulla  aveva 
lasciato  di  intentato  dal  suo  canto.  Munito  di  lettere  del  prin- 
cipe Eugenio,  e  della  corte  di  Baviera,  si  era  presentato  all'im- 
peratore d'Austria,  ad  Alessandro,  al  re  di  Prussia,  ed  ai  mem- 
bri tutti  del  Governo  francese.  La  già  imperatrice  Giuseppina 
appoggiava  con  ogni  sorta  di  mosse  e  di  tentativi  la  causa 
del  figlio.  Essa  non  pareva  la  più  disperata,  dacché  certa  ma- 
gnanimità di  cui  fa  pompa  volentieri  l' Imperatore  Alessandro 
sembrava  interessarlo  per  chi  aveva  preso  1'  onorata  devise 
di  fidélité  et  honneur.   Il    nostro  arrivo,  e  quello    quasi    con- 


1)  V.  F.  CoNFALoSiERi,  Lettere,  cit.  pag.  5. 

2)  L'ordine  dei  commercianti,  o  per  meglio  dire  il  collegio  elettorale,  fu  rappresentato 
nella  deputazione  da  Giacomo  Ciani  e  da  Pietro  Ballabio.  Il  primo  era  fratello  dello  scu- 
diere Gaetano,  assai  più  eminente  di  lui  nella  vita  politica  italiana,  e  già  doveva  contar  parecchio 
innanzi  la  caduta  del  regno,  se  I'Armaroli,  op.  cit.  pag.  13,  lo  nomina,  fra  pochissimi,  ad 
indicare  il  carattere  delle  sottoscrizioni  apposte  alla  fatale  petizione  del  19  aprile.  Pietro 
Ballabio,  altro  di  quei  firmatari,  era  capo-battaglione  della  guardia  civica.  Lodovico  Giovio, 
Memoria  intorno  all'opuscolo  intitolato  sulla  rivoluzione  di  Milano  (in  Pellini,  //  gene- 
ral Pino  cit.  ed  in  G.  Gallavresi,  /  ricordi  ed  il  carteggio  del  conte  Ludovico  Giovio, 
Periodico  della  Società  Storica  Comense,  XVII,  1908),  loda  altamente  il  Ballabio  per  quanto 
avrebbe  operato  il  20  aprile,  proteggendo  coi  suoi  militi  l'escita  dei  senatori  dal  palazzo, 
quando  questo  fu  invaso  dai  tumultuanti. 


—  99  — 

temporaneo  di  Gifflenga  \  fece  conoscere  l' impossibilità  di  più 
continuare  ad  erigere  un  edificio  su  di  una  base  che  veniva 
ad  essere  stata  sì  vigorosamente  minata.  Il  generale  Fontanelli 
dal  linguaggio  il  più  deciso  ed  energico  che  teneva  in  prima, 
spinto  sino  all'i  mpudenza  di  dire,  che  in  ogni  evento  trenta-  * 
cinque  mila  baionette  italiane  avrebbero  sostenuto  sulla  linea 
del  Mincio  il  voto  nazionale  pel  principe,  cominciò  a  bas- 
sare  ^  esprimendosi  che  la  sua  missione  era  finita,  ch'egli  aveva 
servito  con  zelo  il  principe,  ma  che  ora  la  sua  ubbidienza  era 
dovuta  alla  nazione,  etc.  La  sua  imminente  partenza  ci  assicurerà 
più  che  le  sue  proteste.  Non  feci  motto  di  Bertoletti,  perchè 
dal  primo  giorno  si  pose  a  letto. 

Sventata  ormai  definitivamente  la  cabala  sopra  Milano,  si 
briga  ora  dai  suoi  partigiani,  fra  quali  figura  Aldini  ^,  per  fargli 
avere  le  legazioni;  la  riuscita  n' è  la  più  improbabile.  Gli  ultimi 
avvenimenti  di  Milano,  ed  il  suo  proclama  di  Mantova  hanno 
raccolto  sulla  sua  testa  il  ridicolo  e  l' indignazione  della  più 
parte  dei  gabinetti.  Oggi  è  arrivato  Tascher^;  pare  che  il  prin- 
cipe stesso  arriverà  quanto  prima  ad  arringare  in  persona  la 
causa  pro  domo  sua  ^ 

Le  principali  mie  cure  in  questi  giorni  furono  dirette  a 
portarmi  più  avanti  nella  conoscenza  del  gran  trattato  europeo, 
che  si  sta  ora  discutendo.  Vi  hanno  delle  basi   adottate,   delle 


1)  Cfr.  Weil,  Le  prince  Eugene  et  Marat,  cit.  t.  IV  p.  490. 

2)  Forse  francesismo  da  "  baisser  „. 

3)  Antonio  Aldini  (1755-1826),  ministro  segretario  di  stato  del  regno  d'Italia  risiedente 
a  Parigi.  Per  la  biografia  di  questo  celebre  statista  bolognese,  è  di  capitale  importanza  l'o- 
pera, rimasta  pur  troppo  incompiuta,  del  nipote  di  lui  Antonio  Zanolini,  Antonio  Aldini  ed 
i  suoi  tempi,  Firenze,  1864-67. 

4)  Il  conte  Tascher  de  la  Pagerie,  capo-squadrone,  cugino  dell'imperatrice  Giuseppina,  e 
quindi  del  viceré,  apparteneva  alla  casa  militare  di  quest'ultimo  in  qualità  di  aiutante  di 
campo.  Accompagnò,  il  principe  in  Baviera,  secondo  racconta,  con  ricordi  personali,  il 
M.'o  F.  CusANi,  op.  cit.,  vol.  VI,  p.p.  301-02.  Cfr.  Du  Casse,  op.  cit.,  t.  X  p.p.  281-82. 

5)  Arrivò  il  9  maggio,  col  Méjan,  ma  si  recò  direttamente  alia  Malmaison,  abboccandosi 
nei  giorni  seguenti  collo  czar,  con  Luigi  XVIII  e  col  re  di  Prussia.  Il  Marescalchi  informava 
minutamente  di  ciò  la  reggenza  nelle  sue  lettere  del  10  e  dell'll  al  cav.  Borghi,  incaricato 
del  portafoglio  degli  esteri.  In  quella  del  9  dice  pure  :  "  la  Deputazione  si  conduce,  non  si 
può  dir  meglio,  e  si  è  acquistata  a  quest'ora  la  considerazione  dell'intero  corpo  diplomatico, 
il  quale  dapprima  incerto  del  giudizio  che  ne  aveva  a  formare,  ora  è  unisono  a  suo  ri- 
guardo „.  (Corrispondenza  coll'impero  francese,  Parigi,  1814,  nell'archivio  di  stato  di  Mi- 
lano). Cfr.  pure  la  lettera  del  principe  Eugenio  alla  moglie,  del  9  maggio,  in  Du  Casse, 
op.  cit.,  t.  X,  p.p.  288-289. 


—  100  — 

altre  ancor  flottanti  nella  massima  incertezza.  In  genere,  la 
Francia  non  pagherà  mai  caro  abbastanza  un  trono  già  con- 
quistato, e  regalato.  La  Russia  avrà  i  suoi  ingrandimenti  nel 
nord.  L'Austria  sarà  rimessa  sul  piede  dei  possessi  del  1789, 
ed  ancor  più.  Il  Belgio  tedesco  e  francese  sarà  riunito  all'Olanda. 
La  preponderanza  della  casa  d'Austria  in  Italia  sarà  massima; 
Piemonte,  Toscana,  stati  Estensi,  la  più  parte  degli  stati  Papali 
ritorneranno  ai  loro  antichi  padroni.  Parma  e  Piacenza  a  Maria 
Luigia,  ereditarie  nel  figlio.  Il  Veneziano  e  la  Lombardia  sono 
assolutamente  devoluti  all'Austria  ;  possa  questa  corona  esser  po- 
sta sulla  testa  di  un  principe  da  se  ed  i  nostri  voti  avranno 
esito,  ma  l'orizzonte  su  di  ciò  mi  fa  tremare.  Tutto  si  metterà 
da  noi  in  opera,  ma  le  baionette  non  sono  con  noi!  Fortunatamente 
la  conoscenza  con  Razumofski,  ^  Scw^arzenberg  ^,  Humboldt  ^, 
Dalberg  *,  e  varj  altri  conduttori  della  cosa,  dai  quali  lui  anche 
privatamente  perfettamente  ricevuto^  mi  ha  fornito  mezzo  di 
conoscere  la  carta  dove  dobbiamo  navigare  ne'  suoi  dettagli, 
ed  insinuare  loro  riservatamente  quanto  può  servire  alla  mi- 
glior riuscita  di  nostra   causa. 

1)  Il  conte,  poi  principe  Andrea  Razumofski  era  stato  lungamente  ambasciatore  di  Russia 
a  Vienna  e  vi  ritornò  come  uno  dei  plenipotenziarii  del  suo  governo  al  celebre  congresso, 
Gran  signore  spendereccio,  non  sembra  essersi  occupato  troppo  degli  affari.  Ebbe  il  gran 
merito  di  proteggere  efficacemente  il  Beethoven.  Morì  nel  1836,  dopo  essersi  convertito, 
dallo  scisma  greco,  al  cattolicismo.  Cfr.  su  di  lui  Der  ÌViener  Congress,  Wien,  1S98. 

2)  Il  principe  Filippo  di  Schwarzenberg  era  il  comandante  le  truppe  austriache  che  entra- 
rono in  Parigi  alla  fine  di  marzo,  colle  russe  e  colle  prussiane.  Nato  a  Vienna  nel  1775. 
veterano  delle  guerre  contro  la  Turchia  e  la  Francia,  ambasciatore  a  Parigi,  ove  perdette  la 
moglie  tragicamente  per  l'incendio  scoppiato  mentre  dava  un  ballo  all'imperatore,  capo  del- 
l'esercito ausiliario  austriaco  nella  campagna  di  Russia  (ove  secondò  fiaccamente  Napoleone), 
fini  la  gloriosa  carriera  come  presidente  del  Supremo  Consiglio  aulico  di  guerra  e  morì  nel  1820. 

3)  Guglielmo  di  Humboldt  (1767-1835  ,  filologo  e  statista,  era  allora  in  Parigi,  accompa- 
gnandovi il  re  Federico  Guglielmo.  Dev'esser  egli  il  ministro  di  Prussia  a  cui  si  riferisce 
il  racconto,  cosi  istruttivo,  della  Principessa  di  Beloioioso,  op.  cit.,  pag.  96,  riguardante  il 
discorso  che  avrebbe  tenuto  coi  deputati  lombardi  a  Parigi  : 

"  Mostrossi  —  cosi  scrive  —  premuroso  per  loro,  ed  abboccossi  più  volte  con  uno  di 
essi,  il  conte  Alberto  Litta,  uomo  di  grande  ingegno  e  di  squisitissimo  gusto  :  Io  vorrei  pure 
aiutarvi,  diceva  un  giorno  quel  ministro  al  Litta,  e  parecchi  de'  miei  colleghi  vorrebbero  essi 
pure  assicurare  alla  bella  vostra  contrada  una  certa  quale  indipendenza.  Ma  eccovi  tutto  i 
nodo  della  faccenda:  potete  voi  tenere  in  arme,  per  poche  settimane  ancora,  trenta  o  che 
mila  uomini?  Con  questo  puntello  è  facile  che  ottenghiate  l'intento;  ma  senza  di  esso,  non 
pensateci  nemmeno  „. 

4)  Il  duca  Emerico  Giuseppe  di  Dalberg  (1773-1333),  devotissimo  al  principe  di  Talley- 
rand, era  allora  membro  del  governo  provvisorio  sorto  in  Parigi  sotto  l'egida  del  celebre 
statista.  Un  ritratto,  a  colori  lusinghieri,  di  questo  gran  signore  tedesco,  per  qualche 
tempo  acquisito  alla  causa  francese  e  molto  conosciuto  in  Italia  dopo  il  suo  matrimonio 
colla  marchesina  Brignole,  si  legge  in  B."»  Sers,  Mémoires,  Paris,  1906,  p.p.  72  e  seg. 


101 


Oso  ancora  esser  certo  che  saremo  da  più  parti  pos'^ente- 
inettte  assecondati,  ma  egli  è  fatale  il  non  poter  esprimere  che 
voti  e  non  aver  iniziative  né  basi  a  trattativa  !  Oggi  è  la  so- 
lenne entrata  del  Re,  egli  è  un  giorno  d'ebbrezza.  Un  Borbone 
dopo  29  anni  seder  su  quel  trono  di  Francia,  che  al  suo  pre- 
decessore erasi  fatto  cambiare  coli'  échafaiid  !  Avvenimenti 
strani,   lezioni   indelebili  !  Il  tuo  Federico. 

Saluti  a  tutti  gli  amici,  dì  loro  che  l'amor  patrio  mi  scalda 
il  petto;  non  ho  ancor  fatto  un  passo  per  Parigi  se  non  in 
carrozza  per  correre  ove  il  bisogno  lo  richiedeva,  non  ho  ancor 
visto  uno  spettacolo,  ma  almeno  sieno  i  miei  voti  coronati  !  Po- 
trai far  vedere  la  mia  lettera  ai  più  intimi  amici;  non  dimen- 
ticare Fagnani,  Porro,  e  Trechi  se  sono  a  Milano. 

Sono  ancora  affatto  digiuno  di  nuove  de'  miei,  nessuna 
lettera  mi  è  giunta.  Fa  in  casa  i  miei  doveri  con  tutti,  amami 
e  credimi  veramente  tuo. 

In  questo  punto  il  principe  di  Metternich  ^  con  un  privato 
biglietto  mi  prega  di  passare  da  lui  dopo  l'entrata  del  Re;  i 
nostri  destini  stanno  molto  in  sua  mano. 

Ogni  cosa  farà  Piero  Sayler  per  la  vendita  dei  miei  cavalli 
sarà  ben  fatta,  raccomandaglieli  caldamente.  Arrivano  in  questo 
momento  Trivulzio  e  Sommi  '^.  Ricevo  pure  delle  lettere  da 
Milano  per  mezzo  del  corriere  Cadet,  Rilevo  da  esse  che  siete 
in  grandi  errori  sui  movimenti  politici.  Vi  parlo  su  di  ciò  con 
tutta  la  certezza.  V  inganna  chi  vi  dà  tante  belle  speranze. 
Tenetevi  in  guardia  contro  le  risposte  favorevoli  di  chi,  obbli- 
gando la  propria  parola,  nulla  obbliga  per  le  sue  potenze. 

J)  Clemente  principe  di  Metternich  (1773-1859)  fu  l'arbitro  della  politica  estera  dell'Au- 
stria durante  una  lunghissima  serie  d'anni.  Si  potranno  consultare  su  di  lui,  sia  il  libro  di 
Ch.  de  Mazade,  Le  règne  diplomatique  de  M.  de  Metternich,  Paris,  1889,  sia  i  monumentali 
Mémoires,  documents  et  écrits  divers,  Paris,  1880-1884,  che  il  figlio  del  principe,  Riccardo, 
fece  pubblicare  dal  Klinckowstrom.  Il  Metternich  era  dal  1809  ministro  degli  esteri  della  mo- 
narchia. Egli  stava  per  lasciare  Parigi  ed  il  ministro  italiano  Tassoni  scriveva  da  Berna  al 
cav.  Borghi  che  il  7  maggio  era  già  passato  dal  paese  di  Vaud  "  recandosi  in  Italia  „  (Cor- 
rispondenza colla  Confederazione  Elvetica,  1814,  Cart.  465  -  nell'archivio  di  Stato  di  Milano). 

2)  Serafino  Sommi,  altro  dei  deputati  eletti  dai  collegi  elettorali,  era  un  gentiluomo  cre- 
monese. Nato  nel  1778  dal  decurione  Gerolamo  e  da  Costanza  Mainoldi  Gallarati,  era  già 
stato  deputato  della  città  nativa  a  Napoleone  nel  1805  ed  aveva  fatto  parte  del  corpo  legisla- 
tivo del  regno.  Fu  dei  rappresentanti  di  Cremona  anche  nella  prestazione  del  giuramento  di 
fedeltà  all'Austria.  Fu  deputato  nobile  di  Cremona  nella  congregazione  centrale  e  si  adattò 
di  buon  grado  al  rinnovato  regime  austriaco.  Mori  nel  1857.  Cfr.  M.se  Guido  Sommi  Pice- 
NARDi,  La  famiglia  Sommi    1893,  tav.  XV, 


-102  — 

LIX 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita  V 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  lì  4  maggio  1814. 
Carissima  moglie 

Ho  ricevuto  delle  notizie  da  Milano,  ma  non  già  delle  tue. 
Milano  è  nell'  inganno,  egli  è  ben  doloroso  il  doverne  sortire 
quando  l'inganno  è  dolce.  Noi  siamo  venduti,  sorte  ben  fatale 
per  chi  ha  fatto  scannare  cento  mila  vittime  in  sostegno  di 
tutt'altra  causa  che  la  propria.  Un  mese  prima  eravamo  ancora 
in  tempo  per  fare  qualche  passo  alla  nostra  politica  esistenza  ; 
ora  non  ci  resta  che  ad  implorarla  ^  Ci  verrà  essa  accordata? 
L'Austria  è  l'arbitra,  la  padrona  assoluta  dei  nostri  destini. 
Ecco  cangiato  lo  scopo  di  nostra  missione.  Non  trattasi  più  di 
domandare  alle  AA.  PP.  costituzione  liberale,  indipendenza, 
regno  ecc.  ecc.,  trattasi  di  implorare  ciò  che  un  padrone  ci 
vorrà  accordare  !  ! 

Ieri  ebbe  luogo  l'entrata  di  Luigi  XVIII.  Grande  avveni- 
mento !  Vidi  la  più  parte  degli  spettatori  o  indifferenti,  o  mal 
ferrenti.  Stordita  Nazione,  ha  bisogno  di  esser  condotta  colla 
catena,  e  col  flagello  !  Ventiquattro  anni  di  disastri  non  l'hanno 
ancora  resa  alla  ragione.  Ma  l'orgoglio,  ma  la  vanità  francese 
è  bassa.  Il  mio  servitore  ottiene  più  colla  sua  barbara  non  in- 
tesa favella,  che  non  s'  otterrebbe  con  le  vie  più  energiche  di 
persuasione.  Si  obbedisce  tremando  a  chi  parla  una  lingua 
straniera;  non  sta  questo  avvantaggio  per  1'  Italiana;  ahi  che 
non  è  a  lei  serbato  che  l'obbedire  e  non  già  il  farsi  obbedire! 


1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit  ,  pag.  8. 

2)  Infatti  il  1»  maggio  Lord  Bentinck  aveva  scritto  da  Genova  a  Lord  Castlereagh  "  to 
the  Milanese  who  ask  me  for  support,  I  can  well  say  why  did  you  not  rise  sooner,  why 
did  you  put  it  off  till  a  time  when  the  war  being  over,  your  act  can  be  of  no  use  to  the  Allies 
or  to  yourselves  unless  they  please  to  espouse  your  cause?  „  (G.  Gallavresi,  La  rivolu- 
zione lombarda  del  1814  e  la  politica  inglese  in  Arch,  storico  lombardo  a.  XXXVI  p.  140). 


—  103  — 

Vidi  Wellington  \  Castlereagh  ^,  l' imperator  delle  Russie,  Co- 
stantino ^  Blticher^ ,  Schvarzenberg,  e  mille  altri  ad  una  parata 
ch'ebbe  luogo  stamane?  Quali  oggetti,  quante  idee  per  la  mia 
immaginazione  ?  Gli  inglesi  vengono  a  stormi,  domani  sono  in- 
vitato ad  un  gran  ballo  che  dà  Sir  Charles  Stewart  ^  per  i  fe- 
lici avvenimenti  occorsi  ;  vi  sarà  raccolto  quanto  havvi  di  mar- 
cante in  Parigi.  Fa  vedere  agli  amici  ciò  che  ti  scrivo  in 
scambio  di  poter  scrivere  loro  come    farei    se    avessi   un   mo- 

1)  Arturo  Wellesley,  poi  duca  di  Wellington  {1814),  nato  da  nobilissima  stirpe  il  primo 
maggio  1779,  si  segnalò  dapprima  nelle  guerre  della  rivoluzione  e  nelle  Indie,  ma  conquistò 
la  sua  gran  fama  col  far  vacillare  le  aquile  napoleoniche  in  una  serie  di  combattimenti  pro- 
seguita per  sei  anni  nella  penisola  iberica,  dalla  quale  riesci,  col  favore  degli  abitanti,  a 
scacciare  i  francesi.  Vincitore  col  Bliìcher  a  Waterloo,  rientrò  trionfante  in  Parigi  dopo  i 
100  giorni  e  rimase  in  Francia  alla  testa  dell'esercito  d'occupazione.  La  sua  attitudine,  nelle 
lotte  parlamentari  inglesi  alle  quali  prese  gran  parte,  dal  1815  alla  sua  morte  avvenuta 
il  14  settembre  1852,  fu  di  un  conservatore  convinto,  mitigatosi  da  ultimo  per  opera  del 
Peel.  Sono  pubblicate  monumentali  collezioni  di  suoi  dispacci,  ordini,  lettere:  Duke  of  Wel- 
lington, Despatches  from  zjgg  to  i8i8,  compiled  by  Col.  Garwood,  London,  1834-39  e  A. 
Duke  of  Wellington,  Supplementary  despatches,  correspondence  and  memoranda,  edited 
by  his  son,  London,  1858-79.  Cfr.  pure  Sir  Herbert  Maxwell,  The  life  of  Welligton,  Lon- 
don, 1889. 

2)  Roberto  Stewart,  marchese  di  Londonderry,  visconte  Castlereagh  (1769-1822),  fu,  come 
è  noto,  alla  testa  del  ministero  inglese  degli  affari  esteri,  implacabile  avversario  di  Napo- 
leone L  Ancor  giovane  divenne  l'uomo  più  importante  del  parlamento  irlandese,  di  cui  pro- 
mosse con  ogni  mezzo  l'aggregazione  a  quello  inglese,  ottenuta  coll'unione  dei  due  regni  ed 
accomunata  nel  pensiero  di  Lord  Castlereagh  ad  una  mitigazione  nella  secolare  persecuzione 
dei  cattolici  dell'isola.  Dal  1801  in  poi  si  consacrò  particolarmente  alla  politica  estera  e  fu  mini- 
stro con  Addington  (1802),  con  Pitt  (1804),  col  duca  di  Portland  (1807),  pel  dicastero  dell'In- 
dia e  della  guerra,  ma  tenendo  già  in  mano  le  fila  delle  lotte  contro  l'impero  francese.  La- 
sciato un  poco  in  un  canto  dal  suo  partito  (tory)  dopo  l'insuccesso  della  spedizione  di  Wa- 
Icheren  da  lui  voluta  e  preparata,  fu  dal  1812  alla  sua  morte  segretario  degli  affari  esteri  e 
leader  della  maggioranza  della  camera  dei  comuni.  La  campagna  diplomatica,  che  fu  con- 
dotta tenacemente  dagli  inglesi  per  suscitare  d'ogni  parte  imbarazzi  a  Napoleone,  è  in  gran 
parte  opera  del  Castlereagh,  che,  quando  la  vide,  nel  dicembre  1813,  prossima  al  successo, 
si  trasportò  sul  continente  esercitando  la  sua  energica  azione  al  fianco  degli  eserciti  com- 
battenti, Purtroppo  egli  non  esitò  ad  abbandonare,  per  attinger  la  meta,  quella  parte  dei 
disegni  antinapoleonici  dei  quali  s'era  meno  direttamente  occupato,  cioè  i  piani  di  riscossa 
nazionale  pei  quali  il  Bentinck  s'era  in  qualche  misura  accordato  cogli  italici.  Questi  po- 
teron  proclamarsi  traditi  dal  Castlereagh.  Cfr.  A.  Auson,  Lives  of  Lord  Castlereagh  and 
Sir  Charles  Stewart,  Edinburgh,  1851. 

3)  Il  granduca  Costantino  (1779-1831)  era  fratello  dello  czar  Alessandro  I. 

4)  Il  principe  di  Bliìcher  (1742-1819),  dopo  aver  guerreggiato  lungamente  contro  la  Fran- 
cia, capitanò,  alla  riscossa  prussiana  del  1813,  le  truppe  regie.  Fu  il  principale  antagonista 
di  Napoleone  nella  celebre  campagna  di  Francia  (1814|  e  ne  riesci  vincitore,  dopo  alquante 
sconfitte,  aprendosi  la  via  di  Parigi.  Tutti  sanno  qual  parte  il  Bliìcher  abbia  avuto  nella 
giornata  decisiva  di  Waterloo. 

5)  Sir  Charles  Stewart  (divenuto  poi  il  3°  marchese  di  Londonderry),  nato  nel  1778,  morto 
nel  1854,  fratellastro  di  Lord  Castlereagh,  era  stato  in  tutta  quella  guerra  plenipotenziario  in- 
glese presso  il  quartier  generale  degli  alleati.  Fu  poi  ambasciatore  a  Vienna  alla  fine  d'a- 
gosto 1814,  rappresentò  l'Inghilterra  ai  congressi  di  Vienna.  Troppau,  Lubiana  e  Verona,  e 
si  affermò  come  parlamentare  rigidamente  tory. 


—  104  — 

mento  di  tempo.  Di  loro  che  non  meriterò  certo  i  loro  rim- 
proveri, che  o  vivremo  felici  insieme,  o  piangeremo  il  nostro 
danno,  ma  non  la  nostra  colpa.  Fa  per  mia  parte  tutto  ciò  che 
si  deve  alla  famiglia,  e  credimi  con  sentito  e  tenero  amore 

F.  Gonfalonieri. 

P.S.  —  Litta,  Somaglia  ^  e  Fé  non  sono  ancor  giunti. 


LX 

Archivio  Casati  •  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  5. 

Milano  il  6  Maggio  1814. 
Carissimo  Federico 
La  tua  carissima  lettera  scrittami  da  Lione  mi  ha  veramente  colmata 
di  gioia,  dandomi  essa  buone  nuove  della  tua  salute,  e  la  certezza  che 
hai  fatto  buon  viaggio  sino  a  quell'epoca;  essendo  la  metà  più  pericolosa, 
spero  che  sarai  arrivato  felicemente  a  Parigi,  e  secondo  i  miei  calcoli 
dovrei  ricevere  una  tua  lettera  datata  da  quella  superba  città  questa  sera 
o  al  più  tardi  domani  mattina;  spero  che  non  rimarrò  delusa,  e  desidero 
che  me  la  continui  coll'esattezza  che  hai  avuto  in  viaggio.  Alla  Santa 
sono  stati  alloggiati  in  casa  per  tre  giorni  un  comandante  maggiore,  due 
capitani,  un  ufficiale,  12  persone  di  servizio  e  35  cavalli;  sono  andati 
tutti  a  mangiare  per  nostro  conto  all'osteria,  ma  non  hanno  rilasciato  i 
buoni,  com'era  di  dovere,  ed  anzi  avendoli  richiesti  due  volte  il  fattore 
all'ufficiale  superiore,  è  stato  minacciato  del  bastone,  hanno  voluto  entrare 
nell'appartamento  terreno,  ma  non  hanno  guastato  nulla,  e  pare  che  non 
abbiano  fatto  altri  danni,  almeno  per  quanto  ho  potuto  rilevare  da  una 
lettera  scrittami  dal  Prina;  il  medesimo  teme  d'avere  altri  alloggi  avendo 
inteso  dire  che  deve  arrivare  una  forte  colonna  a  Monza  uno  di  questi 
giorni.  La  Durini  ha  partorito  felicemente  questa  mattina  un  maschio  ^  in 

un  momento ^ 

La   Mamma   Grande    mi   tratta   meglio    ed   anzi   mi    ha    invitata  ad  an- 
dare da  lei  a  pranzo  tutte  le  volte  che  voglio,  io  ne  approfitterò  qual- 

U  II  conte  Gian  Luca  della  Somaglia,  presidente  del  consiglio  comunale  di  Milano,  altro 
dei  deputati.  Come  dirigente  le  deliberazioni  del  Consiglio  Comunale,  ebbe  la  sua  parte  di 
responsabilità  nella  chiamata  del  Bellegarde,  che  fu  decisa  da  quel  corpo,  atterrito  dai  tu- 
multi che  sembravan  dare  Milano  in  mano  alla  plebaglia.  (Lemmi,  op.  cit.,  pa.g.  211). 

2)  Questo  maschio  fu  il  conte  Carlo,  che  continuò  la  famiglia  e  la  cui  discendenza  pos- 
siede tuttora  il  palazzo  avito  in  Milano  in  via  Durini. 

3)  Si  omettono  notizie  particolareggiate  sulla  salute  della  contessa  Durini. 


—  los- 
che volta,  ma  non  molto  per  non  fare  mormorare  in  casa;  la  medesima 
ti  saluta,  come  pure  tuo  padre,  tua  madre  e  tutti  gli  amici,  i  quali,  mi 
domandano  sempre  tue  nuove  e  m'impongono  di  dirti  mille  cose.  Mia  suocera 
ti  prega,  qualora  non  ti  sia  d'incomodo,  di  provvedere  un  abito  di  seta 
per  l'estate  per  la  Ghita  e  due  sciali  d'estate  leggeri,  esclusa  per  conse- 
guenza la  lana,  uno  per  lei  ed  uno  per  la  Ghita;  vedo,  mio  caro,  che  vai 
ad  essere  seccato  terribilmente  a  forza  di  commissioni,  onde  ti  prego 
qualora  t'incomodi  l'eseguire  tutte  le  mie  di  tralasciarle,  essendo  mio  unico 
desiderio  quello  di  esserti  il  meno  possibile  importuna. 

Al  teatro  non  si  applaudisce  né  i  Tedeschi  né  gli  Inglesi,  ma  non 
è  cessato  però  il  fermento  si  crede  che  si  ringrazierà  la  Guardia  Civica,  ' 
essa  é  una  misura  necessaria,  essendo  i  suoi  individui  quelli  che  fermen- 
tano di  pili.  La  nostra  truppa  che  si  trova  a  Cremona  sotto  gli  ordini  del 
Generale  Zucchi, ^  si  conduce  orribilmente;  parlano  di  rivoluzione,  di  morte 
agli  ex-nobili,  ai  preti,  a  tutti  gli  aristocratici  ;  anche  qui  a  Milano  s'intendono 
simili  propositi,  mi  si  dice  in  questo  punto  che  questa  notte  sono  state 
arrestate  varie  persone  di  quelle  che  fanno  il  capo  popolo,  fra  i  quali  si 
dice  Foscolo^.  Anche  la  truppa  che  si  trova  a  Bergamo^  non  é  tranquilla, 
ed  anzi  ha  dichiarato  che  non  vuole  trovarsi  coi  tedeschi.  Il  Generale 
Pino  si  diverte  a  fare  delle  promozioni,  egli  ha  nominato  generale  Lecchi  ^, 
marito  della  bella  Spagnuola'',  ed  ha  avanzato  di  grado  Foscolo.  Oggi  parte 
il  generale  Neipperg  colla  sua  truppa  per  il  Piemonte;  essi  vengono 
chiamati  dal  generale  Grenier  per  frenare  i  paesani  che  ne  vogliono,  e 
commettono  degli  eccessi  contro  i  Francesi  ;  tutti  gli  ufficiali  sono  dolenti 
di  dovere  partire  da  Milano.  La  Duchessa  Litta  sarà  quanto  prima  di 
ritorno  da  Verona,  essa  non  ha  seguitato  la  Principessa,  neppure  Caprara  ''', 

1)  Nella  guardia  civica,  e  particolarmente  fra  gli  ufficiali,  avevano  gli  italici  i  loro  piìi 
aperti  fautori.  Cfr.  la  lettera  LVI. 

2)  Il  Generale  di  divisione  Barone  Zucchi  era  testé  ancora  governatore  di  Mantova 
ed  in  tale  qualità  era  stato  il  16  aprile  uno  dei  firmatari  della  convenzione  di  Schiarino 
Rizzino.  Se  ne  hanno  a  stampa  le  Memorie,  Milano,  1861,  pubblicate  per  cura  di  Nicomede 
Bianchi.  Oltre  che  le  traversie  che  l'autore  ebbe  a  soffrire  in  progresso  di  tempo  per  la  per- 
secuzione austriaca,  vi  son  narrati  i  curiosi  negoziati  col  generale  napoletano  Carascosa  di 
cui  il  Principe  Eugenio  incaricò  lo  Zucchi.  Napoleone  aveva  di  lui  gran  stima  (Cfr.  Weil. 
Le  Prince  Eugene  etc.  cit.  t.  Ill,  p.  86). 

3)  Questa  notizia  è  priva  di  fondamento,  com'ebbe  tosto  a  riconoscere  la  contessa  Gon- 
falonieri in  una  lettera  seguente. 

41  Intorno  ai  torbidi  di  Bergamo  cfr.  G.  Gallavresi,  Testimonianse  tratte  dalle  carte 
Giovio  pei  fatti  del  1814  in  Bollettino  ufficiale  del  i"  Congresso  storico  del  Risorgimento 
italiano,  1906,  N    3. 

5)  Angelo  Lechi  (1769-1850)  era  fratello  dei  generali  Giuseppe  e  Teodoro,  veterano  delle 
guerre  del  1797-99,  poi  segnalatosi  in  Ispagna. 

6)  Carmelita  Lechi,  nata  O'  Loghlin  (1795-1882)  stabilita  a  Milano  e  divenuta  buona  amica 
della  contessa  Teresa. 

7)  Il  conte  Carlo  Caprara  era  grande  scudiere  del  regno  d'Italia;  nipote  del  cardinale, 
seppe  cattivarsi  l'indulgente  favore  del  monarca,  che  venne  in  aiuto  del  suo  patrimonio 
dissestato  Era  stato  caldo  repubblicano  nel  triennio  e  membro  della  consulta  di  Lione.  Alla 
reazione  del  1799,  sofferse  la  deportazione  in  Ungheria.  Cfr.  F.  Apostoli,  Le  lettere  sinniensi, 
ristampate  dal  d'ANCONA,  Roma  1906,  inserendovi  un  cenno  biografico  dei  deportati. 


106 


e  Corradini,  i  quali  si  trovano  già  a  Milano,  ed  anzi  il  primo  è  rimesso 
nelle  sue  funzioni  di  Gran  Scudiere,  e  si  dice  che  Bellegarde  ha  mandato 
un  ordine  di  non  toccare  tutto  ciò  che  è  compreso  nell'appannaggio 
del  Principe,  né  la  cassa  della  Corona,  e  si  dice  che  tutti  seguiteranno 
ad  essere  pagati*.  Bellegarde,  il  quale  arriverà  probabilmente  domenica, 
alloggerà  alla  Villa  Buonaparte,  dietro  (a  quanto  dicesi)  istanza  del  Principe, 
lo  non  ho  avuto  più  lettera  dalla  Sandizell  né  da  Frangipane,  la  prima 
mi  ha  fatto  dire  mille  cose  a  voce  dalla  Lecchi,  sono  quasi  determinata 
di  scriverle;  domanderò  a  buon  conto  prima  cosa  fanno  la  Nava^  la  Visconti 
e  la  Trotti.  Dantouare  ^  ha  lasciato  il  Principe  ed  é  andato  in  Francia, 
Trierre  voleva  lasciarlo  ancora  lui,  e  Bataille  é  determinato  di  abbando- 
nare il  servizio;  gran  disinganno,  si  vede  alle  prove  cosa  sono  le  persone! 
La  povera  Principessa  é  d'una  desolazione  veramente  profonda,  essa  mi 
fa  vera  pena. 

Addio,  mio  caro,  bisogna  che  ti  lasci  per  mandare  in  tempo  la  mia 
lettera  alla  Reggenza.  Amami  mio  caro  quanto  ti  amo  e  credimi  che  sarò 
sempre  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 

v:  A  Monsieur 

Le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Paris 


LXI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processi  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  peBBa  DLI  N.  15.  Inedita. 

Il  barone  Giuseppe  Pallavicini  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  li  7  Maggio  1814. 
Amico  Carissimo 

Forse  non  ti  sarà  grave  che  io  continui  a  darti  qualche  notizia  di 
ciò  che  in  addietro  si  chiamava  spirito  pubblico.  Non  cessano  d'operare 
le  private  passioncelle,  ma  senza  strepito.  Mi  si  assicura  che  havvi  molta 


1)  Cfr.  Protocolli  della  reggenza. 

2)  La  contessa  Nava  era  dama  di  palazzo  della  viceregina. 

3)  Il  conte  d'Anthouard,  generale  di  divisione,  era  primo  ajutante  di  campo  del  viceré. 
Intorno  alla  sua  troppo  rapida  partenza  da  Mantova,  vedasi  Du  Casse,  op.  cit.  T.  X. 
p.p.  180  e  seg.,  e,  con  conclusioni  assai  più  favorevoli  al  d'Anthouard,  gli  importanti  articoli 
di  Frédéric  Masson  nel  Carnet  de  la  Sabretache  N.  161  a  164.  Il  d'Anthoiiard  proseguì  la 
sua  carriera  militare  durante  la  restaurazione  che  gli  fu  singolarmente  propizia. 


—  107  — 

diserzione  fra  le  guardie  d'onore,  ed  i  veliti  specialmente.  In  generale 
nell'armata  italiana  si  teme  l'incorporazione  nelle  truppe  tedesche.  Ivi  i 
soldi  degli  ufficiali  sono  inferiori,  ed  ecco  forse  uno  de'  motivi  che  rende 
la  nostra  ufficialità  poco  propensa  alla  supposta  unione.  Si  declama  contro 
il  principe  Eugenio,  dal  quale  i  nostri  soldati  si  credono  essere  stati  ven- 
duti*. Domani  si  aspetta  il  generale  Bellegarde  a  Milano.  Sventurata- 
mente il  pubblico  milanese  non  è  di  lui  ben  prevenuto,  unicamente  per 
la  ragione  d'essere  rimasto  lungamente  inoperoso  all'Adige  con  un'armata 
colla  quale  credesi  che  avrebbe  dovuto  efficacemente  operare  alcuni  mesi 
prima.  Una  quantità  di  truppa  tedesca  traversa  in  molte  direzioni  il  ter- 
ritorio milanese  diretta  per  Novara.  Le  case  di  campagna  ne  sono  piene 
nei  contorni  di  Milano,  specialmente  dalla  parte  di  Monza.  Un  tale  ag- 
gravio dà  qualche  motivo  di  lamento.  Le  truppe  però  serbano  una  lodevole 
disciplina.  Anche  in  Milano  gli  ufficiali  tedeschi  d'alloggio  nelle  case 
private  danno  motivo  di  lodarsi  della  savia  loro  condotta.  Tuttavia  la  città 
amerebbe  meglio  pagare  qualche  cosa  in  denaro  per  essere  libera  dagli 
alloggi  tanto  più  che  esiste  un  decreto  fino  dai  tempi  della  Repubblica 
Italiana  che  rendeva  Milano  indenne  dal  peso  degli  alloggi.  La  Reggenza 
avrebbe  potuto  farlo  presente  al  commissario  imperiale  gen.'«  Sommariva. 

La  Reggenza  ha  fatte  alcune  promozioni  provvisorie  nell'esercito.  Ciò 
ha  dato  cagione  a  molti  discorsi,  e  ragionamenti,  non  sempre  favorevoli 
alla  medesima. 

Tutti  sono  ansiosissimi  di  sapere  qualche  notizia  della  sorte  del 
nostro  paese.  Se  puoi  darmene  qualche  cenno,  non  lasciare  di  scrivermi. 
Salutami  ad  uno  ad  uno  tutti  i  membri  della  Deputazione. 

Amami,  e  credimi. 

Tuo  aff.mo  amico 
Giuseppe  Pallavicini. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Paris. 


1)  Assai  più  dei  lagni  de'  deputati  fcfr.  lett.  LIX)  appaion  fondati  questi  delle  truppe  che 
avevano  qualche  diritto  d'attendersi  dal  principe  maggior  considerazione  per  il  loro  avvenire, 
quando  egli  stipulò  la  seconda  convenzione  col  Bellegarde. 


— 108  —, 

LXII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  8  Maggio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Mandai  mille  volte  in  questi  giorni  alla  posta,  nella  speranza  di  trovarvi 
tue  lettere  da  Parigi,  ma  ne  fui  delusa,  e  ciò  mi  dà  dell'inquietudine  sul 
tuo  conto;  non  m'inquieterei  se  non  fosse  giunto  il  corriere,  e  ne  attri- 
buirei la  colpa  alla  di  lui  lentezza,  ma  il  corriere  è  giunto.  Mandai  da 
Beccaria^  per  sapere  se  aveva  avuto  nuove  del  cugino,  e  nemmeno  lui 
ne  ha  ricevute;  spero  che  una  tua  lettera  mi  leverà  presto  d'inquietudine, 
poiché  ti  assicuro  che  questa  mia  posizione  è  ben  penosa.  Ho  avuto  a 
Milano  per  Santa  Croce  ^  la  nutrice  del  nostro  povero  Ciecchino;  pensa 
quale  sensazione  ella  ha  fatto  sul  mio  animo  nel  vederla!  Piansi  come  se 
fosse  il  primo  giorno  che  l'avessi  perduto,  e  quella  buona  donna  lo 
pianse  pure  amaramente,  le  feci  delle  attenzioni,  e  le  dissi  per  incorag- 
giarla che  l'avrei  vista  volentieri  tutte  le  volte  che  le  piacesse  di  venire 
a  Milano,  persuasa  d'interpretare  anche  la  tua  intenzione.  Avendo  risentito 
un  po'  di  dolori  alla  testa  ed  avendo  un  po'  di  calore  in  viso,  il  dottore 
Gianella  mi  fece  mettere  un  vescicante  al  braccio,  lo  misi  dalla  stessa 
parte  dell'altra  volta,  e  sulla  stessa  macchia  per  non  moltiplicarle,  lo  terrò 
per  alcuni  giorni,  e  poi  lo  lascerò  finire;  quando  sarai  di  ritorno, ciò  che 
spero  sia  presto,  non  vi  sarà  più  niente.  Finora  sono  sempre  andata  al 
teatro,  la  maggior  parte  accompagnata  da  Pasini,  il  quale  dice  di  avere 
dei  diritti  sopra  di  me  che  gli  hai  dati  tu  prima  di  partire;  certo  è  ch'egli 
mi  è  molto  utile.  Calderara  mi  ha  accompagnata  pure  una  qualche  volta, 
ma  è  tuttora  affaccendato  alla  verificazione  della  Cassa  ^,  ti  assicuro  che 
mette  nausea.  La  Durini  sta  benissimo,  ed  anche  il  ragazzino  si  è  ben 
rimesso,  e  pare  che  non  abbia  voglia  d'andare  in  Paradiso;  ora  passerò 
la  sera  dalla  puerpera,  fuori  di  questi  primi  giorni,  poiché  essendole 
necessaria  la  quiete,  le  facciamo  maggiore  servizio  a  non  fermarvici  la  sera. 
Il  Conte  di  Chenfeld^,  ed  il  Conte  Esterhazy,  i  quali  mi  erano  stati  presen- 


1)  Il  marchese  Giulio  Beccaria,  morto  nel  1858,  era  lo  zio  del  Manzoni,  che  faceva  allora 
parte  del  collegio  elettorale  dei  possidenti,  e  fu  fido  collaboratore  del  Gonfalonieri  nelle  sue 
iniziative  d'indole  sociale.  Ne  parla  diffusamente  G.  Cantù,  Alessandro  Mansoni  cit.,  vol.  II, 
p.p.  108  a  110. 

2)  La  festa  dell'invenzione  della  Santa  Groce  ha  luogo  il  3  maggio  e  per  essa  soglion 
tuttora  concorrere  in  gran  numero  i  villici  a  Milano. 

3)  Don  Carlo  Galderara  era  stato  incaricato  di  una  verifica  del  tesoro  della  Gorona. 
(Cfr.  Protocolli  della  Reggenza). 

4)  Può  identificarsi  con  quel  conte  di  SchOnfeld  dell'antica  stirpe  sassone  che  il  Met- 
ternich  aveva  mandato  da  Ghaumont  nel  marzo  al  quartier  generale  del  Bellegarde  come  la- 
tore di  dispacci  gelosissimi.  iGfr.  Weil,  Le  prince  Eugène,  cit.,  t.  IV,  p.  356). 


—  109  — 

tati,  come  ti  ho  scritto,  sono  partiti  col  loro  generale  Neipperg  per  il 
Piemonte;  ora  non  ho  altri  pafani^  in  palco  fuori  del  Conte  di  Lamberg, 
ufficiale  degli  Ulani,  il  quale  mi  è  stato  presentato  da  Camillo*;  egli  è  un 
buon  giovine  e  parla  bene  l'italiano  ed  il  francese;  non  puoi  credere 
quanto  si  trovino  bene  a  Milano  questi  signori,  e  sono  desolati  quando  si 
tratta  di  partire.  Oggi  arriva  il  maresciallo  Bellegarde;  indicibile  è  il 
numero  di  ufficiali,  servi  e  cavalli  che  conduce  seco,  i  quali  devono  essere 
alloggiati  tutti  nei  contorni  della  Villa,  e  lui  vuole  alloggiare  in  questo 
palazzo  tutto  solo;  ti  assicuro  che  il  pubblico  non  è  ben  disposto  in  favore 
di  questo  signore,  e  trovo  che  non  ha  torto.  Si  fanno  dei  gran  reclami 
per  gli  alloggi,  realmente  la  maggior  parte  ha  ragione,  poiché,  se  si  dovessero 
dare  gli  alloggi  solo  a  chi  ha  dell'abitazione  superflua,  non  vi  sarebbe  di 
che  alloggiare  cento  ufficiali;  figurati  che  ve  ne  sono  più  di  800,  con  un 
treno  immenso  di  cavalli  e  domestici;  ti  basti  per  averne  un'idea  che  mia 
madre  ne  ha  uno  con  tre  servitori  e  tre  cavalli.  Mamma  Grande  e  la 
Contessa  Bigli  non  ne  hanno,  ma  credo  ce  ne  manderanno  entro  oggi,  noi 
pure  ne  aspettiamiO  uno  con  4  cavalli  e  due  servi  e  saremo  obbligati 
d'averlo  a  tavola,  e  mantenerlo  di  tutto;  ci  si  danno  dei  buoni  i  quali 
devono  essere  scontati  sui  carichi,  —  ma  essi  sono  un  nulla  in  confronto 
di  quel  che  costano.  Immenso  è  il  numero  dei  Cardinali  che  sono  passati 
per  Milano,  almeno  14,  fra  i  quali  Pacca,  ^  il  quale  è  alloggiato  in  casa 
Crivelli,  ed  ho  dovuto  fargli  una  visita;  tutte  le  Sante  sono  state  in  un 
moto  perpetuo.  Abbassato  il  sig.  Luini  direttore  della  Polizia,  il  quale 
sarà  fatto  Consigliere  di  Cassazione,  e  dato  il  portafoglio  a  un  certo 
Sormani^,  il  quale  è  già  stato  anticamente  alla  Polizia,  ed  ora  era  alla 
Corte  d'Appello.  Si  dice  che  venga  a  Milano  Lord  Bentink.  ^ 

9  Maggio.  —  Ieri  sera  vi  fu  teatro  illuminato  a  giorno,  ed  illuminazione 
per  tutta  la  città,  e  ciò  per  l'arrivo  del  maresciallo  Bellegarde,  egli  fu 
molto  applaudito  tanto  in  teatro  quanto  a  casa  sua  ^,  immensa  era  la  folla 


1)  Cioè  tedeschi,  in  milanese. 

2)  Quasi  certamente  allude  a  Camillo  Guerrieri. 

3)  Bartolomeo  Pacca  di  Benevento  (1756-1844),  cardinale  dal  1801,  era  stato  incarcerato 
nel  forte  di  Fenestrelle  ed  ultimamente  confinato  da  Napoleone  I  ad  Uzès,  che  potè  lasciare 
solo  il  22  aprile  1814.  Di  questo  prelato,  fido  ministro  di  Pio  VII,  tuttora  notissimo  anche 
per  il  celebre  editto  contro  l'esportazione  dei  tesori  artistici,  si  hanno  a  stampa  le  Memorie 
storiche.  Il  P.  Ilario  RiNitRi  ha  poi  pubblicato  la  preziosa  Corrispondenza  inedita  dei  car- 
dinali Consalvi  e  Pacca  nel  tempo  del  congresso  di  Vienna,  Torino,  1903. 

4)  Carlo  Sormani  era  infatti  giudice  della  corte  d'appello  [di  Milano,  nella  sezione  se- 
conda, per  gli  affari  correzionali  e  d'alto  criminale. 

5)  Il  barone  von  Hiigel  annotava  ironicamente  nel  suo  diario,  il  12  maggio,  mentre  Mi- 
lano attendeva  ansiosa  l'arrivo  del  Bentinck  :  "  C'est  le  Messie  que  l'on  attend,  qui  doit  ré- 
tablir le  royaume  de  Dieu  en  Italie  „.  (F.  Lemmi,  Un  diario  del  barone  von  Hiigel,  cit.,  p.  53). 

6)  Questa  testimonianza  coincide  con  1'  altra  del  barone  von  Hugel  (F.  Lemmi,  op.  cit., 
pag.  52):  "  Le  maréchal  le  soir  a  paru  au  théâtre  de  la  Scala  qui  était  illuminé;  des  vifs, 
applaudissements  l'ont  reçu  et  l'ont  accompagné  lorsque  il  est  parti  „. 


no  — 


che  si  era  portata  alla  Villa,  tutti  erano  padroni  di  entrare  e  di  girare: 
cosa  che  è  molto  piaciuta  al  pubblico.  Non  è  vero  che  si  siano  fatti  molti 
arresti,  come  ti  scrissi  in  un'altra  mia;  la  Reggenza  ha  mandato  in  Toscana 
Ugo  Foscolo  con  una  piccola  commissione,  e  ciò  ad  oggetto  di  allontanarlo 
da  Milano  \  M.r  de  Lavoguyon  se  n'è  ritornato  da  Genova  a  quel  che  pare 
colle  pive  nel  sacco;  egli  racconta  d'aver  avuto  una  lunga  conferenza  con 
Lord  Bentink;  quel  che  è  certo  è  che  non  va  più  a  Parigi  né  a  Londra; 
io  non  lo  incontrai  che  nel  sortire  dal  teatro  e  pare  grazie  al  Cielo 
che  m'abbia  dimenticata;  non  so  se  si  debba  fermare,  o  se  vada  a  rag- 
giungere il  suo  Re,  il  quale  pare  sia  in  agonia,  certo  che  io  non  ci  darei 
un  soldo  per  questo  regno.  La  Burini  ha  oggi  un  po'  di  dolori,  voglio 
sperare  che  non  saranno  di  conseguenza. 

Oh  la  bella  cosa!  ricevo  in  questo  punto  la  tua  lettera  scrittami  da 
Parigi:  non  puoi  credere  quanto  essa  mi  rallegri.  Tu  stai  bene,  hai  fatto 
un  ottimo  viaggio,  ecco  quanto  mi  teneva  tanto  a  cuore  di  sapere.  Ti 
ringrazio  della  puntualità  colla  quale  mi  scrivi,  certo  che  non  puoi  farmi 
cosa  più  grata.  I  dettagli  che  mi  dai  m'interessano  pure  moltissimo,  e  ti 
prego  di  continuarmeli.  Ti  mando  due  lettere  di  Pallavicini,  ed  una  di 
Vienna.  Tuo  padre,  tua  madre,  M.  G.  e  tutti  gli  amici  ti  salutano 
caramente;  Rasini,  Brème,  Porro  e  Pallavicini  vogliono  essere  nominati 
particolarmente  ;  Brème  aspetta  una  tua  lettera,  non  puoi  credere  quante 
persone  mi  domandano  di  te.  Oggi  vado  dalla  Bigli  a  pranzo,  sono  già 
le  quattro,  bisogna  che  finisca. 

Addio,  mio  caro,  ricordati  che  ti  amo  davvero,  e  molto,  e  che  esigo  in 
contraccambio  che  mi  paghi  della  stessa  moneta.  Ti  abbraccio.  Addio  mio 
carissimo  aff.ma  Moglie 

T.  C. 


LXIII 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monsese.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi   li  8  maggio  [1814]. 
Carissima  moglie, 
Ecco  esaurito  tutto  ciò  che  ci  incombeva.  Venimmo  a  do- 
mandare l'esistenza,  e  l'indipendenza  di  un  paese,  dopo  ch'esso 

1)  Il  Foscolo  scrisse  di  questa  sua  missione,  appena  ritornato!  ed  appunto  per  tener 
testa  alle  voci  che  trovavan  credito  presso  l' opinione  pubblica,  che  gli  era  largamente 
ostile,  in  due  lettere  del  20  maggio,  indirizzata  una  "  al  sig.  direttore  generale  di  polizia  „ , 
l'altra  "  al  conte  Verri,  presidente  della  Reggenza  ,.  Si  vedano  entrambe  in  Ugo  Foscolo, 
Prose  politiche,  Firenze,  1850,  p.p.  75-79. 

2)  Pubblicato  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  9. 


—  m 


era  già  stato  venduto.  Non  m' ingannai  punto  nei  pronostici 
che  t'accennai  nelle  mie  prime  lettere;  tardi  siam  giunti,  e  ciò 
per  inesplicabile  imbecillità  di  chi  ordì  la  propria  e  la  nostra 
rovina.  Ebbimo  ieri  udienza  dall'  Imperatore  d'  Austria.  «  Voi 
«  m'appartenete  per  diritto  di  cessione,  e  per  diritto  di  conquista; 
«  vi  amo  come  miei  buoni  sudditi,  e  come  tali  niente  mi  starà  più  a 
«  cuore  del  vostro  bene  »  ecco  le  prime  parole  con  cui  l'impera- 
tore ci  aprì  r  udienza.  Nulla  ci  fu  di  lusingante,  e  di  paterno 
che  non  ci  abbia  detto  in  più  di  mezz'  ora  di  amichevole  con- 
ferenza, ma  egli  parlava  da  padrone,  né  vi  era  luogo  a  patti. 
Ecco  dunque  lo  scopo  di  nostra  missione  mancato  non  già  per 
colpa  nostra,  ma  per  colpa  delle  circostanze.  «Almeno  la  Fer- 
«  rea  Corona  brilli  sul  vostro  capo,  .  o  Sire,  unitamente  alle 
«  altre,  ma  dalle  altre  staccata».  «Io  non  ho  progetti  ambi- 
«  ziosi...  M'  occuperò  di  quest'  idea....  Desidero  assai  farvi  con- 
«  tenti....  Regno  Italico  no,  perchè  io  non  spingo  le  mie  mire 
«  a  quel  che  dev'essere  d'altri.  »  «  Ebbene  il  nome  di  Regno 
«  Longobardico  avrebbe  confini  meno  vasti,  e  più  combina  col 
«  vero.  L' istoria  passata  ha  reso  illustre  questo  nome  ;  la  fu- 
«  tura  potrà  forse  ancor  meglio  rilevarne  il  decoro  ».  «  Ci  pen- 
«  seremo.  Ci  occuperemo  di  questo  progetto,  ci  piace,  ma  biso- 
«  gna  combinarlo  colle  altre  potenze  ».  «■  Maestà,  Milano,  ad  onta 
«  del  sistema  oppressivo  sotto  cui  giaceva,  ha  brillato  come 
«  capitale  di  un  vasto  regno  ;  varj  nuovi  utili  stabilimenti  sono 
«  sorti,  tutto  ha  preso  vigore  e  vita;  sarebbe  triste  che  ad  onta 
€  del  paterno  governo  austriaco  questi  vantaggi  avessero  a  ces- 
«  sare  ».  «  Lo  veggo  avete  bisogno  di  una  corte.  Vi  manderò 
«  un  Arciduca  che  vi  governerà  in  mio  nome,  egli  deve  essere 
«  ammogliato,  terrà  una  corte,  il  vostro  paese  non  languirà  ».  «  Noi 
«  abbiamo  un'armata,  essa  si  è  sempre  distinta,  si  è  meritata  la 
«  stima  de'  suoi  nemici,  merita  di  essere  particolarmente  pro- 
«  tetta  ».  «  Sì,  essa  merita  tutta  la  stima,  mi  servirà  spero  con 
«  zelo,  farà  corpo  da  sé  ».  «  Abbiamo  dei  prigionieri  in  Inghilterra, 
«  in  Spagna,  in  Russia,  che  ci  tendono  le  mani  per  la  loro 
«  liberazione  ».  «  Sì,  ne  parlerò  alle  rispettive  potenze,  essi  non 
«  tarderanno  ad  essere  posti  in  libertà  ».  «  Abbiamo  dei  preziosi 
«  monumenti  rapitici  dalla  forza,  la  bella  Italia  culla  delle  arti  ne 


—  112  — 

«  sollecita  la  restituzione  ».  «  Ah,  ah!  se  fossimo  qui  come  nemici 
«  potremmo  dar  la  legge  che  ci  piacesse;  ma  or  siamo  in  Parigi 
«  come  alleati,  come  protettori  di  questo  trono;  è  cosa  delicata  lo 
«  spogliar  la  nazione  di  ciò  che  possiede,  non  sarebbe  cosa  troppo 
«  generosa  ;  non  di  meno  vedremo,  presentate  una  nota  degli 
«  oggetti  stativi  tolti  ". 

Eccoti  l'un  di  presso  il  résumé  tutto  della  nostra  conferenza^. 
Elleno  sono  belle  parole,  son  dolci  leggi,  ma  sempre  leggi,  ma 
sempre  parole  ! 

Le  altre  potenze  coalizzate,  cui  ci  dirigemmo,  ci  hanno 
risposto  che  ci  dirigessimo  all'Austria;  da  ciò  fu  demarcata  la 
nostra  impossibilità  a  nulla  agire  in  alcun  senso  relativo  alla 
nostra  missione.  Eccoti  dunque  ciò  che  di  meglio  si  credette 
poter  fare  nelle   circostanze. 

Spediamo  questa  sera  un  corriere  rendendo  conto  dell'ope- 
rato, e  dichiarando  finita  la  nostra  missione,  se  altre  istruzioni 
non  credono  di  doverci  dare.  Questa  lettera  è  riservata  a  te 
ed  a'  migliori  miei  amici,  e  più  stretti  parenti,  perchè  in  essa 
trovansi  più  cose  che  abbiam  creduto  di  sopprimere  nell'istesso 
rapporto  ufficiale  alla  reggenza.  L'  Imperatore  ci  ha  detto  che 
desidera  valersi  di  noi  per  varj  lumi  che  desidera.  Noi  gli 
abbiamo  fatto  sentire  che  la  Deputazione  non  poteva  allontanarsi 
dallo  scopo  per  cui  era  stata  mandata  senza  avere  nuove  istru- 
zioni. "^  Procura  di  ben  intendere  la  pessima  scrittura  con  cui, 
attese  le  angustie  di  tempo,  ti  ho  scritto,  ed  abbracciandoti, 
sono  il  tuo  affezionatissimo 

[Federico]. 


1)  Questa  relazione  del  Gonfalonieri  deve  essere  confrontata  col  rapporto  ufficiale  del- 
l'udienza imperiale  del  7  ampiamente  riassunto  da  E.  Verga,  La  deputazione  dei  collegi 
elettorali  del  regno  d'Italia  a  Parigi  nel  1814  in  Arch-  Storico  lombardo  anno  XXXI  fase.  II, 
p.p.  318-320. 

2)  Per  altro  il  Litta  presentò  il  9  maggio,  soddisfacendo  alla  richiesta  del  sovrano,  un  elenco 
di  persone  competenti  per  ogni  ramo  dell'amministrazione.  Cfr.  Verga,  art.  cit   p.p.   320-21. 


—  113  — 

LXIV 
Archìvio  Frangipane  -  Castel  di  Perpetto  (Udine).       Inedita. 
Teresa  Gonfalonieri  Casati  al  Conte  Cintio  Frangipane 

Milano  9  Maggio  1814. 
Dal  Signor  Vice  Prefetto  di  Gradisca*  ricevetti  i  cioccolattini  che  ella  si  è 
compiaciuta  di  mandarmi,  essi  mi  hanno  fatto  piacere,  provandomi  che  si  è 
pur  ricordata  di  me  ;  certo  poi  che  in  quanto  alla  cosa  non  meritava  la  pena 
di  risovvenirsene;  ho  sentito  dal  medesimo  ch'ella  mi  ha  scritto  tre  lettere,  ed 
è  con  dispiacere  che  la  posso  assicurare  di  non  averne  ricevuta  nessuna,  e 
sicuramente  non  avrei  mancato  di  risponderle,  essendo  cosa  che  mi  fa  troppo 
piacere  il  mantenere  questo  nostro  carteggio,  il  quale  mi  procurerà  le  di  lei  nuove. 
Ricevo  in  questo  punto  nuove  di  Federico  ;  egli  fece  il  suo  viaggio  in  cinque 
giorni,  e  non  ha  incontrato  il  più  piccolo  inconveniente;  egli  m'impone  di 
salutare  gli  amici  :  non  dubito  che  lei  ne  sia  compreso  nel  numero,  onde  la 
prego  di  aggradirli.  Pregandola  di  continuarmi  le  di  lei  nuove,  mi  protesto  con 
vera  stima  ed  amicizia 

Teresa  Gonfalonieri. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Cintio  Frangipane 
Verona 


LXV 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Confalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  7. 

Milano  ni  Maggio  1814. 
Carissimo  Federico 

Portandosi  a  Parigi  Giulio  Ottolini  e  Gasparino  Visconti,  il  primo  mi 
fece  dire  gentilmente  che  si  sarebbe  incaricato  di  tutto  quello  che  avrei 
voluto,  onde  io  ne  approfitto  col  massimo  piacere  per  mandarti  il  mio 
ritratto,  il  quale  vorrei  facesse  l'effetto  di  richiamarti  più  spesso  l'originale 
quale  vorrebbe  fosse  sempre  presente  alla  tua  immaginazione,  come  lo 
sei  tu  alla  mia.  Veramente  non  saprei  s'egli  abbia  acquistato  o  perduto 
nell'essere  accomodato,  te  ne  lascio  il  giudizio.  Sono  varj  giorni  che 
mi  trovo  incomodata  di  nausee  di  stomaco,  e  d'inappetenza;  il  Dottore 
Gianella  mi  dà  della  quassia,  con  della  salsapariglia,  ma  fin  ora  essa  non 
mi  ha  giovato,  non  so  a  che  attribuire  questo  incomodo,  non  avendo  mai 

1)  Doveva  essere  Giacomo  Jacotti.  Gradisca,  nel  regno  d'Italia,  apparteneva  al  diparti- 
mento del  Passeriano,  che  abbracciava  l'intero  Friuli. 


—  114  — 

sofferto  simili  cose:  oh  fosse  almeno  un  segnale  di  qualche  cosa  che  bramo 
tanto!  

Tuo  padre  ha  avuto  due  giorni  un  po'  di  febbre  di  costipazione,  ma  oggi 
si  trova  libero  e  anzi  si  alzerà;  tutti  gli  altri  di  casa  stanno  bene  e  ti 
salutano  caramente,  e  davvero  con  effusione  di  cuore.  La  Durini  sta  bene, 
e  spero  che  continuerà  così,  il  ragazzo  pure  si  è  rimesso.  Lunedì,  altro 
non  occorrendo,  farò  la  mia  corsa  a  Valmadrera,  ma  per  solo  4  giorni  tutto 
compreso,  per  la  ragione  che  mia  madre  ha  bisogno  del  Barchetta  per  il 
passaggio  delle  truppe.  A  Valmadrera  ho  avuto  in  casa  più  di  300  soldati, 
Colonnello  e  due  Ufficiali;  si  è  dovuto  somministrare  ai  primi  grano  turco, 
vino  e  legna,  ed  i  secondi  mantenerli  del  tutto.  Alla  Santa  credo  che  non 
vi  sia  stato  un  secondo  passaggio  di  soldati,  almeno  il  fattore  non  mi  ha 
scritto  niente;  per  la  mia  corsa  in  campagna  mi  servirò  dei  cavalli  di 
fittabile,  essendo  una  corsa  troppo  breve,  e  per  conseguenza  un  po'  forte 

per  i  cavalli  di  casa ^ 

Noi  non  abbiamo  avuto  finora  alloggi,  neppure  M.  G.  Tiberio  ha  il  suo 
Ulano,  del  quale  è  contentissimo,  e  Marianna  se  n'è  fatto  un  servente 
per  andare  a  cavallo.  Ieri  Rasini  m'ha  presentato  il  Conte  di  Turkeim, 
ufficiale  degli  Ulani,  ed  ufficiale  d'ordinanza  di  Bellegarde^,  e  questa  sera 
Trecchi  mi  presenterà  il  generale  inglese  Vilson  ^  ;  questi  signori  non 
avranno  il  bene  di  godere  molto  della  mia  compagnia  per  la  ragione  che 
la  settimana  ventura  principieremo  a  passare  le  sere  dalla  Durini.  La  M.  G. 
vuole  che  Marianna  conduca  a  pranzo  da  lei  il  suo  Ulano.  M.r  de  Lavoguyon 
mi  ha  dato  la  caccia  una  mattina  ed  una  sera  alla  sua  maniera  solita  come 
sai;  non  l'ho  visto  più,  credo  che  sia  partito  per  raggiungere  il  suo  Re. 
M.r  de  Turkeim  mi   disse  d'avere  parlato  coli' ufficiale  tedesco  che  ha 


1)  Prosegue  nel  passo  omesso  ad  indugiarsi  nei  particolari  che  la  lusingavano  invano 
di  poter  avere  un  altro  figliolo,  in  luogo  del  povero  Cecchino. 

2)  Si  omettono  altre  notizie  concernenti  la  scuderia  ed  in  genere  tutta  l'azienda  domestica. 

3)  Forse  si  tratta  di  un  conte  di  Thiirheim,  dell'antica  stirpe  aveva. 

4)  Sir  Robert  Thomas  Wilson  (1777-1849),  nemico  d'antica  data  di  Napoleone,  che  se 
l'era  trovato  di  fronte  in  Egitto  ed  in  Palestina,  era  un  ardente  whig,  che  scandalizzava 
colle  sue  professioni  di  fede  liberali  il  quartier  generale  del  Bellegarde,  al  quale  era  addetto 
(Cfr.  Lemmi,  Un  diario  del  barone  von  Hiigel,  etc.  cit.  p.p.  23-24).  Le  sue  lettere  dal  campo 
al  Castlereagh,  custodite  nell'archivio  del  Foreign  Office  a  Londra,  sono  ottimo  commento 
di  tutti  gli  avvenimenti  del  1814.  Le  successive  gesta  del  Wilson,  che  fece  fuggire  il  La- 
vallette  condannato  a  morte  durante  la  cosidetta  terreur  blanche  e  prese  clamorosamente 
le  difese  della  regina  Carolina  d'Inghilterra  nel  famoso  processo,  accentuarono  il  suo 
atteggiamento  di  oppositore  della  santa  alleanza,  già  in  germe  nella  sua  condotta  a  Milano 
nel  1314,  favorevolissima,  ma  ahimè  platonicamente,  alle  aspirazioni  degli  italici  Cfr.  General 
Sir  Robert  Wilson,  Private  diary  of  travels  personal  service  and  public  events  during 
mission  and  employment  with  the  European  armies  in  the  campaignes  of  i8i2,  1813,  1814, 
from  the  invasion  of  Russia  to  the  capture  of  Paris,  edited  by  his  nephew  and  son  in 
law,  the  reverend  Herbert  Randolph,  London,  1862. 


—  115  — 

scortato  il  Vice  Re  nel  Tirolo,  e  che  gli  raccontò  che  il  Vice  Re,  avendo 
sentito  che  se  ne  voleva  alla  sua  persona,  si  è  vestito  da  ufficiale  dei 
Cacciatori  Tirolesi,  e  che  avendo  lui  medesimo  interrogato  i  paesani  se 
aspettavano  il  Principe  Vice  Re  ha  avuto  la  consolazione  di  sentirsi  ri- 
spondere che  tutti  erano  in  quest'aspettazione,  che  c'erano  delle  imboscate, 
e  che  sicuramente  egli  non  sarebbe  arrivato  vivo  ad  Inspruck:  figurati 
che  palpiti  a  sentirsi  fare  simili  complimenti.  Il  sig.  Zanoli  '  è  levato  dal 
suo  impiego  egli  hanno  sostituito  Paolucci;  questa  scelta  non  va  a  genio 
della  maggior  parte.  Non  so  se  ti  abbia  scritto  che  hanno  fatto  Direttore 
delle  Poste  D."  Giuseppe  Corti,  che  va  in  casa  Crivelli,  e  che  è  già  stato 
in  quest'impiego  anticamente.  Generale  è  il  malcontento  per  tutte  le 
mezze  misure  che  si  prendono,  e  per  la  poca  uniformità  d'ordini  che 
sono  emanati  dalle  diverse  autorità  che  comandano  in  questo  momento. 
Bellegarde  ha  ricevuto  una  deputazione  del  Senato  composta  da  Guic- 
ciardi^,  Paradisi  e  Veneri^;  essi  erano  in  abito  da  Senatori*;  questi  buffoni 
hanno  mandato  ier  l'altro  a  tutti  gl'individui  del  Senato  la  lettera  d'avviso 
che  non  si  sarebbe  fatta  la  seduta  del  10.  Da  Ottolini  e  Visconti  avrai 
tutte  le  notizie  del  paese  ben  dettagliate  e  meglio  che  non  le  possa  saper 
io.  Oggi  vado  a  pranzo  dalla  Bigli;  essa  mi  tormenta  realmente  coi  suoi 
replicati  inviti.  La  Duchessa  Litta  è  giunta  ier  l'altro  a  Milano;  subito  che 
saprò  che  veda  gente  e  che  ci  vadano  le  altre,  io  le  farò  pure  la  mia 
visita;  essa  è,  per  quanto  ho  sentito,  di  molto  malumore ^  i  Thiene  sono 

1)  Il  Barone  Alessandro  Zanoli,  commissario  ordinatore,  segretario  generale  del  ministero 
della  guerra,  fu  poi  storico  accurato  degli  eserciti  italiani  dell'epoca  napoleonica.  Vedasene 
un'affettuosa  biografia  in  Achille  Mauri,  Scritti  biografici,  Firenze,  1878. 

2)  Diego  Guicciardi,  gentiluomo  valtellinese,  fu  uno  degli  uomini  più  attivi,  influenti  e 
discussi  di  quel  tempo.  Nato  nel  1756,  presto  investito  di  alti  uffici  nella  valle  nativa  ancor 
sotto  il  dominio  delle  leghe  grigie,  inviato  dai  compaesani  a  Vienna,  poi  a  Bonaparte,  mi- 
nistro della  polizia  e  dell'interno  nella  Cisalpina,  continuò  ad  essere  in  prima  fila  durante 
l'Italiana  e  negli  inizii  del  regno.  Dal  1805  al  1809  resse  la  direzione  generale  di  polizia,  de- 
streggiandosi troppo  per  poter  essere  considerato  da  Napoleone  I  come  uomo  tutto  suo.  In- 
fatti nel  senato  fu,  aUa  crisi  del  1814,  il  primo  a  lavorare  per  la  causa  dell'Austria,  od  al- 
meno di  un  principe  austriaco.  Servi  fedelmente  i  nuovi  padroni,  divenne  vice-presidente 
del  governo  di  Lombardia  e  morì  nel  1837. 

3)  Antonio  Veneri  (1741-1820),  ministro  del  tesoro,  presiedeva  ultimamente  il  senato.  Già 
riputato  come  amministratore  durante  l'antico  regime,  seguitò  a  consacrarsi  alle  materie  di 
finanza  nei  consigli  della  Cispadana  e  della  Cisalpina.  Resse  il  ministero  del  tesoro  della 
repubblica  italiana  e  del  regno.  È  noto  con  qual  debole  mano  questo  probo  magistrato,  sem- 
pre accantonatosi  nelle  sue  tecniche  attribuzioni,  abbia  diretto  le  ultime  fatali  sedute  del 
senato.  Cfr.  Armargli,  op.  cit.,  p.p.  14-15. 

4)  Non  pare  possa  alludere  ad  altra  cosa  che  alla  "Nota  delli  Conti  Veneri,presidente,  e  Guic- 
ciardi cancelliere  del  Senato  Consulente  del  regno  d'Italia  „  presentata  al  Maresciallo  Sommariva 
(non  Bellegarde)  e  pubblicata  in  L.  Armargli,  Sulla  rivoluzione  di  Milano,  cit.,  pag.  53.  Fu 
sottoscritta  da  20  senatori  che,  chi  sa  come,  il  De  Castro,  op.  cit.,  pag.  208,  scambia  per 
uomini    "  di  parte  austriaca  „ ,  sdoppiando  la  manifestazione  in  due,  (cfr.  op.  cit.  pag.  187). 

5)  Il  duca  e  la  duchessa  Litta,  come  gli  Annoni,  rimasero  particolarmente  devoti  al 
principe  Eugenio,  che  invece  la  maggior  parte  degli  appartenenti  alla  corte  vicereale  abbando- 
narono attratti  dal  miraggio  delle  speranze  italiche.  I  Litta  fecero  anzi  più  tardi  un  viaggio 
ad  Eichstadt,  per  vedere  i  principi. 


—  116  — 

partiti  e  si  può  dire  fuggiti  da  Milano  senza  saputa  di  nessuno,  ed  avendo 
vuotata  interamente  la  casa;  si  crede  che  ciò  sia  per  la  grande  quantità 
di  debiti  *.  Ieri  si  è  ucciso  da  sé  l'oste  all'Orso,  non  si  sa  per  che  ragione; 
egli  era  dell'età  di  62  anni.  Tutti  gli  amici  e  i  parenti  ti  salutano  e  ti 
raccomandano  la  nostra  causa. 

Addio,  mio  caro,  amami  e  credimi  aff.ma  Moglie 


LXVI 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita.  ' 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Basini  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  11  Maggio  1814. 
Amico  carissimo 

I  nostri  affari  non  van  bene,  la  cabala  e  l'intrigo  sono  ancora  all'ordine 
del  giorno,  la  Reggenza  non  corrisponde  alle  nostre  aspettative,  quei 
personaggi,  i  quali  furono  utili  anzi  necessari  al  principio  per  sostenere 
il  partito  della  buona  causa,  onde  arrivare  a  rovesciare  gli  attentati,  che 
si  facevano  alla  futura  destinazione  del  nostro  paese,  non  lo  sono  più 
ora  egualmente.  Due  sono  le  voci,  che  preponderano  nella  Reggenza.  Il 
generale  Pino  per  tutto  quello  che  ha  rapporto  militare,  ed  il  senatore 
Verri  per  tutto  il  rimanente  ;  gli  altri  non  hanno  coraggio  di  esporre  i  loro 
sentimenti,  e,  quantunque  la  maggior  parte  di  buone  intenzioni,  non  pon- 
gono argine  a  quanto  dai  primi  si  decide.  11  sistema  delle  mezze  misure, 
che  non  può  inai  produrre  il  menomo  vantaggio,  è  il  sistema  che  vi  è 
principalmente  adottato;  tutto  si  lascia  al  piede  che  si  è  trovato,  gli 
impiegati  di  qualunque  sorta  si  confermano  nel  loro  posto,  e  quindi  ecco 
di  nuovo  in  trionfo  quella  sentina  di  gente  che  rovina  il  nostro  paese; 
tu  sai  che  era  collocato  sulle  nostre  spalle  tutto  il  rifiuto  dei  dipartimenti, 
che  erano  stati  dapprima  invasi,  e  noi,  quarta  parte  del  territorio  che 
prima  componeva  questo  Regno,  continuiamo  a  dar  pane  a  tutti,  com- 
plessivamente a  tutta  l'armata  italiana,  per  ben  due  terzi  di  forastieri 
composta.  Dirò  di  più,  anzi  il  sig.  general  Pino,  che  ha  un'infinità  di 
creature,  che  hanno  avuto  con  lui  la  stessa  origine,  approfittando  della 


1)  Il  senatore  Thiene  era  ancora  a  Milano  il  29  aprile,  poiché  controfirmò  anch'egli  la 
nota  di  protesta  presentata  dal  Veneri  e  dal  Guicciardi.  Era  il  Thiene  devotissimo  al  prin- 
cipe, ed  il  Verri,  nella  più  volte  citata  Relazione  racconta  come  faticasse  a  tutelarlo  dagli 
insulti  della  plebaglia,  vecchio  com'era,  all'invasione  del  palazzo  del  senato.  La  contessa 
Thiene  avrebbe  assistito  impotente  da  una  finestra  al  peggior  scatenamento  del  tumulto  del 
20  aprile.  Il  Foscolo  (Lettera  apologetica)  ne  invoca  la  testimonianza,  a  riprova  dei  suoi 
vani  sforzi  per  rattenere  l'impeto  di  quei  traviati. 

2)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  297. 


117 


sua  preponderanza  nella  reggenza,  ha  fatto  una  gran  quantità  di  promo- 
zioni nell'armata:  generali  di  divisione,  generali  di  brigata,  colonnelli, 
capi  battaglioni,  capi  squadroni,  ed  altri  gradi,  in  un  momento  che  l'armata 
italiana  deve  essere  diminuita  per  necessità.  Che  direste  poi  se  io  aggiun- 
gessi, che  gran  parte  di  questi  sono  gente  che  non  possono  appartenere 
al  nostro  stato  in  qualunque  ordine  di  cose  sia  pervenire?  Il  sig.  generale 
Dembowski  '  riformato  fino  dal  passato  governo,  fu  rimesso  di  nuovo  in 
carica  con  il  suo  onorario;  il  sig.  Foscolo,  abbastanza  conosciuto  per  non 
dargli  l'epiteto  che  si  merita,  fu  fatto  capo  battaglione,  e  così  molti  altri 
di  questo  calibro.  Ora  vedete  che  razza  di  gente  protegge  il  sig.  generale 
Pino.  Il  senatore  Verri  non  si  oppone  niente  a  tutto  questo,  né  dà  alcuna 
provvida  disposizione  per  il  rimanente;  onde  la  reggenza  invece  di  oc- 
cuparsi a  riformare  gli  abusi  ed  i  disordini  del  cessato  governo,  per  poter 
in  tal  modo  alleggerire  i  pesi  dello  stato,  lasciando  che  tutto  corra  sul 
piede  antico,  non  trovasi  in  grado  di  far  la  benché  minima  diminuzione 
delle  imposte  fissate  già  dal  cessato  governo,  né  per  adesso,  né  in  seguito, 
ed  è  invece  oppressa  da  un'immensità  di  petizioni  di  gente  che  cercano 
impieghi  civili  e  militari.  Tutto  il  mondo  gridava  contro  il  direttore  di 
polizia  2,  si  sapeva  che  si  erano  fatti  dei  processi  degli  avvenimenti  del 
giorno  20^,  si  sapeva  che  esso  suscitava  i  partiti  di  cui  ti  parlai 
già  nell'ultima  mia,  i  quali  riscaldavano  le  teste  e  spargevano  nuovi  torbidi 
in  paese;  non  si  potè  a  meno  che  di  venire  alla  determinazione  di  can- 
giarne il  direttore;  ma  qual  mezzo  termine  si  è  preso?  Il  sig.  Luini,  per 
essere  allontanato  dalla  polizia,  la  reggenza  lo  ha  creato  giudice  di  cas- 
sazione; posto  che  poteva  convenire  a  qualunque  altro  benemerito  dello 
stato.  Il  sig.  Foscolo  era  capo  promotore  del  partito  che  inquietava  tutto 
il  paese;  egli  stesso  aveva  steso  l'indirizzo  per  il  generale  inglese  Mac  Ferlan, 
nel  mentre  che  tutto  il  corpo  elettorale,  cioè  la  nazione,  ne  aveva  diretto 


1)  Era  il  marito  della  Matilde  Viscontini,  tanto  amata  dallo  Stendhal.  G.  B.Dembowskij 
nato  nel  1770  in  Polonia,  ufficiale  della  legione  polacca  sin  da'  tempi  della  Cisalpina,  capo 
di  stato  maggiore  della  divisione  italiana  nel  regno  di  Napoli  (1803),  naturalizzato  italiano 
nel  1806,  aveva  sposato  nel  1807  la  Viscontini.  Servi  poi  in  Ispagna  e  raggiunse  il  grado  di 
generale  di  brigata,  ma  nel  1813  fu  tolto  dai  quadri  attivi  dell'esercito.  La  sua  riammissione 
del  1814,  quando  ebbe  realmente  un  comando  a  Bergamo,  non  fu  ratificata  dal  governo  au- 
striaco. Cfr.  Arthur  Chuquet,  Stendhal- Beyle,  Paris  1902,  p.  528. 

2)  Anche  D.  Gaetano  Melzi  scriveva    il    29    aprile    al    Trivulzio,    altro  inviato  a  Parigi 

"  Luini  continua  nelle  sue  funzioni,  e  ciò  dispiace  (fatta  astrazione  delle  sue  qualità),  pel 
principio  che  non  trovasi  decente,  che  chi  faceva  la  polizia  per  un  governo  odiato,  lo  faccia 
tuttora  „.  (G.  Gallavkesi,  Per  una  futura  biografia  di  F.  Gonfalonieri,  in  Arch,  storico 
lombardo,  a.  xxxiv  p.  441).  Probabilmente  il  Pino  esitava  a  sbarazzarsi  di  chi  eragli  stato 
complice  cosi  arrendevole  il  20  aprile,  quando  si  chiuse  in  casa  Borromeo  lasciando  fare  la 
rivoluzione,  e  ciò  dopo  aver  inspirato  una  fallace  sicurezza  al  duca  di  Lodi.  (Cfr.  C.  Verri 
Relazione  cit.). 

3|  Eran  stati,  in  ossequio  alla  legge,  tosto  iniziati  dall'attuario  Lomazzi  per  ordine  del 
prefetto  di  polizia  Villa;  ma  il  Pino,  obbedendo  alle  ingiunzioni,  delle  quali  si  fa  ecoilRasini, 
mise  ogni  cosa  in  tacere.  Cfr.  Lemmi,  op.  cit.  pag.  133  e  seguenti. 


—  118  — 

uno  alle  Alte  Potenze  Alleate,  presentato  a  queste  dalla  nostra  deputazione. 
Egli  fu  visto  predicare  nei  quartieri  della  guardia  civica,  per  riscaldare 
le  teste,  per  veder  se  suscitando  nuovi  disordini  poteva  riacquistare  quel- 
l'influenza che  in  qualunque  ordine  di  cose  sarebbe  andato  a  perdere, 
e  quindi  trovarsi  un  appoggio  nel  mentre  che  doveva  essere  proscritto; 
tutti  i  buoni  cittadini  insomma  che  avendo  digià  esposti  al  tribunale 
supremo  i  loro  desiderj  attendono  in  pace  la  decisione,  si  lagnavano  di 
lui  a  tutta  ragione;  si  riconobbe  infine  la  necessità  di  allontanarlo;  ma 
quale  è  la  misura  che  si  adotta?  Gli  si  da  un'incombenza  di  andare  in 
Toscana,  spesato  di  viaggio  e  mantenuto,  per  persuadere  i  disertori, 
che  si  dicono  fuggiti  dall'isola  d'Elba,  per  non  trovarsi  colà  col  nuovo 
abitatore  di  quei  paesi,  a  portarsi  ai  loro  corpi  '.  Ora  vedete  se  si  può 
dare  uno  stato  di  debolezza  e  di  avvilimento  maggiore  del  nostro  attuale 
governo,  ed  immaginatevi  come  le  cose  possono  andare  in  seguito,  con  un 
tal  sistema  adottato,  se  la  decisione  della  nostra  destinazione  deve  ancora 
attendersi  per  lungo  tempo,  come  pare  che  si  possa  rilevare  dalla  tua 
prima  lettera  da  Parigi  del  30.  A  proposito  di  questo  ho  gran  piacere  di 
aver  sentito  buone  tue  nuove,  ed  invidio  la  tua  sorte  di  trovarti  costì  in 
questa  occasione.  Ti  ho  voluto  informare  del  nostro  stato  attuale  di  cose 
onde  ti  possa  servir  di  cognizione  mentre  tu  fai  la  causa  del  nostro  paese, 
e  son  sicuro  con  molto  calore.  Pare  che  Bellegarde,  che  è  arrivato  domenica, 
abbia  intenzione  fra  pochi  giorni  di  rimettere  un  nuovo  ordine  di  cose; 
si  assicura  che  ha  disapprovato  tutti  gli  arbitrii  che  si  è  preso  il  sig.  ge- 
nerale Pino.  Onde  speriamo  che  le  cose  possino  andar  meglio,  e  che  si 
ricreda  dagli  spropositi  fatti  colla  convenzione  del  23  passato  fatta  con 
Beauharnais.  1  sig.  Guicciardi,  Veneri  e  Paradisi  si  sono  voluti  presentare 
a  Bellegarde  come  deputazione  del  Senato.  Egli  non  li  ha  ricevuti  come 
tali,  si  sono  in  seguito  fatti  annunciare  come  individui,  ed  allora  furono 
ammessi.  Hanno  avuto  il  coraggio  di  domandare  un  locale  per  far  seduta 
ordinaria  ieri  giorno  10  del  mese,  ed  egli  glielo  ha  negato.  Questa  bella 
spedizione  era  stata  combinata  dopo  varie  sedute  notturne  fatte  da  Melzi. 
Possono  esser  più  vili?  Tuo  affezionatissimo  amico 


Carlo  Luigi  Rasini. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
à  Paris 


1)  Nel  battaglione  di  stanza  aU'Elba  eransi  incorporati,  fin  dal  1812,  i  renitenti  ed  i  di- 
sertori scovati  nei  varii  dipartimenti  del  regno.  (Cfr.  Comandini,  op.  cit.,  pag.  600). 


—  119  — 

LXVII 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monzese.  Edita  '. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  lì  13  maggio  1814. 
Carissima  moglie, 

Dopo  la  tua  lettera  ricevuta  per  mezzo  del  corriere  in 
data  del  30  sono  affatto  privo  di  tue  nuove,  nell'atto  che  ne  ri- 
cevetti di  molti  altri  miei  corrispondenti  in  data  del  2  e  del  3, 
le  une  per  mezzo  particolare,  le  altre  in  un  dispaccio  della  Reg- 
genza, datato  esso  pure  del  3.  Ciò  ti  serva  di  norma  per  non 
trascurare  le  occasioni  in  cui  scrive  la  Reggenza,  e  per  diri- 
gere le  altre  lettere  che  manderai  alla  posta  colla  adresse  che 
troverai  qui  abbasso.  Ti  prego  di  darti  cura  dirigendoti  a  Sailer 
particolarmente  e  ad  Alemagna  di  farmi  vendere  la  cavalla  tua, 
e  la  grigia  secondo  già  m' intesi  con  Sayler  stesso,  che  sarà 
l'arbitro  dei  prezzi.  Bramerei  ancora  che  mi  facessi  vendere 
il  garick,  il  cui  prezzo  è  tra  i  60  ed  i  70  Luigi  fornito  di  tutto 
ma  senza  finimenti  ;  e  con  questi  di  15  Luigi  di  più.  Non  tra- 
scurerai ancora  qualora  si  presentasse  occasione  di  vendermi 
il  daumont  inglese,  il  cui  prezzo  sarà  45  o  50  Luigi,  senza  però 
il  coperto  davanti  che  appartiene  all'altro  carrettino.  Procura 
di  effettuarmi  tutte  queste  commissioni,  e  di  rendermene  infor- 
mato prontamente  dell'esecuzione.  Raccomanda  a  Sayler  calda- 
mente la  mia  cavallina  baja,  ed  assolutamente  non  sia  da  altri 
montata  che  da  lui.  Procura  che  il  Barchetta  vada  nelle  nostre 
differenti  campagne  il  più  spesso  che  può  a  sorvegliare  i  fat- 
tori, ed  a  mettere  le  cose  in  buon  stato.  A  quest'oggetto  non 
lasciarlo  mai  mancare  di  cavalli  di  fittabile  quando  ne  abbiso- 
gna. Dirai  al  Bolchesi  che  venda  assolutamente  per  quel  che  si  può 
quei  tali  oggetti  che  sa,  e  che  si  trovano  nella  camera  che  mi 
serviva  da  magazzeno;  avvertendo  però  che  se  gli  vien  di  fare 
un  buon  prezzo,  ne  ritenga  per  uso  mio  50;  se  il  prezzo  sarà 
cattivo,  me  ne  ritenga  100.  Avvertirai  pure  il  Barchetta  che  nel 
tempo  che  il  Bolchesi  fa  seta  a   Zelo,   vada    a    fargli    qualche 

1)  Vedi  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.,  pag.  11. 


—  120  — 

sorpresa,  per  vedere  se  le  cose  vanno  in  regola,    e   se  non  vi 

ha  promiscuità  dannosa  al  padrone ^  Insomma,  ti  raccomando 

tutti  i  miei  affari  caldamente,  e  tu  raccomandali  agli  altri, 
affinchè  ciascuno  vi  cooperi  col  maggior  zelo;  ma  delle  cose 
mie  abbastanza  per  ora,  parliamo  d'altro. 

La  nostra  situazione  costà  è  estremamente  singolare,  e 
scabrosa.  Abbiamo  avuto  tre  volte  udienza  dall'  imperatore 
d'Austria,  prima  in  corpo  poi  individualmente.  Secondo  il  suo 
discorso  sembrerebbe  affatto  eluso  lo  scopo  di  nostra  missione, 
mentre  egli  con  tutta  la  benignità  possibile  ci  parla  come  a 
sudditi  suoi,  mostra  occuparsi  infinitamente  del  nostro  futuro 
bene,  ed  a  questo  oggetto  ci  domanda  lumi,  e  nozioni  d'  ogni 
genere.  Molte  conferenze  ancor  su  questi  oggetti  ebbimo  col 
Principe  di  Metternich.  Ma  noi  nell'atto  che  facciamo  sentire 
per  ogni  evento  tutti  i  bisogni  del  nostro  paese,  non  perdiamo 
di  vista  lo  scopo  principale  di  nostra  missione  e  ad  esso  ci 
adoperiamo  con  tutto  il  calore  del  sentimento  patrio,  il  quale 
per  altro  non  è  in  tutti  egualmente  energico.  I  nostri  destini 
che  sembravano  interamente  fissati,  dietro  il  cozzo  dei  lottanti 
partiti  sembra  abbiano  a  subire  qualche  variazione.  Ad  ogni 
modo  la  mia  massima  è:  poco  sperare,  ma  nulla  trascurare. 
Stiano  gli  italiani  uniti,  non  presentino  che  un  sol  voto,  si  di- 
mentichino quel  fatale  e  malinteso  patriottismo  di  città,  per 
non  servire  che  al  patriottismo  di  Nazione;  pronuncino  pure 
i  loro  sensi  altamente,  energicamente,  e  li  facciano  giungere 
fin  qua,  e  la  loro  causa  non  è  affatto  disperata.  Ma  quei  per- 
fidi mantovani  !  ^  I  vili,  gli  stolidi  eh'  essi  sono  !  Dì  a  Camillo  ^ 
che  se  non  si  smantovanizza  lo  casso  dal  ruolo  dei  miei  amici. 
Comunica  questi  sensi  a  tutti  i  miei  buoni  amici  Pallavicini, 
Fagnani,  Porro,  Felber,  Rasini,  Giulini,  ecc.  ecc.,  e  dì  loro  che 
bene  oprar  non  è  mai   tardo. 


1)  Si  tralasciano  altre  istruzioni  concernenti  affari  privati. 

2)  Probabilmente  il  Gonfalonieri,  che  le  amare  delusioni  di  quei  giorni  non  avevan  ria- 
micato al  partito  napoleonico,  insorge  contro  le  simpatie  per  questo  manifestate  dagli  uffi- 
ciali raccolti  in  Mantova  ed  ostili  alla  reggenza.  Cfr.  Relazione  di  Teodoro  Lechi,  in  Cubani, 
op  cit.,vo\  VII  e  Principessa  di  Belgioioso,  op.  cit.,  p.p.  93-94. 

3)  Camillo  Guerrieri  Gonzaga,  di  famiglia  mantovana.  Cfr.  la  nota  5  a  pag.  27. 


— 121  — 

Il  principe  Eugenio  è  costà  da  quattro  giorni,  esso  ritornerà 
a  Monaco  ben  presto.  La  Malntaison  arringa  la  sua  causa 
con  tutti  i  possibili  mezzi  di  seduzione  presso  1'  Imperatore 
Alessandro  ^:  non  è  però  molto  avvanzata  né  in  molto  buon 
stato.  Parlasi  di  dargli  Vizburgo,  ma  nulla  ancora  vi  ha  per 
lui  di  certo.  Fontanelli  e  Bertoletti  sono  qui  tutt'  ora,  di  nulla 
fummo  muniti  pel  loro  richiamo;  per  quanto  inutili  possano  es- 
sere i  loro  sforzi,  non  suona  mai  bene  la  loro  presenza.  Le 
cose  di  Francia  sono  in  grande  combustione;  questa  affaticata 
nazione  non  può  né  vuole  gustar  riposo  !  Fa  i  miei  doveri  con 
tutti  in  casa,  amami  quanto  io  t'  amo,  e  ti -abbraccio  caramente. 

F.  C. 

[P.S.] 
À  Monsieur  Frédéric  Gonfalonieri 
chez  M.^  Rougemont  de  Lowemberg 
rue  Berger  N.  9 

V  :  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Contalonieri 
à  Milan 


LXVIII 

Archivio  di  stato  -  Milano  -  Processo  dei  Carbonari.  -  busta  61 
N.  MCCCXLVIII.  Edita"". 

Il  Conte  Luigi  Porro  Lambertenghi  a 
Federico  Gonfalonieri 

Carissimo  amico 

Straccio  una  lettera  perchè  la  vostra  comunicatami  dalla  contessina 
vostra  mi  vi  ci  obbliga,  onde  dirvi  le  mie  idee  —  bravo  amico,  vedo  che 
proprio  è  l'amor  del  nostro  paese,  che  vi  anima,  e  me  ne  congratulo,  e 
consolo  —  mio  caro,  non  tutti  quei  che  abbiamo  posto  alla  testa  qui  fanno 
lo  stesso  —  infelici,  non  sanno,  che  Italia  nostra  si  è  sempre  perduta  per 
lo  spirito  individuale. 


1)  Il  favore  da  Alessandro  I.  non  mai  ritirato  ad  Eugenio  fu  principal  motivo  della  sua 
avversione  per  tutto  ciò  che  si  riallacciasse  alla  rivoluzione  milanese  dell'  aprile.  Cfr.  F.  Cusani, 
op.  cit.,  Vol.  VII,  pag.  73,  sovrattutto  la  nota  1.  Il  Du  Casse,  op.  cit.,  t.  X  p.p.  287  e  seg.,  ri- 
porta alcune  lettere  scritte  in  quei  giorni  dallo  czar  al  principe  Eugenio. 

2)  Pubblicata  da  C.  Cantù    //  conciliatore  e  i  carbonari,  Milano,    1878,  p.  4. 


122  — 


Continuate  l'opera  vostra  e  non  vi  sgomentate.  Io  credo,  che  nostra 
indipendenza  sia  un  oggetto  che  interessar  possa  le  menti  di  que'  ministri 
austriaci,  che  son  proprio  grandi  —  nella  mia  gita  a  Verona,  e  da  Nugent' 
mi  avvidi  che  l'Austria  non  era  certa  d'aver  questi  paesi,  e  massime  a 
Verona  fui  molto  incoraggilo  di  cercare  per  Re  Francesco  d'Este,  "  e  mi 
dissero  che  il  consiglier  Baldacci^  poteva  favorire  le  nostre  idee. 

La  considerazione  che  sottoposi  a  Bellegarde,  e  Nugent,  che  un  bel 
regno  di  molto  ardor  nazionale  dotato,  retto  da  un  principe  austriaco, 
e  che  rendeva  grande  il  nostro  paese  per  l'unione  del  modenese,  e  la 
speranza  del  Piemonte,  era  per  la  casa  d'Austria  una  più  grande  risorsa 
che  delle  provincie,  che  per  lo  piìi  sono  addormentate  dall'amministrazione 
indolente  de'  governatori  oltramontani,  e  senza  propri  interessi. 

La  forza  di  un  bel  regno  unito  per  gli  interessi,  e  legami  di  famiglia 
coll'Austria,  e  che  in  occasione  di  guerra  le  avrebbe  potuto  dare  30,  o 
40  mila  baionette  eccellenti,  ed  essere  vero  antemurale  alla  Francia,  valeva 
ben  pili  che  la  lombarda  provincia,  che  a  stento  dava  due  reggimenti. 


1)  Il  generale  Lavai  Nugent  comandava  allora  le  truppe  austriache  a  sud  del  Po.  Nato  nel 
1777  in  Irlanda  da  antichissima  schiatta  dell'isola,  entrò,  come  molti  gentiluomini  cattolici  dei 
regni  brittanici,  al  servizio  austriaco  (1794)  e  partecipò  valorosamente  alle  campagne  del 
1799,  1800,  1805,  1809  condotte  dalle  truppe  imperiali  in  Italia  contro  la  Francia.  Fu  pro- 
mosso generale  all'indomani  della  battaglia  di  Essling.  Durante  il  periodo  dell'effimera  al- 
leanza franco-austriaca,  ebbe  gran  parte  nelle  misteriose  e  feconde  trame  che,  aiutate  dal 
gabinetto  inglese,  minarono  la  potenza  napoleonica  appoggiando  i  sentimenti  nazionali  degli 
slavi,  degli  spagnuoli  e  degli  italiani.  Nessun  generale  austriaco  fu  più  addentro  del  Nugent  nei 
negoziati  cogli  italici.  Forte  delle  informazioni  che  gli  mostravano  le  popolazioni  ormai  in- 
sofferenti del  giogo  francese ,  il  Nugent  alla  ripresa  delle  ostilità  entrò  audacemente  in 
Croazia  e  vide  disertare  in  massa  ed  accorrer  sotto  le  sue  bandiere  i  reggimenti  organiz- 
zati dai  francesi  in  quelle  provincie  illiriche.  Congiuntosi  agli  inglesi  nel  Quarnero,  isolò 
tosto  la  Dalmazia  francese,  sollevò  l'Istria,  mirabilmente  secondato  dal  suo  luogotenente 
capitano  Lazarich,  diede  nuove  prove  del  suo  ardimento  nel  lasciarsi  separare  dal  grosso 
delle  truppe  austriache  e  più  tardi,  presa  anche  Trieste,  nell'attuare  finalmente  il  tanto  va- 
gheggiato sbarco  sulle  coste  italiane,  presso  la  foce  del  Po.  I  proclami  del  Nugent,  una 
volta  consolidatosi  nel  Polesine,  sono  sempre  atti  concepiti  ed  eseguiti  nella  lìnea  di  con- 
dotta della  progettata  alleanza  degli  italici  cogli  anglo-austriaci.  Tutti  sanno  che  la  scon- 
fessione data  dal  Castlereagh  al  Bentinck  (parallela  a  quella,  meno  clamorosa,  dal  Metternich 
inflitta  al  Nugent)  rovinarono  un  edifìcio,  che  scorgiamo  ancora  in  piedi  alla  metà  di  maggio 
1814,  quando  il  Porro  scriveva  questa  lettera.  Occorre  soggiungere  che  il  Nugent  non  parve 
troppo  dolente  dell'abbandono  di  un  programma,  nel  quale  doveva  essersi  accalorato  solo  per 
sostituire  l'egemonia  austriaca  alla  francese  in  Italia.  Si  battè  dunque  colla  consueta  energia 
contro  il  Murat  nel  1815,  pervenne  di  grado  in  grado  sino  al  comando  generale  delle  truppe 
dell'interno  |1843)  e  collaborò,  già  vecchio,  alla  riscossa  dell'assolutismo  austriaco  in  Italia 
ed  in  Ungheria  (1848-1849).  Mori,  dopo  la  catastrofe  del  1859,  in  Croazia.  Aveva  sposato  una 
dama  italiana,  Giovanna  dei  duchi  Riario  Sforza. 

3)  Il  disegno  di  porre  sul  trono  d'Italia  l'arciduca  Francesco  era  antico,  e  vagheggiato 
tuttora,  sia  da  generali  austriaci  come  il  Nugent,  sia  dalla  maggior  parte  degli  italici. 

4)  Il  consigliere  di  stato  austriaco  Baldacci  era  un  corso  che  aveva  votato  al  suo  con 
terraneo  Napoleone  un  odio  implacabile.  Cfr.  M.  H.  Weil,  Le  prince  Eugene  et  Murat,  cit. 
t.  I,  pag.  415. 


—  123  — 

Queste  considerazioni  piacquero  ',  ed  io  ti  assicuro,  che  evvi  il  progetto 
in  sul  tappeto  di  unire  anche  il  Genovesato  a  noi.  Bisogna  poi  far  piacere 
a  Metternich  anche  il  riflesso,  che  se  loro  non  daranno  a  noi  un  governo, 
come  aggrada  al  paese,  gli  stranieri  un  giorno  o  l'altro  approfitteranno 
di  queste  disposizioni,  e  la  nostra  conquista  sarà  così  facile  come  lo  fu 
nel  1796.  —  Pensa  a  noi  —  non  parlo  delle  nostre  interne  cabale  de' 
senatori,  che  furono  sventate,  né  dell'ambizione  di  qualche  d'uno  fra  noi^ 
—  sono  cose  nulle  in  confronto  dei  grandi  oggetti  che  ci  devono  interessare. 

Allorché  noi  avremo  fatto  il  possibile,  non  avremo  colpa  verso  il  nostro 
paese  —  quello  che  ti  raccomando  è  che  si  faccia  un  quadro  di  quanto 
abbiamo  sofferto  fino  al  giorno  20  aprile  per  la  cattiva  lega  di  chi  ci  ha 
governati,  e  che  quella  cattiva  caterva  di  persone  sia  déracinée  totalement. 

Amami  tanto,  che  ti  amo,  ed  assai,  e  di  cuore.  Aff.mo 

Porro. 
13  maggio  1814. 
Fontanelli  è  levato.  ^ 


LXIX 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monsese.  Edita  *. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  14  Maggio  1814. 
Carissima  moglie 

Due  righe  per  accluderti  le  presenti  lettere,  giacché  dif- 
fusamente già  ti  ho  scritto  ieri.  Nessuna  lettera  ancora  da  te 
oltre  il  30  aprile,  mentre  tutti  noi  ed  io  stesso  ne  ricevetti  ieri 
del  5.  Non  so  spiegare  questo  accidente  se  non  supponendoti 
in  campagna.  Poni  ogni  cura  nell'adempimento  delle  commissioni 


1)  Quest'affermazione  era  meno  campata  in  aria  di  ciò  che  si  potrebbe  credere  ora,  con- 
siderando lo  sviluppo  degli  avvenimenti,  se  Clemente  von  Hiigel  scriveva  il  9  maggio  nel  suo 
diario,  da  Milano:  "  Toute  la  population  de  Milan  a  pris  une  cocarde  blanche  et  rouge,  et 
forme  le  parti  de  l'indépendance  du  Milanais  et  veut  qu'il  ne  soit  pas  réuni  à  un  grand  état. 
En  leur  donnant  un  prince  de  notre  maison,  toutes  les  difficultés  s'aplaniraient,  et  en  y  réu- 
nissant !a  Savoye  et  le  Piémont  qui  ne  veulent  pas  de  leur  Roi  actuel,  on  formerait  un  état 
intermédiaire,  qui  pourrait  nous  être  de  la  plus  grande  utilité  „.  iLemmi,  Un  diario  del  barone 
von  Hiigel  cit.  p.  52). 

2)  Allude,  con  ogtii  probabilità,  al  Pino. 

3)  Il  Fontanelli  fu  privato  della  carica  di  ministro  della  guerra  con  disinvolta  determina- 
zione della  Reggenza  in  data  del  10  maggio.  C.fr.  Lemmi,  La  restaurasione,  cit.,  p.p.  260-261 
e  423-424. 

4)  Vedi  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit ,  pag.  14. 


—  124  — 

che  ti  do  nell'ultima  lettera  scrittati  ieri.  Ricapita  le  accluse 
lettere  a  chi  sono  dirette.  Dammi  tutte  le  nuove,  e  tutti  i  dettagli 
di  ciò  che  si  passa  a  Milano.  Salutami  tutti  di  casa,  e  specialmente 
la  mamma  grande;  mille  cose  alla  zia  Bigli.  Saluti  a  tua  madre, 
alle  tue  sorelle,  ed  a'  miei  buoni  amici.  Il  deputato  Fé  è  final- 
mente giunto  l'altr'ieri  portandomi  una  tua  rancidissima  lettera 
del  26.  Esso  per  timore  di  pericolo,  risoltosi  a  saltar  fuori  di  legno, 
si  fece  una  forte  contusione  alla  testa,  che  lo  trattenne  molti 
giorni  ammalato  in  vicinanza  di  Chalons';  ora  trovasi  però  bene. 
Amami  ch'io  t'amo  veramente  di  cuore,  e  credimi  tutto  tuo 

Federico. 


LXX 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processi  dei  Carbonari  -  busta  61 
P.  MCCCXLVIII.  Edita'' 

Il  Conte  Luigi  Porro  L.  a  Federico  Confalonieri 

14  Maggio  1814. 
Carissimo  amico 

A  monte  tutto  quanto  vi  scrissi  ieri.  La  vostra,  e  quella  di  Gia- 
como^ dell' 8  ha  cambiato  la  scena.  L'amor  per  il  nostro  paese  non  deve 
stancar  voi,  né  mancar  di  suggerire  quelle  idee,  che  nel  momento  possono 
esserci  utili. 

Siamo  dunque  austriaci?  Siamolo  almeno  come  lo  sono  le  Provincie, 
e  regni  ungaresi  e  boemi,  a  parte  dei  loro  privilegi,  diritti  della  nobiltà, 
esclusione  di  esteri  alle  cariche  nazionali  che  fossero  per  essere  addette 
al  nostro  regno,  se  vi  sarà  dato  d'ottenerlo.  Ella  è  una  considerazione 
grande,  che  più  l'Austria  favorirà  questi  popoli,  e  ne  avrà  soccorsi  ne' 
bisogni.  La  unione  di  tutti  i  dipartimenti  veneti,  e  nostri  all'Austria 
presenta  un  insieme  di  quasi  3  milioni  di  abitanti  —  questi  possono  a 

1)  Probabilmente  Châlons-sur-Marne  a  173  chilometri  da  Parigi. 

2)  Pubblicata  da  C.  Cantù,  //  conciliatore,  etc.,  cit.  p.  6. 

3)  Don  Giacomo  Beccaria.  Cfr.  la  nota  2  a  p.  87. 


125 


guisa  degli  ungari  avere  una  capitale,  degli  s/ûf/ composti  di  nobiltà',  e  la 
nobiltà  concorrere  allo  splendore  del  trono  austriaco  —  il  fare  diversa- 
mente è  l'averci  per  sudditi  de'  sudditi  —  credo  che  l'Austria  in  questo 
momento  in  cui  le  potenze  del  nord  sono  sì  forti  debba  anch'essa  aumentare 
la  sua  potenza  reale  —  gli  italiani  saranno  suoi,  se  pareggiati  ne'  diritti 
agli  altri  sudditi  —  insomma  cercare  sia  nei  dettagli  d'amministrazione, 
sia  nella  scelta  delle  persone,  che  devono  comporre  il  governo  e  quella 
futura  corte  che  vi  sarà,  che  la  scelta  cada  sopra  i  migliori  nostri,  di 
maggiori  lumi  —  eccovi  un  gran  servigio  che  ancor  potete  rendere  al 
nostro  paese  —  noi  abbiamo  bisogno  che  esista  sempre  un  centro  qui, 
anche  de'  paesi  ex  veneti,  ed  in  certo  modo  sarà  allora  ciò  che  fu  ne' 
mesi  scorsi  colla  Francia,  ed  avremo  fatto  ancora  un  passo  dell'essere 
governati  da  un  principe  distinto  ed  ottimo,  invece  d'un  tiranno,di  aver 
degli  ottimi  cittadini  alla  testa,  invece  di  quei  vili,  che  ci  vendevano  ad  ogni 
momento.  Addio,  caro  amico,  amatemi,  e  credetemi  a  tutta  prova 

aff.mo 
Porro. 
Vi  scrivo  dal  tavolo  di  vostra  moglie. 


LXXI 

Archivio  Casati  •  Milano,  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  8. 

Milano  il  14  Maggio  1814 
alla  mattina. 
Carissimo  Federico, 

Tre  lettere  in  una  volta!  ti  assicuro  che  ne  sono  ebbra  di  gioia, 
ricevetti  ieri  la  tua  lettera  del  3,  del  8,  e  per  ultima  quella  del  4;  non  mi 
vi  parli  della  tua  salute,  voglio  sperare  ch'ella  sia  buona,  non  tralasciare 
però  di  parlarmene  d'ora  in  avanti,  essa  m'interessa  troppo  perchè  soffra 
che  osservi  sopra  di  ciò  un  lungo  silenzio.  Eccoci  dunque  schiavi  !  e  servi 
per  sempre!  cosa  ci  ha  mai  servito  la  nostra  energia,  quando  eravamo 

I)  Quale  meschino  principio  d'attuazione  abbia  poi  avuto  questo  disegno  colla  rappre- 
sentanza concessa  agli  estimati  nobili  nella  Congregazione  centrale  (tutt'altra  cosa  da  un 
forte  corpo  nobiliare  atto  ad  erigersi  baluardo  dell'indipendenza  nazionale  contro  gli  arbitrii 
viennesi I  si  può  vedere  presso  Helfert,  Kaiser  Franz  von  Oesterreich  und  die  Stiiftung 
des  Lombardo-venetianischen  Konigreichs,  Innsbruck  1901  p.  226.  Anche  i  deputati  avevano 
insistito  presso  l'imperatore  ed  i  ministri  Metternich  e  Stadion  per  ottenere  stati  analoghi 
a  quelli  dell'Austria  e  della  Boemia.  Cfr.  E.  Verga,  La  Deputazione  etc,  cit.  pp.  330  e  seg. 


—  126  — 

già  venduti!  Ho  mostrato  le  tue  lettere  a  Trecchi,  Porro,  Fagnani,  Felber, 
Pasini,  tuo  padre,  tua  madre  e  M.  G.  ed  a  mio  cognato  Durini,  ^  e  non  feci 
parola  su  quanto  mi  scrivi  cogli  altri,  sembrandomi  cosa  troppo  gelosa 
di  mostrarsene  intesi  ;  ti  assicuro  che  tutto  quello  che  si  saprà  non  verrà 
certo  dalla  parte  mia.  Alberto  Litta  ha  scritto  il  tutto  alla  Castiglioni^,  la 
quale  colla  solita  sua  prudenza  lesse  la  lettera  per  intiero  a  tutti  quelli 
che  le  capitavano.  Tutti  i  su  nominati  amici  fremono  della  triste  sorte 
che  ci  tocca,  ma  non  ci  resta  che  di  fremere  in  segreto.  Noi  abbiamo 
una  quantità  somma  di  militari  in  paese,  ed  anzi  in  questi  giorni  vanno 
impadronendosi  di  tutti  i  posti  della  città  e  dei  dazi  inclusivi;  l'avvenire 
che  si  travede  non  deve  essere  certo  brillante  per  noi  ;  ah  se  non  vieni 
presto  io  muoio  di  noia,  e  insieme  di  rabbia,  non  lasciarti  tentare  di  dif 
ferire  la  tua  venuta....  e  pensa  che  sei  necessario  per  l'esistenza  di  chi 
ti  ama  davvero.  Continua  tuttora  la  mia  nausea  allo  stomaco,  e  l'impos- 
sibilità di  stare  un  po'  a  lungo  in  ginocchio  in  Chiesa,  tutti  sintomi  che 
ho  avuto  nella  mia  gravidanza,  e  mi  succede  pure  in  questi  giorni  ciò 
che  mi  accadeva  allora,  cioè  di  stare  meglio  quando  è  molto  tempo  che 
non  ho  mangiato,  o  che  mangio  poco.  Dio  voglia  che  la  cosa  si  scio- 
glia  secondo  il  mio  desiderio!  Tu  sai  quanto  lo  bramo;  dimmi,  per  mia 
consolazione,  che  ne  saresti  contento  ancora  tu.  Secondo  i  miei  calcoli, 
se  realmente  sussistesse  gravidanza,  sarebbe  già  quasi  decorso  un  mese. 
Ho  significato  al  Barchetta  la  tua  commissione,  cioè  di  tenersi  al  giorno 
di  denaro,  egli  anderà  da  Frecavalli  per  cercare  di  riscuotere  la  somma 
di  cui  ti  è  debitore;  il  medesimo  è  in  dubbio  dietro  questo  tuo  ordine  di 
dare  per  intiero  a  tuo  padre  la  somma  delle  L.  30.000,  che  ha  riscosse, 
per  ritenerne  una  qualche  parte  disposta  ad  ogni  tua  richiesta.  Io  gli  dissi 
che  se  aveva  altre  scadenze  imminenti  era  meglio  non  toccare  il  capitale, 
ma  che  in  caso  diverso  facesse  ciò  che  la  sua  prudenza  gli  suggerisce, 
persuaso  che  sarà  approvato  da  te.  Ho  parlato  col  Prina  ;  i  soldati  che 
sono  stati  stazionati  alla  Santa  hanno  recato  nessun  danno  alla  casa,  ed 
alla  mobiglia,  essi  hanno  però  voluto  essere  trattati  a  loro  modo.  Lunedì, 
dopo  domani,  vado  col  Barchetta  a  Valmadrera  per  ritornare  giovedì  o 
al  più  tardi  venerdì  ;  non  ci  posso  stare  di  più,  a  motivo  che  il  Barchetta 
ha  tante  cose  che  lo  trattengono  necessariamente  a  Milano;  altronde  non 
ne  ho  io  pure  una  gran  voglia,  poiché  la  lontananza  mi  ritarda  di  molto 
le  tue  lettere.  Io  passo  la  sera  dalla  Durini,  ciò  che  farò  per  tutto  il  tempo 
che  rimarrà  in  casa;  il  lasciare  il  teatro  in  questi  momenti,  nei  quali  v'hanno 
tutti  i  giorni  tante  nuove  da  raccogliere,  è  un  sacrificio  per  me,  altronde 


1)  Il  podestà  di  Milano,  conte  Antonio  Durini  (1770-1850),  al  quale  è  indirizzata  la  Let- 
tera ad  un  amico.  Cfr.  G.  B.  Marchesi,  //  podestà  di  Milano  conte  Antonio  Durini  in 
Arch.  Stor.  lomb.,  a.  ,xxx,  pag.  138  e  seg.,  ove  è  tratteggiata,  sui  documenti  dell'archivio 
famigliare  dei  Durini,  la  figura  di  questo  onesto  e  laborioso  amministratore. 

2)  Verosimilmente  la  sorella  del  Litta,  marchesa  Paola  Castiglioni,  della  quale  già  si  è 
discorso  nella  nota  3  della  pag.  74. 


—  127  — 

la  posizione  tanto  lontana  dal  centro  della  Durini  fa  che  v'ha  nessuno, 
e  così  si  vive  al  bujo  di  una  quantità  di  cose;  i  nostri  comuni  amici  si 
portano  però  benissimo  a  mio  riguardo,  vengono  spesso  a  visitarmi  ed  è 
da  loro  che  sento  tutte  le  nuove  che  ti  scrivo.  Non  puoi  credere  con  quale 
interessamento  mi  si  domanda  di  te,  e  qual  fiducia  ripongano  nella  tua 
persona.  Tuo  padre,  tua  madre  e  M.  G.  ti  salutano  cordialmente  ; 
quest'ultima  m'incarica  di  dirti  che  non  risponde  oggi  alla  tua  lettera,  la 
quale  ha  molto  aggradita,  ma  che  lo  farà  quanto  prima.  Ti  includo  una 
lettera  di  Felber  ed  un'altra  di  Porro  su  un  piccolo  foglio  di  carta,  ciò 
ch'egli  fece  espressamente  per  non  ingrossare  il  plico.  Saranno  10  giorni 
che  ho  fatto  baruffa  coi  coniugi  Sirtori,  su  articolo  militare;  realmente 
una  cosa  che  non  meritava,  ma  tu  sai  quanto  quegli  esseri  sieno  impossibili, 
ma  fecimo  la  pace  la  stessa  sera;  il  giorno  in  seguito  poi  si  sono  attaccati 
sullo  stesso  punto  i  Sirtori  ed  i  Durini  ;  la  cosa  è  andata  molto  più  al  di 
là  che  con  me,  sono  stati  alcuni  giorni  senza  vedersi,  ed  anche  il  giorno 
che  la  Durini  ha  partorito,  la  Sirtori  non  è  andata  che  alla  sera  tardi  ; 
don  Tenorio*  è  stato  alcuni  giorni  senza  andarvi,  c'è  poi  stato,  ma  alla 
sera  non  ci  viene;  gran  flemma  che  ci  vuole  con  simile  gente!  La  Visconti 
ti  prega  a  non  dimenticare  la  sua  commissione  delle  sedie.  Addio,  mio  caro, 
dimmi  che  mi  ami  davvero  che  sarò  contenta  aff.ma  Moglie 

Teresa. 


LXXII 


Archivio  di  Stato  di  Milaìio  -  Processi  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  -  N.  5.  Inedita. 

Alberico  de  Felber  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  14  Maggio  1814. 
Carissimo  Federico 

Dalla  tua  degnissima  consorte  mi  fu  graziosamente  comunicata  la  nostra 
sorte,  la  quale,  sebbene  diversa  da  quella  reclamata  dal  voto  della  Nazione, 
non  mi  giunse  però  inaspettata,  dacché  dovendo  l'Italia  ritornare  a  un 
dipresso  allo  statu  quo,  non  poteva  il  nostro  paese  avere  che  un  piccolo 
sovrano,  e  più  probabilmente  essere  ridato  alla  Casa  d'Austria  in  compenso 
della  rinuncia  di  altri  suoi  antichi  possessi  2.  Assai  per  tanto  mi  spiacque 

1)  Questa  allusione  a  Don  Giovanni  Tenorio,  personaggio  mozartiano,  credo  vada  a  col- 
pire Don  Giovanni  Sirtori,  cognato  di  donna  Teresa  ed  intorno  al  quale  vedasi  le  note  2  a 
pag.  8  e  2  a  pag.  33. 

2)  II  de  Felber  si  fa  interprete  di  un'opinione  diffusa  e  che  ha  molte  probabilità  di  essere 
esatta,  sebbene  il  Principe  di  Metternich,  Mémoires,  Paris  1880,  P.  I,  p.p.  214-215  si  vanti 
d'aver  propugnato,  come  ministro  dirigente  la  politica  estera  dell'Austria,  l'abbandono  degli 
antichi  possessi  ereditarli  dei  Paesi  bassi  e  della  Brisgovia  senza  chieder  compensi,  solo 
mirando  ad  ottenere  un  equilibrio  che  garantisse  una  lunga  pace. 


128 


che  tante  ed  illuminate  persone  tanto  interessate  per  la  prosperità,  e  lo 
splendore  della  propria  patria,  siano  state  prescelte  a  trattare  una  causa 
già  decisa:  ciò  non  di  meno  giova  sperare  che  i  fatti  debbano  corrispon- 
dere alle  consolanti  risposte  dell'Imperatore  Francesco,  che  sembra  guidato 
da  buone  intenzioni  a  nostro  riguardo. 

Ad  ogni  modo  però  era  necessario  che  il  destino  del  nostro  paese, 
qualunque  dovesse  essere,  fosse  deciso,  onde  potere  senza  ritardo  pro- 
cedere a  quelle  misure  e  riforme,  che  si  rendono  indispensabili  per  far 
cessare  delle  spese  per  noi  insopportabili  e  per  allontanare  quelli  che  ci 
volevano,  e  che  tuttora  ci  vorrebbero,  rovinati. 

Sento,  con  soddisfazione,  che  l'Imperatore  d'Austria  siasi  dichiarato 
di  voler  valersi  dei  vostri  lumi  e  cognizioni,  giacché  vi  si  presenta  così 
piti  facilmente  l'occasione  di  procurare  il  nostro  miglior  essere. 

Sebbene  non  dubiti,  che  tu  sarai  pienamente  informato  di  tutto  ciò  che 
succede  fra  noi,  non  ommetto  però  di  farti  alcuni  brevi  cenni  sul  nostro 
stato  attuale. 

Il  maresciallo  Bellegarde  è  stato  (più  da  ministro  che  da  soldato)  com- 
pitissimo ed  ha  usato  delle  più  lusinghiere  espressioni  con  tutte  le  auto- 
rità civili  e  militari,  che  si  sono  a  lui  presentate. 

Ciò  non  per  tanto  credo  che  sia  tuttora  un  problema  se  ai  nuovi  venuti 
siano  più  accetti  i  fautori  del  Principe  Eugenio,  o  quelli  che  hanno  con- 
tribuito alla  rivoluzione  del  giorno  20  aprile.  Frattanto  noi  abbiamo  non 
meno  di  50  mila  uomini  soltanto  di  truppe  straniere  da  mantenere  con 
nostro  grave  ed  insopportabile  dispendio:  ad  alcuni  corpi  della  Guardia 
Reale,  che  sono  qui  arrivati  non  fu  loro  permesso  di  entrare  che  di  notte: 
le  truppe  austriache  vanno  colla  massima  circospezione  e  gelosia  occupando 
tutti  i  posti  che  in  addietro  erano  occupati  dalle  truppe  Italiane. 

Questi  ed  altri  fatti  che  per  brevità  ommetto  di  narrarti,  non  possono 
essere  riguardati  come  preludj  di  un  felice  avvenire,  né  un  Italiano  che 
abbia  un'anima  veramente  italiana  può  essere  indifferente  spettatore. 
Appoggiato  però  ai  sentimenti  già  espressi  dall'Imperatore,  non  meno  che 
alle  incessanti  sollecitudini  della  nostra  Deputazione,  voglio  ancora  lusin- 
garmi che,  se  i  nostri  voti  non  possono  essere  pienamente  compiuti,  non 
saranno  del  tutto  rigettati.  Qualora  (come  temo)  dovesse  essermi  ritardato 
il  piacere  di  rivederti  (giacché  avrai  forse  già  pensato  a  cogliere  quest'oc- 
casione per  fare  qualche  viaggio  marittimo)  ti  prego  a  scrivermi  tue  nuove, 
e  vostre,  e  sul  destino  più  positivo  della  nostra  Patria. 

Conservami  la  tua  cara  amicizia  e  credimi 

il  tuo  aff.mo  amico 
De  Felber. 

v:  AirOrnatissimo  Signore 

Il  Signor  Conte  Federico  Gonfalonieri 
Parigi 


—  129  — 

LXXIII 

Archivio  Casati-  Cologno   Monzese.  Edita^. 

L'ABATE  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano,  16  maggio  1814. 
Amico  dolcissimo! 

Non  solo  ho  ricevuto  la  deliziosa  tua,  ma  la  contessina  che  mi  fa 
giustizia  e  mi  ha  per  uno  di  quei  tuoi  amici  più  fervorosi  cui  concedesti 
lettura  di  quelle  a  lei  dirette,  me  n'ha  data  piena  e  gentil  comunicazione, 
onde  sono  completamente  informato  dell'esito  che  sortirono  le  patriottiche 
vostre  mosse. 

Esito  davvero  troppo  inferiore  alla  nobiltà  delle  vostre  e  specialmente 
delle  tue  liberali  speranze,  ma  quale  pure  si  poteva  prevedere,  attese  quelle 
misere,  meschine,  grette  ed  inumane  ragioni  diplomatiche,  di  gabinetto, 
di  equilibrio,  di  compensi  e  di  qualsivoglia  simile  politicheria,  tutte  pro- 
cedenti dal  riverito  sofisma  per  cui  tre  o  quattro  famiglie  s' hanno  da 
credere  arbitre  legittime  e  proprietarie  delle  cento  mila  migliaia  d'altre  onde 
è  composta  la  società  degli  uomini,  la  gran  famiglia  civile. 

Nulla  meno  lasciali  fare,  il  genio  de'  tempi  è  piìi  indomabile  che  tutte 
le  congiurate  armi  del  mondo.  Vedrai  tu  forse  ancora,  ma  vedranno  certo 
i  figli  tuoi,  cadere  e  rovinare  tutto  cotesto  edifizio  artifiziale,  nato  dal 
gran  contrasto  di  pochi  lumi  e  di  molta  ignoranza  ne'  secoli  andati.  II 
giorno  d'oggi,  che  sembra  essere  l'epoca  del  rassodamento  delle  vecchie 
ragioni  monarchiche,  è  forse  invece  la  vigilia  d'una  benigna  generalissima 
eruzione,  non  più  giacobinesca  né  ladronesca,  ma  bensì  prodotta  dal  forte 
ed  ognora  crescente  volere  di  tutti,  e  dalla  ovunque  diffusa  luce  del  buon 
senso  e  della  ragione  adulta.  La  nazion  maestra  agogna  allo  scopo,  direi 
quasi  sovrumano,  di  ben  tosto  maturare  e  far  toccar  segno  a  questo  voto, 
cui  partecipano  oggimai  persino  l'artigiano  e  l'agricoltore.  Ei  non  son  già 
chimere  di  ornati  dicitori,  né  di  atrabigliari  filosofi;  sono  frutti  di  esperienza, 
sono  luminosi  prodotti  di  quanto  ha  saputo  combinare  di  più  savio  e  di 
più  praticabile  quel  governo  miracoloso,  mente  ed  occhio  dell'incivilito 
mondo.  L'Inghilterra  doveva  voler  primamente  la  caduta  del  mostruoso 
colosso,  che  torreggiava  solo  sul  continente,  ed  a  riuscirvi  fece  cospirare 
con  meravigliosa  armonia  tutti  quei  signori  che  ora  parteggiano  fra  loro 
l'Europa.  Dopo  terminata  la  essenziale  e  fondamentale  impresa,  è,  parmi, 
evidente,  che  nulla  di  più  grande,  né  più  a  lei  vantaggioso  resta  da  operare, 
che  costituire  gli  stati  in  maniera  che  la  volontà  generale,  ossia  l'espressione 
del  bisogno  generale,  divenga  legge  ovunque;  perchè  tosto  vedrassi  esser 
legge  allora  il  commercio  e  tutto  ciò  che  a  facilitarlo  tende;  legge  quella 
libera  circolazione  di  gente  e  di  cose,  che  ha  da  mantenere  e  da  stabilire 
ognora  più  la   preponderanza  di  quegl' isolani;  legge  insomma  una  certa 

1)  In  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.,  pag.  300. 


—  130  — 

libertà  individuale  che,  senza  nulla  togliere  al  dominio  della  morale  e  della 
religione,  svincolerà  i  popoli  da  que'  ceppi,  che  rendono  impossibile  il 
progressivo  perfezionamento  della  specie  umana,  in  cui  consiste  però  ad 
evidenza  una  gran  parte  dell'ambizione  di  quella  non  fanatica  ma  fervo- 
rosa nazione,  i  cui  individui  ti  sembrano  Marpesia  Cautes.(?)  Intanto  voi 
tutti,  degnissimi  organi  dei  nostri  comitìenti,  avete  diritto  a  molta  bene- 
merenza loro,  per  ciò  che  sapeste  suggerire  al  padrone  di  compatibile  colla 
sua  immediata  ed  assoluta  sovranità.  Non  so  intendere  però  come  vi  siate 
potuti  ricusare  dal  portare  ai  di  lui  ministri  quei  consigli  e  quei  lumi 
che  si  volcano  ricever  da  voi,  e  ciò  sul  riflesso  che  non  s'estendea  fin  lì 
la  missione  vostra,  e  ch'ella  era  anzi  già  terminata:  ma,  dal  momento 
ch'egli  vi  si  è  manifestato  qual  vostro  sire,  la  estensione  o  restrizione 
dei  vostri  doveri  e  del  ministero  vostro,  parmi  che  non  dipenda  più  in 
verun  modo  dalla  rappresentanza  nazionale  che  v'inviò,  ma  sì  ed  unica- 
mente dal  sire  stesso,  di  cui  siete  già  umilissimi  sudditi,  e  strumenti! 

A  noi  piemontesi  si  fa  qui  in  Milano  forte  rimprovero  della  nostra 
prontezza  nel  tributare  omaggio  al  ricomposto  Trono  Sabaudo  e  ci  si  appone 
a  delitto  l'amor  nostro  verso  la  madre  patria.  Oh!  bella,  e  quale  smania 
prende  ora  ai  milanesi  di  attaccarci  ad  essi,  mentre  non  si  cessava  mai 
fin  qui  di  chiamarci  forestieri  e  di  ricordarci  all'uopo  che  slam  piemontesi, 
perchè  appunto  dell'Agogna?...  Che  se,  per  non  verosimile  avvenimento,  la 
casa  d'Austria  riuscisse  a  stendere  le  piante  sue  fin  alla  Sesia,  e  i  pro- 
tettori del  costante,  fido  ed  inseducibile  Re  di  Sardegna  acconsentissero 
a  vederlo  fatto  monco  di  quelle  ben  sue  parti,  ora  che  non  v'  ha  piìi  fondo 
in  commercio  onde  compensamelo;  allora  ci  vedrebbero  i  milanesi  molto 
più  devoti  alle  leggi  loro  che  forse  non  meritò  il  loro  contegno  verso  i 
novaresi  e  lomellini;  ed  i  milanesi,  sicuri  del  non  poter  più  ricalcitrare  con- 
tro il  destino,  tornerebbero  a  far  le  viste  di  averci,  per  grande  bontà  loro  e 
favore,  accolti  a  miglior  sorte....  Federico  mio,  nobilissimo  amico,  qui  si 
è  troppo  municipali  nel  governare,  e  troppo  anzi  intemperanti  e  colossali 
nei  desiderj.  Vorrebbero  tutta  l'Italia  qui  soggetta,  e  poi  quando  si  viene 
a'  fatti,  codesta  Italia  non  s'estende  quasi  oltre   il  Borgo  degli  ortolani  S 

Caro,  caro,  desidero  vivamente  il  tuo  ritorno;  m'accorgo  nella  tua  as- 
senza ch'io  ti  sono  passionatamente  stretto  di  cuore.  Te  lo  giuro,  non 
cesserà  mai  più  d'essere  cosi.  Fa  acquisto  costì  per  conto  mio  di  quei 
libri  che  ti  sembrassero  veramente  rilevanti  per  la  loro  novità  e  qualità. 
Acquistami  le  opere  tutte  di  Parny,  ~  principe  dei  lirici  moderni  in  Francia. 

1)  Sobborgo  antichissimo  di  Milano,  posto  a  settentrione  della  città. 

2)  Evaristo  Desforges  de  Parny  (.1753-1814).  E'  noto  che  questo  lirico  elegante,  dalla 
composizione  delle  poesie  giovanili,  alle  quali  l'amore  per  una  creola  aveva  conferito  qualche 
dignità  di  sentimento,  era  passato  alla  redazione  di  poemi  impastati  di  empietà  e  di  lussu- 
ria, quali  la  "guerre  des  Dieux",  che  solo  un  tempo  come  quello  del  Direttorio  potè  lodare 
sfacciatamente.  La  scelta  di  queste  letture  fa  poco  onore  alla  serietà  dell'abate  de  Brame. 
Si  osservi  però  che  la  morte,  allora  recentissima,  del  Parny  aveva  richiamato  nuovamente 
l'attenzione  sul  suo  nome.  L'edizione  delle  opere  complete  era  stata  fatta,  sotto  gli  occhi 
dell'autore,  nel  1808,  in  cinque  volumi.  Cfr.  Sainte  Beuve,  Portraits  contemporains,  T.  IV, 
Paris,  1889,  p.p.  423  e  seg. 


131  — 


Se  t'incontri  nello  storico  delle  letterature  nostre,  Ginguené,  '  salutalo 
molto  in  nome  mio  e  se  mai  tu  vedessi  Mad.  di  Stael  dille  che  v'ha  tale 
animo  Italiano,  amico  tuo  tamquam  frater,  che  a  morir  soddisfatto  ha 
bisogno  d'averla  conosciuta  personalmente-,  e  che  non  si  sapea  dar  pace 
che  in  un  secolo  di  tanti  lumi,  ella  dovesse  star  muta  e  così  lungi  dalla 
società  che  più  le  va  debitrice....  credi  pure  che  in  fatto  di  letteratura  fi- 
losofica quella  donna  è  proprio  V  homme  de  son  siècle.  Te  lo  proverò,  se 
già  no'l  credi. 
Addio  il 

Tuo   Lodovico, 


LXXIV 

Archivio  Jacini  -  Milano.  Edita  ^. 

Federico  Gonfalonieri  al  Senatore  Conte  Carlo  Verri 
Preg.mo  Sig.  Conte 

Nel  rapporto  che  si  subordina  alla  Reggenza  per  mezzo 
di  codesto  corriere  viene  genericamente  enunciato,  che  la  De- 
putazione si  ripromette  d'aver  nulla  lasciato  d'intentato  che 
potesse  condurla  all'adempimento  del  voto  di  sua  Nazione,  ed 
allo  scopo  unico  di  sua  missione;  ma  sendole  troppo  a  cuore 
che  la  convinzione  più  intima  di  chi  l'ha  fatta  depositaria  de' 
propri  voti  vada  accoppiata  con  quanto  ho  l'onore  di  asserire, 
crede  opportuno,  che  con  riservatissima  confidenziale  nota  io 
la  renda  informato  di  quanto  si  è  all'intento  operato. 

Già  il  tenore  della  prima  udienza  avuta  dall'  Imperator 
d'Austria,  già  gli  abboccamenti  ottenuti  col  Principe  di  Met- 
ternich,  la  niuna  risposta  data  dalle  altre  Potenze  alla  Nota  loro 


1)  Il  Ginguené  (1748-1816)  era  stato  uomo  politico  a'  tempi  della  repubblica,  fra  l'altro 
ambasciatore  a  Torino  e  membro  del  Tribunato,  ma  era  ed  è  sovratutto  noto  per  la  sua 
"  Histoire  littéraire  d'Italie  „. 

2)  Appare  da  questo  passo  che  la  relazione  personale  fra  il  de  Breme  e  la  Stael  non 
risale  oltre  il  viaggio  di  questa  a  Milano  nel  1815,  quando  vide  anche  il  Gonfalonieri.  Cfr. 
Due  Victor  de  Broglie,  Souvenirs,  Paris  1886,  voi.  I,  pag.  353  e  seg.,oveil  duca  si  scan- 
dalizza dell'attitudine  troppo  poco  ecclesiastica  dell'abate  de  Breme. 

3)  Questa  è  la  prima  edizione  condotta  sull'autografo  definitivo.  Copie  :  Archivio  Casati, 
Cologno  Monzese,  pubblicata  in  Lettere  per  cura  di  Gabrio  Casati,  Milano,  1890,  pag.  16. 
—  Accademia  Labronica,  Livorno,  pubblicata  in  Ugo  Foscolo,  Prose  politiche,  Firenze, 
1850  e  Fabi,  Milano  e  il  ministro  Prina,  Novara,  1860,  pag.  170.  —  Museo  Britannico, 
Londra,  36456,  carte  Hobhouse. 


—  132  — 

indirizzata  \  non  che  le  notizie  varie,  e  da  diverse  parti  pro- 
venienti che  eransi  dalla  Deputazione  avuto  cura  di  raccogliere, 
avevano  dato  abbastanza  argomento  per  credere  che  il  nostro 
paese  fosse  stato  ceduto  in  piena  proprietà  all'Austria.  Nondi- 
meno, penetrati  dall'idea  che  sarebbe  stata  in  noi  grave  colpa, 
il  non  adoperare  i  più  validi  sforzi  infine  ch'ogni  speranza  non 
ci  fosse  affatto  interclusa,  abbiamo  creduto  di  nostro  preciso 
dovere  di  continuare  con  vigore  nelle  nostre  operazioni. 

Esplorata  già  la  Russia  con  ripetute  confidenziali  e  private 
aperture,  fatte  coi  Signori  di  Nesselrode,  ^  e  Pozzo  di  Borgo  ^, 
nulla  aveami  offerto  di  incoraggiante  la  nostra  causa.  Delle 
particolari  conversazioni  col  Signor  Barone  d'Humboldt  non 
avevano  punto  per  parte  della  Prussia  meglio  affidate  le  nostre 
speranze  (che  anzi  contentissima  quella   potenza    di    quanto   le 

1)  In  questo  senso  si  potrebbe  ben  dire  col  Fabi,  op.  cit.,  pag.  84,  che  la  deputazione 
"  fece  un  Inutile  viaggio,  perocché  le  alte  potenze  alleate  non  riconobbero  nella  Reggenza 
un  governo  regolare  ed  accettato  nella  diplomazia  d'Europa,  e  quindi  non  ne  ammisero  gli 
ambasciatori  „.  Cfr.  però  ciò  che  il  Marescalchi  scriveva  da  Parigi  e  fu  più  sopra  riportato, 
del  favore  incontrato  dagli  inviati  milanesi. 

2)  Il  Conte  di  Nesselrode  (1780-18621  era  ormai  i!  capo  del  ministero  russo  degli  affari 
esteri,  per  altro  sempre  docile  all'impulso  dell'onnipotente  sovrano.  Carlo  di  Nesselrode,  di 
nobile  schiatta  tedesca  trapiantata  in  Livonia,  era  già  ufficiale  alla  morte  della  gran  Cate- 
rina, e  fu  aiutante  di  campo  dello  czar  Paolo.  Passato  in  diplomazia,  raggiunse  rapidamente 
il  posto  importante  di  consigliere  dell'ambasciata  russa  a  Parigi,  ove  patrocinò  tin  quando 
fu  possibile  il  programma  dell'alleanza  fra  le  due  monarchie.  Docile  al  volere  dello  czar,  il 
Nesselrode  aveva  lavorato  dal  1S12  alla  complessa  e  fortunata  campagna  diplomatica  anti- 
francese che  fu  parallela  a  quella  militare.  I  protocolli  di  Kalisch,  di  Reichenbach,  di  Toe. 
plitz,  di  Chaumont  e  di  Vienna  portano  la  sua  firma.  Fu  a  capo  della  cancelleria  russa  fino 
al  1856,  quando  gli  successe  il  Gortchakof. 

3)  Il  conte  Carlo  Andrea  Pozzo  di  Borgo  (1764-1842),  della  casata  corsa  nimicissima  dei 
Bonaparte,  diplomatico  al  servizio  russo.  Aveva  studiato  a  Pisa,  poi,  rientrato  nell'isola 
nativa,  era  stato  devoto  partigiano  ed  ammiratore  di  Pasquale  Paoli,  quando  fu  eletto  a 
rappresentare  la  Corsica  nell'assemblea  legislativa  francese,  ove  difese  la  monarchia  co- 
stituzionale e  meritò  l'onore  della  persecuzione  da  parte  dei  terroristi.  Ricoveratosi  in  Cor- 
sica, presso  il  Paoli,  allora  a  capo  del  governo  locale  protetto  dall'Inghilterra,  collaborò 
ad  organizzare  la  resistenza  alla  convenzione.  Quando  i  francesi  ripresero  la  Corsica,  il 
Pozzo  andò  ramingo,  e  trovò  un'occupazione  onorevole  nella  diplomazia  russa.  L'estendersi 
dell'onnipotenza  napoleonica  lo  cacciò  da  Pietroburgo,  poi  da  Vienna,  si  che  per  il  lungo  giro 
dell'Oriente  che  solo  rimaneva  libero  dopo  il  1809,  dovette  rifugiarsi  in  Inghilterra.  Artefice  della 
pace  rinnovata  fra  Londra  e  Pietroburgo,  il  Pozzo  di  Borgo  aveva  nel  1814  un'influenza 
preponderante,  che  adoperò  in  favore  del  consolidamento  in  Francia  della  monarchia  co- 
stituzionale dei  Borboni.  Rimase  a  Parigi  come  ambasciatore  di  Russia,  ma  ributtato  dalla 
politica  reazionaria  di  Carlo  X  prese  ad  appoggiare  (secondo  è  stato  anche  testé  raccontato, 
con  intonazione  romantica,  da  M.me  de  Boigne)  la  nuova  dinastia  orleanese.  Ciò  forse  con- 
tribuì a  farlo  traslocare  dall'ambasciata  di  Parigi  a  quella  di  Londra,  che  tenne  per  breve 
tempo.  Intorno  all'opera  decisiva  del  Pozzo  negli  avvenimenti  del  1814,  vedasi  la  testimo- 
nianza autorevole  del  Chancelier  Pasquier,  Mémoires,  cit.,  tomo  II,  parte  I.  Cfr.  pure 
C.  Charles  Pozzo  di  Borgo,  Correspondance  diplomatique  du  comte  Posso  di  Borgo, 
ambassadeur  de  Russie  en  France,  et  du  comte  de  Nesselrode,  Paris,  1890-1897. 


—  133  — 

vien  ceduto  in  Germania,  gì'  ingrandimenti  dell'Austria  in  Italia 
sono  da  lei  veduti  con  miglior  occhio  che  altrove).  I  discorsi, 
e  la  condotta  dei  Generali  ed  Inviati  Inglesi  in  Italia,  resaci 
particolarmente  nota  col  Dispaccio  del  9  corrente,  speditoci  per 
mezzo  di  corriere,  pareva,  ed  era  tale  infatti  da  dover  fissare 
particolarmente  la  nostra  attenzione  sulle  disposizioni  del  Ga- 
binetto Britannico.  E  ad  onta  che  le  notizie  preventivamente 
assunte  non  ci  inspirassero  gran  motivo  di  fidanza  in  Esso, 
credemmo  di  dovere  con  questo  Gabinetto,  unica  ancora  che 
ormai  ci  rimaneva,  intavolare  la  più  diretta  ed  attiva  comuni- 
cazione. A  tale  effetto  credette  la  Deputazione  d'incaricar  me 
di  dirigermi  specialmente  per  essa,  ed  in  nome  suo  ai  Nobili 
Lordi  Castlereag,  ed  Abberdeen*;  la  quale  commissione  essendo 
stata  adempiuta,  mi  pregio  di  porlene  sott'occhio  in  epilogo  il 
principale  contenuto. 

Proposta.  —  Nobile  Lord,  La  Deputazione  del  Regno  d'Italia 
alle  Alte  Potenze  Coalizzate,  della  quale  ho  1'  onore  di  essere 
membro,  ha  ricevuto  dei  dispacci  da  quel  Governo  Provvisorio, 
pe'  quali  viene  informata  che  Lord  Wilson,  il  Generale  Mackfar- 
lane,  e  Lord  Bentinck  istesso  diedero  le  migliori  lusinghe  al 
nostro  Paese  dell'Alta  protezione  dell'Inghilterra  pel  sosteni- 
mento del  voto  Nazionale,  e  di  più  asseriscono  essere  il  nostro 
Paese  occupato  in  nome,  e  per  interesse  di  tutte  le  potenze 
coalizzate.  Nel  medesimo  tempo  poi  veniamo  informati  che 
l'Austria  si  conduce  fra  noi  quasi    da    assoluta    padrona,    inva- 


li Giorgio  Hamilton  Gordon,  IV  conte  di  Aberdeen  (1784-1860),  segnalatosi  giovanis- 
simo come  archeologo  e  filelleno  più  che  come  pari  rappresentativo  di  Scozia  (di  partito 
tory),  era  ambasciatore  d'Inghilterra  a  Vienna  dall'autunno  1813,  cioè  dall'adesione  del- 
l'Austria alla  coalizione  anti-napoleonica.  Rappresentò  pertanto  l'Inghilterra  nei  negoziati  di 
Châtillon  e  di  Parigi.  Dopo  alquanti  anni  di  ritorno  alla  prediletta  esistenza  di  gran  si- 
gnore erudito  ed  agricoltore,  doveva  l'Aberdeen  nel  1828  prendere  in  mano  la  direzione 
della  politica  estera  inglese,  indirizzandola,  sebbene  membro  d'un  gabinetto  tory,  in  senso 
favorevole  alla  libertà  in  Grecia  ed  in  Portogallo.  In  un  successivo  suo  ritorno  al  ministero 
degli  esteri,  lord  Aberdeen  instaurò  la  politica  dell'amichevole  intesa  colla  Francia,  go- 
vernata allora  dal  suo  amico  Guizot.  A  poco  a  poco  l'Aberdeen,  il  cui  contrasto  coUa 
figura  politica  del  Castlereagh  ê  stridente,  divenne  capo  deU'ala  sinistra  dei  conservatori 
inglesi,  già  guidata  dal  Peel,  ed  assunse  la  presidenza  del  gabinetto  (1852),  trovandosi  in- 
dotto, dopo  aver  tanto  patrocinatola  conservazione  della  pace,  a  partecipare  alla  guerra  di 
Crimea,  le  cui  vicissitudini  produssero  la  definitiva  caduta  di  questo  schietto  e  disinteres- 
sato patriotta. 


—  iâ4  — 

dendo  i  poteri  civili,  e  militari  *;  ci  si  suppone  inoltre  costà,  che 
sia  il  nostro  paese  già  dato  definitivamente  in  podestà  del- 
l'Austria. Credo  pertanto  di  dover  domandare  in  nome  della 
Deputazione,  e  di  mia  Nazione  :  se  e  fino  a  qual  punto  possiamo 
coìitare  sull'alta  protezione  che  ci  si  fa  sperare  per  parte  dell'In- 
ghilterra. 

Risposta.  —  Io  credo  che  il  primo  dovere  di  un  Gabinetto 
onesto,  ed  illuminato,  sia  non  ingannare  gli  individui  né  le 
Nazioni;  io  vi  ingannerei  se  promettessi  appoggio  per  questa 
parte.  Debbo  francamente  confessarvi  che  i  nostri  militari  tengono 
molte  volte  una  direzione,  ed  un  linguaggio  non  analogo  a  quello 
del  nostro  Gabinetto;  pongono  forse  essi  l'onor  Nazionale  nello 
spacciar  protezione,  io  ritengo  che  stia  nel  provvedere  al  miglior 
interesse  delle  Nazioni. 

Proposta.  —  Ebbene  il  miglior  interesse  di  nostra  Nazione 
esige  e  domanda  un  Re,  e  questo  Re  sia  egli  pure  dell'Augusta 
Casa  d'Austria  che  i  nostri  voti  saranno  più  universalmente 
compiti,  una  esistenza  indipendente  dagli  altri  stati,  ed  una 
Costituzione,  e  vogliam  dire  Rappresentanza  Nazionale. 

Risposta.  —  Da  tutte  le  parti  d'Europa  sorgono  Costitu- 
zioni; Spagna,  Francia,  Olanda,  Polonia,  Norvegia,  ed  altre 
domandano  costituzioni,  né  so  se  ciò  sia  per  il  loro  meglio;  non 
vorrei  che  delle  nuove  lezioni  che  si  pagano  troppo  caramente 
facessero  queste  Nazioni  troppo  tardi  accorte  del  loro  danno. 

Proposta.  —  Ma  l'Inghilterra  ci  porge  pure  un  illustre  ed 
invidiabile  esempio  dell'utilità  d'una  saggia  costituzione. 

Risposta.  —  Sì;  noi  fummo  abbastanza  fortunati  per  fondare, 
e  conservare  questa  difficil  opera;  ma  non  tutti  i  Popoli,  non 
tutti  i  suoli  sono  fatti  per  prosperare  sotto  il  medesimo  sistema. 
Noi  non  abbiamo  la  massima  di  Bonaparte  che  voleva  indossare 
il  suo  Codice  alle  più  disparate  popolazioni.  Della  falsità  di 
questo  principio  abbiamo  ora  recente  esperienza  in  Sicilia;  la 
nostra  Costituzione  non  potè  prendere  in  quel  Paese,  conviene 

1)  Intorno  a  questa  rapida  e  sicura  affermazione  del  potere  militare  austriaco,  compiuta 
dal  Sommariva  tostochè  giunse  in  Milano,  vedasi  Lemmi,  La  restaurasione,  etc.,  cit.,  pa- 
gine 266  e  seg.  Si  giunse  ben  presto  al  conflitto,  nel  quale  la  reggenza  ebbe  la  peggio,  se- 
condo appare  dagli  stessi  protocolli  del  6  maggio  (vedi  A.  d'Ancona,  op.  cit-,  p.p.  205-208,. 


- 135 


che  la  cangiamo.  L'Austria  poi  è  un  Governo  contro  cui  i 
sudditi  hanno  meno  bisogno  di  barricarsi,  che  non  contr'ogni 
altro;  nella  storia  di  quella  casa  sino  a'  nostri  tempi  non  si 
vedono  traccie  di  abuso  di  potere,  o  di  forza;  non  mancò  mai 
per  eccesso  di  queste  cose,  talvolta  piuttosto  per  difetto.  Io  vi 
parlo  lealmente;  vi  darei  tutto  il  braccio,  e  tutta  l'assistenza 
se  credessi  che  vi  sovrastasse  un  giogo  di  ferro  come  quello 
della  Francia  al  quale  venite  d'essere  sottratti;  contro  di  essa 
m'aveste  in  altri  tempi  domandato  ajuto,  avrei  procurato  che 
vi  fosse  prestato  validamente;  vi  dirò  più,  quando  si  è  trattato 
(all'epoca  del  Trattato  di  Praga)  col  cessato  Imperatore  di  far 
distaccare  il  Regno  d'Italia  in  favore  di  sua  famiglia  \  la  prima 
base  per  la  quale  insistetti  fu  che  vi  fosse  data  una  Costitu- 
zione la  più  atta  ad  inceppare  l'abuso  del  potere;  ma  dal  paterno 
governo  dell'Austria,  nulla,  vi  ripeto,  avete  a  temere  per  questa 
parte.  Non  vi  dissimulo  ciò  che  penso;  credo  che  i  vostri  in- 
teressi siano  bastantemente  al  coperto,  senza  insistere  per  una 
Costituzione,  che  quando  è  inutile  è  quasi  sempre  dannosa. 

Proposta.  —  Ma  non  dissimulerò  io  del  pari  a  Milord  che 
il  nostro  Paese,  oppresso  dal  passato  ferreo  giogo,  non  vorrei 
che  nel  nuovo  ordine  di  cose  dovesse  richiamare,  per  sua  fatai 
sorte,  con  piacere  la  passata  esistenza. 

Risposta.  —  E  come  ciò? 

Proposta.  —  Il  nostro  paese,  se  non  ha  gustato  mai  il  bene 
d'una  esistenza  politica  e  Nazionale,  è  da  vent'anni  che  corre 
dietro  a  quest'idolo  de'  suoi  voti;  la  sola  speranza  ed  il  solo  nome 
di  quest'esistenza  gli  hanno  fatto  fare  sagrifìcj  d'ogni  genere; 
ma  questi  sagrificj  stessi,  questo  impiego,  o  piuttosto  abuso  de 
suoi  mezzi  e  delle  sue  forze  l'hanno  portato  ad  un  grado 
di  energia,  di  vigore,  di  consistenza  che  non  aveva  mai 
toccato.  ^ 


1)  L'imperatore  Napoleone  s'era  effettivamente  dichiarato  disposto,  nell'estate  e  nell'au- 
tunno del  1813,  a  separare  le  due  corone  di  Francia  e  d'Italia,  cingendo  della  prima  il 
capo  del  principe  Eugenio.  Vedasi,  per  tutte  queste  trattative  che  non  ebbero  poi  esito  : 
Albert  Sorel,  L'Europe  et  la  révolution  française,  Vili  partie,  Paris,  1904. 

2)  Questa  confessione,  in  bocca  di  così  accanito  avversario  del  regime  napoleonico,  non 
solo  è  preziosa  come  riprova  dei  vantaggi  recati  da  quel  governo  al  nostro  paese,  ma  pa- 
lesa anche  la  sincerità  e  perspicacia  del  Gonfalonieri. 


136 


Settanta  mille  uomini  nel  medesimo  tempo  stavano  armati 
in  campo  a  farsi  scannare  per  causa  affatto  estranea  alla 
nostra,  e  nondimeno  al  loro  coraggio  e  bravura  gli  inimici  stessi 
resero  omaggio,  i  rami  tutti  d'ogni  amministrazione  presero 
vigore,  e  vita  che  non  avevano  mai  avuta;  sorsero  pubblici  sta- 
bilimenti, si  fornì  alle  maggiori  comodità  della  vita,  si  molti- 
plicarono i  luoghi  di  pubblico  divertimento;  tanto  l'energia  ed 
una  specie  di  vitalità  Nazionale  sostenevano  questa  macchina 
contro  i  progressi  d'una  miseria  reale,  che  andava  ogni  giorno 
aumentando  mercè  le  devastatrici  ordinazioni  di  quel  governo; 
insomma  io  vorrei.  Lord,  ch'ella  sentisse  bene  la  verità  di  quello 
che  ho  l'onore  di  asserirle;  che  non  siamo  più  quelli  di  vent'anni 
fa  né  ci  è  possibile  di  ridivenirlo  se  non  rinunciando  a  delle 
abitudini,  a  dei  sentimenti  troppo  cari  ad  una  Nazione,  che  ha 
voglia,  mezzi,  ed  energia  per  essere  tale.  Ma,  se  noi  non  siamo 
più  quelli  che  godevamo  in  allora  contenti  e  tranquilli  del  pa- 
terno governo  austriaco,  non  vorrei  troppo  azzardare  nell'asserire 
che  temo  che  il  governo  austriaco  anch'esso  non  sia  forse  più 
quello  d'allora;  per  lo  meno  egli  è  certo  che  il  gran  flagello 
della  carta  monetata,  di  una  carta  che  anche  nel  corso  di  una 
prospera  guerra  come  questa,  va  ogni  giorno  più  abbassando 
di  valore,  non  può  che  avere  ben  funestamente  influito  su  di 
una  monarchia  che  da  tanto  tempo  ne  è  inondata,  e  non  può 
che  ben  funestamente  influire  su  di  uno  stato,  che  le  venga 
aggregato,  il  quale  ha  esso  pure  tante  ferite  da  cicatrizzare. 
Finalmente  la  storia  di  tutto  questo  passato  secolo  ne  mostra, 
quanto  male  l'Austria  abbia  potuto  garantire  il  nostro  suolo 
dalle  invasioni  Transalpine,  che  anzi  sembra  aver  sempre  pre- 
scelto il  nostro  fertile  terreno  a  servirle  di  campo  di  battaglia. 
Non  sfuggirà  di  più  alla  di  lei  sagacità  che  tutti  i  paesi  hanno 
dei  limiti  di  natura,  di  lingua,  e  di  abitudini  che  ne  prescrivono 
il  confine,  i  limiti  che  non  abbiam  che  troppo  visto  quanto  sia 
pericoloso  e  violento  il  sorpassare.  Nessun  suolo  è  più  dell'Italia 
diviso  dalla  Germania,  per  barriere  di  natura,  per  diversità  di 
favella,  per  opposizione  d'indole,  di  carattere,  e  di  abitudini. 
Eccole,  Lord,  i  sacri  motivi  della  sana  parte  di  mia  nazione,  che 
le  fan  riguardare  come  una  calamità,  non  già  il  governo  austriaco. 


137 


ma  l'aggregazione  a  questa  potenza  in  qualità  di  provincia  col 
sagrificio  della  propria  esistenza  politica  V 

Non  son  già  queste  brame  ed  idee  figlie  di  calda,  o  mal 
regolata  fantasia,  ma  il  prodotto  dell'esperienza,  della  conoscenza 
che  ogni  uno  è  obbligato  ad  avere  del  proprio  paese,  e  di  un 
freddo  esame,  ed  imparziale. 

Nel  decorso  di  quest'esposizione  parve  il  Lord  sentire  for- 
temente la  verità,  e  la  solidità  delle  enunciate  cose,  e,  dopo 
avere  domandate  varie  nozioni,  ed  essersi  trattenuto  lunga- 
mente di  diversi  dettagli  inerenti  alla  cosa,  concluse  col  dirmi: 

Alla  mia  Nazione  interessa  molto  la  sorte  felice  del  vostro 
Paese;  io  son  certo  che  l'Austria  farà  ogni  suo  possibile  per 
contribuirvi  efficacemente;  essa  ha  sicuramente  delle  intenzioni 
liberali,  in  questo  senso,  io  vi  darò  tutta  la  mia  mano.  Io ,  ve 
lo  ripeto,  non  voglio  tradirvi,  nulla  farò,  né  posso  fare  in  di- 
rezione opposta  all'Austria,  tutto  farò  per  mettervi  d'accordo, 
per  mettervi  bene  con  essa;  ed  il  consiglio  che  vi  posso 
dare  si  è  che  voi  altri  pure  facciate  altrettanto. 

Eccole,  Signor  Conte,  la  traccia,  e  il  risultato  di  una  con. 
versazione  che  durò  oltre  tre  quarti  d'ora.  L'abboccamento  con 
Lord  Abberdeen  assai  più  breve  perchè  l'affare  era  meno  di 
spettanza  sua,  non  diverge  punto  da  queste  idee.  La  lealtà,  e 
la  schiettezza  con  cui  furono  esaminati  questi  principj  dai  più 
illustri  negoziatori  d'Europa,  pare  non  ci  lasci  più  luogo  a 
dubitare  su  di  nostra  destinazione,  e  pare  ci  tracci  la  strada^ 
che  conviene  d'ora  innanzi  calcare.  Dall'operato  sin  qui,  spero 
che  rileverà  di  leggieri,  che  nulla  possiamo  rimproverarci, 
riguardo  all'esaurimento  di  nostra  missione,  né  in  faccia  a  noi 
stessi,  né  in  faccia  a  chi  ha  posto  sua  fiducia  in  noi.  Cessato 
lo  scopo  di  nostra  missione  crediamo  dover  anche  cessare  da 
ogni  ulteriore  operazione,  aspettando  istruzioni  dalla  Reg- 
genza, nel  caso  si  credesse  utile  di  dirigere    la    nostra    opera 


1)  Coincide  quasi  alla  lettera  col  rapporto  inviato  il  9  maggio  da  Sir  Robert  Wilson  ap- 
pena giunto  a  Milano  col  quartier  generale  del  Bellegarde,  a  Lord  Castlereagh  :  "  A  pro- 
vincial system  will  be  accompanied  with  by  uneasy  rule  and  assure  a  final  desesperate 
struggle  „.  (Public  Record  Office,  London  -  Foreign  Office:  Austria  log). 


—  iss- 
ai conseguimento  di  qualche  altro  scopo  che  le  circostanze  at- 
tuali possono    suggerire    come    vantaggioso    alla    nostra    cara 
Patria. 

Sono  col  più  profondo  rispetto  di  Lei  Signor  Conte 
Parigi  li  18  maggio  1814. 

Devot.mo  Servitore 
Federico  Gonfalonieri. 


[Postilla,  che  pare  di  mano  del   Verri]  : 

Di  questa  lettera  il  Signor  Conte  è  pregato  a  volere  fare 
quel  prudente  uso  che  nella  sua  saviezza  crederà  opportuno  per 
illuminare  sulla  condotta  della  deputazione  e  per  non  compro- 
mettere in  ogni  evento  la  medesima  e  chi  scrive. 


LXXV 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monsese.  Edita  '. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  18  maggio  1814. 
Carissima  moglie, 
Parte  quest'oggi  un  corriere;  esso  sarà  apportatore  di  tristi 
nuove  per  chi  ama  veramente  la  propria  patria;  si  consolino 
quelli  che  nella  nullità,  e  nella  tranquilla  esistenza  individuale 
pongono  ogni  lor  desiderio.  Tutto  da  noi  si  è  posto  in  opera 
per  non  tradire  la  fiducia  che  avevan  posto  in  noi,  nulla  abbiamo 
a  rimproverarci,  non  abbiamo  che  a  dolerci  del  nostro  destino. 
Per  arringare  la  causa  d'  una  nazione  voglionsi  baionette,  non 
deputazioni.  Io  non  posso  scriverti  di  più  su  quello  che  si  è  da 
noi  operato.  Ti  potrai  portare  tu  stessa  in  persona  dal  conte 
Verri,  e  potrai  pregarlo  in  mio  nome  di  affidarti  per  qualche 
momento  la  lettera  che  a  lui  diressi;  da  essa  rileverai  lo  stato 


1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  pag.  15. 


—  139  — 

delle  cose.  Potrai  colla  massima  riserva  farla  anche  vedere  a 
qualche  de'  miei  più  intimi  amici  che  tu  conosci,  ma  usane  con 
somma  prudenza,  e  non  lasciarla  per  ogni  modo  sortire  un 
istante  dalle  tue  mani;  la  cosa  è  troppo  gelosa.  Per  mezzo  di  que- 
sto medesimo  corriere  ho  ricevute  tue  lettere  e  molte  altre  per 
mezzo  della  posta;  evita  quelle  della  posta  di  metterle  chargées 
mentre  è  cosa  affatto  inutile,  e  non  fa  che  ritardarle.  Sono  stato 
l'altra  sera  ad  una  festa  del  principe  di  Schvarzemberg,  io  solo 
fra'  miei  colleghi  ho  avuto  il  vantaggio  d'esservi  invitato,  attesa 
la  sua  conoscenza.  Eranvi  tutti  i  sovrani,  eravi  tutto  quello  che 
di  grande  e  di  bello  dà  l'Europa  intera.  Lady  Burghersh,  ' 
lady  Lanstecal  (?)  nipote  di  Castlereagh,  portavano  la  palma  di  bel- 
lezza fra  tutte  le  parigine.  A  monte  le  vostre  mode;  si  è  fatta 
un'intera  rivoluzione  sopratutto  nella  testa  delle  donne;  dall'al- 
tissimo si  è  caduti  perfettamente  al  basso.  Fra  gli  uomini  pure 
vi  sarà  molta  rivoluzione  di  moda.  Ma  qual  frivolezza  parlar 
di  mode  in  mezzo  a  sì  alte  cose  che  ci  circondano!  Godo  del 
felice  parto  di  tua  sorella,  farai  ad  essa  ed  a  tutti  i  miei  saluti. 
M'incaricherò,  se  sarà  possibile,  delle  commissioni  tutte.  Avanti 
jeri  mi  trovai  nell'anticamera  di  Lord  Castlereagh  faccia  a  faccia 
e  solo  a  solo  col  principe  Eugenio,  femmo  assieme  qualche  tempo 
d'anticamera.  Sostenni,  spero,  la  dignità  di  mia  rappresentanza, 
egli  certo  trovavasi  più  di  me  imbarazzato.  Salutami  tutti  di 
casa,  e  specialmente  la  M.  G.,  presenta  mille  cose  per  parte 
mia  alla  zia  Bigli,  dille  che  ho  pranzato  uno  di  questi  giorni 
dalla  Visconti  *  la  quale  è  nel  suo   solito   stato,  che  oggi  pranzo 


1)  Lady  Priscilla  Wellesley  Pole,  figlia  del  fratello  del  Duca  di  Wellington,  Lord  William 
Maryborough,  aveva  sposato  Lord  Burghersh  (1784-1859),  che  divenne  poi  il  Conte  di  West- 
moreland, aiutante  di  campo  del  Wellington.  Vedasi  la  pubblicazione  della  figlia  di  Lady 
Burghersh,  Lady  Rose  Weigall:  Correspondence  of  Lady  Burghersh  with  the  Duke  of  Wel- 
lington, London  1903.  Il  Burghersh  abitò  a  lungo  a  Firenze,  colla  moglie,  come  ministro 
d'Inghilterra. 

2)  Questa  Visconti,  nata  Carcano  e  già  vedova  Sopransi,  era  di  nuovo  vedova  del  Fran- 
cesco Visconti,  triumviro  nella  seconda  Cisalpina,  ed  aveva  seguito  in  Francia  il  Berthier, 
che  si  era  Innamorato  di  lei.  Abbondano  le  testimonianze  sul  suo  soggiorno  parigino  e  sul 
posto  che  aveva  saputo  conquistarsi  nella  più  alta  società.  Vedansi  fra  l'aUro,  Pélissier, 
Le  portefeuille  de  la  comtesse  d' Albany,  cit.;  Madame  de  Cazenove  d'Arlens,  Journal, 
Paris  1903;  Edouard  Herriot,  Madame  Récamier  et  ses  amis,  t.  I,  Paris  1904,  pag.  97. 


—  Mo- 
dal principe  di  Neuchatel  ^  al  quale  ho  presentato  i  suoi  compli- 
menti, che  ho  visto  Guastalla,  il  quale  mi  ha  incaricato  di  do- 
mandarle i  suoi  ordini.  Non  ho  più  tempo,  mi   duole  di  dover 
chiudere  sì  presto,  amami,  mia  cara,  e  credimi  veramente  tuo 

aff.mo 
Federico. 

P.  S.  —  Ti  mando  un  fazzolettino   inglese  che  è  di  molta 
moda. 


LXXVI 
Archivio  Padulli  -  Cabiate.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Don  Giulio  Padulli  ^ 

Parigi  li  18  maggio  1814. 
Amico  mio  dolcissimo. 

Il  sacrificio  di  mia  patria  è  compito  ;  e  dovevamo  venire 
sin  qui  per  essere  noi  spettatori  del  nostro  danno,  e  del  nostro 
lutto.  Non  fummo  almeno  spettatori,  né  indifferenti,  né  inoperosi; 
ma  baionette  vi  vogliono,  amico  mio,  non  deputazioni  per  ar- 
ringare la  causa  d'una  nazione.  Tutto  si  è  posto  in  opera  per 
ricondurre  alla  nostra  patria  giorni  più  felici;  ella  li  avrà  tranquilli, 
almeno  giova  sperarlo.  Se  brami  delle  più  particolari  notizie 
sull'operato,  dirigiti  a  mia  moglie,  essa  è  autorizzata  a  comu- 
nicare agli  amici  ciò  che  sarebbe  imprudente  fosse  messo  al 
pubblico.  Ieri  mi  trovai  da  Lord  Castelreagh  a  far  anticamera 
solo  a  solo  col  Principe  Eugenio;  la  mia  posizione  non  era 
certo  più  imbarazzante  della  sua,  spero  di  non  aver  compromesso 


1)  Era,  come  tutti  sanno,  Luigi  Alessandro  Berthier  (1753-1815).  Dopo  aver  partecipato 
alle  guerre  della  rivoluzione,  che  lo  condussero  nel  1796  a  Milano,  divenne  maresciallo  di 
Francia,  principe  di  Neufchâtel  e  di  Wagram.  Nel  1814  s'  era  lealmente  convertito  alla  mo- 
narchia costituzionale.  Pari  di  Francia,  seguì  Luigi  XVIII  nei  cento  giorni  e  mori  tragica- 
mente a  Bamberga. 

2)  Don  Giulio  Padulli  era  assistente  al  Consiglio  di  Stato  in  servizio  ordinario.  Sposò 
donna  Marianna  della  Somaglia,  nipote  del  conte  Mellerio,  membro  della  reggenza.  Divenne 
poi  intrinseco  dell'ab.  Rosmini.  Cfr.  G  Bonola,  Carteggio  fra  A.  Manzoni  e  A.  Rosmini, 
Milano,  1900. 


— 141  — 

la  dignità  di  mia  rappresentanza.  La  Francia  avrà  a  momenti 
sottoscritta  la  pace;  le  sono  accordati  limiti  più  estesi  che  non 
aveva  sotto  l'ultimo  Re;  vi  ha  della  magnanimità  in  questa 
sua  condotta;  la  Russia  ne  ha  il  principal  merito.  Alessandro 
è  un  giovane  nudrito  alla  scuola  del  suo  precettore  La  Harpe  ^ 
d'idee  liberali,  vuole  il  bene  con  tutta  la  buona  fede,  è  disgrazia 
che  non  sia  sempre  felice  nella  scelta  de'  mezzi.  Vi  è  molto 
malcontento  in  questo  paese,  vi  furono  anche  in  questi  giorni 
delle  piccole  sommosse  in  Parigi.  Quest'imbecille  nazione  non 
sa  quel  che  si  voglia,  essa  ha  bisogno  di  esser  condotta  con  verga 
di  ferro;  il  Re  conosce  questa  verità,  e  tiene  una  condotta 
dignitosa.  Il  più  singolare  si  è  che  non  solo  è  scontento  il  partito 
di  Bonaparte,  ma  che  lo  è  molto  più  l'antico  realista.  Gli  emigrati 
non  trovano  mai  che  il  Re  faccia  abbastanza  per  essi,  e  rumo- 
reggiano pazzamente.  È  rimarcabile  ciò  che  disse  il  Re  a  questo 
proposito.  «  Est-ce  que  je  suis  le  roi  des  émigrés  ?  Je  le  suis, 
et  je  le  veux  être  de  tous  les  français  ».  Se  gli  affari  di  mia 
patria  fossero  sortiti  a  miglior  fine  sarei  pienamente  contento 
del  mio  soggiorno  in  Parigi.  Ho  visto  Parigi  in  una  situazione 
affatto  nuova:  ho  passato  in  rivista  le  più  grandi  e  le  più  belle 
armate  che  da  molto  tempo  siano  comparse  sulla  faccia  del- 
l'Europa; ho  conosciuto,  e  posso  dire  che  fui  in  contatto  cogli 
uomini  più  marcanti  dell'Europa.  V'è  bene  in  ciò  di  che  esser 
soddisfatto,  ma  il  sagrificio  di  mia  patria  mi  sta  ognor  fisso 
nel  cuore,  ed  ogni  cosa  mi  amareggia.  Avrò  almeno  la  conso- 
lazione di  ritornare  a'  miei  amici  puro,  e  senza  rimprovero  né 
in  taccia  a  me,  né  in  faccia  a  loro  ;  tu   sei   fra  questo  numero 

uno  dei  più  cari,  amami  quanto  io  t'amo. 

Aff.mo  amico 

V  :       A  Monsieur  F.    CONFALONIERI. 

Monsieur  Jules  Padulli 
à  Milan 

D  Federico  Cesare  de  La  Harpe  (1754-1338),  nato  nel  paese  di  Vaud  quando  questo  era 
sottoposto  al  dominio  oppressivo  del  cantone  di  Berna,  si  giovò  della  sua  condizione  di 
precettore  dei  granduchi  Alessandro  e  Costantino  per  propugnare  efficacemente  al  tempo  d«lla 
restaurazione  la  causa  della  patria  terra,  ciò  che  non  gli  era  altrettando  riescilo  al  tempo  dell'e- 
gemonia francese  in  Isvizzera.  Si  stabili,  dopo  il  successo  ottenuto  al  congresso  di  Vienna, 
a  Losanna,  capitale  del  nuovo  cantone,  ove  lo  conobbe  il  duca  Vittore  de  Broglie,  che 
scrisse  un  bel  ritratto,  rispettoso  e  non  adulatore,  di  questo  liberale  violento  quanto  sin- 
cero ed  entusiasta.  Cfr.  Due  de  Broglie,  Souvenirs  cit.,  vol.  I,  p.p.  363-64.  Intorno  all'opera 
del  La  Harpe  come  educatore  dello  czar  vedasi:  Le  gouverneur  d'un  prince  -  Frédéric  Cé- 
sar de  La  Harpe  et  Alexandre  L"  de  Russie,  Lausanne,  1902.     . 


—  142  — 

LXXVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  9. 


Milano  il  21  Maggio  1814 
alla  mattina 


Carissimo  Federico 


Eccomi  di  ritorno  dalla  mia  gita  di  Valmadrera;  sperai  ritrovare  tue 
lettere,  ma  fui  delusa;  sono  9  giorni  che  non  ne  ricevo,  l'ultima  è  quella 
deirs,  v'ha  un  disordine  nella  posta  che  non  si  ricevono  le  lettere,  che 
non  abbino  nove  o  dieci  giorni  di  data,  cosa  che  mi  dà  vera  pena,  essendo 
mia  unica  consolazione  quella  di  ricevere  tuoi  caratteri.  Io  poi  non  ti 
scrissi  durante  la  mia  assenza  per  la  ragione  che  non  v'è  mai  stata  oc- 
casione per  Milano,  a  motivo  della  festa  che  vi  fu  a  metà  della  settimana. 
Il  Barchetta  ha  trovato  che  Valmadrera  ha  bisogno  d'essere  visitata  spesso  ; 
il  medesimo  m'incarica  di  dirti  che  ha  fatto  l'affitto  della  Salera,  eccet- 
tuati quei  pezzi  di  terreno  che  hai  determinato  di  ritenere  in  casa.  La 
campagna  soffre  molto  il  freddo,  e  la  nebbia,  ciò  che  danneggia  tutti  i 
raccolti.  Raccomandai  replicatamente  i  tuoi  cavalli  a  Salier,  egli  m'assi- 
curò che  si  adopera  per  venderli,  ma  mi  disse  non  essere  il  momento  molto 
favorevole  a  motivo  della  gran  quantità  di  cavalli  che  hanno  condotti  i 
Tedeschi.  Ho  fatto  dare  per  mezzo  di  mia  madre  la  sentenza  alla  Maria, 
essa  ne  fu  desolata  e  non  se  l'aspettava,  le  lascio  però  tutto  il  tempo  di 
provvedersi.  In  quanto  poi  all'altra  che  devo  prendere,  non  mi  affretto  a 
cercarla  per  vedere  che  mi  capiti  quella  che  possa  essere  assolutamente 
a  proposito  per  noi,  e  se  mai  ella  mi  capiterà  mi  arbitrerò  a  prenderla 
ancorché  tu  non  l'abbi  vista,  perchè  non  mi  fugga  dalle  mani.  Il  viaggio 
di  Genova,  per  vedere  la  flotta  Inglese,  è  di  moda  in  questo  momento  ; 
innumerevoli  sono  le  persone  che  sono  partite  di  ambo  i  sessi  e  età.  I 
due  Allemagna  sono  pure  partiti  con  Belcredi*  egli  Airoldi  ;  Rasini  partì 
jeri  colla  Greppi  Lecchi  2,  Porro  colla  sposa  Borromeo  ^  Milano  è  sempre 
in  fermento,  si  fanno  dei  discorsi  sediziosi  in  pubblico  caffè,  e  nel  caffè 
de'  Servi  c'è  stato  della  gente  che  ha  osato  mettere  fuori  un  cartello 
con  scritto  sopra  viva  Napoleone,  e  la  corona  Imperiale  ;  i  più  facinorosi 
sono  forastieri.  Avrai  sentito  che  gli  ufficiali  dei  Veliti,  spalleggiati  dai  loro 
Capi,  si  sono  portati  da  Bellegarde  per  dichiarare  che  intendevano  voler 

1)  Doveva  essere  uno  dei  patrizi  pavesi  della  famiglia  marchionale,  alla  quale  apparte- 
neva la  moglie  di  D.  Tiberio  Gonfalonieri. 

2:  Luigia  Lechi  aveva  sposato  il  25  gennaio  1813  don  Paolo  Greppi. 

3)  IVlaria  d'Adda  (dei  marchesi  di  Pandino)  si  era  appena  sposata  (il  23  aprile  1814)  al 
conte  Vitaliano  Borromeo. 


—  143  — 

susistere  in  Corpo,  e  che  non  si  trovava  un  individuo  che  volesse  abban- 
donare il  servizio.  Bellegarde  rispose  loro  che  aveva  delle  notizie  in 
contrario,  e  li  congedò  con  delle  buone  parole.  I  soldati  venuti  a  sapere 
ciò  che  avevano  fatto  i  loro  ufficiali  se  ne  risentirono,  rimasero  levati 
tutta  la  notte,  forzarono  la  mattina  le  guardie,  e  si  portarono  in  corpo  da 
Bellegarde  per  reclamare  contro  ciò  che  avevano  fatto  i  loro  capi;  il 
Maresciallo  ricevette  una  deputazione,  non  avendo  voluto  sentirli  in  corpo, 
e  promise  loro  d'esaminare  le  loro  domande,  e  fece  sottoscrivere  tutti  quelli 
che  desiderano  la  loro  dimissione.  È  stata  fatta  una  commissione  militare 
composta  da  Mazzucchelli  ',  Narboni-,  di  un'altro  italiano  di  cui  non  mi 
ricordo  il  nome,  e  di  Villata  ^  come  presidente  per  esaminare  le  petizioni 
e  delitti  dei  militari  ■*;  la  scelta  di  questi  personaggi  non  ha  incontrato  molto 
il  genio  generale.  Paradisi  è  in  stretta  amicizia  col  Barone  Rossetti^,  il  quale 
sai  ha  qui  un  gran  potere.  Strassoldo  si  vede  parlare  in  platea  con 
M.r  Eriche''  ed  altri  soggetti  della  stessa  tempra;  Caprara,  Fenaroli",  ed  altri 
simili  personaggi  frequentano  moltissimo  tutti  questi  signori  grandi,  e 
pare  non  sieno  mal  sentiti. 

Insomma,  mio  caro,  fa  che  il  nostro  destino  sia  deciso  ben  presto  e 
che  sia  organizzato  il  nuovo  sistema  su  delle  basi  ben  solide,  e  fa  che 
le  persone  che  devono  avere  influenza  siano  di  un  genere  da  rendere 
felice  questo  paese;  ti  assicuro  che  la  nostra  attuale  esistenza  è  veramente 


1)  Il  conte  Luigi  Mazzucchelli,  discendente  dal  rinomato  storico  della  letteratura,  era 
nel  1814  generale  di  brigata,  dopo  aver  partecipato  alle  campagne  contro  i  prussiani,  gli 
spagnuoli,  e  da  ultimo  gli  austriaci.  Vedasi  sui  suoi  sentimenti  antieugeniani,  Principessa 
Belgioioso,  op.  cit..  pag.  46. 

2)  Il  Narboni  era  colonnello  dei  dragoni  della  regina. 

3)  Giovanni  Villata,  milanese,  nato  nel  1777,  ufficiale  negli  eserciti  austriaci  nel  1796, era  pas- 
sato poi  nelle  truppe  Cisalpine;  fu  addetto  allo  stato  maggiore  del  Lahoz.del  Buonaparte,  del 
Principe  Eugenio  e  fece  le  campagne  di  Pomerania,  di  Catalogna  e  di  Russia.  Generale  dal 
1810,  rimase  in  servizio  anche  dopo  l'annessione  della  Lombardia  all'Austria,  e  comandò 
nel  1815  una  brigata  che  entrò  nell'Alsazia. 

4)  Questa  commissione,  che  mirava  evidentemente  ad  un'epurazione  dell'esercito  ita- 
liano, aveva  come  programma  ostensibile  il  ricercare  i  colpevoli  di  infrazioni  disciplinari. 
Cfr.  Barone  von  Helfert,  La  caduta  della  dominasione  francese,  etc  ,  cit.,  ove  non 
sono  indicati  come  commissarii  che  il  Mazzucchelli  ed  il  Villata,  senz'accennare  all'esi- 
stenza di  altri  membri. 

51  II  barone  Bernardo  Rossetti  von  Rosenegg,  era  vice-presidente  del  governo  di  Galizia, 
quando  fu  mandato  in  Lombardia  per  coadiuvare  il  Bellegarde.  Più  tardi  supplì  il  Saurau, 
allorché  questi  dovette  lasciare  temporaneamente  il  governo  di  Milano  per  recarsi  a  Napoli. 

6)  Dev'esser  quel  medesimo  conte   de   Eriche    nella   cui  casa  fu  dapprima  precettore  il 
Pellico.    Il    giovinetto  Odoardo  Briche,  educato  appunto  da   Silvio,   si    uccise  a  17  anni,  e 

si  asserì  in  seguito  alla  lettura  delle  "  Ultime  lettere  di  Jacopo  Ortis  „.  Cfr.  P.  Ilario 
RiNiERi,  Della  vita  e  delle  opere  di  Silvio  Pellico,  voi.  I,  Torino,  1898,  sovrattutto  pagine 
298-303;  F.  Ravello,  Le  mie  prigioni,  con  studio  biografico  e  note  storiche,  p.  XXII.  È 
forse  lo  stesso  Briche,  che  pare  amico  della  Pasta,  citato  in  una  lettera  del  Beyle.  Vedasi 
A.  Paoupe  e  P.  A.  Chéramv,  Correspondance  de  Stendhal,  Paris,  19(8,  voi.  Ili,  p.  11. 

7)  Il  conte  Fenaroli,  bresciano,  già  membro  della  consulta  di  Lione,  era  gran  maggior- 
domo della  casa  del  re. 


144  — 


infelice,  non  si  può  durare  molto  a  lungo  con  questa  diversità  di  opinioni, 
è  una  vera  casa  di  pazzi.  I  Veneziani  hanno  scacciato,  in  una  maniera 
non  troppo  gentile,  il  loro  Patriarca,  '  gli  hanno  imposto  di  sortire  dalla 
città  entro  24  ore,  e  gli  toccò  in  un  giorno  di  festa  solenne  di  sentire  da 
un  canonico,  il  quale  era  incaricato  del  discorso,  una  diatriba  contro  di  lui; 
egli  si  ritirò  in  disordine,  ma  nello  stesso  tempo  gli  presentarono  un  ordine 
sottoscritto  da  tutti  i  canonici  di  andarsene  al  più  presto.  Le  imposte 
continuano  sullo  stesso  piede,  non  v'ha  luogo  a  diminuirle  atteso  le  spese 
immense  che  portano  le  truppe  stazionate  in  questo  paese,  e  che  non 
pensano,  a  quel  che  pare,  ad  andarsene.  Forse  ometterò  molte  nuove,  ma 
non  ho  ancora  parlato  con  quelle  tali  fonti  sicure  dalle  quali  si  possono 
avere;  tu  sai  qual  criterio  esista  presso  la  maggior  parte  in  questo  genere; 
essi  arrivano  qualche  volta  ad  inquietarmi  sul  serio.  Tutti  di  casa  stanno 
bene,  e  ti  salutano  caramente,  la  Durini  sta  bene,  ma  la  sua  Luigina  ^  ha 
un  ristagno  a  una  guancia.  Monteggia  è  determinato  di  farle  un  taglio, 
ciò  che  agita  molto  la  madre. 

Oh  la  bella  cosa!  ricevo  in  questo  punto  una  tua  lettera  in  data  del 
13,  te  ne  ringrazio,  mio  caro,  scrivimi  sempre,  te  ne  prego,  con  frequenza, 
e  con  tutti  i  dettagli,  prima  quelli  che  ti  riguardano,  e  poi  i  politici,  i  quali 
interessano  tanto  i  nostri  amici,  già  s'intende  quelli  ai  quali  è  tua  inten- 
zione che  siano  comunicati.  Mi  spiace  il  sentire  che  non  hai  ricevuto  le 
mie  lettere  che  ti  scrissi  in  data  del  2,  6,  8,  11;  io  mandai  tutte  le  mie 
lettere  a  Giulini  perchè  te  le  facesse  avere  colla  massima  sicurezza  e 
prestezza;  ho  messo  il  numero  a  tutte  le  mie  lettere  perchè  vedrai  così 
se  qualcuna  ne  va  persa,  ho  quasi  timore  che  siano  trattenute  alla  Posta, 
a  motivo  delle  nuove  che  contengono;  erano  acchiuse  in  alcune  di  queste 
mie  delle  lettere  di  diversi  tuoi  amici,  mi  spiacerebbe  assai  che  non  ar- 
rivassero per  tutte  le  ragioni,  ma  singolarmente  per  timore  che  potesti 
dubitare  che  ciò  dipendesse  per  una  mia  inesattezza  o  trascuratezza;  vorrei 
che  fosti  persuaso  non  aver  io  piacere  più  dolce  di  quello  di  scriverti. 
Subito  che  vedrò  il  Barchetta  ed  il  Bolchese  farò  le  tue  commissioni,  non 
dubitare  del  calore  che  cercherò  d'ispirare  a  tutti  e  due  per  i  tuoi  affari. 
Farò  chiamare  nuovamente  Pierre  Salyer  per  raccomandargli  la  vendita  dei 
tuoi  cavalli,  subito  che  arriverà  Alemagna,  ciò  che  sarà  entro  quattro 
giorni,  gli  parlerò  per  la  vendita  del  Carick  e  del  Carrettino,  credo  che 
sarà  cosa  difficile,  atteso  che  ve  ne  sono  molti  che  si  spropriano  di 
legni.  Cicogna  vuol  vendere  pure  il  suo  Carick;  quest'ultimo  conta  andare 
presto  a  Parigi,  e  a  Londra.  Sia  certo  che  non  trascurerò,  ed  anzi  im- 
piegherò il  maggior  zelo,  perchè  siano  messi  in  buon  ordine  i  tuoi  affari, 
manderò  spesso  il  Barchetta  a  far  delle  gite;  sia  certo  che  i  tuoi  affari 

1)  Era  Monsignor  Bonsignori  senatore  del  Regno  Italico,  devotissimo  a  Napoieone,  che  lo 
aveva  trasferito  dal  vescovado  di  Faenza  a  quella  sede  patriarcale,  senza  l'assenso  ponti- 
ficio, sicché  il  Bonsignori  fu  poi  considerato  intruso  e  dovette  ritornare  a  Faenza. 

2J  Donna  Luigia  Durini  sposò  poi,  nel  1832,  don  Giuseppe  Greppi. 


—  145  — 

mi  stanno  più  a  cuore  clie  i  miei  proprj,' solo  vorrei  che  venisti  tu  stesso, 
a  badarci  al  piìi  presto;  l'idea  che  possa  essere  protratto  il  tuo  ritorno 
mi  fa  vera  pena,  bisogna  che  cerchi  allontanarla  il  più  possibile  dalla  mia 
immaginazione  per  passare  le  giornate  il  meno  triste  possibile,  infine  tu 
sei  necessario  per  la  mia  esistenza.  Subito  che  avrò  effettuata  qualche  tua 
commissione,  ne  sarai  avvertito  con  prontezza. 

Ti  includo  una   lettera  d'Alemagna  che  ha   lasciato  prima  della  sua 
partenza  ed  un'altra  di  Padulli. 

Amami  mio  caro  e  credimi  con  tutta  la  sincerità  possibile 

aff.ma  moglie 
T.  C.  C. 


LXXVIII 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Pyocessi  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -   Fessa  DLI  N.  11.  Inedita. 

Don  Giulio  Padulli  a  Federico  Gonfalonieri 

di  Milano,  addì  21  maggio  1814. 
Mio  dolcissimo  amico 

Eccoci  in  alto  mare  sospinti  in  qua  e  in  là  da'  flutti,  ed,  ismarrita  la 
bussola,  non  sappiamo  dove  indirizzare  la  nave.  Un  grido  innalziamo  di 
comune  accordo  :  AlV  Indipendenza.  Il  pilota  vi  s' incammina  a  tutto  po- 
tere, ma  un  soffio  di  vento  fa  girare  il  legno,  e  ci  toglie  persino  la 
speranza  di  afferrare  così  beata  regione.  Quindi  nelle  picciole  anime 
della  ciurma  s'ammorza  questo  fuoco  così  avventurosamente  attizzato,  e 
schiave  dei  proprj  interessi  già  già  s'acconciano  di  buon  grado  all'umile 
destino,  che  par  ci  attenda.  È  vero  che  un  picciol  numero  lotta  contro 
la  fortuna  del  burrascoso  oceano  colla  costanza,  coll'industria  e  co'  ta- 
lenti, ed  hanno  ravvivate  le  speranze  :  deh  possano  i  vostri  generosi 
sforzi  riuscire  al  desiderato  fine  !  Oh  caro  Federico,  in  un'altra  mia  t'ac- 
cennai le  pazzie  di  molti  ;  ora  ti  ricordo  la  crudele  incertezza,  in  cui  flut- 
tuano le  nostre  idee.  Settanta  mila  bachi  da  seta  ^  tra  nazionali  e  fore- 
stieri levati  della  quarta  rosicano  senza  pietà  ogni  maniera  di  foglia. 
Alcuni  male  avvisati  fomentano  l'infingardaggine  de'  nostri  a  non  trava- 
gliare intorno  al  bozzolo  ;  ma  ad  isbrancarsi,  ed  alla  spicciolata  dissemi- 
narsi nelle  varie  parti  del  regno.  Lasciamo  le  metafore.  Gli  officiali  odiano 
i  nuovi  ospiti,  né  sanno  lavorare  alla  grand'opera  con  dignità,  accortezza 

1)  Allude  evidentemente  alle  truppe. 

