SOCIETÀ PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
(sotto l'alto patronato di S. M. il Re)
BIBLIOTECA SCIENTIFICA
SERIE CARTEGGI
VOL. Il
Carteggio del Conte Federico Confalonieri
ed altri documenti spettanti alla sua biografia
pubblicato con annotazioni storiche a cura di
Giuseppe Galla vresi
COMMISSARIO RESPONSABILE PER LA PUBBLICAZIONE
ALESSANDRO D'ANCONA
Parte I
MILANO
TIPO - LITOGRAFIA RIPALTA
Via Pisacane, N. 36
- 1910 -
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Il conte Federico Gonfalonieri
<1a una fisionotrastia (Parigi 1810) appartenente al conte Gabrio Casati
SOCIETÀ PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
(sotto l'alto patronato di S. M. il Re)
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SERIE CARTEGGI
VOL. Il
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Carteggio del Conte Federico Confalonieri
ed altri documenti spettanti alla sua biografia^
pubblicato con annotazioni storiche a cura di
Giuseppe Galla vresi
COMMISSARIO RESPONSABILE PER LA PUBBLICAZIONE
ALESSANDRO D'ANCONA
Parte I
MILANO
TIPO - LITOGRAFIA RIPALTA
Via Pisacane, N. 36
- 1910 -
v.l
I diritti
della proprietà letteraria sono riservati
alla
Società Nazionale per la Storia del Risoigimento Italiano
AL
CONTE ALESSANDRO CASATI
FIDO E CARO AMICO
COLLABORATORE INDARNO VAGHEGGIATO
DEDICO
QUESTA COLLEZIONE DI DOCUMENTI
TESTIMONI dell'opera DEGLI EROICI SUOI Zìi
FEDERICO E TERESA GONFALONIERI
PREFAZIONE
Sono ormai ben pochi i superstiti della generazione
che, tra il 1841 ed il 1846, potè scorgere per le vie della
città nativa il conte Federico Gonfalonieri. Non era più
il bellissimo e fiero giovine, dallo sguardo imperioso, dal
portamento eretto, che lo Scalvini tratteggia
« . . . . quando lunghesso
le vie della città, stringendo un vajo
suo corridor, letizia diffondeva
a dritta e a manca di gentil saluto » '.
Gli anni, la prigione, i dolori acerbi avevano incanutito
quel capo, gli ave\'ano tolto la sicura baldanza dell'at-
teggiamento; pur vediamo il conte nei più recenti ritratti
irrigidirsi in uno sforzo, quasi per non chinarsi e rigettare
indietro la persona come in una parata di scherma.
Ghecchè sperassero i poliziotti austriaci ed i lor confi-
denti, il Gonfalonieri era sempre lì, pronto ad incrociare
il ferro col nemico e, quando la morte lo colse sul monte
S. Gottardo, aveva dato affidamenti ai giovini più caldi
di patriottismo, ed il Mazzini sperava in lui. Gosì i nostri
nonni, incontrando il rinomato cavalcatore, vanto un
tempo dei corsi di Milano, che procedeva ormai a passo,
vecchio e sfinito, per le contrade tranquille, si indugiavano
talora a riflettere sulla fralezza degli umani destini, e, se
1) G. Scalvini, Scritti, Firenze 1860, p 273.
vin
avevano in petto cuore d'italiano, accompagnavano il
martire con uno sguardo di gratitudine reverente. Questa
è la tradizione orale che ho ancor potuto raccogliere;
ma purtroppo non parla sola. V è un'altra voce, che si
leva dalle fosche pagine del Rovani, e stride obliqua-
mente accennando ai rancori, alle ambizioni, ai rimorsi
che il Gonfalonieri avrebbe pur accolto in quel suo animo,
tempestoso per il cozzo delle più forti passioni. Le invi-
diuzze ed anche i più giustificati risentimenti, seminati
lungo la sua via da un uomo così insofferente, non pur
di infingimenti, ma delle transazioni naturali, orgoglioso,
altero, dotato di volontà ferrea e dominatrice forma ron
mille rivoletti che corsero ad alimentare la corrente della
calunnia.
È tutta ed integralmente calunnia ? La fervorosa apo-
logia del senatore D'Ancona \ suffragata dalle più fredde
ricerche del Cusani ^, del Bontadini ^, del Lemmi "*, ha
distrutto il fondamento della « maledetta voce » (come
avrebbe detto il Manzoni, del Gonfalonieri caldo am-
miratore) che mescolava Federico alla schiera dei Gam-
barana, dei Ghislieri e dei Traversi, responsabili del
turpe dramma del 20 aprile 1814. Più non si può ri-
petere, compulsati gli atti dei processi, la fiaba crudele
che imputava al Gonfalonieri, smanioso di farsi un pie-
destallo, la gravissima condanna dei compagni, vittime
del suo insensato sistema di difesa. Ma certo la lotta fu
condotta dal Gonfalonieri e dagli amici suoi quasi alla
cieca contro il despotismo napoleonico, pur di riescire
liberi da quel peso, e senza quasi preoccuparsi né dei
1) Alessandro D'Ancona, Federico Confalonieri, Milano 1398.
2) Francesco Cusani, Storia di Milano, Milano 1873, voi. VII e Vili.
3) Romualdo Bonfadini, Meeeo secolo di patriottismo, Milano 1886 pp. 104 e sèg.
4) Francesco Lemmi, La restaurasione austriaca a Milano nel 1814, Bologna 1902-
IX
mezzi né delle conseguenze. Qualche ritocco bisogna pur
recare alla leggendaria figura del Gonfalonieri, fermato
dagli ammiratori nell'atteggiamento eroico e chiaroveg-
gente che prende di fronte al principe di Metternich in
una storica pagina delle Memorie^. Errori furon commessi
dal grande patriotta nella sua politica antinapoleonica,
nel partecipare solo a mezzo (anche per colpa di un
seguito di malattie) alla rivoluzione piemontese del 21,
sovratutto in un sistema di difesa che parve inconsapevole
delle strettoie della procedura criminale. E si badi che
della vita del Gonfalonieri, pur dopo il bel libro del
d'Ancona e le larghe pubblicazioni di documenti che
dobbiamo al Gasati ^, al Lemmi, al Luzio ^, al P. Rinieri ^
non furon quasi studiati che due o tre episodii salienti :
l'attitudine sua al 20 aprile, quella di fronte al principe
di Garignano, il processo e la prigionia. Tutto il rima-
nente di quella vita operosa è sempre nell'ombra, dalla
quale appena emergono, per un piccolo numero di stu-
diosi, pochi tratti mal noti, quali i viaggi, le relazioni
coi liberali siciliani, francesi ed inglesi, le iniziative per
la riforma della pubblica istruzione. Ormai la ricerca
delle fonti per la conoscenza di questa complessa figura di
uomo di stato si imponeva, se la sfinge doveva in qualche
misura rivelare il suo segreto. La Società Nazionale per
la Storia del Risorgimento mi commise l'onorevolissimo
incarico di adunare i carteggi del conte Federico e quegli
altri documenti affini che valessero a sostituire la testi-
li Federico Gonfalonieri, Memorie e lettere, pubblicate per cura di Gabrio Casati,
Milano 1890.
2) Alludo all'edizione testé citata delle Memorie e lettere del Gonfalonieri.
3) Alessandro Luzio, Antonio Salvotti e i processi del ventuno, Roma 1901 e Nuovi
documenti sul processo Gonfalonieri, Roma 1908.
4) P. Ilario Rinieki, / costituti del conte Gonfalonieri e il principe di Garignano, To-
rino 1902.
monianza diretta dei contemporanei, a lumeggiare i varii
aspetti di quella multiforme attività.
I problemi attraenti ed angosciosi ai quali ho testé
accennato mi appassionarono ; ma ho voluto vincere V in-
vito a dedurre le conclusioni, appena abbozzate qua ' e
Iti in queste pagine di prefazione, rigorosamente escluse
dal programma del lavoro vero e proprio. Consapevole
dell'importanza dell'argomento, più esattamente, lungi
dall'esser sordo alle emozioni inseparabili da simile in-
dagine, mi sono sforzato di non lasciarmi guidare da
verun preconcetto, mirando solo alla doverosa ricerca
della verità storica, oggettivamente considerata e chiarita.
Il lettore giudicherà se la mano abbia fallito là ove per
lo meno era ben prefisso lo scopo e determinati erano
i criterii ; ma certo, in tema così arduo, non potevo
dispensarmi da una sorta di professione di fede.
La maggior parte delle lettere del Gonfalonieri an-
teriori alla prigionia sembra essere irremissibilmente
perduta. Il possederle, in un dato momento, poteva già
essere un indizio pericoloso, il conservarle era un'audacia
temeraria. Non de\e quindi far troppa meraviglia se fra
le carte dei più antichi ed intimi amici di Federico, come
il conte Carlo Luigi Rasini od anche dei suoi parenti
Bigli, Burini, Brivio, io non abbia potuto rintracciare
neppur una riga di suo pugno.
L'archivio dei marchesi Crivelli, ove dovevano esser
conservate le numerosissime lettere indirizzate dal Con-
falonieri alla nonna paterna, contessa Anna Confalonieri
Bigli (premorta alla sorella marchesa Crivelli-Bigli) fu
anch'esso distrutto in un momento di panico, mentre
infieriva minacciosa la repressione austriaca.
XI
Aiutivi politici e delicato riserbo devono aver sug-
gerito al principe ed alla principessa Jablonowski, alla
contessa Sofia Woyna, singolari amici e confidenti del
Gonfalonieri, un'analoga decisione, giacché gli eredi,
principe Stanislao Jablonowski, principessa Eleonora Lu-
bomirska e conte Edoardo Palff}^ non rinvennero un sol
foglio da lui scritto malgrado ricerche cortesemente com-
piute nei loro domestici archivii.
Intatto è invece nel palazzo Capponi di Firenze il
prezioso fascio delle lettere indirizzate dal Gonfalonieri,
a partire dal 1817, all'amico marchese Gino. La bene-
volenza degli attuali proprietarii marchesi Gentile-Fari-
nola mi permise di dare di questa parte del carteggio
una riproduzione pressoché integrale, sì che potrà parer
cosa nuova malgrado la pubblicazione che di alquante
lettere fece il Carraresi nei volumi dell'epistolario del
Capponi ^
Il compianto marchese senatore Luigi Ridolfi, figlio
di Cosimo, aveva raccolto gli inserti riguardanti le scuole
toscane di insegnamento reciproco e ne aveva fatto dono
all'Accademia dei Geogofili. Li rinvenni nella sede di quel
sodalizio e mi fu dato di trarne le lettere del nostro a
Ferdinando Tartini Salvatici ed a Guglielmo Altoviti, che
illustrano una delle più caratteristiche manifestazioni dello
spirito novatore del Gonfalonieri.
Al sicuro dalle perquisizioni poteron meglio salvarsi
le lettere indirizzate ad amici sti-anieri ed a Coppet potei
ritrovare le lettere allo Stael, in Inghilterra quelle a
Lady Morgan, mentre da quest' isola sono pur ritornate
a noi le altre al Foscolo, custodite attualmente nella
1) Alessandro Carrares*, Lettere di Gino Capponi e di altri a lui, Firenze 1882-90.
XII
Labronica di Livorno. Si aggiungano, per non parlare
ora che del periodo più antico al quale solo si riferisce
questo primo volume, gli archivii Alemagna, Beccaria,
Borromeo, Gonfalonieri, Jacini, Melzi d'Heryl, PaduUi,
Trivulzio in Milano, la collezione Vieusseux in Firenze
ed altre raccolte pubbliche e private nelle quali potei
pur spigolare qualche contributo per il carteggio.
Le fonti principali nondimeno, alle quali fu attinta
la maggior parte delle lettere del conte Federico qui
pubblicate, sono gli archivii privati dei due rami, pri-
mogenito e cadetto, della patrizia famiglia Casati e le
buste riguardanti i processi dei carbonari nell'archivio
di stato milanese. Il conte Gabrio Gasati, autore della
maggiore pubblicazione che sin qui si avesse dell'epi-
stolario, mi concesse di esaminare tutti gli autografi,
editi ed inediti, da lui posseduti, ed a tale sua grande
liberalità si deve se la presente edizione potè abbracciare
l'intera serie delle lettere del Gonfalonieri.
Queste carte, custodite nell'archivio Gasati a Gologno
monzese, provengono dall'eredità del conte Gabrio seniore,
fratello primogenito della contessa Teresa. Egli acquistò
dalla seconda moglie del Gonfalpnieri, contessa Sofia nata
O' Ferrai (le cui nipoti mi furon pure assai liberali),
buona parte dei carteggi a lei rimasti.
Dal cadetto don Gamillo, devotissimo a sua volta
alla sventurata sorella, ci furon serbate alquante altre
lettere che stanno nell'archivio dei Gasati in Milano,
apertomi dall' amichevole cortesia dei discendenti di
don Gamillo.
Le molte e voluminose buste consacrate, nella se-
zione riservata dell'archivio di stato di Milano, ai processi
dei carbonari contengono non poche lettere del Gonfa-
XIII
lonieri perquisite ai suoi supposti complici. Ottenute,
col valido appoggio del barone Manno e del comm. Fumi,
le necessarie autorizzazioni ministeriali, feci quell'ingente
mole di documenti oggetto di metodiche ricerche, col-
r intelligente concorso del cortesissimo archivista signor
Giussani.
Con tutto ciò l'epistolario del Gonfalonieri presentava
lacune troppo vaste per poter offrire un'adeguata illustra-
zione della sua vita e delle sue opere. Due sole lettere di lui
ho potuto scovare anteriori alla caduta del regno d'Italia,
mentre in quell'epoca della sua prima gioventù Federico
formò il suo carattere, la sua coltura, annodò amicizie
che lo accompagnaron per tutta la vita ed anche iniziò
la sua carriera politica, scegliendo il suo posto di com-
battente nelle fila dell'opposizione liberale al primo impero.
Intraprese lunghi viaggi in Francia, nel Belgio, nell'O-
landa, in Austria ed in Germania. Per tutti questi fatti
manca la testimonianza delle lettere del Gonfalonieri.
Fortunatamente si è potuta in parte compensare la perdita
pubblicando le reciproche, cioè, oltre molti carteggi se-
questrati al Gonfalonieri ed ora all'archivio di stato, le
lettere indirizzate dalla contessa Teresa al marito durante
i lunghi periodi d'assenza, da lei raccolte e serbate con
cura gelosa, poi passate al fratello don Gamillo. Gon
queste stavano molte altre lettere rice^'ute dalla contessa
nel corso della sua vita coniugale da un gran numero
di persone, a cominciare dai prossimi parenti e venendo
al generale Bubna. Non ho esitato a spigolare fra questi
carteggi, come in quelli della contessa coi suoi due amici
friulani conte Gintio Frangipane e contessa Teresa di
Valvason, per integrare la serie a mano a mano che se
ne porgeva il destro. La collezione verrà pertanto ad
essere costituita da tre diversi ordini di corrispondenze,
distinte già al primo colpo d'occhio da una stampa diversa :
1° — Lettere di Federico Gonfalonieri (stampate
con caratteri grandi);
2° — Lettere a Federico Gonfalonieri (in carat-
teri mezzani);
3° — Lettere di terzi, e segnatamente della
contessa Teresa od a lei dirette, concernenti il Gonfa-
lonieri (in caratteri piccoli).
La pubblicazione del testo è in massima integrale.
Si è dovuto, in qualche rarissimo caso, omettere un nome
od una frase, per doverosi riguardi agli immediati a-
scendenti di persone vi^'e. La lacuna 111 sempre segnalata
e giustificata, sia quando fu imposta dalle accennate con-
siderazioni, sia quando, assai più di frequente, parve
ingombrante la pubblicazione di particolari privi di im-
portanza storica e riguardanti affari di famiglia, diagnosi
mediche et snnilia.
Non ho creduto di poter omettere alquante lettere
importanti che certo si debbon riconoscere di carattere
intimo e la cui pubblicazione potrebbe spiacere a taluno.
Si avverta che le indagini di parecchi degli studiosi che
mi hanno preceduto hanno sollevato quasi tutti i veli e
condotto le cose a tal punto che ormai mi si imponeva
il compito di lumeggiare l' intero quadro, evitando er-
ronei od esagerati giudizii prodotti da incomplete infor-
mazioni. Quando queste forti ragioni non mi parvero
suffragare la stampa di lettere intime e, dirò così, sen-
timentali, ho reputato mio dovere, pur rinunciando a
documenti psicologici interessanti, e talora preziosi per la
storia del costume, di non andar oltre la pubblicazione
delle lettere che fossero realmente rilevanti per la storia
XV
generale. Aggiunsi la cautela di indicare un^nome fem-
minile con semplici iniziali.
Tutta l'edizione fu condotta sugli autografi, indi-
candosi via via la fonte, che fu di regola da me consultata
personalmente. Solo per eccezione mi valsi di trascrizioni
o collazioni favoritemi da persone sicure, quali il com-
mendator Domenico Bianchini, il prof. Pietro Stromboli,
il prof. Ghino Lazzeri, il marchese Luigi Frangipane,
ring. Motta bibliotecario della Trivulziana, preziosi e
gentilissimi collaboratori, ai quali m' è caro riattestare la
maggior gratitudine.
Qualche lieve, ma costante, modificazione nella grafia
di talune lettere ed un più largo rimaneggiamento della
punteggiatura mi parvero indispensabili per la retta in-
telligenza e la spedita lettura del testo, tanto più trat-
tandosi di epoca recente per la quale un mal vezzo od
una negligenza ortografica non assumono l'importanza
di forme caratteristiche del linguaggio. Mi provai, con
molta circospezione, a ricostruire qualche passo qua e
là strappato o ricoperto dalla ceralacca ed indicai queste
mie ipotesi con parentesi quadre, adoperate pure nel
caso di rarissime aggiunte che risultaron necessarie alla
chiarezza del testo. I passi di dubbia lettura furon via
via segnalati mediante punti interrogativi chiusi tra
parentesi e susseguenti immediatamente la parola o la
frase mal certa.
Del pari che il testo, l'annotazione delle lettere fu
oggetto delle maggiori cure. Ritenni conforme all'indole
del lavoro un'illustrazione che, rifuggendo dagli apprez-
zamenti suggeriti da motivi etici o tratti dalle contingenze
della politica odierna, valesse a riporre il testo nelle
condizioni di tempo e di luogo, nel mezzo in cui e per
XVI
cui fu scritto. Quindi abbondanti e precìse, più che fosse
possibile, le note biografiche, insistendo per i personaggi
più conosciuti sugli atti loro che li posero in maggior
relazione col Gonfalonieri o col mondo nel quale egli
visse. Da ciò deriva pure V opportunità di parchi raf-
fronti coi documenti sincroni, dai quali potesse venir
nuova luce al carteggio o che da questo ricevessero a
lor volta il loro più genuino significato.
Chiarito così il disegno ed il metodo del lavoro,
converrà qui ancora richiamare, a vantaggio dei lettori
che non li avessero familiari, i tratti principali della
biografia del Gonfalonieri.
Il conte Federico Gonfalonieri nacque a Milano nel
1785 dal conte VitaHano, ciambellano austriaco, e dalla
sua prima moglie, nata dei marchesi Gasnedi. La famiglia
dei Gonfalonieri, che si riconnette ai conti d'Agliate, è
fra le più antiche della Lombardia ed era tuttora in
fiore alla fine del settecento, quando per eredità era stata
investita del ricco fedecomesso degli Strattmann e sicura
le arrideva la promessa d' un'altra pingue successione,
quella dei Bigli. Apparteneva a quest'ultima famiglia la
contessa Anna Gonfalonieri, nonna paterna di Federico,
che gli tenne luogo di madre e lo predilesse in mille
modi, ottenendo il ricambio del più devoto affetto.
Il Gonfalonieri fu posto dal padre nel collegio dei
nobili di Parma, ma, correndo i tempi burrascosi della
Repubblica Cisalpina, le leggi oppressive e draconiane
che vietavano di far educare i giovini fuori dello stato,
costrinsero il conte Vitaliano a richiamare presso di sé
Federico, che fu quindi collocato nel Longone, in Milano.
Alessandro Manzoni era pure convittore in quel collegio.
XYII
affidato ai padri barnabiti, e terminò gli studi un anno
prima di Federico. La grande dimestichezza fra il poeta
ed il riformatore politico rimonta all'adolescenza passata
nella medesima casa d'educazione e non si smentì mai,
malgrado qualche differenza d'opinione ed una notevole
disformità di carattere. Il Gonfalonieri, già vago delle
novità e delle loro applicazioni pratiche, cominciò a se-
guire con passione gli studi sull'elettricità che il Volta
indirizzava allora appunto per vie così sicure e gloriose.
È alle stampe un opuscolo ^ col quale giovanissimo si
cimentò nella trattazione d'una materia così ardua e nuova.
Federico Gonfalonieri, sotto gli auspicii della nonna
Bigli, si sposò poco più che ventenne con donna Teresa
Gasati, che il Foscolo in pagine severe, non seppe de-
signare che come « giovinetta santa, e vaghissima ».^ Il
principe Eugenio Beauharnais recrutava allora fra le più
nobili famiglie del regno nascente i gentiluomini per la
sua corte. L'invito suonava comando. Pure Federico,
sdegnoso di quegli uffici, fors'anche già alieno da quel
regime autoritario, ricusò la carica di scudiere. Gonsentì
però che sua moglie divenisse dama della viceregina,
alla quale essa s'aft'ezionò in breve sinceramente, tanta
era la bontà dell'animo e la gentilezza de' modi in quella
principessa. Più tardi Federico non parve scontento che
un decreto dell' imperatore-re lo ascrivesse alla nuova
nobiltà, conferendogli il titolo di conte. Gome marito di
una dama, egli ^'eniva in qualche modo a far parte della
corte e, checché si sia poi favoleggiato, la frequentava.
Si recò, quasi al seguito del viceré, a Parigi, per le
1) Dell'elettricità-trattato fisico sperimentale che si espone a difendere, ed a corre-
dare d'opportune esperienze il signore Federico Gonfalonieri, Milano 1805.
2) Ugo Foscolo, Lettera Apologetica in Prose politiche, Firenze 1850 pag. 564.
XVIII
nozze di Napoleone e Maria Luigia, fu ricevuto con
particolare dimestichezza dall' imperatrice Giuseppina alla
Malmaison e, al principio dell'estate del 1810, percorse
il Belgio e l'Olanda. Nell'anno 1812 fece un altro gran
viaggio e dimorò in Austria ed in Germania, paesi gra-
vitanti allora, almeno ufficialmente, nell'orbita napoleonica.
A Vienna il Gonfalonieri fu ricevuto come si conveniva al
rampollo di famiglie devotissime alla casa regnante : forse
la ripugnanza per il regime francese gli fece guardare con
soverchio ottimismo il governo austriaco. Rincasò, sem-
bra, affascinato già dalla chimera che sedusse i migliori:
di una riscossa italiana, per la libertà e per V indipendenza,
sotto l'egida degli Absburgo. La catastrofe della ritirata
di Russia, il rincrudimento del despotismo militare che
ne seguì in tutta la penisola devono a^'er mutato, pel
Gonfalonieri come per altri moltissimi, i sogni in propositi.
Gon tale disposizione di spirito egli attese la crisi
imminente. In circostanze tuttora mal note, si accordò
col conte iVlfonso Gastiglioni, capo onorevole di un partito,
qual'era allora l'austriaco, che aveva nelle sue fila uomini
pronti a tutto e dell'onore ben poco gelosi, e collaborò
ai primi atti della rivoluzione milanese dell'aprile 1814:
la petizione per domandare la riunione dei collegi elet-
torali e la dimostrazione al palazzo del senato. Sorpreso
ed inquieto al Aedere il tumulto deviare ^'erso un ver-
gognoso massacro, si adoprò invano col cognato conte
Antonio Burini per contenere la plebaglia inferocita. La
nomina a membro della deputazione dei collegi alle Po-
tenze Alleate sottrasse il Gonfalonieri alle conseguenze
di quei fatti dolorosi, ma, quando rimpatriò dopo essersi
invano adoprato per ottenere alla patria migliori destini,
si trovò esposto agli attacchi degli eugeniani. La sua
XIX
risposta agli accusatori, franca espressione dei suoi senti-
menti, gli procurò una prima persecuzione da parte del
governo austriaco. Fu confinato in una sua villa del
suburbio, per qualche tempo, nel 1815. Poi riprese a
viaggiare, a Napoli, in Sicilia, a Ginevra, a Parigi, a
Londra, frequentando la società degli uomini piìi noti per
il loro liberalismo : Cesare Airoldi, il Lafa3'ette, il duca
Vittore di Broglie, il Brougham. Al tempo stesso si ad-
destra^'a nella conoscenza degli istituti e dei ritrovati
che meglio gli sembravano atti all'importazione di qua
delle Alpi, per rianimare i concittadini, elevarne il livello
intellettuale e morale ed accrescere la prosperità della
patria. Pertanto promosse la diffusione delle scuole d'in-
segnamento reciproco, la fondazione d'un ateneo, d'una
compagnia drammatica stabile, l'introduzione dell'illumi-
nazione a gaz e della navigazione a vapore. A mano
a mano che cresceva la fama del Gonfalonieri, che si
moltiplicavano le sue utili iniziative, l'Austria aumentava
le diffidenze e presto le ostilità verso di lui. I suoi disegni
furono attraversati, inceppate le opere da lui iniziate,
poi chiuse le scuole dapprima lodate e protette e negato
ogni assenso agli altri suoi progetti. Si riduceva alla
disperazione un uomo energico ed attivo, convincendolo
dell'impossibilità di procedere nelle riforme coi tempe-
ramenti suggeriti dal desiderio di non turbare la pace
pubblica e di non dipartirsi dal terreno della legalità.
Il Gonfalonieri conosceva ed ammirava da tempo
uomini posti a capo delle sette, fra l'altro un ^'ecchio
profugo italiano stabilito in Francia che fu dapprima
supposto essere il Buonarroti, ma fu poi meglio per-
sonificato nell'Angeloni. Non consta da documenti che
si aggregasse ad altre che all' innocua massoneria inglese.
XX
ma certo la sua intimità coi carbonari, coi federati crebbe
via via fino alla rivoluzione di Napoli ed a quella di Pie-
monte. Di successi, almeno temporanei, di quest'ultima, il
Gonfalonieri sembra esser stato per qualche tempo convin-
tissimo, e già accarrezzava l'idea, se le truppe austriache
avesser dovuto abbandonare Milano, di farsi moderatore
dei più ardenti, garantendo l'ordine e divenendo arbitro
fra i partiti. È noto che questi valentuomini eran giunti
al punto di distribuire i portafogli in un ipotetico governo
provvisorio. Colpito da una grave malattia, che risorgeva
quando sembrava già vinta e che lo tenne molto tempo fra
la vita e la morte, il Gonfalonieri dovette abbandonare a
giovini imprudenti come il Pecchio la direzione di un moto,
che si palesò assai più immaturo di quanto si fosse
dapprima pensato. Quando Federico potè riprendere la
vita attiva, la rivoluzione di Napoli era soffocata del
pari che quella di Piemonte e la repressione cominciava.
Per più di sei mesi vide gli amici ed i collaboratori
cader nelle mani della polizia o costretti a fuggire in
esilio. Gli ammonimenti si moltiplicavano: il Gontalonieri,
che non conosceva il timore, rimase ad attendere, con
atteggiamento fiero e quasi temerario, la sorte che gli
sovrastava. Fu arrestato a mezzo dicembre nella sua
casa in Milano, dopo un vano tentativo di fuga al mo-
mento stesso in cui gli agenti del Bolza circondavano
il palazzo.
Da quel punto il grande processo intentato contro
gli accusati di carboneria e di alto tradimento parve
essenzialmente diretto contro di lui. Egli fu subito la
vittima designata agli occhi degli inquirenti, sebbene per
qualche tempo sembrasse nutrire molte illusioni.
XXI
Lo svolgimento del processo, che terminò colla
condanna capitale del Gonfalonieri, è ancora imperfetta-
mente conosciuto, giacché della maggior parte dei costituti
non furon sin qui rintracciati che i riassunti; ma, per
quanto se n' è potuto conoscere, non appare contestabile
che il Gonfalonieri, sia pure per fallaci insinuazioni del
consigliere de Menghin, abbia seguito un metodo di
difesa senza valore agli occhi dei giudici e dell'inqui-
rente, perspicace e zelantissimo, Antonio Salvotti. In
sostanza, lungi dal negare ogni partecipazione alle sette
ed alla rivoluzione piemontese, ammise d'aver avuto per
le mani carte della federazione diretta a rovesciare il
dominio austriaco e d'averle mostrate ad amici e si af-
fidò alla dichiarazione, che può esser stata sincerissima
ma non faceva veruna impressione in magistrati imbe-
\'uti fin dei piìi stravaganti principii dell'assolutismo, non
aver egli dato principio d'esecuzione al moto rivoluzio-
nario in Lombardia, ritenendolo invece immaturo. Per
meglio convincer di ciò gli accusatori, palesò loro la sua
lettera al San Marzano che aveva inteso sconsigliare
dalla scorreria oltre Ticino; ed anche in questo punto
fu esatto, ma si illuse stranamente gli potesse giovare
la confessione d'una corrispondenza con nemici in armi,
crimine irremissibilmente punito da ogni legislazione
antica e moderna, anche quando sia assolto dalla coscienza
di un popolo che lotti per la sua libertà.
Salvato, all' ultimo momento, dall' impiccagione, solo
per la tenacia ammirevole di donna Teresa, devotissima
al marito e nobilmente dimentica delle lunghe e varie
traversìe della sua vita coniugale, il Gonfalonieri fu con-
dannato a vita al carcere duro nella fortezza morava
dello Spielberg. Il Galvano, da Milano a Brlinn, gli fu
XXII
prolungato ed a sbalzi addolcito dai calcoli del governo
austriaco che sperava indurlo ad importanti rivelazioni,
non tanto circa i rapporti col principe di Carignano,
verso il quale il Gonfalonieri reputavasi sciolto d'ogni
obbligo, quanto su tutto il lavorio dell'opposizione liberale.
L'ira per la speranza delusa avvampò nell'animo di
Francesco e dei suoi ministri, che assaporarono la ven-
detta di torturare in mille guise il capo del partito costi-
tuzionale italiano caduto in loro balia e ne aggravarono
la prigionia coi più minuziosi e sorprendenti divieti, non
rifuggendo dall'abuso del sacro ministero, sì che al Con-
falonieri fu tolto perfino il conforto dei sacramenti della
sua religione.
Fu solo all'assunzione al trono del mite Ferdinando I
che le porte dello Spielberg si apersero per il martire,
ridotto ormai quasi un'ombra dalle sofferenze e privo
della dolce e devota assistenza della sua Teresa, morta
nel 1830. Fu deportato in America donde ritornò ben
presto in Europa e ritrovò l'antica energia per protestare
contro la calunniosa voce, sparsa ad arte dagli austriaci,
che avesse violato la parola d'onore di non rivarcare
l'Oceano, mentre in realtà solo a questo s'era dichiarato
pronto, ad essere cioè riportato nel suo duro carcere
quando all'Austria fosse riescito di riafferrarlo sul con-
tinente europeo. La simpatia dei corifei dell' opinion
pubblica, in primo luogo di Carlo di Montalembert, riaperse
al Gonfalonieri la Francia, donde era stato espulso per
una debolezza del Montalivet timoroso della corte di
Vienna. Dimorò sovratutto nel mezzogiorno, ove ebbe
giovamento dalle cure del dottor Lallemand ; ed in Francia
accettò, dopo lunga esitazione, l'ofìerta di una gentile
irlandese. Sofia O' Ferrai, che si proponeva di circondare
XXIII
la sua vecchiezza dolorante di cure affettuose. Il Metternich
gli si era fatto più benigno e ne autorizzò il rimpatrio,
dapprima per breve tempo, poi senza limiti ; non gli negò
i passaporti per i lunghi viaggi che parvero sopire le
gravi infermità retaggio del carcere. Queste s'aggravarono
impro^'visamente alla fine del 1846, mentre il Gonfalo-
nieri s'affrettava nell'inverno verso Milano, dicesi per
attendere ad una polemica colla principessa di Belgioioso,
certo per riprendere una parte attiva alla vita della
nazione. Il Gonfalonieri morì a Hospenthal sulle giogaie
del S. Gottardo il 10 dicembre ed i suoi funerali in
Milano furono una grande manifestazione patriottica,
annunciatrice di tempi migliori.
Prima di terminare queste brevi pagine di prefazione,
mi corre l'obbligo di avvertire che esse sono l'espressione
dei miei personali convincimenti, il risultato delle mie
ricerche e riflessioni intorno all'affannoso tema, ed io solo
debbo portarne la responsabilità. L'edizione del carteggio
è pure opera mia, ma, secondo le provvide disposizioni
della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento,
essa fu sottoposta alla revisione del commissario all'uopo
designato, il senatore Alessandro d'Ancona, venerato
maestro, i cui consigli m'hanno sorretto nell'ardua fatica
e pel quale la mia gratitudine è viva e profonda.
Milano, novembre 1909.
Giuseppe Galla vresi
CARTEGGIO
I
Archivio Storico del Comune - Milmio. Editai
Il Conte Vitaliano Gonfalonieri^
All'Amministrazione Centrale dell'Olona
Libertà Eguaglianza
Amministrazione Centrate dell' Olona.
In vigore della legge 24 brumif.", anno VI Repubb." ^, il sottoscritto notifica
ritrovarsi nel Collegio di Parma* suo figlio Federico di anni 12 Spartito per
colà ai principj dell'anno scolastico, previamente convenuto col collegio sud.° la
dozzina per un anno. Per l'altra parte il ricorrente con quanto piacere vede che
i figli della Patria sieno richiamati nel suo seno affine di avere presso della
madre quella educazione e quell'istruzione Repubblicana che non è possibile
assolutamente ottenere fuori della Repubblica; con altrettanto dispiacere conosce
che il richiamare in oggi il figlio dal Collegio di Parma in tempo in cui non
sono per anche ordinate ed organizzate le Scuole Repubblicane ^, non sarebbe
che il richiamarlo all'ozio ed alla snervatezza.
Ricorre adunque il cittadino Vitaliano Confalonieri di Milano a codesta
Amministrazione Centrale, perchè accordi che il detto suo figlio Federico d'anni 12
persista nel Collegio di Parma, fino al termine dell'anno scolastico, passato il
quale si obbHga sotto la propria responsabilità di renderlo alla Patria.
Salute e rispetto.
Cittadino VITALIANO CoNFALONIERI di Milano.
1) Pubblicata neW Arcfiivio Storico lombardo, anno XXXIV, fase. XIV, G. Gailavresi,
Per una futura biografia di F. Confalonieri.
2)11 conte Vitaliano Confalonieri (1760-1841), dei conte Eugenio e della contessa Anna Sigli,
aveva sposato in prime rozze (1784) la marchesa Antonia Casnedi, madre di Federico, ed in
seconde (1793) la marchesa Maria Litta Modignani. Nel 1796 era uno dei 60 decurioni di Milano.
3) Le disposizioni draconiane di questa legge parificavano agli emigrati e punivano di
confisca i padri o tutori che non richiamassero i figli, collocati in educazione in altre parti
d'Italia, entro sei decadi. Li obbligavano pure ad immediata notifica, fatta dal padre di Fe-
derico Confalonieri colla lettera presente. Vedasi il testo della legge in /?acco//'« delle leggi,
proclami, ordini ed avvisi pubblicati in Milano ne II' anno VI repubblicano, Milano.
4i La permanenza di Federico nel collegio dei nobili di Parma è pure attestata dal vo-
lume Andrea Sabini, Collegii Parmensis Nobilium Convictorum Nomenclatura, Parma 1820.
Cfr. pure G Capasso, // collegio dei nobili di Parma, Parma, 1901, ove però non si parla
del Confalonieri. Più tardi (1801-02) questi fu collocato nel collegio Longone di Milano quando
ancora vi si trovava Alessandro Manzoni, secondo appare dagli archivii, cortesemente apertimi,
dei P.P. Barnabiti, che dirigevano allora quell'istituto.
5) Federico Confalonieri era nato nel 1785, il 6 ottobr.-.
6) Appena con legge del 30 frimale anno VI si erano invitati i cittadini a dar lumi al
Direttorio sul sistema di pubblica istruzione che si doveva attuare nella repubblica.
II
Archivio Storico del Coimine - Milano. Edita. ^
Il Conte Vitaliano Gonfalonieri
All'Amministrazione Centrale dell'Olona
Libertà Egnagliania
Amministrazione Centrale deìV Olona,
Atteso il vostro decreto 22 Frimale sulla antecedente mia dichiarazione, e
domanda relativa al figlio, ora esistente per li studi nel Collegio di Parma, mi
restringo a dichiarare per esecuzione della legge 24 Brumale che il sud.° mio
figlio rientrerà nel territorio di questa Repubblica tosto che saranno finiti li
suoi studi.
Salute e rispetto.
Vitaliano Gonfalonieri.
Ili
Archivio Storico del Comune - Milano. Edita. ^
Il Conte Vitaliano Confalonieri
All'Amministrazione Centrale dell'Olona
Amministrazione Centrale deW Olona.
In vigore della legge 30 Piovoso anno VI Repubblicano^ , io sottoscritto sono
a dichiararvi, come già feci per la legge del 24 Brumale, a voi cittadini am-
ministratori, trovarsi nel Collegio di Parma mio figlio Federico di anni 12
all'effetto che vi impari la grammatica e non fu richiamato nella lusinga d'ottenere
dalle autorità competenti la licenza che potesse terminare i suoi studii dichiarando
che rientrerà nella Repubblica al tempo stabilito dalla legge 30 sud."-
Vitaliano Gonfalonieri.
1) Pubblicata neW Archivio storico lombardo, loc. cit., come la precedente.
2) Pubblicata neXV Archivio storico lombardo, loc. cit., come le precedenti.
3| La legge del 30 piovoso confermava e ribadiva più energicamente le prescrizioni e le
minaccia della legge del 24 brumale precedente, che le amministrazioni dipartimentali erano
accusate d'aver applicato con troppa rilassatezza.
IV
Archivio Storico del Coìiuiìie - Milatio. Edita.
Il Conte Vitaliano Gonfalonieri al Commissario
DEL Potere Esecutivo presso il Dipartimento dell'Olona
Al Commissario del Potere Esecutivo presso il Dipartimento dell'Olona.
II cittadino Vitaliano Gonfalonieri che sempre con ogni puntualità ha
adempito a quanto le leggi gli hanno prescritto, certifica che in adempimento
del proclama 30 Piovoso p. p. ha ricondotto il suo figlio Federico nel territorio
Cisalpino sino dal giorno 27 Germinale, tempo nel quale non era ancora passata
la prescrizione della legge. Ciò partecipa in adempimento di quanto con lettera
9 Fiorile gli viene ingiunto da codesto dipartimento.
Salute e rispetto.
Milano, li 10 Fiorile anno VI Rep."
Vitaliano Gonfalonieri.
V
Archivio Casati - Milano. ' lìiedita.
Federico Gonfalonieri a Teresa Casati ^ sua fidanzata,
A Palazzuolo l
Carissima Sposa
Ricevo in questo punto la carissima vostra, e sentendo che
chi me T ha portata fra un'ora riparte, con impazienza do di
piglio alla penna per non lasciar sfuggire questa inaspettata
occasione di nuovamente scrivervi. Se credete d'avermi preve-
nuto nel!' inviarmi vostri caratteri, vi lusingate invano; in genere
di premura, e d'affetto, sappiate che non mi lascerò mai da voi
né prevenire, né superare ; il fatto ve n'avrà fatto fede, mentre
appena forse chiuso il foglio che m'inviate vi sarà soprag-
giunto il mio.
1) Pubblicata neU'Archivio storico lombardo, loc. cit , come le precedenti.
2) Teresa Casati era nata il 17 settembre 1787.
3) A Palazzuolo Milanese (pieve di Desio) don Gaspare Casati, padre di donna Teresa,
possedeva terre. Fu anzi per qualche tempo deputato all'estimo di quella comunità.
— 6 —
Che nei momenti che non so che fare dia qualche pensiero
a voi, amabile Teresina, questa è una frase che m'offende. È così
che mi credete, è questa l'idea che mi son meritato che formaste
di me? Ma già, la vostra penna lo ha scritto, ma il vostro cuore né
lo ha dettato, uè erane persuaso; sì non posso credere altrimenti.
Fate i miei complimenti a vostro padre ' ed a vostra madre, ^
ed i saluti a tutto il rimanente della vostra famiglia. Amatemi,
cara, ch'io v'amo con tutto l'affetto che voi meritate, e di cui
è il mio cuore capace. Sono di Voi carissima Sposa
Aff.mo Sposo
Milano 15 Giugno 1806, Federico Gonfalonieri.
P. S. — I miei maggiori rispetti allo stimatissimo Padre
Abbate Origoni. ^
VI
Archivio Casati - Milaìio. Inedita.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati,
A Milano.
Garissima Consorte "*
Alle cinque e un quarto arrivammo felicemente a Robecco^
sempre però accompagnati da assai sensibile pioggia. Adesso è
già la mezzanotte, e sapendo che domani vi è occasione, troppo mi è
caro il scriverti per lasciarmi fuggire l'opportunità ^,
1) Gaspare di Gabrio Casati (1756-1808), allevato nella Corte imperiale austriaca ove era
paggio, fu poi capitano della milizia urbana milanese ed amministratore del patrio Ospitale
jMaggiore. Vedi Felice Calvi, Famiglie notabili milanesi, Milano 1885, voi. i^, tav. xv della
famiglia Casati.
2; Non madre realmente, ma matrigna di donna Teresa era donna Luigia dei Capitani
di Settata (1176-1852 , seconda moglie di don Gaspare, La prima, madre di Teresa e delle due
altre sorelle. Carolina (maritata Sirtori) e Giuseppina maritata Durini), era stata donna
Maria 11765-1793') del march. Francesco Orrigoni.
3) Cugino della madre di Teresa Casati era Monsignor D. Carlo Orrigoni, canonico della
R. I. Cappella della Scala.
4) Il matrimonio era avvenuto il 14 ottobre 1806.
5) A Robecco sul Naviglio, nella pieve di Corbetta, erano un grandioso palazzo e beni di
casa Bigli, che la nonna di Federico recava ai Gonfalonieri
6 Si omette un passo di carattere strettamente famigliare.
7 —
Mi son dimenticato di darti le Avventure di Saffo ^; guarda
però sul tavolino coperto di tela incerata che vi è nella mia
camera, e lo troverai; il libro devi conoscerlo perchè l'hai
veduto. Fammi piacere a portarmi quando vieni fuori le satire
d'Alfieri, esse le troverai in qualche tavolo della mia camera
quando mai non fossero nei cassettini del tuo tavolino. Il libro
devi conoscerlo esso pure, non è molto grande ed è coperto di
carta rossa: al caso, dillo a mio fratello * che lo saprà riconoscere.
Per entrare nella mia camera troverai la chiave dalla portinaia-
3
Basta, arrivederci mercoledì. T'abbraccio caramente, amami
e credimi tutto tuo
Aff.mo marito
Robecco 3 Novembre 1806. Federico.
VII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
AD Anversa ^
Parigi Venerdì 18 Maggio [1810].
Carissimo Federico
Mercoledì sera è arrivato il Vice Re ^ mandato dall'Imperatore^ per far
compagnia alla Vice Regina;''' egli portò nessuna nuova se non che l'im-
1) Si tratta certamente del romanzo di Alessandro Verri, ristampato a Roma appunto
in quell'anno, ed intorno al quale vedasi Giambattista Marchesi, Romanzieri e romansi
italiani del settecento, Bergamo 1903, soprattutto pag 285 e seg.
■2) Probabilmente Ansperto (1787-1811 , nato anch'egli dalle prime nozze del conte Vitaliano.
3| Si omette un altro passo pure di argomento famigliare.
4) Ad Anversa il 13 e 14 maggio si trovavano pure Napoleone I colla sposa, reduci da
un giro nei dipartimenti testé annessi all'impero.
5' Sui rapporti del Gonfalonieri col principe Eugenio-Napoleone Beauharnais (1781-1824),
nominato dal suo imperiale patrigno nel 1805 viceré d'Italia, dev'essere raccolta la testimonian-
za dello stesso conte Federico nell'opuscolo apologetico " Lettera ad un amico „ indirizzata
nel 1815 al cognato conte Antonio Durini, ove è detto esplicitamente che gli fu offerta invano
una carica nella corte vice-reale. Un ritratto, con intonazione favorevole, del P.pe Eugenio
si può leggere nelle memorie di una testimone indipendente : M me de Rémusat, Mémoires,
Paris, 1880, voi. I p.p. 150 e seg. Apologia ampia e documentata del viceré é poi l'opera voluminosa:
A. DU Casse, Mémoires et correspondance politique et militaire du Prince Eugène, Paris 1 860.
6) Il principe Eugenio aveva infatti accompagnato le L.L. M.M. fino al loro arrivo al ca-
stello di Lacken il 16 maggio.
7) Della vice-regina Amalia Augusta nata principessa di Baviera (1T88-1851I era dama,
paratore gli disse ciie potremo partire quando egli sarà di ritorno a Parigi
ma si ignora quando questo sarà. ^ Per Parigi si dice che partiremo prima
delle feste. Dio voglia che ciò si effettui. Nessuna lettera per te di Milano,
io ne ricevetti una della Sirtori, la quale era molto in pena e per il ra-
gazzino al quale è ritornato il suo male, e per suo marito ^ al quale è
ritornato il suo mal d'occhi cogli stessi sintomi di tre anni fa. Tutto Milano
è in costernazione per l'abolizione totale dei corpi religiosi.^ Il nostro
caro Cicchino * sta bene come pure tutti di casa. Ieri sono stata a Versailles
come sai, colla Trotti ^, la Fè,^ un certo Cavriani Tedesco" ed un certo
Naranzi,* ambe due conoscenti della Trotti.
Tutte le nuove che potrò raccogliere mi farò premura di parteciparle
al momento. Addio, mio caro Federico, abbia per me almeno una quarta
parte dell'amore che ho per te e mi chiamerò contenta.
Tua aff.ma Moglie
T. CONFALONIERI,
nominata con decreto dell'imperarore, la contessa Teresa Gonfalonieri Casati, e l'aveva seguita
a Parigi quando il 12 marzo 1810 era partita da Milano col principe per assistere alle nozze
di Napoleone con Maria Luigia. Per il concorso di tutti gli Italiani allora in auge a quelle
feste parigine cfr. Tullio Dandolo, Ricordi, /assisi 1868 p.p. 129 e seg,
1) Il Moniteur del 28 aprile, annunciando la partenza del corteggio imperiale il 27 mat-
tina da Compiègne, aveva soggiunto che le L L. MM. " seront de retour à Paris dans la
première quinzaine du mois de Mai „. Il viaggio invece si prolungò di altri quindici giorni.
2) Don Giovanni Sirtori, marito di Carolina Casati, era un patrizio milanese, di famiglia
già ascritta alla matricola nobiliare del 1278, commendatore dell'ordine di Malta.
3) Napoleone I, con decreto datato da Compiègne il 25 aprile, aveva soppresso nel regno
d'Italia tutti gli ordini religiosi, eccettuando solo quelli ospitalieri e le suore di carità. Si
veda il Bollettino delle leggi del regno d'Italia, Milano, 1810 (p. I"), N. 77.
4) Francesco, unico figlio di Federico e Teresa, naqueil 14 agosto 1807 e morì il 1» giugno 1813.
5| La marchesa Antonietta Trotti nata contessa Schaffgotsch (1771-1837) aveva sposato
nel 1795 il marchese Lorenzo Trotti-Bentivoglio 1 1759-18401, notissimo nella più alta aristo-
crazia europea per le lunghe dimore fatte all'estero. Era dama della vice-regina, con titolo
di contessa.
6) La contessa Fé, moglie del conte Marc'Antonio, cavaliere della Corona ferrea, membro
del collegio elettorale dei possidenti per il Mella, era dama di palazzo. Del Fé, già prefetto
di Cremona, il Melzi aveva lodato il giudizio retto e saggio nelle note pei candidati al se-
nato stampate in Melzi, Memorie-documenti, Milano, 1865, voi. I, pag. 568.
7) Come è noto, un ramo della famiglia mantovana dei Cavriani si trasferi da tempo in
Austria, ove nel seicento ottenne l'aggregazione a quel patriziato. Il ciambellano conte Ca-
vriani si trova infatti nell'elenco delle persone presentate all'imperatore Napoleone il 15 aprile
a Compiègne dall'ambasciatore d'Austria, principe Schwarzenberg.
8) Potrebbe essere quel Costantino Naranzi juniore, di Zante e parente di Ugo Fo-
scolo, a cui sono indirizzate appunto in quegli anni due lettere del poeta. Cfr. Ugo Fo-
scolo, Epistolario (ed. Orlandini e Mayer), vol. I, Firenze 1852, N. 99 e 296. Fu console
generale dell'impero russo in Venezia.
— 9 —
Vili
Archivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 3.
Compiègne \ Lunedì 21 [maggio 1810].
Carissimo Federico,
Ho ricevuto jeri sera la tua lettera datata da Gand; non puoi immaginarti
il piacere che mi ha cagionato, e il desiderio che mi aumentò di riceverne
il più spesso possibile; se devo giudicare dall'esattezza e amabilità con
cui mi hai scritto questa, ho luogo a sperarne la continuazione, ti basta
il sapere che mi fai il maggior regalo tenendomi informata delle tue nuove.
Avendo ricevuto la tua lettera al circolo, e non potendo scrivere subito al
signor Bignami^ e non essendovi occasione per Parigi che questa sera tardi,
ciò che avrebbe portato troppo a lungo il spedirti la sua lettera, pregai
Ciani ^ che si trovava qui, e che vedeva questa mattina il detto Bignami
di pregarlo a mio nome di darmi la lettera che ti aveva promesso, ed egli
me la porterà oggi che è invitato dall'Imperatrice* a pranzo, e la farò
partire questa sera. Subito arrivata a Parigi manderò dal Fisionotrasta ^
a prendere i tuoi ritratti, e mi sarà carissimo d'averli vicini a me, e uno
prenderà il suo luogo sul mio cuore, e lo contemplerò con vero piacere,
essendo l'immagine dell'oggetto per cui solo vivo. Ho ricevuto oggi delle
lettere per te, aprii quella di tuo fratello, il quale è giunto a Milano con
tutta la comitiva, e non contiene niente d'interessante, fuori che dice che tua
1) A Compiègne, ove l'imperatrice Maria Luigia, come già quarant'anni prima Maria An-
tonietta, fu diretta al suo primo arrivo in Francia nel marzo, la contessa Teresa doveva essere, al
seguito della vice-regina, ospite dell'imperatrice regnante, in attesa di passare, alla Malmaison,
presso la povera Giuseppina, testé ripudiata. A Compiègne la coppia imperiale aveva dimorato
nell'aprile, per tre settimane.
2) Cario Bignami, cavaliere della Corona ferrea, era membro del consiglio generale del-
l'Olona e del collegio elettorale dei commercianti per quel dipartimento. Era suocero della
Maddalena, amata dal Foscolo. La sua casa bancaria era in stretti rapporti d'affari col
governo napoleonico.
3) Gaetano Ciani il78Û-186S), cavaliere della Corona ferrea, poi barone, era scudiere del vi-
ceré. Fratello di Giacomo e di Filippo, notissimi patriotti, fu soprattutto uomo di mondo, di
singolare avvenenza fisica, secondo appare dal busto che ne fece lo scultore Bartolini e che
è ora presso il nipote del Ciani, senatore Carlo Prinetti.
4) Non può trattarsi che dell'imperatrice Giuseppina, madre del viceré, giacché la nuova
sovrana percorreva allora le Fiandre in un viaggio trionfale. Giuseppina s'era ridotta
alla Malmaison, donde infatti è già datata la lettera seguente. Forse questa lettera fu co-
minciata a Compiègne e chiusa alla Malmaison, il giorno in cui la corte vicereale si tra-
sportò dall'una all'altra sede.
5' Infatti copie di questo ritratto " dessiné et peint par Chrétien inventeur du physio-
notrace, rue S. Honoré, en face l'oratoire, N. 152 à Paris „, si ritrovano presso le famiglie
Casati e Gonfalonieri, e dalla prima fu concesso di riprodurre l'immagine posta in testa a
presente volume. La fisionotrastia era una sorta d'incisione secondo una formula importata
dall'Inghilterra.
— 10 —
madre * è stata a letto per alcuni giorni con della febbre, ma che ora sta bene.
Spero che ci restituiremo presto a Parigi ; ti assicuro che questo
soggiorno non è molto divertente, tanto più per me che non sto molto
bene di salute né d'umore. Ti contraccambio i saluti della Trivulzi. ^ Addio
mio tesoro, sono nell'impazienza di abbracciarti e di poterti ripetere a
voce che ti amo e ti adorerò costantemente.
Aff.ma Moglie
T. C. C.
IX
Archìvio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 4.
Malmaison ^ Lunedì sera 21 [maggio 1810].
Amatissimo Federico,
Sabato notte è partito il Casati col Generale Fontanella ^ senza
avermelo lui partecipato; egli disse a Cicogna^ che non avendo il passaporto
nelle regole correva rischio d'essere assaltato, e che per conseguenza non
voleva azzardarsi a partire col vetturale ^, col quale aveva fatto l' accordo
di condurlo a Milano e che altronde avendo sentito dire che il Generale
li Vorrà alludere alla matrigna di Federico, la contessa Maria Gonfalonieri nata Litta
Modignani.
2) La marchesa Beatrice Trivulzio, contessa del Regno Italico, (1780 1832), figlia del duca
Alessandro Serbelloni e della duchessa Rosina nata Sinzendorf, era moglie del rinomato bi-
bliofilo Gian Giacomo Trivulzio (1774-1831). Entrambi i coniugi erano addetti alla corte vice-reale.
3) La Malmaison, tenuta che avrebbe avuto tal nome dalle incursioni normanne alle quali
era esposta, dopo essere stato feudo dell'abbazia di S Dionigi e proprietà secolare dei Ba-
rentin, famiglia di toga, fu acquistata la primavera del 1799 (anno VII) dalla "générale Bona-
parte.,, Il glorioso marito venne ad abitarvi al ritorno dall'Egitto e vi fece fare grandi lavori
all'epoca del Consolato. Vedansi intorno a questa residenza, al suo giardino ed alla sua
biblioteca offerta "après le divorce, au désoeuvrement des gens de la Cour,, le belle pagine di
Frédéric Masson, Joséphine impératrice et reine, Paris 1899 p. 299 e seg.
4) Achille Fontanelli modenese (1775-1838) aveva preso parte alle guerre della Cisalpina
e dell'Italiana e s'era segnalato alla battaglia di Raab. Era generale di divisione e stava
per divenire, nel 1811, ministro della guerra del regno d'Italia, carica che conservò sino agli
avvenimenti del 1814. Se ne ha la vita scritta dal Jacopetti nell'opera di G. Lombroso, Vita
dei primari generali italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche dal i'jgó al i8ij,
Milano 1843. C. Cantù, Della Indipendenza Italiana ■ Cronistoria, voi, I, Torino, 1872,
pag. 429, loda l'amministrazione del Fontanelli durante la sua permanenza al ministero.
5) Carlo Cicogna (1785-1857), dell'antica famiglia comitale, fatto barone da Napoleone,
era ciambellano alla corte del viceré e cavaliere della Corona ferrea.
6) Da Milano partiva per il Sempione, e di là per Parigi, una diligenza due volte la set-
timana (martedì e sabato), e ne ritornava negli stessi giorni.
— 11 —
Fontanella partiva e che avrebbe condotto volentieri un uomo con se,
pregava il detto Cicogna a scrivere due righe per pregarlo in suo favore,
ciò ch'egli fece, dicendo che faceva un favore a lui ed obbligherebbe
i coniugi Gonfalonieri: ciò che mi dispiacque sembrando che fosse per
economia, e temendo pure che non fosse vero che volesse condurre con
se un servitore, mentre aveva già un cameriere, e che lo abbia preso per
pura gentilezza. Sabato pure è partito Clerici ^ avendo avuto una lettera
che gli annunziò la vicina morte di suo Padre ^ Niente e poi niente di
nuovo, gran miseria il non saper mai il suo destino, le tue lettere indi-
rizzale pure a Parigi a l'Elise^ che me le mandano esattamente. Ti accludo
la lettera del signor Bignami che Ciani mi portò in questo momento unita
a una per me nella quale mi prega di salutarti. La Vice Regina ha ricevuto
in questo punto una lettera dell'Imperatrice Maria Luigia, nella quale
parla niente del suo ritorno ; per quanto mi pare dalle mezze parole sentite
credo probabile che si passa nel ritorno da Monaco; una ragione che me
lo fa credere si è che il Vice Re spedisce al Re^ un suo aiutante, forse per
prevenirlo, non ne so però niente.
Più presto ritornerai, scemerai dei giorni infelici a chi ti adora e gode
di protestarsi con trasporto Aff.ma moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Confalonieri
Amsterdam
X
Archivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 5.
Malmaison Giovedì 24 maggio [1810].
Carissimo Federico,
Dopo Gand non ricevetti più tue lettere, pensa quanto mi riesca duro
lo stare tanti giorni senza avere tue nuove ; non vorrei che ciò dipendesse
Il Giorgio Vitaliano Clerici (1781-1819) era uno scudiere del viceré. Napoleone lo nominò
alla fine di quell'anno conte del regno.
2) Francesco Maria Clerici, marito di Gaetana Melzi d'Eryl, morì infatti nel 1810.
3) L'Eliseo, per un decreto imperiale, era stato donato a vita all'imperatrice Giuseppina.
Nondimeno questo palazzo dovette ospitare, poiché Parigi rigurgitava allora di sovrani e di
principi, il re di Sassonia e quello di Napoli.
4) Massimiliano I Giuseppe, del ramo reale dei Wittelsbach (o dei duchi dei due Ponti),
nato nel 1756, successe nel 1799 all'agnato Carlo Teodoro come elettore del palatinato di
Baviera ed assunse nel 1806, sotto gii auspicii di Napoleone, il titolo di re. Mori nel 1825.
La vice-regina d'Italia era la sua secondogenita, nata dalla prima sua moglie, Augusta di
Assia-Darmstadt. Il re Massimiliano, sostenendo a lungo il ministro Montgelas che battè in
breccia i privilegi della nobiltà e del clero, si atteggiò a sovrano riformatore.
12
dalla posta e che fossero andate smarrite le tue lettere, ti assicuro che
in tal caso non ho mai declamato tanto contro il disordine delle poste
quanto in questa occasione, defraudandomi del maggior di tutti i piaceri,
qual'è quello di vedere che ti ricordi di me. Ricevo in questo punto una
lettera della Sirtori, nella quale mi dà parte essere il suo ragazzino vicino
a morte, e tutte le sue parole dipingono la desolazione, pensa quanto
questo mi affligga, poiché conoscendo l'estrema sensibilità di Carolina temo
che soffra anche lei nella salute; ancora una ragione di più che mi fa
riescire insopportabile la mia assenza, poiché potrei trovandomi colà sol-
levarla qualche poco. Nessunissima nuova. M.r Méjan * pretende che
l'Imperatore sarà a Parigi prima del trenta del mese, ma non se ne sa
niente di positivo, ti posso dire niente di quel che si dica per Parigi
poiché essendo qui non si parla con anima di questo mondo, e non si sa
nemmeno quando ci restituiremo a Parigi a motivo che l'Imperatrice- fa
replicate istanze perchè si fermino qui. Ieri ho avuto il male di testa e
febbre, però feci la vita della comunità, e mi contentai di partire un pò
prima degli altri dal circolo ; oggi però sto meglio. Oggi ho ricevuto una
lettera di tuo fratello del quattordici per te, nella quale mi dice d'aver
parlato all'avvocato Majoni ^ per i vostri affari, che gli disse che entro la
settimana sarebbero ultimati, ma che teme che sarà piccolo il taglio che
si farà, scrive parimenti che si è presentato un certo signor Noli che fa
gli affari di Frapolli "* per la possessione di Caravaggio persona cautissima...
1) Stefano Méjan, nativo di Montpellier, aveva partecipato, agli inizi della rivoluzione
francese, alla redazione de! Moniteur, attendendo con abilità alla preparazione dei resoconti
dell'Assemblea Nazionale. Il giornalismo lo mise in relazione col Mirabeau, del quale fu
intrinseco, come pure del Maret e del Frochot, prefetto della Senna dopo il colpo di stato
del 18 brumaio. Il Consolato segnò per il Méjan il principio di un gran favore, che non
sembra troppo meritato da chi era in relazione colle cancellerie di potenze nemiche della
Francia, segnatamente colla Russia (Cfr. Léonce Pingaud, Un agent secret sous la revolution
et l'empire - Le Comte d'Antraigues, Paris, 1894 pag. 116 e 226-27). Il Méjan divenne segretario
generale della prefettura della Senna (vedasi Léon de Lanzac de Laborie, Paris sous Na-
poléon - Consulat provisoire et Consulat à temps, Paris, 1905 pag. 39 e seg.) Nel 1805
fu addetto alla persona del viceré Eugenio come segretario degli ordini, ed ebbe a Milano
una gran posizione politica, della quale parve abusare, più per vanità e per leggerezza che
per disonestà; era per altro assai prodigo e gli bisognarono aiuti del sovrano per pagare i suoi
debiti. Naturalizzato cittadino del regno, sedette nel collegio elettorale dei possidenti del dipar-
timento dell'Olona. Rimase fedele al suo principe nella sventura. Il La Folie nel " Catalogo de'
nomi „ inserito nella sua ben nota opera: Federico Coraccini, Storia dell'amministrazione
del regno d'Italia durante il dominio francese, Lugano i823, parla del Méjan, a pag. CIV-CV,
con benevolenza che non esclude qualche rimprovero.
2) Si tratta certo ancora dell'imperatrice ripudiata Giuseppina.
3) E probabilmente l'avv. Valeriano Majoni, che era legato ai gruppi piìi retrivi della
cittadinanza milane-e e che, al ritorno degli austriaci nel 1799, era stato membro della con-
gregazione delegata. Durante il regno fu uno dei componenti il consiglio di disciplina degli
avvocati esercenti presso la corte d'appello di Milano. Morì nel 1816
4) Il cav. Carlo Francesco Frapponi (1749-1827) era banchiere, elettore del collegio de'
commercianti e membro del consiglio generale dell'Olona.
d) Seguono altri dettagli d'affari e di notizie famigliari.
— 13 —
La Mommina d'Adda' sarà forse morta a quest'ora, L'Imperatrice mi
disse che voleva invitarti oggi a pranzo ma che aveva sentito che eri
assente. Addio mia cara gioja credi all'amor costante col quale mi protesto
aff.ma Moglie
v: A Monsieur T. C. C.
Monsieur Frédéric Gonfalonieri
Amsterdam
XI
Aycìiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
AD Anversa
N. 6.
Malmaison il 26 [maggio 1810].
Carissimo Federico,
Ho ricevuto in questo punto la tua lettera del 19, puoi immaginarti il
piacere che mi ha fatto sentendovi le tue ottime nuove. Giacché non ti
posso avere vicino godo che ti diverti, ma che lo facci colla massima economia
di tempo. Ho un fascio di lettere per te ^
Ne ricevetti una di Roma figlio ^ per mezzo di Trivulzi Giacomo portata
da un signore da Bruxelles che viene da Milano a Parigi per di-
vertirsi, e che desidera fare la tua conoscenza. L'aprii non sapendo il
contenuto per vedere se era necessario il mandartela. In una lettera di
tuo fratello ricevuta in questo momento mi dice che tutti in casa hanno
preso ragionevolmente il tuo viaggio d'Olanda, fuori che la M. G. ■* che se
ne è allarmata, ma che ora è tranquillizzata, e che ha parlato a Calderarj^
per la vendita della carrozza di quattro e che farà il possibile per esitarla,
e che per tenere segreta la cosa l'avrebbero mandata da un facochio. La
povera Mommina d'Adda è morta; vi sono molti matrimonii che la scarsezza
di tempo m'impedisce di accennarti, nulla però d'interessante. Martedì si
aspetta l' Imperatore ^ speriamo di sapere qualche cosa del nostro destino.
In casa stanno bene ed in'particolare il nostro caro Ciechino. Addio, sono
di fretta ma di cuore Aff ma Moglie
T. C. C.
1) La marchesa Felicita d'Adda-Salvaterra nata Meda, detta " Mommina „ perchè moglie
del M se Gerolamo, mori in Milano il 18 maggio 1810.
2) Si omettono altre notizie d'affari domestici.
3) Il march. D. Giulio Gregorio Orsini di Roma, figlio del march. D. Egidio, ch'era stato
maggiordomo dell' Arcid. Beatrice.
4) La contessa Anna Gonfalonieri nata Bigli, già "grande maîtresse,, delle LL. AA.RR.
gli arciduchi prima della rivoluzione e dama della Croce Stellata, era nonna (mamma grande,
in milanese) di Federico, oggetto della massima sua predilezione. Morì il 25 marzo 1819.
5) Forse allude a Garlo Galderara, intorno al quale vedasi più avanti la nota 5 a pag. 23,
6) Napoleone e l'Imperatrice Maria Luigia ritornarono il 1" giugno a S.t Gloud da un
viaggio nei dipartimenti del Nord.
— 14 —
XII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Lunedì sera 28 Maggio I8I0.
Carissimo Federico,
Eccoci ritornati in questo momento a Parigi dove sperai di trovare
tue lettere e fui delusa. Vengo d'avere sentito in questo momento un
discorso fatto tra i Principi e che mi fo premura di raccontarti ; vi fu sulle
prime quistione dalla parte della Principessa di passare per Monaco, e il
Principe addusse varie ragioni per le quali non conveniva andarci e tampoco
di farvi andare le Principessine*, in seguito si parlò dell'epoca della nostra
partenza, e il Principe disse decisamente che non si partiva prima del 25
del mese venturo, non essendo prudente di mettersi in viaggio prima del
compimento del quarto mese di gravidanza, che la settimana ventura
ritorneremo facilmente a Malmaison per forse restarvi tutto il tempo che
resteremo a Parigi ; pensa quanto devano queste novità accrescere il mio
cattivo umore. Saranno domani quindici giorni che sei partito, mi lusingo
così d'avere il contento di abbracciarti prima della fine di questa settimana;
ti assicuro che lo desidero ardentemente. Ho scritto un'altra volta a tuo
padre per dargli le tue nuove come mi pregava nella sua lettera; alla
prima che riceverò di te, ne scriverò un'altra alla signora M. G. L'Im-
peratrice ci regalò a tutti e due un scialle dei più ricchi 2, e che mi ha
fatto gran piacere. Finisco per essere in tempo di mandare la lettera a
Darnay, ' ti prego mio caro ad avere cura della tua salute col non stra-
pazzarti troppo, e di ricordarti qualche volta di una moglie che ti ama
di cuore e si dice tutta tua, aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Gonfalonieri
Bruxelles
(nota di mano di Federico:)
4 juin 1810
1) Erano la principessa Giuseppina Massimiliana Eugenia Napoleona, principessa di Bo-
logna, nata il 14 marzo 1807 (sposata il 19 giugno 1823 al duca di Sudermania, che fu poi
il re Oscar di Svezia) e la sorellina principessa Ortensia Eugenia Napoleona, nata il 23 di-
cembre 1808 (moglie, il 22 maggio 1826, del principe Federico di Hohenzollern-Hechingen).
2) La voga dei scialli in tulle o mussola era già grande alla fine del settecento e si
spendevano per essi somme enormi, come quel " shall fait d'une angleterre de Trois quarts
de haut,, che sarebbe stato pagato 32.000 lire, secondo il Journal des Dames et des Modes
del 3 giugno 1799. Cfr. Henri d'Alméras, La vie parisienne sous la Révolution et le Di-
rectoire, Paris, 1909, pag. 396.
3) Antonio Darnay, venuto in Italia col viceré come segretario di gabinetto, ebbe poi la
carica di direttore generale delle poste del regno d'Italia. Vedasi intorno alla sua crescente
impopolarità, Francesco Lemmi, La restaurasione austriaca a Milano nel 1814, Bologna
1902, pagine 90-91. Come il Mèjan, il Darnay era uno dei proprietari del Corriere Milanese
giornale, ove si fece primieramente conoscere il pubblicista Pezzi.
— 15
XIII
Aì'cìiivio Casati - Milaìio. Inedita.
La Signorina Sofia Von Sandizell ^ a Teresa
Gonfalonieri Casati
Milan le 28 May 1810.
Ma chère amie
Nous avons vu arriver M.r Fontaneili, Clerici 2, et on dit, que tant d'autres
reviendront, et malgré cela nous sommes pas contentes, car tout ce monde nous
répète, pour le retour de leurs A. A. nous ne savons rien, c'est désolant après
de deux mois et demi, patience pour le retour de sa Majesté, nous craignons
beaucoup, que la princesse ne fêtera pas son jour de naissance 3 ici. Madame de
Vurmb ■* a pensé longtemps ce que les princesses pourraient donner pour ce
jour à leur mère, et nous avons pensé qu'avec la complaisance que vous faites
les commissions, elle vous charge d'acheter deux jolis bouquets de lleurs arti-
ficielles^, d'une qualité bien fine, qu'ils ne fussent pas trop grands, de fleurs
mélangées, ou d' une espèce de fleurs, selon la mode, et de les faire partir de
suite par l'estafette 6, en cas que la princesse ne fut pas ici, il faudrait avoir le
temps de les lui envo3'er à Paris; la petite caisse avec le chapeau n'est pas
encore arrivée, nous vous recommandons aussi, de garder le secret à la princesse,
pour la demande des bouquets. Le prince a eu la bonté de nous envoyer de la
berkale anglaise magnifique. Les 3'eux de Madame de Vurmb vont bien, elle
n'observe que quelques ménagements, nous avons des pluies affreuses, nous
craignons que l'estafette d'aujourd' hui sera retardée. Adieu ma chère amie je
suis pressée, mes compliments à ces dames, et vous prie de remettre cette lettre
à M.r Marescalchi" qui la fera parvenir à ma soeur.
Sophie.
1) Sofia di Sandizell, dell'antica stirpa comitale bavarese, aveva seguito alla corte di
Milano la sua principessa, andata sposa ad Eugenio de Beauharnais Rientrò in Germania
colla vice-regina nel 1814 e vi mori nel 1357. Vane riescirono le pratiche, affidate alla cor-
tesia del gentiluomo inglese W. C. Cartwright, nipote della Sandizell, per rintracciare le
lettere dei Gonfalonieri alla dama bavarese.
2) Erano infatti partiti il sabato 19 maggio da Parigi. Cfr. la lettera IX.
3) La vice-regina era nata il 21 giugno 1788.
4) M idame de VVurmb era " Dama d'Atour sopranumeraria „ della vice-regina, che
accompagnò sin dal suo primo arrivo in Italia; vedasi lettera di Napoleone I alla principessa,
del 5 febbraio 1805, in A. Du Gasse, Mémoires du prince Eugène t. II' Paris 1858 pag. 24.
5) Sulla voga crescente dei fiori artificiali e del percalle, cfr. Paul Lacroix. Directoire,
consulat et empire-moeurs et usages, lettres, sciences et arts, Paris, 1884, pag. 98 e seg.
6) Sui corrieri del regno d'Italia (detti staffette quando viaggiavano a cavallo) vedansi
curiosi particolari che fissano la tradizione orale, in Luigi Ratti, Corrieri e Poste in Lom-
bardia, Milano, 1901, pag. 18 e seg.
1) Il conte Ferdinando Marescalchi bolognese (1764-1815) era, come tutti sanno, ministro
degli affari esteri del regno d'Italia, residente a Parigi presso Napoleone.
— 16 —
XIV
Arcìiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 8.
Mio Caro,
Parigi il 29 Maggio [1810].
Ricevo in questo punto una lettera di tua Madre, nella quale mi inchiuse
una lettera che ti scrissi diretta a Anversa e che Darnay ha mandato a
Milano. Te la mando a motivo che la scarsezza di tempo non mi permette
di trascrivere quel che ivi ti dico.
Questa mattina ho ricevuto la tua lettera del 24 datata dall'Aja; non
puoi credere quanto valuti la tua amabilità nello scrivermi tanto sovente,
ti assicuro che ne sono riconoscente al maggior segno, spero però che
troverai il numero delle mie maggiore, sebbene la disgrazia abbia voluto
che non ti sieno arrivate, mentre io feci tutte le diligenze per fartele avere
sempre i giorni che mi hai indicati. La lettera che mi dici d'avermi scritto
da Rotterdam non mi è pervenuta, ciò che mi dispiace moltissimo temendo
che contenga qualche tuo ordine. Domani Fagnani ' mi manderà il ser-
vitore di piazza che mi ha trovato e che spera sarà buono. Niente di
nuovo né da Milano né da Parigi, e feci molte ricerche per saperne, ma
inutilmente. Fin'ora non è arrivata Sua Maestà, ma si aspetta domani.
Alemagna ^ e Maregnano ^ partono dopo domani per Milano, incaricherò
il primo d'una lettera che consegnerà in casa, oggi scrissi alla signora M. G.
Sento in questo momento dalla Trivulzi che sono otto giorni che Cicogna
1) Il marchese Federico Fagnani, rinomato per i suoi viaggi, dei quali narrò le vicende in un
volume che ebbe due diverse edizioni per le mutate condizioni politiche, era consigliere di
stato del regno italico, membro del consiglio generale dell'Olona, cavaliere della Corona
ferrea; ma diede il segnale della secessione dal partito napoleonico di quel gruppo di gio-
vani che volgevano le loro speranze verso gli italici, pur avendo cariche in corte. Il Fa-
gnani era infatti ciambellano, ed aveva avuto da Napoleone I il titolo di conte. Vedasi Co-
RACCiNi, op. cit. pp. Lxxxiv-Lxxxv e 211. Il gran viaggio in Russia, che diede argomento alle
Lettere scritte di Pietroburgo correndo gli anni 1810 e 1811 (la 2. edizione, sola completa,
fu stampata a Milano nel 1815, co' tipi del Bernardoni), fu appunto intrapreso in quello
stesso anno nel quale vediamo il Fagnani in Parigi, per le nozze imperiali. Il duca Litta,
gran ciambellano, lo aveva efficacemente raccomandato al fratello conte Giulio, gran coppiere
dello Czar. Lasciò, morendo molti anni dopo, una ricca biblioteca all'Ambrosiana.
2) Il barone Carlo Alemagna, cavaliere della Corona ferrea, scudiere del principe Eu
genio, che accompagnò nella campagna di Russia, e destinato a! servigio della vice-regina,
era nato in Milano, secondogenito del conte Giuseppe, il 13 dicembre 1764 e mori nell'ottobre del
1847. Cfr. A. A. di B. .Conte Alberto Alemagna) Cento giorni - Diario di una villeggiatura,
Varese 1909, pag. 45-16, 214 e seg.
3) Gian Giacomo Medici di Marignane (1775-1843), figlio del marchese Carlo Gaspare,
R. Delegato della Città di Milano alla caduta del dominio austriaco, divenne nondimeno un
familiare della nuova corte vicereale, nella quale, come l'Alemagna, era scudiere del principe
destinato al servigio della principessa.
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ivi mi di.- privazione, non desiderando altro che di avere
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nei pericoli ; pensa ci
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'""'"'^^i^irac.Ot^' «>'-'
La contessa Tkresa Confai.onieki Casati
la una fìsionotrastia (Parigi 1^10) appartenente al conte Gabrio Casali
— 17 —
è a letto ammalato e che si fa mistero del genere della malattia, ma che
però ora sta meglio. Non puoi credere, mio caro, con che dispiacere ti
abbia dato ieri la nuova d'essere prolungata la nostra dimora in questo
paese per tutte le ragioni immaginabili, ma la più forte è il timore che,
come mi dici nella tua lettera, prolunghi la tua assenza, che mi è già a
quest'ora tanto insopportabile. Spero che avrai compassione di me e che
non tarderai a darmi la consolazione di abbracciarti. Addio, mio caro,
mostrami così il tuo amore e credimi eternamente
Aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Gonfalonieri
Bruxelles
(nota di mano di Federico.)
4 juin 1810
XV
Archivio Casati - 3Iilaiio. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 9.
Mio Caro,
Parigi; il 31 Maggio [1810].
Dopo la tua lettera datata dell'Aja non ne ricevetti più, immaginati
quanto mi dispiaccia questa privazione, non desiderando altro che di avere
il più spesso possibile le tue nuove, temendo sempre qualche accidente
funesto, conoscendo quanto sei azzardoso nei pericoli ; pensa che ti devi
a una moglie che ti adora, e che la più piccola cosa che ti accadesse
la metterebbe al colmo dell'afflizione. Spero che a quest'ora avrai ricevuto
mie lettere, e che il fatto ti smentì l'idea che ti eri formato che fossi stata
negligente nel fare una cosa che è la sola che mi può sollevare della tua
per me troppo lunga assenza. L'Imperatore è aspettato domani o al più
tardi dopo domani ; molti ciambellani, uno dei quali è Annoni \ hanno
ottenuto dal principe di partire subito dopo l' arrivo di Sua Maestà ;
quest'ultimo partirà la settimana ventura e mi darà l'indirizzo del fab-
bricatore di bronzi. Nessunissima nuova; per noi non v'è speranza di
1) Il conte Alessandro Annoni, (1770-1825), ciambellano, aveva rappresentato i possidenti
del dipartimento dell'Olona alla Consulta di Lione. Era membro del collegio dei possidenti
e del consiglio generale dell'Olona. Dal 1809 era insignito della commenda dell'ordine reale
della Corona di ferro.
2
18 —
partire prima del venti di Giugno, credo però, per quanto ho potuto rilevare,
e per un discorso fatto dal Principe a Annoni, che non sarà più tardi.
Dio lo voglia, che lo desidero vivamente. Fin'ora non ho mai potuto avere
il servitore; Fagnani mi dice sempre la sera la mattina, e la mattina la
sera, e non lo vedo a comparire; ciò che m'incomoda dovendo sempre
pregare qualcheduno che faccia le cose per grazia.
Ricevo in questo momento una lettera per te di tuo fratello del 25 corr.
nella quale dà ottime nuove di tutta la famiglia e in particolare del nostro
caro Ciechino.
Il tempo mi manca per poterti scrivere più a lungo. Termino adunque
col rinnovarti le proteste del mio sincero affetto, e abbracciandoti sono
Tua aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Confalonieri
Bruxelles
(nota di mano di Federico:)
3 juin 1810
XVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 10.
Parigi il 2 Giugno [1810].
Carissimo Federico
Sentendo dalla tua lettera datata d'Amsterdam il tuo progetto di vedere
il Nord dell'Olanda, e dubitando molto che quest'estensione di viaggio
ritardi il tuo tanto desiderato ritorno, ti scrivo due giorni dopo del tempo
che mi hai prefisso d'inviarti mie righe, per sollevarmi così in qualche
modo se è possibile del dispiacere d'esserti lontana. Credimi, mio caro
Federico, che è impossibile amarti di più di quel che t'amo, e vorrei poterti
provare il mio amore in tutta la sua estensione; lasciami lusinga d'esserne
corrisposta, e sarò felice. Ieri sera a dieci ore e mezzo sono arrivate le
L.L. M.M. a S.t Cloud 2; nientissimo di nuovo, e noi non partiremo purtroppo
1) Si omettono notizie d'affari privati.
2) S.t Cloud, soggiorno favorito di Napoleone I sino dai tempi dei Consolato, aveva avuto
gran parte nelle cerimonie di quella primavera. Il Cambacérès vi celebrò il matrimonio civile
dell'Imperatore con Maria Luigia.
19
prima del 20 o 25 e non dopo, spero che ciò non influirà niente sul tuo
pronto ritorno, altrimenti mi desolerei d'averti data questa nuova. Molti
ciambellani hanno ottenuto di andare a Milano, il Principe mi disse che
se qualcheduna delle dame chiamasse licenza di andarsene, le sarebbe
permesso, purché non sien molte nello stesso tempo; egli mi ha incaricato
di dirlo come cosa mia alla Trotti e alla Mocenigo, ^ precisamente le due
che non sono le più smaniose e che mi risposero di non voler essere
delle prime. Oh! quanto sarebbe stata diversa la mia risposta se fossi
stata nel loro caso! Questa sera vi sarà da Marescalchi una bellissima
festa da ballo 2, egli m'invitò molto gentilmente, ma io me ne sono scusata
dicendo di dovere stare colla Principessa che alla lettera sarà sola, e che
mi disse che doveva tenerle compagnia. Oggi ho ricevuto una lettera di
tuo fratello nella quale dice essere terminati gli affari dell' Avvocato
Majoni, ma che restano ancora due punti da discutere, non te li trascrivo
essendo l'affare di due facciate ; niente però che esiga risposta, onde mi
dispenso di parteciparteli per non far essere troppo voluminosa la lettera.
Tutti in casa stanno bene, e il caro Ciechino andò a trovare Asperto ^ per
dirgli di salutare Papà e Mammina; ti assicuro che non vedo l'ora di
stringerlo fra le mie braccia. La Trivulzi ti saluta come pure i coniugi
Annoni che partiranno facilmente martedì, e i coniugi Trivulzi * del Hotel
Strasbourg. Baciccia Monticelli ^ conta di raggiungerti a Bruxelles e l'in-
caricai di dirti mille cose. Ti abbraccio e sono tutta tua
aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Gonfalonieri
hotel de Bellevue
Bruxelles
1) La Mocenigo era dama di palazzo della vice-regina. Era questa gentildonna veneziana
Lucietta Menimo, moglie del conte Alvise Mocenigo (1760-1815), del ramo di S. Samuele, un
tempo savio agli ordini e podestà di Verona per la Serenissima, che Io spedì ambasciatore
al Buonaparte, divenuto quindi prefetto e senatore nel regno italico.
2) Vedasi, per il Marescalchi, la nota 7 a pag. 15. Intorno ai suoi sontuosi ricevimenti
cfr. Comte de Rambuteau, Mémoires, Paris 1905 pag. 21 e 47.
3) Cioè il fratello di Federico iCfr. la nota 2 a pag. 7).
4) Allude con ogni probabilità al conte Girolamo Trivulzio, marito della Vittoria Ohe-
rardini e padre della celebre principessa Cristina di Belgioioso Trivulzio, cavaliere della Co-
rona di ferro dal 10 maggio 1806, creato pure da Napoleone I. conte del regno.
5) Il cav. G. B. Monticelli-Strada (1782-1847), assistente al Consiglio di Stato, per le
finanze. Fu dei firmatari della petizione per la riunione dei collegi elettorali, che costituì
il preludio della rivoluzione del 1814. Si acconciò di buon grado al regime austriaco, durante
il quale rappresentò Crema alla congregazione centrale.
— 20 —
XVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 11.
Parigi, il 4 Giugno [1810].
Carissimo Federico,
Ho ricevuto le tue lettere numerizzate 7 e 8 e quest'ultima il giorno
prima, atteso il sommo disordine che vi è alla posta; mandai l'acclusa
lettera alla Trivulzi, la quale mi manderà oggi la risposta, ciò che farà
ritardare la partenza di questa mia, poiché non la vedo comparire a quest'ora.
Nientissimo di nuovo, si fa mistero di tutto e si può sapere niente, non
mancai di domandare le nuove della città, e mi si dice che non ce ne
sono. Quel che pare sicuro è che non si partirà prima del 23 o 25, ma
non più tardi, dubito molto che attese le replicate istanze della Princi-
pessa ce ne ritorneremo per Monaco, ma sappiamo niente di positivo ; pare
impossibile come si fa mistero delle più piccole cose! Ieri sono stata come
ti scrissi a S.t Cloud; non si pranzò però coli' Imperatore ', il dopo pranzo
ci fece entrare e mi domandò come stava e se mi annojava a Parigi. Il
Principe, e la Principessa gli hanno parlato e mi parvero soddisfatti della
conferenza. Domani probabilmente anderemo a Malmaison per due o tre
giorni, ciò che mi secca molto dovendone partire tutti i momenti e per i
pranzi e per le feste. I coniugi Annoni, ai quali ho fatto i tuoi compli-
menti, partono giovedì, e mi diedero l'indirizzo del fabbricatore di bronzi.
Questa notte partono Allemagna con Soncini ^ e Gazoldo ^.
Mio caro, se non ti è d'un gran sacrificio l'abbandonare i progetti
che hai di continuare il tuo viaggio, pensa che rinunciandovi rechi il massimo
1) Donna Teresa avrà pranzato coi ciambellani e le dame, dacché ormai Napoleone,
riprendendo l'antica etichetta francese, non ammetteva quasi più nessuno alla sua tavola.
Una delle rare privilegiate fu la contessa Potocka, che lasciò un simpatico quadro dei
pranzo fatto a St. Cloud il 28 giugno 1810 nelle sue semplici e vivaci memorie. Vedi Contessa
Potocka Tyskiewicz, Mémoires, Paris, 1897, pp. 274 e seg.
2) Il conte Massimiliano Giovanni Stampa di Soncino, cavaliere della Corona di ferro e
della Legion d'onore, membro del collegio dei possidenti e del consiglio generale dell'Olona,
era maestro delle cerimonie alla corte vicereale ed introduttore degli ambasciatori. Come
cerimoniere egli aveva atteso nel 1805, collaborando col francese Ségur, alla preparazione,
riescila felicemente, della spettacolosa incoronazione di Napoleone, come re d'Italia. E a stampa
una relazione di quel corteggio, firmata dai due maestri delle cerimonie, francese eitaliano.il
Soncino, nato nel 1765, era dal 1791 ciambellano austriaco ed aveva avuto seggio nella Con-
sulta di Lione e nel Corpo legislativo della repubblica italiana. Marito della principessa
Carlotta Gonzaga, morì nel 1824. Cfr. P. Litta, Famiglie celebri d'Italia, voi. XI.
3) Altro dei ciambellani vicereali.
21
de' piaceri rivedendoti ancora qui prima di partire a chi ti adora e si
protesta inalterabilmente Tua aff.ma Moglie
T. C. C.
P. S. — Friuli 1 mi disse d'aver sentito che vuoi vendere il tuo brancard,
e che lo comprerebbe volontieri, e che te lo condurrebbe a Milano nel
caso che ti fosse comodo, onde ti prego di darmi pronto riscontro su di
ciò e di accennarmi il prezzo che ne vorresti in caso che lo vogli vendere.
Ricevo in questo momento una graziosa lettera di tuo padre nella quale
niente di nuovo, e una per te di tuo fratello, il quale dice niente ne
d'affari né di niente, fuori che è ripresa la febbre a tua madre.
v: A Monsieur
Monsieur Frédéric Gonfalonieri
Poste restante
Bruxelles
XVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
N. 2.
A Vienna.
Milano il 5 Settembre 1812.
Carissimo Federico,
Mandai due volte anche questa mattina alla posta, e non trovai tue
lettere; sono otto giorni che sei partito, e non concepisco come non ne
abbia ancor ricevute, stante la promessa che mi hai fatta di scrivermi da
Padova ; guai a te se ci hai mancato, non troverai tanto facilmente perdono.
Dalla Thiene 2 ricevetti ieri tue nuove; ma non basta per me l'averle
indirettamente, giacché i tuoi caratteri mi devono in qualche maniera tener
luogo del piacere di vederti. Ciechino sta discretamente, cioè continua
quel miglioramento di questi giorni passati, ma nulla di più. Tuo padre
è partito Giovedì colla famiglia e mi disse ancora lui che sperava di
vedermi a Carate ^; io gli risposi che ci anderò il mese d'Ottobre, giacché
non posso assentarmi essendo di servizio questo mese, che sarei però
andata alla Santa * ciò che è come essere in Corte attesa la vicinanza. La
li Lodovico Friuli, ciambellano e barone del regno, si trasferi poi in Baviera.
2) La contessa Thiene, moglie del senatore vicentino conte Leonardo, un tempo prefetto
dell'Adige, era dama di palazzo.
3) Villeggiatura avita dello suocero di donna Teresa, tuttora proprietà dei discendenti.
4) Residenza campestre del conte Federico, presso Monza, anzi nel territorio di questo
comune. Era proprietà personale della contessa Teresa, lasciatale dal nonno marchese Orrigoni
— 22 —
Principessa non anderà a Monza che alla fine della settimana ventura o
al principio dell'altra, ciò che mi dispiace infinitamente, giacché questo mi
accorcia il tempo di stare alla Santa, soggiorno che sai mi piace moltissimo.
Questa mattina alle sei è partita l'Imperatrice *, senza vedere la Principessa
per risparmiare gli ultimi addii. La giornata di ieri fu assai triste, poiché
fu giornata di lagrime per tutte le parti. Gran regali (niente però per me
né per la Porro; cioè io ho avuto un anello con due piccoli cuori in
brillanti e un rubinetto nel mezzo 2, e mi disse dandomelo ye vous donne mon
coeur et celui de la Vice-Reine). Le due dame assegnate all'Imperatrice, la
Litta 3 e la Wiirnib, hanno avuto il suo ritratto contornato di dodici brillanti
della grossezza sicuramente di quelli che io ho al ritratto dell'Imperatore;
la Sandizell ha avuto un paio di braccialetti di piccole perle colle fermezze
di smeraldo contornate di piccoli brillanti. Brebbia ^ Fossati ^ e Corradini ^
hanno avuto ciascheduno un anello composto di quattro brillanti d'una gran
bellezza e grossezza. Non so che regalo abbia avuto Gagnola ^, il quale le
ha fatto un disegno per un Palazzo da farsi a Malmaison; ho visto che
gli ha dato un piccolo astuccio, ma non ho potuto vedere cosa ci fosse
dentro. Tutti i camerieri hanno avuto delle bellissime spille in brillanti,
il paggio ha avuto pure un bellissimo brillante montato in una spilla e
una ripetizione. Tutte le bonnes delle Principessine hanno avuto dei
bellissimi chali; impossibile é di far l'enumerazione di tutti i regali che
l'Imperatrice ha fatti, essendo il numero immenso. Una lettera dell'Ar-
1) L'Imperatrice Giuseppina era arrivata a Milano il 25 luglio ed era scesa alla Villa Reale
ai Giardini, ove alloggiava la vice regina. Assisteva quindi il 31 luglio al parto della nuora.
Partiva per Parigi il 5 settembre. Vedasi su quel viaggio il racconto vivace, ma a colori
forse più foschi del vero, che ne fa F. Masson, Joséphine répudiée. Paris, 1901 pag. 274 e
seg. Giuseppina viaggiava in incognito, come " Comtesse de Navarre „.
2) Questo monile sembra sfuggire la gravità compassata che Io pseudo-classicismo im-
pose ai gioielli del primo impero. Cfr. Arsène Alexandre, Histoire de l'art décoratif, Pa-
ris, 1891, pag. 144.
3) La marchesa Barbara Litta-Visconti-Arese (1757-1833), figlia del principe Alberico XII
Barbiano di Belgioioso d'Este e della principessa Anna Ricciarda d'Este, aveva sposato -nel
1775 il marchese Antonio Litta (1745-1820) Quando questi ottenne da Napoleone I. l'erezione
del ducato come sua primogenitura familiare, anche la moglie, che era dama d'onore della
vice-regina, assunse naturalmente il titolo di duchessa.
4) I barone Giovanni Brebbia era ciambellano, destinato al servizio della vice-regina.
5) Il barone Fossati era scudiero, destinato al servizio della vice-regina.
6) Il barone Corradini, Ajutante Comandante, Officiale della Legion d'onore, era Marescial-
lo degli alloggi addetto alla Prefettura di palazzo.
7) Il celebre architetto Luigi Gagnola, della famiglia marchionale milanese, abitualmente
chiamato ad applicare il suo gusto neo-classico alle costruzioni, più o meno effimere, occa-
sionate dalle feste di quel regime: per l'incoronazione di Napoleone, per le nozze di lui, per
quelle del vice-re, per la nascita del re di Roma, ecc. Il Gagnola era cavaliere della Corona
ferrea, membro onorario dell'istituto reale e dell'accademia di belle arti, membro della com-
missione d'ornato di Milano.
— 23 —
cicancelliere di Parigi ' al nostro ^ porta la presa di Smolenscko seguita il
18 d'agosto^, essa dà però nessun dettaglio, ciò che aspettiamo dal primo
Bulettino; la detta lettera dice però che vi è stato un affare brillante
d'avanguardia al quale avrà avuto sicuramente parte il Vice-Re. Ecco
tutte le nuove che so, patrie non ve ne sono. Il Cavaliere d'Adda ^ e Cal-
derarj Carlino^ qui presenti ti salutano. Addio, mio caro, scrivimi spesso e
molto spesso, persuaso che mi fai un vero regalo. Ti abbraccio di cuore
e mi protesto
aff.ma Moglie
T. C. C.
P. S. — Ho parlato finalmente con d'Harnay il quale mi ha promesso
la massima diligenza nel farmi avere le tue lettere e nel spedirti le mie,
e mi disse che quasi tutte le settimane vi è posta tre volte cioè: il lunedì
(che è il giorno in dubbio) il mercoledì e il sabbato per la partenza*', io
me ne prevalere sicuramente sempre ; spero che farai lo stesso ancora tu,
giacché io sono gelosa di essere pagata della stessa moneta che io pago
gli altri. Anche da Vienna partono quasi sempre tre corrieri la settimana '''.
1) Arcicancelliere dell'impero francese, con grado d'altezza serenissima e titolo di duca
di Parma, era il Carnbacèrès. G. Giacomo de Cambacèrès (1753-1824), magistrato sceso nel-
l'arringo rivoluzionario, si studiò di contenere nel campo strettamente giuridico la sua par-
tecipazione ai lavori della Convenzione, nella quale timidamente ma sinceramente combattè
l'uccisione di Luigi XV'I ed ebbe molto potere alla reazione del termidoro. Secondo console
con Bonaparte, arcicancelliere e presidente del senato, fu capo della reggenza nel 1814 e venne
duramente colpito dalla seconda restaurazione.
2) Francesco iVielzi (1753-1816) duca di Lodi, era il cancelliere guardasigilli del regno
d'Italia. Intorno a lui, che fu il maggior uomo di stato italiano dei tempi napoleonici, vedasi
la ricca compilazione consacratagli dal nipote: F. Melzi, Memorie- Documenti, Milano, 1865.
3) Dopo un combattimento durato due giorni Napoleone rimase il 18 agosto padrone di
Smolensko, estremo hmite orientale della Polonia, porta d'accesso della vera Russia, ove
egli si lasciò attirare ciecamente dalla tattica dei suoi nemici.
4) Febo d'Adda (1772-1836), consigliere di stato, nominato cavaliere della Corona di ferro
l'8 ottobre 1809. Alla restaurazione austriaca conservò gli uffici e divenne fino vice-presi-
dente del Governo di Lombardia. Fu, come è noto, allievo del Parini, che gli dedicò l'ode
alla Musa. Sposò Leopolda dei principi Khevenhiiller, e fu padre del patriotta Carlo d'Adda.
5) Il Calderara (1784-1860) era referendario di prima classe presso la Corte dei Conti
ed aveva grado di assistente al consiglio di Stato in servizio straordinario. Fu gran
benefattore dell'ospitale maggiore di Milano. (Cfr. Pietro Canetta, Elenco dei benefattori
dell'ospedale maggiore di Milano, Milano. 1887. p.p. 35-36). Durante il dominio austriaco
fu segretario e direttore degli uffici d' ordine presso la congregazione centrale, quella larva
di rappresentanza che la Lombardia riesci ad ottenere dopo il 1814.
è) V Almanacco reale per l'anno bisestile 1812, annuncia, a pag. 500, tutti e tre i
corrieri sovraccennati " per Trieste, Germania e tutto il Nord „.
7) Arrivavano a Milano sempre, secondo V Almanacco reale, \\ martedì, giovedì e sabato.
26
in circolo, Annoni, mi porta un biglietto, il quale conosco essere di
Calderari, dicendomi che era di premura; non ti so esprimere l'atterri-
mento in cui fui, immaginandomi sicuramente una disgrazia, o del Cicchino,
o della M. G., ove si trovava Calderari ; dall'altra parte il non osare aprire
un biglietto nel circolo, e osare nemmeno partire per non dar nell'occhio,
ti assicuro cha non aveva piìi una goccia di sangue nelle vene. Annoni che
si accorse del mio sommo turbamento mi propose di leggere il biglietto,
non potendo capire nemmen lui cosa potesse essere questo affare urgente.
Ma oh quanto fui indennizzata delle mie angustie e delle nere congetture
che andavo facendo mentre Annoni leggeva il biglietto, quando venne
dicendomi, ch'egli conteneva la nuova, che tu eri arrivato felicemente a
Vienna venerdì sera, nuova che la Contessa Biglj ' mandò alla M. G. e che
la prima teneva da Landriani, il quale l'aveva ricevuta da suo fratello 2; ti
assicuro che una tal notizia mi fece passare più allegramente la sera, di
quel che vi era disposta. Il Cicchino continua sempre lo stesso, niente
di meglio né di peggio; si continua sempre lo stesso trattamento, e certo
tutta la cura possibile. La M. G. sta bene, cercai in questi giorni di tenerle
tutta la compagnia possibile. Tuo padre è stato l'altro giorno a Milano,
e venne a pranzo dalla M. G. La Belgioioso ^ continua sempre lo stesso,
oggi ha principiato a prendere la china. Domani anderà alla Santa il
Cicchino, vi farò condurre a mano il tuo cavallo di sella, giacché mi hai
detto che io poteva montarlo qualche volta ; la ragione ch€ mi determina
a farlo venire, è che il mozzo di stalla non é guarito, e resterebbe nessuno
in casa da tenerlo d'acconto.
Quando sarò stata alla Santa ti ragguaglierò su i lavori che si saranno
fatti dopo la tua partenza. Giromino Trivulzi si trova ammalato a Varese,
e egli teme che possa essere l'artritide, però egli non ha febbre. A Monza
avrò Martinengo juniore ^ Fossati e Frangipane ^ vedi che la brigata non
1) La contessa Claudia Bigli nata Clerici (1736-1824), dama della croce stellata.
2) Questo Landriani residente in Vienna era certo il cav. Marsilio della linea primoge-
nita della grande casata lombarda, nato nel 1751, cultore e professore delle scienze fisiche
delle quali fu insegnante in Austria, chiamatovi da quella corte. Fu ministro dell'impera-
tore a Dresda ed all'Aja. Il Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit. vol. HI, tav. V della fa-
miglia Landriani, ne perde le traccie dopo il 1798.
3) Maria Casati (1796-1814), sorella di Teresa, aveva sposato il 29 luglio 1812 il conte
Antonio Barbiano di Belgioioso.
4j II Conte Estore Martinengo (1763-1832-., ciambellano onorario destinato al servizio della
Vice-regina, dev'essere, per questo suo ufficio, il Martinengo ricordato qui. Cfr. per questo
patrizio bresciano già ufficiale prussiano, diplomatico della prima Cisalpina e del regno
d'Italia, e infine senatore: G. M. Bonomi // castello di Cavernago e i conti Martinengo-
Colleoni, Bergamo, 1884, pagine 465 e seg.
5) Il Conte Cintio Frangipane, cavaliere d'onore della Regina, era pure membro del senato
consulente, per nomina del 19 febbraio 1809. Egli era nato in Udine il 9 marzo 1765, dal
marchese Nicolò e dalla contessa Laura di Maniago. Alla venuta dei francesi nel 1797 aveva
presieduto la municipalità di Udine e, coll'annessione del Friuli al regno italico, erasi av-
viato per la carriera delle prefetture, che lasciò quando fu chiamato al senato da Napoleone.
Caduto questi, si ritrasse nell'avita residenza di Castel di Perpetto, ove dedito agli studi
ed all'agricoltura, morì di 92 anni il 23 marzo 1857.
— 21 —
sarà molto divertente. Nessuna nuova del Principe dal 23 Agosto in poi ;
morto all'armata Ghislieri i e il bel Cima^. Del resto nessuna nuova. Addio
mio caro divertiti bene ma presto, poiché possa essere presto di ritorno,
che non vedo l'ora di abbracciarti. Addio. aff.ma Moglie
Teresa
P. S. — M. G., Bigli ^, Castiglioni '', Guerrieri ^, Felber ^, d'Adda ma-
rito e moglie ', i coniugi Annoni, le mie sorelle, finalmente tutti i nostri
amici ti salutano.
V: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
XXII
Archivio Casati - Milaìio. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 7.
Monza, il 15 Settembre [1812]
4 ore dopo mezzo giorno.
Carissimo Federico,
Eccomi giunta da pochi momenti in questa Real Villa ; la prima
occupazione che prescelgo è quella di scriverti, essendo questa sicuramente
la più aggradevole per me. Damai ebbe il gentil pensiero questa mattina
1) Non figura il suo nome negli elenchi di A Martinien, Tableaux par corps et par
batailles des officiers tués et blessés pendant les guerres de l'empire, Paris, per l'ottima
ragione che Gerolamo Ghislieri, pianto come morto, era solo prigioniero e, rimpatriato nel 1814,
visse sino al 1S44.
2) Potrebbe identificarsi, supponendo un lieve errore dì trascrizione, col Cimba, del reg-
gimento di granatieri, che appare morto in Russia. (Cfr. Martinien, op. cit., pag. 692). Due
Cima, Giuseppe e Luigi, si segnalarono durante le guerre napoleoniche ed il primo mori ge-
nerale a Torino, dopo il 1848, anno nel quale aveva ripreso servizio.
3) Dovrebbe essere, se tuttora vivo, il conte Vitaliano Bigli, marito della contessa
Claudia e fratello della Mamma Grande, pomposo e zelante patrizio, tutto dedito ai pubblici
ufficii, finché durò l'antico regime, emigrato durante la Cisalpina. Fu l'ultimo rampollo maschio
della sua stirpe. Cfr. F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit., vol.I, tav. II della famiglia Bigli.
4) Probabilmente il conte Alfonso Castiglioni, già deputato del consiglio gener le milanese
a Vienna, fondatamente ritenuto il più illustre rappresentante degli uomini che rimpiangevano
il regime austriaco, pur senza cospirare. Era consigliere generale dell'Olona.
5) Probabilmente Camillo Guerrieri Gonzaga, morto nel novembre 1844.
6) Alberico de Felber, che fu imprigionato poi col Gonfalonieri nel 1821, senza che nulla
risultasse a suo carico nel processo. (Cfr. A. d'ANCONA, Federico Gonfalonieri, Milano, 1898,
p. 110 nota). Era un amico giovanile del Gonfalonieri, del quale ricercai invano le carte, per-
venute per eredità ai conti Patellani. Era sua la casa al N. 1168 in via del Morone, che vendette
appunto in quegli anni ad Alessandro Manzoni, che vi rimase fin che visse, rendendola celebre.
7) Probabilmente il cav Ferdinando d'Adda di Pandino e sua moglie Costanza nata
Anguissola.
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in circolo, Annoni, mi porta un biglietto, il quale conosco essere di
Calderari, dicendomi che era di premura; non ti so esprimere l'atterri-
mento in cui fui, immaginandomi sicuramente una disgrazia, o del Cicchino,
o della M. G., ove si trovava Calderari ; dall'altra parte il non osare aprire
un biglietto nel circolo, e osare nemmeno partire per non dar nell'occhio,
ti assicuro cha non aveva più una goccia di sangue nelle vene. Annoni che
si accorse del mio sommo turbamento mi propose di leggere il biglietto,
non potendo capire nemmen lui cosa potesse essere questo affare urgente.
Ma oh quanto fui indennizzata delle mie angustie e delle nere congetture
che andavo facendo mentre Annoni leggeva il biglietto, quando venne
dicendomi, ch'egli conteneva la nuova, che tu eri arrivato felicemente a
Vienna venerdì sera, nuova che la Contessa Biglj ' mandò alla M. G. e che
la prima teneva da Landriani, il quale l'aveva ricevuta da suo fratello 2; ti
assicuro che una tal notizia mi fece passare più allegramente la sera, di
quel che vi era disposta. Il Cicchino continua sempre lo stesso, niente
di meglio né di peggio; si continua sempre lo stesso trattamento, e certo
tutta la cura possibile. La M. G. sta bene, cercai in questi giorni di tenerle
tutta la compagnia possibile. Tuo padre è stato l'altro giorno a Milano,
e venne a pranzo dalla M. G. La Belgioioso^ continua sempre lo stesso,
oggi ha principiato a prendere la china. Domani anderà alla Santa il
Cicchino, vi farò condurre a mano il tuo cavallo di sella, giacché mi hai
detto che io poteva montarlo qualche volta ; la ragione che mi determina
a farlo venire, è che il mozzo di stalla non è guarito, e resterebbe nessuno
in casa da tenerlo d'acconto.
Quando sarò stata alla Santa ti ragguaglierò su i lavori che si saranno
fatti dopo la tua partenza. Giromino Trivulzi si trova ammalato a Varese,
e egli teme che possa essere l'artritide, però egli non ha febbre. A Monza
avrò Martinengo juniore ^ Fossati e Frangipane ^ vedi che la brigata non
1) La contessa Claudia Bigli nata Clerici (1736-1824), dama della croce stellata.
2) Questo Landriani residente in Vienna era certo il cav. Marsilio della linea primoge-
nita della grande casata lombarda, nato nel 1751, cultore e professore delle scienze fìsiche
delle quali fu insegnante in Austria, chiamatovi da quella corte. Fu ministro dell'impera-
tore a Dresda ed all'Aja. Il CXLVi, Famiglie notabili milanesi, cit. vol. Ill, tav. V della fa-
miglia Landriani, ne perde le traccie dopo il 1798.
3) Maria Casati (1796-1814), sorella di Teresa, aveva sposato il 29 luglio 1812 il conte
Antonio Barbiano di Beigioioso.
4j II Conte Estore Martinengo ,1763-1832', ciambellano onorario destinato al servizio della
Vice-regina, dev'essere, per questo suo ufficio, il Martinengo ricordato qui. Cfr. per questo
patrizio bresciano già ufficiale prussiano, diplomatico della prima Cisalpina e del regno
d'Italia, e infine senatore: G. M. Bonomi // castello di Cavernago e i conti Martinengo-
Colleoni, Bergamo, 1884, pagine 165 e seg.
5) Il Conte Cintio Frangipane, cavaliere d'onore della Regina, era pure membro del senato
consulente, per nomina del 19 febbraio 1809. Egli era nato in Udine il 9 marzo 1765, dal
marchese Nicolò e dalla contessa Laura di Maniago. Alla venuta dei francesi nel 1797 aveva
presieduto la municipalità di Udine e, coU'annessione del Friuli al regno italico, erasi av-
viato per la carriera delle prefetture, che lasciò quando fu chiamato al senato da Napoleone.
Caduto questi, si ritrasse nell'avita residenza di Castel di Perpetto, ove dedito agli studi
ed all'agricoltura, morì di 92 anni il 23 marzo 1857.
27 —
sarà molto divertente. Nessuna nuova del Principe dal 23 Agosto in poi ;
morto all'armata Ghislieri * e il bel Cima^. Del resto nessuna nuova. Addio
mio caro divertiti bene ma presto, poiché possa essere presto di ritorno,
che non vedo l'ora di abbracciarti. Addio. aff.ma Moglie
Teresa
P. S. — M. G., Bigli 3, Castiglioni^, Guerrieri^, Felber*^, d'Adda ma-
rito e moglie ', i coniugi Annoni, le mie sorelle, finalmente tutti i nostri
amici ti salutano.
V: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
XXII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 7.
Monza, il 15 Settembre [1812]
4 ore dopo mezzo giorno.
Carissimo Federico,
Eccomi giunta da pochi momenti in questa Real Villa ; la prima
occupazione che prescelgo è quella di scriverti, essendo questa sicuramente
la più aggradevole per me. Damai ebbe il gentil pensiero questa mattina
1) Non figura il suo nome negli elenchi di A Martinien, Tableaux par corps et par
batailles des officiers tués et blessés pendant les guerres de l'empire, Paris, per l'ottima
ragione che Gerolamo Ghislieri, pianto come morto, era solo prigioniero e, rimpatriato nel 1814,
visse sino al 1S44.
2) Potrebbe identificarsi, supponendo un lieve errore di trascrizione, col Cimba, del reg-
gimento di granatieri, che appare morto in Russia. (Cfr. Martinien, op. cit., pag. 692). Due
Cima, Giuseppe e Luigi, si segnalarono durante le guerre napoleoniche ed il primo morì ge-
nerale a Torino, dopo il 1848, anno nel quale aveva ripreso servizio.
3) Dovrebbe essere, se tuttora vivo, il conte Vitaliano Bigi!, marito della contessa
Claudia e fratello della Mamma Grande, pomposo e zelante patrizio, tutto dedito ai pubblici
ufficii, finché durò l'antico regime, emigrato durante la Cisalpina. Fu l'ultimo rampollo maschio
della sua stirpe. Cfr. F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit., vol. I, tav. II della famiglia Bigli .
4) Probabilmente il conte Alfonso Castiglioni, già deputato del consiglio gener- le milanese
a Vienna, fondatamente ritenuto il più illustre rappresentante degli uomini che rimpiangevano
il regime austriaco, pur senza cospirare. Era consigliere generale dell'Olona.
5) Probabilmente Camillo Guerrieri Gonzaga, morto nel novembre 1844.
6) Alberico de Felber, che fu imprigionato poi col Gonfalonieri nel 1821, senza che nulla
risultasse a suo carico nel processo. (Cfr. A. d'Anconp., Federico Con/a/on/Vr/, Milano, 1898,
p. HO nota). Era un amico giovanile del Gonfalonieri, del quale ricercai invano le carte, per-
venute per eredità ai conti Patellani. Era sua la casa al N. 1168 in via del Morone, che vendette
appunto in quegli anni ad Alessandro Manzoni, che vi rimase fin che visse, rendendola celebre.
7) Probabilmente il cav. Ferdinando d'Adda di Pandino e sua moglie Costanza nata
Anguissola.
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di portarmi a Corte la tua lettera del 5 corrente, la quale non avrei ricevuto
che molto tardi nella giornata, o domani. Ti assicuro che in quel momento
gli avrei fatto un bacio per riconoscenza, tanto ella era grande; ciò che
non farei mai in altro tempo, ancorché mi dovesse acquistar questo la
gloria del Paradiso. Mandai subito (per mezzo d'un servitore di Corte)
la tua lettera alla M. G., la quale sta bene. Tremo, mio caro, che ti abbia
a piacer troppo il soggiorno di Vienna e che questo abbia a portarmi un
danno che per me non v'ha il maggiore; scaccio questo pensiero, persuasa
che non vorrai trafiggermi nuovamente il cuore col ritardare la tua venuta.
Il nostro caro Ciechinetto, il quale si trova da questa mattina alla Santa,
è sempre nello stesso stato, egli ti spedisce un bacio, io anderò a vederlo
tutti i giorni
. . .^ Il tuo Prina^ è venuto qui a vedermi ed è disperato degli ope-
ra] ; i pittori esigono biancheria, posate d'argento, tondi di teraglia e infine
una quantità di pretensioni, egli si è rifiutato a tutto questo, ma gli mi-
nacciano sempre di lasciare il lavoro. I sbianchini hanno già presa la
quantità di calce convenuta, ma essi vogliono continuare a prenderne mi-
nacciando di lasciare il lavoro; io gli dissi che stesse duro, che se vole-
vano la calce dovessero pagarla e che se volevano lasciare il lavoro
lo lasciassero pure, ma che io non voleva dar loro niente di più del
convenuto. Il Benzoni poi il quale dice d'avere degli ordini da te, comanda
a bacchetta, egli ha ordinato che si facessero stabilire ^ i due gabinetti
da basso, e ha fatto venire due muratori, di maniera che se ne trovano
quattro, e due manuali. Ma siccome il Prina mi disse che tu gli avevi
ordinato di diminuire i muratori invece di accrescerli, io gli ordinai di
rimandarli bastandone ora due. Il Benzoni disse al Prina che tu gli avevi
ordinato di far fare una selciatura attorno alla casa per impedire l'umido,
ma siccome quest'ultimo mi disse che tu non ne hai parlato, ordinai che
non se ne facesse niente senza un tuo ordine, che mi mandi qualora sia
vero che lo vuoi, e dicendomi in qual maniera lo vuoi fatto. Così per
certe porte a filo di muro nel gabinetto e sotto al portico, siccome tu
non le hai ordinate, aspetto un tuo avviso per farle fare. Domani anderò
alla Santa per vedere il Ciechino ed osservare nel medesimo tempo tutte
queste cose. Il Benzoni mi disse che tu desideravi di far mettere abasso
dei Campanini; ma siccome io non so dove vuoi farli andare ordinerò
che si facciano solamente i buchi, e mettere i ferri tanto nella piccola
sala di compagnia, e sala del pranzo, a canto al camino, essendo questa
cosa essenziale da farsi prima che si dipinga; mi pare che basti il farli in
queste due camere. Ho fatto dire ai stuccatori, se è possibile, che ritardino
a venir fuori, per la ragione che è impossibile di dar loro da dormire in casa
1) Seguono altre notizie minute sulla salute del bimbo, che si tralasciano.
2) È probabilmente quel Francesco Prina della Santa, citato in atti dell'archivio della
municipalità di Monza. Doveva esser l'agente del Gonfalonieri in quel villaggio.
3) Probabilmente nel significato milanese, che vale intonacare.
— 29 —
e per servir loro cucina, ed utensili, essendo già tanti in casa, ed avendo
già dovuto il Prina metterne due a dormire fuori di casa pagando 4
soldi per notte.
Un altro guaio assai forte è che tutta questa gente ruba tutta l'uva
del giardino; il Prina ha bel gridare, e pestare, è lo stesso; ho racco-
mandato al Prina che pensasse per la provisione, e far le razioni alla
servitù; io gli diedi in iscritto tutto quello che deve fare, ciò che è
secondo quello che fanno in casa a Carate, ed ho anche diminuito qualche
cosa. Essendo guarito il mozzo di stalla, ho lasciato il tuo cavallino a
Milano, ed ho mandato il cocchiere dal cavalerizzo per raccom.andargli
di venire due volte la settimana a montarlo ; io poi gli scriverò per dirgli
secondo i tuoi ordini di vedere di venderlo, e a quel prezzo che mi indichi;
Frasconi ^ mi disse tempo fa che avrebbe veduto di farlo comperare alla
Lumiares, ' ma siccome tu non mi avevi detto niente, e temendo dall'altra
parte che mi facesse un qualche pasticcio, io gli dissi che avevo nessun'or-
dine. La Principessa ha ricevuto oggi nuove del Principe del 25 Agosto,
egli è sempre al di là di Smolensko ^, ma scrive niente di nuovo. La Prin-
cipessa fu alquanto rattristata da una lettera che è venuta alla Sandizell
da Monaco, la quale parla di una quantità di morti e feriti Bavaresi, e
persone di distinzione cioè Generali, Colonelli ecc. * Mi sento una certa
propensione per l'Arciduchessa Beatrice ^, e i Viennesi, per la ragione che
ti fanno tante attenzioni, certo eh' è questo il mezzo di attaccarmi. Già
avevo sentito parlare tante volte dell'amabilità di questa donna, e ho ben
piacere che lo provi per esperienza. Le tue lettere non mi possono essere
più care, ma mi sarebbero un piacere anche maggiore se bandisti una
volta quel voi che dà una tinta tanto fredda alla lettera; credo che non
durerai fatica, a compiacermi in questo, e darai a me così un vero piacere.
Tutti i nostri amici ti salutano e cordialmente. Addio, mio caro, bisogna
che ti lasci per la ragione che la Principessa mi chiama per il passeggio,
addio, mio caro, ti abbraccio di cuore; ti assicuro che non vedo l'ora di farlo
realmente aff.ma Moglie
Teresa.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
(di mano di Federico:) ricevuta il giorno 23.
1) Potrebbe essere quell'Alessandro Frasconi, che, prefetto del Piave dal 1808 al 1811, lo
era ora del Rubicone.
2) Donna Beatrice Orsini di Roma , sposata ai conte di Lumiares, di casa Falcò, morto
il 30 gennaio 1814. La contessa gli sopravisse sino al 23 aprile 1861.
3) Il 25 Agosto le truppe italiane varcarono il fiume Wop.
4) I giorni 16, 17, 18 agosto 1812 avevano avuto luogo combattimenti a Polotsk, nei
quali le truppe bavaresi soffersero grandi perdite e furono colpiti gravemente i loro due
generali De Wrede e Deroy.
5i Maria Beatrice (1750- 1829), ultima del ramo degli Este rimasto in Italia, era figlia dei
duca di Modena Ercole III Rinaldo e di Maria Teresa Cibo duchessa ereditiera di Massa e
Carrara. Aveva sposato l'Arciduca Ferdinando d'Austria, che aveva rappresentato a lungo
l'imperatore in Lombardia ed era morto duca di Brisgovia. La contessa Confalonieri^ nonna
di Federico, era stata grande-maîtresse di quest'arciduchessa.
— 30 —
XXIIl
A r eluvio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 8.
Monza il 18 settembre 1812.
Carissimo Federico,
11 nostro caro Ciechino è da due giorni, che cammina con maggior
facilità, ha un bellissimo colorito e mi accorgo ch'egli va mettendosi in
carne. Dio volesse, che proseguisse il miglioramento, e che potesse camminare
solo, al tuo ritorno! ora egli vuole camminare con una sol mano, ma in
questa maniera non cammina così sicuro come con due, egli non può fare
ancora che dei piccoli tratti di strada. Stupisci! il povero Giromino Trivulzi
morto jer l'altro senza che i medici, anche pochi momenti prima ch'egli
morisse, si sieno accorti che fosse una malattia pericolosa. Egli aveva,
come ti scrissi, dei dolori a tutte le giunture che si battezzavano artritide, e
non ha mai avuto febbre. Due ore prima di morire gli è sortita la miliaja,
ed è rientrata quasi subito; vedi come si può fidare del sapere dei medici,
giacche egli ha sentito e quello di Varese e il suo proprio ch'egli ha fatto
venire, e tutti e due sono sempre stati d'accordo. Egli non ha potuto far
niente, poiché i medici non ce lo hanno permesso, atteso che non ci
vedevano pericolo; la sola cosa che disse prima di morire ad Annoni è
ch'egli desiderava d' essere sepolto nel sepolcro della famiglia Trivulzi,
ciò che il Ministro gli ha accordato, quantunque non sia cosa che si possa
concedere, mediante però ch'egli sia imbalsamato. La Vittoria, per quanto
mi vien detto, si trova a Affori * con sua madre ^ e l'Annoni, non so ancora
come ella stia, se molto abattuta o no, perchè non ho ancora avuto rela-
zioni particolari. Ti assicuro che sono ancora stordita di questa nuova,
la quale non si è saputa che da jeri sera; la Principessa vi prende un
gran interesse ed è in pena della pena che proverà il Principe, poiché
egli gli era amico. Passiamo a cose più allegre; Gifflenga^ nominato Ge-
1) La villa d'Affori, dei marchesi Corbella, venuta per eredità ai d'Adda di Sale, era
ritornata, alla morte di una d'Adda, sposata ad un Orsini di Roma ed improle, alla madre
di lei, rimaritata Gherardini.
2) Era una Litta Visconti Arese, vedova in prime nozze d'Adda di Sale, in seconde
Gherardini. Vedi nota precedente.
3) Alessandro Gifflenga (1774-1842) dall' esercito del re di Sardegna passò a quello
napoleonico e vi si segnalò, raggiungendo, comesi vede, l'alto grado di generale. Reintegrato
nel 1814 nel 'esercito sardo, in tempo per fare la campagna del Deltìnato, fu collocato a riposo
alla reazione seguita ai moti del 1821, nei quali però si chiarì uomo temperatissinio e seguì
l'indirizzo del generale de La Tour, per avventura con maggiori simpatie pei costituzionali.
Cfr. M. DEGLI Alberti, Lettere inedite di Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele l, Carlo Felice,
Carlo Alberto, Torino, 1909, p.p. 149-150. Il Coraccini op. cit. p. XC loda le sue attitudini
militari, apparse soprattutto quando comandò le truppe da sbarco a Lissa. Era aiutante di
campo del viceré.
31 —
nerale poco dopo il suo arrivo all'armata per i suoi meriti anteriori.
Belisomi • ha avuto la Legion d'Onore, Bataille - fatto cavaliere dello stesso
ordine. Si dice che Batallia ^ stia molto male. La Belgiojoso sta meglio.
Tutti in casa stanno bene. Del resto nessuna nuova. Tutti questi giorni
sono andata alla Santa, vi sono andata a piedi e ritornata in carozza,
per non far fare doppia strada ai cavalli. Frangipani è il mio servente,
credo che avrò la tua approvazione, egli mi fece tante graziose istanze
per accompagnarmi, che non ho potuto rifiutarmi. Il Pittore dipinge ora
la sala del bigliardo, e la piccola camera di compagnia, non ti parlerò del
disegno, giacche lo conosci, ma egli mi pare, per quello che si può vedere,
essendo non molto avanzato, ch'egli sia ben eseguito; fin'ora egli non mi
ha fatto nessuna domanda e non si è lagnato. I sbianchini hanno quasi
finito le due prime camere verso il giardino, e mi pare che non ci sia
male, io vado facendo loro delle gran raccomandazioni, essi sono venuti
a Corte a vedere la camera a tenda militare, essi la faranno ma dicono
che ella è cosa da pittore, e che il loro negozio è miserabile. . . .
4
Ora sono chiamata per il Déjeuné, non chiudo la lettera per vedere se ci son
nuove, per scrivertele. Addio mio caro credimi innalterabilmente tutta tua
aff.ma Moglie
Teresa.
Mezza notte. — Lacroi ^ fatto Comendatore della Legion d'Onore.
Questa sera Frangipani ha avuto una lettera d'Alberto Litta^ nella quale
gli dice che la Vittoria si trova alla desolazione, e ch'egli si trovava all'in-
contro della figlia colla madre, il quale è stato terribile e che la Vittoria
è quasi svenuta, e che è stato obbligato di condurla in camera. Addio.
19 mattina. — Apro la mia lettera giacché jeri non è partito di qui il
Corriere che doveva portarla a Milano, e parte invece questa mattina, ciò
li II barone Bellisomi era scudiere del viceré.
2) Il barone Bataille, capo-squadrone, era aiutante di campo del principe Eugenio.
3) Infatti Gaetano Battaglia, capitano della prima compagnia delle guardie d'onore dal-
l'organizzazione di queste nel 1805, era morto nell'agosto a Smolensk, per malattia.
4) Si omettono particolari riguardanti l'azienda domestica della Santa.
5) Il colonello barone de Lacroix era altro degli aiutanti di campo del viceré.
6) Alberto Litta, fratello del duca, dell'ammiraglio e del cardinale, già consultore legale
presso il governo di Lombardia sotto l'antico regime, a quest'epoca consigliere generale
dell'Olona, era uomo d'ingegno, ma di scarsa attività e di scarsissima ambizione fcfr. il
rapporto, che é forse del Bellegarde, negli Atti segreti dell'archivio di stato milanese rias-
sunti da A. d'Ancona, Federico Con/alonieri cit.'). Divenne poi membro della reggenza nel 1814
e diresse, in senso autonomista, la deputazione a Parigi della quale era pure il Gonfalo-
nieri. Mori a 73 anni nel 1832, consigliere intimo attuale di stato. Gfr. [C.te Garraka-Spinelli]
Elogio di S. E. il sig. conte Alberto Litta in Cassetta privilegiata di Milano del 17 gen-
naio 1832. Alberto Litta é invece nominato solo incidentalmente, per le sue relazioni con
artisti quali l'Appiani, e il Traballesi, nella biografia dell'ammiraglio Litta suo fratello: Giuseppe
Greppi, Un gentiluomo milanese guerriero-diplomatico, Milano, 1896.
— 32 —
che è lo stesso non partendo la lettera che oggi, per dirti che ricevo in
questo punto una lettera dell'Annoni d' Affori nella quale mi dice che la
Vittoria è in uno stato che fa compassione. Credo che la Vittoria si sia
trovata sola a Varese quando è morto suo marito; essa vi si è fermata
tutta la notte ed è partita per quanto pare la mattina, sola colla sua ragaz-
zina ' e la bonne. Il servitore è esatto al servizio e mostra della buona vo-
lontà, ma ha sempre un'aria taciturna. Prima di partire per la campagna gli
feci l'attestato ch'egli si trovava alla fine servizio, perchè potesse avere il
certificato della Polizia; essa non ce lo ha dato dicendogli che è a tempo
ad andarlo a prendere quando sarà di ritorno. Cristoforo fa bene il suo
dovere. Domani anderò alla Santa e vi starò tutta la settimana. Ho scritto
al cavalerizzo per raccomandargli il cavallo, e dirgli nello stesso tempo
di vedere di venderlo, ma che mi renda avvertita prima di far contratto.
Ti abbraccio.
Lo scudiere Fossati vi saluta.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
XXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 10.
La Santa il 25 settembre [1812].
Carissimo Federico,
Lunedì, alla mattina, ho avuto una visita dei Settala marito e moglie 2,
e dei conjugi Ghisalberti ^ i quali si trovano a Lomagna, e m'incaricarono
di salutarti; essi sono rimasti soddisfatti della casa. Lo stesso giorno invitai
il pittore a pranzo; quando eravamo alla frutta, il servitore venne a dirmi
che c'erano in corte molte signore, e signori; discendo immediatamente
e mi trovo la Principessa, che passeggiando venne a trovarmi, ella aveva
tutto il suo seguito; essa ha voluto veder tutto, è passata sotto i ponti,
1) Questa bimba fu poi la celeberrima principessa Cristina di Belgioioso Trivulzio
(1808-18711, intorno alla quale v'è un libro prevalentemente anedottico di R. Barbiera, La
principessa di Belgioioso, Milano, 1902. Vedasi pure ora H. Remsen Whitehouse, Une prin-
cesse révolutionnaire, Lausanne, 1907.
2) Il conte Luigi de' Capitani di Settala, fratello della seconda moglie di don Gaspare
Casati, poi gran cerimoniere del Regno Lombardo-Veneto, aveva sposato Carolina Anguissola,
dama della Croce Stellata.
3) Flaminio Ghisalberti, di nobile famiglia lodigiana, era marito d'una Anguissola, so-
rella della contessa Settala.
33 —
ha voluto montar dissopra e vedere tutta la distribuzione delle camere,
ha voluto sapere tutto ciò che si deve fare, ed è rimasta contentissima
di tutto, e mi felicitò che finirò per avere una casa comoda e anche
elegante; ha voluto vedere anche la mia camera del letto dove si è seduta
(essendo questo l'unico luogo dove vi fossero sedie), ha domandato di
vedere Ciechino ed è stata molto graziosa; tanto nel venire come nel-
l'andare mi ha abbracciata e mi disse partendo, che dovessi andare da lei
la sera, giacché mi vedeva sola; che non diceva questo per legarmi,
ma puramente perchè sapessi che poteva andarci; alla sera dunque
ci andai come mi pareva di dovere. Ieri non ci sono stata a motivo, che
avevo male alla testa; già non potrei dire di stare veramente bene, non
ho un incomodo positivo, ma non ho molta fame, e non dormo così bene
la notte come il mio solito. Ti assicuro che non mi sarei mai aspettata
una simile visita, tanto più che le ho detto tante volte, che essendo in
fabbrica non avevo che la camera del letto, e che anche questa non era
accomodata; fortunatamente che avevo messo tutti i miglior mobili in
questa camera, e che avevo fatto levare i vecchi. Io le feci mille scuse di
doverla ricevere così male, ed ella mi rispose che sapeva benissimo
che era così, ma che aveva voluto venire espressamente. Siccome alla
sera è un'affare di due ore di stare a Corte, non rimando a casa la
carozza, ma ho detto al cocchiere, che parlasse col piqueur Sallier^ perchè
gli permettesse di mettere la mia carozza al coperto, perchè i cavalli non
stessero all'aria aperta; ed infatti ella va sotto un portico. Siccome alla
sera vado a Monza, nel giorno non adopero i cavalli. Al dopo pranzo
dello stesso lunedì mentre si trovava qui la Principessa è arrivata la
Sirtori la quale era di passaggio per andare a Sirtori ^ per due o tre giorni,
essa non ha voluto entrare, ed ha aspettato che la Principessa fosse
partita. Ieri è stato a ritrovarmi Pasini, ed ha fatto colazione, pii!i tardi
è venuto Frangipani. Tanto Pasini quanto Ja Sirtori trovano che il Cie-
chino ha guadagnato, ed infatti cammina un po' meglio di quando sei partito.
Già cerco di far purgare molto i settoni mediante l'uso dell'unguento
Inglese. La Vittoria ha fatto procura per i suoi affari all'Avvocato Bataglia, ^
e Giacomino Trivulzi a Luigi Porro •*; alcuni me la dicono sollevata, ed
1) Era veramente Sayler, di famiglia per gran tempo dedita al servizio reale nella villa
di Monza.
2; La villa avita di Sirtori, che per eredità della nuora di donna Carolina è ora passata
in casa Besana, apparteneva ai Sirtori, antichi fe'idatari del luogo. Si trova in magnifica
posizione, nell'alta Brianza. Donna Carolina Sirtori non doveva frequentare la corte vicereale,
attese le opinioni retrive del marito.
3i Antonio Battaglia era avvocato presso il consiglio di Stato.
4) Luigi Porro (1780-1860), un tempo ufficiale nella legione lombarda, indi deputato di
Como alla consulta di Lione, conte del regno ed elettore del dipartimento delLario, fu, subito dopo
il General Pino, il secondo firmatario della famosa petizione del 19 aprile 1814 che, invocando la
convocazione dei Collegi Elettorali, preludeva alla caduta del regime napoleonico. La sera stessa
del 20 aprile, a giornata decisa, si recò con Giovanni Serbelloni nelle caserme, per guadagnare
— 34
altri molto afflitta. Ieri la Principessa ha avuto nuove del Principe in data
del 2 corrente da Ghatsk i, nella quale dice che sta benissimo, che Trierre '
sta meglio, ma che Batailla il Colonello delle Guardie, stava malissimo, e
che contavano di essere quanto prima a Mosca. Non si sa ancora se
Alemagna sia arrivato, povero diavolo come gli va male la sua spedizione!
Ieri hanno levato il ponte alla piccola sala di compagnia, già quella
volta non finisce di piacermi, ci sono però quei paesetti ben toccati, ma
ha fatto nel mezzo una rosa che casca in testa. Non fo che raccomandarmi
perchè faccia bene la sala di mezzo e la sala a mangé e sopratutto che
cerchi di alzarla. Nella detta sala v'era una gran minaccia che cascassero
varj pezzi dell'intonacatura della volta •
3 II matrimonio Litta'' si fa il 15
ottobre. Circa lo stesso tempo si farà anche quello di Giulini ^ il quale
me lo dicono biscotto; Monticelli^ ha fatto i regali alla sposa, i quali mi
dicono molto belli, ma non so quando si farà il matrimonio. Si dice molto
il matrimonio della Borromeo col Duchino Melzi. '^ La M. G. sta bene,
so che ti ha scritto di proprio pugno. Tutti in casa stanno bene. La Bei-
gioioso è guarita. La Viirb mi fa molte gentilezze. Cicogna parte i primi
d'ottobre per Roma e Napoli, egli va in compagnia d'un Francese che
non so chi sia, ma non so quanto tempo conti di stare assente. Mi pare
di averti date tutte le nuove possibili, fatto l'esame di coscienza non ne
trovo altre. Spero che sarai contento della mia esattezza nello scriverti ed
anche della maniera dettagliata con cui lo fo, non voglio però che me lo
le poche truppe rimastevi. (Cfr. [Principessa di Belgioioso Trivulzio', Studi intorno alla storia
della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei Lombardi.
Parigi, 1847, pag. 76). Fu poi mandato dalla Reggenza al campo austriaco. Presto disamoratosi
dei nuovi dominatori, fu tra i dirigenti del Conciliatore e uno dei collaboratori delle sva-
riate iniziative del Gonfalonieri, ciò che lo gettò nel 1821 sulle vie dell'esilio. Tutti sanno
che Silvio Pellico, precettore dei suoi figli, fu arrestato in casa sua. Scampato all'insegui-
mento del Bolza ,Cfr D. Chiattone, La fuga del conte Porro in Bollettino Ufficiale del
I Congresso di storia del Risorgimento, N. 1), nella primavera 1821, e condannato a morte
in contumacia ed alla confisca, emigrò in Inghilterra, poi in Grecia, ove diede opera valida
all'organizzazione di quel nuovo stato. Rimpatriò nel 1840.
1) Fu a Ghatsk o Ghiat che Napoleone stava per lasciarsi convincere a sospendere la
sua folle marcia verso 1' est, ma il ritorno del bel tempo, ridandogli una fiducia quasi su-
perstiziosa, lo decise a riprendere l'avanzata, il 4 settembre.
2) Il Barone Triaire, generale di brigata, era aiutante di campo del viceré.
3) Tralascio altre relazioni minute dei lavori che si compievano nella villa della Santa,
4) Pompeo LitSa Visconti Arese, ciambellano vicereale e cavaliere della Corona di ferro,
sposava Elena, erede del principe Albani.
5) Il conte Giorgio Giulini, di cui si dirà anche più innanzi, conduceva sposa Bea-
trice Barbiano di Belgioioso, figlia del principe Rinaldo.
6) Il Monticelli icfr. la nota 5 a pag. 19) sposò appunto allora la marchesina Anna Raimondi.
7) Si tratta verosimilmente di Francesco Giovanni Melzi (1788-1832', nipote e figlio adotti-
vo del 1° duca di Lodi che nel 1814, come capitano della guardia civica, difese coraggiosamente
lo zio infermo minacciato dalla plebaglia. Sposò invece, e solo nel 1819, la Marchesina Maria
Durazzo di Genova.
— 35
ascrivi a merito, giacché ti assicuro che non deporrei mai la penna tutte
le volte che la prendo per scrivere alla sola persona che fo professione
d'amare, e da cui spero la mia felicità. Addio, mio caro, a rivederti, ma
presto per carità. D'Harnay usa tutte le gentilezze per farmi avere le tue
lettere e mandarti le mie.
aff.ma Moglie
Teresa.
v: A Monsieur
Alonsieiir le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
XXV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 13.
Monza il 30 Settembre [1812].
Carissimo Federico,
Lode al Cielo, che finalmente hai ricevuto le mie lettere; ti assicuro
che ero inquieta, su questo punto, disperando quasi, di potere fartene
avere. Tu stai bene, e ti diverti, e la tua povera Teresina è nella tristezza
e in una solitudine perfetta; oggi partono assieme per la campagna la
Sirtori e la Durini, onde io non potrò andare nemmeno al teatro la sera,
non amando di trovarmi sola. Il mese e mezzo è portato ai due mesi e
più! chi sa che non prolunghi ancora la tua assenza, già adesso non posso
crederti più, e mi bisogna per credere, come a S. Tomaso, vedere e toccare.
Il nostro Ciechino continua a stare come questi giorni passati, puoi esser
sicuro sulla cura che ho di lui, e mi sono rifiutata per quest'oggetto
di andare a Sirtori. Stupisco della sfrontatezza del Benzoni di spacciarsi
come incombenzato da te per fare il contratto dei sbianchini, mentre tu
mi dici di non avergli mai parlato su questo proposito, ti assicuro che ce
ne dirò quattro ma di proposito, subito che sarò a Milano; puoi esser
certo che non avrà un soldo da me. La stanza a tenda militare, i sbianchini
hanno incombenzato il Sant'Agostino di farla, ma già ho detto, che non
riconosco che il contratto dei sbianchini. In questi giorni, attese le pas-
seggiate della Principessa, non ho potuto andare alla Santa, ed ho fatto
venire qui invece il Ciechino alla mattina per medicarlo e vederlo, onde
non ti posso ragguagliare sulle operazioni fatte in questi due giorni, ma
ci anderò, e al primo ordinario te ne farò i dettaglj. Ho ancora nessuna
esibizione per il cavallo di sella ; quando anderò a Milano solleciterò
— 36 —
nuovamente il Cavallerizzo perchè trovi di venderlo, e al prezzo che mi
dici. Spero che la settimana ventura potrò far venir fuori i stuccatori,
poiché andando io a Milano Lunedì mattina restano in libertà i letti della
servitù per metterveli, e il pittore lascerà in libertà la sala di mezzo. A
Milano poi sentirò quando saranno di ritorno a Carate tuo padre, e tua
madre, e mi vi porterò per qualche giorno. Ieri sono stata colla Principessa
a Affori, la scena fu assai commovente, lagrime di tutte le parti. La Vittoria
era molto pallida, ed anche di cattivo colorito ed assai triste. Nessun
dettaglio ancora della bataglia di Borodino. < Nessuna nuova della città
giacché i miei corrispondenti hanno l'arte di scrivere molto, senza dir niente.
La Vittoria ha poi incaricato Annoni per i suoi affari. Farò la tua am-
basciata a Peppino Calderara^ se lo vedrò, giacché credo di non averlo visto
che una sol volta dopo la tua partenza. Taverna ^, che si trova di servizio,
ti saluta. Addio vogliami bene aff.ma Moglie
Teresa.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Çonfalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb
à Vienne
XXVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
A Vienna.
N. 16.
Milano, il 7 Ottobre [1812].
Carissimo Federico,
Ho ricevuto ieri per mezzo di d' Marnai la tua lettera del 26 settembre;
essa mi ha fatto il massimo piacere e vorrei dire anche di più delle altre
per la ragione che vi trovai delle espressioni di una maggior tenerezza: ciò
che è quanto io desidero di più al mondo. Continua il miglioramento che ha
avuto il Cicchino durante la sua dimora alla Santa, ma niente di più. Ho
1) Nel combaitimento di Borodino, avvenuto il 7 settembre, l'esercito italiano ebbe gran
parte. Il villaggio, disputato con una lotta cosi sanguinosa, fu preso dal viceré Eugenio. In
quel giorno circa 100.000 uomini furon posti fuori di combattimento e, come è noto. Napo-
leone ebbe aperta dinanzi a sé la via fatale di Mosca. Egli diede alla battaglia il nome
altisonante della Moskowa e ne fece un titolo principesco per il maresciallo Ney.
2) Don Giuseppe Calderara, fratello del referendario Carlo e del conte Ignazio (l'amico
giovanile di Alessandro Manzonil morì, a 71 anni, nel 1855.
3) Lo scudiere Gaetano Taverna (1777-18461, era uno di quelli destinati a prestar servi-
zio presso la vice-regina. Fu poi deputato alla congregazione provinciale e direttore del-
l'orfanotrofio maschile. Gli apparteneva la villa presso Torno, sul Lago Maggiore.
— 37 —
fatto avertire sino d'jer l'altro Monteggia* ma egli non è ancora venuto,
onde non ti posso dire il suo parere, tutti però trovano che il migliora-
mento è reale. Ieri sera è venuto a Milano tuo padre, ma ritorna in cam.-
pagna domani, io gli ho mostrato il mio desiderio di mettermi in libertà
per andare a passare qualche giorno con loro, ciò che farò subito che
il ritratto sarà finito. Il Signor Scotti • che si era rifiutato positivamente
sulle prime, si è arreso alle preghiere del contino Annoni verso il quale
ha molte obbligazioni. Quest'ultimo ti saluta come pure sua moglie e
e m'incarica di dirti che gli dispiace moltissimo di non poterti dare la
lettera per il Conte di Fries ^ per la ragione che è niente legato con lui.
La Mamma Grande anderà a Robecco, ma è sempre nella sua indecisione
che le conosci per il giorno. Ho fatto chiamare il sig. Benzeni gli ho dato
una buona strapazzata, ma egli sostiene che gli hai dato la comissione dei
sbianchini. Non darò sicuramente a lui un soldo, ma ai sbianchini ci si
hanno anticipate delle somme, ma mi riterrò sempre un terzo del pagamento.
Ora non v'è alla Santa che quel muratore che hai ordinato al Prina di
trattenere sino a tanto che siano finite tutte le operazioni necessarie. Il
falegname ha finito le sue incombenze. Ho delle ragioni di lagnanze col
Prina, che ho scoperte quando ho sgridato al Cristoforo e al cocchiere.
Sono però minuzie delle quali te ne informerò al tuo ritorno. Nessuna
nuova della grande Armata dopo quella dell'entrata in Mosca*. Si dice che
Coleoni 5 sia morto, Soncino ^ non si trova. Tutte le domeniche sono
rovesciate delle carozze, quella della Porro '^ nella quale c'era l'abate di
1) G. Battista Monteggia (1762-1815), professore nel liceo di Brera, membro del reale
istituto, fu chirurgo di grido a' suoi tempi : scrisse un'opera reputata: Istitusioni chirurgiche.
È su tutte le bocche a Milano il sonetto fatto, quando gli fu inaugurata una lapide nell'Os-
pedale Maggiore, dal grande poeta dialettale Carlo Porta.
2) Lo Scotti fu un pittore, appartenente a ricca famiglia milanese, di qualche rinomanza
al principio del secolo XIX.
3) Certo un membro dell'antica casata svizzera, stabilitasi poi a Vienna, probabilmente
il conte Maurizio (1777-1826).
4) Il 19° bullettino del grand'esercito, datato da Mosca il 16 settembre, non comparve
infatti, coi particolari dell'incendio, che nel Giornale italiano dell'S ottobre.
5) Il conte Vincenzo Colleoni scampò dal massacro della Beresina valicando il fiume a
cavallo. Era guardia d'onore dal 1805 e s'era già valorosamente battuto in Prussia ed in
Ispagna. Riprese le armi tosto dopo la radunata dei superstiti che il principe Eugenio fece
alla fine di quell'anno, e non abbandonò la vita militare, col grado di capitano, che alla ca-
duta del regno. Morì nel 1855 (di colera) a Milano, ed il marchese Francesco Cusani ne
scrisse una necrologia nella Gaszetta di Milano del 22 ottobre di quell'anno.
6) Il marchese Massimiliano Stampa di Soncino 1 1790- 1834) figlio dell'introduttore degli
ambasciatori, era guardia d'onore. Riinase prigioniero nella campagna di Russia e fu inter-
nato a Saratoff, ove soccorse i compagni di cattività privi di mezzi. Quando alla restaura-
zione divenne, per volere paterno, ciambellano alla corte austriaca, si astenne dall'assumerne
le funzioni.
7i Questa contessa Porro, moglie del conte Luigi, nata Serbelloni, alla quale il Breme
era tutto dedicato, doveva morire di li a poco e dar origine alla fugace crisi religiosa dell'abate.
Cfr. LÉON Gab. Pélissier, Le portefeuille de la comtesse d' Albany, Paris, 1902, pag 177.
Può essere la stessa dama già ricordata nella lettera XVIII.
— 38
Brème ' e i Caluso, ^ essi si sono fatto niente, ma il servitore della Porro è stato
malconcio, ed è in pericolo. L'Oppizzoni ^ è stata parimenti ribaltata e Roma
ha una contusione all'occhio. I Comici Francesi sono stati gettati in un
fosso. Domani si fa il matrimonio di Greppi "*. Domani anderò al Conser-
vatorio colla Belgiojoso e suo marito. Oggi vado a pranzo dalla Bigli, e
domani dalla d'Adda Costanza^, la quale ti dice mille cose e ti ringrazia
che anche assente ti ricordi di lei. Il fratello di Viscardo Barbò ^ si è
ammazzato. Vengo di parlare col Bolchese, al quale ho significato il tuo ordine
per pagare le 8 mille lire a tuo padre; egli si è già inteso con lui ed entro
questo mese glie le pagherà non toccando però niente i capitali Galieni e
si servirà delle riscosse che deve fare dei fittabili. Oggi mi sono fatta
pagare il mio vestiario, essendo in somma necessità di denaro per poter
soddisfare alcune liste. I conjugi Taverna''^ vanno a Genova per diporto.
La Vittoria sta meglio, essa dice che è per un anno solamente che starà
con sua madre. Bataglia per quanto si dice ha lasciato niente a sua moglie ^
dicendo ch'ella è una signora da sé, essa fa delle dimostrazioni d'afflizione.
La Mamma Grande, tuo Padre, Calderara, Pirlot, ^ Pasini e i cognati, co-
gnate, ecc., ti salutano caramente. Ciechino ti abbraccia e ti raccomanda
di essere presto di ritorno, la madre fa la stessa preghiera con un ardore
senza pari, vieni adunque e presto nelle braccia della tua piccol famiglia
la quale viverà sempre facendosi uno studio di renderti felice. Addio, mio
sempre caro Federico, ti abbraccio e credimi con tutta verità tutta tua
aff.ma Moglie
Teresa.
1) Ludovico Arborio Gattinara de Brenie (1181-1820), figlio del senatore che era stato
Ministro dell'Interno, era Elemfisiniere Reale e Governatore della Casa dei Paggi; fu il
portavoce in Italia di IVI. me de Staël della quale divenne intrinseco e, più che ogni altro dei
componenti quel gruppo del primo romanticismo italiano, ebbe estese relazioni coi letterati
d'oltr'Alpi.
2) L'Abate Tommaso Valperga di Caluso, l'amico dell'Alfieri, era stato il maestro di
Ludovico de Breme, che festeggiò in versi il suo arrivo a Milano.
3) Verosimilmente la contessa Costanza Oppizzonl nata Litta ■ Modignani morta, di 73
anni, nel 1841, cognata del cardinale.
4) Don Antonio Greppi sposò il 12 ottobre 1812 la niarchesina Teresa Trotti.
5) Vedasi la nota 7 a pag. 27.
6) Doveva essere uno dei conti Barbò, patrizii milanesi, del ramo detto appunto di
Guiscardo.
7/ Probabilmente don Gaetano (v. nota 3 a pag 36), colla moglie donna Caterina nata Visconti.
8) Questa vedova diseredata era la celebre Lucietta, figlia dell'elettore Carlo Francesco
FrapoUi, cavaliere della Corona ferrea, (v. nota 4 a pag. 12) nata nel 1791, rimaritatasi nel 1813
col gen. Fontanelli. II Chiarini ha narrato alla distesa gli amori del Foscolo con lei in Gli
amori di Ugo Foscolo, parte I Bologna, 1892, ingannandosi però nel dire a pag. 271 che la
morte del Battaglia fu nota tardi, contro la testimonianza di queste lettere.
9) Dev'essere un sopranome, ad indicare, nel dialetto milanese, persona che baili o gi-
ronzoli senza tregua.
3Q
XXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri, a
Vienna
N. 17.
Milano il 10 Ottobre 1812.
Carissimo Federico
Solo un momento fa ricevetti la tua carissima del 28 Settembre; vedrai
da questo ch'essa m'è stata ritardata un ordinario, non ne capisco la
ragione giacché d' Marnai mi mostra molto zelo nel mandarmele, e per mezzo
d'un suo servitore. Mi dispiace assai assai che vadi tutti i giorni ritar-
dando la tua partenza per l'Ungheria, e che in ogni lettera che mi scrivi
aumenti il tempo della sua durata; non vorrei che tutto questo avesse ad
abolire a ritardare la tua venuta; se mi vuoi un pò di bene, il quale mi
credo meritare in ragione del grande attaccamento che ho per te, spero
che non mi darai questo dispiacere. Il Cicchino non progredisce di più,
egli si mantiene nello stato che si trovava alia Santa. La mia salute è
buona, ed ho maggior fame dei giorni passati. Giovedì sono stata a pranzo
dalla d'Adda * (la quale ti saluta e ti dice che nel caso che non abbi proviste
le sete per lei di lasciar pure di farne la compera); al dopo pranzo sono
andata colla medesima ad Affori dalla Vittoria la quale ti saluta, io l'ho
trovata un pò meglio d'umore di quando l'ho vista colla Principessa, ma
decaduta assai di figura, voglio però attribuire molto al nero, che rende
più pallidi, ma però è dimagrata. Oggi vado da lei a pranzo, essa mi ha
fatto molte istanze. Solo mi dispiace che il tempo è assai cattivo, ed è
tutta la settimana che dura così. Lunedì se il tempo lo permetterà anderò
a Carate per due giorni, giacché tuo padre parte di là Mercoledì o Giovedì,
ma se il tempo è cattivo spero che aggradiranno l'intenzione. Nell'andata
a Carate passerò dalla Santa per vedere cosa si è fatto questa settimana,
e se vanno bene le cose; il Prina mi ha scritto niente, onde non ti posso
dare dettaglj. Ho fatto chiamare l'altr'jeri il Sant'Agostino, il quale si trovava
a Milano, e gli ho messo del punto d'onore perché faccia qualche cosa nei
gabinetti, ed egli me lo ha promesso. Viscardo Barbò ti prega di fargli
la provista di alcuni duetti di violino di Kramer^ che devono essere
sortiti e ti includo una nota di quelli che ha, perché non abbi a far du-
plicati. La Mamma Grande m'incarica di dirti che il Marchese Praia 3 sta
1) Cfr. la nota 7 a pag. 27.
2| Allude, credo, a Giov. Battista Cramer, di Mannheim, figlio di Guglielmo (celebre di-
rettore d'orchestra dell'Opera di Londra) autore di classiche suonate e virtuoso di gran fama
a' suoi tempi.
3) Deve trattarsi del marchese Glicerio Prato Landriani, figlio dell'ultima Landriani del
ramo di Rovagnasco, già collega della contessa Gonfalonieri Digli alla corte arciducale,
ove egli aveva grado di gentiluomo di camera. Cfr. Felice Calvi, Famiglie notabili mila-
nesi, cit , voi. Ili, tav. XII della famiglia Landriani.
— 40 —
un po' meglio cioè dolora meno e ch'egli è stato molto sensibile alla
tua memoria; la medesima ti prega, di farle la provista di alcuni mazzetti
di penne rosse da scrivere che hanno una custodia della stessa penna, e
che si vendono a Vienna. Includo anche una lettera della Contessa Biglj
la quale è stata jeri da me, essa mi disse d'aver ricevuto una tua lettera,
degna di essere stampata, che conosce nessuno che scriva così bene, insomma
enchantée di te, la sua salute è buona ancora un pò sconcertata per la
perdita del Padre Devechi;* essa ha sostituito Mascherana^, m.a ciò è un
mistero. La Crivelli ^ la quale è ritornata jeri sera da Mantova ti saluta
come pure Enea. Tutti gli amici ti dicono mille cose; ho mai potuto fare
la tua comissione con Fagnani per la ragione che non l'ho mai visto,
egli sta in casa quasi sempre per acciachi, ed ha una malattia la quale
però è un mistero, che gl'impedisce d'andare in carozza. Nessuna nuova
della grande Armata dopo quella dell'entrata in Mosca. Non si trova il
testamento di Batallia e si crede che realmente non l'abbia fatto onde
la povera moglie resta senza niente, suo padre le fece dire che dovesse
andare in casa sua, che sarà trattata come lo era da suo marito. Questa
notte sono partiti Pompeino Litta, Alfonso e Monsignore; il Matrimonio'*
si farà prima della fine del mese, io ho avuto la partecipazione in istampa
come della Casa del Re. Quello di Paolucci ^ si celebra il quindici.
Nuove patrie non ve ne sono assolutamente no, giacché io cerco sempre
e inutilmente di pescarne per scrivertene. Il servitore nuovo si porta bene,
egli è attento al servizio. Ho fatto dire varie volte al Cavallerizzo di venire
da me per due ragioni, una per raccomandargli di trovare di venderlo, e
l'altra per dirgli di affaticare un pò meno il cavallo, giacché lo ha condotto
a casa più d'una volta in schiuma, ma non è ancora venuto. La Costanzina
e le mie sorelle Sirtori e Durini sono in campagna, onde io mi trovo sola.
Calderara è molto assiduo, ma tu sai ch'egli è un po' pesante, onde mi
riesce di nessuna risorsa. Pasini è a Cugiono coll'Annoni. Oggi ho dato
la quarta seduta a Scotti, mi pare ch'egli abbia preso bene la mia fisio-
nomia, spero di potertelo spedire alla fine dell'entrante settimana. Addio,
addio a rivederti e presto. Sono di fretta ma sempre
aff.ma Moglie
Teresa,
1) Il padre Felice De Vecchi parroco di S. Alessandro (1745-1812ì fu un barnabita ch'ebbe
molta autorità a Milano in un piccol mondo di pie persone che avviò alla pratica della carità
cristiana, organizzando fra quelle buone signore turni di visite agli infermi dell'ospedale,
ottimo pensiero che certo non meritava d'esser deriso dal Porta col nomignolo di " Società
del biscottino „. Il Cantù, Alessandro Mansoni - Reminiscense, Voi. I pag 30-31 muove
con ragione questo rimprovero al poeta vernacolo, con altri meno fondati.
2) D. Girolamo Mascherana era parroco di S. Giorgio al Palazzo.
3) Fulvia Bigli, sorella della "Mamma Grande,,, aveva sposato nel 1759 il marchese Ti-
berio Crivelli.
4i II n ottobre Pompeo Litta, figlio di Alfonso (colonnello al servizio austriaco*, sposava
Elena Albani. Vedasi la nota 4 a pag. 34.
5) Credo si tratti del barone Luigi Paolucci, ciambellano vicereale, membro del consiglio
generale del Rubicone, sposatosi appunto allora con Beatrice Albani.
— 41 —
XXVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
A Vienna.
N. 18.
Milano il 12 Ottobre [1812].
Carissimo Federico,
Oh che tempo diabolico! sono otto giorni di quasi una continua
pioggia, il giorno però che andai a Affori fu il più discreto di tutta la
settimana giacché mi lasciò andare e ritornare senz'acqua. Oggi Lunedì
giornata che avevo destinata d'andare a Carate, è la peggiore di tutte le
passate, giacché è fin d'jeri sera che continua una pioggia dirottissima, onde
a monte la mia gita e per sempre, non avendo io il tempo materiale di
andarvi avendomi detto tuo padre che il 15 voleva essere a Verderio'.
Oggi ho scritto una lettera a mia suocera da comunicarsi a tuo padre, nella
quale le mostro la mia buona volontà d'andarvi, e le provo nello stesso
tempo l'impossibilità d'eseguire questo progetto, per la ragione del Cie-
chino al quale potrebbe essere nocevole l'umidità, onde spero saranno
contenti di me, e che saranno convinti dell'impossibilità di andarvi prima»
e per il servizio di Corte, e in seguito per il ritratto. 11 Cicchino sta bene
d'umore, mangia bene, dorme a meraviglia e con una respirazione naturale,
egli fa la lunghezza d'una stanza senza appoggio, ma si vede però che
non é sicuro sulle gambe, i settoni purgano discretamente, e si aggiunge
all'unguento inglese un pò di Cantarides per ottenere uno spurgo
maggiore. Tanto Monteggia quanto Gianella^ trovano ch'egli ha guadagnato
in forze, e il primo assicura che la malattia alla spina é niente aumentata,
ma non ha però punto diminuito. Questa mattina la M. G. mi fece dire
che essendo il tempo cattivo s'immaginava che non sarei partita, e che
m'aspettava a pranzo, ma non mi fece dire niente riguardo alla sua salute;
in questo punto Paolino portinaio mi disse che essendo andato dalla M. G.
per un'ambasciata di Tiberio -^ gli hanno detto in anticamera che erano
apresso a farle una cavata di sangue per precauzione, che in quel momento
si trovava a letto, ma che non gli hanno detto di dirmelo, e che per con-
seguenza facessi sembianza di non saperlo. Siccome la posta parte a
momenti, non ti posso dare altre notizie, non avendo io voluto andarci
prima del pranzo temendo di farle dispiacere. Ritengo però che non vo-
lendo essa farlo sapere sarà cosa di niente, e che sarà quella solita cac-
ciata di sangue che fa tutti gli anni. Jeri finalmente è stato da me il
1) Altra villa di casa Gonfalonieri.
2) V'eran due medici di tal nome allora in Milano, Francesco e Giacomo.
3| Don Tiberio Gonfalonieri, fratello minore del conte Vitaliano, aveva sposato la mar-
chesa Marianna Belcredi. Fu amministratore dell'ospitale maggiore di Milano.
42 —
Cavallerizzo i
Oggi si è celebrato il matrimonio Greppi a Niguarda, per passare in
seguito alla Maldura dove c'era grande invito, la Belgiojoso era del numero
degli eletti. Ieri sera sono stata in teatro colla su nominata sorella, e fui
ricondotta alla carozza da Calderarj Carlino, ella è la terza volta che ci
vado dopo ritornata dalla Santa sempre colla stessa. Ieri la Principessa è
stata a Milano per il Tedeum per la presa dell'ex Città di Mosca. ^ Le
ultime notizie del Principe sono del 18 Settembre da Mosca, egli sta bene,
come pure tutti i suoi, ma non parla di nuove di pace^ Nessuna nuova
nemmeno del paese, il più gran novellista del paese, il Pirlot che si trova
qui presente, mi dice di esserne sprovvisto. Ti faccio i suoi saluti, quelli
di Peppino, il quale mi dice d'averti informato degli affari Origoni, e che
ti ha scritto più volte. La M. G., la Bigli, Crivelli e tutti gli amici ti sa-
lutano caramente. Addio mio caro, ama la tua Teresina che ti ama molto
molto aff.ma Moglie
Teresa.
XXIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 19.
Milano il 14 Ottobre [1812].
Carissimo Federico,
Mercoledì andai, come ti scrissi, a pranzo dalla M. G. ; la trovai a letto
tutt'agitata per la sua malattia, ma mi accorsi subito che era pura appren-
sione. La mattina essa aveva fatto chiamare Gianella, e gli raccontò alcuni
incomodi che sentiva, come una debolezza alle gambe, ed anche un pò
di formicolamento, una pesantezza alla testa, ma nessun incomodo più
rilevante; il medico le trovò il polso un pò forte e la consigliò a farsi
cacciar sangue, ma le disse nello stesso tempo che avesse nessun timore,
che non v'era nessuna minaccia, insomma di non pensarvi. Cosa ha capito
1) Si omettono relazioni particolareggiate della contessa Teresa al marito circa la sua
scuderia.
2) Il Tedeum ebbe luogo nella cappella di Corte dopo la messa della domenica 11 ottobre
alla presenza della Vice-Regina e della Corte. Vedi A. Commìdini, L'Italia 7iei cento anni del
secolo XIX-i8oi-z82S, mia.no, 1900-1901 pag. 594.
3) Il n le truppe italiane, entrate in Mosca due giorni prima, furon costrette ad escirne
dall'incendio che d'ogni lato avvampava, attizzato dagli emissari del Rostopcliin. V. Ales-
sandro Zanoli, Sulla milizia Cisalpino-italiana, Milano 1845, voi. II p 197.
— 43 —
lei? che invece erano tutti segnali d'accidente, che avrebbe fatto bene di
pensare alle sue cose, e altre cose di questo genere. Infatti la sera mi
vedo a comparire 11 preposto Pelegrino*, il quale informato di tutto assicurò
la M. G. in termini positivi, che stava benissimo, e Gianella sopragiunto
nello stesso tempo le disse che non solo stava bene, ma che è in caso di
andare a Robecco quando vuole
- Ho passato queste due sere da lei
fino alle diec'ore ed in seguito, sono passata, colla Mariannina in teatro 3,
e nel suo palco, ciò che ho dovuto fare per le tante istanze che mi ha
fatte, alle quali si è aggiunta l'autorità della M. G. La Belcredi mi
ha visto con piacere e avrebbe voluto che le promettessi di approfittare
spesso della sua compagnia. Avendo il tempo cattivo ritardato la vendemmia
a Robecco, la M. G. non ha per conseguenza fissato quando ci anderà,
pare che si risolva con pena, e temo che non voglia starci che pochi
giorni, me ne dispiace molto per me, ma ancora più per il Cicchino. Ho
domandato a Gianella se l'aria di Robecco fosse a proposito per il Cicchino ;
egli mi rispose che in questa stagione l'aria è la stessa in qualsiasi luogo.
Feci la stessa domanda a Monteggia; egli mi rispose che lui preferirebbe
l'aria della Santa. Ma ha però finito per concludere che in questa stagione
v'è ben poca diversità. Jeri e oggi il Cicchino cammina con minore fa-
cilità e pare un pò piii debole di questi giorni passati, ciò che attribuisco
al cattivo tempo. La Thiene ti prega di provederle due dozzine di guanti
di pelle di cane, ma tutti corti. Io mi raccomando per le mie comissioni,
ti assicuro che mi dispiacerebbe che arrivasti colle mani vuote. I stucca-
tori sono attualmente alla Santa, i pittori non hanno ancora finito come
pure anche i sbianchini. 11 Prina mi ha mai scritto niente onde non ti
posso dare dettaglj ; la prima giornata di buon tempo vi farò una sfuggita,
così ti potrò ragguagliare di quanto avran fatto. Sento generalmente che
la vendemia soffre molto con l'acqua di questi giorni, e che continua
attualmente; me ne dispiace molto anche per la ragione, che quest'anno
prometteva essere buonissima. Il Bolchese ha già scosso dai fittabili,
alcune somme, che devono servire per pagare le lire 8 m. a tuo padre;
il medesimo poi mi disse che era un pò imbarazzato per la compera di
grano che gli hai comandato e che non ardiva di andare con coraggio, io
gli dissi che sapeva niente di ciò, e che eseguissse su questo proposito i
tuoi ordini. Ho ricevuto oggi una lettera di mia suocera in risposta a una
mia, nella quale mi dice molte cose obliganti, e che le dispiace molto che
non avessi potuto andare a Carate, e m'incarica de' suoi saluti per te, e
1) Don Antonio Pellegrini era preposto parroco di S. Tomaso.
2) Si omettono più minute notizie sulle condizioni di salute della nonna
3) Si rappresentavano in quei giorni al teatro della Scala le due opere buffe " Le bestie
in uomini „ del maestro Mosca, data la prima volta il 17 agosto, e " La pietra del paragone „
del Rossini, rappresentata primieramente il 26 settembre, ed entrambe applaudite. V. Pom-
peo Cambiasi, La Scala, Milano, 1906 pp. 304-305.
_ 44 —
anche da parte di tuo padre. Oggi vado a pranzo dalla Bigli, la quale
è tutta tua, e questa sera la passerò dalla M. G. dalla quale però
anderò anche questa mattina, ciò che ho fatto anche jeri. A quest'ora
dovresti essere di ritorno a Vienna, almeno se devo credere alle tue
promesse di non impiegare nel tuo giro più di 15 giorni e per andare
coerenti a queste dovresti pure a giorni pensare al tuo ritorno; mi fa
troppo piacere il crederlo perchè ne dubiti, e spero che non deluderai la
mia aspettazione. Maregnano ti saluta, e ti dice che i tuoi legni sono
avanzati, e che egli sollecita gli operai. Taverna, Pirlot, i fratelli Calderara,
le due coppie Durini e Belgiojoso, la M. G., la Biglj, Fornara l'Abate *, Lu-
chino Visconti^ ecc. ti salutano. Morto il fratello di Visconti Massimo,
quello che ha fatto quella gran fabbrica a Vimercate. Morto pure ieri Pensa
del Demanio, ^ egli ha fatto una buona morte con tutti gli ajuti della
Chiesa. Ieri mattina hanno trovato morto nel suo letto il Ministro per il
Culto, ^ la sera avanti stava bene ed ha dato nessun indizio minaccioso.
Si è aperto il suo testamento il quale contiene una quantità di legati; il
più rilevante è quello di Donna Maria Montorfano il quale è la somma di
L. 118000 Italiane. Peccato che non sei a Milano, poiché si venderanno
tutti i suoi mobili, e effetti nei quali saranno compresi quei bei servizi di
porcellana che ha portato di Parigi e ha adoperato nemeno una sol volta.
Questa m.attina si devono fare i funerali di Pensa a S. Babila sua paro-
chia colle solite cerimonie, ma non so chi debba fare 1' elogio funebre.
Quelli del Ministro saranno ritardati, per gli apparati, e si crede che sarà
sepolto in Duomo.
Quando jeri mattina mi hanno contato la morte del Ministro ho detto
me ne guarderò bene di parlarne alla M. G. atteso il genere della morte,
e della quale era attualmente in timore, ma appena entro dalla porta che
la medesima me ne parla, io la tasteggiai per scoprire di che canale teneva
questa nuova, e trovai che è stato il zio che si è fatto premura di par-
tecipargliela; egli è questo uno dei suoi soliti tratti di prudenza! Ieri
abbiamo avuto il 21° Bulletino del Grande esercito, esso contiene dei dettagli,
ma nessun nuovo fatto d'armi. Altre nuove non ne abbiamo, alcuni sperano
la pace, ma altri non sono di questo parere. Nessuna nuova particolare
1) Probabilmente sarà stato un membro della famiglia dei marchesi Fornara, patrizii
milanesi.
2) Allude forse a don Luca Visconti, della linea di Cassano Magnago, figlio di D. Giu-
seppe e di donna Giovanna Sovico, canonico di S. Maria della Scala e morto nel 1820.
3) Il conte Giuseppe Antonio Pensa, Direttore Generale del Demanio e dei Boschi, era
pure membro del Consiglio degli Uditori, che col Consiglio Legislativo veniva a comporre
il Consiglio di Stato.
4) Era il conte Giovanni Bovara, sacerdote, nato a Malgrate il 30 settembre 1734, pro-
fessore di istituzioni canoniche a Pavia dal 1769 al 1773, poi per molt'anni impiegato nei
dicasteri governativi, ministro del culto dal 17 marzo 1S02, senatore dal 10 ottobre 1809. Gli
apparteneva il palazzo sul corso di porta Orientale, poi Camozzi, indi Ponti, infine Dal Pozzo,
ove fu alloggiato lo Stendhal, e di cui si dirà meglio a suo luogo.
— 45 —
né di Alemagna, né degli altri Ufficiali della Casa; si crede che Mario '
sia già partito, ma egli viene a piccole giornate. Altre nuove del paese
non ve ne sono. Spero col primo ordinario mandarti il mio ritratto, il
quale raccomanderò molto a d' Marnai, se non salta fuori prima qualche
occasione particolare, a cui affidarlo. Cicchino saluta il suo caro Papà.
Vieni adunque a ricevere i teneri abbracci della tua piccola famiglia la quale
sente la tua mancanza, come un ammalato sente quella del medico. Addio,
mio caro, addio
aff.ma Moglie
Teresa.
XXX
Archivio Casati - Cotogno Monse'^e Edita^.
L'ABATE Lodovico de Breme a Federico Gonfalonieri
Milano 16 Ottobre 1812.
Dolcissimo!
In due parole mi tolgo di dosso ogni colpa se pure sei inclinato
a tanto solo di clemenza che ti faccia essere giusto. Ho passato una
quindicina di giorni sui laghi coll'abate di Caluso, la impareggiabile
sua nipotina^, e la famiglia Porro*. Durante quel giro non mi era comodo
scrivere né ricevere lettere; la tua mi pervenne ch'io era fermo già, è
vero, ma ogni commercio colla Capitale fu interrotto per la straordinaria
pioggia, ed appena ora tornatovi t'indirizzo la presente colla maggiore
effusione di cuore, e pieno di gratitudine per le recenti prove della tua
amicizia, che oramai ha da durare gli anni d'entrambi e forse al di là, se
1) II conte Saule Alari, barone del regno, nato nel 1770 dal conte Saule Agostino e da
una contessa di Langosco, morto nel 1831, era scudiero del viceré e, come il collega Bellisomi,
prestò servizio presso il principe come ufficiale d'ordinanza. Cfr. A. Zanoli, op cit. vol. II p. 207.
2) Pubblicata in Federico Gonfalonieri, Lettere (pubblicate per cura di Gabrio Casati),
Milano, 1890, p. 293.
3) Certo l'Eufrasia di cui il Caluso parla nella lettera alla contessa d'Alhany, del 3 ot-
tobre 1812, in LÉON G. Pélissier, Le portefeuille de la comtesse d'Albany, cit. p. 171. Aveva
sposato il conte Valperga di Masino e se ne ha una lettera, del 1824, a p. 639 di Pélissier,. o/>. c/r.
4) È curioso che l'abate de Breme non accenni al Monti, che doveva esser della comi-
tiva, poiché il SO settembre 1812 aveva scritto da Milano alla figliuola Costanza: " il tempo
stringe, dovendo a momenti partire pei laghi in compagnia di S. A. il principe di Saxe Weimar,
cugino della nostra viceregina, del Conte di Edlin suo ciambellano, del Conte Valperga di
Caluso, Monsignor de Breme e due dame di Corte „ Cfr. A Bertoldi e G. Mazzatinti, Lettere
inedite e sparse di Vincenzo Monti, Torino 1896, voi. II, pag. 91.
— 46 —
dicono il vero i dottori ed i filosofi, e se non m'inganna il cuore. La tua
presenza in Milano era dunque il punto d'appoggio di più esistenze;
mancato tu, ecco mancar di vita giovani e vecchi, sposi, celibi, ministri,
e che so io d'ogni classe e specie.
Per quo peccavimiis per hoc et puniemur, e difatti il signor Gerolamo
Trivulzio, che ognora si credea di limo olimpico composto, morì baciando
la mano del suo unico domestico rimastogli ad assisterlo, e ciò, ti dico io,
ad espiazione della patrizia boria onde avvampava. Ma è pur vero che
ei credette baciar la mano della consorte, e questo riflesso rende la scena
patetica assai, e vi mette non so che di compassionevole, che, cred'io,
m'intenerisce. La bella vedova vive ritiratissima ad Affori colla madre e
non riceve altro che i parenti suoi, o del defunto; gli amici della madre
e della casa Trivulzio; le colleghe di corte; insomma qualche poche sole
dozzine di persone al giorno.
Oggi corre voce che la vedova Battaglia produce un suo figlio, e tale
lo palesa, e il vuole chiamato a fruire della eredità del defunto; anche
questa è di nuova specie. Che fai, che vedi, che ascolti, dissipatissimo
Federico? Corre tosto il mese da che non ho reso omaggio alla tua Teresina;
riparerò alla più presto a questo involontario digiuno dell'amabilissima di
lei compagnia. Tu ti diverti, io sono oppresso da aridi affari che isteri-
liscono corpo e mente.
Si sente fin qui il puzzo dei cadaveri fumanti in Mosca; e vedo con
piacere e stupore la tua città compassionare molto quel misero paese e
la pietà dipingersi sui volti dei milanesi. Si fa dello zuccaro d'ogni cosa
oggidì, ma del pane con cenere inzuppata di sangue non se ne farà. Oh!
così potessero venir rintuzzati i Russi che già già agognano al mezzodì
dell'Europa, ma non a costo di tante innocenti teste, che nulla intendono
dell'ambizione dei governi e ninna parte vi prendono.
Addio, funesto argomento. Il tuo
L[ODOVICO].
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri.
XXXI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 17 Ottobre [1812].
Caro Federico,
La M. G. si chiama più contenta della testa, ma accusa sempre la
debolezza alle gambe, e veramente mi sono accorta ancor' io ch'ella ha
molto aumentato, ciò che è anche secondo i momenti, jeri per esempio è
— 47 —
stata una giornata migliore. Martedì o Mercoledì se non cambia pensiero
partiremo per Robecco, ma non so quanto tempo essa conti fermarvisi.