10 


—  146  — 

e  pazienza;  ed  i  soldati,  altri  indispettiti,  altri  vaghi  di  riposo  e  chi  tre- 
mebondo della  bastonifera  disciplina  tedesca,  si  levano  a  gran  rumore,  e 
vorrebbero  ire  alle  case  loro.  Una  commissione  militare  fu  istituita  per 
far  argine  a  questo  movimento  concitato.  La  Reggenza  nelle  più  cose  si 
governa  con  prudenza  ed  energia,  ed  ha  sminuiti  i  mali  dipendenti  dalla 
gran  copia  di  soldati  da  pagare.  Io  ho  la  fortuna  di  vedere  gl'individui 
forse  più  riputati  della  medesima  ;  ma  ti  fo  certo  che  generosi  sono  i 
principii  ed  accorti  i  modi,  de'  quali  si  valgono.  Non  entro  molto  nei  par- 
ticolari, perchè,  e  per  la  diligenza  de'  tuoi  amici  e  per  ragione  delle  tue 
incombenze,  sei  posto  al  fatto  d'ogni  cosa.  Se  ti  stanno  a  cuore  tutti  gli 
Italiani  di  buona  fede,  egli  è  un  titolo  di  più  da  aggiungersi  a  quelli 
dell'amicizia  perchè  tu  non  abbi  ad  iscordarti  di  me.  È  pur  la  dolce  cosa 
colla  schietta  conversazione  di  buoni  amici  rammorbidire  l'anima  di  quel- 
l'asprezza, che  pur  fanno  contrarre  il  conversar  fralle  corti,  e  quella  be- 
nedetta Ragion  di  Stato. 

Ti  raccomando  caldamente  il  dipartimento  dell'  Agogna  *,  già  antica 
possessione  del  milanese,  e  a  noi  tanto  necessaria  sotto  il  doppio  aspetto 
politico  ed  economico.  Affido  la  presente  alla  Contessina,  perchè  ti  per- 
venga sicuramente.  Abbimi  in  conto  di 

aff.mo  amico 
G.  Padulli. 

A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Gonfalonieri 
à  Paris 


LXXIX 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monsese.  Edita"^. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  22  maggio  1814. 
Carissima  moglie 
Il  corriere  Verri,  arrivato  il  18,  ci  ha  portati  dei  dispacci 
della  Reggenza,  e  delle  lettere  particolari  del  13;  fra  queste  non 
ne  ebbi  di  tue,  probabilmente  perchè  non  sarai  stata  avvisata 
della  partenza  del  corriere,  ma  di  ciò  desidererei  che  Giulini 
ti  tenesse  alquanto  più  esattamente  intormata.  Quest'oggi  pur  fì- 

1)  Sui  vani  tentativi  di  conservare  al  regno  il  novarese,  cfr.  E.  Verga,  op.  cit.,  in  Ar- 
chivio St.  lomb.,  a.  XXXI,  fase,  II  p.p    323-25 

2)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  23. 


—  147  — 

nalmente  saremo  a  mezzogiorno  ricevuti  dall'Imperatore  delle 
Russie;  si  erano  a  ciò  frapposti  i  più  grandi  ostacoli,  noi  in- 
sistemmo, non  già  perchè  qualcosa  ci  resti  a  sperare  da  lui, 
ma  perchè  tutto  fosse  da  noi  adempito  l'incarico  di  nostra 
missione.  Coli' udienza  d'oggi  è  quindi  la  nostra  missione  esaurita; 
nulla  a  noi  più  resta  a  fare  colle  potenze  coalizzate,  e  nulla  ad 
esse  a  fare  con  noi.  Se  quindi  il  nostro  governo  non  crede  di 
darci  altra  incombenza  verso  l'Austria,  in  mano  della  quale  sola 
sta  la  nostra  sorte,  il  nostro  ritorno  potrà  essere  ben  vicino. 

Rapporto  ai  nostri  futuri  destini  eccoti  quanto  direttamente,  od 
indirettamente,  l'Imperatore  ci  ha  lasciato  trapelare.  La  corona  del 
nostro  regno  sarà  riunita  sul  suo  capo,  e  porterà  il  nome  di  Longo- 
barda. Quali  saranno  i  confini  del  nostro  regno  giace  ancora  nell'o- 
Toscurità;  una  prevenzione  che  ha  l'imperatore  che  i  veneziani  non 
amino  d'essere  riuniti  con  noi,  ci  fa  temere  ad  onta  dei  nostri  maggiori 
sforzi,  sull'aggregazione  di  questo  paese  a  noi  tanto  necessaria. 
Della  riunione  né  di  Bologna,  né  dell'Agogna  non  giova  lusin- 
garsene. Genova  è  già  irrevocabilmente  unita  al  Piemonte  ^  Ciò  vi 
darà  campo  a  meglio  giudicare  delle  buffonate  de'  vostri  Inglesi, 
ed  a  persuadervi  che  il  voto  dei  popoli  non  è  certo  il  più 
consultato  in  questo  europeo  partage.  Il  nostro  regno  avrà 
un'amministrazione  separata,  ed  un  arciduca,  con  moglie,  terrà 
corte  in  Milano.  L'ordine  della  Corona  di  ferro  rimarrà,  ma 
verrà  cangiata  la  decorazione.^  Infine  l'Imperatore  ci  fece  ben 
sentire  replicatamente  che  il  nostro  paese  gli  appartiene  in 
piena  proprietà,  ch'egli  non  è  disposto  a  privarsene  in  favore 
di  chicchessia;  che  vuole  e  si  occupa  di  fare  il  nostro  bene, 
ma  che  vuol  farlo  lui  spontaneamente;  ci  ha  inoltre  rassicurati 


1)  Sebbene  Genova  sia  considerata  tuttora  vacante  n^iV Instruction  pour  les  ambas- 
sadeurs du  roi  [di  Francia]  au  Congrès,  che  è  dell'agosto  1814  e  si  può  leggere  in 
P.CE  DE  Talleyrand,  Mémoires,  cit.,  t.  II,  qualunque  disegno  che  non  prendesse  per  base 
l'annessione  della  Liguria  al  Piemonte  era  ormai  chimerico.  Cfr.  E,  Verga,  art.  cit.  in  Arch^ 
Stor.  Lombardo,  a.  XXXI,  fase.  II,  p.p.  222-23  e  G.  Galla vresi,  Le  prince  de  Talleyrand  et 
les  affaires  d'Italie  au  Congrès  de  Vienne,  in  Revue  d'histoire  diplomatique,  XVIII  année, 
N.»  3,  p.p.  350  e  seg. 

2)  L'ordine  della  Corona  di  ferro  era  stato  istituito  dal  terzo  statuto  costituzionale  a 
numero  fisso,  successivamente  aumentato  dopo  la  riunione  del  Veneto.  La  decorazione  recava 
la  corona  ferrea  colla  testa  di  Napoleone  e  le  parole  da  lui  pronunciate  all'incoronazione  nel 
Duomo  di  Milano:  "  Dio  me  l'ha  data,  guai  a  chi  la  toccherà  „.  Cancelliere  dell'ordine,  del 
quale  Napoleone  era  gran  maestro,  era  il  Marescalchi. 


—  148  — 

di  una  sua  visita  graziosa  per  quest'autunno  unitamente  all'Im- 
peratrice. 

Eccoti  in  ischizzo  la  carta  dei  nostri  futuri  destini,  e  della 
futura  nostra  esistenza;  tvado  eain  dispiitationibus  eoruni. 

Il  Principe  Eugenio  è  fatto  maresciallo  di  Francia;  egli 
insistendo  in  un  principato  ricusa  questo  grado;  nulla  ancora 
gli  è  destinato  in  proprietà.  La  pace  colla  Francia  sta  per  fir- 
marsi a  momenti,  essa  avrà  ancor  più  che  non  aveva  sotto 
Luigi  XVI.  L'imperatore  Alessandro  ed  il  Re  di  Prussia  par- 
tono per  Londra  il  giorno  25.  L'Imperatore  d'Austria  non  tarderà 
molto  a  restituirsi  a  Vienna;  colà  ultimerassi  poi  il  trattato 
della  pace  europea.  Marescalchi  è  nominato  commissario  impe- 
riale per  Maria  Luigia  negli  stati  di  Parma  e  di  Piacenza. 

M'informerai  sollecitamente  se  hai  effettuate  alcune  delle 
vendite  di  cui  ti  diedi  commissione.  Mi  dimenticai  tra  esse  di 
parlarti  di  quella  del  carrozzino  simile  a  quello  che  tu  adoperi, 
la  cui  vendita  m'interessa  più  d'ogni  altro.  Farai  ogni  possibile 
per  venderlo  meglio,  ma  a  caso  disperato  potrai  darlo  anche 
per  100  luigi,  farai  capo  secondo  il  solito  da  Alemagna,  e  da 
qualche  sensale  onesto,  se  pur  ve  ne  hanno,  che  Alemagna  stesso 
ti  potrà  proporre,  ma  non  dal  nominato  Lanzi.  Fa  gradire  i 
miei  complimenti  a  tutti  di  casa,  ed  in  ispecie  a  chi  tu  sai. 
Salutami  le  tue  sorelle  e  gli  amici.  Abbracciandoti  caramente 
sono  il  tuo  aff.mo 

Federico. 


Supplemento.  Giorno  23  a  ore  4  dopo  mezzogiorno. 

Ieri  siamo  stati  ricevuti  dall'  Imperatore  Alessandro.  Ci 
furono  usate  molte  distinzioni  nel  cerimoniale  del  ricevimento, 
ma  ci  si  annunciò  che  eravamo  ricevuti  come  illustri  italiani, 
non  già  come  deputazione.  L'imperatore  fu  con  noi  garbato,  ma 
piuttosto  breve  e  laconico  onde  impedirci  affatto  d'entrare  in 
materia.  Litta  ed  io  abbiamo  preso  due  volte  la  parola,  ma  egli 
politamente  ce  la  troncò  dicendoci  delle  cose  graziose  e  con- 
cludendo qu' il  espérait  que  notre  pays  serait  content  et  qu'on 
avait  prit  des  arrangements  pour  assurer  notre  bonheur,    fini 


—  149  — 

col  dirci  qu'il  était  fort  content  de  s'être  procuré  par  cette 
occasion  le  plaisir  de  faire  notre  connaissance  individuelle. 

Tutto  il  tenore  di  ciò  non  fa  che  confermarmi  nelle  idee 
che  già  t'indicai.  Ieri  mi  trovai  con  Mèjan  a  pranzo  dal  principe 
di  Neuchatel  (che  trovasi  fortemente  attaccato  dalla  gotta); 
parlammo  molto  del  nostro  paese,  e  procurai  accademicamente 
di  fargli  inghiottire  delle  sacrosante  verità,  che  verranno  tra- 
smesse a  chi  si  deve.  Tra  le  altre  cose  mi  disse  che  il  principe 
Eugenio  était  beaucoup  affecté  de  n'avoir  vu  personne  de  la 
deputation  italienne  ches  lui.  Gli  risposi  che  una  deputazione 
dovendo  rispondere  di  se  alla  propria  nazione,  e  non  potendo 
agire  individualmente  era  troppo  gelosa  la  sua  posizione  per 
doversi  dispensare  da  una  visita  di  semplice  urbanità!  Ti  mando 
i  scialli  presi  per  mia  madre  e  per  la  Ghita  giusta  la  commis- 
sione; bramerei  incontrassero  il  loro  gusto,  uno  costa  franchi  50, 
l'altro,  cioè  il  giallo,  franchi  55.  Ti  mando  pure  le  sedie  per  la 
Visconti  e  le  dirai  che  fui  io  stesso  a  sceglierle  dietro  il  poco 
mio  gusto  onde  avere  il  vantaggio  di  servirla  meno  male.  V'ho 
unita  la  seta  e  gli  aghi  per  ricamare.  Aspetto  a  provvedere 
le  tue  cose  alla  fine  per  vedere  che  si  sviluppino  bene  le  mode 
inglesi  le  quali  anderanno  a  fare  una  grande  rivoluzione. 

Ho  ricevuto  la  tua  ultima  lettera  del  14.  Non  dubitare  di 
mia  salute,  essa  è  eccellente.  Bramerei  fosse  tale  anche  la  tua 
e  mi  duole  il  sentire  che  non  sia  perietta.  Rapporto  al  dubbio 
che  hai,  sia  persuasa  che  quello  che  fa  piacere  a  te  lo  fa  pure 
anche  a  me.  Tienmi  su  di  ciò  informato.  Ti  confesserò,  mia  cara, 
che  se  la  nostra  dissoluzione  arriverà,  come  parmi,  presto,  io 
non  saprei  resistere  alla  tentazione  di  fare  una  volata  in  In- 
ghilterra. Quest'idea  già  non  ti  riuscirà  nuova,  e  l'avrai  per  te 
stessa  immaginata.  Alberto  Litta  e  Somaglia  conterebbero 
d'essere  della  partita.  Non  parla  per  altro  a  persona  di  questo 
progetto,  che  è  peranco  immaturo,  e  perdonami  un'assenza  che 
renderà  più  lunga  la  mia  stazione  d'ora  innanzi  presso  di  te. 
Addio,  mia  cara,  ti  abbraccio  caramente. 


v:  A  Madame 

Madame  la  Contesse  Thérèse  Gonfalonieri 
à  Milan 


—  150  — 
LXXX 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XXV  -  Fessa  D.  N.  7.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Alberico  de  Felber 

Parigi  li  23  Maggio  1814. 
Carissimo  amico 

Ho  ricevuto  jeri  la  tua  carissima  in  data  del  14  corrente. 
Purtroppo,  ad  onta  di  alcuni  lampi  di  speranza  che  in  qualche 
momento  balenarono,  non  mi  son  punto  ingannato  sin  dalla  prima 
mia  lettera  che  avrai  veduta,  sul  pronostico  delle  cose.  Il  cat- 
tivo esito  di  nostra  missione  ci  farà  forse  tacciare  a  Milano  dai 
meno  veggenti,  id  est  dalla  pluralità,  di  qualche  colpa.  Posso 
accertarti,  mio  buon  amico,  con  tutta  la  franchezza,  che  non 
abbiamo  su  di  ciò  rimprovero  a  farci  e  che,  quantunque  sin  dai 
primordi  abbiamo  veduta  la  faccenda  spedita,  seguitammo  non- 
dimeno la  nostra  carriera  con  tutta  quell'energia  e  vigore  che 
avremmo  posto  se  le  più  belle  speranze  ci  avessero  animati; 
nulla  infine  in  tutti  i  generi,  posso  accertarti,  fu  da  noi  ommesso, 
o  trascurato.  Basta,  il  sagrifìcio  sarà  fra  breve  consumato,  vi 
ha  la  vittima,  vi  ha  il  sagrifìcatore,  mancano  ancora  da  fissarsi 
le  cerimonie:  sono  esse  per  altro  una  parte  molto  importante 
e,  se  non  possono  alterare,  possono  almeno  molto  modificare  la 
cosa.  Non  ti  scrivo  altre  nuove  né  altri  dettaglj,  perchè  alla 
solita  fonte  \  ove  possono  attingere  tutti  i  miei  amici,  potrai 
procurarteli.  Voglimi  bene,  mentre  le  dolcezze  dell'amicizia 
sono  in  ogni  tempo  uno  de'  maggiori  conforti,  e  credimi  lealmente 

tutto  tuo  aff.mo  amico  F.  C. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  Albéric  de  Felber 
à  Milan 

1)  Cioè  presso  la  contessa  Teresa. 


— 151  — 

LXXXI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita' 

Teresa  Confalanieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


N.  10. 


Milano  il  24  Maggio  [1814]. 


Mio  carissimo  Federico, 
Tre  delle  tue  lettere  quasi  contemporaneamente!  Ti  assicuro  che  mi 
hanno  recato  un  vero  conforto.  Letta  la  tua  del  18  mi  portai  dal  Conte  Verri 
per  pregarlo  in  tuo  nome  di  affidarmi  la  lettera  che  gli  hai  scritta,  non  lo 
ritrovai;  arrivata  a  casa  gli  scrissi  un  grazioso  biglietto  pregandolo  di 
questo  favore,  egli  venne  in  persona  a  portarmela,  e  me  la  lasciò  pre- 
gandomi ad  usarne  colla  massima  prudenza.  Io  aveva  raccolti  gli  amici 
Fagnani,  Trechi,  Felber,  Padulli,  Calderara  Carlino,  il  quale  si  trovò  per 
accidente  non  avendo  io  piacere  a  comunicare  le  cose  a  chi  non  se  ne 
interessa;  dopo  avere  esatto  una  solenne  promessa  che  non  ne  facessero 
il  pili  piccolo  uso,  se  ne  fece  la  lettura.  Oh  mio  caro  fui  rapita  di  te,  e 
tutti  ammirarono  le  tue  risposte  e  la  maniera  colla  quale  le  esponi  nella 
tua  lettera.  Verri  stesso  mi  disse:  «  questa  conferenza  fa  molto  onore  a 
suo  marito,  gliene  farò  le  mie  congratulazioni  in  iscritto  ».  Pensa,  mio  caro, 
qual  dispiacere  io  provo  di  non  potere  saltare  al  tuo  collo  ed  esprimerti 
così  i  sentimenti  del  mio  animo.  Quanto  mi  duole  che  tanti  sforzi  e  tanta 
attività  non  abbiano  ad  essere  coronati  dall'esito  felice  che  bramavamo; 
cosa  vuoi  ?  il  più  gran  numero  sono  contentissimi  della  sorte  che  ci  tocca, 
ed  anche  di  una  peggiore  purché  si  stia  sotto  il  Governo  Pattano  i;  arrivano 
all'impudenza  di  chiamare  buffoni  i  nostri  deputati  e  tutti  quelli  che  amando 
la  loro  patria  bramerebbero  un  destino  migliore.  Quello  che  ti  replico, 
d'accordo  col  parere  di  molte  savie  persone,  si  è  che  abbiamo  vero  bisogno 
di  sapere  presto,  e  definitivamente,  il  nostro  destino,  e  che  tutto  sia  al  piìi 
presto  stabilito;  troppo  è  il  fermento  che  v'ha  in  Milano,  i  militari  fanno 
tutti  i  giorni  delle  risse  e  che  finiscono  tragicamente.  1er  l'altro  Domenica 
attraversando  in  carrozza  la  piazza  del  Castello  vidi  sparare  un  fucile,  ed 
in  seguito  una  quantità  di  popolo,  e  militari  italiani  e  tedeschi  che  si 
correvano  appresso  colle  sciabole  sguainate;  io  non  mi  mossi  per  osser- 
vare, ma  Calderara  vide  un  tamburino  tedesco  ferire  orribilmente  un  soldato 
della  Guardia  Reale,  e  molti  altri  soldati  tedeschi  appostati  con  basso  il 
fucile  che  stavano  aspettando  dei  nostri,  io  voltai  strada,  ma  udii  due  altri 
colpi  di  fucile,  il  risultato  è  stato  di  un  morto  ed  alcuni  feriti;  il  soggetto 
della  rissa  fu  quel  giuoco,  specie  di  Biribis  che  i  tedeschi  hanno,  col  quale 
tentano  far  denaro  ;  non  passa  quasi  giorno  senza  che  si  senta  qualche 
schiaffo  dato  via  o  ricevuto,  od  altri   insulti  d'ogni  specie,  tutte  queste 

Il  Cioè  austriaco.  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  109. 


— 152  — 

belle  cose  a  mio  parere  ci  procurano  il  vantaggio  d'avere  una  forza  ar- 
mata in  paese  così  eccedente,  che  non  si  può  sopportare,  e  pel  mantenimento 
della  quale  non  si  sa  piìi  quali  mezzi  adoperare.  Oh  Dio  mio,  quale  triste 
situazione  è  mai  la  nostra  in  questo  momento!  non  v'ha  nemmeno  la 
consolazione  di  poter  dire  il  proprio  parere,  attesa  la  diversità  d'opinione; 
io  non  ne  posso  più;  se  non  avessi  quei  pochi  nostri  comuni  amici  coi 
quali  mi  sfogo  a  parlare,  credo  che  perderei  quasi  l' uso  della  favella.  Al 
povero  Pallavicini  hanno  fatto  un  nuovo  smacco:  la  Reggenza  voleva 
nominarlo  Prefetto  di  Milano  in  sostituzione  di  Caccia',  ma  Verri  ha 
voluto  Minoja^,  pare  che  si  studj  di  allontanare  le  persone  che  hanno  una 
certa  fermezza.  Ti  ringrazio,  mio  carissimo,  del  schal  che  mi  hai  mandato, 
egli  mi  fa  gran  piacere  poiché  mi  prova  che  hai  pensato  alla  tua  povera 
Teresina;  egli  è  molto  grazioso,  e  diventerà  il  mio  sc/îû/ prediletto.  Eccoti 
una  nuova  seccatura,  la  Durini  amerebbe  andasti  dal  sartore  M.r  Léger  ^\  il 
quale  deve  avere  la  misura  di  suo  marito,  e  gli  facesti  fare  un  Frac,  un 
pajo  di  calzoni  ed  un  gilè  come  si  usa  oggi  giorno,  avvertendo  che  tanto 
il  taglio  quanto  il  colore  non  sia  troppo  esagerato,  o  marcato,  e  vorrebbe 
che  lo  portasti  con  te;  ella  mi  disse  poi  che  nel  caso  che  la  sua  com- 
missione ti  recasse  troppo  disturbo,  essa  ti  prega  di  ometterla.  Io  non  mi 
compero  la  più  piccola  cosa,  giacché  tu  mi  dici  che  sono  tanto  cangiate 
le  mode  ed  aspetto  da  te  dei  renseignements  e  dei  modelli.  Credo  che  il 
Bolchese  avrà  già  esitato  a  quest'ora  tutta  quella  roba;  sono  molti  giorni 
che  non  si  vede,  ma  da  quanto  mi  disse  il  Barchetta,  essa  deve  essere 
venduta  e  crede  che  il  prezzo  sia  di  10  lire  per  pezzetta;  si  sarebbero 
vendute  anche  di  più,  se  non  si  fossero  trovate  macchiate;  nel  caso  che 
ve  ne  sia  rimasta  una  qualche  porzione  la  farò  ritenere  per  tuo  uso  come 
mi  dici.  Nessuna  nuova  né  per  i  cavalli,  né  per  il  carick  e  carrettino.  Alla 
Santa  ti  è  toccata  una  requisizione  di  6  pagliaricci,  6  coperte  e  12  lenzuoli; 
ti  assicuro  che  quanto  prima  non  avremo  letto  da  dormire.  A  Valmadrera 
continue  requisizioni,  e  d'ogni  genere.  Ho  fatto  le  tue  commissioni  colla 
M.  G.  e  zia  Bigli,  esse  sono  state  bene  accette,  veramente  bene;  cerca 

1)  Il  Conte  Gaudenzio  Caccia  di  Romentino,  barone  del  regno  italico,  era  stato,  col  fa- 
vore del  Melzi,  prefetto  del  Panaro  nel  1802,  della  Brenta  nel  1306  ed  era  dal  1809  prefetto 
dell'Olona  quando  avvenne  la  rivoluzione  del  1814.  Sedeva  in  pari  tempo  nel  consiglio  di 
stato.  Fu  poi  primo  segretario  di  stato  per  le  finanze  nel  regno  di  Sardegna,  e  mori 
nel  1834. 

2)  Giovanni  Minoja  (1763-1832),  lodigiano,  era  stato  investito  di  magistrature  già  alla 
fine  denOO,  e  nel  1800  era  altro  degli  amministratori  del  Comune  di  Milano.  Dal  1802  al  1813 
occupò  la  carica  importante  di  segretario  generale  della  prefettura  dell'Olona,  ciò  che  a  dir 
il  vero  motivava  fortemente,  attenendosi  ai  criterii  puramente  amministrativi,  la  designa- 
zione fatta  dal  Verri  e  criticata  dalla  contessa.  Nell'ultimo  anno  del  regno  fu  prefetto  del 
Panaro.  Cfr.  Tomaso  Casini,  Ministri,  prefetti  e  diplomatici  italiani  di  Napoleone  in  Revue 
napoléonienne,  II  année,  vol.  I,  p.  314,  ove  però  non  è  fatto  cenno  di  quest'ultima  carica  di 
cui  il  Minoja  fu  investito,  dicendosi  solo  che  andò  a  riposo  nel  1816. 

3)  Non  so  se  possa  identificarsi  col  Lejeune,  sarto  personale  di  Napoleone  I  verso  la 
fine  dell'impero.  Cfr.  Henri  d'Alméras,  La  vie  parisienne  sous  le  Consulat  et  l'Empire, 
Paris,  pag.  426. 


153- 


di  scrivere  frequente  alla  prima,  mi  pare  che  lo  esiga  e  desideri.  Oh  il 
colpo  maestro  che  hai  fatto  col  far  visita  al  padre  Fontana!'  Tutte  le 
Sante  sono  per  te,  avendo  egli  fatto  loro  una  quantità  d'elogi  della  tua 
persona;  io  ci  vado  oggi  colla  zia  Bigli,  la  quale  è  entusiasmata  di  te. 
Ho  ricapitate  tutte  le  lettere,  esse  sono  ricevute  con  trasporto.  Ieri  sera 
ho  disertato  da  mia  sorella  per  andare  al  teatro  per  vedervi  un'opera  per 
me  nuova,  ed  andata  in  scena  due  sere  fa^.  Alla  fine  di  questo  mese 
perdiamo  M.®  Miller,  essa  va  a  Napoli  ;  m'aspetto  sentire  anche  la  partenza 
di  Trechi,  il  quale  ne  è  ancora  entusiasmato.  Mi  sono  dimenticata  di  dirti 
che  scrissi  saranno  10  o  12  giorni  alla  Sandizell,  finsi  d'averle  scritto  altre 
volte  ed  in  questa  le  dissi  che  sentii  con  piacere  aver  niente  sofferto  Sua 
Altezza  del  viaggio,  che  tutto  quello  [che]  riguardava  lei  m' interesserà  sempre, 
e  chiusi  col  pregarla  a  darmi  qualche  volta  le  di  lei  nuove  e  di  tutta  la 
famiglia;  non  so  se  abbia  fatto  bene,  aspetto  il  sentirlo  da  te,  ma  mi 
pesava  sul  cuore  il  passare  per  ingrata  per  le  tante  gentilezze  che  questa 
principessa  mi  ha  fatte,  e  ciò  è  stato  lo  sprone  che  mi  determinò  a  scrivere. 
Non  ho  avuto  più  nuove  della  Thiene  dopo  la  sua  direi  fuga  da  Milano; 
sento  che  sono  assolutamente  ruinati,  ed  in  una  maniera  sporca  e  non  tanto 
onesta.  Oggi  parte  la  Settala  tutta  sola  per  Venezia,  ove  va  a  prendere  la  madre  ^ 
per  andare  assieme  a  Vienna,  la  di  lei  assenza  sarà  di  tre  o  quattro  mesi. 
Tutti  se  ne  vanno  chi  per  una  parte  chi  per  l'altra,  ed  io  resto  qui,  ve- 
ramente a  marcire;  ho  sempre  bramato  viaggiare  ma  come  di  presente  mai! 
Ti  assicuro  che  Milano  ha  nessuna  attrattiva  per  me:  tu  non  ci  sei!  I 
Sirtori  non  sono  molto  bene  con  me;  si  sono  accorti  che  non  porto  mai 
nuove,  questo  mistero  li  picca  infinitamente,  penso  che,  giusto  loro,  sono 
le  persone  alle  quali  sarebbe  più  pericoloso  l'affidare  qualche  cosa,  fanno 
i  sostenuti,  ed  io  li  lascio  nel  loro  brodo. 

Fornara,  Marchese  Fagnani,  i  Calderara,  Trecchi,  Padulli,  Camillo, 
Frasconi,  insomma  tutti  gli  amici  ti  salutano.  Addio,  mio  caro,  tu  sai  quanto 
t'amo,  inutili  sono  le  nuove  proteste. 

Ti  abbraccio  veramente  con  ardore. 

Addio.  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 


1)  Il  padre  Francesco  Fontana,  generale  dei    barnabiti,  perseguitato   dal   governo   fran- 
cese per  la  sua  devozione  al  pontefice. 

2)  Il  21  maggio  1814  fu  rappresentata  infatti  alla  Scala  questa  nuova  opera:  Attila,  del 
maestro  Pavesi. 

3)  La  marchesa  Anguissola  Busca. 


154 


LXXXII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Proc.  dei  Carbonari  -  Busta  26 
Fessa  DLI  N.  12.  Edita.  ' 

Il  Senatore  Conte  Carlo  Verri  a  Federico  Gonfalonieri 

(d altra  mano:) 

Pregiatissimo  Signore 

Ho  ricevuto  la  pregiatissima  sua  del  18  corrente  ;  e  non  avendo  avuto  jeri 
un  momento  di  tempo,  contava  questa  mattina  di  riscontrarla.  Ma  giungen- 
domi ora  una  lettera  del  Maresciallo  Bellegarde,  colla  quale,  prevenendomi 
che  va  ad  essere  pubblicata'  la  di  lui  nomina  in  Commissario  Plenipoten- 
ziario di  S.  M.  l'Imperatore  d'Austria  negli  stati  d'Italia,  m'invita  a  recarmi 
da  lui  onde  prendere  gli  opportuni  concerti  per  l'esecuzione  della  Sovrana 
determinazione,  sono  impossibilitato  ad  assecondare  questo  mio  desiderio, 
e  debbo  limitarmi  a  farle  i  miei  più  vivi  ringraziamenti  per  gli  interessanti 
dettagli  che  ella  si  è  compiaciuta  di  comunicarmi,  ed  a  manifestarle  la 
soddisfazione  grandissima  che  io  ebbi  leggendo  la  di  lei  lettera,  il  conte- 
nuto della  quale  sempre  più  mi  conferma  nell'alta  opinione  ch'io  già 
avea  concepita  del  di  lei  cuore,  e  dei  di  lei  talenti.  Mi  pregio,  sig.  Conte, 
di  ripeterle  le  assicurazioni  della  distinta  mia  stima,  e  considerazione. 

Milano,  25  maggio  1814. 

Carlo  Verri. 

(autografo:) 

Mi  è  grave  assai  il  non  poter  scrivere,  ed  esprimere  il  molto  che 
sento,  e  che  ho  nell'animo.  All'ottimo  Litta  amicizia  somma,  e  scuse  mie. 


Verri. 


v:  Al  Signor  Conte  Federico  Gonfalonieri 

Parigi 


1)  Pubblicata  in  Archivio  storico  lombardo  a.  XXXIV  G.  Galla vresi,  Per  una  futura 
biografia  di  Federico  Gonfalonieri,  p.  453. 

2)  Fu  il  primo  avviso  ricomparso    a    Milano    coll'intestazione    dell'aquila    bicipite.  Vedi 
Lemmi,  La  restaurasione,  etc.,  cit.,  p.  276. 


—  155  — 

LXXXIII 
Archivio  Casati  -  Cologno  Monsese.  Edita.  ^ 

L'abate  Ludovico  de  Breme  a  Federico  Gonfalonieri 

Ti  saluto,  caro,  dolce  e  valoroso  mio  Federigo.  Ieri  fui  dalla  contessina; 
molte  cose  udii  ed  alcune  lessi  di  te,  che  tutte,  per  ciò  che  ti  riguardano 
e  per  la  parte  che  v'  hai  tu,  mi  andarono  a  sangue.  Quella  tua  conferenza 
con  Castlereagh  ti  mostra  quello  che  sei  e  ch'io  ti  conobbi  appena  ci 
avvicinammo  l'uno  all'altro.  Oh  vedi  se  ti  giudicò  e  ti  valutò  bene  chi 
all'alto  e  liberale  onore  ti  destinava  di  acculattar  una  sella  a  fianco  del  suo 
cocchio.-  Ti  porto  invidia  per  quell'incontro  che  hai  avuto  nell'anticamera 
del  Lord;  ecco  bizzarie,  rovescj,  contrasti,  mattezze  di  fortuna,  da  consolare 
un  po'  gli  animi  intaccati  dal  morbo  filosofico.  Per  questi  non  v'hanno  più 
momenti  felici  tranne  quelli  in  cui  succedono  di  simili  scene. 

Non  ti  puoi  figurare  in  quanto  abbattimento  d'animo  io  mi  trovo.  Non 
basta  che  il  mio  intrattabile  e  immedicabile  cuore  mi  faccia  così  cara 
costare  la  vita;  mille  imbrogli  e  sconcerti  e  contraddizioni  per  parte  delle 
cose  e  degli  uomini,  dico  in  famiglia,  per  effetto  degli  avvenimenti,  e  de' 
traslocamenti  che  si  hanno  da  conseguitare,  mi  riducono  a  quello  stato  in 
cui  uno  non  sa  più  che  si  debba  volere  né  ove  tendere  né  a  quale  riso- 
luzione appigliarsi,  e  tutto  gli  pare  egualmente  doloroso  ciò  che  solo  è 
possibile,  ed  impossibile  ciò  che  solo  lo  potrebbe  in  qualche  parte  almeno 
felicitare.  Naturato  a  tutte  gustare  le  delizie  della  simpatia  e  della  più 
vincolata  amicizia,  di  siffatta  mia  tempra,  tu  '1  sai,  caro,  non  traggo  che 
motivi  di  cordoglio  e  di  pianto.  Il  povero  cuore  é  ridotto  a  brani,  e  ciò 
sai  pure.  Ora  ci  avremo  anche  da  scongiungere  tu  ed  io  l'un  dall'altro;  a  te 
s'apre  un  campo  di  nobile  attività  sotto  agli  occhi  de'  tuoi  concittadini  e  de' 
tuoi  cari;  a  me  tocca  di  rientrare  nella  patria  che  mi  fu  madre,  è  vero,  ma 
dove  cercherò  invano  quei  che  già  mi  fur  sì  preziosi  e  più  non  sono.  Ivi 
tutto  lo  scopo  mio  sarà  di  trarre  giorni  privati,  e  riposati  almeno.  Ecco 
intanto  un  altro  distacco,  di  cui,  (te  ne  fa  fede  l'indole  dell'animo  mio) 

non  mi  saprò  mai  consolare che  tu  ti   sei   fatto  da  me  amare  assai 

assai,  e  il  posto  tuo  nel  mio  cuore  è  tuo  così,  che  ninno  mai  troverà  la 

strada  da  giungere  ad  usurpartelo Ma  scusa  tutto   codesto  infinito 

piagnisteo  seu  pium  vis  hoc,  seu  hoc  muliebre  vocari:  confiteor  misero  molle 
cor  esse  mihi.  Quale  frastuono  ti  deve  sembrare  in  mezzo  alle  tue  diplomatiche 
funzioni,  e  inebriato  altronde  dalle  miracolose  scene  che  ti  succedono 
sott'occhio,  il  mio  geremiaco  stile. 


1)  Pubblicata  in  Federico  Confalonieui,  Lettere,  cit,  pag.  303. 

2)  Allude  evidentemente  alla  carica  offerta  un  tempo  al  Gonfalonieri  —  e  da  lui  rifiutata  — 
di  scudiero  del  principe  Eugenio.  Cfr.  la  nota  5  a  p.  7. 


—  156  — 

Ho  dato  le  mie  dimissioni  alla  reggenza,  da  cui  ho  ricevuto  in  risposta 
una  lettera  onorificentissima,  con  preghiera  d'attendere  ancora  al  lavoro 
finché  non  siasi  venuto  ad  una  qualche  risoluzione  per  la  casa  de'  paggi. 
Davvero  se  il  qualunque  governo,  che  ha  da  esser  quivi,  mi  affidasse  un 

impiego  tale  che  me  ne  tornasse  un  pochino  di  onorevole  indipendenza 

Già  m'intendi;  non  sarei  lungi  dall'accettarlo;  siffattamente  sono  ora  in- 
vaghito della  sola  stabilità,  e  tanto  inevitabile  e  dura  cosa  sembrami  il 
dover  incominciare  a  Torino  un  pubblico  noviziato.  Oh  !  quanto  a  giovarmi 
tu,  mi  piacerebbe  che  tu  fosti  ad  un  tempo  qua  e  costi  ;  giacché  vedo  per 
una  parte  quanto  mi  sarebbe  necessario  teco  consigliarmi  de  re  et  de  modo 
e  quanto  mi  frutterebbe  l'esserti  così  ben  avanti  collocato  tu  stesso  nella 
stima  di  questi  barbassori,  coi  quali  ora  famigliarmente  tratti  ogni  giorno, 
e  i  quali  hanno  in  mano  il  manubrio  della  gran  ruota  dei  favori.  Ma  vedi 
meschinità  !  sempre  torno  a  parlarti  di  meuccio. 

Oggi  il  signor  Conquistatore,  ha  preso  le  redini  in  mano,  togliendole 
da  quelle  di  Verri  e  della  Reggenza,  sebbene  di  codesta  faccia  le  viste 
ancora  di  non  esser  lui  che  il  primo.  Figurati  quanti  visi  d'arrabiati  s'in- 
contrano ! 

Addio  saluta  i  tuoi  colleghi  Trivulzio  e  Somaglia.  Il  tutto  tuttissimo  tuo 

Ludovico. 
26  maggio  1814. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  Le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 

membre  de  la  deputation  italienne  auprès  de  S.  M.  l'Empereur,  Roi,  etc. 

à  Paris 


LXXXIV 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processi  dei  Carbonari. 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  -  N.  13.  Inedita.^ 

Il  Conte  Senatore  Carlo  Verri  a  Federico  Confalonieri 

Milano  26  maggio  1814. 
Amico  carissimo. 

Come  mai  è  possibile  l'usare  fra  noi  i  termini,  e  le  frasi  di  rispetto, 
quando  siamo  formati  all'amicizia  per  uniformità  di  sentimento?  Voi  li 
avete  usati  per  eccesso  di  modestia,  ed  io  non  so  in  questo  particolare 
imitarvi,  né  temo  siate  per  farmene  carico,  giacché  a  ciò  mi  determina  la 
vera,  ed  affettuosa  stima  che  sento  per  l'ottima  vostra  persona.  Né  so 

1)  Un  frammento  però,  cioè  quasi  tutto  il  2°  capoverso,  fu  pubblicato  da  D.  Chiattone,  Nuovi 
documenti  su  Federico  Confalonieri  per  le  sue  reiasioni  intime  e  patriottiche  prima  del 
processo,  in  Archivio  Storico  lombardo,   a.   XXXIII,  voi.  V,  p.  51. 


—  157  — 

ritrovare  altro  fondamento  in  voi  per  trattarmi  in  cerimonia,  se  non  quello 
dell'età  in  me,  e  della  somma  modestia  in  voi.  Permettetemi  adunque,  che 
vi  scriva  da  vero  amico,  quale  bramo  di  essere  considerato. 

Troppo  scriverei,  se  volessi  dirvi  ed  esprimervi  tutti  i  sentimenti 
che  ha  in  me  eccitati  la  lettura  dell'interessante  vostra  lettera  a  me  diretta, 
tanto  relativamente  agli  affari  quanto  all'intelligenza  ed  all'ottimo  modo 
col  quale  li  avete  trattati  nella  nota  conferenza.  Dalla  vostra  signora  Con- 
sorte avrete  già  probabilmente  avuto  qualche  cenno  intorno  ai  sentimenti 
che  a  Lei  ho  espressi,  ed  io  mi  riservo  a  dirvi  delle  cose  assai  al  vostro 
ritorno  in  Patria,  per  esprimervi  il  molto  che  sento.  Volentieri  vi  avrei 
risposto  subito,  ma  non  mi  è  stato  possibile.  Veniamo  a  noi. 

Coir  ultima  lettera  della  Reggenza  avrete  ricevuto  il  proclama  di  S.  E. 
il  sig.  conte  di  Bellegarde,  dichiarato  Plenipotenziario,  e  Presidente  della 
Reggenza.  Quest'ultima  qualità  mi  pone  in  situazione  diversa,  da  quella 
nella  quale  io  era,  e  cangia  naturalmente  il  corso  degli  affari.  Sua  Eccel- 
lenza non  potendo  sempre  presiedere,  lascia  che  io  faccia  l'ufficio  di 
Presidente  ordinario;  ma  io  ho  creduto  di  dovermi  limitare  alle  cose  più 
necessarie,  e  del  momento;  né  bramo  di  porre  la  mia  firma,  giacché  nel- 
l'attuale stato  di  cose  non  è  possibile  evitare  il  ritardo  delle  spedizioni: 
ritardo  che  il  pubblico  attribuirebbe  a  me  vedendo  la  firma  mia.  Voi  ben 
scorgete  che  anche  le  relazioni  politiche  fra  me  e  la  Deputazione  cessano 
di  loro  natura:  ed  io  credo  di  parteciparvi  tutto  questo  privatamente,  pre- 
gandovi comunicarlo  ai  rispettabili  vostri  compagni. 

Avrete  ricevuti  i  lascia  passare  stesi  nel  modo  bramato,  cioè  individuali, 
e  dipenderà  intieramente  dalla  Deputazione  il  ritornare,  quando  la  stessa 
crederà  opportuno.  Ieri  però  in  seduta  presieduta  dal  signor  conte  di 
Bellegarde  è  stato  determinato,  che  due  individui  della  Deputazione  ri- 
jnanghino  in  Parigi  per  concertarsi  col  signor  conte  Marescalchi,  e  col 
signor  Ministro  Aldini  per  i  conti,  e  per  gli  effetti  che  siano  di  ragione 
dello  Stato;  su  di  che  vi  sarà  scritto  officialmente. 

Voleva  scrivere  a  lungo,  ma  questa  breve  mia  lettera  è  stata  conti- 
nuamente interrotta  da  varie  persone,  e  cose,  in  modo  tale,  che  non  so 
quasi  cosa  mi  scriva;  e  l'ora  è  tarda  per  la  partenza  del  corriere.  Scriverò 
due  righe  anche  a  Litta,  se  potrò.  Vi  prego  di  fare  mille  saluti  e  ringra- 
ziamenti a  tutti  della  Deputazione.  Mi  spiace  assai  il  non  potermi  trattenere 
quanto  bramerei  con  voi.  Non  ho  espressioni  per  dirvi  quanti  e  quali  siano 
i  sentimenti  di  stima,  e  di  affetto  che  vi  professo.  Questi  saranno  materia 
di  dialogo  quando  sarete  rimpatriato. 

Il  V."  amico 
Carlo  Verri. 

P.  S.  —  Dimenticava  dirvi,  che  S.  E.  il  signor  conte  di  Bellegarde 
dimostra  le  migliori  intenzioni  per  il  bene  di  questo  paese  e  per  mante- 
nere tutti  gli  stabilimenti  di  lustro,  e  di  utilità.  Obbligantissime  poi  sono 
le  sue  maniere,  ed  in  quanto  a  me  non  posso  personalmente  che  essergliene 
sommamente  grato. 


—  158  — 

LXXXV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  11. 


Milano  il  27  Maggio  1814. 


Carissimo  Federico 


Ieri  il  maresciallo  Bellegarde  prese  possesso  formalmente  di  questo 
paese  in  nome  di  S.  M.  l'Imperatore  d'Austria,  confermò  provvisoriamente 
la  Reggenza,  ma  se  ne  conservò  la  Presidenza.  Egli  fece  precedere  un 
proclama,  nel  quale  dichiara  aboliti  i  corpi  del  Senato,  Consiglio  di  Stato, 
e  Collegi  Elettorali;  si  crede  che  i  membri  dei  due  primi  corpi  percepiranno 
il  loro  soldo  del  mese  scorso,  e  del  presente,  come  se  la  loro  aboli- 
zione non  avesse  luogo  che  da  questo  momento.  Tutti  gli  affari  devono 
essere  portati  al  maresciallo  prima  d'essere  decisi,  tutto  insomma  dipenderà 
da  lui.  Ordine  ai  Ministeri  di  ridurre  ai  due  terzi  gl'impiegati,  e  questi 
con  un  terzo  meno  di  soldo.  Aumentati  i  prezzi  dei  tabacchi  e  sali,  e 
rimessi  i  dazj  di  consumo  nello  stato  che  si  trovavano  nel  96.  Due  giorni 
sono  è  succeduto  un  nuovo  combattimento  fra  tre  italiani,  e  due  tedeschi, 
nella  contrada  delle  Capre  in  una  casa  di  m  .  .  .  .  ,  ed  è  rimasto  ferito 
mortalmente  un  tedesco,  simili  risse  accadono  giornalmente.  Tutti  i  Fiac- 
cami perfettamente  contenti  della  nostra  sorte,  ed  anzi  se  si  ricercasse  il 
loro  voto,  egli  sarebbe  di  rimanere  Provincia,  squallida  squallidissima 
purché  si  abbia  per  capo  Cecchino'^,  e  non  si  sgomentano  neppure  al  pericolo 
di  vedersi  riempiti  sino  alla  gola  di  carta,  che  Dio  non  voglia!  Da  ieri 
si  dice  come  cosa  certissima  che  noi  formeremo  Regno  sotto  alla  deno- 
minazione di  Longobardo,  quest'idea  non  è  accolta  generalmente  con 
quell'entusiasmo  col  quale  la  prendono  i  veri  amanti  della  Patria,  i  quali, 
come  tu  lo  sai  bene,  non  sono  il  maggior  numero.  Sappi  che  Ciani  ^  ha 
scritto  a  suo  fratello  la  conferenza  che  hai  avuto  con  Lord  Castiereagh  ; 
quest'ultimo  la  palesa  senza  mistero,  io  però  non  me  ne  sono  mostrata 
intesa,  e  nemmeno  la  forza  potrebbe  determinarmi  a  parlare  d'una  cosa, 
che  tu  mi  abbi  confidato  sotto  segreto.  I  tuoi  colleghi  non  vanno  molto 
cauti  su  quello  che  scrivono,  ed  i  loro  corrispondenti  usano  nello  stesso  modo. 
Milano  è  d'uno  squallore  orribile,  nemmeno  una  mezza  festa  per  il  cam- 
biamento di  cose,  mentre  nelle  città  di  provincia  e,  singolarmente  a  Pavia, 
hanno  fatto  gran  cose;  per  me  ne  sono  contenta,  giacché,  non  essendoci 
tu,  non  mi  curo  di   niente   ed   anzi  non  ci   andrei  con  piacere;  per  me 

1)  E'  una  variante  dell'espressione:  materialoni,  con  cui  dai  loro  avversari  eran  desi- 
gnati i  partigiani  dell'Austria,  preoccupati  solo  del  quieto  vivere.  Cfr.  De  Castro,  Principio 
di  secolo,  etc.,  cit.,  pag.  58  e  Lemmi,  La  restaurazione,  etc.,  cit.,  pag.  115. 

2)  Allude  evidentemente  all'imperatore  Francesco. 

3)  Giacomo  Ciani,  altro  dei  deputati  a  Parig.  Cfr.  la  nota  2  a  pag.  98. 


159  — 


l'essere  sola,  sola  come  non  lo  fui  quando  eri  a  Vienna,  è  un  peso  insop- 
portabile, con  te  anderei  in  fine  del  mondo,  sola  nemmeno  a  Pavia,  fuori 
che  si  trattasse  per  raggiungerti,  in  questo  caso  anche  a  Londra.  1er  l'altro, 
mentre  io  credevo  quel  tal  signore  '  a  Napoli  vicino  al  suo  Re,  ricevo 
una  sua  lettera  con  un'adresse  fatta  in  italiano  ed  un  carattere  contrafatto, 
egli  mi  vi  diceva  le  solite  cose,  e  mi  scongiurava  d'ascoltarlo.  Ieri  ne 
ricevetti  un'altra,  facendomi  dire  che  aspettava  risposta,  io  non  la  disug- 
gellai, ed  involsi  le  due  lettere  in  una  sol  carta  e  gliele  rimandai;  non 
ne  seppi  altro  e  non  lo  vidi  mai  ;  vero  però  è  che  non  sono  nemmeno  andata 
in  questi  ultimi  giorni  a  S.  Francesco  espressamente  per  evitare  d'incontrarlo. 
Tuo  padre  è  andato  in  campagna,  tua  madre  si  porta  bene  con  me,  ma, 
cosa  vuoi?  io  non  ne  posso  più  della  noja  e  della  malinconia;  quel  trovarmi 
sola  sola  è  per  me  una  cosa  alla  quale  non  mi  posso  assuefare,  avessi 
almeno  quella  povera  creaturina....  la  sua  perdita  mi  riesce  sempre  più 
dura;  ti  assicuro  che  quando  mi  trovo  sola  mi  colan  ben  spesso  delle  lagrime, 
e  l'avere  un  contorno  di  nessun  sollievo,  ed  anzi  il  più  pesante  possibile! 
La  M.  G.  ha  un  alloggio  in  casa,  che  non  sa  parlare  altra  lingua  fuori  che 
la  tedesca,  essa  lo  fa  pranzare  con  lei,  e  ne  è  innamorata,  essa  cerca 
d'aver  gente  anche  i  giorni  che  pranza  ordinariamente  sola,  per  procurare 
un  qualche  agrément  a  questo  suo  ospite;  io  mi  sono  offerta  d'andarvi 
tutte  le  volte  che,  ne  ha  bisogno,  e  glielo  replicai  più  volte;  questa  mat- 
tina essa  è  venuta  da  me  per  vedere  come  stava  della  mia  tosse,  essa 
però  non  è  cordialissima  con  me;  non  so  da  che  dipenda,  forse  perchè 
non  le  fo  molta  corte,  mi  tengo  sul  solito  metodo  di  visite  ed  anche 
qualcheduna  di  più,  ma  avendo  la  Durini  in  casa,  non  posso  poi  fare 
di  più,  fuori  che  di  dividermi  in  pezzi  :  figurati  che  non  sono  an- 
data che  tre  sole  volte  al  Corso.  Sono  due  giorni  che  ho  visto  il  Padre 
Fontana,  egli  mi  parlò  molto  di  te,  figurati  con  quanto  piacere  egli  fu 
ascoltato.  Il  Marchesino  Casati  -  venne  da  me  per  pregarmi  di  spedirti 
al  più  presto  una  stampa  a  nome  dello  zio  Agostino  ',  io  ritardai  alcuni 
giorni  sperando  che  partisse  un  corriere,  e  risparmiarti  cosi  il  conto  della 
posta,  ma  essendo  stata  molto  pressata,  mi  trovo  obbligata  a  mandartela 
subito.  Casati  non  sa  perchè  lo  zio  Agostino  te  la  mandi,  egli  suppone 
ch'egli  ti  abbia  scritto  direttamente;  non  si  può  gettare  gli  occhi  su  questa 

1)  Il  conte  di  La  Vauguyon.  Cfr.  la  nota  3  a  pag    84. 

2)  Il  marchese  Francesco  Casati  (1764-1837),  ultimo  del  suo  ramo,  fu  gran  benefattore 
dell'ospitale  maggiore  di  Milano.  Fra  lui  e  suo  padre  il  marchese  Apollonio,  nei  più  brutti  giorni 
dell'invasione  francese,  quando  i  patrizii  furono  incarcerati  a  S.ta  Margherita,  avvenne  una 
gara  generosa  e  memoranda.  Cfr.  F.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.,  t.  X  della  fa- 
miglia Casati. 

3)  Il  conte  Agostino  Casati  nacque  a  Milano  nel  1739  e  morì  nel  1820,  a  Roma,  ove  si 
era  ricoverato  fuggendo  nel  1796  l'invasione  francese.  Era  un  gentiluomo  interamente  de- 
voto all'antico  regime;  fu  l'ultimo  abate  del  collegio  milanese  dei  nobili  giureconsulti  e  pro- 
testò quando  il  Bonaparte  lo  sciolse.  Vedasi  sul  terribile  accidente  di  cui  rimase  vittima  sua 
moglie,  donna  Margherita  nata  Gambarana  morta  nel  1819,  M.  degli  Alberti,  Lettere  inedite, 
etc.,  cit.,  p.  127. 


—  160  — 

stampa  senza  morire  dal  ridere,  mi  duole  che  abbi  questa  seccatura,  certo 
che  t'importunerà  colle  sue  lettere,  e  fortunato  sarai,  se  arriverai  a  capirle. 
Dei  tuoi  affari  nessuna  risposta,  non  vidi  da  molti  giorni  il  Bolchese, 
vorrei  poterti  dare  su  di  tutti  le  migliori  nuove.  Sono  due  giorni  che  la 
Durini  si  trova  incomodata  da  dolore  allo  stomaco  e  vomito,  conseguenza 
di  freddo;  la  stagione  che  abbiamo  avuto  fin'ora  è  stata  veramente  orribile 
e  molto  dannosa  alla  campagna.  Addio,  mio  caro,  fammi  sperare  d'essere 
presto  di  ritorno  che  ne  sarò  contenta.  Amami,  mio  caro,  come  ne  sei 
amato.  Addio.  Tua  aff.ma  Moglie 

T.  C.  C. 

Dammi  riscontro  d'aver  ricevuto  questa  mia  con  tutte  le  lettere  e  stampe. 


LXXXVI 

Archivio  Casati  -  Colo  g  no  Monsese.  Edita  \ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  li  28  maggio  1814. 
Carissima  moglie 

Avant' ieri  l'Imperatore  ci  fece  dire  per  mezzo  del  principe 
di  Mettermeli,  che  avanti  la  sua  partenza,  la  quale  è  fissata 
per  il  giorno  31,  domandassimo  un'udienza.  Ciò  da  noi  fattosi 
fummo  ammessi  ieri  alle  ore  cinque  pomeridiane. 

Eccoti  in  résumé  il  risultato  di  questa  conferenza  che 
durò  oltre  tre  quarti  d'ora. 

L'Imperatore.  —  Io  fra  poco  abbandonerò  Parigi  per 
restituirmi  a  Vienna;  desidero  per  ciò  vedervi  perchè  voi  al 
vostro  ritorno  possiate  portare  in  patria  l'assicurazione  del  mio 
interesse  per  la  prosperità  del  vostro  paese,  e  calmare  così  gli 
spiriti  irregolarmente  esaltati  da  alcuni  inglesi  male  edotti  della 
mente  del  loro  governo.  Conto  molto  sopra  di  voi;  voi  potrete 
dire  come  penso;  non  desidero  che  di  conoscere  ciò  che  conviene 
al  bene  dei  miei  sudditi  per  farne   subito   la   mia  occupazione. 

Risposta,  —  Maestà,  noi  saremo  con  soddisfazione  gli  in- 
terpreti di  sentimenti  sì  benigni,  ma  quali  sono  le  speranze 
positive  che  in  nome  di  vostra  Maestà  possiamo  dare  al  nostro 
paese  ? 

1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.,  pag.  26. 


161 


Imperatore.  —  Quello  che  già  vi  dissi  altre  volte  ve  lo 
confermo,  farò  quello  che  posso:  io  amo  non  promettere  molto, 
ma  mantenere. 

Risposta.  —  Si  ricapitularono  le  nostre  primiere  domande 
per  l'amministrazione  separata,  per  la  corona  Longobardica,  per 
una  rappresentanza  nazionale  presso  il  sovrano,  per  la  maggiore 
estensione  de'  limiti,  e  per  la  necessaria  aggregazione  del  Ve- 
neziano. 

Imperatore.  —  Rispose  alle  prime  cose  affermativamente. 
Quanto  a'  limiti  io  non  voglio  l'altrui,  questa  è  la  mia  massima 
fondamentale  :  il  novarese  per  ciò  appartiene  al  Re  di  Sardegna, 
e  la  Valtellina^  pure  entra  nei  medesimi  principj.  Quanto  allo 
stato  veneto,  io  son  padre  egualmente  di  tutti  i  miei  sudditi, 
non  posso  per  accontentar  gli  uni  scontentar  gli  altri;  sentirò 
il  loro  desiderio,  e  consulterò  il  loro  interesse  ragionevole. 

Raccomandammo  quindi  le  nostre  buone  truppe  italiane 
facendogli  sentire  che  l'aggregazione  colle  tedesche  sarebbe  in- 
compatibile. Domandammo  l'intangibilità  de'  beni  nazionali,  la 
restituzione  degli  oggetti  d'arte,  il  pronto  ritorno  dei  prigio- 
nieri sì  presso  la  Russia  che  presso  l'Inghilterra  e  la  Spagna, 
il  coprimento  finalmente  delle  sedi  vescovili  da  tanto  tempo 
vacanti. 

A  queste  domande  rispose  :  Stimo  assai  le  vostre  truppe  ; 
esse  esisteranno  unite  in  reggimenti  italiani,  i  loro  antichi  ser- 
vizj  saranno  valutati,  ma  bisogna  che  siano  devote,  ed  abban- 
donino un  certo  spirito  sedizioso  onde  mi  si  scrive  che  sono 
animate,  altrimenti  dovrò  ricorrere  a  degli  altri  mezzi.  I  beni 
nazionali  sono  intangibili.  Io  ho  riconosciuto  Napoleone  per 
legittimo  sovrano,  devo  riconoscere  quindi  legittimi  gli  atti  da 
lui  concepiti. 


1)  I  deputati  avevano  appena  consegnato  al  principe  di  Metternich  una  petizione  di  val- 
tellinesi  deprecantivi  la  riunione  ai  Grigioni.  Lo  scopo  al  quale  tendevano  quei  supplicanti 
fu  alla  fine  raggiunto,  ma  solo  dopo  un'aggrovigliata  serie  di  trattative.  Lo  czar  non  avrebbe 
consentito  all'Austria  quell'arricchimento  a'  danni  degli  svizzeri  da  lui  protetti,  che  in  com- 
penso di  pressioni  esercitate  dal  gabinetto  di  Vienna  sugli  oligarchi  bernesi.  (Cfr.  A.  Duke 
OF  Wellington,  Supplementary  despatches,  etc.,  vol.  IX).  Una  rapida  soluzione  non  si  ot- 
tenne del  resto  che  all'  indomani  del  ritorno  di  Napoleone  dall'  Elba,  che  spinse  i  monarchi 
e  diplomatici  adunati  a  Vienna  a  non  lasciar  trascinare  le  uestioni  connesse  coll'assetto 
dell'Italia. 

11 


—  162  — 

Prenderò  i  debiti  concerti  col  Papa  per  assicurare  la  vostra 
coscienza.  I  vostri  prigionieri  li  ho  già  tutti  domandati  alle 
rispettive  potenze,  essi  ritorneranno,  ma  vi  vorrà  del  tempo, 
perchè  sono  molto  lontani.  I  vostri  capi  d'opera  dell'arte  vorrei 
che  fossero  restituiti.  Ma  è  un  affare  delicato.  Basta,  non  vogliono 
aver  l'aria  di  restituirli  pubblicamente,  ma  spero  di  ottenere  la 
restituzione  di  molti,  quelli  massimamente  che  non  sono  esposti 
nelle  gallerie  del  Louvre. 

Rapporto  a  quelli  che  mi  dite  di  proprietà  speciale  della 
casa  Borromeo  \  quelli  poi  non  soffrono  alcun  dubbio,  lo  devono 
essere  assolutamente. 

Deputazione.  —  Facciamo  presente  inoltre  la  sistemazione 
del  Monte  Napoleone,  e  domandiamo  lo  scarico  delle  dotazioni 
che  si  stipularono  da  pagarsi  alla  Francia,  trattato  assoluta- 
mente ingiusto  e  lesivo- 

Imperatore.  —  Ho  già  provveduto  ai  rapporti  colla 
Francia,  e  le  sue  dotazioni  le  ho  nel  trattato  adossate  a  lei 
stessa.  Quanto  alla  rimanente  sistemazione  ^,  è  cosa  da  prendersi 
adagio,  sentirò  le  persone  illuminate  del  vostro  paese,  e  procurerò 
una  sistemazione  utile  ed  equa. 

Deputazione.  —  Domandiamo  ancora  a  Vostra  Maestà  che 
si  mostra  animata  di  sì  paterni  sentimenti  per  noi,  che  ci  per- 
metta di  mandare  persona  vicina  a  V.  M.  allorché  tratterassi 
dell'organizzazione  del  nostro  paese,  affine  di  poter  meglio  rap- 
presentare a  Vostra  Maestà  i  nostri  particolari  bisogni. 

Imperatore.  —  Sì,  anzi  lo  voglio.  Io  non  voglio  far  niente 
senza  sentirvi  e  consultarvi;  quando  saremo  a  tempo  manderete 
persone  probe  ed  illuminate  dei  cui  lumi  io  possa  giovarmi. 
Insomma  io  farò  ciò  che  potrò  per  accontentarvi,  ma  domando 
a  voi  che  siate  docili  e  tranquilli. 

Si  insistè  sopra  l'eccessivo  aggravio  delle  truppe  che  erano 
a  nostro  carico,  e  sopra  il  totale  esaurimento  in  cui  trovasi  il  paese. 


1)  Fra  questi,  con  un'interpretazione  estensiva,  si  compresero  i  tesori  rapiti  alla  bi- 
blioteca ambrosiana  fondata  dal  cardinal  Federico  Borromeo.  Fors'anche  per  questo  l'Am- 
brosiana fu  la  più  fortunata,  nelle  restituzioni,  fra  gli  enti  pubblici  spogliati  nel  1796.  Cfr. 
Verga,  art.  cit.,  pag.  329. 

2)  Intorno  alla  successiva  sistemazione  del  Monte  Napoleone  vedasi  Helfert,  Kaiser 
Frans,  etc.,  cit.  p.p.  451-53.  Il  conte  Giulini,  reggente,  ebbe  gran  parte  in  tale  lavoro. 


—  163  — 

A  ciò  rispose  che  le  truppe  si  sarebbero  ben  tosto  dissi- 
pate su  tutta  la  superficie  dell'Italia,  la  più  parte  della  quale 
era  data  a  lui  da  guardare.  Che  fin'ora  le  truppe  sue  erano 
state  da  noi  sul  piede  di  guerra,  ma  che  ben  tosto  avrebbe 
mandato  gli  ordini  perchè  vi  stessero  come  presso  gli  altri 
suoi  sudditi,  cioè  a  sue  proprie  spese.  Al  che  aggiunse,  ben 
vedete  che  non  mi  conviene  a  tenere  molte  truppe  nel  vostro 
paese,  perchè  bisogna  che  le  paghi  e  le  mantenga  con  del  buon 
denaro  effettivo. 

Questo  incidente  del  denaro  effettivo  ci  schiuse  opportu- 
namente l'adito  all'ultima  nostra  istanza  perchè  fosse  bandita 
dal  nostro  paese  la  carta  monetata,  mentre  questo  discorso 
prova  ad  evidenza  l'intenzione  dell'Imperatore  di  non  lasciar- 
vela  circolare,  ossia  di  non  obbligare  a  riceverla  come  buon 
denaro. 

Si  parlò  per  ultimo  delle  gravezze,  dei  dazi,  dell'estimo, 
della  libera  navigazione  del  Po,  della  libera  esportazione  dei 
generi,  ecc.  Sopra  tutti  questi  articoli  esternò  le  idee  più  sod- 
disfacenti, e  le  intenzioni  più  liberali. 

Eccoti  la  somma  delle  principali  cose  di  cui  si  trattò,  ma 
impossibile  sarebbe  il  ridirti  tutto,  mentre  si  può  asserire  che 
non  fuvvi  quasi  ramo  che  non  siasi  passato  in  rivista,  ora 
discutendo,  ora  opponendo,  e  talvolta  ancora  alquanto  celiando. 
A  tutto  ciò  era  dato  luogo  dall'estrema  affabilità  di  quel  sovrano. 

Dopo  tutto  ciò,  un  riflesso  solo  del  mio  debbo  aggiungere, 
ch'egli  è  certo  che  intenzioni  più  rette  di  quelle  dell'Imperatore 
non  è  possibile  averle,  che  restasi  perciò  a  desiderare  scelta 
egualmente  felice  di  mezzi,  ed  in  allora  la  nostra  causa  potrà 
aver  buon  esito.  Fatalmente  l'esempio  del  passato  non  ci  lascia 
essere  interamente  tranquilli  su  di  questo  punto. 

Ieri    assistetti    ad    un'altra    festa    di    Sir  Charles  Stewart.  ^ 


1)  Intorno  ai  balli  dati  allora  da  questo  fratellastro  di  Lord  Castlereagh  ai  sovrani  riu- 
niti in  Parigi  ed  ai  varii  gruppi  dell'alta  società  francese  che  sembravano  per  un  momento 
affratellati,  leggasi  la  descrizione  di  Madame  de  Chastenay,  Mémoires,  Paris,  1897,  t.  II, 
p.p.  361-362,  ove  essa,  non  facile  agli  entusiasmi,  usa  espressioni  come  le  seguenti:  "  vrai- 
ment l'âge  d'or  politique  a  pu  sembler  realise  pendant  trois  semaines  ou  à  peu  près  „  e 
più  innanzi:  "  J'y  vis  une  réunion  qui  ne  saurait  se  renouveler,  surtout  avec  l'esprit  qui 
réellement  y  présidait  alors  „.  Cfr.  la  lettera  LIX  e  la  nota  5  a  p.  103. 


—  164  — 

Eravi  tutto  ciò  che  di  più  bello  e  di  più  brillante    raccogliesi 
ora  in  Parigi. 

Questa  mattina  fu  per  me  una  mattina  ben  triste  e  lugubre 
fui  invitato  insieme  a  Litta  ad  assistere  alle  esequie  ed  all'en- 
terrement  dell'infelice  generale  Sopransi/ Aveva  pranzato  insieme 
con  questo  amabile  giovane  quattro  giorni  fa  dal  principe  di 
Neuchatel,  ed  egli  stava  benissimo.  Fu  il  giorno  appresso  assalito 
da  un  leggero  embolon  al  collo,  ch'egli  mi  disse,  quando  lo  vidi 
la  sera,  che  erano  glandole  alquanto  enfiate.  Il  giorno  dopo  si 
sviluppò  con  un  bubbone  il  tifo  pestilenziale  noso-comiale,  ed 
ieri  mattina  era  morto.  Questo  avvenimento  mi  ha  profondamente 
funestato.  Ne  farai  parte  alla  zia  Bigli,  la  quale  son  certo  ne 
resterà  altrettanto  commossa.  Egli  aveva  27  anni. 

La  mia  salute  continua  ad  esser  più  perfetta  che  mai.  Non 
so  rinunciare  al  progetto  di  fare  una  sfuggita  in  Inghilterra  ; 
essa  sarà  breve,  e  l'eseguirò  al  partire  che  farà  la  massima  parte 
della  Deputazione  *  per  Milano. 

Ho  ricevuto  quest'oggi  due  lettere  dal  conte  d'Acri  tuo 
zio;  indovina  il  motivo....  Perchè  essendo  io  inviato  alle  Potenze 
Coalizzate  voglia  incaricarmi  di  far  possentemente  valere  presso 
di  esse  i  suoi  antichi  diritti  al  Principato  d'Acri,  e  a  dei  pos- 
sessi nella  Crimea^  Gli  rispondo,  come  puoi  credere,  con  dei  vada, 
e  ti  trasmetto  la  lettera  che  farai  indilatamente  tenere  a  Ca- 
satino,  onde  col  più  pronto  messo  gliela  spedisca. 

Mando  un  abito  per  te,  uno  per  la  Ghita,  secondo  la  com- 
missione, quest'ultimo  costa  55  franchi.  Il  tuo  è  di  genere  che 
si  può  impunemente  lavare  e  rilavare.  Il  tuo  chal  non  è  pos- 
sibile d'esitarlo,  perchè  è  troppo  scadente  sì  pel  colore,  che  per 
essere  bruciato  in  un  luogo,  e  molto  usato  per  tutto.  Ti  manderò 
i  cappellini  per  l'ultima  cosa;  se  hai  altre  commissioni  dammele 
tosto,  altrimenti  non  arriverò  in  tempo.  Avrai  a  quest'ora  ri- 
cevuto i  due  scialli,  i  canevas  per  la  Visconti  ed  i  guanti  per 
te  e  la  Sirtori,  mandati  per  mezzo  dell'  ultimo  corriere.  Fa  imie  i 


1)  Forse  un  figlio  del  primo  matrimonio  della  Visconti-Carcano.  v.  la  nota  2  a  pag.  139. 

2)  In  realtà  solo  il  Ciani  ed  il  Beccaria  rimpatriarono  direttamente.  Vedremo  il  Litta,  il 
Della  Somaglia  ed  il  Balabio  imitare  il  Gonfalonieri  nel  viaggio  oltre  la  Manica.  Il  Trivulzio 
ed  il  Sommi  si  recarono  nei  Paesi  Bassi. 

3)  Cfr.,  per  queste  rivendicazioni,  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.  vol  IV,  Tav.  X 
della  famiglia  Casati. 


—  165  — 

saluti  a  tutti  di  casa,  alle  tue  sorelle,  ed  a  Durini  in  particolare 
e  agli  amici  tutti  ecc.  ecc.,  ed  abbracciandoti  caramente  e  di 
tutto  cuore  sono  il  tuo  Federico. 

P.S.  —  Ti  mando  un  opuscoletto  sortito  contro  Caulaincourt^, 
come  accusato  dell'arresto  del  duca  d'Enghien  }  Egli  è  interessante 
per  alcuni  aneddoti,  e  da  esso  rileverai  che  qui  si  scrive  libe- 
ramente la  verità.  L'infame  Caulaincourt  fu  cagione  di  una  scena 
molto  singolare  arrivata  uno  di  questi  giorni,  e  che  si  pretende 
abbia  occasionato  la  grave  malattia,  dalla  quale  va  ora  rinve- 
nendo il  conte  d'Artois.  L'Imperatore  Alessandro,  sempre  comico 
nelle  sue  idee  cavallarescamente  esaltate,  si  era  proposto  come 
assai  amico  di  Caulaincourt  di  riconciliarlo  colla  famiglia  de' 
Borboni  e  di  cancellare  la  macchia  ond'era  notato  col  farlo  trovare 
un  giorno  da  lui  a  pranzo  col  conte  d'Artois^,  e  colla  sua  interposi- 
zione far  così  seguire  la  riconciliazione.  Il  conte  d'Artois  alla  vista 
dell'assassino  del  giovane  principe  si  sentì  talmente  commosso, 
che  essendosi  con  indicibile  sforzo  dovuto  contenere  per  tutta  la 
tavola  ne  sofferse  tale  attacco  nella  salute,  che  ammalò  il  giorno, 
appresso  di  una  pericolosa  iterizia.  Ita  la  cronaca  di  Parigi. 

Non  so  più  cosa  mi  abbia  scritto,  né  voglio  rileggermi  perchè 
mi  costerebbe  troppo  tempo.  Prima  di  leggerla  ad  altri  imposses- 
sati bene  della  lettera,  mentre  temo  essa  sia  scritta  inarabico.  Abbi 
per  altro  in  ciò  una  prova  del  piacere  che  provo  a  scriverti. 

v:         A  Madame 

Madame  Thérèse  Gonfalonieri 

1)  Il  marchese  di  Caulaincourt,  duca  di  Vicenza  (1773-18271,  generale,  aiutante  di  campo 
e  gran  scudiere  di  Napoleone  I,  era  stato  primieramente  inviato  allo  czar  Alessandro  I  quando 
salì  al  trono,  poi  era  rimasto  come  ambasciatore  francese  a  Pietroburgo  dal  1807  al  1811. 
Aveva  rappresentato  la  Francia  come  ministro  degli  esteri  ai  congressi  di  Praga  e  di  Châ- 
tillon  ed  era  stato  allato  a  Napoleone  paladino  inascoltato  della  causa  della  pace,  lascian- 
dosi trascinare  in  tale  suo  atteggiamento  anche  ad  atti  poco  corretti  nei  suoi  rapporti  colla 
Russia,  che  egli  sembrò  talora  scordarsi  di  trattare  con  una  potenza  in  guerra  colla  sua 
patria.  Ridivenne  ministro  degli  affari  esteri  durante  i  100  giorni. 

2)  Per  ciò  che  riguarda  l'accusa  più  volte  rinnovata  della  responsabilità  che  avrebbe 
potuto  incombere  al  Caulaincourt  per  aver  partecipato  all'assassinio  del  duca  d'Enghien, 
per  avventura  la  più  grave  onta  di  tutto  il  regime  napoleonico,  è  opportuno  richiamare  la 
testimonianza  del  Chateaubriand,  Mémoires  d'outre  tombe,  (ed.  Birè)  t.  II,  p.  449,  che  riconosce, 
malgrado  la  sua  poca  parzialità  per  il  Caulaincourt,  che  questi  non  può  d'altro  essere  imputato 
che  dell'aver  "  execute  l'ordre  d'arrestation  „.  Anche  il  Fauriel,  meglio  informato  d'ogni  altro 
su  quel  periodo,  non  fa  neppure  il  nome  del  Caulaincourt,  là  ove  ricerca  i  motivi  ed  i  re- 
sponsabili dell'assassinio.  Cfr.  C,  Fauriel,  Les  derniers  jours  du  consulat,  Paris,  1886,  t.  III_ 

3i  Veramente  si  trattava  d'un  banchetto  dato  in  occasione  dell'arrivo  del  conte  d'Artois. 
Vi  assistettero  i  sovrani  presenti  a  Parigi,  il  principe  di  Talleyrand,  Pasquier,  Mole  ed  il 
Caulaincourt.  Quest'ultimo  fu  invitato  per  espresso  desiderio  dello  czar,  che  rimase  offeso 
delia  freddezza  manifestata  dal  luogotenente  generale  del  regno.  Cfr.  J.  Ladreit  de  Lachar- 
RiÈRE,  Les    cahiers  de  Madame  de  Chateaubriand,  Paris,  1909,  p.  108. 


—  166  — 

LXXXVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  12. 

Milano  il  29  Maggio  [1814]. 
Carissimo  Federico 

Ricevetti  ieri  sera  per  mezzo  del  corriere  Verri  la  tua  lettera  del  22, 
e  23,  ricapitai  le  accluse.  Il  tuo  progetto  d'andare  in  Inghilterra  mi  fa  il 
massimo  dispiacere,  poiché  mi  ritarda  il  momento  di  vederti  e  prolunga  la 
mia  infelice  esistenza;  egli  non  mi  riesci  però  inaspettato,  tenendomelo  già 
per  sicuro  dietro  alle  intenzioni  che  mi  hai  esternato  tante  volte;  io  non 
osai  però  accennarti  questo  mio  timore,  temendo  di  potere  influire  sulla 
tua  risoluzione,  e  non  aver  cosi  ad  incolpare  me  stessa;  scrivimi  di  rag- 
giungerti e  mi  vedi  arrivare  subito,  e  colla  prestezza  d'un  corriere.  Questa 
mattina  il  corriere  Verri  venne  in  persona  per  darmi  le  tue  nuove,  e  mi 
portò  i  pacchi  di  guanti,  i  quali  vanno  benissimo,  ed  i  schal,  che  ho  con- 
segnati a  mia  suocera,  essa  te  ne  ringrazia;  non  ricevetti  le  sedie  della 
Visconti.  Le  pezze  di  Nanquin  sono  vendute  tutte  qualche  cosa  al  disopra 
delle  9  lire,  esse  erano  quasi  tutte  macchiate  d'acqua  di  mare,  ed  anche 
qualcuna  un  po'  rosicata,  ciò  che  impedì  di  venderle  a  maggior  prezzo. 
Non  è  peranco  arrivato  Allemagna;  subito  che  sarà  giunto  cercheremo  di 
effettuare  la  vendita  di  cui  mi  parli.  Dirò  al  Barchetta  la  tua  intenzione 
riguardo  il  capitale  Litta;  esso  sarà  impiegato  per  intiero,  giacché  non  se  ne 
sarebbe  ritenuta  una  porzione  che  per  ogni  tua  richiesta;  giacché  non  ti 
abbisogna  danaro,  per  noi  certo  non  ci  abbisogna.  Ora  ti  parlerò  di  ma- 
trimonj,  la  figlia  Erba  sposa  un  Bergamasco  di  cui  non  so  il  nome, 
egli  è  a  quanto  mi  fu  detto  un  partito  meschino.  La  figlia  Busti  si  marita 
pure  con  un  certo  FrapoUi  assistente  al  Consiglio  di  Stato  ^  ;  egli  é  un 
ottimo  giovane,  ma  di  piccole  finanze.  La  mia  salute  é  discreta,  sto  meglio 
del  miojstomaco,  non  vorrei  che  non  avessero  a  verificarsi  le  mie  speranze, 

2 

Ai  30.  -  La  figlia  Erba  sposa  il  Conte  Locatelli  di  Bergamo  -  uno  dei  mi- 
gliori partiti  di  Bergamo,  ecco  quanto  ho  saputo  ieri  sera.  Si  dice  che  Verri  agi- 
sce sempre  consigliato  da  Melzi,  ed  un  indizio  forte  sono  le  quasi  quotidiane 
visite  che  gli  fa.  Pino  va  pure  spessissimo  da  Melzi,  cosa  che  fa  mormorare  ^.  Si 
dice  chei  Veliti  saranno  a  momenti  disciolti,  come  pure  la  guardia  prefettizia: 
i  primi  potranno  a  quanto  si  dice  passare  in  altri  reggimenti  col  grado  di 

1)  Cesare  Frapolli  era  assistente  al  Consiglio  di  stato  per  le  sezioni  dell'interno  e  delle 
finanze. 

2)  Si  tralasciano  particolari  sulla  salute  della  contessa. 

3)  Circa  i  rapporti,  sempre  cordiali,  malgrado  le  gravi  divergenze  degli  ultimi  d'aprile» 
fra  il  Melzi  ed  il  Verri,  vedasi  nei:  Rendiconti  del  R.  Istituto  Lombardo,  serie  II,  voi.  XL  : 
G.  Gallavkesi,  Ricerche  intorno  alla  rivolusione  milanese  del  1814. 


—  167  — 

sergente,  o  tenente,  i  soldati  semplici,  non  so  poi  niente  rapporto  agli 
ufficiali.  Altre  nuove  non  ve  ne  sono,  quantunque  io  cerchi  di  rintracciare 
tutto  quello  che  si  sa.  La  Contessa  Bigli  ti  prega  di  dire  a  quel  suo 
negoziante  Guastalla  di  provvederle  qualche  boette  di  Rapè  di  Parigi  del 
migliore,  ma  che  non  sia  molto  forte,  e  ti  prega  di  portarglielo  a  Milano. 
Frasconi  padre  ti  saluta  e  ti  ricorda  quello  che  ti  ha  detto,  il  figlio  aspetta 
una  tua  risposta.  Tutti  gli  amici  ti  salutano  caramente,  come  pure  tuo 
padre,  madre,  e  M.  G  e  le  mie  sorelle.  La  Sirtori  ti  ringrazia  dei  guanti,  i 
quali  vanno  benissimo.  Io  non  ti  voglio  ancora  dare  commissioni  per 
l'Inghilterra  sperando  che  decampi  dal  progetto  di  fare  questo  viaggio; 
amerei  piuttosto  venisti  incaricato  di  qualche  cosa  o  ti  dessero  una  qualche 
carica,  poiché  ciò  ti  obbligherebbe  a  venire  subito  e  ti  stabilirebbe  per 
sempre  vicino  a  me,  ciò  ch'io  bramo  vivamente,  e  sopra  d'ogni  altra  cosa. 
Addio,  mio  caro,  amami  e  ricordati  spesso  della  tua  povera  e  triste  Teresina. 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
chez  M.r  Rougemont  de  Lowemberg 
Rue  Bergère  N.  9 

Paris 


LXXXVIII 
Archivio  Casati  -  Cotogno  Monsese.  Edita  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  li  30  maggio  1814. 

Carissima  moglie 

Ho  ricevuto  solamente  quest'oggi  la  tua  lettera  del  21. 
Tutte  le  altre  tue  di  cui  mi  parli  le  ho  ricevute,  ma  con  po- 
sticipazione, e  disordine  sommo.  A  quest'ora  per  altro  le  poste 
spero  sieno  rimesse  in  miglior  ordine.  Quando  non  ti  servi  del 
mezzo  della  reggenza,  mandale  a  D.  Giuseppe  Corti  con  rac- 
comandazione a  lui  particolare,  ma,  prevenendolo  però  eh' è 
affatto  inutile,  ed  anzi  dannoso,  che  le  metta  alla  posta  chargées. 

1)  Pubblicata  in  F.  Confalonieri,  Lettere,  cit.,  p.  31. 


—  168  — 

Ieri  mattina  ad  un'ora  dopo  mezzogiorno  è  morta  l'Impe- 
ratrice Giuseppina  ^  di  un  tifo  pestilenziale  ch'era  qualche  cosa 
di  analogo  con  il  tifo  detto  le  charbon,  di  cui  mori  il  povero 
Sopransi.  Il  giorno  26  ebbe  da  lei  a  pranzo  l'Imperatore  Ales- 
sandro, la  sera  si  mise  a  letto  un  poco  indisposta,  il  29  morì. 
Il  Principe  e  la  Regina  Ortensia'',  che  l'hanno  assistita  sino 
all'ultimo  momento,  sono  entrambi  partiti  per  S.t  Loo. 

Questa  malattia  si  giudica  contagiosa,  ed  è  delle  più 
spaventose  tra  la  schiera  de'  morbi;  Iddio  ci  liberi  ch'ella  prenda 
piede.  Negli  ospedali  militari  muoiono  molta  gente  di  questa 
malattia,  e  tre  medici  sono  ultimamente  morti  di  quelli  che  li 
assistevano;  fra  i  particolari  i  due  sopracitati  sembrano  sin'ora 
gli  unici  esempj.  Domani  mattina  avrà  luogo  una  famosa  sfida 
fra  Lord  Catcart  ministro,  ed  uno  dei  primi  uomini  di  stato  del- 
l'Inghilterra, ^  e  Lord  Plumel  colonnello  degli  usseri  reali. 
Quest'ultimo  ha  mandato  al  primo  un  cartello  di  disfida  per 
vendicare  un  grave  oltraggio  fatto  da  questi  al  pudore  di  una 
sua  sorella.  L'oltraggio  che  è  il  massimo  che  si  possa  portare 
ad  una  ragazza  è  il  soggetto  pubblico  della  disfida,  la  quale 
sarà  alla  pistola,  ed  a  tutto  sangue.  Tutto  Parigi  ne  attende 
l'esito  con  interesse. 

Domattina  saravvi  una  gran  rivista  di  tutte  le  truppe  de' 
coalizzati  che  si  trovano  in  Parigi,  e  ne'  contorni;  essa  monterà 
a  più  di  70  mille  uomini,  e  s'estenderà  tutto  il  lungo  della  strada 
dei  Champs  Elises  sino  verso  S.t  Cloud;  sarà  essa  fatta  da  tutti 
i  sovrani  in  persona.  Dopo  la  rivista  la  più  parte  di  queste 
truppe  sfileranno  per  le  diverse  parti  d'Europa  che  loro  son 
patria.  Il  giorno  1  avrà  luogo  l'apertura  del  Corpo  Legislativo. 
Il  Re  ne  aprirà  le  sedute  con  un  discorso,  del  quale  si  attende 

1)  Risiedeva,  come  è  noto,  alla  Malmaison.  Cfr.  la  nota  3  a  pag.  10. 

2)  La  regina  Ortensia,  sorella  del  principe  Eugenio,  nata  il  10  aprile  1733  dal  visconte 
Alessandro  de  Beauharnais  e  da  Giuseppina,  adottata  da  Napoleone  1°,  sposata  il  3  gennaio 
1802  al  fratello  di  questi  Luigi,  poi  re  d'Olanda  1I8O6-I8IO),  divenne,  per  interposizione  dello 
czar  presso  Luigi  XVIII,  alla  catastrofe  dei  Napoleonidi,  la  duci^essa  di  St.  Leu.  Andò  ra- 
minga e  mori  nel  1837,  senza  poter  vedere  il  fig>io  salire  al  trono  imperiale  francese  col 
nome  di  Napoleone  III.  Com'è  noto,  era  a  quest'epoca  già  da  qualche  anno  legata  al  conte 
di  Flahaut  e  ne  aveva  già  avuto  un  bimbo,  che  divenne  il  duca  di  Morny 

3)  Lord  Cathcart  (1755-l'-43),  dopo  aver  percorsa  la  carriera  militare,  era  allora  amba- 
sciatore inglese  presso  l'Imperatore  Alessandro  I  e  doveva  essere  uno  dei  plenipotenziari  del 
suo  governo  al  Congresso  di  Vienna. 


—  169  — 

con  impazienza  il  contenuto  ^  La  pace  è  firmata;  si  crede  che 
si  attenda  a  farne  la  prima  pubblicazione  al  Corpo  Legislativo  ^. 
La  Francia  ha  tanto  fatto  che  ha  ottenuto  che  le  sia  aggregata 
una  parte  della  Savoia;  eccola  nuovamente  padrona  dell'Italia! 
Fra  il  giorno  2  e  3  tutti  i  Sovrani  partiranno  per  le  varie  loro 
destinazioni.  Abbi  cura  dei  miei  affari;  procura  le  mie  vendite, 
salutami  in  casa,  e  gli  amici  tutti;  voglimi  bene,  e  credimi 
tutto  tuo  Federico, 


-V  :  A  Madame 

JMadame  Thérèse  Gonfalonieri 

Rue  de*  Tre  Monasteri  N.  1595 
à  Milan 


LXXXIX 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  13. 


Milano  il  1  Giugno  1814. 


Carissimo  Federico 


Oggi  la  nostra  povera  guardia  cessa  d'esistere^,  figurati  il  malcontento 
che  deve  necessariamente  animare  questa  povera  gente,  la  quale  deve 
figurarsi  non  aver  mai  esistito,  e  bisogna  riguardino  semplicemente  come 
un  sogno  le  loro  campagne  di  Spagna,  Germania,  Russia  ecc.  1  nazionali 
potranno  entrare  col  loro  grado  nelle  compagnie  che  si  formeranno,  ma  i 
poveri  forestieri  devono  accontentarsi  d'una  lettera  di  raccomandazione 
per  il  loro  sovrano;  libero  a  tutti  domandare  il  loro  congedo  per  ritornare 
a  casa;  mi  fu  detto  che  dei  Veliti  non  si  trovarono  che  cinque  individui 

1)  Su  tutto  questo  periodo  preparatorio  in  cui  fu  redatta  la  "  charte  „  ed  i  vari  gruppi 
monarchici  lottarono  per  darle  un  significato  più  o  meno  reciso  nel  senso  dell'instaura- 
zione d'un  governo  parlamentare,  cfr  C.te  Ferrano,  Mémoires,  Paris,  1897,  specialmente  il 
cap.  IX. 

2)  Era  stato  conservato  infatti  il  Corpo  legislativo  quale  esisteva  alla  caduta  dell'impero 
e  che,  sebbene  emanante  da  un  regime  dispotico,  aveva  dato  prova  d'indipendenza  nell'ul- 
tima sua  sessione.  Su  questo  consesso,  la  cui  educazione  politica  era  scarsa,  poiché  la  co-' 
stituzione  imperiale  lo  privava  del  diritto  di  libera  discussione,  vedansi  le  osservazioni  del 
barone  Pkosper  de  Barante,  La  vie  politique  de  Royer-Collard,  t.  I,  Paris,  1878.  (Ili  ed.), 
pag.  142. 

3)  Vedasi,  circa  le  ragioni  del  provvedimento,  Cusani,  op.  cit.,  vol.  VII,  p.  240. 


—  170  — 

disposti  a  prendere  una  nuova  divisa.  Mi  fu  detto  ieri  sera  per  cosa  certa 
che  fu  offerto  al  general  Pino  di  prendere  il  titolo  di  Tenente  Maresciallo, 
grado  che  corrisponde  a  quello  di  Generale  di  Divisione;  egli  se  ne  chiamò 
offeso  non  volle  accettarlo,  e  se  ne  andò  in  campagna  ^  A  Mazzuchellì  ^ 
offersero  pure  questo  grado;  egli  l'accettò  ben  volentieri.  Il  povero  Pisani 
mi  pare  assai  malcontento,  figurati  qual  piacere  sia  l' immaginarsi  per  unica 
risorsa  l'entrare  nel  formidabile  esercito  del  Duca  di  Modena,  per  chi  ha 
fatto  parte  della  più  formidabile  armata  che  abbia  mai  esistito,  e  l' idea 
consolante  di  morire  col  medesimo  grado  che  si  aveva  quando  si  è  entrati; 
povera  gente,  mi  sento  vera  compassione.  Ho  visto  Brunetti,  ^  egli  è  ben 
malcontento  della  sua  sorte,  e  di  aver  finito  per  sempre  una  carriera  dalla 
quale  si  prometteva  il  più  bell'avvenire.  Le  imposte  non  furono  ancora 
diminuite  d'un  sol  denaro,  ed  anzi  abbiamo  la  graziosa  prospettiva,  ch'esse 
abbino  a  continuare  ancora  per  qualche  tempo  sullo  stesso  piede;  immensa 
è  la  sortita  cagionata  dalla  stazione  delle  truppe  in  questo  paese;  il  Podestà 
non  sa  più  come  provvedere  al  loro  vitto  giornaliero,  gli  appaltatori 
non  vogliono  continuare,  stante  che  non  essendovi  denaro  in  cassa  per 
soddisfarli,  non  si  sentono  di  continuare  le  loro  somministrazioni;  quel  che 
è  duro,  e  che  realmente  non  se  ne  capisce  la  ragione,  si  è  che  dal  mo" 
mento  dell'ingresso  di  queste  truppe  esse  hanno  sempre  avuto  razione 
doppia,  ed  essendo  questa  razione  molto  superiore  al  loro  bisogno  gior- 
naliero, essi  ne  fanno  un  mercato,  e  noi  abbiamo  così  il  piacere  di  vedere 
dilapidare  i  nostri  denari. 

In  campagna  continuano  gli  alloggi  militari,  e  requisizioni  di  letti;  temo 
che  alla  Santa  avremo  altra  truppa.  Gagnola*  ritorna  dalla  Valtellina  per 
la  parte  di  Lecco.  Oggi  il  Barchetta  è  andato  alla  Santa  per  vedere  i  bigatti. 
Frecavalli  è  di  ritorno  da  Genova,  cercherò  d'esigere  la  somma  ch'egli  ti 
deve.  Nessuna  nuova  per  la  vendita  dei  cavalli,  e  legni  ;  ho  saputo  che 
Alemagna,  unitamente  a  Salyer  ha  comperato  più  di  30  cavalli,  e  che  li 
hanno  già  venduti;  ora  capisco  perchè  non  si  sia  trovato  di  vendere  i  tuoi. 
Il  prezzo  dei  cavalli  è  bassissimo  atteso  il  gran  numero  che  hanno  con- 
dotto i  Tedeschi,  si  prendono  dei  bei  cavalli  per  40  luigi,  il  cavaliere  Cicogna 
ne  ha  comperato  uno  bello  per  questo  prezzo.  Il  curato  Villa  si  trova  in 
casa  di  Tiberio  per  farvi   l'operazione   della  cataratta.   Io   non  vidi  mai 


1)  Varie  e  sontuose  erano  le  ville  del  generale  Pino  e  di  sua  moglie  donna  Vittoria  Pe- 
iuso,  vedova  del  marchese  Bartolomeo  Calderara.  La  più  celebre  è  la  villa  al  Garrovo,  a 
nord  di  Cernobbio,  sul  lago  di  Como,  dal  Pino  poi  venduta  alla  principessa  di  Galles,  che 
le  impose  il  nome,  sempre  rimastole,  di  Villa  d' Este. 

2)  Nell'esercito  italiano  aveva  grado  di  general  di  brigata.  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  143. 

31  II  cav.  Vincenzo  Brunetti  era  consigliere  di  stato  e  direttore  generale  del  Censo.  Po- 
trebbe anche  trattarsi  di  Lazzaro  Brunetti,  assistente  al  consiglio  di  stato  in  servizio  straor- 
dinario e  segretario  presso  la  legazione  italiana  alla  R  Corte  ài  Napoli,  tanto  più  che  daj 
Protocolli  della  Reggenza  risulta  (verbale  del  24  maggio)  che  gli  furono  liquidati  com- 
pensi "  a  tacitazione  „  e  come  se  cessasse  di  essere  pubblico  funzionario. 

4)  Forse  l'architetto  marchese  Cagnol.i.  Cfr.  La  nota  Tap.  22. 


171 


l'Annoni  ;  sono  stata  tre  volte  da  lei,  e  lei  due  da  me,  ma  però  in  ora  da 
non  trovarmi  e  credo  ciò  combinato  con  Carlino  Calderara;  so  che  essa 
ha  detto  che  non  veniva  da  me,  perchè  non  credesse  il  mondo,  ch'essa 
cercasse  qualche  cosa,  essendo  determinatissima  di  non  prendere  la  più 
piccola  parte  per  la  Corte  che  verrà,  e  s' informò  s' io  pure  ero  scatenata 
contro  i  Principi;  povera  testa,  essa  mi  fa  compassione;  innumerevoli  sono 
le  liti  ch'essa  ha  fatte  colla  madre,  e  fratelli.  Carlino  Calderara  si  porta 
veramente  malissimo  con  me,  lo  vedo  assai  di  rado,  e  quando  pure  viene 
egli  è  di  mal' umore,  insomma  egli  è  tutto  per  l'Annoni,  non  trova  il  tempo 
che  per  andare  da  lei,  non  s'interessa  di  niente,  ed  in  ispecie  delle  cose 
del  giorno,  non  mi  disse  mai  una  sol  parola  in  tua  lode,  mentre  molte  altre 
persone,  leggendo  le  tue  lettere,  me  ne  fecero  molte,  insomma  egli  è  per 
me  un  essere  impossibile;  egli  sente  infinitamente  la  perdita  vicina  del 
suo  soldo  come  uno  dei  maggiori  pagnotanti  ',  cerca  sempre  mettere  nel- 
l'aspetto più  nero  le  cose  ecc.  Pasini  mi  è  molto  utile,  egli  non  è  ancora 
ritornato  in  grazia  dell'Annoni.  Oggi  v'è  un  gran  pranzo  da  Caprara,  al 
quale  sono  invitati  molti  generali  Tedeschi,  ho  visto  l'invito  di  Alemagna,  egli 
è  concepito  «  il  Gran  Scudiere  allo  Scudiere  Alemagna  »,  buffonate,  se  non  è 
autorizzato  a  darsi  questo  titolo,  e  cosa  da  far  rabbia  se  veramente  con- 
tinua nella  sua  vera  carica.  Egli  per  mezzo  della  Botta  ^  (antica  fiamma 
di  Bellegarde,  la  quale  si  rianima  di  nuovo)  si  è  messo  nelle  buone  grazie 
del  Maresciallo  e  di  tutti  questi  signori. 

Tutti  gli  amici  ti  salutano  caramente  come  pure  la  M.  G.,  tuo  padre 
e  tua  madre,  e  la  Contessa  Bigli.  Addio,  mio  tesoro,  amami  come  ti  amo, 
che  ne  sarò  contenta,  e  conservati  fedele  alla  tua  povera  e  triste  Teresina. 

La  tua 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 


1)  Epitetivo  dispregiativo  col  quale  si  designavano  dai  milanesi  gli  impiegati  napoleo- 
nici, ritenuti  troppo  numerosi,  ed  accusati,  anche  perchè  in  forte  proporzione  non  lombardi, 
di  vivere  alle  spalle  delle  ricche  popo'azioni  transpadane  ormai  cedenti  sotto  il  peso  delle, 
gravosissime  imposte. 

2)  La  marchesa  Clementina  Botta,  nata  Arconati,  morta  ottantenne  nel  1827. 


—  172  — 

XC 

Archivio  Casati  -  Milano.  Edita  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  3  giugno  1814. 
Carissima  moglie 

Fui  alcuni  giorni  senza  tue  lettere,  forse  la  tua  andata 
a  Valmadrera  ne  fu  la  cagione.  I  due  Imperatori  hanno  abban- 
donato ieri  Parigi,  l'uno  facendo  vela  per  l'Inghilterra,  l'altro 
per  Vienna  '^.  Noi  stiamo  aspettando  ogni  giorno  la  nostra  disso- 
luzione, non  avendo  più  nulla  a  che  fare  in  questo  paese;  tosto 
che  i  nostri  Signori  ce  ne  manderanno  l'ordine  già  da  noi 
sollecitato,  la  più  parte  della  deputazione  rimpatrierà  tostamente. 

La  pace  fu  firmata  già  tre  giorni  sono  ^,  e  ne  furon  pubblicate 
le  condizioni  jeri.  Dalle  linee  di  demarcazione  potrete  rilevare 
che  la  Francia  ha  avuto  ancor  bel  giuoco  *,  Tutto  il  rimanente 
del  pasticcio  europeo  si  manipolerà  tra  due  mesi  a  Vienna. 

Ieri  ebbe  luogo  V enterrement  dell'Imperatrice  Giuseppina; 
vi  volle  tutto  lo  sforzo  dei  suoi  diplomatici  per  trattenere  l'Im- 
peratore Alessandro  dall'intervenirvi^.  Il  principe  Eugenio,  e  la 


1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  33. 

2)  L'imperatore  Francesco  d'Austria  aveva  declinato  l'invito  del  principe  reggente  d'In- 
ghilterra, dicendosi  costretto  a  rientrare  nei  suoi  stati.  Egli  incaricò  il  Metternich  di  far  le 
le  sue  scuse,  ed  infatti  il  ministro  rappresentò  il  sovrano  nei  solenni  ricevimenti  di  Londra, 
che  lasciò  alla  metà  di  luglio,  ciò  che  rende  molto  problematica  l'asserzione  del  marchese 
Tassoni  sopra  riferita  (nota  1  pag.  101),  di  una  corsa  del  Metternich  verso  il  Sud,  nel  maggio  1814. 
Cfr.  P.CE  DE  Metternich,  Mémoires,  cit.,  t-  I,  p.  201. 

3)  La  pace  porta  infatti  la  data  del  30  maggio.  Di  quindici  milioni  d'abitanti  ch'erano 
stati  aggregati  alla  Francia  al  momento  dell'apogeo  dell'impero  napoleonico,  450  mila  le 
eran  conservati  all'infuori  dei  limiti  della  monarchia  ereditaria  dei  Borboni.  Vedansi  su  que- 
sti patti  le  osservazioni  del  Chancelier  Pasquier,  op.  cit.,  p    I,  t.  II,  p.p.  434-436. 

4)  Questo  giudizio  del  Gonfalonieri  coincide  coU'opinione  generalmente  diffusa  allora  in 
tutta  Europa,  eccettuata  la  Francia  che,  sebbene  vinta,  si  riteneva  ingiustamente  colpita 
colla  perdita  de'  suoi  cosidetti  "  limiti  naturali  „.  Gosi  almeno  pensava  la  maggior  parte 
dei  suoi  abitanti,  avvezzi  a  pretendere  all'egemonia  su  tutto  il  continente.  Cfr.  su  queste 
impressioni  opposte,  C.  A.  Fyffe,  A  history  of  modem  Europe,  London,  1900,  p.p.  361-63. 

5)  I  particolari  dei  sontuosi  funerali,  predisposti  dai  figli  in  modo  da  non  urtare  le  su- 
scettibilità dei  Borboni  appena  reduci,  sono  narrati,  con  molta  .precisione,  ma  con  un  piz- 
zico di  malizia,  da  F.  Masson,  Joséphine  répudiée,  cit.,  p.p.  361-69.  Il  Masson  scrive  che  la 
guardia  imperiale  russa  scortò  il  feretro  in  alta  tenuta  e  che  il  generale  Sacken  rappre- 
sentò lo  czar,  ma  non  accenna  ai  propositi  dello  czar  di  intervenire  personalmente. 


173 


ex  Regina  d'  Olanda  '  sono  alquanto  ammalati.  L'asse  lasciato  dalla 
lor  madre  ammonta  a  18  milioni  ;  non  so  in  qual  proporzione 
siano  lasciati  eredi;  non  le  si  è  trovato  di  debito  che  un  milione 
seicento  mille  lire  ^  Il  principe  Eugenio  con  ciò  che  ha  e  con 
quello  che  gli  sarà  dato  andrà  ad  essere  uno  dei  più  ricchi 
proprietarj,  mais  malheureusement  il  y  a  apparence  quHl  ne  sera 
plus  question  ni  des  deux  battents  *  ;//  de  principautés. 

Mi  occupo  di  far  eseguire  in  porcellana  il  tuo  ritratto.  Per 
la  scatola  di  Camillo  vuol  essere  cosa  assai  difficile  il  servirlo. 
Fa  i  miei  complimenti  a  tutti  di  casa,  e  mille  saluti  agli  amici. 
Dì  a  Cicogna  eh' è  una  vergogna  che  non  m'abbia  scritto  dai 
beato  ozio  di  Milano,  che  m'aspettavo  veramente  di  .vederlo 
raggiungerci  da  un  momento  all'altro,  che  il  non  aver  ciò  fatto 
mi  è  un  terribile  indizio  che  è  diventato  vecchio,  ma  già  due 
anni  di  più  nella  nostra  età  fanno  una  gran  differenza.  Ti  ab- 
braccio caramente  e  sono 

Federico. 


P.  S,  -     Mettere  l'inclusa  lettera  con   ogni    diligenza  alla 
posta  per  Firenze. 


Il  La  regina  Ortensia,  ormai  duchessa  di  S.  Leu,  rimasta,  sovrattutto  perla  mano  pro- 
tettrice stesale  dallo  czar,  al  riparo  della  reazione  antinapoleonica,  si  preoccupava  di  evi- 
tare il  risorgere  d'ogni  minaccia.  Vìveva  in  un  piccolo  gruppo  di  fidi,  da  convalescente: 
nell'estate  andò  a  curarsi  a  Plombières,  col  Flahaut.  Cfr.  B.on  de  Maricourt,  Madame  de 
Souza  et  sa  famille,  Paris,  1907,  p.p.  304-305. 

2)  Queste  valutazioni,  eco  dalle  voci  che  dovevano  correre  per  Parigi,  sono  assai  esa- 
gerate, improntate  cioè  ad  eccessivo  ottimismo.  La  successione  dell'imperatrice  produsse, 
al  termine  delle  liquidazioni,  due  milioni  per  i  figli  del  P.pe  Eugenio  e  due  per  la  regina 
Ortensia.  Cfr.  .Masson,  op-  cit.,  p.  394. 

3)  Questa  frase  sembra  voler  alludere  alle  prerogative  sovrane,  di  cui  rimaneva  privo  il 
Beauharnais,  e  per  le  quali  si  spalancavano  i  due  battenti  delle  porte  per  lasciar  più  ampio 
l'adito  al  re. 


—  174  — 

XCl 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  14. 

Milano  il  4  Giugno  1814. 

Mio  caro  Federico 

Ricevetti  ieri  mattina  la  tua  lettera  del  28,  essa  mi  ha  fatto  grandissimo 
piacere  essendo  ch'eran  già  decorsi  otto  giorni  senza  ricevere  tue  nuove. 
Ti  sono  veramente  grata  degli  interessanti  dettagli  che  mi  vi  dai,  certo 
che  mi  fa  il  massimo  piacere  d'essere  tenuta  al  giorno  di  cose  che  tanto 
debbono  influire  sulla  nostra  futura  esistenza;  i  nostri  comuni  amici  Fa- 
gnani,  Trecchi,  Breme,  Felber,  Rasini  e  Padulli  sono  ammessi  alla  comu- 
nicazione delle  tue  lettere,  e  sentono  tutta  l'importanza  della  cosa. 
Comunicai  pure  le  nuove  a  tuo  padre,  madre  e  M.  G.,  i  quali  le  bevono  con 
vera  ansietà,  comunicai  pure  alla  zia  Biglj  la  morte  di  Sopransi;  quanto 
alle  nuove  politiche  non  le  faccio  mai  una  vera  comunicazione,  non  essendo 
persona,  per  quanto  mi  pare,  a  cui  si  possano  comunicare  impunemente, 
stante  la  sua  difficoltà  a  capirle.  Ho  ricevuto  i  due  abiti,  il  mio,  e  quello 
della  Ghita;  essi  sono  veramente  belli,  d'ottimo  gusto,  e  te  ne  ringrazio 
infinitamente,  certo  che  non  si  può  essere  più  abili  di  te  per  le  commissioni. 
Ricevetti  pure  le  sedie  della  Visconti;  esse  sono  veramente  belle,  sono 
incontrate  molto  alla  bella  Dea,  e  te  ne  fa  i'suoi  ringraziamenti,  lo  pre- 
parai così  con  qualche  parola  i  tuoi  parenti  per  la  tua  gita  in  Inghilterra, 
è  già  da  molto  tempo  che  se  la  tengono  per  sicura,  non  diedi  però  la 
nuova  formale,  per  la  ragione  che  tu  non  ne  hai  parlato  nella  tua  lettera 
a  tuo  padre;  per  carità,  ti  prego  che  essa  sia  breve.  Se  hai  tempo  di 
pensarvi,  e  che  la  mia  commissione  non  abbia  a  farti  prolungare  d' un'ora 
la  tua  dimora  in  Inghilterra,  ti  pregherei  di  provvedermi  una  Chatouille  di 
viaggio,  che  non  sia  molto  voluminosa,  e  che  contenga  il  calamajo,  spol- 
verino, sito  ampio  per  mettere  la  carta  da  scrivere,  due  scatole  chiuse  per 
pomata,  o  zuccaro,  una  posata  completa,  un  cucchiajo  più  piccolo,  bicchiere, 
forbici,  temperino,  canna  d'apis,  almeno  un  paio  di  flacons,  pettini  per 
pettinare  i  capelli,  come  si  usano  nelle  tavolette,  un  piccolo  cuscino  per  le 
spille,  ecc.;  tutta  la  piazza  che  rimarrà  desidererei  non  ci  fossero  molte 
divisioni,  essendo  più  comodo  per  farvi  stare  più  roba. 

La  Sartirana  *  la  quale  è  andata  a  Torino  per  respirare  l'aria  nativa  e  piena 
di  speranza  ch'essa  le  dovesse  giovare,  ora  suo  marito  scrive  che  sta  ma- 
il La  moglie  del  conte  Filippo  di  Sartirana,  l'amico  del  Foscolo,  annegato  poi  tragicamente. 


— 175  — 

lissimo,  e  che  va  a  mancare  quanto  prima.  L'Ammiraglio  Litta  '  scrisse  la 
morte  seguita  il  mese  d'Agosto  dell'anno  scorso  del  povero  Carlino  Guer- 
rieri; Camillo  ne  è  molto  afflitto.  Alla  metà  d'Agosto  saranno  aboliti  i 
giuochi,  e  Ricci  rimane  per  conseguenza  sciolto  dall' impresa.  Somaglia  fa 
gran  briga  per  averla,  e  non  sarà  permessa  che  la  bassetta  e  solo  in  tempo 
dello  spettacolo. 

Abbiamo  in  casa  un  ufficiale  con  moglie,  i  quali  però  mangiano  da  sé 
e  non  ci  danno  fastidio.  Alla  Santa  sono  andati  l'altro  giorno  in  casa  tua 
d'alloggio  quattro  ufficiali,  non  so  ancora  come  si  siano  condotti.  Con 
dispiacere  bisogna  che  ti  dica  che  fin'ora  non  si  è  potuto  effettuare  nessuna 
vendita,  non  si  trova  gente  che  voglia  comperare,  e  sopratutto  che  voglia 

pagare  il  prezzo  che  meritano  tutti  gli  oggetti  in  vendita 2 

Il  giorno  due  di  questo  mese  ^  fu  per  me  ben  triste,  esso  mi  rammentò  la 
giornata  la  più  fatale  che  m'abbia  mai  avuto  in  vita  mia.  Mia  madre  mi  è 
stata  molto  utile,  in  tal  giorno;  vorrei  imparare  da  lei,  ma  non  ci  riesco. 

Milano  non  fornisce  niente  di  nuovo,  in  questi  ultimi  giorni;  le  truppe 
principiano  a  sfilare  per  la  Germania,  ma  un  po'  lentamente.  Caprara, 
come  ti  scrissi,  diede  un  pranzo  per  Bellegarde,  Klenau,  *  Somariva,  e 
Rossetti;  tutti  questi  signori  uno  dopo  l'altro  si  sono  scusati,  il  povero 
Caprara  fu  un  po'  mortificato,  ho  sentito  questa  mattina  che  ora  finisce  di 
percepire  il  suo  soldo,  che  cerca  subaffittare  il  suo  appartamento,  e  che  ne 
cerca  uno  piccolo  per  lui.^  La  M.  G.,  tua  madre,  zia  Bigli,  mie  sorelle, 
Durini  e  tutti  gli  amici  ti  salutano  e  m'incaricano  di  dirti  mille  cose  in 
loro  nome. 

È  venuto  a  Milano  Tinti  (?)  spero  per  fermarsi  qualche  tempo;  egli 
ti  saluta  caramente.  Addio,  mio  caro,  ed  amatissimo  Federico,  e  ti  prego 
credere  all'amore  sincero  che  sente  per  te  la  tua 

aff.ma  Teresina. 
v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Morands  Hôtel 

Duke  Street 
Manchester  Square  '' 

1)  Intorno  al  bali  Giulio  Litta  Visconti  Arese,  ammiraglio  al  servizio  russo,  marito  del- 
l'erede di  Potemkine,  vedasi  il  libro,  già  citato,  del  Senatore  conte  Giuseppe  Greppi,  Un 
gentiluomo  milanese  guerriero-diplomatico,  Milano  1896. 

2)  Nel  passo  omesso  la  contessa  Teresa  da  al  marito  indicazioni  particolareggiate  intorno 
alle  condizioni  fisiche  che  le  fanno  temere  svanita  la  speranza  d'aver  un  altro  figliolo. 

3)  Ricorreva  il  primo  anniversario  della  morte  del  piccolo  Cecchino. 

4)  Il  conte  Klenau  era  un  generale  austriaco  di  cavalleria.  Nel  1814  aveva  grado  di 
FeldmarschaU-leutnant  e,  tosto  dopo  la  seconda  convenzione  col  Principe  Eugenio,  il  Belle- 
garde lo  aveva  posto  a  capo  del  corpo  d'esercito  comprendente  le  divisioni  Fenner,  Marziani  e 
Radivojevic.  11  28  aprile  il  medesimo  Klenau  aveva  il  comando  delle  4  divisioni  che  entra- 
vano inPiemonte  (Cfr.  Weil,  Le  prince  Eugene  et  Murai  cit,  T.  IV  p.p.  575,  581,  534-851. 

5)  Il  Caprara  rientrò  poi  nella  nativa  Bo  logna,  ove  non  fu  lasciato  tranquillo,  essendo 
stato  segnalato  al'Austria  come  cospiratore.  (Cfr.  Weil,  Joachim  Murât,  cit.,  t.  I,  p  p.  357-59 

6)  Indirizzo  rifatto  a  Parigi. 


—  176  — 

XCII 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Monzese.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  6  Giugno  1814. 
Carissima  Moglie 

Partendo  Marescalchi  ^  per  la  sua  destinazione  di  Parma,^ 
ed  avendomi  esso  richiesto  di  qualche  lettera  perchè  possa  far 
per  questo  mezzo  la  tua  conoscenza  presentandola  in  persona  *, 
lo  munisco  di  questa  ad  formant  m,entre  son  persuaso  che  ti 
giungerà  più  tardi  delle  altre  ^.  Egli  è  un  eccellente  galantuomo, 
ed  abbiamo  da  lui  ricevute  mille  gentilezze  ^  ricevilo  quindi 
bene,  e  senza  cerimonie.  Sotto  la  data  d'oggi  ti  scrivo  un'altra 
lettera  la  quale  ti  giungerà  piìi  presto,  e  porterà  quelle  poche 
nuove  che  abbiamo  alla  giornata.  Ti  abbraccio  e  sono  di  cuore 

Il  tuo  aff.mo 
Federico. 


1)  Pubblicala  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  pag.  34. 

2)  Cfr.,  sullo  stato  d'animo  antinapoleonico  del  Marescalchi  a  quest'epoca,  ciò  che  spiegala 
concordia  coi  deputati  milanesi,  quanto  ne  scrive  il  Weil,  Joachim  Murât  roi  de  Naples  • 
cit.,  T.  II  p.  28,  ove  però  il  Weil  esagera  dicendo  il  Marescalchi  "  désormais  tout  dévoué 
à  l'Autriche  „  perchè  lo  scorge  inquieto,  nell'autunno  1814,  degli  emissari!  che  vanno  e  ven- 
gono dall'Elba. 

3)  Il  Marescalchi,  commissario  delle  Alte  potenze  nei  ducati  di  Parma,  Piacenza  e  Gua- 
stalla, prese  possesso  della  carica,  in  Parma,  il  27  giugno  1814,  ed  il  30  emanò  un  proclama 
a  quelle  popolazioni. 

4)  Relazioni  personali,  sia  pure  superficiali  e  mondane,  dovevano  esser  già  esistite  tra 
la  contessa  Gonfalonieri  ed  il  Marescalchi  all'epoca  delle  feste  per  le  nozze  imperiali.  Gfr.  piii 
indietro  la  lettera  XVI. 

5|  Arrivò  il  19  od  il  20  giugno,  giacché  fra  le  ultime  carte  del  Ministero  degli  affari 
esteri  del  regno  d'Italia,  conservate  nell'archivio  di  stato  di  Milano  (Ministero  degli  affari  esteri, 
II  divisione  -  Gorrispondenza  coll'impero  francese,  1814,  N.  568),  si  trova,  in  minuta,  la  se- 
guente letterina  : 

20  juin  1814.  , 

"Le  comte  Marescalchi  aussitôt  son  arrivée  à  Milan  s'empresse   d'offrir  les   expression 
de  sa  haute  considération  à  S.  E.  Mons.  le  Feld  Maréchal  Commissaire  plénipotentiaire,  et  le 
prie  de  vouloir  bien  lui  marquer  à  quelle  heure  il  pourra  avoir  l'honneur  de  le  voir  demain  „. 
Ancien  Hôtel  des  relations  extérieures 
Borgonuovo. 
6)  Intorno  all'aiuto  veramente  efficace    prestato    dal    Marescalchi    alla  deputazione,  cfr. 
E.  Verga,  art.  cit-,  p.  318. 


—  177  — 

xeni 

Archivio  Casati  -  Cologìio  Monzese.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Parigi  li  7  Giugno  1814. 
Carissima  moglie 

Tutto  è  rientrato  in  questa  gran  capitale  nel  riposo,  e  nella 
tranquillità,  quella  però  compatibile  con  Parigi,  che  non  è  tale 
a  dir  vero  che  pel  confronto  coll'estremo  tumulto  di  questi 
tempi  passati.  Tutti  gli-  Imperatori,  Re,  Principi,  e  quasi  tutte 
le  truppe  straniere  sono  partite.  Il  Re  ha  aperto  l'altr'jeri  la 
gran  seduta  del  corpo  legislativo  con  molta  dignità^,  e  loro  ha 
affibiato  la  costituzione  in  forma  di  comunicazione  non  di  con- 
sulta^, quindi  bon  gre  mal  gre  se  la  inghiottiranno.  Vi  è  ancora 
per  altro  molto  malcontento,  dei  movimenti  sediziosi  serpono 
clandestinamente  in  qua  e  in  là^:  il  giorno  medesimo  dell'a- 
pertura circolava  nell'aula  del  Corpo  legislativo  un  appello  in 
istampa  contro  l'accettazione  della  costituzione";  ma,  se  il  Re 
mostrerà  fermezza,  nulla  questo  popolo  imberbe  saprà  intra- 
prendere   di    positivo.    I    giornali    t'avranno    instruite    sopra    i 


1)  Pubblicato  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  34. 

2|  Il  4  giugno,  nel  pomeriggio,  Luigi  XVIII  indirizzò,  nel  palazzo  Borbone,  sede  del  corpo 
legislativo,  ai  membri  di  questo  ed  ai  senatori  destinati  a  far  parte  della  nuova  camera  dei 
pari,  un  discorso  che  fu  generalmente  giudicato  dignitoso  ed  opportuno,  secondo  pare  anche 
al  Gonfalonieri.  Gfr.  Duvergier  de  Hauranne,  Histoire  du  gouvernement  parlamentaire  en 
France,  t.  II,  Paris,  1857,  p.p.  171  e  seg.  Del  resto  fino  Hyppolite  Garnot,  Mémoires  sur 
Lazare  Camot,  t.  II,  Paris,  1907,  p.  365,  non  è  trattenuto  dalla  sua  avversione  ai  Borboni 
nel  riconoscere  che  Luigi  XVIII  "  maniait  le  langage  officiel  avec  dignité  et  fermeté  „. 

3|  Gontrariamente  alla  pretesa  del  senato,  che,  in  compenso  dell'opera  sua  nel  dare  il 
colpo  di  grazia  al  regime  napoleonico,  aveva  voluto  imporre  una  costituzione  al  sovrano, 
questi  la  largi  come  atto  spontaneo.  Tale  significato  fu  chiarito  dal  preambolo  della  "  Charte  „. 
Gfr.  Ernest  Daudet,  Histoire  de  la  Restauration,  Paris,  1882,  p.  34;  De  Barante,  La  vie 
politique  de  Royer-Collard,  cit.,  t    I,  p    137. 

4)  Le  resistenze  più  o  meno  aperte  alla  restaurazione  sono  registrate  con  ampiezza,  e  con 
evidente  compiacenza,  da  Henky  Houssaye  -  1814  -  cit.,  pp.  636  a  615. 

5)  Vi  fu  veramente  qualche  pericolo  che  il  malcontento  di  taluni,  per  l'aver  tolto  alla  co- 
stituzione ogni  carattere  di  patto  bilaterale,  si  manifestasse  apertamente,  e  solo  a  fatica  si 
potè  indurre  il  Durbach,  rappresentante  il  dipartimento  della  Mosella  e  monarchico  della  vi- 
gilia, a  non  farne  oggetto  di  una  solenne  protesta.  Gfr.  Duvergier  de  Hauranne,  cit.,  t.  II, 
p.p.  184-85.  Pure  la  stampa  inglese  \Edimburgh  Review)  giudicò  poco  corretta  una  mutazione 
cosi  essenziale  delle  condizioni  colle  quali  il  senato  aveva  chiamato  il  re  che  aveva  ri- 
sposto all'appello. 

12 


178- 


fondamenti  di  questa  costituzione^  e  sopra  la  formazione  dell'alta 
camera  de'  pari  in  sostituzione  del  Senato.  Con  questa  abile 
manovra  tutti  i  senatori  non  nominati  Pari  rimangono  nel  loro 
primitivo  nulla,  ascendono  questi  a  circa  18  e  sono  quelli  più 
contaminati  da  macchie  '.  Ma  abbastanza  delle  cose  politiche  per 
ora,  veniamo  a  noi. 

Ecco  le  nostre  funzioni  finite  ;  col  giorno  di  domani  ci 
dichiariamo  disciolti.  Il  desiderio  di  presto  rimpatriare,  e  quello 
principalmente  di  riabbracciarti  fa  che  non  perderò  un  momento 
di  tempo  per  ispedire  la  mia  gita  d'Inghilterra,  la  quale  tu  pure 
son  persuaso  che  sanamente  giudicando  troverai  ragionevole,  e 
dalle  circostanze  imperiosamente  voluta.  La  mia  partenza  sarà 
quindi  probabilmente  il  giorno  10.  Vengonvi  pure  Somaglia  e 
Litta,  mi  combinerò  facilmente  con  uno  di  questi  due.  Prometto 
alla  M.  G.,  nella  lettera  che  le  scrivo,  che  per  S.t  Anna 
sarò  a  festeggiare  il  suo  nome.  Tu  frattanto  tienti  sollevata  di 
spirito,  va  in  campagna  se  ti  aggrada,  fa  in  somma  quel  meglio 
che  credi  pel  tuo  fisico  e  morale.  Se  non  è  ancor  venduta  la 
tua  cavalla,  puoi  profittarne  per  andare  a  cavallo  con  Pierino 
Sayler.  Procura  la  vendita  degli  oggetti  di  cui  ti  ho  incaricato; 
procura  che  il  Barchetta  faccia  delle  frequenti  gite  in  campagna 
ad  organizzare  le  cose  della  Santa,  e  di  Valmadrera.  Denari 
per  ora  non  ne  ho  bisogno,  mentre  me  ne  son  già  fatto  fornire 
costà,  ed  essi  mi  basteranno,  ed  ho  tempo  sino  al  ritorno  mio 
a  renderli.  Di'  alla  Durini  che  la  sua  commissione  per  il  marito 
sarà  eseguita  e  se  mi  sarà  possibile  gliela  trasmetterò  con  uno 
dei  reduci.  Salutami  tutti  e  tutte,  dirigimi  d'ora  innanzi  le 
lettere  a  Londra.  Per  maggior  sicurezza  le  potrai  mandare  alla 


1)  I  principii  fondamentali  di  questa  costituzione,  contenuti  nella  dichiarazione  reale  di 
S.t  Ouen,  furono  svolti  col  lavoro  di  una  commissione,  intorno  alla  quale  si  vedano  se- 
gnatamente Comte  Ferrano,  Mémoires,  cit.,  eh.  XIX. 

2)  Furono  esclusi,  oltre  i  senatori  che  perdevano,  col  trattato  del  30  maggio,  la  nazio- 
nalità francese,  i  membri  della  convenzione  che  avevan  votato  la  morte  di  Luigi  XVI  (regi- 
cidi) e  qualche  statista  di  opinioni  avanzate,  come  Garat,  Lambrechts,  Roederer.  L'ostracismo 
ai  regicidi,  che  ora  sembra  naturale,  sorprese  i  colpiti  ed  una  larga  parte  dell'opinione  pub- 
blica francese,  giacché,  non  solo  le  colpe  della  rivoluzione  eran  ritenute  avvolte  in  una  sorta 
di  prescrizione,  ma  v'eran  pur  stati  dei  negoziati  fra  i  capi  dei  monarchici  parigini  ed  i  se- 
natori "  votants  „,  precedenti  all'atto  di  decadenza  di  Napoleone.  Cfr.  [Madame  Cavaignac] 
Mémoires  d'une  inconnue,  Paris.  1894,  p.p.  363-64  e  G.  Welvert,  Lendemains  révolution- 
naires, Paris,  p.p.  XVII  e  seg. 


—  179  — 

casa  Ciani  \  che  le  metterà  sotto  coperta  del  suo  corrispondente. 
Non  privarmi  delle  lettere  degli  amici,  né  diminuisci  il  nu- 
mero delle  tue,  ma  procura  di  metterle  sotto  al  minor  volume 
per  vista  economica.  Mi  ragguaglierai  come  fu  ricevuta  in  casa 
questa  mia  gita.  Ti  scriverò  ancora  da  Parijii.  Ti  abbraccio 
frattanto  caramente,  e  sono  il  tuo 

Aff.mo  Federico. 


XCIV 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  15. 

Milano  rs  Giugno  1814. 
Carissimo  Federico, 

La  morte  inaspettata  della  povera  Imperatrice  Giuseppina  mi  ha  som- 
mamente funestata,  povera  donna  !  ora  che  poteva  fare  una  vita  tranquilla, 
e  godere  pacificamente  quanto  le  avevano  lasciato,  ciò  che  non  era  poca 
cosa,  dover  morire  e  in  un'età  certamente  fresca;  ti  assicuro  che  mi  sento 
una  vera  compassione  della  sua  sorte.  Le  disgrazie  non  devono  mai  a  Milano 
limitarsi  a  un  sol  individuo;  si  dice  dunque  che  anche  il  Principe  Eugenio 
è  molto  ammalato  e  che  la  Regina  Ortensia  sta  malissimo,  e  che  sono  morti 
una  quantità  di  domestici;  vorrebbero  provare  con  ciò  non  essere  semplice 
la  causa  della  malattia  degli  uni,  e  della  morte  della  prima.  Settala  si  caccia 
da  tutti  questi  signori  per  intrigare,  ed  ottenere  che  le  cose  siano  rimesse 
tutte  come  lo  erano  nel  96,  si  maneggiò  moltissimo  perchè  fossero  con- 
siderati gli  antichi  Ciambellani,  ed  infatti  essi  sono  stati  invitati  tutti, 
per  ordine  di  Bellegarde,  di  andare  a  formare  parte  del  corteggio  della 
processione  del  Corpus  Domini.  Il  maresciallo  ci  anderà  parimenti  con 
tutto  lo  stato  maggiore,  sono  pure  invitati  i  Consiglieri  intimi  di  Stato.  Tuo 
padre  ha  avuto  l'invito,  ed  anderà  alla  processione  in  abito  di  spada,  e 
colla  chiave  di  ciambellano;  non  puoi  credere  quanto  questi  signori  siano 
fieri  di  ricomparire  sulla  scena.  Settala  in  ispecie  vende  protezione;  le 
persone  fanatiche  trovano  tutto  bene,  ma  quelle  che  vedono  le  cose 
spassionatamente  non  sanno  capire  con  che  diritto  il  sig.  Bellegarde  ri- 
conosca questi  signori  Ciambellani  senza  che  vi  sia  un  decreto  dell'  Im- 

1)  Carlo  Ciani  aveva  banca  a  Milano,  nella  contrada  dei  Meravigli. 


—  180  — 

peratore  che  li  richiami.  Una  cosa  poi  che  fa  i  pugni  si  è  che  mi  vien 
detto  che  noi  dell'ultima  Corte  riscuoteremo  il  soldo  anche  del  mese  di 
maggio,  senza  dichiarazione  ch'egli  sia  l'ultimo;  ho  incaricato  persona  perchè 
verifichi  la  cosa  e  perchè  riscuota  se  v'ha  luogo,  trovando  cosa  inutile  il 
regalarglieli.  Indicibili  sono  le  incoerenze  che  si  vedono  succedere;  si 
fece  il  decreto  per  l'espulsione  dei  forestieri,  cosa  tanto  desiderata  e 
necessaria.  Lo  crederesti?  Tutti  i  giorni  si  concedono  naturalizzazioni,  e  a 
degli  individui  della  feccia  di  birbanti;  continuano  negli  impieghi,  ed  il 
Capo  Sezione  del  Ministero  della  Guerra  è  un  forestiere',  ed  è  trovato 
una  persona  necessaria,  e  deve  per  conseguenza  continuare  nel  suo  impiego. 
Calderara  è  membro  di  una  commissione,  per  esaminare  i  prestiti  delle 
Comuni,  non  se  ne  aspetta  un  buon  esito.  Nessuna  nuova  della  Principessa; 
io  non  ebbi  risposta  dalla  Sandizell  e  nessuno  ne  ha  ricevuto.  Il  Principe 
Borghese  -  si  trova  qui  da  qualche  tempo  con  sua  cugina  la  Duchessa 
Lante  ^  egli  si  ferma  qui  fino  a  tanto  che  siano  organizzati  gli  affari  di 
Roma.  I  nostri  militari  non  sono  ancora  intieramente  tranquilli;  [a]  tutti  i 
soldati  semplici  della  Guardia,  i  quali,  vedendosi  messi  al  soldo  della  linea, 
hanno  domandato  il  loro  congedo,  non  c'è  stato  peranco  concesso. 

A  quest'ora  tu  sarai  partito!  io  ti  seguo  col  cuore  e  coli' immagina- 
zione, come  ti  seguo  dappertutto;  ella  è  pur  triste  cosa  il  doversi  contentare 
di  questo,  io  che  vorrei  seguirti  sempre,  e  che  non  avendo  altri  legami,  lo 
potrei  fare  più  d'ogni  altra;  ti  assicuro  mi  costa  infinitamente  il  vedermi 
così  spesso  divisa  da  te,  ed  il  trovarmi  nell'isolamento  totale  nel  quale  tu 
sai  che  io  sono;  ritorna  il  piìi  presto  possibile  ed  in  buona  salute,  cerca 
di  conservarla  perfetta  e  di  non  fare  una  vita  troppo  strapazzata;  non  mi 
hai  mai  parlato  del  tuo  occhio,  dimmi,  te  ne  scongiuro,  qualche  cosa  sopra 
•  di  questo  rapporto,  ti  assicuro,  che  l'ignoranza  nella  quale  mi  lasci  dello 
stato  di  tua  salute  mi  fa  essere  doppiamente  triste.  Frecavalli  ti  saluta,  egli 
ha  pagato  una  somma,  ma  non  credo  che  sia  saldato  con  ciò  il  tuo  credito  ; 
ma,  siccome  tu  non  mi  hai  indicato  precisamente  la  somma  di  cui  andava 
debitore,  io  non  posso  dire  niente.  Il  Barchetta  ti  saluta  e  ti  dice  che 
circa  al  livello  Casnati  la  Comune  che  ne  è  in  possesso  non  vuole  rila- 
sciare nessuna  carta,  e  dicendo  che  il  Vice-Re  non  aveva  diritto  di  disporre 


1)  Allude  forse  al  capo  di  divisione  della  segreteria  generale  di  quel  ministero,  Tomaso 
Dumorey,  direttore  de'  viveri. 

2)  Il  principe  Camillo  Borghese,  dopo  aver  concluso  il  27  aprile  col  generale  Vittorio 
de  la  Tour  e  col  colonnello  Neumann  una  convenzione  per  l'evacua/:ione  delle  provincie  alle 
quali  era  preposto,  aveva  ceduto  il  comando  al  generale  Clemente  de  la  Roncière  ed  aveva 
chiesto,  ed  ottenuto  da  Bellegarde,  il  passaporto  per  Roma.  Cfr.  Weil,  Le  prince  Eugene  et  Mu- 
rât, cit.,  t.  IV  p.p.  576-77  e  t.  V  p.  162. 

3)  La  duchessa  Lante  s'era  mostrata,  durante  l'occupazione  imperiale,  fra  le  più  arren- 
devoli delle  dame  romane  ed  aveva  osato,  con  pochissime,  accettare  un  invito  ad  un  balio 
che  Marziale  Daru,  intendente  della  Corona,  aveva  avuto  il  cattivo  gusto  di  dare  nei  giardini 
del  Quirinale,  il  6  luglio  ISll,  anniversario  del  ratto  di  Pio  VII.  Cfr.  Madelin,  La  Rome  de 
Napoléon,  cit.,  p.  427. 


—  181  — 

dei  suoi  fondi,  il  medesimo  ha  però  trassentito  che  non  si  perderà  niente. 
Tutti  gli  amici  e  parenti  ti  salutano.  Addio,  mio  tesoro,  vogliami  bene 
e  credimi  veramente  di  cuore 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

Calderara,  sempre  nunzio  di  tristi  cose,  mi  dice  esservi  a  Parigi  un'e- 
pidemia ;  per  carità,  fuggi,  io  non  posso  rimanere  tranquilla  sino  a  tanto 
che  ti  sappia  fuori,  dammi  le  tue  nuove  il  più  spesso  possibile;  ci  mancava 
anche  questa  nuova  per  rendere  ancora  più  triste  la  tua  Teresina. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
chez  M.r  de  Rougemont  de  Lowemberg 
Rue  Bergère  N.  9 

Paris 


xcv 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLl  N.  9.  Inedita. 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Basini  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  8  giugno  [1814]. 
Amico  Carissimo 

Due  volte  ti  avevo  scritto  dandoti  distinto  ragguaglio  di  quanto  suc- 
cedeva tra  noi.  Forse  dunque  una  delle  mie  lettere  non  ti  è  giunta,  e  sarà 
probabilmente  la  prima.  Non  avendo  poi  mai  ricevuto  tue  righe,  e  sapendo 
inoltre  che  tutto  il  mondo  ti  scriveva,  ho  supposto  che  dovessi  essere 
affacendatissimo,  e  quindi  ho  sospeso  la  mia  posta  per  non  moltiplicarti 
le  lettere,  ripetendo  forse  quello,  che  pure  gli  altri  ti  avrebbero  scritto. 
Quanto  alle  mie  nove,  ed  a'  miei  saluti,  tua  moglie  ne  era  sempre  incom- 
benzata.  Avrai  rilevato  nelle  mie  lettere  quanto  io  ero  malcontento 
della  nostra  Reggenza,  e  tutto  il  mondo  ne  è  lo  stesso  anche  attualmente;  e 
tutto  il  mondo  grida  [chiedendosi]  come  mai,  non  essendosi  potuto  ottenere 
il  bel  piano,  che  si  era  formato  a  tavolino,  ma  che,  come  da  noi  si  suol 
dire,  era  fatto  senza  l' oste,  vedendo  definitivamente  stabilita  la  sorte 
del  nostro  paese,  e  non  essendovi  più  altro  rimedio,  i  nostri  Signori 
Reggenti  (mi  voglio  intendere  quelli  che  hanno  l'influenza,  e  ne  sono 
despoti,  come  Verri  e  Pino)  non  abbiano  preso  il  loro  partito  procurando 


— 182  — 

di  fare  il  maggior  bene  al  paese  possibile,  dando  dimostrazioni,  e  rap- 
presentando quello  che  a  noi  maggiormente  si  conveniva.  Col  loro  contegno 
invece  non  hanno  contribuito  che   a  far  prendere  sinistre  idee  sul  nostro 
paese  ai  signori  austriaci,  i  quali  si  lagnano  apertamente  di  non  esser  ben 
visti  in  paese,  ed  il  contegno  inquieto  della  truppa  italiana  istigata  dagli 
ufficiali  li  conferma  maggiormente   in  tale  opinione,  e  son  persuasi  che 
sia  necessario  che  rimanga  continuamente  fra  di  noi  un  grosso  corpo  di 
armata  per  contribuire  alla  pubblica  tranquillità;  ed  ecco  quindi  il  motivo 
per  cui  siamo  tutt'all' intorno  circondati  da  tanta  truppa.  Sino  alla  prima 
udienza  avuta  dalla  nostra  deputazione  presso  l'Imperatore  d'Austria,  il 
bel  piano  poteva  fare  illusione;  ma  dopo  questa  ed  il  contegno  degli  altri 
sovrani  e  ministri  diventava  una  vera  chimera,  giacché  in  qualunque  forma 
sia   noi    dovevamo   esser   sudditi   dell'Austria.   Era   ben   meglio  dunque, 
qualunque   fossero  state  le  opinioni  da  prima,  farsene  d'una  necessità 
virtù,  e  far  credere   con  dimostrazioni,  e  coi  fatti,  al  nostro  sovrano  la 
nostra  soddisfazione  per  divenire  suoi  sudditi  e  quindi,  rammentandogli  la 
nostra  condizione  prima  del  96,  cercare  d'ottenere  da  lui  un  sistema,  che 
a  quell'epoca  felice,  il  piìi  che  fosse  possibile,  si  avvicinasse.  Così  la  pen- 
sano tutti  i  buoni  cittadini,  che  non  hanno  la  testa  riscaldata  da  idee  belle 
in  teoria,  ma,  per  la  nostra  situazione  di  cose,  impossibili  a  risolversi  in 
pratica,  tanto  più  che,  nel   mentre  desideriamo  di  formare  una  Nazione, 
siamo  l'uno  dell'altro  nemici  ed   invidiosi;    come   noi   dei  bolognesi,   i 
veneziani  di  noi\  i  reggiani  ed  i  modenesi  egualmente,  e  così  via  discorrendo. 
La  Signora  Reggenza  anche  dopo  decisa  la  nostra  sorte  non  voleva  darsene 
per  intesa,  e  tutte  le  sue  mire  era[no]  di  conservare  il  piede  del  passato 
governo.  Bellegarde,  ora  che  ne  ha  preso  la  presidenza,  vi  ha  messo  in  parte 
rimedio,  ma  non  ha  abbastanza  energia  per  sventare  tutte  le  cabale  della 
canaglia  forestiera  e  di  chi  la  protegge.  Egli  ha  date  delle  disposizioni 
forti   per  i  forastieri  2;  ma  hanno  saputo  metterci  delle  clausole  che  ne 
salva[no]  una  quantità,  e  si  vogliono  ammettere  al  beneficio  della  cittadi- 
nanza nostra  degli  individui  rifiuto  del  loro  paese,  e  che  non  hanno  altro 
merito  che  quello  d'esser  stati  qui  10  anni  a  mangiare  alle  nostre  spalle, 
facendoci  sempre  il  maggior  male  possibile;  si  vogliono  accordare   grati- 
ficazioni, pensioni  a  quelli  che  sono  costretti  ad  andarsene,  e   non  si  è 
pensato  a  domandare  almeno  di  far  concorrere  in  simili  spese  quei  paesi 
per  l'amministrazione  anche  de'  quali  vi  era  un  esercito  di  impiegati  d'ogni 
arma  nella  capitale.  Se  volessi  continuare  collo  stesso  stile  non  finirei  mai 
più.  I  veri  e  reali  interessi  del  paese  sono  stati  fino  ad  ora  trascurati.  E 
sono  pure  i  nostri  stessi  concittadini  che  sono  alla  testa  degli  affari  !  Le 
mezze  misure  in  un  cambiamento  generale  di   cose  non  servono  che  a 

1")  Sulla  rivalità  fra  veneziani  e  milanesi  ha  un  capitolo,  arricchito  con  citazioni  di 
poesie  popolari,  il  De  Castro,  op.  cit.,  p.  311  e  seg. 

2)  Infatti  fu  decretato  che,  col  primo  giugno,  fossero  dimessi  gli  impiegati  originarli  di 
paesi  non  dipendenti  dalla  casa  d'Austria.  Cfr.  Lemmi,  La  rcstaurasione,  cit.,  p.  301. 


—  183  — 

render  tutto  il  mondo  malcontento;  bisognava  distrugger  tutto  per  poter 
fabbricare  solidamente;  e  non  cercare  di  sostenere  invece  quanto  con  un 
novo  ordine  di  cose  non  po'  assolutamente  sussistere:  e  chi  poteva  meglio 
farlo  che  gente  del  paese,  che  deve  esser  al  fatto  di  quanto  è  stato  sino 
ad  ora  la  nostra  rovina?  Ma  lasciamo  là  politica,  giacché  le  cose  per  il 
mio  gridare  non  si  cambiano,  e  veniamo  al  nostro  particolare.  Se  tu  credi 
di  avermi  eccitata  l'invidia  colla  tua  lettera  del  28,  ti  sei  bene  ingannato; 
ma  come,  mi  dirai,  tu  non  ti  saresti  trovato  con  piacere  a  Parigi  in 
quest'epoca?  non  ti  nascerebbe  la  voglia  di  varcare  lo  stretto  in  questa 
circostanza?  sei  un  automa?  cose  cosi  straordinarie  non  ti  scuotono? 
Sarò  un  automa,  non  di  sentimento,  ma  di  fatti.  Pensi  tu  che  se  non  ci 
fosse  stata  quella  picciolissima  difficoltà  del  quantum  interest  avrei  aspettato 
le  tue  descrizioni  per  farmene  nascere  la  voglia?  Tutta  l'importanza  della 
cosa  era  ben  penetrata  nella  mia  testa  sino  nella  sua  origine,  ed  io  for- 
nito di  mezzi  ti  avrei  anzi  da  lungo  tempo  preceduto;  ma  sai  cosa  diceva 
la  volpe  quando  non  poteva  saziarsi  dell'uva  che  scorgeva.  Tu  sai  come 
vanno  ordinariamente  le  cose  di  questo  mondo  :  chi  desidera  non  può  fare, 
e  chi  può  fare  non  desidera,  onde  io  non  posso  a  meno  che  guardare  con 
meraviglia  tanti  nostri  paneroni'  che  lasciano  che  il  giorno  si  succeda  alla 
notte  e  la  notte  [si  succeda]  al  giorno,  una  stagione  dopo  l'altra,  senza  che 
sappiano  staccarsi  dal  campanile  del  Duomo,  per  condurre  una  vita  meno 
monotona  ed  assai  più  interessante,  come  è  quella  di  vedere  negli  altri 
paesi  quanto  non  si  scorgerà  mai  nel  proprio,  determinazione  di  cui  ne 
resta  aggradevole  la  rimembranza  anche  nella  vecchiaia,  quando  anche 
con  i  mezzi  è  solamente  compatibile  se  manca  la  volontà.  Ma  se  non  posso 
fare  dei  passi  di  gigante  non  trascuro  però  quelli  della  formica,  se  l'oc- 
casione mi  si  presenta  opportuna.  Ho  fatto  io  pure  i  miei  viaggi  e  dal 
piacere  che  ne  provo  nei  piccioli  mi  è  facile  l'argomentare  quanto  godrei 
nei  grandi.  La  gran  flotta  inglese  arrivata  a  Genova  dopo  la  capitolazione 
mi  ha  fatto  nascere  il  desiderio  di  vederla,  non  che  quel  paese  interamente 
per  me  nuovo.  Moltissimi  milanesi  eransi  digià  colà  recati  per  lo  stesso 
oggetto;  si  formavano  ogni  momento  delle  compagnie,  ed  io  pure  feci  parte 
d'una,  e  mi  portai  colà  il  20  dello  scorso  mese.  La  situazione  felice  di 
quella  città  non  può  a  meno  che  interessare  chi  la  vede  per  la  prima 
volta,  ma  il  colpo  d'occhio  del  porto  ripieno  di  una  quantità  di  navi  che 
avevano  sbarcati  più  di  15  mille  uomini  con  cavalleria,  ed  artiglieria,  scortate 
da  una  flotta  di  circa  15  navi  da  guerra  tra  grandi  e  picciole,  tra  quali 
3  vascelli  a  tre  ponti,  ed  il  gran  Caledonia  montato  dall'ammiraglio  Pelew-, 


1)  Cioè  milanesi,  detti  mangiatori  di  panna  che  abbonda  nelle  grasse  praterie  che  cin- 
gon  la  loro  città,  pure  citata  talora  quale  "  Paneropoli  „. 

2)  Il  viceammiraglio  Sir  Edward  Pellew  comandava  la  flotta  inglese  nel  Mediterraneo. 
Egli  aveva  recato  dalla  Spagna  al  Bentinck  le  navi  che  gli  occorrevano  per  trasportare  le 
sue  truppe  ed  aveva  partecipato  il  17  aprile  all'attacco  di  Genova.  Nato  a  Dover  nel  1757 
d'una  famiglia  di  Cornovaglia,  vero  lupo  di  mare,  aveva  fatto  le  sue  prove  durante  la  guerra 


184 


guarnito  di  130  pezzi,  e  molti  altri  vascelli  e  fregate,  era  uno  spettacolo 
dei  più  belli  che  mai  si  potessero  vedere.  Sono  stato  alla  festa  di  Bentinck, 
ma,  o  gl'inglesi  che  stanno  nelle  acque  del  Mediterraneo  sono  di  una 
nuova  specie,  o  la  tua  descrizione  della  festa  di  Lord  Stewart  risente  un 
po'  del  partito  di  quella  Nazione  in  molte  cose  assolutamente  inarrivabile. 
La  sala  era  zeppa  di  ufficialità  inglese,  gente  la  più  rozza  e  la  più  incivile, 
che  mai  si  sia  veduta  in  società.  Non  parlano  altra  lingua  che  la  propria, 
non  si  occupano  che  di  scherzare  e  di  ridere  sguajatamente  tra  di  loro, 
senza  usare  il  menomo  riguardo  alle  signore,  stando  sdraiati  sulle  sedie, 
mentre  queste  erano  in  piedi  senza  posto,  stando  ritti  in  piedi  colle  spalle 
ed  il  p voltati  a  quelle  sedute,  senza  smoversi  se  alcuna  di  loro  desi- 
derava vedere,  o  passare  per  andare  altrove,  ballando  come  facchini,  dando 
calci  ed  urti  a  diritta  ed  a  sinistra  senza  discrezione  alcuna:  chi  non  ha  visto 
poi  l'assalto  al  souper  non  ha  visto  ancora  niente.  Il  cielo  mi  conservi  la  vista 
per  altri  oggetti,  che  le  amabili  inglesine!  Vere  scimmie  in  strano  modo 
vestite.  È  vero  che  non  erano  molte,  onde  sospendo  di  giudicare  della 
totalità  come  ho  potuto  fare  a  largo  campo  dei  sir,  e  dei  milord,  i  di  cui 
abiti  non  potevano  esser  più  ridicoli.  Quanto  al  lusso,  all'eleganza  del 
trattamento,  alla  disposizione  della  sala  non  abbiamo  sicuramente  niente 
da  imparare,  anzi  ardisco  dire  che  non  hanno  idea  delle  nostre  feste,  (con 
permesso  di  Lord  Bentinck).  Sono  stato  ad  un'altra  festa  sul  vascello,  e 
quella,  nel  suo  genere,  era  graziosa:  vi  erano  più  di  60  signore  e  la  sala 
preparata  sul  cassero  era  grandissima;  era  stranamente  disposta  colle 
bandiere  di  diverse  nazioni.  Il  trattamento  era  di  vini  e  liquori  di  ogni 
genere.  Cosa  strana  da  notarsi,  che  gli  ufficiali  formanti  parte  dell'equipaggio 
del  vascello  erano  obbligantissimi,  quelli  invitati  conservavano  i  loro  soliti 
modi.  Bisogna  forse  che  non  usino  atti  civili  che  in  casa  propria.  Mi  di- 
menticavo di  darti  un  cenno  della  situazione  dei  genovesi  riguardo  alle 
belle  promesse  di  Lord  Bentinck.  Essi  sono  ancora  nello  stato  primario  di 
indecisione,  ma  quello  che  è  certo  si  è  che  gli  inglesi  li  spogliano  intera- 
mente di  tutto  per  il  valore  di  40  milioni  di  franchi  portando  via  tutto 
quello  che  è  arsenale  e  marina,  e  vendendo  quello  che  non  fa  per  loro, 

d'America.  Fu  uno  degli  eroi  di  quelle  spedizioni  delie  navi  armate  in  corsa  che,  dalla  di- 
chiarazione di  guerra  del  1792,  fra  l'Inghilterra  e  la  Francia,  resero  in  pratica  impossibile  il 
commercio  marittimo  di  quest'ultima.  E  incredibile  il  numero  di  vascelli  francesi  che  cad- 
dero nelle  mani  di  questo  rude  ed  ardito  marinaio,  che  incrociava  perpetuamente  al  largo 
delle  coste  nemiche,  non  trattenuto  dalle  tempeste  e  dall'aver  spesso  a  bordo  ciurme  indi- 
sciplinate. Nel  1803  riesci  a  tener  bloccata  la  flotta  francese  nella  baia  del  Ferrei,  nel  1804 
fu  nominato  comandante  della  squadra  delle  Indie,  nel  1810  fu  posto  a  capo  di  quella  del 
mare  del  Nord,  infine  nel  1811  di  quella  del  Mediterraneo.  Era  dunque  investito  di  tal  ca- 
rica quando  lo  vide  a  Genova  il  Rasini:  da  pochi  giorni  era  stato  ascritto  alla  camera  dei 
lords  come  barone  Exmouth.  Fu  poi  nominato  visconte,  quando  nel  1816  bombardò  Algeri  ed 
ottenne,  con  sole  5  navi,  il  rilascio  di  3000  cristiani  condotti  in  schiavitù  da  quei  barbare- 
reschi.  La  città  di  Londra  lo  nominò  allora  cittadino  onorario  e  gli  offrì  una  spada  ingem- 
mata. Morì  nel  1833,  dopo  esser  stato  assunto  alla  carica  suprema  di  ammiraglio  delle 
flotte  del  rea:no  unito. 


185  — 


e  spogliando  il  porto  e  la  città  dei  mezzi  più  necessarii  di  difesa,  col  bel 
mezzo  termine  che  la  città  di  Genova  è  loro  conquista.  E  si  sono  date 
tante  teste  balorde  tra  di  noi  di  dare  ascolto  alle  loro  chiacchere!  Addio, 
per  non  aver  più  carta. 

Tuo  amico  Rasini. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
à  Paris 


XCVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  16. 

Milano  il  9  Giugno  [1814], 
Carissimo  Federico, 

Ricevo  in  questo  momento  la  tua  lettera  del  30,  ma  oh  Dio  !  qual  tem- 
pesta ha  suscitato  in  tutte  le  mie  facoltà!  non  so  quel  che  mi  faccia;  tu 
mi  accerti  esservi  un'epidemia  tanto  terribile  in  Parigi,  e  non  mi  parli 
niente  che  pensi  ad  abbandonarlo!  Oh,  mio  caro,  io  non  sarò  mai  tranquilla 
sino  a  tanto  che  ti  veda  coi  miei  occhi  e  ti  abbia  nelle  mie  braccia;  vorrei 
avere  tue  nuove  tutte  le  ore,  io  non  posso  aver  pace  lontana  date:  ci 
mancava,  per  mettere  il  colmo  alle  mie  inquietudini  ed  alla  mia  tristezza, 
l'incertezza  la  più  crudele  che  possa  avere  sullo  stato  di  tua  salute.  Le 
tue  lettere  mi  fanno  gran  piacere  certamente,  e  ne  ho  bisogno,  ma 
esse  non  mi  tranquillizzano;  esse  impiegano  otto  giorni  a  venire,  e  ciò 
basta  per  lasciar  sempre  sospeso  il  mio  animo;  vieni,  mio  caro,  tu  sei 
necessario  alla  mia  esistenza,  si,  lo  sei  assolutamente.  Io  ti  scrivo  per 
sfogare  il  mio  cuore,  il  quale  ti  assicuro  è  in  uno  stato  da  far  pietà;  le 
mie  lagrime  bagnano  questo  foglio;  oh  quante  ne  versai  durante  questa 
tua  assenza!  Questa  lettera  non  partirà  che  dopo  domani,  non  la  chiuderò 
che  quel  giorno,  ma  m'era  assolutamente  impossibile  ritardare  sino  a 
quell'epoca  a  scriverti,  non  ho  altra  soddisfazione  fuori  di  questa,  essa  è 
la  sola  che  ora  mi  rimane.  Oh,  mio  caro,  quanto  è  mai  cangiante  il  cuore 
umano!  sono  ancora  sdegnata  e  tutta  sconvolta,  per  la  notizia  che  mi  fu 
data  ieri  sera;  Belgiojoso,  il  quale  fece  tante  smanie  per  la  morte  di  sua 


moglie  ',  e  continuò  sempre,  tutto  questo  tempo,  a  far  stranezze  ridicole, 
ed  alla  maniera  che  già  conosci,  egli  conchiuse  jeri  il  suo  matrimonio  colla 
figlia  Palavicini  a  S.t  Calosso-.  Lonati^  fu  il  mediatore,  si  sono  già  visti  e 
piaciuti,  essa  porta  140  mille  lire  in  dote;  non  m'è  stato  ancora  partecipato; 
non  so,  mio  caro,  che  contenance  potrò  avere  quando  mi  si  farà  la  par- 
tecipazione; se  volesse  risparmiare  la  pena  di  presentarmi  questa  sua 
futura  moglie  gliene  professerei  vera  obbligazione:  maritarsi  dopo  nem- 
meno 4  mesi  di  vedovanza!  ella  è  una  vera  indecenza,  figurati  che  sono 
già  2  mesi  che  si  è  intavolato  questo  trattato.  Ora  ti  lascio  per  andare 
dalla  M.  G.  per  farvi  sera;  non  so  esprimerti  quanto  mi  costi  il  dovervi 
andare,  dovendomi  far  violenza  perchè  non  partecipi  alle  mie  inquietudini. 
Addio,  mio  tesoro. 

A  10.  —  Fui  sturbata,  mio  caro,  tutta  la  notte,  ciò  che  mi  procurò  il 
male  di  testa  per  questa  mattina:  dammi  per  carità  ben  sovente  le  tue 
nuove.  Sono  già  alcuni  giorni  che  si  hanno  alla  Santa  in  casa  nostra  4 
ufficiali  e  loro  seguito,  e  non  si  sa  quando  dovranno  partire;  essi  sono 
tranquilli,  si  sono  accontentati  delle  camere  che  ho  loro  assegnate,  e 
non  sono  mai  entrati  nell'appartamento  terreno,  ma  vogliono  mangiar  bene 
e  la  spesa  è  considerevole.  I  bigatti  vanno  male  tanto  alla  Santa  quanto 
a  Valmadrera,  ella  è  una  cosa  generale,  si  spera  però  che  avranno  un 
buon  prezzo.  Lunedì  mando  a  Valmadrera  il  Barchetta  per  tre  o  quattro 
giorni;  voleva  andarci  ancor'io,  ma  l'ansietà  di  avere  tue  nuove  fa  che 
rinunci  a  questo  progetto.  Oggi  verrà  il  conte  Pesenti  di  Bergamo  per 
vedere  la  cavalla  transilvana  ;  Alemagna  spera  che  si  possa  far  negozio, 
lo  desidero,  ma  è  una  vera  miseria,  non  si  trova  a  vendere  niente  in  questo 
momento,  tutto  è  caduto  di  prezzo.  Oggi  vi  fu  accademia  al  Conservatorio, 
vi  intervenne  Bellegarde  ed  anzi  fu  ordinata  da  lui,  fu  mandato  l'invito  a 
tutte  le  antiche  Dame^,  tutte  le  Dame  di  casa  l'hanno  avuto,  io  non  l'ebbi; 
ti  prometto  che  non  ho  fatto  un  passo  perchè  mi  fosse  mandato.  Dome- 
nica vi  sarà  in  Duomo  un  solenne  Te  Deum  per  la  Pace  ^,  Bellegarde  vi 
interverrà  in  tutta  formalità,  tutti  i  Ciambellani  antichi*'  vi  sono  invitati. 


1)  Doveva  essere  la  giovane  sorella  di  donna  Teresa,  morta  in  quell'inverno  a  soli  19  anni- 
li  vedovo  conte  Antonio  di  Belgioioso,  che  le  sopravisse  sino  al  1854,  si  risposò  nell'agosto 
del  1814  colla  marchesina  Teresa  Pallavicino-Trivulzio,  sorella  del  marchese  Giorgio  proces- 
sato nel  1821. 

2)  Cioè  San  Calocero,  chiesa  nelle  cui  vicinanze  era  la  casa  avita  dei  Pallavicino-Trivulzio. 
3|  Forse  il  marchese  Antonio  Lunati,  marito  di  quella    marchesa   Camilla    Lunati,  nata 

Besozzi-Figliodoni,  che  fece,  morendo  nel  1854,  così  cospicui  lasciti  alle  opere  pie. 

4i  Allude  alle  "  dame  di  corte  „  che,  secondo  l'etichetta  in  vigore  sino  al  1796,  avevano 
altro  trattamento  dalle  "  dame  „  o  signore  di  famiglia  nobile,  ed  avevano  un'anticamera 
speciale.  (Cfr.  F.  Calvi,  //  patrisiato  milanese,  cit.,  p.  304). 

5)  Con  queste  feste,  che  abbracciarono  tutta  la  domenica  12  giugno  e  furon  preannunciate 
la  sera  del  sabato  dallo  scampanio  di  tutte  le  chiese  di  Milano,  si  intendeva  solennizzare  la 
pace  conclusa  in  Parigi  il  30  maggio. 

6)  Vedasi  l'elenco  dei  ciambellani  dell'antico  regime  superstiti  alla  fondazione  del  regno 
Lombardo-Veneto  in  Helfert,  La  caduta,  etc.,  cit.,  pag.  149  (in  nota). 


—  187  — 

come  pure  la  Nobiltà  tutta,  vecchia,  e  nuova;  Settala  è  quegli  che  manipola 
il  tutto:  egli  è  troppo  contento  perchè  abbia  a  campare,  almeno  se  si  deve 
credere  al  proverbio.  Mi  si  dice  che  alla  sera  vi  sarà  teatro  illuminato  e 
che  Bellegarde  anderà  nel  gran  palco  di  Corte.  Si  dice  pure  che  Bellegarde 
possa  dare  una  festa:  se  sarò  invitata  ci  anderò,  altrimenti  non  farò  la 
viltà  di  procurarmi  l'invito,  altronde  io  non  ne  ho  voglia.  La  Mamma 
Grande  ti  saluta,  essa  s'interessa  pure  infinitamente  per  te,  ma  bramerebbe 
pure  sentirti  partito  da  Parigi.  Finito  il  servimento  di  Fossati  '  colla  Ma- 
riannina,  credo  che  l'Ulano  ne  abbia  una  gran  parte,  il  povero  Giorgio 
moriva  di  gelosia.  La  Durini  ha  finito  il  suo  puerperio,  ora  vado  in  teatro 
accompagnata,  ora  da  Calderara,  ed  ora  da  Rasini.  Thurn  viene  nel  mio 
palco,  e  mi  ha  domandato  tue  nuove.  Le  truppe  sfilano  lentamente,  assai 
lentamente;  si  deve  mettere  un'imposta  per  supplire  alle  spese  ch'esse 
hanno  cagionate,  figurati  quanta  gente  strillerà;  certo  ch'ella  è  cosa  un  po' 
dura,  il  vedersi  aggravare  mentre  si  sperava  d'essere  sollevati.  Per  carità, 
una  pronta  organizzazione,  ma  che  ci  si  mandi  una  persona  atta,  tutti  co- 
mandano, tutti  parlano,  sono  ascoltati,  e  non  si  accorgono  che  la  maggior 
parte  parlano  per  spirito  di  partito;  quelli  dell'antico  governo  non  vor- 
rebbero nulla,  e  nessuno  di  quelli  che  hanno  avuto  parte  nel  nuovo,  ciò 
che  è  ingiusto,  ed  alcuni  dei  nuovi,  i  quali  non  dovrebbero  necessariamente 
avere  più  la  più  piccola  influenza,  fanno  tanto  che  s'introducono  di  bel 
nuovo. 

La  d'Adda  Gagnola ^  ti  prega  di  provvederle  12  fazzoletti  di  scorza  di 
colore,  inglesi,  per  il  naso,  ma  ti  raccomanda  che  siano  veramente  belli.  Ti 
accludo  due  lettere.  Tuo  padre,  madre,  zia  Bigli,  e  tutti  gli  amici  ti  salutano. 
Ricordati  il  più  spesso  possibile  della  tua 

aff.ma  Teresina. 


XCVII 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Parigi  li  11  giugno  1814. 
Carissima  Moglie, 
Ho  ricevuto  molte  tue  lettere  del  29  e  30.  Credimi  che  mi 
è  grave  il  ritardarmi  il  piacere  di  riabbracciarti;  ma  d'altronde 
t'assicuro  che  in  buon  calcolo  è  un'economia  di  tempo    che    ti 

1)  Forse  Don  Giorgio  Fossati,  novarese. 

2)  La  marchesa  Margherita  d'Adda  Gagnola. 

3)  Pubblicata  in  Federico  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  36. 


— 188  — 

faccio  di  mia  lontananza,  perchè  in  nessun'  epoca  il  viaggio 
d'Inghilterra  potrebbe  allontanarmi  da  te  per  più  breve  spazio 
che  in  quest'occasione  che  mi  vi  trovo  già  alle  porte.  Domani 
sarà  la  mia  partenza,  la  quale  secondo  t'aveva  scritto  doveva 
già  aver  avuto  luogo,  se  non  fosse  stata  ritardata  da  una  com- 
missione onde  fui  incaricato  dal  Generale  Bellegarde  rapporto 
alle  carte  esistenti  presso  ai  nostri  ora  cessati  ministri  costà. 
Io  precedo  gli  altri,  cioè  Litta  e  Somaglia,  poiché  essi  amano 
rimanere  ancora  alcun  poco  a  Parigi,  ed  io,  oltre  che  desidero 
non  perder  tempo  inutilmente,  non  voglio  assolutamente  mancare 
la  gran  battaglia  navale  di  30  vascelli  di  linea  che  avrà  luogo 
a  Portsmouth  nella  prossima  settimana  alla  presenza  dei  sovrani. 
Questo  è  uno  di  que'  spettacoli  che  non  accadono  facilmente 
nell'intero  corso  di  nostra  vita,  e  che  sarei  desolato  di  mancare. 
Non  ti  inquietare  se  avrai  qualche  lacuna  di  lettere  dopo 
codesta,  perchè,  potendo  darsi,  secondo  le  nuove  che  avrò  per 
istrada,  che  vada  direttamente  a  Portsmouth,  non  sarà  probabile 
che  ti  scriva  che  da  Londra.  Domani  tutta  la  deputazione  si 
scioglie.  Fé  è  già  partito,  Triulzi  e  Sommi  partono  domani  per 
l'Olanda,  e  per  la  Svizzera  ;  non  saranno  a  Milano  che  dopo  un 
mese.  Balabio  va  in  Inghilterra  con  Fontanelli.  Ciani,  e  Beccaria 
partono  per  Milano,  e  ti  porteranno  mie  lettere,  ed  alcune  cose 
per  te.  Farai  loro  ottimo  accoglimento,  mentre  mi  sono  stati 
veramente  amabilissimi  compagni.  In  questo  punto  Stadion  ^  mi 
fa  dire  che  passi  da  lui,  non  so  cosa  egli  possa  volere;  ciò 
m'obbliga  a  finire  prima  di  quel  che  vorrei  poiché  mi  è  vera- 
mente dolce  il  trattenermi  teco.  Ti  abbraccio,  mia  cara,  e  ti 
riabbraccio.  Il  tuo 

Federico. 


1)  Il  conte  Giovanni  di  Stadion  (1763-1824),  della  grande  famiglia  sveva  mediatizzata,  era 
uno  dei  maggiori  uomini  politici  della  monarchia  austriaca.  Un  tempo  ambasciatore  a  Berlino 
ed  a  Pietroburgo  (ove  aveva  negoziato  la  3'  coalizione',  tenne  in  mano  le  fila  del  ritorno 
dell'Austria,  prima  e  durante  il  congresso  di  Praga,  nel  campo  degli  avversarli  di  Napoleone. 
Da  costoro  lo  Stadion  era  considerato  più  fido  del  Metternich.  Ancora  alla  fine  di  quell'anno, 
il  conte  di  Jaucourt,  reggente  il  ministero  degli  esteri  francese,  scriverà  al  Talleyrand  che  si 
tratta  di  rimpiazzare  il  Metternich  collo  Stadion,  ritenuto  più  serio  e  più  deciso.  V.  Corre- 
spondance du  comte  de  Jaucourt  avec  le  prince  de  Talleyrand  pendant  le  congrès  de 
Vienne,  Paris,  1905,  p.  131. 


—  1S9  — 

XCVIII 

Arcìiivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  17. 

Milano  il  15  Giugno  1814. 
Carissimo  Federico, 

Dopo  la  tua  lettera  del  tre  non  ebbi  più  nessuna  lettera;  questa  pri- 
vazione mi  è  tanto  più  sensibile  in  questo  momento  per  ragione  dell'in- 
quietudine nella  quale  sono  sulla  tua  salute;  davvero,  mio  caro,  ch'io  sento 
tutti  i  tormenti  prodotti  dalla  lontananza.  La  Beatrice'  ha  ricevuto  ieri  una 
quantità  di  lettere  di  suo  marito,  la  più  recente  è  del  5,  ma  egli  non  parla 
che  di  lui  ed  i  suoi  compagni  sono  interamente  dimenticati.  Sono  partiti 
dalla  Santa  gli  alloggi  militari,  ma  temo  che  ce  ne  anderanno  degli  altri. 
Fin'ora  nessuna  nuova  per  la  cavalla  grigia,  ma  si  spera  di  far  negozio. 
Tutti  i  tuoi  affari  vanno  regolarmente,  il  Barchetta  se  ne  occupa  quoti- 
dianamente e  con  zelo.  I  nostri  ufficiali  Italiani  sono  ancora  in  fermento  ; 
l'incertezza  nella  quale  sono  sul  loro  destino  avvenire  fa  sì  che  sono 
sempre  irrequieti-.  Le  truppe  tedesche  sfilano  per  la  Germania;  davvero 
che  auguriamo  loro  di  tutto  cuore  il  buon  viaggio!  Figurati  che  il  loro 
mantenimento  ci  costava  più  di  600  mila  franchi  al  mese,  tu  vedi  che  non 
è  una  piccola  cosa,  data  la  miseria  nella  quale  eravamo  prima.  Tutta 
l'ufficialità  tedesca^  si  lagna  che  non  ci  sono  state  delle  feste,  mentre  \\ 
tutte  le  altre  città  ne  hanno  avute,  e  credono  nel  loro  intimo  senso  che 
noi  siamo  francesi  di  cuore;  veramente  trovo  che  non  hanno  torto  di  la- 
gnarsi, ed  avressimo  dovuto  dare  una  qualche  dimostrazione  di  gioia. 
Domenica  si  è  cantato  in  Duomo  il  Te  Deum  per  la  Pace,  e  Bellegarde 
fece  un  proclam.a^  nel  quale  dichiara  che  prende  possesso  del  Milanese, 
Bresciano,  Mantovano,  Bergamasco,  Comasco  in  nome  di  S.  M.  ;  in  tal 
giorno  girarono  continuamente  per  la  città  delle  pattuglie;  questo  atto  di 
diffidenza  non  è  veramente  piaciuto  alla  sana  parte  di  Milano.  Si  parla 
di  scegliere  una  deputazione  per  mandare  a  Vienna,  per  l'organizzazione 
di  questo  paese;  temo  che  Settala  ne  sarà  del  numero,  cesa  che  mi  di- 
spiacerebbe infinitamente;  le  di  lui  idee  non  sono  molto  giuste  ed  è  uno 


1)  La  marchesa  Trivulzio.  Vedi  la  nota  2  a  pag.  10. 

2|  Il  marchese  F.  Cusani,  nella  sua  Storia  di  Milano,  cit  ,  voi.  VII,  p  239,  analizza  con 
serenità,  nei  suoi  elementi  e  nelle  sue  fasi,  questo  malcontento  delle  truppe  italiane. 

3(  In  opposizione  all'accoglienza  fredda  che  trovarono,  dopo  i  primi  effimeri  ed  equivoci 
entusiasmi,  gli  ufficiali  tedeschi  avevano  avuto  istruzione  di  fare  il  possibile  per  affiatarsi 
colle  alte  classi  e  penetrare  nella  loro  società.  Vedasi  G.  De  Castro,  /  ricordi  autobio- 
grafici inediti  del  marchese  Benigno  Bossi,  cit.  p.  912. 

4)  Il  proclama  è  riprodotto,  in  un  fac-simile  a  due  terzi  dell'originale,  in  Comandini,  op. 
cit.,  p.p.  732  33. 


—  190  — 

di  quelli  infolarmati  '  perchè  tutto  sia  messo  sul  piede  del  96;  non  puoi 
credere  quanto  egli  strisci  e  cerchi  d' introdursi  dappertutto.  L'illumina- 
zione che  si  è  fatta  per  Milano  dai  cittadini  per  la  pace  non  è  stata  molto 
brillante,  e  gli  applausi  al  teatro  quando  giunse  Bellegarde  alquanto  mo- 
derati; non  puoi  credere  quanto  il  partito  francese  abbia  ancora  di  seguaci, 
essi  sono  pieni  di  speranze  ^.  È  venuto,  credo  da  Vienna,  un  ordine  che  i 
maggiori  soldi  saranno  18  mila  franchi,  e  tutti  gli  altri  modellati  in  pro- 
porzione. 

Tutti  di  casa  stanno  bene,  come  pure  tutti  i'parenti  ed  amici,  i  quali 
ti  salutano  caramente. 

Addio,  mio  caro,  amami  e  credimi  veramente  di  cuore  tutta  tua 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 


XCIX 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese  Edita  ^. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Londra  li  lo  giugno  1814, 
Carissima  Moglie 

Eccomi  a  datarti  mie  lettere  da  una  novella  capitale. 
Vi  giunsi  jeri  a  metà  della  giornata  dopo  un  prosperosissimo 
viaggio,  e  nella  miglior  salute.  Nulla  ti  dirò  ancora  di  codesta 
città,  poiché  24  ore  non  bastano  neppure  per  ardire  di  farne 
qualche  cenno;  parlerotti  del  mio  viaggio.  Lunedì  giorno  13  del 
corrente  partii  in  posta  da  Parigi  e  per  la  strada  di  Roan  mi 
recai  a  Dieppe,  amando  così  di  diversificare  cammino  nell'andata, 
e  nel  ritorno,  che  sarà  per  Calais.  A  Dieppe  fui  trattenuto  per 
2  ore  onde  aspettare  che  facesse  vento  propizio  per  mettere  a 
la  vela  per  Brighton.  A  10  ore  della  sera  del  giorno  13  col 
favore    della   marea    sortii    dal  porto  a  bordo  di  un  eccellente 


1)  Milanesismo  per  "  accalorati  „. 

2)Cfr  ,  su  questo  risorgere  delle  simpatie  per  il  dominio  francese,  Lemmi,  La  restaurazione 
etc.  cit  p.p.  278-79. 

3)  Pubblicata  in  F.  Confalonieki,  Lettere  cit.  p.  37. 


—  191  — 

cutter  che  andava  a  quella  volta.  Durante  la  notte  il  vento  ci 
lavori  assai  debolmente  onde  femmo  poco  viaggio,  ma  verso  le 
8  ore  del  mattino  ebbimo  ciò  che  da'  marinai  si  chiama  un  coup 
de  toìinerre  accompagnato  da  dirotta  pioggia  e  tempesta,  che 
mise  il  mare  in  un'amabilissima  burrasca.  Il  vento  divenne  vio- 
lentissimo, e  ci  fece  far  un  tragitto  di  32  leghe  in  poche  ore. 
Giunto  il  14  assai  tardi  a  Brighton,  vi  rimasi  sino  alla  mattina 
del  15  per  scorrer  quella  prima  anglica  città  che  mi  si  presen- 
tava, la  quale  è  una  delle  più  amene,  per  la  località,  che  sienvi 
in  Inghilterra.  Ordinati  quindi  a  10  ore  i  cavalli  da  posta,  mi 
vidi  comparire  un  elegantissimo  carrozzino  con  superbi  cavalli 
sciolti,  ed  un  brillante  postiglioncino  che  li  guidava,  ove  entrai 
con  due  inglesi  di  cui  aveva  fatto  conoscenza  nella  mia  breve 
navigazione.  Volando  così  di  posta  in  posta  a  traverso  ad  un 
amenissimo  paese,  ci  trovammo  in  6  ore  di  tempo  a  Londra. 
Costà  discendo  ad  un  buon  hotel,  pranzo  coi  miei  bravi 
inglesi  che  mi  furono  in  viaggio  della  maggior  risorsa,  poi  ci 
si  annuncia  che  a  sera^  si  attendevano  i  sovrani  reduci  da  una 
gita  fatta  ad  Oxford  ;  andiamo  al  loro  incontro  ;  tutte  le  vie  per 
cui  dovevano  passare  erano  brillantemente  illuminate,  mezza 
Londra  era  sortita  ad  incontrarli'^;  li  vediamo  arrivare,  quindi 
ci  si  annuncia  che  fra  un'ora  devono  recarsi  ad  un  ballo  dal 
Duca  di  Manchester^.  Colà  ci  avviamo,  ed  energicamente  boxando 
(cioè  facendo  a  pugni)  fra  l'immensa  folla,  sempre  spalleggiato 
e  diretto  in  questa  manovra  da'  miei  due  compagni,  penetriamo 
accanto  alla  gran  porta  d'entrata  del  palazzo.  Più  di  400  eleganti 
vetture  di  Londra  sfilano  davanti  a  noi,  arriva  quindi    la    car- 


1|  Secondo  il  Giornale  Italiano  del  2  luglio,  lo  czar  non  giunse  da  Oxford  a  Londra 
che  dopo  mezzanotte  e  si  recò  ad  un  ballo  che  avrebbe  avuto  luogo  nel  palazzo  della  con- 
tessa di  Jersey  (e  non  del  duca  di  Manchester  come  dirà  più  sotto  il  Gonfalonieri)  e  vi  si 
sarebbe  trattenuto  dalle  3  alle  6  del  mattino.  Lo  czar  ed  il  re  Guglielmo  eran  stati  ricevuti 
all'università  di  Oxford  come  dottori  in  legge  honoris  causa. 

2)  Sull'entusiasmo  suscitato  in  Inghilterra  dalla  visita  dei  sovrani  esteri,  considerata 
quasi  un  solenne  riconoscimento  dei  servizi  resi  dall'estrema  resistenza  di  quegli  isolani  a 
Napoleone,  cfr.  Brodkick  and  Fothekingham,  The  history  of  England  from  Addington's 
administration  to  the  close  of  William  IV's  reign,  London,  1906,  p.p.   147-148. 

3)  Questo  quinto  duca  di  Manchester,  delia  stirpe  dei  Montagu,  era  succeduto  al  padre  nel 
1788  nella  paria  britannica  e  mori  nel  1843.  Fu  investito  di  cariche  onorifiche,  quali  il  go- 
verno della  Giamaica  e  la  luogotenenza  dell'Huntingdonshire. 


—  192  — 

rozza  del  Principe  Reggente  ^  che  viene  dal  popolo  solennemente 
fischiata,  arriva,  alquanto  dopo,  quella  della  Principessa  di  Galles 
ed  il  popolo  l'applaude  con  mille  grida^,  le  si  getta  attorno,  le 
apre  le  portiere,  ed  in  modo  assai  strano  le  attesta  il  suo  en- 
tusiasmo. Io  era  stupito,  i  miei  inglesi  tranquillamente  m'assi- 
curavano che  questo  era  il  modo  ordinario  con  cui  il  popolo 
manifestava  liberamente  il  suo  modo  di  pensare.  Oh  fortunata 
ed  invidiabile  quella  nazione  cui  è  dato  di  poter  così  esternare 
il  proprio  sentimento!  Passata  così  interessantemente  la  sera, 
me  ne  ritornai  a  casa  facendo  dei  riflessi  di  confronto  non  troppo 
lieti.  Fin'ora  trovomi  solo  de'  miei  colleghi  costà,  ma  credo  che 
Balabio  conti  di  farvi  una  sfuggita.  Litta  e  Somaglia  poi,  temendo 
il  concorso  e  lo  strepito  di  questi  giorni,  attendono  mia  lettera 
in  Francia  (?)  per  determinarsi  tosto  che  annunci  loro  esser 
giunta  la  calma.  La  gran  battaglia  navale  a  Portsmouth  [fu]  diffe- 
rita al  giorno  22;  ciò  m'accomoda  assai  perchè  avrò  così  tempo 
di  recarmivi  con  comodo.  Son  pieno  di  lettere  di  raccomanda- 
zione ai  principali  personaggi  d'Inghilterra,  di  cui  per  amabilità 
m'hanno  voluto  caricare  varie  conoscenze  che  feci  a  Parigi  nel 
corpo  diplomatico.  Non  ho  ancora  cominciato  a  presentarle,  mentre 
amo  rimanere  alcuni  giorni  clandestino  per  meglio  orizzontarmi. 
Queste  lettere,  benché  dall' un  canto  mi  procureranno  varie  sec- 
cature, mi  saranno  per  altro  assai  utili  per  conoscere  addentro 
il  paese,  cosa  alla  quale  tengo  sommamente.  Avrai  a  quest'ora 
ampiamente  ricevuto  mie  nuove  dagli  arrivati.  Procura  delle 
varie  lettere  che  m'avranno  dirette  di  farne  un  plico  solo  che 


1)  Giorgio  Federico  Augusto  d'Este,  principe  di  Galles  (1762-1830),  era  dal  1"  gennaio  1811 
reggente  durante  la  vecchiaia  del  padre  il  re  Giorgio  III,  caduto  in  uno  stato  di  completa 
demenza.  Sulla  sua  impopolarità  in  questi  giorni,  può  leggersi  la  testimonianza  del  Creevey. 
che  era  per  altro  deputato  whig  :  "  He  lives  only  by  protection  of  his  visitors  he  is  caught 
alone,  nothing  can  equal  the  execrations  of  the  people  who  recognise  him  „  (Lettera  di 
M'  Creevey  a  M"  Creevey,  il  U  giugno  1814  in  Sik  Herbert  Maxwell,  The  Creevey  papers, 
vol.  I,  London  1904,  p.  196).  Si  aggiunga,  a  completare  il  quadro,  che  i  rapporti  personali 
fra  lo  czar  ed  il  principe  di  Galles  che  l'ospitava  eran  cattivi,  secondo  appare  dal  racconto 
del  Metternich,  che  era  allora  a  Londra  e  viveva  accanto  ai  Sovrani  (cfr.  Metternich,  Mé- 
moires, cit.  t.  I  p.  324). 

2)  Analogo  incidente  è  riferito  dal  Journal  (ics  Débats  (da  cui  Io  riporta  il  Giornale 
Italiano  del  29  giugno  1814)  come  accaduto  I'll  giugno.  In  tale  sera  lo  czar,  il  re  di 
Prussia  ed  il  principe  reggente,  recatisi  all'opera,  furono  applauditi,  ma  nuovi  e  più  nutriti 
applausi  echeggiarono  poco  appresso  quando  entrò  in  un  palco  la  principessa  di  Galles. 


193 


mi  manderai  due  volte  la  settimana,  rendendolo  del  minor  volume 
possibile,  perchè  la  posta  costa  assai.  Salutami  tutti  in  casa, 
ricordami  agli  amici,  ed  abbracciandoti  sono  il  tuo 

Federico. 

v:  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Gonfalonieri 
Italie  à  Milan 


Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  18. 

Milano  il  18  Giugno  1814. 
Carissimo  Federico, 

L'inquietudine  nella  quale  sono  per  la  tua  salute  fa  sì  che  sento  con 
piacere  la  tua  partenza  da  Parigi,  e  mi  fa  riescire  meno  amara  la  tua  andata 
in  Inghilterra;  io  non  poteva  essere  tranquilla  sino  a  tanto  che  ti  sapeva 
in  mezzo  al  pericolo  di  prendere  una  malattia  tanto  terribile.  Tutti  questi 
giorni  mi  si  voleva  far  credere  che  questa  terribile  malattia  non  era  sparsa 
per  la  città,  ma  Calderara  m'immerse  jeri  sera  nuovamente  nelle  mie 
agitazioni;  egli  mi  citò  una  lettera  della  Mocenigo,  nella  quale  dice  che  il 
morbo  si  estende  anche  ai  cittadini,  e  che  dèi  suo  quartiere  ce  n'erano  molti 
infetti,  e  che  i  medici  disperano  di  trovare  il  rimedio  a  proposito,  per  cui  tutti 
devono  perire.  Per  carità,  mio  tesoro,  prendi  tutt'altra  strada  nel  tuo  ritorno 
ed  evita  di  passare  per  Parigi:  te  ne  scongiuro,  se  posso  qualche  cosa  sul  tuo 
cuore,  ascoltami,  per  carità;  è  colle  lagrime  agli  occhi  che  te  ne  prego. 
La  tua  lontananza  è  per  me  una  cosa  alla  quale  non  posso  assuefarmi,  mi 
sei  troppo  caro  perchè  ciò  sia  altrimenti,  non  volermi  dunque  infelice  del 
tutto  col  lasciarmi  nell'inquietudine  la  più  crudele  che  possa  avere,  qual' è 
quella  dell'incertezza  della  tua  salute.  Tuo  padre  e  tua  madre  trovano 
ragionevole  la  tua  andata  in  Inghilterra,  la  M.  G.,  che  avevo  già 
preparata,  perchè  non  le  riuscisse  inaspettato  il  colpo,  trovava  questo 
viaggio  non  del  tutto  irragionevole,  ma  l'altro  giorno,  quando  ricevette  la 
tua  lettera,  fu  d'un  umore  il  più  nero  che  si  possa  immaginare,  e  mi  disse 
con  quel  tuono  che  tu  le  conosci,  cheti  scrivessi  ch'Ella  non  rispondeva 
alla  tua  lettera  per  evitarti  la  spesa  della  posta  la  quale  s'immagina  abbia 
ad  essere  molto  forte,  non  volendo  essa  esserti  d'aggravio  ;  io  le  risposi  che 

13 


..     — 194  ~ 

ti  avrei  detto  che  non  ti  rispondeva  per  non  affaticare  i  suoi  occhi,  e  che 
sapeva  essere  questo  il  tuo  desiderio,  bramando  infinitamente  che  li  con- 
servasse ;  ella  riprese  a  dirmi  la  stessa  cosa,  ed  io  presso  poco  le 
diedi  la  stessa  risposta,  io  mi  misi  in  serietà,  e  tenni  un  contegno  sostenuto 
tutta  la  sera;  ella  poi  cercò  d'indirizzarmi  varie  volte  la  parola,  forse  per 
emendare  la  sua  scortesia. 

Pesenti  ha  fatto  un'offerta  tanto  meschina  per  la  tua  cavalla  grigia  che 
Salyer  ha  rifiutato,  ma  siccome  ella  gli  piace  molto,  si  spera  che  si  possa 
far  negozio.  Crivelli  Ferdinando' si  applicherebbe  al  carrozzino,  essogli 
piace,  ma  tu  sai  quanto  sia  irresoluto,  onde  fin'ora  non  v'ha  luogo  a  sperar 
niente.  Riguardo  al  rimanente,  nessuna  nuova.  Approfitterò  del  tuo  permesso 
per  andare  a  cavallo,  con  Piero  -  e  col  cocchiere,  ma  ciò  non  diminuirà 
la  nostra  premura  per  la  vendita  della  cavalla.  Gianella  mi  aveva  detto 
pili  volte  di  fare  del  moto  a  cavallo  per  la  mia  salute,  la  quale  ha  bisogno 
di  essere  assai  migliorata.  Alla  Santa  v'hanno  quasi  sempre  alloggi  per- 
manenti, ciò  che  costa  assai  assai,  si  spera  che  saremo  indennizzati;  le 
gaiette  vanno  male,  se  ne  faranno  poche  libbre,  il  Barchetta  non  è  contento 
del  sistema  che  hanno  i  paesani  per  i  bigatti,  e  della  poca  premura  che 
ne  hanno.  Il  rimanente  dei  tuoi  affari  è  in  corrente,  il  Barchetta  se  ne 
occupa  molto. 

Bellegarde  parte  domani  per  Torino  per  fare  un  omaggio  al  Re  ",  e 
sarà  quanto  prima  di  ritorno,  nulla  v'ha,  mio  caro,  di  nuovo,  assolutamente 
niente.  Manderò  le  mie  lettere  alla  casa  Ciani  perchè  le  abbi  così  piìi 
sicure.  Addio,  mio  caro,  amami  come  ti  amo,  e  credimi,  veramente 

aff.ma  Moglie. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


1)  Il  conte  Ferdinando  Crivelli  Pickler,  delia  famiglia  che    poi    aggiunse    per    eredità  il 
nome  di  Serbelloni,  noto  come  austriacante. 

2)  Sayler. 

3)  Già  alla  fine  d'aprile  una  nave  da  guerra  inglese  era  andata  a  Cagliari  per  ricondurre 
il  re  V.    Emanuele  I  negli  stati  ereditarli  di  Casa  Savoia  in  terraferma. 


195 


CI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  19. 


Carissimo  Federico, 


Milano  il  20  Giugno  1814. 


Oh  mio  caro!  qual  consolazione  provai  nel  vedere  i  tuoi  compagni 
Ciani  e  Beccaria!  Essi  mi  hanno  dato  le  tue  nuove  con  tutto  il  dettaglio 
che  ho  voluto;  credo  che  sia  rinata  in  me  la  povera  e."*  Alemagna,  tanto  le 
mie  domande  si  succedevano  rapidamente.  Ricevetti  da  Ciani  il  panno,  il 
chat,  le  stampe,  la  musica  e  i  tre  abiti  di  seta,  tutto  va  bene  e  d'ottimo 
gusto,  veramente  graziosi;  quanto  agli  abiti,  aspetterò  a  sceglierne  per  me 
quando  sarai  di  ritorno  ;  non  so  dirti,  mio  caro,  quanto  ti  sia  grata  per  la 
pena  che  ti  sei  dato  d'eseguire  le  mie  commissioni  ed  è  una  soddisfazione 
per  me  il  vedere  che  ti  sei  occupato  di  me,  ti  assicuro  che  io  non  ambisco 
che  di  esserti  presente.  Ho  ordinato  al  Barchetta  di  pagare  la  somma  di 
cui  sei  debitore  a  Beccaria,  bisognerà  cercare  il  denaro  poiché  in  cassa 
non  v'ha  una  somma  bastante.  Fin'ora  non  si  è  potuta  effettuare  nessuna 
vendita,  ti  assicuro  che  non  è  per  mancanza  di  diligenze,  ma  puramente 
per  le  circostanze  del  momento  ;  tanto  i  cavalli  quanto  i  legni  sono  deca- 
duti infinitamente  di  prezzo.  Per  quest'anno  bisogna  rinunciare  al  raccolto 
delle  gaiette,  esso  va  malissimo,  alla  Santa  ne  farai  poche  libbre;  i  generi 
sono  ad  un  vilissimo  prezzo,  per  cui  non  si  è  potuto  vendere  niente,  fuori 
che  una  certa  quantità  di  vino,  il  quale,  essendo  in  procinto  di  guastarsi,  si 
è  dovuto  vendere  per  una  miseria.  Io  non  anderò  in  campagna,  per  non 
aumentarti  le  spese,  giacché  te  n'  hanno  portato  una  considerevole  gli 
alloggi  militari.  Ho  principiato  a  cavalcare,  e  cerco  di  applicarmi  perchè 
mi  trovi  al  tuo  ritorno  bene  a  cavallo,  faccio  dei  giri  in  luoghi  solitari, 
non  amando  io  di  mostrarmi  in  luoghi  frequentati  senza  di  te.  Alcune  volte 
vado  in  carrettino  con  Rasini,  Calderara  e  Felber;  il  caldo  si  è  fatto  sen- 
tire questi  scorsi  giorni.  Alla  sera  vado  al  teatro  accompagnata  dai 
medesimi  serventi.  Ieri  è  venuto  il  Duchino  di  Monteleone  *,  il  quale  mi  ha 
portato  le  due  tazze  di  porcellana  (le  quali  sono  bellissime  e  ben  eseguito 
il  ritratto);  egli  venne  in  persona  a  portarmele,  ma  io  ero  a  Messa  e  non 
ho  potuto  vederlo  essendo  egli  partito  al  momento.  La  M.  G.  dopo  che 
ha  ricevuto  la  tua  lettera  è  di  un  umore  intrattabile,  fui  ieri  a  pranzo  da 
lei,  non  v'ha  risposta  dura  che  non  m'abbia  data,  come  pure  agli  altri 
commensali;  essa  ha  sentito  malissimo  che  sei  partito  solo,  ed  avrebbe 
voluto  che  ti  fossi  unito  o  con  Somaglia,  o  con  Litta.  L' imposta  prediale 
è  stata  diminuita.  Si   parla  di   mandare   una  Deputazione  a  Vienna  per 

1)  Dovrebbe  essere  un  Erba-Odescalchi,  del  ramo  primogenito,  probabilmente  Don  Ales- 
sandro (1791-1872). 


—  196  — 

complimentare  l'Imperatore,  ed  un'altra  per  trattare  della  nostra  organiz- 
zazione, ma  fin'ora  non  si  è  fatto  niente.  Nuove  nessuna,  ti  assicuro  che 
si  vive  un  giorno  dopo  l'altro  come  tanti  automi.  Si  stanno  organizzando 
tre  Reggimenti  Italiani  '  e  si  concedono  molti  congedi.  Fontanelli  è  qui 
ritornato  da  due  giorni,  egli  è  stato  da  Bellegarde,  ma  s'ignora  come  sia 
stato  ricevuto,  e  la  sera  viene  in  teatro  col  palco  illuminato. 

Sertoli^  ti  prega  dì  comperargli  l'opera  Inglese  in  due  volumi  Smith, 
The  (?)  of  Morals  Sentiments  London  1801  -  in  ottavo.  Tua  madre,  la  Ghita, 
la  zia  Bigli,  il  dottore  Gianella  qui  presenti,  e  tutti  gli  amici  ti  salutano. 