Cicchino sta bene e conserva il miglioramento ottenuto alla Santa, l'ho
fatto vestire d'inverno dal sartore dei figli di Febo d'Adda che è il Mi-
lefanti, il quale gli ha fatto i suoi abitini molto bene e credo che ne sarai
contento. Il tuo cavallo di sella sta da questa mattina molto male, egli
è stato preso tutto in un colpo dal Balordone, ho parlato col marescalco,
egli mi disse che è malattia mortale che sono ben pochi quelli che gua-
riscono, egli mi disse che in questi giorni ve ne sono stati molti attaccati
dalla stessa malattia, ch'egli ha niente da rimproverare al cochiere, né al
cavallerizzo, e che è una malattia che viene ai cavalli anche senza ado-
perarli. 11 sig. Obicini che parte da me in questo momento mi disse che
mi vuol mandar subito un suo amico il Conte Riva di Verona, persona
molto intelligente di cavalli che ne ha fatto uno studio particolare, e che
gli ha salvato uno suo in questi giorni, che andava a morire da un momento
all'altro. Onde io l'aspetto come il Messia ti assicuro che sarei ben
dispiaciente se avesti a perderlo '
Ieri sono stata alla Santa, il Pittore S'. Agostino ha finito, la volta della
sala di mezzo mi piace niente, ella è niente alzata dell'Arte, e credo che
non ti piacerà ; a un gabinettino quello verso il viale ha finto una tapezze-
ria di carta delle andanti, all'altro una sol tinta. I stuccatori sono appresso
alla sala di mezzo, i colori dello stucco sono belli ma non mi piace quel
bastone rotto che fanno sul fondo verde color avonazzo, io ci ho
detto qualche cosa ma essi mi hanno risposto che erano intesi con te e
il pittore, mi dispiacerebbe che ciò non fosse vero poiché non v' è rimedio
di cambiarli dopo. La stanza a tenda militare é riuscita benissimo, la
camera da letto, alla quale hai fatto i due gabinetti, ci avevano fatto una
bordura orribile e un bruttissimo colore, io ci ho detto che dovessero
cangiarla, ciò che faranno. Tutti i serramenti fatti dal sig. Benzoni sono
gonfiati e non si possono chiudere né aprirli una volta chiusi e tutte le
spagnolette si rompono. In questi giorni di continua pioggia l'acqua é
entrata nelle sale, e ci ha lasciato un pò d'umido, onde tanto il Prina
quanto il tapezziere convengono che é meglio aspettare questa primavera
a mettere in'opera le tapezzerie, e che in quest'inverno correrebbero rischio
di guastarsi se fossero in'opera, onde io ho sospesa quest'operazione alla
primavera. Il Prina poi ti aspetta con impazienza perché facci fare la
selciatura dalla parte del giardino e abbassarlo anche lui qualche poco
avanti alla casa per impedire che l'umido si metta nelle camere, ciò che
sarebbe inevitabile diversamente. I canali ai corpetti laterali sono giudicati
parimenti necessari. La Contessa Bigli ti prega di provvederle uno di quegli
écran con piedestallo che si mettono avanti ai lumi. La Castiglioni^ ti saluta
1) Si tralasciano indicazioni sulla cura fatta al cavallo.
2) Probabilmente allude alla contessa Teresa Castiglioni, nata Castiglioni, moglie del se-
natore conte Luigi madre di Beatrice, che sposò Carlo Luigi Rasini.
— 48 —
e ti prega di non partire senza una risposta alla lettera che ti ha dato.
1er l'altro per il giorno di S. Teresa la Thiene mi ha mandato un bellis-
simo Ecran ricamato da lei e montato in legno Pagliarino, e affatto nel
genere dei mobili del gabinetto, so che la Trivulzi conta farmi parimenti
un bel regalo, onde mi raccomando a te perchè provvedi qualche cosa di
bello per queste due signore. Tanto questa lettera, quanto il ritratto che
ti spedisco assieme, il signor Obicini si è incaricato di mandarteli in
maniera sicura. La M. G. Momino Vitaiii, la Contessa Bigli e tutti quelli
che hanno visto questo mio ritratto sono in collera col pittore, perchè
dicono che mi ha fatto molto torto, e singolarmente più bruna e più vecchia;
desidero che ti abbia a sembrare lo stesso giacché la mia sola ambizione
è quella di piacerti unicamente. Ti assicuro che non ho mai fatto una
spesa con maggior piacere di questa; desidero ch'essa abbia a destare in te
sentimenti teneri per l'originale. Le ultime lettere del Principe sono del
22 Settembre da Petro-Witzker -, egli sta benissimo ma nessun dettaglio
per la città nessuna nuova, non mi estendo di più, per la ragione che il
sig. Obicini mi ha fatto una somma premura di mandargli la lettera. Ricevi
adunque mio caro i più teneri abbracci e credimi tutta tua
aff.ma Moglie
Teresa.
P. S. — Ricevo in questo punto la tua lettera da Dresda, la quale ha
fatto l'effetto che fa lo scudo colla testa di Medusa, che diavolo fai! di
posta in posta ti vedo arrivare a Pietroburgo! T'assicuro che sono veramente
in collera che fai le cose così senza dirmi niente, e non v'è che un pronto
ritorno che possa farti perdonare. Vado a comunicare le tue nuove alla
M. G., la quale si impazienterà del pari della lunganimità del tuo viaggio.
Addio.
A Monsieur Obicini e Fierb
pour Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Vienne
1) Don Gerolamo Vitali, della famiglia che fu aggregata nel 1759 al patriziato milanese-
2) A Petro-Witzker o meglio Peterskov s'er:'no accampate truppe italiane dopo il terri-
bile incendio di Mosca.
— 49 —
XXXII
Aychivìo Frangipane - Castel di Perpetto (Udine) \ Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati
AL Conte Cintio Frangipane
Milano il 17 ottobre 1812.
Sig. Conte,
Sempre gentile in tutte le occasioni, ma Ella lo è stato singolarmente in
questa di ricordarsi, sebbene assente, di far voti per la mia felicità; vorrei aver
termini che esprimessero bastantemente la mia riconoscenza; quello che sta in
mio potere, e che faccio con tutto il cuore si è di contraccambiarceli con tutta
l'estensione.
Martedì o Mercoledì se la salute della M. G. lo permetterà anderò con lei
a Robecco ; non so quanto durerà la nostra assenza; io farò certo tutti gli sforzi
possibili per prolungarla, essendo l'aria della campagna tanto per me quanto
per il mio Cicchino un vero balsamo.
Mi dispiace molto per la povera Principessa ch'ella abbia a sospirare tanto
le nuove del Principe, e molto più mi duole che non vi sia discorso di pace.
Principio a dubitare che essa abbia a seguire così presto come me ne sono
sempre lusingata; e chi sa se il Principe sarà di ritorno questo inverno? Ho
ricevuto oggi lettera di Federico da Dresda; lei vedrà quanto egli estenda il suo
viaggio; è bensi vero che ha abbandonato, per quanto pare, il progetto dell'Unghe-
ria, e che mi dice che non impiegherà maggior tempo di quello che si è prefisso
ciò che io desidero vivamente. Cicchino continua bene. Sono coi sentimenti
della più distinta stima
T. Gonfalonieri.
1) Per cortese comunicazione del marchese Luigi Frangipane che mi favorì copia di
tutte queste lettere al suo antenato.
— 50 —
XXXIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 2L
Milano il 19 Ottobre [1812].
Carissimo Federico,
Il tuo cavallo sta un po' meglio, oggi si ha qualche speranza che si
possa rimettere '
Ieri la M. G. accusava debolezza alle gambe ; realmente se ne accorge, ma
ma non è però tutto quello che lei si figura. Dopo domani se il tempo
sarà buono anderemo a Robecco, ma ne dubito assai che lo sia essendo
ricominciata da due giorni la pioggia. Rasini, Fornari l'Abate, e forse anche
Carlino Calderarj se potrà assentarsi dall'impiego, saranno di piede fermo.
Felber non può venir subito atteso 1' Ufficio, ma ci verrà subito che
potrà, Peppino Calderarj se potrà avere qualche giorno in libertà ci verrà.
10 lascerò a Milano i cavalli per la ragione che è necessario il cocchiere
per il cavallo di sella, altronde non si strapazzeranno; il Bolchese che
viene a Milano tre volte la settimana ci baderà e osserverà che sieno
mossi con diligenza un tre volte la settimana. Non so quanto ci fermeremo a
Robecco, io ci anderò coi cavalli di fittabile e li rimanderò. Il Cicchino ha
guadagnato qualche cosa anche in questi giorni ; egli fa attualmente la sca-
la da se appoggiandosi d'una sol parte, fa il giro delle camere senz'appoggio
però un poco brancolando, i settoni purgano moltissimo, e a Robecco se-
condo il parere di Monteggia lo metterò nelle dette Tegascie ^ fermentate
3
11 giorno 29^ si faranno a S. Marco i funerali del Ministro per il Culto.
Paradisi-'' farà l'orazione funebre'', e si faranno le cose con tutta la pompa,
il cadavere è stato imbalsamato e si trova esposto nella propria casa ~, dove
1) Si omettono altre notizie sulle condizioni del cavallo.
2) Vinaccie, in milanese.
3) Si omettono ragguagli concernenti l'azienda domestica.
4) L'annuncio dei funerali fissati per il 29 era dato dal Giornale Italiano del 22 ottobre.
5) Giovanni Paradisi (1760-1826), fìglio del poeta lirico Agostino, lasciò alla rivoluzione l'in-
segnamento, al quale attendeva, per la politica la più attiva, a cominciare dalla Cispadana, di
cui presiedette il consiglio dei sessanta, e venendo alla Cisalpina, che lo ebbe per un anno
membro del Direttorio, all'Italiana, al Regno italico. Consigliere di Stato, direttore dei ponti
e delle strade, era dal 1809 ascritto al senato, che presiedeva nel 1812 ed ove fu dei pochi
devoti sino all'ultimo al regime napoleonico. Dopo la caduta di questo, lasciò Milano e riparò
nella sua nativa Reggio. Veggansi, intorno al suo carattere ed alle piccole cagioni della sua
impopolarità, i tratti curiosi della narrazione della principessa Belgioioso, op. cit. pag. 17.
6) L'orazione funebre fu invece pronunciata dal senatore conte Federico Cavriani.
7| Questa casa Bovara, elegante costruzione sul corso di Porta Orientale, ora di pro-
prietà della marchesa Dal Pozzo, è celebre negli annali letterarii per il soggiorno che vi
fece Enrico Beyle (.Stendhal). Questi, addetto all'intendenza militare francese, fu alloggiato
nell'estate e nell'autunno del 1800, nel palazzo, che era allora residenza del Pétiet, ministro
della repubblica francese presso la seconda Cisalpina. Cfr. Journal de Stendhal, (1801-1814)
publié par Casimir Strvienski et François de Nion, Paris, 1888. p.p. 394-95.
51 -
si dicono sei messe tutti i giorni. L'orazione funebre di Pensa è stata fatta
da Custodi ^, ella è bellissima e molto morale. Conchiuso da tre giorni il
matrimonio di Benzoni il Vice Prefetto- colla figlia Salasco, innamorati come
gatti, e tutta la famiglia in gioia, esso si fa presto. Un'altro matrimonio e
di chi? non lo indovineresti in cent'anni, egli è quello di Monsignore
Caciapiati^ colla Signora Barbavara vedova Borvasca dell'età di 31 anni e
piuttosto bella, ma che ha assolutamente niente, lo sposo le costituisce la
dote di 50 m. lire e le fa lo stato vedovile di 10 m. Nessuna nuova politica,
mi è stato detto che il Principe ha domandato che gli si mandasse una
carezzata di musicanti nel qual numero è Ronconi'*, si dice per Milano che
Alarlo è morto ad Augusta, ma si sa niente di positivo e anzi si crede che
sia una chiacchera. La Trivulzi mi ha regalato un bel braccialetto in pietre,
che dicono amitié sincère. Se non costasse molto a far fare due chicchere con
il mio ritratto cavato da quello che ti mando, mi piacerebbe ad averle essendo
una cosa adattata per regalare in qualche occasione, ma se costa molto non
pensaci a farmele fare. Anche jeri sera sono stata un momento in Teatro^ col
la Mariannina, la quale mi ha fatte molte istanze avvalorate anche dalla M. G. ;
quest'ultima passa la sera sempre in casa e noi vi ci fermiamo sino alle dieci,
dieci e mezzo. Vado a fare una visita che mi sta sullo stomaco e questa si è alla
Beatrice Trivulzio, la quale è ritornata da qualche giorno da Ornate, tu sai che
non è con un grandissimo piacere che mi trovo nella compagnia di quelle gar-
bate sorelle ^. Oggi vado a pranzo dalla M. G. dove mi troverò probabilmente
tête à tête. Domani anderò dalla Bigli. Oggi c'è stato consiglio di famiglia in
casa Gherardini, la Vittoria mi scrisse che è stata una cosa che l'ha commossa
moltissimo ; a giudicare dall'esteriore si direbbe ch'ella ha sofferto molto
1) Il barone Pietro Custodi (1771-1841i, segretario generale del ministero delle finanze, si con-
sacrò, caduto il regno, e se si eccettui una breve missione a Parma, agli studi storici, accumulando
incredibile dovizia di documenti. Fu munifico benefattore della biblioteca Ambrosiana ; un'altra
parte delle sue carte pervenne alla nazionale parigina. Cfr. L. Auvrav, Inventaire de la
collection Custodi conservée à la Bibliothèque nationale in Bulletin Italien, Tomi IV e V.
L'Auvray premette all'inventario cenni biografici del Custodi.
2) Marsiglio Benzoni, viceprefetto di Gallarate, era pure assistente al Consiglio di stato
in servizio straordinario.
3) Un Cacciapiatti (Giuseppe Luigi) è compreso nell'elenco degli abitanti di Milano nel
18 5 " la di cui annua entrata oltrepassa le lire sessantamila „ che si trova nell'archivio di
stato milanese e che fu redatto per le presentazioni da farsi a Napoleone I, quando fu inco-
ronato re d'Italia. E' riportato in F. Calvi, // patrisiato milanese, Milano, 1875, p.p. 450 e
seg. Il titolo di " Monsignore „, dato in queste lettere al Cacciapiatti, ha tutto l'aspetto di un
sopranome, di cui si ha esempio anche ai no tri giorni e che trae origine dalla fama popo-
lare che attribuiva ai canonici una vita agiata e senza impicci.
4) Domenico Ronconi (1772-1839), primo tenore della cappella reale, maestro della Frez-
zolini. Alla Scala debuttò nel 1808.
5) Si rappresentavano quella sera alla Scala, oltre l'opera La pietra del paragone, che
si ripeteva con successo dal 27 settembre in poi, i due balli Ercole all'inferno e // Signor
Mus sardo.
6) Sorelle della marchesa Trivulzio Serbelloni erano la contessa Crivelli, la Porro Lam-
bertenghi e la De Capitani di Scalve.
— 52
essendo essa assai smunta di colore, e anche un pò dimagrata, ma da
una conversazione particolare direi che non è così disperata della sua
disgrazia, essa mi disse che non pensa a rimaritarsi, ciò che credevo bene
senza che me lo dicesse, e che conta comperare una casa ove poter stare
con sua madre, queste sono cose che dico a te e che ti guarderai di dire.
Non hai idea dell'interessamento che la Principessa mostra per lei, come
sarebbe quello d'un'amante. L'Annoni* sarà venuta oggi a Milano, ma credo
per ritornare ancora a Cugiono^ almeno se il Contino lo potrà ottenere,
essendo per lui un atto eroico quello di lasciare la sua amica, la quale
dopo la sua vedovanza è venuta a Milano almeno due volte per confessarsi.
Addio, addio, mi dispiace di non poter continuare queste mie chiacchere
per la ragione che sono pressata dal tempo, spero però che sarai contento
dell'esattezza e dettaglio col quale ti scrivo. Ti abbraccio caramente e mi
protesto per la vita tutta tua
aff.ma Moglie
Teresa.
Chargée d'Office N. 137
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb
à Vienne
XXXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 22.
Carissimo Federico.
Milano il 22 Ottobre [1812].
Differita fino a Venerdì la nostra andata a Robecco, il cattivo tempo
che abbiamo avuto questi giorni passati ne è stata la cagione; ma quanto
mi arrabbiai questa mattina, quando mi svegliai vedendo una giornata
bellissima, e dovere stare inchiodata in città! chi sa se non vi saranno
altre proroghe, tu conosci l'indecisione della M. G., e pare che abbia piacere
che le si presentino pretesti di ritardare; ella dice sempre che ci va per me.
1) La contessa Leopolda Annoni Cicogna (1787-1873), moglie del conte Alessandro, ri-
sposata al generale russo Berg, tristemente famoso per la repressione della rivolta di Varsavia.
2) A Cuggiono può tutt'ora ammirarsi la villa Annoni, costruita nel più puro stile del-
l'impero, dal 1805 al 1809. Appartiene ora al conte Gian Pietro Cicogna Mozzoni (erede del
ramo degli Annoni di Cerro) che mi fu largo d'ogni notizia concernente tutto quel gruppo di
casate patrizie.
— 53 —
Le sono è vero molto riconoscente di questa compiacenza, ma non vorrei
che lo dicesse tanto, per non persuadere gli altri, ch'io abbia un ascendente
sopra di lei, che veramente non credo; ma già tu sai che sono le sue
solite cose. La salute della M. G. è discreta, essa si lagna della debolezza
alle gambe e agli occhi, e di sentire dei dolori come reumatici nella testa,
ella è però di buon umore, ma quel che mi rincresce assai si è che si è
stabilita in casa la sera, la mia speranza è che cangi sistema al ritorno
dalla campagna; certo che non sarebbe molto divertente il dover passare
le sere tutto l'inverno da lei; la Biglj le fa gran coraggio di sortire, ma
non ci bada; io dico niente poiché sembrerebbe che avessi voglia di cac-
ciarla fuori di casa per risparmiarmi la seccatura. Cicchino continua
discretamente, ma temo che non potrò fargli il rimedio delle tegasce essendo
quasi finiti i vini
Dal sig. Obicini ho sentito che hai fatto acquisto di percallo Inglese, mi
raccomando di destinarmene una parte essendo questo in questi tempi una
cosa molto preziosa. ^ Il discorso del giorno e che è soggetto di continuo
ridere è il matrimonio Cacciapiatti, matrimonio che lo sposo fa per dispetto
per il fratello, e che la sposa fa costretta dai suoi parenti che la man-
tengono per carità, e che sono ben contenti di affibiare ad un'altro ; la
signora è poi romanesca e galante, povero Monsignore, ce la tocca come va!
Il giorno del Consiglio di Famiglia la Trivulzi era molto abattuta e
non ha potuto assistervi fino alla fine, il tutore surrogato è Monsignore
Opizoni. ^ Giacomino Trivulzi ha le sue convulsioni radoppiate e fa pietà,
la Beatrice non se ne imbarazza, lo pianta in casa e va la sera in teatro.
L'altro giorno quando sono stata per farle una visita non l'ho trovata in
casa, e ne sono stata ben contenta. Ieri sera sono stata a far visita alla
contessa Giulini * visita che è stata decisa necessaria a farsi, una sera, dal
sinedrio della M. G., per la ragione della parentela, e perchè Giulini ^ è
stato da noi a parteciparlo; non è fissato ancora il giorno del matrimonio
1) Si omettono passi riguardanti faccende domestiche.
2| In conseguenza del blocco continentale.
3) Monsignor Gaetano Opizzoni (1769-1849), dapprima canonico nel capitolo di S. M.
della Scala, lo divenne presto della Metropolitana e vi fu assunto alla carica di arciprete,
che tenne per lunghissimo tempo. Fu assai popolare nella cittadinanza per l'inesauribile sua
carità, non smentita nel testamento, che beneficò assai il Duomo di Milano. Era fratello del
celebre cardinale, ed uomo erudito ed austero.
4) Era la contessa Anna Giulini, nata Dal Verme, nuora dello storico conte Giorgio,
morta nel 1825.
5) Giorgio Giulini (Cfr. lan. 5 a p. 34), che fu nel 1814 membro della reggenza ed era ri-
tenuto austriacante. Certo si rassegnò a quel regime, sebbene verosimilmente, come tutti i
colleghi, avesse aspirato ad un'autonomia assai maggiore. Fu buon giurista, e benemerito
della sistemazione del Monte Lombardo-Veneto, l'istituto di debito pubblico succeduto al
Monte Napoleone. Mori nel 1849. Vedasi la monografia della famiglia Giulini, del conte sena-
tore Luigi Agostino Casati, inserita in F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, Voi. I.
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ma egli si fa presto. Il matrimonio Monticelli si fa martedì giorno 27. Le
ultime nuove del Principe sono del 28 Settembre, esse sono da Mosca e
buonissime. Ronconi, Banderali ' partono sicuramente per Mosca, la donna
non l'hanno ancora trovata. Da Parigi ci va tutta la compagnia Imperiale
Francese 2, altre nuove non ce ne sono, Allemagna^ sarà rimandato quando
arriverà a Mosca Cavaletti*, Alario sarà attualmente in viaggio; Dessève^
e Bataille, sono ammalati, e credo che sieno stati mandati a Vilna. Questa
dovrebbe essere l'ultima lettera che dovrei dirigere a Vienna, se 'tu fosti
di parola, ma siccome tu non mi dici niente, io seguiterò a scriverti, ma
non abusarti della mia pazienza col ritardare il tuo ritorno, sarebbe questo
un dispiacere troppo grande che mi daresti; vieni adunque che sei aspettato
con ansietà. Addio Addio
aff.ma Moglie
Teresa.
P. S. — Includo una lettera di Breme. Il bel Ciani * parte a momenti
per Roma e Napoli.
Chargée d'Office N. 172.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb
à Vienne
1) I) Banderali teneva a Milano scuola di canto. Divenne poi professore di canto al con-
servatorio di Parigi, ove mori nel 1849. Era nato a Palazzolo nel 1789.
2) Da Mosca è datato il decreto, tuttora in vigore, con cui Napoleone determinò i di-
ritti ed i doveri dei soci della commedia francese, che sono poi gli attori.
3) Infatti il barone Carlo Alemagna (Cfr. nota 2 a pag. 16', dopo aver seguito il viceré
per un gran tratto nella disastrosa ritirata di Mosca ed aver prestato servizio, meglio che
da scudiere, da aiutante di campo, fu spedito innanzi dal principe a recar sue notizie alla
vice-regina. L'arrivo a Milano dell'Alemagna, per avventura il primo dei superstiti della Be-
resina, dopo tanti pericoli e stenti, fu un vero avvenimento, e la sera in cui giunse si ad-
densò presso la sua casa una folla ansiosa di ragguagli, secondo ricorda una precisa tra-
dizione famigliare.
4| Il barone Francesco Cavalletti, cavaliere della Corona ferrea e membro della legion
d'onore, che aveva militato con fortuna in Ispagna, era pure scudiere.
5) Vorrà dire De Sayve, della casa militare del Viceré.
(•) Cioè Gaetano. Vedasi la nota 3 a pag. 9.
— 55 —
XXXV
Archivio Casati - Milano. Inedita-
Il Conte Carlo Luigi Rasim a Federico Gonfalonieri
Amico Carissimo,
Ecco la terza volta, che prendo la penna per scriverti. Un'altra volta
aggiunsi alcune righe alla lettera di tua moglie e saranno ora 4 settimane
ti scrissi una lettera ben lunga tutta di mia mano; ma i tuoi caratteri io
non li ho visti. Veramente quando sei partito ne avevi tutta la bona
intenzione, ma questa ha avuto Tistesso effetto dei voti dei marinai quando
ritornano in porto. Non ostante te la passo bona, perchè almeno ti sei
ricordato di me scrivendo a tua moglie. A questo proposito sappi (ma in
tutta secretezza) che infinito [è] il numero di galanti che ella si è tirata d'in-
torno dopo la tua partenza, se tu non ritorni presto temo che succedano
dei guai. La presenza è assolutamente necessaria mentre forse sarai ancora
a tempo a porci rimedio *. Addio, la mancanza di carta sopprime la mia
vena di scrivere. Addio. Tuo amico
Carlo Luigi Rasini.
XXXVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Il Conte Carlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri
Robecco 30 Ottobre, ore 1 1 '/g di sera.
Amico Carissimo,
La scorsa notte è stata per tua moglie un po' critica; come rileverai
dalla sua lettera, che non ostante questo ella si è sforzata di scrivere entro
quest'oggi. Ad un'ora dopo mezzanotte fu assalita da una forte convulsione,
e con tensione di muscoli e dibattimento di denti; mandò a domandare
r abate Fornara il quale avendola assicurata che questa cosa era prove-
niente da abbondanza di sangue, come i polsi induriti chiaramente lo
manifestavano, la tranquillizzò e le allontanò le funeste idee che questo
improvviso accidente le aveva destate. Dopo le due la convulsione si
calmò un poco, ma rimase inquieta tutta la notte. Questa mattina ben per
tempo mandò a chiamare il dottore Albasini di Magenta, al quale avendo
Il Questa letterina, che si chiude con minaccia scherzosa, è scritta sullo stesso foglio
della lettera precedente, indirizzata dalla contessa Teresa al marito.
— 56
comunicato che sino da quando era a Milano Gianella le aveva suggerito
di farsi cavar sangue, egli lo approvò moltissimo, e soggiunse che i polsi
legati indicavano di farlo subito, e diffatti arrivato il chirurgo di Abbiate
Grasso, che ella stessa in prevenzione aveva fatto avvertire gli fece aprire
la vena in sua presenza, ed avendo visto il sangue molto acceso, fece
accrescere la dose al numero di dieci once. Tutte queste operazioni s;
fecero con tanta calma, che la Mamma Grande non se ne accorse niente
e tua moglie essendosi levata all'ora solita comparve nella sala e le rac-
contò ella stessa la cosa nel modo meno allarmante che fosse possibile,
e difatti l'ha presa bene. Tutto quest'oggi si è sentita spossata come il
poi credere, tanto più avendo perduta la notte, si è nutrita assai poco, ma
questo non mi allarma, essendo il suo male provvenuto da troppa forza.
Questa sera facendosi sempre coraggio ha voluto accingersi a far la
partita di Tarocco*, ma fu costretta di tralasciarla e sentendosi gran bisogno
di riposare è andata a letto assai per tempo lasciando ordine che per le ore
undici e mezzo le portassero una leggiera minestrina. Io ne vengo in questo
punto dalla sua camera, ho assistito alla sua picciol cena, ha dormito per
un paio d'ore circa, ed in totale si sente meglio; si lagna però ancora
d'un pò d'ingombramento di testa, che lo ha avuto molto di più in tutti
questi giorni, onde voglio sperare che per domani sarà il tutto finito e che
non saranvi altre conseguenze. Ti ho fatta questa dettagliata descrizione
quantunque tua moglie ti abbia scritto, persuaso che ti debba interessare,
giudicando di me stesso e tanto più se fossi nella tua circostanza. Questa
mattina veramente Scarpazza mi aveva allarmato assai pel modo in cui
mi raccontò la cosa, di modo che m'alzai tosto dal letto e vestendomi
avevo già formato il mio progetto di correre a Milano per prendere
Gianella non avendo molto bona idea dei medici forensi, ma entrando poi
in camera di tua moglie mi tranquillizzai trovandola molto diversa da
quello che mi ero immaginato, ed assicurandomi ella stessa che si sentiva
molto meglio. La Mamma Grande non si turbò niente tutt'oggi, ed ha
creduto la cosa come le fu raccontata; ma una pettegola d'una signora,
che è venuta a passar la sera, ha trovato il modo di farle nascere tutte
quelle apprensioni, quei timori, e quelle agitazioni che tu ti poi ben imma-
ginare. Questa è la moglie del Consiglier Barzi^ che trovasi in villeggiatura
1) Sul gioco del tarocco, o dei tarocchi, che pare originario dell'alta Italia, ove si con-
servano esemplari delle carte apposite sin dal XV secolo, cfr. H. R. D'Allemagne, Les cartes
à jouer, Vol. I, Paris, 1906, p.p. 179 e segg. Vedasi pure l'articolo del conte Emiliano di
Parravicino, nel Burlington Magazine de! dicembre 1903. Nel tarocco ai quattro pali soliti:
quadri, cuori, picche e fiori son sostituiti questi altri: denari, coppe, spade e bastoni; ogni
palo ha, oltre i dieci semi, il re, la regina, il fante ed il cavallo. Inoltre sonvi 21 carte, che
danno il nome al giuoco, ed una sui generis detta il matto. Questo giuoco, diffusissimo
sino alla scorsa generazione in Lombardia, particolarmente fra i patrizi ed il clero, è ormai
quasi dimenticato, sconfitto dall'esotico brigde.
2) Giuseppe de Barzi, figlio di D. Natale, pattizio milanese, era giudice della Corte d'Ap-
pello di Milano, nella sezione prima (per gli affari civili).
a Robecco, la sua lingua è un molino a vento per ripeter sempre la stessa
cosa, e non avendo molta fertilità di idee l'ha importunata tanto, discorrendo,
domandando, suggerendo, volendo per forza ficcar il naso dove non ci
doveva entrar per niente, di modo che appena che sono partiti i signori
della Conversazione *, e la signora anche per grazia del Cielo, mi disse
che era molto inquieta sulla salute di tua moglie, che ella le diceva di
star bene quando non era, che domani mattina voleva parlare ella stessa
col medico, e che assolutamente se c'era la menoma cosa dubbia voleva
condurla a Milano. Questo dispiacerebbe molto a tua moglie. Qui conduce
una vita un pò divagata ed attiva, in luogo che stando a Milano, dopo
che le sue sorelle sono in campagna, non è nemmeno venuta una volta a
teatro nel suo palco 2. Ma per bona sorte all'indomani tutti questi allarmi
io spero saranno finiti. Tua moglie si lusinga di vederti dopo la metà di
novembre siccome hai promesso, onde se tu fosti bravo non dovresti farti
desiderare più a lungo. Ella ti nomina sovente, e rimarebbe troppo
mortificata se avesse ad essere delusa. Tu sai abbastanza distinguere
quanto ella sia per te.
Ho avuta la tua lettera del 17 da Vienna, che mi ha portata Alario
assieme colle tue ottime nove; mi ha fatto molto piacere il vedere che in
mezzo alle tue immense distrazioni ti sei ricordato anche di me. Quanto
volentieri ti avrei seguito ne' tuoi viaggi, e son persuasissimo che ne sarei
stato assai contento; ma ci vogliono quattrini. Per verità che non ve ne sono
di miglior spesi di questi; ma per farlo bisogna averli, [ciò] che non sarà
mai il caso d'un figlio di figlio di famigliai Basta; io spero che prima di
diventar vecchio mi soddisferò questa sfrenata voglia di girar per il mondo;
ma quando? Non si sa. Se osservo la distanza e l'importanza dei paesi
che hai visitato mi pare che la tua corsa sia stata un pò troppo estesa
e perciò precipitata in confronto del tempo che ci hai impiegato, ma i
viaggi di notte hanno forse accelerata la cosa giachè tu mi dici che non
hai tralasciato niente d'importante. È già passata di molto la mezza
notte ed io scrivo ancora, onde bisogna che per necessità ponga fine essendo
tutto gelato a motivo della fredda stagione, quantunque non mi trovi
alle miniere di Scemlitz*. Facendo i giusti calcoli questa mia ti troverà sulle
mosse per il ritorno, e se farà esattamente le mie incombenze a lei affi-
date, non permetterà che ritardi la partenza. Novità non te ne do, perchè
li Conversazione era detto a Milano il ricevimento serale aperto quotidianamente agli
amici di molte case patrizie od agiate.
2) Doveva essere uno dei due palchi (4° e 5» in 1" fila a destra) che, nel censimento ori-
ginario dei proprietari palchettisti del teatro della Scala (comunicatomi dal cortese segre-
tario della delegazione di quel corpo, cav. Carlo Vanbianchi», spettavano a casa Bigli e che
nel 1822 appartenevano alla contessa Gonfalonieri Bigli. Questa verosimilmente ne lasciava
l'uso ai nipoti.
3) Il padre di Carlo Luigi Rasini, conte, poi principe Rodolfo, mori nel 1828 ; il nonno,
principe Firmino nel 1820.
4) Probabilmente allude alle miniere aurifere di Schemmitz (in ungherese, Selmeez-bauya).
58 —
è impossibile prevenire l'esattezza di tua moglie nel scrivertele tutte. Addio,
caro amico, amami e credimi sinceramente sempre lo stesso. Tuo
aff.mo amico
Carlo Luigi Rasini.
P. S. — Prima che parta il Barchetto' sono a tempo a darti ancora le
nove di tua moglie. Sono le ore otto del mattino, ho domandato di lei ed
avendo inteso che era svegliata sono andato io stesso da lei ad infor-
marmene. Ha passato una notte tranquilla dormendo quasi sempre e mi
ha detto che si sente la testa libera, onde pare che tutto sia finito. Ella
stessa mi incombenza di scriverti da sua parte che Ciechino ha avuto del
calor febbrile tutta notte, e che ne aveva qualche idea anche ieri e che
dubita che sia un po' di febbre reumatica. Questa mattina però verrà il
medico e glie lo farà visitare e sentire da lui cosa sia realmente. In questi
giorni ha piuttosto deteriorato di forze, e jeri specialmente non aveva
nissuna volontà di passeggiare, e si reggeva con qualche stento, onde
pare che le forze si sieno maggiormente diminuite coli' ingresso della
febbre. Ho scritto a suo nome al dottor Gianella informandolo su questa
cosa. Ti saluto di novo e chiudo il foglio.
Chargée d'Office N. 294.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
Vienne
XXXVII
Archivio Casati - Milatio. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Confalonieri
N. 28.
Robecco il 3 novembre 1812.
Carissimo Federico,
Oggi è il terzo giorno che Ciechino si trova senza febbre, e il secondo
che si alza dal letto, per restare alzato tutta la giornata; jeri egli era molto
debole, oggi egli cammina meglio, ma appoggiato a una mano, il medico mi
assicura che in pochi giorni riacquisterà la forza che aveva questi giorni
passati, essendo essa scomparsa puramente per ragione della febbre e me
lo persuado, vedendo quanto egli abbia acquistato d'jeri ad oggi; Dio
voglia che abbi a ritrovarlo bene alla tua venuta. La mia salute è discreta,
1) La posta era trasmessa dalle barche che rimontavano sino a Milano il Naviglio grande.
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e mediante la dieta, e dei purganti credo che risparmierò il secondo
salasso. La M. G. sta bene, e mi pare benissimo, essa però non l'accorda,
ma fatto è che oggi essa è venuta al ponte di Ticino ed ha girato e
arrampicato per una quantità di tempo ; la medesima mi ha incaricata per
te d'una comissione che mi fa il massimo dispiacere l'eseguire, e si è di
dirti ch'essa è malcontenta delle cose che hai scritto a tuo padre riguardo
i suoi affari di Vienna •, cosa voi farci! non parlarne giacche non v'è rimedio
essendo la cosa fatta, e sapendo ch'essa non vuol concedere che sia stata
fatta male, tu ne puoi ricavare nessun vantaggio, e non fai che esacerbare
tuo padre, abbi pazienza, te ne scongiuro in ginocchioni, non parlarne più
lascia che l'acqua vada al molino giacché non v'è mezzo di deviarla ; con-
cedimi, caro Federico, questa grazia. Tuo padre è arrivato qui ieri per il
pranzo, la M. G. lo ha bruscato un pò sulle prime per una certa lettera
ch'egli le ha scritto di ringraziamento per l'invito di venire qui, ma tanto
in prevenzione quanto di presente non vi sono attenzioni che non gli abbia
usate. Noi andiamo a Milano dopo domani, ti assicuro che mi sento morire
di dover lasciare la campagna con una stagione veramente deliziosa, io
ho detto molte volte alla M. G. che mi trovo così bene, e che questi giorni
mi sono passati senza accorgermene, per vedere se volesse prolungare
un po' la dimora, ma inutilmente, ho incaricato Peppino Calderara come
cosa che venisse da lui di dirle che sarebbe bene per il Cicchino che
si fermasse ancora qualche giorno per lasciarlo rimettere, ma egli non ha
ottenuto risposta favorevole.
Ieri mattina è venuto qui il Bolchese, il quale mi ha detto ch'egli era
stato con Calderara da d' Marnai per spedire i 400 Zecchini, che d' Marnai
gli ha detto che se ne incaricherebbe subito qualora vi fosse la licenza
del Ministro di Finanza, ^ senza la quale era impossibile che spedisse
denari fuori Stato, essi sono stati tutti e due dal detto Ministro, ma non
hanno potuto ottenere la bramata licenza. Ieri più tardi è venuto anche
Peppino Calderari ed abbiamo conchiuso di scrivere una lettera al Signor
Obicini, il quale doveva ritornare jeri dalla campagna (la quale [lettera] do-
veva portare lo stesso Bolchese) nella quale io lo prego di vedere se ci fosse
modo di spedirti la detta somma e che se ne volesse incaricar lui, e se
1) Il conte Eugenio Confalonieri. avo paterno di Federico, era figlio di Margherita contessa
di Strattmann, in grazia della quale pervenne ai Confalonieri il fedeco messo instituito nel
1693 da Teodoro di Strattmann e che comprendeva la rinomata signoria di Orth sul Danubio
(ora dell'Arciduca Salvatorei.
2) Era, come tutti sanno, il novarese conte Giuseppe Prina, che doveva cader vittima
della tragica giornata del 20 aprile 1814. Nato nel 1766, educato in Lombardia fra studi severi,
magistrato dell'antico regime piemontese salito sino alla reggenza del dicastero delle finanze
a' tempi di C. Emanuele IV, ed occupato in breve anche negli uffici dei nuovi governi re-
pubblicani, era dal 1802 Ministro delle finanze a Milano. Le ricostituì, dando prova di mira-
bile ingegno e di ferrea energia, ma facendosi bersaglio di una grande impopolarità, che
quasi compiacevasi di sfidare. Vedansi su di lui gli scritti di S. Pellini, sovrattutto G.
Prina Ministro delle finanze del Regno d'Italia, Novara, 1£00.
60
questo non fosse possibile di pagare a lui qui la detta somma e che lui
pensi a fartela avere a Vienna, e che la spedizione non fosse fatta più
tardi di domani 4 corrente ; nel caso poi che il sig. Obicini non potesse fa-
vorirci in nessun modo, il Bolchese anderà o da Bignami, o da Carli^ o da
Balabio^, infine da quello che si troverà il più onesto, e si farà dare da essi
una lettera di cambio da pagarti in contanti a Vienna. Domani adunque
o il denaro, o la cambiale ti sarà sicuramente spedita, giacché ho dato
ordine preciso al Bolchese che non lasciasse sfuggire l'Ordinario di domani,
ben inteso che se sarà obbligato d'appigliarsi al partito della cambiale,
non sarà pagata qui la somma al banchiere che quando avrò avviso da te
che hai ricevuta la somma. Puoi essere sicuro che se non sei stato servito
prima non è certo per risparmio di passi, e di diligenze, tanto per parte
di Calderara quanto per quella del Bolchese; vorrei essere stata ancor' io
a Milano per vedere se fosse stato possibile di servirti più sollecitamente.
Vedo mio caro che sarò obbligata d'appigliarmi al partito di pranzare in
casa, per non esacerbare gli animi, giacché sono persuasa che se il facessi
diversamente, ciò che sarebbe per circa quindici giorni, dato il tuo arrivo
per circa la metà del corrente, sicuramente direbbero che è un'ordine che
ho ricevuto da te, e ciò ti potrebbe essere ascritto a delitto, tu vedi che
non è certo un divertimento per me, ma cosa vuoi? a questo mondo bisogna
sacrificare alle volte e denari e se stesso per avere la pace ; spero adunque
che questa mia determinazione otterrà la tua approvazione, ed essa è la
sola che bramo avere in tutte le mie operazioni. Le mie sorelle sono di
ritorno dalla campagna, onde io anderò con loro in teatro. La sposa
Litta^ fa tutte le visite, ed è già stata dalla Bigli, essa è trovata gene-
ralmente e bella e spiritosa, Pompeo è allegrissimo. Peppino Calderara,
Fornari l'Abate e Berzio* ti salutano. Addio mio caro Federico, ricevi le
proteste dell'amore il più costante
aff.ma Moglie
Teresa.
Chargée d'office N. 331
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb
à Vienne
1) Tomaso Carli aveva banco in Milano, in contrada dei Meravigli al N. 2378.
2) Allude alla notissima ditta dei banchieri Ballabio e Besana.
3) Cioè l'Albani, pili volte ricordata.
4) La famiglia Berzio figura fra quelle ammesse agli onori di corte nell'elenco generale,
compilato nel 1776 (vedasi Calvi, // patriziato milanese, cit. pp. 471 e 475).
— 61 —
XXXVIII
Arcìiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 29.
Robecco il 6 Novembre 1812.
Carissimo Federico,
Eccomi ancora lode al Cielo in Robecco, ciò che devo alle mie replicate
istanze unite a quelle di Calderara presso la M. G., la quale mi disse che
si fermerà qui fino a Lunedì o Martedì per vedere se la campagna può
essere giovevole al Ciechino, il quale sta bene di salute ma è ancora
debole sulle gambe, cioè egli fa qualche passo senza appoggio ma molto
meno sicuro di quel che li facesse prima della febbre .
1
Felber è a letto a Milano con una febbre reumatica infiammatoria, ora egli
sta meglio. Il Bolchese non mi ha riscontrato ancora di quel che abbia
fatto, per spedirti o i denari o la cambiale, ma spero che questo silenzio
indichi il felice esito della commissione; veramente avrei amato essere
riscontrata per potermi tranquillizzare su questo proposito. Ho scritto al
Prina perchè faccia fare la selciatura dalla parte del giardino mentre dura
ancora il buon tempo, e perchè sia di giovamento per le prime acque;
avrei amato poter andar sul luogo per dare le disposizioni più sicuramente,
ma mi lusingo di avervi supplito per iscritto, avendo io per mezzo di
Calderara Peppino fatto la descrizione quale deve essere fatta, insomma
con quelle avvertenze che mi hai scritto. La sposa Litta ha un gran sucesso
in Milano e in casa sua ne sono infatuati, Domenica essa è andata a Monza
per essere presentata alla Principessa, e in quell'occasione essa ha veduto
la Duchessa, 2 la sposa ha fatto l'atto di volerle baciare la mano, ma la
Duchessa l' ha abbracciata, il Duca invece si è lasciato baciare la mano, e l' ha
in seguito abbracciata. So niente cosa succeda degli sposi Giulini, mi dicono
che la sposa è sempre in stupore per tutte le cose che le riescono nuove,^;
la prima volta che essa è andata in carezza, essa ha messo le mani alle
orecchie, e ha domandato se avrebbe sentito sempre quel rumore. Sono
tre giorni che il Principe Albani^ è arrivato a Milano. Il padre Carlo non
1) Si tralasciano notizie sulla salute dei vari membri della famiglia.
2) La Duchessa Litta (cfr. la nota 3 a pag. 22) era dama d'onore della regina, il Duca
Antonio, suo marito, era Gran Ciambellano, Grande Ufficiale della Corona, Gran Dignitario
della Corona di ferro, Senatore del regno d'Italia. Questo primo duca Litta fu gentiluomo
sontuoso fd ospitale.
3) Quella giovane non era escita di collegio che per sposarsi.
4) Il principe Carlo Albani, padre della giovane che andava sposa a Pompeo Litta ed
era figlia di una Casati (Teresa), cavaliere del Toson d'Oro e ciambellano di S. M. aposto-
lica. Era stato maggiordomo dell'arciduca Ferdinando.
— 62
è più per il triumvirato; esso è tutto dedito ed incantato della Nipotina;
dalla Trivulzj ci è andato rarissime volte, e tu vedi che era l'occasione
di tenerle compagnia; l'Annoni mi disse jeri che in tutti questi giorni
ch'egli si trova a Milano non l'ha mai visto una sol volta; quella colla
quale si porta ancora discretamente è con me, egli veniva quasi tutti i
giorni a vedermi, e per prendere le mie commissioni, ma dopo la mia venuta
a Robecco credo di potermi mettere nel numero delle altre, giacché egli
non si è fermato qui che quattro giorni, la M. G. fece molte istanze perchè
ritornasse; egli rispose che ciò non era possibile per ragione dell'impiego,
ma, dopo tre giorni, egli è andato a Buffalora\ dove vi si è fermato per tre
giorni, e ci ritorna anche domani, ti assicuro che è un vero frate per tutti
i rapporti. Ieri sono stata a Cuggiono, questa sera tutta la compagnia viene
qui a passare la sera, la M. G. si era un po' turbata apparentemente di
questa visita, ma dopo ha fatto vedere che ciò le faceva piacere pensando
per la distribuzione delle partite. Quest'anno abbiamo guadagnato per la
nostra conversazione il Consigliere Barzi con sua moglie, la quale è una
vera sabetfa^ in tutta l'estensione del termine, dalla sua bocca non sorte
mai cosa sensata. Rasini si porta bene e con buonissime maniere, egli è
veramente un buon diavolo, Berzio si porta parimenti bene, ma credo
ch'egli parta domani, Fornara poi non ne indovina mai una colla M. G.;
egli è però vero che non è molto gentile e che manca di quei riguardi
che si devono avere, qual'è quello di lasciarsi mai vedere tutta la mattina,
ed alla sera di ritirarsi subito che mettono i tavoli di Tarocco, e di non
comparire più che sul tardi. La M. G. non manca di dargli delle tuffiate
esaltando ad ogni tratto i meriti di Monsignor Prata, della sua amabilità
e dell' utilità della sua persona. Se fosti di parola questa lettera non do-
vrebbe ritrovarti a Vienna, ma siccome mai ho ricevuto lettera nella quale
mi accenni la tua partenza di costi continuo a scriverti. Non chiudo la
lettera ^ se posso pescare qualche nuova della comitiva
Annoni, frattanto ti abbraccio.
Mezza notte. — Niente di nuovo, fuori che i musici sono partiti lunedì,
eccettuata la Marcolini'* la quale difficilmente potrà dispensarsi di alcune
scritture preventive. La M. G. è stata gentilissima colla brigata Annoni del
qual numero era la Contessa Cicogna^, essa ci ha fatto comparir all'improvviso
dei buoni gelati d'ananas e in molta quantità, l'ananas ci è stato regalato
1) Verosimilmente nella villa di casa Calderara.
2) Sabetta nel vernacolo milanese vale chiaccherona, ficcanaso, non senza accenno ad
indiscrezione e malizia.
3) Lacuna prodotta dall'esser queste parole ricoperte dalla ceralacca.
4) Maria Marcolini era una cantante ammiratissima a quei tempi. Per lei, che cantava
nell'autunno del 1811 al teatro del Corso di Bologna, il giovane Rossini compose "L'equi-
voco stravagante,,. Anche "La pietra del paragone,, (1812) e "L'Italiana in Algeri „ (1813)
furono scritte per lei ; si ritirò dalle scene nel 1818.
5) La Contessa Teresa Cicogna, nata Marliani, era madre della contessa Leopolda An-
noni nata Cicogna.
— 63
dalla marchesa Magenta', la quale mi ha detto più volte di salutarti. Per
eccitare in te un po' d' invidia ti dirò che in questi giorni ci ha fatto da
pranzo il sig. Pedrino, e molto bene, per la ragione che la M. G. aveva
già spedito a Milano il cuoco. L'Annoni mi ha invitata d'andare a Cug-
giono dopo S. Eugenio, alla qual epoca si troverà anche la Vittoria (la
quale è molto scaduta di figura, bisogna dire che pare abbia sofferto della
morte di suo marito) io mi scusai adducendo la malattia del Cicchino, il
quale domanda la mia assistenza; essa ha trovato giuste le mie ragioni.
Addio mio caro. Amami e credimi
aff.ma Moglie
Teresa.
Chargée d'Office N. 357.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb à
Vienne
XXXIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 30.
Robecco r 8 Novembre 1812.
Carissimo Federico,
Ho ricevuto ieri la tua carissima lettera del 24 e 28, la quale mi ha
fatto un grandissimo piacere, essendone già da due ordinar] priva, ciò che
mi ha dato delle inquietudini. Non mi parli niente di quando sia fissata
la tua partenza da Vienna, cosa che mi fa temere possi ritardare la tua
venuta, ciò che sarebbe per me un grandissimo dispiacere. Cicchino sta
bene e pare che vada rimettendosi, e che fra pochi giorni egli sarà come
prima della febbre. La M. G. sta bene. Martedì si parte assolutamente, ciò
che mi fa vero dispiacere, approfitterò però della libertà che mi lasci d'andare
alla Santa ove ci anderò alla fine di questa settimana, se S. Eugenio si
celebra a Monza o lunedì venturo se si fa a Milano. Credo che condurrò
nessuno con me, tu sai che non mi dispiace l'essere sola, altronde sono
sempre inquieta che quella persona si possa annojare, e questo pensiero
basta per amareggiare il piacere della compagna. Quanto mi dici circa il ca-
vallo di sella non potrò eseguire niente, giacché questi giorni non sta bene.
1) Donna Teresa Melzi, del conte Gaspare, aveva sposato il marchese Guido Magenta,
patrizio milanese.
— 64 —
\ Fra-
sconi è venuto a parlarmene, dicendo di averlo sentito in casa Lumiares , io
ci ho dato un vada^; il cocchiere della Pestagallo ^ ne ha parlato a Peppino
Calderara, ciò che mi fa credere che la cosa sia sparsa, e non so come
questo sia sucesso. Andando io in campagna, e non potendo come tu sai,
prevalermi della gente di mia suocera, ed avendo io bisogno del cocchiere,
la M. G. mi ha detto di mandare il cavallo da lei, che il suo cocchiere ne
avrà tutta la cura, purché io lo faccia curare dal nostro marescalco, io le
ho detto che accettavo la sua proposizione, e spero che anche tu ne sarai
contento; tu vedi che era impossibile il tacitare la sua malattia alla M. G.
giacché in primo luogo essa sa tutto e poi non avrei saputo quale ragione
darle per dovere lasciare a Milano il cocchiere coi cavalli. Siccome se io
pranzassi in casa questi pochi giorni, e che non mi fermassi 7 giorni alla
Santa dovrei pagare in casa, e ti sarei cosi una spesa doppia, la M. G.
mi ha detto di andare da lei in questi giorni a pranzo, ed io proverò di
questo Tranquillo, non so se la cosa sarà male interpretata, ma essa mi
par giusta. Mercoledì giorno 4 ti è stata spedita la cambiale del banchiere
Carli per le sei mille lire, spero ch'essa ti giungerà in tempo; non è stato
fattibile di servirsi del mezzo d'Obicini il quale era assente ; dalla lettera
del Bolchese rileverai a quai patti si è avuta, Peppino Calderara mi disse
che sono regolari. Tutti gli operai sono partiti da alcuni giorni dalla Santa,
ove si va facendo la selciatura dalla parte del giardino, vedrai al tuo
ritorno che sarà necessario di far abassare un poco il giardino avanti alla
casa, cioè il pezzo avanti il quale è più alto del Potage, e tal lavoro è
vantaggioso a farlo l'inverno quando i villani hanno niente da fare. Non
ti posso dar nuove di Corte, giacché io vedo nessuno che la frequenti, e
Annoni sai che ci va poco quando non v'è il Principe, quello però che
so è che Belisomi sarà quanto prima di ritorno, per la ragione che non
si rimette dalla sua contusione, Alemagna spera di essere posto in libertà
all'arrivo di Cavaletti, ma non si sa niente di positivo. Giovedì scorso la
Contessa Biglj ha dato un pranzo al Principe Albani, e Giovedì venturo
ne darà uno alla sposa Litta, al quale é invitato mio suocero, io non lo
sono, forse perchè non sa che sarò a Milano. Ho mandato Tranquillo
dal sig. Obicini per sapere qualche cosa rapporto alla spedizione del ritratto
1) Continua così a parlare del cavallo malato.
2) "Dare un vada,, è espressione dialettale, della quale sonvi esempi nel Porta, per in-
dicare il liberarsi da importuni.
3) Donna Camilla Pe.stagalli nata Calderara è una delle dame inscritte nell' Elenco Ge-
nerale delle nobili signore ammesse nel 1776 agli onori della Regia Ducal Corte (cfr. Calvi,
// patrieiato milanese cit- p. 493). Era la vedova di quel Don Giuseppe Pestagalli che il
26 dicembre 1759 otteneva l'ammissione al patriziato milanese (Cfr. Calvi, op. cit., p. 43, e
Giampiero Corti, Armoriale italiano in Giornale araldico-genealogico-diplomatico anno
XXIII, p 293) e che lasciò, morendo nel 1807, un'ingente sostanza all'Ospedale Maggiore
(cfr. Canetta, op. cit. pp. 145-146). I Pestagalli esercitavano, per diritto ereditario, l'ufficio di
" contatore della mezz'annata „.
— 65
ma fin'ora non ho avuto risposta. .
Questa sera doveva venir qui la compagnia Annoni, ma il cattivo tempo
ce lo ha impedito, la M. G. era disposta a rinnovare il trattamento di ge-
lati; credo che tanto una cosa, quanto 1' altra seguiranno domani. Peppino
Calderara, Fornara ti salutano caramente, come pure anche la M. G. A
rivederti mio caro, ma presto, ti assicuro che sono in procinto di perdere
la pazienza aff.ma Moglie
Teresa.
Chargée d'Office N. 368.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
chez le Banquier Obicini e Fierb
à Vienne
XL
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
A Vienna.
N. 3L
Milano I'll Novembre [1812].
t^arissimo Federico,
Ieri alle tre ore sono giunta a Milano, siccome io aveva una necessità
d'andare al mio appartamento, mia suocera è venuta poco dopo a ritrovarmi,
ed anche con modi graziosi, io le dissi che avevo intenzione d'andare da
lei, ciò che feci poco dopo colla scusa di vedere i ragazzi ^^ io le dissi che
non mi fermava a pranzo in casa, trattandosi che mi fermava solo tre o
quattro giorni, alla qual cosa essa non rispose niente. Ciechino sta bene
di salute, ma non ha ancora ricuperata la sua forza, egli cammina per
alcuni tratti di strada solo ma con molta difficoltà; spero che l'aria
della Santa gli farà bene, io conto d'andarvi sabbato se avrò niente che si
opponga. La mia salute è buona, come pure anche quella della M. G,
Felber è a letto con una gastrica che lo rende d'una somma debolezza,
e la cosa è piuttosto seria. Ho visto questa mattina la Contessina d'Adda^,
la quale è stata contentissima della tua lettera, essa è dimagratissima.
1) Proseguono i particolari dell'azienda domestica.
2) Allude certo ai suoi cognati, figli del secondo matrimonio di suo suocero: Carlo, di-
venuto assai giovine direttore del ginnasio di S. Alessandro, Eugenio, che fu poi barnabita,
e Luigi, che sposò la Vigoni e dal quale discendono i Confalonieri ora viventi.
3j Con ogni probabilità si tratta sempre della d'Adda Anguissola. ^Cfr. la nota 7 a p. 27).
— 66
Questa mattina sono stata dalla Trivulzi Vittoria ; essa ha cattivissima cera,
ma era di buon'umore. La sposa Litta ha innamorato tutta la casa per le
sue maniere, e bellezza, ad eccezione della Duchessa, la quale le fa tutte le
sgarberie. Domani vi sarà comedia a Monza per il giorno di S. Eugenio» ;
non so nuove non avendo visto nessuno che appartenga alla Corte. Oggi
il sig. Rizzardi ha fatto un pagamento di 30 m. lire, le quali saranno
impiegate domani presso il sig. Galieni. Oggi vado a pranzo dalla M, G.
domani anderò dalla d'Adda, se però non sono invitata per il pranzo della
Biglj. Ieri sera sono stata in Teatro, e Pirlot è stato il mio servente. È
dalle dieci della mattina che sono assediata di visite e seccature, le quali
mi hanno impedito di scriverti, fuori che un quarto d'ora che ho passato
dalla Vittoria, la quale mi ha fatto dire che voleva vedermi, ciò che mi ha
così stretta dal tempo, essendo già le quattro ore passate, e dovendo la
mia lettera essere alla posta per le 4 e 1/2» scrivo con una fretta
somma, e sarà un miracolo se arrivi a leggermi. Addio mio caro ti abbraccio
con tutto il cuore e mi protesto aff.ma Moglie
Teresa.
XLI •
Archivio Frangipane - Castel di Per petto [Udine) Inedita.
Teresa Gonfalonieri al Conte Cintio Frangipane
Milano il 12 novembre [1812].
Sig Conte
La mia gran malattia è stata di un sol giorno di durata e di nessunissima
conseguenza. Il mio Ciechino ha avuto due giorni la febbre, ma grazie al cielo
ora sta benissimo ; cioè egli è nello stato in cui si trovava alla Santa. Solo ieri
l'altro siamo ritornati dalia campagna, nell'intenzione di andare in un'altra
quanto prima, e subito che alcuni piccioli affari me lo permetteranno. Domenica
sarò sicuramente a Monza, ella è una giornata che non vorrei mancare d'andarvi ^
e ciò lo riguardo come un preciso dovere. La ringrazio dell' interessamento
che prende per la mia salute e vorrei avere occasione di dimostrargliene la
mia riconoscenza. Sono di fretta ma con tutta la stima
T. Gonfalonieri.
v: A Monsieur le Comte Frangipane
Sénateur et Chevalier d' Honneur '
de S. M. 1. et R.
Monza
1) Ricorre il 15 novembre.
2) In tal giorno appunto ricorreva l'onomastico del viceré, come s'è detto.
— 67 —
XLII
Archivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 1.
Monza,* il 27 Luglio 1813.
Undici e mezza della sera.
Carissimo Federico
Eccomi, mio caro, esatta, a principiare il mio carteggio; veramente avrei
dovuto aspettare domani per darti le ulteriori nuove, ma l'andata di domani
mattina alle otto alla Feluca ^ mi avrebbe impossibilitato di scriverti per
la ragione che il corriere^ partirà quando non ci saremo. Nessun invito
per quel che credo, a questo déjeuné per la ragione che vi saranno an-
che i ragazzi, è un déjeuné di famiglia. Tu sai che ora il Principe
gusta infinitamente questi piaceri, egli è sempre colla sua cara metà tête
à tête, di buonissimo umore, e si sentono sin di fuori a ridere, a godersela,
che ne dici? Ho ricevuto la tua lettera, che mi hai scritto prima della tua
partenza ; le nuove che ivi mi dai non sono state conosciute qui che oggi
per la ragione semplicemente che esse erano sul giornale. La nomina ^ della
Litta è la sola che mi abbia fatto piacere; avere una Terzaghi^ per collega!
Ti assicuro che sono disperata ; ella è una di quelle persone che vivono
di tracasserie, e per conseguenza detestabile. Le nomine mascoline poi
non meritano l'incomodo di occuparsene gran che, che volendo scegliere
bisogna cadere su Cicogna,^ tu vedi ch'egli è una bella pezza. Dai
giornali sappiamo l'armistizio prolungato, il Congresso aperto" ecc., ma qui
non se n'è fatta parola; ti assicuro che per darti delle nuove bisognerebbe
che le inventassi, tanto siamo tenuti al giorno delle cose. Per Martedì
si avrà una cantata e una festa da ballo, puoi giudicare quanta volontà
1) La contessa Teresa era di servizio alla villa reale di Monza, ove i principi s'erano
trasportati il 17 luglio, giungendovi dalle provincie venete.
2) La villa Feluca, celebre per gli affreschi del Luini, era divenuta proprietà della corona.
3) Questo corriere, fra Milano e Monza, che esiste tuttora con qualche mutamento recato
dai tempi, aveva forse allora un particolare carattere di corriere della Corte. Ma non deve
confondersi coi corrieri imperiali, trascorrenti velocemente al gran galoppo da l'una all'altra
posta e dei quali parla L. Ratti, op. cit.
4) Avevan avuto luogo alcune nuove nomine, che avevan chiamato a far parte della corte
vicereale il duca Visconti come ciambellano, Giovanni Cicogna, Balabio e Erba come scudieri
e le signore Albani, Greppi, Lechi, Litta e Terzaghi come dame di palazzo. Prestaron giu-
ramento in .Milano il 1' Agosto v. A. Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX
i8o^-i82S, Milano 1901-02, pag. 646.
5) La marchesa Terzaghi nata Carcassola.
6) Giovanni Cicogna Mozzoni, fratello cadetto di Carlo, morì nel 1S75 di 85 anni.
7) Allude al congresso di Praga, che, come è noto, si chiuse, dopo abile schermaglia del
Metternich colla defezione dell'Austria dall'alleanza con Napoleone I.
68 -
abbia di goderne * ; temo che quel giorno sarò insopportabile, tanto mi trovo
indisposta contro questi divertimenti; tu sai se ora sta in mio potere di
divertirmi. Ho ricevuto oggi una lettera di mia suocera nella quale mi
dice che Carlino sta meglio; che vi sono dei gran torbidi nel matrimonio,
e mi pare ch'essa dubiti assai dell'esito. Io mi conterrò colle mie sorelle
nella maniera che mi dici, ciò che farò anche riguardo all'andare a Carate.
Io sono qui staccata di tutto ciò che amo a questo mondo; tu sei andato
in paesi dove non vorrei avesti a dimenticarti della tua povera Teresina;
il solo pensiero mi fa scoppiare il cuore; non dimenticarti per carità di
me, ricordati che la più piccola cosa che scopro, di quel tal genere che mi
fa tanto orrore, può costarmi la vita; se essa non ti è indifferente tu sai
il mezzo di renderla felice. Ho fatto la tua ambasciata alla Sandizell, essa
mi disse che doveva appunto scrivere a suo cugino per dirgli che la Prin-
cipessa si associa alla sua opera e crede anche il Principe, mi dispiace
che potrai farti poco merito coU'autore, se le persone, alle quali potevi
proporla, se ne provvedono per altro canale. La mia salute è sempre nello
stesso stato
^ Dammi le nuove più dettagliate che puoi
della tua salute. Addio mio caro ti abbraccio aff.ma Moglie
T. C. C.
XLIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Monza il 31 Luglio 1813.
Carissimo Federico
Oh quanto ti ringrazio della sollecitudine colla quale mi hai dato le tue
nuove! certo che non potevi farmi un maggior piacere; spero che avrai
proseguito nella stessa maniera il tuo viaggio, ciò che bramo di sapere
con vera ansietà. Pisani ^ mi ha portato egli stesso la tua lettera, jer l'altro
alla sera, ma io non lo vidi per la ragione ch'ero al famoso divertimento
del bigliardo. Il Principe e la Principessa mi trattano con gentilezza, essi
1) In quell'anno era morto il 1° giugno il bimbo di donna Teresa, (v. la nota 4, a pag. 8),
che abbiamo veduto continuamente travagliato da gravi malattie. Non v'è proprio bisogno
di riprendere, per spiegare la morte del fanciullo, la stolida voce che il padre lo avesse
lasciato cadere palleggiandolo.
2j Si omettono ulteriori ragguagli sulla salute della contessa Teresa.
3) Il Conte Pietro Vittor Pisani (1760 1847) era ciambellano vicereale. Nato nel 1760 da
Vittore e Teresa Della Vedova, sposò Caterina Maria Zurlo. Possedeva la celebre tela di Paolo
Veronese: " La famiglia di Dario dinanzi ad Alessandro „, che il figlio di lui vendette poi alla
National Gallery di Londra.
— 69 —
mi hanno detto ieri sera che, giacché non avevo mio. marito a Milano, mi
poteva fermare con loro ancora per alcuni giorni, anche non essendo di
servizio, che non mi dicevano questo per vincolarmi, ma che devo fare
puramente quello che mi piace; tu vedi che non mi potevo rifiutare a
questo grazioso invito; altronde, pur troppo ho niente che mi richiami a
Milano, ed anzi in questo momento è per me il soggiorno il più penoso;
non ci sei tu a rendermelo aggradevole. Siccome ho lasciato a Milano i
brillanti, e tutto ciò che mi occorre per il giorno della Principessa*, e non
sapendo dove siano i primi, altri che me, così bisogna che domani a sera
dopo il Circolo me ne vada a Milano, dove starò il Lunedì, ed il Martedì
mattina verrò sull'ora fresca a Monza, oppure Lunedì dopo il pranzo ; circa
ai cavalli mi regolerò nel modo che mi hai indicato, non dubitarne ne avrò
tutta la cura, povere bestiole, ci voglio bene! Il Principe mi ha regalato
un Colie, coi suoi pendenti in perline fine, e grossa perla in oro, il quale
è molto grazioso, ed è dell'ultima moda a Parigi, egli non è gran cosa circa
al valore, ma sicuramente meglio questo che un vestito di Taffetas. Do-
mani presteranno giuramento le Dame nuovamente nominate, ed i nuovi
officiali della Casa. ^ Il battesimo non avrà luogo il giorno tre;^ per la
ragione che la Principessina è ammalata d' un forte tenesmo, ora sta meglio,
ma il medico disse ieri in segreto ch'ella è stata in pericolo, cosa che non ha
mai esternato qui, e per conseguenza ti prego a non parlarne. Credo che
avranno da destinare una Dama per portarla al battesimo, invece di M.e
Vurmb giacché questa fa da madrina; non sarei malcontenta d'aver io questa
destinazione, ma fin'ora non si è parlato di questa cosa. Nuove non ve ne sono
a nostra notizia che quelle dei giornali, onde non occorre che te ne parli. La
Mamma Grande è andata a Desio * Giovedì dopo pranzo, già essa non mi
ha fatto dire niente. Carlino sta meglio, il matrimonio è molto inciampato,
ma non rotto, non so però niente in dettaglio. In questo momento ricevo
un'ambasciata della contessa Biglj la quale mi fa dire che giacché finisco
domani il servizio mi pregava a passare da lei questi giorni, e ch'essa si
ferma a Arcole fino a Giovedì, le feci fare i miei ringraziamenti e le
addussi per iscusa l'invito avuto dai Principi, certo che senza questo ci
sarei andata con piacere. Fagnani mi ha domandato le tue nuove, e ti
saluta, egli lavora qualche volta colla mia navetta a fare ogiolini^, dalla
destrezza colla quale li fa si vede che è stato esercitato in questo mestiere ;
li L'onomastico della viceregina ricorreva il 3 agosto (martedii. In tale occasione si
rappresentò nel teatrino di corte il Tempio di Imeneo dramma del Franceschinis, musica del
maestro Ray (Cfr. Comandini, op. cit. p. 646).
2) Vedi la nota 4 a pag. 67.
3) Infatti Monsignor Codronchi, Grand' Elemosiniere, battezzò il 15 agosto soltanto la
principessa Amalia Augusta Eugenia, nata l'anno precedente durante l'infausta campagna di
Russia e sposata nel 1829 a D. Pedro I imperatore del Brasile. Morì nel 1873.
4) Desio era un'altra villa di casa Gonfalonieri, ora proprietà delia contessa Giulia Bar-
biano di Belgiojoso nata Gonfalonieri.
6) Occhielli, in milanese.
— 70 —
duro molta fatica a tacere sulla scoperta che hai fatto a Vienna sul suo
conto, ed a proposito di questo lavoro che dicono poi che le donne non
lo sanno fare! La mia testa mi ha un po' incomodata e fisicamente, e
moralmente
I
Suona l'ultimo segno della Messa, alla quale bisogna che intervenga, non
mi resta che il tempo di dichiararmi con tutto il cuore
aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Dipartimento della Brenta
Padoue p. Abano -
XLIV
Archivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Monza il 7 Agosto 1813.
7 ore del mattino.
Carissimo Federico
Abbiti cura, per carità, non te lo so raccomandare abbastanza ; è un'aria
pestifera quella nella quale ti trovi, è quasi una cosa generale il riportarne
una terzana qualora non si abbia un'estrema cura. La Duchessa Litta,
Frangipane ed Alemagna hanno tutti la terzana, la prima assai forte, ti
assicuro che tremo per te, conoscendo quanto poco badi alla tua salute,
se ho una qualche influenza sul tuo cuore ascoltaini in questo. Ho ricevuto
la tua lettera del 3; anche in questa mi ripeti che soffri dei tuoi dolori,
questo mi dà a temere che sia anche di più di quel che mi dici, rassicu-
rami al più presto su questo articolo e toglimi d'inquietudine. Non avendo
il tempo di trascrivere la lettera di Giulini te la includo, vedrai pur troppo
che l'affare non prende buona piega, ho pregato Giulini che nel caso che
avesse ulteriori dettagh te li scriva direttamente per non ritardarteli, giacché
potrebbe seguire mandandomeli qui e in ora che fosse già partita la stafetta^
Ho domandato al Bolchese per il sellino, egli mi disse che è rimasto
1) Seguono altre notizie sulla sua salute. *
2) In Abano il Gonfalonieri si ritrovò colla famiglia Mozzoni-Frasconi, che conservò sempre
con lui grande amicizia.
3) Staffette eran detti propriamente i corrieri che recavan le lettere viaggiando a cavallo
contrapposte ai pedoni. Gfr. la nota 6 a pag. 15.
'1
presso di te. Fin'ora non ho avuto notizie come si sia condotto il coc-
chiere in questione, subito che ne avrò te ne ragguaglierò. La M. G. alla
quale faccio tenere esattamente le tue nuove, mi ha mandato il Scarpazza
con una lettera, nella quale mi dice ch'essa si ferma a Desio sino al
13 corr. e che mi vedrebbe con piacere qualora non mi fosse di incomodo.
Lunedi mattina adunque partirò di qui per Desio per passarvi quei pochi
giorni che rimangono, qualora non mi sia rinnovato l'invito di fermarmi
qui, ciò che credo probabile, giacché l'altro giorno il Principe disse alla
Durini me presente, nous vous ravissons votre soeur pour une semaine,
nous avons dit une, parce qu'ainsi nous espérons en avoir deux; se però
non mi dicono altro, io me ne andrò. Ho sentito a parlare all'orechio che
il Principe parta al principio dell'entrante settimana, ' ma però non si
vede e non si sa che si facciano preparativi, io poi non ti saprei dir altro
giacché essendo qui non so nemmeno le notizie che corrono in città, ove
sicuramente si saprà qualche cosa di più positivo. Altre nuove non ve ne
sono a nostra cognizione, ti assicuro che non si parla mai di niente, ed
avrei molta pena se ti dovessi dire di che cosa si parla. I Principi e
M.*^ Wûrmb mi fanno molte gentilezze, quest'ultima ha voluto venire a
vedere la Santa, la quale le è piaciuta assai, e l'ha assai vantata. Ho
ricevuto una lettera di mia suocera, la quale dice che Carlino sta molto
meglio, e che partono tutti entro l'entrante settimana per Carate, essa
non mi fa nessun invito e non mancherò di regolarmi come mi hai indicato.
Dell'affare della Ghita^ non se ne parla più, tanto tuo padre quanto tua
madre ci hanno sofferto moltissimo. Mia suocera mi domanda con molta
premura le tue nuove, e mi dice che tuo padre non ne ha ancora ricevute
direttamente, pare che osservino questa cosa, te ne avverto per tua
regola. Ieri il Principe ha dato a Alemagna e a Bellisomi la scatola col
suo ritratto che loro aveva promesso. La mia salute è discreta, la mia
testa però si fa sentire tutte le volte che cangia il tempo. Non ti parlerò
del mio umore, ti puoi facilmente immaginare come può essere : il sonno
è bandito da me, bisogna che per poter dormire qualche ora di seguito
abbia la pazienza di coricarmi tardi, e la mattina mi alzo piuttosto di
buon'ora. Gran fatalità la mia, che non abbia nemmeno questo tempo per
riposare la mia immaginazione, la quale non vede, purtroppo, che delle
cose assai tristi; non starebbe che a te a rendermi felice, ne sai il mezzo,
ma purtroppo credo che non vuoi adottarlo. Dall'ora che ti scrivo capirai
che si fa qualche cosa di diverso dal solito, e infatti si parte alle otto
1) Parti infatti la Domenica mattina giorno 8 per Udine donde raggiunse l'esercito a
confini illirici.
2) Donna Ghita (cioè Margherita) Gonfalonieri sposò, a 18 anni, Don Giuseppe Medici
di Seregno, e mori poco dopo (1815). Era sorellastra di Federico, essendo la maggiore dei
figli nati a suo padre dalle seconde nozze con Donna Maria Litta-Modignani.
72
per un déjeuné alla Feluca, ove sono invitati il Ministro dell'Interno^
M."" Méjan padre, il Generale Vignolle ^ e tutto il servizio. La Principessa
mi fa dire che non si aspetta altri che me. Addio, mio caro, ti abbraccio e
credimi a fronte di tutte le prove
aff.ma Moglie
T. C. C
P. S. — Ritorno in questo punto dalla Pelucca e, non essendo ancora
partita la stafetta, apro la lettera per dirti che la Principessa mi ha detto
di fermarmi qui anche questa settimana, persuasa che l'aria mi faccia bene,
ma vedo che il vero motivo è per procurarmi una distrazione; non sta
in suo potere il sollevarmi; l'unica persona che lo potrebbe fare, dandomi
la certezza di essere veramente mio, ciò che è lo scopo dei miei desideri,
mi fornisce all'incontro delle certe prove del contrario, ecco ciò che farà
sempre la mia infelicità e per conseguenza inutile ogni sforzo per solle-
varmi. Spedirò un uomo a Desio per avvertire che non ci vado, e scriverò
al Bolchese che faccia movere i cavalli, ma che ci sia lui per vedere che
non si affatichino troppo. Ti abbraccio di vero cuore ancora una volta, abbiti
una somma cura.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Dipartimento della Brenta
Padoue p. Abano
1) Dal 1809 era Ministro dell'Interno il conte Luigi Vaccari (1766-1819), modenese, magistrato
prima del 1796 e rimasto sempre nei maggiori uffici dello Stato sino al 1814, quando s'adoprò
invano, con fedeltà al principe, ma scarsa conoscenza delle condizioni dell'opinione pubblica,
a conservare il trono ad Eugenio.
2) Il generale Martino Vignolle (1763-1824), già ufficiale nell'esercito reale francese, prosegui
la carriera nel repubblicano e rimase in Lombardia dopo la conquista del 1796 per organizzarvi
l'esercito della Repubblica Cisalpina, prima come capo di Stato Maggiore, poi come Ministro
della Guerra. Durante l'impero, fu capo di Stato Maggiore di Marmont e del principe Eugenio.
Alla fm d'aprile del 1814 si adoprò invano per richiamare il Pino, tosto dopo il massacro del
Prina, sulla via dell'onore (Du Casse, op. cit., to. X, Lettera del Generale Grenier al principe
da Cremona il 24 aprile). Rientrò nella vita privata nel 1815.
— 73 —
XLV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 6.
Monza il 9 Agosto 1813
alla mattina.
Carissimo Federico,
Non ho ulteriori nuove da darti, dopo quelle che ti scrissi nella mia
5^ lettera, riguardo all'affare Galieni; quest'ultimo si è portato qui sabbato
per ottenere un'udienza dal Principe per reclamare contro il Ministro del
Tesoro ' ed ottenere che fosse sospesa la vendita, già decretata dal detto
Ministro, dei suoi fondi; il Principe non ascoltò la sua preghiera e non
volle vederlo; ciò che mi dispiacque moltissimo giacché questo fa vedere
che il Governo vuol agire contro di lui col massimo rigore ; non mancai di
rendere subito avvertito di ciò Giulini perchè gli servisse di regola. Fi-
nalmente ieri sera si è saputo anche qui che il Principe doveva partire,
ne ha parlato egli stesso, e questa notte alle 3 e V2 se ne è andato
accompagnato da Belisomi e Méjan figlio 2, egli va a Udine; alcuni pre-
tendono che sia solamente una corsa per vedere le truppe e mettere il
tutto in pronto nel caso che si faccia nuovamente la guerra, la pluralità
però crede che questa guerra è imminente e che il Principe si porti alla
Grande Armata, ed altri ch'egli comandi l'armata di questa parte, insomma
tutti dicono il loro parere ma non si sa niente di certo. La povera Prin-
cipessa è assai triste, e trovo ben naturale che lo deva essere, non c'è
nessuno meglio di me che la possa compatire; essa si trova nuovamente
incinta, credo niente più di un mese; ma ciò è un mistero, onde non ne
parlare. Immaginati l'allegria che deve regnare qui, essa si confà colle mie
disposizioni morali, giacché non v'ha niente che faccia piià rabbia che di
vedere allegri gli altri, quando non si può esserlo loro. Una prova che
non si era traspirata la partenza del Principe, si è che jeri sera è venuto
nessuno al Circolo, e tu sai che in queste occasioni vengono tutti. Il giorno
di S. Napoleone^ non si anderà a Milano, avremo qui il Tedeum, ed il
1) Era allora Ministro del tesoro, per breve intervallo, fra i due ministeri del Veneri, il
cremonese conte Ambrogio Birago, già posto a capo durante la Cisalpina dei due dicasteri
della guerra e degli affari esteri e stato pure in quel torbido triennio membro del consiglio
deijuniori ed inviata a Roma. Doveva cedere di nuovo nel novembre 1813 il portafoglio de^
tesoro al conte Veneri.
2) Deve trattarsi del capo squadrone Méjan, aiutante di campo del viceré.
3) La consueta festa pel genetliaco dell'imperatore si celebrò in Milano come se non
incombessero cosi gravi minaccie all'impero. Grandi divertimenti pubblici ebber luogo in
piazza d'armi ed all'arena. Cfr. Comandini, op. cit. p.p. 648-49.
74 —
battesimo della Principessina; non so cosa vi possa essere alla sera, e
cosa si farà per questo battesimo, e nemmeno se sieno nominate delle
Dame per quest'oggetto, sono tutti misterj impenetrabili, lo finisco la mia
dimora in questa Real Villa il 22 corrente, spero che a quest'epoca sarà
imminente il tuo ritorno, e Dio volesse che fosse già seguito. La Visconti ^
è partita per Parigi con Pierino Monticelli, ^ forse tu lo saprai, ma ciò non
è giunto che jeri a mia notizia. Guidino Castiglioni^ conta d'andarvi anche
lui. Oggi dovrei avere tue lettere, almeno lo spero. Sono le undic'ore, bi-
sogna adunque che mi porti alla messa, non chiudo la lettera per vedere
di rintracciare qualche nuova. Addio, frattanto, ti abbraccio di vero cuore,
e sono
aff.ma Moglie
T, C. C.
Il cocchiere si è portato bene l'ultima volta che è stato alla Santa, egli
ha ben puliti i cavalli, e fatto il tutto con molta esattezza, tali sono le
notizie avute dal Prina. Il Principe è partito con Vignolle, e le altre persone
che ti ho detto, pare che si ritenga la guerra, e un indizio che la fa
credere certa è l'andata alla grande armata del Re di Napoli ; egli è
passato da Verona otto giorni fa *, ma ciò non l'abbiamo saputo che oggi.
La Principessa ha fatto interpellare se la Fé viene per il battesimo, fin'ora
non si ha risposta, se viene credo che sarà lei che porterà la Principessina
al battesimo come la più anziana delle Dame di Palazzo, ciò non è però
che una congettura. Ho ricevuto una lettera da mia suocera nella quale
mi dice che partono per Carate mercoledì dopo pranzo, e poi mi dice
spiace anche a me il partire senza veden>i, ma spero che vi vedremo
colà, e questo ve lo dico anche a nome di mio Marito, ecco tutto l'invito
che mi fanno, ti ho trascritto il paragrafo, perchè mi dici cosa devo fare;
sarà però difficile che ci possa andare prima del tuo ritorno dovendomi
io fermare qui, sino al 22; dimmi tu quel che credi debba fare. Tuo padre
ha ricevuto la tua lettera, ed ha diretta la sua riposta ad Abano. Alemagna,
la Duchessa e Frangipane sono abbandonati dalla febbre, ma Corradini
e il servitore di Corradini l'hanno ancora. Abbiti cura per carità. La mia
testa jeri ed oggi m'incomoda un tantino, ciò che è cagionato dal temporale
1| Probabilmente allude alla moglie di Alfonso Visconti Aimi, Antonia Samper, di Vi-
gevano, dama di palazzo nel regno d'Italia.
2) Nessuno di tal nome appare negli alberi genealogici della ben nota famiglia patrizia
dei Monticelli, per l'epoca di cui si tratta.
3) Guidino Castiglioni Stampa, del ramo marchionale della vetusta casata, fu cavaliere
di Malta e mori a 26 anni nel 1816. Era figlio della marchesa Paola Castiglioni-Litta (1751-
1846), dama giustamente celebrata per il suo spirito e la sua cultura, cantata dal Parini,
(La recita dei versi e // Dono).
4) Veramente erano otto giorni che il re Gioacchino aveva lasciato la sua capitale, ma
doveva esser appena passato per Verona, giacché il 7 era in Bologna. Cfr. A. Comandini,
op. cit. pag. 646.
75 —
che minaccia. Addio, ama una volta esclusivamente quella che è sempre
stata, e sarà eternamente tutta tua. Chi mai oserà dirti, che non potrai
trovare le dolcezze dell'amore che con lei? se la vedessi, se il Cielo me
la facessse owioscere, la scongiurerei di togliermi la vita colle sue mani,
0 lasciarmi l'uomo da cui questa dipende. L'infame è ben mascherata ai
miei occhi, la disprezzo più che il più vile verme della terra, e perchè
non si ecciteranno anche in te questi sentimenti ? nessuno meglio di te può
sapere quanto li meriti. Ma a che parlo, a qualfine! non ne parlerò più, no
non fo che esacerbare il mio dolore, e il sangue fa in me una rivoluzione,
tutte le volte che mi vengono questi pensieri, che non saprei rendere, e
tu sarai indiff^ffite a tutto questo!
v: A Atonsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Dipartimento della Brenta
Abano p. Padoue
XLVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La Duchessa Litta a Teresa Gonfalonieri Casati
La Dama d'Onore
Sabbato sera 20 novembre [1813].
La sua domanda è stata esaudita; ho il piacere di avvertirla che domani
domenica 21 novembre ella è di servizio presso S. A. L la Vice Regina, sino
alla fine del prossimo Dicembre, ella si cambierà colla contessa Visconti. ^
Ho il piacere di rinnovarle i miei sentimenti
Duchessa Litta.
V : A Madame
Madame la Contesse Confalonieri
Dame du palais de S. M.
Chez Elle
1) Vedi la nota 1 alla pagina precedente.
— 76
XLVII
Archivio Frangipane - Castel di Perpeito (Udiìie). Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati al Conte Cintio Frangipane
Mille ringraziamenti per la bontà e per l'esattezza che mette nel parteciparmi
la nuova'; certo che quest'ultima è assai consolante travedendo così più probabile
e più pronta la pace; spero che quest'ultima nuova, la Regina di tutte, sarà il primo
ella a parteciparmela; in quanto a quella d'oggi il suo biglietto non mi ha servito che
di conferma, esso mi ha fornito però i dettagli dei quali ero ansiosa. Sappia
che giusto in questo punto diceva : se la notizia fosse, Frangipane me ne
avrebbe fatto sapere qualche cosa.
La mia salute è discreta. Ringraziandola nuovamente della sua cordialità
mi protesto con vera amicizia T. CoNFALONIERI.
v: A Monsieur
Le Comte Sénateur Frangipane
Chevalier d' Honneur de S. M. I.
XLVIII
Archivio Frangipane - Castel di Perpetto (Udine). Inedita.
Teresa Confalonieri Casati al Conte Cintio Frangipane
Milano il 10 Aprile 1814.
Ricevo in questo punto, vale a dire alle tre e un quarto dopo mezzo giorno,
la sua lettera dell'otto corrente, l'unica, sola, solissima, che io abbia ricevuta
dopo la di lei partenza 2. Bella maniera di scusare la di lei negligenza nel
soddisfare a una promessa, che mi fece con tanta solennità, di darmi subito
e frequente nuove della Principessa! ecco come s'incolpan gli altri per scaricar
se medesimi! povero direttore delle Poste! quanti forse gli affibbiano delle
colpe che non ha mai sognato d'avere! Le basti dunque il sapere, sig. Conte
riveritissimo, ch'io poi non sono di tanta buona fede di credere tanto facil-
mente a quattro chiacchere; la sola riparazione alla mancanza fatta potrà per-
suadermi diversamente.
La salute della nostra amata Principessa è sempre la stessa ! me ne duole
assai conoscendo non essere questo suo stato abituale dei migliori, certo che
la gravidanza vi ha moltissima parte, e mi lusingo per conseguenza, che dopo
il parto si rimetterà. Mi continui adunque le di lei nuove e mi creda con vera
amicizia. X. CONFALONIERI.
V : A Monsieur
Le Comte Sénateur Frangipane
Chevalier d' Honneur de S. M.
Mantoue
1) Probabilmente questa lettera è del febbraio 1814, o del principio di marzo, quando
l'esercito italiano riguadagnò terreno prima sul Mincio, poi sul Taro.
2) La vice-regina, che il Frangipane, suo cavalier d'onore, aveva accompagnato, s'era
chiusa nella fortezza di Mantova alla vigilia del parto, per essere accanto al principe. Lasciò
Milano il 28 marzo.
— 11 —
XLIX
Archivio Frangipaìie - Castel di Perpetto (Udine). Inedita
Teresa Gonfalonieri Casati al Conte Cintio Frangipane
Milano il 13 Aprile [1814].
La nostra Principessa partorì felicemente: questa nuova mi ha fatto gran
piacere desiderando vivamente di vederla sbarazzata in un momento tanto
fatale per le puerpere. ' Eccoci una quarta Principessa ; certo che avrei desiderato
un Principe e perchè tale era il desiderio della nostra amata Principessa e
singolarmente poi conoscendo quale sia maggiore l'imbarazzo ch'esse recano
quando sono in età maritabile, ma in queste cose ci vuol pazienza; così fossero
questi i soli guai della vita, ch'essa sarebbe molto più dolce e rincrescerebbe
infinitamente più il doverla lasciare. Ricevetti ieri la sua lettera dell' undici la
quale mi ha fatto piacere, dandomi essa le nuove della nostra Principessa, e
di tutta l'Augusta Famiglia, le quali bramerei avere il più frequente possibile,
lei sa quanto m'interessino. Quanto poi alle notizie politiche, caro Frangipane,
non me ne dia di quella specie, non già ch'esse non possino interessarmi
sommamente se vere, ma nel caso contrario esse non possono che rattristare
maggiormente ; faccia adunque una scelta di nuove, che possano essere credute
e me le faccia pervenire il più presto possibile ed avrò cosi due piaceri nel
medesimo tempo, quello di avere di lei nuove e quest'altro che sicuramente
stuzzica la curiosità anche nelle persone le meno ansiose di sapere ciò che
succede a questo mondo. M'ero proposta di non parlarle di quella famosa
lettera del trenta, ma siccome le donne hanno già la taccia di non sapere tacere
ed altronde essendo persuasa che ancorché io derogassi dalle altre non potrei
togliere la taccia che ci è data, voglio per conseguenza ancor io niente tacere. La
sappia adunque, mio sig. Conte, ch'io mandai molte volte alla Posta, e che questa
famosa lettera che si vuol scritta il trenta non arrivò qui che il dieci corrente ;
mi dica lei ora dove e cosa posso aver ragione di credere, e mi troverà do-
cilissima purché la cosa non sia in contrasto coi fatti. Per altro la sappia che
la sola maniera di disarmarmi è il darmi con frequenza e sincerità le nuove della
nostra Principessa; granché che si desidera senza che ci si accorci la vita
desiderando che passino con velocità i mesi; io vorrei già vedere fuori di
puerperio la Principessa ed avere cosi una maggior tranquillità sul suo conto.
Mi accorgo di essere molto lunga, il Ciel voglia che lei non ci soggiunga
noiosa. Mi creda intanto con vera amicizia
v: A Monsieur T. CONFALONIERI.
Le Comte Sénateur Frangipane
Chevalier d' Honneur de S. M. I. et R.
Mantoue
(d'altra mano :'
Ris, 20 detto
1 II 13 notte la Viceregina aveva dato alla luce una bambina in Mantova, notizia toste
annunciata ai milanesi coi colpi di cannone di rito.
78
Archivio Confaloiiieri - Castello di Caidate. Inedita.
(Araldica - titoli e cariche - cart. V).
Federico Gonfalonieri al signor Francesco Barchetta
Milano li 24 aprile 1814.
Il qui abbasso sottoscritto signor Conte^ Federico Gonfa-
lonieri del vivente signor Vitaliano, abitante in Milano nella
contrada del Monte di Pietà deputa colla presente valitura come
un atto pubblico in suo procuratore il signor Francesco Barchetta
del fu Giuseppe abitante nella contrada di S. Vincenzino a
specialmente ed in procuratorio suo nome dare tutte quelle
disposizioni che creda del caso circa l'amministrazione delle
sostanze del signor costituente a divenire a qualunque con-
venzione, temperamento, e transazione, a fare l'esigenza di
qualsivoglia reddito, capitale, ed attività di spettanza del signor
costituente da qualunque persona, Monte pubblico, comunità ed
a rilasciare perciò qualsivoglia quitanza e liberazione, a prendere
in sovvenzione qualunque somma, obbligare li suoi beni per
qualunque causa, titolo, passare a qualunque cessione, o dato
in paga, a comparire avanti li giudici di Pace per qualsivoglia
oggetto, stare in giudizio tanto attivamente, che passivamente,
eleggere periti, e compromissary ; prestare giuramenti e fare
qualunque incombente avanti le autorità giudiziarie politiche ed
amministrative, o passare a qualunque affittanza de' beni del
signor costituente, a dare, e ricevere le denuncie di finita
locazione ad accordare proroghe, a prestare l'assenso per la
cancellazione d'ipotecarie iscrizioni e generalmente fare tutto
quanto potrebbe fare lo stesso signor costituente allorché si
richiedesse un più ampio e specifico mandato, dichiarandosi che
il nominato signor procuratore potrà tare quanto sopra in quei
modi e sotto quelle dichiarazioni e condizioni, e con quelle
1) Con decreto del 1° luglio 1810, Federico Gonfalonieri era stato nominato, da Napo-
leone I, conte del Regno d'Italia, mentre, a tenore delle leggi vigenti, non era più riconosciuto
al padre suo l'avito titolo comitale.
79 —
formalità, e solennità ch'egli troverà più convenienti, come pure
che trovasi autorizzato a poter anche sostituire uno, e più
procuratori con simile e più limitato potere, e promettendo il
signor costituente di avere per rato e fermo, e di eseguire
tutto ciò che verrà promesso ed operato dal detto signor pro-
curatore, rimossa ogni eccezione. Il presente mandato di procura
si fa dal signor costituente attesa l'imminente sua partenza da
questa città in estero stato, ^ e però cesserà tostochè egli sarà
restituito a Milano.
Conte Federico Gonfalonieri
costituisco come sopra.
Alessandro Frasconi ^ tui testimonio.
Carlo Peiser fui testimonio.
Le premesse soscrizioni sono state fatte alla mia presenza
dalli sovrascritti Conte Federico Confalonieri, principale, signor
Alessandro Frasconi e Carlo Peiser testimoni.
In fede
D.re Giuseppe Carozzi del fu Giacinto
notaro residente in Milano.
LI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 26 aprile 1814.
Mio caro
Per mezzo dei due deputati che partono questa sera riceverai questo
mio foglio; essi sono nell'intenzione di fare il viaggio con tutta celerità,
e contano raggiungere voialtri a Lione, per me non credo che ciò possa
1) Il Gonfalonieri, nominato la vigilia dai collegi elettorali membro della deputazione
inviata alle Alte Potenze alleate, stava per partire, nella notte stessa, come appare dalla
lettera per il Fauriel che il Manzoni affidava al cugino don Giacomo Beccaria, che parti pure
subito col Confalonieri e fu il segretario della deputazione. Cfr. G. Sforza Epistolario di
Alessandro Manzoni voi. I Milano, 1882 p. 132.
2) Cfr. la nota 1 a pag. 29.
succedere almeno riguardo a te che, credo esservi molto vicino a quest'ora.
Sono nell'impazienza d'avere tue nuove, spero nella tua promessa di
darmene subito che sarà possibile. Io manderò tutte le mie lettere a Giulini ',
il quale te le farà tenere con maggiore sicurezza. Tutto è stato tranquillo
dopo la tua partenza; per far partire i Francesi che sono entrati Domenica ^
è stato necessario dar loro la paga arretrata, ciò che montò alla somma
di 100.000 franchi ; bisognerà fare altrettanto coi quattro mila che sono
arrivati oggi. Ieri Ottolini^ e Castelbarco* sono andati incontro alle truppe
Austriache per combinare per gli alloggi, e per far diminuire il numero dei
soldati che devono arrivare, si spera che non si avranno alloggi militari
nelle case. Oggi è arrivato qui il Generale Somariva^, egli ripartirà domani
per ritornare poi dopodomani alla testa delle truppe Austriache. Ieri c'era
un poco di malcontento nella truppa, la quale teme passare sotto al soldo
della casa d'Austria, ed essere incorporata a quella potenza, lo sono stata
invitata dalla Settala ad andare a vedere l'ingresso e non mi sono rifiutata
perchè non si creda che sia di sentimento contrario. Mascherana^ m'incarica
di dirti che hai fatto un'azione santa e buona, e che spera che saprai
parlar forte per il nostro bene, e che era molto contento che fosti uno
degli inviati. Tuo padre, e tua madre ti salutano come pure i nostri amici
e parenti. Mia madre ti prega di provvederle un Cristo, od una Vergine
sul velluto, come quello che hai portato alla Mamma Grande.
Addio mio caro ricordati il più possibile di una persona che non
respira che per te, e che ti sarà eternamente
aff.ma Moglie
T. C. C.
1) Il conte Giorgio Giulini era membro della Reggenza cfr. la nota 5 a pag. 53.
2) Cioè il 24 Aprile. La contessa Teresa suffraga cosi la versione data dal Weil, Le Prince
Eugene et Marat, T. IV " Paris 1902 p. 564, secondo la quale la divisione Royer sarebbe
entrata in città, come pure le seguenti Quesnel e Fressinet. Secondo il Lemmi, cp, cit.,
p. 239, il solo Generale Grenier sarebbe venuto a Milano.
3) Probabilmente Don Giulio Ottolini, già ciambellano di S. M. Apostolica. Era consi-
gliere comunale di Milano.
4) Pure consigliere comunale era il conte Cesare Castelbarco (1782-1860), membro inoltre
della Congregazione di Carità di Milano. Vassallo dell'impero, per l'avita signoria di Loppio
nel Trentino, era per tradizione devoto a casa d'Austria e si mantenne tale fino agli ultimi
tempi. Fu gentiluomo all'antica, mecenate sino alla prodigalità.
5) Annibale Sommariva, tenente maresciallo, era un patrizio lodigiano, da tempo al ser-
vizio austriaco. Nato nel 1755, era entrato giovanissimo nell'esercito, regnando ancora l'impe-
ratrice M. Teresa. Fece le campagne contro la Prussia, i Turclii, poi quelle dei Paesi Bassi
e di Germania contro i repubblicani francesi. Ritornò in Italia alla rivincita delle truppe im-
periali nel 1799, guadagnandosi sul campo di battaglia la croce di Maria Teresa. Ebbe im-
portanti comandi nelle guerre del 1805, del 1809 e del 1813-14, nella quale ultima capitanò
l'ala destra dell'esercito austriaco in Italia. Dopo la sua fortunata missione a Milano, fu ri-
chiamato a Vienna e vi morì capitano della guardia del Corpo, nel 1829.
6) Cfr. la nota 2 a pag. 40.
— SI-
LI!
Archivio Casati - Milano. hiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Confalonieut
Milano Venerdì mattina
del giorno 29 Aprile 1814.
Carissimo Federico
Ricevo in questo punto la tua carissima lettera scrittami da Torino»
della quale ti ringrazio, ma ho il dispiacere di non potere leggerla
tutta; le prime linee le capisco, le quali mi danno nuove di te e del tuo
viaggio, il rimanente mi trovo impossibilitata a leggerlo; bisogna che abbi
una penna ben cattiva, spero che la cangerai, essendomi troppo dispiacevole
cosa quella di non poter leggere i tuoi cari caratteri; se mi vi davi qualche
incombenza ti prego di scrivermela nuovamente.
Scrivo questa lettera all'azzardo non sapendo quando possa partire,
non essendo ancora ristabilita regolarmente la posta con Parigi. Giulini mi
ha promesso di farmi sapere tutte le volte che partirà corriere, ed io
manderò a lui la mia lettera. Ieri mattina per tempo ho dovuto sbarazzare
il tuo magazzino ed ho messo il tutto nel tuo archivio. Tuo padre e tua
madre sono smaniosi d' avere alloggi, malgrado l'obbligo che ha imposto
Sommariva di dar loro tavola, e mantenerli di tutto; essi sono disposti a
tenerli a tavola con noi; sin'ora le loro brame non sono esaudite. Ho
pregato tuo padre che nel caso venissero alloggi con cavalli egli abbia
la bontà di dar loro la scuderia separata, essendo cosa troppo pericolosa
il lasciarli nella scuderia propria; egli mi disse di sì. Sommariva fece un
proclama col quale conferma la Reggenza, e tutte le autorità governative. *
Egli ha ricevuto le dignità militari nostre, e dimandò a Pisani cosa pensava
la truppa delle cose presenti; egli gli rispose che essa palpitava di ti-
more che dopo avere servito tanti anni, avessero ad essere considerati
nulli questi loro servizi, e che avessero ad essere uniti a truppa stra-
niera, e disciolta l'Italiana. Sommariva gli rispose che lui crede che non
succederà niente di questo e che sembrerebbe impolitico il farlo. V'è un
decreto del Governo Austriaco che ci dice, che non si è obbligati a ricevere
la carta monetata, ma bensì le monete d'oro e d'argento quali saranno
ragguagliate col valore della nostra moneta^. Sommariva è alloggiato al
1) In questo proclama del 26 il Sommariva prendeva possesso della porzione del regno
d'Italia non ancor occupata dalle truppe delle Alte Potenze Alleate, e lo faceva in nome
delle medesime.
2) Tali determinazioni del governo austriaco furon recate a notizia del pubblico con un
proclama della reggenza in data del 28 aprile, fissante pure il ragguaglio della moneta austriaca
all'italiana; cfr. i Protocolli della Reggensa, ora conservati nella biblioteca braidense di
Milano. Verbale della seduta del 28 aprile .
Ministero della Guerra, il Governo ha intimato l'ordine a M.'' Fontanelli i
di sgombrare i due appartamenti, e di metterli alla disposizione del Generale ;
essa voleva ritirarsi dalla casa, ma il consiglio dei suoi modenesi^ l'hanno
determinata a fermarvisi ed anzi a darvi un gran pranzo al generale;
non so se ti abbia detto ch'egli è qui come commissario Imperiale. Mer-
coledì sono finalmente giunti Porro e Trecchi^ Quest'ultimo è venuto con
un generale inglese, che è di rango immediatamente dopo Lord Bentink'',
un segretario, e Giovannino Cusani^ in divisa di Guardia Nazionale di
Genova che li accompagna. Tanto Lord Bentink quanto Bellegarde^, hanno
consigliato i nostri due inviati di non portare la lettera al Re di Napoli;
ciò che hanno fatto'; sono stati soddisfatti di tutto quello che si è fatto,
e singolarmente d'aver ricorso a loro. Questo Generale inglese, il di cui
1) Moglie di Fontanelli era la bella Lucietta Frapolli, vedova Battaglia, notissima agli
studiosi di cose foscoliane. Vedi la nota 8.» pag. 38.
2) Intorno alla sciagurata avversione campanilistica contro i modenesi, da cui spiace
non veder immune la contessa, cfr. fL. ArmaroliI, Sulla rivolusione di Milano, memoria
storica, Parigi, 1814, pag. 6 e A. D'Ancona, op. cit. pp. 20 e 21, ove, sulle traccie del Panizzi,
son numerati tutti i modenesi che avean parte nel governo.
3) Il barone Sigismondo Trechi (1780-18501, figlio dì D. Giacomo, ciambellano imperiale,
e di D. Anna Meduyanski de Medres (del maresciallo barone Nicola, era cresciuto nell'inti-
mità di due grandi poeti, Foscolo e Manzoni, e non s'era sino a quel punto occupato di
politica, segnalandosi come " giovane noto per la sua eleganza, e la sua anglomania, e
uomo certamente onorato e ingegnoso del pari, ma pure incapace, in quell'epoca almeno,
di alcun grave pensiero „. ([Principessa di Belgioioso], op. cit. pag. 38-39). Fu poi implicato
nei processi del 21, ed escitone senza grave condanna, visse a lungo all'estero, a Parigi ed
a Londra, adoprandosi a render favorevoli alla causa italiana i maggiori uomini politici li-
berali. Fu uomo di grandi passioni, ma non meritò tutti i biasimi dei quali lo copre il
Cantò, Alessandro Manzoni. Reminiscenze. Milano, 1885, Voi II p.p. 10-11.
4) Lord William Bentinck (1774-18391, cadetto della casa ducale di Portland, fu un prode
generale che si battè in tutte le guerre contro la rivoluzione francese, nelle Indie e nella
penisola Iberica. Nobile figura di gran signore liberale, in un tempo in cui i whigs eran
depressi dal lungo prepotere dei tories, si vide attraversati i suoi disegni da Lord Castle-
reaghe fu esposto alla taccia d'esser uomo infido, mentre era sincerissimo, entusiasta, forse
alquanto impulsivo. In Sicilia riesci, appoggiando il partito costituzionale, a galvanizzare le
vetuste franchigie, sebbene per breve tempo. Invece i suoi propositi di favorire i repubblicani
genovesi e gli italici del regno d' Italia ebbero i più miserevoli risultati, soprattutto per la
dedizione del Castlereagh al Metternich, ma anche per il tardivo affiatamento dei milanesi
col generale britannico.
5) Don Giovanni Cusani (1783-1840), figlio secondogenito di Cesare, aveva sposata a
Genova D.» Eleonora dei marchesi Cattaneo, vedova Doria, e si era consacrato in quella
città, sia pure fugacemente, agli affari. Fu padre della marchesa d'Adda Salvaterra che, rispo-
satasi al patriotta conte Ottaviano Vimercati, si segnalò a Parigi nel gran mondo del se-
condo impero.
6) Enrico conte di Bellegarde (1760-1845) era un gentiluomo savoiardo entrato nell'eser-
cito austriaco ove, segnalandosi nelle guerre contro i turchi ed i francesi, sali ai massimi
gradi. Vedasi su di lui, che è del resto figura storica ben nota, K- von Smola, Das Leben
des Feldmarschalls Heinrich Grafenvon Bellegarde, Wien, 1847.
7) Al campo del re Gioacchino era stato inviato il conte Porro, ma, quando raggiunse
il 23 mattina il quartier generale del Nugent, il patrizio milanese s'avvide che la missione
sua sarebbe tornata sgradita alle Alte Potenze e si lasciò indurre ad accompagnarsi al Ser-
belloni per recare al Bellegarde i messaggi dei milanesi. Si disse, per giustificare l'abban-
dono del disegno, che Murat s'era ormai di troppo allontanato.
— 83 —
nome principia in M. ', ma che non mi ricordo bene del resto, è stato
spedito qui per prendere dei concerti; egli è alloggiato da Giacomino
Greppi 2, e partirà quanto prima.
Ieri mattina sono entrate le truppe austriache con alla lor testa il
Generale Neipperg ^ in gran tenuta. Tutta la nostra Guardia Civica guarniva
lo stradale dalla Porta Romana, Malcantone, ^ Piazza del Duomo, Corsia dei
Servi, Monte Napoleone, Croce Rossa, tre Monasteri, Brera, a casa Crivelli
a San Marco, e Piazza del Castello; questa povera gente è stata sull'arme
dalle 9 del mattino sino alle 7 del dopo pranzo. La Municipalità era stata
avvisata, come pure il Comandante di Piazza^, di trovarsi al Dazio a
mezzogiorno per riceverle e fare un complimento e non sono entrate che
verso le 5; il Comandante di Piazza accompagnò per tutto lo stradale la
truppa alla sinistra di Neipperg: grandi applausi dalle finestre, poco per
verità dal popolo, ciò che si è attribuito alla stanchezza e spossatezza
cagionata dal lungo aspettare; questa povera gente era in monta alle 8 del
mattino. Alla Piazza d'Arme c'erano il Generale Pino^, Sommariva, il Ge-
nerale inglese, tutti a cavallo che stavano aspettando a ricevere la truppa,
ed hanno fatto una rassegna. Alla sera vi fu illuminazione per tutta la
città brillantissima, la casa Scotti ne ha fatta una bellissima a lumini,
Il Era il Tenente Generale Roberto Mac Parlane, che in quegli anni ebbe importanti in-
carichi alla testa delle trumppe inglesi e ausiliarie.
2) Non dovrebbe essere quel giovinetto di tal nome che morì nel 1816 a 19 anni, ma
piuttosto l'altro Giacomo Greppi, fratello dello statista don Paolo, (Cfr. Giuseppe Greppi,
La rivoluzione francese nel carteggio d'un osservatore italiano, Milano 1900-1904). Egli
era consigliere comunale di Milano. Abitava il palazzo alla Cavalchina, attiguo a quello del
duca di Lodi edora Soragna-Gonzaga.
31 Adamo Alberto conte di Neipperg (n65-1829\ ufficiale degli ussari a 16 anni, fece
con gran valore tutte le campagne di Fiandra contro la Repubblica Francese, della quale fu
per un anno prigioniero, ritornando a combatterla sul Reno, poi in Italia (coll'Alvinzi ed il
Wukassovic'; rimase nell'esercito austriaco di prima linea, salvo una missione diplomatica
a Stoccolma, finché non gli toccò l'inglorioso compito di disamorare l'imperatrice M Luigia
dal suo augusto sposo; ne divenne Cavaliere d'Onore e marito morganatico.
4) li Malcantone era una via di Milano, corrispondente ad un tratto dell'attuale via
Unione. Costituiva, colla contrada dei nobili, il prolungamento del corso di Porta Romana.
5) Doveva essere il generale di brigata Bertolosy.
6) Domenico Pino, milanese, ufficiale dell'esercito parmense prima della rivoluzione,
emigrato poi in Isvizzera in circostanze mal note, divenne, agli albori della Cisalpina, capo-
battaglione della quarta coorte della legione lombarda. Cosi cominciò la carriera del Pino nelle
armate repubblicane. Superata con qualche esitazione la prova del pronunciamento del gen.
La Hoz, il Pino rimase fedele alla Francia durante i disastri del 1799 e capitolò col gene-
rale Monnier. Ardito soldato, prodigo però e disordinato, il Pino si segnalò nelle guerre na-
poleoniche, soprattutto nella Pomerania ed in Ispagna ; ma non seppe difendere validamente
l'inizia nell'autunno del 1813. L'ambizione e la mania di popolarità indussero, come è ormai
posto in sodo, ma come i contemporanei faticarono a comprendere, il prode combattente a
macchiare il suo onore militare, favorendo la rivoluzione milanese dell'aprile, ch'egli era
chiamato per dovere d'ufficio a reprimere, e lasciando massacrare il ministro Prina. I frutti
del disonore gli furono scarsi, giacché, entrato dapprima nella reggenza, fu subito posto in
un canto dagli austriaci. Cfir. Silvio Pellini, // generale Pino e la morte del ministro
Prina, Novara, 1905.
84
(il Cardinale Scotti i è arrivato questa mattina). Teatro illuminato a giorno,
Sommariva, Neipperg, Strassoldo^e molti altri generali ed aiutanti erano
nei palchettini di Corte ; tutto il teatro rimbombò di replicati evviva
veramente partiti dal cuore quando sono comparsi, ed essi hanno ringra-
ziato moltissimo. Altri applausi poi al comparire dell'inglese il quale era
col suo segretario e Trecchi nel palco dove andava M.r de Lavoguyon; ^
egli pure ringraziò. La Reggenza ed i nostri generali sono andati a far
visita ai generali tedeschi dai quali sono stati bene accolti, e poscia
dall'inglese; anche Kevenhiiller^ ed il Conte Alfonso Castiglioni sono
1) Giovanni Filippo Gallarati Scotti, nato nel 1745, cardinale nel 1?01, è uno dei quattro
cardinali neri (della Somaglia, Gallarati-Scotti, Litta e Opizzoni>, che il patriziato milanese,
sempre fiero della sua indipendenza dal potere regio, può vantarsi di avere opposto al dila-
gare del despotisiuo napoleonico, allora all'apogeo. Oggetto coi colleghi della più violenta
collera dell'imperatore, il cardinale Scotti fu confinato nella fortezza di Mézières, accanto al
della Somaglia. Liberato quando Napoleone s'illuse, nel 1813, d'aver strappato al Papa le
volute concessioni, il cardinale Scotti fu di nuovo relegato l'anno seguente a Tolone, e que-
sta volta solo. Cfr. C. Geoffroy de Grandmaison, Les cardinaux noirs in Revue des que-
stions historiques, t. 55, p.p. 510 e seg , articolo ampliato nel volume: C. GeoffkOY de
Grandmaison, Napoléon et les cardinaux noirs, Paris, 1895.
2) Non può essere il conte Giulio Cesare, notissimo generale austriaco, che prendeva
parte poco tempo prima alla marcia degli alleati su Parigi, bensì il conte Giulio Giuseppe
(1771-1830', venuto tosto a Milano, come addetto al commissario plenipotenziario., rimastovi
(dopo brevi missioni a Parma ed a Bologna) in qualità di direttore delle poste, e, dal 1318,
di presidente del governo di Lombardia II Monti, in una lettera al marchese G. Giacomo
Trivulzio, si lagna dell'ingerenza dello Strassoldo nella Biblioteca Italiana. Cfr. A. BtR-
TOLDi e G. Mazzatinti, Lettere inedite e sparse di V. Monti cit., v. II, pag. 411.
3) Del conte de la Vauguyon, Paolo de Quelen, emigrato francese al servizio spa-
gnuolo, rimpatriato con un salvacondotto nel 1805, divenuto ufficiale nell'esercito napoleo-
nico, aiutante di Murat, e, col favore della regina Carolina, generale di divisione nell'e-
sercito napoletano, si può leggere un ritratto poco attraente in Louis Madelin, La Rome de
Napoléon, Paris 1906, p.p. 638-639. II Madelin ha narrato con vivacità come quel degenere
rampollo di nobili avi tradisse il suo paese per divenire, il 9 gennaio 1814, governatore
dello Stato romano in nome del Murat. La storia milanese, nella quale quest'avventuriero
di gran lignaggio fa irruzione ripetutamente e misteriosamente, ricorda i soggiorni fatti
nella capitale del regno dal La Vauguyon, che vi dimorò nel 1811, nel 1812, fors'anche nel
1813, frequentando il teatro della Scala ed atteggiandosi, dopo i successi presso la regina
Carolina di Napoli, ad insidiatore della virtù di Teresa Gonfalonieri. Il Masson, Napoléon
et sa famille, T. VII, p. 195, ha segnalato gli intrighi di costui, certo per conto di Murat che lo
esperimentava in missioni inconfessabili, prima di affidargli l'ingloriosa conquista di Roma.
Cfr. pure ciò che dice il Weil, Le prince Eugene et Murat, cit., t. H, p. 52 degli abbocca-
menti che il La Vauguyon ebbe nel novembre 1813 col Fouché, innanzi e indietro anch'egli
sulle strade delia penisola mentre si maturava la defezione di Murat. Anche la circostanza
dell'esser stati gli inviati inglesi ospiti nel palco affittato dall'emissario muratiano è rivela-
trice dell'intimità stabilitasi d'un tratto a Genova fra il La Vauguyon ed il Bentinck, se
dobbiam credere ad un rapporto del conte di Mier al principe di Metternich (da Napoli il 20
maggio 1814), ove appare un inverosimile accordo fra gli italici muratisti e quelli anglofili,
concluso dal Pino e dal La Vauguyon (cfr. Weil, Joachim Murat, roi de Naples - La der-
nière année de règne, Paris, 1909, t. I pp. 60-61.
4) Il conte Emanuele Kevenhuller, nato nel 1751, venuto a Milano al seguito dell'arciduca
Ferdinando, verso il 1770, e consultore di governo nell'antico regime, sposò nel 1773 una
contessa Mezzabarba, ereditiera pavese, e divenne milanese d'adozione, soprattutto dopo che
ebbe sposate le figlie a due patrizj milanesi, il duca Carlo Visconti Modrone ed il marchese
Febo d'Adda. Fu insignito del toson d'oro. Mori nel 1847.
85 —
andati a fare queste visite. Sommariva e l'inglese hanno fatto visita alla
Borromeo ^ Neippergè stato quasi tutta sera, e con Tourn*, nel palco della
Beatrice Trivulzia, dove c'era la Decapitaneo.^ Si dice che questa truppa
giunta ieri parta per il Piemonte fra due giorni; Domenica ne verrà
dell'altra, e si dice col Generale Bellegarde. Nei generali ed ufficiali giunti
ieri vi sono una quantità di Principi, Conti, Baroni, i cui nomi non mi
sono rimasti in testa, ma c'è sicuramente un Principe Esterhazy; * ti
assicuro che è un vero piacere il vedere rasserenati alcuni volti, che non
lo erano da tanto tempo; quelli che dovevano essere tristi cercavano di [non]
farsene accorgere. Indicibile il seguito di servitori e cavalli che hanno
questi signori, Neipperg, il quale è alloggiato in casa Serbelloni della
Duchessa vedova, ha con sé 117 cavalli, e un numero corrispondente di
servitori. L'Annoni ha in casa un generale di brigata con molti cavalli, ella
è venuta ieri sera in teatro, ed aveva in palco questo generale; ella non
intende ragione sul conto delle persone che hanno avuto parte nello
sviluppo delle cose, essa non ci parla, e non ci fa che degli sgarbi; io
non l'ho vista, quantunque io ci sia stata, e ne ho piacere, perchè prevedevo
di dover attaccar lite. Già saprai i membri della Reggenza^; essi sono il
Senatore Peregalli ^, Senatore Longhi ', Muggiasca^ di Como, e Tona di
1) Deve trattarsi della contessa Maria Elisabetta Borromeo, nata Cusani, già vedova
del conte Antonio Borromeo e rimaritatasi col cugino conte Giberto (1751-18371, eletto ap-
punto allora membro della reggenza.
2) Dev'essere quel capitano che il Neipperg aveva mandato il 28 marzo come parlamentario
nelle linee francesi, per recare lettere alla vicereglna, e che si era abboccato col colonnello
Tascher. (Cfr. Weil, Le prince Eugène et Marat, cit., t. IV, pag. 439).
3) La De Capitani era una Serbelloni, sorella della marchesa Beatrice Trivulzio, vissuta
sino al 1854. Per non parlare delle accuse evidentemente esagerate del libello: Le lamenta-
sioni, ossiano le quattro notti del generale Pino, Italia 1815 è designata da C. Botta, Storia
d'Italia dal i'jSq al 1814, libro XXVII, come una delle più ardenti fautrici della rivoluzione
che doveva ricondurre a Milano gii austriaci.
4) Dev'esser veramente quel conte Vincenzo Esterhazy von Galantha il7S8-1839) che,
dopo aver fatto le campagne del 1805, del \KQ, del 1813, era stato nell'inverno, coi suoi
ussari, all'avanguardia della brigata Starhemberg, meritando, colle sue cariche impetuose ed
efficaci, la promozione a maggiore degli ulani. Raggiunse il grado di maggior generale. Ve-
dasene un cenno biografico in Weil, op. cit., t. II, p.p. 498-99.
5! Cioè quelli aggiunti dai Collegi Elettorali, in rappresentanza dei dipartimenti. Essi
furono sette e non quattro, essendo stati scelti, oltre i nominati dalla contessa: il marchese
Sommariva ifratello del maresciallo', il conte Verteva del Serio ed il Tarsis dell'Agogna
Cfr. M. Fabi, Milano e il ministro Prina, Novara, 1860, p.p. 80-81.
6) Il senatore Peregalli era un valtellinese, dal Melzi, Memorie-Documenti, cit., vol. I,
p. 557, dipinto come creatura del Guicciardi.
7) Del senatore conte Lucrezio Longo, bresciano, il collega Carlo Verri, presidente della
reggenza, parla molto severamente nella Reiasione sugli avvenimenti di Milano, p. 506-5C7
(dell'edizione Casati).
8) Giacomo Muggiasca era membro del collegio elettorale dei possidenti per il diparti-
mento del Lario. Divenne consigliere di governo all'organizzazione del Lombardo-Veneto,
consacrandosi, come già nella reggenza, alle questioni di finanza.
— 86 —
Bergamo •. Abolita la Segreteria di Stato ; Strigelli ^ occupa il posto del nostro
Pallavicini ^ il quale ha voluto rinunziare assolutamente. Aboliti i due
Ministri che si trovano a Parigi. I Collegi Elettorali si occupano di vari
progetti che non spettano a loro, ed i ponenti che parlano sempre sono
Ruga ^ ed altri capi simili. Il militare è molto malcontento e non si è visto
un ufficiale ad andare incontro, nemmeno per curiosità, alle truppe giunte
ieri; fa che si risolva presto qualche cosa che ne abbiamo bisogno, lo
stato d'anarchia non è fatto per i milanesi, ne siamo già stanchi. La nostra
Reggenza è un poco imbarazzata in certe cose: figurati che non si è saputo
che alle due ore che le truppe passavano di casa nostra ed hanno man-
dato a quell'ora l'ordine di mettere i tappeti fuori dalle finestre; noi altri
eravamo fuori di casa fin da mezzogiorno, io era per vederli in casa
Calderara^ mia suocera altrove, di maniera che la mia donna ha messo
fuori dalle finestre delle sucide tende da letto, e non c'era nemmeno
un'anima ai balconi. La Visconti" ti prega di comperarle 6 sedie ricamate
sul cannevas a vasi pieni di fiori, e non a corbeilles nel genere delle mie,
e ti prega di farti dare la seta bianca per fare il fondo; cerca del Père
de Famille, e digli che siano simili alle ultime che ha spedito a M.** Wurmb.
La Visconti poi dice che, nel caso che ti sia del più piccolo incomodo a
portarle con te, di spedirgliele per qualche mezzo non tanto costoso. Tuo
padre, tua madre e gli amici ti salutano caramente, non ti do quelli della
Mamma Grande la quale mi ha mai parlato di te ed è di un umore con
me non tanto gustoso, ciò che data da Domenica. Addio mio caro, vogliami
bene, e sia persuaso d'esser sinceramente amato dalla tua
aff.ma Moglie
T. C. C.
Il nome del Generale Inglese si chiama Mack Ferland.
1) Non Tona ma Tonni fu quel nuovo membro della reggenza, che era del resto membro
del collegio elettorale dei dotti pel dipartimento del Mincio. Luigi Tonni abitava però a
Milano, sedendo fra i giudici della Corte di Cassazione.
2) Il conte Antonio Strigelli, commendatore della Corona di ferro, consigliere di stato in
servizio straordinario, era segretario di stato, carica alla quale fu assunto quando Napo-
leone sventò la trama del Méjan, che per farsi sgabello del segretariato all'esercizio di un
più ampio potere politico, era riescito a far nominare al ministero dell'interno il Vaccari,
predecessore dello Strigelli. Cfr. Coràccini, op. cit., p p 173-174.
3) Il barone Giuseppe Pallavicini era presidente del consiglio degli uditori, parte del
Consiglio di stato. Prefetto un tempo del Rubicone (1805-809, e del Serio (1809-811), aveva
dapprima accettato, la mattina del 21 aprile 1814, la segreteria della reggenza, ma, rifiuta-
tosi a collaborare collo Strigelli (confermato dalla medesima reggenza quale segretario di
stato), si dimise di lì a pochi giorni. 11 Pallavicini era uno degli italici, che stavano attorno
al Confalonieri, e, coi due colleghi del consiglio di stato Fagnani e Giovio, aveva firmato la
petizione del 19 aprile-
4) L'avv. Sigismondo Ruga, che, con Francesco Visconti ed il famigerato Sommariva,
aveva così indegnamente governato la seconda Cisalpina ed era stato a ragione posto in un
canto negli anni seguenti, era pur sempre membro del Collegio Elettorale dei dotti.
5i Era la casa posta sull'angolo che fa il corso colla via Rugabella, ove sono ora le scuole.
6J Allude, con ogni verosimiglianza, a donna Antonia Visconti Aimi. Cfr. la nota 1 a pag. 74.
— 87 -
LUI
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi li 30 aprile 1814.
Eccomi in Parigi io e il mio buon compagno ^ felicemente,
in perfetta salute, senza avere a dolerci del benché minimo
inconveniente di viaggio, e non arrivati che questa mattina
perchè dall' immenso afflusso delle diverse nazioni alla capitale
di Francia, infinitamente ritardati alle poste. Ciò ti basti sotto
il rapporto de' dettagli ordinar] di qualunque viaggio, poiché
la mia immaginazione colpita dalla stranezza di stranissime cose
non saprebbe entrare in nessuno di essi senza credere di gittare
il tempo e le parole.
Credeva di conoscer bastantemente la vecchia Parigi, ma
la nuova confesso che mi è una città affatto sconosciuta; Te-
deschi, Prussiani, Bavari, Sassoni, Russi, e nazioni altre infinite
formano in Parigi la forza di cento mila uomini. Se togli le
favelle, e la bigariire degli abiti, son tutti fratelli, ed una sola
nazione quanto all'unione. Se guardi tutte le pattuglie sono
composte promiscuamente da essi. Sulla destra dei campi Elisi
accampano i granatieri tedeschi, sulla sinistra i cosacchi della
guardia, all' Etoile la guardia Russa, e così discorrendo; ma
con questi campi incantati, tutto il bel mondo di Parigi vi
passeggia giornalmente, ed il concorso a questi luoghi non è
divenuto che più brillante. Ma i Cosacchi, ma i Tartari, ma i
Baschiri divenuti petits maîtres di Parigi, ah questo è uno
spettacolo assolutamente nuovo e strano. Tu li vedresti per tutti
gli angoli di Parigi, come uno sciame di pecchie, invadere i restau-
rants, le arcate del Palais Royal, etc. etc., ma non già in qualità
di predoni come li abbiamo noi conosciuti ^, ma sotto forme, e
1) V. Federico Gonfalonieri, Lettere, Milano, 1890, pag. 3
2) Don Giacomo Beccaria, il cugino di Alessandro Manzoni, che, segretario allora della
deputazione, lo fu poi del Governo di Lombardia, salendo in seguito al grado di consigliere.
Ebbe il dipartimento dell'istruzione. Cfr. C. Cantù, Alessandro Monsoni - Reminiscense
cit., voi. II, pag. 123. Nel regno italico era assistente al Consiglio di stato in servizio ordi-
nario, presso il Gran Giudice e le sezioni di legislazione e di culto.
3) Allude evidentemente all'invasione dei cosacchi, guidati dal Suworoff nel 1199 alla
conquista della Lombardia e che lasciarono pessima memoria delle loro gesta selvagge.
con modi tartarescamente galanti, pagando enormemente il tutto,
vogliosi di tutto, mangiando cinque o sei volte al giorno, sedendoti
allato con dei visacci calmucchi composti per quanto da essi puossi
in forme europee, portando pendenti da una specie di tracolla
sovrapposta ai loro abiti natii mille colifichès e bijoux d'ogni
sorta, di cui s'arricchirono nella breve loro marcia dall'Oca infino
alla Senna, e che portano come trofei di loro imprese. Con
questi fa un mirabile contrasto il fiore della gioventù del nord
che compone la guardia di Alessandro, la cui bellezza è rilevata
dalla ricchezza ed eleganza de' loro uniformi^. I vecchi soldati
di Federico, ed i nuovi non degeneri dagli antichi prendono
un dignitoso posto fra questi, e colle forme più semplici, portano
in fronte l'espressione delle vittorie di Reims di Laoìi e di
Vincennes. Alessandro alloggia all'Elise Bourbon- ove noi fummo.
Due tratti su di lui: egli è nutrito d'idee filantropiche, aspira
al merito di eroe liberatore e rigeneratore de' popoli. La sua
giovanile fantasia si esalta dietro questa liberale idea; il Ciel
faccia che i mezzi che porrà a questa grande opera non tradiscano
le sue pompose intenzioni. L' Imperatore d'Austria alloggia nella
Rue S.t Honoré^ poco discosto dall' Imperatore Alessandro, la sua
1) Tutte le testimonianze concordano nell'osservare la maschia prestanza di quei giovani
alti e robusti che componevano le due divisioni della guardia imperiale russa e che entra-
vano a Parigi, dopo una giurnata di battaglia accanita e due anni di guerra, in così lindo
assetto come dopo una rivista a Pietroburgo. Cfr. Viscount Castlereagh, Correspondence,
despatches and other papers, London, 1S53, third series, vol. I; Henry Houssaye, 1814,
Paris, 1896 (24» ed.)
2) Il Palazzo dell'Eliseo (cfr. la nota 3 a pag. Ill era stato scelto come domicilio dello
czar prima ancora che questi entrasse in Parigi, secondo appare dalle istruzioni date dal
generale Sacken al conte di Rochechouart, emigrato fiancese al servizio russo nominato co-
mandante della piazza di Parigi. (Cfr. Comte de Rochechouart, Souvenirs sur la revolu-
tion, l'empire et la restauration, Paris 1889, p. 326». Ma, mentre si preparavano gli alloggi,
Alessandro accettò l'ospitalità offertagli dal principe di Talleyrand, nel cui palazzo ebber
luogo g!i storici dibattiti che condussero i sovrani alleati a rifiutare ogni trattativa con
Napoleone (cfr. Chancelier PaSquier, Mémoires \:'"^ p.'-' t. Il», Paris 1893 p. 256). Il P." de
Talleyrand, Mémoires, vol. II, Paris, 1891, p.p. 62-63, racconta che Io czar scese dapprima in
casa sua e non all'Eliseo, perchè aveva ragione di non credersi sicuro in quest'ultima resi-
denza. Una comunicazione del conte di Nesselrode al de Bacourt, che preparò per la stampa
i manoscritti del Talleyrand e che la inserì in una nota (Mémoires cit. vol. II, p. 163) pre-
cisa questa versione.
3i L'imperatore Francesco d'Austria entrò il 15 aprile in Parigi con grande apparato,
biasimato in quelle circostanze dal Pasquier, op. cit. 1.*" p.'° t. II», p.p. 361-62, e, dopo aver
passato le truppe in rivista, fu accompagnato dal conte d'Artois, luogotenente generale del
regno, all'alloggio preparatogli nel Faubourg S.t Honoré, nel palazzo della principessa Borghese.
— 89
testa e le sue qualità sono abbastanza conosciute. Molte cose potrei
dirti sul pronostico delle cose politiche, ma la scarsezza del
tempo, e l'immaturità de' pronostici medesimi me lo impediscono.
Ti chiuderò il tutto in una parola nel dirti che tutta la macchina
politica d' Europa è in movimento, ed in trambusto, che poche
sono le basi solidamente adottate, che varj sono gli elementi
che entrano nel calcolo delle A. A. P. P. e diversi fra loro,
che il momento è scabroso e diverrà fra poco decisivo. L'en-
trata di Lviigi XVIII in Parigi Tarassi probabilmente giovedì
giorno 5 maggio, egli trovasi ora a Compiègne-^. Il gran movi-
mento politico or ora avvenuto in Francia se è mirabile per
la celerità, non lo è egualmente dal canto della maturità, alla
quale gli manca assai per pervenire. Mille cose mi resterebbero
ancora a dirti, ma le occupazioni da cui son circondato sono
infinite ; è sera e non ho ancor pranzato. Fontanelli ^ agisce
pazzamente, se ne pentirà. Bertoletti^ fa l'ammalato. Salutami
tutti. Amami ch'io t'amo teneramente.
F. Gonfalonieri.
V : A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Gonfalonieri
Rue dei 3 Monasteri
à Milan.
1) Cfr. su Compiègne la nota I a pag. 9. Dal soggiorno imperiale del 1810, il castello
era stato quasi completamente rinnovato. L'architetto Bertault aveva sostituito, ai piccoli e
graziosi appartamenti costruiti dal Gabriel per i Borboni, i grandi saloni d'una residenza
sontuosa. Il 31 marzo 1814 il castello era scampato ad un attacco dei prussiani.
2) Il generale Fontanelli (Cfr. nota 4 a pag. 10), era stato chiamato da Milano, ove
reggeva il ministero della guerra, a Mantova con dispaccio vicereale del 15 aprile, riportato
da M. H. Weil, Le prince Eugène et Marat, cit. Tomo IV, p p. 530 e 579. Il principe, che
aveva dapprima pensato di far designare dal senato il Fontanelli come uno dei deputati
alle potenze, si adoprò per mandarlo almeno come rappresentante dell'esercito, ciò che gli
riesci. Il Fontanelli parti il 20 col collega Bertoletti per Monaco e Parigi ed agì energica-
mente, esponendosi alle rappresaglie degli anti-eugeniani.
3) Il generale barone Antonio Bertoletti, secondo inviato dell'esercito italiano alle Alte
Potenze, era comandante la fortezza di Peschiera, al qual proposito si veda la curiosa voce
raccolta, con opportuna titubanza, dal De Cast-<o, Principio di secolo - Storia della caduta
del Regno Italico, Milano 1897 pag. 33, che la trae da Giuseppe Martini, Storia d'Italia
continuata da quella del Botta dal 1814 al 1822, Capolago, 1851, pag. 84, su una sospettata
cessione di Peschiera. Milanese, arrolatosi negli eserciti repubblicani sin dall'estate del 1796, il
Bertoletti li segui nella loro marcia per tutta la penisola e fin in Egitto. Partecipò anche alla
campagna del 1800, si trovò al campo di Boulogne-sur-mer. Fu poi costantemente in Ispagna
ove, nel 1811, comandò una brigata e difese coraggiosamente la piazza di Tarragona. Non era
rimpatriato che nel 1814. Nell'esercito austriaco potè raggiungere l'altissimo grado di feldzeug-
meister. Organizzò nel 1838 la guardia d'onore italiana dell'imperatore Ferdinando e mori nel 1846.
— 90 —
LIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 31 Aprile 1814.
Carissimo Federico
Riceverai due lettere compresa questa, in quest'ordinario, ma ho
ricevuta una pièce troppo interessante perchè non te la spedisca. Mandai
questa mane alla posta come di solito, e vi trovai una lettera proveniente
da Mantova coll'indirizzo alla Signora Contessa Confalonieri, Milano; quelli
della posta esitarono un poco a mandarmela perchè mancante del nome,
ma pure l'ebbi. L'adresse è d'un carattere a me sconosciuto, e non vi trovai
entro che il Proclama del Principe agli Italiani ' che ti includo, senza
neppur una linea; mi venne il sospetto che potesse essere carattere del
Principe, la mostrai a Rasini il quale mi disse che gli pare che abbia molta
analogia; per me sono quasi convinta che sia lui medesimo che me l'ha
mandato, e che sperasse forse d'intenerire i cuori con questa bella pezza.
Mi fu detto oggi che il Principe, la Principessa, e tutta la famiglia siano
partiti anche da Verona ^^ dove vi ci si trovavano da Martedì per andare
in Baviera; la povera Principessa, per quanto dissero Locateli!^ e il Parroco
Uzzi* di Corte, si trova abbattutissima; la Duchessa pare che l'accompagni
in Baviera, ma Frangipane e Corradini rimarranno con lei. Io non ricevetti
più lettera da nessuno, ed io pure non scrissi loro mai, so che anche
molte altre ch'erano in carteggio colla Sandizell non le hanno più scritto
per la stessa ragione. Non so se ti abbia detto che è partita due giorni
fa una deputazione per Bellegarde composta da Fagnani, Giovannino ^ Ser-
1) E' certo il proclama ai " popoli del regno d'Italia „ emanato da Mantova il 26 aprile
e che si può leggere presso G. de Castro, op. cit. p.p. 169-170. E' un documento che, con-
siderato serenamente dopo tanti anni, appare sincero, nobile e talora commovente. Pure
moveva a sdegno gli italici che, per la dedizione assoluta del viceré a Napoleone, ormai
quasi universalmente detestato in Italia, avevano definitivamente perduto ogni fiducia in
lui. Questo proclama era conosciuto privatamente, da alcuni sin dal 29 aprile. Vedasi la
lettera di D. Gaetano Melzi al M." G.G. Trivulzio in G. Gallavresi, Per una futura biografia
di F. Confalonieri, cit., pag. 442.
2) Intorno alla partenza del viceré colla famiglia, scortato un tratto d Ila duchessa
Litta e dal ciambellano Friuli, vedansi i tocchi vivaci della Principessa Belgioioso Tri-
vuLZio, op. cit., p.p. 89-90 ed il racconto di Alessandro Zanoli, op. cit , voi. II, pag. 131.
3j II cav. Giacomo Locatelli era il protomedico della Corte vicereale
4) L'abate Andrea Utz era mastro delle cerimonie della cappella reale.
5) A Giovannino Serbelloni è indirizzata una lettera di Ugo Foscolo, del 27 settembre
1813, nota nella storia letteraria come una spec e di sintesi della sua teoria dell'amore. Ve-
dila in Opere edite e postume di Ugo Foscolo, appendice a cura di Giuseppe Chiarini, Fi-
renze, 1S90, pag. 165. Questo conte Giovanni Battista Serbelloni (1784- 1854) era figlio del
duca Alessandro e della duchessa Rosina nata Sinzendorf.
— 91 —
belloni, Ottolini, ed un quarto che non so.' Non si sa per qual ragione
siano andati; essi non sono ancora di ritorno. Oggi v'ha un po' di fer-
mento, si temono i Francesi che sono arrestati, e che si dice hanno avuto
l'ordine di non progredire, spero che ciò non sia; il Generale Merme^ ha
fatto il diavolo a Vigevano e a Novara esigendo contribuzioni e minac-
ciando del sacco se non si pagava. Credo però che la Reggenza sia arrivata
a tempo a mettervi rimedio. I corpi Elettorali fermentano molto, sarebbe
bene che si reprimesse il loro potere. La nostra truppa ha pure l'aria
non troppo soddisfatta; si crede sia ciò prodotto dall'incertezza della loro
sorte. Neipperg non è in casa Serbelloni, ma in casa Litta. In questi giorni
devono passare da Milano e suoi contorni 24 mila uomini di truppa
austriaca, si aspetta pure Bellegarde. Il mio cocchiere mi fece dire se
doveva far cancellare l'arma^ sul mio carrozzino e mi portò per ragione
che lo facevano tutti gli altri, io gli dissi che non ci pensavo nemmeno,
che ciò significava niente, che non c'era una legge che proibisse questo,
e che altronde ella era poco visibile; oggi lo feci attaccare per la prima
volta, mi pare però che ci guardassero, ma non ho sentito che si dicesse
qualchecosa. Oggi ho dato l'ultima seduta al pittore Scotti, e mi pare
che il ritratto abbia preso una maggiore assomiglianza; subito che sarà
finito te lo spedirò. Questa sera anderò in teatro per la seconda volta
dopo che sei partito, per ragione della Sirtori, la quale ci verrà ancora lei.
Il Barchetta non sarà in libertà per venire a Valmadrera * che dopo il 6 o
il 10, ti assicuro che muoio di voglia di godere un po' d'aria libera, ma
il pensiero di avere più tardi la tua lettera mi tiene un poco in sospeso.
11 Barchetta mi tormenta per andarci trovandola cosa molto necessaria;
ho poi un altro timore qual' è quello degli alloggi ; basta vedremo allora
quello che si potrà decidere; il parto della Durini è un altro ostacolo: il
Barchetta è molto diligente ed è premuroso per i tuoi affari, egli agisce
veramente con cuore. Addio, mio tesoro, sia persuaso che non v'ha momento
in cui non mi ricordi di te. Tua aff.ma Moglie
T. C. C.
1) Veramente il Serbelloni era stato mandato al quartier generale austriaco sin dal 21
aprile. Forse quella missione fu tenuta segreta, per timore di un ritorno offensivo dei
francesi. Cfr. F. Lemmi, op. cit , pag. 208 e seg. Stranissimo è che se ne sia scordato il se-
natore Verri presidente della reggenza, che doveva conoscere lo sviluppo di quei negoziati
ben meglio della contessa Teresa, eppure si domandava, nella Reiasione cit., come fosse
accaduto l'appello al Bellegarde. Il 26 un nuovo incarico fu dato al Serbelloni, considerato
rappresentante della guardia civica di cui era maggiore, aggiungendogli il Fagnani, inviato
della reggenza, il generale Rougier per le truppe, Don Giulio Ottolini per il municipio. Mentre
la prima missione erasi recata ad invocar l'aiuto delle potenze (contro la plebaglia ed anchecontro
una riscossa eugeniana , questa nuova, proposta dal Pino in seguito alla convenzione del
23 aprile, doveva " sentir quali siano le intenzioni di quel generale (il Bellegarde), offrendogli nello
stesso tempo il rispettoso omaggio dei sentimenti della Reggenza,,. (Protocolli della Reggensa).
2) Deve trattarsi del generale Mermet, comandante la divisione di cavalleria dell'esercito
francese d'Italia.
3) Di contessa del regno italico.
4) Villa della contessa Teresa, ora Gavazzi, nei dintorni di Lecco.
— 92
LV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teeesa Gonfalonieri Casati
A Federico Gonfalonieri, a Parigi
Milano il 2 Maggio 1814
Lunedì dopo il pranzo.
Caro Federico
Partendo da Milano e recandosi a Parigi il Generale Rembour ', Treccili
mi ha fatto dire di mandare qualunque cosa avessi per Parigi a lui, che me
l'avrebbe fatta partire con questo mezzo; se fosse stato finito il mio ritratto
mi sarei prevalsa di quest'occasione per mandartelo, ma non m'è stato
possibile d'averlo; spero però che te lo potrò spedire col primo corriere.
Sabato sera sono ritornati da Verona i nostri quattro deputati, i quali si
sono trovati da Bellegarde nel momento che il Principe vi si era portato
per far visita 2; il Generale Ruggeri^ che ne era uno ha avuto una conferenza
di tre ore col Principe. Fagnani si è portato subito da me per avere tue
nuove, ma ebbi il dispiacere di non trovarmi in casa, poiché avrei potuto
sapere qualche cosa da lui. Oggi c'è stata l'ultima seduta dei Corpi Elet-
torali, e ne hanno tutti ben piacere. '' Continua il fermento dei diversi
partiti non già per il Vice Re, ma sulla qualità del Sovrano che dovremo
avere, sull'estensione dello Stato, il quale è fomentato dai militari, i quali
sono molto malcontenti, e dai Modenesi e Reggiani ; abbiamo bisogno di
necessità che sia decisa al più presto la nostra sorte. Al teatro domina
il partito degli Inglesi, e quando arrivano in un palco senza distinzione
né tampoco illuminato, tutta la platea loro fa grandissimi applausi, e
quando arrivano gli altri nei palchettini di Corte si fanno applausi, ma
minori. La Guardia Civica, la quale principia a fare delle buffonate, sta
organizzando un corpo di cavalleria, e Serbelloni ne é il Colonnello, ma
quello che è peggio ancora fanno un indirizzo a Lord Bentink per do-
mandare nuovamente l'indipendenza e ne faranno un altro a Sommariva,
dietro riflessi a loro fatti che non bisognava indisporre quest'ultimo,
1) Il generale barone Reinbourg coin.indava nell'ultima guerra una brigata di cavalleria.
E' a lui che il generale Severoli, ferito mentre guidava coraggiosamente le truppe alla bat-
taglia di Reggio (7 marzo 1814), dovette rimettere il comando.
2) Intorno a queste visite scambiate fra il principe Eugenio ed il Bellegarde il 27 ed il
28 aprile, vedasi ciò che annotava, imbronciato per la cordialità di quegli abboccamenti,
Clemente von Hiigel nel suo diario. Cfr. F. Lemmi, Un diario del barone von Hiigel du-
rante la campagna d'Italia del 1814, Firenze, 1901, pag. 49.
3) Dev'essere identificato col barene Gillo Rougier, generale di brigata dell'esercito ita-
italiano, detto Ruggeri in alcune altre fonti, fra l'altro dal Coràccini, op. cit., p cxxiii, che
lo dice " buon ufficiale „.
4) Giunto il commissario imperiale Sommariva, i collegi elettorali, dopo averlo ossequiato
coli' inviargli una loro delegazione, sospesero i loro lavori. Cfr. Giovanni de Castro, o/>. c/Y ,
p.p. 181-82.
93
domandando la stessa cosa; alla testa di questa nuova cosa è il Colon-
nello Visconti' e Bossi Benigno-, il quale è furente; una quantità di
persone di sano criterio hanno cercato di dissuadere questi signori e di
rappresentar loro tutta la sconvenienza di questo passo, avendo già noi
altri una Deputazione alle Alte Potenze Alleate, ma tutte le ragioni furono
inutili. Genova fiorisce tutti i giorni ed è tripudiante di avere ricuperata
la sua antica libertà e costituzione^. Ieri sera è arrivato M."" de Lavoguyon,
il quale riparte subito per Genova, Parigi e Londra con missione del
suo Re; pare che non sia vera la sommossa di Napoli^ ed il Re si trova
a Bologna. Non si sa quando arrivi Bellegarde, temo che non abbia molti
applausi. Noi non abbiamo alloggi, cosa a quanto mi pare che contraria
un poco il desiderio che si aveva d'averne. Camillo Guerrieri mi ha pre-
sentato in palco il Conte di Lamberg ungarese capitano degli Ulani,
Pompeo Litta mi presenterà il Conte Esterhazy ed un altro Conte di cui
non m.i ricordo il nome, aiutanti di Neipperg. Trecchi mi presentò l'aiutante
del generale inglese, tutta gente^che parla bene l'italiano ed il francese,
molto bene educati. Oggi Kewenhuller dà un gran pranzo a tutti i signori
più grandi che si trovano a Milano. Si dice che il generale Bellegarde
conduce seco sotto il suo impero il Ministro dell'Interno Vaccari; ti do-
mando come si debba soffrire con tranquillità di vedere ancora fra noi uno
di quella maledetta razza =.
Altre notizie patrie non ve ne sono, almeno a mia cognizione; sia
persuaso che mi do tutto il moto per rintracciarle, per potere soddisfare
alle tue brame, spero che sarai contento di me, anzi temo qualchevolta
di estendermi un po' troppo sopra cosa non tanto significante, ma lo faccio
dietro al desiderio che mi hai mostrato d'essere informato di tutto. E per
me certo ch'ella è cosa molto dolce di potermi così trattenere più a lungo
con te, mio caro, che amo veramente di cuore.
1) Annibale Visconti, colonnello della Guardia Civica.
2) Intorno al Marchese Benigno Bossi (1788-18701, che doveva essere uno degli ultimi
superstiti di quella generazione, cfi . G. de Castro, / ricordi auto-biografici inediti del
Marchese Benigno Bossi in Archivio Storico Lombardo, XVII, I connotati del Bossi sono
allegati, quali evidentemente li fornì la polizia milanese, ad un rapporto ted sco ■6-1-1822) dello
Strassoldo al Sedlnitzkj', che il conte Badeni comunicò ài conte Nigra e la cui traduzione è
inserita in A. d'Ancona, op cit-, pag 273. Il Bossi, profugo per lunghi anni in Is vizzera, ritornò a
Milano nel 1S48 e fu allora inviato dal governo provvisorio a Londra, in missione diplomatica.
3) Sulla ripercussione che ebbe quest'effimera restaurazione degli ordinamenti liberi in
Genova, sotto l'egida degli inglesi, si da risvegliare le più vivaci speranze negli italici d'ul-
tra parti d'Italia, cfr. Bar. von Helfert, La caduta della dominazione francese nell'alta
Italia e la congiura militare bresciano • milanese nel 1814, (trad. Cusani-Confalonieri , Bo-
logna, 1894, p.p 85 e seg.
4) La voce di tali moti è forse da riconnettersi coi tentativi di un pronunciamento de-
gli ufficiali napoletani, per chiedere una costituzione; essi non ottennero però, come s'era dap-
prima pensato, l'appoggio di Lord William Bentinck. Cfr. Fieldmarshall Arthur Duke of Wel
LiNGTON, Supplementary despatches, correspondence and memoranda, London, 1862, vol. IX.
5| Questo avvampare di odii municipali, dei quali si fa eco fin la mite contessa, mostra
ancora una volta quanto tempo e quali vicende fosser necessarii a maturare sensi di civile
fratellanza fra gli italiani. Cfr. la nota 2 a pag. 82.
94
Il fattore della Santa mi spedisce un espresso per avvertirmi che oggi
e domani passano da Monza due colonne di 9 mila uomini ciascuna, ed
in seguito un'altra più piccola di truppe Austriache, le quali saranno
divise nei comuni vicini e corre l'obbligo di dare da mangiare all'ufficia-
lità. V'ha però per questo una tariffa secondo il loro grado, il quale
mantenimento verrà indennizzato nella prossima rata di carichi prediali. Io
dunque ordinai al fattore, che desse agli ufficiali tutte le camere disopra
che non sono state accomodate, e compresa anche la nostra se ciò abbi-
sogna, levatine i nostri letti, e che desse loro i letti delle donne, e gli
altri più scadenti, e che cercasse d'escludere i buoni; ordine di tener
chiuso l'appartamento a pian terreno, e tutta la cappuccina disopra. Circa
al mantenimento gli dissi, o di dar loro i denari secondo la tariffa, o se
volevano essere trattati, di mandare a prendere all'osteria il pranzo per
il detto prezzo, essendo cosa più economica che il farlo fare in casa, ciò
che m' è stato consigliato anche dal Barchetta. Il Cielo ce la mandi buona
che non ci guastino niente! Se fosse stata cosa conveniente ci sarei andata
io stessa per tenerli d'occhio; il Barchetta è stato spedito da mia madre
a Cologno per lo stesso oggetto. Non avendo più luogo da scrivere finisco;
non mi resta altro da dirti che ti prego ricordarti di me che ti amo tanto,
e di scrivermi più spesso possibile. Tua
aff.ma Moglie.
Rasini, Calderara, Allemagna e tutti gli amici ti salutano.
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita \
Il Conte Carlo Luigi Rasini
A Federico Confalonieri, a Parigi
Milano 2 maggio 1814.
Amico carissimo,
Sento che parte il generale Rambour per Parigi, che si dice che
venga costì per far la causa dei militari francesi, che sono impiegati al
servizio dell'armata d'Italia, presso il ministero della guerra di Francia.
Ti scrivo due righe non avendo tempo di fare di più per metterti in
qualche modo al fatto dello spirito che domina in oggi nel nostro paese,
riservandomi poi a darti più distinti ragguagli colla prima occasione. Mio
caro amico, necessita istantaneamente che venga pronunciata la nostra
sorte al più presto che sia fattibile, altrimenti vanno a succedere dei grandi
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit., pag. 295, attribuendola erroneamente al de
Felber.
— 95 —
guai. Il partito della cabala ha trovato un altro mezzo termine per sostenersi,
e cerca con lunsinghiere apparenze di suscitare nuovi torbidi e di semi-
nare dissensioni, affine di poter in qualche modo assicurare la sua esistenza.
Per nostra disgrazia siamo ancora inondati da tutta quella canaglia, senza
l'allontanamento della quale non avremo piìi pace. 11 generale Bellegarde
colla sua nuova convenzione del giorno 23' si è obbligato a mantenere in
attività l'impianto del governo come si trovava, e di non far cambiamento
alcuno sino alla decisione della nostra sorte, e quindi eccoci tolto il mezzo
per liberarcene. Ora non potendo più mettere in campo né il partito di
Napoleone, né quello di Eugenio, come proscritti per sempre, vanno
esaltando le menti colle idee d'un regno grande indipendente, retto da
un capo costituzionale, ed obliando che la nazione, rappresentata dai corpi
elettorali, ha già presentato le sue suppliche alle Alte Potenze Alleate per
mezzo della nostra deputazione, si formano complotti, si destano partiti
e si riscaldano le menti di tutti gli individui che li ascoltano. Voi sapete
che qui si trova il generale Inglese Mackferlan mandato da Lord Bentink
per esplorare le circostanze del paese in conseguenza della missione di
Trecchi; ora dunque, immaginandosi che questo possa assai, nel mentre che
non ha qui spiegato veste alcuna, si è suscitato un gran partito in favor
suo, di modo che ogni volta che si presenta al teatro si fanno replicati
applausi marcatamente distinti, nel mentre che se ne fa nessuno a Som-
mariva, il quale ha spiegato la veste di commissario imperiale per prender
possesso di tutti questi paesi a nome di tutte le potenze alleate, il che
diventa chiaramente un disprezzo; non bastando questo, si é immaginato
anche di andare a prendere delle firme di m.olti individui, tra i quali si
trovano la maggior parte degli ufficiali della guardia civica, per fare un
indirizzo in suo nome a questo inglese onde manifestargli la domanda
di un regno indipendente. ^ Sui caffè, nei luoghi pubblici si contrasta, si
disputa, nascono mille alterchi sopra questo argomento, e se non viene
un pronto rimedio, la cosa vuol finir male, giacché la polizia che, contro
1) Secondo il diario del barone von Hiigel, il Bellegarde motivò la domanda al principe
Eugenio della convenzione (che vediamo qui inesattamente interpretataf colla necessità di far
finire i tumulti nell'interno del regno coll'occupazione austriaca. Ciò mostra ancora una volta,
se ve ne fosse bisogno, che tale invasione fu prodotto diretto della rivoluzione del 20 aprile.
Già la Principessa Belgioioso Trivulzio, op. cit., pag. 87 e seg., aveva compreso come il viceré
non avesse ormai più veste per rifiutare la convenzione, giacché la clausola sospensiva stipulata
a Schiarino-Rizzino supponeva il consenso degli italiani ad averlo per re, visibilmente mancato,
e, come francese, egli doveva seguire le istruzioni del governo provvisorio parigino.
2) Dev'essere l'indirizzo presentato il 30 aprile al Mac Parlane dagli ufficiali della Guardia
Civica. Fu redatto, a richiesta del colonnello Annibale Visconti e dei capi-battaglione Carcano,
Filippo Ciani e Crivelli, da Ugo Foscolo. L'originale è ora a Londra, nel Public Record Office
(Foreign Office, Italian States 6r), testo pubblicato nell'/ìrf/imo Storico Lombardo, a. xxxvi:
G. Gallavresi, La rivolusione lombarda del 1814 e la politica inglese, mentre dalla minuta
del Foscolo è tratta l'edizione deli'Orlandini in Ugo Foscolo, Prose politiche, Firenze 1850
p.p. 73 e seguenti.
il parer universale, si è voluta lasciar in mano al sig. Luini ^, invece di
sedare questi tumulti li fomenta e li anima. Il tutto proviene come non
posso cessare di ripeterlo da quella immensa turba di canaglia che ci
circonda ancora, che prevedendo che con un piccolo stato non vi sarebbe
pili luogo per loro, cerca di fomentare delle idee gigantesche, secondo il
sistema delle quali essa avrebbe ancora campo a primeggiare. Si stampano
persino de' libelli ove sono dichiarate tutte le loro pretese e la polizia ne
permette il libero smercio, onde tu vedi in che mani ci troviamo. La nostra
Reggenza è troppo debole e non ha che le mezze misure, le quali in
queste circostanze non valgono. Avrei molte altre cose a dirti, ma mi
riserbo al primo corriere. Invidio la tua sorte di trovarti a Parigi in
un'epoca tanto straordinaria. I buoni cittadini hanno tutta la fiducia
negli individui che si trovano presso le Alte Potenze per il bene del
proprio paese, ed altro non desiderano che la destinazione nostra sia
manifestata sollecitamente, onde poter sortire dallo stato di dissensione in
cui si trova il nostro paese. Addio, conservami la tua amicizia e prevaliti
di me se mi credi in qualche cosa capace.
[Carlo Luigi Rasini].
LVIl
Archivio di Stato di Milano - Proc. dei Carbonari - Busta 26
Fessa DLI N. 14. Inedita.
Il barone Giuseppe Pallavicini a Federico Gonfalonieri
Milano li 2 Maggio 1814.
Amico Carissimo,
Ho promesso d'annojarti con qualche mia lettera, e mantengo la parola.
Io mi sono posto in libertà, e ragione efficacissima mi ha indotto a pregare
la Reggenza di dispensarmi dall'incarico affidatomi, ma se mi sono allon-
tanato dall' ufficio, non mi sono allontanato dalla buona causa. Amo di
cuore la mia Patria, e desidero la quiete, e la solida prosperità del mio
Paese.
1) Il conte Giacomo Luini, uno dei reduci dalle casematte di Cattare, era stato primo
presidente della corte di giustizia civile e criminale a Milano. Nel 1811 successe a France-
sco Mosca nella direzione generale di polizia. Sul suo atteggiamento nel 1814, che parve
poco sicuro (forse per le sue simpatie muratiane), cfr. Melzi d'Eril, Memorie-Documenti'
cit., vol. II, pag. 416 e Lemmi, La Restaurasione, etc., cit. pag. 105.
J. A CONTESSA ["KkESA CoNFALt)NIERI CaSATJ
da un 'juadretto ad olio (Milano 1814?)
-îppartt^nente .lì',, , .,n<H.-ca j.^j^a Casali Neuroni
voluta i
I, ii< .1 lomenta e >■. ,i. ......
H ripeterlo da quella imn^
.. i^oiïûii alinea, che prevede;
•••■;': luogo per loro, cerca di
'. delle quali essa avrebbe ancora campo a prin
. .,..!0 de' libelli ove sono dichiarate tutte le loro p»
permette il libero smercio, onde tu vedi in che mani .
Reegenza è troppo debole e non ha che le mezze sri;: ;r;, i- quaw '
0 ;!csre cir'^ostan^o rion valgono. Avrei molte nltre cose a dirti, ma n
; genza d .rmi dair incarico attiaatomi, ma se mi so;
.. ;., ,u dall' ufn.:., :,.i. ini s^^»' > .n . ■' .^ (o dalla buona catf-'
uijore la mia Patria, e desiti :■ la solida prospe:
— 97 —
Lo stato è tranquillo, ma chi lo contempla con occhio attento può
accorgersi che germoglia qualche seme di dissidio. Uno stuolo numeroso
d'impiegati nulla aventi, che credevano eterna la cessata forma di Regno
si sono qua stabiliti, ed accasati. Questi ora più non sanno se potranno
rimanere, o se dovranno partire; essi stanno in forse di perdere il pane,
e un tal timore li rende ragionevolmente inquieti.
Varj possidenti memori degli anni precedenti alla rivoluzione francese
desiderano la prisca sorte; altri guidati da un sentimento nazionale ago-
gnano l'indipendenza. I militari temono sciolta l'armata, ed intercisa la lor
carriera. Questo contrasto di passioni, e di desiderj potrebbe nuocere alla
buona armonia. Un modo di prevenire una gran parte dei temibili incon-
venienti sarebbe quello di congedare con qualche gratificazione quegli
impiegati sopra indicati che non appartengono al Regno inviandoli alle lor
case, ma, siccome s'ignora quale configurazione geografica possa avere
il Regno stesso, così molti di loro non si possono attualmente riguardare
come forestieri; da ciò ne deriva che tutti rimangono in uno stato d'in-
certezza, che suol sempre produrre lo sviluppo di contrarie affezioni. Il
teatro di Milano ne fa fede. Al comparire degli ufficiali tedeschi si applaude,
ma si applaude ancor più al comparire degli ufficiali inglesi nella lor loggia.
Allo stesso generale inglese Makferlane dispiace questa parzialità, che lo
pone, come egli disse, in una situazione gênante. Al generale Sommariva
può dispiacere per un altro verso. Intanto i mal intenzionati potrebbero
approfittare delle diverse opinioni dei cittadini per dividere il paese in
fazioncelle. Tu vedi dunque quanto importerebbe che fosse presto decisa
la nostra sorte, perchè allora ognuno si rassegna al proprio destino ed
impiega misure placide e regolari per la conservazione del suo ben essere.
Se tu leggi con indulgente attenzione questo mio foglio, troverai forse che
non è affatto estraneo all'indole della tua missione. Ho avuto intenzione
di persuaderti che quanto più presto le Alte Potenze Alleate pronunzieranno
il nostro destino, tanto più presto rimarranno nel lor nascere soffocati i
germi delle interne dissensioni.
Intanto scrivimi, amami, e credimi
Tuo aff.mo amico
Giuseppe Pallavicini.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
à Paris
(nota di Federico;) reçu le 10 à 7 heures du soir.
— 98 —
LVIII
Archivio Casati - Cotogno Monsese Edita *.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi il 3 maggio 1814.
Carissima moglie
Ormai da quattro giorni in Parigi, non fummo raggiunti
che dai due commercianti ^; il rimanente della deputazione non
è ancor comparso. Ciò mi spiace sommamente : la loro presenza
è assolutamente necessaria al più presto. La marcia delle
cose rende urgenti delle determinazioni istantanee ; io ho
fatto tutto quello che non poteva compromettere la mia re-
sponsabilità, e che poteva essere preliminare alle loro opera-
zioni, ma nell'estrema delicatezza di nostra posizione nulla mi
è permesso d' intraprendere più oltre. Eccoti alcuni risultati
del già operato, ed eccoti frattanto alcune notizie, di cui farai
quell'uso che prudentemente crederai colle diverse persone.
Fontanelli che ci aveva preceduto di due giorni nulla aveva
lasciato di intentato dal suo canto. Munito di lettere del prin-
cipe Eugenio, e della corte di Baviera, si era presentato all'im-
peratore d'Austria, ad Alessandro, al re di Prussia, ed ai mem-
bri tutti del Governo francese. La già imperatrice Giuseppina
appoggiava con ogni sorta di mosse e di tentativi la causa
del figlio. Essa non pareva la più disperata, dacché certa ma-
gnanimità di cui fa pompa volentieri l' Imperatore Alessandro
sembrava interessarlo per chi aveva preso 1' onorata devise
di fidélité et honneur. Il nostro arrivo, e quello quasi con-
1) V. F. CoNFALoSiERi, Lettere, cit. pag. 5.
2) L'ordine dei commercianti, o per meglio dire il collegio elettorale, fu rappresentato
nella deputazione da Giacomo Ciani e da Pietro Ballabio. Il primo era fratello dello scu-
diere Gaetano, assai più eminente di lui nella vita politica italiana, e già doveva contar parecchio
innanzi la caduta del regno, se I'Armaroli, op. cit. pag. 13, lo nomina, fra pochissimi, ad
indicare il carattere delle sottoscrizioni apposte alla fatale petizione del 19 aprile. Pietro
Ballabio, altro di quei firmatari, era capo-battaglione della guardia civica. Lodovico Giovio,
Memoria intorno all'opuscolo intitolato sulla rivoluzione di Milano (in Pellini, // gene-
ral Pino cit. ed in G. Gallavresi, / ricordi ed il carteggio del conte Ludovico Giovio,
Periodico della Società Storica Comense, XVII, 1908), loda altamente il Ballabio per quanto
avrebbe operato il 20 aprile, proteggendo coi suoi militi l'escita dei senatori dal palazzo,
quando questo fu invaso dai tumultuanti.
— 99 —
temporaneo di Gifflenga \ fece conoscere l' impossibilità di più
continuare ad erigere un edificio su di una base che veniva
ad essere stata sì vigorosamente minata. Il generale Fontanelli
dal linguaggio il più deciso ed energico che teneva in prima,
spinto sino all'i mpudenza di dire, che in ogni evento trenta- *
cinque mila baionette italiane avrebbero sostenuto sulla linea
del Mincio il voto nazionale pel principe, cominciò a bas-
sare ^ esprimendosi che la sua missione era finita, ch'egli aveva
servito con zelo il principe, ma che ora la sua ubbidienza era
dovuta alla nazione, etc. La sua imminente partenza ci assicurerà
più che le sue proteste. Non feci motto di Bertoletti, perchè
dal primo giorno si pose a letto.
Sventata ormai definitivamente la cabala sopra Milano, si
briga ora dai suoi partigiani, fra quali figura Aldini ^, per fargli
avere le legazioni; la riuscita n' è la più improbabile. Gli ultimi
avvenimenti di Milano, ed il suo proclama di Mantova hanno
raccolto sulla sua testa il ridicolo e l' indignazione della più
parte dei gabinetti. Oggi è arrivato Tascher^; pare che il prin-
cipe stesso arriverà quanto prima ad arringare in persona la
causa pro domo sua ^
Le principali mie cure in questi giorni furono dirette a
portarmi più avanti nella conoscenza del gran trattato europeo,
che si sta ora discutendo. Vi hanno delle basi adottate, delle
1) Cfr. Weil, Le prince Eugene et Marat, cit. t. IV p. 490.
2) Forse francesismo da " baisser „.
3) Antonio Aldini (1755-1826), ministro segretario di stato del regno d'Italia risiedente
a Parigi. Per la biografia di questo celebre statista bolognese, è di capitale importanza l'o-
pera, rimasta pur troppo incompiuta, del nipote di lui Antonio Zanolini, Antonio Aldini ed
i suoi tempi, Firenze, 1864-67.
4) Il conte Tascher de la Pagerie, capo-squadrone, cugino dell'imperatrice Giuseppina, e
quindi del viceré, apparteneva alla casa militare di quest'ultimo in qualità di aiutante di
campo. Accompagnò, il principe in Baviera, secondo racconta, con ricordi personali, il
M.'o F. CusANi, op. cit., vol. VI, p.p. 301-02. Cfr. Du Casse, op. cit., t. X p.p. 281-82.
5) Arrivò il 9 maggio, col Méjan, ma si recò direttamente alia Malmaison, abboccandosi
nei giorni seguenti collo czar, con Luigi XVIII e col re di Prussia. Il Marescalchi informava
minutamente di ciò la reggenza nelle sue lettere del 10 e dell'll al cav. Borghi, incaricato
del portafoglio degli esteri. In quella del 9 dice pure : " la Deputazione si conduce, non si
può dir meglio, e si è acquistata a quest'ora la considerazione dell'intero corpo diplomatico,
il quale dapprima incerto del giudizio che ne aveva a formare, ora è unisono a suo ri-
guardo „. (Corrispondenza coll'impero francese, Parigi, 1814, nell'archivio di stato di Mi-
lano). Cfr. pure la lettera del principe Eugenio alla moglie, del 9 maggio, in Du Casse,
op. cit., t. X, p.p. 288-289.
— 100 —
altre ancor flottanti nella massima incertezza. In genere, la
Francia non pagherà mai caro abbastanza un trono già con-
quistato, e regalato. La Russia avrà i suoi ingrandimenti nel
nord. L'Austria sarà rimessa sul piede dei possessi del 1789,
ed ancor più. Il Belgio tedesco e francese sarà riunito all'Olanda.
La preponderanza della casa d'Austria in Italia sarà massima;
Piemonte, Toscana, stati Estensi, la più parte degli stati Papali
ritorneranno ai loro antichi padroni. Parma e Piacenza a Maria
Luigia, ereditarie nel figlio. Il Veneziano e la Lombardia sono
assolutamente devoluti all'Austria ; possa questa corona esser po-
sta sulla testa di un principe da se ed i nostri voti avranno
esito, ma l'orizzonte su di ciò mi fa tremare. Tutto si metterà
da noi in opera, ma le baionette non sono con noi! Fortunatamente
la conoscenza con Razumofski, ^ Scw^arzenberg ^, Humboldt ^,
Dalberg *, e varj altri conduttori della cosa, dai quali lui anche
privatamente perfettamente ricevuto^ mi ha fornito mezzo di
conoscere la carta dove dobbiamo navigare ne' suoi dettagli,
ed insinuare loro riservatamente quanto può servire alla mi-
glior riuscita di nostra causa.
1) Il conte, poi principe Andrea Razumofski era stato lungamente ambasciatore di Russia
a Vienna e vi ritornò come uno dei plenipotenziarii del suo governo al celebre congresso,
Gran signore spendereccio, non sembra essersi occupato troppo degli affari. Ebbe il gran
merito di proteggere efficacemente il Beethoven. Morì nel 1836, dopo essersi convertito,
dallo scisma greco, al cattolicismo. Cfr. su di lui Der ÌViener Congress, Wien, 1S98.
2) Il principe Filippo di Schwarzenberg era il comandante le truppe austriache che entra-
rono in Parigi alla fine di marzo, colle russe e colle prussiane. Nato a Vienna nel 1775.
veterano delle guerre contro la Turchia e la Francia, ambasciatore a Parigi, ove perdette la
moglie tragicamente per l'incendio scoppiato mentre dava un ballo all'imperatore, capo del-
l'esercito ausiliario austriaco nella campagna di Russia (ove secondò fiaccamente Napoleone),
fini la gloriosa carriera come presidente del Supremo Consiglio aulico di guerra e morì nel 1820.
3) Guglielmo di Humboldt (1767-1835 , filologo e statista, era allora in Parigi, accompa-
gnandovi il re Federico Guglielmo. Dev'esser egli il ministro di Prussia a cui si riferisce
il racconto, cosi istruttivo, della Principessa di Beloioioso, op. cit., pag. 96, riguardante il
discorso che avrebbe tenuto coi deputati lombardi a Parigi :
" Mostrossi — cosi scrive — premuroso per loro, ed abboccossi più volte con uno di
essi, il conte Alberto Litta, uomo di grande ingegno e di squisitissimo gusto : Io vorrei pure
aiutarvi, diceva un giorno quel ministro al Litta, e parecchi de' miei colleghi vorrebbero essi
pure assicurare alla bella vostra contrada una certa quale indipendenza. Ma eccovi tutto i
nodo della faccenda: potete voi tenere in arme, per poche settimane ancora, trenta o che
mila uomini? Con questo puntello è facile che ottenghiate l'intento; ma senza di esso, non
pensateci nemmeno „.
4) Il duca Emerico Giuseppe di Dalberg (1773-1333), devotissimo al principe di Talley-
rand, era allora membro del governo provvisorio sorto in Parigi sotto l'egida del celebre
statista. Un ritratto, a colori lusinghieri, di questo gran signore tedesco, per qualche
tempo acquisito alla causa francese e molto conosciuto in Italia dopo il suo matrimonio
colla marchesina Brignole, si legge in B."» Sers, Mémoires, Paris, 1906, p.p. 72 e seg.
101
Oso ancora esser certo che saremo da più parti pos'^ente-
inettte assecondati, ma egli è fatale il non poter esprimere che
voti e non aver iniziative né basi a trattativa ! Oggi è la so-
lenne entrata del Re, egli è un giorno d'ebbrezza. Un Borbone
dopo 29 anni seder su quel trono di Francia, che al suo pre-
decessore erasi fatto cambiare coli' échafaiid ! Avvenimenti
strani, lezioni indelebili ! Il tuo Federico.
Saluti a tutti gli amici, dì loro che l'amor patrio mi scalda
il petto; non ho ancor fatto un passo per Parigi se non in
carrozza per correre ove il bisogno lo richiedeva, non ho ancor
visto uno spettacolo, ma almeno sieno i miei voti coronati ! Po-
trai far vedere la mia lettera ai più intimi amici; non dimen-
ticare Fagnani, Porro, e Trechi se sono a Milano.
Sono ancora affatto digiuno di nuove de' miei, nessuna
lettera mi è giunta. Fa in casa i miei doveri con tutti, amami
e credimi veramente tuo.
In questo punto il principe di Metternich ^ con un privato
biglietto mi prega di passare da lui dopo l'entrata del Re; i
nostri destini stanno molto in sua mano.
Ogni cosa farà Piero Sayler per la vendita dei miei cavalli
sarà ben fatta, raccomandaglieli caldamente. Arrivano in questo
momento Trivulzio e Sommi '^. Ricevo pure delle lettere da
Milano per mezzo del corriere Cadet, Rilevo da esse che siete
in grandi errori sui movimenti politici. Vi parlo su di ciò con
tutta la certezza. V inganna chi vi dà tante belle speranze.
Tenetevi in guardia contro le risposte favorevoli di chi, obbli-
gando la propria parola, nulla obbliga per le sue potenze.
J) Clemente principe di Metternich (1773-1859) fu l'arbitro della politica estera dell'Au-
stria durante una lunghissima serie d'anni. Si potranno consultare su di lui, sia il libro di
Ch. de Mazade, Le règne diplomatique de M. de Metternich, Paris, 1889, sia i monumentali
Mémoires, documents et écrits divers, Paris, 1880-1884, che il figlio del principe, Riccardo,
fece pubblicare dal Klinckowstrom. Il Metternich era dal 1809 ministro degli esteri della mo-
narchia. Egli stava per lasciare Parigi ed il ministro italiano Tassoni scriveva da Berna al
cav. Borghi che il 7 maggio era già passato dal paese di Vaud " recandosi in Italia „ (Cor-
rispondenza colla Confederazione Elvetica, 1814, Cart. 465 - nell'archivio di Stato di Milano).
2) Serafino Sommi, altro dei deputati eletti dai collegi elettorali, era un gentiluomo cre-
monese. Nato nel 1778 dal decurione Gerolamo e da Costanza Mainoldi Gallarati, era già
stato deputato della città nativa a Napoleone nel 1805 ed aveva fatto parte del corpo legisla-
tivo del regno. Fu dei rappresentanti di Cremona anche nella prestazione del giuramento di
fedeltà all'Austria. Fu deputato nobile di Cremona nella congregazione centrale e si adattò
di buon grado al rinnovato regime austriaco. Mori nel 1857. Cfr. M.se Guido Sommi Pice-
NARDi, La famiglia Sommi 1893, tav. XV,
-102 —
LIX
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita V
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi lì 4 maggio 1814.
Carissima moglie
Ho ricevuto delle notizie da Milano, ma non già delle tue.
Milano è nell' inganno, egli è ben doloroso il doverne sortire
quando l'inganno è dolce. Noi siamo venduti, sorte ben fatale
per chi ha fatto scannare cento mila vittime in sostegno di
tutt'altra causa che la propria. Un mese prima eravamo ancora
in tempo per fare qualche passo alla nostra politica esistenza ;
ora non ci resta che ad implorarla ^ Ci verrà essa accordata?
L'Austria è l'arbitra, la padrona assoluta dei nostri destini.
Ecco cangiato lo scopo di nostra missione. Non trattasi più di
domandare alle AA. PP. costituzione liberale, indipendenza,
regno ecc. ecc., trattasi di implorare ciò che un padrone ci
vorrà accordare ! !
Ieri ebbe luogo l'entrata di Luigi XVIII. Grande avveni-
mento ! Vidi la più parte degli spettatori o indifferenti, o mal
ferrenti. Stordita Nazione, ha bisogno di esser condotta colla
catena, e col flagello ! Ventiquattro anni di disastri non l'hanno
ancora resa alla ragione. Ma l'orgoglio, ma la vanità francese
è bassa. Il mio servitore ottiene più colla sua barbara non in-
tesa favella, che non s' otterrebbe con le vie più energiche di
persuasione. Si obbedisce tremando a chi parla una lingua
straniera; non sta questo avvantaggio per 1' Italiana; ahi che
non è a lei serbato che l'obbedire e non già il farsi obbedire!
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit , pag. 8.
2) Infatti il 1» maggio Lord Bentinck aveva scritto da Genova a Lord Castlereagh " to
the Milanese who ask me for support, I can well say why did you not rise sooner, why
did you put it off till a time when the war being over, your act can be of no use to the Allies
or to yourselves unless they please to espouse your cause? „ (G. Gallavresi, La rivolu-
zione lombarda del 1814 e la politica inglese in Arch, storico lombardo a. XXXVI p. 140).
— 103 —
Vidi Wellington \ Castlereagh ^, l' imperator delle Russie, Co-
stantino ^ Blticher^ , Schvarzenberg, e mille altri ad una parata
ch'ebbe luogo stamane? Quali oggetti, quante idee per la mia
immaginazione ? Gli inglesi vengono a stormi, domani sono in-
vitato ad un gran ballo che dà Sir Charles Stewart ^ per i fe-
lici avvenimenti occorsi ; vi sarà raccolto quanto havvi di mar-
cante in Parigi. Fa vedere agli amici ciò che ti scrivo in
scambio di poter scrivere loro come farei se avessi un mo-
1) Arturo Wellesley, poi duca di Wellington {1814), nato da nobilissima stirpe il primo
maggio 1779, si segnalò dapprima nelle guerre della rivoluzione e nelle Indie, ma conquistò
la sua gran fama col far vacillare le aquile napoleoniche in una serie di combattimenti pro-
seguita per sei anni nella penisola iberica, dalla quale riesci, col favore degli abitanti, a
scacciare i francesi. Vincitore col Bliìcher a Waterloo, rientrò trionfante in Parigi dopo i
100 giorni e rimase in Francia alla testa dell'esercito d'occupazione. La sua attitudine, nelle
lotte parlamentari inglesi alle quali prese gran parte, dal 1815 alla sua morte avvenuta
il 14 settembre 1852, fu di un conservatore convinto, mitigatosi da ultimo per opera del
Peel. Sono pubblicate monumentali collezioni di suoi dispacci, ordini, lettere: Duke of Wel-
lington, Despatches from zjgg to i8i8, compiled by Col. Garwood, London, 1834-39 e A.
Duke of Wellington, Supplementary despatches, correspondence and memoranda, edited
by his son, London, 1858-79. Cfr. pure Sir Herbert Maxwell, The life of Welligton, Lon-
don, 1889.