La  mia  salute  è  migliorata  in  questi  ultimi  giorni,  l'attribuisco  ad  un 
rimedio  di  mia  invenzione,  cioè  di  bagnarmi  varie  volte  al  giorno  la  bocca 
dello  stomaco  con  dell'acqua  di  Colonia;  spero  che  anche  il  maggior  moto 
mi  gioverà.  Ti  prego  di  scrivermi  il  più  spesso  possibile,  non  v'hanno 
denari  che  spenda  con  maggior  piacere  che  quelli  per  la  posta.  Addio, 
mio  caro,  vogliami  bene  e  credimi  veramente  di  cuore  la  tua 

affezionatissima 
Teresina. 

{d'altra  mano.) 
I  buoni  umori  di  V[ostra]  M.  G.  si  diffondono  sopra  di  tutta  la  com- 
pagnia non  esclusa  la  Contessina,  ed  in  ispecialità  sopra  di  me.  Addio. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


Cil 

Arcllivio   Casati  -  Cologne  Monzese.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Portsmouth  li  22  giugno  [1814] 
Mezzanotte. 
Carissima  Moglie 

Dalla  data  di  questa  lettera  comprenderai  ed  il  luogo  ove 
mi  trovo  ed  il  motivo.  Abbandonai  jeri  Londra  per  portarmi 
costà,  che  n'è  distante  80  miglia,  per  assistere  al  combattimento 

1)  In  realtà  colla  sola  fanteria  dell'esercito  italiano  si  costituirono  4  reggimenti,  detti 
Wimpfen,  Merville,  Prohaska,  Paar,  dal  nome  del  proprietario,  oltre  quattro  battaglioni  di 
cacciatori  ed  un  reggimento  di  cavalleria  leggera    (Nostiz). 

2)  Forse  don  Cesare  Sertoli,  alto  magistrato,  che  era  primo  presidente  della  Corte  di 
Giustizia  in  Trento,  cavaliere  della  Corona  ferrea.  Nel  nativo  dipartimento  dell'Adda,  era 
ascritto  al  collegio  elettorale  dei  possidenti  ed  al  consiglio  generale. 

3)  Pubblicata  in  F.  Confalonieri.  Lettere,  cit.,  p.  39. 


197 


navale  che  avrà  luogo  domani  alla  presenza  dei  Sovrani.  Fui 
quest'oggi  a  visitare  tutta  la  linea  dei  vascelli;  essi  sono  col- 
locati in  eguali  distanze  in  semicerchio  lungo  tutto  questo 
vastissimo  porto.  Formano  due  linee,  nella  prima  soao  le  fregate, 
nella  seconda  i  vascelli  di  tre  ponti,  in  tutto  ammontano  a  53 
vascelli  compreso  l'ammiraglio.  Tu  vedi  che  una  simile  flotta 
tutta  composta  di  vascelli  di  linea  non  si  vide  forse  giammai 
riunita  in  porto  europeo,  molto  meno  poi  manovrare.  Questa 
sera  all'arrivo  dell'Imperatore  delle  Russie  tutti  i  vascelli  fecero 
in  poppa  un  fuoco  di  Bengala,  e  tirarono  ciascheduno  due  bor- 
date: siccome  i  vascelli  sono  da  80  a  90  cannoni  e  le  fregate 
da  30  a  40,  puoi  quindi  calcolar  per  media  proporzionale  colpi 
3780  in  10  minuti  di  tempo. 

Sono  costà  in  compagnia  di  tre  inglesi  con  cui  sono  venuto, 
e  sto  continuamente  la  giornata;  ciò  mi  va  molto  a  genio,  mentre 
così  conosco  meglio  e  mi  famigliarizzo  coi  loro  costumi  e  coi 
loro  usi,  trattone  che  con  quello  del  bere;  sono  però  de'  più 
moderati,  il  dopo  pranzo  non  hanno  che  una  piccola  iniziativa 
di  ubbriachezza.  Il  popolo  inglese  è  smanioso  per  Blticher  e 
Platof  \  li  chiamano  alla  finestra  5,  6  volte  il  giorno  ;  se  sortono 
a  piedi  od  in  carrozza  si  precipitano  sui  loro  passi.  Delle  donne 
li  circondano,  li  abbracciano,  prendon  loro  le  mani,  e  non  di  rado 
le  ritirano  con  qualche  grazioso  anello  che  loro  vien  posto  in 
dito  con  de'  motti,  e  delle  divise  le  più  amabili,  senza  sapere 
da  qual  gentil  mano  lor  vengano. 

Ma  abbastanza  ti  ho  parlato  di  Portsmouth,  e  molto  mi 
resterà  ancora  a  parlarti  della  giornata  di  domani.  Due  parole 
di  Londra.  Tutto  è  interessante  in  quella  città,  ed  originale. 
Questi  pochi  passati  giorni  furono  riempiti  di  cose  uniche  a 
vedersi,  e  che  questa  occasione  sola  poteva  fornire.  Il  corteggio 
de'  sovrani   il    giorno    della   pubblicazione  della  pace  ^,  la   loro 


li  II  famoso  hetman  dei  cosacchi  del  Don,  che  cosi  gravi  danni  aveva  recato  all'eser- 
cito napoleonico  nella  ritirata  dalla  Russia  e  che  le  truppe  del  principe  Eugenio  avevan  do- 
vuto respingere  quando  il  cosacco  colle  sue  orde  incalzava  la  retroguardia. 

2i  Questo  corteggio  si  iniziò  al  palazzo  di  S.  James,  ove  fu  letto  il  proclama  annun- 
ciante  la  pace,  poi  si  incamminò  verso  Templebar,  ove  trovò  le  porte  chiuse,  ma,  al  suono 
triplicato  delle  trombe,  i  magistrati  della  city  fecero  largo  secondo  l'uso.  I  sovrani  esteri 
non  ebber  parte  in  tale  cerimonia,  tutta  nazionale,  e  per  avventura  il  Gonfalonieri  fa  una 
confusione  col  corteo  formatosi  in  occasione  della  visita  fatta  alla  city  dai  medesimi  mo- 
narchi, invitativi  a  solenne  banchetto. 


—  198  — 

andata  al  banchetto  della  città^  e  l'illuminazione  di  tutta  Londra, 
sono  scene  di  cui  è  difficile  farsene  un'  idea.  Nel  corteggio  eranvi 
30  carrozze  magnifiche  ad  8  cavalli  cadauna,  e  cavalli  inglesi  : 
tu    sai    cosa  vuol    dire  per  un  conoscitore.  Ma  tutto  cede  alla 
rivista  ch'ebbe  luogo  l'altro  ieri  mattina  nelFOc-Park  ",  specie  di 
vastissimo  giardino  inglese,  di  30  mila  uomini,  di  cui  8  mila  di 
cavalleria  tutta  reduce  da  due  giorni  dalla  Spagna  con  tutti  i 
generali  che  si  sono  in  quella  guerra  distinti,  trattone  Wellington^ 
pel  cui  ricevimento  si  preparano  a  giorni  delle  altre  feste;  io, 
piuttosto  fortunato  in  questo  genere  di  cose,  ebbi    un  incontro 
che  mi  procurò  il  vantaggio  di  scorrer  tutta  la  rivista   in    un 
calèche   del   seguito    della  corte  colla  principessa  Goloska.  Ho 
ricevuto  a  Londra  l'ultima  tua  lettera  in  data  del  3,  come  ne 
ricevetti  di  Verri  in  data  del  5.  Al  mio  ritorno  ti  porterò   un 
abitino  da  cavallo  che  riescirà  affatto  nuovo  ed  elegante,  t'ac- 
certo che  vorrei  nulla  aver  comperato  altrove,  tanta  è  la  tenta- 
zione delle  belle  cose  costà.  Dirai  a  mia  madre  che  a  Londra 
avrei  potuto  servirla  di  scialli  assai  meglio,  ma  che  a  Parigi  ora 
come  sai  non  si  portano  che   scialli   di  lana  ;  non   fu   possibile 
trovar  nulla  di  meglio.  Scrivo  a  Sayler  perchè  acceleri  in  ogni 
modo  possibile  la  vendita  dei  due  cavalli  indicatigli  e  del  ca- 
rozzino  che  tu  non  adoperi,  ed  a  questo  effetto  gli  suggerisco 
jdi  mandare  questi  oggetti  a   Torino   se    assolutamente    non   si 
trova  da  esitarli  a  Milano.  Torino  avendo  una  corte  giunta  di 
fresco,  si  troverà  su  questo  proposito  in  situazione  inversa  di 
Milano.  Per  due  motivi  mi  è   estremamente    necessaria  questa 


1)  In  tale  circostanza,  presenti  a  Guildhall  lo  czar  colla  duchessa  d'Oldemburgo,  il  re  di 
Prussia  coi  figli  ed  il  principe  di  Mecklemburgo,  i  magistrati  civici  lessero  un  indirizzo,  il 
principe  reggente  pronunciò  un  discorso  e  molti  brindisi  furon  fatti,  intramezzati  dal  canto 
del  "  Rule  Britannia  „. 

2)  L'Oak-Park,  di  cui  parla  qui  il  Gonfalonieri,  non  dev'essere  altra  cosa  dall'Hyde-Park, 
nel  quale  il  20  giugno  ebbe  luogo  lo  sfilamento  delle  truppe  dinanzi  al  principe  reggente, 
allo  czar  ed  al  re  di  Prussia. 

3)  Il  duca  di  Wellington,  il  22  giugno,  partiva  appena  da  Parigi,  ove  era  stato  nominato  amba- 
sciatore inglese,  e  doveva  quindi  ritornare  nell'agosto,  cinto  di  un'aureola  di  glorie  militari 
che  non  giungeva  per  altro  sino  a  renderlo  accetto  al  popolo  francese,  consapevole  tuttora 
delle  sconfitte  ricevute  dal  vincitore  di  Spagna.  Cfr.  Pierre  Rain,  L'Europe  et  la  restaura- 
tion des  Bourbons.  Paris  19CS,  pp.  86  e  seg.  In  una  lettera  del  20  giugno,  sempre  da  Parigi, 
il  Wellington,  scrive  a  Sir  Henry  Wellesey  "  I  go  England  to-morrow  „  (Duke  of  Wellington, 
Supplementary  Despatches  cit.  v.  IX,  p.  145|. 


199- 


vendita,  per  far  pjosto  cioè  in  stalla,  e  per  far  denaro,  mentre 
non  saprò  resistere  alla  tentazione  di  condurre  un  cavallo  di 
questa  sublime  specie.  Attendo  tue  lettere  con  impazienza.  Sa- 
lutami particolarmente  tutti  di  casa,  le  tue  sorelle  e  gli  amici 
tutti,  ai  quali  dirai  che  vogliano  esser  contenti  de'  saluti  per 
richiamarmi  alla  memoria,  mentre  per  provvedere  alla  loro 
economia  non  li  molesterò  così  facilmente  con  mie  lettere.  Ti 
abbraccio  mia  cara  e  sono  tutto  tuo 

Federico  C. 

P.  S.  —  A  scanso  di  equivoci   dirai   a   Sayler    che    i    due 
cavalli  da  vendere  sono  sempre  la  grigia  e  la  tua. 

v:  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Gonfalonieri 
à  Milan 
Ro[yau]me  de  France  pour  l'Italie 


cm 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  N.  4.  Inedita. 

Alberico  de  Felber  a  Federico  Gonfalonieri 

Amico  Carissimo 

Ho  ricevuto  la  carissima  tua  dei  23  Maggio  p.  scorso,  e  ti  sono  infi- 
nitamente tenuto  della  memoria  che  di  me  conservi. 

Dalle  ultime  nuove  avute  da  costì  ho  sentito  con  dispiacere  la  con- 
tagiosa malattia  che  si  è  sviluppata.  Desidero  pertanto  che  per  la  tua 
salvezza,  non  meno,  che  per  la  tranquillità  della  contessina  tua  consorte, 
della  tua  famiglia,  e  de'  tuoi  amici  tu  possa  affrettare  la  tua  partenza,  i 

Alessandro  Pajni  neil' incaricarmi  di  porgerti  i  suoi  più  distinti  saluti 
mi  ha  consegnata  la  lettera  che  qui  ti  acchiudo,  affinchè  col  tuo  mezzo 
possa  sicuramente  giungere  al  suo  destino. 

Continua  ad  amarmi  come  io  sarò  mai  sempre 

11  tuo  aff.mo  e  leale  amico 
De  Felber. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Federique  Gonfalonieri 
à  Paris 

1)  Questo  biglietto  non  reca  data,  ma  i  timori  espressivi  per  l'epidemia  parigina,  per- 
mettono di  concludere  che  dev'essere  pervenuta  al  Gonfalonieri  nei  primi  tempi  del  suo  sog- 
giorno in  Inghilterra. 


—  200  — 

CIV  p 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


N.  20. 


Milano  il  25  giugno  1814. 


Carissimo  Federico 
Dopo  le  nuove  portatemi  dai  tuoi  colleghi  sul  tuo  conto,  non  ne  ebbi 
altre;  capisco  ch'egli  è  impossibile  altrimenti,  ma  il  desiderio  di  averne  ad 
ogni  ora  mi  fa  riescire  insopportabile  questo  digiuno.  Tu  sarai  nuovamente 
immerso  nei  divertimenti  e  nelle  delizie;  ricordati  almeno  in  mezzo  a  questi 
della  tua  povera  Teresina,  la  quale  conduce  una  vita  veramente  triste. 
Venduta  la  tua  cavalla  transilvana  al  conte  Pesenti  di  Bergamo,  Sayler  mi 
disse  che  gli  avevi  lasciato  la  facoltà  di  venderla  per  80  Luigi,  ma  che,  dato 
il  momento  svantaggioso  nel  quale  siamo,  egli  ha  creduto  d'arbitrarsi  di 
cinque  e  l'ha  venduta  per  75  Luigi,  dando  ognuno  le  mancie  al  proprio 
cocchiere,  e  di  piiì  si  è  dovuto  dare  la  briglia  e  il  morso.  Alemagna  avrebbe 
ceduto  anche  di  più  se  Pierino  non  avesse  tenuto  fermo.  1er  l'altro  la  tua 
cavalla  inglese  è  stata  montata  da  Piero,  non  so  se  l'abbia  fatta  affocare 
troppo  o  se  ha  preso  un  colpo  d'aria  nel  venire  a  casa,  il  risultato  si  è 
che  si  è  ammalata,  le  hanno  cavato  sangue,  ma  oggi  sta  meglio.  Il  Mon- 
delino  trova  che  non  è  una  malattia  seria.  Sono  varj  giorni  ch'io  non 
monto  a  cavallo  a  motivo  del  cattivo  tempo;  la  mia  cavalla  ha  guadagnato, 
il  suo  trotto  è  meno  incomodo.  Il  galoppo  mi  affatica  molto,  di  modo  che 
non  mi  ci  applico.  1er  l'altro  ho  fatto  il  prezzo  delle  gaiette  di  Valmadrera, 
cioè  L.  3.176  di  sicuro  e  il  rapporto,  a  Giovannino  Sirtori  e  a  don  Pietro 
Origo  1;  per  quelle  dellla  Santa  non  si  è  ancora  fatto  niente.  La  figlia  Cam- 
biagO'  è  attaccata  dalla  stessa  malattia  dei  di  lei  fratelli,  e  pare  non  vi  sia 
lusinga  di  guarigione, povera  ragazza,  mi  fa  veramente  pena!  essa  conosce 
perfettamente  la  sua  situazione.  Morto  il  conte  Besozzi^  in  seguito  a  una 
malattia  di  alcuni  giorni,  non  so  se  sia  molto  compianto  dai  suoi  parenti. 
Si  assicura  che  Bellegarde  è  nominato  Governatore  di  Milano,  se  ne  aspetta 
la  pubblicazione.  Poveri  noi,  questo  non  ci  fa  sperare  che  la  nostra  città 
abbia  ad  essere  in  fiore!  non  vorrei  che  tutte  le  promesse  avessero  a 
verificarsi  nello  stesso  modo!  è  impossibile  essere  in  maggior  squallore  ; 
ti  basti  per  averne  un'idea,  ch'io  non  ebbi  mai  occasione  d'incontrarmi 
con  nessuna  delle  mie  colleghe  e  delle  altre  signore  che  venivano  a  Corte, 
fuori  di  quelle  colle  quali  sono  legata  con  qualche  amicizia.  Settala  vuole 
influire  in  tutto,  egli  vorrebbe  ristabilire  tutto  nel  piede  del  96  come  sa- 
li Forse  della  famiglia  dei  conti  Origo,  patrizii  milanesi. 

2)  Gaetana  Cambiaghi,  della  famiglia  patrizia  dei  Cambiaghi-Visconti,  morì   diciottenne 
il  14  ottobre  di  quell'anno. 

3i  Probabilmente  allude  al  conte  Antonio,  ultimo  del  suo   ramo   (aggregato    nel    1734  al 
patriziato  milanese;.  Possedeva  un  palazzo  presso  S.  Marco,  ora  Cramer. 


—  201  — 

rebbe  Dottori  di  Collegi  \  Consigli,  ecc.;  la  sua  influenza  mi  fa  temer  molto 
essendo  uno  di  quelli  che  sente  maggiore  acrimonia  con  quelli  che  hanno 
avuto  parte  nel  governo  passato;  egli  è,  t'assicuro,  d'una  fierezza  insolente, 
buon  per  me  che  non  lo  vedo  mai.  Sua  moglie  sta  divertendosi  a  Vienna, 
e  non  tralascerà  dal  canto  suo  di  perorare  la  causa  del  marito.  La  M.  Q- 
è  del  suo  umore  agro  che  ha  preso  dopo  la  tua  lettera,  jeri  però  è 
stata  con  me  bastantemente  gentile,  essa  non  mi  ha  però  detto  di  salutarti 
né  domandato  se  avevo  tue  nuove.  Mediante  la  perorazione  di  Tiberio  si 
è  riaccomodato  il  servimento  di  Fossati,  l'Ulano  se  n'è  ito. 

La  Sirtori  è  frenetica  per  gli  ufficiali  Tedeschi,  e  suo  marito  lo  è  al 
segno  che  vorrebbe  vedersene  uno  a  letto  assieme,  tutti  e  due  vorrebbero 
vedere  il  palco  pieno,  essa  fa  loro  delle  avances  al  di  là  di  quelle  che  sono 
prescritte  dall'urbanità,  e  trascura  i  nostri;  io  che  considero  che  gli  ultimi 
sono  quelli  che  mi  rimarranno  sempre  cerco  di  supplire  e  non  ambisco 
d'impatanarmi  di  troppo,  sia  però  certo  che  uso  tutti  i  riguardi  con  quelli 
che  mi  furono  presentati.  Il  contino  Meda^,  mi  ha  presentato  il  barone 
Schimcl  Ruik,  il  quale  è  qui  per  essere  impiegato  nel  Civile  ;  è  una 
persona  che  ha  delle  buone  maniere;  egli  è  stato  a  pranzo  dalla  contessa 
Biglj.  Mi  dispiace  che,  non  essendoci  tu,  io  non  posso  fare  a  questi  miei 
presentati  la  più  piccola  gentilezza,  fuorché  di  averli  in  palco,  e  in  palco 
con  tre  donne  non  è  un  gran  trattamento  !  poiché  non  possono  fermarvisi 
molto.  Belgiojoso  si  era  disgustato  con  noi  altre,  mi  scrisse  una  lettera,  io 
gli  risposi  e  con  questo  è  finito  tutto,  non  so  quando  si  celebri  il  suo  ma- 
trimonio. La  mo[glie]  di  Galeotto"  ha  fatto  un  maschio*. 

In  questo  momento  hanno  fatto  un  secondo  salasso  alla  cavalla  Inglese, 
il  Mondelino  trova  però  la  malattia  regolare.  Ieri  v'é  stata  la  Fiera  di 
Monza,  so  che  v'era  molta  gente  malgrado  il  cattivo  tempo,  ma  non  ho 
ancora  avuto  nessun  dettaglio.  Annoiata  di  soffrire  continuamente  di  sto- 
maco e  di  prendere  dei  rimedj  ordinatimi  dal  Peruca,  feci  domandare 
Ruggeri  il  quale  ha  trovato  la  ricetta  Peruchesca  veramente  bestiale,  egli 
mi  ha  sostituito  altre  cose,  e  mi  disse  che  in  seguito  mi  farà  prendere  delle 
acque  minerali  artefatte,  non  potendo  io  andare  sul  luogo  a  prenderle, 
egli  ha  deciso  che  il  mio  incomodo  é  prodotto  d'una  forte  debolezza  allo 
stomaco.  La  carta  finisce,  bisogna  che  ti  lasci.  Addio,  mio  caro,  amami  e 
credimi  costantemente 

la  tua  aff.ma  Teresina. 

A  Monsieur 
.Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 

Londres 

1)  Il  collegio  dei  nobili  giureconsulti,  durato  sino  alla  rivoluzione  francese,  se  era  rigi' 
damente  riservato  al  patriziato,  contribuiva  efficacemente  ad  invogliarlo  allo  studio  ed  alia 
pratica  del  diritto  ed  al  maneggio  dei  pubblici   affari. 

2)  Il  conte  Giuseppe  Meda  fu  l'ultimo  di  sua  stirpe. 

3)  Il  conte  Galeotto  Barbiano  di  Belgioioso,  fratello  maggiore  di  Antonio,  aveva  sposato 
l'anno  precedente  donna  Claudia  Brivio. 

4)  Questo  bimbo  fu  il  conte  Giuseppe  di  Belgioioso,  morto  nel  1895,  che  nel  ISIS  fu 
condotto  ostaggio  dal  Radetzky  quando  le  cinque  giornate  lo  ebber  costretto  ad  abbando- 
nare Milano. 


—  202  — 

cv 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  2L 

Milano  il  28  Giugno  [1814]. 
Carissimo  Federico, 

Ancora  nessuna  lettera  dopo  la  tua  partenza  da  Parigi,  ti  assicuro 
che  ora  sono  impaziente.  Ti  prego  di  darmi  nuove  distinte  della  tua  per- 
sona, e  singolarmente  dei  tuoi  occhi;  ti  pregai  di  ciò  in  un'altra  mia, 
ma  non  mi  hai  risposto  su  quest'articolo,  puoi  ben  credere  essere  questo 
quello  che  mi  interessa  di  più  di  sapere.  La  mia  salute,  dopo  che  prendo 
i  rimedj  prescritti  da  Ruggeri,  ha  piuttosto  migliorato;  veroèperò  che  bisogna 
abbia  molta  cura  nel  scegliere  i  cibi  più  facili  alla  digestione  ;  la  priva- 
zione della  frutta  e  della  verdura  costa  un  po'  alla  mia  ghiottoneria.  La 
cavalla  inglese  è  guarita,  e  fra  due  giorni  sarà  montata  secondo  il  solito. 
Niente  di  nuovo  né  per  la  mia  cavalla  né  per  i  legni,  non  puoi  credere 
quanti  legni  vi  siano  da  vendere,  e  per  buonissimo  ed  anzi  vilissimo 
prezzo,  ciò  che  rende  difficile  l'esitare  i  tuoi  ;  in  quanto  ai  cavalli  non  si 
vogliono  che  cavalli  dei  tedeschi,  un  rozzo  in  una  stalla  di  un  colonnello, 
ufficiale,  ecc.,  è  preferito  ai  più  bei  cavalli  della  città.  Porro  ne  ha  com- 
perato uno  da  Klenau  per  80  luigi,  e  mi  dicono  che  non  vale  certo  quei 
denari  ;  Monticelli,  servente  della  Julie,  Crivelli  ',  ne  ha  comperato  uno  per 
60  luigi,  e  non  vale  40,  e  così  di  molti  altri. 

Ieri  Mellerio  -  ha  dato  un  pranzo  al  Gergnetto  a  cui  erano  invitati 
tutti  i  membri  della  reggenza,  e  dei  generali  tedeschi  ;  Bellegarde  non  lo 
ha  onorato  della  sua  presenza.  Si  assicura  che  Bellegarde  è  fatto  gover- 
natore in  fisso  di  questo  Stato,  sino  a  tanto  che  il  figlio  secondogenito 
dell'imperatore  sia  giunto  all'età  di  prender  moglie.  Ecco  quanto  sono  at- 

1)  La  contessa  Julie  Crivelli,  moglie  del  conte  Ferdinando,  era  nata  Serbelloni. 

2)  II  conte  Giacomo  Mellerio,  consigliere  generale  dell'Olona  e  membro  della  congrega- 
zione di  carità  di  Milano,  era  stato  chiamato  a  far  parte  della  reggenza,  in  seno  alla  quale 
rappresentava  per  avventura  l'elemento  più  favorevole  all'Austria.  Nato  a  Domodossola  nel 
1777,  erede  dello  zio  conte  Giovanni  Battista  e  della  pingue  sostanza  della  famiglia,  affer- 
matasi, nel  sec.  XVIII,  fra  le  prime  dei  finanzieri,  il  Mellerio  s'era  occupato  con  molto  zelo 
d'opere  di  carità  e  di  religione,  oltre  che  d'affari  amministrativi,  fino  alla  caduta  del  regno. 
Fu  delegato  dei  concittadini  a  Vienna,  nel  1814,  e  s'adoperò  sinceramente  per  ridonar  loro 
le  istituzioni  del  tempo  di  Maria  Teresa,  sovrattutto  le  immunità  giudiziarie  e  fiscali  (Helfert, 
Kaiser  Franz,  cit.  pp.  31,  34  etcì.  Divenne  vice-presidente  del  governo  di  Lombardia  e  fu,  in 
un  breve  intervallo,  a  capo  dello  stato,  ma  l'Austria,  che  lo  accarezzava  apparentemente, 
gli  negò  la  sperata  influenza  nella  sistemazione  definitiva,  ponendolo  a  dirigere  la  cancelleria 
morava,  carica  che  egli  tosto  depose.  Fu  uomo  retto,  intelligente,  munifico,  sviato  per  lungo 
tempo  dalla  sua  chimera  della  restaurazione  dell'antico  regime,  che  lo  fece  fraintendere  dai 
concittadini,  restii  del  resto  a  seguire  gli  ideali  religiosi  di  questo  piissimo  gentiluomo.  Ot- 
tenne però  la  stima  del  Manzoni  e  del  Rosmini,  che  l'amarono  assai,  sovrattutto  il  secondo. 
(Cfr.  Cantò,  Alessandro  Manzoni,  cit.  vol.  I,  p.  316  e  Bonola,  op.  cit.,  pp.  213  a  215).  Mori, 
quasi  dimenticato,  nel  1847.  Vedasi  pure  su  di  lui  J,  Mellerio,  La  famille  Mellerio,  Paris  1893. 


—  203  — 

fendibili  le  promesse  dell'iinperatore  di  non  lasciar  languire  questo  paese... 
abbiamo  una  prospettiva  non  certo  brillante,  bisognerà  rivolger  la  testa 
e  cercare  le  delizie  nella  vita  campestre  e  in  quanto  la  natura  ci  sommi- 
nistra. Poveri  noi  !  A  Genova  è  stata  spiegata  la  bandiera  inglese  ;  non 
si  sa  ancora  cosa  succederà  di  quella  città.  Il  generale  Vilson  è  partito 
l'altro  giorno  per  non  ritornar  più,  eccoci  liberati  di  questi  pagliacci  in- 
glesi ;  egli  faceva  la  corte  alla  Julie  Crivelli,  La  Sirtori  partirà  verso  la 
fine  del  mese  venturo  per  Genova  per  prendervi  i  bagni,  essa  conduce 
seco  anche  la  Mariettina',  nel  suo  ritorno  essa  passerà  per  Torino  (credo 
che  si  presenterà  a  quella  Corte)  ed  Alessandria.  Indicibili  sono  le  stra- 
nezze che  fa  il  re  di  Piemonte  :  egli  parte  in  tutto  dalla  sua  massima 
d'aver  dormito  tutti  questi  anni,  e  non  riconosce  per  conseguenza  che  le 
persone  che  erano  impiegate  20  anni  fa,  e  saluta  come  tenente,  alfiere,  ecc. 
dei  generali  che  sono  passati  gradatamente  per  la  trafila  ordinaria,  e 
così  di  tutti.  Mi  è  stato  assicurato  ch'egli  ha  rimesso  le  primogeniture, 
ecco  Cicogna  in  possesso  dei  suoi  antichi  diritti-;  egli  però  non  me  ne  ha 
parlato  ;  il  medesimo  parte  tutti  i  giorni  per  Londra,  ma  fin'ora  non  si 
sa  ancora  se  positivamente  vada,  credo  che  questo  ritardo  sia  attribuibile 
al  non  aver  trovato  un  compagno  per  andare  insieme  ;  egli  si  lagna  di 
te  perchè  non  l'hai  avvertito  che  andavi  a  Londra,  e  non  gli  hai  scritto 
di  raggiungerlo  a  Parigi,  dicendo  essere  questo  il  concerto  passato  fra 
voi  altri  due;  credo  che  il  vedersi  rifiutato  abbia  alquanto  piccato  il  suo 
amor  proprio.  Il  Consiglio  Comunale  ha  deciso  nella  sua  seduta  d'ieri  di 
mandare  due  individui  a  Vienna  per  complimentare  l'imperatore  ;  Belle- 
garde  approvò  questo  progetto,  ma  prima  di  mandarli  vuole  interpellare 
l'imperatore  e,  venendo  la  risposta  per  il  sì,  si  passerà  alla  scelta  degli 
individui,  la  quale  sarà  fatta  dal  medesimo  consiglio.  Settala  briga  molto, 
si  paventa  che  riesca  ad  esser  scelto,  egli  è  un  vero  pazzo  :  figurati 
che  insta  perchè  ci  si  conceda  un  giubileo  di  sei  mesi,  durante  i  quali 
abbino  ad  essere  chiusi  i  teatri.  Si  assicura  che  il  teatro  non  subirà  cam- 
biamenti per  tutto  quest'anno,  ma  al  nuovo  anno  cessano  i  giuochi  ed 
avremo  per  conseguenza  uno  spettacolo  meschino.  Si  parla  di  metterlo  sul 
piede  antico  e  di  rinnovare  in  ridotto  la  società  come  esisteva  nel  96;  si 
parla  pure  di  rimettere  il  Casino^;  non  è  però  ancora  fissato  niente. 


1)  Donna  Maria  Sirtori,  nipote  della  contessa  Teresa,  sposò  poi  don  Antonio  Zineroni, 
(1801-1827[. 

2)  I  Cicogna  avevan  beni  feudali  a  Terdobbiate  nel  Novarese. 

3)  Sembra  alludere  al  "  Casino  dei  Nobili  „,  società  esistente  già  alla  fine  del  settecento 
al  coperto  dei  Filini,  allato  al  Duomo.  Il  Gambarana,  socio  superstite  nel  1814,  si  adoprò 
in  prima  linea  per  far  risorgere  il  casino  e  parve  darvi  uno  spiccato  carattere  reazionario, 
attenuatosi  quando  presero  ad  occuparsene  gentiluomini  di  temperate  opinioni,  quali  il  conte 
Giberto  Borromeo  e  l'architetto  Gagnola.  Quest'ultimo  fu  l'autore  dell'editlcio  eretto  presso 
il  Teatro  della  Scala  e  sin  qui  rispettato  pur  nel  cieco  e  febbrile  rinnovamento  edilizio.  I 
giovani  patrizi,  attratti  anche  dalla  somiglianza  coi  clubs  inglesi,  entrarono  nel  casino  e 
furon  sul  punto  di  farne  un  centro  d'opposizione  al  governo,  guidati  appunto  in  quelle  scher- 


—  204  — 

Giulini  Giorgio  soffre  molto  nella  salute,  e  da  molto  tempo;  egli  non 
cessa  perciò  di  essere  il  facchino  della  reggenza.  Monsignore  Prata  sta 
peggio  dei  suoi  incomodi.  La  contessina  d'Adda  ti  prega  di  provvederle 
18  fazzoletti  di  scorza  di  colore,  dei  belli,  io  ti  ho  parlato  in  un'altra  mia 
di  questa  commissione,  e  ti  parlavo  solo  di  12. 

La  M.  G.  è  riapacificata,  essa  mi  ha  parlato  di  te  con  interesse;  stai 
fresco  se  le  manchi  di  parola  ;  in  quanto  a  me  non  mi  esternerò  in  pa- 
role, farò  dei  fatti,  prendo  la  posta  e  vengo  a  raggiungerti,  io  non 
posso  stare  maggior  tempo  sola,  senza  di  te. 

Giovedì  la  M.  G.  finisce  la  sua  conversazione,  almeno  per  quest"  e- 
state,  ti  assicuro  che  non  ne  sono  dolente.  Tuo  padre,  tua  madre,  zia 
Bigli  e  tutti  g!i  amici  ti  salutano,  ricordati  che  sei  in  dovere  di  restituirti 
a  loro  ed  in  ispecie  a  me  ;  abbiamo  tutti  un  vero  bisogno  di  vederti. 

Addio,  mio  caro,  è  mezz'ora  dopo  la  mezzanotte  del  giorno  29,  la 
mia  signora  Carolina  sbadiglia,  e  mi  fa  memoria  esser  l'ora  d'andare  a 
letto,  certo  ch'io  non  me  ne  accorgevo.  Addio,  mio  caro,  addio,  vogliami 
bene  e  davvero.  La  tua  aff.ma 

Teresina. 

Tua  madre  ti  prega  di  provvederle  due  forbici  inglesi. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


evi 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita  ^ 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Londra  li  29  giugno  1814. 
Carissima  moglie 

Se  fosti  mai  tentata  di  lagnarti  della  scarsezza  di  mie 
lettere,  non  ne  darai  colpa  a  me,  qualora  saprai  che  quattro 
giorni  della  settimana  non  parte  da  costà  posta  per  l'estero,  e 
che  le  lettere  che  si  ricevono  nelle  provincie  vengono  d'assai 
ritardate  perchè  sono  tutte  mandate  prima  a   Londra.  Io  pure 

maglie  dal  Confalonieri,  secondo  vedremo.  Nell'archivio  della  Società  dell'Unione,  che  sot- 
tentrò in  certo  modo  al  casino,  il  nob.  Ivan  Ritter,  uno  degli  attuali  direttori,  non  potè  rintrac- 
ciare, malgrado  le  ricerche  cortesemente  fatte  in  mio  favore,  nessun  documento  riguardante, 
ilConfalonieri.Cfr.  per  l'origine  del  casino,  Cusani,  op  cit.,T.  VII,  pp.  265-67  e  G  De  Castro, 
/  ricordi  autobiografici  inediti  del  marchese  Benigno  Bossi,  cit.  pp.  914  e  seg. 
1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  41. 


205- 


sono  da  quasi  due  settimane  senza  tue  lettere,  non  avendone 
costà  ricevute  che  una  tua  in  data  del  5  corrente  ed  una  di 
Verri  in  data  del  6.  Voglio  per  altro  attribuire  ciò  al  solito 
ritardo  che  si  frappone  d'ordinario  in  paese  nuovo,  sino  che 
l'avviamento  non  è  stabilito.  Per  continuarti  il  giornale  del 
mio  viaggio,  eccoti  i  ragguagli  di  Portsmouth.  Il  giorno  23, 
non  52  come  ti  scrissi,  ma  62  fiamme  di  guerra  inalberarono 
stendardo  di  battaglia  ad  11  ore  del  mattino.  I  sovrani  si  re- 
carono a  bordo  àeW Imprenable^  vascello  ammiraglio  di  130,  ed 
io  passai  a  bordo  della  Rodney,  vascello  di  120.  Il  duca  di 
Chiarenza  ^  comandava  sul  nostro  vascello.  All'arrivo  dei  so- 
vrani tutta  r  artiglieria  salutò  tre  volte  i  monarchi  ;  tutti  gli 
equipaggi  erano  montati  sugli  alberi  e  sulle  antenne  secondo 
lo  stile  del  gran  cerimoniale  ;  il  colpo  d'occhio  non  aveva  pari. 
Serviti  prima  d'ogni  cosa  d'una  squisita  colazione,  ad  un'ora 
dopo  mezzogiorno  si  salpò  l'ancora,  e  tutta  la  flotta  mise  alla 
vela.  La  giornata  era  delle  più  belle,  il  vento  piuttosto  forte 
e  cangiante  si  prestava  mirabilmente  a  tutte  le  manovre.  In 
un  istante,  tenendosi  allineata  in  tre  ben  ordinati  ranghi,  la 
flotta  sortì  dalla  rada  e  prese  largo  in  mare.  Le  manovre  al- 
lora cominciarono.  Non  posso  dartene  una  migliore  idea  che 
col  dirti  che  avresti  veduto  quelle  enormi  macchine  muoversi, 
e  manovrare  in  mare  con  l'istessa  precisione  e  complicazione 
di  movimenti,  con  cui  si  fan  manovrare  i  battaglioni  di  eccel- 
lente truppa  in  terra.  Dopo  queste  prodigiose  manovre  si  di- 
visero i  vascelli  in  due  fazioni,  ed  incominciò  un  vivo  combat- 
timento. Tutti  gli  artificj,  tutti  i  mezzi  di  guerra  furono  posti 
in  opera  in  questa  simulata  battaglia  :  fuoco  di  bordata,  fuoco 
di  linea,  presa  di  sopravvento,  arrembaggio,  etc.,  tutto  si  spiegò 
con  celerità  ed  abilità  tutta  propria  di  questi  padroni  de'  mari. 
Finito  questo  spettacolo,  ecco  staccarsi  otto  fregate,  sfilare  di- 
gnitosamente avanti  la  linea,  dare  e  ricevere  il  saluto,  e  far  vela 
all'  istante  per  portare  una  guerra  non  simulata    in  America  ^ 


1)  Il  futuro  re  Guglielmo  IV  (1765-1837),  allora  ammiraglio  di  tutta  la  flotta  inglese. 

2i  La  guerra  fra  gli  Stati  Uniti  d'America  e  l'Inghilterra  durava  dal  1S12.  Finite  le  grandi 
campagne  in  Europa,  il  governo  britannico  mandava  allora  reggimenti  di  veterani  al  di  là 
dell'oceano,  coi  quali  fu  invaso  Io  stato  di  New  York  e  fu  incendiata  la  città  stessa  di  Wa- 
shington; ma  il  risultato  finale  ottenuto  non  fu  gran  cosa,  e  la  pace,  firii'ata  il  24  dicembre 
1814,  consacrò  lo  statu  quo. 


206- 


Al  passaggio  di  esse  tutti  i  vascelli  al  suono  delle  loro  bande 
intuonarono  il  loro  grand'inno:  Oìi!  Britannia  regina  delle  acque. 
L'effetto  di  questo  grandioso  assieme  di  cose  non  è  descrivi- 
bile. A  7  ore  del  dopo  pranzo  si  rientrò  felicemente  in  porto, 
dopo  una  giornata  che  sarà  delle  più  memorabili  di  mia  vita. 
Il  giorno  susseguente  ebbi  il  vantaggio  di  essere  ammesso 
coi  sovrani  alla  visita  dell'arsenale.  Tutti  i  travagli  di  quel- 
l'immenso locale  furono  in  quest'occasione  posti  nel  loro  più 
gran  movimento.  Quindi  fucine,  macchine,  fusioni  di  cannoni, 
di  ancore,  etc.,  tutto  fu  col  più  bell'ordine  sottoposto  alla  mia 
ammirazione.  Il  duca  di  Wellington,  di  ritorno  per  la  prima 
volta  in  Inghilterra  dopo  7  anni  di  imprese,  sbarcò  in  quel 
porto  '  e  fu  con  trasporto  accolto  dal  drappello  de'  sovrani. 
Nulla  ti  dirò  ne  delle  illuminazioni  eh'  ebbero  luogo  la  sera 
né  di  altri  divertimenti  che  dopo  questo  non  hanno  più  un 
posto  abbastanza  interessante  ad  occupare.  Il  giorno  25  fui  di 
ritorno  a  Londra.  Wellington  comparve  quella  sera  per  la 
prima  volta  al  teatro*.  Si  sospese  l'opera,  tutto  il  teatro  si 
levò  in  piedi  e  fece  echeggiare  la  sala  di  acclamazioni  inaudite. 
Si  fece  intuonare  dagli  attori   l'inno    nazionale  :    "  Ecco  l'Eroe 

che  viene  ",  e  tutti  gli  spettatori  lo  cantarono ""^  a 

coro.  Mezz'ora  durò  questo  entusiasmo.  L'eroe  commosso  fug- 
giva da  un  palco  all'altro  per  sottrarsi  all'entusiasmo,  ma  in 
ogni  luogo  era  scoperto  e  forzato  a  mostrarsi.  Io  esultava  ed 
aveva  le  lagrime  agli  occhi  in  mezzo  a  questa  commovente  scena. 
Aspetto  a  giorni  Litta  e  Somaglia.  Balabio  parte  domani.  La 
mia  salute  è  perfetta.  Saluti  a  tutti  i  parenti,  e  gli  amici.  Amami, 
mia  cara,  eh'  io  son  tutto  tuo .  Aff.mo  marito 

Federico. 

v:  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Gonfalonieri 
à  Milan 
Italie 


1)  Il  duca  di  Wellington  sbarcò  invece  a  Dover,  ricevuto  dalle  squadre  con  salve  d'o- 
nore e  dalla  folla  accorsa  alla  riva  con  grandi  applausi. 

2)  Ciò  avvenne  infatti  il  sabato  24  giugno.  Il  palco  del  nipote  del  duca,  Wellesley-Pole , 
dal  quale  il  gran  capitano  assistette  allo  spettacolo,  era  incorniciato  di  ghirlande  d'alloro. 
Furon  cantati  e  suonati  gli  inni  "  Ecco  l'eroe  che  viene  „  e  "  Dio  salvi  il  re  „,  fra  il  plauso 
dei  presenti. 

3)  V'è  uno  strappo  nella  lettera. 


207 


CVII 
Archivio  Casati  -  Cologno  Monsese.  Edita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Londra  li  30  giugno  1814. 
Carissima  moglie 

Il  latore  di  questa  lettera  sarà  Balabio,  dal  quale  riceverai 
verbalmente  mie  nuove,  onde  non  mi  dilungherò  questa  volta 
a  scriverti.  Il  soggiorno  di  Londra  m'interessa,  e  mi  riesce 
gradito,  t'accerto,  più  di  qualsivoglia  altro  luogo  abbia  percorso 
ne'  miei  viaggi.  M'aspettava,  dietro  ciò  che  tutto  il  mondo  ne 
dice,  di  soggiornare  e  partire  da  Londra  affatto  straniero  alla 
società  ed  ai  signori  inglesi.  Debbo  invece  dirti  che  giammai 
in  alcun  paese  ebbi  un  accoglimento  più  lusinghiero  che  costà- 
Le  migliori  case  de'  principali  signori  di  Londra  mi  sono  aperte, 
e  vi  sono  ricevuto  con  un  interesse  che  non  mi  sarei  aspettato; 
quasi  tutti  i  giorni  posso  pranzare  fuori  di  casa,  o  sono  invitato 
per  la  sera  ad  una  Société.  Ho  già  molti  inviti  per  la  campagna, 
insomma  temo  che  fra  poco  avrò  in  questo  genere  a  lagnarmi 
delV embarras  des  richesses.  Non  bisogna  però  illudersi  sul  motivo 
di  un  sì  grazioso  accoglimento  :  lo  devo  a  delle  eccellenti  lettere 
commendatizie  ricevute,  e  molto  ancora  alla  posizione  politica 
delle  cose  ';  il  partito  dell'opposizione  mi  coltiva  principalmente 
per  de'  motivi  illusorii  "\  a  quel  che  credo,  ma  che  ridondano 
frattanto  a  mio  vantaggio.  Nulla  ho  ancora  in  pronto  costì  da 
poterti  mandare.  Salutami  cordialmente  tutti.  Determina  asso- 
lutamente la  vendita  degli  oggetti  che  sai,  mandandoli  anche  a 
Torino  se  così  conviene  per  meglio  smerciarli;  su  di  che  potrai 
prendere  i  debiti  concerti  con  Sayler.  Ti  abbraccio  caramente 
e  sono  il  tuo  Federico. 

1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  44. 

2)  Sulla  portata  politica  di  questa  dimora  del  Gonfalonieri  a  Londra  il  governo  austriaco 
nutriva  grandi  inquietudini  ed  il  12  agosto  si  scriveva  da  Vienna  al  Bellegarde  di  star 
sull'attenti.  Gfr.  A.  d'Ancona,  op.  cit.  pp.  42  e  seg.  e  M.  H.  Weii.,  Joachim  Murat,  cit.,  t.  I, 
pp.  308  e  368. 

3)  Il  Gonfalonieri  sembra  voler  alludere  alla  speranza  di  un  appoggio  dei  liberali  italiani 
(per  il  momento  in  realtà  ridotti  all'impotenzal,  che  l'opposizione  Whig  nutriva,  nella  sua 
lunga  e  vana  guerra  contro  il  ministero  Liverpool-Castlereagh.  Ma  ormai  la  politica  dei  tor}' 
riportava  i  maggiori  successi  e  tutte  le  probabilità  dei  loro  avversari  riposavano  sullo  scan- 
dalo della  condotta  privata  del  principe  reggente,  tale  da  sollevargli  contro,  come  aveva  con- 
statato de  visu  il  Gonfalonieri,  l'opinione  pubblica  del  suo  regno.  Invece  gli  affari  d'Italia 
mal  noti  per  causa  della  lontananza   non  appassionavano  alcuno  a  Londra. 


—  208  — 

CVIII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  22. 

Milano  il  1°  Luglio  1814. 

Carissimo  Federico, 

Eccomi  ancora  senza  tue  nuove  dopo  la  tua  partenza  da  Parigi,  non 
so  a  che  cosa  attribuire  questo  ritardo;  esso  non  mi  pare  attribuibile  al 
viaggio,  poiché  la  distanza  è  tanto  piccola  da  Parigi  a  Londra,  ed  ora  le 
comunicazioni  sono  così  ben  ristabilite  fra  i  due  paesi:  ti  assicuro  che 
ciò  mi  mette  in  pena;  non  vorrei  che  ciò  fosse  prodotto  da  qualche  avve- 
nimento sinistro,  che  il  Cielo  me  ne  liberi!  sia  diligente  nel  darmi  tue  nuove 
te  ne  scongiuro,  non  levarmi  la  sola  soddisfazione  che  m'abbia,  ti  assicuro 
che  essa  è  veramente  la  sola.  Tuo  padre  è  andato  in  campagna  per  5  o 
6  giorni  coi  ragazzi,  mi  è  toccata  per  conseguenza  la  sorte  di  pranzare 
tutti  questi  giorni  tête  à  tête  con  mia  suocera.  Figurati  quanto  i  miei 
spiriti  si  sono  esalati  in  questi  lunghi  entretiens,  essi  sono  fatti  per  chi  è 
d'un  naturale  tanto  allegro,  come  il  mio,  e  che  si  sente  disposto  per  sua 
natura  a  sollazzi  di  questo  genere.  La  mia  salute  jeri  ed  oggi  potrebbe 
essere  migliore,  la  mia  medicina,  il  vero  talisman  per  i  miei  mali  è  a  molte 
leghe;  credo  che  non  ti  sarà  difficile  l'indovinare  chi  sia  questa  persona 
necessaria  essenzialmente  alla  mia  felicità. 

La  Thiene  non  viene  più  a  Milano,  essa  ha  mandato  la  sua  cameriera 
per  levare  da  casa  nostra  la  sua  guardaroba,  e  mi  ha  scritto  una  lettera 
molto  obbligante,  per  farmi  scusa  degli  incomodi  che  mi  ha  dati;  credo  che 
i  loro  affari  siano  accomodati  mediante  un'obbligazione  della  madre.  La 
Maria  è  andata  ieri  a  servire  la  marchesa  Gherardini  ',  io  ho  cooperato 
perchè  fosse  presa,  ed  anche  mia  suocera  per  mezzo  del  Gaetanino:  sono 
ben  contenta  d'esserci  riescita,  essa  è  una  nicchia  fatta  espressamente  per 
lei,  chi  sa  che  ci  riesca  ad  avere  il  salario  in  vita  ?  Io  non  mi  sono  ancora 
provvista,  ne  ho  molte  in  vista,  ma  il  pensiero  di  accomodarmi  bene,  e  per 
lungo  tempo,  fa  sì  che  vada  molto  cauta  prima  di  decidermi;  vorrei  che  la 
scelta  possa  ottenere  la  tua  approvazione.  Il  rimanente  della  gente  di  ser- 
vizio si  conduce  bene,  il  cocchiere  fa  bene  il  suo  dovere,  egli  ha  molta 
cura  dei  cavalli,  i  quali  stanno  tutti  bene. 

A  Zelo  è  già  principiata  la  filanda;  per  quest'anno  non  avrai  un  gran 
utile  per  la  ragione  che  si  è  comperata  la  gaietta  a  caro  prezzo.  La  cam- 
pagna soffre  infinitamente  della  cattiva  stagione,  di  modo  che  tutti  i  raccolti 
saranno  scarsi,  ella  è  veramente  un'annata  terribile;  forti  sono  state  le 

1)  Cfr.  le  note  1  e  2  a  pag.  30. 


—  209  — 

spese  occasionate  dal  passaggio  delle  truppe,  forti  le  imposte,  e  l'introito 
assai  meschino.  Non  v'ha  rimedio  di  poter  vendere  i  legni,  non  si  trovano 
compratori  ;  non  faccio  che  raccomandarlo  ad  Alemagna  e  Salyer,  i  quali  mi 
sembrano  interessati. 

Rasini  va  sul  Lago  di  Como  per  una  settimana  e  poscia  in  Toscana 
con  sua  sorella  la  Paveri';  ecco  un  servente  di  meno  per  me  e  che  mi  sarà 
vera  mancanza,  giacché  egli  si  presta  moltissimo  e  con  molta  premura. 

Non  ho  notizie  politiche  da  comunicarti:  la  lentezza,  colla  quale  si  opera, 
non  dà  luogo  a  nessun  avvenimento  importante. 

Mi  dimenticavo  di  dirti  che  si  assicura  sieno  nominati  Tenenti  Mare- 
scialli Fontanelli,  Bertoletti  e  Zucchi;  quel  che  è  certo  è  che  il  primo  si 
mostra  con  tutta  l'impudenza,  ha  sempre  il  suo  palco  illuminato,  ed  il 
giorno  della  Fiera  di  Monza,  ne  sembrava  il  padrone.  - 

La  Ghittina  è  un  vero  sasso,  non  migliora  niente,  suo  marito  non  se 
ne  occupa  e  mia  suocera  mormora  assai  del  suo  amabile  genero. 

Credo  che  Cicogna  parta  per  Londra  la  settimana  ventura;  egli  si 
fermerà  due  giorni  a  Parigi,  egli  mi  ha  promesso  di  venire  a  prendere  i 
miei  ordini,  e  se  conta  fare  veramente  in  fretta  il  viaggio  gli  darò  una 
lettera  per  te. 

Il  Padre  Fontana  ti  saluta,  come  pure  i  tuoi  parenti  ed  amici. 

Amami,  mio  caro,  e  credimi  veramente  di  cuore 

aff.ma  Moglie. 


CIX 

Archivio  Casati  -  Colaggio  jìlojisese.  Edita.  ^ 

Il  Conte  Carlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  li  2  luglio  1814. 
Amico  carissimo 

Questa  mia  ti  viene  a  ritrovare  in  mezzo  ai  grandi  clamori  di  quella 
città,  che  ben  a  ragione  si  può  dire  che  dà  leggi  a  tutto  il  mondo.  Scom- 
metto che  non  hai  nemmen  tempo  di  leggerla;  ma  non  importa,  non  mi 

1)  La  marchesa  Paveri  nata  Rasini. 

2)  Il  Fontanelli  fu  infatti  collo  Zucchi  nominato  Tenente  feldmaresciallo  ed  è  certo  che 
l'i  mperatore  Francesco  s'era  formata  un'opinione  di  lui  molto  favorevole,  sin  dal  primo  incontro 
in  Parigi.  Cfr.  Von  Helfert,  Kaiser  Frans  I  von  Oesterreichs  und  die  stiftung  des  Lom- 
bardo-Venetianischen  Konigreichs,  cit.  p.p.  148-49.  Circa  i  sospetti  che  serbavano  sul  suo 
conto  i  capi  della  polizia,  vedasi  però  Lemmi,  op.  cit.  p.  439.  Nondimeno  egli  fu  sempre  trat- 
tato con  riguardi  dal  governo  austriaco;  e  quando  morì  a  Milano,  ove  s'era  ritirato  a  vita 
privata,  nel  1837,  il  Radetzky  presiedette  ai  suoi  funerali.  Cfr.  C.  V.  Wurzbach,  Biographi- 
sches  Lexicon  des  Kaiserthums  Oesterreichs,  III"  teil  p.  286. 

3)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  pag.  305. 

14 


210 


voglio  per  questo  perder  di  coraggio.  Forse  anche  in  mezzo  ad  infinito 
numero  di  oggetti  che  devono  necessariamente  eccitare  la  tua  ammirazione, 
troverai  pur  qualche  momento  d'ozio;  sia  pur  questo  consacrato  agli  amici. 
Spero  bene  che  tu  avrai  motivo  di  formarti  altra  idea  degli  inglesi  di  quella 
che  siamo  costretti  di  prender  noi  da  quelli  che  hanno  toccato  il  suolo 
d'Italia'.  Fino  ad  ora,  per  grazia  del  cielo,  non  si  è  adottato  né  la  loro 
tournure  né  il  loro  contegno,  altrimenti  noi  andressimo  più  facilmente 
accostandoci  ai  costumi  dei  rozzi  selvaggi.  Abbiamo  ora  a  Milano  un 
ajutante  di  Lord  Bentinck,  che  si  diverte  [a]  venire  al  corso  portato  da  uno 
scarno  mulo,  ridendo  sul  naso  a  chiunque  lo  guarda  per  istupore;  chi  sa 
che  in  seguito  non  ci  tocchi  a  vedere  anche  di  peggio?  Ma  tu,  che  a  quest'ora 
ne  avrai  conosciuti  di  ben  diversi,  presterai  fede  difficilmente  a  queste 
cose.  Al  tuo  ritorno  cento  bocche  te  le  ripeteranno,  per  ora  non  se  ne 
discorra  più  a  lungo.  A  proposito  del  tuo  ritorno,  tu  hai  bene  annunciato 
che  questo  sarà  per  festeggiare  S.  Anna,  ma  sicuramente  con  ferma  riso- 
luzione di  non  eseguire  un  simile  progetto;  non  importa,  ma  queste  sono 
sempre  cose  che  producono  il  loro  effetto,  ed  un  bel  complimento  fatto  a 
tempo  può  lusingare  anche  l'età  matura-.  Chi  riflette  ai  diversi  oggetti 
interessanti,  che  devono  necessariamente  offrire  in  gran  numero  quei  paesi 
ed  alla  tua  voglia  di  vedere  e  conoscer  tutto  con  fondamento  e  dettaglia- 
tamente, comprende  abbastanza  che  tu  non  te  l'immagini  nemmeno,  ma 
che  essendo  una  cosa  che  in  se  stessa  è  sempre  obbligante,  basta  il  dirla 
anche  senza  intenzione  di  farla.  Io  mi  formo  sempre  bei  progetti  nella 
testa,  ma  non  so  quando  potrò  venire  in  circostanze  di  poterli  eseguire; 
ma  egli  è  certo  che  una  volta  che  mi  venga  fatto  di  venire  in  quei  paesi, 
come  prima  di  ritornar  terra  potrà  forse  avvenire,  non  voglio  vederli  sem- 
plicemente alla  sfuggita,  ma  voglio  ivi  fermarmi  quanto  più  mi  sarà  possibile, 
come  credo  che  tu  farai.  Ma  però,  piano  un  poco,  mi  dirai  tu  stesso,  il  tuo 
caso  è  ben  diverso  dal  mio;  e  la  cosa  é  difatti  cosi,  e  ben  hai  ragione. 
Io  sono  scapolo  e  tale  forse  morirò,  ma  tu  hai  dei  dolci  nodi.  Se  io  pure 
una  volta  finisco  per  discapolarmi  2,  e  che  mi  tocchi  una  bella  amabile  e  brava 
compagna  pari  alla  tua,  la  quale  non  può  essere  bene  se  é  costretta  a  star  da  te 
disgiunta,  addio  belle  idee  avanti  [manifestate];  ma  per  me  non  potrò  certo 
starle  lungamente  lontano,  e,  se  diventato  marito  mi  dura  ancora  la  voglia 
di  girare  il  mondo,  me  la  condurrò  meco  onde  sia  ella  pure  a  parte  di 
quello  eh'  io  godrò.  Già  da  qualche  tempo  tua  moglie  non  è  bene,  soffre 
assai  di  stomaco  e  di  nervi,  ma  quello  che  mi  fa  maggiormente  paura  è 
la  melanconia  che  la  predomina,  e  che  pur  si  sforza  di  tener  nascosta.  Io 


1)  Dell'opinione  che  s'aveva  in  questi  mesi  intorno  agli  inglesi  in  Italia,  e  particolar- 
mente del  giudizio  che  ne  avea  fatto  dal  canto  suo,  discorre  il  Foscolo  nella  ben  nota 
Lettera  apolegetica  vUgo  Foscolo,  Prose  poUtiche,  cit.,  p.p.  571  e  seg.). 

2)  Allude  alla  contessa  Gonfalonieri  Bigli,  che  si  chiamava  appunto  Anna. 

3)  Sposò  poi  infatti  donna  Beatrice  Castiglioni,  figlia  del  senatore  conte  Luigi.  Cfr.  la 
nota  1  a  pag.  47. 


211 


l'ho  più  volte  incoraggiata  a  far  del  moto  ed  a  cercare  di  distrarsi,  ma  non 
sono  le  mie  parole  né  quelle  di  chicchessia  che  la  possono  persuadere,  e 
lo  stesso  sforzo  che  ella  fa  per  rendersene  superiore  le  cagiona  maggior 
sconcerto  alla  salute.  Ed  in  realtà  nella  sua  situazione  sono  tali  i  riguardi 
che  ella  deve  usare  in  casa,  e  fuori  di  casa,  onde  nissuno  abbia  a  che  dire, 
che  trovandosi  costretta  a  condurre  una  vita  continuamente  in  agguato  non 
può  aver  voglia  di  prendersi  il  menomo  sollazzo,  quantunque  la  sua  saviezza 
abbastanza,  da  tutti  conosciuta,  dovrebbe  garantirla  da  qualunque  diceria. 
Io  farò  facilmente  un  viaggio  in  Toscana,  spero  però  prima  di  aver  tue 
nuove  e  ti  scriverò  avanti  di  eseguirlo.  Conservami  la  tua  amicizia,  e  credimi 
che  in  qualunque  circostanza  non  mancherò  di  provarti  quei  veri  senti- 
menti che  mi  fanno  sottoscrivere 

tuo  aff.mo  amico  Carlo  Luigi  Rasini. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
à  Londres 


ex 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  23. 

Milano  il  6  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Ancora  nessuna  tua  lettera  dopo  la  tua  partenza  da  Parigi  ;  ti  assicuro 
che  questa  mancanza  mi  tiene  in  somma  agitazione;  sia  esatto  per  carità 
nello  scrivermi,  te  lo  ripeto,  le  tue  lettere  sono  la  sola  risorsa  che  m'abbia. 
1er  l'altro  sono  andata  a  Vimercate  dall'  abate  Serpenti*  il  quale  ci  ha  dato 
un  pranzo  a  tutte  tre  le  sorelle  ;  tanto  nell'andare,  quanto  nel  ritorno 
sono  passata  espressamente  dalla  Santa,  per  vedere  di  far  eseguire  un 
ordine  che  ho  carpito  alla  Reggenza,  di  esenzione  d'alloggi  per  la  tua 
casa.  Figurati  che  ci  avevano  destinato  il  colonnello  Vandoni^,  con  moglie, 
figli,  servi,  cavalli  e  quattro  ufficiali;  volevano  tutta  la  casa  in  libertà  ed 
anche  molte  somministrazioni  alle  quali  non  si  è  tenuti,  e  che  hanno  nessun 


1)  Il  conte  Angelo  Serponti,  cavaliere  di  S.  Stefano  di  Toscana,  possedeva  una  villa  a  Vi- 
mercate. 

2)  Il  Vandoni,  cavaliere  della  Corona  ferrea,   comandava    il    4°    reggimento    di  fanteria 
leggiera. 


212 


diritto  di  pretendere  ;  io  mi  sono  arrabbiata  moltissimo  e  tanto  feci  che 
in  fine  riescii  a  liberarmene. 

Tutto  il  ricavo  delle  gaiette  della  Santa  monta  a  circa  trecento  lire 
di  Milano,  e  a  Valmadrera  se  ne  fece  la  metà,  ed  anche  meno  degli 
altri  anni. 

A  Zelo  è  già  principiata  la  filanda,  e  le  cose  sono  state  trovate  in 
regola  da!  Barchetta,  il  quale  ne  è  ritornato  questa  mattina. 

Morto  il  marchese  Serafini',  suocero  della  Serafini-;  io  ho  dovuto  met- 
termi in  lutto  attesa  la  parentela  che  il  medesimo  aveva  colla  casa  Casnedi. 
Bianchetti  ^  ti  saluta,  egli  è  partito  jeri  con  Agucchi  *  per  Vienna.  Dicono 
che  ci  vanno  per  diporto,  ma  generalmente  si  crede  che  sieno  in  depu- 
tazione per  domandare  d'essere  riuniti  all'impero  d'Austria,  piuttosto 
d'essere  aggregati  al  Governo  Papalino  ''. 

Cicogna  parte  domani  o  dopo  per  Londra  ;  egli  conta  fermarsi  tre  o 
quattro  giorni  a  Parigi,  io  gli  darò  una  lettera  per  te,  la  quale  però  sono 
persuasa  ti  giungerà  tardi,  e  vorrei  pure  giungesse  a  Londra  quando  ne 
fosti  già  partito,  giacché  avrei  cosi  la  speranza  di  presto  abbracciarti.  Belle- 
garde,  spaventato  della  somma  che  si  doveva  dare  al  signor  Ricci  per 
l'indenizzazione  della  fabbrica  del  teatro,  ha  decretato  che  l'impresa  con- 
tinuerà coi  giuochi  come  si  trova  attualmente  per  tutto  quest'anno;  si 
penserà  in  seguito  ad  una  nuova  impresa. 

Le  truppe  italiane,  che  si  stanno  organizzando  a  Como,  hanno  gettato 
a  terra  le  loro  coccarde,  ci  hanno  sputato  sopra,  ed  hanno  gridato  Viva 
Napoleone;  non  so  quali  misure  sieno  state  prese  in  seguito  a  questo 
disordine  :  anche  a  Brescia  è  seguita  una  cosa  consìmile. 

Settala  è  veramente  pazzo,  non  v'ha  progetto  bestiale  ch'egli  non 
metta  sul  tappeto,  figurati  ch'egli  vorrebbe  fosse  qui  stabilita  l'Inquisi- 
zione; egli  racconta  gran  cose  di  sua  moglie,  la  quale  secondo  lui  riceve 
molte  distinzioni  a  Vienna,  tanto  dalla  Corte  dell'Imperatore  quanto  dal- 
l'Arciduchessa  Beatrice.   L'imperatrice   Maria   Luigia   si   fa   detestare   a 


1)  Il  marchese  Serafini,  marito  di  donna  Antonia  Casnedi,  zia  della  madre  di  Federico. 

2)  La  nuora  del  marchese  Serafini  era  donna  Francesca,  nata  Litta  Modignani. 

31  II  conte  Cesare  Bianchetti,  barone  del  regno  italico,  ciambellano  vicereale.  Fu  podestà 
di  Bologna  e  fu  amico  del  Foscolo,  che  parve  farne  gran  conto,  se  si  giudica  da  una  lettera 
appunto  di  questi  tempi  pubblicata  in  Bollettino  ufficiale  del  1°  Congresso  di  Storia  del  Ri- 
sorgimento, N.  4.  Per  le  sue  relazioni  col  Canova,  vedansi  Vittorio  Malamani,  Un'amicizia  di 
Antonio  Canova  -  Lettere  di  lui  al  conte  Leopoldo  Cicognara,  Città  di  Castello,  1890,  pa- 
gine 79,  80,  85,  ed  anche  Vittorio  Malamani,  Memorie  del  conte  Leopoldo  Cicognara,  Ve- 
nezia, 1880,  voi.  II,  p.p.   ni  e  seg. 

4|  Alessandro  Agucchi,  bolognese,  già  membro  del  Consiglio  degli  uditori,  poi  del  Consiglio 
legislativo,  prefetto  dell'Alto  Adige  nel  1810,  lo  era  dal  1811  del  dipartimento  di   Passeriano. 

5)  Er^  verissimo,  e  l'Austria  lasciava  fare  volontieri.  Inoltre,  i  conti  Fava  Ghislieri  e 
Squarzoni,  che  si  recavano  a  Vienna  per  sostenere  la  tesi  opposta,  implorando  cioè  la  re- 
stituzione delle  legazioni,  donde  eran  nativi,  al  papa,  furono  impediti  di  proseguire  per  gran 
tempo  ed  anche  incarcerati.  Cfr.  P.  I.  Rinieki,  Corrispondema  inedita  dei  cardinali  Con- 
salvi e  Pacca,  cit.,  p.p.  66,  77,  103,  1S3,  e  Lemmi,  op.  cit.,  p.  446. 


—  213  — 

Vienna,  essa  non  parla  che  di  suo  marito,  non  parla  che  il  francese,  e 
non  riconosce  niente  di  tedesco;  essa  parte  a  momenti  per  i  bagni  d'Esse ^ 
in  Savoia.  Ieri  mi  è  stato  raccontato  per  certo  essere  arrivato  un  ordine 
dell'Imperatore  di  trattenere  le  truppe  che  dovevano  partire  per  l'Austria; 
si  dice  che  sia  perchè  alia  sua  venuta  in  Italia  vi  voglia  trovare  un  nu- 
mero di  truppe  per  fargli  scorta  quale  lo  esige  la  sua  persona,  ma  se  ne 
ignora  la  vera  ragione;  chi  sa  che  sia  forse  per  il  Re  di  Napoli? 

Beccaria  ti  saluta,  e  mi  disse  che  mi  porterà  le  cento  e  più  lire  di 
cui  tu  sei  creditore. 

La  M.  G.  è  d'un  umore  orribile,  credo  che  ciò  sia  in  parte  prodotto 
dal  non  avere  tue  nuove;  quel  che  è  singolare  è  che  ha  l'aria  di  pren- 
dersela con  me,  come  io  ne  avessi  colpa.  Tutti  gli  amici  ti  salutano,  la 
contessa  Bigi]  in  particolare. 

Dammi,  ti  prego,  tue  nuove  il  piìi  spesso  possibile  e  credimi  veramente 
di  cuore  e  per  sempre 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 

v:    A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres. 


CXI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  24. 

Milano  il  9  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Sono  oggi  tre  settimane  ch'io  non  ricevo  tue  lettere,  ti  assicuro  che 
ciò  mi  tiene  in  somma  agitazione,  indicibile  è  la  pena  che  mi  cagiona 
questa  mancanza,  la  puoi  desumere  dall'amore  che  tu  sai  nutro  per  te  ; 
non  faccio  che  domandare  ora  all'uno  ora  all'  altro  se  si  hanno  nuove 
di  Londra  ed  in  ispecie  di  te,  ma  non  rintracciai  mai  una  risposta  con- 
solante, sembra  che  non  giungano  le  lettere  da  Londra.  Nessuna  nuova 
per  i  tuoi  affari  ;  è  stato  qualcheduno  per  vedere  la  mia  cavalla,  ma,  sic- 
come non  volevano  oltrepassare  i  40  Luigi,  Salyer  non  ha  creduto  di 
doverla  vendere  per  questo  prezzo.  In  quanto  alle  carrozze  nessuno  aspira 

1)  Cioè  Ai.\-Les-Bains,  ove  doveva  affermarsi  il  poco  glorioso  impero  del  conte  Neypperg 
sul  cuore  e  sui  sensi  di  quella  giovine  imperatrice. 


—  214- 


a  farne  l'acquisto,  è  una  vera  miseria!  Ti  assicuro  che  ciò  mi  inquieta, 
desiderando  sommamente  di  dare  evasione  alle  tue  commissioni,  giacché 

tu  hai  fatto  tanto  amabilmente  le  mie.  I  due  fratelli  L sono  stati 

arrestati  a  Vienna  e  sequestrate  tutte  le  loro  carte;  non  se  ne  sa  il  vero 
motivo,  ma  si  crede  generalmente  che  sia  per  delle  cedole  false.  1er  Taltro 
giunse  da  Vienna  Ghislieri  ',  egli  andò  a  smontare  da  Bellegarde,  si  dice 
ch'egli  sia  fatto  Presidente  del  Magistrato;  Alfonso  Castiglioni, con  un 
altro  di  cui  non  mi  ricordo  il  nome,  avranno,  per  quanto  si  dice,  una  carica 
importante.  Barbò  -  intendente  generale  delle  Finanze,  e  Bellegarde  Ajo 
del  figlio  secondogenito  dell'imperatore,  il  quale  avrebbe  qui  la  sua  educa- 
zione. Tutte  queste  nuove  sono  cose  che  si  dicono,  ma  non  si  sa  niente 
di  positivo.  Non  so  se  t'abbia  scritto  che  Custodi^,  quello  che  si  è  meritato 
l'odio  universale,  è  stato  rimesso  nel  suo  posto  alla  Finanza,  ciò  che  ha 
scandalizzato  tutti.  Credo  partiranno  domani  per  Londra  Cicogna  e  Cri- 
vellino^. Veh!  che  bella  coppia!  Io  darò  probabilmente  al  primo  una  lettera 
per  te,  quantunque  io  sia  persuasa  che  ti  giungerà  tardi.  Berrà  partirà 
pure  entro  la  settimana  ventura  con  un  negoziante,  è  un  patto  ch'egli 
mise  nello  scritto  nuziale  di  fare  il  viaggio  di  Londra  subito  che  l'avrebbe 
potuto,  ma  senza  la  moglie  ^  la  quale  è  gravida.  La  Settala  è  trovata  a 


1)  È  questi  il  famoso  marchese  Filippo  Carlo  Ghislieri,  vittima  ed  implacabile  nemico  del  re- 
gime napoleonico,  autore  della  poco  corretta  consegna  ai  russi  nel  1806  di  Cattaro.  Cfr.  P-  Pisani, 
La  Dalmatie  de  i'jg'j  à  î8ij,  Paris,  1903.  Quell'episcdio  appartiene  alla  storia  generale  ed 
è  ben  noto;  ma,  quantunque  sia  assai  meno  conosciuta,  tutta  la  restante  carriera  del  Ghi- 
slieri desta  vivo  interesse,  se  non  simpatia.  Tenacissimo  nella  sua  devozione  alla  casa 
d'Austria,  il  Ghislieri  le  sacrificò  gli  averi,  arrischiò  per  essa  la  libertà  e  la  vita,  sino  a 
far  talora  getto  di  ciò  che  più  doveva  premere  ad  un  gentiluomo  par  suo,  l'integrità  del  suo 
onore.  Nato  nel  1765  dal  marchese  Francesco  Pio  e  da  Leonarda  Cospi,  impiegato  nella  di- 
plomazia austriaca  già  sotto  l'antico  regime,  segnalatosi  accanto  al  padre  suo  per  l'entu- 
siasmo con  cui  partecipò  alla  reazione  del  1799-1800,  vide  le  sostanze  avite  sequestrate  e 
dilapidate  e,  dopo  la  sua  condotta  in  Dalmazia,  sofferse  pure  prigionia.  Il  Cusani,  op-  cit , 
voi.  VII,  p.  76,  il  De  Castro,  Principio  di  secolo,  cit.,  p.  58,  il  Lemmi,  La  restaurasione, 
cit.,  p.p.  116-117  hanno  parlato  della  parte  ch'ebbe,  secondo  l'opinione  universale,  nell'ap- 
parecchiare  il  ritorno  degli  austriaci  nel  1814,  ma  molti  punti  rimangono  e  rimarranno 
oscuri.  Solo  potei  accertare,  sulle  traccia  del  Cusani  ed  esaminati  i  residui  dell'archivio  dei 
Ghislieri  (ora  del  cortesissimo  conte  Rinaldi-Ghislieri)  l'intrinsichezza  in  cui  Filippo  viveva 
a  Milano  nel  1813  e  1814  col  conte  Alfonso  Castiglioni.  Della  prigionia  e  della  creduta  morte  del 
figlio  Gerolamo  già  ho  parlato  a  pag.  27.  Già  nell'aprile  1814  il  marchese  Filippo  era  a  Verona  ed 
offriva  i  suoi  servigi  al  Bellegarde,  ch'era  riluttante  ad  accettarli  (cfr.  Weil,  Joachim  Marat, 
cit.,  t.  I,  p.  530).  Lo  zelo  spinse  presto  il  Ghislieri  ad  assumersi  i  più  gravosi  e  repugnanti 
incarichi,  come  quello  di  inquisitore  nel  processo  perla  congiura  militare  del  1814  (cfr.  P.ssa 
DI  Belgioioso,  Studi,  cit.,  p.p.  123  e  seg.l.  Aggiungerò  come  ultimo,  e  sorprendente,  tratto 
di  quest'abbozzo  biografico,  che  il  marchese  Filippo  era  fortemente  indiziato  come  massone. 
(Cfr.  P.  RiNiEsi,  //  Congresso  di  Vienna  e  la  Santa  Sede,  Roma,  1904,  p.p.  447-48).  Morì 
nel  1817. 

2)  Il  conte  Francesco  Barbò,  cavaliere  della  Corona  ferrea,  era,  durante  il  regno  italico, 
direttore  generale  dell'imposta  indiretta  e  consigliere  di  stato. 

3)  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  51. 

4)  Doveva  essere  una  Frapolli,  sorella  della  Lucietta  Battaglia  (poi  Fontanelli). 

5)  Forse  don  Gaetano  Crivelli  Mesmer. 


—  215  — 

Vienna  una  bellezza,  ciò  mi  dà  un'idea  del  gusto  potano  ;  l'Imperatore  le 
ha  detto  che  essa  ritornerà  in  Italia  con  lui. 

La  sera  io  vado  a  teatro  accompagnata  da  Calderara,  ora  che  non 
v'è  Pasini  per  darsi  la  muta.  Fagnani  è  un  secolo  che  non  Io  vedo,  credo 
che  abbia  una  nuova  pratica.  Parravicini'  è  sempre  in  campagna,  sua 
moglie  non  sta  bene.  Guicciardi  non  lo  vidi  più  dopo  la  famosa  giornata 
del  20,  e  quando  lo  trovo  mi  saluta  sobriamente,  egli  vuol  vendere  la  casa 
e  se  ne  va  in  Valtellina  ;  egli  non  è  mai  stato  dalla  Beatrice.  Brème  è 
andato  a  Torino  per  alcuni  giorni.  Porro  lo  vedo  anche  di  troppo,  egli 
mi  fa  molte  visite  in  casa,  e  lo  vedo  tutte  le  sere  in  teatro  ;  sarà  difetto 
del  mio  gusto,  ma  la  sua  conversazione  non  mi  diverte  molto,  ed  anzi 
mi  è  un  po'  pesante,  egli  è  sempre  pieno  di  progetti,  ma  finisce  per  mai 
realizzarne  uno  solo.  Tutti  gli  altri  amici  li  vedo  sempre,  e  tutti  quanti 
ti  salutano  caramente. 

Addio,  mio  caro,  vogliami  bene  e  credimi  inalterabilmente  la  tua 

aff.™^  Teresina. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres. 


CXII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Alberico  de  Felber  a  Federico  Gonfalonieri 

Mi  trovo  dalla  contessina,  tua  degnissima  consorte,  mentre  sta  scri- 
vendoti la  presente-,  e  quindi  non  ho  mancato  di  cogliere  quest'occasione 
per  assicurarti  della  mia  amicizia  e  per  pregarti  a  volermi  continuare  la 
tua  e  per  parteciparti  le  seguenti  frottole  che  corrono  in  giornata. 


1)  Può  darsi  voglia  alludere  al  conte  Raffaele  Paravicini,  valtellinese,  già  prefetto  del- 
l'Agogna, ispettore  generale  della  pubblica  beneficenza,  consigliere  di  stato.  Sua  moglie  era 
stata  una  delle  prime  dame  di  palazzo,  nominata  in  occasione  dell'incoronazione  di  Giusep- 
pina a  regina  d'Italia.  Sono  a  stampa  amichevoli  lettere  scambiate  fra  il  Paravicini  e  il 
Prina,  in  Archivio  Storico  Lombardo,  a.  XXXI  :  G.  Gallavresi,  Frammenti  dell'epistolario 
del  conte  Giuseppe  Prina. 

2)  Queste  righe  sono  scritte  sullo  stesso  foglio  della  lettera  CXI. 


—  216  — 

Si  dice  che  il  Re  di  Napoli  abbia  colle  sue  truppe  occupato  le  alture 
della  Romagna,  per  prevenire  un'invasione  per  parte  dei  coalizzati  '.  Si  dice 
altresì  che  l'Inghilterra,  d'accordo  con  alcuna  delle  altre  potenze  coalizzate, 
voglia  un  Regno  indipendente  in  Italia,  la  di  cui  capitale  deve  essere  la 
vostra  Patria,  ed  il  Sovrano  il  figlio  secondogenito  di  Francesco  P.  L'af- 
fare dovrà  essere  trattato  al  Congresso  di  Vienna  2.  Mancando  la  carta,  mi 
protesto  il  tuo  amico 

De  Felber. 


CXIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  25. 

Milano  il  10  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Ricevo  in  questo  punto  la  tua  lettera  del  16;  non  puoi  credere  quanto 
essa  abbia  rallegrato  il  mio  spirito,  ne  avevo  un  vero  bisogno.  Da  Ciani 
ho  avuto  nuove  più  recenti  della  tua  persona,  cioè  del  21  ;  il  di  lui  cor- 


1)  Alla  medesima  data  del  9  luglio  il  Lebzeltern,  ministro  d'Austria  presso  il  papa,  se- 
gnalava al  Metternicli  gli  armamenti  del  re  Gioacchino.  La  notizia  veniva  però  da  Rieti. 
(Weil,  Joachim  Murata  cit.,  t.  I,  p.  207).  Il  re  aveva  lasciato  le  Romagne  dalla  fin  d'aprile, 
e  le  sue  truppe,  in  forza  di  una  convenzione  stipulata  dal  suo  ministro  degli  esteri,  duca 
di  Gallo  col  conte  di  Mier,  diplomatico  austriaco  accreditato  presso  il  re,  s'eran  ritirate 
nelle  Marche  già  nella  prima  metà  di  maggio.  (Pietro  Colletta,  Storia  del  reame  di  Na- 
poli dal  11)4  sino  al  182s,  Capolago.  1834,  t.  IH,  p.p.  233-34  ;  Carlo  Filangieri,  Ricordi,  ri- 
portati in  Duchessa  Ravaschieri  Filangieri,  //  generale  Carlo  Filangieri,  Milano,  1902, 
p.p.  81-82;  Weil,  op.  cit.,  t.  I,  p  p.  9-10). 

2)  Secondo  la  tesi  accolta  dal  Weil,  op.  cit.,  t.  I,  p.p.  15-16  e  91-92,  la  questione  dei 
dominii  austriaci  in  Italia  sarebbe  stata  risolta  sin  dalle  stipulazioni  di  Praga  (luglio  1813). 
Il  Weil,  al  seguito  di  alquanti  altri  storici  che  avevano  però  esaminato  sommariamente  il 
problema,  ritiene  autentica  la  "  Protestation  adressée  au  nom  de  Sa  Majesté  I.  et  R.  au 
cabinet  de  S.*  James  par  S.  A.  le  prince  de  Metternich,  ministre  des  affaires  étrangères,  à 
S.  E.  Lord  Castlereagh,  secrétaire  d'État  d'Angleterre  -  Paris,  le  26  mai  1814  „,  riportata, 
sulla  fede  d'una  copia  dell'archivio  torinese,  da  Nicomede  Bianchi,  Storia  documentata 
della  diplomazia  europea  in  Italia  dall'anno  1814  all'anno  1861,  Torino,  1865,  v.  I,  p.  334. 
Ma  a  me,  dopo  aver  spogliato,  per  cortese  concessione  del  governo  di  S.  M.  britannica,  le 
carte  più  segrete  del  Foreign  Office,  pare,  come  al  Fvffe,  op.  cit.,  p.  362  (che  compì  la  me- 
desima indagine  nella  stessa  sede),  che  quella  protesta  non  deve  aver  avuto  luogo,  mentre 
è  smentita  dai  documenti  sincroni  e  da  un  cumulo  di  contraddizioni,  non  foss'altro  dal- 
l'azione del  Nugent  e  del  Baldacci.  Anche  il  Sokel,  o/).  cit.,  Vili."  partie,  eh.  II,  pag.  162, 
ed  il  P.  R1NIERI,  //  Congresso  di  Vienna  e  la  Santa  Sede,  cit.,  appendice  p.  656,  rele- 
gano fra  gli  apocrifi  la  protesta  del  maggio  1814  e,  naturalmente,  il  preteso  trattato  se- 
greto del  17  luglio  1813.  D'altra  parte,  è  già  apparso  da  questo  carteggio  del  Gonfalonieri, 
che  Lord  Castlereagh    non   dava  proprio  motivo  al  Metternich  di  protestare. 


217 


rispondente  di  Londra  gli  dice  d'averti  visto  in  buona  salute,  ma  non  si 
estende  in  dettagli.  Incredibile  è  il  disordine  che  v'ha  nelle  poste,  e  so- 
pratutto per  quella  di  Londra:  24  giorni  ci  ha  impiegato  la  tua  lettera  ad 
arrivare  ;  voglio  lusingarmi  che  le  altre  mi  giungeranno  più  puntualmente. 
Non  ti  dò  le  mie  nuove  ;  Cicogna,  il  quale  sarà  apportatore  di  questa  mia, 

te  le  darà  verbalmente ' 

Ti  accludo  due  lettere,  le  quali  sono  state  rimandate  da  Parigi.  Ti  prego  di 
scrivermi  il  più  frequente  che  puoi,  sia  certo  di  recarmi  così  una  delle 
maggiori  soddisfazioni. 

Tutti  di  casa  stanno  bene,  ho  lor  comunicato  le  tue  nuove,  gli  amici 
tutti  ti  salutano  caramente,  e  tu  credimi  di  vero  cuore  e  per  la  vita  mia 

aff.ma  Moglie 
T.  C.  C. 


CXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  26. 

Milano  il  13  luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Dopo  la  tua  lettera  del  16  non  ebbi  più  tuoi  caratteri,  ciò  che  attri- 
buisco all'immenso  disordine  che  v'ha  nelle  poste,  non  potendo  attribuirlo 
a  tua  negligenza  nello  scrivermi,  giacché  mi  hai  sempre  dato  tue  nuove 
con  esattezza;  si,  mio  caro,  sono  contenta  di  te  sopra  questo  rapporto,  e 
arrabbiata  veramente  coi  direttori  delle  poste,  i  quali  mi  defraudano  del- 
l'unico  e  solo  compenso  che  m'abbia  per  la  tua  assenza.  Ti  do  parte,  in 
una  lettera  che  ho  dato  a  Cicogna,  che  ho  preso  la  donna  di  grosso;  questa 
mi  è  stata  proposta  da  mia  madre  come  un  tesoro,  e  veramente  adattata 
per  noi;  altresì  ti  dico  pure  che  ho  dovuto  fare  accomodare  la  bastardella  la 
quale  minacciava  di  lasciarmi  in  istrada  da  un  momento  all'altro.  Nessuna 
nuova  per  le  vendite  che  mi  hai  ordinate;  monto  a  cavallo  tre  volte  la 
settimana  con  Pierino  Salyer,  il  quale  dice  essere  contento  di  me,  tremo  che 
alla  tua  venuta,  dopo  che  avrai  visto  le  signore  inglesi  a  cavallo,  mi  vi 
trovi  male  ;  ma  basta,  mi  troverai  docile  a  perdere  le  abitudini  contratte, 


Il  Si  omettono  notizie  particolareggiate  delle  faccende  di  casa  che  la  contessa  Teresa  dà 
qui  al  marito. 


—  218  — 

per  prendere  le  nuove  che  mi  puoi  dare,  e  come  mai  non  prenderle  se  mi 
son  date  da  te?....  Sono  assai  contenta  della  mia  cavalla,  essa  ha  guada- 
gnato moltissimo,  il  suo  trotto  è  molto  più  comodo,  ed  il  galoppo  discreto. 
La  contessa  Bigli  ti  saluta,  e  ti  prega  di  portarle  da  Londra  una  bottiglia 
di  Liquore  di  corno  di  cervo  succinaio,  ciò  che  si  trova  eccellente  in  quel 
paese,  ma  assai  caro;  siccome  ella  è  cosa  eccellente  per  le  convulsioni  ti 
prego  di  portarne  una  bottiglia  anche  per  me.  L'  abate  Serponti  ti  prega 
di  portagli  un  paio  di  rasoj  inglesi.  Vorrei  mi  portasti  pure  del  buon  Té,  il 
quale  non  si  trova  da  noi  che  cattivissimo.  Il  marchese  Ghislieri  ha  avuto 
la  carica  di  Consigliere  di  Conferenza  presso  il  governatore  di  Milano*, 
fin'ora  non  ha  spiegato  carattere.  Pino  è  partito  per  Vienna,  si  crede  che 
ci  sia  andato  per  suo  conto  senza  nessuna  missione,  *  se  ne  ignora  però 
la  vera  ragione.  Sabato  partirà  Berrà,  al  quale  darò  una  lettera  per  te, 
credo  che  egli  farà  il  viaggio  in  fretta.  A  giorni  principierò  a  prendere 
le  acque  di  Recoaro,  le  quali  spero  gioveranno  a  rimettere  il  mio  stomaco, 
Ruggeri  ne  è  persuaso;  in  questi  giorni  la  mia  salute  è  migliore,  il  caldo 
che  abbiamo  da  quattro  giorni  mi  abbatte  un  po'.  Tutti  di  casa  stanno  bene» 
ti  assicuro  che  la  M.  G.  s'interessa  molto  di  te,  quantunque  non  voglia 
mostrarlo  per  poter  disapprovare  tutto,  secondo  il  suo  solito.  La  Ghita  è 
sempre  più  stupida,  suo  marito  non  se  ne  occupa  come  se  fossero  sposi 
di  20  anni.  I  tuoi  fratelli,  tre  sassi,  non  si  sviluppano  niente.  La  Sirtori 
parte  la  settimana  ventura  per  Genova,  spero  che  i  bagni  le  gioveranno 
molto  per  quell'umore  acre  che  ha  nel  sangue.  Il  Barchetta  ti  saluta  e  ti 
assicura  che  i  tuoi  affari  vanno  regolarmente,  ma  i  raccolti  saranno  tutti 
assai  meschini.  Porro  mi  assedia  colle  sue  visite;  ti  assicuro  che  mi  annoia 
alquanto.  Gli  amici  ti  salutano,  tutti  vogliono  essere  nominati  particolar- 
mente, ma,  siccome  tutti  dicono  lo  stesso,  tralascio  di  farlo  per  brevità. 
Guicciardi  ^  è  andato  in  Toscana.  Addio,  mio  caro,  vogliami  bene  ma  bene 
davvero,  e  credimi  costantemente  la  tua  affezionatissima 


Teresina. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
à  Londres 


1)  II  Ghislieri  fu  pure  chiamato  a  far  parte  dell'I.  R.  "  Central-Organisirungs-Hof-Com- 
mission  „,  alla  quale  spettò  l'ordinamento  delle  provincie  conquistate  o  riprese  dall'Austria. 
Cfr.  Helfert,  Kaiser  Franz,  cit.,  p.  20. 

2)  Ottenne  il  grado  di  Tenente  Feldmaresciallo,  ma  non  in  servizio  attivo. 

3)  Doveva  ben  presto  essere  inviato  dai  suoi  compaesani  a  Vienna,  giacché  in  fin  d'a- 
gosto il  Consiglio  del  dipartimento  dell'Adda,  aveva  prescelto  il  Guicciardi  e  Girolamo 
Stampa  di  Chiavenna  a  caldeggiare  l'aggregazione  della  Valtellina  alla  Lombardia,  missione 
che,ben  condotta  dal  Guicciardi,  ebbe  ottimo  esito  e  salvò  agli  italiani  quella  provincia,  se- 
condo è  distesamente  narrato  in  Giuseppe  Romegialli,  Storia  della  Valtellina  e  delle  già 
contee  di  Bormio  e  Chiavenna,  voi.  IV,  Sondrio,  1844,  p.p.  38  e  seg.,  e  Giovanni  Visconti 
Venosta,  Ricordi  di  gioventù,  Milano,  1904,  p.p.  34  e  seg. 


Milano  il  14  Luglio  1814. 


—  219  — 

cxv 

Archivio  Casati  -  Mil  aito.  Inedita 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  27. 

Carissimo  Federico, 
Ricevetti  questa  mattina  la  tua  lettera  in  data  del  29  giugno,  puoi  immagi- 
narti il  piacere  che  essa  mi  ha  recato,  dandomi  essa  le  tue  nuove;  ma  non  mi 
vi  parli  di  ritorno...  chi  sa  quando  ti  risolverai  a  rimpatriare  ;  tu  te  la  godi 
a  meraviglia,  e  intanto  la  tua  Teresina  muore  di  tristezza  :  ti  assicuro  che 
la  mia  situazione  mi  riesce  sempre  piìi  insopportabile,  non  posso  reggere 
più  a  lungo  nello  stato  in  cui  mi  trovo!  il  trovarmi  isolata  interamente, 
ed  il  non  avere  con  chi  aprire  il  mio  cuore,  è  per  me  la  cosa  la  pili  insop- 
portabile. Quando  eri  a  Vienna,  avevo  pure  il  mio  Cecchino,  il  mio  cuore 
si  sfogava  pure  con  quella  povera  creaturina,  che  divideva  i  miei  affetti, 
ed  il  ravvisare  in  lui  l'immagine  del  padre,  mi  dava  pure  una  sorta  di 
consolazione,  nella  tua  assenza  ;  ma  ora  mi  ritrovo  sola  sola  coi  miei  pen- 
sieri, i  quali  ti  assicuro  sono  d'un  genere  ben  triste,  e  mi  trovo  felice 
quando  posso  diminuire  l'oppressione  del  mio  cuore  colle  lagrime  :  ti 
assicuro  che  ne  verso  molte,  e  questa  lettera  ne  è  inaffiata.  Non  credermi, 
mio  caro,  indiscreta;  sì,  godo  che  ti  diverti,  non  voglio  esserti  troppo  a 
carico,  ma  oh  Dio  io  non  posso  vivere  separata  da  chi  amo  con  vero 
trasporto,  ho  un  vero  bisogno  d'amare  e  di  poterlo  dire  a  chi  è  l'oggetto 
del  mio  amore,  e  di  sentirmi  pure  ripetere  d'essere  riamata;  dimmi  che 
m'ami  davvero  e  che  sei  veramente  mio,  e  porterai  così  un  alleviamento 
alle  mie  pene.  Non  ti  parlo  di  nuove,  non  ne  so  e  credo  realmente  non 
ve  ne  sia:  altronde  ti  accludo  delle  lettere  che  ti  istruiranno  su  quel  poco 
che  si  può  sapere.  Berrà  il  quale  ti  apporterà  questa  lettera  t'istruirà  ver- 
balmente di  tutto.  Ho  comunicato  la  tua  lettera  alla  M.  G.  e  a  tuo  padre 
e  madre,  essi  mi  hanno  incaricato  di  salutarti,  gli  amici  poi  ti  salutano 
caramente,  e  mi  domandano  tutti  con  vero  interessamento  le  tue  nuove. 
Ieri  vidi  Brème  di  ritorno  da  Torino,  egli  mi  fece  una  lunga  visita,  la  sua 
conversazione  fu  sentimentalissima,  mi  disse  una  quantità  di  belle  cose, 
e  mi  domandò  il  permesso  di  venire  un  qualche  giorno  per  leggermi  alcune 
pagine  d'un  opera  che  ha  fatto,  e  che  esita  a  dare  alle  stampe;  mi  guarderò 
bene  che  le  sue  visite  siano  troppo  frequenti  per  impedirle,  non  avendo 
io  voglia  di  fare  la  triste  fine  della  povera  signora  che  ha  frequentata  '; 
se  tu  hai  piacere  di  liberarti  della  tua  Teresina,  dimmelo,  che  allora  coltiverò 
anzi  le  di  lui  visite.  Non  ho  nuove  da  darti  circa  alle  vendite  che  mi  hai 
ordinate,  me  ne  dispiace,  ma  credimi  che  non  è  per  mancanza  di  diligenza. 
Addio,  mio  caro,  vogliami  bene,  e  credimi  inalterabilmente  la  tua 

aff.ma  Teresina. 

1)  La  contessa  Porro,  che  era  stata  nei  primi  anni  collega  della  contessa  Teresa  alla 
corte  vicereale.  Cfr.  la  nota  lap.  37. 


—  220  — 

CXVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 
N.  28. 

Milano  il  20  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Ricevetti  da  Ballabio  (il  quale  è  arrivato  il  giorno  17)  una  tua  lettera 
e  le  tue  nuove  dettagliatamente;  io  lo  ricevetti  a  braccia  aperte,  e  come 
il  Messia;  f ecimo  una  lunga  chiaccherata,  ma  rilevai  che  il  medesimo  è 
molto  malcontento  di  Londra,  ciò  che  voglio  attribuire  alla  scossa 
(quantunque  sia  stato  breve  il  soggiorno)  che  ne  avrà  sentito  la  sua  borsa. 
Ho  ricevuto  pure  la  tua  lettera  del  5,  avrei  veramente  amato  mi  desti  un 
qualche  cenno  sul  tuo  ritorno;  ma  vedo  che  tu  te  la  godi,  che  non  pensi 
molto  a  chi  sospira  la  tua  venuta. 

L'operazione  del  curato  Villa  non  è  totalmente  riuscita,  bisognerà 
ritorni  quest'autunno.  La  Sirtori  parte  domani  per  Genova.  La  M.  G.  ti  saluta 
e  dice  che  non  ti  scrive  per  la  ragione  che  ciò  lefporta  incomodo.  Si  dice 
Calcagnini  sposo  colla  figlia  Belgiojoso  sorella  della  Giulini',  e  d'Adda 
del  Borgo  del  Gesù-  con  un'altra  figlia  Pallavicini.  Mia  madre  ti  prega 
di  portarle  un  paia  di  rasoj,  e  due  forbici,  una  lunga  e  l'altra  piìi  piccola. 
Ti  rinnovo  la  commissione  della  contessa  Bigli  di  portarle  una  bottiglia 
di  Liquore  di  corno  di  cervo  succinato,  cosa  che  si  trova  perfettissima  in 
Inghilterra,  e  ne  vorrei  una  bottiglietta  anche  per  me,  essendo  cosa  ottima 
per  le  convulsioni. 

Eccoti  quanto  ricevetti  in  diverse  occasioni  :  sciaietto  di  percal  rosso, 
guanti  per  me  e  per  la  Sirtori,  due  abiti,  uno  di  seta  cruda  per  me  ed 
un  altro  di  stoffa  per  la  Ghita  ;  due  sciai  di  Madrasso,  uno  per  la  Ghita 
e  l'altro  per  mia  suocera,  sei  sedie  ricamate  per  la  Visconti,  colla  seta  e 
aghi,  due  tazze  di  porcellana  col  mio  ritratto,  sciai  di  lana  per  me  o  panno, 
tre  tagli  d'abito  in  seta,  caricature,  musica  e  disegni  per  pettine.  Quello 
di  cui  posso  assicurarti  [è]  che  tutti  questi  oggetti  sono  pienamente  a 
mio  genio  e  te  ne  ringrazio  infinitamente. 

È  venuta  da  Vienna  la  nomina  di  quattro  Tenenti  Marescialli,  i  quali 
sono  Pino,  Mazuchelli,  Zucchi  e  Palombini^  e  di  sei  Generali  Maggiori, 


1)  Questa  diceria  doveva  essere  infondata,  giacché  le  due  sorelle  della  contessa  Giulini 
Barbiano  di  Belgioioso  (figlie  del  principe  Rinaldo  Alberico)  sposarono  l'una  il  conte  IWassì- 
miliano  Stampa  marchese  di  Soncino,  l'altra  il  conte  Carlo  Melzi  d' Eril. 

2)  Il  marchese  Gioacchino  d'Adda  Salvaterra  (1794-1829),  autore  d'un'illustrazione  in  folio 
del  patrio  duomo,  sposò  infatti  il  10  novembre  1814  la  marchesina  Elisabetta  Pallavicino 
Trivulzio  (1797-1826). 

3)  Il  Palombini  era  generale  di  divisione  nell'esercito  italico.  Egli  era  stato  a  lungo  oc- 
cupato nelle  guerre  di  Spagna,  finché  lo  richiamarono  nel  1813    per   affidargli   un    comando 


221  — 

cioè  Rugerri,  Vilatta,  S.t  Andrea',  Paino,  Bertoletti,  e  Paolucci;  non  si  sa 
niente  cosa  contino  fare  di  Fontanelli,  egli  però  si  mostra  sempre  in  pub- 
blico, ha  il  suo  palco  illuminato,  e  sembra  che  sia  assicurato  di  qualche 
cosa  di  buono. 

I  nostri  ufficiali  italiani  sono  tuttora  turbolenti,  non  vogliono  asso- 
gettarsi  al  nuovo  governo,  vanno  gridando  «  Viva  Napoleone  ;>  ed  a  Brescia 
si  sono  battuti  coi  tedeschi,  ne  sono  rimasti  morti  tre,  ora  si  stan  facendo 
i  processi.  Bellegarde  è  sempre  per  prendere  la  cosa  dolcemente,  ma  i 
nostri  medesimi  italiani  gridano  morte,  vendetta,  rigori,  contro  questa 
povera  gente,  la  quale  sicuramente  è  mossa  la  maggior  parte  dalla  dispera- 
zione di  aver  gettato  gli  anni  della  loro  gioventù  inutilmente;  ti  assicuro 
che,  se  Bellegarde  dovesse  ascoltare  questi  sicarj,  avressimo  molte  vittime, 
ma  egli  è  impastato  di  dolcezza.  Rossetti  Vice  Presidente  della  Reggenza! 
Tu  vedi  che  i  nostri  signori  milanesi  non  vi  rimangono  che  per  essere 
subalterni,  poiché  ora  dipenderà  più  niente  da  loro;  per  me  certo  non  vi 
rimarrei 2.  L'imposta  di  questo  mese  è  d'un  sol  centesimo •■.  Per  ora  alla 
Santa  sei  libero  d'alloggi,  ma  tutte  le  terre  vicine  ne  sono  piene.  Tutti  i 
tuoi  affari  vanno  regolarmente,  ma  quanto  alle  vendite  niente  di  nuovo, 
ho  parlato  con  Salyer  per  mandarle  a  Torino,  ed  egli  mi  disse  che  scri- 
veva subito  per  sapere  se  v'era  possibilità  di  poterle  esitare,  poiché  in 
caso  contrario  si  getterebbero  le  spese;  in  quanto  alla  mia  cavalla  niente 
di  nuovo,  ti  assicuro  che  ora  in  Milano  non  si  spende  un  soldo,  e  tutti 
i  signori  generali  non  fanno  spese,  per  la  ragione  che  si  servono  delle 
carrozze  di  Corte. 

Tutti  i  parenti  e  gli  amici  ti  salutano  caramente,  e  tu  credi  all'amore 
inviolabile  col  quale  mi  protesto  la  tua 


Aff.ma  Teresina. 


V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres. 


alla  frontiera  illirica.  Napoleone,  nel  colloquio  da  lui  avuto  all'isola  d'Elba  col  conte  Anto- 
nio Litta-Biumi,  di  cui  si  hanno  alquante  relazioni,  si  sarebbe  meravigliato  d'udire  che  il 
Palombini  avesse  accettato  d'entrare  nell'esercito  austriaco.  Cfr.  Weil,  Joachim  Murât,  cit., 
t.  II,  p.  565. 

1)  II  barone  Pietro  Sant'Andrea.  Cfr.  Helfert,  Kaiser  Franz,  etc.,  cit  ,  p.  183. 

2|  Cfr.,  per  questo  graduale  affermarsi  del  predominio  degli  austriaci  nelle  pubbliche 
amministrazioni,  [P.="  di  Belgiojoso],  Studi  cit.  pp.  105  a  107. 

3)  Il  Giornale  Italiano  del  13  luglio  1814  reca  infatti  una  determinazione  del  Commis- 
sario plenipotenziario,  controfirmata,  per  la  reggenza,  dallo  Strigelli  e  datata  il  16  luglio,  il 
cui  primo  articolo  suona  cosi:  "  L'imposta  prediale,  da  pagarsi  dai  censiti  pel  giorno  dieci 
del  futuro  mese  d'agosto,  è  fissata  ad  un  centesimo  per  ogni  scudo  d'estimo  censuario  „. 


—  222 

CXVIÏ 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  29. 

Milano  il  23  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Ieri  sono  successe  molte  soppressioni,  cioè  tolto  il  budget  dell'Appa- 
naggio  della  Corona,  licenziati  per  conseguenza  tutta  la  Capella,  l'Ufficio 
di  elemosineria  (onde  il  Bellisomi  '  rimane  senza  soldo),  l'Ufficio  del  gran 
scudiere  e  del  gran  maggiordomo,  e  tutta  la  servitù,  quale  fu  trattenuta 
sino  a  quest'epoca.  La  casa  dei  paggi  va  a  sciogliersi  colla  fine  dell'anno 
scolastico.  Soppresso  il  Ministero  della  guerra  ;  la  sezione  della  marina 
trasportata  a  Venezia  ;  rimarrà  qui  la  commissione  centrale  alla  cui  testa 
vi  sarà  quel  co....  di  Somariva.  Soppresso  il  Ministero  dell'estero,  sop- 
presso l'Ufficio  dei  titoli,  ed  il  povero  segretario  -  sentirà  m'immagino  as- 
sai la  perdita  del  suo  beneficio.  Si  è  domandata  a  tutti  i  dicasteri  la 
nota  degli  impiegati  forastieri,  e  v'ha  un  decreto  di  S.  M.  I.  che  caratte- 
rizza come  forastieri  gl'individui  di  quei  paesi;  che  hanno  riguardato  i 
nostri  come  tali,  cioè  i  veneziani,  i  bolognesi,  ecc.  Tu  vedi  così  tolta 
ogni  speranza  dell'aggregazione  di  questi  paesi  ;  il  prospetto  dell'avve- 
nire è  al  certo  assai  brillante  !  Si  dice  che  il  quartiere  generale  si  tra- 
sferirà a  Bologna,  pare  che  il  maresciallo  Bellegarde  sarà  sempre  il  co- 
mandante in  capo  di  quest'armata,  e  che  rimarrà  qui  Rossetti  ;  la  carica 
che  gli  è  stata  conferita  (pochi  giorni  sono)  di  Vice  Presidente  della 
Reggenza  lo  fa  credere.  Me  ne  dispiace  assai  ;  il  cambio  non  sarà  certo 
vantaggioso  per  noi,  egli  è  ben  lontano  d'avere  il  carattere  di  modera- 
zione del  maresciallo,  so  anzi  ch'egli  è  assai  duro  ;  mi  è  stato  raccontato 
che,  avendo  Rossetti  fatto  un  rapporto  a  Bellegarde,  nel  quale  egli  si 
estendeva  molto  sull'inutilità  di  tanti  impiegati,  e  disse  che  la  metà  ba- 
sterebbe per  il  servizio  di  S.  M.,  Bellegarde  gli  rispose  :  Sì,  la  metà  ba- 
sterebbe per  il  servizio  di  Sua  Maestà,  ma  S.  M.  è  necessaria  all'altra  metà. 

Il  tenente  maresciallo  Flécher,  che  alloggia  in  casa  Bigli^  (il  quale  è  ri- 
tenuto per  la  più  gran  bestia  di  tutta  l'armata,  ma  che  la  contessa  Bigli 

1)  Ferdinando  Bellisomi  era  segretario  della  Grand'EIemosineria.  Su  queste  soppressioni 
v'è  tutto  un'incarto  all'archivio  di  Stato  di  Milano  {Comm.  plenip.  imp.  Bellegarde  g  •  Corona]. 

2)  Don  Giovanni  Borgazzi,  assistente  al  consiglio  di  stato,  intorno  al  quale  vedasi  il  ri- 
tratto che  ne  fece  il  nipote  Giovanni  Visconti  Venosta,  Ricordi  di  gioventù,  cit.,  p.  133.  Divenne 
segretario  particolare  del  conte  Mellerio,  vicepresidente  del  governo  di  Lombardia,  e  lo  accom- 
pagnò a  Vienna  nel  1817.  Cfr.  la  cronaca  del  Mantovani,  riportata  dal  Cubani,  op.  cit., 
t.  VII   pag.  336. 

3)  Il  palazzo  dei  Bigli,  in  Borgonuovo,  ora  della  contessa  Venino-Perego,  fu  poi  resi- 
denza della  contessa  Giulietta  Samoyloff-Pahlen,  gran  dama  russa  stabilita  a  Milano  e  no- 
tissima a'  suoi  tempi. 


—  223  — 

trova  un  tesoro),  mi  disse  che  l' imperatore  verrà  a  Milano  per  la  fine 
d'agosto,  e  che  egli  teneva  questa  nuova  da  persona  assai  vicina  a  Belle- 
garde,  e  che  la  cosa  è  sicura  ;  ho  cercato  di  verificarla,  ma  non  mi  è 
stata  confermata  ;  subito  che  saprò  qualche  cosa  di  positivo  te  lo  scriverò. 
Dio  facesse  che  fosse  vera,  poiché  avrei  così  lusinga  di  vederti  affrettare 
il  tuo  ritorno  !  Tanto  Alemagna  quanto  Salyer  si  sono  informati  se  con- 
veniva mandare  i  legni  che  vuoi  vendere  a  Torino,  ma  hanno  saputo  che 
ne  ridondano,  che  vi  sono  in  vendita  quelli  del  principe  Borghese,  e  che 
tutti  i  particolari  ne  sono  provvisti  ;  piuttosto  sarebbe  meglio  Modena, 
ed  ho  pregato  gli  stessi  individui  d'informarsi,  di  scrivere,  e  di  vedere 
se  mandandoli  colà  vi  possa  essere  una  certezza  d'esitarli  per  non  get- 
tare le  spese  inutilmente.  È  venuta  al  servizio  tre  giorni  fa  la  donna 
nuova,  per  quanto  mi  pare  essa  non  mi  conviene,  e  sono  persuasa  ti  spa- 
venterà, e  poi  è  stato  occultato  che  la  medesima  ha  da  molti  mesi  un 
dolore  nel  braccio  destro  che  le  rende  difficile  l'eseguire  le  sue  incom- 
benze; fortunatamente  che  le  ho  cantato  chiaro  che  la  prendevo  in  prova, 
e  che  glie  l'ho  fatto  dire  anche  da  mia  madre,  e  poi  mi  avevano  detto  che 
non  aveva  i  40  anni,  ed  ho  saputo  che  ne  ha  almeno  45  ;  questo  è  un 
regalo  che  mi  è  stato  fatto  dalla  d'Adda  Settala',  la  quale  però  si  è  servita 
del  canale  di  mia  madre.  Tutti  di  casa  stanno  bene  e  ti  salutano,  come 
pure  gli  amici  tutti.  Addio,  mio  caro,  vogliami  bene,  e  pensa,  te  ne  scon- 
giuro, a  presto  rimpatriare. 

La  tua  aff.ma 
Teresina. 


A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


1)  La  marchesa  Teresa  d'Adda  Saivaterra,  nata  Settala,  morta  settantenne  nel  1848. 


—  224  — 

CXVIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  30. 

Milano  il  27  Luglio  1814. 

Carissimo  Federico, 

Ho  ricevuto  per  mezzo  di  M.r  Marchai*  la  tua  lettera  del  12;  non 
saprei  esprimerti  con  parole  la  gioia  che  provai  quando  egli  mi  fu  an- 
nunziato, come  proveniente  da  Londra,  poco  mancò  che  gli  andassi  incontro 
per  abbracciarlo;  gli  feci  una  quantità  d'interrogazioni  sul  tuo  conto,  egli 
mi  disse  che  sei  ingrassato,  ciò  che  mi  pare  alquanto  difficile,  attesa  la 
vita  strapazzata  che  hai  fatta  questi  mesi. 

11  povero  uomo  ha  trovato  sua  moglie  moribonda,  e  forse  a  quest'  ora 
sarà  morta  ;  fui  sorpresa  della  velocità  colla  quale  egli  è  venuto,  giacché 
egli  arrivò  a  Milano  il  25.  Ieri  si  solennizzò  S.t  Anna,  fui  dalla  M.  G.  a 
pranzo,  vi  fu  pure  invitato  tuo  padre;  ti  potrei  rimproverare  la  tua  man- 
canza di  trovarti  a  Milano  per  tal  giorno,  giacché  lo  avevi  promesso  for- 
malmente, ma  non  ti  voglio  dire  niente,  lascio  che  te  lo  rimproveri  da  te, 
se  però  sei  suscettibile  di  sentir  rimorsi.  11  mese  d'agosto  va  in  campagna 
tutta  la  famiglia,  io  rimarrò  qui  sola  sola;  quantunque  essa  non  mi  sia  d'una 
gran  risorsa,  l'idea  di  trovarmi  del  tutto  isolata  mi  fa  pena,  e  mi  fa  sempre 
una  nuova  sensazione,  quantunque  vi  dovrei  essere  pur  troppo  avvezza 
Si  dice  per  sicuro  essere  soppressi  con  decreto  imperiale  tutti  i  ministeri 
e  tutti  gli  uffici  costituzionali  :  tu  vedi  che  sotto  questa  categoria  vi  sono 
quasi  tutti  gli  uffici;  si  pretende  che  si  rimetta  l'organizzazione  del  86, 
e  che  non  vi  sarà  qui  che  un  Consiglio  di  Governo,  che  questi  consiglieri 
si  divideranno  i  varj  rami  d'amministrazione,  ed  avranno  ognuno  il  loro 
Barò  particolare.  Arrivano  tutti  i  giorni  delle  persone  mandate  da  Vienna 
per  organizzare  questo  paese,  e  mi  pare  che  vi  sia  tutta  l'apparenza  che 
si  sederanno  qui  per  sempre  ;  lascio  a  te  il  fare  le  riflessioni,  quali  sicura- 


1)  Probabilmente  quel  G.  B.  Marchai,  compromesso  nella  congiura  anti-austriaca  di  pochi 
mesi  dopo.  L'Helfert,  La  caduta,  cit.,  p.  221,  lo  dice  lorenese,  venuto  in  Italia  come  me- 
dico militare  e  rimastovi  come  negoziante  di  cavalli,  ciò  che  spiega  benissimo  ch'egli  viag- 
giasse continuamente  e  che  fosse  in  relazione  col  Gonfalonieri.  Egli  si  lasciò  infinocchiare 
da  quel  losco  avventuriero  che  era  l'Esquiron  de  S.  Agnan,  spacciatosi  inviato  da  Luigi  XVIII 
per  ridare  alla  Francia  l'egemonia  in  Italia,  in  realtà  utilizzato  dalla  polizia  austriaca,  mal- 
grado le  riluttanze  del  Bellegarde  al  quale  certe  infamie  ripugnavano,  come  agente  provoca- 
tore. Fu  il  Marchai  quegli  che  presentò,  con  molta  leggerezza,  nel  novembre  1814,  il  S.  Agnan  al 
Rasori,  donde  venne  che  tanti  valentuomini  furono  irremediabilmente  compromessi.  Il  Mar- 
chai fu  egli  pure  imprigionato  la  notte  del  4  dicembre.  Secondo  la  P.ssa  di  Belgioioso, 
Studi,  cit.,  p.  117,  il  Marchai  potè  sfogarsi  alquanti  anni  dopo  sul  S.  Agnan,  incontrato  per 
caso  a  Parigi,  bastonandolo  di  santa  ragione.  E  perfino  l'aulico  Helfert,  op.  cit.,  sembra 
ammettere,  dal  modo  con  cui  racconta  l'episodio,  che  quelle  bastonate  furon  date  a  dovere. 


225 


mente  ti  si  presenteranno  a  prima  vista.  1er  l'altro  hanno  fucilato  tre  uffi- 
ciali italiani  per  delitti  commessi  a  Brescia,  come  già  ti  scrissi  un'altra  volta, 
e  si  pretende  che  siano  state  trovate  loro  delle  lettere  contrarie  al  Go- 
verno. Ciani  è  tutto  sorpreso  di  sentire  che  non  ti  sieno  giunte  le  mie 
lettere,  egli  non  ne  capisce  la  ragione,  manderò  questa  a  Bignami  a  Parigi, 
e  m'immagino  ti  arriverà  più  presto.  Prendo  le  acque  di  Recoaro,  ma 
fin'ora  non  ne  sento  l'effetto,  ci  vuole  del  tempo  per  questo.  La  M.  G.  mi 
domanda  sempre  le  tue  nuove  con  vero  interesse,  tuo  padre  e  madre  ti 
salutano  come  pure  gli  amici.  Addio,  mio  caro,  vogliami  bene  ma  bene 
davvero,  ricordati  che  ciò  è  necessario  alla  mia  esistenza,  se  però  essa 
t'interessa  abbastanza  per  conservarla.  Ti  abbraccio  con  vera  tenerezza. 
Addio. 

[T.  C.  C.]. 


CXIX 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  31. 

Milano  il  30  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

1er  l'altro  si  dispensarono  700  lettere  di  congedo  agli  ufficiali  che 
appartengono  ai  paesi  di  potenze  estere,  e  di  quelli  che  non  sono  sotto 
il  dominio  di  Bellegarde,  ciò  che  ci  fa  disperare  di  vedere  ingrandire  il 
nostro  statino.  Sciolti  tutti  i  ministeri,  e  tutti  gl'impiegati  in  libertà;  vi  sa- 
ranno delle  commissioni  per  ciascun  ramo  d'amministrazione,  i  quali  sicura- 
mente non  assorbiranno  un  gran  numero  d'impiegati:  ecco  una  sentina 
di  gente  la  quale  non  può  essere  assolutamente  contenta  della  sua  posizione. 
11  sistema  dell'  86  è  quello  che  viene  adottato,  non  avremo  cosi  la  più 
piccola  rappresentanza  nazionale,  quale  pure  si  aveva  nel  96,  *  vi  sarà  un 
Consiglio  di  Governo,  questi  consiglieri  prepareranno  i  loro  lavori,  ma  tutto 
dipenderà  da  Vienna;  tutti  i  giorn  iarrivano  organizzatori,  i  quali  mi  pare  si 
sedono  per  rimanere  fermi  al  loro  posto.  Non  ti  posso  dare  nuove  posi- 
tive su  altri  rapporti,  tutto  è  ancora  flottante.  Niente  di  nuovo  riguardo 


1)  Come  ben  comprese  la  contessa  Teresa,  l'Austria  non  ridiede  affatto  alla  Lombardia 
il  regime  di  larga  autonomia  al  quale  l'invasione  francese  aveva  posto  termine,  bensì  instaurò 
un  governo  assoluto,  simile  tutt'al  più  a  quello  effimero  imposto  da  Giuseppe  II  ai  nostri 
avi  riluttanti. 

15 


—  226  — 

ai  tuoi  affari,  essi  sono  in  corrente;  quanto  alle  vendite  non  si  è  potuto 
effettuarne  nessuna,  non  puoi  credere  il  moto  che  mi  sono  data,  come  pure 
Alemagna  ed  in  ispecie  Pierre  Salyer;  t'assicuro  ch'egli  è  impossibile  di 
essere  più  diligente  e  sollecito  di  lui,  bada  costantemente  alla  stalla,  ed 
è  impegnatissimo  perchè  si  effettui  una  qualche  vendita;  anzi  egli  bra- 
merebbe sapere  se  sei  stato  contento  della  vendita  della  cavalla  transil- 
vana,  il  compratore  non  ne  è  molto  contento;  v'è  stato  della  gente,  come 
tu  sai  che  succede  sempre,  che  gli  hanno  detto  il  più  gran  male.  Vado  tre 
0  quattro  volte  la  settimana  a  cavallo,  sempre  con  Piero,  faccio  delle  buone 
trottate,  ciò  che  mi  fa  bene,  sento  assolutamente  un  vantaggio  i  giorni  che 
faccio  questo  esercizio.  Ruggeri  vorrebbe  che  ci  andassi  tutti  i  giorni,  ed 
anche  due  volte  al  giorno,  ciò  che  è  assolutamente  impossibile  eseguire; 
il  caldo  assai  forte  che  fa  da  molti  giorni  mi  toglie  quasi  la  voglia  di 
cavalcare;  quantunque  questa  sia  la  sola  solissima  cosa,  che  faccio  con 
piacere,  essa  non  riesce  a  sgombrare  dalla  mia  povera  testa  i  tristi  pen- 
sieri che  l'occupano  incessantemente.  Prendo  le  acque  di  Recoaro,  questi 
scorsi  giorni  mi  sono  sentita  assai  male,  tutte  cose  però  di  nervi  e  di 
stomaco,  mi  trascinai  però  fuori  di  casa;  tutti  suggeriscono  rimedj,  ma  non 
ve  n'ha  nessuno  che  sia  in  poter  loro  di  somministrarmi,  il  mio  fisico  è 
troppo  dominato  dal  morale  perchè  l'arte  medica  vi  possa  mettere  rimedio; 
tu  sai,  mio  caro,  chi  è  il  solo  talisman  dei  miei  mali,  tu  solo  puoi  metterci 
fine,  sì,  tu  solo,  mio  caro,  ma  chi  sa  se  ci  pensi  !...  e  quando  pure  ti  risol- 
verai a  venire  nelle  mie  braccia,  della  persona  che  sicuramente  ti  adora 
più  che  qualsiasi  essere  creato?  tu  sei  per  me  subito  subito  dopo  il  Crea- 
tore. Oggi  ebbi  una  visita  di  due  ore  di  Brème,  egli  mi  lesse  molte 
pagine  della  sua  opera  Esquisse  sur  les  Moeurs  du  siècle,  ti  assicuro  che 
mi  sono  trovata  assai  imbarazzata,  ma  una  dichiarazione,  che  gli  feci  prima, 
della  mia  nessuna  attitudine  a  giudicare  di  tali  cose,  mi  ha  in  gran  parte 
allegerito  l'imbarazzo;  egli  si  mostrò  assai  contento  di  me,  non  so  se  ci 
si  possa  credere;  egli  ti  saluta,  egli  ti  si  protesta  vero  amico;  l'aspettazione 
di  vedere  qui  M.''  de  Stael  lo  mette  già  in  orgasmo'.  Porro  è  ancora  a 
Torino,  non  mi  par  vero  di  essere  sollevata  dalle  sue  visite  giornaliere. 
Rasini  partì  ieri  per  la  Toscana,  e  ti  saluta.  Fagnani  non  si  vede  più, 
pranzai  con  lui  però  jeri  dalla  Bigli,(la  quale  ti  saluta  cordialmente).  Trecchi 
è  al  solito;  non  ti  parlo  degli  altri  amici,  essi  conducono  sempre  la  loro 
vita  ordinaria.  Donna  Teresa  Clari  va  a  morire  da  un'ora  all'altra  di  con- 
sunzione. La  figlia  Cambiaghi  '  s'incammina  a  gran  passi  per  l'eternità, 
vuoi  sentirvi  arrivata  quanto  prima  anche  la  tua  Teresina  se  non  ti  sol- 
leciti di  rianimarla  colla  tua  presenza;  sì,  mio  caro,  essa  mi  è  necessaria, 
credo  di  non  essere  indiscreta  di  esigerla  dopo  quattro  mesi  di  assenza. 

1)  Per  quest'attesa  della  Stael  ed  in  genere  per  tutte  le  relazioni  ch'essa  ebbe  coll'abate 
de  Brenie,  cfr.  Guido  Muoni,  Ludovico  de  Breme  e  le  prime  polemiche  intorno  a  Madama 
di  Stàel  ed  al  romanticismo  in  Italia,  Milano,  1902. 

2)  Cfr.  la  nota  2  a  p.  200. 


—  227- 

Tuo  padre  e  madre  e  M.  G.  ti  salutano,  e  stanno  benissimo.  Addio,  mio 
caro,  vogliami  bene  e  credimi  costantemente  e  di  vero  cuore 

la  tua  aff.ma  Teresina. 

P.  S.  —  Siccome  dò  molto  incomodo  a  Salyer  per  le  mie  cavalcate,  le 
quali  durano  sempre  molto  piij  d'un  ora,  mi  pare,  se  tu  lo  credi  a  proposito, 
che  bisognerà  gli  faccia  un  qualche  regalino  oltre  il  pagamento  delle  lezioni; 
lascio  a  te,  se  trovi  che  ciò  sia  giusto,  il  provvedere  qualche  cosa  che  sia 
adattato  per  lui. 


v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


cxx. 

ArcJiivio  Casati  -  Milaìio.  Inedita^ 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri. 

N.  32. 

Milano  il  [31]  Luglio  1814. 
Carissimo  Federico, 

Sono  9  giorni  che  non  ho  tue  nuove,  mi  pare  che  ciò  sia  un  secolo. 
La  settimana  ventura  va  in  campagna  la  famiglia,  prima  a  Verderio  poi 
a  Carate;  mi  hanno  fatto  la  grazia  d'invitarmi  in  tutti  e  due  i  luoghi,  ma 
credo  che  mi  riserverò  d'andare  a  Carate,  ove  starò  meno  male  giacché  a 
Verderio  non  ho  un'  anima  della  mia.  La  settimana  ventura  anderò  forse 
a  Valmadrera  per  degli  affari  che  esigono  la  mia  presenza;  se  bastasse 
quella  del  Barchetta  mi  esentuerei  dall'andare  a  prendere  del  caldo,  che 
ora  abbiamo  assai  forte  e  che  dura  da  tanto  tempo:  a  Brera  è  stato  ai  25 
gradi  e  sembra  che  vada  aumentando.  La  contessa  Bigli  mi  ha  invitato 
d'andare  a  Niguarda;  se  mi  farà  nuove  istanze  vi  anderò  per  due  o  tre 
giorni,  o  anche  più,  secondo  vedrò  di  essere  aggradita.  La  M.  G.  mi  fa 
delle  gentilezze  molte,  e  s'interessa  molto  per  me,  ma  singolarmente  di 
te;  essa  t'ama  davvero.  Il  povero  monsignore  Prata  sta  malissimo,  egli  non 
vede  più  nessuno,  nemmeno  la  M.  G.  Donna  Teresa  Clari  Calderarj  è  morta. 
La  moglie  di  Pallavicini  nata  Monticelli'  sta  poco  bene,  ed  il  genere  della 

1)  Donna  Giulia  Monticelli,  sorella  di  G.  Battista  (vedasi    la    nota  5  a  pag.  19),    aveva 
sposato  il  marchese  Giuseppe  Pallavicini.  Questi  Pallavicini  abitavano  a  Milano  in  via  Cerva. 


—  228  — 

sua  malattia  dà  molto  a  temere.  La  figlia  Gherardi  è  fuggita  da  suo  padre 
per  la  ragione  che  quest'ultimo  non  voleva  dare  il  suo  assenso  per  il 
matrimonio  che  la  medesima  voleva  contrarre  col  figlio  della  bella  di  Vac- 
cari;ora  tutto  è  spianato,  e  quanto  prima  si  farà  il  matrimonio.  La  moglie 
del  generale  Demboschi  '  è  fuggita  da  suo  marito,  si  dice  per  i  cattivi 
trattamenti  che  il  medesimo  le  faceva  subire. 

I  membri  della  Reggenza  si  sono  distribuite  le  incombenze  ed  hanno 
tutti  un  segretario,  uno  scrittore,  ed  un  aprentis.  Giulini  l'interno,  Bazetta^ 
e  Peregalli  la  giustizia.  Toni  il  culto.  Verri  pubblica  istruzione,  accademia 
reale,  biblioteche  ecc.,  Mellerio  tesoro  e  demanio,  Muggiasca  le  miniere, 
Borromeo^  pubblica  beneficenza,  Longo  alla  finanza,  non  ti  so  più  dire 
degli  altri;  tutti  gl'impiegati  che  questi  signori  hanno  sono  di  quelli  che 
lo  erano  già  prima.  Beccaria  è  fatto  concepista  degli  affari  del  Ministero  di 
Giustizia  e  segretario  della  Pubblica  Beneficenza  sotto  Borromeo.  Sono 
alcuni  giorni  che  la  Sirtori  è  partita  per  Genova,  è  stata  obbligata  di  so- 
spendere i  bagni  per  la  ragione  che  essendovi  stata  il  primo  giorno  troppo 
tempo  ne  ha  sofferto;  ora  non  mi  resta  che  la  Durini  in  palco,  la  quale 
tu  sai  mi  è  di  risorsa  per  la  ragione  che  suo  marito  si  trattiene,  e  mi 
aiuta  a  trattenere  la  società.  Io  vado  quasi  sempre  in  teatro  con  Calde- 
rara,  egli  è  il  solo  servente  che  mi  è  rimasto.  Rasini  mi  ha  piantata  bar- 
baramente per  il  suo  viaggio  in  Toscana.  La  d'Adda  Kevenhuller  ha  par- 
torito un'altra  volta;  mi  pare  che  potrebbe  finirla,  e  lasciare  quest'incom- 

1)  E  questa  la  celeberrima  baronessa  Matilde  Dembowski  Viscontini,  (cfr.  la  nota  1  a  p.  1 17), 
oggetto  della  più  alta  e  forte  passione  che  abbia  provato  Enrico  Beyle  da  lei  punto  ricam- 
biata. Forse  alla  fuga  di  cui  parla  la  contessa  Teresa,  devono  riconnettersi  in  qualche  mi- 
sura i  motivi  di  quella  situazione  adombrata  nel  passo  piuttosto  sibillino  dello  Stendhal, 
Souvenirs  d'égotisme,  Paris,  1892  (ed.  Stryvenski),  p.  5,  ove  dice  che  la  Dembowoski  "  était 
hautement  deshonorée  „.  E'  vero  che  la  sua  vita  sembra  esser  stata  devastata  da!  pas- 
saggio tempestoso  di  una  passione  del  Foscolo,  infausto  e  crudele  amante.  Cfr.  G.  Chiarini, 
Gli  amori  di  Ugo  Foscolo,  cit.  parte  I  pp.  250  e  seg. 

2)  Il  barone  Giovanni  Bazzetta  (1753-1827  ,  magistrato  che  aveva  percorso  tutta  la  car- 
riera giudiziaria,  raggiungendo  il  grado  di  consigliere  di  cassazione.  Dopo  lo  scioglimento 
della  Reggenza,  il  Bazzetta  fu  nominato  consigliere  di  governo,  e  divenne  anzi  vice-presi- 
dente del  governo  di  Lombardia  Presiedette  pure  la  commissione  liquidatrice  del  debito 
pubblico  italiano.  Cfr.  Alessandro  Gianltti,  Trentaquattro  anni  di  cronistoria  milanese, 
IVlilano,  1903.  p.  69. 

3)  Il  conte  Giberto  Borromeo  (1751-1837),  che,  come  investito  del  feudo  imperiale  di  Mac- 
cagno,  avea  diritto  a  titolo  principesco,  e  teneva  sue  milizie  nella  rocca,  s'era  addestrato  sin 
dalla  prima  gioventù  nel  maneggio  dei  pubblici  affari:  fu  membro  del  consiglio  generale  mi- 
lanese nel  1776,  dei  XII  di  Provvisione  nel  1773.  Arrestato  dai  giacobini  francesi  nel  1796  e 
deportato  a  Nizza,  ritornò,  durante  il  regime  napoleonico,  ad  aver  luogo  eminente  nelle  ma- 
gistrature civiche.  Fu  ai  comizii  di  Lione,  sedette  nel  Consiglio  generale  dell'Olona,  fu  in- 
viato da  Milano  all'imperatore  per  congratularsi  della  nascita  del  re  di  Roma.  Era  uno  dei 
primi  nominati  a  far  parte  della  Reggenza.  Ebbe  le  maggiori  cariche  alla  restaurazione. 
Ciambellano  già  dal  tempo  di  Maria  Teresa,  fu  nominato  consigliere  intimo,  grande  scudiero 
del  Lombardo-Veneto,  poi  gran  maggiordomo  (1819).  Cavaliere  del  Toson  d'oro  e  della  S.S. 
Annunziata,  fu  spesso  ambasciatore  a  re  e  papi  e  rappresentò  il  sovrano  in  battesimi  e 
nozze  di  principi.  Cfr.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi,  cit.,  voL  II,  t.  XIV,  delle  famiglie 
Vitaliani  e  Borromei. 


229 


benza  a  chi  desidererebbe  tanto  d'averne....  Questa  mia,  se  si  dovessero 
ascoltare  le  tue  promesse,  non  ti  dovrebbe  ritrovare  a  Londra.  Dio  voglia 
che  ciò  sia,  ma  non  lo  spero,  sono  troppo  convinta  che  non  ti  posso  cre- 
dere quando  mi  parli  di  ritorno.  Siccome  ho  sentito  dai  tuoi  compagni 
che  ripasserai  per  Parigi,  ti  prego  provvedermi  dei  cordonets  en  couleurs 
per  fare  delle  borse,  ciò  che  troverai  dal  Père  de  Famille  ;  ora  qui  non 
se  ne  trova. 

I  tuoi  parenti,  e  amici  ti  salutano,  e  tu  credi  all'amore  inviolabile  che 
mi  farà  sempre  essere  tutta  tua 

la  tua  aff.ma  Teresina. 


CXXI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  33. 

Milano  il  6  agosto  1814. 
Carissimo  Federico 

Dopo  la  tua  lettera  avuta  per  mezzo  di  M.*"  Marchai  non  ne  ebbi  altre, 
non  so  dirti  abbastanza  quanto  mi  sia  dura  questa  privazione,  lo  puoi 
misurare  dall'amore  che  sai  nutro  per  te.  Oggi  ricevetti  una  cassa  da 
Parigi  speditami  dalla  Mocenigo,  ma  senza  una  sua  lettera,  la  quale  con- 
tiene le  10  paia  scarpe,  due  paia  stivalini,  il  mio  abito  di  Bajadère,  il  quale  è 
benissimo  tinto,  e  n.°  3  capellini  i  quali  sono  belli,  ma  due  sono  troppo 

stretti  per  la  mia  testa ' 

Quanto  ti  son  grata,  mio  caro,  della  premura  colla  quale  hai  eseguito  le 
mie  commissioni  ;  vorrei  poterti  fare  presto  i  miei  ringraziamenti  di  viva 
voce. 

Martedì  la  famiglia  parte  per  Verderio  ed  io  anderò  a  Valmadrera  col 
Barchetta  per  4  o  5  giorni,  ritornerò  a  Milano,  e  poscia  anderò  a  Ni- 
guarda  per  due  o  tre  giorni,  non  me  ne  posso  dispensare  giacché  la 
zia  mi  ha  fatto  molte  istanze.  Dovrò  poi  andare  in  seguito  a  Carate,  vedo 
che  è  impossibile  l'esentuarmene  ;  a  Verderio  non  ci  vado  certo,  non  ho 
bisogno  di  rattristarmi,  ciò  che  mi  succederebbe  in  sommo  grado,  non 
avendo  un'anima  di  conoscenza.  Conducono  pure  in  campagna  il  maestro 
dei  tuoi  fratelli.  Si  è  cangiato  il  cuoco,  ma  a  mio  parere  si  é  caduti  dalla 

1)  Si  omettono  altri  particolari  riguardanti  gli  invii  fatti  dal  conte  Federico  a  sua  moglie. 


—  230  — 

padella  nella    bragia.  Il  credenziere  è  molto  ammalato,  temo  ch'essa  sia 
la  sua  ultima  malattia. 

I  giornali  parlano  della  venuta  dell'Imperatore  a  Milano  per  la  fine 
di  questo  mese;  i  fogli  tedeschi,  e  lettere  particolari  ne  parlano  come  d'una 
cosa  sicura:  quel  che  è  certo  però  si  è,  che  fin'ora  non  si  fanno  prepa- 
rativi; vero  è  però  che  si  dice  che  la  Reggenza  abbandonerà  la  Corte  e 
che  le  assegneranno  al  più  presto  un  altro  locale,  e  che  Bellegarde  ab- 
bandoni la  Villa  Bonaparte  per  andare  nel  Palazzo  degli  Affari  Esteri'. 

Soppressi  tutti  i  Ministeri  come  già  ti  scrissi,  ed  anche  la  Camera  de' 
Conti,  32  tedeschi  sono  impiegati  nei  diversi  ufficj,  senza  che  sieno  com- 
presi in  questo  numero  gli  organizzatori  piiì  alti:  ve  n'ha  uno  per  ogni 
ramo  d'amministrazione.  Organizzato  e  con  tranquillità  il  corpo  dei  gen- 
darmi. I  nostri  generali  che  sono  stati  nominati  per  il  servizio  austriaco 
hanno  già  vestita  la  divisa  tedesca,  senza  la  più  piccola  distinzione  na- 
zionale. Bertoletti  fu  fischiato  passando  dal  Caffè  de'  Servi.  Sembra  che 
lo  spirito  turbolento  dei  nostri  militari  sia  un  po'  sopito,  ma  a  che  serve 
ora  a  fare  il  gradasso?  dobbiamo  essere  servi,  ecco  la  nostra  sorte,  il 
Cielo  ce  la  diede,  e  bisogna  uniformarsi  ai  suoi  destini.  Altre  nuove  non 
ve  ne  sono  :  Rossetti  comanda  assolutamente  in  materia  civile  e  più  che 
il  maresciallo.  La  mia  salute  da  quattro  giorni  è  migliorata,  ciò  che  at- 
tribuisco alle  acque:  mi  pare  che  mi  giovino  assai.  Non  posso  dire  altret- 
tanto del  mio  morale,  egli  non  è  suscettibile  d'essere  sollevato,  sino  a  tanto 
che  tu  non  vieni  nelle  mie  braccia.  Tutti  di  casa  stanno  bene  e  ti  salu- 
tano, ciò  che  fanno  tutti  i  tuoi  amici,  e  con  vera  cordialità. 

Niente  di  nuovo,  mio  caro,  per  le  vendite,  ella  è  cosa  assolutamente 
impossibile  di  esitare  un  qualche  cosa,  nessuno  compera,  credo  che  ciò 
provenga  dall'avere  nessuno  danaro,  e  ti  assicuro  che  quest'anno  bisogna 
contentarsi  d'andare  vicino  al  muro:  i  raccolti  sono  tutti  meschini. 

Pierre  Salyer  ti  saluta,  desidera  sapere  se  sei  stato  contento  delia 
vendita  della  cavalla  grigia,  e  ti  prega  d'essere  sicuro  della  sua  premura 
per  effettuare  le  altre  vendite  ;  realmente  egli  si  dà  molto  moto,  e  fa  le 
cose  con  vero  interessamento. 

Se  vedessi  quanto  è  squallido  Milano  in  questo  momento!  non  v'ha  il 
più  piccolo  moto,  ed  anzi  una  maggior  parte  dei  signori  sono  in  campagna, 
ciò  che  rende  triste  anche  il  nostro  povero  teatro.  Addio,  mio  caro,  ri- 
cordati che  hai  a  Milano  una  persona  che  sospira  ardentemente  la  tua 
venuta,  e  che  non  può  essere  felice  e  contenta  lontana  da  te.  Addio,  mio 
caro.  Addio, 

la  tua  aff.ma  Teresina. 

v:    A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


1)  Era  in  via  Borgonuovo  N.  1532,  e  vi  aveva  sede  la  seconda  divisione   del    ministero, 
retta  dal  senatore  conte  Testi;  la  prima  era  a  Parigi. 


—  231  — 

CXXII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  34. 


Milano  il  14  agosto  1814. 


Carissimo  Federico 


Eccomi  di  ritorno  dalla  mia  gita  di  Valmadrera,  dove  non  trovai  che 
guai;  figurati  che  non  posso  ricavare  bastantemente  per  supplire  ai  miei 
pesi,  bisognerà  fare  un  debito  per  questo;  i  paesani  sono  tutti  sulle  mie 
spalle  da  mantenere,  insomma  v'ha  vera  miseria,  ciò  che  dipende  anche 
dall'organizzazione  attuale:  bisognerà  fare  delle  riforme.  Passai  pure  nel 
ritorno  dalla  Santa,  dove  trovai  la  stessa  miseria.  Ricevetti  colà  la  tua 
lettera  in  data  del  15,  e  19  Luglio;  quantunque  questa  mi  portasse  una  data 
così  vecchia,  essa  mi  ha  però  alquanto  rallegrata  stante  che  erano  18  giorni 
che  me  ne  trovavo  priva.  Sento  con  piacere  essere  la  tua  salute  buona, 
solo  mi  rammarica  sentire  il  tuo  occhio  quale  sei  partito;  consulta, te  ne 
scongiuro,  qualche  bravo  oculista.  Non  so  se  debba  rallegrarmi  per  quanto 
mi  dici  rapporto  all'accoglienza  che  ricevi  in  questo  paese,  quantunque  io 
sia  sempre  portata  a  desiderarti,  e  a  compiacermi  di  tutto  quello  che  ti 
può  far  piacere.  Ecco  chi  doveva  ritornare  per  S.  Anna,  egli  non  partirà 
che  alla  fine  d'agosto,  e  chi  sa  per  rimpatriare  quando!  Il  Cielo  me  la 
mandi  buona,  vedo  che  poco  ho  a  fidarmi  nelle  tue  promesse.  Mi  fo  una 
festa  anticipata  di  godere  la  campagna  con  te,  essa  formerà  allora  la  mia 
delizia.  Quanto  al  viaggio  di  Roma  e  Napoli,  puoi  credere  che  ne  abbraccio 
con  trasporto  il  progetto,  e  mi  troverai  sempre  pronta  a  seguirti  anche 
nelle  contrade  le  più  remote.  Ho  fatto  le  tue  felicitazioni  alla  M.  G.,  ma 
ho  lasciato  nella  penna  l'ambasciata,  essa  t'ama  troppo  perchè  io  potessi 
dirle  qualche  cosa  di  duro  in  tuo  nome,  sia  sicuro  che  il  suo  cattivo  umore 
dipende  perchè  ti  ama  molto  e  non  vorrebbe  stare  senza  di  te;  essa  si  è 
alquanto  inquietata  nel  sentire  differita  la  tua  venuta;  figurati  la  mia 
posizione  quanto  essa  sia  dura,  dovendo  io  persuadere  in  favor  tuo  lei, 
mentre  è  una  cosa  che  pesa  tanto  sul  mio  cuore  il  non  doverti  vedere 
così  presto.  Sono  contenta  del  sentirti  soddisfatto  della  vendita  della 
cavalla  grigia,  non  si  tralascian  mezzi  per  effettuare  le  vendite  degli  altri 
oggetti,  ma  è  una  cosa  difficile.  In  quanto  però  al  Carick  ho  qualche  lu- 
singa di  poterlo  vendere;  cercherò  pure  la  vendita  degli  abiti.  Sono  assai 
contenta  del  cocchiere,  e  dell'Agostino  in  ispecie,  egli  mi  serve  discreta- 
mente da  cuoco,  e  bene  da  credenza,  e  benissimo  per  il  rimanente;  il 
cielo  faccia  ch'egli  seguiti  così,  egli  mi  serve  più  di  due,  gli  ho  regalato 
in  benemerenza  un  oriuolo.  Ora  mi  trovo  qui  tutta  sola,  ciò  che  accresce 


232 


certo  umor  triste  che  si  è  impadronito  di  me:  non  è  già  che  la  famiglia 
mi  sia  di  molto  sollievo,  no  certo,  ma  l'idea  d'un  perfetto  isolamento 
opprime  il  mio  cuore.  Domani  è  il  giorno  15  ',  tu  sai  qual  triste  rimembranza 
mi  desta  un  tal  giorno,  ti  assicuro  che  mi  sento  tutta  compresa  come  se 
fosse  il  primo  giorno.  Vado  tutti  i  giorni  a  pranzo  dalla  M.  G.;  povera 
donna,  essa  mi  fa  tutte  le  attenzioni  possibili,  ciò  che  guadagna  infinitamente 
e  fa  dimenticare  l'incomodo  che  questo  mi  porta:  parliamo  molto  di  te, 
tu  sai  che  ciò  basta  per  rendermi  qualunque  conversazione  gradita. 

Differisco  a  chiudere  questa  lettera,  stante  che,  non  avendo  ancor  visto 
nessuno  dei  miei  novellisti,  mi  trovo  priva  affatto  di  nuove. 

Oggi  si  pretende  che  l'Imperatore  sarà  a  Milano  prima  della  fine  del 
mese,  ma  tutte  le  persone  sensate  non  prestano  fede  a  tale  nuova. 

Il  giorno  7  corrente  il  Santo  Padre  ha  pubblicato  un  Breve,  col  quale 
rimette  la  Società  dei  Gesuiti  in  tutti  gli  Stati  -,  altro  di  nuovo  non  v'ha;  il 
Pancione,  al  quale  vado  fare  una  visitina,  mi  impedisce  di  allungarmi  di 
pili,  oltre  di  che  la  posta  parte  prima  del  mezzogiorno.  Addio,  mio  caro, 
vogliami  bene,  e  credimi  con  vera  tenerezza 

la  tua  Teresina. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Londres 


CXXIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  35. 

Milano  il  17  agosto  1814. 
Carissimo  Federico, 

Oh  che  gioia!  Due  tue  lettere  ad  un  tempo,  quella  scrittami  da  Li- 
verpool, e  quella  del  2  corrente;  le  espressioni  che  esse  contengono  hanno 
rallegrato  sommamente  il  mio  cuore  ;  il  non  essere  sola  in  amare  è  per 
me  la  massima  delle  consolazioni:  tu  mi  dici  d'essere  mio,  sì,  mio  caro,  io 
non  ambisco  ad  altro  sulla  terra.  Non  mi  parli  in  queste  tue  lettere  del 
tuo  ritorno,  cosa  che  ha  messo  dell'inquietudine  nel  mio  animo,  e  dello 
scontento  nella  M.  G  :  essa  è  stata  però  contentissima  che  abbi  viaggiato 
con  Somaglia.  Oggi  Piero  Salyer  ha  venduto  il  tuo  Carick  fornito  di  tutto, 
compreso  finimenti,  per  70  luigi,  egli  palpita  pel  timore  tu  sii  malcontento 

1)  Era  l'anniversario  della  nascita  del  suo  povero  bimbo. 

2)  Questa  disposizione  generale,  che  annullava  la  bolla  di  papa  Cl<;mente  XIV,  era  stata 
preceduta  da  provvedimenti  particolari  che  avevan  permesso  alla  Compagnia  di  sopravvi- 
vere e  di  ricostituirsi. 


233 


del  prezzo,  voleva  facessi  io  il  contratto  per  scaricarsi  delia  responsabilità, 
ma,  siccome  io  credo  sia  più  atto  per  far  negozj,  essendo  cosa  facile  ad 
imporne  alle  donne  che  non  si  intendono  del  costo  di  simili  cose,  e  del- 
le ruses  per  contrattare,  io  non  accettai  l'impegno;  altronde  si  aveva  a 
che  fare  con  una  testa  dura  qual'è  quella  di  Crivelli  Ferdinando,  il  quale  non 
cede  certo  al  bel  sesso;  egli  lo  ha  comperato  per  Bianchetti,  il  quale  è  già 
di  ritorno  da  Vienna;  altronde  se  non  si  lasciava  a  questo  prezzo  pren- 
devano indubitatamente  quello  di  Cicogna,  forse  anche  a  meno;  e  ve  ne 
sono  degli  altri  in  vendita;  scrivi  dunque  qualche  cosa  su  di  questo  pro- 
posito. Per  gli  altri  oggetti  niente  di  nuovo,  non  v'ha  la  più  piccola  ricerca 
di  simili  cose. 

Sabato  si  convoca  il  Consiglio  Comunale  per  scegliere  gli  individui 
per  la  Deputazione  che  deve  andare  a  Vienna,  la  quale  vien  accettata 
dall'Imperatore';  Settala  briga  maledettamente,  spero  nel  Cielo  che  non  ci 
riuscirà;  la  di  lui  moglie  gli  scrive  da  Vienna  che  l'Imperatore  l'ha  assi- 
curata che  avrà  un  buon  posto,  io  gli  desidero  una  carica  onorifichissima 
e  lucrosissima,  ma  che  non  abbia  per  carità  la  più  piccola  influenza  sopra 
di  noi.  Non  è  vero  che  venga  questo  mese  l'Imperatore;  pare  che  ciò  sarà 
in  novembre.  In  casa  di  Settala ^  è  scoppiato  jeri  il  fulmine,  ma  non  ci  ha 
recato  gran  male.  Morta  la  povera  Sartirana,  non  so  cosa  succeda  del 
marito,  il  quale  le  ha  fatto  un'assistenza  mirabile.  La  Parravicini  Monticelli 
sta  poco  bene,  essa  non  guarirà  del  suo  male,  e  finirà  come  la  povera 
Sartirana.  La  moglie'di  Carlone  Somaglia^  sta  male  d'una  malattia  all'utero, 
come  pure  la  Contessa  di  Castelbarco^  però  hanno  ancora  qualche  tempo 
da  vivere.  I  giovani  Castelbarco  ^  sono  andati  a  Vienna  per  affari.  Il  ma- 
trimonio di  Belgiojoso  colla  Palavicini  a  S.t  Calosso  si  farà  il  26  del  corrente 
mese,  a  noi  sorelle  non  ce  Io  ha  partecipato,  tanto  meglio.  La  d'Adda 
Kevenhiiller  ha  nuovamente  partorito,  come  pure  la  Padulli  Lurani^,  a  mo- 


1)  Ogni  città  capoluogo  di  dipartimento  potè  pure  mandar  deputati,  designandosi  libe- 
ramente dal  consiglio  comunale  due  candidati  per  ciascun  posto,  fra  i  quali  il  Bellegarde 
fece  la  scelta  definitiva.  Furon  così  potuti  eliminare  senza  chiasso  uomini  screditati,  quali 
a  Bergamo  l'Adelasio,  ex  direttore  della  Cisalpina  in  fama  di  spia  e  di  scroccone  ed  ora 
camuffatosi  da  bigotto.  Cfr.  per  quest'episodio,  in  cui  il  Bellegarde,  come  sempre,  si  oppose 
agli  energumeni,  dell'estrema  ala  dei  retrivi,  Giuseppe  Locatelli,  Marco  Alessandri,  diret- 
tore  cisalpino  Bergamo,  1902,  p.p.  58  e  seg. 

2)  La  casa  avita  dei  Settala  nel  Poslaghetto  era  già  stata  venduta;  il  conte  Luigi  ne 
aveva  comperata  un'altra  appena  fuori  dei  portoni  di  P.  Nuova,  presso  l'antica  chiesa  di 
S.  Bartolomeo. 

31  II  conte  Carlo  Cavazzi  della  Somaglia  aveva  sposata  donna  Barbara  V'aini,  vedova 
Salazar. 

4)  La  contessa  di  Castelbarco,  moglie  del  conte  Cesare  (vedi  la  nota  4  a  pag.  80),  era 
una  Freganeschi  di  Cremona. 

5)  Cioè  il  conte  Carlo  Castelbarco  e  la  moglie  contessa  Maria  nata  Litta  Visconti  Arese, 
morta  nel  1815. 

6|  La  contessina  iMarianna  Lurani  aveva  sposato  don  Giuseppe  Padulli. 


—  234  — 

menti  saranno  imitate  dalla  sposa  Visconti',  e  dall' Alli-:  della  Costanzina 
pare  non  se  ne  parli  più.  La  mia  salute  pare  migliori  molto  sotto  la  cura 
delle  acque,  le  quali  continuerò  ancora  per  qualche  tempo. 

Domani  mattina  vado  a  Niguarda  per  tre  o  quattro  giorni;  bisogna 
mi  prepari  a  recitare  rosarj  ed  a  sentire  varie  messe;  prevedo  che  non 
mi  divertirò  molto. 

Addio,  mio  caro,  è  un'ora  dopo  mezza  notte,  mi  sento  le  ossa  così  rotte 
e  che  mi  duolgono,  onde  bisogna  che  mi  metta  a  letto,  la  signora  Caro- 
lina poi  credo  lo  brami  vivamente. 

Addio,  mio  tesoro,  i  miei  saluti  ai  nostri  compatrioti  che  si  trovano 
costì,  e  tu  ricevi  quelli  dei  parenti  ed  amici. 

la  tua  aff.ma  Teresina. 


Arrivato  Giacomino  Trivulzio  in  ottima  salute,  arrivati  pure  dalla 
Spagna  un  figlio  della  sorella  del  povero  Lumiares,  con  un  ziastro,  per 
vedere  gli  affari.  La  sorella  si  è  dichiarata  voler  eseguire  a  puntino  il 
testamento  di  suo  fratello  ;  tratto  di  generosità  non  molto  comune.  Arrivato 
dalla^Russia  il  figlio  di  Stampa  Soncino  ^,  ed  il  figlio  del  dottore  Strambio,  * 
e  dalla  Spagna  Ugolini,  il  quale  è  stato  prigioniere  degli  spagnuoli  tre  anni, 
e  gli  hanno  fatto  soffrire  l'impossibile;  egli  è  un  partitante  accerrimo  del 
passato  ordine  di  cose. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
Londres 


1)  La  marchesa  Vittoria  Trivulzio  Gherardini  s'era  rimaritata  al  marchese  Visconti  d'A- 
ragona Il  figlio  marchese  Alberto,  che  fu  l'ultimo  di  quel  ramo  dei  Visconti,  nacque  appunto 
nel  1814. 

2)  Probabilmente  la  marchesa  Ala  Ponzone. 
3|  Cfr.  la  nota  6  a  pag.  37. 

4)  Il  dottor  Gaetano  Strambio  era  allora  preposto  alla  direzione  dell'ospitale  maggiore 
di  Milano. 


—  235  — 

CXXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  37. 

Milano  il  26  agosto  1814. 
Carissimo  Federico, 

Ricevetti  solo  ieri  le  due  tue  lettere  del  4  e  6  corrente  ;  è  con  vera 
gioia  che  ti  sento  in  perfetta  salute  e  che  pensi  a  presto  rimpatriare;  sì, 
mio  caro,  io  t'aspetto  con  vera  impazienza  e  a  braccia  aperte;  io  mi  sono 
fissata  in  testa  quando  possa  essere  presso  a  poco  l'epoca  del  tuo 
arrivo,  sarà  una  gran  pena  per  me  se  mi  troverò  delusa.  Subito  che  vedrò 
il  Bolchese  gli  parlerò  per  la  seta,  i  tuoi  affari  sono  in  corrente,  i  fittabili 
però  stentano  un  po'  a  pagare,  quantunque  il  Barchetta  non  tralasci  di 
stimolarli.  Io  diressi  l'ultima  mia  a  Parigi  a  M.""  de  Rougemont  facendolo 
pregare  di  informarsi  se  eri  a  Parigi,  oppure  se  ci  dovevi  arrivare  presto, 
altrimenti  di  spedirla  a  Londra  come  le  altre,  io  ti  dò  in  quella  delle 
commissioni,  cioè  d'un  Flauto  con  tutte  le  chiavi  et  avec  coulisse^;  si  voleva 
che  fosse  assolutamente  Inglese,  che  fosse  della  massima  bontà,  insomma 
della  migliore  qualità.  È  Pierre  Salyer  che  mi  ha  data  questa  commissione, 
credo  ch'egli  debba  servire  per  suo  fratello;  se  non  hai  ricevuta  questa 
commissione  mentre  eri  a  Londra,  non  occorre  più  parlarne. 

L'abate  Fornara  vorrebbe  B. zza  15  di  Levantina-  nera,  la  quale  deve 
servire  per  un  abito  per  la  sua  padrona  di  casa  ;  se  t'incomoda  eseguire  la 
commissione,  mostra  di  non  averla  ricevuta,  per  me  basta  l'avertela  scritta. 
Vorrei  poi  mi  provvedesti  per  me  una  boccettina  di  vinaigre  des  quatre 
voleurs,  della  massima  forza  possibile  ;  credo  che  il  migliore  si  trovi  chez 
Cadet  Apothicaire  de  S.  M.,  e  dei  cordonets  di  colori  diversi,  purché  vi  sieno 
almeno  sei  ascettine  per  ogni  colore;  essi  devono  servire  per  fare  delle 
borse,  credo  che  il  Père  de  Famille  sia  ben  provvisto  in  questo  genere. 
Io  ti  vo  moltiplicando  le  seccature,  non  vorrei  che  m'avesti  a  tacciare 
d'indiscreta,  ma  quel  che  è  peggio  si  è  che  temo  abbi  a  provare  cosa 
voglia  dire  la  moneta  lunga;  sono  una  povera  diavola  senza  denari  e  bi- 
sognerà faccia  un  debito  per  supplire  ai  pesi  dell'eredità,  Valmadrera  mi 
è  quest'anno  passiva  di  molto  ;  oh  ci  vuol  pazienza,  fossero   queste  tutte 


li  Gli  inglesi  s'eran  valsi  sino  al  settecento  d'un  flauto  speciale,  detto  flauto  a  becco, 
ma  ormai  anche  fra  quegli  isolani  s'era  diffuso,  recato  dai  tedeschi,  i!  flauto  moderno  oriz- 
zontale- 

2)  A  Milano  era  detta  levantina  u.ia  stoffa  di  seta  forte,  che  pure  i  francesi  chiamano 
"  levantine  ... 


—  236  — 

le  mie  disgrazie!  ti  prometto  che  non  avrei  male  di  stomaco,  ed  il  sistema 
nervoso  ne  sarebbe  punto  alterato.  In  questi  giorni  ho  assai  sofferto  dei 
miei  dolori,  oggi  però  sto  bene,  credo  che  le  tue  lettere  abbiano  alquanto 
contribuito  a  questo  miglioramento;  ho  fatto  osservazione  succedere  co- 
stantemente alterarsi  subito  il  mio  fisico,  quando  il  mio  morale  si  trova 
abbattuto,  e  così  vice  versa.  Oh,  mio  caro,  siami  sempre  vicino,  e  mostrami 
d'amarmi  realmente,  e  sono  sicura  guarire  radicalmente  dei  miei  mali! 

Morto  il  povero  Monsignore  Prata,  la  M.  G.  non  mostrò  quella  sen- 
sibilità che  avrei  creduto  :  vero  è  ch'erano  mesi  che  si  vedeva  tracollare, 
ed  avanzarsi  a  gran  passi  alla  sua  fine,  onde  essa  ha  avuto  tempo  di  farne 
il  sacrificio  preventivamente.  Vado  ogni  giorno  dalla  M.  G.  a  pranzo,  essa 
mi  vede  molto  volentieri,  cerca  alle  volte  di  disapprovarti,  ma  si  persuade 
subito  in  contrario;  ti  assicuro  che  non  vi  vuole  molta  eloquenza,  essati 
ama  davvero,  però  aspettati  di  non  essere  ben  ricevuto  il  primo  momento, 
tu  sai  che  ciò  entra  nel  suo  sistema,  ma  t'accerto  che  un  momento  dopo 
fatta  la  sua  pantomina,  essa  sarà  tutta  tua;  mi  pare  d'amare  di  piìi  la 
M.  G.  dopo  che  ho  scorto  l'amore  ch'essa  ha  per  te. 

La  moglie  di  Pallavicini  si  mette  assai  male,  essa  non  guarisce  certo, 
Pallavicini  non  l'abbandona  mai.  La  Castelbarco  suocera  sta  alquanto  male, 
essa  ha  ben  poco  tempo  di  vita.  La  Gherardini  sembra  si  metta  ugualmente 
male,  essa  ha  sempre  la  febbre,  ed  i  suoi  umori. 

Ieri,  giorno  onomastico  dell'Imperatrice,  si  sono  distribuiti  dal  Mare- 
sciallo i  premj  a  Brera,  colla  solita  formalità  ',  il  medesimo  diede  un  buon 
pranzo  ad  alcuno  dei  nostri  Nobili  fra  i  quali  Porro  (il  quale  è  alquanto 
arrabbiato  di  non  essere  stato  neppure  nominato  fra  le  molte  persone 
proposte  per  andare  a  Vienna,  egli  striscia  come  sai  ha  sempre  fatto  sotto 
l'altro  governo);  alla  sera  vi  fu  Teatro  illuminato',  ove  intervenne  po- 
chissima gente,  forse  a  motivo  del  cattivissimo  tempo  che  ci  continua  da 
alcuni  giorni.  Bellegarde  ha  scelto  dai  quattro  nominati  dal  Consiglio  Co- 
munale per  andare  a  Vienna,  i  quali  sono  Alfonso  Castiglioni,  Mellerio, 
Durini  e  Adrini,  i  due  primi;  essi  devono  essere  a  Vienna  per  il  15  di 
Settembre.  La  settimana  ventura  anderò  a  Carate  per  rimanervi  sei  o  sette 
giorni,  ti  sarà  facile  l'immaginarti  che  è  per  dei  riflessi  che  faccio  questa 
gita,  non  già  per  elezione.  Tutti  gli  amici,  fra  i  quali  vuol  essere  assolu- 


1)  Il  CoMANDiNi,  op.  cit.  p.p.  744-746  riproduce  alcune  delle  opere  premiate.  Ricorreva 
l'onomastico  dell'imperatrice  M.  Ludovica  (il  25  è  la  festa  di  S.  Luigi  re  di  Francia)  e  la 
"  pubblica  sessiofie  della  Cesarea  Regia  Accademia  delle  Belle  Arti  „  fu  presieduta  dal  Bel- 
legarde, circondato  dalla  reggenza,  dalle  autorità  civili  e  militari  e  da  molto  pubblico.  Ve- 
dasi la  breve  relazione  ufficiale  nel  Giornale  Italiano  del  27  agosto  e  nel  Corriere  delle 
Dame  dello  stesso  giorno.  I  discorsi  erano  stati  pronunciati  dall'abate  Zanoja  segretario 
dell'Accademia  e  dal  pr.  Giuseppe  Longhi,  il  grande  incisore 

2)  Si  rappresentava  in  quella  sera,  al  teatro  della  Scala,  l'opera  buffa  :  "  Il  Turco  in 
Italia  „  del  Rossini,  ed  i  balli  :  "  Ifigenia  in  Tauride  „  e  la  "  Casa  disabitata  „.  La  serata  era 
a  vantaggio  del  Pio  Istituto  Filarmonico. 


23'; 


tamente  specificato  Rosmin;  ',  ti  salutano  caramente,  tutti  quanti  sono 
impazienti  di  vederli  di  ritorno,  essi  si  propongono  di  fare  delle  lunghe 
chiaccherate.  Il  padre  Carlo  mi  assedia  colle  sue  gentilezze,  ti  assicuro  che 
alla  lunga  egli  è  assai  pesante,  ma,  siccome  ne  ho  di  grazia,  bisogna  aver 
pazienza,  quello  poi  che  mi  annoia  mortalmente  è  Porro,  Brème  mi  fa  delle 
visite  piuttosto  frequenti.  Sartirana  è  inconsolabile  per  la  morte  della  moglie, 
egli  sta  quasi  sempre  a  Balsamo-  colla  sua  famiglia,  la  Visconti  ha  mo- 
strato ben  poca  sensibilità  in  quest'occasione. 

Sabbato  seguirà  il  scioglimento  dei  Paggi,  Brème  ne  è  tutto  comareso. 
Addio,  mio  caro,  vogliami  veramente  bene,  e  pensa  ch'egli  è  1'  unico  mezzo 
per  rendere  felice  la  tua 

Teresina. 


Decreto  di  S.  M.  che  conserva  l'ordine  della  Corona  Ferrea,  si  crea 
lui  capo  dell'ordine,  permette  a  quelli  che  ne  sono  decorati  di  portare  la 
decorazione  qual'  era,  riservandosi  di  farvi  quelle  variazioni  che  crederà, 
Don  Angiolo  Devecchi  sta  malissimo,  sembra  che  per  questa  volta  non 
tornerà  indietro.  Il  marchese  Airoldi^  ha  però  fatto  un  altro  procuratore  nel 
caso  che  questi  abbia  a  mancare:  il  detto  marchese  ha  condotto  con  sé  i 
figli,  attualmente  sono  ancora  a  Genova,  ma  quanto  prima  faranno  vela  per 
la  Sicilia  e  per  rimanervi. 

È  venuta  a  Milano  la  Principessa  Albani^  chiamata  dalla  malattia  mortale 
del  signor  Piaggia,  per  vedere  i  suoi  affari,  essa  è  stata  a  far  visita  alla  M.  G. 
la  quale  ne  fu  assai  contenta. 


V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Paris 


It  Probabilmente,  il  cav.  Carlo  Rosmini,  storico  e  letterato,  cugino  del  filosofo.  Nato 
a  Rovereto  nel  1759,  aveva  fatto  le  sue  prime  prove  nelle  lettere  sotto  gli  auspici  del  con- 
terraneo dementino  Vannetti  e  s'era  particolarmente  dedicato  a  studi  biografici,  prima  in- 
torno a  classici  antichi  come  Ovidio  e  Seneca,  poi,  con  maggior  novità,  intorno  ad  umanisti 
quali  Vittorino  da  Feltre,  il  Guarino,  il  Filelfo.  Negli  ultimi  anni  del  regno  italico,  il  Ro- 
smini viveva  stabilmente  a  Milano,  in  grande  intimità  coi  Trivulzio,  a  lui  liberali  dei  loro 
tesori  artistici  e  letteraria  Egli  preparava  appunto  una  vita  del  magno  Trivulzio,  stampata 
nel  1815,  in  attesa  di  pubblicare  la  prima  parte  della  Storia  di  Milano,  alla  quale  attendeva 
ancora  quando  mori  nel  1827.  Era  membro  onorario  dell'Istituto  reale.  V.  Coraccini,  op. 
cit.,  p.  CXXII 

2)  Villa  degli  Arborio  di  Brème,  presso  Monza. 

3)  Il  marchese  Giuseppe  Airoldi,  proprietario  d'uno  splendido  palazzo  in  via  San  Paolo 
secondo  il  d'Ancona,  Carteggio  di  Michele  Amari,  Torino,  1907,  voi.  Ili,  p.  7,  questo  ramo 
degli  Airoldi,  trapiantato  in  Sicilia,  era  imparentato  co'  Gonfalonieri. 

4)  La  principessa  Albani  era  una  Casati,  donna  Teresa,  del  conte  Ferdinando,  sposata 
nel  1783,  morta  nel  1824. 


—  238  — 

cxxv 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita, 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  38. 

Milano  il  30  Agosto  1814. 
Carissimo  Federico, 

Oh  che  gioia!  ricevetti  in  questo  punto  la  tua  lettera  scrittami  da 
Edimburgo  ;  sono  sorpresa  come  essa  mi  sia  giunta  così  presto,  essa  ha 
alquanto  rallegrato  il  mio  spirito,  il  saperti  in  giro  è  per  me  un  continuo 
palpito,  tu  sarai  di  ritorno  a  Londra  per  il  28  corrente;  dunque  dovresti 
essere  a  Milano  prima  della  metà  di  settembre,  se  però  ti  picchi  una 
volta  d'adempire  le  tue  promesse,  cioè  di  fare  il  viaggio  con  tutta  celerità; 
sì,  mio  tesoro,  te  ne  prego,  ritorna  al  più  presto,  la  tua  lontananza  è  per 
me  una  cosa  insopportabile!  Domani  mattina  partirò  per  Carate  ove  mi 
fermerò  sei  o  sette  giorni  al  più,  i  divertimenti  devono  essere  presi  con 
parsimonia.  Non  ti  parlo  della  mia  salute,  non  ne  sono  contenta  da  alcuni 
giorni  in  qua.  Ieri  è  sortito  il  decreto  del  Governo  in  nome  di  S.  M.  che 
proibisce  le  adunanze  dei  Franchi  Muratori  sotto  a  delle  pene  piuttosto 
rigorose.  '  Mi  viene  assicurato  esservi  un  decreto  di  Sua  Maestà  che  as- 
sicura il  soldo  a  tutti  gl'impiegati  che  esistevano,  sino  all'organizzazione 
generale.  A  Frasconi  figlio  è  stata  assegnata  una  pensione  di  2100  lire  di 
Milano,  non  credo  che  ne  sia  molto  contento.  Morto  il  povero  D.  Angelo  De- 
Vecchi,  la  procura  del  marchese  Airoldi  è  stata  data  al  ragioniere  Tordorò^. 

Oggi  sono  stata  a  Brera  all'Esposizione,  ove  v'ha  il  ritratto  di  Ta'verna 
a  cavallo  vestito  da  scudiere  ^,  e  due  d'AIario,  uno  vestito  da  scudiere  a 
cavallo,  in  mezzo  all'incendio  di  Mosca,  e  l'altro  in  grande  in  trace  su  un 
cavallo  bianco-*;  v'ha  pure  il  ritratto  della  Miller  tutta  nuda,  dei  due  fratelli 
minori  Sayler  a  cavallo,  e  molti  altri  bei  quadri.  In  genere  di  bassi  rilievi 
v'hanno  delle  cose  bellissime  ed  anche  in  disegno.  V'andai  con  Calderara, 
ma  vi  trovai  delle  conoscenze,  in  ispecie  Trecchi,  il  quale  volle  farmi  ri- 
marcare il  ritratto  della  sua  Venere.  Passerà  forse  un  qualche  ordinario 
senza  che  ti  scriva;  tu  sai  che  i  cavallanti  partono  ordinariamente  in  giorni 
opposti  alle  giornate  di  posta,  ed  è  inutile  preparare  una  lettera  dei 
giorni  prima;  altronde  non  ti  posso  dare  di  colà  nuove,  quelle  poi  della 
mia  salute  non  te  le  voglio  dare  più,  devi  venire  in  persona  a  prenderle, 
egli  è  ormai  tempo.  Ti  faccio  i  saluti  della  M.  G.  di  tutti  i  parenti,  e  di 
tutti  gli  amici,  e  tu  ricevi,  mio  caro,  le  proteste  dell'amore  il  più  sincero, 
quale  vorrei  sentisti  tu  per  me.  Oh  quanto  sarei  felice!  Addio  mio  caro. 

1)  Cfr.,  sulle  condizioni  delle  loggie  massoniche  quando  furon  colpite  da  questo  decreto 
del  26  agosto  1814,  G.  de  Castro,  Principio  di  secolo,  cit.  p.p.  198  e  seg.  Il  Governo  austriaco 
aveva  preso  subito  a  sorvegliare  strettamente  le  loggie  fin  dalla  prima  rioccupazione  delle 
provincia  venete  nell'inverno.  Vedasi  p.  es.  Lelio  Ottolenghi,  Padova  e  il  dipartimento  del 
Brenta  dal  i8i}  al  i8if,  Verona  1909  p.p.  164  e  seg. 

2)  Probabilmente  si  tratta  di  Luigi  Tordorò,  capo  della  contabilità  al  Ministero  del  Tesoro. 

3)  Don  Gaetano  Taverna.  Cfr.  la  nota  3  a  pag.  36. 

4)  Questi  quadri  sono  tuttora  conservaci  dal  conte  Alfonso  Visconti  di  Saliceto,  fiiglia- 
stro  dell'Alari,  nella  sua  villa  di  Cernusco  al  Naviglio.  Il  primo  ritratto,  ch'è  il  migliore,  è 
dell'Adam,  l'altro  del  Bertolini. 


—  239  — 

CXXVl 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  39. 

Milano  il  7  Settembre  1814. 
Carissimo  Federico, 

Non  mi  possedo  dalla  consolazione  ;  appena  giunta  da  Carate  mi  furono 
rimesse  le  tue  lettere  del  18  e  23  giunte  nel  medesimo  tempo.  La  speranza 
ed  anzi  certezza  che  mi  dai  di  presto  abbracciarti  rianima  le  mie  forze,  mi 
pare  che  i  miei  malanni  svaniranno  totalmente  nel  momento  che  ti  ab- 
braccerò, oh,  mio  caro,  egli  sarà  certo  uno  dei  più  belli  della  mia  vita. 
Rimasi  a  Carate,  comprese  le  giornate  dell'andata  e  del  ritorno,  7  giorni, 
non  ho  molto  a  vantarmi  dell'accoglienza  fattami  da  tua  madre;  tuo  padre 
è  stato  molto  più  gentile,  e  mi  parve  si  risentisse  più  volte  della  poca 
garbatezza  della  sua  cara  metà;  i  primi  giorni  che  vi  fui  la  mia  salute  fu 
un  pò  alterata  dal  cangiamento  d'aria,  ma  in  seguito  mi  trovai  molto  meglio, 
e  se  avessi  trovato  della  cordialità  e  m'avessero  detto  non  in  mezzo  ai 
denti,  come  hanno  fatto,  di  fermarmi  un  po'  più,  mi  vi  sarei  trattenuta. 
Mi  faccio  una  vera  festa  di  godere  la  campagna  con  te,  egli  è  un  progetto 
che  abbraccio  con  trasporto. 

1er  l'altro  partirono  i  deputati  per  Vienna;  Castiglioni  condusse  seco 
il  figlio  maggiore;  '  per  Crema  andò  il  nostro  Monticelli,  egli  non  condusse 
la  moglie,  attesa  la  sua  nessuna  disinvoltura,  e  inattitudine  per  gustare 
dei  piaceri  del  viaggiare.  La  spesa  che  porterà  quest'andata  è  a  carico 
dei  dipartimenti  rispettivi. 

Rasata  la  casa  del  povero  Prina,  se  ne  fa  una  piazza,  ciò  che  rende 
questo  sito  uno  dei  più  belli  di  Milano;  del  rimanente  della  casa  di  Prina, 
che  è  in  retta  linea  col  Censo,  se  ne  fa  una  casetta  con  una  facciata  ana- 
loga a  questa.  Si  parla  del  matrimonio  della  figlia  Borromeo  col  Barone 
Sardagna%  persona  impiegata  nella  Cancelleria  di  Bellegarde,  dell'età  di 


1)  Il  conte  Carlo  Ottavio  Castiglioni,  riputato  archeologo.  Fu  un  collaboratore  del  celebre 
cardinale  Maj  nella  pubblicazione  dei  palimpsesti  ambrosiani:  si  consacrò  pure  agli  studii 
orientalistici  e  scrisse  un  trattato  sulle  monete  cufiche.  Gli  fu  eretta  una  statua  a  Milano 
nel  cortile  del  palazzo  di  Brera. 

2)  Del  trentino  barone  G.  B.  Sardagna,  allora  aiutante  del  Bellegarde,  poi  consigliere  di 
legazione  ed  addetto  al  governo  della  Lombardia  anche  più  tardi,  a'  tempi  del  Saurau, 
I'Helfert,  Kaiser  Franz  etc.  cit.  p.  225  loda  lo  zelo  e  l'attività.  Il  Sardagna,  nato  nel  1760, 
era  già  nel  1779  cadetto  di  fanteria  ed  aveva  nel  1814  grado  di  maggiore.  Dall'anno  precedente 
era  uno  dei  principali  funzionarli  del  quartter  generale  del  Bellegarde.  Nelle  guerre  contro  i 
francesi,  alle  quali  aveva  preso  parte,  s'era  dimostrato  ufficiale  coraggiosissimo.  Egli  s'era 
già  battuto,  quando  la  contessa  Confalonieri  lo  vide  a  Milano,  in  ben  16  campagne.  Il  Sar- 
dagna non  sposò  affatto  la  contessina  Borromeo,  bensì  la  sua  compaesana  Maria  Antonia 
Todeschi  d'Echfeld. 


—  240  — 

35  anni,  non  si  sa  se  sia  d'un  gran  casato  ma  pare  di  no  '  ;  quei  chie  è  certo 
si  è  che  rimane  tutta  la  sera  nel  palco  Borromeo,  quantunque  egli  abbia 
tante  altre  conoscenze.  Frecavalli  Prospero  è  partito  per  Vienna  per  suo 
diporto.  Ieri  ho  ritrovato  in  casa  un  alloggio,  mi  si  dice  ch'egli  è  un 
bell'usserino,  finora  non  l'ho  visto,  bramerei  non  mi  favorisse  di  sua  visita; 
questi  signori  riescono  ordinariamente  un  po'  incomoducci,  sono  sospettosi 
quanto  mai  e  bisogna  per  conseguenza  essere  c[auti]  nella  conversazione, 
ciò  che  impone  una  certa  g[êne]  che  non  riesce  aggradevole.  Mia  suocera  ti 
prega  di  provvedere  dei  cordonets  di  varj  colori  per  fare  delle  borse,  ce  ne 
vogliono  sei  per  ogni  colore,  essi  debbono  servire  per  la  Ghita.  I  tuoi 
affari  vanno  regolarmente,  i  miei  soli  sono  alquanto  imbrogliati;  il  sig.  Croce 
mi  pressa  sommamente  per  avere  delle  somme  quali  io  non  le  posso  dare, 
stante  che  io  non  posso  riscuotere  dai  miei  debitori  i  capitali  dei  quali  mi 
vorrei  servire,  e  bisognerebbe  ne  prendessi  sulla  Goba,  ed  anche  per  questo 
v'hanno  delle  difficoltà  non  potendo  io  per  varie  ragioni  [come]  che  non 
so  fare  degli  istromenti,  insomma  ti  assicuro  che  mi  trovo  assai  imbarazzata: 
ho  poi  la  consolazione  che  quest'anno  Valmadrera  mi  è  d'assai  passiva, 
per  cui  bisognerà  faccia  dei  debiti  per  soddisfare  ai  miei  obblighi.  Ci 
vuol  pazienza  ;  nemmeno  la  stagione  mi  ha  voluto  favorire. 

Ti  faccio  i  saluti  della  M.  G.,  tuo  padre,  madre,  Seregni,  fratelli,  amici 
ecc.  Addio,  mio  caro,  assicurami  che  mi  vorrai  sempre  bene,  ciò  è  quanto 
il  mio  cuore  desidera  con  tutto  l'ardore.  Ti  abbraccio  e  sono  la  tua 

aff.ma  Teresina. 


v.  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
Paris 


1)  In  realtà  i  Sardagna,  senz'essere  una  casata  storica  che  potesse  rivaleggiare  coi  Bor- 
romeo, erano  una  nobile  famiglia  trentina,  che  già  prima  della  metà  del  secolo  XVI  era 
riconosciuta  patrizia  in  Trento.  Se  ne  veda  la  genealogia  in  Wurzbach,  op.  cit.,  28"theil, 
Wien  1874  p.  243. 


—  241  — 

CXXVIT 
Biblioteca  Braidense  -  Milano  A  F  XII F  14-121  Edita.  » 

Federico  Gonfalonieri  a  Don  Giacomo  Beccaria. 

Londra  li  9  settembre  1814. 
Carissimo  Amico, 

Eccomi  alla  sesta,  secondo  tu  mi  scrivi,  delle  tue  lettere, 
di  cui  io  non  ne  ricevetti  che  quattro,  ed  a  cui  non  ne  risposi 
che  una.  Devo  ben  io  lagnarmi  della  posta  che  mi  ha  defrau- 
dato così  di  due  tue  carissime,  ma  non  voglio  che  tu  ti  lagni 
di  me  che  così  scarsamente  abbia  corrisposto  alla  tua  gentile 
sollecitudine  ed  amicizia.  Credo  pertanto  che  mi  sarà  bastante 
scusa  il  farti  osservare  ch'è  da  un  mese  che  corro  come  un 
cervo  i  tre  Regni  Brittanici  visitando  la  campagna,  le  città,,  le 
capitali,  ed  avendo  percorso  due  mille  cinquecento  miglia  di 
paesi.  Eccomi  ora  da  quattro  giorni  reduce  in  Londra  ove  non 
soggiornerò  che  altri  tre  o  quattro,  e  quindi  passando  per  Pa- 
rigi sarò  fra  breve  in  patria.  Nulla  ti  dirò  ne  di  Londra  né 
del  mio  giro,  perchè,  e  troppo  avrei  a  dirti,  e  presto,  nel 
nostro  ozio  patrio,  avrò  campo  di  farlo  verbalmente.  Nulla 
pure  posso  dirti  o  seminulla  di  notizie  politiche,  poiché  tutto 
è  calma  e  nube,  e  tutto  si  tratterà,  si  accorderà,  o  si  scompi- 
glierà  al  trattato  di  Vienna.  Le  commissioni  dell'amabile  tuo 
cugino,  ^  al  quale  farai  mille  cordiali  saluti  da  mia  parte,  sa- 
ranno da  me  eseguite  con  tutta  la  cura  possibile;  sarà  bene 
però  che  gli  osservi,  che  dalle  nozioni  assunte  rilevo  che  vi 
harmo  tra  le  medaglie  ricercate  molte  di  oro  di  grandissimo 
prezzo;  non  essendo  in  tempo  quindi  d'attendere  su  di  ciò  una 
risposta  a  mia  norma,  mi  limiterò  delle  più  costose  a  portar- 
gliene la  nota.  Tienmi  in  serbo,  mio  caro  amico,  qualche  dose 
del  tuo  buon  umore,  del  tuo  spirito  ;  esso  mi  sarà  troppo  ne- 
cessario per  interrompere  piacevolmente  la  pacifica  calma,  e 
la  soporifica  monotonia  con  cui,  a  quel  che  vedo,  è   preparata 


1)  Pubblicata   mW Archivio  Storico  Lombardo,   a  XXXIV  da  G.  Gallavresi,   Per  una 
futura  biografia  di  F.  Conf aionie  ri,  p.  456. 

2)  Con  ogni  probabilità  il  marchese  Giulio  Beccaria;  cfr-  la  n.  1  a  p.  108 

16 


242 


a  ricevermi  la  mia  cara  patria.  Salutami  gli  amici  tutti  che 
serbati  memoria  di  me;  di'  a  Balabio  che  si  disponga  a  bat- 
tersi meco,  giacché  io  vengo  campione  di  questo  bel  paese,  di 
cui  so  eh'  egli  ha  deturpato  la  lama  e  l'onore  ^  ;  vogliami  bene 
e  credimi  cordialmente 

tutto  tuo  aff.mo  amico 
Federico  Gonfalonieri. 

à  Monsieur 
Monsieur  Jacques  Beccaria 
à  Milan 


CXXVIII 

AycJiivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  40. 

Milano  il  9  Settembre  1814. 

Carissimo  Federico, 

Sono  nella  lusinga  che  questa  mia  non  ti  ritrovi  a  Parigi,  e  sarò  ben 
contenta  se  avrò  gettati  inutilmente  i  miei  caratteri  ;  si,  mio  caro,  vorrei 
averti  già  nelle  mie  braccia,  è  impossibile  essere  aspettato  con  maggior 
impazienza  di  quello  che  lo  sei  tu.  La  poca  caparra,  che  ho  della  buona 
fede  che  metti  nelle  tue  promesse,  è  quella  che  mi  spinge  a  scriverti,  quantun- 
que meriteresti  ch'io  ti  castigassi  col  non  darti  più  sentore  di  vita,  ma  già 
m'accorgo  che  la  mia  bontà  proveniente  dal  debole  ch'io  sento  per  te,  è 
troppo  grande;  bisognerebbe  che  sapessi  sgridare  con  forza,  e  che  mi 
mettessi  un  bel  giorno  i  calzoni  per  poterlo  fare  con  maggiore  autorità, 
ma  sono  di  quelle  cose  che,  se  non  succedono  sulle  prime,  è  impossibile 
impossessarsi  dopo.  Ah  no,  mio  caro,  io  te  li  cedo  per  sempre,  voglio  aver 
gonna,  e  portarla  in  tutta  l'estensione  del  termine,  troppo  mi  è  dolce  l'essere 
a  te  subordinata,  sembrami  che  i  tuoi  comandi  non  siano  che  un'interpre- 
tazione della  mia  volontà. 

L'Ussaro  che  abbiamo  in  casa  è  il  conte  di  Goutenhov-  il  quale  ti  cono- 
sce, e  mi  disse  d'aver  pranzato  più  volte  con  tea  Vienna;  egli  mi  fa  delle 

1)  Cfr.  la  lett.  CXVI. 

2)  Dev'essere  quel  conte  di  Coudenhove,  dell'antica  famiglia  comitale  del   Brabante,  che 
fu  inviato  dal  Bellegarde  presso  il  papa.  Cfr.  Weil,  Joachim  Murât  etc.  cit.  p.  21, 


243  — 


visite,  viene  la  sera  in  palco,  ma  non  gli  faccio  altre  attenzioni  ;  la  paura 
ch'esse  abbiano  ad  essere  mal  interpretate  dai  maligni,  mi  rende  forse 
anche  troppo  poco  cortese,  ma  spero  non  lo  troverai  male;  la  combinazione 
d'essere  sola  in  casa  (quantunque  tuo  padre  si  trovi  pure  da  qualche  giorno 
a  Milano)  rende  la  mia  posizione  delicata.  Mio  suocero  è  contentissimo 
di  questo  alloggio,  egli  vorrebbe  che  rimanesse  qui  tutto  l'anno  .... 

'■  tanto  sono  persuasi,  o  per  dir  meglio 

infolarmati,  tanto  i  padri  come  i  mariti,  per  questi  pattani  ;  la  M.  G.  mi 
dice  sempre  di  tenerlo  da  conto  e  di  non  lasciarlo  fuggire,  gli  hanno  dato 
dei  bei  mobili  :  ti  assicuro  ch'ella  è  cosa  da  morire  dal  ridere.  La  mia 
salute  da  alcuni  giorni  in  qua  è  alquanto  migliorata,  credo  che  la  speranza 
(e  vorrei  persuadermi  che  fosse  certezza)  di  presto  rivederti  ci  contribuisca 
non  poco;  continuo  le  acque  di  Recoaro,  le  quali  mi  hanno  certo  fatto  molto 
vantaggio.  Guicciardi  è  stato  prescelto  dal  suo  dipartimento  per  andare 
a  Vienna  a  complimentare  l'Imperatore-,  pare  incredibile  come  quest'uomo 
riesca  ad  insinuarsi  nuovamente^.  Nuove  non  ve  ne  sono,  non  ne  siamo 
mai  stati  tanto  sprovvisti.  Rasini  è  ancora  in  Toscana,  ma  entro  questo 
mese  egli  sarà  di  ritorno.  Il  padre  Carlo  è  quasi  mio  servente  in  piedi, 
egli  si  divide  con  un'arte  mirabile  fra  l'Annoni  e  me;  quest'ultima  non  ha 
più  ripresa  quell'amicizia  per  me  che  aveva  prima,  essa  mi  guarda  con 
un'occhio  sospetto,  suo  marito  però  mi  fa  le  sue  visite  come  prima,  egli 
è  molto  più  ragionevole.  Ho  fatto  la  tua  ambasciata  a  Beccaria,  egli  ti 
saluta  caramente.  Ciani  è  un  secolo  che  non  l'ho  visto,  non  so  per  che 
ragione,  poiché  io  mi  sono  studiata  di  riceverlo  colla  maggiore  cordialità. 
Ieri  si  è  riaperto  il  Foppone  dell'Ospedale  dove  si  doveva  fare  il  Panteon 
con  molta  solennità ■•,  credo  che  si  riapriranno  molte  chiese,  e  che  si  rin- 


1)  Si  omettono  espressioni  troppo  vivaci  strappate  alla  contessa  dall' infatuamento  di 
suo  suocero  per  i  tedeschi. 

2)  Fra  i  compiti  ostensibili  delia  deputazione  valtellinese,  scelta  d'intesa  col  Bellegarde 
e  colla  reggenza,  secondo  appare  da  carte  riservate  dell'archivio  di  Stato  di  Milano  {Comm. 
Plen.  Imp.  Bellegarde  28  ■  Poterne  Sovrane),  era  infatti  quello  di  "  umiliare  a  S.  M.  i  sen- 
timenti di  devozione  di  que'  popoli  „.  In  realtà  la  missione  affidata  dal  consiglio  generale 
del  dipartimento  dell'Adda  al  conte  Diego  Guicciardi,  ed  al  suo  collega  di  Chiavenna,  Ge- 
rolamo Stampa,  fu  ben  altrimenti  importante.  Il  Guicciardi  in  modo  particolare  attese  a  con- 
vincere i  diplomatici  adunati  a  Vienna  dell'inopportunità  del  loro  primitivo  disegno  di  ridare 
ai  Grigioni  la  Valtellina.  Fu  uno  dei  pochissimi  casi  in  cui  quel  consesso  fu  indotto  ad 
ascoltare  la  voce  dei  popoli.  Cfr.  le  note  1  a  pag.   161  e  3  a  pag.  218. 

3)  La  sorpresa  della  contessa  appare  poco  giustificata,  giacche  il  Guicciardi  (cfr.  la 
nota  2  a  p.ll5).  le  cui  simpatie  per  l'Austria  erano  antiche,  ne  era  stato  visibilmente  inspi- 
rato in  tutta  la  sua  condotta,  sia  quando  discusse  in  senato  le  proposte  del  duca  di  Lodi, 
sia  quando  non  compì  la  missione  affidatagli  di  presentare  alle  Alte  Potenze  i  voti  di  quel 
corpo  e  rincasò  con  molta  precipitazione.  Se  v'era  un  uomo  del  regime  napoleonico  che  po- 
tesse  attendersi  di    non  seguirne  le  avverse  fortune,  quello  era  il  Guicciardi. 

4)  Infatti  rs  settembre  fu  riaperta  al  culto  la  chiesa  del  Foppone  intitolata  all'arcangelo 
S.  Michele.  Cfr.  Comandini,  op.  cit.,  p.  750. 


244 


noveranno  le  religioni  come  è  già  seguito  a  Roma^;  il  padre  abate  Molossi  ^ 
vi  è  chiamato,  egli  partirà  a  quella  volta  alla  metà  d'ottobre.  I  tuoi  amici 
ti  salutano,  come  pure  la  M.  G.  e  tuo  padre,  e  tu,  mio  caro,  ricordati  il 
pili  spesso  possibile  di  quella  che  vive  e  viverà  sempre  quale  è  sempre 
stata  tutta  tua 

[T.  C.  C.]. 
v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Hôtel  Bourbon  -  rue  de  la  Paix 
Paris 
(Bignami  in  persona  lascia  due  lettere)- 


CXXIX 

At'chivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


N.  42. 


Milano  il  17  Settembre  1814. 


Carissimo  Federico, 
Dopo  la  tua  lettera  del  23  Agosto  non  ne  ebbi  più  altra;  ti  assicuro 
che  ciò  mi  cagiona  molta  inquietudine;  egli  è  vero  che  altre  volte  sono 
stata  molto  tempo  senza  ricevere  tue  lettere,  ma  ora  il  sapere  che  dovevi 
fare  dei  tragitti  di  mare  mi  tiene  in  una  grande  agitazione.  Bacerò  e 
ribacerò  le  mille  volte  la  tua  prima  lettera  che  mi  avrai  scritta  di  ritorno 
sul  continente:  oh,  mio  caro,  qual  tormento  è  l'amare  con  tanto  ardore  come 
io  ti  amo!  La  più  piccola  cosa  mette  in  tempesta  questo  povero  cuore. 
Alle  volte  mi  abbandono  alla  dolce  idea  di  presto  abbracciarti,  e  ciò  mi 
dà  un  buon  umore  e  un'allegria,  la  quale  non  è  di  molta  durata,  poiché  su- 
bentrano ben  presto  i  miei  tristi  pensieri;  ti  assicuro  che  chi  mi  osservasse 
da  vicino,  e  che  non  ne  conoscesse  la  ragione,  finirebbe  per  battezzarmi 
come  pazza.  Oh  qual  gioia  proverò  nel  rivederti  !  certo  che  egli  sarà  uno 
dei  più  bei  momenti  della  mia  vita.  Spero  che  vedrò  di  ritorno  questa  mia 
lettera,  voglio  sperare  che  anche  le  altre  che  ti  ho  scritte  negli  ultimi 
ordinar]  avranno  la  stessa  sorte.  Ieri  andai  a  cavallo,  e  Pierre  montava  la 
tua  Inglese,  la  quale  ha  trottato  a  meraviglia.  Ferdinando  Crivelli  ambirebbe 

1)  Vorrà  alludere  agli  ordini  religiosi,  che  si  ricostituivano  e  riprendevano  i  loro  abiti 
caratteristici.  Infatti  il  Giornale  italiano  di  due  giorni  innanzi  (7  settembre  1814)  aveva 
annunciato  che  i  padri  Fatebenefratelli  ed  i  Barnabiti  avevano  riassunto  pochi  di  prima 
l'abito  religioso. 

2)  Doveva  essere  un  membro  della  famiglia  di  tal  nome,  patrizia  di  Casalmaggiore. 

3)  Queste  parole  sono  aggiunte  alla  soprascritta. 


24Ô 


di  farne  l'acquisto.  Niente  di  nuovo  nò  per  la  cavalla  nò  per  il  carrozzino, 
ed  il  Daumont  inglese;  egli  è  impossibile  di  vendere  qualche  cosa  in  questo 
momento.  Domani  arriverà  la  Sirtori,  mi  si  assicura  che  ha  riportato  van- 
taggio dei  bagni.  Luigi  Brivio'  partirà  lunedi  per  Vienna,  con  l'avvocato 
Agnelli,  i  quali  ci  vanno  per  diporto;  essi  hanno  durato  fatica  ad  avere  il 
passaporto,  si  fanno  per  questo  delle  grandi  difficoltà. 

È  arrivata  a  Milano  la  Contessa  Turn"  col  Cavaliere  d'Elei^,  la 
quale,  appena  vide  i  suoi  parenti,  che  dichiarò  loro  d'essere  maritata  da 
cinque  anni  col  detto  Cavaliere  ;  ella  è  la  prima  volta  che  parla  del  suo 
matrimonio  "*,  sua  sorella  la  Serbelloni  ■'  lo  ignorava.  Non  ho  altre  nuove 
da  darti,  ne  siamo  perfettamente  al  bujo,  oramai  non  si  sa  di  che  parlare 
in  società.  I  tuoi  parenti  stanno  bene,  la  M.  G.  ti  saluta  caramente. 
Oh  quanto  essa  ti  ama  !  Ti  assicuro  che,  per  questa  ragione,  io  amo  lei 
come  una  mia  madre.  Gli  amici  ti  salutano,  non  te  li  nomino,  troppo  sa- 
rebbe lunga  l'enumerazione. 

Addio,  mio  caro,  amami  davvero  colla  uguale  intensità  colla  quale  sei 
amato  dalla 

tua  aff.ma  Teresina. 

1)  Luigi  Giacomo  Brivio  (1783-1835),  di  Cesare,  già  podestà  di  Milano,  e  di  Isabella  Dii- 
rini,  era  cresciuto  negli  uffici  del  regno  italico.  Addetto  dal  1805  al  ministero  dell'  interno, 
era  dal  1808  assistente  al  Consiglio  di  stato,  dal  1812  referendario  di  prima  classe  alla  Corte 
dei  conti.  Era  stato  incaricato  con  don  Carlo  Calderara,  il  22  aprile  1814,  della  verifica  delle 
casse  lasciate  dal  precedente  governo  icfr.  la  nota  Sa  pag.  lOS'.  L'abolizione  della  Corte  dei 
conti  aveva  restituito  il  Brivio,  dal  1°  agosto,  alla  vita  privata.  La  abbandonò  di  nuovo 
temporaneamente,  collaborando,  collo  zelo  consueto,  alla  commissione  straordinaria  di  liqui- 
dazione dei  crediti  verso  il  governo  francese.  Il  reggente  Bazzotta  presiedeva  quella  commis- 
sione e  don  Giacomo  Beccaria  ne  era  segretario.  Cfr.  Calvi,  Famiglie  notabili  milanesi, 
cit.,  vol.  IV,  famiglia  Brivio,  t.  XIV. 

2)  Maria  Anna,  nata  nel  1758  dal  conte  Venceslao  Giovanni  Eustachio  di  Sinzendorf  (1724-17731 
e  dalla  contessa  Maria  Anna  Harrach  (1725-1799),  era  vedova  dal  1790  del  conte  Giorgio  Thurn. 

3)  Era  tutt'uno  con  quell'Angelo  Pannocchieschi  conte  d'Elei  (1754-1824),  cavaliere  gero- 
solimitano, gentiluomo  dilettante  di  letteratura  e  poeta  satirico,  diversamente  giudicato:  mal- 
menato dall'Alfieri  ed  invece  detto  dal  Capponi:  "  dotto  assai,  d'ingegno  non  volgare  in  cose 
di  lettere  „  (Lettera  a  Giovanni  Morelli,  del  7  marzo  1844  in  Alessandro  Carraresi, /.fZ/ére 
di  Gino  Capponi  e  di  altri  a  lui,  v.  II,  Firenze  1883,  p.  151 1.  Il  conte  di  Velo  dal  canto  suo 
ne  aveva  parlato  distesamente  al  Capponi  in  lettere  del  1818.  (A.  Carraresi,  op.  cit.,  v.  V, 
p  p.  134,  138,  139).  11  conte  d'Elei,  morto  a  Vienna,  legò  nondimeno  alla  Laurenziana  la  sua 
magnifica  biblioteca  di  incunaboli.  Vedasi  pure  G.  B.  Niccolini,  Memorie  su  la  vita  e  le 
sue  opere  di  A.  d'Elei,  Milano,  1841. 

4)  Questo  matrimonio  diede  occasione  alla  contessa  d'Albany  d'attentare  alla  fama  del 
bibliofilo  con  espressioni  salaci  e  maligne.  Vedi  C.  Antona  Traversi  e  D.  Bianchini,  Lettere 
inedite  di  Luisa  Stolberg  contessa  d'Albany  a  Ugo  Foscolo,  Roma  1887  p.p.  129-131.  La 
contessa  aveva  vecchi  rancori  da  sfogare  contro  il  d'Elei,  bollato  già  dall'Alfieri  in  un  noto 
epigramma.  Cfr.  V.  Alfieri,  //  Misogallo,  le  satire  e  gli  epigrammi  editi  ed  inediti  per 
cura  di  R.  Renier,  Firenze  1884  p.p.  LXXIV  e  seg.  e  279;  e  Pélissier,  Le  portefeuille  de  la 
comtesse  d'Albany,  cit.  p.p.  355  e  430. 

5)  Rosina  di  Sinzendorf  ^1754-1837),  sorella  maggiore  della  contessa  Thurn  aveva  sposato 
il  duca  Alessandro  Serbelloni  (1777-1826).  I  suoi  discendenti  in  linea  femminina  ereditarono 
i  beni  fidecomissarii  di  quella  vetusta  casata  germanica  dei  Sinzendorf,  staccatasi  verso  il 
mille  dal  ceppo  guelfo  dei  duchi  di  Baviera  e  mediatizzata  allo  scioglimento  dell'Impero. 


—  246  — 

cxxx 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  43. 

Milano  il  21  Settembre  1814. 

Carissimo  Federico, 
Dopo  quindici  giorni  di  continue  angustie  sul  tuo  conto,  essendo  rimasta 
tutto  questo  tempo  senza  avere  tue  nuove,  ricevetti  finalmente  la  tua  lettera 
in  data  del  5  scrittami  da  Londra  ;  il  mio  cuore  fu  alquanto  sollevato  nel 
sentirti  in  salute,  e  che  tutti  i  tuoi  viaggi  si  siano  passati  senza  disgrazie; 
confido  nel  Cielo  che  te  li  farà  proseguire  colla  stessa  felicità.  Oramai 
mi  hai  voluto  convincere  che  non  devo  assolutamente  contare  né  sulle  tue 
promesse,  e  nemmeno,  (ciò  che  è  ancora  più)  sui  tuoi  giuramenti.  Nella 
tua  lettera  scrittami  dall'Irlanda,  in  data  del  23  agosto,  mi  vi  davi  parola 
sacra  d'onore,  ed  anche  solenne  giuramento  che  saresti  stato  a  Milano  per 
il  20  corrente  e  che  prendevi  questo  termine  per  prenderne  uno  lungo;  io  fui  così 
sciocca  da  credervi,  mi  esaltai  tutti  questi  giorni  sul  piacere  di  abbracciarti,  e 
fui  ieri  mattina  a  cavallo  sino  a  Rhò  per  incontrarti,  immaginandomi  che  verrai 
dal  Sempione.  Tu  vedi  se  posso  essere  molto  contenta  del  tuo  modo 
d'agire;  tu  paghi  un  tanto  amore,  e  quale  io  credo  difficilmente  può  avere  pari 
e  sicuramente  nessuno  che  lo  superi  in  intensità  e  costanza,  con  un'indif- 
ferenza che  ti  fa  passare  tanti  mesi  lontano,  senza  che  ti  affretti  di  venire 
a  ravvivare  quella  che  ha  assolutamente  bisogno  della  tua  presenza;  ma 
a  che  servono  queste  mie  lagnanze?  sono  sicura  che  esse  non  ti  faranno 
cangiare  in  nulla  ai  tuoi  progetti,  onde  è  meglio  che  mi  taccia. 

Ho  portato  la  tua  lettera  alla  M.  G.,  la  quale  le  ha  fatto  molto  piacere 
essendo  essa  pure  assai  inquieta  sul  tuo  conto;  la  medesima  ti  saluta,  e 
non  ti  risponde  per  non  affaticare  i  suoi  occhi.  Tutti  di  casa  stanno  bene, 
essi  sono  però  ancora  in  campagna,  e  vi  rimarranno  ancora  qualche  tempo. 

Sicuro  il  matrimonio  della  Serafini  col  Conte  Venturi'  di  Parma,  il  quale 
le  ha  fatto  dei  bei  patti.  La  Vittoria  Visconti  ^  ha  dato  alla  luce  un  maschio 
felicissimamente.  Ieri  sera  hanno  arrestato  alla  villa  Buonaparte  7  ladri  i 
quali  erano  entrati  nell'appartamento  del  maresciallo  Bellegarde  per  rubare, 
ma  uno  di  questi  ladri  avendo  levato  la  lettera  d' impunità  ne  diede  avviso 
prima  alla  polizia  per  cui  si  è  eseguito  l'arresto  con  tutta  facilità  :  il  ma- 
resciallo s'impaurì  assai. 

Spiacemi  il  sentire  che  non  sii  stato  contento  della  vendita  del  Carik, 
ma  ti  assicuro  che  volendolo  vendere  era  impossibile  di  fare  un  miglior 
negozio,  stante  che  ve  n'erano  degli  altri  a  miglior  prezzo. 

1)  Ventura  e  non  Venturi  è  il  nome  della  famiglia  comitale  parmense  alla  quale    vero- 
similmente vuole  alludere  la  contessa  Teresa. 

2)  Dev'esser  la  vedova  Trivulzio  rimaritata  Visconti  d'Aragona.  Cfr.  la  n.  4  a  pag.  19. 


—  247  — 

Non  è  mai  stato  fattibile  l'effettuare  la  vendita  del  carrozzino  né 
della  mia  cavalla  ;  ho  qualche  speranza  per  il  Daumont  Inglese,  ma  nien- 
tissimo di  certo,  cioè,  Guido  Castiglioni  è  venuto  a  vederlo,  gli  piace  ma 
non  sa  decidersi.  Lord  Fitzgerald'  si  trova  qui  da  alcuni  giorni,  egli  è 
venuto  espressamente  per  vedere  la  Castiglioni  2.  La  moglie  di  Pallavicini 
guarisce,  è  il  professore  Rachetti  che  ne  ha  tutto  il  merito.  I  tuoi  amici  ti 
salutano  caramente,  ma  essi  sono  assai  indiscreti  con  me  poiché  si  fanno 
lecito  di  ridermi  appresso  tutte  le  volte  che  parlo  d'aspettarti,  bisogna  che 
mi  goda  cosi  il  male  e  le  beffe.  Addio,  mio  caro,  ama  pure  una  volta,  e 
con  pari  amore,  quella  che  sarà  tutta  la  vita  la  tua  affezionatissima 

Teresina. 
v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Paris 


CXXXI 

Aì'clìivio  Casati  -  Milano.  lìiedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

N.  44. 

Milano  il  23  Settembre  1814. 
Carissimo  Federico, 

Eccomi  di  nuovo  a  scriverti  e  ti  assicuro  che  lo  faccio  con  rabbia, 
essendo  già  tanto  tempo  che  supplisco  in  questo  modo  tanto  imperfetto 

al  piacere  di  fare  la  conversazione  di  viva  voce con  te  ;  ti  assicuro 

che  ne  sono  oramai  stanca,  e  che  non  posso  più  sopportare  di  vedere 
prenderti  giuoco  della  mia  credulità.  Sono  oramai  cinque  mesi  che  sei 
partito  da  Milano;  a  te  sembrano  ore,  ma  a  me, povera  disgraziata,  sono 
cinque  secoli,  e  ne  sento  tutto  il  peso;  t'assicuro  che,  se  il  mondo  conoscesse 
l'infelicità  della  mia  esistenza  quando  mi  trovo  lontano  da  te,  ecciterei  la 
compassione  anche  degli  animi  meno  sensibili;  ma  a  che  serve  raccontarti 
queste  cose?  È  per  tua  voglia  che  debbo  soffrire,  vorrei  poterne  incolpare 
il  destino,  e  forse  la  cosa  mi  sembrerebbe  meno  dura. 


1)  Era  probabilmente  un  cadetto  della  casa  ducale  di  Leinster.  I  Fitzgerald,  noti  nella 
paria  irlandese  sin  dal  principio  del  XIII"  secolo,  furono  insigniti  nel  settecento  del  titolo 
di  duchi  di  Leinster. 

2)  Probabilmente  la  marchesa  Paola  Castiglioni  Litta,  le  cui  relazioni  erano  estesissime 
in  tutta  l'Europa.  Vedi  la  n.  3  a  p.  74. 


—  248  — 

Oggi  hanno  sacramentato  la  figlia  Canibiago,  essa  non  ha  che  pochi 
giorni  di  vita,  come  pure  la  Manetta  Vitali  nata  Aresi  \  e  la  figlia  Balsami' 
sorella  della  Ruggeri.  Morto  il  povero  don  Carlo  Ronzoni.  Oggi  la  Sirtori 
è  andata  ad  abitare  nella  nuova  casa,  cioè  in  casa  Anelli,  io  ne  sono  assai 
contenta;  non  mi  pai  vero  di  non  essere  più  obbligata  a  por  piede  in  quella 
orribile  contrada  di  S.  Vito  ^,  ella  è  d'altronde  assai  più  vicina.  Sento 
generalmente  che  i  Sirtori  vanno  in  ruina,  che  hanno  dei  debiti,  non  so 
cosa  farei  perchè  ci  mettessero  riparo,  ma  tu  sai  che  con  don  Giovannino 
non  si  può  parlare  ;  t'assicuro  che  questa  cosa  mi  dà  molto  fastidio. 

Il  maresciallo  Bellegarde  lascia  la  villa  Bonaparte  per  andare  ad  abitare 
l'ex  Ministero  della  Guerra.  Non  ti  posso  dare  nuove,  non  ve  n'ha  di 
nessuna  sorta,  oramai  non  si  sa  di  che  parlare.  Ieri  è  arrivato  Berrà;  puoi 
ben  credere  l'invidia  che  sentii  del  piacere  che  avrà  avuto  sua  moglie  di 
riabbracciarlo;  egli  ha  fatto  il  suo  viaggio  speditamente,  e  certo  ch'ella 
ha  più  ragione  di  me  di  lodarsi  della  diligenza  del  proprio  marito.  Tuo 
padre  (il  quale  è  venuto  a  Milano  espressamente  per  vederti,  credendo  di 
poter  credere  alle  tue  promesse)  ti  saluta,  e  riparte  per  ritornare  poi  a 
Milano  quando  ti  vi  saprà;  lo  sa  il  Cielo  quando! 

La  M.  G.,  i  parenti  e  gli  amici  tutti,  fra  i  quali  Brème,  ti  salutano.  Porro 
per  grazia  del  Cielo  è  a  Torino  da  alcuni  giorni,  egli  mi  riesce  assai  pesante; 
egli  vi  è  andato  per  ottenere  dal  Re  una  piazza  nei  paggi  per  suo  figlio, 
egli  è  impossibile  d'essere  più  strisciante  di  lui.  Ti  prego  di  ringraziare 
Bignami  per  gl'incomodi  che  si  dà  per  le  mie  lettere.  Addio,  mio  caro,  ri- 
cordati d'essere  amato  e  desiderato  da  quella  che  ti  sarà  per  tutta  la  vita 

aff.ma  Moglie. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frécéric  Confalonieri 
Paris. 


1)  Questa  Arese  aveva  sposato  don  Carlo  Vitali. 

2|  Probabilmente  apparteneva  alla  famiglia  patrizia  dei  marchesi  Balsamo. 
3)  La]^contrada  di  S    Vito,  presso  il  ponte  di  Porta  Ticinese,  trovasi  infatti  in  un  quartiere 
di  Milano  eccentrico  e  di  cattiva  fama. 


—  249  — 

CXXXII 

Aì'clìivio  Casati  -  Cotogno  Monsese.  Edita  ^ 

Ugo  Foscolo  a  Federico  Gonfalonieri 

{di  mano  di  Silvio  Pellico)" : 
Signor  mio 

Da  più  giorni  mi  viene  ridetto  ch'Ella  parli  poco  discretamente  di  me^ 
S'altri  abusa  del  nome  di  Lei  per  avvalorare  la  propria  malignità,  è  bene 
ch'Ella  ne  sia  avvertita:  ma  se,  come  mi  vien  riferito,  Ella  mi  attribuisce 
il  progetto  ^  di  rinnegare  i  miei  principi  e  di  prostituire  la  mia  penna,  Ella, 
Signor  mio,  ha  il  torto;  inganna  sé  medesimo  e  gli  altri.  Non  ch'io  mi 
degni  di  scolparmi  d'una  accusa  =  smentita  da  tutti  i  miei  scritti  e  da  tutte 
le  azioni  della  mia  vita;  intendo  bensì  di  farmi  rispettare  da  que'  tanti 
che  non  potendo  proteggere  il  proprio  onore,  si  costituiscono  mentitori  ^ 
per  assalire  l'altrui.  Spetta  a  Lei,  Signor  mio,  di  far  disdire  la  persona 
che  le  appone  sì  bassa  calunnia";  ed  io  la  nominerò;  perchè  siffatti  tristi 
vanno  confusi  e  puniti. 

Diversamente  io  mi  vedrò  costretto  a  parlare  a  Lei,  mio  Signore,  in 
guisa  ch'Ella,  o  si  ricreda,  o  mi  faccia  tacere  per  sempre.  Frattanto  spero 

l)  Pubblicata  in  Ugo  Foscolo,  Opere  edite  e  postume  -  Appendice  a  cura  di  Giuseppe 
Chiarini,  Firenze  1890,  sulla  copia  che  il  comm.  Bianchini  trasse  dalla  Labronica. 

21  Intorno  all'intrinsichezza  ch'era  a'  quei  giorni  fra  il  Foscolo  ed  il  Pellico,  divenuto 
quasi  segretario  del  poeta,  cfr.  P.  I.  Rinieri,  Della  vita  e  delle  opere  di  Silvio  Pellico, 
cit.  vol.  I  p.p.  26  e  seg. 

3)  Il  Foscolo  stava  allora  trattando  col  maresciallo  Bellegarde,  uomo  leale  e,  come  è 
risaputo,  inclinato  a  favorire  gli  spiriti  liberali,  per  la  fondazione  d'un  nuovo  giornale  da 
pubblicarsi  a  Milano.  (Cfr.  Helfest,  Kaiser  Franz,  cit.  p.p.  560-64  e  A.  Luzio,  //  processo 
Pellico-Maroncelli,  Milano  1903,  p.  566j.  Quegli  abboccamenti  fra  il  commissario  imperiale 
ed  il  poeta  furon  sinistramente  interpretati.  (Cfr.  G.  Pecchio,  Vita  di  Ugo  Foscolo. 
Milano  1851,  p.p.  130-131");  e  maligne  voci  amareggiarono  il  Foscolo  e  prima  lo  spinsero 
a  provocare  così  il  Gonfalonieri,  poi,  sotto  la  pressione  della  richiesta  d'un  giuramento 
militare  che  sembrava  inevitabile,  lo  decisero  al  disperato  e  davvero  eroico  partito  di  fuggire 
in  perpetuo  esilio.  Lo  stato  d'animo  del  poeta  quando  scrisse  questa  lettera  è  da  lui  illustrato 
in  due  periodi  della  lettera  "  al  signor  conte  di  Fiquelmont  generale  maggiore  negli  eserciti 
di  S.  M.  Cesarea  Austriaca  „  (Ugo  Foscolo,  Prose  politiche,  cit.  pp.  102-103):  "  Tutti  a 
ogni  modo  ridissero,  e  tenevano  per  evidentissimo  fatto,  e  giuravano  ch'io  veniva  tutti  i 
giorni  a  vendere  le  mie  opinioni,  la  mia  penna,  l'anima  mia  a  Lei  ed  al  nuovo  governo.  A 
smentire  pubblicamente  sì  falsa  calunnia,  ella  e  Milano  tutta  vide  ch'io  ne  domandai  con 
lai  mia  spada  ragione  a  tal  uomo  che,  per  Io  stato  in  cui  la  fortuna  lo  ha  collocato,  e  per 
età,  e  per  natali,  non  poteva  far  credere  a'  vili  ch'io  volessi  soverchiarlo  d'ardire.  „  Cfr.  sulla 
vertenza,  oltre  la  nota  del  Bianchini,  inserita  dal  Chiarini,  loc.  cit.,  quanto  ne  scrisse  il 
Chiattone,  art.  cit.,  p.p.  56  e  seg. 

4)  Nella  minuta,  consultata  per  me  cortesemente  nella  Labronica  dal  prof.  Ghino  Lazzeri, 
in  luogo  di  queste  tre  ultime  parole  sta  questa  sola  più  categorica:  "accusa,.. 

5|  "  taccia  „  nella  minuta. 

6)  "calunniatori,,  nella  minuta. 

7)  La  minuta  reca  "  la  fece  autore  di  questa  accusa  „. 


—  250  — 

che  questa  lettera  non  le  possa  rincrescere';  la  ho  scritta  con  la  generosa 
franchezza  che  presumo  anche  in  Lei. 

4  marzo,  1815. 

(di  mano  del  Foscolo. J  Ugo  Foscolo. 

Al  Signore  Conte  Federico  Confalonieri 
a  Milano 


CXXXIII 

Archivio  Casati  -  Cologiio  Monsese  (miìiìita).  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  ad  Ugo  Foscolo 
Mio  Signore, 
D'ogni  mio  detto  e  fatto  Ella  mi  troverà  mai  sempre  pronto 
a  riconoscerne  la  proprietà,  ed  a  sostenerne  l'accordo  colle  mie 
opinioni.  Quando  Ella  mi  parla  di  calunnia  non  esito  a  rigettarla 
francamente  da  me  come  non  mia,  lasciandone  la  proprietà  a 
colui  cui  si  spetta.  ^  Ella  mi  faccia  questi  conoscere,  e  non  isde- 
gnerò  scendere  insino  al  vile  che  me  V  ha  attribuita  ^  a  tutela 
del  mio  onore,  il  quale  faccio  consistere  del  pari  nel  ^  difendere 
ciò  che  mi  appartiene  come  nello  respingere  da  me  ciò  che 
appartiene  ad  altri.  S'Ella  avesse  creduto  di  ommettere  la  frase 
«  di  far  me  ricredere,  o  di  far  io  lei  tacere  per  sempre  »  la 
giusta  sua  domanda  m'avrebbe  volentieri  ^  condotto  a  più  ampia 
spiegazione;  ma  deve  Ella  sapere  che  tutto  ciò  che  sente  di 
minaccia  serra  il  mio  animo  a'  sentimenti'  «  di  quella  generosa 
franchezza»  nella  quale  mi  glorio  di^  non  essere^  a  nissuno 
secondo.  Federico  Confalonieri. 

[5  marzo  1815,  ore  4  pomeridiane].  ^° 

1)  Variante  nella  minuta:   "spero  frattanto  che  non  le  rincrescerà  questa  lettera  „. 

2)  Pubblicata  colla  precedente. 

3)  La  lezione  data  dal  Bianchini  Ice.  cit.,  tratta  dall'originale  della  Labronica, reca:  "  a 
chi  si  spetta  „. 

4)  Il  Confalonieri  corresse  nella  lettera  inviata:  "  che  l'ha  tessuta  „. 

5)  Il  rimanente  della  frase  fu  cosi  mutato  nella  redazione  definitiva:   "  nel   sostenere  il 
mio,  come  nello  smentire  il  non  mio  ,. 

6)  La  parola  fu  tralasciata  nella  copia.  . 

7)  Variante  del  testo  definitivo  "  il  mio  cuore  agli  impulsi  ,. 

8)  Variante:  "  che  non  potrà  mai  rincrescere  a  chi  si  gloria  ,. 

9)  Il  testo  della  Labronica  ha  qui:  "  in  ciò  „. 

10)  La  data  è  apposta  solo  sull'originale  livornese. 


—  251  — 

CXXXI\' 

Biblioteca  Labronica  -  Livorno.  Edita  ^• 

Ugo  Foscolo  a  Federico  Gonfalonieri 

Signor  mio, 

Poiché  Ella,  se  ho  ben  letto  la  sua  risposta,  mi  lascia  l'arbitrio  di  ridurre 
a  minimi  termini  la  questione,  compiacerò  volentieri  a'  suoi  desideri  ed 
a'  miei. 

O  è  vero  ch'Ella  mi  ha  creduto  capace  d'una  bassezza,  e  lo  ha  detto  ; 
o  mi  fu  riferito  falso. 

Nel  primo  caso,  ne  io  sarei  uomo  da  perorare  giustificazioni,  né  pare 
che  Ella  vorrebbe  disdirsi:  cosi  non  potremmo  allegare  se  non  se  ragioni 
vaghe  che  lascerebbero  pendente  la  lite  in  mio  danno,  da  che  ad  ogni 
modo  io  sarei  stato  tacciato  da  lei  di  bassezza  senza  risentirmene.  La 
lite  dunque  richiede  un  tribunale  che  decida  sommariamente,  e  due  arbitri. 
Io  per  mia  parte,  quando  ella  non  promovesse  difficoltà,  che  io  rispet- 
terei, nominerò  il  Conte  di  Sartirana-;  e  sono  sicuro  che  sarà  da  me  gradita 
la  persona,  la  quale  verrà  scelta  da  lei.  Bensi  le  raccomando  il  secreto. 
Vociferandosi  lo  stato  a  cui  si  riduce  la  nostra  contesa,  si  correrebbe 
pericoli  da  una  parte,  e  si  provocherebbe  da  un'altra  parte  il  ridicolo;  Ella 
conosce  il  suo  paese,  e  m'intende. 

Nel  secondo  caso  toccherebbe  a  me  di  palesarle  la  persona  che  le 
appone  discorsi  maligni  ch'ella  non  ha  mai  fatto.  Il  tempo  smentirà  in  breve 
questa,  come  ha  prestamente  smentito  tant'altre  calunnie  divulgate  contro 
di  me:  ma  quanto  a  lei,  Signor  mio,  s'Ella  non  confonde  chi  abusa  del 
suo  nome,  s'acquisterà  l'opinione  d'essere  uno  di  quei  tanti  che  spiano  gli 
altrui  demeriti  e  denigrano  la  fama  degli  uomini  onesti,  per  farsi  largo 
nel  mondo,  alimentando  la  malignità  degli  sciocchi.  Ella  invece  mi  pare 
nato  a  farsi  stimare  per  doti  più  signorili  e  più  vere. 

6  Marzo  1815. 

Ugo  Foscolo. 


1)  Pubblicata  in  Opere  edite  e  postume  di  Ugo  Foscolo,  appendice  a  cura  di  Giuseppe 
Chiarini,  Firenze  1890  pag.  181.  Non  mi  fu  possibile  rintracciare  l'originale  nell'archivio 
Casati  e  dovetti  contentarmi  di  dare  quel  testo  che  dalla  minuta  trasse  il  Bianchini  per  la 
citata  edizione, 

2)  Dell'intrinsichezza  ch'eravi  allora  fra  il  Foscolo  ed  il  conte  di  Sartirana  è  prova  anche 
la  lettera  indirizzata  al  conte  dal  Foscolo  poco  prima  e  stampata  appunto  nelle  Opere  edite 
e  postume  cit.,  pag.  177  dell'Appendice. 


—  252  — 

cxxxv 

Arcìiivio  Casati  -  Cologiio  Monzese  (minuta).  Edita  \ 

Federico  Confaloinieri  a  Ugo  Foscolo 

INIio  Signore 

Io  non  veggo  che  fra  me  e  lei  esista  cagione  di  lite  ^,  né 
penso  sia  mestieri  di  tvibiiìiali  o  di  arbitri  ^.  Si  compiaccia 
farmi  conoscere,  o  per  voce,  od  in  iscritto,  i  motivi  veri  o 
supposti  di  lagnanza  eh'  Ella  crede  aver  meco,  e  tengo  certo  mi 
troverà  sempre  fermo  diffenditore  dell'onor  mio,  né  giammai 
denigratore  dell'altrui. 

Parmi  .quindi  lo  stato  della  quistione  esiga  che  venga 
questa  ridotta  ai  termini  suoi  concreti,  pria  che  ai  minimi,  e  per 
più  chiaramente  spiegarmi,  ella  ha  contratto  il  dovere  di  farmi 
noto  cosa  mi  si  attribuisce,  e  da  chi.  Credo  poi  farla  avvertita, 
che  il  desiderio  del  silenzio  da  lei  mostratomi,  non  è  da  me  * 
secondabile,  mentre  avendo  trovato  presso  più  persone  la  cosa 
da  lei  divulgata,  non  ho  stimato  doverne  io  tacere. 

Federico  Gonfalonieri. 

[Il  conte  di  Sartirana  è  uno   degli  ottimi  miei  amici]  ^ 


CXXXV I 

Aì'c/ìivio  Casati  -  Cotogno  Monsese.  Edita  ^. 

Ugo  Foscolo  a  Federico  (Gonfalonieri 

Verrei  da  Lei  s'Ella  non  avesse  famiglia;  e,  quando  non  Le  piacesse 
d'assegnarmi  un  luogo  terzo,  La  pregherei  di  avvertirmi  in  che  ora  dovrei 
aspettarla   in  casa  mia  dov'io  sono  affatto  solo,  ed  ho  servitù  forestiera. 

1)  Pubblicata  nell'Appendice  del  Chiarini,  op.  cit.,  sul  testo  definitivo  della  Labronica. 

2)  "  causa  „  dice  il  testo  della  Labronica. 

3)  Queste  tre  ultime  parole  son  cadute  nell'ultima  redazione. 

4)  Il  Gonfalonieri  aggiunse  qui:  "  pienamente  „. 
.5)  Il  poscritto  manca  nella  minuta. 

6)  Pubblicata  nell'Appendice  cit.,  sulla  minuta  che  è  nelle  carte  foscoliane  della  Labronica. 


—  253  ~ 

Dipenderò  ad  ogni  modo  da  Lei;  e  basta  che  verso  le  6  me  ne  faccia 
motto  in  qualclie  maniera  alla  solita  '  botteghetta  di  caffè  -.  Da  me  la  cosa 
non  fu  divulgata  presso  più  persone:  ne  ho  fatto  bensì  alcun  cenno  a 
una  sola,  a  cui  so  eh'  Ella  ne  ha  parlato  in  un  palchetto  domenica  ^. 

Ugo  Foscolo. 
7  Febbraio  *  i  1815J. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 
Milan 


CXXXVII 

ColleBione  del  Seìintore  d'Aiicoìia.  Edita'^. 

Federico  Gonfalonieri  a  Ugo  Foscolo 
[Sig.  Preg.]  ^ 

Non  panni  che  il  nostro  abboccamento,  in  qualsivoglia  luogo 
debba  aver  effetto,  abbia  bisogno  di  tanta  circospezione. 

Benché  nemico  mortale  delle  pubblicità  d'ogni  genere  non 
vedo  motiv^o  di  scandalo  che  taluno,  per  avventura,  vegga  due 
galantuomini  andar  a  casa  l'un  dell'altro  od  intrattenersi  assieme. 
Ad  ogni  modo  io  passo  d'ordinario  tutta  la  mattina  in  casa,  ed 
ella  mi  vede  sovente  la  sera  nella  platea  del  teatro  od  al  Caffè; 


1)  Questa  bottega,  ove  il  Foscolo  soleva  andare  e  dare  appuntamenti,  può  essere  !a 
stessa  designata  in  un  biglietto  allo  Stella  di  quindici  giorni  innanzi,  là  ove  "  il  sottoscritto... 
prega  il  signore  Stella  di  venire  a  pigliare  il  caffè  domattina  al  secondo  piano  di  casa 
nuova  Cattaneo,  dirimpetto  al  Monte  Napoleone,  all'imboccatura  della  via  del  Senato.,, 
iUgo  Foscolo,  Epistolario,  raccolto  e  ordinato  da  F.  S.  Orlandini  e  da  E.  Maver,  Firenze 
1853,  V.  II  p.  103). 

2)  Questo  periodo  era  prima  redatto  cosi:  "  Ad  ogni  modo  disponga;  basta  che  la  me 
ne  faccia  motto  alla  solita  botteghina  di  caffé  prima  delle  sei  d'oggi  „. 

3)  Segue  nel  testo  labronico:  "  né  si  tratta  di  nascondere  il  principio  della'contesa,  nota 
ad  ogni  uomo,  e  che  moki,  anco  i  meno  attenti,  hanno  potuto  osservare;  si  tratta  bensì  di 
tenere  secreti  i  modi  di  finirla,  i  quali  potrebbero  venire  impediti  „. 

4)  La  data,  evidentemente  erronea,  dev'esser  corretta  in  "  7  Marzo  „. 

5)  La  pubblicò,  colle  precedenti,  il  Chiarini  loc.  cit.,  sull'originale  della  Labronica.  Questo 
testo,  della  collezione  d'Ancona,  dev'esser  la  minuta,  che  manca  infatti  all'archivio  Casati. 

6)  Manca  nel  testo  d'Ancona. 


■254  — 


quando  poi  a  lei  piacesse  un'epoca  ^  più  indicata,  passerò  questa 
sera  alle  8  Vìi  nulla  impedendomelo,  dal  caffè  nuovamente  aperto, 
detto  dell'accademia  '^. 

Federico  Gonfalonieri  ^. 


CXXXVIII 

Arclììvio  Melsi  d' Heryl  -  Milano.  Edita  ^. 

Federico  Gonfalonieri  al  duca  di  Lodi  " 

Signor  Duca. 

Se  cara  è  ad  un'onest'uomo  la  difesa  della  propria  fama® 
presso  ogni  genere  di  persone,  preziosa  poi  diviene  presso  quelle 
il  cui  autorevole  giudizio  suol  essere  giustamente  norma  all'altrui. 
Ma  a  questa  considerazione  di  convenienza,  un'altra  permetta 
che  ne  aggiunga  profondamente  sentita  di  cuore,  quella  cioè 
di  comparire  coli' illibata  veste  dell'uomo  onesto,  e  dell'amator 
sincero  del  proprio  paese  in  faccia  a  quegli,  che  alla  qualità 
di  alto  uomo  di  stato  accoppiò  le  altre  due,  in  ogni  tempo,  nel 


1)  La  lezione  Labronica  dà:  "  ora  „. 

21  Le  ultime  tre  parole,  nel  testo  della  Labronica,  son  sostituite  dal  periodetto:  "S'Ella 
vi  si  troverà,  potremo  parlarci,  altrimenti  ad  altra  occasione  „. 

3)  Chi  volesse  conoscere  lo  svolgimento  della  vertenza  incresciosa,  legga  ciò  che  ne  scrisse 
ìIChiaitone,  art-  cit.  p.p.  56  e  seg.,  giovandosi  d'una  lettera  dell'abate  de  Breme  al  Pellico 
e  d'un'altra  del  Foscolo  aU'Hobhouse.  Pare  che  il  duello,  voluto  un  momento  dal  poeta  per 
dare  una  clamorosa  smentita  alle  voci  di  suoi  accordi  col  governo  austriaco,  non  abbia 
avuto  luogo  dopoché  il  Gonfalonieri  ebbe  dichiarato  d'aver  solo  ripetuto  "  quanto  aveva 
udito  dire  a  molti  altri  „.  Quanto  alla  consistenza  del  pubblico  rumore,  cfr.  F.  Gilbert  de 
WiNCKELS,  Vita  di  Ugo  Foscolo,  Verona  1892,  voi.  Il  p.p.  289  e  seg.  Il  Foscolo  non  ricusò 
di  entrare  in  trattative  col  Bellegarde,  col  Ficquelmont  e  collo  Schóffer,  ma  si  curò  di  sal- 
vaguardare la  sua  indipendenza  e  mandò  a  monte  ogni  cosa  pur  di  non  prestare  giuramento 
militare  allo  straniero.  Si  veda  del  resto  ciò  che  fu  già  narrato  a  pag.  249  nota  3. 

4)  Pubblicata  in  F.  Melzi,  Memorie  -  documenti,  cit.  p.  667  e  in  R.  Bonfadini,  Mezzo 
secolo  di  patriottismo,  Milano  1886. 

5)  Sui  rapporti  fra  il  Gonfalonieri  ed  il  Melzi  cfr.  G.  Gallavresi,  Per  una  futura  bio- 
grafia di  Federico  Gonfalonieri,  cit.  p.p.  434  e  seg. 

6)  La  lettera  accompagnava  l'omaggio  della  Lettera  ad  un  amico,  stampata  dal  Gonfa- 
lonieri, in  risposta  alle  accuse  dell'Armaroli,  colla  data,  "  15  marzo  1815  „.  La  lettera,  che 
non  potè  trovar  luogo  qui  non  avendo  altro  d'epistolare  che  l'apparenza,  fu  opportunamente 
ristampata  dal  conte  Gabrio  Casati  in  F.  Gonfalonieri,  Memorie,  Milano  1890  p.p.  253  e  seg. 


voo 


modo  più  luminoso.  Se  scarsezza  di  lumi  mi  fece  andar  errato,^ 
appajono  almeno  le  mie  intenzioni  pure  innanzi  a  Lei,  ed  il 
voto  del  miglior  nostro  concittadino  mi  sarà  compenso,  in  ogni 
caso,  all'ingiustizia  altrui.  Sono  con  que'  sentimenti  che  ninno 
le  professa  più  sinceri  di  alta  stima  e  di  devozione  vera. 


Di  Lei  Sig.  Duca 


Dev.mo  ed  osseq.mo  Servitore 
Federico  Gonfalonieri. 


CXXXLX 

Arc/iivio  Melsi  d' Hevyl  -  Milano  (minuta).  Edita"^. 

Il  duca  di  Lodi  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  31  Marzo  1815. 
Sig.  Conte  Gonfalonieri, 

Ho  ricevuto  la  lettera  apologetica  ch'ella  si  è  compiaciuta  mandarmi. 
Fu  sempre  mio  vivo  desiderio  che  gli  avvenimenti  egualmente  vergognosi 
che  funesti  per  la  nostra  Patria  rimanessero  sepolti  in  eterno  oblio.  Ma 
dappoiché  uomini  più  che  imprudenti  ^  ne  richiamano  la  memoria  con  im- 
putazioni personali  azzardate,  trovo  ben  giusto  che  chi  ne  è  indebitamente 
gravato  alzi  la  voce  per  isdossarsene.  Ella  lo  ha  fatto  con  pari  dignità 
che  saviezza  ed  io  La  ringrazio  della  compiacenza  che  mi  procura  nel 
veder  dissipate  accuse  che  comunque  per  me  dubbie  mi  erano  penose 
aggravando  persona  fra  le  principali  del  paese,  di  cui  importa  che  la  fama 
sia  intatta  onde  i  talenti  possano  esserne  utili.  Nel  momento  in  cui  siamo 
importa  sopratutto  di  riunire  gli  sforzi  degli  onesti  cittadini  a  temperare 
le  animosità.  Le  ire  non  si  infiammano  senza  grave  danno  della  pubblica 
e  privata  causa.  La  discordia  non  è  conciliabile  con  nessuna  speranza  di 
bene.  Non  si  deve  usurpare  il  dominio  del  tempo,  perchè  non  è  mai  senza 
compromettere  l'avvenire.  Ho  l'onore  di  riverirla  colla  più  distinta  consi- 
derazione. Dev.o  servitore 

[Il  Duca  di  Lodi]. 

Il  Con  queste  nobili  parole  il  Gonfalonieri  appare  già  consapevole  di  tutto  ciò  che  d'av- 
ventato e  di  pericoloso  aveva  avuto  in  sé  l'atteggiamento  degli  italici  nel  partecipare  così 
ciecamente  alla  trama  diretta  a  far  cadere  il  regime  napoleonico.  Cfr.,  per  la  ricerca  e  la 
limitazione  delle  responsabilità  che  possono  aver  indotto  il  conte  a  questa  sorta  di  mea 
culpa,  A.  D'Ancona,  Federico  Çonf aionie  ri  cit.,  p.p  6  e  seg.;  Chiatione,  Nuovi  documenti 
su  Federico  Gonfalonieri  etc.,  cit.;  LEMMr,  La  restaurazione  austriaca  cit-  p.p.  184  e  seg.  e 
G.  Gallavresi,  Per  una  futura  biografìa  di  Federico  Confalonieri,  cit.  p.p.  431  e  seg. 
senza  parlare  degli  scritti  meno  recenti. 

2)  Pubblicata  colla  precedente. 

3)  E  evidente  l'allusione  all'autore  della  „  memoria  storica  "  Sulla  rivoluzione  di  Milano, 
cit.,  che  è  ormai  sicuramente  identificato  dal  Casini,  La  rivolusione  di  Milano  nell'aprile 
i8i1,  nel  senatore  Leopoldo  Armaroli. 


—  256  — 

CXL 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Inedita. 

Il  marchese  Orsini  di  Roma'  a  Federico  Gonfalonieri 

e.  A. 

Sento  che  è  sortito  uno  scritto  confutante  le  assurde  infami  calunnie 

che  un  libello  scellerato,  impostore,  e  bugiardo,  ha  osato  spargere  sul  conto 

vostro.  Io  non  vogHo  esser  l'ultimo  ad  averlo 2,  e  perciò  mi  dirigo  a  voi 

perchè  me  lo  mandiate,  giacché  varj  buoni  unitamente  lo  desiderano  col 

vostro  amico 

Roma  figlio. 

v:  Al  Sig. 

Conte  Federico  Gonfalonieri 
S.  S.  M. 


CXLI 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita^. 

Il  Commissario  Pagani*  a  Federico  Gonfalonieri 

R.  Cesarea  Prefettura  provvisoria  di  Polizia  N.**  100  P.  S. 

del  dipartimento  d'Olona 

Milano  li  14  aprile  1815. 

L'incaricato  dell'amministrazione  della  Polizia 

Al  Signor  Conte  Federico  Confalonieri 

L'introduzione  e  la  diffusione  in  questo  stato  dell'opuscolo  intitolato 
—  Lettera  ad  un  amico  —  ch'Ella  si  è  permesso  in  onta  ai  regolamenti 
di  stampa  e  libreria,  e  più  per  lo  spirito  di  partito  che  vi  domina,  furono 
ravvisati  titoli  di  censura  dal  Governo,  che  ha  quindi  deciso  dover  Ella, 
Sig.r  Conte,  ritirarsi  tosto  in  una  delle  di  lei  case  di  campagna,  sempre 
però  negli  stati  di  Sua  Maestà,  lasciandone  a  Lei  la  scelta,  da  approvarsi 
dal  Governo  medesimo,  e  ove  Ella  dovrà  fermarsi  sino  a  nuova  disposizione. 

Nel  parteciparle  quindi,  Sig.r  Conte,  tale  superiore  decisione,  la  prego 
di  farmi  quanto  più  presto  è  possibile  conoscere  in  quale  villeggiatura 
Ella  intende  di  trasferirsi,  onde  io  possa  farne  sollecito  rapporto  al  Go- 
verno stesso. 

Pagani  per  Strassoldo. 

1)  Cfr.  la  nota  3  a  pag.  13. 

2)  Vedansi,  circa  i  giudizii  dei  contemporanei  (Pellico,  Pellegrino  Rossi,  avvocato  Ma- 
rocco) riguardanti  l'efficacia  della  replica  di  Federico  Confalonieri  alle  accuse  dell'Armaroli, 
Chiattone,  art.  cit.  e  Gallavkesi,  Per  una  futura  biografia  etc.,  cit. 

3|  Pubblicata  in  F.  Confalonieri,  Lettere  cit. 

4)  Intorno  a  Giulio  Pagani,  commissario  di  polizia,  vedasi  Helfert,  Kaiser  Franz  etc. 
cit.  p.p.  199  e  497. 


—  257  — 

CXLII 

Biblioteca  Brnidense,  Milano  -  AF-XIII  14-121.  Edita  \ 

Federico  Gonfalonieri  a  Don  Giacomo  Beccaria 

Carissimo  amico, 

Da  una  settimana  trovomi  oramai  nel  duro  mio  esigilo, 
e  l'amico  Gambolino  non  è  ancor  venuto  a  spargere  il  balsamo 
dell'amicizia  sull'avversità  di  mia  sorte.  Forse  mi  ha  in  luogo 
di  appestato  il  cui  contagio  sia  da  sfuggirsi?  Forse  le  viete  (sic) 
diplomatico-politiche  ti  son  di  ritegno  ?  E  via,  caccia  in  bando 
simili  meticolosità  di  coscienza,  e  vieni  domani  a  mangiar 
carne  da  me  buon  Cattolico  Romano,  nell'atto  che  voi  scismatici 
Ambrosiani*  siete  obbligati  a  cibarvi  di  pesce.  Vieni  col  cugino 
tuo  carissimo  ^  e  con  qualch'altro  amico,  se  ve  ne  ha,  che  ancor 
ricordisi  di  me.  Fa  di  vedere  Giacomino  Ciani  e  digli  che  lo 
attendo  domani  esso  pure.  Salutami  gli  accademici  ed  il  vale- 
tudinario Presidente.  Non  mi  mancate,  cugini  carissimi,  a  qua- 
lunque ora  sarete  i  ben'arrivati.  Credimi  intanto  tutto  tuo 

aff.mo  amico 
Federico  Confalonieri. 

La  Santa,  martedì  li  9  maggio  [1815]. 


V  :       A  Monsieur 
Monsieur  Jacques  Beccaria 

Casa  Beccaria  Contrada  di  Brera  à  Milan. 


1)  Pubblicata  in  G.  Gallavresi,  Per  una  futura  biografia  etc.,  cit.  in  Archivio  Storico 
Lombardo  a.  XXXIV  p.  459. 

2)  La  Santa,  frazione  di  Monza,  segue,  come  tale  città,  il  rito  romano   a   differenza   del 
rimanente  dell'archidiocesi  milanese. 

3)  Certo  allude  al  marchese  Giulio  Beccaria.  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  108. 

n 


—  258  — 

CXLIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

LA   CONTESSA  DI   ThIENE  '   A   TERESA  CONFALONIERI   CASATI 
Mia  amabile  amica, 

Tutte  le  felicità  possibili  ti  desidera  ardentemente  il  mio  cuore  in  ogni 
istante  della  tua  vita,  e  particolarmente  nell'occasione  del  tuo  giorno  di  festa, 
che  sarà  dopodimani.  In  quest'occasione  più  che  in  ogni  altra  sono  dolente 
d'esserti  lontana  -  mi  lusingo  che  aggradirai  la  sincerità  dei  miei  sentimenti. 
e  con  essi  una  piccola  memoria,  che  ti  sarà  in  mio  nome  presentata,  o  al  ritorno 
del  Signor  Romani  2,  o  di  qualunque  altro  che  mi  si  presentasse  prima. 

Oltre  la  dispiacenza  d'essere  lontane,  abbiamo  anche  quella  delle  difficoltà 
infinite  che  s' incontrano  per  fare  spedizioni. 

Apparteniamo  tutti  allo  stesso  padrone,  ma  al  Mincio  vi  è  un  confine  che 
paga  dazio  con  tutto  il  rigore,  e  per  ciò  si  dura  fatica  a  trovar  persone  che 
vogliano  incaricarsi  di  portar  effetti.  Dal  conte  Velo  ^  ebbi  i  tuoi  saluti  e  le 
tue  nuove  che  intesi  con  sommo  piacere  buone. 

Aggradisci,  mia  buona  amica,  gli  omaggi  di  mio  marito,  e  del  Carcano  ■*, 
e  le  nuove  proteste  del  tenero  mio  attaccamento. 

La  tua  aff.ma  amica 
S.  DI  Thiene. 

Vicenza,  13  ottobre  1815, 


Il  Cfr.  le  note  2  a  p.  21  e  1  a  p.  1 16. 

2)  Forse  Felice  Romani  genovese  [1788-1865],  poeta  rinomato  sovratutto  per  i  molti  libretti 
d'opera  da  lui  composti.  (Cfr.  Emilia  Romani  Branca,  Felice  Romani  ed  i  più  reputati  ma- 
estri di  musica  del  suo  tempo,  Milano,  1882).  Egli  aveva  molti  amici  a  Vicenza  e  spesso 
vi  soggiornava. 

3)  Probabilmente  il  conte  Girolamo  Egidio  di  Velo  (di  Girolamo  Giuseppe  e  di  Ottavia 
Negri),  nato  il  12  settembre  1792,  morto  il  10  febbraio  1831,  gentiluomo  vicentino,  intrinseco 
di  Gino  Capponi,  che  ne  scrisse  un  cenno  necrologico  n&W Antologia,  voi.  XLVI  (ristampato 
in  Gino  Capponi,  Scritti  editi  e  inediti,  Firenze  1877,  voi.  I  p.p.  470  e  seg.)  e  lo  chiamava 
"  Sette  Comuni  „,  alludendo  ai  suoi  beni  d'Asiago.  Alquante  lettere  a  lui  indirizzate  sono  in 
A.  Carraresi,  Lettere  di  Gino  Capponi  e  di  altri  a  lui,  Firenze  1882  (voi.  I)  e  1887  (ve).  V). 
11  Velo  era  stato,  vivo,  forse  il  più  gran  signore  di  Vicenza,  vero  mecenate,  amantissimo  delle 
arti,  sia  antiche,  come  provava  cogli  scavi  da  lui  promossi  e  sussidiati,  sia  moderne,  che 
in  ogni  modo  incoraggiava.  Era  studioso  delle  discipline  agrarie  ed  in  genere  delle  economiche, 
riformatore  convinto,  ma  tutt'altro  che  rivoluzionario,  affine  pertanto  al  Capponi  che  l'ebbe 
costante  compagno  dei  suoi  viaggi.  In  morte,  il  Velo  si  segnalò  per  un  munifico  testamento, 
giustamente  celebrato  dal  Capponi,  poiché  favoriva  in  molte  guise  l'incremento  della  sua 
città,  avuto  particolar  riguardo  al  progresso  degli  studi,  e  divideva  la  pingue  sostanza  avita 
fra  quattro  giovani  agnati  della  sua  famiglia,  sollevandoli  da  meschino  stato  a  ricchezza  ed 
apparecchiandoli  a  ben  profittarne. 

Vane  riescirono  le  ricerche  di  lettere  del  Gonfalonieri  nell'archivio  dei  di  Velo  in  Vicenza, 
ove  pur  potei  rovistare  per  cortese  liberalità  della  contessa  di  Velo-Clementi. 

4|  Probabilmente  Lodovico  Carcano-Volpe,  ultimo  della  sua  stirpe,  di  antica  nobiltà 
vicentina. 


—  259  — 

CXLIV 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati 

ALLA   CONTESSA  TERESA  DI   VaLVASON  BoNIN  ' 

Milano  il  6  marzo  1816. 
Mia  dolce  amica, 

Ho  ricevuto,  mia  cara,  la  tua  lettera  nella  quale  era  rinchiusa  quella  di  tuo 
marito  diretta  agli  eredi  del  povero  Viscardo  Barbò  - 

Noi  abbiamo  avuto  un  carnevale  piuttosto  brillante,  ebbimo  molti  balli 
dai  Ministri,  dalla  società  dei  nobili ^  e  dal  commercio  ■*;  la  corte  non  ne  diede 
alcuno.  Abbiamo  a  Milano  molti  forastieri  ed  in  ispecie  molti  veneziani:  oh 
quanto  avrei  desiderato  che  fosti  tu  pure  venuta  a  Milano  !  Ora  la  Corte  verrà 
a  farti  una  visita.  Sento  che  l'Imperatore  si  fermerà  a  Udine  alcuni  giorni; 
alcune  persone  del  seguito,  ed  in  ispecie  il  gran  scudiere,  mi  hanno  domandato 
delle  notizie  sulla  città,  e  se  vi  conosceva  delle  signore  amabili  e  belle  ;  tu 
puoi  ben  pensare,  che  ti  nominai  la  prima,  e  mi  fermai  lì;  credo  che,  quando 
si  ha  il  piacere  di  conoscerti,  è  impossibile  di  trovare  società  più  gradita  della 
tua;  per  cui  aspettati  delle  visite  di  questi  signori,  dei  quali  alcuni  sono  discre- 
tamente amabili,  e  gentili,  altri  un  pò"  pesantotti.  Ti  prego  dei  miei  compli- 
menti a  tuo  marito  e  tu  ricevi  un  tenero  abbraccio  dalla 

tua  aff.ma  amica 
LA  Gonfalonieri. 


1)  La  contessa  Teresa  di  Valvason,  nata  Bonin  (di  Carlo,  patrizio  veneto)  aveva  sposato 
il  conte  Erasmo  di  Valvason  (1782-1823),  della  nobilissima  famiglia  diramata  dal  vetusto 
ceppo  friulano  dei  signori  di  Cuccagna,  feudatari  ab  antiquo  del  patriarcato  d'Aquileja.  Era 
dama  di  palazzo  nel  regno  italico. 

2t  V.  la  nota  6  a  pag.  38.  Tralascio  particolari  riguardanti  l'eredità  del  defunto. 

3)  Il  ballo,  col  quale  il  Casino  dei  nobili  inaugurò  i  suoi  locali  presso  il  teatro  della 
Scala,  ebbe  luogo,  in  onore  dei  sovrani,  la  sera  del  14  febbraio  1816.  Cfr.  Cubani,  Storia 
di  Milano,  cit.  vol.  VII  p.  267.  Il  de  Castro,  Principio  di  Secolo,  cit.  p.p.  192-93,  raccoglie 
i  commenti  della  poesia  vernacola  alla  festa  del  Casino. 

4)  I  commercianti  avevano  offerto  il  31  gennaio  1816  una  grande  festa  alle  L.L.  M.M., 
che  vi  si  recarono  coi  duchi  di  .Modena.  Cfr.  Comandini,  op.  cit.,  p.  870. 


—  2b0  — 

CXLV 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  alla  contessa  di  Valyason 

Milano  il  23  marzo   1816. 
Cara  amica 

Ti  includo  una  lettera  del  signor  Don  Giuseppe  Barbò  ',  fratello  del  defunto 
Viscardo,  ed  erede  della  di  lui  sostanza.  Egli  ha  consegnati  a  mio  marito  gli 
articoli  che  ti  indica  nella  di  lui  lettera,  i  quali  articoli  riteniamo  presso  di 
noi,  e  stiamo  attendendo  gli  ordini  di  tuo  marito  per  saper  cosa  egli  conti 
di  fare.  Milano  è  ritornato  nel  suo  solito  squallore  ;  fuori  che  il  teatro  non 
v'hanno  altre  risorse,  essendo  partiti  la  Corte  e  tutti  i  ministri.  Sento  che  le 
Loro  Maestà  2  contano  rimanere  alcuni  giorni  a  Udine  ^,  ma  ciò  non  sarà  per 
quel  che  pare  che  dopo  il  giorno  di  Pasqua;  credo  che  alcuni  dei  signori 
della  Corte  cercheranno  di  vederti,  per  la  ragione  che  sanno  essere  tu  una 
persona  molto  amabile  e  bella. 

Ti  prego  di  dirmi  cosa  succeda  di  Frangipane,  non  ne  ebbi  mai  notizia  da 
tanto  tempo,  fagli  i  miei  complimenti  e  digli  che  la  mia  amicizia  non  è  venuta 
meno,  quantunque  egli  mi  abbia  trattata  tanto  male,  e  che  io  sono,  e  sarò 
sempre  la  stessa,  per  i  miei  amici.  Ti  prego,  mia  dolce  amica,  di  darmi  le  tue 
nuove,  e  di  fare  i  miei  complimenti  a  tuo  marito,  il  mio  è  ai  tuoi  piedi.  Rin- 
novando le  proteste  del  più  vivo  attaccamento,  ti  abbraccio  con  tutto  il  cuore 
e  mi  protesto 

amica  aff.ma 
Teresa  Gonfalonieri. 


1|  Questo  Barbò,  del  ramo  di  Guiscardo,  sposò  poi  donna  Camilla  Resta. 
2|  L'Imperatore  Francesco  era  in  quel    giorno   in   Verona,  ove    la    sera    del    23   vi    fu 
appunto  una  grande  illuminazione  in  suo  onore.  Cfr.  Comandini,  op.  cit.  p.  884. 
3)  Il  passaggio  della  corte  imperiale  per  Udine,  il  13  aprile,  fu  rapidissimo. 


—  261  — 

CXLVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  alla  contessa  di  Valvason 

Milano  il  22  aprile  1816. 
Amica  carissima 

Riscontro  immediatamente  la  tua  carissima  lettera  del  dieci  corrente,  la 
quale  non  ricevetti  che  jeri.  Ti  sono  infinitamente  grata,  mia  dolce  amica,  per 
le  cose  gentili  che  mi  vi  dici,  e  desidererei,  ti  assicuro,  di  potermi  appropriare, 
ben  meritati,  gli  elogi  che  mi  fai,  ma  ti  assicuro  che  l'amicizia  che  hai  per 
me,  e  la  tua  indulgenza  ti  fanno  travedere  delle  cose  che  purtroppo  non  esistono. 
Ti  compiango  di  vero  cuore  per  l'inquietudine  che  provi  per  la  grave  malattia 
del  tuo  povero  padre  ;  forza  è,  mia  cara,  il  chiamare  in  soccorso  tutta  la  tua 
virtù,  e  tutta  la  tua  fortezza  d'animo  per  rassegnarsi  ai  decreti  del  Cielo,  il  quale 
vuole  insegnarci  a  non  porre  le  nostre  affezioni  nelle  cose  di  qua  giù,  e  pensa 
che  raggiungeremo  in  Cielo,  e  per  sempre,  le  persone  che  la  mano  onnipos- 
sente ci  ha  tolte.  Io  ti  tengo  un  linguaggio  ^,  mia  cara,  qual  purtroppo  non  ha 
la  dovuta  forza  sopra  di  me  ;  sì,  io  sono  assai  debole,  e  ti  assicuro  che  sento 
immensamente  l'attaccamento  alle  persone  che  m'interessano,  e  certo  che  l'idea 
di  perderle  mi  rattrista  più  che  il  pensiero  del  mio  ultimo  fine,  ma  tu  non 
devi  imparare  ad  essere  forte  dalla  tua  amica,  sì,  io  lo   sono    assai   poco,  ma 

tu  al  contrario  hai  dato  prove    d'una    virtù    maschia -.    Oh  quanto 

sarei  felice  se  ti  potessi  vedere  !  sarebbe  allora  che  ci  comunicheressimo  tutte 
le  nostre  cose  !  ed  è  un  gran  sollievo,  il  versare  il  proprio  cuore  in  quello  di 
un'amica.  Ti  prego,  mia  cara,  di  abbruciare  questo  mio  foglio  ^  desidero  che 
nessuno  conosca  quanto  ti  dico. 

Di'  a  tuo  marito  che  i  suoi  quadri  saranno  conservati  in  mia  casa  sino  a 
tanto  che  egli  mi  dia  altri  ordini,  che  ho  avuto  moltissimo  piacere  di  servirlo, 
e  che  non  mi  deve  nessun  ringraziamento,  essendo  bastantemente  ricompensata 
dal  piacere  che  provo  in  essergli  utile. 

Ti  prego,  mia  cara,  di  scrivermi  frequente,  e  di  darmi  dei  dettagli  sulla 
dimora  dell'  Imperatore  costì,  e  di  dirmi,  se  hai  ricevuto  i  miei  saluti  da  qualche 
persona  della  Corte.  Addio,  mia  cara,  vogliami  bene,  e  credimi   costantemente 

amica  aff.ma 
T.  Gonfalonieri. 

1)  Questi  accenti  pii  sembrano  nuovi  sulle  labbra  della  contessa,  che  abbiamo  veduto 
canzonare  le  pratiche  divote  della  zia  Bigli;  probabilmente  il  crescente  disagio  della  sua 
vita  coniugale  non  sarà  stato  senza  effetto  nel  volgere  l'animo  di  Teresa  Gonfalonieri  verso 
pensieri  e  sentimenti  religiosi.  Si  osservi  intanto  su  quali  fragili  basi  sia  eretto  tutto  l'edi- 
ficio delle  divagazioni  psicologiche  del  compianto  Chiattone  art.  cit-  Egli  fa  responsabile  la 
principessa  Jablonowska  dell'abbandono  in  cui  il  Gonfalonieri  lasciava  ormai  la  moglie,  mentre 
quella  triste  condizione  di  cose  era  preesistente  (come  appare  da  questa  lettera  e  p.  es.  dalla 
lett.  XLV)  e  la  vera  rivale  della  povera  Teresa  era  una  dama  milanese,  già  sua  collega  alla 
Gorte  vicereale. 

2)  Seguono  parole  cancellate  accuratamente. 

3)  In  ossequio  al  desiderio  dell'amica,  la  contessa  di  Valvason  deve  aver  fatto  la  can- 
cellatura poco  sopra  indicata. 


—  262  — 

CXLVII 

Archivio  Casati  ■  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  alla  Contessa  di  Valyason 

e.  a.  Milano  il   19  maggio   1816. 

Ora  che  è  decisa  la  mia  partenza  per  il  mezzo  giorno  dell'Italia  ',  mi  af- 
fretto di  parteciparlo  alla  mia  cara  amica,  e  pregarti  nel  medesimo  tempo  di 
darmi  le  tue  commissioni  per  quelle  parti,  e  di  darmi  qualche  volta  le  tue 
nuove.  Il  giorno  25,  altro  non  accadendo,  è  il  giorno  destinato  per  la  mia 
partenza  ;  ora  vado  a  Firenze,  dove  passerò  il  mese  di  giugno  ;  il  luglio  e 
l'agosto  li  passerò  a  Napoli;  il  settembre  a  Roma,  e  poscia  rimpatrierò,  l 
quadri  di  tuo  marito,  e  le  altre  tue  cose,  saranno  ben  custodite  qui  in  casa 
anche  durante  la  nostra  assenza.  Ti  prego,  mia  dolce  amica,  di  volermi  bene, 
e  di  pensare  qualche  volta  alla  tua  amica,  la  quale  t'ama  tanto,  ed  ammira 
sommamente  le  tue  belle  doti.  Desidero  che  la  tua  salute,  e  quella  delle  per- 
sone della  tua  famiglia,  sia  buona,  e  ti  prego  di  fare  ogni  sforzo  per  miglio- 
rare la  tua.  Non  dimenticare  i  miei  complimenti  a  tuo  marito,  ed  abbraccian- 
doti di  vero  cuore  mi  protesto  per  la  vita 

la  tua  aff.ma  amica 

La    Gonfalonieri. 


CXLVIII 

Archivio  Alcniagna  -  Barasso  fConioJ.  Edita^. 

Federico  Confalonieri  al  Barone  Carlo  Alemagna 

2.°  Bollettino  -  Firenze  li  16  giugno  1816. 

Carissimo  amico, 

Ho  ricevuto  qui  la  tua  lettera  in  risposta  alla  mia  datata 
da  Piacenza. 

Eccoti  il  seguito  del  mio  viaggio.  Due  giorni  di  fermata 
a  Parma,  ove  fummo  a  pranzo  da  Maria  Luigia,  ed  al    teatro 

1)  Già  s'era  messa  in  moto  la  polizia,  ed  il  conte  di  Saurau,  governatore  della  Lom- 
bardia, nell'atto  stesso  che  indirizzava  il  Confalonieri  al  ministro  austriaco  in  Napoli,  prin- 
cipe Jablonowski,  apparecchiavasi  a  sorvegliarlo  segretamente.  Cfr.  A.  d'  Ancona,  Federic» 
Confalonieri  cit.,  p.  p.   209  e  seg. 

2)  Pubblicata  in:  A.  A.  di  B.  [conte  Alberto  Alemagna],  Cento  giorni  —  Diario  di 
una  villeggiatura,  cit.  p.  214. 


263 


la  sera  con  lei,  la  prima  volta  che  a  causa  del  lutto  compariva 
al  teatro.  Applausi  sterminati,  ed  amore  universale,  essa  è 
imbellita,  molto  discorsiva  e  d' un'amabilità  prevenente.  Un 
giorno  a  Modena,  vi  viddi  Vaccari,  e  qualche  altro  nostro 
ci-devant  ;  Corte  assente.  Tre  giorni  a  Bologna;  Bianchetti, 
Sampieri  \  Agucchi,  Marescalchi  il  giovane  ^  fecero  a  gara  a 
farceli  passare  piacevolmente.  Fin  qui  furono  sempre  i  miei 
cavalli  che  sotto  un'acqua  dirotta  a  30  e  40  miglia  al  giorno 
mi  trascinarono;  a  Bologna  misi  in  marcia  il  mio  convoglio 
il  giorno  avanti,  ed  in  posta  feci  il  passaggio  dei  disastrosissimi 
Appennini  ed  arrivai  il  giorno  5  a  Firenze.  I  miei  cavalli,  cosa 
che  pare  a  me  stesso  prodigiosa,  sono  così  tondi,  e  lucidi,  come 
al  sortir  dalla  stalla  di  Milano. 

La  cavallina,  come  aveva  preveduto,  si  è  compitamente 
raddrizzata  per  istrada,  il  Faraone  ha  fatto  un  servizio  da 
toro  portando  egli  solo  il  Garik.  A  Bologna  mi  servii  dei 
cavalli  da  sella,  e  qui  il  giorno  appresso  al  mio  arrivo  mi 
servii  di  tutti  e  quattro.  I  miei  legni  fanno  correre  tutta  Firenze, 
il  Principe  Borghese^  mi  ha  offerto  ciò  ch'io  voglio  del  Calèche, 
e,  sul  mio  rifiuto  di  privarmene,  vuole  che  gliene  faccia  fare  un 
simile  a  Milano.  Esso  è  arrivato  così  intatto  come  al  sortir 
dalla  rimessa,  e  sì  che  il  passaggio  degli  Appennini  fatto  in 
14  ore  gli  diede  una  ben  dura  prova.  Saranno  i  Milanesi,  ossia 
que'  tali,  soddisfatti  ?  no,  si  morderanno  le  dita  ed  io  ne  rido 
ora  come  ne  rideva  prima  quando  mi  compativano;  ho  voluto 
io  stesso  darne  la  consolante  nuova  a  Cicogna.  A    Firenze    ci 


li  II  marchese  Luigi  Sampieri,  ben  noto  gentiluomo  bolognese  e  grande  amatore  di 
musica  e  di  quadri;  visse  poi  molto  anche  in  Francia.  Sposò  Anna  de  Gregorio,  nipote  del 
cardinale.  Il  Sampieri  vendette  al  principe  Eugenio  buona  parte  delle  tele  che  componevano 
la  sua  insigne  galleria  e  forse  in  tale  occasione,  recatosi  a  Milano  negli  anni  1810-11,  conobbe 
i  Gonfalonieri,  secondo  mi  suggerisce  il  conte  Nerio  Malvezzi  de' Medici,  che,  come  il  marchese 
René  Talon,  discendente  del  Sampieri,  mi  favorì  notizie  intorno  a  quest'amico  del  Gonfalonieri. 
Vane  tornarono  però  le  lusinghe  di  rintracciare  fra  le  carte  del  Sampieri  le  lettere  del  conte 
Federico. 

2)  Dev'esser  il  figliuolo  del  conte  Ferdinando  Marescalchi  (ex  ministro  degli  esteri  del 
regno  d'Italia)  Carlo  (1784-1868),  marito  di  una  Brignole  e  già  ciambellano  del  principe  Eugenio. 

3)  Il  principe  Gamillo  Borghese  s'era  ritirato  a  Firenze,  con  mediocre  soddisfazione 
della  polizia  granducale. 


—  264  — 

troviamo  assai  bene^  e  ci  fermeremo  tutto  il  mese;  qui  dirigimi 
pertanto  le  tue  lettere.  Amami  intanto  e  credimi 

aff.mo  tuo  amico 
Federico  Gonfalonieri. 

P.  S.  -  Dammi  gazzettino  esatto  di  ciò  che  si  fa  e  si  dice 
a  Milano,  e  di  tutti  i  pettegolezzi  di  quella  pettegolissima  mia 
patria.  Procurami  la  vendita  del  tilbury  all'indicato  prezzo  di 
luigi  50  circa. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Baron  Charles  Alemagna 
à  Milan. 


CXLIX 

Archivio  Casati  -  Milaìio  Inedita. 

La  Principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna"^ 
A  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Je  veux  profiter  de  votre  aimable  intention  d'  hier,  chère  comtesse,  et  je 
prends  la  liberté  de  vous  proposer  de  vous  mener  ce  soir  à  l' opéra  et  à  l'a- 
cadémie; je  serais  désolée  que  vous  vi  y  alliez  pas  par  la  crainte  de  n'y 
rencontrer  personne  de  votre  connaissance  -  on  m' en  voudrait  trop  de  priver 
la  bal  de  votre  présence.  -  Je  serai  à  votre  porte  à  neuf  heures  et  demie. 
Toute  à  vous.  Caroline  J. 

Mardi  Matin  ') 

V  :  Madame  la  Comtesse  Confalonieri 

Albergo  Reale 

1)  L'abate  de  Brème  aveva  indirizzato  il  conte  e  la  contessa  Confalonieri  alla  contessa 
d'Albany.  La  commendatizia  (14  maggio  1816),  rintracciata  fra  le  carte  di  quest'ultima  fu 
pubblicata  da  C  Antona  Traversi  e  D.  Bianchini,  Lettere  inedite  di  Luisa  Stolberg  contessa 
d'Albany  a  Ugo  Foscolo  e  dell'abate  Luigi  de  Brente  alla  contessa  d'Albany,  cit.  p.  203. 

2)  La  principessa  Carolina  Jablonowska,  nata  contessa  Woyna  (1786-1840),  era  la  mo- 
glie del  principe  Luigi  (1784-1864),  ministro  di  S.  M.  Apostolica  presso  la  corte  napoletana. 
Il  Jablonowski,  di  antica  nobiltà  polacca  che  aveva  avuto  la  dignità  di  principe  del  S.  R.  Impero, 
dopo  che  l'hetman  Stanislao  s'era  segnalato  alla  liberazione  di  Vienna  dai  Turchi,  era  nato 
nel  1784  dal  principe  Mattia  e  dalla  contessa  Maria  Anna  Szepticka.  Il  13  maggio  1815  era 
stato  accreditato  a  Napoli  ;  ma,  solo  dopo  qualche  difficoltà  col  marchese  Circello,  ministro 
degli  esteri,  che  ne  temeva  gli  ardori  giovanili  e  fors'anche  le  tendenze  liberali,  potè  rag- 
giunger la  sede.  (Cfr.  A.  d'Ancona,  Federico  Confalonieri,  cit.  p.  209  in  nota).  Perdette  la 
carica  fra  le  agitazioni  napoletane  del  1820-21.  Nel  1848  riapparve  sulla  scena  politica  della 
monarchia  fra  i  patriotti  galiziani  (Cfr.  Ferdinand  Strobl  von  Ravelsberg,  Metternich 
und  seine  zeit  I"  b.  p.p.  385-86).  Poco  dopo  quel  biennio  cosi  fortunoso  per  l'impero, 
stampò  lo  scritto  Das  monarchische  Prinaip  und  die  Volksvertretung,  Wien  1851.  Il  Jablo- 
nowski era  un  misto  di  grandi  qualità  e  di  debolezze  ancor  più  grandi,  in  primo  luogo  il 
giuoco  che  lo  screditò  e  rovinò  e  fu  la  tortura  di  quella  povera  famiglia.  Cfr.  il  severo 
giudizio  del  Lucchesini  in  una  lettera  alla  d'Albany,  in  Pélissier,  op.  cit.  p.p.  479-80. 

3)  Deve  trattarsi  dei  primi  tempi  della  relazione  fra  i  Confalonieri  e  gli  Jablonowski, 
probabilmente  dell'estate  1816. 


—  265  — 

CL 

Archivio  Casati  -  Milano  Inedita. 

La  Contessa  Ludolf  ^  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Chère  Comtesse, 

L'archèvèque  de  Tarante  "  m'a  chargé  de  vous  proposer  la  course  a  Por- 
tici pour  demain  jeudi  -  cela  vous  convient-il  ?  En  cas  qu'oui,  nous  viendrons 
vous  prendre  à  1 1  heures  et  demie  -  il  y  a  un  siècle  que  je  n'ai  eu  le  bonheur 
de  vous  voir.  Toute  à  vous. 

Thécla  de  Ludolf. 

Ce  mercredi  matin 

V  :  Madame  la  Comtesse  Confalonieri 


CLI 

Arciiivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 


Napoli  il  4  Settembre  1816. 


Caro  Federico, 


Sei  stato  ben  sfortunato  per  il  tuo  viaggio,  fui  molto  agitata  a  motivo 
del  cattivo  tempo  che  ha  fatto,  ma  una  feluca,  che  ritornò  in  porto  mal- 
concia, ci  tranquillizzò  sulla  sorte  del  Pacchetto;  sono  impaziente  di  sentirti 
arrivato,  il  telegrafo  ne  darà  il  segnale,  ma  temo  che  le  nubi  impediscano 
a  questo  d'agire.  Il  cavaliere  Barone  s'incarica  di  far  partire  questa  lettera 
per  mezzo  di   un  brigantino  da  guerra,  il  quale  parte  oggi  per  portarsi 

1)  Tecla  di  Weissenhof,  figlia  adottiva  della  P.ssa  Barbara-Dorotea  Czartoryska  (nata 
Jablonowska),  s'era  sposata  appunto  nel  1816,  mentre  era  ospite  alla  legazione  d'Austria  in 
Napoli,  al  conte  Giuseppe  Costantino  Ludolf,  (1787-1875)  designato  ministro  napoletano  a 
Costantinopoli.  Della  giovine  "  charmante  „  parla  il  Maréchal  de  Castellane,  Journal, 
Paris,  1895,  t.  I,  chap.  II.  Intorno  al  marito  vedasi  G.  Gallavresi,  Un  ambassadeur  italien 
sous    l'ancien    régime  in  Revue  d'histoire  diplomatique,  1905,  N.  4  e  1906  N.  1. 

2~>  Era  Giuseppe  Capecelatro  (1744-1836),  nominato  nel  1778  arcivescovo  di  Taranto,  im- 
prigionato nel  1799  ;  durante  il  regno  del  Murat  consigliere  di  Stato,  ministro  dell'interno,  primo 
elemosiniere  della  regina.  Cadde  in  disgrazia  alla  restaurazione  e  fu  privato  dell'ammini- 
strazione dell'archidiocesi.  Cfr.  A.  Criscuolo,  Eboli  ed  Eboliche,  Trani  e  E.  O.  Mastrojanni,  // 
R-  Istituto  d' Incoraggiamento  di  Napoli,  iSo6-igc6,  Napoli,  1907  pag.  24  (ove  si  ha  pure 
un  ritratto  dell'arcivescovo). 


—  266  — 

con  sollecitudine  a  Palermo,  ed  accettai  questo  mezzo  come  più  speditivo 
della  posta.  Coli' ultimo  ordinario  non  ho  ricevuto  lettere,  ve  n'erano  per  te, 
le  quali  ti  compiego.  Sabato  fui  a  pranzo  dagli  Jablonowski  in  pura  fa- 
miglia; ieri  fui  dalla  principessa  Castelfranco',  la  quale  mi  ha  invitata  per 
tutti  i  martedì,  ed  oggi  vado  da  Spiegel  2.  Feci  molte  delle  visite  che  mi  hai 
dato  in  nota,  ed  oggi  le  finirò.  Ieri  sono  partiti  i  Jablonowski,  e  questa 
mattina  la  principessa  mi  fece  dire  che  non  può  vedersi  a  S.t  Jorio  3,  e  che 
mi  aspetta  senza  fallo  questa  sera;  v'anderò  a  cavallo  con  Giovannino 
Cusani  ^,  col  quale  fui  ieri  sera  al  teatro  nel  palco  Jablonowski. 

Domenica  è  stata  pubblicata  la  dissoluzione  del  consiglio  di  guerra, 
e  Nugent  dichiarato  organizzatore  generale  delle  truppe  nel  regno  di 
Napoli  coi  più  ampli  poteri.  Questa  nuova  ha  fatto  gran  dispiacere  ai 
napoletani,  ed  ha  sdegnato  tuttii  tedeschi;  essi  sono  furiosi,  e  ne  sparlano 
senza  mistero.  Domani  sono  invitata  dall'arcivescovo  di  Taranto  a  vedere 
il  suo  casino  di  Portici,  la  Ludolf  verrà  a  prendermi. 

Sono  arrivati  i  cavalli  di  Larderia  ^,  ma  non  possono  essere  sbarcati 
attesa  la  quarantena,  e  quelle  povere  bestie  che  hanno  fatto  il  loro 
viaggio  sul  cassero  esposti  a  tutte  le  intemperie  soffrono  moltissimo  e 
finiranno  per  essere  rozze. 

Sabato  ti  scriverò  ancora  a  Palermo.  Addio,  mio  caro,  abbi  cura  della 
tua  salute,  voglimi  bene  e  credimi  per  la  vita 

la  tua  aff.ma 
Teresa. 


1)  La  principessa  di  Castelfranco,  nata  principessa  Stolberg,  abitava  in  Napoli  a  Chiaja, 
secondo  risulta  da  una  lettera  della  contessa  d' Albany  al  Foscolo  in  C,  Antona  Traversi 
e  D.  Bianchini,  op.  cit.  p.  43.  Intorno  a  questa  sorella  della  d'Albany  abbondano  i  riferi- 
menti in  PÉLissiER,  Le  portefenille  cit.  Carolina  Augusta  di  Stolberg  (1775-1829)  non  aveva 
sposato  il  Castelfranco  che  in  seconde  nozze,  mentre  era  già  vedova  del  duca  di   Berwick. 

2)  Lo  Spiegel,  generale  austriaco,  era  stato  testé  di  guarnigione  a  Milano  ed  aveva 
seduto,  per  designazione  del  Bellegarde,  fra  i  giudici  della  commissione  speciale,  nominata 
per  esaminare  il  processo  dei  congiurati  militari  del  1814. 

3)  Villaggio  presso  Portici. 

4)  Cfr.  la  nota  5  a  pag.  82. 

5)  Il  proprietario  di  questi  cavalli  potrebbe  essere  quel  principe  di  Larderia,  Michele 
Platamone,  che  sembra  aver  vissuto  pure  a  Milano,  dacché  il  medesimo  compare  fra  i 
membri  temporanei  ntW Elenco  dei  membri  componenti  la  società  dell'unione  in  Milano  - 
20  febbraio  184s-  Quel  Platamone  fu  l'ultimo  investito  del  principato  di  Larderia,  delia 
contea  di  S.  Antonino,  delle  baronie  di  Cipolla  e  di  Imposa,  delle  signorie  di  Buscaglia, 
Roccapalumba,  Recattivo  e  d'altre  ancora,  tutte  riconosciute  coU'investitura  del  16  marzt» 
1803,  del  pari  che  la  "  signoria  di  onze  51  annuali  sopra  i  porti  e  caricatori  del  regno  di 
Sicilia  „  (cfr.  Elenco  ufficiale  definitivo  delle  famiglie  nobili  e  titolate  della  Sicilia,  Roma 
1902  p.p.  91-92).  Ai  Platamone  spettava  pure  il  principato  di  Rosolini,  del  quale  Michele  fu 
l'ultimo  investito  e  che  era  una  paria  del  regno. 


—  267  — 

CLII 

ArcJiivio    Casati  -  Milano.  Inedita. 

IL  CONTE  DI  GaLLEMBERG  ^  A  TERESA  CONFALONIERI 

Mardi  matin. 
Bonjour,  aimable  contesse  ;  madame  Rega  vient  de  m'écrire  qu'elle  ne  peut 
nous  recevoir  ce  matin,  mais  que  demain  à  la  même  heure  elle  nous  attend 
sans  faute.  Je  suis  furieux,  mais  qu'y  faire  ?  S'armer  de  patience.  J'ai  écrit 
aussi  à  madame  Ludolf  afin  qu'il  n'y  ait  point  de  confusion;  à  7  heures  je  serai 
chez  vous,  pour  présenter  mes  hommages  à  votre  auguste  personne  ;  en 
attendant  veuillez  me  croire  votre  tout  dévoué  serviteur 

.  „  ^  Gallemberg. 

V  :  a  Madame 

Madame  la  Comtesse  Gonfalonieri 
Chez  elle 
Subito,  subito,  subito. 


CLIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Napoli  I'll  Settembre  1816. 
Caro  Federico, 
Oggi  ti  scrivo  e  a  Palermo,  e  a  Messina,  secondo  me  lo  hai  consigliato; 
desidero  però  che  non  ricevi  che  quella  diretta  in  quest'ultima  città, 
poiché  ciò  mi  assicurerebbe  che  non  prolungherai  il  tuo  viaggio.  Aspetto 
con  impazienza  la  giornata  di  posta  per  avere  una  tua  lettera,  ed  alcune 
persone,  ed  in  ispecie  la  principessa  Jablonowski,  sperano  che  mi  darai 
qualche  dettaglio  della  maniera  che  hai  passato  il  tuo  tempo  sul  paquebot  ed 
in  ispecie  dei  dettagli  sulla  Pallavicini  2.  Il  principe  viene  quasi  tutti  i  giorni 
in  città,  viene  a  vedermi  e  l'altro  giorno  mi  condusse  a  pranzo  a  S.  Jorio, 
dove  pure  vado  quasi  ogni  sera,  e  tanto  il  principe  che  la  principessa  mi 
mostrano  molto  aggradimento.  Questi  ti  salutano,  come  pure  Sofia^,  la  contessa 
madre ^  e  molti  altri  di  questi  signori.  Oggi  sono  partiti  i  coniugi  Cicognara^ 

1)  Potrebbe  identificarsi  con  quel  conte  di  Gallemberg  (1783-1839)  compositore  di  balli, 
che  sposò  la  contessina  Giulietta  Guicciardi,  amata  da!  Beethoven.  Questi  era  stato  suo 
maestro   di  musica  e  le  dedicò  la  seconda  sonata  in  ut  diesis  minore. 

2|  Infatti  le  informazioni  della  politica  borbonica,  segnalate  da  Francesco  Guardione, 
Documenti  inediti  su  due  viaggi  in  Sicilia  del  conte  Federico  Gonfalonieri  in  Rivista  del 
Risorgimento,  voi.  I,  parlano  di  un  conte  Pallavicini,  compagno  di  viaggio  del  Gonfalonieri. 

3)  Sofia  Woyna,  sorella  della  principessa  Jablonowski,  poi  addetta  alla  corte  del  viceré 
Ranieri  a  Milano,  tuttora  ricordata  per  le  sue  grandi  qualità.  La  principessa  Barbara  Czar- 
toryska,  in  una  lettera  comunicatami  dalla  veneranda  contessa  Pianell-I.udolf,  ne  abbozzava 
un  ritratto  morale  :  "  beaucoup  d'esprit,  beaucoup  de  talents,  pas  l'ombre  de  prétention,  ni 
d'envie  de  se  faire  valoir,  cherchant  toujours  à  se  rendre  agréable  aux  autres,  sans  jamais 
penser  à  elle  même  ,,. 

4|  La  contessa  Woyna  era  Teresa  Tecla  Czaplic  ed  aveva  sposato  il  C."  Francesco  Sa- 
verio Woyna,  già  inviato  di  Polonia  a  Vienna  (1788-1794). 

5)  11  conte  Leopoldo  Cicognara,  noto  storico  delle  arti,  era  apppunto  a  Napoli  di  quei 
giorni,  secondo  appare  anche  da  una  lettera  indirizzatagli  dal  Canova.  Vedila  in  V.  Ma- 
LAMANi,  Un'amicizia  di  Antonio  Canova,  cit.  p.p.  68-69. 


—  26.S  — 

ma  quello  che  mi  dispiace  assai  è  che  il  giorno  20  parte  anche 
Cusani  per  Genova,  ed  oggi  egli  è  andato  alla  sua  campagna  per  quattro 
giorni;  per  me  certo  sarà  una  gran  mancanza,  poiché  egli  mi  era  assai 
comodo  ed  intieramente  ai  miei  comandi.  Ho  fatto  con  lui  sabato  la  corsa 
di  Pompei,  Castellamare,  la  quale  riuscì  molto  piacevole,  e  non  ne  soffersi 
perchè  fatta  con  molto  comodo.  È  qui  arrivato  da  Milano  il  duchino 
Serradifalco  ',  il  quale  anderà  colla  prima  occasione  a  Palermo;  egli  avrebbe 
amato  di  trovarviti,  non  mi  portò  né  roba  né  lettere.  Non  hai  perso  gran 
cosa  perdendo  la  festa  di  Pie  di  Grotta,  fui  arrabbiata  di  essermi  data 
molta  pena  per  vederla.  Ricevetti  una  lettera  della  contessa  Bigli,  la 
quale  mi  dice  molte  tenerezze  per  te,  nessuna  lettera  che  mi  dia  nuove, 
onde,  mio  caro,  non  aspettarne.  Milady  Burghersh  ha  perso  il  suo  figlio  2, 
essa  fu  per  sette  ore  fuori  di  se,  e  per  farla  rinvenire  hanno  dovuto  mostrarle 
il  figlio  morto;  essa  si  ritirò  in  campagna  e  dichiara  di  non  volere  ritornare 
più  in  città.  1  Speziale^  sono  andati  pure  in  campagna  con  la  famiglia,  M.''  Ess 
parte  per  l'Inghilterra,  e  la  società  Jablonowski  si  dilegua  come  la  neve 
al  sole  :  il  Principe  non  ha  l'aria  di  divertirsi  molto  dei  piaceri  della  cam- 
pagna, e  la  Principessa  pure.  Jeri  é  principiata  la  novena  di  S.t  Gennaro; 
per  17  giorni  siamo  senza  teatro.  Domani  vado  a  pranzo  da  Mocenigo  *, 
dove  vi  sarà  la  famiglia  Jablonowski,  oggi  vado  da  Spiegel,  ieri  dalla 
Castelfranco,  faccio  insomma  //  cavalier  del  dente;  sono  veramente  grata 
per  la  somma  cortesia  che  usano  meco;  ma  finiscono  un  po'  per  storpiarmi. 
Addio,  mio  caro,  finisco  questa  lettera  per  scriverti  l'altra  per  Palermo. 
Abbracciandoti  teneramente,  mi  protesto  la  tua  affina         Teresa. 

1)  Probabilmente  allude  al  duca  di  Serradifalco,  Domenico  Lo  Paso  Pietrasanta  11783-1863), 
pari  del  regno  di  Sicilia.  Egli  aveva  sempre  avuto  relazioni  nell'Italia  settentrionale,  e  par- 
ticolarmente a  Milano  ov'era  stato  educato.  Del  gentiluomo  di  parte  liberale,  zelante  nei  pubblici 
uffici,  illustratore  dei  monumenti  patrii,  gran  signore,  v'è  un  breve  cenno  biografico  in  A. 
d'Ancona,  Carteggio  di  Michele  Amari,  voi.  I,  cit.,  p.  157. 

2)  Questo  bimbo,  suo  primogenito,  Arturo  Fane  (tlglioccio  del  duca  di  Wellington)  era  nato 
a  Firenze  nel  febbraio.  Madame  de  Staël  mostrò  ancora  una  volta  le  qualità  di  cuore  che 
riscattavano  in  lei  i  difetti,  circondando  questa  povera  madre  desolata  delle  più  efficaci  conso- 
lazioni e  ricevendola  tosto  dopo  a  Coppet.  Cfr.  Lady  Rose  Weigall,  Correspondence  of  Lady 
Burghersh  with  the  Duke  of  Wellington,  cit.  p.p.  14  a  16. 

3)  Forse  deve  leggersi  Speciale,  e  sarebbe  famiglia  siciliana,  di  cui  un  ramo  ebbe  il 
titolo  di  duca  di  Valverde  Bologna. 

4)  Il  conte  Giorgio  Mocenigo,  della  storica  famiglia  di  patrizii  veneti,  apparteneva  alla 
diplomazia  russa.  Era  stato  un  tempo  ministro  di  quella  corte  a  Firenze.  Fu  poi  inviato  a 
Corfu  per  reggervi,  in  nome  dello  czar,  le  isole  Jonie.  Lo  czar  lo  nominò,  mentr'era  gover- 
natore a  Riga,  suo  ministro  a  Napoli  alla  restaurazione  di  re  Ferdinando  ;  anzi,  lo  aveva 
già  accreditato  presso  quel  sovrano  verso  la  fine  del  1814,  riconoscendo  nuovamente  il  re 
come  «  re  delle  due  Sicilie  »,  circostanza  che  fu  a  ragione  interpretata  come  una  prova  delle 
tendenze  anti-muratiane  della  cancelleria  russa.  (Cfr.  P.  I.  Rinieri,  Corrispondenza  inedita 
dei  cardinali  Consalvi  e  Pacca,  cit.  p.p.  90-91).  Il  Mocenigo  era  nel  1821  ministro  russo  a 
Torino  e  si  adoprò  invano,  molto  nobilmente,  per  conciliare  col  re  Carlo  Felice  la  Giunta 
costituzionale,  ma,  mentre  questa,  per  opera  dei  più  esaltati,  rifiutò  la  mediazione,  il  re  si 
sarebbe  a  sua  volta  adontato  di  quelle  trattative  con  ribelli  avviate  da  un  ministro  accre- 
ditato presso  di  lui.  Cfr.  D.  Persero,  Gli  ultimi  reali  di  Savoia  del  ramo  primogenito  ed 
il  principe  di  Carignano,  Torino  e  Zerboni  di  Sposetti-Rovini,  Reiasione  sulla  repressione 
dei  moti  del  21  e  sulla  occupazione  austriaca  in  Piemonte,  Roma  1907,  p.  207. 


—  269  — 

CLIV 
Archroio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

r>        t:  A    ■  Napoli  il  20  Settembre  1816. 

Caro  Federico  ^ 

Ricevetti  jeri  le  due  tue  lettere  in  data  14,  e  16;  esse  mi  hanno  fatto 
grandissimo  piacere  per  la  ragione  che  mi  assicurano  che  il  tuo  viaggio 
non  sarà  più  lungo  di  quello  che  hai  divisato  da  principio.  Riceverai 
questa  lettera  per  mezzo  del  Comandante  Barone,  il  quale  va  a  Tunisi,  e 
passando  a  Messina  conta  fermarvisi  qualche  ora  per  vedere  la  di  lui 
madre;  ti  includo  due  lettere  provenienti  da  Milano  portatemi  dal  sig.  Rossi, 
il  quale  mi  consegnò  pure  un  pacchetto  di  denaro  per  te;  la  mia  roba 
arriverà  colla  di  lui  famiglia,  la  quale  sarà  qui  fra  quindici  giorni.  Gran 
nuova  inaspettata!  Mia  madre  è  partita  da  Milano  con  Gabrio  per  recarsi 
a  Roma,  non  so  quale  sia  la  ragione  che  l'ha  a  ciò  determinata,  e  quali 
siano  i  di  lei  progetti;  io  seppi  dalle  mie  sorelle  e  non  già  da  lei  questa 
nuova.  Mi  si  scrive  da  Milano  che  si  sono  messi  in  piazza  più  di  cento 
impiegati,  ciò  che  fa  assai  strillare. 

La  figlia  di  Pallavicini  Poscianino  si  marita  col  giovane  Cardenas  '  di 
Valenza,  altre  nuove  non  ti  posso  dare  della  nostra  patria;  ho  ricevuto 
pure  un  pacco  delle  tue  lettere.  Ho  consegnato  a  Sofia  la  tua  lettera,  essa 
divenne  écarlate,  e  non  volle  aprirla  che  dopo  il  pranzo,  io  le  dissi  che 
te  lo  avrei  scritto,  e  la  fecimo  molto  impazzire.  Il  Principe  e  la  Principessa 
ti  salutano,  quest'ultima  ha  dato  alla  sorella  le  sue  commissioni  per  te; 
essa  si  lagna  dell'aria  di  S.t  Jorio,  ed  il  Principe  pure;  egli  ha  ogni  sera 
la  febbre,  egli  però  viene  quasi  ogni  giorno  in  città  e  non  manca  mai  di 
visitare  la  pupilla;  l'altro  tutore-  ti  saluta,  egli  è  partito  jeri  per  Genova; 
mi  spiace  assai  la  di  lui  partenza,  egli  mi  era  molto  comodo.  Micheroux^ 
e  Gallemberg,  i  miei  costanti  compagni  di  viaggio  per  S.t  Jorio,  ti  salutano. 
Feci  tutte  le  visite  che  mi  hai  prescritte  ;  il  figlio  della  duchessa  di  Cassano 
è  caduto  da  un  curricolo,  e  si  è  rotto  una  costa. 

Ho  ricevuto  lettera  da  tua  madre,  essa  mi  dice  che  tutta  la  famiglia 
sta  bene,  e  che  conta  d'andare  presto  in  campagna. 

Ti  raccomando  nuovamente  di  non  venire  dalla  parte  della  Calabria  ^ 
e  di  essere  prudente  nel  tuo  viaggio,  per  conservarti  per  chi  ti  ama  e  ti 
sarà  eternamente  aff.ma  Moglie. 

1)  Il  conte  Lorenzo  di  Cardenas,  morto  senatore  del  regno  d'Italia,  intorno  alle  cui  rela- 
zioni col  Gonfalonieri,  che  coadiuvò  nelle  iniziative  per  la  riforma  dell'insegnamento  popolare, 
cfr.  Chiattone,  art.  cit.,  sposò  nel  1817  la  marchesina  Antonietta  Parravicini  di  Persia. 

2)  Dev'essere  D.  Gio\anni  Cusani,  la  cui  figliastra  Livia  d'Oria  sposò  a  Napoli  Francesco 
Serra,  principe  di  Gerace. 

3)  Antonio  Micheroux,  impiegato  dai  Borboni  di  Napoli  in  servizi!  diplomatici  oltre  che 
militari  aveva  avuto  gran  parte  negli  eventi  del  1799  (Cfr.  B.  Maresca,  //  cav.  A.  Micheroux 
nella  rcasione  napoletana  dell'anno  2799,  in  Archivio  Storico  per  le  Provincie  napoletane, 
voi.  XVIII,  XIX  ed  anche  XXIV.  Ma  forse  si  tratta  qui  del  figlio,  amico  dello  Stendhal  (Cfr. 
Stendhal,  Souvenirs  d'égotisme,  Paris  1893,  p.p,  84-85). 

4)  Invece  il  Gonfalonieri  ritornò  a  Napoli  percorrendo  appunto  le  Calabrie,  secondo  è 
narrato  in  F.  Gonfalonieri,  Memorie,  cit.  p.p.  94-95. 


—  270  — 

CLV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

Il  Principe  di  Luperano  '  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Madame, 
J'ai  l'honneur  de  vous  envoyer  les  3  billets  ^,  en  vous  priant  de   vouloir 
bien  vous  trouver  à  l'Eglise  avant  onze  heures,  afin  d'être  bien  placée. 

Agréez,  je  vous  prie,  l'assurance  de  ma  considération  la  plus    distinguée. 

Prinxe  Luperano. 

Mardi  matin  [septembre   1816J. 

v:  Madame 

Madame  la  Comtesse  de  Gonfalonieri 
S.la  Lucia 
Naples. 


CLVI 

Archivio  Casati  -  3/i/ano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri 

Napoli  il  25  Settembre  1816. 
Caro  Federico, 

Solo  jer  l'altro  ricevetti  la  tua  lettera  dell' 8,  la  quale  ne  conteneva 
una  lunghissima  di  Salvo^,  scritta  nel  genere  del  panegirico  del  papagallo; 
ne  feci  la  lettura  alla  nostra  società,  la  quale  se  ne  diverti.  Il  principe  e 
la  principessa  ne  ricevettero  pure,  e  ne  resero  pure  noto  il  contenuto  alla 
brigata;  il  primo  conta  di  rispondergli  una  lettera  secca,  perchè  non  gli 
venga  in  testa  di  mostrarla,  come  egli  desidererebbe  di  poter  fare;  e  la 
seconda  non  gli  risponderà:  siccome  io  non  sono  ministressa,  penso  di 
rispondergli  credendolo  un  dovere  d'educazione  ;  certo  è  che  cercherò  di 
farlo  in  modo  di  non  legare  una  corrispondenza  continuata;  cosa  ne  pensi 
tu?  Ricevetti  coli' ultimo  ordinario  molte  lettere  da  Milano,  fra  le  quali 
una  di  tuo  padre,  il  quale  mi  scrive  come  segretario  della  M.  G.,  ambi  ti 
salutano  e  mi  dicono  che  tutta  la  famiglia  sta  bene,  ad  eccezione  di  mia 
suocera  la  quale  ha  avuto  un  po'  di  febbre,  ma  di  nessuna  conseguenza. 
Mia  madre  è  partita  da  Milano  il  12  con   Gabrio  mio  fratello  e  Gabrio 

1)  Il  titolo  di  principe  di  Luperano  spettava  ai  Muscettola,  donde  passò  per  via  di  fem- 
mine ai  Caracciolo. 

2    Probabilmente  per  assistere  al  miracolo  di  S.  Gennaro. 

3)  Il  marchese  Salvo  di  Pietraganzilli,  autore  di  un  libro  che  ebbe  qualche  voga  :  Lord 
Byron  en  Italie  et  en  Grèce,  Londres  1825.  La  Contessa  Anna  Potocka,  Voyage  d'Italie 
(ed.  Stryienski),  Paris  1899  p.p.  134-35,  lo  giudica   a  sua  volta  "  ennuyeux  et  prétentieux  „. 


—  271  — 

Piola  ^  essi  fanno  il  viaggio  per  vettura,  ed  il  27  contano  di  essere  a 
Roma  ;  non  so  ancora  cosa  abbia  potuto  determinare  mia  madre  a  questo 
viaggio,  se  si  fermerà  lungamente  a  Roma,  e  se  verrà  a  Napoli.  La  regina 
di  Sardegna  è  passata  da  Milano,  vi  cangiò  i  cavalli  e  continuò  il  suo 
viaggio  per  Modena,  ove  è  andata  per  vedere  la  madre,  la  quale  ne  partirà 
a  momenti  per  restituirsi  a  Vienna.  Si  aspetta  a  Milano  l'arciduca  Ranieri, 
il  quale  sta  girando  fra  le  montagne  di  Lecco.  Ho  ricevuto  lettera  di  Porro; 
egli  mi  dice  di  non  aver  abbandonato  il  progetto  di  venire  qui,  che  partiva 
da  Milano  il  22  coi  ragazzi  e  Pellico  -  per  la  Toscana,  ma  non  mi  dice  altro; 
eccoti,  mio  caro,  tutte  le  nuove  di  Milano,  di  questo  paese  non  ve  n'ha; 
è  sortito  ier  l'altro  il  nuovo  piano  di  guerra  fatto  da  Nugent;  il  quale  si 
pretende  essere  piix  dispendioso  d'un  terzo. 

In  questi  giorni  ebbimo  molta  pioggia,  ciò  che  mi  ha  qualche  volta  impedito 
d'andare  a  S.t  Jorio:  tutti  gli  individui  di  quell'amabile  famiglia  mi  dicono 
sempre  di  salutarti,  il  principe  e  la  principessa  vogliono  essere  nominati 
particolarmente.  La  Manco  ^  non  va  piìi  in  quella  casa  a  S.t  Jorio,  ma  credo 
che  anderà  a  Portici,  dove  si  trasporta  tutto  il  mondo  brillante.  Domani 
ricomincia  il  teatro,  spero  che  la  principessa  vi  verrà,  e  che  ci  rispar- 
mierà  così  qualche  corsa,  che  però  faccio  molto  volontieri,  poiché  me  ne 
mostra  una  vera  riconoscenza.  Fui  con  Haugwitz^  a  vedere  il  miracolo  di 
S.  Gennaro,  ella  è  una  cosa  singolare,  e  certo  non  si  può  dire  che  il 
prete  vi  contribuisca.  Addio,  mio  caro,  questa  è  l'ultima  lettera  che  ti 
scrivo,  spero  di  presto  abbracciarti,  lo  faccio  intanto  in  idea. 

La  tua  aff.ma  Teresa. 


CLVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Napoli,  il  28  Settembre  1816. 
Caro  Federico, 

Sono  passati  due  ordinarj  senza  che  abbia  ricevuto  tue  lettere;  dopo 
quella  del  16  non  ne  ebbi  altre,  spero  che  ciò  dipenda  dalle  combinazioni 
del  viaggio,  come  già  mi  hai  prevenuta,  e  che  la  tua  salute  sarà  sempre 

1)  Don  Gabrio  Piola  Daverio,  patrizio  milanese,  insigne  matematico,  morto  nel  1850  a  56 
anni.  Era  figlio  di  una  Casati.  < 

2)  Silvio  Pellico  era,  come  tutti  sanno,  precettore  de'  figli  del  conte  Luigi  Porro. 

3)  Era  forse  una  dama  della  Famiglia  siciliana  dei  Mango,  marchesi  di  Castelgerardo  e 
baroni  di  Castellazzo. 

4)  Il  conte  Eugenio  Guglielmo  Haugwitz,  di  famiglia  di  Slesia  nota  dal  duecento,  era  dal 
1815  comandante  la  piazza  di  Napoli.  Nato  a  Briinn  nel  1777,  entrò  nell'esercito  austriaco 
già  nel  1793  e  si  battè  in  tutte  le  guerre  degli  anni  seguenti,  segnalandosi  particolarmente 
in  quella  del  1809,  allorché  fu  fatto  colonnello  sul  campo  di  battaglia.  Era  maggior  generale 
quand'ebbe  gran  parte  nella  vittoria  di  Lipsia.  Prima  che   terminasse  quella  campagna  del 


—  272  — 

buona.  Nessuna  nuova  coli' ultimo  ordinarlo,  ricevetti  una  lettera  di  tuo 
padre  quale  segretario  della  Mamma  Grande,  nella  quale  mi  dice  essere 
ambi  inquieti  per  non  avere  ricevuto  ancora  nuove  del  tuo  arrivo  a  Pa- 
lermo quantunque  io  mi  sia  data  premura  di  dargliene.  Sicuro  il  matrimonio 
del  nostro  Imperatore  colla  sorella  della  fu  Vice-regina,  quella  che  fu 
ripudiata  dal  principe  di  Wurtemberg;  il  matrimonio  avrà  luogo  il  mese 
di  novembre.  Quanto  sarà  contento  il  principe  Eugenio  di  divenire  co- 
gnato dell'Imperatore!  Egli  è  un  essere  fortunato.  Una  delle  figlie  dell'Im- 
peratore si  marita  col  figlio  del  re  di  Portogallo.  Succedono  dei  cambiamenti 
di  cariche  alla  Corte;  il  conte  di  Wrbna  sarà  grand-maître,  Madame  La- 
sanski  grande  maitresse.  Non  mi  ricordo  chi  gran  ciambellano  ecc.  ecc. 
Troverai  al  tuo  ritorno  la  principessa  Jablonowski  di  male  umore,  molto 

triste,  ed  ancora  meno  amante  della  società ^  Essa  non  vuol  vedere 

gente  a  pranzo,  sente  più  che  mai  le  antipatie,  avrebbe  bisogno  d'avere 
una  persona  che  avesse  dell'impero  sopra  di  lei  per  costringerla  ad  averne 
un  po'  sopra  se  stessa;  jeri,  essa  venne  in  città,  stette  con  me  lungamente 
ed  andammo  da  alcuni  mercanti,  oggi  anderò  con  lei  al  teatro.  I  Spiegel, 
afflitti  come  se  si  trattasse  della  perdita  d' un  figlio,  piangono  il  loro  cane 
smarrito,  e  da  alcuni  giorni  non  ebbero  persone  a  pranzo,  ciò  che  mi  fa 
piacere  lasciandomi  così  delle  giornate  libere.  Ieri  vi  fu  gran  manovra  delle 
truppe  austriache  comandate  dal  Generale  Nugent,  io  vi  volevo  andare  a 
cavallo,  ma  fortunatamente  non  Io  feci;  mi  sarei  rotto  il  collo,  avendo  il 
cocchiere  fatto  ferrare  dei  quattro  piedi  il  Saverne:  Curioni  lo  montò  e 
appena  fuori  dalla  porta  il  cavallo  cadde,  egli  saltò  ma  si  fece  male  [a]  una 
mano,  però  montò  di  bel  nuovo  a  cavallo,  gli  si  gonfiò  la  mano,  ma  spero 
che  sarà  niente  di  conseguenza.  Io  non  montai  che  una  sol  volta  a  cavallo 
con  Curioni  e  Gerace,  ma  dopo,  per  evitare  d'andare  con  d'Aspre  ^  e  Diego 
Pignatelli^,  i  quali  mi  hanno  tormentata  d'andare  con  loro,  vi  rinunciai  per 
fare  la  pace  a  tutti.  Jablonowski  si  è  esibito  replicatamente  ad  accompa- 
gnarmi, ma,  essendo  egli  in  campagna,  gli  riuscirebbe  troppo  incomodo, 
e  non  ardii,  per  conseguenza,  d'approfittare  della  sua  esibizione.  Il  prin- 
cipe, la  principessa.  Sofia,  la  contessa  Woina,  i  Mocenigo,  Micheroux  ecc.  ecc. 
tutti  ti  salutano.  Addio,  mio  caro,  ti  abbraccio  e  protesto  per  la  vita  la  tua 

aff.ma  Teresa. 

v:  A  Monsieur 

Le  Comte  Frédéric  Confalonieri 
Messine 

1813,  l'Haugwitz  aveva  ottenuta  la  croce  dell'ordine  militare  di  M.  Teresa,  ambitissimo  se- 
gnacolo di  grande  valore  personale.  Fece  ancora  la  campagna  di  Francia,  nonché  quelle  del 
1815  contro  Murat  e  del  1821  contro  i  costituzionali  napoletani.  Dopo  entrambe  queste  ultime 
spedizioni  rimase  a  Napoli  alla  testa  delle  truppe  austriache  di  occupazione.  Andò  a  riposo 
nel  1829,  come  tenente  feldmaresciallo. 

1)  Si  omettono  particolari  sulle  condizioni  di  salute  della  principessa  Jablonowska 

2)  Costantino  barone  d'Aspre  (1789-1850),  generale  austriaco  che  prese  parte  a  quasi  tutte 
le  spedizioni  in  Italia,  dal  1815  al  1849. 

3)  Deve  trattarsi  del  principe  Pignatelli  di  Monteleone,  ciambellano  del  principe  Leopoldo 
delle  due  Sicilie. 


—  273  — 

CLVIII 

Ar eluvio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Lady  Shelley  '  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Est-ce  que  j'oserais  vous  proposer,  si  vous  avez  la  perspective  d'un  diner 
solitaire,  de  nous  joindre  à  cinq  heures  sans  faire  de  toilette  ?  Vous  me  feriez 
le  plus  grand  plaisir. 

Avez  vous  envie  de  monter  à  cheval  pendant  l'absence  de  votre  mari  ? 

Nous  proposons  une  petite  promenade  sur  les  montagnes  vers  une  heure, 
puisqu'il  fait  si  beau  temps. 

Votre  dévouée 

F.  Shelley. 

v:       La  Comtesse 

Gonfalonieri. 


CLÏX 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita"^. 

L'abate  Ludovico  de  Brème  a  Federico  Gonfalonieri 

Coppet,  Cantone  di  Vaud,  28  Settembre  1816. 
Dolcissimo  mio  Ferrigo 

A  monte  le  querele:  non  gettiamo  il  tempo  a  convincerci  de'  nostri 
rispettivi  torti,  se  ne  abbiamo:  gravi  essi  sieno  o  lievi:  l'amicizia  è  sempre 
più  sollecita  di  obliarli  che  di  tenerne  conto  fiscalmente:  di  gravi  altronde 
non  ne  possono  intervenire  mai  fra  noi,  e  tutto  è  possibile,  cred'io,  tranne 
l'indebolimento  della  nostra  vicendevole  adesione. 

Dopo  la  morte,  dolorosissima  per  me,  della  nostra  madre  ^  non  mi  sono 
pili  fermato  in  Milano  che  pochi  giorni.  Per  quanto  fosse  da  lungo  mi- 
nacciato questo  colpo,  la  perdita  è  riuscita  immensa  al  cuor  mio,  e  non 
so  abituarmi  all'idea  di  non  aver  più  madre.  Quello  sguardo  suo  diretto 
su  di  me  per  trentacinqu'anni  esercitava  pure  una  dolce  influenza  a  mal- 
grado ch'ei  m'abbia  potuto  sembrare  alcune  volte  importuno;  era  pur 
sempre  uno  sguardo  materno;  era  quello  pur  sempre  d'una  persona  tutta 
mia  ed  ora  sento  vieppiù  ch'io  sono  di  nessuno  al  mondo.  Me  ne  venni 
qui  tratto  dalle  incessanti  istanze  e  dai  cordiali  inviti  di  tutta  questa  amabile 

1)  Si  tratta  forse  della  moglie  di  Sir  John  Shelley. 

2)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  308. 

3)  La  marchesa  de  Breme  nata  Dal  Pozzo  dei  principi  delia  Cisterna. 


—  274  — 

e  mirabile  famiglia':  ed  ora  ne  riparto  dopo  un  mese  e  mezzo  di  soggiorno, 
colmo  di  gratitudine  per  ognuno  d'essi,  e  rapito  dalla  dolcezza  dell'intimità 
loro,  in  cui  sono  appieno  entrato  e  stabilito.  Di  tutto  hanno  fatto  perch'io 
venissi  con  essi  a  Parigi,  quindi  tornassi  in  compagnia  loro  a  Coppet  nella 
ventura  primavera,  poi  in  Italia,  poi  facessi  parte  delle  loro  peregrinazioni 
in  Sicilia  e  in  Grecia  e  in  Palestina.  Non  ho  creduto  di  dover  aderire  alla 
intiera  invitazione;  ma  tutto  si  dispone  bensì  perch'io,  unitomi  a  quella 
cara  brigata  nel  suo  passaggio  per  Milano,  ne  segua  quindi  tutti  i  passi 
e  venga  insieme  a  toccare  la  tomba  di  Ajace,  e  quella  di  Creusa  e  quella 
del  Nazareno.  Intanto  mi  ho  goduto  qui  a  rassegna  una  gran  parte  d'Eu- 
ropa; perchè  è  indicibile  quanti  distinti  personaggi  d'ogni  paese  hanno 
visitato  in  quest'anno  il  delizioso  temano,  e  Coppet  in  ispecie,  e  quanti 
abitino  tuttora  le  magiche  rive  di  Cologny,  di  Sécheron,  di  Rolles,  la 
Boissiere,  Gentou  -,  e  tuttodì  si  rinnovano  e  recano  qui  le  più  rilevanti 
e  le  più  segrete  notizie  d'ogni  presente  o  prevedibile  vicenda  di  stati  e 
di  fazioni.  Coppet  è  come  il  porto  dove  affluiscono  le  persone  e  le  cose 
le  più  interessanti.  Non  passa  giorno  che  i  più  insigni  personaggi  di 
Londra,  o  di  Parigi  e  d'altrove  non  siano  i  nostri  commensali.  Figurati  ciò 
che  ha  da  esser  una  mensa  quale  ebbimo,  a  cagion  d'esempio,  ieri,  cir- 
condata a  destra  e  a  sinistra  dalla  miracolosa  Staël,  dal  celebre  Dumont^ 
editore  ed  illustratore  di  Bentham  ■*;  Bonstetten  ^,  l'autore  del  Viaggio  nel 
Lazio,  del  Saggio  su  l' imaginazione,  e  di  diverse  opere  eccellenti  sul 
Perfezionamento  sociale.  Il  primo  poeta  d'Inghilterra  Milord  Byron*^,  che, 
sia  detto  fra  parentesi,  ha  una  lettera  di  Lady  Holland '^  per  te Lewis  ^ 

1)  Fu  quello  l'ultimo  soggiorno  di  Madame  de  Staël  al  castello  di  Coppet.  Vedasi,  sulle 
condizioni  fisiche  e  morali  della  Staël  in  quei  mesi,  E.  Herriot,  Madame  Récamier  et  ses 
amis,  cit.  t.  H  p.p.  20-21,  e  Paul  Gautier,  Mathieu  de  Montmorency  et  Madame  de  Staël, 
d'après  les  lettres  de  M.  de  Montmorency  à  M.me  Necker  de  Saussure,  Paris  190    p.p.  287-88. 

2)  Deve  probabilmente  trattarsi  di  Genthod,  che  si  pronuncia  come  Gentou  ed  è  a  breve 
distanza  da  Ginevra,  uno  degli  ultimi  villaggi  prima  di  entrare  nel  paese  di  Vaud  Al  Creux 
de  Genthod  è  la  villa  che  fu  del  celebre  scienziato,  H.  B.  de  Saussure,  tuttora  dei  suoi 
discendenti.  In   ogni  tempo  grande  fu  l' intimità  fra  codesti  castellani  e  quelli  di  Coppet. 

3)  Stefano  Dumont,  ginevrino  (1759-1828),  ministro  protestante,  a  lungo  esule  in  Russia, 
in  Francia,  in  Inghilterra,  ove  conobbe  il  Bentham,  era  rimpatriato  nel  1814  e  divenne  membro 
del  consiglio  sovrano  del  Cantone  di  Ginevra.  Si  osservi,  come  esempio  della  voga  del 
Dumont  in  quel  tempo  che  il  1"  settembre  1816  lo  Stendhal  lo  additava  al  Dupin  ainé 
(Paupe  et  Chékamy,  Correspondance  de  Stendhal,  cit.  t.  II  p.  4). 

4)  La  voga  del  giureconsulto  e  filosofo  utilitarista  inglese  Geremia  Bentham  (17481832) 
era  a'  quei  giorni  grandissima,  e  provocò,  come  ognun  sa,  un  poderoso  contrattacco  del  Manzoni, 
in  appendice  alla  Morale  cattolica,  circa  il  "  sistema  che  fonda  la  morale  sull'utilità  „. 

5)  Il  patrizio  bernese  Carlo  Vittorio  de  Bonstetten  (1745-1833)  era  uno  dei  duci  dell'opinione 
pubblica  in  Isvizzera.  Filosofo  eccletico,  economista,  geniale  poligrafo,  lasciò  dei  preziosi 
Souvenirs.  Cfr.  il  giudizio  di  B.  Constant,  Journal  intime  (ed.  Melegari)  Paris  1895,  p.  57. 

6)  Lord  Byron  si  apparecchiava  a  passare  in  Italia  ed  a  farvi  lunga  dimora. 

7)  Questa  dama,  Elisabetta  Vassall  (1770-1845),  moglie  del  3"  Lord  Holland  (1773-1840), 
radunava  nella  celebre  dimora  dei  Fox  a  Londra  (Holland  House)  lo  stato  maggiore  del 
partito  liberale  del  Regno  unito  ed  anche  delle  altre  nazioni. 

8)  Matteo  Gregorio  Lewis  (1773-1818),  poeta  inglese,  avea  ottenuto  non  invidiabil  fama  col  suo 
"  Monaco  „,  che  fu  proibito  nella  prima  edizione  per  la  sua  indecenza.  Nel  1817  venne  col 
Byron  in  Italia. 


275  — 


l'autore  del  Moine  di  cui  ti  ho  procurato  la  lettura;  il  celebre  protagonista, 
e  duce  dell'opposizione,  il  vincitore  delV  incom-taxe,  il  promotore  della 
spedizione  contro  ad  Algeri,  insomma  l'impavido  e  gloriosissimo  Brougham  '  ; 
M/ de  Jaucourt^,  plenipotenziario  con  Talleyrand  al  Congresso  di  Vienna, 
pari  di  Francia  ;  M.'"  de  S.t  Aulaire  ^  ragguardevole  membro  dell'altra  camera  ; 
Alessio  di  Noailles^  giovane  deputato  di  ....  ;  l'energumeno,  visio- 
nario mistico  Langalerie  ^;  Lady  Hamilton  <';  la  principessa  Jablonowska;  la 
bellissima  S.t  Aulaire";  le  più  belle  ancora  sorelle  Spalding^,  ecc.  ecc.  Fra 
tutti  questi  ho  stretto  una  indissolubile  amicizia  con  Dumont  e  Bonstetten; 
Brougham  è  uomo  che  ammiro  assai;  credo  che  lo  amerò  pure,  ma  aspetto 
a  dichiararlo  assolutamente  dopo  l'esperienza  del  viaggio  che  intraprendo 
domani  con  lui,  a  richiesta  sua,  ed  il  cui  termine  sarà  Milano.  Quand' io 
credeva  ch'ei  mi  vi  precedesse,  non  avendo  ricevuto  lettere  tue,  né  sapendo 
cosa  alcuna  de'  fatti  tuoi,  ad  ogni  buon  conto  io  lo  aveva  munito   d'una 

1)  La  fama  europea  del  grande  statista  ed  oratore  inglese,  uno  dei  fondatori  dell' £■ 
dimburgh  Review,  paladino  della  principessa  di  Galles  e  della  riforma  parlamentare,  Enrico 
Brougham  (1778-1868),  più  tardi  ascritto  alla  camera  dei  pari,  dura  ancor  oggi. 

2)  Arnaldo  Francesco  de  Jaucourt  (1757-1852),  di  antica  schiatta  della  Sciampagna  con- 
vertita al  protestantesimo,  aveva  ancor  conosciuto,  giovine  accarezzato  alla  corte  del 
principe  di  Condé  e  colonnelle  a  ventiquattro  anni,  la  vita  gioconda  dell'antico  regime-  Le 
sue  opinioni,  di  temperato  liberalismo,  s'eran  pure  già  formate,  in  Francia  e  in  Inghilterra, 
alla  scuola  del  Malhesherbes,  del  Necker,  del  Fox;  fu  pertanto  in  prima  linea  nel  1789  e 
fu  eletto  supplente  agli  stati  generali,  presidente  dell'amministrazione  dipartimentale  di 
Senna  e  Marna,  membro  coraggioso  della  destra  dell'assemblea  legislativa.  Imprigionato  il 
10  agosto,  non  sfuggì  ai  massacri  di  settembre  che  grazie  all'intervento  di  Madame  de 
Staël.  Si  ricoverò  in  Inghilterra,  nel  gruppo  di  esuli  liberali  che  si  riunivano  a  Juniper  Hall, 
la  tenuta  ospitale  del  gentiluomo  inglese  Locke,  poi,  per  evitare  l'iscrizione  sull'elenco  degli 
emigrati,  rientrò  temerariamente  in  Francia  nel  1793  e  fu  costretto  a  fuggire  di  nuovo  tra- 
vestito ed  a  vivere  in  Isvizzera  lavorando  come  garzone  droghiere.  Rimpatriato  dopo  la 
caduta  di  Robespierre,  fu  successivamente  ascritto  al  tribunato,  che  presiedette,  al  senato^ 
al  governo  provvisorio  del  1814,  alla  paria.  Ebbe  il  portafoglio  degli  esteri  interinalmente 
durante  il  congresso  di  Vienna,  al  quale  aveva  dovuto  recarsi  il  Talleyrand,  amico  intimo 
del  Jaucourt.  Cfr.  Correspond  ance  du  comte  de  Jaucourt  ministre  intérinaire  des  affaires 
étrangères  avec    le  prince   de   Talleyrand  pendant  le  congrès  de  Vienne,  cit. 

3)  Il  conte  Luigi  Beaupoil  de  S.t  Aulaire  (1778-1854),  scampato  a  fatica  fra  mille  stenti 
alle  prove  del  terrore  evitando  sempre  di  emigrare  (come  ebbe  egli  stesso  a  narrare  in 
ricordi  stampati  fuori  commercio:  Portraits  de  famille,  Périgneux  1879)  prese  presto 
un'attitudine  recisa  di  gentiluomo  liberale,  che  fu  posta  in  maggior  luce  dalle  circostanze 
che  accompagnarono  la  restaurazione  e  dall'aver  egli  dato  la  figlia  primogenita  in  isposa  al 
ministro  Decazes,  favorito  di  Luigi  XVIII,  inviso  ai  reazionari!  per  aver  tentato  una  ri- 
conciliazione, piuttosto  empirica  ma  certo  salutare,  dei  Borboni  colla  Francia  moderna. 
Dapprima  ciambellano  e  prefetto  napoleonico,  quindi  deputato,  il  conte  de  S.t  Aulaire  divenne 
poi  pari  di  Francia,  ambasciatore  del  re  Luigi  Filippo  a  Roma,  a  Vienna  ed  a  Londra. 
Cfr.  Bar.  Prosper  de  Baranute,  Etudes  historiques  et  biographiques,  Paris  1857. 

4)  Il  conte  Alessio  de  Noailles  (1783-1835),  dapprima  rassegnato  al  regime  napoleonico 
se  n'era  clamorosamente  staccato  diffondendo  la  bolla  papale  che  scomunicava  Napoleone. 
Era  stato,  allato  al  Talleyrand,  plenipotenziario  di  Luigi  XVIII  al  Congresso  di  Vienna. 
Nella  Camera  bassa,  ai  giorni  della  restaurazione,  era  ritenuto  porta  vece  della  Congrégation, 
associazione  politico-religiosa  di  cui  era  stato  uno  dei  fondatori. 

5)  Lady  Anna  Hamilton,  seconda  figlia  del  9°  duca  di  Hamilton,  era  addetta  alla  Prin- 
cipessa di  Galles.  Cfr.  H.  Maxwell,  The  Creevey  papers  cit.,  t.  I  p    302. 

6)  Questa  seconda  moglie  del  conte  di  S.t  Aulaire  era  nata  du  Roure.  La  prima,  madre 
della  duchessa  Decazes,  era  M.Ue  de  Soyecourt,  ricca  ereditiera  di  Picardia. 

7)  Cfr.  per  il  soggiorno  a  Coppet  di  questo  geremiaco  ed  eloquente  patriarca  degli 
illuminati,  Due  de  Bkoglie,  Souvenirs  cit.  I,  p.p.  ?67  e  seg. 

8)  La  moglie  di  Lord  Brougham  fu  Mrs.  Spalding,  nata  Eden. 


—  276  — 

mia  lettera  per  te;  nei  miei  molti  colloqui  con  lui  era  stata  frequente 
menzione  del  mio  amico,  eh'  io  persisto  a  stimare  per  animo  forte  e  intra- 
prendente, e  molto  desio  lo  pungeva  di  conoscerti  ed  abboccarsi  teco:  ma 
veggo  ora  con  dispiacere  che  sa  Iddio  quando,  o  se  mai,  avverrà  che 
v'incontriate.  Quando  ci  rivedremo  avrai  campo,  spero,  di  osservare  che  il 
mio  viaggetto  non  è  stato  tempo  perduto:  intanto  mi  limito  a  dirti  che  i 
marmi,  i  colli,  i  laghi,  questi  costumi,  la  libertà  vera,  la  diffusione  mira- 
colosa de'  lumi  in  tutte  le  classi,  l'eleganza  e  la  cultura  dei  modi,  la  fer- 
mentazione delle  idee,  la  tendenza  incessante  verso  ogni  perfezionamento, 
insomma  la  vita  elettrica  di  queste  anime,  mi  hanno  reso  altiero  delle 
dottrine  che  professo,  come  sai,  inviolabilmente  e  dei  sensi  che  nudro,  e 
ch'io  nudriva  già  laggiù  negli  antipodi  di  questi  paesi,  ed  anco  spesso  di 
qualche  ...  Lo  scritto  mio  *  è  uscito  alla  luce  prima  della  mia  partenza. 
Lo  scopo  mio,  ch'era  di  sconcertare  i  tristi  e  ipocriti  zelatori  della  così 
detta  gloria  letteraria  d'Italia,  e  di  smascherare  le  insulse  dottrine  dei  fetidi 
pedanti,  ha  ottenuto  quell'effetto  appieno,  e  come  ben  m'aspettava,  ed  anzi 
di  tutto  cuore  bramava,  ha  destato  un  sussurro  sguajato  e  ridicolissimo  in 
quel  turpe  vespaio:  ma  dopo  alcune  espressioni  di  grossolano  risentimento 
ad  un  tratto  sono  rimasti  corti,  come  si  dice,  né  hanno  avuto  tanta  abilità  da 
oppormi  neppure  un'apparente  ragione  per  combattere  le  mie  proposizioni; 
bensì  il  pidocchioso  sfangator  di  Parnaso,  l'annasatore  delle  nWime  figuranti"^, 
colpito  amaramente  da  più  tratti  del  mio  Discorso  si  è  villanamente  di  bel 
nuovo  scagliato  contro  Madame  di  Staël.  Ora  gli  si  sta  stampando  la  seconda 
frustata  a  sangue,  ed  è  opera  questa,  tutta  grazie  e  tutta  sale,  del  mio 
Borsieri^.  Credo  che  abbia  ragione  Carpani ''  che  va  dicendo  ai  risentiti 
Giani,  e  Borghi,  e  Bellini,  e  ai  pedanti  ch'egli  incontra,  signori  miei,  avete 
un  bel  ringhiare  e  sputar  nero,  i  romantici,  per  ora,  l  hanno  vinta.  Ti  prego 
mandarci  in  Milano  la  tua  amabile  società  polonese,  onde  ne  godiamo 
rispettosamente  e  platonicamente  anche  noi,  e  acciò  Ella  venendovi  determini 
così  il  tuo  pronto  ritorno.  Addio,  anima  cara;  ti  prego  rendere  accetti  i 
miei  cordiali  omaggi  alla  tua  ottima  consorte.  Madame  di  Staël  e  Albertina'^ 
ti  salutano  con  tutta  amicizia.  Addio.  n  tuo  Ludovico. 

1)  Il  Discorso  intomo  all'ingiustizia  di  alcuni giudisii  letterarii  italiani.  Cfr.  G.  Muoni, 
op.  cit.  p.p.  8  e  seg. 

2)  Forse  il  Pezzi,  direttore  della  Gazzetta  di  Milano  o,  piuttosto,  il  conte  Trussardo  Caleppio. 

3)  Pietro  Bursieri  (1786-1852),  giovane  di  forte  ingegno,  era  stato  addetto  al  ministero 
della  giustizia  durante  il  regno  italico,  poi,  venuta  la  restaurazione,  protocollista  al  tribunale 
di  Milano.  S'era  manifestato  dapprima  dei  propensi  al  ritorno  degli  austriaci,  che  cantò 
in  versi  riesumati  dal  Cantù,  //  Conciliatore  e  i  carbonari,  cit.  p.  41,  ed  aveva  avu'o  rapporti 
coll'Acerbi,  alla  fondazione  della  Biblioteca  italiana  (v.  P.  I.  Rinieri,  Della  vita  e  delle  opere  di 
S.  Pellico,  voi.  I  p.p.  143-44i,  ma  si  gettò  presto  a  capofitto  nelle  polemica  letteraria  contro 
i  classici  e  scivolò  nella  politica,  che  Io  espose  ai  rigori  del  governo  austriaco.  Cfr  Edmondo 
Clekici,  //  "  Conciliatore  „  periodico  milanese,  Pisa,  1903,  p  p.  16-17.  Il  Breme  allude  qui 
alle  Avventure  letterarie  di  un  giorno,  opuscolo  anonimo  del  Borsieri. 

4)  Forse  Giuseppe  Carpani,  autore  delle  Haydine,  saccheggiato  e  burlato  dallo  Stendhal. 
Cfr.  Casimir  Stryienski,  Soirées  du  Stendhal  club,  l."'  série,  Paris,  1904,  p.  4  e  seg. 

5)  La  figlia  di  madame  de  Staël,  che  aveva  sposato  pochi  mesi  prima  il  duca  Vittore  de 
Broglie,  pari  di  Francia,  molto  addentro  a  quell'epoca  nell'opposizione  al  governo  della 
restaurazione,  temperatosi  via  via  e  divenuto  in  processo  di  tempo  ministro  del  re  Luigi- 
Filippo.  Lettere  della  duchessa  Albertina  donna  che  attinse  una  rara  elevazione  intel- 
lettuale e  morale,  furon  pubblicate  dal  figlio:  Lettres  de  la  Duchesse  de  Broglie,  Paris,  1896. 


—  277  — 

CLX 

Archivio  Casati  -  Milano  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati 

ALLA  CONTESSA  DI  VaLVASON  BoNIN 

Napoli  il   1   8bre   1816. 
Mia  cara, 

Egli  è  un  secolo  che  mi  trovo  priva  delle  tue  nuove,  permettimi  adunque, 
mia  cara,  che  mi  richiami  alla  tua  memoria.  Come  va  la  salute?  la  tua  famigliuola 
è  essa  bene  ?  come  vanno  le  cose  tue  ?  ti  ricordi  qualche  volta  di  un'amica  che 
ti  ama  tanto,  e  che  sempre  sempre  ti  ha  presente  ?  Rispondimi,  ti  prego,  dettaglia- 
tamente su  questi  articoli  ;  essi  interessano  tutti  il  mio  cuore.  La  mia  salute  è 
discretamente  buona,  mi  trovo  aggradevolmente  in  questa  città,  ove  mi  fermerò 
sicuramente  tutto  il  mese,  e  forse  anche  più,  ciò  dipende  puramente  da  mio 
marito  ;  vedrò  con  quali  disposizioni  egli  verrà  dalla  Sicilia,  dove  è  andato 
per  esaminare  in  dettaglio  quel  paese,  tanto  interessante  per  i  souvenirs  che 
si  conservano  degli  antichi,  e  gloriosi  tempi  della  nostra  beli'  Italia. 

Sono  assai  contenta  del  mio  viaggio,  mi  sono  assai  ben  trovata  in  tutti 
i  paesi,  e  trovai  molta  cortesia. 

Ti  prego  di  dire  mille  cose  a  Frangipane,  digli  che  vorrei  non  mi  avesse 
interamente  dimenticata.  A  tuo  marito  i  miei  complimenti. 

Rinnovandoti  la  protesta  del  più  vero  e  costante  attaccamento,  mi  di- 
chiaro per  la  vita 

La  tua  aff.ma  amica 

LA  Gonfalonieri. 


CLXI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processi  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  p.  CLXIX  N.  391  7^.  Inedita. 

La  Contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfalonieri 

J'espère  que  le  billet  de  ma  soeur  vous  convaincra  que  vous  avez  eu 
tort  de  ne  pas  lui  remettre  vous  même  cette  pyramide  qui  lui  fait  tant, 
tant  de  plaisir.  Les  ailes  de  chauve-souris  planent  elles  encore  au  dessus 
de  votre  tête?  à  revoir  ce  soir, mais  avec  un  front  plus  serein  que  celui 
d'hier,  c'est  le  voeu  de  mon  coeur. 

Sophie  Woyna. 


—  278  — 

CLXII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processi  dei  Carbonari 

Busta  XX,  p.  CLXIX.  Inedita. 

La  Principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

[Napoli  1816]. 

Quoique  vous  n'ayez  pas  voulu  me  traiter  aussi  bien  que  ma  soeur  et 
me  remettre  vous  même  ce  souvenir  de  votre  voyage,  je  ne  veux  point 
lui  céder  le  plaisir  de  vous  remercier  de  ma  part,  et  il  faut  bien  que  vous 
me  permettiez  de  le  faire  moi-même.  Je  vous  sais  grè  de  ne  m'avoir 
point  oubliée  sur  le  sommet  de  l'Etna',  cela  promets  pour  les  pays  où  vous 
n'aurez  pas  d'aussi  belles  choses  à  admirer  —  veuillez  dire  à  votre  femme 
que  je  n'ai  point  de  projets,  que  je  suis  furieuse  contre  le  mauvais  temps, 
que  je  reste  au  coin  de  mon  feu  à  me  désoler  d'une  journée  qui  finira 
par  un  thé  chez  Douglas  -  —  à  revoir 

Caroline  Jablonowska. 

v:  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 


CLXIIl 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Il  marchese  Salvo  di  Pietraganzilli 
A  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Palerme   11   8bre   1816. 
Madame  la  Comtesse 

Je  connais  un  mari  très  galant  et  très  empressé  de  courir  au  grand  galop 
toutes  les  côtes  de  Sicile,  visiter  le  tombeau  du  vieux  Anchyse,  voir  l'ancienne 
Zancle,  l'Etna,  Catane,  la  patrie  d'Archymède,  la  demeure  des  anciens    tyrans 

1)  Sull'Etna  il  Gonfalonieri,  col  suo  compagno  di  viaggio  "  il  brigadiere  Mancini  della 
nobile  guardia  lombarda  „,  dev'essere  salito  in  uno  dei  primissimi  giorni  d'ottobre, 
ddcchi  il  marchase  Nunzio  Ottaviano  Borgia,  capitano  giustiziere,  scriveva  da  Siracusa 
il  30  settembre  all' avv.  fiscale  del  Tribunale  palermitano,  D.  Antonio  Mastropaolo:  „  che 
eri  li  detti  signori  sono  stati  ad  osservare  l' antichità  sparse  in  queste  campagne  e 
che  oggi  G  dimane  partiranno  per  la  volta  di  Gatania  ad  osservare  l'Etna.  „  (Francesco 
GuARDioNE  art.  cit.  p.  971). 

2i  Poiché  questi  Douglas,  secondo  si  vedrà,  erano  quei  medesimi  che  il  Breme  aveva 
conosciuto  mentr'era  ospite  di  M.me  de  Stael,  potrebbe  trattarsi  di  quel  gentiluomo  inglese  che 
s'era  pensato  un  momento  (1813)  fosse  per  chieder  la  mano  della  futura  duchessa  di  Broglia. 
Cfr.  Paul  Usteri  et  Eugène  Ritter,  Lettres  inédites  de  M.me  de  Stdel  à  Henri  Meister, 
Paris  1903,  p.  258.  Lady  Douglas  Glanbervie,  moglie  del  lord  luogotenente  d'Irlanda,  era 
figlia  di  Lord  North  (vedi  Pèlissier,  Le  portefeuille  etc.  cit.  p.  372)  e  trovavasi  appunto  allora 
in  Italia 


—  279  — 

d'Orthige,  passer  ensuite  dans  les  montagnes  de  Brutium,  parcourir  la  Lucanie 
pour  se  trouver  le  jour  14  de  ce  mois  auprès  de  sa  chère  moitié,  jour  de  sa 
fête.  Il  en  a  fait  part  à  ses  amis,  et  au  moment  même,  où  je  vois  ce  cher 
Comte  Frédéric  ouvrir  la  porte  d'un  grand  salon  pour  fêter  le  nom  de  Thérèse, 
je  m'empresse  de  lui  faire  parvenir  cette  lettre,  pour  la  présenter  à  vous. 
Madame,  avec  les  souhaits  de  ce  véritable  bonheur  qui  doit  être  votre  partage. 
S'il  voulait  satisfaire  les  désirs  de  son  ami,  il  vous  présenterait  aussi  de  ma 
part  un  petit  bouquet  de  fleurs.  Si  j'étais  présent  je  les  apporterais  moi-même 
au  temple  où  vous  présidez,  après  les  avoir  cueillies  aux  champs  où  l'on  chante 
les  hymnes  à  l'amitié. 

Votre  mari  vous  aura  sans  doute  raconté  nos  projets  de  vo3'^age  ;  le 
Duc  d'Albe  '  y  tient  beaucoup,  et  m'en  parle  souvent.  Je  me  prépare  déjà  à 
voyager  comme  suite  du  nouveau  marié,  avec  permission  et  privilège. 

Grondez,  Madame  la  Comtesse,  ce  beau  M.*"  de  Micheroux  très-délicat 
pour  sa  santé,  très  indélicat  pour  ses  amis. 

Il  ne  m'a  pas  honoré  de  sa  réponse.  Serait-elle  arrivé  quelque  comtesse 
de  Vienne  ?  Se  serait-il  rendu  infidèle?  Mais  non,  je  ne  crois  pas  qu'il  serait 
capable  de  sortir  en  hiver  pour  faire  la  cour,  tant  il  aurait  peur  de  se  refroidir, 
c'est  pourquoi  il  logeait  avec  etc.,  etc. 

Sans  à  propos,  comment  se  porte  la  pauvre  princesse  Jablonowska  ?  Qui 
l'aurait  dit  qu'un  S.  Jorio  devait  la  traiter  si  mal  ?  Quel  est  donc  l'avantage 
d'être  dévote  si  l'on  n'est  pas  bien  avec  les  saints?  Pardon,  M"  la  comtesse, 
j'oubliais  que  j'entrais  dans  la  Théologie  et  que,  si  je  continuais,  je  n'en 
sortirais  pas  sans  être  battu  par  vos  lumières. 

I  c^ri  Geracini^  che  fanno?  Crescono  in  bellezza?  Mais  je  m'arrête,  crainte 
de  devenir  mauvaise  langue,  et  je  borne  mes  prières  à  présenter  mes  compli- 
ments et  mes  respects  à  toute  la  famille  Apostolica  Cesarea,  et  à  Micheroux, 
si  vous  le  croyez  digne.  Laissez-moi  toujours  une  petite,  petite  place  dans 
votre  souvenir,  et  honorez-moi  de  vos  nouvelles,  tant  que  je  serai  l'enfant 
gâté  de  mes  parens. 

Agréez,  M^ame,  les  assurances  de  ma  considération  la  plus  distinguée 
avec  laquelle  j'ai  l'honneur  d'être 

votre  serviteur 
I.  h.  Salvo. 
V  :  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  de  Gonfalonieri 
Naples. 


1)  Forse  è  quel  medesimo  ch'era  riescito  a  farsi  ammettere,  parteggiando  per  la  corte, 
fra  i  pari  del  regno  di  Sicilia,  come  conte  di  Modica,  essendo  parente  lontano  dell'ultimo 
investito.  Cfr.  N.  Palmieri,  Saggio  storico-politico  sulla  costitusione  del  regno  di  Sicilia, 
Losanna  1847  pp.  277  e  seg. 

2)  Con  ogni  probabilità  Francesco  Serra,  marchese  di  Gioja  e  principe  di  Gerace,  e  la 
sua  giovine  moglie  Maria  Orietta  Lamba  d'Oria,  figlia  d'un  primo  matrimonio  di  quell'Eleo- 
nora Lomellini  che  sposò  poi  il  M.se  Giovanni  Cusanì.  V.  la  nota  2  a  pag.  269. 


—  280  — 

CLXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  signorina  Von  Sandizell 
A  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Munich  le   19  N[ovembre  1816]. 
Ma  chère  amie  ! 

Il  y  a  bien  longtemps  que  je  voulais  vous  écrire;  mais,  vous  sachant  à 
Rome,  je  craignais  que  ma  lettre  ne  vous  parviendrait  pas;  maintenant  que  je 
sais  que  M.r  Re  '  retourne  a  Rome  je  m'empresse  de  vous  donner  de  nos  nouvelles 
par  lui,  car  vous  ne  devez  pas  douter,  ma  chère  amie,  de  l'amitié  que  nous 
avons  toujours  conservée  pour  vous,  et  dont  nous  savons  très  bien  que  vous  [la] 
partagez  aussi  envers  nous;  votre  séjour  à  Rome  doit  être  fort  agréable,  et  de 
vous  y  trouver  avec  Mad.  Annoni  vous  fera  certainement  plaisir. 

Son  Altesse  2  à  qui  j'ai  dit  que  je  vous  écrivais  me  charge  de  vous  faire 
ses  compliments.  Son  Altesse  a  été  incommodée  il  y  a  quelques  semaines,  mais 
heureusement  elle  se  porte  très  bien  maintenant,  de  même  la  petite  famille  qui 
a  extrêmement  grandi  et  dont  tous  jouissent  d'une  santé  parfaite.  Le  prince 
est  absent  pour  quelques  jours,  il  est  allé  voir  Madame  sa  soeur  à  Constance  ^. 

Madame  de  Vurmb  désire  aussi  être  rappelée  à  votre  souvenir,  sa  santé 
est  bien  bonne;  vous  ne  vous  apercevez  guère  de  l'hiver  a  Rome,  ici  nous 
avons  déjà  une  neige  épouvantable.  J'espère,  ma  chère  amie,  que  vous  me 
donnerez  de  vos  nouvelles;  ma  lettre  est  portée  à  Milan  par  le  Comte  Sartirana  •*, 
qui  y  passera  qualques  semaines,  ce  qui  le  rend  on  ne  peut  plus  heureux.  Recevez, 
ma  chère  amie,  l'assurance  de  l'amitié  bien  sincère  que  je  vous  ai  vouée. 

Sophie  S. 
Vous  serez  bien  aimable  de  me  rappeler  au  souvenir  de  J^.r  Gonfalonieri. 

v:       A  Madame 
la  Comtesse  Gonfalonieri 
à  Rome 


1)  Antonio  Re,  che  era  pure  consigliere  di  stato,  aveva,  durante  il  regno  italico,  esercitato 
le  funzioni  di  intendente  dell'appannaggio  del  principe  viceré.  Un  breve  cenno,  tutt'altro  che 
benevolo,  ne  è  fatto  nel  catalogo  biografico  inserito  in  Coraccini,  op.  cit.,  p.  CXX.  Secondo 
il  Coraccini,  il  Re  era  un  protetto  del  duca  di  Lodi,  che  gli  diede  in  moglie  la  sua  nipote 
Paola  Melzi. 

2)  La  principessa  Augusta  Amalia,  testé  viceregina  d'Italia. 

3)  La  regina  Ortensia  aveva  allora  scelto  per  sua  residenza  il  castello  di  Arenenberg, 
sul  lago  di  Costanza. 

4)  Il  conte  di  Sartirana  era  ministro  sardo  presso  la  corte  di  Baviera. 


—  281  — 

CLXV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati 

ALLA  CONTESSA  DI  VaLVASON  BONIN 

Napoli  il   19  Novembre   1816. 
C.  A. 

Permettimi,  mia  cara,  che  mi  richiami  alla  tua  memoria,  quantunque  io  abbia 
giusta  ragione  di  credermi  da  te  dimenticata.  Ti  scrissi  più  volte  da  che  partii 
da  Milano  e  mai  non  ebbi  riscontro  da  te,  privazione  che,  ti  assicuro,  è  assai 
sensibile  al  mio  cuore  il  quale  sente  sempre  una  grande  amicizia  per  te.  Come 
te  la  passi,  mia  dolce  amica?  Come  va  la  salute,  e  quella  de'  tuoi  figli?  Ve 
n'è  egli  in  istrada  qualche  altro?  Parlami  molto  molto  di  te,  tutto  ciò  che  ti 
riguarda  eccita  il  mio  più  vivo  interesse. 

L'apertura  del  teatro  di  San  Carlo,  la  quale  si  farà  con  grande  strepito',  e 
la  seduzione  del  clima  tanto  più  dolce  del  nostro,  ci  ha  determinati  a  rimanere 
in  questa  capitale  sino  alla  fine  del  carnevale.  Il  genere  di  vita  che  conduco, 
molto  tranquillo  e  monotono,  si  confà  assai  bene  col  mio  genio  ;  ho  la  fortuna 
di  essere  in  una  società  di  forestieri  molto  gentile  ed  amabile,  la  quale  è  certo 
la  sola  risorsa  che  vi  sia  in  questo  paese,  non  essendo  possibile  di  legare  cogli 
abitanti  i  quali  sono  niente  socievoli,  e  non  sono  anche  in  istato  di  tenere 
società,  tanto  le  loro  finanze  sono  ruinate.  Sono  piuttosto  contenta  della  mia 
salute,  quantunque  un  po'  dimagrita,  ma  ciò  è  un  effetto  dell'aria  del  mare  che 
suole  fare  a  chi  non  v'è  abituato;  i  miei  nervi  sono  sempre  lo  stesso. 

Vado  a  poco  a  poco  vedendo  le  cose  interessanti  di  questo  paese,  ed  i 
contorni  ;  egli  è  impossibile  di  ritrovare  qualche  cosa  che  assomigli  a  questa 
bella  estremità  della  nostra  Italia;  la  natura  fu  qui  molto  prodiga  col  materiale, 
ma  ha  lasciato  molto  da  desiderare  dal  lato  degli  abitatori  ;  non  ti  faccio  de- 
scrizioni, non  potrebbero  avere  un  interesse  per  te,  stante  che  questo  paese  è 
stato  tanto  decantato. 

Donami,  mia  cara,  le  nuove  della  tua  patria,  e  di  Venezia,  e  delle  mie 
conoscenze.  Vogliami  bene  e  credimi  eternamente  la  tua  aff.ma  amica 


La  Gonfalonieri. 


v:  A  Madame 

La  Comtesse  Thérèse  de  Valvasone  née  Benin 
Udine 


1)  Il  teatro  S.  Carlo,  ricostruito  dopo  l'incendio,  fu  riaperto  solennemente  la  domenica 
12  gennaio  1817  coll'intervento  del  re.  Cfr.  Comandini,  op.  cit.  p.p.  930-933,  ove  sono  pure 
riprodotti  disegni  e  medaglie  spettanti  alla  ricostruzione,  ed  ove  è  detto  che  ben  quattromila 
forestieri  rimasero  a  Napoli  ad  attendere  il  grande  avvenimento  artistico-mondano. 


282 


CLXVI 

Archivio  Casati  -  Cotogno  Moìisese.  Edita^, 

L'abate  Ludovico  de  Breme 
A  Federico  Gonfalonieri,  a  Napoli 

Carissimo, 

Porro  scrive  a  Pellico  che  ti  si  può  dire  poco  men  che  stabilito 
costì  e  che  hai  tutte  le  ragioni  di  fermarviti  ;  cotanto  vi  si  sta  bene.  Oh! 
bella!  Figuriamoci  se  non  sappiamo  che  cos'è  quella  terra.  Un  bel  golfo: 
qualche  rara  eruzioncella  di  quel  poene  ignivomo,  che  riverbera  allora  i 
suoi  chiarori  nel  Sebeto  :  del  resto  donne  sulfuree,  che  parlano  tutte 
insieme,  che  non  si  dissudiciano  mai  ;  che  menano  braccie  e  gambe  per 
sussidio  di  eloquenza  ;  e  poi  maccaroni,  lazzaroni,  pagliette,  duchi  e 
principi  dispaccamondi,  e  va  e  vieni  e  torna  su  e  giù  pel  corso  di  To- 
ledo. Un  teatro  dove  ti  fischiano  Vigano  ^  dove  ti  portano  a  cielo  Henry 3, 
e  poi  maccaroni  e  lazzaroni.  Politica  calabrese  ;  letteratura  fra  il  pedante 
e  lo  sguajato  ;  molti  inglesi  è  vero  ;  ma  più  assai  maccaroni  e  lazzaroni 
e  Borboni  e  di  quelle  rime  insomma  che  adopera  qui  a  furia  il  miracoloso 
improvvisatore  Sgricci  *,  di  cui,  se  per  transennam  vuoi  sapere  il  vero,  ti  dico 
che  non  udii  mai  né  il  più  intrepido  ignorante,  né  il  più  volgare  ingegno,  né 

il  men  poetico  dicitore e  Milano  gongola,  e  Bologna  rimane  estatica. 

Ma  lode  al  vero  poi,  Milano  non  é  così  sciocca  come  dai  fogli  pubblici 
potrebbe  apparire.  Una  fazione  di  stolidi  e  di  pedanti  s'è  presa  il  carico 
di  screditarla  e  vorrebbe  far  credere  che  Sgricci  vi  è  tenuto  per  uno 
spirito  eletto  ;  mentre  l'opinion  pubblica  è  anzi  tutta  sdegno  contro  le 
sue  millanterie,  e  i  suoi  protettori. 

Mi  sono  sdebitato  con  voi,  signori  lombardi.  Madama  d'Albany  avendo 
lasciato  a  me  di  consigliarla  d'intorno  all'uso  ch'ella  poteva  fare  della 
biblioteca  d'Alfieri,  sono  riuscito  a  persuaderla  che  la  negasse  a  Firenze 
ed  a  Torino,  e  la  donasse  per  testamento  alla  biblioteca  di  Brera,  cioè 
ai  milanesi,  saltern  ut  resipiscant ■'....  ho,  ho,  ecco  finalmente  una  tua  lettera. 

1)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  319. 

2)  Salvatore  Vigano,  celebre  coreografo,  nato  a  Napoli  nel  1769  di  famiglia  emiliana,  era 
stato  dapprima  applaudito  ballerino,  accoppiando  tratto  tratto  a  quell'arte  effimera  l'altra 
maggiore  del  comporre  trame  per  balli,  come  già  aveva  fatto  suo  padre.  Ma,  stabilitosi  a 
Milano,  dopo  lungo  viaggiare  all'estero,  ed  addetto  nel  1812  al  teatro  della  Scala,  si  applicò 
tutto  alla  riforma  della  pantomina,  valendosi  di  grandi  masse  e  adombrando  concetti  gene- 
rali, temi  letterarii  e  storici.  Compose  moltissimi  balli,  sempre  cercando  il  nuovo,  fino  alla 
sua  morte  avvenuta  nel  1821.  Cfr  Carlo  Ritorni,  Commentarii  della  vita  e  delle  opere 
coreodrammatiche  di  Salvatore  Vigano,  Milano  1838. 

Sì  Coreografo  rivale  del  Vigano,  a  lui  assai  inferiore. 

4)  Tommaso  Sgricci  (1788-1836),  improvvisatore  toscano  che  suscitò  entusiasmo  a' suoi 
giorni.  (Cfr.  Carraresi,  Lettere  di  G.  Capponi  etc  cit.  vol.  V  p.p.  130  e  139). 

5)  Cfr.  Lettere  inedite  di  Luigia  Stolberg  etc.,  cit  ;  a  pag.  227  è  la  lettera  colla  quale 
il  de  Breme  diede  alla  contessa  il  consiglio,  purtroppo  non  seguito  da  lei,  né  per  Milano 
né  per  altra  città  italiana,  di  donare  alla  Braidense  i  libri  di  Vittorio  Alfieri. 


—  283  — 

Contino  mio,  osservi  Ella  ch'io  già  le  scriveva  prima  che  sapessi  d'averle 
a  rispondere.  Dissipatissimo  degli  uomini  !  se  non  avevi  da  chiedermi 
quei  libri,  m'avresti  tu  scritto  ?  No  ;  noi  credo  ;  né  per  la  fretta  con  cui 
è  scritta  quella  lettera,  crederlo  posso.  Comunque  sia,  rispondo.  Di  libri 
da  interessar  certi  eletti  cuori  ed  eletti  spiriti  non  ne  tengo  ora  di  recenti, 
né  so  che  ne  corra  pel  mondo.  D'altro  non  si  scrive  che  di  carte  costitu- 
zionali, di  camera,  di  monarchia  colla  carta  e  senza  carta  '  e  simili  bazze- 
cole che  son  parole  invece  di  fatti.  Bensì  dal  mio  viaggio  di  Svizzera  ho 
riportato  un'opera  in  cinque  tometti,  la  più  rugosa  nel  genere  suo,  la  più 
attica  ch'io  mi  conosca,  e  a  chiamarla  romanzo  si  corre  il  rischio  di  con- 
fonderla con  mille  migliaia  di  libri  troppo  a  quella  inferiori.  Essa  é  di 
quel  fecondo  Augusto  de  la  Fontaine-  cui  si  debbon  altre  cose  eccellenti: 
ma  l'eccellentissima  é  questa:  il  titolo  n'é  Tableaux  de  famille.  No,  l'amore, 
la  virtù  e  la  verità  non  ebbero  mai  più  seducente  linguaggio  né  più 
candido  ;  il  lettore  si  sente  di  mano  in  mano  fluire  nel  cuore  (s'ei  lo  ha 
integro)  una  dolcezza,  e  via  via  gli  grandeggia  il  desiderio  di  assomigliare 
ai  più  buoni,  ai  più  giusti,  ai  più  limpidi  animi  che  possano  esistere  e 
ch'egli  si  vede  qua  passargli  dinanzi.  Tutto  é  semplice,  tutto  è  consueto, 
tutto  è  ovvio,  naturalissimo,  eppure  quella  famiglia,  quegli  animi,  quei 
segreti  pensieri,  sono  il  fiore  del  bello  e  del  buono.  Ti  prevengo  che  non 
v'ha  minima  scossa  in  quella  lettura,  non  funestume  e  né  manco  bizzarria 
di  fortuna,  ma  v'ha  meglio  di  ciò:  caratteri,  passione  intima,  le  seduzioni 
del  piacere  e  lo  splendor  dell'onestà  insieme.  A  questi  cinque  tometti 
unisco  il  recente  François  premier  di  Madame  Gotty^.  Quei  tempi  eroici, 
quella  poetica  civiltà,  quel  sublime  culto  al  più  sublime  concetto  della 
divinità,  la  donna,  vi  sono  tratteggiati  con  fedeltà  storica,  coi  colori  di 
quell'entusiasmo  d'allora,  e  con  una  tintuccia  di  quella  sensualità  che  stilla 
sempre  dalla  mano  femminea.  Finalmente  abbiti  Caliste,  fedelissimo  ritratto 
dei  costumi  svizzeri  attuali  nella  classe  più  ingentilita,  o  vogliam  dire  più 
artifiziale.  Per  ora  non  ti  so  mandar  altro.  Giegler  *  é  sprovvedutissimo  : 
tu  mi  spaventi  coH'enumerazione  di  tutto  ciò  che  già  può  essere  noto  a 
codesta  preziosissima  personcina,  e  fai  ch'io  non  oso  mandar  fin  là  una 
biblioteca  inutile.  Les  Tableaux  de  famille  li  avrà  forse  già  letti  :  allora 
leggili  tu,  e  credi  a  me,  non  avrai  perduto  il  tuo  tempo.  Se  li  trovi  un 
po'  maneggiati  ciò  ti  provi  che  spesse  letture  si  son  fatte  di  quell'esem- 
plare e  da  ciò  argomenta  l'interessamento  che  hanno  inspirato  a  me  ed 
a  chi  ne  ho  raccomandato  la  lettura.  Scellerato  !  andare  in  Sicilia,  tornarne, 

mandarne  ragguagli  a  un  D'A a  un  P e  non  a  me  !  Che  vuoi  con 

ciò  ch'io  pensi  della  tua  discrezione  in  fatto  d'intima  corrispondenza?  - 
Il  mio  Sartirana  é  di  ritorno  oggi   dalla  ghiacciale  Monaco  -  Madama  di 

1)  Mi  pare  evidente  l'allusione  all'opuscolo  del  Chateaubriand:   La  monarchie  selon  la 
charte,  che  attirò  al  grande  letterato  lo  sdegno  del  re  e  del  ministero  Richelieu. 

2)  Augusto  Lafontaine  (1759-1831),  di  famiglia  ugonotta  rifugiata  in   Germania,   scrisse 
molti  romanzi  in  lingua  tedesca. 

3)  Augustine  Gottis,  autrice  di  romanzi  storici. 

4)  Libraio  a  Milano. 


—  284  — 

Stâel  leverà  or  ora  un  miracoloso  grido  in  Europa  ^  Inetti  italiani,  la  fronte 
in  terra,  ammirate,  imparate,  o  imparate  almeno  a  tacere  e  a  venerare 
quei  sommi  ingegni.  Abbiamo  assistito  quindici  anni  alle  scene  di  Napo- 
leone, e  bisogna  che  venga  una  donna,  a  farnelo  conoscere  per  la  prima, 
a  ritrarnelo  al  vivo.  Oh  !  Federigo,  leggerai,  e  vedrai  opera  di  scalpello 
immortale.  Perdonami  ;  io  sono  penetrato  dal  più  divoto  disprezzo  per 
tutto  ciò  che   si   pensa,    dice   e   stampa   dall'Alpi   Cozie   agli    Abbruzzi. 

Addio,  addio. 

Il  tuo  Ludovico. 


CLXVII 

Archivio  Casati  -  Cologno  Moiisese,  Edita  ^. 

L'abate  Ludovico  de  Breme  a  Federico  Gonfalonieri 

20  Febbraio  1817. 
Dolcissimo 

Sono  ammalato  da  lunga  pezza.  Ho  passato  una  quindicina  di  giorni 
col  mio  Padre  nel  suo  castello  di  Sartirana.  La  ninna  analogia  con  quel 
suo  modo  di  vivere,  di  ragionare,  di  portare  i  tempi  e  le  circostanze,  mi 
ha  dato  al  cuore  una  tale  stretta,  che  i  quindici  mi  sembrarono  più  lunghi 
che  i  cento  dell'ottocento  quindici  ai  Borboni. 

Le  tue  lettere  e  i  cenni  tuoi  poetici,  politici,  statistici  mi  hanno  fatto 
pregustare  quella  piena  di  soddisfazioni  che  il  tuo  ritorno  mi  promette. 
L'udirti  mi  varrà  di  prefazione  al  viaggio  che  farò  io  stesso  in  coteste 
contrade,  verosimilmente  nel  venturo  inverno  in  compagnia  di  Corinna, 
e  del  mio  sviscerato  amico,  l'autore  deW Essai  sur  V imagination,  l'aureo 
Bonstetten.  Di  lui  ti  parlerò  con  comodo  e  ti  farò  anche  vedere,  oltre  l'opere 
stampate,  alcuni  preziosi  manoscritti  testé  ricevuti,  di  cui  egli  brama  ch'io 
sia  l'editore.  Mi  compiaccio  che  t'abbiano  raggiunto  i  Douglas  e  i  Lans- 
down  ^  Dici  pur  bene,  etereo  personaggio  è  quella  Lady  Sara;  a  Lady 
Louisa  poi,  le  sta  così  bene  quella  sviscerata  tenerezza  per  la  Douglas,  che 
non  si  può  dare  una  più  bella  armonia.  Amo  assai  quelle  creature  e  le 
contemplo  divotamente.  Mi  penso  che  tu  abbia  capito  siccome  non  aveva 
lasciato  ignorare  a  quelle  due  coppie  la  nostra  vicendevole  intimità  e  la 
mia  appassionata  amicizia  per  te.  Federigo  mio,  ne  farò  altrettanto  sin  nel 

1)  Madame  de  Stâel  stava  redigendo  le  Considérations  sur  la  revolution  française. 

2)  Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit  p.  314. 

3)  Il  3"  marchese  di  Lansdowne,  Henry  Petty-Fitz-Maurice  (1780-1863',,  ministro  con  Fox, 
Canning,  Grey,  Melbourne,  Russell  e  Aberdeen,  era  un  vecchio  amico  di  madame  de  Staël, 
da  lui  ospitata  nell'autunno  del  1813.  Cfr  .  Usteri  et  Ritter,  op.  cit.,  p.  264  e  P.  Gautier, 
Madame  de  Staël  et  Napoléon,  Paris  1903  p.  342.  Il  Duca  de  Broglie,  Souvenirs,  cit.,  I, 
p.  365  lo  proclama  "  le  modèle  du  grand  seigneur  Whig  „. 


—  285  — 

mondo  di  là,  nel  quale  ti  precederò  di  gran  pezza.  Pregoti  che  tu  faccia 
pervenire  l'acchiusa  alia  signora  marchesa  di  Lansdown,  a  cui  deggio 
risposta,  e  che  temo  di  non  raggiungere,  perch'ella  non  è  forse  più  in 
Napoli.  Te  la  raccomando  vivamente,  acciò  non  vada  perduta,  e  le  giunga 
sollecitamente.  A  malgrado  della  mia  vita  travagliata  e  della  fievole  salute, 
non  mi  pare  di  perdere  affatto  il  mio  tempo.  Avevi  a  dire,  spero,  che  non 
l'ho  né  venduto,  né  timidamente  impiegato.  Oh!  la  indipendenza  che  mi 
sono  serbata  vorrei  che  avesse  a  costar  caro  a  più  d'un  felice  impostore, 
e  d'uno  scimunito  prepotente.  La  tua  Milano  va  impozzangherandosi  e 
infradiciandosi,  ch'é  un  gusto.  11  non  p/us  u/fra  della  sapienza  governativa 
per  ciò  che  riguarda  lo  spirito  pubblico,  sta  nel  far  guerra  a  qualunque 
verità  speculativa  che  potrebbe  divenire  pratica  col  tempo.  Le  batterie 
sono  dunque  appuntate  contro  i  pensatori  e  servite  ed  attivate  da  una 
ciurma  di  apostati  nostri.  Questi  dan  mano  a  denigrare  le  più  fulgide  ri- 
putazioni sì  morali  che  letterarie.  Anelli  ',  verbi  gratia,  è  il  poeta  buffone 
della  Polizia  e  mette  in  canzone  e  in  turpe  spettacolo  sulle  scene  del 
teatro  Re  quei  letterati  nostri  o  forastieri  che  si  ha  in  vista  di  rendere 
odiosi  al  pubblico.  Le  damine  di  Milano,  i  signori  Pittagorici,  tutta  la  in- 
numerevole mandra  dei  Lovelace,  soliti  ad  ingombrare,  come  fé  noto,  il 
vestibolo  del  teatro  della  Scala,  accorrono  al  teatro  Re  e  batton  le  palme, 
e  si  consolano  della  loro  crassa  e  nauseosa  ignorantaggine,  con  quella 
berlina  data  a  chi  li  offusca  e  fa  loro  invidia.  Davvero,  Federigo  caro, 
questo  paese  cessa  ormai  di  meritare  quelle  lodi,  cui  erasi  finora  serbato 
alcun  diritto.  La  viltà,  la  malvagità,  la  corruzione  della  massa  sociale  crescono 
a  dismisura.  Le  donne,  le  donne  cadono  in  tal  sozzezza  che  mi  pare  di 
assistere  a  una  celebrazione  di  Saturnali.  Che  rabbia  le  divora,  a  che 
sdegno  le  muove  la  coltura,  la  delicatezza,  l'ingentilimento  che  alcuni 
vorrebbero  promuovere!  Vorrei  che  il  mio  cuore  fosse  uno  specchio,  onde 
vi  si  raffigurassero  tali  quali  le  veggio  io.  Forse  lo  spavento  e  la  vergogna  le 
suggerirebbero  allora  di  rimbiondirsi  un  pochino  l'anima  e  di  riprender  volo. 
Non  dubito  punto  della  rara  gentilezza  di  quella  personcina  ^  a  cui 
prodighi  la  tua  amicizia,  e  fors'anche  più:  Ella  mi  sembra  fin  d'ora  una 
eletta  creatura:  che  tu  non  sei  tale  da  porre  in  basso  oggetto  il  cuor  tuo. 
Oramai  delle  buone  e  belle  ne  abbiamo  pure  incontrate  tu  ed  io  nel 
cammin  della  vita:  ma  se  le  cose  umane  sono  ordite  in  modo  che  non  si 
possa  stringere  con  esse  durevoli  e  pacifici  legami,  cerchiamo  quind' in- 
nanzi in  fondo  a  noi  medesimi,  e  deriviamo  da  noi  medesimi  i  possibili 
abbellimenti  dell'esistenza.  Si  può  e  si  deve  conculcare  i  pregiudizi  altrui, 
quando  ciò  riesca  una  buona  volta  per  tutte.  Ma  se  si  ha  da  ricominciar 
ogni  giorno  la  battaglia,  e  giungere  alla  tomba  tra  gli  urli  e  le  fischiate, 

1)  Il  professor  Angelo  Anelli  nelle  Cronache  di  Pmdo  assaliva  i  romantici,  mentre  la  pa- 
ternità delle  commedie  satiriche  ai  loro  danni  sembra  spettare  a  certo  Paganini.  Cfr.  E.  Clerici, 
op.  cit.,  p.p.  153-154  ed  anche  Cokaccini,  op.  cit.,  pag.  LXIII. 

2)  Allude  certo  alla  principessa  Carolina  Jablonowska. 


—  286  — 

non  so  se  sia  più  né  da  savio  né  da  gentil  animo  di  risolvervisi.  Bensì  non 
ti  nascondo  che  mi  vo  studiando  se  fia  possibile  di  appigliarmi  a  quel 
primo  partito,  e  di  oltrepassare,  a  pugni  e  calci,  la  gran  calca,  e  uscirne 
per  sempre. 

La  possentissima  Staël  mi  scrive  da  Parigi  le  più  amabili  lettere  del 
mondo.  S'ella  non  muterà  titolo,  l'opra  che  vedrà  presto  la  luce  avrà  quello 
Des  causes  et  des  effets  de  la  Revolution  ;  il  ritratto  di  Napoleone  è  tal  cosa, 
che  disgraderà  tutti  gli  scrittori  avvenire.  Addio,  amami,  ch'io  sono  il 

Tuo  Ludovico. 
Ho  mandato  per  altra  via  la  lettera  alla  marchesa  di  Lansdown. 


CLXVIII 


Archivio  di  Sfato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  P.   CLXIX  N.  378.  Edita  \ 

La  principessa  Carolina  Jablonowska 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples,  Lundi  24 2  [Février  1817]. 

Votre  dernière  lettre  m'inquiète  et  me  fait  de  la  peine  —  Vous  m'avez 
toujours  accusée  d'être  mystérieuse,  c'est  bien  à  vous  qui  vous  couvrez 
des  voiles  les  plus  épais  à  me  faire  ce  reproche  —  N'êtes  vous  pas  au 
fait  de  tout  ce  qui  me  regarde,  et  ne  suis-je  pas  dans  une  ignorance 
complète  sur  votre  position?  Vous  me  dites  que  mon  amitié  vous  est  plus 
nécessaire  que  jamais,  que  vous  marchez  sul  filo  d'una  spada  et  que,  si 
je  vous  retire  mon  appui,  vous  tomberez  infailliblement.  Vous  me  priez  de 
ne  pas  vous  abandonner,  et  sûrement  je  ne  vous  abandonnerai  pas, 
sourtout  si  je  puis  vous  préserver  d'une  chute,  mais  ancore  faut  il  vous 
expliquer.  Vous  me  faites  espérer  que  vous  me  parlerez  plus  clairement 
un  jour,  mais  cela  ne  me  suffit  pas.  —  Ce  jour  pourrait  arriver  trop  tard, 
et  comment  voulez-vous  que  je  continue  à  vous  écrire  si  je  ne  sais  seu- 
lement pas  ce  qui  vous  occupe  et  ce  qui  vous  rend  aussi  malheureux  que 
vous  paraissez  l'être?  Vous  parlez  de  confiance;  de  vous  à  moi  je  n'en 
ai  jamais  eu  la  moindre  preuve,  mais,  puisque  nous  sommes  convenus  de 

1)  La  maggior  parte  di  questa  lettera  fu  pubblicata  dal  Chiattone,  art.  cit.  p.  69  e  seg. 

2)  Questo  numero,  che  nell'originale  non  può  leggersi  se  non  25,  va  verosimilmente  cor- 
retto in:  24,  giacche  il  25  febbraio  1817  cadeva  in  martedì  e  questa  lettera  è  evidentemente 
dei  primi  giorni  susseguenti  alla  partenza  dei  Gonfalonieri  per  Roma,  avvenuta  all'apertura 
della  quaresima. 


—  287  — 

nous  dire  tout  ce  que  nous  pensons,  et  puisque  qu'il  est  prouvé  qu'on 
écrit  bien  des  choses  que  l'on  ne  saurait  se  dire,  ce  sera  moi  qui  romperai 
le  silence  et  qui  vous  communiquerai  ma  façon  de  penser  avec  cette  candeur, 
à  la  quelle  vous  en  avez  appellee  si  souvent  —  Vous  m'avez  plus  d' une 
fois  parlé  de  certain  aveu  que  vous  deviez  me  faire,  de  certains  éclaircis- 
sements que  vous  vouliez  me  donner  sur  votre  caractère  —  J'y  ai  réfléchi 
depuis  et  je  ne  crois  pas  être  aussi  loin  de  vous  avoir  deviné  que  vous 
le  croyez  peut  être.  Ces  chagrins  et  ces  amertumes  dont  vous  vous  plaignez, 
vous  ne  les  avez  pas  trouvés  à  Rome '.vous  les  avez  emportés  d'ici,  vous 
les  portez  partout.  Vous  ne  me  persuaderez  pas  qu'ils  proviennent  d'une 
cause  étrangère,  vous  les  trouvez  dans  votre  intérieur,  en  un  mot  dans 
une  union  à  ce  que  vous  dites  mal  assortie.  Vous  m'intéressiez  trop  tous 
les  deux  pour  que  j'aye  pu  vous  voir  pendant  huit  mois  sans  vous 
observer.  —  J'ai  bien  vite  pénétré  un  secret  qui  ne  se  cache  pas  aux  yeux 
d'une  amitié  clairvoyante;  mais,  comme  ni  l'un  ni  l'autre  vous  ne  m'en 
avez  jamais  parlé,  j'ai  craint  de  rompre  un  silence  que  vous  vouliez,  à 
ce  qu'il  parait,  garder  tous  les  deux.  Cependant,  à  la  distance  où  nous 
sommes,  dans  l'incertitude  de  l'époque  qui  nous  réunira,  bien  des  embarras 
disparaissent,  on  franchit  bien  des  obstacles,  et  l'idée  de  pouvoir  peut-être 
vous  être  utile  on  adoucir  votre  sort  par  les  conseils  de  l'amitié  la  plus 
sincère  et  la  plus  vive,  je  dirai  même  par  ceux  de  l'expérience,  me  fait 
passer  par  dessus  ma  réserve  naturelle  pour  pénétrer  malgré  vous  dans 
votre  confiance.  Vous  connaissez  parfaitement  ma  position  à  l'égard  de  Louis, 
mais  je  ne  connais  pas  du  tout  la  vôtre  à  l'égard  de  votre  femme.  Vous 
ne  m'avez  jamais  parlé  d'elle  qu'en  termes  généraux,  qui  ne  m'ont  appris 
que  ce  que  je  voyais  déjà,  que  vous  l'aviez  épousée  sans  amour  et  qu'elle 
vous  était  à  peu  près  indifférente.  —  Mais,  dites  moi,  est-ce  là  une  raison 
de  vous  trouver  tout  à  fait  malheureux?  L'absence  de  l'amour  en  ménage^ 
surtout  quand  il  n'a  jamais  existé,  est  une  privation  mais  n'est  pas  un 
malheur.  Je  pourrais  là-dessus  me  citer  pour  exemple;  moi  qui  suis  tombée 
de  si  haut,  je  suis  quelque  fois  triste,  mécontente,  mais  je  ne  suis  pourtant 
pas  malheureuse  —  Quand  on  a  le  droit  de  s'estimer  peut  on  trouver  son 
sort  si  intimement  à  plaindre?  Quand  une  femme  n'a  à  reprocher  à  son 
mari  que  des  légèretés  et  des  infidélités,  très  affligeantes  sans  doute,  mais 
qui  en  blessant  son  coeur  ne  diminuent  pourtant  pas  l'opinion  qu'elle  a 
du  caractère  de  ce  mari,  quand  ce  mari  comme  vous  a  le  bonheur  si  rare 
d'avoir  une  femme  irréprochable,  à  la  quelle  tout  le  monde  rend  justice 
et  qui  joint  à  toutes  ses  qualités  solides  des  agréments  personnels,  est  on 
donc  si  malheureux?  Vous  allez  m'accuser  encore  de  prendre  le  parti  des 
femmes,  mais  je  vous  assure  que  je  ne  suis  pas  injuste  à  l'égard  de  votre 
sexe.  Je  lui  accorde  bien  des  privilèges  que  vous  même  ne  pensiez  pas 

1)  Delle  inquietudini  destate  nella  sospettosa  polizia,  pontificia  ed  austriaca,  da  questo 
soggiorno  romano  del  Gonfalonieri  ha  pubblicato  i  documenti  il  D'Ancona,  Federico  Con- 
falonieri,  cit.  p.p.  209  e  seg. 


—  288  — 

à  réclamer.  Rappelez  vous  là  dessus  des  conversations  que  nous  avons  eu 
ensemble.  Votre  femme  m'intéresse  et  m'intéresse  particulièrement;  elle 
vous  aime  encore,  et  n'est-elle  pas  par  là  même  assez  à  plaindre?  Ne 
trouvez-vous  pas  le  sort  d'une  femme,  qui  ne  peut  étouffer  un  sentiment 
qui  n'est  pas  partagé,  assez  cruel?  Vous  autres  maris  vous  avez  la  force,  le 
pouvoir  entre  vos  mains,  vous  faites  de  nous  ce  que  vous  voulez,  mais,  si 
nous  vous  sommes  indifférentes,  adoucissez  notre  position  par  des  soins 
et  des  attentions,  qui  ne  remplacent  pas  l'affection  certainement,  mais  qui 
au  moins  en  rendent  la  privation  moins  sensible.  Si  vous  aviez  une  femme 
tracassière,  jalouse,  contrariante,  qui  vous  rendit  votre  intérieur  désagréable, 
je  vous  conseillerai  de  la  fuir;  mais  vous  en  avez  une  douce,  bonne,  em- 
pressée à  vous  plaire,  à  qui  seulement  vous  ne  voulez  pas  en  donner 
l'occasion.  Si  sa  société  ne  vous  convient  pas,  vous  avez  assez  de  moyens 
de  chercher  des  ressources  au  dehors.  —  Rappelez  vous  combien  de  fois 
vous  avez  pris  le  parti  de  Louis  contre  moi  et,  je  l'avoue,  avec  raison. 
Rappelez  vous  que  vous  m'avez  dit  que  la  tâche  de  me  rendre  heureuse  était 
bien  difficile,  ne  pourrai-je  pas  employer  contre  vous  vos  propres  argu- 
ments ?  Tout  ce  que  je  vous  demande  est  de  recevoir  mes  conseils,  comme 
j'ai  toujours  reçu  le  vôtres,  de  ne  pas  me  taxer  d'une  indiscrétion  curieuse, 
qui  se  mêle  de  ce  qui  ne  la  regarde  pas.  Vous  savez  s'il  est  dans  mon 
caractère  de  m' ingérer  dans  les  affaires  d'autrui,  si  au  contraire  ce  n'est 
pas  de  ma  part  la  plus  grande  preuve  d'amitié  et  d'intérêt,  une  preuve 
que  je  n'ai  peut  être  donné  à  personne,  de  vaincre  ma  timidité  naturelle 
pour  pénétrer,  malgré  vous,  dans  vos  secrets.  Il  est  possible  que  je  me 
sois  trompée,  non  pas  sur  la  cause  de  vos  chagrins,  mais  sur  leur  nature. 
Éclairez  moi  sur  ce  qui  vous  touche  d'aussi  près  et  sur  ce  qui  m'intéresse 
vivement.  Je  vous  demande  une  confiance  sans  bornes,  entière,  telle  que 
vous  me  la  devez.  Vous  savez  que  le  manque  de  franchise  et  de  sincérité 
est  le  seul  tort  que  je  trouve  impardonnable.  Ouvrez  moi  votre  coeur  tout 
entier,  parlez  moi  de  vos  sujets  de  plaintes,  de  vos  torts,  ne  craignez  pas 
de  me  donner  mauvaise  opinion  de  vous  ou  de  votre  femme,  en  m'avouant 
tout  ce  que  vous  pouvez  avoir  mutuellement  à  vous  pardonner.  —  Vous 
connaissez  aussi  toutes  mes  imperfections,  je  ne  vous  les  ai  pas  tenues 
secrètes,  et  pourquoi  crandriez  vous  ma  sévérité?  Suis-je  meilleure  que 
mille  autres  et  ai-je  le  droit  d'être  plus  difficile?  Vous  ne  perdrez  rien 
à  mon  amitié  en  vous  accusant;  même,  si  vous  étiez  coupable,  vous  ga- 
gnerez beaucoup  dans  ma  confiance.  Tout  ce  que  vous  me  direz  à  votre 
avantage  ou  même  à  votre  détriment  augmentera  mon  amitié  et  mon 
estime  pour  vous.  Je  ne  veux  pas  vous  parer  de  perfections  imaginaires, 
je  ne  veux  pas  vous  accuser  de  torts  dont  vous  êtes  peut  être  innocent. 
Je  veux  vous  connaître  tel  que  vous  êtes  et  vous  connaître  par  vous  même  ; 
n'est-ce  pas  là  une  des  plus  grandes  preuves  de  confiance  que  je  puisse 
vous  donner?  Mais  c'est  en  même  temps  un  des  ces  appels  à  la  bonne 
foi  aux  quels  vous  avez  prétendu   souvent   qu'on    ne   pouvait  resister, 


—  289  — 

mais  qui  vous  effrayaient  quelque  fois.  Vous  m'avez  demandé  une  épreuve, 
la  voilà,  vous  êtes  siar  d'en  sortir  avec  gloire  pourvu  que  vous  ne  nie 
déguisiez  rien.  Vous  serez  peut  être  étonné  du  courage  avec  le  quel  je 
vous  parle  aujourd'hui,  il  ne  me  ressemble  guère  il  est  vrai,  mais  c'est  la 
peine  véritable  que  m'a  fait  votre  dernière  lettre,  la  perplexité  dans  la 
quelle  elle  m'a  jetée  qui  m'ont  enhardie.  C'est  cette  idée  que  vous  me 
connaissez,  que  peut  être  dans  peu  je  n'existerai  plus  que  dans  votre 
souvenir  et  que  je  voudrais  pouvoir  vous  être  utile  à  tous  les  deux  avant 
l'époque  qui  mettra  entre  nous  des  barrières  bien  plus  insurmontables  que 
celle  de  l'absence,  c'est  la  crainte  que  sans  le  vouloir  je  n'aie  augmenté 
vos  chagrins  par  la  comparaison  que  vous  avez  fait  de  moi,  embellie  de 
toutes  les  erreurs  de  votre  imagination,  avec  votre  femme,  qui,  je  le 
répète,  vaut  mieux,  beaucoup  mieux  que  moi,  ce  sont  tous  ces  sentiments 
réunis,  qui  me  donnent  un  élan  dont  je  ne  me  croyais  pas  capable.  Vous 
m'avez  demandé  une  lettre  bien  longue,  la  voici,  vous  m'avez  dit  que  je 
ne  pourrai  jamais  vous  affliger  qu'en  vous  retirant  mon  amitié  ;  je  vous 
offre  encore  un  moyen  de  l'augmenter.  Vous  voulez,  à  ce  que  vous  dites, 
vous  rendre  encore  plus  digne  de  la  mériter  que  vous  ne  l'êtes  à  présent, 
cela  ne  dépend  que  de  vous  en  me  répondant  avec  une  franchise  sans 
bornes.  —  Toute  déraisonnable  que  vous  me  croyez  et  que  vous  m'aviez 
trouvée  peut-être  sur  mes  propres  intérêts,  je  pourrai  pourtant  vous  donner 
des  conseils  sur  les  vôtres.  —  Ils  partiront  au  moins  de  la  source  la  plus 
pure,  et  d'un  désir  bien  vif  que  le  bonheur,  comme  vous  voulez  bien 
l'appeler,  de  m'avoir  rencontrée  sur  votre  chemin,  tourne  à  votre  profit, 
et  quand  tout  cela  ne  serait  pas,  et  quand  je  ne  pourrais  en  rien  remédier 
aux  chagrins  qui  vous  accablent,  ne  sera-ce  pas  une  consolation  pour  vous, 
que  de  les  voir  partagés,  par  l'amitié  la  più  sincère,  et  d'être  sûr  que  toutes 
vos  plaintes  et  toutes  vos  afflictions  exciteront  en  moi  le  plus  vif  intérêt? 
Je  vous  quitte  de  crainte  d'abuser  de  votre  patience  et  de  prendre  sur  des 
moments  que  vous  pourriez  mieux  employer.  Je  ne  vous  parle  pas  de  moi 
aujourd'hui;  c'est  un  sujet  trop  rabattu  et  que  vous  connaissez  trop  à  fond, 
c'est  à  vous  à  présent  à  subir  l'examen  auquel  j'ai  été  exposée  pendant 
huit  mois.  Vous  avez  l'avantage  d'y  répondre  par  écrit  et  certainement 
vous  trouverez  en  moi  toute  l'indulgence  et  l'intérêt  sur  lesquels  j'ai 
compté  et  je  compterai  toujours  de  votre  part. 

Caroline. 


Répondez  au  plus  tôt  —  11  y  aura  bientôt  une  semaine   que  je   n'ai 
eu  de  vos  nouvelles. 


—  290  — 

CLXIX 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Busta  XX  Fessa  CLXIX. 

N.  384.  Inedita  \ 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Ce  mardi  [?]2  [Février  1817]. 

J'ai  trouvé  dans  mon  écritoire  les  quatre  vers  que  vous  y  avez  laissés 
pour  moi,  ils  m'ont  fait  un  sensible  plaisir  comme  tout  ce  qui  me  vient 
de  votre  part.  —  Conservez  moi  votre  amitié  aussi  pure  et  aussi  inaltérable 
qu'elle  l'a  été  depuis  les  huit  mois  que  je  vous  connais;  de  mériter  le 
véritable  intérêt  d'un  homme  aussi  distingué  que  vous  ne  peut  que  sati- 
sfaire mon  coeur  et  flatter  je  ne  dirai  pas  mon  amour  propre  mais  l'opinion 
que  je  puis  avoir  de  moi-même.  —  Vous  m'avez  demandé  si  Louis  lisait 
les  lettres  que  je  reçois,  je  vous  ai  dit  que  non,  parce  qu'il  a  en  moi  une 
confiance  sans  bornes,  mais  cette  question  de  votre  part  m'inquiète,  non 
pas  que  je  vous  croye  aucune  intention  qui  ne  soit  pas  d'accord  avec  ce 
que  j' ai  connu  de  vous  depuis  que  nous  nous  parlons  avec  confiance 
mais  vous  m'avez  dit  que  l'on  écrivait  souvent  ce  que  l'on  n'osait  pas  dire, 
j'en  suis  convaincue  moi  même  et  c'est  ce  qui  me  donne  le  courage  de  vous 
parler  comme  je  vais  le  faire.  Je  vous  conjure  d'être  irréprochable  dans  vos 
lettres  comme  vous  l'avez  été  dans  toutes  vos  actions  et  dans  tous  vos  di- 
scours, ne  détruisez  pas  ma  sécurité,  ne  troublez  pas  la  douceur  qui  fait  le 
charme  de  notre  relation,  ne  blessez  pas  cette  pureté  que  vous  voulez  bien 
m' attribuer,  qui  s'allarme  d'un  rien,  cela  est  vrai,  et  qui  ne  peut  supporter 
de  se  faire  un  reproche,  ne  me  privez  pas  de  la  consolation  de  pouvoir 
penser  à  vous  et  compter  sur  vous  comme  sur  un  des  meilleurs  amis  que 
i'aye  dans  le  monde.  Vous  me  comprendrez  j'en  suis  siire,  vous  ne  me 
donnerez  pas  tort  j'ose  le  croire,  et  vous  ne  m'en  voudrez  pas  de  vous 
avoir  ouvert  mon  coeur  —  vous  me  demandez  de  la  confiance,  je  crois 
vous  en  avoir  donné  une  grande  preuve  —  n'interprétez  pas  mal  ce  que 
je  vous  dis,  mon  intention  n'est  siàrement  pas  de  vous  faire  de  la  peine, 
bien  au  contraire,  mais  je  veux  me  rassurer  moi  même  —  vous  n'avez 
jamais  mérité  que  je  vous  afflige  et  si  je  l'ai  fait  involontairement  pardonnez- 
le-moi.  Je  vous  quitte  pour  écrire  à  votre  femme  et  lui  faire  le  détail  de 
ma  journée  d'hier  —  je  n'ai  pas  besoin  de  vous  dire  combien  vous  me 
manquez.  Comment  trouvez  vous  la  devise,  que  j'ai  écrite  dans  votre 
portefeuille  ?  je  l'ai  trouvée  dans  un  excellent  auteur. 

Caroline  J. 

1)  La  prima  metà  di  questa  lettera  fu  però  pubblicata  dal  Chiattone,  art.  cit.,  in  Arch. 
Stor.  Lomb.  a.  XXXIII  p.p.  73-74. 

2)  La  data  non  fu  potuta  sufficientemente  precisare,  ma  deve  sempre  trattarsi  del  prin- 
cipio della  quaresima. 


—  291  — 

CLXX 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Busta  XX  -  Pes.  CLXIX 

Fase   X  -  N.  385.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Lundi  ce  3  [mars  1817]. 

J'ai  lu  et  relu  votre  lettre,  vous  me  faites  tant  de  peine,  vous  m'in- 
quiétez tant  que  je  suis  hors  d'état  de  vous  donner  un  conseil.  Je  crains 
de  prendre  sur  moi  la  moindre  responsabilité  puisque  mes  avis  pourraient 
ne  pas  être  sans  quelque  poids  auprès  de  vous  —  vous  allez  bien  vous 
étonner  quand  je  vous  dirai  qu'une  des  choses  que  j'aurais  désiré  le  plus 
eut  été  de  pouvoir  montrer  votre  lettre  à  Louis.   Vous  savez   que  vous 
m'avez  trouvée  souvent  extraordinaire,  eh  bien,  prenez  cette  idée  pour 
une  de  mes  extravagances.  Or  je  vous  assure  cependant  qu'elle  n'est  pas 
aussi  folle  que  vous  le  croirez  d'abord.   Pour  de  la  confiance   dans  le 
caractère  de  Louis,  j'en  ai  une  illimitée.  Il  est  impossible  d'être  plus  délicat, 
plus  scrupuleux  sur  tout  ce  qui  regarde  l'honneur  et  en  même  temps  de 
voir  plus  clair  dans  tout  ce  qui  n'intéresse  pas  ses  passions  ^  —  pourquoi 
ne  lui  parlerais-je  pas  de  vous?  Pourquoi  ne  vous  connaîtrait-il  pas  sous 
un  jour  qui  ne  peut  vous  faire  aucun  tort?  Ne  craignez  pas  qu'il  juge 
votre  ménage  d'après  le  nôtre  ;   il  n'a  jamais   fait   de   comparaison   de 
notre  situation  avec  celle  de  personne.  Si  vous  ne  me  permettez  pas  de  lui 
montrer  votre  lettre,  permettez  moi  au  moins  de  lui  parler  de  vous  —  Ce 
ne  sera  pas  la  première  fois  que  vous  aurez  été  le  sujet  de  nos  entretiens 
mais  je  veux  dans  cette  circostance  y  être  autorisée.  Louis  n'a  pas  été 
plus  aveugle  que  moi  sur  votre  situation,  mais  il  n'en  a  pas  parlé   par- 
ce qu'on  ne  se  mêle  point  volontiers  de  choses  pareilles  quand   on    n'y 
est  point  appelé  —  Ne  vous  a-t-il  pas  parlé  de  moi  avec  une    confiance 
entière?  Et  peut  être  à  sa  place  et  envers  vous  cette  confiance  eut  elle 
été  extraordinaire  de  la  part  de  tout  autre  —  nous  ne  pouvons  pas  nous 
dissimuler  que  nos  situations  réciproques,  et  nos  rapports  mutuels  ne  soient 
pour  le  moins  fort  étranges  —  Vous  n'accuserez  pas  Louis  de  partialité 
à  l'égard  de  l'un  de  vous  au  préjudice  de  l'autre,  il  a  beaucoup  d'amitié 
pour  votre  femme,  mais  peut-être  plus  d' inclination  pour  vous  —  vous 
lui  avez  plu  dès  les  commencements  —  il  pourrait  peut-être  vous  donner 
quelques  conseils  plus  sages  que  les  miens  —  il  est  plus  à  portée  de  juger 
des  rapports  d'un  homme  que  moi  et  il  a  beaucoup  d'expérience  du  monde 
—  et  que  craindriez  vous  de  lui  dévoiler  un  secret  que  tout  le  monde 
saura  dans  quelques  mois,  si  enfin  vous  vous  décidez  à  vous  séparer  de 

1)  Il  gioco  e  le  donne  trascinarono  il  principe  Jablonowski  ad  atti  che   lo   screditarono 
profondamente  ed  amareggiarono  la  vita  della  principessa.    Cfr.  la  nota  2  a  pag.  264. 