2) Roberto Stewart, marchese di Londonderry, visconte Castlereagh (1769-1822), fu, come
è noto, alla testa del ministero inglese degli affari esteri, implacabile avversario di Napo-
leone L Ancor giovane divenne l'uomo più importante del parlamento irlandese, di cui pro-
mosse con ogni mezzo l'aggregazione a quello inglese, ottenuta coll'unione dei due regni ed
accomunata nel pensiero di Lord Castlereagh ad una mitigazione nella secolare persecuzione
dei cattolici dell'isola. Dal 1801 in poi si consacrò particolarmente alla politica estera e fu mini-
stro con Addington (1802), con Pitt (1804), col duca di Portland (1807), pel dicastero dell'In-
dia e della guerra, ma tenendo già in mano le fila delle lotte contro l'impero francese. La-
sciato un poco in un canto dal suo partito (tory) dopo l'insuccesso della spedizione di Wa-
Icheren da lui voluta e preparata, fu dal 1812 alla sua morte segretario degli affari esteri e
leader della maggioranza della camera dei comuni. La campagna diplomatica, che fu con-
dotta tenacemente dagli inglesi per suscitare d'ogni parte imbarazzi a Napoleone, è in gran
parte opera del Castlereagh, che, quando la vide, nel dicembre 1813, prossima al successo,
si trasportò sul continente esercitando la sua energica azione al fianco degli eserciti com-
battenti, Purtroppo egli non esitò ad abbandonare, per attinger la meta, quella parte dei
disegni antinapoleonici dei quali s'era meno direttamente occupato, cioè i piani di riscossa
nazionale pei quali il Bentinck s'era in qualche misura accordato cogli italici. Questi po-
teron proclamarsi traditi dal Castlereagh. Cfr. A. Auson, Lives of Lord Castlereagh and
Sir Charles Stewart, Edinburgh, 1851.
3) Il granduca Costantino (1779-1831) era fratello dello czar Alessandro I.
4) Il principe di Bliìcher (1742-1819), dopo aver guerreggiato lungamente contro la Fran-
cia, capitanò, alla riscossa prussiana del 1813, le truppe regie. Fu il principale antagonista
di Napoleone nella celebre campagna di Francia (1814| e ne riesci vincitore, dopo alquante
sconfitte, aprendosi la via di Parigi. Tutti sanno qual parte il Bliìcher abbia avuto nella
giornata decisiva di Waterloo.
5) Sir Charles Stewart (divenuto poi il 3° marchese di Londonderry), nato nel 1778, morto
nel 1854, fratellastro di Lord Castlereagh, era stato in tutta quella guerra plenipotenziario in-
glese presso il quartier generale degli alleati. Fu poi ambasciatore a Vienna alla fine d'a-
gosto 1814, rappresentò l'Inghilterra ai congressi di Vienna. Troppau, Lubiana e Verona, e
si affermò come parlamentare rigidamente tory.
— 104 —
mento di tempo. Di loro che non meriterò certo i loro rim-
proveri, che o vivremo felici insieme, o piangeremo il nostro
danno, ma non la nostra colpa. Fa per mia parte tutto ciò che
si deve alla famiglia, e credimi con sentito e tenero amore
F. Gonfalonieri.
P.S. — Litta, Somaglia ^ e Fé non sono ancor giunti.
LX
Archivio Casati • Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 5.
Milano il 6 Maggio 1814.
Carissimo Federico
La tua carissima lettera scrittami da Lione mi ha veramente colmata
di gioia, dandomi essa buone nuove della tua salute, e la certezza che
hai fatto buon viaggio sino a quell'epoca; essendo la metà più pericolosa,
spero che sarai arrivato felicemente a Parigi, e secondo i miei calcoli
dovrei ricevere una tua lettera datata da quella superba città questa sera
o al più tardi domani mattina; spero che non rimarrò delusa, e desidero
che me la continui coll'esattezza che hai avuto in viaggio. Alla Santa
sono stati alloggiati in casa per tre giorni un comandante maggiore, due
capitani, un ufficiale, 12 persone di servizio e 35 cavalli; sono andati
tutti a mangiare per nostro conto all'osteria, ma non hanno rilasciato i
buoni, com'era di dovere, ed anzi avendoli richiesti due volte il fattore
all'ufficiale superiore, è stato minacciato del bastone, hanno voluto entrare
nell'appartamento terreno, ma non hanno guastato nulla, e pare che non
abbiano fatto altri danni, almeno per quanto ho potuto rilevare da una
lettera scrittami dal Prina; il medesimo teme d'avere altri alloggi avendo
inteso dire che deve arrivare una forte colonna a Monza uno di questi
giorni. La Durini ha partorito felicemente questa mattina un maschio ^ in
un momento ^
La Mamma Grande mi tratta meglio ed anzi mi ha invitata ad an-
dare da lei a pranzo tutte le volte che voglio, io ne approfitterò qual-
U II conte Gian Luca della Somaglia, presidente del consiglio comunale di Milano, altro
dei deputati. Come dirigente le deliberazioni del Consiglio Comunale, ebbe la sua parte di
responsabilità nella chiamata del Bellegarde, che fu decisa da quel corpo, atterrito dai tu-
multi che sembravan dare Milano in mano alla plebaglia. (Lemmi, op. cit., pa.g. 211).
2) Questo maschio fu il conte Carlo, che continuò la famiglia e la cui discendenza pos-
siede tuttora il palazzo avito in Milano in via Durini.
3) Si omettono notizie particolareggiate sulla salute della contessa Durini.
— los-
che volta, ma non molto per non fare mormorare in casa; la medesima
ti saluta, come pure tuo padre, tua madre e tutti gli amici, i quali, mi
domandano sempre tue nuove e m'impongono di dirti mille cose. Mia suocera
ti prega, qualora non ti sia d'incomodo, di provvedere un abito di seta
per l'estate per la Ghita e due sciali d'estate leggeri, esclusa per conse-
guenza la lana, uno per lei ed uno per la Ghita; vedo, mio caro, che vai
ad essere seccato terribilmente a forza di commissioni, onde ti prego
qualora t'incomodi l'eseguire tutte le mie di tralasciarle, essendo mio unico
desiderio quello di esserti il meno possibile importuna.
Al teatro non si applaudisce né i Tedeschi né gli Inglesi, ma non
è cessato però il fermento si crede che si ringrazierà la Guardia Civica, '
essa é una misura necessaria, essendo i suoi individui quelli che fermen-
tano di pili. La nostra truppa che si trova a Cremona sotto gli ordini del
Generale Zucchi, ^ si conduce orribilmente; parlano di rivoluzione, di morte
agli ex-nobili, ai preti, a tutti gli aristocratici ; anche qui a Milano s'intendono
simili propositi, mi si dice in questo punto che questa notte sono state
arrestate varie persone di quelle che fanno il capo popolo, fra i quali si
dice Foscolo^. Anche la truppa che si trova a Bergamo^ non é tranquilla,
ed anzi ha dichiarato che non vuole trovarsi coi tedeschi. Il Generale
Pino si diverte a fare delle promozioni, egli ha nominato generale Lecchi ^,
marito della bella Spagnuola'', ed ha avanzato di grado Foscolo. Oggi parte
il generale Neipperg colla sua truppa per il Piemonte; essi vengono
chiamati dal generale Grenier per frenare i paesani che ne vogliono, e
commettono degli eccessi contro i Francesi ; tutti gli ufficiali sono dolenti
di dovere partire da Milano. La Duchessa Litta sarà quanto prima di
ritorno da Verona, essa non ha seguitato la Principessa, neppure Caprara ''',
1) Nella guardia civica, e particolarmente fra gli ufficiali, avevano gli italici i loro piìi
aperti fautori. Cfr. la lettera LVI.
2) Il Generale di divisione Barone Zucchi era testé ancora governatore di Mantova
ed in tale qualità era stato il 16 aprile uno dei firmatari della convenzione di Schiarino
Rizzino. Se ne hanno a stampa le Memorie, Milano, 1861, pubblicate per cura di Nicomede
Bianchi. Oltre che le traversie che l'autore ebbe a soffrire in progresso di tempo per la per-
secuzione austriaca, vi son narrati i curiosi negoziati col generale napoletano Carascosa di
cui il Principe Eugenio incaricò lo Zucchi. Napoleone aveva di lui gran stima (Cfr. Weil.
Le Prince Eugene etc. cit. t. Ill, p. 86).
3) Questa notizia è priva di fondamento, com'ebbe tosto a riconoscere la contessa Gon-
falonieri in una lettera seguente.
41 Intorno ai torbidi di Bergamo cfr. G. Gallavresi, Testimonianse tratte dalle carte
Giovio pei fatti del 1814 in Bollettino ufficiale del i" Congresso storico del Risorgimento
italiano, 1906, N 3.
5) Angelo Lechi (1769-1850) era fratello dei generali Giuseppe e Teodoro, veterano delle
guerre del 1797-99, poi segnalatosi in Ispagna.
6) Carmelita Lechi, nata O' Loghlin (1795-1882) stabilita a Milano e divenuta buona amica
della contessa Teresa.
7) Il conte Carlo Caprara era grande scudiere del regno d'Italia; nipote del cardinale,
seppe cattivarsi l'indulgente favore del monarca, che venne in aiuto del suo patrimonio
dissestato Era stato caldo repubblicano nel triennio e membro della consulta di Lione. Alla
reazione del 1799, sofferse la deportazione in Ungheria. Cfr. F. Apostoli, Le lettere sinniensi,
ristampate dal d'ANCONA, Roma 1906, inserendovi un cenno biografico dei deportati.
106
e Corradini, i quali si trovano già a Milano, ed anzi il primo è rimesso
nelle sue funzioni di Gran Scudiere, e si dice che Bellegarde ha mandato
un ordine di non toccare tutto ciò che è compreso nell'appannaggio
del Principe, né la cassa della Corona, e si dice che tutti seguiteranno
ad essere pagati*. Bellegarde, il quale arriverà probabilmente domenica,
alloggerà alla Villa Buonaparte, dietro (a quanto dicesi) istanza del Principe,
lo non ho avuto più lettera dalla Sandizell né da Frangipane, la prima
mi ha fatto dire mille cose a voce dalla Lecchi, sono quasi determinata
di scriverle; domanderò a buon conto prima cosa fanno la Nava^ la Visconti
e la Trotti. Dantouare ^ ha lasciato il Principe ed é andato in Francia,
Trierre voleva lasciarlo ancora lui, e Bataille é determinato di abbando-
nare il servizio; gran disinganno, si vede alle prove cosa sono le persone!
La povera Principessa é d'una desolazione veramente profonda, essa mi
fa vera pena.
Addio, mio caro, bisogna che ti lasci per mandare in tempo la mia
lettera alla Reggenza. Amami mio caro quanto ti amo e credimi che sarò
sempre aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Le Comte Frédéric Gonfalonieri
Paris
LXI
Archivio di Stato di Milano - Processi dei Carbonari
Busta XXVI peBBa DLI N. 15. Inedita.
Il barone Giuseppe Pallavicini a Federico Gonfalonieri
Milano li 7 Maggio 1814.
Amico Carissimo
Forse non ti sarà grave che io continui a darti qualche notizia di
ciò che in addietro si chiamava spirito pubblico. Non cessano d'operare
le private passioncelle, ma senza strepito. Mi si assicura che havvi molta
1) Cfr. Protocolli della reggenza.
2) La contessa Nava era dama di palazzo della viceregina.
3) Il conte d'Anthouard, generale di divisione, era primo ajutante di campo del viceré.
Intorno alla sua troppo rapida partenza da Mantova, vedasi Du Casse, op. cit. T. X.
p.p. 180 e seg., e, con conclusioni assai più favorevoli al d'Anthouard, gli importanti articoli
di Frédéric Masson nel Carnet de la Sabretache N. 161 a 164. Il d'Anthoiiard proseguì la
sua carriera militare durante la restaurazione che gli fu singolarmente propizia.
— 107 —
diserzione fra le guardie d'onore, ed i veliti specialmente. In generale
nell'armata italiana si teme l'incorporazione nelle truppe tedesche. Ivi i
soldi degli ufficiali sono inferiori, ed ecco forse uno de' motivi che rende
la nostra ufficialità poco propensa alla supposta unione. Si declama contro
il principe Eugenio, dal quale i nostri soldati si credono essere stati ven-
duti*. Domani si aspetta il generale Bellegarde a Milano. Sventurata-
mente il pubblico milanese non è di lui ben prevenuto, unicamente per
la ragione d'essere rimasto lungamente inoperoso all'Adige con un'armata
colla quale credesi che avrebbe dovuto efficacemente operare alcuni mesi
prima. Una quantità di truppa tedesca traversa in molte direzioni il ter-
ritorio milanese diretta per Novara. Le case di campagna ne sono piene
nei contorni di Milano, specialmente dalla parte di Monza. Un tale ag-
gravio dà qualche motivo di lamento. Le truppe però serbano una lodevole
disciplina. Anche in Milano gli ufficiali tedeschi d'alloggio nelle case
private danno motivo di lodarsi della savia loro condotta. Tuttavia la città
amerebbe meglio pagare qualche cosa in denaro per essere libera dagli
alloggi tanto più che esiste un decreto fino dai tempi della Repubblica
Italiana che rendeva Milano indenne dal peso degli alloggi. La Reggenza
avrebbe potuto farlo presente al commissario imperiale gen.'« Sommariva.
La Reggenza ha fatte alcune promozioni provvisorie nell'esercito. Ciò
ha dato cagione a molti discorsi, e ragionamenti, non sempre favorevoli
alla medesima.
Tutti sono ansiosissimi di sapere qualche notizia della sorte del
nostro paese. Se puoi darmene qualche cenno, non lasciare di scrivermi.
Salutami ad uno ad uno tutti i membri della Deputazione.
Amami, e credimi.
Tuo aff.mo amico
Giuseppe Pallavicini.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Paris.
1) Assai più dei lagni de' deputati fcfr. lett. LIX) appaion fondati questi delle truppe che
avevano qualche diritto d'attendersi dal principe maggior considerazione per il loro avvenire,
quando egli stipulò la seconda convenzione col Bellegarde.
— 108 —,
LXII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano 8 Maggio 1814.
Carissimo Federico,
Mandai mille volte in questi giorni alla posta, nella speranza di trovarvi
tue lettere da Parigi, ma ne fui delusa, e ciò mi dà dell'inquietudine sul
tuo conto; non m'inquieterei se non fosse giunto il corriere, e ne attri-
buirei la colpa alla di lui lentezza, ma il corriere è giunto. Mandai da
Beccaria^ per sapere se aveva avuto nuove del cugino, e nemmeno lui
ne ha ricevute; spero che una tua lettera mi leverà presto d'inquietudine,
poiché ti assicuro che questa mia posizione è ben penosa. Ho avuto a
Milano per Santa Croce ^ la nutrice del nostro povero Ciecchino; pensa
quale sensazione ella ha fatto sul mio animo nel vederla! Piansi come se
fosse il primo giorno che l'avessi perduto, e quella buona donna lo
pianse pure amaramente, le feci delle attenzioni, e le dissi per incorag-
giarla che l'avrei vista volentieri tutte le volte che le piacesse di venire
a Milano, persuasa d'interpretare anche la tua intenzione. Avendo risentito
un po' di dolori alla testa ed avendo un po' di calore in viso, il dottore
Gianella mi fece mettere un vescicante al braccio, lo misi dalla stessa
parte dell'altra volta, e sulla stessa macchia per non moltiplicarle, lo terrò
per alcuni giorni, e poi lo lascerò finire; quando sarai di ritorno, ciò che
spero sia presto, non vi sarà più niente. Finora sono sempre andata al
teatro, la maggior parte accompagnata da Pasini, il quale dice di avere
dei diritti sopra di me che gli hai dati tu prima di partire; certo è ch'egli
mi è molto utile. Calderara mi ha accompagnata pure una qualche volta,
ma è tuttora affaccendato alla verificazione della Cassa ^, ti assicuro che
mette nausea. La Durini sta benissimo, ed anche il ragazzino si è ben
rimesso, e pare che non abbia voglia d'andare in Paradiso; ora passerò
la sera dalla puerpera, fuori di questi primi giorni, poiché essendole
necessaria la quiete, le facciamo maggiore servizio a non fermarvici la sera.
Il Conte di Chenfeld^, ed il Conte Esterhazy, i quali mi erano stati presen-
1) Il marchese Giulio Beccaria, morto nel 1858, era lo zio del Manzoni, che faceva allora
parte del collegio elettorale dei possidenti, e fu fido collaboratore del Gonfalonieri nelle sue
iniziative d'indole sociale. Ne parla diffusamente G. Cantù, Alessandro Mansoni cit., vol. II,
p.p. 108 a 110.
2) La festa dell'invenzione della Santa Groce ha luogo il 3 maggio e per essa soglion
tuttora concorrere in gran numero i villici a Milano.
3) Don Carlo Galderara era stato incaricato di una verifica del tesoro della Gorona.
(Cfr. Protocolli della Reggenza).
4) Può identificarsi con quel conte di SchOnfeld dell'antica stirpe sassone che il Met-
ternich aveva mandato da Ghaumont nel marzo al quartier generale del Bellegarde come la-
tore di dispacci gelosissimi. iGfr. Weil, Le prince Eugène, cit., t. IV, p. 356).
— 109 —
tati, come ti ho scritto, sono partiti col loro generale Neipperg per il
Piemonte; ora non ho altri pafani^ in palco fuori del Conte di Lamberg,
ufficiale degli Ulani, il quale mi è stato presentato da Camillo*; egli è un
buon giovine e parla bene l'italiano ed il francese; non puoi credere
quanto si trovino bene a Milano questi signori, e sono desolati quando si
tratta di partire. Oggi arriva il maresciallo Bellegarde; indicibile è il
numero di ufficiali, servi e cavalli che conduce seco, i quali devono essere
alloggiati tutti nei contorni della Villa, e lui vuole alloggiare in questo
palazzo tutto solo; ti assicuro che il pubblico non è ben disposto in favore
di questo signore, e trovo che non ha torto. Si fanno dei gran reclami
per gli alloggi, realmente la maggior parte ha ragione, poiché, se si dovessero
dare gli alloggi solo a chi ha dell'abitazione superflua, non vi sarebbe di
che alloggiare cento ufficiali; figurati che ve ne sono più di 800, con un
treno immenso di cavalli e domestici; ti basti per averne un'idea che mia
madre ne ha uno con tre servitori e tre cavalli. Mamma Grande e la
Contessa Bigli non ne hanno, ma credo ce ne manderanno entro oggi, noi
pure ne aspettiamiO uno con 4 cavalli e due servi e saremo obbligati
d'averlo a tavola, e mantenerlo di tutto; ci si danno dei buoni i quali
devono essere scontati sui carichi, — ma essi sono un nulla in confronto
di quel che costano. Immenso è il numero dei Cardinali che sono passati
per Milano, almeno 14, fra i quali Pacca, ^ il quale è alloggiato in casa
Crivelli, ed ho dovuto fargli una visita; tutte le Sante sono state in un
moto perpetuo. Abbassato il sig. Luini direttore della Polizia, il quale
sarà fatto Consigliere di Cassazione, e dato il portafoglio a un certo
Sormani^, il quale è già stato anticamente alla Polizia, ed ora era alla
Corte d'Appello. Si dice che venga a Milano Lord Bentink. ^
9 Maggio. — Ieri sera vi fu teatro illuminato a giorno, ed illuminazione
per tutta la città, e ciò per l'arrivo del maresciallo Bellegarde, egli fu
molto applaudito tanto in teatro quanto a casa sua ^, immensa era la folla
1) Cioè tedeschi, in milanese.
2) Quasi certamente allude a Camillo Guerrieri.
3) Bartolomeo Pacca di Benevento (1756-1844), cardinale dal 1801, era stato incarcerato
nel forte di Fenestrelle ed ultimamente confinato da Napoleone I ad Uzès, che potè lasciare
solo il 22 aprile 1814. Di questo prelato, fido ministro di Pio VII, tuttora notissimo anche
per il celebre editto contro l'esportazione dei tesori artistici, si hanno a stampa le Memorie
storiche. Il P. Ilario RiNitRi ha poi pubblicato la preziosa Corrispondenza inedita dei car-
dinali Consalvi e Pacca nel tempo del congresso di Vienna, Torino, 1903.
4) Carlo Sormani era infatti giudice della corte d'appello [di Milano, nella sezione se-
conda, per gli affari correzionali e d'alto criminale.
5) Il barone von Hiigel annotava ironicamente nel suo diario, il 12 maggio, mentre Mi-
lano attendeva ansiosa l'arrivo del Bentinck : " C'est le Messie que l'on attend, qui doit ré-
tablir le royaume de Dieu en Italie „. (F. Lemmi, Un diario del barone von Hiigel, cit., p. 53).
6) Questa testimonianza coincide con 1' altra del barone von Hugel (F. Lemmi, op. cit.,
pag. 52): " Le maréchal le soir a paru au théâtre de la Scala qui était illuminé; des vifs,
applaudissements l'ont reçu et l'ont accompagné lorsque il est parti „.
no —
che si era portata alla Villa, tutti erano padroni di entrare e di girare:
cosa che è molto piaciuta al pubblico. Non è vero che si siano fatti molti
arresti, come ti scrissi in un'altra mia; la Reggenza ha mandato in Toscana
Ugo Foscolo con una piccola commissione, e ciò ad oggetto di allontanarlo
da Milano \ M.r de Lavoguyon se n'è ritornato da Genova a quel che pare
colle pive nel sacco; egli racconta d'aver avuto una lunga conferenza con
Lord Bentink; quel che è certo è che non va più a Parigi né a Londra;
io non lo incontrai che nel sortire dal teatro e pare grazie al Cielo
che m'abbia dimenticata; non so se si debba fermare, o se vada a rag-
giungere il suo Re, il quale pare sia in agonia, certo che io non ci darei
un soldo per questo regno. La Burini ha oggi un po' di dolori, voglio
sperare che non saranno di conseguenza.
Oh la bella cosa! ricevo in questo punto la tua lettera scrittami da
Parigi: non puoi credere quanto essa mi rallegri. Tu stai bene, hai fatto
un ottimo viaggio, ecco quanto mi teneva tanto a cuore di sapere. Ti
ringrazio della puntualità colla quale mi scrivi, certo che non puoi farmi
cosa più grata. I dettagli che mi dai m'interessano pure moltissimo, e ti
prego di continuarmeli. Ti mando due lettere di Pallavicini, ed una di
Vienna. Tuo padre, tua madre, M. G. e tutti gli amici ti salutano
caramente; Rasini, Brème, Porro e Pallavicini vogliono essere nominati
particolarmente ; Brème aspetta una tua lettera, non puoi credere quante
persone mi domandano di te. Oggi vado dalla Bigli a pranzo, sono già
le quattro, bisogna che finisca.
Addio, mio caro, ricordati che ti amo davvero, e molto, e che esigo in
contraccambio che mi paghi della stessa moneta. Ti abbraccio. Addio mio
carissimo aff.ma Moglie
T. C.
LXIII
Archivio Casati - Cologno Monsese. Edita. ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi li 8 maggio [1814].
Carissima moglie,
Ecco esaurito tutto ciò che ci incombeva. Venimmo a do-
mandare l'esistenza, e l'indipendenza di un paese, dopo ch'esso
1) Il Foscolo scrisse di questa sua missione, appena ritornato! ed appunto per tener
testa alle voci che trovavan credito presso l' opinione pubblica, che gli era largamente
ostile, in due lettere del 20 maggio, indirizzata una " al sig. direttore generale di polizia „ ,
l'altra " al conte Verri, presidente della Reggenza ,. Si vedano entrambe in Ugo Foscolo,
Prose politiche, Firenze, 1850, p.p. 75-79.
2) Pubblicato in F. Gonfalonieri, Lettere cit. p. 9.
— m
era già stato venduto. Non m' ingannai punto nei pronostici
che t'accennai nelle mie prime lettere; tardi siam giunti, e ciò
per inesplicabile imbecillità di chi ordì la propria e la nostra
rovina. Ebbimo ieri udienza dall' Imperatore d' Austria. « Voi
« m'appartenete per diritto di cessione, e per diritto di conquista;
« vi amo come miei buoni sudditi, e come tali niente mi starà più a
« cuore del vostro bene » ecco le prime parole con cui l'impera-
tore ci aprì r udienza. Nulla ci fu di lusingante, e di paterno
che non ci abbia detto in più di mezz' ora di amichevole con-
ferenza, ma egli parlava da padrone, né vi era luogo a patti.
Ecco dunque lo scopo di nostra missione mancato non già per
colpa nostra, ma per colpa delle circostanze. «Almeno la Fer-
« rea Corona brilli sul vostro capo, . o Sire, unitamente alle
« altre, ma dalle altre staccata». «Io non ho progetti ambi-
« ziosi... M' occuperò di quest' idea.... Desidero assai farvi con-
« tenti.... Regno Italico no, perchè io non spingo le mie mire
« a quel che dev'essere d'altri. » « Ebbene il nome di Regno
« Longobardico avrebbe confini meno vasti, e più combina col
« vero. L' istoria passata ha reso illustre questo nome ; la fu-
« tura potrà forse ancor meglio rilevarne il decoro ». « Ci pen-
« seremo. Ci occuperemo di questo progetto, ci piace, ma biso-
« gna combinarlo colle altre potenze ». «■ Maestà, Milano, ad onta
« del sistema oppressivo sotto cui giaceva, ha brillato come
« capitale di un vasto regno ; varj nuovi utili stabilimenti sono
« sorti, tutto ha preso vigore e vita; sarebbe triste che ad onta
€ del paterno governo austriaco questi vantaggi avessero a ces-
« sare ». « Lo veggo avete bisogno di una corte. Vi manderò
« un Arciduca che vi governerà in mio nome, egli deve essere
« ammogliato, terrà una corte, il vostro paese non languirà ». « Noi
« abbiamo un'armata, essa si è sempre distinta, si è meritata la
« stima de' suoi nemici, merita di essere particolarmente pro-
« tetta ». « Sì, essa merita tutta la stima, mi servirà spero con
« zelo, farà corpo da sé ». « Abbiamo dei prigionieri in Inghilterra,
« in Spagna, in Russia, che ci tendono le mani per la loro
« liberazione ». « Sì, ne parlerò alle rispettive potenze, essi non
« tarderanno ad essere posti in libertà ». « Abbiamo dei preziosi
« monumenti rapitici dalla forza, la bella Italia culla delle arti ne
— 112 —
« sollecita la restituzione ». « Ah, ah! se fossimo qui come nemici
« potremmo dar la legge che ci piacesse; ma or siamo in Parigi
« come alleati, come protettori di questo trono; è cosa delicata lo
« spogliar la nazione di ciò che possiede, non sarebbe cosa troppo
« generosa ; non di meno vedremo, presentate una nota degli
« oggetti stativi tolti ".
Eccoti l'un di presso il résumé tutto della nostra conferenza^.
Elleno sono belle parole, son dolci leggi, ma sempre leggi, ma
sempre parole !
Le altre potenze coalizzate, cui ci dirigemmo, ci hanno
risposto che ci dirigessimo all'Austria; da ciò fu demarcata la
nostra impossibilità a nulla agire in alcun senso relativo alla
nostra missione. Eccoti dunque ciò che di meglio si credette
poter fare nelle circostanze.
Spediamo questa sera un corriere rendendo conto dell'ope-
rato, e dichiarando finita la nostra missione, se altre istruzioni
non credono di doverci dare. Questa lettera è riservata a te
ed a' migliori miei amici, e più stretti parenti, perchè in essa
trovansi più cose che abbiam creduto di sopprimere nell'istesso
rapporto ufficiale alla reggenza. L' Imperatore ci ha detto che
desidera valersi di noi per varj lumi che desidera. Noi gli
abbiamo fatto sentire che la Deputazione non poteva allontanarsi
dallo scopo per cui era stata mandata senza avere nuove istru-
zioni. "^ Procura di ben intendere la pessima scrittura con cui,
attese le angustie di tempo, ti ho scritto, ed abbracciandoti,
sono il tuo affezionatissimo
[Federico].
1) Questa relazione del Gonfalonieri deve essere confrontata col rapporto ufficiale del-
l'udienza imperiale del 7 ampiamente riassunto da E. Verga, La deputazione dei collegi
elettorali del regno d'Italia a Parigi nel 1814 in Arch- Storico lombardo anno XXXI fase. II,
p.p. 318-320.
2) Per altro il Litta presentò il 9 maggio, soddisfacendo alla richiesta del sovrano, un elenco
di persone competenti per ogni ramo dell'amministrazione. Cfr. Verga, art. cit p.p. 320-21.
— 113 —
LXIV
Archìvio Frangipane - Castel di Perpetto (Udine). Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati al Conte Cintio Frangipane
Milano 9 Maggio 1814.
Dal Signor Vice Prefetto di Gradisca* ricevetti i cioccolattini che ella si è
compiaciuta di mandarmi, essi mi hanno fatto piacere, provandomi che si è
pur ricordata di me ; certo poi che in quanto alla cosa non meritava la pena
di risovvenirsene; ho sentito dal medesimo ch'ella mi ha scritto tre lettere, ed
è con dispiacere che la posso assicurare di non averne ricevuta nessuna, e
sicuramente non avrei mancato di risponderle, essendo cosa che mi fa troppo
piacere il mantenere questo nostro carteggio, il quale mi procurerà le di lei nuove.
Ricevo in questo punto nuove di Federico ; egli fece il suo viaggio in cinque
giorni, e non ha incontrato il più piccolo inconveniente; egli m'impone di
salutare gli amici : non dubito che lei ne sia compreso nel numero, onde la
prego di aggradirli. Pregandola di continuarmi le di lei nuove, mi protesto con
vera stima ed amicizia
Teresa Gonfalonieri.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Cintio Frangipane
Verona
LXV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Confalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 7.
Milano ni Maggio 1814.
Carissimo Federico
Portandosi a Parigi Giulio Ottolini e Gasparino Visconti, il primo mi
fece dire gentilmente che si sarebbe incaricato di tutto quello che avrei
voluto, onde io ne approfitto col massimo piacere per mandarti il mio
ritratto, il quale vorrei facesse l'effetto di richiamarti più spesso l'originale
quale vorrebbe fosse sempre presente alla tua immaginazione, come lo
sei tu alla mia. Veramente non saprei s'egli abbia acquistato o perduto
nell'essere accomodato, te ne lascio il giudizio. Sono varj giorni che
mi trovo incomodata di nausee di stomaco, e d'inappetenza; il Dottore
Gianella mi dà della quassia, con della salsapariglia, ma fin ora essa non
mi ha giovato, non so a che attribuire questo incomodo, non avendo mai
1) Doveva essere Giacomo Jacotti. Gradisca, nel regno d'Italia, apparteneva al diparti-
mento del Passeriano, che abbracciava l'intero Friuli.
— 114 —
sofferto simili cose: oh fosse almeno un segnale di qualche cosa che bramo
tanto!
Tuo padre ha avuto due giorni un po' di febbre di costipazione, ma oggi
si trova libero e anzi si alzerà; tutti gli altri di casa stanno bene e ti
salutano caramente, e davvero con effusione di cuore. La Durini sta bene,
e spero che continuerà così, il ragazzo pure si è rimesso. Lunedì, altro
non occorrendo, farò la mia corsa a Valmadrera, ma per solo 4 giorni tutto
compreso, per la ragione che mia madre ha bisogno del Barchetta per il
passaggio delle truppe. A Valmadrera ho avuto in casa più di 300 soldati,
Colonnello e due Ufficiali; si è dovuto somministrare ai primi grano turco,
vino e legna, ed i secondi mantenerli del tutto. Alla Santa credo che non
vi sia stato un secondo passaggio di soldati, almeno il fattore non mi ha
scritto niente; per la mia corsa in campagna mi servirò dei cavalli di
fittabile, essendo una corsa troppo breve, e per conseguenza un po' forte
per i cavalli di casa ^
Noi non abbiamo avuto finora alloggi, neppure M. G. Tiberio ha il suo
Ulano, del quale è contentissimo, e Marianna se n'è fatto un servente
per andare a cavallo. Ieri Rasini m'ha presentato il Conte di Turkeim,
ufficiale degli Ulani, ed ufficiale d'ordinanza di Bellegarde^, e questa sera
Trecchi mi presenterà il generale inglese Vilson ^ ; questi signori non
avranno il bene di godere molto della mia compagnia per la ragione che
la settimana ventura principieremo a passare le sere dalla Durini. La M. G.
vuole che Marianna conduca a pranzo da lei il suo Ulano. M.r de Lavoguyon
mi ha dato la caccia una mattina ed una sera alla sua maniera solita come
sai; non l'ho visto più, credo che sia partito per raggiungere il suo Re.
M.r de Turkeim mi disse d'avere parlato coli' ufficiale tedesco che ha
1) Prosegue nel passo omesso ad indugiarsi nei particolari che la lusingavano invano
di poter avere un altro figliolo, in luogo del povero Cecchino.
2) Si omettono altre notizie concernenti la scuderia ed in genere tutta l'azienda domestica.
3) Forse si tratta di un conte di Thiirheim, dell'antica stirpe aveva.
4) Sir Robert Thomas Wilson (1777-1849), nemico d'antica data di Napoleone, che se
l'era trovato di fronte in Egitto ed in Palestina, era un ardente whig, che scandalizzava
colle sue professioni di fede liberali il quartier generale del Bellegarde, al quale era addetto
(Cfr. Lemmi, Un diario del barone von Hiigel, etc. cit. p.p. 23-24). Le sue lettere dal campo
al Castlereagh, custodite nell'archivio del Foreign Office a Londra, sono ottimo commento
di tutti gli avvenimenti del 1814. Le successive gesta del Wilson, che fece fuggire il La-
vallette condannato a morte durante la cosidetta terreur blanche e prese clamorosamente
le difese della regina Carolina d'Inghilterra nel famoso processo, accentuarono il suo
atteggiamento di oppositore della santa alleanza, già in germe nella sua condotta a Milano
nel 1314, favorevolissima, ma ahimè platonicamente, alle aspirazioni degli italici Cfr. General
Sir Robert Wilson, Private diary of travels personal service and public events during
mission and employment with the European armies in the campaignes of i8i2, 1813, 1814,
from the invasion of Russia to the capture of Paris, edited by his nephew and son in
law, the reverend Herbert Randolph, London, 1862.
— 115 —
scortato il Vice Re nel Tirolo, e che gli raccontò che il Vice Re, avendo
sentito che se ne voleva alla sua persona, si è vestito da ufficiale dei
Cacciatori Tirolesi, e che avendo lui medesimo interrogato i paesani se
aspettavano il Principe Vice Re ha avuto la consolazione di sentirsi ri-
spondere che tutti erano in quest'aspettazione, che c'erano delle imboscate,
e che sicuramente egli non sarebbe arrivato vivo ad Inspruck: figurati
che palpiti a sentirsi fare simili complimenti. Il sig. Zanoli ' è levato dal
suo impiego egli hanno sostituito Paolucci; questa scelta non va a genio
della maggior parte. Non so se ti abbia scritto che hanno fatto Direttore
delle Poste D." Giuseppe Corti, che va in casa Crivelli, e che è già stato
in quest'impiego anticamente. Generale è il malcontento per tutte le
mezze misure che si prendono, e per la poca uniformità d'ordini che
sono emanati dalle diverse autorità che comandano in questo momento.
Bellegarde ha ricevuto una deputazione del Senato composta da Guic-
ciardi^, Paradisi e Veneri^; essi erano in abito da Senatori*; questi buffoni
hanno mandato ier l'altro a tutti gl'individui del Senato la lettera d'avviso
che non si sarebbe fatta la seduta del 10. Da Ottolini e Visconti avrai
tutte le notizie del paese ben dettagliate e meglio che non le possa saper
io. Oggi vado a pranzo dalla Bigli; essa mi tormenta realmente coi suoi
replicati inviti. La Duchessa Litta è giunta ier l'altro a Milano; subito che
saprò che veda gente e che ci vadano le altre, io le farò pure la mia
visita; essa è, per quanto ho sentito, di molto malumore ^ i Thiene sono
1) Il Barone Alessandro Zanoli, commissario ordinatore, segretario generale del ministero
della guerra, fu poi storico accurato degli eserciti italiani dell'epoca napoleonica. Vedasene
un'affettuosa biografia in Achille Mauri, Scritti biografici, Firenze, 1878.
2) Diego Guicciardi, gentiluomo valtellinese, fu uno degli uomini più attivi, influenti e
discussi di quel tempo. Nato nel 1756, presto investito di alti uffici nella valle nativa ancor
sotto il dominio delle leghe grigie, inviato dai compaesani a Vienna, poi a Bonaparte, mi-
nistro della polizia e dell'interno nella Cisalpina, continuò ad essere in prima fila durante
l'Italiana e negli inizii del regno. Dal 1805 al 1809 resse la direzione generale di polizia, de-
streggiandosi troppo per poter essere considerato da Napoleone I come uomo tutto suo. In-
fatti nel senato fu, aUa crisi del 1814, il primo a lavorare per la causa dell'Austria, od al-
meno di un principe austriaco. Servi fedelmente i nuovi padroni, divenne vice-presidente
del governo di Lombardia e morì nel 1837.
3) Antonio Veneri (1741-1820), ministro del tesoro, presiedeva ultimamente il senato. Già
riputato come amministratore durante l'antico regime, seguitò a consacrarsi alle materie di
finanza nei consigli della Cispadana e della Cisalpina. Resse il ministero del tesoro della
repubblica italiana e del regno. È noto con qual debole mano questo probo magistrato, sem-
pre accantonatosi nelle sue tecniche attribuzioni, abbia diretto le ultime fatali sedute del
senato. Cfr. Armargli, op. cit., p.p. 14-15.
4) Non pare possa alludere ad altra cosa che alla "Nota delli Conti Veneri,presidente, e Guic-
ciardi cancelliere del Senato Consulente del regno d'Italia „ presentata al Maresciallo Sommariva
(non Bellegarde) e pubblicata in L. Armargli, Sulla rivoluzione di Milano, cit., pag. 53. Fu
sottoscritta da 20 senatori che, chi sa come, il De Castro, op. cit., pag. 208, scambia per
uomini " di parte austriaca „ , sdoppiando la manifestazione in due, (cfr. op. cit. pag. 187).
5) Il duca e la duchessa Litta, come gli Annoni, rimasero particolarmente devoti al
principe Eugenio, che invece la maggior parte degli appartenenti alla corte vicereale abbando-
narono attratti dal miraggio delle speranze italiche. I Litta fecero anzi più tardi un viaggio
ad Eichstadt, per vedere i principi.
— 116 —
partiti e si può dire fuggiti da Milano senza saputa di nessuno, ed avendo
vuotata interamente la casa; si crede che ciò sia per la grande quantità
di debiti *. Ieri si è ucciso da sé l'oste all'Orso, non si sa per che ragione;
egli era dell'età di 62 anni. Tutti gli amici e i parenti ti salutano e ti
raccomandano la nostra causa.
Addio, mio caro, amami e credimi aff.ma Moglie
LXVI
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita. '
Il Conte Carlo Luigi Basini a Federico Gonfalonieri
Milano 11 Maggio 1814.
Amico carissimo
I nostri affari non van bene, la cabala e l'intrigo sono ancora all'ordine
del giorno, la Reggenza non corrisponde alle nostre aspettative, quei
personaggi, i quali furono utili anzi necessari al principio per sostenere
il partito della buona causa, onde arrivare a rovesciare gli attentati, che
si facevano alla futura destinazione del nostro paese, non lo sono più
ora egualmente. Due sono le voci, che preponderano nella Reggenza. Il
generale Pino per tutto quello che ha rapporto militare, ed il senatore
Verri per tutto il rimanente ; gli altri non hanno coraggio di esporre i loro
sentimenti, e, quantunque la maggior parte di buone intenzioni, non pon-
gono argine a quanto dai primi si decide. 11 sistema delle mezze misure,
che non può inai produrre il menomo vantaggio, è il sistema che vi è
principalmente adottato; tutto si lascia al piede che si è trovato, gli
impiegati di qualunque sorta si confermano nel loro posto, e quindi ecco
di nuovo in trionfo quella sentina di gente che rovina il nostro paese;
tu sai che era collocato sulle nostre spalle tutto il rifiuto dei dipartimenti,
che erano stati dapprima invasi, e noi, quarta parte del territorio che
prima componeva questo Regno, continuiamo a dar pane a tutti, com-
plessivamente a tutta l'armata italiana, per ben due terzi di forastieri
composta. Dirò di più, anzi il sig. general Pino, che ha un'infinità di
creature, che hanno avuto con lui la stessa origine, approfittando della
1) Il senatore Thiene era ancora a Milano il 29 aprile, poiché controfirmò anch'egli la
nota di protesta presentata dal Veneri e dal Guicciardi. Era il Thiene devotissimo al prin-
cipe, ed il Verri, nella più volte citata Relazione racconta come faticasse a tutelarlo dagli
insulti della plebaglia, vecchio com'era, all'invasione del palazzo del senato. La contessa
Thiene avrebbe assistito impotente da una finestra al peggior scatenamento del tumulto del
20 aprile. Il Foscolo (Lettera apologetica) ne invoca la testimonianza, a riprova dei suoi
vani sforzi per rattenere l'impeto di quei traviati.
2) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit. p. 297.
117
sua preponderanza nella reggenza, ha fatto una gran quantità di promo-
zioni nell'armata: generali di divisione, generali di brigata, colonnelli,
capi battaglioni, capi squadroni, ed altri gradi, in un momento che l'armata
italiana deve essere diminuita per necessità. Che direste poi se io aggiun-
gessi, che gran parte di questi sono gente che non possono appartenere
al nostro stato in qualunque ordine di cose sia pervenire? Il sig. generale
Dembowski ' riformato fino dal passato governo, fu rimesso di nuovo in
carica con il suo onorario; il sig. Foscolo, abbastanza conosciuto per non
dargli l'epiteto che si merita, fu fatto capo battaglione, e così molti altri
di questo calibro. Ora vedete che razza di gente protegge il sig. generale
Pino. Il senatore Verri non si oppone niente a tutto questo, né dà alcuna
provvida disposizione per il rimanente; onde la reggenza invece di oc-
cuparsi a riformare gli abusi ed i disordini del cessato governo, per poter
in tal modo alleggerire i pesi dello stato, lasciando che tutto corra sul
piede antico, non trovasi in grado di far la benché minima diminuzione
delle imposte fissate già dal cessato governo, né per adesso, né in seguito,
ed è invece oppressa da un'immensità di petizioni di gente che cercano
impieghi civili e militari. Tutto il mondo gridava contro il direttore di
polizia 2, si sapeva che si erano fatti dei processi degli avvenimenti del
giorno 20^, si sapeva che esso suscitava i partiti di cui ti parlai
già nell'ultima mia, i quali riscaldavano le teste e spargevano nuovi torbidi
in paese; non si potè a meno che di venire alla determinazione di can-
giarne il direttore; ma qual mezzo termine si è preso? Il sig. Luini, per
essere allontanato dalla polizia, la reggenza lo ha creato giudice di cas-
sazione; posto che poteva convenire a qualunque altro benemerito dello
stato. Il sig. Foscolo era capo promotore del partito che inquietava tutto
il paese; egli stesso aveva steso l'indirizzo per il generale inglese Mac Ferlan,
nel mentre che tutto il corpo elettorale, cioè la nazione, ne aveva diretto
1) Era il marito della Matilde Viscontini, tanto amata dallo Stendhal. G. B.Dembowskij
nato nel 1770 in Polonia, ufficiale della legione polacca sin da' tempi della Cisalpina, capo
di stato maggiore della divisione italiana nel regno di Napoli (1803), naturalizzato italiano
nel 1806, aveva sposato nel 1807 la Viscontini. Servi poi in Ispagna e raggiunse il grado di
generale di brigata, ma nel 1813 fu tolto dai quadri attivi dell'esercito. La sua riammissione
del 1814, quando ebbe realmente un comando a Bergamo, non fu ratificata dal governo au-
striaco. Cfr. Arthur Chuquet, Stendhal- Beyle, Paris 1902, p. 528.
2) Anche D. Gaetano Melzi scriveva il 29 aprile al Trivulzio, altro inviato a Parigi
" Luini continua nelle sue funzioni, e ciò dispiace (fatta astrazione delle sue qualità), pel
principio che non trovasi decente, che chi faceva la polizia per un governo odiato, lo faccia
tuttora „. (G. Gallavkesi, Per una futura biografia di F. Gonfalonieri, in Arch, storico
lombardo, a. xxxiv p. 441). Probabilmente il Pino esitava a sbarazzarsi di chi eragli stato
complice cosi arrendevole il 20 aprile, quando si chiuse in casa Borromeo lasciando fare la
rivoluzione, e ciò dopo aver inspirato una fallace sicurezza al duca di Lodi. (Cfr. C. Verri
Relazione cit.).
3| Eran stati, in ossequio alla legge, tosto iniziati dall'attuario Lomazzi per ordine del
prefetto di polizia Villa; ma il Pino, obbedendo alle ingiunzioni, delle quali si fa ecoilRasini,
mise ogni cosa in tacere. Cfr. Lemmi, op. cit. pag. 133 e seguenti.
— 118 —
uno alle Alte Potenze Alleate, presentato a queste dalla nostra deputazione.
Egli fu visto predicare nei quartieri della guardia civica, per riscaldare
le teste, per veder se suscitando nuovi disordini poteva riacquistare quel-
l'influenza che in qualunque ordine di cose sarebbe andato a perdere,
e quindi trovarsi un appoggio nel mentre che doveva essere proscritto;
tutti i buoni cittadini insomma che avendo digià esposti al tribunale
supremo i loro desiderj attendono in pace la decisione, si lagnavano di
lui a tutta ragione; si riconobbe infine la necessità di allontanarlo; ma
quale è la misura che si adotta? Gli si da un'incombenza di andare in
Toscana, spesato di viaggio e mantenuto, per persuadere i disertori,
che si dicono fuggiti dall'isola d'Elba, per non trovarsi colà col nuovo
abitatore di quei paesi, a portarsi ai loro corpi '. Ora vedete se si può
dare uno stato di debolezza e di avvilimento maggiore del nostro attuale
governo, ed immaginatevi come le cose possono andare in seguito, con un
tal sistema adottato, se la decisione della nostra destinazione deve ancora
attendersi per lungo tempo, come pare che si possa rilevare dalla tua
prima lettera da Parigi del 30. A proposito di questo ho gran piacere di
aver sentito buone tue nuove, ed invidio la tua sorte di trovarti costì in
questa occasione. Ti ho voluto informare del nostro stato attuale di cose
onde ti possa servir di cognizione mentre tu fai la causa del nostro paese,
e son sicuro con molto calore. Pare che Bellegarde, che è arrivato domenica,
abbia intenzione fra pochi giorni di rimettere un nuovo ordine di cose;
si assicura che ha disapprovato tutti gli arbitrii che si è preso il sig. ge-
nerale Pino. Onde speriamo che le cose possino andar meglio, e che si
ricreda dagli spropositi fatti colla convenzione del 23 passato fatta con
Beauharnais. 1 sig. Guicciardi, Veneri e Paradisi si sono voluti presentare
a Bellegarde come deputazione del Senato. Egli non li ha ricevuti come
tali, si sono in seguito fatti annunciare come individui, ed allora furono
ammessi. Hanno avuto il coraggio di domandare un locale per far seduta
ordinaria ieri giorno 10 del mese, ed egli glielo ha negato. Questa bella
spedizione era stata combinata dopo varie sedute notturne fatte da Melzi.
Possono esser più vili? Tuo affezionatissimo amico
Carlo Luigi Rasini.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
à Paris
1) Nel battaglione di stanza aU'Elba eransi incorporati, fin dal 1812, i renitenti ed i di-
sertori scovati nei varii dipartimenti del regno. (Cfr. Comandini, op. cit., pag. 600).
— 119 —
LXVII
Archivio Casati - Cotogno Monzese. Edita '.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi lì 13 maggio 1814.
Carissima moglie,
Dopo la tua lettera ricevuta per mezzo del corriere in
data del 30 sono affatto privo di tue nuove, nell'atto che ne ri-
cevetti di molti altri miei corrispondenti in data del 2 e del 3,
le une per mezzo particolare, le altre in un dispaccio della Reg-
genza, datato esso pure del 3. Ciò ti serva di norma per non
trascurare le occasioni in cui scrive la Reggenza, e per diri-
gere le altre lettere che manderai alla posta colla adresse che
troverai qui abbasso. Ti prego di darti cura dirigendoti a Sailer
particolarmente e ad Alemagna di farmi vendere la cavalla tua,
e la grigia secondo già m' intesi con Sayler stesso, che sarà
l'arbitro dei prezzi. Bramerei ancora che mi facessi vendere
il garick, il cui prezzo è tra i 60 ed i 70 Luigi fornito di tutto
ma senza finimenti ; e con questi di 15 Luigi di più. Non tra-
scurerai ancora qualora si presentasse occasione di vendermi
il daumont inglese, il cui prezzo sarà 45 o 50 Luigi, senza però
il coperto davanti che appartiene all'altro carrettino. Procura
di effettuarmi tutte queste commissioni, e di rendermene infor-
mato prontamente dell'esecuzione. Raccomanda a Sayler calda-
mente la mia cavallina baja, ed assolutamente non sia da altri
montata che da lui. Procura che il Barchetta vada nelle nostre
differenti campagne il più spesso che può a sorvegliare i fat-
tori, ed a mettere le cose in buon stato. A quest'oggetto non
lasciarlo mai mancare di cavalli di fittabile quando ne abbiso-
gna. Dirai al Bolchesi che venda assolutamente per quel che si può
quei tali oggetti che sa, e che si trovano nella camera che mi
serviva da magazzeno; avvertendo però che se gli vien di fare
un buon prezzo, ne ritenga per uso mio 50; se il prezzo sarà
cattivo, me ne ritenga 100. Avvertirai pure il Barchetta che nel
tempo che il Bolchesi fa seta a Zelo, vada a fargli qualche
1) Vedi F. Gonfalonieri, Lettere, cit., pag. 11.
— 120 —
sorpresa, per vedere se le cose vanno in regola, e se non vi
ha promiscuità dannosa al padrone ^ Insomma, ti raccomando
tutti i miei affari caldamente, e tu raccomandali agli altri,
affinchè ciascuno vi cooperi col maggior zelo; ma delle cose
mie abbastanza per ora, parliamo d'altro.
La nostra situazione costà è estremamente singolare, e
scabrosa. Abbiamo avuto tre volte udienza dall' imperatore
d'Austria, prima in corpo poi individualmente. Secondo il suo
discorso sembrerebbe affatto eluso lo scopo di nostra missione,
mentre egli con tutta la benignità possibile ci parla come a
sudditi suoi, mostra occuparsi infinitamente del nostro futuro
bene, ed a questo oggetto ci domanda lumi, e nozioni d' ogni
genere. Molte conferenze ancor su questi oggetti ebbimo col
Principe di Metternich. Ma noi nell'atto che facciamo sentire
per ogni evento tutti i bisogni del nostro paese, non perdiamo
di vista lo scopo principale di nostra missione e ad esso ci
adoperiamo con tutto il calore del sentimento patrio, il quale
per altro non è in tutti egualmente energico. I nostri destini
che sembravano interamente fissati, dietro il cozzo dei lottanti
partiti sembra abbiano a subire qualche variazione. Ad ogni
modo la mia massima è: poco sperare, ma nulla trascurare.
Stiano gli italiani uniti, non presentino che un sol voto, si di-
mentichino quel fatale e malinteso patriottismo di città, per
non servire che al patriottismo di Nazione; pronuncino pure
i loro sensi altamente, energicamente, e li facciano giungere
fin qua, e la loro causa non è affatto disperata. Ma quei per-
fidi mantovani ! ^ I vili, gli stolidi eh' essi sono ! Dì a Camillo ^
che se non si smantovanizza lo casso dal ruolo dei miei amici.
Comunica questi sensi a tutti i miei buoni amici Pallavicini,
Fagnani, Porro, Felber, Rasini, Giulini, ecc. ecc., e dì loro che
bene oprar non è mai tardo.
1) Si tralasciano altre istruzioni concernenti affari privati.
2) Probabilmente il Gonfalonieri, che le amare delusioni di quei giorni non avevan ria-
micato al partito napoleonico, insorge contro le simpatie per questo manifestate dagli uffi-
ciali raccolti in Mantova ed ostili alla reggenza. Cfr. Relazione di Teodoro Lechi, in Cubani,
op cit.,vo\ VII e Principessa di Belgioioso, op. cit., p.p. 93-94.
3) Camillo Guerrieri Gonzaga, di famiglia mantovana. Cfr. la nota 5 a pag. 27.
— 121 —
Il principe Eugenio è costà da quattro giorni, esso ritornerà
a Monaco ben presto. La Malntaison arringa la sua causa
con tutti i possibili mezzi di seduzione presso 1' Imperatore
Alessandro ^: non è però molto avvanzata né in molto buon
stato. Parlasi di dargli Vizburgo, ma nulla ancora vi ha per
lui di certo. Fontanelli e Bertoletti sono qui tutt' ora, di nulla
fummo muniti pel loro richiamo; per quanto inutili possano es-
sere i loro sforzi, non suona mai bene la loro presenza. Le
cose di Francia sono in grande combustione; questa affaticata
nazione non può né vuole gustar riposo ! Fa i miei doveri con
tutti in casa, amami quanto io t' amo, e ti -abbraccio caramente.
F. C.
[P.S.]
À Monsieur Frédéric Gonfalonieri
chez M.^ Rougemont de Lowemberg
rue Berger N. 9
V : A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Contalonieri
à Milan
LXVIII
Archivio di stato - Milano - Processo dei Carbonari. - busta 61
N. MCCCXLVIII. Edita"".
Il Conte Luigi Porro Lambertenghi a
Federico Gonfalonieri
Carissimo amico
Straccio una lettera perchè la vostra comunicatami dalla contessina
vostra mi vi ci obbliga, onde dirvi le mie idee — bravo amico, vedo che
proprio è l'amor del nostro paese, che vi anima, e me ne congratulo, e
consolo — mio caro, non tutti quei che abbiamo posto alla testa qui fanno
lo stesso — infelici, non sanno, che Italia nostra si è sempre perduta per
lo spirito individuale.
1) Il favore da Alessandro I. non mai ritirato ad Eugenio fu principal motivo della sua
avversione per tutto ciò che si riallacciasse alla rivoluzione milanese dell' aprile. Cfr. F. Cusani,
op. cit., Vol. VII, pag. 73, sovrattutto la nota 1. Il Du Casse, op. cit., t. X p.p. 287 e seg., ri-
porta alcune lettere scritte in quei giorni dallo czar al principe Eugenio.
2) Pubblicata da C. Cantù // conciliatore e i carbonari, Milano, 1878, p. 4.
122 —
Continuate l'opera vostra e non vi sgomentate. Io credo, che nostra
indipendenza sia un oggetto che interessar possa le menti di que' ministri
austriaci, che son proprio grandi — nella mia gita a Verona, e da Nugent'
mi avvidi che l'Austria non era certa d'aver questi paesi, e massime a
Verona fui molto incoraggilo di cercare per Re Francesco d'Este, " e mi
dissero che il consiglier Baldacci^ poteva favorire le nostre idee.
La considerazione che sottoposi a Bellegarde, e Nugent, che un bel
regno di molto ardor nazionale dotato, retto da un principe austriaco,
e che rendeva grande il nostro paese per l'unione del modenese, e la
speranza del Piemonte, era per la casa d'Austria una più grande risorsa
che delle provincie, che per lo piìi sono addormentate dall'amministrazione
indolente de' governatori oltramontani, e senza propri interessi.
La forza di un bel regno unito per gli interessi, e legami di famiglia
coll'Austria, e che in occasione di guerra le avrebbe potuto dare 30, o
40 mila baionette eccellenti, ed essere vero antemurale alla Francia, valeva
ben pili che la lombarda provincia, che a stento dava due reggimenti.
1) Il generale Lavai Nugent comandava allora le truppe austriache a sud del Po. Nato nel
1777 in Irlanda da antichissima schiatta dell'isola, entrò, come molti gentiluomini cattolici dei
regni brittanici, al servizio austriaco (1794) e partecipò valorosamente alle campagne del
1799, 1800, 1805, 1809 condotte dalle truppe imperiali in Italia contro la Francia. Fu pro-
mosso generale all'indomani della battaglia di Essling. Durante il periodo dell'effimera al-
leanza franco-austriaca, ebbe gran parte nelle misteriose e feconde trame che, aiutate dal
gabinetto inglese, minarono la potenza napoleonica appoggiando i sentimenti nazionali degli
slavi, degli spagnuoli e degli italiani. Nessun generale austriaco fu più addentro del Nugent nei
negoziati cogli italici. Forte delle informazioni che gli mostravano le popolazioni ormai in-
sofferenti del giogo francese , il Nugent alla ripresa delle ostilità entrò audacemente in
Croazia e vide disertare in massa ed accorrer sotto le sue bandiere i reggimenti organiz-
zati dai francesi in quelle provincie illiriche. Congiuntosi agli inglesi nel Quarnero, isolò
tosto la Dalmazia francese, sollevò l'Istria, mirabilmente secondato dal suo luogotenente
capitano Lazarich, diede nuove prove del suo ardimento nel lasciarsi separare dal grosso
delle truppe austriache e più tardi, presa anche Trieste, nell'attuare finalmente il tanto va-
gheggiato sbarco sulle coste italiane, presso la foce del Po. I proclami del Nugent, una
volta consolidatosi nel Polesine, sono sempre atti concepiti ed eseguiti nella lìnea di con-
dotta della progettata alleanza degli italici cogli anglo-austriaci. Tutti sanno che la scon-
fessione data dal Castlereagh al Bentinck (parallela a quella, meno clamorosa, dal Metternich
inflitta al Nugent) rovinarono un edifìcio, che scorgiamo ancora in piedi alla metà di maggio
1814, quando il Porro scriveva questa lettera. Occorre soggiungere che il Nugent non parve
troppo dolente dell'abbandono di un programma, nel quale doveva essersi accalorato solo per
sostituire l'egemonia austriaca alla francese in Italia. Si battè dunque colla consueta energia
contro il Murat nel 1815, pervenne di grado in grado sino al comando generale delle truppe
dell'interno |1843) e collaborò, già vecchio, alla riscossa dell'assolutismo austriaco in Italia
ed in Ungheria (1848-1849). Mori, dopo la catastrofe del 1859, in Croazia. Aveva sposato una
dama italiana, Giovanna dei duchi Riario Sforza.
3) Il disegno di porre sul trono d'Italia l'arciduca Francesco era antico, e vagheggiato
tuttora, sia da generali austriaci come il Nugent, sia dalla maggior parte degli italici.
4) Il consigliere di stato austriaco Baldacci era un corso che aveva votato al suo con
terraneo Napoleone un odio implacabile. Cfr. M. H. Weil, Le prince Eugene et Murat, cit.
t. I, pag. 415.
— 123 —
Queste considerazioni piacquero ', ed io ti assicuro, che evvi il progetto
in sul tappeto di unire anche il Genovesato a noi. Bisogna poi far piacere
a Metternich anche il riflesso, che se loro non daranno a noi un governo,
come aggrada al paese, gli stranieri un giorno o l'altro approfitteranno
di queste disposizioni, e la nostra conquista sarà così facile come lo fu
nel 1796. — Pensa a noi — non parlo delle nostre interne cabale de'
senatori, che furono sventate, né dell'ambizione di qualche d'uno fra noi^
— sono cose nulle in confronto dei grandi oggetti che ci devono interessare.
Allorché noi avremo fatto il possibile, non avremo colpa verso il nostro
paese — quello che ti raccomando è che si faccia un quadro di quanto
abbiamo sofferto fino al giorno 20 aprile per la cattiva lega di chi ci ha
governati, e che quella cattiva caterva di persone sia déracinée totalement.
Amami tanto, che ti amo, ed assai, e di cuore. Aff.mo
Porro.
13 maggio 1814.
Fontanelli è levato. ^
LXIX
Archivio Casati - Cotogno Monsese. Edita *.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 14 Maggio 1814.
Carissima moglie
Due righe per accluderti le presenti lettere, giacché dif-
fusamente già ti ho scritto ieri. Nessuna lettera ancora da te
oltre il 30 aprile, mentre tutti noi ed io stesso ne ricevetti ieri
del 5. Non so spiegare questo accidente se non supponendoti
in campagna. Poni ogni cura nell'adempimento delle commissioni
1) Quest'affermazione era meno campata in aria di ciò che si potrebbe credere ora, con-
siderando lo sviluppo degli avvenimenti, se Clemente von Hiigel scriveva il 9 maggio nel suo
diario, da Milano: " Toute la population de Milan a pris une cocarde blanche et rouge, et
forme le parti de l'indépendance du Milanais et veut qu'il ne soit pas réuni à un grand état.
En leur donnant un prince de notre maison, toutes les difficultés s'aplaniraient, et en y réu-
nissant !a Savoye et le Piémont qui ne veulent pas de leur Roi actuel, on formerait un état
intermédiaire, qui pourrait nous être de la plus grande utilité „. iLemmi, Un diario del barone
von Hiigel cit. p. 52).
2) Allude, con ogtii probabilità, al Pino.
3) Il Fontanelli fu privato della carica di ministro della guerra con disinvolta determina-
zione della Reggenza in data del 10 maggio. C.fr. Lemmi, La restaurasione, cit., p.p. 260-261
e 423-424.
4) Vedi F. Gonfalonieri, Lettere, cit , pag. 14.
— 124 —
che ti do nell'ultima lettera scrittati ieri. Ricapita le accluse
lettere a chi sono dirette. Dammi tutte le nuove, e tutti i dettagli
di ciò che si passa a Milano. Salutami tutti di casa, e specialmente
la mamma grande; mille cose alla zia Bigli. Saluti a tua madre,
alle tue sorelle, ed a' miei buoni amici. Il deputato Fé è final-
mente giunto l'altr'ieri portandomi una tua rancidissima lettera
del 26. Esso per timore di pericolo, risoltosi a saltar fuori di legno,
si fece una forte contusione alla testa, che lo trattenne molti
giorni ammalato in vicinanza di Chalons'; ora trovasi però bene.
Amami ch'io t'amo veramente di cuore, e credimi tutto tuo
Federico.
LXX
Archivio di Stato di Milano - Processi dei Carbonari - busta 61
P. MCCCXLVIII. Edita''
Il Conte Luigi Porro L. a Federico Confalonieri
14 Maggio 1814.
Carissimo amico
A monte tutto quanto vi scrissi ieri. La vostra, e quella di Gia-
como^ dell' 8 ha cambiato la scena. L'amor per il nostro paese non deve
stancar voi, né mancar di suggerire quelle idee, che nel momento possono
esserci utili.
Siamo dunque austriaci? Siamolo almeno come lo sono le Provincie,
e regni ungaresi e boemi, a parte dei loro privilegi, diritti della nobiltà,
esclusione di esteri alle cariche nazionali che fossero per essere addette
al nostro regno, se vi sarà dato d'ottenerlo. Ella è una considerazione
grande, che più l'Austria favorirà questi popoli, e ne avrà soccorsi ne'
bisogni. La unione di tutti i dipartimenti veneti, e nostri all'Austria
presenta un insieme di quasi 3 milioni di abitanti — questi possono a
1) Probabilmente Châlons-sur-Marne a 173 chilometri da Parigi.
2) Pubblicata da C. Cantù, // conciliatore, etc., cit. p. 6.
3) Don Giacomo Beccaria. Cfr. la nota 2 a p. 87.
125
guisa degli ungari avere una capitale, degli s/ûf/ composti di nobiltà', e la
nobiltà concorrere allo splendore del trono austriaco — il fare diversa-
mente è l'averci per sudditi de' sudditi — credo che l'Austria in questo
momento in cui le potenze del nord sono sì forti debba anch'essa aumentare
la sua potenza reale — gli italiani saranno suoi, se pareggiati ne' diritti
agli altri sudditi — insomma cercare sia nei dettagli d'amministrazione,
sia nella scelta delle persone, che devono comporre il governo e quella
futura corte che vi sarà, che la scelta cada sopra i migliori nostri, di
maggiori lumi — eccovi un gran servigio che ancor potete rendere al
nostro paese — noi abbiamo bisogno che esista sempre un centro qui,
anche de' paesi ex veneti, ed in certo modo sarà allora ciò che fu ne'
mesi scorsi colla Francia, ed avremo fatto ancora un passo dell'essere
governati da un principe distinto ed ottimo, invece d'un tiranno,di aver
degli ottimi cittadini alla testa, invece di quei vili, che ci vendevano ad ogni
momento. Addio, caro amico, amatemi, e credetemi a tutta prova
aff.mo
Porro.
Vi scrivo dal tavolo di vostra moglie.
LXXI
Archivio Casati • Milano, Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 8.
Milano il 14 Maggio 1814
alla mattina.
Carissimo Federico,
Tre lettere in una volta! ti assicuro che ne sono ebbra di gioia,
ricevetti ieri la tua lettera del 3, del 8, e per ultima quella del 4; non mi
vi parli della tua salute, voglio sperare ch'ella sia buona, non tralasciare
però di parlarmene d'ora in avanti, essa m'interessa troppo perchè soffra
che osservi sopra di ciò un lungo silenzio. Eccoci dunque schiavi ! e servi
per sempre! cosa ci ha mai servito la nostra energia, quando eravamo
I) Quale meschino principio d'attuazione abbia poi avuto questo disegno colla rappre-
sentanza concessa agli estimati nobili nella Congregazione centrale (tutt'altra cosa da un
forte corpo nobiliare atto ad erigersi baluardo dell'indipendenza nazionale contro gli arbitrii
viennesi I si può vedere presso Helfert, Kaiser Franz von Oesterreich und die Stiiftung
des Lombardo-venetianischen Konigreichs, Innsbruck 1901 p. 226. Anche i deputati avevano
insistito presso l'imperatore ed i ministri Metternich e Stadion per ottenere stati analoghi
a quelli dell'Austria e della Boemia. Cfr. E. Verga, La Deputazione etc, cit. pp. 330 e seg.
— 126 —
già venduti! Ho mostrato le tue lettere a Trecchi, Porro, Fagnani, Felber,
Pasini, tuo padre, tua madre e M. G. ed a mio cognato Durini, ^ e non feci
parola su quanto mi scrivi cogli altri, sembrandomi cosa troppo gelosa
di mostrarsene intesi ; ti assicuro che tutto quello che si saprà non verrà
certo dalla parte mia. Alberto Litta ha scritto il tutto alla Castiglioni^, la
quale colla solita sua prudenza lesse la lettera per intiero a tutti quelli
che le capitavano. Tutti i su nominati amici fremono della triste sorte
che ci tocca, ma non ci resta che di fremere in segreto. Noi abbiamo
una quantità somma di militari in paese, ed anzi in questi giorni vanno
impadronendosi di tutti i posti della città e dei dazi inclusivi; l'avvenire
che si travede non deve essere certo brillante per noi ; ah se non vieni
presto io muoio di noia, e insieme di rabbia, non lasciarti tentare di dif
ferire la tua venuta.... e pensa che sei necessario per l'esistenza di chi
ti ama davvero. Continua tuttora la mia nausea allo stomaco, e l'impos-
sibilità di stare un po' a lungo in ginocchio in Chiesa, tutti sintomi che
ho avuto nella mia gravidanza, e mi succede pure in questi giorni ciò
che mi accadeva allora, cioè di stare meglio quando è molto tempo che
non ho mangiato, o che mangio poco. Dio voglia che la cosa si scio-
glia secondo il mio desiderio! Tu sai quanto lo bramo; dimmi, per mia
consolazione, che ne saresti contento ancora tu. Secondo i miei calcoli,
se realmente sussistesse gravidanza, sarebbe già quasi decorso un mese.
Ho significato al Barchetta la tua commissione, cioè di tenersi al giorno
di denaro, egli anderà da Frecavalli per cercare di riscuotere la somma
di cui ti è debitore; il medesimo è in dubbio dietro questo tuo ordine di
dare per intiero a tuo padre la somma delle L. 30.000, che ha riscosse,
per ritenerne una qualche parte disposta ad ogni tua richiesta. Io gli dissi
che se aveva altre scadenze imminenti era meglio non toccare il capitale,
ma che in caso diverso facesse ciò che la sua prudenza gli suggerisce,
persuaso che sarà approvato da te. Ho parlato col Prina ; i soldati che
sono stati stazionati alla Santa hanno recato nessun danno alla casa, ed
alla mobiglia, essi hanno però voluto essere trattati a loro modo. Lunedì,
dopo domani, vado col Barchetta a Valmadrera per ritornare giovedì o
al più tardi venerdì ; non ci posso stare di più, a motivo che il Barchetta
ha tante cose che lo trattengono necessariamente a Milano; altronde non
ne ho io pure una gran voglia, poiché la lontananza mi ritarda di molto
le tue lettere. Io passo la sera dalla Durini, ciò che farò per tutto il tempo
che rimarrà in casa; il lasciare il teatro in questi momenti, nei quali v'hanno
tutti i giorni tante nuove da raccogliere, è un sacrificio per me, altronde
1) Il podestà di Milano, conte Antonio Durini (1770-1850), al quale è indirizzata la Let-
tera ad un amico. Cfr. G. B. Marchesi, // podestà di Milano conte Antonio Durini in
Arch. Stor. lomb., a. ,xxx, pag. 138 e seg., ove è tratteggiata, sui documenti dell'archivio
famigliare dei Durini, la figura di questo onesto e laborioso amministratore.
2) Verosimilmente la sorella del Litta, marchesa Paola Castiglioni, della quale già si è
discorso nella nota 3 della pag. 74.
— 127 —
la posizione tanto lontana dal centro della Durini fa che v'ha nessuno,
e così si vive al bujo di una quantità di cose; i nostri comuni amici si
portano però benissimo a mio riguardo, vengono spesso a visitarmi ed è
da loro che sento tutte le nuove che ti scrivo. Non puoi credere con quale
interessamento mi si domanda di te, e qual fiducia ripongano nella tua
persona. Tuo padre, tua madre e M. G. ti salutano cordialmente ;
quest'ultima m'incarica di dirti che non risponde oggi alla tua lettera, la
quale ha molto aggradita, ma che lo farà quanto prima. Ti includo una
lettera di Felber ed un'altra di Porro su un piccolo foglio di carta, ciò
ch'egli fece espressamente per non ingrossare il plico. Saranno 10 giorni
che ho fatto baruffa coi coniugi Sirtori, su articolo militare; realmente
una cosa che non meritava, ma tu sai quanto quegli esseri sieno impossibili,
ma fecimo la pace la stessa sera; il giorno in seguito poi si sono attaccati
sullo stesso punto i Sirtori ed i Durini ; la cosa è andata molto più al di
là che con me, sono stati alcuni giorni senza vedersi, ed anche il giorno
che la Durini ha partorito, la Sirtori non è andata che alla sera tardi ;
don Tenorio* è stato alcuni giorni senza andarvi, c'è poi stato, ma alla
sera non ci viene; gran flemma che ci vuole con simile gente! La Visconti
ti prega a non dimenticare la sua commissione delle sedie. Addio, mio caro,
dimmi che mi ami davvero che sarò contenta aff.ma Moglie
Teresa.
LXXII
Archivio di Stato di Milaìio - Processi dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLI - N. 5. Inedita.
Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri
Milano 14 Maggio 1814.
Carissimo Federico
Dalla tua degnissima consorte mi fu graziosamente comunicata la nostra
sorte, la quale, sebbene diversa da quella reclamata dal voto della Nazione,
non mi giunse però inaspettata, dacché dovendo l'Italia ritornare a un
dipresso allo statu quo, non poteva il nostro paese avere che un piccolo
sovrano, e più probabilmente essere ridato alla Casa d'Austria in compenso
della rinuncia di altri suoi antichi possessi 2. Assai per tanto mi spiacque
1) Questa allusione a Don Giovanni Tenorio, personaggio mozartiano, credo vada a col-
pire Don Giovanni Sirtori, cognato di donna Teresa ed intorno al quale vedasi le note 2 a
pag. 8 e 2 a pag. 33.
2) II de Felber si fa interprete di un'opinione diffusa e che ha molte probabilità di essere
esatta, sebbene il Principe di Metternich, Mémoires, Paris 1880, P. I, p.p. 214-215 si vanti
d'aver propugnato, come ministro dirigente la politica estera dell'Austria, l'abbandono degli
antichi possessi ereditarli dei Paesi bassi e della Brisgovia senza chieder compensi, solo
mirando ad ottenere un equilibrio che garantisse una lunga pace.
128
che tante ed illuminate persone tanto interessate per la prosperità, e lo
splendore della propria patria, siano state prescelte a trattare una causa
già decisa: ciò non di meno giova sperare che i fatti debbano corrispon-
dere alle consolanti risposte dell'Imperatore Francesco, che sembra guidato
da buone intenzioni a nostro riguardo.
Ad ogni modo però era necessario che il destino del nostro paese,
qualunque dovesse essere, fosse deciso, onde potere senza ritardo pro-
cedere a quelle misure e riforme, che si rendono indispensabili per far
cessare delle spese per noi insopportabili e per allontanare quelli che ci
volevano, e che tuttora ci vorrebbero, rovinati.
Sento, con soddisfazione, che l'Imperatore d'Austria siasi dichiarato
di voler valersi dei vostri lumi e cognizioni, giacché vi si presenta così
piti facilmente l'occasione di procurare il nostro miglior essere.
Sebbene non dubiti, che tu sarai pienamente informato di tutto ciò che
succede fra noi, non ommetto però di farti alcuni brevi cenni sul nostro
stato attuale.
Il maresciallo Bellegarde è stato (più da ministro che da soldato) com-
pitissimo ed ha usato delle più lusinghiere espressioni con tutte le auto-
rità civili e militari, che si sono a lui presentate.
Ciò non per tanto credo che sia tuttora un problema se ai nuovi venuti
siano più accetti i fautori del Principe Eugenio, o quelli che hanno con-
tribuito alla rivoluzione del giorno 20 aprile. Frattanto noi abbiamo non
meno di 50 mila uomini soltanto di truppe straniere da mantenere con
nostro grave ed insopportabile dispendio: ad alcuni corpi della Guardia
Reale, che sono qui arrivati non fu loro permesso di entrare che di notte:
le truppe austriache vanno colla massima circospezione e gelosia occupando
tutti i posti che in addietro erano occupati dalle truppe Italiane.
Questi ed altri fatti che per brevità ommetto di narrarti, non possono
essere riguardati come preludj di un felice avvenire, né un Italiano che
abbia un'anima veramente italiana può essere indifferente spettatore.
Appoggiato però ai sentimenti già espressi dall'Imperatore, non meno che
alle incessanti sollecitudini della nostra Deputazione, voglio ancora lusin-
garmi che, se i nostri voti non possono essere pienamente compiuti, non
saranno del tutto rigettati. Qualora (come temo) dovesse essermi ritardato
il piacere di rivederti (giacché avrai forse già pensato a cogliere quest'oc-
casione per fare qualche viaggio marittimo) ti prego a scrivermi tue nuove,
e vostre, e sul destino più positivo della nostra Patria.
Conservami la tua cara amicizia e credimi
il tuo aff.mo amico
De Felber.
v: AirOrnatissimo Signore
Il Signor Conte Federico Gonfalonieri
Parigi
— 129 —
LXXIII
Archivio Casati- Cologno Monzese. Edita^.
L'ABATE Lodovico de Breme a Federico Gonfalonieri
Milano, 16 maggio 1814.
Amico dolcissimo!
Non solo ho ricevuto la deliziosa tua, ma la contessina che mi fa
giustizia e mi ha per uno di quei tuoi amici più fervorosi cui concedesti
lettura di quelle a lei dirette, me n'ha data piena e gentil comunicazione,
onde sono completamente informato dell'esito che sortirono le patriottiche
vostre mosse.
Esito davvero troppo inferiore alla nobiltà delle vostre e specialmente
delle tue liberali speranze, ma quale pure si poteva prevedere, attese quelle
misere, meschine, grette ed inumane ragioni diplomatiche, di gabinetto,
di equilibrio, di compensi e di qualsivoglia simile politicheria, tutte pro-
cedenti dal riverito sofisma per cui tre o quattro famiglie s' hanno da
credere arbitre legittime e proprietarie delle cento mila migliaia d'altre onde
è composta la società degli uomini, la gran famiglia civile.
Nulla meno lasciali fare, il genio de' tempi è piìi indomabile che tutte
le congiurate armi del mondo. Vedrai tu forse ancora, ma vedranno certo
i figli tuoi, cadere e rovinare tutto cotesto edifizio artifiziale, nato dal
gran contrasto di pochi lumi e di molta ignoranza ne' secoli andati. II
giorno d'oggi, che sembra essere l'epoca del rassodamento delle vecchie
ragioni monarchiche, è forse invece la vigilia d'una benigna generalissima
eruzione, non più giacobinesca né ladronesca, ma bensì prodotta dal forte
ed ognora crescente volere di tutti, e dalla ovunque diffusa luce del buon
senso e della ragione adulta. La nazion maestra agogna allo scopo, direi
quasi sovrumano, di ben tosto maturare e far toccar segno a questo voto,
cui partecipano oggimai persino l'artigiano e l'agricoltore. Ei non son già
chimere di ornati dicitori, né di atrabigliari filosofi; sono frutti di esperienza,
sono luminosi prodotti di quanto ha saputo combinare di più savio e di
più praticabile quel governo miracoloso, mente ed occhio dell'incivilito
mondo. L'Inghilterra doveva voler primamente la caduta del mostruoso
colosso, che torreggiava solo sul continente, ed a riuscirvi fece cospirare
con meravigliosa armonia tutti quei signori che ora parteggiano fra loro
l'Europa. Dopo terminata la essenziale e fondamentale impresa, è, parmi,
evidente, che nulla di più grande, né più a lei vantaggioso resta da operare,
che costituire gli stati in maniera che la volontà generale, ossia l'espressione
del bisogno generale, divenga legge ovunque; perchè tosto vedrassi esser
legge allora il commercio e tutto ciò che a facilitarlo tende; legge quella
libera circolazione di gente e di cose, che ha da mantenere e da stabilire
ognora più la preponderanza di quegl' isolani; legge insomma una certa
1) In F. Gonfalonieri, Lettere, cit., pag. 300.
— 130 —
libertà individuale che, senza nulla togliere al dominio della morale e della
religione, svincolerà i popoli da que' ceppi, che rendono impossibile il
progressivo perfezionamento della specie umana, in cui consiste però ad
evidenza una gran parte dell'ambizione di quella non fanatica ma fervo-
rosa nazione, i cui individui ti sembrano Marpesia Cautes.(?) Intanto voi
tutti, degnissimi organi dei nostri comitìenti, avete diritto a molta bene-
merenza loro, per ciò che sapeste suggerire al padrone di compatibile colla
sua immediata ed assoluta sovranità. Non so intendere però come vi siate
potuti ricusare dal portare ai di lui ministri quei consigli e quei lumi
che si volcano ricever da voi, e ciò sul riflesso che non s'estendea fin lì
la missione vostra, e ch'ella era anzi già terminata: ma, dal momento
ch'egli vi si è manifestato qual vostro sire, la estensione o restrizione
dei vostri doveri e del ministero vostro, parmi che non dipenda più in
verun modo dalla rappresentanza nazionale che v'inviò, ma sì ed unica-
mente dal sire stesso, di cui siete già umilissimi sudditi, e strumenti!
A noi piemontesi si fa qui in Milano forte rimprovero della nostra
prontezza nel tributare omaggio al ricomposto Trono Sabaudo e ci si appone
a delitto l'amor nostro verso la madre patria. Oh! bella, e quale smania
prende ora ai milanesi di attaccarci ad essi, mentre non si cessava mai
fin qui di chiamarci forestieri e di ricordarci all'uopo che slam piemontesi,
perchè appunto dell'Agogna?... Che se, per non verosimile avvenimento, la
casa d'Austria riuscisse a stendere le piante sue fin alla Sesia, e i pro-
tettori del costante, fido ed inseducibile Re di Sardegna acconsentissero
a vederlo fatto monco di quelle ben sue parti, ora che non v' ha piìi fondo
in commercio onde compensamelo; allora ci vedrebbero i milanesi molto
più devoti alle leggi loro che forse non meritò il loro contegno verso i
novaresi e lomellini; ed i milanesi, sicuri del non poter più ricalcitrare con-
tro il destino, tornerebbero a far le viste di averci, per grande bontà loro e
favore, accolti a miglior sorte.... Federico mio, nobilissimo amico, qui si
è troppo municipali nel governare, e troppo anzi intemperanti e colossali
nei desiderj. Vorrebbero tutta l'Italia qui soggetta, e poi quando si viene
a' fatti, codesta Italia non s'estende quasi oltre il Borgo degli ortolani S
Caro, caro, desidero vivamente il tuo ritorno; m'accorgo nella tua as-
senza ch'io ti sono passionatamente stretto di cuore. Te lo giuro, non
cesserà mai più d'essere cosi. Fa acquisto costì per conto mio di quei
libri che ti sembrassero veramente rilevanti per la loro novità e qualità.
Acquistami le opere tutte di Parny, ~ principe dei lirici moderni in Francia.
1) Sobborgo antichissimo di Milano, posto a settentrione della città.
2) Evaristo Desforges de Parny (.1753-1814). E' noto che questo lirico elegante, dalla
composizione delle poesie giovanili, alle quali l'amore per una creola aveva conferito qualche
dignità di sentimento, era passato alla redazione di poemi impastati di empietà e di lussu-
ria, quali la "guerre des Dieux", che solo un tempo come quello del Direttorio potè lodare
sfacciatamente. La scelta di queste letture fa poco onore alla serietà dell'abate de Brame.
Si osservi però che la morte, allora recentissima, del Parny aveva richiamato nuovamente
l'attenzione sul suo nome. L'edizione delle opere complete era stata fatta, sotto gli occhi
dell'autore, nel 1808, in cinque volumi. Cfr. Sainte Beuve, Portraits contemporains, T. IV,
Paris, 1889, p.p. 423 e seg.
131 —
Se t'incontri nello storico delle letterature nostre, Ginguené, ' salutalo
molto in nome mio e se mai tu vedessi Mad. di Stael dille che v'ha tale
animo Italiano, amico tuo tamquam frater, che a morir soddisfatto ha
bisogno d'averla conosciuta personalmente-, e che non si sapea dar pace
che in un secolo di tanti lumi, ella dovesse star muta e così lungi dalla
società che più le va debitrice.... credi pure che in fatto di letteratura fi-
losofica quella donna è proprio V homme de son siècle. Te lo proverò, se
già no'l credi.
Addio il
Tuo Lodovico,
LXXIV
Archivio Jacini - Milano. Edita ^.
Federico Gonfalonieri al Senatore Conte Carlo Verri
Preg.mo Sig. Conte
Nel rapporto che si subordina alla Reggenza per mezzo
di codesto corriere viene genericamente enunciato, che la De-
putazione si ripromette d'aver nulla lasciato d'intentato che
potesse condurla all'adempimento del voto di sua Nazione, ed
allo scopo unico di sua missione; ma sendole troppo a cuore
che la convinzione più intima di chi l'ha fatta depositaria de'
propri voti vada accoppiata con quanto ho l'onore di asserire,
crede opportuno, che con riservatissima confidenziale nota io
la renda informato di quanto si è all'intento operato.
Già il tenore della prima udienza avuta dall' Imperator
d'Austria, già gli abboccamenti ottenuti col Principe di Met-
ternich, la niuna risposta data dalle altre Potenze alla Nota loro
1) Il Ginguené (1748-1816) era stato uomo politico a' tempi della repubblica, fra l'altro
ambasciatore a Torino e membro del Tribunato, ma era ed è sovratutto noto per la sua
" Histoire littéraire d'Italie „.
2) Appare da questo passo che la relazione personale fra il de Breme e la Stael non
risale oltre il viaggio di questa a Milano nel 1815, quando vide anche il Gonfalonieri. Cfr.
Due Victor de Broglie, Souvenirs, Paris 1886, voi. I, pag. 353 e seg.,oveil duca si scan-
dalizza dell'attitudine troppo poco ecclesiastica dell'abate de Breme.
3) Questa è la prima edizione condotta sull'autografo definitivo. Copie : Archivio Casati,
Cologno Monzese, pubblicata in Lettere per cura di Gabrio Casati, Milano, 1890, pag. 16.
— Accademia Labronica, Livorno, pubblicata in Ugo Foscolo, Prose politiche, Firenze,
1850 e Fabi, Milano e il ministro Prina, Novara, 1860, pag. 170. — Museo Britannico,
Londra, 36456, carte Hobhouse.
— 132 —
indirizzata \ non che le notizie varie, e da diverse parti pro-
venienti che eransi dalla Deputazione avuto cura di raccogliere,
avevano dato abbastanza argomento per credere che il nostro
paese fosse stato ceduto in piena proprietà all'Austria. Nondi-
meno, penetrati dall'idea che sarebbe stata in noi grave colpa,
il non adoperare i più validi sforzi infine ch'ogni speranza non
ci fosse affatto interclusa, abbiamo creduto di nostro preciso
dovere di continuare con vigore nelle nostre operazioni.
Esplorata già la Russia con ripetute confidenziali e private
aperture, fatte coi Signori di Nesselrode, ^ e Pozzo di Borgo ^,
nulla aveami offerto di incoraggiante la nostra causa. Delle
particolari conversazioni col Signor Barone d'Humboldt non
avevano punto per parte della Prussia meglio affidate le nostre
speranze (che anzi contentissima quella potenza di quanto le
1) In questo senso si potrebbe ben dire col Fabi, op. cit., pag. 84, che la deputazione
" fece un Inutile viaggio, perocché le alte potenze alleate non riconobbero nella Reggenza
un governo regolare ed accettato nella diplomazia d'Europa, e quindi non ne ammisero gli
ambasciatori „. Cfr. però ciò che il Marescalchi scriveva da Parigi e fu più sopra riportato,
del favore incontrato dagli inviati milanesi.
2) Il Conte di Nesselrode (1780-18621 era ormai i! capo del ministero russo degli affari
esteri, per altro sempre docile all'impulso dell'onnipotente sovrano. Carlo di Nesselrode, di
nobile schiatta tedesca trapiantata in Livonia, era già ufficiale alla morte della gran Cate-
rina, e fu aiutante di campo dello czar Paolo. Passato in diplomazia, raggiunse rapidamente
il posto importante di consigliere dell'ambasciata russa a Parigi, ove patrocinò tin quando
fu possibile il programma dell'alleanza fra le due monarchie. Docile al volere dello czar, il
Nesselrode aveva lavorato dal 1S12 alla complessa e fortunata campagna diplomatica anti-
francese che fu parallela a quella militare. I protocolli di Kalisch, di Reichenbach, di Toe.
plitz, di Chaumont e di Vienna portano la sua firma. Fu a capo della cancelleria russa fino
al 1856, quando gli successe il Gortchakof.
3) Il conte Carlo Andrea Pozzo di Borgo (1764-1842), della casata corsa nimicissima dei
Bonaparte, diplomatico al servizio russo. Aveva studiato a Pisa, poi, rientrato nell'isola
nativa, era stato devoto partigiano ed ammiratore di Pasquale Paoli, quando fu eletto a
rappresentare la Corsica nell'assemblea legislativa francese, ove difese la monarchia co-
stituzionale e meritò l'onore della persecuzione da parte dei terroristi. Ricoveratosi in Cor-
sica, presso il Paoli, allora a capo del governo locale protetto dall'Inghilterra, collaborò
ad organizzare la resistenza alla convenzione. Quando i francesi ripresero la Corsica, il
Pozzo andò ramingo, e trovò un'occupazione onorevole nella diplomazia russa. L'estendersi
dell'onnipotenza napoleonica lo cacciò da Pietroburgo, poi da Vienna, si che per il lungo giro
dell'Oriente che solo rimaneva libero dopo il 1809, dovette rifugiarsi in Inghilterra. Artefice della
pace rinnovata fra Londra e Pietroburgo, il Pozzo di Borgo aveva nel 1814 un'influenza
preponderante, che adoperò in favore del consolidamento in Francia della monarchia co-
stituzionale dei Borboni. Rimase a Parigi come ambasciatore di Russia, ma ributtato dalla
politica reazionaria di Carlo X prese ad appoggiare (secondo è stato anche testé raccontato,
con intonazione romantica, da M.me de Boigne) la nuova dinastia orleanese. Ciò forse con-
tribuì a farlo traslocare dall'ambasciata di Parigi a quella di Londra, che tenne per breve
tempo. Intorno all'opera decisiva del Pozzo negli avvenimenti del 1814, vedasi la testimo-
nianza autorevole del Chancelier Pasquier, Mémoires, cit., tomo II, parte I. Cfr. pure
C. Charles Pozzo di Borgo, Correspondance diplomatique du comte Posso di Borgo,
ambassadeur de Russie en France, et du comte de Nesselrode, Paris, 1890-1897.
— 133 —
vien ceduto in Germania, gì' ingrandimenti dell'Austria in Italia
sono da lei veduti con miglior occhio che altrove). I discorsi,
e la condotta dei Generali ed Inviati Inglesi in Italia, resaci
particolarmente nota col Dispaccio del 9 corrente, speditoci per
mezzo di corriere, pareva, ed era tale infatti da dover fissare
particolarmente la nostra attenzione sulle disposizioni del Ga-
binetto Britannico. E ad onta che le notizie preventivamente
assunte non ci inspirassero gran motivo di fidanza in Esso,
credemmo di dovere con questo Gabinetto, unica ancora che
ormai ci rimaneva, intavolare la più diretta ed attiva comuni-
cazione. A tale effetto credette la Deputazione d'incaricar me
di dirigermi specialmente per essa, ed in nome suo ai Nobili
Lordi Castlereag, ed Abberdeen*; la quale commissione essendo
stata adempiuta, mi pregio di porlene sott'occhio in epilogo il
principale contenuto.
Proposta. — Nobile Lord, La Deputazione del Regno d'Italia
alle Alte Potenze Coalizzate, della quale ho 1' onore di essere
membro, ha ricevuto dei dispacci da quel Governo Provvisorio,
pe' quali viene informata che Lord Wilson, il Generale Mackfar-
lane, e Lord Bentinck istesso diedero le migliori lusinghe al
nostro Paese dell'Alta protezione dell'Inghilterra pel sosteni-
mento del voto Nazionale, e di più asseriscono essere il nostro
Paese occupato in nome, e per interesse di tutte le potenze
coalizzate. Nel medesimo tempo poi veniamo informati che
l'Austria si conduce fra noi quasi da assoluta padrona, inva-
li Giorgio Hamilton Gordon, IV conte di Aberdeen (1784-1860), segnalatosi giovanis-
simo come archeologo e filelleno più che come pari rappresentativo di Scozia (di partito
tory), era ambasciatore d'Inghilterra a Vienna dall'autunno 1813, cioè dall'adesione del-
l'Austria alla coalizione anti-napoleonica. Rappresentò pertanto l'Inghilterra nei negoziati di
Châtillon e di Parigi. Dopo alquanti anni di ritorno alla prediletta esistenza di gran si-
gnore erudito ed agricoltore, doveva l'Aberdeen nel 1828 prendere in mano la direzione
della politica estera inglese, indirizzandola, sebbene membro d'un gabinetto tory, in senso
favorevole alla libertà in Grecia ed in Portogallo. In un successivo suo ritorno al ministero
degli esteri, lord Aberdeen instaurò la politica dell'amichevole intesa colla Francia, go-
vernata allora dal suo amico Guizot. A poco a poco l'Aberdeen, il cui contrasto coUa
figura politica del Castlereagh ê stridente, divenne capo deU'ala sinistra dei conservatori
inglesi, già guidata dal Peel, ed assunse la presidenza del gabinetto (1852), trovandosi in-
dotto, dopo aver tanto patrocinatola conservazione della pace, a partecipare alla guerra di
Crimea, le cui vicissitudini produssero la definitiva caduta di questo schietto e disinteres-
sato patriotta.
— iâ4 —
dendo i poteri civili, e militari *; ci si suppone inoltre costà, che
sia il nostro paese già dato definitivamente in podestà del-
l'Austria. Credo pertanto di dover domandare in nome della
Deputazione, e di mia Nazione : se e fino a qual punto possiamo
coìitare sull'alta protezione che ci si fa sperare per parte dell'In-
ghilterra.
Risposta. — Io credo che il primo dovere di un Gabinetto
onesto, ed illuminato, sia non ingannare gli individui né le
Nazioni; io vi ingannerei se promettessi appoggio per questa
parte. Debbo francamente confessarvi che i nostri militari tengono
molte volte una direzione, ed un linguaggio non analogo a quello
del nostro Gabinetto; pongono forse essi l'onor Nazionale nello
spacciar protezione, io ritengo che stia nel provvedere al miglior
interesse delle Nazioni.
Proposta. — Ebbene il miglior interesse di nostra Nazione
esige e domanda un Re, e questo Re sia egli pure dell'Augusta
Casa d'Austria che i nostri voti saranno più universalmente
compiti, una esistenza indipendente dagli altri stati, ed una
Costituzione, e vogliam dire Rappresentanza Nazionale.
Risposta. — Da tutte le parti d'Europa sorgono Costitu-
zioni; Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Norvegia, ed altre
domandano costituzioni, né so se ciò sia per il loro meglio; non
vorrei che delle nuove lezioni che si pagano troppo caramente
facessero queste Nazioni troppo tardi accorte del loro danno.
Proposta. — Ma l'Inghilterra ci porge pure un illustre ed
invidiabile esempio dell'utilità d'una saggia costituzione.
Risposta. — Sì; noi fummo abbastanza fortunati per fondare,
e conservare questa difficil opera; ma non tutti i Popoli, non
tutti i suoli sono fatti per prosperare sotto il medesimo sistema.
Noi non abbiamo la massima di Bonaparte che voleva indossare
il suo Codice alle più disparate popolazioni. Della falsità di
questo principio abbiamo ora recente esperienza in Sicilia; la
nostra Costituzione non potè prendere in quel Paese, conviene
1) Intorno a questa rapida e sicura affermazione del potere militare austriaco, compiuta
dal Sommariva tostochè giunse in Milano, vedasi Lemmi, La restaurasione, etc., cit., pa-
gine 266 e seg. Si giunse ben presto al conflitto, nel quale la reggenza ebbe la peggio, se-
condo appare dagli stessi protocolli del 6 maggio (vedi A. d'Ancona, op. cit-, p.p. 205-208,.
- 135
che la cangiamo. L'Austria poi è un Governo contro cui i
sudditi hanno meno bisogno di barricarsi, che non contr'ogni
altro; nella storia di quella casa sino a' nostri tempi non si
vedono traccie di abuso di potere, o di forza; non mancò mai
per eccesso di queste cose, talvolta piuttosto per difetto. Io vi
parlo lealmente; vi darei tutto il braccio, e tutta l'assistenza
se credessi che vi sovrastasse un giogo di ferro come quello
della Francia al quale venite d'essere sottratti; contro di essa
m'aveste in altri tempi domandato ajuto, avrei procurato che
vi fosse prestato validamente; vi dirò più, quando si è trattato
(all'epoca del Trattato di Praga) col cessato Imperatore di far
distaccare il Regno d'Italia in favore di sua famiglia \ la prima
base per la quale insistetti fu che vi fosse data una Costitu-
zione la più atta ad inceppare l'abuso del potere; ma dal paterno
governo dell'Austria, nulla, vi ripeto, avete a temere per questa
parte. Non vi dissimulo ciò che penso; credo che i vostri in-
teressi siano bastantemente al coperto, senza insistere per una
Costituzione, che quando è inutile è quasi sempre dannosa.
Proposta. — Ma non dissimulerò io del pari a Milord che
il nostro Paese, oppresso dal passato ferreo giogo, non vorrei
che nel nuovo ordine di cose dovesse richiamare, per sua fatai
sorte, con piacere la passata esistenza.
Risposta. — E come ciò?
Proposta. — Il nostro paese, se non ha gustato mai il bene
d'una esistenza politica e Nazionale, è da vent'anni che corre
dietro a quest'idolo de' suoi voti; la sola speranza ed il solo nome
di quest'esistenza gli hanno fatto fare sagrifìcj d'ogni genere;
ma questi sagrificj stessi, questo impiego, o piuttosto abuso de
suoi mezzi e delle sue forze l'hanno portato ad un grado
di energia, di vigore, di consistenza che non aveva mai
toccato. ^
1) L'imperatore Napoleone s'era effettivamente dichiarato disposto, nell'estate e nell'au-
tunno del 1813, a separare le due corone di Francia e d'Italia, cingendo della prima il
capo del principe Eugenio. Vedasi, per tutte queste trattative che non ebbero poi esito :
Albert Sorel, L'Europe et la révolution française, Vili partie, Paris, 1904.
2) Questa confessione, in bocca di così accanito avversario del regime napoleonico, non
solo è preziosa come riprova dei vantaggi recati da quel governo al nostro paese, ma pa-
lesa anche la sincerità e perspicacia del Gonfalonieri.
136
Settanta mille uomini nel medesimo tempo stavano armati
in campo a farsi scannare per causa affatto estranea alla
nostra, e nondimeno al loro coraggio e bravura gli inimici stessi
resero omaggio, i rami tutti d'ogni amministrazione presero
vigore, e vita che non avevano mai avuta; sorsero pubblici sta-
bilimenti, si fornì alle maggiori comodità della vita, si molti-
plicarono i luoghi di pubblico divertimento; tanto l'energia ed
una specie di vitalità Nazionale sostenevano questa macchina
contro i progressi d'una miseria reale, che andava ogni giorno
aumentando mercè le devastatrici ordinazioni di quel governo;
insomma io vorrei. Lord, ch'ella sentisse bene la verità di quello
che ho l'onore di asserirle; che non siamo più quelli di vent'anni
fa né ci è possibile di ridivenirlo se non rinunciando a delle
abitudini, a dei sentimenti troppo cari ad una Nazione, che ha
voglia, mezzi, ed energia per essere tale. Ma, se noi non siamo
più quelli che godevamo in allora contenti e tranquilli del pa-
terno governo austriaco, non vorrei troppo azzardare nell'asserire
che temo che il governo austriaco anch'esso non sia forse più
quello d'allora; per lo meno egli è certo che il gran flagello
della carta monetata, di una carta che anche nel corso di una
prospera guerra come questa, va ogni giorno più abbassando
di valore, non può che avere ben funestamente influito su di
una monarchia che da tanto tempo ne è inondata, e non può
che ben funestamente influire su di uno stato, che le venga
aggregato, il quale ha esso pure tante ferite da cicatrizzare.
Finalmente la storia di tutto questo passato secolo ne mostra,
quanto male l'Austria abbia potuto garantire il nostro suolo
dalle invasioni Transalpine, che anzi sembra aver sempre pre-
scelto il nostro fertile terreno a servirle di campo di battaglia.
Non sfuggirà di più alla di lei sagacità che tutti i paesi hanno
dei limiti di natura, di lingua, e di abitudini che ne prescrivono
il confine, i limiti che non abbiam che troppo visto quanto sia
pericoloso e violento il sorpassare. Nessun suolo è più dell'Italia
diviso dalla Germania, per barriere di natura, per diversità di
favella, per opposizione d'indole, di carattere, e di abitudini.
Eccole, Lord, i sacri motivi della sana parte di mia nazione, che
le fan riguardare come una calamità, non già il governo austriaco.
137
ma l'aggregazione a questa potenza in qualità di provincia col
sagrificio della propria esistenza politica V
Non son già queste brame ed idee figlie di calda, o mal
regolata fantasia, ma il prodotto dell'esperienza, della conoscenza
che ogni uno è obbligato ad avere del proprio paese, e di un
freddo esame, ed imparziale.
Nel decorso di quest'esposizione parve il Lord sentire for-
temente la verità, e la solidità delle enunciate cose, e, dopo
avere domandate varie nozioni, ed essersi trattenuto lunga-
mente di diversi dettagli inerenti alla cosa, concluse col dirmi:
Alla mia Nazione interessa molto la sorte felice del vostro
Paese; io son certo che l'Austria farà ogni suo possibile per
contribuirvi efficacemente; essa ha sicuramente delle intenzioni
liberali, in questo senso, io vi darò tutta la mia mano. Io , ve
lo ripeto, non voglio tradirvi, nulla farò, né posso fare in di-
rezione opposta all'Austria, tutto farò per mettervi d'accordo,
per mettervi bene con essa; ed il consiglio che vi posso
dare si è che voi altri pure facciate altrettanto.
Eccole, Signor Conte, la traccia, e il risultato di una con.
versazione che durò oltre tre quarti d'ora. L'abboccamento con
Lord Abberdeen assai più breve perchè l'affare era meno di
spettanza sua, non diverge punto da queste idee. La lealtà, e
la schiettezza con cui furono esaminati questi principj dai più
illustri negoziatori d'Europa, pare non ci lasci più luogo a
dubitare su di nostra destinazione, e pare ci tracci la strada^
che conviene d'ora innanzi calcare. Dall'operato sin qui, spero
che rileverà di leggieri, che nulla possiamo rimproverarci,
riguardo all'esaurimento di nostra missione, né in faccia a noi
stessi, né in faccia a chi ha posto sua fiducia in noi. Cessato
lo scopo di nostra missione crediamo dover anche cessare da
ogni ulteriore operazione, aspettando istruzioni dalla Reg-
genza, nel caso si credesse utile di dirigere la nostra opera
1) Coincide quasi alla lettera col rapporto inviato il 9 maggio da Sir Robert Wilson ap-
pena giunto a Milano col quartier generale del Bellegarde, a Lord Castlereagh : " A pro-
vincial system will be accompanied with by uneasy rule and assure a final desesperate
struggle „. (Public Record Office, London - Foreign Office: Austria log).
— iss-
ai conseguimento di qualche altro scopo che le circostanze at-
tuali possono suggerire come vantaggioso alla nostra cara
Patria.
Sono col più profondo rispetto di Lei Signor Conte
Parigi li 18 maggio 1814.
Devot.mo Servitore
Federico Gonfalonieri.
[Postilla, che pare di mano del Verri] :
Di questa lettera il Signor Conte è pregato a volere fare
quel prudente uso che nella sua saviezza crederà opportuno per
illuminare sulla condotta della deputazione e per non compro-
mettere in ogni evento la medesima e chi scrive.
LXXV
Archivio Casati - Cologno Monsese. Edita '.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 18 maggio 1814.
Carissima moglie,
Parte quest'oggi un corriere; esso sarà apportatore di tristi
nuove per chi ama veramente la propria patria; si consolino
quelli che nella nullità, e nella tranquilla esistenza individuale
pongono ogni lor desiderio. Tutto da noi si è posto in opera
per non tradire la fiducia che avevan posto in noi, nulla abbiamo
a rimproverarci, non abbiamo che a dolerci del nostro destino.
Per arringare la causa d' una nazione voglionsi baionette, non
deputazioni. Io non posso scriverti di più su quello che si è da
noi operato. Ti potrai portare tu stessa in persona dal conte
Verri, e potrai pregarlo in mio nome di affidarti per qualche
momento la lettera che a lui diressi; da essa rileverai lo stato
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. pag. 15.
— 139 —
delle cose. Potrai colla massima riserva farla anche vedere a
qualche de' miei più intimi amici che tu conosci, ma usane con
somma prudenza, e non lasciarla per ogni modo sortire un
istante dalle tue mani; la cosa è troppo gelosa. Per mezzo di que-
sto medesimo corriere ho ricevute tue lettere e molte altre per
mezzo della posta; evita quelle della posta di metterle chargées
mentre è cosa affatto inutile, e non fa che ritardarle. Sono stato
l'altra sera ad una festa del principe di Schvarzemberg, io solo
fra' miei colleghi ho avuto il vantaggio d'esservi invitato, attesa
la sua conoscenza. Eranvi tutti i sovrani, eravi tutto quello che
di grande e di bello dà l'Europa intera. Lady Burghersh, '
lady Lanstecal (?) nipote di Castlereagh, portavano la palma di bel-
lezza fra tutte le parigine. A monte le vostre mode; si è fatta
un'intera rivoluzione sopratutto nella testa delle donne; dall'al-
tissimo si è caduti perfettamente al basso. Fra gli uomini pure
vi sarà molta rivoluzione di moda. Ma qual frivolezza parlar
di mode in mezzo a sì alte cose che ci circondano! Godo del
felice parto di tua sorella, farai ad essa ed a tutti i miei saluti.
M'incaricherò, se sarà possibile, delle commissioni tutte. Avanti
jeri mi trovai nell'anticamera di Lord Castlereagh faccia a faccia
e solo a solo col principe Eugenio, femmo assieme qualche tempo
d'anticamera. Sostenni, spero, la dignità di mia rappresentanza,
egli certo trovavasi più di me imbarazzato. Salutami tutti di
casa, e specialmente la M. G., presenta mille cose per parte
mia alla zia Bigli, dille che ho pranzato uno di questi giorni
dalla Visconti * la quale è nel suo solito stato, che oggi pranzo
1) Lady Priscilla Wellesley Pole, figlia del fratello del Duca di Wellington, Lord William
Maryborough, aveva sposato Lord Burghersh (1784-1859), che divenne poi il Conte di West-
moreland, aiutante di campo del Wellington. Vedasi la pubblicazione della figlia di Lady
Burghersh, Lady Rose Weigall: Correspondence of Lady Burghersh with the Duke of Wel-
lington, London 1903. Il Burghersh abitò a lungo a Firenze, colla moglie, come ministro
d'Inghilterra.
2) Questa Visconti, nata Carcano e già vedova Sopransi, era di nuovo vedova del Fran-
cesco Visconti, triumviro nella seconda Cisalpina, ed aveva seguito in Francia il Berthier,
che si era Innamorato di lei. Abbondano le testimonianze sul suo soggiorno parigino e sul
posto che aveva saputo conquistarsi nella più alta società. Vedansi fra l'aUro, Pélissier,
Le portefeuille de la comtesse d' Albany, cit.; Madame de Cazenove d'Arlens, Journal,
Paris 1903; Edouard Herriot, Madame Récamier et ses amis, t. I, Paris 1904, pag. 97.
— Mo-
dal principe di Neuchatel ^ al quale ho presentato i suoi compli-
menti, che ho visto Guastalla, il quale mi ha incaricato di do-
mandarle i suoi ordini. Non ho più tempo, mi duole di dover
chiudere sì presto, amami, mia cara, e credimi veramente tuo
aff.mo
Federico.
P. S. — Ti mando un fazzolettino inglese che è di molta
moda.
LXXVI
Archivio Padulli - Cabiate. Inedita.
Federico Gonfalonieri a Don Giulio Padulli ^
Parigi li 18 maggio 1814.
Amico mio dolcissimo.
Il sacrificio di mia patria è compito ; e dovevamo venire
sin qui per essere noi spettatori del nostro danno, e del nostro
lutto. Non fummo almeno spettatori, né indifferenti, né inoperosi;
ma baionette vi vogliono, amico mio, non deputazioni per ar-
ringare la causa d'una nazione. Tutto si è posto in opera per
ricondurre alla nostra patria giorni più felici; ella li avrà tranquilli,
almeno giova sperarlo. Se brami delle più particolari notizie
sull'operato, dirigiti a mia moglie, essa è autorizzata a comu-
nicare agli amici ciò che sarebbe imprudente fosse messo al
pubblico. Ieri mi trovai da Lord Castelreagh a far anticamera
solo a solo col Principe Eugenio; la mia posizione non era
certo più imbarazzante della sua, spero di non aver compromesso
1) Era, come tutti sanno, Luigi Alessandro Berthier (1753-1815). Dopo aver partecipato
alle guerre della rivoluzione, che lo condussero nel 1796 a Milano, divenne maresciallo di
Francia, principe di Neufchâtel e di Wagram. Nel 1814 s' era lealmente convertito alla mo-
narchia costituzionale. Pari di Francia, seguì Luigi XVIII nei cento giorni e mori tragica-
mente a Bamberga.
2) Don Giulio Padulli era assistente al Consiglio di Stato in servizio ordinario. Sposò
donna Marianna della Somaglia, nipote del conte Mellerio, membro della reggenza. Divenne
poi intrinseco dell'ab. Rosmini. Cfr. G Bonola, Carteggio fra A. Manzoni e A. Rosmini,
Milano, 1900.
— 141 —
la dignità di mia rappresentanza. La Francia avrà a momenti
sottoscritta la pace; le sono accordati limiti più estesi che non
aveva sotto l'ultimo Re; vi ha della magnanimità in questa
sua condotta; la Russia ne ha il principal merito. Alessandro
è un giovane nudrito alla scuola del suo precettore La Harpe ^
d'idee liberali, vuole il bene con tutta la buona fede, è disgrazia
che non sia sempre felice nella scelta de' mezzi. Vi è molto
malcontento in questo paese, vi furono anche in questi giorni
delle piccole sommosse in Parigi. Quest'imbecille nazione non
sa quel che si voglia, essa ha bisogno di esser condotta con verga
di ferro; il Re conosce questa verità, e tiene una condotta
dignitosa. Il più singolare si è che non solo è scontento il partito
di Bonaparte, ma che lo è molto più l'antico realista. Gli emigrati
non trovano mai che il Re faccia abbastanza per essi, e rumo-
reggiano pazzamente. È rimarcabile ciò che disse il Re a questo
proposito. « Est-ce que je suis le roi des émigrés ? Je le suis,
et je le veux être de tous les français ». Se gli affari di mia
patria fossero sortiti a miglior fine sarei pienamente contento
del mio soggiorno in Parigi. Ho visto Parigi in una situazione
affatto nuova: ho passato in rivista le più grandi e le più belle
armate che da molto tempo siano comparse sulla faccia del-
l'Europa; ho conosciuto, e posso dire che fui in contatto cogli
uomini più marcanti dell'Europa. V'è bene in ciò di che esser
soddisfatto, ma il sagrificio di mia patria mi sta ognor fisso
nel cuore, ed ogni cosa mi amareggia. Avrò almeno la conso-
lazione di ritornare a' miei amici puro, e senza rimprovero né
in taccia a me, né in faccia a loro ; tu sei fra questo numero
uno dei più cari, amami quanto io t'amo.
Aff.mo amico
V : A Monsieur F. CONFALONIERI.
Monsieur Jules Padulli
à Milan
D Federico Cesare de La Harpe (1754-1338), nato nel paese di Vaud quando questo era
sottoposto al dominio oppressivo del cantone di Berna, si giovò della sua condizione di
precettore dei granduchi Alessandro e Costantino per propugnare efficacemente al tempo d«lla
restaurazione la causa della patria terra, ciò che non gli era altrettando riescilo al tempo dell'e-
gemonia francese in Isvizzera. Si stabili, dopo il successo ottenuto al congresso di Vienna,
a Losanna, capitale del nuovo cantone, ove lo conobbe il duca Vittore de Broglie, che
scrisse un bel ritratto, rispettoso e non adulatore, di questo liberale violento quanto sin-
cero ed entusiasta. Cfr. Due de Broglie, Souvenirs cit., vol. I, p.p. 363-64. Intorno all'opera
del La Harpe come educatore dello czar vedasi: Le gouverneur d'un prince - Frédéric Cé-
sar de La Harpe et Alexandre L" de Russie, Lausanne, 1902. .
— 142 —
LXXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 9.
Milano il 21 Maggio 1814
alla mattina
Carissimo Federico
Eccomi di ritorno dalla mia gita di Valmadrera; sperai ritrovare tue
lettere, ma fui delusa; sono 9 giorni che non ne ricevo, l'ultima è quella
deirs, v'ha un disordine nella posta che non si ricevono le lettere, che
non abbino nove o dieci giorni di data, cosa che mi dà vera pena, essendo
mia unica consolazione quella di ricevere tuoi caratteri. Io poi non ti
scrissi durante la mia assenza per la ragione che non v'è mai stata oc-
casione per Milano, a motivo della festa che vi fu a metà della settimana.
Il Barchetta ha trovato che Valmadrera ha bisogno d'essere visitata spesso ;
il medesimo m'incarica di dirti che ha fatto l'affitto della Salera, eccet-
tuati quei pezzi di terreno che hai determinato di ritenere in casa. La
campagna soffre molto il freddo, e la nebbia, ciò che danneggia tutti i
raccolti. Raccomandai replicatamente i tuoi cavalli a Salier, egli m'assi-
curò che si adopera per venderli, ma mi disse non essere il momento molto
favorevole a motivo della gran quantità di cavalli che hanno condotti i
Tedeschi. Ho fatto dare per mezzo di mia madre la sentenza alla Maria,
essa ne fu desolata e non se l'aspettava, le lascio però tutto il tempo di
provvedersi. In quanto poi all'altra che devo prendere, non mi affretto a
cercarla per vedere che mi capiti quella che possa essere assolutamente
a proposito per noi, e se mai ella mi capiterà mi arbitrerò a prenderla
ancorché tu non l'abbi vista, perchè non mi fugga dalle mani. Il viaggio
di Genova, per vedere la flotta Inglese, è di moda in questo momento ;
innumerevoli sono le persone che sono partite di ambo i sessi e età. I
due Allemagna sono pure partiti con Belcredi* egli Airoldi ; Rasini partì
jeri colla Greppi Lecchi 2, Porro colla sposa Borromeo ^ Milano è sempre
in fermento, si fanno dei discorsi sediziosi in pubblico caffè, e nel caffè
de' Servi c'è stato della gente che ha osato mettere fuori un cartello
con scritto sopra viva Napoleone, e la corona Imperiale ; i più facinorosi
sono forastieri. Avrai sentito che gli ufficiali dei Veliti, spalleggiati dai loro
Capi, si sono portati da Bellegarde per dichiarare che intendevano voler
1) Doveva essere uno dei patrizi pavesi della famiglia marchionale, alla quale apparte-
neva la moglie di D. Tiberio Gonfalonieri.
2: Luigia Lechi aveva sposato il 25 gennaio 1813 don Paolo Greppi.
3) IVlaria d'Adda (dei marchesi di Pandino) si era appena sposata (il 23 aprile 1814) al
conte Vitaliano Borromeo.
— 143 —
susistere in Corpo, e che non si trovava un individuo che volesse abban-
donare il servizio. Bellegarde rispose loro che aveva delle notizie in
contrario, e li congedò con delle buone parole. I soldati venuti a sapere
ciò che avevano fatto i loro ufficiali se ne risentirono, rimasero levati
tutta la notte, forzarono la mattina le guardie, e si portarono in corpo da
Bellegarde per reclamare contro ciò che avevano fatto i loro capi; il
Maresciallo ricevette una deputazione, non avendo voluto sentirli in corpo,
e promise loro d'esaminare le loro domande, e fece sottoscrivere tutti quelli
che desiderano la loro dimissione. È stata fatta una commissione militare
composta da Mazzucchelli ', Narboni-, di un'altro italiano di cui non mi
ricordo il nome, e di Villata ^ come presidente per esaminare le petizioni
e delitti dei militari ■*; la scelta di questi personaggi non ha incontrato molto
il genio generale. Paradisi è in stretta amicizia col Barone Rossetti^, il quale
sai ha qui un gran potere. Strassoldo si vede parlare in platea con
M.r Eriche'' ed altri soggetti della stessa tempra; Caprara, Fenaroli", ed altri
simili personaggi frequentano moltissimo tutti questi signori grandi, e
pare non sieno mal sentiti.
Insomma, mio caro, fa che il nostro destino sia deciso ben presto e
che sia organizzato il nuovo sistema su delle basi ben solide, e fa che
le persone che devono avere influenza siano di un genere da rendere
felice questo paese; ti assicuro che la nostra attuale esistenza è veramente
1) Il conte Luigi Mazzucchelli, discendente dal rinomato storico della letteratura, era
nel 1814 generale di brigata, dopo aver partecipato alle campagne contro i prussiani, gli
spagnuoli, e da ultimo gli austriaci. Vedasi sui suoi sentimenti antieugeniani, Principessa
Belgioioso, op. cit.. pag. 46.
2) Il Narboni era colonnello dei dragoni della regina.
3) Giovanni Villata, milanese, nato nel 1777, ufficiale negli eserciti austriaci nel 1796, era pas-
sato poi nelle truppe Cisalpine; fu addetto allo stato maggiore del Lahoz.del Buonaparte, del
Principe Eugenio e fece le campagne di Pomerania, di Catalogna e di Russia. Generale dal
1810, rimase in servizio anche dopo l'annessione della Lombardia all'Austria, e comandò
nel 1815 una brigata che entrò nell'Alsazia.
4) Questa commissione, che mirava evidentemente ad un'epurazione dell'esercito ita-
liano, aveva come programma ostensibile il ricercare i colpevoli di infrazioni disciplinari.
Cfr. Barone von Helfert, La caduta della dominasione francese, etc , cit., ove non
sono indicati come commissarii che il Mazzucchelli ed il Villata, senz'accennare all'esi-
stenza di altri membri.
51 II barone Bernardo Rossetti von Rosenegg, era vice-presidente del governo di Galizia,
quando fu mandato in Lombardia per coadiuvare il Bellegarde. Più tardi supplì il Saurau,
allorché questi dovette lasciare temporaneamente il governo di Milano per recarsi a Napoli.
6) Dev'esser quel medesimo conte de Eriche nella cui casa fu dapprima precettore il
Pellico. Il giovinetto Odoardo Briche, educato appunto da Silvio, si uccise a 17 anni, e
si asserì in seguito alla lettura delle " Ultime lettere di Jacopo Ortis „. Cfr. P. Ilario
RiNiERi, Della vita e delle opere di Silvio Pellico, voi. I, Torino, 1898, sovrattutto pagine
298-303; F. Ravello, Le mie prigioni, con studio biografico e note storiche, p. XXII. È
forse lo stesso Briche, che pare amico della Pasta, citato in una lettera del Beyle. Vedasi
A. Paoupe e P. A. Chéramv, Correspondance de Stendhal, Paris, 19(8, voi. Ili, p. 11.
7) Il conte Fenaroli, bresciano, già membro della consulta di Lione, era gran maggior-
domo della casa del re.
144 —
infelice, non si può durare molto a lungo con questa diversità di opinioni,
è una vera casa di pazzi. I Veneziani hanno scacciato, in una maniera
non troppo gentile, il loro Patriarca, ' gli hanno imposto di sortire dalla
città entro 24 ore, e gli toccò in un giorno di festa solenne di sentire da
un canonico, il quale era incaricato del discorso, una diatriba contro di lui;
egli si ritirò in disordine, ma nello stesso tempo gli presentarono un ordine
sottoscritto da tutti i canonici di andarsene al più presto. Le imposte
continuano sullo stesso piede, non v'ha luogo a diminuirle atteso le spese
immense che portano le truppe stazionate in questo paese, e che non
pensano, a quel che pare, ad andarsene. Forse ometterò molte nuove, ma
non ho ancora parlato con quelle tali fonti sicure dalle quali si possono
avere; tu sai qual criterio esista presso la maggior parte in questo genere;
essi arrivano qualche volta ad inquietarmi sul serio. Tutti di casa stanno
bene, e ti salutano caramente, la Durini sta bene, ma la sua Luigina ^ ha
un ristagno a una guancia. Monteggia è determinato di farle un taglio,
ciò che agita molto la madre.
Oh la bella cosa! ricevo in questo punto una tua lettera in data del
13, te ne ringrazio, mio caro, scrivimi sempre, te ne prego, con frequenza,
e con tutti i dettagli, prima quelli che ti riguardano, e poi i politici, i quali
interessano tanto i nostri amici, già s'intende quelli ai quali è tua inten-
zione che siano comunicati. Mi spiace il sentire che non hai ricevuto le
mie lettere che ti scrissi in data del 2, 6, 8, 11; io mandai tutte le mie
lettere a Giulini perchè te le facesse avere colla massima sicurezza e
prestezza; ho messo il numero a tutte le mie lettere perchè vedrai così
se qualcuna ne va persa, ho quasi timore che siano trattenute alla Posta,
a motivo delle nuove che contengono; erano acchiuse in alcune di queste
mie delle lettere di diversi tuoi amici, mi spiacerebbe assai che non ar-
rivassero per tutte le ragioni, ma singolarmente per timore che potesti
dubitare che ciò dipendesse per una mia inesattezza o trascuratezza; vorrei
che fosti persuaso non aver io piacere più dolce di quello di scriverti.
Subito che vedrò il Barchetta ed il Bolchese farò le tue commissioni, non
dubitare del calore che cercherò d'ispirare a tutti e due per i tuoi affari.
Farò chiamare nuovamente Pierre Salyer per raccomandargli la vendita dei
tuoi cavalli, subito che arriverà Alemagna, ciò che sarà entro quattro
giorni, gli parlerò per la vendita del Carick e del Carrettino, credo che
sarà cosa difficile, atteso che ve ne sono molti che si spropriano di
legni. Cicogna vuol vendere pure il suo Carick; quest'ultimo conta andare
presto a Parigi, e a Londra. Sia certo che non trascurerò, ed anzi im-
piegherò il maggior zelo, perchè siano messi in buon ordine i tuoi affari,
manderò spesso il Barchetta a far delle gite; sia certo che i tuoi affari
1) Era Monsignor Bonsignori senatore del Regno Italico, devotissimo a Napoieone, che lo
aveva trasferito dal vescovado di Faenza a quella sede patriarcale, senza l'assenso ponti-
ficio, sicché il Bonsignori fu poi considerato intruso e dovette ritornare a Faenza.
2J Donna Luigia Durini sposò poi, nel 1832, don Giuseppe Greppi.
— 145 —
mi stanno più a cuore clie i miei proprj,' solo vorrei che venisti tu stesso,
a badarci al piìi presto; l'idea che possa essere protratto il tuo ritorno
mi fa vera pena, bisogna che cerchi allontanarla il più possibile dalla mia
immaginazione per passare le giornate il meno triste possibile, infine tu
sei necessario per la mia esistenza. Subito che avrò effettuata qualche tua
commissione, ne sarai avvertito con prontezza.
Ti includo una lettera d'Alemagna che ha lasciato prima della sua
partenza ed un'altra di Padulli.
Amami mio caro e credimi con tutta la sincerità possibile
aff.ma moglie
T. C. C.
LXXVIII
Archivio di Stato di Milano - Pyocessi dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLI N. 11. Inedita.
Don Giulio Padulli a Federico Gonfalonieri
di Milano, addì 21 maggio 1814.
Mio dolcissimo amico
Eccoci in alto mare sospinti in qua e in là da' flutti, ed, ismarrita la
bussola, non sappiamo dove indirizzare la nave. Un grido innalziamo di
comune accordo : AlV Indipendenza. Il pilota vi s' incammina a tutto po-
tere, ma un soffio di vento fa girare il legno, e ci toglie persino la
speranza di afferrare così beata regione. Quindi nelle picciole anime
della ciurma s'ammorza questo fuoco così avventurosamente attizzato, e
schiave dei proprj interessi già già s'acconciano di buon grado all'umile
destino, che par ci attenda. È vero che un picciol numero lotta contro
la fortuna del burrascoso oceano colla costanza, coll'industria e co' ta-
lenti, ed hanno ravvivate le speranze : deh possano i vostri generosi
sforzi riuscire al desiderato fine ! Oh caro Federico, in un'altra mia t'ac-
cennai le pazzie di molti ; ora ti ricordo la crudele incertezza, in cui flut-
tuano le nostre idee. Settanta mila bachi da seta ^ tra nazionali e fore-
stieri levati della quarta rosicano senza pietà ogni maniera di foglia.
Alcuni male avvisati fomentano l'infingardaggine de' nostri a non trava-
gliare intorno al bozzolo ; ma ad isbrancarsi, ed alla spicciolata dissemi-
narsi nelle varie parti del regno. Lasciamo le metafore. Gli officiali odiano
i nuovi ospiti, né sanno lavorare alla grand'opera con dignità, accortezza
1) Allude evidentemente alle truppe.
10
— 146 —
e pazienza; ed i soldati, altri indispettiti, altri vaghi di riposo e chi tre-
mebondo della bastonifera disciplina tedesca, si levano a gran rumore, e
vorrebbero ire alle case loro. Una commissione militare fu istituita per
far argine a questo movimento concitato. La Reggenza nelle più cose si
governa con prudenza ed energia, ed ha sminuiti i mali dipendenti dalla
gran copia di soldati da pagare. Io ho la fortuna di vedere gl'individui
forse più riputati della medesima ; ma ti fo certo che generosi sono i
principii ed accorti i modi, de' quali si valgono. Non entro molto nei par-
ticolari, perchè, e per la diligenza de' tuoi amici e per ragione delle tue
incombenze, sei posto al fatto d'ogni cosa. Se ti stanno a cuore tutti gli
Italiani di buona fede, egli è un titolo di più da aggiungersi a quelli
dell'amicizia perchè tu non abbi ad iscordarti di me. È pur la dolce cosa
colla schietta conversazione di buoni amici rammorbidire l'anima di quel-
l'asprezza, che pur fanno contrarre il conversar fralle corti, e quella be-
nedetta Ragion di Stato.
Ti raccomando caldamente il dipartimento dell' Agogna *, già antica
possessione del milanese, e a noi tanto necessaria sotto il doppio aspetto
politico ed economico. Affido la presente alla Contessina, perchè ti per-
venga sicuramente. Abbimi in conto di
aff.mo amico
G. Padulli.
A Monsieur
Monsieur le Comte Gonfalonieri
à Paris
LXXIX
Archivio Casati - Cotogno Monsese. Edita"^.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 22 maggio 1814.
Carissima moglie
Il corriere Verri, arrivato il 18, ci ha portati dei dispacci
della Reggenza, e delle lettere particolari del 13; fra queste non
ne ebbi di tue, probabilmente perchè non sarai stata avvisata
della partenza del corriere, ma di ciò desidererei che Giulini
ti tenesse alquanto più esattamente intormata. Quest'oggi pur fì-
1) Sui vani tentativi di conservare al regno il novarese, cfr. E. Verga, op. cit., in Ar-
chivio St. lomb., a. XXXI, fase, II p.p 323-25
2) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 23.
— 147 —
nalmente saremo a mezzogiorno ricevuti dall'Imperatore delle
Russie; si erano a ciò frapposti i più grandi ostacoli, noi in-
sistemmo, non già perchè qualcosa ci resti a sperare da lui,
ma perchè tutto fosse da noi adempito l'incarico di nostra
missione. Coli' udienza d'oggi è quindi la nostra missione esaurita;
nulla a noi più resta a fare colle potenze coalizzate, e nulla ad
esse a fare con noi. Se quindi il nostro governo non crede di
darci altra incombenza verso l'Austria, in mano della quale sola
sta la nostra sorte, il nostro ritorno potrà essere ben vicino.
Rapporto ai nostri futuri destini eccoti quanto direttamente, od
indirettamente, l'Imperatore ci ha lasciato trapelare. La corona del
nostro regno sarà riunita sul suo capo, e porterà il nome di Longo-
barda. Quali saranno i confini del nostro regno giace ancora nell'o-
Toscurità; una prevenzione che ha l'imperatore che i veneziani non
amino d'essere riuniti con noi, ci fa temere ad onta dei nostri maggiori
sforzi, sull'aggregazione di questo paese a noi tanto necessaria.
Della riunione né di Bologna, né dell'Agogna non giova lusin-
garsene. Genova è già irrevocabilmente unita al Piemonte ^ Ciò vi
darà campo a meglio giudicare delle buffonate de' vostri Inglesi,
ed a persuadervi che il voto dei popoli non è certo il più
consultato in questo europeo partage. Il nostro regno avrà
un'amministrazione separata, ed un arciduca, con moglie, terrà
corte in Milano. L'ordine della Corona di ferro rimarrà, ma
verrà cangiata la decorazione.^ Infine l'Imperatore ci fece ben
sentire replicatamente che il nostro paese gli appartiene in
piena proprietà, ch'egli non è disposto a privarsene in favore
di chicchessia; che vuole e si occupa di fare il nostro bene,
ma che vuol farlo lui spontaneamente; ci ha inoltre rassicurati
1) Sebbene Genova sia considerata tuttora vacante n^iV Instruction pour les ambas-
sadeurs du roi [di Francia] au Congrès, che è dell'agosto 1814 e si può leggere in
P.CE DE Talleyrand, Mémoires, cit., t. II, qualunque disegno che non prendesse per base
l'annessione della Liguria al Piemonte era ormai chimerico. Cfr. E, Verga, art. cit. in Arch^
Stor. Lombardo, a. XXXI, fase. II, p.p. 222-23 e G. Galla vresi, Le prince de Talleyrand et
les affaires d'Italie au Congrès de Vienne, in Revue d'histoire diplomatique, XVIII année,
N.» 3, p.p. 350 e seg.
2) L'ordine della Corona di ferro era stato istituito dal terzo statuto costituzionale a
numero fisso, successivamente aumentato dopo la riunione del Veneto. La decorazione recava
la corona ferrea colla testa di Napoleone e le parole da lui pronunciate all'incoronazione nel
Duomo di Milano: " Dio me l'ha data, guai a chi la toccherà „. Cancelliere dell'ordine, del
quale Napoleone era gran maestro, era il Marescalchi.
— 148 —
di una sua visita graziosa per quest'autunno unitamente all'Im-
peratrice.
Eccoti in ischizzo la carta dei nostri futuri destini, e della
futura nostra esistenza; tvado eain dispiitationibus eoruni.
Il Principe Eugenio è fatto maresciallo di Francia; egli
insistendo in un principato ricusa questo grado; nulla ancora
gli è destinato in proprietà. La pace colla Francia sta per fir-
marsi a momenti, essa avrà ancor più che non aveva sotto
Luigi XVI. L'imperatore Alessandro ed il Re di Prussia par-
tono per Londra il giorno 25. L'Imperatore d'Austria non tarderà
molto a restituirsi a Vienna; colà ultimerassi poi il trattato
della pace europea. Marescalchi è nominato commissario impe-
riale per Maria Luigia negli stati di Parma e di Piacenza.
M'informerai sollecitamente se hai effettuate alcune delle
vendite di cui ti diedi commissione. Mi dimenticai tra esse di
parlarti di quella del carrozzino simile a quello che tu adoperi,
la cui vendita m'interessa più d'ogni altro. Farai ogni possibile
per venderlo meglio, ma a caso disperato potrai darlo anche
per 100 luigi, farai capo secondo il solito da Alemagna, e da
qualche sensale onesto, se pur ve ne hanno, che Alemagna stesso
ti potrà proporre, ma non dal nominato Lanzi. Fa gradire i
miei complimenti a tutti di casa, ed in ispecie a chi tu sai.
Salutami le tue sorelle e gli amici. Abbracciandoti caramente
sono il tuo aff.mo
Federico.
Supplemento. Giorno 23 a ore 4 dopo mezzogiorno.
Ieri siamo stati ricevuti dall' Imperatore Alessandro. Ci
furono usate molte distinzioni nel cerimoniale del ricevimento,
ma ci si annunciò che eravamo ricevuti come illustri italiani,
non già come deputazione. L'imperatore fu con noi garbato, ma
piuttosto breve e laconico onde impedirci affatto d'entrare in
materia. Litta ed io abbiamo preso due volte la parola, ma egli
politamente ce la troncò dicendoci delle cose graziose e con-
cludendo qu' il espérait que notre pays serait content et qu'on
avait prit des arrangements pour assurer notre bonheur, fini
— 149 —
col dirci qu'il était fort content de s'être procuré par cette
occasion le plaisir de faire notre connaissance individuelle.
Tutto il tenore di ciò non fa che confermarmi nelle idee
che già t'indicai. Ieri mi trovai con Mèjan a pranzo dal principe
di Neuchatel (che trovasi fortemente attaccato dalla gotta);
parlammo molto del nostro paese, e procurai accademicamente
di fargli inghiottire delle sacrosante verità, che verranno tra-
smesse a chi si deve. Tra le altre cose mi disse che il principe
Eugenio était beaucoup affecté de n'avoir vu personne de la
deputation italienne ches lui. Gli risposi che una deputazione
dovendo rispondere di se alla propria nazione, e non potendo
agire individualmente era troppo gelosa la sua posizione per
doversi dispensare da una visita di semplice urbanità! Ti mando
i scialli presi per mia madre e per la Ghita giusta la commis-
sione; bramerei incontrassero il loro gusto, uno costa franchi 50,
l'altro, cioè il giallo, franchi 55. Ti mando pure le sedie per la
Visconti e le dirai che fui io stesso a sceglierle dietro il poco
mio gusto onde avere il vantaggio di servirla meno male. V'ho
unita la seta e gli aghi per ricamare. Aspetto a provvedere
le tue cose alla fine per vedere che si sviluppino bene le mode
inglesi le quali anderanno a fare una grande rivoluzione.
Ho ricevuto la tua ultima lettera del 14. Non dubitare di
mia salute, essa è eccellente. Bramerei fosse tale anche la tua
e mi duole il sentire che non sia perietta. Rapporto al dubbio
che hai, sia persuasa che quello che fa piacere a te lo fa pure
anche a me. Tienmi su di ciò informato. Ti confesserò, mia cara,
che se la nostra dissoluzione arriverà, come parmi, presto, io
non saprei resistere alla tentazione di fare una volata in In-
ghilterra. Quest'idea già non ti riuscirà nuova, e l'avrai per te
stessa immaginata. Alberto Litta e Somaglia conterebbero
d'essere della partita. Non parla per altro a persona di questo
progetto, che è peranco immaturo, e perdonami un'assenza che
renderà più lunga la mia stazione d'ora innanzi presso di te.
Addio, mia cara, ti abbraccio caramente.
v: A Madame
Madame la Contesse Thérèse Gonfalonieri
à Milan
— 150 —
LXXX
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XXV - Fessa D. N. 7. Inedita.
Federico Gonfalonieri a Alberico de Felber
Parigi li 23 Maggio 1814.
Carissimo amico
Ho ricevuto jeri la tua carissima in data del 14 corrente.
Purtroppo, ad onta di alcuni lampi di speranza che in qualche
momento balenarono, non mi son punto ingannato sin dalla prima
mia lettera che avrai veduta, sul pronostico delle cose. Il cat-
tivo esito di nostra missione ci farà forse tacciare a Milano dai
meno veggenti, id est dalla pluralità, di qualche colpa. Posso
accertarti, mio buon amico, con tutta la franchezza, che non
abbiamo su di ciò rimprovero a farci e che, quantunque sin dai
primordi abbiamo veduta la faccenda spedita, seguitammo non-
dimeno la nostra carriera con tutta quell'energia e vigore che
avremmo posto se le più belle speranze ci avessero animati;
nulla infine in tutti i generi, posso accertarti, fu da noi ommesso,
o trascurato. Basta, il sagrifìcio sarà fra breve consumato, vi
ha la vittima, vi ha il sagrifìcatore, mancano ancora da fissarsi
le cerimonie: sono esse per altro una parte molto importante
e, se non possono alterare, possono almeno molto modificare la
cosa. Non ti scrivo altre nuove né altri dettaglj, perchè alla
solita fonte \ ove possono attingere tutti i miei amici, potrai
procurarteli. Voglimi bene, mentre le dolcezze dell'amicizia
sono in ogni tempo uno de' maggiori conforti, e credimi lealmente
tutto tuo aff.mo amico F. C.
v: A Monsieur
Monsieur Albéric de Felber
à Milan
1) Cioè presso la contessa Teresa.
— 151 —
LXXXI
Archivio Casati - Milano. Inedita'
Teresa Confalanieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 10.
Milano il 24 Maggio [1814].
Mio carissimo Federico,
Tre delle tue lettere quasi contemporaneamente! Ti assicuro che mi
hanno recato un vero conforto. Letta la tua del 18 mi portai dal Conte Verri
per pregarlo in tuo nome di affidarmi la lettera che gli hai scritta, non lo
ritrovai; arrivata a casa gli scrissi un grazioso biglietto pregandolo di
questo favore, egli venne in persona a portarmela, e me la lasciò pre-
gandomi ad usarne colla massima prudenza. Io aveva raccolti gli amici
Fagnani, Trechi, Felber, Padulli, Calderara Carlino, il quale si trovò per
accidente non avendo io piacere a comunicare le cose a chi non se ne
interessa; dopo avere esatto una solenne promessa che non ne facessero
il pili piccolo uso, se ne fece la lettura. Oh mio caro fui rapita di te, e
tutti ammirarono le tue risposte e la maniera colla quale le esponi nella
tua lettera. Verri stesso mi disse: « questa conferenza fa molto onore a
suo marito, gliene farò le mie congratulazioni in iscritto ». Pensa, mio caro,
qual dispiacere io provo di non potere saltare al tuo collo ed esprimerti
così i sentimenti del mio animo. Quanto mi duole che tanti sforzi e tanta
attività non abbiano ad essere coronati dall'esito felice che bramavamo;
cosa vuoi ? il più gran numero sono contentissimi della sorte che ci tocca,
ed anche di una peggiore purché si stia sotto il Governo Pattano i; arrivano
all'impudenza di chiamare buffoni i nostri deputati e tutti quelli che amando
la loro patria bramerebbero un destino migliore. Quello che ti replico,
d'accordo col parere di molte savie persone, si è che abbiamo vero bisogno
di sapere presto, e definitivamente, il nostro destino, e che tutto sia al piìi
presto stabilito; troppo è il fermento che v'ha in Milano, i militari fanno
tutti i giorni delle risse e che finiscono tragicamente. 1er l'altro Domenica
attraversando in carrozza la piazza del Castello vidi sparare un fucile, ed
in seguito una quantità di popolo, e militari italiani e tedeschi che si
correvano appresso colle sciabole sguainate; io non mi mossi per osser-
vare, ma Calderara vide un tamburino tedesco ferire orribilmente un soldato
della Guardia Reale, e molti altri soldati tedeschi appostati con basso il
fucile che stavano aspettando dei nostri, io voltai strada, ma udii due altri
colpi di fucile, il risultato è stato di un morto ed alcuni feriti; il soggetto
della rissa fu quel giuoco, specie di Biribis che i tedeschi hanno, col quale
tentano far denaro ; non passa quasi giorno senza che si senta qualche
schiaffo dato via o ricevuto, od altri insulti d'ogni specie, tutte queste
Il Cioè austriaco. Cfr. la nota 1 a pag. 109.
— 152 —
belle cose a mio parere ci procurano il vantaggio d'avere una forza ar-
mata in paese così eccedente, che non si può sopportare, e pel mantenimento
della quale non si sa piìi quali mezzi adoperare. Oh Dio mio, quale triste
situazione è mai la nostra in questo momento! non v'ha nemmeno la
consolazione di poter dire il proprio parere, attesa la diversità d'opinione;
io non ne posso più; se non avessi quei pochi nostri comuni amici coi
quali mi sfogo a parlare, credo che perderei quasi l' uso della favella. Al
povero Pallavicini hanno fatto un nuovo smacco: la Reggenza voleva
nominarlo Prefetto di Milano in sostituzione di Caccia', ma Verri ha
voluto Minoja^, pare che si studj di allontanare le persone che hanno una
certa fermezza. Ti ringrazio, mio carissimo, del schal che mi hai mandato,
egli mi fa gran piacere poiché mi prova che hai pensato alla tua povera
Teresina; egli è molto grazioso, e diventerà il mio sc/îû/ prediletto. Eccoti
una nuova seccatura, la Durini amerebbe andasti dal sartore M.r Léger ^\ il
quale deve avere la misura di suo marito, e gli facesti fare un Frac, un
pajo di calzoni ed un gilè come si usa oggi giorno, avvertendo che tanto
il taglio quanto il colore non sia troppo esagerato, o marcato, e vorrebbe
che lo portasti con te; ella mi disse poi che nel caso che la sua com-
missione ti recasse troppo disturbo, essa ti prega di ometterla. Io non mi
compero la più piccola cosa, giacché tu mi dici che sono tanto cangiate
le mode ed aspetto da te dei renseignements e dei modelli. Credo che il
Bolchese avrà già esitato a quest'ora tutta quella roba; sono molti giorni
che non si vede, ma da quanto mi disse il Barchetta, essa deve essere
venduta e crede che il prezzo sia di 10 lire per pezzetta; si sarebbero
vendute anche di più, se non si fossero trovate macchiate; nel caso che
ve ne sia rimasta una qualche porzione la farò ritenere per tuo uso come
mi dici. Nessuna nuova né per i cavalli, né per il carick e carrettino. Alla
Santa ti è toccata una requisizione di 6 pagliaricci, 6 coperte e 12 lenzuoli;
ti assicuro che quanto prima non avremo letto da dormire. A Valmadrera
continue requisizioni, e d'ogni genere. Ho fatto le tue commissioni colla
M. G. e zia Bigli, esse sono state bene accette, veramente bene; cerca
1) Il Conte Gaudenzio Caccia di Romentino, barone del regno italico, era stato, col fa-
vore del Melzi, prefetto del Panaro nel 1802, della Brenta nel 1306 ed era dal 1809 prefetto
dell'Olona quando avvenne la rivoluzione del 1814. Sedeva in pari tempo nel consiglio di
stato. Fu poi primo segretario di stato per le finanze nel regno di Sardegna, e mori
nel 1834.
2) Giovanni Minoja (1763-1832), lodigiano, era stato investito di magistrature già alla
fine denOO, e nel 1800 era altro degli amministratori del Comune di Milano. Dal 1802 al 1813
occupò la carica importante di segretario generale della prefettura dell'Olona, ciò che a dir
il vero motivava fortemente, attenendosi ai criterii puramente amministrativi, la designa-
zione fatta dal Verri e criticata dalla contessa. Nell'ultimo anno del regno fu prefetto del
Panaro. Cfr. Tomaso Casini, Ministri, prefetti e diplomatici italiani di Napoleone in Revue
napoléonienne, II année, vol. I, p. 314, ove però non è fatto cenno di quest'ultima carica di
cui il Minoja fu investito, dicendosi solo che andò a riposo nel 1816.
3) Non so se possa identificarsi col Lejeune, sarto personale di Napoleone I verso la
fine dell'impero. Cfr. Henri d'Alméras, La vie parisienne sous le Consulat et l'Empire,
Paris, pag. 426.
153-
di scrivere frequente alla prima, mi pare che lo esiga e desideri. Oh il
colpo maestro che hai fatto col far visita al padre Fontana!' Tutte le
Sante sono per te, avendo egli fatto loro una quantità d'elogi della tua
persona; io ci vado oggi colla zia Bigli, la quale è entusiasmata di te.
Ho ricapitate tutte le lettere, esse sono ricevute con trasporto. Ieri sera
ho disertato da mia sorella per andare al teatro per vedervi un'opera per
me nuova, ed andata in scena due sere fa^. Alla fine di questo mese
perdiamo M.® Miller, essa va a Napoli ; m'aspetto sentire anche la partenza
di Trechi, il quale ne è ancora entusiasmato. Mi sono dimenticata di dirti
che scrissi saranno 10 o 12 giorni alla Sandizell, finsi d'averle scritto altre
volte ed in questa le dissi che sentii con piacere aver niente sofferto Sua
Altezza del viaggio, che tutto quello [che] riguardava lei m' interesserà sempre,
e chiusi col pregarla a darmi qualche volta le di lei nuove e di tutta la
famiglia; non so se abbia fatto bene, aspetto il sentirlo da te, ma mi
pesava sul cuore il passare per ingrata per le tante gentilezze che questa
principessa mi ha fatte, e ciò è stato lo sprone che mi determinò a scrivere.
Non ho avuto più nuove della Thiene dopo la sua direi fuga da Milano;
sento che sono assolutamente ruinati, ed in una maniera sporca e non tanto
onesta. Oggi parte la Settala tutta sola per Venezia, ove va a prendere la madre ^
per andare assieme a Vienna, la di lei assenza sarà di tre o quattro mesi.
Tutti se ne vanno chi per una parte chi per l'altra, ed io resto qui, ve-
ramente a marcire; ho sempre bramato viaggiare ma come di presente mai!
Ti assicuro che Milano ha nessuna attrattiva per me: tu non ci sei! I
Sirtori non sono molto bene con me; si sono accorti che non porto mai
nuove, questo mistero li picca infinitamente, penso che, giusto loro, sono
le persone alle quali sarebbe più pericoloso l'affidare qualche cosa, fanno
i sostenuti, ed io li lascio nel loro brodo.
Fornara, Marchese Fagnani, i Calderara, Trecchi, Padulli, Camillo,
Frasconi, insomma tutti gli amici ti salutano. Addio, mio caro, tu sai quanto
t'amo, inutili sono le nuove proteste.
Ti abbraccio veramente con ardore.
Addio. aff.ma Moglie
T. C. C.
1) Il padre Francesco Fontana, generale dei barnabiti, perseguitato dal governo fran-
cese per la sua devozione al pontefice.
2) Il 21 maggio 1814 fu rappresentata infatti alla Scala questa nuova opera: Attila, del
maestro Pavesi.
3) La marchesa Anguissola Busca.
154
LXXXII
Archivio di Stato di Milano - Proc. dei Carbonari - Busta 26
Fessa DLI N. 12. Edita. '
Il Senatore Conte Carlo Verri a Federico Gonfalonieri
(d altra mano:)
Pregiatissimo Signore
Ho ricevuto la pregiatissima sua del 18 corrente ; e non avendo avuto jeri
un momento di tempo, contava questa mattina di riscontrarla. Ma giungen-
domi ora una lettera del Maresciallo Bellegarde, colla quale, prevenendomi
che va ad essere pubblicata' la di lui nomina in Commissario Plenipoten-
ziario di S. M. l'Imperatore d'Austria negli stati d'Italia, m'invita a recarmi
da lui onde prendere gli opportuni concerti per l'esecuzione della Sovrana
determinazione, sono impossibilitato ad assecondare questo mio desiderio,
e debbo limitarmi a farle i miei più vivi ringraziamenti per gli interessanti
dettagli che ella si è compiaciuta di comunicarmi, ed a manifestarle la
soddisfazione grandissima che io ebbi leggendo la di lei lettera, il conte-
nuto della quale sempre più mi conferma nell'alta opinione ch'io già
avea concepita del di lei cuore, e dei di lei talenti. Mi pregio, sig. Conte,
di ripeterle le assicurazioni della distinta mia stima, e considerazione.
Milano, 25 maggio 1814.
Carlo Verri.
(autografo:)
Mi è grave assai il non poter scrivere, ed esprimere il molto che
sento, e che ho nell'animo. All'ottimo Litta amicizia somma, e scuse mie.
Verri.
v: Al Signor Conte Federico Gonfalonieri
Parigi
1) Pubblicata in Archivio storico lombardo a. XXXIV G. Galla vresi, Per una futura
biografia di Federico Gonfalonieri, p. 453.
2) Fu il primo avviso ricomparso a Milano coll'intestazione dell'aquila bicipite. Vedi
Lemmi, La restaurasione, etc., cit., p. 276.
— 155 —
LXXXIII
Archivio Casati - Cologno Monsese. Edita. ^
L'abate Ludovico de Breme a Federico Gonfalonieri
Ti saluto, caro, dolce e valoroso mio Federigo. Ieri fui dalla contessina;
molte cose udii ed alcune lessi di te, che tutte, per ciò che ti riguardano
e per la parte che v' hai tu, mi andarono a sangue. Quella tua conferenza
con Castlereagh ti mostra quello che sei e ch'io ti conobbi appena ci
avvicinammo l'uno all'altro. Oh vedi se ti giudicò e ti valutò bene chi
all'alto e liberale onore ti destinava di acculattar una sella a fianco del suo
cocchio.- Ti porto invidia per quell'incontro che hai avuto nell'anticamera
del Lord; ecco bizzarie, rovescj, contrasti, mattezze di fortuna, da consolare
un po' gli animi intaccati dal morbo filosofico. Per questi non v'hanno più
momenti felici tranne quelli in cui succedono di simili scene.
Non ti puoi figurare in quanto abbattimento d'animo io mi trovo. Non
basta che il mio intrattabile e immedicabile cuore mi faccia così cara
costare la vita; mille imbrogli e sconcerti e contraddizioni per parte delle
cose e degli uomini, dico in famiglia, per effetto degli avvenimenti, e de'
traslocamenti che si hanno da conseguitare, mi riducono a quello stato in
cui uno non sa più che si debba volere né ove tendere né a quale riso-
luzione appigliarsi, e tutto gli pare egualmente doloroso ciò che solo è
possibile, ed impossibile ciò che solo lo potrebbe in qualche parte almeno
felicitare. Naturato a tutte gustare le delizie della simpatia e della più
vincolata amicizia, di siffatta mia tempra, tu '1 sai, caro, non traggo che
motivi di cordoglio e di pianto. Il povero cuore é ridotto a brani, e ciò
sai pure. Ora ci avremo anche da scongiungere tu ed io l'un dall'altro; a te
s'apre un campo di nobile attività sotto agli occhi de' tuoi concittadini e de'
tuoi cari; a me tocca di rientrare nella patria che mi fu madre, è vero, ma
dove cercherò invano quei che già mi fur sì preziosi e più non sono. Ivi
tutto lo scopo mio sarà di trarre giorni privati, e riposati almeno. Ecco
intanto un altro distacco, di cui, (te ne fa fede l'indole dell'animo mio)
non mi saprò mai consolare che tu ti sei fatto da me amare assai
assai, e il posto tuo nel mio cuore è tuo così, che ninno mai troverà la
strada da giungere ad usurpartelo Ma scusa tutto codesto infinito
piagnisteo seu pium vis hoc, seu hoc muliebre vocari: confiteor misero molle
cor esse mihi. Quale frastuono ti deve sembrare in mezzo alle tue diplomatiche
funzioni, e inebriato altronde dalle miracolose scene che ti succedono
sott'occhio, il mio geremiaco stile.
1) Pubblicata in Federico Confalonieui, Lettere, cit, pag. 303.
2) Allude evidentemente alla carica offerta un tempo al Gonfalonieri — e da lui rifiutata —
di scudiero del principe Eugenio. Cfr. la nota 5 a p. 7.
— 156 —
Ho dato le mie dimissioni alla reggenza, da cui ho ricevuto in risposta
una lettera onorificentissima, con preghiera d'attendere ancora al lavoro
finché non siasi venuto ad una qualche risoluzione per la casa de' paggi.
Davvero se il qualunque governo, che ha da esser quivi, mi affidasse un
impiego tale che me ne tornasse un pochino di onorevole indipendenza
Già m'intendi; non sarei lungi dall'accettarlo; siffattamente sono ora in-
vaghito della sola stabilità, e tanto inevitabile e dura cosa sembrami il
dover incominciare a Torino un pubblico noviziato. Oh ! quanto a giovarmi
tu, mi piacerebbe che tu fosti ad un tempo qua e costi ; giacché vedo per
una parte quanto mi sarebbe necessario teco consigliarmi de re et de modo
e quanto mi frutterebbe l'esserti così ben avanti collocato tu stesso nella
stima di questi barbassori, coi quali ora famigliarmente tratti ogni giorno,
e i quali hanno in mano il manubrio della gran ruota dei favori. Ma vedi
meschinità ! sempre torno a parlarti di meuccio.
Oggi il signor Conquistatore, ha preso le redini in mano, togliendole
da quelle di Verri e della Reggenza, sebbene di codesta faccia le viste
ancora di non esser lui che il primo. Figurati quanti visi d'arrabiati s'in-
contrano !
Addio saluta i tuoi colleghi Trivulzio e Somaglia. Il tutto tuttissimo tuo
Ludovico.
26 maggio 1814.
V : A Monsieur
Monsieur Le Comte Frédéric Gonfalonieri
membre de la deputation italienne auprès de S. M. l'Empereur, Roi, etc.
à Paris
LXXXIV
Archivio di Stato di Milano - Processi dei Carbonari.
Busta XXVI - Fessa DLI - N. 13. Inedita.^
Il Conte Senatore Carlo Verri a Federico Confalonieri
Milano 26 maggio 1814.
Amico carissimo.
Come mai è possibile l'usare fra noi i termini, e le frasi di rispetto,
quando siamo formati all'amicizia per uniformità di sentimento? Voi li
avete usati per eccesso di modestia, ed io non so in questo particolare
imitarvi, né temo siate per farmene carico, giacché a ciò mi determina la
vera, ed affettuosa stima che sento per l'ottima vostra persona. Né so
1) Un frammento però, cioè quasi tutto il 2° capoverso, fu pubblicato da D. Chiattone, Nuovi
documenti su Federico Confalonieri per le sue reiasioni intime e patriottiche prima del
processo, in Archivio Storico lombardo, a. XXXIII, voi. V, p. 51.
— 157 —
ritrovare altro fondamento in voi per trattarmi in cerimonia, se non quello
dell'età in me, e della somma modestia in voi. Permettetemi adunque, che
vi scriva da vero amico, quale bramo di essere considerato.
Troppo scriverei, se volessi dirvi ed esprimervi tutti i sentimenti
che ha in me eccitati la lettura dell'interessante vostra lettera a me diretta,
tanto relativamente agli affari quanto all'intelligenza ed all'ottimo modo
col quale li avete trattati nella nota conferenza. Dalla vostra signora Con-
sorte avrete già probabilmente avuto qualche cenno intorno ai sentimenti
che a Lei ho espressi, ed io mi riservo a dirvi delle cose assai al vostro
ritorno in Patria, per esprimervi il molto che sento. Volentieri vi avrei
risposto subito, ma non mi è stato possibile. Veniamo a noi.
Coir ultima lettera della Reggenza avrete ricevuto il proclama di S. E.
il sig. conte di Bellegarde, dichiarato Plenipotenziario, e Presidente della
Reggenza. Quest'ultima qualità mi pone in situazione diversa, da quella
nella quale io era, e cangia naturalmente il corso degli affari. Sua Eccel-
lenza non potendo sempre presiedere, lascia che io faccia l'ufficio di
Presidente ordinario; ma io ho creduto di dovermi limitare alle cose più
necessarie, e del momento; né bramo di porre la mia firma, giacché nel-
l'attuale stato di cose non è possibile evitare il ritardo delle spedizioni:
ritardo che il pubblico attribuirebbe a me vedendo la firma mia. Voi ben
scorgete che anche le relazioni politiche fra me e la Deputazione cessano
di loro natura: ed io credo di parteciparvi tutto questo privatamente, pre-
gandovi comunicarlo ai rispettabili vostri compagni.
Avrete ricevuti i lascia passare stesi nel modo bramato, cioè individuali,
e dipenderà intieramente dalla Deputazione il ritornare, quando la stessa
crederà opportuno. Ieri però in seduta presieduta dal signor conte di
Bellegarde è stato determinato, che due individui della Deputazione ri-
jnanghino in Parigi per concertarsi col signor conte Marescalchi, e col
signor Ministro Aldini per i conti, e per gli effetti che siano di ragione
dello Stato; su di che vi sarà scritto officialmente.
Voleva scrivere a lungo, ma questa breve mia lettera è stata conti-
nuamente interrotta da varie persone, e cose, in modo tale, che non so
quasi cosa mi scriva; e l'ora è tarda per la partenza del corriere. Scriverò
due righe anche a Litta, se potrò. Vi prego di fare mille saluti e ringra-
ziamenti a tutti della Deputazione. Mi spiace assai il non potermi trattenere
quanto bramerei con voi. Non ho espressioni per dirvi quanti e quali siano
i sentimenti di stima, e di affetto che vi professo. Questi saranno materia
di dialogo quando sarete rimpatriato.
Il V." amico
Carlo Verri.
P. S. — Dimenticava dirvi, che S. E. il signor conte di Bellegarde
dimostra le migliori intenzioni per il bene di questo paese e per mante-
nere tutti gli stabilimenti di lustro, e di utilità. Obbligantissime poi sono
le sue maniere, ed in quanto a me non posso personalmente che essergliene
sommamente grato.
— 158 —
LXXXV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 11.
Milano il 27 Maggio 1814.
Carissimo Federico
Ieri il maresciallo Bellegarde prese possesso formalmente di questo
paese in nome di S. M. l'Imperatore d'Austria, confermò provvisoriamente
la Reggenza, ma se ne conservò la Presidenza. Egli fece precedere un
proclama, nel quale dichiara aboliti i corpi del Senato, Consiglio di Stato,
e Collegi Elettorali; si crede che i membri dei due primi corpi percepiranno
il loro soldo del mese scorso, e del presente, come se la loro aboli-
zione non avesse luogo che da questo momento. Tutti gli affari devono
essere portati al maresciallo prima d'essere decisi, tutto insomma dipenderà
da lui. Ordine ai Ministeri di ridurre ai due terzi gl'impiegati, e questi
con un terzo meno di soldo. Aumentati i prezzi dei tabacchi e sali, e
rimessi i dazj di consumo nello stato che si trovavano nel 96. Due giorni
sono è succeduto un nuovo combattimento fra tre italiani, e due tedeschi,
nella contrada delle Capre in una casa di m . . . . , ed è rimasto ferito
mortalmente un tedesco, simili risse accadono giornalmente. Tutti i Fiac-
cami perfettamente contenti della nostra sorte, ed anzi se si ricercasse il
loro voto, egli sarebbe di rimanere Provincia, squallida squallidissima
purché si abbia per capo Cecchino'^, e non si sgomentano neppure al pericolo
di vedersi riempiti sino alla gola di carta, che Dio non voglia! Da ieri
si dice come cosa certissima che noi formeremo Regno sotto alla deno-
minazione di Longobardo, quest'idea non è accolta generalmente con
quell'entusiasmo col quale la prendono i veri amanti della Patria, i quali,
come tu lo sai bene, non sono il maggior numero. Sappi che Ciani ^ ha
scritto a suo fratello la conferenza che hai avuto con Lord Castiereagh ;
quest'ultimo la palesa senza mistero, io però non me ne sono mostrata
intesa, e nemmeno la forza potrebbe determinarmi a parlare d'una cosa,
che tu mi abbi confidato sotto segreto. I tuoi colleghi non vanno molto
cauti su quello che scrivono, ed i loro corrispondenti usano nello stesso modo.
Milano è d'uno squallore orribile, nemmeno una mezza festa per il cam-
biamento di cose, mentre nelle città di provincia e, singolarmente a Pavia,
hanno fatto gran cose; per me ne sono contenta, giacché, non essendoci
tu, non mi curo di niente ed anzi non ci andrei con piacere; per me
1) E' una variante dell'espressione: materialoni, con cui dai loro avversari eran desi-
gnati i partigiani dell'Austria, preoccupati solo del quieto vivere. Cfr. De Castro, Principio
di secolo, etc., cit., pag. 58 e Lemmi, La restaurazione, etc., cit., pag. 115.
2) Allude evidentemente all'imperatore Francesco.
3) Giacomo Ciani, altro dei deputati a Parig. Cfr. la nota 2 a pag. 98.
159 —
l'essere sola, sola come non lo fui quando eri a Vienna, è un peso insop-
portabile, con te anderei in fine del mondo, sola nemmeno a Pavia, fuori
che si trattasse per raggiungerti, in questo caso anche a Londra. 1er l'altro,
mentre io credevo quel tal signore ' a Napoli vicino al suo Re, ricevo
una sua lettera con un'adresse fatta in italiano ed un carattere contrafatto,
egli mi vi diceva le solite cose, e mi scongiurava d'ascoltarlo. Ieri ne
ricevetti un'altra, facendomi dire che aspettava risposta, io non la disug-
gellai, ed involsi le due lettere in una sol carta e gliele rimandai; non
ne seppi altro e non lo vidi mai ; vero però è che non sono nemmeno andata
in questi ultimi giorni a S. Francesco espressamente per evitare d'incontrarlo.
Tuo padre è andato in campagna, tua madre si porta bene con me, ma,
cosa vuoi? io non ne posso più della noja e della malinconia; quel trovarmi
sola sola è per me una cosa alla quale non mi posso assuefare, avessi
almeno quella povera creaturina.... la sua perdita mi riesce sempre più
dura; ti assicuro che quando mi trovo sola mi colan ben spesso delle lagrime,
e l'avere un contorno di nessun sollievo, ed anzi il più pesante possibile!
La M. G. ha un alloggio in casa, che non sa parlare altra lingua fuori che
la tedesca, essa lo fa pranzare con lei, e ne è innamorata, essa cerca
d'aver gente anche i giorni che pranza ordinariamente sola, per procurare
un qualche agrément a questo suo ospite; io mi sono offerta d'andarvi
tutte le volte che, ne ha bisogno, e glielo replicai più volte; questa mat-
tina essa è venuta da me per vedere come stava della mia tosse, essa
però non è cordialissima con me; non so da che dipenda, forse perchè
non le fo molta corte, mi tengo sul solito metodo di visite ed anche
qualcheduna di più, ma avendo la Durini in casa, non posso poi fare
di più, fuori che di dividermi in pezzi : figurati che non sono an-
data che tre sole volte al Corso. Sono due giorni che ho visto il Padre
Fontana, egli mi parlò molto di te, figurati con quanto piacere egli fu
ascoltato. Il Marchesino Casati - venne da me per pregarmi di spedirti
al più presto una stampa a nome dello zio Agostino ', io ritardai alcuni
giorni sperando che partisse un corriere, e risparmiarti cosi il conto della
posta, ma essendo stata molto pressata, mi trovo obbligata a mandartela
subito. Casati non sa perchè lo zio Agostino te la mandi, egli suppone
ch'egli ti abbia scritto direttamente; non si può gettare gli occhi su questa
1) Il conte di La Vauguyon. Cfr. la nota 3 a pag 84.
2) Il marchese Francesco Casati (1764-1837), ultimo del suo ramo, fu gran benefattore
dell'ospitale maggiore di Milano. Fra lui e suo padre il marchese Apollonio, nei più brutti giorni
dell'invasione francese, quando i patrizii furono incarcerati a S.ta Margherita, avvenne una
gara generosa e memoranda. Cfr. F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit., t. X della fa-
miglia Casati.
3) Il conte Agostino Casati nacque a Milano nel 1739 e morì nel 1820, a Roma, ove si
era ricoverato fuggendo nel 1796 l'invasione francese. Era un gentiluomo interamente de-
voto all'antico regime; fu l'ultimo abate del collegio milanese dei nobili giureconsulti e pro-
testò quando il Bonaparte lo sciolse. Vedasi sul terribile accidente di cui rimase vittima sua
moglie, donna Margherita nata Gambarana morta nel 1819, M. degli Alberti, Lettere inedite,
etc., cit., p. 127.
— 160 —
stampa senza morire dal ridere, mi duole che abbi questa seccatura, certo
che t'importunerà colle sue lettere, e fortunato sarai, se arriverai a capirle.
Dei tuoi affari nessuna risposta, non vidi da molti giorni il Bolchese,
vorrei poterti dare su di tutti le migliori nuove. Sono due giorni che la
Durini si trova incomodata da dolore allo stomaco e vomito, conseguenza
di freddo; la stagione che abbiamo avuto fin'ora è stata veramente orribile
e molto dannosa alla campagna. Addio, mio caro, fammi sperare d'essere
presto di ritorno che ne sarò contenta. Amami, mio caro, come ne sei
amato. Addio. Tua aff.ma Moglie
T. C. C.
Dammi riscontro d'aver ricevuto questa mia con tutte le lettere e stampe.
LXXXVI
Archivio Casati - Colo g no Monsese. Edita \
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi li 28 maggio 1814.
Carissima moglie
Avant' ieri l'Imperatore ci fece dire per mezzo del principe
di Mettermeli, che avanti la sua partenza, la quale è fissata
per il giorno 31, domandassimo un'udienza. Ciò da noi fattosi
fummo ammessi ieri alle ore cinque pomeridiane.
Eccoti in résumé il risultato di questa conferenza che
durò oltre tre quarti d'ora.
L'Imperatore. — Io fra poco abbandonerò Parigi per
restituirmi a Vienna; desidero per ciò vedervi perchè voi al
vostro ritorno possiate portare in patria l'assicurazione del mio
interesse per la prosperità del vostro paese, e calmare così gli
spiriti irregolarmente esaltati da alcuni inglesi male edotti della
mente del loro governo. Conto molto sopra di voi; voi potrete
dire come penso; non desidero che di conoscere ciò che conviene
al bene dei miei sudditi per farne subito la mia occupazione.
Risposta, — Maestà, noi saremo con soddisfazione gli in-
terpreti di sentimenti sì benigni, ma quali sono le speranze
positive che in nome di vostra Maestà possiamo dare al nostro
paese ?
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit., pag. 26.
161
Imperatore. — Quello che già vi dissi altre volte ve lo
confermo, farò quello che posso: io amo non promettere molto,
ma mantenere.
Risposta. — Si ricapitularono le nostre primiere domande
per l'amministrazione separata, per la corona Longobardica, per
una rappresentanza nazionale presso il sovrano, per la maggiore
estensione de' limiti, e per la necessaria aggregazione del Ve-
neziano.
Imperatore. — Rispose alle prime cose affermativamente.
Quanto a' limiti io non voglio l'altrui, questa è la mia massima
fondamentale : il novarese per ciò appartiene al Re di Sardegna,
e la Valtellina^ pure entra nei medesimi principj. Quanto allo
stato veneto, io son padre egualmente di tutti i miei sudditi,
non posso per accontentar gli uni scontentar gli altri; sentirò
il loro desiderio, e consulterò il loro interesse ragionevole.
Raccomandammo quindi le nostre buone truppe italiane
facendogli sentire che l'aggregazione colle tedesche sarebbe in-
compatibile. Domandammo l'intangibilità de' beni nazionali, la
restituzione degli oggetti d'arte, il pronto ritorno dei prigio-
nieri sì presso la Russia che presso l'Inghilterra e la Spagna,
il coprimento finalmente delle sedi vescovili da tanto tempo
vacanti.
A queste domande rispose : Stimo assai le vostre truppe ;
esse esisteranno unite in reggimenti italiani, i loro antichi ser-
vizj saranno valutati, ma bisogna che siano devote, ed abban-
donino un certo spirito sedizioso onde mi si scrive che sono
animate, altrimenti dovrò ricorrere a degli altri mezzi. I beni
nazionali sono intangibili. Io ho riconosciuto Napoleone per
legittimo sovrano, devo riconoscere quindi legittimi gli atti da
lui concepiti.
1) I deputati avevano appena consegnato al principe di Metternich una petizione di val-
tellinesi deprecantivi la riunione ai Grigioni. Lo scopo al quale tendevano quei supplicanti
fu alla fine raggiunto, ma solo dopo un'aggrovigliata serie di trattative. Lo czar non avrebbe
consentito all'Austria quell'arricchimento a' danni degli svizzeri da lui protetti, che in com-
penso di pressioni esercitate dal gabinetto di Vienna sugli oligarchi bernesi. (Cfr. A. Duke
OF Wellington, Supplementary despatches, etc., vol. IX). Una rapida soluzione non si ot-
tenne del resto che all' indomani del ritorno di Napoleone dall' Elba, che spinse i monarchi
e diplomatici adunati a Vienna a non lasciar trascinare le uestioni connesse coll'assetto
dell'Italia.
11
— 162 —
Prenderò i debiti concerti col Papa per assicurare la vostra
coscienza. I vostri prigionieri li ho già tutti domandati alle
rispettive potenze, essi ritorneranno, ma vi vorrà del tempo,
perchè sono molto lontani. I vostri capi d'opera dell'arte vorrei
che fossero restituiti. Ma è un affare delicato. Basta, non vogliono
aver l'aria di restituirli pubblicamente, ma spero di ottenere la
restituzione di molti, quelli massimamente che non sono esposti
nelle gallerie del Louvre.
Rapporto a quelli che mi dite di proprietà speciale della
casa Borromeo \ quelli poi non soffrono alcun dubbio, lo devono
essere assolutamente.
Deputazione. — Facciamo presente inoltre la sistemazione
del Monte Napoleone, e domandiamo lo scarico delle dotazioni
che si stipularono da pagarsi alla Francia, trattato assoluta-
mente ingiusto e lesivo-
Imperatore. — Ho già provveduto ai rapporti colla
Francia, e le sue dotazioni le ho nel trattato adossate a lei
stessa. Quanto alla rimanente sistemazione ^, è cosa da prendersi
adagio, sentirò le persone illuminate del vostro paese, e procurerò
una sistemazione utile ed equa.
Deputazione. — Domandiamo ancora a Vostra Maestà che
si mostra animata di sì paterni sentimenti per noi, che ci per-
metta di mandare persona vicina a V. M. allorché tratterassi
dell'organizzazione del nostro paese, affine di poter meglio rap-
presentare a Vostra Maestà i nostri particolari bisogni.
Imperatore. — Sì, anzi lo voglio. Io non voglio far niente
senza sentirvi e consultarvi; quando saremo a tempo manderete
persone probe ed illuminate dei cui lumi io possa giovarmi.
Insomma io farò ciò che potrò per accontentarvi, ma domando
a voi che siate docili e tranquilli.
Si insistè sopra l'eccessivo aggravio delle truppe che erano
a nostro carico, e sopra il totale esaurimento in cui trovasi il paese.
1) Fra questi, con un'interpretazione estensiva, si compresero i tesori rapiti alla bi-
blioteca ambrosiana fondata dal cardinal Federico Borromeo. Fors'anche per questo l'Am-
brosiana fu la più fortunata, nelle restituzioni, fra gli enti pubblici spogliati nel 1796. Cfr.
Verga, art. cit., pag. 329.
2) Intorno alla successiva sistemazione del Monte Napoleone vedasi Helfert, Kaiser
Frans, etc., cit. p.p. 451-53. Il conte Giulini, reggente, ebbe gran parte in tale lavoro.
— 163 —
A ciò rispose che le truppe si sarebbero ben tosto dissi-
pate su tutta la superficie dell'Italia, la più parte della quale
era data a lui da guardare. Che fin'ora le truppe sue erano
state da noi sul piede di guerra, ma che ben tosto avrebbe
mandato gli ordini perchè vi stessero come presso gli altri
suoi sudditi, cioè a sue proprie spese. Al che aggiunse, ben
vedete che non mi conviene a tenere molte truppe nel vostro
paese, perchè bisogna che le paghi e le mantenga con del buon
denaro effettivo.
Questo incidente del denaro effettivo ci schiuse opportu-
namente l'adito all'ultima nostra istanza perchè fosse bandita
dal nostro paese la carta monetata, mentre questo discorso
prova ad evidenza l'intenzione dell'Imperatore di non lasciar-
vela circolare, ossia di non obbligare a riceverla come buon
denaro.
Si parlò per ultimo delle gravezze, dei dazi, dell'estimo,
della libera navigazione del Po, della libera esportazione dei
generi, ecc. Sopra tutti questi articoli esternò le idee più sod-
disfacenti, e le intenzioni più liberali.
Eccoti la somma delle principali cose di cui si trattò, ma
impossibile sarebbe il ridirti tutto, mentre si può asserire che
non fuvvi quasi ramo che non siasi passato in rivista, ora
discutendo, ora opponendo, e talvolta ancora alquanto celiando.
A tutto ciò era dato luogo dall'estrema affabilità di quel sovrano.
Dopo tutto ciò, un riflesso solo del mio debbo aggiungere,
ch'egli è certo che intenzioni più rette di quelle dell'Imperatore
non è possibile averle, che restasi perciò a desiderare scelta
egualmente felice di mezzi, ed in allora la nostra causa potrà
aver buon esito. Fatalmente l'esempio del passato non ci lascia
essere interamente tranquilli su di questo punto.
Ieri assistetti ad un'altra festa di Sir Charles Stewart. ^
1) Intorno ai balli dati allora da questo fratellastro di Lord Castlereagh ai sovrani riu-
niti in Parigi ed ai varii gruppi dell'alta società francese che sembravano per un momento
affratellati, leggasi la descrizione di Madame de Chastenay, Mémoires, Paris, 1897, t. II,
p.p. 361-362, ove essa, non facile agli entusiasmi, usa espressioni come le seguenti: " vrai-
ment l'âge d'or politique a pu sembler realise pendant trois semaines ou à peu près „ e
più innanzi: " J'y vis une réunion qui ne saurait se renouveler, surtout avec l'esprit qui
réellement y présidait alors „. Cfr. la lettera LIX e la nota 5 a p. 103.
— 164 —
Eravi tutto ciò che di più bello e di più brillante raccogliesi
ora in Parigi.
Questa mattina fu per me una mattina ben triste e lugubre
fui invitato insieme a Litta ad assistere alle esequie ed all'en-
terrement dell'infelice generale Sopransi/ Aveva pranzato insieme
con questo amabile giovane quattro giorni fa dal principe di
Neuchatel, ed egli stava benissimo. Fu il giorno appresso assalito
da un leggero embolon al collo, ch'egli mi disse, quando lo vidi
la sera, che erano glandole alquanto enfiate. Il giorno dopo si
sviluppò con un bubbone il tifo pestilenziale noso-comiale, ed
ieri mattina era morto. Questo avvenimento mi ha profondamente
funestato. Ne farai parte alla zia Bigli, la quale son certo ne
resterà altrettanto commossa. Egli aveva 27 anni.