—  292  — 

votre  femme?  —  vous  voyez  que  je  ne  veux  rien  faire  sans  votre  aveu, 
cela  me  paraîtrait  une  trahison  et  j'en  serais  incapable  envers  qui  que  ce 
soit  au  monde,  encore  moins  envers  vous  -  mais  ne  me  refusez  pas,  je 
connais  mieux  Louis  que  vous  ne  le  connaissez,  je  sais  ce  qu'il  pense  de 
vous  tous  les  deux.  Fiez  vous  en  à  mon  amitié  qui  ne  craindrait  rien  tant 
siirement  que  de  vous  livrer  et  de  vous  compromettre  —  et  n'ai-je  pas 
toutes  les  raisons  possibles  pour  désirer  que  Louis  ait  de  vous  la  même 
opinion  que  moi?  Peut  être  trouverez  vous  que  je  deviens  trop  exigeante, 
cela  se  peut,  vous  m'avez  souvent  reproché  le  contraire  quand  nous  étions 
ensemble,  mais  vous  savez  si  je  m'intéresse  à  vous,  et  à  ce  titre  ne  devez 
vous  pas  tout  me  pardonner?  Je  vous  assure  que  vous  avez  sur  la  con- 
science d'avoir  troublé  ma  tranqullité  de  plus  d'une  manière  depuis  votre 
départ,  vous  m'en  devez  quelque  dédommagement.  La  continuelle  préoc- 
cupation dans  laquelle  j'ai  été  depuis  que  nous  nous  écrivons  m'a  à  la 
vérité  distrait  de  votre  absence,  mais  elle  ne  m'a  point  fait  de  bien  à  ma 
santé.  Répondez  moi  sans  trop  tarder,  je  vous  en  prie,  je  ne  me  fais 
point  scrupule  de  prendre  sur  vos  amusements,  car  vous  pouvez  écrire 
la  nuit,  ce  sera  une  occasion  de  veiller  —  J'espère  que  vous  avez  assez 
de  confiance  en  Louis  et  assez  bonne  opinion  de  lui  pour  croire  qu'il  ne 
vous  compromettrait  pas  plus  que  moi  auprès  de  votre  femme.  Vous 
trahir  serait  l'action  la  plus  noire,  nous  n'en  sommes  pas  capables  ni  l'un 
ni  l'autre.  Encore  une  fois  refléchissez  mûrement,  avant  de  vous  décider 
sur  ce  que  je  vous  demande  et  telle  que  soit  votre  décision  promettez  moi 
de  ne  point  m'en  vouloir  —  Peut-être  craignez  vous  mes  lettres  autant 
que  vous  aimiez  nos  conversations,  cela  me  ferait  beaucoup  de  peine,  mais 
je  ne  vous  ai  pas  donné  mon  amitié  et  mon  intérêt  à  demi,  de  quoi  voulez 
vous  que  je  vous  parle  si  non  de  ce  qui  me  tient  autant  à  coeur  que 
votre  sor4:  et  votre  avenir?  Ne  me  reprenez  pas  le  nom  d'ange  consola- 
teur que  vous  avez  bien  voulu  me  donner,  et  puissai-je  vous  être  aussi 
utile  que  je  le  désire!  Mai  fatale  comme  vous  me  le  dites  dans  une  de 
vos  lettres. 

Caroline  J. 


—  293  — 
CLXXI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

B.  XX  -  P.   CLXIX  -  N.  398.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Ce  mardi. 

Je  viens  de  recevoir  votre  lettre  et  d'en  achever  la  lecture,  la  poste 
va  partir  et  je  n'ai  pas  le  temps  d'y  répondre,  je  veux  cependant  vous 
écrire  quelques  mots  pour  vous  remercier  de  votre  confiance  pleine  et 
entière,  elle  m'a  touchée,  elle  m'a  fait  plaisir,  elle  ne  m'éloigne  point  de 
vous,  au  contraire,  plus  je  vous  vois  à  plaindre  moins  je  penserai  à  vous 
abandonner  --  Vous  êtes  malheureux  tous  les  deux,  vous  n'êtes  point 
coupables  —  Comment  pouvez  vous  croire  que  jamais  je  fasse  semblant 
devant  votre  femme  de  savoir  ce  que  vous  m'avez  dit?  d'abord  elle  ne  m'a 
jamais  parlé  de  vous,  je  vous  l'assure,  et  comme  vous  dites  bien  on  ne  peut 
pas  avoir  la  confiance  d'un  mari  et  d'une  femme  —  Ce  que  je  vous  en  ai  dit 
ne  venait  que  de  moi  et  de  l'intérêt  que  je  prends  à  vous  deux  —  à  elle 
comme  femme,  à  cause  de  l'amitié  qu'elle  m'a  témoigné  et  des  torts  que 
je  croyais  pouvoir  me  reprocher  envers  elle  —  Mais  vous  savez  que  pour 
ce  qui  est  de  la  conformité  de  caractère  et  d'idées  il  n'y  en  a  point 
entre  nous  —  Je  ne  lui  ai  non  plus  jamais  parlé  de  moi,  c'est  vous  seul 
en  qui  j'ai  eu  cette  confiance.  —  Je  ne  me  suis  mêlée  ni  ne  me  mêlerai  de 
rien  entre  vous,  j'ai  seulement  voulu  voir  si  je  pouvais  peut  —  être  en 
pénétrant  dans  votre  confiance  contribuer  au  bonheur  de  tous  les  deux. 
—  Écrivez-moi  bientôt,  écrivez  moi  souvent,  ne  prenez  aucun  parti  décisif, 
celui  là  vous  reste  toujours,  laissez  moi  le  temps  de  la  réflexion,  je  vous 
assure  que  je  suis  aussi  bouleversée  que  vous  —  parlez  moi  en  detail  de 
votre  situation,  vous  pouvez  bien  voir  par  mes  lettres  à  votre  femme  qu'il 
n'y  a  pas  et  qu'il  n'y  a  jamais  eu  la  moindre  communication  entre  nous 
sur  ce  sujet  —  ma  lettre  est  sûrement  bien  incohérente  mais  la  vôtre  m'a 
tellement  embrouillé  les  idées  que  je  ne  sais  pas  trop  ce  que  je  vous  écris. 

Ayez  seulement  de  la  douceur  et  de  la  patience  avant  de  prendre  ce 
grand  parti  qui  me  fait  trembler'.  —  Comptez  toujours  sur  mon  amitié,  le 
voeu  de  mon  coeur  est  de  pouvoir  vous  la  continuer  jusqu'au  tombeau. 

Caroline. 


1)  Verosimilmente  il  proposito,  maturato  da  Federico  durante  il  soggiorno  di  Roma,  di 
dividersi  da  sua  moglie. 


—  294  - 

CLXXII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Proc.  dei  carbonari 

B.  XX  p.  CLXIX  N.  421.  Inedita. 

La  Principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples -Lundi  ce  17  [Mars  1817]. 

Nos  lettres  se  sont  croisées,  je  vous  avais  deviné,  pressenti;  je  voulais 
prévenir  le  moment  qui  devait  m 'ouvrir  les  yeux,  vous  avez  raison,  c'est  se 
manquer  de  bonne  foi  à  soi  même,  j'avais  tort  peut  être  mais  je  me 
berçais  d'illusions  qui  me  faisaient  trouver  le  calme  et  le  repos  où  je  ne 
les  trouverai  plus.  Ma  lettre  vous  aura  causé  des  inquiétudes  inutiles  après 
celle  que  vous  veniez  de  m' écrire,  telle  impression  qu'ai  fait  sur  moi  la 
vôtre  ne  me  croyez  pas  offensée,  la  franchise  et  la  délicatesse  de  vos 
expressions  ne  peut  mériter  aucun  ressentiment.  Gardez  ma  lettre  comme 
un  préservatif  pour  l'avenir,  si  elle  est  venue  trop  tard  qu'elle  ne  soit 
pas  au  moins  tout  à  fait  inutile.  Retranchez  de  votre  amitié  tout  ce  qui 
pourrait  en  altérer  la  pureté.  L'éloignement  est  une  barrière  pour  quelque 
tems;  mais  voulez  vous  qu'elle  soit  éternelle?  Comptez  vous  réellement 
mettre  des  années,  comme  vouz  avez  la  cruauté  de  me  le  dire,  entre  le  moment 
de  notre  séparation  et  celui  qui  doit  nous  réunir?  Ne  me  privez  pas  du 
secours  de  votre  amitié,  elle  m'est  devenue  nécessaire,  ma  confiance  en 
vous  est  un  besoin,  ne  l'effarouchez  pas.  N'empoisonnez  pas  des  jouissances 
qui  ont  été  si  pures  jusqu'à  présent  et  dans  lesquelles  j'ai  trouvé  des  con- 
solations si  puissantes  à  tous  mes  chagrins.  Soyez  toujours  mon  ami,  ne 
changez  pas  à  mon  égard,  je  vous  promets  une  amitié  une  confiance  et 
une  estime  sans  bornes,  n'est  ce  pas  tout  ce  que  je  puis  vous  donner? 
Si  jamais  vous  me  forciez  à  vous  retirer  ces  sentiments  vous  me  rendriez 
malheureuse.  Justifiez  les,  méritez  les  de  plus  en  plus,  si  je  m'étais 
trompée  en  vous  je  ne  croirais  plus  à  personne  dans  le  monde.  Ecrivez  moi 
souvent  avec  confiance  et  avec  détails,  mais  que  vos  lettres  soient  comme 
vos  entretiens,  n'abusez  pas  de  l'avantage  que  peut  vous  donner  l'élo- 
ignement. Communiquez  moi  tous  vos  projets,  promettez  moi  de  ne  rien 
entreprendre  sans  m'en  prévenir,  vous  avez  un  goût  pour  l'extraordinaire 
qui  m' effraye-Vous  voulez  savoir  ce  que  je  fais  et  la  vie  que  je  mène, 
elle  est  bien  triste,  bien  isolée,  bien  monotone.  Jusqu'à  présent  je  n'ai 
presque  vu  personne,  je  ne  suis  jamais  sortie  le  soir,  le  salon  vert  est 
un  désert,  vons  ne  me  reconnaîtriez  plus,  à  peine  j'arrive  à  minuit  et 
demie  tant  je  suis  fatiguée  et  accablée,  tout  est  insipide  et  ennuyeux  à 
l'entour  de  moi.  Je  ne  suis  bien  que  seule  ou  avec  mes  enfans,  mes  livres 
et  mon  piano.  Je  me  promène  quelquefois,  avec  Louis;  son  bon  coeur 
fait  qu'il  a  pitié  de  mon  isolement  et  de  ma  tristesse.  Il  m'a  dispensé 
jusqu'à  présent  de  voir  beaucoup  de  monde,  cependant  ce  soir  je  suis 
menacée  des  Anglais  et  demain  il  dinent  tous  chez  nous,   j'espère  pour 


—  295  — 

la  dernière  fois.  Galleniberg  soupire  et  vous  regrette,  il  me  plaint  et  partage 
mon  ennui.  St.  Clair*  dort,  Mentz^  ne  dit  mot,  Krasinski^  s'occupe  des 
oranges.  Les  Pourtalès*  me  cultivent  assez,  ce  sont  encore  les  seules  per- 
sonnes que  je  voye  avec  quelque  plaisir,  mais  ils  perdent  à  un  examen 
trop  rigoureux,  pour  le  soutenir  il  faut  des  ressources  qu'ils  n'ont  pas. 
Votre  esprit  et  votre  conversation  m'ont  dégoûté  de  tout  le  reste.  Je  lis 
Massillon,  je  tâche  de  devenir  meilleure,  hélas  jusqu'à  present  je  ne  le 
puis,  le  moral  perd  ses  forces  et  le  physique  succombe,  car  vous  sa- 
vez que  chez  moi  la  santé  ne  tient  qu'à  la  disposition  de  l'esprit.  La 
P.sse  Czartoryska^  me  touche  per  un  intérêt  véritable;  elle  m'a  prié  de  la 
rappeler  à  votre  souvenir.  Je  ne  dis  pas  à  Maman  et  à  Sophie  jusqu'à 
quel  point  je  suis  triste  car  je  crains  de  les  affliger  mais  il  n'est  que 
trop  vrai  que  je  suis  dans  un  état  digne  de  pitié.  Quant  à  vous,  coeur 
de  roche,  qui  nous  avez  abandonné  pour  de  vilaines  pierres  moins  dures 
que  vous,  je  ne  crains  point  de  vous  faire  trop  de  peine  en  vous  parlant 
de  moi.  Au  reste  vous  avez  bien  fait,  il  fallait  une  fois  prendre  ce  ter- 
rible parti,  j'avais  moi  même  besoin  de  recueillement  pour  me  préparer 
au  grand  événement  qui  m'attend,  aussi  ne  croyez  pas  que  je  vous  en 
veuille,  je  ne  le  dis  que  pour  vous  tourmenter.  Quant  à  la  devise  je  l'ai 
adoptée  et  je  prétends  qu'elle  soit  aussi  la  vôtre,  si  vous  changez  au 
moins  il  n'y  aura  pas  de  ma  faute,  mais  n'espérez  pas  que  je  croye  la 
chose  possible,  —  cela  me  ferait  trop  de  mal  —  Faites  mes  amitiés  à  votre 
femme,  j'ai  pour  elle  tous  les  sentimens  d'estime  et  d'admiration  qu'elle 
mérite,  elle  est  bien  bien  bonne,  et  si  je  croyais  jamais  avoir  pu  lui  faire 
de  la  peine,  j'en  serais  inconsolable,  mais  non,  je  ne  me  le  reproche 
point,  elle  a  fait  son  possible  pour  m' assurer  toujours  du  contraire.  Je  ne  vous 
remercie  pas  des  soins  que  vous  avez  eu  de  maman  et  de  Sophie,  je  les 
trouve  naturels;  à  votre  place  j'en  aurais  fait  autant,  ce  que  vous  me  dites 
sur  votre  séparation  avec  elles  et  la  peine  qu'elle  vous  a  fait  m'a  bien 
touchée  —  Je  vous  remercie  aussi  pour  votre  letre  de  Terracine,  elle  m'a 
fait  grand  plaisir  -  Je  vous  renvois  pour  les  nouvelles  plus  communes  à 
Maman  et  Sophie  —  Écrivez  moi  bientôt  et  prouvez  moi  toujours  che  la 
lontananza  e  il  vario  tempo  non  cangia  un  core.  Caroline  J. 

1)11  Marchese  di  Saint  Clair  era  un  emigrato  francese  chiamato  ad  alti  uffici  nella  corte 
delle  due  Sicilie;  dapprima  era  stato  preposto  alle  guardie  reali,  poi  addetto  al  principe 
Leopoldo.  Cf.  sulla  sua  influenza  una  lettera  del  Gen.  Stuart  a  Lord  Liverpool  (Messina  18 
Aprile  I8IO1  Londra,  fVar  Office  I,  308  eRAVASCHiERi,  Il  generale  CarloFilangieri  cit.  pp.  98-99. 

2)  Il  Mentz  doveva  essere  addetto  alla  legazione  austriaca  a  Napoli,  da  quel  che  ne  dice 
il  M.se  Giuseppe  Pucci  in  una  lettera  al  Capponi  (Carraresi,  op.  cit.  Vol.  V.  p.  272), 

3)  Questo  Krasinski,  certo  dell'  illustre  famiglia  comitale  di  Polonia,  non  pare  possa 
identificarsi  col  conte  Vincenzo,  generale  napoleonico  e  più  tardi  maresciallo  della  dieta  polacca 
nel  1818  (Cfr.  Coni  essa  Potocka  Tyskiewicz,  Mémoires  cit.  pp.  354-56  e  392).  Potrebbe 
piuttosto  trattarsi  del  conte  Isidoro  o  del  conte  Ilario 

4)  Il  conte  Federico  (Fritz)  de  Pourtalés  (1779-1861),  valoroso  ufficiale  napoleonico,  poi 
funzionario  prussiano,  e  la  sua  giovane  sposa,  Luisa  de  Castellane  in93-1881)  già  dama 
dell'imperatrice  Giuseppina.  S'eran  sposati  nel  1811. 

5)  La  principessa  Barbara  Czartoryska  nata  Jablonovvska  (1760  1845),  di  cui  spesso  parla 
l'archeologo  Millingen  nelle  sue  lettere  da  Roma  alla  contessa  d'Albany;  cf.  Pélissier 
op,  cit.,  p.p.  163,  168,  182.  Negli  ultimi  anni  s'era  allogata  presso  un  convento  d'orsoline. 


—  296  — 

CLXXIII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  LXII  -  Fessa  C  -  N.  60.  Inedita. 

Il  principe  Luigi  Jablonowski  a  Federico  Gonfalonieri 

Naples,  11  Avril  1817. 

Votre  lettre,  cher  Gonfalonieri,  est  venue  dans  un  moment  où  j'étais 
encore  en  proye  aux  plus  cruelles  inquiétudes  surla  santé  de  Caroline: 
Dieu  merci  elles  ont  entièrement  cessé.  C'est  par  là  que  je  commence  pour 
vous  rassurer,  et  je  passe  au  récit  de  sa  maladie.  Elle  se  plaignait  depuis 
quelque  temps  d'un  rhumatisme  qui  la  fesait  souffrir,  mais  qu'elle  né- 
gligeait selon  sa  louable  inquiétude:  enfin  des  remèdes  internes  et  externes 
avaient  diminué  le  mal,  lorsqu'elle  s'avisa  de  sortir  en  voiture  ouverte  par  un 
vent  froid  qu'a  régné  ici  pendant  les  derniers  jours.  Le  lundi  de  Pâques 
je  m'étais  retiré  de  meilleure  heure  étant  malade  moi  même  et  je  l'avais 
laissée  au  milieu  de  sa  cour;  le  lendemain  matin  on  me  dit  qu'elle  n'a 
pas  dormi  toute  la  nuit,  qu'elle  a  fait  chercher  Schônberg,  qui  a  décidé 
qu'il  faut  la  saigner:  je  cours  chez  elle,  je  la  trouve  avec  tous  les  symptômes 
d'une  pleurésie:  un  point  de  côté  qui  lui  arrache  des  cris  et  des  gémis- 
sements continuels,  de  la  fièvre,  une  toux  de  nerfs:  j'envoye  chercher 
l'accoucheur  Civita  qui  opine  pour  la  saignée,  on  lui  tire  deux  onces  de 
sang  de  la  main:  le  soir,  les  douleurs  n'ayant  pas  diminué,  on  lui  appliqua 
trois  sangsues  sur  le  côté  souffrant,  elle  dormit  un  peu  la  nuit,  avant  hier 
la  fièvre  et  la  toux  cessèrent,  mais  les  douleurs  continuèrent  encore:  elle 
dormit  cependant  assez  bien.  Hier  tous  le  mauvais  symptômes  disparurent, 
la  douleur  diminua  considérablement,  et  aujourd'hui  la  malade  va  quitter 
le  lit.  Voilà,  mon  cher  Confalonieri,  un  récit  exact  de  cette  indisposition  qui 
pendant  vingt  quatre  heures  surtout  m'a  donné  les  plus  vives  inquiétudes: 
je  me  flatte  que  Caroline  s'est  aperçue  de  la  vérité  de  ce  que  vous  lui 
disiez  sur  mes  sentiments  à  son  égard,  et  qu'elle  s'est  convaincue  que 
tous  les  quart  d'heure  passés,  présens  et  à  venir  ne  peuvent  porter  la 
moindre  atteinte  à  ce  fonds  de  tendresse  que  je  lui  porte  et  qu'elle  retrouve 
toujours  et  dans  toutes  les  occasions.  Si  je  l'avais  vue  dans  cet  état,-  la 
première  année  de  mon  mariage,  dans  toute  l'effervescence  de  ma  passion 
pour  elle,  j'aurais  perdu  la  tête,  j'aurais  peut  être  témoigné  plus  de  douleur, 
mais  mon  coeur  n'aurait  pas  été  plus  affecté  qu'il  ne  l'a  été  à  présent. 
Je  voudrais  qu'elle  fût  convaincue  de  cette  vérité  autant  qu'elle  devrait 
l'être  et  elle  serait  bien  plus  heureuse  qu'elle  n'est,  car  certainement  tout 
ce  qu'il  y  a  de  bon  dans  mon  coeur  est  à  elle  et  pour  elle,  et  ce  que  je 
distribue  en  quarts  d'heure  vaut  si  peu  la  peine  d'être  regretté  que  dès 
que  j'aperçois  qu'une  femme  est  bien  distinguée,  et  mérite  plus  qu'un 
quart  d'heure,  je  change  entièrement  de  manière  d'être  et  je  suis  tenté 
de  lui  demander  pardon  de  m'être  montré  autre  que  je  ne  suis.  Cela  m'est 


—  297 


arrivé  plus  d' une  fois,  vous  aurez  même  pu  l'observer,  et  en  dernier  lieu 
cette  métamorphose  a  frappé  Lady  Jersey  ^  que  j'ai  voulu  détromper  sur 
mon  compte  avant  son  départ,  et  qui  a  été  fort  étonnée  de  me  voir  substituer 
le  langage  d'  un  hom.me  raisonnable  à  ce  jargon  qui  est  quelquefois  si 
brillant  dans  un  salon,  auquel  la  langue  française  prête  tant  et  que  je 
suis  presque  honteux  de  manier  avec  quelque  avantage.  Mais  voilà  le 
malheur  d'être  en  place  :  avant  d'être  Ministre,  je  préférais  les  conversations 
sérieuses  à  toute  autre  :  depuis  que  je  le  suis,  je  crains  trop  la  franchise 
de  mon  caractère  et  la  chaleur  de  mon  sang,  et  j'aime  mieux  dire  des 
riens  que  risquer  de  parler  contre  ma  conviction  ou  contre  mes  devoirs. 
Mais  je  vois  que  je  ne  parle  dans  tout  ceci  que  de  moi  seul;  cela  vous 
prouve  combien  je  compte  sur  votre  amitié.  Naples  est  désert:  depuis  trois 
jours  je  ne  suis  sorti  que  pour  quelques  moments  et  je  n'ai  vu  personne. 
Vous  allez  voir  d'Aspre  qui  va  en  courrier  à  Vienne  et  qui  vous  don- 
nera de  nos  nouvelles.  Mardi  prochain  Caroline  vous  écrira  elle  même, 
en  attendant  elle  me  charge  de  vous  faire  mille  amitiés  à  vous  et  à 
votre  aimable  épouse,  à  laquelle  je  demande  bien,  bien  pardon  de  n'avoir 
pas  répondu  à  son  aimable  et  amical  billet:  mais  entre  l'arrivée  de  Wal- 
moden  ^,  ses  présentations,  les  diners  donnés  pour  lui,  et  la  maladie   de 

1)  Sara  Sofia,  contessa  di  Jersey  (moglie  del  5»  Lord  Jersey),  che  ebbe  una  larga  in- 
fluenza politica  in  senso  liberale,  era  allora  in  Italia.  Mme  de  Stâel  l'aveva  raccomandata 
alla  C.ssa  d'AIbany,  con  un  biglietto  riprodotto  in  Pélissier,  op.  cit.  p.  661,  come  "  la  plus 
jolie  et  l'une  des  plus  agréables  personnes  de  l'Angleterre  „.  Il  Brougham  l'aveva  trovata 
a  Roma  nell'inverno  1816-1817  e  si  doleva,  in  una  lettera  al  Creevey,  dei  danno  che  sarebbe 
venuto  ai  whigs  dalla  lunga  assenza  della  dama  che  cosi  efficacemente  ne  patrocinava  gli 
interessi  nel  gran  mondo  inglese.  Cfr.  Maxwell,  Creevey  papers,  cit.  t.  I,  p.p.  259-60.  II 
Maxwell,  op.  ait  t.  I,  p.  296,  riproduce  il  bel  ritratto  di  Lady  Jersey  dipinto  da  Sir  Thomas 
Lawrence.  Questa  gran  dama,  oltre  che  col  Brougham,  col  Wellington  e  col  Palmerston,  fu 
in  intrinsechezza  col  Talleyrand  e  lettere  ch'egli  le  scrisse  furon  pubblicate  in  Comtesse 
DE  Mirabeau,  Le  Prince  de  Talleyrand  et  la  maison  d'Orléans,  Paris  1890,  p.p  151,  193, 
255.  Negli  ultimi  anni  Lady  Jersey  era  divenuta  assai  meno  favorevole  ai  whigs,  ed  è  forse 
questa  una  delle  ragioni  per  le  quali  essa  è  così  maltrattata  da  Lord  Grey  e  dalla  principessa 
di  Lieven  nel  loro  carteggio.  (Vedi  Guy  le  Strange,  Correspondence  of  Princess  Lieven 
and  Earl  Grey,  London  1890,  p.  es.  vol.  I  p    260,  vol    II  (p.p.  233-34  e  vol.  III.  p.p.  45  e  56). 

2)  11  generale  austriaco  Wallmoden,  gentiluomo  valorosissimo,  che  esercitò  inoltre  una 
sorta  di  reame  sui  salotti  cosmopoliti  per  mezzo  secolo.  Nato  a  Vienna  nel  1769  di  antica 
schiatta  sassone,  Luigi  Giorgio  Wallmoden-Gimborn,  dopo  aver  servito  negli  eserciti  anno- 
verese  e  prussiano,  passò  agli  stipendi  austriaci  alla  pace  di  Basilea,  volendo  proseguire 
a  guerreggiare  contro  la  Francia  rivoluzionaria.  Ebbe  pure  incarichi  diplomatici  dal  governo 
austriaco  e  fece  rapida  carriera,  essendosi  particolarmente  segnalato  nella  campagna  del 
1809;  alla  fine  di  questa  ebbe  come  tenente  maresciallo  il  coniando  di  una  divisione.  Insof- 
ferente dell'alleanza  franco-austriaca,  ottenne  dall'imperatore  Francesco  di  poter  passare  al  ser- 
vizio russo.  In  tale  qualità  ed  anche  come  generale  di  un  corpo  anglo-russo,  organizzò  la  guer- 
riglia nella  Germania  del  Nord  sui  fianchi  dell'esercito  napoleonico.  Finita  la  campagna 
del  1814  colla  vittoria  degli  alleati,  il  Wallmoden  riprese  il  suo  posto  nell'esercito  austriaco. 
Nel  1815  negoziò,  come  commissario  austriaco,  l'armistizio  imposto  ai  francesi  dalla  disfatta 
di  Waterloo  (Cfr.  F.  M.  Duke  of  Wellington,  Supplem.  Despatches,  cit.  vol  X  p.p.  639  e  652). 
Fu  collocato  nell'autunno  1816  alla  testa  delle  truppe  d'occupazione  del  Regno  di  Napoli. 
Vi  ritornò  col  Frimont  a  capo  della  sua  divisione  nel  1821  e  vi  riebbe  il  comando  delle  forze 


298 


Caroline  je  n'ai  pas  eu  le  temps  de  respirer;  j'espère  qu'elle  me  pardon- 
nera; en  attendant,  ingrat,  vous  voyez  que  mes  loisirs  ne  sont  pas  tous 
dédiés  au  beau  sexe,  puisque  je  prends  sur  mon  sommeil  pour  vous  écrire 
le  bavardage  que  je  termine  en  vous  embrassant  et  en  vous  assurant  de 
ma  sincère  amitié. 

Jablonowski. 


CLXXIV 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  13  d'avril  [1817]. 

J'ai  reçu  votre  lettre  aujourd'hui:  et  je  m'empresse  d'y  répondre,  car 
dans  mon  état  de  santé  je  ne  puis  rien  remettre  au  lendemain.  J'aurais 
désiré  sans  doute  que  vous  eussiez  accédé  à  ma  demande,  vous  ne  l'avez 
pas  voulu,  cela  m'a  fait  beaucoup  de  peine.  Mes  intentions  étaient  pures, 
mes  motifs  raisonnables,  votre  refus  ne  me  le  paraît  pas  autant.  Pourquoi 
craignez  vous  donc  de  perdre  dans  la  bonne  opinion  de  Louis  si  vous 
n'avez  pas  perdu  dans  la  mienne?  Je  ne  puis  vous  donner  aucun  conseil  ; 
la  situation  est  trop  délicate,  je  ne  m'en  sens  ni  les  moyens  ni  le  courage, 
d'ailleurs  il  paraît  que  votre  parti  est  pris  irrévocablement,  agissez  d'après 
vos  idées  et  vos  sentiments.  Tâchez  de  sauver  les  apparences  pour  tous 
les  deux,  je  ne  doute  pas  que  votre  conduite  ne  soit  honorable,  et  je 
désire  qu'elle  ne  me  fasse  revenir  en  rien  sur  l'opinion  peut  être  exaltée 
que  j'ai  toujours  eu  de  votre  caractère  et  de  vos  sentiments.  Je  n'ai  pas 
besoin  d'un  grand  effort  de  confiance  pour  vous  expliquer  comment  vous 
avez  troublé  ma  tranquillité  de  plus  d'une  manière.  Vous  le  savez  du  reste, 
et  cette  question  est  inutile.  Cependant  je  vous  répondrai  avec  ma  franchise 
accoutumée.  La  lettre  que  j'ai  reçu  de  vous  après  votre  départ  et  que  j'ai 
inutilement  cherché  à  prévenir,  la  situation  embarassante  dans  la  quelle 


austrìache,  passando  poi  in  Sicilia  per  ristabilirvi  il  potere  assoluto  dei  Borboni.  Il  suo 
tatto  non  fu  certo  soverchio  per  render  meno  gravoso  l'intervento  alle  popolazioni  riluttanti. 
Analoghe  doti  furon  poste  in  luce  dalle  alte  cariche  militari  che  il  Wallmoden  ebbe  nel 
Lombardo-Veneto  per  molti  anni.  Egli  avrebbe  voluto  attirare  nel  campo  dei  fautori  dell'Au- 
stria patriotti  come  lo  Zucchi  (Cfr.  L.  Fagan,  Lettere  ad  Antonio  Paniezi  di  uomini  illu- 
stri e  di  amici  italiani,  Firenze  1880,  p.  106)  Non  lasciò  l'esercito  attivo  che  dopo  la  cam- 
pagna del  1848  e  mori  nel   1862. 


—  299  — 

je  me  suis  trouvée  lorsque  vous  m'avez  demandé  un  conseil,  et  un  conseil 
de  quelle  importance!  le  doute  dans  lequel  je  serai  toujours  que  je  n'aye 
involontairement  ajouté  à  vos  chagrins  et  à  vos  mécontentements  do- 
mestiques, n'y  a-t-il  pas  là  de  quoi  inquiéter  une  conscience  encore  beaucoup 
moins  délicate  que  la  mienne?  Je  me  fais  des  reproches,  je  ne  suis  pas 
d'accord  avec  moi  même,  je  ne  puis  que  vous  être  inutile  et  peut  être 
je  vous  ai  été  ou  vous  serai  encore  nuisible,  il  y  a  dans  tout  cela  plus 
d'étoffe  qu'il  n'en  faut  pour  me  tourmenter.  Vous  qui  me  connaissez  si 
bien  deviez  pour  le  moins  trouver  la  chose  très  naturelle.  Je  ne  vous 
parlerai  plus  de  vous  puisque  vous  ne  le  voulez  pas  et  que  ce  serait 
inutile,  mais  je  ne  puis  guère  vous  parler  de  moi  même,  je  suis  trop 
souffrante,  trop  abattue,  d'ailleurs  vous  prétendez  que  je  lis  et  relis  mes 
lettres  et  je  trouve  au  contraire  que  je  ne  les  ai  pas  assez  relues.  Ma 
santé  ne  va  pas  bien,  j'ai  été  sérieusement  malade  ces  jours  —  ci,  Louis 
m'a  soignée  avec  une  tendresse  qui  m'a  beaucoup  touchée,  en  vérité  il 
m'aime  plus  que  je  ne  le  mérite  et  je  trouve  que  je  ne  suis  pas  pour  lui 
un  être  à  regretter.  Il  passe  beaucoup  de  son  temps  avec  moi  et  me  fait 
la  lecture;  dans  les  moments  oii  je  suis  seule  je  lis  encore,  c'est  ma  seule 
distraction.  Depuis  deux  jours  je  vois  le  ristretto  le  soir,  mais  seulement 
jus'à  dix  heures  et  demie  car  on  ne  veut  pas  que  je  veille.  Gallemberg 
et  les  Pourtalès  m'ont  témoigné  beaucoup  d'intérêt  dans  cette  occasion, 
mais,  comme  vous  savez  que  je  ne  crains  rien  tant  que  les  sacrifices,  je 
trouve  toujours  qu'ils  en  font  beaucoup  trop  —  Maman  et  Sophie 
seront  frappées  de  mon  changement  ^  Adieu,  j'ai  vraiment  du  mérite 
à  vous  écrire  vu  [que]  cela  ne  me  vaut  rien;  continuez  moi  toujours 
votre  amitié,  quant  à  la  mienne  vous  savez  que  vous  ne  pourriez  la  perder 
ou  même  la  diminuer  que  par  votre  propre  faute.  Louis  vous  a  écrit  ces 
jours-ci;  j'ai  été  tout  étonnée  de  voir  une  lettre  de  vous  en  français.  Mille 
choses  à  votre  femme. 


CLXXV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  17  avril  [1817]. 
Votre  lettre  m'a  bien  touchée,  chère  Madame  Gonfalonieri,  je  voulais  aussi 
vous  écrire  à  peine  arrivée,  mais  je  n'en  ai  pas  trouvé  le  temps  et  c'est  d'Aspre 
que  j'ai  chargé  de  vous  dire  que  ma  soeur  était  entièrement  remise.  J'avais 
reçu  une  si  violente  secousse  le  jour  de  mon  départ  qu'il  m'a  été  impossible 
de  vous  dire  adieu  ;  je  n'en  avais  plus  la  force,  j'ai  voulu  aussi    par   là  vous 

1)  La  contessa  Sofia  Woyna  e  sua  madre  erano  allora  a  Roma  coi  Gonfalonieri. 


—  300  — 

épargner  un  moment  pénible,  je  dis  pénible  parce  il  vous  aurait  rappelé  celui 
de  votre  séparation  d'avec  Caroline,  je  n'ai  pas  assez  d'amour  propre  pour  me 
flatter  que  vous  me  regrettiez  pour  moi  et,  si  vous  m'accordez  un  souvenir  en 
pensant  au  salon  vert,  c'est  tout  ce  que  je  vous  demande  et  tout  ce  que  j'ose 
espérer.  Notre  vo3rage  a  été  heureux,  je  n'en  voyais  cependant  pas  la  fin,  je 
sentais  que  j'étais  maussade  et  que  je  devais  être  insupportable  à  la  bande 
joyeuse  qui  ne  partageait  pas  mes  inquiétudes.  Je  ne  pouvais  prendre  sur  moi 
de  dire  un  mot;  à  mesure  que  j'approchais  de  Naples  mes  angoisses  augmentaient; 
je  vis  cependant  la  pierre  sur  la  quelle  nous  écrivîmes  à  Caroline  à  Mira  avec 
ce  mélange  de  plaisir  et  de  peine  que  l'on  éprouve  toujours  en  fixant  les 
objets  qui  nous  retracent  le  souvenir  de  nos  amis.  J'ai  trouvée  Caroline  dans 
son  salon  entourée  de  sa  cour;  comme  je  m'attendais  à  la  trouver  très  faible 
et  très  défaite,  je  n'ai  point  été  frappée  de  sa  mine  quoique  elle  ait  un  peu  maigri; 
elle  est  bien  aujourd'hui,  elle  ne  dine  pas  encore  à  notre  table  mais  dans  sa 
chambre  à  coucher  toute  seule,  elle  se  couche  avant  minuit,  voilà  la  réforme 
à  laquelle  elle  est  condamnée  depuis  sa  dernière  indisposition.  S.t  Clair,  Gal- 
lemberg  sont  toujours  les  fidèles,  \e  freddo  interno^  n'était  pas  venu  de  quelques 
jours,  mais  dès  qu'il  a  appris  notre  arrivée  il  nous  a  fait  une  visite.  Il  part 
dimanche  pour  sa  terre  où  il  compte  rester  un  mois,  puis  il  va  à  Milan,  il  m'a 
parlé  de  vous  avec  beaucoup  d'intérêt.  Les  Pourtalès  sont  aussi  les  piliers  du 
salon  vert  devenu  à  présent  assez  désert.  J'ai  été  aujourd'  hui  me  promener 
avec  Caroline  et  puis  j'ai  du  faire  le  Cicerone  de  Thérèse 2,  je  l'ai  menée  à 
S.t  Charles;  la  salle  l'a  beaucoup  frappée,  mais  le  spettacle  était  au  dessous  de 
la  critique.  L'Opéra  et  le  ballet  étaient  nouveaux,  mais  tellement  mauvais  que 
j'en  étais  fâchée  pour  Thérèse.  Je  vous  écris  au  retour  de  S.t  Charles,  n'ayant 
pas  pu  trouver  un  autre  moment  dans  la  journée;  il  faut  se  mettre  un  peu  en 
mouvement  pour  la  petite  ;  comme  Caroline  ne  peut  rien  faire  pour  elle  c'est 
moi  qui  dois  me  sacrifier.  Elle  n'a  pas  eu  beaucoup  de  succès  ici.  L'Opetaniec^ 
la  trouve  très  jolie  mais  il  dit  qu'il  il  faut  qu'elle  fasse  encore  bien  des  ma- 
ladies avant  de  pouvoir  lui  plaire,  vous  savez  qu'il  n'aime  pas  les  joues  roses, 
et  que  l'on  n'est  jamais  assez  faible  ni  assez  pâle  pour  lui.  Louis  n'est  pas  non 
plus  extasié  de  sa  beauté.  Voici,  chère  madame  Confalonieri,  tout  ce  que  je 
puis  vous  dire  aujourd'hui  ;  je  veux  écrire  un  petit  mot  à  votre  mari,  je  serais 
au  désespoir  s'il  croyait  que  je  lui  en  veux  de  m'avoir  un  peu  alarmée.  Je  lui 
porte  trop  d'amitié  pour  pouvoir  me  fâcher  contre  lui.  Il  nous  a  reconduit  deux 
postes,  c'était  bien  bon  à  lui.  Adieu,  chère  et  bonne  madame  Confalonieri, 
conservez  moi  une  petite  place  dans  votre  coeur,  je  la  mérite  par  tout  l'atta- 
chement que  je  vous  porte. 

Sophie. 
Cusani  est  absent  pour  quatre  ou  cinq  jours  encore,  dès  qu'il  arrivera  je 
lui  remettrai  votre  lettre  ;  j'ai  donnée  l'autre  à  la  princesse  Czartoryska. 

1)  Questo  pseudonimo  potrebbe  forse  riferirsi  al  conte  Haugwitz.   V.  la  nota  4  ap.  271. 

2)  Forse  la  principessa  Teresa  Jablonowska,  canonichessa  del  capitolo  austriaco  di  Sa- 
voia, dama  assai  colta.  La  sorella  della  contessa  Woyna  madre  s'era  invero  già  sposata  a 
sua  volta  nella  casata  principesca   dei  Jablonowski. 

3)  Dev'essere  un  sopranome  polacco  e  sembra  designare  il  conte  di  Gallemberg,  appas- 
sionato per  la  musica.  Opetaniec  in  polacco  vale  invasato. 


301 


CLXXVI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari. 

Busta  XX  -  P.  CLXIX  -  Fase.  X  -  N.  3S0.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  20  d'avril  [1817]. 

Mon  intention  n'a  jamais  été  de  vous  affliger  profondément  et  encore 
moins  irréparablement  comme  vous  le  dites,  mais  j'étais  peinée,  je  l'avoue,  de 
votre  peu  de  confiance  en  moi,  je  vous  l'ai  peut-être  témoigné  un  peu  trop 
vivement,  j'en  suis  fâchée  puisque  cela  vous  a  fait  de  la  peine  —  je  ne 
vois  pas  qu'il  y  ait  un  si  grand  mal  à  vous  dire  que  vous  ne  pourrez 
perdre  mon  amitié  que  par  votre  propre  faute,  il  me  paraît  au  contraire 
que  c'est  vous  assurer  de  ne  la  perdre  jamais  tant  que  vous  y  mettrez 
du  prix,  c'est  vous  mettre  à  l'abri  de  tout  caprice  de  ma  part,  de  ces 
changements  que  vous  craigniez  tant  —  puis-je  vous  offenser  en  vous 
laissant  l'arbitre  de  notre  position  réciproque?  En  vérité  vous  m'avez  bien 
mal  comprise  —  vous  me  faites  encore  un  reproche  de  ne  pas  vous  parler 
de  moi  tant  que  je  suis  abattue  et  souffrante,  mais  d'abord  je  suis  très  peu 
en  état  d'écrire  parce  que  cela  me  fatigue  beaucoup  trop,  et  mon  physique 
influe  tellement  sur  le  moral  dans  ce  moment-ci  que  je  suis  triste,  inquiète, 
sans  savoir  pourquoi,  et  en  vérité  je  saurais  aussi  peu  vous  expliquer 
mes  sentiments  et  mes  idées  que  je  sais  m'en  rendre  compte  à  moi  même. 
—  Ce  serait  bien  à  vous  qui  jouissez  de  toutes  vos  facultés  morales  et 
que  rien  ne  fatigue  à  faire  à  present  les  frais  de  notre  correspondance  — 
Si  je  vous  réponds  brièvement  et  d'une  manière  qui  ne  vous  satisfasse 
point,  ne  m'en  voulez  pas,  je  suis  plus  à  plaindre  qu'à  blâmer.  L'arrivée 
de  toute  ma  famille  '  avec  leur  tenants  et  aboutissants  a  un  peu  changé 
mes  habitudes  tranquilles  et  monotones,  au  reste  je  ne  les  vois  que  le 
soir,  où  j'ai  l'air  si  fatiguée  de  tout  ce  qui  se  passe  autour  de  moi  que 
je  leur  fais  pitié.  Les  nouvelles  connaisances  auront  une  singulière  idée 
de  moi,  et  en  vérité  je  fais  un  sacrifice  d'amour  propre  en  m'exposant  à 
eux  telle  que  je  suis  à  présent.  Mais  il  faut  bien  combattre  cet  ennemi 
l'amour  propre  j'entends,  surtout  dans  un  moment  où  toutes  mes  idées 
doivent  prendre  une  tournure  plus  sérieuse.  Dans  la  société  je  suis  à  peu 
près  un  automate,  et  je  paralyse  même  ceux  qui  m'entourent,  vous  con- 
cevez combien  de  se  sentir  en  cet  état  est  décourageant.  Je  demande  à 
Dieu  du  courage,  j'en  manque  souvent.  Je  n'ai  pas  même  la  ressource  de 
la  promenade  car  il  fait  toujours  très  froid  et  le  mouvement  de  la  voiture  ■ 
m' incomode  beaucoup.  Tout  en  vous  disant   que  je  ne  parlerai  pas  de 

1)  La  zia  e  la  cugina  venute  da  Roma  a  Napoli  colla  contessa  Sofia. 


—  302  — 

moi  je  me  suis  laissée  entraîner,  c'est  un  sujet  bien  ennuyeux  pour  le 
moment,  et  je  vous  en  demande  pardon  —  Quant  à  vous,  corrigez  vous 
un  peu  de  votre  susceptibilité,  vous  savez  que  je  vous  la  reprochais  ici, 
ce  n'est  pas  que  je  trouve  mauvais  que  vous  sentiez  vivement,  au  con- 
traire c'est  une  de  vos  bonnes  qualités,  mais  c'est  plutôt  de  la  rancune 
dont  je  voulais  parler,  vous  en  conservez  quelque  fois  un  peu  trop  long- 
temps —  Gallemberg  ne  vous  a  pas  encore  répondu,  je  crois,  je  l'en  ai 
grondé  l'autre  jour,  il  est  d'une  paresse  inoiiie  pour  écrire.  Je  pense  ne 
pas  mériter  le  même  reproche  —  je  n'ai  pas  mis  l'adresse  de  votre  logement 
sur  ma  dernière  lettre.  Vous  l'avez  rêvé. 

Caroline  J. 


CLXXVII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  Contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  26  [avril  1817]. 
Que  vous  êtes  bonne,  chère  Madame  Confalonieri,  de  m'avoir  écrit  au  retour 
de  votre  course  d'Albano,  je  suis  bien  sensible  à  toutes  les  preuves  d'amitié  que 
vous  me  donnez,  c'est  me  gâter  que  de  m'écrire  deux  lettres  par  semaine.  Vous 
êtes  donc  encore  toujours  en  courses  à  voir  des  antiquités  qui  pour  vous  sont 
sans  intérêt  et  où  vous  n'allez  que  par  respect  humain,  je  serai  bien  aise  pour 
vous  quand  tout  cela  sera  fini  et  que  vous  prendrez  le  chemin  de  votre  patrie. 
Votre  coeur  y  trouvera  des  consolations  dont  il  semble  avoir  besoin  -  mais 
comment  ferez  vous  pour  passer  cette  route  si  dangereuse  par  les  maladies  qui 
y  régnent?  Ne  vous  exposez  pas  trop  avec  votre  insouciance  de  la  vie,  vous 
pourriez  bien  négliger  de  prendre  les  précautions  nécessaires  et  cela  m'inquiète 
beaucoup.  Au  reste  nous  sommes  ici  au  milieu  d'une  maladie  bien  contagieuse, 
depuis  mon  départ  il  est  mort  vingt  deux  mille  personnes,  on  ne  fait  rien 
pour  arrêter  cette  épidémie  qui  est  réellement  bien  effrayante.  Le  mauvais 
temps  qu'il  fait  ici  a  empêché  Thérèse  de  commencer  ses  courses,  j'ai  été  l'autre 
soir  à  l'Académie  bien  à  mon  corps  défendant,  mais  il  fallait  y  introduire  ma 
cousine  qui  dansa  la  première  valse  avec  Louis;  moi  j'avais  l'air  de  sa  duègne, 
car  je  ne  dansais  pas  et  restais  tristement  sur  une  chaise  ;  le  bal  était  peu 
nombreux  mais  Thérèse  qui  s'amuse  facilement  en  fut  contente,  aujourd'hui 
Louis  la  méne  chez  les  Talbot  i,  je  me  suis  dispensée  de  cette  soirée  pour  rester 
avee  Caroline  qui  n'a  vu  que  le  ristretto.  Elle  a  été  fatiguée  ces  jours  ci   des 

])La  contessa  Woyna  può  alludere  a  que»  Talbot,  discendenti  dai  celebri  parlamentari  inglesi 
del  trecento,  che  si  stabiliron  pressoché  in  Italia,  attrattivi  anche  dalla  loro  singolare  devo- 
zione alla  S.  Sede.  Lord  John  Talbot,  di  cui  trattasi  probabilmente,  aveva  sposato  una 
cugina,  della  sua  stessa  schiatta.  Alla  morte  dello  zio  Lord  Charles  (  1827)  ereditò  la  paria 
dei  conti  di  Shrewsbury  (i  quali  vengon  primi  in  rango  fra  i  conti  di  Inghilterra  e  d'Irlanda) 
e  grandi  sostanze,  che  profuse  in  opere  di  religione  e  di  carità.  Sebbene  partecipasse  ai 
dibattiti  della  Camera  dei  Lords,  questo  16°  conte  di  Shrewsbury    ritornava  sempre   volon- 


—  303  — 

diners  que  Louis  a  donnés,  elle  n'a  paru  qu'après  le  diner,  cependant  cela  l'a 
gênée  —  Cicogna  était  du  nombre  des  convives,  Caroline  l'a  trouvé  mieux  qu'elle 
ne  s'y  attendait.  La  perle  des  jeunes  gens  arrivés  dernièrement  c'est  Pahlen  ' 
mais  il  vient  rarement  quoique  on  compte  le  mettre  sur  la  liste  du  ristretto  ; 
le  Chevalier  des  alpcs  (je  ne  sais  pas  si  vous  reconnaîtrez  Fritz  Pourtalès  à  ce 
nouveau  titre)  a  été  dernièrement  à  Ischia  avec  sa  femme  qui  l'y  a  vraiment 
forcé;  c'était  une  grande  partie  dont  je  devais  être,  mais  dont  je  me  suis  excusée. 
Toute  la  société  a  eu  le  mal  de  mer  à  l'exception  de  Fritz  Pourtalès  et  des  2 
Walmoden.2  Krasinski  était  à  demi  mort.  Madame  James^  est  restée  évanouie 
pendant  très  longtemps.  M.r  Ramdohr^  faisait  mille  farces  et  les  messieurs  bien 
portants  couraient  d'une  dame  à  l'autre  pour  leur  tenir  la  tête  —  le  freddo 
interno  est  parti  il  est  venu  le  matin  prendre  congé  de  nous.  —  Adieu,  chère 
bonne  Madame  Gonfalonieri,  c'est  la  dernière  lettre  que  je  vous  adresse  à  Rome. 
Comme  votre  mari  est  absent,  je  ne  lui  répondrai  que  le  courrier  prochain  — 
Si  Apponyi  ^  est  encore  à  Rome  recommandez  lui  les  paquets  que  j'ai  laissé 
chez  lui  —  Je  vous  embrasse  de  tout  mon  coeur. 

tieri  a  Roma,  ove  aveva  accasato  la  figliola  maggiore  Lady  Mary,  divenuta  principessa 
d'Oria,  e  la  secondogenita,  Lady  Gwendolen,  che  per  troppo  breve  tempo  fu  sposa  al  principe 
di  Sulmona,  D.  Marc'Antonio  Borghese.  Il  rimpianto  di  questa  bellissima  ed  ottima  dama 
non  è  ancor  estinto  in  Roma.  Cfr.  Matilde  Fiorilli,  Guendalina  Talbot  Borghese,  Milano 
1906  ed  anche  D  Silvagni,  La  corte  e  la  società  romana  nei  secoli  XVIII  e  XIX,  Roma 
1885  voi.  IIL   Lord  John  Shrewsbury  morì  nel  1852. 

1)  Verosimilmente  il  conte  Nicola  Pahlen,  presto  divenuto  intrinseco  del  Gonfalonieri. 
Nato  nel  1790,  quintogenito  del  celebre  conte  Pietro  ch'ebbe  gran  parte  nel  dramma  del  marzo 
1801,  aveva  seguito  il  fratello  Federico  nelle  lontane  ambascerie  di  Washington  e  di  Rio 
Janeiro.  Nel  1815  il  conte  Federico  fu  nominato  ministro  russo  a  Monaco  di  Baviera  ed  il 
conte  Nicola  cominciò  la  sua  vita  raminga  nelle  capitali  europee,  ove  strinse  amicizia  con 
molti  uomini  politici.  A  partire  dal  1820  si  stabili  in  Inghilterra,  ove  era  cosi  universalmente 
stimato,  che,  quando  durante  la  guerra  anglo-russa  del  1856  vi  fu  chi  fece  un'interpellanza 
alla  Camera  sul  suo  soggiorno  a  Londra,  si  ebbe  un  vero  plebiscito  in  suo  favore.  Nel  1848 
s'  era  trovato  a  Parigi,  abitando  all'ambasciata  russa  senza  farne  parte,  quando  avvenne 
la  rivoluzione  di  febbraio,  secondo  narra  la  P.^^"  de  Sayn  Wittgenstein,  Souvenirs,  Paris 
1907.  p.  59.  Visse  spesso  in  gioventù  a  Milano,  ove  dimorava  sua  nipote  la  C.ssa  Giulietta 
SamoyloffPahlen  e  fu  in  grande  dimestichezza  colla  P.ssa  Cristina  di  Belgioioso  Trivulzio. 
Morì  a  Cannes  nel  1886.  Vane  riescirono  le  ricerche  fatte  presso  il  compianto  conte  Leonida 
Pahlen  e  presso  il  conte  Pahlen,  ministro  dello  Czar  all'Aia,  per  rintracciare  lettere  del  Gon- 
falonieri a  questo  suo  corrispondente  russo 

2)  Il  secondo  Wallmoden  dev'essere  il  conte  Carlo,  fratellastro  del  generale  (1792-1879), 
pervenuto  più  tardi  a  sua  volta  ai  massimi  gradi  della  carriera  militare  austriaca. 

3)ForseM.«.IamesdePortalès,n.de  Palêzieu.x-Falconnet,  moglie  d'un  fratello  del  conte  Fritz. 

4)  Il  barone  Ramdohr  (1757-1822),  autore  di  libri  d'estetica  molto  discussi,  e  giurista  di 
qualche  valore,  era  ministro  di  Prussia  a  Napoli.  Madame  de  Stâel  ne  parla  in  una  lettera 
a  Meister  del  5  ottobre  1811.  (Cfr.  P.  Usteri  e  E.  Ritter,  o/>-  cit.,  p.  221.  Un  giudice  così 
autorevole  come  il  Villers  indicava  il  Ramdohr,  con  Guglielmo  di  Humboldt,  l'Jacobi,  lo 
Stapfer  fra  gli  iniziatori  di  Madame  de  Stael  alla  cultura  tedesca.  Cfr.  Louis  Wittmer, 
Charles  de  Villers,  Genève  1908,  p.  179. 

5  Probabilmente  il  diplomatico  austriaco,  conte  Antonio  Apponyi  (1782-1852),  allora 
accreditato  presso  la  S.  Sede,  poi  a  lungo  ambasciatore  a  Parigi.  Aneddoti  sul  soggiorno 
dell'Apponyi  a  Roma  sono  piacevolmente  narrati  dalla  Baronne  du  Montet,  Souvenirs, 
Paris  1904,  p.p.  424-25.  Il  Gonfalonieri  doveva,  molti  anni  dopo,  aver  rapporti  coll'Apponyi 
che,  ambasciatore  a  Parigi,  facevasi  interprete  presso  gli  esuli  dei  voleri  del  suo  governo.  Cfr. 
L.  Faoan,  op.  cit.  p.  122  e  A.  D'Ancona,  F.  Gonfalonieri,  cit.  p.  466. 


—  304  — 

CLXxvni 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  28  avril  [1817]. 
Votre  lettre,  chère  Thérèse,  m'a  fait  un  sensible  plaisir;  les  expressions 
amicales  qu'elle  contient  m'ont  été  droit  au  coeur.  Vous  avez  beau  dire,  je  ne 
puis  me  juger  autrement  que  je  ne  fais,  mais  tant  mieux  si  vous  me  voyez 
avec  des  yeux  prévenus,  votre  imagination  supplée  à  tout  ce  qui  me  manque 
et  j'obtiens  votre  amitié.  Vous  voyez  que  je  ne  vous  donne  plus  de  titre,  vous 
me  l'avez  défendu  et  c'est  avec  plaisir  que  j'obéis.  Vous  me  reprochez  de  ne 
pas  vous  écrire  des  lettres  assez  détaillées,  j'aimerais  bien  à  vous  satisfaire  sur 
ce  point,  mais  Naples  et  le  Salon  vert  sont  devenus  si  maussades  qu'il  n'y  a 
rien  à  en  dire.  Le  carême  de  S.t  Janvier  est  venu  à  travers  tous  les  amuse- 
ments et  a  fait  cesser  spectacles,  bals,  académies  etc.  La  maison  de  Caroline  est 
fermée  à  tous  ceux  qui  ne  sont  pas  du  ristretto,  à  onze  heures  on  part  et 
même  les  quelques  heures  que  l'on  est  ensemble,  ne  se  passent  plus  à  causer 
mais  à  faire  des  compotes  et  à  jouer  des  waltz.  A  mesure  que  Caroline  ap- 
proche du  terme  de  sa  grossesse  elle  devient  plus  triste  et  vous  savez  que 
quand  la  maîtresse  de  la  maison  n'j'  met  pas  du  sien  toute  la  société  devient 
maussade.  Les  Pourtalès  sont  depuis  trois  jours  à  Caprée,  le  mari  était  désolé 
de  cette  partie  mais  il  est  tellement  soumis  aux  volontés  de  sa  petite  despote 
de  femme  qu'  il  n'a  pas  osé  s'opposer  à  un  arrangement  qu'elle  avait  fait;  depuis 
qu'ils  sont  partis  il  y  a  toujours  eu  de  la  pluie;  M. me  Fritz  est  tellement  un 
enfant  gâté  qu'elle  est  presque  brouillée  avec  moi  parce  que  j'ai  osé  lui  réfuser 
de  l'accompagner,  elle  n'a  voulu  entrer  dans  aucune  de  mes  raisons  qui  pourtant 
étaient  bien  bonnes,  il  me  serait  impossible  de  quitter  Caroline  dans  ce  moment 
et  surtout  pour  une  partie  de  plaisir.  L'autorité  que  cette  jeune  femme  exerce 
sur  son  mari  lui  fait  beauconp  de  tort  à  elle,  et  donne  un  ridicule  à  M.r.  Fritz, 
l'autre  soir  il  avait  vraiment  l'air  d'une  victime  qu'on  allait  sacrifier  —  Gal- 
lemberg  est  furieux  contre  elle  parce  qu'elle  a  pris  un  petit  ton  dédaigneux 
avec  lui  —  Thérèse  fait  de  grands  progrès  dans  le  coeur  de  l'opetaniec,  depuis 
qu'  il  l'a  entendue  jouer  du  clavecin  il  en  raffole.  Louis  est  assez  fier  de  produire 
sa  jolie  cousine  à  Naples  mais  elle  n'a  pas  encore  eu  son  quart  d' heure  il  y 
a  dans  ce  moment  une  disette  de  femmes.  Madame  Munisse  est  encore  ici,  sa 
soeur  est  tombée  malade  et  je  n'entends  plus  parler  de  départ.  Voilà,  chère 
Thérèse,  tout  ce  que  je  puis  vous  dire  d'ici,  nous  sommes  tous  tristes,  ma  pauvre 
petite  cousine  commence  même  à  gagner  notre  mal,  elle  rit  beaucoup  moins. 
Adieu,  si  votre  mari  est  déjà  de  retour  faites  lui  bien  mes  amitiés.  Caroline  me 
charge  de  vous  dire  que  vous  devez  lui  pardonner  si  ses  lettres  sont  un  peu 
courtes  à  present  parce  que  d'écrire  beaucoup  de  suite  la  fatigue,  mais  qu'elle 
espère  que  cela  ne  vous  découragera  pas,  car  elle  tient  beaucoup  à  vos  lettres 
et  que  vous  l'avez  déjà  habituée  à  en  recevoir  souvent,  ainsi  que  cela  lui 
manquerait  essentiellement. 

Sophie. 


—  305  — 

CLXXIX 

Archivio  Casati  -  Milajio.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  9  [Mai  1817]. 
Je  vous  écris  ces  quelques  lignes  à  tout  hasard  puisque  vous  me  le  de- 
mandez, mais  je  suis  presque  sûre  que  vous  aurez  déjà  dépassé  Ancone  quand 
cette  lettre  y  parviendra.  Vous  voulez  avoir  des  nouvelles  de  Caroline  et  je 
m'empresse  de  vous  en  donner  —  Elle  n'est  pas  encore  accouchée....*;  restant 
toujours  dans  sa  chambre,  elle  se  livre  à  toutes  les  idées  les  plus  mélancoliques 
et  aux  plus  tristes  prévoyances.  Louis  la  soigne  beaucoup  et  lui  a  déjà  lu  je 
ne  sais  combien  de  romans,  c'est  la  seule  chose  qui  la  distrait.  —  Adieu,  chèie 
Thérèse,  je  vous  écrirai  mardi  à  Milan;  mille  tendresses  de  ma  part  à  votre  mari, 
je  compte  aussi  lui  écrire  mardi. 

Sophie. 


CLXXX 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Vendredi  ce  16  Mai  [1817]. 
C'est  dans  ce  moment  que  Caroline  vient  de  recevoir  le  charmant  éventail 
que  vous  lui  avez  envoyé  et  pour  lequel  elle  me  charge  de  vous  remercier 
infiniment,  elle  trouve  l'idée  des  turquoises  charmante  et  a  été  bien  sensible 
à  cette  attention  de  votre  part;  je  ne  conçois  pas  pourquoi  M.r  Archinto^qui 
est  ici  depuis  huit  jours  n'a  pas  plutôt  remis  ce  paquet  à  Caroline,  il  a  encore 
les  lettres  chez  lui  et  je  ne  sais  jusqu'à  quand  il  les  gardera  !  La  santé  de  Caroline 
est  étonnante,  elle  n'a  pas  même  eu  la  fièvre  de  lait;  Dieu  la  conserve  toujours 
comme  elle  est  à  présent,  c'est  tout  ce  que  je  désire,  elle  est  toute  une  autre 
personne,    d'une    gaité    d'un  bonheur  que  vous  ne  la  reconnaîtriez  pas  —  Le 


1)  Si  tralasciano  particolari  sulla  salute  della  principessa,  che  riempiono  alcune  altre 
lettere  della  contessa  S.  Woyna  spettanti  a  questo  tempo  e  non  incluse  nella  pubblicazione 
appunto  perchè  d'argomento  puramente  familiare.  Da  una  delle  lettere  omesse  si  rileva  che 
la  bimba  della  principessa  Jablonowska  nacque  il  12  maggio  1817 

2''  Il  conte  Giuseppe  Archinto,  della  patrizia, famiglia  milanese,  vissuto  sino  al  1861,  la 
cui  propensione  al  fasto  condusse  a  rovina  quell'illustre  casata.  Vecchio,  s'era  vieppiù 
stretto  al  governo  autriaco,  che  lo  ricompensò  con  molti  onori,  come  l'ambasceria  nel  Belgio 
per  chieder  la  mano  dell'infelice  principessa  Carlotta  per  l'arciduca  Massimiliano  D.  Gio- 
vanni Visconti  Venosta,  Ricordi,  cit.  p.p.  413-14,  ha  parole  severe,  ma  esatte  sulle  velleità 
politiche  senili  dell'Archinto. 

20 


—  306  — 

prince  Leopold  '  et  l'Archiduchesse  tiendront  l'enfant  aux  fonts  de  baptême;  la  petite 
aura  le  nom  de  Marie  Clémentine  ;  comme  il  est  d'étiquette  que  Caroline  reçoive 
toute  la  cour  après  le  baptême,  elle  a  demandé  qu'  il  n'ait  lieu  qu'après  les  9  jours. 
Je  ne  vois  personne  que  Gallemberg.  Louis,  maman  et  moi  sommes  toute 
la  journée  chez  Caroline,  la  bande  joyeuse  profite  des  derniers  quinze  jours  de 
son  séjour  à  Naples  pour  faire  des  courses;  ils  viennent  de  Poestum^;  Thérèse, 
ma  tante  en  sont  folles,  le  temps  les  a  favorisées  et  elles  ont  vu  Vietri  et  la 
Cava  un  peu  mieux  que  nous;  Thérèse  trouve  moyen  de  danser  souvent,  plaisir 
que  je  ne  lui  envie  pas  par  cette  chaleur.  Adieu,  chère  bonne  Thérèse,  que 
J'aime  bien  tendrement.  Mille  amitiés  de  ma  part  à  votre  mari. 

Sophie. 


CLXXXI 
Archivio  Casati  -  Milaiio.  Inedita. 

La  CONTESSA  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

2  juin  [1817]. 
Vous  êtes  sûrement  fâchée  contre  moi,  chère  Thérèse,  parce  que  vous 
imaginez  que  je  mets  de  la  négligence  dans  notre  correspondance,  mais  je  vous 
assure  que  je  ne  suis  point  coupable,  mon  temps  est  partagé  entre  Caroline  et 
ma  cousine  que  Ton  fête  beaucoup  ici,  et  je  n'ai  vraiment  pas  un  moment  à 
moi,  un  gros  paquet  de  lettres  que  j'ai  reçu  de  Vienne  et  auquel  il  a  fallu 
répondre  m'a  empêché  de  vous  écrire  mardi  passé  comme  je  me  l'étais  proposé. 
Avez  vous  eu  de  nos  nouvelles  à  Ancone?  Je  vous  y  ai  adressée  une  lettre.  — 
J'aime  beaucoup  que  vous  me  conseillez  d'aller  à  Terni  à  mon  retour,  vous 
avez  donc  oublié  que  je  vous  ai  parlé  plus  d'une  fois  de  cette  magnifique 
cascade,  et  avec  le  plus  grand  enthousiasme;  peu  de  sites  en  Italie  ont  produit 
sur  moi  un  aussi  grand  effet,  j'étais  muette  de  surprise  et  d'admiration  devant 
ce  tableau  imposant,  les  impressions  douces  et  délicieuses  qu'on  reçoit  dans  un 
beau  pays  semblent  gravées  dans  le  coeur,  elles  ne  s'effacent  plus.  Combien  la 
nature  a  de  pouvoir  sur  les  êtres  sensibles  !  elle  seule  peut  les  consoler,  elle 
seule  dissipe  les  orages  qui  menacent  le  malheureux,  tout  cède  à  l'empire  qu'elle 
exerce  —  c'est  ce  que  j'ai  éprouvé  plus  d'une  fois  dans  la  vie;  jamais  le  monde, 
jamais  les  fêtes  les  plus  brillantes  n'ont  pu  me  distraire  quand  j'avais  de  la 
peine,  mais  j'ai  toujours  trouvé  des  consolations  dans  les  beautés  de  la 
nature.  Je  me  suis  lancée  dans    le    monde,    cette    semaine,  bien    malgré    moi. 

1)  Leopoldo,  principe  di  Salerno,  secondogenito  del  re  Ferdinando,  era  a  Vienna  nel  1815 
(Cfr.  Prince  de  Talleyrand,  Mémoires,  cit.  Ill,  p.p.  179-81)  ed  ottenne  dagli  austriaci,  dopo 
la  loro  vittoria  sul  Murat,  la  riconsegna  del  regno  di  Napoli  iCfr.  Giuseppe  La  Farina, 
Storia  d'Italia  dal  1815  al  1850,  Torino  1852,  V.  I,  p.  112).  Sposò  nel  1816  Maria  Clemen- 
tina, arciduchessa  d'Austria,  "  petite,  bianche,  excessivement  delicate  „.  (Baronne  du  Montet^ 
Souvenirs,  cit.  p.  150).  Il  Marchese  de  Saint  Clair  aveva  accompagnato  il  principe  a 
Vienna  come  gran  maestro  della  sua  casa. 

2)  La  gita  a  Pesto,  ultimo  limite  del  territorio  napoletano  frequentato  dagli  stranieri, 
era  già  nel  programma  dei  viaggiatori  più  coscienziosi.  Cfr.  il  racconto  che  ne  fece  pochi 
anni  dopo  Saverio  de  Maistre  in  una  lettera  alla  viscontessa  de  Marcellus  in  Xavier  de 
Maistre,  Oeuvres  inédites  (ed.  E.  Réaume)  Paris  ÌSH,  t.  I,  p.  155. 


—  307 


mais  je  n'ai  pu  faire  autrement;    j'ai    été    à   une   Académie    et    à    deux  bals, 
avouez  que    cela   ne   me    ressemble  pas.   —    Genisseo    a    donné  une    fête   ma- 
gnifique   pour    Madame    Partanna  1,    l'illumination    du  jardin    était    réellement 
bien  belle,  tout  était  dirigé  avec  un  goût  extrême  et    un    luxe    inoui,    c'est  le 
décorateur  Nicolino  qui  a  été  chargé  de  tous  les  arrangements;  au  bal  toutes 
les    dames  ont  trouvé  des  bouquets  de    fleurs    fraîches.   —    On    ne    se   croyait 
pas  du  tout  chez  le  gros  Genisseo  tant  cette  fête  avait  un  air  de  fraîcheur  — 
Le  général  Walmoden  a  donné  aussi  un  bal  de   180  personnes,  j'accompagnais 
ma   cousine  à  ces  deux  fêtes,  mais,  comme  elle  reste  partout  à  extinction,  je  l'ai 
quittée  et  me  suis  envolée  à  une  heure  raisonnable.  Le  monde  n'a  aucun  attrait 
pour  moi,  je  prétends  que  pour  l'aimer  il  faut  avoir  un  intérêt  du  coeur:  comme 
je  n'y  trouve  rie»,  il  me  parait  insipide  et  m'inspire  la  tristesse.  Caroline  vous 
écrit  elle  même  aujourd'hui,  ainsi  je  ne  vous  parle  point  d'elle;  sa  santé  est  fort 
bonne,  son  humeur  le  serait  aussi  si  la  société  dans  la  quelle  elle  vit  lui  con- 
venait davantage.  En  hommes  nous  avons  fait  l'acquisition    d'un    anglais    que 
je  connais    de    Vienne,  mais  qui  pour  Caroline  est  une  nouvelle  connaissance; 
c'est  M.r  IVarrander,^  celui  qui  a  eu  la  tête  si  montée  pour  la  duchesse  de  Sagan  ^ 
—  Il  est  très  bien  et  sera  sûrement  du  ristretto.  M.r  Borell  envoyé  de  Hollande,* 
qui    est   une    bien   bonne    et   ancienne    connaissance   à   nous,    vient    d'arriver; 
d'Aspre  est  de  retour  depuis  hier.  Quand  ces  messieurs  et  les  deux  Walmoden 
se  réunissent  le  soir  chez  nous,  je  me    crois    tout  à  fait  à   Vienne.    Mais    eux 
tous  ne  remplacent  pas  pour  nous  le  cher  ménage  Confalonieri,  dont  l'absence 
se  fera  toujours  sentir  dans  le   cercle    de    leurs   amis.    Louis   me   charge    d'un 
million   de   compliments   pour  vous  deux;  il  a  tant  à  faire,  tant  à  écrire  qu'il 
lui  est  impossible  de  vous  écrire  à  vous,  il  a  du  expédier   un    courrier.    Vous 
savez  que  ce  jour  là  il    est   fort   occupé.    Caroline    vient   de    me   dire    dans   le 
moment  qu'elle  ne  vous   écrira   que   mardi    prochain,  parce  qu'elle  doit  encore 
ménager  ses  yeux;  mais  que  vous  qui  n'avez  aucune  bonne  excuse  auriez  bien 
du  lui  donner  de  vos  nouvelles;  voila  trois  semaines  que  nous  n'en  avons  eu 
—  Adieu,  je  vous  embrasse  de  tout  mon  coeur 

Sophie. 

1)  La  principessa  di  Partanna  (1770-1826),  moglie  morganatica  del  re  Ferdinando  delle 
due  Sicilie,  che  le  donò  il  ducato  di  Floridia. 

2)  I  Warrender  sono  una  famiglia  di  baronetti  scozzesi. 

3)  Deve  alludere  alla  figlia  maggiore  dell'ultimo  duca  di  Curlandia,  Caterina  Guglielmina, 
che  era  allora  la  titolare  del  titolo  ducale  di  Sagan,  poi  passato  alla  sua  celebre  sorella 
duchessa  di  Dino.  Aveva  sposato  in  prime  nozze  il  principe  Luigi  di  Rohan,  figlio  del  prin- 
cipe di  Guéménée,  matrimonio  di  dispetto  per  la  rottura  del  fidanzamento  col  principe  Luigi 
Ferdinando  di  Prussia,  secondo  è  narrato  dalla  Duchesse  de  Dino,  Souvenirs  publiés  par 
sa  petite  fille  le  comtesse  Jean  de  Castellane,  Paris  1907,  pp.  114  e  seg.  M.me  de  Boigne, 
Mémoires,  cit.  t.  I,  p.p.  227-28,  la  descrive  agli  inizii  del  primo  impero:  "  elle  était  belle, 
avait  l'air  très  distingué,  et  les  façons  de  la  meilleure  compagnie,  elle  excellait  dans  le 
talent  des  femmes  du  Nord  d'allier  une  vie  très  désordonnée  avec  des  formes  nobles  et 
décentes  „.  Cfr.  C.te  A.  de  L\  Garde  Chambonas,  Souvenirs  du  Congrès  de  Vienne  publiés 
par  le  C.te  Fleury,  Paris  1901,  pp.  38,  87,  112,  147. 

4)  Il  "  de  Boreel  „  era  ministro  residente  d'Olanda  alla  corte  di  Napoli  (Almanack  de 
Gotha  par  l'année  i8i8). 


—  308  — 


CLXXXII 


Arcìiivio  di  Stato  di  Milano.  Inedita. 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  Fase.  X  -  N.  3S3. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  8  de  juin  1817. 

Votre  lettre  est  arrivée  fort  à  propos  pour  calmer  mon  juste  cour- 
roux. Je  commençais  à  trouver  un  peu  étrange  de  n'avoir  point  reçu  de 
vos  nouvelles  ni  de  celles  de  votre  femme  depuis  cinq  semaines  ;  vos 
lettres  de  la  route  ne  me  sont  point  parvenues.  Vous  êtes  très  heureux 
de  pouvoir  vous  rabattre  sur  l'inexactitude  des  postes,  mais  à  présent 
que  vous  êtes  établis  à  Milan,  que  vous  n'avez  plus  rien  de  nouveau  à 
voir,  point  de  courses  intéressantes  à  faire,  point  d'ennuyeuses  antiquités 
à  admirer,  il  ne  vous  reste  d'autre  parti  à  prendre  que  celui  de  vous 
occuper  avec  un  peu  de  suite  de  vos  amis  absents  et  de  leur  donner 
souvent  de  vos  nouvelles.  Parlez  -  moi  surtout  de  votre  intérieur  ;  après 
tout  ce  que  vous  m'avez  dit  sur  un  sujet  qui  m'intéresse  aussi  vivement, 
vous  ne  pouvez  pas  me  laisser  dans  une  ignorance  complète  sur  vos 
démarches  :  puisse  le  Ciel  vous  inspirer  dans  les  résolutions  que  vous 
prendrez  et  vous  faire  retrouver  à  tous  les  deux  un  bonheur  que  vous 
méritez  à  tous  égards  et  que  je  ne  cesserai  de  désirer  du  fond  de  mon 
coeur  ;  ne  vous  moquez  point  des  rêves  de  mon  imagination,  je  suis 
naturellement  portée  à  voir  tout  en  noir  et  dans  mon  état  de  santé  mes 
pressentiments  n'avaient  rien  d'étonnant,  il  l'est  bien  davantage  que  je 
me  sois  si  bien  tirée  d'affaire.  Allez  me  disputer  après  cela  qu'on  ne 
trouve  point  de  consolations,  point  de  force,  point  de  courage  dans  la 
religion;  je  n'en  ai  jamais  autant  senti  le  besoin  et  le  secours  que  dans 
cette  dernière  époque  qui  ne  s'effacera  j'espère  jamais  de  mon  souvenir. 
Louis  a  été  parfaitement  bon  pour  moi  dans  celle-ci  comme  dans  toutes 
les  grandes  occasions;  j'ai  vu  à  n'en  pouvoir  douter  que  j'occupe  toujours 
la  même  place  dans  son  coeur;  pourquoi  faut-il  qu'avec  cette  convinction 
je  m'afflige  et  me  blesse  souvent  de  ce  qui  devrait  me  paraître  si  peu  de 
chose  ?  J'ai  beau  prendre  les  partis  les  plus  sages,  faire  les  meilleures  réfle- 
xions, un  rien  me  bouleverse  et  renverse  un  édifice  de  raison  que  j'élève 
avec  tant  de  peine.  Vous  dites  que  Naples  vous  a  gâté  pour  les  autres  séjours, 
cela  se  peut  mais  vous  ne  le  reconnaîtriez  plus  à  présent  -  presque  point 
d'étrangers,  le  salon  vert  aussi  ennuyeux  que  vous  vouliez  le  trouver  agréable 

-  plus  de  ristretto,  plus  de  veilles,  à  dix  heures  au  plus  tard  je  me  retire, 
la  maison  est  sur  un  pied  de  convalescence  qui  vous  déplairait  beaucoup 

-  le  fidèle  Opetaniec  remplit  les  devoirs  de  sa  place.  Mais  je  vous  assure 
que  c'est  un  vrai  sacrifice  à  present,  aussi  suis-je  loin  de  l'exiger  mais 
c'est  un  engagement  qu'il  a  pris  avec  lui  même  et  auquel  il  aurait  honte 


—  309  — 

de  manquer  -  nous  parlons  des  temps  passés,  nous  faisons  de  la  musique, 
nous  nous  mettons  l'esprit  à  la  torture  pour  tirer  parti  des  habitués  du 
moment,  mais  cela  ne  prend  pas.  Dans  quinze  jours  je  reprendrai  mon  train 
de  vie  habituel,  mais  la  petite  liste  ne  sera  pas  trop  bien  fournie.  Il  nous 
est  arrivé  de  Vienne  un  M.r  Borell  que  vouz  aurez  peut-être  connu, 
il  vient  souvent,  mais  jusqu'à  présent  je  ne  lui  ai  rien  trouvé  de  plus 
que  ce  qu'il  faut  pour  être  un  aimable  de  salon.  Un  M.r  Warrender,  un 
anglais  qui  a  passé  plus  de  deux  ans  à  Vienne,  me  parait  assez  bien 
mais  je  l'ais  encore  trop  peu  vu  pour  en  bien  juger,  il  est  moins  anglais 
que  tous  les  autres,  cela  me  dispose  en  sa  faveur.  Le  frère  du  Général 
Walmoden  '  est  fort  bien,  il  a  de  l'esprit,  de  l'originalité,  du  naturel,  et 
un  fonds  d'idées  que  l'on  n'acquiert  que  dans  le  nord  de  l'Allemagne  et 
que  j'aime  tant  à  rencontrer  dans  le  midi  -  vous  voici  à  peu  près  au  fait 
des  hommes  de  notre  société,  tout  cela  est  du  nouveau  pour  vous,  vous 
voyez  qu'on  a  bien  de  la  peine  à  suivre  de  loin  le  fil  de  nos  habitudes. 
Les  anglaises  donnent  des  bals,  on  y  meurt  de  chaud,  Louis  n'y  va  qu'à 
son  corps  défendant,  c'est  vous  dire  assez  qu'il  ne  sont  pas  très  fashio- 
nables- -  le  spectacle  est  très  mauvais,  enfin,  je  vous  assure,  vous  ne  recon- 
naîtriez pas  Naples,  ce  Naples  si  brillant  cet  hiver;  au  reste  il  me  parait 
tout  à  fait  drôle  de  vous  en  donner  des  nouvelles,  moi  qui  n'ai  été 
nulle  part  depuis  près  de  trois  mois.  Parlez  moi  de  Milan  et  de  la  vie 
que  vous  y  menez,  adoptez  un  peu  le  genre  des  détails.  Comment  avez 
vous  retrouvé  votre  grand-mère,  vous  gàte-t-elle  toujours,  avez  vous  revu 
Porro,  n'a  -  t  -  il  pas  oublié  le  salon  vert,  s'endort  il  encore  dans  votre 
loge?  Quant  à  vous  qui  ne  dormez  jamais,  vous  aurez  toujours  le  temps 
d'écrire  au  moins  la  nuit  quand  même  vos  journées  seraient  très  occupées. 
Ma  lettre  est  assez  longue  pour  une  convalescente  et  peut-être  l'est  elle 
trop  pour  vous  qui  la  lirez,  il  est  temps  de  la  terminer  -  j'ai  encore  la 
tête  un  peu  faible,  et  mes  facultés  intellectuelles  sont  dans  cet  état  d'abat- 
tement qui  suit  les  secousses  morales  et  la  maladie  ;  aussi  je  vous  de- 
mande pardon  d'avance  de  l'insipidité  de  cette  épitre,  cette  fois  ci  c'est 
bien  pourtant  en  robe  de  chambre  que  je  parais  devant  vous.  Pendant 
que  je  vous  écris,  maman  a  pris  ma  place  à  un  grand  diner  que  nous 
donnons  à  l'ambassadeur  d'Espagne^.  Je  le  verrai  lui  et  tutti  quanti  au 
sortir  de  table,  il  faut  rassembler  mes  forces  pour  cette  occasion.  Croyez 
à  ma  bien  sincère  amitié  et  écrivez  moi  bientôt. 

C.  J. 

1)  V.  la  nota  2  a  pag.  3C3. 

2)  È  in  questi  anni,  quando  si  vide  l'Italia  invasa  dagli  inglesi  a  lungo  trattenuti  da  un 
ventennio  di  guerre,  che  M.me  du  Montet  scriveva  delle  "  parures  bizares  des  Anglaises  en 
Italie,,,  in  tono  poco  lusinghiero:  "  elles  s'y  paraient  de  plumes  de  faisans  et  de  broderies 
en  ailes  de  mouche:  elles  portaient  habituellement  des  spencers  et  des  robes  écarlates  comme 
les  cardinaux  „.  (Baronne  du  Montet,  Souvenirs,  cit.,  p.  181).  Cfr.  il  giudizio  del  Rasini  a  p.  184. 

3)  Il  marchese  di  Labrador  era  allora  accreditato  presso  il  re  Ferdinando.  Pietro  Gomes 
Havelo,  marchese  di  Labrador,  nato  a  Valenza  d'Alcantara,  era  stato  ministro  di  Spagna  a 
Firenze  prima  della  rivoluzione  e  aveva  accompagnato  Ferdinando  VII  a  Bayona.  Fu  inter- 


—  310  — 

CLXXXIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita- 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce   10  juin  [1817]. 

Caroline  vous  écrit  aujourd'hui,  chère  Thérèse,  ainsi  ma  lettre  vous  devient 
inutile  et  sera  sans  intérêt  pour  vous;  je  l'abrégerai  donc  mais  comment 
pourrais-je  ne  pas  vous  remercier  de  votre  lettre  de  Milan?  Depuis  Ancone  je 
n'avais  pas  eu  de  vos  nouvelles  et,  comme  vous  m'aviez  promis  de  m'écrire 
encore  une  fois  de  la  route,  j'étais  tout  à  fait  inquiète  de  votre  silence.  —  Vous 
voilà  donc  de  retour  dans  votre  patrie,  entourée  de  parents  et  d'amis,  je  sais 
combien  vous  attachez  de  prix  aux  affections  du  coeur  et  je  jouis  avec  vous 
de  ces  moments  délicieux  que  vous  devez  avoir  à  présent,  que  vous  êtes  revenue 
dans  votre  famille  après  une  si  longue  absence.  Que  le  retour  est  beau  !  Ce- 
pendant la  joie  de  se  retrouver  n'est  pas  aussi  grande  que  la  douleur  de  se 
quitter,  et  c'est  à  quoi  on  passe  sa  vie.  —  Ah  !  quand  je  pense  à  ce  qui  m'attend 
dans  peu,  mon  coeur  se  serre.  Je  ne  vous  demande  pas  de  ne  pas  oublier  vos 
amis  de  Naples  en  retrouvant  ceux  qui  ont  des  plus  anciens  droits  sur  votre 
coeur,  ce  serait  faire  un  outrage  à  votre  angélique  caractère,  je  compte  toujours 
sur  votre  intérêt,  et  ne  crains  pas  même  l'absence  —  Continuez  à  m'écrire 
souvent  et  parlez  moi  beaucoup  de  vous,  de  la  manière  dont  vos  heures  sont 
distribuées,  des  personnes  que  vous  voyez,  rien  de  ce  qui  vous  regarde  ne 
peut  m' être  indifférent.  Adieu,  chère  et  bonne  Thérèse,  que  j'aime  bien  ten- 
drement. Faites  bien  mes  amitiés  à  votre  mari. 

Sophie. 

a  propos,  j'ai  eu  un  grand  chagrin  l'autre  jour,  vous  savez  que  je  portais 
toujours  la  petite  croix  en  topaze  et  turquoises  que  vous  m'avez  donnée,  l'anneau 
était  mal  fait,  s'est  ouvert  et  la  croix  est  tombée.  On  a  marché  dessus,  c'est 
avec  peine  que  j'ai  retrouvé  quelques  pierres,  je  l'ai  faite  remonter  par  Roman, 
mais  elle  est  beaucoup  plus  petite,  cela  m'a  beaucoup  affligée.  —  Si  j'étais 
superstitieuse,  j'aurais  pu  en  tirer  une  triste  conséquence. 

v:  Madame  la  Comtesse  Tliérèse  Gonfalonieri 

à  Milan 
Contrada  de'  tre  monasteri  N.  1595 

nato  in  Francia  e,  ritornati  tempi  migliori  per  il  suo  sovrano,  lo  rappresentò  al 
congresso  di  Vienna,  gravitando  nell'orbita  del  Talleyrand.  (Cfr.  Der  Wiener  Congress, 
cit.,  p.  48).  Dopo  l'ambasciata  di  Napoli,  occupò  quella  assai  più  importante  di  Roma,  ove 
fu  un  momento  collega  di  Chateaubriand,  che  ne  schizzò  un  ritratto  a  tinte  dubbie:  "  homme 
fidèle,  parle  peu,  se  promène  seul,  pense  beaucoup,  ou  ne  pense  point,  ce  que  je  ne  sais 
démêler  „  (Mémoires  d'outre-tombe,  cit.,  éd.  Biré,  t.  V  p.  27).  E  più  innanzi  (ibidem  p.  142) 
lo  dice  "  homme  solitaire  et  caché,  que  je  soupçonne  léger  sous  l'apparence  de  la  gravité  „. 
Fu  più  tardi  partigiano  di  D.  Carlos,  essendo  vissuto  sino  al  1850.  (Prince  de  Metternich, 
Mémoires,  cit.  t.  VII,  p.p.  25,  44,  45).  L'anno  precedente  alla  sua  morte,  stampò  a  Parigi  dei 
Mélanges  sur  la  vie  publique  et  privée  du  Marquis  de  Labrador. 


—  311  — 

CLXXXIV 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  17  juin  [1817]. 
Vous  me  faites  des  reproches  de  ce  que  je  vous  écris  trop  rarement  et 
cependant  je  n'ai  jamais  manqué  un  mardi;  peut  être  que  mes  lettres  ne  vous 
parviennent  pas.  —  Je  ne  puis  pas  vous  pardonner,  chère  Thérèse,  de  ce  que 
vous  me  croyez  refroidie  pour  vous,  connaissez  vous  donc  si  mal  mon  coeur 
pour  imaginer  que  l'absence  a  le  pouvoir  de  me  faire  oublier  ceux  que  j'ai 
aimés  une  fois?  Non,  tous  mes  sentiments  sont  profonds  et  inaltérables  —  le 
genre  de  vie  que  nous  menons  à  présent  est  absolument  une  vie  de  campagne, 
notre  maison  est  bien  changée  depuis  que  vous  nous  avez  quittés,  nous  voyons 
peu  de  monde,  les  Walmoden,  Borell,  Warrender  et  V  Opdmiiec,  c'est  tout; 
pour  avoir  une  plus  grande  société  il  faudrait  recevoir  la  colonie  anglaise,  mais 
c'est  de  quoi  nous  ne  nous  soucions  pas.  Ma  soeur  se  promène  tous  les  jours, 
et  à  onze  heures  on  se  retire;  quelle  différence  de  l'année  passée,  ces  bons 
moments  là  ne  reviendront  plus!  Et  il  faut  s'en  tenir  à  m.dL  devise:  ài  memorie 
nutrirsi  e  non  di  speme.  La  semaine  prochaine  ma  soeur  pourra  aller  au  théâtre, 
ce  sera  une  grande  ressource  pour  elle  et  un  bon  prétexte  pour  veiller,  elle  ne 
s'amuse  pas  à  présent  mais  le  régime  qu'elle  observe  lui  fait  beaucoup  de  bien, 
je  trouve  qu'elle  engraisse  et  se  renforce.  Les  promenades  au  clair  de  la  lune 
seront  interdites,  la  villa  est  fermée  de  nuit  et  on  dit  que  quand  les  troupes 
autrichiennes  seront  parties  on  ne  pourra  jamais  sortirle  soir;  vous  n'avez  pas 
d'idée  de  ce  qu'est  devenu  Naples,  on  attaque  le  monde  même  en  plein  jour.  — 
La  bande  joyeuse  nous  a  quitté  il  y  a  huit  jours,  Thérèse  aimait  beaucoup 
Naples  à  la  fin  de  son  séjour,  quant  à  mon  cousin  '  il  s'est  déclaré  pour  Rome, 
Krasinski  avait  le  coeur  si  gros  en  partant  que  ses  yeux  se  remplirent  de 
larmes;  ce  qu'il  y  a  de  plus  étonnant  c'est  qu'il  ne  regrettait  Naples  que  pour 
Naples,  car  il  n'avait  ici  aucune  incHnation.  Adieu,  chère  bonne  Thérèse,  aimez 
moi  et  donnez  m'en  une  preuve  en  ne  doutant  plus  jamais  de  mon  attachement; 
bien  des  tendres  compliments  de  ma  part  à  votre  ingrat  mari  qui  ne  fait  jamais 
mention  de  moi  dans  ses  lettres.  —  Il  }'  a  en  général  un  siècle  qu'il  ne  nous 
a  plus  donné  signe  de  vie.  SOPHIE. 

Caroline  vous  prie  de  remettre  cette   lettre   au  freddo   interno^   c'est   une 
réponse  à  celle  qu'il  lui  a  écrite. 

1)  Questo  cugino  dev'essere  il  principe  Massimiliano  Jablonowski  11785-1846),  figlio 
maggiore  del  2"  matrimonio  del  principe  Antonio  (1732-1799|  con  Tecla  di  Czaplic,  sorella 
della  C.ssa  Woyna  madre.  Dal  primo  matrimonio  eran  nati  la  principessa  Czartoryska- 
Jablonowska,  più  volte  ricordata,  la  C.ssa  Tecla  Potocka  ed  un  principe  Stanislao  Paolo 
Jablonowski,  che  fu  marito  di  una  principessa  Jablonowska-Walewska,  nota  a  Parigi  durante 
il  primo  impero  e  forse  quella  che  il  Breme  trovò  a  Coppet  (vedasi  più  indietro  a  pag.  275). 
Il  principe  Massimiliano  Jablonowski  aveva  sposato  la  principessa  Teresa  Lubomirska  e 
di  essa  quanto  della  cognata  canonichessa  Teresa  (v.  la  n.  2  a  p.  300)  potrebbe  trattarsi 
in  queste  lettere. 


—  312  — 

CLXXXV 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Pezza  CLXIX  -  N.  382.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  23  de  juin  [1817]. 

Vous  vous  plaignez  de  ne  pas  recevoir  de  mes  nouvelles  et  selon 
l'usage  établi  je  n'aurais  pas  du  vous  écrire  avant  aujourd'hui  que  finit 
ma  quarantaine,  mais  comme  on  ne  compte  pas  avec  ses  amis,  je  vous 
fais  grâce  de  cette  formalité  et  à  vous  dire  vrai  je  n'ai  pas  voulu  m' imposer 
une  privation  de  plus,  en  me  refusant  le  plaisir  de  renouer  notre  corre- 
spondance. Pourquoi  voulez  vous  que  l'amitié  que  je  vous  ai  témoignée 
soit  une  illusion?  Si  elle  est  fondée  sur  des  bases  solides,  et  c'est  à  vous 
d'en  juger,  elle  est  très  réelle  et  ne  changera  pas,  à  moins  que  vous  ne 
le  vouliez.  —  Je  vous  l'ai  dit  plus  d'une  fois  et  je  le  répéterai  toujours,  je 
n'ai  jamais  changé  pour  ceux  qui  n'avoient  point  démérité  à  mes  yeux, 
après  cela  vous  savez  jusqu'où  va  ma  sévérité  à  certains  égards.   Vous 

me  demandez  quel  est  mon  genre  de  vie,  pis  qu'a bien  ennuyeux,  quels 

sont  mes  projets;  je  ne  suis  pas  dans  le  cas  d'en  faire,  je  resterai  non 
seulement  à  Naples  mais  à  Chiaja,  à  moins  que  ma  santé  ne  me  force  à 
changer  de  place.  —  Cela  pourrait  arriver  facilement,  car  ma  poitrine 
commence  à  reprendre  son  train  habituel  —  ce  climat  m'a  fait  un  mal  irré- 
parable, je  l'ai  toujours  dit  et  je  suis  persuadée  que  la  suite  le  prouvera.  A 
présent  je  lis,  j'écris,  je  fais  de  la  musique,  je  me  promène,  j'ai  fermé  ma  porte 
aux  ennuyeux  et  je  reçois  une  soi-disante  petite  liste  qui  n'est  point  celle 
des  élus.  —  Capponi!  est  revenu  de  Sicile 2,  je  l'ai  revu  avec  plaisir,  il 
est  enchanté  de  Naples  en  été  et  très  fâché  de  devoir  partir.  —  Cusanî 
a  fait  une  apparition,  il  est  devenu  tout  à  fait  campagnard,  j'ai  passé  une 
demi  journée  avec  lui,  nous  nous  sommes  rappelé  nos  promenades  au 
clair  de  lune,  et  tous  nos  plaisirs  de  l'année  dernière  jusqu'à  S.t  Jorio 
d'odieuse  mémoire. —  Il  m'a  avoué  que  je  lui  avais  inspiré  une  telle  me- 
lanconie la  dernière  fois  qu'il  m'avait  vue,  qu'il  n'en  pouvait  plus. —  Sophie 
m'a  montré  hier  une  bien  longue  lettre  de  vous;  je  ne  puis  pas  me  vanter 


1)  Il  marchese  Gino  Capponi,  patriotta,  storico,  statista  noto  e  caro  agli  italiani,  cb'erasi 
recato  a  Napoli  al  principio  dell'anno  e  vi  deve  aver  incontrato  il  Gonfalonieri,  col  quale 
fece  la  gita  al  monte  Cassino.  Cfr.  Marco  Tabarrini,  Gino  Capponi,  i  suoi  tempi,  i  suoi 
studi,  i  suoi  amici,  Firenze  1879,  p.  32. 

2)  Il  21  maggio  il  Capponi  era  tuttora  a  Messina,  donde  scriveva  all'abate  Zanoni  (Cfr. 
Carraresi,  Lettere  di  Gino  Capponi  etc.  cit.  vol.  I  p.  17).  Fu  il  24  maggio  che  si  staccò  dal 
Velo,  recatosi  per  mare  a  Napoli,  e  prosegui  tutto  solo  per  la  Calabria  e  la  Puglia.  Del 
viaggio,  ardito  per  que'  tempi,  e  terminato  coll'arrivo  in  Napoli  il  16  giugno,  parla  distesa- 
mente il  Tabarrini,  op.  cit.  p.p.   44  e  seg. 


—  313  — 

d'en  recevoir  souvent  de  pareilles;  en  fait  de  préférence  vous  m'accordez 
celle  de  m'écrire  le  moins  que  possible.  —  Ne  croyez  pas  que  je  sois  une 
personne  tellement  sublunaire  que  vous  ne  puissiez  me  parler  des  évé- 
nements habituels  de  la  vie.  —  J'aime  beaucoup  la  poésie,  mais  il  faut  de 
la  prose  quelque  fois,  et  je  vous  assure  que  la  vôtre  m'amuse  et  m'in- 
téresse. —  Je  suis  bien  aise  de  voir  que  vous  teniez  tant  à  vos  souvenirs 
de  Naples  et  que  vous  ayez  du  plaisir  à  revoir  les  personnes  que  vous 
y  avez  connues.  —  L'ottimo  prince  de  Wurtemberg'  est  encore  à  Rome,  je 
partage  votre  goût  pour  sa  société  et  le  sien  pour  la  vôtre.  Votre  entrevue 
avec  Pozzo- m'a  fait  rire,  je  crois  qu'il  aurait  été  le  dernier  homme  dans 
le  monde  que  vous  auriez  désiré  rencontrer.  Quant  aux  entraves  que  le 
gouvernement  met  à  votre  fureur  de  voyager  je  ne  saurais  que  m'en  réjouir; 
je  vous  en  demande  pardon,  mais  vous  savez  que  cette  fureur  m'a  toujours 
impatienté  contre  vous  et  que  je  la  regarde  comme  un  de  vos  plus  grands 
défauts.  J'aime  beaucoup  mieux  votre  séjour  à  la  campagne  qu'un  voyage 
en  Am.érique  ou  aux  Indes  quand  même  je  devrais  être  privée  de  lettres 
dignes  de  l'impression, comme  celle  que  vous  écrivites  à  Sophie  de  Sicile. — 
Parlez  moi  agriculture,  économie  rurale,  j'en  ferai  mon  profit  pour  ma 
retraite  avenir  et  quand  vous  viendrez  voir  mes  cheveux  blancs  en  Po- 
logne vous  serez  tout  surpris  de  l'ordre  admirable  que  j'aurais  établi  dans 
mes  terres.  C'est  alors  aussi  que  je  vous  raconterai  des  choses  qui  vous 
surprendront  beaucoup  et  dont  vous  rirez  de  bon  coeur  parce  vous  serez 
raisonnable,  il  ne  sera  plus  question  de  zta  glowa^.  —  Au  reste  vous  devez 
déjà  avoir  fait  des  progrés  dans  le  chemin  de  la  sagesse,  car  vous  ne  vous 
servez  plus  de  votre  devise  polonaise,  je  veux  bien  que  vous  y  renonciez 
tout  à  fait,  car  je  me  suis  souvent  reproché  le  plaisir  avec  lequel  vous  l'aviez 
adoptée.  —  Si  vous  la  gardez,  promettez  moi  au  moins  d'agir  toujours  en 
opposition  avec  elle,  ce  sera  un  mérite  d'un  genre  nouveau  et  digne  de 
vous.  Maman  est  très  touchée  de  votre  souvenir  et  vous  regrette  bien  sin- 
cèrement. Clémentine*  annonce  des  inclinations  merveilleuses  pour  veiller, 
on  m'accuse  de  lui  avoir  appris  à  ne  pas  dormir.  —  Si  avec  cela  elle  aime 
la  lune,  il  ne  manquera  rien  à  sa  perfection. —  Louis  ne  vous  écrit  pas  parce 
qu'il  vous  veut  du  bien,  mais  vous  savez  que  ses  amis  sont  en  apparence 

1)  Probabilmente  il  principe  Paolo  di  Wurtemberg  (1785-1852),  fratello  del  re  allora  re- 
gnante Guglielmo  I  (1781-1864),  marito  della  principessa  Caterina  Carlotta  di  Sassonia 
Hildburghausen  (1787-1847).  Questo  principe  tedesco,  che  dimorava  volentieri  a  Roma,  era 
in  voce  di  liberale  e  la  polizia  austriaca  sembra  essersi  servita  del  suo  nome  per  tirar  nella 
pania  i  suoi  avversarii,  al  tempo  dell'ignobile  macchinazione  imbastita  nel  1821  col  sedi- 
cente duca  di  Framarino.  Cfr.  Alessandro  Luzio,  Nuovi  documenti  sul  processo  Confalo- 
nieri,  Roma  190S,  p  p.  98  e  seg.  Si  parlò  un  momento  di  questo  principe  per  la  corona  del 
Belgio  fCfr.  lettera  del  principe  di  Talleyrand  a  Madame  Adelaide,  del  14  dicembre  1830,  in 
Prince  de  Talleyrand,  Mémoires  cit.,  vol.  Ill  p.  467).  Poco  appresso  egli  aspirò  al 
trono   di   Grecia  (Prince  de  Talleyrand,  ibidem,  voi.  IV,  pp.  34,  149,  352,  395,  426). 

2)  II  conte  Pozzo  di  Borgo  (Cfr.  le  n.  3  a  p.  132i  fu  inviato  in  quel  tempo  a  Napoli  dallo 
czar  in  missione  straordinaria  (Cfr.  Vicomte  André  Maggiolo,  Posso  di  Borgo,  Paris  1890, 
p.  247). 

3)  Frase  polacca  che  vale:  "  testa  balzana  „.     , 

4)  Questa  bimba  della  principessa  mori  in  tenera  età. 


314  — 


les  personnes  qu'il  traite  le  moins  bien,  mais  vous  le  connaissez  et  vous 
ne  prendrez  pas  le  change. 

Ludolf  père  est  arrivé,  Thécla-  est  accouchée  fort  heureusement  d'une 
fille  qu'elle  a  appelé  Blanda;  vous  qui  savez  tout  dites  moi  de  quel  pays 
et  de  quel  siècle  est  ce  nom.  —  Adieu,  corrigez  vous  de  votre   paresse. 

Caroline  J. 


CLXXXVI 

ArcJiivio  di  Stato  di  Milano.  Inedita. 

Processo  dei  Carbonari  B.  XX  p.  CLXIX  N.  411. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  3  de  juillet  1817. 
Vous  avez  trop  de  pénétration  pour  que  j'essaye  jamais  de  vous  rien 
cacher.  D'ailleurs  je  ne  crains  pas  que  vous  lisiez  au  fond  de  mon  coeur. 
Vous  m'accusez  d'avoir  trouvé  vos  sentiments  coupables,  de  me  les  être 
reprochés  et  de  m'en  être  proposé  la  réforme.  Je  n'en  disconviendrai  pas 
tout  à  fait  et  je  payerai  votre  franchise  de  retour.  Il  est  vrai  que  j'ai 
changé  de  ton  dans  mes  lettres  parce  que  les  expressions  de  quelques 
unes  des  vôtres  m'ont  paru  s'éloigner  des  bornes  de  cette  amitié  que 
j'avais  cru  et  désiré  vous  inspirer.  Je  ne  me  cacherai  pas  d'avoir  été  flattée 
et  contente  de  votre  suffrage,  d'avoir  ambitionné  de  mériter  toute  votre 
estime,  d'avoir  été  heureuse  de  trouver  en  vous  un  ami  solide,  mais  je 
ne  voulais  rien  de  plus.  Vous  savez  qu'une  intention  impure  n'a  jamais 
souillé  mon  coeur,  que  je  tiens  non  pas  tant  à  l'opinion  du  monde  qui 
juge  toujours  si  mal,  mais  à  la  mienne  propre,  que  je  détesterai  l'homme 
qui  pourrait  me  rendre  coupable  des  moindres  torts  envers  la  délicatesse 
de  mes  principes.  Ne  vous  étonnez  donc  pas  si  j'ai  voulu,  comme  vous 
dites,  réformer  des  sentimens  qui  ne  me  paraissaient  pas  être  de  cette 
nature  peu  commune,  mais  qui  de  vous  à  moi  devaient  être  naturels.  Je 

1)  Il  conte  Guglielmo  Ludolf,  padre  del  conte  Giuseppe  Costantino  (cfr.  la  nota  1  a 
p.  265),  era  stato  sino  allora  ministro  di  Napoli  a  Costantinopoli  ove  era  riescito  a  supe- 
rare le  gravi  difficoltà  del  periodo  d'egemonia  francese.  (Cfr.  Général  Baron  de  Dedem  de 
Gelder,  Mémoires,  Paris  1900,  p.  40).  Fu  poi  accreditato  a  Londra,  donde  neppure  la  rivo- 
luzione del  1820-21  sembra  averlo  rimosso.  (Cfr.  Pélissiek,  Le  Portefeuille,  cit.  p.  496).  Nel 
1834  levò  rumore  una  visita  ctie,  solo  dei  membri  di  quel  corpo  diplomatico,  il  Ludolf  fece 
al  pretendente  D.  Carlos.  (Cfr.  Pi^ince  de  Talleyrand,  Mémoires,  cit.  vol.  V,  p.  441), 

2)  La  contessa  Ludolf.  V.  la  nota  1  a  pag.  165. 


315 


vous  en  voulais  de  détruire  mes  illusions  et  de  m'obliger  à  me  mettre 
en  garde  contre  la  franchise  de  mon  amitié,  qui  se  montrait  à  vous  toute 
entière.  Elle  m'a  parue  si  naturelle  que  je  n'en  ai  rien  caché  a  Louis,  parce 
qu'il  me  connaît  trop  pour  prendre  le  change  sur  la  nature  de  mes  sen- 
timents, et  que  de  vous  regretter,  de  trouver  que  votre  absence  faisait 
un  grand  vide  dans  mon  existence,  ne  pouvait  ni  l'étonner  ni  lui  déplaire. 
Votre  dernière  lettre  m'a  rassurée  sous  plusieurs  rapports  et  m'a  fait 
plaisir.  Pourvu  quel  vous  aimiez  en  moi  cette  vertu  et  cette  pureté  insé- 
parables de  mon  existence,  je  serai  contente.  Vous  faites  de  moi  un  por- 
trait beaucoup  trop  flatteur,  mais,  puisque  vous  croyez  avoir  trouvé  un 
idéal,  que  vos  sentiments  pour  lui  n'ayent  rien  de  terrestre.  C'est  à  ce 
prix  seulement  que  je  puis  en  accepter  l'hommage  avec  le  plaisir  vraiment 
innocent,  que  j'ai  trouvé  et  que  je  trouverai  toujours  a  être  distinguée  par 
un  homme  comme  vous.  Je  vous  dirai  plus,  l'amitié  que  j'ai  pour  vous  est 
inséparable  de  l'intérêt  bien  réel  que  je  porte  à  votre  femme.  Je  craignais 
d'avoir  à  me  reprocher  envers  elle  des  torts  involontaires,  mais  puisque  vous 
m'avez  assurée  du  contraire,  je  trouve  une  grande  douceur  et  une  grande 
sécurité  dans  les  témoignages  de  son  affection.  Je  crois  que  si  elle  pou- 
vait lire  au  fond  de  mon  coeur  elle  n'y  trouverait  rien  qu'elle  ne  puisse 
parfaitement  sanctionner  -  aussi,  loin  que  les  expressions  de  son  amitié 
me  troublent  ou  m'inquiètent,  j'en  jouis  avec  la  conviction  de  les  mériter. 
Mon  bonheur  eut  été  de  pouvoir  contribuer  au  vôtre,  je  n'y  ai  pas  réussi, 
je  ne  chercherai  plus  à  m'en  mêler  mais  croyez  que  je  n'en  suis  pas  moins 
intéressée  à  tout  ce  qui  vous  regarde.  Vos  bons  procédés,  puisqu'il  ne 
s'agit  plus  d'autre  chose,  pour  votre  femme  doivent  augmenter  l'estime 
que  j'ai  pour  vous.  Votre  position  est  difficile,  mais  je  veux  aussi  qu'une 
personne,  que  j'ai  jugée  digne  de  toute  mon  amitié,  soit  autant  et  plus 
que  moi  un  idéal.  Ne  craignez  rien,  vous  parviendrez  toujours  à  la  hau- 
teur à  la  quelle  vous  m'avez  placée,  pourvu  que  vous  le  vouliez  bien. 
Vous  avez  raison  de  dire  que  de  toutes  les  phrases  que  vous  avez  copié 
de  ma  lettre  dans  la  votre  il  n'y  en  a  pas  une  qui  soit  sincère:  vous  voyez 
que  j'ai  la  franchise  d'avouer  mes  torts,  mais  pourquoi  ne  voulez-vous  que 
je  vous  cherche  quérelle  quelque  fois?  Je  ne  veux  pas  qu'un  parfait  con- 
tentement vous  assoupisse  tout  à  fait  -  cependaut  je  vous  dirai  cette  fois 
ci  en  dédommagement,  que  je  ne  trouve  ni  Naples  ni  le  salon  vert  bien 
attrayants  dans  ce  moment  ci  -  et  je  crains  d'autant  moins  de  vous  l'avouer 
que  Maman  partage  ce  sentiment  et  que  nous  n'allons  pas  une  fois  à  Strada 
nuova  qu'elle  ne  croye  entendre  les  pas  de  votre  cheval  et  vous  voir  arriver. 
Pour  en  revenir  à  votre  lettre,  je  suis  bien  contente  qu'elle  m'ait  rendu 
ma  sécurité,  si  toutefois  vous  n'avez  pas  abusé  de  ma  crédulité  pour  me 
remettre  à  l'aise.  Vous  allez  crier  à  l'injustice  ;  ce  n'est  pas  que  je  me 
défie  de  vous,  je  vous  crois  toujours,  j'ai  besoin  de  vous  croire,  cepen- 
dant ce  caractère  italien,  cette  grande  pénétration,  cette  grande  finesse, 
m'effrayent  quelquefois.  Vous  avez  tout  ce  qu'il  faut  pour  être  éminem- 
ment bon  ou  éminemment  mauvais.  On  ne  peut  pas  avoir  à  vous  pardon- 


—  316  — 

nez  de  légers  torts,  car  ceux  là  ne  sont  pas  dans  votre  nature,  c'est  ce 
qui  me  fait  penser  que  si  vous  me  trompiez  ce  ne  serait  pas  à  demi.  Ne 
croyez  pas  cependant  que  j'admette  la  chose  comme  possible,  rien  que 
d'en  avoir  le  moindre  soupçon  me  ferait  trop  de  mal.  Au  reste  vous  voyez, 
par  la  franchise  et  la  candeur  avec  la  quelle  je  vous  réponds,  si  j'ai  ou 
non  de  la  confiance  en  vous.  J'attends,  avec  impatience,  la  continuation 
de  votre  lettre;  vous  auriez  pu  la  prolonger  sans  craindre  d'abuser  de 
ma  patience.  Je  ne  fermerai  celle  ci  que  Mardi  prochain,  peut  être  d'ici 
là  aurai-je  quelque  chose  à  y  ajouter. 

Ce  7.  Le  courrier  d'hier  ne  m'a  rien  apporté  ainsi  ma  lettre  en  restera 
là.  Vous  me  demandez  trois  fois  pardon  à  la  fin  de  la  vôtre,  je  crois  que 
vous  verrez  par  le  ton  de  celle-ci  que  je  ne  vous  en  veux  point,  ne 
cherchez  pas  seulement  à  y  mettre  un  autre  sens  que  celui  dans  lequel 
je  l'ai  écrite.  Vous  verrez  que  mes  sentiments,  mes  idées  et  mes  princi- 
pes sont  toujours  les  mêmes,  et  que  je  dois  vous  estimer  beaucoup  pour 
vous  parler  à  coeur  ouvert  comme  je  fais.  Ne  cherchez  pas  auprès  de 
moi  une  autre  place  que  celle  que  vous  occupez. 

Il  n'y  en  a  point  de  meilleure  ni  d'autre,  il  ne  dépend  que  de  vous 
de  conserver  celle  ci  toujours. 

Caroline  Jablonowska. 


CLXXXVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  8  Juillet  [1817]. 

La  vie  que  nous  menons  à  présent  n'est  pas  fertile  en  événements,  et  par 
conséquent  n'offre  rien  qui  puisse  vous  intéresser,  il  faut  que  je  compte  sur 
vous  comme  je  le  fais  pour  oser  vous  écrire  des  lettres  comme  celles  que  vous 
recevez  de  moi  depuis  quelque  temps.  Nous  sommes  ici  comme  dans  un  château, 
nous  bornant  à  la  société  qu'il  contient.  C'est  à  présent  que  le  ristretto  aurait 
eu  beau  jeu,  il  ne  vient  plus  d'importuns  et  nous  aurions  pu  profiter  bien  à 
notre  aise  de  votre  aimable  société  et  de  celle  de  votre  bon  mari.  La  matinée 
nous  sommes  chacune  chez  nous,  je  prends  des  eaux  ferrugineuses,  ce  qui 
fait  que  je  dois  me  promener  plus  d'une  heure,  je  me  lève  de  grand  matin,  je 
traverse  la  villa  cinq  ou  six  fois  et  puis  je  rentre  dans  mon  cabinet  verdelet  et 
où  je  reste  jusqu'à  ce  que  la  cloche  ne  m'annonce  le  diner.  —  Je  dessine  plus  que 


—  317  — 

jamais  *,  j'ai  à  présent  un  bon  maître  de  paysage  et  vais  commencer  à  peindre 
à  l'huile;  je  lis  beaucoup  surtout  de  l'italien,  que  j'aime,  par  préférence.  —  Caroline 
passe  également  sa  matinée  dans  le  cabinet  vert  où  elle  écrit  et  lit  jusqu'au 
diner,  après  diner  nous  causons  un  peu,  nous  allons  nous  promener  en  calèche, 
puis  un  peu  à  pied  à  la  Villa  et  avant  minuit  nous  nous  retirons,  n'est  ce  pas 
là  une  vie  de  patriarche?  Caroline  engraisse  à  vue  d'oeil,  jamais  depuis  qu'elle 
est  à  Naples  je  ne  l'ai  vue  aussi  bien,  cet  embonpoint  l'a  fort  embellie.  — 
Gallemberg  est  pourtant  fort  raisonnable,  il  gémit  de  ce  que  les  soirées  finis- 
sent de  si  bonne  heure,  d'ailleurs  il  se  conduit  bien  et  n'est  plus  jamais  grondé. 
—  Caroline  a  pris  Cicogna  en  affection,  c'est  un  très  bon  enfant,  très  obligeant 
et  qui  ne  gêne  en  rien.  M.''  Crivelli  ^  est  venu  hier  chez  nous  pour  la  première 
fois,  il  a  fort  bonne  tournure.  Nous  n'avons  pu  encore  juger  de  son  amabilité, 
enfin  ce  qui  nous  arrive  de  mieux  c'est  toujours  de  Milan.  Ne  prenez  pas  cela 
pour  un  compliment,  c'est  la  pure  vérité.  Les  italiens  les  plus  distingués  sont 
les  milanais.  Envoyez  nous  en  le  plus  que  vous  pouvez.  Arrivez  vous  même,  ce 
serait  le  mieux.  Votre  mari  peut  compter  pour  dix  pour  l'agrément  qu'il  offre 
à  la  société,  il  nous  a  bien  gâtés,  je  vous  assure  que  je  ne  trouve  plus  que 
personne  cause  bien  depuis  qu'il  nous  a  quittés.  Adieu,  chère  bonne  Thérèse 
que  j'aime  bien  tendrement;  je  vous  charge  de  mes  amitiés  pour  M.'"  Confalonieri. 

Sophie. 


CLXXXVIII 

ArcJiivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  388.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  15  de  Juillet  [1817]. 
Votre  lettre  du  30  de  Juin  que  j'ai  seulement  reçu  hier  m'a  fait  un 
plaisir  que  je  ne  saurais  vous  exprimer.  -  Vous  avez  eu  tort  de  me  priver 
si  longtemps  de  nouvelles  que  vous  saviez  devoir  m'être  si  agréables  — 
Le  ton  de  vos  lettres  et  votre  projet  de  campagne  m'avaient  fait  deviner 
que  vous  vous  étiez  rapproché  de  votre  femme,  mais  d'en  avoir  l'assurance 
positive  de  vous  même,  de  voir  que  mes  voeux  les  plus  chers  étaient 
remplis,  m'a  comblé  de  joie.  —  Je  ne  vous  cacherai  pas  que  cet  état  de 
crise  dans  lequel  vous  étiez  à  Rome  m'a  causé  les  plus  vives  alarmes.  — 
De  vous  donner  un  conseil  m'eut  été  impossible,  j'aurais  cru  prendre  sur 

1)  La  contessa  Sofia  disegnava  e  dipingeva  con  passione.  Riproduciamo  qui  un  suo  qua- 
dretto, ora  a  Firenze  in  casa  Parinola,  che  ritrae  la  principessa»  Carolina  Jablonowska  nel  suo 
salottino  di  Malezyce. 

2)  Forse  D.  Gaetano  Crivelli  Mesmer  (cfr.  a  p.  214)  oppure  il  conte  Ferdinando  Crivelli 
Pichler  (v.  la  n.  1  a  pag.  194). 


—  318  — 

moi  la  responsabilité  de  votre  bonheur  à  tous  les  deux.  —  Je  craignais 
de  vous  écrire,  je  redoutais  l'influence  que  je  pouvais  avoir  sur  vous,  je 
croyais  empirer  le  mal,  tout  le  plaisir  que  je  trouvais  dans  mon  intimité 
avec  vous  deux  était  empoisonné.  —  J'aurais  désiré  ne  vous  avoir  jamais 
connu. —  Vous  m'avez  délivré  d'un  poids  énorme  en  me  disant  que  vous 
pouviez  être  ensemble  à  présent  comme  avant  questi  ultimi  tempi  di  esa- 
cerbazione.  —  Fasse  le  Ciel. qu'ils  ne  reviennent  plus  et  que  vous  retrouviez 
un  bonheur  qui  est  encore  à  votre  portée  et  auquel  il  ne  dépend  que 
de  vous  d'atteindre.  —  Appliquez  vous  un  peu  plus  à  que'  tranquilli  e  ra- 
gionati calcoli  della  realtà,  ne  vous  laissez  pas  aller  à  cette  imagination  si 
vive  qui  vous  fait  courir  après  une  perfection  que  vous  ne  pouvez  pas 
rencontrer.  —  Vous  ferez  toujours  de  votre  femme  ce  que  vous  voudrez, 
elle  vous  a  aimé,  elle  vous  aime  encore,  et  cet  amour,  fondé  sur  l'estime, 
le  devoir  et  que  la  vertu  autorise,  ne  s'éteint  jamais  entièrement.  Vous 
autres  maris  vous  êtes  comme  les  souverains,  il  vous  en  coûterait  si  peu 
pour  vous  faire  aimer,  mais  vous  ne  savez  pas  vous  y  prendre.—  Vous  ne 
concevez  pas  ce  que  peut  sur  une  femme  délicate  et  sensible  un  procédé 
un  peu  amical  et  combien  la  confiance  que  vous  lui  témoignez  l'ennoblit 
à  ses  propres  yeux  et  la  rend  capable  de  tout  sacrifice  pour  s'en  montrer 
encore  plus  digne.  —  Vous  croyez  que  votre  confiance  peut  être  trop 
entière,  vous  a  nui  dans  mon  opinion,  —  rassurez  vous  sur  ce  point,  je 
vous  ai  vu  malheureux,  je  vous  ai  plaint,  je  vous  aurais  peut  être  blâmé,  mais 
vous  m'avez  épargné  ce  chagrin,  je  vous  en  sais  gré,  je  vous  approuve,  je 
vous  en  estime  davantage,  je  jouis  de  ne  m'être  point  trompée  en  vous.  — 
Que  voulez  vous  de  plus?  —  Non,  jamais  je  ne  vous  refuserai  mes  conseils 
car  vous  ne  pouvez  me  les  demander  que  pour  votre  bien,  jamais  mon  amitié 
ne  cessera  de  s'intéresser  à  votre  avenir,  jamais  les  sacrifices  que  vous  ferez 
à  vos  devoirs  ne  seront  perdus  pour  moi.  Le  Ciel  qui  connaît  la  pureté  de 
mes  intentions  m'a  exaucée  quand  je  l'ai  prié  de  vous  ramener  l'un  vers 
l'autre,  secondez  ses  vues  et  ne  vous  découragez  pas.  —  A  présent  que 
j'ai  répondu  à  l'article  de  votre  lettre  qui  m'intéressait  davantage  je  vous 
remercierai  de  m'avoir  mis  au  fait  de  la  vie  que  vous  menez  à  Valmadrera 
—  c'est  la  première  fois  que  vous  entrez  dans  quelque  détail.  —  Elle  est 
digne  de  zta  glowa  comme  vous  dites  fort  bien,  mais  de  zta  glowa  dans 
le  bon  genre.  —  Vous  savez  que  j'ai  mis  des  bornes  à  la  latitude  que  vous 
vous  croyiez  permise.  Vos  montagnes,  vos  arbres,  me  font  envie,  cette 
nature  sauvage  me  plait  mieux  que  les  côtes  riantes  de  la  Méditerranée.— 
Combien  les  environs  de  Naples  me  paraissent  monotones  et  insipides! 
Je  trouve  que,  faute  de  ces  émotions  que  produisent  les  sites  agrestes  et 
même  effrayants,  le  caractère  perd  ici  de  sa  force  et  de  son  élasticité.  — 
On  se  sent  dépérir  moralement,  on  n'est  plus  capable  de  rien.  —  Ma  vie 
est  aussi  prosaïque  que  la  vôtre  [ne]  l'est  pas. —  Strada  nuova,  la  villa,  Capo 
di  monte,  quelque  fois  le  spectacle,  voilà  de  quoi  se  compose  mon  exi- 
stence. —  Je  ne  m'ennuie  jamais  aux  heures  consacrées  à  la  solitude, 
mais  celles  que  l'habitude  et  l'usage  ont  vouées  à  la  société  se  traînent 


—  319  — 

avec  peine.—  Causer  à  notre  manière,  il  n'en  est  plus  question;  Sophie 
et  moi  nous  nous  disions  hier  que  nous  commençons  à  devenir  stupides. 
—  Il  est  sur  que  l'on  rencontre  bien  rarement  dans  la  vie  des  personnes  qui 
conviennent  parfaitement  —  de  celles  qui  ne  conviennent  pas  du  tout,  le 
monde  en  est  plein.  —  Vos  promenades  au  clair  de  lune,  votre  société 
choisie  tout  cela  m'enchanterait.  —  J'espère  bien  avoir  un  des  premiers 
exemplaires  du  roman  de  votre  ami,  ne  me  faites  pas  au  moins  la  honte 
de  croire  que  je  ne  le  comprenne  parfaitement.  Quand  je  n'aurais  que 
l'apprentissage  de  votre  correspondance  il  me  suffirait;  l'italien  des  autres 
est  à  tout  à  fait  à  ma  disposition,  il  n'y  a  que  le  mien  qui  me  manque 
très  souvent.  —  Pourquoi  ne  restez  vous  pas  plus  longtemps  dans  cette 
campagne  qui  me  parait  vous  convenir  si  bien?  la  vie  de  ville  n'est  pas 
faite  pour  vous,  vous  y  êtes,  quoique  moins  que  les  autres,  trop  assujetti 
à  la  règle  commune.  —  Ces  têtes  à  têtes  avec  la  lune  au  sommet  des  Alpes 
sont  bien  plus  dignes  de  vous.  —  N'écrivez  vous  rien,  n'êtes  vous  pas 
inspiré?  Vous  étiez,  disiez  vous,  trop  dissipé  à  Naples  pour  vous  occuper 
sérieusement,  vous  n'avez  plus  la  même  excuse.  —  A  propos  d'écrire,  je 
vous  avouerai  franchement  puisque  vous  me  le  demandez  que  votre  écriture 
depuis  que  vous  respirez  l'air  natale  est  devenue  plus  lombarde  que  jamais.— 
Si,  sans  que  cela  vous  serve  d'excuse  pour  abréger  vos  lettres,  vous  pouviez 
la  rendre  un  peu  plus  lisible  cela  me  ferait  plaisir,  je  parviens  bien  après 
tout  à  vous  déchiffrer  et  à  vous  deviner,  mais  ce  n'est  pas  sans  peine  — 
Avez  vous  quelques  reproches  à  faire  à  mes  pieds  de  mouche?  il  me  paraît 
cependant  que  j'ai  fait  de  grands  progrès  dans  la  lisibilité,  si  c'est  un  mot 
nouveau  qu'il  ne  vous  choque  pas,  de  mes  caractères.  Vous  me  grondez 
pour  les  phrases  banales,  je  vais  vous  rendre  la  pareille,  vous  me  parlez 
des  limites  del  permesso,  del  discreto  ;  permettez  moi  de  vous  dire  que 
cela  n'a  pas  le  sens  comun.  Mes  lettres  sont  plus  longues  et  plus  fréquentes 
que  les  vôtres,  celle  ci  est  la  quatrième  après  la  reprise.  —  Je  n'ai  rien 
dit  de  votre  part  à  Louis  pour  la  très  bonne  raison  qu'il  est  à  Florence 
avec  le  prince  de  Metternich*  au  lieu  d'être  ici  auprès  de  sa  chère  moitié 
et  que  vous  êtes  plus  à  portée  de  lui  que  moi.  —  Je  lui  ai  écrit  que  mon 
quart  d' heure  me  manque  beaucoup  et  cela  est  vrai.  —  L'Opetaniec  re- 
marquait l'autre  jour  que  tous  mes  fidèles  m'ont  abandonnée,  mon  mari 
aussi  et  qu'il  n'y  a  que  lui  qui  reste  toujours.  Il  survit  à  tout  le  monde, 
mais  il  en  est  un  peu  las,  le  grand  calme  l'assoupit,  il  en  est  à  regretter 
l'heureux  temps  où  il  était  malheureux,—  J'admire  la  fragilité  du  freddo 
interno.  Maman  me  charge  toujours  de  bien  des  amitiés  pour  vous.  M'en 
voudrez  vous  de  ma  dernière  lettre?  Si  vous  êtes  éminemment  bon,  je 
n'ai  rien  à  craindre.  —  Croyez  à  mon  amitié,  elle  est  bien  vraie  et  bien 
sincère.  Caroline  J, 

1)  In  occasione  di  questo  soggiorno  fiorentino  il  principe  di  Metternich  vide  la  contessa 
d'Albany,  come  appare  dalla  corrispondenza  di  lei.  Cfr.  Pélissier,  o/>.  cit.,  p.  346.  L'onni- 
potente cancelliere  s'era  recato  in  Toscana  per  scortare  l'arciduchessa  Leopoldina,  sposa  del 


—  320  — 

CLXXXIX 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce   15  Juilliet  [1817]. 

Votre  dernière  lettre  écrite  de  la  campagne  m'a  fait  bien  grand  plaisir, 
chère  Thérèse,  je  vois  que  vous  vous  y  trouvez  bien,  et  que  vous  jouissez  de 
ce  calme  si  nécessaire  au  bonheur.  Je  vous  envie  vos  beaux  arbres  et  surtout 
la  vue  sur  le  lac  de  Cônie,  je  m'imagine  que  rien  n'est  plus  romantique  que 
vos  lacs  et  je  serais  désolée  s'il  fallait  que  je  renonçasse  à  les  voir  à  mon 
retour.  Vous  avez  beau  dire,  le  nord  de  l'Italie  vaut  mieux  que  le  midi,  le  manque 
d'arbres  est  pourtant  une  grande  privation  et  une  grande  beauté  de  moins. 
Caroline  soupire  tous  les  jours  quand  il  faut  se  promener  car  il  n'y  a  que 
Strada  nuova,  qu'elle  a  pris  en  guignon,  ou  Capo  di  monte,  qui  est  fort  hu- 
mide, où  on  puisse  aller  quand  on  ne  veut  pas  s'absenter  tout  le  jour. —  Nous 
ne  ferons  point  de  courses  et  il  nous  parait  que  ce  ne  peut-être  ce  même  Naples 
de  l'année  passée,  qui  nous  offrait  tant  d'agréments  et  que  nous  admirions  tant. 
Il  dolce  ckiaror  della  luna  ne  nous  invite  même  plus  à  nous  promener  une 
partie  de  la  nuit  comme  nous  faisions  l'année  passée.  Rien  n'est  plus  comme 
alors,  mais  je  ne  me  plains  pas  du  présent,  je  ne  regrette  que  vous  deux, 
d'ailleurs  je  suis  contente,  je  n'ai  jamais  été  mondaine  et  la  solitude  me  convient; 
je  suis  avec  Caroline,  avec  ses  enfants,  dans  ce  cercle  qui  seul  peut  me  rendre 
heureuse,  je  voudrais  même  arrêter  le  temps,  il  s'écoule  trop  vite  pour  moi  qui 
n'ai  plus  que  tout  au  plus  neuf  mois  à  passer  ici  et  qui  vois  toujours  dans 
l'avenir  cette  séparation  cruelle  que  je  ne  sais  comment  mon  coeur  soutiendra. 
Heureusement  que  Caroline  se  remet  à  vue  d'oeil,  elle  ne  tousse  plus,  l'escalier 
ne  la  fatigue  plus  tant,  elle  engraisse  et  embellit  chaque  jour.  Parlez  lui  d'un 
certain  chapeau  de  paille  bien  coquet  qu'elle  a  avec  une  touffe  de  violettes  et 
de  pensées,  dites  lui  que  sa  renommée  est  parvenue  jusqu'à  vous.  —  Elle  est 
bien  élégante  dans  ce  moment,  mais  c'est  peine  perdue  cette  année-ci.  —  Vous 
savez  que  Louis  est  parti  jeudi  pour  Florence,  il  reviendra  dans  une  quinzaine 
de  jours;  le  prince  de  Metternich  l'a  fait  chercher  et  il  nous  a  quittées  du  jour 
au  lendemain. 

Adieu,  chère  Thérèse,  je  vous  quitte, car  j'ai  beacoup  à  faire  aujourd'hui. 

Bien  des  tendresses  à  votre  mari,  auquel  je  compte  écrire  incessament, 
j'aimerais  bien  qu'il  m'envoyât  quelques  livres  italiens,  s'il  en  a  l'occasion,  mais 
bien  sérieux,  d'ailleurs  je  m'en  rapporte  à  lui. 

Sophie. 


futuro  imperatore  del  Brasile,  che  una  squadra  portoghese  era  venuta  a  cercare  a  Livorno  : 
intanto  egli  tenne  quell'estate  ai  bagni  di  Lucca  una  specie  di  corte.  Generali  e  diplomatici 
vi  si  alternarono  ad  audiendum  verbum.  Cfr.  Prince  de  Metternich,  Mémoires,  cit.  t.  Ill, 
p.p.  22  e  seg.  In  una  lettera  del  17  luglio  il  principe  di  Metternich  parla  appunto  dell'arrivo 
del  Jablonowski  C/oc.  cit.  p.  36j. 


La  PKixciPESSA  Carolina  JabloxN^owska   ^\'ovxA 

da  un  acquerello  (1821?)  opera  della  contessa  Sofia  Woyna 
proprietà  del  muchese  Folco  Gentile  Parinola 


i  li  .Juiiàel  j  i Sl'i 


calme  si  ^ 


lue  vous  vous  y  ti 

m  bonheur.  Je  vous  cavie    .  o?  ccijix  arbres  <?t  s:-.!".<)u! 
rc.  je  TTiMmng'rie    que    rkn  n'est  plus  romantique  que 

^s    voir   à   mon 


US   commi 
.;l<.r  qi.e   vous 
-olitudc  ■.■!■; p  cor, 
ie  qui  sen'. 


'as  neuf  mois 


L^.cii  Ces  ter;.:: 
aimerais  bien  qu' 


'ivres  italiens,  s'il  en  a  l'occasion,  mais 


..ro  imperatore  de;  squadra  portoghese  et 

b.r.v.'^  cii  '.  di  Lucca  una  sp>;-'e 

•;iium  verbitm.  Cfr.  Prince  •; 
1e'  17  ''.'ç'iio  i!  principe  di  a 

//OMOJa/.l   AKUOHAJ    Aéi^HHljy.lHH    A 
,  1.    -V  .in,2  Baaslnoo  fiHab  B-i9qo  (9  tS8Il  olOi^upo^  nu  et 
Bloniifi^  alilnaO  ooloT  ssorioifim  lab  Blsinqonq 


—  321  — 

cxc 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  389.  .  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  26  de  Juillet  [1817]. 

Votre  lettre  du  quatorze  est  d'une  taille  raisonnable,  vous  espériez 
que  je  la  trouvasse  trop  longue,  point  du  tout,  à  peine  l'est  elle  assez,  je 
plains  votre  paresse  car  je  ne  lui  laisse  point  d'excuse.  —  Je  n'ai  pas  eu 
besoin  de  votre  second  appel  à  ma  bonne  foi  pour  répondre  franchement 
à  toutes  vos  questions;  vous  voyez  que  je  l'ai  fait  tout  de  suite,  sans  me 
laisser  le  temps  d'y  trop  réfléchir,  cela  doit  vous  convaincre  d'autant  plus 
de  ma  sincérité  si  toutefois  vous  en  pouviez  douter  encore.  —  Il  me  paraît 
que  sous  ce  rapport  là  vous  n'avez  rien  à  me  reprocher,  peut  être  même 
ai-je  été  souvent  au  delà  de  ce  que  vous  auriez  pu  désirer.  —  Malgré  tous 
vos  arguments  tirés  de  S.t  Paul  vous  ne  me  persuaderez  pas  que  vous 
ayez  bien  fait  de  reprendre  une  devise  que  je  vous  avais  donnée,  à  ce  que 
vous  dites,  par  inspiration,  mais  à  ce  que  je  trouve,  beaucoup  trop  pré- 
cipitemment  et  sans  vous  connaître.  Le  sort  plus  juste  vous  en  avait  privé 
au  moment  où  vous  alliez  abjurer  vos  erreurs;  pourquoi  la  reprendre? 
Quoiqu'il  en  soit,  respectez  cette  conscience  timorée  ou  scrupuleuse  ou 
comme  vous  voudrez  l'appeler,  et  laissez  moi  la  douce  persuasion  que 
je  ne  vous  inspire  jamais  que  de  bonnes  résolutions.  —  Que  cette 
amitié  à  laquelle  vous  paraissez  attacher  tant  de  prix  et  sur  laquelle 
je  vous  permets  de  compter,  soit  votre  sauvegarde,  et  je  n'aurais  rien 
à  me  reprocher.  —  Vous  voulez  que  je  vous  donne  des  listes  (?)  pour 
vos  lettres,  je  le  ferai  quand  l'occasion  s'en  présentera  et  que  je  voudrais 
m' instruire  sur  tel  ou  tel  sujet,  en  attendant  tirez-les  de  votre  propre 
fonds;  il  est  trop  riche  et  vous  connaissez  trop  mes  goûts  pour  être  jamais 
dans  l'embarras,  —  c'est  m' imposer  une  grande  responsabilité  que  de 
vouloir  que  je  vous  dirige  et  que  je  vous  donne  de  conseils;  je  ne  sais 
pas  d'où  vous  prenez  que  je  soie  une  si  bonne  tête  et  que  j'aye  tant  de 
raison,  mais  puisque  vous  croyez  pouvoir  vous  y  fier  et  que  j'ai  moi  une 
grande  opinion  de  vos  lumières,  j'accepte  votre  proposition,  d'autant  plus 
volontiers  que  vous  me  la  faites  plus  à  propos  que  vous  ne  pensez.  —  Ce 
qui  me  manque  du  côté  de  l'expérience  pour  vous  guider,  l'intérêt  que  je 
vous  porte  y  suppléera.  —  En  attendant  que  je  puisse  m'expliquer  plus 
clairement,  continuez  vos  occupations  habituelles,  ne  faites  point  de  projets 
pour  l'avenir.  D'où  prenez  vous  que  je  vous  aye  promis  de  vous  dire  le 
nom  del  mortale  sur  le  compte  duquel  vous  me  paraissez  être  tout  à  fait 
dans  l'erreur?  La  promesse  vous  ne  l'avez  jamais  eue,  je  vous  ai  remis 

21 


—  322  — 

à  un  jour  que  vous  devez  attendre  avec  patience  et  qui  est  plus  éloigné 
que  jamais,  —  Oui  nos  habitudes  sont  bien  changées:  on  vit  au  jour  le 
jour,  on  est  bien  aise  d'en  attraper  la  fin.  Gallemberg  se  passionne  pour 
la  botanique  et  moi  pour  l'ouvrage.  Le  travail  des  mains  sert  à  reposer 
l'esprit,  je  rêve  sans  être  oisive,  cela  me  convient.  —  Je  suis  occupée, 
quand  nous  sommes  en  petit  comité  et  que  la  conversation  languit,  et  cela 
m'empêche  de  m'ennuyer.  —  J'ai  beaucoup  lu  depuis  votre  départ,  bien 
des  choses  inutiles  pendant  ma  maladie  et  ma  convalescence,  des  livres 
plus  sérieux  depuis.  Le  dernier  chant  du  Childe  Herold  de  Lord  Byron 
m'a  augmenté  mon  enthousiasme  pour  cet  homme  que  l'on  devrait  détester  '. 
Qu'  il  serait  intéressant  s'il  sentait  ce  qu'il  dit,  et  comment  peut-on  écrire 
comme  lui  quand'on  ne  sent  pas!  j'en  suis  outrée;  —  cela  prouve  jusqu'à 
quel  point  faire  et  dire  sont  deux  choses.  —  La  perte  de  M.me  de  Staël 
est  irréparable,  on  peut  en  parler  comme  si  elle  n'était  plus,  car  ses  fa- 
cultés morales  sont  anéanties.  ~  Vous  avez  bien  raison  de  l'appeler  //  5a- 
cerdote  più  adepto  dei  misteri  dell' uman  cuore:  —  personne  ne  l'a  mieux 
connu  qu'elle,  c'est  pourquoi  aussi  personne  n'intéresse  davantage.  —  Sa 
mort  morale  est  un  beau  sujet  de  réflexion  ;  n'est-ce  pas  un  motif  de 
plus  de  mettre,  au  dessus  de  toutes  les  autres,  les  qualités  impérissables 
du  coeur?  Cet  esprit  si  justement  admiré  a  été  détruit  en  un  instant  et 
la  voilà  au  niveau,  ou  même  au  dessous  de  tant  de  créatures  qui  ne  s'éle- 
vaient pas  même  jusqu'à  la  comprendre;  —  nous  sommes  malheureusement 
plus  machines  que  nous  ne  voulons  nous  l'avouer,  et  c'est  pourquoi  vous 
avez  grand  tort  de  vous  dépiter  contre  votre  imperturbable  santé  que  vous 
devriez  regarder  comme  un  bienfait  du  Ciel.  —  Quand  cesserez  vous  de 
blasphémer  contre  cette  Providence  qui  vous  a  voulu  tant  de  bien?  Votre 
ingratitude  m'effraye.  —  Je  vous  prie  de  vous  en  corriger.  —  c'est  très 
sérieusement  que  je  vous  en  prie.  —  Vous  me  demandez  mon  avis  sur 
Cicogna;  —  c'est  un  bon  garçon  qui  a  de  la  drôlerie  dans  l'esprit  et  le 
désir  de  plaire;  —  vous  savez  qu'on  dit  qu'il  faut  en  savoir  gré;  —  il  tient 


1)  Cfr.,  per  il  giudizio,  non  sempre  così  indipendente  corne  questo  della  principessa,  che 
si  andavan  formando  sul  Byron  in  quel  torno  di  tempo  i  lettori  delia  penisola  ed  anche  quelli 
che  ne  sentenziavano  con  ben  scarsa  informazione,  i  due  studii  di  Guido  Muoni,  La  fama 
del  Byron  ed  il  byronismo  in  Italia  Milano  1903  e  La  leggenda  del  Byron  in  Italia,  Milano 
1907.  Sul  Byrcn  in  Italia,  oltie  il  già  citato  volume  del  Salvo  e  lo  studio  dello  Stendhal 
Lord  Byron  en  Italie  (vedilo  in  Stendhal,  Racine  et  Shakespeare  Paris),  v'è  un  libro  re- 
cente: Anna  B.  Me.  Mahan,  With  Byron  in  Italy,  London  1907.  La  reputazione  morale  del 
Byron  era  poi  in  ragione  inversa  di  quella  letteraria  e  Lord  Malmesbury  non  esagera  di- 
cendo che  a  tempo  della  sua  gioventù,  il  poeta  "  was  spoken  of  as  the  personification  of 
Satan  in  sin  and  beauty  „  (Earl  of  Mal.mesbury-,  Memoirs  of  an  ex-minister,  London  1884, 
vol.  I,  p    20). 

2)  M.me  de  Staël  morì  il  14  luglio  1817.  Sebbene  colpita  da  paralisi  nel  febbraio  ad  un 
ballo  del  ministro  Decazes,  aveva  conservato  l'intelligenza,  checché  ne  dica  la  principessa 
Jablonowska,  e  non  s'era  privata  del  piacere  di  conversare  cogli  amici  e  di  scriver  loro. 
Cfr.  Due  DE  Broglie,  Souvenirs,  cit.  I,  pp.  377  e  seg.  ;  E.  Herriot,  op.  cit.  p.p.  24  e  seg. 


—  323  — 

fort  bien  sa  place  dans  un  salon,  et  je  crois  qu'on  en  vient  au  bout  de 
deux  jours  avec  lui  au  degré  d'intimité  où  l'on  en  reste  toute  sa  vie.  — 
Rien  au  delà.  —  Quant  à  Archinto  je  ne  conçois  pas  que  vous  croyez 
que  j'aye  une  opinion  sur  lui.  —  Nous  nous  sommes  vu  deux  fois  et  cela 
nous  a  suffit  pour  nous  prouver  que  nous  n'en  viendrons  jamais  même  à 
une  simple  connaissance.  —  Franchement  c'est  de  tous  vos  Milanais  celui 
qui  m'a  plus  le  moins  pour  ne  pas  dire  davantage.  Je  ne  crains  pas  de 
vous  l'avouer,  car  vous  connaissez  assez  ma  partialité  pour  vos  compatriotes 
pour  ne  pas  m'accuser  d'injustice  à  leur  égard.  —  Au  reste  ne  me  trahissez 
pas.  —  Quand  vous  rencontrerez  des  Polonais  qui  vous  déplairont  je  vous 
permets  de  me  le  dire.  —  Louis  est  de  retour  depuis  plusieurs  jours,  en- 
chanté de  sa  course,  touché  des  bontés  du  Prince  Mett[ernich],  de  son 
amitié,  de  sa  confiance,  il  n'y  a  rien  de  changé  pour  nous,  nous  restons 
dans  cette  situation  brillante,  flatteuse,  honorable,  enviée  et  qui  me  déplait. 
—  C'est  une  folie  à  moi,  je  le  sens,  car  je  ne  dois  pas  désirer  autre  chose, 
je  ne  peux  pas  désirer  mieux;  et  vous  me  croyez  si  raisonnable?  J'ai 
comuniqué  à  Louis  votre  intention  amicale  d'aller  le  surprendre  à  Florence, 
il  en  a  été  très  touché  et  aurait  été  charmé  de  vous  voir.  —  On  l'a  grondé 
de  ne  m'avoir  pas  amenée  avec  lui,  j'aurais  eu  du  plaisir  à  faire  cette 
course;  mais  il  a  craint  pour  moi  la  fatigue  et  le  chaud.  —  Vous  me  con- 
seillez la  Cava  c'est  un  changement  d'air  total  qu'il  me  faudrait,  comme 
je  ne  puis  pas  l'espérer,  je  mène  par  contre  la  vie  la  plus  sédentaire,  la 
plus  monotone  possible;  tout  ce  qui  me  distrait  de  mes  occupations  m'est 
insupportable,  je  voudrais  quasi  ne  pas  sortir  de  ma  chambre.  —  M. me  de 
Gallemberg'  qui  est  arrivée  hier  a  apporté  une  tragédie  allemande  qui  fait 
fureur  à  Vienne  et  qui  est  bien  plus  noire  que  la  Schubrr  (?).  —  Je  me  fais 
une  fête  de  la  lire.  —  Dites-moi  comment  vous  avez  fait  pour  ne  pas  vous 
rapprocher  de  mon  amie  incognita,  l'anglaise  de  Gènes.  Elle  a  passe 
quelques  semaines  à  Rome  pendant  que  vous  y  étiez  et  aurait  tant  désiré 
voir  quelqu'un  qui  m'eut  bien  connu.  —  Elle  m'écrit  que  je  suis  et  serai 
toujours  une  énigme  pour  tout  le  monde.  —  Je  ne  crois  pas  cependant  l'être 
pour  vous,  qui  devineriez  toutes  les  énigmes  du  monde  et  qui  d'ailleurs 
me  connaissez,  je  crois,  très  bien.  —  Je  ne  vous  fais  plus  l'injure  de  vous 
demander  pardon  de  la  longueur  de  ma  lettre,  mais  je  pourrais  me  vanter 
de  vous  écrire  plus  souvent  que  vous  ne  m'écrivez.  —  Vous  faites  semblant 
de  vouloir  que  je  vous  encourage  à  continuer  la  correspondance  avec 
activité,  je  ne  crois  pas  vous  avoir  jamais  découragé,  au  contraire;  je  vous 
donne  d'ailleurs  le  bon  exemple  c'est  à  vous  à  en  profiter.  —  Maman 
me  charge  toujours  de  mille  choses  pour  vous,  vous  lui  manquez  doublement 
pour  elle  et  pour  moi. 

Caroline  J. 


1)  La  Guicciardi;  cfr.  la  nota  1  a  pag.  267. 


—  324  — 

CXCI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  29  [Juillet   1817]. 

Nous  avons  reçu  hier  les  chapelets  de'  Lorette  que  vous  nous  avez  envoyées; 
je  vous  remercie  beaucoup,  chère  Thérèse,  pour  le  mien,  il  me  fait  bien  grand 
plaisir;  dîtes  aussi  à  M.r  Confalonieri  que  j'ai  reçu  également  hier  les  livres 
dont  il  avait  chargé  Bertoldi  et  que  je  lui  écrirai  un  de  ces  jours  pour  l'en 
remercier.  —  Je  suis  une  espèce  d'invalide,  depuis  vingt  jours  j'ai  une  erysipèh 
à  la  jambe  qui  outre,  qu'elle  me  fait  souffrir,  m'empêche  de  sortir,  j'ai  été  quinze 
jours  sans  mettre  le  nez  dehors  et  suis  sortie  aujourd'hui  pour  la  première  fois 
en  honneur  et  gloire  de  VOpetaniec,  dont  c'est  aujourd'hui  la  fête,  et  auquel  le 
marquis  S.t  Clair  a  donné  un  charmant  diner  dans  sa  maison  de  Portici  qui 
est  un  vrai  bijou  ;  on  était  gai,  le  maitre  de  la  maison  prévenant  et  bon  comme 
toujours,  et  cette  journée  m'a  rappelé  le  'bon  temps  passé.  Caroline  était  contente, 
de  bien  belle  humeur,  et  la  petite  fête  réussit  fort  bien,  les  enfants  eurent  un 
grand  goûter  et  chacun  s'en  retourna  satisfait  ;  il  y  eut  un  convive  que 
vous  ne  connaissez  pas,  c'  est  M.r  de  Marialva  ',  l'ambassadeur  de  Portugal, 
c'est  un  homme  charmant,  aimable  sans  prétention,  beaucoup  d'esprit,  des  manières 
douces  ;  il  a  fait  notre  conquête  à  tous,  malheureusement  il  part  dans  quelques 
jours  et  ne  nous  laisse  que  le  regret  d'avoir  fait  sa  connaissance,  puisque  nous 
n'avons  pu  la  cultiver.  M.r  Navaro^  qui  est  avec  lui_n'est  plus  jeune  non  plus, 
mais  c'est  également  un  homme  bien  distingué.  —  Après  leur  départ  nous 
retomberons  dans  notre  solitude  ;  pour  abréger  la  journée  ou  plutôt  la  soirée 
nous  dinons  à  présent  à  six  heures. 

1)  Il  marchese  di  Marialva,  Don  Pedro  Vito  Marialva  y  Menezes  (17651823),  di  antica 
ed  illustre  famiglia,  era  stato  ambasciatore  del  Portogallo  al  congresso  di  Vienna,  accanto 
al  Palme]^,  che  avrebbe  soverchiato  nello  sviluppo  degli  affari  (Cfr.  Der  Wiener  Congress, 
cit.  p.p.  48-49).  Prima  di  recarvisi  aveva  trattato  a  Parigi  di  diversi  negozii  col  conte  di 
Jaucourt,  che  ne  parla  spesso  nelle  sue  lettere  al  Talleyrand  e  come  di  persona  assen- 
nata Cfr.  Correspondance  du  comte  de  Jaucourt  avec  le  prince  de  Talleyrand,  cit.  p.p.  31, 
54,  68,  71,  104,  194.  In  quest'anno  1817  il  marchese  di  Marialva,  inviato  a  Vienna,  aveva 
dato  grandi  feste  per  il  matrimonio  di  D.  Pedro  coU'arciduchessa  Leopoldina  iCfr.  Baronne 
DU  MoNTET,  op.  cit.,  p.p.  166  e  seg.).  Dal  1820  al  1823  il  marchese  di  Marialva  resse  l'am- 
basciata portoghese  a  Parigi.  Secondo  Madame  de  Boigne,  Mémoires,  cit.,  t.  Ill,  p.  223, 
egli  sarebbe  morto  in  conseguenza  dello  spavento  provato  quando  Don  Miguel,  figlio  del  re 
Giovanni  VI  ed  in  lotta  col  padre,  lo  assalì  con  un  coltello  per  farsi  dar  del  denaro.  {Cfr. 
P.'  DE  Metternich,  op.  cit.,  t.  Ill,  p.  41).  Questo  fatto  sarebbe  assai  piìi  grave  se  le  voci 
raccolte  dal  Mar.  de  Castellane,  Journal,  Paris  1895,  t.  II  p.  139,  avessero  qualche  base. 

2)  Un  "  Monsieur  de  Navaro  „  era  col  principe  di  Metternich  ai  bagni  di  Lucca  il  2 
agosto,  ciò  che  ha  dell'inverosimile,  data  la  distanza,  si  che  potrebbe  trattarsi  di  un  altro 
diplomatico  portoghese,  forse  membro  della  stessa  casata.  Ambasciatore  di  Portogallo  a 
Vienna  negli  anni  seguenti  era  il  cavaliere  Navarro  d'Andrade,  per  avventura  il  medesimo 
di  cui  qui  si  ragiona. 


—  325  — 

Caroline  monte  à  cheval  avant  diner,  Louis  l'accompagne  toujours,  Charles' 
quelque  fois;  je  trouve  que  cet  exercice  fait  beaucoup  de  bien  à  Caroline  ;  elle 
est  d'une  toute  autre  humeur  depuis  ces  promenades. 

Le  soir,  quand  nous  sommes  entre  nous,  nous  nous  amusons  à  raconter  des 
histoires  de  revenants,  elles  sont  quelque  fois  si  effrayantes  que  je  n'en  dors  pas. 
Gallemberg  laisse  aller  son  imagination  et  débite  mille  folies.  —  Je  crois  que 
nous  passerons  l'hiver  tout  aussi  solitairement  que  l'été,  on  n'entend  parler 
d'aucun  étranger  qui  doive  arriver  ici,  Rassumofski  qui  était  décidé  à  venir  est 
retenu  à  Vienne  par  l'accident  qu'il  a  eu  à  Carlsbad,  où  en  tombant  de  cheval 
il  se  cassala  jambe.  —  Vous  savez  à  propos  d'accident  celui  arrivé  au  pauvre  prince 
Stahremberg2,  il  fit  une  chute  de  son  balcon  3,  se  fit  un  troua  la  tête,  s'enfonça 
une  côte  et  se  cassa  le  bras  en  deux  endroits.  Il  ne  pourra  plus  faire  le  joli 
coeur  à  présent.  —  Adieu,  chère  Thérèse,  je  me  fais  conscience  de  vous  écrire 
de  si  sottes  lettres  et  c'est  pourquoi  je  les  abrège.  —  Mille  tendresses  de  ma 
part  à  votre  mari.  —  Mes  compliments  à  madame  Annoni,  Porro  et  Haugwitz. 

Sophie. 


1)  Questo  giovine  principe  Carlo  Jablonowsky,  che  fu  poi  I.  R.  Ciambellano  e  Gran  Ma- 
resciallo dei  regni  uniti  di  Galizia  e  Lodomiria,  era  nato  ne!  1S07. 

2ì  II  principe  Luigi  Giuseppe  Starhemberg  dell'antichissima  famiglia  patri-cia,  una  delle 
12  originarie,  dette  apostoliche,  dell'Austria,  fu  diplomatico  (da  non  confondersi  col  generale 
conte  Gundecarol.  Era  allora  ministro  austriaco  presso  la  corte  di  Torino,  che,  sebbene  vi  fosse 
molto  in  favore,  giudicava  liberamente  nei  suoi  rapporti  ;  cfr.  Helfert,  Kaiser  Frans  cit. 
p.p.  327  e  447.  Nato  nel  1762  a  Parigi  ove  suo  padre  era  ambasciatore  d'Austria  e  tenuto  a 
battesimo  dal  re  Luigi  XV,  era  già  inviato  nel  1790  a  Caterina  II  per  annunciare  l'assunzione 
al  trono  di  Leopoldo  IL  Fu  poi  accreditato  per  molti  anni  presso  il  gabinetto  britannico  fino 
alla  rottura  del  1810  fra  Austria  ed  Inghilterra.  A  Londra  lo  Starhemberg  aperse  volonteroso 
la  sua  casa  a  tutti  gli  avversari!  e  alle  vittime  della  rivoluzione  francese  e  del  sistema  na- 
poleonico, esponendosi  cosi  alle  rappresaglie  di  Napoleo.ne  sui  suoi  beni  quando  gli  eserciti 
francesi  invasero  l'Austria,  giacché  la  leggenda  dell'occupazione  napoleonica  di  Vienna  com- 
piuta sonza  torcer  un  capello  può  appena  trovar  luogo  nelle  lettere  di  un  poeta  come  il  de 
Musset  (Alfred  de  Musset,  Correspondance,  (ed.  Séché)  Paris  1907,  pag.  169j.  La  missione 
di  fiducia  alla  corte  torinese,  apparentemente  inadeguata  al  grado  del  provetto  ambascia- 
tore, non  doveva  essere  che  una  tappa  verso  la  sede  di  Madrid,  ove  invece  non  si  recò  per 
le  sopravvenute  complicazioni  del  1820-21.  Lo  Starhemberg,  per  le  relazioni  nell'alta  società 
cosmopolita,  per  la  vasta  coltura,  per  le  tendenze  dello  spinto  e  del  tenore  di  vita  che  lo 
rivelavano  tuttora  uomo  del  settecento,  potè  essere  additato  continuatore  del  famoso  prin- 
cipe di  Ligne  (Wukzbach,  op.  cit.,  vol  37,  p.  211).  Il  Sismondi  lo  stimava  assai,  ritenen- 
dolo „  point  étranger  au.x  idées  libérales  „  (Saint  René  Taillandier,  Lettres  inédites  de  J. 
C.  L.  de  Sismondi.  de  M.  de  Bonstetten,  de  Madame  de  Stâel  et  de  Madame  de  Scusa  à 
Madame  la  comtesse  d'Albany,  Paris  1853,  pag.  248.  .Morì  nel  1833. 

3,  Nell'avito  castello  di  Eferding . 


—  326  — 

CXCII 

Archivio  Gentile  Parinola  -  Carteggi  Capponi  -  Fireiise.     Edita  \ 

Federico  Gonfalonieri  al  marchese  Gino  Capponi 

Milano,  li  30  luglio   1817. 
Amico  carissimo, 

Cominciava  a  credere  che  nella  nostra  corrispondenza  vi  si 
mischiasse  dell'  ubia,  poiché  dopo  la  vostra  prima  lettera  datata 
da  Palermo  non  m'era  venuto  fatto  d'aver  più  notizia  alcuna 
né  di  voi  né  del  vostro  viaggio.  Dolcissima  mi  é  riuscita  la 
vostra  lettera  del  14  luglio,  benché  per  motivo  d'assenza  da  me 
ricevuta  -con  qualche  ritardo.  Essa  mi  rassicurò  non  solo  del 
disperante  dubbio  del  vostro  oblio,  ma  mi  fornì  ancora  argo- 
mento a  dolce  lusinga  che  la  nostra  amicizia,  benché  novellamente 
gettata,  lo  sarà  nondimeno  solidamente  e  perennemente.  Io  tengo 
in  conto  d' uno  de'  piìi  preziosi  vantaggi  della  vita  di  viaggiatore, 
quello  di  potere  per  le  moltiplicate  conoscenze  estendere  il 
limite  delle  persone  ira  le  quali  scegliersi  gli  amici.  La  cono- 
scenza vostra,  lasciate  eh'  io  vel  dica  francamente,  e  per  le 
vostre  pregievoli  qualità,  e  per  certo  simpatico  rapporto  di  voglie 
e  di  idee,  è  nello  scarso  numero  di  quelle  che  stimo  mia  somma 
ventura  l'essermi  procurato.  Fate,  ve  ne  prego,  ch'essa  non 
rimanga  sterile  dei  conforti  e  delle  risorse  amichevoli,  impe- 
gnandoci a  reciproca  corrispondenza,  in  attenzione  di  tempi 
migliori  che  ci  riuniscano.  Ma  questi  tempi  non  si  potrebbero 
essi  avvicinare  ?  Non  potreste  effettuare  fra  il  volger  dell'estate 
ed  il  cominciar  dell'autunno  una  gita  in  queste  abbastanza  racco- 
mandabili pianure  insubri  ?  Io  sarò  il  vostro  duca,  percorreremo  i 
colli  ed  i  laghi  assieme;  uìosoferevao, politicheremo,  ci  allegreremo 
e  piangeremo  assieme.  Voi  ne  avevate  il  progetto;  perché  non  l'ef- 
fettuerete? Le  attrattive  della  patria  già  aveste  tempo  di  gustare 
dopo  il  vostro  ritorno;  i  doveri  di  figlio  hanno  un  limite;  se 
quel  furfantello  d'amore  non  si    mischia    in    questo    alïare    non 

1)  Pubblicata  in  A.  Carraresi,  Lettere  di  Gino  Capponi  e  di  altri  a  lui  cit ,  voi.  V  p.  122. 


—  327  — 

vedo  alcuna  buona  ragione  che  possa  stornarvi  da  un'incursione 
nel  nord.  Negli  ozii,  non  beati,  ma  soporifici  del  mio  paese  ho 
maturato  un  progettino  di  viaggio  per  l'anno  venturo,  esso 
dovrebbe  quadrare  coi  vostri  desiderj  e  colle  vostre  viste,  venite, 
e  ve  ne  farò  comunicazione:  il  farlo  assieme  sarebbe  per  me 
un  ideale  di  piacevolezza  e  d'interesse;  ma  non  vorrei  perciò 
ch'avesse  sempre  a  restare  nella  schiera  degli  ideali.  Datemi 
dettagliatamente  vostre  nuove,  del  vostro  metodo  di  vita,  delle 
vostre  occupazioni,  delle  risorse  della  vostra  bella  patria;  del- 
l'influenza che  vi  esercitarono  i  principi,  i  ministri  e  le  flotte^. 
Di  me  nulla  posso  dirvi  perchè  dormo;  fosse  almeno  un  sonno 
com'è  quello  degli  animali  a  sangue  freddo,  che  potrei  contare 
nella  metà  dell'anno  di  vita,  ma  i  narcotici  con  cui  qui  si  agisce 
sulle  nostre  fibre  non  perdono  la  loro  azione  che  alle  grandi 
distanze;  e  perchè  non  ci  sottraiamo  alla  loro  benefica  influenza, 
ci  si  impedisce  poi  il  sortire!  Datemi  qualche  lume  sulla  di- 
sgrazia del  giovane  Spanocchi'^  sulla  cui  catastrofe  non  ho  mai 
potuto  avere  un  criterio  esatto.  Ditemi  anche  qualche  cosa, 
s' è  a  vostra  notizia,  sulle  cause  della  ritirata  del  mentore  del 
Granduchino,  il  marchese  Araldi'.  Amatemi,  scrivetemi,  coman- 
datemi, e  venite,  che  sarete  il  benvenuto. 

Vostro  vero  ed  aff.mo  amico 
Federico  Gonfalonieri. 

P.  S.  —  Mia  moglie  vi  ricambia  cordialmente  i  saluti.  Da- 
temi nuove  di  Jablonowski  e  dell'esito  de'  suoi  affari  diplomatici. 


V  :  A'  Monsieur 

Monsieur  le  Marquis  Gino  Capponi 

Chambellan  de  S.  A.  le  G.  Due  de  Toscane 
à  Florence 


1)  Mi  pare  evidente  l'allusione  alla  venuta  del  principe  di  Metternich  in  Toscana. 

2)  Certo  un  gentiluomo  senese,  forse  quel  Leopoldo,  tenente  colonnello,  segnalato  dalla 
polizia  austriaca  come  di  passaggio  a  Venezia  nel  novembre  1S15.  (Cfr.  Helfert,  Kaiser 
Franz,  cit.  p.  585i.  Uno  Spanocchi  era  governatore  di  Livorno,  un  altro,  il  barone  Federico, 
era  addetto  alla  I.  R.  Delegazione  provinciale  di  Milano 

3)  L'Araldi  era  zio  del  principe  ereditario  Leopoldo  fin  dal  ritorno  dei  lorenesi  in  To- 
scana, nel  1814.  Cfr.  Giuseppe  Conti,  Firenze  vecchia,  Firenze  1S99,  pag.  99. 


—  328  — 

CXCIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  4  Août  [1817]. 

Je  ne  reçois  que  reproches  de  votre  part  et  cependant  je  ne  suis  pas  coupable, 
je  réponds  à  chacune  de  vos  lettres,  mais  elles  ne  vous  satisfont  pas,  car  elles 
sont  insipides  et  uniformes  comme  la  vie  que  nous  menons.  Vous  ne  reconnaîtriez 
ni  Naples,  ni  ses  habitants  cet  été.  Croiriez-vous  que  nous  n'avons  pas  fait  une 
seule  promenade  au  clair  de  lune,  que  nous  ne  sortons  qu'à  neuf  heures  du 
soir  pour  faire  tristement  deux  fois  la  Villa  à  pieds,  et  qu'il  n'j'  a  plus  même 
l'ombre  d' un  ristretto  ?  Aussi  nous  sommes  tous  si  mélancoliques  que  c'est 
à  faire  peur.  Nous  regrettons  infiniment  les  autrichiens;  quand  ceux  là  seront 
partis,  il  faudra  encore  trembler  pour  sa  sécurité  ;  depuis  que  le  nombre  en 
est  diminué  il  se  passe  des  histoires  de  brigandages  qui  font  frémir  pour 
l'avenir.  Je  désirerais  un  peu  de  distraction  à  Caroline,  elle  en  a  vraiment  besoin 
et  je  crains  qu'elle  ne  perde  et  son  embonpoint  et  sa  santé  si  elle  s'aban- 
donne à  la  mélancolie,  comme  elle  le  fait  depuis  quelque  temps.  Venez  cet  hiver, 
rien  n'est  impossible,  vous  et  votre  mari  qui  voyagez  avec  tant  de  facilité  devez 
regarder  ce  voyage  comme  une  simple  course.  Maman  et  moi  restons  décidément 
à  Naples  cet  hiver  et  partons  décidément  au  printemps  ;  nous  partirions  alors 
tous  ensemble,  irions  jusqu'à  Milan,  ferions  la  course  des  lacs  ensemble  et 
au  moins  notre  congé  serait-il  moins  cruel.  Songez-}'  et  qui  sait  ?  peut  être 
exécuterez  vous  un  projet  qui  nous  rendrait  tous  si  heureux. 

Adieu,  chère  et  bonne  Thérèse,  je  ne  vous  écris  que  deux  mots  aujourd'hui, 
mais  vous  me  le  pardonneriez  si  vous  saviez  à  combien  de  lettres  je  dois  encore 
répondre.  Dites  à  votre  mari  que  sans  reproche  je  lui  fais  dire  qu'il  me  doit 
aussi  une  réponse  depuis  des  siècles. 

Sophie. 


—  329  — 
CXCIV 

Archivio  Casati  -  Cologno  Monzese.  Edita.  * 

L'abate  Ludovico  de  Breme 
A  Federico  Gonfalonieri,  a  Milano 

Ginevra  6  Agosto  1817. 
Federigo  mio! 

Albertina  è  un  un  angiolo  clie  ha  ereditato  per  me  tutta  la  nobile 
e  intima  affezione  della  illustre  sua  genitrice  :  avrà  ereditato  anche  di 
tutta  la  mia  gratitudine:  ma  anche  Augusto 2,  anche  quell'insigne  uomo  di 
Broglie,  mi  hanno  indissolubilmente  intrinsecato  a  sé  e  alla  famiglia  loro 
colla  indicibile  effusione  di  cuore  e  colla  illimitata  confidenza  che  mi 
hanno  mostrato  e  mostrano.  Già  si  parla  di  volermi  seco  e  qua  e  a  Parigi 
e  in  quest'anno  e  nei  seguenti.  Qualcosa  ne  risulterà  ;  intanto  figurati  lo 
strazio  del  mio  cuore  nel  riporre  il  piede  in  quel  castello  ch'io  lasciai 
radiante  di  festività,  e  di  ogni  splendore:  dove  la  vita  era  così  tutta  sublime, 
attiva  e  la  più  elettrica  e  la  più  squisita  che  certo  fosse  mai  altrove.  Fui 
fatto  sedere  a  mensa  nel  luogo  suo^:  tutto  è  puntualmente  e  stessissima- 
mente serbato  ciò  che  si  usava,  vivente  lei;  ond'è  che  l'immaginazione 
è  dovunque  investita  della  sua  presenza  e  persona.  Oh!  qual  perdita!  qual 
vuoto  uguale  fu  mai  lasciato  per  morte  di  chi  che  fosse?  Gli  sciocchi  sono 
cresciuti  a  dismisura  dal  dì  che  quell'astro  si  è  spento:  i  tiranni  d'ogni 
maniera  si  sono  sentiti  rinvigorire:  lo  scettro  dell'opinione  non  è  più  in 
mano  a  nessuno:  ella  ed  ella  sola  ne  era  in  possesso.  Quella  donna  la 
cui  vita  fu  un  tessuto  di  buone  e  generose  azioni,  l'ha  coronata  coll'ot- 
tenere  dal  Re  la  grazia  assoluta  ad  un  protestante  condannato  alla  ga- 
lera in  perpetuità.  —  Dieci  giorni  prima   di  morire   ella  dichiarò  il  suo 


Il  Pubblicata  in  Federico  Gonfalonieri,  Lettere,  cit.  p.  317. 

2i  Augusto  de  Stael  (n90-!827),  figlio  primogenito  della  celebrata  baronessa,  seppe  con- 
servare, anche  all'ombra  soverchiante  di  una  figura  come  quella  di  sua  madre,  la  propria 
spiccata  fisionomia,  segnalandosi  come  gentiluomo  liberale,  addottrinato  nelle  scienze  fisiche 
ed  economiche,  campione  zelantissimo  dell'abolizione  della  tratta  dei  negri.  Attese  a  pubbli- 
care accuratamente  le  opere  della  madre,  pietoso  ufficio  compiuto  per  lui  stesso  dopo  la 
morte  dalla  sorella  D.'^»  de  Broglie.  Sulla  passione  di  Augusto  de  Stael  per  M. me  Récamier, 
vedasi  Herriot,  op.  cit.,  t.  I  eh.  IX.  Benjamin  Constant  parla  pure  dello  Stael,  con  scarsa 
imparzialità,  p.  es.  Journal  intime,  cit.  p.  138.  Lettere  di  Augusto  al  Meister  ed  a  Guglielmo 
Schlegel  sono  stampate  in  Usteri  e  Ritter,  op.  cit. 

3)  Di  Madame  de  Stael. 


330 


matrimonio  col  sig.  di  Rocca'  e  l'esistenza  d'un  figlio  legittimo-,  che  ora 
abbiamo  qui  con  noi,  e  che  Albertina  ed  il  marito  suo  ed  il  fratello  amano 
teneramente  e  trattano  con  indicibile  delicatezza.  Questo  bambolo  è  fatto 
erede  di  un  bell'e  buon  milione  di  capitale,  convertito  in  parte  già  in  al- 
trettanti beni  fondi  nella  Toscana.  Rocca  vi  si  va  a  stabilire  quanto  prima, 
ed  a  morire  dico  io,  tanto  egli  è  rifinito  e  fuori  d'ogni  speranza.  La  massa 
restante  dell'eredità  ascende  a  due  altri  milioni  e  mezzo  e  forse  a  tre 
interi.  Con  ciò  nessuno  ha  da  querelarsi.  Che  cosa  io  farò,  noi  so  peranco: 
tei  dirò:  il  mio  attuale  soggiorno  è  diviso  fra  Coppet  e  Ginevra.  V'ha  di 
molti  forastieri:  piovono  inviti  a  pranzo  e  a  circoli  serali  in  campagna  e 
in  città;  nulla  m'è  piia  molesto:  qui  la  magica  natura  mi  terrebbe  luogo 
d'ogni  cosa,  ma  non  è  possibile  star  da  solo  con  sé,  e  si  corre  il  rischio 
di  passare  per  un  profugo  dalla  patria  che  non  osa  mostrarsi  in  pubblico. 
L'edizione  del  mio  libro ^  procede  piìi  lentamente  ch'io  non  credeva.  Nul- 
lameno  spero  di  potertene  spedire  una  prima  copia,  dal  venti  al  venti- 
cinque. Qui  è  piaciuto  assai  quel  tenore,  ai  pochi  cui  n'ho  comunicato  degli 
squarci.  La  vita  è  qui  molto  sostanziosa  ed  intellettuale  per  me:  nella 
prima  metà  del  giorno,  me  la  passo  con  Bonstetten,  con  Sismondi*  e  con 

1)  John  Rocca,  ufficiale  degli  ussari,  giovine  bello  e  valoroso  (Cfr.  Saint  René  Taillandier, 
Lettres  inédites  de  J.  C.  L.  de  Sismondi,  de  M.  de  Bonstetten,  etc.  cit.  p.  347),  aveva  co- 
nosciuto M."!»  de  Stael  nel  1810  e  le  aveva  manifestato  cosi  ardente  amore  da  indurla  a  spo- 
sarlo, sebbene  segretamente  (Due  de  Broglif,  Souvenirs,  cit.  I  p.p.  384-85).  Pertanto  questo 
matrimonio  aveva  l'aspetto  di  un  concubinato,  e,  come  è  noto,  la  polizia  napoleonica,  sovra- 
tutto  quando  nacque  un  bimbo,  il  17  aprile  1812,  ebbe  cura  di  diffondere  le  voci  più  maligne, 
seguendo  l'esempio  del  Capelle,  allora  prefetto  di  Ginevra  ed  autore,  sembra,  di  un  mordace 
epigramma.  Cfr.  P.  Gautier,  Mathieu  de  Moìitmorency  et  Madame  de  Stàel,  cit.  p.p.  259 
e  seg.  Quest'amore  quasi  senile  per  il  Rocca  è  fatto  per  dar  ragione  a  chi  afferma  che  Ma- 
dame de  Stael  „  n'aurait  rêvé  nul  bonheur  au  delà  de  l'amour  dans  le  mariage  „  (Joachim 
Mhrlsnt,  Sénancour,  Paris  1907,  pag.  153).  Quando  M. me  de  Stâel  era  agli  ultimi  suoi  giorni  il 
Rocca  era  pure  minato  da  male  insanabile,  figura  spettrale  che  s'aggirava  nella  camera 
della  morente,  secondo  ha  narrato  il  Chateaubriand,  Mémoires  d'outre  tombe,  cit.  t.  IV, 
p.  462,  in  una  pagina  evocatrice  della  lugubre  scena.  È  alle  stampe  un  libro  di  A.  I.  de 
Rocca,  Mémoires  sur  la  guerre  des  français  en  Espagne,  Londres  1814. 

2)  Questo  Alfonso  Rocca  sposò  poi  M.lle  de  Rambuteau,  figlia  del  celebre  prefetto  della 
Senna.  Secondo  il  M  al  de  Castellane,  Journal,  cit.  t.  Ill,  p.p.  167  e  213,  egli  non  era 
punto  erede  dell'intelligenza  della  madre. 

3l  II  Cantù,  //  Conciliatore  e  i  Carbonari,  cit.  p.  83,  elencando  le  opere  dell'abate  de 
Breme,  non  ne  cita  alcuna  stampata  nel  1817,  ma  deve  trattarsi  del  "  Grand  commentaire  sur 
un  petit  article  „  stampato  a  Parigi  nel  18.7.  (Cfr.  E.  Clerici,  //  Conciliatore,   cit.,  p.  19). 

4)  Universalmente  noto  è  tuttora  G.  Carlo  Simonde  de  Sismondi  (1773-1342),  di  famiglia 
italiana  emigrata  oltr'Alpe  dopo  aver  abbracciata  la  riforma,  sbattuta  di  nuovo  qua  e  là 
dalla  rivoluzione  francese,  alla  quale  quegli  austeri  calvinisti  dell'antico  stampo  eran  natu- 
ralmente avversi.  Seguace  della  scuola  liberista  d'economia  politica,  autore  di  rinomate 
storie  delle  repubbliche  italiane  e  dei  francesi,  improntate  piuttosto  al  liberalismo  filosofico 
e  politico  dell'  autore  che  ai  principii  della  critica  moderna,  questo  singolare  italo-ginevrino 
può  essere  strettamente  riconnesso  al  cenacolo  di  Coppet,  di  cui  risenti  l'azione,  a  partire 
dai  primi  anni  del  secolo  XIX.  Nel  1815  il  Sismondi,  come  Benjamin  Constant,  fu  sedotto 
dalle  velleità  liberali  di  Napoleone  e  si  consacrò  a  conciliargli,  con  scritti  d'occasione,  il 
favore  dell'opinione  pubblica.  Il  Chateaubriand,  Mémoires  d'outre  tombe,  cit.  t.  IV,  p.  7,  bat- 
tezza d'ingenua  quell'attitudine.  Cfr.  la  pubblicazione  di  P.  Villari,  Sotes  de  Sismondi  sur 


—  331  — 

Pictet'.  Talvolta  Pictet  riunisce  in  crocchio  i  comuni  amici,  tutti  uomini, 
in  casa  sua  a  sera,  e  allora  è  una  delizia;  abbiamo  qua  il  celebre  Decan- 
dolles'.  Addio,  dolcissimo  e  leale  amico.  Ti  prego  di  vivere  il  più  felice 
che  puoi  anche  per  amor  mio.  Mille  affettuosi  saluti  alla  tua  Teresina  e 
ricordati  ch'io  sono  a  tutta  prova 

il  tuo  Ludovico. 


CXCV 


Arcliivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  412.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfalonieri 


Ce  18  Août  1817. 

Je  n'aurais  pas  attendu  pour  vous  écrire  votre  lettre  du  quatre  de  ce 
mois,  si,  accablée  par  le  chagrin  plus  encore  que  par  l'air  étouffant  et  le 
soleil  brillant  de  Naples,  je  ne  me  sentais  incapable  de  mettre  deux  idées 
ensemble.  Vous  savez  combien  j'aime  ma  soeur,  son  bonheur  a  fait  seul 
le  mien,  je  n'ai  eu  de  jouissances  dans  la  vie  que  par  elle,  songez  à  ce 
que  je  dois  souffrir  en  voyant  qu'elle  se  mine  intérieurement  et  en  pensant 


l'Empire  et  les  cent  jours  in  Revue  historique,  1879.  Inatteso  è  lo  schizzo  del  Sismondi 
uomo  di  mondo  che  si  trova  in  Madame  de  Chastenay,  Mémoires,  cit.  t.  II,  p.  448.  Dal  me- 
desimo punto  di  vista,  e  meno  benevolmente,  lo  giudica  il  M.ai  de  Castellane,  Journal, 
cit.  t.  II.  p.  150.  Non  si  scordino  il  già  citato  volume  del  Saint  René  Taillandier,  Lettres 
inédites  de  J.  C.  L.  de  Sismondi  etc.,  cit.,  ove  è  un' introduzione  su  "  Sismondi  et  sa  cor- 
respondance „  e  gli  articoli  del  Sainte  Beuve,  Nouveaux  Lundis  (ed.  Levy),  Paris  1883,  t.  VI, 
p.p.  24  e  seg.  Probabihnente  il  Confalonieri  ed  il  Sismondi  corrisposero  fra  loro  per  lettera, 
ma  purtroppo  le  indagini  fatte  non  diedero  buon  frutto. 

1")  Probabilmente  Carlo  Pictet  de  Rochemont  (1753-1824i,  ufficiale  al  servizio  del  re  di 
Francia  durante  l'antico  regime,  consacratosi  all'agricoltura  durante  la  rivoluzione  e  l'im- 
pero. Alla  restaurazione  compì  importanti  missioni  diplomatiche  nell'interesse  della  sua 
Ginevra,  che  rappresentò  al  Congresso  di  Vienna. 

2)  Piramo  de  Candolle  (1778-1841),  ginevrino,  discendente  da  rifugiati  francesi,  fu  sommo 
botanico,  autore  di  opere  fondamentali  quali  la  Flore  française,  la  Théorie  élémentaire  de 
la  botanique  ed  i  saggi  del  disegnato  e  non  compiuto  Regni  vegetabilis  systema  naturale. 
Dopo  aver  passato  negli  istituti  scientifici  francesi  gran  parte  della  sua  vita  operosa,  il  de 
Candolle,  rettore  dell'Università  di  Montpellier,  nel  1815  fu  esposto  agli  attacchi  delia  rea- 
zione e  si  restituì  a  Ginevra,  ove  fu  fondata  per  lui  una  cattedra  di  Storia  naturale. 


—  332  — 

aux  effets  qu'une  douleur  cachée  mais  vivement  sentie  peut  produire  sur 
une  constitution  délicate  comme  la  sienne.  —  Je  n'ose  m'arrêter  à  cette 
idée  trop  inquiétante  et  trop  cruelle  et  je  voudrais  payer  de  ma  vie  cette 
tranquillité  de  coeur  qu'elle  a  perdue.  —  Caroline  hélas!  ne  retrouve  plus 
en  Louis  cet  amour  qui  était  sa  vie,  et  cette  tendresse  dont  elle  ne  peut 
se  passer;  quand  comme  elle  on  a  été  l'idole  de  son  mari,  peut  on  voir  de 
sang  froid  qu'on  est  négligée?  et  les  égards,  les  procédés  l'amitié,  même 
peuvent  ils  remplacer  ce  sentiment  qui,  parce  qu'il  est  exclusif ,  a  tant  de 
charmes  pour  la  personne  qui  l'a  fait  naître  ?  Je  me  ferais  une  conscience  de 
vous  entretenir  sur  ce  sujet  si  je  ne  savais  que  votre  oeil  pénétrant,  et  votre 
coeur,  qui  juge  si  bien  des  passions  des  hommes,  s'étaient  aperçus  depuis 
longtemps,  du  froid  qui  existe  d'une  part  et  du  ressentiment  qu' il  y  a  de 
l'autre;  je  crains  bien  que  tant  qu'ils  seront  à  Naples  la  bonne  intelligence 
ne  reviendra  pas;  l'objet  qui  a  semé  la  division,  est  ici,  ne  part  plus,  et 
semble  se  plaire  dans  son  ouvrage.  Ah!  comment  existent  ils  des  êtres 
qui  ne  se  font  point  conscience  d'acheter,  au  prix  du  bonheur  d'un  autre, 
un  triomphe  d'amour  propre,  ou  un  caprice  du  moment?  Malheureusement 
Naples  n'offre  cette  année  aucune  distraction  à  laquelle  Caroline  puisse 
se  livrer,  nous  sommes  toujours  seules,  et  alors  chacune  de  nous  est 
tourmentée  par  le  chagrin  de  l'autre,  et  il  règne,  pendant  des  heures,  un 
silence  que  personne  n'ose  rompre.  Gallemberg  se  conduit  bien,  malgré 
l'atmosphère  d'ennui  et  de  peines  qui  nous  entoure;  il  vient  constamment; 
sa  femme  (entre  nous  soit  dit)  est  fort  commune,  je  me  la  représentais  bien 
mieux  qu'elle  n'est,  c'est  absolument  une  grande  enfant,  pour  les  manières 
et  la  tournure,  elle  a  la  réputation  d'avoir  beaucoup  d'esprit,  mais  nous 
sommes  encore  à  le  chercher,  pour  le  caractère,  je  la  crois  fort  bonne;  la 
fille  ainée  est  charmante,  c'est  déjà  une  petite  personne  toute  formée! 
Sa  tournure  est  bien  jolie,  elle  danse  comme  un  ange  et  ses  grands 
yeux  noirs  feront  un  jour  du  dégât.  —  L'  Opetaniec  V  aime  beaucoup.  — 
Le  Marquis  est  arrivé  aujourd'hui,  c'est  au  moins  une  consolation  dans 
notre  solitude;  pour  ne  pas  nous  apercevoir  du  grand  vide  qu'a  laissé 
dans  notre  société  le  ménage  Confalonieri,  ce  cher  ménage  après  le- 
quel nous  soupirons  chaque  jour,  nous  avons  quitté  le  salon  vert,  et 
sommes  établis  dans  le  salon  blanc  autour  d'une  table  ronde  sous 
la  lampe;  Gallemberg  ne  quitte  presque  jamais  le  clavecini  et  tâche  de 
nous  distraire  en  appelant  sa  muse  à  son  secours,  Caroline  et  moi 
brodons  en  tapisserie,  Louis  baîUe  et  ne  dit  mot,  Menz  est  silencieux  car 
il  n'a  avec  qui  disputer.  Maman  fait  de  tristes  réflexions  dans  un  fauteuil: 
voilà  le  tableau  de  nos  soirées,  avouez  qu'il  n'est  pas  engageant  et  qu'il 
faudrait  un  ami  comme  vous  pour  supporter  l'ennui  de  notre  ristretto.  Je 
vois  que  vous  de  votre  côté  n'êtes  pas  non  plus  parfaitement  content.  Hélas! 
l'hiver  dernier  nous  a  tous  gâtés,  et  c'est  ainsi  qu'on  passe  sa  vie  à 
regretter  le  passé  sans  jamais  jouir  du  présent.  —  Vous  en  faites  trop  pour 
nos  compatriotes,  vous  ne  devez  pas  ainsi  user  vos  forces,  conservez  en 


—  333  — 

pour  nous,  quand  nous  viendrons;  pauvre  princesse  W.^  —  Vous  aviez 
déjà  touché  son  coeur  romanesque  ici,  que  deviendrat-il,  si  vous  faites  avec 
elle  le  voyage  des  îles?  Je  m'attends  pour  le  moins  à  un  second  roman 
polonais  qui  fera  le  pendant  de  Malvina^  et  qui  s2ra  entitulé  zta  glowa 
Quand  la  princesse  sera  à  Milan,  parlez  nous  en  détail  d'elle  et  de  la 
langoureuse  et  intéressante  Cécile;  rapportez  nous  quelques  unes  des 
conversations  sentimentales  qiieVous  ne  pouvez  manquer  d'avoir  avec  elle. 
—  Vous  êtes  trop  bon  de  songer  à  m'envoyer  des  poètes  italiens,  je  ne 
vous  demande  ni  le  Tasse  ni  le  Dante  ni  Pétrarque,  les  ayant  lus  et 
ayant  leurs  ouvrages,  je  voudrais  quelque  poésie  de  mérite,  moins  connue, 
et  ensuite  un  petit  abrégé  de  la  vie  des  peintres,  si  telle  chose  existe; 
Vasari  est  trop^volumineux  pour  une  voyageuse,  j'ai  les  tragédies  d'Alfieri, 
mais  pas  ses  sonetti;  vous  m'obligerez  beaucoup  en  me  les  envoyant.  A 
propos  je  viens  de  relire  pour  la  seconde  fois  les  Veglie  di  Tasso,  dites 
moi  votre  sentiment  sur  ce  petit  ouvrage,  plusieures  personnes  prétendent 
qu'  il  n'est  pas  de  lui  et  moi  je  suis  tentée  de  croire  que  ces  personnes 
se  trompent,  il  y  a  tant  de  force  dans  les  expressions,  tant  de  sentiment, 
on  voit  que  ce  sont  les  plaintes  d'un  homme  passionné  et  malheureux, 
mais  je  ne  suis  pas  en  état  de  prononcer  et  attends  votre  décision.  Adieu, 
aimable  zta  glov^a,  je  suis  touchée  de  votre  lettre  et  vous  prie  de  m'écrire 
plus  souvent;  brûlez  la  mienne  et  que  tout  ce  que  je  vous  ai  dit  de 
Caroline  reste  entre  nous,  n'en  parlez  à  personne  et  ne  faites  pas  semblant 
dans  vos  lettres  à  ma  soeur  de  savoir  qu'elle  est  si  abattue:  —j'espère 
que  ce  tems  ne  durera  pas.  —  Adieu  encore  une  fois,  mille  tendresses  de 
ma  part  à  votre  femme.  —  Maman  me  charge  de  la  rappeler  à  votre 
amitié. 

Sophie. 

Vous  me  demandez  de  vous  indiquer  un  moyen  de  comunication  de 
Milan  ici,  mais  malheureusement  je  n'en  connais  aucun. 


1)  Allude  alla  principessa  Maria  di  Wurtemberg  (1768  1854i,  figlia  del  principe  Adamo 
Casimiro  Czartoryski,  sorella  del  principe  Adamo  Giorgio,  nomi  chiarissimi  nella  storia  del 
patriottismo  polacco.  La  madre  fu  la  celebre  principessa  Isabella  Czartoryska  nata  Fleming, 
tanto  ammirata  dal  duca  di  Lauzun  (Cfr.  G.  Maughas,  Le  due  de  Lauzun  et  la  cour  intime 
de  Louis  XV,  Paris  1873'.  A  sua  volta  la  principessa  Maria  fu  ardente  paladina  della  libertà 
della  Polonia  e  ruppe  ogni  rapporto  col  marito  e  col  figlio  quando  preser  le  armi,  al  servizio 
russo,  contro  i  polacchi.  Intorno  alle  opere  letterarie  della  principessa  di  Wurtemberg,  cfr. 
H.  NiTSCHMANN,  Geschichte  der  polnischen  litteratur,  Leipzig  1882,  p.  421. 

2)  Il  noto  romanzo  di  M.me  Cottin  (1768-1807)  vien  subito  in  mente,  ma  deve  trattarsi 
invece  dello  scritto  di  ugual  titolo  della  sopracitata  principessa  di  Wurtemberg,  edito  in  po- 
lacco e  tosto  tradotto  in  francese. 


—  334  — 

CXCVI 

Archivio  di  Stato  di  Milaìio  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  400.  Inedita 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 


Naples  ce  21  d'aôut  [1817]. 

Je  n'ai  pas  le  temps  de  vous  écrire  aujourd'hui.  Je  veux  seulement 
accuser  la  réception  de  la  vôtre  en  date  du  24  de  Juillet  que  j'ai  reçu  ce 
matin,  c'est  à  dire  à  un  mois  de  date  à  peu  près.  —  La  dernière  était  du 
14  de  Juillet  et  je  l'ai  reçue  il  y  a  précisément  quatre  semaines.  Qu'est-ce 
que  cela  veut  dire?  Je  n'y  entends  rien,  tâchez  de  deviner  le  mot  de 
l'énigme.  —  Votre  femme  ne  reçoit  pas  non  plus  de  mes  nouvelles.  Je 
vous  ai  écrit  à  vous  3  longuissimes  lettres,  c'  est  une  fatalité,  toutes 
les  autres  parviennent  régulièrement. 

J'ai  eu  celle  de  Krasinski  de  Corne  Ml  y  a  à  peu  près  quinze  jours. 
Numérotez  les  vôtres  à  l'avenir.  —  et  ne  soyez  pas  paresseux,  car  il 
pourrait  bien  y  avoir  un  peu  de  votre  faute  dans  tout  cela.  —  Adieu,  je 
ne  puis  pas  vous  en  dire  davantage  aujourd'hui,  débrouillez  tout  cela.  Mille 
amitiés  à  votre  femme.  Maman  vous  dit  bien  des  choses. 

[Caroline  J.] 


1)  11  Krasinski,  trasferitosi  così  da  Napoli  in  Lombardia,  potrebbe  forse  essere  anch'egli 
adombrato  dallo  pseudonimo  "  freddo  interno  „  che  sembra  meglio  riferirsi  all'Haugwitz. 


—  335  — 

CXCVII 
Arcliivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carboìiari 

Busta  XXV  -  Fessa  D  -  A^.  5.  lìiedita. 

Federico  Gonfalonieri  a  Alberico  de  Felber 

Amico  Carissimo,  Milano  li  23  Agosto  1817. 

Quest'oggi  ricevetti  per  mezzo  di  tua  madre  la  tua  carissima 
del  20  corrente  e  ad  essa  tostamente  rispondo  nella  speranza 
di  ancora  coglierti  nel  tuo  inameno  soggiorno.  Non  so  dirti 
quanto  grato  ti  sia  della  preferenza  che  mi  desti  fra  i  tuoi  amici 
nello  scrivermi  e  nel  darmi  le  tue  desiderate  nuove;  ed  invero, 
se  l'esserti  amico  di  cuore  e  l' interessarsi  a  te  vivamente  me- 
ritano una  preferenza,  oso  reclamarla  di  buon  diritto.  Mi  duole 
che  le  nuove  di  tua  salute  non  sieno  quali  tu  e  noi  le  vorremmo. 
Non  ti  ripeterò  ciò  di  cui  già  a  nausea  t'avranno  assordato,  cioè 
che  gli  effetti  delle  acque  si  sentono  dopo;  belli  e  buoni  conforti, 
avranno  ragione,  ma  il  povero  sofferente  crede  quando  comincia 
a  sentir  sollievo.  Io  a  dirti  il  vero  confiderei  più  nel  genere 
di  vita  un  po'  piti  attivo  e  distratto  a  cui  vorrei  che  ti  dedi- 
cassi, che  in  qualunque  altro  medico  rimedio.  Intanto  mi  faccio 
una  festa  del  tuo  vicino  arrivo,  e  voglio  sperare  che  un  buon 
autunno,  alquanto  variato  e  divertito,  ti  sarà  giovevole.  Benigno 
Bossi,  a  parer  mio  forse  più  malato  di  te,  e  non  avendo  quasi 
forze  da  reggersi  in  piedi,  è  partito  solo  per  il  viaggio  di 
Svizzera  \  ed  io  stesso,  benché  non  abbia  taccia  di  peccar  di 
prudenza,  trovava  imprudente  questa  sua  impresa;  voglio  nondi- 
meno sperare  che  se  potrà  superare  i  principj  la  cosa  gli  riescirà 
a  buon  fine.  Calderara  ^  continua  nel  suo  periodo  di  lunga  fan- 
ciullaggine. Egli  è  un  peccato,  alcuni  piccoli  difetti  eclissano 
in  lui  tante  buone  e  solide  qualità  e  lo  rendono  per  la  società 
affatto  perduto.  Domani  saranno  resi  i  tuoi  saluti  a  tutta  la 
brigata    domenicale.    Abbiati    cura,  vogliami  bene,  e  credi  alla 

mia  antica  ed  indelebile  amicizia. 

aff.mo  e  vero  amico 

^^  Federico  Gonfalonieri, 

1)  Una  lettera  del  Bossi  al  de  Felber,  datata  da  Ginevra  il  10  settembre  e  conservata 
nella  stessa  busta  dell'archivio  di  stato,  dà  notizie  di  questo  viaggio,  nel  corso  del  quale 
il  Bossi  si  presentò  al  vecchio  e  celebre  conte  Gorani  con  una  commendatizia  dell'amico 
suo  de  Felber,  nipote  del  conte.  Cfr.  su  questo  viaggio  del  Bossi,  G.  de  Castro  /  ricordi 
autobiografici  inediti  del  marchese  Benigno  Bossi,  cit.  p.  913. 

2)  Probabilmente  D.  Carlo.  Cfr.  la  nota  5  a  pag.  23. 


—  336  — 

CXCVIII 

Arcliivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna 
A  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  25  [aòut  1817]. 

Je  vois  par  votre  lettre  que,  quoique  vous  en  disiez,  vous  vous  amusez  bien 
à  Milan,  et  surtout  mieux  que  nous  à  Naples;  ne  regrettez  pas  ce  séjour,  il  est 
bien  triste  cette  année,  ma  soeur  et  moi  nous  [nous]  transportons  toujours  au 
temps  passé,  hier  un  an  il  y  a  eu  le  diner  chez  Genisseo,  et  le  petit  bal  que 
Caroline  donna  pour  Louis,  aujourd'hui  un  an  il  y  eut  la  grande  fête  chez  le 
roi:  vous  rappelez-vous  la  pluie  qui  nous  surprit  dans  les  jardins  d'Armide,  et 
notre  établissement  dans  le  petit  cabinet  à  côté  de  la  salle^^de  bal.  Nous  y  étions  si 
confortables,  si  retirés  au  milieu  de  cette  foule  et  de  ce  cahos;  tous  ces  souvenirs 
sont  autant  de  crève -coeur  pour  nous.  Croiriez  vous  que  Gallemberg  est  toute 
notre  consolation?  et  qu'à  présent  il  gémit  avec  nous  chaque  fois  qu'il  est  question 
de  vous  deux,  ce  qui  arrive  sans  cesse  ?  Je  ne  puis  assez  faire,  l'éloge  de  la 
conduite  de  l'Opetaniec,  sa  fidélité  est  réellement  à  toute  épreuve,  il  ne  nous 
abandonne  jamais;  le  marquis  S.t  Clair  vient  tous  les  soirs  et  ne  dort  plus, 
c'est  le  monde  renversé.  ^  Que  dites  vous  de  notre  partie  à  la  Cava  ?  C'est  le 
seul  joli  projet  que  nous  ayons  fait  de  l'année,  et  aussi  la  première  course;  mais 
elle  ne  sera  pas  gaie  comme  celle  du  7-8-9  Novembre. 

On  donne  à  présent  un  ballet  dont  le  sujet  est  l'histoire  de  Barbe-bleue,  mais 
on  a  trasporto  la  scène  en  Chine.  —  Je  n'ai  rien  vu  de  comparable  pour  la 
richesse  et  la  beauté  des  costumes  et  des  décorations.  —  Les  napolitains  se 
distinguent  à  cheval,  il  y  a  plus  de  trente  hommes  qui  passent  au  grand 
galop  un  pont  placé  au  milieu  de  la  scène,  c'est  effrayant  au  possible;  la  Conti ^ 
fait  des  siennes,  elle  a  un  courage  de  dragon  à  cheval,  aussi  l'applaudit-on  à 
tout  rompre. 

Adieu,  chère  bonne  Thérèse,  Caroline  et  l'Opetaniec  vous  écrivent  aujourd'hui, 
ainsi  ma  lettre  ne  sera  d'aucun  intérêt  pour  vous.  Mille  tendres  comphmens  à 
votre  mari,  je  lui  ai  écrit  dernièrement. 

Sophie. 


1)  Maria  Conti,  ballerina  nata  a  Milano  nel  1790,  che,  dopo  aver  ottenuto  grandi  applausi 
a  Milano  ed  a  Torino  (ove  il  principe  Camillo  Borghese  se  ne  invaghi),  erasi  trasferita  al 
S.  Carlo  di  Napoli";  quivi  pure  la  snellezza  e  la  vivacità  le  conquistarono  il  favore  di  quel  pubblico. 
Cfr.  Francesco  Regli,  Disionario  biografico  dei  più  celebri  poeti  ed  artisti  melodram- 
matici, tragici  e  comici,  maestri,  concertisti,  coreografi,  mimi,  ballerini,  scenografi, 
giornalisti,  impresari  etc.,  che  fiorirono  in  Italia  dal  i8oo  al  i860,  Torino  1860,  p.p.  137-38. 


—  337  — 

CXCIX 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  p.  CLXIX  N.  401.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  28  d'aout  1817. 
Enfin  j'ai  reçu  aujourd'hui  une  lettre  de  vous  en  date  du  pre- 
mier du  courant,  je  veux  y  répondre  tout  de  suite  pour  vous  faire  a- 
mende  honorable  et  vous  tirer  de  l'inquiétude  où  tous  mes  reproches 
vous  auront  jeté.  —  Mais,  dites  moi,  pourquoi  me  parviennent  elles  si 
irrégulièrement  et  si  tard?  Je  m'y  perds.  —  Je  n'accuse  plus  votre  paresse 
mais  à  quoi  dois-je  m'en  prendre?  J'ai  été  quelque  tems  sans  vous  écrire 
parce  qu'en  vérité  je  ne  savais  à  quoi  attribuer  un  silence  si  étonnant, 
après  mes  trois  dernières  lettres  surtout.  —  Celle  ci  m'a  tout  à  fait  dé- 
sarmé et  vous  justifie  complètement,  mais  l'irrégularité  de  votre  corre- 
spondance n'en  est  pas  moins  inexplicable.  —  Vous  avez  eu  cette  fois-ci 
le  bon  esprit  de  me  comprendre  et  de  m'approuver,  je  vous  en  sais  très 
bon  gré,  je  craignais  quelque  mésentendu  comme  il  y  en  a  eu  quelquefois 
entre  nous.  —  Si  vous  ne  cherchiez  jamais  dans  mes  phrases  que  le  sens 
que  je  veux  y  mettre,  vous  me  retrouveriez  toujours  la  même,  dans  toutes 
les  occasions.  —  J'ai  été  hier  à  la  Cava.  —  Cela  va  vous  jeter  dans  le 
passé.  —  Je  vous  vois  d'ici  vous  livrer  à  bien  des  réflexions.  —  La  course 
d'hier  fut  bien  différente  de  la  nôtre.  —  Nous  étions  sept,  c'est  un  nombre 
mystique,  mais  cependant  rien  de  mystique  dans  tout  cela.  —  On  partit  à 
cinq  heures  du  matin  pour  pouvoir  diner  à  Portici  chez  le  Marquis,  au 
retour.  —  Louis  était  dans  sa  calèche  avec  Gallemberg,  Maman  avec  l'en- 
voyé de  Hollande,  S.t  Clair  avec  Sophie  et  moi,  vous  croirez  qu'il  vous  a 
remplacé,  non,  mais  il  avait  une  place  comme  vous  avec  nous  deux.  — 
Nous  nous  rappelions  Sophie  et  moi  toutes  les  petites  circonstances  de 
notre  voyage  de  l'année  dernière;  —  à  la  Cava  on  changea  d'équipages, 
—  des  corriceli  remplacèrent  nos  calèches.  —  Je  montais  dans  celui  de 
S.t  Clair,  à  qui  Gallemberg  était  bien  fâché  de  devoir  toujours  me  céder. 
L'abbé  2  nous  reçut  avec  joie,  il  croyait  que  je  trouverai  le  site  plus  beau 
dans  cette  saison  qu'au  mois  de  novembre,  point  du  tout,  ces  montagnes 
sauvages  ne  gagnent  pas  à  être  éclairées  par  le  soleil  du  mois  d'aôut, 
notre  pluie  leur  allait  beaucoup  mieux.  —  Louis  fut  tout  à  fait  désappointé, 
il  croyait  d'après  ma  description  la  Cava  beaucoup  plus  belle  ^.  —  A  vous 

1)  M.  De  Boreel. 

2)  Sopra  il  villaggio  di  Cava  dei  Tirreni  sorge   l'abbazia   benedettina   della   S.  Trinità, 
consacrata  a  mezzo  il  secolo  XI  dal  papa  Urbano  II. 

3)  Cfr.  il  capitolo  "  Dans  les  montagnes  de  la  Cava  „  in  Madame  Augustus  Craven  née 
LA  Ferronavs,  Souvenirs  d'Angleterre  et  d'Italie,  Paris  1899,  p.p.  371  e  seg. 

22 


—  338  — 

dire  le  vrai  je  le  croyais  aussi;  —  tirez  en  les  conclusions  que  vous  voudrez, 
je  n'ai  pas  même  le  tems  de  rabattre  votre  caquet,  comme  on  dit  vul- 
gairement car  je  vous  écris  cette  lettre  très  à  la  hâte. —  J'ai  été  interrompue 
par  Louis  qui  est  venu  me  consulter  sur  une  affaire  très  sérieuse,  et 
à  présent  par  Geniseo  qui  vient  d'arriver  de  Vienne  et  qui  raconte 
une  histoire  fort  tragique  d'un  courrier  dévalisé,  postillons  massacrés 
etc.  etc.  Je  crois  que  ce  même  courrier  dévalisé  portait  une  lettre  de 
moi  à  votre  femme  avec  une  incluse  de  Gallemberg.  —  Adieu,  adieu,  é- 
crivez-moi  souvent,  longuement  et  comptez  sur  mon  amitié  invariable.  Je 
vous  écrirai  la  semaine  prochaine  à  tête  reposée. 

Caroline  J. 

J'ai  revu  nos  noms  dans  le  grand  livre  des  Archives.  —  Vous  auriez 
mérité  une  lettre  bien  longue,  mais  je  n'ai  pas  le  tems. 


ce 

Archivio  di  Stato  di  Milaìio  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Pezza  CLXIX  -  N.  399.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  4  de  septembre  [1817]. 

J'ai  encore  reçu  deux  de  vos  lettres  par  le  dernier  courrier,  me  voici 
tout  à  fait  au  courant,  je  vous  acquitte  complètement  de  tout  reproche, 
et  je  suis  bien  aise  que  vous  voyiez  par  vous  même  que  le  mieux  est 
l'ennemi  du  bien.  —  Si  vous  aviez  tout  bonnement  envoyé  vos  lettres  à  la 
poste  comme  fait  tout  le  monde,  vous  n'auriez  pas  été  près  d'un  mois 
sans  recevoir  de  mes  nouvelles. —  J'étais  tout  aussi  désorientée  que  vous. 
Vous  m'avouerez  au  moins  que  la  circonstance  était  assez  extraordinaire 
pour  me  couper  la  parole.  —  Vous  me  demandez  l'explication  des  oracles 
de  la  Sibille,  mais  pour  qui  me  prenez  vous  pour  croire  que  je  ne  saurais 
pas  vous  tenir  en  suspens?  Vous  savez  que  le  mystère  est  mon  essence, 
que  je  m'explique  rarement  tout-à  fait,  et  que  d'ailleurs  vous  valez  bien  la 
peine  que  l'on  vous  tourmente  un  peu.  —  D'ailleurs  je  vous  assure  en  toute 
vérité  que  le  voile  qui  couvre  l'avenir  doit  rester  impénétrable,  peut  être 
le  sera-t-il  jamais  —  Vous  craignez  beaucoup  les  épreuves,  à  ce  qu'il  me 
parait,  puisque  la  moindre  contradiction  vous  épouvante  si  fort.  En  atten- 
dant ne  vous  creusez  point  l'esprit,  prenez  que  je  n'ai  rien  dit.  —  Vous 


—  339  — 

croyez  que  le  travail  des  mains  en  tant  qu'il  encourage  les  rêveries  de  mon 
imagination  ne  me  vaut  rien,  et  vous  avez  raison,  aussi  depuis  quelque 
tems  je  ne  travaille  plus  que  quand  Louis  me  fait  la  lecture,  c'est  à  dire 
depuis  10  '/2  jusqu'à  midi  tous  les  jours  ou  bien  le  soir  en  petit  comité. 
Charles  a  aussi  quelquefois  sa  part  de  mes  matinées,  il  veut  aussi  me  lire 
et  me  faire  travailler  et  trouve  alors  que  nous  faisons  un  si  bon  petit  ménage. 

—  Je  vous  assure  qu'on  peut  passer  une  ou  deux  heures  très  agréablement 
avec  lui,  il  a  de  l'esprit  et  des  aperçus  très  fins  pour  un  enfant  de  son 
âge.  —  Savez  vous  que  la  manière  dont  vous  lisez  et  relisez  mes  lettres 
m'embarasse?  comment  voulez-vous  qu'elles  soutiennent  un  examen  aussi 
rigoureux  ?  vous  êtes  trop  bon  juge,  quoique  très  indulgent,  pour  que  je 
ne  vous  craigne  pas  et  même  beaucoup.  —  d'ailleurs  mes  facultés  intel- 
ectuelles  baissent  tous  les  jours,  je  m'en  plaignais  encore  dernièrement 
à  Louis,  je  ne  sais  presque  plus  parler,  bientôt  je  ne  saurais  plus  écrire, 

—  Mon  organisation  morale  est  très  faible  et  a  eu  de  fortes  secousses 
dont  elle  ne  se  relèvera  plus.  —  Je  vous  assure  aussi  que  la  société  que 
nous  voyons  à  présent  n'est  pas  faite  pour  me  tenir  en  haleine.  —  Louis 
est  dans  ce  moment  le  seul  homme  qui  puisse  me  convenir;  comme  je 
crois  être  dans  notre  intérieur  la  seule  femme  qui  lui  plaise,  convaincus 
de  cette  vérité  nous  nous  mettons  en  frais  quelquefois  l'un  pour  l'autre, 
et  nous  oublions  parfois  que  nous  sommes  un  vieux  ménage.  —  vous  savez 
qu'en  fait  de  ménage  vous  m'avez  souvent  avoué  que  vous  n'en  aviez 
jamais  vu  un  comme  le  nôtre.  En  effet  il  est  monté  sur  un  pied  tout 
à  fait  extraordinaire;  si  le  diable  boiteux  se  promenait  encore  sur  les  toits, 
il  pourrait  faire  sur  nous  des  observations  très  neuves  et  très  piquantes. 

—  Je  prétends  que  personne,  sans  vous  excepter  vous  même,  malgré  votre 
finesse,  votre  pénétration  et  toutes  vos  autres  qualités  italiennes,  ne  peut 
se  faire  une  idée  exacte  de  la  manière  dont  nous  sommes  ensemble. —  Je 
vous  vois  vous  récrier  à  cette  expression  de  qualités  italiennes,  mais  je 
vous  assure  que  je  la  prends  dans  le  meilleurs  sens;  pourquoi  vous  dé- 
fendez vous  d'avoir  de  l'esprit,  de  la  vivacité,  un  tact  très  prompt?  il  ne 
tient  qu'à  vous  d'en  faire  un  bon  usage.  —  Ne  vous  appliquez  pas  à  per- 
fectionner votre  écriture,  ce  serait  trop  ennuyeux  et  je  ne  veux  pas  dé- 
penser votre  patience  en  détail,  je  la  reserve  pour  les  grandes  occasions, 
je  crois  que  vous  en  avez  eu  besoin  plus  d'une  fois  avec  moi  et  il  vous 
en  faut  encore  beaucoup  pour  l'avenir.  Votre  écriture  n'est  pas  des  meil- 
leures, mais  je  la  déchiffre  cependant  sans  trop  de  peine  et,  quoique  vous 
en  disiez  il  ne  me  parait  pas  que  je  vous  prêche  d'exemple.  —  Votre  femme 
recevra  ma  lettre  avec  l'incluse  de  Gallemberg,  car  le  courrier  dévalisé  a 
conservé  les  lettres  particulières;  Gallemberg  prétend  que  c'est  lui  qui 
l'a  jettato  avec  sa  boucle  de  cheveux  et  il  est  enchanté  d'avoir  trouvé  un 
moyen  si  simple  de  se  défaire  des  personnes  qui  lui  font  ombrage. —  Toutes 
vos  réflexions  sur  son  goût  pour  la  botanique  sont  arrivées  trop  tard; 
comme  toutes  les  passions  trop  vives;  celle  là  a  été  de  courte  durée,  —  il 
a  repris  sa  musique,  ce  qui  lui  va  beaucoup  mieux,  nous  en  faisons  deux 


—  340  — 

fois  la  semaine  le  matin.  S.t  Clair  a  eu  la  complaisance  de  me  prêter  son 
piano  et  le  petit  salon  blanc  est  devenu  le  temple  de  la  musique.—  Les 
vendredis  sont  consacrés  à  Filangieri  '  à  commencer  de  demain;  nous  donnons 
dans  les  arts,  comme  vous  voyez  —  Vous  êtes  bien  heureux  d'avoir  échappé 
à  cette  fureur  musicale  qui  vous  aurait  beaucoup  ennuyé. —  La  moitié  de 
de  rOpetaniec  -  s'est  casée,  elle  ne  savait  trop  comment  nous  prendre  à 
son  arrivée,  il  n'y  a  rien  d'embarassant  comme  l'intimité  d'un  mari  dans 
une  maison  que  l'on  connaît  un  peu;  les  premiers  moments  on  fut  gêné, 
mais  tout  est  rentré  dans  l'ordre  à  présent,  il  vient  comme  toujours  et 
elle  une  fois  tous  les  huit  ou  dix  jours.  —  S.t  Clair  est  tout  éveillé,  il  a 
repris  ses  anciennes  habitudes,  plus  il  se  voit  nécessaire  et  plus  il  se  prête 
à  tout;  on  ne  peut  pas  le  voir  beaucoup  sans  s'attacher  à  son  extrême 
bonté.  —  Orloff^  est  revenu  d'Ischia  toujours  aimable  pour  moi,  je  vous 
en  parle  parce  que  vous  m'accusiez  toujours  d'un  petit  faible  pour  lui. — 
D'ailleurs  nous  voyons  très  peu  de  monde,  le  départ  des  autrichiens  a 
fait  un  grand  vide  dans  notre  maison.  —  Il  n'y  a  point  d'étrangers,  les 
gens  du  pays  ne  nous  fréquentent  guère,  de  façon  que  nous  sommes 
presque  toujours  en  tout  petit  comité.  —  On  ne  veille  pas,  on  se  lève  de 
bonne  heure,  on  s'occupe  jusqu'au  diner,  on  se  promène  après,  voilà  la 
vie  que  nous  menons.  —  Je  ne  fréquente  pas  trop  le  spectacle,  les  opéras 
sont  mauvais  et  les  ballets  m'ennuient.  —  On  en  donne  un  cependant 
qui  a  le  mérite  de  faire  mourir  de  peur,  c'est  quelque  chose.  —  Le  sujet 
est  le  vieux  conte  de  Barbe-bleue  transporté  à  la  Chine,  je   ne  sais  pas 

1^  Il  celebre  generale  Carlo  Filangieri,  che  era  grande  conoscitore  e  dilettante  di  musica. 
Cfr,  Duchessa  Ravaschieri,  op.  cit.  p.  97.  Carlo  Filangieri  (1784-1867)  era  figlio  primogenito 
del  sommo  giurista  Gaetano  e  di  Carolina  Frendel,  colta  dama  austriaca,  venuta  a  Napoli 
educatrice  delle  figlie  di  Maria  Carolina.  Accorso  quindicenne  sotto  le  bandiere  della  Repub- 
blica francese,  fu  dal  1°  Console  collocato  nel  Pritaneo  ed  avviato  alla  carriera  delle  armi 
che  seguì  valorosamente  fino  al  1806  nell'esercito  napoleonico,  poi  in  quello  del  re  Giuseppe 
e  del  Murat,  infine  nell'esercito  napoletano,  conservato,  a  denti  stretti,  da  Ferdinando  I. 
Destituito  da  quest'ultimo  sovrano  dopo  i  moti  del  1820-21,  si  consacrò  con  scarsa  fortuna 
alle  industrie.  Reintegrato  nel  suo  grado  da  Ferdinando  II,  il  Filangieri  gli  fu  cosi  devoto 
da  riconquistargli  nel  1849  la  Sicilia.  Non  ottenne  però  le  vagheggiate  riforme  e  rientrò 
nella  vita  privata,  che  lasciò  un  ultima  volta  nel  1859  come  primo  ministro  di  Francesco  II. 

2)  Cioè  la  C.ssa  de  Gallemberg-Guicciardi.  Cfr.  la  nota  1  a  pag.  267. 

3)  Il  conte  Gregorio  Orloff  (1777-1326),  figlio  del  conte  Vladimiro,  presidente  dell'acca- 
demia delle  scienze  di  Pietroburgo,  sebbene  fosse  chiamato  ad  alte  cariche  in  patria  come  quella 
di  senatore,  visse  molto  a  lungo  in  occidente  e  segnatamente  in  Italia,  ove  conobbe  fra  gli 
altri  il  Canova,  il  Capponi  e  il  marchese  Giuseppe  Pucci.  Gli  si  devono  notissimi  Mémoires 
historiques,  politiques  et  littéraires  sur  le  royaume  de  Naples  scritti  in  collaborazione 
coll'Amaury-Duval  ed  inoltre  un  Essai  sur  l'histoire  de  la  musique  en  Italie,  Paris  1821, 
ed  un  altro  Essai  sur  l'histoire  de  la  peinture  en  Italie,  Paris  1823. .  Tradusse  in  italiano, 
oltre  che  in  francese,  le  favole  del  Kryloff.  Per  questa  traduzione  l'Orloff  riesci  ad  avere 
la  collaborazione  del  Monti,  che  voltò  in  italiano  tre  favole.  Cfr.  A.  Bertoldi  e  G.  Mazza- 
tinti,  Lettere  inedite  e  sparse  di  Vincenzo  Monti  etc.,  cit.  vol.  II,  p.  369  ed  anche  p.p.  370-71, 
ove  si  ha  un'esauriente  nota  degli  editori.  L'Orloff  dimorò  a  Napoli  negli  anni  1816-17 
adunando  i  materiali  per  i  citati  Mémoires  historiques.  (Cfr.  von  Helfert,  Maria  Ka- 
rolina  von  Oesterreich  Kónigin  von  Neapel  und  SiciliewAnklagen  und  Vertheidigung 
Wien  1884  p.p.  263-64). 


—  ail  — 

pourquoi.  —  La  Cavallerie  napolitaine  y  fait  des  merveilles,  et  la  Conti 
monte  à  cheval  comme  une  amazone,  elle  fait  deux  fois  le  tour  de  la 
scène  au  galop,  les  autres  parcourent  le  théâtre  dans  toutes  les  directions 
et  passent  sur  un  pont  auquel  on  met  le  feu,  cela  fait  trembler.  —  Je 
vous  quitte  pour  écrire  au  général  Czaplic  \  vous  ne  vous  doutez  pas 
que  ce  soit  un  de  mes  correspondants,  je  sais  le  peu  de  cas  que  vous  en 
avez  fait,  je  conviens  qu'il  ne  peut  pas  plaire  à  première  vue  et  qu'il  est 
même  difficile  de  le  comprendre,  —  mais  c'est  une  bien  belle  âme,  un 
coeur  très  distingué  sous  une  enveloppe  commune,  —  Il  passera  par  Milan 
oil  il  s'attend  à  recevoir  de  mes  nouvelles. 

C.  Jablonowska. 

J'espère  que  vos  lettres  ne  mettront  plus  3  semaines  à  me  parvenir. 
Vous  êtes  bien  heureux  que  M. e  de  Staël  ait  pensé  à  vous  écrire  dans 
ses  derniers  momens. 


CCI 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  15  Septembre  [1817]. 

Il  y  a  longtemps,  chère  Thérèse,  que  je  n'ai  reçu  de  vos  nouvelles  mais 
je  ne  vous  en  fais  point  de  reproches.  Vous  êtes  à  la  campagne  où  on  a  tou- 
jours milles  petites  occupations  qui  remplissent  la  journée;  l'idée  de  vous  savoir 
contente  et  heureuse  est  bien  douce  pour  mon  coeur,  qui  forme  toujours  des 
voeux  pour  votre  bien  être  à  tous  deux;  nous  vivons  à  Naples  comme  à  la 
campagne,  car  nous  ne  voj^ons  personne,  mais  nous  n'avons  pas  l'avantage  de 
la  promenade;  la  chaleur  qu'il  fait,  depuis  trois  mois,  et  cette  poussière  affreuse 
qu'on  ne  peut  éviter  en  sortant  de  chez  soi,  ôtent  toute  envie  de  faire  des  courses. 
Caroline  monte  à  cheval  toutes  les  après  diners,  et  moi,  je  sors  le  plus  souvent 
à  pied  avec  les  enfants.  —  Un  jour  ressemble  à  l'autre;  je  tâche  au  moins  de 
profiter  de  mes  matinées,  je  me  suis  tout  à  fait  adonnée  à  la  peinture  à  l'huile, 
et  espère  faire  quelque  progrès  ;  c'est  à  mon  avis  le  seul  genre,  tout  le  reste 
n'est   pourtant   que    harbouillage;    je    trouve    la    peinture    à   l'huile    beaucoup 


1)  Lo  Czaplic  era  un  polacco  al  servizio  russo,  di  quelli  che  si  aflìdarono,  come  il 
principe  Adamo  Czartoryski,  ad  Alessandro  I.  Entrò  nel  1813  ne'  granducato  di  Varsavia  alla 
testa  dell'avanguardia  russa,  adoprandosi  a  guadagnare  i  compatriotti  alla  causa  degli  av- 
versarli di  Napoleone.  Cfr.  Contessa  Potocka  Tyskievicz,  Mémoires,  cit.  p.  346. 


—  342  — 

moins  difficile  que  l'aquarelle  et  elle  fait  le  double  de  l'effet.  Je  copie  dans  ce 
moment  un  grand  tableau  représentant  un  peintre  dans  une  taverne,  qui, 
n'ayant  pas  eu  de  quoi  payer  son  diner,  fait  le  portrait  de  la  jolie  hôtesse; 
ce  petit  tableau  est  fort  gracieux,  j'ai  en  général  beaucoup  travaillé  depuis 
votre  départ.  —  Le  soir  Louis  et  S.t  Clair  jouent  au  trictrac,  Caroline,  maman, 
madame  Gallemberg  et  moi  faisons  quelque  ovrage,  les  enfants  jouent  aux  dames, 
et  Menz  et  Gallemberg  se  boudent;  savez  vous  que  depuis  quatre  mois  ils  ne 
se  sont  plus  parlé?  Quand  on  n'est  que  six  personnes  dans  un  salon,  vous 
m'avouerez  que  ce  n'est  pas  fort  agréable  que  deux  d'entre  elles  se  fassent  la 
mine.  Leur  inimitié  provient  d'une  dispute  qu'ils  eurent  au  sujet  de  5mo ',  et 
dans  laquelle  ils  n'épagnérent  pas  les  épithètes.  Je  vous  envois,  chère  Thérèse, 
cette  feuille  de  papier  de  musique  en  vous  demandant  une  immense  faveur.  Si 
vous  trouvez  à  Milan  un  petit  cahier  du  même  je  voudrais  vous  prier  de 
l'envoyer  à  Caraffa^;  il  perdit  le  cahier  que  je  lui  avais  donné  et  lors  de  son 
départ  d'ici  on  ne  pouvait  trouver  du  papier  pareil. —  Je  tiens  absolument  à 
V avoir  dans  ma  collection,  qui  augmente  chaque  jour;  Rossini  a  aussi  composé 
un  air  pour  moi. 

Je  vous  ai  déjà  écrit  le  malheur  qui  m'est  arrivé  avec  la  petite  croix  que 
vous  m'avez  donnée,  elle  a  été  écrasée  en  tombant  dans  la  rue;  j'ai  pu  retrouver 
une  partie  des  pierres  et  je  l'ai  faite  remonter,  mais  elle  est  devenue  bien  petite; 
pourvu  que  ce  ne  soit  pas  un  mauvais  pronostique,  et  que  je  ne  perde  rien 
dans  votre  affection,  je  me  consolerai,  mais  il  me  faudra  du  temps.  Vous 
savez  que  tout  ce  qui  arrive  aux  turquoises  est  de  mauvais  augure.  —  Adieu, 
chère  Thérèse,  je  vous  embrasse  de  tout  coeur. 

Sophie. 


1)  Non  pare  possa  già  trattarsi  del  violinista  C.  A.  de  Beriot,  marito  della  Malibran.nato 
nel  1802. 

2)  Michele  Carafa,  gentiluomo  napoletano  (1785-1872),  fu  allievo  del  Cherubini  e  cominciò 
ben  presto  a  comporre  opere  dal  canto  suo,  ma  le  armi  lo  stornarono  per  qualche  tempo 
dalla  musica.  Fu  scudiero  del  re  Gioacchino  e  lo  accompagnò  nella  campagna  di  Russia, 
Rimpatriato,  riprese  a  scrivere  opere,  prima  a  Napoli,  poi,  a  partire  dal  1827,  a  Parigi,  ove 
divenne  professore  di  composizione  al  Conservatorio  e  membro  dell'istituto.  Ottenne  fama 
europea,  sovratutto  col  Masaniello.  Il  Carafa  fu  amicisssimo  di  Vincenzo  Bellini  e  fu  dei 
pochi  che  lo  avvicinarono  in  Puteaux  negli  ultimi  giorni  di  sua  vita  (Francesco  Florimo 
Memorie  e  lettere,  Firenze  1882,  p.p  59,  62,  65).  Anche  del  Rossini  fu  intrinseco  ed  una 
lettera  a  lui  diretta  è  stampata  in  G.  Mazzatinti  e  F.  e  G.  Manis,  Lettere  di  G.  Rossini,  Fi- 
renze 1902,  p.  335).  Il  Beyle  conosceva  molto  il  Carafa  e  ne  discorre  a  lungo  in  una  lettera 
del  20  novembre  1823  (Paupe  et  Chéramv,  op.  cit.,  t.  II,  pp.  312  e  seg.l.  È  del  maestro 
Caraffa  che  verosimilmente  si  ragiona  nella  lettera  del  Mamiani  al  Libri  del  26  novembre  1846 
(Terenzio  IW.xMiANr,  Lettere  dall'Esilio  (ediz.  Viterbo),  Roma  1899  Voi.  II,  p.  83). 


—  S43  — 

CCI! 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  429.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

N.  17. 

Ce  21  de  Septembre  —  Naples  1817. 

Si  vous  n'étiez  pas  un  chevalier  blessé,  qui  mérite  compassion,  recon- 
naissance et  gronderie  je  ne  vous  écrirai  pas  aujourd'  hui,  pour  ne  pas  vous 
gâter  en  vous  envoyant  une  lettre  tous  les  huits  jours  —  mais  cette  fois 
ci  c'est  une  exception;—  ne  vous  imaginez  pas  au  moins  que  j'approuve 
vos  crâneries,  et  que  je  ne  vous  gronde  très  sérieusement  de  courir  seul 
à  toutes  les  heures  de  la  nuit  dans  un  pays  qui,  ne  vous  en  déplaise, 
quoiqu'il  soit  le  vôtre  est  infesté  de  brigands.  —  Vous  êtes  enchanté  d'avoir 
eu  une  aventure  et  moi  pas  du  tout,  car  pour  votre  courage  il  est  hors 
de  doute,  votre  présomption  aussi,  et  ceci  ne  servira  qu'à  l'augmenter. — 
Vous  vous  êtes  trop  vanté  je  vous  l'ai  toujours  dit  et  dans  cette  occasion 
ci  vous  avez  été  plus  heureux  que  sage. —  Mais,  puisque  vous  me  demandez 
mon  avis  dans  cette  circostance,  je  vous  dirai  que  je  trouve  que  vous 
devez  d'abord  être  bien  reconnaissant  à  Dieu  de  vous  avoir  préservé  d'  un 
plus  grand  malheur  et  que  vous  ne  devez  pas  à  l'avenir  compter  avec  une 
assurance  vraiment  presqu' impie  sur  un  bonheur  dont  vous  vous  rendez 
indigne,  si  vous  ne  savez  pas  en  reconnaître  la  véritable  source.  —  A 
présent  que  je  vous  ai  sermone,  je  vous  remercie  de  m'avoir  écrit  un 
volume  avec  un  bras  malade,  c'est  un  effort  digne  duquatorzième  siècle; 
mais  dans  ce  genre  là  rien  de  votre  part  ne  m'étonne,  c'est  pourquoi  aussi 
je  vous  prie  de  ne  pas  chercher  à  m'étonner,  ce  serait  une  peine  inutile, 
—  vous  n'avez  que  trop  le  goût  des  choses  extraordinaires  :  ce  n'est  pas 
à  celles  là  qu'il  faut  vous  porter,  et  je  crains  d'avoir  laissé  quelquefois 
un  cours  trop  libre  à  mon  imagination  devant  vous  et  de  ne  vous  avoir 
pas  calmé  comme  j'aurais  du;  —  ne  lâchez  pas  la  bride,  à  votre  témérité, 
elle  ne  va  que  trop  loin,  et  je  vous  vois  tout  disposé  à  vous  y  livrer  encore 
davantage,  n'en  faites  rien  je  vous  en  prie.  —  Votre  description  de  la 
fête  champêtre  à  laquelle  vous  avez  assisté  m'a  transporté  dans  vos  belles 
campagnes,  celles  d'ici  n'y  ressemblent  guères  et  toutes  les  comparaisons 
que  je  fais  ne  sont  pas  à  l'avantage  de  Naples.  —  Je  suis  bien  aise 
que  vous  preniez  le  goût  de  cette  vie  pastorale,  que  vous  menez  à  Val- 
madrera;  il  faut  pour  le  bien  de  l'âme  comme  pour  celui  du  corps  quitter 
la  ville  quelquefois.  —  Je  ne  suis  pas  ce  précepte,  mais  c'est  bien  malgré 
moi.  —  Je  vous  assure  que  la  Chiaja  me  parait  une  prison;  j'aurais  grand 
besoin  de  changer  de  place,  mais  où  aller?  Je  ne  suis  pas  hors  de  chez 


—  344  — 

moi  deux  heures  dans  la  journée,  c'est  bien  peu,  mais  rien  m'engage  à 
sortir,  ni  les  personnes  que  je  pourrais  rencontrer,  ni  les  promenades  qui 
sont  à  ma  portée.  —Vous  voulez  savoir  quelle  est  l'affaire  sérieuse  qui  a 
interrompu  ma  lettre,  mais  comme  c'était  une  affaire  à  Louis  je  n'ai  pas 
le  droit  d'en  disposer;  d'ailleurs,  comme  tout  ce  qui  est  dans  le  lointain 
diminue,  je  la  trouve  à  present  de  peu  de  conséquence.  —  Je  savais  le  chan- 
gement de  M. me  de  W[iirtenberg]  mais  je  ne  croyais  pas  qu'il  fut  assez  frap- 
pant pour  que  vous  le  remarquiez  d'abord.  —  Je  l'envie,  elle  trouvera  à 
présent  ce  bonheur,  qu'elle  n'a  encore  jamais  rencontré.  —  Parlez  moi 
d'elle  encore,  elle  m'intéresse.  —  J'aurais  bien  voulu  vous  écouter  aux 
portes,  ne  vous  a-t-elle  pas  un  peu  sermone?  Savez  vous  que  Qallemberg 
nous  a  donné  de  vives  inquiétudes  ce  matin?  il  est  malade  depuis  quelques 
jours,  il  a  eu  des  saignemens  de  nez  affreux  au  point  de  perdre  plusieurs 
livres  de  sang  dans  une  journée;  Schônberg  nous  a  dit  que  son  état  n'était 
point  sans  danger,  il  va  un  peu  mieux  ce  soir.  —  Voilà  trois  joursq  u'il 
n'est  pas  venu  chez  nous,  cela  n'était  point  encore  arrivé.  —  Si  vous  en- 
tendez parler  de  spectres,  de  sentinelles  qui  font  feu,  de  sonnettes  qui  ne 
sonnent  plus,  de  minuit,  de  la  villa  et  de  notre  maison,  dites  toujours  que 
c'est  une  histoire  très  effrayante  et  assez  vraie,  elle  court  la  ville  de  Naples, 
je  m'amuse  à  la  répandre  et  j'espère  qu'elle  vous  parviendra  et  alors  vous 
en  aurez  l'explication.—  En  attendant  je  vous  dirai  que  M. me  deRamdohr  ^, 
qui  m'aime  toujours  beaucoup  et  qui  me  trouvait  aujourd'hui  un  air  très 
méchant,  a  pensé  périr  l'autre  jour  en  revenant  de  Sorrento  par  une  bour- 
rasque terrible;  comme  la  voce  pubblica  avait  fait  honneur  de  ce  danger  à 
M.me  Koller^  je  lui  ai  promis  de  dire  et  d'écrire  à  tout  le  monde  que 
c'était  elle  qui  avait  manqué  de  faire  naufrage  ;  —  La  pauvre  femme  au 
moins  n'aura  pas  été  si  malade  sans  en  retirer  quelque  célébrité. —  Comme 
je  m'occupe  de  votre  éducation,  je  vous  conseille  de  lire  une  histoire  de 
Pologne  écrite  en  Italien  par  un  nommé  Roselli;  vous  devez  connaître 
notre  pays  avant  de  venir  m'y  voir.  Vous  ne  sauriez  croire  combien  ce 
livre  italien  avec  tous  ces  noms  Polonais  m'amuse;  —  il  dit  beaucoup  de 
choses  vraies, mais  il  nous  traite  quelquefois  trop  mal;  je  vous  prie  de  nous 


))  Dev'essere  la  moglie  del  ministro  di  Prussia.  Cfr.  la  nota  4  a  p.  303. 

2)  Probabilmente  la  moglie  del  barone  Francesco  Koller.  II  Keller,  generale  austriaco, 
era  stato  uno  dei  commissari  che  accompagnarono  Napoleone  I  all'isola  d'Elba  dopo  il 
trattato  di  Fontainebleau  ed  intervenne  efficacemente  per  proteggerlo  contro  le  plebi  del 
mezzogiorno  della  Francia  eccitate  contro  di  lui.  Il  Koller  si  sarebbe  acquistata  la  stima  e 
la  confidenza  di  Napoleone  I,  che  lo  incaricò,  allorché  lasciò  l'Elba,  di  negoziare  un  trattato 
di  commercio  col  governo  provvisorio  di  Genova  {Biographie  des  hommes  vivants,  ed. 
Michaud,  Paris  1817,  t  III,  p.  517;  Paul  Gruver,  A^a/)o/fo«  ro/  de  l'ile  d'Elbe,  Paris,  1906, 
p.p.  2,  4,  7,  60  e  seg.).  Il  Ch\teaubriand,  Mémoires  d'outre  tombe,  cit.  t.  III  p  p.  421  e 
seg.  parla  a  lungo  della  missione  del  Koller.  La  testimonianza  del  Koller,  gentiluomo  leale, 
è  decisiva  per  provare  che  il  governo  di  re  Ferdinando  li  provocò  la  spedizione  di  Murat 
per  impadronirsene.  (Cfr.  M.is  de  Sassenav,  Les  derniers  mois  de  Murat,  Pales  1896). 


—  345  — 

juger  avec  plus  d'indulgence.  —  Vous  verrez  ce  que  c'est  que  Wanda,'  si 
toutefois  vous  ne  la  connaissez  pas  encore.—  Avouez  qu'  il  est  bien  plaisant 
que  je  me  mèle  de  vous  conseiller  des  lectures,  à  vous  qui  pourriez  di- 
riger les  têtes  les  plus  habiles,  mais  c'est  à  charge  de  revanche.  —  Ma 
lettre  est  bien  décousue,  n'est-il  pas  vrai,  mais  je  suis  pressée,  ne  la 
lisez  que  bien  à  la  hâte,  votre  examen  me  fait  peur,  vous  avez  tout  le 
droit  possible  d'être  difficile.  —  Adieu,  adieu,  guérissez  votre  bras  bien 
vite,  ne  faites  point  de  folies,  ne  vous  vantez  jamais,  et  ne  courez  point 
de  dangers  inutiles.  —  J'abuse  du  droit  que  vous  m'avez  donné  de  vous 
dire  tout  ce  que  je  pense  et  de  vous  gronder.  ~  Qu'en  pensez-vous?  Cela 
finira  par  vous  ennuyer. 

Caroline. 

Maman  vous  dit  mille  choses. 

Je  me  suis  trompée.  Ma  dernière  était  N.  16.  Faites  le  calcul  pour  les 
vôtres. 


CCIII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari. 

Busta  XX  -  P.  CLXIX  -  N.  409.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

N.  18. 

Naples  ce  29  de  Septembre  1817. 

Encore  une  lettre  cette  semaine,  me  reconnaissez  vous  à  ce  trait? 
J'espère  que  non,  je  me  compromets,  mais  encore  faut  il  vous  remercier 
pour  le  paquet  que  vous  m'avez  envoyé.  —  Est-ce  vous  qui  avez  arrangé 
les  choses  de  manière  à  ce  que  soie  obligée  de  vous  écrire  trois  courriers 
de  suite?  Ceci  vous  vaudra  peut  être  un  long  silence.  -  Je  ne  vous 
dirai  rien  des  livres  car,  comme  de  raison,  je  n'en  ai  pas  encore  lu  un  seul 
—  Je  suis  enchantée  qu'il  y  ait  2  vol:  des  Homélies,  mais  quel  petit 
caractère!   Vous   me    croyez  apparemment  bien    clairvoyante    pour   me 


1)  Wanda,  figlia  del  capo  dei  sarmati  Craco,  al  quale  si  attribuisce  la  fondazione  di 
Cracovia,  si  sarebbe  votata  agli  Dei  per  la  salvezza  della  patria,  precipitandosi  nella 
Vistola. 


—  346  — 

faire  lire  un  livre  pareil  dans  le  demi  jour  demon  cabinet  vert;  je  vois 
qu'il  faudra  contre  mon  habitude  ouvrir  une  jalousie. —  La  houssine  est 
charmante  et  d'un  genre  très  nouveau,  est-ce  à  Milan  qu'on  travaille  si 
bien?  et  cela  vous  fait  honneur.  —  Cette  houssine  rappelle  mon  c^er  nord 
et  vous  avez  bien  fait  de  me  l'envoyer.  —  Savez  vous  que  le  midi  me 
devient  tous  les  jours  plus  désagréable? heureusement  depuis  quelque  tems 
j'ai  trouvé  des  personnes  qui  pensent  comme  moi  et  nous  nous  lamentons 
à  notre  aise. —  A  propos,  j'ai  oublié  de  vous  dire  que  vous  avez  un  nouveau 
nom.—  C'est  celui  de  Pérégrinomane  —  Ne  trouvez  vous  pas  qu'il  vous 
convienne  parfaitement?  Pour  moi  qui  hait  lapérégrinomanie,  jevous  déclare 
une  guerre  à  mort. —  Savez  vous  le  grec?  Je  vous  prie  de  me  répondre 
là  dessus.  Si  vous  le  savez,  je  vous  enverrai  un  manuscrit  en  cette  langue 
qui  vous  divertira  peut  être,  c'est  une  espèce  d'énigme,  de  logogriphe 
dont  vous  devez  trouver  le  sens.  —  Quant  à  l'histoire  de  Pologne  dont 
je  vous  parlai  l'autre  jour,  je  vous  dispense  presque  de  la  lire  parce  qu'elle 
est  assez  mal  écrite.  —  Vous  en  trouverez  peut  être  une  meilleure  dans 
vos  pays  policés.  —  Je  trouverai  seulement  honteux  qu'  un  zta  glowa  ne 
connaisse  point  l'histoire  de  son  pays  je  m'aperçois  que  je  fais  une 
épigramme  contre  le  mien  sans  le  vouloir.  —  Serait-il  en  effet  le  pays  des 
mauvaises  têtes?  Je  crains  un  peu  qu'oui.  —  Vous  avez  eu  à  Milan  une  partie 
delà  société  de  cet  hiver,  et  nous  ici  [une  autre].—  Le  Marquis  et  la  Marquise 
Douglas  me  rappellent  une  époque  oij  nous  n'étions  pas  comme  à  présent 
à  bayer  aux  corneilles. —  Le  marquis  est  plus  sémillant  et  plus  aimable  que 
jamais  —  Nous  devons  aller  avec  eux  au  Vésuve,  je  crois  que  c'est  la 
la  société  qui  me  convient  le  mieux  pour  cette  grande  et  difficile  entreprise, 
Louis  y  ira  aussi,  je  l'y  ai  engagé  pour  l'amour  des  comparaisons.  —  La 
Marquise  et  Lady  Shelley,  quel  sextrèmes  !  Ne  croyez  vous  pas  que  je  soie 
un  peu  le  mezzo  termine  en  me  rapprochant  toutes  fois  un  peu  plus  de 
l'autre?  —  Au  reste  je  ne  le  crois  pas  moi  même,  car  je  n'ai  jamais  su 
garder  un  juste  milieu  en  rien.  —  Approuvez  vous  cette  manière  d'écrire 
sur  deux  feuilles  séparées?  Je  trouve  que  ce  n'est  tolerable  que  pour  les 
petits  soins  (?);  pour  ces  lettres,  écrites  à  la  dérobée  comme  nos  prome- 
nades à  S.te  Lucie  faites  devant  témoins,  et  que  vous  vous  plaisiez  à  qua- 
lifier de  ce  nom. 

Adieu,  monsieur  le  comte,  je  ne  vous  écrirai  plus  jusqu'à  — 

Caroline  J. 


—  347  — 

CCIV 

Aychivio  Casati  -  Cologno  nionsese.  Edita.  ^ 

L'abate  Ludovico  de  Brème  a  Federico  Gonfalonieri 

Dolcissimo  Federigo, 

Ti  saluto  dal  più  profondo  segreto  del  mio  politico  ritiro  sulle  sponde 
del  Lario.  Fin  clie  non  abbia  scoppiato  il  nembo  che  mi  romba  sul  capo 
e  ch'io  non  ne  conosca  precisamente  gli  effetti  e  la  estensione,  non  soltanto 
mi  vieto  di  ritornare  costi,  ma  prego  i  genii  della  misericordia  che  non 
lascino  traspirare  eh'  io  sono  in  Italia  e  molto  meno  dove  mi  trovo.  Perciò 
rinnovo  a  te  la  calda  preghiera,  già  fatta  al  solo  altro  amico  informato  del 
mio  soggiorno,  Pellico,  di  nulla  a  ninno  palesarne  e  di  rendere  vane  le 
quistioni  e  le  ricerche  che  i  maligni  e  i  chiosatori  d'ogni  mio  dire  e  fare 
ti  muoverebbero.  Ora  sto  in  sul  partire  per  Lugano,  dove  ho  il  deposito 
e  d'onde  ne  avvierò  e  regolerò  la  diramazione,  sia  o  non  sia,  col  bene- 
placito dei  gendarmi  e  del  consiglio  aulico.  Finora  non  n'ebbi  meco  altre 
copie  se  non  quella  presentata  alla  censura  e  una  seconda  mandata  al 
mio  padre.  La  prima,  che  io  mi  procurerò,  ti  è  destinata,  e  così  a  rigore 
potrò  dire  che  ne  ho  presentato  pel  primo  il  mio  Federigo.  Tu  bada  al 
primo  effetto  di  quel  libro:  secondane  la  diffusione  e  dammi  ragguaglio 
dell'incontro  suo  si  politico  che  municipale,  che  letterario.  Ti  scrissi  da 
Ginevra  e  non  ebbi  risposta  alla  mia  lettera:  via  ti  si  perdona  anche 
questa.  Nullameno  alcuni  tuoi  cenni  d'amicizia  mi  sarebbero  tornati  op- 
portuni e  benefici  colassù  nella  profonda  malinconia  in  cui  mi  vissi  fra 
quelle  desolate,  eccellenti  anime  di  Coppet.  Ora  sì  che  ho  promesso  davvero 
di  venirli  a  raggiungere  nella  primavera  in  Parigi,  d'onde  ritornerò  con  essi 
a  Coppet  e  tutti  insieme  si  lavorerà  nella  estate  alla  compiuta  edizione 
delle  opere  della  nostra  immortale.  Indicibili  e  indicibilmente  dilicati 
sono  i  tratti  della  più  intima  amicizia  ch'io  ricevetti  dall'Albertina  e  dai 
due  cognati,  i  quali  mi  vollero  assolutamente  del  lor  numer  uno  nei  dì 
consacrati  al  più  segreto  pianto,  e  mentre  non  si  concedeva  a  ninno  di 
Ginevra  di  salire  fino  al  castello,  se  n'eccettui  Bonstetten  ^  e  Sismondi. 
—  Del  resto  mi  fu  dolorosissimo  quel  soggiorno:  anzi  non  poten- 
dovi assolutamente  più  durare,  me  ne  tornai  in  città,  ed  ivi  caddi 
ammalato:  onde  appena  riavuto  da  tre  febbri  gagliarde,  ed  affrettata  la 
stampa  del  mio  scritto,  partita  che  fu  l'Albertina,  anch'io  partii  sollecita- 
li Pubblicata  in  F.  Gonfalonieri,  Lettere  cit.  p.  311,  con  data  erronea. 
2)  Il  Bonstetten,  patrizio  di  Berna  in  disaccordo  coi  suoi,  viveva  allora  a  Ginevra  nella 
casa  del  celebre  medico  Butini,  che  gli  alleviava  gli  acciacchi  della  vecchiezza  (Due  de 
Brogue,  Souvenirs  cit.  II,  p.  21). 


—  348  — 

mente  nel  timore  d'esser  colto  lassù  da  una  ricaduta,  e  fermatovi  tutto 
l'inverno.  Cotesta  fretta  fu  il  motivo  dei  molti  errori  corsi  nell'edizione 
e  che  non  giunsi  a  tempo  di  tutti  registrare  nella  errata  preliminare.  Le 
febbri  e  la  mia  profonda  afflizione,  e  le  occupazioni  mie  furono  pure  le 
cagioni  della  niuna  compagnia  che  ho  potuto  fare  alla  Sig.^  Agazzini, 
apparsa  colà  ad  un  tratto  come  per  incantesimo;  ella  veniva  dal  mio  laghetto 
d'Orta  per  effetto  di  una  di  quelle  risoluzioni  che  hanno  piìi  del  gajo  che 
del  ponderato,  ma  che  stanno  pur  bene  alle  donne  di  quella  tempra  e  di 
quell'umore.  Appena  mi  fu  conceduto  vederla,  trattenuto  com' io  era  parte 
in  letto  e  sempre  in  casa:  certo  ella  ed  i  suoi  compagni  m'hanno  dovuto 
giudicare  un  ben  discortese  concittadino,  in  paese  forestiere.  Mi  fu  chiesta 
da  Milano  una  copia  della  campagna  ultima  del  Vice  re  in  Italia  ',  la  quale 
contiene  ad  un  tempo  la  storia  delle  ultime  mutazioni  politiche  nella 
Lombardia.  Cotesto  libro  è  onorevole  assai  alle  armi  franco-itale  e  non  la 
perdona  alla  tardità  e  materialità  delle  tedesche:  fin  qui  va  bene;  ma  i 
milanesi  ci  fanno  una  triste  comparsa,  e  vi  si  rifriggono  quelle  certe  par- 
ticolarità individuali  che,  pel  conto  tuo  almeno,  tu  hai  completamente 
sventate  e  distrutte.  Anzi  vi  si  infoscano  i  colori  più  che  non  s'era  fatto 
in  quel  racconto  che  tu  pigliasti  a  confutare-.  Perché  non  uscì  ella  questa 
storia  prima  ch'io  dessi  alla  stampa  il  mio  libro!  Una  nota  almeno  avrebbe 
contrapposto  ad  una  calunnia  francese  una  risposta  francese.  Ma  se  mai 
avesse  buon  esito  quel  mio  Commentario  e  se  ne  smerciassero  le  copie, 
la  natura  di  questo  scritto  mi  consiglierebbe  allora  di  dare  una  seconda 
edizione  del  mio,  con  tutte  le  opportune  giustificazioni  e  rettificazioni.  Io 
intanto  non  compiacqui  la  persona  che  me  ne  richiedea,  no'l  mandai,  e 
e  già  non  è  da  porre  in  dubbio  che  noi  vieti  rigorosamente  il  governo, 
e  che  poco  o  nient'affatto  sarà  costì  conosciuto  o  letto.  Addio,  caris- 
simo, quando  mi  scriverai  manda  la  tua  lettera  in  casa  nostra,  e  falla 
tenere  a  Lorenzo. 

Addio  il  tuo  Ludovico. 


1)  Allude  al  libro  "  Dernière  campagne  de  l'armée  franco-italienne  sous  les  ordres  d'Eugène 
Beauharnais  en  1813  et  1814  suivie  de  Mémoires  secrets  sur  la  révolution  de  Milan  du  20 
avril  1814  par  le  chev.  S.  I.  témoin  oculaire,  Paris  Décembre  1817  „  Fu  ristampata  a  Lugano 
con  note  del  Gen.  Pino  ed  è  attribuita  al  Gen.  Julien 

2)  Cioè  nella  Memoria  storica  del  senatore  Armaroli. 


—  349  — 

ccv 

Archivio  Casati  -  JUilano.  Inedita. 

La  Contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  8  octobre  [1817]. 

Que  vous  êtes  bonne,  chère  Thérèse,  de  vous  être  si  bien  acquittée  de  ma 
commission  pour  Caraffa!  je  vous  suis  bien  reconnaissante  de  la  peine  que  vous 
vous  êtes  donnée,  quand  même  vos  efforts  serait  inutiles,  et  je  crois  qu'  ils  le 
seront,  car  ce  Caraffa  après  avoir  dit  qu'  il  avait  déjà  écrit  une  cavatine  pour 
moi,  est  parti  sans  me  !a  donner.  Quant  aux  turquoises,je  suis  fâchée  de  vous 
en  avoir  parlé  puisque  vous  songez  à  les  remplacer,  je  voulais  que  vous 
soyez  instruite  de  mon  chagrin,  mais,  comme  souvenir,  ce  qui  me  reste  de  la 
croix  me  suffit,  je  n'ai  point  besoin  d'avoir  sous  les  yeux  un  objet  qui  me  vient 
de  vous,  pour  songer  à  vous,  vous  êtes  de  ces  personnes  que  l'on  n'oublie 
jamais.  —  Schonberg  (dont  vous  êtes  la  grande  favorite)  a  eu  un  malheur 
pareil  au  mien,  il  a  perdu  chez  un  de  ses  malades  la  bague  qu'il  tenait  de  vous, 
il  était  inconsolable  et  après  avoir  fait  toutes  les  recherches  possibles  il  m'a 
prié  de  vous  l'écrire  et  de  vous  demander  un  petit  anneau.  —  Vous  recevrez 
ma  lettre  probablement  le  jour  de  votre  fête,  ainsi  je  veux  vous  prier  d'agréer 
les  voeux  bien  ardents  que  je  fais  pour  votre  bonheur;  j'aurais  désiré  vous 
envoyer  une  petite  bagatelle  pour  ce  jour  là,  mais  malhereusement  il  n'y  a 
nulle  comunication  entre  nous.  —  Nous  penserons  bien  à  vous  le  quinze,  nous 
boirons  à  votre  santé  et  j'espère  aussi  que  vous  songerez  à  nous.  —  L'année 
passée  ce  jour  a  été  célébré  dans  le  salon  vert,  votre  mari  est  galamment 
revenu  de  son  voyage  de  la  Sicile  et  nous  étions  tous  heureux;  cette  année-ci 
tout  est  triste  et  ce  jour  le  sera  plus  que  les  autres  par  le  souvenir;  cependant 
cette  faculté  de  l' imaginaiion  de  rappeler  les  temps  passés  est,  selon  moi,  la 
seule  douceur  qu'on  peut  éprouver  dans  l'absence  ;  il  est  des  personnes  qui  en 
perdant  le  bonheur  voudraient  perdre  la  mémoire,  je  ne  suis  pas  de  ce  nombre, 
et  je  trouve  quelquefois  que  le  souvenir  tient  lieu  de  bonheur.  On  joint  si  peu 
du  présent,  que  si  le  passé  n'était  plus  rien  pour  nous  on  n'aurait  jamais 
été  heureux,  car  l'avenir  n'est  pas  à  nous  et  nos  rêves  sont  presque  toujours 
la  source  de  nos  chagrins.  J'avais  déjà  entendu  parler  de  la  grande  dévo- 
tion de  la  princesse  Wurtemberg  et  je  ne  m'en  étonne  pas.  Les  femmes 
qui  comme  elle  ont  eu  beaucoup  de  succès  dans  leur  jeunesse,  et  dont  l'ima- 
gination a  toujours  été  exaltée  se  jettent  dans  les  bras  de  la  religion  ;  alors 
qu'elle  se  vo3''ent  abandonnées  par  le  monde,  il  leur  faut  quelque  chose  pour 
remplir  le  vide  du  coeur,  et  pour  leur  donner  la  force  de  supporter  les  humi- 
liations de  cet  amour  propre  si  souvent  blessé;  elles  trouvent  tout  dans  les 
consolations  que  présente  la  religion,  qui  ne  se  rébute  jamais  d'offrir  ses  secours 
aux  malheureux  ;  et  comment  s'étonner  qu'au  déclin   de    la   vie  on  cherche    el 


—  350  — 

calme  ?    —    Rome  je  crois  a  beaucoup  contribué  à  donner  ces  idées  religieuses 
à  la  princesse,  cette  ville  est  faite  pour  toucher  les  coeurs  et  les  ramener  à  Dieu. 

Comment  Thérèse  a-t-elle  pu  renoncer  aux  lacs  ?  je  ne  me  consolerais  jamais 
si  je  devais  quitter  l'Italie  sans  les  voir;  —  mais  ce  qui  m'étonne  plus  encore 
c'est  comment  elle  a  pu  se  faire  suivre  jusqu'à  Milan  par  cet  ennuyeux  suédois? 
—  Toute  notre  société  s'est  transportée  chez  vous,  vous  avez  même  hérité 
Haugwitz,  aussi  sommes  nous  horriblement  abandonnés.  —  M.*  Gallemberg  ne 
vient  presque  jamais  chez  nous,  elle  passe  sa  vie  chez  la  princesse  Castelfranco 
et  le  mari  chez  nous;  ils  peuvent  très  bien  se  passer  l'un  de  l'autre.  Mon  Dieu, 
cela  fait  frémir  quand  on  pense  combien  peu  de  bons  ménages  il  y  a  dans  le 
monde,  et  cela  ne  donne  nullement  envie  de  se  marier;  il  vaut  mieux  conserver 
les  idées  romanesques  qu'on  se  fait  du  bonheur  conjugal,  et  pour  les  conserver 
il  ne  faut  pas  s'enchaîner.  Thécla  est  encore  bien  heureuse  mais  il  n'y  a  qu'un 
an  qu'elle  est  mariée.  Elle  se  trouve  au  paradis  dans  ce  vilain  Constantinople 
où  chaque  jour  elle  est  exposée  à  quelque  nouveau  fléau  ;  la  peste  y  règne  à 
un  tel  point  qu'elle  m'écrit  que  l'enfant  de  l' Internonce  '  en  est  mort,  sa  maison 
est  barricadée  et  personne  n'ose  sortir;  la  pauvre  princesse  Czartoryska  est  bien 
inquiète. 

Adieu,  chère  et  bonne  Thérèse,  soyez  heureuse  et  ne  m'oubliez  pas;  mille 
tendresses  de  ma  part  à  votre  mari. 

Sophie. 


CCVI 

Archivio  Casati  -  Cologno  moìisese.  Editai 

L'abate  Ludovico  de  Brème  a  Federico  Gonfalonieri 

Carissimo  ! 

Nulla  ho  da  dirti  di  nuovo.  Il  mio  libro  si  vende  tra  gli  urli  scom- 
posti dell'invidia,  dell'ignoranza,  e  del  cinismo,^  e  la  ognora  crescente 
approvazione  e  direi  quasi  compiacenza  dei  reggenti.  I  timidi  tacciono  e 

1)  Il  barone  Ignazio  Lorenzo  di  Sturmer  (1752-1829)  era  stato  da  giovine  avviato  alla 
carriera  ecclesiastica.  Gli  studii  orientalistici  in  cui  era  peritissimo  lo  designarono  come 
addetto  all'internunzio  barone  di  Herbert-Rathball  (Cfr.  deDedem  deGelder,  op.cit ,  p.p.  27-28) 
che  accompagnò  a  Costantinopoli  nel  1780.  Richiamato  alla  cancelleria  di  Vienna  dal  Thugut, 
ritornò  poi  a  Costantinopoli  come  internunzio,  carica  che  tenne,  in  tempi  difficilissimi,  dal 
1802  al  1818.  Napoleone  I"  sembra  essersi  adontato  dello  scarso  entusiasmo  col  quale  lo 
Sturmer  aderiva  alle  effimere  alleanze  fra  l'Austria  e  la  Francia.  Quest'atteggiamento  del- 
l'internunzio  diede  origine  ad  un  vivace  incidente  ch'egli  ebbe  coll'ambasciatore  francese 
de  La  Tour  Maubourg  e  del  quale  discorre  a  lungo  il  Principe  di  Metternich,  Mémoires,  cit. 
t.  II,  p.p.   198,  275-76. 

2)  Pubblicata  in  F.  Confalonieri,  Lettere,  cit.  p.  318. 

3)  Del  punto  a  cui  era  giunta  la  guerra  mossa  ai'romantici'nei  libercoli  e  negli  alma- 
nacchi di  que'  tempi  può  dare  un'idea'  Achille  Neri,  Studi  bibliografici  e  letterari,  Ge- 
nova 1890,  pp.  289  e  seg. 


351 


ne  sorridono  di  nascosto  :  alcuni  vili  mi  vengono  ad  esaltare  in  faccia  e 
si  disdicono  nei  palchi  e  nei  crocchj  ;  così  va,  così  ha  da  andare,  così 
sapeva  già  che  sarebbe  andato  :  il  mio  libro  non  è  che  una  prefazione 
d'altro  più  vasto  quadro  :  il  più  utile  che  si  possa  fare  per  affrettar  lo 
studio  del  core  umano  si  è  di  ritrarre  fedelmente  tutti  li  diversi  aspetti 
dei  falsi  amici  :  i  nemici  sono  facili  a  definirsi  ed  a  comprendersi  quando 
non  sieno  traditori.  —  Porro  m'incarica  di  farti  sapere  che  tu  abbia  da 
mandare  quanto  prima  il  nome,  cognome,  e  tutta  la  litania  dell'amico  o 
altri  ch'ha  da  essere  il  tuo  compagno  di  caccia,  senza  di  che  non  gli  si 
darà  il  permesso  ;  aggiunge  che  siffatte  licenze  non  si  concedono  per  più 
di  dieci  giorni,  sì  che  a  te  spetta  designarli.  —  Ho  qui  meco  il  notissimo 
e  brillante  Lord  Douglas-Kinnaird  ^  :  amico  degli  amici  miei  d' Inghilterra 
e  famigliare  delle  più  cospicue  persone  de'  nostri  tempi.  Desso  ha  modi 
e  spirito  continentali,  ma  dottrine  e  principii  Britannici:  fu  impiegato  sotto 
Fox  allorché  trovavasi  per  tesoriere  Lord  Lansdown  sotto  nome  di  Lord 
Petty.  Ha  stampato  in  argomenti  politici  e  conosce  assai  bene  le  arti  di 
cui  è  appassionato  :  ricco,  ricchissimo,  ei  spende  ch'è  una  meraviglia  per 
un  inglese  d'oggidì.  Lo  avremo  per  due  anni  in  Italia  e  per  uno  credo 
in  Lombardia,  a  cominciare  dal  prossimo  maggio  :  parmi  uomo  di  pia- 
cere e  molto  sensibile  al  dolce  raggio  che  piove  dal  viso  delle  nostre 
pastose  italiane.  —  Con  questo  tempaccio  invidio  assai  più  al  piacere  di 
chi  è  teco  in  campagna,  che  al  tuo  dì  trovarviti.  Addio 

il  tuo  Ludovico. 

Venerdì  17  8bre  1817. 


1)  Carlo  8»  barone  Kinnaird  (1780-18261  era  stato,  dal  1802  al  1805,  membro  della  Camera  dei 
Comuni.  Nel  1S05  succedette  al  padre  nella  paria  irlandese,  che  tosto  fu  eletto  a  rappresentare 
nel  parlamento  britannico.  Sposò  Lady  Olivia  Fitz  Gerald,  figlia  del  duca  di  Leinster. 
—  Il  Kinnaird  fu  dei  whigs  più  focosi.  —  Nel  1815  stava  in  Parigi  quando  Napoleone  I 
reduce  da  Waterloo  ebbe  uno  scatto  d'impazienza  d'averlo  saputo  predicante  in  favore  del 
duca  d'Orléans  e  lo  fece  arrestare,  ma  l'abdicazione  dell'imperatore  lo  liberò  tosto  dopo 
(Maxwell,  Creevey  papers,  cit.  t.  I,  p.  244).  Più  clamoroso  fu  l'altro  arresto  del  Kinnaird 
nel  1818  quando  questi  si  offerse  di  rivelare  attentati  ininaccianti  la  vita  del  duca  di  Wellington, 
purché  si  facesse  grazia  ad  un  esule  francese,  certo  Marinet,  ch'era  il  suo  informatore.  Il 
Kinnaird  parve  lasciarsi  trascinare  un  po'  lontano  dagli  scrupoli  d'uomo  d'onore  verso  il 
Marinet,  si  da  essere  —  ingiustamente  —  implicato  nelle  procedure  aperte  a  Bru.x'elles  ed  a 
Parigi  dopo  l'attentato  realmente  compiuto  da  certo  Cantillon.  Allora  il  duca  di  Wellington 
lo  accolse  in  casa  per  salvarlo  dalla  troppo  zelante  polizia  francese  del  tempo  della  restau- 
razione e  per  smentire  le  calunnie  che  colpivano  il  Kinnaird.  (Duke  of  Wellington,  Sup- 
plementary Despatches,  cit.  vol.  XII,  p.p.  382-83;  [Kinnaird],  Pieces  du  procès  Marinet, 
Lugano  1819;  Saint-Rene  Taillandier,  op.  cit.,  p.p.  318-319).  Sul  lungo  soggiorno  del  Kin- 
naird in  Lombardia  vedasi  Maxwell,  op.  cit ,  t.  I,  p.  276.  Il  Kinnaird  era  grande  amatore 
e  raccoglitore  di  quadri. 


—  352  — 

CCVII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  •  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  407.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  21  d'octobre  [1817]. 

Oui,  je  vous  en  veux  et  je  vous  en  veux  beaucoup  pour  le  commérage 
que  vous  m'avez  fait  avec  le  Gl.  Czaplic.  —  Si  vous  ne  perdez  pas  l'ha- 
bitude de  montrer  et  de  citer  mes  lettres,  je  ne  vous  écrirai  plus.  —  Ce 
que  je  vous  écris  n'est  bon  que  pour  vous  et  cette  envie  de  le  comuniquer 
aux  autres  ne  vous  ressemble  pas,  c'est  un  défaut  qui  ne  cadre  pas  avec 
votre  caractère  et  dont  vous  devez  vous  corriger.  Czaplic  m'a  écrit,  il  se 
vante  de  vous  avoir  rendu  indiscret  et  vous  l'avez  été  en  effet,  je  vois 
que  la  manière  dont  je  m'explique  sur  son  compte  a  un  peu  blessé  son 
amour  propre,  car  personne  n'aime  à  passer  pour  être  commun,  cela  est 
très  naturel;  il  me  dit  que  j'ai  voulu  habiller  un  ours  mal  léché,  cela  n'est 
pas  très  agréable  pour  lui  et  je  suis  désolée  de  lui  avoir  fait  de  la  peine,  — 
Je  lui  aurais  répondu,  mais  il  ne  me  dit  pas  où  je  dois  lui  écrire  ;  ne 
sauriez  vous  par  hasard  de  quel  côté  il  a  tourné  ses  pas?  —  Pour  vous 
excuser  ne  l'accusez  pas  de  trop  de  susceptibilité,  mettez  vous  à  sa  place 
et  vous  le  jugerez  avec  plus  de  justice.  —  Si  quelque  chose  peut  servir 
à  diminuer  votre  faute,  c'est  l'aveu  que  vous  en  avez  fait  tout  de  suite, 
mais  ne  retombez  plus,  sans  quoi  point  de  grâce.  —  Je  vous  dis  cela 
dans  mon  grand  sérieux.  Quant  aux  livres  que  vous  m'avez  envoyé,  voici 
ce  que  j'en  pense. ^ Les  «quinze  jours  à  Londres»  ne  sont  qu'une  diatribe 
qui,  loin  de  porter  le  coup  mortel  à  mon  anglomanie  expirante,  la  ranimerait 
plutôt,  parce  que  je  trouve  les  opinions  de  l'auteur  très  exagérés  et  que 
l'esprit  de  parti  perce  partout,  —  Il  y  a  d'ailleurs  dans  ce  livre  des  plai- 
santeries de  mauvais  goût  qui  me  déplaisent  beaucoup.—  Quant  au  manuel 
d'Epictète  c'est  de  la  morale  bien  pure  et  quelquefois  sévère,  mais  elle 
manque  de  cette  onction  que  la  morale  basée  sur  la  religion  chrétienne 
peut  seule  avoir  —  J'admire  une  vertu  si  austère,  mais  elle  ne  me  touche 
pas;  que  j'aime  mieux  les  homélies  de  l'archevêque  de  Parmes!^  celles  là 

1)  Arcivescovo  di  Parma  era  il  Cardinale  Caselli.  Carlo  Francesco  Caselli  (1740-1828), 
servita  nativo  d'Alessandria,  ebbe  gran  parte  nella  conclusione  del  concordato  fra  il  primo 
console  e  la  S.  Sede  (RiCakd,  Correspondance  diplomatique  et  mémoires  inédits  du  Card. 
Maury,  Lille  1891,  t.  II,  p.  220  e  Boulay  de  la  Meukthe,  Documents  sur  la  négociation  du 
concordat  et  sur  les  autres  rapports  de  la  France  avec  le  Saint  Siège,  Paris  1891).  Nel 
1807  fu  di  nuovo  inviato,  col  card.  Opizzoni,  presso  Napoleone  I  che  si  trovava  a  Milano  e 
che  fece  ai  due  messi  del  papa  delle  vere  intimazioni  (P.  J.  Rinieri,   Napoleone  e  Pio  VII, 


353 


parlent  au  coeur  et  savent  émouvoir.  —  C'est  là  le  livre  qu'il  me  fallait.  — 
Je  l'ai  commencé  après  le  Manuel  et  j'ait  été  frappée  du  passage  suivant, 
parce  que  je  l'ai  trouvé  parfaitement  d'accord  avec  l'impression  qu'avait 
faite  sur  moi  la  lecture  que  je  venais  d'achever.  —  C'est  l'archevêque  qui 
parle,  écoutez  le  avec  attention,  j'espère  que  vous  serez  de  mon  avis. 

«  Ma  qui  osservate  di  volo  una  stravaganza,  che  è  tutta  propria  e 
caratteristica  del  nostro  secolo.  —  Avevano  i  gentili  una  religione  distruttiva 
di  ogni  morale,  adorando  nelle  loro  divinità  ogni  sorta  di  vizio  più  ver- 
gognoso ed  infame,  ond'è,  che  quelle  povere  genti,  per  avere  qualche 
principio  di  buon  costume,  erano  in  certo  modo  costrette  a  perder  d'occhio 
la  religione  per  chiamare  in  soccorso  l'umana  filosofia;  filosofia  la  quale, 
non  avendo  per  anima  che  la  gonfiezza  del  cuore,  li  precipitava  sovente 
nella  più  sfrenata  licenza.  —  Noi  abbiamo  una  religione,  la  cui  anima  è 
la  morale,  e  morale  sì  pura,  quanto  è  puro  il  Figlio  di  Dio,  che  venne 
per  insegnarla.  —  I  soli  principi  di  questa  morale  divina,  ben  appresi  e 
ben  praticati  dalle  persone  più  rozze  ed  incolte,  bastano  per  formare  dei 
santi,  superiori  in  sapienza  a  tutti  i  filosofi  della  pagana  antichità.  —  E 
noi  per  uno  spirito  di  vertigine,  per  una  libidine  di  novità,  che  non  può 
concepirsi,  abbandoniamo  le  regole  del  Vangelo,  che  è  la  morale  di  Gesù 
Cristo,  e  vogliamo  esser  buoni  sulle  regole  di  una  vana  filosofia,  e  lasciamo 
in  tal  modo  i  fonti  dell'acqua  viva  per  abbeverarci  alle  pozze,  torbide  pozze 
e  fangose,  che  soddisfare  non  possono  ai  nostri  veri  bisogni.  —  Quindi 
quel  familiare  linguaggio  di  voler  essere  onesti  filosofi,  senza  pensare  ad 
esser  veri  Cristiani.  —  11  che  si  riduce  a  non  essere  né  Cristiani,  né 
onesti  ». 

Comme  ma  prose  française  ne  vaut  pas  celle  ci,  qui,  outre  sa  beauté 
a  le  mérite  d'être  italienne,  je  ne  veux  plus  rien  ajouter  à  cette  lettre. 

Ce  23, 
Czaplic  m'a  écrit  une  troisième  lettre  de  Milan  bien  amicale  ;  il  me 
dit  de  lui  adresser  les  miennes  à  Genève.  Faites  vos  réflexions  et  corrigez 
vous  de  votre  vilaine  indiscrétion. 

Caroline  J. 


Torino  1906,  p.  Il,  pp.  336  e  seg.)  Scoppiato  il  grande  conflitto  fra  Pio  VII  e  l'Imperatore,  il 
Caselli  fu  dei  cardinali  rossi,  membro  della  commissione  ecclesiastica  del  1811  iH.  Wel- 
SCHINGER,  Le  pape  et  l'empereur,  Paris  1905,  Ch.  IV),  senatore  dell'impero,  ma  bastò  che, 
nel  Concilio  nazionale  di  Parigi,  si  opponesse  alle  più  gravi  violazioni  della  libertà  della 
Chiesa  per  attirarsi  invettive  personali  da  Napoleone  in  una  scena  disgustosa  (Cardinal 
Consalvi,  Mémoires  (ed.  Crétineau  Joly)  Paris,  1864  t.  II  p.  202  e  P.  I.  Rinieri,  op.  cit., 
p.  Ill  pp.  104,  HO,  189,  203,  217-18). 

Potrebbe  anche  trattarsi  del  padre  Adeodato  Turchi,   cappuccino,   che   fu   predecessore 
del  Caselli  nella  sede  arcivescovile  di  Parma  e  celebre  predicatore. 

23 


—  354  — 

CCVIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  24  octobre  [1817]. 

Eh!  quei  ?  cette  Princesse  '  qui  vous  excluait  de  ses  diners  pour  se  ménager 
un  tête  à  tête  avec  votre  mari  a  fini  par  se  lier  intimement  avec  vous,  au 
reste  je  ne  m'en  étonne  pas,  comment  ne  pas  vous  aimer  quand  on  vous 
connaît?  Vous  aurez  sûrement  été  parfaite  pour  elle,  et  lui  aurez  rendu  poli- 
tesses pour  impolitesses.  Dites  moi  comment  vous  trouvez  Cécile  :  la  croyez  vous 
atteinte  d'une  passion  malheureuse,  ou  pensez  vous  que  cet  excès  de  sensibilité, 
cette  mélancolie  ne  soyent  qu'une  feinte?  je  n'ai  jamais  pu  la  comprendre 
et  elle  sera  toujours  une  énigme  pour  moi;  vous  l'aurez  vue  souvent  à  présent, 
ainsi  vous  la  connaîtrez  mieux,  —  Dites  à  votre  mari  que  malgré  sa  perspicacité 
je  puis  l'assurer  qu'il  s'est  trompé  en  cro3^ant  que  le  prince  C...  avait  fait 
une  impression  profonde  dans  le  coeur  de  l'intéressante  et  charmante  marquise 2. 
—  Elle  en  parle  sans  embarras,  elle  est  la  première  à  vanter  ses  aimables  qualités 
et  son  esprit  et  vous  savez  que  quand  on  éprouve  un  sentiment  qu'on  ne  peut 
avouer  c'est  par  la  rougeur  et  le  silence  qu'on  se  trahit.  —  Que  zta  gioiva  se 
reprenne  dans  son  jugement;  cette  fois-ci  il  l'a  porté  à  faux.  —  Je  ne  permets 
pas  qu'on  dise  un  mot  contre  elle,  car  réellement  c'est  une  femme  d'un  mérite 
rare  et  la  perle  des  anglaises.  —  Ne  vous  inquiétez  pas  pour  la  précieuse  santé 
de  rOpetaniec,  mais  rassurez  vous,  son  indisposition  n'était  que  de  trois  jours, 
il  est  si  peu  habitué  à  souffrir  que  la  moindre  chose  l'effraie,  il  appréhende,  et 
se  croit  d'abord  aux  portes  du  tombeau;  il  a  repris  son  train  ordinaire  et  dé- 
raisonne selon  sa  louable  coutume.  À  la  cour  de  Chiaja  il  n'y  a  que  moi  qui 
suis  toujours  souffrante,  je  crains  d'ennuyer  tout  le  monde,  je  suis  sans  cela 
un  être  nul  dans  la  société,  et  depuis  que  je  suis  malade  je  vaux  encore  moins; 
vos  nerfs  vous  font  aussi  souffrir;  que  je  vous  plains!  c'est  de  tous  les  maux 
physiques  le  pire;  tâchez  de  vous  distraire,  ne  vous  abandonnez  pas  à  la 
mélancolie,  qui  est  une  suite  de  cette  maladie  et  travaillez  sur  votre  âme,  mais 
je  vous  donne  là  des  conseils  que,  je  le  sais  par  expérience,  sont  difficiles  à 
suivre;  quandon  a  un  coeur  sensible  on  est  exposé  aux  maux  qu'il  amène,  et 
qui  ne  sont  point  guérissables.  —  Je  conçois  que  vous  trouviez  du  plaisir  à 
soigner  votre  grand-mère  :  rien  n'est  plus  satisfaisant  que  de  remplir  ses  devoirs, 
tels  pénibles  qu'il  soyent,  on  ressent  toujours  une  douceur  de  ce  que  la  con- 
science approuve. 

Je  consentirai  volontiers  à  habiter  votre  château,  à  mener  une  vie  solitaire, 
il  ne  me  faudrait  que  quelques  heures  la  matinée  dont  je  puisse  disposer,  l'oc- 
cupation  m'est   indispensable   et   un   peu    de   recueillement   m'est   encore   plus 

1)  La  principessa  di  Wurtemberg-Czartoryska,  verosimihnente. 

2)  Sembra  alludere  alla  marchesa  Douglas. 


355- 


nécessaire.  Chaque  jour  je  vois  davantage  que  je  ne  suis  pas  faite  pour  le 
monde,  ni  le  monde  pour  moi  ;  je  suis  si  détachée  de  ses  plaisirs  qui  seraient 
encore  de  mon  âge,  que  je  m'étonne  d'avoir  tant  vieilli  dans  l'espace  de  deux 
ans.  Je  ne  sors  que  pour  promener,  je  vais  rarement  au  théâtre  et  ne  danse 
plus,  ce  n'est  pas  un  voeu,  ce  n'est  pas  mauvaise  humeur,  ce  n'est  rien  autre 
que  manque  de  goût  pour  ce  genre  de  distraction.  Quand  une  fois  je  me  serai 
séparée  de  Caroline,  je  quitterai  tout  de  bon  le  monde,  c'est  à  dire  la  société. 
N'allez  pas  croire  pourtant  que  je  songe  jamais  à  être  une  recluse,  je  n'en  ai 
point  la  vocation.  —  Caroline  se  porte  mieux  que  depuis  deux  ans  qu'elle  est  à 
Naples.  Elle  a  repris  sa  bonne  humeur  et  le  cheval  a  opéré  des  miracles.  Sa 
passion  du  moment  est  pour  un  perroquet  que  Louis  lui  a  donné,  son  palais 
doré  embellit  beaucoup  le  salon  vert,  l'après  diner  il  divertit  la  société  jusqu'au 
moment  du  loto.  Vous  savez  que  chaque  soir  nous  jouons  au  loto  comme  chez 
la  princesse  Castelfranco,  avec  la  différence  que,  comme  ce  n'est  pas  pour  de 
l'argent,  il  n'}'  a  point  de  mauvaise  humeur.  Adieu,  chère  Thérèse,  portez-vous 
bien  et  pensez  quelquefois  à  moi. 

Sophie. 


CCIX 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

B.  XX  -  P.  CLXIX  -  N.  390.  Inedita. 

La  PRINCIPESSA  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

N.  19  non  20  (sic). 

Naples  ce  30  d'octobre  1817. 
C'est  à  deux  de  vos  lettres  que  je  réponds  aujourd'hui:  elles  sont 
d'une  taille  raisonnable,  celle-ci  ne  le  sera  pas  autant,  car  je  profite  d'un 
moment  à  la  dérobée  pour  vous  écrire  ;  je  dois  aller  ce  soir  ex  officio  au 
spectacle  pour  prendre  congé  du  Prince  Kaunitz  >,  qui  aime  trop  l'opéra 
pour  que  je  veuille  l'en  priver;  j'ai  monté  à  cheval  à  peu  prés  deux 
heures,  j'ai  diné  tête  à  tête  avec  Louis,  il  ne  me  reste,  comme  vous  voyez, 
qu'un  moment.  —  Mais  je  veux  bien  vous  le  consacrer,  parce  que  ma 
dernière  lettre  a  été  bien  courte  bien  sèche  et  que  vous  ne  méritez  pas 

1)  Il  Principe  Luigi  Venceslaio  di  Kaunitz  (1774-1848),  ultimo  del  suo  ramo,  era  titolare 
dell'ambasciata  austriaca  a  Roma.  Abbiatico  del  grande  ministro  di  Maria  Teresa,  cominciò 
appena  ventenne  il  suo  cursus  honorum  e  fu  ministro  d'Austria  in  varie  corti  minori  prima 
di  questa  sua  missione  a  Roma.  Della  sua  scostumatezza  parla  a  lungo  la  Bakonne  du 
MoNTET,  op.  cit.,  p.p.  288-89.  Cfr.  Jean  Hanoteau,  Lettres  du  prince  de  Mettemich  à  la 
comtesse  de  Lieven,  Paris  909,  p.p.  215-16  Aveva  attirato  l'attenzione  di  Napoleone  I,  che 
ne  parlò  a  sua  cugina  la  contessa  di  Metternich  iprima  moglie  del  cancelliere)  una  sera 
del  gennaio  1810,  in  cui  aveva  chiamato  l'ambasciatrice  al  suo  tavolo  di  giuoco  (Metternich, 
Mémoires,  cit.  t.  II,  p.  316). 


356 


que  je  vous  traite  si  mal.  —  Au  contraire,  je  suis  même  très  contente  de 
vous;  cependant  ne  vous  avisez  pas  de  me  prêcher  religion,  morale  oui 
tant  que  vous  voudrez.  —  Vous  me  dites  que  con  una  testa  polonese  e 
con  un'imaginazione  del  nord  son  egualmente  facili  gli  estremi,  ma  im- 
possibile il  medio.  —  Croyez-vous  que  je  ne  le  sente  pas  autant  que  vous? 
Mais  c'est  précisément  parce  que  je  connais  et  que  je  sens  les  incon- 
vénients de  cette  tête  et  de  ce  caractère  polonais  que  je  veux  tâcher  d'y 
porter  remède.  —  Vous  croyez  que  j'adopte  avec  vous  un  langage  emprunté, 
et  voulez-vous  que  je  monte  encore  plus  une  tète  déjà  assez  montée? 
Dans  la  conversation  je  me  laisse  entraîner,  mais  en  écrivant  je  suis  beaucoup 
plus  mesurée  et  plus  maîtresse  de  moi  même.  —  Si  je  me  fais  violence, 
vous  devez  m'en  savoir  gré,  car  c'est  pour  votre  bien  ;  au  reste  ne  croyez 
pas  que  je  vous  aye  jamais  dit  une  chose  que  je  ne  pensais  pas.  —  Per- 
mettez moi  de  vous  sermoner  toujours  au  risque  même  de  vous  ennuyer, 
ne  m'ôtez  pas  l'idée  de  vous  être  utile,  car  j'en  ai  besoin,  si  vous  parveniez 
à  la  détruire,  vous  me  feriez  une  peine  réelle  et  à  vous  même  du  mal.  Quant 
à  ce  que  vous  me  dites  sur  mon  injustice  à  l'égard  de  ce  pays-ci,  vous 
avez  peut-être  très  fort  raison,  je  le  regretterai,  cela  est  possible,  mais 
je  n'y  ai  pas  moins  passé  de  mauvais  moments.  —  Au  reste  j'ai  le  tort 
d'être  souvet  très  injuste,  grondez  moi,  vous  aurez  raison.  —  Vous  mêlez 
vos  vérités  de  trop  de  louanges,  pourquoi  me  dire  tant  de  bien  de  mes 
lettres?  De  la  part  d'un  aussi  bon  juge  que  vous,  ces  éloges  flattent  trop 
mon  amour  propre;  au  reste,  j'espère  vous  avoir  fait  passer  l'envie  de  les 
communiquer,  je  ne  vous  permets  pas  même  de  les  laisser  à  vos  héritiers, 
plaisanterie  à  part,  si  vous  vouliez  me  faire  plaisir  vous  les  brûleriez  toutes 

—  non,  gardez  les,  mais  n'en  parlez  jamais  à  personne.  —  Vous  savez 
que  le  mystère  est  mou  essence,  je  ne  vous  croyais  pas  si  communicatif. 

—  Vous  me  demandez  des  détails  sur  la  course  du  Vésuve,  elle  n'a  point 
eu  lieu,  il  a  fait  un  tems  affreux  depuis  trois  semaines,  la  Marquise  a  été 
enrhumée  et  mon  Vésuve  est  remis  à  l'hiver.  —  Vous  croyez  que  je 
saurais  vous  faire  un  portrait  de  celle  que  vous  appelez  si  injustement 
sémillante?  En  vérité  je  me  garderai  bien  de  la  juger,  car  je  ne  la  connais 
point  assez  pour  cela;  son  troisième  étage  et  ses  indispositions  et  ma 
paresse,  et  mon  chez  moi  et  mes  promenades  à  cheval  et  toutes  mes  oc- 
cupations m'ont  empêchée  de  la  voir  souvent;  vous  êtes  beaucoup  meilleur 
juge,  je  m'en  rapporte  aveuglement  à  votre  opinion,  je  me  permettrai 
seulement  de  dire  que  je  ne  la  croîs  pas  absolument  naturelle,  et  cela  me 
dérange.  —  Ai-je  tort  ou  raison?  Vous  m'avez  promis  des  livres,  je  les 
attends  avec  impatience  —  cultivez  mon  esprit,  vous  ferez  fort  bien.  —  Je 
lis  à  présent  la  vie  de  Laurent  de  Médicis,  qui  me  fait  connaître  à  fond 
r  Italie,  je  lirai  Léon  X  après  *.  —  Je  veux  mettre  à  profit  ma  solitude,  en 

1)  Allude  ai  libri  del  Roscoe.  Madame  de  Stâel,  che  li  aveva  letti  pochi  anni  prima,  ne 
parlava  in  lettere  al  Monti.  (Giovanni  e  Achille  Moììtì,-  Lettere  inedite  del  Foscolo,  del 
Giordani,  e  della  signora  di  Stdel  a  Vincenzo  Monti,  Livorno  1876,  p.p.  313-314). 


—  357  — 

m'occupant  d'une  manière  utile.  —  Mettez  Lord  Byron*  à  la  mode  dans  le 
Nord  de  l'Italie  et  faites  le  traduire,  vous  l'aimerez  à  la  folie,  certainement 
il  mérite  que  quelque  talent  distingué  s'en  occupe.  —  Je  viens  encore  de 
lire  un  nouvel  ouvrage  de  lui  oii  il  y  a  beaucoup  de  beautés.  —  C'est 
précisément  ce  qui  m'a  fait  penser  à  vous  en  parler,  —  Comment  nos 
histoires  de  spectres  vous  sont  elles  parvenues?  jusqu'à  quel  point  en 
êtes  vous  informé?  A  propos  d'histoire,  je  vous  prie  de  ne  pas  lire  celle  de 
Roselli,  il  y  parle  du  grand  général  Jablonowski  ^  d'une  manière  indigne  quant 
à  sa  conduite  politique  et  ne  dit  rien  de  ses  hauts  faits  militaires,  tandis 
que  c'est  lui  qui  sous  Jean  Sobieski  a  repoussé  les  turcs  auprès  de  Vienne. 

—  Je  ne  veux  pas  que  vous  ayez  des  notions  aussi  fausses  sur  celui  de 
mes  ancêtres  qui  a  fait  le  plus  d'honneur  à  la  famille;  ainsi  ne  lisez  pas 
ce  mauvais  livre.  —  Quoique  vos  caractères  ne  valent  pas  ceux  de  Bodoni, 
je  les  lis  pourtant  avec  grand  plaisir  et  je  vous  prie  de  ne  pas  vous  saisir 
du  prétexte  de  ménager  ma  vue,  je  ne  sais  pas  si  je  me  suis  habituée  à 
votre  écriture,  ou  si  vous  l'avez  perfectionnée,  tant  y  a  que  je  m'en  ac- 
comode  fort  bien.  —  Vous  avez  mené  une  vie  bien  tranquille  pendant 
quelque  tems,  quelle  affaire  pour  un  zta  glowa  pérégrinomane  !  Ne  défendez 
pas  votre  passion  pour  les  déplacements,  car  je  ne  la  tolérerai  jamais.  — 
Veillez-vous  toujours?  Montez  vous  à  cheval,  causez  vous  beaucoup?  Moi 
pas  du  tout,  je  deviendrai  tout  à  fait  stupide  ;  —  nous  avons  été  accablés 
de  grands  diners  chez  nous  et  alleurs  pour  le  Prince  de  Kaunitz,  c'est  un 
homme  aimable,  mais  très  mauvais  sujet  et  je  n'aime  pas  ce  genre,  comme 
vous  savez.  ^  Il  a  avec  lui  un  jeune  homme  le  comte  de  Palffy^  qui  est  bien,' 
on  aurait  pu  en  tirer  parti  du  tems  du  ristretto.  —  Ces  messieurs  partent  ce 
soir.  —  Les  Douglas  sont  partis  ce  matin.  —  La  Princesse  Czar[toryska] 
nous  quitte  la  semaine  prochaine,  que  de  pertes!  Et  rien  pour  les  remplacer. 

—  Il  nous  arrivera  cependant  quelques  polonais  et  polonaises,  je  m'en 

réjouis.  —  Je  vous  envois  le je  ne  sais  pas  comment  l'appeler,  grec, 

c'est  à  vous  à  le  comprendre  et  à  me  l'expliquer.  Je  compte  sur  votre 
perspicacité  italienne.—  Je  vous  envois  aussi  un  passage  de  Goethe*  qui 
m'a  frappé  d'autant  plus  que  je  l'ai  tiré  d'un  ouvrage  où  je  ne  croyais 
pas  rencontrer  des  idées  aussi  morales.  —  Dites  moi  ce  que  vous  en  pensez 

1)  Intorno  alle  prime  versioni  dal  Byron  in  lingua  italiana,  cfr.  Guido  Muoni,  La  fama 
del  Byron  e  il  byronismo  in  Italia,  cit.  p.p.  8  e  seg. 

2)  Stanislao  Jablonowski  (1634-1702),  generale  e  senatore  nel  regno  di  Polonia,  al  quale 
il  re  Giovanni  Sobieski  sembra  aver  dovuto  l'elezione  al  trono,  coronò  una  vittoriosa  carriera 
militare  col  guidare  i  suoi  compatriotti  alla  riscossa  contro  i  Turchi  nel  1683,  quando  fu 
liberata  Vienna,  e  di  nuovo  nel  1694. 

3)  Potrebbe  alludere  al  conte  Vincenzo  Palffy  di  Erdod,  nominato  solo  nel  18161.  R.  ciam- 
bellano (Almanacco  I.  R.  per  le  Provincie  del  Regno  lombardo-veneto  soggette  al  governo 
di  Milano  per  l'anno  1820,  p.  95|. 

4)  Ecco  l'estratto  incluso  nella  lettera  della  principessa:  "  L'état  du  mariage  est  le  principe 
et  le  point  de  perfection  de  toute  civilisation.  Il  adoucit  l'homme  sans  éducation,  et  celui 
qu'en  a  le  plus,  trouve  dans  cet  état  les  meilleures  occasiones  d'exercer  sa  douceur.  Ce  lien 
doit  être  indissoluble,  car  il  apporte  avec  soi  tant  de  bonheur,  que  chaque  malheur  isolé  n'est 


—  358  — 

et  faites  en  votre  profit.  —  Vous  voyez  que  je  ne  perds  pas  les  occasions 
de  vous  ramener  à  mon  but;  si  je  m'y  prends  mal,  sachez  moi  au  moins 
gré  de  l' intention,  —  Je  désire  que  vous  soyez  heureux,  car  vous  méritez 
de  l'être,  et  je  veux  pouvoir  vous  conserver  toujours  l'amitié  que  je  vous 
porte:  cela  veut  dire  beaucoup,  vous  me  comprenez. —  Écrivez  moi  tou- 
jours souvent  et  beaucoup.  —  Czaplic  s'est  pris  d'une  belle  et  grande  amitié 
pour  vous,  cela  ne  pouvait  pas  manquer.  —  Adieu,  adieu  —  n'ai-je  pas 
trop  écrit  pour  une  personne  très  pressée  ? 

Caroline  J. 

Dites  à  votre  femme  que  je  lui  écrirai  la  semaine  prochaine,  je  la  re- 
mercie d'avance  pour  la  musique.  —  Pardonnez  le  décousu  de  ma  lettre. 


ccx 

Archivio  Casati-Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

[Novembre  1817.] 
Je  ne  sais,  chère  Thérèse,  par  où  commencer  mes  remerciemens.  J'en  ai 
tant  à  vous  faire  poar  votre  dernière  lettre  qui  m'a  touché  jusqu'au  fond  du 
coeur,  et  pour  la  tasse  qui  me  fait  un  plaisir  que  je  ne  saurais  vous  exprimer. 
Votre  portrait  est  assurément  ce  que  vous  auriez  pu  me  donner  de  plus  pré- 
cieux, ce  n'est  pas  tout  à  fait  vous,  mais  il  vous  rappelle  et  cela  me  rend  déjà 
heureuse  ;  d'après  vos  ordres  je  déjeune  toujours  dans  cette  tasse,  quoique  je 
tremble  chaque  fois  qu'elle  ne  se  casse.  A  peine  l'avais-je  reçue  que  je  l'ai 
portée  au  salon  vert,  où  chacun  a  dit  son  avis.  Louis  prétend  que  ce  portrait 
ne  vous  ressemble  pas  du  tout  et  qu'il  a  quinze  ans  de  plus.  Caroline  est  de 
son  avis,  l'Opetaniec  le  trouve  frappant,  moi  je  vous  trouve  aussi  beaucoup 
mieux  que  votre  portrait  mais  j'y  vois  pourtant  quelque  rassemblance.  Maman, 
M.r  Menz  et  St-Clair  disent  «  il  y  a  bien  quelque  chose,  mais  elle  est  mieux  ». 
Voici  dont  ce  que  l'aréopage  a  décidé;  en  attendant  je  suis  enchantée  d'avoir 
le  portrait  tel  qu'il  est,  et  vous  en  remercie  milPe  fois.  Vous  me  demandez  des 
détails  sur  le  jour  de  la  St-Charles,  mais    Caroline    m'a  devancée    et    vous  a, 

rien  en  comparaison  —  Et  que  veut-on  dire  par  malheur?  C'est  l'impatience  qui  s'empare  de 
nous  de  tems  en  tems  et  alors  on  se  plait  à  se  dire  malheureux  —  Qu'on  laisse  passer  ce 
moment  et  on  s'estimera  bien  fortuné  que  ce  qui  a  duré  si  longtems,  dure  encore  —  Il  n'j'  a 
jamais  de  raison  sufiisante  pour  se  séparer  —  La  condition  humaine  est  tellement  mêlée  de 
biens  et  de  maux  qu'il  est  impossible  de  calculer  ce  qu'un  mari  et  une  femme  se  doivent 
réciproquement—  C'est  une  dette  infinie  que  l'Eternité  seule  peut  acquitter  —  Que  l'état  du 
mariage  puisse  être  souvent  incommode,  je  le  crois,  mais  il  est  bien  que  ce  soit  ainsi  —  Ne 
sommes  nous  pas  aussi  mariés  avec  notre  conscience  et  ne  voudrions  nous  pas  quelquefois 
nous  en  débarasser? 

Sûrement  elle  nous  gêne  bien  plus  que  jamais  ne  se  sont  gênés  un  mari  et  une  femme. 

"  Goethe  ... 


—  359  — 

je  crois,  tout  raconté.  Vous  savez  que  j'ai  été  en  quarantaine  dans  ma  chambre 
avec  une  fièvre  d'ortie,  j'ai  demandé  pourtant  à  Schonberg  la  permission  de 
monter  ce  jour  là  à  diner  et  pour  être  restée  au  salon  jusqu'à  onze  heures  je 
me  suis  trouvée  mal  et  le  lendemain  n'ai  pu  me  lever  de  mon  fauteuil,  je  suis 
à  présent  sur  pied  assez  bien  portante  et  je  veux  espérer  que  ce  sera  pour 
quelque  temps,  car  cet  état  de  souffrance  continuelle  commence  à  m'ennuyer. 
J'ai  laissé  là  la  peinture  pour  quelques  jours  et  n'ai  fait  que  lire  et  réfléchir 
dans  ma  solitude.  Vous  avez  tort  de  croire  que  la  méditation  ne  me  vaut 
rien,  elle  est  nécessaire  à  tout  le  monde,  à  moi  peut-être  plus  qu'à  une  autre. 
Ne  croyez  pas  non  plus  que  mon  dégoût  des  plaisirs  mondains  soit  momen- 
tané ou  provienne  d'une  emise  extraordinaire,  je  n'yai  jamais  trouvé  de  goût, 
il  est  donc  naturel  que  chaque  année  ils  ayent  moins  d'attrait  pour  moi  ;  et 
je  m'estime  heureuse  de  préférer  mon  chez  moi,  mes  occupations  tranquilles,  à 
cette  vie  dissipée  qui  laisse  un  tel  vide  dans  l'existence. 

Caroline  vous  aura  dit  qu'elle  a  eu  de  charmans  cadeaux,  entre  autres 
une  cassette  à  ouvrage  qui  est  un  vrai  bijou  et  qu'elle  a  reçu  de  l'Opetaniec; 
nous  avous  diné  ce  jour  là  seuls  avec  S.t-Clair  et  Gallemberg  (sans  sa  femme)  ; 
le  soir  il  y  a  eu  le  ballet  de  Duport  où  Caroline  a  été.  Le  lendemain,  Ge- 
nisseo  lui  donna  un  bal  qu'on  dit  avoir  été  très  beau,  il  dura  jusqu'à  trois 
heures  du  matin.  Caroline  se  retira  après  soupe,  Louis  resta.  Une  des  jolies 
danseuses  de  Naples  manqua  au  bal,  c'est  Mme  Mannesse  qui  partit  deux 
jours  avant.  J'allais  oublier  de  vous  dire  un  beau  trait  de  l'Opetaniec:  il  voulut 
le  jour  de  la  St-Charles  se  distinguer  par  un  trait  héroïque  et  pensa  que  de 
pardonner  à  ses  ennemis  était  un  noble  effort  digne  de  sa  belle  âme  ;  en  con- 
séquence il  alla  chez  iMenz  (auquel  il  n'avait  pas  parlé  depuis  six  mois)  pour 
se  raccomoder  avec  lui  ;  ne  l'ayant  pas  trouvé  à  la  maison,  il  lui  écrivit  un 
charmant  billet,  en  le  priant  d'oublier  le  passé  ;  ce  mouvement  est  d'autant 
plus  joli  que  c'est  Menz  qui  avait  été  l'agresseur.  Mais  le  croiriez  vous  ?  Ce 
coeur  de  glace,  au  lieu  d'être  touché  d'un  procédé  pareil,  ne  lui  témoigna  rien; 
un  salut  très  froid  fut  tout  ce  qu'obtint  le  pauvre  Opetaniec  qui  lui  tendit  la 
main  la  première  fois  qu'il  le  revit,  après  le  billet.  J'étais  outrée  contre  Menz. 
Qu'ils  se  trompent  ceux  qui  croyent  montrer  du  caractère  en  prouvant  qu'ils 
n'ont  point  de  coeur!  Et  que  je  plains  ceux  qui  n'ont  jamais  connu  les  peines 
d'une  âme  sensible.  Il  faut  que  je  vous  fasse  part  des  petits  changemens  du  salon 
vert,  pour  que  vous  nous  y  trouviez  établis  tels  que  nous  le  sommes  à  présent; 
il  y  a  trois  fauteuils  de  plus,  des  chaises  de  moins,  le  tapis  de  Baroni  au 
milieu  de  la  chambre,  une  grande  table  ronde  dessus,  c'est  là  que  nous  pre- 
nons le  thé.  La  fontaine  n'est  plus  sur  une  vilaine  colonne,  mais  sur  un  sup- 
port en  marbre  blanc  fixé  au  mur  ;  des  cyprès  grands  et  petits  l'entourent  et 
forment  le  jardin  de  M.  Jaco  '  qui  a  le  plus  beau  palais  d'or  qu'on  puisse 
imaginer.  Il  est  le  grand  favori  de  la  reine,  mais  encore  plus  du  Duc.  Adieu, 
chère  bonne  Thérèse,  je  vous  embrasse  du  fond  de  mon  coeur  et  vous  remercie 
encore  mille  et  mille  fois  pour  votre  charmant  cadeau. 

Sophie. 

(1  Dev'essere  il  nome  del  papagallo.  Cfr.  la  lettera  CCVIII. 


—  360  — 

CCXI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Proc.  dei  carbonari 

B.  XX  p.  CLXIX  N.  160.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfalonieri 

Ce  20  Novembre  [1817]. 

Vous  aviez  pris  l'engagement  de  m'écrire  une  fois  tous  les  mois  ;  en 
voilà  plus  de  deux  que  je  n'ai  vu  de  votre  écriture;  vous  me  devez  en 
outre  une  réponse  et  je  ne  reçois  point  de  vos  lettres.  Que  dois-je  penser? 
Que  les  miennes  ne  vous  intéressent  pas,  et  que  vous  renoncez  à  la  cor- 
respondance qui  vous  tient  le  moins  à  coeur,  ne  pouvant  suffire  à  toutes 
celles  que  vous  avez.  —  Je  regrette  vos  lettres,  elles  ont  leur  valeur  in- 
trinsèque et  étaient  d'un  grand  prix  pour  moi,  qui  en  goûtant  le  charme 
de  votre  style  y  trouvais  encore  une  preuve  de  votre  amitié.  —  Vous  qui 
vivez  le  double  de  ce  que  vivent  les  autres  humains,  puisque  vous  ne 
dormez  jamais,  devriez  trouver  dans  les  vingt  quatre  heures  de  votre  journée 
un  moment  pour  écrire  à  une  personne  qu'autrefois  vous  comptiez  du 
nombre  de  vos  amies  et  qui  ne  pourra  jamais  renoncer  à  ce  titre.  —  Ne 
prenez  pas  tout  ce  que  je  vous  dis  pour  des  reproches,  n'y  voyez  que 
le  désir  que  j'ai  de  ne  pas  être  effacée  de  votre  mémoire. 

Je  vous  ai  parlé  dans  mes  deux  dernières  lettres  des  nuages  qui 
couvraient  l'horizon,  de  l'orage  qui,  je  craignais,  se  préparait  pour  fondre 
sur  le  roseau.  '  Tout  est  changé  depuis,  les  nuages  ont  disparus,  le  ciel 
est  serein,  et  le  roseau  agité  et  abattu  s'est  relevé;  la  foudre  aura  donné 
ailleurs,  mais  n'a  point  occassionné  d'incendie.  Voilà  les  phénomènes 
de  la  nature  à  Naples,  que  se  passe-t-il  à  Milan?  Je  crois  que  vous  y 
gelez,  et  votre  coeur  avec.  —  Vous  saurez  peut  être  par  ma  soeur  que  j'ai 
été  assez  longtems  malade,  et  que  pendant  douze  jours  je  n'ai  point  quitté 
l'entresol  verdelet;  durant  cette  quarantaine  je  me  suis  distraite  en  lisant 
les  poésies  de  Monti,  qui  me  plaisent  infiniment.  —  L'entusiasmo  melanconico 
a  été  bien  goCité  par  moi  dans  ces  moments,  car  j'étais  fort  abattue  ;  ce- 
pendant la  pièce  de  vers  sur  la  mort  d'Ugo  Basseville  me  paraît  un  des 
plus  beaux  morceaux.  Je  vous  suis  bien  reconnaissante  de  m'avoir  procuré 
la  connaissance  de  cet  auteur  qui  m'a  fait  passer  plusieures  heures  fort 
agréablement.  11  m'est  doux  de  vous  les  devoir. 

J'ai  acheté  dernièrement  les  Rime  del  Cardinale  Bembo  et  celles  de 
Vittoria  Colonna.  —  Vous,  qui  avez  lu  tout  ce  qu'a  jamais  été  écrit  depuis 
la  création  du  monde,  connaîtrez  sûrement  ces  deux  ouvrages;  je  tenais  à 
les  lire,  parce  que  tout  ce  qui  a  rapport  au  siècle  des  Médicis  a  un  intérêt 
particulier  pour  moi  ;  Bembo  joua  un  assez  grand  rôle  pour  rendre  ses 
écrits  intéressants.  Un  autre  motif  me  determina  encore  à  lire  les  poésies 

1)  Il  roseau  dovrebbe  essere  la  principessa  Carolina  Jablonowska.  Cfr.  la  lettera  CXCV. 


—  361 


de  Vittoria  Colonna;  épouse  du  fameux  Pescaire,  sensible  à  la  perte  de 
ce  grand  homme,  elle  dévoua  le  reste  de  sa  vie  à  ses  regrets  et  écrivit 
non  pas  pour  passer  à  la  postérité,  mais  pour  honorer  la  mémoire  de  son 
époux;  la  circonstance  qu'elle  écrivit  presque  toutes  ses  poésies  à  Ischia 
ajoute  encore  quelque  chose  à  mon  intérêt.  —  Je  n'ai  point  encore  com- 
mencé les  fables  de  Pignotti^:  à  vous  dire  franchement  ce  n'est  point  un 
genre  que  j'aime,  je  préfère  la  morale  qui  n'est  point  déguisée,  elle  fait 
plus  d'impression.  —  Mon  coeur  reçoit  avec  plaisir  et  reconnaissance  les 
bons  avis  mais  il  faut  le  toucher.  —  Si  vous  lisiez  l'anglais  je  vous  con- 
seillerais un  livre  que  je  viens  d'achever,  c'est:  Un  séjour  en  Belgique  et 
une  description  du  champ  de  bataille  de  Waterloo  le  lendemain  de  la  bataille, 
écrit  par  Lady  Lamb*;  elle  a  mis  beaucoup  de  sensibilité  dans  ses  relations 
et  cet  ouvrage  est  d'un  grand  intérêt.  —  On  écrit  à  mon  avis  trop  peu 
sur  les  évènemens  du  moment,  et  nous  sommes  mieux  instruits  des  détails 
de  la  bataille  de  Marathon,  que  des  batailles  qu'ont  décidé  de  notre  sort 
et  qui  ont  changé  la  face  de  l'Europe.  Je  ne  conçois  pas  pourquoi  de 
tout  temps  on  s'est  plus  occupé  du  passé  que  du  présent.  Notre  siècle  est 
un  des  plus  marquans  dans  les  fastes  de  l'histoire,  mais  on  n'en  conviendra 
que  dans  le  siècle  à  venir;  —  comment  Byron  n'a-t-il  pas  encore  chanté 
les  héros  de  l'Angleterre?  Qui  peut  être  plus  digne  de  sa  muse?  qui  peut-il 
inspirer  plus  d'enthousiasme  à  un  anglais  que  Wellington  que  toute  l'Europe 
admire^?  mais  Byron  ne  choisit  ordinairement  que  des  sujets  où  il  peut  se 
peindre  lui  même.  Son  dernier  ouvrage,  la  tragédie  de  Manfred  *  est  son 
histoire,  c'est  un  homme  dévoré  de  remords,  inquiet,  que  rien  n'attache,  qui 
voudrait  se  fuir  et  que  la  conscience  poursuit;  comme  oeuvre  dramatique 
cela  ne  vaut  rien,  mais  il  y  a  des  pensées  sublimes,  des  vers  d'une  grande 
beauté.  —  je  m'aperçois  que  je  vous  ai  écrit  quatre  pages  sans  vous  dire 
un  mot  qui  peut  vous  intéresser,  pardon,  je  ne  sais  comment  je  me  suis 
lassée  entraîner.  —  Vous  voulez  toujours  avoir  des  nouvelles  du  salon  vert 
et  je  ne  vous  en  ai  point  encore  donné,  mais  je  crois  que  ma  soeur  vous 
tient  au  courant;  d'ailleurs  il  ne  s'y  passe  rien, on  prétend  que  l'hiver  nous 
aurons  beaucoup  de  polonais,  et  d'anglais,  mais  pour  le  moment  notre 

1)  Lorenzo  Pignotti,  fisico  e  storico  toscano  (1739-1812). 

2)  Non  pare  possa  trattarsi  della  famosa  Lady  Caroline  Larnb  che,  dopo  esser  stata 
amata  da  Lord  Byron,  si  vendicò  di  lui  scrivendo  un  romanzo  a  chiave  "  Glenarvoii  „;  forse 
di  sua  cognata  Mrs  George  Lamb. 

3)  Queste  parole  della  contessa  Woyna  sembrano  peccare  di  ingenuità,  se  si  pensa 
all'opposizione  in  cui  Lord  Byron  fu  troppo  sovente  colle  tradizioni  e  colla  vita  collettiva 
dei  suoi  compatriotti.  Si  osservi  che  il  sentimento  nazionale  degli  inglesi  era  allora,  dopo 
la  diuturna  lotta  contro  Napoleone  I,  più  ardente  e  geloso  che  mai,  facile  ad  adontarsi  di 
chi,  non  pure  vi  contrastasse,  ma  vi  restasse  anche  solo  relativamente  indifferente  come 
p.  es.  il  Lamb,  il  cui  biografo  ha  raccolto  preziose  testimonianze  di  questo  stato  d'animo  predo- 
minante in  Inghilterra  neg'i  anni  seguenti  al  1814  (E.  V.  Lucas,  The  life  of  Charles  Lamb, 
London  1906,  vol.  II,  pp.  57  e  seg.)  La  contessa  Woyna,  consapevole  di  questa  unanimità 
formidabile  del  patriottismo  inglese,  era  lontana  dal  supporre  quanto  il  Byron  se  ne  scostasse. 

4)  La  prima  edizione  del  Manfredo  è  appunto  del  18l7. 


—  362  — 

société  n'a  pas  beaucoup  augmenté,  il  est  arrivé  dernièrement  le  neveu 
et  le  cousin  du  marquis  S.t  Clair,  ce  sont  deux  parisiens  très  bien  de 
figure,  très  causants,  très  polis,  très  français  en  un  mot  et  qui  sont  du 
premier  moment  devenus  des  habitués,  à  titre  de  parents  de  notre  cher 
grand  chambellan.  Il  ne  passent  qu'un  mois  ici  —  Je  ne  sais  si  vous 
connaissez  le  ministre  d'Hollande  Borell,  il  lui  a  pris  la  fantaisie  de  donner 
un  bal  pour  faire  danser  les  anglaises,  qui  ne  savent  plus  faire  autre 
chose;  ce  bal  était  fort  joli,  il  avait  aussi  bonne  façon  qu'un  bal  donné  à 
Naples  peut  l'avoir.  —  Caroline  et  moi  n'avons  point  dansé,  vous  savez 
que  nous  avons  renoncé  à  ce  plaisir.  —  Adieu,  cher  comte,  je  m'aperçois 
que  j'ai  trop  bavardé  avec  vous  et  qu'  il  est  temps  de  finir,  d'autant  plus 
que  je  ne  vous  ai  dit  rien  qui  vaille.  —  Bien  des  tendresses  de  ma  part 
à  votre  femme. 

Sophie  Woyna. 


CCXII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  27  Novembre  [1817]. 
Pardon,  chère  Thérèse,  si  je  ne  vous  écris  aujourd'hui  qu'un  mot,  mais  je 
ne  puis  tarder  plus  longtemps  à  vous  remercier  pour  votre  charmante  lettre 
et  n'ai  pas  un  instant  à  moi  ;  le  peu  de  moments  dont  je  puis  disposer  sont 
employés  à  faire  un  tableau  que  je  dois  finir  en  huit  jours.  Bassi  me  l'a  laissé 
à  cette  condition.  -  Vous  savez  par  Caroline  que  notre  société  a  augmenté, 
que  nous  voyons  tous  les  soirs  les  neveux  de  S.t  Clair,  le  prince  Charles  Lich- 
tensteinl,  sa  mère^  et  la  comtesse  Manderscheid,  ^  une  bien  bonne  connaissance 

1)  Probabilmente  il  principe  Carlo  Francesco  (1790-1865),  che  serviva  nell'esercito  austriaco. 
Era  allora  capitano  degli  ulani  e  doveva  comandare  reggimenti  scelti  di  cavalleggeri  e  di 
ussari  (Nostiz,,  e  "Re  di  Prussia,,),  poi  una  brigata  di  cavalleria  a  Vienna  fino  alla  sua 
nomina  a  Tenente  Maresciallo  (1844).  Divenne  anche  generale  in  capo  di  tutta  la  cavalleria 
dell'impero.  Fu  uno  dei  maggiori  maestri  o,  per  dir  cosi,  virtuosi  dell'equitazione,  in  un 
tempo  che  ne  ebbe  molti,  non  ultimo  Federico  Confalonierì.  Prima  di  morire  vide  l'instau- 
razione del  regime  costituzionale  nell'impero  ed  ottenne  un  seggio  ereditario  nella  camera 
dei  signori.  Sposò  nel  1819  la  contessa  Francesca  Wrbna  (1799-1863)  Questo  Liechtentein 
è  probabilmente  il  medesimo  che  col  conte  Felice  Woyna  e  altri  gran  signori  della  corte 
austriaca  prese  parte  ad  un  celebre  torneo  dato  in  onore  dei  sovrani  radunati  in  Vienna 
per  il  congresso  del  1815.  Cfr.  C.te  A.  de  la  Garde  Chambonas,  Souvenirs,  cit.  p.  155. 

2)  La  principessa  Lichtenstein,  madre  di  Carlo  Francesco,  era  Marianna,  figlia  del  principe 
Francesco  Antonio  di  Khevenhuller  Metsch.  Aveva  sposato  il  principe  Carlo-Borromeo 
Francesco  (1765-1795),  direttore  della  Cancelleria  di  gabinetto  dell'imperatore  Leopoldo  II. 
ucciso  in  duello  dal  barone  Weichs. 

3)  Verosimilmente  una  contessa  di  Manderscheidt-Blankenheim,  della  famiglia  a  cui 
appartenne  l'arcivescovo  di  Praga  noto  per  aver  favorito  in  Boemia  contro  Maria  Teresa  la 
causa  di  Carlo  VII  di  Baviera. 


—  363  — 

à  nous  et  que  nous  avons  revue  avec  bien  du  plaisir;  on  nous  promet  encore 
un  grand  renfort.  —  Les  deux  messieurs  français  font  les  jolis  coeurs  auprès 
de  Caroline,  ils  sont  aussi  français  qu'on  peut  l'être  surtout  M.r  de  Puy  Ségur'; 
ce  sont  des  phrases  des  complimens  â  perte  de  vue.  Ah!  que  je  n'aime  point  ce 
genre,  qu'il  prouve  peu  de  sentiment  !  M.r  Salperwick  ^  semble  aimer  beaucoup 
son  oncle,  qui  est  parfait  pour  tous  les  deux.  On  n'est  réellement  pas  meilleur 
que  le  marquis,  quel  caractère  charmant,  quelle  égalité,  quelle  constance  en 
amitié  !  je  suis  fâchée  que  vous  ne  la  connaissiez  pas  davantage.  Gallemberg 
fait  toujours  son  bonheur  quoique  ce  pauvre  Opetaniec  ait  bien  changé,  depuis 
le  retour  de  sa  femme,  il  est  souvent  fort  pensif  et  fort  triste  ;  je  crois  qu'elle 
trouble  son  repos.  Caroline  continue  ses  promenades  à  cheval,  c'est  à  présent 
la  passion  dominante,  elle  ne  manquerait  pas  un  jour  pour  tout  l'or  du  monde. 
Je  trouve  que  cet  exercice  lui  fait  beaucoup  de  bien  à  la  santé  mais  la  fait 
pourtant  maigrir.  Adieu,  chère  Thérèse,  pardon  encore  une  fois  de  vous  écrire 
une  lettre  si  courte,  mais  ce  n'est  point  de  ma  faute;  je  vous  embrasse  de  tout 
mon  coeur. 

Sophie. 

Mille  compliments  à  votre  mari. 


CCXIII 


Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  402.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  27  de  Novembre  [1817]. 
Que  vous  êtes  paresseux!  En  vérité  si  je  ne  devais  pas  vous  remercier 
pour  le  paquet  que  j'ai  reçu  de  vous  l'autre  jour,  vous  ne  verriez  pas  de 
mon  écriture  cette  fois-ci.  —  Il  se  passe  un  mois  et  plus  entre  mes  lettres 
et  vos  réponses.  —  Quel  est  donc  le  pays  que  vous  habitez  ?  Je  vous 
croyais  en  Italie,  à  Milan  ;  n'y  seriez-vons  plus  par  hasard  ?  J'ai  reçu  il  y 
a  8  jours  votre  petite  lettre  de  mauvaise  humeur  en  réponse  à  ma  gronderie. 

1)  Forse  questo  marchese  de  Puy  Ségur  è  il  medesimo  di  cui  si  tratta  in  parecchie 
lettere  di  Madame  de  Maltzam  alla  C.ssa  d'Albany.  (Pélissier,  op  cit.,  p.p  12,  34,  67). 
Potrebbe  anche  trattarsi  del  conte  Paolo  di  Puysegur  che,  colle  contesse  James  e  Fritz  de 
Pourtalès  più  sopra  ricordate,  partecipò  a  una  quadriglia  in  costume  in  un  ballo  della  Du- 
chessa di  Berry,  che  ebbe  luogo  neppur  due  mesi  dopo  (gennaio  1818^.  Cfr.  de  Castellane, 
Journal,  cit.  t.  I,  pp  349-50.  Era  capitano  delle  guardie  del  corpo  del  conte  d'Artois  e  mori 
nel  1820  (de  Castellane,  ibidem,  pp.  392  e  400). 

2)  I  Salperwick  hanno  titolo  di  marchesi  di  Grigny  (Rietstap,  Armorial  Général, 
Gonda  1887.  t.  II,  p.  661).  Un  colonnello  Salperwick  comandava  l'S"  reggimento  di  linea  a 
Clermont-Ferrand  nel  1830,  quando,  immediatamente  dopo  le  giornate  di  luglio,  le  truppe 
rifiutarono  di  tener  testa  alla  rivolta  ed  il  gen.  de  Sainte-Suzanne,  commosso  da  quello 
spettacolo,  si  uccise  per  timore  di  non  saper  farsi  obbedire  (De  Castellane,  Journal,  cit. 
t.  II,  p.  360;  Sers,  Mémoires,  cit.  p.  231). 


—  364  — 

—  Nous  avons  eu  raison  de  nous  fâcher  tous  les  deux,  mais  vous  voyez 
que  je  n'ai  pas  tardé  à  faire  la  paix.  —  Il  y  a  aujourd'  hui  quatre  semaines 
que  je  vous  ai  adressé  une  épitre  toute  pacifique,  toute  douce,  toute  bonne, 
dans  la  quelle  même  je  vous  loue;  mais  vous  ne  prenez  pas  la  peine  d'y 
répondre.  —  Ne  voilà-t-il  pas  que  je  commence  encore  par  vous  sermonner? 
mais  c'est  qu'on  n'en  finit  jamais  avec  vous,  au  lieu  de  vous  dire,  comme 
je  voulais,  que  le  gratcik^  que  vous  m'avez  envoyé  est  la  plus  jolie  chose 
du  monde  —  on  n'a  encore  rien  vu  de  pareil  à  Naples,  tout  le  monde 
l'admire.  —  Le  petit  grand  écuyer  est  bien  touché  de  votre  souvenir,  le 
casse-tête,  car  c'est  ainsi  que  ce  jeu  s'appelle,  a  fait  grande  fortune,  il  en 
arrange  toutes  les  figures  merveilleusement,  il  n'y  a  que  moi  qui  sois  trop 
bête  pour  en  faire  une  seule.  —  J'ai  reçu  aujourd'hui  une  lettre  de  notre 
pomme  de  discorde,  le  G.  Czaplic;  il  est  encore  à  Milan,  il  ne  me  parle 
pas  de  vous,  vous  ne  m'avez  plus  parlé  de  lui,  vous  aurais-je  brouillés  par 
hasard?  j'en  serais  inconsolable.  —  Notre  hiver  va  così  così,  il  y  a  encore 
très  peu  de  monde.  —  Les  spectacles  sont  arrangés  à  la  mode  de  Milan, 
un  ballet  pour  commencer,  un  acte  d'opéra  et  encore  un  autre  ballet  pour 
finir.  —  Je  n'aime  pas  toute  cette  danse,  mais,  comme  je  ne  sais  pas  trop 
ce  qui  se  passe  sur  la  scène,  cela  m'est  assez  égal.  -  Notre  société  est 
augmentée  du  neveu,  et  du  cousin  de  S.t  Clair,  que  j'appelle  ses  enfans 
pour  ne  pas  entrer  dans  tous  les  détails  de  la  parenté.  —  Ils  sont  bien 
l'un  et  l'autre,  le  cousin  a  la  figure  tout  à  fait  polonaise,  mais  j'aime  mieux 
le  neveu,  il  a  plus  d'esprit  et  de  solidité  ;  au  reste  n'allez  pas  leur  faire 
mes  confidences.  —  Ils  passeront  par  Milan  à  leur  retour  qui  est  très 
prochain,  je  leur  donnerai  une  lettre  pour  vous,  mais  j'aime  mieux  vous 
les  faire  connaître  d'avance.  —  Ils  paraissent  contents  de  Naples,  ils  sont 
arrivés  dans  un  bon  moment,  il  faisait  beau,  ils  ont  vu  un  ou  deux  bals, 
des  cercles  à  la  cour,  spectacle  illuminé,  tout  cela  leur  a  donné  bonne 
opinion  de  nous.  —  Nous  avons  en  outre  une  Princesse  Lichtenstein  et 
son  fils  —  La  Princesse  voyage  pour  sa  santé;  une  des  ses  amies  que  je 
connais  beaucoup  de  Vienne  l'accompagne.  —  Le  fils  est  un  frère  d'armes 
de  mes  frères  ^,  un  bon  garçon  qui  est  chez  nous  comme  l'enfant  de  la 
maison.  —  Nos  soirées  sont  devenues  plus  nombreuses,  la  cheminée,  le 
thé  nous  ont  fait  reprendre  nos  anciennes  habitudes,  mais,  pour  celle  de 
veiller  outre  mesure,  tout  le  monde  s'accorde  à  dire  que  cela  me  ferait 
du  mal.  —  L'Opetaniec  nous  voit  moins  quoiqu'il  vienne  toujours  le  soir, 
mais  il  y  a  venir  et  venir.  —  Nos  leçons  de  musique  ont  fait  place  aux 

Ì)  Parola  polacca  forse  mal  scritta.  "  Gra  „  significa  giuoco,  "  geat  „  suppellettile. 

2)  I  fratelli  della  principessa  Carolina  che  percorsero  la  carriera  militare  in  Austria  furono  : 
il  conte  Felice  Woyna  (17881857),  che  nel  1816  era  tenente  colonnello  austriaco  e  raggiunse 
il  grado  di  tenente  maresciallo;  Maurizio  andato  a  riposo  come  colonnello;  ed  Edoardo, ca- 
pitano di  cavalleria,  poi  diplomatico  ricordato  in  lettere  di  Pozzo  di  Borgo  al  conte  di  Nes- 
selrode  Polovtsoff,  Correspondance  diplomatique  des  ambassadeurs  et  ministres  de 
Jiussie  en  France  et  de  France  en  Russie  avec  leurs  gouvernements  de  1814  à  1830,  S.t 
Pétersbourg  1902,  t.  I,  p.p.  271,  291).  Mori  anch'egli  tenente  maresciallo. 


—  365  — 

promenades  à  cheval  et  puis  j'en  avais  assez;  —  il  n'y  a  plus  de  scènes, 
plus  de  mauvaises  humeurs;  —  il  déraisonne  que  c'est  un  plaisir;  —  c'est 
un  genre  nouveau  pour  nos  deux  français  mais  il  ne  laisse  pas  que  de 
les  amuser  beaucoup,  ils  lui  trouvent  de  la  grâce  et  de  la  gaîté.  N'aurons 
nous  point  de  Milanais  cet  hiver?  Ils  nous  manquent  beaucoup.  C'est 
depuis  votre  retour  que  le  goût  des  voyages  a  passé  dans  votre  pays;  vous 
aurez  dit  du  mal  de  Naples  à  vos  compatriotes.  —  N'admirez  vous  point 
combien  cette  lettre  est  insignifiante?  c'est  votre  faute,  si  vous  n'alimentez 
pas  notre  correspondance  elle  languira  ou  plutôt  périra  tout  à  fait.  —  Je 
vous  ai  envoyé  dans  ma  dernière  lettre  un  extrait  de  Goethe  et  mon 
logogriphe  grec,  mais  je  ne  sais  pas  ce  que  vous  en  pensez,  —  Peut-être 
vous  ai-je  donné  trop  de  besogne  et  c'est  pour  cela  que  vous  ne  m'avez 
pas  répondu.  —  Dans  tous  les  cas  vous  méritez  toujours  des  reproches.  — 
Votre  éducation  me  coûte  une  peine  infinie,  il  faut  vous  gronder  sans 
cesse.  —  Adieu,  monsieur  le  comte,  puisque  vous  n'aimez  pas  cette  con- 
clusion, je  veux  que  vous  en  jouissiez  en  plein. 

Que  dites  vous  de  la  mort  de  la  Princesse  Charlotte'?  pour  moi  qui 
ne  donne  pas  dans  la  politique  je  déplore  le  sort  de  deux  époux  qui 
s'aimaient  beaucoup,  qui  étaient  heureux,  chose  si  rare  en  ménage.  — 
Savez  vous  que  Papafava  ^  a  épousé  la  petite  Fiano  ?  la  Princesse  Czar- 
[toryska]  a  assisté  au  mariage  :  —  17  ans  et  une  jolie  figure,  cet  homme 
est  trop  heureux. 

Caroline  J. 


1)  La  principessa  Carlotta  (1796-1817),  figlia  del  principe  di  Galles  e  della  troppa  famosa 
principessa  Carolina  aveva  sposato  Leopoldo  di  Coburgo-Gotha,  poi  re  dei  Belgi,  Dopo 
un'infanzia  ed  un'adolescenza  funestate  dai  dissensi  sempre  più  inacerbitisi  fra  i  suoi  ge- 
nitori ed  un  fidanzamento,  rotto  anche  per  ragioni  politiche,  col  principe  Guglielmo  d'Orange, 
la  giovinetta,  perseguitata  dal  padre  ed  assai  più  affezionata  alla  madre,  aveva  sposato  nel 
1816  il  principe  Leopoldo,  ma  morì  mettendo  al  mondo  un  bimbo  morto  il  5  novembre  1817. 
Enorme  fu  il  cordoglio  nazionale  per  questa  fine  immatura  dell'erede  presuntivo  della  corona 
inglese.  Per  le  fugaci  gioie  domestiche  della  principessa  e  la  sua  tragica  morte,  vedasi  la 
biografia  del  barone  Stockmar,  medico  e  segretario  del  principe  Leopoldo  in  Sir  Theodore 
Martin,  Monographs,  London  1906,  p.p.  281  e  seg. 

2)  Il  conte  Papafava  dei  Carraresi,  di  chiarissima  schiatta  padovana. 


—  366  — 

CCXIV 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa   CLXIX  -  N.  408.  Inedita. 

La  Principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  4  de  décembre  [1817]. 
Oui,  vous  avez  la  tête  trop  montée,  car  vous  avez  été  trop  content  de 
ma  lettre.  —  Je  ne  veux  pas  détruire  votre  exaltation  comme  vous  m'en 
accusez,  la  chose  serait  d'ailleurs  impossible,  mais  je  veux  que  vous  en 
fassiez  toujours  un  bon  usage.  —  C'est  à  cela  que  je  veux  mettre  tous 
mes  soins  et  c'est  dans  cette  vue  que  j'ai  accepté  au  moins  en  partie  la 
tâche  bien  difficile  de  vous  guider,  que  vous  m'avez  confiée  vous  même. 
—  Jusqu'à  présent  j'ai  été,  je  peux  le  dire,  recompensée  de  mes  soins,  mais 
veillez  sur  vous  même,  je  vous  en  prie.  —  Songez  que  vous  avez  aussi 
une  grande  responsabilité  et  que  vous  me  devez  compte  de  tout  ce  qui 
pourrait  me  déplaire  ou  me  faire  de  la  peine.  —  A  présent  je  vais  à  la 
hâte  répondre  à  votre  lettre  article  par  article.  —  Comment  se  fait-il  que 
vous  ayez  pu  prendre  mon  portrait  pour  le  vôtre?  Il  y  a  bien  des 
choses  dans  lesquelles  je  voudrais  vous  ressembler,  mais  je  n'aurais 
pas  cru  qu'un  italien  et  une  femme  du  Nord  puissent  être  d'une  ressem- 
blance à  s'y  tromper.  —  C'est  Menz  qui  s'est  amusé  a  me  traduire  en 
grec,  il  m'accuse,  comme  tout  le  monde  au  reste,  d'avoir  des  manies  et 
c'est  en  les  rassemblant  toutes,  qu'il  a  fait  ou  cru  faire  mon  portrait.  — 
Ceci  vous  donnera  la  clef  de  ce  qui  était  une  énigme  pour  vous.  —  Je  ne 
connais  pas  les  livres  quevous  me  citez;  ainsi  vous  pouvez  me  les  envoyer 
en  toute  siireté,  car  vous  voyez  que  je  suis  d'une  ignorance  crasse,  ce- 
pendant pas  ignorante  au  point  de  ne  pas  connaître  la  phantasmagoric 
dent  vous  vouliez  vous  faire  tant  d'honneur  auprès  de  Sophie  et  de  moi.  — 
Sachez  que  nous  connaissons  ces  découpures  depuis  si  longtemps  que  nous 
les  avons  déjà  tout  à  fait  abandonnées.  —  Je  veux  un  peu  rabattre  votre 
caquet  et  vous  prouver  que  Naples  n'est  pourtant  pas  tellement  au  bout 
du  monde  que  vous  le  croyez  depuis  que  vous  êtes  dans  votre  Milan.  — 
Les  fils  de  S.t  Clair  qui  nous  arrivent  tout  fraîchement  de  Paris  sont 
étonnés  de  nous  trouvei  tellement  au  courant.  Ceci  vous  donnera,  j'espère, 
du  respect  pour  moi.  —  J'ai  28  lettres  de  vous,  si  vous  voulez  que  je 
sois  bien  franche  je  vous  dirais  qu'il  devrait  y  en  avoir  29,  mais  j'ai  brulé 
celle  que  vous  m'avez  écrit  en  arrivant  à  Rome,  vous  savez  que  je  vous 
ai  dit  dans  le  temps  que  je  n'aurais  jamais  voulu  la  recevoir,  c'est  à  vous 
à  veiller  à  leur  sûreté  à  l'avenir. 

Caroline  J, 

Je  ne  vous  fais  pas  grâce  de  votre  commentaire  sur  mon  extrait  de 
Goethe. 


—  367  — 

ccxv 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  396.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

10  décembre  [1817]. 

Je  vous  recommande  les  enfans  de  S.t  Clair,  mettez  vous  en  frais  pour 
douze  heures  seulement,  ils  n'en  passeront  pas  davantage  à  Milan.  —  Je 
vous  envois  un  gobelet  fait  exprès  pour  un  pérégrinomane  comme  vous; 
cela  prend  très  peu  de  place  et  est  très  commode  en  voyage. 

Voyez  un  peu  comme  je  flatte  vos  goûts,  même  ceux  que  je  déteste 
le  plus  et  comme  je  vous  gâte!  —  Je  désire  que  vous  ne  connaissiez  pas 
encore  cette  invention,  mais  dans  votre  Milan  on  connaît  tout.  —  Je 
voulais  faire  mettre  votre  chiffre  en  lettres  gothiques  sur  le  gobelet,  mais 
on  me  l'a  apporté  trop  tard,  il  n'a  été  achevé  que  ce  matin. 

Caroline  J. 

Occupez  vous  de  nos  protégés;  —  faites  leur  tout  voir  en  douze  heures. 

v:         Comte  Frédéric  Gonfalonieri 


CCXVI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Il  marchese  Salvo  di  Pietraganzilli 
A  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 

Palerme  le  12  Décembre  1817. 
Madame  la  Comtesse, 
Le  nouvel  an  arrive,  et  je  ne  sais  pas  où  vous  trouver  pour  vous  le  souhaiter 
de  tout  mon  coeur.  Votre  mari  est  certainement  disparu  d'Italie;  car  mes  lettres 
le  cherchent  partout,  et  il  ne  se  fait  jamais  pêcher.  Il  y  a  plus  de  quatre  mois 
que  je  n'ai  plus  de  ses  nouvelles,  et  la  même  plainte  je  l'entends  souvent  de 
mon  cher  Airoldi  '.  Serait  il  allé  par  hasard  sonnambuler  à  Londres,  à  Paris,  à 
Pétersbourg,  à  Constantinople  ?  car  il  est  capable  tout  éveillé  qu'il  est  [de]  partir 

1)  Don  Cesare  Airoldi,  cavaliere  gerosolimitano,  della  patrizia  famiglia  milanese,  appar- 
teneva al  ramo  trapiantato  in  Sicilia,  senza  aver  mai  rotto  i  legami  colla  Lombardia  (cfr. 
la  nota  3  a  pag.  237).  Secondo  il  D'Ancona,  Carteggio  di  M.  Amari,  cit.  vol.  Ill,  p  7,  gli 
Airoldi  erano  imparentati  coi  Confalonieri.  Certo  Cesare,  nato  in  Palermo  nel  1774,  era  stato 


368 


à  deux  heures  du  matin  pour  quelque  grande  expédition.  J'espère  pourtant 
qu'il  ne  vous  a  pas  laissée,  toute  seule  à  Milan;  car  il  mériterait  bien  alors 
des  reproches  pour  avoir  manqué  à  sa  parole  envers  moi.  Enfin  je  ne  pourrai 
former  aucun  jugement  tant  que  je  n'aurai  le  bonheur  de  recevoir  de  vos  lettres 
et  des  nouvelles  de  votre  adorable  personne.  Cette  dernière  phrase  est  un  peu 
orientale;  mais  avec  vous  je  ne  saurais  trouver  d'autre  mot  que  celui  qui 
touche  à  l'adoration;  car  il  convient  à  tous  les  cultes.  Et,  comme  avec  vous  il 
faut  être  aussi  bon  catholique  pour  vous  exprimer  les  sentiments  que  vous 
inspirez,  je  me  mets  ainsi  à  l'abri  de  tout  reproche. 

Ma  santé  est  presque  rétablie,  et  ce  presque  me  donne  l'espoir  de  vous 
revoir  le  printemps  prochain. 

On  m'écrit  de  Naples  que  l'on  s'ennuit  à  perir.  Quant  à  nous  autres,  nous 
nous  amusons  assez  ici  dans  les  petites  coteries,  où  l'on  me  fait  oublier  les 
malheurs  de  la  convalescence.  Je  finis  pour  ne  pas  vous  rendre  mes  lettres 
importunes,  et  vous  prie  de  m'apprendre  avec  votre  amabilité  ordinaire  que 
vous  agréez  l'assurance  de  ma  parfaite  considération,  avec  laquelle  j'ai  l'honneur 
d'être 

Votre  Salvo. 

v:  A  Madame 

Madame  la  Comtesse  Thérèse  Confalonieri 
Milan 


allievo  dell'università  pavese.  Ritornò  in  Sicilia  quando  questa  accoglieva  per  ben  due  volte 
i  Borboni  cacciati  da  Napoli  e  si  sforzava  di  foggiare  il  regno  con  norme  di  libertà  e  di 
autonomia  Cfr.  Domenico  Zanichelli,  Studi  di  storia  costituzionale  e  politica  del  risor- 
gimento italiano,  Bologna  1900,  p.p.  384  e  seg.).  Quando  nel  luglio  1813  fu  aperto  il  nuovo 
parlamento  siciliano,  eletto  in  conformità  della  costituzione  riformata  l'anno  precedente, 
l'Airoldi  fu  proposto  dal  principe  di  Castelnuovo,  capo  della  maggioranza  ministeriale, 
come  presidente  della  Cam  ra  dei  Comuni  e  trionfò  contro  il  candidato  dei  giacobini  Ga- 
spare Vaccano;  ma  si  dimise,  contemporaneamente  al  principe  di  Villafranca,  presidente 
dei  Pari,  quando  il  Castelnuovo,  perduto  il  favore  del  parlamento,  lasciò  il  potere.  (Pal- 
mieri, op.  cit.,  p.p  183  e  194).  Godette  della  fiducia  di  Lord  Bentinck,  ma,  nel  nuovo  mi- 
nistero costituzionale  temperato,  sorto  sotto  l'egida  del  Bentinck  nell'autunno  del  1813,  esitò 
a  lun^-o  prima  di  accettare  il  portafoglio  dell'interno  al  quale  era  designato.  Le  elezioni 
del  nuovo  parlamento  si  fecero  obbedendo  all'impulso  dato  dalla  segreteria  dell'interno, 
diretta  dall'Airoldi,  colle  nomine  dei  presidenti  dei  collegi  e  con  un'azione  ent-rgica,  seb- 
bene contenuta  nei  limiti  concessi  dalla  costituzione.  11  funesto  ritorno  di  re  Ferdinando  al 
potere,  l'anno  seguente,  ebbe  come  immediato  effetto  la  rimozione  dell'Airoldi,  che  ormai 
seguiva  il  partito  del  principe  di  Belmonte,  dal  ministero  dell'interno  Soffocata  dal  re, 
colla  connivenza  del  Castlereaghi  e  di  Guglielmo  A'  Court,  la  secolare  libertà  siciliana, 
(cfr.  Palmieri,  op.  cit.;  Mse  Vincenzo  Fardella  di  Torre  Arsa,  Ricordi  su  la  rivolueione 
siciliana,  Palermo  1887  pp.  4  e  seg  l'Airoldi  lasciò  l'isola  nativa,  per' non  farvi  piìi  ritorno. 
Si  recò  in  Francia,  poi  in  Toscana,  ove  prese  stabile  dimora,  attendendo  allo  studio  delle 
scienze  naturali.  Mori  a  Firenze  il  28  dicembre  1858. 


—  369  — 

CCXVII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  B.  XX  -  P.  CLXIX 

N.  381.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  le  28  décembre  [1817]. 

Pour  suivre  ma  nouvelle  méthode  di  quel  fatale  alternare  di  una 
buona  ed  una  cattiva  lettera  je  devrais  cette  fois-ci  vous  gronder,  mais 
je  suis  trop  juste  pour  le  faire  sans  raison  et  je  ne  veux  pas  finir  l'année 
en  vous  faisant  de  la  peine,  d'autant  plus  que  vous  ne  le  méritez  pas.  —  11 
est  heureux  que  mes  deux  lettres  vous  soient  parvenues  en  même  tems, 
sans  quoi  peut  être  nous  nous  serions  de  nouveau  disputés.  —  Vous  avez 
bien  fait  de  calmer  la  vostra  troppa  esaltazione,  mais  je  ne  veux  point 
de  vos  distinti  ringraziamenti  etc.  Je  suis  difficile,  mais  cependant  je  vous 
connais  assez  pour  croire,  sans  que  vous  me  le  disiez,  qu'  un  petit  souvenir 
de  ma  part  ne  peut  que  vous  faire  plaisir;  ainsi  vous  n'avez  pas  besoin 
de  vous  expliquer  là  dessus.  —  Si  vous  aviez  l'esprit  moins  mal  tourné, 
vous  auriez  pu  attribuer  la  rébellion,  comme  vous  l'appelez,  des  fils  de 
S.t  Clair  aux  prétentions  favorables  qu'on  leur  a  donné  de  Milan  ici,  tout 
comme  vous  faites  le  contraire,  mais  vous  voulez  prendre  le  mauvais 
côté  de  chaque  chose  et  vous  avez  tort  surtout  quand  il  s'agit  de  nous. 
—  Pourquoi  me  trouvez-vous  quelquefois  si  raisonnable  et  d'autrefois  si 
peu?  Le  portrait'  ne  peut  pas  me  ressembler,  trouvez  vous  —  sarà,  mais 
cependant  tout  le  monde  est  convenu  de  m'attribuer  les  goîits  ou  plutôt 
les  manies  dont  il  est  composé.  —  On  peut  bien  être  raisonnable  par 
raison  et  avoir  des  inclinations  un  peu  extravagantes:  comprenez-vous 
cela?  C'est  précisément  ce  qui  m'arrive  continuellement,  aussi  suis-je  plus 
souvent  aux  prises  avec  moi  même  qu'on  ne  le  croit.  —  Je  suis  bien  aise 
que  vous  soyez  bien  avec  le  Général  Czaplic,  vous  êtes  fait  pour  vous 
comprendre  et  vous  estimer:  je  prétends  par  là  faire  l'éloge  de  tous  les 
deux.  —  Tâchez  de  le  voir  le  plus  que  vous  pourrez,  je  vous  en  prie, 
rendez-lui  le  séjour  de  Milan  agréable.  —  Grondez  —  le  de  ce  qu'  il  ne 
m'écrit  pas  et  dites  moi,  ou  bien  qu'il  me  dise  lui  même,  ce  qui  le  dé- 
termine à  rester  dans  votre  capitale.  J'en  suis  jalouse  pour  Naples;  puisqu'il 
a,  à  ce  qu'il  parait,  son  hiver  à  sa  disposition,  pourquoi  ne  pas  nous  le 
donner?  Je  vous  permets  de  lui  lire  cet  article  de  ma  lettre.  —  Vous 
voyez  que  je  réponds  à  la  vôtre  point  par  point. 

Vous  vivez  à  ce  que  vous  dites  in  timore  et  tremore,  cet  état  vous  est 
salutaire,  je  ne  veux  que  votre  bien,  ne  devez  vous  pas  craindre  de  me 

1)  Allude  all'indovinello  greco  di  cui  s'è  parlato  precedentemente.  (V.  la  lett.  CCIV). 

24 


—  370 

déplaire?  Au  reste  je  vous  le  repète  je  suis  très  contente  de  vous,  continuez 
toujours  à  suivre  la  même  route  quoiqu'il  puisse  \^ous  en  coûter.  —  Vous 
voulez  savoir  pourquoi  je  ne  vous  parle  plus  de  Louis,  de  mon  intérieur  etc. 
D'abord  je  ne  veux  point  que  vous  croyez  que  vous  avez  démérité  ma 
confiance;  je  vous  assure  que  je  ne  me  suis  jamais  repentie  d'en  avoir 
eu  en  vous,  et,  qu'au  contraire,  comme  l'estime  que  vous  m'aviez  ispiré  a 
beaucoup  augmenté,  ma  confiance  doit  suivre  la  même  proportion,  et  je 
serai  plus  disposée  à  vous  en  donner  des  preuves  à  présent  qu'il  y  a 
huit  mois.  —  Mais  vous  savez  que  je  n'aime  point  à  parler  de  mes  rap- 
ports avec  Louis,  encore  moins  à  en  écrire,  ce  que  vous  en  avez  sçu  m'a 
échappé  dans  des  moments  d'impatience,  vous  m'avez  rendue  comunica- 
tive sur  un  sujet  que  j'évite  toujours  avec  le  plus  grand  soin.  Je  voudrais 
perdre  le  souvenir  de  tant  de  choses  qui  m'ont  fait  de  la  peine,  je  ne 
veux  point  avoir  le  tort  de  me  plaindre  de  mon  mari,  car  c'en  est  un 
bien  grand  à  mes  yeux;  je  me  reprocherais  bien  plus  de  vous  en  avoir 
parlé  à  coeur  ouvert,  comme  j'ai  fait,  si  je  n'étais  pas  convaincue  que  tout 
ce  que  je  vous  en  ai  dit,  loin  de  lui  nuire  dans  votre  esprit  n'a  pu  que  vous 
donner  la  juste  mesure  de  ma  faiblesse  et  de  la  bonté  de  son  caractère; 

—  ses  fautes  doivent  vous  paraître  très  légères,  le  tort  est  de  mon  côté 
de  courir  après  une  perfection  imaginaire  qui  ne  peut  exister.  —  Vous 
avez  toujours  pris  son  parti  contre  moi  même  et  c'est  ce  qui  m'a  donné 
bonne  opinion  de  vous;  vous  l'avez  excusé,  vous  avez  cherché  à  me  calmer 
et  c'est  ce  qui  a  encouragé  cette  confiance  que  je  ne  vous  retirerai  jamais. 

—  Je  conçois  cependant  que  vous  désirez  avoir  quelques  détails  sur  notre 
situation  actuelle  puisqu'en  effet  les  circonstances  ont  changés  depuis  deux 
mois  ^  —  Elles  ont  changé  pour  Louis,  mais  dans  notre  intérieur  tout  est 
sur  le  même  pied  que  toujours,  je  ne  dirais  pas  pourtant  que  l'hiver 
dernier;  —  Louis  n'a  été  ni  triste,  ni  de  mauvaise  humeur  dans  le  moment 
décisif,  il  n'a  point  changé  ses  habitudes,  il  sort  le  matin  et  rentre  pour 
monter  à  cheval  ou  sortir  avec  moi,  ce  qu'il  faisait  tout  de  même  alors. 

—  Nous  dinons  ensemble,  le  soir  il  fait  les  frais  de  la  conversation,  il 
est  plus  aimable,  plus  gai  et  moins  préoccupé.  En  tout  son  humeur  est 
plus  égale.  11  va  au  bal,  à  l'académe  et  je  dois  convenir  qu'il  s'est  très 
bien  conduit  dans  cette  occasion.  Nous  sommes  comme  toujours  très  bien 
ensemble,  il  est  rempli  de  soins  et  d'attentions  pour  moi,  et  ses  bons 
procédés  augmentent  à  mesure  que  la  tendresse  diminue.  —  Au  reste,  je 
ne  me  fais  aucune  illusion  sur  l'avenir,  son  caractère  ne  peut  changer 
non  plus  que  le  mien,  ce  qui  a  été  sera  encore,  je  devrais  m'y  habi- 
tuer, s'il  était  possible  de  s'habituer  à  ce  qui  doit  toujours  faire  de 
la  peine;  car   enfin   envisagez   les   choses    sous  tel   point  de   vue   qu'il 


1)  Vuole  probabilmente  alludere  alia  partenza  di  qualche  cantante,  a  cui,  secondo  il  solito, 
si  sarà  dedicato  il  principe  Jablonowski;  cfr.  la  lettera  CXCV  e  ciò  che  dice  il  Beyle  della 
relazione  del  principe  colla  Colbrand,  poi  sposata  dal  Rossini  (Paupe  et  Chéramy,  op.  cit. 
II  p.p.  164  e  195). 


—  371  — 

vous  plaira,  de  perdre  ou  de  partager  le  coeur  d' un  mari  est  fort 
triste.  —  A  présent  que  je  vous  ai  amplement  parlé  de  moi,  permettez 
moi  de  vous  parler  de  vous  même.  —  Pourquoi  êtes  vous  si  triste,  quel 
sujet  avez  vous  d'être  mécontent  des  autres  et  surtout  de  vous  même? 
Expliquez  vous  là  dessus,  il  y  a  longtemps  que  vous  ne  m'avez  rien  dit 
de  vous,  et  j'exige  confiance  pour  confiance.  Je  conçois  que  l' inaction  vous 
soit  pénible,  vous  êtes  l'homme  du  monde  qui  auriez  le  plus  besoin  d'agir 
et  qui  agiriez  le  mieux;  pourquoi  n'êtes  vous  pas  à  même  d'employer  vos 
ressources  et  vos  talents?  Tâchez  de  lui  trouver  un  but,  et  bientôt  vous 
retrouverez  la  forza  e  l'ardir  primiero.  —  Surtout  ne  soyez  point  addolorato. 
Je  ne  vois  pas  du  tout  que  votre  tête  aye  besoin  d'être  excitée  à  l'exaltation 
mais  vous  êtes  découragé.  —  J'attends  avec  impatience  les  livres  que  vous 
m'avez  envoyé  et  la  traduction  que  vous  me  promettez  de  Manfred.  Qui 
est-ce  qui  vous  l'a  expliqué?  Comment  avez-vous  eu  l'original?  Vous  avez 
raison  d'alimenter  mon  esprit  car,  je  vous  le  répète  encore,  je  deviens 
stupide;  à  force  d'entendre  et  de  dire  des  riens,  je  ne  sais  plus  ni  penser 
ni  parler.  —  Vous  me  trouveriez  sous  ce  rapport  bien  changée.  —  J'accepte 
avec  plaisir  votre  soumission  et  la  promesse  de  votre  docilité,  c'est  une 
tâche  difficile  que  celle  de  vous  gouverner;  je  ne  m'en  croirais  pas  capable 
si  je  n'étais  persuadée  que  la  pureté  des  intentions  peut  tenir  lieu  d'ha- 
bileté. —  Calmez  encore  pour  le  moment  cette  fureur  de  voyager,  nous 
verrons  dans  la  suite.  —  Je  ne  vous  prescris  aucune  formule  pour  l'année 
prochaine,  je  ne  veux  point  vous  gêner  en  tout,  je  ne  fais  usage  de  mon 
despotisme  que  dans  des  cas  urgens.  —  Je  vous  prie  pourtant  de  me 
conserver  votre  amitié  à  laquelle  je  mets  un  bien  grand  prix;  c'est  un 
bien  dont  je  veux  surtout  m'assurer  pour  l'avenir,  je  sais  l'apprécier  à  sa 
juste  valeur,  car  vous  ne  la  donnez  ni  ne  la  retirez  facilement.  —  Je  crois 
que  sous  ce  rapport  vous  me  jugez  comme  je  vous  juge  et  que  je  n'ai 
pas  besoin  de  vous  faire  aucune  protestation. 

Je  ne  crois  pas  devoir  non  plus  vous  dire  que  je  désire  que  vous 
soyez  heureux;  je  crois  vous  avoir  donné  assez  de  preuves  de  l'intérêt 
que  je  vous  porte,  pour  que  vous  n'en  doutiez  pas. 

Rendez  moi  justice  à  cet  égard  et  commencez  Tannée  en  me  faisant 
amende  honorable  pour  tant  de  fois  que  vous  m'avez  accusée  injustement. 
—  J'ai  fini  celle-ci  en  vous  faisant  ma  profession  de  foi. 

Caroline  J. 


—  372  — 

CCXVIII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  le''  er  Janvier  [1818]. 

Puisse  cette  année,  chère  Thérèse,  vous  porter  bonheur  et  n'être  marquée 
par  aucune  peine,  c'est  ce  que  mon  coeur  souhaite  bien  ardemment.  —  Nous 
nous  reverrons  dans  le  courant  de  l'année  et  qui  sait  si  Caroline  ne  nous  accom- 
pagnera pas  à  Milan  ?  D' après  les  bruits  qui  courent,  il  paraît  que  son  séjour 
ici  ne  se  prolongera  plus  longtemps,  nous  irions  alors  ensemble  voir  les  lacs 
et  cette  partie  serait  bien  préférable  à  celle  de  Pestum:  il  nous  faudra  d'autres 
bagues  encore.  —  Vous  ne  sauriez  croire  l'idée  favorable  que  j'ai  de  la  Lom- 
bardie; le  Général  Czaplic  préfère  de  beaucoup  votre  pays  au  royaume  de  Naples. 
—  Je  ne  puis  parler  de  la  nature  dans  le  Nord  de  l'Italie  puisque  je  n'y  ai  pas 
été,  mais  pource  qui  est  des  ha  bitans  on  ne  peut  les  comparer:  les  milanais,  je 
le  répète  toujours,  sont  ce  qu'il  y  a  de  mieux;  dernièrement  encore  nous  avons 
vue  une  de  vos  compatriotes.  Madame  Belgiojoso  '  qui  m'a  beaucoup  plu  ;  la 
manière  dont  nous  avons  fait  connaissance  était  bien  extraordinaire  et  pourrait 
figurer  dans  un  roman.  Elle  avait  été  deux  fois  le  matin  chez  Caroline  sans  la 
trouver;  ma  soeur  et  moi  allâmes  alors  lui  rendre  visite,  elle  nous  reçut,  nous 
montâmes  et  la  trouvâmes  en  larmes,  ses  cheveux  étaient  en  désordre  et  je  lui 
trouvais  un  air  fort  intéressant,  elle  nous  dit  qu'elle  avait  eu  le  projet  de  passer 
quelques  semaines  à  Naples,  mais  qu"  une  lettre  qu'elle  venait  de  recevoir  et  qui 
lui  annonçait  que  son  père  était  mourant  l'avaient  décidée  à  partir  ce  jour  même 
et  elle  demanda  à  ma  soeur  de  lui  procurer  un  passeport;  —  sa  situation 
m'attendrit  car  j'avais  passé  par  le  malheur  dont  elle  était  menacée,  et  une 
conformité  de  peines  rapproche  les  êtres  les  plus  étrangers  les  uns  aux  autres. 
Je  fis  des  voeux  pour  elle  que  je  n'avais  vue  qu'un  quart  d'heure;  elle  partit 
en  effet  le  même  jour  et  il  est  plus  que  probable  que  je  ne  la  rencontrerai  plus 
jamais. 

Que  vous  êtes  bonne,  chère  Thérèse,  de  vouloir  bien  vous  charger  de  ma 
commission  pour  Winter  2,  vous  me  faites  par  là  un  plaisir  extrême,  je  veux 
mettre  mon  séjour  en  Italie  à  profit,  et  m'entourer  de  souvenirs,  pour  cette 
époque  où  mon  bonheur  ne  consistera  que  par  un  retour  sur  le  passé;  je  ne 
me  fais  pas  d'illusion  sur  l'avenir,  je  sais  qu'il^sera  triste  et  c'est  pourquoi 
je  pense  d'avance  à  l'adoucir.  —  Adieu,  ma  bonne  Thérèse,  soyez  heureuse  et 
ne  m'oubliez  pas.  SoPHlE. 

1)  Forse  la  contessa  vedova  Amalia,  nata  Canziani,  sposata  nel  1798  al  conte  Francesco 
Lodovico  (1767-1805),  madre  del  principe  Emilio  e  suocera  della  celebratissima  principessa 
Cristina.  Potrebbe  pure  alludere  alla  seconda  moglie  del  conte  Galeotto  di  Belgioioso  (1781- 
1836),  dell'altro  ramo  (cfr.  la  nota  3  a  pag.  201).  Era  questa  Claudia,  figlia  del  marchese 
Cesare  Brivio,  sposata  il  23  febbraio  1813. 

2)  Pietro  di  Winter  (1754-1825),  compositore  tedesco  dapprima  addetto  alla  corte  bavarese, 
soggiornò  pure  a  Vienna,  a  Londra  ed  in  Italia,  ove  erasi  appunto  recato  nel  1816  per  trat- 


—  373  — 

CCXIX 

Archivio  Casati  •  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce   15  Janvier  [1818J. 

Je  vous  écris,  chère  Thérèse,  au  milieu  de  tous  les  préparatifs  d'un  grand 
bal  qui  se  donne  dans  le  palais  de  Chiaja,  pour  le  Prince  de  Bavière  '.  Le 
prince  Leopold  et  sa  femme  y  viendront  aussi  et  il  y  aura  plus  de  trois  cent 
personnes.  Caroline  vous  fera  les  détails  de  cette  fête  la  poste  prochaine;  nous  avons 
eu  un  moment  bien  peur  qu'elle  ne  pourrait  pas  faire  les  honneurs,  car  elle  a  eu 
deux  jours  la  fièvre  et  un  violent  mal  de  tête;  heureusement  c'est  passé,  je  crois 
qu'elle  peut  attribuer  cette  indisposition  à  ses  promenades  à  cheval,  c'est  devenu 
une  passion  si  déterminée  qu'elle  ne  peut  plus  s'en  passer  et  qu'elle  n'aime  rien 
autant  que  son  cheval  blanc.  Voilà  encore  un  individu  de  la  cour  et  un  personnage 
bien  important  que  vous  ne  connaissez  pas  ;  grondez  pourtant  Caroline  pour  toutes 

tenervisi  a  lungo.  Il  Winter  dimorò  allora  a  Milano  e  vi  fece  rappresentare  //  Maometto, 
l  due  Valdomiri,  ì' Ete linda,  opere  che,  sovratutto  la  prima  e  l'ultima,  ebbero  un  momento 
di  voga.  Più  durevole  fu  quella  di  altre  opere  precedenti  del  Winter,  quali  il  Sacrifizio 
interrotto,  rappresentata  a  Vienna  nel  1794  e  Maria  di  Montalbano  (Monaco  1798).  Autore 
molto  fecondo,  il  Winter  fu  però  rapidamente  dimenticato. 

1)  Luigi  Carlo  Augusto,  allora  principe  ereditario  di  Baviera,  era  nato  nel  1786,  mentre 
suo  padre  Massimiliano  era  al  servizio  della  Francia,  sicché  il  re  Luigi  XVI  lo  tenne  a 
battesimo.  Fatto  ramingo  coi  suoi  dalla  rivoluzione,  si  stabilì  a  Monaco  nel  1799,  quando 
suo  padre  vi  fu  chiamato  a  raccogliere  l'eredità  dell'elettore  Carlo  Teodoro.  Collaborò  dap- 
prima attivamente  alla  politica  francofila  adottata  dalla  dinastia  bavarese,  (cfr.  A.  Lefebvre' 
Histoire  des  cabinets  de  l'Europe  pendant  le  consulat  et  l' Empire,  Paris  1866,  T.  II. 
eh.  XIV)  e  si    battè   alla  testa  delle  sue   truppe   nel    1806,  nel  1807,  nel  1809. 

Risalgono  a  quest'epoca  i  primi  viaggi  del  giovine  principe,  amantissimo  delle  arti,  a 
Milano  (1805)  e  a  Venezia  (1807). 

Divenuto  riluttante  nell'assecondare  l'adesione  cordiale  di  suo  padre  alle  ambizioni  na- 
poleoniche, delle  quali  sentiva  vieppiù  il  pericolo  per  la  patria  tedesca  e  per  la  libertà,  il 
principe  Luigi  si  trovò  a  miglior  agio  nel  1813,  alla  rottura  tra  Francia  e  Baviera  ;  par- 
tecipò nel  1814  ai  convegni  di  sovrani  e  ministri  a  Parigi,  a  Londra,  a  Vienna.  Partigiano 
delle  riforme  liberali  e  zelante  fautore  dell'incremento  degli  studii,  alternò  coi  viaggi  artistici 
in  Italia,  sovratutto  a  Roma,  la  partecipazione  al  governo  del  suo  paese,  che  ricevette  già 
allora  la  sua  costituzione.  Il  principe  di  Metternich  se  lo  trovò  di  fronte,  a  difesa  degli 
interessi  della  Baviera,  nei  laboriosi  negoziati  per  la  retrocessione  delle  terre  salisburghesi 
all'Austria.  Queste  trattative  furono  condotte  in  buona  parte  a  Milano  ove  nel  1816  si  trovavano 
l'imperatore  Francesco  ed  il  principe  Luigi.  (Metternich,  Mémoires,  cit  t  III,  p.p.  9  e  seg.). 

Succeduto  al  padre  sul  trono  di  Baviera  nel  1825,  Luigi  I  attenuò  sensibilmente,  dopo 
le  agitazioni  del  1830,  la  sua  propensione  per  le  idee  liberali.  Più  tardi  la  passione  del  so- 
vrano per  la  ballerina  Lola  Montes  lo  screditò  profondamente  e,  fra  i  tumulti  del  1848,  egli  si 
risolse  ad  abdicare  ed  a  riprendere  la  sua  vita  errante  di  cultore  delle  arti  e  delle  lettere. 

Pagine  magistrali,  sebbene  forse  troppo  severe  perchè  scritte  sotto  l'impressione  predo- 
minante della  scandalosa  fine  di  regno,  sono  consacrate  al  re  Luigi  I  da  Adolphe  de  CiR- 
couRT,  Souvenirs  d'une  mission  à  Berlin  en  1848,  Paris  1908,  p.p.  265  e  seg.  Sugli  ultim 
sprazzi  dell'attività  politica  del  re  spesseggiano  notizie  in  FUrst  Chlodwig  zith  Hohenlohe 
SchillingfOrst,  Denkwûrdigkeiten.  Erster  Band,  Stuttgard  1907,  p.p.  155,  187,  297,  313. 


374  — 


ses  imprudences;  elle  passe  six  heures  le  matin  en  douillette  de  velours  ouatée 
devant  sa  cheminée  qu'elle  ne  quitte  que  pour  monter  à  cheval  pendant  deux 
ou  trois  heures;  tout  le  monde  la  sermonne,  mais  vous  savez  qu'elle  a  sa  tête: 
persuadez-lui  de  renoncer  ou  à  la  cheminée  ou  au  cheval!  U  Opetaniec  lui 
écrit  des  billets  à  ce  sujet  qui  mériteraient  qu'on  les  imprime,  il  conserve  tou- 
jours un  reste  de  gaîté,  mais  ce  n'est  plus  son  état  naturel;  quand  il  est  seul 
avec  nous  il  est  comme  autrefois,  mais  ailleurs  ou  chez  lui  on  voit  qu'il  a  de 
la  peine,  des  chagrins,  en  un  mot  qu'il  n'est  point  heureux.  [1  vient  de  finir 
un  grand  ouvrage,  le  ballet  de  la  partie  de  chasse  d'Henri  IV,  qui  s'est  donné 
le  douze  '  ;  je  n'ai  pas  été  ce  jour  au  spectacle  parce  que  Caroline  était  incom- 
modée et  je  ne  voulais  pas  y  aller  sans  elle;  vous  rappelez-vous  le  12  l'ou- 
verture de  St.  Charles,  les  agitations,  le  ristretto  du  salon  vert,  où  il  y 
a  eu  défense  de  parler  théâtre  sous  peine  de  payer  une  amende,  enfin  tous 
nos  enfantillages  de  l'année  passée  ?  c'était  bien  autre  chose  que  cette  année-ici 
quel  ennui  que  le  monde  de  Naples,  vous  ne  vous  en  faites  nulle  idée,  il  four- 
mille ici  d'Anglais  et  d'Anglaises,  quelle  triste  ressource  !  Les  bals  se  succè- 
dent, quelle  corvée!  Je  me  dispense  d'y  aller  le  plus  souvent  que  je  puis;  je 
ne  danse  plus  et  ne  ferai  exception  qu'au  bal  de  Louis,  où  c'est  presque  d'obli- 
gation; j'ai  refusé  quatre  bals  de  suite,  car  réellement  c'est  un  sacrifice  pour 
moi  que  d'y  aller,  À  propos  je  vous  envoie  l'invitation  pour  notre  bal 2,  je  suis 
désolée,  que  l'idée  ne  m'en  est  pas  venue  plus  tôt:  M.  Confalonieri  aurait  été 
capable  d'arriver  pour  ce  jour,  cela  eut  été  une  petite  folie  digne  de  lui. 

Adieu,    chère    Thérèse,    jeudi    prochain    Caroline    vous    écrira.    Je    vous 
embrasse  bien  tendrement.  Mille  amitiés  à  votre  mari. 

Sophie. 


y:  Madame  la  Comtesse  Thérèse  Confalonieri 

à  Milan 


1)  Il  conte  di  Gallemberg  s'era  associato  al  celebre  impresario  teatrale  Barbaja,  per  il 
quale  componeva  la  musica  dei  balli  che  il  Barbaja  faceva  rappresentare  sulle  scene  a  lui 
concesse  in  appalto. 

2)  L'invito  è  rimasto  accanto  alla  le'tera:  "  Le  Prince  et  la  Princesse  Jablonowsky  prient 
le  Comte  et  la  Comtesse  Confalonieri  de  leur  faire  l'honneur  de  venir  passer  la  soirée  chez 
eux  jeudi  15  janvier  à  9  heures.  R.  S.  V.  P.  „. 

Per  i  varii  tipi  dei  biglietti  d'invito  a  tempi  della  Restaurazione  vedasi  John  Grand 
Carteret,  Vieux  papiers,  vieilles  images,  Paris  1896,   ch.  IV. 


375 


ccxx 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  427.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  22  de  Janvier  1818. 

Je  ne  vous  ai  pas  encore  écrit  de  l'année,  c'est  bien  malfait  à  moi  ; 
j'en  conviens,  mais  mille  choses  m'en  ont  empêchée.  —  La  dissipation  du 
Carnaval,  quelle  raison  me  direz  vous!  une  indisposition  qui  menaçait  de 
devenir  sérieuse,  les  préparatifs  d'un  grand  bal  chez  nous,  la  fatigue  qui 
en  fut  la  suite,  les  visites,  les  politesses,  les  anglaises,  n'en  avez  vous 
pas  assez?  Quant  à  moi  je  vous  assure  que  j'en  ai  trop  de  tout  ce  tour- 
billon, que  je  m'ennuie  partout  hors  chez  moi;  et  que  j'aimerais  mieux 
donner  deux  bals  par  semaine  que  d'aller  à  un  seul.  —  Cela  vous  paraîtra 
un  peu  extrême,  mais  c'est  précisément  pourquoi  vous  ne  devez  pas  vous 
en  étonner.  —  Voulez-vous  que  je  vous  explique  mes  raisons?  Les  voici.  — 
Vous  savez  que  je  compte  la  fatigue  pour  rien  quand  elle  n'est  pas  inutile, 
c'est  ainsi  qu'après  avoir  été  au  lit  avec  de  la  fièvre  pendant  deux  jours 
et  n'être  pas  sortie  de  ma  chambre  pendant  quatre,  je  suis  restée  sur  pied 
depuis  neuf  heures  du  soir  jurqu'à  5  V2  du  matin  sans  presque  m'en  apercevoir. 
—  L'intérêt  que  je  mettais  à  la  réussite  du  bal,  le  désir  que  tout  le  monde 
fut  content,  le  plaisir  de  voir  que  tout  allait  bien  me  donnèrent  des  forces 
dont  je   ne   me   croyais   pas  capable.  Me  comprenez-vous  à  présent? 

M'excusez-vous  d'avoir  été  trois  semaines  sans  vous  donner  signe 
de  vie?  —  Vos  livres  que  j'ai  reçu  il  y  a  quelques  jours  m'on  fait  revenir 
de  mon  ingratitude  et  votre  bonne,  longue  et  aimable  lettre  du  10  qui 
m'est  parvenue  par  le  courier  d'aujourd'hui  a  mis  le  comble  à  mes  remords. 
Pour  commencer  par  les  livres  pour  lesquels  je  vous  remercie  mille  et 
mille  fois,  ils  sont  des  plus  nouveaux,  les  noms  des  auteurs  promettent.  — 
Malgré  ma  dissipation,  je  n'ai  pu  m'empêcher  de  dévorer  The  lament  of 
tfie  Tasso  de  mon  cher  Byron  '  ;  le  Tasse  lui  même  serait  bien  heureux 
d'avoir  fait  aussi  bien,  et  je  doute  qu'il  eut  fait  mieux.  -  Puisque  nous  en 
sommes  sur  le  chapitre  des  livres  et  que  vous  me  reprochez  mon  silence 
obstiné  sur  le  commentaire,  il  faut  bien  que  je  vous  dise  que...  je  ne 
l'aime  pas,  quoiqu'il  soit  d'un  de  vos  amis^  et  que  peut  être  vous  voudrez 
me  lapider  pour  avoir  énoncé  mon  opinion  aussi  franchement.  —  C'est 
n'est  pas  ma  faute  si  vous  me  mettez  au  pied  du  mur;  d'ailleurs  j'ai 

1)  "  The  Lament  of  the  Tasso  „  era  appena  pubblicato.  La  prima  edizione  è  dell'anno 
precedente  (iSlTi.  Intorno  alla  sua  composizione  cfr.  Thomas  Moore  The  life  letters  and 
journals  of  Lord  Byron,  London  1901  p.p.  333-354. 

2)  L'abate  de  Brème.  Cfr.  la  nota  3  a  pag.  330. 


—  376  — 

peut-être  tort,  bien  s'en  faut  que  je  sois  juge  compétent  en  pareilles 
matières.  -  Et  savez  vous  pourquoi  je  ne  l'aime  pas?  C'est  que  j'en  trouvé 
le  style  aussi  éloigné  du  naturel  que  possible,  et  que  tout  ce  qui  ressemble 
à  l'apprêt  et  à  la  recherche  m'est  antipatique.  —  Vous  allez  être  en  colère, 
mais  vous  savez  par  expérience  que  je  ne  sais  pas  déguiser  ce  que  je 
pense;  n'allez  pas  au  moins  me  brouiller  avec  M.r  de  Brème  en  lui  faisant 
part  d'une  critique  qu'il  aurait  le  droit  de  trouver  déplacée  et  ridicule; 
sachez  vous  taire  avec  lui,  c'est  le  moins  que  vous  puissiez  faire  pour 
m'obliger.  —  Pour  en  revenir  à  votre  lettre,  je  vous  comprends,  je  vous 
aurais  deviné  et  je  vous  plains  d'être  dans  une  situation  qui  neutralise 
toutes  vos  facultés.  —  Les  personnes  distinguées  sont  rarement  heureuses, 
il  faut  être  médiocre  pour  se  faire  à  cette  vie  insipide,  qui  est  le  partage 
du  plus  grand  nombre.  —  Mais  dans  ce  découragement  et  dans  ce  mé- 
contentement même  on  peut  trouver  une  sorte  de  consolation  dans  la 
la  convinction  de  sa  propre  supériorité'. 

Votre  petite  exhortation  que  je  veux  communiquer  à  Louis  fera  sû- 
rement sur  moi  un  effet  salutaire;  cependant  je  crois  que  quand  j'aurais 
la  conviction,  ce  qui  est  impossible,  que  ma  situation  actuelle  ne  peut 
plus  changer,  les  traces  du  passé  ont  fait  une  impression  trop  profonde 
sur  tout  mon  être  pour  que  je  puisse  jamais  en  revenir.  —  Ce  sont  les 
blessures  profondes,  dit  Byron,  qui  laissent  des  grandes  cicatrices,  et 
comment  voulez  vous  que  celles  là  disparaissent  jamais?  Vous  me  trouverez 
un  peu  disposée  au  spleen  ce  matin;  il  fait  cependant  le  plus  beau  soleil 
du  monde.  —  Je  le  disais  à  Louis,  j'ai  besoin  de  monter  à  cheval  pour 
me  remettre.  —  Ces  promenades  à  cheval  calomniées,  sur  lesquelles  vous 
voulez  avoir  une  réponse  cathégorique,  me  font  un  bien  au  moral  que  je 
ne  puis  dire  et  je  rends  grâce  à  Schônberg  d'avoir  trouvé  si  juste  ce 
qu'il  me  fallait.  —  Pourquoi  ce  fou  de  Gallemberg  s'amuse-t-il  à  vous  faire 
des  contes?  D'abord  il  est,  je  crois,  assez  indifférent  à  ce  que  je  fais  à 
présent  et  puis  il  ne  prétendra  pas,  je  crois,  que  je  monte  toujours  seu- 
lement en  famille.  —  C'est  toujours  très  innocent,  je  vous  assure. 

Je  me  réjouis  beaucoup  de  la  colonie  Milanaise  que  vous  m'envoyez 
et  j'attends  avec  impatience  que  vous  me  donniez  des  détails  sur  les 
deux  ménages,  et  surtout  sur  celui  de  ces  messieurs  qui  est  lié  avec 
vous.  —  Nous  avons  bien  besoin  d'  un  renfort,  de  gens  aimables,  je  vous 
assure  que  je  ne  sais  plus  parler,  à  peine  penser.  —  Je  ne  vous  ai  rien 
dit  dé  Madame  Belgiojoso  car  je  l'ai  vu  une  seule  fois  un  moment,  mais 
c'était  une  rencontre  de  roman,  elle  l'héroïne;  je  suis  bien  aise  qu'elle 
ait  trouvé  son  père  en  meilleure  santé:  sous  ce  rapport  je  comprends  tout. 


I)  Del  proprio  valore,  e  di  quanto  sopravanzasse  la  maggior  parte  dei  concittadini,  il 
Gonfalonieri  era  per  verità  fin  troppo  convìnto,  sebbene  debba  leggersi  con  cautela  ciò  che 
scrive  il  Marchese  Giorgio  Pallavicino,  Memorie,  voi.  I,  Torino  1882,  p.p.  18-19,  là  ove 
analizza  gli  elementi  di  quest'egemonia  del  Gonfalonieri  sulla  società  milanese. 


—  377  — 

Nous  avons  ici  un  soi  disant  chevalier  '  ne  voilà-t-il  pas  que  j'oublie  son 
nom?  je  vous'  le  dirai  après  s'il  me  revient.  —  C'est  un  homme  immensément 
riche,  qui  a  une  villa  magnifique  auprès  de  lac  de  Còme  ^,  protecteur  des 
arts,  possesseur  de  presque  toute  la  vallée  de  Montmorency,  vous  le 
connaissez  sûrement,  il  est  milanais  établi  à  Paris.  —  Pourquoi  ne  m'avez 
vous  jamais  parlé  du  Marquis  de  Medici  ^,  je  le  vois  très  rarement  mais 
il  me  paraît  fort  bien,  et  il  a  une  figure  sympathique.  —  Les  anglais 
nous  pleuvent,  ou  plutôt  c'est  un  véritable  débordement,  il  y  en  a  de  très 
distingués,  pour  les  noms  au  moins  —  le  comte  de  Bristol^,  la  comtesse  de 


1)  Allude  certo  al  famigerato  G.  Battista  Sommariva.  Il  Sominariva,  causidico  di  pro- 
vincia venuto  a  Milano  alla  fine  del  settecento  (Cusani,  op.  cit.,  vol.  IV  p.  366  e  le  note  del 
Custodi  in  AuvRAV,  Inventaire,  cit.,  appendices  pp.  358-59},  era  stato  segretario  generale 
del  direttorio  durante  la  prima  Cisalpina  ed  al  sorgere  della  seconda  fu  chiamato  dal  Bo- 
naparte a  sedere  fra  i  nove  membri  della  Commissione  straordinaria  di  governo,  poi  ridotta 
a  tre  soli  membri  (Tivakoni,  L'Italia  durante  il  dominio  francese,  t.  I,  Torino  1889,  p  p.  166 
€  seg.).  Fu  pertanto  agevole  al  Sommariva,  eletto  presidente  della  Commissione,  di  spa- 
droneggiarvi, mercanteggiando  gli  sconti  dei  mandati  del  tesoro  (Custodi,  loc.  cit  ).  Lettere 
del  Sommariva  al  Murat,  che  allora  comandava  a  Milano  le  truppe  francesi,  si  trovano  in 
Paul  Lebreton,  Lettres  et  documents  pour  servir  à  l'histoire  de  Joachim  Murat,  t.  II, 
Paris  1909.  Esci  di  carica,  ricchissimo  ma  disonorato,  dopo  il  rivolgimento  ch'ebbe  luogo 
alla  Consulta  di  Lione  dalla  quale  il  I'  Console  sembra  averlo  escluso  deliberatamente 
(Tommaso  Casini,  Fonti  per  la  storia  della  Consulta  di  Lione,  Modena  1906  p.  194). 

L'emigrazione,  dalla  Lombardia  a  Epinay  nei  dintorni  di  Parigi,  gli  fu  propizia  e,  tra- 
sformato in  castellano  ospitale  e  in  amico  delle  belle  arti,  vide  schiudersi  per  lui  le  porte 
delle  più  grandi  case  di  Francia.  Gliele  aperse  sopratutto  la  protezione  di  una  fata  bene- 
fica, Madame  d'Houdetot,  centro  della  superstite  società  del  settecento.  Essa  sembra  aver 
avuto  un  affetto  singolare  per  l'uomo  d'affari  di  cui  verosimilmente  ignorò  sempre  le  gesta 
italiche  (Buffenoir,  La  Comtesse  d'Houdetot  une  amie  de  J.  J.  Rousseau,  Paris  1901) 
p.p.  228  e  seg  ;  Bakon  de  Frénillv,  Souvenirs,  Paris  1908,  p  p.  278-219).  Mori  il  5  gen- 
naio 1826,  a  Milano.  Sono  a  stampa  Lettere  del  conte  Giov.  Battista  Sommariva  a  suo 
figlio  Luigi  dall'anno  i8oq  fino  all'anno  182J,  Parigi  1862. 

2)  La  villa  Carlotta,  ora  del  Granduca  di  Sassonia-Meiningen.  Originariamente  appar- 
teneva ai  Clerici. 

3)  Vorrà  alludere  al  noto  ministro.  Don  Luigi  Medici  d'Ottajano,  duca  di  Sarno  (1759- 
1830).  Ministro  di  polizia  del  regno  di  Napoli  prima  della  rivoluzione,  fu  implicato,  sembra 
a  torto,  in  un  processo  d'alto  tradimento  e  considerato  da  Maria  Carolina  come  nemico  del 
Trono  e  rivoluzionario  (Von  Helfert,  Fabrizio  Ruffo.  Wien  1882,  p.p.  17  e  538).  Riebbe  il  potere 
in  Sicilia  come  ministro  delle  finanze  ed  in  Napoli  alla  restaurazione  riprese  in  mano  la  direzione 
della  polizia,  partecipando  al  brutto  affare  della  cattura  di  Murat  (cfr.  De  Sassenay,  op  cit., 
p.p.  90  e  seg).  Conservò  una  grande  situazione  nello  stato  fino  ai  moti  del  1820;  che  se  lo  trovaron 
di  fronte.  Fu  però  il  Canosa  e  non  il  Medici  che  ottenne  il  favore  del  re  reduce  all'ombra  delle 
baionette  austriache,  finché  la  necessità  di  sistemar  le  finanze,  dando  garanzie  all'opinione 
pubblica  Europea,  non  costrinse  il  re,  nell'estate  1822,  a  richiamare  il  Medici,  che  tenne  la 
presidenza  del  consiglio  ed  i  portafogli  degli  esteri,  delle  finanze  e  della  polizia.  Cfr.  Comte 
DE  ViLLÈLE,  Mémoires  et  correspondance,  t.  V,  Paris  1890,  p.  60. 

4|  Il  padre  della  celebre  duchessa  di  Devonshire,  F.  Hervey,  conte  di  Bristol  e  vescovo 
anglicano  di  Derry,  gran  partigiano  della  tolleranza  ed  emancipazione  dei  cattolici,  mecenate 
e  collezionista,  era  già  morto  (ad  Albano)  quando  la  principessa  Jablonowska  scriveva  queste 
lettere,  sicché  deve  trattarsi  del  suo  secondo  figlio  Federico  Guglielmo  (1769-18591,  quinto 
conte  di  Bristol.  Questi  era  pertanto  fratello  della  duchessa  di  Devonshire. 


—  378  — 

Shaftesbury* ,  Lady  Harvey,  etc.  etc.  Tout  cela  a  été  à  notre  bal,  mais  je 
je  ne  suis  pas  encore  orientée  parmi  eux.  —  Vous  me  demandez  quels 
sont  nos  projets?  —  Des  diplomates  peuvent-ils  en  avoir?  J'attends  mon 
sort  avec  patience,  la  voix  publique  prétend  que  nous  serons  déplacés 
mais  nous  n'en  savons  rien;  dans  tel  endroit  que  nous  allions,  notre  chemin 
sera  toujours  par  Milan.  —  Miss  Osborne  me  disait  encore  hier  que  c'est 
la  plus  belle  ville  de  l'Italie:  quant  à  ses  habitants  je  sais  qu'en  penser 
—  Dites  à  M.  Porro  que  j'aime  beaucoup  le  vieux  Osborne  ^  c'est  un 
un  vrai  personnage  de  roman.  —  Pour  en  revenir  à  nos  projets,  j'ai  celui 
de  ne  pas  bouger  à  moins  qu'on  ne  me  débouge,  on  voulait  me  faire  aller 
à  Rome  pour  la  semaine  sainte,  mais  je  n'y  irai  pas.  —  Point  de  campagne, 
car  Chiaja  est  ce  qu'il  y  a  de  mieux  pour  l'été,  point  de  courses,  à  moins 
que  je  ne  trouve  une  compagnie  très  agréable  pour  en  faire.  —  Vous 
voici  au  fait  de  tout.  —  Pour  ce  carnaval  nous  avons  encore  plusieurs  bals 
en  vue,  un  entr'autres  chez  le  Prince  Leopold.  —  S.t  Clair  est  toujours  bon 
et  complaisant  préférant  notre  maison  à  tout  ;  comme  vous  lui  reprochiez 
de  se  mal  coiffer  l'année  dernière,  je  vous  dirai  qu'il  est  beaucoup  mieux 
coiffé  cette  année-ici.  —  Orloff  doit  être  parti  cette  nuit.  —  Vous  le  verrez 
à  Milan.  —  Addio,  cette  lettre  n'est  elle  pas  quatre  fois  trop  longue? 
Entr'autres  mon  écriture  n'est  pas  belle,  mais  la  vôtre  est  terrible,  à  peine 
je  puis  en  venir  à  bout. 

Caroline  J. 


CCXXI 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  4  février  [1818]. 

Ne  croyez  pas,  chère  Thérèse,  que  ce  sont  les  bruyans  amusements  de  ce 
Carnaval  qui  m'ont  empêchée  de  vous  écrire;  il  se  succèdent  en  effet  et  jamais 
Naples  n'a  été  plus  brillant  (pour  ce  qui  est  du  nombre  des  fêtes),  que  cette 
année,  mais  je  vais  peu  dans  le  monde  et   ne    danse    plus;   au   bal    de   Louis 


1)  Lady  Shaftesbury  aveva  sposato  un  discendente  del  celebre  parlamentare  del  seicento, 
Antonio  Ashley  Cooper,  probabilmente  il  6°  conte  di  Shaftesbury  (1768-1851).  Di  lui  si  parla 
in  Maxwell,  Creevey  papers,  cit.,  t.  Il  p.  222. 

2)  Dev'essere  quel  colonnello  Osborne  di  cui  il  Millingen  annunciava  l'arrivo  a  Roma  in 
una  lettera  alla  contessa  d'Albany  del  7  gennaio  1816  (Pélissier, /.e />or/e/i?u///e,  cit.  p.  272). 
Si  può  parimenti  pensare  a  Lord  Sidney  Osborne,  figlio  del  5o  duca  di  Leeds,  che  fu  segre- 
ario  di  stato  alle  isole  ionie  ed  è  lodato  dal  Byron  nel  suo  giornale  del  1821,  (Moore  op. 
cit.  p.  482). 


—  379  — 

et  à  celui  du  Prince  Leopold  j'ai  du,  bon  gré  mal  gré,  faire  quelques  tours  de 
waltz,  mais  on  ne  me  compte  plus  au  nombre  des  danseuses,  la  danse  me  fait 
évidemment  du  mal,  et  je  trouve  que  ce  serait  une  folie  impardonable  que  de 
sacrifier  sa  santé  à  un  plaisir  qui  ne  peut  avoir  d'attraît  que  pour  la  première 
jeunesse.  —  Je  ne  me  suis  point  masquée  cet  hiver;  vous  souvenez-vous  du 
Mardi-gras,  de  nos  visites  dans  toutes  les  loges  ?  nous  étions  bien  gaies  alors, 
je  crois  que  votre  humeur  a  autant  changé  depuis  que  la  mienne.  —  Que  dites-vous 
des  folies  de  Caroline?  La  reconnaissez- vous?  Jugez  qu'elle  a  été  a  notre  insu 
au  Corso  masquée  avec  M.r  Borei  et  M.r  Campomele  ^,  dans  un  char  des  plus 
élégants,  tout  en  peau  de  tigre.  Elle  nous  a  tous  si  bien  mistifiés  que  nous  ne 
nous  doutions  de  rien;  maman  et  moi  qui  étions  à  la  fenêtre  chez  Genisseo 
l'avons  d'abord  reconnue,  mais  Louis  la  prit  pour  Madame  A.'  Court  et  ne  sut 
qu'en  rentrant  à  la  maison  et  ne  trouvant  pas  Caroline  qu'elle  avait  pris  la 
clef  des  champs  avec  deux  jeunes  gens,  il  rit  beaucoup  de  cette  petite  gaité  qui 
lui  ressemble  si  peu;  l'Opetaniec  ne  trouva  pas  la  chose  aussi  plaisante  et  bouda 
sa  souveraine  pour  n'avoir  pas  mis  dans  sa  confidence  le  petit  chambellan.  — 
Dernièrement  S.t  Clair  nous  donna  un  souper  dans  sa  loge,  Caroline  alla  ensuite 
au  ridotto,  moi  pas.  Hier  il  y  eut  un  bal  magnifique  dans  le  ,bel  appartement 
du  Prince  Leopold,  il  y  avait  huit  cent  personnes.  Le  Marquis  aura  sûrement 
donné  des  conseils  pour  les  arrangemens  de  la  fête  car  c'était  d'une  élégance 
recherchée.  —  Dieu  soit  loué,  voilà  tout  rentré  dans  le  bon  ordre;  le  Mercredi 
des  Cendres  aura  affligé  bien  du  monde  ;  Louis  prend  son  parti,  mais  il  ne 
pourra  s' habituer  d'abord  à  une  vie  calme,  si  toutefois  il  y  a  trêve  de  plaisirs 
ce  Carême,  j'en  doute,  car  on  prétend  que  les  anglais  veulent  commencer  à  donner 
des  bals.  On  parle  toujours  du  déplacement  de  Louis,  mais  rien  n'est  décidé, 
j'espère  que  ce  ne  sera  pas  en  Espagne  qu'on  l'enverra.  La  séparation  serait 
trop  cruelle.  —  Adieu,  chère  Thérèse,  n'oubliez  pas  l'air  de  Winter,  j'y  tiens 
tant.  Quand  le  compositeur  Morlacchi^  sera  à  Mikn  je  vous  prie  de  faire  un 
peu  pour  lui;  c'est  un  protégé  à  nous  et  je  lui  ai  promis  que  je  vous  le  recom- 
manderai. 