La mia salute continua ad esser più perfetta che mai. Non
so rinunciare al progetto di fare una sfuggita in Inghilterra ;
essa sarà breve, e l'eseguirò al partire che farà la massima parte
della Deputazione * per Milano.
Ho ricevuto quest'oggi due lettere dal conte d'Acri tuo
zio; indovina il motivo.... Perchè essendo io inviato alle Potenze
Coalizzate voglia incaricarmi di far possentemente valere presso
di esse i suoi antichi diritti al Principato d'Acri, e a dei pos-
sessi nella Crimea^ Gli rispondo, come puoi credere, con dei vada,
e ti trasmetto la lettera che farai indilatamente tenere a Ca-
satino, onde col più pronto messo gliela spedisca.
Mando un abito per te, uno per la Ghita, secondo la com-
missione, quest'ultimo costa 55 franchi. Il tuo è di genere che
si può impunemente lavare e rilavare. Il tuo chal non è pos-
sibile d'esitarlo, perchè è troppo scadente sì pel colore, che per
essere bruciato in un luogo, e molto usato per tutto. Ti manderò
i cappellini per l'ultima cosa; se hai altre commissioni dammele
tosto, altrimenti non arriverò in tempo. Avrai a quest'ora ri-
cevuto i due scialli, i canevas per la Visconti ed i guanti per
te e la Sirtori, mandati per mezzo dell' ultimo corriere. Fa imie i
1) Forse un figlio del primo matrimonio della Visconti-Carcano. v. la nota 2 a pag. 139.
2) In realtà solo il Ciani ed il Beccaria rimpatriarono direttamente. Vedremo il Litta, il
Della Somaglia ed il Balabio imitare il Gonfalonieri nel viaggio oltre la Manica. Il Trivulzio
ed il Sommi si recarono nei Paesi Bassi.
3) Cfr., per queste rivendicazioni, Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit. vol IV, Tav. X
della famiglia Casati.
— 165 —
saluti a tutti di casa, alle tue sorelle, ed a Durini in particolare
e agli amici tutti ecc. ecc., ed abbracciandoti caramente e di
tutto cuore sono il tuo Federico.
P.S. — Ti mando un opuscoletto sortito contro Caulaincourt^,
come accusato dell'arresto del duca d'Enghien } Egli è interessante
per alcuni aneddoti, e da esso rileverai che qui si scrive libe-
ramente la verità. L'infame Caulaincourt fu cagione di una scena
molto singolare arrivata uno di questi giorni, e che si pretende
abbia occasionato la grave malattia, dalla quale va ora rinve-
nendo il conte d'Artois. L'Imperatore Alessandro, sempre comico
nelle sue idee cavallarescamente esaltate, si era proposto come
assai amico di Caulaincourt di riconciliarlo colla famiglia de'
Borboni e di cancellare la macchia ond'era notato col farlo trovare
un giorno da lui a pranzo col conte d'Artois^, e colla sua interposi-
zione far così seguire la riconciliazione. Il conte d'Artois alla vista
dell'assassino del giovane principe si sentì talmente commosso,
che essendosi con indicibile sforzo dovuto contenere per tutta la
tavola ne sofferse tale attacco nella salute, che ammalò il giorno,
appresso di una pericolosa iterizia. Ita la cronaca di Parigi.
Non so più cosa mi abbia scritto, né voglio rileggermi perchè
mi costerebbe troppo tempo. Prima di leggerla ad altri imposses-
sati bene della lettera, mentre temo essa sia scritta inarabico. Abbi
per altro in ciò una prova del piacere che provo a scriverti.
v: A Madame
Madame Thérèse Gonfalonieri
1) Il marchese di Caulaincourt, duca di Vicenza (1773-18271, generale, aiutante di campo
e gran scudiere di Napoleone I, era stato primieramente inviato allo czar Alessandro I quando
salì al trono, poi era rimasto come ambasciatore francese a Pietroburgo dal 1807 al 1811.
Aveva rappresentato la Francia come ministro degli esteri ai congressi di Praga e di Châ-
tillon ed era stato allato a Napoleone paladino inascoltato della causa della pace, lascian-
dosi trascinare in tale suo atteggiamento anche ad atti poco corretti nei suoi rapporti colla
Russia, che egli sembrò talora scordarsi di trattare con una potenza in guerra colla sua
patria. Ridivenne ministro degli affari esteri durante i 100 giorni.
2) Per ciò che riguarda l'accusa più volte rinnovata della responsabilità che avrebbe
potuto incombere al Caulaincourt per aver partecipato all'assassinio del duca d'Enghien,
per avventura la più grave onta di tutto il regime napoleonico, è opportuno richiamare la
testimonianza del Chateaubriand, Mémoires d'outre tombe, (ed. Birè) t. II, p. 449, che riconosce,
malgrado la sua poca parzialità per il Caulaincourt, che questi non può d'altro essere imputato
che dell'aver " execute l'ordre d'arrestation „. Anche il Fauriel, meglio informato d'ogni altro
su quel periodo, non fa neppure il nome del Caulaincourt, là ove ricerca i motivi ed i re-
sponsabili dell'assassinio. Cfr. C, Fauriel, Les derniers jours du consulat, Paris, 1886, t. III_
3i Veramente si trattava d'un banchetto dato in occasione dell'arrivo del conte d'Artois.
Vi assistettero i sovrani presenti a Parigi, il principe di Talleyrand, Pasquier, Mole ed il
Caulaincourt. Quest'ultimo fu invitato per espresso desiderio dello czar, che rimase offeso
delia freddezza manifestata dal luogotenente generale del regno. Cfr. J. Ladreit de Lachar-
RiÈRE, Les cahiers de Madame de Chateaubriand, Paris, 1909, p. 108.
— 166 —
LXXXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 12.
Milano il 29 Maggio [1814].
Carissimo Federico
Ricevetti ieri sera per mezzo del corriere Verri la tua lettera del 22,
e 23, ricapitai le accluse. Il tuo progetto d'andare in Inghilterra mi fa il
massimo dispiacere, poiché mi ritarda il momento di vederti e prolunga la
mia infelice esistenza; egli non mi riesci però inaspettato, tenendomelo già
per sicuro dietro alle intenzioni che mi hai esternato tante volte; io non
osai però accennarti questo mio timore, temendo di potere influire sulla
tua risoluzione, e non aver cosi ad incolpare me stessa; scrivimi di rag-
giungerti e mi vedi arrivare subito, e colla prestezza d'un corriere. Questa
mattina il corriere Verri venne in persona per darmi le tue nuove, e mi
portò i pacchi di guanti, i quali vanno benissimo, ed i schal, che ho con-
segnati a mia suocera, essa te ne ringrazia; non ricevetti le sedie della
Visconti. Le pezze di Nanquin sono vendute tutte qualche cosa al disopra
delle 9 lire, esse erano quasi tutte macchiate d'acqua di mare, ed anche
qualcuna un po' rosicata, ciò che impedì di venderle a maggior prezzo.
Non è peranco arrivato Allemagna; subito che sarà giunto cercheremo di
effettuare la vendita di cui mi parli. Dirò al Barchetta la tua intenzione
riguardo il capitale Litta; esso sarà impiegato per intiero, giacché non se ne
sarebbe ritenuta una porzione che per ogni tua richiesta; giacché non ti
abbisogna danaro, per noi certo non ci abbisogna. Ora ti parlerò di ma-
trimonj, la figlia Erba sposa un Bergamasco di cui non so il nome,
egli è a quanto mi fu detto un partito meschino. La figlia Busti si marita
pure con un certo FrapoUi assistente al Consiglio di Stato ^ ; egli é un
ottimo giovane, ma di piccole finanze. La mia salute é discreta, sto meglio
del miojstomaco, non vorrei che non avessero a verificarsi le mie speranze,
2
Ai 30. - La figlia Erba sposa il Conte Locatelli di Bergamo - uno dei mi-
gliori partiti di Bergamo, ecco quanto ho saputo ieri sera. Si dice che Verri agi-
sce sempre consigliato da Melzi, ed un indizio forte sono le quasi quotidiane
visite che gli fa. Pino va pure spessissimo da Melzi, cosa che fa mormorare ^. Si
dice chei Veliti saranno a momenti disciolti, come pure la guardia prefettizia:
i primi potranno a quanto si dice passare in altri reggimenti col grado di
1) Cesare Frapolli era assistente al Consiglio di stato per le sezioni dell'interno e delle
finanze.
2) Si tralasciano particolari sulla salute della contessa.
3) Circa i rapporti, sempre cordiali, malgrado le gravi divergenze degli ultimi d'aprile»
fra il Melzi ed il Verri, vedasi nei: Rendiconti del R. Istituto Lombardo, serie II, voi. XL :
G. Gallavkesi, Ricerche intorno alla rivolusione milanese del 1814.
— 167 —
sergente, o tenente, i soldati semplici, non so poi niente rapporto agli
ufficiali. Altre nuove non ve ne sono, quantunque io cerchi di rintracciare
tutto quello che si sa. La Contessa Bigli ti prega di dire a quel suo
negoziante Guastalla di provvederle qualche boette di Rapè di Parigi del
migliore, ma che non sia molto forte, e ti prega di portarglielo a Milano.
Frasconi padre ti saluta e ti ricorda quello che ti ha detto, il figlio aspetta
una tua risposta. Tutti gli amici ti salutano caramente, come pure tuo
padre, madre, e M. G e le mie sorelle. La Sirtori ti ringrazia dei guanti, i
quali vanno benissimo. Io non ti voglio ancora dare commissioni per
l'Inghilterra sperando che decampi dal progetto di fare questo viaggio;
amerei piuttosto venisti incaricato di qualche cosa o ti dessero una qualche
carica, poiché ciò ti obbligherebbe a venire subito e ti stabilirebbe per
sempre vicino a me, ciò ch'io bramo vivamente, e sopra d'ogni altra cosa.
Addio, mio caro, amami e ricordati spesso della tua povera e triste Teresina.
aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
chez M.r Rougemont de Lowemberg
Rue Bergère N. 9
Paris
LXXXVIII
Archivio Casati - Cotogno Monsese. Edita ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi li 30 maggio 1814.
Carissima moglie
Ho ricevuto solamente quest'oggi la tua lettera del 21.
Tutte le altre tue di cui mi parli le ho ricevute, ma con po-
sticipazione, e disordine sommo. A quest'ora per altro le poste
spero sieno rimesse in miglior ordine. Quando non ti servi del
mezzo della reggenza, mandale a D. Giuseppe Corti con rac-
comandazione a lui particolare, ma, prevenendolo però eh' è
affatto inutile, ed anzi dannoso, che le metta alla posta chargées.
1) Pubblicata in F. Confalonieri, Lettere, cit., p. 31.
— 168 —
Ieri mattina ad un'ora dopo mezzogiorno è morta l'Impe-
ratrice Giuseppina ^ di un tifo pestilenziale ch'era qualche cosa
di analogo con il tifo detto le charbon, di cui mori il povero
Sopransi. Il giorno 26 ebbe da lei a pranzo l'Imperatore Ales-
sandro, la sera si mise a letto un poco indisposta, il 29 morì.
Il Principe e la Regina Ortensia'', che l'hanno assistita sino
all'ultimo momento, sono entrambi partiti per S.t Loo.
Questa malattia si giudica contagiosa, ed è delle più
spaventose tra la schiera de' morbi; Iddio ci liberi ch'ella prenda
piede. Negli ospedali militari muoiono molta gente di questa
malattia, e tre medici sono ultimamente morti di quelli che li
assistevano; fra i particolari i due sopracitati sembrano sin'ora
gli unici esempj. Domani mattina avrà luogo una famosa sfida
fra Lord Catcart ministro, ed uno dei primi uomini di stato del-
l'Inghilterra, ^ e Lord Plumel colonnello degli usseri reali.
Quest'ultimo ha mandato al primo un cartello di disfida per
vendicare un grave oltraggio fatto da questi al pudore di una
sua sorella. L'oltraggio che è il massimo che si possa portare
ad una ragazza è il soggetto pubblico della disfida, la quale
sarà alla pistola, ed a tutto sangue. Tutto Parigi ne attende
l'esito con interesse.
Domattina saravvi una gran rivista di tutte le truppe de'
coalizzati che si trovano in Parigi, e ne' contorni; essa monterà
a più di 70 mille uomini, e s'estenderà tutto il lungo della strada
dei Champs Elises sino verso S.t Cloud; sarà essa fatta da tutti
i sovrani in persona. Dopo la rivista la più parte di queste
truppe sfileranno per le diverse parti d'Europa che loro son
patria. Il giorno 1 avrà luogo l'apertura del Corpo Legislativo.
Il Re ne aprirà le sedute con un discorso, del quale si attende
1) Risiedeva, come è noto, alla Malmaison. Cfr. la nota 3 a pag. 10.
2) La regina Ortensia, sorella del principe Eugenio, nata il 10 aprile 1733 dal visconte
Alessandro de Beauharnais e da Giuseppina, adottata da Napoleone 1°, sposata il 3 gennaio
1802 al fratello di questi Luigi, poi re d'Olanda 1I8O6-I8IO), divenne, per interposizione dello
czar presso Luigi XVIII, alla catastrofe dei Napoleonidi, la duci^essa di St. Leu. Andò ra-
minga e mori nel 1837, senza poter vedere il fig>io salire al trono imperiale francese col
nome di Napoleone III. Com'è noto, era a quest'epoca già da qualche anno legata al conte
di Flahaut e ne aveva già avuto un bimbo, che divenne il duca di Morny
3) Lord Cathcart (1755-l'-43), dopo aver percorsa la carriera militare, era allora amba-
sciatore inglese presso l'Imperatore Alessandro I e doveva essere uno dei plenipotenziari del
suo governo al Congresso di Vienna.
— 169 —
con impazienza il contenuto ^ La pace è firmata; si crede che
si attenda a farne la prima pubblicazione al Corpo Legislativo ^.
La Francia ha tanto fatto che ha ottenuto che le sia aggregata
una parte della Savoia; eccola nuovamente padrona dell'Italia!
Fra il giorno 2 e 3 tutti i Sovrani partiranno per le varie loro
destinazioni. Abbi cura dei miei affari; procura le mie vendite,
salutami in casa, e gli amici tutti; voglimi bene, e credimi
tutto tuo Federico,
-V : A Madame
JMadame Thérèse Gonfalonieri
Rue de* Tre Monasteri N. 1595
à Milan
LXXXIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 13.
Milano il 1 Giugno 1814.
Carissimo Federico
Oggi la nostra povera guardia cessa d'esistere^, figurati il malcontento
che deve necessariamente animare questa povera gente, la quale deve
figurarsi non aver mai esistito, e bisogna riguardino semplicemente come
un sogno le loro campagne di Spagna, Germania, Russia ecc. 1 nazionali
potranno entrare col loro grado nelle compagnie che si formeranno, ma i
poveri forestieri devono accontentarsi d'una lettera di raccomandazione
per il loro sovrano; libero a tutti domandare il loro congedo per ritornare
a casa; mi fu detto che dei Veliti non si trovarono che cinque individui
1) Su tutto questo periodo preparatorio in cui fu redatta la " charte „ ed i vari gruppi
monarchici lottarono per darle un significato più o meno reciso nel senso dell'instaura-
zione d'un governo parlamentare, cfr C.te Ferrano, Mémoires, Paris, 1897, specialmente il
cap. IX.
2) Era stato conservato infatti il Corpo legislativo quale esisteva alla caduta dell'impero
e che, sebbene emanante da un regime dispotico, aveva dato prova d'indipendenza nell'ul-
tima sua sessione. Su questo consesso, la cui educazione politica era scarsa, poiché la co-'
stituzione imperiale lo privava del diritto di libera discussione, vedansi le osservazioni del
barone Pkosper de Barante, La vie politique de Royer-Collard, t. I, Paris, 1878. (Ili ed.),
pag. 142.
3) Vedasi, circa le ragioni del provvedimento, Cusani, op. cit., vol. VII, p. 240.
— 170 —
disposti a prendere una nuova divisa. Mi fu detto ieri sera per cosa certa
che fu offerto al general Pino di prendere il titolo di Tenente Maresciallo,
grado che corrisponde a quello di Generale di Divisione; egli se ne chiamò
offeso non volle accettarlo, e se ne andò in campagna ^ A Mazzuchellì ^
offersero pure questo grado; egli l'accettò ben volentieri. Il povero Pisani
mi pare assai malcontento, figurati qual piacere sia l' immaginarsi per unica
risorsa l'entrare nel formidabile esercito del Duca di Modena, per chi ha
fatto parte della più formidabile armata che abbia mai esistito, e l' idea
consolante di morire col medesimo grado che si aveva quando si è entrati;
povera gente, mi sento vera compassione. Ho visto Brunetti, ^ egli è ben
malcontento della sua sorte, e di aver finito per sempre una carriera dalla
quale si prometteva il più bell'avvenire. Le imposte non furono ancora
diminuite d'un sol denaro, ed anzi abbiamo la graziosa prospettiva, ch'esse
abbino a continuare ancora per qualche tempo sullo stesso piede; immensa
è la sortita cagionata dalla stazione delle truppe in questo paese; il Podestà
non sa più come provvedere al loro vitto giornaliero, gli appaltatori
non vogliono continuare, stante che non essendovi denaro in cassa per
soddisfarli, non si sentono di continuare le loro somministrazioni; quel che
è duro, e che realmente non se ne capisce la ragione, si è che dal mo"
mento dell'ingresso di queste truppe esse hanno sempre avuto razione
doppia, ed essendo questa razione molto superiore al loro bisogno gior-
naliero, essi ne fanno un mercato, e noi abbiamo così il piacere di vedere
dilapidare i nostri denari.
In campagna continuano gli alloggi militari, e requisizioni di letti; temo
che alla Santa avremo altra truppa. Gagnola* ritorna dalla Valtellina per
la parte di Lecco. Oggi il Barchetta è andato alla Santa per vedere i bigatti.
Frecavalli è di ritorno da Genova, cercherò d'esigere la somma ch'egli ti
deve. Nessuna nuova per la vendita dei cavalli, e legni ; ho saputo che
Alemagna, unitamente a Salyer ha comperato più di 30 cavalli, e che li
hanno già venduti; ora capisco perchè non si sia trovato di vendere i tuoi.
Il prezzo dei cavalli è bassissimo atteso il gran numero che hanno con-
dotto i Tedeschi, si prendono dei bei cavalli per 40 luigi, il cavaliere Cicogna
ne ha comperato uno bello per questo prezzo. Il curato Villa si trova in
casa di Tiberio per farvi l'operazione della cataratta. Io non vidi mai
1) Varie e sontuose erano le ville del generale Pino e di sua moglie donna Vittoria Pe-
iuso, vedova del marchese Bartolomeo Calderara. La più celebre è la villa al Garrovo, a
nord di Cernobbio, sul lago di Como, dal Pino poi venduta alla principessa di Galles, che
le impose il nome, sempre rimastole, di Villa d' Este.
2) Nell'esercito italiano aveva grado di general di brigata. Cfr. la nota 1 a pag. 143.
31 II cav. Vincenzo Brunetti era consigliere di stato e direttore generale del Censo. Po-
trebbe anche trattarsi di Lazzaro Brunetti, assistente al consiglio di stato in servizio straor-
dinario e segretario presso la legazione italiana alla R Corte ài Napoli, tanto più che daj
Protocolli della Reggenza risulta (verbale del 24 maggio) che gli furono liquidati com-
pensi " a tacitazione „ e come se cessasse di essere pubblico funzionario.
4) Forse l'architetto marchese Cagnol.i. Cfr. La nota Tap. 22.
171
l'Annoni ; sono stata tre volte da lei, e lei due da me, ma però in ora da
non trovarmi e credo ciò combinato con Carlino Calderara; so che essa
ha detto che non veniva da me, perchè non credesse il mondo, ch'essa
cercasse qualche cosa, essendo determinatissima di non prendere la più
piccola parte per la Corte che verrà, e s' informò s' io pure ero scatenata
contro i Principi; povera testa, essa mi fa compassione; innumerevoli sono
le liti ch'essa ha fatte colla madre, e fratelli. Carlino Calderara si porta
veramente malissimo con me, lo vedo assai di rado, e quando pure viene
egli è di mal' umore, insomma egli è tutto per l'Annoni, non trova il tempo
che per andare da lei, non s'interessa di niente, ed in ispecie delle cose
del giorno, non mi disse mai una sol parola in tua lode, mentre molte altre
persone, leggendo le tue lettere, me ne fecero molte, insomma egli è per
me un essere impossibile; egli sente infinitamente la perdita vicina del
suo soldo come uno dei maggiori pagnotanti ', cerca sempre mettere nel-
l'aspetto più nero le cose ecc. Pasini mi è molto utile, egli non è ancora
ritornato in grazia dell'Annoni. Oggi v'è un gran pranzo da Caprara, al
quale sono invitati molti generali Tedeschi, ho visto l'invito di Alemagna, egli
è concepito « il Gran Scudiere allo Scudiere Alemagna », buffonate, se non è
autorizzato a darsi questo titolo, e cosa da far rabbia se veramente con-
tinua nella sua vera carica. Egli per mezzo della Botta ^ (antica fiamma
di Bellegarde, la quale si rianima di nuovo) si è messo nelle buone grazie
del Maresciallo e di tutti questi signori.
Tutti gli amici ti salutano caramente come pure la M. G., tuo padre
e tua madre, e la Contessa Bigli. Addio, mio tesoro, amami come ti amo,
che ne sarò contenta, e conservati fedele alla tua povera e triste Teresina.
La tua
aff.ma Moglie
T. C. C.
1) Epitetivo dispregiativo col quale si designavano dai milanesi gli impiegati napoleo-
nici, ritenuti troppo numerosi, ed accusati, anche perchè in forte proporzione non lombardi,
di vivere alle spalle delle ricche popo'azioni transpadane ormai cedenti sotto il peso delle,
gravosissime imposte.
2) La marchesa Clementina Botta, nata Arconati, morta ottantenne nel 1827.
— 172 —
XC
Archivio Casati - Milano. Edita ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 3 giugno 1814.
Carissima moglie
Fui alcuni giorni senza tue lettere, forse la tua andata
a Valmadrera ne fu la cagione. I due Imperatori hanno abban-
donato ieri Parigi, l'uno facendo vela per l'Inghilterra, l'altro
per Vienna '^. Noi stiamo aspettando ogni giorno la nostra disso-
luzione, non avendo più nulla a che fare in questo paese; tosto
che i nostri Signori ce ne manderanno l'ordine già da noi
sollecitato, la più parte della deputazione rimpatrierà tostamente.
La pace fu firmata già tre giorni sono ^, e ne furon pubblicate
le condizioni jeri. Dalle linee di demarcazione potrete rilevare
che la Francia ha avuto ancor bel giuoco *, Tutto il rimanente
del pasticcio europeo si manipolerà tra due mesi a Vienna.
Ieri ebbe luogo V enterrement dell'Imperatrice Giuseppina;
vi volle tutto lo sforzo dei suoi diplomatici per trattenere l'Im-
peratore Alessandro dall'intervenirvi^. Il principe Eugenio, e la
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 33.
2) L'imperatore Francesco d'Austria aveva declinato l'invito del principe reggente d'In-
ghilterra, dicendosi costretto a rientrare nei suoi stati. Egli incaricò il Metternich di far le
le sue scuse, ed infatti il ministro rappresentò il sovrano nei solenni ricevimenti di Londra,
che lasciò alla metà di luglio, ciò che rende molto problematica l'asserzione del marchese
Tassoni sopra riferita (nota 1 pag. 101), di una corsa del Metternich verso il Sud, nel maggio 1814.
Cfr. P.CE DE Metternich, Mémoires, cit., t- I, p. 201.
3) La pace porta infatti la data del 30 maggio. Di quindici milioni d'abitanti ch'erano
stati aggregati alla Francia al momento dell'apogeo dell'impero napoleonico, 450 mila le
eran conservati all'infuori dei limiti della monarchia ereditaria dei Borboni. Vedansi su que-
sti patti le osservazioni del Chancelier Pasquier, op. cit., p I, t. II, p.p. 434-436.
4) Questo giudizio del Gonfalonieri coincide coU'opinione generalmente diffusa allora in
tutta Europa, eccettuata la Francia che, sebbene vinta, si riteneva ingiustamente colpita
colla perdita de' suoi cosidetti " limiti naturali „. Gosi almeno pensava la maggior parte
dei suoi abitanti, avvezzi a pretendere all'egemonia su tutto il continente. Cfr. su queste
impressioni opposte, C. A. Fyffe, A history of modem Europe, London, 1900, p.p. 361-63.
5) I particolari dei sontuosi funerali, predisposti dai figli in modo da non urtare le su-
scettibilità dei Borboni appena reduci, sono narrati, con molta .precisione, ma con un piz-
zico di malizia, da F. Masson, Joséphine répudiée, cit., p.p. 361-69. Il Masson scrive che la
guardia imperiale russa scortò il feretro in alta tenuta e che il generale Sacken rappre-
sentò lo czar, ma non accenna ai propositi dello czar di intervenire personalmente.
173
ex Regina d' Olanda ' sono alquanto ammalati. L'asse lasciato dalla
lor madre ammonta a 18 milioni ; non so in qual proporzione
siano lasciati eredi; non le si è trovato di debito che un milione
seicento mille lire ^ Il principe Eugenio con ciò che ha e con
quello che gli sarà dato andrà ad essere uno dei più ricchi
proprietarj, mais malheureusement il y a apparence quHl ne sera
plus question ni des deux battents * ;// de principautés.
Mi occupo di far eseguire in porcellana il tuo ritratto. Per
la scatola di Camillo vuol essere cosa assai difficile il servirlo.
Fa i miei complimenti a tutti di casa, e mille saluti agli amici.
Dì a Cicogna eh' è una vergogna che non m'abbia scritto dai
beato ozio di Milano, che m'aspettavo veramente di .vederlo
raggiungerci da un momento all'altro, che il non aver ciò fatto
mi è un terribile indizio che è diventato vecchio, ma già due
anni di più nella nostra età fanno una gran differenza. Ti ab-
braccio caramente e sono
Federico.
P. S, - Mettere l'inclusa lettera con ogni diligenza alla
posta per Firenze.
Il La regina Ortensia, ormai duchessa di S. Leu, rimasta, sovrattutto perla mano pro-
tettrice stesale dallo czar, al riparo della reazione antinapoleonica, si preoccupava di evi-
tare il risorgere d'ogni minaccia. Vìveva in un piccolo gruppo di fidi, da convalescente:
nell'estate andò a curarsi a Plombières, col Flahaut. Cfr. B.on de Maricourt, Madame de
Souza et sa famille, Paris, 1907, p.p. 304-305.
2) Queste valutazioni, eco dalle voci che dovevano correre per Parigi, sono assai esa-
gerate, improntate cioè ad eccessivo ottimismo. La successione dell'imperatrice produsse,
al termine delle liquidazioni, due milioni per i figli del P.pe Eugenio e due per la regina
Ortensia. Cfr. .Masson, op- cit., p. 394.
3) Questa frase sembra voler alludere alle prerogative sovrane, di cui rimaneva privo il
Beauharnais, e per le quali si spalancavano i due battenti delle porte per lasciar più ampio
l'adito al re.
— 174 —
XCl
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 14.
Milano il 4 Giugno 1814.
Mio caro Federico
Ricevetti ieri mattina la tua lettera del 28, essa mi ha fatto grandissimo
piacere essendo ch'eran già decorsi otto giorni senza ricevere tue nuove.
Ti sono veramente grata degli interessanti dettagli che mi vi dai, certo
che mi fa il massimo piacere d'essere tenuta al giorno di cose che tanto
debbono influire sulla nostra futura esistenza; i nostri comuni amici Fa-
gnani, Trecchi, Breme, Felber, Rasini e Padulli sono ammessi alla comu-
nicazione delle tue lettere, e sentono tutta l'importanza della cosa.
Comunicai pure le nuove a tuo padre, madre e M. G., i quali le bevono con
vera ansietà, comunicai pure alla zia Biglj la morte di Sopransi; quanto
alle nuove politiche non le faccio mai una vera comunicazione, non essendo
persona, per quanto mi pare, a cui si possano comunicare impunemente,
stante la sua difficoltà a capirle. Ho ricevuto i due abiti, il mio, e quello
della Ghita; essi sono veramente belli, d'ottimo gusto, e te ne ringrazio
infinitamente, certo che non si può essere più abili di te per le commissioni.
Ricevetti pure le sedie della Visconti; esse sono veramente belle, sono
incontrate molto alla bella Dea, e te ne fa i'suoi ringraziamenti, lo pre-
parai così con qualche parola i tuoi parenti per la tua gita in Inghilterra,
è già da molto tempo che se la tengono per sicura, non diedi però la
nuova formale, per la ragione che tu non ne hai parlato nella tua lettera
a tuo padre; per carità, ti prego che essa sia breve. Se hai tempo di
pensarvi, e che la mia commissione non abbia a farti prolungare d' un'ora
la tua dimora in Inghilterra, ti pregherei di provvedermi una Chatouille di
viaggio, che non sia molto voluminosa, e che contenga il calamajo, spol-
verino, sito ampio per mettere la carta da scrivere, due scatole chiuse per
pomata, o zuccaro, una posata completa, un cucchiajo più piccolo, bicchiere,
forbici, temperino, canna d'apis, almeno un paio di flacons, pettini per
pettinare i capelli, come si usano nelle tavolette, un piccolo cuscino per le
spille, ecc.; tutta la piazza che rimarrà desidererei non ci fossero molte
divisioni, essendo più comodo per farvi stare più roba.
La Sartirana * la quale è andata a Torino per respirare l'aria nativa e piena
di speranza ch'essa le dovesse giovare, ora suo marito scrive che sta ma-
il La moglie del conte Filippo di Sartirana, l'amico del Foscolo, annegato poi tragicamente.
— 175 —
lissimo, e che va a mancare quanto prima. L'Ammiraglio Litta ' scrisse la
morte seguita il mese d'Agosto dell'anno scorso del povero Carlino Guer-
rieri; Camillo ne è molto afflitto. Alla metà d'Agosto saranno aboliti i
giuochi, e Ricci rimane per conseguenza sciolto dall' impresa. Somaglia fa
gran briga per averla, e non sarà permessa che la bassetta e solo in tempo
dello spettacolo.
Abbiamo in casa un ufficiale con moglie, i quali però mangiano da sé
e non ci danno fastidio. Alla Santa sono andati l'altro giorno in casa tua
d'alloggio quattro ufficiali, non so ancora come si siano condotti. Con
dispiacere bisogna che ti dica che fin'ora non si è potuto effettuare nessuna
vendita, non si trova gente che voglia comperare, e sopratutto che voglia
pagare il prezzo che meritano tutti gli oggetti in vendita 2
Il giorno due di questo mese ^ fu per me ben triste, esso mi rammentò la
giornata la più fatale che m'abbia mai avuto in vita mia. Mia madre mi è
stata molto utile, in tal giorno; vorrei imparare da lei, ma non ci riesco.
Milano non fornisce niente di nuovo, in questi ultimi giorni; le truppe
principiano a sfilare per la Germania, ma un po' lentamente. Caprara,
come ti scrissi, diede un pranzo per Bellegarde, Klenau, * Somariva, e
Rossetti; tutti questi signori uno dopo l'altro si sono scusati, il povero
Caprara fu un po' mortificato, ho sentito questa mattina che ora finisce di
percepire il suo soldo, che cerca subaffittare il suo appartamento, e che ne
cerca uno piccolo per lui.^ La M. G., tua madre, zia Bigli, mie sorelle,
Durini e tutti gli amici ti salutano e m'incaricano di dirti mille cose in
loro nome.
È venuto a Milano Tinti (?) spero per fermarsi qualche tempo; egli
ti saluta caramente. Addio, mio caro, ed amatissimo Federico, e ti prego
credere all'amore sincero che sente per te la tua
aff.ma Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Morands Hôtel
Duke Street
Manchester Square ''
1) Intorno al bali Giulio Litta Visconti Arese, ammiraglio al servizio russo, marito del-
l'erede di Potemkine, vedasi il libro, già citato, del Senatore conte Giuseppe Greppi, Un
gentiluomo milanese guerriero-diplomatico, Milano 1896.
2) Nel passo omesso la contessa Teresa da al marito indicazioni particolareggiate intorno
alle condizioni fisiche che le fanno temere svanita la speranza d'aver un altro figliolo.
3) Ricorreva il primo anniversario della morte del piccolo Cecchino.
4) Il conte Klenau era un generale austriaco di cavalleria. Nel 1814 aveva grado di
FeldmarschaU-leutnant e, tosto dopo la seconda convenzione col Principe Eugenio, il Belle-
garde lo aveva posto a capo del corpo d'esercito comprendente le divisioni Fenner, Marziani e
Radivojevic. 11 28 aprile il medesimo Klenau aveva il comando delle 4 divisioni che entra-
vano inPiemonte (Cfr. Weil, Le prince Eugene et Murai cit, T. IV p.p. 575, 581, 534-851.
5) Il Caprara rientrò poi nella nativa Bo logna, ove non fu lasciato tranquillo, essendo
stato segnalato al'Austria come cospiratore. (Cfr. Weil, Joachim Murât, cit., t. I, p p. 357-59
6) Indirizzo rifatto a Parigi.
— 176 —
XCII
Archivio Casati - Cotogno Monzese. Edita. ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 6 Giugno 1814.
Carissima Moglie
Partendo Marescalchi ^ per la sua destinazione di Parma,^
ed avendomi esso richiesto di qualche lettera perchè possa far
per questo mezzo la tua conoscenza presentandola in persona *,
lo munisco di questa ad formant m,entre son persuaso che ti
giungerà più tardi delle altre ^. Egli è un eccellente galantuomo,
ed abbiamo da lui ricevute mille gentilezze ^ ricevilo quindi
bene, e senza cerimonie. Sotto la data d'oggi ti scrivo un'altra
lettera la quale ti giungerà piìi presto, e porterà quelle poche
nuove che abbiamo alla giornata. Ti abbraccio e sono di cuore
Il tuo aff.mo
Federico.
1) Pubblicala in F. Gonfalonieri, Lettere cit. pag. 34.
2) Cfr., sullo stato d'animo antinapoleonico del Marescalchi a quest'epoca, ciò che spiegala
concordia coi deputati milanesi, quanto ne scrive il Weil, Joachim Murât roi de Naples •
cit., T. II p. 28, ove però il Weil esagera dicendo il Marescalchi " désormais tout dévoué
à l'Autriche „ perchè lo scorge inquieto, nell'autunno 1814, degli emissari! che vanno e ven-
gono dall'Elba.
3) Il Marescalchi, commissario delle Alte potenze nei ducati di Parma, Piacenza e Gua-
stalla, prese possesso della carica, in Parma, il 27 giugno 1814, ed il 30 emanò un proclama
a quelle popolazioni.
4) Relazioni personali, sia pure superficiali e mondane, dovevano esser già esistite tra
la contessa Gonfalonieri ed il Marescalchi all'epoca delle feste per le nozze imperiali. Gfr. piii
indietro la lettera XVI.
5| Arrivò il 19 od il 20 giugno, giacché fra le ultime carte del Ministero degli affari
esteri del regno d'Italia, conservate nell'archivio di stato di Milano (Ministero degli affari esteri,
II divisione - Gorrispondenza coll'impero francese, 1814, N. 568), si trova, in minuta, la se-
guente letterina :
20 juin 1814. ,
"Le comte Marescalchi aussitôt son arrivée à Milan s'empresse d'offrir les expression
de sa haute considération à S. E. Mons. le Feld Maréchal Commissaire plénipotentiaire, et le
prie de vouloir bien lui marquer à quelle heure il pourra avoir l'honneur de le voir demain „.
Ancien Hôtel des relations extérieures
Borgonuovo.
6) Intorno all'aiuto veramente efficace prestato dal Marescalchi alla deputazione, cfr.
E. Verga, art. cit-, p. 318.
— 177 —
xeni
Archivio Casati - Cologìio Monzese. Edita. ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Parigi li 7 Giugno 1814.
Carissima moglie
Tutto è rientrato in questa gran capitale nel riposo, e nella
tranquillità, quella però compatibile con Parigi, che non è tale
a dir vero che pel confronto coll'estremo tumulto di questi
tempi passati. Tutti gli- Imperatori, Re, Principi, e quasi tutte
le truppe straniere sono partite. Il Re ha aperto l'altr'jeri la
gran seduta del corpo legislativo con molta dignità^, e loro ha
affibiato la costituzione in forma di comunicazione non di con-
sulta^, quindi bon gre mal gre se la inghiottiranno. Vi è ancora
per altro molto malcontento, dei movimenti sediziosi serpono
clandestinamente in qua e in là^: il giorno medesimo dell'a-
pertura circolava nell'aula del Corpo legislativo un appello in
istampa contro l'accettazione della costituzione"; ma, se il Re
mostrerà fermezza, nulla questo popolo imberbe saprà intra-
prendere di positivo. I giornali t'avranno instruite sopra i
1) Pubblicato in F. Gonfalonieri, Lettere cit. p. 34.
2| Il 4 giugno, nel pomeriggio, Luigi XVIII indirizzò, nel palazzo Borbone, sede del corpo
legislativo, ai membri di questo ed ai senatori destinati a far parte della nuova camera dei
pari, un discorso che fu generalmente giudicato dignitoso ed opportuno, secondo pare anche
al Gonfalonieri. Gfr. Duvergier de Hauranne, Histoire du gouvernement parlamentaire en
France, t. II, Paris, 1857, p.p. 171 e seg. Del resto fino Hyppolite Garnot, Mémoires sur
Lazare Camot, t. II, Paris, 1907, p. 365, non è trattenuto dalla sua avversione ai Borboni
nel riconoscere che Luigi XVIII " maniait le langage officiel avec dignité et fermeté „.
3| Gontrariamente alla pretesa del senato, che, in compenso dell'opera sua nel dare il
colpo di grazia al regime napoleonico, aveva voluto imporre una costituzione al sovrano,
questi la largi come atto spontaneo. Tale significato fu chiarito dal preambolo della " Charte „.
Gfr. Ernest Daudet, Histoire de la Restauration, Paris, 1882, p. 34; De Barante, La vie
politique de Royer-Collard, cit., t I, p 137.
4) Le resistenze più o meno aperte alla restaurazione sono registrate con ampiezza, e con
evidente compiacenza, da Henky Houssaye - 1814 - cit., pp. 636 a 615.
5) Vi fu veramente qualche pericolo che il malcontento di taluni, per l'aver tolto alla co-
stituzione ogni carattere di patto bilaterale, si manifestasse apertamente, e solo a fatica si
potè indurre il Durbach, rappresentante il dipartimento della Mosella e monarchico della vi-
gilia, a non farne oggetto di una solenne protesta. Gfr. Duvergier de Hauranne, cit., t. II,
p.p. 184-85. Pure la stampa inglese \Edimburgh Review) giudicò poco corretta una mutazione
cosi essenziale delle condizioni colle quali il senato aveva chiamato il re che aveva ri-
sposto all'appello.
12
178-
fondamenti di questa costituzione^ e sopra la formazione dell'alta
camera de' pari in sostituzione del Senato. Con questa abile
manovra tutti i senatori non nominati Pari rimangono nel loro
primitivo nulla, ascendono questi a circa 18 e sono quelli più
contaminati da macchie '. Ma abbastanza delle cose politiche per
ora, veniamo a noi.
Ecco le nostre funzioni finite ; col giorno di domani ci
dichiariamo disciolti. Il desiderio di presto rimpatriare, e quello
principalmente di riabbracciarti fa che non perderò un momento
di tempo per ispedire la mia gita d'Inghilterra, la quale tu pure
son persuaso che sanamente giudicando troverai ragionevole, e
dalle circostanze imperiosamente voluta. La mia partenza sarà
quindi probabilmente il giorno 10. Vengonvi pure Somaglia e
Litta, mi combinerò facilmente con uno di questi due. Prometto
alla M. G., nella lettera che le scrivo, che per S.t Anna
sarò a festeggiare il suo nome. Tu frattanto tienti sollevata di
spirito, va in campagna se ti aggrada, fa in somma quel meglio
che credi pel tuo fisico e morale. Se non è ancor venduta la
tua cavalla, puoi profittarne per andare a cavallo con Pierino
Sayler. Procura la vendita degli oggetti di cui ti ho incaricato;
procura che il Barchetta faccia delle frequenti gite in campagna
ad organizzare le cose della Santa, e di Valmadrera. Denari
per ora non ne ho bisogno, mentre me ne son già fatto fornire
costà, ed essi mi basteranno, ed ho tempo sino al ritorno mio
a renderli. Di' alla Durini che la sua commissione per il marito
sarà eseguita e se mi sarà possibile gliela trasmetterò con uno
dei reduci. Salutami tutti e tutte, dirigimi d'ora innanzi le
lettere a Londra. Per maggior sicurezza le potrai mandare alla
1) I principii fondamentali di questa costituzione, contenuti nella dichiarazione reale di
S.t Ouen, furono svolti col lavoro di una commissione, intorno alla quale si vedano se-
gnatamente Comte Ferrano, Mémoires, cit., eh. XIX.
2) Furono esclusi, oltre i senatori che perdevano, col trattato del 30 maggio, la nazio-
nalità francese, i membri della convenzione che avevan votato la morte di Luigi XVI (regi-
cidi) e qualche statista di opinioni avanzate, come Garat, Lambrechts, Roederer. L'ostracismo
ai regicidi, che ora sembra naturale, sorprese i colpiti ed una larga parte dell'opinione pub-
blica francese, giacché, non solo le colpe della rivoluzione eran ritenute avvolte in una sorta
di prescrizione, ma v'eran pur stati dei negoziati fra i capi dei monarchici parigini ed i se-
natori " votants „, precedenti all'atto di decadenza di Napoleone. Cfr. [Madame Cavaignac]
Mémoires d'une inconnue, Paris. 1894, p.p. 363-64 e G. Welvert, Lendemains révolution-
naires, Paris, p.p. XVII e seg.
— 179 —
casa Ciani \ che le metterà sotto coperta del suo corrispondente.
Non privarmi delle lettere degli amici, né diminuisci il nu-
mero delle tue, ma procura di metterle sotto al minor volume
per vista economica. Mi ragguaglierai come fu ricevuta in casa
questa mia gita. Ti scriverò ancora da Parijii. Ti abbraccio
frattanto caramente, e sono il tuo
Aff.mo Federico.
XCIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 15.
Milano rs Giugno 1814.
Carissimo Federico,
La morte inaspettata della povera Imperatrice Giuseppina mi ha som-
mamente funestata, povera donna ! ora che poteva fare una vita tranquilla,
e godere pacificamente quanto le avevano lasciato, ciò che non era poca
cosa, dover morire e in un'età certamente fresca; ti assicuro che mi sento
una vera compassione della sua sorte. Le disgrazie non devono mai a Milano
limitarsi a un sol individuo; si dice dunque che anche il Principe Eugenio
è molto ammalato e che la Regina Ortensia sta malissimo, e che sono morti
una quantità di domestici; vorrebbero provare con ciò non essere semplice
la causa della malattia degli uni, e della morte della prima. Settala si caccia
da tutti questi signori per intrigare, ed ottenere che le cose siano rimesse
tutte come lo erano nel 96, si maneggiò moltissimo perchè fossero con-
siderati gli antichi Ciambellani, ed infatti essi sono stati invitati tutti,
per ordine di Bellegarde, di andare a formare parte del corteggio della
processione del Corpus Domini. Il maresciallo ci anderà parimenti con
tutto lo stato maggiore, sono pure invitati i Consiglieri intimi di Stato. Tuo
padre ha avuto l'invito, ed anderà alla processione in abito di spada, e
colla chiave di ciambellano; non puoi credere quanto questi signori siano
fieri di ricomparire sulla scena. Settala in ispecie vende protezione; le
persone fanatiche trovano tutto bene, ma quelle che vedono le cose
spassionatamente non sanno capire con che diritto il sig. Bellegarde ri-
conosca questi signori Ciambellani senza che vi sia un decreto dell' Im-
1) Carlo Ciani aveva banca a Milano, nella contrada dei Meravigli.
— 180 —
peratore che li richiami. Una cosa poi che fa i pugni si è che mi vien
detto che noi dell'ultima Corte riscuoteremo il soldo anche del mese di
maggio, senza dichiarazione ch'egli sia l'ultimo; ho incaricato persona perchè
verifichi la cosa e perchè riscuota se v'ha luogo, trovando cosa inutile il
regalarglieli. Indicibili sono le incoerenze che si vedono succedere; si
fece il decreto per l'espulsione dei forestieri, cosa tanto desiderata e
necessaria. Lo crederesti? Tutti i giorni si concedono naturalizzazioni, e a
degli individui della feccia di birbanti; continuano negli impieghi, ed il
Capo Sezione del Ministero della Guerra è un forestiere', ed è trovato
una persona necessaria, e deve per conseguenza continuare nel suo impiego.
Calderara è membro di una commissione, per esaminare i prestiti delle
Comuni, non se ne aspetta un buon esito. Nessuna nuova della Principessa;
io non ebbi risposta dalla Sandizell e nessuno ne ha ricevuto. Il Principe
Borghese - si trova qui da qualche tempo con sua cugina la Duchessa
Lante ^ egli si ferma qui fino a tanto che siano organizzati gli affari di
Roma. I nostri militari non sono ancora intieramente tranquilli; [a] tutti i
soldati semplici della Guardia, i quali, vedendosi messi al soldo della linea,
hanno domandato il loro congedo, non c'è stato peranco concesso.
A quest'ora tu sarai partito! io ti seguo col cuore e coli' immagina-
zione, come ti seguo dappertutto; ella è pur triste cosa il doversi contentare
di questo, io che vorrei seguirti sempre, e che non avendo altri legami, lo
potrei fare più d'ogni altra; ti assicuro mi costa infinitamente il vedermi
così spesso divisa da te, ed il trovarmi nell'isolamento totale nel quale tu
sai che io sono; ritorna il piìi presto possibile ed in buona salute, cerca
di conservarla perfetta e di non fare una vita troppo strapazzata; non mi
hai mai parlato del tuo occhio, dimmi, te ne scongiuro, qualche cosa sopra
• di questo rapporto, ti assicuro, che l'ignoranza nella quale mi lasci dello
stato di tua salute mi fa essere doppiamente triste. Frecavalli ti saluta, egli
ha pagato una somma, ma non credo che sia saldato con ciò il tuo credito ;
ma, siccome tu non mi hai indicato precisamente la somma di cui andava
debitore, io non posso dire niente. Il Barchetta ti saluta e ti dice che
circa al livello Casnati la Comune che ne è in possesso non vuole rila-
sciare nessuna carta, e dicendo che il Vice-Re non aveva diritto di disporre
1) Allude forse al capo di divisione della segreteria generale di quel ministero, Tomaso
Dumorey, direttore de' viveri.
2) Il principe Camillo Borghese, dopo aver concluso il 27 aprile col generale Vittorio
de la Tour e col colonnello Neumann una convenzione per l'evacua/:ione delle provincie alle
quali era preposto, aveva ceduto il comando al generale Clemente de la Roncière ed aveva
chiesto, ed ottenuto da Bellegarde, il passaporto per Roma. Cfr. Weil, Le prince Eugene et Mu-
rât, cit., t. IV p.p. 576-77 e t. V p. 162.
3) La duchessa Lante s'era mostrata, durante l'occupazione imperiale, fra le più arren-
devoli delle dame romane ed aveva osato, con pochissime, accettare un invito ad un balio
che Marziale Daru, intendente della Corona, aveva avuto il cattivo gusto di dare nei giardini
del Quirinale, il 6 luglio ISll, anniversario del ratto di Pio VII. Cfr. Madelin, La Rome de
Napoléon, cit., p. 427.
— 181 —
dei suoi fondi, il medesimo ha però trassentito che non si perderà niente.
Tutti gli amici e parenti ti salutano. Addio, mio tesoro, vogliami bene
e credimi veramente di cuore
aff.ma Moglie
T. C. C.
Calderara, sempre nunzio di tristi cose, mi dice esservi a Parigi un'e-
pidemia ; per carità, fuggi, io non posso rimanere tranquilla sino a tanto
che ti sappia fuori, dammi le tue nuove il più spesso possibile; ci mancava
anche questa nuova per rendere ancora più triste la tua Teresina.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
chez M.r de Rougemont de Lowemberg
Rue Bergère N. 9
Paris
xcv
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLl N. 9. Inedita.
Il Conte Carlo Luigi Basini a Federico Gonfalonieri
Milano 8 giugno [1814].
Amico Carissimo
Due volte ti avevo scritto dandoti distinto ragguaglio di quanto suc-
cedeva tra noi. Forse dunque una delle mie lettere non ti è giunta, e sarà
probabilmente la prima. Non avendo poi mai ricevuto tue righe, e sapendo
inoltre che tutto il mondo ti scriveva, ho supposto che dovessi essere
affacendatissimo, e quindi ho sospeso la mia posta per non moltiplicarti
le lettere, ripetendo forse quello, che pure gli altri ti avrebbero scritto.
Quanto alle mie nove, ed a' miei saluti, tua moglie ne era sempre incom-
benzata. Avrai rilevato nelle mie lettere quanto io ero malcontento
della nostra Reggenza, e tutto il mondo ne è lo stesso anche attualmente; e
tutto il mondo grida [chiedendosi] come mai, non essendosi potuto ottenere
il bel piano, che si era formato a tavolino, ma che, come da noi si suol
dire, era fatto senza l' oste, vedendo definitivamente stabilita la sorte
del nostro paese, e non essendovi più altro rimedio, i nostri Signori
Reggenti (mi voglio intendere quelli che hanno l'influenza, e ne sono
despoti, come Verri e Pino) non abbiano preso il loro partito procurando
— 182 —
di fare il maggior bene al paese possibile, dando dimostrazioni, e rap-
presentando quello che a noi maggiormente si conveniva. Col loro contegno
invece non hanno contribuito che a far prendere sinistre idee sul nostro
paese ai signori austriaci, i quali si lagnano apertamente di non esser ben
visti in paese, ed il contegno inquieto della truppa italiana istigata dagli
ufficiali li conferma maggiormente in tale opinione, e son persuasi che
sia necessario che rimanga continuamente fra di noi un grosso corpo di
armata per contribuire alla pubblica tranquillità; ed ecco quindi il motivo
per cui siamo tutt'all' intorno circondati da tanta truppa. Sino alla prima
udienza avuta dalla nostra deputazione presso l'Imperatore d'Austria, il
bel piano poteva fare illusione; ma dopo questa ed il contegno degli altri
sovrani e ministri diventava una vera chimera, giacché in qualunque forma
sia noi dovevamo esser sudditi dell'Austria. Era ben meglio dunque,
qualunque fossero state le opinioni da prima, farsene d'una necessità
virtù, e far credere con dimostrazioni, e coi fatti, al nostro sovrano la
nostra soddisfazione per divenire suoi sudditi e quindi, rammentandogli la
nostra condizione prima del 96, cercare d'ottenere da lui un sistema, che
a quell'epoca felice, il piìi che fosse possibile, si avvicinasse. Così la pen-
sano tutti i buoni cittadini, che non hanno la testa riscaldata da idee belle
in teoria, ma, per la nostra situazione di cose, impossibili a risolversi in
pratica, tanto più che, nel mentre desideriamo di formare una Nazione,
siamo l'uno dell'altro nemici ed invidiosi; come noi dei bolognesi, i
veneziani di noi\ i reggiani ed i modenesi egualmente, e così via discorrendo.
La Signora Reggenza anche dopo decisa la nostra sorte non voleva darsene
per intesa, e tutte le sue mire era[no] di conservare il piede del passato
governo. Bellegarde, ora che ne ha preso la presidenza, vi ha messo in parte
rimedio, ma non ha abbastanza energia per sventare tutte le cabale della
canaglia forestiera e di chi la protegge. Egli ha date delle disposizioni
forti per i forastieri 2; ma hanno saputo metterci delle clausole che ne
salva[no] una quantità, e si vogliono ammettere al beneficio della cittadi-
nanza nostra degli individui rifiuto del loro paese, e che non hanno altro
merito che quello d'esser stati qui 10 anni a mangiare alle nostre spalle,
facendoci sempre il maggior male possibile; si vogliono accordare grati-
ficazioni, pensioni a quelli che sono costretti ad andarsene, e non si è
pensato a domandare almeno di far concorrere in simili spese quei paesi
per l'amministrazione anche de' quali vi era un esercito di impiegati d'ogni
arma nella capitale. Se volessi continuare collo stesso stile non finirei mai
più. I veri e reali interessi del paese sono stati fino ad ora trascurati. E
sono pure i nostri stessi concittadini che sono alla testa degli affari ! Le
mezze misure in un cambiamento generale di cose non servono che a
1") Sulla rivalità fra veneziani e milanesi ha un capitolo, arricchito con citazioni di
poesie popolari, il De Castro, op. cit., p. 311 e seg.
2) Infatti fu decretato che, col primo giugno, fossero dimessi gli impiegati originarli di
paesi non dipendenti dalla casa d'Austria. Cfr. Lemmi, La rcstaurasione, cit., p. 301.
— 183 —
render tutto il mondo malcontento; bisognava distrugger tutto per poter
fabbricare solidamente; e non cercare di sostenere invece quanto con un
novo ordine di cose non po' assolutamente sussistere: e chi poteva meglio
farlo che gente del paese, che deve esser al fatto di quanto è stato sino
ad ora la nostra rovina? Ma lasciamo là politica, giacché le cose per il
mio gridare non si cambiano, e veniamo al nostro particolare. Se tu credi
di avermi eccitata l'invidia colla tua lettera del 28, ti sei bene ingannato;
ma come, mi dirai, tu non ti saresti trovato con piacere a Parigi in
quest'epoca? non ti nascerebbe la voglia di varcare lo stretto in questa
circostanza? sei un automa? cose cosi straordinarie non ti scuotono?
Sarò un automa, non di sentimento, ma di fatti. Pensi tu che se non ci
fosse stata quella picciolissima difficoltà del quantum interest avrei aspettato
le tue descrizioni per farmene nascere la voglia? Tutta l'importanza della
cosa era ben penetrata nella mia testa sino nella sua origine, ed io for-
nito di mezzi ti avrei anzi da lungo tempo preceduto; ma sai cosa diceva
la volpe quando non poteva saziarsi dell'uva che scorgeva. Tu sai come
vanno ordinariamente le cose di questo mondo : chi desidera non può fare,
e chi può fare non desidera, onde io non posso a meno che guardare con
meraviglia tanti nostri paneroni' che lasciano che il giorno si succeda alla
notte e la notte [si succeda] al giorno, una stagione dopo l'altra, senza che
sappiano staccarsi dal campanile del Duomo, per condurre una vita meno
monotona ed assai più interessante, come è quella di vedere negli altri
paesi quanto non si scorgerà mai nel proprio, determinazione di cui ne
resta aggradevole la rimembranza anche nella vecchiaia, quando anche
con i mezzi è solamente compatibile se manca la volontà. Ma se non posso
fare dei passi di gigante non trascuro però quelli della formica, se l'oc-
casione mi si presenta opportuna. Ho fatto io pure i miei viaggi e dal
piacere che ne provo nei piccioli mi è facile l'argomentare quanto godrei
nei grandi. La gran flotta inglese arrivata a Genova dopo la capitolazione
mi ha fatto nascere il desiderio di vederla, non che quel paese interamente
per me nuovo. Moltissimi milanesi eransi digià colà recati per lo stesso
oggetto; si formavano ogni momento delle compagnie, ed io pure feci parte
d'una, e mi portai colà il 20 dello scorso mese. La situazione felice di
quella città non può a meno che interessare chi la vede per la prima
volta, ma il colpo d'occhio del porto ripieno di una quantità di navi che
avevano sbarcati più di 15 mille uomini con cavalleria, ed artiglieria, scortate
da una flotta di circa 15 navi da guerra tra grandi e picciole, tra quali
3 vascelli a tre ponti, ed il gran Caledonia montato dall'ammiraglio Pelew-,
1) Cioè milanesi, detti mangiatori di panna che abbonda nelle grasse praterie che cin-
gon la loro città, pure citata talora quale " Paneropoli „.
2) Il viceammiraglio Sir Edward Pellew comandava la flotta inglese nel Mediterraneo.
Egli aveva recato dalla Spagna al Bentinck le navi che gli occorrevano per trasportare le
sue truppe ed aveva partecipato il 17 aprile all'attacco di Genova. Nato a Dover nel 1757
d'una famiglia di Cornovaglia, vero lupo di mare, aveva fatto le sue prove durante la guerra
184
guarnito di 130 pezzi, e molti altri vascelli e fregate, era uno spettacolo
dei più belli che mai si potessero vedere. Sono stato alla festa di Bentinck,
ma, o gl'inglesi che stanno nelle acque del Mediterraneo sono di una
nuova specie, o la tua descrizione della festa di Lord Stewart risente un
po' del partito di quella Nazione in molte cose assolutamente inarrivabile.
La sala era zeppa di ufficialità inglese, gente la più rozza e la più incivile,
che mai si sia veduta in società. Non parlano altra lingua che la propria,
non si occupano che di scherzare e di ridere sguajatamente tra di loro,
senza usare il menomo riguardo alle signore, stando sdraiati sulle sedie,
mentre queste erano in piedi senza posto, stando ritti in piedi colle spalle
ed il p voltati a quelle sedute, senza smoversi se alcuna di loro desi-
derava vedere, o passare per andare altrove, ballando come facchini, dando
calci ed urti a diritta ed a sinistra senza discrezione alcuna: chi non ha visto
poi l'assalto al souper non ha visto ancora niente. Il cielo mi conservi la vista
per altri oggetti, che le amabili inglesine! Vere scimmie in strano modo
vestite. È vero che non erano molte, onde sospendo di giudicare della
totalità come ho potuto fare a largo campo dei sir, e dei milord, i di cui
abiti non potevano esser più ridicoli. Quanto al lusso, all'eleganza del
trattamento, alla disposizione della sala non abbiamo sicuramente niente
da imparare, anzi ardisco dire che non hanno idea delle nostre feste, (con
permesso di Lord Bentinck). Sono stato ad un'altra festa sul vascello, e
quella, nel suo genere, era graziosa: vi erano più di 60 signore e la sala
preparata sul cassero era grandissima; era stranamente disposta colle
bandiere di diverse nazioni. Il trattamento era di vini e liquori di ogni
genere. Cosa strana da notarsi, che gli ufficiali formanti parte dell'equipaggio
del vascello erano obbligantissimi, quelli invitati conservavano i loro soliti
modi. Bisogna forse che non usino atti civili che in casa propria. Mi di-
menticavo di darti un cenno della situazione dei genovesi riguardo alle
belle promesse di Lord Bentinck. Essi sono ancora nello stato primario di
indecisione, ma quello che è certo si è che gli inglesi li spogliano intera-
mente di tutto per il valore di 40 milioni di franchi portando via tutto
quello che è arsenale e marina, e vendendo quello che non fa per loro,
d'America. Fu uno degli eroi di quelle spedizioni delie navi armate in corsa che, dalla di-
chiarazione di guerra del 1792, fra l'Inghilterra e la Francia, resero in pratica impossibile il
commercio marittimo di quest'ultima. E incredibile il numero di vascelli francesi che cad-
dero nelle mani di questo rude ed ardito marinaio, che incrociava perpetuamente al largo
delle coste nemiche, non trattenuto dalle tempeste e dall'aver spesso a bordo ciurme indi-
sciplinate. Nel 1803 riesci a tener bloccata la flotta francese nella baia del Ferrei, nel 1804
fu nominato comandante della squadra delle Indie, nel 1810 fu posto a capo di quella del
mare del Nord, infine nel 1811 di quella del Mediterraneo. Era dunque investito di tal ca-
rica quando lo vide a Genova il Rasini: da pochi giorni era stato ascritto alla camera dei
lords come barone Exmouth. Fu poi nominato visconte, quando nel 1816 bombardò Algeri ed
ottenne, con sole 5 navi, il rilascio di 3000 cristiani condotti in schiavitù da quei barbare-
reschi. La città di Londra lo nominò allora cittadino onorario e gli offrì una spada ingem-
mata. Morì nel 1833, dopo esser stato assunto alla carica suprema di ammiraglio delle
flotte del rea:no unito.
185 —
e spogliando il porto e la città dei mezzi più necessarii di difesa, col bel
mezzo termine che la città di Genova è loro conquista. E si sono date
tante teste balorde tra di noi di dare ascolto alle loro chiacchere! Addio,
per non aver più carta.
Tuo amico Rasini.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
à Paris
XCVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 16.
Milano il 9 Giugno [1814],
Carissimo Federico,
Ricevo in questo momento la tua lettera del 30, ma oh Dio ! qual tem-
pesta ha suscitato in tutte le mie facoltà! non so quel che mi faccia; tu
mi accerti esservi un'epidemia tanto terribile in Parigi, e non mi parli
niente che pensi ad abbandonarlo! Oh, mio caro, io non sarò mai tranquilla
sino a tanto che ti veda coi miei occhi e ti abbia nelle mie braccia; vorrei
avere tue nuove tutte le ore, io non posso aver pace lontana date: ci
mancava, per mettere il colmo alle mie inquietudini ed alla mia tristezza,
l'incertezza la più crudele che possa avere sullo stato di tua salute. Le
tue lettere mi fanno gran piacere certamente, e ne ho bisogno, ma
esse non mi tranquillizzano; esse impiegano otto giorni a venire, e ciò
basta per lasciar sempre sospeso il mio animo; vieni, mio caro, tu sei
necessario alla mia esistenza, si, lo sei assolutamente. Io ti scrivo per
sfogare il mio cuore, il quale ti assicuro è in uno stato da far pietà; le
mie lagrime bagnano questo foglio; oh quante ne versai durante questa
tua assenza! Questa lettera non partirà che dopo domani, non la chiuderò
che quel giorno, ma m'era assolutamente impossibile ritardare sino a
quell'epoca a scriverti, non ho altra soddisfazione fuori di questa, essa è
la sola che ora mi rimane. Oh, mio caro, quanto è mai cangiante il cuore
umano! sono ancora sdegnata e tutta sconvolta, per la notizia che mi fu
data ieri sera; Belgiojoso, il quale fece tante smanie per la morte di sua
moglie ', e continuò sempre, tutto questo tempo, a far stranezze ridicole,
ed alla maniera che già conosci, egli conchiuse jeri il suo matrimonio colla
figlia Palavicini a S.t Calosso-. Lonati^ fu il mediatore, si sono già visti e
piaciuti, essa porta 140 mille lire in dote; non m'è stato ancora partecipato;
non so, mio caro, che contenance potrò avere quando mi si farà la par-
tecipazione; se volesse risparmiare la pena di presentarmi questa sua
futura moglie gliene professerei vera obbligazione: maritarsi dopo nem-
meno 4 mesi di vedovanza! ella è una vera indecenza, figurati che sono
già 2 mesi che si è intavolato questo trattato. Ora ti lascio per andare
dalla M. G. per farvi sera; non so esprimerti quanto mi costi il dovervi
andare, dovendomi far violenza perchè non partecipi alle mie inquietudini.
Addio, mio tesoro.
A 10. — Fui sturbata, mio caro, tutta la notte, ciò che mi procurò il
male di testa per questa mattina: dammi per carità ben sovente le tue
nuove. Sono già alcuni giorni che si hanno alla Santa in casa nostra 4
ufficiali e loro seguito, e non si sa quando dovranno partire; essi sono
tranquilli, si sono accontentati delle camere che ho loro assegnate, e
non sono mai entrati nell'appartamento terreno, ma vogliono mangiar bene
e la spesa è considerevole. I bigatti vanno male tanto alla Santa quanto
a Valmadrera, ella è una cosa generale, si spera però che avranno un
buon prezzo. Lunedì mando a Valmadrera il Barchetta per tre o quattro
giorni; voleva andarci ancor'io, ma l'ansietà di avere tue nuove fa che
rinunci a questo progetto. Oggi verrà il conte Pesenti di Bergamo per
vedere la cavalla transilvana ; Alemagna spera che si possa far negozio,
lo desidero, ma è una vera miseria, non si trova a vendere niente in questo
momento, tutto è caduto di prezzo. Oggi vi fu accademia al Conservatorio,
vi intervenne Bellegarde ed anzi fu ordinata da lui, fu mandato l'invito a
tutte le antiche Dame^, tutte le Dame di casa l'hanno avuto, io non l'ebbi;
ti prometto che non ho fatto un passo perchè mi fosse mandato. Dome-
nica vi sarà in Duomo un solenne Te Deum per la Pace ^, Bellegarde vi
interverrà in tutta formalità, tutti i Ciambellani antichi*' vi sono invitati.
1) Doveva essere la giovane sorella di donna Teresa, morta in quell'inverno a soli 19 anni-
li vedovo conte Antonio di Belgioioso, che le sopravisse sino al 1854, si risposò nell'agosto
del 1814 colla marchesina Teresa Pallavicino-Trivulzio, sorella del marchese Giorgio proces-
sato nel 1821.
2) Cioè San Calocero, chiesa nelle cui vicinanze era la casa avita dei Pallavicino-Trivulzio.
3| Forse il marchese Antonio Lunati, marito di quella marchesa Camilla Lunati, nata
Besozzi-Figliodoni, che fece, morendo nel 1854, così cospicui lasciti alle opere pie.
4i Allude alle " dame di corte „ che, secondo l'etichetta in vigore sino al 1796, avevano
altro trattamento dalle " dame „ o signore di famiglia nobile, ed avevano un'anticamera
speciale. (Cfr. F. Calvi, // patrisiato milanese, cit., p. 304).
5) Con queste feste, che abbracciarono tutta la domenica 12 giugno e furon preannunciate
la sera del sabato dallo scampanio di tutte le chiese di Milano, si intendeva solennizzare la
pace conclusa in Parigi il 30 maggio.
6) Vedasi l'elenco dei ciambellani dell'antico regime superstiti alla fondazione del regno
Lombardo-Veneto in Helfert, La caduta, etc., cit., pag. 149 (in nota).
— 187 —
come pure la Nobiltà tutta, vecchia, e nuova; Settala è quegli che manipola
il tutto: egli è troppo contento perchè abbia a campare, almeno se si deve
credere al proverbio. Mi si dice che alla sera vi sarà teatro illuminato e
che Bellegarde anderà nel gran palco di Corte. Si dice pure che Bellegarde
possa dare una festa: se sarò invitata ci anderò, altrimenti non farò la
viltà di procurarmi l'invito, altronde io non ne ho voglia. La Mamma
Grande ti saluta, essa s'interessa pure infinitamente per te, ma bramerebbe
pure sentirti partito da Parigi. Finito il servimento di Fossati ' colla Ma-
riannina, credo che l'Ulano ne abbia una gran parte, il povero Giorgio
moriva di gelosia. La Durini ha finito il suo puerperio, ora vado in teatro
accompagnata, ora da Calderara, ed ora da Rasini. Thurn viene nel mio
palco, e mi ha domandato tue nuove. Le truppe sfilano lentamente, assai
lentamente; si deve mettere un'imposta per supplire alle spese ch'esse
hanno cagionate, figurati quanta gente strillerà; certo ch'ella è cosa un po'
dura, il vedersi aggravare mentre si sperava d'essere sollevati. Per carità,
una pronta organizzazione, ma che ci si mandi una persona atta, tutti co-
mandano, tutti parlano, sono ascoltati, e non si accorgono che la maggior
parte parlano per spirito di partito; quelli dell'antico governo non vor-
rebbero nulla, e nessuno di quelli che hanno avuto parte nel nuovo, ciò
che è ingiusto, ed alcuni dei nuovi, i quali non dovrebbero necessariamente
avere più la più piccola influenza, fanno tanto che s'introducono di bel
nuovo.
La d'Adda Gagnola ^ ti prega di provvederle 12 fazzoletti di scorza di
colore, inglesi, per il naso, ma ti raccomanda che siano veramente belli. Ti
accludo due lettere. Tuo padre, madre, zia Bigli, e tutti gli amici ti salutano.
Ricordati il più spesso possibile della tua
aff.ma Teresina.
XCVII
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita. ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Parigi li 11 giugno 1814.
Carissima Moglie,
Ho ricevuto molte tue lettere del 29 e 30. Credimi che mi
è grave il ritardarmi il piacere di riabbracciarti; ma d'altronde
t'assicuro che in buon calcolo è un'economia di tempo che ti
1) Forse Don Giorgio Fossati, novarese.
2) La marchesa Margherita d'Adda Gagnola.
3) Pubblicata in Federico Gonfalonieri, Lettere cit. p. 36.
— 188 —
faccio di mia lontananza, perchè in nessun' epoca il viaggio
d'Inghilterra potrebbe allontanarmi da te per più breve spazio
che in quest'occasione che mi vi trovo già alle porte. Domani
sarà la mia partenza, la quale secondo t'aveva scritto doveva
già aver avuto luogo, se non fosse stata ritardata da una com-
missione onde fui incaricato dal Generale Bellegarde rapporto
alle carte esistenti presso ai nostri ora cessati ministri costà.
Io precedo gli altri, cioè Litta e Somaglia, poiché essi amano
rimanere ancora alcun poco a Parigi, ed io, oltre che desidero
non perder tempo inutilmente, non voglio assolutamente mancare
la gran battaglia navale di 30 vascelli di linea che avrà luogo
a Portsmouth nella prossima settimana alla presenza dei sovrani.
Questo è uno di que' spettacoli che non accadono facilmente
nell'intero corso di nostra vita, e che sarei desolato di mancare.
Non ti inquietare se avrai qualche lacuna di lettere dopo
codesta, perchè, potendo darsi, secondo le nuove che avrò per
istrada, che vada direttamente a Portsmouth, non sarà probabile
che ti scriva che da Londra. Domani tutta la deputazione si
scioglie. Fé è già partito, Triulzi e Sommi partono domani per
l'Olanda, e per la Svizzera ; non saranno a Milano che dopo un
mese. Balabio va in Inghilterra con Fontanelli. Ciani, e Beccaria
partono per Milano, e ti porteranno mie lettere, ed alcune cose
per te. Farai loro ottimo accoglimento, mentre mi sono stati
veramente amabilissimi compagni. In questo punto Stadion ^ mi
fa dire che passi da lui, non so cosa egli possa volere; ciò
m'obbliga a finire prima di quel che vorrei poiché mi è vera-
mente dolce il trattenermi teco. Ti abbraccio, mia cara, e ti
riabbraccio. Il tuo
Federico.
1) Il conte Giovanni di Stadion (1763-1824), della grande famiglia sveva mediatizzata, era
uno dei maggiori uomini politici della monarchia austriaca. Un tempo ambasciatore a Berlino
ed a Pietroburgo (ove aveva negoziato la 3' coalizione', tenne in mano le fila del ritorno
dell'Austria, prima e durante il congresso di Praga, nel campo degli avversarli di Napoleone.
Da costoro lo Stadion era considerato più fido del Metternich. Ancora alla fine di quell'anno,
il conte di Jaucourt, reggente il ministero degli esteri francese, scriverà al Talleyrand che si
tratta di rimpiazzare il Metternich collo Stadion, ritenuto più serio e più deciso. V. Corre-
spondance du comte de Jaucourt avec le prince de Talleyrand pendant le congrès de
Vienne, Paris, 1905, p. 131.
— 1S9 —
XCVIII
Arcìiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 17.
Milano il 15 Giugno 1814.
Carissimo Federico,
Dopo la tua lettera del tre non ebbi più nessuna lettera; questa pri-
vazione mi è tanto più sensibile in questo momento per ragione dell'in-
quietudine nella quale sono sulla tua salute; davvero, mio caro, ch'io sento
tutti i tormenti prodotti dalla lontananza. La Beatrice' ha ricevuto ieri una
quantità di lettere di suo marito, la più recente è del 5, ma egli non parla
che di lui ed i suoi compagni sono interamente dimenticati. Sono partiti
dalla Santa gli alloggi militari, ma temo che ce ne anderanno degli altri.
Fin'ora nessuna nuova per la cavalla grigia, ma si spera di far negozio.
Tutti i tuoi affari vanno regolarmente, il Barchetta se ne occupa quoti-
dianamente e con zelo. I nostri ufficiali Italiani sono ancora in fermento ;
l'incertezza nella quale sono sul loro destino avvenire fa sì che sono
sempre irrequieti-. Le truppe tedesche sfilano per la Germania; davvero
che auguriamo loro di tutto cuore il buon viaggio! Figurati che il loro
mantenimento ci costava più di 600 mila franchi al mese, tu vedi che non
è una piccola cosa, data la miseria nella quale eravamo prima. Tutta
l'ufficialità tedesca^ si lagna che non ci sono state delle feste, mentre \\
tutte le altre città ne hanno avute, e credono nel loro intimo senso che
noi siamo francesi di cuore; veramente trovo che non hanno torto di la-
gnarsi, ed avressimo dovuto dare una qualche dimostrazione di gioia.
Domenica si è cantato in Duomo il Te Deum per la Pace, e Bellegarde
fece un proclam.a^ nel quale dichiara che prende possesso del Milanese,
Bresciano, Mantovano, Bergamasco, Comasco in nome di S. M. ; in tal
giorno girarono continuamente per la città delle pattuglie; questo atto di
diffidenza non è veramente piaciuto alla sana parte di Milano. Si parla
di scegliere una deputazione per mandare a Vienna, per l'organizzazione
di questo paese; temo che Settala ne sarà del numero, cesa che mi di-
spiacerebbe infinitamente; le di lui idee non sono molto giuste ed è uno
1) La marchesa Trivulzio. Vedi la nota 2 a pag. 10.
2| Il marchese F. Cusani, nella sua Storia di Milano, cit , voi. VII, p 239, analizza con
serenità, nei suoi elementi e nelle sue fasi, questo malcontento delle truppe italiane.
3( In opposizione all'accoglienza fredda che trovarono, dopo i primi effimeri ed equivoci
entusiasmi, gli ufficiali tedeschi avevano avuto istruzione di fare il possibile per affiatarsi
colle alte classi e penetrare nella loro società. Vedasi G. De Castro, / ricordi autobio-
grafici inediti del marchese Benigno Bossi, cit. p. 912.
4) Il proclama è riprodotto, in un fac-simile a due terzi dell'originale, in Comandini, op.
cit., p.p. 732 33.
— 190 —
di quelli infolarmati ' perchè tutto sia messo sul piede del 96; non puoi
credere quanto egli strisci e cerchi d' introdursi dappertutto. L'illumina-
zione che si è fatta per Milano dai cittadini per la pace non è stata molto
brillante, e gli applausi al teatro quando giunse Bellegarde alquanto mo-
derati; non puoi credere quanto il partito francese abbia ancora di seguaci,
essi sono pieni di speranze ^. È venuto, credo da Vienna, un ordine che i
maggiori soldi saranno 18 mila franchi, e tutti gli altri modellati in pro-
porzione.
Tutti di casa stanno bene, come pure tutti i'parenti ed amici, i quali
ti salutano caramente.
Addio, mio caro, amami e credimi veramente di cuore tutta tua
aff.ma Moglie
T. C. C.
XCIX
Archivio Casati - Cologno Monzese Edita ^.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Londra li lo giugno 1814,
Carissima Moglie
Eccomi a datarti mie lettere da una novella capitale.
Vi giunsi jeri a metà della giornata dopo un prosperosissimo
viaggio, e nella miglior salute. Nulla ti dirò ancora di codesta
città, poiché 24 ore non bastano neppure per ardire di farne
qualche cenno; parlerotti del mio viaggio. Lunedì giorno 13 del
corrente partii in posta da Parigi e per la strada di Roan mi
recai a Dieppe, amando così di diversificare cammino nell'andata,
e nel ritorno, che sarà per Calais. A Dieppe fui trattenuto per
2 ore onde aspettare che facesse vento propizio per mettere a
la vela per Brighton. A 10 ore della sera del giorno 13 col
favore della marea sortii dal porto a bordo di un eccellente
1) Milanesismo per " accalorati „.
2)Cfr , su questo risorgere delle simpatie per il dominio francese, Lemmi, La restaurazione
etc. cit p.p. 278-79.
3) Pubblicata in F. Confalonieki, Lettere cit. p. 37.
— 191 —
cutter che andava a quella volta. Durante la notte il vento ci
lavori assai debolmente onde femmo poco viaggio, ma verso le
8 ore del mattino ebbimo ciò che da' marinai si chiama un coup
de toìinerre accompagnato da dirotta pioggia e tempesta, che
mise il mare in un'amabilissima burrasca. Il vento divenne vio-
lentissimo, e ci fece far un tragitto di 32 leghe in poche ore.
Giunto il 14 assai tardi a Brighton, vi rimasi sino alla mattina
del 15 per scorrer quella prima anglica città che mi si presen-
tava, la quale è una delle più amene, per la località, che sienvi
in Inghilterra. Ordinati quindi a 10 ore i cavalli da posta, mi
vidi comparire un elegantissimo carrozzino con superbi cavalli
sciolti, ed un brillante postiglioncino che li guidava, ove entrai
con due inglesi di cui aveva fatto conoscenza nella mia breve
navigazione. Volando così di posta in posta a traverso ad un
amenissimo paese, ci trovammo in 6 ore di tempo a Londra.
Costà discendo ad un buon hotel, pranzo coi miei bravi
inglesi che mi furono in viaggio della maggior risorsa, poi ci
si annuncia che a sera^ si attendevano i sovrani reduci da una
gita fatta ad Oxford ; andiamo al loro incontro ; tutte le vie per
cui dovevano passare erano brillantemente illuminate, mezza
Londra era sortita ad incontrarli'^; li vediamo arrivare, quindi
ci si annuncia che fra un'ora devono recarsi ad un ballo dal
Duca di Manchester^. Colà ci avviamo, ed energicamente boxando
(cioè facendo a pugni) fra l'immensa folla, sempre spalleggiato
e diretto in questa manovra da' miei due compagni, penetriamo
accanto alla gran porta d'entrata del palazzo. Più di 400 eleganti
vetture di Londra sfilano davanti a noi, arriva quindi la car-
1| Secondo il Giornale Italiano del 2 luglio, lo czar non giunse da Oxford a Londra
che dopo mezzanotte e si recò ad un ballo che avrebbe avuto luogo nel palazzo della con-
tessa di Jersey (e non del duca di Manchester come dirà più sotto il Gonfalonieri) e vi si
sarebbe trattenuto dalle 3 alle 6 del mattino. Lo czar ed il re Guglielmo eran stati ricevuti
all'università di Oxford come dottori in legge honoris causa.
2) Sull'entusiasmo suscitato in Inghilterra dalla visita dei sovrani esteri, considerata
quasi un solenne riconoscimento dei servizi resi dall'estrema resistenza di quegli isolani a
Napoleone, cfr. Brodkick and Fothekingham, The history of England from Addington's
administration to the close of William IV's reign, London, 1906, p.p. 147-148.
3) Questo quinto duca di Manchester, delia stirpe dei Montagu, era succeduto al padre nel
1788 nella paria britannica e mori nel 1843. Fu investito di cariche onorifiche, quali il go-
verno della Giamaica e la luogotenenza dell'Huntingdonshire.
— 192 —
rozza del Principe Reggente ^ che viene dal popolo solennemente
fischiata, arriva, alquanto dopo, quella della Principessa di Galles
ed il popolo l'applaude con mille grida^, le si getta attorno, le
apre le portiere, ed in modo assai strano le attesta il suo en-
tusiasmo. Io era stupito, i miei inglesi tranquillamente m'assi-
curavano che questo era il modo ordinario con cui il popolo
manifestava liberamente il suo modo di pensare. Oh fortunata
ed invidiabile quella nazione cui è dato di poter così esternare
il proprio sentimento! Passata così interessantemente la sera,
me ne ritornai a casa facendo dei riflessi di confronto non troppo
lieti. Fin'ora trovomi solo de' miei colleghi costà, ma credo che
Balabio conti di farvi una sfuggita. Litta e Somaglia poi, temendo
il concorso e lo strepito di questi giorni, attendono mia lettera
in Francia (?) per determinarsi tosto che annunci loro esser
giunta la calma. La gran battaglia navale a Portsmouth [fu] diffe-
rita al giorno 22; ciò m'accomoda assai perchè avrò così tempo
di recarmivi con comodo. Son pieno di lettere di raccomanda-
zione ai principali personaggi d'Inghilterra, di cui per amabilità
m'hanno voluto caricare varie conoscenze che feci a Parigi nel
corpo diplomatico. Non ho ancora cominciato a presentarle, mentre
amo rimanere alcuni giorni clandestino per meglio orizzontarmi.
Queste lettere, benché dall' un canto mi procureranno varie sec-
cature, mi saranno per altro assai utili per conoscere addentro
il paese, cosa alla quale tengo sommamente. Avrai a quest'ora
ampiamente ricevuto mie nuove dagli arrivati. Procura delle
varie lettere che m'avranno dirette di farne un plico solo che
1) Giorgio Federico Augusto d'Este, principe di Galles (1762-1830), era dal 1" gennaio 1811
reggente durante la vecchiaia del padre il re Giorgio III, caduto in uno stato di completa
demenza. Sulla sua impopolarità in questi giorni, può leggersi la testimonianza del Creevey.
che era per altro deputato whig : " He lives only by protection of his visitors he is caught
alone, nothing can equal the execrations of the people who recognise him „ (Lettera di
M' Creevey a M" Creevey, il U giugno 1814 in Sik Herbert Maxwell, The Creevey papers,
vol. I, London 1904, p. 196). Si aggiunga, a completare il quadro, che i rapporti personali
fra lo czar ed il principe di Galles che l'ospitava eran cattivi, secondo appare dal racconto
del Metternich, che era allora a Londra e viveva accanto ai Sovrani (cfr. Metternich, Mé-
moires, cit. t. I p. 324).
2) Analogo incidente è riferito dal Journal (ics Débats (da cui Io riporta il Giornale
Italiano del 29 giugno 1814) come accaduto I'll giugno. In tale sera lo czar, il re di
Prussia ed il principe reggente, recatisi all'opera, furono applauditi, ma nuovi e più nutriti
applausi echeggiarono poco appresso quando entrò in un palco la principessa di Galles.
193
mi manderai due volte la settimana, rendendolo del minor volume
possibile, perchè la posta costa assai. Salutami tutti in casa,
ricordami agli amici, ed abbracciandoti sono il tuo
Federico.
v: A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Gonfalonieri
Italie à Milan
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 18.
Milano il 18 Giugno 1814.
Carissimo Federico,
L'inquietudine nella quale sono per la tua salute fa sì che sento con
piacere la tua partenza da Parigi, e mi fa riescire meno amara la tua andata
in Inghilterra; io non poteva essere tranquilla sino a tanto che ti sapeva
in mezzo al pericolo di prendere una malattia tanto terribile. Tutti questi
giorni mi si voleva far credere che questa terribile malattia non era sparsa
per la città, ma Calderara m'immerse jeri sera nuovamente nelle mie
agitazioni; egli mi citò una lettera della Mocenigo, nella quale dice che il
morbo si estende anche ai cittadini, e che dèi suo quartiere ce n'erano molti
infetti, e che i medici disperano di trovare il rimedio a proposito, per cui tutti
devono perire. Per carità, mio tesoro, prendi tutt'altra strada nel tuo ritorno
ed evita di passare per Parigi: te ne scongiuro, se posso qualche cosa sul tuo
cuore, ascoltami, per carità; è colle lagrime agli occhi che te ne prego.
La tua lontananza è per me una cosa alla quale non posso assuefarmi, mi
sei troppo caro perchè ciò sia altrimenti, non volermi dunque infelice del
tutto col lasciarmi nell'inquietudine la più crudele che possa avere, qual' è
quella dell'incertezza della tua salute. Tuo padre e tua madre trovano
ragionevole la tua andata in Inghilterra, la M. G., che avevo già
preparata, perchè non le riuscisse inaspettato il colpo, trovava questo
viaggio non del tutto irragionevole, ma l'altro giorno, quando ricevette la
tua lettera, fu d'un umore il più nero che si possa immaginare, e mi disse
con quel tuono che tu le conosci, cheti scrivessi ch'Ella non rispondeva
alla tua lettera per evitarti la spesa della posta la quale s'immagina abbia
ad essere molto forte, non volendo essa esserti d'aggravio ; io le risposi che
13
.. — 194 ~
ti avrei detto che non ti rispondeva per non affaticare i suoi occhi, e che
sapeva essere questo il tuo desiderio, bramando infinitamente che li con-
servasse ; ella riprese a dirmi la stessa cosa, ed io presso poco le
diedi la stessa risposta, io mi misi in serietà, e tenni un contegno sostenuto
tutta la sera; ella poi cercò d'indirizzarmi varie volte la parola, forse per
emendare la sua scortesia.
Pesenti ha fatto un'offerta tanto meschina per la tua cavalla grigia che
Salyer ha rifiutato, ma siccome ella gli piace molto, si spera che si possa
far negozio. Crivelli Ferdinando' si applicherebbe al carrozzino, essogli
piace, ma tu sai quanto sia irresoluto, onde fin'ora non v'ha luogo a sperar
niente. Riguardo al rimanente, nessuna nuova. Approfitterò del tuo permesso
per andare a cavallo, con Piero - e col cocchiere, ma ciò non diminuirà
la nostra premura per la vendita della cavalla. Gianella mi aveva detto
pili volte di fare del moto a cavallo per la mia salute, la quale ha bisogno
di essere assai migliorata. Alla Santa v'hanno quasi sempre alloggi per-
manenti, ciò che costa assai assai, si spera che saremo indennizzati; le
gaiette vanno male, se ne faranno poche libbre, il Barchetta non è contento
del sistema che hanno i paesani per i bigatti, e della poca premura che
ne hanno. Il rimanente dei tuoi affari è in corrente, il Barchetta se ne
occupa molto.
Bellegarde parte domani per Torino per fare un omaggio al Re ", e
sarà quanto prima di ritorno, nulla v'ha, mio caro, di nuovo, assolutamente
niente. Manderò le mie lettere alla casa Ciani perchè le abbi così piìi
sicure. Addio, mio caro, amami come ti amo, e credimi, veramente
aff.ma Moglie.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
1) Il conte Ferdinando Crivelli Pickler, delia famiglia che poi aggiunse per eredità il
nome di Serbelloni, noto come austriacante.
2) Sayler.
3) Già alla fine d'aprile una nave da guerra inglese era andata a Cagliari per ricondurre
il re V. Emanuele I negli stati ereditarli di Casa Savoia in terraferma.
195
CI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 19.
Carissimo Federico,
Milano il 20 Giugno 1814.
Oh mio caro! qual consolazione provai nel vedere i tuoi compagni
Ciani e Beccaria! Essi mi hanno dato le tue nuove con tutto il dettaglio
che ho voluto; credo che sia rinata in me la povera e."* Alemagna, tanto le
mie domande si succedevano rapidamente. Ricevetti da Ciani il panno, il
chat, le stampe, la musica e i tre abiti di seta, tutto va bene e d'ottimo
gusto, veramente graziosi; quanto agli abiti, aspetterò a sceglierne per me
quando sarai di ritorno ; non so dirti, mio caro, quanto ti sia grata per la
pena che ti sei dato d'eseguire le mie commissioni ed è una soddisfazione
per me il vedere che ti sei occupato di me, ti assicuro che io non ambisco
che di esserti presente. Ho ordinato al Barchetta di pagare la somma di
cui sei debitore a Beccaria, bisognerà cercare il denaro poiché in cassa
non v'ha una somma bastante. Fin'ora non si è potuta effettuare nessuna
vendita, ti assicuro che non è per mancanza di diligenze, ma puramente
per le circostanze del momento ; tanto i cavalli quanto i legni sono deca-
duti infinitamente di prezzo. Per quest'anno bisogna rinunciare al raccolto
delle gaiette, esso va malissimo, alla Santa ne farai poche libbre; i generi
sono ad un vilissimo prezzo, per cui non si è potuto vendere niente, fuori
che una certa quantità di vino, il quale, essendo in procinto di guastarsi, si
è dovuto vendere per una miseria. Io non anderò in campagna, per non
aumentarti le spese, giacché te n' hanno portato una considerevole gli
alloggi militari. Ho principiato a cavalcare, e cerco di applicarmi perchè
mi trovi al tuo ritorno bene a cavallo, faccio dei giri in luoghi solitari,
non amando io di mostrarmi in luoghi frequentati senza di te. Alcune volte
vado in carrettino con Rasini, Calderara e Felber; il caldo si è fatto sen-
tire questi scorsi giorni. Alla sera vado al teatro accompagnata dai
medesimi serventi. Ieri è venuto il Duchino di Monteleone *, il quale mi ha
portato le due tazze di porcellana (le quali sono bellissime e ben eseguito
il ritratto); egli venne in persona a portarmele, ma io ero a Messa e non
ho potuto vederlo essendo egli partito al momento. La M. G. dopo che
ha ricevuto la tua lettera è di un umore intrattabile, fui ieri a pranzo da
lei, non v'ha risposta dura che non m'abbia data, come pure agli altri
commensali; essa ha sentito malissimo che sei partito solo, ed avrebbe
voluto che ti fossi unito o con Somaglia, o con Litta. L' imposta prediale
è stata diminuita. Si parla di mandare una Deputazione a Vienna per
1) Dovrebbe essere un Erba-Odescalchi, del ramo primogenito, probabilmente Don Ales-
sandro (1791-1872).
— 196 —
complimentare l'Imperatore, ed un'altra per trattare della nostra organiz-
zazione, ma fin'ora non si è fatto niente. Nuove nessuna, ti assicuro che
si vive un giorno dopo l'altro come tanti automi. Si stanno organizzando
tre Reggimenti Italiani ' e si concedono molti congedi. Fontanelli è qui
ritornato da due giorni, egli è stato da Bellegarde, ma s'ignora come sia
stato ricevuto, e la sera viene in teatro col palco illuminato.
Sertoli^ ti prega dì comperargli l'opera Inglese in due volumi Smith,
The (?) of Morals Sentiments London 1801 - in ottavo. Tua madre, la Ghita,
la zia Bigli, il dottore Gianella qui presenti, e tutti gli amici ti salutano.
La mia salute è migliorata in questi ultimi giorni, l'attribuisco ad un
rimedio di mia invenzione, cioè di bagnarmi varie volte al giorno la bocca
dello stomaco con dell'acqua di Colonia; spero che anche il maggior moto
mi gioverà. Ti prego di scrivermi il più spesso possibile, non v'hanno
denari che spenda con maggior piacere che quelli per la posta. Addio,
mio caro, vogliami bene e credimi veramente di cuore la tua
affezionatissima
Teresina.
{d'altra mano.)
I buoni umori di V[ostra] M. G. si diffondono sopra di tutta la com-
pagnia non esclusa la Contessina, ed in ispecialità sopra di me. Addio.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
Cil
Arcllivio Casati - Cologne Monzese. Edita. ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati
Portsmouth li 22 giugno [1814]
Mezzanotte.
Carissima Moglie
Dalla data di questa lettera comprenderai ed il luogo ove
mi trovo ed il motivo. Abbandonai jeri Londra per portarmi
costà, che n'è distante 80 miglia, per assistere al combattimento
1) In realtà colla sola fanteria dell'esercito italiano si costituirono 4 reggimenti, detti
Wimpfen, Merville, Prohaska, Paar, dal nome del proprietario, oltre quattro battaglioni di
cacciatori ed un reggimento di cavalleria leggera (Nostiz).
2) Forse don Cesare Sertoli, alto magistrato, che era primo presidente della Corte di
Giustizia in Trento, cavaliere della Corona ferrea. Nel nativo dipartimento dell'Adda, era
ascritto al collegio elettorale dei possidenti ed al consiglio generale.
3) Pubblicata in F. Confalonieri. Lettere, cit., p. 39.
197
navale che avrà luogo domani alla presenza dei Sovrani. Fui
quest'oggi a visitare tutta la linea dei vascelli; essi sono col-
locati in eguali distanze in semicerchio lungo tutto questo
vastissimo porto. Formano due linee, nella prima soao le fregate,
nella seconda i vascelli di tre ponti, in tutto ammontano a 53
vascelli compreso l'ammiraglio. Tu vedi che una simile flotta
tutta composta di vascelli di linea non si vide forse giammai
riunita in porto europeo, molto meno poi manovrare. Questa
sera all'arrivo dell'Imperatore delle Russie tutti i vascelli fecero
in poppa un fuoco di Bengala, e tirarono ciascheduno due bor-
date: siccome i vascelli sono da 80 a 90 cannoni e le fregate
da 30 a 40, puoi quindi calcolar per media proporzionale colpi
3780 in 10 minuti di tempo.
Sono costà in compagnia di tre inglesi con cui sono venuto,
e sto continuamente la giornata; ciò mi va molto a genio, mentre
così conosco meglio e mi famigliarizzo coi loro costumi e coi
loro usi, trattone che con quello del bere; sono però de' più
moderati, il dopo pranzo non hanno che una piccola iniziativa
di ubbriachezza. Il popolo inglese è smanioso per Blticher e
Platof \ li chiamano alla finestra 5, 6 volte il giorno ; se sortono
a piedi od in carrozza si precipitano sui loro passi. Delle donne
li circondano, li abbracciano, prendon loro le mani, e non di rado
le ritirano con qualche grazioso anello che loro vien posto in
dito con de' motti, e delle divise le più amabili, senza sapere
da qual gentil mano lor vengano.
Ma abbastanza ti ho parlato di Portsmouth, e molto mi
resterà ancora a parlarti della giornata di domani. Due parole
di Londra. Tutto è interessante in quella città, ed originale.
Questi pochi passati giorni furono riempiti di cose uniche a
vedersi, e che questa occasione sola poteva fornire. Il corteggio
de' sovrani il giorno della pubblicazione della pace ^, la loro
li II famoso hetman dei cosacchi del Don, che cosi gravi danni aveva recato all'eser-
cito napoleonico nella ritirata dalla Russia e che le truppe del principe Eugenio avevan do-
vuto respingere quando il cosacco colle sue orde incalzava la retroguardia.
2i Questo corteggio si iniziò al palazzo di S. James, ove fu letto il proclama annun-
ciante la pace, poi si incamminò verso Templebar, ove trovò le porte chiuse, ma, al suono
triplicato delle trombe, i magistrati della city fecero largo secondo l'uso. I sovrani esteri
non ebber parte in tale cerimonia, tutta nazionale, e per avventura il Gonfalonieri fa una
confusione col corteo formatosi in occasione della visita fatta alla city dai medesimi mo-
narchi, invitativi a solenne banchetto.
— 198 —
andata al banchetto della città^ e l'illuminazione di tutta Londra,
sono scene di cui è difficile farsene un' idea. Nel corteggio eranvi
30 carrozze magnifiche ad 8 cavalli cadauna, e cavalli inglesi :
tu sai cosa vuol dire per un conoscitore. Ma tutto cede alla
rivista ch'ebbe luogo l'altro ieri mattina nelFOc-Park ", specie di
vastissimo giardino inglese, di 30 mila uomini, di cui 8 mila di
cavalleria tutta reduce da due giorni dalla Spagna con tutti i
generali che si sono in quella guerra distinti, trattone Wellington^
pel cui ricevimento si preparano a giorni delle altre feste; io,
piuttosto fortunato in questo genere di cose, ebbi un incontro
che mi procurò il vantaggio di scorrer tutta la rivista in un
calèche del seguito della corte colla principessa Goloska. Ho
ricevuto a Londra l'ultima tua lettera in data del 3, come ne
ricevetti di Verri in data del 5. Al mio ritorno ti porterò un
abitino da cavallo che riescirà affatto nuovo ed elegante, t'ac-
certo che vorrei nulla aver comperato altrove, tanta è la tenta-
zione delle belle cose costà. Dirai a mia madre che a Londra
avrei potuto servirla di scialli assai meglio, ma che a Parigi ora
come sai non si portano che scialli di lana ; non fu possibile
trovar nulla di meglio. Scrivo a Sayler perchè acceleri in ogni
modo possibile la vendita dei due cavalli indicatigli e del ca-
rozzino che tu non adoperi, ed a questo effetto gli suggerisco
jdi mandare questi oggetti a Torino se assolutamente non si
trova da esitarli a Milano. Torino avendo una corte giunta di
fresco, si troverà su questo proposito in situazione inversa di
Milano. Per due motivi mi è estremamente necessaria questa
1) In tale circostanza, presenti a Guildhall lo czar colla duchessa d'Oldemburgo, il re di
Prussia coi figli ed il principe di Mecklemburgo, i magistrati civici lessero un indirizzo, il
principe reggente pronunciò un discorso e molti brindisi furon fatti, intramezzati dal canto
del " Rule Britannia „.
2) L'Oak-Park, di cui parla qui il Gonfalonieri, non dev'essere altra cosa dall'Hyde-Park,
nel quale il 20 giugno ebbe luogo lo sfilamento delle truppe dinanzi al principe reggente,
allo czar ed al re di Prussia.
3) Il duca di Wellington, il 22 giugno, partiva appena da Parigi, ove era stato nominato amba-
sciatore inglese, e doveva quindi ritornare nell'agosto, cinto di un'aureola di glorie militari
che non giungeva per altro sino a renderlo accetto al popolo francese, consapevole tuttora
delle sconfitte ricevute dal vincitore di Spagna. Cfr. Pierre Rain, L'Europe et la restaura-
tion des Bourbons. Paris 19CS, pp. 86 e seg. In una lettera del 20 giugno, sempre da Parigi,
il Wellington, scrive a Sir Henry Wellesey " I go England to-morrow „ (Duke of Wellington,
Supplementary Despatches cit. v. IX, p. 145|.
199-
vendita, per far pjosto cioè in stalla, e per far denaro, mentre
non saprò resistere alla tentazione di condurre un cavallo di
questa sublime specie. Attendo tue lettere con impazienza. Sa-
lutami particolarmente tutti di casa, le tue sorelle e gli amici
tutti, ai quali dirai che vogliano esser contenti de' saluti per
richiamarmi alla memoria, mentre per provvedere alla loro
economia non li molesterò così facilmente con mie lettere. Ti
abbraccio mia cara e sono tutto tuo
Federico C.
P. S. — A scanso di equivoci dirai a Sayler che i due
cavalli da vendere sono sempre la grigia e la tua.
v: A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Gonfalonieri
à Milan
Ro[yau]me de France pour l'Italie
cm
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLI N. 4. Inedita.
Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri
Amico Carissimo
Ho ricevuto la carissima tua dei 23 Maggio p. scorso, e ti sono infi-
nitamente tenuto della memoria che di me conservi.
Dalle ultime nuove avute da costì ho sentito con dispiacere la con-
tagiosa malattia che si è sviluppata. Desidero pertanto che per la tua
salvezza, non meno, che per la tranquillità della contessina tua consorte,
della tua famiglia, e de' tuoi amici tu possa affrettare la tua partenza, i
Alessandro Pajni neil' incaricarmi di porgerti i suoi più distinti saluti
mi ha consegnata la lettera che qui ti acchiudo, affinchè col tuo mezzo
possa sicuramente giungere al suo destino.
Continua ad amarmi come io sarò mai sempre
11 tuo aff.mo e leale amico
De Felber.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Federique Gonfalonieri
à Paris
1) Questo biglietto non reca data, ma i timori espressivi per l'epidemia parigina, per-
mettono di concludere che dev'essere pervenuta al Gonfalonieri nei primi tempi del suo sog-
giorno in Inghilterra.
— 200 —
CIV p
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 20.
Milano il 25 giugno 1814.
Carissimo Federico
Dopo le nuove portatemi dai tuoi colleghi sul tuo conto, non ne ebbi
altre; capisco ch'egli è impossibile altrimenti, ma il desiderio di averne ad
ogni ora mi fa riescire insopportabile questo digiuno. Tu sarai nuovamente
immerso nei divertimenti e nelle delizie; ricordati almeno in mezzo a questi
della tua povera Teresina, la quale conduce una vita veramente triste.
Venduta la tua cavalla transilvana al conte Pesenti di Bergamo, Sayler mi
disse che gli avevi lasciato la facoltà di venderla per 80 Luigi, ma che, dato
il momento svantaggioso nel quale siamo, egli ha creduto d'arbitrarsi di
cinque e l'ha venduta per 75 Luigi, dando ognuno le mancie al proprio
cocchiere, e di piiì si è dovuto dare la briglia e il morso. Alemagna avrebbe
ceduto anche di più se Pierino non avesse tenuto fermo. 1er l'altro la tua
cavalla inglese è stata montata da Piero, non so se l'abbia fatta affocare
troppo o se ha preso un colpo d'aria nel venire a casa, il risultato si è
che si è ammalata, le hanno cavato sangue, ma oggi sta meglio. Il Mon-
delino trova che non è una malattia seria. Sono varj giorni ch'io non
monto a cavallo a motivo del cattivo tempo; la mia cavalla ha guadagnato,
il suo trotto è meno incomodo. Il galoppo mi affatica molto, di modo che
non mi ci applico. 1er l'altro ho fatto il prezzo delle gaiette di Valmadrera,
cioè L. 3.176 di sicuro e il rapporto, a Giovannino Sirtori e a don Pietro
Origo 1; per quelle dellla Santa non si è ancora fatto niente. La figlia Cam-
biagO' è attaccata dalla stessa malattia dei di lei fratelli, e pare non vi sia
lusinga di guarigione, povera ragazza, mi fa veramente pena! essa conosce
perfettamente la sua situazione. Morto il conte Besozzi^ in seguito a una
malattia di alcuni giorni, non so se sia molto compianto dai suoi parenti.
Si assicura che Bellegarde è nominato Governatore di Milano, se ne aspetta
la pubblicazione. Poveri noi, questo non ci fa sperare che la nostra città
abbia ad essere in fiore! non vorrei che tutte le promesse avessero a
verificarsi nello stesso modo! è impossibile essere in maggior squallore ;
ti basti per averne un'idea, ch'io non ebbi mai occasione d'incontrarmi
con nessuna delle mie colleghe e delle altre signore che venivano a Corte,
fuori di quelle colle quali sono legata con qualche amicizia. Settala vuole
influire in tutto, egli vorrebbe ristabilire tutto nel piede del 96 come sa-
li Forse della famiglia dei conti Origo, patrizii milanesi.
2) Gaetana Cambiaghi, della famiglia patrizia dei Cambiaghi-Visconti, morì diciottenne
il 14 ottobre di quell'anno.
3i Probabilmente allude al conte Antonio, ultimo del suo ramo (aggregato nel 1734 al
patriziato milanese;. Possedeva un palazzo presso S. Marco, ora Cramer.
— 201 —
rebbe Dottori di Collegi \ Consigli, ecc.; la sua influenza mi fa temer molto
essendo uno di quelli che sente maggiore acrimonia con quelli che hanno
avuto parte nel governo passato; egli è, t'assicuro, d'una fierezza insolente,
buon per me che non lo vedo mai. Sua moglie sta divertendosi a Vienna,
e non tralascerà dal canto suo di perorare la causa del marito. La M. Q-
è del suo umore agro che ha preso dopo la tua lettera, jeri però è
stata con me bastantemente gentile, essa non mi ha però detto di salutarti
né domandato se avevo tue nuove. Mediante la perorazione di Tiberio si
è riaccomodato il servimento di Fossati, l'Ulano se n'è ito.
La Sirtori è frenetica per gli ufficiali Tedeschi, e suo marito lo è al
segno che vorrebbe vedersene uno a letto assieme, tutti e due vorrebbero
vedere il palco pieno, essa fa loro delle avances al di là di quelle che sono
prescritte dall'urbanità, e trascura i nostri; io che considero che gli ultimi
sono quelli che mi rimarranno sempre cerco di supplire e non ambisco
d'impatanarmi di troppo, sia però certo che uso tutti i riguardi con quelli
che mi furono presentati. Il contino Meda^, mi ha presentato il barone
Schimcl Ruik, il quale è qui per essere impiegato nel Civile ; è una
persona che ha delle buone maniere; egli è stato a pranzo dalla contessa
Biglj. Mi dispiace che, non essendoci tu, io non posso fare a questi miei
presentati la più piccola gentilezza, fuorché di averli in palco, e in palco
con tre donne non è un gran trattamento ! poiché non possono fermarvisi
molto. Belgiojoso si era disgustato con noi altre, mi scrisse una lettera, io
gli risposi e con questo è finito tutto, non so quando si celebri il suo ma-
trimonio. La mo[glie] di Galeotto" ha fatto un maschio*.
In questo momento hanno fatto un secondo salasso alla cavalla Inglese,
il Mondelino trova però la malattia regolare. Ieri v'é stata la Fiera di
Monza, so che v'era molta gente malgrado il cattivo tempo, ma non ho
ancora avuto nessun dettaglio. Annoiata di soffrire continuamente di sto-
maco e di prendere dei rimedj ordinatimi dal Peruca, feci domandare
Ruggeri il quale ha trovato la ricetta Peruchesca veramente bestiale, egli
mi ha sostituito altre cose, e mi disse che in seguito mi farà prendere delle
acque minerali artefatte, non potendo io andare sul luogo a prenderle,
egli ha deciso che il mio incomodo é prodotto d'una forte debolezza allo
stomaco. La carta finisce, bisogna che ti lasci. Addio, mio caro, amami e
credimi costantemente
la tua aff.ma Teresina.
A Monsieur
.Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
Londres
1) Il collegio dei nobili giureconsulti, durato sino alla rivoluzione francese, se era rigi'
damente riservato al patriziato, contribuiva efficacemente ad invogliarlo allo studio ed alia
pratica del diritto ed al maneggio dei pubblici affari.
2) Il conte Giuseppe Meda fu l'ultimo di sua stirpe.
3) Il conte Galeotto Barbiano di Belgioioso, fratello maggiore di Antonio, aveva sposato
l'anno precedente donna Claudia Brivio.
4) Questo bimbo fu il conte Giuseppe di Belgioioso, morto nel 1895, che nel ISIS fu
condotto ostaggio dal Radetzky quando le cinque giornate lo ebber costretto ad abbando-
nare Milano.
— 202 —
cv
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 2L
Milano il 28 Giugno [1814].
Carissimo Federico,
Ancora nessuna lettera dopo la tua partenza da Parigi, ti assicuro
che ora sono impaziente. Ti prego di darmi nuove distinte della tua per-
sona, e singolarmente dei tuoi occhi; ti pregai di ciò in un'altra mia,
ma non mi hai risposto su quest'articolo, puoi ben credere essere questo
quello che mi interessa di più di sapere. La mia salute, dopo che prendo
i rimedj prescritti da Ruggeri, ha piuttosto migliorato; veroèperò che bisogna
abbia molta cura nel scegliere i cibi più facili alla digestione ; la priva-
zione della frutta e della verdura costa un po' alla mia ghiottoneria. La
cavalla inglese è guarita, e fra due giorni sarà montata secondo il solito.
Niente di nuovo né per la mia cavalla né per i legni, non puoi credere
quanti legni vi siano da vendere, e per buonissimo ed anzi vilissimo
prezzo, ciò che rende difficile l'esitare i tuoi ; in quanto ai cavalli non si
vogliono che cavalli dei tedeschi, un rozzo in una stalla di un colonnello,
ufficiale, ecc., è preferito ai più bei cavalli della città. Porro ne ha com-
perato uno da Klenau per 80 luigi, e mi dicono che non vale certo quei
denari ; Monticelli, servente della Julie, Crivelli ', ne ha comperato uno per
60 luigi, e non vale 40, e così di molti altri.
Ieri Mellerio - ha dato un pranzo al Gergnetto a cui erano invitati
tutti i membri della reggenza, e dei generali tedeschi ; Bellegarde non lo
ha onorato della sua presenza. Si assicura che Bellegarde è fatto gover-
natore in fisso di questo Stato, sino a tanto che il figlio secondogenito
dell'imperatore sia giunto all'età di prender moglie. Ecco quanto sono at-
1) La contessa Julie Crivelli, moglie del conte Ferdinando, era nata Serbelloni.
2) II conte Giacomo Mellerio, consigliere generale dell'Olona e membro della congrega-
zione di carità di Milano, era stato chiamato a far parte della reggenza, in seno alla quale
rappresentava per avventura l'elemento più favorevole all'Austria. Nato a Domodossola nel
1777, erede dello zio conte Giovanni Battista e della pingue sostanza della famiglia, affer-
matasi, nel sec. XVIII, fra le prime dei finanzieri, il Mellerio s'era occupato con molto zelo
d'opere di carità e di religione, oltre che d'affari amministrativi, fino alla caduta del regno.
Fu delegato dei concittadini a Vienna, nel 1814, e s'adoperò sinceramente per ridonar loro
le istituzioni del tempo di Maria Teresa, sovrattutto le immunità giudiziarie e fiscali (Helfert,
Kaiser Franz, cit. pp. 31, 34 etcì. Divenne vice-presidente del governo di Lombardia e fu, in
un breve intervallo, a capo dello stato, ma l'Austria, che lo accarezzava apparentemente,
gli negò la sperata influenza nella sistemazione definitiva, ponendolo a dirigere la cancelleria
morava, carica che egli tosto depose. Fu uomo retto, intelligente, munifico, sviato per lungo
tempo dalla sua chimera della restaurazione dell'antico regime, che lo fece fraintendere dai
concittadini, restii del resto a seguire gli ideali religiosi di questo piissimo gentiluomo. Ot-
tenne però la stima del Manzoni e del Rosmini, che l'amarono assai, sovrattutto il secondo.
(Cfr. Cantò, Alessandro Manzoni, cit. vol. I, p. 316 e Bonola, op. cit., pp. 213 a 215). Mori,
quasi dimenticato, nel 1847. Vedasi pure su di lui J, Mellerio, La famille Mellerio, Paris 1893.
— 203 —
fendibili le promesse dell'iinperatore di non lasciar languire questo paese...
abbiamo una prospettiva non certo brillante, bisognerà rivolger la testa
e cercare le delizie nella vita campestre e in quanto la natura ci sommi-
nistra. Poveri noi ! A Genova è stata spiegata la bandiera inglese ; non
si sa ancora cosa succederà di quella città. Il generale Vilson è partito
l'altro giorno per non ritornar più, eccoci liberati di questi pagliacci in-
glesi ; egli faceva la corte alla Julie Crivelli, La Sirtori partirà verso la
fine del mese venturo per Genova per prendervi i bagni, essa conduce
seco anche la Mariettina', nel suo ritorno essa passerà per Torino (credo
che si presenterà a quella Corte) ed Alessandria. Indicibili sono le stra-
nezze che fa il re di Piemonte : egli parte in tutto dalla sua massima
d'aver dormito tutti questi anni, e non riconosce per conseguenza che le
persone che erano impiegate 20 anni fa, e saluta come tenente, alfiere, ecc.
dei generali che sono passati gradatamente per la trafila ordinaria, e
così di tutti. Mi è stato assicurato ch'egli ha rimesso le primogeniture,
ecco Cicogna in possesso dei suoi antichi diritti-; egli però non me ne ha
parlato ; il medesimo parte tutti i giorni per Londra, ma fin'ora non si
sa ancora se positivamente vada, credo che questo ritardo sia attribuibile
al non aver trovato un compagno per andare insieme ; egli si lagna di
te perchè non l'hai avvertito che andavi a Londra, e non gli hai scritto
di raggiungerlo a Parigi, dicendo essere questo il concerto passato fra
voi altri due; credo che il vedersi rifiutato abbia alquanto piccato il suo
amor proprio. Il Consiglio Comunale ha deciso nella sua seduta d'ieri di
mandare due individui a Vienna per complimentare l'imperatore ; Belle-
garde approvò questo progetto, ma prima di mandarli vuole interpellare
l'imperatore e, venendo la risposta per il sì, si passerà alla scelta degli
individui, la quale sarà fatta dal medesimo consiglio. Settala briga molto,
si paventa che riesca ad esser scelto, egli è un vero pazzo : figurati
che insta perchè ci si conceda un giubileo di sei mesi, durante i quali
abbino ad essere chiusi i teatri. Si assicura che il teatro non subirà cam-
biamenti per tutto quest'anno, ma al nuovo anno cessano i giuochi ed
avremo per conseguenza uno spettacolo meschino. Si parla di metterlo sul
piede antico e di rinnovare in ridotto la società come esisteva nel 96; si
parla pure di rimettere il Casino^; non è però ancora fissato niente.
1) Donna Maria Sirtori, nipote della contessa Teresa, sposò poi don Antonio Zineroni,
(1801-1827[.
2) I Cicogna avevan beni feudali a Terdobbiate nel Novarese.
3) Sembra alludere al " Casino dei Nobili „, società esistente già alla fine del settecento
al coperto dei Filini, allato al Duomo. Il Gambarana, socio superstite nel 1814, si adoprò
in prima linea per far risorgere il casino e parve darvi uno spiccato carattere reazionario,
attenuatosi quando presero ad occuparsene gentiluomini di temperate opinioni, quali il conte
Giberto Borromeo e l'architetto Gagnola. Quest'ultimo fu l'autore dell'editlcio eretto presso
il Teatro della Scala e sin qui rispettato pur nel cieco e febbrile rinnovamento edilizio. I
giovani patrizi, attratti anche dalla somiglianza coi clubs inglesi, entrarono nel casino e
furon sul punto di farne un centro d'opposizione al governo, guidati appunto in quelle scher-
— 204 —
Giulini Giorgio soffre molto nella salute, e da molto tempo; egli non
cessa perciò di essere il facchino della reggenza. Monsignore Prata sta
peggio dei suoi incomodi. La contessina d'Adda ti prega di provvederle
18 fazzoletti di scorza di colore, dei belli, io ti ho parlato in un'altra mia
di questa commissione, e ti parlavo solo di 12.
La M. G. è riapacificata, essa mi ha parlato di te con interesse; stai
fresco se le manchi di parola ; in quanto a me non mi esternerò in pa-
role, farò dei fatti, prendo la posta e vengo a raggiungerti, io non
posso stare maggior tempo sola, senza di te.
Giovedì la M. G. finisce la sua conversazione, almeno per quest" e-
state, ti assicuro che non ne sono dolente. Tuo padre, tua madre, zia
Bigli e tutti g!i amici ti salutano, ricordati che sei in dovere di restituirti
a loro ed in ispecie a me ; abbiamo tutti un vero bisogno di vederti.
Addio, mio caro, è mezz'ora dopo la mezzanotte del giorno 29, la
mia signora Carolina sbadiglia, e mi fa memoria esser l'ora d'andare a
letto, certo ch'io non me ne accorgevo. Addio, mio caro, addio, vogliami
bene e davvero. La tua aff.ma
Teresina.
Tua madre ti prega di provvederle due forbici inglesi.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
evi
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita ^
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Londra li 29 giugno 1814.
Carissima moglie
Se fosti mai tentata di lagnarti della scarsezza di mie
lettere, non ne darai colpa a me, qualora saprai che quattro
giorni della settimana non parte da costà posta per l'estero, e
che le lettere che si ricevono nelle provincie vengono d'assai
ritardate perchè sono tutte mandate prima a Londra. Io pure
maglie dal Confalonieri, secondo vedremo. Nell'archivio della Società dell'Unione, che sot-
tentrò in certo modo al casino, il nob. Ivan Ritter, uno degli attuali direttori, non potè rintrac-
ciare, malgrado le ricerche cortesemente fatte in mio favore, nessun documento riguardante,
ilConfalonieri.Cfr. per l'origine del casino, Cusani, op cit.,T. VII, pp. 265-67 e G De Castro,
/ ricordi autobiografici inediti del marchese Benigno Bossi, cit. pp. 914 e seg.
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit. p. 41.
205-
sono da quasi due settimane senza tue lettere, non avendone
costà ricevute che una tua in data del 5 corrente ed una di
Verri in data del 6. Voglio per altro attribuire ciò al solito
ritardo che si frappone d'ordinario in paese nuovo, sino che
l'avviamento non è stabilito. Per continuarti il giornale del
mio viaggio, eccoti i ragguagli di Portsmouth. Il giorno 23,
non 52 come ti scrissi, ma 62 fiamme di guerra inalberarono
stendardo di battaglia ad 11 ore del mattino. I sovrani si re-
carono a bordo àeW Imprenable^ vascello ammiraglio di 130, ed
io passai a bordo della Rodney, vascello di 120. Il duca di
Chiarenza ^ comandava sul nostro vascello. All'arrivo dei so-
vrani tutta r artiglieria salutò tre volte i monarchi ; tutti gli
equipaggi erano montati sugli alberi e sulle antenne secondo
lo stile del gran cerimoniale ; il colpo d'occhio non aveva pari.
Serviti prima d'ogni cosa d'una squisita colazione, ad un'ora
dopo mezzogiorno si salpò l'ancora, e tutta la flotta mise alla
vela. La giornata era delle più belle, il vento piuttosto forte
e cangiante si prestava mirabilmente a tutte le manovre. In
un istante, tenendosi allineata in tre ben ordinati ranghi, la
flotta sortì dalla rada e prese largo in mare. Le manovre al-
lora cominciarono. Non posso dartene una migliore idea che
col dirti che avresti veduto quelle enormi macchine muoversi,
e manovrare in mare con l'istessa precisione e complicazione
di movimenti, con cui si fan manovrare i battaglioni di eccel-
lente truppa in terra. Dopo queste prodigiose manovre si di-
visero i vascelli in due fazioni, ed incominciò un vivo combat-
timento. Tutti gli artificj, tutti i mezzi di guerra furono posti
in opera in questa simulata battaglia : fuoco di bordata, fuoco
di linea, presa di sopravvento, arrembaggio, etc., tutto si spiegò
con celerità ed abilità tutta propria di questi padroni de' mari.
Finito questo spettacolo, ecco staccarsi otto fregate, sfilare di-
gnitosamente avanti la linea, dare e ricevere il saluto, e far vela
all' istante per portare una guerra non simulata in America ^
1) Il futuro re Guglielmo IV (1765-1837), allora ammiraglio di tutta la flotta inglese.
2i La guerra fra gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra durava dal 1S12. Finite le grandi
campagne in Europa, il governo britannico mandava allora reggimenti di veterani al di là
dell'oceano, coi quali fu invaso Io stato di New York e fu incendiata la città stessa di Wa-
shington; ma il risultato finale ottenuto non fu gran cosa, e la pace, firii'ata il 24 dicembre
1814, consacrò lo statu quo.
206-
Al passaggio di esse tutti i vascelli al suono delle loro bande
intuonarono il loro grand'inno: Oìi! Britannia regina delle acque.
L'effetto di questo grandioso assieme di cose non è descrivi-
bile. A 7 ore del dopo pranzo si rientrò felicemente in porto,
dopo una giornata che sarà delle più memorabili di mia vita.
Il giorno susseguente ebbi il vantaggio di essere ammesso
coi sovrani alla visita dell'arsenale. Tutti i travagli di quel-
l'immenso locale furono in quest'occasione posti nel loro più
gran movimento. Quindi fucine, macchine, fusioni di cannoni,
di ancore, etc., tutto fu col più bell'ordine sottoposto alla mia
ammirazione. Il duca di Wellington, di ritorno per la prima
volta in Inghilterra dopo 7 anni di imprese, sbarcò in quel
porto ' e fu con trasporto accolto dal drappello de' sovrani.
Nulla ti dirò ne delle illuminazioni eh' ebbero luogo la sera
né di altri divertimenti che dopo questo non hanno più un
posto abbastanza interessante ad occupare. Il giorno 25 fui di
ritorno a Londra. Wellington comparve quella sera per la
prima volta al teatro*. Si sospese l'opera, tutto il teatro si
levò in piedi e fece echeggiare la sala di acclamazioni inaudite.
Si fece intuonare dagli attori l'inno nazionale : " Ecco l'Eroe
che viene ", e tutti gli spettatori lo cantarono ""^ a
coro. Mezz'ora durò questo entusiasmo. L'eroe commosso fug-
giva da un palco all'altro per sottrarsi all'entusiasmo, ma in
ogni luogo era scoperto e forzato a mostrarsi. Io esultava ed
aveva le lagrime agli occhi in mezzo a questa commovente scena.
Aspetto a giorni Litta e Somaglia. Balabio parte domani. La
mia salute è perfetta. Saluti a tutti i parenti, e gli amici. Amami,
mia cara, eh' io son tutto tuo . Aff.mo marito
Federico.
v: A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Gonfalonieri
à Milan
Italie
1) Il duca di Wellington sbarcò invece a Dover, ricevuto dalle squadre con salve d'o-
nore e dalla folla accorsa alla riva con grandi applausi.
2) Ciò avvenne infatti il sabato 24 giugno. Il palco del nipote del duca, Wellesley-Pole ,
dal quale il gran capitano assistette allo spettacolo, era incorniciato di ghirlande d'alloro.
Furon cantati e suonati gli inni " Ecco l'eroe che viene „ e " Dio salvi il re „, fra il plauso
dei presenti.
3) V'è uno strappo nella lettera.
207
CVII
Archivio Casati - Cologno Monsese. Edita.
Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati
Londra li 30 giugno 1814.
Carissima moglie
Il latore di questa lettera sarà Balabio, dal quale riceverai
verbalmente mie nuove, onde non mi dilungherò questa volta
a scriverti. Il soggiorno di Londra m'interessa, e mi riesce
gradito, t'accerto, più di qualsivoglia altro luogo abbia percorso
ne' miei viaggi. M'aspettava, dietro ciò che tutto il mondo ne
dice, di soggiornare e partire da Londra affatto straniero alla
società ed ai signori inglesi. Debbo invece dirti che giammai
in alcun paese ebbi un accoglimento più lusinghiero che costà-
Le migliori case de' principali signori di Londra mi sono aperte,
e vi sono ricevuto con un interesse che non mi sarei aspettato;
quasi tutti i giorni posso pranzare fuori di casa, o sono invitato
per la sera ad una Société. Ho già molti inviti per la campagna,
insomma temo che fra poco avrò in questo genere a lagnarmi
delV embarras des richesses. Non bisogna però illudersi sul motivo
di un sì grazioso accoglimento : lo devo a delle eccellenti lettere
commendatizie ricevute, e molto ancora alla posizione politica
delle cose '; il partito dell'opposizione mi coltiva principalmente
per de' motivi illusorii "\ a quel che credo, ma che ridondano
frattanto a mio vantaggio. Nulla ho ancora in pronto costì da
poterti mandare. Salutami cordialmente tutti. Determina asso-
lutamente la vendita degli oggetti che sai, mandandoli anche a
Torino se così conviene per meglio smerciarli; su di che potrai
prendere i debiti concerti con Sayler. Ti abbraccio caramente
e sono il tuo Federico.
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 44.
2) Sulla portata politica di questa dimora del Gonfalonieri a Londra il governo austriaco
nutriva grandi inquietudini ed il 12 agosto si scriveva da Vienna al Bellegarde di star
sull'attenti. Gfr. A. d'Ancona, op. cit. pp. 42 e seg. e M. H. Weii., Joachim Murat, cit., t. I,
pp. 308 e 368.
3) Il Gonfalonieri sembra voler alludere alla speranza di un appoggio dei liberali italiani
(per il momento in realtà ridotti all'impotenzal, che l'opposizione Whig nutriva, nella sua
lunga e vana guerra contro il ministero Liverpool-Castlereagh. Ma ormai la politica dei tor}'
riportava i maggiori successi e tutte le probabilità dei loro avversari riposavano sullo scan-
dalo della condotta privata del principe reggente, tale da sollevargli contro, come aveva con-
statato de visu il Gonfalonieri, l'opinione pubblica del suo regno. Invece gli affari d'Italia
mal noti per causa della lontananza non appassionavano alcuno a Londra.
— 208 —
CVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 22.
Milano il 1° Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Eccomi ancora senza tue nuove dopo la tua partenza da Parigi, non
so a che cosa attribuire questo ritardo; esso non mi pare attribuibile al
viaggio, poiché la distanza è tanto piccola da Parigi a Londra, ed ora le
comunicazioni sono così ben ristabilite fra i due paesi: ti assicuro che
ciò mi mette in pena; non vorrei che ciò fosse prodotto da qualche avve-
nimento sinistro, che il Cielo me ne liberi! sia diligente nel darmi tue nuove
te ne scongiuro, non levarmi la sola soddisfazione che m'abbia, ti assicuro
che essa è veramente la sola. Tuo padre è andato in campagna per 5 o
6 giorni coi ragazzi, mi è toccata per conseguenza la sorte di pranzare
tutti questi giorni tête à tête con mia suocera. Figurati quanto i miei
spiriti si sono esalati in questi lunghi entretiens, essi sono fatti per chi è
d'un naturale tanto allegro, come il mio, e che si sente disposto per sua
natura a sollazzi di questo genere. La mia salute jeri ed oggi potrebbe
essere migliore, la mia medicina, il vero talisman per i miei mali è a molte
leghe; credo che non ti sarà difficile l'indovinare chi sia questa persona
necessaria essenzialmente alla mia felicità.
La Thiene non viene più a Milano, essa ha mandato la sua cameriera
per levare da casa nostra la sua guardaroba, e mi ha scritto una lettera
molto obbligante, per farmi scusa degli incomodi che mi ha dati; credo che
i loro affari siano accomodati mediante un'obbligazione della madre. La
Maria è andata ieri a servire la marchesa Gherardini ', io ho cooperato
perchè fosse presa, ed anche mia suocera per mezzo del Gaetanino: sono
ben contenta d'esserci riescita, essa è una nicchia fatta espressamente per
lei, chi sa che ci riesca ad avere il salario in vita ? Io non mi sono ancora
provvista, ne ho molte in vista, ma il pensiero di accomodarmi bene, e per
lungo tempo, fa sì che vada molto cauta prima di decidermi; vorrei che la
scelta possa ottenere la tua approvazione. Il rimanente della gente di ser-
vizio si conduce bene, il cocchiere fa bene il suo dovere, egli ha molta
cura dei cavalli, i quali stanno tutti bene.
A Zelo è già principiata la filanda; per quest'anno non avrai un gran
utile per la ragione che si è comperata la gaietta a caro prezzo. La cam-
pagna soffre infinitamente della cattiva stagione, di modo che tutti i raccolti
saranno scarsi, ella è veramente un'annata terribile; forti sono state le
1) Cfr. le note 1 e 2 a pag. 30.
— 209 —
spese occasionate dal passaggio delle truppe, forti le imposte, e l'introito
assai meschino. Non v'ha rimedio di poter vendere i legni, non si trovano
compratori ; non faccio che raccomandarlo ad Alemagna e Salyer, i quali mi
sembrano interessati.
Rasini va sul Lago di Como per una settimana e poscia in Toscana
con sua sorella la Paveri'; ecco un servente di meno per me e che mi sarà
vera mancanza, giacché egli si presta moltissimo e con molta premura.
Non ho notizie politiche da comunicarti: la lentezza, colla quale si opera,
non dà luogo a nessun avvenimento importante.
Mi dimenticavo di dirti che si assicura sieno nominati Tenenti Mare-
scialli Fontanelli, Bertoletti e Zucchi; quel che è certo è che il primo si
mostra con tutta l'impudenza, ha sempre il suo palco illuminato, ed il
giorno della Fiera di Monza, ne sembrava il padrone. -
La Ghittina è un vero sasso, non migliora niente, suo marito non se
ne occupa e mia suocera mormora assai del suo amabile genero.
Credo che Cicogna parta per Londra la settimana ventura; egli si
fermerà due giorni a Parigi, egli mi ha promesso di venire a prendere i
miei ordini, e se conta fare veramente in fretta il viaggio gli darò una
lettera per te.
Il Padre Fontana ti saluta, come pure i tuoi parenti ed amici.
Amami, mio caro, e credimi veramente di cuore
aff.ma Moglie.
CIX
Archivio Casati - Colaggio jìlojisese. Edita. ^
Il Conte Carlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri
Milano li 2 luglio 1814.
Amico carissimo
Questa mia ti viene a ritrovare in mezzo ai grandi clamori di quella
città, che ben a ragione si può dire che dà leggi a tutto il mondo. Scom-
metto che non hai nemmen tempo di leggerla; ma non importa, non mi
1) La marchesa Paveri nata Rasini.
2) Il Fontanelli fu infatti collo Zucchi nominato Tenente feldmaresciallo ed è certo che
l'i mperatore Francesco s'era formata un'opinione di lui molto favorevole, sin dal primo incontro
in Parigi. Cfr. Von Helfert, Kaiser Frans I von Oesterreichs und die stiftung des Lom-
bardo-Venetianischen Konigreichs, cit. p.p. 148-49. Circa i sospetti che serbavano sul suo
conto i capi della polizia, vedasi però Lemmi, op. cit. p. 439. Nondimeno egli fu sempre trat-
tato con riguardi dal governo austriaco; e quando morì a Milano, ove s'era ritirato a vita
privata, nel 1837, il Radetzky presiedette ai suoi funerali. Cfr. C. V. Wurzbach, Biographi-
sches Lexicon des Kaiserthums Oesterreichs, III" teil p. 286.
3) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit. pag. 305.
14
210
voglio per questo perder di coraggio. Forse anche in mezzo ad infinito
numero di oggetti che devono necessariamente eccitare la tua ammirazione,
troverai pur qualche momento d'ozio; sia pur questo consacrato agli amici.
Spero bene che tu avrai motivo di formarti altra idea degli inglesi di quella
che siamo costretti di prender noi da quelli che hanno toccato il suolo
d'Italia'. Fino ad ora, per grazia del cielo, non si è adottato né la loro
tournure né il loro contegno, altrimenti noi andressimo più facilmente
accostandoci ai costumi dei rozzi selvaggi. Abbiamo ora a Milano un
ajutante di Lord Bentinck, che si diverte [a] venire al corso portato da uno
scarno mulo, ridendo sul naso a chiunque lo guarda per istupore; chi sa
che in seguito non ci tocchi a vedere anche di peggio? Ma tu, che a quest'ora
ne avrai conosciuti di ben diversi, presterai fede difficilmente a queste
cose. Al tuo ritorno cento bocche te le ripeteranno, per ora non se ne
discorra più a lungo. A proposito del tuo ritorno, tu hai bene annunciato
che questo sarà per festeggiare S. Anna, ma sicuramente con ferma riso-
luzione di non eseguire un simile progetto; non importa, ma queste sono
sempre cose che producono il loro effetto, ed un bel complimento fatto a
tempo può lusingare anche l'età matura-. Chi riflette ai diversi oggetti
interessanti, che devono necessariamente offrire in gran numero quei paesi
ed alla tua voglia di vedere e conoscer tutto con fondamento e dettaglia-
tamente, comprende abbastanza che tu non te l'immagini nemmeno, ma
che essendo una cosa che in se stessa è sempre obbligante, basta il dirla
anche senza intenzione di farla. Io mi formo sempre bei progetti nella
testa, ma non so quando potrò venire in circostanze di poterli eseguire;
ma egli è certo che una volta che mi venga fatto di venire in quei paesi,
come prima di ritornar terra potrà forse avvenire, non voglio vederli sem-
plicemente alla sfuggita, ma voglio ivi fermarmi quanto più mi sarà possibile,
come credo che tu farai. Ma però, piano un poco, mi dirai tu stesso, il tuo
caso è ben diverso dal mio; e la cosa é difatti cosi, e ben hai ragione.
Io sono scapolo e tale forse morirò, ma tu hai dei dolci nodi. Se io pure
una volta finisco per discapolarmi 2, e che mi tocchi una bella amabile e brava
compagna pari alla tua, la quale non può essere bene se é costretta a star da te
disgiunta, addio belle idee avanti [manifestate]; ma per me non potrò certo
starle lungamente lontano, e, se diventato marito mi dura ancora la voglia
di girare il mondo, me la condurrò meco onde sia ella pure a parte di
quello eh' io godrò. Già da qualche tempo tua moglie non è bene, soffre
assai di stomaco e di nervi, ma quello che mi fa maggiormente paura è
la melanconia che la predomina, e che pur si sforza di tener nascosta. Io
1) Dell'opinione che s'aveva in questi mesi intorno agli inglesi in Italia, e particolar-
mente del giudizio che ne avea fatto dal canto suo, discorre il Foscolo nella ben nota
Lettera apolegetica vUgo Foscolo, Prose poUtiche, cit., p.p. 571 e seg.).
2) Allude alla contessa Gonfalonieri Bigli, che si chiamava appunto Anna.
3) Sposò poi infatti donna Beatrice Castiglioni, figlia del senatore conte Luigi. Cfr. la
nota 1 a pag. 47.
211
l'ho più volte incoraggiata a far del moto ed a cercare di distrarsi, ma non
sono le mie parole né quelle di chicchessia che la possono persuadere, e
lo stesso sforzo che ella fa per rendersene superiore le cagiona maggior
sconcerto alla salute. Ed in realtà nella sua situazione sono tali i riguardi
che ella deve usare in casa, e fuori di casa, onde nissuno abbia a che dire,
che trovandosi costretta a condurre una vita continuamente in agguato non
può aver voglia di prendersi il menomo sollazzo, quantunque la sua saviezza
abbastanza, da tutti conosciuta, dovrebbe garantirla da qualunque diceria.
Io farò facilmente un viaggio in Toscana, spero però prima di aver tue
nuove e ti scriverò avanti di eseguirlo. Conservami la tua amicizia, e credimi
che in qualunque circostanza non mancherò di provarti quei veri senti-
menti che mi fanno sottoscrivere
tuo aff.mo amico Carlo Luigi Rasini.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
à Londres
ex
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 23.
Milano il 6 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Ancora nessuna tua lettera dopo la tua partenza da Parigi ; ti assicuro
che questa mancanza mi tiene in somma agitazione; sia esatto per carità
nello scrivermi, te lo ripeto, le tue lettere sono la sola risorsa che m'abbia.
1er l'altro sono andata a Vimercate dall' abate Serpenti* il quale ci ha dato
un pranzo a tutte tre le sorelle ; tanto nell'andare, quanto nel ritorno
sono passata espressamente dalla Santa, per vedere di far eseguire un
ordine che ho carpito alla Reggenza, di esenzione d'alloggi per la tua
casa. Figurati che ci avevano destinato il colonnello Vandoni^, con moglie,
figli, servi, cavalli e quattro ufficiali; volevano tutta la casa in libertà ed
anche molte somministrazioni alle quali non si è tenuti, e che hanno nessun
1) Il conte Angelo Serponti, cavaliere di S. Stefano di Toscana, possedeva una villa a Vi-
mercate.
2) Il Vandoni, cavaliere della Corona ferrea, comandava il 4° reggimento di fanteria
leggiera.
212
diritto di pretendere ; io mi sono arrabbiata moltissimo e tanto feci che
in fine riescii a liberarmene.
Tutto il ricavo delle gaiette della Santa monta a circa trecento lire
di Milano, e a Valmadrera se ne fece la metà, ed anche meno degli
altri anni.
A Zelo è già principiata la filanda, e le cose sono state trovate in
regola da! Barchetta, il quale ne è ritornato questa mattina.
Morto il marchese Serafini', suocero della Serafini-; io ho dovuto met-
termi in lutto attesa la parentela che il medesimo aveva colla casa Casnedi.
Bianchetti ^ ti saluta, egli è partito jeri con Agucchi * per Vienna. Dicono
che ci vanno per diporto, ma generalmente si crede che sieno in depu-
tazione per domandare d'essere riuniti all'impero d'Austria, piuttosto
d'essere aggregati al Governo Papalino ''.
Cicogna parte domani o dopo per Londra ; egli conta fermarsi tre o
quattro giorni a Parigi, io gli darò una lettera per te, la quale però sono
persuasa ti giungerà tardi, e vorrei pure giungesse a Londra quando ne
fosti già partito, giacché avrei cosi la speranza di presto abbracciarti. Belle-
garde, spaventato della somma che si doveva dare al signor Ricci per
l'indenizzazione della fabbrica del teatro, ha decretato che l'impresa con-
tinuerà coi giuochi come si trova attualmente per tutto quest'anno; si
penserà in seguito ad una nuova impresa.
Le truppe italiane, che si stanno organizzando a Como, hanno gettato
a terra le loro coccarde, ci hanno sputato sopra, ed hanno gridato Viva
Napoleone; non so quali misure sieno state prese in seguito a questo
disordine : anche a Brescia è seguita una cosa consìmile.
Settala è veramente pazzo, non v'ha progetto bestiale ch'egli non
metta sul tappeto, figurati ch'egli vorrebbe fosse qui stabilita l'Inquisi-
zione; egli racconta gran cose di sua moglie, la quale secondo lui riceve
molte distinzioni a Vienna, tanto dalla Corte dell'Imperatore quanto dal-
l'Arciduchessa Beatrice. L'imperatrice Maria Luigia si fa detestare a
1) Il marchese Serafini, marito di donna Antonia Casnedi, zia della madre di Federico.
2) La nuora del marchese Serafini era donna Francesca, nata Litta Modignani.
31 II conte Cesare Bianchetti, barone del regno italico, ciambellano vicereale. Fu podestà
di Bologna e fu amico del Foscolo, che parve farne gran conto, se si giudica da una lettera
appunto di questi tempi pubblicata in Bollettino ufficiale del 1° Congresso di Storia del Ri-
sorgimento, N. 4. Per le sue relazioni col Canova, vedansi Vittorio Malamani, Un'amicizia di
Antonio Canova - Lettere di lui al conte Leopoldo Cicognara, Città di Castello, 1890, pa-
gine 79, 80, 85, ed anche Vittorio Malamani, Memorie del conte Leopoldo Cicognara, Ve-
nezia, 1880, voi. II, p.p. ni e seg.
4| Alessandro Agucchi, bolognese, già membro del Consiglio degli uditori, poi del Consiglio
legislativo, prefetto dell'Alto Adige nel 1810, lo era dal 1811 del dipartimento di Passeriano.
5) Er^ verissimo, e l'Austria lasciava fare volontieri. Inoltre, i conti Fava Ghislieri e
Squarzoni, che si recavano a Vienna per sostenere la tesi opposta, implorando cioè la re-
stituzione delle legazioni, donde eran nativi, al papa, furono impediti di proseguire per gran
tempo ed anche incarcerati. Cfr. P. I. Rinieki, Corrispondema inedita dei cardinali Con-
salvi e Pacca, cit., p.p. 66, 77, 103, 1S3, e Lemmi, op. cit., p. 446.
— 213 —
Vienna, essa non parla che di suo marito, non parla che il francese, e
non riconosce niente di tedesco; essa parte a momenti per i bagni d'Esse ^
in Savoia. Ieri mi è stato raccontato per certo essere arrivato un ordine
dell'Imperatore di trattenere le truppe che dovevano partire per l'Austria;
si dice che sia perchè alia sua venuta in Italia vi voglia trovare un nu-
mero di truppe per fargli scorta quale lo esige la sua persona, ma se ne
ignora la vera ragione; chi sa che sia forse per il Re di Napoli?
Beccaria ti saluta, e mi disse che mi porterà le cento e più lire di
cui tu sei creditore.
La M. G. è d'un umore orribile, credo che ciò sia in parte prodotto
dal non avere tue nuove; quel che è singolare è che ha l'aria di pren-
dersela con me, come io ne avessi colpa. Tutti gli amici ti salutano, la
contessa Bigi] in particolare.
Dammi, ti prego, tue nuove il piìi spesso possibile e credimi veramente
di cuore e per sempre
aff.ma Moglie
T. C. C.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres.
CXI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 24.
Milano il 9 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Sono oggi tre settimane ch'io non ricevo tue lettere, ti assicuro che
ciò mi tiene in somma agitazione, indicibile è la pena che mi cagiona
questa mancanza, la puoi desumere dall'amore che tu sai nutro per te ;
non faccio che domandare ora all'uno ora all' altro se si hanno nuove
di Londra ed in ispecie di te, ma non rintracciai mai una risposta con-
solante, sembra che non giungano le lettere da Londra. Nessuna nuova
per i tuoi affari ; è stato qualcheduno per vedere la mia cavalla, ma, sic-
come non volevano oltrepassare i 40 Luigi, Salyer non ha creduto di
doverla vendere per questo prezzo. In quanto alle carrozze nessuno aspira
1) Cioè Ai.\-Les-Bains, ove doveva affermarsi il poco glorioso impero del conte Neypperg
sul cuore e sui sensi di quella giovine imperatrice.
— 214-
a farne l'acquisto, è una vera miseria! Ti assicuro che ciò mi inquieta,
desiderando sommamente di dare evasione alle tue commissioni, giacché
tu hai fatto tanto amabilmente le mie. I due fratelli L sono stati
arrestati a Vienna e sequestrate tutte le loro carte; non se ne sa il vero
motivo, ma si crede generalmente che sia per delle cedole false. 1er Taltro
giunse da Vienna Ghislieri ', egli andò a smontare da Bellegarde, si dice
ch'egli sia fatto Presidente del Magistrato; Alfonso Castiglioni, con un
altro di cui non mi ricordo il nome, avranno, per quanto si dice, una carica
importante. Barbò - intendente generale delle Finanze, e Bellegarde Ajo
del figlio secondogenito dell'imperatore, il quale avrebbe qui la sua educa-
zione. Tutte queste nuove sono cose che si dicono, ma non si sa niente
di positivo. Non so se t'abbia scritto che Custodi^, quello che si è meritato
l'odio universale, è stato rimesso nel suo posto alla Finanza, ciò che ha
scandalizzato tutti. Credo partiranno domani per Londra Cicogna e Cri-
vellino^. Veh! che bella coppia! Io darò probabilmente al primo una lettera
per te, quantunque io sia persuasa che ti giungerà tardi. Berrà partirà
pure entro la settimana ventura con un negoziante, è un patto ch'egli
mise nello scritto nuziale di fare il viaggio di Londra subito che l'avrebbe
potuto, ma senza la moglie ^ la quale è gravida. La Settala è trovata a
1) È questi il famoso marchese Filippo Carlo Ghislieri, vittima ed implacabile nemico del re-
gime napoleonico, autore della poco corretta consegna ai russi nel 1806 di Cattaro. Cfr. P- Pisani,
La Dalmatie de i'jg'j à î8ij, Paris, 1903. Quell'episcdio appartiene alla storia generale ed
è ben noto; ma, quantunque sia assai meno conosciuta, tutta la restante carriera del Ghi-
slieri desta vivo interesse, se non simpatia. Tenacissimo nella sua devozione alla casa
d'Austria, il Ghislieri le sacrificò gli averi, arrischiò per essa la libertà e la vita, sino a
far talora getto di ciò che più doveva premere ad un gentiluomo par suo, l'integrità del suo
onore. Nato nel 1765 dal marchese Francesco Pio e da Leonarda Cospi, impiegato nella di-
plomazia austriaca già sotto l'antico regime, segnalatosi accanto al padre suo per l'entu-
siasmo con cui partecipò alla reazione del 1799-1800, vide le sostanze avite sequestrate e
dilapidate e, dopo la sua condotta in Dalmazia, sofferse pure prigionia. Il Cusani, op- cit ,
voi. VII, p. 76, il De Castro, Principio di secolo, cit., p. 58, il Lemmi, La restaurasione,
cit., p.p. 116-117 hanno parlato della parte ch'ebbe, secondo l'opinione universale, nell'ap-
parecchiare il ritorno degli austriaci nel 1814, ma molti punti rimangono e rimarranno
oscuri. Solo potei accertare, sulle traccia del Cusani ed esaminati i residui dell'archivio dei
Ghislieri (ora del cortesissimo conte Rinaldi-Ghislieri) l'intrinsichezza in cui Filippo viveva
a Milano nel 1813 e 1814 col conte Alfonso Castiglioni. Della prigionia e della creduta morte del
figlio Gerolamo già ho parlato a pag. 27. Già nell'aprile 1814 il marchese Filippo era a Verona ed
offriva i suoi servigi al Bellegarde, ch'era riluttante ad accettarli (cfr. Weil, Joachim Marat,
cit., t. I, p. 530). Lo zelo spinse presto il Ghislieri ad assumersi i più gravosi e repugnanti
incarichi, come quello di inquisitore nel processo perla congiura militare del 1814 (cfr. P.ssa
DI Belgioioso, Studi, cit., p.p. 123 e seg.l. Aggiungerò come ultimo, e sorprendente, tratto
di quest'abbozzo biografico, che il marchese Filippo era fortemente indiziato come massone.
(Cfr. P. RiNiEsi, // Congresso di Vienna e la Santa Sede, Roma, 1904, p.p. 447-48). Morì
nel 1817.
2) Il conte Francesco Barbò, cavaliere della Corona ferrea, era, durante il regno italico,
direttore generale dell'imposta indiretta e consigliere di stato.
3) Cfr. la nota 1 a pag. 51.
4) Doveva essere una Frapolli, sorella della Lucietta Battaglia (poi Fontanelli).
5) Forse don Gaetano Crivelli Mesmer.
— 215 —
Vienna una bellezza, ciò mi dà un'idea del gusto potano ; l'Imperatore le
ha detto che essa ritornerà in Italia con lui.
La sera io vado a teatro accompagnata da Calderara, ora che non
v'è Pasini per darsi la muta. Fagnani è un secolo che non Io vedo, credo
che abbia una nuova pratica. Parravicini' è sempre in campagna, sua
moglie non sta bene. Guicciardi non lo vidi più dopo la famosa giornata
del 20, e quando lo trovo mi saluta sobriamente, egli vuol vendere la casa
e se ne va in Valtellina ; egli non è mai stato dalla Beatrice. Brème è
andato a Torino per alcuni giorni. Porro lo vedo anche di troppo, egli
mi fa molte visite in casa, e lo vedo tutte le sere in teatro ; sarà difetto
del mio gusto, ma la sua conversazione non mi diverte molto, ed anzi
mi è un po' pesante, egli è sempre pieno di progetti, ma finisce per mai
realizzarne uno solo. Tutti gli altri amici li vedo sempre, e tutti quanti
ti salutano caramente.
Addio, mio caro, vogliami bene e credimi inalterabilmente la tua
aff.™^ Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres.
CXII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri
Mi trovo dalla contessina, tua degnissima consorte, mentre sta scri-
vendoti la presente-, e quindi non ho mancato di cogliere quest'occasione
per assicurarti della mia amicizia e per pregarti a volermi continuare la
tua e per parteciparti le seguenti frottole che corrono in giornata.
1) Può darsi voglia alludere al conte Raffaele Paravicini, valtellinese, già prefetto del-
l'Agogna, ispettore generale della pubblica beneficenza, consigliere di stato. Sua moglie era
stata una delle prime dame di palazzo, nominata in occasione dell'incoronazione di Giusep-
pina a regina d'Italia. Sono a stampa amichevoli lettere scambiate fra il Paravicini e il
Prina, in Archivio Storico Lombardo, a. XXXI : G. Gallavresi, Frammenti dell'epistolario
del conte Giuseppe Prina.
2) Queste righe sono scritte sullo stesso foglio della lettera CXI.
— 216 —
Si dice che il Re di Napoli abbia colle sue truppe occupato le alture
della Romagna, per prevenire un'invasione per parte dei coalizzati '. Si dice
altresì che l'Inghilterra, d'accordo con alcuna delle altre potenze coalizzate,
voglia un Regno indipendente in Italia, la di cui capitale deve essere la
vostra Patria, ed il Sovrano il figlio secondogenito di Francesco P. L'af-
fare dovrà essere trattato al Congresso di Vienna 2. Mancando la carta, mi
protesto il tuo amico
De Felber.
CXIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 25.
Milano il 10 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Ricevo in questo punto la tua lettera del 16; non puoi credere quanto
essa abbia rallegrato il mio spirito, ne avevo un vero bisogno. Da Ciani
ho avuto nuove più recenti della tua persona, cioè del 21 ; il di lui cor-
1) Alla medesima data del 9 luglio il Lebzeltern, ministro d'Austria presso il papa, se-
gnalava al Metternicli gli armamenti del re Gioacchino. La notizia veniva però da Rieti.
(Weil, Joachim Murata cit., t. I, p. 207). Il re aveva lasciato le Romagne dalla fin d'aprile,
e le sue truppe, in forza di una convenzione stipulata dal suo ministro degli esteri, duca
di Gallo col conte di Mier, diplomatico austriaco accreditato presso il re, s'eran ritirate
nelle Marche già nella prima metà di maggio. (Pietro Colletta, Storia del reame di Na-
poli dal 11)4 sino al 182s, Capolago. 1834, t. IH, p.p. 233-34 ; Carlo Filangieri, Ricordi, ri-
portati in Duchessa Ravaschieri Filangieri, // generale Carlo Filangieri, Milano, 1902,
p.p. 81-82; Weil, op. cit., t. I, p p. 9-10).
2) Secondo la tesi accolta dal Weil, op. cit., t. I, p.p. 15-16 e 91-92, la questione dei
dominii austriaci in Italia sarebbe stata risolta sin dalle stipulazioni di Praga (luglio 1813).
Il Weil, al seguito di alquanti altri storici che avevano però esaminato sommariamente il
problema, ritiene autentica la " Protestation adressée au nom de Sa Majesté I. et R. au
cabinet de S.* James par S. A. le prince de Metternich, ministre des affaires étrangères, à
S. E. Lord Castlereagh, secrétaire d'État d'Angleterre - Paris, le 26 mai 1814 „, riportata,
sulla fede d'una copia dell'archivio torinese, da Nicomede Bianchi, Storia documentata
della diplomazia europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861, Torino, 1865, v. I, p. 334.
Ma a me, dopo aver spogliato, per cortese concessione del governo di S. M. britannica, le
carte più segrete del Foreign Office, pare, come al Fvffe, op. cit., p. 362 (che compì la me-
desima indagine nella stessa sede), che quella protesta non deve aver avuto luogo, mentre
è smentita dai documenti sincroni e da un cumulo di contraddizioni, non foss'altro dal-
l'azione del Nugent e del Baldacci. Anche il Sokel, o/). cit., Vili." partie, eh. II, pag. 162,
ed il P. R1NIERI, // Congresso di Vienna e la Santa Sede, cit., appendice p. 656, rele-
gano fra gli apocrifi la protesta del maggio 1814 e, naturalmente, il preteso trattato se-
greto del 17 luglio 1813. D'altra parte, è già apparso da questo carteggio del Gonfalonieri,
che Lord Castlereagh non dava proprio motivo al Metternich di protestare.
217
rispondente di Londra gli dice d'averti visto in buona salute, ma non si
estende in dettagli. Incredibile è il disordine che v'ha nelle poste, e so-
pratutto per quella di Londra: 24 giorni ci ha impiegato la tua lettera ad
arrivare ; voglio lusingarmi che le altre mi giungeranno più puntualmente.
Non ti dò le mie nuove ; Cicogna, il quale sarà apportatore di questa mia,
te le darà verbalmente '
Ti accludo due lettere, le quali sono state rimandate da Parigi. Ti prego di
scrivermi il più frequente che puoi, sia certo di recarmi così una delle
maggiori soddisfazioni.
Tutti di casa stanno bene, ho lor comunicato le tue nuove, gli amici
tutti ti salutano caramente, e tu credimi di vero cuore e per la vita mia
aff.ma Moglie
T. C. C.
CXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 26.
Milano il 13 luglio 1814.
Carissimo Federico,
Dopo la tua lettera del 16 non ebbi più tuoi caratteri, ciò che attri-
buisco all'immenso disordine che v'ha nelle poste, non potendo attribuirlo
a tua negligenza nello scrivermi, giacché mi hai sempre dato tue nuove
con esattezza; si, mio caro, sono contenta di te sopra questo rapporto, e
arrabbiata veramente coi direttori delle poste, i quali mi defraudano del-
l'unico e solo compenso che m'abbia per la tua assenza. Ti do parte, in
una lettera che ho dato a Cicogna, che ho preso la donna di grosso; questa
mi è stata proposta da mia madre come un tesoro, e veramente adattata
per noi; altresì ti dico pure che ho dovuto fare accomodare la bastardella la
quale minacciava di lasciarmi in istrada da un momento all'altro. Nessuna
nuova per le vendite che mi hai ordinate; monto a cavallo tre volte la
settimana con Pierino Salyer, il quale dice essere contento di me, tremo che
alla tua venuta, dopo che avrai visto le signore inglesi a cavallo, mi vi
trovi male ; ma basta, mi troverai docile a perdere le abitudini contratte,
Il Si omettono notizie particolareggiate delle faccende di casa che la contessa Teresa dà
qui al marito.
— 218 —
per prendere le nuove che mi puoi dare, e come mai non prenderle se mi
son date da te?.... Sono assai contenta della mia cavalla, essa ha guada-
gnato moltissimo, il suo trotto è molto più comodo, ed il galoppo discreto.
La contessa Bigli ti saluta, e ti prega di portarle da Londra una bottiglia
di Liquore di corno di cervo succinaio, ciò che si trova eccellente in quel
paese, ma assai caro; siccome ella è cosa eccellente per le convulsioni ti
prego di portarne una bottiglia anche per me. L' abate Serponti ti prega
di portagli un paio di rasoj inglesi. Vorrei mi portasti pure del buon Té, il
quale non si trova da noi che cattivissimo. Il marchese Ghislieri ha avuto
la carica di Consigliere di Conferenza presso il governatore di Milano*,
fin'ora non ha spiegato carattere. Pino è partito per Vienna, si crede che
ci sia andato per suo conto senza nessuna missione, * se ne ignora però
la vera ragione. Sabato partirà Berrà, al quale darò una lettera per te,
credo che egli farà il viaggio in fretta. A giorni principierò a prendere
le acque di Recoaro, le quali spero gioveranno a rimettere il mio stomaco,
Ruggeri ne è persuaso; in questi giorni la mia salute è migliore, il caldo
che abbiamo da quattro giorni mi abbatte un po'. Tutti di casa stanno bene»
ti assicuro che la M. G. s'interessa molto di te, quantunque non voglia
mostrarlo per poter disapprovare tutto, secondo il suo solito. La Ghita è
sempre più stupida, suo marito non se ne occupa come se fossero sposi
di 20 anni. I tuoi fratelli, tre sassi, non si sviluppano niente. La Sirtori
parte la settimana ventura per Genova, spero che i bagni le gioveranno
molto per quell'umore acre che ha nel sangue. Il Barchetta ti saluta e ti
assicura che i tuoi affari vanno regolarmente, ma i raccolti saranno tutti
assai meschini. Porro mi assedia colle sue visite; ti assicuro che mi annoia
alquanto. Gli amici ti salutano, tutti vogliono essere nominati particolar-
mente, ma, siccome tutti dicono lo stesso, tralascio di farlo per brevità.
Guicciardi ^ è andato in Toscana. Addio, mio caro, vogliami bene ma bene
davvero, e credimi costantemente la tua affezionatissima
Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
à Londres
1) II Ghislieri fu pure chiamato a far parte dell'I. R. " Central-Organisirungs-Hof-Com-
mission „, alla quale spettò l'ordinamento delle provincie conquistate o riprese dall'Austria.
Cfr. Helfert, Kaiser Franz, cit., p. 20.
2) Ottenne il grado di Tenente Feldmaresciallo, ma non in servizio attivo.
3) Doveva ben presto essere inviato dai suoi compaesani a Vienna, giacché in fin d'a-
gosto il Consiglio del dipartimento dell'Adda, aveva prescelto il Guicciardi e Girolamo
Stampa di Chiavenna a caldeggiare l'aggregazione della Valtellina alla Lombardia, missione
che,ben condotta dal Guicciardi, ebbe ottimo esito e salvò agli italiani quella provincia, se-
condo è distesamente narrato in Giuseppe Romegialli, Storia della Valtellina e delle già
contee di Bormio e Chiavenna, voi. IV, Sondrio, 1844, p.p. 38 e seg., e Giovanni Visconti
Venosta, Ricordi di gioventù, Milano, 1904, p.p. 34 e seg.
Milano il 14 Luglio 1814.
— 219 —
cxv
Archivio Casati - Mil aito. Inedita
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 27.
Carissimo Federico,
Ricevetti questa mattina la tua lettera in data del 29 giugno, puoi immagi-
narti il piacere che essa mi ha recato, dandomi essa le tue nuove; ma non mi
vi parli di ritorno... chi sa quando ti risolverai a rimpatriare ; tu te la godi
a meraviglia, e intanto la tua Teresina muore di tristezza : ti assicuro che
la mia situazione mi riesce sempre piìi insopportabile, non posso reggere
più a lungo nello stato in cui mi trovo! il trovarmi isolata interamente,
ed il non avere con chi aprire il mio cuore, è per me la cosa la pili insop-
portabile. Quando eri a Vienna, avevo pure il mio Cecchino, il mio cuore
si sfogava pure con quella povera creaturina, che divideva i miei affetti,
ed il ravvisare in lui l'immagine del padre, mi dava pure una sorta di
consolazione, nella tua assenza ; ma ora mi ritrovo sola sola coi miei pen-
sieri, i quali ti assicuro sono d'un genere ben triste, e mi trovo felice
quando posso diminuire l'oppressione del mio cuore colle lagrime : ti
assicuro che ne verso molte, e questa lettera ne è inaffiata. Non credermi,
mio caro, indiscreta; sì, godo che ti diverti, non voglio esserti troppo a
carico, ma oh Dio io non posso vivere separata da chi amo con vero
trasporto, ho un vero bisogno d'amare e di poterlo dire a chi è l'oggetto
del mio amore, e di sentirmi pure ripetere d'essere riamata; dimmi che
m'ami davvero e che sei veramente mio, e porterai così un alleviamento
alle mie pene. Non ti parlo di nuove, non ne so e credo realmente non
ve ne sia: altronde ti accludo delle lettere che ti istruiranno su quel poco
che si può sapere. Berrà il quale ti apporterà questa lettera t'istruirà ver-
balmente di tutto. Ho comunicato la tua lettera alla M. G. e a tuo padre
e madre, essi mi hanno incaricato di salutarti, gli amici poi ti salutano
caramente, e mi domandano tutti con vero interessamento le tue nuove.
Ieri vidi Brème di ritorno da Torino, egli mi fece una lunga visita, la sua
conversazione fu sentimentalissima, mi disse una quantità di belle cose,
e mi domandò il permesso di venire un qualche giorno per leggermi alcune
pagine d'un opera che ha fatto, e che esita a dare alle stampe; mi guarderò
bene che le sue visite siano troppo frequenti per impedirle, non avendo
io voglia di fare la triste fine della povera signora che ha frequentata ';
se tu hai piacere di liberarti della tua Teresina, dimmelo, che allora coltiverò
anzi le di lui visite. Non ho nuove da darti circa alle vendite che mi hai
ordinate, me ne dispiace, ma credimi che non è per mancanza di diligenza.
Addio, mio caro, vogliami bene, e credimi inalterabilmente la tua
aff.ma Teresina.
1) La contessa Porro, che era stata nei primi anni collega della contessa Teresa alla
corte vicereale. Cfr. la nota lap. 37.
— 220 —
CXVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 28.
Milano il 20 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Ricevetti da Ballabio (il quale è arrivato il giorno 17) una tua lettera
e le tue nuove dettagliatamente; io lo ricevetti a braccia aperte, e come
il Messia; f ecimo una lunga chiaccherata, ma rilevai che il medesimo è
molto malcontento di Londra, ciò che voglio attribuire alla scossa
(quantunque sia stato breve il soggiorno) che ne avrà sentito la sua borsa.
Ho ricevuto pure la tua lettera del 5, avrei veramente amato mi desti un
qualche cenno sul tuo ritorno; ma vedo che tu te la godi, che non pensi
molto a chi sospira la tua venuta.
L'operazione del curato Villa non è totalmente riuscita, bisognerà
ritorni quest'autunno. La Sirtori parte domani per Genova. La M. G. ti saluta
e dice che non ti scrive per la ragione che ciò lefporta incomodo. Si dice
Calcagnini sposo colla figlia Belgiojoso sorella della Giulini', e d'Adda
del Borgo del Gesù- con un'altra figlia Pallavicini. Mia madre ti prega
di portarle un paia di rasoj, e due forbici, una lunga e l'altra piìi piccola.
Ti rinnovo la commissione della contessa Bigli di portarle una bottiglia
di Liquore di corno di cervo succinato, cosa che si trova perfettissima in
Inghilterra, e ne vorrei una bottiglietta anche per me, essendo cosa ottima
per le convulsioni.
Eccoti quanto ricevetti in diverse occasioni : sciaietto di percal rosso,
guanti per me e per la Sirtori, due abiti, uno di seta cruda per me ed
un altro di stoffa per la Ghita ; due sciai di Madrasso, uno per la Ghita
e l'altro per mia suocera, sei sedie ricamate per la Visconti, colla seta e
aghi, due tazze di porcellana col mio ritratto, sciai di lana per me o panno,
tre tagli d'abito in seta, caricature, musica e disegni per pettine. Quello
di cui posso assicurarti [è] che tutti questi oggetti sono pienamente a
mio genio e te ne ringrazio infinitamente.
È venuta da Vienna la nomina di quattro Tenenti Marescialli, i quali
sono Pino, Mazuchelli, Zucchi e Palombini^ e di sei Generali Maggiori,
1) Questa diceria doveva essere infondata, giacché le due sorelle della contessa Giulini
Barbiano di Belgioioso (figlie del principe Rinaldo Alberico) sposarono l'una il conte IWassì-
miliano Stampa marchese di Soncino, l'altra il conte Carlo Melzi d' Eril.
2) Il marchese Gioacchino d'Adda Salvaterra (1794-1829), autore d'un'illustrazione in folio
del patrio duomo, sposò infatti il 10 novembre 1814 la marchesina Elisabetta Pallavicino
Trivulzio (1797-1826).
3) Il Palombini era generale di divisione nell'esercito italico. Egli era stato a lungo oc-
cupato nelle guerre di Spagna, finché lo richiamarono nel 1813 per affidargli un comando
221 —
cioè Rugerri, Vilatta, S.t Andrea', Paino, Bertoletti, e Paolucci; non si sa
niente cosa contino fare di Fontanelli, egli però si mostra sempre in pub-
blico, ha il suo palco illuminato, e sembra che sia assicurato di qualche
cosa di buono.
I nostri ufficiali italiani sono tuttora turbolenti, non vogliono asso-
gettarsi al nuovo governo, vanno gridando « Viva Napoleone ;> ed a Brescia
si sono battuti coi tedeschi, ne sono rimasti morti tre, ora si stan facendo
i processi. Bellegarde è sempre per prendere la cosa dolcemente, ma i
nostri medesimi italiani gridano morte, vendetta, rigori, contro questa
povera gente, la quale sicuramente è mossa la maggior parte dalla dispera-
zione di aver gettato gli anni della loro gioventù inutilmente; ti assicuro
che, se Bellegarde dovesse ascoltare questi sicarj, avressimo molte vittime,
ma egli è impastato di dolcezza. Rossetti Vice Presidente della Reggenza!
Tu vedi che i nostri signori milanesi non vi rimangono che per essere
subalterni, poiché ora dipenderà più niente da loro; per me certo non vi
rimarrei 2. L'imposta di questo mese è d'un sol centesimo •■. Per ora alla
Santa sei libero d'alloggi, ma tutte le terre vicine ne sono piene. Tutti i
tuoi affari vanno regolarmente, ma quanto alle vendite niente di nuovo,
ho parlato con Salyer per mandarle a Torino, ed egli mi disse che scri-
veva subito per sapere se v'era possibilità di poterle esitare, poiché in
caso contrario si getterebbero le spese; in quanto alla mia cavalla niente
di nuovo, ti assicuro che ora in Milano non si spende un soldo, e tutti
i signori generali non fanno spese, per la ragione che si servono delle
carrozze di Corte.
Tutti i parenti e gli amici ti salutano caramente, e tu credi all'amore
inviolabile col quale mi protesto la tua
Aff.ma Teresina.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres.
alla frontiera illirica. Napoleone, nel colloquio da lui avuto all'isola d'Elba col conte Anto-
nio Litta-Biumi, di cui si hanno alquante relazioni, si sarebbe meravigliato d'udire che il
Palombini avesse accettato d'entrare nell'esercito austriaco. Cfr. Weil, Joachim Murât, cit.,
t. II, p. 565.
1) II barone Pietro Sant'Andrea. Cfr. Helfert, Kaiser Franz, etc., cit , p. 183.
2| Cfr., per questo graduale affermarsi del predominio degli austriaci nelle pubbliche
amministrazioni, [P.=" di Belgiojoso], Studi cit. pp. 105 a 107.
3) Il Giornale Italiano del 13 luglio 1814 reca infatti una determinazione del Commis-
sario plenipotenziario, controfirmata, per la reggenza, dallo Strigelli e datata il 16 luglio, il
cui primo articolo suona cosi: " L'imposta prediale, da pagarsi dai censiti pel giorno dieci
del futuro mese d'agosto, è fissata ad un centesimo per ogni scudo d'estimo censuario „.
— 222
CXVIÏ
Archivio Casati - Milano. Inedita
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 29.
Milano il 23 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Ieri sono successe molte soppressioni, cioè tolto il budget dell'Appa-
naggio della Corona, licenziati per conseguenza tutta la Capella, l'Ufficio
di elemosineria (onde il Bellisomi ' rimane senza soldo), l'Ufficio del gran
scudiere e del gran maggiordomo, e tutta la servitù, quale fu trattenuta
sino a quest'epoca. La casa dei paggi va a sciogliersi colla fine dell'anno
scolastico. Soppresso il Ministero della guerra ; la sezione della marina
trasportata a Venezia ; rimarrà qui la commissione centrale alla cui testa
vi sarà quel co.... di Somariva. Soppresso il Ministero dell'estero, sop-
presso l'Ufficio dei titoli, ed il povero segretario - sentirà m'immagino as-
sai la perdita del suo beneficio. Si è domandata a tutti i dicasteri la
nota degli impiegati forastieri, e v'ha un decreto di S. M. I. che caratte-
rizza come forastieri gl'individui di quei paesi; che hanno riguardato i
nostri come tali, cioè i veneziani, i bolognesi, ecc. Tu vedi così tolta
ogni speranza dell'aggregazione di questi paesi ; il prospetto dell'avve-
nire è al certo assai brillante ! Si dice che il quartiere generale si tra-
sferirà a Bologna, pare che il maresciallo Bellegarde sarà sempre il co-
mandante in capo di quest'armata, e che rimarrà qui Rossetti ; la carica
che gli è stata conferita (pochi giorni sono) di Vice Presidente della
Reggenza lo fa credere. Me ne dispiace assai ; il cambio non sarà certo
vantaggioso per noi, egli è ben lontano d'avere il carattere di modera-
zione del maresciallo, so anzi ch'egli è assai duro ; mi è stato raccontato
che, avendo Rossetti fatto un rapporto a Bellegarde, nel quale egli si
estendeva molto sull'inutilità di tanti impiegati, e disse che la metà ba-
sterebbe per il servizio di S. M., Bellegarde gli rispose : Sì, la metà ba-
sterebbe per il servizio di Sua Maestà, ma S. M. è necessaria all'altra metà.
Il tenente maresciallo Flécher, che alloggia in casa Bigli^ (il quale è ri-
tenuto per la più gran bestia di tutta l'armata, ma che la contessa Bigli
1) Ferdinando Bellisomi era segretario della Grand'EIemosineria. Su queste soppressioni
v'è tutto un'incarto all'archivio di Stato di Milano {Comm. plenip. imp. Bellegarde g • Corona].
2) Don Giovanni Borgazzi, assistente al consiglio di stato, intorno al quale vedasi il ri-
tratto che ne fece il nipote Giovanni Visconti Venosta, Ricordi di gioventù, cit., p. 133. Divenne
segretario particolare del conte Mellerio, vicepresidente del governo di Lombardia, e lo accom-
pagnò a Vienna nel 1817. Cfr. la cronaca del Mantovani, riportata dal Cubani, op. cit.,
t. VII pag. 336.
3) Il palazzo dei Bigli, in Borgonuovo, ora della contessa Venino-Perego, fu poi resi-
denza della contessa Giulietta Samoyloff-Pahlen, gran dama russa stabilita a Milano e no-
tissima a' suoi tempi.
— 223 —
trova un tesoro), mi disse che l' imperatore verrà a Milano per la fine
d'agosto, e che egli teneva questa nuova da persona assai vicina a Belle-
garde, e che la cosa è sicura ; ho cercato di verificarla, ma non mi è
stata confermata ; subito che saprò qualche cosa di positivo te lo scriverò.
Dio facesse che fosse vera, poiché avrei così lusinga di vederti affrettare
il tuo ritorno ! Tanto Alemagna quanto Salyer si sono informati se con-
veniva mandare i legni che vuoi vendere a Torino, ma hanno saputo che
ne ridondano, che vi sono in vendita quelli del principe Borghese, e che
tutti i particolari ne sono provvisti ; piuttosto sarebbe meglio Modena,
ed ho pregato gli stessi individui d'informarsi, di scrivere, e di vedere
se mandandoli colà vi possa essere una certezza d'esitarli per non get-
tare le spese inutilmente. È venuta al servizio tre giorni fa la donna
nuova, per quanto mi pare essa non mi conviene, e sono persuasa ti spa-
venterà, e poi è stato occultato che la medesima ha da molti mesi un
dolore nel braccio destro che le rende difficile l'eseguire le sue incom-
benze; fortunatamente che le ho cantato chiaro che la prendevo in prova,
e che glie l'ho fatto dire anche da mia madre, e poi mi avevano detto che
non aveva i 40 anni, ed ho saputo che ne ha almeno 45 ; questo è un
regalo che mi è stato fatto dalla d'Adda Settala', la quale però si è servita
del canale di mia madre. Tutti di casa stanno bene e ti salutano, come
pure gli amici tutti. Addio, mio caro, vogliami bene, e pensa, te ne scon-
giuro, a presto rimpatriare.
La tua aff.ma
Teresina.
A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
1) La marchesa Teresa d'Adda Saivaterra, nata Settala, morta settantenne nel 1848.
— 224 —
CXVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 30.
Milano il 27 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Ho ricevuto per mezzo di M.r Marchai* la tua lettera del 12; non
saprei esprimerti con parole la gioia che provai quando egli mi fu an-
nunziato, come proveniente da Londra, poco mancò che gli andassi incontro
per abbracciarlo; gli feci una quantità d'interrogazioni sul tuo conto, egli
mi disse che sei ingrassato, ciò che mi pare alquanto difficile, attesa la
vita strapazzata che hai fatta questi mesi.
11 povero uomo ha trovato sua moglie moribonda, e forse a quest' ora
sarà morta ; fui sorpresa della velocità colla quale egli è venuto, giacché
egli arrivò a Milano il 25. Ieri si solennizzò S.t Anna, fui dalla M. G. a
pranzo, vi fu pure invitato tuo padre; ti potrei rimproverare la tua man-
canza di trovarti a Milano per tal giorno, giacché lo avevi promesso for-
malmente, ma non ti voglio dire niente, lascio che te lo rimproveri da te,
se però sei suscettibile di sentir rimorsi. 11 mese d'agosto va in campagna
tutta la famiglia, io rimarrò qui sola sola; quantunque essa non mi sia d'una
gran risorsa, l'idea di trovarmi del tutto isolata mi fa pena, e mi fa sempre
una nuova sensazione, quantunque vi dovrei essere pur troppo avvezza
Si dice per sicuro essere soppressi con decreto imperiale tutti i ministeri
e tutti gli uffici costituzionali : tu vedi che sotto questa categoria vi sono
quasi tutti gli uffici; si pretende che si rimetta l'organizzazione del 86,
e che non vi sarà qui che un Consiglio di Governo, che questi consiglieri
si divideranno i varj rami d'amministrazione, ed avranno ognuno il loro
Barò particolare. Arrivano tutti i giorni delle persone mandate da Vienna
per organizzare questo paese, e mi pare che vi sia tutta l'apparenza che
si sederanno qui per sempre ; lascio a te il fare le riflessioni, quali sicura-
1) Probabilmente quel G. B. Marchai, compromesso nella congiura anti-austriaca di pochi
mesi dopo. L'Helfert, La caduta, cit., p. 221, lo dice lorenese, venuto in Italia come me-
dico militare e rimastovi come negoziante di cavalli, ciò che spiega benissimo ch'egli viag-
giasse continuamente e che fosse in relazione col Gonfalonieri. Egli si lasciò infinocchiare
da quel losco avventuriero che era l'Esquiron de S. Agnan, spacciatosi inviato da Luigi XVIII
per ridare alla Francia l'egemonia in Italia, in realtà utilizzato dalla polizia austriaca, mal-
grado le riluttanze del Bellegarde al quale certe infamie ripugnavano, come agente provoca-
tore. Fu il Marchai quegli che presentò, con molta leggerezza, nel novembre 1814, il S. Agnan al
Rasori, donde venne che tanti valentuomini furono irremediabilmente compromessi. Il Mar-
chai fu egli pure imprigionato la notte del 4 dicembre. Secondo la P.ssa di Belgioioso,
Studi, cit., p. 117, il Marchai potè sfogarsi alquanti anni dopo sul S. Agnan, incontrato per
caso a Parigi, bastonandolo di santa ragione. E perfino l'aulico Helfert, op. cit., sembra
ammettere, dal modo con cui racconta l'episodio, che quelle bastonate furon date a dovere.