Sophie. 


1)  Il  duca  di  Campomele  era  stato  primo  ciambellano  del  Murat  ed  in  nome  del  suo  re 
s'era  presentato  in  Parma  il  27  marzo  1814  al  papa  Pio  VII  reduce  dalla  captività.  (Weil, 
Le  Prince  Eugene  et  Murat.  cit.  t.  IV,  p.p.  436-37).  Quando  il  Murat,  tentando  di  passare 
in  Corsica  e  non  riuscendovi,  si  teneva  celato  presso  Tolone  nell'estate  del  1815  assunse, 
per  stornare  i  sospetti,  il  nome  di  Campomele  (Von  Helfert,  Joachim  Murat,  Wien  1878, 
p.p.  90  e  94). 

2)  Francesco  Morlacchi  (1784-1841),  perugino,  allievo  dello  Zingarelli  e  del  padre  Sta- 
nislao Mattel,  aveva  già  scritto  a  dieciotto  anni  un  oratorio  e  precorse  col  suo  Barbiere  di 
Siviglia  quello  del  Rossini.  Fu  per  molto  tempo  direttore  del  teatro  italiano  di  Dresda. 

In  una  lettera  da  Napoli,  che  è  del  1817  (3  agosto),  il  Rossini  faceva  al  Cartoni,  impre- 
sario del  teatro  Valle  in  Roma,  grandi  elogi  del  Morlacchi  :  "  Il  maestro  è  bravo  „  — 
concludeva  —  "  e  bisogna  fare  de'  sacrifizi  per  averlo  „.  (G.  Mazzatinti  e  F.  e  G.  Manisi 
Lettere  di  G.  Rossini,  cit.  p.  5). 


—  380  — 

CCXXII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  ■  Fessa  CLXIX  -  N.  262.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  12  de  février  1818. 

Vous  souvenez-vous  du  12  de  l'année  dernière?  Celui-ci  n'y  ressemble 
guère.  —  Vous  me  croyez  destinée  à  recevoir  aujourd'hui  cinquante  per- 
sonnes, à  faire  une  grande  toilette,  à  m'ennuyer  à  un  grand  diner.  —  Rien 
de  tout  cela.  —  Je  passe  ma  matinée  fort  tranquillement  à  écrire;  je  dine 
en  famille  et  je  vais  le  soir  au  spectacle.  —  Je  vous  vois  d'ici  tout  intrigué 
pour  en  deviner  la  cause;  je  vous  l'expliquerai  en  deux  mots,  car  encore 
avec  tout  votre  esprit  ne  le  devineriez  vous  pas.  —  Louis  est  absent.  — 
Mais  oil  est-il?  Est-ce  une  course  diplomatique,  un  voyage  de  plaisir,  vous 
n'en  savez  rien;  eh  bien,  pour  vous  tirer  d'embarras  je  vous  dirai  qu'  il 
est  à  la  chasse  depuis  sept  jours.  —  Mais  oii?  A  Venafro  dans  les  Abruzzes 
Avec  qui  ?  —  Avec  le  Roi,  comme  de  raison,  car  sans  cela  il  n'  y  resterait  pas 
si  longtems;  il  vient  même  de  m'écrire  qu'  il  ne  reviendrait  pas  avant  Mardi 
c'est  à  dire  le  17.  Comme  vous  voilà  au  fait  à  present,  je  quitterai  le  genre 
de  dialogue  pour  reprendre  mon  style  habituel.  —  J'ai  reçu  dimanche  dernier 
votre  longue  bonne  et  aimable  lettre  en  réponse  à  la  mienne.  —  Je  conçois 
que  ma  dissipation  vous  ait  impatienté,  je  crois  que  si  vous  m'aviez  vue 
au  lieu  de  me  lire,  vous  en  auriez  été  moins  frappé  et  moins  mécontent. 
C'est  l'expression  de  la  figure  plus  que  les  expressions  dont  on  se  sert 
qui  peint  l'état  de  l'âme.  —  En  effet  si  vous  m'avez  crue  ivre  de  joie  et 
folle  de  plaisir,  vous  auriez  pu  vous  demander.  Est-ce  bien  là  la  personne 
que  j'ai  connue?  Si  vous  m'aviez  suivie  vous  auriez  aperçu  que  les  momens 
de  plaisir  n'étaient  que  des  éclairs  qui  faisaient  bientôt  place  à  l'obscurité 
accoutumée.  —  Comment  pouvez  vous  vous  étonner  de  ce  que  vous  ap- 
peliez ma  manie  de  donner  des  bals  après  que  je  vous  en  ai  expliqué  la 
raison?  Certainement,  en  petit  comité  comme  dans  le  tourbillon,  j'aime 
toujours  mieux  être  chez  moi  que  chez  les  autres.  —  J'y  trouve  un  intérêt 
qui  me  manque  ailleurs.  —  Si  vous  ne  me  comprenez  pas,  c'est  que  vous 
vous  êtes  bien  deshabitué  de  me  comprendre.  -  Votre  humeur  sombre,  à 
en  juger  par  vos  lettres,  augmente  tous  les  jours,  vous  vous  faites 
des  occupations  factices  pour  tâcher  de  vous  distraire:  mais  pourquoi  n'en 
chercheriez  vous  pas  de  véritables?  Un  homme  comme  vous  est-il  fait 
pour  le  désoeuvrement?  Vous  pourriez  et  vous  devriez  vous  rendre  utile 
à  votre  pays;  il  y  a  longtemps  que  cette  idée  m'occupe.  -  Je  prévois  d'ici 
toutes  les  objections  que  vous  pouvez  me  faire,  mais  je  ne  trouve  qu'  une 
raison  à  opposer  d'avance  à  tous  vos  argumens.  —  Celle  de  sacrifier  toute 


381 


consideration  personnelle  à  l'avantage  réel  de  votre  patrie.  —  Vous  êtes 
sûr  de  lui  en  procurer  un  immense  en  dévouant  à  son  service  un  homme 
de  votre  nom,  de  votre  mérite,  un  homme  dont  les  moyens  sont  si  reconnus 
et  dont  l'exemple  en  entraînerait  tant  d'autres.  —  Que  repondez-vous  à 
cela?  Soyez  circonspect  dans  votre  réponse  par  la  poste.  —  D'abord  trêve 
de  modestie,  je  vous  en  prie.  —  Vous  me  dites  que  vous  m'avez  point 
d'ambition,  que  la  gloire  ne  peut  rien  sur  vous,  j'y  consens,  faites  le  bien, 
vous  y  trouverez  beaucoup  de  douceur,  faites  vous  aimer,  si  vous  ne 
voulez  pas  vous  faire  admirer.  —  Vous  n'avez  pas,  j'espère,  un  coeur  qui 
soit  insensible  à  la  reconnaissance,  au  dévouement.  —  Mais  en  voilà  assez 
sur  ce  sujet,  plus  peut  être  que  je  n'aurais  du  dire  et  que  vous  n'auriez 
voulu  entendre.  -  Je  suis  bien  aise  que  ma  critique  sévère  du  Commen- 
taire ne  vous  ait  point  fâché  contre  moi,  je  conçois  que  l'auteur  puisse, 
malgré  l'impression  que  m'a  fait  son  livre,  me  plaire  en  société.  —Vous 
me  demandez  mon  opinion  sur  les  livres  que  vous  m'envoyez  d' une 
manière  beaucoup  trop  aimable  pour  que  je  puisse  vous  la  refuser  et  trop 
flatteuse  pour  mon  amour  propre;  si  je  me  rencontre  dans  mes  idées  avec 
vous;  assurément  c'est  à  moi  à  m'en  glorifier,  car  vous  ne  voudrez  pas 
me  faire  croire  que  j'aye  une  aussi  bonne  tête  que  la  vôtre,  toute  mauvaise 
qu'elle  soit.  —  Il  est  impossible  d'avoir  l'esprit  plus  juste  et  plus  logique 
que  vous,  j'ai  quelquefois  des  aperçus  de  femme,  et  voilà  tout.  —  Les 
taies  of  my  land  lord  sont  parfaitement  bien  écrits,  très  intéressants,  très 
curieux,  on  les  croit  de  Walter  Scott,  c'est  assez  faire  leur  éloge;  s'ils 
sont  vraiment  de  lui,  leur  mérite  est  indubitable,  si  non  il  faut  qu'ils 
en  ayent  beaucoup  pour  qu'on  lesi  ui  ait  attribués. —  Je  n'ai  encore  lu  que 
le  premier  volume  de  Lady  Morgan,*  c'est  écrit  dans  un  esprit  que  je  ne 
puis  ni  ne  dois  tolérer,  mais  j'avoue  que  ce  livre  m'a  beaucoup  amusé.  — 
Elle  est  trop  portée  pour  les  français  en  général  et,  comme  je  ne  le  suis 
pas  du  tout,  nous  différons,  sous  ce  rapport,  sur  plusieurs  points.  —  Elle 
cite  beaucoup  d'anecdotes  très  curieuses,  qui,  si  elle  ne  sont  pas  vraies, 
sont  au  moins  vraisemblables  et  divertissantes,  ce  qui  est  un  grand 
mérite.  —  Lisez  son  portrait  d'une  femme  française,  vous  verrez  s'il  n'a 
pas  beaucoup  de  ressemblance  avec  moi  :  cela  vous  paraîtra  étrange,  cela 
me  le  paraît  aussi,  mais  ce  n'en  est  pas  moins  vrai.  —  Vous  savez  que 
pendant  le  carême  mes  lectures  sont  d'un  genre  différent,  ainsi   pour  le 


1)  Lady  Sydney  Morgan  (1783-1859),  nata  Owenson,  vivacissima  fin  dalla  prima  gioventù, 
cominciò  a  farsi  conoscere  come  autrice  di  versi  e  raccoglitrice  delle  antiche  melodie  irlandesi, 
ottenne  rapido  successo  coi  suoi  romanzi  e  particolarmente  col  patriottico  "  The  Wild  Irish 
Girl  „.  L'atteggiamento  della  scrittrice,  divenuta  Lady  Morgan  nel  1812  per  il  suo  matrimonio 
col  medico  sir  Charles  Morgan,  le  procurò  un'accanita  guerra  dalla  Quarterly  Review,  alla 
quale  replicò  con  allusioni  nella  sua  "  Florence  M.=  Carthy  „.  Più  incontrastato  successo 
ebbero  i  libri  di  viaggi  sulla  Francia  e  sull'Italia,  scritti  con  tendenze  liberali;  sia  a  Dublino 
sia  a  Londia,  ove  visse  dal  1839  in  poi,  Lady  Morgan  fa  una  figura  notevole  e  sui  generis 
nella  società  del  tempo  Cfr.  Hepworth  Dixon,  Ladj>  Morgan  's  memoirs,  auto-biography, 
diaries  and  correspondence,  Londra  1863. 


—  382  — 

moment  notre  correspondance  littéraire  sera  interrompue.  —  Ma  manière 
de  vivre  devrait  l'être  aussi,  mais  j'avoue  en  rougissant  que  je  n'ai  rien 
changé.  —  Les  routs  se  suivent,  je  ne  suis  restée  chez  moi  que  trois  fois 
depuis  le  Mardi  gras;  ne  cherchez  pas  à  me  prouver  que  je  n'ai  pas  tort, 
car  alors  le  tort  serait  de  votre  côté,  grondez-moi,  prêchez  moi,  ce  sera 
bien  mieux  fait.  —  Je  vous  assure  cependant  et  avec  vérité  que,  si  je 
n'étais  pas  à  la  place  que  j'occupe,  si  je  n'étais  pas  la  femme  de  Louis, 
je  quitterai  le  monde  tout-à-fait.  Par  religion,  me  direz  vous,  oui.  —  Par 
inclination  je  m'en  séquesterai  souvent  et  j'y  reviendrai  en  suite  car  j'ai 
l'humeur  assez  inquiète  et  changeante,  mais,  pour  être  heureuse  dans  le 
monde,  je  ne  le  suis  pas  et  je  ne  pourrais  jamais  l'être.  —  Je  vous  prie 
au  reste  de  ne  pas  répondre  à  cet  article  de  ma  lettre  si  vous  n'êtes  pas  de 
mon  avis,  car  je  crains  vos  subtilités  sophistiques,  et  mon  opinion  là  dessus, 
si  même  elle  pouvait  être  inquiétée  ne  changerait  jamais  —  Louis  m'écrit 
tous  les  jours.  —  Cela  vous  étonne-t-il?  Et  quelles  lettres!  les  plus  tendres, 
les  plus  aimables.  Je  lui  écris  aussi  chaque  matin.  —  Il  m'appelle  son 
aimable  correspondante,  dit  que  le  meilleur  moment  de  la  journée  est 
celui  oil  il  reçoit  mes  lettres,  que  quand  il  est  loin  des  enfants  et  de  moi 
il  n'est  pas  dans  son  état  naturel,  qu'il  renoncerait  volontiers  à  Naples 
pour  trois  mois  s'il  pouvait  nous  avoir  avec  lui  là  où  il  est,  que  je  ne 
suis  pas  une  condition  de  son  bonheur,  mais  le  bonheur  même  pour  lui. 
—  Tout  cela,  je  crois,  ne  vous  étonnera  pas,  car  vous  lui  avez  toujours 
rendu  plus  de  justice  que  moi.  —  Mais  vous  n'en  concevez  pas  moins  que 
les  expressions  de  sa  tendresse  me  font  grand  plaisir,  et  que  de  voir  que 
je  lui  suis  encore  nécessaire  et  agréable,  donne  un  nouveau  charme  à  une 
existence  que  je  crois  souvent  si  inutile.  —  C'est  une  conviction  aujourd'hui, 
c'est  une  conviction  peut-être  même  au  fond  de  mon  âme,  mais  le  moindre 
nuage  l'obscurcit  à  tel  point,  que  je  ne  la  retrouve  plus  dans  les  moments 
où  elle  me  serait  le  plus  nécessaire.  —  Avec  cela  je  suis  bien  loin  de  ne 
pas  estimer  mon  bonheur,  comme  femme,  ce  qu'il  vaut;  je  crois  qu'il  est 
impossible  d'avoir  plus  de  procédés,  plus  de  soins,  plus  d'attentions  que 
Louis  n'en  a  pour  moi,  de  témoigner  plus  d'affection  véritable  que  Louis 
ne  m'en  témoigne.  Mais  je  voulais  l'impossible,  je  voulais  ce  qui  ne  me 
paraissait  que  raisonnable  puisque  je  le  sentais  au  fond  de  mon  coeur,  je 
voulais  que  Louis  fût  aussi  pur  que  moi.  —  Je  ne  concevais  pas  la  dif- 
férence qu'il  y  a  entre  les  devoirs,  même  les  sentiments  d'un  homme  et 
d'une  femme;  je  l'ai  conçue,  je  la  conçois,  j'ai  appris  à  la  remarquer  et 
j'ai  été  malheureuse.  L'impression  est  faite,  le  coup  a  été  porté  et  je  ne 
m'en  relèverai  plus.  —  J'ai  eu  beaucop  de  torts  envers  lui,  non  pas  de  ceux 
que  l'on  est  convenu  d'appeler  de  ce  nom  dans  le  monde,  mais  tout  autre 
mari  peut-être  m'en  aurait  bien  punie;  auprès  du  mien,  j'ai  toujours  trouvé  la 
plus  grande  indulgence.  —  Je  pourrais  parler  sans  fin  sur  ce  sujet,  mais 
je  vous  quitte  parce  que  j'ai  encore  un  monde  de  lettres  à  écrire.  —  Sophie 
dit  que  vous  l'accusez  de  barbarie  de  vous  avoir  envoyé  cette  carte  d'in- 


383 


vitation  et  que  vous  seriez  arrivé  avec  M.  de  Pahlen;si  vous  l'aviez  eue 
à  tems;  quant  à  vous  Paladin  du  ristretto  cela  ne  m'étonne  pas,  quoique 
je  vous  en  aurais  beaucoup  voulu,  mais  pour  M.  de  Pahlen  je  lui  ai 
beaucoup  de  reconnaissance  de  son  intention.  —  Voilà  comme  chacun  dans 
ce  monde  est  traité  d'après  ses  mérites.  —  Les  vôtres  doivent  être  sur 
une  échelle  beaucoup  plus  grande.  —  Addio.  -  Ne  soyez  pas  paresseux 
à  m'écrire. 

Caroline  J. 


CCXXIII 

Archivio  Gentile  Parinola  -  Carteggi  Capponi  -  Firense.  Edita.  ^ 

Federico  Gonfalonieri  al  marchese  Gino  Capponi 

Milano  li  14  febbraio  1818. 
Carissimo  amico, 
Indugiai  alquanto  a  rispondere  alla  vostra  dolcissima  lettera 
dell'ora  passato  mese,  perchè  sentendovi  in  limine  alla  vostra 
partenza  per  Roma  divisai  che  là  solamente,  dopo  che  aveste 
preso  alcun  poco  di  riposo,  dovesse  giungervi  la  mia  lettera. 
Ora  eccomi  dunque  con  trasporto  a  voi,  giacche  sento  che  con 
trasporto  a  voi  mi  lega  stima,  amicizia,  ed  una  straordinaria 
conformità  di  gusti,  di  affetti  e  di  desiderj.  Ella  è  pur  dura 
cosa  che,  con  tanta  affinità  ed  omogeneità  di  parti,  debba  esservi 
tra  noi  sì  poco  contatto  di  persone;  ma  ella  sarebbe  colpa  se  l'in" 
vincibile  contrarietà  de'  fati  non  mitigassimo,  almeno  in  parte,  col 
rendere  più  attiva  la  nostra  corrispondenza.  Sia  dunque  sacro 
il  patto  fra  noi  di  scambiarci  almeno  ogni  due  mesi  le  nuove, 
lasciando  che  le  circostanze  ed  i  bisogni  moltiplichino  le  invo- 
cate occasioni  di  un  più  frequente  carteggio.  Del  vostro  Principe  *, 
senza  conoscerlo  che  per  relazione,  ne  portava  io  opinione  to- 
talmente pari  alla  vostra.  Mi  compiaccio  altamente  dell'intimità 

1)  Pubblicata  in  A.  Carraresi,  op.  cit.,  vol.  V  p.  132. 

2)  Allude  a  Carlo  Alberto  di  Savoia  Carignano,  venuto  in  Toscana  per  prender  in  isposa 
l'arciduchessa  Maria  Teresa.  Il  matrimonio  ebbe  luogo  il  30  settembre  1817.  (Cfr.  Giuseppe 
Conti,  Firense  vecchia  cit.  p.p.  162  e  seguito).  Un  elogio  di  Maria  Teresa,  scritto  in  occa- 
sione delia  sua  morte,  trovasi  nella  lettera  della  marchesa  d'Azeglio  al  figlio  del  19  gennaio 
1855.  (E.  d'Azeglio,  Souvenirs  historiques  de  la  marquise  Constance  d'Aseglio  née  Alfieri, 
Turin  1884,  p.  491). 


384 


che  con  lui  avete  stretta:  egli  ha  bisogno  di  essere  eretto  d'a- 
nimo ed  incoraggiato,  onde  il  fiato  pestilenziale  che  lo  circonda 
in  quell'infettissima  corte  non  lo  ammorbi;  egli  ha  bisogno  di 
ben  sentire  che  gli  occhi  italiani  sono  conversi  in  lui  per  giu- 
dicarlo, e  per  sperare  o  per  disperare  di  lui  e  di  loro.  Egli  è 
giovane,  il  santo  stimolo  dell'ambizione  può  tutto  sopra  di  lui, 
ma  non  gli  sarà  mai  ripetuto  abbastanza  che  non  v'  ha  che  un 
sol  cammino  alla  gloria,  e  che  è  diametralmente  opposto  a  quello 
che  gli  si  addita  da  chi  gli  sta  intorno  *. 

Voi  non  potete  quest'anno  essermi  compagno  a  viaggi  lunghi. 
Ebbene,  me  lo  sareste  l'anno  venturo;  ma  di  certo?  La  smania 
che  ho,  ed  il  piacere  che  mi  prometto  dal  viaggiare  con  voi, 
potrebbe  farmi  rimettere  all'anno  venturo  e  la  Grecia,  ed  il 
Serraglio.  Se  le  condizioni  vi  convengono  eccovi  il  trattato  che 
vi  propongo.  Partire  alla  fine  del  febbraio  1819.  Visitare  la  Grecia; 
per  la  fine  di  maggio  a  Costantinopoli;  nel  luglio  per  Odessa, 
la  Crimea  a  Mosca  indi  a  Pietroburgo;  ritorno  in  sul  finire 
dell'anno.  Che  ne  dite?  Risposta  categorica  e  per  quanto  potete 
pronta,  poiché  si  tratta  di  decidere  dei  miei  destini  di  quest'anno. 
Ah,  Gino  mio,  se  la  sorte  m'arridesse  a  questa  combinazione, 
non  credete  voi  che  avremmo  motivo  di  felicitarcene  ?  Voi  sarete 
questa  state  a  Milano,  ed  io  potrò  non  esservi  ?  Purtroppo  il 
temo!  Nell'inerzia  morale  in  cui  viviamo  mi  è  pur  necessario 
il  far  di  tempo  in  tempo  sperimento  di  mia  esistenza,  o  dirò 
meglio  vitalità  con  fisico  movimento.  Egli  è  bentosto  un  anno 
che  m'abbrutisco  nell'ozio,  non  credo  che  potrò  sopportarlo  più 
a  lungo;  se  la  vostra  adesione  mi  la  ritardare  il  gran  viaggio, 
credo  che  non  potrò  sottrarmi  al  bisogno  almeno  di  qualche 
corsa.  Sarei  troppo  sgraziato  se  la  vostra  venuta  fra  noi  si 
combinasse  in  quell'epoca,  o  per  meglio  dire,  sareste  voi  ben 
poco  amabile  se  in  quell'epoca  la  determinaste.  Fornitemi  un 
colpo  d'occhio  sulla  sacra  Babilonia^,  e  sulla  forza,  qualità  e  ca- 

1)  Questo  giudizio  parrà  per  lo  meno  esagerato  a  chi  ricordi  i  nomi  degli  scudieri  del 
principe,  particolarmente  di  quelli  nominati  nella  seconda  infornata  :  il  conte  de  Sonnaz,  il 
cav.  Silvano  Costa  e  sovratutto  il  conte  Giacinto  di  Collegno.  Cfr.  M.''  Costa  de  Bauregard 
La  jeunesse  du  roi  Charles- Albert,  Paris  1889  p.p.  49  e  seguito.  Una  sorta  di  indice  dei 
familiari  e  corrispondenti  di  Carlo  Alberto,  incompleto  per  l'epoca  più  antica  di  cui  qui  si 
discorre,  si  ha  in  Nicomede  Bianchi.  Scritti  e  lettere  di  Carlo  Alberto,  Torino  1879. 

2)  11  Gonfalonieri  sembra  designare  così  Roma. 


—  385  — 

ratiere  delle  insurrezioni  vicine  e  limitrofe  ^  Se  avete  occasione 
di  vedere  a  Roma  il  nostro  esimio  geologo  Brocchi^  che  si  pro- 
pone di  seguire  la  catena  degli  Appennini  per  gli  Abbruzzi  sin 
nelle  estreme  Calabrie ^  ve  lo  raccomando;  egli  è  uomo  di  sommo 
merito.  Spero  che  conoscerete  pure  l'ottimo  nostro  Tambroni*; 
se  così  non  è,  procuratevene  la  sua  conoscenza:  sarà  cosa  grata 
son  certo  ad  entrambi,  e  lo  sarà  a  me  pure.  Due  buoni  miei 
compatrioti  ancora  ed  amici  si  trovano  ora  a  Roma,  il  marchese 
Parravicini  ed  il  conte  Monticelli;  il  primo  è  un  buon  italiano, 
l'altro  un  ottimo  uomo,  se  li  incontrate,  richiamatemi  a  loro, 
e  datemi  loro  nuove.  Ho  più  voglia  di  scrivervi,  che  carta.  Fine 
dunque  per  ora,  ma  continuazione  eterna  di  quell'amicizia  chea  voi 
mi  ha  legato  indissolubilmente.  Federico  Gonfalonieri. 

Il  Vuol  forse  alludere  ai  moti  delle  Marche,  per  i  quali  si  facevano  allora  i  processi  in 
Roma  e  si  eran  tradotti  in  Castel  S.  Angelo  il  conte  Cesare  Gallo,  Luigi  Carletti  ed  altri 
cospiratori  poi  condannati  a  morte  e,  per  grazia  di  Pio  VII,  alla  relegazione  perpetua. 
Cfr.  Domenico  Spadoni,  La  cospirazione  di  Macerata  del  iSiy  ossia  il  primo  tentativo 
patriottico  italiano  dopo  la  restaurasione,  Macerata,  1895,  ed  anche  lo  sudio:  "Cardinal 
Consalvi  und  seine  Staat  Verwaltung  unter  dem  Pontificat  Pius  VII  „  in  L.  Von  Ranke, 
Historisch-biographische  studien,  Leipzig  1877,  IX  cap. 

2)  Gio.  Battista  Brocchi  (1772-1826),  nato  a  Bassano  da  famiglia  patrizia,  morto  a  Kharthum 
ove  era  stato  chiamato  dal  viceré  d'Egitto.  Professore  di  botanica  a  Brescia  (1S02- 1808),  ispettore 
generale  delle  miniere  durante  il  regno  italico,  versato  in  molte  discipline,  sia  letterarie  che 
scientifiche,  fu  poi  sommo  nella  geologia,  nella  quale,  sebbene  a  torto  combattesse,  per  un 
tratto,  le  nuove  teorie  plutonistiche  insegnante  dal  Breïslak  all'Italia,  fu  un  vero  precursore 
e  potè  esser  proclamato  "  uno  dei  padri  della  geologia  stratigrafica  „  (Antonio  Soppani,  Giam- 
battista Brocchi,  Milano  1871  p.  367).  Cfr.  pure:  ab.  Giuseppe  Barbieri,  Elogio  di  G.  Brocchi 
in  Orasioni  quaresimali  e  altre  minori  opere,  voi.  V,  Milano  1877;  Defendente  Sacchi 
Uomini  utili  e  benefattori  del  genere  umano,  Milano  1840,  voi.  I  p  p.  278  e  seguito;  A.  Si- 
MioNi,  Jacopo  Vittorelli,  Rocca  S.  Casciano  1907,  p,  60- 

3)  L'opera  priricipale  del  Brocchi  Conchiologia  fossile  subappennina,  che  tanto  grido 
levò  anche  oltr'alpe  e  fu  dal  Cuvier  acclamata  come  definitiva,  era  stampata  già  nel  1814. 
Ma  nel  1818  il  Brocchi  intraprese  un  nuovo  viaggio  nella  penisola,  dando  conto  dei  risultati 
nella  Biblioteca  Italiana  alla  quale  l'Acerbi  aveva  saputo  assicurare  la  sua  collaborazione 
per  la  parte  scientifica.  (Cfr.  Giambattista  Baseggio,  Della  vita  e  degli  studi  di  Giambattista 
Brocchi  in  ab.  G.  I.  Ferrazzi,  Di  Bassano  e  dei  Bassanesi  illustri,  Bassano  1847i. 

4)  Giuseppe  Tambroni  (1773-1824),  fratello  alla  chiara  ellenista  Clotilde,  nato  come  lei  in 
Bologna,  era  stato  addetto  ai  patrii  archivi!  durando  l'antico  regime.  Entrò,  coll'avvento  della 
repubblica  Cisalpina,  nella  carriera  diplomatica  e  accompagnò  come  segretario  il  Marescalchi 
al  congresso  di  Rastadt.  A  Vienna  fu  incaricato  d'affari  dopo  la  partenza  del  Marescalchi, 
inviato  della  Cisalpina  che  il  Thugut  ostinavasi  a  non  tener  nel  dovuto  conto  (von  Helfert, 
Die  Rastadter  Gesandtenmord,  Wien  1874  p.  32i.  Il  Tambroni  stampò  nel  1807  a  Milano,  coi 
lipi  del  Destefanis,  un  Compendio  della  istoria  di  Polonia.  Egli  era  allora  addetto  al  ministero 
degli  affari  esteri  del  regno  d'Italia,  dicastero  nel  quale  aveva  condotto  a  termine  importanti 
affari,  quali  il  ricupero  degli  archivii  asportati  dall'Austria  tl804),  la  determinazione  dei  con- 
fini orientali  del  regno  (1807).  Dispacci  del  Tambroni  son  pubblicati  in  Cesare  Cantù,  Cor- 
rispondenze di  diplomatici  della  repubblica  e  del  regno  d'Italia,  Milano  1884.  Console  a 
Livorno,  il  Tambroni  passò  con  ugual  carica  a  Civitavecchia;  anticipando  la  consuetudine  dello 
Stendhal  risiedette  per  solito  in  Roma,  ove  presiedeva  nel  palazzo  di  Venezia,  alle  radunanze 
dei  giovini  artisti  inviati  a  Roma  a  spese  del  governo  italico.  Perduta  la  speranza,  a  lungo 
vagheggiata,  di  una  trasformazione  di  quell'istituto  napoleonico  in  un'accademia  di  belle  arti 
per  il  Regno  Lombardo-Veneto,  il  Tambroni  rimase  in  Roma,  consacrando  i  suoi  ozii  a  studi 
artistici  e  letterari  ed  attendendo  alla  pubblicazione  del  Giornale  arcadico.  Morì  nel  1824. 
Vedasi  la  biografia  scritta  da  Enrico  Lovery  in  Emilio  de  Tipaldo,  Biografia  degli  ita- 
liani illustri,  volume  V,  Venezia   1837.  25 


—  386  — 

CCXXIV 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari. 

Busta  XX  -  Fessa   CLXIX  -  N.  422.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfalonieri 

Vous  semblez  tout  de  bon  fâché  de  la  plaisanterie  que  je  vous  ai  faite  ' 
et  vous  me  taxez  de  mauvais  coeur,  mais  pouvais-je  croire  qu'un  bal  aurait 
de  l'attrait  pour  vous,  et  que  vous  regretteriez  Chiaja  davantage,  un  jour 
où  le  salon  serait  rempli  de  monde  qu'  un  jour  de  ristretto  ?  Vous  êtes  toujours 
invité  à  venir;  et  si  vous  avez  cette  bonne  intention  que  ne  l'exécutez-vous? 
et  pourquoi  attendez-vous  une  fête  de  trois  cent  personnes?  faisons  donc 
la  paix  et  prouvez-moi  que  vous  ne  me  gardez  pas  rancune  en  venant 
nous  surprendre  ce  printemps.  Il  parait  que  Louis  restera  à  Naples  et  que 
tous  les  bruits  qui  avaient  couru  étaient  faux,  maman  et  moi  espérons 
passer  encore  cet  été  ici;  il  nous  en  coiàterait  tant  de  partir  que  nous 
éloignons  cette  idée  le  plus  que  nous  pouvons  ;  j'espère  que  le  terme  de 
notre  départ  n'est  pas  proche  et  je  ne  m'en  occupe  pas  pour  mieux  jouir 
du  présent:  les  prévoyances  de  ce  genre  ne  servent  qu'à  rendre  la  vie 
amère  et,  comme  pour  mon  immagination  je  me  suis  empoisonnée  des 
années  de  bonheur,  je  veux  travailler  mon  esprit  à  présent  pour  ne  pas 
perdre  toute  ma  jeunesse  en  inquiétudes  et  chagrins.  —  Je  vois  avec  peine 
que  votre  âme  est  dans  un  état  de  souffrance  et  d'abattement  qui  vous 
ressemble  peu;  j'espère  vous  trouver  plus  raisonnable  dans  votre  prochaine 
lettre,  ce  n'est  pas  digne  d'un  homme  comme  vous  de  ne  pas  savoir 
supporter  les  maux  inévitables  de  cette  vie:  je  vous  le  repète,  il  y  a  de 
la  gloire  à  les  combattre,  et  de  la  faiblesse  à  plier  sous  les  coups  de  la 
fortune.  Je  suis  bien  au  regret  de  ne  pouvoir  m'entretenir  plus  longue- 
ment avec  vous,  mais  j'ai  reçu  plusieures  lettres  aux  quelles  je  dois  répondre- 
Ne  vous  tenez  pas  absolument  à  une  lettre  par  mois  ;  si  vous  m'en  écrivez 
deux,  croyez  que  cela  ne  me  fâchera  nullement  et  qu'au  contraire  je  re- 
cevrai la  seconde  avec  un  double  plaisir.  —  Vous  me  parlez  de  contraste 
du  carême  avec  ie  carnaval,  hélas!  chez  nous  on  ne  s'en  aperçoit  pas,  les 
anglais  remplacent  les  bals  par  des  routs  et  comme  je  n'ai  pas  dansé  cet 
hiver  je  crois  être  en  carnaval;  ces  sociétés  m'ennuyent  à  la  mort,  j'ai 
été  autrefois  un  peu  anglomane,  mais  je  vous  assure  que  ce  goût  m'a  bien 
passé  et  que  je  ne  me  déplais  dans  aucune  société  comme  dans  celle  des 
anglais:  c'est  un  décousu,,  un  manque  de  conversation  insupportable.  —  Je 
me  crois  transportée  à  Londres,  la  cheminée  de  ma  soeur  est  toute  garnie 
de  cartes  d'invitations  de  Ladies,  on  ne  parle  qu'anglais,  et  on  ne  voit 
que  des  usages  anglais,  ce  n'est  pas  pire  à  Londres. 

Adieu,  cher  comte,  écrivez  m'oi  bientôt  et  croyez  à  ma  bien  sincère  amitié. 

Ce  19  février  [1818].  Sophie  Woyna. 

Ij  La  contessa  Sofia  aveva  mandato  al  Gonfalonieri  un  invito  ad  un  ricevimento  in  casa 
Jablonowski  ;  cfr.  la  n.  2  a  p.  374. 


—  387 


ccxxv 

Archivio  di  Stato  di  Mil  mio  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  392.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  6  de  Mars  [1818]. 

Vous  croyez  avoir  tout  fait  en  m'envoyant  une  boite  à  thé  merveilleuse, 
qui  ne  la  cède  en  rien  à  la  lampe  qui  a  mérité  ce  nom..  —  Vous  me  forcez 
à  vous  écrire  malgré  moi,  car  encore  toute  fâchée  que  je  suîs,  il  faut  bien 
que  je  vous  remercie  pour  ce  cadeau  de  bon  goût,  qui  a  excité  l'admiration 
de  tous  ceux  qui  sont  entrés  dans  le  salon  vert  depuis  hier  matin  et  je 
vous  prie  de  croire  que  le  nombre  en  est  considérable.  —  Elle  est  bien 
jolie  et  bien  élégante  cette  boite,  c'est  une  des  pièces  les  plus  remarquables 
dans  ma  collection  de  gratciki;  car  comme  bien  vous  pensez  je  ne  m' en 
senirai  pas,  mais  la  reconnaissance  que  je  vous  dois  ne  m'empêchera  pas 
de  vous  reprocher  votre  affreuse  paresse.  —  Comment  ne  pas  seulement 
répondre  à  une  énorme  lettre  que  je  vous  ai  écrit  il  y  a  près  d'  un  mois? 
Méritez  vous  que  je  vous  écrive  encore?  En  vérité  sans  cet  odieux  présent 
vous  n'auriez  pas  revue  mon  écriture  de  sitôt,  pas  de  quelques  mois  peut- 
être,  si  vous  vous  étiez  obstiné  à  garder  cet  incroyable  silence.  —  Vous 
savez  que  sous  ce  rapport  je  suis  intraitable  et  que  ma  fierté  ne  me 
permet  jamais  de  faire  le  premier  pas,  pourquoi  faut  il  que  je  sois  forcée 
à  agir  contre  ma  conviction  et  mon  inclination  cette  fois-ci?  La  conclusion 
de  tout  ceci  est  que  je  vous  en  veux  pour  votre  joli  cadeau,  que  plus 
tout  le  monde  le  trouve  joli  plus  je  le  trouve  laid,  et  qu'au  lieu  de  vous 
en  remercier  je  vous  gronde.  —  Je  veux  savoir  si  à  l'avenir  vous  ne  serez 
pas  plus  empressé  à  m'écrire  qu'à  m'envoyer  des  gratciki.  Si  vous  voulez  me 
servir  d'après  mon  goût  vous  prendrez  ce  dernier  parti,  car  en  vérité  vos 
lettres  valent  mieux  que  tout  ce  que  vous  pouvez  trouver  de  plus  élégant 
dans  les  boutiques  les  mieux  fournies.  —  Votre  esprit  me  plait  et  me 
convient  et  de  celui  là  j'en  rencontre  bien  rarement  dans  le  monde.  — 
On  m'accuse  d'être  difficile,  je  suis  peut-être  gâtée,  mais  n'ai-je  pas  raison 
de  regretter  votre  aimable  compagnie  de  l'année  dernière?  Faute  de 
conversations  agréables,  instructives,  intéressantes  nous  avons  donné  dans 
la  médisance  et  le  pauvre  prochain  est  déchiré  à  belles  dents.  —  Ne  croyez 
pas  cependant  que  je  prenne  une  part  trop  active  à  cette  espèce  d'amu- 
sement, mais  d'  entendre  dire  du  mal  de  ceux  qui  ne  valent  peut  être  pas 
moins  que  nous,  de  s'en  amuser  quelquefois,  de  ne  pas  pouvoir  s'empêcher 
d'en  rire  quoiqu'avec  un  remords  de  conscience,  c'est  déjà  beaucoup  trop. 
—  Et  pourquoi  chercher  à  découvrir  le  mal  quand  malheureusement  on 


—  388  — 

n'en  a  sans  cela  que  trop  sous  les  yeux?  —  Vous  m'avez  souvent  dit  que 
je  vivais  d'  illusions;  je  le  crois,  mais  les  illusions  font  une  partie 
de  mon  bonheur.  —  Je  ne  veux  pas  voir  le  monde  tel  qu'on  se  plait  à 
me  le  dépeindre,  cela  ne  servirait  qu'à  m'affliger.  —  J'aime,  je  bénis  mon 
ignorance,  elle  seule  me  préserve  d'un  dégoiàt  pour  la  vie  auquel  je  ne 
suis  que  trop  portée.  —  La  dissipation  dans  laquelle  nous  vivons  à  présent, 
quoiqu'elle  ne  soit  pas  trop  convenable  en  carême,  est  bien  moins  re- 
prehensible à  mes  yeux  que  cet  esprit  de  commérage  et  de  médisance 
qui  s'est  introduit  dans  notre  maison  depuis  que  la  bonne  conversation 
en  est  bannie.  —  Je  lis  S.t  François  de  Sales  le  matin,  il  recommande 
la  charité,  et  toujours  la  charité,  comme  la  première  des  vertus:  et  tout 
le  reste  de  la  journée  au  lieu  de  la  mettre  en  pratique  ou  je  la  blesse 
moi  même  ou  je  la  vois  foulée  aux  pieds  par  ce  qui  m'environne.  —  Vous 
me  demandez  pourquoi  je  suis  si  dissipée:  et  le  moyen  de  faire  autrement 
quand  je  reçois  des]invitations  continuelles?  L'arrivée  de  la  P.sse  Kaunitz  * 
avec  ses  filles- nous  a  aussi  mis  plus  en  train  que  je  ne  l'aurais  désiré. — 
Ce  sont  de  très  jeunes  personnes  qu'il  faut  amuser;  notre  maison  ne 
désemplit  pas  le  soir,  on  cause,  on  danse  au  piano,  on  joue  au  petit  jeu. 
—  Nos  habitués  mettent  de  la  coquetterie  à  ce  que  nos  soirées  réussisent; 
je  leur  en  ai  beaucoup  de  reconnaissance,  mais  je  commence  à  désirer 
un  peu  de  calme,  et  de  repos  ;  je  ne  suis  plus  dans  l'âge  de  me  divertir 
de  tout  cela. 

Je  vois  plus  d'anglais  que  l'année  dernière;  il  y  en  a  qui  me  plaisent 
davantage,  les  rou/s  chez  eux  sont  continuels.  —  Les  S.t  Antonio^  voyent 
du  monde  souvent.  Madame  est  passionnée  pour  la  musique,  elle  en  fait 
beaucoup,  son  mari  joue  de  la  flûte  à  ravir,  elle  l'accompagne  avec  cette 
expression  qui  lui  inspire  son  attachement  et  qui  fait  que  leur  duos  réus- 
sissent parfaitement  ;  Gallemberg  est  à  présent  la  personne  que  je  vois 
quasi  le  moins.  —  Il  est  toujours  très  occupé,  à  ce  qu'il  dit,  de  son  nouveau 
ballet,  sarà,  mais  il  y  a  autre  chose  que  cela,  je  crois,  dans  son  changement 
à  mon  égard.  —  Je  ne  sais  pas  trop  ce  que  c'est.  —  Nous  nous  sommes 
revus  l'autre  jour  à  Pompei  après  une  absence  de  10  ou  15  jours,  il  fut 
d'une  humeur  très  aimable,  très  gaie  et  très  galante  ce  jour  là;  d'autres  fois 


1)  La  contessa  Francesca  Ungnad  de  VVeissenwolf  aveva  sposato,  il  29  luglio  1798,  il 
principe  Aloisio  Venceslao  Kaunitz,  diplomatico  austriaco  (v.  la  nota  a  pag.  355).  La  con- 
tessa Kaunitz  è  ricordata  più  volte  nel  diario  della  principessa  Melania  di  Metternich-Zichy 
Ferraris  (terza  moglie  del  cancelliere)  in  Metternich,  Mémoires  cit.  t.  V,  p.p.  99,  241,  t.  VL 
p.p.  310,  321,  513,  597.  Vi  si  parla  pure  della  vecchiezza  della  dama,  funestata  da  gravi  lutti 
famigliari,  (Metternich,  op.  cit.,  t.  Vili,  pag.  135). 

2)  Erano:  Carolina  Leopoldina,  nata  nel  1801;  Leopoldina  Domenica  nata  nel  1803  e  che 
sposò  poi  il  principe  Antonio  Palffy,  e  Ferdinanda  Carolina,  nata  nel  1805,  sposata  al  conte 
Luigi  Karoly. 

3)  Probabilmente  si  tratta  di  quel  Sailt'Antonio  che  il  marchese  Pucci  trovò  a  Londra 
nel  1S20  e  di  cui  lodava  al  Capponi  la  "  cordialità  italiana  „  (A.  Carraresi,  op.  cit..  vol  H, 
p.p.  194  e  202). 


—  389  — 

il  me  donne  des  coups  de  pattes,  mais  en  tout  il  n'est  plus  VOpetaniec 
de  l'hiver  dernier.  Quant  à  S.t  Clair  il  est  toujours  le  même  et  s'étonne 
souvent  du  changement  de  l'autre.  —  Le  freddo  interno  vient  de  temps  à 
autre  mais  il  est  traité  bien  froidement,  —  Je  me  suis  surprise  un  jour 
de  parler  de  lui  à  une  autre  personne,  devant  lui, comme  d'un  défunt.  — 
En  effet,  celui  que  j'ai  connu  ou  cru  connaître  n'existe  plus.  —  Concevez  vous 
combien  cela  est  triste?  heureusement  que  cela  porte  sur  lui  que  je  n'ai 
jamais  beaucoup  aimé.  Le  Prince  Charles  Lichtenstein  nous  quitte  avant 
la  semaine  sainte  ce  sera  une  perte  réelle  pour  nous,  il  est  absolument 
l'enfant  de  la  maison,  gronde,  ordonne,  gouverne  et  ne  craint  que  Louis; 
—  il  s'est  appelé  lui  même  mon  second  mari,  il  en  a  en  effet  toutes  les 
allures.  —  On  voulait  absolument  qu'il  fut  occupé,  car  vous  savez  qu'à 
Naples  on  ne  laisse  personne  en  repos:  mais,  après  maintes  et  maintes 
conjectures  sur  une  demi  douzaine  de  belles  au  moins,  on  se  persuada, 
ce  qui  est  vrai,  qu'il  est  à  l'abri  de  tout  danger,  parce  qu'il  aime,  mais 
aime  vraiment  ailleurs,  —  C'est  au  reste  un  excellent  garçon,  qui  a  des 
manières  tout  à  fait  à  lui,  et  qui  gagne  tout  le  monde  par  son  extrême 
bonhomie.  —  Vous  ne  pourriez  pas  vous  défendre  de  lui  vouloir  beaucoup 
de  bien,  mais  sous  certains  rapports  il  ne  vous  conviendrait  pas.  —  Quelle 
longue  lettre  pour  une  personne  aussi  courroucée  que  moi!  peut-être  ne 
croirez  vous  pas  que  je  sois  si  en  colère,  mair  vous  vous  trompez.  Je  vous  ai 
écrit  parce  que  je  n'ai  eu  rien  de  mieux  à  faire  —  Êtes  vous  assez  piqué, 
de  cet  aveu  dépouillé  d'artifice?  S'il  avait  fait  beau,  j'aurais  monté  à 
cheval,  mais  la  pluie  vous  a  sauvé  et,  au  lieu  de  quelques  lignes  que  je 
me  proposais  de  vous  écrire  pour  vous  remercier,  je  nie  suis  laissée  entraîner 
au  plaisir  de  causer  avec  vous.  —  Au  reste,  si  vous  ne  vous  corrigez  pas, 
tremblez  des  suites  qu'aura  votre  affreuse  inconduite.  —  Permettez-moi, 
monsieur  le  Comte,  de  vous  répéter  l'assurance  des  sentiments  distingués 
que  je  vous  ai  voués. 

Caroline  J. 


CCXXVI 

Archivio  Casati  -  Mi/ano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  9  mars  [1818].      - 

Je  suis  coupable  envers  vous,  chère  Thérèse,  car  il  y  a  bien  longtemps  que 
je  ne  vous  ai  écrit,  mais  je  ne  sais  comment  le  tems  passe,  je  n'ai  jamais  un 
moment  à  moi,  la  peinture  prend  une  grande  partie  de  ma  matinée,  un  peu 
de  lecture  et  la  promenade,  c'est  tout  ce  que  je  puis  faire  avant  diner,  et  vous 


—  390  — 

savez  que  l'après-diner  on  ne  sort  plus  du  salon  vert.  —  J'espère,  chère  Thérèse, 
que  vous  ne  m'en  voulez  pas  et  que  vous  êtes  trop  persuadée  de  l'attachement 
que  je  vous  porte,  pour  croire  que  jamais  je  pourrai  vous  oublier  ou  vous  négliger. 
—  Depuis  quelques  jours  nous  sommes  en  l'air  pour  amuser  la  Princesse  Kaunitz 
qui  est  venue  passer  quinze  jours  à  Naples  avec  ses  trois  filles.  —  Comme  leur 
séjour  est  court,  Louis  et  Caroline  se  mettent  en  grands  frais  de  politesses.  Nos 
soirées  deviennent  très  nombreuses.  On  joue  aux  petits  jeux,  on  essaye  de 
tout  pour  divertir  Leurs  Altesses.  —  Que  dites  vous  de  Campomele,  qui  est 
devenu  un  habitué  de  la  maison?  Il  s'est  établi  le  maître  de  danse  des  enfants 
et  vient  très  régulièrement  leur  donner  des  leçons.  En  général,  vous  ne  re- 
connaîtriez pas  le  salon,  il  a  toute  une  autre  tournure;  nous  voyons  souvent 
les  SanV  Antonio.  Elle  est  une  bien  bonne  femme,  mais  qui  a  une  passion 
malheureuse  pour  la  danse  et  pour  la  musique;  je  trouve  le  mari  très  bel  homme, 
il  a  plusieurs  talents,  fait  des  caricaturés  charmantes,  joue  de  la  flûte  à  merveille 
et  danse  à  la  perfection,  je  suis  fâché  qu'  il  se  soit  marié  par  intérêt,  car  je 
doute  qu'il  ait  pu  épouser  sa  femme  par  amour.  —  Ah!  les  vilains  hommes! 
le  meilleur  ne  vaut  rien.  — 

Notre  carême  est  presque  plus  bruyant  que  le  carnaval,  hors  les  ballets  qu'on 
a  suspendus;  j'avoue  que  je  n'approuve  pas  cela.  Comment  ne  pas  savoir  se 
passer  d'amusements  pendant  six  semaines  ?  —  Le  recueillement  est  si  nécessaire, 
et  c'est  toujours  la  dissipation  que  l'on  cherche;  quant  à  moi,  je  le  fais  bien 
à  contre  coeur,  et  puisque  je  ne  puis  entièrement  me  dispenser  d'aller  dans  le 
monde,  je  tâche  de  m'y  isoler;  cela  me  réussit  queiquefois  si  bien  que  j'oublie 
où  je  suis.  —  Le  courrier  prochain  vous  aurez  une  plus  longue  lettre  de  moi, 
mais  aujourd'hui  il  faut  que  je  finisse  malgré  moi.  —  Adieu,  chère  Thérèse, 
que  j'aime  bien  tendrement.  Bien  des  compliments  à  votre  mari  et  au  général 
Czaplic. 

Sophie. 


CCXXVII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  CONTESSA  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  2  Avril  [1818] 

Je  suis  vraiment  bien  touchée,  chère  Thérèse,  de  ce  que  vous  mettez  tant 
de  zèle  à  me  procurer  la  musique  de  Winter;  vous  me  ferez  en  effet  un  bien 
grand  plaisir  en  me  l'envoyant.  —  Si  vous  rencontrez  notre  protégé  Morlacchi 
vous  pouvez  lui  rappeler  de  ma  part  les  promesses  qu'  il  m'a  fait;  il  a  aussi 


—  391  — 

du  papier  à  moi  et  m'avait  fait  espérer  que  j'aurais  un  air  d'Asioli.^  Je  vois 
par  votre  lettre,  chère  Thérèse,  que  vous  vivez  comme  moi,  que  vous  n'allez 
dans  le  monde  qu'  à  votre  corps  défendant  et  que  vous  préferez  votre  petit 
cabinet  à  tous  les  salons;  cependant  vous  dansez  et  moi  pas;  jamais  je  n'ai 
été  plus  antisociable  que  cette  année,  je  ne  sais  à  quoi  cela  tient;  à  une  espéce 
d'abattement  duquel  je  ne  puis  me  rendre  compte.  Ma  seule  crainte  est  de 
paraître  par  trop  maussade  à  Caroline  et  Louis,  et  par  là  de  me  faire  tort  à 
leurs  yeux;  ils  sont  tous  deux  plus  mondains  que  moi  et  me  font  sans  cesse 
des  reproches.  Mais  soyez  sincère  et  avouez-le  !  Suis-je  faite  pour  le  monde, 
ai-je  un  seul  des  avantages  indispensables  pour  lui  plaire  ?  Vous  devez  con- 
venir avec  moi  que  non,  et,  si  vous  n'en  convenez  pas;  c'est  que  vous  croirez 
peut-être  blesser  mon  amour  propre  en  me  donnant  raison;  cependant  je  puis 
vous  l'assurer,  je  me  connais  et  me  rends  justice  à  cet  égard,  si  j'ai  quelques 
qualités  de  coeur  elles  peuvent  être  appréciées  par  des  amis,  jamais  dans  le 
monde,  et  pour  tout  le  reste  je  suis  nulle.  —  Caroline  est  fort  à  la  mode  cette 
année,  elle  ne  sort  jamais  à  cheval  sanz  avoir  à  sa  suite  une  troupe  dorée. 
Mr.  Bonar,  dont  elle  vous  aura  sûrement  parlé  dans  ses  lettres,  est  un  des 
habitués  du  salon,  je  l' aime  assez,  il  n'est  pas  brillant  mais  il  a  de  l' esprit, 
une  figure  et  un  caractère  sérieux;  il  a  auprès  de  Caroline  le  grand  mérite 
d'aimer  à  veiller.  —  On  nous  annonce  dans  le  courant  du  mois  prochain 
beaucoup  de  nos  connaisances  de  Vienne,  ed  il  paraît  que  même  l'été,  Naples 
ne  sera  pas  désert.  Demain  nous  attendons  le  Roi  d' Espagne.  ^  Le  spectacle 
commencera  après  demain,  à  cinq  heures,  car  le  Roi  se  couche  à  8  ;  imaginez 
que  ce  sera  le  premier  spectacle  qu'  il  verra  de  sa  vie  :  cela  me  paraît  tout-à- 
fait  singulier.  St.  Clair  est  toujours  le  même  pour  nous,  le  meilleur  ami,  le 
plus  obligeant  des  hommes.  —  Gallemberg  est  également  constant  dans  son 
amitié,  mais  il  est  souvent  tourmenté,  il  a  bien  des  peines,  et  je  m'étonne 
encore  qu'  il  les  supporte  comme  il  fait.  Sa  femme  part  à  la  fin  du  mois  pour 
Vienne:  entre  nous  soit  dit,  je  crois  qu'  elle  s'y  fixera,  et  que  lui  restera  ici. 
—  Quand  on  a  six  enfants  e  qu'  on  s' est  marié  par  amour,^  c'  est  une  tri- 
ste fin.  — 

Adieu,  chère  et  bonne  Thérèse,  je  vous  embrasse  du  fond  de  mon  ccEur; 
dites  à  votre  ingrat  mari  qu'  il  a  rompu  le  pacte  d'écrire  une  fois  tous  les 
mois;  il  y  a  bien  deux  mois  que  je  n'ai  reçu  de  ses  nouvelles  et  il  me  doit 
une  réponse,  ce  qui  est  donc  doublement  mal  fait  à  lui. 

Sophie. 


1)  Bonifasio  Asioli  (1769-1832),  maestro  di  cappella  e  compositore,  era  stato  fino  alla 
caduta  del  regno  italico  direttore  del  Conservatorio  di  Musica  di  Milano.  Cfr.  F.  J.  Fétis, 
Biographie  universelle  des  musiciens,  Paris  1835  t.  I.  pp.  124-156;  G.  ûrove,  A  dictionary 
of  music  and  musicians,  London  1879,  Vol.  I  p.  99 

2)  Non  può  essere  altri  che  Ferdinando  VII,  nato  nel  1789,  re  nominale  dall' intrrgo  di 
Baiona  che  costò  il  trono  a  suo  padre  ed  a  lui  anche  la  libertà,  ridiventato  sovrano  effet- 
tivo del  regno  avito.  Era  vedovo  in  prime  nozze  d'una  figlia  di  Ferdinando  IV. 

3)  Quest'affermazione  contrasta  colla  versione  accolta  da  parecchi  biografi  dei  Beethoven, 
p.   es    V.  Wilder,  Beethoven,  Paris  1885  pp.   174  e  seg. 


392- 


CCXXVIII 

Archìvio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  424.  Inedita, 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  2  d'avril  1818. 

Perdonatemi,  signor  mio,  il  y  a  bien  bien  longtemps  que  je  ne  vous  ai 
écrit,  je  suis  coupable,  mais  j'en  conviens:  cela  ne  vous  désarme-t-il  pas? 
A  quoi  j'ai  employé  ce  temps,  c'est  ce  que  jene  saurais  trop  vous  dire,  à  ne 
rien  faire  et  à  n'avoir  du  temps  pour  rien,  c'est  là  le  sort  des  gens  du 
monde,  et  hélas  je  suis  une  femme  du  monde,  triste  nécessité,  triste  con- 
viction car  c'est  comme  si  je  me  voyais  peinte  des  plus  odieuses  couleurs. 
—  Je  vais,  je  viens,  je  fais  des  visites,  je  me  promène,  je  vais  au  spectacle, 
au  bal,  je  reçois  du  monde,  je  dis  bien  des  paroles  inutiles,  je  m'occupe 
peu  depuis  quelque  temps,  c'est  là  la  vie  que  je  mène.  Vous  plait-elle? 
je  suis  sûre  d'avance  que  non.  — A  moi  non  plus ,  quand  j'y  refléchis 
mûrement.  —  Il  me  paraît  que  la  vôtre  est  tout  l'opposé.  —  Vous  passez 
beaucoup  de  temps  à  la  campagne.  —  Expliquez  moi  cette  nouvelle  manie; 
est-ce  par  amour  pour  la  solitude,  pour  l'agriculture  ou  peut-être  pour  y 
jouir  plus  à  votre  aise  de  la  société  de  quelques  amis?  Où  est  cette 
campagne,  vous  appartient  elle?  Je  ne  m'y  retrouve  pas.  —  et  que  dit 
votre  grande  mère  à  ces  absences  si  fréquentes?  Elles  doivent  l'être,  à  en 
juger  d'après  vos  lettres  que  vous  m'écrivez  en  descendant  de  voiture 
ou  en  faisant  vos  paquets.  —  Veillez  vous  encore  beaucoup?  Moi  assez 
pour  le  moment,  car  j'ai  trouvé  une  ou  deux  bonnes  pratiques.  —  Sophie 
nous  quitte  avant  minuit  parce  que  de  veiller  lui  fait  du  mal,  maman  un 
peu  plus  tard  et  je  reste  ordinairement  seule,  quand  je  dis  seule  c'est  seule 
de  mon  espèce.  —  Tout  en  écrivant,  j'ai  tourné  les  yeux  du  côté  de  la 
fenêtre  et  j'ai  vu  le  vaisseau  américain  le  Washington  voguant  à  pleines 
voiles,  cette  fois-ci  vers  l'Amérique.  —  Quelle  destination  imposante!  J'ai 
vu  le  Commodore  hier  soir  au  bal,  sans  me  douter  qu'il  allait  nous 
dire  aujourd'hui  un  adieu  probablement  éternel.  —  Ce  n'est  pas  sûrement 
sans  émotion  qu'il  aura  quitté  cet  ancien  monde.  —  Faites  vos  réflexions 
sur  ce  sujet  qui  peut  en  fournir  beaucoup,  elles  vaudront  beaucoup  mieux 
que  les  miennes,  d'autant  plus  que  je  n'ai  jamais  été  moins  disposée  à 
réfléchir  que  dans  ce  moment-ci  —  Ne  trouvez-vous  pas  que  je  dégénère? 
11  me  paraît  que  mes  facultés  morales  ont  baissé  depuis  quelque  temps; 
je  suis  sûre  que  vous  êtes  de  mon  avis  autant  que  vous  pouvez  en  juger 
par  mes  lettres  et  que,  si  vous  ne  me  le  dites  pas,  c'est  pour  ne  pas  me  faire 
de  la  peine.  —  Je  devrais  par  amour  propre  vous  écrire  beaucoup  moins. 


—  393  — 

—  Depuis  quand  avez  vous  appris  l'anglais,  ou  est-ce  seulement  que  vous 
me  citez  une  phrase  que  l'on  vous  a  expliquée?  En  vérité  vous  feriez  fort 
bien  de  l'apprendre  pour  le  lire  seulement,  car  pour  le  parler  il  ne  faut 
pas  y  songer.  Pour  un  homme  comme  vous  cette  étude  ne  serait  rien  du 
tout.  —  Mon  ancienne  anglomanie  commence  a  se  réveiller  un  peu,  depuis 
que  je  rencontre  plus  d'insulaires  aimables.  —  Après  leur  quarantaine^  il 
n'y  avait  pas  moyen  de  vivre  avec  eux,  mais  depuis  qu'ils  ont  repris 
leurs  voyages  ils  sont  beaucoup  mieux.  —  J'aime  bien  le  fonds  anglais 
quand  on  y  joint  des  manières  et  des  idées  continentales.  —  Et  quant  à 
leur  littérature  je  l'aime  à  la  folie.  —  Vous  croyez  l'Opetaniec  fort  coupable; 
il  ne  l'est  pas  autant  que  vous  le  pensez,  et  voulez  vous  que  lui  seul 
fasse  exception  à  la  règle  que  tout  change  avec  le  temps?  Il  a  d'ailleurs 
quelque  fois  des  sujets  de  chagrins  d'affaires,  et  vous  savez  que  ceux  là 
qui  sont  les  moins  jolis  à  conter  sont  souvent  les  plus  difficiles  à  supporter. 

—  S.t  Clair  est  toujours  le  même;  celui-là  peut  bien  défier  toutes  les  lois 
établies  dans  la  nature,  il  a  une  manière  d'être  qui  n'appartient  qu'à  lui . 

—  Son  obligeance  pour  moi  est  toujours  extrême;  —  il  me  prête  à  présent 
un  très  beau  cheval  et  qui  est  aussi  beau  que  bon,  il  m'en  laisse  la 
maîtresse  absolue,  et  depuis  que  j'ai  fait  cette  nouvelle  connaissance  ma 
haquenée  blanche  est  tombée  dans  une  disgrâce  extrême.  —  Ce  n'est  pas 
qu'elle  n'ait  son  mérite,  mais  elle  perd  trop  à  la  comparaison.  —  Louis 
me  charge  de  vous  dire  qu'il  est  honteux  de  ne  vous  avoir  pas  encore 
répondu,  il  le  fera  je  ne  sais  pas  quand,  il  a  une  grande  paresse  à  écrire, 
quand  ce  n'est  pas  dans  ses  affaires  diplomatiques.  Au  reste  vous  pouvez 
bien  compter  sur  son  amitié,  il  vous  rend  la  justice  que  vous  méritez, 

—  Ecrivez  moi  sans  rancune  et  ne  suivez  pas  mon  exemple,  qui  sous  ce 
rapport  est  devenu  très  mauvais.  —  Adieu,  Adieu. 

Caroline  J. 


1)  Allude  alle  conseguenze  del  blocco  continentale  e  della  guerra  di  non  pochi  lustri  che 
aveva  frapposto  insormontabili  difficoltà  alle  comunicazioni. 

Quest'isolamento  degli  inglesi,  derivante  dalla  politica  napoleonica,  è  magistralmente 
descritto  da  Alfbed  de  Vignv,  Servitude  et  grandeur  militaires,  Paris  1899  pp.  290  e  seg. 
Un  saggio  dei  rigori  del  blocco  si  può  avere  in  G.  Servières,  L' Allemagne  française  sous 
Napoléon  1er,  Paris,  1904,  sovratutto  c.  III.  Cfr.  pure  H.  Fisher,  Studies  in  Napoleonic 
statesmanship  in  Germany,  O-xford  1903  e  segnatamente  J.  Holland  Rose,  Englands  Com- 
mercial struggle  wits  Napoleon,  Cambridge  1602. 


—  394  - 

CCXXIX 

Archivio  Casati  -  Milano  Inedita. 

La  principessa  Czartoriska  Jablonowska 
A  Teresa  Gonfalonieri  Casati. 

Ce  30  Avril  [1818]  Rome 

Que  vous  êtes  bonne,  chère  et  aimable  comtesse,  de  ne  pas  m'oublier; 
j'ai  été  malade  une  quinzaine  de  jours.  La  fièvre  avec  la  toux  c'est  ce  qui 
m'a  empêchée  de  vous  répondre  plus  tôt  et  de  vous  dire  combien  votre  sou- 
venir et  votre  constante  amitié  me  sont  précieuses.  Croyez  qu'  entre  tous 
les  avantages  de  demeurer  en  Italie,  celui  d'  avoir  toujours  1'  espérance 
et  la  possibilité  de  revoir  des  personnes  aussi  intéressantes  que  vous  et 
le  comte  votre  époux,  cet  avantage  dis-je  n'est  pas  oublié  et  entre  pour 
beaucoup.  Le  marquis  Capponi  de  Florence,  qui  est  ici,  me  rappelle  sou- 
vent votre  séjour  à  Naples,  son  voyage  avec  le  comte  au  mont  Cassin, 
enfin  cette  si  chère  époque  où  vous  faisiez  certainement  tout  le  charme  de  la 
société  du  salon  vert;  en  avez  vous  des  nouvelles,  ma  chère  comtesse?  Caroline 
aime  à  cette  heure  Naples  prodigieusement;  elle  est  gaie  et  fort  allante;  aujour- 
d'hui par  exemple  ils  sont  à  Carditello,  c'est  une  charmante  fête  champêtre 
et  que  le  roi  de  Naples  rendra  cette  année-ci  bien  plus  brillante  pour  amuser 
son  frère,  dont  c'est  le  carnaval  de  toute  sa  vie  que  son  séjour  dans  la  belle  Parthé- 
nope;  vous  savez  comme  le  roi  Ferdinand  s'entend  à  merveille  à  donner  des 
fêtes,  et  puisque  Caroline  y  a  pris  goût,  je  m'en  réjouis  pour  elle.  Ma  bonne 
Thécline  est  enceinte  de  nouveau,  elle  accouchera  au  mois  de  juillet,  priez 
bien  le  bon  Dieu  pour  elle,  et  la  bonne  comtesse  Annoni  aussi.  Je  vous  prie, 
chère  comtesse,  n'  oubliez  pas  de  lui  demander  cette  grâce  de  ma  part.  Cette 
chère  Thécline  aime  sa  Blandino  à  la  folie,  c'est  son  seul  amusement  car  du 
reste  elle  mène  une  vie  d'hermite.  Tout  cet  hiver  elle  n'a  pas  quitté  sa  chambre; 
son  mari  allait  à  Fera  où  son  devoir  l'obligeait  de  rester  plusieurs  jours  de 
suite  et  elle  avec  sa  petite  restait  solitairement  à  Bujukdéré.  Le  comte,  s'il  a 
toujours  le  projet  d'aller  en  Grèce,  connaîtra  ces  vastes  déserts  et  la  barbarie 
inculte  de  ces  habitants.  Est-ce  que  le  général  Czaplic  est  encore  à  Milan  ? 
Veuillez  bien  lui  faire  mes  amitiés.  Il  me  parait  qu'  il  préfère  le  nord  de 
l'Italie  au  midi.  Je  voudrais  en  transporter  les  habitants  sous  le  beau  ciel  de 
Naples  et  alors  l'harmonie  serait  parfaite.  Vous  savez  sans  doute  que  Filangieri 
se  marie  avec  la  fille  de  la  principesse  Caramanica,'  ce  n'est  pas  pour  faire  sa 
Cour  :  car  cette  famille  n'y   est  pas  très  bien  vue;  adesso  tocca  a  Tocco  ^  di 

1)  Forse  la  vedova  del  viceré  di  Sicilia.  (G.  Purè,  La  vita  in  Palermo  cento  e  più  anni 
fa,  Palermo  1904,  voi.  I  p.  37),  II  Filangeri  sposò  poi  invece  la  figlia  del  principe  di  Paterno 
(T.  Ravaschieri  Filangieri,  op.  cit.,  p.  109;. 

2)  I  Tocco,  principi  di  Montemiletto,  erano  una  famiglia  muratista.  Alla  fondazione  del- 
l'Ordine delle  Due  Sicilie,  ancora  ai  tempi  del  re  Giuseppe,  il  principe    di  Montemiletto  era 


—  395  — 

prender  moglie,  si  cela  arrive  je  crains  bien  pour  le  choix.  Est-ce  que  Trecchi 
ne  retourne  plus  ce  bon  Trecchi,  pourquoi  les  opinions  extravagantes  s' atta- 
chent toujours  aux  meilleurs  cœurs,  aux  gens  les  plus  honnêtes  ?  Dans  notre 
pauvre  patrie  c'  était  de  même  et  on  confondait  ce  tort  avec  la  perfection  de 
caractère  de  ceux  qui  avaient  le  malheur  de  se  tromper  ou  d'être  trompés.  Le 
monde  serait  trop  beau  à  habiter  s" il  ne  l'était  par  les  humains.  Je  n'ai  pas 
grand  chose  à  vous  marquer  d'ici.  Avant  hier  les  artistes  ont  donné  une  fête 
très  magnifique  au  Prince  de  Bavière,  leur  Mécène;  au  reste  ce  n'était  que 
les  artistes  allemands.  Beaucoup  de  mariages  ce  sont  faits  ici.  La  fille  du 
Conétable  Colonna!  a  épousé  le  duc  Lante.  Il  est  question  du  mariage  de  l'ainé 
Chigi^  avec  la  duchesse  d'Alchudia.  Adieu,  ma  bien  aimable  comtesse.  Conti- 
nuez-moi votre  souvenir  et  votre  amitié;  elle  m'est  bien  chère  et  je  vous 
suis  bien  attachée.  Votre  toute  dévouée 

P.SSE    CZARTORISKA. 


ccxxx 

Avchivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa   CLXIX  -  N.  427.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  30  d'avril  1818. 
Vous  avez  raison:  les  facultés  de  mon  âme  sont  oziose,  mais  voulez 
vous  que  je  désire  qu'elles  soient  en  activité?  On  ne  voit  briller  les  éclairs 
que  pendant  la  tempête,  mais  le  calme  d'une  onde  qui  n'est  agitée  que 
par  un  souffle  léger  n'est  il  pas  préférable?  Je  n'ai  que  trop  de  dispo- 
sitions à  la  tristesse  et  à  la  mélancolie,  c'est  à  peu  près  là  l'état  habituel 
de  mon  esprit;  quand  j'en  sors  par  momens  et  que  je  me  repose  en  prenant 
part  aux  distractions  que  je  trouve  sur  mon  chemin,  y  voyez-vous  du  mal? 
Un  rien  me  rejette  dans  mes  rêveries  et  mes  dégoûts;  —  et  à  peine  suis-je 
comme  tout  le  monde,  quand  relativement  à  moi  même  on  me  prendrait 
pour  une  extravagante.  —  Au  reste  ne  craignez  rien,  me  voilà  rendue  à 

stato  creato  commendatore,  fra  i  capi  del  partito   napolonico  [De  Nicola]    Diario    napole- 
tano dal  lygS  al  i82j  in  Archivio  Storico  delle  Provincie  napoletane,  II,  p.  4n. 

Leonardo  Tocco,  probabilmente  quello  di  cui  si  parla  qui,  era  agente  diplomatico  uffi- 
cioso del  re  Gioacchino  a  Londra  nel  1814.  Vi  si  adoprò  attivamente,  ma  senza  risultati 
apprezzabili,  ad  annodare  negoziati  ufficiali  con  Lord  Castlereagh.  Il  Tocco  non  si  rassegnò 
a  lasciare  la  capitale  inglese  che  il  3  maggio  1815  (Weil,  Joachim  Murât,  cit.  t.  I  p.  433, 
t.  Il  p.p.  2è6,  346,  t.  m  pp.  31,  35,  132,  177,  179,  343,  t.  IV  p.p.  306,  513). 

1)  Filippo  Colonna  (1760-1318)  gran  contestabile  ereditario  del  regno  di  Napoli,  marito 
d'una  principessa  di  Savoia,  gentiluomo  pio  e  colto,  devotissimo  alla  Santa  Sede,  fu  il  primo 
al  tempo  delle  riforme  del  cardinal  Consalvi,  che  rinunciasse  alle  giurisdizioni  feudali  (1816). 
Sua  figlia  donna  Maria  sposò  nel  1818  il  duca  Giulio  Lante. 

2)  Don  Sigismondo  Chigi,  allora  principe  di  Campagnano,  sposò  poi  (1829)  donna  Leo- 
poldina d'Oria  (G.  Moroni,  dizionario  di  erudizione  Storico-ecclesiastica,  Venezia  1842, 
voi.  XIII  p.  85;,  Fu  colonnello  nella  guardia  civica  e,  nel  1848,  membro  dell'alto  Consiglio. 
Cfr.  C.  Fraschetti,  Diario  del  principe  don  Agostino  Chigi,  Tolentino  1906.  D.  Sigismondo 
era  il  primogenito  di  D.  Agostino. 


—  396  — 

mon  isolement,  car  vous  savez  que  j'ai  un  talent  merveilleux  pour  me 
trouver  toute  seule  au  milieu  de  cent  personnes,  quand  une  ou  deux  de 
celles  qui  me  conviennent  ne  s'y  trouvent  pas.  —  Nous  avons  eu  une 
société  charmante,  agréable,  qui  me  convenait  parfaitement,  pendant  quelques 
semaines.  —  Il  n'en  reste  plus  de  traces  que  dans  nos  souvenirs.  —  Cela 
me  mets  de  bien  mauvaise  humeur;  toujours  changer,  toujours  regretter  et 
malheureusement  toujours  rencontrer  des  personnes  dont  le  sort  et  les 
circonstances  nous  séparent.  —  Vous  allez  voir  à  Milan  deux  de  nos  plus 
plus  intimes  habitués.  —  Ils  ont  passé  peu  de  tems  à  Naples,  mais  vous 
savez  qu'il  n'en  faut  pas  beaucoup  pour  faire  connaissance  quand  il  y  a 
de  la  sympathie  dans  le  fond  des  caractères.  —  Ce  sont  deux  écossais, 
M.r  Cumming'  et  M.r  Forbes.  ^  —  Ils  ont  beaucoup  voyagé,  ont  de  l'esprit, 
de  l'instruction,  des  manières  très  agréables,  du  naturel,  enfin  tout  ce  qui 
plait  dans  une  société  très  intime.  —  Ils  sont  amis  et  compagnons  de 
voyage,  ils  ont  été  ensemble  à  Jérusalem,  et  une  liaison  qui  résiste  à  une 
pareille  épreuve  doit  être  basée  sur  des  qualités  bien  solides.  —  M.r  Cumming 
remettra  à  votre  femme  une  lettre  de  ma  part.  —  Je  ne  suis  pas  tout  à 
fait  sûre  que  M.r  Forbes  aille  aussi  à  Milan.  —  Je  vous  les  recommande 
particulièrement  tous  les  deux,  j"ai  promis  à  M.r  Cumming  un  bon  accueil, 
une  recommandation  pour  le  N.  1.  Ne  me  démentez  pas,  je  vous  ai  fait  con- 
naître à  lui  et  vous  et  votre  femme.  —  Ils  sont  partis  hier  à  notre  grand 
chagrin,  Louis  les  aimait  aussi  beaucoup.  —  Nous  les  voyions  tous  les 
soirs,  nous  avons  veillé,  chanté  ensemble,  écrit,  monté  à  cheval,  fait  des 
promenades  à  pied  et  en  voiture:  n'est-ce  pas  là  de  l'intimité?  Ils  sont 
du  ristrettissimo  ristretto.  —  Ils  pourront  vous  donner  tous  les  détails 
possibles  sur  nous,  car  il  sont  bien  au  fait  de  tout.  —  J'espère  que  vous 
aurez  du  plaisir  à  rencontrer  ces  deux  emanations  du  salon  vert.  —  Ils 
aiment  beaucoup  la  musique  et  la  poésie:  avec  ces  deux  passions  il  est 
impossible  de  ne  pas  être  distingué.  —  Depuis  quinze  jours  toute  notre 
société  s'est  dispersée,  il  ne  nous  reste  que  VOpetaniec,  car  S.t  Clair  est 
malade  —  in  mezzo  a  tanti  guai,  Gallemberg  non  manca  mai!  —  C'est  là 
de  sa  poésie,  il  survit  à  tous  les  naufrages.  —  Les  écossais  ont  été  très 
content  de  lui  et  lui  d'eux,  au  point  de  vider  plusieurs  verres  à  leur  santé. 


lì  Perebbe  trattarsi  di  quel  James  Cumming,  morto  nel  1827,  funzionario  governativo 
del  "board  of  control,,  che  si  occupava  pure  di  belle  lettere;  ma  non  consta  che  questi 
fosse  scozzese.  Lo  era  invece  l'omonimo  James  Cumming  (1777-1821)  illustre  chimico  che 
non  pare  potesse  tanto  viaggiare.  Il  capitano  Guglielmo  Cumming  prese  parte  alle  gloriose 
spedizioni  navali  del  Nelson  (Cfr.  sir  Nicholas  Harris  Nicholas,  The  dispatches  and  letters 
of  vice  admiral  Lord  Viscount  Nelson,  London  1846,  7.th.  voi.  pag.  94). 

2)  Questo  Forbes  potrebbe  essere  Giorgio,  che  abitava  Edimburgo  e  vi  fu  così  ospitale 
nel  1819  al  Capponi,  aiutandolo  nel  concertare  lo  scambio  dei  periodici  fra  l'Italia  e  l'Inghil- 
terra. (A.  Carraresi,  op.  cit-,  Voi.  V,  pp.  22,  24,  173,  216,  242).  Il  Forbes  era  in  frequente 
corrispondenza  col  Capponi,  ma  una  sola  lettera  di  questi  all'amico  scozzese  è  nel  citato 
epistolario  (Carraresi,  op.  cit.  Vol.  I  p.  130).  Si  osservi  però  che  un'altro  Forbes,  John  Hay 
(1776-1854),  poi  divenuto  Lord  Medwyn  ed  insigne  giureconsulto,  aveva  sposata  Luisa, 
figlia  di  sir  Alexander  Cumming  Gordon;  parentela  che  potrebbe  indurre  ad  identificare  con 
questo  il  Forbes  che  si  accompagnava  ad  un  Cumming. 


—  397  — 

—  Vous  me  demandez  ce  que  je  pense  de  votre  gothomanie  (?),  je  l'approuve 
beaucoup,  ainsi  que  vos  goûts  simples  et  rustiques.  —  Je  vous  les  envie.  — 
J'ai  renoncé  à  la  campagne  tout  à  fait;  nous  passerons  l'été  à  Chiaja  comme 
toujours;  nous  avons  déjà  eu  des  chaleurs  accablantes,  que  sera-t-ce  plus 
tard?  Je  ne  vous  dirai  rien  de  l'adieu  de  Lord  Byron  aujourd'hui,  car  je 
veux  d'abord  me  procurer  l'original  pour  le  comparer  avec  la  traduction; 
d'ailleurs  comme  vous  me  le  conseillez  il  faut  que  j'attende  un  moment 
plus  favorable.  —  Au  reste  je  veux  me  remettre  à  la  lecture  avec  plus 
de  zèle  que  jamais  ;  je  compte  mettre  à  profit  l'ennui  et  l'isolement 
de  l'été  pour  cultiver  la  musique  et  lire  avec  attention  et  profit.  —  Tout 
le  grand  monde  commence  à  s'en  aller,  nous  avons  encore  un  bal  ce  soir, 
mais  je  ne  m'en  promets  que  de  l'ennui.  —  Nous  voyons  peu  vos  com- 
patriotes. —  Madame  Pallavicini  ne  sort  presque  pas,  elle  est  dans  un 
état  digne  de  pitié.  —  Le  fils  du  Duc  de  Melzi^  est  arrivé;  je  ne  l'ai  pas 
vu  encore.  —  L'amiral  Tchitschagoff,-  à  qui  nous  avons  fait  beaucoup  de 
politesses  et  qui  a  paru  très  content  de  nous,  est  parti  sans  nous  dire 
adieu:  cela  m'est  bien  égal,  mais  cela  me  paraît  singulier.  —  Madame 
Orloff  3  quitte  Naples  sous  peu,  elle  passera  par  Milan.  —  Vous  allez  voir 
la  famille  Gerace:  Nicolino  pourra  aussi  vous  parler  de  nous.  —  Madame 
Dery^  est  à  la  campagne,  on  la  dit  un  peu  mieux,  cependant  il  parait  que 
sa  maladie  est  bien  compliquée,  bien  extraordinaire  et  peut  être  sans 
remède.  —  Je  n'ai  rien  à  vous  dire  de  Naples,  vous  savez  que  j'y  suis 
sans  y  être,  que  rien  ne  m'y  intéresse  et  que  je  n'y  connais  que  des 
étrangers  que  vous  ne  connaissez  pas.  —  Cette  lettre  est  assez  longue, 
j'espère;  je  ne  suis  jamais  ou  presque  jamais  en  reste  avec  vous,  quoique 
certainement  j'aye  beaucoup  moins  de  tems  à  ma  disposition. 

Caroline  J. 

Est-ce  le  même  format  et  la  même  écriture  cette  fois-ci?  Nous  avons 
un  attaché  de  plus  à  notre  légation,  c'est  Mr  de  Granzestein^  frère  de 
M.me  Roller.  —  Louis  vous  a  écrit  par  le  Marquis  de  Medici;  c'est  un 
homme  qui  me  plait  beaucoup,  je  suis  fâchée  que  nous  l'ayons  vu  si  peu. 

1)  Cfr.  la  nota  7  a  j  ag.  34. 

2)  Paolo  Tchitchagof  (1767-1849),  figlio  dell'esploratore  polare  ammiraglio  V'asili,  educato 
in  Inghilterra,  incline  alle  idee  liberali,  fu  perseguitato  dallo  czar  Paolo  I  ed  investito  di 
cariche  importantissime  durante  il  regno  di  Alesandro  1.  Nel  1812  comandò  un  esercito  nella 
Moldavia  e  nel  mezzogiorno  della  Russia.  L'ammiraglio,  incaricato  di  guadagnare  la  Turchia 
alla  coalizione  anti-napoleonica,  ebbe  la  mano  libera  per  preparare  una  diversione  al  sud, 
lusingando  i  popoli  balcanici.  A.  Vandal  Napoleon  et  Alexandre,  Paris  1896,  III,  eh.  XII  §  IV. 
Il  28  novembre  attaccò  i  francesi  al  passaggio  della  Beresina,  ma  fu  tenuto  lontano  dai 
ponti  tutto  quel  giorno.  (Séqur,  Histoire  de  Napoléon  et  de  la  grande  armée  pendant 
l'année  1812.,  Paris  1825,  t.  II  pp.  363  e  seg  ;  A.  Schuermans,  Itinéraire  général  de  Na- 
poleon I.er,  Paris  1908,  p.  313).  Caduto  in  disgrazia,  viaggiò  a  lungo  in  occidente  e  fini  per 
stabilirvisi  ottenendo  la  cittadinanza  inglese.  Fu  intrinseco  di  Giuseppe  de  Maistre,  che  gli 
indirizzò  alquante  lettere.  Si  vedano  in  J.  de  Maistre,  Lettres  et  opuscules,  Paris  1851  t.  I 
pp.  254,  387,  449. 

3)  Forse  la  contessa  Orloff  di  cui  discorre  J.  R.  Seeley,  Life  and  times  of  Stein,  Le- 
ipzig 1878,  voi.  III,  p.  139. 

4)  Dovrebbe  esser  la  moglie  di  quel  generale  Dery,  comandante  la  cavalleria  della  guardia 
del  re  Gioacchino,  di  cui  è  riferito  un  colloquio  in  un  dispaccio  del  Menz  al  principe  di  Met- 
ternich.  (von  Helfert  Joachim  Murai  cit  pp.  125-126). 

5)  Forse  lo  si  può  identificare  con  quel  C.  Eberardo  Perin  di  Grandenstein  che  nel  1820  era 
consigliere  aulico  attuale,  addetto  alla  sezione  degli  affari  interni  dell'I.  R.  Cancelleria  intima. 


—  398  — 

CCXXXI 

Archivio   Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna 
A   Teresa   Gonfalonieri   Casati. 

Ce  23  May  [1818] 

Vous  me  faites  des  reproches  d'avoir  été  si  longtemps  sans  vous  écrire, 
mais  je  vous  assure  que  je  ne  suis  point  coupable  ;  vous  connaissez  trop 
bien  mon  attachement  pour  vous,  chère  Thérèse,  pour  croire  que  je  puisse  vous 
négliger.  —  Je  voulais  vous  écrire  par  le  dernier  courrieri,  mais  ce  jour  nous 
avions  tous  perdu  la  tête,  la  santé  du  marquis  nous  donna  les  plus  vives 
alarmes;  hélas  !  elles  n'étaient  que  trop  fondées.  —  Vous  saurez  peut  être  déjà 
que  nous  avons  eu  le  malheur  de  le  perdre  le  21  à  9  heures  du  soir;  il  rendit 
son  dernier  soupir  dans  les  bras  de  Louis  et  de  Gallemberg.  Jamais  mort  ne 
me  frappa  autant,  quoique  la  maladie  fut  de  cinquante  jours  on  la  traita  tou- 
jours tellement  de  rien,  que  nous  n'eûmes  pas  la  plus  légère  inquiétude 
jusqu'à  l'avant  veille  de  sa  mort  où  Gallemberg  vint  nous  dire  qu'  il  était  en 
danger;  il  passa  la  nuit  auprès  du  Marquis,  cette  même  nuit  on  le  fit  admi- 
nistrer; le  Prince  Leopold  assista  à  cette  triste  cérémonie,  il  fondait  en  larmes, 
tout  le  monde  pleurait,  il  était  si  aimé  et  méritait  tant  de  Tètre  !  Le  père 
Casini  en  sortant  de  la  chambre  du  Marquis  dit  à  ses  amis  «  Il  n'  ya  que 
l'homme  juste  comme  le  Marquis  St.  Clair  qui  peut  faire  une  confession 
générale  en  trois  minutes  ».  En  effet  toute  sa  confession  ne  prit  pas  plus 
de  temps;  on  lui  donna  l'extrême  onction  qu'  il  reçut  avec  la  plus  grande 
dévotion  et  la  dernière  parole  qu'  il  prononça  fut  «   Viva  Gesù  ». 

Le  lendemain  il  ne  donna  presque  plus  signe  de  vie,  mais  sembla  pourtant 
avoir  toute  sa  présence  d'esprit,  on  voulait  lui  faire  faire  un  testament  mais 
il  refusa;  enfin  le  soir  il  expira  dans  les  bras  de  Louis  et  Gallemberg.  —  On 
fit  sortir  un  moment  avant  le  Prince  Leopold  qui  souffrait  trop,  il  sentait  la 
perte  immense  qu'  il  faisait.  Diego  Pignatelli'  se  trouva  mal,  Brancaccio,  tous 
ses  amis,  tous  ses  gens  pleuraient;  c'était  une  douleur  générale.  —  Gallemberg 
est  dans  la  plus  grande  affliction,  vous  pouvez  bien  vous  figurer  la  nôtre. 
Nous  avons  perdu  un  ami  qui  n'est  pas  à  remplacer.  —  Quel  digne  homme  ! 
Quelle  belle  âme  que  la  sienne,  il  n'avait  pas  un  ennemi,  il  avait  su  s'attacher 
tout  le  monde  et  cela  uniquement  par  sa  vertu,  jamais  je  n'ai  vu  personne 
regretté  comme  lui.  —  Son  enterrement  a  été  fait  avec  la  plus  grande  pompe, 
on  l'a  porté  à  visage  découvert  et  tout  le  monde  fut  frappé  de  l'expression  qu' 
avaient  conservé  ses  traits.  —  Le  P.  Leopold  alla  à  Portici  le  soir  même  de 
la  mort  du  Marquis;  pauvre  Prince,  il  est  inconsolable;  il  était  habitué  à  la 
sollicitude,  à  l'amitié  du  Marquis  depuis  sa  plus  tendre  enfance,  quel  vide  dans 

1)  Probabilmente  l'aiutante  de!  principe  Leopoldo  citato  a  pag.  272  nota  3. 


—  399  — 

sa  vie!  Les  princes  ont  si  rarement  de  vrais  amis,  qu'  ils  doivent  apprécier 
doublement  ce  bonheur.  —  Je  ne  puis,  chère  Thérèse,  vous  parler  d'autre 
chose  que  de  ce  coup  si  sensible  pour  notre  coeur.  Vons  verrez  par  le  décousu 
et  le  style  de  ma  lettre  que  je  suis  encore  toute  hors  de  moi.  —  Je  vons  écrirai 
bien  sûrement  la  semaine  prochaine,  en  attendant  je  vous  embrasse  de  tout 
mon  cœur. 

Sophie. 


CCXXXII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  413.  Inedita. 

La  PRI^"CIPESSA  Carolina  JABLO^■o^YSKA  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  28  de  Mai  1818. 

Il  y  a  bien  longtemps  que  je  ne  vous  ai  écrit,  ne  vous  attendez  pas 
cependant  à  une  lettre  bien  longue;  plus  j'aurais  à  dire  et  moins  j'ai  envie 
de  parler.  —  D'ailleurs,  une  idée  absorbe  les  autres  et  un  voile  de  tristesse 
couvre  une  partie  du  passé  et  le  présent.  —  La  perte  que  nous  avons 
faite  et  dont  vous  ne  concevez  pas,  je  crois,  toute  l'étendue,  a  répandue 
tant  d'amertume  dans  notre  intérieur,  que  je  ne  m'y  reconnais  plus.  — 
Louis,  qui  m"a  donné  de  nouveaux  témoignages  de  sa  sensibilité  et  de  son 
affection  dans  cettte  occasion,  a  cherché  à  me  distraire  en  me  faisant  sortir 
plus  que  je  n'y  suis  habituée.  —  Ne  croyez  pas  que  j'entende  par  sortir 
aller  dans  le  monde,  mais  beaucoup  à  la  promenade;  l'air  et  le  changement 
de  lieu  fait  du  bien  quand  on  est  triste.  —  Je  ne  croyais  pas  pouvoir 
regretter  le  Marquis  de  S.t  Clair  autant  que  je  fais,  cela  prouve  bien  que 
les  qualités  du  coeur  l'emportent  cepandant  toujours  sur  celles  de  l'esprit- 
~  L'amabilité  plait,  la  bonté  attache  et  sait  se  faire  aimer.  —  Tout  le 
monde  le  pleure,  tout  le  monde  le  regrette,  tout  le  monde  lui  rend  justice. 
—  Il  n'y  a  jamais  eu  de  réputation  mieux  établie,  c'est  surtout  à  présent  qu'on 
le  voit.  —  Pendant  toute  sa  maladie  il  ne  s'est  pas  permis  une  plainte  ni 
un  mouvement  d'impatience.  —  Gallemberg  et  Louis  lui  ont  fermé  les 
yeux;  je  leur  envie  la  triste  consolation  de  lui  avoir  rendu  les  derniers 
devoirs.  —  Sa  mort  a  été  celle  du  juste  qui  souffre  avec  le  calme  de  la 
conscience  et  l'espoir  de  la  recompense  qui  l'attend.  —  Je  le  dis  encore, 
vous  ne  concevez  pas  l'étendue  de  la  perte  que  j'ai  faite,  car  vous  n'avez 
jamais  conçu  l'amitié  qu'il  me  portait;  comprenez  au  moins  mes  regrets.  — 
Je  sens  un  tel  vide  autour  de  moi  depuis  qu'il  n'est  plus,  qu'il  me  parait 
que  sans  avoir  jamais  fait  les  frais  de  la  société  qui  se  ressemblait  chez 


—  400 


nous,  il  en  était  pourtant  l'âme.  —  La  vue  de  Gallemberg  me  peine  et 
m'attriste,  je  ne  peux  pas  me  faire  à  le  voir  seul.  —  Je  vous  envois  l'ar- 
ticle de  la  Gazette  où  il  est  parlé  de  S.t  Clair,  je  n'en  suis  pas  tout  à 
fait  contente,  mais  il  y  a  plusieurs  endroits  qui  m'ont  touchée.  —  Le 
Prince  Leopold  s'est  parfaitement  bien  conduit  dans  cette  occasion,  et 
tout  ce  qui  est  dit  de  ses  regrets  est  très  vrai.  —  J'ai  reçu  il  y  a  quelques 
jours  votre  lettre  du  13,  je  n'ai  ni  la  faculté  ni  l'envie  d'y  répondre,  j'y 
trouve  même  des  choses  que  je  ne  comprends  pas  trop  bien.  —  Je  crois 
que  vous  avez  été  mal  informé,  mais  laissons  tout  cela.  —  Pour  vous 
parler  d'autre  chose,  je  vous  dirai  que  j'ai  été  hier  à  Pestum  avec  Louis 
et  Félix.  '  Nous  sommes  partis  à  quatre  heures  passées  du  matin  et  nous 
étions  de  retour  le  soir  à  onze  heures  et  un  quart.  —  C'est  être  au  moins 
bien  expéditifs,  —  En  comptant  surtout  que  nous  nous  [sommes  arrêtés 
une  heure  et  demie  à  Pestum  et  autant  à  Salerne.  —  J'ai  été  émerveillée 
et  enchantée  de  la  beauté  et  de  la  grandeur  de  ces  ruines.  —  Il  faisait 
le  plus  beau  temps  du  monde,  le  paysage  était  magnifique,  le  ciel  pur,  la  mer 
d'un  bleu  foncé;  on  ne  peut  rien  se  représenter  de  plus  imposant.  —  Pour 
Louis  qui  n'  aime  pas  trop  à  voir,  ce  fut  une  bien  grande  complaisance 
de  faire  pour  la  seconde  fois  ce  voyage,  car  c'est  plus  qu'une  course 
ordinaire.  —  Nos  chevaux  étaient  commandés  partout,  nous  fummes  servis 
à  merveille,  il  le  faut  bien  pour  avoir  mis  si  peu  de  tenis  à  cette  expé- 
dition, dont  la  célérité  a  étonné  tout  le  monde.  —  Voilà  comme  nous 
sommes  nous  autres  paresseux.  —  Nous  avons  deux  de  vos  milanais  ici, 
Mr  Lecchi  2  et  le  comte  ou  plutôt  le  Marquis  Salazari;^  je  crois  mal  écrire  son 
nom,  n'importe.  Je  n'ai  encore  vu  ni  l'un  ni  l'autre.  —  Ils  sont  arrivés  dans 
un  bien  mauvais  moment.  —  Je  n'ai  reçu  personne  depuis  longtemps.  — 
Si  je  suis  maussade  pour  eux,  pardonnez  le  moi  et  expliquez  leur  un 
jour  mes  raisons.  —  Je  ne  suis  bonne  à  rien  à  présent.  —  Bien  des  choses 
à  votre  femme.  —  Montrez  lui  cet  article  de  Gazette.      Caroline  J. 

1)  Dev'essere  un  fratello  della  principessa,  cfr.  la  n.  2  a  pag.  364. 

2)  Questo  Lechi  non  può  essere  Teodoro,  che  era  allora  in  prigione  come  complice  della 
congiura  militare  del  1814,  bensì  più  probabilmente  suo  fratello  primogenito  il  conte  Giu- 
seppe (1767-1836).  In  gioventù  al  servizio  austriaco,  fu  dei  primi  in  Brescia  ad  agitarsi  contro 
la  Serenissima  per  aggregare  la  provincia  alla  Cisalpina,  Avvenuto  il  rivolgimento  con  di- 
retta partecipazione  sua  e  dei  suoi,  era  già  generale  di  brigata  nel  1797  e  sopragiunti  i  ro- 
vesci della  parte  francese,  organizzò  a  Digione  la  legione  cisalpina  (Michaud,  Biographie 
des  hommes  vivants.  T.  IV,  Paris  1818,  p.  186)  e  proseguì  la  sua  rapida  carriera  finché 
fu  colpito  da  accusa  infamante  per  estorsione  agli  spagnoli  (Macdonald,  Souvenirs,  1892, 
pp.  406  e  seg.;  Léon  Lecetre,  Lettres  inédites  de  Napoleon  /"  Paris,  1897,  t.  II,  N.  738). 
Non  vi  fu  una  sentenza  al  termine  di  quel  processo  misterioso  ed  il  Lechi  passò  al  servizio 
del  re  Gioacchino,  che  se  ne  servì  nel  1814  per  toglier  la  Toscana  ai  francesi,  intrigando  col 
Fouché  (A.  LuMSROso,  Attraverso  la  rivolasione  e  il  I"  Impero,  Torino  1907,  p  p.  289  e  seg.)- 
Cfr.  per  i  Lechi  ciò  che  ne  dice  lo  Stendhal,  Journal  cit.  pp  376,  378,  382-83,  392;  e  le 
n.  5  e  6,  a  pag.  105  del  presente  volume. 

3)  Deve  trattarsi  del  conte  Lorenzo  Salazar,  (1797-1863),  gran  viaggiatore  ed  anglomane 
quasi  quanto  il  Trechi.  II  pronipote  conte  Alessandro  Giulini  ha  pubblicato  lettere  indirizza- 
tegli dall'ab.  de  Breme  e  dal  Capponi  (Tra  gli  autografi  in  II  libro  e  la  stampa,  A.  Ili 
fase.  IIIII). 


—  401  — 

CCXXXIII 

Archìvio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  9  Juin  [1818]. 

Vous  ine  devez  une  réponse,  chère  Thérèse,  et  votre  mari  m'a  tellement 
oubliée  que  je  lui  ai  écrit  deux  fois  sans  avoir  un  mot  de  lui.  Je  ne  vous 
fais  point  de  reproches,  chère  Thérèse,  car  vous  m'écrivez  souvent  et  de  bien 
bonnes  lettres,  d'ailleurs  vous  êtes  si  indulgente  pour  moi,  mais  j'en  veux 
tout  de  bon  un  peu  à  M.r  Gonfalonieri  qui,  depuis  trois  mois,  ne  m'a  pas  donné 
signe  de  vie;  je  lui  écris  pourtant  tous  les  mois  une  fois,  selon  le  pacte  qui 
a  été  fait  entre  nous;  grondez-le,  il  le  mérite.  —  Mes  lettres  à  présent  ne 
peuvent  pas  vous  intéresser;  Naples  est  comme  la  campagne  pour  nous,  on 
ne  voit  plus  personne  après  avoir  vu  trop  de  monde,  et,  à  moins  de  vous  parler 
de  la  tendresse  que  je  vous  porte,  et  dont  vous  êtes  bien  persuadée,  je  n'ai 
absolument  rien  à  vous  mander.  Mes  jours  se  suivent  et  se  ressemblent,  je 
ne  vais  presque  jamais  au  théâtre  car  il  finit  à  deux  heures  du  matin  et  notre 
société  se  borne  au  ménage  Clari  ^  età  un  couple  d'autres  personnes;  Gallem- 
berg  ne  vient  presque  jamais,  et  le  pauvre  marquis  a  laissé  dans  notre  petit 
cercle  un  vide  qui  ne  pourra  se  remplir.  Qui  jamais  pourrait  remplacer  un 
ami  pareil?  Demain  il  y  aura  seulement  ses  obsèques,  c'est  apparemment  à 
cause  de  l'oraison  funèbre  qu'  on  a  tant  différé. 

Adieu,  chère  Thérèse,  j'ai  tant  à  faire  aujourd'  hui  que  je  ne  vous  aurais 
point  écrit  si  maman  ne  m'avait  demandé  de  vous  prier  de  vouloir  bien  faire 
remettre  cette  lettre  à  son  adresse.  -  Quand  aurai-je  la  musique  de  Winter 
après  laquelle  je  soupire  ? 

Sophie. 

1)  II  conte  Carlo  Giuseppe  di  Clary  e  Aidringen  (principe  nel  1826)  nacque  a  Vienna  il 
2  Dicembre  1777  dal  principe  Giovanni  Nepomuceno  e  da  Maria  Cristina,  figlia  del  principe 
di  Ligne,  prototipo  del  gran  signore  cosmopolita  alla  fine  dell'antico  regime.  L'azione  del 
nonno  non  fu  inefficace,  per  fare  di  questo  principe  austriaco  un  gentiluomo  colto,  raffinato  e 
valoroso.  I.  R.  ciambellano  dal  1801,  maggiore  della  Guardia  degli  Arcieri,  guidò  nel  1809 
un  reggimento  levato  sulle  sue  terre. 

Fu  uno  dei  gran  signori  austriaci  chiamati  ad  assJstere  a  S.  Cloud  al  matrimonio  civile 
di  Napoleone  e  di  Maria  Luisa  (von  Helfert  Maria  Louise  Ershersogin  von  Oesterreich 
Kaiserin  der  Fransosen,  Wien  1873,  pp.  136,417)  Anche  nel  1812  il  Clary  si  trovò  al  con- 
vegno di  Dresda  in  cui  si  frammischiarono  le  corti  d'Austria  e  di  Francia  (Helfert  o/>.  c/Y. 
pp.  425,  426)  Ridotto  in  cattive  condizioni  di  salute,  Carlo  Clary  dimorò  assai  in  Italia  in  quei 
primi  anni  della  restaurazione.  Nel  1818  s'era  fissato  per  un  biennio  a  Napoli.  Bibliofilo 
grande  amatore  e  raccoglitore  di  incisioni,  il  Clary  fu  pure  valente  disegnatore  ed  avrebbe, 
lasciato  preziosi  diari  tuttora  inediti  (Wurzbach,  op.cit.W  pp.  ?81-382'.  Morì  nel  1831.  Aveva 
sposato  la  contessa  Luisa  di  Cliotek,  della  grande  schiatta  boema  che  sta  ormai  sui  gradini 
del  trono  d'Austria-Ungheria.  Era  dama  della  croce  stellata  e  dama  di  palazzo.  Se  ne  discorre 
spesso  in  Metternich,  Mémoires  cit.  p.  es  T.  v.  p.  440,  T.  VI  pp.  71,  296,  poiché  essa  ospitava 
signorilmente  a  Teplitz,  di  cui  i  Clary  son  feudatari,  quanti  accorrevano  a  quelle  acque,  celebri 
nella  prima  metà  del  sec.  XIX  come  convegno  di  sovrani. 

26 


—  402  — 

CCXXXIV 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XX  -  Fessa   CLXIX  -  N.  261.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyka  a  Federico  Gonfalonieri 

16  Juin  1818. 

Votre  lettre  m'a  désarmée,  je  vous  pardonne  votre  long  silence, 
puisque  vous  êtes  repentant,  mais  ce  que  je  ne  puis  vous  pardonner  de 
même  c'est  votre  tristesse  et  vos  vilains  projets  de  voyage:  non:  vous 
ne  devez  pas  partir,  pourquoi  affliger  votre  grand-mère  et  lui  causer  une 
douleur  qui  pourrait  abréger  sa  vie?  ne  sentez  vous  point  de  douceur  à 
remplir  un  saint  devoir?  Vous  vous  le  reprocherez  un  jour,  mais  il  n'en 
sera  plus  tem.ps,  vous  aurez  beau  vous  dire:  pourquoi  ai-je  sacrifié  aune 
fantaisie  du  moment  le  bonheur  des  dernières  années  de  ma  grand-mère? 
vous  ne  la  rappellerez  plus  à  la  vie,  et  on  ne  se  console  jamais  d'un 
tort  qu'on  a  eu  envers  une  personne  que  la  mort  nous  enlève,  car  on  ne 
peut  plus  le  réparer.  —  Je  n'ose  point  approfondir  vos  peines,  mais  je 
crois  pouvoir  vous  dire,  sans  vous  blesser,  qu'elles  sont  plus  imaginaires 
que  réelles;  vous  vous  montez  la  tête  sur  votre  situation,  vous  la  rendez 
malheureuse,  mais  elle  ne  l'est  pas.  —  J'ai  le  même  tort  que  vous,  ainsi 
ce  n'est  pas  à  moi  à  vous  sermonner,  cependant  je  suis  plus  excusable; 
le  découragement,  l'abattement  chez  une  femme  provient  d"  un  manque  de 
force,  de  résignation;  elle  ne  peut  quelquefois  supporter  le  poids  de  son 
coeur.—  L'homme  est  autrement  doué,  et  sa  sensibilité  ne  doit  jamais  le 
rendre  pusillanime.  —  Vous  me  demandez  de  vous  parler  toujours  en  détail 
de  ce  salon  vert,  dont  le  souvenir  vous  est  encore  cher;  mais  que  puis-je 
vous  en  dire?  il  a  subi  bien  des  révolutions,  le  dernière  l'a  comme  anéanti. 
Nous  nous  apercevons  chaque  jour  davantage  du  vide  qu'a  laissé  dans 
notre  petit  cercle  la  douloureuse  perte  d'un  ami  comme  était  le  marquis, 
nos  regrets  seront  aussi  longs  qu'  ils  ont  été  vifs,  un  homme  aussi  vertueux, 
aussi  distingué  qu'il  l'était,  mérite  d'occuper  une  place  éternelle  dans  le 
souvenir  de  ceux  qui  l'ont  connu;  et  ce  n'est  sûrement  pas  nous  qui 
pourrons  l'oublier.  —  Depuis  sa  mort  tout  nous  parait  changé  à  Naples, 
c'est  bien  lui  qui  en  faisait  tout  l'agrément.  —  Notre  société  est  réduite  à 
rien  à  présent,  vous  savez  que  l'été  Naples  est  un  désert,  nous  voyons  jour- 
nellement le  ménage  Clari  qui  ne  s'amuse  guère  ici;  Gallemberg  est  presque 
perdu  pour  nous,  depuis  le  départ  de  Barbaja'  il  passe  sa  vie  au  théâtre 

1)  Il  Barbaja  fu  noto  e  ricco  impresario  teatrale,  che  ebbe  l'appalto  dei  regi  teatri  na- 
poletani S.  Carlo  e  Fondo  dal  1809  al  1824,  poi  dal  1826  al  1834  e  dal  1836  al  1840,  e  fu, 
amicissimo  del  Rossini,  malgrado  qualche  piccola  nube  passeggiera.  Cfr.  G.  Mazzatinti  e 
F.  e  G.  Manis,  Lettere  di  G.  Rossini,  cit.  p.p.  14,  22,  27-28,  33.  Si  veda  pure  cosa  ne  dice 
quella  cattiva  lingua  del  Beyle:  Paupe  et  Chéramy,  Correspondance  de  Stendhal,  cit.  t.  II, 
p.p.  164,  195.  Il  Barbaja  mori  nel  1842.  Vedasi  su  di  lui  F.  Regli,  Dizionario  biografico  etc. 
cit.  p.p.  25-26.  Intorno  alla  sua  villa  di  Posillipo,  affittata  a  Lord  Berwick  e  teatro  delle 
ge.sta  del  conte  d' Alton-Shée,  vedasi  L.  Séché,  Klfred  de  Musset,  Paris  1908  I,  p.  276. 


—  403  — 

par  devoir,  et  aussi  un  peu  par  goût.  Les  anglais,  écossais  etc  nous  ont  déjà 
tous  quittés,  ainsi  il  n'y  a  pas  même  l'espoir  d'agrandir  notre  cercle,  je  m'en 
réjouis  plutôt  que  je  ne  m'en  afflige;  mais  pour  Caroline  qui  aime  à  veiller 
il  n'y  a  aucune  ressource  et  dans  son  désespoir  elle  va  presque  chaque 
soir  au  théâtre  seulement  pour  ne  pas  se  coucher  à  onze  heures.  Les 
promenades  à  cheval  continuent  toujours,  seulement  à  d'autres  heures,  nous 
dinons  à  présent  à  quatre,  au  lieu  de  sept  heures,  et  c'est  après  diné  que 
le  ménage  et  un  des  enfants  font  leur  course  à  cheval.  —  Nos  jours  se  res- 
semblent, ils  sont  plutôt  tristes  que  gais,  nous  ne  savons  encore  rien 
sur  r  avenir;  en  attendant,  Caroline  a  le  projet  d'aller  pour  la  S.t  Pierre 
à  Rome,  je  ne  sais  si  cela  réussira,  car  il  y  a  une  espèce  de  Jetafura  pour 
ce  voyage.  —  Adieu,  j'espère  recevoir  bientôt  une  lettre,  vous  savez  que 
vous  m'en  devez  deux.  Soyez  raisonnable,  restez  à  Milan  et  écrivez 
souvent  à  vos  amis  de  Naples. 

S.    WOYNA, 


ccxxxv 

Archivio  Casati  -  Mi/ano.  Inedita. 

La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati 

Ce  25  Juin  [1818]. 

Vous  serez  bien  étonnée,  chère  Thérèse,  d'  apprendre  que  Louis  et  Caro- 
line sont  partis  hier.  —  Louis  va  à  Vienne,  et  de  là  sur  ses  terres  en  Galicie. 
Caroline  le  reconduit  jusqu'à  Rome  où  elle  verra  la  fête  de  St.  Pierre;  j'aurais 
bien  désiré  y  aller  aussi  mais  cela  n'a  pas  pu  s'arranger.  Elle  restera  en  tout 
dix  jours,  Louis  sera  trois  mois  absent,  il  compte  revenir  par  Milan.  Vous  ne 
sauriez  croire  combien  tout  départ  m'afflige,  cela  me  fait  penser  que  peut-être 
bientôt  nous  serons  tous  éparpillés  et  l'idée  d'une  séparation  avec  Caroline 
m'est  tellement  pénible  que  je  ne  puis  m'y  arrêter.  —  Adieu,  chère  Thérèse, 
c'est  aujourd'  hui  Vendredi,  vous  savez  qu'  il  faut  remettre  les  lettres  à  l'aube 
du  jour,  je  ne  puis  donc  vous  écrire.  J'ai  seulement  voulu  vous  mander  cette 
nouvelle,  bien  importante  pour  les  amis  de  la  cour  de  Chiaja. 

Sophie. 


—  404  — 

CCXXXVI 

Archivio  di  Stato  di  Milmio  -  Proc.  dei  Carbonari 

Busta  XXII  -  Fessa  C  -  N.  46.  Inedita. 

Il  marchese  Alessandro  Visconti  d'Aragona  ^ 
A  Federico  Gonfalonieri 

Aìfori^,  li  8  Luglio  1818. 
Amico  Carissimo 

Sono  sensibilissimo  al  tratto  vostro  gentile  di  scrivermi  alla  sera 
prima  della  vostra  partenza,  non  avendo  potuto  avere  luogo  la  visita  che 
vi  eravate  proposto  di  farmi.  Ben  sovente  il  destino  mi  ha  privato  del 
piacere  di  vedervi,  ma  quest'oggi  con  maggior  mio  dispiacere  ancora. 

/vlonticelli  ^  mi  parlò  jeri  dell'ideato  vostro  progetto  di  una  corsa  nella 
Svizzera,  ma  non  credeva  che  fosse  da  intraprendersi  immediatamente» 
e  quindi  dopo  il  mio  ritorno  dal  lago  maggiore;  se  non  fossi  che  a  quindici 
miglia  da  Milano,  invece  di  quasi  quaranta,  ritornerei  dopo  ^domani  in 
città  espressamente  per  abbracciarvi.  Non  potendolo,  accettate  in  iscritto 
i  miei  pili  sinceri  auguri  per  la  prosperità  del  vostro  viaggio.  Il  paese  che 
volete  percorrere  è  interessante,  dirò  così,  fin  dalla  prima  mossa,  ed  inte- 
ressante è  pure  il  momento. 

Qual  piacere  per  me  se  il  vostro  viaggio  fosse  stato  anticipato  d'un 
anno,  o  ritardato!  Forse  —  chi  sa?  —  avrei  potuto  offrirvi  un  compagno  che 
apprezza  la  vostra  amicizia,  ed  i  vostri  talenti.  Vi  ringrazio  per  la  vostra 
confidenziale  comunicazione  sui  vostri  progetti  di  viaggio,  essi  saranno 
un  secreto  per  me. 


1)  Alessandro  Visconti,  di  quel  ramo  che  nel  XV  secolo  ottenne  d'aggiungere  al  nome 
avito  quello  dei  monarchi  aragonesi  di  Napoli,  era  figlio  del  marchese  Alberto  e  delU  mar- 
chesa Virginia  Ottolini.  Aveva  sposata  la  marchesa  Vittoria  Trivulzio  nata  Gherardini  (cfr. 
la  nota  4  a  pag.  19)  ed  era  quindi  il  patrigno  della  principessa  Cristina  Belgiojoso  Trivubio. 
Intorno  ai  suoi  rapporti  di  crescente  dimestichezza  col  Manzoni,  suo  vicino  di  campagna,, 
cfr.  Cesake  Caniù,  //  Conciliatore  e  i  Carbonari,  cit.  p.p.  M^-\?,\,&  Alessandro  Monsoni, 
Reminiscenze,  cit.  p.p.  39-40.  Sul  Visconti  d'Aragona  e  sulla  prigionia  triennale  che  dovette 
subire  in  conseguenza  del  processo  contro  i  Carbonari  vedansi  notizie  in  Raffaello  Bar- 
BiERA,  La  principessa  Belgiojoso,  cit.  I.  Derivano  in  parte  dalle  informazioni  della  marchesa 
Luigia  Visconti  d'Aragona,  nuora  del  marchese  Alessandro  ed  a  me  pure  liberamente  cor- 
tese di  schiarimenti  concernenti  quell'epoca  fortunosa. 

2|  Nel  testo  sta  scritto  Affori  senza  pericolo  d'erronea  lettura,  ma  il  marchese  Ales- 
sandro deve  aver  apposto  tal  data  macchinalmente,  per  abitudine,  poiché  dal  contesto  risulta 
evidente  che  la  lettera  non  fu  scritta  da  quella  villa  situata  alle  porte  di  Milano  (cfr.  la 
nota  1  a  pag.  30',  bensì  da  altra  assai  più  discosta  e  probabilmente  da  Oleggio  Castello, 
pure  appartenente  ai  Visconti  d'Aragona  e  da  questi  passata  ai  Dal  Pozzo  d'Annone,  nipoti 
dell'ultimo  marchese  Visconti  d'Aragona,  Alberto  (cfr.  la  nota  1  a  pag.  234). 

3)  Vedasi  la  n.  5  a  pag.  19. 


—  405  — 

Il  sig.  Obicini  deve  fare  da  Londra  la  spedizione  di  un  tilbury  Dau- 
mont  (?)  per  ora,  unitamente  ad  un  modellino  di  macchina  a  vapore;  se 
queste  cose  non  fossero  spedite  al  vostro  arrivo,  il  vostro  avviso  intorno 
alla  loro  perfezione  mi  sarebbe  prezioso  né  mi  spiacerebbe  che  fosse 
differita  la  spedizione.  Intanto  la  riuscita  del  nostro  assunto  per  la  nuova 
navigazione  nella  sua  parte  più  interessante  può  dipendere  dalle  vostre 
cure,  e  dall'intelligenza  vostra. 

In  Inghilterra  ho  rinunciato  in  gran  parte  ai  piaceri  della  società  per 
occuparmi  del  materiale  del  paese,  ed  ho  lasciato  di  presentare  molte 
lettere  acciò  le  cerimonie,  e  i  pranzi  non  mi  togliessero  il  tempo  di  vedere 
cose  più  interessanti.  Se  però  qualche  mia  lettera  per  quelle  poche  persone 
che  ho  conosciuto  può  esservi  utile,  comandatemi  liberamente. 

Ripeto  i  miei  più  sinceri  e  felici  augurii,  desidero  che  la  vostra  as- 
senza non  sia  lunga,  e  che  mi  conserviate  quell'amicizia  che  mi  professate 
e  che  vorrei  ancor  meglio  coltivare  col  tratto  successivo,  se  vorrete 
però  permettermelo. 

Addio  amatemi,  e  credetemi 

L'aff.  v.  servitore  e  amico 
Alessandro  Visconti  d'Aragona. 


CCXXXVII 

Archivio  di  stato  di  Milano  -  Proces'^o  dei  Carbonari 
Busta  XX  Fessa  CLXIX  N.  420. 

La  principessa  CarolilNa  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples  ce  13  de  juillet  [1818]. 

Vous  m'avez  fait  rentrer  en  moi  même  et  j'avoue  tous  mes  torts,  vous 
avez  raison  de  vous  plaindre  de  moi,  d'autant  plus  que  depuis  longtems 
vous  ne  m'avez  donné  aucun  sujet  de  mécontement.  —  Ma  dernière  lettre 
a  été  bien  sèche  pour  ne  pas  dire  plus,  et  pourquoi?  je  n'en  sais  rien 
car  vous  ne  l'aviez  nullement  mérité.  —  Faisons  la  paix,  je  vous  offre 
une  branche  d'olivier,  vous  ne  la  refuserez  pas,  j'espère,  et  je  ne  veux 
pas  que  vous  puissiez  m'accuser  d'inconséquence  et  de  caprices.  —  Je 
vous  écris  bien  rarement,  cela  est  vrai,  mais  depuis  quelques  mois  j'  ai 
toujours  été  occupée;  —  tous  mes  moments  étaient  pris,  et  j'étais  dans  une 
disposition  tellement  contraire  à  écrire  que  mes  lettres  s'en  ressentaient, 
—  Vous  devez  être  bien  peu,  trop  peu  au  fait  de  ce  qui  nous  regarde. 


—  406  — 

à  moins  que  vons  ne  tâchiez  d'apprendre  par  les  autres  ce  que  vous  ne 
pouvez  et  ne  devez  savoir  que  par  moi.  — 

Je  ne  vous  ai  pas  écrit  de  Rome,  oii  j'ai  passé  13  jours,  je  ne  m'en 
excuserai  pas.  —  A  mon  retour  j'ai  trouvé  votre  lettre  dont  les  expres- 
sions vraies  et  amicales  m'on  fait  grand  plaisir.  Je  profite  du  premier 
courrier  pour  y  répondre.  —  Au  reste,  après  m'être  humiliée  devant  vous, 
je  dois  cependant  vous  observer  que  vous  ne  m'écrivez  guère  non  plus, 
et  qu'il  n'est  pas,  je  crois,  nécessaire  de  calculer  vos  lettres  d'  après  les 
miennes.  —  Vous  pourriez  faire  les  trois  quarts  des  frais  de  notre  corre- 
spondance, ce  ne  serait  pas  trop.  —  Savez  vous  pourquoi  j' ai  été  à 
Rome?  Parce  que  j'avais  besoin  de  changer  de  place  et  d'idées,  que 
l'occasion  de  reconduire  Louis  qui  partait  pour  deux  mois  était  excellente 
et  que  je  voulais  me  distraire  de  son  absence,  en  passant  hors  de  chez 
moi  les  premiers  quinze  jours  de  son  voyage.  —  J'en  ai  fait  un  très  heu- 
reux, très  agréable,  dont  je  suis  enchantée.  J'ai  été  très  contente  de  voir 
à  Rome  toutes  les  personnes  que  j'y  ai  vues;  je  commence  par  là,  car 
vous  savez  que  la  curiosité  a  peu  ou  point  de   part  à   mes   jouissances. 

—  C'est  plutôt  pour  l'acquit  de  ma  conscience  que  j'ai  couru  les  anti- 
quités, le  Vatican,  les  ateliers  etc.,  etc.  tout  cela  par  un  chaud  à  mourir; 
l'illumination  et  la  girandole  m'ont  fait  plaisir,  mais  cela  ne  vaut  pas  un 
déplacement.  J'ai  fait  preuve  d'une  grande  activité,  malgré  ma  paresse 
habituelle.  —  Pour  y  aller  nous  avons  fait  le  voyage  en  26  heures.  —  Au 
retour  j'ai  couché  deux  fois  pour  me  reposer,  car  c'eut  été  trop,  dans 
cette  saison  surtout.  —  Je  suis  revenue  avec  le  prince  Kaunitz  qui  souffre 
d'une  mélancolie  dont  personne,  à  commencer  par  lui,  ne  sait  le  sujet,  on 
lui  conseille  Ischia  et  les  bains  de  mer.  —  J'ai  revu  Naples  avec  grand 
plaisir;  —  le  croiriez  vous?  Avec  un  plaisir  que  je  ne  croyais  pas  pou- 
voir éprouver,  et  qui  effacera  l'impression  fâcheuse  qu'avait  fait  ici  mon 
premier  début.  —  Voilà  comme  l'on  change  au  bout  de  trois  ans,  ou 
plutôt  tel  est  l'empire  de  l'habitude.  —  Je  me  retrouve  ici  chez  moi,  en- 
tourée, si  non  d'amis,  du  moins  de  bonnes  connaissances,  de  personnes 
qui  me  veulent  du  bien,  auxquelles  je  suis  agréable  et  nécessaire,  tout 
cela  est  si  doux.  -  Vous  qui  avez  l'humeur  voyageuse  vous  ne  me  com- 
prendrez pas.  —  Je  suis  arrivée  le  10  et  depuis  je  n'ai  fait  que    courir: 

—  visites,  promenades  à  cheval,  spectacles,  sans  compter  les  occupations 
domestiques,  ne  m'ont  pas  laissé  le  tems  de  respirer.  —  Me  reconnaissez 
vous  à  tout  cela  ?  M.  de  Clary  prétend  que  sa  princesse  a  été  changée  en 
nourrice.  —  Au  reste,  tel  changement  qu'il  y  ait  je  veux  vous  rassurer 
sur  celui  qui  pourrait  vous  alarmer  davantage,  mon  amitié  pour  vous  ne 
changera  pas,  à  moins  qu'il  n'y  ait  de  votre  faute,  je  vour  1'  ai  dit  de 
tout  tems  et  je  le  répète.  —  Je  compte  sur  la  vôtre  et  je  crois  que  c'est 
avec  raison.  —  Votre  femme  m'a  recommandé  ou  plutôt  à  Louis  un 
cousin  de  sa  soeur  que  je  n'ai  pas  encore  vu,  je  lui  ferai  dire  de  venir 
le  soir  car  le  salon  vert  va  son  train,  Louis  l'a  voulu  ainsi;  —  ii  est  tout 
autrement  garni  qu'il  ne  l'était,  non  pas  de  votre  tems,  car  c'est  le  siècle 


—  407  — 

passé,  mais  il  y  a  deux  ou  trois  mois.  —  Notre  société  se  compose  de 
Siciliens,  dont  hélas  quelques  uns  sont  partis,  de  Prussiens,  Polonais, 
Anglais,dont  vous  n'en  connaissez  pas  un  seul.  —  En  tout  il  y  a  pourtant 
peu  de  monde,  l'été  a  un  peu  dispersé  la  société.  -  Les  Autrichiens  sont 
encore  les  plus  nombreux,  —  pour  les  Polonais  ne  vous  y  trompez  pas, 
il  n'y  en  a  qu'un  seul,  il  est  bien,  mais  ce  n'est  pas  du  superlatif.  — 
Adieu,  adieu,  écrivez  moi  bientôt  et  avec  plus  de  détails,  n'imitez  pas 
mon  exemple  qui  n'est  pas  toujours  bon  à  suivre. 

Caroline  J. 

Comment  trouvez-vous  nos  écossais?  bien,  j'en  suis  sûre,  je  vous  re- 
mercie de  l'accueil  que  vous  leur  avez  fait. 


CCXXXVIII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

^        ^  ^    .  Milano  il  14  luglio  [18181. 

Caro  Federico,  ^ 

Il  giorno  della  tua  partenza  fui  a  pranzo,  secondo  il  solito,  dalla  mamma 
grande;  essa  fu  di  discreto  umore,  ed  è  stata  gentile  per  me.  Jeri  fui  a 
pranzo  dalla  contessa  Bigli,  mi  scusai  da  Porro  dove  doveva  pranzare  cella 
Bubna  \  L'ammiraglio  prese  congedo  da  me  jeri  sera,  volevo  dargli   una 

1)  Allude  alla  moglie  del  maresciallo  Bubna,  per  avventura  il  più  fido  ed  illuminato 
amico  che  il  Gonfalonieri  potesse  vantare  nelle  fila  dell'alta  gerarchia  militare  austriaca  e 
che  non  lo  abbandonò  mai,  neppure  quando  fu  sparsa  la  voce  di  un  complotto  dei  carbo- 
bonari  per  assassinare  il  maresciallo  ed  allorché  il  Gonfalonieri  fu  colpito  dalla  condanna 
capitale  per  alto  tradimento.  Ferdinando,  conte  Bubna  von  Littitz,  era  nato  a  Zamersk  in 
Boemia  nel  1764  di  antica  e  nobile  stirpe,  ridotta  in  cattive  condizioni  finanziarie'  percorse 
una  luminosa  camera,  battendosi  contro  i  turchi  ed  i  rivoluzionarli  francesi  ed  acquistan'- 
dosi  la  stuna  dell'arciduca  Garlo.  Nel  1805  era  referendario  al  Supremo  Gonsiglio  di  guerra 
e  funzionò  da  capo  di  stato  maggiore  dei  russi  accorsi  in  aiuto  dell'Austria  Generale  di 
cavalleria,  trattò  con  Napoleone  nel  1809  (Pei.^i,  Mémoires  sur  la  guerre  de  1809  en  Alle 
magne,  Paris,  1826  t.  IV  e.  XI)  poi  di  nuovo  alla  vigilia  della  rottura  tra  Francia  e  Austria 
'1813  ;  cfr.  Bakonne  du  Montet,  op.  cit.,  p.  85. 

Dopo  aver  partecipato  attivamente  alle  vittorie  degli  alleati  contro  Napoleone,  partico- 
larmente a  Dresda  e  colla  presa  di  Ginevra,  entrò  in  Francia  dal  sud  est.  (G.  Chaptal, 
Mes  souvenirs  sur  Napo'éon,  Paris  1833,  p.p.  139  e  seg.). 

Posto  a  capo  delle  truppe  austriache  stanziate  in  Piemonte  all'inizio  della  restaurazione, 
rifece  nel  H15  una  punta  vittoriosa  nella  Francia  meridionale,  cattivandosi  gli  animi  a 
Lione  colla  sua  prudente  ed  equanime  condotta.  Divenne  capo    delle  I.  R.  truppe    di    Lom- 


—  408  — 

lettera  per  te,  ma,  conti  fatti,  trovai  che  sarebbe  arrivata  più  tardi  che  colia 
posta.  Te  ne  includo  una  di  Porro.  Mandai  oggi  alla  posta,  ma  non  si 
sono  trovate  lettere  per  te.  Tuo  padre  è  partito  questo  dopo  pranzo  per 
Carate  e  Verderio  per  ritornare  venerdì;  tua  madre  ti  saluta.  Archinto  ha 
scritto  da  Amsterdam  a  suo  padre  ed  alla  Trivulzio',  a!  primo  per  doman- 
dargli formalmente  il  di  lui  assenso  per  il  matrimonio,  ed  alla  seconda 
per  autorizzarla  a  parteciparlo  ai  parenti;  la  nuova  ha  corso  già  tutta 
Milano.  La  figlia  maggiore  Cigalini  sposa  un  Giovio  di  Como,  è  affare 
conchiuso  ^  Dicono  che  il  figlio  Dal  Verme  ^  sposa  una  Decapitaneo.  Gol- 
dsmith mi  fece  dire  che  eri  arrivato  felicemente  a  Ginevra,  non  ho  capito 
niente  a  quest'ambasciata  poiché  non  era  possibile  che  vi  arrivasti  prima 
d'jeri  sera. 

M.e  Bubna  parte  lunedì  venturo;  siccome  impiega  sette  giorni  in  viaggio, 
non  le  darò  lettere  per  te^.  Ti  prego  di  darmi  esattamente  le  tue  nuove 
e  di  credere  alla  veracità  di  quei  sentimenti  che  ti  ho  sempre  mai 
professati. 

La  tua  affina  moglie 

Teresa. 


bardia  e  le  ricondusse  nel  1821  al  di  là  del  Ticino,  per  ristabilirvi  la  monarchia  assoluta. 
Cfr.  Zerboni  di  Shosetti-Rovini,  op.  cit.  ed  anche  L.  Sauli  d'Ighano,  Reminiscense  della 
propria  vita,  Roma  1908  voi.  I  p.  471. 

Mori  in  Milano,  il  6  giugno  1S25  dopo  un  soggiorno  in  Austria  in  cui  si  adoprò  effica- 
cemente a  salvar  la  vita  del  Gonfalonieri  (Gonfalonieri  ,  Memorie,  cit.  cap.  VI).  Al  Bubna 
forse  per  la  sua  rinomanza  anche  nel  campo  dei  nemici,  si  ricorse  ripetutamente  da  chi 
tendeva  a  far  pervenire  a  Maria  Luisa  le  lettere  del  grande  ed  abbandonato  suo  sposo 
(Talleyrand,  Mémoires,  cit.  t.  Ill,  p.  127;  F.  Nicolini,  Nicola  Nicolini  e  gli  studi  giuridici 
nella  prima  metà  del  secolo  XIX,  Napoli  1907,  p.  146). 

1)  Il  conte  Giuseppe  Archinto  cfr.  la  n.  2  a  pag.  305|  s'era  fidanzato  con  donna  Gristina 
Trivulzio,  del  marchese  G.  Giacomo  e  della  marchesa  Beatrice.  Lo  sposo  rimase  all'estero 
ed  il  conte  Alberto  Litta,  che  intervenne  al  matrimonio  impalmando  donna  Gristina  per 
procura,  la  addusse  poi  al  marito  in  Parigi. 

2|  Infatti  in  quell'anno  il  conte  Francesco  Giovio,  cavaliere  gerosolimitano,  figlio  del 
chiaro  scrittore  conte  G.  Battista,  sposò  la  marchesina  Clelia  Gigalini  (Litta,  op.  cit.,  parte  I). 

3)  Vuol  probabilmente  alludere  al  conte  Antonio,  figlio  del  conte  Francesco  (il  noto  viag- 
giatore, amico  di  Washington),  che  sposò  nel  1822  la  marchesina  Maria  Gigalini,  risposatasi 
molto  pili  tardi  al  marchese  Gaspare  Ordotìo  De  Resales,  ardente  seguace  del  Mazzini. 

4)  I  Bubna  eran  a  Ginevra  nel  luglio,  secondo  scriveva  la  D.ssa  di  Broglie  all'amica 
M.me  Anisson  du  Perron-Barante,  da  Goppet  il  3  agosto  1318:  "  J'ai  encore  vu  ici  M.  et 
Madame  de  Bubna,  faits  bourgeois  de  Genève  en  récompense  de  l'avoir  délivrée  de  M.  Ca- 
pelle  le  conseiller  d'état  „.  E  soggiungeva:  "  M.  de  Bubna  est  un  gros  homme  rusé,  mais 
d'assez  bon  sens  „.  Duc.  de  Broglik,  Lettres  de  la  Duchesse  de  Broglie,  cit.  p.  17).  Il 
duca  Vittore  si  domanda  se  quel  viaggio  "  cachait  quelque  arrière  pensée-politique  „. 
(Broglie,  Souvenirs,  cit.  t.  II,  p.  48|. 


—  409  — 

CCXXXIX 

Archìvio  di  Stato  di  Milano.  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  LIV  N.  1.  Fessa  DCCLXXIX.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri 
AL  CONTE  Luigi  Porro  Lambertenghi. 

Ginevra  li  18  Luglio  1818. 
Ottimo  Amico. 
Da  cinque  giorni  a  Ginevra  e  sul  punto  di  abbandonarla, 
eccomi  fedele  agli  impegni  miei  e  nel  medesimo  tempo  al  mio 
vero  desiderio  nello  scriverti.  Passai  quivi  de'  giorni  assai 
piacevoli,  allettato  dalla  bellezza  della  natura,  dalla  dolcezza 
del  clima,  e  molto  più  dalla  società  di  wo;n/?;/ veramente  iioìnini. 
Questo  paese  si  è  detto  con  ragione  l'entrepôt  dei  lumi  europei, 
ed  infatti,  ove  si  hanno  il  terzo  giorno  i  giornali  tutti  che 
escono  a  Parigi,  ed  in  cinque  quelli  che  escono  a  Londra  non 
può  essere  altrimenti.  Domani  parto  con  Pahlen  per  Yverdun 
e  Neuchatel,  ove  ci  proponiamo  di  visitare  la  bella  dagli  occhi 
bleu  madame  PourtalésM  Passerò  quindi  secondo  il  mio  divisa- 
mento  a  Berna,  Zurigo,  Sciaffusa  etc.  e  quindi  in  Francia.  Non 
so  fin  dove  il  mio  compagno  mi  seguirà,  mentre  egli  non  ha 
ancora  nessun  progetto  ben  fisso;  intanto  io  approfitto  con  piacere 
della  di  lui  compagnia.  Riceverai  per  la  posta  due  piccole 
brochures  intorno  all'ultimo  disastro  di  Chamony,  e  fra  20  giorni 
avrai  una  spedizione  di  altri  oggetti,  per  la  via  della  Svizzera, 
a  Como.  Saprai  al  primo  ordinario  la  persona  cui  saranno 
indirizzati.  Ho  veduto  Sisniondi,  Rossi ^,  Albertina;  essi  tutti  sono 


1)  Probabilmente  Madame  Fritz  de  Pourtalès. 

2)  Pellegrino  Rossi,  nato  a  Carrara  nel  1787,  era  nel  1807  addetto  alla  corte  d'appello 
dr  Bologna,  segnalandosi  tosto  nella  pratica  e  nell'insegnamento  dei  diritto.  Se  si  deve 
credere  al  conte  Libri  Bagnano,  il  Rjssi  avrebbe  partecipato,  già  nel  maggio  1814,  al  com- 
plotto per  chiamare  Napoleone  I  dall'Elba  al  trono  d'Italia  (Weil,  Joachim  Murât,  cit.  t.  I, 
p.  99)  Partigiano  del  re  Gioacchino  allorché  questi  nel  1815  levò  !o  stendardo  dell'indipen- 
denza italiana,  è  ritenuto  autore  del  famoso  proclama  di  Rimini,  che  inspirò  anche  la  Musa 
del  Manzoni.  Il  re  Io  nominò  commissario  civile  nei  dipartimenti  del  Reno,  del  Rubicone, 
del  Basso  Po.  Emigrato  a  Ginevra,  ove  divenne  tosto  intrinseco  dei  castellani  di  Coppet 
(d£  Bkoglie,  Souvenirs,  cit.)  ebbe  gran  parte  nelle  riforme  costituzionali  del  paese  che 
l'ospitava  (A.  Saffi,  Ricordi  e  scritti,  voi.  XII.  Firenze  1904,  pp.  4S2  e  seg.).  Dalla  Sviz- 
zera recatosi  a  Parigi  con  missione  diplomatica,  vi  rimase  come  professore  di  economia 
politica  dopo  non  piccoli  contrasti,  dei  quali  v'è  un'eco  poco  benevola  nelle  lettere  del  Tom- 
maseo al   Cantù   (E.    Verga,   //  primo  esilio  di  Niccolò    Tommaseo,  Milan  j   1906,  p.p.  2-7 


—  410  — 

in  molta  aspettazione  del  settembre;  faccio  voti  perchè  l'aspet- 
tazione sia  sostenuta,  e  convalidata  dal  fatto.  Ho  veduto  il 
Patriarca  ^  e  la  sua  famiglia,  tutti  ti  salutano,  mi  hanno  invitato 
a  pranzo,  ma  non  ho  potuto  approfittarne  perchè  già  impegnato. 
Scrivimi  per  maggior  sicurezza  a  Parigi  Chez  M.  Rougemont  de 
Lowemberg,  Amami,  comandami,  e  credimi  sinceramente  tuo 

aff.mo  amico 
Federico  Gonfalonieri. 

T  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Louis  Porro, 
à  Milan 


CCXL 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carboìtari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  -  N.  37.  Inedita. 

M.**  Osborn'  à  m.''  Wharton. 

Geneva  18»'  July   1818. 
My  dear  Sir, 

The  papers  have  informed  me  that  I  may  congratulate  you  as  we  all  do 
most  sincerely  on  your  return  for  Durham,  which  I  assure  you  gave  me  the 
most  heartfull  satisfaction.  —  The  Count  Gonfalonieri,  a  Milanese  nobleman, 
will  deliver  this  letter,  he  is  a  very  intelligent,  well  informed  man  of  great 
consideration  at  Milan,  and  is  now  on  his  way  to  see  England  ;  I  have  taken 


48,  55  ed  anche  Marco  Minghetti,  Miei  ricordi,  vol.  I,  Torino  1888,  p.p.  137-138).  Natura- 
lizzato francese,  assunto  alla  paria,  il  Rossi  condusse  a  buon  fine  lo  spinoso  negoziato  affi- 
datogli di  ottenere  dal  Vaticano  che  i  gesuiti  francesi  si  disperdessero  spontaneamente, 
evitando  al  ministero  Guizot  la  poco  gloriosa  violenza  d'una  cacciata  che  sembrava  im- 
posta da  un  impulso  delle  folle.  (P.  Thureau-Dangin,  Histoire  de  la  monarchie  de  juillet 
e.  V,  Paris  1889,  pp.  556  e  seg.  A.  Bardoux,  Gtiisot,  Paris  1894  p.  94.  R.  P.  Lecanuet 
Monmtalebert,  t  II,  Paris  1898,  p.p.  257  e  seg.).  Nominato  stabilmente  ambasciatore  fran- 
cese a  Roma,  il  Rossi  non  si  rifiutò,  coraggioso  come  sempre,  a  tentare  un  leale  esperi- 
mento di  governo  costituzionale  negli  stati  della  Chiesa  e  v'era  quasi  riescilo  quando  le 
sette  e  la  plebaglia  s'accordarono  per  torlo  di  mezzo,  sì  che,  fra  un  doloroso  silenzio  della 
opinione  pubblica  :  cfr.  de  Reiset,  Mes  souvenirs,  Paris  1901,  I  pp.  222  e  seg),  fu  fatto 
assassinare  a  tradimento  il  15  novembre  1848  per  mano  di  un  figlio  del  tribuno  Ciceruacchio 
(cfr.  L.  C.  Farini,  Lo  stato  romano  dall'anno  iSij  al  iSjo,  Firenze  1853,  VII,  cap.  XVIII; 
C.  Rusconi,  Memorie  aneddotiche,  Roma  1883,  e.  VII;  Duchessa  Enricheftadi  Sermoneta. 
Alcuni  ricordi  di  Michelangelo  Caetani  duca  di  Sermoneta,   Milano  1904,  pp.  116  e  seg.}. 

1)  Salvo  che  intenda  semplicemente  riferirsi  all'Osborn  ed  alla  sua  numerosa  famiglia, 
il  Gonfalonieri  potrebbe  accennare  qui  al  famoso  padre  del  comunismo,  Buonarroti,  allora  a 
Ginevra  ed  intorno  al  quale  vadasi  G.  Romano  Catania,  Filippo  Buonarroti,  19C2. 

2'  Questo  Osborne  dev'essere  il  medesimo  ricordato  più  indietro  a  pag.  378. 


411 


the  liberty,  as  he  is  an  entire  stranger,  to  recommend  him  to  your  notice 
and  we  shall  all  feel  infinitely  obliged  by  any  attention  and  civilities  you  may 
show  him  during  his  stay  in  England.  I  shall  give  you  an  account  of  us  all 
in  a  few  days  in  the  mean  time  assure  M.rs  Wharton  and  yourself  of  our  united 
sincere  regards  and  kindest  remembrances  and  believe  me,  m}'  dear  Sir,  yours 
most  truly 

Kean  Osborn. 

V  :       Rich.  Wharton  Esq.  M.  P. 
Grafton  Street 

London. 


CCXLI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  N.  39.  Inedita. 

M/  Osborn  a  sir  Thomas  Stepney  ' 

Geneva  18^1^   July   1818, 
My  dear  Sir  Thomas, 

As  Fanny  as  already  written  to  Lady  stepney  since  our  arrival  here, 
I  should  not  have  troubled  you  at  this  moment,  but  that  a  milanese  nobleman, 
the  Comte  Gonfalonieri  is  going  to  England  and  being  an  entire  stranger,  I 
am  desirous  of  recommending  him  to  some  of  our  friends  and  to  entreat  their 
kind  attention  to  him;  he  is  a  well  informed  and  very  agréable  man,  pos- 
sessed of  a  very  considerable  property  in  Lombardy,  and  I  am  sure  you  will 
be  much  pleased  as  well  as  our  friend  Lady  Stepney  with  being  acquainted 
with  him.  I  nead  not  say  how  very  infinitely  obliged  we  shall  all  be,  for  any 
civilities  you  may  show  him  during  his  residence  in  London.  We  have  got 
here  a  tolerable  house  but  in  a  bad  situation,  it  was  literaly  Hobsons's  choice, 
and  fortunate  we  were  to  get  it,  for  Geneva  and  the  environs  swarm  with 
English,  insomuch  that  there  is  not  now  an  apartment  to  be  had  even  in  an 
Inn.  We  shall  remain  here  untili  the  l^t  of  October  and  then  return  to  Naples 
for  the  fourth  winter,  not  having  had  any  gout  the  three  winters  already 
spent  there.  Would  that  I  could  induce  you  and  dear  Lady  Stepney  to  go 
there,  I  am  sure  it  would  be  of  great  service  to  you  and  you  would  be  de- 
lighted with  it,  M^'s  Osborn,  Fanny  and  Theodosia  unite  in  kind  regards 
and  best  affections  for  you  both  with, 

dear  Sir  Thomas,  yours  sincerely 

Kean  Osborn. 

V  :       Sir  Thomas  Stepney  Bart 

N.  20,  Lower  Grosvenor  Street 
London 

1)  Questo  "Tom  Stepney  „  era  degli  ospiti  del  principe  di  Galles  a  Brighton  quando  vi 
fu  il  Creevey  (Maxwell,  The  Creevey  papers,  cit.  II,  p.p.  149-150). 


—  412  — 

CCXLII 

Archivio  di  Stato  di  Milano  ■  Processo  dei  Carbonari 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  -  N.  3S.  Inedita. 

M/'    OSBORN    A  M/    HiNCHLIFFE 

Geneva   18^1^  July  1818. 
My  dear  Hinchliffe, 

I  wrote  to  you  a  few  days  ago;  this  therefore  serves  merely  to  recommend 
to  your  kind  and  friendly  notice  the  Count  Gonfalonieri  of  Milan,  who  is  in 
his  way  to  England  where  he  is  a  stranger,  he  will  give  you  some  account 
of  us  all  and  you  will  find  him  well  informed  and  very  intelligent.  I  nead 
not  add  that  you  will  infinitely  oblige  us  by  any  civilities  you  may  be  kind 
enough  to  show  him  during  his  stay,  which  will  be  but  short,  as  we  are  to 
see  him  at  Milan,  where  he  leaves  his  family,  in  October.  —  Edwards  and 
Emma  are  here.  —  Our  kind  love  to  your  mother,  sister  and  Amelia  ; 
yours  sincerely 

Kean  Osborn. 


H.  I.  Hinchliffe  Esq. 

N.  17,  Green  Street  -  Grosvenor  Square 
London 


1)  Un  Hinchliffe,  nipote  di  Lord  Crewe,  è  ricordato    dal    Creevej'    nel   suo   giornale   del 
1822  (Maxwell,  The  Creevey  papers    cit.  II,  p.  36). 


—  413  — 

CCXLIII 

Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  18  luglio  [1818]. 
Caro  Federico, 

La  Mamma  grande  ha  avuto  giovedì  un  po'  di  febbre '^   oggi  si  è 

alzata,  ed  è  in  perfetta  convalescenza  ;  credo  che  non  vi  sarà  altro,  è 
stata  una  delle  sue  solite  indisposizioni  di  stomaco.  Fui  la  mattina  a 
vederla,  e  vi  passai  la  sera,  mi  figuro  che  domani  sortirà.  1!  marchese 
Fornara  è  partito,  onde  mancano  quattro  persone  del  pranzo  deila  Do- 
menica ;  quel  che  è  peggio  si  è  che  quelli  che  rimangono  non  sono  di 
molta  risorsa.  Gli  affari  Sirtori  sono  in  uno  stato  deplorabile,  la  Carolina 
sa  ora  tutto,  farà  ora  essa  gii  affari,  ma  credo  che  non  rimanga  che  la 
roba  sua  di  lei,  il  rimanente  basterà  forse  appena   per  pagare   i   debiti, 

Peppino  Calderara  l'ajuta  nel  disbrigo   degli   affari ^   Nessuna   lettera 

per  te,  spero  ricevere  tue  nuove  coll'ordinario  di  dom.ani.  È  passato  da 
Milano  il  duca  di  Narbonne',  ma  non  ha  domandato  di  me.  Divertiti 
bene  ;  e  credimi  a  tutta  prova 

la  tua  aff.ma 
Teresa. 

Tante  cose  a  Pahlen. 


1)  Si  omettono  particolari  riguardanti  la  malattia  della  contessa  Gonfalonieri  Bigli. 

2)  Seguono  altre  notizie  di  affari  privati. 

3)  Allude  certo  al  conte  Raimondo  (nominato  duca  alla  restaurazione)  de  Narbonne  Pelet 
(1771-1S55).  Pari  di  Francia  nel  1815,  rappresentò  il  re  Luigi  XVIIi  a  Napoli,  ove  i  Gonfalonieri  lo 

avranno  incontrato.  Il  barone  di  Frénilly  ne  traccia  nelle  sue  memorie  un  ritratto  curioso, 
poco  lusinghiero  :  "  le  petit  homme  le  plus  chafouin,  le  plus  maigrechin  et  le  plus  timide 
du  monde,  qui  n'avait  pour  lui  que  de  l'instruction  cachée,  de  l'esprit  embarrassé,  un  très 
beau  nom  et  d'excellentes  opinions  avec  l'ensemble  d'un  commis  au  lieu  de  la  près  ance 
d'un  ambassadeur  „.  Il  piacevole  narratore  tratteggia  pure  la  duchessa  de  Narbonne  Pelet  : 
"  seconde  fille  du  duc  de  Sérent,  petite  bossue  pleine  d'esprit,  de  grâce  et  d'intrigue...  elle 
plaisait  fort  au  roi  (Luigi  XVIII),  et  il  entretenait  avec  elle  un  petit  commerce  épistolaire 
de  cette  menue  denrée  d'esprit  qui  était  le  fond  de  sa  boutique.  Une  conspiration  fit  du  petit 
duc  un  ambassadeur  pour  exiler  sa  femme  „  (Frenîllv,  op.  cit.,  p.  395). 


—  414  — 

CCXLIV 

Archivio   Casati  -  Colo  g  no  Mousese.  Inedita. 

La  Duchessa  de  Broglie  de  Stael 
AL  Generale  de  La  Fayette  ^ 

Cher  général,  je  vous  adresse  un  patriote  Italien,  qui  comme  ceux  de  tous 
les  pays  veut  vous  porter  son  hommage;  recevez  le  bien,  pour  moi,  et  surtout 
parce  qu'il  a  été  très  aimable  pour  ma  mère.  Il  vous  racontera,  si  vous  lui 
demandez,  des  conversations  de  Lord  Castlereagh*  qui  n'ajouteront  pas  à  votre 
enthousiasme  pour  ce  ministre;  nous  venons  de  recevoir  vos  lettres  dont  je  vous 
remercie  au  nom  de  tous. 

Je  félicite  le  nouvel  héritier  du  beau  nom  qu'il  aura  à  porter.  Merci  pour 


1)  Universalmente  noto  è  il  generale  marchese  Mottier  de  La  Fayette  (1757-1834),  pro- 
motore e  campione  dell'aiuto  francese  agli  americani  insorti  contro  l'Inghilterra,  paladino 
del  popolo  contro  la  corte,  agli  inizii  della  rivoluzione,  presto  costretto  piuttosto  a  seguire 
che  a  guidare  l'impeto  delle  folle.  La  sua  rettitudine  lo  trattenne  del  resto  dall'assicurare 
il  suo  potere  alleandosi  al  duca  d'Orléans  (cfr.  E.  Dard,'Z.<?  General  Choderlos  tie  Laclos,  Paris 
1905,  p.p.  175  e  seg.  ;  B.  Honoré  Duveyrier,  Anecdotes,  Paris  1907,  ed.  M.  Tourneux,  p.  130), 
Alla  vigilia  della  caduta  della  monarchia,  il  suo  prestigio  era  svanito  e  l'opposizione  sua 
alla  rivoluzione  cruenta  dell'agosto-settembre  1792  non  ebbe  altro  risultato  che  di  obbligarlo 
a  fuggire  nel  Belgio,  ove  gli  austriaci  con  cieca  e  vana  crudeltà  lo  misero  in  ceppi  (cfr. 
Maxime  de  la  Rocheterie,  Histoire  de  Marie  Antoinette,  Paris  1890,  t.  II,  eh.  XX  e 
J.  Thomas,  Correspondance  inédite  de  La  Fayette,  1793-1801  Paris).  Liberato  in  conse- 
guenza dei  patti  di  Campoformio  (Vivenot,  Vertrauliche  briefe  des-Freihern  von  Thugut, 
VVien  1872,  t.  II,  p.  55),  il  La  Faj'ette  non  cooperò  al  regime  napoleonico  che  alle  due  epoche 
fugaci  nelle  quali  i  liberali  riebber  qualche  potere,  il  principio  del  consolato  ed  i  cento 
giorni  (A.  Vandal,  L'avénement  de  Bonaparte,  Paris  1908,  I,  eh.  XI).  Implacabile  fu  la  sua 
opposizione  alla  restaurazione  (cfr.  Paul  de  Rémusat,  A.  Thiers,  Paris  1889,  p.p.  23-24;  P. 
F.  Thomas,  Pierre  Leroux,  Paris  1904,  p.  13)  e  nessuno  agi  più  efficacemente  alle 
giornate  di  luglio  per  portare  al  governo  la  democrazia,  nella  quale  la  sua  fede  fu 
costante  e  sincera,  ed  al  tempo  stesso  ingenua  e  nebulosa.  "  Les  événements,  ha  detto  il 
duca  di  Broglie,  passaient  devant  lui  sans  exercer  sur  lui  la  mondre  influence  „  (Broglie, 
Souvenirs,  cit.  II,  p.  13Ì)  Nel  1818  il  La  Fayette,  che  il  ministero  Richelieu  aveva  a  stento 
fatto  cadere  l'anno  innanzi  nelle  elezioni  di  Parigi,  stava  per  essere  eletto  deputato  della 
Sarthe.  Cfr.  Général  La  Fayette,  Mémoires,  correspondance  et  manuscrits,  Bruxelles 
1839,  t.  II,  p.  323,  ove  il  La  Fayette  parla  del  Gonfalonieri  "  liberal  italien  „. 

Variamente  giudicato,  il  La  Fayette  parve  a  quello  statista  positivo  dell'antico  regime 
che  fu  il  duca  di  Ghoiseul  una  sorta  di  caricatura  (Frénillv,  op.  cit-,  pag.  42)  e  fu  bollato 
dal  Mirabeau,  buon  giudice,  del  marchio  dell'incapacità  politica  (Edmondo  Rousse,  Mi- 
rabeau, Paris  1896,  p.  197),  mentre  il  Carlyle  chiuse  il  volume  sulla  costituzione  del  1791 
richiamandosi  alla  nobiltà  della  figura  del  La  Fayette  (Thomas  Garlyle,  The  french 
Revolution  -  The  Constitution,  ed.  Rose  London  1904,  p.p.  360-361).  Il  Manzoni  giovine 
circondò  il  La  Fayette  della  massima  reverenza  (G,  Sforza,  Epistolario,  cit.  t.  I.  p.p.  58  e 
65),  ma,  provetto,  ne  parlò  ben  severamente  nella  studio  La  rivoluzione  francese  nel  iySg 
e  la  rivoluzione  italiana  del  iSjg,  Milano  1889,  p.  es.  a  p.p.  257  e  320-21. 

2)  Allude  a  quelle  riferite  nella  lettera  LXXIV  del  presente  volume. 


—  415  — 

le  pauvre  Gourgau  ^  ne  l'abandonnez  pas,  sa  position  est  cruelle  ;  si  Lafitte  2 
voulait...  enfin!  l'aristocratie  de  la  richesse  est-elle  bien  meilleure  que  l'autre  ? 
J'attache  une  grande  importance  à  ce  que  l'article  du  Censeur  ^  soit  bien  et  je 
serai  vivement  sensible  à  ce  qui  viendra  dans  ce  genre.  Croyez-vous  que  cela 
leur  fasse  quelque  chose  ?  je  vous  en  laisse  juge. 

Adieu,  cher  général,  votre  excellente  amitié  se  retrouve  toujours  comme  un 
bienfait  précieux  pour  ceux  qui  la  possèdent. 

Répandez  donc  un  peu  de  cette  douce  bienveillance  sur  mon    Italien    qui 

la  mérite:  j'oublie  de  vous  dire  qu'il  se  nomme  M.r  de  Confalonieri. 

20  Juillet  [1818].  i\LBERTINE. 

V  :        Monsieur 

Le  Général  La  Fayette 

à  Lagrange  *-Rosay 
Département  Seine  et  Marne 


CCXLVI. 
Archivio  Casati  -  Milano  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  21  luglio  [1818]. 
Caro  Federico, 

Ho  ricevuto  jeri  l'altro  la  tua  lettera  del  14,  la  mamma  grande  è 
stata  assai  contenta  della  tua  lettera,  e  ci  rallegrammo  scambievolmente 
nel  sentire  le  tue  buone  nuove.  Essa  m'impose  di  dirti    mille   cose,    che 

1)  Forse  allude  al  barone  Gourgaud.  Gaspare  Gourgaud  (1783-1852)  era  un  colonnello 
d'artiglierìa  che  Napoleone  I  s'era  scelto  come  primo  ufficiale  d'ordinanza  (Général  Griois, 
Mémoires,  t.  II,  Paris  1909,  p.  142).  Accompagnò  l'imperatore,  che  lo  aveva  promosso  gene- 
rale durante  i  cento  giorni,  sino  a  S.  Elena  icfr.  Due  de  Rovigo,  Mémoires,  Paris  1829, 
t.  Vili,  pp.  237  e  seg.;  Lord  Roseberv,  Napoleon-the  last  phase,  London  1900,  eh.  Ili; 
L.-  Col.  B.  Jackson,  Notes  and  reminiscences  of  a  staff  officer,  London  1903,  p.p.  184  e 
seg.).  In  quest'anno  1818  il  Gourgaud,  che  aveva  carattere  difficile  ed  era  in  disac- 
cordo col  Montholon,  aveva  lasciato  l'isola  e  si  trovava  in  Inghilterra,  perseguitato  da  quel 
governo  tory,  ciò  che  può  avergli  valuto  le  simpatie  della  pietosa  duchessa  de  Broglie. 

Il  Gourgaud  fu  poco  dopo  in  rapporto  col  Fabvier  ed  altri  istigatori  di  rivolte  militari 
più  o  meno  bonapartiste  (cfr.  A.  Debidour,  Le  general  Fabvier,  Paris  1904,  eh.  V'III). 

2|  Giacomo  Laffitte  (1767-1844),  impiegato  poi  socio  del  grande  banquiere  Perrégaux,  di- 
venne a  sua  volta  uno  dei  maggiori  finanzieri  del  suo  tempo.  Fu  posto  a  capo  della  banca 
di  Francia.  Deputato  d'opposizione  durante  la  restaurazione  (cfr.  Nicoullaud,  Casimir 
Périer  député  d'opposition,  Paris  1894,  p.p.  9  e  seg),  fu  subito  ministro  del  regime 
di  luglio,  anzi  presidente  del  Consiglio  dal  novembre  1830  al  marzo  1831,  levato  sugli  scudi 
dalla  sinistra  e  portabandiera  degli  elementi  rivoluzionarli  di  tutt' Europa  (cfr.  Guizot,  Mé- 
moires pour  servir  à  l'histoire  de  mon  temps,  Paris  1859,  t.  II,  ce.  X  e  XI;  Thureau- 
Dangin,  op.  cit.,  t.  I,  liv.  I).  Il  rimanente  della  sua  carriera  politica  fu  una  costante  oppo- 
sizione nelle  fila  dei  radicali. 

3)  Il  Censeur  era  un  periodico,  fondato  nell'estate  del  1814,  da  Comte  e  Dunoyer,  atti- 
vissimo campione  della  libertà  di  stampa  ed  in  genere  propagatore  delle  idee  della  si- 
nistra, ostile  e  dannoso  ai  governi  della  restaurazione,  ma  anche  oppostosi  durante  i  cento 
giorni  all'imperialismo  rinascente. 

Sulla  polemica  fra  il  Censeur  e  l'ex  presidente  del  direttorio  Barras  vedasi  de  Barras, 
Mémoires  (ed.  Duruy),  cit.,  Paris  1896,  p.  396. 

4)  Castello  nel  dipartimento  di  Senna  e  Marna,  pervenuto  per  eredità  al  marchese  de 
Lasteyrie,  che  mi  lasciò  ivi  liberamente  ricercare,  purtroppo  senza  risultato,  lettere  del 
Confalonieri  al  La  Fayette. 


—  416  — 

sta  benissimo,  che  parte  il  27  per  Carate,  e  ciie  non  ti  scrive  perchè 
questo  l'affatica  di  troppo.  Siccome  Tiberio  ha  alcuni  affari,  ha  preferito 
d'andare  a  Carate  sulla  fine  della  villeggiatura;  io  c'anderò  l'indomani 
della  partenza  della  M.  G.  Così  essa  ha  deciso.  Mio  suocero  m'ha  invi- 
tata d'andare  a  Verderio.  La  famiglia  vi  si  recherà  prima  della  metà  del 
mese,  io  vi  anderò  per  alcuni  giorni  e  mi  fermerò  più  o  meno,  secondo 
vedrò  che  sarà  aggradita  la  mia  presenza  colà.  Ti  scrissi  due  volte  a 
Ginevra  e  oggi  scrivo  anche  a  Berna;  spero  avere  tue  nuove  dallo  stra- 
dale che  percorri  per  andare  a  Parigi.  Se  vedi  la  principessa  Castelfranco, 
ti  prego  di  dirle  ch'io  le  scrissi  una  volta  a  Parigi,  che  non  ho  mai  avuto 
riscontro  di  questa  lettera  e  che  desidero  sapere  se  l'ha  ricevuta.  Ti 
accludo  un  bigliettino  per  il  mio  calzolaio,  nel  quale  gli  ordino  alcune 
paia  di  scarpe,  che  ti  prego  di  portarmi  e  di  pagare.  Ho  mandato  tutti 
questi  giorni  alla  posta,  ma  non  si  sono  trovate  lettere  per  te.  Sta  oggi 
morendo  la  contessina  Padulli  nata  Lurani  ;  è  morta  jeri  la  ragazzina 
della  contessina  Borromeo.  Luigino  ha  avuto  due  giorni  di  febbre,  ora 
sta  bene.  Brème  parte  domani  per  Balbianino  ',  ove  conta  passare  due 
mesi.  È  sortito  un  sermone  sulla  poesia  di  Giovanni  Torti  2,  diviso  in 
quattro  capitoli  ;  parla  nel  primo  della  poesia  classica,  nel  secondo  della 
romantica,  nel  terzo  della  mimica,  nel  quarto  dell'amore.  I  versi  sono 
trovati  bellissimi.  Questo  nuovo  componimento  desta  un'altra  volta  gli 
alterchi  dei  romantici  e  dei  classici.  Avrai  sentito  dalla  Bubna  il  ridico- 
lissimo  lieto  fine  che  si  è  voluto  dare  al  ballo  della  Vestale  l'ultima  sera, 
veramente  degno  del  teatro  della  Stadera  ;  si  era  sparso  che  la  poesia 
fosse  di  Monti  ;  ma  poi  si  è  verificato  che  non  è  sua,  era  troppo  cat- 
tiva per  poterla  credere  composta  da  lui.  Tuo  padre,  tua  madre,  i  tuoi 
fratelli,  Brème  e  tutti  gli  amici  ti  salutano.  Addio,  mio  caro  Federico, 
credi  alla  sincerità  dei  miei  sentimenti. 

La  tua  aff.ma  moglie. 


1)  Villa  dei  Porro-Lanibertengiii,  passata  poi  agli  Arconati- Visconti,  su  un  promontorio 
in  magnifica  posizione,  a  mezzo  il  lago  di  Como. 

2)  Giovanni  Torti  (1774-1852),  in  gioventù  scolaro  del  Parini,  partecipe  dei  bollori  dema- 
gogici della  prima  cisalpina,  che  cantò  ventenne  in  versi  spiranti  patriottico  entusiasmo, 
collaborò  volonteroso  al  governo  restauratore  del  Melzi,  quale  impiegato  nel  dicastero  della 
pubblica  istruzione,  ove  prosegui  la  sua  onorata  carriera  fino  al  1817,  quando  il  regime  au- 
striaco lo  collocò  a  riposo.  Rientrato  negli  uffici  come  vice-segretario  di  governo,  indi  come 
segretario  dell'i,  r.  ispettorato  generale  delle  scuole  elementari,  si  senti  rinascere  nel  1848 
la  foga  giovanile  e,  con  schietto  calore,  dettò  un  inno  per  l'insurrezione  vittoriosa,  sicché 
dovette  andar  esule  alla  rioccupazione  di  Milano,  da  parte  del  Radetzki,  e  morì  in  Genova, 
ove  era  stato  posto  a  capo  dell'Università.  (Cfr.  Mauri,  Scritti  biografici,  cit.  vol  I;  Egidio 
Bellorini,  Ricerche  intorno  alla  vita  di  Giovanni  Torti  in  Arch.  Storico  lombardo, 
a.  XXXI  p.p.  104  e  sag.).  Il  gran  pubblico  ha  familiare  il  nome  del  Torti  sovratutto  per  il 
passo  dei  Promessi  Sposi  (cap.  XXIX)  ove  i  suoi  versi  son  detti  "  pochi  e  valenti  „.  V  Epi- 
stola sui  Sepolcri  del  Foscolo  e  del  Pindemonte  (18G9),  ed  il  sermone,  di  cui  parla  in 
questa  lettera,  sono  i  maggiori  scritti  di  questo  fine  poeta. 


■417 


CCXLVII 

Ardiivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  LXII  -  Fessa   C  -  lY.  16.  Inedita. 

Il  prof.  Pellegrino  Rossi  a  Federico  Gonfalonieri 

Ginevra,  21  luglio  1818. 
Caro  carissimo  Sig.  Conte  amico  preg.mo, 

Credo  in  verità  che  sarebbe  stato  ben  difficile  vederci,  conoscerci  e 
non  stringerci  in  solida  ed  eterna  amicizia.  Io  meritava  di  apprezzarvi 
ed  amarvi  perchè  son  capace  di  sentire  quanto  valete  ;  voi  non  potevate 
rigettare  un  uomo  di  animo  schietto  e  caldo  dell'amore  del  suo  paese,  e 
che,  senza  conoscervi,  ha  imitato  in  piccolo  quel  che  voi  tentaste  in  grande. 
Quando  io  discopro  un  buon  italiano  sento  allargarmisi  il  cuore,  ma 
l'aver  ben  conosciuto  voi,  carissimo  sig.  conte,  e  potermi  dire  vostro 
amico  ha  vinto  la  mia  aspettazione,  che,  pur  troppo,  era  ridotto  a  non 
aspettare  più  nulla  di  ottimo.  Io  non  ho  niente  di  magnifico  da  offerirvi  : 
soltanto  un  animo  a  tutte  prove  fermo  e  leale  ;  accettatelo.  —  Ho  divo- 
rato il  vostro  libretto'.  Le  vostre  idee  erano  giuste;  il  vostro  raziocinio 
è  solidissimo,  il  vero  amor  della  patria  che  vi  spira  ad  ogni  linea  fa  si 
che  nissun  buono  può  leggerlo  senza  amarvi  e  senza  ammirare  il  vostro 
fermo,  e  nobile  coraggio.  Non  parlo  delle  accuse  ribattute;  chi  ha  cuore 
di  scriver  così  in  siffatti  tempi  non  può  mai  essersi  avvilito  neppure  con 
un  pensiero  men  degno  di  un  animo  generoso.  Io  non  vi  taccio  (e  ormai 
che  dovrei  tacere  con  voi?)  che  le  vociferazioni  dei  tristi  erano  giunte 
anche  al  mio  orecchio  allorché  era  in  Italia.  E  sapeva  aver  voi  scritto 
alcunché  :  pensate  se  l'ho  letto  con  vivo  interesse.  Ma  voi  disprezzate 
coloro  che  dopo  averlo  letto  non  apprezzassero  in  voi  l'uomo  puro,  no- 
bile e  giusto  :  sono  animi  fracidi. 

Vi  accludo  tre  lettere  giunte  ieri  :  e  se  altre  arriveranno  le  avrete. 
Non  ho  trovato  mezzo  di  mandarvele  a  Berna,  senza  correre  il  rischio 
che  già  foste  partito,  e  che  potessero  andar  smarrite. 

La  famiglia  Calandrini  mi  ha  chiesto  di  voi  con  vero  interesse,  e  mi 
hanno  incaricato  di  testificarvelo  scrivendovi,  E  sperano  che  tornando  a 
Ginevra  non  scorderete  il  piacere  che  la  vostra  visita  ha  loro  procacciato. 

Di  me  nulla  più  vi  dico.  Siatevi  certo  che  mi  troverete  sempre  e  poi 

sempre  lo  stesso,  e  che  io,  carissimo  sig.  conte,  mi  ascriverò  sempre  ad 

onore  e  a  fortuna  l'essermi  e  il  dirmi  tutto  tutto  vostro 

Pellegrino  Rossi. 

Il  mio  indirizzo  è 

chez  Mess.rs  Calandrini  e  comp. 

v:  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 

chez  Monsieur  Rougemont  de  Lowemberg 
Paris. 
1)  Allude  certo  alla  "  lettera  a  un  amico  „.  27 


—  418  — 

CCXLVIII 
Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari. 

Busta  XX  -  Fessa  CLXIX  -  N.  423.  Inedita. 

La  principessa  Carolina  Jablonowska  Woyna 
A  Federico  Gonfalonieri 

Naples,  ce  23  de  juillet  [1818]. 
Comment,  M.r  le  Comte,  vous  prenez  la  fuite  sans  en  rien  dire  ? 
Est-ce  pour  user  de  représaille  ?  est-ce  pour  vous  venger  de  mon  voyage 
â  Rome  ?  Au  reste  ne  croyez  pas  que  je  vous  en  veuille,  je  ne  suis 
jamais  injuste;  selon  vous,  vous  avez  à  vous  plaindre  de  moi  et  vous 
voulez  me  le  prouver,  cela  est  bien  fait.  —  Cependant  il  fallait  vous  atten- 
drir au  moment  du  départ  et  m'écrire  un  petit  adieu.  Vous  voyez  que  je 
suis  meilleure  que  vous  et  que  je  vous  poursuis  au  delà  des  Alpes  pour 
faire  ma  paix  avec  vous.  —  Ce  qui  me  fâche  dans  votre  voyage  c'est  que 
vous  ne  recevrez  pas  une  longue  lettre  que  je  vous  ai  écrit  à  mon  retour 
de  Rome  et  qui  vous  aurait  fait  plaisir.  Je  ne  sais  pas  non  plus  si  celle-ci 
vous  parviendra.  Je  charge  votre  femme  de  vous  l'envoyer,  mais  sait-on 
jamais  ce  qu'  une  zta  glowa  comme  vous  peut  entreprendre  ?  —  Il  fut 
un  temps  où  je  n'aurais  pas  eu  de  craintes  à  ce  sujet,  car  vous  m'aviez 
promis  de  me  consulter  sur  vos  démarches  extraordinaires.  —  Autre  tems, 
autres  moeurs.  —  J'espère  toutefois  que  votre  absence  ne  passera  pas 
les  deux  mois,  alors  je  pourrais  vous  pardonner  tous  vos  torts.  —  Com- 
ment avez  vous  quitté  votre  grand-mère  quelques  jours  avant  sa  fête  ? 
Ne  lui  faites  pas  au  moins  le  chagrin  de  vous  absenter  pour  longtems.  — 
Soyez  un  peu  plus  franc  avec  moi,  car  d'après  vos  lettres  on  ne  se  douterait 
pas  des  perfidies  que  vous  méditez.  —  Voilà  ce  que  c'est   qu'un  Italien^ 

Caroline  J. 

V  :  à  Mo.nsieur 

Monsieur  le  Comte  Frédéric  Gonfalonieri. 


CCXLIX 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  24  Luglio  [1818]. 
Caro  Federico,  ho  ricevuto  solo  questo  dopo  pranzo  la  tua  lettera 
del  18  della  quale  ti  ringrazio;  mi  sorprende  il  sentire  che  non  abbi  rice- 
vuto mie  lettere  mentre  io  ti  scrissi  il  14,  e  18  a  Ginevra,  e  il  22  a  Berna, 
e  a  Parigi;  questa  tua  mi  è  pure  stata  ritardata,  mentre  Porro  ne  rice- 
vette una  coir  eguale  data  l'ordinario  passato.  Cercherò  d'eseguire  il 
meglio   possibile   la  commissione   della   musica,  e,  siccome  io  anderò  a 


—  419  — 

Carata  fra  tre  giorni,  lascierò  a  qualcheduno  l'incarico  di  spedirla.    Ti 
includo  una  lettera  di  Porro;  non  si  sono  trovate  lettere  alla  posta  per 
te;  ne  ricevetti   io  da  Napoli,  tutti  stanno  bene,  la   principessa  vi  si  è 
restituita,  mi  assicurano  che  il  principe  passerà  per  Milano  al  suo  ritorno, 
desidererei  che  vi  fosti,  per  poter  fare  qualche  cosa  per  lui.  Dopo  domani 
è  il  giorno  di  S.Anna,  pranzerò  dalla  M.  G.,  già  per  essere  Domenica; 
del  resto  essa  non  riceverà  nessuno.  L'abate  Fornara,  Martelli  e  Frasconi 
sono  le  sole  persone  che  vengono  a  Carate....^.  Sofia  mi  prega  di  scrivere 
a  Parigi  a  qualcheduno  di  mia  conoscenza  per  pregare  il  Maestro  Cheru- 
bini- di  comporre  una  piccola  arietta  per  lei:  bisogna  che  sia  scritta  su 
di  una  carta  piccola  col  bordino  bianco  intorno  perchè  possa  assortire 
la  sua  collezione;  essa  vuole  che  il  Maestro  ci  metta  il  proprio  nome 
colla  dedica  a  lei,  guarda  se  è  possibile  di  eseguire  questa  commissione  ; 
incaricatene,  te  ne  prego,  è  una  cosa  che  l'interessa  assai,  conosci  la  sua 
smania  per  queste  cose.  È  passata  da  Milano,  diretta  a  Ginevra,  M.^  Gal- 
lemberg,  non  ha  cercato  di  me  e  ne  sono  contenta.  Sabato,  cioè  domani, 
arrivano  i  S.  Antonio.  Cicogna  si  occuperà  di  loro;  in  quanto  a  me  non 
posso  far  niente  per  loro   poiché  ai  Casino  non  c'è  nessuno  e  al  teatro 
non   abbiamo  che  la  commedia.  Tuo  padre,  tua  madre,  fratelli,   mamma 
grande,  zie,  e  gli  amici  tutti   ti   salutano.  La  Padulli  è  ancora  in  vita. 
Domenica  avrà  luogo  l'entrata  dell'Arcivescovo^;  egli  sarà  alla  testa  de' 
Luoghi  Pii  e  del  Clero.  11  Governo  non  vi  prende  parte;  è  stata  invitata 
dal  podestà  la  nobiltà,  ma  nessuno  ci  anderà;  poiché  il  Governo  crede 
abbassarsi  coli' intervenire  a  queste  funzioni,  i  nobili  poi   non  credono 
doverci  andar  loro.  Addio.  Credimi  con  tutto  il  cuore 

Teresa. 

1)  Si  omettono  particolari  riguardanti  faccende  domestiche. 

2)  Luigi  Maria  Cherubini  (1760-1842)  fu  un  grande  musicista  che,  nato  a  Firenze,  allievo 
del  Sarti  a  Bologna,  diresse  a  Londra  ed  a  Parigi  teatri  d'opera  italiana  e  aperse  all'arte 
nuovi  orizzonti,  riformando  l'istrumentazione.  Era  in  Francia  quando  morì  il  gen.  Hoche 
e  compose  la  musica  eseguita  ai  suoi  funerali  (L.  Séché,  Hortense  Allant  de  Méritens 
1908  p.  35i.  Lasciò  pure  grande  orma  nel  campo  della  musica  religiosa  e,  durante  la 
restaurazione,  fu  posto  a  capo  della  cappella  reale  di  Parigi.  Napoleone  invece  non  apprez- 
zava molto  la  musica  del  Cherubini,  col  quale  si  indugiava  però  in  discussioni  estetiche, 
anche  durante  l'occupazione  di  Vienna  nel  1809.  Le  opere  del  Cherubini,  se  si  escluda  per 
avventura  la  Medea,  non  si  rappresentano  quasi  più,  ma  grandi  maestri,  come  lo  Spontini, 
il  MéhuI,  trasser  profitto  dalle  sue  innovazioni  (cfr.  Alphonse  Royek,  Histoire  du  théâtre 
contemporain  en  France  et  à  l'étranger  depuis  i8oo  jusqu'  à  187s,  Paris,  1878,  t.  II,  p.  74). 
Il  Cherubini  riconobbe  fra  i  primi  il  talento  del  giovine  Felice  Mendelsohn,  ancor  dicias- 
settenne, e  lo  incoraggiò  agli  studi  musicali  (August  Reissmann,  Illustrirte  geschichte 
der  deutschen  musili,  Leipzig,  1881,  p.p.  449-450). 

3)  Il  carinziano  conte  Carlo  von  Gaisruck  (1769-1846)  era  stato  preconizzato  nel  1316 
arcivescovo  di  Milano;  ma  non  giunse  a  Milano  che  il  19  luglio  1818,  incognito,  dovendosi 
compiere  la  cerimonia  dell'ingresso  il  26  (cfr.  Cubani,  op.  cit.,  t.  VII,  p  333).  Il  Gaisruck, 
fatto  cardinale  nel  1824,  seppe  quasi  far  dimenticare  la  sua  origine  straniera  col  suo  fermo 
reggimento  dell'archidiocesi,  di  cui  volle  rimarginare  le  piaghe  dopo  le  agitazioni  e  gli  scan- 
dali del  periodo  francese.  Cfr.  la  testimonianza  di  D.  Giovanni  Visconti  Venosta,  op.  cit., 
p.  p.  46  e  seg.  Tutt'altro  che  fautore  dell'estensione  del  potere  di  Roma,  il  Gaisruck  inclinò 
piuttosto  al  giuseppinismo  e  protesse  il  clero  giansenista  più  temperato.  Devesi  ancora  ricor- 
dare qui  che  il  Gaisruck  appose  per  primo  la  firma  alla  supplica  per  chiedere  all'imperatore 
la  commutazione  della  pena  capitale  minacciata  al  Gonfalonieri.  Cfr.  F.  Gonfalonieri,  Me- 
morie, cit.  e.  VI  Uno  schizzo  biografico  del  Gaisruck  trovasi  in  Carlo  Giordano,  Giovanni 
Prati,  Torino,  1907,  pp.  65  e  seg. 


420 


CCL 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita, 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Carate  il  28  luglio  [1818]. 

Caro  Federico,  sono  arrivata  questa  sera  in  questa  nostra  villeggiatura, 
non  aspettata  dalla  M.  G.  per  la  ragione  che  tutta  la  giornata  è  stata  pessima, 
ma  ho  però  fatto  il  viaggio  senz'  acqua...'.  La  Contessa  Bigli  ti  saiuta,  essa 
mi  ha  fatto  molte  istanze  perchè  vada  spesso  a  Niguarda,  e  mi  disse  anche 
che  avrei  potuto  soggiornarvi.  L'  arcivescovo  fu  ieri  a  farle  visita,  essa 
ne  è  stata  enchantée,  era  questa  la  seconda  visita  che  faceva,  essendo 
prima  stato  dalla  Visconti  santa.  L'  entrata  è  stata  meschinissima,  come 
già  si  sapeva;  egli  ha  fatto  preparare  de'  gran  rinfreschi  per  la  sera  cre- 
dendo che  la  nobiltà  ci  sarebbe  andata,  ma,  siccome  nessuno  è  stato 
avvisato,  così  è  rimasto  tutto  solo.  L'  Arciduca ^  è  andato  a  vedere  l'entrata 
in  casa  Borromeo,  dove  è  stato  cortesissimo,  e  assai  discorsivo;  si  dice 
che  egli  partirà  prima  del  13  agosto  per  Vienna.  Bubna  mi  ha  scritto 
dal  S.  Bernardo  un'assai  garbata  lettera,  egli  mi  dà  il  ragguaglio  delle 
sue  corse,  e  sarà  di  ritorno,  credo,  prima  della  partenza  dell'  Arciduca. 
Sono  arrivati,  o  devono  arrivare  a  momenti,  i  S.  Antonio.  Non  è  pili  Fi- 
langeri  che  sposa  la  Caramanica,  ma  il  duca  di  Noja,  il  quale  ha  sotto 
scritto  a  tutte  le  condizioni  volute  dai  genitori.  É  un'  ora  dopo  mezzanotte, 
ti  lascio  dovendo  alzarmi  prima  del  solito  per  la  messa.  Addio,  dammi 
le  tue  nuove  e  credimi  la  tua  aff.ma 

Teresa. 


CCLI 

Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  LIV  -  Pezza  DCCLXXIX  -  N.  3.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri 
AL  conte  Luigi  Porro  Lambertenghi 

Parigi  il  r  agosto  1818. 
Caro  amico, 

Sono  pochi  momenti  che  son  disceso  a  Parigi  e,  sapendo 
imminente  una  pronta  occasione  di  scriverti,  sono  già  stato  da 

1)  Si  omettono  iiiformazioni  concernenti  la  famiglia  e  gli  affari. 

2)  L'arciduca  Ranieri  (1783-1S53),  fratello  dell'imperatore  Francesco  I",  nato  a  Pisa 
mentre  il  padre  suo  era  granduca  di  Toscana  (cfr.  C.  Wolfsgrubek,  Franz  I  Kaiser  von 
Oesterreich,  V\/ien  1899,  t.  I  p.  43),  era  appena  giunto  a  Milano  come  viceré.  Nel  1820  sposò 
Elisabetta  di  Savoia-Carignano. 


—  421  — 

Andrial  per  vedere  se  qualche  risposta  definitiva  dalla  sua 
parte  poteva  darti  sul  noto  affare.  Egli  era  escito,  ma  que- 
st'oggi la  lettera  gli  sarà  recapitata  e  probabilmente  avrò 
domani  la  risposta,  che  col  primo  ordinario  ti  sarà  comunicata. 
Qui  soltanto  ho  ricevuto  la  tua  lettera  proveniente  da 
Ginevra  ;  ritengo  quanto  mi  dici,  ma  ti  scongiuro  di  scrivere 
più  chiaro,  mentre  ho  voluto  ammazzarmi  sinora  a  leggerla. 
Non  so  quando  potrà  essere  la  mia  sfuggita  a  Londra,  dalla 
quale,  se  non  fosse  l'impegno  assunto  ed  al  quale  sta  certo  che 
non  mancherò,  alcune  circostanze  sopragiunte  ora  mi  storne- 
rebbero. Vogliami  sempre  bene  e  credimi  tuo  sincero  ed  affe- 
zionato amico 

F.  Gonfalonieri. 


P.S.  Avrai  avuto  notizia  della  rivoluzione  \  scoperta  al 
momento  che  doveva  scoppiare,  e  mossa  intieramente  dagli 
ultra.  Si  trattava  non  meno  che  di  portar  via  il  Re  e  fargli 
rinunziare  alla  Carta,  sottoscriverne  una  nuova,  e  cangiare 
tutto  il  ministero  ^  In  caso  di  rifiuto  si  dichiarava  decaduto,  e 
si  nominava  il  fratello.  S'incominciano  i  processi,  vi  entrano  le 
persone  più  ragguardevoli  e  più  imbecilli,  la  famiglia  Reale 
fra  questi. 

Ti  darò  al  primo  ordinario  maggiori  dettagli. 


A  Monsieur 
Monsieur  le  Comte  Porro 

Milan. 


1)  Allude  evidentemente  alla  cospirazione  reazionaria  detta  del  "  bord  de  l'eau  „  poiché 
i  congiurati  si  adunavano  sulle  sponde  della  Senna.  I  fatti  esposti  dal  Chancelier  Pas- 
QUIER,  Mémoires,  cit.  t.  IV,  eh.  XI,  provano  fin  troppo  esaurientemente  la  sussistenza  di  tale 
criminoso  attentato  nel  quale  si  vede  a  malincuore  mescolato,  accanto  ad  energumeni  come 
i  generali  Canucl  e  Donnadieu,  il  gran  nome  del  Chateaubriand.  Cfr.  le  lettere  di  Prospero 
de  Barante  alla  moglie  durante  quell'estate  in  Baron  de  Barante,  Souvenirs,  Paris  1892- 
II,  p.p.  333  e  seg. 

2)  Era  tuttora  capo  del  ministero  francese  il  duca  de  Richelieu,  convinto  e  nobile  par- 
tigiano dell'alleanza  fra  le  tradizioni  monarchiche  ed  i  principii  liberali,  nondimeno  ormai 
alla  vigilia  di  vedersi  osteggiato  da  tutta  la  sinistra,  anche  temperata,  vittima  di  un'impre- 
videnza invano  deplorata  più  tardi,  per  esempio  dallo  stesso  duca  de  Broglie. 


—  422  — 

CCLII 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Carate  il  2  agosto  1818. 
Caro  Federico, 

La  tua  lettera  datata  da  Iverdun  ha  prodotto  una  sensazione  dolorosa 
sul  mio  animo;  tu  mi  vi  fai  la  storia  di  tutti  questi  anni  che  viviamo  in- 
sieme, e  mi  ripeti  delle  cose  alle  quali  ho  già  tante  volte  risposto,  e  sulle 
quali  mi  è  assai  penoso  di  rimettere  il  discorso.  Tu  ti  lagni  del  mio  conte- 
gno in  Napoli;  ti  ricorderai  che  ne  fosti  contento  nei  primi  mesi  del  nostro 
soggiorno  in  quel  paese,  ma  poscia  tu  ti  sei  allontanato  da  me,  passavi 
il  tuo  tempo  altrove,  mi  mandavi  sola  alle  feste,  dove  mi  toccava  di 
subire  delle  plaisanteries  spiacevoli,  rapporto  alla  tua  assenza  da  quei 
luoghi,  e  mille  di  quelle  piccole  cose  che  offendono  il  cuore,  e  1'  amor 
proprio  delle  persone  anche  poco  sensibili.  La  mia  fierezza  adunque,  ed 
il  sentimento  della  propria  mia  dignità,  mi  suggerirono  di  opporre  a 
questa  tua  mancanza  di  riguardi  una  certa  raideur  ed  un  contegno  un 
po'  sostenuto  che  controbilanciasse  il  tuo  verso  di  me.  Convengo  che 
sarebbe  stata  molto  più  lodevole  una  condotta  diversa  dalla  mia  parte, 
ma  io  mi  confesso  suscettibile,  mi  conosco  meno  perfetta  di  quello  che 
vorrei  essere,  e  non  ho  certo  la  presunzione  di  credermi  al  di  sopra  di 
ogni  rimprovero.  Convengo  pure  che  non  hai  dovuto  essere  soddisfatto 
della  mia  condotta  in  Roma,  sento  che  mi  condurrei  diversamente  un'altra 
volta,  ma  essa  è  stata  prodotta  dal  vederti  sempre  di  mal  umore  con 
me,  e  da  quella  diffidenza  che  mostrasti  leggendo  le  mie  lettere,  le 
quali  ti  avrei  mostrato  io  stessa,  se  me  le  avessi  chieste  francamente, 
mentre  mi  disgustava  il  modo  con  cui  te  le  procuravi.  Ritornata  a  Milano, 
non  giova  che  rammenti  quanto  si  è  passato  fra  noi,  ti  protesto  però 
ancora  adesso,  che  tutto  quanto  ti  dissi  e  ti  feci  dire  in  allora  da  Breme 
lo  dissi  e  lo  volli  di  buona  fede,  sperai  veramente  che  andasse  ad  aprirsi 
una  nuova  e  felice  esistenza,  ma  ben  presto  incominciò  la  tua  freddezza, 
e  il  tuo  malumore  con  me  ;  veniva  a  vederti,  ti  parlava,  e  non  otteneva 
né  uno  sguardo,  né  una  risposta.  Abbandonasti  in  seguito  ogni  riguardo 
in  faccia  al  pubblico  ed  alla  servitìi;  non  è  piìi  un  mistero  per  quelli  che 
ci  circondano  il  disprezzo  e  l'antipatia  che  mi  hai  dichiarato  sentire  per 
me.  Eravamo  già  su  questo  piede  quando  si  effettuò  la  vendita  di  Val- 
madrera....'.  Desidero,  mio  caro  Federico,  che  sii  convinto  della  verità  di 
quanto  asserisco  in  questo  foglio,  e  che  sii  certo  che  nessuno  prende 
maggior    parte   ed  interesse  a  tutto  quello  che  ti  riguarda  quanto  la  tua 

affezìonatissima 

Teresa. 

U  Non  3i  riferiscono  ulteriori  particolari  circa  le  divergenze  in  affari  fra  i  coniugi. 


423 


CCLIII 
Archivio  privato  dei  principi  Triviilsio^  -  Milano  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri 

ALLA   MARCHESA   BEATRICE   TrIVULZIO   SeRBELLONI 

Parigi  3  agosto*  1818. 

Trechi  non  è  ancora  giunto  a  Parigi,  e  probabilmente  ritarda 
la  sua  venuta.  Egli  è  probabile  che  io  faccia  una  sfuggita  a 
Londra,  ma  non  sarà  assolutamente  che  per^una  quindicina  di 
giorni.  Il  desiderio  di  veder  Trechi  e  quello  di  servir  Porro 
nelle  sue  commissioni  per  la  macchina  a  vapore,  le  quali  vedo 
qui  a  Parigi  assai  male  incamminate,  e  nella  necessitcà  di  essere 
trasportate  in  Inghilterra,  sono  i  soli  motivi  che  mi  possono 
determinare  a  questa  gita,  giacché  Londra  non  è  in  questa 
stagione  assai  aggradevole.  Ella  avrà  già  inteso  parlare  assai 
della  tenebrosa  cospirazione  che  qui  si  ordiva  dagli  ultra  per 
cangiare  la  forma  del  governo.  Si  trattava  niente  meno  che  di 
trasportare  il  Re,  destituire  tutti  i  ministri,  imprigionarne  alcuni, 
di  sciogliere  la  camera,  far  dal  Re  sottoscrivere  una  nuova 
costituzione,  ed  in  caso  di  rifiuto  dichiararlo  decaduto,  e  mettere 
sul  trono  Monsieur.  Si  sono  fatti  molti  arresti  fra  quali  Chabrol', 

1)  Frammento  favorito  dal  principe  Luigi  Alberico  Trivulzio. 

2)  Il  manoscritto  recherebbe  "  maggio  „,  ma  la  data  deve  essere  corretta  in  "  agosto  „ 
sia  per  l'allusione  alla  stagione  sfavorevole  per  un  soggiorno  londinese,  sia  per  la  concate- 
nazione degli  avvenimenti.  Il  Gonfalonieri  nel  maggio  era  certo  ancora  in  Lombardia. 