225
mente ti si presenteranno a prima vista. 1er l'altro hanno fucilato tre uffi-
ciali italiani per delitti commessi a Brescia, come già ti scrissi un'altra volta,
e si pretende che siano state trovate loro delle lettere contrarie al Go-
verno. Ciani è tutto sorpreso di sentire che non ti sieno giunte le mie
lettere, egli non ne capisce la ragione, manderò questa a Bignami a Parigi,
e m'immagino ti arriverà più presto. Prendo le acque di Recoaro, ma
fin'ora non ne sento l'effetto, ci vuole del tempo per questo. La M. G. mi
domanda sempre le tue nuove con vero interesse, tuo padre e madre ti
salutano come pure gli amici. Addio, mio caro, vogliami bene ma bene
davvero, ricordati che ciò è necessario alla mia esistenza, se però essa
t'interessa abbastanza per conservarla. Ti abbraccio con vera tenerezza.
Addio.
[T. C. C.].
CXIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 31.
Milano il 30 Luglio 1814.
Carissimo Federico,
1er l'altro si dispensarono 700 lettere di congedo agli ufficiali che
appartengono ai paesi di potenze estere, e di quelli che non sono sotto
il dominio di Bellegarde, ciò che ci fa disperare di vedere ingrandire il
nostro statino. Sciolti tutti i ministeri, e tutti gl'impiegati in libertà; vi sa-
ranno delle commissioni per ciascun ramo d'amministrazione, i quali sicura-
mente non assorbiranno un gran numero d'impiegati: ecco una sentina
di gente la quale non può essere assolutamente contenta della sua posizione.
11 sistema dell' 86 è quello che viene adottato, non avremo cosi la più
piccola rappresentanza nazionale, quale pure si aveva nel 96, * vi sarà un
Consiglio di Governo, questi consiglieri prepareranno i loro lavori, ma tutto
dipenderà da Vienna; tutti i giorn iarrivano organizzatori, i quali mi pare si
sedono per rimanere fermi al loro posto. Non ti posso dare nuove posi-
tive su altri rapporti, tutto è ancora flottante. Niente di nuovo riguardo
1) Come ben comprese la contessa Teresa, l'Austria non ridiede affatto alla Lombardia
il regime di larga autonomia al quale l'invasione francese aveva posto termine, bensì instaurò
un governo assoluto, simile tutt'al più a quello effimero imposto da Giuseppe II ai nostri
avi riluttanti.
15
— 226 —
ai tuoi affari, essi sono in corrente; quanto alle vendite non si è potuto
effettuarne nessuna, non puoi credere il moto che mi sono data, come pure
Alemagna ed in ispecie Pierre Salyer; t'assicuro ch'egli è impossibile di
essere più diligente e sollecito di lui, bada costantemente alla stalla, ed
è impegnatissimo perchè si effettui una qualche vendita; anzi egli bra-
merebbe sapere se sei stato contento della vendita della cavalla transil-
vana, il compratore non ne è molto contento; v'è stato della gente, come
tu sai che succede sempre, che gli hanno detto il più gran male. Vado tre
0 quattro volte la settimana a cavallo, sempre con Piero, faccio delle buone
trottate, ciò che mi fa bene, sento assolutamente un vantaggio i giorni che
faccio questo esercizio. Ruggeri vorrebbe che ci andassi tutti i giorni, ed
anche due volte al giorno, ciò che è assolutamente impossibile eseguire;
il caldo assai forte che fa da molti giorni mi toglie quasi la voglia di
cavalcare; quantunque questa sia la sola solissima cosa, che faccio con
piacere, essa non riesce a sgombrare dalla mia povera testa i tristi pen-
sieri che l'occupano incessantemente. Prendo le acque di Recoaro, questi
scorsi giorni mi sono sentita assai male, tutte cose però di nervi e di
stomaco, mi trascinai però fuori di casa; tutti suggeriscono rimedj, ma non
ve n'ha nessuno che sia in poter loro di somministrarmi, il mio fisico è
troppo dominato dal morale perchè l'arte medica vi possa mettere rimedio;
tu sai, mio caro, chi è il solo talisman dei miei mali, tu solo puoi metterci
fine, sì, tu solo, mio caro, ma chi sa se ci pensi !... e quando pure ti risol-
verai a venire nelle mie braccia, della persona che sicuramente ti adora
più che qualsiasi essere creato? tu sei per me subito subito dopo il Crea-
tore. Oggi ebbi una visita di due ore di Brème, egli mi lesse molte
pagine della sua opera Esquisse sur les Moeurs du siècle, ti assicuro che
mi sono trovata assai imbarazzata, ma una dichiarazione, che gli feci prima,
della mia nessuna attitudine a giudicare di tali cose, mi ha in gran parte
allegerito l'imbarazzo; egli si mostrò assai contento di me, non so se ci
si possa credere; egli ti saluta, egli ti si protesta vero amico; l'aspettazione
di vedere qui M.'' de Stael lo mette già in orgasmo'. Porro è ancora a
Torino, non mi par vero di essere sollevata dalle sue visite giornaliere.
Rasini partì ieri per la Toscana, e ti saluta. Fagnani non si vede più,
pranzai con lui però jeri dalla Bigli,(la quale ti saluta cordialmente). Trecchi
è al solito; non ti parlo degli altri amici, essi conducono sempre la loro
vita ordinaria. Donna Teresa Clari va a morire da un'ora all'altra di con-
sunzione. La figlia Cambiaghi ' s'incammina a gran passi per l'eternità,
vuoi sentirvi arrivata quanto prima anche la tua Teresina se non ti sol-
leciti di rianimarla colla tua presenza; sì, mio caro, essa mi è necessaria,
credo di non essere indiscreta di esigerla dopo quattro mesi di assenza.
1) Per quest'attesa della Stael ed in genere per tutte le relazioni ch'essa ebbe coll'abate
de Brenie, cfr. Guido Muoni, Ludovico de Breme e le prime polemiche intorno a Madama
di Stàel ed al romanticismo in Italia, Milano, 1902.
2) Cfr. la nota 2 a p. 200.
— 227-
Tuo padre e madre e M. G. ti salutano, e stanno benissimo. Addio, mio
caro, vogliami bene e credimi costantemente e di vero cuore
la tua aff.ma Teresina.
P. S. — Siccome dò molto incomodo a Salyer per le mie cavalcate, le
quali durano sempre molto piij d'un ora, mi pare, se tu lo credi a proposito,
che bisognerà gli faccia un qualche regalino oltre il pagamento delle lezioni;
lascio a te, se trovi che ciò sia giusto, il provvedere qualche cosa che sia
adattato per lui.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
cxx.
ArcJiivio Casati - Milaìio. Inedita^
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri.
N. 32.
Milano il [31] Luglio 1814.
Carissimo Federico,
Sono 9 giorni che non ho tue nuove, mi pare che ciò sia un secolo.
La settimana ventura va in campagna la famiglia, prima a Verderio poi
a Carate; mi hanno fatto la grazia d'invitarmi in tutti e due i luoghi, ma
credo che mi riserverò d'andare a Carate, ove starò meno male giacché a
Verderio non ho un' anima della mia. La settimana ventura anderò forse
a Valmadrera per degli affari che esigono la mia presenza; se bastasse
quella del Barchetta mi esentuerei dall'andare a prendere del caldo, che
ora abbiamo assai forte e che dura da tanto tempo: a Brera è stato ai 25
gradi e sembra che vada aumentando. La contessa Bigli mi ha invitato
d'andare a Niguarda; se mi farà nuove istanze vi anderò per due o tre
giorni, o anche più, secondo vedrò di essere aggradita. La M. G. mi fa
delle gentilezze molte, e s'interessa molto per me, ma singolarmente di
te; essa t'ama davvero. Il povero monsignore Prata sta malissimo, egli non
vede più nessuno, nemmeno la M. G. Donna Teresa Clari Calderarj è morta.
La moglie di Pallavicini nata Monticelli' sta poco bene, ed il genere della
1) Donna Giulia Monticelli, sorella di G. Battista (vedasi la nota 5 a pag. 19), aveva
sposato il marchese Giuseppe Pallavicini. Questi Pallavicini abitavano a Milano in via Cerva.
— 228 —
sua malattia dà molto a temere. La figlia Gherardi è fuggita da suo padre
per la ragione che quest'ultimo non voleva dare il suo assenso per il
matrimonio che la medesima voleva contrarre col figlio della bella di Vac-
cari;ora tutto è spianato, e quanto prima si farà il matrimonio. La moglie
del generale Demboschi ' è fuggita da suo marito, si dice per i cattivi
trattamenti che il medesimo le faceva subire.
I membri della Reggenza si sono distribuite le incombenze ed hanno
tutti un segretario, uno scrittore, ed un aprentis. Giulini l'interno, Bazetta^
e Peregalli la giustizia. Toni il culto. Verri pubblica istruzione, accademia
reale, biblioteche ecc., Mellerio tesoro e demanio, Muggiasca le miniere,
Borromeo^ pubblica beneficenza, Longo alla finanza, non ti so più dire
degli altri; tutti gl'impiegati che questi signori hanno sono di quelli che
lo erano già prima. Beccaria è fatto concepista degli affari del Ministero di
Giustizia e segretario della Pubblica Beneficenza sotto Borromeo. Sono
alcuni giorni che la Sirtori è partita per Genova, è stata obbligata di so-
spendere i bagni per la ragione che essendovi stata il primo giorno troppo
tempo ne ha sofferto; ora non mi resta che la Durini in palco, la quale
tu sai mi è di risorsa per la ragione che suo marito si trattiene, e mi
aiuta a trattenere la società. Io vado quasi sempre in teatro con Calde-
rara, egli è il solo servente che mi è rimasto. Rasini mi ha piantata bar-
baramente per il suo viaggio in Toscana. La d'Adda Kevenhuller ha par-
torito un'altra volta; mi pare che potrebbe finirla, e lasciare quest'incom-
1) E questa la celeberrima baronessa Matilde Dembowski Viscontini, (cfr. la nota 1 a p. 1 17),
oggetto della più alta e forte passione che abbia provato Enrico Beyle da lei punto ricam-
biata. Forse alla fuga di cui parla la contessa Teresa, devono riconnettersi in qualche mi-
sura i motivi di quella situazione adombrata nel passo piuttosto sibillino dello Stendhal,
Souvenirs d'égotisme, Paris, 1892 (ed. Stryvenski), p. 5, ove dice che la Dembowoski " était
hautement deshonorée „. E' vero che la sua vita sembra esser stata devastata da! pas-
saggio tempestoso di una passione del Foscolo, infausto e crudele amante. Cfr. G. Chiarini,
Gli amori di Ugo Foscolo, cit. parte I pp. 250 e seg.
2) Il barone Giovanni Bazzetta (1753-1827 , magistrato che aveva percorso tutta la car-
riera giudiziaria, raggiungendo il grado di consigliere di cassazione. Dopo lo scioglimento
della Reggenza, il Bazzetta fu nominato consigliere di governo, e divenne anzi vice-presi-
dente del governo di Lombardia Presiedette pure la commissione liquidatrice del debito
pubblico italiano. Cfr. Alessandro Gianltti, Trentaquattro anni di cronistoria milanese,
IVlilano, 1903. p. 69.
3) Il conte Giberto Borromeo (1751-1837), che, come investito del feudo imperiale di Mac-
cagno, avea diritto a titolo principesco, e teneva sue milizie nella rocca, s'era addestrato sin
dalla prima gioventù nel maneggio dei pubblici affari: fu membro del consiglio generale mi-
lanese nel 1776, dei XII di Provvisione nel 1773. Arrestato dai giacobini francesi nel 1796 e
deportato a Nizza, ritornò, durante il regime napoleonico, ad aver luogo eminente nelle ma-
gistrature civiche. Fu ai comizii di Lione, sedette nel Consiglio generale dell'Olona, fu in-
viato da Milano all'imperatore per congratularsi della nascita del re di Roma. Era uno dei
primi nominati a far parte della Reggenza. Ebbe le maggiori cariche alla restaurazione.
Ciambellano già dal tempo di Maria Teresa, fu nominato consigliere intimo, grande scudiero
del Lombardo-Veneto, poi gran maggiordomo (1819). Cavaliere del Toson d'oro e della S.S.
Annunziata, fu spesso ambasciatore a re e papi e rappresentò il sovrano in battesimi e
nozze di principi. Cfr. Calvi, Famiglie notabili milanesi, cit., voL II, t. XIV, delle famiglie
Vitaliani e Borromei.
229
benza a chi desidererebbe tanto d'averne.... Questa mia, se si dovessero
ascoltare le tue promesse, non ti dovrebbe ritrovare a Londra. Dio voglia
che ciò sia, ma non lo spero, sono troppo convinta che non ti posso cre-
dere quando mi parli di ritorno. Siccome ho sentito dai tuoi compagni
che ripasserai per Parigi, ti prego provvedermi dei cordonets en couleurs
per fare delle borse, ciò che troverai dal Père de Famille ; ora qui non
se ne trova.
I tuoi parenti, e amici ti salutano, e tu credi all'amore inviolabile che
mi farà sempre essere tutta tua
la tua aff.ma Teresina.
CXXI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 33.
Milano il 6 agosto 1814.
Carissimo Federico
Dopo la tua lettera avuta per mezzo di M.*" Marchai non ne ebbi altre,
non so dirti abbastanza quanto mi sia dura questa privazione, lo puoi
misurare dall'amore che sai nutro per te. Oggi ricevetti una cassa da
Parigi speditami dalla Mocenigo, ma senza una sua lettera, la quale con-
tiene le 10 paia scarpe, due paia stivalini, il mio abito di Bajadère, il quale è
benissimo tinto, e n.° 3 capellini i quali sono belli, ma due sono troppo
stretti per la mia testa '
Quanto ti son grata, mio caro, della premura colla quale hai eseguito le
mie commissioni ; vorrei poterti fare presto i miei ringraziamenti di viva
voce.
Martedì la famiglia parte per Verderio ed io anderò a Valmadrera col
Barchetta per 4 o 5 giorni, ritornerò a Milano, e poscia anderò a Ni-
guarda per due o tre giorni, non me ne posso dispensare giacché la
zia mi ha fatto molte istanze. Dovrò poi andare in seguito a Carate, vedo
che è impossibile l'esentuarmene ; a Verderio non ci vado certo, non ho
bisogno di rattristarmi, ciò che mi succederebbe in sommo grado, non
avendo un'anima di conoscenza. Conducono pure in campagna il maestro
dei tuoi fratelli. Si è cangiato il cuoco, ma a mio parere si é caduti dalla
1) Si omettono altri particolari riguardanti gli invii fatti dal conte Federico a sua moglie.
— 230 —
padella nella bragia. Il credenziere è molto ammalato, temo ch'essa sia
la sua ultima malattia.
I giornali parlano della venuta dell'Imperatore a Milano per la fine
di questo mese; i fogli tedeschi, e lettere particolari ne parlano come d'una
cosa sicura: quel che è certo però si è, che fin'ora non si fanno prepa-
rativi; vero è però che si dice che la Reggenza abbandonerà la Corte e
che le assegneranno al più presto un altro locale, e che Bellegarde ab-
bandoni la Villa Bonaparte per andare nel Palazzo degli Affari Esteri'.
Soppressi tutti i Ministeri come già ti scrissi, ed anche la Camera de'
Conti, 32 tedeschi sono impiegati nei diversi ufficj, senza che sieno com-
presi in questo numero gli organizzatori piiì alti: ve n'ha uno per ogni
ramo d'amministrazione. Organizzato e con tranquillità il corpo dei gen-
darmi. I nostri generali che sono stati nominati per il servizio austriaco
hanno già vestita la divisa tedesca, senza la più piccola distinzione na-
zionale. Bertoletti fu fischiato passando dal Caffè de' Servi. Sembra che
lo spirito turbolento dei nostri militari sia un po' sopito, ma a che serve
ora a fare il gradasso? dobbiamo essere servi, ecco la nostra sorte, il
Cielo ce la diede, e bisogna uniformarsi ai suoi destini. Altre nuove non
ve ne sono : Rossetti comanda assolutamente in materia civile e più che
il maresciallo. La mia salute da quattro giorni è migliorata, ciò che at-
tribuisco alle acque: mi pare che mi giovino assai. Non posso dire altret-
tanto del mio morale, egli non è suscettibile d'essere sollevato, sino a tanto
che tu non vieni nelle mie braccia. Tutti di casa stanno bene e ti salu-
tano, ciò che fanno tutti i tuoi amici, e con vera cordialità.
Niente di nuovo, mio caro, per le vendite, ella è cosa assolutamente
impossibile di esitare un qualche cosa, nessuno compera, credo che ciò
provenga dall'avere nessuno danaro, e ti assicuro che quest'anno bisogna
contentarsi d'andare vicino al muro: i raccolti sono tutti meschini.
Pierre Salyer ti saluta, desidera sapere se sei stato contento delia
vendita della cavalla grigia, e ti prega d'essere sicuro della sua premura
per effettuare le altre vendite ; realmente egli si dà molto moto, e fa le
cose con vero interessamento.
Se vedessi quanto è squallido Milano in questo momento! non v'ha il
più piccolo moto, ed anzi una maggior parte dei signori sono in campagna,
ciò che rende triste anche il nostro povero teatro. Addio, mio caro, ri-
cordati che hai a Milano una persona che sospira ardentemente la tua
venuta, e che non può essere felice e contenta lontana da te. Addio, mio
caro. Addio,
la tua aff.ma Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
1) Era in via Borgonuovo N. 1532, e vi aveva sede la seconda divisione del ministero,
retta dal senatore conte Testi; la prima era a Parigi.
— 231 —
CXXII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 34.
Milano il 14 agosto 1814.
Carissimo Federico
Eccomi di ritorno dalla mia gita di Valmadrera, dove non trovai che
guai; figurati che non posso ricavare bastantemente per supplire ai miei
pesi, bisognerà fare un debito per questo; i paesani sono tutti sulle mie
spalle da mantenere, insomma v'ha vera miseria, ciò che dipende anche
dall'organizzazione attuale: bisognerà fare delle riforme. Passai pure nel
ritorno dalla Santa, dove trovai la stessa miseria. Ricevetti colà la tua
lettera in data del 15, e 19 Luglio; quantunque questa mi portasse una data
così vecchia, essa mi ha però alquanto rallegrata stante che erano 18 giorni
che me ne trovavo priva. Sento con piacere essere la tua salute buona,
solo mi rammarica sentire il tuo occhio quale sei partito; consulta, te ne
scongiuro, qualche bravo oculista. Non so se debba rallegrarmi per quanto
mi dici rapporto all'accoglienza che ricevi in questo paese, quantunque io
sia sempre portata a desiderarti, e a compiacermi di tutto quello che ti
può far piacere. Ecco chi doveva ritornare per S. Anna, egli non partirà
che alla fine d'agosto, e chi sa per rimpatriare quando! Il Cielo me la
mandi buona, vedo che poco ho a fidarmi nelle tue promesse. Mi fo una
festa anticipata di godere la campagna con te, essa formerà allora la mia
delizia. Quanto al viaggio di Roma e Napoli, puoi credere che ne abbraccio
con trasporto il progetto, e mi troverai sempre pronta a seguirti anche
nelle contrade le più remote. Ho fatto le tue felicitazioni alla M. G., ma
ho lasciato nella penna l'ambasciata, essa t'ama troppo perchè io potessi
dirle qualche cosa di duro in tuo nome, sia sicuro che il suo cattivo umore
dipende perchè ti ama molto e non vorrebbe stare senza di te; essa si è
alquanto inquietata nel sentire differita la tua venuta; figurati la mia
posizione quanto essa sia dura, dovendo io persuadere in favor tuo lei,
mentre è una cosa che pesa tanto sul mio cuore il non doverti vedere
così presto. Sono contenta del sentirti soddisfatto della vendita della
cavalla grigia, non si tralascian mezzi per effettuare le vendite degli altri
oggetti, ma è una cosa difficile. In quanto però al Carick ho qualche lu-
singa di poterlo vendere; cercherò pure la vendita degli abiti. Sono assai
contenta del cocchiere, e dell'Agostino in ispecie, egli mi serve discreta-
mente da cuoco, e bene da credenza, e benissimo per il rimanente; il
cielo faccia ch'egli seguiti così, egli mi serve più di due, gli ho regalato
in benemerenza un oriuolo. Ora mi trovo qui tutta sola, ciò che accresce
232
certo umor triste che si è impadronito di me: non è già che la famiglia
mi sia di molto sollievo, no certo, ma l'idea d'un perfetto isolamento
opprime il mio cuore. Domani è il giorno 15 ', tu sai qual triste rimembranza
mi desta un tal giorno, ti assicuro che mi sento tutta compresa come se
fosse il primo giorno. Vado tutti i giorni a pranzo dalla M. G.; povera
donna, essa mi fa tutte le attenzioni possibili, ciò che guadagna infinitamente
e fa dimenticare l'incomodo che questo mi porta: parliamo molto di te,
tu sai che ciò basta per rendermi qualunque conversazione gradita.
Differisco a chiudere questa lettera, stante che, non avendo ancor visto
nessuno dei miei novellisti, mi trovo priva affatto di nuove.
Oggi si pretende che l'Imperatore sarà a Milano prima della fine del
mese, ma tutte le persone sensate non prestano fede a tale nuova.
Il giorno 7 corrente il Santo Padre ha pubblicato un Breve, col quale
rimette la Società dei Gesuiti in tutti gli Stati -, altro di nuovo non v'ha; il
Pancione, al quale vado fare una visitina, mi impedisce di allungarmi di
pili, oltre di che la posta parte prima del mezzogiorno. Addio, mio caro,
vogliami bene, e credimi con vera tenerezza
la tua Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Londres
CXXIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 35.
Milano il 17 agosto 1814.
Carissimo Federico,
Oh che gioia! Due tue lettere ad un tempo, quella scrittami da Li-
verpool, e quella del 2 corrente; le espressioni che esse contengono hanno
rallegrato sommamente il mio cuore ; il non essere sola in amare è per
me la massima delle consolazioni: tu mi dici d'essere mio, sì, mio caro, io
non ambisco ad altro sulla terra. Non mi parli in queste tue lettere del
tuo ritorno, cosa che ha messo dell'inquietudine nel mio animo, e dello
scontento nella M. G : essa è stata però contentissima che abbi viaggiato
con Somaglia. Oggi Piero Salyer ha venduto il tuo Carick fornito di tutto,
compreso finimenti, per 70 luigi, egli palpita pel timore tu sii malcontento
1) Era l'anniversario della nascita del suo povero bimbo.
2) Questa disposizione generale, che annullava la bolla di papa Cl<;mente XIV, era stata
preceduta da provvedimenti particolari che avevan permesso alla Compagnia di sopravvi-
vere e di ricostituirsi.
233
del prezzo, voleva facessi io il contratto per scaricarsi delia responsabilità,
ma, siccome io credo sia più atto per far negozj, essendo cosa facile ad
imporne alle donne che non si intendono del costo di simili cose, e del-
le ruses per contrattare, io non accettai l'impegno; altronde si aveva a
che fare con una testa dura qual'è quella di Crivelli Ferdinando, il quale non
cede certo al bel sesso; egli lo ha comperato per Bianchetti, il quale è già
di ritorno da Vienna; altronde se non si lasciava a questo prezzo pren-
devano indubitatamente quello di Cicogna, forse anche a meno; e ve ne
sono degli altri in vendita; scrivi dunque qualche cosa su di questo pro-
posito. Per gli altri oggetti niente di nuovo, non v'ha la più piccola ricerca
di simili cose.
Sabato si convoca il Consiglio Comunale per scegliere gli individui
per la Deputazione che deve andare a Vienna, la quale vien accettata
dall'Imperatore'; Settala briga maledettamente, spero nel Cielo che non ci
riuscirà; la di lui moglie gli scrive da Vienna che l'Imperatore l'ha assi-
curata che avrà un buon posto, io gli desidero una carica onorifichissima
e lucrosissima, ma che non abbia per carità la più piccola influenza sopra
di noi. Non è vero che venga questo mese l'Imperatore; pare che ciò sarà
in novembre. In casa di Settala ^ è scoppiato jeri il fulmine, ma non ci ha
recato gran male. Morta la povera Sartirana, non so cosa succeda del
marito, il quale le ha fatto un'assistenza mirabile. La Parravicini Monticelli
sta poco bene, essa non guarirà del suo male, e finirà come la povera
Sartirana. La moglie'di Carlone Somaglia^ sta male d'una malattia all'utero,
come pure la Contessa di Castelbarco^ però hanno ancora qualche tempo
da vivere. I giovani Castelbarco ^ sono andati a Vienna per affari. Il ma-
trimonio di Belgiojoso colla Palavicini a S.t Calosso si farà il 26 del corrente
mese, a noi sorelle non ce Io ha partecipato, tanto meglio. La d'Adda
Kevenhiiller ha nuovamente partorito, come pure la Padulli Lurani^, a mo-
1) Ogni città capoluogo di dipartimento potè pure mandar deputati, designandosi libe-
ramente dal consiglio comunale due candidati per ciascun posto, fra i quali il Bellegarde
fece la scelta definitiva. Furon così potuti eliminare senza chiasso uomini screditati, quali
a Bergamo l'Adelasio, ex direttore della Cisalpina in fama di spia e di scroccone ed ora
camuffatosi da bigotto. Cfr. per quest'episodio, in cui il Bellegarde, come sempre, si oppose
agli energumeni, dell'estrema ala dei retrivi, Giuseppe Locatelli, Marco Alessandri, diret-
tore cisalpino Bergamo, 1902, p.p. 58 e seg.
2) La casa avita dei Settala nel Poslaghetto era già stata venduta; il conte Luigi ne
aveva comperata un'altra appena fuori dei portoni di P. Nuova, presso l'antica chiesa di
S. Bartolomeo.
31 II conte Carlo Cavazzi della Somaglia aveva sposata donna Barbara V'aini, vedova
Salazar.
4) La contessa di Castelbarco, moglie del conte Cesare (vedi la nota 4 a pag. 80), era
una Freganeschi di Cremona.
5) Cioè il conte Carlo Castelbarco e la moglie contessa Maria nata Litta Visconti Arese,
morta nel 1815.
6| La contessina iMarianna Lurani aveva sposato don Giuseppe Padulli.
— 234 —
menti saranno imitate dalla sposa Visconti', e dall' Alli-: della Costanzina
pare non se ne parli più. La mia salute pare migliori molto sotto la cura
delle acque, le quali continuerò ancora per qualche tempo.
Domani mattina vado a Niguarda per tre o quattro giorni; bisogna
mi prepari a recitare rosarj ed a sentire varie messe; prevedo che non
mi divertirò molto.
Addio, mio caro, è un'ora dopo mezza notte, mi sento le ossa così rotte
e che mi duolgono, onde bisogna che mi metta a letto, la signora Caro-
lina poi credo lo brami vivamente.
Addio, mio tesoro, i miei saluti ai nostri compatrioti che si trovano
costì, e tu ricevi quelli dei parenti ed amici.
la tua aff.ma Teresina.
Arrivato Giacomino Trivulzio in ottima salute, arrivati pure dalla
Spagna un figlio della sorella del povero Lumiares, con un ziastro, per
vedere gli affari. La sorella si è dichiarata voler eseguire a puntino il
testamento di suo fratello ; tratto di generosità non molto comune. Arrivato
dalla^Russia il figlio di Stampa Soncino ^, ed il figlio del dottore Strambio, *
e dalla Spagna Ugolini, il quale è stato prigioniere degli spagnuoli tre anni,
e gli hanno fatto soffrire l'impossibile; egli è un partitante accerrimo del
passato ordine di cose.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
Londres
1) La marchesa Vittoria Trivulzio Gherardini s'era rimaritata al marchese Visconti d'A-
ragona Il figlio marchese Alberto, che fu l'ultimo di quel ramo dei Visconti, nacque appunto
nel 1814.
2) Probabilmente la marchesa Ala Ponzone.
3| Cfr. la nota 6 a pag. 37.
4) Il dottor Gaetano Strambio era allora preposto alla direzione dell'ospitale maggiore
di Milano.
— 235 —
CXXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 37.
Milano il 26 agosto 1814.
Carissimo Federico,
Ricevetti solo ieri le due tue lettere del 4 e 6 corrente ; è con vera
gioia che ti sento in perfetta salute e che pensi a presto rimpatriare; sì,
mio caro, io t'aspetto con vera impazienza e a braccia aperte; io mi sono
fissata in testa quando possa essere presso a poco l'epoca del tuo
arrivo, sarà una gran pena per me se mi troverò delusa. Subito che vedrò
il Bolchese gli parlerò per la seta, i tuoi affari sono in corrente, i fittabili
però stentano un po' a pagare, quantunque il Barchetta non tralasci di
stimolarli. Io diressi l'ultima mia a Parigi a M."" de Rougemont facendolo
pregare di informarsi se eri a Parigi, oppure se ci dovevi arrivare presto,
altrimenti di spedirla a Londra come le altre, io ti dò in quella delle
commissioni, cioè d'un Flauto con tutte le chiavi et avec coulisse^; si voleva
che fosse assolutamente Inglese, che fosse della massima bontà, insomma
della migliore qualità. È Pierre Salyer che mi ha data questa commissione,
credo ch'egli debba servire per suo fratello; se non hai ricevuta questa
commissione mentre eri a Londra, non occorre più parlarne.
L'abate Fornara vorrebbe B. zza 15 di Levantina- nera, la quale deve
servire per un abito per la sua padrona di casa ; se t'incomoda eseguire la
commissione, mostra di non averla ricevuta, per me basta l'avertela scritta.
Vorrei poi mi provvedesti per me una boccettina di vinaigre des quatre
voleurs, della massima forza possibile ; credo che il migliore si trovi chez
Cadet Apothicaire de S. M., e dei cordonets di colori diversi, purché vi sieno
almeno sei ascettine per ogni colore; essi devono servire per fare delle
borse, credo che il Père de Famille sia ben provvisto in questo genere.
Io ti vo moltiplicando le seccature, non vorrei che m'avesti a tacciare
d'indiscreta, ma quel che è peggio si è che temo abbi a provare cosa
voglia dire la moneta lunga; sono una povera diavola senza denari e bi-
sognerà faccia un debito per supplire ai pesi dell'eredità, Valmadrera mi
è quest'anno passiva di molto ; oh ci vuol pazienza, fossero queste tutte
li Gli inglesi s'eran valsi sino al settecento d'un flauto speciale, detto flauto a becco,
ma ormai anche fra quegli isolani s'era diffuso, recato dai tedeschi, i! flauto moderno oriz-
zontale-
2) A Milano era detta levantina u.ia stoffa di seta forte, che pure i francesi chiamano
" levantine ...
— 236 —
le mie disgrazie! ti prometto che non avrei male di stomaco, ed il sistema
nervoso ne sarebbe punto alterato. In questi giorni ho assai sofferto dei
miei dolori, oggi però sto bene, credo che le tue lettere abbiano alquanto
contribuito a questo miglioramento; ho fatto osservazione succedere co-
stantemente alterarsi subito il mio fisico, quando il mio morale si trova
abbattuto, e così vice versa. Oh, mio caro, siami sempre vicino, e mostrami
d'amarmi realmente, e sono sicura guarire radicalmente dei miei mali!
Morto il povero Monsignore Prata, la M. G. non mostrò quella sen-
sibilità che avrei creduto : vero è ch'erano mesi che si vedeva tracollare,
ed avanzarsi a gran passi alla sua fine, onde essa ha avuto tempo di farne
il sacrificio preventivamente. Vado ogni giorno dalla M. G. a pranzo, essa
mi vede molto volentieri, cerca alle volte di disapprovarti, ma si persuade
subito in contrario; ti assicuro che non vi vuole molta eloquenza, essati
ama davvero, però aspettati di non essere ben ricevuto il primo momento,
tu sai che ciò entra nel suo sistema, ma t'accerto che un momento dopo
fatta la sua pantomina, essa sarà tutta tua; mi pare d'amare di piìi la
M. G. dopo che ho scorto l'amore ch'essa ha per te.
La moglie di Pallavicini si mette assai male, essa non guarisce certo,
Pallavicini non l'abbandona mai. La Castelbarco suocera sta alquanto male,
essa ha ben poco tempo di vita. La Gherardini sembra si metta ugualmente
male, essa ha sempre la febbre, ed i suoi umori.
Ieri, giorno onomastico dell'Imperatrice, si sono distribuiti dal Mare-
sciallo i premj a Brera, colla solita formalità ', il medesimo diede un buon
pranzo ad alcuno dei nostri Nobili fra i quali Porro (il quale è alquanto
arrabbiato di non essere stato neppure nominato fra le molte persone
proposte per andare a Vienna, egli striscia come sai ha sempre fatto sotto
l'altro governo); alla sera vi fu Teatro illuminato', ove intervenne po-
chissima gente, forse a motivo del cattivissimo tempo che ci continua da
alcuni giorni. Bellegarde ha scelto dai quattro nominati dal Consiglio Co-
munale per andare a Vienna, i quali sono Alfonso Castiglioni, Mellerio,
Durini e Adrini, i due primi; essi devono essere a Vienna per il 15 di
Settembre. La settimana ventura anderò a Carate per rimanervi sei o sette
giorni, ti sarà facile l'immaginarti che è per dei riflessi che faccio questa
gita, non già per elezione. Tutti gli amici, fra i quali vuol essere assolu-
1) Il CoMANDiNi, op. cit. p.p. 744-746 riproduce alcune delle opere premiate. Ricorreva
l'onomastico dell'imperatrice M. Ludovica (il 25 è la festa di S. Luigi re di Francia) e la
" pubblica sessiofie della Cesarea Regia Accademia delle Belle Arti „ fu presieduta dal Bel-
legarde, circondato dalla reggenza, dalle autorità civili e militari e da molto pubblico. Ve-
dasi la breve relazione ufficiale nel Giornale Italiano del 27 agosto e nel Corriere delle
Dame dello stesso giorno. I discorsi erano stati pronunciati dall'abate Zanoja segretario
dell'Accademia e dal pr. Giuseppe Longhi, il grande incisore
2) Si rappresentava in quella sera, al teatro della Scala, l'opera buffa : " Il Turco in
Italia „ del Rossini, ed i balli : " Ifigenia in Tauride „ e la " Casa disabitata „. La serata era
a vantaggio del Pio Istituto Filarmonico.
23';
tamente specificato Rosmin; ', ti salutano caramente, tutti quanti sono
impazienti di vederli di ritorno, essi si propongono di fare delle lunghe
chiaccherate. Il padre Carlo mi assedia colle sue gentilezze, ti assicuro che
alla lunga egli è assai pesante, ma, siccome ne ho di grazia, bisogna aver
pazienza, quello poi che mi annoia mortalmente è Porro, Brème mi fa delle
visite piuttosto frequenti. Sartirana è inconsolabile per la morte della moglie,
egli sta quasi sempre a Balsamo- colla sua famiglia, la Visconti ha mo-
strato ben poca sensibilità in quest'occasione.
Sabbato seguirà il scioglimento dei Paggi, Brème ne è tutto comareso.
Addio, mio caro, vogliami veramente bene, e pensa ch'egli è 1' unico mezzo
per rendere felice la tua
Teresina.
Decreto di S. M. che conserva l'ordine della Corona Ferrea, si crea
lui capo dell'ordine, permette a quelli che ne sono decorati di portare la
decorazione qual' era, riservandosi di farvi quelle variazioni che crederà,
Don Angiolo Devecchi sta malissimo, sembra che per questa volta non
tornerà indietro. Il marchese Airoldi^ ha però fatto un altro procuratore nel
caso che questi abbia a mancare: il detto marchese ha condotto con sé i
figli, attualmente sono ancora a Genova, ma quanto prima faranno vela per
la Sicilia e per rimanervi.
È venuta a Milano la Principessa Albani^ chiamata dalla malattia mortale
del signor Piaggia, per vedere i suoi affari, essa è stata a far visita alla M. G.
la quale ne fu assai contenta.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Paris
It Probabilmente, il cav. Carlo Rosmini, storico e letterato, cugino del filosofo. Nato
a Rovereto nel 1759, aveva fatto le sue prime prove nelle lettere sotto gli auspici del con-
terraneo dementino Vannetti e s'era particolarmente dedicato a studi biografici, prima in-
torno a classici antichi come Ovidio e Seneca, poi, con maggior novità, intorno ad umanisti
quali Vittorino da Feltre, il Guarino, il Filelfo. Negli ultimi anni del regno italico, il Ro-
smini viveva stabilmente a Milano, in grande intimità coi Trivulzio, a lui liberali dei loro
tesori artistici e letteraria Egli preparava appunto una vita del magno Trivulzio, stampata
nel 1815, in attesa di pubblicare la prima parte della Storia di Milano, alla quale attendeva
ancora quando mori nel 1827. Era membro onorario dell'Istituto reale. V. Coraccini, op.
cit., p. CXXII
2) Villa degli Arborio di Brème, presso Monza.
3) Il marchese Giuseppe Airoldi, proprietario d'uno splendido palazzo in via San Paolo
secondo il d'Ancona, Carteggio di Michele Amari, Torino, 1907, voi. Ili, p. 7, questo ramo
degli Airoldi, trapiantato in Sicilia, era imparentato co' Gonfalonieri.
4) La principessa Albani era una Casati, donna Teresa, del conte Ferdinando, sposata
nel 1783, morta nel 1824.
— 238 —
cxxv
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 38.
Milano il 30 Agosto 1814.
Carissimo Federico,
Oh che gioia! ricevetti in questo punto la tua lettera scrittami da
Edimburgo ; sono sorpresa come essa mi sia giunta così presto, essa ha
alquanto rallegrato il mio spirito, il saperti in giro è per me un continuo
palpito, tu sarai di ritorno a Londra per il 28 corrente; dunque dovresti
essere a Milano prima della metà di settembre, se però ti picchi una
volta d'adempire le tue promesse, cioè di fare il viaggio con tutta celerità;
sì, mio tesoro, te ne prego, ritorna al più presto, la tua lontananza è per
me una cosa insopportabile! Domani mattina partirò per Carate ove mi
fermerò sei o sette giorni al più, i divertimenti devono essere presi con
parsimonia. Non ti parlo della mia salute, non ne sono contenta da alcuni
giorni in qua. Ieri è sortito il decreto del Governo in nome di S. M. che
proibisce le adunanze dei Franchi Muratori sotto a delle pene piuttosto
rigorose. ' Mi viene assicurato esservi un decreto di Sua Maestà che as-
sicura il soldo a tutti gl'impiegati che esistevano, sino all'organizzazione
generale. A Frasconi figlio è stata assegnata una pensione di 2100 lire di
Milano, non credo che ne sia molto contento. Morto il povero D. Angelo De-
Vecchi, la procura del marchese Airoldi è stata data al ragioniere Tordorò^.
Oggi sono stata a Brera all'Esposizione, ove v'ha il ritratto di Ta'verna
a cavallo vestito da scudiere ^, e due d'AIario, uno vestito da scudiere a
cavallo, in mezzo all'incendio di Mosca, e l'altro in grande in trace su un
cavallo bianco-*; v'ha pure il ritratto della Miller tutta nuda, dei due fratelli
minori Sayler a cavallo, e molti altri bei quadri. In genere di bassi rilievi
v'hanno delle cose bellissime ed anche in disegno. V'andai con Calderara,
ma vi trovai delle conoscenze, in ispecie Trecchi, il quale volle farmi ri-
marcare il ritratto della sua Venere. Passerà forse un qualche ordinario
senza che ti scriva; tu sai che i cavallanti partono ordinariamente in giorni
opposti alle giornate di posta, ed è inutile preparare una lettera dei
giorni prima; altronde non ti posso dare di colà nuove, quelle poi della
mia salute non te le voglio dare più, devi venire in persona a prenderle,
egli è ormai tempo. Ti faccio i saluti della M. G. di tutti i parenti, e di
tutti gli amici, e tu ricevi, mio caro, le proteste dell'amore il più sincero,
quale vorrei sentisti tu per me. Oh quanto sarei felice! Addio mio caro.
1) Cfr., sulle condizioni delle loggie massoniche quando furon colpite da questo decreto
del 26 agosto 1814, G. de Castro, Principio di secolo, cit. p.p. 198 e seg. Il Governo austriaco
aveva preso subito a sorvegliare strettamente le loggie fin dalla prima rioccupazione delle
provincia venete nell'inverno. Vedasi p. es. Lelio Ottolenghi, Padova e il dipartimento del
Brenta dal i8i} al i8if, Verona 1909 p.p. 164 e seg.
2) Probabilmente si tratta di Luigi Tordorò, capo della contabilità al Ministero del Tesoro.
3) Don Gaetano Taverna. Cfr. la nota 3 a pag. 36.
4) Questi quadri sono tuttora conservaci dal conte Alfonso Visconti di Saliceto, fiiglia-
stro dell'Alari, nella sua villa di Cernusco al Naviglio. Il primo ritratto, ch'è il migliore, è
dell'Adam, l'altro del Bertolini.
— 239 —
CXXVl
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 39.
Milano il 7 Settembre 1814.
Carissimo Federico,
Non mi possedo dalla consolazione ; appena giunta da Carate mi furono
rimesse le tue lettere del 18 e 23 giunte nel medesimo tempo. La speranza
ed anzi certezza che mi dai di presto abbracciarti rianima le mie forze, mi
pare che i miei malanni svaniranno totalmente nel momento che ti ab-
braccerò, oh, mio caro, egli sarà certo uno dei più belli della mia vita.
Rimasi a Carate, comprese le giornate dell'andata e del ritorno, 7 giorni,
non ho molto a vantarmi dell'accoglienza fattami da tua madre; tuo padre
è stato molto più gentile, e mi parve si risentisse più volte della poca
garbatezza della sua cara metà; i primi giorni che vi fui la mia salute fu
un pò alterata dal cangiamento d'aria, ma in seguito mi trovai molto meglio,
e se avessi trovato della cordialità e m'avessero detto non in mezzo ai
denti, come hanno fatto, di fermarmi un po' più, mi vi sarei trattenuta.
Mi faccio una vera festa di godere la campagna con te, egli è un progetto
che abbraccio con trasporto.
1er l'altro partirono i deputati per Vienna; Castiglioni condusse seco
il figlio maggiore; ' per Crema andò il nostro Monticelli, egli non condusse
la moglie, attesa la sua nessuna disinvoltura, e inattitudine per gustare
dei piaceri del viaggiare. La spesa che porterà quest'andata è a carico
dei dipartimenti rispettivi.
Rasata la casa del povero Prina, se ne fa una piazza, ciò che rende
questo sito uno dei più belli di Milano; del rimanente della casa di Prina,
che è in retta linea col Censo, se ne fa una casetta con una facciata ana-
loga a questa. Si parla del matrimonio della figlia Borromeo col Barone
Sardagna% persona impiegata nella Cancelleria di Bellegarde, dell'età di
1) Il conte Carlo Ottavio Castiglioni, riputato archeologo. Fu un collaboratore del celebre
cardinale Maj nella pubblicazione dei palimpsesti ambrosiani: si consacrò pure agli studii
orientalistici e scrisse un trattato sulle monete cufiche. Gli fu eretta una statua a Milano
nel cortile del palazzo di Brera.
2) Del trentino barone G. B. Sardagna, allora aiutante del Bellegarde, poi consigliere di
legazione ed addetto al governo della Lombardia anche più tardi, a' tempi del Saurau,
I'Helfert, Kaiser Franz etc. cit. p. 225 loda lo zelo e l'attività. Il Sardagna, nato nel 1760,
era già nel 1779 cadetto di fanteria ed aveva nel 1814 grado di maggiore. Dall'anno precedente
era uno dei principali funzionarli del quartter generale del Bellegarde. Nelle guerre contro i
francesi, alle quali aveva preso parte, s'era dimostrato ufficiale coraggiosissimo. Egli s'era
già battuto, quando la contessa Confalonieri lo vide a Milano, in ben 16 campagne. Il Sar-
dagna non sposò affatto la contessina Borromeo, bensì la sua compaesana Maria Antonia
Todeschi d'Echfeld.
— 240 —
35 anni, non si sa se sia d'un gran casato ma pare di no ' ; quei chie è certo
si è che rimane tutta la sera nel palco Borromeo, quantunque egli abbia
tante altre conoscenze. Frecavalli Prospero è partito per Vienna per suo
diporto. Ieri ho ritrovato in casa un alloggio, mi si dice ch'egli è un
bell'usserino, finora non l'ho visto, bramerei non mi favorisse di sua visita;
questi signori riescono ordinariamente un po' incomoducci, sono sospettosi
quanto mai e bisogna per conseguenza essere c[auti] nella conversazione,
ciò che impone una certa g[êne] che non riesce aggradevole. Mia suocera ti
prega di provvedere dei cordonets di varj colori per fare delle borse, ce ne
vogliono sei per ogni colore, essi debbono servire per la Ghita. I tuoi
affari vanno regolarmente, i miei soli sono alquanto imbrogliati; il sig. Croce
mi pressa sommamente per avere delle somme quali io non le posso dare,
stante che io non posso riscuotere dai miei debitori i capitali dei quali mi
vorrei servire, e bisognerebbe ne prendessi sulla Goba, ed anche per questo
v'hanno delle difficoltà non potendo io per varie ragioni [come] che non
so fare degli istromenti, insomma ti assicuro che mi trovo assai imbarazzata:
ho poi la consolazione che quest'anno Valmadrera mi è d'assai passiva,
per cui bisognerà faccia dei debiti per soddisfare ai miei obblighi. Ci
vuol pazienza ; nemmeno la stagione mi ha voluto favorire.
Ti faccio i saluti della M. G., tuo padre, madre, Seregni, fratelli, amici
ecc. Addio, mio caro, assicurami che mi vorrai sempre bene, ciò è quanto
il mio cuore desidera con tutto l'ardore. Ti abbraccio e sono la tua
aff.ma Teresina.
v. A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Confalonieri
Paris
1) In realtà i Sardagna, senz'essere una casata storica che potesse rivaleggiare coi Bor-
romeo, erano una nobile famiglia trentina, che già prima della metà del secolo XVI era
riconosciuta patrizia in Trento. Se ne veda la genealogia in Wurzbach, op. cit., 28"theil,
Wien 1874 p. 243.
— 241 —
CXXVIT
Biblioteca Braidense - Milano A F XII F 14-121 Edita. »
Federico Gonfalonieri a Don Giacomo Beccaria.
Londra li 9 settembre 1814.
Carissimo Amico,
Eccomi alla sesta, secondo tu mi scrivi, delle tue lettere,
di cui io non ne ricevetti che quattro, ed a cui non ne risposi
che una. Devo ben io lagnarmi della posta che mi ha defrau-
dato così di due tue carissime, ma non voglio che tu ti lagni
di me che così scarsamente abbia corrisposto alla tua gentile
sollecitudine ed amicizia. Credo pertanto che mi sarà bastante
scusa il farti osservare ch'è da un mese che corro come un
cervo i tre Regni Brittanici visitando la campagna, le città,, le
capitali, ed avendo percorso due mille cinquecento miglia di
paesi. Eccomi ora da quattro giorni reduce in Londra ove non
soggiornerò che altri tre o quattro, e quindi passando per Pa-
rigi sarò fra breve in patria. Nulla ti dirò ne di Londra né
del mio giro, perchè, e troppo avrei a dirti, e presto, nel
nostro ozio patrio, avrò campo di farlo verbalmente. Nulla
pure posso dirti o seminulla di notizie politiche, poiché tutto
è calma e nube, e tutto si tratterà, si accorderà, o si scompi-
glierà al trattato di Vienna. Le commissioni dell'amabile tuo
cugino, ^ al quale farai mille cordiali saluti da mia parte, sa-
ranno da me eseguite con tutta la cura possibile; sarà bene
però che gli osservi, che dalle nozioni assunte rilevo che vi
harmo tra le medaglie ricercate molte di oro di grandissimo
prezzo; non essendo in tempo quindi d'attendere su di ciò una
risposta a mia norma, mi limiterò delle più costose a portar-
gliene la nota. Tienmi in serbo, mio caro amico, qualche dose
del tuo buon umore, del tuo spirito ; esso mi sarà troppo ne-
cessario per interrompere piacevolmente la pacifica calma, e
la soporifica monotonia con cui, a quel che vedo, è preparata
1) Pubblicata mW Archivio Storico Lombardo, a XXXIV da G. Gallavresi, Per una
futura biografia di F. Conf aionie ri, p. 456.
2) Con ogni probabilità il marchese Giulio Beccaria; cfr- la n. 1 a p. 108
16
242
a ricevermi la mia cara patria. Salutami gli amici tutti che
serbati memoria di me; di' a Balabio che si disponga a bat-
tersi meco, giacché io vengo campione di questo bel paese, di
cui so eh' egli ha deturpato la lama e l'onore ^ ; vogliami bene
e credimi cordialmente
tutto tuo aff.mo amico
Federico Gonfalonieri.
à Monsieur
Monsieur Jacques Beccaria
à Milan
CXXVIII
AycJiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 40.
Milano il 9 Settembre 1814.
Carissimo Federico,
Sono nella lusinga che questa mia non ti ritrovi a Parigi, e sarò ben
contenta se avrò gettati inutilmente i miei caratteri ; si, mio caro, vorrei
averti già nelle mie braccia, è impossibile essere aspettato con maggior
impazienza di quello che lo sei tu. La poca caparra, che ho della buona
fede che metti nelle tue promesse, è quella che mi spinge a scriverti, quantun-
que meriteresti ch'io ti castigassi col non darti più sentore di vita, ma già
m'accorgo che la mia bontà proveniente dal debole ch'io sento per te, è
troppo grande; bisognerebbe che sapessi sgridare con forza, e che mi
mettessi un bel giorno i calzoni per poterlo fare con maggiore autorità,
ma sono di quelle cose che, se non succedono sulle prime, è impossibile
impossessarsi dopo. Ah no, mio caro, io te li cedo per sempre, voglio aver
gonna, e portarla in tutta l'estensione del termine, troppo mi è dolce l'essere
a te subordinata, sembrami che i tuoi comandi non siano che un'interpre-
tazione della mia volontà.
L'Ussaro che abbiamo in casa è il conte di Goutenhov- il quale ti cono-
sce, e mi disse d'aver pranzato più volte con tea Vienna; egli mi fa delle
1) Cfr. la lett. CXVI.
2) Dev'essere quel conte di Coudenhove, dell'antica famiglia comitale del Brabante, che
fu inviato dal Bellegarde presso il papa. Cfr. Weil, Joachim Murât etc. cit. p. 21,
243 —
visite, viene la sera in palco, ma non gli faccio altre attenzioni ; la paura
ch'esse abbiano ad essere mal interpretate dai maligni, mi rende forse
anche troppo poco cortese, ma spero non lo troverai male; la combinazione
d'essere sola in casa (quantunque tuo padre si trovi pure da qualche giorno
a Milano) rende la mia posizione delicata. Mio suocero è contentissimo
di questo alloggio, egli vorrebbe che rimanesse qui tutto l'anno ....
'■ tanto sono persuasi, o per dir meglio
infolarmati, tanto i padri come i mariti, per questi pattani ; la M. G. mi
dice sempre di tenerlo da conto e di non lasciarlo fuggire, gli hanno dato
dei bei mobili : ti assicuro ch'ella è cosa da morire dal ridere. La mia
salute da alcuni giorni in qua è alquanto migliorata, credo che la speranza
(e vorrei persuadermi che fosse certezza) di presto rivederti ci contribuisca
non poco; continuo le acque di Recoaro, le quali mi hanno certo fatto molto
vantaggio. Guicciardi è stato prescelto dal suo dipartimento per andare
a Vienna a complimentare l'Imperatore-, pare incredibile come quest'uomo
riesca ad insinuarsi nuovamente^. Nuove non ve ne sono, non ne siamo
mai stati tanto sprovvisti. Rasini è ancora in Toscana, ma entro questo
mese egli sarà di ritorno. Il padre Carlo è quasi mio servente in piedi,
egli si divide con un'arte mirabile fra l'Annoni e me; quest'ultima non ha
più ripresa quell'amicizia per me che aveva prima, essa mi guarda con
un'occhio sospetto, suo marito però mi fa le sue visite come prima, egli
è molto più ragionevole. Ho fatto la tua ambasciata a Beccaria, egli ti
saluta caramente. Ciani è un secolo che non l'ho visto, non so per che
ragione, poiché io mi sono studiata di riceverlo colla maggiore cordialità.
Ieri si è riaperto il Foppone dell'Ospedale dove si doveva fare il Panteon
con molta solennità ■•, credo che si riapriranno molte chiese, e che si rin-
1) Si omettono espressioni troppo vivaci strappate alla contessa dall' infatuamento di
suo suocero per i tedeschi.
2) Fra i compiti ostensibili delia deputazione valtellinese, scelta d'intesa col Bellegarde
e colla reggenza, secondo appare da carte riservate dell'archivio di Stato di Milano {Comm.
Plen. Imp. Bellegarde 28 ■ Poterne Sovrane), era infatti quello di " umiliare a S. M. i sen-
timenti di devozione di que' popoli „. In realtà la missione affidata dal consiglio generale
del dipartimento dell'Adda al conte Diego Guicciardi, ed al suo collega di Chiavenna, Ge-
rolamo Stampa, fu ben altrimenti importante. Il Guicciardi in modo particolare attese a con-
vincere i diplomatici adunati a Vienna dell'inopportunità del loro primitivo disegno di ridare
ai Grigioni la Valtellina. Fu uno dei pochissimi casi in cui quel consesso fu indotto ad
ascoltare la voce dei popoli. Cfr. le note 1 a pag. 161 e 3 a pag. 218.
3) La sorpresa della contessa appare poco giustificata, giacche il Guicciardi (cfr. la
nota 2 a p.ll5). le cui simpatie per l'Austria erano antiche, ne era stato visibilmente inspi-
rato in tutta la sua condotta, sia quando discusse in senato le proposte del duca di Lodi,
sia quando non compì la missione affidatagli di presentare alle Alte Potenze i voti di quel
corpo e rincasò con molta precipitazione. Se v'era un uomo del regime napoleonico che po-
tesse attendersi di non seguirne le avverse fortune, quello era il Guicciardi.
4) Infatti rs settembre fu riaperta al culto la chiesa del Foppone intitolata all'arcangelo
S. Michele. Cfr. Comandini, op. cit., p. 750.
244
noveranno le religioni come è già seguito a Roma^; il padre abate Molossi ^
vi è chiamato, egli partirà a quella volta alla metà d'ottobre. I tuoi amici
ti salutano, come pure la M. G. e tuo padre, e tu, mio caro, ricordati il
pili spesso possibile di quella che vive e viverà sempre quale è sempre
stata tutta tua
[T. C. C.].
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Hôtel Bourbon - rue de la Paix
Paris
(Bignami in persona lascia due lettere)-
CXXIX
At'chivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 42.
Milano il 17 Settembre 1814.
Carissimo Federico,
Dopo la tua lettera del 23 Agosto non ne ebbi più altra; ti assicuro
che ciò mi cagiona molta inquietudine; egli è vero che altre volte sono
stata molto tempo senza ricevere tue lettere, ma ora il sapere che dovevi
fare dei tragitti di mare mi tiene in una grande agitazione. Bacerò e
ribacerò le mille volte la tua prima lettera che mi avrai scritta di ritorno
sul continente: oh, mio caro, qual tormento è l'amare con tanto ardore come
io ti amo! La più piccola cosa mette in tempesta questo povero cuore.
Alle volte mi abbandono alla dolce idea di presto abbracciarti, e ciò mi
dà un buon umore e un'allegria, la quale non è di molta durata, poiché su-
bentrano ben presto i miei tristi pensieri; ti assicuro che chi mi osservasse
da vicino, e che non ne conoscesse la ragione, finirebbe per battezzarmi
come pazza. Oh qual gioia proverò nel rivederti ! certo che egli sarà uno
dei più bei momenti della mia vita. Spero che vedrò di ritorno questa mia
lettera, voglio sperare che anche le altre che ti ho scritte negli ultimi
ordinar] avranno la stessa sorte. Ieri andai a cavallo, e Pierre montava la
tua Inglese, la quale ha trottato a meraviglia. Ferdinando Crivelli ambirebbe
1) Vorrà alludere agli ordini religiosi, che si ricostituivano e riprendevano i loro abiti
caratteristici. Infatti il Giornale italiano di due giorni innanzi (7 settembre 1814) aveva
annunciato che i padri Fatebenefratelli ed i Barnabiti avevano riassunto pochi di prima
l'abito religioso.
2) Doveva essere un membro della famiglia di tal nome, patrizia di Casalmaggiore.
3) Queste parole sono aggiunte alla soprascritta.
24Ô
di farne l'acquisto. Niente di nuovo nò per la cavalla nò per il carrozzino,
ed il Daumont inglese; egli è impossibile di vendere qualche cosa in questo
momento. Domani arriverà la Sirtori, mi si assicura che ha riportato van-
taggio dei bagni. Luigi Brivio' partirà lunedi per Vienna, con l'avvocato
Agnelli, i quali ci vanno per diporto; essi hanno durato fatica ad avere il
passaporto, si fanno per questo delle grandi difficoltà.
È arrivata a Milano la Contessa Turn" col Cavaliere d'Elei^, la
quale, appena vide i suoi parenti, che dichiarò loro d'essere maritata da
cinque anni col detto Cavaliere ; ella è la prima volta che parla del suo
matrimonio "*, sua sorella la Serbelloni ■' lo ignorava. Non ho altre nuove
da darti, ne siamo perfettamente al bujo, oramai non si sa di che parlare
in società. I tuoi parenti stanno bene, la M. G. ti saluta caramente.
Oh quanto essa ti ama ! Ti assicuro che, per questa ragione, io amo lei
come una mia madre. Gli amici ti salutano, non te li nomino, troppo sa-
rebbe lunga l'enumerazione.
Addio, mio caro, amami davvero colla uguale intensità colla quale sei
amato dalla
tua aff.ma Teresina.
1) Luigi Giacomo Brivio (1783-1835), di Cesare, già podestà di Milano, e di Isabella Dii-
rini, era cresciuto negli uffici del regno italico. Addetto dal 1805 al ministero dell' interno,
era dal 1808 assistente al Consiglio di stato, dal 1812 referendario di prima classe alla Corte
dei conti. Era stato incaricato con don Carlo Calderara, il 22 aprile 1814, della verifica delle
casse lasciate dal precedente governo icfr. la nota Sa pag. lOS'. L'abolizione della Corte dei
conti aveva restituito il Brivio, dal 1° agosto, alla vita privata. La abbandonò di nuovo
temporaneamente, collaborando, collo zelo consueto, alla commissione straordinaria di liqui-
dazione dei crediti verso il governo francese. Il reggente Bazzotta presiedeva quella commis-
sione e don Giacomo Beccaria ne era segretario. Cfr. Calvi, Famiglie notabili milanesi,
cit., vol. IV, famiglia Brivio, t. XIV.
2) Maria Anna, nata nel 1758 dal conte Venceslao Giovanni Eustachio di Sinzendorf (1724-17731
e dalla contessa Maria Anna Harrach (1725-1799), era vedova dal 1790 del conte Giorgio Thurn.
3) Era tutt'uno con quell'Angelo Pannocchieschi conte d'Elei (1754-1824), cavaliere gero-
solimitano, gentiluomo dilettante di letteratura e poeta satirico, diversamente giudicato: mal-
menato dall'Alfieri ed invece detto dal Capponi: " dotto assai, d'ingegno non volgare in cose
di lettere „ (Lettera a Giovanni Morelli, del 7 marzo 1844 in Alessandro Carraresi, /.fZ/ére
di Gino Capponi e di altri a lui, v. II, Firenze 1883, p. 151 1. Il conte di Velo dal canto suo
ne aveva parlato distesamente al Capponi in lettere del 1818. (A. Carraresi, op. cit., v. V,
p p. 134, 138, 139). 11 conte d'Elei, morto a Vienna, legò nondimeno alla Laurenziana la sua
magnifica biblioteca di incunaboli. Vedasi pure G. B. Niccolini, Memorie su la vita e le
sue opere di A. d'Elei, Milano, 1841.
4) Questo matrimonio diede occasione alla contessa d'Albany d'attentare alla fama del
bibliofilo con espressioni salaci e maligne. Vedi C. Antona Traversi e D. Bianchini, Lettere
inedite di Luisa Stolberg contessa d'Albany a Ugo Foscolo, Roma 1887 p.p. 129-131. La
contessa aveva vecchi rancori da sfogare contro il d'Elei, bollato già dall'Alfieri in un noto
epigramma. Cfr. V. Alfieri, // Misogallo, le satire e gli epigrammi editi ed inediti per
cura di R. Renier, Firenze 1884 p.p. LXXIV e seg. e 279; e Pélissier, Le portefeuille de la
comtesse d'Albany, cit. p.p. 355 e 430.
5) Rosina di Sinzendorf ^1754-1837), sorella maggiore della contessa Thurn aveva sposato
il duca Alessandro Serbelloni (1777-1826). I suoi discendenti in linea femminina ereditarono
i beni fidecomissarii di quella vetusta casata germanica dei Sinzendorf, staccatasi verso il
mille dal ceppo guelfo dei duchi di Baviera e mediatizzata allo scioglimento dell'Impero.
— 246 —
cxxx
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 43.
Milano il 21 Settembre 1814.
Carissimo Federico,
Dopo quindici giorni di continue angustie sul tuo conto, essendo rimasta
tutto questo tempo senza avere tue nuove, ricevetti finalmente la tua lettera
in data del 5 scrittami da Londra ; il mio cuore fu alquanto sollevato nel
sentirti in salute, e che tutti i tuoi viaggi si siano passati senza disgrazie;
confido nel Cielo che te li farà proseguire colla stessa felicità. Oramai
mi hai voluto convincere che non devo assolutamente contare né sulle tue
promesse, e nemmeno, (ciò che è ancora più) sui tuoi giuramenti. Nella
tua lettera scrittami dall'Irlanda, in data del 23 agosto, mi vi davi parola
sacra d'onore, ed anche solenne giuramento che saresti stato a Milano per
il 20 corrente e che prendevi questo termine per prenderne uno lungo; io fui così
sciocca da credervi, mi esaltai tutti questi giorni sul piacere di abbracciarti, e
fui ieri mattina a cavallo sino a Rhò per incontrarti, immaginandomi che verrai
dal Sempione. Tu vedi se posso essere molto contenta del tuo modo
d'agire; tu paghi un tanto amore, e quale io credo difficilmente può avere pari
e sicuramente nessuno che lo superi in intensità e costanza, con un'indif-
ferenza che ti fa passare tanti mesi lontano, senza che ti affretti di venire
a ravvivare quella che ha assolutamente bisogno della tua presenza; ma
a che servono queste mie lagnanze? sono sicura che esse non ti faranno
cangiare in nulla ai tuoi progetti, onde è meglio che mi taccia.
Ho portato la tua lettera alla M. G., la quale le ha fatto molto piacere
essendo essa pure assai inquieta sul tuo conto; la medesima ti saluta, e
non ti risponde per non affaticare i suoi occhi. Tutti di casa stanno bene,
essi sono però ancora in campagna, e vi rimarranno ancora qualche tempo.
Sicuro il matrimonio della Serafini col Conte Venturi' di Parma, il quale
le ha fatto dei bei patti. La Vittoria Visconti ^ ha dato alla luce un maschio
felicissimamente. Ieri sera hanno arrestato alla villa Buonaparte 7 ladri i
quali erano entrati nell'appartamento del maresciallo Bellegarde per rubare,
ma uno di questi ladri avendo levato la lettera d' impunità ne diede avviso
prima alla polizia per cui si è eseguito l'arresto con tutta facilità : il ma-
resciallo s'impaurì assai.
Spiacemi il sentire che non sii stato contento della vendita del Carik,
ma ti assicuro che volendolo vendere era impossibile di fare un miglior
negozio, stante che ve n'erano degli altri a miglior prezzo.
1) Ventura e non Venturi è il nome della famiglia comitale parmense alla quale vero-
similmente vuole alludere la contessa Teresa.
2) Dev'esser la vedova Trivulzio rimaritata Visconti d'Aragona. Cfr. la n. 4 a pag. 19.
— 247 —
Non è mai stato fattibile l'effettuare la vendita del carrozzino né
della mia cavalla ; ho qualche speranza per il Daumont Inglese, ma nien-
tissimo di certo, cioè, Guido Castiglioni è venuto a vederlo, gli piace ma
non sa decidersi. Lord Fitzgerald' si trova qui da alcuni giorni, egli è
venuto espressamente per vedere la Castiglioni 2. La moglie di Pallavicini
guarisce, è il professore Rachetti che ne ha tutto il merito. I tuoi amici ti
salutano caramente, ma essi sono assai indiscreti con me poiché si fanno
lecito di ridermi appresso tutte le volte che parlo d'aspettarti, bisogna che
mi goda cosi il male e le beffe. Addio, mio caro, ama pure una volta, e
con pari amore, quella che sarà tutta la vita la tua affezionatissima
Teresina.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Paris
CXXXI
Aì'clìivio Casati - Milano. lìiedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
N. 44.
Milano il 23 Settembre 1814.
Carissimo Federico,
Eccomi di nuovo a scriverti e ti assicuro che lo faccio con rabbia,
essendo già tanto tempo che supplisco in questo modo tanto imperfetto
al piacere di fare la conversazione di viva voce con te ; ti assicuro
che ne sono oramai stanca, e che non posso più sopportare di vedere
prenderti giuoco della mia credulità. Sono oramai cinque mesi che sei
partito da Milano; a te sembrano ore, ma a me, povera disgraziata, sono
cinque secoli, e ne sento tutto il peso; t'assicuro che, se il mondo conoscesse
l'infelicità della mia esistenza quando mi trovo lontano da te, ecciterei la
compassione anche degli animi meno sensibili; ma a che serve raccontarti
queste cose? È per tua voglia che debbo soffrire, vorrei poterne incolpare
il destino, e forse la cosa mi sembrerebbe meno dura.
1) Era probabilmente un cadetto della casa ducale di Leinster. I Fitzgerald, noti nella
paria irlandese sin dal principio del XIII" secolo, furono insigniti nel settecento del titolo
di duchi di Leinster.
2) Probabilmente la marchesa Paola Castiglioni Litta, le cui relazioni erano estesissime
in tutta l'Europa. Vedi la n. 3 a p. 74.
— 248 —
Oggi hanno sacramentato la figlia Canibiago, essa non ha che pochi
giorni di vita, come pure la Manetta Vitali nata Aresi \ e la figlia Balsami'
sorella della Ruggeri. Morto il povero don Carlo Ronzoni. Oggi la Sirtori
è andata ad abitare nella nuova casa, cioè in casa Anelli, io ne sono assai
contenta; non mi pai vero di non essere più obbligata a por piede in quella
orribile contrada di S. Vito ^, ella è d'altronde assai più vicina. Sento
generalmente che i Sirtori vanno in ruina, che hanno dei debiti, non so
cosa farei perchè ci mettessero riparo, ma tu sai che con don Giovannino
non si può parlare ; t'assicuro che questa cosa mi dà molto fastidio.
Il maresciallo Bellegarde lascia la villa Bonaparte per andare ad abitare
l'ex Ministero della Guerra. Non ti posso dare nuove, non ve n'ha di
nessuna sorta, oramai non si sa di che parlare. Ieri è arrivato Berrà; puoi
ben credere l'invidia che sentii del piacere che avrà avuto sua moglie di
riabbracciarlo; egli ha fatto il suo viaggio speditamente, e certo ch'ella
ha più ragione di me di lodarsi della diligenza del proprio marito. Tuo
padre (il quale è venuto a Milano espressamente per vederti, credendo di
poter credere alle tue promesse) ti saluta, e riparte per ritornare poi a
Milano quando ti vi saprà; lo sa il Cielo quando!
La M. G., i parenti e gli amici tutti, fra i quali Brème, ti salutano. Porro
per grazia del Cielo è a Torino da alcuni giorni, egli mi riesce assai pesante;
egli vi è andato per ottenere dal Re una piazza nei paggi per suo figlio,
egli è impossibile d'essere più strisciante di lui. Ti prego di ringraziare
Bignami per gl'incomodi che si dà per le mie lettere. Addio, mio caro, ri-
cordati d'essere amato e desiderato da quella che ti sarà per tutta la vita
aff.ma Moglie.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Frécéric Confalonieri
Paris.
1) Questa Arese aveva sposato don Carlo Vitali.
2| Probabilmente apparteneva alla famiglia patrizia dei marchesi Balsamo.
3) La]^contrada di S Vito, presso il ponte di Porta Ticinese, trovasi infatti in un quartiere
di Milano eccentrico e di cattiva fama.
— 249 —
CXXXII
Aì'clìivio Casati - Cotogno Monsese. Edita ^
Ugo Foscolo a Federico Gonfalonieri
{di mano di Silvio Pellico)" :
Signor mio
Da più giorni mi viene ridetto ch'Ella parli poco discretamente di me^
S'altri abusa del nome di Lei per avvalorare la propria malignità, è bene
ch'Ella ne sia avvertita: ma se, come mi vien riferito, Ella mi attribuisce
il progetto ^ di rinnegare i miei principi e di prostituire la mia penna, Ella,
Signor mio, ha il torto; inganna sé medesimo e gli altri. Non ch'io mi
degni di scolparmi d'una accusa = smentita da tutti i miei scritti e da tutte
le azioni della mia vita; intendo bensì di farmi rispettare da que' tanti
che non potendo proteggere il proprio onore, si costituiscono mentitori ^
per assalire l'altrui. Spetta a Lei, Signor mio, di far disdire la persona
che le appone sì bassa calunnia"; ed io la nominerò; perchè siffatti tristi
vanno confusi e puniti.
Diversamente io mi vedrò costretto a parlare a Lei, mio Signore, in
guisa ch'Ella, o si ricreda, o mi faccia tacere per sempre. Frattanto spero
l) Pubblicata in Ugo Foscolo, Opere edite e postume - Appendice a cura di Giuseppe
Chiarini, Firenze 1890, sulla copia che il comm. Bianchini trasse dalla Labronica.
21 Intorno all'intrinsichezza ch'era a' quei giorni fra il Foscolo ed il Pellico, divenuto
quasi segretario del poeta, cfr. P. I. Rinieri, Della vita e delle opere di Silvio Pellico,
cit. vol. I p.p. 26 e seg.
3) Il Foscolo stava allora trattando col maresciallo Bellegarde, uomo leale e, come è
risaputo, inclinato a favorire gli spiriti liberali, per la fondazione d'un nuovo giornale da
pubblicarsi a Milano. (Cfr. Helfest, Kaiser Franz, cit. p.p. 560-64 e A. Luzio, // processo
Pellico-Maroncelli, Milano 1903, p. 566j. Quegli abboccamenti fra il commissario imperiale
ed il poeta furon sinistramente interpretati. (Cfr. G. Pecchio, Vita di Ugo Foscolo.
Milano 1851, p.p. 130-131"); e maligne voci amareggiarono il Foscolo e prima lo spinsero
a provocare così il Gonfalonieri, poi, sotto la pressione della richiesta d'un giuramento
militare che sembrava inevitabile, lo decisero al disperato e davvero eroico partito di fuggire
in perpetuo esilio. Lo stato d'animo del poeta quando scrisse questa lettera è da lui illustrato
in due periodi della lettera " al signor conte di Fiquelmont generale maggiore negli eserciti
di S. M. Cesarea Austriaca „ (Ugo Foscolo, Prose politiche, cit. pp. 102-103): " Tutti a
ogni modo ridissero, e tenevano per evidentissimo fatto, e giuravano ch'io veniva tutti i
giorni a vendere le mie opinioni, la mia penna, l'anima mia a Lei ed al nuovo governo. A
smentire pubblicamente sì falsa calunnia, ella e Milano tutta vide ch'io ne domandai con
lai mia spada ragione a tal uomo che, per Io stato in cui la fortuna lo ha collocato, e per
età, e per natali, non poteva far credere a' vili ch'io volessi soverchiarlo d'ardire. „ Cfr. sulla
vertenza, oltre la nota del Bianchini, inserita dal Chiarini, loc. cit., quanto ne scrisse il
Chiattone, art. cit., p.p. 56 e seg.
4) Nella minuta, consultata per me cortesemente nella Labronica dal prof. Ghino Lazzeri,
in luogo di queste tre ultime parole sta questa sola più categorica: "accusa,..
5| " taccia „ nella minuta.
6) "calunniatori,, nella minuta.
7) La minuta reca " la fece autore di questa accusa „.
— 250 —
che questa lettera non le possa rincrescere'; la ho scritta con la generosa
franchezza che presumo anche in Lei.
4 marzo, 1815.
(di mano del Foscolo. J Ugo Foscolo.
Al Signore Conte Federico Confalonieri
a Milano
CXXXIII
Archivio Casati - Cologiio Monsese (miìiìita). Edita. ^
Federico Gonfalonieri ad Ugo Foscolo
Mio Signore,
D'ogni mio detto e fatto Ella mi troverà mai sempre pronto
a riconoscerne la proprietà, ed a sostenerne l'accordo colle mie
opinioni. Quando Ella mi parla di calunnia non esito a rigettarla
francamente da me come non mia, lasciandone la proprietà a
colui cui si spetta. ^ Ella mi faccia questi conoscere, e non isde-
gnerò scendere insino al vile che me V ha attribuita ^ a tutela
del mio onore, il quale faccio consistere del pari nel ^ difendere
ciò che mi appartiene come nello respingere da me ciò che
appartiene ad altri. S'Ella avesse creduto di ommettere la frase
« di far me ricredere, o di far io lei tacere per sempre » la
giusta sua domanda m'avrebbe volentieri ^ condotto a più ampia
spiegazione; ma deve Ella sapere che tutto ciò che sente di
minaccia serra il mio animo a' sentimenti' « di quella generosa
franchezza» nella quale mi glorio di^ non essere^ a nissuno
secondo. Federico Confalonieri.
[5 marzo 1815, ore 4 pomeridiane]. ^°
1) Variante nella minuta: "spero frattanto che non le rincrescerà questa lettera „.
2) Pubblicata colla precedente.
3) La lezione data dal Bianchini Ice. cit., tratta dall'originale della Labronica, reca: " a
chi si spetta „.
4) Il Confalonieri corresse nella lettera inviata: " che l'ha tessuta „.
5) Il rimanente della frase fu cosi mutato nella redazione definitiva: " nel sostenere il
mio, come nello smentire il non mio ,.
6) La parola fu tralasciata nella copia. .
7) Variante del testo definitivo " il mio cuore agli impulsi ,.
8) Variante: " che non potrà mai rincrescere a chi si gloria ,.
9) Il testo della Labronica ha qui: " in ciò „.
10) La data è apposta solo sull'originale livornese.
— 251 —
CXXXI\'
Biblioteca Labronica - Livorno. Edita ^•
Ugo Foscolo a Federico Gonfalonieri
Signor mio,
Poiché Ella, se ho ben letto la sua risposta, mi lascia l'arbitrio di ridurre
a minimi termini la questione, compiacerò volentieri a' suoi desideri ed
a' miei.
O è vero ch'Ella mi ha creduto capace d'una bassezza, e lo ha detto ;
o mi fu riferito falso.
Nel primo caso, ne io sarei uomo da perorare giustificazioni, né pare
che Ella vorrebbe disdirsi: cosi non potremmo allegare se non se ragioni
vaghe che lascerebbero pendente la lite in mio danno, da che ad ogni
modo io sarei stato tacciato da lei di bassezza senza risentirmene. La
lite dunque richiede un tribunale che decida sommariamente, e due arbitri.
Io per mia parte, quando ella non promovesse difficoltà, che io rispet-
terei, nominerò il Conte di Sartirana-; e sono sicuro che sarà da me gradita
la persona, la quale verrà scelta da lei. Bensi le raccomando il secreto.
Vociferandosi lo stato a cui si riduce la nostra contesa, si correrebbe
pericoli da una parte, e si provocherebbe da un'altra parte il ridicolo; Ella
conosce il suo paese, e m'intende.
Nel secondo caso toccherebbe a me di palesarle la persona che le
appone discorsi maligni ch'ella non ha mai fatto. Il tempo smentirà in breve
questa, come ha prestamente smentito tant'altre calunnie divulgate contro
di me: ma quanto a lei, Signor mio, s'Ella non confonde chi abusa del
suo nome, s'acquisterà l'opinione d'essere uno di quei tanti che spiano gli
altrui demeriti e denigrano la fama degli uomini onesti, per farsi largo
nel mondo, alimentando la malignità degli sciocchi. Ella invece mi pare
nato a farsi stimare per doti più signorili e più vere.
6 Marzo 1815.
Ugo Foscolo.
1) Pubblicata in Opere edite e postume di Ugo Foscolo, appendice a cura di Giuseppe
Chiarini, Firenze 1890 pag. 181. Non mi fu possibile rintracciare l'originale nell'archivio
Casati e dovetti contentarmi di dare quel testo che dalla minuta trasse il Bianchini per la
citata edizione,
2) Dell'intrinsichezza ch'eravi allora fra il Foscolo ed il conte di Sartirana è prova anche
la lettera indirizzata al conte dal Foscolo poco prima e stampata appunto nelle Opere edite
e postume cit., pag. 177 dell'Appendice.
— 252 —
cxxxv
Arcìiivio Casati - Cologiio Monzese (minuta). Edita \
Federico Confaloinieri a Ugo Foscolo
INIio Signore
Io non veggo che fra me e lei esista cagione di lite ^, né
penso sia mestieri di tvibiiìiali o di arbitri ^. Si compiaccia
farmi conoscere, o per voce, od in iscritto, i motivi veri o
supposti di lagnanza eh' Ella crede aver meco, e tengo certo mi
troverà sempre fermo diffenditore dell'onor mio, né giammai
denigratore dell'altrui.
Parmi .quindi lo stato della quistione esiga che venga
questa ridotta ai termini suoi concreti, pria che ai minimi, e per
più chiaramente spiegarmi, ella ha contratto il dovere di farmi
noto cosa mi si attribuisce, e da chi. Credo poi farla avvertita,
che il desiderio del silenzio da lei mostratomi, non è da me *
secondabile, mentre avendo trovato presso più persone la cosa
da lei divulgata, non ho stimato doverne io tacere.
Federico Gonfalonieri.
[Il conte di Sartirana è uno degli ottimi miei amici] ^
CXXXV I
Aì'c/ìivio Casati - Cotogno Monsese. Edita ^.
Ugo Foscolo a Federico (Gonfalonieri
Verrei da Lei s'Ella non avesse famiglia; e, quando non Le piacesse
d'assegnarmi un luogo terzo, La pregherei di avvertirmi in che ora dovrei
aspettarla in casa mia dov'io sono affatto solo, ed ho servitù forestiera.
1) Pubblicata nell'Appendice del Chiarini, op. cit., sul testo definitivo della Labronica.
2) " causa „ dice il testo della Labronica.
3) Queste tre ultime parole son cadute nell'ultima redazione.
4) Il Gonfalonieri aggiunse qui: " pienamente „.
.5) Il poscritto manca nella minuta.
6) Pubblicata nell'Appendice cit., sulla minuta che è nelle carte foscoliane della Labronica.
— 253 ~
Dipenderò ad ogni modo da Lei; e basta che verso le 6 me ne faccia
motto in qualclie maniera alla solita ' botteghetta di caffè -. Da me la cosa
non fu divulgata presso più persone: ne ho fatto bensì alcun cenno a
una sola, a cui so eh' Ella ne ha parlato in un palchetto domenica ^.
Ugo Foscolo.
7 Febbraio * i 1815J.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
Milan
CXXXVII
ColleBione del Seìintore d'Aiicoìia. Edita'^.
Federico Gonfalonieri a Ugo Foscolo
[Sig. Preg.] ^
Non panni che il nostro abboccamento, in qualsivoglia luogo
debba aver effetto, abbia bisogno di tanta circospezione.
Benché nemico mortale delle pubblicità d'ogni genere non
vedo motiv^o di scandalo che taluno, per avventura, vegga due
galantuomini andar a casa l'un dell'altro od intrattenersi assieme.
Ad ogni modo io passo d'ordinario tutta la mattina in casa, ed
ella mi vede sovente la sera nella platea del teatro od al Caffè;
1) Questa bottega, ove il Foscolo soleva andare e dare appuntamenti, può essere !a
stessa designata in un biglietto allo Stella di quindici giorni innanzi, là ove " il sottoscritto...
prega il signore Stella di venire a pigliare il caffè domattina al secondo piano di casa
nuova Cattaneo, dirimpetto al Monte Napoleone, all'imboccatura della via del Senato.,,
iUgo Foscolo, Epistolario, raccolto e ordinato da F. S. Orlandini e da E. Maver, Firenze
1853, V. II p. 103).
2) Questo periodo era prima redatto cosi: " Ad ogni modo disponga; basta che la me
ne faccia motto alla solita botteghina di caffé prima delle sei d'oggi „.
3) Segue nel testo labronico: " né si tratta di nascondere il principio della'contesa, nota
ad ogni uomo, e che moki, anco i meno attenti, hanno potuto osservare; si tratta bensì di
tenere secreti i modi di finirla, i quali potrebbero venire impediti „.
4) La data, evidentemente erronea, dev'esser corretta in " 7 Marzo „.
5) La pubblicò, colle precedenti, il Chiarini loc. cit., sull'originale della Labronica. Questo
testo, della collezione d'Ancona, dev'esser la minuta, che manca infatti all'archivio Casati.
6) Manca nel testo d'Ancona.
■254 —
quando poi a lei piacesse un'epoca ^ più indicata, passerò questa
sera alle 8 Vìi nulla impedendomelo, dal caffè nuovamente aperto,
detto dell'accademia '^.
Federico Gonfalonieri ^.
CXXXVIII
Arclììvio Melsi d' Heryl - Milano. Edita ^.
Federico Gonfalonieri al duca di Lodi "
Signor Duca.
Se cara è ad un'onest'uomo la difesa della propria fama®
presso ogni genere di persone, preziosa poi diviene presso quelle
il cui autorevole giudizio suol essere giustamente norma all'altrui.
Ma a questa considerazione di convenienza, un'altra permetta
che ne aggiunga profondamente sentita di cuore, quella cioè
di comparire coli' illibata veste dell'uomo onesto, e dell'amator
sincero del proprio paese in faccia a quegli, che alla qualità
di alto uomo di stato accoppiò le altre due, in ogni tempo, nel
1) La lezione Labronica dà: " ora „.
21 Le ultime tre parole, nel testo della Labronica, son sostituite dal periodetto: "S'Ella
vi si troverà, potremo parlarci, altrimenti ad altra occasione „.
3) Chi volesse conoscere lo svolgimento della vertenza incresciosa, legga ciò che ne scrisse
ìIChiaitone, art- cit. p.p. 56 e seg., giovandosi d'una lettera dell'abate de Breme al Pellico
e d'un'altra del Foscolo aU'Hobhouse. Pare che il duello, voluto un momento dal poeta per
dare una clamorosa smentita alle voci di suoi accordi col governo austriaco, non abbia
avuto luogo dopoché il Gonfalonieri ebbe dichiarato d'aver solo ripetuto " quanto aveva
udito dire a molti altri „. Quanto alla consistenza del pubblico rumore, cfr. F. Gilbert de
WiNCKELS, Vita di Ugo Foscolo, Verona 1892, voi. Il p.p. 289 e seg. Il Foscolo non ricusò
di entrare in trattative col Bellegarde, col Ficquelmont e collo Schóffer, ma si curò di sal-
vaguardare la sua indipendenza e mandò a monte ogni cosa pur di non prestare giuramento
militare allo straniero. Si veda del resto ciò che fu già narrato a pag. 249 nota 3.
4) Pubblicata in F. Melzi, Memorie - documenti, cit. p. 667 e in R. Bonfadini, Mezzo
secolo di patriottismo, Milano 1886.
5) Sui rapporti fra il Gonfalonieri ed il Melzi cfr. G. Gallavresi, Per una futura bio-
grafia di Federico Gonfalonieri, cit. p.p. 434 e seg.
6) La lettera accompagnava l'omaggio della Lettera ad un amico, stampata dal Gonfa-
lonieri, in risposta alle accuse dell'Armaroli, colla data, " 15 marzo 1815 „. La lettera, che
non potè trovar luogo qui non avendo altro d'epistolare che l'apparenza, fu opportunamente
ristampata dal conte Gabrio Casati in F. Gonfalonieri, Memorie, Milano 1890 p.p. 253 e seg.
voo
modo più luminoso. Se scarsezza di lumi mi fece andar errato,^
appajono almeno le mie intenzioni pure innanzi a Lei, ed il
voto del miglior nostro concittadino mi sarà compenso, in ogni
caso, all'ingiustizia altrui. Sono con que' sentimenti che ninno
le professa più sinceri di alta stima e di devozione vera.
Di Lei Sig. Duca
Dev.mo ed osseq.mo Servitore
Federico Gonfalonieri.
CXXXLX
Arc/iivio Melsi d' Hevyl - Milano (minuta). Edita"^.
Il duca di Lodi a Federico Gonfalonieri
Milano 31 Marzo 1815.
Sig. Conte Gonfalonieri,
Ho ricevuto la lettera apologetica ch'ella si è compiaciuta mandarmi.
Fu sempre mio vivo desiderio che gli avvenimenti egualmente vergognosi
che funesti per la nostra Patria rimanessero sepolti in eterno oblio. Ma
dappoiché uomini più che imprudenti ^ ne richiamano la memoria con im-
putazioni personali azzardate, trovo ben giusto che chi ne è indebitamente
gravato alzi la voce per isdossarsene. Ella lo ha fatto con pari dignità
che saviezza ed io La ringrazio della compiacenza che mi procura nel
veder dissipate accuse che comunque per me dubbie mi erano penose
aggravando persona fra le principali del paese, di cui importa che la fama
sia intatta onde i talenti possano esserne utili. Nel momento in cui siamo
importa sopratutto di riunire gli sforzi degli onesti cittadini a temperare
le animosità. Le ire non si infiammano senza grave danno della pubblica
e privata causa. La discordia non è conciliabile con nessuna speranza di
bene. Non si deve usurpare il dominio del tempo, perchè non è mai senza
compromettere l'avvenire. Ho l'onore di riverirla colla più distinta consi-
derazione. Dev.o servitore
[Il Duca di Lodi].
Il Con queste nobili parole il Gonfalonieri appare già consapevole di tutto ciò che d'av-
ventato e di pericoloso aveva avuto in sé l'atteggiamento degli italici nel partecipare così
ciecamente alla trama diretta a far cadere il regime napoleonico. Cfr., per la ricerca e la
limitazione delle responsabilità che possono aver indotto il conte a questa sorta di mea
culpa, A. D'Ancona, Federico Çonf aionie ri cit., p.p 6 e seg.; Chiatione, Nuovi documenti
su Federico Gonfalonieri etc., cit.; LEMMr, La restaurazione austriaca cit- p.p. 184 e seg. e
G. Gallavresi, Per una futura biografìa di Federico Confalonieri, cit. p.p. 431 e seg.
senza parlare degli scritti meno recenti.
2) Pubblicata colla precedente.
3) E evidente l'allusione all'autore della „ memoria storica " Sulla rivoluzione di Milano,
cit., che è ormai sicuramente identificato dal Casini, La rivolusione di Milano nell'aprile
i8i1, nel senatore Leopoldo Armaroli.
— 256 —
CXL
Archivio Casati - Cologno Monzese. Inedita.
Il marchese Orsini di Roma' a Federico Gonfalonieri
e. A.
Sento che è sortito uno scritto confutante le assurde infami calunnie
che un libello scellerato, impostore, e bugiardo, ha osato spargere sul conto
vostro. Io non vogHo esser l'ultimo ad averlo 2, e perciò mi dirigo a voi
perchè me lo mandiate, giacché varj buoni unitamente lo desiderano col
vostro amico
Roma figlio.
v: Al Sig.
Conte Federico Gonfalonieri
S. S. M.
CXLI
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita^.
Il Commissario Pagani* a Federico Gonfalonieri
R. Cesarea Prefettura provvisoria di Polizia N.** 100 P. S.
del dipartimento d'Olona
Milano li 14 aprile 1815.
L'incaricato dell'amministrazione della Polizia
Al Signor Conte Federico Confalonieri
L'introduzione e la diffusione in questo stato dell'opuscolo intitolato
— Lettera ad un amico — ch'Ella si è permesso in onta ai regolamenti
di stampa e libreria, e più per lo spirito di partito che vi domina, furono
ravvisati titoli di censura dal Governo, che ha quindi deciso dover Ella,
Sig.r Conte, ritirarsi tosto in una delle di lei case di campagna, sempre
però negli stati di Sua Maestà, lasciandone a Lei la scelta, da approvarsi
dal Governo medesimo, e ove Ella dovrà fermarsi sino a nuova disposizione.
Nel parteciparle quindi, Sig.r Conte, tale superiore decisione, la prego
di farmi quanto più presto è possibile conoscere in quale villeggiatura
Ella intende di trasferirsi, onde io possa farne sollecito rapporto al Go-
verno stesso.
Pagani per Strassoldo.
1) Cfr. la nota 3 a pag. 13.
2) Vedansi, circa i giudizii dei contemporanei (Pellico, Pellegrino Rossi, avvocato Ma-
rocco) riguardanti l'efficacia della replica di Federico Confalonieri alle accuse dell'Armaroli,
Chiattone, art. cit. e Gallavkesi, Per una futura biografia etc., cit.
3| Pubblicata in F. Confalonieri, Lettere cit.
4) Intorno a Giulio Pagani, commissario di polizia, vedasi Helfert, Kaiser Franz etc.
cit. p.p. 199 e 497.
— 257 —
CXLII
Biblioteca Brnidense, Milano - AF-XIII 14-121. Edita \
Federico Gonfalonieri a Don Giacomo Beccaria
Carissimo amico,
Da una settimana trovomi oramai nel duro mio esigilo,
e l'amico Gambolino non è ancor venuto a spargere il balsamo
dell'amicizia sull'avversità di mia sorte. Forse mi ha in luogo
di appestato il cui contagio sia da sfuggirsi? Forse le viete (sic)
diplomatico-politiche ti son di ritegno ? E via, caccia in bando
simili meticolosità di coscienza, e vieni domani a mangiar
carne da me buon Cattolico Romano, nell'atto che voi scismatici
Ambrosiani* siete obbligati a cibarvi di pesce. Vieni col cugino
tuo carissimo ^ e con qualch'altro amico, se ve ne ha, che ancor
ricordisi di me. Fa di vedere Giacomino Ciani e digli che lo
attendo domani esso pure. Salutami gli accademici ed il vale-
tudinario Presidente. Non mi mancate, cugini carissimi, a qua-
lunque ora sarete i ben'arrivati. Credimi intanto tutto tuo
aff.mo amico
Federico Confalonieri.
La Santa, martedì li 9 maggio [1815].
V : A Monsieur
Monsieur Jacques Beccaria
Casa Beccaria Contrada di Brera à Milan.
1) Pubblicata in G. Gallavresi, Per una futura biografia etc., cit. in Archivio Storico
Lombardo a. XXXIV p. 459.
2) La Santa, frazione di Monza, segue, come tale città, il rito romano a differenza del
rimanente dell'archidiocesi milanese.
3) Certo allude al marchese Giulio Beccaria. Cfr. la nota 1 a pag. 108.
n
— 258 —
CXLIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
LA CONTESSA DI ThIENE ' A TERESA CONFALONIERI CASATI
Mia amabile amica,
Tutte le felicità possibili ti desidera ardentemente il mio cuore in ogni
istante della tua vita, e particolarmente nell'occasione del tuo giorno di festa,
che sarà dopodimani. In quest'occasione più che in ogni altra sono dolente
d'esserti lontana - mi lusingo che aggradirai la sincerità dei miei sentimenti.
e con essi una piccola memoria, che ti sarà in mio nome presentata, o al ritorno
del Signor Romani 2, o di qualunque altro che mi si presentasse prima.
Oltre la dispiacenza d'essere lontane, abbiamo anche quella delle difficoltà
infinite che s' incontrano per fare spedizioni.
Apparteniamo tutti allo stesso padrone, ma al Mincio vi è un confine che
paga dazio con tutto il rigore, e per ciò si dura fatica a trovar persone che
vogliano incaricarsi di portar effetti. Dal conte Velo ^ ebbi i tuoi saluti e le
tue nuove che intesi con sommo piacere buone.
Aggradisci, mia buona amica, gli omaggi di mio marito, e del Carcano ■*,
e le nuove proteste del tenero mio attaccamento.
La tua aff.ma amica
S. DI Thiene.
Vicenza, 13 ottobre 1815,
Il Cfr. le note 2 a p. 21 e 1 a p. 1 16.
2) Forse Felice Romani genovese [1788-1865], poeta rinomato sovratutto per i molti libretti
d'opera da lui composti. (Cfr. Emilia Romani Branca, Felice Romani ed i più reputati ma-
estri di musica del suo tempo, Milano, 1882). Egli aveva molti amici a Vicenza e spesso
vi soggiornava.
3) Probabilmente il conte Girolamo Egidio di Velo (di Girolamo Giuseppe e di Ottavia
Negri), nato il 12 settembre 1792, morto il 10 febbraio 1831, gentiluomo vicentino, intrinseco
di Gino Capponi, che ne scrisse un cenno necrologico n&W Antologia, voi. XLVI (ristampato
in Gino Capponi, Scritti editi e inediti, Firenze 1877, voi. I p.p. 470 e seg.) e lo chiamava
" Sette Comuni „, alludendo ai suoi beni d'Asiago. Alquante lettere a lui indirizzate sono in
A. Carraresi, Lettere di Gino Capponi e di altri a lui, Firenze 1882 (voi. I) e 1887 (ve). V).
11 Velo era stato, vivo, forse il più gran signore di Vicenza, vero mecenate, amantissimo delle
arti, sia antiche, come provava cogli scavi da lui promossi e sussidiati, sia moderne, che
in ogni modo incoraggiava. Era studioso delle discipline agrarie ed in genere delle economiche,
riformatore convinto, ma tutt'altro che rivoluzionario, affine pertanto al Capponi che l'ebbe
costante compagno dei suoi viaggi. In morte, il Velo si segnalò per un munifico testamento,
giustamente celebrato dal Capponi, poiché favoriva in molte guise l'incremento della sua
città, avuto particolar riguardo al progresso degli studi, e divideva la pingue sostanza avita
fra quattro giovani agnati della sua famiglia, sollevandoli da meschino stato a ricchezza ed
apparecchiandoli a ben profittarne.
Vane riescirono le ricerche di lettere del Gonfalonieri nell'archivio dei di Velo in Vicenza,
ove pur potei rovistare per cortese liberalità della contessa di Velo-Clementi.
4| Probabilmente Lodovico Carcano-Volpe, ultimo della sua stirpe, di antica nobiltà
vicentina.
— 259 —
CXLIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati
ALLA CONTESSA TERESA DI VaLVASON BoNIN '
Milano il 6 marzo 1816.
Mia dolce amica,
Ho ricevuto, mia cara, la tua lettera nella quale era rinchiusa quella di tuo
marito diretta agli eredi del povero Viscardo Barbò -
Noi abbiamo avuto un carnevale piuttosto brillante, ebbimo molti balli
dai Ministri, dalla società dei nobili ^ e dal commercio ■*; la corte non ne diede
alcuno. Abbiamo a Milano molti forastieri ed in ispecie molti veneziani: oh
quanto avrei desiderato che fosti tu pure venuta a Milano ! Ora la Corte verrà
a farti una visita. Sento che l'Imperatore si fermerà a Udine alcuni giorni;
alcune persone del seguito, ed in ispecie il gran scudiere, mi hanno domandato
delle notizie sulla città, e se vi conosceva delle signore amabili e belle ; tu
puoi ben pensare, che ti nominai la prima, e mi fermai lì; credo che, quando
si ha il piacere di conoscerti, è impossibile di trovare società più gradita della
tua; per cui aspettati delle visite di questi signori, dei quali alcuni sono discre-
tamente amabili, e gentili, altri un pò" pesantotti. Ti prego dei miei compli-
menti a tuo marito e tu ricevi un tenero abbraccio dalla
tua aff.ma amica
LA Gonfalonieri.
1) La contessa Teresa di Valvason, nata Bonin (di Carlo, patrizio veneto) aveva sposato
il conte Erasmo di Valvason (1782-1823), della nobilissima famiglia diramata dal vetusto
ceppo friulano dei signori di Cuccagna, feudatari ab antiquo del patriarcato d'Aquileja. Era
dama di palazzo nel regno italico.
2t V. la nota 6 a pag. 38. Tralascio particolari riguardanti l'eredità del defunto.
3) Il ballo, col quale il Casino dei nobili inaugurò i suoi locali presso il teatro della
Scala, ebbe luogo, in onore dei sovrani, la sera del 14 febbraio 1816. Cfr. Cubani, Storia
di Milano, cit. vol. VII p. 267. Il de Castro, Principio di Secolo, cit. p.p. 192-93, raccoglie
i commenti della poesia vernacola alla festa del Casino.
4) I commercianti avevano offerto il 31 gennaio 1816 una grande festa alle L.L. M.M.,
che vi si recarono coi duchi di .Modena. Cfr. Comandini, op. cit., p. 870.
— 2b0 —
CXLV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati alla contessa di Valyason
Milano il 23 marzo 1816.
Cara amica
Ti includo una lettera del signor Don Giuseppe Barbò ', fratello del defunto
Viscardo, ed erede della di lui sostanza. Egli ha consegnati a mio marito gli
articoli che ti indica nella di lui lettera, i quali articoli riteniamo presso di
noi, e stiamo attendendo gli ordini di tuo marito per saper cosa egli conti
di fare. Milano è ritornato nel suo solito squallore ; fuori che il teatro non
v'hanno altre risorse, essendo partiti la Corte e tutti i ministri. Sento che le
Loro Maestà 2 contano rimanere alcuni giorni a Udine ^, ma ciò non sarà per
quel che pare che dopo il giorno di Pasqua; credo che alcuni dei signori
della Corte cercheranno di vederti, per la ragione che sanno essere tu una
persona molto amabile e bella.
Ti prego di dirmi cosa succeda di Frangipane, non ne ebbi mai notizia da
tanto tempo, fagli i miei complimenti e digli che la mia amicizia non è venuta
meno, quantunque egli mi abbia trattata tanto male, e che io sono, e sarò
sempre la stessa, per i miei amici. Ti prego, mia dolce amica, di darmi le tue
nuove, e di fare i miei complimenti a tuo marito, il mio è ai tuoi piedi. Rin-
novando le proteste del più vivo attaccamento, ti abbraccio con tutto il cuore
e mi protesto
amica aff.ma
Teresa Gonfalonieri.
1| Questo Barbò, del ramo di Guiscardo, sposò poi donna Camilla Resta.
2| L'Imperatore Francesco era in quel giorno in Verona, ove la sera del 23 vi fu
appunto una grande illuminazione in suo onore. Cfr. Comandini, op. cit. p. 884.
3) Il passaggio della corte imperiale per Udine, il 13 aprile, fu rapidissimo.
— 261 —
CXLVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati alla contessa di Valvason
Milano il 22 aprile 1816.
Amica carissima
Riscontro immediatamente la tua carissima lettera del dieci corrente, la
quale non ricevetti che jeri. Ti sono infinitamente grata, mia dolce amica, per
le cose gentili che mi vi dici, e desidererei, ti assicuro, di potermi appropriare,
ben meritati, gli elogi che mi fai, ma ti assicuro che l'amicizia che hai per
me, e la tua indulgenza ti fanno travedere delle cose che purtroppo non esistono.
Ti compiango di vero cuore per l'inquietudine che provi per la grave malattia
del tuo povero padre ; forza è, mia cara, il chiamare in soccorso tutta la tua
virtù, e tutta la tua fortezza d'animo per rassegnarsi ai decreti del Cielo, il quale
vuole insegnarci a non porre le nostre affezioni nelle cose di qua giù, e pensa
che raggiungeremo in Cielo, e per sempre, le persone che la mano onnipos-
sente ci ha tolte. Io ti tengo un linguaggio ^, mia cara, qual purtroppo non ha
la dovuta forza sopra di me ; sì, io sono assai debole, e ti assicuro che sento
immensamente l'attaccamento alle persone che m'interessano, e certo che l'idea
di perderle mi rattrista più che il pensiero del mio ultimo fine, ma tu non
devi imparare ad essere forte dalla tua amica, sì, io lo sono assai poco, ma
tu al contrario hai dato prove d'una virtù maschia -. Oh quanto
sarei felice se ti potessi vedere ! sarebbe allora che ci comunicheressimo tutte
le nostre cose ! ed è un gran sollievo, il versare il proprio cuore in quello di
un'amica. Ti prego, mia cara, di abbruciare questo mio foglio ^ desidero che
nessuno conosca quanto ti dico.
Di' a tuo marito che i suoi quadri saranno conservati in mia casa sino a
tanto che egli mi dia altri ordini, che ho avuto moltissimo piacere di servirlo,
e che non mi deve nessun ringraziamento, essendo bastantemente ricompensata
dal piacere che provo in essergli utile.
Ti prego, mia cara, di scrivermi frequente, e di darmi dei dettagli sulla
dimora dell' Imperatore costì, e di dirmi, se hai ricevuto i miei saluti da qualche
persona della Corte. Addio, mia cara, vogliami bene, e credimi costantemente
amica aff.ma
T. Gonfalonieri.
1) Questi accenti pii sembrano nuovi sulle labbra della contessa, che abbiamo veduto
canzonare le pratiche divote della zia Bigli; probabilmente il crescente disagio della sua
vita coniugale non sarà stato senza effetto nel volgere l'animo di Teresa Gonfalonieri verso
pensieri e sentimenti religiosi. Si osservi intanto su quali fragili basi sia eretto tutto l'edi-
ficio delle divagazioni psicologiche del compianto Chiattone art. cit- Egli fa responsabile la
principessa Jablonowska dell'abbandono in cui il Gonfalonieri lasciava ormai la moglie, mentre
quella triste condizione di cose era preesistente (come appare da questa lettera e p. es. dalla
lett. XLV) e la vera rivale della povera Teresa era una dama milanese, già sua collega alla
Gorte vicereale.
2) Seguono parole cancellate accuratamente.
3) In ossequio al desiderio dell'amica, la contessa di Valvason deve aver fatto la can-
cellatura poco sopra indicata.
— 262 —
CXLVII
Archivio Casati ■ Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati alla Contessa di Valyason
e. a. Milano il 19 maggio 1816.
Ora che è decisa la mia partenza per il mezzo giorno dell'Italia ', mi af-
fretto di parteciparlo alla mia cara amica, e pregarti nel medesimo tempo di
darmi le tue commissioni per quelle parti, e di darmi qualche volta le tue
nuove. Il giorno 25, altro non accadendo, è il giorno destinato per la mia
partenza ; ora vado a Firenze, dove passerò il mese di giugno ; il luglio e
l'agosto li passerò a Napoli; il settembre a Roma, e poscia rimpatrierò, l
quadri di tuo marito, e le altre tue cose, saranno ben custodite qui in casa
anche durante la nostra assenza. Ti prego, mia dolce amica, di volermi bene,
e di pensare qualche volta alla tua amica, la quale t'ama tanto, ed ammira
sommamente le tue belle doti. Desidero che la tua salute, e quella delle per-
sone della tua famiglia, sia buona, e ti prego di fare ogni sforzo per miglio-
rare la tua. Non dimenticare i miei complimenti a tuo marito, ed abbraccian-
doti di vero cuore mi protesto per la vita
la tua aff.ma amica
La Gonfalonieri.
CXLVIII
Archivio Alcniagna - Barasso fConioJ. Edita^.
Federico Confalonieri al Barone Carlo Alemagna
2.° Bollettino - Firenze li 16 giugno 1816.
Carissimo amico,
Ho ricevuto qui la tua lettera in risposta alla mia datata
da Piacenza.
Eccoti il seguito del mio viaggio. Due giorni di fermata
a Parma, ove fummo a pranzo da Maria Luigia, ed al teatro
1) Già s'era messa in moto la polizia, ed il conte di Saurau, governatore della Lom-
bardia, nell'atto stesso che indirizzava il Confalonieri al ministro austriaco in Napoli, prin-
cipe Jablonowski, apparecchiavasi a sorvegliarlo segretamente. Cfr. A. d' Ancona, Federic»
Confalonieri cit., p. p. 209 e seg.
2) Pubblicata in: A. A. di B. [conte Alberto Alemagna], Cento giorni — Diario di
una villeggiatura, cit. p. 214.
263
la sera con lei, la prima volta che a causa del lutto compariva
al teatro. Applausi sterminati, ed amore universale, essa è
imbellita, molto discorsiva e d' un'amabilità prevenente. Un
giorno a Modena, vi viddi Vaccari, e qualche altro nostro
ci-devant ; Corte assente. Tre giorni a Bologna; Bianchetti,
Sampieri \ Agucchi, Marescalchi il giovane ^ fecero a gara a
farceli passare piacevolmente. Fin qui furono sempre i miei
cavalli che sotto un'acqua dirotta a 30 e 40 miglia al giorno
mi trascinarono; a Bologna misi in marcia il mio convoglio
il giorno avanti, ed in posta feci il passaggio dei disastrosissimi
Appennini ed arrivai il giorno 5 a Firenze. I miei cavalli, cosa
che pare a me stesso prodigiosa, sono così tondi, e lucidi, come
al sortir dalla stalla di Milano.
La cavallina, come aveva preveduto, si è compitamente
raddrizzata per istrada, il Faraone ha fatto un servizio da
toro portando egli solo il Garik. A Bologna mi servii dei
cavalli da sella, e qui il giorno appresso al mio arrivo mi
servii di tutti e quattro. I miei legni fanno correre tutta Firenze,
il Principe Borghese^ mi ha offerto ciò ch'io voglio del Calèche,
e, sul mio rifiuto di privarmene, vuole che gliene faccia fare un
simile a Milano. Esso è arrivato così intatto come al sortir
dalla rimessa, e sì che il passaggio degli Appennini fatto in
14 ore gli diede una ben dura prova. Saranno i Milanesi, ossia
que' tali, soddisfatti ? no, si morderanno le dita ed io ne rido
ora come ne rideva prima quando mi compativano; ho voluto
io stesso darne la consolante nuova a Cicogna. A Firenze ci
li II marchese Luigi Sampieri, ben noto gentiluomo bolognese e grande amatore di
musica e di quadri; visse poi molto anche in Francia. Sposò Anna de Gregorio, nipote del
cardinale. Il Sampieri vendette al principe Eugenio buona parte delle tele che componevano
la sua insigne galleria e forse in tale occasione, recatosi a Milano negli anni 1810-11, conobbe
i Gonfalonieri, secondo mi suggerisce il conte Nerio Malvezzi de' Medici, che, come il marchese
René Talon, discendente del Sampieri, mi favorì notizie intorno a quest'amico del Gonfalonieri.
Vane tornarono però le lusinghe di rintracciare fra le carte del Sampieri le lettere del conte
Federico.
2) Dev'esser il figliuolo del conte Ferdinando Marescalchi (ex ministro degli esteri del
regno d'Italia) Carlo (1784-1868), marito di una Brignole e già ciambellano del principe Eugenio.
3) Il principe Gamillo Borghese s'era ritirato a Firenze, con mediocre soddisfazione
della polizia granducale.
— 264 —
troviamo assai bene^ e ci fermeremo tutto il mese; qui dirigimi
pertanto le tue lettere. Amami intanto e credimi
aff.mo tuo amico
Federico Gonfalonieri.
P. S. - Dammi gazzettino esatto di ciò che si fa e si dice
a Milano, e di tutti i pettegolezzi di quella pettegolissima mia
patria. Procurami la vendita del tilbury all'indicato prezzo di
luigi 50 circa.
V : A Monsieur
Monsieur le Baron Charles Alemagna
à Milan.
CXLIX
Archivio Casati - Milaìio Inedita.
La Principessa Carolina Jablonowska Woyna"^
A Teresa Gonfalonieri Casati
Je veux profiter de votre aimable intention d' hier, chère comtesse, et je
prends la liberté de vous proposer de vous mener ce soir à l' opéra et à l'a-
cadémie; je serais désolée que vous vi y alliez pas par la crainte de n'y
rencontrer personne de votre connaissance - on m' en voudrait trop de priver
la bal de votre présence. - Je serai à votre porte à neuf heures et demie.
Toute à vous. Caroline J.
Mardi Matin ')
V : Madame la Comtesse Confalonieri
Albergo Reale
1) L'abate de Brème aveva indirizzato il conte e la contessa Confalonieri alla contessa
d'Albany. La commendatizia (14 maggio 1816), rintracciata fra le carte di quest'ultima fu
pubblicata da C Antona Traversi e D. Bianchini, Lettere inedite di Luisa Stolberg contessa
d'Albany a Ugo Foscolo e dell'abate Luigi de Brente alla contessa d'Albany, cit. p. 203.
2) La principessa Carolina Jablonowska, nata contessa Woyna (1786-1840), era la mo-
glie del principe Luigi (1784-1864), ministro di S. M. Apostolica presso la corte napoletana.
Il Jablonowski, di antica nobiltà polacca che aveva avuto la dignità di principe del S. R. Impero,
dopo che l'hetman Stanislao s'era segnalato alla liberazione di Vienna dai Turchi, era nato
nel 1784 dal principe Mattia e dalla contessa Maria Anna Szepticka. Il 13 maggio 1815 era
stato accreditato a Napoli ; ma, solo dopo qualche difficoltà col marchese Circello, ministro
degli esteri, che ne temeva gli ardori giovanili e fors'anche le tendenze liberali, potè rag-
giunger la sede. (Cfr. A. d'Ancona, Federico Confalonieri, cit. p. 209 in nota). Perdette la
carica fra le agitazioni napoletane del 1820-21. Nel 1848 riapparve sulla scena politica della
monarchia fra i patriotti galiziani (Cfr. Ferdinand Strobl von Ravelsberg, Metternich
und seine zeit I" b. p.p. 385-86). Poco dopo quel biennio cosi fortunoso per l'impero,
stampò lo scritto Das monarchische Prinaip und die Volksvertretung, Wien 1851. Il Jablo-
nowski era un misto di grandi qualità e di debolezze ancor più grandi, in primo luogo il
giuoco che lo screditò e rovinò e fu la tortura di quella povera famiglia. Cfr. il severo
giudizio del Lucchesini in una lettera alla d'Albany, in Pélissier, op. cit. p.p. 479-80.
3) Deve trattarsi dei primi tempi della relazione fra i Confalonieri e gli Jablonowski,
probabilmente dell'estate 1816.
— 265 —
CL
Archivio Casati - Milano Inedita.
La Contessa Ludolf ^ a Teresa Gonfalonieri Casati
Chère Comtesse,
L'archèvèque de Tarante " m'a chargé de vous proposer la course a Por-
tici pour demain jeudi - cela vous convient-il ? En cas qu'oui, nous viendrons
vous prendre à 1 1 heures et demie - il y a un siècle que je n'ai eu le bonheur
de vous voir. Toute à vous.
Thécla de Ludolf.
Ce mercredi matin
V : Madame la Comtesse Confalonieri
CLI
Arciiivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Napoli il 4 Settembre 1816.
Caro Federico,
Sei stato ben sfortunato per il tuo viaggio, fui molto agitata a motivo
del cattivo tempo che ha fatto, ma una feluca, che ritornò in porto mal-
concia, ci tranquillizzò sulla sorte del Pacchetto; sono impaziente di sentirti
arrivato, il telegrafo ne darà il segnale, ma temo che le nubi impediscano
a questo d'agire. Il cavaliere Barone s'incarica di far partire questa lettera
per mezzo di un brigantino da guerra, il quale parte oggi per portarsi
1) Tecla di Weissenhof, figlia adottiva della P.ssa Barbara-Dorotea Czartoryska (nata
Jablonowska), s'era sposata appunto nel 1816, mentre era ospite alla legazione d'Austria in
Napoli, al conte Giuseppe Costantino Ludolf, (1787-1875) designato ministro napoletano a
Costantinopoli. Della giovine " charmante „ parla il Maréchal de Castellane, Journal,
Paris, 1895, t. I, chap. II. Intorno al marito vedasi G. Gallavresi, Un ambassadeur italien
sous l'ancien régime in Revue d'histoire diplomatique, 1905, N. 4 e 1906 N. 1.
2~> Era Giuseppe Capecelatro (1744-1836), nominato nel 1778 arcivescovo di Taranto, im-
prigionato nel 1799 ; durante il regno del Murat consigliere di Stato, ministro dell'interno, primo
elemosiniere della regina. Cadde in disgrazia alla restaurazione e fu privato dell'ammini-
strazione dell'archidiocesi. Cfr. A. Criscuolo, Eboli ed Eboliche, Trani e E. O. Mastrojanni, //
R- Istituto d' Incoraggiamento di Napoli, iSo6-igc6, Napoli, 1907 pag. 24 (ove si ha pure
un ritratto dell'arcivescovo).
— 266 —
con sollecitudine a Palermo, ed accettai questo mezzo come più speditivo
della posta. Coli' ultimo ordinario non ho ricevuto lettere, ve n'erano per te,
le quali ti compiego. Sabato fui a pranzo dagli Jablonowski in pura fa-
miglia; ieri fui dalla principessa Castelfranco', la quale mi ha invitata per
tutti i martedì, ed oggi vado da Spiegel 2. Feci molte delle visite che mi hai
dato in nota, ed oggi le finirò. Ieri sono partiti i Jablonowski, e questa
mattina la principessa mi fece dire che non può vedersi a S.t Jorio 3, e che
mi aspetta senza fallo questa sera; v'anderò a cavallo con Giovannino
Cusani ^, col quale fui ieri sera al teatro nel palco Jablonowski.
Domenica è stata pubblicata la dissoluzione del consiglio di guerra,
e Nugent dichiarato organizzatore generale delle truppe nel regno di
Napoli coi più ampli poteri. Questa nuova ha fatto gran dispiacere ai
napoletani, ed ha sdegnato tuttii tedeschi; essi sono furiosi, e ne sparlano
senza mistero. Domani sono invitata dall'arcivescovo di Taranto a vedere
il suo casino di Portici, la Ludolf verrà a prendermi.
Sono arrivati i cavalli di Larderia ^, ma non possono essere sbarcati
attesa la quarantena, e quelle povere bestie che hanno fatto il loro
viaggio sul cassero esposti a tutte le intemperie soffrono moltissimo e
finiranno per essere rozze.
Sabato ti scriverò ancora a Palermo. Addio, mio caro, abbi cura della
tua salute, voglimi bene e credimi per la vita
la tua aff.ma
Teresa.
1) La principessa di Castelfranco, nata principessa Stolberg, abitava in Napoli a Chiaja,
secondo risulta da una lettera della contessa d' Albany al Foscolo in C, Antona Traversi
e D. Bianchini, op. cit. p. 43. Intorno a questa sorella della d'Albany abbondano i riferi-
menti in PÉLissiER, Le portefenille cit. Carolina Augusta di Stolberg (1775-1829) non aveva
sposato il Castelfranco che in seconde nozze, mentre era già vedova del duca di Berwick.
2) Lo Spiegel, generale austriaco, era stato testé di guarnigione a Milano ed aveva
seduto, per designazione del Bellegarde, fra i giudici della commissione speciale, nominata
per esaminare il processo dei congiurati militari del 1814.
3) Villaggio presso Portici.
4) Cfr. la nota 5 a pag. 82.
5) Il proprietario di questi cavalli potrebbe essere quel principe di Larderia, Michele
Platamone, che sembra aver vissuto pure a Milano, dacché il medesimo compare fra i
membri temporanei ntW Elenco dei membri componenti la società dell'unione in Milano -
20 febbraio 184s- Quel Platamone fu l'ultimo investito del principato di Larderia, delia
contea di S. Antonino, delle baronie di Cipolla e di Imposa, delle signorie di Buscaglia,
Roccapalumba, Recattivo e d'altre ancora, tutte riconosciute coU'investitura del 16 marzt»
1803, del pari che la " signoria di onze 51 annuali sopra i porti e caricatori del regno di
Sicilia „ (cfr. Elenco ufficiale definitivo delle famiglie nobili e titolate della Sicilia, Roma
1902 p.p. 91-92). Ai Platamone spettava pure il principato di Rosolini, del quale Michele fu
l'ultimo investito e che era una paria del regno.
— 267 —
CLII
ArcJiivio Casati - Milano. Inedita.
IL CONTE DI GaLLEMBERG ^ A TERESA CONFALONIERI
Mardi matin.
Bonjour, aimable contesse ; madame Rega vient de m'écrire qu'elle ne peut
nous recevoir ce matin, mais que demain à la même heure elle nous attend
sans faute. Je suis furieux, mais qu'y faire ? S'armer de patience. J'ai écrit
aussi à madame Ludolf afin qu'il n'y ait point de confusion; à 7 heures je serai
chez vous, pour présenter mes hommages à votre auguste personne ; en
attendant veuillez me croire votre tout dévoué serviteur
. „ ^ Gallemberg.
V : a Madame
Madame la Comtesse Gonfalonieri
Chez elle
Subito, subito, subito.
CLIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Napoli I'll Settembre 1816.
Caro Federico,
Oggi ti scrivo e a Palermo, e a Messina, secondo me lo hai consigliato;
desidero però che non ricevi che quella diretta in quest'ultima città,
poiché ciò mi assicurerebbe che non prolungherai il tuo viaggio. Aspetto
con impazienza la giornata di posta per avere una tua lettera, ed alcune
persone, ed in ispecie la principessa Jablonowski, sperano che mi darai
qualche dettaglio della maniera che hai passato il tuo tempo sul paquebot ed
in ispecie dei dettagli sulla Pallavicini 2. Il principe viene quasi tutti i giorni
in città, viene a vedermi e l'altro giorno mi condusse a pranzo a S. Jorio,
dove pure vado quasi ogni sera, e tanto il principe che la principessa mi
mostrano molto aggradimento. Questi ti salutano, come pure Sofia^, la contessa
madre ^ e molti altri di questi signori. Oggi sono partiti i coniugi Cicognara^
1) Potrebbe identificarsi con quel conte di Gallemberg (1783-1839) compositore di balli,
che sposò la contessina Giulietta Guicciardi, amata da! Beethoven. Questi era stato suo
maestro di musica e le dedicò la seconda sonata in ut diesis minore.
2| Infatti le informazioni della politica borbonica, segnalate da Francesco Guardione,
Documenti inediti su due viaggi in Sicilia del conte Federico Gonfalonieri in Rivista del
Risorgimento, voi. I, parlano di un conte Pallavicini, compagno di viaggio del Gonfalonieri.
3) Sofia Woyna, sorella della principessa Jablonowski, poi addetta alla corte del viceré
Ranieri a Milano, tuttora ricordata per le sue grandi qualità. La principessa Barbara Czar-
toryska, in una lettera comunicatami dalla veneranda contessa Pianell-I.udolf, ne abbozzava
un ritratto morale : " beaucoup d'esprit, beaucoup de talents, pas l'ombre de prétention, ni
d'envie de se faire valoir, cherchant toujours à se rendre agréable aux autres, sans jamais
penser à elle même ,,.
4| La contessa Woyna era Teresa Tecla Czaplic ed aveva sposato il C." Francesco Sa-
verio Woyna, già inviato di Polonia a Vienna (1788-1794).
5) 11 conte Leopoldo Cicognara, noto storico delle arti, era apppunto a Napoli di quei
giorni, secondo appare anche da una lettera indirizzatagli dal Canova. Vedila in V. Ma-
LAMANi, Un'amicizia di Antonio Canova, cit. p.p. 68-69.
— 26.S —
ma quello che mi dispiace assai è che il giorno 20 parte anche
Cusani per Genova, ed oggi egli è andato alla sua campagna per quattro
giorni; per me certo sarà una gran mancanza, poiché egli mi era assai
comodo ed intieramente ai miei comandi. Ho fatto con lui sabato la corsa
di Pompei, Castellamare, la quale riuscì molto piacevole, e non ne soffersi
perchè fatta con molto comodo. È qui arrivato da Milano il duchino
Serradifalco ', il quale anderà colla prima occasione a Palermo; egli avrebbe
amato di trovarviti, non mi portò né roba né lettere. Non hai perso gran
cosa perdendo la festa di Pie di Grotta, fui arrabbiata di essermi data
molta pena per vederla. Ricevetti una lettera della contessa Bigli, la
quale mi dice molte tenerezze per te, nessuna lettera che mi dia nuove,
onde, mio caro, non aspettarne. Milady Burghersh ha perso il suo figlio 2,
essa fu per sette ore fuori di se, e per farla rinvenire hanno dovuto mostrarle
il figlio morto; essa si ritirò in campagna e dichiara di non volere ritornare
più in città. 1 Speziale^ sono andati pure in campagna con la famiglia, M.'' Ess
parte per l'Inghilterra, e la società Jablonowski si dilegua come la neve
al sole : il Principe non ha l'aria di divertirsi molto dei piaceri della cam-
pagna, e la Principessa pure. Jeri é principiata la novena di S.t Gennaro;
per 17 giorni siamo senza teatro. Domani vado a pranzo da Mocenigo *,
dove vi sarà la famiglia Jablonowski, oggi vado da Spiegel, ieri dalla
Castelfranco, faccio insomma // cavalier del dente; sono veramente grata
per la somma cortesia che usano meco; ma finiscono un po' per storpiarmi.
Addio, mio caro, finisco questa lettera per scriverti l'altra per Palermo.
Abbracciandoti teneramente, mi protesto la tua affina Teresa.
1) Probabilmente allude al duca di Serradifalco, Domenico Lo Paso Pietrasanta 11783-1863),
pari del regno di Sicilia. Egli aveva sempre avuto relazioni nell'Italia settentrionale, e par-
ticolarmente a Milano ov'era stato educato. Del gentiluomo di parte liberale, zelante nei pubblici
uffici, illustratore dei monumenti patrii, gran signore, v'è un breve cenno biografico in A.
d'Ancona, Carteggio di Michele Amari, voi. I, cit., p. 157.
2) Questo bimbo, suo primogenito, Arturo Fane (tlglioccio del duca di Wellington) era nato
a Firenze nel febbraio. Madame de Staël mostrò ancora una volta le qualità di cuore che
riscattavano in lei i difetti, circondando questa povera madre desolata delle più efficaci conso-
lazioni e ricevendola tosto dopo a Coppet. Cfr. Lady Rose Weigall, Correspondence of Lady
Burghersh with the Duke of Wellington, cit. p.p. 14 a 16.
3) Forse deve leggersi Speciale, e sarebbe famiglia siciliana, di cui un ramo ebbe il
titolo di duca di Valverde Bologna.
4) Il conte Giorgio Mocenigo, della storica famiglia di patrizii veneti, apparteneva alla
diplomazia russa. Era stato un tempo ministro di quella corte a Firenze. Fu poi inviato a
Corfu per reggervi, in nome dello czar, le isole Jonie. Lo czar lo nominò, mentr'era gover-
natore a Riga, suo ministro a Napoli alla restaurazione di re Ferdinando ; anzi, lo aveva
già accreditato presso quel sovrano verso la fine del 1814, riconoscendo nuovamente il re
come « re delle due Sicilie », circostanza che fu a ragione interpretata come una prova delle
tendenze anti-muratiane della cancelleria russa. (Cfr. P. I. Rinieri, Corrispondenza inedita
dei cardinali Consalvi e Pacca, cit. p.p. 90-91). Il Mocenigo era nel 1821 ministro russo a
Torino e si adoprò invano, molto nobilmente, per conciliare col re Carlo Felice la Giunta
costituzionale, ma, mentre questa, per opera dei più esaltati, rifiutò la mediazione, il re si
sarebbe a sua volta adontato di quelle trattative con ribelli avviate da un ministro accre-
ditato presso di lui. Cfr. D. Persero, Gli ultimi reali di Savoia del ramo primogenito ed
il principe di Carignano, Torino e Zerboni di Sposetti-Rovini, Reiasione sulla repressione
dei moti del 21 e sulla occupazione austriaca in Piemonte, Roma 1907, p. 207.
— 269 —
CLIV
Archroio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
r> t: A ■ Napoli il 20 Settembre 1816.
Caro Federico ^
Ricevetti jeri le due tue lettere in data 14, e 16; esse mi hanno fatto
grandissimo piacere per la ragione che mi assicurano che il tuo viaggio
non sarà più lungo di quello che hai divisato da principio. Riceverai
questa lettera per mezzo del Comandante Barone, il quale va a Tunisi, e
passando a Messina conta fermarvisi qualche ora per vedere la di lui
madre; ti includo due lettere provenienti da Milano portatemi dal sig. Rossi,
il quale mi consegnò pure un pacchetto di denaro per te; la mia roba
arriverà colla di lui famiglia, la quale sarà qui fra quindici giorni. Gran
nuova inaspettata! Mia madre è partita da Milano con Gabrio per recarsi
a Roma, non so quale sia la ragione che l'ha a ciò determinata, e quali
siano i di lei progetti; io seppi dalle mie sorelle e non già da lei questa
nuova. Mi si scrive da Milano che si sono messi in piazza più di cento
impiegati, ciò che fa assai strillare.
La figlia di Pallavicini Poscianino si marita col giovane Cardenas ' di
Valenza, altre nuove non ti posso dare della nostra patria; ho ricevuto
pure un pacco delle tue lettere. Ho consegnato a Sofia la tua lettera, essa
divenne écarlate, e non volle aprirla che dopo il pranzo, io le dissi che
te lo avrei scritto, e la fecimo molto impazzire. Il Principe e la Principessa
ti salutano, quest'ultima ha dato alla sorella le sue commissioni per te;
essa si lagna dell'aria di S.t Jorio, ed il Principe pure; egli ha ogni sera
la febbre, egli però viene quasi ogni giorno in città e non manca mai di
visitare la pupilla; l'altro tutore- ti saluta, egli è partito jeri per Genova;
mi spiace assai la di lui partenza, egli mi era molto comodo. Micheroux^
e Gallemberg, i miei costanti compagni di viaggio per S.t Jorio, ti salutano.
Feci tutte le visite che mi hai prescritte ; il figlio della duchessa di Cassano
è caduto da un curricolo, e si è rotto una costa.
Ho ricevuto lettera da tua madre, essa mi dice che tutta la famiglia
sta bene, e che conta d'andare presto in campagna.
Ti raccomando nuovamente di non venire dalla parte della Calabria ^
e di essere prudente nel tuo viaggio, per conservarti per chi ti ama e ti
sarà eternamente aff.ma Moglie.
1) Il conte Lorenzo di Cardenas, morto senatore del regno d'Italia, intorno alle cui rela-
zioni col Gonfalonieri, che coadiuvò nelle iniziative per la riforma dell'insegnamento popolare,
cfr. Chiattone, art. cit., sposò nel 1817 la marchesina Antonietta Parravicini di Persia.
2) Dev'essere D. Gio\anni Cusani, la cui figliastra Livia d'Oria sposò a Napoli Francesco
Serra, principe di Gerace.
3) Antonio Micheroux, impiegato dai Borboni di Napoli in servizi! diplomatici oltre che
militari aveva avuto gran parte negli eventi del 1799 (Cfr. B. Maresca, // cav. A. Micheroux
nella rcasione napoletana dell'anno 2799, in Archivio Storico per le Provincie napoletane,
voi. XVIII, XIX ed anche XXIV. Ma forse si tratta qui del figlio, amico dello Stendhal (Cfr.
Stendhal, Souvenirs d'égotisme, Paris 1893, p.p, 84-85).
4) Invece il Gonfalonieri ritornò a Napoli percorrendo appunto le Calabrie, secondo è
narrato in F. Gonfalonieri, Memorie, cit. p.p. 94-95.
— 270 —
CLV
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Il Principe di Luperano ' a Teresa Gonfalonieri Casati
Madame,
J'ai l'honneur de vous envoyer les 3 billets ^, en vous priant de vouloir
bien vous trouver à l'Eglise avant onze heures, afin d'être bien placée.
Agréez, je vous prie, l'assurance de ma considération la plus distinguée.
Prinxe Luperano.
Mardi matin [septembre 1816J.
v: Madame
Madame la Comtesse de Gonfalonieri
S.la Lucia
Naples.
CLVI
Archivio Casati - 3/i/ano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri
Napoli il 25 Settembre 1816.
Caro Federico,
Solo jer l'altro ricevetti la tua lettera dell' 8, la quale ne conteneva
una lunghissima di Salvo^, scritta nel genere del panegirico del papagallo;
ne feci la lettura alla nostra società, la quale se ne diverti. Il principe e
la principessa ne ricevettero pure, e ne resero pure noto il contenuto alla
brigata; il primo conta di rispondergli una lettera secca, perchè non gli
venga in testa di mostrarla, come egli desidererebbe di poter fare; e la
seconda non gli risponderà: siccome io non sono ministressa, penso di
rispondergli credendolo un dovere d'educazione ; certo è che cercherò di
farlo in modo di non legare una corrispondenza continuata; cosa ne pensi
tu? Ricevetti coli' ultimo ordinario molte lettere da Milano, fra le quali
una di tuo padre, il quale mi scrive come segretario della M. G., ambi ti
salutano e mi dicono che tutta la famiglia sta bene, ad eccezione di mia
suocera la quale ha avuto un po' di febbre, ma di nessuna conseguenza.
Mia madre è partita da Milano il 12 con Gabrio mio fratello e Gabrio
1) Il titolo di principe di Luperano spettava ai Muscettola, donde passò per via di fem-
mine ai Caracciolo.
2 Probabilmente per assistere al miracolo di S. Gennaro.
3) Il marchese Salvo di Pietraganzilli, autore di un libro che ebbe qualche voga : Lord
Byron en Italie et en Grèce, Londres 1825. La Contessa Anna Potocka, Voyage d'Italie
(ed. Stryienski), Paris 1899 p.p. 134-35, lo giudica a sua volta " ennuyeux et prétentieux „.
— 271 —
Piola ^ essi fanno il viaggio per vettura, ed il 27 contano di essere a
Roma ; non so ancora cosa abbia potuto determinare mia madre a questo
viaggio, se si fermerà lungamente a Roma, e se verrà a Napoli. La regina
di Sardegna è passata da Milano, vi cangiò i cavalli e continuò il suo
viaggio per Modena, ove è andata per vedere la madre, la quale ne partirà
a momenti per restituirsi a Vienna. Si aspetta a Milano l'arciduca Ranieri,
il quale sta girando fra le montagne di Lecco. Ho ricevuto lettera di Porro;
egli mi dice di non aver abbandonato il progetto di venire qui, che partiva
da Milano il 22 coi ragazzi e Pellico - per la Toscana, ma non mi dice altro;
eccoti, mio caro, tutte le nuove di Milano, di questo paese non ve n'ha;
è sortito ier l'altro il nuovo piano di guerra fatto da Nugent; il quale si
pretende essere piix dispendioso d'un terzo.
In questi giorni ebbimo molta pioggia, ciò che mi ha qualche volta impedito
d'andare a S.t Jorio: tutti gli individui di quell'amabile famiglia mi dicono
sempre di salutarti, il principe e la principessa vogliono essere nominati
particolarmente. La Manco ^ non va piìi in quella casa a S.t Jorio, ma credo
che anderà a Portici, dove si trasporta tutto il mondo brillante. Domani
ricomincia il teatro, spero che la principessa vi verrà, e che ci rispar-
mierà così qualche corsa, che però faccio molto volontieri, poiché me ne
mostra una vera riconoscenza. Fui con Haugwitz^ a vedere il miracolo di
S. Gennaro, ella è una cosa singolare, e certo non si può dire che il
prete vi contribuisca. Addio, mio caro, questa è l'ultima lettera che ti
scrivo, spero di presto abbracciarti, lo faccio intanto in idea.
La tua aff.ma Teresa.
CLVII
Archivio Casati - Milano. Inedita
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Napoli, il 28 Settembre 1816.
Caro Federico,
Sono passati due ordinarj senza che abbia ricevuto tue lettere; dopo
quella del 16 non ne ebbi altre, spero che ciò dipenda dalle combinazioni
del viaggio, come già mi hai prevenuta, e che la tua salute sarà sempre
1) Don Gabrio Piola Daverio, patrizio milanese, insigne matematico, morto nel 1850 a 56
anni. Era figlio di una Casati. <
2) Silvio Pellico era, come tutti sanno, precettore de' figli del conte Luigi Porro.
3) Era forse una dama della Famiglia siciliana dei Mango, marchesi di Castelgerardo e
baroni di Castellazzo.
4) Il conte Eugenio Guglielmo Haugwitz, di famiglia di Slesia nota dal duecento, era dal
1815 comandante la piazza di Napoli. Nato a Briinn nel 1777, entrò nell'esercito austriaco
già nel 1793 e si battè in tutte le guerre degli anni seguenti, segnalandosi particolarmente
in quella del 1809, allorché fu fatto colonnello sul campo di battaglia. Era maggior generale
quand'ebbe gran parte nella vittoria di Lipsia. Prima che terminasse quella campagna del
— 272 —
buona. Nessuna nuova coli' ultimo ordinarlo, ricevetti una lettera di tuo
padre quale segretario della Mamma Grande, nella quale mi dice essere
ambi inquieti per non avere ricevuto ancora nuove del tuo arrivo a Pa-
lermo quantunque io mi sia data premura di dargliene. Sicuro il matrimonio
del nostro Imperatore colla sorella della fu Vice-regina, quella che fu
ripudiata dal principe di Wurtemberg; il matrimonio avrà luogo il mese
di novembre. Quanto sarà contento il principe Eugenio di divenire co-
gnato dell'Imperatore! Egli è un essere fortunato. Una delle figlie dell'Im-
peratore si marita col figlio del re di Portogallo. Succedono dei cambiamenti
di cariche alla Corte; il conte di Wrbna sarà grand-maître, Madame La-
sanski grande maitresse. Non mi ricordo chi gran ciambellano ecc. ecc.
Troverai al tuo ritorno la principessa Jablonowski di male umore, molto
triste, ed ancora meno amante della società ^ Essa non vuol vedere
gente a pranzo, sente più che mai le antipatie, avrebbe bisogno d'avere
una persona che avesse dell'impero sopra di lei per costringerla ad averne
un po' sopra se stessa; jeri, essa venne in città, stette con me lungamente
ed andammo da alcuni mercanti, oggi anderò con lei al teatro. I Spiegel,
afflitti come se si trattasse della perdita d' un figlio, piangono il loro cane
smarrito, e da alcuni giorni non ebbero persone a pranzo, ciò che mi fa
piacere lasciandomi così delle giornate libere. Ieri vi fu gran manovra delle
truppe austriache comandate dal Generale Nugent, io vi volevo andare a
cavallo, ma fortunatamente non Io feci; mi sarei rotto il collo, avendo il
cocchiere fatto ferrare dei quattro piedi il Saverne: Curioni lo montò e
appena fuori dalla porta il cavallo cadde, egli saltò ma si fece male [a] una
mano, però montò di bel nuovo a cavallo, gli si gonfiò la mano, ma spero
che sarà niente di conseguenza. Io non montai che una sol volta a cavallo
con Curioni e Gerace, ma dopo, per evitare d'andare con d'Aspre ^ e Diego
Pignatelli^, i quali mi hanno tormentata d'andare con loro, vi rinunciai per
fare la pace a tutti. Jablonowski si è esibito replicatamente ad accompa-
gnarmi, ma, essendo egli in campagna, gli riuscirebbe troppo incomodo,
e non ardii, per conseguenza, d'approfittare della sua esibizione. Il prin-
cipe, la principessa. Sofia, la contessa Woina, i Mocenigo, Micheroux ecc. ecc.
tutti ti salutano. Addio, mio caro, ti abbraccio e protesto per la vita la tua
aff.ma Teresa.
v: A Monsieur
Le Comte Frédéric Confalonieri
Messine
1813, l'Haugwitz aveva ottenuta la croce dell'ordine militare di M. Teresa, ambitissimo se-
gnacolo di grande valore personale. Fece ancora la campagna di Francia, nonché quelle del
1815 contro Murat e del 1821 contro i costituzionali napoletani. Dopo entrambe queste ultime
spedizioni rimase a Napoli alla testa delle truppe austriache di occupazione. Andò a riposo
nel 1829, come tenente feldmaresciallo.
1) Si omettono particolari sulle condizioni di salute della principessa Jablonowska
2) Costantino barone d'Aspre (1789-1850), generale austriaco che prese parte a quasi tutte
le spedizioni in Italia, dal 1815 al 1849.
3) Deve trattarsi del principe Pignatelli di Monteleone, ciambellano del principe Leopoldo
delle due Sicilie.
— 273 —
CLVIII
Ar eluvio Casati - Milano. Inedita.
Lady Shelley ' a Teresa Gonfalonieri Casati
Est-ce que j'oserais vous proposer, si vous avez la perspective d'un diner
solitaire, de nous joindre à cinq heures sans faire de toilette ? Vous me feriez
le plus grand plaisir.
Avez vous envie de monter à cheval pendant l'absence de votre mari ?
Nous proposons une petite promenade sur les montagnes vers une heure,
puisqu'il fait si beau temps.
Votre dévouée
F. Shelley.
v: La Comtesse
Gonfalonieri.
CLÏX
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita"^.
L'abate Ludovico de Brème a Federico Gonfalonieri
Coppet, Cantone di Vaud, 28 Settembre 1816.
Dolcissimo mio Ferrigo
A monte le querele: non gettiamo il tempo a convincerci de' nostri
rispettivi torti, se ne abbiamo: gravi essi sieno o lievi: l'amicizia è sempre
più sollecita di obliarli che di tenerne conto fiscalmente: di gravi altronde
non ne possono intervenire mai fra noi, e tutto è possibile, cred'io, tranne
l'indebolimento della nostra vicendevole adesione.
Dopo la morte, dolorosissima per me, della nostra madre ^ non mi sono
pili fermato in Milano che pochi giorni. Per quanto fosse da lungo mi-
nacciato questo colpo, la perdita è riuscita immensa al cuor mio, e non
so abituarmi all'idea di non aver più madre. Quello sguardo suo diretto
su di me per trentacinqu'anni esercitava pure una dolce influenza a mal-
grado ch'ei m'abbia potuto sembrare alcune volte importuno; era pur
sempre uno sguardo materno; era quello pur sempre d'una persona tutta
mia ed ora sento vieppiù ch'io sono di nessuno al mondo. Me ne venni
qui tratto dalle incessanti istanze e dai cordiali inviti di tutta questa amabile
1) Si tratta forse della moglie di Sir John Shelley.
2) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 308.
3) La marchesa de Breme nata Dal Pozzo dei principi delia Cisterna.
— 274 —
e mirabile famiglia': ed ora ne riparto dopo un mese e mezzo di soggiorno,
colmo di gratitudine per ognuno d'essi, e rapito dalla dolcezza dell'intimità
loro, in cui sono appieno entrato e stabilito. Di tutto hanno fatto perch'io
venissi con essi a Parigi, quindi tornassi in compagnia loro a Coppet nella
ventura primavera, poi in Italia, poi facessi parte delle loro peregrinazioni
in Sicilia e in Grecia e in Palestina. Non ho creduto di dover aderire alla
intiera invitazione; ma tutto si dispone bensì perch'io, unitomi a quella
cara brigata nel suo passaggio per Milano, ne segua quindi tutti i passi
e venga insieme a toccare la tomba di Ajace, e quella di Creusa e quella
del Nazareno. Intanto mi ho goduto qui a rassegna una gran parte d'Eu-
ropa; perchè è indicibile quanti distinti personaggi d'ogni paese hanno
visitato in quest'anno il delizioso temano, e Coppet in ispecie, e quanti
abitino tuttora le magiche rive di Cologny, di Sécheron, di Rolles, la
Boissiere, Gentou -, e tuttodì si rinnovano e recano qui le più rilevanti
e le più segrete notizie d'ogni presente o prevedibile vicenda di stati e
di fazioni. Coppet è come il porto dove affluiscono le persone e le cose
le più interessanti. Non passa giorno che i più insigni personaggi di
Londra, o di Parigi e d'altrove non siano i nostri commensali. Figurati ciò
che ha da esser una mensa quale ebbimo, a cagion d'esempio, ieri, cir-
condata a destra e a sinistra dalla miracolosa Staël, dal celebre Dumont^
editore ed illustratore di Bentham ■*; Bonstetten ^, l'autore del Viaggio nel
Lazio, del Saggio su l' imaginazione, e di diverse opere eccellenti sul
Perfezionamento sociale. Il primo poeta d'Inghilterra Milord Byron*^, che,
sia detto fra parentesi, ha una lettera di Lady Holland '^ per te Lewis ^
1) Fu quello l'ultimo soggiorno di Madame de Staël al castello di Coppet. Vedasi, sulle
condizioni fisiche e morali della Staël in quei mesi, E. Herriot, Madame Récamier et ses
amis, cit. t. H p.p. 20-21, e Paul Gautier, Mathieu de Montmorency et Madame de Staël,
d'après les lettres de M. de Montmorency à M.me Necker de Saussure, Paris 190 p.p. 287-88.
2) Deve probabilmente trattarsi di Genthod, che si pronuncia come Gentou ed è a breve
distanza da Ginevra, uno degli ultimi villaggi prima di entrare nel paese di Vaud Al Creux
de Genthod è la villa che fu del celebre scienziato, H. B. de Saussure, tuttora dei suoi
discendenti. In ogni tempo grande fu l' intimità fra codesti castellani e quelli di Coppet.
3) Stefano Dumont, ginevrino (1759-1828), ministro protestante, a lungo esule in Russia,
in Francia, in Inghilterra, ove conobbe il Bentham, era rimpatriato nel 1814 e divenne membro
del consiglio sovrano del Cantone di Ginevra. Si osservi, come esempio della voga del
Dumont in quel tempo che il 1" settembre 1816 lo Stendhal lo additava al Dupin ainé
(Paupe et Chékamy, Correspondance de Stendhal, cit. t. II p. 4).
4) La voga del giureconsulto e filosofo utilitarista inglese Geremia Bentham (17481832)
era a' quei giorni grandissima, e provocò, come ognun sa, un poderoso contrattacco del Manzoni,
in appendice alla Morale cattolica, circa il " sistema che fonda la morale sull'utilità „.
5) Il patrizio bernese Carlo Vittorio de Bonstetten (1745-1833) era uno dei duci dell'opinione
pubblica in Isvizzera. Filosofo eccletico, economista, geniale poligrafo, lasciò dei preziosi
Souvenirs. Cfr. il giudizio di B. Constant, Journal intime (ed. Melegari) Paris 1895, p. 57.
6) Lord Byron si apparecchiava a passare in Italia ed a farvi lunga dimora.
7) Questa dama, Elisabetta Vassall (1770-1845), moglie del 3" Lord Holland (1773-1840),
radunava nella celebre dimora dei Fox a Londra (Holland House) lo stato maggiore del
partito liberale del Regno unito ed anche delle altre nazioni.
8) Matteo Gregorio Lewis (1773-1818), poeta inglese, avea ottenuto non invidiabil fama col suo
" Monaco „, che fu proibito nella prima edizione per la sua indecenza. Nel 1817 venne col
Byron in Italia.
275 —
l'autore del Moine di cui ti ho procurato la lettura; il celebre protagonista,
e duce dell'opposizione, il vincitore delV incom-taxe, il promotore della
spedizione contro ad Algeri, insomma l'impavido e gloriosissimo Brougham ' ;
M/ de Jaucourt^, plenipotenziario con Talleyrand al Congresso di Vienna,
pari di Francia ; M.'" de S.t Aulaire ^ ragguardevole membro dell'altra camera ;
Alessio di Noailles^ giovane deputato di .... ; l'energumeno, visio-
nario mistico Langalerie ^; Lady Hamilton <'; la principessa Jablonowska; la
bellissima S.t Aulaire"; le più belle ancora sorelle Spalding^, ecc. ecc. Fra
tutti questi ho stretto una indissolubile amicizia con Dumont e Bonstetten;
Brougham è uomo che ammiro assai; credo che lo amerò pure, ma aspetto
a dichiararlo assolutamente dopo l'esperienza del viaggio che intraprendo
domani con lui, a richiesta sua, ed il cui termine sarà Milano. Quand' io
credeva ch'ei mi vi precedesse, non avendo ricevuto lettere tue, né sapendo
cosa alcuna de' fatti tuoi, ad ogni buon conto io lo aveva munito d'una
1) La fama europea del grande statista ed oratore inglese, uno dei fondatori dell' £■
dimburgh Review, paladino della principessa di Galles e della riforma parlamentare, Enrico
Brougham (1778-1868), più tardi ascritto alla camera dei pari, dura ancor oggi.
2) Arnaldo Francesco de Jaucourt (1757-1852), di antica schiatta della Sciampagna con-
vertita al protestantesimo, aveva ancor conosciuto, giovine accarezzato alla corte del
principe di Condé e colonnelle a ventiquattro anni, la vita gioconda dell'antico regime- Le
sue opinioni, di temperato liberalismo, s'eran pure già formate, in Francia e in Inghilterra,
alla scuola del Malhesherbes, del Necker, del Fox; fu pertanto in prima linea nel 1789 e
fu eletto supplente agli stati generali, presidente dell'amministrazione dipartimentale di
Senna e Marna, membro coraggioso della destra dell'assemblea legislativa. Imprigionato il
10 agosto, non sfuggì ai massacri di settembre che grazie all'intervento di Madame de
Staël. Si ricoverò in Inghilterra, nel gruppo di esuli liberali che si riunivano a Juniper Hall,
la tenuta ospitale del gentiluomo inglese Locke, poi, per evitare l'iscrizione sull'elenco degli
emigrati, rientrò temerariamente in Francia nel 1793 e fu costretto a fuggire di nuovo tra-
vestito ed a vivere in Isvizzera lavorando come garzone droghiere. Rimpatriato dopo la
caduta di Robespierre, fu successivamente ascritto al tribunato, che presiedette, al senato^
al governo provvisorio del 1814, alla paria. Ebbe il portafoglio degli esteri interinalmente
durante il congresso di Vienna, al quale aveva dovuto recarsi il Talleyrand, amico intimo
del Jaucourt. Cfr. Correspond ance du comte de Jaucourt ministre intérinaire des affaires
étrangères avec le prince de Talleyrand pendant le congrès de Vienne, cit.
3) Il conte Luigi Beaupoil de S.t Aulaire (1778-1854), scampato a fatica fra mille stenti
alle prove del terrore evitando sempre di emigrare (come ebbe egli stesso a narrare in
ricordi stampati fuori commercio: Portraits de famille, Périgneux 1879) prese presto
un'attitudine recisa di gentiluomo liberale, che fu posta in maggior luce dalle circostanze
che accompagnarono la restaurazione e dall'aver egli dato la figlia primogenita in isposa al
ministro Decazes, favorito di Luigi XVIII, inviso ai reazionari! per aver tentato una ri-
conciliazione, piuttosto empirica ma certo salutare, dei Borboni colla Francia moderna.
Dapprima ciambellano e prefetto napoleonico, quindi deputato, il conte de S.t Aulaire divenne
poi pari di Francia, ambasciatore del re Luigi Filippo a Roma, a Vienna ed a Londra.
Cfr. Bar. Prosper de Baranute, Etudes historiques et biographiques, Paris 1857.
4) Il conte Alessio de Noailles (1783-1835), dapprima rassegnato al regime napoleonico
se n'era clamorosamente staccato diffondendo la bolla papale che scomunicava Napoleone.
Era stato, allato al Talleyrand, plenipotenziario di Luigi XVIII al Congresso di Vienna.
Nella Camera bassa, ai giorni della restaurazione, era ritenuto porta vece della Congrégation,
associazione politico-religiosa di cui era stato uno dei fondatori.
5) Lady Anna Hamilton, seconda figlia del 9° duca di Hamilton, era addetta alla Prin-
cipessa di Galles. Cfr. H. Maxwell, The Creevey papers cit., t. I p 302.
6) Questa seconda moglie del conte di S.t Aulaire era nata du Roure. La prima, madre
della duchessa Decazes, era M.Ue de Soyecourt, ricca ereditiera di Picardia.
7) Cfr. per il soggiorno a Coppet di questo geremiaco ed eloquente patriarca degli
illuminati, Due de Bkoglie, Souvenirs cit. I, p.p. ?67 e seg.
8) La moglie di Lord Brougham fu Mrs. Spalding, nata Eden.
— 276 —
mia lettera per te; nei miei molti colloqui con lui era stata frequente
menzione del mio amico, eh' io persisto a stimare per animo forte e intra-
prendente, e molto desio lo pungeva di conoscerti ed abboccarsi teco: ma
veggo ora con dispiacere che sa Iddio quando, o se mai, avverrà che
v'incontriate. Quando ci rivedremo avrai campo, spero, di osservare che il
mio viaggetto non è stato tempo perduto: intanto mi limito a dirti che i
marmi, i colli, i laghi, questi costumi, la libertà vera, la diffusione mira-
colosa de' lumi in tutte le classi, l'eleganza e la cultura dei modi, la fer-
mentazione delle idee, la tendenza incessante verso ogni perfezionamento,
insomma la vita elettrica di queste anime, mi hanno reso altiero delle
dottrine che professo, come sai, inviolabilmente e dei sensi che nudro, e
ch'io nudriva già laggiù negli antipodi di questi paesi, ed anco spesso di
qualche ... Lo scritto mio * è uscito alla luce prima della mia partenza.
Lo scopo mio, ch'era di sconcertare i tristi e ipocriti zelatori della così
detta gloria letteraria d'Italia, e di smascherare le insulse dottrine dei fetidi
pedanti, ha ottenuto quell'effetto appieno, e come ben m'aspettava, ed anzi
di tutto cuore bramava, ha destato un sussurro sguajato e ridicolissimo in
quel turpe vespaio: ma dopo alcune espressioni di grossolano risentimento
ad un tratto sono rimasti corti, come si dice, né hanno avuto tanta abilità da
oppormi neppure un'apparente ragione per combattere le mie proposizioni;
bensì il pidocchioso sfangator di Parnaso, l'annasatore delle nWime figuranti"^,
colpito amaramente da più tratti del mio Discorso si è villanamente di bel
nuovo scagliato contro Madame di Staël. Ora gli si sta stampando la seconda
frustata a sangue, ed è opera questa, tutta grazie e tutta sale, del mio
Borsieri^. Credo che abbia ragione Carpani '' che va dicendo ai risentiti
Giani, e Borghi, e Bellini, e ai pedanti ch'egli incontra, signori miei, avete
un bel ringhiare e sputar nero, i romantici, per ora, l hanno vinta. Ti prego
mandarci in Milano la tua amabile società polonese, onde ne godiamo
rispettosamente e platonicamente anche noi, e acciò Ella venendovi determini
così il tuo pronto ritorno. Addio, anima cara; ti prego rendere accetti i
miei cordiali omaggi alla tua ottima consorte. Madame di Staël e Albertina'^
ti salutano con tutta amicizia. Addio. n tuo Ludovico.
1) Il Discorso intomo all'ingiustizia di alcuni giudisii letterarii italiani. Cfr. G. Muoni,
op. cit. p.p. 8 e seg.
2) Forse il Pezzi, direttore della Gazzetta di Milano o, piuttosto, il conte Trussardo Caleppio.
3) Pietro Bursieri (1786-1852), giovane di forte ingegno, era stato addetto al ministero
della giustizia durante il regno italico, poi, venuta la restaurazione, protocollista al tribunale
di Milano. S'era manifestato dapprima dei propensi al ritorno degli austriaci, che cantò
in versi riesumati dal Cantù, // Conciliatore e i carbonari, cit. p. 41, ed aveva avu'o rapporti
coll'Acerbi, alla fondazione della Biblioteca italiana (v. P. I. Rinieri, Della vita e delle opere di
S. Pellico, voi. I p.p. 143-44i, ma si gettò presto a capofitto nelle polemica letteraria contro
i classici e scivolò nella politica, che Io espose ai rigori del governo austriaco. Cfr Edmondo
Clekici, // " Conciliatore „ periodico milanese, Pisa, 1903, p p. 16-17. Il Breme allude qui
alle Avventure letterarie di un giorno, opuscolo anonimo del Borsieri.
4) Forse Giuseppe Carpani, autore delle Haydine, saccheggiato e burlato dallo Stendhal.
Cfr. Casimir Stryienski, Soirées du Stendhal club, l."' série, Paris, 1904, p. 4 e seg.
5) La figlia di madame de Staël, che aveva sposato pochi mesi prima il duca Vittore de
Broglie, pari di Francia, molto addentro a quell'epoca nell'opposizione al governo della
restaurazione, temperatosi via via e divenuto in processo di tempo ministro del re Luigi-
Filippo. Lettere della duchessa Albertina donna che attinse una rara elevazione intel-
lettuale e morale, furon pubblicate dal figlio: Lettres de la Duchesse de Broglie, Paris, 1896.
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CLX
Archivio Casati - Milano Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati
ALLA CONTESSA DI VaLVASON BoNIN
Napoli il 1 8bre 1816.
Mia cara,
Egli è un secolo che mi trovo priva delle tue nuove, permettimi adunque,
mia cara, che mi richiami alla tua memoria. Come va la salute? la tua famigliuola
è essa bene ? come vanno le cose tue ? ti ricordi qualche volta di un'amica che
ti ama tanto, e che sempre sempre ti ha presente ? Rispondimi, ti prego, dettaglia-
tamente su questi articoli ; essi interessano tutti il mio cuore. La mia salute è
discretamente buona, mi trovo aggradevolmente in questa città, ove mi fermerò
sicuramente tutto il mese, e forse anche più, ciò dipende puramente da mio
marito ; vedrò con quali disposizioni egli verrà dalla Sicilia, dove è andato
per esaminare in dettaglio quel paese, tanto interessante per i souvenirs che
si conservano degli antichi, e gloriosi tempi della nostra beli' Italia.
Sono assai contenta del mio viaggio, mi sono assai ben trovata in tutti
i paesi, e trovai molta cortesia.
Ti prego di dire mille cose a Frangipane, digli che vorrei non mi avesse
interamente dimenticata. A tuo marito i miei complimenti.
Rinnovandoti la protesta del più vero e costante attaccamento, mi di-
chiaro per la vita
La tua aff.ma amica
LA Gonfalonieri.
CLXI
Archivio di Stato di Milano - Processi dei Carbonari
Busta XX - p. CLXIX N. 391 7^. Inedita.
La Contessa Sofia Woyna a Federico Gonfalonieri
J'espère que le billet de ma soeur vous convaincra que vous avez eu
tort de ne pas lui remettre vous même cette pyramide qui lui fait tant,
tant de plaisir. Les ailes de chauve-souris planent elles encore au dessus
de votre tête? à revoir ce soir, mais avec un front plus serein que celui
d'hier, c'est le voeu de mon coeur.
Sophie Woyna.
— 278 —
CLXII
Archivio di Stato di Milano - Processi dei Carbonari
Busta XX, p. CLXIX. Inedita.
La Principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
[Napoli 1816].
Quoique vous n'ayez pas voulu me traiter aussi bien que ma soeur et
me remettre vous même ce souvenir de votre voyage, je ne veux point
lui céder le plaisir de vous remercier de ma part, et il faut bien que vous
me permettiez de le faire moi-même. Je vous sais grè de ne m'avoir
point oubliée sur le sommet de l'Etna', cela promets pour les pays où vous
n'aurez pas d'aussi belles choses à admirer — veuillez dire à votre femme
que je n'ai point de projets, que je suis furieuse contre le mauvais temps,
que je reste au coin de mon feu à me désoler d'une journée qui finira
par un thé chez Douglas - — à revoir
Caroline Jablonowska.
v: Comte Frédéric Gonfalonieri
CLXIIl
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Il marchese Salvo di Pietraganzilli
A Teresa Gonfalonieri Gasati
Palerme 11 8bre 1816.
Madame la Comtesse
Je connais un mari très galant et très empressé de courir au grand galop
toutes les côtes de Sicile, visiter le tombeau du vieux Anchyse, voir l'ancienne
Zancle, l'Etna, Catane, la patrie d'Archymède, la demeure des anciens tyrans
1) Sull'Etna il Gonfalonieri, col suo compagno di viaggio " il brigadiere Mancini della
nobile guardia lombarda „, dev'essere salito in uno dei primissimi giorni d'ottobre,
ddcchi il marchase Nunzio Ottaviano Borgia, capitano giustiziere, scriveva da Siracusa
il 30 settembre all' avv. fiscale del Tribunale palermitano, D. Antonio Mastropaolo: „ che
eri li detti signori sono stati ad osservare l' antichità sparse in queste campagne e
che oggi G dimane partiranno per la volta di Gatania ad osservare l'Etna. „ (Francesco
GuARDioNE art. cit. p. 971).
2i Poiché questi Douglas, secondo si vedrà, erano quei medesimi che il Breme aveva
conosciuto mentr'era ospite di M.me de Stael, potrebbe trattarsi di quel gentiluomo inglese che
s'era pensato un momento (1813) fosse per chieder la mano della futura duchessa di Broglia.
Cfr. Paul Usteri et Eugène Ritter, Lettres inédites de M.me de Stdel à Henri Meister,
Paris 1903, p. 258. Lady Douglas Glanbervie, moglie del lord luogotenente d'Irlanda, era
figlia di Lord North (vedi Pèlissier, Le portefeuille etc. cit. p. 372) e trovavasi appunto allora
in Italia
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d'Orthige, passer ensuite dans les montagnes de Brutium, parcourir la Lucanie
pour se trouver le jour 14 de ce mois auprès de sa chère moitié, jour de sa
fête. Il en a fait part à ses amis, et au moment même, où je vois ce cher
Comte Frédéric ouvrir la porte d'un grand salon pour fêter le nom de Thérèse,
je m'empresse de lui faire parvenir cette lettre, pour la présenter à vous.
Madame, avec les souhaits de ce véritable bonheur qui doit être votre partage.
S'il voulait satisfaire les désirs de son ami, il vous présenterait aussi de ma
part un petit bouquet de fleurs. Si j'étais présent je les apporterais moi-même
au temple où vous présidez, après les avoir cueillies aux champs où l'on chante
les hymnes à l'amitié.
Votre mari vous aura sans doute raconté nos projets de vo3'^age ; le
Duc d'Albe ' y tient beaucoup, et m'en parle souvent. Je me prépare déjà à
voyager comme suite du nouveau marié, avec permission et privilège.
Grondez, Madame la Comtesse, ce beau M.*" de Micheroux très-délicat
pour sa santé, très indélicat pour ses amis.
Il ne m'a pas honoré de sa réponse. Serait-elle arrivé quelque comtesse
de Vienne ? Se serait-il rendu infidèle? Mais non, je ne crois pas qu'il serait
capable de sortir en hiver pour faire la cour, tant il aurait peur de se refroidir,
c'est pourquoi il logeait avec etc., etc.
Sans à propos, comment se porte la pauvre princesse Jablonowska ? Qui
l'aurait dit qu'un S. Jorio devait la traiter si mal ? Quel est donc l'avantage
d'être dévote si l'on n'est pas bien avec les saints? Pardon, M" la comtesse,
j'oubliais que j'entrais dans la Théologie et que, si je continuais, je n'en
sortirais pas sans être battu par vos lumières.
I c^ri Geracini^ che fanno? Crescono in bellezza? Mais je m'arrête, crainte
de devenir mauvaise langue, et je borne mes prières à présenter mes compli-
ments et mes respects à toute la famille Apostolica Cesarea, et à Micheroux,
si vous le croyez digne. Laissez-moi toujours une petite, petite place dans
votre souvenir, et honorez-moi de vos nouvelles, tant que je serai l'enfant
gâté de mes parens.
Agréez, M^ame, les assurances de ma considération la plus distinguée
avec laquelle j'ai l'honneur d'être
votre serviteur
I. h. Salvo.
V : A Madame
Madame la Comtesse de Gonfalonieri
Naples.
1) Forse è quel medesimo ch'era riescito a farsi ammettere, parteggiando per la corte,
fra i pari del regno di Sicilia, come conte di Modica, essendo parente lontano dell'ultimo
investito. Cfr. N. Palmieri, Saggio storico-politico sulla costitusione del regno di Sicilia,
Losanna 1847 pp. 277 e seg.
2) Con ogni probabilità Francesco Serra, marchese di Gioja e principe di Gerace, e la
sua giovine moglie Maria Orietta Lamba d'Oria, figlia d'un primo matrimonio di quell'Eleo-
nora Lomellini che sposò poi il M.se Giovanni Cusanì. V. la nota 2 a pag. 269.
— 280 —
CLXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La signorina Von Sandizell
A Teresa Gonfalonieri Casati
Munich le 19 N[ovembre 1816].
Ma chère amie !
Il y a bien longtemps que je voulais vous écrire; mais, vous sachant à
Rome, je craignais que ma lettre ne vous parviendrait pas; maintenant que je
sais que M.r Re ' retourne a Rome je m'empresse de vous donner de nos nouvelles
par lui, car vous ne devez pas douter, ma chère amie, de l'amitié que nous
avons toujours conservée pour vous, et dont nous savons très bien que vous [la]
partagez aussi envers nous; votre séjour à Rome doit être fort agréable, et de
vous y trouver avec Mad. Annoni vous fera certainement plaisir.
Son Altesse 2 à qui j'ai dit que je vous écrivais me charge de vous faire
ses compliments. Son Altesse a été incommodée il y a quelques semaines, mais
heureusement elle se porte très bien maintenant, de même la petite famille qui
a extrêmement grandi et dont tous jouissent d'une santé parfaite. Le prince
est absent pour quelques jours, il est allé voir Madame sa soeur à Constance ^.
Madame de Vurmb désire aussi être rappelée à votre souvenir, sa santé
est bien bonne; vous ne vous apercevez guère de l'hiver a Rome, ici nous
avons déjà une neige épouvantable. J'espère, ma chère amie, que vous me
donnerez de vos nouvelles; ma lettre est portée à Milan par le Comte Sartirana •*,
qui y passera qualques semaines, ce qui le rend on ne peut plus heureux. Recevez,
ma chère amie, l'assurance de l'amitié bien sincère que je vous ai vouée.
Sophie S.
Vous serez bien aimable de me rappeler au souvenir de J^.r Gonfalonieri.
v: A Madame
la Comtesse Gonfalonieri
à Rome
1) Antonio Re, che era pure consigliere di stato, aveva, durante il regno italico, esercitato
le funzioni di intendente dell'appannaggio del principe viceré. Un breve cenno, tutt'altro che
benevolo, ne è fatto nel catalogo biografico inserito in Coraccini, op. cit., p. CXX. Secondo
il Coraccini, il Re era un protetto del duca di Lodi, che gli diede in moglie la sua nipote
Paola Melzi.
2) La principessa Augusta Amalia, testé viceregina d'Italia.
3) La regina Ortensia aveva allora scelto per sua residenza il castello di Arenenberg,
sul lago di Costanza.
4) Il conte di Sartirana era ministro sardo presso la corte di Baviera.
— 281 —
CLXV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati
ALLA CONTESSA DI VaLVASON BONIN
Napoli il 19 Novembre 1816.
C. A.
Permettimi, mia cara, che mi richiami alla tua memoria, quantunque io abbia
giusta ragione di credermi da te dimenticata. Ti scrissi più volte da che partii
da Milano e mai non ebbi riscontro da te, privazione che, ti assicuro, è assai
sensibile al mio cuore il quale sente sempre una grande amicizia per te. Come
te la passi, mia dolce amica? Come va la salute, e quella de' tuoi figli? Ve
n'è egli in istrada qualche altro? Parlami molto molto di te, tutto ciò che ti
riguarda eccita il mio più vivo interesse.
L'apertura del teatro di San Carlo, la quale si farà con grande strepito', e
la seduzione del clima tanto più dolce del nostro, ci ha determinati a rimanere
in questa capitale sino alla fine del carnevale. Il genere di vita che conduco,
molto tranquillo e monotono, si confà assai bene col mio genio ; ho la fortuna
di essere in una società di forestieri molto gentile ed amabile, la quale è certo
la sola risorsa che vi sia in questo paese, non essendo possibile di legare cogli
abitanti i quali sono niente socievoli, e non sono anche in istato di tenere
società, tanto le loro finanze sono ruinate. Sono piuttosto contenta della mia
salute, quantunque un po' dimagrita, ma ciò è un effetto dell'aria del mare che
suole fare a chi non v'è abituato; i miei nervi sono sempre lo stesso.
Vado a poco a poco vedendo le cose interessanti di questo paese, ed i
contorni ; egli è impossibile di ritrovare qualche cosa che assomigli a questa
bella estremità della nostra Italia; la natura fu qui molto prodiga col materiale,
ma ha lasciato molto da desiderare dal lato degli abitatori ; non ti faccio de-
scrizioni, non potrebbero avere un interesse per te, stante che questo paese è
stato tanto decantato.
Donami, mia cara, le nuove della tua patria, e di Venezia, e delle mie
conoscenze. Vogliami bene e credimi eternamente la tua aff.ma amica
La Gonfalonieri.
v: A Madame
La Comtesse Thérèse de Valvasone née Benin
Udine
1) Il teatro S. Carlo, ricostruito dopo l'incendio, fu riaperto solennemente la domenica
12 gennaio 1817 coll'intervento del re. Cfr. Comandini, op. cit. p.p. 930-933, ove sono pure
riprodotti disegni e medaglie spettanti alla ricostruzione, ed ove è detto che ben quattromila
forestieri rimasero a Napoli ad attendere il grande avvenimento artistico-mondano.
282
CLXVI
Archivio Casati - Cotogno Moìisese. Edita^,
L'abate Ludovico de Breme
A Federico Gonfalonieri, a Napoli
Carissimo,
Porro scrive a Pellico che ti si può dire poco men che stabilito
costì e che hai tutte le ragioni di fermarviti ; cotanto vi si sta bene. Oh!
bella! Figuriamoci se non sappiamo che cos'è quella terra. Un bel golfo:
qualche rara eruzioncella di quel poene ignivomo, che riverbera allora i
suoi chiarori nel Sebeto : del resto donne sulfuree, che parlano tutte
insieme, che non si dissudiciano mai ; che menano braccie e gambe per
sussidio di eloquenza ; e poi maccaroni, lazzaroni, pagliette, duchi e
principi dispaccamondi, e va e vieni e torna su e giù pel corso di To-
ledo. Un teatro dove ti fischiano Vigano ^ dove ti portano a cielo Henry 3,
e poi maccaroni e lazzaroni. Politica calabrese ; letteratura fra il pedante
e lo sguajato ; molti inglesi è vero ; ma più assai maccaroni e lazzaroni
e Borboni e di quelle rime insomma che adopera qui a furia il miracoloso
improvvisatore Sgricci *, di cui, se per transennam vuoi sapere il vero, ti dico
che non udii mai né il più intrepido ignorante, né il più volgare ingegno, né
il men poetico dicitore e Milano gongola, e Bologna rimane estatica.
Ma lode al vero poi, Milano non é così sciocca come dai fogli pubblici
potrebbe apparire. Una fazione di stolidi e di pedanti s'è presa il carico
di screditarla e vorrebbe far credere che Sgricci vi è tenuto per uno
spirito eletto ; mentre l'opinion pubblica è anzi tutta sdegno contro le
sue millanterie, e i suoi protettori.
Mi sono sdebitato con voi, signori lombardi. Madama d'Albany avendo
lasciato a me di consigliarla d'intorno all'uso ch'ella poteva fare della
biblioteca d'Alfieri, sono riuscito a persuaderla che la negasse a Firenze
ed a Torino, e la donasse per testamento alla biblioteca di Brera, cioè
ai milanesi, saltern ut resipiscant ■'.... ho, ho, ecco finalmente una tua lettera.
1) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 319.
2) Salvatore Vigano, celebre coreografo, nato a Napoli nel 1769 di famiglia emiliana, era
stato dapprima applaudito ballerino, accoppiando tratto tratto a quell'arte effimera l'altra
maggiore del comporre trame per balli, come già aveva fatto suo padre. Ma, stabilitosi a
Milano, dopo lungo viaggiare all'estero, ed addetto nel 1812 al teatro della Scala, si applicò
tutto alla riforma della pantomina, valendosi di grandi masse e adombrando concetti gene-
rali, temi letterarii e storici. Compose moltissimi balli, sempre cercando il nuovo, fino alla
sua morte avvenuta nel 1821. Cfr Carlo Ritorni, Commentarii della vita e delle opere
coreodrammatiche di Salvatore Vigano, Milano 1838.
Sì Coreografo rivale del Vigano, a lui assai inferiore.
4) Tommaso Sgricci (1788-1836), improvvisatore toscano che suscitò entusiasmo a' suoi
giorni. (Cfr. Carraresi, Lettere di G. Capponi etc cit. vol. V p.p. 130 e 139).
5) Cfr. Lettere inedite di Luigia Stolberg etc., cit ; a pag. 227 è la lettera colla quale
il de Breme diede alla contessa il consiglio, purtroppo non seguito da lei, né per Milano
né per altra città italiana, di donare alla Braidense i libri di Vittorio Alfieri.
— 283 —
Contino mio, osservi Ella ch'io già le scriveva prima che sapessi d'averle
a rispondere. Dissipatissimo degli uomini ! se non avevi da chiedermi
quei libri, m'avresti tu scritto ? No ; noi credo ; né per la fretta con cui
è scritta quella lettera, crederlo posso. Comunque sia, rispondo. Di libri
da interessar certi eletti cuori ed eletti spiriti non ne tengo ora di recenti,
né so che ne corra pel mondo. D'altro non si scrive che di carte costitu-
zionali, di camera, di monarchia colla carta e senza carta ' e simili bazze-
cole che son parole invece di fatti. Bensì dal mio viaggio di Svizzera ho
riportato un'opera in cinque tometti, la più rugosa nel genere suo, la più
attica ch'io mi conosca, e a chiamarla romanzo si corre il rischio di con-
fonderla con mille migliaia di libri troppo a quella inferiori. Essa é di
quel fecondo Augusto de la Fontaine- cui si debbon altre cose eccellenti:
ma l'eccellentissima é questa: il titolo n'é Tableaux de famille. No, l'amore,
la virtù e la verità non ebbero mai più seducente linguaggio né più
candido ; il lettore si sente di mano in mano fluire nel cuore (s'ei lo ha
integro) una dolcezza, e via via gli grandeggia il desiderio di assomigliare
ai più buoni, ai più giusti, ai più limpidi animi che possano esistere e
ch'egli si vede qua passargli dinanzi. Tutto é semplice, tutto è consueto,
tutto è ovvio, naturalissimo, eppure quella famiglia, quegli animi, quei
segreti pensieri, sono il fiore del bello e del buono. Ti prevengo che non
v'ha minima scossa in quella lettura, non funestume e né manco bizzarria
di fortuna, ma v'ha meglio di ciò: caratteri, passione intima, le seduzioni
del piacere e lo splendor dell'onestà insieme. A questi cinque tometti
unisco il recente François premier di Madame Gotty^. Quei tempi eroici,
quella poetica civiltà, quel sublime culto al più sublime concetto della
divinità, la donna, vi sono tratteggiati con fedeltà storica, coi colori di
quell'entusiasmo d'allora, e con una tintuccia di quella sensualità che stilla
sempre dalla mano femminea. Finalmente abbiti Caliste, fedelissimo ritratto
dei costumi svizzeri attuali nella classe più ingentilita, o vogliam dire più
artifiziale. Per ora non ti so mandar altro. Giegler * é sprovvedutissimo :
tu mi spaventi coH'enumerazione di tutto ciò che già può essere noto a
codesta preziosissima personcina, e fai ch'io non oso mandar fin là una
biblioteca inutile. Les Tableaux de famille li avrà forse già letti : allora
leggili tu, e credi a me, non avrai perduto il tuo tempo. Se li trovi un
po' maneggiati ciò ti provi che spesse letture si son fatte di quell'esem-
plare e da ciò argomenta l'interessamento che hanno inspirato a me ed
a chi ne ho raccomandato la lettura. Scellerato ! andare in Sicilia, tornarne,
mandarne ragguagli a un D'A a un P e non a me ! Che vuoi con
ciò ch'io pensi della tua discrezione in fatto d'intima corrispondenza? -
Il mio Sartirana é di ritorno oggi dalla ghiacciale Monaco - Madama di
1) Mi pare evidente l'allusione all'opuscolo del Chateaubriand: La monarchie selon la
charte, che attirò al grande letterato lo sdegno del re e del ministero Richelieu.
2) Augusto Lafontaine (1759-1831), di famiglia ugonotta rifugiata in Germania, scrisse
molti romanzi in lingua tedesca.
3) Augustine Gottis, autrice di romanzi storici.
4) Libraio a Milano.
— 284 —
Stâel leverà or ora un miracoloso grido in Europa ^ Inetti italiani, la fronte
in terra, ammirate, imparate, o imparate almeno a tacere e a venerare
quei sommi ingegni. Abbiamo assistito quindici anni alle scene di Napo-
leone, e bisogna che venga una donna, a farnelo conoscere per la prima,
a ritrarnelo al vivo. Oh ! Federigo, leggerai, e vedrai opera di scalpello
immortale. Perdonami ; io sono penetrato dal più divoto disprezzo per
tutto ciò che si pensa, dice e stampa dall'Alpi Cozie agli Abbruzzi.
Addio, addio.
Il tuo Ludovico.
CLXVII
Archivio Casati - Cologno Moiisese, Edita ^.
L'abate Ludovico de Breme a Federico Gonfalonieri
20 Febbraio 1817.
Dolcissimo
Sono ammalato da lunga pezza. Ho passato una quindicina di giorni
col mio Padre nel suo castello di Sartirana. La ninna analogia con quel
suo modo di vivere, di ragionare, di portare i tempi e le circostanze, mi
ha dato al cuore una tale stretta, che i quindici mi sembrarono più lunghi
che i cento dell'ottocento quindici ai Borboni.
Le tue lettere e i cenni tuoi poetici, politici, statistici mi hanno fatto
pregustare quella piena di soddisfazioni che il tuo ritorno mi promette.
L'udirti mi varrà di prefazione al viaggio che farò io stesso in coteste
contrade, verosimilmente nel venturo inverno in compagnia di Corinna,
e del mio sviscerato amico, l'autore deW Essai sur V imagination, l'aureo
Bonstetten. Di lui ti parlerò con comodo e ti farò anche vedere, oltre l'opere
stampate, alcuni preziosi manoscritti testé ricevuti, di cui egli brama ch'io
sia l'editore. Mi compiaccio che t'abbiano raggiunto i Douglas e i Lans-
down ^ Dici pur bene, etereo personaggio è quella Lady Sara; a Lady
Louisa poi, le sta così bene quella sviscerata tenerezza per la Douglas, che
non si può dare una più bella armonia. Amo assai quelle creature e le
contemplo divotamente. Mi penso che tu abbia capito siccome non aveva
lasciato ignorare a quelle due coppie la nostra vicendevole intimità e la
mia appassionata amicizia per te. Federigo mio, ne farò altrettanto sin nel
1) Madame de Stâel stava redigendo le Considérations sur la revolution française.
2) Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit p. 314.
3) Il 3" marchese di Lansdowne, Henry Petty-Fitz-Maurice (1780-1863',, ministro con Fox,
Canning, Grey, Melbourne, Russell e Aberdeen, era un vecchio amico di madame de Staël,
da lui ospitata nell'autunno del 1813. Cfr . Usteri et Ritter, op. cit., p. 264 e P. Gautier,
Madame de Staël et Napoléon, Paris 1903 p. 342. Il Duca de Broglie, Souvenirs, cit., I,
p. 365 lo proclama " le modèle du grand seigneur Whig „.
— 285 —
mondo di là, nel quale ti precederò di gran pezza. Pregoti che tu faccia
pervenire l'acchiusa alia signora marchesa di Lansdown, a cui deggio
risposta, e che temo di non raggiungere, perch'ella non è forse più in
Napoli. Te la raccomando vivamente, acciò non vada perduta, e le giunga
sollecitamente. A malgrado della mia vita travagliata e della fievole salute,
non mi pare di perdere affatto il mio tempo. Avevi a dire, spero, che non
l'ho né venduto, né timidamente impiegato. Oh! la indipendenza che mi
sono serbata vorrei che avesse a costar caro a più d'un felice impostore,
e d'uno scimunito prepotente. La tua Milano va impozzangherandosi e
infradiciandosi, ch'é un gusto. 11 non p/us u/fra della sapienza governativa
per ciò che riguarda lo spirito pubblico, sta nel far guerra a qualunque
verità speculativa che potrebbe divenire pratica col tempo. Le batterie
sono dunque appuntate contro i pensatori e servite ed attivate da una
ciurma di apostati nostri. Questi dan mano a denigrare le più fulgide ri-
putazioni sì morali che letterarie. Anelli ', verbi gratia, è il poeta buffone
della Polizia e mette in canzone e in turpe spettacolo sulle scene del
teatro Re quei letterati nostri o forastieri che si ha in vista di rendere
odiosi al pubblico. Le damine di Milano, i signori Pittagorici, tutta la in-
numerevole mandra dei Lovelace, soliti ad ingombrare, come fé noto, il
vestibolo del teatro della Scala, accorrono al teatro Re e batton le palme,
e si consolano della loro crassa e nauseosa ignorantaggine, con quella
berlina data a chi li offusca e fa loro invidia. Davvero, Federigo caro,
questo paese cessa ormai di meritare quelle lodi, cui erasi finora serbato
alcun diritto. La viltà, la malvagità, la corruzione della massa sociale crescono
a dismisura. Le donne, le donne cadono in tal sozzezza che mi pare di
assistere a una celebrazione di Saturnali. Che rabbia le divora, a che
sdegno le muove la coltura, la delicatezza, l'ingentilimento che alcuni
vorrebbero promuovere! Vorrei che il mio cuore fosse uno specchio, onde
vi si raffigurassero tali quali le veggio io. Forse lo spavento e la vergogna le
suggerirebbero allora di rimbiondirsi un pochino l'anima e di riprender volo.
Non dubito punto della rara gentilezza di quella personcina ^ a cui
prodighi la tua amicizia, e fors'anche più: Ella mi sembra fin d'ora una
eletta creatura: che tu non sei tale da porre in basso oggetto il cuor tuo.
Oramai delle buone e belle ne abbiamo pure incontrate tu ed io nel
cammin della vita: ma se le cose umane sono ordite in modo che non si
possa stringere con esse durevoli e pacifici legami, cerchiamo quind' in-
nanzi in fondo a noi medesimi, e deriviamo da noi medesimi i possibili
abbellimenti dell'esistenza. Si può e si deve conculcare i pregiudizi altrui,
quando ciò riesca una buona volta per tutte. Ma se si ha da ricominciar
ogni giorno la battaglia, e giungere alla tomba tra gli urli e le fischiate,
1) Il professor Angelo Anelli nelle Cronache di Pmdo assaliva i romantici, mentre la pa-
ternità delle commedie satiriche ai loro danni sembra spettare a certo Paganini. Cfr. E. Clerici,
op. cit., p.p. 153-154 ed anche Cokaccini, op. cit., pag. LXIII.
2) Allude certo alla principessa Carolina Jablonowska.
— 286 —
non so se sia più né da savio né da gentil animo di risolvervisi. Bensì non
ti nascondo che mi vo studiando se fia possibile di appigliarmi a quel
primo partito, e di oltrepassare, a pugni e calci, la gran calca, e uscirne
per sempre.
La possentissima Staël mi scrive da Parigi le più amabili lettere del
mondo. S'ella non muterà titolo, l'opra che vedrà presto la luce avrà quello
Des causes et des effets de la Revolution ; il ritratto di Napoleone è tal cosa,
che disgraderà tutti gli scrittori avvenire. Addio, amami, ch'io sono il
Tuo Ludovico.
Ho mandato per altra via la lettera alla marchesa di Lansdown.
CLXVIII
Archivio di Sfato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - P. CLXIX N. 378. Edita \
La principessa Carolina Jablonowska
A Federico Gonfalonieri
Naples, Lundi 24 2 [Février 1817].
Votre dernière lettre m'inquiète et me fait de la peine — Vous m'avez
toujours accusée d'être mystérieuse, c'est bien à vous qui vous couvrez
des voiles les plus épais à me faire ce reproche — N'êtes vous pas au
fait de tout ce qui me regarde, et ne suis-je pas dans une ignorance
complète sur votre position? Vous me dites que mon amitié vous est plus
nécessaire que jamais, que vous marchez sul filo d'una spada et que, si
je vous retire mon appui, vous tomberez infailliblement. Vous me priez de
ne pas vous abandonner, et sûrement je ne vous abandonnerai pas,
sourtout si je puis vous préserver d'une chute, mais ancore faut il vous
expliquer. Vous me faites espérer que vous me parlerez plus clairement
un jour, mais cela ne me suffit pas. — Ce jour pourrait arriver trop tard,
et comment voulez-vous que je continue à vous écrire si je ne sais seu-
lement pas ce qui vous occupe et ce qui vous rend aussi malheureux que
vous paraissez l'être? Vous parlez de confiance; de vous à moi je n'en
ai jamais eu la moindre preuve, mais, puisque nous sommes convenus de
1) La maggior parte di questa lettera fu pubblicata dal Chiattone, art. cit. p. 69 e seg.
2) Questo numero, che nell'originale non può leggersi se non 25, va verosimilmente cor-
retto in: 24, giacche il 25 febbraio 1817 cadeva in martedì e questa lettera è evidentemente
dei primi giorni susseguenti alla partenza dei Gonfalonieri per Roma, avvenuta all'apertura
della quaresima.
— 287 —
nous dire tout ce que nous pensons, et puisque qu'il est prouvé qu'on
écrit bien des choses que l'on ne saurait se dire, ce sera moi qui romperai
le silence et qui vous communiquerai ma façon de penser avec cette candeur,
à la quelle vous en avez appellee si souvent — Vous m'avez plus d' une
fois parlé de certain aveu que vous deviez me faire, de certains éclaircis-
sements que vous vouliez me donner sur votre caractère — J'y ai réfléchi
depuis et je ne crois pas être aussi loin de vous avoir deviné que vous
le croyez peut être. Ces chagrins et ces amertumes dont vous vous plaignez,
vous ne les avez pas trouvés à Rome '.vous les avez emportés d'ici, vous
les portez partout. Vous ne me persuaderez pas qu'ils proviennent d'une
cause étrangère, vous les trouvez dans votre intérieur, en un mot dans
une union à ce que vous dites mal assortie. Vous m'intéressiez trop tous
les deux pour que j'aye pu vous voir pendant huit mois sans vous
observer. — J'ai bien vite pénétré un secret qui ne se cache pas aux yeux
d'une amitié clairvoyante; mais, comme ni l'un ni l'autre vous ne m'en
avez jamais parlé, j'ai craint de rompre un silence que vous vouliez, à
ce qu'il parait, garder tous les deux. Cependant, à la distance où nous
sommes, dans l'incertitude de l'époque qui nous réunira, bien des embarras
disparaissent, on franchit bien des obstacles, et l'idée de pouvoir peut-être
vous être utile on adoucir votre sort par les conseils de l'amitié la plus
sincère et la plus vive, je dirai même par ceux de l'expérience, me fait
passer par dessus ma réserve naturelle pour pénétrer malgré vous dans
votre confiance. Vous connaissez parfaitement ma position à l'égard de Louis,
mais je ne connais pas du tout la vôtre à l'égard de votre femme. Vous
ne m'avez jamais parlé d'elle qu'en termes généraux, qui ne m'ont appris
que ce que je voyais déjà, que vous l'aviez épousée sans amour et qu'elle
vous était à peu près indifférente. — Mais, dites moi, est-ce là une raison
de vous trouver tout à fait malheureux? L'absence de l'amour en ménage^
surtout quand il n'a jamais existé, est une privation mais n'est pas un
malheur. Je pourrais là-dessus me citer pour exemple; moi qui suis tombée
de si haut, je suis quelque fois triste, mécontente, mais je ne suis pourtant
pas malheureuse — Quand on a le droit de s'estimer peut on trouver son
sort si intimement à plaindre? Quand une femme n'a à reprocher à son
mari que des légèretés et des infidélités, très affligeantes sans doute, mais
qui en blessant son coeur ne diminuent pourtant pas l'opinion qu'elle a
du caractère de ce mari, quand ce mari comme vous a le bonheur si rare
d'avoir une femme irréprochable, à la quelle tout le monde rend justice
et qui joint à toutes ses qualités solides des agréments personnels, est on
donc si malheureux? Vous allez m'accuser encore de prendre le parti des
femmes, mais je vous assure que je ne suis pas injuste à l'égard de votre
sexe. Je lui accorde bien des privilèges que vous même ne pensiez pas
1) Delle inquietudini destate nella sospettosa polizia, pontificia ed austriaca, da questo
soggiorno romano del Gonfalonieri ha pubblicato i documenti il D'Ancona, Federico Con-
falonieri, cit. p.p. 209 e seg.
— 288 —
à réclamer. Rappelez vous là dessus des conversations que nous avons eu
ensemble. Votre femme m'intéresse et m'intéresse particulièrement; elle
vous aime encore, et n'est-elle pas par là même assez à plaindre? Ne
trouvez-vous pas le sort d'une femme, qui ne peut étouffer un sentiment
qui n'est pas partagé, assez cruel? Vous autres maris vous avez la force, le
pouvoir entre vos mains, vous faites de nous ce que vous voulez, mais, si
nous vous sommes indifférentes, adoucissez notre position par des soins
et des attentions, qui ne remplacent pas l'affection certainement, mais qui
au moins en rendent la privation moins sensible. Si vous aviez une femme
tracassière, jalouse, contrariante, qui vous rendit votre intérieur désagréable,
je vous conseillerai de la fuir; mais vous en avez une douce, bonne, em-
pressée à vous plaire, à qui seulement vous ne voulez pas en donner
l'occasion. Si sa société ne vous convient pas, vous avez assez de moyens
de chercher des ressources au dehors. — Rappelez vous combien de fois
vous avez pris le parti de Louis contre moi et, je l'avoue, avec raison.
Rappelez vous que vous m'avez dit que la tâche de me rendre heureuse était
bien difficile, ne pourrai-je pas employer contre vous vos propres argu-
ments ? Tout ce que je vous demande est de recevoir mes conseils, comme
j'ai toujours reçu le vôtres, de ne pas me taxer d'une indiscrétion curieuse,
qui se mêle de ce qui ne la regarde pas. Vous savez s'il est dans mon
caractère de m' ingérer dans les affaires d'autrui, si au contraire ce n'est
pas de ma part la plus grande preuve d'amitié et d'intérêt, une preuve
que je n'ai peut être donné à personne, de vaincre ma timidité naturelle
pour pénétrer, malgré vous, dans vos secrets. Il est possible que je me
sois trompée, non pas sur la cause de vos chagrins, mais sur leur nature.
Éclairez moi sur ce qui vous touche d'aussi près et sur ce qui m'intéresse
vivement. Je vous demande une confiance sans bornes, entière, telle que
vous me la devez. Vous savez que le manque de franchise et de sincérité
est le seul tort que je trouve impardonnable. Ouvrez moi votre coeur tout
entier, parlez moi de vos sujets de plaintes, de vos torts, ne craignez pas
de me donner mauvaise opinion de vous ou de votre femme, en m'avouant
tout ce que vous pouvez avoir mutuellement à vous pardonner. — Vous
connaissez aussi toutes mes imperfections, je ne vous les ai pas tenues
secrètes, et pourquoi crandriez vous ma sévérité? Suis-je meilleure que
mille autres et ai-je le droit d'être plus difficile? Vous ne perdrez rien
à mon amitié en vous accusant; même, si vous étiez coupable, vous ga-
gnerez beaucoup dans ma confiance. Tout ce que vous me direz à votre
avantage ou même à votre détriment augmentera mon amitié et mon
estime pour vous. Je ne veux pas vous parer de perfections imaginaires,
je ne veux pas vous accuser de torts dont vous êtes peut être innocent.
Je veux vous connaître tel que vous êtes et vous connaître par vous même ;
n'est-ce pas là une des plus grandes preuves de confiance que je puisse
vous donner? Mais c'est en même temps un des ces appels à la bonne
foi aux quels vous avez prétendu souvent qu'on ne pouvait resister,
— 289 —
mais qui vous effrayaient quelque fois. Vous m'avez demandé une épreuve,
la voilà, vous êtes siar d'en sortir avec gloire pourvu que vous ne nie
déguisiez rien. Vous serez peut être étonné du courage avec le quel je
vous parle aujourd'hui, il ne me ressemble guère il est vrai, mais c'est la
peine véritable que m'a fait votre dernière lettre, la perplexité dans la
quelle elle m'a jetée qui m'ont enhardie. C'est cette idée que vous me
connaissez, que peut être dans peu je n'existerai plus que dans votre
souvenir et que je voudrais pouvoir vous être utile à tous les deux avant
l'époque qui mettra entre nous des barrières bien plus insurmontables que
celle de l'absence, c'est la crainte que sans le vouloir je n'aie augmenté
vos chagrins par la comparaison que vous avez fait de moi, embellie de
toutes les erreurs de votre imagination, avec votre femme, qui, je le
répète, vaut mieux, beaucoup mieux que moi, ce sont tous ces sentiments
réunis, qui me donnent un élan dont je ne me croyais pas capable. Vous
m'avez demandé une lettre bien longue, la voici, vous m'avez dit que je
ne pourrai jamais vous affliger qu'en vous retirant mon amitié ; je vous
offre encore un moyen de l'augmenter. Vous voulez, à ce que vous dites,
vous rendre encore plus digne de la mériter que vous ne l'êtes à présent,
cela ne dépend que de vous en me répondant avec une franchise sans
bornes. — Toute déraisonnable que vous me croyez et que vous m'aviez
trouvée peut-être sur mes propres intérêts, je pourrai pourtant vous donner
des conseils sur les vôtres. — Ils partiront au moins de la source la plus
pure, et d'un désir bien vif que le bonheur, comme vous voulez bien
l'appeler, de m'avoir rencontrée sur votre chemin, tourne à votre profit,
et quand tout cela ne serait pas, et quand je ne pourrais en rien remédier
aux chagrins qui vous accablent, ne sera-ce pas une consolation pour vous,
que de les voir partagés, par l'amitié la più sincère, et d'être sûr que toutes
vos plaintes et toutes vos afflictions exciteront en moi le plus vif intérêt?
Je vous quitte de crainte d'abuser de votre patience et de prendre sur des
moments que vous pourriez mieux employer. Je ne vous parle pas de moi
aujourd'hui; c'est un sujet trop rabattu et que vous connaissez trop à fond,
c'est à vous à présent à subir l'examen auquel j'ai été exposée pendant
huit mois. Vous avez l'avantage d'y répondre par écrit et certainement
vous trouverez en moi toute l'indulgence et l'intérêt sur lesquels j'ai
compté et je compterai toujours de votre part.
Caroline.
Répondez au plus tôt — 11 y aura bientôt une semaine que je n'ai
eu de vos nouvelles.
— 290 —
CLXIX
Archivio di Stato di Milano - Busta XX Fessa CLXIX.
N. 384. Inedita \
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Ce mardi [?]2 [Février 1817].
J'ai trouvé dans mon écritoire les quatre vers que vous y avez laissés
pour moi, ils m'ont fait un sensible plaisir comme tout ce qui me vient
de votre part. — Conservez moi votre amitié aussi pure et aussi inaltérable
qu'elle l'a été depuis les huit mois que je vous connais; de mériter le
véritable intérêt d'un homme aussi distingué que vous ne peut que sati-
sfaire mon coeur et flatter je ne dirai pas mon amour propre mais l'opinion
que je puis avoir de moi-même. — Vous m'avez demandé si Louis lisait
les lettres que je reçois, je vous ai dit que non, parce qu'il a en moi une
confiance sans bornes, mais cette question de votre part m'inquiète, non
pas que je vous croye aucune intention qui ne soit pas d'accord avec ce
que j' ai connu de vous depuis que nous nous parlons avec confiance
mais vous m'avez dit que l'on écrivait souvent ce que l'on n'osait pas dire,
j'en suis convaincue moi même et c'est ce qui me donne le courage de vous
parler comme je vais le faire. Je vous conjure d'être irréprochable dans vos
lettres comme vous l'avez été dans toutes vos actions et dans tous vos di-
scours, ne détruisez pas ma sécurité, ne troublez pas la douceur qui fait le
charme de notre relation, ne blessez pas cette pureté que vous voulez bien
m' attribuer, qui s'allarme d'un rien, cela est vrai, et qui ne peut supporter
de se faire un reproche, ne me privez pas de la consolation de pouvoir
penser à vous et compter sur vous comme sur un des meilleurs amis que
i'aye dans le monde. Vous me comprendrez j'en suis siire, vous ne me
donnerez pas tort j'ose le croire, et vous ne m'en voudrez pas de vous
avoir ouvert mon coeur — vous me demandez de la confiance, je crois
vous en avoir donné une grande preuve — n'interprétez pas mal ce que
je vous dis, mon intention n'est siàrement pas de vous faire de la peine,
bien au contraire, mais je veux me rassurer moi même — vous n'avez
jamais mérité que je vous afflige et si je l'ai fait involontairement pardonnez-
le-moi. Je vous quitte pour écrire à votre femme et lui faire le détail de
ma journée d'hier — je n'ai pas besoin de vous dire combien vous me
manquez. Comment trouvez vous la devise, que j'ai écrite dans votre
portefeuille ? je l'ai trouvée dans un excellent auteur.
Caroline J.
1) La prima metà di questa lettera fu però pubblicata dal Chiattone, art. cit., in Arch.
Stor. Lomb. a. XXXIII p.p. 73-74.
2) La data non fu potuta sufficientemente precisare, ma deve sempre trattarsi del prin-
cipio della quaresima.
— 291 —
CLXX
Archivio di Stato di Milano - Busta XX - Pes. CLXIX
Fase X - N. 385. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Lundi ce 3 [mars 1817].
J'ai lu et relu votre lettre, vous me faites tant de peine, vous m'in-
quiétez tant que je suis hors d'état de vous donner un conseil. Je crains
de prendre sur moi la moindre responsabilité puisque mes avis pourraient
ne pas être sans quelque poids auprès de vous — vous allez bien vous
étonner quand je vous dirai qu'une des choses que j'aurais désiré le plus
eut été de pouvoir montrer votre lettre à Louis. Vous savez que vous
m'avez trouvée souvent extraordinaire, eh bien, prenez cette idée pour
une de mes extravagances. Or je vous assure cependant qu'elle n'est pas
aussi folle que vous le croirez d'abord. Pour de la confiance dans le
caractère de Louis, j'en ai une illimitée. Il est impossible d'être plus délicat,
plus scrupuleux sur tout ce qui regarde l'honneur et en même temps de
voir plus clair dans tout ce qui n'intéresse pas ses passions ^ — pourquoi
ne lui parlerais-je pas de vous? Pourquoi ne vous connaîtrait-il pas sous
un jour qui ne peut vous faire aucun tort? Ne craignez pas qu'il juge
votre ménage d'après le nôtre ; il n'a jamais fait de comparaison de
notre situation avec celle de personne. Si vous ne me permettez pas de lui
montrer votre lettre, permettez moi au moins de lui parler de vous — Ce
ne sera pas la première fois que vous aurez été le sujet de nos entretiens
mais je veux dans cette circostance y être autorisée. Louis n'a pas été
plus aveugle que moi sur votre situation, mais il n'en a pas parlé par-
ce qu'on ne se mêle point volontiers de choses pareilles quand on n'y
est point appelé — Ne vous a-t-il pas parlé de moi avec une confiance
entière? Et peut être à sa place et envers vous cette confiance eut elle
été extraordinaire de la part de tout autre — nous ne pouvons pas nous
dissimuler que nos situations réciproques, et nos rapports mutuels ne soient
pour le moins fort étranges — Vous n'accuserez pas Louis de partialité
à l'égard de l'un de vous au préjudice de l'autre, il a beaucoup d'amitié
pour votre femme, mais peut-être plus d' inclination pour vous — vous
lui avez plu dès les commencements — il pourrait peut-être vous donner
quelques conseils plus sages que les miens — il est plus à portée de juger
des rapports d'un homme que moi et il a beaucoup d'expérience du monde
— et que craindriez vous de lui dévoiler un secret que tout le monde
saura dans quelques mois, si enfin vous vous décidez à vous séparer de
1) Il gioco e le donne trascinarono il principe Jablonowski ad atti che lo screditarono
profondamente ed amareggiarono la vita della principessa. Cfr. la nota 2 a pag. 264.
— 292 —
votre femme? — vous voyez que je ne veux rien faire sans votre aveu,
cela me paraîtrait une trahison et j'en serais incapable envers qui que ce
soit au monde, encore moins envers vous - mais ne me refusez pas, je
connais mieux Louis que vous ne le connaissez, je sais ce qu'il pense de
vous tous les deux. Fiez vous en à mon amitié qui ne craindrait rien tant
siirement que de vous livrer et de vous compromettre — et n'ai-je pas
toutes les raisons possibles pour désirer que Louis ait de vous la même
opinion que moi? Peut être trouverez vous que je deviens trop exigeante,
cela se peut, vous m'avez souvent reproché le contraire quand nous étions
ensemble, mais vous savez si je m'intéresse à vous, et à ce titre ne devez
vous pas tout me pardonner? Je vous assure que vous avez sur la con-
science d'avoir troublé ma tranqullité de plus d'une manière depuis votre
départ, vous m'en devez quelque dédommagement. La continuelle préoc-
cupation dans laquelle j'ai été depuis que nous nous écrivons m'a à la
vérité distrait de votre absence, mais elle ne m'a point fait de bien à ma
santé. Répondez moi sans trop tarder, je vous en prie, je ne me fais
point scrupule de prendre sur vos amusements, car vous pouvez écrire
la nuit, ce sera une occasion de veiller — J'espère que vous avez assez
de confiance en Louis et assez bonne opinion de lui pour croire qu'il ne
vous compromettrait pas plus que moi auprès de votre femme. Vous
trahir serait l'action la plus noire, nous n'en sommes pas capables ni l'un
ni l'autre. Encore une fois refléchissez mûrement, avant de vous décider
sur ce que je vous demande et telle que soit votre décision promettez moi
de ne point m'en vouloir — Peut-être craignez vous mes lettres autant
que vous aimiez nos conversations, cela me ferait beaucoup de peine, mais
je ne vous ai pas donné mon amitié et mon intérêt à demi, de quoi voulez
vous que je vous parle si non de ce qui me tient autant à coeur que
votre sor4: et votre avenir? Ne me reprenez pas le nom d'ange consola-
teur que vous avez bien voulu me donner, et puissai-je vous être aussi
utile que je le désire! Mai fatale comme vous me le dites dans une de
vos lettres.
Caroline J.
— 293 —
CLXXI
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
B. XX - P. CLXIX - N. 398. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Ce mardi.
Je viens de recevoir votre lettre et d'en achever la lecture, la poste
va partir et je n'ai pas le temps d'y répondre, je veux cependant vous
écrire quelques mots pour vous remercier de votre confiance pleine et
entière, elle m'a touchée, elle m'a fait plaisir, elle ne m'éloigne point de
vous, au contraire, plus je vous vois à plaindre moins je penserai à vous
abandonner -- Vous êtes malheureux tous les deux, vous n'êtes point
coupables — Comment pouvez vous croire que jamais je fasse semblant
devant votre femme de savoir ce que vous m'avez dit? d'abord elle ne m'a
jamais parlé de vous, je vous l'assure, et comme vous dites bien on ne peut
pas avoir la confiance d'un mari et d'une femme — Ce que je vous en ai dit
ne venait que de moi et de l'intérêt que je prends à vous deux — à elle
comme femme, à cause de l'amitié qu'elle m'a témoigné et des torts que
je croyais pouvoir me reprocher envers elle — Mais vous savez que pour
ce qui est de la conformité de caractère et d'idées il n'y en a point
entre nous — Je ne lui ai non plus jamais parlé de moi, c'est vous seul
en qui j'ai eu cette confiance. — Je ne me suis mêlée ni ne me mêlerai de
rien entre vous, j'ai seulement voulu voir si je pouvais peut — être en
pénétrant dans votre confiance contribuer au bonheur de tous les deux.
— Écrivez-moi bientôt, écrivez moi souvent, ne prenez aucun parti décisif,
celui là vous reste toujours, laissez moi le temps de la réflexion, je vous
assure que je suis aussi bouleversée que vous — parlez moi en detail de
votre situation, vous pouvez bien voir par mes lettres à votre femme qu'il
n'y a pas et qu'il n'y a jamais eu la moindre communication entre nous
sur ce sujet — ma lettre est sûrement bien incohérente mais la vôtre m'a
tellement embrouillé les idées que je ne sais pas trop ce que je vous écris.
Ayez seulement de la douceur et de la patience avant de prendre ce
grand parti qui me fait trembler'. — Comptez toujours sur mon amitié, le
voeu de mon coeur est de pouvoir vous la continuer jusqu'au tombeau.
Caroline.
1) Verosimilmente il proposito, maturato da Federico durante il soggiorno di Roma, di
dividersi da sua moglie.
— 294 -
CLXXII
Archivio di Stato di Milano - Proc. dei carbonari
B. XX p. CLXIX N. 421. Inedita.
La Principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples -Lundi ce 17 [Mars 1817].
Nos lettres se sont croisées, je vous avais deviné, pressenti; je voulais
prévenir le moment qui devait m 'ouvrir les yeux, vous avez raison, c'est se
manquer de bonne foi à soi même, j'avais tort peut être mais je me
berçais d'illusions qui me faisaient trouver le calme et le repos où je ne
les trouverai plus. Ma lettre vous aura causé des inquiétudes inutiles après
celle que vous veniez de m' écrire, telle impression qu'ai fait sur moi la
vôtre ne me croyez pas offensée, la franchise et la délicatesse de vos
expressions ne peut mériter aucun ressentiment. Gardez ma lettre comme
un préservatif pour l'avenir, si elle est venue trop tard qu'elle ne soit
pas au moins tout à fait inutile. Retranchez de votre amitié tout ce qui
pourrait en altérer la pureté. L'éloignement est une barrière pour quelque
tems; mais voulez vous qu'elle soit éternelle? Comptez vous réellement
mettre des années, comme vouz avez la cruauté de me le dire, entre le moment
de notre séparation et celui qui doit nous réunir? Ne me privez pas du
secours de votre amitié, elle m'est devenue nécessaire, ma confiance en
vous est un besoin, ne l'effarouchez pas. N'empoisonnez pas des jouissances
qui ont été si pures jusqu'à présent et dans lesquelles j'ai trouvé des con-
solations si puissantes à tous mes chagrins. Soyez toujours mon ami, ne
changez pas à mon égard, je vous promets une amitié une confiance et
une estime sans bornes, n'est ce pas tout ce que je puis vous donner?
Si jamais vous me forciez à vous retirer ces sentiments vous me rendriez
malheureuse. Justifiez les, méritez les de plus en plus, si je m'étais
trompée en vous je ne croirais plus à personne dans le monde. Ecrivez moi
souvent avec confiance et avec détails, mais que vos lettres soient comme
vos entretiens, n'abusez pas de l'avantage que peut vous donner l'élo-
ignement. Communiquez moi tous vos projets, promettez moi de ne rien
entreprendre sans m'en prévenir, vous avez un goût pour l'extraordinaire
qui m' effraye-Vous voulez savoir ce que je fais et la vie que je mène,
elle est bien triste, bien isolée, bien monotone. Jusqu'à présent je n'ai
presque vu personne, je ne suis jamais sortie le soir, le salon vert est
un désert, vons ne me reconnaîtriez plus, à peine j'arrive à minuit et
demie tant je suis fatiguée et accablée, tout est insipide et ennuyeux à
l'entour de moi. Je ne suis bien que seule ou avec mes enfans, mes livres
et mon piano. Je me promène quelquefois, avec Louis; son bon coeur
fait qu'il a pitié de mon isolement et de ma tristesse. Il m'a dispensé
jusqu'à présent de voir beaucoup de monde, cependant ce soir je suis
menacée des Anglais et demain il dinent tous chez nous, j'espère pour
— 295 —
la dernière fois. Galleniberg soupire et vous regrette, il me plaint et partage
mon ennui. St. Clair* dort, Mentz^ ne dit mot, Krasinski^ s'occupe des
oranges. Les Pourtalès* me cultivent assez, ce sont encore les seules per-
sonnes que je voye avec quelque plaisir, mais ils perdent à un examen
trop rigoureux, pour le soutenir il faut des ressources qu'ils n'ont pas.
Votre esprit et votre conversation m'ont dégoûté de tout le reste. Je lis
Massillon, je tâche de devenir meilleure, hélas jusqu'à present je ne le
puis, le moral perd ses forces et le physique succombe, car vous sa-
vez que chez moi la santé ne tient qu'à la disposition de l'esprit. La
P.sse Czartoryska^ me touche per un intérêt véritable; elle m'a prié de la
rappeler à votre souvenir. Je ne dis pas à Maman et à Sophie jusqu'à
quel point je suis triste car je crains de les affliger mais il n'est que
trop vrai que je suis dans un état digne de pitié. Quant à vous, coeur
de roche, qui nous avez abandonné pour de vilaines pierres moins dures
que vous, je ne crains point de vous faire trop de peine en vous parlant
de moi. Au reste vous avez bien fait, il fallait une fois prendre ce ter-
rible parti, j'avais moi même besoin de recueillement pour me préparer
au grand événement qui m'attend, aussi ne croyez pas que je vous en
veuille, je ne le dis que pour vous tourmenter. Quant à la devise je l'ai
adoptée et je prétends qu'elle soit aussi la vôtre, si vous changez au
moins il n'y aura pas de ma faute, mais n'espérez pas que je croye la
chose possible, — cela me ferait trop de mal — Faites mes amitiés à votre
femme, j'ai pour elle tous les sentimens d'estime et d'admiration qu'elle
mérite, elle est bien bien bonne, et si je croyais jamais avoir pu lui faire
de la peine, j'en serais inconsolable, mais non, je ne me le reproche
point, elle a fait son possible pour m' assurer toujours du contraire. Je ne vous
remercie pas des soins que vous avez eu de maman et de Sophie, je les
trouve naturels; à votre place j'en aurais fait autant, ce que vous me dites
sur votre séparation avec elles et la peine qu'elle vous a fait m'a bien
touchée — Je vous remercie aussi pour votre letre de Terracine, elle m'a
fait grand plaisir - Je vous renvois pour les nouvelles plus communes à
Maman et Sophie — Écrivez moi bientôt et prouvez moi toujours che la
lontananza e il vario tempo non cangia un core. Caroline J.
1)11 Marchese di Saint Clair era un emigrato francese chiamato ad alti uffici nella corte
delle due Sicilie; dapprima era stato preposto alle guardie reali, poi addetto al principe
Leopoldo. Cf. sulla sua influenza una lettera del Gen. Stuart a Lord Liverpool (Messina 18
Aprile I8IO1 Londra, fVar Office I, 308 eRAVASCHiERi, Il generale CarloFilangieri cit. pp. 98-99.
2) Il Mentz doveva essere addetto alla legazione austriaca a Napoli, da quel che ne dice
il M.se Giuseppe Pucci in una lettera al Capponi (Carraresi, op. cit. Vol. V. p. 272),
3) Questo Krasinski, certo dell' illustre famiglia comitale di Polonia, non pare possa
identificarsi col conte Vincenzo, generale napoleonico e più tardi maresciallo della dieta polacca
nel 1818 (Cfr. Coni essa Potocka Tyskiewicz, Mémoires cit. pp. 354-56 e 392). Potrebbe
piuttosto trattarsi del conte Isidoro o del conte Ilario
4) Il conte Federico (Fritz) de Pourtalés (1779-1861), valoroso ufficiale napoleonico, poi
funzionario prussiano, e la sua giovane sposa, Luisa de Castellane in93-1881) già dama
dell'imperatrice Giuseppina. S'eran sposati nel 1811.
5) La principessa Barbara Czartoryska nata Jablonovvska (1760 1845), di cui spesso parla
l'archeologo Millingen nelle sue lettere da Roma alla contessa d'Albany; cf. Pélissier
op, cit., p.p. 163, 168, 182. Negli ultimi anni s'era allogata presso un convento d'orsoline.
— 296 —
CLXXIII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta LXII - Fessa C - N. 60. Inedita.
Il principe Luigi Jablonowski a Federico Gonfalonieri
Naples, 11 Avril 1817.
Votre lettre, cher Gonfalonieri, est venue dans un moment où j'étais
encore en proye aux plus cruelles inquiétudes surla santé de Caroline:
Dieu merci elles ont entièrement cessé. C'est par là que je commence pour
vous rassurer, et je passe au récit de sa maladie. Elle se plaignait depuis
quelque temps d'un rhumatisme qui la fesait souffrir, mais qu'elle né-
gligeait selon sa louable inquiétude: enfin des remèdes internes et externes
avaient diminué le mal, lorsqu'elle s'avisa de sortir en voiture ouverte par un
vent froid qu'a régné ici pendant les derniers jours. Le lundi de Pâques
je m'étais retiré de meilleure heure étant malade moi même et je l'avais
laissée au milieu de sa cour; le lendemain matin on me dit qu'elle n'a
pas dormi toute la nuit, qu'elle a fait chercher Schônberg, qui a décidé
qu'il faut la saigner: je cours chez elle, je la trouve avec tous les symptômes
d'une pleurésie: un point de côté qui lui arrache des cris et des gémis-
sements continuels, de la fièvre, une toux de nerfs: j'envoye chercher
l'accoucheur Civita qui opine pour la saignée, on lui tire deux onces de
sang de la main: le soir, les douleurs n'ayant pas diminué, on lui appliqua
trois sangsues sur le côté souffrant, elle dormit un peu la nuit, avant hier
la fièvre et la toux cessèrent, mais les douleurs continuèrent encore: elle
dormit cependant assez bien. Hier tous le mauvais symptômes disparurent,
la douleur diminua considérablement, et aujourd'hui la malade va quitter
le lit. Voilà, mon cher Confalonieri, un récit exact de cette indisposition qui
pendant vingt quatre heures surtout m'a donné les plus vives inquiétudes:
je me flatte que Caroline s'est aperçue de la vérité de ce que vous lui
disiez sur mes sentiments à son égard, et qu'elle s'est convaincue que
tous les quart d'heure passés, présens et à venir ne peuvent porter la
moindre atteinte à ce fonds de tendresse que je lui porte et qu'elle retrouve
toujours et dans toutes les occasions. Si je l'avais vue dans cet état,- la
première année de mon mariage, dans toute l'effervescence de ma passion
pour elle, j'aurais perdu la tête, j'aurais peut être témoigné plus de douleur,
mais mon coeur n'aurait pas été plus affecté qu'il ne l'a été à présent.
Je voudrais qu'elle fût convaincue de cette vérité autant qu'elle devrait
l'être et elle serait bien plus heureuse qu'elle n'est, car certainement tout
ce qu'il y a de bon dans mon coeur est à elle et pour elle, et ce que je
distribue en quarts d'heure vaut si peu la peine d'être regretté que dès
que j'aperçois qu'une femme est bien distinguée, et mérite plus qu'un
quart d'heure, je change entièrement de manière d'être et je suis tenté
de lui demander pardon de m'être montré autre que je ne suis. Cela m'est
— 297
arrivé plus d' une fois, vous aurez même pu l'observer, et en dernier lieu
cette métamorphose a frappé Lady Jersey ^ que j'ai voulu détromper sur
mon compte avant son départ, et qui a été fort étonnée de me voir substituer
le langage d' un hom.me raisonnable à ce jargon qui est quelquefois si
brillant dans un salon, auquel la langue française prête tant et que je
suis presque honteux de manier avec quelque avantage. Mais voilà le
malheur d'être en place : avant d'être Ministre, je préférais les conversations
sérieuses à toute autre : depuis que je le suis, je crains trop la franchise
de mon caractère et la chaleur de mon sang, et j'aime mieux dire des
riens que risquer de parler contre ma conviction ou contre mes devoirs.
Mais je vois que je ne parle dans tout ceci que de moi seul; cela vous
prouve combien je compte sur votre amitié. Naples est désert: depuis trois
jours je ne suis sorti que pour quelques moments et je n'ai vu personne.
Vous allez voir d'Aspre qui va en courrier à Vienne et qui vous don-
nera de nos nouvelles. Mardi prochain Caroline vous écrira elle même,
en attendant elle me charge de vous faire mille amitiés à vous et à
votre aimable épouse, à laquelle je demande bien, bien pardon de n'avoir
pas répondu à son aimable et amical billet: mais entre l'arrivée de Wal-
moden ^, ses présentations, les diners donnés pour lui, et la maladie de
1) Sara Sofia, contessa di Jersey (moglie del 5» Lord Jersey), che ebbe una larga in-
fluenza politica in senso liberale, era allora in Italia. Mme de Stâel l'aveva raccomandata
alla C.ssa d'AIbany, con un biglietto riprodotto in Pélissier, op. cit. p. 661, come " la plus
jolie et l'une des plus agréables personnes de l'Angleterre „. Il Brougham l'aveva trovata
a Roma nell'inverno 1816-1817 e si doleva, in una lettera al Creevey, dei danno che sarebbe
venuto ai whigs dalla lunga assenza della dama che cosi efficacemente ne patrocinava gli
interessi nel gran mondo inglese. Cfr. Maxwell, Creevey papers, cit. t. I, p.p. 259-60. II
Maxwell, op. ait t. I, p. 296, riproduce il bel ritratto di Lady Jersey dipinto da Sir Thomas
Lawrence. Questa gran dama, oltre che col Brougham, col Wellington e col Palmerston, fu
in intrinsechezza col Talleyrand e lettere ch'egli le scrisse furon pubblicate in Comtesse
DE Mirabeau, Le Prince de Talleyrand et la maison d'Orléans, Paris 1890, p.p 151, 193,
255. Negli ultimi anni Lady Jersey era divenuta assai meno favorevole ai whigs, ed è forse
questa una delle ragioni per le quali essa è così maltrattata da Lord Grey e dalla principessa
di Lieven nel loro carteggio. (Vedi Guy le Strange, Correspondence of Princess Lieven
and Earl Grey, London 1890, p. es. vol. I p 260, vol II (p.p. 233-34 e vol. III. p.p. 45 e 56).
2) 11 generale austriaco Wallmoden, gentiluomo valorosissimo, che esercitò inoltre una
sorta di reame sui salotti cosmopoliti per mezzo secolo. Nato a Vienna nel 1769 di antica
schiatta sassone, Luigi Giorgio Wallmoden-Gimborn, dopo aver servito negli eserciti anno-
verese e prussiano, passò agli stipendi austriaci alla pace di Basilea, volendo proseguire
a guerreggiare contro la Francia rivoluzionaria. Ebbe pure incarichi diplomatici dal governo
austriaco e fece rapida carriera, essendosi particolarmente segnalato nella campagna del
1809; alla fine di questa ebbe come tenente maresciallo il coniando di una divisione. Insof-
ferente dell'alleanza franco-austriaca, ottenne dall'imperatore Francesco di poter passare al ser-
vizio russo. In tale qualità ed anche come generale di un corpo anglo-russo, organizzò la guer-
riglia nella Germania del Nord sui fianchi dell'esercito napoleonico. Finita la campagna
del 1814 colla vittoria degli alleati, il Wallmoden riprese il suo posto nell'esercito austriaco.
Nel 1815 negoziò, come commissario austriaco, l'armistizio imposto ai francesi dalla disfatta
di Waterloo (Cfr. F. M. Duke of Wellington, Supplem. Despatches, cit. vol X p.p. 639 e 652).
Fu collocato nell'autunno 1816 alla testa delle truppe d'occupazione del Regno di Napoli.
Vi ritornò col Frimont a capo della sua divisione nel 1821 e vi riebbe il comando delle forze
298
Caroline je n'ai pas eu le temps de respirer; j'espère qu'elle me pardon-
nera; en attendant, ingrat, vous voyez que mes loisirs ne sont pas tous
dédiés au beau sexe, puisque je prends sur mon sommeil pour vous écrire
le bavardage que je termine en vous embrassant et en vous assurant de
ma sincère amitié.
Jablonowski.
CLXXIV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 13 d'avril [1817].
J'ai reçu votre lettre aujourd'hui: et je m'empresse d'y répondre, car
dans mon état de santé je ne puis rien remettre au lendemain. J'aurais
désiré sans doute que vous eussiez accédé à ma demande, vous ne l'avez
pas voulu, cela m'a fait beaucoup de peine. Mes intentions étaient pures,
mes motifs raisonnables, votre refus ne me le paraît pas autant. Pourquoi
craignez vous donc de perdre dans la bonne opinion de Louis si vous
n'avez pas perdu dans la mienne? Je ne puis vous donner aucun conseil ;
la situation est trop délicate, je ne m'en sens ni les moyens ni le courage,
d'ailleurs il paraît que votre parti est pris irrévocablement, agissez d'après
vos idées et vos sentiments. Tâchez de sauver les apparences pour tous
les deux, je ne doute pas que votre conduite ne soit honorable, et je
désire qu'elle ne me fasse revenir en rien sur l'opinion peut être exaltée
que j'ai toujours eu de votre caractère et de vos sentiments. Je n'ai pas
besoin d'un grand effort de confiance pour vous expliquer comment vous
avez troublé ma tranquillité de plus d'une manière. Vous le savez du reste,
et cette question est inutile. Cependant je vous répondrai avec ma franchise
accoutumée. La lettre que j'ai reçu de vous après votre départ et que j'ai
inutilement cherché à prévenir, la situation embarassante dans la quelle
austrìache, passando poi in Sicilia per ristabilirvi il potere assoluto dei Borboni. Il suo
tatto non fu certo soverchio per render meno gravoso l'intervento alle popolazioni riluttanti.
Analoghe doti furon poste in luce dalle alte cariche militari che il Wallmoden ebbe nel
Lombardo-Veneto per molti anni. Egli avrebbe voluto attirare nel campo dei fautori dell'Au-
stria patriotti come lo Zucchi (Cfr. L. Fagan, Lettere ad Antonio Paniezi di uomini illu-
stri e di amici italiani, Firenze 1880, p. 106) Non lasciò l'esercito attivo che dopo la cam-
pagna del 1848 e mori nel 1862.
— 299 —
je me suis trouvée lorsque vous m'avez demandé un conseil, et un conseil
de quelle importance! le doute dans lequel je serai toujours que je n'aye
involontairement ajouté à vos chagrins et à vos mécontentements do-
mestiques, n'y a-t-il pas là de quoi inquiéter une conscience encore beaucoup
moins délicate que la mienne? Je me fais des reproches, je ne suis pas
d'accord avec moi même, je ne puis que vous être inutile et peut être
je vous ai été ou vous serai encore nuisible, il y a dans tout cela plus
d'étoffe qu'il n'en faut pour me tourmenter. Vous qui me connaissez si
bien deviez pour le moins trouver la chose très naturelle. Je ne vous
parlerai plus de vous puisque vous ne le voulez pas et que ce serait
inutile, mais je ne puis guère vous parler de moi même, je suis trop
souffrante, trop abattue, d'ailleurs vous prétendez que je lis et relis mes
lettres et je trouve au contraire que je ne les ai pas assez relues. Ma
santé ne va pas bien, j'ai été sérieusement malade ces jours — ci, Louis
m'a soignée avec une tendresse qui m'a beaucoup touchée, en vérité il
m'aime plus que je ne le mérite et je trouve que je ne suis pas pour lui
un être à regretter. Il passe beaucoup de son temps avec moi et me fait
la lecture; dans les moments oii je suis seule je lis encore, c'est ma seule
distraction. Depuis deux jours je vois le ristretto le soir, mais seulement
jus'à dix heures et demie car on ne veut pas que je veille. Gallemberg
et les Pourtalès m'ont témoigné beaucoup d'intérêt dans cette occasion,
mais, comme vous savez que je ne crains rien tant que les sacrifices, je
trouve toujours qu'ils en font beaucoup trop — Maman et Sophie
seront frappées de mon changement ^ Adieu, j'ai vraiment du mérite
à vous écrire vu [que] cela ne me vaut rien; continuez moi toujours
votre amitié, quant à la mienne vous savez que vous ne pourriez la perder
ou même la diminuer que par votre propre faute. Louis vous a écrit ces
jours-ci; j'ai été tout étonnée de voir une lettre de vous en français. Mille
choses à votre femme.
CLXXV
Archivio Casati - Milano. Inedita,
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 17 avril [1817].
Votre lettre m'a bien touchée, chère Madame Gonfalonieri, je voulais aussi
vous écrire à peine arrivée, mais je n'en ai pas trouvé le temps et c'est d'Aspre
que j'ai chargé de vous dire que ma soeur était entièrement remise. J'avais
reçu une si violente secousse le jour de mon départ qu'il m'a été impossible
de vous dire adieu ; je n'en avais plus la force, j'ai voulu aussi par là vous
1) La contessa Sofia Woyna e sua madre erano allora a Roma coi Gonfalonieri.
— 300 —
épargner un moment pénible, je dis pénible parce il vous aurait rappelé celui
de votre séparation d'avec Caroline, je n'ai pas assez d'amour propre pour me
flatter que vous me regrettiez pour moi et, si vous m'accordez un souvenir en
pensant au salon vert, c'est tout ce que je vous demande et tout ce que j'ose
espérer. Notre vo3rage a été heureux, je n'en voyais cependant pas la fin, je
sentais que j'étais maussade et que je devais être insupportable à la bande
joyeuse qui ne partageait pas mes inquiétudes. Je ne pouvais prendre sur moi
de dire un mot; à mesure que j'approchais de Naples mes angoisses augmentaient;
je vis cependant la pierre sur la quelle nous écrivîmes à Caroline à Mira avec
ce mélange de plaisir et de peine que l'on éprouve toujours en fixant les
objets qui nous retracent le souvenir de nos amis. J'ai trouvée Caroline dans
son salon entourée de sa cour; comme je m'attendais à la trouver très faible
et très défaite, je n'ai point été frappée de sa mine quoique elle ait un peu maigri;
elle est bien aujourd'hui, elle ne dine pas encore à notre table mais dans sa
chambre à coucher toute seule, elle se couche avant minuit, voilà la réforme
à laquelle elle est condamnée depuis sa dernière indisposition. S.t Clair, Gal-
lemberg sont toujours les fidèles, \e freddo interno^ n'était pas venu de quelques
jours, mais dès qu'il a appris notre arrivée il nous a fait une visite. Il part
dimanche pour sa terre où il compte rester un mois, puis il va à Milan, il m'a
parlé de vous avec beaucoup d'intérêt. Les Pourtalès sont aussi les piliers du
salon vert devenu à présent assez désert. J'ai été aujourd' hui me promener
avec Caroline et puis j'ai du faire le Cicerone de Thérèse 2, je l'ai menée à
S.t Charles; la salle l'a beaucoup frappée, mais le spettacle était au dessous de
la critique. L'Opéra et le ballet étaient nouveaux, mais tellement mauvais que
j'en étais fâchée pour Thérèse. Je vous écris au retour de S.t Charles, n'ayant
pas pu trouver un autre moment dans la journée; il faut se mettre un peu en
mouvement pour la petite ; comme Caroline ne peut rien faire pour elle c'est
moi qui dois me sacrifier. Elle n'a pas eu beaucoup de succès ici. L'Opetaniec^
la trouve très jolie mais il dit qu'il il faut qu'elle fasse encore bien des ma-
ladies avant de pouvoir lui plaire, vous savez qu'il n'aime pas les joues roses,
et que l'on n'est jamais assez faible ni assez pâle pour lui. Louis n'est pas non
plus extasié de sa beauté. Voici, chère madame Confalonieri, tout ce que je
puis vous dire aujourd'hui ; je veux écrire un petit mot à votre mari, je serais
au désespoir s'il croyait que je lui en veux de m'avoir un peu alarmée. Je lui
porte trop d'amitié pour pouvoir me fâcher contre lui. Il nous a reconduit deux
postes, c'était bien bon à lui. Adieu, chère et bonne madame Confalonieri,
conservez moi une petite place dans votre coeur, je la mérite par tout l'atta-
chement que je vous porte.
Sophie.
Cusani est absent pour quatre ou cinq jours encore, dès qu'il arrivera je
lui remettrai votre lettre ; j'ai donnée l'autre à la princesse Czartoryska.
1) Questo pseudonimo potrebbe forse riferirsi al conte Haugwitz. V. la nota 4 ap. 271.
2) Forse la principessa Teresa Jablonowska, canonichessa del capitolo austriaco di Sa-
voia, dama assai colta. La sorella della contessa Woyna madre s'era invero già sposata a
sua volta nella casata principesca dei Jablonowski.
3) Dev'essere un sopranome polacco e sembra designare il conte di Gallemberg, appas-
sionato per la musica. Opetaniec in polacco vale invasato.
301
CLXXVI
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari.
Busta XX - P. CLXIX - Fase. X - N. 3S0. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 20 d'avril [1817].
Mon intention n'a jamais été de vous affliger profondément et encore
moins irréparablement comme vous le dites, mais j'étais peinée, je l'avoue, de
votre peu de confiance en moi, je vous l'ai peut-être témoigné un peu trop
vivement, j'en suis fâchée puisque cela vous a fait de la peine — je ne
vois pas qu'il y ait un si grand mal à vous dire que vous ne pourrez
perdre mon amitié que par votre propre faute, il me paraît au contraire
que c'est vous assurer de ne la perdre jamais tant que vous y mettrez
du prix, c'est vous mettre à l'abri de tout caprice de ma part, de ces
changements que vous craigniez tant — puis-je vous offenser en vous
laissant l'arbitre de notre position réciproque? En vérité vous m'avez bien
mal comprise — vous me faites encore un reproche de ne pas vous parler
de moi tant que je suis abattue et souffrante, mais d'abord je suis très peu
en état d'écrire parce que cela me fatigue beaucoup trop, et mon physique
influe tellement sur le moral dans ce moment-ci que je suis triste, inquiète,
sans savoir pourquoi, et en vérité je saurais aussi peu vous expliquer
mes sentiments et mes idées que je sais m'en rendre compte à moi même.
— Ce serait bien à vous qui jouissez de toutes vos facultés morales et
que rien ne fatigue à faire à present les frais de notre correspondance —
Si je vous réponds brièvement et d'une manière qui ne vous satisfasse
point, ne m'en voulez pas, je suis plus à plaindre qu'à blâmer. L'arrivée
de toute ma famille ' avec leur tenants et aboutissants a un peu changé
mes habitudes tranquilles et monotones, au reste je ne les vois que le
soir, où j'ai l'air si fatiguée de tout ce qui se passe autour de moi que
je leur fais pitié. Les nouvelles connaisances auront une singulière idée
de moi, et en vérité je fais un sacrifice d'amour propre en m'exposant à
eux telle que je suis à présent. Mais il faut bien combattre cet ennemi
l'amour propre j'entends, surtout dans un moment où toutes mes idées
doivent prendre une tournure plus sérieuse. Dans la société je suis à peu
près un automate, et je paralyse même ceux qui m'entourent, vous con-
cevez combien de se sentir en cet état est décourageant. Je demande à
Dieu du courage, j'en manque souvent. Je n'ai pas même la ressource de
la promenade car il fait toujours très froid et le mouvement de la voiture ■
m' incomode beaucoup. Tout en vous disant que je ne parlerai pas de
1) La zia e la cugina venute da Roma a Napoli colla contessa Sofia.
— 302 —
moi je me suis laissée entraîner, c'est un sujet bien ennuyeux pour le
moment, et je vous en demande pardon — Quant à vous, corrigez vous
un peu de votre susceptibilité, vous savez que je vous la reprochais ici,
ce n'est pas que je trouve mauvais que vous sentiez vivement, au con-
traire c'est une de vos bonnes qualités, mais c'est plutôt de la rancune
dont je voulais parler, vous en conservez quelque fois un peu trop long-
temps — Gallemberg ne vous a pas encore répondu, je crois, je l'en ai
grondé l'autre jour, il est d'une paresse inoiiie pour écrire. Je pense ne
pas mériter le même reproche — je n'ai pas mis l'adresse de votre logement
sur ma dernière lettre. Vous l'avez rêvé.
Caroline J.
CLXXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La Contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 26 [avril 1817].
Que vous êtes bonne, chère Madame Confalonieri, de m'avoir écrit au retour
de votre course d'Albano, je suis bien sensible à toutes les preuves d'amitié que
vous me donnez, c'est me gâter que de m'écrire deux lettres par semaine. Vous
êtes donc encore toujours en courses à voir des antiquités qui pour vous sont
sans intérêt et où vous n'allez que par respect humain, je serai bien aise pour
vous quand tout cela sera fini et que vous prendrez le chemin de votre patrie.
Votre coeur y trouvera des consolations dont il semble avoir besoin - mais
comment ferez vous pour passer cette route si dangereuse par les maladies qui
y régnent? Ne vous exposez pas trop avec votre insouciance de la vie, vous
pourriez bien négliger de prendre les précautions nécessaires et cela m'inquiète
beaucoup. Au reste nous sommes ici au milieu d'une maladie bien contagieuse,
depuis mon départ il est mort vingt deux mille personnes, on ne fait rien
pour arrêter cette épidémie qui est réellement bien effrayante. Le mauvais
temps qu'il fait ici a empêché Thérèse de commencer ses courses, j'ai été l'autre
soir à l'Académie bien à mon corps défendant, mais il fallait y introduire ma
cousine qui dansa la première valse avec Louis; moi j'avais l'air de sa duègne,
car je ne dansais pas et restais tristement sur une chaise ; le bal était peu
nombreux mais Thérèse qui s'amuse facilement en fut contente, aujourd'hui
Louis la méne chez les Talbot i, je me suis dispensée de cette soirée pour rester
avee Caroline qui n'a vu que le ristretto. Elle a été fatiguée ces jours ci des
])La contessa Woyna può alludere a que» Talbot, discendenti dai celebri parlamentari inglesi
del trecento, che si stabiliron pressoché in Italia, attrattivi anche dalla loro singolare devo-
zione alla S. Sede. Lord John Talbot, di cui trattasi probabilmente, aveva sposato una
cugina, della sua stessa schiatta. Alla morte dello zio Lord Charles ( 1827) ereditò la paria
dei conti di Shrewsbury (i quali vengon primi in rango fra i conti di Inghilterra e d'Irlanda)
e grandi sostanze, che profuse in opere di religione e di carità. Sebbene partecipasse ai
dibattiti della Camera dei Lords, questo 16° conte di Shrewsbury ritornava sempre volon-
— 303 —
diners que Louis a donnés, elle n'a paru qu'après le diner, cependant cela l'a
gênée — Cicogna était du nombre des convives, Caroline l'a trouvé mieux qu'elle
ne s'y attendait. La perle des jeunes gens arrivés dernièrement c'est Pahlen '
mais il vient rarement quoique on compte le mettre sur la liste du ristretto ;
le Chevalier des alpcs (je ne sais pas si vous reconnaîtrez Fritz Pourtalès à ce
nouveau titre) a été dernièrement à Ischia avec sa femme qui l'y a vraiment
forcé; c'était une grande partie dont je devais être, mais dont je me suis excusée.
Toute la société a eu le mal de mer à l'exception de Fritz Pourtalès et des 2
Walmoden.2 Krasinski était à demi mort. Madame James^ est restée évanouie
pendant très longtemps. M.r Ramdohr^ faisait mille farces et les messieurs bien
portants couraient d'une dame à l'autre pour leur tenir la tête — le freddo
interno est parti il est venu le matin prendre congé de nous. — Adieu, chère
bonne Madame Gonfalonieri, c'est la dernière lettre que je vous adresse à Rome.
Comme votre mari est absent, je ne lui répondrai que le courrier prochain —
Si Apponyi ^ est encore à Rome recommandez lui les paquets que j'ai laissé
chez lui — Je vous embrasse de tout mon coeur.
tieri a Roma, ove aveva accasato la figliola maggiore Lady Mary, divenuta principessa
d'Oria, e la secondogenita, Lady Gwendolen, che per troppo breve tempo fu sposa al principe
di Sulmona, D. Marc'Antonio Borghese. Il rimpianto di questa bellissima ed ottima dama
non è ancor estinto in Roma. Cfr. Matilde Fiorilli, Guendalina Talbot Borghese, Milano
1906 ed anche D Silvagni, La corte e la società romana nei secoli XVIII e XIX, Roma
1885 voi. IIL Lord John Shrewsbury morì nel 1852.
1) Verosimilmente il conte Nicola Pahlen, presto divenuto intrinseco del Gonfalonieri.
Nato nel 1790, quintogenito del celebre conte Pietro ch'ebbe gran parte nel dramma del marzo
1801, aveva seguito il fratello Federico nelle lontane ambascerie di Washington e di Rio
Janeiro. Nel 1815 il conte Federico fu nominato ministro russo a Monaco di Baviera ed il
conte Nicola cominciò la sua vita raminga nelle capitali europee, ove strinse amicizia con
molti uomini politici. A partire dal 1820 si stabili in Inghilterra, ove era cosi universalmente
stimato, che, quando durante la guerra anglo-russa del 1856 vi fu chi fece un'interpellanza
alla Camera sul suo soggiorno a Londra, si ebbe un vero plebiscito in suo favore. Nel 1848
s' era trovato a Parigi, abitando all'ambasciata russa senza farne parte, quando avvenne
la rivoluzione di febbraio, secondo narra la P.^^" de Sayn Wittgenstein, Souvenirs, Paris
1907. p. 59. Visse spesso in gioventù a Milano, ove dimorava sua nipote la C.ssa Giulietta
SamoyloffPahlen e fu in grande dimestichezza colla P.ssa Cristina di Belgioioso Trivulzio.
Morì a Cannes nel 1886. Vane riescirono le ricerche fatte presso il compianto conte Leonida
Pahlen e presso il conte Pahlen, ministro dello Czar all'Aia, per rintracciare lettere del Gon-
falonieri a questo suo corrispondente russo
2) Il secondo Wallmoden dev'essere il conte Carlo, fratellastro del generale (1792-1879),
pervenuto più tardi a sua volta ai massimi gradi della carriera militare austriaca.
3)ForseM.«.IamesdePortalès,n.de Palêzieu.x-Falconnet, moglie d'un fratello del conte Fritz.
4) Il barone Ramdohr (1757-1822), autore di libri d'estetica molto discussi, e giurista di
qualche valore, era ministro di Prussia a Napoli. Madame de Stâel ne parla in una lettera
a Meister del 5 ottobre 1811. (Cfr. P. Usteri e E. Ritter, o/>- cit., p. 221. Un giudice così
autorevole come il Villers indicava il Ramdohr, con Guglielmo di Humboldt, l'Jacobi, lo
Stapfer fra gli iniziatori di Madame de Stael alla cultura tedesca. Cfr. Louis Wittmer,
Charles de Villers, Genève 1908, p. 179.
5 Probabilmente il diplomatico austriaco, conte Antonio Apponyi (1782-1852), allora
accreditato presso la S. Sede, poi a lungo ambasciatore a Parigi. Aneddoti sul soggiorno
dell'Apponyi a Roma sono piacevolmente narrati dalla Baronne du Montet, Souvenirs,
Paris 1904, p.p. 424-25. Il Gonfalonieri doveva, molti anni dopo, aver rapporti coll'Apponyi
che, ambasciatore a Parigi, facevasi interprete presso gli esuli dei voleri del suo governo. Cfr.
L. Faoan, op. cit. p. 122 e A. D'Ancona, F. Gonfalonieri, cit. p. 466.
— 304 —
CLXxvni
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 28 avril [1817].
Votre lettre, chère Thérèse, m'a fait un sensible plaisir; les expressions
amicales qu'elle contient m'ont été droit au coeur. Vous avez beau dire, je ne
puis me juger autrement que je ne fais, mais tant mieux si vous me voyez
avec des yeux prévenus, votre imagination supplée à tout ce qui me manque
et j'obtiens votre amitié. Vous voyez que je ne vous donne plus de titre, vous
me l'avez défendu et c'est avec plaisir que j'obéis. Vous me reprochez de ne
pas vous écrire des lettres assez détaillées, j'aimerais bien à vous satisfaire sur
ce point, mais Naples et le Salon vert sont devenus si maussades qu'il n'y a
rien à en dire. Le carême de S.t Janvier est venu à travers tous les amuse-
ments et a fait cesser spectacles, bals, académies etc. La maison de Caroline est
fermée à tous ceux qui ne sont pas du ristretto, à onze heures on part et
même les quelques heures que l'on est ensemble, ne se passent plus à causer
mais à faire des compotes et à jouer des waltz. A mesure que Caroline ap-
proche du terme de sa grossesse elle devient plus triste et vous savez que
quand la maîtresse de la maison n'j' met pas du sien toute la société devient
maussade. Les Pourtalès sont depuis trois jours à Caprée, le mari était désolé
de cette partie mais il est tellement soumis aux volontés de sa petite despote
de femme qu' il n'a pas osé s'opposer à un arrangement qu'elle avait fait; depuis
qu'ils sont partis il y a toujours eu de la pluie; M. me Fritz est tellement un
enfant gâté qu'elle est presque brouillée avec moi parce que j'ai osé lui réfuser
de l'accompagner, elle n'a voulu entrer dans aucune de mes raisons qui pourtant
étaient bien bonnes, il me serait impossible de quitter Caroline dans ce moment
et surtout pour une partie de plaisir. L'autorité que cette jeune femme exerce
sur son mari lui fait beauconp de tort à elle, et donne un ridicule à M.r. Fritz,
l'autre soir il avait vraiment l'air d'une victime qu'on allait sacrifier — Gal-
lemberg est furieux contre elle parce qu'elle a pris un petit ton dédaigneux
avec lui — Thérèse fait de grands progrès dans le coeur de l'opetaniec, depuis
qu' il l'a entendue jouer du clavecin il en raffole. Louis est assez fier de produire
sa jolie cousine à Naples mais elle n'a pas encore eu son quart d' heure il y
a dans ce moment une disette de femmes. Madame Munisse est encore ici, sa
soeur est tombée malade et je n'entends plus parler de départ. Voilà, chère
Thérèse, tout ce que je puis vous dire d'ici, nous sommes tous tristes, ma pauvre
petite cousine commence même à gagner notre mal, elle rit beaucoup moins.
Adieu, si votre mari est déjà de retour faites lui bien mes amitiés. Caroline me
charge de vous dire que vous devez lui pardonner si ses lettres sont un peu
courtes à present parce que d'écrire beaucoup de suite la fatigue, mais qu'elle
espère que cela ne vous découragera pas, car elle tient beaucoup à vos lettres
et que vous l'avez déjà habituée à en recevoir souvent, ainsi que cela lui
manquerait essentiellement.
Sophie.
— 305 —
CLXXIX
Archivio Casati - Milajio. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 9 [Mai 1817].
Je vous écris ces quelques lignes à tout hasard puisque vous me le de-
mandez, mais je suis presque sûre que vous aurez déjà dépassé Ancone quand
cette lettre y parviendra. Vous voulez avoir des nouvelles de Caroline et je
m'empresse de vous en donner — Elle n'est pas encore accouchée....*; restant
toujours dans sa chambre, elle se livre à toutes les idées les plus mélancoliques
et aux plus tristes prévoyances. Louis la soigne beaucoup et lui a déjà lu je
ne sais combien de romans, c'est la seule chose qui la distrait. — Adieu, chèie
Thérèse, je vous écrirai mardi à Milan; mille tendresses de ma part à votre mari,
je compte aussi lui écrire mardi.
Sophie.
CLXXX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Gasati
Vendredi ce 16 Mai [1817].
C'est dans ce moment que Caroline vient de recevoir le charmant éventail
que vous lui avez envoyé et pour lequel elle me charge de vous remercier
infiniment, elle trouve l'idée des turquoises charmante et a été bien sensible
à cette attention de votre part; je ne conçois pas pourquoi M.r Archinto^qui
est ici depuis huit jours n'a pas plutôt remis ce paquet à Caroline, il a encore
les lettres chez lui et je ne sais jusqu'à quand il les gardera ! La santé de Caroline
est étonnante, elle n'a pas même eu la fièvre de lait; Dieu la conserve toujours
comme elle est à présent, c'est tout ce que je désire, elle est toute une autre
personne, d'une gaité d'un bonheur que vous ne la reconnaîtriez pas — Le
1) Si tralasciano particolari sulla salute della principessa, che riempiono alcune altre
lettere della contessa S. Woyna spettanti a questo tempo e non incluse nella pubblicazione
appunto perchè d'argomento puramente familiare. Da una delle lettere omesse si rileva che
la bimba della principessa Jablonowska nacque il 12 maggio 1817
2'' Il conte Giuseppe Archinto, della patrizia, famiglia milanese, vissuto sino al 1861, la
cui propensione al fasto condusse a rovina quell'illustre casata. Vecchio, s'era vieppiù
stretto al governo autriaco, che lo ricompensò con molti onori, come l'ambasceria nel Belgio
per chieder la mano dell'infelice principessa Carlotta per l'arciduca Massimiliano D. Gio-
vanni Visconti Venosta, Ricordi, cit. p.p. 413-14, ha parole severe, ma esatte sulle velleità
politiche senili dell'Archinto.
20
— 306 —
prince Leopold ' et l'Archiduchesse tiendront l'enfant aux fonts de baptême; la petite
aura le nom de Marie Clémentine ; comme il est d'étiquette que Caroline reçoive
toute la cour après le baptême, elle a demandé qu' il n'ait lieu qu'après les 9 jours.
Je ne vois personne que Gallemberg. Louis, maman et moi sommes toute
la journée chez Caroline, la bande joyeuse profite des derniers quinze jours de
son séjour à Naples pour faire des courses; ils viennent de Poestum^; Thérèse,
ma tante en sont folles, le temps les a favorisées et elles ont vu Vietri et la
Cava un peu mieux que nous; Thérèse trouve moyen de danser souvent, plaisir
que je ne lui envie pas par cette chaleur. Adieu, chère bonne Thérèse, que
J'aime bien tendrement. Mille amitiés de ma part à votre mari.
Sophie.
CLXXXI
Archivio Casati - Milaiio. Inedita.
La CONTESSA Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
2 juin [1817].
Vous êtes sûrement fâchée contre moi, chère Thérèse, parce que vous
imaginez que je mets de la négligence dans notre correspondance, mais je vous
assure que je ne suis point coupable, mon temps est partagé entre Caroline et
ma cousine que Ton fête beaucoup ici, et je n'ai vraiment pas un moment à
moi, un gros paquet de lettres que j'ai reçu de Vienne et auquel il a fallu
répondre m'a empêché de vous écrire mardi passé comme je me l'étais proposé.
Avez vous eu de nos nouvelles à Ancone? Je vous y ai adressée une lettre. —
J'aime beaucoup que vous me conseillez d'aller à Terni à mon retour, vous
avez donc oublié que je vous ai parlé plus d'une fois de cette magnifique
cascade, et avec le plus grand enthousiasme; peu de sites en Italie ont produit
sur moi un aussi grand effet, j'étais muette de surprise et d'admiration devant
ce tableau imposant, les impressions douces et délicieuses qu'on reçoit dans un
beau pays semblent gravées dans le coeur, elles ne s'effacent plus. Combien la
nature a de pouvoir sur les êtres sensibles ! elle seule peut les consoler, elle
seule dissipe les orages qui menacent le malheureux, tout cède à l'empire qu'elle
exerce — c'est ce que j'ai éprouvé plus d'une fois dans la vie; jamais le monde,
jamais les fêtes les plus brillantes n'ont pu me distraire quand j'avais de la
peine, mais j'ai toujours trouvé des consolations dans les beautés de la
nature. Je me suis lancée dans le monde, cette semaine, bien malgré moi.
1) Leopoldo, principe di Salerno, secondogenito del re Ferdinando, era a Vienna nel 1815
(Cfr. Prince de Talleyrand, Mémoires, cit. Ill, p.p. 179-81) ed ottenne dagli austriaci, dopo
la loro vittoria sul Murat, la riconsegna del regno di Napoli iCfr. Giuseppe La Farina,
Storia d'Italia dal 1815 al 1850, Torino 1852, V. I, p. 112). Sposò nel 1816 Maria Clemen-
tina, arciduchessa d'Austria, " petite, bianche, excessivement delicate „. (Baronne du Montet^
Souvenirs, cit. p. 150). Il Marchese de Saint Clair aveva accompagnato il principe a
Vienna come gran maestro della sua casa.
2) La gita a Pesto, ultimo limite del territorio napoletano frequentato dagli stranieri,
era già nel programma dei viaggiatori più coscienziosi. Cfr. il racconto che ne fece pochi
anni dopo Saverio de Maistre in una lettera alla viscontessa de Marcellus in Xavier de
Maistre, Oeuvres inédites (ed. E. Réaume) Paris ÌSH, t. I, p. 155.
— 307
mais je n'ai pu faire autrement; j'ai été à une Académie et à deux bals,
avouez que cela ne me ressemble pas. — Genisseo a donné une fête ma-
gnifique pour Madame Partanna 1, l'illumination du jardin était réellement
bien belle, tout était dirigé avec un goût extrême et un luxe inoui, c'est le
décorateur Nicolino qui a été chargé de tous les arrangements; au bal toutes
les dames ont trouvé des bouquets de fleurs fraîches. — On ne se croyait
pas du tout chez le gros Genisseo tant cette fête avait un air de fraîcheur —
Le général Walmoden a donné aussi un bal de 180 personnes, j'accompagnais
ma cousine à ces deux fêtes, mais, comme elle reste partout à extinction, je l'ai
quittée et me suis envolée à une heure raisonnable. Le monde n'a aucun attrait
pour moi, je prétends que pour l'aimer il faut avoir un intérêt du coeur: comme
je n'y trouve rie», il me parait insipide et m'inspire la tristesse. Caroline vous
écrit elle même aujourd'hui, ainsi je ne vous parle point d'elle; sa santé est fort
bonne, son humeur le serait aussi si la société dans la quelle elle vit lui con-
venait davantage. En hommes nous avons fait l'acquisition d'un anglais que
je connais de Vienne, mais qui pour Caroline est une nouvelle connaissance;
c'est M.r IVarrander,^ celui qui a eu la tête si montée pour la duchesse de Sagan ^
— Il est très bien et sera sûrement du ristretto. M.r Borell envoyé de Hollande,*
qui est une bien bonne et ancienne connaissance à nous, vient d'arriver;
d'Aspre est de retour depuis hier. Quand ces messieurs et les deux Walmoden
se réunissent le soir chez nous, je me crois tout à fait à Vienne. Mais eux
tous ne remplacent pas pour nous le cher ménage Confalonieri, dont l'absence
se fera toujours sentir dans le cercle de leurs amis. Louis me charge d'un
million de compliments pour vous deux; il a tant à faire, tant à écrire qu'il
lui est impossible de vous écrire à vous, il a du expédier un courrier. Vous
savez que ce jour là il est fort occupé. Caroline vient de me dire dans le
moment qu'elle ne vous écrira que mardi prochain, parce qu'elle doit encore
ménager ses yeux; mais que vous qui n'avez aucune bonne excuse auriez bien
du lui donner de vos nouvelles; voila trois semaines que nous n'en avons eu
— Adieu, je vous embrasse de tout mon coeur
Sophie.
1) La principessa di Partanna (1770-1826), moglie morganatica del re Ferdinando delle
due Sicilie, che le donò il ducato di Floridia.
2) I Warrender sono una famiglia di baronetti scozzesi.
3) Deve alludere alla figlia maggiore dell'ultimo duca di Curlandia, Caterina Guglielmina,
che era allora la titolare del titolo ducale di Sagan, poi passato alla sua celebre sorella
duchessa di Dino. Aveva sposato in prime nozze il principe Luigi di Rohan, figlio del prin-
cipe di Guéménée, matrimonio di dispetto per la rottura del fidanzamento col principe Luigi
Ferdinando di Prussia, secondo è narrato dalla Duchesse de Dino, Souvenirs publiés par
sa petite fille le comtesse Jean de Castellane, Paris 1907, pp. 114 e seg. M.me de Boigne,
Mémoires, cit. t. I, p.p. 227-28, la descrive agli inizii del primo impero: " elle était belle,
avait l'air très distingué, et les façons de la meilleure compagnie, elle excellait dans le
talent des femmes du Nord d'allier une vie très désordonnée avec des formes nobles et
décentes „. Cfr. C.te A. de L\ Garde Chambonas, Souvenirs du Congrès de Vienne publiés
par le C.te Fleury, Paris 1901, pp. 38, 87, 112, 147.
4) Il " de Boreel „ era ministro residente d'Olanda alla corte di Napoli (Almanack de
Gotha par l'année i8i8).
— 308 —
CLXXXII
Arcìiivio di Stato di Milano. Inedita.
Busta XX - Fessa CLXIX - Fase. X - N. 3S3.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 8 de juin 1817.
Votre lettre est arrivée fort à propos pour calmer mon juste cour-
roux. Je commençais à trouver un peu étrange de n'avoir point reçu de
vos nouvelles ni de celles de votre femme depuis cinq semaines ; vos
lettres de la route ne me sont point parvenues. Vous êtes très heureux
de pouvoir vous rabattre sur l'inexactitude des postes, mais à présent
que vous êtes établis à Milan, que vous n'avez plus rien de nouveau à
voir, point de courses intéressantes à faire, point d'ennuyeuses antiquités
à admirer, il ne vous reste d'autre parti à prendre que celui de vous
occuper avec un peu de suite de vos amis absents et de leur donner
souvent de vos nouvelles. Parlez - moi surtout de votre intérieur ; après
tout ce que vous m'avez dit sur un sujet qui m'intéresse aussi vivement,
vous ne pouvez pas me laisser dans une ignorance complète sur vos
démarches : puisse le Ciel vous inspirer dans les résolutions que vous
prendrez et vous faire retrouver à tous les deux un bonheur que vous
méritez à tous égards et que je ne cesserai de désirer du fond de mon
coeur ; ne vous moquez point des rêves de mon imagination, je suis
naturellement portée à voir tout en noir et dans mon état de santé mes
pressentiments n'avaient rien d'étonnant, il l'est bien davantage que je
me sois si bien tirée d'affaire. Allez me disputer après cela qu'on ne
trouve point de consolations, point de force, point de courage dans la
religion; je n'en ai jamais autant senti le besoin et le secours que dans
cette dernière époque qui ne s'effacera j'espère jamais de mon souvenir.
Louis a été parfaitement bon pour moi dans celle-ci comme dans toutes
les grandes occasions; j'ai vu à n'en pouvoir douter que j'occupe toujours
la même place dans son coeur; pourquoi faut-il qu'avec cette convinction
je m'afflige et me blesse souvent de ce qui devrait me paraître si peu de
chose ? J'ai beau prendre les partis les plus sages, faire les meilleures réfle-
xions, un rien me bouleverse et renverse un édifice de raison que j'élève
avec tant de peine. Vous dites que Naples vous a gâté pour les autres séjours,
cela se peut mais vous ne le reconnaîtriez plus à présent - presque point
d'étrangers, le salon vert aussi ennuyeux que vous vouliez le trouver agréable
- plus de ristretto, plus de veilles, à dix heures au plus tard je me retire,
la maison est sur un pied de convalescence qui vous déplairait beaucoup
- le fidèle Opetaniec remplit les devoirs de sa place. Mais je vous assure
que c'est un vrai sacrifice à present, aussi suis-je loin de l'exiger mais
c'est un engagement qu'il a pris avec lui même et auquel il aurait honte
— 309 —
de manquer - nous parlons des temps passés, nous faisons de la musique,
nous nous mettons l'esprit à la torture pour tirer parti des habitués du
moment, mais cela ne prend pas. Dans quinze jours je reprendrai mon train
de vie habituel, mais la petite liste ne sera pas trop bien fournie. Il nous
est arrivé de Vienne un M.r Borell que vouz aurez peut-être connu,
il vient souvent, mais jusqu'à présent je ne lui ai rien trouvé de plus
que ce qu'il faut pour être un aimable de salon. Un M.r Warrender, un
anglais qui a passé plus de deux ans à Vienne, me parait assez bien
mais je l'ais encore trop peu vu pour en bien juger, il est moins anglais
que tous les autres, cela me dispose en sa faveur. Le frère du Général
Walmoden ' est fort bien, il a de l'esprit, de l'originalité, du naturel, et
un fonds d'idées que l'on n'acquiert que dans le nord de l'Allemagne et
que j'aime tant à rencontrer dans le midi - vous voici à peu près au fait
des hommes de notre société, tout cela est du nouveau pour vous, vous
voyez qu'on a bien de la peine à suivre de loin le fil de nos habitudes.
Les anglaises donnent des bals, on y meurt de chaud, Louis n'y va qu'à
son corps défendant, c'est vous dire assez qu'il ne sont pas très fashio-
nables- - le spectacle est très mauvais, enfin, je vous assure, vous ne recon-
naîtriez pas Naples, ce Naples si brillant cet hiver; au reste il me parait
tout à fait drôle de vous en donner des nouvelles, moi qui n'ai été
nulle part depuis près de trois mois. Parlez moi de Milan et de la vie
que vous y menez, adoptez un peu le genre des détails. Comment avez
vous retrouvé votre grand-mère, vous gàte-t-elle toujours, avez vous revu
Porro, n'a - t - il pas oublié le salon vert, s'endort il encore dans votre
loge? Quant à vous qui ne dormez jamais, vous aurez toujours le temps
d'écrire au moins la nuit quand même vos journées seraient très occupées.
Ma lettre est assez longue pour une convalescente et peut-être l'est elle
trop pour vous qui la lirez, il est temps de la terminer - j'ai encore la
tête un peu faible, et mes facultés intellectuelles sont dans cet état d'abat-
tement qui suit les secousses morales et la maladie ; aussi je vous de-
mande pardon d'avance de l'insipidité de cette épitre, cette fois ci c'est
bien pourtant en robe de chambre que je parais devant vous. Pendant
que je vous écris, maman a pris ma place à un grand diner que nous
donnons à l'ambassadeur d'Espagne^. Je le verrai lui et tutti quanti au
sortir de table, il faut rassembler mes forces pour cette occasion. Croyez
à ma bien sincère amitié et écrivez moi bientôt.
C. J.
1) V. la nota 2 a pag. 3C3.
2) È in questi anni, quando si vide l'Italia invasa dagli inglesi a lungo trattenuti da un
ventennio di guerre, che M.me du Montet scriveva delle " parures bizares des Anglaises en
Italie,,, in tono poco lusinghiero: " elles s'y paraient de plumes de faisans et de broderies
en ailes de mouche: elles portaient habituellement des spencers et des robes écarlates comme
les cardinaux „. (Baronne du Montet, Souvenirs, cit., p. 181). Cfr. il giudizio del Rasini a p. 184.
3) Il marchese di Labrador era allora accreditato presso il re Ferdinando. Pietro Gomes
Havelo, marchese di Labrador, nato a Valenza d'Alcantara, era stato ministro di Spagna a
Firenze prima della rivoluzione e aveva accompagnato Ferdinando VII a Bayona. Fu inter-
— 310 —
CLXXXIII
Archivio Casati - Milano. Inedita-
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 10 juin [1817].
Caroline vous écrit aujourd'hui, chère Thérèse, ainsi ma lettre vous devient
inutile et sera sans intérêt pour vous; je l'abrégerai donc mais comment
pourrais-je ne pas vous remercier de votre lettre de Milan? Depuis Ancone je
n'avais pas eu de vos nouvelles et, comme vous m'aviez promis de m'écrire
encore une fois de la route, j'étais tout à fait inquiète de votre silence. — Vous
voilà donc de retour dans votre patrie, entourée de parents et d'amis, je sais
combien vous attachez de prix aux affections du coeur et je jouis avec vous
de ces moments délicieux que vous devez avoir à présent, que vous êtes revenue
dans votre famille après une si longue absence. Que le retour est beau ! Ce-
pendant la joie de se retrouver n'est pas aussi grande que la douleur de se
quitter, et c'est à quoi on passe sa vie. — Ah ! quand je pense à ce qui m'attend
dans peu, mon coeur se serre. Je ne vous demande pas de ne pas oublier vos
amis de Naples en retrouvant ceux qui ont des plus anciens droits sur votre
coeur, ce serait faire un outrage à votre angélique caractère, je compte toujours
sur votre intérêt, et ne crains pas même l'absence — Continuez à m'écrire
souvent et parlez moi beaucoup de vous, de la manière dont vos heures sont
distribuées, des personnes que vous voyez, rien de ce qui vous regarde ne
peut m' être indifférent. Adieu, chère et bonne Thérèse, que j'aime bien ten-
drement. Faites bien mes amitiés à votre mari.
Sophie.
a propos, j'ai eu un grand chagrin l'autre jour, vous savez que je portais
toujours la petite croix en topaze et turquoises que vous m'avez donnée, l'anneau
était mal fait, s'est ouvert et la croix est tombée. On a marché dessus, c'est
avec peine que j'ai retrouvé quelques pierres, je l'ai faite remonter par Roman,
mais elle est beaucoup plus petite, cela m'a beaucoup affligée. — Si j'étais
superstitieuse, j'aurais pu en tirer une triste conséquence.
v: Madame la Comtesse Tliérèse Gonfalonieri
à Milan
Contrada de' tre monasteri N. 1595
nato in Francia e, ritornati tempi migliori per il suo sovrano, lo rappresentò al
congresso di Vienna, gravitando nell'orbita del Talleyrand. (Cfr. Der Wiener Congress,
cit., p. 48). Dopo l'ambasciata di Napoli, occupò quella assai più importante di Roma, ove
fu un momento collega di Chateaubriand, che ne schizzò un ritratto a tinte dubbie: " homme
fidèle, parle peu, se promène seul, pense beaucoup, ou ne pense point, ce que je ne sais
démêler „ (Mémoires d'outre-tombe, cit., éd. Biré, t. V p. 27). E più innanzi (ibidem p. 142)
lo dice " homme solitaire et caché, que je soupçonne léger sous l'apparence de la gravité „.
Fu più tardi partigiano di D. Carlos, essendo vissuto sino al 1850. (Prince de Metternich,
Mémoires, cit. t. VII, p.p. 25, 44, 45). L'anno precedente alla sua morte, stampò a Parigi dei
Mélanges sur la vie publique et privée du Marquis de Labrador.
— 311 —
CLXXXIV
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 17 juin [1817].
Vous me faites des reproches de ce que je vous écris trop rarement et
cependant je n'ai jamais manqué un mardi; peut être que mes lettres ne vous
parviennent pas. — Je ne puis pas vous pardonner, chère Thérèse, de ce que
vous me croyez refroidie pour vous, connaissez vous donc si mal mon coeur
pour imaginer que l'absence a le pouvoir de me faire oublier ceux que j'ai
aimés une fois? Non, tous mes sentiments sont profonds et inaltérables — le
genre de vie que nous menons à présent est absolument une vie de campagne,
notre maison est bien changée depuis que vous nous avez quittés, nous voyons
peu de monde, les Walmoden, Borell, Warrender et V Opdmiiec, c'est tout;
pour avoir une plus grande société il faudrait recevoir la colonie anglaise, mais
c'est de quoi nous ne nous soucions pas. Ma soeur se promène tous les jours,
et à onze heures on se retire; quelle différence de l'année passée, ces bons
moments là ne reviendront plus! Et il faut s'en tenir à m.dL devise: ài memorie
nutrirsi e non di speme. La semaine prochaine ma soeur pourra aller au théâtre,
ce sera une grande ressource pour elle et un bon prétexte pour veiller, elle ne
s'amuse pas à présent mais le régime qu'elle observe lui fait beaucoup de bien,
je trouve qu'elle engraisse et se renforce. Les promenades au clair de la lune
seront interdites, la villa est fermée de nuit et on dit que quand les troupes
autrichiennes seront parties on ne pourra jamais sortirle soir; vous n'avez pas
d'idée de ce qu'est devenu Naples, on attaque le monde même en plein jour. —
La bande joyeuse nous a quitté il y a huit jours, Thérèse aimait beaucoup
Naples à la fin de son séjour, quant à mon cousin ' il s'est déclaré pour Rome,
Krasinski avait le coeur si gros en partant que ses yeux se remplirent de
larmes; ce qu'il y a de plus étonnant c'est qu'il ne regrettait Naples que pour
Naples, car il n'avait ici aucune incHnation. Adieu, chère bonne Thérèse, aimez
moi et donnez m'en une preuve en ne doutant plus jamais de mon attachement;
bien des tendres compliments de ma part à votre ingrat mari qui ne fait jamais
mention de moi dans ses lettres. — Il }' a en général un siècle qu'il ne nous
a plus donné signe de vie. SOPHIE.
Caroline vous prie de remettre cette lettre au freddo interno^ c'est une
réponse à celle qu'il lui a écrite.
1) Questo cugino dev'essere il principe Massimiliano Jablonowski 11785-1846), figlio
maggiore del 2" matrimonio del principe Antonio (1732-1799| con Tecla di Czaplic, sorella
della C.ssa Woyna madre. Dal primo matrimonio eran nati la principessa Czartoryska-
Jablonowska, più volte ricordata, la C.ssa Tecla Potocka ed un principe Stanislao Paolo
Jablonowski, che fu marito di una principessa Jablonowska-Walewska, nota a Parigi durante
il primo impero e forse quella che il Breme trovò a Coppet (vedasi più indietro a pag. 275).
Il principe Massimiliano Jablonowski aveva sposato la principessa Teresa Lubomirska e
di essa quanto della cognata canonichessa Teresa (v. la n. 2 a p. 300) potrebbe trattarsi
in queste lettere.
— 312 —
CLXXXV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Pezza CLXIX - N. 382. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 23 de juin [1817].
Vous vous plaignez de ne pas recevoir de mes nouvelles et selon
l'usage établi je n'aurais pas du vous écrire avant aujourd'hui que finit
ma quarantaine, mais comme on ne compte pas avec ses amis, je vous
fais grâce de cette formalité et à vous dire vrai je n'ai pas voulu m' imposer
une privation de plus, en me refusant le plaisir de renouer notre corre-
spondance. Pourquoi voulez vous que l'amitié que je vous ai témoignée
soit une illusion? Si elle est fondée sur des bases solides, et c'est à vous
d'en juger, elle est très réelle et ne changera pas, à moins que vous ne
le vouliez. — Je vous l'ai dit plus d'une fois et je le répéterai toujours, je
n'ai jamais changé pour ceux qui n'avoient point démérité à mes yeux,
après cela vous savez jusqu'où va ma sévérité à certains égards. Vous
me demandez quel est mon genre de vie, pis qu'a bien ennuyeux, quels
sont mes projets; je ne suis pas dans le cas d'en faire, je resterai non
seulement à Naples mais à Chiaja, à moins que ma santé ne me force à
changer de place. — Cela pourrait arriver facilement, car ma poitrine
commence à reprendre son train habituel — ce climat m'a fait un mal irré-
parable, je l'ai toujours dit et je suis persuadée que la suite le prouvera. A
présent je lis, j'écris, je fais de la musique, je me promène, j'ai fermé ma porte
aux ennuyeux et je reçois une soi-disante petite liste qui n'est point celle
des élus. — Capponi! est revenu de Sicile 2, je l'ai revu avec plaisir, il
est enchanté de Naples en été et très fâché de devoir partir. — Cusanî
a fait une apparition, il est devenu tout à fait campagnard, j'ai passé une
demi journée avec lui, nous nous sommes rappelé nos promenades au
clair de lune, et tous nos plaisirs de l'année dernière jusqu'à S.t Jorio
d'odieuse mémoire. — Il m'a avoué que je lui avais inspiré une telle me-
lanconie la dernière fois qu'il m'avait vue, qu'il n'en pouvait plus. — Sophie
m'a montré hier une bien longue lettre de vous; je ne puis pas me vanter
1) Il marchese Gino Capponi, patriotta, storico, statista noto e caro agli italiani, cb'erasi
recato a Napoli al principio dell'anno e vi deve aver incontrato il Gonfalonieri, col quale
fece la gita al monte Cassino. Cfr. Marco Tabarrini, Gino Capponi, i suoi tempi, i suoi
studi, i suoi amici, Firenze 1879, p. 32.
2) Il 21 maggio il Capponi era tuttora a Messina, donde scriveva all'abate Zanoni (Cfr.
Carraresi, Lettere di Gino Capponi etc. cit. vol. I p. 17). Fu il 24 maggio che si staccò dal
Velo, recatosi per mare a Napoli, e prosegui tutto solo per la Calabria e la Puglia. Del
viaggio, ardito per que' tempi, e terminato coll'arrivo in Napoli il 16 giugno, parla distesa-
mente il Tabarrini, op. cit. p.p. 44 e seg.
— 313 —
d'en recevoir souvent de pareilles; en fait de préférence vous m'accordez
celle de m'écrire le moins que possible. — Ne croyez pas que je sois une
personne tellement sublunaire que vous ne puissiez me parler des évé-
nements habituels de la vie. — J'aime beaucoup la poésie, mais il faut de
la prose quelque fois, et je vous assure que la vôtre m'amuse et m'in-
téresse. — Je suis bien aise de voir que vous teniez tant à vos souvenirs
de Naples et que vous ayez du plaisir à revoir les personnes que vous
y avez connues. — L'ottimo prince de Wurtemberg' est encore à Rome, je
partage votre goût pour sa société et le sien pour la vôtre. Votre entrevue
avec Pozzo- m'a fait rire, je crois qu'il aurait été le dernier homme dans
le monde que vous auriez désiré rencontrer. Quant aux entraves que le
gouvernement met à votre fureur de voyager je ne saurais que m'en réjouir;
je vous en demande pardon, mais vous savez que cette fureur m'a toujours
impatienté contre vous et que je la regarde comme un de vos plus grands
défauts. J'aime beaucoup mieux votre séjour à la campagne qu'un voyage
en Am.érique ou aux Indes quand même je devrais être privée de lettres
dignes de l'impression, comme celle que vous écrivites à Sophie de Sicile. —
Parlez moi agriculture, économie rurale, j'en ferai mon profit pour ma
retraite avenir et quand vous viendrez voir mes cheveux blancs en Po-
logne vous serez tout surpris de l'ordre admirable que j'aurais établi dans
mes terres. C'est alors aussi que je vous raconterai des choses qui vous
surprendront beaucoup et dont vous rirez de bon coeur parce vous serez
raisonnable, il ne sera plus question de zta glowa^. — Au reste vous devez
déjà avoir fait des progrés dans le chemin de la sagesse, car vous ne vous
servez plus de votre devise polonaise, je veux bien que vous y renonciez
tout à fait, car je me suis souvent reproché le plaisir avec lequel vous l'aviez
adoptée. — Si vous la gardez, promettez moi au moins d'agir toujours en
opposition avec elle, ce sera un mérite d'un genre nouveau et digne de
vous. Maman est très touchée de votre souvenir et vous regrette bien sin-
cèrement. Clémentine* annonce des inclinations merveilleuses pour veiller,
on m'accuse de lui avoir appris à ne pas dormir. — Si avec cela elle aime
la lune, il ne manquera rien à sa perfection. — Louis ne vous écrit pas parce
qu'il vous veut du bien, mais vous savez que ses amis sont en apparence
1) Probabilmente il principe Paolo di Wurtemberg (1785-1852), fratello del re allora re-
gnante Guglielmo I (1781-1864), marito della principessa Caterina Carlotta di Sassonia
Hildburghausen (1787-1847). Questo principe tedesco, che dimorava volentieri a Roma, era
in voce di liberale e la polizia austriaca sembra essersi servita del suo nome per tirar nella
pania i suoi avversarii, al tempo dell'ignobile macchinazione imbastita nel 1821 col sedi-
cente duca di Framarino. Cfr. Alessandro Luzio, Nuovi documenti sul processo Confalo-
nieri, Roma 190S, p p. 98 e seg. Si parlò un momento di questo principe per la corona del
Belgio fCfr. lettera del principe di Talleyrand a Madame Adelaide, del 14 dicembre 1830, in
Prince de Talleyrand, Mémoires cit., vol. Ill p. 467). Poco appresso egli aspirò al
trono di Grecia (Prince de Talleyrand, ibidem, voi. IV, pp. 34, 149, 352, 395, 426).
2) II conte Pozzo di Borgo (Cfr. le n. 3 a p. 132i fu inviato in quel tempo a Napoli dallo
czar in missione straordinaria (Cfr. Vicomte André Maggiolo, Posso di Borgo, Paris 1890,
p. 247).
3) Frase polacca che vale: " testa balzana „. ,
4) Questa bimba della principessa mori in tenera età.
314 —
les personnes qu'il traite le moins bien, mais vous le connaissez et vous
ne prendrez pas le change.
Ludolf père est arrivé, Thécla- est accouchée fort heureusement d'une
fille qu'elle a appelé Blanda; vous qui savez tout dites moi de quel pays
et de quel siècle est ce nom. — Adieu, corrigez vous de votre paresse.
Caroline J.
CLXXXVI
ArcJiivio di Stato di Milano. Inedita.
Processo dei Carbonari B. XX p. CLXIX N. 411.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 3 de juillet 1817.
Vous avez trop de pénétration pour que j'essaye jamais de vous rien
cacher. D'ailleurs je ne crains pas que vous lisiez au fond de mon coeur.
Vous m'accusez d'avoir trouvé vos sentiments coupables, de me les être
reprochés et de m'en être proposé la réforme. Je n'en disconviendrai pas
tout à fait et je payerai votre franchise de retour. Il est vrai que j'ai
changé de ton dans mes lettres parce que les expressions de quelques
unes des vôtres m'ont paru s'éloigner des bornes de cette amitié que
j'avais cru et désiré vous inspirer. Je ne me cacherai pas d'avoir été flattée
et contente de votre suffrage, d'avoir ambitionné de mériter toute votre
estime, d'avoir été heureuse de trouver en vous un ami solide, mais je
ne voulais rien de plus. Vous savez qu'une intention impure n'a jamais
souillé mon coeur, que je tiens non pas tant à l'opinion du monde qui
juge toujours si mal, mais à la mienne propre, que je détesterai l'homme
qui pourrait me rendre coupable des moindres torts envers la délicatesse
de mes principes. Ne vous étonnez donc pas si j'ai voulu, comme vous
dites, réformer des sentimens qui ne me paraissaient pas être de cette
nature peu commune, mais qui de vous à moi devaient être naturels. Je
1) Il conte Guglielmo Ludolf, padre del conte Giuseppe Costantino (cfr. la nota 1 a
p. 265), era stato sino allora ministro di Napoli a Costantinopoli ove era riescito a supe-
rare le gravi difficoltà del periodo d'egemonia francese. (Cfr. Général Baron de Dedem de
Gelder, Mémoires, Paris 1900, p. 40). Fu poi accreditato a Londra, donde neppure la rivo-
luzione del 1820-21 sembra averlo rimosso. (Cfr. Pélissiek, Le Portefeuille, cit. p. 496). Nel
1834 levò rumore una visita ctie, solo dei membri di quel corpo diplomatico, il Ludolf fece
al pretendente D. Carlos. (Cfr. Pi^ince de Talleyrand, Mémoires, cit. vol. V, p. 441),
2) La contessa Ludolf. V. la nota 1 a pag. 165.
315
vous en voulais de détruire mes illusions et de m'obliger à me mettre
en garde contre la franchise de mon amitié, qui se montrait à vous toute
entière. Elle m'a parue si naturelle que je n'en ai rien caché a Louis, parce
qu'il me connaît trop pour prendre le change sur la nature de mes sen-
timents, et que de vous regretter, de trouver que votre absence faisait
un grand vide dans mon existence, ne pouvait ni l'étonner ni lui déplaire.
Votre dernière lettre m'a rassurée sous plusieurs rapports et m'a fait
plaisir. Pourvu quel vous aimiez en moi cette vertu et cette pureté insé-
parables de mon existence, je serai contente. Vous faites de moi un por-
trait beaucoup trop flatteur, mais, puisque vous croyez avoir trouvé un
idéal, que vos sentiments pour lui n'ayent rien de terrestre. C'est à ce
prix seulement que je puis en accepter l'hommage avec le plaisir vraiment
innocent, que j'ai trouvé et que je trouverai toujours a être distinguée par
un homme comme vous. Je vous dirai plus, l'amitié que j'ai pour vous est
inséparable de l'intérêt bien réel que je porte à votre femme. Je craignais
d'avoir à me reprocher envers elle des torts involontaires, mais puisque vous
m'avez assurée du contraire, je trouve une grande douceur et une grande
sécurité dans les témoignages de son affection. Je crois que si elle pou-
vait lire au fond de mon coeur elle n'y trouverait rien qu'elle ne puisse
parfaitement sanctionner - aussi, loin que les expressions de son amitié
me troublent ou m'inquiètent, j'en jouis avec la conviction de les mériter.
Mon bonheur eut été de pouvoir contribuer au vôtre, je n'y ai pas réussi,
je ne chercherai plus à m'en mêler mais croyez que je n'en suis pas moins
intéressée à tout ce qui vous regarde. Vos bons procédés, puisqu'il ne
s'agit plus d'autre chose, pour votre femme doivent augmenter l'estime
que j'ai pour vous. Votre position est difficile, mais je veux aussi qu'une
personne, que j'ai jugée digne de toute mon amitié, soit autant et plus
que moi un idéal. Ne craignez rien, vous parviendrez toujours à la hau-
teur à la quelle vous m'avez placée, pourvu que vous le vouliez bien.
Vous avez raison de dire que de toutes les phrases que vous avez copié
de ma lettre dans la votre il n'y en a pas une qui soit sincère: vous voyez
que j'ai la franchise d'avouer mes torts, mais pourquoi ne voulez-vous que
je vous cherche quérelle quelque fois? Je ne veux pas qu'un parfait con-
tentement vous assoupisse tout à fait - cependaut je vous dirai cette fois
ci en dédommagement, que je ne trouve ni Naples ni le salon vert bien
attrayants dans ce moment ci - et je crains d'autant moins de vous l'avouer
que Maman partage ce sentiment et que nous n'allons pas une fois à Strada
nuova qu'elle ne croye entendre les pas de votre cheval et vous voir arriver.
Pour en revenir à votre lettre, je suis bien contente qu'elle m'ait rendu
ma sécurité, si toutefois vous n'avez pas abusé de ma crédulité pour me
remettre à l'aise. Vous allez crier à l'injustice ; ce n'est pas que je me
défie de vous, je vous crois toujours, j'ai besoin de vous croire, cepen-
dant ce caractère italien, cette grande pénétration, cette grande finesse,
m'effrayent quelquefois. Vous avez tout ce qu'il faut pour être éminem-
ment bon ou éminemment mauvais. On ne peut pas avoir à vous pardon-
— 316 —
nez de légers torts, car ceux là ne sont pas dans votre nature, c'est ce
qui me fait penser que si vous me trompiez ce ne serait pas à demi. Ne
croyez pas cependant que j'admette la chose comme possible, rien que
d'en avoir le moindre soupçon me ferait trop de mal. Au reste vous voyez,
par la franchise et la candeur avec la quelle je vous réponds, si j'ai ou
non de la confiance en vous. J'attends, avec impatience, la continuation
de votre lettre; vous auriez pu la prolonger sans craindre d'abuser de
ma patience. Je ne fermerai celle ci que Mardi prochain, peut être d'ici
là aurai-je quelque chose à y ajouter.
Ce 7. Le courrier d'hier ne m'a rien apporté ainsi ma lettre en restera
là. Vous me demandez trois fois pardon à la fin de la vôtre, je crois que
vous verrez par le ton de celle-ci que je ne vous en veux point, ne
cherchez pas seulement à y mettre un autre sens que celui dans lequel
je l'ai écrite. Vous verrez que mes sentiments, mes idées et mes princi-
pes sont toujours les mêmes, et que je dois vous estimer beaucoup pour
vous parler à coeur ouvert comme je fais. Ne cherchez pas auprès de
moi une autre place que celle que vous occupez.
Il n'y en a point de meilleure ni d'autre, il ne dépend que de vous
de conserver celle ci toujours.
Caroline Jablonowska.
CLXXXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 8 Juillet [1817].
La vie que nous menons à présent n'est pas fertile en événements, et par
conséquent n'offre rien qui puisse vous intéresser, il faut que je compte sur
vous comme je le fais pour oser vous écrire des lettres comme celles que vous
recevez de moi depuis quelque temps. Nous sommes ici comme dans un château,
nous bornant à la société qu'il contient. C'est à présent que le ristretto aurait
eu beau jeu, il ne vient plus d'importuns et nous aurions pu profiter bien à
notre aise de votre aimable société et de celle de votre bon mari. La matinée
nous sommes chacune chez nous, je prends des eaux ferrugineuses, ce qui
fait que je dois me promener plus d'une heure, je me lève de grand matin, je
traverse la villa cinq ou six fois et puis je rentre dans mon cabinet verdelet et
où je reste jusqu'à ce que la cloche ne m'annonce le diner. — Je dessine plus que
— 317 —
jamais *, j'ai à présent un bon maître de paysage et vais commencer à peindre
à l'huile; je lis beaucoup surtout de l'italien, que j'aime, par préférence. — Caroline
passe également sa matinée dans le cabinet vert où elle écrit et lit jusqu'au
diner, après diner nous causons un peu, nous allons nous promener en calèche,
puis un peu à pied à la Villa et avant minuit nous nous retirons, n'est ce pas
là une vie de patriarche? Caroline engraisse à vue d'oeil, jamais depuis qu'elle
est à Naples je ne l'ai vue aussi bien, cet embonpoint l'a fort embellie. —
Gallemberg est pourtant fort raisonnable, il gémit de ce que les soirées finis-
sent de si bonne heure, d'ailleurs il se conduit bien et n'est plus jamais grondé.
— Caroline a pris Cicogna en affection, c'est un très bon enfant, très obligeant
et qui ne gêne en rien. M.'' Crivelli ^ est venu hier chez nous pour la première
fois, il a fort bonne tournure. Nous n'avons pu encore juger de son amabilité,
enfin ce qui nous arrive de mieux c'est toujours de Milan. Ne prenez pas cela
pour un compliment, c'est la pure vérité. Les italiens les plus distingués sont
les milanais. Envoyez nous en le plus que vous pouvez. Arrivez vous même, ce
serait le mieux. Votre mari peut compter pour dix pour l'agrément qu'il offre
à la société, il nous a bien gâtés, je vous assure que je ne trouve plus que
personne cause bien depuis qu'il nous a quittés. Adieu, chère bonne Thérèse
que j'aime bien tendrement; je vous charge de mes amitiés pour M.'" Confalonieri.
Sophie.
CLXXXVIII
ArcJiivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 388. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 15 de Juillet [1817].
Votre lettre du 30 de Juin que j'ai seulement reçu hier m'a fait un
plaisir que je ne saurais vous exprimer. - Vous avez eu tort de me priver
si longtemps de nouvelles que vous saviez devoir m'être si agréables —
Le ton de vos lettres et votre projet de campagne m'avaient fait deviner
que vous vous étiez rapproché de votre femme, mais d'en avoir l'assurance
positive de vous même, de voir que mes voeux les plus chers étaient
remplis, m'a comblé de joie. — Je ne vous cacherai pas que cet état de
crise dans lequel vous étiez à Rome m'a causé les plus vives alarmes. —
De vous donner un conseil m'eut été impossible, j'aurais cru prendre sur
1) La contessa Sofia disegnava e dipingeva con passione. Riproduciamo qui un suo qua-
dretto, ora a Firenze in casa Parinola, che ritrae la principessa» Carolina Jablonowska nel suo
salottino di Malezyce.
2) Forse D. Gaetano Crivelli Mesmer (cfr. a p. 214) oppure il conte Ferdinando Crivelli
Pichler (v. la n. 1 a pag. 194).
— 318 —
moi la responsabilité de votre bonheur à tous les deux. — Je craignais
de vous écrire, je redoutais l'influence que je pouvais avoir sur vous, je
croyais empirer le mal, tout le plaisir que je trouvais dans mon intimité
avec vous deux était empoisonné. — J'aurais désiré ne vous avoir jamais
connu. — Vous m'avez délivré d'un poids énorme en me disant que vous
pouviez être ensemble à présent comme avant questi ultimi tempi di esa-
cerbazione. — Fasse le Ciel. qu'ils ne reviennent plus et que vous retrouviez
un bonheur qui est encore à votre portée et auquel il ne dépend que
de vous d'atteindre. — Appliquez vous un peu plus à que' tranquilli e ra-
gionati calcoli della realtà, ne vous laissez pas aller à cette imagination si
vive qui vous fait courir après une perfection que vous ne pouvez pas
rencontrer. — Vous ferez toujours de votre femme ce que vous voudrez,
elle vous a aimé, elle vous aime encore, et cet amour, fondé sur l'estime,
le devoir et que la vertu autorise, ne s'éteint jamais entièrement. Vous
autres maris vous êtes comme les souverains, il vous en coûterait si peu
pour vous faire aimer, mais vous ne savez pas vous y prendre.— Vous ne
concevez pas ce que peut sur une femme délicate et sensible un procédé
un peu amical et combien la confiance que vous lui témoignez l'ennoblit
à ses propres yeux et la rend capable de tout sacrifice pour s'en montrer
encore plus digne. — Vous croyez que votre confiance peut être trop
entière, vous a nui dans mon opinion, — rassurez vous sur ce point, je
vous ai vu malheureux, je vous ai plaint, je vous aurais peut être blâmé, mais
vous m'avez épargné ce chagrin, je vous en sais gré, je vous approuve, je
vous en estime davantage, je jouis de ne m'être point trompée en vous. —
Que voulez vous de plus? — Non, jamais je ne vous refuserai mes conseils
car vous ne pouvez me les demander que pour votre bien, jamais mon amitié
ne cessera de s'intéresser à votre avenir, jamais les sacrifices que vous ferez
à vos devoirs ne seront perdus pour moi. Le Ciel qui connaît la pureté de
mes intentions m'a exaucée quand je l'ai prié de vous ramener l'un vers
l'autre, secondez ses vues et ne vous découragez pas. — A présent que
j'ai répondu à l'article de votre lettre qui m'intéressait davantage je vous
remercierai de m'avoir mis au fait de la vie que vous menez à Valmadrera
— c'est la première fois que vous entrez dans quelque détail. — Elle est
digne de zta glowa comme vous dites fort bien, mais de zta glowa dans
le bon genre. — Vous savez que j'ai mis des bornes à la latitude que vous
vous croyiez permise. Vos montagnes, vos arbres, me font envie, cette
nature sauvage me plait mieux que les côtes riantes de la Méditerranée.—
Combien les environs de Naples me paraissent monotones et insipides!
Je trouve que, faute de ces émotions que produisent les sites agrestes et
même effrayants, le caractère perd ici de sa force et de son élasticité. —
On se sent dépérir moralement, on n'est plus capable de rien. — Ma vie
est aussi prosaïque que la vôtre [ne] l'est pas. — Strada nuova, la villa, Capo
di monte, quelque fois le spectacle, voilà de quoi se compose mon exi-
stence. — Je ne m'ennuie jamais aux heures consacrées à la solitude,
mais celles que l'habitude et l'usage ont vouées à la société se traînent
— 319 —
avec peine.— Causer à notre manière, il n'en est plus question; Sophie
et moi nous nous disions hier que nous commençons à devenir stupides.
— Il est sur que l'on rencontre bien rarement dans la vie des personnes qui
conviennent parfaitement — de celles qui ne conviennent pas du tout, le
monde en est plein. — Vos promenades au clair de lune, votre société
choisie tout cela m'enchanterait. — J'espère bien avoir un des premiers
exemplaires du roman de votre ami, ne me faites pas au moins la honte
de croire que je ne le comprenne parfaitement. Quand je n'aurais que
l'apprentissage de votre correspondance il me suffirait; l'italien des autres
est à tout à fait à ma disposition, il n'y a que le mien qui me manque
très souvent. — Pourquoi ne restez vous pas plus longtemps dans cette
campagne qui me parait vous convenir si bien? la vie de ville n'est pas
faite pour vous, vous y êtes, quoique moins que les autres, trop assujetti
à la règle commune. — Ces têtes à têtes avec la lune au sommet des Alpes
sont bien plus dignes de vous. — N'écrivez vous rien, n'êtes vous pas
inspiré? Vous étiez, disiez vous, trop dissipé à Naples pour vous occuper
sérieusement, vous n'avez plus la même excuse. — A propos d'écrire, je
vous avouerai franchement puisque vous me le demandez que votre écriture
depuis que vous respirez l'air natale est devenue plus lombarde que jamais.—
Si, sans que cela vous serve d'excuse pour abréger vos lettres, vous pouviez
la rendre un peu plus lisible cela me ferait plaisir, je parviens bien après
tout à vous déchiffrer et à vous deviner, mais ce n'est pas sans peine —
Avez vous quelques reproches à faire à mes pieds de mouche? il me paraît
cependant que j'ai fait de grands progrès dans la lisibilité, si c'est un mot
nouveau qu'il ne vous choque pas, de mes caractères. Vous me grondez
pour les phrases banales, je vais vous rendre la pareille, vous me parlez
des limites del permesso, del discreto ; permettez moi de vous dire que
cela n'a pas le sens comun. Mes lettres sont plus longues et plus fréquentes
que les vôtres, celle ci est la quatrième après la reprise. — Je n'ai rien
dit de votre part à Louis pour la très bonne raison qu'il est à Florence
avec le prince de Metternich* au lieu d'être ici auprès de sa chère moitié
et que vous êtes plus à portée de lui que moi. — Je lui ai écrit que mon
quart d' heure me manque beaucoup et cela est vrai. — L'Opetaniec re-
marquait l'autre jour que tous mes fidèles m'ont abandonnée, mon mari
aussi et qu'il n'y a que lui qui reste toujours. Il survit à tout le monde,
mais il en est un peu las, le grand calme l'assoupit, il en est à regretter
l'heureux temps où il était malheureux,— J'admire la fragilité du freddo
interno. Maman me charge toujours de bien des amitiés pour vous. M'en
voudrez vous de ma dernière lettre? Si vous êtes éminemment bon, je
n'ai rien à craindre. — Croyez à mon amitié, elle est bien vraie et bien
sincère. Caroline J,
1) In occasione di questo soggiorno fiorentino il principe di Metternich vide la contessa
d'Albany, come appare dalla corrispondenza di lei. Cfr. Pélissier, o/>. cit., p. 346. L'onni-
potente cancelliere s'era recato in Toscana per scortare l'arciduchessa Leopoldina, sposa del
— 320 —
CLXXXIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 15 Juilliet [1817].
Votre dernière lettre écrite de la campagne m'a fait bien grand plaisir,
chère Thérèse, je vois que vous vous y trouvez bien, et que vous jouissez de
ce calme si nécessaire au bonheur. Je vous envie vos beaux arbres et surtout
la vue sur le lac de Cônie, je m'imagine que rien n'est plus romantique que
vos lacs et je serais désolée s'il fallait que je renonçasse à les voir à mon
retour. Vous avez beau dire, le nord de l'Italie vaut mieux que le midi, le manque
d'arbres est pourtant une grande privation et une grande beauté de moins.
Caroline soupire tous les jours quand il faut se promener car il n'y a que
Strada nuova, qu'elle a pris en guignon, ou Capo di monte, qui est fort hu-
mide, où on puisse aller quand on ne veut pas s'absenter tout le jour. — Nous
ne ferons point de courses et il nous parait que ce ne peut-être ce même Naples
de l'année passée, qui nous offrait tant d'agréments et que nous admirions tant.
Il dolce ckiaror della luna ne nous invite même plus à nous promener une
partie de la nuit comme nous faisions l'année passée. Rien n'est plus comme
alors, mais je ne me plains pas du présent, je ne regrette que vous deux,
d'ailleurs je suis contente, je n'ai jamais été mondaine et la solitude me convient;
je suis avec Caroline, avec ses enfants, dans ce cercle qui seul peut me rendre
heureuse, je voudrais même arrêter le temps, il s'écoule trop vite pour moi qui
n'ai plus que tout au plus neuf mois à passer ici et qui vois toujours dans
l'avenir cette séparation cruelle que je ne sais comment mon coeur soutiendra.
Heureusement que Caroline se remet à vue d'oeil, elle ne tousse plus, l'escalier
ne la fatigue plus tant, elle engraisse et embellit chaque jour. Parlez lui d'un
certain chapeau de paille bien coquet qu'elle a avec une touffe de violettes et
de pensées, dites lui que sa renommée est parvenue jusqu'à vous. — Elle est
bien élégante dans ce moment, mais c'est peine perdue cette année-ci. — Vous
savez que Louis est parti jeudi pour Florence, il reviendra dans une quinzaine
de jours; le prince de Metternich l'a fait chercher et il nous a quittées du jour
au lendemain.
Adieu, chère Thérèse, je vous quitte, car j'ai beacoup à faire aujourd'hui.
Bien des tendresses à votre mari, auquel je compte écrire incessament,
j'aimerais bien qu'il m'envoyât quelques livres italiens, s'il en a l'occasion, mais
bien sérieux, d'ailleurs je m'en rapporte à lui.
Sophie.
futuro imperatore del Brasile, che una squadra portoghese era venuta a cercare a Livorno :
intanto egli tenne quell'estate ai bagni di Lucca una specie di corte. Generali e diplomatici
vi si alternarono ad audiendum verbum. Cfr. Prince de Metternich, Mémoires, cit. t. Ill,
p.p. 22 e seg. In una lettera del 17 luglio il principe di Metternich parla appunto dell'arrivo
del Jablonowski C/oc. cit. p. 36j.
La PKixciPESSA Carolina JabloxN^owska ^\'ovxA
da un acquerello (1821?) opera della contessa Sofia Woyna
proprietà del muchese Folco Gentile Parinola
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— 321 —
cxc
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 389. . Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 26 de Juillet [1817].
Votre lettre du quatorze est d'une taille raisonnable, vous espériez
que je la trouvasse trop longue, point du tout, à peine l'est elle assez, je
plains votre paresse car je ne lui laisse point d'excuse. — Je n'ai pas eu
besoin de votre second appel à ma bonne foi pour répondre franchement
à toutes vos questions; vous voyez que je l'ai fait tout de suite, sans me
laisser le temps d'y trop réfléchir, cela doit vous convaincre d'autant plus
de ma sincérité si toutefois vous en pouviez douter encore. — Il me paraît
que sous ce rapport là vous n'avez rien à me reprocher, peut être même
ai-je été souvent au delà de ce que vous auriez pu désirer. — Malgré tous
vos arguments tirés de S.t Paul vous ne me persuaderez pas que vous
ayez bien fait de reprendre une devise que je vous avais donnée, à ce que
vous dites, par inspiration, mais à ce que je trouve, beaucoup trop pré-
cipitemment et sans vous connaître. Le sort plus juste vous en avait privé
au moment où vous alliez abjurer vos erreurs; pourquoi la reprendre?
Quoiqu'il en soit, respectez cette conscience timorée ou scrupuleuse ou
comme vous voudrez l'appeler, et laissez moi la douce persuasion que
je ne vous inspire jamais que de bonnes résolutions. — Que cette
amitié à laquelle vous paraissez attacher tant de prix et sur laquelle
je vous permets de compter, soit votre sauvegarde, et je n'aurais rien
à me reprocher. — Vous voulez que je vous donne des listes (?) pour
vos lettres, je le ferai quand l'occasion s'en présentera et que je voudrais
m' instruire sur tel ou tel sujet, en attendant tirez-les de votre propre
fonds; il est trop riche et vous connaissez trop mes goûts pour être jamais
dans l'embarras, — c'est m' imposer une grande responsabilité que de
vouloir que je vous dirige et que je vous donne de conseils; je ne sais
pas d'où vous prenez que je soie une si bonne tête et que j'aye tant de
raison, mais puisque vous croyez pouvoir vous y fier et que j'ai moi une
grande opinion de vos lumières, j'accepte votre proposition, d'autant plus
volontiers que vous me la faites plus à propos que vous ne pensez. — Ce
qui me manque du côté de l'expérience pour vous guider, l'intérêt que je
vous porte y suppléera. — En attendant que je puisse m'expliquer plus
clairement, continuez vos occupations habituelles, ne faites point de projets
pour l'avenir. D'où prenez vous que je vous aye promis de vous dire le
nom del mortale sur le compte duquel vous me paraissez être tout à fait
dans l'erreur? La promesse vous ne l'avez jamais eue, je vous ai remis
21
— 322 —
à un jour que vous devez attendre avec patience et qui est plus éloigné
que jamais, — Oui nos habitudes sont bien changées: on vit au jour le
jour, on est bien aise d'en attraper la fin. Gallemberg se passionne pour
la botanique et moi pour l'ouvrage. Le travail des mains sert à reposer
l'esprit, je rêve sans être oisive, cela me convient. — Je suis occupée,
quand nous sommes en petit comité et que la conversation languit, et cela
m'empêche de m'ennuyer. — J'ai beaucoup lu depuis votre départ, bien
des choses inutiles pendant ma maladie et ma convalescence, des livres
plus sérieux depuis. Le dernier chant du Childe Herold de Lord Byron
m'a augmenté mon enthousiasme pour cet homme que l'on devrait détester '.
Qu' il serait intéressant s'il sentait ce qu'il dit, et comment peut-on écrire
comme lui quand'on ne sent pas! j'en suis outrée; — cela prouve jusqu'à
quel point faire et dire sont deux choses. — La perte de M.me de Staël
est irréparable, on peut en parler comme si elle n'était plus, car ses fa-
cultés morales sont anéanties. ~ Vous avez bien raison de l'appeler // 5a-
cerdote più adepto dei misteri dell' uman cuore: — personne ne l'a mieux
connu qu'elle, c'est pourquoi aussi personne n'intéresse davantage. — Sa
mort morale est un beau sujet de réflexion ; n'est-ce pas un motif de
plus de mettre, au dessus de toutes les autres, les qualités impérissables
du coeur? Cet esprit si justement admiré a été détruit en un instant et
la voilà au niveau, ou même au dessous de tant de créatures qui ne s'éle-
vaient pas même jusqu'à la comprendre; — nous sommes malheureusement
plus machines que nous ne voulons nous l'avouer, et c'est pourquoi vous
avez grand tort de vous dépiter contre votre imperturbable santé que vous
devriez regarder comme un bienfait du Ciel. — Quand cesserez vous de
blasphémer contre cette Providence qui vous a voulu tant de bien? Votre
ingratitude m'effraye. — Je vous prie de vous en corriger. — c'est très
sérieusement que je vous en prie. — Vous me demandez mon avis sur
Cicogna; — c'est un bon garçon qui a de la drôlerie dans l'esprit et le
désir de plaire; — vous savez qu'on dit qu'il faut en savoir gré; — il tient
1) Cfr., per il giudizio, non sempre così indipendente corne questo della principessa, che
si andavan formando sul Byron in quel torno di tempo i lettori delia penisola ed anche quelli
che ne sentenziavano con ben scarsa informazione, i due studii di Guido Muoni, La fama
del Byron ed il byronismo in Italia Milano 1903 e La leggenda del Byron in Italia, Milano
1907. Sul Byrcn in Italia, oltie il già citato volume del Salvo e lo studio dello Stendhal
Lord Byron en Italie (vedilo in Stendhal, Racine et Shakespeare Paris), v'è un libro re-
cente: Anna B. Me. Mahan, With Byron in Italy, London 1907. La reputazione morale del
Byron era poi in ragione inversa di quella letteraria e Lord Malmesbury non esagera di-
cendo che a tempo della sua gioventù, il poeta " was spoken of as the personification of
Satan in sin and beauty „ (Earl of Mal.mesbury-, Memoirs of an ex-minister, London 1884,
vol. I, p 20).
2) M.me de Staël morì il 14 luglio 1817. Sebbene colpita da paralisi nel febbraio ad un
ballo del ministro Decazes, aveva conservato l'intelligenza, checché ne dica la principessa
Jablonowska, e non s'era privata del piacere di conversare cogli amici e di scriver loro.
Cfr. Due DE Broglie, Souvenirs, cit. I, pp. 377 e seg. ; E. Herriot, op. cit. p.p. 24 e seg.
— 323 —
fort bien sa place dans un salon, et je crois qu'on en vient au bout de
deux jours avec lui au degré d'intimité où l'on en reste toute sa vie. —
Rien au delà. — Quant à Archinto je ne conçois pas que vous croyez
que j'aye une opinion sur lui. — Nous nous sommes vu deux fois et cela
nous a suffit pour nous prouver que nous n'en viendrons jamais même à
une simple connaissance. — Franchement c'est de tous vos Milanais celui
qui m'a plus le moins pour ne pas dire davantage. Je ne crains pas de
vous l'avouer, car vous connaissez assez ma partialité pour vos compatriotes
pour ne pas m'accuser d'injustice à leur égard. — Au reste ne me trahissez
pas. — Quand vous rencontrerez des Polonais qui vous déplairont je vous
permets de me le dire. — Louis est de retour depuis plusieurs jours, en-
chanté de sa course, touché des bontés du Prince Mett[ernich], de son
amitié, de sa confiance, il n'y a rien de changé pour nous, nous restons
dans cette situation brillante, flatteuse, honorable, enviée et qui me déplait.
— C'est une folie à moi, je le sens, car je ne dois pas désirer autre chose,
je ne peux pas désirer mieux; et vous me croyez si raisonnable? J'ai
comuniqué à Louis votre intention amicale d'aller le surprendre à Florence,
il en a été très touché et aurait été charmé de vous voir. — On l'a grondé
de ne m'avoir pas amenée avec lui, j'aurais eu du plaisir à faire cette
course; mais il a craint pour moi la fatigue et le chaud. — Vous me con-
seillez la Cava c'est un changement d'air total qu'il me faudrait, comme
je ne puis pas l'espérer, je mène par contre la vie la plus sédentaire, la
plus monotone possible; tout ce qui me distrait de mes occupations m'est
insupportable, je voudrais quasi ne pas sortir de ma chambre. — M. me de
Gallemberg' qui est arrivée hier a apporté une tragédie allemande qui fait
fureur à Vienne et qui est bien plus noire que la Schubrr (?). — Je me fais
une fête de la lire. — Dites-moi comment vous avez fait pour ne pas vous
rapprocher de mon amie incognita, l'anglaise de Gènes. Elle a passe
quelques semaines à Rome pendant que vous y étiez et aurait tant désiré
voir quelqu'un qui m'eut bien connu. — Elle m'écrit que je suis et serai
toujours une énigme pour tout le monde. — Je ne crois pas cependant l'être
pour vous, qui devineriez toutes les énigmes du monde et qui d'ailleurs
me connaissez, je crois, très bien. — Je ne vous fais plus l'injure de vous
demander pardon de la longueur de ma lettre, mais je pourrais me vanter
de vous écrire plus souvent que vous ne m'écrivez. — Vous faites semblant
de vouloir que je vous encourage à continuer la correspondance avec
activité, je ne crois pas vous avoir jamais découragé, au contraire; je vous
donne d'ailleurs le bon exemple c'est à vous à en profiter. — Maman
me charge toujours de mille choses pour vous, vous lui manquez doublement
pour elle et pour moi.
Caroline J.
1) La Guicciardi; cfr. la nota 1 a pag. 267.
— 324 —
CXCI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 29 [Juillet 1817].
Nous avons reçu hier les chapelets de' Lorette que vous nous avez envoyées;
je vous remercie beaucoup, chère Thérèse, pour le mien, il me fait bien grand
plaisir; dîtes aussi à M.r Confalonieri que j'ai reçu également hier les livres
dont il avait chargé Bertoldi et que je lui écrirai un de ces jours pour l'en
remercier. — Je suis une espèce d'invalide, depuis vingt jours j'ai une erysipèh
à la jambe qui outre, qu'elle me fait souffrir, m'empêche de sortir, j'ai été quinze
jours sans mettre le nez dehors et suis sortie aujourd'hui pour la première fois
en honneur et gloire de VOpetaniec, dont c'est aujourd'hui la fête, et auquel le
marquis S.t Clair a donné un charmant diner dans sa maison de Portici qui
est un vrai bijou ; on était gai, le maitre de la maison prévenant et bon comme
toujours, et cette journée m'a rappelé le 'bon temps passé. Caroline était contente,
de bien belle humeur, et la petite fête réussit fort bien, les enfants eurent un
grand goûter et chacun s'en retourna satisfait ; il y eut un convive que
vous ne connaissez pas, c' est M.r de Marialva ', l'ambassadeur de Portugal,
c'est un homme charmant, aimable sans prétention, beaucoup d'esprit, des manières
douces ; il a fait notre conquête à tous, malheureusement il part dans quelques
jours et ne nous laisse que le regret d'avoir fait sa connaissance, puisque nous
n'avons pu la cultiver. M.r Navaro^ qui est avec lui_n'est plus jeune non plus,
mais c'est également un homme bien distingué. — Après leur départ nous
retomberons dans notre solitude ; pour abréger la journée ou plutôt la soirée
nous dinons à présent à six heures.
1) Il marchese di Marialva, Don Pedro Vito Marialva y Menezes (17651823), di antica
ed illustre famiglia, era stato ambasciatore del Portogallo al congresso di Vienna, accanto
al Palme]^, che avrebbe soverchiato nello sviluppo degli affari (Cfr. Der Wiener Congress,
cit. p.p. 48-49). Prima di recarvisi aveva trattato a Parigi di diversi negozii col conte di
Jaucourt, che ne parla spesso nelle sue lettere al Talleyrand e come di persona assen-
nata Cfr. Correspondance du comte de Jaucourt avec le prince de Talleyrand, cit. p.p. 31,
54, 68, 71, 104, 194. In quest'anno 1817 il marchese di Marialva, inviato a Vienna, aveva
dato grandi feste per il matrimonio di D. Pedro coU'arciduchessa Leopoldina iCfr. Baronne
DU MoNTET, op. cit., p.p. 166 e seg.). Dal 1820 al 1823 il marchese di Marialva resse l'am-
basciata portoghese a Parigi. Secondo Madame de Boigne, Mémoires, cit., t. Ill, p. 223,
egli sarebbe morto in conseguenza dello spavento provato quando Don Miguel, figlio del re
Giovanni VI ed in lotta col padre, lo assalì con un coltello per farsi dar del denaro. {Cfr.
P.' DE Metternich, op. cit., t. Ill, p. 41). Questo fatto sarebbe assai piìi grave se le voci
raccolte dal Mar. de Castellane, Journal, Paris 1895, t. II p. 139, avessero qualche base.
2) Un " Monsieur de Navaro „ era col principe di Metternich ai bagni di Lucca il 2
agosto, ciò che ha dell'inverosimile, data la distanza, si che potrebbe trattarsi di un altro
diplomatico portoghese, forse membro della stessa casata. Ambasciatore di Portogallo a
Vienna negli anni seguenti era il cavaliere Navarro d'Andrade, per avventura il medesimo
di cui qui si ragiona.
— 325 —
Caroline monte à cheval avant diner, Louis l'accompagne toujours, Charles'
quelque fois; je trouve que cet exercice fait beaucoup de bien à Caroline ; elle
est d'une toute autre humeur depuis ces promenades.
Le soir, quand nous sommes entre nous, nous nous amusons à raconter des
histoires de revenants, elles sont quelque fois si effrayantes que je n'en dors pas.
Gallemberg laisse aller son imagination et débite mille folies. — Je crois que
nous passerons l'hiver tout aussi solitairement que l'été, on n'entend parler
d'aucun étranger qui doive arriver ici, Rassumofski qui était décidé à venir est
retenu à Vienne par l'accident qu'il a eu à Carlsbad, où en tombant de cheval
il se cassala jambe. — Vous savez à propos d'accident celui arrivé au pauvre prince
Stahremberg2, il fit une chute de son balcon 3, se fit un troua la tête, s'enfonça
une côte et se cassa le bras en deux endroits. Il ne pourra plus faire le joli
coeur à présent. — Adieu, chère Thérèse, je me fais conscience de vous écrire
de si sottes lettres et c'est pourquoi je les abrège. — Mille tendresses de ma
part à votre mari. — Mes compliments à madame Annoni, Porro et Haugwitz.
Sophie.
1) Questo giovine principe Carlo Jablonowsky, che fu poi I. R. Ciambellano e Gran Ma-
resciallo dei regni uniti di Galizia e Lodomiria, era nato ne! 1S07.
2ì II principe Luigi Giuseppe Starhemberg dell'antichissima famiglia patri-cia, una delle
12 originarie, dette apostoliche, dell'Austria, fu diplomatico (da non confondersi col generale
conte Gundecarol. Era allora ministro austriaco presso la corte di Torino, che, sebbene vi fosse
molto in favore, giudicava liberamente nei suoi rapporti ; cfr. Helfert, Kaiser Frans cit.
p.p. 327 e 447. Nato nel 1762 a Parigi ove suo padre era ambasciatore d'Austria e tenuto a
battesimo dal re Luigi XV, era già inviato nel 1790 a Caterina II per annunciare l'assunzione
al trono di Leopoldo IL Fu poi accreditato per molti anni presso il gabinetto britannico fino
alla rottura del 1810 fra Austria ed Inghilterra. A Londra lo Starhemberg aperse volonteroso
la sua casa a tutti gli avversari! e alle vittime della rivoluzione francese e del sistema na-
poleonico, esponendosi cosi alle rappresaglie di Napoleo.ne sui suoi beni quando gli eserciti
francesi invasero l'Austria, giacché la leggenda dell'occupazione napoleonica di Vienna com-
piuta sonza torcer un capello può appena trovar luogo nelle lettere di un poeta come il de
Musset (Alfred de Musset, Correspondance, (ed. Séché) Paris 1907, pag. 169j. La missione
di fiducia alla corte torinese, apparentemente inadeguata al grado del provetto ambascia-
tore, non doveva essere che una tappa verso la sede di Madrid, ove invece non si recò per
le sopravvenute complicazioni del 1820-21. Lo Starhemberg, per le relazioni nell'alta società
cosmopolita, per la vasta coltura, per le tendenze dello spinto e del tenore di vita che lo
rivelavano tuttora uomo del settecento, potè essere additato continuatore del famoso prin-
cipe di Ligne (Wukzbach, op. cit., vol 37, p. 211). Il Sismondi lo stimava assai, ritenen-
dolo „ point étranger au.x idées libérales „ (Saint René Taillandier, Lettres inédites de J.
C. L. de Sismondi. de M. de Bonstetten, de Madame de Stâel et de Madame de Scusa à
Madame la comtesse d'Albany, Paris 1853, pag. 248. .Morì nel 1833.
3, Nell'avito castello di Eferding .
— 326 —
CXCII
Archivio Gentile Parinola - Carteggi Capponi - Fireiise. Edita \
Federico Gonfalonieri al marchese Gino Capponi
Milano, li 30 luglio 1817.
Amico carissimo,
Cominciava a credere che nella nostra corrispondenza vi si
mischiasse dell' ubia, poiché dopo la vostra prima lettera datata
da Palermo non m'era venuto fatto d'aver più notizia alcuna
né di voi né del vostro viaggio. Dolcissima mi é riuscita la
vostra lettera del 14 luglio, benché per motivo d'assenza da me
ricevuta -con qualche ritardo. Essa mi rassicurò non solo del
disperante dubbio del vostro oblio, ma mi fornì ancora argo-
mento a dolce lusinga che la nostra amicizia, benché novellamente
gettata, lo sarà nondimeno solidamente e perennemente. Io tengo
in conto d' uno de' piìi preziosi vantaggi della vita di viaggiatore,
quello di potere per le moltiplicate conoscenze estendere il
limite delle persone ira le quali scegliersi gli amici. La cono-
scenza vostra, lasciate eh' io vel dica francamente, e per le
vostre pregievoli qualità, e per certo simpatico rapporto di voglie
e di idee, è nello scarso numero di quelle che stimo mia somma
ventura l'essermi procurato. Fate, ve ne prego, ch'essa non
rimanga sterile dei conforti e delle risorse amichevoli, impe-
gnandoci a reciproca corrispondenza, in attenzione di tempi
migliori che ci riuniscano. Ma questi tempi non si potrebbero
essi avvicinare ? Non potreste effettuare fra il volger dell'estate
ed il cominciar dell'autunno una gita in queste abbastanza racco-
mandabili pianure insubri ? Io sarò il vostro duca, percorreremo i
colli ed i laghi assieme; uìosoferevao, politicheremo, ci allegreremo
e piangeremo assieme. Voi ne avevate il progetto; perché non l'ef-
fettuerete? Le attrattive della patria già aveste tempo di gustare
dopo il vostro ritorno; i doveri di figlio hanno un limite; se
quel furfantello d'amore non si mischia in questo alïare non
1) Pubblicata in A. Carraresi, Lettere di Gino Capponi e di altri a lui cit , voi. V p. 122.
— 327 —
vedo alcuna buona ragione che possa stornarvi da un'incursione
nel nord. Negli ozii, non beati, ma soporifici del mio paese ho
maturato un progettino di viaggio per l'anno venturo, esso
dovrebbe quadrare coi vostri desiderj e colle vostre viste, venite,
e ve ne farò comunicazione: il farlo assieme sarebbe per me
un ideale di piacevolezza e d'interesse; ma non vorrei perciò
ch'avesse sempre a restare nella schiera degli ideali. Datemi
dettagliatamente vostre nuove, del vostro metodo di vita, delle
vostre occupazioni, delle risorse della vostra bella patria; del-
l'influenza che vi esercitarono i principi, i ministri e le flotte^.
Di me nulla posso dirvi perchè dormo; fosse almeno un sonno
com'è quello degli animali a sangue freddo, che potrei contare
nella metà dell'anno di vita, ma i narcotici con cui qui si agisce
sulle nostre fibre non perdono la loro azione che alle grandi
distanze; e perchè non ci sottraiamo alla loro benefica influenza,
ci si impedisce poi il sortire! Datemi qualche lume sulla di-
sgrazia del giovane Spanocchi'^ sulla cui catastrofe non ho mai
potuto avere un criterio esatto. Ditemi anche qualche cosa,
s' è a vostra notizia, sulle cause della ritirata del mentore del
Granduchino, il marchese Araldi'. Amatemi, scrivetemi, coman-
datemi, e venite, che sarete il benvenuto.
Vostro vero ed aff.mo amico
Federico Gonfalonieri.
P. S. — Mia moglie vi ricambia cordialmente i saluti. Da-
temi nuove di Jablonowski e dell'esito de' suoi affari diplomatici.
V : A' Monsieur
Monsieur le Marquis Gino Capponi
Chambellan de S. A. le G. Due de Toscane
à Florence
1) Mi pare evidente l'allusione alla venuta del principe di Metternich in Toscana.
2) Certo un gentiluomo senese, forse quel Leopoldo, tenente colonnello, segnalato dalla
polizia austriaca come di passaggio a Venezia nel novembre 1S15. (Cfr. Helfert, Kaiser
Franz, cit. p. 585i. Uno Spanocchi era governatore di Livorno, un altro, il barone Federico,
era addetto alla I. R. Delegazione provinciale di Milano
3) L'Araldi era zio del principe ereditario Leopoldo fin dal ritorno dei lorenesi in To-
scana, nel 1814. Cfr. Giuseppe Conti, Firenze vecchia, Firenze 1S99, pag. 99.
— 328 —
CXCIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 4 Août [1817].
Je ne reçois que reproches de votre part et cependant je ne suis pas coupable,
je réponds à chacune de vos lettres, mais elles ne vous satisfont pas, car elles
sont insipides et uniformes comme la vie que nous menons. Vous ne reconnaîtriez
ni Naples, ni ses habitants cet été. Croiriez-vous que nous n'avons pas fait une
seule promenade au clair de lune, que nous ne sortons qu'à neuf heures du
soir pour faire tristement deux fois la Villa à pieds, et qu'il n'j' a plus même
l'ombre d' un ristretto ? Aussi nous sommes tous si mélancoliques que c'est
à faire peur. Nous regrettons infiniment les autrichiens; quand ceux là seront
partis, il faudra encore trembler pour sa sécurité ; depuis que le nombre en
est diminué il se passe des histoires de brigandages qui font frémir pour
l'avenir. Je désirerais un peu de distraction à Caroline, elle en a vraiment besoin
et je crains qu'elle ne perde et son embonpoint et sa santé si elle s'aban-
donne à la mélancolie, comme elle le fait depuis quelque temps. Venez cet hiver,
rien n'est impossible, vous et votre mari qui voyagez avec tant de facilité devez
regarder ce voyage comme une simple course. Maman et moi restons décidément
à Naples cet hiver et partons décidément au printemps ; nous partirions alors
tous ensemble, irions jusqu'à Milan, ferions la course des lacs ensemble et
au moins notre congé serait-il moins cruel. Songez-}' et qui sait ? peut être
exécuterez vous un projet qui nous rendrait tous si heureux.
Adieu, chère et bonne Thérèse, je ne vous écris que deux mots aujourd'hui,
mais vous me le pardonneriez si vous saviez à combien de lettres je dois encore
répondre. Dites à votre mari que sans reproche je lui fais dire qu'il me doit
aussi une réponse depuis des siècles.
Sophie.
— 329 —
CXCIV
Archivio Casati - Cologno Monzese. Edita. *
L'abate Ludovico de Breme
A Federico Gonfalonieri, a Milano
Ginevra 6 Agosto 1817.
Federigo mio!
Albertina è un un angiolo clie ha ereditato per me tutta la nobile
e intima affezione della illustre sua genitrice : avrà ereditato anche di
tutta la mia gratitudine: ma anche Augusto 2, anche quell'insigne uomo di
Broglie, mi hanno indissolubilmente intrinsecato a sé e alla famiglia loro
colla indicibile effusione di cuore e colla illimitata confidenza che mi
hanno mostrato e mostrano. Già si parla di volermi seco e qua e a Parigi
e in quest'anno e nei seguenti. Qualcosa ne risulterà ; intanto figurati lo
strazio del mio cuore nel riporre il piede in quel castello ch'io lasciai
radiante di festività, e di ogni splendore: dove la vita era così tutta sublime,
attiva e la più elettrica e la più squisita che certo fosse mai altrove. Fui
fatto sedere a mensa nel luogo suo^: tutto è puntualmente e stessissima-
mente serbato ciò che si usava, vivente lei; ond'è che l'immaginazione
è dovunque investita della sua presenza e persona. Oh! qual perdita! qual
vuoto uguale fu mai lasciato per morte di chi che fosse? Gli sciocchi sono
cresciuti a dismisura dal dì che quell'astro si è spento: i tiranni d'ogni
maniera si sono sentiti rinvigorire: lo scettro dell'opinione non è più in
mano a nessuno: ella ed ella sola ne era in possesso. Quella donna la
cui vita fu un tessuto di buone e generose azioni, l'ha coronata coll'ot-
tenere dal Re la grazia assoluta ad un protestante condannato alla ga-
lera in perpetuità. — Dieci giorni prima di morire ella dichiarò il suo
Il Pubblicata in Federico Gonfalonieri, Lettere, cit. p. 317.
2i Augusto de Stael (n90-!827), figlio primogenito della celebrata baronessa, seppe con-
servare, anche all'ombra soverchiante di una figura come quella di sua madre, la propria
spiccata fisionomia, segnalandosi come gentiluomo liberale, addottrinato nelle scienze fisiche
ed economiche, campione zelantissimo dell'abolizione della tratta dei negri. Attese a pubbli-
care accuratamente le opere della madre, pietoso ufficio compiuto per lui stesso dopo la
morte dalla sorella D.'^» de Broglie. Sulla passione di Augusto de Stael per M. me Récamier,
vedasi Herriot, op. cit., t. I eh. IX. Benjamin Constant parla pure dello Stael, con scarsa
imparzialità, p. es. Journal intime, cit. p. 138. Lettere di Augusto al Meister ed a Guglielmo
Schlegel sono stampate in Usteri e Ritter, op. cit.
3) Di Madame de Stael.
330
matrimonio col sig. di Rocca' e l'esistenza d'un figlio legittimo-, che ora
abbiamo qui con noi, e che Albertina ed il marito suo ed il fratello amano
teneramente e trattano con indicibile delicatezza. Questo bambolo è fatto
erede di un bell'e buon milione di capitale, convertito in parte già in al-
trettanti beni fondi nella Toscana. Rocca vi si va a stabilire quanto prima,
ed a morire dico io, tanto egli è rifinito e fuori d'ogni speranza. La massa
restante dell'eredità ascende a due altri milioni e mezzo e forse a tre
interi. Con ciò nessuno ha da querelarsi. Che cosa io farò, noi so peranco:
tei dirò: il mio attuale soggiorno è diviso fra Coppet e Ginevra. V'ha di
molti forastieri: piovono inviti a pranzo e a circoli serali in campagna e
in città; nulla m'è piia molesto: qui la magica natura mi terrebbe luogo
d'ogni cosa, ma non è possibile star da solo con sé, e si corre il rischio
di passare per un profugo dalla patria che non osa mostrarsi in pubblico.
L'edizione del mio libro ^ procede piìi lentamente ch'io non credeva. Nul-
lameno spero di potertene spedire una prima copia, dal venti al venti-
cinque. Qui è piaciuto assai quel tenore, ai pochi cui n'ho comunicato degli
squarci. La vita è qui molto sostanziosa ed intellettuale per me: nella
prima metà del giorno, me la passo con Bonstetten, con Sismondi* e con
1) John Rocca, ufficiale degli ussari, giovine bello e valoroso (Cfr. Saint René Taillandier,
Lettres inédites de J. C. L. de Sismondi, de M. de Bonstetten, etc. cit. p. 347), aveva co-
nosciuto M."!» de Stael nel 1810 e le aveva manifestato cosi ardente amore da indurla a spo-
sarlo, sebbene segretamente (Due de Broglif, Souvenirs, cit. I p.p. 384-85). Pertanto questo
matrimonio aveva l'aspetto di un concubinato, e, come è noto, la polizia napoleonica, sovra-
tutto quando nacque un bimbo, il 17 aprile 1812, ebbe cura di diffondere le voci più maligne,
seguendo l'esempio del Capelle, allora prefetto di Ginevra ed autore, sembra, di un mordace
epigramma. Cfr. P. Gautier, Mathieu de Moìitmorency et Madame de Stàel, cit. p.p. 259
e seg. Quest'amore quasi senile per il Rocca è fatto per dar ragione a chi afferma che Ma-
dame de Stael „ n'aurait rêvé nul bonheur au delà de l'amour dans le mariage „ (Joachim
Mhrlsnt, Sénancour, Paris 1907, pag. 153). Quando M. me de Stâel era agli ultimi suoi giorni il
Rocca era pure minato da male insanabile, figura spettrale che s'aggirava nella camera
della morente, secondo ha narrato il Chateaubriand, Mémoires d'outre tombe, cit. t. IV,
p. 462, in una pagina evocatrice della lugubre scena. È alle stampe un libro di A. I. de
Rocca, Mémoires sur la guerre des français en Espagne, Londres 1814.
2) Questo Alfonso Rocca sposò poi M.lle de Rambuteau, figlia del celebre prefetto della
Senna. Secondo il M al de Castellane, Journal, cit. t. Ill, p.p. 167 e 213, egli non era
punto erede dell'intelligenza della madre.
3l II Cantù, // Conciliatore e i Carbonari, cit. p. 83, elencando le opere dell'abate de
Breme, non ne cita alcuna stampata nel 1817, ma deve trattarsi del " Grand commentaire sur
un petit article „ stampato a Parigi nel 18.7. (Cfr. E. Clerici, // Conciliatore, cit., p. 19).
4) Universalmente noto è tuttora G. Carlo Simonde de Sismondi (1773-1342), di famiglia
italiana emigrata oltr'Alpe dopo aver abbracciata la riforma, sbattuta di nuovo qua e là
dalla rivoluzione francese, alla quale quegli austeri calvinisti dell'antico stampo eran natu-
ralmente avversi. Seguace della scuola liberista d'economia politica, autore di rinomate
storie delle repubbliche italiane e dei francesi, improntate piuttosto al liberalismo filosofico
e politico dell' autore che ai principii della critica moderna, questo singolare italo-ginevrino
può essere strettamente riconnesso al cenacolo di Coppet, di cui risenti l'azione, a partire
dai primi anni del secolo XIX. Nel 1815 il Sismondi, come Benjamin Constant, fu sedotto
dalle velleità liberali di Napoleone e si consacrò a conciliargli, con scritti d'occasione, il
favore dell'opinione pubblica. Il Chateaubriand, Mémoires d'outre tombe, cit. t. IV, p. 7, bat-
tezza d'ingenua quell'attitudine. Cfr. la pubblicazione di P. Villari, Sotes de Sismondi sur
— 331 —
Pictet'. Talvolta Pictet riunisce in crocchio i comuni amici, tutti uomini,
in casa sua a sera, e allora è una delizia; abbiamo qua il celebre Decan-
dolles'. Addio, dolcissimo e leale amico. Ti prego di vivere il più felice
che puoi anche per amor mio. Mille affettuosi saluti alla tua Teresina e
ricordati ch'io sono a tutta prova
il tuo Ludovico.
CXCV
Arcliivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 412. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfalonieri
Ce 18 Août 1817.
Je n'aurais pas attendu pour vous écrire votre lettre du quatre de ce
mois, si, accablée par le chagrin plus encore que par l'air étouffant et le
soleil brillant de Naples, je ne me sentais incapable de mettre deux idées
ensemble. Vous savez combien j'aime ma soeur, son bonheur a fait seul
le mien, je n'ai eu de jouissances dans la vie que par elle, songez à ce
que je dois souffrir en voyant qu'elle se mine intérieurement et en pensant
l'Empire et les cent jours in Revue historique, 1879. Inatteso è lo schizzo del Sismondi
uomo di mondo che si trova in Madame de Chastenay, Mémoires, cit. t. II, p. 448. Dal me-
desimo punto di vista, e meno benevolmente, lo giudica il M.ai de Castellane, Journal,
cit. t. II. p. 150. Non si scordino il già citato volume del Saint René Taillandier, Lettres
inédites de J. C. L. de Sismondi etc., cit., ove è un' introduzione su " Sismondi et sa cor-
respondance „ e gli articoli del Sainte Beuve, Nouveaux Lundis (ed. Levy), Paris 1883, t. VI,
p.p. 24 e seg. Probabihnente il Confalonieri ed il Sismondi corrisposero fra loro per lettera,
ma purtroppo le indagini fatte non diedero buon frutto.
1") Probabilmente Carlo Pictet de Rochemont (1753-1824i, ufficiale al servizio del re di
Francia durante l'antico regime, consacratosi all'agricoltura durante la rivoluzione e l'im-
pero. Alla restaurazione compì importanti missioni diplomatiche nell'interesse della sua
Ginevra, che rappresentò al Congresso di Vienna.
2) Piramo de Candolle (1778-1841), ginevrino, discendente da rifugiati francesi, fu sommo
botanico, autore di opere fondamentali quali la Flore française, la Théorie élémentaire de
la botanique ed i saggi del disegnato e non compiuto Regni vegetabilis systema naturale.
Dopo aver passato negli istituti scientifici francesi gran parte della sua vita operosa, il de
Candolle, rettore dell'Università di Montpellier, nel 1815 fu esposto agli attacchi delia rea-
zione e si restituì a Ginevra, ove fu fondata per lui una cattedra di Storia naturale.
— 332 —
aux effets qu'une douleur cachée mais vivement sentie peut produire sur
une constitution délicate comme la sienne. — Je n'ose m'arrêter à cette
idée trop inquiétante et trop cruelle et je voudrais payer de ma vie cette
tranquillité de coeur qu'elle a perdue. — Caroline hélas! ne retrouve plus
en Louis cet amour qui était sa vie, et cette tendresse dont elle ne peut
se passer; quand comme elle on a été l'idole de son mari, peut on voir de
sang froid qu'on est négligée? et les égards, les procédés l'amitié, même
peuvent ils remplacer ce sentiment qui, parce qu'il est exclusif , a tant de
charmes pour la personne qui l'a fait naître ? Je me ferais une conscience de
vous entretenir sur ce sujet si je ne savais que votre oeil pénétrant, et votre
coeur, qui juge si bien des passions des hommes, s'étaient aperçus depuis
longtemps, du froid qui existe d'une part et du ressentiment qu' il y a de
l'autre; je crains bien que tant qu'ils seront à Naples la bonne intelligence
ne reviendra pas; l'objet qui a semé la division, est ici, ne part plus, et
semble se plaire dans son ouvrage. Ah! comment existent ils des êtres
qui ne se font point conscience d'acheter, au prix du bonheur d'un autre,
un triomphe d'amour propre, ou un caprice du moment? Malheureusement
Naples n'offre cette année aucune distraction à laquelle Caroline puisse
se livrer, nous sommes toujours seules, et alors chacune de nous est
tourmentée par le chagrin de l'autre, et il règne, pendant des heures, un
silence que personne n'ose rompre. Gallemberg se conduit bien, malgré
l'atmosphère d'ennui et de peines qui nous entoure; il vient constamment;
sa femme (entre nous soit dit) est fort commune, je me la représentais bien
mieux qu'elle n'est, c'est absolument une grande enfant, pour les manières
et la tournure, elle a la réputation d'avoir beaucoup d'esprit, mais nous
sommes encore à le chercher, pour le caractère, je la crois fort bonne; la
fille ainée est charmante, c'est déjà une petite personne toute formée!
Sa tournure est bien jolie, elle danse comme un ange et ses grands
yeux noirs feront un jour du dégât. — L' Opetaniec V aime beaucoup. —
Le Marquis est arrivé aujourd'hui, c'est au moins une consolation dans
notre solitude; pour ne pas nous apercevoir du grand vide qu'a laissé
dans notre société le ménage Confalonieri, ce cher ménage après le-
quel nous soupirons chaque jour, nous avons quitté le salon vert, et
sommes établis dans le salon blanc autour d'une table ronde sous
la lampe; Gallemberg ne quitte presque jamais le clavecini et tâche de
nous distraire en appelant sa muse à son secours, Caroline et moi
brodons en tapisserie, Louis baîUe et ne dit mot, Menz est silencieux car
il n'a avec qui disputer. Maman fait de tristes réflexions dans un fauteuil:
voilà le tableau de nos soirées, avouez qu'il n'est pas engageant et qu'il
faudrait un ami comme vous pour supporter l'ennui de notre ristretto. Je
vois que vous de votre côté n'êtes pas non plus parfaitement content. Hélas!
l'hiver dernier nous a tous gâtés, et c'est ainsi qu'on passe sa vie à
regretter le passé sans jamais jouir du présent. — Vous en faites trop pour
nos compatriotes, vous ne devez pas ainsi user vos forces, conservez en
— 333 —
pour nous, quand nous viendrons; pauvre princesse W.^ — Vous aviez
déjà touché son coeur romanesque ici, que deviendrat-il, si vous faites avec
elle le voyage des îles? Je m'attends pour le moins à un second roman
polonais qui fera le pendant de Malvina^ et qui s2ra entitulé zta glowa
Quand la princesse sera à Milan, parlez nous en détail d'elle et de la
langoureuse et intéressante Cécile; rapportez nous quelques unes des
conversations sentimentales qiieVous ne pouvez manquer d'avoir avec elle.
— Vous êtes trop bon de songer à m'envoyer des poètes italiens, je ne
vous demande ni le Tasse ni le Dante ni Pétrarque, les ayant lus et
ayant leurs ouvrages, je voudrais quelque poésie de mérite, moins connue,
et ensuite un petit abrégé de la vie des peintres, si telle chose existe;
Vasari est trop^volumineux pour une voyageuse, j'ai les tragédies d'Alfieri,
mais pas ses sonetti; vous m'obligerez beaucoup en me les envoyant. A
propos je viens de relire pour la seconde fois les Veglie di Tasso, dites
moi votre sentiment sur ce petit ouvrage, plusieures personnes prétendent
qu' il n'est pas de lui et moi je suis tentée de croire que ces personnes
se trompent, il y a tant de force dans les expressions, tant de sentiment,
on voit que ce sont les plaintes d'un homme passionné et malheureux,
mais je ne suis pas en état de prononcer et attends votre décision. Adieu,
aimable zta glov^a, je suis touchée de votre lettre et vous prie de m'écrire
plus souvent; brûlez la mienne et que tout ce que je vous ai dit de
Caroline reste entre nous, n'en parlez à personne et ne faites pas semblant
dans vos lettres à ma soeur de savoir qu'elle est si abattue: —j'espère
que ce tems ne durera pas. — Adieu encore une fois, mille tendresses de
ma part à votre femme. — Maman me charge de la rappeler à votre
amitié.
Sophie.
Vous me demandez de vous indiquer un moyen de comunication de
Milan ici, mais malheureusement je n'en connais aucun.
1) Allude alla principessa Maria di Wurtemberg (1768 1854i, figlia del principe Adamo
Casimiro Czartoryski, sorella del principe Adamo Giorgio, nomi chiarissimi nella storia del
patriottismo polacco. La madre fu la celebre principessa Isabella Czartoryska nata Fleming,
tanto ammirata dal duca di Lauzun (Cfr. G. Maughas, Le due de Lauzun et la cour intime
de Louis XV, Paris 1873'. A sua volta la principessa Maria fu ardente paladina della libertà
della Polonia e ruppe ogni rapporto col marito e col figlio quando preser le armi, al servizio
russo, contro i polacchi. Intorno alle opere letterarie della principessa di Wurtemberg, cfr.
H. NiTSCHMANN, Geschichte der polnischen litteratur, Leipzig 1882, p. 421.
2) Il noto romanzo di M.me Cottin (1768-1807) vien subito in mente, ma deve trattarsi
invece dello scritto di ugual titolo della sopracitata principessa di Wurtemberg, edito in po-
lacco e tosto tradotto in francese.
— 334 —
CXCVI
Archivio di Stato di Milaìio - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 400. Inedita
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 21 d'aôut [1817].
Je n'ai pas le temps de vous écrire aujourd'hui. Je veux seulement
accuser la réception de la vôtre en date du 24 de Juillet que j'ai reçu ce
matin, c'est à dire à un mois de date à peu près. — La dernière était du
14 de Juillet et je l'ai reçue il y a précisément quatre semaines. Qu'est-ce
que cela veut dire? Je n'y entends rien, tâchez de deviner le mot de
l'énigme. — Votre femme ne reçoit pas non plus de mes nouvelles. Je
vous ai écrit à vous 3 longuissimes lettres, c' est une fatalité, toutes
les autres parviennent régulièrement.
J'ai eu celle de Krasinski de Corne Ml y a à peu près quinze jours.
Numérotez les vôtres à l'avenir. — et ne soyez pas paresseux, car il
pourrait bien y avoir un peu de votre faute dans tout cela. — Adieu, je
ne puis pas vous en dire davantage aujourd'hui, débrouillez tout cela. Mille
amitiés à votre femme. Maman vous dit bien des choses.
[Caroline J.]
1) 11 Krasinski, trasferitosi così da Napoli in Lombardia, potrebbe forse essere anch'egli
adombrato dallo pseudonimo " freddo interno „ che sembra meglio riferirsi all'Haugwitz.
— 335 —
CXCVII
Arcliivio di Stato di Milano - Processo dei Carboìiari
Busta XXV - Fessa D - A^. 5. lìiedita.
Federico Gonfalonieri a Alberico de Felber
Amico Carissimo, Milano li 23 Agosto 1817.
Quest'oggi ricevetti per mezzo di tua madre la tua carissima
del 20 corrente e ad essa tostamente rispondo nella speranza
di ancora coglierti nel tuo inameno soggiorno. Non so dirti
quanto grato ti sia della preferenza che mi desti fra i tuoi amici
nello scrivermi e nel darmi le tue desiderate nuove; ed invero,
se l'esserti amico di cuore e l' interessarsi a te vivamente me-
ritano una preferenza, oso reclamarla di buon diritto. Mi duole
che le nuove di tua salute non sieno quali tu e noi le vorremmo.
Non ti ripeterò ciò di cui già a nausea t'avranno assordato, cioè
che gli effetti delle acque si sentono dopo; belli e buoni conforti,
avranno ragione, ma il povero sofferente crede quando comincia
a sentir sollievo. Io a dirti il vero confiderei più nel genere
di vita un po' piti attivo e distratto a cui vorrei che ti dedi-
cassi, che in qualunque altro medico rimedio. Intanto mi faccio
una festa del tuo vicino arrivo, e voglio sperare che un buon
autunno, alquanto variato e divertito, ti sarà giovevole. Benigno
Bossi, a parer mio forse più malato di te, e non avendo quasi
forze da reggersi in piedi, è partito solo per il viaggio di
Svizzera \ ed io stesso, benché non abbia taccia di peccar di
prudenza, trovava imprudente questa sua impresa; voglio nondi-
meno sperare che se potrà superare i principj la cosa gli riescirà
a buon fine. Calderara ^ continua nel suo periodo di lunga fan-
ciullaggine. Egli è un peccato, alcuni piccoli difetti eclissano
in lui tante buone e solide qualità e lo rendono per la società
affatto perduto. Domani saranno resi i tuoi saluti a tutta la
brigata domenicale. Abbiati cura, vogliami bene, e credi alla
mia antica ed indelebile amicizia.
aff.mo e vero amico
^^ Federico Gonfalonieri,
1) Una lettera del Bossi al de Felber, datata da Ginevra il 10 settembre e conservata
nella stessa busta dell'archivio di stato, dà notizie di questo viaggio, nel corso del quale
il Bossi si presentò al vecchio e celebre conte Gorani con una commendatizia dell'amico
suo de Felber, nipote del conte. Cfr. su questo viaggio del Bossi, G. de Castro / ricordi
autobiografici inediti del marchese Benigno Bossi, cit. p. 913.
2) Probabilmente D. Carlo. Cfr. la nota 5 a pag. 23.
— 336 —
CXCVIII
Arcliivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna
A Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 25 [aòut 1817].
Je vois par votre lettre que, quoique vous en disiez, vous vous amusez bien
à Milan, et surtout mieux que nous à Naples; ne regrettez pas ce séjour, il est
bien triste cette année, ma soeur et moi nous [nous] transportons toujours au
temps passé, hier un an il y a eu le diner chez Genisseo, et le petit bal que
Caroline donna pour Louis, aujourd'hui un an il y eut la grande fête chez le
roi: vous rappelez-vous la pluie qui nous surprit dans les jardins d'Armide, et
notre établissement dans le petit cabinet à côté de la salle^^de bal. Nous y étions si
confortables, si retirés au milieu de cette foule et de ce cahos; tous ces souvenirs
sont autant de crève -coeur pour nous. Croiriez vous que Gallemberg est toute
notre consolation? et qu'à présent il gémit avec nous chaque fois qu'il est question
de vous deux, ce qui arrive sans cesse ? Je ne puis assez faire, l'éloge de la
conduite de l'Opetaniec, sa fidélité est réellement à toute épreuve, il ne nous
abandonne jamais; le marquis S.t Clair vient tous les soirs et ne dort plus,
c'est le monde renversé. ^ Que dites vous de notre partie à la Cava ? C'est le
seul joli projet que nous ayons fait de l'année, et aussi la première course; mais
elle ne sera pas gaie comme celle du 7-8-9 Novembre.
On donne à présent un ballet dont le sujet est l'histoire de Barbe-bleue, mais
on a trasporto la scène en Chine. — Je n'ai rien vu de comparable pour la
richesse et la beauté des costumes et des décorations. — Les napolitains se
distinguent à cheval, il y a plus de trente hommes qui passent au grand
galop un pont placé au milieu de la scène, c'est effrayant au possible; la Conti ^
fait des siennes, elle a un courage de dragon à cheval, aussi l'applaudit-on à
tout rompre.
Adieu, chère bonne Thérèse, Caroline et l'Opetaniec vous écrivent aujourd'hui,
ainsi ma lettre ne sera d'aucun intérêt pour vous. Mille tendres comphmens à
votre mari, je lui ai écrit dernièrement.
Sophie.
1) Maria Conti, ballerina nata a Milano nel 1790, che, dopo aver ottenuto grandi applausi
a Milano ed a Torino (ove il principe Camillo Borghese se ne invaghi), erasi trasferita al
S. Carlo di Napoli"; quivi pure la snellezza e la vivacità le conquistarono il favore di quel pubblico.
Cfr. Francesco Regli, Disionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodram-
matici, tragici e comici, maestri, concertisti, coreografi, mimi, ballerini, scenografi,
giornalisti, impresari etc., che fiorirono in Italia dal i8oo al i860, Torino 1860, p.p. 137-38.
— 337 —
CXCIX
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - p. CLXIX N. 401. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 28 d'aout 1817.
Enfin j'ai reçu aujourd'hui une lettre de vous en date du pre-
mier du courant, je veux y répondre tout de suite pour vous faire a-
mende honorable et vous tirer de l'inquiétude où tous mes reproches
vous auront jeté. — Mais, dites moi, pourquoi me parviennent elles si
irrégulièrement et si tard? Je m'y perds. — Je n'accuse plus votre paresse
mais à quoi dois-je m'en prendre? J'ai été quelque tems sans vous écrire
parce qu'en vérité je ne savais à quoi attribuer un silence si étonnant,
après mes trois dernières lettres surtout. — Celle ci m'a tout à fait dé-
sarmé et vous justifie complètement, mais l'irrégularité de votre corre-
spondance n'en est pas moins inexplicable. — Vous avez eu cette fois-ci
le bon esprit de me comprendre et de m'approuver, je vous en sais très
bon gré, je craignais quelque mésentendu comme il y en a eu quelquefois
entre nous. — Si vous ne cherchiez jamais dans mes phrases que le sens
que je veux y mettre, vous me retrouveriez toujours la même, dans toutes
les occasions. — J'ai été hier à la Cava. — Cela va vous jeter dans le
passé. — Je vous vois d'ici vous livrer à bien des réflexions. — La course
d'hier fut bien différente de la nôtre. — Nous étions sept, c'est un nombre
mystique, mais cependant rien de mystique dans tout cela. — On partit à
cinq heures du matin pour pouvoir diner à Portici chez le Marquis, au
retour. — Louis était dans sa calèche avec Gallemberg, Maman avec l'en-
voyé de Hollande, S.t Clair avec Sophie et moi, vous croirez qu'il vous a
remplacé, non, mais il avait une place comme vous avec nous deux. —
Nous nous rappelions Sophie et moi toutes les petites circonstances de
notre voyage de l'année dernière; — à la Cava on changea d'équipages,
— des corriceli remplacèrent nos calèches. — Je montais dans celui de
S.t Clair, à qui Gallemberg était bien fâché de devoir toujours me céder.
L'abbé 2 nous reçut avec joie, il croyait que je trouverai le site plus beau
dans cette saison qu'au mois de novembre, point du tout, ces montagnes
sauvages ne gagnent pas à être éclairées par le soleil du mois d'aôut,
notre pluie leur allait beaucoup mieux. — Louis fut tout à fait désappointé,
il croyait d'après ma description la Cava beaucoup plus belle ^. — A vous
1) M. De Boreel.
2) Sopra il villaggio di Cava dei Tirreni sorge l'abbazia benedettina della S. Trinità,
consacrata a mezzo il secolo XI dal papa Urbano II.
3) Cfr. il capitolo " Dans les montagnes de la Cava „ in Madame Augustus Craven née
LA Ferronavs, Souvenirs d'Angleterre et d'Italie, Paris 1899, p.p. 371 e seg.
22
— 338 —
dire le vrai je le croyais aussi; — tirez en les conclusions que vous voudrez,
je n'ai pas même le tems de rabattre votre caquet, comme on dit vul-
gairement car je vous écris cette lettre très à la hâte. — J'ai été interrompue
par Louis qui est venu me consulter sur une affaire très sérieuse, et
à présent par Geniseo qui vient d'arriver de Vienne et qui raconte
une histoire fort tragique d'un courrier dévalisé, postillons massacrés
etc. etc. Je crois que ce même courrier dévalisé portait une lettre de
moi à votre femme avec une incluse de Gallemberg. — Adieu, adieu, é-
crivez-moi souvent, longuement et comptez sur mon amitié invariable. Je
vous écrirai la semaine prochaine à tête reposée.
Caroline J.
J'ai revu nos noms dans le grand livre des Archives. — Vous auriez
mérité une lettre bien longue, mais je n'ai pas le tems.
ce
Archivio di Stato di Milaìio - Processo dei Carbonari
Busta XX - Pezza CLXIX - N. 399. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 4 de septembre [1817].
J'ai encore reçu deux de vos lettres par le dernier courrier, me voici
tout à fait au courant, je vous acquitte complètement de tout reproche,
et je suis bien aise que vous voyiez par vous même que le mieux est
l'ennemi du bien. — Si vous aviez tout bonnement envoyé vos lettres à la
poste comme fait tout le monde, vous n'auriez pas été près d'un mois
sans recevoir de mes nouvelles. — J'étais tout aussi désorientée que vous.
Vous m'avouerez au moins que la circonstance était assez extraordinaire
pour me couper la parole. — Vous me demandez l'explication des oracles
de la Sibille, mais pour qui me prenez vous pour croire que je ne saurais
pas vous tenir en suspens? Vous savez que le mystère est mon essence,
que je m'explique rarement tout-à fait, et que d'ailleurs vous valez bien la
peine que l'on vous tourmente un peu. — D'ailleurs je vous assure en toute
vérité que le voile qui couvre l'avenir doit rester impénétrable, peut être
le sera-t-il jamais — Vous craignez beaucoup les épreuves, à ce qu'il me
parait, puisque la moindre contradiction vous épouvante si fort. En atten-
dant ne vous creusez point l'esprit, prenez que je n'ai rien dit. — Vous
— 339 —
croyez que le travail des mains en tant qu'il encourage les rêveries de mon
imagination ne me vaut rien, et vous avez raison, aussi depuis quelque
tems je ne travaille plus que quand Louis me fait la lecture, c'est à dire
depuis 10 '/2 jusqu'à midi tous les jours ou bien le soir en petit comité.
Charles a aussi quelquefois sa part de mes matinées, il veut aussi me lire
et me faire travailler et trouve alors que nous faisons un si bon petit ménage.
— Je vous assure qu'on peut passer une ou deux heures très agréablement
avec lui, il a de l'esprit et des aperçus très fins pour un enfant de son
âge. — Savez vous que la manière dont vous lisez et relisez mes lettres
m'embarasse? comment voulez-vous qu'elles soutiennent un examen aussi
rigoureux ? vous êtes trop bon juge, quoique très indulgent, pour que je
ne vous craigne pas et même beaucoup. — d'ailleurs mes facultés intel-
ectuelles baissent tous les jours, je m'en plaignais encore dernièrement
à Louis, je ne sais presque plus parler, bientôt je ne saurais plus écrire,
— Mon organisation morale est très faible et a eu de fortes secousses
dont elle ne se relèvera plus. — Je vous assure aussi que la société que
nous voyons à présent n'est pas faite pour me tenir en haleine. — Louis
est dans ce moment le seul homme qui puisse me convenir; comme je
crois être dans notre intérieur la seule femme qui lui plaise, convaincus
de cette vérité nous nous mettons en frais quelquefois l'un pour l'autre,
et nous oublions parfois que nous sommes un vieux ménage. — vous savez
qu'en fait de ménage vous m'avez souvent avoué que vous n'en aviez
jamais vu un comme le nôtre. En effet il est monté sur un pied tout
à fait extraordinaire; si le diable boiteux se promenait encore sur les toits,
il pourrait faire sur nous des observations très neuves et très piquantes.