3)  Non  vuol  certo  alludere  al  conte  de  Chabrol  de  Volvic,  prefetto  del  dipartimento  di 
Montenotte  durante  la  captività  di  Pio  VII  ed  a  quest'epoca  prefetto  della  Senna,  bensì  a 
suo  fratello  Andrea  Giovanni  de  Chabrol  de  Crouzol  (1771-1836).  Di  famiglia  di  toga  e  figlio 
di  un  deputato  agli  stati  generali  del  1789,  il  Chabrol  era  stato  avviato  alla  carriera  eccle- 
siastica e  la  sua  resistenza  alla  costituzione  civile  del  clero  gli  procurò  una  lunga  prigionia 
durante  la  rivoluzione.  Zelante  amministratore  sotto  il  consolato  e  l'impero  (cfr.  G.»'  Thié 
BAULT,  Paris  1894,  III  pp.  342  e  seg.)  ed  inviato  in  missione  a  Firenze  e  nella  provincie 
illiriche,  fu  consigliere  di  stato  alla  prima  restaurazione,  poi  prefetto  a  Lione,  sede  che 
occupò  a  lungo  (salvo  l'interruzione  dei  cento  giorni),  accentuando  la  sua  adesione  al  partito 
oli  estrema  destra.  Durante  la  restaurazione  questo  Chabrol  si  segnalò  pure  come  parlamen- 
tare, prima  alla  Camera  dei  deputati,  poi,  a  partire  del  1824,  come  pari  di  Francia.  Fu 
ministro  attivissimo  della  marina  col  Villéle,  poi  delle  finanze  (che  aveva  rifiutato  nel  1821) 
col  Polignac.  Si  dimise  prima  delle  infauste  ordinanze  di  luglio,  alle  quali  era  fondamental- 
mente avverso  come  già  aveva  invano  combattuto  tre  anni  innanzi,  essendo  membro  del 
gabinetto  Villèle,  il  licenziamento  della  guardia  nazionale  parigina  Ricche  e  numerose  informa- 
zioni sull'opera  politica  del  Chabrol  come  ministro  si  trovano  in  de  Castellane,  op.  cit.,  t.  I 


__  424  — 

Vilette  ^  ecc.  Molti  sembrano  i  compromessi,  fra  i  quali  si  nomina 
in  capo  di  lista  Chateaubriand^;  sembra  indubitato  che  gli  Inglesi 
l'appoggiavano;  non  era  facile  il  sostenerla  lungamente,  ma 
difficilmente  ne  avrebbe  mancato  la  riuscita,  si  tanno  con  atti- 
vità i  processi,  ma  con  molto  mistero  giacché  sembranvi  in- 
teressati i  principali  personaggi  che  si  estendono  sino  alla 
famiglia  Reale 


CCLIV 
Archivio  Casati  -  Cologno  3Ioiisese.  Inedita. 

La  contessa  de  Sainte-Aulaire  nata  de  Roure 
AL  conte  Federico  Gonfalonieri 

Je  reçois  en  même  tems,  Monsieur  le  Comte,  deux  lettres  de  nos  amis  ^ 
communs  qui  m'apprennent  que  vous  devez  passer  quelques  tems  à  Paris; 
je  serais  bien  heureuse,  si  le  désir  qu'ils  m'ont  inspiré  de  faire  connais- 
sance avec  vous,  étoit  partagé,  et  si  vos  occupations  de  voyageur  vous 
permettaient  de  me  donner  quelques  instants;  —  permettez  moi  de  vous  in- 
diquer une  heure,  n'étant  pas  sûre  d'être  chez  moi  sans  cela.  —  Si  vous  étiez 
libre  demain  à  5  heures  par  exemple  et  que  vous  voulussiez  venir  diner 
en  famille,  ce  serait  me  traiter  en  amie  de  vos  amis,  et  par  conséquent 
d'une  manière  bien  flatteuse.  —  Veuillez,  Monsieur  le  Comte,  agréer  mes 
bien  sincères  compliments. 

De  Roure  comtesse  de  S.t  Aulaire. 


1;  Non  si  comprende  troppo  chi  possa  essere  questo  Villette,  data  la  scarsa  notorietà 
del  figlio  del  famoso  ospite  di  Voltaire.  Forse  il  Gonfalonieri  avrà  scritto  Villèle,  alludendo 
al  futuro  presidente  del  Consiglio,  già  capo  della  Destra  parlamentare,  ma  completamente 
estraneo  ad  ogni  machinazione  illegale.  Del  resto  il  Villèle  era  allora  a  Tolosa  e  vi  rimase 
dall' 11  maggio  al  27  agosto  (cfr.  de  Villèle,  Mémoires,  cit.  t.  II  pag.  246). 

2)  Era  questa  l'epoca  in  cui  il  Chateaubriand,  respinto  dal  partito  ministeriale  che 
gli  aveva  fatto  una  guerra  di  rappresaglie  dopo  la  pubblicazione  della  "  Monarchie  selon  la 
charte  „,  s'era  legato  strettamente  all'Estrema  Destra  e  le  prestava  valido  appoggio  colla 
grande  autorità  del  suo  nome  e  colla  collaborazione  al  Conservateur  (De  Lescure,  Chateau- 
briand, Paris  1892,  p.p.  102-103). 

3)  Probabilmente  i  Broglia.  Il  duca  Vittore  aveva  conosciuto  il  Gonfalonieri  a  Milano 
quando  vi  era  venuto  nel  1815  con  Madame  de  Stael  e  ne  parla  con  grande  deferenza  in 
De  Broglie,  Souvenirs,  cit.  I,  p  353,  ove  gli  fa  un  merito  di  non  aver  "  trempé  dans  le 
régime  impérial  „.  Per  i  rapporti,  di  crescente  intimità,  fra  i  Broglie  ed  i  Sainte  Aulaire  si 
veda  pure  De  Broglie,  op.  cit-,  t.  II,  p.  10.  È  nel  salotto  di  M.me  De  Sainte  Aulaire,  po- 
litico-letterario, che  il  giovine  Alfonso  de  Lamartine  si  fece  dapprima  conoscere.  (L.  Séché, 
Lamartine  de  i8i6  à  1830,  Paris  1905  p.  210). 


—  425  — 

CCLV 
Archivio  di  Stato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari 

Busta  LIV  -  Fessa  DCCLXXIX  -  N.  2.  Inedita. 

Federico  Gonfalonieri 
AL  CONTE  Luigi  Porro  Lambertenghi 

Parigi  li  4  agosto  [1818]. 
Carissimo  Porro, 

Appena  ho  il  tempo  di  mandarti  la  risposta  d'Andrial, 
giacché  all'istante  parte  Cobianchi  commissionario  di  Agher- 
mann.  Ho  veduto  poi  in  seguito  Andrial,  gli  ho  parlato  lun- 
gamente, mi  ha  istruito  e  informato  ufficiosamente  di  molte 
cose  estremamente  interessanti  a  sapersi  ;  egli  mi  fornirà  degli 
altri  dettagli  ancor  più  curiosi  (?). 

E  ora  ingolfato  in  un  progetto  per  l'illuminazione  ^  di  tutta 
Parigi  con  un  processo  affatto  nuovo  che  lo  assorbisce  intie- 
ramente ;  ecco  il  motivo  per  cui  ha  rinunciato  ad  aver  parte 
all'impresa  di  Milano.  Fra  non  molto  farò  una  sfuggita  a 
Londra,  ma  sarà  brevissima  ;  intanto  sino  che  non  si  realizzi, 
ti  prego  a  conservare  il  silenzio.  Ho  incontrato  in  Svizzera  il 
Principe  Costantino  che  ti  saluta.  Io  caramente  ti  abbraccio, 
e  sono  tuo  vero  ed  affezionato  amico 

F.    CONFALONIERI. 

Rice\;erai  da  Ginevra  un'adresse  per  dirigerti  a  Lugano 
onde  avere  la  Minerva*,  ed  in  seguito  tutti  i  libri  che  vorrai 
giacché  con  Pachud  (?)  ho  montato  la  macchina. 

V  :  A  Monsieur 

Monsieur  le  Comte  Louis  Porro 
à  Milan. 

1)  Verosimilmente  a  gas,  sistema  che  fu  adoperato  primieramente  per  le  strade  di 
Parigi  nel  1818,  anno  in  cui  il  conte  Chabrol  de  Volvic,  prefetto  della  Senna,  fece  costruire 
la  prima  officina  di  quella  capitale.  In  Italia  i  primi  saggi  se  ne  ebbero  per  cura  del  Ridolfi. 
(L.  Ridolfi,  Cosimo  Ridolfi  e  gli  istituti  del  suo  tempo,  Firenze  1901  pp.  e  seg.). 

2)  La  Minerve  française,  pubblicazione  senza  periodicità  regolare  sfuggente  quindi  al 
freno  delle  leggi  di  stampa,  era  sorta  nel  gennaio  1818  dalle  rovine  del  Mercure,  periodico  che 
il  duca  di  Richieleu  aveva  commesso  l'imprudenza  di  proibire,  mentre  era  un  minor  male 
■  cfr.  Pasquier,  Mémoires  cit.  t.  IV,  eh.  X).  La  Minerve,  abilmente  diretta  da  polemisti  come 
Benjamin  Constant,  Jay,  Jouy  etc  condusse  per  piìi  d'un  biennio  una  campagna  spietata 
contro  il  governo,  allora  in  mano  dei  moderati,  e  lo  indebolì  considerevolmente.  Gli  uomini 
patriottici  e  sinceramente  liberali,  ch'erano  allora  al  potere  e  che  faticavano  a  difenderlo  dal 
prevalere  dell'Estrema  Destra,  perdevano  la  pazienza  di  fronte  a  quella  guerra  di  punture  di 
spillo  fsi  veda  per  es.  una  lettera  del  Mounier  in  Barante,  Souvenirs,  cit.  t.  II,  p.  343),  mentre 
il  Gonfalonieri,  le  cui  relazioni  francesi  erano  sovratutto  coi  dottrinari!  e  gli  indipendenti 
si  compiaceva  di  veder  attaccato  un  governo  gravitante  nell'orbita  deìla  S.  Alleanza. 


—  426  — 

CCLVI 
Archivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  il  5  Agosto  1818. 
Caro  Federico, 

Dopo  la  tua  lettera  d' Iverdun,  la  quale  ricevetti  a  Carate  sei  giorni 
.sono,  come  già  ti  dissi  in  un'altra  mia,  non  ne  ebbi  piìi;  temo  per  con- 
seguenza che  la  lettera  che  mi  hai  promesso  datata  da  Berna  sia  andata 
smarrita;  aspetto  con  ansietà  le  tue  nuove  da  Parigi.  Ritornai  ieri  sera 
da  Carate,  vi  rimasi  solo  7  giorni:  contavo  di  fermarmivi  di  più,  ma  la 
venuta  di  Tiberio  annunciata  per  domani  mi  determinò  ad  andarmene, 
giacché  io  dormivo  nella  camera  che  dovevano  essi  godere,  ed  in  secondo 
luogo  so  che  entrava  nei  piani  della  M.  G.  che  non  dovessimo  trovarci 
insieme,  questi  si  fermeranno  colà  sino  al  19.  La  M.  G.  fu  di  discreto 
umore,  fu  gentile  e  mi  pare  che  abbia  avuto  dipiacere  che  Tiberio  si  sia 
determinato  a  venire  così  presto.  Le  diedi  esattamente  le  tue  nuove,  essa 
ti  saluta  e  ti  raccomanda  caldamente  di  non  fare  degli  strapazzi,  che  ti 
possano  pregiudicare  alla  salute.  Tuo  padre  continua  sempre  colla  sua 
debolezza,  prende  ora  le  acque  di  Recoaro,  ma  fin'ora  non  ne  sente  gio- 
vamento, tutti  gli  altri  di  casa  stanno  bene,  e  ti  salutano.  Tutta  la  famiglia 
parte  domani  per  Verderio,  se  mi  replicano  l' invito  ci  anderò  due  giorni 
dopo,  e  mi  vi  fermerò  tutto  il  tempo  che  la  M.  G.  starà  a  Carate  ;  co- 
glierò uno  di  questi  due  giorni  per  andare  dalla  Contessa  Bigli.  L' Arci- 
vescovo è  stato  per  far  visita  a  noi  tutti,  io  era  assente  ed  i  miei  suoceri 
fecero  dire  che  erano  sortiti  ;  egli  ricevette  per  tre  giorni  tutta  la  nobiltà, 
pensai  che  non  valeva  la  pena  di  venire  per  questo  ricevimento,  mi  riservo 
ad  un'  altra  volta.  Ti  includo  una  lettera  della  principessa  Jablonowska 
arrivata  ieri  sera,  essa  mi  dice  d'  averti  scritto  una  lunghissima  lettera 
dopo  ritornata  a  Napoli,  ma  che  non  poteva  essere  arrivata  qui  che  dopo 
la  tua  partenza,  perchè  te  la  spedissi.  Feci  fare  delle  diligenze  alla  posta, 
ma  non  potei  rinvenirla.  Non  ho  ancora  parlato  con  anima  vivente,  mi 
riservo  a  sabato  a  darti  le  nuove  patrie  se  pure  ve  ne  sono.  Non  mi 
dilungo  maggiormente  per  la  ragione  che  la  lettera  deve  essere  messa 
alla  posta  prima  di  mezzo  giorno,  non  mi  resta  che  il  tempo  di  prote- 
starmi quale  io  sarò  sempre, 

la  tua  affezionatissima 
Teresa. 


—  427  — 

CCLVII 

Ai'chivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano  ril  agosto  [1818]. 
Caro  Federico, 

Ho  ricevuto  ieri  1'  altro  per  mezzo  del  sig.  Cobianchi  la  tua  lettera 
del  4;  la  celerità  colla  quale  essa  è  venuta  mi  rende  più  intollerante  verso 
le  poste  ;  credo  che  tuo  padre  non  ha  ancora  ricevuto  la  tua  lettera  ;  ri- 
capitai immediatamente  tutte  le  incluse,  e  trovai  fortunatamente  una  pronta 
occasione  per  mandare  alla  M.  G.  quella  che  le  era  diretta,  essa  sta 
benissimo,  e  pare  goda  molto  del  soggiorno  di  Carate.  Non  mi  ha  fatto 
specie  la  tua  determinazione  d' andare  in  Inghilterra,  sapendo  che  avevi 
ferma  volontà  di  tornarvi  un'  altra  volta,  desidero  solo  che  la  tua  gita  sia 
di  pochi  giorni  ;  se  vedi  Lady  Shelley  dille  tante  cose  da  parte  mia.  Il 
generale  Bubna  ti  saluta  e  ti  fa  sapere  che  gli  scrivono  da  Vienna  che 
si  trova  pronto  il  tuo  schioppo  a  freccia  che  è  d' un'  esattezza  immensa, 
che  ce  lo  manderanno  colla  prima  occasione,  e  che  lo  tratterrà  presso  di 
di  lui  sino  al  tuo  ritorno.  Fui  Domenica  dall'arcivescovo  il  quale  fu  gar- 
batissimo  con  me,  egli  ha  l' aria  molto  imbarazzata,  gli  si  fa  una  grazia 
ad  indirizzargli  il  discorso,  il  clero  non  è  molto  contento  di  lui  poiché 
ha  esternato  che  vuole  qui  introdurre  le  discipline  che  sono  in  vigore 
in  Germania,  e  fa  nessun  conto  dei  Nava  '  e  suoi  simili,  ma  piuttosto  di 
Giudici  2  e  Sozzi  3.  È  stato  rimarcato  con  un  po'  di  sorpresa  che  1'  arci- 
vescovo m'  abbia  molto  parlato,  e  distinta  dalle  altre  e  se  n'  è  fatto  di- 
scorso il  giorno  suseguente.  Soresi  ha  sposato  già  da  otto  giorni  la  Galianis, 
ma  il  matrimonio  non  fu  dichiarato  ai  parenti  che  ieri,  essi  hanno  presa 
la  cosa  con  molta  disinvoltura,  e  la  ricevono  benissimo.  La  mia  flussione 
alla  guancia  ed  alla  testa  mi  ha  fatto  differire  la  mia  andata  a  Verderio  ; 
siccome  oggi  sto  un  po'  meglio,  così  spero  di  potervi  andare  domani,  Brème 
è  sempre  a  Balbianino  e  credo  vi  rimarrà  tutto  il  mese  ed  anche  più.  Mi 
dimenticava  di  dirti  cho  si  dice  da  tutti,  sino  da  quando  sei  partito,  che 
vai  in  Inghilterra;  interpellata  su  di  questo  proposito,  io  risposi  che  non 
credeva  esser  questo  viaggio  fra  i  tuoi  progetti  del  momento.  Sono  qui 
da  più  giorni  i  Sant'  Antonio  ;  siccome  non  hanno  cercato  di  me,  così  io 

1)  Mgr-  Federico  Nava,  canonico  della  metropolitana  già  nel  1796,  fratello  dell'ultimo 
vicario  di  provvisione.  Cfr.  G.  Gallavresi  e  F.  Lur^ni  U  invasione  francese  in  Milano 
(da  memorie  inedite  di  D.  Francesco  Nava)  in  Arch.  star.  Lomb.  a  XXIX  p.  105. 

2)  Don  Gaetano  Giudici,  sacerdote  che  inclinava  verso  la  parte  giansenistica  più  tem- 
perata a  simigli anza  del  Tosi,  fu  per  avventura  l'uomo  più  importante  della  Lombardia 
nella  prima  parte  del  sec.  XIX,  in  ciò  che  spettasse  alla  politica  ecclesiastica.  Segretario 
del  ministero  del  culto,  poi  reggente  alla  morte  del  Bovara,  continuò  a  dirigere  quel  dica- 
stero dopo  la  restaurazione  austriaca.  Mori  ottantaquattrenne.  nel   !851.  Tutti  sanno  quale 

amiczia  rispettosa  gli  avesse  consacrato  il  Manzoni. 

3)  Il  Sozzi,  vicario  generale,  fu  pure  intrinseco  del  Manzoni.  Cfr.  A.  STOPPANt,  /  primi 
anni  di  Alessandro  Manzoni,  Milano  1884  pp.  62  e  seg. 


—  428  — 

non  cercai  di  vederli  ;  gli  Annoni  ed  i  Cicogna  fanno  molto  per  loro.  Non 
capisco  come  non  abbia  ancora  ricevute  mie  lettere  dirette  a  Parigi, 
poiché  cominciai  a  dirigerle  in  questa  città  il  25  luglio.  I  parenti  e  gli 
amici  tutti  ti  salutano.  Augurandoti  ogni  bene  mi  protesto 

La  tua  affezionatissima 
Teresa. 

Il  conte,  e  la  contessa  Bubna  qui    presenti  ti  salutano.  Rasini  ti  sa- 
luta e  ti  fa  sapere  che  ha  eseguite  le  tue  commissioni  a  Genova. 


CCLVII 

A-rchivio  Casati  -  Milano.  Inedita. 

Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano,  il  23  agosto  1818. 
Caro  Federico, 

Ricevetti  questa  mattina,  mentre  stava  p2r  partire  per  Niguarda,  la 
tua  lettera  del  13  da  Londra  ;  non  mi  ha  sropreso  la  data  per  la  ragione 
che  Khevenhilller  aveva  già  annunziata  la  tua  partenza  per  questa  capi- 
tale. Mi  è  stato  di  molta  consolazione  il  sentirti  arrivato  in  perfetta  salute. 
Passai  dunque  dalla  M.  G.  per  darle  le  tue  nuove,  essa  si  accigliò  sen- 
tendo che  eri  a  Londra,  mi  disse  che  già  ce  lo  avevano  annunziato,  e 
che  non  crede  al  tuo  pronto  ritorno  ;  io  le  lessi  la  tua  lettera  per  capa- 
citarla, ma  non  vi  sono  riuscita  per  il  momento,  ma  domani  credo  che 
lo  sarà.  Sono  veramente  sorpresa  di  sentire  che  non  ti  sieno  giunte  le 
mie  lettere,  poiché  ti  scrissi  regolarmente  due  volte  la  settimana  essendo 
in  città,  ed  almeno  una  volta  alla  settimana  quando  fui  in  campagna  ;  ti 
scrissi  pure  lo  stesso  giorno  cheti  scrisse  il  Bolchese.  Ignazio  Calderari* 
fratello  di  Carlino,  è  stato  assaltato  sulla  strada  di  Niguarda  da  un  sol 
uomo,  una  mezz'  ora  prima  di  mezzogiorno,  gli  prese  V  orologio,  egli  si 
spaventò  molto.  Rimasi  a  Verderio  undici  giorni,  vi  fui  trattata  con  tutta 
cordialità...^  Abbiamo  a  Milano  la  principessa  Gerace  colla  M.sa  e  M.se 
Gioja,  figlia,  ed  i  due  Spezialetti  ;  essi  vennero  tutti  a  vedermi,  l'Annoni 
fa  moltissimo  per  loro,  essi  si  fermeranno  qui  un  mese.  Una  quantità  di 
gente  parte  domani  per  la  fiera  di  Bergamo,  fra  questi  l'Annoni  e  la 
Contessa  Cicogna  per  accompagnarvi  le  S.  Antonio.  La  Terzi  ^  dà  un  ballo. 

1)  Questo  conte  Ignazio  è  l'amico  giovanile  del    Manzoni. 

2)  Si  omettono  particolari  concernenti  la  famiglia   ed    un    piccolo   accidente    di    vettura 
occorso  alla  contessa  Teresa. 

3)  Forze  la  marchesa  Terzi,  nata  principessa  Gal3'tzin. 


429  — 


La  sposa  Allario  è  di  ritorno,  è  positivamente  gravida  ed  il  marito  è 
sempre  nell'  egual  stato  di  salute.  Tiberio  ha  comperato  due  bei  cavalli 
di  carrozza.  Uno  dei  cavalli  di  tuo  padre  ha  il  capostorno,  e  non  sarà 
più  atto  al  servizio.  Niente  di  nuovo  per  i  miei  affari,  non  ho  mai  avuto 
risposta.  Felber,  Taverna,  Bubna,  Porro,  Rasini  e  gli  amici  tutti  ti  salutano. 
Conservati  in  salute,  continuami  le  tue  nuove  e  credimi  inalterabilmente 

la  tua  affezionatissima 
Teresa. 

V  :  à  Monsieur 

Lz  Comte  Frédéric  Gonfalonieri 

chez  Al.  Rougemont  de  Lowemberg  rue  Berger  N.  9. 

Paris. 


CCLVIII 


Archivio  di  Sfato  di  Milano  -  Processo  dei  Carbonari. 

Busta  XXVI  -  Fessa  DLI  -  N.  48.  Edita  \ 

La  marchesa  B.  T.  S.  a  Federico  Gonfalonieri 

Milano,  li  25  agosto  1818. 
Carissimo  amico. 

Nel  mom.ento  in  cui  stavo  per  partire  e  con  compagnia  ricevo  la 
vostra  lettera,  non  mi  è  stato  possibile  il  rimanere,  ma  di  restringere  il 
tempo  da  dieci  a  tre  giorni,  questo  sì;  in  conseguenza  un  ritardo.  Tosto 
ritornata  m'  occuperò  del  vostro  affare  con  tutta  quella  diligenza  e  zelo 
che  la  più  calda  amicizia  può  suggerire  ;  ritenete  però  che  mi  vorrà  un 
certo  tempo  mentre  queste  cose  stanno  presso  a  quelle  persone  che, 
accecate  dalli  benefici  parzialmente  ma  ingiustamente  a  loro  compartiti, 
sperano  sempre  che  vengano  nuove  occasioni  di  prevalersene,  ve  ne  sono 
molte  teste  calde  che  si  rivolgerebbero  a  lui  ^. 

Mi  permetto  di  parlarvi  il  linguaggio  di  quella  franca  e  leale  ami- 
cizia che  pochi  conoscono  nel  nostro  paese,  ma  che  il  mio  animo  sa  tanto 
sentire;  a  vostro  riguardo  poi,  non  vi  [può]  essere  chi  possa  disputarlo. 
Non  mi  è  cara  la  vita  che  nella  speranza,  che  mi  si  presentino  occasioni 
di  ben  convincervene. 


n  Pubblicata  da  D.  Chiattone,  Nuovi  documenti  etc.,  cit.  p.  80,  attribuendola  erronea- 
mente alla  contessa  Teresa,  mentre  raffronti  calligrafici  non  lasciano  il  menomo  dubbio 
in  proposito. 

2)  Credo,  malgrado  l'incertezza  dal  Cììiattone,  loc.  cit.,  espressa  a  questo  riguardo,  che 
la  marchesa,  già  magna  pars  della  corte  del  viceré  Eugenio,  voglia  alludere  a  Napoleone. 


430 


Ti  raccomando  d"  impiegare  in  questa  storia  la  più  rigorosa  preci- 
sione e  franchezza,  col  tuo  modo  di  pensare  ti  deve  costare  di  più  il 
dissimularti  che  metterti  a  fronte  scoperta,  credi  non  puoi  che  guadagnarvi, 
sai  come  sono  diverse  le  opinioni,  e  con  quanta  premura  si  impiega  la 
più  fina  critica,  anche  dai  detti  amici. 

Contate  intieramente  sopra  di  me  e  credete  che  divido  intieramente 
ogni  vostro  male  e  bene,  che  non  cesserò  mai  d'essere 

Vostra  amica 

T.  A. 

P.  S.  Cercate  a  Parigi  che  vi  deve  essere  un'  altra  mia  scrittavi  un 
mese  fa. 

v:  al  Signor 

11  Signor  Conte  Federico  Gonfalonieri 
Londra 


ERRATA  ET  ADDENDA 


Pag.  8.  —  nota  5  :  Dal  gioniale  del  marchese  Lorenzo  Trotti,  cortesemente  mostratomi 
dall'  abbiatico  marchese  Lodovico,  appare  come  la  marchesa  Trotti  Schaffgotsch  non  abbia 
avuto  cariche  alla  corte  Napoleonica.  La  dama  citata  dalla  contessa  Gonfalonieri  doveva  pertanto 
appartenere  all'  altro  ramo  dei  Trotti,  detto  di  Brera. 

Pag.  9.  —  nota  5  riga  III:  leggasi  "in  testa  al „. 

Pag    14.  —  nota  2  riga  I  :  leggasi  "  voga  degli  scialli  „. 

Pag  21.  —  nota  1  :  Nel  Protogiornale  del  1797  sono  registrati  due  Priuli  aventi  nome 
di  Lodovico,  entrambi  membri  del  maggior  consiglio.  Uno  (e  probabilmente  il  nostro)  apparte- 
neva al  ramo  di  San  Polo  ed  era  nato  nel  1770,  i'  altro,  del  ramo  di  S.  Samuele,  era  nato  nel 
1754. 

Pag.  21.  —  nota  4  :  Secondo  notizie  favorite  dalla  famiglia  Camperio,  attuale  proprietaria 
della  villa  già  Gonfalonieri  alla  Santa,  questa  proveniva  dai  marchesi  Casnedi. 

Pag.  22.  —  nota  4  :  leggasi  "  il  Barone  „. 

Pag.  27.  —  nota  3:  Da  carte  dell'archivio  Gonfalonieri  in  Gaidate,  molto  cortesemente 
apertomi,  risulterebbe  che  il  conte  Vitaliano  Bigli  doveva  già  essere  morto  nell'  anno  1812. 
La  contessa  Teresa  alluderebbe  pertanto  a  sua  moglie. 

Pag.  27.  —  nota  5  :  Sul  Guerrieri  vedasi  Giovanni  Arrivasene,  Memorie  della  mia 
vita,  Firenze,  pp.  6  e  81. 

Pag.  30.  —  Sul  Gifflenga  vedasi,  anche  per  porre  le  ombre  nel  quadro,  A.  Rovini  op.  cit. 
pag.  24  e  seg.  Cfr.  pure  Generale  Enrico  della  Rocca  Autobiografia  di  un  veterano,  Bo- 
logna 1897,  p.  32. 

Pag.  36  —  riga  XVIII  :  Lorenzo  Obicini,  di  famiglia  novarese,  aveva  case  bancarie  a 
Vienna,  Londra,  Genova,  Torino  e  Milano. 

Pag.  36.  —  nota  3,  riga  III  :  leggasi  "  sul  lago  di  Como  „. 

Pag.  47.  —  nota  2  :  Potrebbe  pure  alludere  alla  marchesa  Paola  Gastiglioni  Litta. 

Pag.  51.  —  nota  3:  I  Caccia-Piatti,  estinti  nei  Fossati  de  Regibus,  derivano  dal  ceppo 
novarese  dei  Caccia,  secondo  cortesemente  mi  comunica  il  conte  Marco  Caccia  di  Romentino. 

Pag.  57.  —  nota  2  riga  IV:  leggasi  "  Banya  „. 

Pag.  59.  —  nota  1.  riga  II  :  leggasi  "  Fedecommesso  „. 

Pag.  61.  —  nota  4:  Il  Principe  Carlo  Albani  morì  nel  1817  ed  era  fratello  del  Cardinale 
Giuseppe. 

Pag.  68.  —  nota  1  :  La  diceria  della  caduta  mortale  del  bimbo  è  tuttora  raccolta  in 
Luigi  Rè,  Una  martire  del  risorgimento  (Teresa  Casati  Confalonieri),  Brescia  1906,  p.  18. 

Pag.  82.  —  nota  4.  Cfr.  sul  Bentinclt  in  Sicilia  lo  sudio  "  Carlo  Cottone  principe  di 
Castelnuovo„  in  Is.  La  Lumia,  Storie  Siciliane,  Palermo  1883,  voi.  IV. 

Pag.  83.  -  nota  1  riga  II  :  leggasi:  "  truppe  „. 

Pag.  83.  —  nota  2,  riga  V  :  leggasi  "  ed  ora  Soragna  Gonzaga  „. 

Pag.  92.  —  Il  generale  Rougier  passò  poi  nell'esercito  austriaco  e  nel  1819  comandava 
a  Laibach,  cfr.  Conte  A.  de  Ségur  Cabanac,  Journal,  Wien  1910  p.  129. 


—  431  — 

Pag.  9J.  —  riga  Xill.  Il  Conte  Francesco  di  Lamberg  era  nato  verso  il  1790  a  Moor  in 
Ungheria  ed  era  stato  iscritto  nel  isio  come  sottotenente  al  reggimento  di  ulani  N.  3  (arci- 
duca Carlo).  In  quest'  anno  1814  divenne  capitano  degli  usseri.  Fece  la  campagna  dell'anno  se- 
guente contro  Murat  e  di  grado  in  grado  pervenne  a  quello  di  Tenente  Maresciallo  (1^^3). 
Mori  a  Pest  nel  1848.  (Vienna,  Kriegsarchiv). 

Pag.  93.  —  nota  2,  riga  IV:  leggasi  "  allegati  „. 

Pag.  100.  —  nota  3,  riga  Vili  :  leggasi  "tutto  il  „. 

Pag.  105.  —  nota  5  :  vedasi  pure  :  A.  Lumbkoso.  Attraverso  la  rivoluzione  e  il  primo 
impero  cit. 

Pag.  105  —  nota  7,  riga  IV  :  leggasi  "  lettere  sirmiensi  „. 

Pag.  103  —  nota  4  :  Il  conte  Luigi  Schonfeld  era  nato  a  Vienna  verso  il  1790  ed  era 
dal  1  Marzo  1814,  capitano  degli  usseri.  (Kriegs-archiv,  Vienna).  ' 

Pag.  114.  —  nota  3:  Il  conte  Venceslao  di  Thurheim  era  tenente  degli  ulani  e  lasciò  it 
servizio  come  capitano.  (Kriegs-archiv,  Vienna). 

Pag.  121.  -  riga  XV.  Il  Rougemont  era  un  banchiere  del  quale  si  valeva  pure  la  Con- 
tessa d'  Albany.  Confronta  L.  G.  Pélissier,    Le  portefeuille  ecc.  cit.  pp.  317,  542,  624. 

Pag.  122.  —  nota  1,  riga  XX:  leggasi   "rovinò  un  edificio „. 

Pag,  125.  —  nota  1,  riga  IV:  leggasi   "die  Stiftung  „. 

Pag.  143.  —  nota  6,  riga  VII:  leggasi  "A.  Paupej,. 

Pag.  144.  —  nota  1.  Sul  Bonsignori  vedansi  Luigi  Rava,  Angelo  Frignoni  e  il  suo  libro: 
"  La  mia  pazzia  nelle  carceri  „  Bologna  1899  pp.  16  e  238-39  e  //  maestro  di  un  dittatore  - 
Domenico  Antonio  Farini,  Roma  1899  pp.  88  e  seg. 

Pag.  159.  —  Del  Conte  Agostino  Casati,  Alessandro  Verri  schizza  un  ritratto  in  una 
lettera  del  1768;  vedila  in  F.  Nov  at  i  e  E.  Greppi  Carteggio  di  Pietro  e  Alessandro  Verri 
Milano  1910.  voi.  II  pp,  63-64, 

Pag.  164.  —  riga  XXXUI:  leggasi  "  fa  i  miei,,. 

Pag.  165.  —  riga  XXII:  leggasi  "  scritta  in  arabico,,. 

Pag.  172.  —  riga  I  :  leggasi  "  archivio  Casati   -  Cotogno  Monzese  „. 

Pag.  173.  —  nota  2,  riga  1  :  leggasi  "  eco  delle  „. 

Pag.  175.  —  nota  4:  Vedasi  pure  A.  I.  Gross  Hoffinger  Erzkcrzog  Karl  und  dcr 
Weltstreit  von  1792  bis  1815.  Stuttgard  1836,  pag.  624. 

Pag.  176.  nota  5,  riga  VI  :  leggasi  "  les  expressions  „. 

Pag.  188.  —  nota  1 .-  Lo  Stadion  negoziò  la  pace  di  Presburgo.  Cfr.  P.  Bertrand,  Let- 
tres inédites  de  Talleyrand  à  Napoleon,  Parigi  1889,  pp.  186  e  seg. 

Pag.  209.  —  nota  1:  La  marchesa  Giovanna  Paveri  era  nata  a  Milano  nel  1774  dal 
conte  (principe  nel  1820)  Rodolfo  Rasini  e  da  donna  Maria  Annoni  ;  sposatasi  nei  primissimi 
anni  ael  secolo,  premorì  al  padre  morto  nel  1828. 

Pag.  214  —  L'  ordine  delle  ultime  due  note  deve  essere  corretto  come  segue  : 

4)  Forse  don  Gaetano  Crivelli  Mesmer. 

5)  Doveva  essere  una  Frapolli,  sorella  della  Lucietfa  Battaglia  (poi  Fontanelli). 

Pag.  222.  —  nota  2:  Potrebbe  pure  alludere  a  don  Luigi  Borgazzi,  fratello  di  don  Gio- 
vanni —  Cfr.  Giovanni    Visconti  Venosta,  op.  cit.  pag.  133,  134. 

Pag.  224.  —  nota  1  :  Sul  iVlarciial  e  la  congiura,  di  cui  egli  fu  magna  pars  e  per  la 
quale  lavorò  anciie  il  Komagnosi,  vedasi  ancora  Dario  Mistrali,  G.  D.  Romaenosi  Borgo 
S.  Donnino  1907,  e.  IV. 

Pag.  236.  —  nota  2,  riga  I:  leggasi  "  si  rappresentavano  „. 

Pag.  245.  —  nota  3,  righe  VIU  e  IX:  leggasi  "Memorie  su  la  vita  e  su  le  opere  di 
A.  d'Elei  „. 

Pag.  248  —  nota  3,  riga  II:  leggasi   "  incline  a  favorire,,. 

Pag.  263  —  nota  1,  riga  I:  leggasi  "  il  marchese  Francesco  Sampieri  „. 

Pag.  266.  —  nota  5.  Il  Lardarla  viaggiava  coi  Confalonieri  quando  passaron  per  Livorno 

19  Giugno  1816  (G.    Scaramella,   Spirito  pubblico,   società  segrete  e  polizia  in    Livorno 

dal  1815  al  1821,  Roma  1901  p.  43).   Cfr.   pure  sul  Larderia  :   Principe  di  Maletto,   Ricordi 

di  taluni   circoli  e  delia  grande   conversazione  della  nobiltà  in   Palermo,    Palermo   1909, 

pp.    103,  138,  144,  149. 

Pag,  266  —  nota  1,  riga  IV:  leggasi  "  Le  portefeuille  „. 

Pag,  273.  —  riga  XVI.  La  data  sembra  corretta  neh'  autografo  stesso  in  28  agosto, 
rettifica  necessaria  a  far  coincidere  la  cronologia  di  questa  lettera  colle  altre  del  Breme  alla 
contessa  d'  Albany,  pubblicate  in  C.  Antona  Traversi  e  D.  Bianchini  op.  cit.  pag.  221  e  seg. 

Pag.  274.  —  nota  3.  Intorno  alla  fortuna  degli  scritti  del  Dumont  in  Italia  vedasi  : 
Paolo  Prunas,  L'  Antologia  di  G.  Pietro  Vieusseux,  Roma  1906  pag.  232. 

Pag.  274.  —  nota  5.  Per  il  Bonstetten  vedasi  pure,  Virgile  Rossel,  Histoire  littéraire 
de  la  Suisse  Romande,  des  origines  à  nos  jours.  Neuchâtel  1903  pp.  510,  514. 

Pag.  274.  —  nota  7:  Intorno  a  Lady  Holland  ed  al  suo  padre  spirituale....  eterodosso, 
dottor  Alien,  vedasi  :  Prospero  Mérimée,    Une  correspondance  inédite  -  Paris  1897  pag.  203. 

Pag.  275.  —  nota  2:  Si  veda  inoltre,  sovratutto  per  il  matrimonio  del  Jaucourt:  Comtesse 
DE  Reinach  -  Foussemagne:  La  marquise  de  Lage  de  Volude.  Paris  1908  pag.  172,  173. 

Pag.  275.  —  nota  5  :  correggasi  in  nota  6  e  pongasi  dopo  la  nota  erroneamente  nume- 
rata come  7. 

Pag.  275  —  nota  6:  correggasi  in  nota  7. 

Pag.  275.  —  nota  7:  correggasi   in  nota  5  e  pongasi    prima  delle  due   precedenti. 

Pag.  278.  —  Sui  North  e  Glenbervie  cfr.  pure  Edward  Gibbon,  Memoirs  of  my  life 
(ed.  Birkbeck  Hill)  London  1900  p.  249. 

Pag.  288.  —  riga  XIX  :  leggasi  "  les  vôtres  „. 


432  — 


Pag.  300.  —  riga  XXîII  :  leggasi  "mais   le  spectacle,,. 
Pag.  303.  —  nota  3:  leggasi  "James  de  Pourtalès  „. 

Pag.  312.  —  nota  1:  Intorno  al  viaggio  del  Capponr  nel  mezzogiorno  vedansi  le  pagine, 
improntate  a  scarsa  simpatia  per  il  Gonfalonieri,  che  vi  son  dedicate  in  Alfred  von  Reumont 
Gino  Capponi  ein  Zeit  -  and  -  lebensbild.  Gotha  1880.  -  Parte  I,  Çapiioio  Vii. 

Pag.  316.  ~  riga  I:  leggasi  "pardonner  de  légers  torts  „. 

Pag.  322.  —  nota  1,  riga  VI:  leggasi  "  Racine  et  Shakespeare  „. 

Pag.  325.  —  nota  2,  riga  VII  :  leggasi  "  senza  torcer  „. 

Pag.  327.  —  nota  3,  riga  1:  leggasi  "  ajo  del  Principe,,. 

Pag,  330.  —  nota  1,  riga  IV:  leggasi  "  due  de  Broglie  „. 

Pag.  330.  —  nota  4.  Negli  ultimi  suoi  anni  il  Sismondi  partecipò  attivamente  a!la  poli- 
tica liberale-conservatrice  svizzera  di  cui  era  organo  il  Courrer  de  Geneve.  Cfr.  abbé  Relave, 
La  vie  et  les  oeuvres  de  Tòpfer,  Paris  1886,  e.  Vili.  Sul  Sismondi  vedasi  ancora  Edmond 
ScHERER,  Nouvelles  études  sur  la  littérature  contemporaine,  Paris   1876,  II,  pp.  145  e  seg. 

Pag,  332.  —  riga  XXXIV  :  leggasi  "  le  clavecin  „. 

Pag.  342.  —  riga  VI:  leggasi  "quelque  ouvrage,,. 

Pag.  344.  —  nota  2,  riga  X:  leggasi  "Ferdinando  IV  „  e  nella  riga  XI  della  stessa 
nota,  leggasi:  "Paris  1896 „. 

Pag.  349.  —  riga  ultima:  leggasi  "on  cherche  le  calme,,. 

Pag.  351.  —  nota  1.  Vedasi  pure  sull'attentato  di  Cantillon  :  Chancelier  Pasquier 
Mémoires  cit.  pag.t.  IV.  e.  X, 

Pag.  354.  —  riga  XXXI:  leggasi  "quand  on  a  „. 

Pag.  360  —  riga  XXIII:  leggasi  "  n'  a  point  occasionné  „. 

Pag.  361.  —  II  Pignotti  era  intrinseco  dei  ministro  granducale  Manfredini.  Cfr.  A.  Re- 
umont, Saggi  di  storia  e  letteratura,  Firenze  1880  p.  95. 

Pag.  377.  —  nota  3.  Del  Medici  vedasi  quanto  narra,  inclinando  a  creder  vera  la  sua 
partecipazione  alle  congiure  giacobine,  il  Padre  I.  Rinieri,  Della  rovina  di  una  monarchia. 
Torino  1901  -  segnatamente  pag.  507  -  e  seg. 

Pag.  379.  —  nota  2.  Intorno  al  Morlacchi  vedasi  pure:  Augusto  Reissmann  Cari  Ma-, 
ria  von   Weber  -  Berlin  1883  -  pag.  87. 

Pag.  381.  —  li  passaggio  di  lady  Morgan  nelle  Romagne  è  ricordato  fra  l'altro  in: 
Domenico  Antonio  Farini:  La  Romagna  dal  1795  al  1828.   (ediz.  Rava)  Roma  1899  pag.  81 

Pag.  383.  —  nota  2.  Sui  rapporti  fra  il  principe  di  Carignano  ed  il  Capponi,  che  gli  fu 
cavalier  d'onore  nelle  nozze,  vedasi  :  Matteo  Ricci  Ritratti  e  Profili  politici  e  letterari.  - 
Firenze  1882  -  pag.  59  e  CO. 

Pag.  384.  —  nota  1,  riga  III,  leggasi:  "  Costa  de  Beauregard  „. 

Pag.  385.  —  nota  2,  riga  VI:  leggasi  "Antonio  Stoppant „. 

Pag.  393.  —  nota  1,  riga  Vili:  leggasi  "  With  Napoleon,,. 

Pag.  395.  —  riga  XXXI:  leggasi  "partito  napoleonico „. 

Pag.  398.  —  riga  Vili:  leggasi  "le  dernier  courrier,,. 

Pag.  400.  —  nota  2,  riga  IX:  leggasi  "  Léon  Lecestre  „. 


433 


INDICE  DEI  NOMI  DI  PERSONA  O  DI  LUOGO 
ELENCATI  NEL   CARTEGGIO 


(I  numeri  indicano  le  pagine). 


Abano  70,  72,  74. 

Abbiategrasso  56. 

Abbruzzi  284,  380,  385. 

Aberdeen  conte  Giorgio  133,   137,  284. 

Absburoo  XVIII. 

Acerbi  Giuseppe  276,  385. 

A'  Court  Guglielmo  368. 

A'  Court  madame  379. 

Adam  238. 

Adda  (dipartimento)    196,  218,  243. 

Addington   103. 

Adelaide  (madame)  313. 

Adelasio  233. 

Adige  107,  212. 

Adrini  236. 

Affori  30,  32,  36,  39,  41,  46,  404. 

Agazzini  (signora)  348. 

Aghermann  425. 

Agliate  XVI. 

Agnelli  avvocato  245. 

Agogna  (dipartimento)    85,    130,    146, 

147,  215. 
Agucchi  Alessandro  212,  213. 
Airoldi  don  Cesare  XIX,  367,  368. 
AiROLDi  marchese  142,  237,  238. 
Aix-les-bains  213. 
Aja  (L')  16,  17,  303. 
Ajace  274. 

Ala-Ponzone  marchese  236. 
Alari  conte  Saule  45,   51,  54,  238. 


Alari  conte  Saule  Agostino  45. 

Alari  -Langosco  contessa  45,  429. 

Alba  (d')  duca  279. 

Albani  (dama  di  corte)  67. 

Albani  contessa  Beatrice  40. 

Albani  Casati  principessa  Teresa  237. 

Albani  P.pe  Carlo  61,  64,  237,  243,  430. 

Albani  card.  Giuseppe  377,  430. 

Albano  302. 

Albany  (d')  contessa  37,  45,  139,  245, 
264,  266,  282,  295,  297,  319,  325, 
363,  378,  431. 

Albasini  dottore  55. 

Alberti  (degli)  Mario  30,  159. 

Alchudia  (d')  duchessa  395. 

Aldini  Antonio  99,  157. 

Alemagna  barone  Carlo  16,  20,  34, 
45,  54,  64,  70,  71,  74,  94,  119,  142, 
144,  145,  148,  166,  168,  170,  171, 
186,  200,  209,  223,  226,  262. 

Alemagna  (archivio)  XII. 

Alemagna  conte  Alberto  16,  262. 

Alemagna  conte  Giuseppe  16. 

Alemagna  contessa  195. 

Alessandria  203,  352. 

Alessandri  Marco  233. 

Alessandro  I  (Czar  delle  Russie)  88. 
98,  103,  121,  141,  147,  148,  161,  165, 
172,  173, 191,  192,  197,  198,  268,  341, 
397. 


28 


434  — 


Alfieri   conte    Vittorio    7,    38,    245, 

282,  333. 
Algeri  184,  275. 
Alighieri  Dante  333. 
Alison  A.  103. 
Alméras  (d')  Henry  14,  152. 
Alpi  418. 
Alsazia   143. 

Alton-Shée  (d')    conte  402. 
Altoviti  Guglielmo  XI. 
Alvinzi  83. 

Amari  Michele  237,  268,  367. 
Amaury-Duval  340. 
America    XXII,    104,   205,    313,    392, 

414. 
Amsterdam  11,  13,   18,  408.      . 
Anchise  278. 
Ancona  305,  306,  310. 
Ancona  (d')  sen.  Alessandro  Vili,  IX, 

XXIII,  27,  31,  82,  93,  105,   134,  207, 

237,  253,  255,    262,  264,  268,    287, 

303,  367. 
Andrial  421,  425. 
Anelli  prof.  Angelo  285. 
Angeloni  XIX. 

Anguissola  Busca  march.*  153. 
AmssoN  du  Perron  madame  408. 
Annoni  conte  Alessandro  17,  18,  19, 

20,  26,  30,  32,  36,  37,  40,  52,    62, 

63,  64,  65,  85,   115,   171,  243,  428. 
Annoni  Cicogna  contessa  Leopolda  52, 

62,  115,  171,  243,  280,  325.  394,  428. 
Anthouard  (d')  conte  generale  106. 
Antona  Traversi  Camillo     245,  264, 

266,  431. 
Antr aiguës  (d')  conte  12. 
Anversa  7,  13,  16. 
Appennini  385, 
Apostoli  Francesco  105, 
Apponyi  conte  Antonio  303. 
Aquileia  259. 
Araldi  marchese  327. 
Archimede  278. 
Archinto  conte  Giuseppe  305,'^323,  408. 


Archinto  Trivulzio  C."^*  Cristina  408. 

Arcole  69. 

Arconati  Visconti  marchese  416. 

Arenemberg  280. 

Armargli  L.  82,  98,  115,  254,  255, 
256,  348. 

Arrivasene  Giov.  430. 

Arsène  Alessandro  22. 

Artois  (d')  conte   165,  383. 

ashley-cooper  antonio  378. 

Asiago  258. 

AsioLi  Bonifacio  391. 

Assia-Darmstadt  (d')  Augusta  11. 

Assisi  8. 

Augusta  51. 

AuLAiRE  (de  St.)  conte  275. 

AuLAiRE  (de  St.)  DU  RouRE madame  275, 
424. 

AuLAiRE  (de  St.)  DE  Soyecourt  madame 
275. 

Austria  XIII,  XVIII,  XIX,  XXII,  26, 
67,  80,  88,  100,  101,  102,  112,  115, 
122,  124,  125,  127,  132,  133,  134, 
136,  137,  143,  147,  158,  161,  175, 
176,  182,  188,  202,  212,  213,  21-:!, 
216,  218,  225,  243,  265,  295,  298, 
303,  306,  313,  325,  327,  340,  350, 
355,  364,  373,  385,  388,  400,  401, 
407,  408,  414,  416,  430. 

AuvRAY  L.  51,  377. 

AzEGLio(d')  Alfieri  marchesa  Costanza 
383. 

Azeglio  (d')  marchese  Emanuele  383. 

Bacourt  (de)  38. 

Badeni  (conte)  93. 

Bajona  309.  391, 

Balabio,   60,    67,   98,    164,    188,    192, 

206,  207,  220,  241; 
Balbianino  416,  427. 
Baldacci  consigliere   122,  216. 
Balsamo  237, 
Balsamo  marchesina  248, 
Bamberga  140. 


—  435  — 


Banderali  54. 

Barante   (de)    barone   Prospero    169, 

177,  275,  421,  425. 

Barbaja  impresario  374,  402. 

Barbavara  ved.  Borvasca  51. 

Barbiano"  di  Belgiojoso  Principe  Al- 
berico XII,  22. 

Barbiano  di  Belgiojoso  conte  Antonio 
26,  38,  44,   185,  200,  233. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Brivio  cont.* 
Claudia  201,  372. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Canziani  con- 
tessa Amalia  372,  376. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Casati  cont.* 
Maria  26,  31,  34,  38,  42,  44,   186. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Confalonieri 
contessa  Giulia  69. 

Barbiano  di  Belgiojoso  d'Este  prin- 
cipessa Anna  Ricciarda  22. 

Barbiano  di  Belgiojoso  P.p*"  E.milio  372. 

Barbiano  di  Belgiojoso  conte  Fran- 
cesco Lodovico  372. 

Barbiano  di  Belgiojoso  conte  Ga- 
leotto 201,  372. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Giulini  cont.^* 
Beatrice  34. 

Barbiano  di  Belgiojoso  conte  Giu- 
seppe 201. 

Barbiano  di  Belgiojoso  principe  Ri- 
naldo Alberico  220. 

Barbiano  di  Belgiojoso  Trivulzio 
principessa  Cristina  XXIII  32,  34, 
50,  82,  90,  95,  100,  120,  143,  214, 
221,  224,  303,  372,  404. 

Barbiera  Raffaello  32,  404. 

Barbieri  Giuseppe  385. 

Barbò  conte  Francesco  214. 

Barbò  don  Giuseppe  260. 

Barbò  Resta  donna  Camilla  260. 

Barbò  c.<*  Guiscardo  38,  39,  259,  260. 

Barchetta  Francesco  78,  91,  94,  114, 
119,  126,  142,   144,    152,   166,  170, 

178,  180,  186,   189,  194,    195,  212, 
218,  227,  229,  235. 


Barchetta  Giuseppe  78. 

Bardoux  410. 

Barentin  10. 

Barone  cavaliere  265,  269. 

Baroni  359. 

Bartolini  9. 

Barras  415. 

Baseggio  G.  B.  385. 

Basilea  297. 

Bassano  385. 

Bassi  361. 

Basville  Ugo  360. 

Bataille  barone  31,  33,  54,  106. 

Battaglia  avv.  Antonio  33. 

Battaglia  Gaetano  31,  38,  40. 

Baviera  1 1,  90,  99,  245,  280,  373,  395. 

Bazzetta  barone  Giovanni    228,  245. 

Beatrice  arciduchessa  13,  212. 

Beauharnais  Alessandro  168. 

Beauharnais  Prin.ssa  Amalia  Augusta 
XVII,  7,  11,  14,  15,  19,  20,  22,  24, 
26,  29,  30,  33,  34,  35,  36,  39,  42, 
45,  49,  52,  54,  61,  67,  68,  69,    71, 

72,  73,  74,  75,  76,  77,  90,  99,  105, 
106,   153,   171,  272,  280. 

Beauharnais  principe  Eugenio  XVII, 
7,  11,  12,  14,  15,  18,  19,  20,  23,  26, 
29,  30.  31,  34,  36,  37,  42,  48,  49, 
51,  54,  64,  66,  67,  68,  69,  71,    72, 

73,  74,  80,  85,  90,  92,  95,  98,  99, 
105,  106,  107,  115,  118,  121,  128, 
135,  139,  140,  143,  148,  149,  155, 
168,  171,  172,  173,  175,  179,  180, 
197,  263,  272,  280,  348,   379,    429. 

Beauharnais  principessina  Amalia  Au- 
gusta Eugenia  69,  74. 

Beauharnais  principessina  Giuseppina 
Massijiiliana  14,  22. 

Beauharnais  principessina  Ortensia 
Eugenia   14,  22. 

Beccaria  (archivio)  XII. 

Beccaria  don  Giacomo  79,  87,  124, 
164,  188,  195,  213,  228,  241,  243, 
245,  257. 


—  436 


Beccaria  march.°  Giulio  108,  241,  257. 
Beethoven   100,  267.  391, 
Belcredi  marchese   142. 
Belgio    XIII,    XVIII,    100,    305,    313, 

331,  365,   414. 
Bellegarde  gen.  conte  Enrico  31,  82, 
85,  90,  91,  93,  95,   104,    106,    107, 
108,   109,   114,   115,   118,   122,     128, 
137,   142,   143,   154,    157,    158,   171, 
175,  179,   180,  182,  186,  187,    188, 
189,   190,   193,  196,  200,   202,  203, 
207,  212,  214,  221,  222,  223,    224, 
225,  230,  233,  236,  239,  242,    243, 
246,  248,  249,  254,  266. 
Bellini  276. 
Bellini  Vincenzo  341. 
Bellisomi  barone  31,  45,  64,  71,  73. 
Bellisomi  Ferdinando  222. 
Bellorini  Egidio  416. 
Belmonte  (di)  principe  368. 
Bembo  cardinale  360. 
Benevento  109. 
Bentham  Geremia  274. 
Bentinck  lord  William  82,  84,  92,  93, 
95,   102,   103,   109,    110,    122,    133, 
183,   184,  210,  368,  430. 
Benzoni  24,  25,  28,  35.  37,  47. 
Benzoni  Marsilio  51. 
Beresina  37,  54,  397. 
Berg  generale  52, 
Bergamo  7,  86,    105,    117,    166,    186, 

200,  233,  428. 
Berio  342. 

Beriot  (de)  C.  A.  342. 
Berlino  188,  373. 

Berna    101,    141,  347,  409,  416,  417, 
418,  426. 

Berrà  214,  218,  219,  248. 

Berrà  Frapolli  214,  248. 

Berry  (di)  duchessa  363. 

Bertault  architetto  89. 

Berthier  maresciallo  139,  140,  149,  164. 

Bertoldi  Alfonso  45,  84,  324,  340. 

Bertoletti  barone  Antonio  89,  99,  121, 
209,  221,  230. 


Bertrand  P.  431 

Berwick  duca  266,  402. 

Berzio  60,  62. 

Besana  60. 

Besozzi  conte  Antonio  200. 

Bettolini  238. 

Bianchetti  conte  Cesare  212,  233,  263. 

Bianchi  Nicomede  105,  216,  384. 

Bianchini  Domenico  XV,  245,  249,  250, 

251,  264,  266,  431. 
Bigli  contessa  Claudia  26,  38,  40,  42, 
44,  47,  48,  51,  53,  64,  66,  69,   109, 
115,   124,   139,   152,   153,   164,    167, 
171,   174,   175,   187,   196,  201,    213, 
218,  220,  222,  226,  227,  229,    261, 
268,  407,  420,  426,  430. 
Bigli  (famiglia)  X. 
Bigli  conte  Vitaliano  XVI,  27,  430. 
Bignami  Carlo  9,  11,  60,  225,  248. 
Bignami  Maddalena  9. 
BiRAGO  conte  Ambrogio  73. 
BiRÉ  E.  310 

Blìjcker  principe   103,   197. 
BoDONi  357. 
Boemia  125,  362,  407. 
Boigne  (de)  madame   132,  307,   324. 
Boissiere  (La)  274. 
BoLCHESE  38,  43,  50,    59,  60,  61,    64, 
70,  72,  119,  144,  152,  160,  235,  428. 
Bologna  62,  74,  85,  93,  147,  175,  212, 
222,  263,  268,  282,  385,  409,  419. 
Bolza  XX. 

Bonaparte  (Villa)  246,  248. 
Bonar  Mr  391. 
Bonin  D.  Carlo  259,  260. 
BoNFADiNi  Romualdo  R.  Vili,  254. 
BoNOLA  G.  140,  202. 
BoNOMi  G.  M.  26. 
BoNsiGNORi  Stefano  144,  431. 
BoNSTETTEN  (de)  Carlo  Vitt.  274,  275, 

284,  325,  330,  347,  431. 
Borboni   132,   172,   177,  269,  275,  282, 

284,  298,  368. 
Boreel  (de)307, 309,  31 1, 337,  362,  379. 


437  — 


BoRGAzzi  don  Giovanni  222,  431. 

BoRGAZzi  don  Luigi  431. 

Borghese  principe  Camillo  180,  223, 
263,  336. 

Borghese  principe  Marc'  Antonio  303. 

Borghese  Buonaparte  P.^^ap^oLiNA  88. 

Borghese  Talbot  P.^®*  Guendalina303. 

Borghi  cav.  99,  101,  276. 

Borgia  marchese  Nunzio  278. 

Borodino  36. 

Borromeo  (archivio)  XII. 

Borromeo  conte  Antonio  85. 

Borromeo  contessina  34,  239,  416. 

Borromeo  Cusani  contessa  Maria  Eli- 
sabetta 85. 

Borromeo  D'Adda  contessa  Maria  142. 

Borromeo  cardinale  Federico   162. 

Borromeo  conte  Giberto  85,  203,  228, 
420. 

Borromeo  conte  Vitaliano  142. 

Borsieri  Pietro  276. 

Bossi  marchese  Benigno  93,  335. 

Botta  Arconati  m.^  Clementina  171. 

Botta  Carlo  85,  89. 

Boulay  de  la  Meurthe  352. 

Boulogne  sur  Mer  89. 

Bovara  conte  Giovanni  44,  427. 

Brasante  242. 

Brancaccio  398. 

Brasile  320. 

Brebbia  barone  Giovanni  22. 

Breislak  385. 

Breme  (de)  abate  Lodovico  37,  45,  46, 
54,  110,  129,  130,  131,  155,  156, 
174,  215,  219,  226,  237,  248,  254, 
264,  273,  276,  278,  282,  284,  286, 
311,  329,  330,  331,  346,  348,  350, 
351,  375,  376,  381,  400,  416,  422, 
427,  431. 

Breme  (de)  Dal  Pozzo  della  Cisterna 
marchesa  273. 

Breme  marchese  284. 

Brenta  (dipartimento)  70,  72,   152. 

Brescia  93,  212,  221,  225,  385,  400. 


Brighe  (de)  conte  143. 

Brighe  (de)  Odoardo  143. 

Brighton  190,  191,  411. 

Brignole  marchesina   100. 

Brisgovia   127. 

Brivio  marchese  Cesare  245,  372. 

Brivio  Durini  marchesa  Isabella  245. 

Brivio  famiglia  X. 

Brivio  marchese  Luigi  245. 

Brocchi  G.  B.  385. 

Brodrick  191. 

Broglie  (de)  de  Stael  duchessa  Al- 
bertina 276,  278,  329,  330,  347,  408, 
409,  414,  415. 

Broglie  (de)  duca  Vittore  XIX,  131, 
141,  275,  276,  284,  322,  329  330,  347, 
408,  409,  414,  421,  423. 

Brougham  Enrico  XIX,  275,  297. 

Brougham  lady  275. 

Brunetti  Lazzaro  170. 

Brunetti  Vincenzo  170. 

Brùnn  XXI,  271. 

Brutium  279. 

Bruxelles  13,  17,  18,  19,  21,  351. 

Bubna  maresciallo  Ferdinando  XIII, 
407,  408,  420,  427,  428,  429. 

Bubna  madame  407,  408,  416,  428. 

Buffalora  62. 

buffenoir  377. 

bujukdéré  394. 

Buonaparte  (famiglia)  132. 

Buonarroti  Filippo  XIX,  410. 

Buscaglia  (Signoria  di)  266. 

Burghersh  lady  Priscilla    139,    268. 

Burghersh  lord   139. 

Busti  Signorina  166. 

Butini  medico  347. 

Byron  lord  270,  274,  322,  357,  361, 
375,  276,  378,  397. 

Caccia  di  Romentino  conte  Gaudenzio 

152. 
Caccia  di  Fomentino  conte  Marco  430. 
Cacciapiatti  Giuseppe  Luigi  5 1,53, 430. 


—  438  — 


Cadet  (corriere)  101. 

Cadet  (farmacista)  235. 

Cagliari  194. 

Cagnola    architetto    marchese     Luigi 

22,   170,  203. 
Caidate  (castello  di)  78,  430. 
Calabrie  269,  282,  312,  385. 
Calais  190. 
Calandrisi  417. 
Calcagnin"!  marchese  220. 
Calderara  marchese  Bartolomeo  170. 
Calder-ìvra  don   Carlo  13,  23,  26,  36, 

38,  40,  42,  44,  50,  60,  61,  94,  108, 

15J,  153,  171,  180,  181,  187,    193, 

195,  215,  228,  238,  245,  335. 
Calderara  don  Giuseppe  36,  44,  50, 

59,  60,  61,  64,  65,   153,  413,  428, 
Calderara  conte  Ignazio  36,  428. 
Caleppio  conte  Trussardo  276. 
Calvi  Felice  6,    26,    27,    39,  51,  60, 

64,  159,  164,  186,  228,  245. 
Cambacérès  (de)  G.  G.  18,  23. 
Cambiaghi- Visconti    donna   Gaetana 

200,  226,  248 
Cambiasi  Pompeo  43. 
Cambridge  393. 

Camp.\gnano  (di)  principe  395. 
Camperio  430. 
Campoformio  414. 
Campomele  duca  379,  390. 
Candolle  (de)  P  ir  amo  331. 
Cannes  303. 
Canetta  Pietro  23,  64. 
Canning  284. 
Canosa  377. 

Canova  Antonio  212,  267,  340. 
Cantillon  351,  432. 
Ca.ntù  Cesare    10,    40.    82,  87,    108, 

121,  124,  202.    276,  330,  385,  404, 

409. 
Canuel  generale  421. 
Capasso  Gaetano  3. 
Capecelatro     arcivescovo      Giuseppe 

265,  266. 


Capelle  330,  408. 

Capponi  marchese  Gino  XI,  245,  258, 

282,  295.  312,  326,  327,  340,    384, 

388,  394,  396,  400,  432. 
Carrara  cardinale  105. 
Carrara  conte  Carlo  105,    143,   171, 

175. 
Capri  304. 
Caracciolo  270. 
Carafa  Michele  342.  349. 
C.\R.\.M.ANiCA  principe  Viceré  394. 
Caramanica  principessa  394,  420. 
Carascosa  generale  105. 
Carate  21,  29,  36,  39,  41,  43,  68,  71, 

74,    227,    229,  236,  238,  239,    408, 

416,  419,  420,  422,  426,  427. 
Caravaggio  12. 
Gargano  capo -battaglione  95. 
Gargano  -Volpe  don  Lodovico  258. 
Cardenas  (de)  conte  Lorenzo  269. 
Carditello  394. 
Garignano  principe  Carlo  .Alberto  IX, 

XXII,  30,  268,  383,  384,  432. 
Carletti  Luigi  385. 
Carli  Tomaso  60,  64. 
Carlo  VII  di  Baviera  362. 
Carlo  X  re  di  Francia    132,  423. 
Carlo  arciduca  407,  431. 
Carlo  Emanuele  IV,  30,  59. 
Carlo  Felice  30,  268. 
Carlos  'don)  310,  314. 
Carlo  Teodoro    elettore    di    B.-vviera 

373. 
Carlotta  principessa  del  Belgio  305. 
Carlotta    principessa   di    Coburgo 

Gotha  365. 
Carlyle  Tomaso  414. 
Carlsbad  325. 
Carnot  Hyppolite  177. 
Carnot  Lazare  177. 
Carolina  regina  d'iNGHiLTERRA  114. 
Carolina  (signora)  204,  234. 
Carozzi  Giaci.n'to  79. 
Carozzi  Giuseppe  notaio  79. 


—  439  — 


Carfani  Giuseppe  276. 

Carrara  409. 

Carrara  Spinelli  conte  31. 

Carraresi  A.  XI,  245,  258,  282,  295, 

312,  326,  383,  388,  396. 
Carthy  (Mac)  madame  381. 
Cartoni  379. 
Cartwright  W.  C.  15. 
Casalmaggiore  244. 
Casati  conte  Alessandro  V. 
Casati  conte  Agostino,   conte    d'Acri 

159,   164,  431. 
Casati  marchese  Apollonio  159. 
Casati  don  Camillo  XII,  XIII. 
Casati  De-Capitanei  di  Settala  donna 

Luigia  6,  80,  124,   175,    217,    220, 

223,  269,  270,  271. 
Casati  conte  Ferdinando  237. 
Casati  marchese  Francesco  159,  164. 
Casati    Gambarana    donna    Marghe- 
rita 159. 
Casati  don  Gaspare  5,  6,  32. 
Casati  conte  Gabrio  (juniore)  IX,  XII, 

45,   131,  254. 
Casati  conte  Gabrio  (seniore)  XII,  6, 

269,  270. 
Casati  conte  Luigi  Agostino  33. 
Casati  Orrigoni    donna  Maria  6. 
Caselli    cardinale    Carlo    Francesco 

352,  353. 
Casini  padre  398. 
Casini  Tomaso  152,  255,  377. 
Casnedi  marchesi  XVI,  430. 
Cassano  (di)  duchessa  269. 
Cassano  Magnago  44. 
Cassino  (monte)  312,  394. 
Castelbarco  conte  Carlo  233. 
Castelbarco  conte  Cesare  80,  233, 
Castelbarco  Fregankschi  C*  233,  236. 
Castelbarco    Litta     Visconti    Arese 

contessa  Maria  238. 
Castelfranco    Stolberg     principessa 

Carolina    266.   268,  350,  355,  416. 
Castellamare  268. 


Castellane  (de)  contessa  Jean  307. 
Castellane  (de)  maresciallo  265,  324, 

330,  331,  363,  423. 
Castelnuovo  (di)  principe   368,  430. 
Castiglioni  conte  Alfonso  XVIII,  27, 

84,  214,  236,  239. 
Castiglioni  conte  Carlo  Ottavio  239. 
Castiglioni  senatore  conte    Luigi  47, 

210. 
Castiglioni  contessa  Teresa  47. 
Castiglioni  Stampa    marchese    Guido 

74.  247. 
Castiglioni    Stampa   Litta    marchesa 
Paola  74,  126,  247,  430. 
Castlereagh    lord    82,  88,   102,    103, 

114,   122,   133,   137,  139,   140,    155, 

158,   163,  207,  216,  368,  395,   414. 
Catalogna  143. 
Catania  278, 
Cathcart  lord  168. 
Caterina  imper."  di  Russia  132,  325. 
Cattaro  96,  214. 

Cava  dei  Tirreni  306,  323,  336,  337. 
Cavalletti  barone  Francesco  54,  64. 
Cavaignac  madame  178. 
Cavernago  26. 

Cavriani  conte  ciambellano  8,  54. 
Cavriani  conte  senatore  Federico  50. 
Caulaincourt  marchese  165. 
Cazenove  (de)  D'Arlens  madame  139. 
Cernobbio  170. 
Cernusco  sul  Naviglio  238. 
Chabrol  de  Crouzol  423. 
Chabrol  de  Volvic  423,  425. 
Chalons  124. 
Chamouny  409. 
Chaptal  conte   407. 
Chastenay  (de)  madame  163,  331,  344. 
Chateaubriand    165,    283,    310,    330, 

421,  424. 
Chatillon  133,  165. 
Chaumont  108,  132. 
Chéramy  P.  a.    143,    274,    342,    370. 

402. 


—  440  — 


Cherubini  Luigi  M,  342,  419. 
Chiarini  38,  90,  228,  249,  251,  252,  253. 
Chiatt(.ne    prof.  D.  34,  156,  249,  254, 
255,  256,  261,  269,  286,  290,  429. 
Chiavenna  219,  243. 
Chigi  principe  Agostino  395. 
Chigi  principessa  Leopoldina  395. 
Chigi  principe  Sigismondo  395. 
China  336,  340. 
Choiseul  (de)  duca  414. 
Chrétien  9. 
Chuquet  Arthur  117. 
Ciani  Carlo  179,  194,  225. 
Ciani  Filippo  9,  95. 
Ciani  Gaetano  9,   11,  54,  98. 
Ciani  Giacomo  9,  98,    158,  164,    188, 

195,  216,  243,  257. 
Cibo  duchessa  Maria  Teresa  29. 
Ciceruacchio  410. 

Cicogna  conte  Carlo    10,  11,  16,  34, 
144,   173,  203,  209,  212,  214,    217, 
233,  263,  303,  317,  322,  419,  428. 
Cicogna  conte  Giovanni  67,   170. 
Cicogna  Marliani  contessa  Teresa  62. 
Cicogna  Mozzoni  conte  Gian  Pietro  52. 
Cicognara  contessa  267. 
Cicognara  conte  Leopoldo,  267. 
Cima  Luigi  27. 
Cima  Giuseppe  27. 
Cimba  27, 

Cipolla  (Baronia  di)  266. 
CiRCELLO  marchese  264. 
Circourt  (de)  Adolfo  373. 
Cisalpina  XVL  50,  72,   73,    86,    115, 
117,  139,  143,233,377,385,400,416. 
Cispadana  115. 
Civita  medico  296. 
Civitavecchia  385. 
Clari   Calderari  donna  Teresa  226, 

227. 
Clary  conte  Carlo  G.  401,  402,  406. 
Clary  principe  Giov.  Nepom.  401. 
Clary  Chotek  contessa  Luisa  401 .  402, 
Clary  principessa  Maria  Cristina  401. 


Cobianchi  225,  427. 

Clemente  XIVo  Papa  232. 

Clerici  Edmondo  276,  285,  330. 

Clerici  Francesco  Maria  11. 

Clerici  Giorgio  Vitaliano  11,  15. 

Clerici  Melzi  d'ERiL  donna  Gaetana 
11. 

Clermont-Ferrand   363. 

Cobianchi  425,  427. 

Codronchi  monsignore  69. 

Colbrand  cantante   370. 

Collegno  (di)  conte  Giacinto  384. 

Colleoni  conte  Vincenzo  37. 

Colletta  Pietro  216. 

Cologno  Monzese  XII,  94,   131,  431. 

Cologny  274. 

Colonna  principe  Filippo  S95. 

Colonna  Vittoria  360,  361. 

Comandini  a.  42,  67,  73,  74,  118,  189, 
236,  243,  259,  260,  281. 

Como  33,   170,  209,  212,  320,  334. 

Compiègne  8,  9,  89. 

Comte  415. 

Condé  (di)  principe  275. 

Gonfalonieri  (archivio)  XII. 

Gonfalonieri  don  Ansperto  7,  19. 

Gonfalonieri  Belcredi  donna  Ma- 
rianna 41,  43,  51,   114,   157. 

Gonfalonieri  Bigli  contessa  Anna  X, 
XVL  XVII,  3,  6,  13,  14,  16,  24,  26, 
27,  28,  29,  34,  37,  38,  39,  40,  41, 
42,  43,  44,  45,  46,  48,  49,  50,  51, 
52,  53,  56,  57,  59,  61,  62,  63,  64, 
65,  69,  71,  80,  86,  :l04,  109,  110, 
114,  124,  126,  127,  139,  152,  159, 
167,  171,  174,  175,  178,  186,  187, 
193,  195,  196,  201,  204,  210,  213, 
218,  219,  220,  224,  225,  227,  231, 
232,  236,  237,  238,  240,  243,  244, 
245,  246,  248,  270,  272,  309,  392, 
402,  407,  413,  415,  416,  418,  419, 
420,  426,  427,  428. 

Gonfalonieri  don  Carlo  65,  68,  69 
71,  208,  218,  229,  240,  419. 


—  441  — 


Gonfalonieri  Casati  contessa  Teresa 
V,  XII,  XIII.  XIV,  XVU,  XXI,  XXII, 
5,  6,  7,  8,  9,  10,  11,  13,  14,  15,  16, 
17,  18,  20,  21,  24,  25,  27.  29,  30, 
31,  32,  35,  38,  39,  42,  46,  48,  49, 
50,  51,  52,  54,  55,  57,  58,  60,  63, 
65,  66,  68,  70,  72,  74,  75,  76.  77, 
80,  81,  84,  86,  90,  91,  93,  94,  98, 
102,  105,  106,  110,  113,  116,  121, 
123,  125,  127,  145,  146,  149,  150, 
152,  153,  157,  160,  165,  167,  169, 
171,  175,  176.  177,  181,  187,  190, 
193,  194,  196,  199,  200,  201,  204, 
209,  210,  213,  215,  217,  218,  219, 
221,  223,  225,  226,  227,  228,  229, 
230,  232,  234,  237,  239,  240,  244, 
245,  246,  247,  248,  259,  260,  261, 
262,  264,  265,  266,  267,  268,  269, 
270,  271,  272,  273,  277,  278,  279, 
280,  281,  287,  288,  289,  290,  291, 
292,  293,  295,  299.  300,  302,  303, 
304,  305,  306,  307,  310,  311,  315, 
316,  317,  318,  320,  324.  325,  327, 
328,  331,  334,  336,  338,  339,  341, 
342,  349,  350,  355,  358,  359,  362, 
363,  267,  368,  372,  373,  374,  378, 
379,  389,  390,  391,  394,  395,  396, 
398,  399,  401,  403,  406,  408,  413, 
415,  416,  418,  419,  420,  422,  426, 
427,  428,  429,  430. 

Gonfalonieri  Gasnedi  contessa  An- 
tonia 3. 

Gonfalonieri  Cecchino  8,  13,  18,  19, 
21,  24,  25,  26,  27,  30,  33,  35,  36, 
38,  39,  41,  43,  45,  47,  49,  53,  58, 
59,  61,  63,  65,  66,  108,  114,  159, 
175,  219,   232,  430. 

Gonfalonieri  conte  Eugenio  3,  59 

Gonfalonieri  don  Eugenio  barnabita 
65,  208,  218,  229,  240. 

Gonfalonieri  conte  Federico  V,  VII, 
VIII,  IX  e  seguenti,  3,  4 ,  5,  7  e 
seguenti. 

Gonfalonieri     Litta-Modignani    con- 


tessa Maria  10,  16,  21,  36,  64,  65, 
66,  68,  71,  74,  80,  86,  110,  126, 
127,  149,  159,  167.  171,  174,  175, 
187,  193,  196,  198,  204,  208,  209, 
219,  220,  225,  227,  239,  240,  269, 
270,  408,  416,   419. 

Gonfalonieri  don  Luigi  65,  208,  218, 
229,  240,  416,  419. 

Gonfalonieri  O'Ferral  contessa  Sofia 
XII,  XXII. 

Gonfalonieri  Strattmann  contessa 
Margherita  59. 

Gonfalonieri  don  Tiberio  41,  114, 
142,   170,  201,  416,  426,  429. 

Gonfalonieri  Vigoni  contessa  65. 

Gonfalonieri  conte  Vitaliano  XVI,  3, 
4,  5,  7,  21,  25,  36,  37,  38,  39,  41, 
43,  59.  64,  71,  74,  78,  80,  110,  114, 
126,  127,  159,  167,  171,  174,  179, 
187,  193,  204,  208,  219,  224,  225, 
227,  239,  240,  243,  244,  248,  270, 
272,  408,  416,  419,  426,  429. 

GoNSALVi  cardinale  109,  353,  385,  395. 

Constant  B.  274,  329,  330,  425. 

Conti  Giuseppe  327,  383. 

Conti  Maria  336,  341. 

Coppet  XI,  273,  274,  275,  311,  330, 
347,  408,  409 

GoRACCiNi  Federico  12,  16,  86,  92,  237, 
280,  285. 

Gorbetta  6. 

Corfu  268. 

cornovaglia  183. 

Gorradini  barone  22,  74,  90,  106. 

Corsica  379. 

Corti  Giampietro  64, 

Corti  don  Giuseppe  115,  167. 

Costa  cavalier  Silvano  384. 

Costa  de  Beauregard  marchese  384, 
432: 

Costantino  granduca  di  Russia  103, 
141,  425  (?). 

Costantinopoli  265,  314,  350  367,  384. 

Gostanza  280. 


—  442- 


CoTTiN  madame  333. 

CouDENHOVE  (coiite)  242. 

CoziE  (Alpi)  284. 

Craco  345. 

Cracovia  345. 

Craven  La  Ferronays   madame    337. 

Creevey  Thomas    192,  275,  297,  411, 

412. 
Creevey  Mrs.  192. 
Crema  19,  239. 

Cremona  8,  72,  102,   105,  253. 
Creusa  274. 
Crewe  lord  412. 
Crimea  133,  164,  384. 
Criscuolo  a.  265. 

Crivelli  Bigli  marchesa  Fulvia  X,  40. 
Crivelli  capo-battaglione  95. 
Crivelli  Mesmer    don    Gaetano   214, 

317,  431. 
Crivelli    Pickler    conte    Ferdinando 

194,  202,  233,  244,  317. 
Crivelli    Serbelloni    contessa     Julie 

50,  202,  203. 
Crivelli  marchese  Tiberio  40,  42. 
Croazia  122 
Croce  (signor)  240. 
CuGiONNo  40,  52,  62,  63. 
CuMMiNG  Alexander  396. 
CuMMiNG  Guglìelmo  396. 
CuMMiNG  James  396. 
CuRioNi  272. 

Curlandia  (di)  duca  307. 
Cusani  Cattaneo  donna  Eleonora  82. 
Cubani  don  Cesare  82. 
CusANi  Confalonieri  march.  Luigi  93. 
Cusani  D'Adda  Salvaterra  marchesa 

Carolina  82. 
Cusani  marchese  Francesco  Vili,  24, 

37,  99,   120,  121,  169,  189,  204,  214, 

222,  259,  377,  419. 
Cusani  don   Giovanni    82,    266,    268, 

269,  279,  304,  312. 
Custodi  barone  Pietro  51,  214,  377. 
CuviER  385. 


CzAPLic  generale  341,  352  353,  358, 
364,  369,  372,  390,  394. 

CzARTORYSKA  Fleming  principessa  Isa- 
bella 333. 

CzARTORYSKA  Jablonowska  principessa 
Barbara  Dorotea  265,  267,  295, 
300,  311,  350,  357,  365,  394,  395. 

CzARTORYSKY  principe  Adamo  Casi- 
miro 333. 

CzARTORYSKY  principe  Adamo  Giorgio 
333,  341. 

D'Adda  Anguissola  donna  Costanza 
27,  38,  39,  40,  65,  204. 

D'Adda  don  Carlo  23. 

D'Adda  conte  Febo  23,  47,  84. 

D'Adda  cav.  Ferdinando  27. 

D'Adda  Kevenhuller  contessa  Leo- 
polda 23,  228,   233. 

D'Adda  Gagnola  marchesaMARGHERiTA 
187. 

D'Adda  Salvaterra  marchesa  Feli- 
cita 13. 

D'Adda  Salvaterra  marchese  Gero- 
lamo 13. 

D'Adda  Salvaterra  marchese  Gioac- 
chino 220 

D'Adda  Salvaterra  Pallavicino  Tri- 
vuLzio  marchesa  Elisabetta  220. 

D'Adda  Salvaterra  Settala  marchesa 
Teresa  223. 

Dalberg  (di)  duca  Embrico  G.  100. 

D'Allemagne  H.  R.  56. 

Dalmazia   122,   214. 

Dal  Pozzo  marchesa  50,  404. 

Dal  Verme  conte  Antonio  408. 

Dal  Verme  conte  Francesco  408. 

Dal  Verme  Cicalini  C.®^^  Maria  408. 

Dandolo  conte  Tullio  8. 

Danubio  59. 

Dard  E.  414. 

Darnay  Antonio  14,  16,  23,  35,  36 
39,  45,  59. 

Daru  Marziale  180. 


—  443 


D'Aspre  barone  Costantino  272,  297, 

299,  307. 
Daudet  Ernest  177. 
De-Barzi  don  Giuseppe  56,  62. 
De-Barzi  don  Natale  56. 
De-Barzi  signora  56,  62. 
Debidour  415. 

De-Capitani  di  Scalve  contessina  408. 
De-Capitani    di     Scalve     Serbelloni 

contessa  51,  85. 
De-Castro   G.  89,    90,    92.    93,    115, 

158,   182,   189,  204,  214,  238,    259, 

335. 
Decazes  Elia  275,  322. 
Decazes  duchessa  275. 
Dedem  de  Gelder  gen.  314,  350. 
De-Gregorio  cardinale  263. 
De-Gregorio  Sampieri  Anna  263. 
De-Laugier  conte  Cesare  24. 
Della  Rocca  generale  430. 
Dembowsky  generale  G.  B.   117,    228. 
Dembowsky  Viscontini  Matilde    117, 

228. 
De  Nicola  395. 
Dekoy  29, 
Derry  377. 
Dery  generale  397. 
Dery  madame    397. 
De-Sayne  54. 
Desio  5,  69,  71,  72. 
Destefanis  385. 

De-Vecchi  don  Angiolo  237,  238. 
De-Vecchi  padre  Felice  10. 
Devonshire  (di)  duchessa  377. 
Dieppe  190. 
Bigione  400. 
Dino  (di)  duchessa  307. 
D'Oria  Livia  269. 

D'Oria  Talbot  principessa  Mary  303, 
Domodossola  202. 
Donnadieu  generale  421. 
Douglas  278,  284,  346,  357. 
Douglas  Glanbervie  lady  278, 284, 346, 

354,  357,  431. 


Dover  183,  206. 

Dresda  26,  48,  49,  379,  401,  407. 

DuBLINOg    81. 

Du-Casse  a.  7,   15,  72,  99,   106,  121. 
DuMONT  Stefano  274,  275,  431. 
Dumorey  Tomaso  180. 
DUNOYER  415. 
DupiN  ainé  274. 
DupoRT   359. 

DURBACH    177. 

Durham  410. 

DuKiNi  conte  Antonio  XVIII,  7,  44, 
126,   152,   165,   170,   175,   178,    236. 

Durini  conte  Carlo   104,   108,   114. 

DuRiNi  Casati  contessa  Giuseppina  6, 
24.  35.  40,  44,  60,  68,  71,  91  104, 
108,  110,  114,  124,  126,  127,  144, 
152.  159,  160,  165,  175,  178,  187, 
199,  211,  228,  233,  269. 

Durini  Famiglia  X. 

DuRUY  415. 

Duverger  de  Hauranne  177. 

DuvEYRiER  Barone  H.  414. 

Edimburgo  238,  396. 

Edlin  conte  45. 

Edoardo  VIP  re  d'Inghilterra  216. 

Eferding  325. 

Egitto  10,  89,  114,  385. 

Eichstadt  115. 

Elba  (d')  118,  161,  176,  221,  344,  409. 

Elci  (d')  Pannocchieschi  cavalier  An- 

gelo  245,  431. 
Emilia  282. 

Enghien  (duca  d')  165, 
Enrico  IV  re  di  Francia  379. 
Epinay  377, 
Erba  (scudiere)  67. 
Erba  Odescalchi  Signorina  166. 
Erba    Odescalchi     don    Alessandro 

duca  di  Monteleone  195. 
EsQUiRON  de  St.  Agnan  224. 
Ess  Monsieur  268. 
ESSLING    122. 


—  444  — 


Este  (d')  duca  Ercole  Rinaldo  29. 
Este    (d')    duca    Francesco    arciduca 

d'Austria  122,  170. 
Este  (villa  d')   170. 
EsTERHAZY  conte  Vincenzo  85,  93,  108, 
Etna  278. 
Europa  XXII  46,  89,  172,    205,    247, 

274,  361,  373. 

Fabi  M.  85,   131,   132. 

Fabvier  415. 

Faenza  144. 

Fagan  Luigi  298,  303. 

Fagnani  marchese    Federico    16,    18, 

40,  69,  86,   90,    91,    92,    101,    120, 

126,   151,   153,   174,  215,  226. 
Fane  Arturo  268. 
Fardella    di    Torre    Arsa    marchese 

Vincenzo  868. 
Farini  Domenico  431. 
Farini  L.  C.  410. 
Fauriel  Claudio  79,   165. 
Fava-Ghislieri  conte  212. 
FÉ  conte  Marc' Antonio  8,    104,    124, 

188. 
FÉ  contessa  8,  74. 
Federico  Guglielmo  conte  di  Bristol 

377. 
Federico  Guglielmo  re  di  Prussia,  98, 

100,  148. 
Federico  re  di  Prussia  88. 
Felber    (de)  Alberico  27,  50,  61,  65, 

94,   120,   126,   127,    128,    150,    151, 

174,  195,   199.  216,  335,  429. 
Fenaroli  conte  143. 
Fenner  175. 
Fenestrelle  109. 

Ferdinando  arciduca  d'Austria  29,  61, 
84. 

Ferdinando  HI"  granduca  di  Toscana 

327. 
Ferdinando  Imp.re  d'Austria  XXII,  89. 
Ferdinando  IVo  re  di  Napoli  268,  306, 

307,  309,  340,  344,  380,   391,    394, 

432. 


Ferdinando  II"  re  delle  due  Sicilie  340, 

368. 
Ferdinando  VII"  re  di  Spagna  309,  391. 
Ferrand  conte   169,   178. 
Ferrazzi  G.  I.  385. 
Ferrol  (baja  del)  184, 
FÉTis  F.  I.  391. 
Fiandra  9,  82. 
Fiano  di  principessina  365. 
Filangieri  gen.  Carlo  216,  295,  340, 

394,  420. 
Filangieri  Frendel  Carolina  340. 
Filangieri  Gaetano  340. 
Filelfo  237. 
FioRiLLi  Matilde  303. 
Fiquelmont  (di)  conte  249,  254. 
Firenze  XII,  8,   139,    173,    262,    263, 

268,  282,  309,  317,  319,  320,    323, 

327,  368,  394,  419,  423. 
Fisher  H.  393. 
Fitzgerald  lord  247. 
Flahaut  (de)  conte  Carlo  168,    173. 
Flécher  maresciallo  222. 
Fleury  conte  307. 
Floridia  307. 
Florimo  Francesco  342. 
Fontana   padre    Francesco    barnabita 

153,  159,  209. 
Fontanelli  Achille  generale    10,    11, 

15,  38,  82,  88,  98,  99,  121,  123,  188, 

196,  209,  221. 
Fontainebleau  344. 
Forbes  Cumming  Luisa   396. 
Forbes  Giorgio  396. 
Forbes  John  396. 
FoRNARA  abate  44,  50,  55,  60,  62,  65, 

153,  235,  414. 
FoRNARA  marchese  413. 
Foscolo  Ugo  XI,  XVII,  8,  38,  82,  90. 

95,   105,   HO,   116,    117,    131,    174, 

210,   212,  249,  250,  251,  253,    254, 

264,  266,  356,  416. 
Fossati  barone  22,  26,  32, 
Fossati   don  Giorgio  187,  201. 


—  445  — 


Fossati  de  Regibus  430. 

fotheringham  191. 

FoucHÉ  84,  400. 

Fox  275,  284,  351. 

Framarino  (di)  duca  313. 

Franceschinis  69. 

Francesco  imperatore  d'Austria  XXII, 

88,  98,  110,  112,  120,  128,  131, 
147,  148,  154,  158,  160,  161,  162, 
163,  172,  182,  196,  203,  209,  213, 
215,  216,  222,  223,  228,  230,  232, 
233.  238,  243,  249,  256,  259,  260, 
261,  264,  272,  297,  325,  327,  373, 
419,  420. 

Francesco  IP  re  delle  Due  Sicilie  340. 
Francesco  I°  re  di  Francia  283. 
Francia  XIII,  XIX,  XXII,    9,    12,  87, 

89,  100,  101,  103,  106,  121,  122, 
125,  132,  133,  134,  135,  139,  140, 
141,  143,  147.  148,  162,  165,  169, 
172,  184,  192,  224,  236,  263,  272' 
274,  275,  276,  295,  297,  310,  314, 
325,  331,  340,  344,  350,  352,  364, 
368,  373,  377,  381,  393,  400,  401, 
407,  409,  413,  414,  415,  419,  423, 
425. 

Frangipane  conte  Cixtio  XIII,  26,  31, 

33,  49,  66,  70,  74,  76,   77,  90,   106, 

113,  260,  277. 
Frangipane  conte  Nicolò  26. 
Frangipane  marchese   Luigi  XV,  49. 
Frapolli  Carlo  Francesco   12,  38. 
Frapolli  Cesare  166. 
Frapolli    Battaglia    Fontanelli  Lu- 

ciETTA  38,  46,  82,  214,  431. 
Fraschetti  C.  395. 
Frasconi  Alessandro  29,  79,  153,  167, 

419. 
Frasconi  figlio  167,  238. 
Frecavalli  126,   170,   180. 
Frecavalli  Prospero  240. 
Frénilly  (de)  barone  377,  413. 
Fressinet  80. 
Frezzolini  51. 


Fries  conte  Maurizio  37. 

Frignoni  Angelo  431. 

Frimont  297. 

Friuli   113. 

Frochot   12. 

Fumi  commendatore  XIII. 

Fyffe   169,   178. 

Gabriel  architetto  89. 

Gaisruck  (di)  conte  Carlo  arcive- 
scovo 419,  420,  426,   427. 

Galianis  427. 

Galieni  38,  66,  73. 

Galizia  143,  325,  403 

Gallarate  31. 

Gallavresi  Giuseppe  XXIII,  3,  90,  95, 
98,  105,  117,  147,  154,  166,215,241, 
254,  255,  256,  257,  265,  427. 

Gallemberg  conte  267,  269,  295,  299, 
300,  302,  304,  306,  308,  311,  317, 
319,  322,  324,  325,  332,  336,  338, 
339,  340,  342,  344,  354,  358,  359, 
363,  364,  373,  376,  379,  388,  389, 
391,  393,  396,  398,  399,  400,  401, 
402. 

Gallemberg  contessa,  323,  332,  340, 
342,  350,  359,  363,  391,  419. 

Galles  fdi)  principe  172,  192.  198. 
411. 

Galles  (di)  principessa  Carolina  170, 
192,  275,  365. 

Gallo  conte  Cesare  385. 

Gallo  (di)  duca  216. 

Gambarana  VIII,  203. 

Gand  9,  U. 

Garat  178. 

Garrovo  1  70. 

Gautier  Paul  274,  284,  330,  341. 

Gavazzi  Famiglia  91. 

Gazoldo  20. 

Gennaro  (San;  268,  270,  271. 

Genisseo  307,  336,  338,  359,  379. 

Genova  38,  82,  84,  93,  102,  110,  142, 
147,   170,   183,   184,   185,  203,    218, 


—  446  — 


220,  228,  237,  268,  269,  323,    344, 

416,  428,  430. 
Genthod  274. 
Gentile  Parinola  marchesi    XII,  317, 

326. 
Geoffroy  de  Grandmaison  C.  84, 
Gerace  principe  269,  272,  279,  397. 
Gerace  d'ORiA  principessa  M.  Orietta 

279,  397,  428. 
Germania  XIII,  XVIH,  15,  23,  80,  133, 

136,   169,   175,   189,  283,  297,    309, 

313,  393.  395,  427. 
Gerusalemme  396. 
Ghatsk  34. 

Gherardi  signorina  228. 
Gherardini   Litta    marchesa    30,    46, 

208,  236, 
Gherardini    Trivulzi    Visconti    con- 
tessa Vittoria  19,  30,  31,    32,    36, 

38,    46,    48,    51,    53,    62,    63,     66, 

234,  246. 
Ghisalberti  don  Flaminio  32. 
Ghislieri  marchese  Filippo  Carlo  Vili, 

214,  218. 
Ghislieri  marchese  Francesco  Pio  214. 
Ghislieri    Cospi    marchesa    Leonarda 

214. 
Ghislieri  Gerolamo  27,  212,  214. 
Giammaica  191. 
Gianella  medico    41,  42,  43,  56,   58, 

108,   113,   194,   196. 
GiANETTi  Alessandro  228. 
Giani  276. 

Gibbon  Edoardo  431. 
GlEGLER   283. 
GiFFLENGA    generale    Alessandro    30, 

99,  430, 
Gilbert  de  Winckels  F.  254. 
Ginevra  XIV,  274,  329,  330,  331,  335, 

347,  353,  407,  408,  409,  410,   411, 

412,  416,  417,  418,  419,  421,   425. 

GlNGUENÉ    131. 

GiojA  marchesa  428. 
GiojA  marchese  428. 


Giordani  356. 
Giordano  Carlo  419. 
Giorgio  III°  re  d'Inghilterra  192. 
Giovanni  VP  re  di  Portogallo  324. 
Giovio  contessa  Clelia  408. 
Giovio  conte  Francesco  408. 
Giovio  conte  G.  Battista  408. 
Giovio  conte  Lodovico  86,  98. 
Giudici  Gaetano  427. 
GiuLiNi  conte  Alessandro  400. 
GiULiNi  Belgioioso  contessa  220. 
Giulini  Dal  Verme  contessa  Anna  53. 
GiULiNi  conte  Giorgio  34,  53,  61,  70, 

73,  80,  81,  120,  144,  146,   162,  204, 

228. 
Giuseppe  II"  imperatore  225. 
Giuseppe  Napoleone  re  di  Napoli  340, 

394. 
Giuseppina  imperatrice   XVIII,    9,    11, 

12,  13,  14,  22,98,  99,  167,   172,  175, 

179,  215,  295. 
Giussani  (signor)  XIII. 
Goethe     Volfango     357,      358,     365, 

366. 
Goldsmith  408. 
GoLosKA  principessa  198. 
GoRANi  conte  335. 
Gortchakof   132. 
Gotha  307. 

Gottardo  (Monte  San)  VII,  XXIII. 
GoTTis  madame  Augustine  283. 
Gourgaud  Gaspare  415. 
Gradisca  113. 
Grand  Carteret  John  374, 
Grandenstein  (di)  conte  397. 
Grecia  34,  133,  274,  313,  384,  394. 
Grenier  generale  72,  80,   105. 
Greppi  conte  Antonio  38. 
Greppi  don  Emanuele  431. 
Greppi  Burini  donna  Luigia  144. 
Greppi  don  Giuseppe  144. 
Greppi    conte    senatore    Giuseppe  3Î, 

83,  175. 
Greppi  don  Giacomo  83. 


447 


Greppi  Leghi  donna  Luigia  67,   142. 
Greppi  don  Paolo  juniore  142. 
Greppi  don  Paolo  seniore  83. 
Greppi  Trotti  marchesa  Teresa  38. 
Grey  conte  284,  297. 
Grigioni  (Cantone)   161,  243. 
Griois  generale  415. 
Grove  G.  391. 
Gross  Hoffinger  431, 
Guardione  Francesco  267,  278. 
Guarino  237. 
Guastalla  140. 
Guastalla  (negoziante)  167. 
Guastalla  (ducato  di)  176. 
GuÉMÉNÉE  (de)  principe  307. 
Guglielmo  IV°  d'Inghilterra   (duca  di 

Clarenza)  205. 
Guglielmo  principe  d' Orange  365. 
Guglielmo  re  di  Prussia  191,  192,  198. 
Guglielmo  I°  re  del  Wurtemberg  313, 
Guizot  F.   133,  410,  415. 
Guerrieri  Gonzaga  Camillo    27,    93, 

109,   120,   153,   173,   175,  430. 
Guerrieri  Gonzaga  Carlino  175. 
GuicciARDi  conte  Diego  85,  115,  116, 

118,  215,  218,  243. 
GuicciARDi  contessina  Giulietta  267. 
GuRwooD  colonnello  103. 

Hamilton  (lady)  Anna  275. 

Hamilton  (d')  duca  275. 

Hanoteau  Jean  355. 

Harvey  lady  378. 

Haugwitz    conte    Eugenio    271  ,  272, 

300,  303,  311,  319,  325,   334,    350, 

389. 
Helfert  (von)  93,  125,  143,  162,   186, 

202,  209,  218,  221,  224,  239,    249, 

256,  325,  327,  340,  377,   379,    385, 

397,  401. 
Henry  282. 
Hepworth  Dixon  381. 
Herbert  Randolph  114. 


Herbert  (di)  Rathball  barone  350. 

Herriot  Edouard  139,  322,   329. 

Hervey  J.  377. 

Hinchliffe  412. 

Hobhouse   131,  254. 

HOBSON   411. 

HocHE  generale  419. 

Hohenlohe  Schillingfurst  principe 
Clodoveo  373. 

Hohenzollern-Hechincen  principe  Fe- 
derico 14. 

Holland  lady  Elisabeth  274,  431. 

Hospenthal  XXIII. 

HouDETOT  (d')  madame    377. 

Houssaye  Henri  88,   177. 

HOgel  (von)  barone  Clemente  92,  95, 
109.  123, 

Humboldt  (di)  Guglielmo  100,  132, 
303. 

Huntingdonshire  191. 

Illiria  423. 

Imposa  (Baronia  di)   266. 

India  82,  103,  313. 

Inghilterra  XI,    34,    103,    111,  129, 

132,   133,   134.    139,   142,    149,  161, 

164,   166,   168,   172,    178,    184,  188, 

191,   193,   199,  205,   216.    220,  268, 

274,  275,  294,  297,  302,   303,  309, 

325,  351,  361,  386,  393,  395,  396, 

397,  400,  405,  410,  411,  412,  414. 
415,  423,  424,  427. 

Irlanda  122,  246,  278,  302. 

Ischia  303,  340,  361,  406. 

Istria  122. 

Italia  XIII,  15,  16,  29,  51,  74,  78,  80, 
81,  82,  83,  90,  99,  100,  101,  105,  109, 

113,    122,   130,   133,   135,   136,  154, 

161,    163,   169,   176,  207,  210,  213, 

215,   216,  224,  262,  263,  268,  269, 

272,   274,  276,  277,  278,  297,  306, 

309,   312,  317,  322,  340,  348,  350, 

351,  356,  357,  363,  367,   372,  373, 

377,  378,  381,  385,  388,  '^91,  394, 


—  448 


396,  401,  409,  414,  415,  417,    418, 
425. 

Jablonowski  principe  Antonio    311. 

Jablonowska  Clementina  306,  313. 

Jablonowski  principe  Carlo  325,  339, 

Jablonowska  Czaplic  princip.  Tecla 
301,  311. 

Jablonowski  principe  Luigi  XI,  262, 
264,  266,  267,  268,  269,  270,  271, 
272,  287,  288,  290,  291,  292,  294, 
296,  298,  299,  300,  302,  303,  304, 
305,  306,  307,  308,  309,  313,  315, 
319,  320,  323,  325,  327,  332,  336, 
337,  338,  339,  342,  344,  346,  355, 
358,  359,  370,  374,  376,  378,  379, 
380,  382,  386,  389,  390,  391,  393, 
396,  397,  398,  399,  400,  403,    406. 

Jablonowski  P.p»  Massimiliano  311. 

Jablonowski  principe  Mattia    264. 

Jablonowoska  Szepticka  principessa 
Maria  Anna  264. 

Jablonowska  Waleska  P.^sa  275,  311. 

Jablonowska  Woyna  P.^a  Carolina 
XI,  261,  264,  266,  267,  268,  269, 
270,  271,  272,  277,  278,  279,  285, 
286,  289,  290,  291,  292,  293,  294, 
295,  296,  297,  298,  299,  300,  302, 
303,  304,  305.  306,  307,  308,  309, 
310,  311,  312,  313,  314,  315,  316, 
317,  319,  320,  322,  323,  324,  325, 
328,  332,  333,  334,  336,  337,  338, 
341,  342,  345,  346,  353,  355,  358, 
359,  360,  362,  363,  365,  367,  371, 
372,  373,  374,  386,  377,  378,  379, 
380,  383,  386,  387,  389,  390,  391, 
392,  393,  394,  395,  396,  397,  399, 
400,  403,  405,  407,  418,  426. 

Jablonowska  principessa  Teresa  300, 
301,  302,  304,  306,  311,  350, 

Jablonowski  principe  Stanislao  XI, 
357. 

Jablonowski  P.p^  Stanislao  Paolo 
311, 


Jablonowska  Lueomirska  P.ssa  Teresa 

311. 
Jacini  (archivio)    XII. 
Jackson  colonnello  B.  415. 
Jacobi  303. 
Jacopetti  20. 

Jacotti  Giacomo  viceprefetto   113. 
Jaucourt  conte   188,  275,  324,  431. 
Jay  425. 

Jersey  contessa  191,297. 
Jersey  lord  297. 
Jonie  (isole)  268. 
JouY  425, 
Julien  generale  348. 

Kalisch   132. 

Karoly  contessa  Ferdinanda  388. 

Karoly  conte  Luigi  388. 

Karthum  385. 

Kaunitz  (di)  principessa  Fr.  388,  390, 

Kaunitz  (di)  principe  Luigi  Vencé- 
SLAO  335,  357.  388,  406. 

Kaunitz  (di)  principessa  Carolina  388, 

Kevenhuller  conte  Emanuele  84,  93, 
428. 

Kevenhuller  Mezzabarba  contessa  84. 

Kevenhìjller  Metsch  principe  Fran- 
cesco Antonio  362. 

Kinnaird-douglas  barone  Carlo  351. 

Klenau  conte   172,  202. 

Klinckowstrom   101. 

Koller  barone  Francesco  344. 

KoLLER  baronessa  344,  397. 

Kramer  G.  B.  39. 

Kramer  Guglielmo  39. 

Krasinski  conte  I.  295,  303,  311,  334. 

Krasinski  generale  Vincenzo  295. 

Kryloff  340. 

Labrador  (di)  M.se    Pietro  309,    310 
Labronica  (accademia)  XII,  249,  250, 

252,  253,  255. 
Laclos  (choderlos  de)  gen.  414. 
Lacken  7. 


—  449  — 


Lacroix  barone  31. 

Lacroix  Paul  15. 

Ladreit  de  Lacharrière  165. 

Lafayette  XIX,  414,  415. 

La  Farina  Giuseppe  306. 

L AFITTE  Giacomo  415. 

La  Garde  Chambonas  conte  307,  362. 

Lage  (de)  marchesa  431. 

Lagrange  415. 

Lafontaine  Augusto    283. 

La-Harpe    140. 

La-Hoz  generale  83,   143. 

Lallemand  (dottore)  XXIL 

Lamb  lady  Caroline  361. 

Lamb  Charles  361. 

Lamb  M.''*  George  361. 

La  Lumia  Js.  430. 

Lamartine  (de)  Alfonso  424. 

Lamberg  (di)  conte  93,   109,  431. 

Lambrechts    178. 

Landriani  Marsilio    26. 

Langalerie  275. 

Lansdowne  marchesa  284,  286. 

Lansdowne  marchese  Enrico  284,  285, 
351. 

Lanstecal  (lady)   139. 

Lante  (di)  duchessa  280. 

Lante  duca  Giulio  395. 

Lante  d'  Oria  duchessa  Maria  395. 

Lanzac  de  Laborie  12. 

Lanzi  148. 

Larderia  (di)  Platamone  principe  Mi- 
chele 266,  431. 

Lario  85,  347. 

Lasaìiski  madame  272. 

LASTEyRiE  (de)  marchese  415. 

Lauzun  (de)  duca  333. 

La  Tour  Maubourg  330. 

Lavallette  114. 

Lawrence  sir  Tomaso  297. 

Lazarich  capitano  122. 

Lazzeri  professore  Ghino  XV,  249. 
Lebreton  Paolo  377. 
Lebzeltern  216. 


Lecestre  Léon  410,  432. 

Lecco  91,  170,  271. 

Lechi  generale  Angelo   105. 

Leghi  generale  Giuseppe   105,  400. 

Leghi  0'  Loglin  Carmelita  105,  106. 

Leghi  generale  Teodoro  105,  120,  400. 

Lecanuet  R.  P.   410. 

Lefebvre  a.    373. 

Léger  (sarto)  152. 

Leinster  (ducato  di)  247. 

Leinster  (di)  duca  351. 

Lejeune  (sarto)   152. 

Lemano  (lago)    274. 

Lemmi  Francesco  Vili,  IX,  14,  80,  91, 
92,  96,  104,  109,  117,  123,  134,  154, 
158,   182,   190,  209,  212,   214,    255. 

Leone  X"  papa  356. 

Leopoldina  (arciduchessa)  319,  324. 

Leopoldo  di  Coburgo  Gotha  365. 

Leopoldo  11°  imperatore,  325,  362. 

Leopoldo  principe  delle  due  Sicilie  272, 
295,  306,  373,  378,  379,  398,  400. 

Leopoldo  II  di  Toscana  327. 

Leroux  Pierre  414. 

Lescure  (de)  424. 

Lewis  Matteo-Greg.    274. 

Liechtenstein  principe  Carlo  Fran- 
cesco 362,  364,  388 

Liechtenstein  Kevenhìjller  Metsch 
principessa  Marianna  362,  364. 

Liechtenstein  Wrbna  P.ssa.  Francesca 
362. 

Lieven  (di)  principessa  297,  355. 

Libri  Bagnano  conte  409. 

Libri  Guglielmo   342. 

Ligne  (di)  principe   325,  401. 

Lione  17,  20,  33,  79,  104,  105,  143, 
228,  377,  407,  423. 

Lipsia  271,  419. 

Litta  Biumi  Pompeo  20,  408. 

Litta  Belgiojoso  d.ssa  Barbara  22, 
61,  66,  70,  74,  75,  90,   105,   115. 

Litta  Biumi  conte  Antonio  221. 

^  Litta  (dama)  67. 


29 


—  450 


LiTTA   Albani    contessa  Elena 

34,  40,  60,  61,  64,  66, 
LiTTA    conte    Alberto    31,    100,    104, 

126,   148,   149,   154,   157,   164,    178, 

188,  192,   195,   206,  408. 
LiTTA  conte  Alfonso  40. 
LiTTA  duca  Antonio    16,  22,  61. 
LiTTA  conte  Giulio    16,   175. 
LiTTA    Visconti     Arese    m.^®   Pompeo 

34,  40,  60,  61,  93. 
Liverpool  (lord)  207,  295. 
LivoNiA   132. 

Livorno  XII,  131,  320,327,  385,431. 
LocATELLi  conte  166. 
Locatelli  cav.  Giacomo  (medico)  90. 
Locke  (esquire)  275. 
Lodi  152. 
lodomiria  325. 

LOMAGNA    32. 

Lomazzi   117. 

Lombardia  XVL  XXI,  23,  25,  29,  31, 
56,  59,  72,  84,  87.  115,  143,  202, 
218,  222,  225,  228,  239,  262,  282, 
334,  348,  351,  367,  372,  377,  385, 
407,  411,  423,  427. 

Lombardo-Veneto  85,  100,  186,  228, 
298. 

Lombroso  10. 

Lomellini  Cusani  marchesa  Eleonora 
279. 

Londra  XIX,  39,  68,  82,  93,  95,  110, 
114,  131,  132,  137,  139,  144,  148, 
159,  172,  178,  184,  188,  190,  191, 
196,  197,  198,  203,  204,  206,  207, 
208,  209,  212,  213,  217,  218,  220, 
224,  229,  235,  238,  241,  246,  274, 
275,  295,  303,  314,  325,  352,  367, 
372,  373,  381,  386,  388,  395,  396, 
405,  409,  411,  412,  419,  421,  423, 
425,  428,  430. 

Longobardico  (regno)    IH,    147,  158. 

LoNGHi  Giuseppe  incisore   236. 

Longo  senatore  conte  Lucrezio  85, 
228. 


Lorena  327. 

Loreto  324. 

Loppio  (Trentino)  80. 

Losanna   141,  279. 

LovERY  Enrico  385. 

Lubiana  103,  430. 

LuBOMiRSKA  principessa  El.  XI 

Lucania  279. 

Lucas  e.  V.  361. 

Lucca  320,  324. 

lucchesini  264. 

LuDOLF  Blanda  314,  'J94. 

LuDOLF  C.te  Giuseppe  Costantino  265, 
314,  394. 

LuDOLF  conte  Guglielmo  314., 

LuDOLF  Weissenhof  contessa  Tecla 
265,  266,  267,  314,  350,  394. 

Lugano  347,  348,  425. 

Luigi  XVo  325,  333. 

Luigi  XVP  23,  141,  148,    178,  373. 

Luigi  XVIIP  89,  99,  101,  102,  140, 
141,  168,  177,  224,  275,  283,  329, 
413,  423. 

Luigi  Carlo  A.  principe  di  Baviera 
373,   395. 

Luigi  Ferdinando  di  Prussia  307. 

Luigi  Filippo  275,  276. 

Luigi  re  d' Olanda  168. 

Luigi  (San)  236. 

Lumi  Bernardino  (pittore)   67. 

LuiNi  conte  Giacomo  96,  109,  114,  117. 

Lumbroso  barone  Alberto  400,  431. 

Lumiares  conte  234. 

Lumiares  Orsini  di  Roma  contessa  Bea- 
trice 29. 

Lunati  marchese  Antonio  186. 

Lunati  Besozzi  Figliodoni  marchesa 
Camilla   186. 

Luperano  (di)  principe  270. 

Lurani  conte  Francesco  427. 

Luzio  Alessandro  IX,  249,  313. 

Macagno  228. 
Macdonald  400. 


—  451 


Macerata  385. 

Mac-Farlane  generale  Roberto  83,  86, 

93,  95,  97,   117,   133. 
Madelin  Louis  84,  180. 
Madrid  325. 
Magenta  55. 

Magenta  Melzi  marchesa  Teresa  63. 
Maggiolo  Andrea  313. 
Mahan  (Me.)  B.  Anna  322. 
Maistre  (de)  Giuseppe  397. 
Maistre  (de)  Saverio  306. 
Maj  cardinale  239. 
Majoni  avv.  Valeriano   12,   19. 
Malamani  Vittorio  212,  267. 
Maldura  42. 

Maletto  (di)  principe  431. 
Malezyce  317. 
Malgrate  44. 
Malhesherbes  275. 
M.ìlibran  342. 

Malmalson  XVIII,  9,    10,    11,   13,  20, 

22,  99,   120. 
Malmesbury  lord  322. 
Malta  (ordine  di)  8,  74. 
Maltza.m  (de)  madame  363, 
Malvezzi  de'  Medici  conte  Nerio  263. 
Manfredini  marchese  432. 

Mango    di    Castelgerardo    marchesa 
271. 

Mamiani  Terenzio  342. 

Manchester  (di)  duca  191. 

Mancini  brigadiere  278. 

Manderscheid    Blankenheim    contessa 
362. 

Manfredo  361,  371. 
Maniago  contessa  Laura  26. 
Manica  (La)  164. 
Manis  342,  379,  402. 
Manisse  Madame  304,  359. 
Mannheim  39. 

Manno  barone  Antonio  XIII. 
Mantova  40,  76,  77,  90,  99,   105,  106, 
120. 

Mantovani  canonico  222. 

Manzoni  Alessandro  VIII,  XVI,  3,  27, 


36,  40,  79,  82,  108,  140,  202,  274, 
404,  409,  414,  416,  427,  428. 

Maratona  361. 

Marcellus  (de)  viscontessa  306. 

Marchal  G.  B.  224,  229,  431. 

Marche  216,  385. 

Marchesi  G.  B,  7,  126. 

Marcolini  Maria  62. 

Maresca  B.  269. 

Marescalchi  conte  Ferdinando  15,  19, 
99,  132,  147,  148,  157,  176,263,385. 

Marescalchi  conte  Carlo  263. 

Maret  12. 

Maria  Adelaide  di  Savoia  25. 

Maria  Antonietta  di  Francia  9,  414. 

Maria -Carolina  regina  di  Sicilia  340, 
377. 

Maria  Clementina  principessa  di  Sa- 
lerno 306,  373. 

Maria  Ludovica  d'Austria  236,  259, 
260. 

Maria  Luigia  XVIII,  7,    8,  9,   11,   18, 
83,  100,  148,  212,  213,  262,  401,  408. 
Maria  Teresa  arciduchessa  383. 

Maria    Teresa    imperatrice    80,    202, 

228,  272,  355,   362. 
Marialva  don  Pedro  324. 
Maricourt  (de)  barone    173. 

AIarignano  (di)  Medici  marchese  Carlo 
Gaspare   16. 

Marignano  (di)  Medici  m.s«  G.  Gia- 
como 16,  44. 

Marinet  351. 

Marmont  maresciallo  72. 

Marna  275,  415. 

Marocco  avvocato  256. 

Maroncelli  Pietro  249. 

Martelli  419. 

Martin  sir  Teodoro  365. 

Martini  G.  89. 

Martinengo  conte  Estore  26. 

Martinien  a.  27. 

Marziani   175. 

Masaniello  342. 

Mascherana  don  Girolamo  40,  80. 


—  452  — 


Massillon  295. 
Massimiliano  (arciduca)  305. 
Massimiliano  principe  di  Baviera  373. 
Masson  Federico  10,  22,  84,  106,  172, 

173. 
Mastrojanni  e.  0.  265. 
Mastropaolo  don  Antonio  278. 
Mattei  padre  Stanislao  379. 
Maury  cardinale  352. 
Maugras  G.   333. 
Mauri  Achille  115,  416. 
Mazade  (de)  Ch.   101. 
Mazzatinti  45,  84,  ;;40,  342,  379,  402. 
Mazzini  Giuseppe  VII,  408. 
Mazzucchelli  conte  Luigi    143,    170, 

220. 
Maxwell  sir  Herbert    103,  192,  275, 

297,  351,  378,  411,  41»2. 
Mayer  E.  8,  253. 
Mecklemburgo  (di)  principe   198. 
Meda  conte  Giuseppe  201. 
Medea  419. 

Medici  (de')  Lorenzo  356. 
Medici   d'  Ottajano    duca    Luigi  377, 

397,  432. 
Medici  di  Seregno  Gonfalonieri  donna 

Ghita  71,  105,   149,   164,    174,   196, 

209,  218,  220,  240. 
Medici  di  Seregno    don  Giuseppe    71, 

209,  218,  240. 
Mediterraneo  183,  184,  318. 
Meduyanski    de     Medres    maresciallo 

Nicola  82. 
Medwyn  lord  396. 
Méhul  409. 

Meister  Enrico  278,  303,  329. 
MÉJAN  figlio  73. 

MÉJAN  Stefano  12,  72,  73,  86,  99,  149. 
Melbourne  lord  284. 
Mella  (dipartimento)  8. 
Mellerio    conte    Giacomo     140,    202, 

222,  228,  236. 
Mellerio  conte  G.  B.  202. 
Mellerio  J.  202. 


Melzi  d' Eril  (archivio)  XIL 

Melzi  d'  Eril  Belgiojoso  contessa  220. 

Melzi  d'  Eril  conte  Carlo  220. 

Melzi  Durazzo  contessa  Maria  34. 

Melzi  Francesco  duca  di  Lodi  8,  23, 
83,  85,96,  117,  118,  152,  166,  243, 
254,  255,  280,  416. 

Melzi  don  Francesco  GiovannIj34,  397. 

Melzi  don  Gaetano  90,   117. 

Melzi  conte  Gaspare  63. 

Melzi  duca  Giovanni  85,  96,  254, 

Mendelsohn  Felice  419. 

Menghin  (de)  consigliere  XXL 

Méritens  (Allart  de)   Hortense  419. 

Merlant  Joachim  330. 

Mentz  295,  332,  342,  358,  359,  366, 
397. 

Mérimée  P.  431. 

Mermet  generale  91. 

Messina  267,  269,  295,   312. 

Metternich  (di)  contessa  355. 

Metternich  (di)  Zichy  principessa  388. 

Metternich  (di)  principe  Clemente 
IX,  XXIII,  67,  82,  84,  101,  108, 
120,  122,  123,  125,  127,  131,  160. 
161,  172,  188,  202,  216,  310,  319, 
320,  323,  324,  327,  350,  355,  373, 
388,  397,  401. 

Metternich  (di)  Riccardo  101. 

mézières  84. 

Michaud  400. 

Michele  (San)  243. 

MicHERoux  Antonio   269,  272.  279. 

MiER  (di)  conte  84,  216. 

Miguel  don  324. 

Milano  Vili,  XII,  XVI,  XX,  XXI, 
XXIII,  5,  6,  7,  8,  9,  10,  12,  13,  16, 
19,  21,  22,  29,  35,  36,  37,  38,  40, 
42,  44,  45,  46,  50,  51,  52,  53,  54, 
56,  57,  59,  60,  61,  62.  64,  65,  67, 
69,  73,  76,  78,  79,  80,  81,  83,  84, 
85,  86,  87,  89,  90,  92,  93,  94,  96, 
97,  99,  101,  102,  104,  105,  106, 
107,  108,   109,  110,  111,    114,    115^ 


—  453 


116,  123,  124,  129,  130,  131,  134, 
137,  140,  142,  143,  147,  150,  151, 
152,  153,  154,  158,  159,  164,  166, 
167,  169,  173,  175,  176,  179,  186, 
188,  189,  190,  198,  200,  202,  208, 
209,  210,  214,  218,  221,  222,  223, 
224,  227,  228,  229,  230,  232,  235, 
237,  238,  239,  243,  245,  246,  247, 
248,  249,  259,  260,  263,  264,  266, 
267,  268,  269,  270.  271,  272,  273, 
274,  275,  276,  280,  281,  282,  283, 
285,  300,  303,  305,  308,  309,  310, 
317,  326,  327,  328,  333,  336,  341, 
342,  346,  348,  350,  352,  353,  357, 
360,  363,  364,  366,  367,  368,  369, 
372,  373,  377,  378,  379,  384,  385, 
391,  394,  396,  397,  403,  404.  408, 
410,  411,  412,  413,  415,  416,  418, 
419,  420,  422,  425,  426,  427,  428, 
429,  430. 

MiLiER  madame  153,  238. 

MiLLEFANTi  (sarto)  47. 

MiLLINGEN  295,   378. 

Mincio  76,  86,  99,  258. 

MiNGHETTi  Marco  410, 

MiNOJA  Giovanni  152. 

Mirabeau  12,  414. 

Mirabeau  (di)  contessa  297. 

Mistrali  431. 

Mocenigo  conte  Alvise   19. 

Mocenigo  conte  Giorgio  268,  272. 

Mocenigo   Mem.mo    contessa    Lucietta 
19,  193,  229. 

Modena  92,  223,  259,  263,  271. 

Modica  279. 

Moldavia   397. 

Mole  165. 

Molossi  (padre  Abate)  244. 

Monaco  11,  14,  20,  29,  89.  121,  280, 
283,  303,  373. 

Mondelino  200,  201. 

Monnier  generale   83. 

Montagu  191. 

Montalembert  (de)  conte  Carlo  XXII, 
410. 


Montalivet  XXII. 

Montèggia  Prof.  G.  B.  37,  41,  43,  50, 

144. 
Montemiletto  (di|  principe   394. 

MoNTENOfTE    423. 

Montes  Lola  (ballerina)  373. 
Montet  <du)   baronessa  303,  306,  309, 

324,  355,  407. 
Montgelas  11. 
Montholon  (de)  415. 
Monti  Achille  356. 
Monti  Costanza  45. 
Monti  Giovanni  356. 
Monti  Vincenzo  45,  84,  340,  356,  360, 

416. 
Monticelli  Anguissola  marchesa   25. 
Monticelli  cav.  G.  B.   19,  34,  54,  202, 

227,  239,  385,  404. 
Monticelli  Pierino  74. 
Montmorency  (de)  Mathieu  330. 
Montorfano  donna  Maria  44. 
Montpellier  12,  331. 
Monza  21,  22,  24,  26,  28,  33,  61,  63, 

66,  69,  94,   104,   107,  201,  209,  257. 
Moor  431. 

Moore  Tomaso  375,  378. 
Morgan  sir  Charles  381. 
Morgan    Owenson    lady    Sydney    XI, 

381,  432. 
Morlacchi  Francesco  compositore  di 

musica  379,    390,  432. 
Morny  (de)  duca  163. 
MoRONi  G.  395. 
Motta  ingegnere  XV. 
Mosca  34,  36,  37,  40,  42,  46,  48,  54, 

238,  384. 
Mosca  marchese  Francesco  96. 
Mosca  maestro  43. 
Mosella  (dipartimento)  177. 
MosKowA  36. 
Mounier  425. 

MuGGiASCA  Giacomo  85,  228. 
MuoNi  Guido  226,  276,  322,  357. 
MuRAT  Carolina  (regina  di  Napoli)  84, 


454 


MuRAT  Gioachino  (re  di  Napoli)  74, 
81,  82,  84,  85,  89,  93,  94,  99,  122, 
213,  216,  265,  272,  306,  342,  344, 
377,  379,  394,  395,  397,  400,  409, 
431. 

MUSCETTOLA    270, 

Musset  (de)  Alfredo  325,  402. 


Napoleone  I"  XVIII,  7,  8,   10,    11, 
13,   15,   16,   17,   18,   19,  20,   22, 
24,  26,  34,  36,  51,  54,  67,   73, 
84,  86,  88,  90,  95,    100,    101, 
105,   109,   114,   115,   122,    134, 
142,   143,   147,   152,   159,    161, 
168,   178,   188,   191,  212,   221, 
284,  286,  295,  325,  330,   340, 
344,  350,  351,  352,  353,  355, 
377,  393,  395,  397,  400,  401, 
408,  409,  411,  414,  415,  419, 
430,  431,  432. 

Napoleone  IH»  168, 

Napoli  XIX,  XX,  34,  54,  74,  84. 
117,  143,  153,  159,  170,  231, 
264,  266,  267,  268,  269,  271, 
281,  282,  285,  286,  294,  295, 
300,  301,  303,  304,  306,  307, 
309,  310,  311,  312,  313,  314, 
317,  318,  319,  320,  321,  328, 
332,  334,  336,  338,  340,  341, 
343,  344,  355,  359,  360,  362, 
364,  365,  366,  368,  369,  372. 
377,  378,  379,  380,  382,  386, 
389,  390,  392,  394,  395,  396, 
399,  401,  402,  403,  404,  405, 
418,  419,  422,  426. 

Naranzi  Costantino  Juniore  8. 

Narboni  colonnello   143. 

Narbonne  (de)  duca  413. 

Narbonne  (de)  duchessa  413. 

Nava  contessa   106. 

Nava  monsignor  Federico  427. 

Nava  don  Francesco  427. 

Navarro  cav.  324. 

Necker  275. 


12, 
23, 

103, 
135, 
165, 
275, 
341, 
361, 
407, 
429, 


93, 
262, 
272, 
297, 
308, 
315, 
331, 
342, 
363, 
374, 
387, 
397, 
413, 


Negri  Achille  350. 

Neipperg    conte   generale    A.   83,  84, 

85,  91,  93,   105,   109,   213. 
Nelson  396. 

Nesselrode  88,   132,  364. 
Neufchatel  140,  409. 
Neumann  colonnello  180. 
Ney  maresciallo  36. 
NiccoLiNi  G.  B.  245. 
Nicholas  Harris  sir  N.  396. 
NicoLiNi  F.   408 
NicoLiNi  Nicola  408. 
NicoLiNO  307,  397. 
Nicoullaud  415. 
Nigra  conte  93 

Niguarda  42,  227,  229,  234,  420,  428, 
Nion  (de)  50. 
NlTSCHMANN  H.   333. 
Nizza  228. 

Noailles  (de)  Alessio  275. 
NoJA  (di)  duca  420. 
Noli  12. 

North  lord  278,  431. 
Norvegia  134. 
Novara  91,   107,  430. 
NovATi  Francesco  431. 
Nugent    generale  82,    122,    216,    266, 

271,  272. 
Nugent  Riario  Sforza  Giovanna  122. 
Nuova  York  205. 

Obicini    Lorenzo    47,  48,  53,    59,  60, 

64,  405,  430. 
Oca  88. 
Odessa  384, 
Olanda  XIII,  XVIII,   13,   18,   134,  173, 

188,  307,  337,  362. 
Oldemburg  duchessa  198. 
Oleggio  Castello  404. 
Olona  (dipartimento)    3,    4,  5,  9,    12, 

16,   17,   152,  202,  228,  256, 
Omate  51, 

Opizzoni  cardinale  84,    352, 
Opizzoni  mons.  Gaetano  53 


—  455  — 


Opizzoni  LiTTA-MoDiGNANi  contessa  Co- 
stanza  38, 

OrdoSo  de  Rosales  marchese  Gaspare 
408. 

Origo  conte  Pietro  200. 

Origoni  monsignor  Carlo  6, 

Origoni  marchese  Francesco  6,  21. 

Orlandini  F.  S.  8,  95,  253. 

Orléans  duca  351.  414. 

Orléans  (famiglia)   132. 

Orloff  conte  Gregorio   340,  378. 

Orloff  contessa  397. 

Orloff  conte  Vladimiro  340. 

Orta  (Iago  di)  348. 

Ortensia  regina  168,  173,  179,  280. 

Ortigia  279. 

Osborne  miss  378,   411. 

Osborne  mrs  41 1. 

Osborne  colonnello  378,  410,  411,  412. 

Osborne  lord  Sidney  378. 

Oscar  re  di  Svezia   14. 

Ottolini  don  Giulio  80,  91,  113,   115. 

Ottolenghi  Lelio  238. 

Ovidio  237. 

Oxford  101,  393. 

Pacca  cardinale  Bartolomeo  109. 

Pachoud  425. 

Padova  21,  70,  238. 

Padulli  (archivio)   XII. 

Padulli  don  Giulio  140,  141,  145, 
151,  158,  174. 

Padulli  don  Giuseppe  233. 

Padulli  Della  Somaglia  donna  Ma- 
rianna 140. 

Padulli  Lurani  donna  Marianna  233, 
416,  419. 

Paesi  Bassi  80,   127,   164. 

Pahlen  conte  Federico  303. 

Pahlen  conte  Leonida  303. 

Pahlen  conte  Nicola  303,  383,  409, 
413. 

Pahlen  conte  Pietro  303. 

Paino  generale  221. 


Pajni  Alessandro   199. 

Pagani  Giulio  (commissario  di  polizia) 
256. 

Paganini  285. 

Palazzuolo  5. 

Palermo  266,  267,  268,  272,  326,  367, 
394. 

Palestina   114,  274. 

Palffy  conte  Edoardo  XL 

Palffy  principe  Antonio  398. 

Palffy  principessa  Leopoldina  388. 

Palffy  conte  Vincenzo  357. 

Pallavicini  marchese  Corradino  25. 

Pallavicini  barone  (poi  marchese)  Giu- 
seppe 86,  96,  97,  107,  110,  120,  152, 
227,  235,  267. 

Pallavicini  Monticelli  M.-^^,  Giulia 
227,  233,  236,  247,  267,  397. 

Pallavicino  Trivulzio  M.^e  Giorgio 
186,  376. 

Pallavicino  Trivulzio  M.^^^  Teresa 
186,  233. 

Palmella  324. 

Palmerston  lord  297. 

Palmieri  N.  279,  368. 

Palombini  generale  220,  221. 

Panaro  (dipartimento)   152. 

Pandino   142. 

Panizzi  Antonio  298. 

Paolo  Czar  di  Russia  132,  397. 

Paoli  Pasquale   132. 

Paolucci  conte  Luigi  40,  115,  221. 

Papafava  dei  Carraresi  conte  365. 

Paradisi  Agostino  50. 

Paradisi  Giovanni  50,   115,  118,  143 

Paravicini  conte  Raffaele  215. 

Parigi  XVII,  XIX,  7,  8,  9,  10,  11, 
12,  13,  14,  15,  16,  17,  20,  22,  23, 
31,  44,  54,  69,  74,  81,  82,  84,  86, 
87,  88,  89,  92,  93,  94,  96,  98,  99, 
101,  103,  104,  108,  110,  112,  113, 
117,  118,  124,  128,  132,  133,  138, 
141,  144,  152,  157,  158,  160,  163, 
164,  165,  167,  168,  169,    172,    173, 


—  456  — 


175,  177,  17P,  181,  183,  185,  186, 
187,  188,  190,  192,  193,  198,  202, 
203,  208,  209,  211,  212,  217,  224, 
225,  229,  230,  235,  241,  242,  274, 
275,  286,  303,  310,  311,  324,  325, 
329,  330,  342,  347,  351.  353,  366, 
367,  373,  377,  408,  409,  410,  414, 
416,  417,  418,  419,  420,  423,  424, 
425,  426,  428,  429,  430. 

Parini  abate  23,  74,  416. 

Parma  XVI,  3,  4,  84,  100,  148,  176, 
246,  262,  352,  353,  379. 

Parny  (Desforges  de)  Evaristo   130. 

Parravicini  di  Persia  marchesa  Anto- 
nietta 269,  385. 

Parravicino  conte  Emiliano  56. 

Partanna  (di)  principessa  307. 

Pasquier  chancelier  88,  132,  165,  172, 
421,  425,  432. 

Passeriano  (dipartimento)   113,  212. 

Pasta  Giuditta  143. 

Paterno  (di)  principe  3i-'4. 

Paveri  Rasini  marchesa  209,  431. 

Pavesi  maestro   153. 

Pavia  44,  158,  159. 

Paupe  a.   143,  274,  342,  370,  402,  431. 

Pecchio  G.  XX,  249. 

Pedro  I°  Imperatore  del  Brasile  69, 
324. 

Pedrino  (signor)   63. 

Peel  sir  Robert   133. 

Peiser  Carlo  79. 

Pelet  407. 

Pelew  sir  Edward  vice-ammiraglio 
183. 

PÉLISSIER  LÉON  37,  45,  139,  245,  264, 
266,  278,  295,  297,  314,  319,  363, 
378,  431. 

Peluca  67,  72. 

Pellegrini  don  Antonio  43. 

Pellico  Silvio  143,  249,  254,  256, 
271,  276,  282,   347. 

Pellini   Silvio  59,  83,  98. 

Pensa  conte  G.  Antonio  44,  51. 


Pera  394. 

Peregalli  senatore  85,  228. 

PÉRIER   C.  415. 

périgueux  275. 

Perrégaux  415. 

Ferrerò  D.  268. 

Peruca  dottore  201. 

Perugia  379. 

Pescara  361. 

Peschiera  89. 

Pesenti  conte   186,   193,  200. 

Pestagallo  Calderara  donna  Camilla 

64. 
Pestagallo  don  Giuseppe  64. 
Pesto  306,  372,  400. 
Pesth  431. 
Peterskow  48. 
Petrarca  333. 
Pezzi  pubblicista  14,  276. 
Piacenza   100,   148,   176,  262. 
Piaggia  237. 

Pianell  Ludolf  contessa  Eleonora  267. 
Picardia  275. 

Pictet  de  Rochemont  Carlo  331. 
Piedigrotta  268. 

Piemonte  XX,  85,  100,  105,  109,  122, 
123,   147,   175,  407. 

Pietroburgo  16,  48,  88,  132,-165,  188. 
340,  367,  384. 

PiGNATELLi  principe  Diego  272,  398. 

Pignotti  Lorenzo  361,  432. 

Pindemonte  Ippolito  416. 

Pingaud  Léonce  12. 

Pino  generale  33,  72,  83,  84,  85,  91, 
98,  116,  117,  118,  123,  166,  170, 
181,  218,  220,   348. 

Pino  Peluso  donna  Vittoria  170. 

Pio  VIIo  papa  109,  180,  352,  353,  379, 
385,  423. 

Piola  don  Gabrio  271. 

Pirlot  38,  42,  44,  66. 

Pisa  132,  420. 

Pisani  militare  81,   170. 

Pisani  P.  214. 

Pisani  conte  Pietro  Vittore  68. 


457  — 


Pisani  Della  Vedova  contessa  Teresa 
68. 

Pisani  conte  Vittore  68. 

Pisani  Zurlo  contessa  Caterina  Ma- 
ria 68. 

PiTRÉ  G.  394. 

Pitt  W.   103. 

Platof   197. 

Plombières   173.  ' 

Plumel  lord   168. 

Po  122,  163,  409. 

Polesine  122. 

POLIGNAC  423.      . 

Polonia  23,  117,  134,  267,  295,  313, 
333,  341,  344,   346,  357,  385. 

Polotsk  29. 

Polovtsoff  364. 

Pomerania  83,   143. 

Pompei  268,  388. 

Porro  conte  Luigi  33,  37,  82,  101, 
110,  120,  121,  122,  124,  125,  126, 
127,  142,  202,  215,  218,  226,  236, 
237,  248,  271,  282,  309,  325,  351, 
378,  407,  408,  416,  418,  419,  420, 
421,  423,  425,  429. 

Porro  Serbelloni  contessa  22,  37,  38, 
51,   219. 

Porta  Carlo  poeta  37,  64. 

Portici  265,  266,  271,  324,  337,  398. 

Portland  (di)  duca  103. 

Portogallo  133,  272,   320,  324. 

Portsmouth  188,  192,  197,  205. 

PosiLiPO  402. 

PoTOCKA  contessa  Anna  20,  270,  295, 
341. 

PoTocKA  Jablonowska  contessa  Tecla 
311. 

POTEMKINE    175. 

PouRTALÈs  conte    Federico    295,  299, 

300,  303,  304. 
PouRTALÈs  de  Castellane  C.^^^  Luisa 

295,  299,  300,  303,  304,  363,  409. 
Pourtalès  de  Palezieux  madame  303, 

363,  432. 


Pozzo  di  Borgo  conte  Andrea  132. 

Pozzo  di  Borgo  Carlo  132,  313,  364. 

Praga  67,   135,  165,   188,  216,  362. 

Prati  Giovanni  419. 

Prato  Landriani  marchese  Glicerio  39. 

Prata  monsignore,  62,  204,  227,  236, 

Presburgo  431. 

Prina  Francesco    28,   29,  37,  39,  43, 

47,  61,  74,  104,   126. 
Prina  conte  Giuseppe  59,  72,  83,  85, 

131,  215,  239. 
Prinetti  senatore  Carlo  9. 
Priuli  Lodovico  21,  90,  430. 
Prunas  P.  431, 
Prussia  37,  80,  99,  132,  143,  295,  303, 

344. 
Pucci    marchese    Giuseppe    295,  340, 

388. 
Puglia  312. 

PUTEAUX   342. 

PuY  Ségur  (de)  marchese  363. 

PuY  SÉGUR  (de)  conte  Paolo  363. 

quarnero   122. 
Quesnel  80. 

Raab   10, 

Rachetti  professore  247. 

Racine  J.  322. 

Radetzky  maresciallo  201,  209,  416. 

Radivojevic    175. 

Raimondi  marchesa  Anna  34. 

Rain  Pietro    198. 

Ray  maestro  di  musica  69. 

Rambuteau  (di)  signorina  330. 

Rambuteau  (di)  conte   19. 

Ramdohr  barone  303. 

Ramdohr  (de)  baronessa  344. 

Ranieri  viceré  267,  271,  420. 

Ranke  (von)  L.  385. 

Rasini  Annoni  contessa  Maria  431. 

Rasini  conte  Carlo  Luigi  X,  25,  33,  38, 
40,  47,  50,  55,  57,  58,  62,  90,  94, 
108,   110,   114,   116,    117,    120,    126, 


458  — 


142,   171,   174,   184,    185,    187,   195, 

209,  211,  215,  226,   228,    243,  309, 

428,  429. 
Rasini  Castiglioni  contessa   Beatrice 

48,  210. 
Rasini  principe  Firmino  57. 
Rasini  principe  Rodolfo  57,  431. 
Rasori  medico  224. 
Rastadt  385. 

Rasumofski  principe  Andréa  100,  325, 
Ratti  Luigi  15,  67. 
Rava  Luigi  431,  432. 
Ravaschieri  Filangeri    duchessa  216, 

295,  394. 
Ravello  F.   143, 
Re  Luigi  430. 
Re  Antonio  280. 
Re  Melzi  donna  Paola  280. 
Reaume  e.  306. 
Récamier  madame   139,    329. 
Recattivo  266. 

Recoaro  218,  225,  226,  243,  426. 
Reca  madame  267. 
Reggio  50,  92. 
Regli  Francesco  336,  402. 
Reichenbach  132. 
Reinach  contessa  431. 
Reiset  (de)  410. 
Reissmann  Augusto  419,  432. 
Relave  abate  432. 
Rembourg  generale  92,  94. 
Remsen  VVhitehouse  32. 
Rémusat  (de;  madame  7. 
RÉMUSAT  (de)  Paul  414. 
Renier  R.   245. 
Reno  83,  409. 

Reumont  (von)  Alfred  432. 
Rho  246. 
Ricard  352. 

Ricci  (impresario)   175,  212. 
Ricci  marchese  Matteo  432. 
Richelieu  (di)  duca  283,  414,  421,  425, 
RiDOLFi  marchese  Cosimo  XI,  425. 
RiDOLFi  marchese  senatore  Luigi  XI,425. 


Rieti  216. 

RiETSTAP   363. 

Riga  268. 

Rimini  409. 

Rinaldi  Ghislieri  conte  214. 

Rinieri  padre  Ilario  IX,  109,  143,  212, 
214,  216,  249,  268,  276,  352, 353,  432. 

Rio  Janeiro  303. 

Ritorni  Carlo  282. 

Ritter  Eugenio  278,  284,  303,  329. 

Ritter  nobile  Ivan     204, 

Riva  conte  47. 

Rizzardi  66. 

Roan   190. 

Robecco  sul  Naviglio  6,  7,  24,  37, 
43,  47,  49,  50,  52,  55,  57,  58,  61,  62. 

Robespierrre  275. 

Rocca  (di;  Alfonso  330. 

Rocca  (di)  John  330. 

Roccahalumba  266. 

Rochechouart  conte  88. 

Rocheterie  (de  la)  M.  414. 

Roederer  178. 

Rohan  principe  Luigi  307. 

RoLLEs  274. 

Roma  7,  34,  54,  73,  84,  159,  180,  231, 
244,  262,  269,  271,  275,  280,  286, 
287,  293,  295,  297,  299,  301,  303, 
310,  311,  313,  317,  323,  350,  355, 
366,  373,  378,  379,  383,  384,  385, 
394,  403,  408,  410,  418,   419,    422. 

Roma  (di)  marchese  Egidio   13. 

Roma  (di)  marchese  Giulio  Gregorio 
13,  38,  256. 

Roma  (re  di)  22,   100,  228. 

Romagna  216,  432. 

Romagnosi  431. 

Romani  Felice  258. 

Romani  Branca  Emilia  258. 

Romano  Catania  G.  410. 

RoMEGiALLi  Giuseppe  218. 

Roncière  (de  la)  G.'^   Clemente  180. 

Ronconi  Domenico  51,  54. 

Ronzoni  don  Carlo  248. 


—  459 


Rosa  Y  415. 

RoscoE  356. 

Rose  Holland  J.  393,  414. 

RosEBERY  lord  415. 

RosELLi  344. 

Rosmini  abate  Antonio  140,  202,  237, 

Rosmini  cav.  Carlo  237. 

RosoLiNl    (principato  di)  266. 

RossEL  V.  431. 

Rossetti  (von    Roseneg)  barone  Ber- 
nardo  143,   175,  221,  222,  230. 

Rossi  Pellegrino  256,  409,  410,  417. 

Rossi  (signor)  269. 

Rossini  Gioacchino  42,  62,  263,  342, 
370,  379. 

Rostopchine  42. 

Rotterdam  16. 

Rougemont  de  Lowemberg    Mr.     167, 

181,  235,  409,  417,  429,  431. 
Rougier  (o    Rugerri)  generale    Gillo 

91,  92,  221,  430. 
RoussE  Edmond  414. 
Rousseau  J.  J.  377. 
Rovani     Giuseppe  Vili. 
Rovereto  237. 
Rovigo  (di)  duca  415. 
Rovini  A.  268,  408,  430. 
RoYER  A.  80,  419. 
Royer-Collard  169. 
Rubicone  29,  40,  86,  409. 
Ruffo  Fabrizio  377. 
Ruga  avv.  Sigismondo  86. 
Ruggeri  (medico)  201,  202,  218,  226. 
Ruggeri  Balsamo  248. 
Rusconi  C.  410. 
RussEL  lord  John  284. 
Russia  XVIII,  12,  16,  23,  37,  69,  100, 
Ili,   132,   141,  143,   161,   165,    169, 
197,  234,  274,  303,341,  342,364,397. 

Sabini  Andrea  3. 
Sacchi  Defendente  385. 
Sacken  generale  88,   172. 
Saffi  A.  409. 


Saffo  7. 

Sagan  (di)  duchessa  Cat.  Gug.  307. 

Sainte  Beuve  130,   131. 

Sainte  Suzanne  (de)  gen.  363. 

Saint  Clair  (de)  marchese  295,  300, 
306,  324,  332,  337,  340,  342,  358, 
359,  362,  363,  364,  366,  367,  369, 
378,  379,  389,  391,  393,  396,  398, 
399,  400,  401,  402. 

Saint  René  Taillandier  325,  330,  331, 

351. 
Salazar  conte  Lorenzo  400. 
Salera  (Lai    142. 
Salerno  306,  400. 
Sales  (de)  San  Francesco  388. 
Salperwick  363. 
Salvatore  (arciduca)  59. 

Salvo  di  Pietragakzilli  marchese  270, 

279,  322,  368. 
Salvotti  Antonio  XXI. 

Samoyloff  Pahlen  contessa  Giulia  222, 
303. 

Sampieri  marchese  Francesco  263,  431. 

San  Bernardo  (monte)  420. 

Sandizell  (von)  Sofia  15,  29,  68,  90, 
106,   153,  180,  280. 

San  Marzano  generale  XXI. 

Santa  (La)  21,  22,  24,  26,  28,  31,  32, 
34,  35,  36,  37.  39,  43,  47,  63,  64, 
65,  66,  71,  74,  94,  104,  114,  126, 
152,  170,  175,  178,  186,  189,  191, 
195,  211,  212,  221,  231,  257,  280. 

Sant'  Agostino  (pittore)  35,  39,  47. 

Sant'  Andrea  barone  Pietro  222. 

Sant'Antonio  388,  390,  419,  420,  427, 
428. 

Sant'Elena  415. 

Saratow  37. 

Sardagna  barone  G.  B.  239. 

Sardagna  Todeschi  d'  Echfeld  baro- 
nessa Maria  Antonia  239. 

Sardegna  152,  271,  280. 

Sarti  419. 

Sartiraxa  Arborio  (di)  contessa  174, 
223,  237. 


•460 


Sartirana  (di)  castello  284. 
Sartirana  Arborio  (di)  conte  Filippo 

174,   233,   237,   251,  252,  280,  283. 
Sartre  414. 

Sassenay  (de)  marchese  344,  377. 
Sassonia  Meiningen  granduca  377. 
Sassonia-Weimar  (di)  principe  45. 
Sauli  d'Igliano  L.  408. 
Saurau  conte   143,  239,  262. 
Saussure  (de)  H.  B.   274. 
Savoja  123,  169,  213,  300,  395. 
Savoja   Carignano  principessa  Elisa- 
betta 420. 
Sayler  fratelli  238. 
Sayler  Piero  33,  101,   119,   142,   144, 

170,   178,   194,   198,   199,  200,    209. 

213,  217,  221,  223,  226,  227,    230, 

232,  235,  244 
Sayn-Wittgenstein  principessa  303. 
Scalvini  vii. 
Scaramella  431. 
Scarpazza  56,  71. 
ScHEMNiTZ  (miniere  di)  57. 
ScHÉRER  Edmondo  432. 
Schiarino-Rizzino  95,  105. 
ScHiMEL  RuiK  barone   201. 
Schlegel  Guglielmo  329. 
schòffer  254. 

Schonberg  medico  296,  344,  349,  359. 
ScHONFELD  (di)  contc   108,  431. 
Schuermans  397. 
Schwarzenberg    (di)  principe    8,   100, 

139. 
Sciaffusa  419. 
Sciampagna  275. 
Scotti  Gallarati  cardinale  G.  Filippo 

84. 
Scotti  pittore  37,  91. 
Scott  Walter  381. 
Scozia  133,  307,  396. 
Sebeto  282. 

SÉCHÉ  Léon  325,  402,  419,  424. 
Sécheron  274. 
Sedlnitzky  conte  93. 


Seeley  397. 

SÉGUR  (di)  conte  20,  397. 

SÉGUR  Caeanac  conte  430. 

Selmeez  Banya  56,  430. 

Sempione  10.  246. 

Seneca  237. 

Senna  88,  275,  415,  421,  423,  425. 

Serafini  marchese  212. 

Serafini    Casnedi    marchesa    Antonia 

212. 
Serafini    Litta-Modignani    marchesa 

Francesca  212. 
Serafini  signorina  246. 
Serbelloni  duca    Alessandro    10,  90, 

245. 
Serbelloni  conte  Giovanni  33,  82,  90, 

91,  92. 
Serbelloni  duchessa  Rosina  10,  90,  245. 
Serbelloni  duchessa  vedova  85,  91. 
SÉRENT  (de)  duca  413. 
Serio  85,  86. 
Sermoneta  (di)    duchessa   Enrichetta 

410. 
Sermoneta  (di)  duca  Michele  410. 
Serponti  conte  Angelo  211,  218. 
Serradifalco  (di)  duca  268. 
Sers  barone   100,  363. 
Sertoli  don  Cesare   196, 
Servières  393. 
Sesia  130. 
Settala  (De'  Capitani  di)  Anguissola 

contessa  Carolina  32,  80,  153,  201, 

212,  214 
Settala  (De'  Capitani  di)  conte  Luigi 

32,   179,   187,   189,    200,    203,    212, 

233. 
Sforza  G.    79,  414. 
Sgricci  Tomaso  282. 
Shaftesbury  conte   378. 
Shaftesbury  lady  378. 
Shakespeare  322,  432. 
Shelley  sir  John  273. 
Shelley  lady  273,  346,  427. 
Sicilia    XIX,   82,   134,  237,  266,  268, 


—  461  — 


274,  277,  278,  279,  283,  295,    312, 

313,  340,  349,  367,  368,  377,    394, 

430. 
SiLVAGNI   D.   303. 
SiMioNi  A.  385. 
SiNZENDORF    (  di  )    Harrach    contcssa 

Maria  Anna  245. 
SiNZENDORF  (di)  conte  Venceslao  245. 
Siena  327. 
Siracusa  278. 
SiRTORi  Casati  donna  Carolina  6,  8, 

12,  33,  35,  40,  60,  68,  91.  124,  127, 

153,  165,  167,  175,  199,  201,    203, 

211,  218,  220,  228,  233,  245,    248, 

269,  413. 
Sirtori  don  Giovanni  8,  127,  153,  200, 

208,  248,  409. 
SisMONDi  (Simonde  de)  325,  330,  331, 

347,  432. 
Slesia  271. 
Smola  (von)  K.  82. 
Smolensko  23,  24,  29,  31. 
SoBiESKi  Giovanni  re  di  Polonia  357. 
Somaglia  (Gavazzi  della)  cardinale  84. 
Somaglia   (Gavazzi  della)  conte  Carlo 

233. 
Somaglia   (Gavazzi  della)   conte  Gian 

Luca  104,  149,  156,  164,  175,  178, 

188,   192,   195,  206,  232. 
Somaglia   (Gavazzi    della)    Vaini  Sa- 

LAZAR  contessa  Barbara  233. 
Sommariva   maresciallo    Annibale    80, 

81,  83,  84,  85,  92,  95,  97,  107,  115, 

134,   175,  222. 
Sommariva  G.  B.  avvocato  86,  377. 
Sommariva  Luigi  377. 
Sommariva  marchese  Matteo  85. 
Sommi  decurione  Gerolamo  101. 
Sommi  marchese  Guido  101. 
Sommi  Mainoldi  Gallarati  Cost.4NZa 

101. 
Sommi  marchese  Serafino  101,  164, 188. 
Sonnaz  (de)  conte  384. 
Sopransi  139. 


Sopransi  generale  164,  168,  174. 

Sorel  Alberto   135,  216. 

Soresi  427. 

Sormani  Carlo  109. 

Sorrento  344. 

Souvaroff  generale  87. 

Souza  (de)  madame  325. 

Sozzi  monsignore  437. 

Spadoni  Domenico  385. 

Spagna  54,  82,  83,  89,  105,  111,  117, 
134,  143,  161,  169,  183,  198,  220, 
234,  309,  379,  391,  400. 

Spalding  Mrs.  275. 

Spanocchi  conte  327. 

Spanocchi  barone  Federico  327. 

Spanocchi  colonnello  Leopoldo  327. 

Speciale  268,  428. 

Spiegel  generale  266,  268,  272. 

Spielberg  XXI,  XXII. 

Spontini  419. 

Squarzoni  conte  214. 

S.*  Antonino  (contea  di)  266. 

S.t  Cloud  13,  18,  20,  168,  401. 

S.t  Jorio  266,  267,  269,  271,  273, 
312. 

S.t  Leu  168,  173. 

S.t  QuEN  178. 

Stadion  conte  125,    188,  431. 

Staël  (de)  Augusto  329,   330. 

Staël  (de)  madame  38,  131,  226,  268, 
273,  274,  275,  276,  278,  284,  286, 
297,  303,  322,  325,  329,  330,  341, 
356,  424. 

Stampa  Girolamo  218,  243. 

Stampa  di  Soncino  Belgiojoso  mar- 
chesa.. 220. 

Stampa  di  Soncino  Gonzaga  marchesa 
Carlotta  20. 

Stampa  di  Soncino  marchese  Massi- 
miliano 37,  220,  234. 

Stampa  di  Soncino  marchese  Massi- 
miliano Giovanni  20. 

Stapfer  303. 

Starhemberg  principe  Luigi  G.  325. 


—  462  — 


Stakhemberg  conte  Gundecaro  325. 
Stati  Uniti  205. 
Stein   397. 
Stella  (signor)  253. 
Stendhal  (Enrico  Beyle)  44,  50,  117, 
143,  228,  269,  274,  276,  322,    342, 

370,  385,  400,   402. 
Stepnev  lady  411* 
Stepney  sir  Thomas  411. 
Stewart  sir  Charles  103,    163,    184. 
Stoccolma  83. 
Stockmar  barone  365. 
Stoppani  a.  385,  427,  432. 
Strambio  dottor  Gaetano  234. 
Strange  (le)  Guy  297. 
Strassoldo  conte  Giulio  Cesare  84. 
Strassoldo  conte  Giulio  Giuseppe  84, 

93,   143,  256. 
Strattmann  (di)  Teodoro  59. 
Strigelli  conte  Antonio  86,  221. 
Strobl  von  Ravelsberg  Ferdinando  264 
Stromboli  prof.  Pietro  XV. 
Stryienski  Casimiro  50,  228,  276. 
Stuart  generale  295. 
Stìjrmer  (di)  barone  Ignazio  L.  350. 
Svizzera  83,   141,   188,  274,  275,  283, 

335,  404,  409,  425,  431. 

Tabarrini  Marco  312. 

Talbot  lord  Charles  302. 

Talbot  lord  John  302. 

Talleyrand  (di)  principe  88,  100,  147, 
165,  188,  275,  297,  306,  310,  313, 
314,  324,  408,   431. 

Talon  marchese  René  263. 

Tambroni  Clotilde  385, 

Tambroni  Giuseppe  385. 

Taranto  265,  266. 

Taro  76. 

Tarragona  89. 

Tartini  Salvatici  Ferdinando  XI. 

Tarsis  conte  85. 

Tascher  de  la  Pagerie  capo  squa- 
drone 99. 


Tascher  colonnello  85. 

Tasso  333,  375. 

Tassoni   101,   172. 

Taverna   don    Gaetano    36,    38,    44, 
238,  429. 

Taverna  Visconti  donna  Caterina  8. 

Tchitchagof  Paolo  397. 

Tchitchagof  Vasili  397. 

Terdobbiate  203. 

Terni  306. 

Terracina  295. 

Terzaghi  Carcassola  marchesa  67. 

Terzi  Galytzin  marchese  428. 

Testi  conte  senatore  230. 

Thiébault  generale  423. 

Thiene  contessa  21,  43,48,   115,   116, 
153,  208,  258. 

Thiene  conte  Leonardo  21,   115,  116. 

Thiers  Adolfo  414. 

Thomas  J.  414, 

Thomas  P.  F.  414. 

Thugut  350,  385,  414. 

Thurheim  431. 

Thureau-Dangin  410,  415. 

Thurn  conte  187. 

Thurn  conte  Giorgio  245* 

Thurn  di  Sinzendork  contessa    Anna 

Maria  245. 
Ticino  XXI,  59,  408. 
Tinti  175. 

Tipaldo  (de)  Emilio  385. 
Tirolo   115. 
Tivaroni  377. 
Tocco  Leonardo  394,  395. 
ToEPLiTz  132,  401. 
Tolentino  395. 
Tolone  84,  379. 
Tolosa  424. 
Tommaseo  Nicolò  409. 
Tonni  Luigi  85,  228. 
Topfer  432. 

Tordorò  rag.  Luigi  238. 
Torino   131,   156,   174,   194,   198,  203, 
207,  215,  219,  221,  223,    226,  248, 
268,  282,  325,  336,  419,  430. 


—  463  — 


Torno  36,  81, 

Torti  Giovanni  416. 

Toscana  100,  110,  118,  209,  211,  218. 

226,  228,  243,  271,  319,  327,    330, 

368,  383,  400,  420. 
Tosi  monsignore  Luigi  427. 
Tour  (Sallier  de  la)  generale  Vittorio 

30,   180. 
TouRN  capitano  85. 
TOURNEUX   M.  414. 
Traversi  Vili. 
Trechi  don  Giacomo  82. 
Trechi  Meduyanski  de  Medres  donna 

Anna  82. 
Trechi  barone  Sigismondo   82,  84,  92, 

93,  95,  101,  114,  126,  151,  153,  174, 

226,  238,  395,  423. 
Trento  196,  240. 
Triaire  barone  34,   106. 
Trieste  23,   122. 
Trivulzio  (archivio)  XII. 
Trivulzio  marchese  Gian  Giacomo  10, 

13,  33,  53,  90,   101,   117,   156,   164, 

188,  189,  234,  408. 

Trivulzio  conte  Girolamo  19,26,  30,45. 
Trivulzio  principe  Luigi  423. 
Trivulzio  (maresciallo)  237. 
Trivulzio  Serbelloni  marchesa    Bea- 
trice  10,    16,     19,    20,    51,  53,  85, 

189,  234,  408,  423. 
Troppau  103. 

Trotti Be.nti voglio  marchese  Lodovico 

430. 
Trotti  Bentivoglio  marchese  Lorenzo 

8,  430. 
Trotti      Bentivoglio     Schaffgotsch 

marchesa  Antonietta  8,  19, 106,  430. 
Tunisi  269. 

Turchia  100,  384,  397. 
Turchi  padre  Adeodato  353. 
TuRKEiM  (di)  conte  114. 

Udine  26,  71,  73,  259,  260,  281. 
Ugolini  234. 


Ungheria  39,  49,  105,   122,401,  431. 
Urbano  11°  papa  337. 
UsTERi  Paolo  278,  284,  303,  329. 
Uzzi  abate  Andrea  90. 

Vacari  conte  Luigi  72,  86,    93,    228, 

263. 
Vaccano  Gaspare  368. 
Valenza  269. 
Valmadrera  91,   114,    126,   142,    152, 

172,  178,   186,  200,  212,  227,    229, 

231,  235,  240,  318,  343,  422. 
Valenza  d'ALCANTARA  309. 
Valperga    di     Caluso   abate  Tomaso 

38,  45. 
Valperga  di  Masino  contessa  Eufrasia 

45. 
Valtellina   161,   170,  215,  218,  243. 
Valvason  (di)  BoNiN  contessa  Teresa 

XIII,  259,  260,  261,  262,  277,  280. 
Valvason  (di)  conte  Erasmo  259,  260, 

261,  262,  277. 
Valverde  (di)  duca  268. 
Vanbianchi  cav.  Carlo  57. 
Vandal  A.  397,  414. 
Vandoni  colonnello  211. 
Vannetti  Clementino  237. 
Varese  26,  30,  32. 
Varsavia  52,  341. 
Vasari  333. 

Vaud  (paese  di)   101,   141,  274. 
Vauguyon  (la)  conte  Paolo  84,  110, 

114,  159. 
Velo  (di)  conte  G.  245,  258,  312. 
Velo  (di)  Clementi  contessa  258. 
Velo  (di)  conte  Girolamo  Giuseppe  258. 
Velo  (di)  contessa  Ottavia   258. 
Venafro  380. 
Veneri  conte  Antonio  73,    115,    116, 

118. 
Venezia    8,  ;144,    153,  222,  281,  327, 

373,  385,  400. 
Venino  Perego  contessa  Giuseppina  222. 
Ventura  conte  246. 


464 


Verdekio  41,  227,  229,  408,  416,  426, 
427,  428. 

Verga  Ettore  112,  125,  146,  147,  163, 
176,  409. 

Verona  19,  47,  74,  90,  92,  103,  105, 
122,  214,  260. 

Veronese  Paolo  63. 

Verri  (corriere)  146,  166. 

Verri  conte  Alessandro  7,  431. 

Verri  conte  Carlo  85,  91,  110,  116, 
117,  131,  138,  151,  152,  154,  156, 
157,   166,   181,   195,  205,  228. 

Verri  conte  Pietro  431. 

Vertova  conte  85. 

Versailles  8. 

Vesuvio  346. 

Vicenza  165,  258. 

Vienna  XVIII,  XXII,  23,  25,  26,  32, 
35,  36,  37,  39,  40,  44,  54,  57,  59, 
60,  62,  63,  70,  80,  100,  103,  110, 
115,  132,  133,  141,  148,  153,  159, 
160,  161,  168,  172,  189,  190,  195, 
201,  202,  203,  207,  212,  213,  214, 
215,  216,  218,  219,  222,  224,  225, 
233,  236,  239,  240,  241,  242,  243, 
245,  264,  267,  271,  275,  279,  297, 
306,  307,  309,  310,  323,  324,  325, 
331,  338,  350,  357,  362,  364,  372, 
373,  385,  391,  401,  403,  419,  420, 
427,  430,  431. 

ViETRI   306. 

ViEUSSEux  XII,  431. 

Vigano  Salvatore  282. 

Vigevano  74,  91. 

ViGNOLLE  Martino  generale  72,  74. 

Vigny  (de)  Alfredo  393. 

Villa  (curato)   170,  220. 

Villa  (prefetto  di  polizia)  117. 

Villafranca  (di)  principe  368. 

VlLLARI  P.   330. 

ViLLATA  Giovanni  generale   143,  221. 

ViLLÈLE  (de)  conte  377,  423,  424. 

Villers  (de)  Carlo  303. 

Villette  (de)  424. 


Vilna  54. 

VlMERCATE   44,   211, 

ViMERCATi  conte  Ottaviano  82. 

Visconti  Aimi  conte  Alfonso  74.  ' 

Visconti  Aimi  Samper  contessa  An- 
tonia 74,  75,  86,  106,  127,  149, 
164,   166,   174,  220,  237. 

Visconti  Aimi  Carcano  m.^=^  139,   164. 

Visconti  don  Gaspare  113,  115. 

Visconti  D'Aragona  marchese  Ales- 
sandro 234,  404,  405. 

Visconti  D'Aragona  marchese  Alberto 
juniore  234. 

Visconti  d'Aragona  marchese  Alberto 
seniore  404. 

Visconti  d'Aragona  Monticelli  mar- 
chesa Luigia  404. 

Visconti  d'Aragona  Ottolini  marchesa 
Virginia  404. 

Visconti  don  Giuseppe  44. 

Visconti  don  Luca  44. 

Visconti  don  Massimo  44. 

Visconti  Sovico  donna  Giovanna,  44. 

Visconti  colonnello  Annibale   93,  95. 

Visconti  Francesco  86,  139. 

Visconti  di  Modrone  duca  Carlo  67, 84. 

Visconti  di  Saliceto  conte  Alfonso 
238. 

Visconti  Venosta  don  Giovanni  218, 
222,  305,  419,  431. 

Vistola  345. 

Vitali  don  Carlo  248. 

Vitali  Arese  donna  Marietta  248. 

Vitali  don  Gerolamo  48. 

Viterbo  342. 

ViTTORELLi  Jacopo  385. 

Vittorino  da  Feltre  237. 

Vittorio  Emanuele  I°  30,  128,  130, 
161,  194,  203. 

Vittorio  Emanuele  II"  25. 

Vivenot  414. 

Vizburgo  121. 

Volta  Alessandro  XVII. 

Voltaire  424. 


465  — 


Wagram  140. 

Walcheren   103. 

Wallmoden  conte  Carlo  303,  307,  309, 

311. 
Wali.moden  generale  Luigi  297,    298 

303,  307,  309,  311. 
Wanda  345. 

Warrender  307,  309,  311. 
Washington  205,  303,  392,  408. 
Waterloo   103,  297,  351,  361. 
Weber  C.  M.  432. 
Weighs  barone  362. 
Weigall  lady  Rose  139,  268. 
Weil  M.  H.  80,  84,    85,   89,  99,   105, 

108,  122,   175,   176,   180,  207,    214, 

216,  221,  242,  379,  395,  409. 
Wellesley  Pole   206. 
Wellesley  Pole  lady  Priscilla    139. 
Wellesley  sir  Henry  198. 
Wellington  93,   103,  139,    161,    198, 

206,  268,  297,  351,  361. 
Welschinger  353. 
Welvert  G.   178, 
Westmoreland  (di)  conte    139. 
Wharton  410,  411.. 
Wilder  391. 

Wilson  sir  Robert  114,  133,  137,  203. 
Winter  Pietro  372,  373,  379,  390,  401. 
wlttelsbach  massimiliano  1°   11. 

WiTTELSBACH    CaRLO    TeODORO    U. 

WiTTMER  Luigi  303. 

WOLFSGRUBER    C.    420. 

Woyna  conte  Edoardo  364. 

Woyna  conte  Felice  362,  364,  400. 

Woyna  conte  Francesco  Saverio  267. 

Woyna  conte  Maurizio  364. 

Woyna  Czaplic  contessa  Teresa  Tecla 
267,  272,  295,  299,  300,  306,  309, 
311,  313,  315,  319,  323,  328,  332, 
333,  334,  337,  342,  345, 358, 386, 392. 


Woyna  contessa  Sofia  267,  269,  272t 

277,  278,  295,  299,  300,  301,  302, 

304,  305,  306,  307,  310,  311,  312, 

313,  316,  319,  320,  328,  332,  336, 

337,  341,  342,  355,  359,  361,  363, 

366,  372,  374,  379,  382,  886,  389, 

390,  391,  392,  398,  399,  401,  403, 
419. 

WrbxVA  (di)  conte  272. 

Wrede  (de)  29. 

WUKASSOVIC    83. 

Wurmb  (de)  madame   15,  22,  34,    69, 

71,  86,  280. 
WOrtemberg  (di)  principe  272. 
WiJRTEMBERG  (di)  principe  Paolo  313. 
Wurtemberg  fdi)  principessa  Caterina 

Carlotta  313. 
WiJRTEMBERG  (di)     principessa    Maria 

333,  344,  349,  354. 
WuRZBACH    C.    W.  209,  240,  325,  401. 

YvERDON  409,  422,  426. 

Zamersk  407. 

Zancle    278. 

Zanoja  (abate)  236. 

Zanichelli  Domenico  368. 

Zanoli  Alessandro  42,  45,  90,  115. 

Zanolini  Antonio  99. 

Zanoni  (abate)  312. 

Zante  8. 

Zelo  119,  208,  212. 

Zerboni  (di)  Sposetti  268,  408. 

Zingarelli  379. 

Zineroni  don  Antonio  203. 

ZiNERONi  SiRTORi  donna  Marietta  203. 

ZuccHi    barone    generale    Carlo    105, 

209,  220,  298. 
Zurigo  409. 


30 


—  467  — 


ELENCO    DELLE    LETTERE 


I  -  Il    conte   Vitaliano  Gonfalonieri  all'Amministrazione 

centrale  dell'Olona Pag. 

II  -  Il  conte  Vitaliano  Gonfalonieri  all'Amministrazione 
centrale  dell'  Olona » 

III  -  Il  conte  Vitaliano  Gonfalonieri  all'  Amministrazione 
centrale  dell'  Olona » 

IV  -  Il  conte  Vitaliano  Gonfalonieri  al  Gommissario  del 
potere  esecutivo  presso  il  dipartimento  dell'Olona,  Milano  10 
Fiorile  a.  VI » 

V  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gasati,  Milano  15 
Giugno  1806 » 

VI  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati, 
Robecco  3  Novembre  1806 » 

VII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  F'ederico  Gonfalonieri, 
[Parigi]  18  Maggio  1810 » 

Vili  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Gompiègne  21  Maggio  1810 » 

IX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Malmaison  21  Maggio  1810  sera » 

X  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Malmaison  24  Maggio  1810 » 

XI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Malmaison  26  Maggio  1810 » 

XII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Parigi  28  Maggio  1810 » 

XIII  -  La  signorina  Sofia  von   Sandizell  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  Milano  28  Maggio  1810 » 

XIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Parigi  29  Maggio  1810 » 

XV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Parigi  31  Maggio  1810 » 

XVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Parigi  2  Giugno  1810 » 


10 


11 


13 


14 


15 


16 


17 


18 


-468  — 

XVII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Parigi  4  Giugno  1810 Pag.    20 

XVllI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  5  Settembre  1812 »       21 

XIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  7  Settembre  1812 »       24 

XX  -  Il  conte  Garlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri       »       25 

XXI  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  14  Settembre  1812 »       25 

XXII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  15  Settembre  1812 »       27 

XXIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  18  Settembre  1812 »       30 

XXIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

La  Santa  25  Settembre  1812 »       32 

XXV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Monza  30  Settembre  1812 »       35 

XXVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  7  Ottobre  1812 *       36 

XXVII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  10  Ottobre  1812 »       39 

XXVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  12  Ottobre  1812 »       41 

XXIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  14  Ottobre  1812 »       42 

XXX  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Gonfalo- 
nieri, Milano  16  Ottobre  1812 »       45 

XXXI  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  17  Ottobre  1812 »       46 

XXXII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Cintio  Frangi- 
pane, Milano  17  Ottobre  1812 »       49 

XXXIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  19  Ottobre  1812 »       50 

XXXIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  22  Ottobre  1812 »       52 

XXXV  -  Il  conte  Garlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri       »       55 
XXXVI  -  Il  conte  Carlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri, 
Robecco  30  Ottobre  1812 »       55 

XXXVII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Robecco  3  Novembre  1812 »       58 

XXXVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 
Robecco  6  Novembre  1812 »       61 

XXXIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Confalonieri, 
Robecco  8  Novembre  1812 >       63 


—  469  — 

XL  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  11  Novembre  1812 Pag.    65 

XLI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Gintio  Frangi- 
pane, Milano  12  Novembre  1812 »       66 

XLII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  27  Luglio  1813 >       67 

XLill  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  31  Luglio  1813 »       68 

XLIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  7  Agosto  1813 »        70 

XLV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Monza  9  Agosto  1813 »       73 

XLVI  -  La  duchessa  Litta  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati, 

20  Novembre  1813 »       75 

XLVll  -Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Gintio  Frangipane      »       76 
XLVllI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Gintio  Frangi- 
pane, Milano  10  Aprile  1814 »       76 

XLIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Gintio  Frangi- 
pane, Milano  13  Aprile  1814 »       77 

L  -  Federico  Gonfalonieri  al  sig.  Francesco  Barchetta, 

Milano  24  Aprile  1814 »       78 

LI  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  26  Aprile  1814 ...»       79 

LII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  29  Aprile  1814 »       81 

LUI  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Casati, 

Parigi  30  Aprile  1814 *       87 

LIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  31  Aprile  1814^ -        90 

LV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  2  Maggio  1814 >^       92 

LVI  -  Il  conte  Carlo  Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  2  Maggio  1814 »       94 

LVII  -  Il  barone  Giuseppe  Pallavicini  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  2  Maggio  1814 »       96 

LVIII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati, 

Parigi  3  Maggio  1814 ^98 

LIX  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati, 

Parigi  4  Maggio  1814 »      102 

LX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  6  Maggio  1814 >;      104 

LXI  -  Il  barone  Giuseppe  Pallavicini  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  7  Maggio  1814 »      106 

1)  Data  evidentemente  apposta  per  errore  dalla  contessa  Teresa  ad  una  lettera  del  30 
aprile  o  del  1°  maggio. 


—  470  — 

LXII  -  Teresa   Gonfalonieri   Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  8  Maggio  1814 Pag.  108 

LXIII  -  Federico   Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  8  Maggio  1814 »      110 

LXIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  al  conte  Gintio  Fran- 
gipane, Milano  9  Maggio  1814 »      113 

LXV  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico   Gonfa- 
lonieri, Milano  11  Maggio  1814 »      113 

LXVl  -  Il  conte   Garlo   Luigi  Rasini  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  11  Maggio  1814     .        .        .        .        .        .        .       »      116 

LXVII  -  Federico    Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  13  Maggio  1814 >.      119 

LXVIII  -  11  conte    Luigi  Porro  Lambertenghi  a   Federico 

Gonfalonieri,  13  Maggio  1814 =»      121 

LXIX  -  Federico    Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  14  Maggio  1814 »      123 

LXX  -  Il  conte   Luigi    Porro  Lambertenghi  a  Federico 

Gonfalonieri,  14  Maggio  1814 »      124 

LXXI  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  14  Maggio  1814 »      125 

LXXIl  -  Alberico    de    Felber   a   Federico    Gonfalonieri, 

Milano  14  Maggio  1814 »      127 

LXXHI  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  16  Maggio  1814 »      129 

LXXIV  -  Federico   Gonfalonieri  al  senatore   conte   Carlo 
Verri,  Parigi  18  Maggio  1814        .        .        .        .        .        .        .       »      131 

LXXV  -  Federico    Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  18  Maggio  1814 »      138 

LXXVI  -  Federico    Gonfalonieri    a  don    Giulio    Padulli, 

Parigi  18  Maggio  1814 »      140 

LXXVII  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico   Gonfa- 
lonieri, Milano  21  Maggio  1814 »      142 

LXXVIII  -  Don    Giulio    Padulli    a    Federico  Gonfalonieri, 

Milano  21  Maggio  1814 »      145 

LXXIX  -  Federico    Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Casati,  Parigi  22  Maggio  1814 »      146 

LXXX  -  Federico    Gonfalonieri    ad  Alberico  de    Felber, 

Parigi  23  Maggio  1814 »      150 

LXXXI  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  24  Maggio  1814 »      151 

LXXXII  -  Il  conte    Garlo    Verri   a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  25  Maggio  1814 »      154 

LXXXIII  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 26  Maggio  1814 »      155 


—  471  — 

LXXXIV  -  Il  conte   Carlo  Verri  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  26  Maggio  1814 Pag.  156 

LXXXV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  27  Maggio  1814 »      158 

LXXXVI  -  Federico  Gonfalonieri   a  Teresa   Gonfalonieri 

Casati,  Parigi  28  Maggio  1814 »     160 

LXXXVIl  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  29  Maggio  1814 »      166 

LXXXVIII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  30  Maggio  1814 »      167 

LXXXIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  1°  Giugno  1814 »      169 

XG  -  Federico  Gonfalonieri   a  Teresa  Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  3  Giugno  1814 »      172 

XGI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  4  Giugno  1814 >      174 

XCII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa   Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  6  Giugno  1814 »      176 

xeni  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri 

Casati,  Parigi  7  Giugno  1814 »      177 

XGIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  8  Giugno  1814 »      179 

XGV  -  11  conte  Carlo  Luigi  Pasini  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  8  Giugno  1814 »      181 

XGVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  9  Giugno  1814 »      185 

XCVII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri 

Gasati,  Parigi  11  Giugno  1814 >»      187 

XCVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  15  Giugno  1814 »      189 

XCIX  -  Federico  Gonfalonieri   a  Teresa  Gonfalonieri 

Casati,  Londra  16  Giugno  1814 »      190 

G  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  18  Giugno  1814 »      193 

CI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  20  Giugno  1814 »      195 

GII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri 

Gasati,  Portsmouth  22  Giugno  1814 »      196 

CHI  -  Alberico  de  Felber  a  Federico  Gonfalonieri   .       »      199 
GIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  25  Giugno  1814 »     200 

CV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  28  Giugno  1814 »     202 

evi  -  Federico  Gonfalonieri  a  Teresa  Gonfalonieri 
Casati,  Londra  29  Giugno  1814 »     204 


—  472  — 


CVII  -  Federico    Gonfalonieri    a    Teresa    Gonfalonieri 

Casati,  Londra  30  Giugno  1814 Pag.  207 

GVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  r  Luglio  1814 .>     208 

GIX  -  Il  conte  Garlo  Luigi  Rasini  a  Federico   Gonfa- 
lonieri, Milano  2  Luglio  1814 »     209 

GX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati   a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  6  Luglio  1814 »      211 

GXI  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  9  Luglio  1814 »     213 

GXII  -  Alberico  de  Felber  a  Federico  Gonfalonieri      .       »     215 
GXIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  10  Luglio  1814 *      216 

GXIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  13  Luglio  1814 »     217 

GXV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  14  Luglio  1814 »     219 

GXVI  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  20  Luglio  1814 »     220 

GXVI!  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati   a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  23  Luglio  1814 :»     222 

GXVIIl  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  27  Luglio  1814 ;»     224 

GXIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  30  Luglio  1814 »     225 

GXX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico   Gonfa- 
lonieri, Milano  31  Luglio  1814 »     227 

GXXI  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  6  Agosto  1814 »      229 

GXXII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  14  Agosto  1814 »      231 

GXXIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati   a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  17  Agosto  1814 »      232 

GXXIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  26  Agosto  1814 »      235 

GXXV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  30  Agosto  1814 >     238 

CXXVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  7  Settembre  1814 »     239 

GXXVII  -  Federico  Gonfalonieri  a  don  Giacomo  Beccaria, 

Londra  9  Settembre  1814 »     241 

GXXVIII  -  Teresa  Gonfalonieri   Gasati   a   Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  9  Settembre  1814 »     242 

CXXIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati   a   Federico   Gonfa- 
lonieri, Milano  17  Settembre   1814 »     244 


—  473  — 

CXXX  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  21  Settembre  1814 Pag.  246 

GXXXl  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  23  Settembre  1814 ;»     247 

GXXXII- Ugo  Foscolo  a  FedericoGonfalonieri,4  Marzo  1815       »     249 
GXXXIII-FedericoGonfalonieriaUgoFoscolo,5Marzol815       »     250 
GXXXIV-UgoFoscoloaFedericoGonfalonieri,6Marzol815       »     251 
GXXXV- Federico  Gonfalonieri  a  Ugo  Foscolo        .        .       »     252 
GXXXVI-UgoFoscolo  a  Federico  Gonfalonieri,7MarzoM81 5       »     252 
GXXXVII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Ugo  Foscolo       .        .       >     253 
GXXXVIII  -  Federico  Gonfalonieri  al  duca  di  Lodi     .        .       »     254 
GXXXIX  -  Il  duca  di  Lodi  a  Federico  Gonfalonieri,    Mi- 
lano 31  marzo  1815 »     255 

GXL  -  11  marchese  Orsini  di  Roma  a  Federico  Gonfa- 
lonieri        »     256 

GXLI  -  Il  commissario  Pagani  a  Federico  Gonfalonieri, 

Milano  14  Aprile  1815 »     266 

GXLII  -  Federico  Gonfalonieri  a  don  Giacomo  Beccaria, 

La  Santa  9  Maggio  1815 »     257 

GXLIII  -  La  contessa  di  Thiene  a  Teresa  Gonfalonieri 

Casati,  Vicenza  13  Ottobre  1815 »     258 

GXLIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  alla  contessa  Teresa 

di  Valvason  Bonin,  Milano  6  Marzo  1816 »     259 

GXLV  -  Teresa    Gonfalonieri    Casati   alla   contessa    di 

Valvason,  Milano  23  Marzo  1816 »     260 

CXLVI  -  Teresa    Gonfalonieri    Casati   alla   contessa   di 

Valvason,  Milano  22  Aprile  1816 »     261 

CXLVII  -  Teresa    Gonfalonieri    Casati    alla   contessa   di 

Valvason,  Milano  19  Maggio  1816 »     262 

GXLVIII  -  Federico  Gonfalonieri  al  barone  Carlo  Alemagna, 

Firenze  16  Giugno  1816 .        .       »     262 

GXLIX  -  La  principessa   Carolina  Jablonowska  Woyna 

a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati »     264 

CL  -  La  contessa  Ludolf  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati       »     265 
GLI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Napoli  4  Settembre  1816 »     265 

GLIl  -  Il  conte  di  Gallemberg  a  Teresa  Gonfalonieri 

Casati »     267 

CLIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Napoli  11  Settembre  1816 »     267 

GLIV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Napoli  20  Settembre  1816 »     269 

GLV  -  Il  principe  di  Luperano  a  Teresa  Gonfalonieri 
Casati,  Settembre  1816 »     270 

li  Cfr.  la  nota  4  a  pag.  233. 


—  474  — 


CLVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Napoli  25  Settembre  1816 

GLVIl  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 28  Settembre  1816 

GLVIIl  -  Lady  Shelley  a  Teresa  Gonfalonieri  Gasati 
GLIX  -  L'abate  Lodovico  de   Breme  a  Federico  Gon 

falonieri,  Goppet  28  Settembre'  1816 

GLX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  alla  contessa  di  Val- 

vason  Bonin,  Napoli  T  Ottobre  1816 

GLXI  -  La  contessa   Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfa 

falonieri 

GLXII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri,  Napoli  1816 

GLXIII  -  Il  marchese   Salvo  di   Pretraganzilli  a  Teresa 
Gonfalonieri  Gasati,  Palermo  11  Ottobre  1816    . 

GLXIV  -  La  signorina  von  Sandizell  a  Teresa  Confalo 
nieri  Gasati,  Monaco  19  [Novembre  1816]  .... 

CLXV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  alla  contessa  di  Val 

vason,  Napoli  19  Novembre  1816 

CLXVI  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Confa 

lonieri 

CLXVII  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Confa 

lonieri,  20  Febbraio  1817 

CLXVIII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 
Gonfalonieri,  Napoli  24  [Febbraio  1817]       .... 

CLXIX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 
Gonfalonieri,  Napoli  24  Febbraio  1817 

CLXX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri,  Napoli  3  Marzo  1817 

GLXXI  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri 

CLXXII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri,  Napoli  17  [Marzo  1817] 

GLXXIII  -  Il  principe  Luigi  Jablonowski  a  Federico  Gon 

falonieri,  Napoli  11  Aprile  1817 

GLXXIV  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri,  Napoli  13  Aprile  [1817] 

GLXXV  -  La  contessa   Sofia  Woyna   a  Teresa  Confalo 

nieri  Gasati,  Napoli  17  Aprile  [1817] 

CLXXVI  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Gonfalonieri,  Napoli  20  Aprile  [1817] 

GLXXVII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri 

Gasati,  26  [Aprile  1817] 

GLXXVIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalonieri 
Casati,  28  Aprile  [1817] 

1)  Cfr.  a  pag.  431  la  correzione  alla  riga  XVI  della  pag.  273. 


Pag.  270 

!♦  271 

»  273 

»  273 

»  277 

»  277 

»  278 

»  278 

>  280 
»  281 
»  282 
»  284 

>  286 
»  290 
»  291 
»  293 
y>  294 
»  296 
»  298 
»  299 
»  301 
*  302 
»  304 


—  475  — 

CLXXIX  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Casati,  9  [Maggio  1817] Pag.  305 

CLXXX  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  16  Maggio  [1817] .305 

GLXXXI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  2  Giugno  [1817] »     306 

GLXXXIl  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  8  Giugno  1817         ....       »     308 

GLXXXIIl  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  10  Giugno  [1817] -     310 

GLXXXIV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  17  Giugno  [1817] »     311 

GLXXXV  -  La  principessa  Carolina   Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  23  Giugno  [1817]     .        .        .        .       »     312 

GLXXXVI  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  3  Luglio  1817 »     314 

GLXXXVII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  8  Luglio  [1817] »     316 

CLXXXVIII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  15  Luglio  [1817]        ....       »     317 

GLXXXIX  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati    15  Luglio  [1817] »     320 

GXG  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  26  Luglio  [1817]       .        .        .        .       »     321 

CXGI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Casati,  29  [Luglio  1817] »     324 

CXCII  -  Federico  Gonfalonieri  al  marchese  Gino  Cap- 
poni, Milano  30  Luglio  1817 »     326 

CXGIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  4  Agosto  [1817] .328 

GXGIV  -  L'abate  Lodovico  de  Breine  a  Federico  Gon- 
falonieri Ginevra,  6  Agosto  1817 »     329 

GXCV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 18  Agosto  1817 »     331 

CXCVI  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  21  Agosto  [1817]      .        .        .        .       »     334 
GXCVII  -  Federico  Gonfalonieri  a  Alberico  de  Felber 

Milano,  20  Agosto  1817 »     335 

CXGVIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 25  [Agosto  1817] .336 

CXGIX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  28  Agosto  1817        .        .  .       »     337 

ce  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  4  Settembre  [1817]  .....     338 


—  476  — 

CCI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  15  Settembre  [1817] Pag.  341 

CCI!  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  21  Settembre  1817 »     343 

ceni  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  29  Settembre  1817 »     345 

CCIV  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Confa- 
lonieri        »      347 

CCV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  8  Ottobre  [1817] »     349 

CCVI  -  L'abate  Lodovico  de  Breme  a  Federico  Confa- 
lonieri, 17  Ottobre  1817 »     350 

CCVII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Nappli  21  Ottobre  [1817] »     352 

CCVIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  24  Ottobre  [1817] »     354 

CCIX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  30  Ottobre  1817 »     355 

CCX  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  [Novembre  1817] »     358 

CCXI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Confalo- 
nieri, 20  Novembre  [1817] »     360 

CCXII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  27  Novembre  [1817] *     362 

CCXIII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  27  Novembre  [1817] »     363 

CCXIV  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  4  Dicembre  [1817] »     366 

CCXV  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  10  Dicembre  [1817] »     367 

CCXVI  -  Il   marchese    Saivo   di    Pietraganzilli   a  Teresa 
Confalonieri  Casati,  Palermo  12  Dicembre  1817.        ...»     367 
CCXVII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  28  Dicembre  [1817] »     369 

CCXVIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  r  Gennaio  [1818] »     372 

CCXIX  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  15  Gennaio  [1818] »     373 

CCXX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 

Confalonieri,  Napoli  22  Gennaio  1818 *     375 

CCXXI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Confalonieri 

Casati,  4  Febbraio  [1818] »     378 

CCXXII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Federico 
Confalonieri,  Napoli  12  Febbraio  1818 .380 


—  477  — 

CCXXIIl  -  Federico  Gonfalonieri  al  marchese  Gino  Cap- 
poni, Milano  14  Febbraio  1818 Pag.  383 

CCXXIV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 19  Febbraio  [1818] -386 

GGXXV  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fede- 
rico Gonfalonieri,  Napoli  6  Marzo  [1818] »     387 

GGXXVI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  9  Marzo  1818 »     389 

GCXXVII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  2  Aprile  [1818]  .        .        .        .        .        .        .        .       »     390 

GGXXVIII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fede- 
rico Gonfalonieri,  Napoli  2  Aprile  1818 »     392 

GCXXIX  -  La  principessa  Gzartoryska  Jablonowska  a  Te- 
resa Gonfalonieri  Gasati,  Roma  30  Aprile  [1818]        .        .        .       »     394 

GGXXX  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fede- 
rico Gonfalonieri,  Napoli  30  Aprile  1818 »     395 

CGXXXI  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  23  Maggio  [1818] »     398 

CCXXXII  -  La  principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fede- 
rico Gonfalonieri,  Napoli  28  Maggio  1818 »     399 

CGXXXIII  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  9  Giugno  [1818]        . »     401 

GGXXXIV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, 16  Giugno  1818 »     402 

CCXXXV  -  La  contessa  Sofia  Woyna  a  Teresa  Gonfalo- 
nieri Gasati,  25  Giugno  [1818]      ........     403 

CGXXXVI  -  Il  marchese  Alessandro  Visconti   d'Aragona 
a  Federico  Gonfalonieri,  Affori  ^  8  Luglio  [1818]        ...»     404 

GGXXXVIl  -  La   principessa  Carolina  Jablonowska  a  Fe- 
derico Gonfalonieri,  Napoli  13  Luglio  1818 »     405 

CGXXXVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gon- 
falonieri, Milano  14  Luglio  [1818] »      407 

GCXXXIX  -  Federico  Gonfalonieri  al  conte  Luigi  Porro 

Lambertenghi,  Ginevra  18  Luglio   1818 »     409 

CCXL  -  Mr.  Osborn  à  Mr.  Wharton,  Ginevra  18  Lu- 
glio 1818 .410 

GCXLI  -  Mr.  Osborn  a  sir  Thomas  Stepney,  Ginevra 

18  Luglio  1818 .411 

CCXLII  -  Mr.  Osborn  a  Mr.  Hinchliffe,  Ginevra  18  Lu- 
glio 1818 »     412 

CGXLIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gon- 
falonieri, Milano  18  Luglio  [1818] .413 

CGXLIV  -  La  duchessa  de  Broglie  de  Stael  al  generale 
de  La  Fayette,  20  Luglio  1818 »     414 

1)  Cfr.  la  nota  2  a  pag.  404. 


—  478  — 

CCXLV  '  -  Teresa  Gonfalonieri  Casati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  21  Luglio  [1818] Pag.  415 

GGXLVI  -  Il  prof.  Pellegrino   Rossi  a  Federico  Gonfalo- 
nieri, Ginevra  21  Luglio  1818 »     417 

GGXLVII  -  La  principessa  Carolina  Jablonovvska  a  Fede- 
rico Gonfalonieri,  Napoli  23  Luglio  [1818] »     418 

CGXLVIII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  24  Luglio  [1818] =»     418 

GGXLIX  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Garate  28  Luglio  [1818] ;»     420 

GGL  -  Federico   Gonfalonieri   al   conte   Luigi    Porro 

Lambertenghi,  Parigi  1  Agosto  1818 »     420 

GGLI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Garate  2  Agosto  1818 »     422 

GGLII  -  Federico  Gonfalonieri  alla  marchesa  Beatrice 
Trivulzio  Serbelloni,  Parigi  3  Agosto  ^  1818        .        .  .       »      423 

GGLIII  -  La  contessa  de  Sainte-Aulaire  nata  de  Roure 

a  Federico  Gonfalonieri »     424 

GGLIV  -  Federico   Gonfalonieri   al   conte    Luigi    Porro 

Lambertenghi,  Parigi  4  Agosto  [1818] »     425 

GGLV  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  5  Agosto  1818 »     426 

GGLVI  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  11  Agosto  [1818] »     427 

GGLVII  -  Teresa  Gonfalonieri  Gasati  a  Federico  Gonfa- 
lonieri, Milano  23  Agosto  1818 »      428 

GGLVllI  -  La  marchesa  B.  T.  S.  a  Federico  Gonfalonieri, 
Milano  25  Agosto  1818 »     429 


1)  Per  errore  tipografico,  il  CCXLV  fu  omesso  nell'ordinamento  cronologico  delle  lettere 
nel  testo,  la  cui  numerazione  deve  essere  così  corretta:  a  p.  415  leggasi  CCXLV;  a  p.  417 
leggasi  CCXLVI;  a  p.  418  leggasi  CCXLVII  (la  1»  lettera)  e  CCXLVIII  (la  seconda);  a  p.  420 
leggasi  CCXLIX  (la  1»  lettera)  e  CCL  (la  seconda);  a  p.  422  leggasi  CCLl;  a  p.  423  leggasi 
CCLII;  a  p.  424  leggasi  CCLIII;  a  p.  423  leggasi  CCLIV;  a  p.  426  leggasi  CCLV  ed  a  p.  427 
leggasi  CCLVI. 

2)  Cfr.  la  nota  2  a  pag.  423. 


INDICE  GENERALE 


Dedica Pag.     V 

Prefazione »     VII 

Carteggio »         3 

Errata  et  addenda »     430 

Indice  dei  nomi  di  persona  o  di  luogo  elencati   nel    carteggio  »      433 

Elenco  delle  lettere »     467 


Prezzo  L.  9.