— Je prétends que personne, sans vous excepter vous même, malgré votre
finesse, votre pénétration et toutes vos autres qualités italiennes, ne peut
se faire une idée exacte de la manière dont nous sommes ensemble. — Je
vous vois vous récrier à cette expression de qualités italiennes, mais je
vous assure que je la prends dans le meilleurs sens; pourquoi vous dé-
fendez vous d'avoir de l'esprit, de la vivacité, un tact très prompt? il ne
tient qu'à vous d'en faire un bon usage. — Ne vous appliquez pas à per-
fectionner votre écriture, ce serait trop ennuyeux et je ne veux pas dé-
penser votre patience en détail, je la reserve pour les grandes occasions,
je crois que vous en avez eu besoin plus d'une fois avec moi et il vous
en faut encore beaucoup pour l'avenir. Votre écriture n'est pas des meil-
leures, mais je la déchiffre cependant sans trop de peine et, quoique vous
en disiez il ne me parait pas que je vous prêche d'exemple. — Votre femme
recevra ma lettre avec l'incluse de Gallemberg, car le courrier dévalisé a
conservé les lettres particulières; Gallemberg prétend que c'est lui qui
l'a jettato avec sa boucle de cheveux et il est enchanté d'avoir trouvé un
moyen si simple de se défaire des personnes qui lui font ombrage. — Toutes
vos réflexions sur son goût pour la botanique sont arrivées trop tard;
comme toutes les passions trop vives; celle là a été de courte durée, — il
a repris sa musique, ce qui lui va beaucoup mieux, nous en faisons deux
— 340 —
fois la semaine le matin. S.t Clair a eu la complaisance de me prêter son
piano et le petit salon blanc est devenu le temple de la musique.— Les
vendredis sont consacrés à Filangieri ' à commencer de demain; nous donnons
dans les arts, comme vous voyez — Vous êtes bien heureux d'avoir échappé
à cette fureur musicale qui vous aurait beaucoup ennuyé. — La moitié de
de rOpetaniec - s'est casée, elle ne savait trop comment nous prendre à
son arrivée, il n'y a rien d'embarassant comme l'intimité d'un mari dans
une maison que l'on connaît un peu; les premiers moments on fut gêné,
mais tout est rentré dans l'ordre à présent, il vient comme toujours et
elle une fois tous les huit ou dix jours. — S.t Clair est tout éveillé, il a
repris ses anciennes habitudes, plus il se voit nécessaire et plus il se prête
à tout; on ne peut pas le voir beaucoup sans s'attacher à son extrême
bonté. — Orloff^ est revenu d'Ischia toujours aimable pour moi, je vous
en parle parce que vous m'accusiez toujours d'un petit faible pour lui. —
D'ailleurs nous voyons très peu de monde, le départ des autrichiens a
fait un grand vide dans notre maison. — Il n'y a point d'étrangers, les
gens du pays ne nous fréquentent guère, de façon que nous sommes
presque toujours en tout petit comité. — On ne veille pas, on se lève de
bonne heure, on s'occupe jusqu'au diner, on se promène après, voilà la
vie que nous menons. — Je ne fréquente pas trop le spectacle, les opéras
sont mauvais et les ballets m'ennuient. — On en donne un cependant
qui a le mérite de faire mourir de peur, c'est quelque chose. — Le sujet
est le vieux conte de Barbe-bleue transporté à la Chine, je ne sais pas
1^ Il celebre generale Carlo Filangieri, che era grande conoscitore e dilettante di musica.
Cfr, Duchessa Ravaschieri, op. cit. p. 97. Carlo Filangieri (1784-1867) era figlio primogenito
del sommo giurista Gaetano e di Carolina Frendel, colta dama austriaca, venuta a Napoli
educatrice delle figlie di Maria Carolina. Accorso quindicenne sotto le bandiere della Repub-
blica francese, fu dal 1° Console collocato nel Pritaneo ed avviato alla carriera delle armi
che seguì valorosamente fino al 1806 nell'esercito napoleonico, poi in quello del re Giuseppe
e del Murat, infine nell'esercito napoletano, conservato, a denti stretti, da Ferdinando I.
Destituito da quest'ultimo sovrano dopo i moti del 1820-21, si consacrò con scarsa fortuna
alle industrie. Reintegrato nel suo grado da Ferdinando II, il Filangieri gli fu cosi devoto
da riconquistargli nel 1849 la Sicilia. Non ottenne però le vagheggiate riforme e rientrò
nella vita privata, che lasciò un ultima volta nel 1859 come primo ministro di Francesco II.
2) Cioè la C.ssa de Gallemberg-Guicciardi. Cfr. la nota 1 a pag. 267.
3) Il conte Gregorio Orloff (1777-1326), figlio del conte Vladimiro, presidente dell'acca-
demia delle scienze di Pietroburgo, sebbene fosse chiamato ad alte cariche in patria come quella
di senatore, visse molto a lungo in occidente e segnatamente in Italia, ove conobbe fra gli
altri il Canova, il Capponi e il marchese Giuseppe Pucci. Gli si devono notissimi Mémoires
historiques, politiques et littéraires sur le royaume de Naples scritti in collaborazione
coll'Amaury-Duval ed inoltre un Essai sur l'histoire de la musique en Italie, Paris 1821,
ed un altro Essai sur l'histoire de la peinture en Italie, Paris 1823. . Tradusse in italiano,
oltre che in francese, le favole del Kryloff. Per questa traduzione l'Orloff riesci ad avere
la collaborazione del Monti, che voltò in italiano tre favole. Cfr. A. Bertoldi e G. Mazza-
tinti, Lettere inedite e sparse di Vincenzo Monti etc., cit. vol. II, p. 369 ed anche p.p. 370-71,
ove si ha un'esauriente nota degli editori. L'Orloff dimorò a Napoli negli anni 1816-17
adunando i materiali per i citati Mémoires historiques. (Cfr. von Helfert, Maria Ka-
rolina von Oesterreich Kónigin von Neapel und SiciliewAnklagen und Vertheidigung
Wien 1884 p.p. 263-64).
— ail —
pourquoi. — La Cavallerie napolitaine y fait des merveilles, et la Conti
monte à cheval comme une amazone, elle fait deux fois le tour de la
scène au galop, les autres parcourent le théâtre dans toutes les directions
et passent sur un pont auquel on met le feu, cela fait trembler. — Je
vous quitte pour écrire au général Czaplic \ vous ne vous doutez pas
que ce soit un de mes correspondants, je sais le peu de cas que vous en
avez fait, je conviens qu'il ne peut pas plaire à première vue et qu'il est
même difficile de le comprendre, — mais c'est une bien belle âme, un
coeur très distingué sous une enveloppe commune, — Il passera par Milan
oil il s'attend à recevoir de mes nouvelles.
C. Jablonowska.
J'espère que vos lettres ne mettront plus 3 semaines à me parvenir.
Vous êtes bien heureux que M. e de Staël ait pensé à vous écrire dans
ses derniers momens.
CCI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 15 Septembre [1817].
Il y a longtemps, chère Thérèse, que je n'ai reçu de vos nouvelles mais
je ne vous en fais point de reproches. Vous êtes à la campagne où on a tou-
jours milles petites occupations qui remplissent la journée; l'idée de vous savoir
contente et heureuse est bien douce pour mon coeur, qui forme toujours des
voeux pour votre bien être à tous deux; nous vivons à Naples comme à la
campagne, car nous ne voj^ons personne, mais nous n'avons pas l'avantage de
la promenade; la chaleur qu'il fait, depuis trois mois, et cette poussière affreuse
qu'on ne peut éviter en sortant de chez soi, ôtent toute envie de faire des courses.
Caroline monte à cheval toutes les après diners, et moi, je sors le plus souvent
à pied avec les enfants. — Un jour ressemble à l'autre; je tâche au moins de
profiter de mes matinées, je me suis tout à fait adonnée à la peinture à l'huile,
et espère faire quelque progrès ; c'est à mon avis le seul genre, tout le reste
n'est pourtant que harbouillage; je trouve la peinture à l'huile beaucoup
1) Lo Czaplic era un polacco al servizio russo, di quelli che si aflìdarono, come il
principe Adamo Czartoryski, ad Alessandro I. Entrò nel 1813 ne' granducato di Varsavia alla
testa dell'avanguardia russa, adoprandosi a guadagnare i compatriotti alla causa degli av-
versarli di Napoleone. Cfr. Contessa Potocka Tyskievicz, Mémoires, cit. p. 346.
— 342 —
moins difficile que l'aquarelle et elle fait le double de l'effet. Je copie dans ce
moment un grand tableau représentant un peintre dans une taverne, qui,
n'ayant pas eu de quoi payer son diner, fait le portrait de la jolie hôtesse;
ce petit tableau est fort gracieux, j'ai en général beaucoup travaillé depuis
votre départ. — Le soir Louis et S.t Clair jouent au trictrac, Caroline, maman,
madame Gallemberg et moi faisons quelque ovrage, les enfants jouent aux dames,
et Menz et Gallemberg se boudent; savez vous que depuis quatre mois ils ne
se sont plus parlé? Quand on n'est que six personnes dans un salon, vous
m'avouerez que ce n'est pas fort agréable que deux d'entre elles se fassent la
mine. Leur inimitié provient d'une dispute qu'ils eurent au sujet de 5mo ', et
dans laquelle ils n'épagnérent pas les épithètes. Je vous envois, chère Thérèse,
cette feuille de papier de musique en vous demandant une immense faveur. Si
vous trouvez à Milan un petit cahier du même je voudrais vous prier de
l'envoyer à Caraffa^; il perdit le cahier que je lui avais donné et lors de son
départ d'ici on ne pouvait trouver du papier pareil. — Je tiens absolument à
V avoir dans ma collection, qui augmente chaque jour; Rossini a aussi composé
un air pour moi.
Je vous ai déjà écrit le malheur qui m'est arrivé avec la petite croix que
vous m'avez donnée, elle a été écrasée en tombant dans la rue; j'ai pu retrouver
une partie des pierres et je l'ai faite remonter, mais elle est devenue bien petite;
pourvu que ce ne soit pas un mauvais pronostique, et que je ne perde rien
dans votre affection, je me consolerai, mais il me faudra du temps. Vous
savez que tout ce qui arrive aux turquoises est de mauvais augure. — Adieu,
chère Thérèse, je vous embrasse de tout coeur.
Sophie.
1) Non pare possa già trattarsi del violinista C. A. de Beriot, marito della Malibran.nato
nel 1802.
2) Michele Carafa, gentiluomo napoletano (1785-1872), fu allievo del Cherubini e cominciò
ben presto a comporre opere dal canto suo, ma le armi lo stornarono per qualche tempo
dalla musica. Fu scudiero del re Gioacchino e lo accompagnò nella campagna di Russia,
Rimpatriato, riprese a scrivere opere, prima a Napoli, poi, a partire dal 1827, a Parigi, ove
divenne professore di composizione al Conservatorio e membro dell'istituto. Ottenne fama
europea, sovratutto col Masaniello. Il Carafa fu amicisssimo di Vincenzo Bellini e fu dei
pochi che lo avvicinarono in Puteaux negli ultimi giorni di sua vita (Francesco Florimo
Memorie e lettere, Firenze 1882, p.p 59, 62, 65). Anche del Rossini fu intrinseco ed una
lettera a lui diretta è stampata in G. Mazzatinti e F. e G. Manis, Lettere di G. Rossini, Fi-
renze 1902, p. 335). Il Beyle conosceva molto il Carafa e ne discorre a lungo in una lettera
del 20 novembre 1823 (Paupe et Chéramv, op. cit., t. II, pp. 312 e seg.l. È del maestro
Caraffa che verosimilmente si ragiona nella lettera del Mamiani al Libri del 26 novembre 1846
(Terenzio IW.xMiANr, Lettere dall'Esilio (ediz. Viterbo), Roma 1899 Voi. II, p. 83).
— S43 —
CCI!
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 429. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
N. 17.
Ce 21 de Septembre — Naples 1817.
Si vous n'étiez pas un chevalier blessé, qui mérite compassion, recon-
naissance et gronderie je ne vous écrirai pas aujourd' hui, pour ne pas vous
gâter en vous envoyant une lettre tous les huits jours — mais cette fois
ci c'est une exception;— ne vous imaginez pas au moins que j'approuve
vos crâneries, et que je ne vous gronde très sérieusement de courir seul
à toutes les heures de la nuit dans un pays qui, ne vous en déplaise,
quoiqu'il soit le vôtre est infesté de brigands. — Vous êtes enchanté d'avoir
eu une aventure et moi pas du tout, car pour votre courage il est hors
de doute, votre présomption aussi, et ceci ne servira qu'à l'augmenter. —
Vous vous êtes trop vanté je vous l'ai toujours dit et dans cette occasion
ci vous avez été plus heureux que sage. — Mais, puisque vous me demandez
mon avis dans cette circostance, je vous dirai que je trouve que vous
devez d'abord être bien reconnaissant à Dieu de vous avoir préservé d' un
plus grand malheur et que vous ne devez pas à l'avenir compter avec une
assurance vraiment presqu' impie sur un bonheur dont vous vous rendez
indigne, si vous ne savez pas en reconnaître la véritable source. — A
présent que je vous ai sermone, je vous remercie de m'avoir écrit un
volume avec un bras malade, c'est un effort digne duquatorzième siècle;
mais dans ce genre là rien de votre part ne m'étonne, c'est pourquoi aussi
je vous prie de ne pas chercher à m'étonner, ce serait une peine inutile,
— vous n'avez que trop le goût des choses extraordinaires : ce n'est pas
à celles là qu'il faut vous porter, et je crains d'avoir laissé quelquefois
un cours trop libre à mon imagination devant vous et de ne vous avoir
pas calmé comme j'aurais du; — ne lâchez pas la bride, à votre témérité,
elle ne va que trop loin, et je vous vois tout disposé à vous y livrer encore
davantage, n'en faites rien je vous en prie. — Votre description de la
fête champêtre à laquelle vous avez assisté m'a transporté dans vos belles
campagnes, celles d'ici n'y ressemblent guères et toutes les comparaisons
que je fais ne sont pas à l'avantage de Naples. — Je suis bien aise
que vous preniez le goût de cette vie pastorale, que vous menez à Val-
madrera; il faut pour le bien de l'âme comme pour celui du corps quitter
la ville quelquefois. — Je ne suis pas ce précepte, mais c'est bien malgré
moi. — Je vous assure que la Chiaja me parait une prison; j'aurais grand
besoin de changer de place, mais où aller? Je ne suis pas hors de chez
— 344 —
moi deux heures dans la journée, c'est bien peu, mais rien m'engage à
sortir, ni les personnes que je pourrais rencontrer, ni les promenades qui
sont à ma portée. —Vous voulez savoir quelle est l'affaire sérieuse qui a
interrompu ma lettre, mais comme c'était une affaire à Louis je n'ai pas
le droit d'en disposer; d'ailleurs, comme tout ce qui est dans le lointain
diminue, je la trouve à present de peu de conséquence. — Je savais le chan-
gement de M. me de W[iirtenberg] mais je ne croyais pas qu'il fut assez frap-
pant pour que vous le remarquiez d'abord. — Je l'envie, elle trouvera à
présent ce bonheur, qu'elle n'a encore jamais rencontré. — Parlez moi
d'elle encore, elle m'intéresse. — J'aurais bien voulu vous écouter aux
portes, ne vous a-t-elle pas un peu sermone? Savez vous que Qallemberg
nous a donné de vives inquiétudes ce matin? il est malade depuis quelques
jours, il a eu des saignemens de nez affreux au point de perdre plusieurs
livres de sang dans une journée; Schônberg nous a dit que son état n'était
point sans danger, il va un peu mieux ce soir. — Voilà trois joursq u'il
n'est pas venu chez nous, cela n'était point encore arrivé. — Si vous en-
tendez parler de spectres, de sentinelles qui font feu, de sonnettes qui ne
sonnent plus, de minuit, de la villa et de notre maison, dites toujours que
c'est une histoire très effrayante et assez vraie, elle court la ville de Naples,
je m'amuse à la répandre et j'espère qu'elle vous parviendra et alors vous
en aurez l'explication.— En attendant je vous dirai que M. me deRamdohr ^,
qui m'aime toujours beaucoup et qui me trouvait aujourd'hui un air très
méchant, a pensé périr l'autre jour en revenant de Sorrento par une bour-
rasque terrible; comme la voce pubblica avait fait honneur de ce danger à
M.me Koller^ je lui ai promis de dire et d'écrire à tout le monde que
c'était elle qui avait manqué de faire naufrage ; — La pauvre femme au
moins n'aura pas été si malade sans en retirer quelque célébrité. — Comme
je m'occupe de votre éducation, je vous conseille de lire une histoire de
Pologne écrite en Italien par un nommé Roselli; vous devez connaître
notre pays avant de venir m'y voir. Vous ne sauriez croire combien ce
livre italien avec tous ces noms Polonais m'amuse; — il dit beaucoup de
choses vraies, mais il nous traite quelquefois trop mal; je vous prie de nous
)) Dev'essere la moglie del ministro di Prussia. Cfr. la nota 4 a p. 303.
2) Probabilmente la moglie del barone Francesco Koller. II Keller, generale austriaco,
era stato uno dei commissari che accompagnarono Napoleone I all'isola d'Elba dopo il
trattato di Fontainebleau ed intervenne efficacemente per proteggerlo contro le plebi del
mezzogiorno della Francia eccitate contro di lui. Il Koller si sarebbe acquistata la stima e
la confidenza di Napoleone I, che lo incaricò, allorché lasciò l'Elba, di negoziare un trattato
di commercio col governo provvisorio di Genova {Biographie des hommes vivants, ed.
Michaud, Paris 1817, t III, p. 517; Paul Gruver, A^a/)o/fo« ro/ de l'ile d'Elbe, Paris, 1906,
p.p. 2, 4, 7, 60 e seg.). Il Ch\teaubriand, Mémoires d'outre tombe, cit. t. III p p. 421 e
seg. parla a lungo della missione del Koller. La testimonianza del Koller, gentiluomo leale,
è decisiva per provare che il governo di re Ferdinando li provocò la spedizione di Murat
per impadronirsene. (Cfr. M.is de Sassenav, Les derniers mois de Murat, Pales 1896).
— 345 —
juger avec plus d'indulgence. — Vous verrez ce que c'est que Wanda,' si
toutefois vous ne la connaissez pas encore.— Avouez qu' il est bien plaisant
que je me mèle de vous conseiller des lectures, à vous qui pourriez di-
riger les têtes les plus habiles, mais c'est à charge de revanche. — Ma
lettre est bien décousue, n'est-il pas vrai, mais je suis pressée, ne la
lisez que bien à la hâte, votre examen me fait peur, vous avez tout le
droit possible d'être difficile. — Adieu, adieu, guérissez votre bras bien
vite, ne faites point de folies, ne vous vantez jamais, et ne courez point
de dangers inutiles. — J'abuse du droit que vous m'avez donné de vous
dire tout ce que je pense et de vous gronder. ~ Qu'en pensez-vous? Cela
finira par vous ennuyer.
Caroline.
Maman vous dit mille choses.
Je me suis trompée. Ma dernière était N. 16. Faites le calcul pour les
vôtres.
CCIII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari.
Busta XX - P. CLXIX - N. 409. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
N. 18.
Naples ce 29 de Septembre 1817.
Encore une lettre cette semaine, me reconnaissez vous à ce trait?
J'espère que non, je me compromets, mais encore faut il vous remercier
pour le paquet que vous m'avez envoyé. — Est-ce vous qui avez arrangé
les choses de manière à ce que soie obligée de vous écrire trois courriers
de suite? Ceci vous vaudra peut être un long silence. - Je ne vous
dirai rien des livres car, comme de raison, je n'en ai pas encore lu un seul
— Je suis enchantée qu'il y ait 2 vol: des Homélies, mais quel petit
caractère! Vous me croyez apparemment bien clairvoyante pour me
1) Wanda, figlia del capo dei sarmati Craco, al quale si attribuisce la fondazione di
Cracovia, si sarebbe votata agli Dei per la salvezza della patria, precipitandosi nella
Vistola.
— 346 —
faire lire un livre pareil dans le demi jour demon cabinet vert; je vois
qu'il faudra contre mon habitude ouvrir une jalousie. — La houssine est
charmante et d'un genre très nouveau, est-ce à Milan qu'on travaille si
bien? et cela vous fait honneur. — Cette houssine rappelle mon c^er nord
et vous avez bien fait de me l'envoyer. — Savez vous que le midi me
devient tous les jours plus désagréable? heureusement depuis quelque tems
j'ai trouvé des personnes qui pensent comme moi et nous nous lamentons
à notre aise. — A propos, j'ai oublié de vous dire que vous avez un nouveau
nom.— C'est celui de Pérégrinomane — Ne trouvez vous pas qu'il vous
convienne parfaitement? Pour moi qui hait lapérégrinomanie, jevous déclare
une guerre à mort. — Savez vous le grec? Je vous prie de me répondre
là dessus. Si vous le savez, je vous enverrai un manuscrit en cette langue
qui vous divertira peut être, c'est une espèce d'énigme, de logogriphe
dont vous devez trouver le sens. — Quant à l'histoire de Pologne dont
je vous parlai l'autre jour, je vous dispense presque de la lire parce qu'elle
est assez mal écrite. — Vous en trouverez peut être une meilleure dans
vos pays policés. — Je trouverai seulement honteux qu' un zta glowa ne
connaisse point l'histoire de son pays je m'aperçois que je fais une
épigramme contre le mien sans le vouloir. — Serait-il en effet le pays des
mauvaises têtes? Je crains un peu qu'oui. — Vous avez eu à Milan une partie
delà société de cet hiver, et nous ici [une autre].— Le Marquis et la Marquise
Douglas me rappellent une époque oij nous n'étions pas comme à présent
à bayer aux corneilles. — Le marquis est plus sémillant et plus aimable que
jamais — Nous devons aller avec eux au Vésuve, je crois que c'est la
la société qui me convient le mieux pour cette grande et difficile entreprise,
Louis y ira aussi, je l'y ai engagé pour l'amour des comparaisons. — La
Marquise et Lady Shelley, quel sextrèmes ! Ne croyez vous pas que je soie
un peu le mezzo termine en me rapprochant toutes fois un peu plus de
l'autre? — Au reste je ne le crois pas moi même, car je n'ai jamais su
garder un juste milieu en rien. — Approuvez vous cette manière d'écrire
sur deux feuilles séparées? Je trouve que ce n'est tolerable que pour les
petits soins (?); pour ces lettres, écrites à la dérobée comme nos prome-
nades à S.te Lucie faites devant témoins, et que vous vous plaisiez à qua-
lifier de ce nom.
Adieu, monsieur le comte, je ne vous écrirai plus jusqu'à —
Caroline J.
— 347 —
CCIV
Aychivio Casati - Cologno nionsese. Edita. ^
L'abate Ludovico de Brème a Federico Gonfalonieri
Dolcissimo Federigo,
Ti saluto dal più profondo segreto del mio politico ritiro sulle sponde
del Lario. Fin clie non abbia scoppiato il nembo che mi romba sul capo
e ch'io non ne conosca precisamente gli effetti e la estensione, non soltanto
mi vieto di ritornare costi, ma prego i genii della misericordia che non
lascino traspirare eh' io sono in Italia e molto meno dove mi trovo. Perciò
rinnovo a te la calda preghiera, già fatta al solo altro amico informato del
mio soggiorno, Pellico, di nulla a ninno palesarne e di rendere vane le
quistioni e le ricerche che i maligni e i chiosatori d'ogni mio dire e fare
ti muoverebbero. Ora sto in sul partire per Lugano, dove ho il deposito
e d'onde ne avvierò e regolerò la diramazione, sia o non sia, col bene-
placito dei gendarmi e del consiglio aulico. Finora non n'ebbi meco altre
copie se non quella presentata alla censura e una seconda mandata al
mio padre. La prima, che io mi procurerò, ti è destinata, e così a rigore
potrò dire che ne ho presentato pel primo il mio Federigo. Tu bada al
primo effetto di quel libro: secondane la diffusione e dammi ragguaglio
dell'incontro suo si politico che municipale, che letterario. Ti scrissi da
Ginevra e non ebbi risposta alla mia lettera: via ti si perdona anche
questa. Nullameno alcuni tuoi cenni d'amicizia mi sarebbero tornati op-
portuni e benefici colassù nella profonda malinconia in cui mi vissi fra
quelle desolate, eccellenti anime di Coppet. Ora sì che ho promesso davvero
di venirli a raggiungere nella primavera in Parigi, d'onde ritornerò con essi
a Coppet e tutti insieme si lavorerà nella estate alla compiuta edizione
delle opere della nostra immortale. Indicibili e indicibilmente dilicati
sono i tratti della più intima amicizia ch'io ricevetti dall'Albertina e dai
due cognati, i quali mi vollero assolutamente del lor numer uno nei dì
consacrati al più segreto pianto, e mentre non si concedeva a ninno di
Ginevra di salire fino al castello, se n'eccettui Bonstetten ^ e Sismondi.
— Del resto mi fu dolorosissimo quel soggiorno: anzi non poten-
dovi assolutamente più durare, me ne tornai in città, ed ivi caddi
ammalato: onde appena riavuto da tre febbri gagliarde, ed affrettata la
stampa del mio scritto, partita che fu l'Albertina, anch'io partii sollecita-
li Pubblicata in F. Gonfalonieri, Lettere cit. p. 311, con data erronea.
2) Il Bonstetten, patrizio di Berna in disaccordo coi suoi, viveva allora a Ginevra nella
casa del celebre medico Butini, che gli alleviava gli acciacchi della vecchiezza (Due de
Brogue, Souvenirs cit. II, p. 21).
— 348 —
mente nel timore d'esser colto lassù da una ricaduta, e fermatovi tutto
l'inverno. Cotesta fretta fu il motivo dei molti errori corsi nell'edizione
e che non giunsi a tempo di tutti registrare nella errata preliminare. Le
febbri e la mia profonda afflizione, e le occupazioni mie furono pure le
cagioni della niuna compagnia che ho potuto fare alla Sig.^ Agazzini,
apparsa colà ad un tratto come per incantesimo; ella veniva dal mio laghetto
d'Orta per effetto di una di quelle risoluzioni che hanno piìi del gajo che
del ponderato, ma che stanno pur bene alle donne di quella tempra e di
quell'umore. Appena mi fu conceduto vederla, trattenuto com' io era parte
in letto e sempre in casa: certo ella ed i suoi compagni m'hanno dovuto
giudicare un ben discortese concittadino, in paese forestiere. Mi fu chiesta
da Milano una copia della campagna ultima del Vice re in Italia ', la quale
contiene ad un tempo la storia delle ultime mutazioni politiche nella
Lombardia. Cotesto libro è onorevole assai alle armi franco-itale e non la
perdona alla tardità e materialità delle tedesche: fin qui va bene; ma i
milanesi ci fanno una triste comparsa, e vi si rifriggono quelle certe par-
ticolarità individuali che, pel conto tuo almeno, tu hai completamente
sventate e distrutte. Anzi vi si infoscano i colori più che non s'era fatto
in quel racconto che tu pigliasti a confutare-. Perché non uscì ella questa
storia prima ch'io dessi alla stampa il mio libro! Una nota almeno avrebbe
contrapposto ad una calunnia francese una risposta francese. Ma se mai
avesse buon esito quel mio Commentario e se ne smerciassero le copie,
la natura di questo scritto mi consiglierebbe allora di dare una seconda
edizione del mio, con tutte le opportune giustificazioni e rettificazioni. Io
intanto non compiacqui la persona che me ne richiedea, no'l mandai, e
e già non è da porre in dubbio che noi vieti rigorosamente il governo,
e che poco o nient'affatto sarà costì conosciuto o letto. Addio, caris-
simo, quando mi scriverai manda la tua lettera in casa nostra, e falla
tenere a Lorenzo.
Addio il tuo Ludovico.
1) Allude al libro " Dernière campagne de l'armée franco-italienne sous les ordres d'Eugène
Beauharnais en 1813 et 1814 suivie de Mémoires secrets sur la révolution de Milan du 20
avril 1814 par le chev. S. I. témoin oculaire, Paris Décembre 1817 „ Fu ristampata a Lugano
con note del Gen. Pino ed è attribuita al Gen. Julien
2) Cioè nella Memoria storica del senatore Armaroli.
— 349 —
ccv
Archivio Casati - JUilano. Inedita.
La Contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 8 octobre [1817].
Que vous êtes bonne, chère Thérèse, de vous être si bien acquittée de ma
commission pour Caraffa! je vous suis bien reconnaissante de la peine que vous
vous êtes donnée, quand même vos efforts serait inutiles, et je crois qu' ils le
seront, car ce Caraffa après avoir dit qu' il avait déjà écrit une cavatine pour
moi, est parti sans me !a donner. Quant aux turquoises,je suis fâchée de vous
en avoir parlé puisque vous songez à les remplacer, je voulais que vous
soyez instruite de mon chagrin, mais, comme souvenir, ce qui me reste de la
croix me suffit, je n'ai point besoin d'avoir sous les yeux un objet qui me vient
de vous, pour songer à vous, vous êtes de ces personnes que l'on n'oublie
jamais. — Schonberg (dont vous êtes la grande favorite) a eu un malheur
pareil au mien, il a perdu chez un de ses malades la bague qu'il tenait de vous,
il était inconsolable et après avoir fait toutes les recherches possibles il m'a
prié de vous l'écrire et de vous demander un petit anneau. — Vous recevrez
ma lettre probablement le jour de votre fête, ainsi je veux vous prier d'agréer
les voeux bien ardents que je fais pour votre bonheur; j'aurais désiré vous
envoyer une petite bagatelle pour ce jour là, mais malhereusement il n'y a
nulle comunication entre nous. — Nous penserons bien à vous le quinze, nous
boirons à votre santé et j'espère aussi que vous songerez à nous. — L'année
passée ce jour a été célébré dans le salon vert, votre mari est galamment
revenu de son voyage de la Sicile et nous étions tous heureux; cette année-ci
tout est triste et ce jour le sera plus que les autres par le souvenir; cependant
cette faculté de l' imaginaiion de rappeler les temps passés est, selon moi, la
seule douceur qu'on peut éprouver dans l'absence ; il est des personnes qui en
perdant le bonheur voudraient perdre la mémoire, je ne suis pas de ce nombre,
et je trouve quelquefois que le souvenir tient lieu de bonheur. On joint si peu
du présent, que si le passé n'était plus rien pour nous on n'aurait jamais
été heureux, car l'avenir n'est pas à nous et nos rêves sont presque toujours
la source de nos chagrins. J'avais déjà entendu parler de la grande dévo-
tion de la princesse Wurtemberg et je ne m'en étonne pas. Les femmes
qui comme elle ont eu beaucoup de succès dans leur jeunesse, et dont l'ima-
gination a toujours été exaltée se jettent dans les bras de la religion ; alors
qu'elle se vo3''ent abandonnées par le monde, il leur faut quelque chose pour
remplir le vide du coeur, et pour leur donner la force de supporter les humi-
liations de cet amour propre si souvent blessé; elles trouvent tout dans les
consolations que présente la religion, qui ne se rébute jamais d'offrir ses secours
aux malheureux ; et comment s'étonner qu'au déclin de la vie on cherche el
— 350 —
calme ? — Rome je crois a beaucoup contribué à donner ces idées religieuses
à la princesse, cette ville est faite pour toucher les coeurs et les ramener à Dieu.
Comment Thérèse a-t-elle pu renoncer aux lacs ? je ne me consolerais jamais
si je devais quitter l'Italie sans les voir; — mais ce qui m'étonne plus encore
c'est comment elle a pu se faire suivre jusqu'à Milan par cet ennuyeux suédois?
— Toute notre société s'est transportée chez vous, vous avez même hérité
Haugwitz, aussi sommes nous horriblement abandonnés. — M.* Gallemberg ne
vient presque jamais chez nous, elle passe sa vie chez la princesse Castelfranco
et le mari chez nous; ils peuvent très bien se passer l'un de l'autre. Mon Dieu,
cela fait frémir quand on pense combien peu de bons ménages il y a dans le
monde, et cela ne donne nullement envie de se marier; il vaut mieux conserver
les idées romanesques qu'on se fait du bonheur conjugal, et pour les conserver
il ne faut pas s'enchaîner. Thécla est encore bien heureuse mais il n'y a qu'un
an qu'elle est mariée. Elle se trouve au paradis dans ce vilain Constantinople
où chaque jour elle est exposée à quelque nouveau fléau ; la peste y règne à
un tel point qu'elle m'écrit que l'enfant de l' Internonce ' en est mort, sa maison
est barricadée et personne n'ose sortir; la pauvre princesse Czartoryska est bien
inquiète.
Adieu, chère et bonne Thérèse, soyez heureuse et ne m'oubliez pas; mille
tendresses de ma part à votre mari.
Sophie.
CCVI
Archivio Casati - Cologno moìisese. Editai
L'abate Ludovico de Brème a Federico Gonfalonieri
Carissimo !
Nulla ho da dirti di nuovo. Il mio libro si vende tra gli urli scom-
posti dell'invidia, dell'ignoranza, e del cinismo,^ e la ognora crescente
approvazione e direi quasi compiacenza dei reggenti. I timidi tacciono e
1) Il barone Ignazio Lorenzo di Sturmer (1752-1829) era stato da giovine avviato alla
carriera ecclesiastica. Gli studii orientalistici in cui era peritissimo lo designarono come
addetto all'internunzio barone di Herbert-Rathball (Cfr. deDedem deGelder, op.cit , p.p. 27-28)
che accompagnò a Costantinopoli nel 1780. Richiamato alla cancelleria di Vienna dal Thugut,
ritornò poi a Costantinopoli come internunzio, carica che tenne, in tempi difficilissimi, dal
1802 al 1818. Napoleone I" sembra essersi adontato dello scarso entusiasmo col quale lo
Sturmer aderiva alle effimere alleanze fra l'Austria e la Francia. Quest'atteggiamento del-
l'internunzio diede origine ad un vivace incidente ch'egli ebbe coll'ambasciatore francese
de La Tour Maubourg e del quale discorre a lungo il Principe di Metternich, Mémoires, cit.
t. II, p.p. 198, 275-76.
2) Pubblicata in F. Confalonieri, Lettere, cit. p. 318.
3) Del punto a cui era giunta la guerra mossa ai'romantici'nei libercoli e negli alma-
nacchi di que' tempi può dare un'idea' Achille Neri, Studi bibliografici e letterari, Ge-
nova 1890, pp. 289 e seg.
351
ne sorridono di nascosto : alcuni vili mi vengono ad esaltare in faccia e
si disdicono nei palchi e nei crocchj ; così va, così ha da andare, così
sapeva già che sarebbe andato : il mio libro non è che una prefazione
d'altro più vasto quadro : il più utile che si possa fare per affrettar lo
studio del core umano si è di ritrarre fedelmente tutti li diversi aspetti
dei falsi amici : i nemici sono facili a definirsi ed a comprendersi quando
non sieno traditori. — Porro m'incarica di farti sapere che tu abbia da
mandare quanto prima il nome, cognome, e tutta la litania dell'amico o
altri ch'ha da essere il tuo compagno di caccia, senza di che non gli si
darà il permesso ; aggiunge che siffatte licenze non si concedono per più
di dieci giorni, sì che a te spetta designarli. — Ho qui meco il notissimo
e brillante Lord Douglas-Kinnaird ^ : amico degli amici miei d' Inghilterra
e famigliare delle più cospicue persone de' nostri tempi. Desso ha modi
e spirito continentali, ma dottrine e principii Britannici: fu impiegato sotto
Fox allorché trovavasi per tesoriere Lord Lansdown sotto nome di Lord
Petty. Ha stampato in argomenti politici e conosce assai bene le arti di
cui è appassionato : ricco, ricchissimo, ei spende ch'è una meraviglia per
un inglese d'oggidì. Lo avremo per due anni in Italia e per uno credo
in Lombardia, a cominciare dal prossimo maggio : parmi uomo di pia-
cere e molto sensibile al dolce raggio che piove dal viso delle nostre
pastose italiane. — Con questo tempaccio invidio assai più al piacere di
chi è teco in campagna, che al tuo dì trovarviti. Addio
il tuo Ludovico.
Venerdì 17 8bre 1817.
1) Carlo 8» barone Kinnaird (1780-18261 era stato, dal 1802 al 1805, membro della Camera dei
Comuni. Nel 1S05 succedette al padre nella paria irlandese, che tosto fu eletto a rappresentare
nel parlamento britannico. Sposò Lady Olivia Fitz Gerald, figlia del duca di Leinster.
— Il Kinnaird fu dei whigs più focosi. — Nel 1815 stava in Parigi quando Napoleone I
reduce da Waterloo ebbe uno scatto d'impazienza d'averlo saputo predicante in favore del
duca d'Orléans e lo fece arrestare, ma l'abdicazione dell'imperatore lo liberò tosto dopo
(Maxwell, Creevey papers, cit. t. I, p. 244). Più clamoroso fu l'altro arresto del Kinnaird
nel 1818 quando questi si offerse di rivelare attentati ininaccianti la vita del duca di Wellington,
purché si facesse grazia ad un esule francese, certo Marinet, ch'era il suo informatore. Il
Kinnaird parve lasciarsi trascinare un po' lontano dagli scrupoli d'uomo d'onore verso il
Marinet, si da essere — ingiustamente — implicato nelle procedure aperte a Bru.x'elles ed a
Parigi dopo l'attentato realmente compiuto da certo Cantillon. Allora il duca di Wellington
lo accolse in casa per salvarlo dalla troppo zelante polizia francese del tempo della restau-
razione e per smentire le calunnie che colpivano il Kinnaird. (Duke of Wellington, Sup-
plementary Despatches, cit. vol. XII, p.p. 382-83; [Kinnaird], Pieces du procès Marinet,
Lugano 1819; Saint-Rene Taillandier, op. cit., p.p. 318-319). Sul lungo soggiorno del Kin-
naird in Lombardia vedasi Maxwell, op. cit , t. I, p. 276. Il Kinnaird era grande amatore
e raccoglitore di quadri.
— 352 —
CCVII
Archivio di Stato di Milano • Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 407. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 21 d'octobre [1817].
Oui, je vous en veux et je vous en veux beaucoup pour le commérage
que vous m'avez fait avec le Gl. Czaplic. — Si vous ne perdez pas l'ha-
bitude de montrer et de citer mes lettres, je ne vous écrirai plus. — Ce
que je vous écris n'est bon que pour vous et cette envie de le comuniquer
aux autres ne vous ressemble pas, c'est un défaut qui ne cadre pas avec
votre caractère et dont vous devez vous corriger. Czaplic m'a écrit, il se
vante de vous avoir rendu indiscret et vous l'avez été en effet, je vois
que la manière dont je m'explique sur son compte a un peu blessé son
amour propre, car personne n'aime à passer pour être commun, cela est
très naturel; il me dit que j'ai voulu habiller un ours mal léché, cela n'est
pas très agréable pour lui et je suis désolée de lui avoir fait de la peine, —
Je lui aurais répondu, mais il ne me dit pas où je dois lui écrire ; ne
sauriez vous par hasard de quel côté il a tourné ses pas? — Pour vous
excuser ne l'accusez pas de trop de susceptibilité, mettez vous à sa place
et vous le jugerez avec plus de justice. — Si quelque chose peut servir
à diminuer votre faute, c'est l'aveu que vous en avez fait tout de suite,
mais ne retombez plus, sans quoi point de grâce. — Je vous dis cela
dans mon grand sérieux. Quant aux livres que vous m'avez envoyé, voici
ce que j'en pense. ^ Les «quinze jours à Londres» ne sont qu'une diatribe
qui, loin de porter le coup mortel à mon anglomanie expirante, la ranimerait
plutôt, parce que je trouve les opinions de l'auteur très exagérés et que
l'esprit de parti perce partout, — Il y a d'ailleurs dans ce livre des plai-
santeries de mauvais goût qui me déplaisent beaucoup.— Quant au manuel
d'Epictète c'est de la morale bien pure et quelquefois sévère, mais elle
manque de cette onction que la morale basée sur la religion chrétienne
peut seule avoir — J'admire une vertu si austère, mais elle ne me touche
pas; que j'aime mieux les homélies de l'archevêque de Parmes!^ celles là
1) Arcivescovo di Parma era il Cardinale Caselli. Carlo Francesco Caselli (1740-1828),
servita nativo d'Alessandria, ebbe gran parte nella conclusione del concordato fra il primo
console e la S. Sede (RiCakd, Correspondance diplomatique et mémoires inédits du Card.
Maury, Lille 1891, t. II, p. 220 e Boulay de la Meukthe, Documents sur la négociation du
concordat et sur les autres rapports de la France avec le Saint Siège, Paris 1891). Nel
1807 fu di nuovo inviato, col card. Opizzoni, presso Napoleone I che si trovava a Milano e
che fece ai due messi del papa delle vere intimazioni (P. J. Rinieri, Napoleone e Pio VII,
353
parlent au coeur et savent émouvoir. — C'est là le livre qu'il me fallait. —
Je l'ai commencé après le Manuel et j'ait été frappée du passage suivant,
parce que je l'ai trouvé parfaitement d'accord avec l'impression qu'avait
faite sur moi la lecture que je venais d'achever. — C'est l'archevêque qui
parle, écoutez le avec attention, j'espère que vous serez de mon avis.
« Ma qui osservate di volo una stravaganza, che è tutta propria e
caratteristica del nostro secolo. — Avevano i gentili una religione distruttiva
di ogni morale, adorando nelle loro divinità ogni sorta di vizio più ver-
gognoso ed infame, ond'è, che quelle povere genti, per avere qualche
principio di buon costume, erano in certo modo costrette a perder d'occhio
la religione per chiamare in soccorso l'umana filosofia; filosofia la quale,
non avendo per anima che la gonfiezza del cuore, li precipitava sovente
nella più sfrenata licenza. — Noi abbiamo una religione, la cui anima è
la morale, e morale sì pura, quanto è puro il Figlio di Dio, che venne
per insegnarla. — I soli principi di questa morale divina, ben appresi e
ben praticati dalle persone più rozze ed incolte, bastano per formare dei
santi, superiori in sapienza a tutti i filosofi della pagana antichità. — E
noi per uno spirito di vertigine, per una libidine di novità, che non può
concepirsi, abbandoniamo le regole del Vangelo, che è la morale di Gesù
Cristo, e vogliamo esser buoni sulle regole di una vana filosofia, e lasciamo
in tal modo i fonti dell'acqua viva per abbeverarci alle pozze, torbide pozze
e fangose, che soddisfare non possono ai nostri veri bisogni. — Quindi
quel familiare linguaggio di voler essere onesti filosofi, senza pensare ad
esser veri Cristiani. — 11 che si riduce a non essere né Cristiani, né
onesti ».
Comme ma prose française ne vaut pas celle ci, qui, outre sa beauté
a le mérite d'être italienne, je ne veux plus rien ajouter à cette lettre.
Ce 23,
Czaplic m'a écrit une troisième lettre de Milan bien amicale ; il me
dit de lui adresser les miennes à Genève. Faites vos réflexions et corrigez
vous de votre vilaine indiscrétion.
Caroline J.
Torino 1906, p. Il, pp. 336 e seg.) Scoppiato il grande conflitto fra Pio VII e l'Imperatore, il
Caselli fu dei cardinali rossi, membro della commissione ecclesiastica del 1811 iH. Wel-
SCHINGER, Le pape et l'empereur, Paris 1905, Ch. IV), senatore dell'impero, ma bastò che,
nel Concilio nazionale di Parigi, si opponesse alle più gravi violazioni della libertà della
Chiesa per attirarsi invettive personali da Napoleone in una scena disgustosa (Cardinal
Consalvi, Mémoires (ed. Crétineau Joly) Paris, 1864 t. II p. 202 e P. I. Rinieri, op. cit.,
p. Ill pp. 104, HO, 189, 203, 217-18).
Potrebbe anche trattarsi del padre Adeodato Turchi, cappuccino, che fu predecessore
del Caselli nella sede arcivescovile di Parma e celebre predicatore.
23
— 354 —
CCVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 24 octobre [1817].
Eh! quei ? cette Princesse ' qui vous excluait de ses diners pour se ménager
un tête à tête avec votre mari a fini par se lier intimement avec vous, au
reste je ne m'en étonne pas, comment ne pas vous aimer quand on vous
connaît? Vous aurez sûrement été parfaite pour elle, et lui aurez rendu poli-
tesses pour impolitesses. Dites moi comment vous trouvez Cécile : la croyez vous
atteinte d'une passion malheureuse, ou pensez vous que cet excès de sensibilité,
cette mélancolie ne soyent qu'une feinte? je n'ai jamais pu la comprendre
et elle sera toujours une énigme pour moi; vous l'aurez vue souvent à présent,
ainsi vous la connaîtrez mieux, — Dites à votre mari que malgré sa perspicacité
je puis l'assurer qu'il s'est trompé en cro3^ant que le prince C... avait fait
une impression profonde dans le coeur de l'intéressante et charmante marquise 2.
— Elle en parle sans embarras, elle est la première à vanter ses aimables qualités
et son esprit et vous savez que quand on éprouve un sentiment qu'on ne peut
avouer c'est par la rougeur et le silence qu'on se trahit. — Que zta gioiva se
reprenne dans son jugement; cette fois-ci il l'a porté à faux. — Je ne permets
pas qu'on dise un mot contre elle, car réellement c'est une femme d'un mérite
rare et la perle des anglaises. — Ne vous inquiétez pas pour la précieuse santé
de rOpetaniec, mais rassurez vous, son indisposition n'était que de trois jours,
il est si peu habitué à souffrir que la moindre chose l'effraie, il appréhende, et
se croit d'abord aux portes du tombeau; il a repris son train ordinaire et dé-
raisonne selon sa louable coutume. À la cour de Chiaja il n'y a que moi qui
suis toujours souffrante, je crains d'ennuyer tout le monde, je suis sans cela
un être nul dans la société, et depuis que je suis malade je vaux encore moins;
vos nerfs vous font aussi souffrir; que je vous plains! c'est de tous les maux
physiques le pire; tâchez de vous distraire, ne vous abandonnez pas à la
mélancolie, qui est une suite de cette maladie et travaillez sur votre âme, mais
je vous donne là des conseils que, je le sais par expérience, sont difficiles à
suivre; quandon a un coeur sensible on est exposé aux maux qu'il amène, et
qui ne sont point guérissables. — Je conçois que vous trouviez du plaisir à
soigner votre grand-mère : rien n'est plus satisfaisant que de remplir ses devoirs,
tels pénibles qu'il soyent, on ressent toujours une douceur de ce que la con-
science approuve.
Je consentirai volontiers à habiter votre château, à mener une vie solitaire,
il ne me faudrait que quelques heures la matinée dont je puisse disposer, l'oc-
cupation m'est indispensable et un peu de recueillement m'est encore plus
1) La principessa di Wurtemberg-Czartoryska, verosimihnente.
2) Sembra alludere alla marchesa Douglas.
355-
nécessaire. Chaque jour je vois davantage que je ne suis pas faite pour le
monde, ni le monde pour moi ; je suis si détachée de ses plaisirs qui seraient
encore de mon âge, que je m'étonne d'avoir tant vieilli dans l'espace de deux
ans. Je ne sors que pour promener, je vais rarement au théâtre et ne danse
plus, ce n'est pas un voeu, ce n'est pas mauvaise humeur, ce n'est rien autre
que manque de goût pour ce genre de distraction. Quand une fois je me serai
séparée de Caroline, je quitterai tout de bon le monde, c'est à dire la société.
N'allez pas croire pourtant que je songe jamais à être une recluse, je n'en ai
point la vocation. — Caroline se porte mieux que depuis deux ans qu'elle est à
Naples. Elle a repris sa bonne humeur et le cheval a opéré des miracles. Sa
passion du moment est pour un perroquet que Louis lui a donné, son palais
doré embellit beaucoup le salon vert, l'après diner il divertit la société jusqu'au
moment du loto. Vous savez que chaque soir nous jouons au loto comme chez
la princesse Castelfranco, avec la différence que, comme ce n'est pas pour de
l'argent, il n'}' a point de mauvaise humeur. Adieu, chère Thérèse, portez-vous
bien et pensez quelquefois à moi.
Sophie.
CCIX
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
B. XX - P. CLXIX - N. 390. Inedita.
La PRINCIPESSA Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
N. 19 non 20 (sic).
Naples ce 30 d'octobre 1817.
C'est à deux de vos lettres que je réponds aujourd'hui: elles sont
d'une taille raisonnable, celle-ci ne le sera pas autant, car je profite d'un
moment à la dérobée pour vous écrire ; je dois aller ce soir ex officio au
spectacle pour prendre congé du Prince Kaunitz >, qui aime trop l'opéra
pour que je veuille l'en priver; j'ai monté à cheval à peu prés deux
heures, j'ai diné tête à tête avec Louis, il ne me reste, comme vous voyez,
qu'un moment. — Mais je veux bien vous le consacrer, parce que ma
dernière lettre a été bien courte bien sèche et que vous ne méritez pas
1) Il Principe Luigi Venceslaio di Kaunitz (1774-1848), ultimo del suo ramo, era titolare
dell'ambasciata austriaca a Roma. Abbiatico del grande ministro di Maria Teresa, cominciò
appena ventenne il suo cursus honorum e fu ministro d'Austria in varie corti minori prima
di questa sua missione a Roma. Della sua scostumatezza parla a lungo la Bakonne du
MoNTET, op. cit., p.p. 288-89. Cfr. Jean Hanoteau, Lettres du prince de Mettemich à la
comtesse de Lieven, Paris 909, p.p. 215-16 Aveva attirato l'attenzione di Napoleone I, che
ne parlò a sua cugina la contessa di Metternich iprima moglie del cancelliere) una sera
del gennaio 1810, in cui aveva chiamato l'ambasciatrice al suo tavolo di giuoco (Metternich,
Mémoires, cit. t. II, p. 316).
356
que je vous traite si mal. — Au contraire, je suis même très contente de
vous; cependant ne vous avisez pas de me prêcher religion, morale oui
tant que vous voudrez. — Vous me dites que con una testa polonese e
con un'imaginazione del nord son egualmente facili gli estremi, ma im-
possibile il medio. — Croyez-vous que je ne le sente pas autant que vous?
Mais c'est précisément parce que je connais et que je sens les incon-
vénients de cette tête et de ce caractère polonais que je veux tâcher d'y
porter remède. — Vous croyez que j'adopte avec vous un langage emprunté,
et voulez-vous que je monte encore plus une tète déjà assez montée?
Dans la conversation je me laisse entraîner, mais en écrivant je suis beaucoup
plus mesurée et plus maîtresse de moi même. — Si je me fais violence,
vous devez m'en savoir gré, car c'est pour votre bien ; au reste ne croyez
pas que je vous aye jamais dit une chose que je ne pensais pas. — Per-
mettez moi de vous sermoner toujours au risque même de vous ennuyer,
ne m'ôtez pas l'idée de vous être utile, car j'en ai besoin, si vous parveniez
à la détruire, vous me feriez une peine réelle et à vous même du mal. Quant
à ce que vous me dites sur mon injustice à l'égard de ce pays-ci, vous
avez peut-être très fort raison, je le regretterai, cela est possible, mais
je n'y ai pas moins passé de mauvais moments. — Au reste j'ai le tort
d'être souvet très injuste, grondez moi, vous aurez raison. — Vous mêlez
vos vérités de trop de louanges, pourquoi me dire tant de bien de mes
lettres? De la part d'un aussi bon juge que vous, ces éloges flattent trop
mon amour propre; au reste, j'espère vous avoir fait passer l'envie de les
communiquer, je ne vous permets pas même de les laisser à vos héritiers,
plaisanterie à part, si vous vouliez me faire plaisir vous les brûleriez toutes
— non, gardez les, mais n'en parlez jamais à personne. — Vous savez
que le mystère est mou essence, je ne vous croyais pas si communicatif.
— Vous me demandez des détails sur la course du Vésuve, elle n'a point
eu lieu, il a fait un tems affreux depuis trois semaines, la Marquise a été
enrhumée et mon Vésuve est remis à l'hiver. — Vous croyez que je
saurais vous faire un portrait de celle que vous appelez si injustement
sémillante? En vérité je me garderai bien de la juger, car je ne la connais
point assez pour cela; son troisième étage et ses indispositions et ma
paresse, et mon chez moi et mes promenades à cheval et toutes mes oc-
cupations m'ont empêchée de la voir souvent; vous êtes beaucoup meilleur
juge, je m'en rapporte aveuglement à votre opinion, je me permettrai
seulement de dire que je ne la croîs pas absolument naturelle, et cela me
dérange. — Ai-je tort ou raison? Vous m'avez promis des livres, je les
attends avec impatience — cultivez mon esprit, vous ferez fort bien. — Je
lis à présent la vie de Laurent de Médicis, qui me fait connaître à fond
r Italie, je lirai Léon X après *. — Je veux mettre à profit ma solitude, en
1) Allude ai libri del Roscoe. Madame de Stâel, che li aveva letti pochi anni prima, ne
parlava in lettere al Monti. (Giovanni e Achille Moììtì,- Lettere inedite del Foscolo, del
Giordani, e della signora di Stdel a Vincenzo Monti, Livorno 1876, p.p. 313-314).
— 357 —
m'occupant d'une manière utile. — Mettez Lord Byron* à la mode dans le
Nord de l'Italie et faites le traduire, vous l'aimerez à la folie, certainement
il mérite que quelque talent distingué s'en occupe. — Je viens encore de
lire un nouvel ouvrage de lui oii il y a beaucoup de beautés. — C'est
précisément ce qui m'a fait penser à vous en parler, — Comment nos
histoires de spectres vous sont elles parvenues? jusqu'à quel point en
êtes vous informé? A propos d'histoire, je vous prie de ne pas lire celle de
Roselli, il y parle du grand général Jablonowski ^ d'une manière indigne quant
à sa conduite politique et ne dit rien de ses hauts faits militaires, tandis
que c'est lui qui sous Jean Sobieski a repoussé les turcs auprès de Vienne.
— Je ne veux pas que vous ayez des notions aussi fausses sur celui de
mes ancêtres qui a fait le plus d'honneur à la famille; ainsi ne lisez pas
ce mauvais livre. — Quoique vos caractères ne valent pas ceux de Bodoni,
je les lis pourtant avec grand plaisir et je vous prie de ne pas vous saisir
du prétexte de ménager ma vue, je ne sais pas si je me suis habituée à
votre écriture, ou si vous l'avez perfectionnée, tant y a que je m'en ac-
comode fort bien. — Vous avez mené une vie bien tranquille pendant
quelque tems, quelle affaire pour un zta glowa pérégrinomane ! Ne défendez
pas votre passion pour les déplacements, car je ne la tolérerai jamais. —
Veillez-vous toujours? Montez vous à cheval, causez vous beaucoup? Moi
pas du tout, je deviendrai tout à fait stupide ; — nous avons été accablés
de grands diners chez nous et alleurs pour le Prince de Kaunitz, c'est un
homme aimable, mais très mauvais sujet et je n'aime pas ce genre, comme
vous savez. ^ Il a avec lui un jeune homme le comte de Palffy^ qui est bien,'
on aurait pu en tirer parti du tems du ristretto. — Ces messieurs partent ce
soir. — Les Douglas sont partis ce matin. — La Princesse Czar[toryska]
nous quitte la semaine prochaine, que de pertes! Et rien pour les remplacer.
— Il nous arrivera cependant quelques polonais et polonaises, je m'en
réjouis. — Je vous envois le je ne sais pas comment l'appeler, grec,
c'est à vous à le comprendre et à me l'expliquer. Je compte sur votre
perspicacité italienne.— Je vous envois aussi un passage de Goethe* qui
m'a frappé d'autant plus que je l'ai tiré d'un ouvrage où je ne croyais
pas rencontrer des idées aussi morales. — Dites moi ce que vous en pensez
1) Intorno alle prime versioni dal Byron in lingua italiana, cfr. Guido Muoni, La fama
del Byron e il byronismo in Italia, cit. p.p. 8 e seg.
2) Stanislao Jablonowski (1634-1702), generale e senatore nel regno di Polonia, al quale
il re Giovanni Sobieski sembra aver dovuto l'elezione al trono, coronò una vittoriosa carriera
militare col guidare i suoi compatriotti alla riscossa contro i Turchi nel 1683, quando fu
liberata Vienna, e di nuovo nel 1694.
3) Potrebbe alludere al conte Vincenzo Palffy di Erdod, nominato solo nel 18161. R. ciam-
bellano (Almanacco I. R. per le Provincie del Regno lombardo-veneto soggette al governo
di Milano per l'anno 1820, p. 95|.
4) Ecco l'estratto incluso nella lettera della principessa: " L'état du mariage est le principe
et le point de perfection de toute civilisation. Il adoucit l'homme sans éducation, et celui
qu'en a le plus, trouve dans cet état les meilleures occasiones d'exercer sa douceur. Ce lien
doit être indissoluble, car il apporte avec soi tant de bonheur, que chaque malheur isolé n'est
— 358 —
et faites en votre profit. — Vous voyez que je ne perds pas les occasions
de vous ramener à mon but; si je m'y prends mal, sachez moi au moins
gré de l' intention, — Je désire que vous soyez heureux, car vous méritez
de l'être, et je veux pouvoir vous conserver toujours l'amitié que je vous
porte: cela veut dire beaucoup, vous me comprenez. — Écrivez moi tou-
jours souvent et beaucoup. — Czaplic s'est pris d'une belle et grande amitié
pour vous, cela ne pouvait pas manquer. — Adieu, adieu — n'ai-je pas
trop écrit pour une personne très pressée ?
Caroline J.
Dites à votre femme que je lui écrirai la semaine prochaine, je la re-
mercie d'avance pour la musique. — Pardonnez le décousu de ma lettre.
ccx
Archivio Casati-Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
[Novembre 1817.]
Je ne sais, chère Thérèse, par où commencer mes remerciemens. J'en ai
tant à vous faire poar votre dernière lettre qui m'a touché jusqu'au fond du
coeur, et pour la tasse qui me fait un plaisir que je ne saurais vous exprimer.
Votre portrait est assurément ce que vous auriez pu me donner de plus pré-
cieux, ce n'est pas tout à fait vous, mais il vous rappelle et cela me rend déjà
heureuse ; d'après vos ordres je déjeune toujours dans cette tasse, quoique je
tremble chaque fois qu'elle ne se casse. A peine l'avais-je reçue que je l'ai
portée au salon vert, où chacun a dit son avis. Louis prétend que ce portrait
ne vous ressemble pas du tout et qu'il a quinze ans de plus. Caroline est de
son avis, l'Opetaniec le trouve frappant, moi je vous trouve aussi beaucoup
mieux que votre portrait mais j'y vois pourtant quelque rassemblance. Maman,
M.r Menz et St-Clair disent « il y a bien quelque chose, mais elle est mieux ».
Voici dont ce que l'aréopage a décidé; en attendant je suis enchantée d'avoir
le portrait tel qu'il est, et vous en remercie milPe fois. Vous me demandez des
détails sur le jour de la St-Charles, mais Caroline m'a devancée et vous a,
rien en comparaison — Et que veut-on dire par malheur? C'est l'impatience qui s'empare de
nous de tems en tems et alors on se plait à se dire malheureux — Qu'on laisse passer ce
moment et on s'estimera bien fortuné que ce qui a duré si longtems, dure encore — Il n'j' a
jamais de raison sufiisante pour se séparer — La condition humaine est tellement mêlée de
biens et de maux qu'il est impossible de calculer ce qu'un mari et une femme se doivent
réciproquement— C'est une dette infinie que l'Eternité seule peut acquitter — Que l'état du
mariage puisse être souvent incommode, je le crois, mais il est bien que ce soit ainsi — Ne
sommes nous pas aussi mariés avec notre conscience et ne voudrions nous pas quelquefois
nous en débarasser?
Sûrement elle nous gêne bien plus que jamais ne se sont gênés un mari et une femme.
" Goethe ...
— 359 —
je crois, tout raconté. Vous savez que j'ai été en quarantaine dans ma chambre
avec une fièvre d'ortie, j'ai demandé pourtant à Schonberg la permission de
monter ce jour là à diner et pour être restée au salon jusqu'à onze heures je
me suis trouvée mal et le lendemain n'ai pu me lever de mon fauteuil, je suis
à présent sur pied assez bien portante et je veux espérer que ce sera pour
quelque temps, car cet état de souffrance continuelle commence à m'ennuyer.
J'ai laissé là la peinture pour quelques jours et n'ai fait que lire et réfléchir
dans ma solitude. Vous avez tort de croire que la méditation ne me vaut
rien, elle est nécessaire à tout le monde, à moi peut-être plus qu'à une autre.
Ne croyez pas non plus que mon dégoût des plaisirs mondains soit momen-
tané ou provienne d'une emise extraordinaire, je n'yai jamais trouvé de goût,
il est donc naturel que chaque année ils ayent moins d'attrait pour moi ; et
je m'estime heureuse de préférer mon chez moi, mes occupations tranquilles, à
cette vie dissipée qui laisse un tel vide dans l'existence.
Caroline vous aura dit qu'elle a eu de charmans cadeaux, entre autres
une cassette à ouvrage qui est un vrai bijou et qu'elle a reçu de l'Opetaniec;
nous avous diné ce jour là seuls avec S.t-Clair et Gallemberg (sans sa femme) ;
le soir il y a eu le ballet de Duport où Caroline a été. Le lendemain, Ge-
nisseo lui donna un bal qu'on dit avoir été très beau, il dura jusqu'à trois
heures du matin. Caroline se retira après soupe, Louis resta. Une des jolies
danseuses de Naples manqua au bal, c'est Mme Mannesse qui partit deux
jours avant. J'allais oublier de vous dire un beau trait de l'Opetaniec: il voulut
le jour de la St-Charles se distinguer par un trait héroïque et pensa que de
pardonner à ses ennemis était un noble effort digne de sa belle âme ; en con-
séquence il alla chez iMenz (auquel il n'avait pas parlé depuis six mois) pour
se raccomoder avec lui ; ne l'ayant pas trouvé à la maison, il lui écrivit un
charmant billet, en le priant d'oublier le passé ; ce mouvement est d'autant
plus joli que c'est Menz qui avait été l'agresseur. Mais le croiriez vous ? Ce
coeur de glace, au lieu d'être touché d'un procédé pareil, ne lui témoigna rien;
un salut très froid fut tout ce qu'obtint le pauvre Opetaniec qui lui tendit la
main la première fois qu'il le revit, après le billet. J'étais outrée contre Menz.
Qu'ils se trompent ceux qui croyent montrer du caractère en prouvant qu'ils
n'ont point de coeur! Et que je plains ceux qui n'ont jamais connu les peines
d'une âme sensible. Il faut que je vous fasse part des petits changemens du salon
vert, pour que vous nous y trouviez établis tels que nous le sommes à présent;
il y a trois fauteuils de plus, des chaises de moins, le tapis de Baroni au
milieu de la chambre, une grande table ronde dessus, c'est là que nous pre-
nons le thé. La fontaine n'est plus sur une vilaine colonne, mais sur un sup-
port en marbre blanc fixé au mur ; des cyprès grands et petits l'entourent et
forment le jardin de M. Jaco ' qui a le plus beau palais d'or qu'on puisse
imaginer. Il est le grand favori de la reine, mais encore plus du Duc. Adieu,
chère bonne Thérèse, je vous embrasse du fond de mon coeur et vous remercie
encore mille et mille fois pour votre charmant cadeau.
Sophie.
(1 Dev'essere il nome del papagallo. Cfr. la lettera CCVIII.
— 360 —
CCXI
Archivio di Stato di Milano - Proc. dei carbonari
B. XX p. CLXIX N. 160. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfalonieri
Ce 20 Novembre [1817].
Vous aviez pris l'engagement de m'écrire une fois tous les mois ; en
voilà plus de deux que je n'ai vu de votre écriture; vous me devez en
outre une réponse et je ne reçois point de vos lettres. Que dois-je penser?
Que les miennes ne vous intéressent pas, et que vous renoncez à la cor-
respondance qui vous tient le moins à coeur, ne pouvant suffire à toutes
celles que vous avez. — Je regrette vos lettres, elles ont leur valeur in-
trinsèque et étaient d'un grand prix pour moi, qui en goûtant le charme
de votre style y trouvais encore une preuve de votre amitié. — Vous qui
vivez le double de ce que vivent les autres humains, puisque vous ne
dormez jamais, devriez trouver dans les vingt quatre heures de votre journée
un moment pour écrire à une personne qu'autrefois vous comptiez du
nombre de vos amies et qui ne pourra jamais renoncer à ce titre. — Ne
prenez pas tout ce que je vous dis pour des reproches, n'y voyez que
le désir que j'ai de ne pas être effacée de votre mémoire.
Je vous ai parlé dans mes deux dernières lettres des nuages qui
couvraient l'horizon, de l'orage qui, je craignais, se préparait pour fondre
sur le roseau. ' Tout est changé depuis, les nuages ont disparus, le ciel
est serein, et le roseau agité et abattu s'est relevé; la foudre aura donné
ailleurs, mais n'a point occassionné d'incendie. Voilà les phénomènes
de la nature à Naples, que se passe-t-il à Milan? Je crois que vous y
gelez, et votre coeur avec. — Vous saurez peut être par ma soeur que j'ai
été assez longtems malade, et que pendant douze jours je n'ai point quitté
l'entresol verdelet; durant cette quarantaine je me suis distraite en lisant
les poésies de Monti, qui me plaisent infiniment. — L'entusiasmo melanconico
a été bien goCité par moi dans ces moments, car j'étais fort abattue ; ce-
pendant la pièce de vers sur la mort d'Ugo Basseville me paraît un des
plus beaux morceaux. Je vous suis bien reconnaissante de m'avoir procuré
la connaissance de cet auteur qui m'a fait passer plusieures heures fort
agréablement. 11 m'est doux de vous les devoir.
J'ai acheté dernièrement les Rime del Cardinale Bembo et celles de
Vittoria Colonna. — Vous, qui avez lu tout ce qu'a jamais été écrit depuis
la création du monde, connaîtrez sûrement ces deux ouvrages; je tenais à
les lire, parce que tout ce qui a rapport au siècle des Médicis a un intérêt
particulier pour moi ; Bembo joua un assez grand rôle pour rendre ses
écrits intéressants. Un autre motif me determina encore à lire les poésies
1) Il roseau dovrebbe essere la principessa Carolina Jablonowska. Cfr. la lettera CXCV.
— 361
de Vittoria Colonna; épouse du fameux Pescaire, sensible à la perte de
ce grand homme, elle dévoua le reste de sa vie à ses regrets et écrivit
non pas pour passer à la postérité, mais pour honorer la mémoire de son
époux; la circonstance qu'elle écrivit presque toutes ses poésies à Ischia
ajoute encore quelque chose à mon intérêt. — Je n'ai point encore com-
mencé les fables de Pignotti^: à vous dire franchement ce n'est point un
genre que j'aime, je préfère la morale qui n'est point déguisée, elle fait
plus d'impression. — Mon coeur reçoit avec plaisir et reconnaissance les
bons avis mais il faut le toucher. — Si vous lisiez l'anglais je vous con-
seillerais un livre que je viens d'achever, c'est: Un séjour en Belgique et
une description du champ de bataille de Waterloo le lendemain de la bataille,
écrit par Lady Lamb*; elle a mis beaucoup de sensibilité dans ses relations
et cet ouvrage est d'un grand intérêt. — On écrit à mon avis trop peu
sur les évènemens du moment, et nous sommes mieux instruits des détails
de la bataille de Marathon, que des batailles qu'ont décidé de notre sort
et qui ont changé la face de l'Europe. Je ne conçois pas pourquoi de
tout temps on s'est plus occupé du passé que du présent. Notre siècle est
un des plus marquans dans les fastes de l'histoire, mais on n'en conviendra
que dans le siècle à venir; — comment Byron n'a-t-il pas encore chanté
les héros de l'Angleterre? Qui peut être plus digne de sa muse? qui peut-il
inspirer plus d'enthousiasme à un anglais que Wellington que toute l'Europe
admire^? mais Byron ne choisit ordinairement que des sujets où il peut se
peindre lui même. Son dernier ouvrage, la tragédie de Manfred * est son
histoire, c'est un homme dévoré de remords, inquiet, que rien n'attache, qui
voudrait se fuir et que la conscience poursuit; comme oeuvre dramatique
cela ne vaut rien, mais il y a des pensées sublimes, des vers d'une grande
beauté. — je m'aperçois que je vous ai écrit quatre pages sans vous dire
un mot qui peut vous intéresser, pardon, je ne sais comment je me suis
lassée entraîner. — Vous voulez toujours avoir des nouvelles du salon vert
et je ne vous en ai point encore donné, mais je crois que ma soeur vous
tient au courant; d'ailleurs il ne s'y passe rien, on prétend que l'hiver nous
aurons beaucoup de polonais, et d'anglais, mais pour le moment notre
1) Lorenzo Pignotti, fisico e storico toscano (1739-1812).
2) Non pare possa trattarsi della famosa Lady Caroline Larnb che, dopo esser stata
amata da Lord Byron, si vendicò di lui scrivendo un romanzo a chiave " Glenarvoii „; forse
di sua cognata Mrs George Lamb.
3) Queste parole della contessa Woyna sembrano peccare di ingenuità, se si pensa
all'opposizione in cui Lord Byron fu troppo sovente colle tradizioni e colla vita collettiva
dei suoi compatriotti. Si osservi che il sentimento nazionale degli inglesi era allora, dopo
la diuturna lotta contro Napoleone I, più ardente e geloso che mai, facile ad adontarsi di
chi, non pure vi contrastasse, ma vi restasse anche solo relativamente indifferente come
p. es. il Lamb, il cui biografo ha raccolto preziose testimonianze di questo stato d'animo predo-
minante in Inghilterra neg'i anni seguenti al 1814 (E. V. Lucas, The life of Charles Lamb,
London 1906, vol. II, pp. 57 e seg.) La contessa Woyna, consapevole di questa unanimità
formidabile del patriottismo inglese, era lontana dal supporre quanto il Byron se ne scostasse.
4) La prima edizione del Manfredo è appunto del 18l7.
— 362 —
société n'a pas beaucoup augmenté, il est arrivé dernièrement le neveu
et le cousin du marquis S.t Clair, ce sont deux parisiens très bien de
figure, très causants, très polis, très français en un mot et qui sont du
premier moment devenus des habitués, à titre de parents de notre cher
grand chambellan. Il ne passent qu'un mois ici — Je ne sais si vous
connaissez le ministre d'Hollande Borell, il lui a pris la fantaisie de donner
un bal pour faire danser les anglaises, qui ne savent plus faire autre
chose; ce bal était fort joli, il avait aussi bonne façon qu'un bal donné à
Naples peut l'avoir. — Caroline et moi n'avons point dansé, vous savez
que nous avons renoncé à ce plaisir. — Adieu, cher comte, je m'aperçois
que j'ai trop bavardé avec vous et qu' il est temps de finir, d'autant plus
que je ne vous ai dit rien qui vaille. — Bien des tendresses de ma part
à votre femme.
Sophie Woyna.
CCXII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 27 Novembre [1817].
Pardon, chère Thérèse, si je ne vous écris aujourd'hui qu'un mot, mais je
ne puis tarder plus longtemps à vous remercier pour votre charmante lettre
et n'ai pas un instant à moi ; le peu de moments dont je puis disposer sont
employés à faire un tableau que je dois finir en huit jours. Bassi me l'a laissé
à cette condition. - Vous savez par Caroline que notre société a augmenté,
que nous voyons tous les soirs les neveux de S.t Clair, le prince Charles Lich-
tensteinl, sa mère^ et la comtesse Manderscheid, ^ une bien bonne connaissance
1) Probabilmente il principe Carlo Francesco (1790-1865), che serviva nell'esercito austriaco.
Era allora capitano degli ulani e doveva comandare reggimenti scelti di cavalleggeri e di
ussari (Nostiz,, e "Re di Prussia,,), poi una brigata di cavalleria a Vienna fino alla sua
nomina a Tenente Maresciallo (1844). Divenne anche generale in capo di tutta la cavalleria
dell'impero. Fu uno dei maggiori maestri o, per dir cosi, virtuosi dell'equitazione, in un
tempo che ne ebbe molti, non ultimo Federico Confalonierì. Prima di morire vide l'instau-
razione del regime costituzionale nell'impero ed ottenne un seggio ereditario nella camera
dei signori. Sposò nel 1819 la contessa Francesca Wrbna (1799-1863) Questo Liechtentein
è probabilmente il medesimo che col conte Felice Woyna e altri gran signori della corte
austriaca prese parte ad un celebre torneo dato in onore dei sovrani radunati in Vienna
per il congresso del 1815. Cfr. C.te A. de la Garde Chambonas, Souvenirs, cit. p. 155.
2) La principessa Lichtenstein, madre di Carlo Francesco, era Marianna, figlia del principe
Francesco Antonio di Khevenhuller Metsch. Aveva sposato il principe Carlo-Borromeo
Francesco (1765-1795), direttore della Cancelleria di gabinetto dell'imperatore Leopoldo II.
ucciso in duello dal barone Weichs.
3) Verosimilmente una contessa di Manderscheidt-Blankenheim, della famiglia a cui
appartenne l'arcivescovo di Praga noto per aver favorito in Boemia contro Maria Teresa la
causa di Carlo VII di Baviera.
— 363 —
à nous et que nous avons revue avec bien du plaisir; on nous promet encore
un grand renfort. — Les deux messieurs français font les jolis coeurs auprès
de Caroline, ils sont aussi français qu'on peut l'être surtout M.r de Puy Ségur';
ce sont des phrases des complimens â perte de vue. Ah! que je n'aime point ce
genre, qu'il prouve peu de sentiment ! M.r Salperwick ^ semble aimer beaucoup
son oncle, qui est parfait pour tous les deux. On n'est réellement pas meilleur
que le marquis, quel caractère charmant, quelle égalité, quelle constance en
amitié ! je suis fâchée que vous ne la connaissiez pas davantage. Gallemberg
fait toujours son bonheur quoique ce pauvre Opetaniec ait bien changé, depuis
le retour de sa femme, il est souvent fort pensif et fort triste ; je crois qu'elle
trouble son repos. Caroline continue ses promenades à cheval, c'est à présent
la passion dominante, elle ne manquerait pas un jour pour tout l'or du monde.
Je trouve que cet exercice lui fait beaucoup de bien à la santé mais la fait
pourtant maigrir. Adieu, chère Thérèse, pardon encore une fois de vous écrire
une lettre si courte, mais ce n'est point de ma faute; je vous embrasse de tout
mon coeur.
Sophie.
Mille compliments à votre mari.
CCXIII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 402. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 27 de Novembre [1817].
Que vous êtes paresseux! En vérité si je ne devais pas vous remercier
pour le paquet que j'ai reçu de vous l'autre jour, vous ne verriez pas de
mon écriture cette fois-ci. — Il se passe un mois et plus entre mes lettres
et vos réponses. — Quel est donc le pays que vous habitez ? Je vous
croyais en Italie, à Milan ; n'y seriez-vons plus par hasard ? J'ai reçu il y
a 8 jours votre petite lettre de mauvaise humeur en réponse à ma gronderie.
1) Forse questo marchese de Puy Ségur è il medesimo di cui si tratta in parecchie
lettere di Madame de Maltzam alla C.ssa d'Albany. (Pélissier, op cit., p.p 12, 34, 67).
Potrebbe anche trattarsi del conte Paolo di Puysegur che, colle contesse James e Fritz de
Pourtalès più sopra ricordate, partecipò a una quadriglia in costume in un ballo della Du-
chessa di Berry, che ebbe luogo neppur due mesi dopo (gennaio 1818^. Cfr. de Castellane,
Journal, cit. t. I, pp 349-50. Era capitano delle guardie del corpo del conte d'Artois e mori
nel 1820 (de Castellane, ibidem, pp. 392 e 400).
2) I Salperwick hanno titolo di marchesi di Grigny (Rietstap, Armorial Général,
Gonda 1887. t. II, p. 661). Un colonnello Salperwick comandava l'S" reggimento di linea a
Clermont-Ferrand nel 1830, quando, immediatamente dopo le giornate di luglio, le truppe
rifiutarono di tener testa alla rivolta ed il gen. de Sainte-Suzanne, commosso da quello
spettacolo, si uccise per timore di non saper farsi obbedire (De Castellane, Journal, cit.
t. II, p. 360; Sers, Mémoires, cit. p. 231).
— 364 —
— Nous avons eu raison de nous fâcher tous les deux, mais vous voyez
que je n'ai pas tardé à faire la paix. — Il y a aujourd' hui quatre semaines
que je vous ai adressé une épitre toute pacifique, toute douce, toute bonne,
dans la quelle même je vous loue; mais vous ne prenez pas la peine d'y
répondre. — Ne voilà-t-il pas que je commence encore par vous sermonner?
mais c'est qu'on n'en finit jamais avec vous, au lieu de vous dire, comme
je voulais, que le gratcik^ que vous m'avez envoyé est la plus jolie chose
du monde — on n'a encore rien vu de pareil à Naples, tout le monde
l'admire. — Le petit grand écuyer est bien touché de votre souvenir, le
casse-tête, car c'est ainsi que ce jeu s'appelle, a fait grande fortune, il en
arrange toutes les figures merveilleusement, il n'y a que moi qui sois trop
bête pour en faire une seule. — J'ai reçu aujourd'hui une lettre de notre
pomme de discorde, le G. Czaplic; il est encore à Milan, il ne me parle
pas de vous, vous ne m'avez plus parlé de lui, vous aurais-je brouillés par
hasard? j'en serais inconsolable. — Notre hiver va così così, il y a encore
très peu de monde. — Les spectacles sont arrangés à la mode de Milan,
un ballet pour commencer, un acte d'opéra et encore un autre ballet pour
finir. — Je n'aime pas toute cette danse, mais, comme je ne sais pas trop
ce qui se passe sur la scène, cela m'est assez égal. - Notre société est
augmentée du neveu, et du cousin de S.t Clair, que j'appelle ses enfans
pour ne pas entrer dans tous les détails de la parenté. — Ils sont bien
l'un et l'autre, le cousin a la figure tout à fait polonaise, mais j'aime mieux
le neveu, il a plus d'esprit et de solidité ; au reste n'allez pas leur faire
mes confidences. — Ils passeront par Milan à leur retour qui est très
prochain, je leur donnerai une lettre pour vous, mais j'aime mieux vous
les faire connaître d'avance. — Ils paraissent contents de Naples, ils sont
arrivés dans un bon moment, il faisait beau, ils ont vu un ou deux bals,
des cercles à la cour, spectacle illuminé, tout cela leur a donné bonne
opinion de nous. — Nous avons en outre une Princesse Lichtenstein et
son fils — La Princesse voyage pour sa santé; une des ses amies que je
connais beaucoup de Vienne l'accompagne. — Le fils est un frère d'armes
de mes frères ^, un bon garçon qui est chez nous comme l'enfant de la
maison. — Nos soirées sont devenues plus nombreuses, la cheminée, le
thé nous ont fait reprendre nos anciennes habitudes, mais, pour celle de
veiller outre mesure, tout le monde s'accorde à dire que cela me ferait
du mal. — L'Opetaniec nous voit moins quoiqu'il vienne toujours le soir,
mais il y a venir et venir. — Nos leçons de musique ont fait place aux
Ì) Parola polacca forse mal scritta. " Gra „ significa giuoco, " geat „ suppellettile.
2) I fratelli della principessa Carolina che percorsero la carriera militare in Austria furono :
il conte Felice Woyna (17881857), che nel 1816 era tenente colonnello austriaco e raggiunse
il grado di tenente maresciallo; Maurizio andato a riposo come colonnello; ed Edoardo, ca-
pitano di cavalleria, poi diplomatico ricordato in lettere di Pozzo di Borgo al conte di Nes-
selrode Polovtsoff, Correspondance diplomatique des ambassadeurs et ministres de
Jiussie en France et de France en Russie avec leurs gouvernements de 1814 à 1830, S.t
Pétersbourg 1902, t. I, p.p. 271, 291). Mori anch'egli tenente maresciallo.
— 365 —
promenades à cheval et puis j'en avais assez; — il n'y a plus de scènes,
plus de mauvaises humeurs; — il déraisonne que c'est un plaisir; — c'est
un genre nouveau pour nos deux français mais il ne laisse pas que de
les amuser beaucoup, ils lui trouvent de la grâce et de la gaîté. N'aurons
nous point de Milanais cet hiver? Ils nous manquent beaucoup. C'est
depuis votre retour que le goût des voyages a passé dans votre pays; vous
aurez dit du mal de Naples à vos compatriotes. — N'admirez vous point
combien cette lettre est insignifiante? c'est votre faute, si vous n'alimentez
pas notre correspondance elle languira ou plutôt périra tout à fait. — Je
vous ai envoyé dans ma dernière lettre un extrait de Goethe et mon
logogriphe grec, mais je ne sais pas ce que vous en pensez, — Peut-être
vous ai-je donné trop de besogne et c'est pour cela que vous ne m'avez
pas répondu. — Dans tous les cas vous méritez toujours des reproches. —
Votre éducation me coûte une peine infinie, il faut vous gronder sans
cesse. — Adieu, monsieur le comte, puisque vous n'aimez pas cette con-
clusion, je veux que vous en jouissiez en plein.
Que dites vous de la mort de la Princesse Charlotte'? pour moi qui
ne donne pas dans la politique je déplore le sort de deux époux qui
s'aimaient beaucoup, qui étaient heureux, chose si rare en ménage. —
Savez vous que Papafava ^ a épousé la petite Fiano ? la Princesse Czar-
[toryska] a assisté au mariage : — 17 ans et une jolie figure, cet homme
est trop heureux.
Caroline J.
1) La principessa Carlotta (1796-1817), figlia del principe di Galles e della troppa famosa
principessa Carolina aveva sposato Leopoldo di Coburgo-Gotha, poi re dei Belgi, Dopo
un'infanzia ed un'adolescenza funestate dai dissensi sempre più inacerbitisi fra i suoi ge-
nitori ed un fidanzamento, rotto anche per ragioni politiche, col principe Guglielmo d'Orange,
la giovinetta, perseguitata dal padre ed assai più affezionata alla madre, aveva sposato nel
1816 il principe Leopoldo, ma morì mettendo al mondo un bimbo morto il 5 novembre 1817.
Enorme fu il cordoglio nazionale per questa fine immatura dell'erede presuntivo della corona
inglese. Per le fugaci gioie domestiche della principessa e la sua tragica morte, vedasi la
biografia del barone Stockmar, medico e segretario del principe Leopoldo in Sir Theodore
Martin, Monographs, London 1906, p.p. 281 e seg.
2) Il conte Papafava dei Carraresi, di chiarissima schiatta padovana.
— 366 —
CCXIV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 408. Inedita.
La Principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 4 de décembre [1817].
Oui, vous avez la tête trop montée, car vous avez été trop content de
ma lettre. — Je ne veux pas détruire votre exaltation comme vous m'en
accusez, la chose serait d'ailleurs impossible, mais je veux que vous en
fassiez toujours un bon usage. — C'est à cela que je veux mettre tous
mes soins et c'est dans cette vue que j'ai accepté au moins en partie la
tâche bien difficile de vous guider, que vous m'avez confiée vous même.
— Jusqu'à présent j'ai été, je peux le dire, recompensée de mes soins, mais
veillez sur vous même, je vous en prie. — Songez que vous avez aussi
une grande responsabilité et que vous me devez compte de tout ce qui
pourrait me déplaire ou me faire de la peine. — A présent je vais à la
hâte répondre à votre lettre article par article. — Comment se fait-il que
vous ayez pu prendre mon portrait pour le vôtre? Il y a bien des
choses dans lesquelles je voudrais vous ressembler, mais je n'aurais
pas cru qu'un italien et une femme du Nord puissent être d'une ressem-
blance à s'y tromper. — C'est Menz qui s'est amusé a me traduire en
grec, il m'accuse, comme tout le monde au reste, d'avoir des manies et
c'est en les rassemblant toutes, qu'il a fait ou cru faire mon portrait. —
Ceci vous donnera la clef de ce qui était une énigme pour vous. — Je ne
connais pas les livres quevous me citez; ainsi vous pouvez me les envoyer
en toute siireté, car vous voyez que je suis d'une ignorance crasse, ce-
pendant pas ignorante au point de ne pas connaître la phantasmagoric
dent vous vouliez vous faire tant d'honneur auprès de Sophie et de moi. —
Sachez que nous connaissons ces découpures depuis si longtemps que nous
les avons déjà tout à fait abandonnées. — Je veux un peu rabattre votre
caquet et vous prouver que Naples n'est pourtant pas tellement au bout
du monde que vous le croyez depuis que vous êtes dans votre Milan. —
Les fils de S.t Clair qui nous arrivent tout fraîchement de Paris sont
étonnés de nous trouvei tellement au courant. Ceci vous donnera, j'espère,
du respect pour moi. — J'ai 28 lettres de vous, si vous voulez que je
sois bien franche je vous dirais qu'il devrait y en avoir 29, mais j'ai brulé
celle que vous m'avez écrit en arrivant à Rome, vous savez que je vous
ai dit dans le temps que je n'aurais jamais voulu la recevoir, c'est à vous
à veiller à leur sûreté à l'avenir.
Caroline J,
Je ne vous fais pas grâce de votre commentaire sur mon extrait de
Goethe.
— 367 —
ccxv
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 396. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
10 décembre [1817].
Je vous recommande les enfans de S.t Clair, mettez vous en frais pour
douze heures seulement, ils n'en passeront pas davantage à Milan. — Je
vous envois un gobelet fait exprès pour un pérégrinomane comme vous;
cela prend très peu de place et est très commode en voyage.
Voyez un peu comme je flatte vos goûts, même ceux que je déteste
le plus et comme je vous gâte! — Je désire que vous ne connaissiez pas
encore cette invention, mais dans votre Milan on connaît tout. — Je
voulais faire mettre votre chiffre en lettres gothiques sur le gobelet, mais
on me l'a apporté trop tard, il n'a été achevé que ce matin.
Caroline J.
Occupez vous de nos protégés; — faites leur tout voir en douze heures.
v: Comte Frédéric Gonfalonieri
CCXVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Il marchese Salvo di Pietraganzilli
A Teresa Gonfalonieri Gasati
Palerme le 12 Décembre 1817.
Madame la Comtesse,
Le nouvel an arrive, et je ne sais pas où vous trouver pour vous le souhaiter
de tout mon coeur. Votre mari est certainement disparu d'Italie; car mes lettres
le cherchent partout, et il ne se fait jamais pêcher. Il y a plus de quatre mois
que je n'ai plus de ses nouvelles, et la même plainte je l'entends souvent de
mon cher Airoldi '. Serait il allé par hasard sonnambuler à Londres, à Paris, à
Pétersbourg, à Constantinople ? car il est capable tout éveillé qu'il est [de] partir
1) Don Cesare Airoldi, cavaliere gerosolimitano, della patrizia famiglia milanese, appar-
teneva al ramo trapiantato in Sicilia, senza aver mai rotto i legami colla Lombardia (cfr.
la nota 3 a pag. 237). Secondo il D'Ancona, Carteggio di M. Amari, cit. vol. Ill, p 7, gli
Airoldi erano imparentati coi Confalonieri. Certo Cesare, nato in Palermo nel 1774, era stato
368
à deux heures du matin pour quelque grande expédition. J'espère pourtant
qu'il ne vous a pas laissée, toute seule à Milan; car il mériterait bien alors
des reproches pour avoir manqué à sa parole envers moi. Enfin je ne pourrai
former aucun jugement tant que je n'aurai le bonheur de recevoir de vos lettres
et des nouvelles de votre adorable personne. Cette dernière phrase est un peu
orientale; mais avec vous je ne saurais trouver d'autre mot que celui qui
touche à l'adoration; car il convient à tous les cultes. Et, comme avec vous il
faut être aussi bon catholique pour vous exprimer les sentiments que vous
inspirez, je me mets ainsi à l'abri de tout reproche.
Ma santé est presque rétablie, et ce presque me donne l'espoir de vous
revoir le printemps prochain.
On m'écrit de Naples que l'on s'ennuit à perir. Quant à nous autres, nous
nous amusons assez ici dans les petites coteries, où l'on me fait oublier les
malheurs de la convalescence. Je finis pour ne pas vous rendre mes lettres
importunes, et vous prie de m'apprendre avec votre amabilité ordinaire que
vous agréez l'assurance de ma parfaite considération, avec laquelle j'ai l'honneur
d'être
Votre Salvo.
v: A Madame
Madame la Comtesse Thérèse Confalonieri
Milan
allievo dell'università pavese. Ritornò in Sicilia quando questa accoglieva per ben due volte
i Borboni cacciati da Napoli e si sforzava di foggiare il regno con norme di libertà e di
autonomia Cfr. Domenico Zanichelli, Studi di storia costituzionale e politica del risor-
gimento italiano, Bologna 1900, p.p. 384 e seg.). Quando nel luglio 1813 fu aperto il nuovo
parlamento siciliano, eletto in conformità della costituzione riformata l'anno precedente,
l'Airoldi fu proposto dal principe di Castelnuovo, capo della maggioranza ministeriale,
come presidente della Cam ra dei Comuni e trionfò contro il candidato dei giacobini Ga-
spare Vaccano; ma si dimise, contemporaneamente al principe di Villafranca, presidente
dei Pari, quando il Castelnuovo, perduto il favore del parlamento, lasciò il potere. (Pal-
mieri, op. cit., p.p 183 e 194). Godette della fiducia di Lord Bentinck, ma, nel nuovo mi-
nistero costituzionale temperato, sorto sotto l'egida del Bentinck nell'autunno del 1813, esitò
a lun^-o prima di accettare il portafoglio dell'interno al quale era designato. Le elezioni
del nuovo parlamento si fecero obbedendo all'impulso dato dalla segreteria dell'interno,
diretta dall'Airoldi, colle nomine dei presidenti dei collegi e con un'azione ent-rgica, seb-
bene contenuta nei limiti concessi dalla costituzione. 11 funesto ritorno di re Ferdinando al
potere, l'anno seguente, ebbe come immediato effetto la rimozione dell'Airoldi, che ormai
seguiva il partito del principe di Belmonte, dal ministero dell'interno Soffocata dal re,
colla connivenza del Castlereaghi e di Guglielmo A' Court, la secolare libertà siciliana,
(cfr. Palmieri, op. cit.; Mse Vincenzo Fardella di Torre Arsa, Ricordi su la rivolueione
siciliana, Palermo 1887 pp. 4 e seg l'Airoldi lasciò l'isola nativa, per' non farvi piìi ritorno.
Si recò in Francia, poi in Toscana, ove prese stabile dimora, attendendo allo studio delle
scienze naturali. Mori a Firenze il 28 dicembre 1858.
— 369 —
CCXVII
Archivio di Stato di Milano - B. XX - P. CLXIX
N. 381. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples le 28 décembre [1817].
Pour suivre ma nouvelle méthode di quel fatale alternare di una
buona ed una cattiva lettera je devrais cette fois-ci vous gronder, mais
je suis trop juste pour le faire sans raison et je ne veux pas finir l'année
en vous faisant de la peine, d'autant plus que vous ne le méritez pas. — 11
est heureux que mes deux lettres vous soient parvenues en même tems,
sans quoi peut être nous nous serions de nouveau disputés. — Vous avez
bien fait de calmer la vostra troppa esaltazione, mais je ne veux point
de vos distinti ringraziamenti etc. Je suis difficile, mais cependant je vous
connais assez pour croire, sans que vous me le disiez, qu' un petit souvenir
de ma part ne peut que vous faire plaisir; ainsi vous n'avez pas besoin
de vous expliquer là dessus. — Si vous aviez l'esprit moins mal tourné,
vous auriez pu attribuer la rébellion, comme vous l'appelez, des fils de
S.t Clair aux prétentions favorables qu'on leur a donné de Milan ici, tout
comme vous faites le contraire, mais vous voulez prendre le mauvais
côté de chaque chose et vous avez tort surtout quand il s'agit de nous.
— Pourquoi me trouvez-vous quelquefois si raisonnable et d'autrefois si
peu? Le portrait' ne peut pas me ressembler, trouvez vous — sarà, mais
cependant tout le monde est convenu de m'attribuer les goîits ou plutôt
les manies dont il est composé. — On peut bien être raisonnable par
raison et avoir des inclinations un peu extravagantes: comprenez-vous
cela? C'est précisément ce qui m'arrive continuellement, aussi suis-je plus
souvent aux prises avec moi même qu'on ne le croit. — Je suis bien aise
que vous soyez bien avec le Général Czaplic, vous êtes fait pour vous
comprendre et vous estimer: je prétends par là faire l'éloge de tous les
deux. — Tâchez de le voir le plus que vous pourrez, je vous en prie,
rendez-lui le séjour de Milan agréable. — Grondez — le de ce qu' il ne
m'écrit pas et dites moi, ou bien qu'il me dise lui même, ce qui le dé-
termine à rester dans votre capitale. J'en suis jalouse pour Naples; puisqu'il
a, à ce qu'il parait, son hiver à sa disposition, pourquoi ne pas nous le
donner? Je vous permets de lui lire cet article de ma lettre. — Vous
voyez que je réponds à la vôtre point par point.
Vous vivez à ce que vous dites in timore et tremore, cet état vous est
salutaire, je ne veux que votre bien, ne devez vous pas craindre de me
1) Allude all'indovinello greco di cui s'è parlato precedentemente. (V. la lett. CCIV).
24
— 370
déplaire? Au reste je vous le repète je suis très contente de vous, continuez
toujours à suivre la même route quoiqu'il puisse \^ous en coûter. — Vous
voulez savoir pourquoi je ne vous parle plus de Louis, de mon intérieur etc.
D'abord je ne veux point que vous croyez que vous avez démérité ma
confiance; je vous assure que je ne me suis jamais repentie d'en avoir
eu en vous, et, qu'au contraire, comme l'estime que vous m'aviez ispiré a
beaucoup augmenté, ma confiance doit suivre la même proportion, et je
serai plus disposée à vous en donner des preuves à présent qu'il y a
huit mois. — Mais vous savez que je n'aime point à parler de mes rap-
ports avec Louis, encore moins à en écrire, ce que vous en avez sçu m'a
échappé dans des moments d'impatience, vous m'avez rendue comunica-
tive sur un sujet que j'évite toujours avec le plus grand soin. Je voudrais
perdre le souvenir de tant de choses qui m'ont fait de la peine, je ne
veux point avoir le tort de me plaindre de mon mari, car c'en est un
bien grand à mes yeux; je me reprocherais bien plus de vous en avoir
parlé à coeur ouvert, comme j'ai fait, si je n'étais pas convaincue que tout
ce que je vous en ai dit, loin de lui nuire dans votre esprit n'a pu que vous
donner la juste mesure de ma faiblesse et de la bonté de son caractère;
— ses fautes doivent vous paraître très légères, le tort est de mon côté
de courir après une perfection imaginaire qui ne peut exister. — Vous
avez toujours pris son parti contre moi même et c'est ce qui m'a donné
bonne opinion de vous; vous l'avez excusé, vous avez cherché à me calmer
et c'est ce qui a encouragé cette confiance que je ne vous retirerai jamais.
— Je conçois cependant que vous désirez avoir quelques détails sur notre
situation actuelle puisqu'en effet les circonstances ont changés depuis deux
mois ^ — Elles ont changé pour Louis, mais dans notre intérieur tout est
sur le même pied que toujours, je ne dirais pas pourtant que l'hiver
dernier; — Louis n'a été ni triste, ni de mauvaise humeur dans le moment
décisif, il n'a point changé ses habitudes, il sort le matin et rentre pour
monter à cheval ou sortir avec moi, ce qu'il faisait tout de même alors.
— Nous dinons ensemble, le soir il fait les frais de la conversation, il
est plus aimable, plus gai et moins préoccupé. En tout son humeur est
plus égale. 11 va au bal, à l'académe et je dois convenir qu'il s'est très
bien conduit dans cette occasion. Nous sommes comme toujours très bien
ensemble, il est rempli de soins et d'attentions pour moi, et ses bons
procédés augmentent à mesure que la tendresse diminue. — Au reste, je
ne me fais aucune illusion sur l'avenir, son caractère ne peut changer
non plus que le mien, ce qui a été sera encore, je devrais m'y habi-
tuer, s'il était possible de s'habituer à ce qui doit toujours faire de
la peine; car enfin envisagez les choses sous tel point de vue qu'il
1) Vuole probabilmente alludere alia partenza di qualche cantante, a cui, secondo il solito,
si sarà dedicato il principe Jablonowski; cfr. la lettera CXCV e ciò che dice il Beyle della
relazione del principe colla Colbrand, poi sposata dal Rossini (Paupe et Chéramy, op. cit.
II p.p. 164 e 195).
— 371 —
vous plaira, de perdre ou de partager le coeur d' un mari est fort
triste. — A présent que je vous ai amplement parlé de moi, permettez
moi de vous parler de vous même. — Pourquoi êtes vous si triste, quel
sujet avez vous d'être mécontent des autres et surtout de vous même?
Expliquez vous là dessus, il y a longtemps que vous ne m'avez rien dit
de vous, et j'exige confiance pour confiance. Je conçois que l' inaction vous
soit pénible, vous êtes l'homme du monde qui auriez le plus besoin d'agir
et qui agiriez le mieux; pourquoi n'êtes vous pas à même d'employer vos
ressources et vos talents? Tâchez de lui trouver un but, et bientôt vous
retrouverez la forza e l'ardir primiero. — Surtout ne soyez point addolorato.
Je ne vois pas du tout que votre tête aye besoin d'être excitée à l'exaltation
mais vous êtes découragé. — J'attends avec impatience les livres que vous
m'avez envoyé et la traduction que vous me promettez de Manfred. Qui
est-ce qui vous l'a expliqué? Comment avez-vous eu l'original? Vous avez
raison d'alimenter mon esprit car, je vous le répète encore, je deviens
stupide; à force d'entendre et de dire des riens, je ne sais plus ni penser
ni parler. — Vous me trouveriez sous ce rapport bien changée. — J'accepte
avec plaisir votre soumission et la promesse de votre docilité, c'est une
tâche difficile que celle de vous gouverner; je ne m'en croirais pas capable
si je n'étais persuadée que la pureté des intentions peut tenir lieu d'ha-
bileté. — Calmez encore pour le moment cette fureur de voyager, nous
verrons dans la suite. — Je ne vous prescris aucune formule pour l'année
prochaine, je ne veux point vous gêner en tout, je ne fais usage de mon
despotisme que dans des cas urgens. — Je vous prie pourtant de me
conserver votre amitié à laquelle je mets un bien grand prix; c'est un
bien dont je veux surtout m'assurer pour l'avenir, je sais l'apprécier à sa
juste valeur, car vous ne la donnez ni ne la retirez facilement. — Je crois
que sous ce rapport vous me jugez comme je vous juge et que je n'ai
pas besoin de vous faire aucune protestation.
Je ne crois pas devoir non plus vous dire que je désire que vous
soyez heureux; je crois vous avoir donné assez de preuves de l'intérêt
que je vous porte, pour que vous n'en doutiez pas.
Rendez moi justice à cet égard et commencez Tannée en me faisant
amende honorable pour tant de fois que vous m'avez accusée injustement.
— J'ai fini celle-ci en vous faisant ma profession de foi.
Caroline J.
— 372 —
CCXVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce le'' er Janvier [1818].
Puisse cette année, chère Thérèse, vous porter bonheur et n'être marquée
par aucune peine, c'est ce que mon coeur souhaite bien ardemment. — Nous
nous reverrons dans le courant de l'année et qui sait si Caroline ne nous accom-
pagnera pas à Milan ? D' après les bruits qui courent, il paraît que son séjour
ici ne se prolongera plus longtemps, nous irions alors ensemble voir les lacs
et cette partie serait bien préférable à celle de Pestum: il nous faudra d'autres
bagues encore. — Vous ne sauriez croire l'idée favorable que j'ai de la Lom-
bardie; le Général Czaplic préfère de beaucoup votre pays au royaume de Naples.
— Je ne puis parler de la nature dans le Nord de l'Italie puisque je n'y ai pas
été, mais pource qui est des ha bitans on ne peut les comparer: les milanais, je
le répète toujours, sont ce qu'il y a de mieux; dernièrement encore nous avons
vue une de vos compatriotes. Madame Belgiojoso ' qui m'a beaucoup plu ; la
manière dont nous avons fait connaissance était bien extraordinaire et pourrait
figurer dans un roman. Elle avait été deux fois le matin chez Caroline sans la
trouver; ma soeur et moi allâmes alors lui rendre visite, elle nous reçut, nous
montâmes et la trouvâmes en larmes, ses cheveux étaient en désordre et je lui
trouvais un air fort intéressant, elle nous dit qu'elle avait eu le projet de passer
quelques semaines à Naples, mais qu" une lettre qu'elle venait de recevoir et qui
lui annonçait que son père était mourant l'avaient décidée à partir ce jour même
et elle demanda à ma soeur de lui procurer un passeport; — sa situation
m'attendrit car j'avais passé par le malheur dont elle était menacée, et une
conformité de peines rapproche les êtres les plus étrangers les uns aux autres.
Je fis des voeux pour elle que je n'avais vue qu'un quart d'heure; elle partit
en effet le même jour et il est plus que probable que je ne la rencontrerai plus
jamais.
Que vous êtes bonne, chère Thérèse, de vouloir bien vous charger de ma
commission pour Winter 2, vous me faites par là un plaisir extrême, je veux
mettre mon séjour en Italie à profit, et m'entourer de souvenirs, pour cette
époque où mon bonheur ne consistera que par un retour sur le passé; je ne
me fais pas d'illusion sur l'avenir, je sais qu'il^sera triste et c'est pourquoi
je pense d'avance à l'adoucir. — Adieu, ma bonne Thérèse, soyez heureuse et
ne m'oubliez pas. SoPHlE.
1) Forse la contessa vedova Amalia, nata Canziani, sposata nel 1798 al conte Francesco
Lodovico (1767-1805), madre del principe Emilio e suocera della celebratissima principessa
Cristina. Potrebbe pure alludere alla seconda moglie del conte Galeotto di Belgioioso (1781-
1836), dell'altro ramo (cfr. la nota 3 a pag. 201). Era questa Claudia, figlia del marchese
Cesare Brivio, sposata il 23 febbraio 1813.
2) Pietro di Winter (1754-1825), compositore tedesco dapprima addetto alla corte bavarese,
soggiornò pure a Vienna, a Londra ed in Italia, ove erasi appunto recato nel 1816 per trat-
— 373 —
CCXIX
Archivio Casati • Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 15 Janvier [1818J.
Je vous écris, chère Thérèse, au milieu de tous les préparatifs d'un grand
bal qui se donne dans le palais de Chiaja, pour le Prince de Bavière '. Le
prince Leopold et sa femme y viendront aussi et il y aura plus de trois cent
personnes. Caroline vous fera les détails de cette fête la poste prochaine; nous avons
eu un moment bien peur qu'elle ne pourrait pas faire les honneurs, car elle a eu
deux jours la fièvre et un violent mal de tête; heureusement c'est passé, je crois
qu'elle peut attribuer cette indisposition à ses promenades à cheval, c'est devenu
une passion si déterminée qu'elle ne peut plus s'en passer et qu'elle n'aime rien
autant que son cheval blanc. Voilà encore un individu de la cour et un personnage
bien important que vous ne connaissez pas ; grondez pourtant Caroline pour toutes
tenervisi a lungo. Il Winter dimorò allora a Milano e vi fece rappresentare // Maometto,
l due Valdomiri, ì' Ete linda, opere che, sovratutto la prima e l'ultima, ebbero un momento
di voga. Più durevole fu quella di altre opere precedenti del Winter, quali il Sacrifizio
interrotto, rappresentata a Vienna nel 1794 e Maria di Montalbano (Monaco 1798). Autore
molto fecondo, il Winter fu però rapidamente dimenticato.
1) Luigi Carlo Augusto, allora principe ereditario di Baviera, era nato nel 1786, mentre
suo padre Massimiliano era al servizio della Francia, sicché il re Luigi XVI lo tenne a
battesimo. Fatto ramingo coi suoi dalla rivoluzione, si stabilì a Monaco nel 1799, quando
suo padre vi fu chiamato a raccogliere l'eredità dell'elettore Carlo Teodoro. Collaborò dap-
prima attivamente alla politica francofila adottata dalla dinastia bavarese, (cfr. A. Lefebvre'
Histoire des cabinets de l'Europe pendant le consulat et l' Empire, Paris 1866, T. II.
eh. XIV) e si battè alla testa delle sue truppe nel 1806, nel 1807, nel 1809.
Risalgono a quest'epoca i primi viaggi del giovine principe, amantissimo delle arti, a
Milano (1805) e a Venezia (1807).
Divenuto riluttante nell'assecondare l'adesione cordiale di suo padre alle ambizioni na-
poleoniche, delle quali sentiva vieppiù il pericolo per la patria tedesca e per la libertà, il
principe Luigi si trovò a miglior agio nel 1813, alla rottura tra Francia e Baviera ; par-
tecipò nel 1814 ai convegni di sovrani e ministri a Parigi, a Londra, a Vienna. Partigiano
delle riforme liberali e zelante fautore dell'incremento degli studii, alternò coi viaggi artistici
in Italia, sovratutto a Roma, la partecipazione al governo del suo paese, che ricevette già
allora la sua costituzione. Il principe di Metternich se lo trovò di fronte, a difesa degli
interessi della Baviera, nei laboriosi negoziati per la retrocessione delle terre salisburghesi
all'Austria. Queste trattative furono condotte in buona parte a Milano ove nel 1816 si trovavano
l'imperatore Francesco ed il principe Luigi. (Metternich, Mémoires, cit t III, p.p. 9 e seg.).
Succeduto al padre sul trono di Baviera nel 1825, Luigi I attenuò sensibilmente, dopo
le agitazioni del 1830, la sua propensione per le idee liberali. Più tardi la passione del so-
vrano per la ballerina Lola Montes lo screditò profondamente e, fra i tumulti del 1848, egli si
risolse ad abdicare ed a riprendere la sua vita errante di cultore delle arti e delle lettere.
Pagine magistrali, sebbene forse troppo severe perchè scritte sotto l'impressione predo-
minante della scandalosa fine di regno, sono consacrate al re Luigi I da Adolphe de CiR-
couRT, Souvenirs d'une mission à Berlin en 1848, Paris 1908, p.p. 265 e seg. Sugli ultim
sprazzi dell'attività politica del re spesseggiano notizie in FUrst Chlodwig zith Hohenlohe
SchillingfOrst, Denkwûrdigkeiten. Erster Band, Stuttgard 1907, p.p. 155, 187, 297, 313.
374 —
ses imprudences; elle passe six heures le matin en douillette de velours ouatée
devant sa cheminée qu'elle ne quitte que pour monter à cheval pendant deux
ou trois heures; tout le monde la sermonne, mais vous savez qu'elle a sa tête:
persuadez-lui de renoncer ou à la cheminée ou au cheval! U Opetaniec lui
écrit des billets à ce sujet qui mériteraient qu'on les imprime, il conserve tou-
jours un reste de gaîté, mais ce n'est plus son état naturel; quand il est seul
avec nous il est comme autrefois, mais ailleurs ou chez lui on voit qu'il a de
la peine, des chagrins, en un mot qu'il n'est point heureux. [1 vient de finir
un grand ouvrage, le ballet de la partie de chasse d'Henri IV, qui s'est donné
le douze ' ; je n'ai pas été ce jour au spectacle parce que Caroline était incom-
modée et je ne voulais pas y aller sans elle; vous rappelez-vous le 12 l'ou-
verture de St. Charles, les agitations, le ristretto du salon vert, où il y
a eu défense de parler théâtre sous peine de payer une amende, enfin tous
nos enfantillages de l'année passée ? c'était bien autre chose que cette année-ici
quel ennui que le monde de Naples, vous ne vous en faites nulle idée, il four-
mille ici d'Anglais et d'Anglaises, quelle triste ressource ! Les bals se succè-
dent, quelle corvée! Je me dispense d'y aller le plus souvent que je puis; je
ne danse plus et ne ferai exception qu'au bal de Louis, où c'est presque d'obli-
gation; j'ai refusé quatre bals de suite, car réellement c'est un sacrifice pour
moi que d'y aller, À propos je vous envoie l'invitation pour notre bal 2, je suis
désolée, que l'idée ne m'en est pas venue plus tôt: M. Confalonieri aurait été
capable d'arriver pour ce jour, cela eut été une petite folie digne de lui.
Adieu, chère Thérèse, jeudi prochain Caroline vous écrira. Je vous
embrasse bien tendrement. Mille amitiés à votre mari.
Sophie.
y: Madame la Comtesse Thérèse Confalonieri
à Milan
1) Il conte di Gallemberg s'era associato al celebre impresario teatrale Barbaja, per il
quale componeva la musica dei balli che il Barbaja faceva rappresentare sulle scene a lui
concesse in appalto.
2) L'invito è rimasto accanto alla le'tera: " Le Prince et la Princesse Jablonowsky prient
le Comte et la Comtesse Confalonieri de leur faire l'honneur de venir passer la soirée chez
eux jeudi 15 janvier à 9 heures. R. S. V. P. „.
Per i varii tipi dei biglietti d'invito a tempi della Restaurazione vedasi John Grand
Carteret, Vieux papiers, vieilles images, Paris 1896, ch. IV.
375
ccxx
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 427. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 22 de Janvier 1818.
Je ne vous ai pas encore écrit de l'année, c'est bien malfait à moi ;
j'en conviens, mais mille choses m'en ont empêchée. — La dissipation du
Carnaval, quelle raison me direz vous! une indisposition qui menaçait de
devenir sérieuse, les préparatifs d'un grand bal chez nous, la fatigue qui
en fut la suite, les visites, les politesses, les anglaises, n'en avez vous
pas assez? Quant à moi je vous assure que j'en ai trop de tout ce tour-
billon, que je m'ennuie partout hors chez moi; et que j'aimerais mieux
donner deux bals par semaine que d'aller à un seul. — Cela vous paraîtra
un peu extrême, mais c'est précisément pourquoi vous ne devez pas vous
en étonner. — Voulez-vous que je vous explique mes raisons? Les voici. —
Vous savez que je compte la fatigue pour rien quand elle n'est pas inutile,
c'est ainsi qu'après avoir été au lit avec de la fièvre pendant deux jours
et n'être pas sortie de ma chambre pendant quatre, je suis restée sur pied
depuis neuf heures du soir jurqu'à 5 V2 du matin sans presque m'en apercevoir.
— L'intérêt que je mettais à la réussite du bal, le désir que tout le monde
fut content, le plaisir de voir que tout allait bien me donnèrent des forces
dont je ne me croyais pas capable. Me comprenez-vous à présent?
M'excusez-vous d'avoir été trois semaines sans vous donner signe
de vie? — Vos livres que j'ai reçu il y a quelques jours m'on fait revenir
de mon ingratitude et votre bonne, longue et aimable lettre du 10 qui
m'est parvenue par le courier d'aujourd'hui a mis le comble à mes remords.
Pour commencer par les livres pour lesquels je vous remercie mille et
mille fois, ils sont des plus nouveaux, les noms des auteurs promettent. —
Malgré ma dissipation, je n'ai pu m'empêcher de dévorer The lament of
tfie Tasso de mon cher Byron ' ; le Tasse lui même serait bien heureux
d'avoir fait aussi bien, et je doute qu'il eut fait mieux. - Puisque nous en
sommes sur le chapitre des livres et que vous me reprochez mon silence
obstiné sur le commentaire, il faut bien que je vous dise que... je ne
l'aime pas, quoiqu'il soit d'un de vos amis^ et que peut être vous voudrez
me lapider pour avoir énoncé mon opinion aussi franchement. — C'est
n'est pas ma faute si vous me mettez au pied du mur; d'ailleurs j'ai
1) " The Lament of the Tasso „ era appena pubblicato. La prima edizione è dell'anno
precedente (iSlTi. Intorno alla sua composizione cfr. Thomas Moore The life letters and
journals of Lord Byron, London 1901 p.p. 333-354.
2) L'abate de Brème. Cfr. la nota 3 a pag. 330.
— 376 —
peut-être tort, bien s'en faut que je sois juge compétent en pareilles
matières. - Et savez vous pourquoi je ne l'aime pas? C'est que j'en trouvé
le style aussi éloigné du naturel que possible, et que tout ce qui ressemble
à l'apprêt et à la recherche m'est antipatique. — Vous allez être en colère,
mais vous savez par expérience que je ne sais pas déguiser ce que je
pense; n'allez pas au moins me brouiller avec M.r de Brème en lui faisant
part d'une critique qu'il aurait le droit de trouver déplacée et ridicule;
sachez vous taire avec lui, c'est le moins que vous puissiez faire pour
m'obliger. — Pour en revenir à votre lettre, je vous comprends, je vous
aurais deviné et je vous plains d'être dans une situation qui neutralise
toutes vos facultés. — Les personnes distinguées sont rarement heureuses,
il faut être médiocre pour se faire à cette vie insipide, qui est le partage
du plus grand nombre. — Mais dans ce découragement et dans ce mé-
contentement même on peut trouver une sorte de consolation dans la
la convinction de sa propre supériorité'.
Votre petite exhortation que je veux communiquer à Louis fera sû-
rement sur moi un effet salutaire; cependant je crois que quand j'aurais
la conviction, ce qui est impossible, que ma situation actuelle ne peut
plus changer, les traces du passé ont fait une impression trop profonde
sur tout mon être pour que je puisse jamais en revenir. — Ce sont les
blessures profondes, dit Byron, qui laissent des grandes cicatrices, et
comment voulez vous que celles là disparaissent jamais? Vous me trouverez
un peu disposée au spleen ce matin; il fait cependant le plus beau soleil
du monde. — Je le disais à Louis, j'ai besoin de monter à cheval pour
me remettre. — Ces promenades à cheval calomniées, sur lesquelles vous
voulez avoir une réponse cathégorique, me font un bien au moral que je
ne puis dire et je rends grâce à Schônberg d'avoir trouvé si juste ce
qu'il me fallait. — Pourquoi ce fou de Gallemberg s'amuse-t-il à vous faire
des contes? D'abord il est, je crois, assez indifférent à ce que je fais à
présent et puis il ne prétendra pas, je crois, que je monte toujours seu-
lement en famille. — C'est toujours très innocent, je vous assure.
Je me réjouis beaucoup de la colonie Milanaise que vous m'envoyez
et j'attends avec impatience que vous me donniez des détails sur les
deux ménages, et surtout sur celui de ces messieurs qui est lié avec
vous. — Nous avons bien besoin d' un renfort, de gens aimables, je vous
assure que je ne sais plus parler, à peine penser. — Je ne vous ai rien
dit dé Madame Belgiojoso car je l'ai vu une seule fois un moment, mais
c'était une rencontre de roman, elle l'héroïne; je suis bien aise qu'elle
ait trouvé son père en meilleure santé: sous ce rapport je comprends tout.
I) Del proprio valore, e di quanto sopravanzasse la maggior parte dei concittadini, il
Gonfalonieri era per verità fin troppo convìnto, sebbene debba leggersi con cautela ciò che
scrive il Marchese Giorgio Pallavicino, Memorie, voi. I, Torino 1882, p.p. 18-19, là ove
analizza gli elementi di quest'egemonia del Gonfalonieri sulla società milanese.
— 377 —
Nous avons ici un soi disant chevalier ' ne voilà-t-il pas que j'oublie son
nom? je vous' le dirai après s'il me revient. — C'est un homme immensément
riche, qui a une villa magnifique auprès de lac de Còme ^, protecteur des
arts, possesseur de presque toute la vallée de Montmorency, vous le
connaissez sûrement, il est milanais établi à Paris. — Pourquoi ne m'avez
vous jamais parlé du Marquis de Medici ^, je le vois très rarement mais
il me paraît fort bien, et il a une figure sympathique. — Les anglais
nous pleuvent, ou plutôt c'est un véritable débordement, il y en a de très
distingués, pour les noms au moins — le comte de Bristol^, la comtesse de
1) Allude certo al famigerato G. Battista Sommariva. Il Sominariva, causidico di pro-
vincia venuto a Milano alla fine del settecento (Cusani, op. cit., vol. IV p. 366 e le note del
Custodi in AuvRAV, Inventaire, cit., appendices pp. 358-59}, era stato segretario generale
del direttorio durante la prima Cisalpina ed al sorgere della seconda fu chiamato dal Bo-
naparte a sedere fra i nove membri della Commissione straordinaria di governo, poi ridotta
a tre soli membri (Tivakoni, L'Italia durante il dominio francese, t. I, Torino 1889, p p. 166
€ seg.). Fu pertanto agevole al Sommariva, eletto presidente della Commissione, di spa-
droneggiarvi, mercanteggiando gli sconti dei mandati del tesoro (Custodi, loc. cit ). Lettere
del Sommariva al Murat, che allora comandava a Milano le truppe francesi, si trovano in
Paul Lebreton, Lettres et documents pour servir à l'histoire de Joachim Murat, t. II,
Paris 1909. Esci di carica, ricchissimo ma disonorato, dopo il rivolgimento ch'ebbe luogo
alla Consulta di Lione dalla quale il I' Console sembra averlo escluso deliberatamente
(Tommaso Casini, Fonti per la storia della Consulta di Lione, Modena 1906 p. 194).
L'emigrazione, dalla Lombardia a Epinay nei dintorni di Parigi, gli fu propizia e, tra-
sformato in castellano ospitale e in amico delle belle arti, vide schiudersi per lui le porte
delle più grandi case di Francia. Gliele aperse sopratutto la protezione di una fata bene-
fica, Madame d'Houdetot, centro della superstite società del settecento. Essa sembra aver
avuto un affetto singolare per l'uomo d'affari di cui verosimilmente ignorò sempre le gesta
italiche (Buffenoir, La Comtesse d'Houdetot une amie de J. J. Rousseau, Paris 1901)
p.p. 228 e seg ; Bakon de Frénillv, Souvenirs, Paris 1908, p p. 278-219). Mori il 5 gen-
naio 1826, a Milano. Sono a stampa Lettere del conte Giov. Battista Sommariva a suo
figlio Luigi dall'anno i8oq fino all'anno 182J, Parigi 1862.
2) La villa Carlotta, ora del Granduca di Sassonia-Meiningen. Originariamente appar-
teneva ai Clerici.
3) Vorrà alludere al noto ministro. Don Luigi Medici d'Ottajano, duca di Sarno (1759-
1830). Ministro di polizia del regno di Napoli prima della rivoluzione, fu implicato, sembra
a torto, in un processo d'alto tradimento e considerato da Maria Carolina come nemico del
Trono e rivoluzionario (Von Helfert, Fabrizio Ruffo. Wien 1882, p.p. 17 e 538). Riebbe il potere
in Sicilia come ministro delle finanze ed in Napoli alla restaurazione riprese in mano la direzione
della polizia, partecipando al brutto affare della cattura di Murat (cfr. De Sassenay, op cit.,
p.p. 90 e seg). Conservò una grande situazione nello stato fino ai moti del 1820; che se lo trovaron
di fronte. Fu però il Canosa e non il Medici che ottenne il favore del re reduce all'ombra delle
baionette austriache, finché la necessità di sistemar le finanze, dando garanzie all'opinione
pubblica Europea, non costrinse il re, nell'estate 1822, a richiamare il Medici, che tenne la
presidenza del consiglio ed i portafogli degli esteri, delle finanze e della polizia. Cfr. Comte
DE ViLLÈLE, Mémoires et correspondance, t. V, Paris 1890, p. 60.
4| Il padre della celebre duchessa di Devonshire, F. Hervey, conte di Bristol e vescovo
anglicano di Derry, gran partigiano della tolleranza ed emancipazione dei cattolici, mecenate
e collezionista, era già morto (ad Albano) quando la principessa Jablonowska scriveva queste
lettere, sicché deve trattarsi del suo secondo figlio Federico Guglielmo (1769-18591, quinto
conte di Bristol. Questi era pertanto fratello della duchessa di Devonshire.
— 378 —
Shaftesbury* , Lady Harvey, etc. etc. Tout cela a été à notre bal, mais je
je ne suis pas encore orientée parmi eux. — Vous me demandez quels
sont nos projets? — Des diplomates peuvent-ils en avoir? J'attends mon
sort avec patience, la voix publique prétend que nous serons déplacés
mais nous n'en savons rien; dans tel endroit que nous allions, notre chemin
sera toujours par Milan. — Miss Osborne me disait encore hier que c'est
la plus belle ville de l'Italie: quant à ses habitants je sais qu'en penser
— Dites à M. Porro que j'aime beaucoup le vieux Osborne ^ c'est un
un vrai personnage de roman. — Pour en revenir à nos projets, j'ai celui
de ne pas bouger à moins qu'on ne me débouge, on voulait me faire aller
à Rome pour la semaine sainte, mais je n'y irai pas. — Point de campagne,
car Chiaja est ce qu'il y a de mieux pour l'été, point de courses, à moins
que je ne trouve une compagnie très agréable pour en faire. — Vous
voici au fait de tout. — Pour ce carnaval nous avons encore plusieurs bals
en vue, un entr'autres chez le Prince Leopold. — S.t Clair est toujours bon
et complaisant préférant notre maison à tout ; comme vous lui reprochiez
de se mal coiffer l'année dernière, je vous dirai qu'il est beaucoup mieux
coiffé cette année-ici. — Orloff doit être parti cette nuit. — Vous le verrez
à Milan. — Addio, cette lettre n'est elle pas quatre fois trop longue?
Entr'autres mon écriture n'est pas belle, mais la vôtre est terrible, à peine
je puis en venir à bout.
Caroline J.
CCXXI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 4 février [1818].
Ne croyez pas, chère Thérèse, que ce sont les bruyans amusements de ce
Carnaval qui m'ont empêchée de vous écrire; il se succèdent en effet et jamais
Naples n'a été plus brillant (pour ce qui est du nombre des fêtes), que cette
année, mais je vais peu dans le monde et ne danse plus; au bal de Louis
1) Lady Shaftesbury aveva sposato un discendente del celebre parlamentare del seicento,
Antonio Ashley Cooper, probabilmente il 6° conte di Shaftesbury (1768-1851). Di lui si parla
in Maxwell, Creevey papers, cit., t. Il p. 222.
2) Dev'essere quel colonnello Osborne di cui il Millingen annunciava l'arrivo a Roma in
una lettera alla contessa d'Albany del 7 gennaio 1816 (Pélissier, /.e />or/e/i?u///e, cit. p. 272).
Si può parimenti pensare a Lord Sidney Osborne, figlio del 5o duca di Leeds, che fu segre-
ario di stato alle isole ionie ed è lodato dal Byron nel suo giornale del 1821, (Moore op.
cit. p. 482).
— 379 —
et à celui du Prince Leopold j'ai du, bon gré mal gré, faire quelques tours de
waltz, mais on ne me compte plus au nombre des danseuses, la danse me fait
évidemment du mal, et je trouve que ce serait une folie impardonable que de
sacrifier sa santé à un plaisir qui ne peut avoir d'attraît que pour la première
jeunesse. — Je ne me suis point masquée cet hiver; vous souvenez-vous du
Mardi-gras, de nos visites dans toutes les loges ? nous étions bien gaies alors,
je crois que votre humeur a autant changé depuis que la mienne. — Que dites-vous
des folies de Caroline? La reconnaissez- vous? Jugez qu'elle a été a notre insu
au Corso masquée avec M.r Borei et M.r Campomele ^, dans un char des plus
élégants, tout en peau de tigre. Elle nous a tous si bien mistifiés que nous ne
nous doutions de rien; maman et moi qui étions à la fenêtre chez Genisseo
l'avons d'abord reconnue, mais Louis la prit pour Madame A.' Court et ne sut
qu'en rentrant à la maison et ne trouvant pas Caroline qu'elle avait pris la
clef des champs avec deux jeunes gens, il rit beaucoup de cette petite gaité qui
lui ressemble si peu; l'Opetaniec ne trouva pas la chose aussi plaisante et bouda
sa souveraine pour n'avoir pas mis dans sa confidence le petit chambellan. —
Dernièrement S.t Clair nous donna un souper dans sa loge, Caroline alla ensuite
au ridotto, moi pas. Hier il y eut un bal magnifique dans le ,bel appartement
du Prince Leopold, il y avait huit cent personnes. Le Marquis aura sûrement
donné des conseils pour les arrangemens de la fête car c'était d'une élégance
recherchée. — Dieu soit loué, voilà tout rentré dans le bon ordre; le Mercredi
des Cendres aura affligé bien du monde ; Louis prend son parti, mais il ne
pourra s' habituer d'abord à une vie calme, si toutefois il y a trêve de plaisirs
ce Carême, j'en doute, car on prétend que les anglais veulent commencer à donner
des bals. On parle toujours du déplacement de Louis, mais rien n'est décidé,
j'espère que ce ne sera pas en Espagne qu'on l'enverra. La séparation serait
trop cruelle. — Adieu, chère Thérèse, n'oubliez pas l'air de Winter, j'y tiens
tant. Quand le compositeur Morlacchi^ sera à Mikn je vous prie de faire un
peu pour lui; c'est un protégé à nous et je lui ai promis que je vous le recom-
manderai.
Sophie.
1) Il duca di Campomele era stato primo ciambellano del Murat ed in nome del suo re
s'era presentato in Parma il 27 marzo 1814 al papa Pio VII reduce dalla captività. (Weil,
Le Prince Eugene et Murat. cit. t. IV, p.p. 436-37). Quando il Murat, tentando di passare
in Corsica e non riuscendovi, si teneva celato presso Tolone nell'estate del 1815 assunse,
per stornare i sospetti, il nome di Campomele (Von Helfert, Joachim Murat, Wien 1878,
p.p. 90 e 94).
2) Francesco Morlacchi (1784-1841), perugino, allievo dello Zingarelli e del padre Sta-
nislao Mattel, aveva già scritto a dieciotto anni un oratorio e precorse col suo Barbiere di
Siviglia quello del Rossini. Fu per molto tempo direttore del teatro italiano di Dresda.
In una lettera da Napoli, che è del 1817 (3 agosto), il Rossini faceva al Cartoni, impre-
sario del teatro Valle in Roma, grandi elogi del Morlacchi : " Il maestro è bravo „ —
concludeva — " e bisogna fare de' sacrifizi per averlo „. (G. Mazzatinti e F. e G. Manisi
Lettere di G. Rossini, cit. p. 5).
— 380 —
CCXXII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX ■ Fessa CLXIX - N. 262. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 12 de février 1818.
Vous souvenez-vous du 12 de l'année dernière? Celui-ci n'y ressemble
guère. — Vous me croyez destinée à recevoir aujourd'hui cinquante per-
sonnes, à faire une grande toilette, à m'ennuyer à un grand diner. — Rien
de tout cela. — Je passe ma matinée fort tranquillement à écrire; je dine
en famille et je vais le soir au spectacle. — Je vous vois d'ici tout intrigué
pour en deviner la cause; je vous l'expliquerai en deux mots, car encore
avec tout votre esprit ne le devineriez vous pas. — Louis est absent. —
Mais oil est-il? Est-ce une course diplomatique, un voyage de plaisir, vous
n'en savez rien; eh bien, pour vous tirer d'embarras je vous dirai qu' il
est à la chasse depuis sept jours. — Mais oii? A Venafro dans les Abruzzes
Avec qui ? — Avec le Roi, comme de raison, car sans cela il n' y resterait pas
si longtems; il vient même de m'écrire qu' il ne reviendrait pas avant Mardi
c'est à dire le 17. Comme vous voilà au fait à present, je quitterai le genre
de dialogue pour reprendre mon style habituel. — J'ai reçu dimanche dernier
votre longue bonne et aimable lettre en réponse à la mienne. — Je conçois
que ma dissipation vous ait impatienté, je crois que si vous m'aviez vue
au lieu de me lire, vous en auriez été moins frappé et moins mécontent.
C'est l'expression de la figure plus que les expressions dont on se sert
qui peint l'état de l'âme. — En effet si vous m'avez crue ivre de joie et
folle de plaisir, vous auriez pu vous demander. Est-ce bien là la personne
que j'ai connue? Si vous m'aviez suivie vous auriez aperçu que les momens
de plaisir n'étaient que des éclairs qui faisaient bientôt place à l'obscurité
accoutumée. — Comment pouvez vous vous étonner de ce que vous ap-
peliez ma manie de donner des bals après que je vous en ai expliqué la
raison? Certainement, en petit comité comme dans le tourbillon, j'aime
toujours mieux être chez moi que chez les autres. — J'y trouve un intérêt
qui me manque ailleurs. — Si vous ne me comprenez pas, c'est que vous
vous êtes bien deshabitué de me comprendre. - Votre humeur sombre, à
en juger par vos lettres, augmente tous les jours, vous vous faites
des occupations factices pour tâcher de vous distraire: mais pourquoi n'en
chercheriez vous pas de véritables? Un homme comme vous est-il fait
pour le désoeuvrement? Vous pourriez et vous devriez vous rendre utile
à votre pays; il y a longtemps que cette idée m'occupe. - Je prévois d'ici
toutes les objections que vous pouvez me faire, mais je ne trouve qu' une
raison à opposer d'avance à tous vos argumens. — Celle de sacrifier toute
381
consideration personnelle à l'avantage réel de votre patrie. — Vous êtes
sûr de lui en procurer un immense en dévouant à son service un homme
de votre nom, de votre mérite, un homme dont les moyens sont si reconnus
et dont l'exemple en entraînerait tant d'autres. — Que repondez-vous à
cela? Soyez circonspect dans votre réponse par la poste. — D'abord trêve
de modestie, je vous en prie. — Vous me dites que vous m'avez point
d'ambition, que la gloire ne peut rien sur vous, j'y consens, faites le bien,
vous y trouverez beaucoup de douceur, faites vous aimer, si vous ne
voulez pas vous faire admirer. — Vous n'avez pas, j'espère, un coeur qui
soit insensible à la reconnaissance, au dévouement. — Mais en voilà assez
sur ce sujet, plus peut être que je n'aurais du dire et que vous n'auriez
voulu entendre. - Je suis bien aise que ma critique sévère du Commen-
taire ne vous ait point fâché contre moi, je conçois que l'auteur puisse,
malgré l'impression que m'a fait son livre, me plaire en société. —Vous
me demandez mon opinion sur les livres que vous m'envoyez d' une
manière beaucoup trop aimable pour que je puisse vous la refuser et trop
flatteuse pour mon amour propre; si je me rencontre dans mes idées avec
vous; assurément c'est à moi à m'en glorifier, car vous ne voudrez pas
me faire croire que j'aye une aussi bonne tête que la vôtre, toute mauvaise
qu'elle soit. — Il est impossible d'avoir l'esprit plus juste et plus logique
que vous, j'ai quelquefois des aperçus de femme, et voilà tout. — Les
taies of my land lord sont parfaitement bien écrits, très intéressants, très
curieux, on les croit de Walter Scott, c'est assez faire leur éloge; s'ils
sont vraiment de lui, leur mérite est indubitable, si non il faut qu'ils
en ayent beaucoup pour qu'on lesi ui ait attribués. — Je n'ai encore lu que
le premier volume de Lady Morgan,* c'est écrit dans un esprit que je ne
puis ni ne dois tolérer, mais j'avoue que ce livre m'a beaucoup amusé. —
Elle est trop portée pour les français en général et, comme je ne le suis
pas du tout, nous différons, sous ce rapport, sur plusieurs points. — Elle
cite beaucoup d'anecdotes très curieuses, qui, si elle ne sont pas vraies,
sont au moins vraisemblables et divertissantes, ce qui est un grand
mérite. — Lisez son portrait d'une femme française, vous verrez s'il n'a
pas beaucoup de ressemblance avec moi : cela vous paraîtra étrange, cela
me le paraît aussi, mais ce n'en est pas moins vrai. — Vous savez que
pendant le carême mes lectures sont d'un genre différent, ainsi pour le
1) Lady Sydney Morgan (1783-1859), nata Owenson, vivacissima fin dalla prima gioventù,
cominciò a farsi conoscere come autrice di versi e raccoglitrice delle antiche melodie irlandesi,
ottenne rapido successo coi suoi romanzi e particolarmente col patriottico " The Wild Irish
Girl „. L'atteggiamento della scrittrice, divenuta Lady Morgan nel 1812 per il suo matrimonio
col medico sir Charles Morgan, le procurò un'accanita guerra dalla Quarterly Review, alla
quale replicò con allusioni nella sua " Florence M.= Carthy „. Più incontrastato successo
ebbero i libri di viaggi sulla Francia e sull'Italia, scritti con tendenze liberali; sia a Dublino
sia a Londia, ove visse dal 1839 in poi, Lady Morgan fa una figura notevole e sui generis
nella società del tempo Cfr. Hepworth Dixon, Ladj> Morgan 's memoirs, auto-biography,
diaries and correspondence, Londra 1863.
— 382 —
moment notre correspondance littéraire sera interrompue. — Ma manière
de vivre devrait l'être aussi, mais j'avoue en rougissant que je n'ai rien
changé. — Les routs se suivent, je ne suis restée chez moi que trois fois
depuis le Mardi gras; ne cherchez pas à me prouver que je n'ai pas tort,
car alors le tort serait de votre côté, grondez-moi, prêchez moi, ce sera
bien mieux fait. — Je vous assure cependant et avec vérité que, si je
n'étais pas à la place que j'occupe, si je n'étais pas la femme de Louis,
je quitterai le monde tout-à-fait. Par religion, me direz vous, oui. — Par
inclination je m'en séquesterai souvent et j'y reviendrai en suite car j'ai
l'humeur assez inquiète et changeante, mais, pour être heureuse dans le
monde, je ne le suis pas et je ne pourrais jamais l'être. — Je vous prie
au reste de ne pas répondre à cet article de ma lettre si vous n'êtes pas de
mon avis, car je crains vos subtilités sophistiques, et mon opinion là dessus,
si même elle pouvait être inquiétée ne changerait jamais — Louis m'écrit
tous les jours. — Cela vous étonne-t-il? Et quelles lettres! les plus tendres,
les plus aimables. Je lui écris aussi chaque matin. — Il m'appelle son
aimable correspondante, dit que le meilleur moment de la journée est
celui oil il reçoit mes lettres, que quand il est loin des enfants et de moi
il n'est pas dans son état naturel, qu'il renoncerait volontiers à Naples
pour trois mois s'il pouvait nous avoir avec lui là où il est, que je ne
suis pas une condition de son bonheur, mais le bonheur même pour lui.
— Tout cela, je crois, ne vous étonnera pas, car vous lui avez toujours
rendu plus de justice que moi. — Mais vous n'en concevez pas moins que
les expressions de sa tendresse me font grand plaisir, et que de voir que
je lui suis encore nécessaire et agréable, donne un nouveau charme à une
existence que je crois souvent si inutile. — C'est une conviction aujourd'hui,
c'est une conviction peut-être même au fond de mon âme, mais le moindre
nuage l'obscurcit à tel point, que je ne la retrouve plus dans les moments
où elle me serait le plus nécessaire. — Avec cela je suis bien loin de ne
pas estimer mon bonheur, comme femme, ce qu'il vaut; je crois qu'il est
impossible d'avoir plus de procédés, plus de soins, plus d'attentions que
Louis n'en a pour moi, de témoigner plus d'affection véritable que Louis
ne m'en témoigne. Mais je voulais l'impossible, je voulais ce qui ne me
paraissait que raisonnable puisque je le sentais au fond de mon coeur, je
voulais que Louis fût aussi pur que moi. — Je ne concevais pas la dif-
férence qu'il y a entre les devoirs, même les sentiments d'un homme et
d'une femme; je l'ai conçue, je la conçois, j'ai appris à la remarquer et
j'ai été malheureuse. L'impression est faite, le coup a été porté et je ne
m'en relèverai plus. — J'ai eu beaucop de torts envers lui, non pas de ceux
que l'on est convenu d'appeler de ce nom dans le monde, mais tout autre
mari peut-être m'en aurait bien punie; auprès du mien, j'ai toujours trouvé la
plus grande indulgence. — Je pourrais parler sans fin sur ce sujet, mais
je vous quitte parce que j'ai encore un monde de lettres à écrire. — Sophie
dit que vous l'accusez de barbarie de vous avoir envoyé cette carte d'in-
383
vitation et que vous seriez arrivé avec M. de Pahlen;si vous l'aviez eue
à tems; quant à vous Paladin du ristretto cela ne m'étonne pas, quoique
je vous en aurais beaucoup voulu, mais pour M. de Pahlen je lui ai
beaucoup de reconnaissance de son intention. — Voilà comme chacun dans
ce monde est traité d'après ses mérites. — Les vôtres doivent être sur
une échelle beaucoup plus grande. — Addio. - Ne soyez pas paresseux
à m'écrire.
Caroline J.
CCXXIII
Archivio Gentile Parinola - Carteggi Capponi - Firense. Edita. ^
Federico Gonfalonieri al marchese Gino Capponi
Milano li 14 febbraio 1818.
Carissimo amico,
Indugiai alquanto a rispondere alla vostra dolcissima lettera
dell'ora passato mese, perchè sentendovi in limine alla vostra
partenza per Roma divisai che là solamente, dopo che aveste
preso alcun poco di riposo, dovesse giungervi la mia lettera.
Ora eccomi dunque con trasporto a voi, giacche sento che con
trasporto a voi mi lega stima, amicizia, ed una straordinaria
conformità di gusti, di affetti e di desiderj. Ella è pur dura
cosa che, con tanta affinità ed omogeneità di parti, debba esservi
tra noi sì poco contatto di persone; ma ella sarebbe colpa se l'in"
vincibile contrarietà de' fati non mitigassimo, almeno in parte, col
rendere più attiva la nostra corrispondenza. Sia dunque sacro
il patto fra noi di scambiarci almeno ogni due mesi le nuove,
lasciando che le circostanze ed i bisogni moltiplichino le invo-
cate occasioni di un più frequente carteggio. Del vostro Principe *,
senza conoscerlo che per relazione, ne portava io opinione to-
talmente pari alla vostra. Mi compiaccio altamente dell'intimità
1) Pubblicata in A. Carraresi, op. cit., vol. V p. 132.
2) Allude a Carlo Alberto di Savoia Carignano, venuto in Toscana per prender in isposa
l'arciduchessa Maria Teresa. Il matrimonio ebbe luogo il 30 settembre 1817. (Cfr. Giuseppe
Conti, Firense vecchia cit. p.p. 162 e seguito). Un elogio di Maria Teresa, scritto in occa-
sione delia sua morte, trovasi nella lettera della marchesa d'Azeglio al figlio del 19 gennaio
1855. (E. d'Azeglio, Souvenirs historiques de la marquise Constance d'Aseglio née Alfieri,
Turin 1884, p. 491).
384
che con lui avete stretta: egli ha bisogno di essere eretto d'a-
nimo ed incoraggiato, onde il fiato pestilenziale che lo circonda
in quell'infettissima corte non lo ammorbi; egli ha bisogno di
ben sentire che gli occhi italiani sono conversi in lui per giu-
dicarlo, e per sperare o per disperare di lui e di loro. Egli è
giovane, il santo stimolo dell'ambizione può tutto sopra di lui,
ma non gli sarà mai ripetuto abbastanza che non v' ha che un
sol cammino alla gloria, e che è diametralmente opposto a quello
che gli si addita da chi gli sta intorno *.
Voi non potete quest'anno essermi compagno a viaggi lunghi.
Ebbene, me lo sareste l'anno venturo; ma di certo? La smania
che ho, ed il piacere che mi prometto dal viaggiare con voi,
potrebbe farmi rimettere all'anno venturo e la Grecia, ed il
Serraglio. Se le condizioni vi convengono eccovi il trattato che
vi propongo. Partire alla fine del febbraio 1819. Visitare la Grecia;
per la fine di maggio a Costantinopoli; nel luglio per Odessa,
la Crimea a Mosca indi a Pietroburgo; ritorno in sul finire
dell'anno. Che ne dite? Risposta categorica e per quanto potete
pronta, poiché si tratta di decidere dei miei destini di quest'anno.
Ah, Gino mio, se la sorte m'arridesse a questa combinazione,
non credete voi che avremmo motivo di felicitarcene ? Voi sarete
questa state a Milano, ed io potrò non esservi ? Purtroppo il
temo! Nell'inerzia morale in cui viviamo mi è pur necessario
il far di tempo in tempo sperimento di mia esistenza, o dirò
meglio vitalità con fisico movimento. Egli è bentosto un anno
che m'abbrutisco nell'ozio, non credo che potrò sopportarlo più
a lungo; se la vostra adesione mi la ritardare il gran viaggio,
credo che non potrò sottrarmi al bisogno almeno di qualche
corsa. Sarei troppo sgraziato se la vostra venuta fra noi si
combinasse in quell'epoca, o per meglio dire, sareste voi ben
poco amabile se in quell'epoca la determinaste. Fornitemi un
colpo d'occhio sulla sacra Babilonia^, e sulla forza, qualità e ca-
1) Questo giudizio parrà per lo meno esagerato a chi ricordi i nomi degli scudieri del
principe, particolarmente di quelli nominati nella seconda infornata : il conte de Sonnaz, il
cav. Silvano Costa e sovratutto il conte Giacinto di Collegno. Cfr. M.'' Costa de Bauregard
La jeunesse du roi Charles- Albert, Paris 1889 p.p. 49 e seguito. Una sorta di indice dei
familiari e corrispondenti di Carlo Alberto, incompleto per l'epoca più antica di cui qui si
discorre, si ha in Nicomede Bianchi. Scritti e lettere di Carlo Alberto, Torino 1879.
2) 11 Gonfalonieri sembra designare così Roma.
— 385 —
ratiere delle insurrezioni vicine e limitrofe ^ Se avete occasione
di vedere a Roma il nostro esimio geologo Brocchi^ che si pro-
pone di seguire la catena degli Appennini per gli Abbruzzi sin
nelle estreme Calabrie ^ ve lo raccomando; egli è uomo di sommo
merito. Spero che conoscerete pure l'ottimo nostro Tambroni*;
se così non è, procuratevene la sua conoscenza: sarà cosa grata
son certo ad entrambi, e lo sarà a me pure. Due buoni miei
compatrioti ancora ed amici si trovano ora a Roma, il marchese
Parravicini ed il conte Monticelli; il primo è un buon italiano,
l'altro un ottimo uomo, se li incontrate, richiamatemi a loro,
e datemi loro nuove. Ho più voglia di scrivervi, che carta. Fine
dunque per ora, ma continuazione eterna di quell'amicizia chea voi
mi ha legato indissolubilmente. Federico Gonfalonieri.
Il Vuol forse alludere ai moti delle Marche, per i quali si facevano allora i processi in
Roma e si eran tradotti in Castel S. Angelo il conte Cesare Gallo, Luigi Carletti ed altri
cospiratori poi condannati a morte e, per grazia di Pio VII, alla relegazione perpetua.
Cfr. Domenico Spadoni, La cospirazione di Macerata del iSiy ossia il primo tentativo
patriottico italiano dopo la restaurasione, Macerata, 1895, ed anche lo sudio: "Cardinal
Consalvi und seine Staat Verwaltung unter dem Pontificat Pius VII „ in L. Von Ranke,
Historisch-biographische studien, Leipzig 1877, IX cap.
2) Gio. Battista Brocchi (1772-1826), nato a Bassano da famiglia patrizia, morto a Kharthum
ove era stato chiamato dal viceré d'Egitto. Professore di botanica a Brescia (1S02- 1808), ispettore
generale delle miniere durante il regno italico, versato in molte discipline, sia letterarie che
scientifiche, fu poi sommo nella geologia, nella quale, sebbene a torto combattesse, per un
tratto, le nuove teorie plutonistiche insegnante dal Breïslak all'Italia, fu un vero precursore
e potè esser proclamato " uno dei padri della geologia stratigrafica „ (Antonio Soppani, Giam-
battista Brocchi, Milano 1871 p. 367). Cfr. pure: ab. Giuseppe Barbieri, Elogio di G. Brocchi
in Orasioni quaresimali e altre minori opere, voi. V, Milano 1877; Defendente Sacchi
Uomini utili e benefattori del genere umano, Milano 1840, voi. I p p. 278 e seguito; A. Si-
MioNi, Jacopo Vittorelli, Rocca S. Casciano 1907, p, 60-
3) L'opera priricipale del Brocchi Conchiologia fossile subappennina, che tanto grido
levò anche oltr'alpe e fu dal Cuvier acclamata come definitiva, era stampata già nel 1814.
Ma nel 1818 il Brocchi intraprese un nuovo viaggio nella penisola, dando conto dei risultati
nella Biblioteca Italiana alla quale l'Acerbi aveva saputo assicurare la sua collaborazione
per la parte scientifica. (Cfr. Giambattista Baseggio, Della vita e degli studi di Giambattista
Brocchi in ab. G. I. Ferrazzi, Di Bassano e dei Bassanesi illustri, Bassano 1847i.
4) Giuseppe Tambroni (1773-1824), fratello alla chiara ellenista Clotilde, nato come lei in
Bologna, era stato addetto ai patrii archivi! durando l'antico regime. Entrò, coll'avvento della
repubblica Cisalpina, nella carriera diplomatica e accompagnò come segretario il Marescalchi
al congresso di Rastadt. A Vienna fu incaricato d'affari dopo la partenza del Marescalchi,
inviato della Cisalpina che il Thugut ostinavasi a non tener nel dovuto conto (von Helfert,
Die Rastadter Gesandtenmord, Wien 1874 p. 32i. Il Tambroni stampò nel 1807 a Milano, coi
lipi del Destefanis, un Compendio della istoria di Polonia. Egli era allora addetto al ministero
degli affari esteri del regno d'Italia, dicastero nel quale aveva condotto a termine importanti
affari, quali il ricupero degli archivii asportati dall'Austria tl804), la determinazione dei con-
fini orientali del regno (1807). Dispacci del Tambroni son pubblicati in Cesare Cantù, Cor-
rispondenze di diplomatici della repubblica e del regno d'Italia, Milano 1884. Console a
Livorno, il Tambroni passò con ugual carica a Civitavecchia; anticipando la consuetudine dello
Stendhal risiedette per solito in Roma, ove presiedeva nel palazzo di Venezia, alle radunanze
dei giovini artisti inviati a Roma a spese del governo italico. Perduta la speranza, a lungo
vagheggiata, di una trasformazione di quell'istituto napoleonico in un'accademia di belle arti
per il Regno Lombardo-Veneto, il Tambroni rimase in Roma, consacrando i suoi ozii a studi
artistici e letterari ed attendendo alla pubblicazione del Giornale arcadico. Morì nel 1824.
Vedasi la biografia scritta da Enrico Lovery in Emilio de Tipaldo, Biografia degli ita-
liani illustri, volume V, Venezia 1837. 25
— 386 —
CCXXIV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari.
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 422. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfalonieri
Vous semblez tout de bon fâché de la plaisanterie que je vous ai faite '
et vous me taxez de mauvais coeur, mais pouvais-je croire qu'un bal aurait
de l'attrait pour vous, et que vous regretteriez Chiaja davantage, un jour
où le salon serait rempli de monde qu' un jour de ristretto ? Vous êtes toujours
invité à venir; et si vous avez cette bonne intention que ne l'exécutez-vous?
et pourquoi attendez-vous une fête de trois cent personnes? faisons donc
la paix et prouvez-moi que vous ne me gardez pas rancune en venant
nous surprendre ce printemps. Il parait que Louis restera à Naples et que
tous les bruits qui avaient couru étaient faux, maman et moi espérons
passer encore cet été ici; il nous en coiàterait tant de partir que nous
éloignons cette idée le plus que nous pouvons ; j'espère que le terme de
notre départ n'est pas proche et je ne m'en occupe pas pour mieux jouir
du présent: les prévoyances de ce genre ne servent qu'à rendre la vie
amère et, comme pour mon immagination je me suis empoisonnée des
années de bonheur, je veux travailler mon esprit à présent pour ne pas
perdre toute ma jeunesse en inquiétudes et chagrins. — Je vois avec peine
que votre âme est dans un état de souffrance et d'abattement qui vous
ressemble peu; j'espère vous trouver plus raisonnable dans votre prochaine
lettre, ce n'est pas digne d'un homme comme vous de ne pas savoir
supporter les maux inévitables de cette vie: je vous le repète, il y a de
la gloire à les combattre, et de la faiblesse à plier sous les coups de la
fortune. Je suis bien au regret de ne pouvoir m'entretenir plus longue-
ment avec vous, mais j'ai reçu plusieures lettres aux quelles je dois répondre-
Ne vous tenez pas absolument à une lettre par mois ; si vous m'en écrivez
deux, croyez que cela ne me fâchera nullement et qu'au contraire je re-
cevrai la seconde avec un double plaisir. — Vous me parlez de contraste
du carême avec ie carnaval, hélas! chez nous on ne s'en aperçoit pas, les
anglais remplacent les bals par des routs et comme je n'ai pas dansé cet
hiver je crois être en carnaval; ces sociétés m'ennuyent à la mort, j'ai
été autrefois un peu anglomane, mais je vous assure que ce goût m'a bien
passé et que je ne me déplais dans aucune société comme dans celle des
anglais: c'est un décousu,, un manque de conversation insupportable. — Je
me crois transportée à Londres, la cheminée de ma soeur est toute garnie
de cartes d'invitations de Ladies, on ne parle qu'anglais, et on ne voit
que des usages anglais, ce n'est pas pire à Londres.
Adieu, cher comte, écrivez m'oi bientôt et croyez à ma bien sincère amitié.
Ce 19 février [1818]. Sophie Woyna.
Ij La contessa Sofia aveva mandato al Gonfalonieri un invito ad un ricevimento in casa
Jablonowski ; cfr. la n. 2 a p. 374.
— 387
ccxxv
Archivio di Stato di Mil mio - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 392. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 6 de Mars [1818].
Vous croyez avoir tout fait en m'envoyant une boite à thé merveilleuse,
qui ne la cède en rien à la lampe qui a mérité ce nom.. — Vous me forcez
à vous écrire malgré moi, car encore toute fâchée que je suîs, il faut bien
que je vous remercie pour ce cadeau de bon goût, qui a excité l'admiration
de tous ceux qui sont entrés dans le salon vert depuis hier matin et je
vous prie de croire que le nombre en est considérable. — Elle est bien
jolie et bien élégante cette boite, c'est une des pièces les plus remarquables
dans ma collection de gratciki; car comme bien vous pensez je ne m' en
senirai pas, mais la reconnaissance que je vous dois ne m'empêchera pas
de vous reprocher votre affreuse paresse. — Comment ne pas seulement
répondre à une énorme lettre que je vous ai écrit il y a près d' un mois?
Méritez vous que je vous écrive encore? En vérité sans cet odieux présent
vous n'auriez pas revue mon écriture de sitôt, pas de quelques mois peut-
être, si vous vous étiez obstiné à garder cet incroyable silence. — Vous
savez que sous ce rapport je suis intraitable et que ma fierté ne me
permet jamais de faire le premier pas, pourquoi faut il que je sois forcée
à agir contre ma conviction et mon inclination cette fois-ci? La conclusion
de tout ceci est que je vous en veux pour votre joli cadeau, que plus
tout le monde le trouve joli plus je le trouve laid, et qu'au lieu de vous
en remercier je vous gronde. — Je veux savoir si à l'avenir vous ne serez
pas plus empressé à m'écrire qu'à m'envoyer des gratciki. Si vous voulez me
servir d'après mon goût vous prendrez ce dernier parti, car en vérité vos
lettres valent mieux que tout ce que vous pouvez trouver de plus élégant
dans les boutiques les mieux fournies. — Votre esprit me plait et me
convient et de celui là j'en rencontre bien rarement dans le monde. —
On m'accuse d'être difficile, je suis peut-être gâtée, mais n'ai-je pas raison
de regretter votre aimable compagnie de l'année dernière? Faute de
conversations agréables, instructives, intéressantes nous avons donné dans
la médisance et le pauvre prochain est déchiré à belles dents. — Ne croyez
pas cependant que je prenne une part trop active à cette espèce d'amu-
sement, mais d' entendre dire du mal de ceux qui ne valent peut être pas
moins que nous, de s'en amuser quelquefois, de ne pas pouvoir s'empêcher
d'en rire quoiqu'avec un remords de conscience, c'est déjà beaucoup trop.
— Et pourquoi chercher à découvrir le mal quand malheureusement on
— 388 —
n'en a sans cela que trop sous les yeux? — Vous m'avez souvent dit que
je vivais d' illusions; je le crois, mais les illusions font une partie
de mon bonheur. — Je ne veux pas voir le monde tel qu'on se plait à
me le dépeindre, cela ne servirait qu'à m'affliger. — J'aime, je bénis mon
ignorance, elle seule me préserve d'un dégoiàt pour la vie auquel je ne
suis que trop portée. — La dissipation dans laquelle nous vivons à présent,
quoiqu'elle ne soit pas trop convenable en carême, est bien moins re-
prehensible à mes yeux que cet esprit de commérage et de médisance
qui s'est introduit dans notre maison depuis que la bonne conversation
en est bannie. — Je lis S.t François de Sales le matin, il recommande
la charité, et toujours la charité, comme la première des vertus: et tout
le reste de la journée au lieu de la mettre en pratique ou je la blesse
moi même ou je la vois foulée aux pieds par ce qui m'environne. — Vous
me demandez pourquoi je suis si dissipée: et le moyen de faire autrement
quand je reçois des]invitations continuelles? L'arrivée de la P.sse Kaunitz *
avec ses filles- nous a aussi mis plus en train que je ne l'aurais désiré. —
Ce sont de très jeunes personnes qu'il faut amuser; notre maison ne
désemplit pas le soir, on cause, on danse au piano, on joue au petit jeu.
— Nos habitués mettent de la coquetterie à ce que nos soirées réussisent;
je leur en ai beaucoup de reconnaissance, mais je commence à désirer
un peu de calme, et de repos ; je ne suis plus dans l'âge de me divertir
de tout cela.
Je vois plus d'anglais que l'année dernière; il y en a qui me plaisent
davantage, les rou/s chez eux sont continuels. — Les S.t Antonio^ voyent
du monde souvent. Madame est passionnée pour la musique, elle en fait
beaucoup, son mari joue de la flûte à ravir, elle l'accompagne avec cette
expression qui lui inspire son attachement et qui fait que leur duos réus-
sissent parfaitement ; Gallemberg est à présent la personne que je vois
quasi le moins. — Il est toujours très occupé, à ce qu'il dit, de son nouveau
ballet, sarà, mais il y a autre chose que cela, je crois, dans son changement
à mon égard. — Je ne sais pas trop ce que c'est. — Nous nous sommes
revus l'autre jour à Pompei après une absence de 10 ou 15 jours, il fut
d'une humeur très aimable, très gaie et très galante ce jour là; d'autres fois
1) La contessa Francesca Ungnad de VVeissenwolf aveva sposato, il 29 luglio 1798, il
principe Aloisio Venceslao Kaunitz, diplomatico austriaco (v. la nota a pag. 355). La con-
tessa Kaunitz è ricordata più volte nel diario della principessa Melania di Metternich-Zichy
Ferraris (terza moglie del cancelliere) in Metternich, Mémoires cit. t. V, p.p. 99, 241, t. VL
p.p. 310, 321, 513, 597. Vi si parla pure della vecchiezza della dama, funestata da gravi lutti
famigliari, (Metternich, op. cit., t. Vili, pag. 135).
2) Erano: Carolina Leopoldina, nata nel 1801; Leopoldina Domenica nata nel 1803 e che
sposò poi il principe Antonio Palffy, e Ferdinanda Carolina, nata nel 1805, sposata al conte
Luigi Karoly.
3) Probabilmente si tratta di quel Sailt'Antonio che il marchese Pucci trovò a Londra
nel 1S20 e di cui lodava al Capponi la " cordialità italiana „ (A. Carraresi, op. cit.. vol H,
p.p. 194 e 202).
— 389 —
il me donne des coups de pattes, mais en tout il n'est plus VOpetaniec
de l'hiver dernier. Quant à S.t Clair il est toujours le même et s'étonne
souvent du changement de l'autre. — Le freddo interno vient de temps à
autre mais il est traité bien froidement, — Je me suis surprise un jour
de parler de lui à une autre personne, devant lui, comme d'un défunt. —
En effet, celui que j'ai connu ou cru connaître n'existe plus. — Concevez vous
combien cela est triste? heureusement que cela porte sur lui que je n'ai
jamais beaucoup aimé. Le Prince Charles Lichtenstein nous quitte avant
la semaine sainte ce sera une perte réelle pour nous, il est absolument
l'enfant de la maison, gronde, ordonne, gouverne et ne craint que Louis;
— il s'est appelé lui même mon second mari, il en a en effet toutes les
allures. — On voulait absolument qu'il fut occupé, car vous savez qu'à
Naples on ne laisse personne en repos: mais, après maintes et maintes
conjectures sur une demi douzaine de belles au moins, on se persuada,
ce qui est vrai, qu'il est à l'abri de tout danger, parce qu'il aime, mais
aime vraiment ailleurs, — C'est au reste un excellent garçon, qui a des
manières tout à fait à lui, et qui gagne tout le monde par son extrême
bonhomie. — Vous ne pourriez pas vous défendre de lui vouloir beaucoup
de bien, mais sous certains rapports il ne vous conviendrait pas. — Quelle
longue lettre pour une personne aussi courroucée que moi! peut-être ne
croirez vous pas que je sois si en colère, mair vous vous trompez. Je vous ai
écrit parce que je n'ai eu rien de mieux à faire — Êtes vous assez piqué,
de cet aveu dépouillé d'artifice? S'il avait fait beau, j'aurais monté à
cheval, mais la pluie vous a sauvé et, au lieu de quelques lignes que je
me proposais de vous écrire pour vous remercier, je nie suis laissée entraîner
au plaisir de causer avec vous. — Au reste, si vous ne vous corrigez pas,
tremblez des suites qu'aura votre affreuse inconduite. — Permettez-moi,
monsieur le Comte, de vous répéter l'assurance des sentiments distingués
que je vous ai voués.
Caroline J.
CCXXVI
Archivio Casati - Mi/ano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 9 mars [1818]. -
Je suis coupable envers vous, chère Thérèse, car il y a bien longtemps que
je ne vous ai écrit, mais je ne sais comment le tems passe, je n'ai jamais un
moment à moi, la peinture prend une grande partie de ma matinée, un peu
de lecture et la promenade, c'est tout ce que je puis faire avant diner, et vous
— 390 —
savez que l'après-diner on ne sort plus du salon vert. — J'espère, chère Thérèse,
que vous ne m'en voulez pas et que vous êtes trop persuadée de l'attachement
que je vous porte, pour croire que jamais je pourrai vous oublier ou vous négliger.
— Depuis quelques jours nous sommes en l'air pour amuser la Princesse Kaunitz
qui est venue passer quinze jours à Naples avec ses trois filles. — Comme leur
séjour est court, Louis et Caroline se mettent en grands frais de politesses. Nos
soirées deviennent très nombreuses. On joue aux petits jeux, on essaye de
tout pour divertir Leurs Altesses. — Que dites vous de Campomele, qui est
devenu un habitué de la maison? Il s'est établi le maître de danse des enfants
et vient très régulièrement leur donner des leçons. En général, vous ne re-
connaîtriez pas le salon, il a toute une autre tournure; nous voyons souvent
les SanV Antonio. Elle est une bien bonne femme, mais qui a une passion
malheureuse pour la danse et pour la musique; je trouve le mari très bel homme,
il a plusieurs talents, fait des caricaturés charmantes, joue de la flûte à merveille
et danse à la perfection, je suis fâché qu' il se soit marié par intérêt, car je
doute qu'il ait pu épouser sa femme par amour. — Ah! les vilains hommes!
le meilleur ne vaut rien. —
Notre carême est presque plus bruyant que le carnaval, hors les ballets qu'on
a suspendus; j'avoue que je n'approuve pas cela. Comment ne pas savoir se
passer d'amusements pendant six semaines ? — Le recueillement est si nécessaire,
et c'est toujours la dissipation que l'on cherche; quant à moi, je le fais bien
à contre coeur, et puisque je ne puis entièrement me dispenser d'aller dans le
monde, je tâche de m'y isoler; cela me réussit queiquefois si bien que j'oublie
où je suis. — Le courrier prochain vous aurez une plus longue lettre de moi,
mais aujourd'hui il faut que je finisse malgré moi. — Adieu, chère Thérèse,
que j'aime bien tendrement. Bien des compliments à votre mari et au général
Czaplic.
Sophie.
CCXXVII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La CONTESSA Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 2 Avril [1818]
Je suis vraiment bien touchée, chère Thérèse, de ce que vous mettez tant
de zèle à me procurer la musique de Winter; vous me ferez en effet un bien
grand plaisir en me l'envoyant. — Si vous rencontrez notre protégé Morlacchi
vous pouvez lui rappeler de ma part les promesses qu' il m'a fait; il a aussi
— 391 —
du papier à moi et m'avait fait espérer que j'aurais un air d'Asioli.^ Je vois
par votre lettre, chère Thérèse, que vous vivez comme moi, que vous n'allez
dans le monde qu' à votre corps défendant et que vous préferez votre petit
cabinet à tous les salons; cependant vous dansez et moi pas; jamais je n'ai
été plus antisociable que cette année, je ne sais à quoi cela tient; à une espéce
d'abattement duquel je ne puis me rendre compte. Ma seule crainte est de
paraître par trop maussade à Caroline et Louis, et par là de me faire tort à
leurs yeux; ils sont tous deux plus mondains que moi et me font sans cesse
des reproches. Mais soyez sincère et avouez-le ! Suis-je faite pour le monde,
ai-je un seul des avantages indispensables pour lui plaire ? Vous devez con-
venir avec moi que non, et, si vous n'en convenez pas; c'est que vous croirez
peut-être blesser mon amour propre en me donnant raison; cependant je puis
vous l'assurer, je me connais et me rends justice à cet égard, si j'ai quelques
qualités de coeur elles peuvent être appréciées par des amis, jamais dans le
monde, et pour tout le reste je suis nulle. — Caroline est fort à la mode cette
année, elle ne sort jamais à cheval sanz avoir à sa suite une troupe dorée.
Mr. Bonar, dont elle vous aura sûrement parlé dans ses lettres, est un des
habitués du salon, je l' aime assez, il n'est pas brillant mais il a de l' esprit,
une figure et un caractère sérieux; il a auprès de Caroline le grand mérite
d'aimer à veiller. — On nous annonce dans le courant du mois prochain
beaucoup de nos connaisances de Vienne, ed il paraît que même l'été, Naples
ne sera pas désert. Demain nous attendons le Roi d' Espagne. ^ Le spectacle
commencera après demain, à cinq heures, car le Roi se couche à 8 ; imaginez
que ce sera le premier spectacle qu' il verra de sa vie : cela me paraît tout-à-
fait singulier. St. Clair est toujours le même pour nous, le meilleur ami, le
plus obligeant des hommes. — Gallemberg est également constant dans son
amitié, mais il est souvent tourmenté, il a bien des peines, et je m'étonne
encore qu' il les supporte comme il fait. Sa femme part à la fin du mois pour
Vienne: entre nous soit dit, je crois qu' elle s'y fixera, et que lui restera ici.
— Quand on a six enfants e qu' on s' est marié par amour,^ c' est une tri-
ste fin. —
Adieu, chère et bonne Thérèse, je vous embrasse du fond de mon ccEur;
dites à votre ingrat mari qu' il a rompu le pacte d'écrire une fois tous les
mois; il y a bien deux mois que je n'ai reçu de ses nouvelles et il me doit
une réponse, ce qui est donc doublement mal fait à lui.
Sophie.
1) Bonifasio Asioli (1769-1832), maestro di cappella e compositore, era stato fino alla
caduta del regno italico direttore del Conservatorio di Musica di Milano. Cfr. F. J. Fétis,
Biographie universelle des musiciens, Paris 1835 t. I. pp. 124-156; G. ûrove, A dictionary
of music and musicians, London 1879, Vol. I p. 99
2) Non può essere altri che Ferdinando VII, nato nel 1789, re nominale dall' intrrgo di
Baiona che costò il trono a suo padre ed a lui anche la libertà, ridiventato sovrano effet-
tivo del regno avito. Era vedovo in prime nozze d'una figlia di Ferdinando IV.
3) Quest'affermazione contrasta colla versione accolta da parecchi biografi dei Beethoven,
p. es V. Wilder, Beethoven, Paris 1885 pp. 174 e seg.
392-
CCXXVIII
Archìvio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 424. Inedita,
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 2 d'avril 1818.
Perdonatemi, signor mio, il y a bien bien longtemps que je ne vous ai
écrit, je suis coupable, mais j'en conviens: cela ne vous désarme-t-il pas?
A quoi j'ai employé ce temps, c'est ce que jene saurais trop vous dire, à ne
rien faire et à n'avoir du temps pour rien, c'est là le sort des gens du
monde, et hélas je suis une femme du monde, triste nécessité, triste con-
viction car c'est comme si je me voyais peinte des plus odieuses couleurs.
— Je vais, je viens, je fais des visites, je me promène, je vais au spectacle,
au bal, je reçois du monde, je dis bien des paroles inutiles, je m'occupe
peu depuis quelque temps, c'est là la vie que je mène. Vous plait-elle?
je suis sûre d'avance que non. — A moi non plus , quand j'y refléchis
mûrement. — Il me paraît que la vôtre est tout l'opposé. — Vous passez
beaucoup de temps à la campagne. — Expliquez moi cette nouvelle manie;
est-ce par amour pour la solitude, pour l'agriculture ou peut-être pour y
jouir plus à votre aise de la société de quelques amis? Où est cette
campagne, vous appartient elle? Je ne m'y retrouve pas. — et que dit
votre grande mère à ces absences si fréquentes? Elles doivent l'être, à en
juger d'après vos lettres que vous m'écrivez en descendant de voiture
ou en faisant vos paquets. — Veillez vous encore beaucoup? Moi assez
pour le moment, car j'ai trouvé une ou deux bonnes pratiques. — Sophie
nous quitte avant minuit parce que de veiller lui fait du mal, maman un
peu plus tard et je reste ordinairement seule, quand je dis seule c'est seule
de mon espèce. — Tout en écrivant, j'ai tourné les yeux du côté de la
fenêtre et j'ai vu le vaisseau américain le Washington voguant à pleines
voiles, cette fois-ci vers l'Amérique. — Quelle destination imposante! J'ai
vu le Commodore hier soir au bal, sans me douter qu'il allait nous
dire aujourd'hui un adieu probablement éternel. — Ce n'est pas sûrement
sans émotion qu'il aura quitté cet ancien monde. — Faites vos réflexions
sur ce sujet qui peut en fournir beaucoup, elles vaudront beaucoup mieux
que les miennes, d'autant plus que je n'ai jamais été moins disposée à
réfléchir que dans ce moment-ci — Ne trouvez-vous pas que je dégénère?
11 me paraît que mes facultés morales ont baissé depuis quelque temps;
je suis sûre que vous êtes de mon avis autant que vous pouvez en juger
par mes lettres et que, si vous ne me le dites pas, c'est pour ne pas me faire
de la peine. — Je devrais par amour propre vous écrire beaucoup moins.
— 393 —
— Depuis quand avez vous appris l'anglais, ou est-ce seulement que vous
me citez une phrase que l'on vous a expliquée? En vérité vous feriez fort
bien de l'apprendre pour le lire seulement, car pour le parler il ne faut
pas y songer. Pour un homme comme vous cette étude ne serait rien du
tout. — Mon ancienne anglomanie commence a se réveiller un peu, depuis
que je rencontre plus d'insulaires aimables. — Après leur quarantaine^ il
n'y avait pas moyen de vivre avec eux, mais depuis qu'ils ont repris
leurs voyages ils sont beaucoup mieux. — J'aime bien le fonds anglais
quand on y joint des manières et des idées continentales. — Et quant à
leur littérature je l'aime à la folie. — Vous croyez l'Opetaniec fort coupable;
il ne l'est pas autant que vous le pensez, et voulez vous que lui seul
fasse exception à la règle que tout change avec le temps? Il a d'ailleurs
quelque fois des sujets de chagrins d'affaires, et vous savez que ceux là
qui sont les moins jolis à conter sont souvent les plus difficiles à supporter.
— S.t Clair est toujours le même; celui-là peut bien défier toutes les lois
établies dans la nature, il a une manière d'être qui n'appartient qu'à lui .
— Son obligeance pour moi est toujours extrême; — il me prête à présent
un très beau cheval et qui est aussi beau que bon, il m'en laisse la
maîtresse absolue, et depuis que j'ai fait cette nouvelle connaissance ma
haquenée blanche est tombée dans une disgrâce extrême. — Ce n'est pas
qu'elle n'ait son mérite, mais elle perd trop à la comparaison. — Louis
me charge de vous dire qu'il est honteux de ne vous avoir pas encore
répondu, il le fera je ne sais pas quand, il a une grande paresse à écrire,
quand ce n'est pas dans ses affaires diplomatiques. Au reste vous pouvez
bien compter sur son amitié, il vous rend la justice que vous méritez,
— Ecrivez moi sans rancune et ne suivez pas mon exemple, qui sous ce
rapport est devenu très mauvais. — Adieu, Adieu.
Caroline J.
1) Allude alle conseguenze del blocco continentale e della guerra di non pochi lustri che
aveva frapposto insormontabili difficoltà alle comunicazioni.
Quest'isolamento degli inglesi, derivante dalla politica napoleonica, è magistralmente
descritto da Alfbed de Vignv, Servitude et grandeur militaires, Paris 1899 pp. 290 e seg.
Un saggio dei rigori del blocco si può avere in G. Servières, L' Allemagne française sous
Napoléon 1er, Paris, 1904, sovratutto c. III. Cfr. pure H. Fisher, Studies in Napoleonic
statesmanship in Germany, O-xford 1903 e segnatamente J. Holland Rose, Englands Com-
mercial struggle wits Napoleon, Cambridge 1602.
— 394 -
CCXXIX
Archivio Casati - Milano Inedita.
La principessa Czartoriska Jablonowska
A Teresa Gonfalonieri Casati.
Ce 30 Avril [1818] Rome
Que vous êtes bonne, chère et aimable comtesse, de ne pas m'oublier;
j'ai été malade une quinzaine de jours. La fièvre avec la toux c'est ce qui
m'a empêchée de vous répondre plus tôt et de vous dire combien votre sou-
venir et votre constante amitié me sont précieuses. Croyez qu' entre tous
les avantages de demeurer en Italie, celui d' avoir toujours 1' espérance
et la possibilité de revoir des personnes aussi intéressantes que vous et
le comte votre époux, cet avantage dis-je n'est pas oublié et entre pour
beaucoup. Le marquis Capponi de Florence, qui est ici, me rappelle sou-
vent votre séjour à Naples, son voyage avec le comte au mont Cassin,
enfin cette si chère époque où vous faisiez certainement tout le charme de la
société du salon vert; en avez vous des nouvelles, ma chère comtesse? Caroline
aime à cette heure Naples prodigieusement; elle est gaie et fort allante; aujour-
d'hui par exemple ils sont à Carditello, c'est une charmante fête champêtre
et que le roi de Naples rendra cette année-ci bien plus brillante pour amuser
son frère, dont c'est le carnaval de toute sa vie que son séjour dans la belle Parthé-
nope; vous savez comme le roi Ferdinand s'entend à merveille à donner des
fêtes, et puisque Caroline y a pris goût, je m'en réjouis pour elle. Ma bonne
Thécline est enceinte de nouveau, elle accouchera au mois de juillet, priez
bien le bon Dieu pour elle, et la bonne comtesse Annoni aussi. Je vous prie,
chère comtesse, n' oubliez pas de lui demander cette grâce de ma part. Cette
chère Thécline aime sa Blandino à la folie, c'est son seul amusement car du
reste elle mène une vie d'hermite. Tout cet hiver elle n'a pas quitté sa chambre;
son mari allait à Fera où son devoir l'obligeait de rester plusieurs jours de
suite et elle avec sa petite restait solitairement à Bujukdéré. Le comte, s'il a
toujours le projet d'aller en Grèce, connaîtra ces vastes déserts et la barbarie
inculte de ces habitants. Est-ce que le général Czaplic est encore à Milan ?
Veuillez bien lui faire mes amitiés. Il me parait qu' il préfère le nord de
l'Italie au midi. Je voudrais en transporter les habitants sous le beau ciel de
Naples et alors l'harmonie serait parfaite. Vous savez sans doute que Filangieri
se marie avec la fille de la principesse Caramanica,' ce n'est pas pour faire sa
Cour : car cette famille n'y est pas très bien vue; adesso tocca a Tocco ^ di
1) Forse la vedova del viceré di Sicilia. (G. Purè, La vita in Palermo cento e più anni
fa, Palermo 1904, voi. I p. 37), II Filangeri sposò poi invece la figlia del principe di Paterno
(T. Ravaschieri Filangieri, op. cit., p. 109;.
2) I Tocco, principi di Montemiletto, erano una famiglia muratista. Alla fondazione del-
l'Ordine delle Due Sicilie, ancora ai tempi del re Giuseppe, il principe di Montemiletto era
— 395 —
prender moglie, si cela arrive je crains bien pour le choix. Est-ce que Trecchi
ne retourne plus ce bon Trecchi, pourquoi les opinions extravagantes s' atta-
chent toujours aux meilleurs cœurs, aux gens les plus honnêtes ? Dans notre
pauvre patrie c' était de même et on confondait ce tort avec la perfection de
caractère de ceux qui avaient le malheur de se tromper ou d'être trompés. Le
monde serait trop beau à habiter s" il ne l'était par les humains. Je n'ai pas
grand chose à vous marquer d'ici. Avant hier les artistes ont donné une fête
très magnifique au Prince de Bavière, leur Mécène; au reste ce n'était que
les artistes allemands. Beaucoup de mariages ce sont faits ici. La fille du
Conétable Colonna! a épousé le duc Lante. Il est question du mariage de l'ainé
Chigi^ avec la duchesse d'Alchudia. Adieu, ma bien aimable comtesse. Conti-
nuez-moi votre souvenir et votre amitié; elle m'est bien chère et je vous
suis bien attachée. Votre toute dévouée
P.SSE CZARTORISKA.
ccxxx
Avchivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 427. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 30 d'avril 1818.
Vous avez raison: les facultés de mon âme sont oziose, mais voulez
vous que je désire qu'elles soient en activité? On ne voit briller les éclairs
que pendant la tempête, mais le calme d'une onde qui n'est agitée que
par un souffle léger n'est il pas préférable? Je n'ai que trop de dispo-
sitions à la tristesse et à la mélancolie, c'est à peu près là l'état habituel
de mon esprit; quand j'en sors par momens et que je me repose en prenant
part aux distractions que je trouve sur mon chemin, y voyez-vous du mal?
Un rien me rejette dans mes rêveries et mes dégoûts; — et à peine suis-je
comme tout le monde, quand relativement à moi même on me prendrait
pour une extravagante. — Au reste ne craignez rien, me voilà rendue à
stato creato commendatore, fra i capi del partito napolonico [De Nicola] Diario napole-
tano dal lygS al i82j in Archivio Storico delle Provincie napoletane, II, p. 4n.
Leonardo Tocco, probabilmente quello di cui si parla qui, era agente diplomatico uffi-
cioso del re Gioacchino a Londra nel 1814. Vi si adoprò attivamente, ma senza risultati
apprezzabili, ad annodare negoziati ufficiali con Lord Castlereagh. Il Tocco non si rassegnò
a lasciare la capitale inglese che il 3 maggio 1815 (Weil, Joachim Murât, cit. t. I p. 433,
t. Il p.p. 2è6, 346, t. m pp. 31, 35, 132, 177, 179, 343, t. IV p.p. 306, 513).
1) Filippo Colonna (1760-1318) gran contestabile ereditario del regno di Napoli, marito
d'una principessa di Savoia, gentiluomo pio e colto, devotissimo alla Santa Sede, fu il primo
al tempo delle riforme del cardinal Consalvi, che rinunciasse alle giurisdizioni feudali (1816).
Sua figlia donna Maria sposò nel 1818 il duca Giulio Lante.
2) Don Sigismondo Chigi, allora principe di Campagnano, sposò poi (1829) donna Leo-
poldina d'Oria (G. Moroni, dizionario di erudizione Storico-ecclesiastica, Venezia 1842,
voi. XIII p. 85;, Fu colonnello nella guardia civica e, nel 1848, membro dell'alto Consiglio.
Cfr. C. Fraschetti, Diario del principe don Agostino Chigi, Tolentino 1906. D. Sigismondo
era il primogenito di D. Agostino.
— 396 —
mon isolement, car vous savez que j'ai un talent merveilleux pour me
trouver toute seule au milieu de cent personnes, quand une ou deux de
celles qui me conviennent ne s'y trouvent pas. — Nous avons eu une
société charmante, agréable, qui me convenait parfaitement, pendant quelques
semaines. — Il n'en reste plus de traces que dans nos souvenirs. — Cela
me mets de bien mauvaise humeur; toujours changer, toujours regretter et
malheureusement toujours rencontrer des personnes dont le sort et les
circonstances nous séparent. — Vous allez voir à Milan deux de nos plus
plus intimes habitués. — Ils ont passé peu de tems à Naples, mais vous
savez qu'il n'en faut pas beaucoup pour faire connaissance quand il y a
de la sympathie dans le fond des caractères. — Ce sont deux écossais,
M.r Cumming' et M.r Forbes. ^ — Ils ont beaucoup voyagé, ont de l'esprit,
de l'instruction, des manières très agréables, du naturel, enfin tout ce qui
plait dans une société très intime. — Ils sont amis et compagnons de
voyage, ils ont été ensemble à Jérusalem, et une liaison qui résiste à une
pareille épreuve doit être basée sur des qualités bien solides. — M.r Cumming
remettra à votre femme une lettre de ma part. — Je ne suis pas tout à
fait sûre que M.r Forbes aille aussi à Milan. — Je vous les recommande
particulièrement tous les deux, j"ai promis à M.r Cumming un bon accueil,
une recommandation pour le N. 1. Ne me démentez pas, je vous ai fait con-
naître à lui et vous et votre femme. — Ils sont partis hier à notre grand
chagrin, Louis les aimait aussi beaucoup. — Nous les voyions tous les
soirs, nous avons veillé, chanté ensemble, écrit, monté à cheval, fait des
promenades à pied et en voiture: n'est-ce pas là de l'intimité? Ils sont
du ristrettissimo ristretto. — Ils pourront vous donner tous les détails
possibles sur nous, car il sont bien au fait de tout. — J'espère que vous
aurez du plaisir à rencontrer ces deux emanations du salon vert. — Ils
aiment beaucoup la musique et la poésie: avec ces deux passions il est
impossible de ne pas être distingué. — Depuis quinze jours toute notre
société s'est dispersée, il ne nous reste que VOpetaniec, car S.t Clair est
malade — in mezzo a tanti guai, Gallemberg non manca mai! — C'est là
de sa poésie, il survit à tous les naufrages. — Les écossais ont été très
content de lui et lui d'eux, au point de vider plusieurs verres à leur santé.
lì Perebbe trattarsi di quel James Cumming, morto nel 1827, funzionario governativo
del "board of control,, che si occupava pure di belle lettere; ma non consta che questi
fosse scozzese. Lo era invece l'omonimo James Cumming (1777-1821) illustre chimico che
non pare potesse tanto viaggiare. Il capitano Guglielmo Cumming prese parte alle gloriose
spedizioni navali del Nelson (Cfr. sir Nicholas Harris Nicholas, The dispatches and letters
of vice admiral Lord Viscount Nelson, London 1846, 7.th. voi. pag. 94).
2) Questo Forbes potrebbe essere Giorgio, che abitava Edimburgo e vi fu così ospitale
nel 1819 al Capponi, aiutandolo nel concertare lo scambio dei periodici fra l'Italia e l'Inghil-
terra. (A. Carraresi, op. cit-, Voi. V, pp. 22, 24, 173, 216, 242). Il Forbes era in frequente
corrispondenza col Capponi, ma una sola lettera di questi all'amico scozzese è nel citato
epistolario (Carraresi, op. cit. Vol. I p. 130). Si osservi però che un'altro Forbes, John Hay
(1776-1854), poi divenuto Lord Medwyn ed insigne giureconsulto, aveva sposata Luisa,
figlia di sir Alexander Cumming Gordon; parentela che potrebbe indurre ad identificare con
questo il Forbes che si accompagnava ad un Cumming.
— 397 —
— Vous me demandez ce que je pense de votre gothomanie (?), je l'approuve
beaucoup, ainsi que vos goûts simples et rustiques. — Je vous les envie. —
J'ai renoncé à la campagne tout à fait; nous passerons l'été à Chiaja comme
toujours; nous avons déjà eu des chaleurs accablantes, que sera-t-ce plus
tard? Je ne vous dirai rien de l'adieu de Lord Byron aujourd'hui, car je
veux d'abord me procurer l'original pour le comparer avec la traduction;
d'ailleurs comme vous me le conseillez il faut que j'attende un moment
plus favorable. — Au reste je veux me remettre à la lecture avec plus
de zèle que jamais ; je compte mettre à profit l'ennui et l'isolement
de l'été pour cultiver la musique et lire avec attention et profit. — Tout
le grand monde commence à s'en aller, nous avons encore un bal ce soir,
mais je ne m'en promets que de l'ennui. — Nous voyons peu vos com-
patriotes. — Madame Pallavicini ne sort presque pas, elle est dans un
état digne de pitié. — Le fils du Duc de Melzi^ est arrivé; je ne l'ai pas
vu encore. — L'amiral Tchitschagoff,- à qui nous avons fait beaucoup de
politesses et qui a paru très content de nous, est parti sans nous dire
adieu: cela m'est bien égal, mais cela me paraît singulier. — Madame
Orloff 3 quitte Naples sous peu, elle passera par Milan. — Vous allez voir
la famille Gerace: Nicolino pourra aussi vous parler de nous. — Madame
Dery^ est à la campagne, on la dit un peu mieux, cependant il parait que
sa maladie est bien compliquée, bien extraordinaire et peut être sans
remède. — Je n'ai rien à vous dire de Naples, vous savez que j'y suis
sans y être, que rien ne m'y intéresse et que je n'y connais que des
étrangers que vous ne connaissez pas. — Cette lettre est assez longue,
j'espère; je ne suis jamais ou presque jamais en reste avec vous, quoique
certainement j'aye beaucoup moins de tems à ma disposition.
Caroline J.
Est-ce le même format et la même écriture cette fois-ci? Nous avons
un attaché de plus à notre légation, c'est Mr de Granzestein^ frère de
M.me Roller. — Louis vous a écrit par le Marquis de Medici; c'est un
homme qui me plait beaucoup, je suis fâchée que nous l'ayons vu si peu.
1) Cfr. la nota 7 a j ag. 34.
2) Paolo Tchitchagof (1767-1849), figlio dell'esploratore polare ammiraglio V'asili, educato
in Inghilterra, incline alle idee liberali, fu perseguitato dallo czar Paolo I ed investito di
cariche importantissime durante il regno di Alesandro 1. Nel 1812 comandò un esercito nella
Moldavia e nel mezzogiorno della Russia. L'ammiraglio, incaricato di guadagnare la Turchia
alla coalizione anti-napoleonica, ebbe la mano libera per preparare una diversione al sud,
lusingando i popoli balcanici. A. Vandal Napoleon et Alexandre, Paris 1896, III, eh. XII § IV.
Il 28 novembre attaccò i francesi al passaggio della Beresina, ma fu tenuto lontano dai
ponti tutto quel giorno. (Séqur, Histoire de Napoléon et de la grande armée pendant
l'année 1812., Paris 1825, t. II pp. 363 e seg ; A. Schuermans, Itinéraire général de Na-
poleon I.er, Paris 1908, p. 313). Caduto in disgrazia, viaggiò a lungo in occidente e fini per
stabilirvisi ottenendo la cittadinanza inglese. Fu intrinseco di Giuseppe de Maistre, che gli
indirizzò alquante lettere. Si vedano in J. de Maistre, Lettres et opuscules, Paris 1851 t. I
pp. 254, 387, 449.
3) Forse la contessa Orloff di cui discorre J. R. Seeley, Life and times of Stein, Le-
ipzig 1878, voi. III, p. 139.
4) Dovrebbe esser la moglie di quel generale Dery, comandante la cavalleria della guardia
del re Gioacchino, di cui è riferito un colloquio in un dispaccio del Menz al principe di Met-
ternich. (von Helfert Joachim Murai cit pp. 125-126).
5) Forse lo si può identificare con quel C. Eberardo Perin di Grandenstein che nel 1820 era
consigliere aulico attuale, addetto alla sezione degli affari interni dell'I. R. Cancelleria intima.
— 398 —
CCXXXI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna
A Teresa Gonfalonieri Casati.
Ce 23 May [1818]
Vous me faites des reproches d'avoir été si longtemps sans vous écrire,
mais je vous assure que je ne suis point coupable ; vous connaissez trop
bien mon attachement pour vous, chère Thérèse, pour croire que je puisse vous
négliger. — Je voulais vous écrire par le dernier courrieri, mais ce jour nous
avions tous perdu la tête, la santé du marquis nous donna les plus vives
alarmes; hélas ! elles n'étaient que trop fondées. — Vous saurez peut être déjà
que nous avons eu le malheur de le perdre le 21 à 9 heures du soir; il rendit
son dernier soupir dans les bras de Louis et de Gallemberg. Jamais mort ne
me frappa autant, quoique la maladie fut de cinquante jours on la traita tou-
jours tellement de rien, que nous n'eûmes pas la plus légère inquiétude
jusqu'à l'avant veille de sa mort où Gallemberg vint nous dire qu' il était en
danger; il passa la nuit auprès du Marquis, cette même nuit on le fit admi-
nistrer; le Prince Leopold assista à cette triste cérémonie, il fondait en larmes,
tout le monde pleurait, il était si aimé et méritait tant de Tètre ! Le père
Casini en sortant de la chambre du Marquis dit à ses amis « Il n' ya que
l'homme juste comme le Marquis St. Clair qui peut faire une confession
générale en trois minutes ». En effet toute sa confession ne prit pas plus
de temps; on lui donna l'extrême onction qu' il reçut avec la plus grande
dévotion et la dernière parole qu' il prononça fut « Viva Gesù ».
Le lendemain il ne donna presque plus signe de vie, mais sembla pourtant
avoir toute sa présence d'esprit, on voulait lui faire faire un testament mais
il refusa; enfin le soir il expira dans les bras de Louis et Gallemberg. — On
fit sortir un moment avant le Prince Leopold qui souffrait trop, il sentait la
perte immense qu' il faisait. Diego Pignatelli' se trouva mal, Brancaccio, tous
ses amis, tous ses gens pleuraient; c'était une douleur générale. — Gallemberg
est dans la plus grande affliction, vous pouvez bien vous figurer la nôtre.
Nous avons perdu un ami qui n'est pas à remplacer. — Quel digne homme !
Quelle belle âme que la sienne, il n'avait pas un ennemi, il avait su s'attacher
tout le monde et cela uniquement par sa vertu, jamais je n'ai vu personne
regretté comme lui. — Son enterrement a été fait avec la plus grande pompe,
on l'a porté à visage découvert et tout le monde fut frappé de l'expression qu'
avaient conservé ses traits. — Le P. Leopold alla à Portici le soir même de
la mort du Marquis; pauvre Prince, il est inconsolable; il était habitué à la
sollicitude, à l'amitié du Marquis depuis sa plus tendre enfance, quel vide dans
1) Probabilmente l'aiutante de! principe Leopoldo citato a pag. 272 nota 3.
— 399 —
sa vie! Les princes ont si rarement de vrais amis, qu' ils doivent apprécier
doublement ce bonheur. — Je ne puis, chère Thérèse, vous parler d'autre
chose que de ce coup si sensible pour notre coeur. Vons verrez par le décousu
et le style de ma lettre que je suis encore toute hors de moi. — Je vons écrirai
bien sûrement la semaine prochaine, en attendant je vous embrasse de tout
mon cœur.
Sophie.
CCXXXII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 413. Inedita.
La PRI^"CIPESSA Carolina JABLO^■o^YSKA Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 28 de Mai 1818.
Il y a bien longtemps que je ne vous ai écrit, ne vous attendez pas
cependant à une lettre bien longue; plus j'aurais à dire et moins j'ai envie
de parler. — D'ailleurs, une idée absorbe les autres et un voile de tristesse
couvre une partie du passé et le présent. — La perte que nous avons
faite et dont vous ne concevez pas, je crois, toute l'étendue, a répandue
tant d'amertume dans notre intérieur, que je ne m'y reconnais plus. —
Louis, qui m"a donné de nouveaux témoignages de sa sensibilité et de son
affection dans cettte occasion, a cherché à me distraire en me faisant sortir
plus que je n'y suis habituée. — Ne croyez pas que j'entende par sortir
aller dans le monde, mais beaucoup à la promenade; l'air et le changement
de lieu fait du bien quand on est triste. — Je ne croyais pas pouvoir
regretter le Marquis de S.t Clair autant que je fais, cela prouve bien que
les qualités du coeur l'emportent cepandant toujours sur celles de l'esprit-
~ L'amabilité plait, la bonté attache et sait se faire aimer. — Tout le
monde le pleure, tout le monde le regrette, tout le monde lui rend justice.
— Il n'y a jamais eu de réputation mieux établie, c'est surtout à présent qu'on
le voit. — Pendant toute sa maladie il ne s'est pas permis une plainte ni
un mouvement d'impatience. — Gallemberg et Louis lui ont fermé les
yeux; je leur envie la triste consolation de lui avoir rendu les derniers
devoirs. — Sa mort a été celle du juste qui souffre avec le calme de la
conscience et l'espoir de la recompense qui l'attend. — Je le dis encore,
vous ne concevez pas l'étendue de la perte que j'ai faite, car vous n'avez
jamais conçu l'amitié qu'il me portait; comprenez au moins mes regrets. —
Je sens un tel vide autour de moi depuis qu'il n'est plus, qu'il me parait
que sans avoir jamais fait les frais de la société qui se ressemblait chez
— 400
nous, il en était pourtant l'âme. — La vue de Gallemberg me peine et
m'attriste, je ne peux pas me faire à le voir seul. — Je vous envois l'ar-
ticle de la Gazette où il est parlé de S.t Clair, je n'en suis pas tout à
fait contente, mais il y a plusieurs endroits qui m'ont touchée. — Le
Prince Leopold s'est parfaitement bien conduit dans cette occasion, et
tout ce qui est dit de ses regrets est très vrai. — J'ai reçu il y a quelques
jours votre lettre du 13, je n'ai ni la faculté ni l'envie d'y répondre, j'y
trouve même des choses que je ne comprends pas trop bien. — Je crois
que vous avez été mal informé, mais laissons tout cela. — Pour vous
parler d'autre chose, je vous dirai que j'ai été hier à Pestum avec Louis
et Félix. ' Nous sommes partis à quatre heures passées du matin et nous
étions de retour le soir à onze heures et un quart. — C'est être au moins
bien expéditifs, — En comptant surtout que nous nous [sommes arrêtés
une heure et demie à Pestum et autant à Salerne. — J'ai été émerveillée
et enchantée de la beauté et de la grandeur de ces ruines. — Il faisait
le plus beau temps du monde, le paysage était magnifique, le ciel pur, la mer
d'un bleu foncé; on ne peut rien se représenter de plus imposant. — Pour
Louis qui n' aime pas trop à voir, ce fut une bien grande complaisance
de faire pour la seconde fois ce voyage, car c'est plus qu'une course
ordinaire. — Nos chevaux étaient commandés partout, nous fummes servis
à merveille, il le faut bien pour avoir mis si peu de tenis à cette expé-
dition, dont la célérité a étonné tout le monde. — Voilà comme nous
sommes nous autres paresseux. — Nous avons deux de vos milanais ici,
Mr Lecchi 2 et le comte ou plutôt le Marquis Salazari;^ je crois mal écrire son
nom, n'importe. Je n'ai encore vu ni l'un ni l'autre. — Ils sont arrivés dans
un bien mauvais moment. — Je n'ai reçu personne depuis longtemps. —
Si je suis maussade pour eux, pardonnez le moi et expliquez leur un
jour mes raisons. — Je ne suis bonne à rien à présent. — Bien des choses
à votre femme. — Montrez lui cet article de Gazette. Caroline J.
1) Dev'essere un fratello della principessa, cfr. la n. 2 a pag. 364.
2) Questo Lechi non può essere Teodoro, che era allora in prigione come complice della
congiura militare del 1814, bensì più probabilmente suo fratello primogenito il conte Giu-
seppe (1767-1836). In gioventù al servizio austriaco, fu dei primi in Brescia ad agitarsi contro
la Serenissima per aggregare la provincia alla Cisalpina, Avvenuto il rivolgimento con di-
retta partecipazione sua e dei suoi, era già generale di brigata nel 1797 e sopragiunti i ro-
vesci della parte francese, organizzò a Digione la legione cisalpina (Michaud, Biographie
des hommes vivants. T. IV, Paris 1818, p. 186) e proseguì la sua rapida carriera finché
fu colpito da accusa infamante per estorsione agli spagnoli (Macdonald, Souvenirs, 1892,
pp. 406 e seg.; Léon Lecetre, Lettres inédites de Napoleon /" Paris, 1897, t. II, N. 738).
Non vi fu una sentenza al termine di quel processo misterioso ed il Lechi passò al servizio
del re Gioacchino, che se ne servì nel 1814 per toglier la Toscana ai francesi, intrigando col
Fouché (A. LuMSROso, Attraverso la rivolasione e il I" Impero, Torino 1907, p p. 289 e seg.)-
Cfr. per i Lechi ciò che ne dice lo Stendhal, Journal cit. pp 376, 378, 382-83, 392; e le
n. 5 e 6, a pag. 105 del presente volume.
3) Deve trattarsi del conte Lorenzo Salazar, (1797-1863), gran viaggiatore ed anglomane
quasi quanto il Trechi. II pronipote conte Alessandro Giulini ha pubblicato lettere indirizza-
tegli dall'ab. de Breme e dal Capponi (Tra gli autografi in II libro e la stampa, A. Ili
fase. IIIII).
— 401 —
CCXXXIII
Archìvio Casati - Milano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 9 Juin [1818].
Vous ine devez une réponse, chère Thérèse, et votre mari m'a tellement
oubliée que je lui ai écrit deux fois sans avoir un mot de lui. Je ne vous
fais point de reproches, chère Thérèse, car vous m'écrivez souvent et de bien
bonnes lettres, d'ailleurs vous êtes si indulgente pour moi, mais j'en veux
tout de bon un peu à M.r Gonfalonieri qui, depuis trois mois, ne m'a pas donné
signe de vie; je lui écris pourtant tous les mois une fois, selon le pacte qui
a été fait entre nous; grondez-le, il le mérite. — Mes lettres à présent ne
peuvent pas vous intéresser; Naples est comme la campagne pour nous, on
ne voit plus personne après avoir vu trop de monde, et, à moins de vous parler
de la tendresse que je vous porte, et dont vous êtes bien persuadée, je n'ai
absolument rien à vous mander. Mes jours se suivent et se ressemblent, je
ne vais presque jamais au théâtre car il finit à deux heures du matin et notre
société se borne au ménage Clari ^ età un couple d'autres personnes; Gallem-
berg ne vient presque jamais, et le pauvre marquis a laissé dans notre petit
cercle un vide qui ne pourra se remplir. Qui jamais pourrait remplacer un
ami pareil? Demain il y aura seulement ses obsèques, c'est apparemment à
cause de l'oraison funèbre qu' on a tant différé.
Adieu, chère Thérèse, j'ai tant à faire aujourd' hui que je ne vous aurais
point écrit si maman ne m'avait demandé de vous prier de vouloir bien faire
remettre cette lettre à son adresse. - Quand aurai-je la musique de Winter
après laquelle je soupire ?
Sophie.
1) II conte Carlo Giuseppe di Clary e Aidringen (principe nel 1826) nacque a Vienna il
2 Dicembre 1777 dal principe Giovanni Nepomuceno e da Maria Cristina, figlia del principe
di Ligne, prototipo del gran signore cosmopolita alla fine dell'antico regime. L'azione del
nonno non fu inefficace, per fare di questo principe austriaco un gentiluomo colto, raffinato e
valoroso. I. R. ciambellano dal 1801, maggiore della Guardia degli Arcieri, guidò nel 1809
un reggimento levato sulle sue terre.
Fu uno dei gran signori austriaci chiamati ad assJstere a S. Cloud al matrimonio civile
di Napoleone e di Maria Luisa (von Helfert Maria Louise Ershersogin von Oesterreich
Kaiserin der Fransosen, Wien 1873, pp. 136,417) Anche nel 1812 il Clary si trovò al con-
vegno di Dresda in cui si frammischiarono le corti d'Austria e di Francia (Helfert o/>. c/Y.
pp. 425, 426) Ridotto in cattive condizioni di salute, Carlo Clary dimorò assai in Italia in quei
primi anni della restaurazione. Nel 1818 s'era fissato per un biennio a Napoli. Bibliofilo
grande amatore e raccoglitore di incisioni, il Clary fu pure valente disegnatore ed avrebbe,
lasciato preziosi diari tuttora inediti (Wurzbach, op.cit.W pp. ?81-382'. Morì nel 1831. Aveva
sposato la contessa Luisa di Cliotek, della grande schiatta boema che sta ormai sui gradini
del trono d'Austria-Ungheria. Era dama della croce stellata e dama di palazzo. Se ne discorre
spesso in Metternich, Mémoires cit. p. es T. v. p. 440, T. VI pp. 71, 296, poiché essa ospitava
signorilmente a Teplitz, di cui i Clary son feudatari, quanti accorrevano a quelle acque, celebri
nella prima metà del sec. XIX come convegno di sovrani.
26
— 402 —
CCXXXIV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 261. Inedita.
La contessa Sofia Woyka a Federico Gonfalonieri
16 Juin 1818.
Votre lettre m'a désarmée, je vous pardonne votre long silence,
puisque vous êtes repentant, mais ce que je ne puis vous pardonner de
même c'est votre tristesse et vos vilains projets de voyage: non: vous
ne devez pas partir, pourquoi affliger votre grand-mère et lui causer une
douleur qui pourrait abréger sa vie? ne sentez vous point de douceur à
remplir un saint devoir? Vous vous le reprocherez un jour, mais il n'en
sera plus tem.ps, vous aurez beau vous dire: pourquoi ai-je sacrifié aune
fantaisie du moment le bonheur des dernières années de ma grand-mère?
vous ne la rappellerez plus à la vie, et on ne se console jamais d'un
tort qu'on a eu envers une personne que la mort nous enlève, car on ne
peut plus le réparer. — Je n'ose point approfondir vos peines, mais je
crois pouvoir vous dire, sans vous blesser, qu'elles sont plus imaginaires
que réelles; vous vous montez la tête sur votre situation, vous la rendez
malheureuse, mais elle ne l'est pas. — J'ai le même tort que vous, ainsi
ce n'est pas à moi à vous sermonner, cependant je suis plus excusable;
le découragement, l'abattement chez une femme provient d" un manque de
force, de résignation; elle ne peut quelquefois supporter le poids de son
coeur.— L'homme est autrement doué, et sa sensibilité ne doit jamais le
rendre pusillanime. — Vous me demandez de vous parler toujours en détail
de ce salon vert, dont le souvenir vous est encore cher; mais que puis-je
vous en dire? il a subi bien des révolutions, le dernière l'a comme anéanti.
Nous nous apercevons chaque jour davantage du vide qu'a laissé dans
notre petit cercle la douloureuse perte d'un ami comme était le marquis,
nos regrets seront aussi longs qu' ils ont été vifs, un homme aussi vertueux,
aussi distingué qu'il l'était, mérite d'occuper une place éternelle dans le
souvenir de ceux qui l'ont connu; et ce n'est sûrement pas nous qui
pourrons l'oublier. — Depuis sa mort tout nous parait changé à Naples,
c'est bien lui qui en faisait tout l'agrément. — Notre société est réduite à
rien à présent, vous savez que l'été Naples est un désert, nous voyons jour-
nellement le ménage Clari qui ne s'amuse guère ici; Gallemberg est presque
perdu pour nous, depuis le départ de Barbaja' il passe sa vie au théâtre
1) Il Barbaja fu noto e ricco impresario teatrale, che ebbe l'appalto dei regi teatri na-
poletani S. Carlo e Fondo dal 1809 al 1824, poi dal 1826 al 1834 e dal 1836 al 1840, e fu,
amicissimo del Rossini, malgrado qualche piccola nube passeggiera. Cfr. G. Mazzatinti e
F. e G. Manis, Lettere di G. Rossini, cit. p.p. 14, 22, 27-28, 33. Si veda pure cosa ne dice
quella cattiva lingua del Beyle: Paupe et Chéramy, Correspondance de Stendhal, cit. t. II,
p.p. 164, 195. Il Barbaja mori nel 1842. Vedasi su di lui F. Regli, Dizionario biografico etc.
cit. p.p. 25-26. Intorno alla sua villa di Posillipo, affittata a Lord Berwick e teatro delle
ge.sta del conte d' Alton-Shée, vedasi L. Séché, Klfred de Musset, Paris 1908 I, p. 276.
— 403 —
par devoir, et aussi un peu par goût. Les anglais, écossais etc nous ont déjà
tous quittés, ainsi il n'y a pas même l'espoir d'agrandir notre cercle, je m'en
réjouis plutôt que je ne m'en afflige; mais pour Caroline qui aime à veiller
il n'y a aucune ressource et dans son désespoir elle va presque chaque
soir au théâtre seulement pour ne pas se coucher à onze heures. Les
promenades à cheval continuent toujours, seulement à d'autres heures, nous
dinons à présent à quatre, au lieu de sept heures, et c'est après diné que
le ménage et un des enfants font leur course à cheval. — Nos jours se res-
semblent, ils sont plutôt tristes que gais, nous ne savons encore rien
sur r avenir; en attendant, Caroline a le projet d'aller pour la S.t Pierre
à Rome, je ne sais si cela réussira, car il y a une espèce de Jetafura pour
ce voyage. — Adieu, j'espère recevoir bientôt une lettre, vous savez que
vous m'en devez deux. Soyez raisonnable, restez à Milan et écrivez
souvent à vos amis de Naples.
S. WOYNA,
ccxxxv
Archivio Casati - Mi/ano. Inedita.
La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri Casati
Ce 25 Juin [1818].
Vous serez bien étonnée, chère Thérèse, d' apprendre que Louis et Caro-
line sont partis hier. — Louis va à Vienne, et de là sur ses terres en Galicie.
Caroline le reconduit jusqu'à Rome où elle verra la fête de St. Pierre; j'aurais
bien désiré y aller aussi mais cela n'a pas pu s'arranger. Elle restera en tout
dix jours, Louis sera trois mois absent, il compte revenir par Milan. Vous ne
sauriez croire combien tout départ m'afflige, cela me fait penser que peut-être
bientôt nous serons tous éparpillés et l'idée d'une séparation avec Caroline
m'est tellement pénible que je ne puis m'y arrêter. — Adieu, chère Thérèse,
c'est aujourd' hui Vendredi, vous savez qu' il faut remettre les lettres à l'aube
du jour, je ne puis donc vous écrire. J'ai seulement voulu vous mander cette
nouvelle, bien importante pour les amis de la cour de Chiaja.
Sophie.
— 404 —
CCXXXVI
Archivio di Stato di Milmio - Proc. dei Carbonari
Busta XXII - Fessa C - N. 46. Inedita.
Il marchese Alessandro Visconti d'Aragona ^
A Federico Gonfalonieri
Aìfori^, li 8 Luglio 1818.
Amico Carissimo
Sono sensibilissimo al tratto vostro gentile di scrivermi alla sera
prima della vostra partenza, non avendo potuto avere luogo la visita che
vi eravate proposto di farmi. Ben sovente il destino mi ha privato del
piacere di vedervi, ma quest'oggi con maggior mio dispiacere ancora.
/vlonticelli ^ mi parlò jeri dell'ideato vostro progetto di una corsa nella
Svizzera, ma non credeva che fosse da intraprendersi immediatamente»
e quindi dopo il mio ritorno dal lago maggiore; se non fossi che a quindici
miglia da Milano, invece di quasi quaranta, ritornerei dopo ^domani in
città espressamente per abbracciarvi. Non potendolo, accettate in iscritto
i miei pili sinceri auguri per la prosperità del vostro viaggio. Il paese che
volete percorrere è interessante, dirò così, fin dalla prima mossa, ed inte-
ressante è pure il momento.
Qual piacere per me se il vostro viaggio fosse stato anticipato d'un
anno, o ritardato! Forse — chi sa? — avrei potuto offrirvi un compagno che
apprezza la vostra amicizia, ed i vostri talenti. Vi ringrazio per la vostra
confidenziale comunicazione sui vostri progetti di viaggio, essi saranno
un secreto per me.
1) Alessandro Visconti, di quel ramo che nel XV secolo ottenne d'aggiungere al nome
avito quello dei monarchi aragonesi di Napoli, era figlio del marchese Alberto e delU mar-
chesa Virginia Ottolini. Aveva sposata la marchesa Vittoria Trivulzio nata Gherardini (cfr.
la nota 4 a pag. 19) ed era quindi il patrigno della principessa Cristina Belgiojoso Trivubio.
Intorno ai suoi rapporti di crescente dimestichezza col Manzoni, suo vicino di campagna,,
cfr. Cesake Caniù, // Conciliatore e i Carbonari, cit. p.p. M^-\?,\,& Alessandro Monsoni,
Reminiscenze, cit. p.p. 39-40. Sul Visconti d'Aragona e sulla prigionia triennale che dovette
subire in conseguenza del processo contro i Carbonari vedansi notizie in Raffaello Bar-
BiERA, La principessa Belgiojoso, cit. I. Derivano in parte dalle informazioni della marchesa
Luigia Visconti d'Aragona, nuora del marchese Alessandro ed a me pure liberamente cor-
tese di schiarimenti concernenti quell'epoca fortunosa.
2| Nel testo sta scritto Affori senza pericolo d'erronea lettura, ma il marchese Ales-
sandro deve aver apposto tal data macchinalmente, per abitudine, poiché dal contesto risulta
evidente che la lettera non fu scritta da quella villa situata alle porte di Milano (cfr. la
nota 1 a pag. 30', bensì da altra assai più discosta e probabilmente da Oleggio Castello,
pure appartenente ai Visconti d'Aragona e da questi passata ai Dal Pozzo d'Annone, nipoti
dell'ultimo marchese Visconti d'Aragona, Alberto (cfr. la nota 1 a pag. 234).
3) Vedasi la n. 5 a pag. 19.
— 405 —
Il sig. Obicini deve fare da Londra la spedizione di un tilbury Dau-
mont (?) per ora, unitamente ad un modellino di macchina a vapore; se
queste cose non fossero spedite al vostro arrivo, il vostro avviso intorno
alla loro perfezione mi sarebbe prezioso né mi spiacerebbe che fosse
differita la spedizione. Intanto la riuscita del nostro assunto per la nuova
navigazione nella sua parte più interessante può dipendere dalle vostre
cure, e dall'intelligenza vostra.
In Inghilterra ho rinunciato in gran parte ai piaceri della società per
occuparmi del materiale del paese, ed ho lasciato di presentare molte
lettere acciò le cerimonie, e i pranzi non mi togliessero il tempo di vedere
cose più interessanti. Se però qualche mia lettera per quelle poche persone
che ho conosciuto può esservi utile, comandatemi liberamente.
Ripeto i miei più sinceri e felici augurii, desidero che la vostra as-
senza non sia lunga, e che mi conserviate quell'amicizia che mi professate
e che vorrei ancor meglio coltivare col tratto successivo, se vorrete
però permettermelo.
Addio amatemi, e credetemi
L'aff. v. servitore e amico
Alessandro Visconti d'Aragona.
CCXXXVII
Archivio di stato di Milano - Proces'^o dei Carbonari
Busta XX Fessa CLXIX N. 420.
La principessa CarolilNa Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples ce 13 de juillet [1818].
Vous m'avez fait rentrer en moi même et j'avoue tous mes torts, vous
avez raison de vous plaindre de moi, d'autant plus que depuis longtems
vous ne m'avez donné aucun sujet de mécontement. — Ma dernière lettre
a été bien sèche pour ne pas dire plus, et pourquoi? je n'en sais rien
car vous ne l'aviez nullement mérité. — Faisons la paix, je vous offre
une branche d'olivier, vous ne la refuserez pas, j'espère, et je ne veux
pas que vous puissiez m'accuser d'inconséquence et de caprices. — Je
vous écris bien rarement, cela est vrai, mais depuis quelques mois j' ai
toujours été occupée; — tous mes moments étaient pris, et j'étais dans une
disposition tellement contraire à écrire que mes lettres s'en ressentaient,
— Vous devez être bien peu, trop peu au fait de ce qui nous regarde.
— 406 —
à moins que vons ne tâchiez d'apprendre par les autres ce que vous ne
pouvez et ne devez savoir que par moi. —
Je ne vous ai pas écrit de Rome, oii j'ai passé 13 jours, je ne m'en
excuserai pas. — A mon retour j'ai trouvé votre lettre dont les expres-
sions vraies et amicales m'on fait grand plaisir. Je profite du premier
courrier pour y répondre. — Au reste, après m'être humiliée devant vous,
je dois cependant vous observer que vous ne m'écrivez guère non plus,
et qu'il n'est pas, je crois, nécessaire de calculer vos lettres d' après les
miennes. — Vous pourriez faire les trois quarts des frais de notre corre-
spondance, ce ne serait pas trop. — Savez vous pourquoi j' ai été à
Rome? Parce que j'avais besoin de changer de place et d'idées, que
l'occasion de reconduire Louis qui partait pour deux mois était excellente
et que je voulais me distraire de son absence, en passant hors de chez
moi les premiers quinze jours de son voyage. — J'en ai fait un très heu-
reux, très agréable, dont je suis enchantée. J'ai été très contente de voir
à Rome toutes les personnes que j'y ai vues; je commence par là, car
vous savez que la curiosité a peu ou point de part à mes jouissances.
— C'est plutôt pour l'acquit de ma conscience que j'ai couru les anti-
quités, le Vatican, les ateliers etc., etc. tout cela par un chaud à mourir;
l'illumination et la girandole m'ont fait plaisir, mais cela ne vaut pas un
déplacement. J'ai fait preuve d'une grande activité, malgré ma paresse
habituelle. — Pour y aller nous avons fait le voyage en 26 heures. — Au
retour j'ai couché deux fois pour me reposer, car c'eut été trop, dans
cette saison surtout. — Je suis revenue avec le prince Kaunitz qui souffre
d'une mélancolie dont personne, à commencer par lui, ne sait le sujet, on
lui conseille Ischia et les bains de mer. — J'ai revu Naples avec grand
plaisir; — le croiriez vous? Avec un plaisir que je ne croyais pas pou-
voir éprouver, et qui effacera l'impression fâcheuse qu'avait fait ici mon
premier début. — Voilà comme l'on change au bout de trois ans, ou
plutôt tel est l'empire de l'habitude. — Je me retrouve ici chez moi, en-
tourée, si non d'amis, du moins de bonnes connaissances, de personnes
qui me veulent du bien, auxquelles je suis agréable et nécessaire, tout
cela est si doux. - Vous qui avez l'humeur voyageuse vous ne me com-
prendrez pas. — Je suis arrivée le 10 et depuis je n'ai fait que courir:
— visites, promenades à cheval, spectacles, sans compter les occupations
domestiques, ne m'ont pas laissé le tems de respirer. — Me reconnaissez
vous à tout cela ? M. de Clary prétend que sa princesse a été changée en
nourrice. — Au reste, tel changement qu'il y ait je veux vous rassurer
sur celui qui pourrait vous alarmer davantage, mon amitié pour vous ne
changera pas, à moins qu'il n'y ait de votre faute, je vour 1' ai dit de
tout tems et je le répète. — Je compte sur la vôtre et je crois que c'est
avec raison. — Votre femme m'a recommandé ou plutôt à Louis un
cousin de sa soeur que je n'ai pas encore vu, je lui ferai dire de venir
le soir car le salon vert va son train, Louis l'a voulu ainsi; — ii est tout
autrement garni qu'il ne l'était, non pas de votre tems, car c'est le siècle
— 407 —
passé, mais il y a deux ou trois mois. — Notre société se compose de
Siciliens, dont hélas quelques uns sont partis, de Prussiens, Polonais,
Anglais,dont vous n'en connaissez pas un seul. — En tout il y a pourtant
peu de monde, l'été a un peu dispersé la société. - Les Autrichiens sont
encore les plus nombreux, — pour les Polonais ne vous y trompez pas,
il n'y en a qu'un seul, il est bien, mais ce n'est pas du superlatif. —
Adieu, adieu, écrivez moi bientôt et avec plus de détails, n'imitez pas
mon exemple qui n'est pas toujours bon à suivre.
Caroline J.
Comment trouvez-vous nos écossais? bien, j'en suis sûre, je vous re-
mercie de l'accueil que vous leur avez fait.
CCXXXVIII
Archivio Casati - Milano. Inedita
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
^ ^ ^ . Milano il 14 luglio [18181.
Caro Federico, ^
Il giorno della tua partenza fui a pranzo, secondo il solito, dalla mamma
grande; essa fu di discreto umore, ed è stata gentile per me. Jeri fui a
pranzo dalla contessa Bigli, mi scusai da Porro dove doveva pranzare cella
Bubna \ L'ammiraglio prese congedo da me jeri sera, volevo dargli una
1) Allude alla moglie del maresciallo Bubna, per avventura il più fido ed illuminato
amico che il Gonfalonieri potesse vantare nelle fila dell'alta gerarchia militare austriaca e
che non lo abbandonò mai, neppure quando fu sparsa la voce di un complotto dei carbo-
bonari per assassinare il maresciallo ed allorché il Gonfalonieri fu colpito dalla condanna
capitale per alto tradimento. Ferdinando, conte Bubna von Littitz, era nato a Zamersk in
Boemia nel 1764 di antica e nobile stirpe, ridotta in cattive condizioni finanziarie' percorse
una luminosa camera, battendosi contro i turchi ed i rivoluzionarli francesi ed acquistan'-
dosi la stuna dell'arciduca Garlo. Nel 1805 era referendario al Supremo Gonsiglio di guerra
e funzionò da capo di stato maggiore dei russi accorsi in aiuto dell'Austria Generale di
cavalleria, trattò con Napoleone nel 1809 (Pei.^i, Mémoires sur la guerre de 1809 en Alle
magne, Paris, 1826 t. IV e. XI) poi di nuovo alla vigilia della rottura tra Francia e Austria
'1813 ; cfr. Bakonne du Montet, op. cit., p. 85.
Dopo aver partecipato attivamente alle vittorie degli alleati contro Napoleone, partico-
larmente a Dresda e colla presa di Ginevra, entrò in Francia dal sud est. (G. Chaptal,
Mes souvenirs sur Napo'éon, Paris 1833, p.p. 139 e seg.).
Posto a capo delle truppe austriache stanziate in Piemonte all'inizio della restaurazione,
rifece nel H15 una punta vittoriosa nella Francia meridionale, cattivandosi gli animi a
Lione colla sua prudente ed equanime condotta. Divenne capo delle I. R. truppe di Lom-
— 408 —
lettera per te, ma, conti fatti, trovai che sarebbe arrivata più tardi che colia
posta. Te ne includo una di Porro. Mandai oggi alla posta, ma non si
sono trovate lettere per te. Tuo padre è partito questo dopo pranzo per
Carate e Verderio per ritornare venerdì; tua madre ti saluta. Archinto ha
scritto da Amsterdam a suo padre ed alla Trivulzio', a! primo per doman-
dargli formalmente il di lui assenso per il matrimonio, ed alla seconda
per autorizzarla a parteciparlo ai parenti; la nuova ha corso già tutta
Milano. La figlia maggiore Cigalini sposa un Giovio di Como, è affare
conchiuso ^ Dicono che il figlio Dal Verme ^ sposa una Decapitaneo. Gol-
dsmith mi fece dire che eri arrivato felicemente a Ginevra, non ho capito
niente a quest'ambasciata poiché non era possibile che vi arrivasti prima
d'jeri sera.
M.e Bubna parte lunedì venturo; siccome impiega sette giorni in viaggio,
non le darò lettere per te^. Ti prego di darmi esattamente le tue nuove
e di credere alla veracità di quei sentimenti che ti ho sempre mai
professati.
La tua affina moglie
Teresa.
bardia e le ricondusse nel 1821 al di là del Ticino, per ristabilirvi la monarchia assoluta.
Cfr. Zerboni di Shosetti-Rovini, op. cit. ed anche L. Sauli d'Ighano, Reminiscense della
propria vita, Roma 1908 voi. I p. 471.
Mori in Milano, il 6 giugno 1S25 dopo un soggiorno in Austria in cui si adoprò effica-
cemente a salvar la vita del Gonfalonieri (Gonfalonieri , Memorie, cit. cap. VI). Al Bubna
forse per la sua rinomanza anche nel campo dei nemici, si ricorse ripetutamente da chi
tendeva a far pervenire a Maria Luisa le lettere del grande ed abbandonato suo sposo
(Talleyrand, Mémoires, cit. t. Ill, p. 127; F. Nicolini, Nicola Nicolini e gli studi giuridici
nella prima metà del secolo XIX, Napoli 1907, p. 146).
1) Il conte Giuseppe Archinto cfr. la n. 2 a pag. 305| s'era fidanzato con donna Gristina
Trivulzio, del marchese G. Giacomo e della marchesa Beatrice. Lo sposo rimase all'estero
ed il conte Alberto Litta, che intervenne al matrimonio impalmando donna Gristina per
procura, la addusse poi al marito in Parigi.
2| Infatti in quell'anno il conte Francesco Giovio, cavaliere gerosolimitano, figlio del
chiaro scrittore conte G. Battista, sposò la marchesina Clelia Gigalini (Litta, op. cit., parte I).
3) Vuol probabilmente alludere al conte Antonio, figlio del conte Francesco (il noto viag-
giatore, amico di Washington), che sposò nel 1822 la marchesina Maria Gigalini, risposatasi
molto pili tardi al marchese Gaspare Ordotìo De Resales, ardente seguace del Mazzini.
4) I Bubna eran a Ginevra nel luglio, secondo scriveva la D.ssa di Broglie all'amica
M.me Anisson du Perron-Barante, da Goppet il 3 agosto 1318: " J'ai encore vu ici M. et
Madame de Bubna, faits bourgeois de Genève en récompense de l'avoir délivrée de M. Ca-
pelle le conseiller d'état „. E soggiungeva: " M. de Bubna est un gros homme rusé, mais
d'assez bon sens „. Duc. de Broglik, Lettres de la Duchesse de Broglie, cit. p. 17). Il
duca Vittore si domanda se quel viaggio " cachait quelque arrière pensée-politique „.
(Broglie, Souvenirs, cit. t. II, p. 48|.
— 409 —
CCXXXIX
Archìvio di Stato di Milano. - Processo dei Carbonari
Busta LIV N. 1. Fessa DCCLXXIX. Inedita.
Federico Gonfalonieri
AL CONTE Luigi Porro Lambertenghi.
Ginevra li 18 Luglio 1818.
Ottimo Amico.
Da cinque giorni a Ginevra e sul punto di abbandonarla,
eccomi fedele agli impegni miei e nel medesimo tempo al mio
vero desiderio nello scriverti. Passai quivi de' giorni assai
piacevoli, allettato dalla bellezza della natura, dalla dolcezza
del clima, e molto più dalla società di wo;n/?;/ veramente iioìnini.
Questo paese si è detto con ragione l'entrepôt dei lumi europei,
ed infatti, ove si hanno il terzo giorno i giornali tutti che
escono a Parigi, ed in cinque quelli che escono a Londra non
può essere altrimenti. Domani parto con Pahlen per Yverdun
e Neuchatel, ove ci proponiamo di visitare la bella dagli occhi
bleu madame PourtalésM Passerò quindi secondo il mio divisa-
mento a Berna, Zurigo, Sciaffusa etc. e quindi in Francia. Non
so fin dove il mio compagno mi seguirà, mentre egli non ha
ancora nessun progetto ben fisso; intanto io approfitto con piacere
della di lui compagnia. Riceverai per la posta due piccole
brochures intorno all'ultimo disastro di Chamony, e fra 20 giorni
avrai una spedizione di altri oggetti, per la via della Svizzera,
a Como. Saprai al primo ordinario la persona cui saranno
indirizzati. Ho veduto Sisniondi, Rossi ^, Albertina; essi tutti sono
1) Probabilmente Madame Fritz de Pourtalès.
2) Pellegrino Rossi, nato a Carrara nel 1787, era nel 1807 addetto alla corte d'appello
dr Bologna, segnalandosi tosto nella pratica e nell'insegnamento dei diritto. Se si deve
credere al conte Libri Bagnano, il Rjssi avrebbe partecipato, già nel maggio 1814, al com-
plotto per chiamare Napoleone I dall'Elba al trono d'Italia (Weil, Joachim Murât, cit. t. I,
p. 99) Partigiano del re Gioacchino allorché questi nel 1815 levò !o stendardo dell'indipen-
denza italiana, è ritenuto autore del famoso proclama di Rimini, che inspirò anche la Musa
del Manzoni. Il re Io nominò commissario civile nei dipartimenti del Reno, del Rubicone,
del Basso Po. Emigrato a Ginevra, ove divenne tosto intrinseco dei castellani di Coppet
(d£ Bkoglie, Souvenirs, cit.) ebbe gran parte nelle riforme costituzionali del paese che
l'ospitava (A. Saffi, Ricordi e scritti, voi. XII. Firenze 1904, pp. 4S2 e seg.). Dalla Sviz-
zera recatosi a Parigi con missione diplomatica, vi rimase come professore di economia
politica dopo non piccoli contrasti, dei quali v'è un'eco poco benevola nelle lettere del Tom-
maseo al Cantù (E. Verga, // primo esilio di Niccolò Tommaseo, Milan j 1906, p.p. 2-7
— 410 —
in molta aspettazione del settembre; faccio voti perchè l'aspet-
tazione sia sostenuta, e convalidata dal fatto. Ho veduto il
Patriarca ^ e la sua famiglia, tutti ti salutano, mi hanno invitato
a pranzo, ma non ho potuto approfittarne perchè già impegnato.
Scrivimi per maggior sicurezza a Parigi Chez M. Rougemont de
Lowemberg, Amami, comandami, e credimi sinceramente tuo
aff.mo amico
Federico Gonfalonieri.
T : A Monsieur
Monsieur le Comte Louis Porro,
à Milan
CCXL
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carboìtari
Busta XXVI - Fessa DLI - N. 37. Inedita.
M.** Osborn' à m.'' Wharton.
Geneva 18»' July 1818.
My dear Sir,
The papers have informed me that I may congratulate you as we all do
most sincerely on your return for Durham, which I assure you gave me the
most heartfull satisfaction. — The Count Gonfalonieri, a Milanese nobleman,
will deliver this letter, he is a very intelligent, well informed man of great
consideration at Milan, and is now on his way to see England ; I have taken
48, 55 ed anche Marco Minghetti, Miei ricordi, vol. I, Torino 1888, p.p. 137-138). Natura-
lizzato francese, assunto alla paria, il Rossi condusse a buon fine lo spinoso negoziato affi-
datogli di ottenere dal Vaticano che i gesuiti francesi si disperdessero spontaneamente,
evitando al ministero Guizot la poco gloriosa violenza d'una cacciata che sembrava im-
posta da un impulso delle folle. (P. Thureau-Dangin, Histoire de la monarchie de juillet
e. V, Paris 1889, pp. 556 e seg. A. Bardoux, Gtiisot, Paris 1894 p. 94. R. P. Lecanuet
Monmtalebert, t II, Paris 1898, p.p. 257 e seg.). Nominato stabilmente ambasciatore fran-
cese a Roma, il Rossi non si rifiutò, coraggioso come sempre, a tentare un leale esperi-
mento di governo costituzionale negli stati della Chiesa e v'era quasi riescilo quando le
sette e la plebaglia s'accordarono per torlo di mezzo, sì che, fra un doloroso silenzio della
opinione pubblica : cfr. de Reiset, Mes souvenirs, Paris 1901, I pp. 222 e seg), fu fatto
assassinare a tradimento il 15 novembre 1848 per mano di un figlio del tribuno Ciceruacchio
(cfr. L. C. Farini, Lo stato romano dall'anno iSij al iSjo, Firenze 1853, VII, cap. XVIII;
C. Rusconi, Memorie aneddotiche, Roma 1883, e. VII; Duchessa Enricheftadi Sermoneta.
Alcuni ricordi di Michelangelo Caetani duca di Sermoneta, Milano 1904, pp. 116 e seg.}.
1) Salvo che intenda semplicemente riferirsi all'Osborn ed alla sua numerosa famiglia,
il Gonfalonieri potrebbe accennare qui al famoso padre del comunismo, Buonarroti, allora a
Ginevra ed intorno al quale vadasi G. Romano Catania, Filippo Buonarroti, 19C2.
2' Questo Osborne dev'essere il medesimo ricordato più indietro a pag. 378.
411
the liberty, as he is an entire stranger, to recommend him to your notice
and we shall all feel infinitely obliged by any attention and civilities you may
show him during his stay in England. I shall give you an account of us all
in a few days in the mean time assure M.rs Wharton and yourself of our united
sincere regards and kindest remembrances and believe me, m}' dear Sir, yours
most truly
Kean Osborn.
V : Rich. Wharton Esq. M. P.
Grafton Street
London.
CCXLI
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLI N. 39. Inedita.
M/ Osborn a sir Thomas Stepney '
Geneva 18^1^ July 1818,
My dear Sir Thomas,
As Fanny as already written to Lady stepney since our arrival here,
I should not have troubled you at this moment, but that a milanese nobleman,
the Comte Gonfalonieri is going to England and being an entire stranger, I
am desirous of recommending him to some of our friends and to entreat their
kind attention to him; he is a well informed and very agréable man, pos-
sessed of a very considerable property in Lombardy, and I am sure you will
be much pleased as well as our friend Lady Stepney with being acquainted
with him. I nead not say how very infinitely obliged we shall all be, for any
civilities you may show him during his residence in London. We have got
here a tolerable house but in a bad situation, it was literaly Hobsons's choice,
and fortunate we were to get it, for Geneva and the environs swarm with
English, insomuch that there is not now an apartment to be had even in an
Inn. We shall remain here untili the l^t of October and then return to Naples
for the fourth winter, not having had any gout the three winters already
spent there. Would that I could induce you and dear Lady Stepney to go
there, I am sure it would be of great service to you and you would be de-
lighted with it, M^'s Osborn, Fanny and Theodosia unite in kind regards
and best affections for you both with,
dear Sir Thomas, yours sincerely
Kean Osborn.
V : Sir Thomas Stepney Bart
N. 20, Lower Grosvenor Street
London
1) Questo "Tom Stepney „ era degli ospiti del principe di Galles a Brighton quando vi
fu il Creevey (Maxwell, The Creevey papers, cit. II, p.p. 149-150).
— 412 —
CCXLII
Archivio di Stato di Milano ■ Processo dei Carbonari
Busta XXVI - Fessa DLI - N. 3S. Inedita.
M/' OSBORN A M/ HiNCHLIFFE
Geneva 18^1^ July 1818.
My dear Hinchliffe,
I wrote to you a few days ago; this therefore serves merely to recommend
to your kind and friendly notice the Count Gonfalonieri of Milan, who is in
his way to England where he is a stranger, he will give you some account
of us all and you will find him well informed and very intelligent. I nead
not add that you will infinitely oblige us by any civilities you may be kind
enough to show him during his stay, which will be but short, as we are to
see him at Milan, where he leaves his family, in October. — Edwards and
Emma are here. — Our kind love to your mother, sister and Amelia ;
yours sincerely
Kean Osborn.
H. I. Hinchliffe Esq.
N. 17, Green Street - Grosvenor Square
London
1) Un Hinchliffe, nipote di Lord Crewe, è ricordato dal Creevej' nel suo giornale del
1822 (Maxwell, The Creevey papers cit. II, p. 36).
— 413 —
CCXLIII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 18 luglio [1818].
Caro Federico,
La Mamma grande ha avuto giovedì un po' di febbre '^ oggi si è
alzata, ed è in perfetta convalescenza ; credo che non vi sarà altro, è
stata una delle sue solite indisposizioni di stomaco. Fui la mattina a
vederla, e vi passai la sera, mi figuro che domani sortirà. 1! marchese
Fornara è partito, onde mancano quattro persone del pranzo deila Do-
menica ; quel che è peggio si è che quelli che rimangono non sono di
molta risorsa. Gli affari Sirtori sono in uno stato deplorabile, la Carolina
sa ora tutto, farà ora essa gii affari, ma credo che non rimanga che la
roba sua di lei, il rimanente basterà forse appena per pagare i debiti,
Peppino Calderara l'ajuta nel disbrigo degli affari ^ Nessuna lettera
per te, spero ricevere tue nuove coll'ordinario di dom.ani. È passato da
Milano il duca di Narbonne', ma non ha domandato di me. Divertiti
bene ; e credimi a tutta prova
la tua aff.ma
Teresa.
Tante cose a Pahlen.
1) Si omettono particolari riguardanti la malattia della contessa Gonfalonieri Bigli.
2) Seguono altre notizie di affari privati.
3) Allude certo al conte Raimondo (nominato duca alla restaurazione) de Narbonne Pelet
(1771-1S55). Pari di Francia nel 1815, rappresentò il re Luigi XVIIi a Napoli, ove i Gonfalonieri lo
avranno incontrato. Il barone di Frénilly ne traccia nelle sue memorie un ritratto curioso,
poco lusinghiero : " le petit homme le plus chafouin, le plus maigrechin et le plus timide
du monde, qui n'avait pour lui que de l'instruction cachée, de l'esprit embarrassé, un très
beau nom et d'excellentes opinions avec l'ensemble d'un commis au lieu de la près ance
d'un ambassadeur „. Il piacevole narratore tratteggia pure la duchessa de Narbonne Pelet :
" seconde fille du duc de Sérent, petite bossue pleine d'esprit, de grâce et d'intrigue... elle
plaisait fort au roi (Luigi XVIII), et il entretenait avec elle un petit commerce épistolaire
de cette menue denrée d'esprit qui était le fond de sa boutique. Une conspiration fit du petit
duc un ambassadeur pour exiler sa femme „ (Frenîllv, op. cit., p. 395).
— 414 —
CCXLIV
Archivio Casati - Colo g no Mousese. Inedita.
La Duchessa de Broglie de Stael
AL Generale de La Fayette ^
Cher général, je vous adresse un patriote Italien, qui comme ceux de tous
les pays veut vous porter son hommage; recevez le bien, pour moi, et surtout
parce qu'il a été très aimable pour ma mère. Il vous racontera, si vous lui
demandez, des conversations de Lord Castlereagh* qui n'ajouteront pas à votre
enthousiasme pour ce ministre; nous venons de recevoir vos lettres dont je vous
remercie au nom de tous.
Je félicite le nouvel héritier du beau nom qu'il aura à porter. Merci pour
1) Universalmente noto è il generale marchese Mottier de La Fayette (1757-1834), pro-
motore e campione dell'aiuto francese agli americani insorti contro l'Inghilterra, paladino
del popolo contro la corte, agli inizii della rivoluzione, presto costretto piuttosto a seguire
che a guidare l'impeto delle folle. La sua rettitudine lo trattenne del resto dall'assicurare
il suo potere alleandosi al duca d'Orléans (cfr. E. Dard,'Z.<? General Choderlos tie Laclos, Paris
1905, p.p. 175 e seg. ; B. Honoré Duveyrier, Anecdotes, Paris 1907, ed. M. Tourneux, p. 130),
Alla vigilia della caduta della monarchia, il suo prestigio era svanito e l'opposizione sua
alla rivoluzione cruenta dell'agosto-settembre 1792 non ebbe altro risultato che di obbligarlo
a fuggire nel Belgio, ove gli austriaci con cieca e vana crudeltà lo misero in ceppi (cfr.
Maxime de la Rocheterie, Histoire de Marie Antoinette, Paris 1890, t. II, eh. XX e
J. Thomas, Correspondance inédite de La Fayette, 1793-1801 Paris). Liberato in conse-
guenza dei patti di Campoformio (Vivenot, Vertrauliche briefe des-Freihern von Thugut,
VVien 1872, t. II, p. 55), il La Faj'ette non cooperò al regime napoleonico che alle due epoche
fugaci nelle quali i liberali riebber qualche potere, il principio del consolato ed i cento
giorni (A. Vandal, L'avénement de Bonaparte, Paris 1908, I, eh. XI). Implacabile fu la sua
opposizione alla restaurazione (cfr. Paul de Rémusat, A. Thiers, Paris 1889, p.p. 23-24; P.
F. Thomas, Pierre Leroux, Paris 1904, p. 13) e nessuno agi più efficacemente alle
giornate di luglio per portare al governo la democrazia, nella quale la sua fede fu
costante e sincera, ed al tempo stesso ingenua e nebulosa. " Les événements, ha detto il
duca di Broglie, passaient devant lui sans exercer sur lui la mondre influence „ (Broglie,
Souvenirs, cit. II, p. 13Ì) Nel 1818 il La Fayette, che il ministero Richelieu aveva a stento
fatto cadere l'anno innanzi nelle elezioni di Parigi, stava per essere eletto deputato della
Sarthe. Cfr. Général La Fayette, Mémoires, correspondance et manuscrits, Bruxelles
1839, t. II, p. 323, ove il La Fayette parla del Gonfalonieri " liberal italien „.
Variamente giudicato, il La Fayette parve a quello statista positivo dell'antico regime
che fu il duca di Ghoiseul una sorta di caricatura (Frénillv, op. cit-, pag. 42) e fu bollato
dal Mirabeau, buon giudice, del marchio dell'incapacità politica (Edmondo Rousse, Mi-
rabeau, Paris 1896, p. 197), mentre il Carlyle chiuse il volume sulla costituzione del 1791
richiamandosi alla nobiltà della figura del La Fayette (Thomas Garlyle, The french
Revolution - The Constitution, ed. Rose London 1904, p.p. 360-361). Il Manzoni giovine
circondò il La Fayette della massima reverenza (G, Sforza, Epistolario, cit. t. I. p.p. 58 e
65), ma, provetto, ne parlò ben severamente nella studio La rivoluzione francese nel iySg
e la rivoluzione italiana del iSjg, Milano 1889, p. es. a p.p. 257 e 320-21.
2) Allude a quelle riferite nella lettera LXXIV del presente volume.
— 415 —
le pauvre Gourgau ^ ne l'abandonnez pas, sa position est cruelle ; si Lafitte 2
voulait... enfin! l'aristocratie de la richesse est-elle bien meilleure que l'autre ?
J'attache une grande importance à ce que l'article du Censeur ^ soit bien et je
serai vivement sensible à ce qui viendra dans ce genre. Croyez-vous que cela
leur fasse quelque chose ? je vous en laisse juge.
Adieu, cher général, votre excellente amitié se retrouve toujours comme un
bienfait précieux pour ceux qui la possèdent.
Répandez donc un peu de cette douce bienveillance sur mon Italien qui
la mérite: j'oublie de vous dire qu'il se nomme M.r de Confalonieri.
20 Juillet [1818]. i\LBERTINE.
V : Monsieur
Le Général La Fayette
à Lagrange *-Rosay
Département Seine et Marne
CCXLVI.
Archivio Casati - Milano Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 21 luglio [1818].
Caro Federico,
Ho ricevuto jeri l'altro la tua lettera del 14, la mamma grande è
stata assai contenta della tua lettera, e ci rallegrammo scambievolmente
nel sentire le tue buone nuove. Essa m'impose di dirti mille cose, che
1) Forse allude al barone Gourgaud. Gaspare Gourgaud (1783-1852) era un colonnello
d'artiglierìa che Napoleone I s'era scelto come primo ufficiale d'ordinanza (Général Griois,
Mémoires, t. II, Paris 1909, p. 142). Accompagnò l'imperatore, che lo aveva promosso gene-
rale durante i cento giorni, sino a S. Elena icfr. Due de Rovigo, Mémoires, Paris 1829,
t. Vili, pp. 237 e seg.; Lord Roseberv, Napoleon-the last phase, London 1900, eh. Ili;
L.- Col. B. Jackson, Notes and reminiscences of a staff officer, London 1903, p.p. 184 e
seg.). In quest'anno 1818 il Gourgaud, che aveva carattere difficile ed era in disac-
cordo col Montholon, aveva lasciato l'isola e si trovava in Inghilterra, perseguitato da quel
governo tory, ciò che può avergli valuto le simpatie della pietosa duchessa de Broglie.
Il Gourgaud fu poco dopo in rapporto col Fabvier ed altri istigatori di rivolte militari
più o meno bonapartiste (cfr. A. Debidour, Le general Fabvier, Paris 1904, eh. V'III).
2| Giacomo Laffitte (1767-1844), impiegato poi socio del grande banquiere Perrégaux, di-
venne a sua volta uno dei maggiori finanzieri del suo tempo. Fu posto a capo della banca
di Francia. Deputato d'opposizione durante la restaurazione (cfr. Nicoullaud, Casimir
Périer député d'opposition, Paris 1894, p.p. 9 e seg), fu subito ministro del regime
di luglio, anzi presidente del Consiglio dal novembre 1830 al marzo 1831, levato sugli scudi
dalla sinistra e portabandiera degli elementi rivoluzionarli di tutt' Europa (cfr. Guizot, Mé-
moires pour servir à l'histoire de mon temps, Paris 1859, t. II, ce. X e XI; Thureau-
Dangin, op. cit., t. I, liv. I). Il rimanente della sua carriera politica fu una costante oppo-
sizione nelle fila dei radicali.
3) Il Censeur era un periodico, fondato nell'estate del 1814, da Comte e Dunoyer, atti-
vissimo campione della libertà di stampa ed in genere propagatore delle idee della si-
nistra, ostile e dannoso ai governi della restaurazione, ma anche oppostosi durante i cento
giorni all'imperialismo rinascente.
Sulla polemica fra il Censeur e l'ex presidente del direttorio Barras vedasi de Barras,
Mémoires (ed. Duruy), cit., Paris 1896, p. 396.
4) Castello nel dipartimento di Senna e Marna, pervenuto per eredità al marchese de
Lasteyrie, che mi lasciò ivi liberamente ricercare, purtroppo senza risultato, lettere del
Confalonieri al La Fayette.
— 416 —
sta benissimo, che parte il 27 per Carate, e ciie non ti scrive perchè
questo l'affatica di troppo. Siccome Tiberio ha alcuni affari, ha preferito
d'andare a Carate sulla fine della villeggiatura; io c'anderò l'indomani
della partenza della M. G. Così essa ha deciso. Mio suocero m'ha invi-
tata d'andare a Verderio. La famiglia vi si recherà prima della metà del
mese, io vi anderò per alcuni giorni e mi fermerò più o meno, secondo
vedrò che sarà aggradita la mia presenza colà. Ti scrissi due volte a
Ginevra e oggi scrivo anche a Berna; spero avere tue nuove dallo stra-
dale che percorri per andare a Parigi. Se vedi la principessa Castelfranco,
ti prego di dirle ch'io le scrissi una volta a Parigi, che non ho mai avuto
riscontro di questa lettera e che desidero sapere se l'ha ricevuta. Ti
accludo un bigliettino per il mio calzolaio, nel quale gli ordino alcune
paia di scarpe, che ti prego di portarmi e di pagare. Ho mandato tutti
questi giorni alla posta, ma non si sono trovate lettere per te. Sta oggi
morendo la contessina Padulli nata Lurani ; è morta jeri la ragazzina
della contessina Borromeo. Luigino ha avuto due giorni di febbre, ora
sta bene. Brème parte domani per Balbianino ', ove conta passare due
mesi. È sortito un sermone sulla poesia di Giovanni Torti 2, diviso in
quattro capitoli ; parla nel primo della poesia classica, nel secondo della
romantica, nel terzo della mimica, nel quarto dell'amore. I versi sono
trovati bellissimi. Questo nuovo componimento desta un'altra volta gli
alterchi dei romantici e dei classici. Avrai sentito dalla Bubna il ridico-
lissimo lieto fine che si è voluto dare al ballo della Vestale l'ultima sera,
veramente degno del teatro della Stadera ; si era sparso che la poesia
fosse di Monti ; ma poi si è verificato che non è sua, era troppo cat-
tiva per poterla credere composta da lui. Tuo padre, tua madre, i tuoi
fratelli, Brème e tutti gli amici ti salutano. Addio, mio caro Federico,
credi alla sincerità dei miei sentimenti.
La tua aff.ma moglie.
1) Villa dei Porro-Lanibertengiii, passata poi agli Arconati- Visconti, su un promontorio
in magnifica posizione, a mezzo il lago di Como.
2) Giovanni Torti (1774-1852), in gioventù scolaro del Parini, partecipe dei bollori dema-
gogici della prima cisalpina, che cantò ventenne in versi spiranti patriottico entusiasmo,
collaborò volonteroso al governo restauratore del Melzi, quale impiegato nel dicastero della
pubblica istruzione, ove prosegui la sua onorata carriera fino al 1817, quando il regime au-
striaco lo collocò a riposo. Rientrato negli uffici come vice-segretario di governo, indi come
segretario dell'i, r. ispettorato generale delle scuole elementari, si senti rinascere nel 1848
la foga giovanile e, con schietto calore, dettò un inno per l'insurrezione vittoriosa, sicché
dovette andar esule alla rioccupazione di Milano, da parte del Radetzki, e morì in Genova,
ove era stato posto a capo dell'Università. (Cfr. Mauri, Scritti biografici, cit. vol I; Egidio
Bellorini, Ricerche intorno alla vita di Giovanni Torti in Arch. Storico lombardo,
a. XXXI p.p. 104 e sag.). Il gran pubblico ha familiare il nome del Torti sovratutto per il
passo dei Promessi Sposi (cap. XXIX) ove i suoi versi son detti " pochi e valenti „. V Epi-
stola sui Sepolcri del Foscolo e del Pindemonte (18G9), ed il sermone, di cui parla in
questa lettera, sono i maggiori scritti di questo fine poeta.
■417
CCXLVII
Ardiivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta LXII - Fessa C - lY. 16. Inedita.
Il prof. Pellegrino Rossi a Federico Gonfalonieri
Ginevra, 21 luglio 1818.
Caro carissimo Sig. Conte amico preg.mo,
Credo in verità che sarebbe stato ben difficile vederci, conoscerci e
non stringerci in solida ed eterna amicizia. Io meritava di apprezzarvi
ed amarvi perchè son capace di sentire quanto valete ; voi non potevate
rigettare un uomo di animo schietto e caldo dell'amore del suo paese, e
che, senza conoscervi, ha imitato in piccolo quel che voi tentaste in grande.
Quando io discopro un buon italiano sento allargarmisi il cuore, ma
l'aver ben conosciuto voi, carissimo sig. conte, e potermi dire vostro
amico ha vinto la mia aspettazione, che, pur troppo, era ridotto a non
aspettare più nulla di ottimo. Io non ho niente di magnifico da offerirvi :
soltanto un animo a tutte prove fermo e leale ; accettatelo. — Ho divo-
rato il vostro libretto'. Le vostre idee erano giuste; il vostro raziocinio
è solidissimo, il vero amor della patria che vi spira ad ogni linea fa si
che nissun buono può leggerlo senza amarvi e senza ammirare il vostro
fermo, e nobile coraggio. Non parlo delle accuse ribattute; chi ha cuore
di scriver così in siffatti tempi non può mai essersi avvilito neppure con
un pensiero men degno di un animo generoso. Io non vi taccio (e ormai
che dovrei tacere con voi?) che le vociferazioni dei tristi erano giunte
anche al mio orecchio allorché era in Italia. E sapeva aver voi scritto
alcunché : pensate se l'ho letto con vivo interesse. Ma voi disprezzate
coloro che dopo averlo letto non apprezzassero in voi l'uomo puro, no-
bile e giusto : sono animi fracidi.
Vi accludo tre lettere giunte ieri : e se altre arriveranno le avrete.
Non ho trovato mezzo di mandarvele a Berna, senza correre il rischio
che già foste partito, e che potessero andar smarrite.
La famiglia Calandrini mi ha chiesto di voi con vero interesse, e mi
hanno incaricato di testificarvelo scrivendovi, E sperano che tornando a
Ginevra non scorderete il piacere che la vostra visita ha loro procacciato.
Di me nulla più vi dico. Siatevi certo che mi troverete sempre e poi
sempre lo stesso, e che io, carissimo sig. conte, mi ascriverò sempre ad
onore e a fortuna l'essermi e il dirmi tutto tutto vostro
Pellegrino Rossi.
Il mio indirizzo è
chez Mess.rs Calandrini e comp.
v: A Monsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri
chez Monsieur Rougemont de Lowemberg
Paris.
1) Allude certo alla " lettera a un amico „. 27
— 418 —
CCXLVIII
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari.
Busta XX - Fessa CLXIX - N. 423. Inedita.
La principessa Carolina Jablonowska Woyna
A Federico Gonfalonieri
Naples, ce 23 de juillet [1818].
Comment, M.r le Comte, vous prenez la fuite sans en rien dire ?
Est-ce pour user de représaille ? est-ce pour vous venger de mon voyage
â Rome ? Au reste ne croyez pas que je vous en veuille, je ne suis
jamais injuste; selon vous, vous avez à vous plaindre de moi et vous
voulez me le prouver, cela est bien fait. — Cependant il fallait vous atten-
drir au moment du départ et m'écrire un petit adieu. Vous voyez que je
suis meilleure que vous et que je vous poursuis au delà des Alpes pour
faire ma paix avec vous. — Ce qui me fâche dans votre voyage c'est que
vous ne recevrez pas une longue lettre que je vous ai écrit à mon retour
de Rome et qui vous aurait fait plaisir. Je ne sais pas non plus si celle-ci
vous parviendra. Je charge votre femme de vous l'envoyer, mais sait-on
jamais ce qu' une zta glowa comme vous peut entreprendre ? — Il fut
un temps où je n'aurais pas eu de craintes à ce sujet, car vous m'aviez
promis de me consulter sur vos démarches extraordinaires. — Autre tems,
autres moeurs. — J'espère toutefois que votre absence ne passera pas
les deux mois, alors je pourrais vous pardonner tous vos torts. — Com-
ment avez vous quitté votre grand-mère quelques jours avant sa fête ?
Ne lui faites pas au moins le chagrin de vous absenter pour longtems. —
Soyez un peu plus franc avec moi, car d'après vos lettres on ne se douterait
pas des perfidies que vous méditez. — Voilà ce que c'est qu'un Italien^
Caroline J.
V : à Mo.nsieur
Monsieur le Comte Frédéric Gonfalonieri.
CCXLIX
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri
Milano il 24 Luglio [1818].
Caro Federico, ho ricevuto solo questo dopo pranzo la tua lettera
del 18 della quale ti ringrazio; mi sorprende il sentire che non abbi rice-
vuto mie lettere mentre io ti scrissi il 14, e 18 a Ginevra, e il 22 a Berna,
e a Parigi; questa tua mi è pure stata ritardata, mentre Porro ne rice-
vette una coir eguale data l'ordinario passato. Cercherò d'eseguire il
meglio possibile la commissione della musica, e, siccome io anderò a
— 419 —
Carata fra tre giorni, lascierò a qualcheduno l'incarico di spedirla. Ti
includo una lettera di Porro; non si sono trovate lettere alla posta per
te; ne ricevetti io da Napoli, tutti stanno bene, la principessa vi si è
restituita, mi assicurano che il principe passerà per Milano al suo ritorno,
desidererei che vi fosti, per poter fare qualche cosa per lui. Dopo domani
è il giorno di S.Anna, pranzerò dalla M. G., già per essere Domenica;
del resto essa non riceverà nessuno. L'abate Fornara, Martelli e Frasconi
sono le sole persone che vengono a Carate....^. Sofia mi prega di scrivere
a Parigi a qualcheduno di mia conoscenza per pregare il Maestro Cheru-
bini- di comporre una piccola arietta per lei: bisogna che sia scritta su
di una carta piccola col bordino bianco intorno perchè possa assortire
la sua collezione; essa vuole che il Maestro ci metta il proprio nome
colla dedica a lei, guarda se è possibile di eseguire questa commissione ;
incaricatene, te ne prego, è una cosa che l'interessa assai, conosci la sua
smania per queste cose. È passata da Milano, diretta a Ginevra, M.^ Gal-
lemberg, non ha cercato di me e ne sono contenta. Sabato, cioè domani,
arrivano i S. Antonio. Cicogna si occuperà di loro; in quanto a me non
posso far niente per loro poiché ai Casino non c'è nessuno e al teatro
non abbiamo che la commedia. Tuo padre, tua madre, fratelli, mamma
grande, zie, e gli amici tutti ti salutano. La Padulli è ancora in vita.
Domenica avrà luogo l'entrata dell'Arcivescovo^; egli sarà alla testa de'
Luoghi Pii e del Clero. 11 Governo non vi prende parte; è stata invitata
dal podestà la nobiltà, ma nessuno ci anderà; poiché il Governo crede
abbassarsi coli' intervenire a queste funzioni, i nobili poi non credono
doverci andar loro. Addio. Credimi con tutto il cuore
Teresa.
1) Si omettono particolari riguardanti faccende domestiche.
2) Luigi Maria Cherubini (1760-1842) fu un grande musicista che, nato a Firenze, allievo
del Sarti a Bologna, diresse a Londra ed a Parigi teatri d'opera italiana e aperse all'arte
nuovi orizzonti, riformando l'istrumentazione. Era in Francia quando morì il gen. Hoche
e compose la musica eseguita ai suoi funerali (L. Séché, Hortense Allant de Méritens
1908 p. 35i. Lasciò pure grande orma nel campo della musica religiosa e, durante la
restaurazione, fu posto a capo della cappella reale di Parigi. Napoleone invece non apprez-
zava molto la musica del Cherubini, col quale si indugiava però in discussioni estetiche,
anche durante l'occupazione di Vienna nel 1809. Le opere del Cherubini, se si escluda per
avventura la Medea, non si rappresentano quasi più, ma grandi maestri, come lo Spontini,
il MéhuI, trasser profitto dalle sue innovazioni (cfr. Alphonse Royek, Histoire du théâtre
contemporain en France et à l'étranger depuis i8oo jusqu' à 187s, Paris, 1878, t. II, p. 74).
Il Cherubini riconobbe fra i primi il talento del giovine Felice Mendelsohn, ancor dicias-
settenne, e lo incoraggiò agli studi musicali (August Reissmann, Illustrirte geschichte
der deutschen musili, Leipzig, 1881, p.p. 449-450).
3) Il carinziano conte Carlo von Gaisruck (1769-1846) era stato preconizzato nel 1316
arcivescovo di Milano; ma non giunse a Milano che il 19 luglio 1818, incognito, dovendosi
compiere la cerimonia dell'ingresso il 26 (cfr. Cubani, op. cit., t. VII, p 333). Il Gaisruck,
fatto cardinale nel 1824, seppe quasi far dimenticare la sua origine straniera col suo fermo
reggimento dell'archidiocesi, di cui volle rimarginare le piaghe dopo le agitazioni e gli scan-
dali del periodo francese. Cfr. la testimonianza di D. Giovanni Visconti Venosta, op. cit.,
p. p. 46 e seg. Tutt'altro che fautore dell'estensione del potere di Roma, il Gaisruck inclinò
piuttosto al giuseppinismo e protesse il clero giansenista più temperato. Devesi ancora ricor-
dare qui che il Gaisruck appose per primo la firma alla supplica per chiedere all'imperatore
la commutazione della pena capitale minacciata al Gonfalonieri. Cfr. F. Gonfalonieri, Me-
morie, cit. e. VI Uno schizzo biografico del Gaisruck trovasi in Carlo Giordano, Giovanni
Prati, Torino, 1907, pp. 65 e seg.
420
CCL
Archivio Casati - Milano. Inedita,
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Carate il 28 luglio [1818].
Caro Federico, sono arrivata questa sera in questa nostra villeggiatura,
non aspettata dalla M. G. per la ragione che tutta la giornata è stata pessima,
ma ho però fatto il viaggio senz' acqua...'. La Contessa Bigli ti saiuta, essa
mi ha fatto molte istanze perchè vada spesso a Niguarda, e mi disse anche
che avrei potuto soggiornarvi. L' arcivescovo fu ieri a farle visita, essa
ne è stata enchantée, era questa la seconda visita che faceva, essendo
prima stato dalla Visconti santa. L' entrata è stata meschinissima, come
già si sapeva; egli ha fatto preparare de' gran rinfreschi per la sera cre-
dendo che la nobiltà ci sarebbe andata, ma, siccome nessuno è stato
avvisato, così è rimasto tutto solo. L' Arciduca ^ è andato a vedere l'entrata
in casa Borromeo, dove è stato cortesissimo, e assai discorsivo; si dice
che egli partirà prima del 13 agosto per Vienna. Bubna mi ha scritto
dal S. Bernardo un'assai garbata lettera, egli mi dà il ragguaglio delle
sue corse, e sarà di ritorno, credo, prima della partenza dell' Arciduca.
Sono arrivati, o devono arrivare a momenti, i S. Antonio. Non è pili Fi-
langeri che sposa la Caramanica, ma il duca di Noja, il quale ha sotto
scritto a tutte le condizioni volute dai genitori. É un' ora dopo mezzanotte,
ti lascio dovendo alzarmi prima del solito per la messa. Addio, dammi
le tue nuove e credimi la tua aff.ma
Teresa.
CCLI
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta LIV - Pezza DCCLXXIX - N. 3. Inedita.
Federico Gonfalonieri
AL conte Luigi Porro Lambertenghi
Parigi il r agosto 1818.
Caro amico,
Sono pochi momenti che son disceso a Parigi e, sapendo
imminente una pronta occasione di scriverti, sono già stato da
1) Si omettono iiiformazioni concernenti la famiglia e gli affari.
2) L'arciduca Ranieri (1783-1S53), fratello dell'imperatore Francesco I", nato a Pisa
mentre il padre suo era granduca di Toscana (cfr. C. Wolfsgrubek, Franz I Kaiser von
Oesterreich, V\/ien 1899, t. I p. 43), era appena giunto a Milano come viceré. Nel 1820 sposò
Elisabetta di Savoia-Carignano.
— 421 —
Andrial per vedere se qualche risposta definitiva dalla sua
parte poteva darti sul noto affare. Egli era escito, ma que-
st'oggi la lettera gli sarà recapitata e probabilmente avrò
domani la risposta, che col primo ordinario ti sarà comunicata.
Qui soltanto ho ricevuto la tua lettera proveniente da
Ginevra ; ritengo quanto mi dici, ma ti scongiuro di scrivere
più chiaro, mentre ho voluto ammazzarmi sinora a leggerla.
Non so quando potrà essere la mia sfuggita a Londra, dalla
quale, se non fosse l'impegno assunto ed al quale sta certo che
non mancherò, alcune circostanze sopragiunte ora mi storne-
rebbero. Vogliami sempre bene e credimi tuo sincero ed affe-
zionato amico
F. Gonfalonieri.
P.S. Avrai avuto notizia della rivoluzione \ scoperta al
momento che doveva scoppiare, e mossa intieramente dagli
ultra. Si trattava non meno che di portar via il Re e fargli
rinunziare alla Carta, sottoscriverne una nuova, e cangiare
tutto il ministero ^ In caso di rifiuto si dichiarava decaduto, e
si nominava il fratello. S'incominciano i processi, vi entrano le
persone più ragguardevoli e più imbecilli, la famiglia Reale
fra questi.
Ti darò al primo ordinario maggiori dettagli.
A Monsieur
Monsieur le Comte Porro
Milan.
1) Allude evidentemente alla cospirazione reazionaria detta del " bord de l'eau „ poiché
i congiurati si adunavano sulle sponde della Senna. I fatti esposti dal Chancelier Pas-
QUIER, Mémoires, cit. t. IV, eh. XI, provano fin troppo esaurientemente la sussistenza di tale
criminoso attentato nel quale si vede a malincuore mescolato, accanto ad energumeni come
i generali Canucl e Donnadieu, il gran nome del Chateaubriand. Cfr. le lettere di Prospero
de Barante alla moglie durante quell'estate in Baron de Barante, Souvenirs, Paris 1892-
II, p.p. 333 e seg.
2) Era tuttora capo del ministero francese il duca de Richelieu, convinto e nobile par-
tigiano dell'alleanza fra le tradizioni monarchiche ed i principii liberali, nondimeno ormai
alla vigilia di vedersi osteggiato da tutta la sinistra, anche temperata, vittima di un'impre-
videnza invano deplorata più tardi, per esempio dallo stesso duca de Broglie.
— 422 —
CCLII
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Carate il 2 agosto 1818.
Caro Federico,
La tua lettera datata da Iverdun ha prodotto una sensazione dolorosa
sul mio animo; tu mi vi fai la storia di tutti questi anni che viviamo in-
sieme, e mi ripeti delle cose alle quali ho già tante volte risposto, e sulle
quali mi è assai penoso di rimettere il discorso. Tu ti lagni del mio conte-
gno in Napoli; ti ricorderai che ne fosti contento nei primi mesi del nostro
soggiorno in quel paese, ma poscia tu ti sei allontanato da me, passavi
il tuo tempo altrove, mi mandavi sola alle feste, dove mi toccava di
subire delle plaisanteries spiacevoli, rapporto alla tua assenza da quei
luoghi, e mille di quelle piccole cose che offendono il cuore, e 1' amor
proprio delle persone anche poco sensibili. La mia fierezza adunque, ed
il sentimento della propria mia dignità, mi suggerirono di opporre a
questa tua mancanza di riguardi una certa raideur ed un contegno un
po' sostenuto che controbilanciasse il tuo verso di me. Convengo che
sarebbe stata molto più lodevole una condotta diversa dalla mia parte,
ma io mi confesso suscettibile, mi conosco meno perfetta di quello che
vorrei essere, e non ho certo la presunzione di credermi al di sopra di
ogni rimprovero. Convengo pure che non hai dovuto essere soddisfatto
della mia condotta in Roma, sento che mi condurrei diversamente un'altra
volta, ma essa è stata prodotta dal vederti sempre di mal umore con
me, e da quella diffidenza che mostrasti leggendo le mie lettere, le
quali ti avrei mostrato io stessa, se me le avessi chieste francamente,
mentre mi disgustava il modo con cui te le procuravi. Ritornata a Milano,
non giova che rammenti quanto si è passato fra noi, ti protesto però
ancora adesso, che tutto quanto ti dissi e ti feci dire in allora da Breme
lo dissi e lo volli di buona fede, sperai veramente che andasse ad aprirsi
una nuova e felice esistenza, ma ben presto incominciò la tua freddezza,
e il tuo malumore con me ; veniva a vederti, ti parlava, e non otteneva
né uno sguardo, né una risposta. Abbandonasti in seguito ogni riguardo
in faccia al pubblico ed alla servitìi; non è piìi un mistero per quelli che
ci circondano il disprezzo e l'antipatia che mi hai dichiarato sentire per
me. Eravamo già su questo piede quando si effettuò la vendita di Val-
madrera....'. Desidero, mio caro Federico, che sii convinto della verità di
quanto asserisco in questo foglio, e che sii certo che nessuno prende
maggior parte ed interesse a tutto quello che ti riguarda quanto la tua
affezìonatissima
Teresa.
U Non 3i riferiscono ulteriori particolari circa le divergenze in affari fra i coniugi.
423
CCLIII
Archivio privato dei principi Triviilsio^ - Milano Inedita.
Federico Gonfalonieri
ALLA MARCHESA BEATRICE TrIVULZIO SeRBELLONI
Parigi 3 agosto* 1818.
Trechi non è ancora giunto a Parigi, e probabilmente ritarda
la sua venuta. Egli è probabile che io faccia una sfuggita a
Londra, ma non sarà assolutamente che per^una quindicina di
giorni. Il desiderio di veder Trechi e quello di servir Porro
nelle sue commissioni per la macchina a vapore, le quali vedo
qui a Parigi assai male incamminate, e nella necessitcà di essere
trasportate in Inghilterra, sono i soli motivi che mi possono
determinare a questa gita, giacché Londra non è in questa
stagione assai aggradevole. Ella avrà già inteso parlare assai
della tenebrosa cospirazione che qui si ordiva dagli ultra per
cangiare la forma del governo. Si trattava niente meno che di
trasportare il Re, destituire tutti i ministri, imprigionarne alcuni,
di sciogliere la camera, far dal Re sottoscrivere una nuova
costituzione, ed in caso di rifiuto dichiararlo decaduto, e mettere
sul trono Monsieur. Si sono fatti molti arresti fra quali Chabrol',
1) Frammento favorito dal principe Luigi Alberico Trivulzio.
2) Il manoscritto recherebbe " maggio „, ma la data deve essere corretta in " agosto „
sia per l'allusione alla stagione sfavorevole per un soggiorno londinese, sia per la concate-
nazione degli avvenimenti. Il Gonfalonieri nel maggio era certo ancora in Lombardia.
3) Non vuol certo alludere al conte de Chabrol de Volvic, prefetto del dipartimento di
Montenotte durante la captività di Pio VII ed a quest'epoca prefetto della Senna, bensì a
suo fratello Andrea Giovanni de Chabrol de Crouzol (1771-1836). Di famiglia di toga e figlio
di un deputato agli stati generali del 1789, il Chabrol era stato avviato alla carriera eccle-
siastica e la sua resistenza alla costituzione civile del clero gli procurò una lunga prigionia
durante la rivoluzione. Zelante amministratore sotto il consolato e l'impero (cfr. G.»' Thié
BAULT, Paris 1894, III pp. 342 e seg.) ed inviato in missione a Firenze e nella provincie
illiriche, fu consigliere di stato alla prima restaurazione, poi prefetto a Lione, sede che
occupò a lungo (salvo l'interruzione dei cento giorni), accentuando la sua adesione al partito
oli estrema destra. Durante la restaurazione questo Chabrol si segnalò pure come parlamen-
tare, prima alla Camera dei deputati, poi, a partire del 1824, come pari di Francia. Fu
ministro attivissimo della marina col Villéle, poi delle finanze (che aveva rifiutato nel 1821)
col Polignac. Si dimise prima delle infauste ordinanze di luglio, alle quali era fondamental-
mente avverso come già aveva invano combattuto tre anni innanzi, essendo membro del
gabinetto Villèle, il licenziamento della guardia nazionale parigina Ricche e numerose informa-
zioni sull'opera politica del Chabrol come ministro si trovano in de Castellane, op. cit., t. I
__ 424 —
Vilette ^ ecc. Molti sembrano i compromessi, fra i quali si nomina
in capo di lista Chateaubriand^; sembra indubitato che gli Inglesi
l'appoggiavano; non era facile il sostenerla lungamente, ma
difficilmente ne avrebbe mancato la riuscita, si tanno con atti-
vità i processi, ma con molto mistero giacché sembranvi in-
teressati i principali personaggi che si estendono sino alla
famiglia Reale
CCLIV
Archivio Casati - Cologno 3Ioiisese. Inedita.
La contessa de Sainte-Aulaire nata de Roure
AL conte Federico Gonfalonieri
Je reçois en même tems, Monsieur le Comte, deux lettres de nos amis ^
communs qui m'apprennent que vous devez passer quelques tems à Paris;
je serais bien heureuse, si le désir qu'ils m'ont inspiré de faire connais-
sance avec vous, étoit partagé, et si vos occupations de voyageur vous
permettaient de me donner quelques instants; — permettez moi de vous in-
diquer une heure, n'étant pas sûre d'être chez moi sans cela. — Si vous étiez
libre demain à 5 heures par exemple et que vous voulussiez venir diner
en famille, ce serait me traiter en amie de vos amis, et par conséquent
d'une manière bien flatteuse. — Veuillez, Monsieur le Comte, agréer mes
bien sincères compliments.
De Roure comtesse de S.t Aulaire.
1; Non si comprende troppo chi possa essere questo Villette, data la scarsa notorietà
del figlio del famoso ospite di Voltaire. Forse il Gonfalonieri avrà scritto Villèle, alludendo
al futuro presidente del Consiglio, già capo della Destra parlamentare, ma completamente
estraneo ad ogni machinazione illegale. Del resto il Villèle era allora a Tolosa e vi rimase
dall' 11 maggio al 27 agosto (cfr. de Villèle, Mémoires, cit. t. II pag. 246).
2) Era questa l'epoca in cui il Chateaubriand, respinto dal partito ministeriale che
gli aveva fatto una guerra di rappresaglie dopo la pubblicazione della " Monarchie selon la
charte „, s'era legato strettamente all'Estrema Destra e le prestava valido appoggio colla
grande autorità del suo nome e colla collaborazione al Conservateur (De Lescure, Chateau-
briand, Paris 1892, p.p. 102-103).
3) Probabilmente i Broglia. Il duca Vittore aveva conosciuto il Gonfalonieri a Milano
quando vi era venuto nel 1815 con Madame de Stael e ne parla con grande deferenza in
De Broglie, Souvenirs, cit. I, p 353, ove gli fa un merito di non aver " trempé dans le
régime impérial „. Per i rapporti, di crescente intimità, fra i Broglie ed i Sainte Aulaire si
veda pure De Broglie, op. cit-, t. II, p. 10. È nel salotto di M.me De Sainte Aulaire, po-
litico-letterario, che il giovine Alfonso de Lamartine si fece dapprima conoscere. (L. Séché,
Lamartine de i8i6 à 1830, Paris 1905 p. 210).
— 425 —
CCLV
Archivio di Stato di Milano - Processo dei Carbonari
Busta LIV - Fessa DCCLXXIX - N. 2. Inedita.
Federico Gonfalonieri
AL CONTE Luigi Porro Lambertenghi
Parigi li 4 agosto [1818].
Carissimo Porro,
Appena ho il tempo di mandarti la risposta d'Andrial,
giacché all'istante parte Cobianchi commissionario di Agher-
mann. Ho veduto poi in seguito Andrial, gli ho parlato lun-
gamente, mi ha istruito e informato ufficiosamente di molte
cose estremamente interessanti a sapersi ; egli mi fornirà degli
altri dettagli ancor più curiosi (?).
E ora ingolfato in un progetto per l'illuminazione ^ di tutta
Parigi con un processo affatto nuovo che lo assorbisce intie-
ramente ; ecco il motivo per cui ha rinunciato ad aver parte
all'impresa di Milano. Fra non molto farò una sfuggita a
Londra, ma sarà brevissima ; intanto sino che non si realizzi,
ti prego a conservare il silenzio. Ho incontrato in Svizzera il
Principe Costantino che ti saluta. Io caramente ti abbraccio,
e sono tuo vero ed affezionato amico
F. CONFALONIERI.
Rice\;erai da Ginevra un'adresse per dirigerti a Lugano
onde avere la Minerva*, ed in seguito tutti i libri che vorrai
giacché con Pachud (?) ho montato la macchina.
V : A Monsieur
Monsieur le Comte Louis Porro
à Milan.
1) Verosimilmente a gas, sistema che fu adoperato primieramente per le strade di
Parigi nel 1818, anno in cui il conte Chabrol de Volvic, prefetto della Senna, fece costruire
la prima officina di quella capitale. In Italia i primi saggi se ne ebbero per cura del Ridolfi.
(L. Ridolfi, Cosimo Ridolfi e gli istituti del suo tempo, Firenze 1901 pp. e seg.).
2) La Minerve française, pubblicazione senza periodicità regolare sfuggente quindi al
freno delle leggi di stampa, era sorta nel gennaio 1818 dalle rovine del Mercure, periodico che
il duca di Richieleu aveva commesso l'imprudenza di proibire, mentre era un minor male
■ cfr. Pasquier, Mémoires cit. t. IV, eh. X). La Minerve, abilmente diretta da polemisti come
Benjamin Constant, Jay, Jouy etc condusse per piìi d'un biennio una campagna spietata
contro il governo, allora in mano dei moderati, e lo indebolì considerevolmente. Gli uomini
patriottici e sinceramente liberali, ch'erano allora al potere e che faticavano a difenderlo dal
prevalere dell'Estrema Destra, perdevano la pazienza di fronte a quella guerra di punture di
spillo fsi veda per es. una lettera del Mounier in Barante, Souvenirs, cit. t. II, p. 343), mentre
il Gonfalonieri, le cui relazioni francesi erano sovratutto coi dottrinari! e gli indipendenti
si compiaceva di veder attaccato un governo gravitante nell'orbita deìla S. Alleanza.
— 426 —
CCLVI
Archivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano il 5 Agosto 1818.
Caro Federico,
Dopo la tua lettera d' Iverdun, la quale ricevetti a Carate sei giorni
.sono, come già ti dissi in un'altra mia, non ne ebbi piìi; temo per con-
seguenza che la lettera che mi hai promesso datata da Berna sia andata
smarrita; aspetto con ansietà le tue nuove da Parigi. Ritornai ieri sera
da Carate, vi rimasi solo 7 giorni: contavo di fermarmivi di più, ma la
venuta di Tiberio annunciata per domani mi determinò ad andarmene,
giacché io dormivo nella camera che dovevano essi godere, ed in secondo
luogo so che entrava nei piani della M. G. che non dovessimo trovarci
insieme, questi si fermeranno colà sino al 19. La M. G. fu di discreto
umore, fu gentile e mi pare che abbia avuto dipiacere che Tiberio si sia
determinato a venire così presto. Le diedi esattamente le tue nuove, essa
ti saluta e ti raccomanda caldamente di non fare degli strapazzi, che ti
possano pregiudicare alla salute. Tuo padre continua sempre colla sua
debolezza, prende ora le acque di Recoaro, ma fin'ora non ne sente gio-
vamento, tutti gli altri di casa stanno bene, e ti salutano. Tutta la famiglia
parte domani per Verderio, se mi replicano l' invito ci anderò due giorni
dopo, e mi vi fermerò tutto il tempo che la M. G. starà a Carate ; co-
glierò uno di questi due giorni per andare dalla Contessa Bigli. L' Arci-
vescovo è stato per far visita a noi tutti, io era assente ed i miei suoceri
fecero dire che erano sortiti ; egli ricevette per tre giorni tutta la nobiltà,
pensai che non valeva la pena di venire per questo ricevimento, mi riservo
ad un' altra volta. Ti includo una lettera della principessa Jablonowska
arrivata ieri sera, essa mi dice d' averti scritto una lunghissima lettera
dopo ritornata a Napoli, ma che non poteva essere arrivata qui che dopo
la tua partenza, perchè te la spedissi. Feci fare delle diligenze alla posta,
ma non potei rinvenirla. Non ho ancora parlato con anima vivente, mi
riservo a sabato a darti le nuove patrie se pure ve ne sono. Non mi
dilungo maggiormente per la ragione che la lettera deve essere messa
alla posta prima di mezzo giorno, non mi resta che il tempo di prote-
starmi quale io sarò sempre,
la tua affezionatissima
Teresa.
— 427 —
CCLVII
Ai'chivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano ril agosto [1818].
Caro Federico,
Ho ricevuto ieri 1' altro per mezzo del sig. Cobianchi la tua lettera
del 4; la celerità colla quale essa è venuta mi rende più intollerante verso
le poste ; credo che tuo padre non ha ancora ricevuto la tua lettera ; ri-
capitai immediatamente tutte le incluse, e trovai fortunatamente una pronta
occasione per mandare alla M. G. quella che le era diretta, essa sta
benissimo, e pare goda molto del soggiorno di Carate. Non mi ha fatto
specie la tua determinazione d' andare in Inghilterra, sapendo che avevi
ferma volontà di tornarvi un' altra volta, desidero solo che la tua gita sia
di pochi giorni ; se vedi Lady Shelley dille tante cose da parte mia. Il
generale Bubna ti saluta e ti fa sapere che gli scrivono da Vienna che
si trova pronto il tuo schioppo a freccia che è d' un' esattezza immensa,
che ce lo manderanno colla prima occasione, e che lo tratterrà presso di
di lui sino al tuo ritorno. Fui Domenica dall'arcivescovo il quale fu gar-
batissimo con me, egli ha l' aria molto imbarazzata, gli si fa una grazia
ad indirizzargli il discorso, il clero non è molto contento di lui poiché
ha esternato che vuole qui introdurre le discipline che sono in vigore
in Germania, e fa nessun conto dei Nava ' e suoi simili, ma piuttosto di
Giudici 2 e Sozzi 3. È stato rimarcato con un po' di sorpresa che 1' arci-
vescovo m' abbia molto parlato, e distinta dalle altre e se n' è fatto di-
scorso il giorno suseguente. Soresi ha sposato già da otto giorni la Galianis,
ma il matrimonio non fu dichiarato ai parenti che ieri, essi hanno presa
la cosa con molta disinvoltura, e la ricevono benissimo. La mia flussione
alla guancia ed alla testa mi ha fatto differire la mia andata a Verderio ;
siccome oggi sto un po' meglio, così spero di potervi andare domani, Brème
è sempre a Balbianino e credo vi rimarrà tutto il mese ed anche più. Mi
dimenticava di dirti cho si dice da tutti, sino da quando sei partito, che
vai in Inghilterra; interpellata su di questo proposito, io risposi che non
credeva esser questo viaggio fra i tuoi progetti del momento. Sono qui
da più giorni i Sant' Antonio ; siccome non hanno cercato di me, così io
1) Mgr- Federico Nava, canonico della metropolitana già nel 1796, fratello dell'ultimo
vicario di provvisione. Cfr. G. Gallavresi e F. Lur^ni U invasione francese in Milano
(da memorie inedite di D. Francesco Nava) in Arch. star. Lomb. a XXIX p. 105.
2) Don Gaetano Giudici, sacerdote che inclinava verso la parte giansenistica più tem-
perata a simigli anza del Tosi, fu per avventura l'uomo più importante della Lombardia
nella prima parte del sec. XIX, in ciò che spettasse alla politica ecclesiastica. Segretario
del ministero del culto, poi reggente alla morte del Bovara, continuò a dirigere quel dica-
stero dopo la restaurazione austriaca. Mori ottantaquattrenne. nel !851. Tutti sanno quale
amiczia rispettosa gli avesse consacrato il Manzoni.
3) Il Sozzi, vicario generale, fu pure intrinseco del Manzoni. Cfr. A. STOPPANt, / primi
anni di Alessandro Manzoni, Milano 1884 pp. 62 e seg.
— 428 —
non cercai di vederli ; gli Annoni ed i Cicogna fanno molto per loro. Non
capisco come non abbia ancora ricevute mie lettere dirette a Parigi,
poiché cominciai a dirigerle in questa città il 25 luglio. I parenti e gli
amici tutti ti salutano. Augurandoti ogni bene mi protesto
La tua affezionatissima
Teresa.
Il conte, e la contessa Bubna qui presenti ti salutano. Rasini ti sa-
luta e ti fa sapere che ha eseguite le tue commissioni a Genova.
CCLVII
A-rchivio Casati - Milano. Inedita.
Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri
Milano, il 23 agosto 1818.
Caro Federico,
Ricevetti questa mattina, mentre stava p2r partire per Niguarda, la
tua lettera del 13 da Londra ; non mi ha sropreso la data per la ragione
che Khevenhilller aveva già annunziata la tua partenza per questa capi-
tale. Mi è stato di molta consolazione il sentirti arrivato in perfetta salute.
Passai dunque dalla M. G. per darle le tue nuove, essa si accigliò sen-
tendo che eri a Londra, mi disse che già ce lo avevano annunziato, e
che non crede al tuo pronto ritorno ; io le lessi la tua lettera per capa-
citarla, ma non vi sono riuscita per il momento, ma domani credo che
lo sarà. Sono veramente sorpresa di sentire che non ti sieno giunte le
mie lettere, poiché ti scrissi regolarmente due volte la settimana essendo
in città, ed almeno una volta alla settimana quando fui in campagna ; ti
scrissi pure lo stesso giorno cheti scrisse il Bolchese. Ignazio Calderari*
fratello di Carlino, è stato assaltato sulla strada di Niguarda da un sol
uomo, una mezz' ora prima di mezzogiorno, gli prese V orologio, egli si
spaventò molto. Rimasi a Verderio undici giorni, vi fui trattata con tutta
cordialità...^ Abbiamo a Milano la principessa Gerace colla M.sa e M.se
Gioja, figlia, ed i due Spezialetti ; essi vennero tutti a vedermi, l'Annoni
fa moltissimo per loro, essi si fermeranno qui un mese. Una quantità di
gente parte domani per la fiera di Bergamo, fra questi l'Annoni e la
Contessa Cicogna per accompagnarvi le S. Antonio. La Terzi ^ dà un ballo.
1) Questo conte Ignazio è l'amico giovanile del Manzoni.
2) Si omettono particolari concernenti la famiglia ed un piccolo accidente di vettura
occorso alla contessa Teresa.
3) Forze la marchesa Terzi, nata principessa Gal3'tzin.
429 —
La sposa Allario è di ritorno, è positivamente gravida ed il marito è
sempre nell' egual stato di salute. Tiberio ha comperato due bei cavalli
di carrozza. Uno dei cavalli di tuo padre ha il capostorno, e non sarà
più atto al servizio. Niente di nuovo per i miei affari, non ho mai avuto
risposta. Felber, Taverna, Bubna, Porro, Rasini e gli amici tutti ti salutano.
Conservati in salute, continuami le tue nuove e credimi inalterabilmente
la tua affezionatissima
Teresa.
V : à Monsieur
Lz Comte Frédéric Gonfalonieri
chez Al. Rougemont de Lowemberg rue Berger N. 9.
Paris.
CCLVIII
Archivio di Sfato di Milano - Processo dei Carbonari.
Busta XXVI - Fessa DLI - N. 48. Edita \
La marchesa B. T. S. a Federico Gonfalonieri
Milano, li 25 agosto 1818.
Carissimo amico.
Nel mom.ento in cui stavo per partire e con compagnia ricevo la
vostra lettera, non mi è stato possibile il rimanere, ma di restringere il
tempo da dieci a tre giorni, questo sì; in conseguenza un ritardo. Tosto
ritornata m' occuperò del vostro affare con tutta quella diligenza e zelo
che la più calda amicizia può suggerire ; ritenete però che mi vorrà un
certo tempo mentre queste cose stanno presso a quelle persone che,
accecate dalli benefici parzialmente ma ingiustamente a loro compartiti,
sperano sempre che vengano nuove occasioni di prevalersene, ve ne sono
molte teste calde che si rivolgerebbero a lui ^.
Mi permetto di parlarvi il linguaggio di quella franca e leale ami-
cizia che pochi conoscono nel nostro paese, ma che il mio animo sa tanto
sentire; a vostro riguardo poi, non vi [può] essere chi possa disputarlo.
Non mi è cara la vita che nella speranza, che mi si presentino occasioni
di ben convincervene.
n Pubblicata da D. Chiattone, Nuovi documenti etc., cit. p. 80, attribuendola erronea-
mente alla contessa Teresa, mentre raffronti calligrafici non lasciano il menomo dubbio
in proposito.
2) Credo, malgrado l'incertezza dal Cììiattone, loc. cit., espressa a questo riguardo, che
la marchesa, già magna pars della corte del viceré Eugenio, voglia alludere a Napoleone.
430
Ti raccomando d" impiegare in questa storia la più rigorosa preci-
sione e franchezza, col tuo modo di pensare ti deve costare di più il
dissimularti che metterti a fronte scoperta, credi non puoi che guadagnarvi,
sai come sono diverse le opinioni, e con quanta premura si impiega la
più fina critica, anche dai detti amici.
Contate intieramente sopra di me e credete che divido intieramente
ogni vostro male e bene, che non cesserò mai d'essere
Vostra amica
T. A.
P. S. Cercate a Parigi che vi deve essere un' altra mia scrittavi un
mese fa.
v: al Signor
11 Signor Conte Federico Gonfalonieri
Londra
ERRATA ET ADDENDA
Pag. 8. — nota 5 : Dal gioniale del marchese Lorenzo Trotti, cortesemente mostratomi
dall' abbiatico marchese Lodovico, appare come la marchesa Trotti Schaffgotsch non abbia
avuto cariche alla corte Napoleonica. La dama citata dalla contessa Gonfalonieri doveva pertanto
appartenere all' altro ramo dei Trotti, detto di Brera.
Pag. 9. — nota 5 riga III: leggasi "in testa al „.
Pag 14. — nota 2 riga I : leggasi " voga degli scialli „.
Pag 21. — nota 1 : Nel Protogiornale del 1797 sono registrati due Priuli aventi nome
di Lodovico, entrambi membri del maggior consiglio. Uno (e probabilmente il nostro) apparte-
neva al ramo di San Polo ed era nato nel 1770, i' altro, del ramo di S. Samuele, era nato nel
1754.
Pag. 21. — nota 4 : Secondo notizie favorite dalla famiglia Camperio, attuale proprietaria
della villa già Gonfalonieri alla Santa, questa proveniva dai marchesi Casnedi.
Pag. 22. — nota 4 : leggasi " il Barone „.
Pag. 27. — nota 3: Da carte dell'archivio Gonfalonieri in Gaidate, molto cortesemente
apertomi, risulterebbe che il conte Vitaliano Bigli doveva già essere morto nell' anno 1812.
La contessa Teresa alluderebbe pertanto a sua moglie.
Pag. 27. — nota 5 : Sul Guerrieri vedasi Giovanni Arrivasene, Memorie della mia
vita, Firenze, pp. 6 e 81.
Pag. 30. — Sul Gifflenga vedasi, anche per porre le ombre nel quadro, A. Rovini op. cit.
pag. 24 e seg. Cfr. pure Generale Enrico della Rocca Autobiografia di un veterano, Bo-
logna 1897, p. 32.
Pag. 36 — riga XVIII : Lorenzo Obicini, di famiglia novarese, aveva case bancarie a
Vienna, Londra, Genova, Torino e Milano.
Pag. 36. — nota 3, riga III : leggasi " sul lago di Como „.
Pag. 47. — nota 2 : Potrebbe pure alludere alla marchesa Paola Gastiglioni Litta.
Pag. 51. — nota 3: I Caccia-Piatti, estinti nei Fossati de Regibus, derivano dal ceppo
novarese dei Caccia, secondo cortesemente mi comunica il conte Marco Caccia di Romentino.
Pag. 57. — nota 2 riga IV: leggasi " Banya „.
Pag. 59. — nota 1. riga II : leggasi " Fedecommesso „.
Pag. 61. — nota 4: Il Principe Carlo Albani morì nel 1817 ed era fratello del Cardinale
Giuseppe.
Pag. 68. — nota 1 : La diceria della caduta mortale del bimbo è tuttora raccolta in
Luigi Rè, Una martire del risorgimento (Teresa Casati Confalonieri), Brescia 1906, p. 18.
Pag. 82. — nota 4. Cfr. sul Bentinclt in Sicilia lo sudio " Carlo Cottone principe di
Castelnuovo„ in Is. La Lumia, Storie Siciliane, Palermo 1883, voi. IV.
Pag. 83. - nota 1 riga II : leggasi: " truppe „.
Pag. 83. — nota 2, riga V : leggasi " ed ora Soragna Gonzaga „.
Pag. 92. — Il generale Rougier passò poi nell'esercito austriaco e nel 1819 comandava
a Laibach, cfr. Conte A. de Ségur Cabanac, Journal, Wien 1910 p. 129.
— 431 —
Pag. 9J. — riga Xill. Il Conte Francesco di Lamberg era nato verso il 1790 a Moor in
Ungheria ed era stato iscritto nel isio come sottotenente al reggimento di ulani N. 3 (arci-
duca Carlo). In quest' anno 1814 divenne capitano degli usseri. Fece la campagna dell'anno se-
guente contro Murat e di grado in grado pervenne a quello di Tenente Maresciallo (1^^3).
Mori a Pest nel 1848. (Vienna, Kriegsarchiv).
Pag. 93. — nota 2, riga IV: leggasi " allegati „.
Pag. 100. — nota 3, riga Vili : leggasi "tutto il „.
Pag. 105. — nota 5 : vedasi pure : A. Lumbkoso. Attraverso la rivoluzione e il primo
impero cit.
Pag. 105 — nota 7, riga IV : leggasi " lettere sirmiensi „.
Pag. 103 — nota 4 : Il conte Luigi Schonfeld era nato a Vienna verso il 1790 ed era
dal 1 Marzo 1814, capitano degli usseri. (Kriegs-archiv, Vienna). '
Pag. 114. — nota 3: Il conte Venceslao di Thurheim era tenente degli ulani e lasciò it
servizio come capitano. (Kriegs-archiv, Vienna).
Pag. 121. - riga XV. Il Rougemont era un banchiere del quale si valeva pure la Con-
tessa d' Albany. Confronta L. G. Pélissier, Le portefeuille ecc. cit. pp. 317, 542, 624.
Pag. 122. — nota 1, riga XX: leggasi "rovinò un edificio „.
Pag, 125. — nota 1, riga IV: leggasi "die Stiftung „.
Pag. 143. — nota 6, riga VII: leggasi "A. Paupej,.
Pag. 144. — nota 1. Sul Bonsignori vedansi Luigi Rava, Angelo Frignoni e il suo libro:
" La mia pazzia nelle carceri „ Bologna 1899 pp. 16 e 238-39 e // maestro di un dittatore -
Domenico Antonio Farini, Roma 1899 pp. 88 e seg.
Pag. 159. — Del Conte Agostino Casati, Alessandro Verri schizza un ritratto in una
lettera del 1768; vedila in F. Nov at i e E. Greppi Carteggio di Pietro e Alessandro Verri
Milano 1910. voi. II pp, 63-64,
Pag. 164. — riga XXXUI: leggasi " fa i miei,,.
Pag. 165. — riga XXII: leggasi " scritta in arabico,,.
Pag. 172. — riga I : leggasi " archivio Casati - Cotogno Monzese „.
Pag. 173. — nota 2, riga 1 : leggasi " eco delle „.
Pag. 175. — nota 4: Vedasi pure A. I. Gross Hoffinger Erzkcrzog Karl und dcr
Weltstreit von 1792 bis 1815. Stuttgard 1836, pag. 624.
Pag. 176. nota 5, riga VI : leggasi " les expressions „.
Pag. 188. — nota 1 .- Lo Stadion negoziò la pace di Presburgo. Cfr. P. Bertrand, Let-
tres inédites de Talleyrand à Napoleon, Parigi 1889, pp. 186 e seg.
Pag. 209. — nota 1: La marchesa Giovanna Paveri era nata a Milano nel 1774 dal
conte (principe nel 1820) Rodolfo Rasini e da donna Maria Annoni ; sposatasi nei primissimi
anni ael secolo, premorì al padre morto nel 1828.
Pag. 214 — L' ordine delle ultime due note deve essere corretto come segue :
4) Forse don Gaetano Crivelli Mesmer.
5) Doveva essere una Frapolli, sorella della Lucietfa Battaglia (poi Fontanelli).
Pag. 222. — nota 2: Potrebbe pure alludere a don Luigi Borgazzi, fratello di don Gio-
vanni — Cfr. Giovanni Visconti Venosta, op. cit. pag. 133, 134.
Pag. 224. — nota 1 : Sul iVlarciial e la congiura, di cui egli fu magna pars e per la
quale lavorò anciie il Komagnosi, vedasi ancora Dario Mistrali, G. D. Romaenosi Borgo
S. Donnino 1907, e. IV.
Pag. 236. — nota 2, riga I: leggasi " si rappresentavano „.
Pag. 245. — nota 3, righe VIU e IX: leggasi "Memorie su la vita e su le opere di
A. d'Elei „.
Pag. 248 — nota 3, riga II: leggasi " incline a favorire,,.
Pag. 263 — nota 1, riga I: leggasi " il marchese Francesco Sampieri „.
Pag. 266. — nota 5. Il Lardarla viaggiava coi Confalonieri quando passaron per Livorno
19 Giugno 1816 (G. Scaramella, Spirito pubblico, società segrete e polizia in Livorno
dal 1815 al 1821, Roma 1901 p. 43). Cfr. pure sul Larderia : Principe di Maletto, Ricordi
di taluni circoli e delia grande conversazione della nobiltà in Palermo, Palermo 1909,
pp. 103, 138, 144, 149.
Pag, 266 — nota 1, riga IV: leggasi " Le portefeuille „.
Pag, 273. — riga XVI. La data sembra corretta neh' autografo stesso in 28 agosto,
rettifica necessaria a far coincidere la cronologia di questa lettera colle altre del Breme alla
contessa d' Albany, pubblicate in C. Antona Traversi e D. Bianchini op. cit. pag. 221 e seg.
Pag. 274. — nota 3. Intorno alla fortuna degli scritti del Dumont in Italia vedasi :
Paolo Prunas, L' Antologia di G. Pietro Vieusseux, Roma 1906 pag. 232.
Pag. 274. — nota 5. Per il Bonstetten vedasi pure, Virgile Rossel, Histoire littéraire
de la Suisse Romande, des origines à nos jours. Neuchâtel 1903 pp. 510, 514.
Pag. 274. — nota 7: Intorno a Lady Holland ed al suo padre spirituale.... eterodosso,
dottor Alien, vedasi : Prospero Mérimée, Une correspondance inédite - Paris 1897 pag. 203.
Pag. 275. — nota 2: Si veda inoltre, sovratutto per il matrimonio del Jaucourt: Comtesse
DE Reinach - Foussemagne: La marquise de Lage de Volude. Paris 1908 pag. 172, 173.
Pag. 275. — nota 5 : correggasi in nota 6 e pongasi dopo la nota erroneamente nume-
rata come 7.
Pag. 275 — nota 6: correggasi in nota 7.
Pag. 275. — nota 7: correggasi in nota 5 e pongasi prima delle due precedenti.
Pag. 278. — Sui North e Glenbervie cfr. pure Edward Gibbon, Memoirs of my life
(ed. Birkbeck Hill) London 1900 p. 249.
Pag. 288. — riga XIX : leggasi " les vôtres „.
432 —
Pag. 300. — riga XXîII : leggasi "mais le spectacle,,.
Pag. 303. — nota 3: leggasi "James de Pourtalès „.
Pag. 312. — nota 1: Intorno al viaggio del Capponr nel mezzogiorno vedansi le pagine,
improntate a scarsa simpatia per il Gonfalonieri, che vi son dedicate in Alfred von Reumont
Gino Capponi ein Zeit - and - lebensbild. Gotha 1880. - Parte I, Çapiioio Vii.
Pag. 316. ~ riga I: leggasi "pardonner de légers torts „.
Pag. 322. — nota 1, riga VI: leggasi " Racine et Shakespeare „.
Pag. 325. — nota 2, riga VII : leggasi " senza torcer „.
Pag. 327. — nota 3, riga 1: leggasi " ajo del Principe,,.
Pag, 330. — nota 1, riga IV: leggasi " due de Broglie „.
Pag. 330. — nota 4. Negli ultimi suoi anni il Sismondi partecipò attivamente a!la poli-
tica liberale-conservatrice svizzera di cui era organo il Courrer de Geneve. Cfr. abbé Relave,
La vie et les oeuvres de Tòpfer, Paris 1886, e. Vili. Sul Sismondi vedasi ancora Edmond
ScHERER, Nouvelles études sur la littérature contemporaine, Paris 1876, II, pp. 145 e seg.
Pag, 332. — riga XXXIV : leggasi " le clavecin „.
Pag. 342. — riga VI: leggasi "quelque ouvrage,,.
Pag. 344. — nota 2, riga X: leggasi "Ferdinando IV „ e nella riga XI della stessa
nota, leggasi: "Paris 1896 „.
Pag. 349. — riga ultima: leggasi "on cherche le calme,,.
Pag. 351. — nota 1. Vedasi pure sull'attentato di Cantillon : Chancelier Pasquier
Mémoires cit. pag.t. IV. e. X,
Pag. 354. — riga XXXI: leggasi "quand on a „.
Pag. 360 — riga XXIII: leggasi " n' a point occasionné „.
Pag. 361. — II Pignotti era intrinseco dei ministro granducale Manfredini. Cfr. A. Re-
umont, Saggi di storia e letteratura, Firenze 1880 p. 95.
Pag. 377. — nota 3. Del Medici vedasi quanto narra, inclinando a creder vera la sua
partecipazione alle congiure giacobine, il Padre I. Rinieri, Della rovina di una monarchia.
Torino 1901 - segnatamente pag. 507 - e seg.
Pag. 379. — nota 2. Intorno al Morlacchi vedasi pure: Augusto Reissmann Cari Ma-,
ria von Weber - Berlin 1883 - pag. 87.
Pag. 381. — li passaggio di lady Morgan nelle Romagne è ricordato fra l'altro in:
Domenico Antonio Farini: La Romagna dal 1795 al 1828. (ediz. Rava) Roma 1899 pag. 81
Pag. 383. — nota 2. Sui rapporti fra il principe di Carignano ed il Capponi, che gli fu
cavalier d'onore nelle nozze, vedasi : Matteo Ricci Ritratti e Profili politici e letterari. -
Firenze 1882 - pag. 59 e CO.
Pag. 384. — nota 1, riga III, leggasi: " Costa de Beauregard „.
Pag. 385. — nota 2, riga VI: leggasi "Antonio Stoppant „.
Pag. 393. — nota 1, riga Vili: leggasi " With Napoleon,,.
Pag. 395. — riga XXXI: leggasi "partito napoleonico „.
Pag. 398. — riga Vili: leggasi "le dernier courrier,,.
Pag. 400. — nota 2, riga IX: leggasi " Léon Lecestre „.
433
INDICE DEI NOMI DI PERSONA O DI LUOGO
ELENCATI NEL CARTEGGIO
(I numeri indicano le pagine).
Abano 70, 72, 74.
Abbiategrasso 56.
Abbruzzi 284, 380, 385.
Aberdeen conte Giorgio 133, 137, 284.
Absburoo XVIII.
Acerbi Giuseppe 276, 385.
A' Court Guglielmo 368.
A' Court madame 379.
Adam 238.
Adda (dipartimento) 196, 218, 243.
Addington 103.
Adelaide (madame) 313.
Adelasio 233.
Adige 107, 212.
Adrini 236.
Affori 30, 32, 36, 39, 41, 46, 404.
Agazzini (signora) 348.
Aghermann 425.
Agliate XVI.
Agnelli avvocato 245.
Agogna (dipartimento) 85, 130, 146,
147, 215.
Agucchi Alessandro 212, 213.
Airoldi don Cesare XIX, 367, 368.
AiROLDi marchese 142, 237, 238.
Aix-les-bains 213.
Aja (L') 16, 17, 303.
Ajace 274.
Ala-Ponzone marchese 236.
Alari conte Saule 45, 51, 54, 238.
Alari conte Saule Agostino 45.
Alari -Langosco contessa 45, 429.
Alba (d') duca 279.
Albani (dama di corte) 67.
Albani contessa Beatrice 40.
Albani Casati principessa Teresa 237.
Albani P.pe Carlo 61, 64, 237, 243, 430.
Albani card. Giuseppe 377, 430.
Albano 302.
Albany (d') contessa 37, 45, 139, 245,
264, 266, 282, 295, 297, 319, 325,
363, 378, 431.
Albasini dottore 55.
Alberti (degli) Mario 30, 159.
Alchudia (d') duchessa 395.
Aldini Antonio 99, 157.
Alemagna barone Carlo 16, 20, 34,
45, 54, 64, 70, 71, 74, 94, 119, 142,
144, 145, 148, 166, 168, 170, 171,
186, 200, 209, 223, 226, 262.
Alemagna (archivio) XII.
Alemagna conte Alberto 16, 262.
Alemagna conte Giuseppe 16.
Alemagna contessa 195.
Alessandria 203, 352.
Alessandri Marco 233.
Alessandro I (Czar delle Russie) 88.
98, 103, 121, 141, 147, 148, 161, 165,
172, 173, 191, 192, 197, 198, 268, 341,
397.
28
434 —
Alfieri conte Vittorio 7, 38, 245,
282, 333.
Algeri 184, 275.
Alighieri Dante 333.
Alison A. 103.
Alméras (d') Henry 14, 152.
Alpi 418.
Alsazia 143.
Alton-Shée (d') conte 402.
Altoviti Guglielmo XI.
Alvinzi 83.
Amari Michele 237, 268, 367.
Amaury-Duval 340.
America XXII, 104, 205, 313, 392,
414.
Amsterdam 11, 13, 18, 408. .
Anchise 278.
Ancona 305, 306, 310.
Ancona (d') sen. Alessandro Vili, IX,
XXIII, 27, 31, 82, 93, 105, 134, 207,
237, 253, 255, 262, 264, 268, 287,
303, 367.
Andrial 421, 425.
Anelli prof. Angelo 285.
Angeloni XIX.
Anguissola Busca march.* 153.
AmssoN du Perron madame 408.
Annoni conte Alessandro 17, 18, 19,
20, 26, 30, 32, 36, 37, 40, 52, 62,
63, 64, 65, 85, 115, 171, 243, 428.
Annoni Cicogna contessa Leopolda 52,
62, 115, 171, 243, 280, 325. 394, 428.
Anthouard (d') conte generale 106.
Antona Traversi Camillo 245, 264,
266, 431.
Antr aiguës (d') conte 12.
Anversa 7, 13, 16.
Appennini 385,
Apostoli Francesco 105,
Apponyi conte Antonio 303.
Aquileia 259.
Araldi marchese 327.
Archimede 278.
Archinto conte Giuseppe 305,'^323, 408.
Archinto Trivulzio C."^* Cristina 408.
Arcole 69.
Arconati Visconti marchese 416.
Arenemberg 280.
Armargli L. 82, 98, 115, 254, 255,
256, 348.
Arrivasene Giov. 430.
Arsène Alessandro 22.
Artois (d') conte 165, 383.
ashley-cooper antonio 378.
Asiago 258.
AsioLi Bonifacio 391.
Assia-Darmstadt (d') Augusta 11.
Assisi 8.
Augusta 51.
AuLAiRE (de St.) conte 275.
AuLAiRE (de St.) DU RouRE madame 275,
424.
AuLAiRE (de St.) DE Soyecourt madame
275.
Austria XIII, XVIII, XIX, XXII, 26,
67, 80, 88, 100, 101, 102, 112, 115,
122, 124, 125, 127, 132, 133, 134,
136, 137, 143, 147, 158, 161, 175,
176, 182, 188, 202, 212, 213, 21-:!,
216, 218, 225, 243, 265, 295, 298,
303, 306, 313, 325, 327, 340, 350,
355, 364, 373, 385, 388, 400, 401,
407, 408, 414, 416, 430.
AuvRAY L. 51, 377.
AzEGLio(d') Alfieri marchesa Costanza
383.
Azeglio (d') marchese Emanuele 383.
Bacourt (de) 38.
Badeni (conte) 93.
Bajona 309. 391,
Balabio, 60, 67, 98, 164, 188, 192,
206, 207, 220, 241;
Balbianino 416, 427.
Baldacci consigliere 122, 216.
Balsamo 237,
Balsamo marchesina 248,
Bamberga 140.
— 435 —
Banderali 54.
Barante (de) barone Prospero 169,
177, 275, 421, 425.
Barbaja impresario 374, 402.
Barbavara ved. Borvasca 51.
Barbiano" di Belgiojoso Principe Al-
berico XII, 22.
Barbiano di Belgiojoso conte Antonio
26, 38, 44, 185, 200, 233.
Barbiano di Belgiojoso Brivio cont.*
Claudia 201, 372.
Barbiano di Belgiojoso Canziani con-
tessa Amalia 372, 376.
Barbiano di Belgiojoso Casati cont.*
Maria 26, 31, 34, 38, 42, 44, 186.
Barbiano di Belgiojoso Confalonieri
contessa Giulia 69.
Barbiano di Belgiojoso d'Este prin-
cipessa Anna Ricciarda 22.
Barbiano di Belgiojoso P.p*" E.milio 372.
Barbiano di Belgiojoso conte Fran-
cesco Lodovico 372.
Barbiano di Belgiojoso conte Ga-
leotto 201, 372.
Barbiano di Belgiojoso Giulini cont.^*
Beatrice 34.
Barbiano di Belgiojoso conte Giu-
seppe 201.
Barbiano di Belgiojoso principe Ri-
naldo Alberico 220.
Barbiano di Belgiojoso Trivulzio
principessa Cristina XXIII 32, 34,
50, 82, 90, 95, 100, 120, 143, 214,
221, 224, 303, 372, 404.
Barbiera Raffaello 32, 404.
Barbieri Giuseppe 385.
Barbò conte Francesco 214.
Barbò don Giuseppe 260.
Barbò Resta donna Camilla 260.
Barbò c.<* Guiscardo 38, 39, 259, 260.
Barchetta Francesco 78, 91, 94, 114,
119, 126, 142, 144, 152, 166, 170,
178, 180, 186, 189, 194, 195, 212,
218, 227, 229, 235.
Barchetta Giuseppe 78.
Bardoux 410.
Barentin 10.
Barone cavaliere 265, 269.
Baroni 359.
Bartolini 9.
Barras 415.
Baseggio G. B. 385.
Basilea 297.
Bassano 385.
Bassi 361.
Basville Ugo 360.
Bataille barone 31, 33, 54, 106.
Battaglia avv. Antonio 33.
Battaglia Gaetano 31, 38, 40.
Baviera 1 1, 90, 99, 245, 280, 373, 395.
Bazzetta barone Giovanni 228, 245.
Beatrice arciduchessa 13, 212.
Beauharnais Alessandro 168.
Beauharnais Prin.ssa Amalia Augusta
XVII, 7, 11, 14, 15, 19, 20, 22, 24,
26, 29, 30, 33, 34, 35, 36, 39, 42,
45, 49, 52, 54, 61, 67, 68, 69, 71,
72, 73, 74, 75, 76, 77, 90, 99, 105,
106, 153, 171, 272, 280.
Beauharnais principe Eugenio XVII,
7, 11, 12, 14, 15, 18, 19, 20, 23, 26,
29, 30. 31, 34, 36, 37, 42, 48, 49,
51, 54, 64, 66, 67, 68, 69, 71, 72,
73, 74, 80, 85, 90, 92, 95, 98, 99,
105, 106, 107, 115, 118, 121, 128,
135, 139, 140, 143, 148, 149, 155,
168, 171, 172, 173, 175, 179, 180,
197, 263, 272, 280, 348, 379, 429.
Beauharnais principessina Amalia Au-
gusta Eugenia 69, 74.
Beauharnais principessina Giuseppina
Massijiiliana 14, 22.
Beauharnais principessina Ortensia
Eugenia 14, 22.
Beccaria (archivio) XII.
Beccaria don Giacomo 79, 87, 124,
164, 188, 195, 213, 228, 241, 243,
245, 257.
— 436
Beccaria march.° Giulio 108, 241, 257.
Beethoven 100, 267. 391,
Belcredi marchese 142.
Belgio XIII, XVIII, 100, 305, 313,
331, 365, 414.
Bellegarde gen. conte Enrico 31, 82,
85, 90, 91, 93, 95, 104, 106, 107,
108, 109, 114, 115, 118, 122, 128,
137, 142, 143, 154, 157, 158, 171,
175, 179, 180, 182, 186, 187, 188,
189, 190, 193, 196, 200, 202, 203,
207, 212, 214, 221, 222, 223, 224,
225, 230, 233, 236, 239, 242, 243,
246, 248, 249, 254, 266.
Bellini 276.
Bellini Vincenzo 341.
Bellisomi barone 31, 45, 64, 71, 73.
Bellisomi Ferdinando 222.
Bellorini Egidio 416.
Belmonte (di) principe 368.
Bembo cardinale 360.
Benevento 109.
Bentham Geremia 274.
Bentinck lord William 82, 84, 92, 93,
95, 102, 103, 109, 110, 122, 133,
183, 184, 210, 368, 430.
Benzoni 24, 25, 28, 35. 37, 47.
Benzoni Marsilio 51.
Beresina 37, 54, 397.
Berg generale 52,
Bergamo 7, 86, 105, 117, 166, 186,
200, 233, 428.
Berio 342.
Beriot (de) C. A. 342.
Berlino 188, 373.
Berna 101, 141, 347, 409, 416, 417,
418, 426.
Berrà 214, 218, 219, 248.
Berrà Frapolli 214, 248.
Berry (di) duchessa 363.
Bertault architetto 89.
Berthier maresciallo 139, 140, 149, 164.
Bertoldi Alfonso 45, 84, 324, 340.
Bertoletti barone Antonio 89, 99, 121,
209, 221, 230.
Bertrand P. 431
Berwick duca 266, 402.
Berzio 60, 62.
Besana 60.
Besozzi conte Antonio 200.
Bettolini 238.
Bianchetti conte Cesare 212, 233, 263.
Bianchi Nicomede 105, 216, 384.
Bianchini Domenico XV, 245, 249, 250,
251, 264, 266, 431.
Bigli contessa Claudia 26, 38, 40, 42,
44, 47, 48, 51, 53, 64, 66, 69, 109,
115, 124, 139, 152, 153, 164, 167,
171, 174, 175, 187, 196, 201, 213,
218, 220, 222, 226, 227, 229, 261,
268, 407, 420, 426, 430.
Bigli (famiglia) X.
Bigli conte Vitaliano XVI, 27, 430.
Bignami Carlo 9, 11, 60, 225, 248.
Bignami Maddalena 9.
BiRAGO conte Ambrogio 73.
BiRÉ E. 310
Blìjcker principe 103, 197.
BoDONi 357.
Boemia 125, 362, 407.
Boigne (de) madame 132, 307, 324.
Boissiere (La) 274.
BoLCHESE 38, 43, 50, 59, 60, 61, 64,
70, 72, 119, 144, 152, 160, 235, 428.
Bologna 62, 74, 85, 93, 147, 175, 212,
222, 263, 268, 282, 385, 409, 419.
Bolza XX.
Bonaparte (Villa) 246, 248.
Bonar Mr 391.
Bonin D. Carlo 259, 260.
BoNFADiNi Romualdo R. Vili, 254.
BoNOLA G. 140, 202.
BoNOMi G. M. 26.
BoNsiGNORi Stefano 144, 431.
BoNSTETTEN (de) Carlo Vitt. 274, 275,
284, 325, 330, 347, 431.
Borboni 132, 172, 177, 269, 275, 282,
284, 298, 368.
Boreel (de)307, 309, 31 1, 337, 362, 379.
437 —
BoRGAzzi don Giovanni 222, 431.
BoRGAZzi don Luigi 431.
Borghese principe Camillo 180, 223,
263, 336.
Borghese principe Marc' Antonio 303.
Borghese Buonaparte P.^^ap^oLiNA 88.
Borghese Talbot P.^®* Guendalina303.
Borghi cav. 99, 101, 276.
Borgia marchese Nunzio 278.
Borodino 36.
Borromeo (archivio) XII.
Borromeo conte Antonio 85.
Borromeo contessina 34, 239, 416.
Borromeo Cusani contessa Maria Eli-
sabetta 85.
Borromeo D'Adda contessa Maria 142.
Borromeo cardinale Federico 162.
Borromeo conte Giberto 85, 203, 228,
420.
Borromeo conte Vitaliano 142.
Borsieri Pietro 276.
Bossi marchese Benigno 93, 335.
Botta Arconati m.^ Clementina 171.
Botta Carlo 85, 89.
Boulay de la Meurthe 352.
Boulogne sur Mer 89.
Bovara conte Giovanni 44, 427.
Brasante 242.
Brancaccio 398.
Brasile 320.
Brebbia barone Giovanni 22.
Breislak 385.
Breme (de) abate Lodovico 37, 45, 46,
54, 110, 129, 130, 131, 155, 156,
174, 215, 219, 226, 237, 248, 254,
264, 273, 276, 278, 282, 284, 286,
311, 329, 330, 331, 346, 348, 350,
351, 375, 376, 381, 400, 416, 422,
427, 431.
Breme (de) Dal Pozzo della Cisterna
marchesa 273.
Breme marchese 284.
Brenta (dipartimento) 70, 72, 152.
Brescia 93, 212, 221, 225, 385, 400.
Brighe (de) conte 143.
Brighe (de) Odoardo 143.
Brighton 190, 191, 411.
Brignole marchesina 100.
Brisgovia 127.
Brivio marchese Cesare 245, 372.
Brivio Durini marchesa Isabella 245.
Brivio famiglia X.
Brivio marchese Luigi 245.
Brocchi G. B. 385.
Brodrick 191.
Broglie (de) de Stael duchessa Al-
bertina 276, 278, 329, 330, 347, 408,
409, 414, 415.
Broglie (de) duca Vittore XIX, 131,
141, 275, 276, 284, 322, 329 330, 347,
408, 409, 414, 421, 423.
Brougham Enrico XIX, 275, 297.
Brougham lady 275.
Brunetti Lazzaro 170.
Brunetti Vincenzo 170.
Brùnn XXI, 271.
Brutium 279.
Bruxelles 13, 17, 18, 19, 21, 351.
Bubna maresciallo Ferdinando XIII,
407, 408, 420, 427, 428, 429.
Bubna madame 407, 408, 416, 428.
Buffalora 62.
buffenoir 377.
bujukdéré 394.
Buonaparte (famiglia) 132.
Buonarroti Filippo XIX, 410.
Buscaglia (Signoria di) 266.
Burghersh lady Priscilla 139, 268.
Burghersh lord 139.
Busti Signorina 166.
Butini medico 347.
Byron lord 270, 274, 322, 357, 361,
375, 276, 378, 397.
Caccia di Romentino conte Gaudenzio
152.
Caccia di Fomentino conte Marco 430.
Cacciapiatti Giuseppe Luigi 5 1,53, 430.
— 438 —
Cadet (corriere) 101.
Cadet (farmacista) 235.
Cagliari 194.
Cagnola architetto marchese Luigi
22, 170, 203.
Caidate (castello di) 78, 430.
Calabrie 269, 282, 312, 385.
Calais 190.
Calandrisi 417.
Calcagnin"! marchese 220.
Calderara marchese Bartolomeo 170.
Calder-ìvra don Carlo 13, 23, 26, 36,
38, 40, 42, 44, 50, 60, 61, 94, 108,
15J, 153, 171, 180, 181, 187, 193,
195, 215, 228, 238, 245, 335.
Calderara don Giuseppe 36, 44, 50,
59, 60, 61, 64, 65, 153, 413, 428,
Calderara conte Ignazio 36, 428.
Caleppio conte Trussardo 276.
Calvi Felice 6, 26, 27, 39, 51, 60,
64, 159, 164, 186, 228, 245.
Cambacérès (de) G. G. 18, 23.
Cambiaghi- Visconti donna Gaetana
200, 226, 248
Cambiasi Pompeo 43.
Cambridge 393.
Camp.\gnano (di) principe 395.
Camperio 430.
Campoformio 414.
Campomele duca 379, 390.
Candolle (de) P ir amo 331.
Cannes 303.
Canetta Pietro 23, 64.
Canning 284.
Canosa 377.
Canova Antonio 212, 267, 340.
Cantillon 351, 432.
Ca.ntù Cesare 10, 40. 82, 87, 108,
121, 124, 202. 276, 330, 385, 404,
409.
Canuel generale 421.
Capasso Gaetano 3.
Capecelatro arcivescovo Giuseppe
265, 266.
Capelle 330, 408.
Capponi marchese Gino XI, 245, 258,
282, 295. 312, 326, 327, 340, 384,
388, 394, 396, 400, 432.
Carrara cardinale 105.
Carrara conte Carlo 105, 143, 171,
175.
Capri 304.
Caracciolo 270.
Carafa Michele 342. 349.
C.\R.\.M.ANiCA principe Viceré 394.
Caramanica principessa 394, 420.
Carascosa generale 105.
Carate 21, 29, 36, 39, 41, 43, 68, 71,
74, 227, 229, 236, 238, 239, 408,
416, 419, 420, 422, 426, 427.
Caravaggio 12.
Gargano capo -battaglione 95.
Gargano -Volpe don Lodovico 258.
Cardenas (de) conte Lorenzo 269.
Carditello 394.
Garignano principe Carlo .Alberto IX,
XXII, 30, 268, 383, 384, 432.
Carletti Luigi 385.
Carli Tomaso 60, 64.
Carlo VII di Baviera 362.
Carlo X re di Francia 132, 423.
Carlo arciduca 407, 431.
Carlo Emanuele IV, 30, 59.
Carlo Felice 30, 268.
Carlos 'don) 310, 314.
Carlo Teodoro elettore di B.-vviera
373.
Carlotta principessa del Belgio 305.
Carlotta principessa di Coburgo
Gotha 365.
Carlyle Tomaso 414.
Carlsbad 325.
Carnot Hyppolite 177.
Carnot Lazare 177.
Carolina regina d'iNGHiLTERRA 114.
Carolina (signora) 204, 234.
Carozzi Giaci.n'to 79.
Carozzi Giuseppe notaio 79.
— 439 —
Carfani Giuseppe 276.
Carrara 409.
Carrara Spinelli conte 31.
Carraresi A. XI, 245, 258, 282, 295,
312, 326, 383, 388, 396.
Carthy (Mac) madame 381.
Cartoni 379.
Cartwright W. C. 15.
Casalmaggiore 244.
Casati conte Alessandro V.
Casati conte Agostino, conte d'Acri
159, 164, 431.
Casati marchese Apollonio 159.
Casati don Camillo XII, XIII.
Casati De-Capitanei di Settala donna
Luigia 6, 80, 124, 175, 217, 220,
223, 269, 270, 271.
Casati conte Ferdinando 237.
Casati marchese Francesco 159, 164.
Casati Gambarana donna Marghe-
rita 159.
Casati don Gaspare 5, 6, 32.
Casati conte Gabrio (juniore) IX, XII,
45, 131, 254.
Casati conte Gabrio (seniore) XII, 6,
269, 270.
Casati conte Luigi Agostino 33.
Casati Orrigoni donna Maria 6.
Caselli cardinale Carlo Francesco
352, 353.
Casini padre 398.
Casini Tomaso 152, 255, 377.
Casnedi marchesi XVI, 430.
Cassano (di) duchessa 269.
Cassano Magnago 44.
Cassino (monte) 312, 394.
Castelbarco conte Carlo 233.
Castelbarco conte Cesare 80, 233,
Castelbarco Fregankschi C* 233, 236.
Castelbarco Litta Visconti Arese
contessa Maria 238.
Castelfranco Stolberg principessa
Carolina 266. 268, 350, 355, 416.
Castellamare 268.
Castellane (de) contessa Jean 307.
Castellane (de) maresciallo 265, 324,
330, 331, 363, 423.
Castelnuovo (di) principe 368, 430.
Castiglioni conte Alfonso XVIII, 27,
84, 214, 236, 239.
Castiglioni conte Carlo Ottavio 239.
Castiglioni senatore conte Luigi 47,
210.
Castiglioni contessa Teresa 47.
Castiglioni Stampa marchese Guido
74. 247.
Castiglioni Stampa Litta marchesa
Paola 74, 126, 247, 430.
Castlereagh lord 82, 88, 102, 103,
114, 122, 133, 137, 139, 140, 155,
158, 163, 207, 216, 368, 395, 414.
Catalogna 143.
Catania 278,
Cathcart lord 168.
Caterina imper." di Russia 132, 325.
Cattaro 96, 214.
Cava dei Tirreni 306, 323, 336, 337.
Cavalletti barone Francesco 54, 64.
Cavaignac madame 178.
Cavernago 26.
Cavriani conte ciambellano 8, 54.
Cavriani conte senatore Federico 50.
Caulaincourt marchese 165.
Cazenove (de) D'Arlens madame 139.
Cernobbio 170.
Cernusco sul Naviglio 238.
Chabrol de Crouzol 423.
Chabrol de Volvic 423, 425.
Chalons 124.
Chamouny 409.
Chaptal conte 407.
Chastenay (de) madame 163, 331, 344.
Chateaubriand 165, 283, 310, 330,
421, 424.
Chatillon 133, 165.
Chaumont 108, 132.
Chéramy P. a. 143, 274, 342, 370.
402.
— 440 —
Cherubini Luigi M, 342, 419.
Chiarini 38, 90, 228, 249, 251, 252, 253.
Chiatt(.ne prof. D. 34, 156, 249, 254,
255, 256, 261, 269, 286, 290, 429.
Chiavenna 219, 243.
Chigi principe Agostino 395.
Chigi principessa Leopoldina 395.
Chigi principe Sigismondo 395.
China 336, 340.
Choiseul (de) duca 414.
Chrétien 9.
Chuquet Arthur 117.
Ciani Carlo 179, 194, 225.
Ciani Filippo 9, 95.
Ciani Gaetano 9, 11, 54, 98.
Ciani Giacomo 9, 98, 158, 164, 188,
195, 216, 243, 257.
Cibo duchessa Maria Teresa 29.
Ciceruacchio 410.
Cicogna conte Carlo 10, 11, 16, 34,
144, 173, 203, 209, 212, 214, 217,
233, 263, 303, 317, 322, 419, 428.
Cicogna conte Giovanni 67, 170.
Cicogna Marliani contessa Teresa 62.
Cicogna Mozzoni conte Gian Pietro 52.
Cicognara contessa 267.
Cicognara conte Leopoldo, 267.
Cima Luigi 27.
Cima Giuseppe 27.
Cimba 27,
Cipolla (Baronia di) 266.
CiRCELLO marchese 264.
Circourt (de) Adolfo 373.
Cisalpina XVL 50, 72, 73, 86, 115,
117, 139, 143,233,377,385,400,416.
Cispadana 115.
Civita medico 296.
Civitavecchia 385.
Clari Calderari donna Teresa 226,
227.
Clary conte Carlo G. 401, 402, 406.
Clary principe Giov. Nepom. 401.
Clary Chotek contessa Luisa 401 . 402,
Clary principessa Maria Cristina 401.
Cobianchi 225, 427.
Clemente XIVo Papa 232.
Clerici Edmondo 276, 285, 330.
Clerici Francesco Maria 11.
Clerici Giorgio Vitaliano 11, 15.
Clerici Melzi d'ERiL donna Gaetana
11.
Clermont-Ferrand 363.
Cobianchi 425, 427.
Codronchi monsignore 69.
Colbrand cantante 370.
Collegno (di) conte Giacinto 384.
Colleoni conte Vincenzo 37.
Colletta Pietro 216.
Cologno Monzese XII, 94, 131, 431.
Cologny 274.
Colonna principe Filippo S95.
Colonna Vittoria 360, 361.
Comandini a. 42, 67, 73, 74, 118, 189,
236, 243, 259, 260, 281.
Como 33, 170, 209, 212, 320, 334.
Compiègne 8, 9, 89.
Comte 415.
Condé (di) principe 275.
Gonfalonieri (archivio) XII.
Gonfalonieri don Ansperto 7, 19.
Gonfalonieri Belcredi donna Ma-
rianna 41, 43, 51, 114, 157.
Gonfalonieri Bigli contessa Anna X,
XVL XVII, 3, 6, 13, 14, 16, 24, 26,
27, 28, 29, 34, 37, 38, 39, 40, 41,
42, 43, 44, 45, 46, 48, 49, 50, 51,
52, 53, 56, 57, 59, 61, 62, 63, 64,
65, 69, 71, 80, 86, :l04, 109, 110,
114, 124, 126, 127, 139, 152, 159,
167, 171, 174, 175, 178, 186, 187,
193, 195, 196, 201, 204, 210, 213,
218, 219, 220, 224, 225, 227, 231,
232, 236, 237, 238, 240, 243, 244,
245, 246, 248, 270, 272, 309, 392,
402, 407, 413, 415, 416, 418, 419,
420, 426, 427, 428.
Gonfalonieri don Carlo 65, 68, 69
71, 208, 218, 229, 240, 419.
— 441 —
Gonfalonieri Casati contessa Teresa
V, XII, XIII. XIV, XVU, XXI, XXII,
5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 16,
17, 18, 20, 21, 24, 25, 27. 29, 30,
31, 32, 35, 38, 39, 42, 46, 48, 49,
50, 51, 52, 54, 55, 57, 58, 60, 63,
65, 66, 68, 70, 72, 74, 75, 76. 77,
80, 81, 84, 86, 90, 91, 93, 94, 98,
102, 105, 106, 110, 113, 116, 121,
123, 125, 127, 145, 146, 149, 150,
152, 153, 157, 160, 165, 167, 169,
171, 175, 176. 177, 181, 187, 190,
193, 194, 196, 199, 200, 201, 204,
209, 210, 213, 215, 217, 218, 219,
221, 223, 225, 226, 227, 228, 229,
230, 232, 234, 237, 239, 240, 244,
245, 246, 247, 248, 259, 260, 261,
262, 264, 265, 266, 267, 268, 269,
270, 271, 272, 273, 277, 278, 279,
280, 281, 287, 288, 289, 290, 291,
292, 293, 295, 299. 300, 302, 303,
304, 305, 306, 307, 310, 311, 315,
316, 317, 318, 320, 324. 325, 327,
328, 331, 334, 336, 338, 339, 341,
342, 349, 350, 355, 358, 359, 362,
363, 267, 368, 372, 373, 374, 378,
379, 389, 390, 391, 394, 395, 396,
398, 399, 401, 403, 406, 408, 413,
415, 416, 418, 419, 420, 422, 426,
427, 428, 429, 430.
Gonfalonieri Gasnedi contessa An-
tonia 3.
Gonfalonieri Cecchino 8, 13, 18, 19,
21, 24, 25, 26, 27, 30, 33, 35, 36,
38, 39, 41, 43, 45, 47, 49, 53, 58,
59, 61, 63, 65, 66, 108, 114, 159,
175, 219, 232, 430.
Gonfalonieri conte Eugenio 3, 59
Gonfalonieri don Eugenio barnabita
65, 208, 218, 229, 240.
Gonfalonieri conte Federico V, VII,
VIII, IX e seguenti, 3, 4 , 5, 7 e
seguenti.
Gonfalonieri Litta-Modignani con-
tessa Maria 10, 16, 21, 36, 64, 65,
66, 68, 71, 74, 80, 86, 110, 126,
127, 149, 159, 167. 171, 174, 175,
187, 193, 196, 198, 204, 208, 209,
219, 220, 225, 227, 239, 240, 269,
270, 408, 416, 419.
Gonfalonieri don Luigi 65, 208, 218,
229, 240, 416, 419.
Gonfalonieri O'Ferral contessa Sofia
XII, XXII.
Gonfalonieri Strattmann contessa
Margherita 59.
Gonfalonieri don Tiberio 41, 114,
142, 170, 201, 416, 426, 429.
Gonfalonieri Vigoni contessa 65.
Gonfalonieri conte Vitaliano XVI, 3,
4, 5, 7, 21, 25, 36, 37, 38, 39, 41,
43, 59. 64, 71, 74, 78, 80, 110, 114,
126, 127, 159, 167, 171, 174, 179,
187, 193, 204, 208, 219, 224, 225,
227, 239, 240, 243, 244, 248, 270,
272, 408, 416, 419, 426, 429.
GoNSALVi cardinale 109, 353, 385, 395.
Constant B. 274, 329, 330, 425.
Conti Giuseppe 327, 383.
Conti Maria 336, 341.
Coppet XI, 273, 274, 275, 311, 330,
347, 408, 409
GoRACCiNi Federico 12, 16, 86, 92, 237,
280, 285.
Gorbetta 6.
Corfu 268.
cornovaglia 183.
Gorradini barone 22, 74, 90, 106.
Corsica 379.
Corti Giampietro 64,
Corti don Giuseppe 115, 167.
Costa cavalier Silvano 384.
Costa de Beauregard marchese 384,
432:
Costantino granduca di Russia 103,
141, 425 (?).
Costantinopoli 265, 314, 350 367, 384.
Gostanza 280.
— 442-
CoTTiN madame 333.
CouDENHOVE (coiite) 242.
CoziE (Alpi) 284.
Craco 345.
Cracovia 345.
Craven La Ferronays madame 337.
Creevey Thomas 192, 275, 297, 411,
412.
Creevey Mrs. 192.
Crema 19, 239.
Cremona 8, 72, 102, 105, 253.
Creusa 274.
Crewe lord 412.
Crimea 133, 164, 384.
Criscuolo a. 265.
Crivelli Bigli marchesa Fulvia X, 40.
Crivelli capo-battaglione 95.
Crivelli Mesmer don Gaetano 214,
317, 431.
Crivelli Pickler conte Ferdinando
194, 202, 233, 244, 317.
Crivelli Serbelloni contessa Julie
50, 202, 203.
Crivelli marchese Tiberio 40, 42.
Croazia 122
Croce (signor) 240.
CuGiONNo 40, 52, 62, 63.
CuMMiNG Alexander 396.
CuMMiNG Guglìelmo 396.
CuMMiNG James 396.
CuRioNi 272.
Curlandia (di) duca 307.
Cusani Cattaneo donna Eleonora 82.
Cubani don Cesare 82.
CusANi Confalonieri march. Luigi 93.
Cusani D'Adda Salvaterra marchesa
Carolina 82.
Cusani marchese Francesco Vili, 24,
37, 99, 120, 121, 169, 189, 204, 214,
222, 259, 377, 419.
Cusani don Giovanni 82, 266, 268,
269, 279, 304, 312.
Custodi barone Pietro 51, 214, 377.
CuviER 385.
CzAPLic generale 341, 352 353, 358,
364, 369, 372, 390, 394.
CzARTORYSKA Fleming principessa Isa-
bella 333.
CzARTORYSKA Jablonowska principessa
Barbara Dorotea 265, 267, 295,
300, 311, 350, 357, 365, 394, 395.
CzARTORYSKY principe Adamo Casi-
miro 333.
CzARTORYSKY principe Adamo Giorgio
333, 341.
D'Adda Anguissola donna Costanza
27, 38, 39, 40, 65, 204.
D'Adda don Carlo 23.
D'Adda conte Febo 23, 47, 84.
D'Adda cav. Ferdinando 27.
D'Adda Kevenhuller contessa Leo-
polda 23, 228, 233.
D'Adda Gagnola marchesaMARGHERiTA
187.
D'Adda Salvaterra marchesa Feli-
cita 13.
D'Adda Salvaterra marchese Gero-
lamo 13.
D'Adda Salvaterra marchese Gioac-
chino 220
D'Adda Salvaterra Pallavicino Tri-
vuLzio marchesa Elisabetta 220.
D'Adda Salvaterra Settala marchesa
Teresa 223.
Dalberg (di) duca Embrico G. 100.
D'Allemagne H. R. 56.
Dalmazia 122, 214.
Dal Pozzo marchesa 50, 404.
Dal Verme conte Antonio 408.
Dal Verme conte Francesco 408.
Dal Verme Cicalini C.®^^ Maria 408.
Dandolo conte Tullio 8.
Danubio 59.
Dard E. 414.
Darnay Antonio 14, 16, 23, 35, 36
39, 45, 59.
Daru Marziale 180.
— 443
D'Aspre barone Costantino 272, 297,
299, 307.
Daudet Ernest 177.
De-Barzi don Giuseppe 56, 62.
De-Barzi don Natale 56.
De-Barzi signora 56, 62.
Debidour 415.
De-Capitani di Scalve contessina 408.
De-Capitani di Scalve Serbelloni
contessa 51, 85.
De-Castro G. 89, 90, 92. 93, 115,
158, 182, 189, 204, 214, 238, 259,
335.
Decazes Elia 275, 322.
Decazes duchessa 275.
Dedem de Gelder gen. 314, 350.
De-Gregorio cardinale 263.
De-Gregorio Sampieri Anna 263.
De-Laugier conte Cesare 24.
Della Rocca generale 430.
Dembowsky generale G. B. 117, 228.
Dembowsky Viscontini Matilde 117,
228.
De Nicola 395.
Dekoy 29,
Derry 377.
Dery generale 397.
Dery madame 397.
De-Sayne 54.
Desio 5, 69, 71, 72.
Destefanis 385.
De-Vecchi don Angiolo 237, 238.
De-Vecchi padre Felice 10.
Devonshire (di) duchessa 377.
Dieppe 190.
Bigione 400.
Dino (di) duchessa 307.
D'Oria Livia 269.
D'Oria Talbot principessa Mary 303,
Domodossola 202.
Donnadieu generale 421.
Douglas 278, 284, 346, 357.
Douglas Glanbervie lady 278, 284, 346,
354, 357, 431.
Dover 183, 206.
Dresda 26, 48, 49, 379, 401, 407.
DuBLINOg 81.
Du-Casse a. 7, 15, 72, 99, 106, 121.
DuMONT Stefano 274, 275, 431.
Dumorey Tomaso 180.
DUNOYER 415.
DupiN ainé 274.
DupoRT 359.
DURBACH 177.
Durham 410.
DuKiNi conte Antonio XVIII, 7, 44,
126, 152, 165, 170, 175, 178, 236.
Durini conte Carlo 104, 108, 114.
DuRiNi Casati contessa Giuseppina 6,
24. 35. 40, 44, 60, 68, 71, 91 104,
108, 110, 114, 124, 126, 127, 144,
152. 159, 160, 165, 175, 178, 187,
199, 211, 228, 233, 269.
Durini Famiglia X.
DuRUY 415.
Duverger de Hauranne 177.
DuvEYRiER Barone H. 414.
Edimburgo 238, 396.
Edlin conte 45.
Edoardo VIP re d'Inghilterra 216.
Eferding 325.
Egitto 10, 89, 114, 385.
Eichstadt 115.
Elba (d') 118, 161, 176, 221, 344, 409.
Elci (d') Pannocchieschi cavalier An-
gelo 245, 431.
Emilia 282.
Enghien (duca d') 165,
Enrico IV re di Francia 379.
Epinay 377,
Erba (scudiere) 67.
Erba Odescalchi Signorina 166.
Erba Odescalchi don Alessandro
duca di Monteleone 195.
EsQUiRON de St. Agnan 224.
Ess Monsieur 268.
ESSLING 122.
— 444 —
Este (d') duca Ercole Rinaldo 29.
Este (d') duca Francesco arciduca
d'Austria 122, 170.
Este (villa d') 170.
EsTERHAZY conte Vincenzo 85, 93, 108,
Etna 278.
Europa XXII 46, 89, 172, 205, 247,
274, 361, 373.
Fabi M. 85, 131, 132.
Fabvier 415.
Faenza 144.
Fagan Luigi 298, 303.
Fagnani marchese Federico 16, 18,
40, 69, 86, 90, 91, 92, 101, 120,
126, 151, 153, 174, 215, 226.
Fane Arturo 268.
Fardella di Torre Arsa marchese
Vincenzo 868.
Farini Domenico 431.
Farini L. C. 410.
Fauriel Claudio 79, 165.
Fava-Ghislieri conte 212.
FÉ conte Marc' Antonio 8, 104, 124,
188.
FÉ contessa 8, 74.
Federico Guglielmo conte di Bristol
377.
Federico Guglielmo re di Prussia, 98,
100, 148.
Federico re di Prussia 88.
Felber (de) Alberico 27, 50, 61, 65,
94, 120, 126, 127, 128, 150, 151,
174, 195, 199. 216, 335, 429.
Fenaroli conte 143.
Fenner 175.
Fenestrelle 109.
Ferdinando arciduca d'Austria 29, 61,
84.
Ferdinando HI" granduca di Toscana
327.
Ferdinando Imp.re d'Austria XXII, 89.
Ferdinando IVo re di Napoli 268, 306,
307, 309, 340, 344, 380, 391, 394,
432.
Ferdinando II" re delle due Sicilie 340,
368.
Ferdinando VII" re di Spagna 309, 391.
Ferrand conte 169, 178.
Ferrazzi G. I. 385.
Ferrol (baja del) 184,
FÉTis F. I. 391.
Fiandra 9, 82.
Fiano di principessina 365.
Filangieri gen. Carlo 216, 295, 340,
394, 420.
Filangieri Frendel Carolina 340.
Filangieri Gaetano 340.
Filelfo 237.
FioRiLLi Matilde 303.
Fiquelmont (di) conte 249, 254.
Firenze XII, 8, 139, 173, 262, 263,
268, 282, 309, 317, 319, 320, 323,
327, 368, 394, 419, 423.
Fisher H. 393.
Fitzgerald lord 247.
Flahaut (de) conte Carlo 168, 173.
Flécher maresciallo 222.
Fleury conte 307.
Floridia 307.
Florimo Francesco 342.
Fontana padre Francesco barnabita
153, 159, 209.
Fontanelli Achille generale 10, 11,
15, 38, 82, 88, 98, 99, 121, 123, 188,
196, 209, 221.
Fontainebleau 344.
Forbes Cumming Luisa 396.
Forbes Giorgio 396.
Forbes John 396.
FoRNARA abate 44, 50, 55, 60, 62, 65,
153, 235, 414.
FoRNARA marchese 413.
Foscolo Ugo XI, XVII, 8, 38, 82, 90.
95, 105, HO, 116, 117, 131, 174,
210, 212, 249, 250, 251, 253, 254,
264, 266, 356, 416.
Fossati barone 22, 26, 32,
Fossati don Giorgio 187, 201.
— 445 —
Fossati de Regibus 430.
fotheringham 191.
FoucHÉ 84, 400.
Fox 275, 284, 351.
Framarino (di) duca 313.
Franceschinis 69.
Francesco imperatore d'Austria XXII,
88, 98, 110, 112, 120, 128, 131,
147, 148, 154, 158, 160, 161, 162,
163, 172, 182, 196, 203, 209, 213,
215, 216, 222, 223, 228, 230, 232,
233. 238, 243, 249, 256, 259, 260,
261, 264, 272, 297, 325, 327, 373,
419, 420.
Francesco IP re delle Due Sicilie 340.
Francesco I° re di Francia 283.
Francia XIII, XIX, XXII, 9, 12, 87,
89, 100, 101, 103, 106, 121, 122,
125, 132, 133, 134, 135, 139, 140,
141, 143, 147. 148, 162, 165, 169,
172, 184, 192, 224, 236, 263, 272'
274, 275, 276, 295, 297, 310, 314,
325, 331, 340, 344, 350, 352, 364,
368, 373, 377, 381, 393, 400, 401,
407, 409, 413, 414, 415, 419, 423,
425.
Frangipane conte Cixtio XIII, 26, 31,
33, 49, 66, 70, 74, 76, 77, 90, 106,
113, 260, 277.
Frangipane conte Nicolò 26.
Frangipane marchese Luigi XV, 49.
Frapolli Carlo Francesco 12, 38.
Frapolli Cesare 166.
Frapolli Battaglia Fontanelli Lu-
ciETTA 38, 46, 82, 214, 431.
Fraschetti C. 395.
Frasconi Alessandro 29, 79, 153, 167,
419.
Frasconi figlio 167, 238.
Frecavalli 126, 170, 180.
Frecavalli Prospero 240.
Frénilly (de) barone 377, 413.
Fressinet 80.
Frezzolini 51.
Fries conte Maurizio 37.
Frignoni Angelo 431.
Frimont 297.
Friuli 113.
Frochot 12.
Fumi commendatore XIII.
Fyffe 169, 178.
Gabriel architetto 89.
Gaisruck (di) conte Carlo arcive-
scovo 419, 420, 426, 427.
Galianis 427.
Galieni 38, 66, 73.
Galizia 143, 325, 403
Gallarate 31.
Gallavresi Giuseppe XXIII, 3, 90, 95,
98, 105, 117, 147, 154, 166,215,241,
254, 255, 256, 257, 265, 427.
Gallemberg conte 267, 269, 295, 299,
300, 302, 304, 306, 308, 311, 317,
319, 322, 324, 325, 332, 336, 338,
339, 340, 342, 344, 354, 358, 359,
363, 364, 373, 376, 379, 388, 389,
391, 393, 396, 398, 399, 400, 401,
402.
Gallemberg contessa, 323, 332, 340,
342, 350, 359, 363, 391, 419.
Galles fdi) principe 172, 192. 198.
411.
Galles (di) principessa Carolina 170,
192, 275, 365.
Gallo conte Cesare 385.
Gallo (di) duca 216.
Gambarana VIII, 203.
Gand 9, U.
Garat 178.
Garrovo 1 70.
Gautier Paul 274, 284, 330, 341.
Gavazzi Famiglia 91.
Gazoldo 20.
Gennaro (San; 268, 270, 271.
Genisseo 307, 336, 338, 359, 379.
Genova 38, 82, 84, 93, 102, 110, 142,
147, 170, 183, 184, 185, 203, 218,
— 446 —
220, 228, 237, 268, 269, 323, 344,
416, 428, 430.
Genthod 274.
Gentile Parinola marchesi XII, 317,
326.
Geoffroy de Grandmaison C. 84,
Gerace principe 269, 272, 279, 397.
Gerace d'ORiA principessa M. Orietta
279, 397, 428.
Germania XIII, XVIH, 15, 23, 80, 133,
136, 169, 175, 189, 283, 297, 309,
313, 393. 395, 427.
Gerusalemme 396.
Ghatsk 34.
Gherardi signorina 228.
Gherardini Litta marchesa 30, 46,
208, 236,
Gherardini Trivulzi Visconti con-
tessa Vittoria 19, 30, 31, 32, 36,
38, 46, 48, 51, 53, 62, 63, 66,
234, 246.
Ghisalberti don Flaminio 32.
Ghislieri marchese Filippo Carlo Vili,
214, 218.
Ghislieri marchese Francesco Pio 214.
Ghislieri Cospi marchesa Leonarda
214.
Ghislieri Gerolamo 27, 212, 214.
Giammaica 191.
Gianella medico 41, 42, 43, 56, 58,
108, 113, 194, 196.
GiANETTi Alessandro 228.
Giani 276.
Gibbon Edoardo 431.
GlEGLER 283.
GiFFLENGA generale Alessandro 30,
99, 430,
Gilbert de Winckels F. 254.
Ginevra XIV, 274, 329, 330, 331, 335,
347, 353, 407, 408, 409, 410, 411,
412, 416, 417, 418, 419, 421, 425.
GlNGUENÉ 131.
GiojA marchesa 428.
GiojA marchese 428.
Giordani 356.
Giordano Carlo 419.
Giorgio III° re d'Inghilterra 192.
Giovanni VP re di Portogallo 324.
Giovio contessa Clelia 408.
Giovio conte Francesco 408.
Giovio conte G. Battista 408.
Giovio conte Lodovico 86, 98.
Giudici Gaetano 427.
GiuLiNi conte Alessandro 400.
GiULiNi Belgioioso contessa 220.
Giulini Dal Verme contessa Anna 53.
GiULiNi conte Giorgio 34, 53, 61, 70,
73, 80, 81, 120, 144, 146, 162, 204,
228.
Giuseppe II" imperatore 225.
Giuseppe Napoleone re di Napoli 340,
394.
Giuseppina imperatrice XVIII, 9, 11,
12, 13, 14, 22,98, 99, 167, 172, 175,
179, 215, 295.
Giussani (signor) XIII.
Goethe Volfango 357, 358, 365,
366.
Goldsmith 408.
GoLosKA principessa 198.
GoRANi conte 335.
Gortchakof 132.
Gotha 307.
Gottardo (Monte San) VII, XXIII.
GoTTis madame Augustine 283.
Gourgaud Gaspare 415.
Gradisca 113.
Grand Carteret John 374,
Grandenstein (di) conte 397.
Grecia 34, 133, 274, 313, 384, 394.
Grenier generale 72, 80, 105.
Greppi conte Antonio 38.
Greppi don Emanuele 431.
Greppi Burini donna Luigia 144.
Greppi don Giuseppe 144.
Greppi conte senatore Giuseppe 3Î,
83, 175.
Greppi don Giacomo 83.
447
Greppi Leghi donna Luigia 67, 142.
Greppi don Paolo juniore 142.
Greppi don Paolo seniore 83.
Greppi Trotti marchesa Teresa 38.
Grey conte 284, 297.
Grigioni (Cantone) 161, 243.
Griois generale 415.
Grove G. 391.
Gross Hoffinger 431,
Guardione Francesco 267, 278.
Guarino 237.
Guastalla 140.
Guastalla (negoziante) 167.
Guastalla (ducato di) 176.
GuÉMÉNÉE (de) principe 307.
Guglielmo IV° d'Inghilterra (duca di
Clarenza) 205.
Guglielmo principe d' Orange 365.
Guglielmo re di Prussia 191, 192, 198.
Guglielmo I° re del Wurtemberg 313,
Guizot F. 133, 410, 415.
Guerrieri Gonzaga Camillo 27, 93,
109, 120, 153, 173, 175, 430.
Guerrieri Gonzaga Carlino 175.
GuicciARDi conte Diego 85, 115, 116,
118, 215, 218, 243.
GuicciARDi contessina Giulietta 267.
GuRwooD colonnello 103.
Hamilton (lady) Anna 275.
Hamilton (d') duca 275.
Hanoteau Jean 355.
Harvey lady 378.
Haugwitz conte Eugenio 271 , 272,
300, 303, 311, 319, 325, 334, 350,
389.
Helfert (von) 93, 125, 143, 162, 186,
202, 209, 218, 221, 224, 239, 249,
256, 325, 327, 340, 377, 379, 385,
397, 401.
Henry 282.
Hepworth Dixon 381.
Herbert Randolph 114.
Herbert (di) Rathball barone 350.
Herriot Edouard 139, 322, 329.
Hervey J. 377.
Hinchliffe 412.
Hobhouse 131, 254.
HOBSON 411.
HocHE generale 419.
Hohenlohe Schillingfurst principe
Clodoveo 373.
Hohenzollern-Hechincen principe Fe-
derico 14.
Holland lady Elisabeth 274, 431.
Hospenthal XXIII.
HouDETOT (d') madame 377.
Houssaye Henri 88, 177.
HOgel (von) barone Clemente 92, 95,
109. 123,
Humboldt (di) Guglielmo 100, 132,
303.
Huntingdonshire 191.
Illiria 423.
Imposa (Baronia di) 266.
India 82, 103, 313.
Inghilterra XI, 34, 103, 111, 129,
132, 133, 134. 139, 142, 149, 161,
164, 166, 168, 172, 178, 184, 188,
191, 193, 199, 205, 216. 220, 268,
274, 275, 294, 297, 302, 303, 309,
325, 351, 361, 386, 393, 395, 396,
397, 400, 405, 410, 411, 412, 414.
415, 423, 424, 427.
Irlanda 122, 246, 278, 302.
Ischia 303, 340, 361, 406.
Istria 122.
Italia XIII, 15, 16, 29, 51, 74, 78, 80,
81, 82, 83, 90, 99, 100, 101, 105, 109,
113, 122, 130, 133, 135, 136, 154,
161, 163, 169, 176, 207, 210, 213,
215, 216, 224, 262, 263, 268, 269,
272, 274, 276, 277, 278, 297, 306,
309, 312, 317, 322, 340, 348, 350,
351, 356, 357, 363, 367, 372, 373,
377, 378, 381, 385, 388, '^91, 394,
— 448
396, 401, 409, 414, 415, 417, 418,
425.
Jablonowski principe Antonio 311.
Jablonowska Clementina 306, 313.
Jablonowski principe Carlo 325, 339,
Jablonowska Czaplic princip. Tecla
301, 311.
Jablonowski principe Luigi XI, 262,
264, 266, 267, 268, 269, 270, 271,
272, 287, 288, 290, 291, 292, 294,
296, 298, 299, 300, 302, 303, 304,
305, 306, 307, 308, 309, 313, 315,
319, 320, 323, 325, 327, 332, 336,
337, 338, 339, 342, 344, 346, 355,
358, 359, 370, 374, 376, 378, 379,
380, 382, 386, 389, 390, 391, 393,
396, 397, 398, 399, 400, 403, 406.
Jablonowski P.p» Massimiliano 311.
Jablonowski principe Mattia 264.
Jablonowoska Szepticka principessa
Maria Anna 264.
Jablonowska Waleska P.^sa 275, 311.
Jablonowska Woyna P.^a Carolina
XI, 261, 264, 266, 267, 268, 269,
270, 271, 272, 277, 278, 279, 285,
286, 289, 290, 291, 292, 293, 294,
295, 296, 297, 298, 299, 300, 302,
303, 304, 305. 306, 307, 308, 309,
310, 311, 312, 313, 314, 315, 316,
317, 319, 320, 322, 323, 324, 325,
328, 332, 333, 334, 336, 337, 338,
341, 342, 345, 346, 353, 355, 358,
359, 360, 362, 363, 365, 367, 371,
372, 373, 374, 386, 377, 378, 379,
380, 383, 386, 387, 389, 390, 391,
392, 393, 394, 395, 396, 397, 399,
400, 403, 405, 407, 418, 426.
Jablonowska principessa Teresa 300,
301, 302, 304, 306, 311, 350,
Jablonowski principe Stanislao XI,
357.
Jablonowski P.p^ Stanislao Paolo
311,
Jablonowska Lueomirska P.ssa Teresa
311.
Jacini (archivio) XII.
Jackson colonnello B. 415.
Jacobi 303.
Jacopetti 20.
Jacotti Giacomo viceprefetto 113.
Jaucourt conte 188, 275, 324, 431.
Jay 425.
Jersey contessa 191,297.
Jersey lord 297.
Jonie (isole) 268.
JouY 425,
Julien generale 348.
Kalisch 132.
Karoly contessa Ferdinanda 388.
Karoly conte Luigi 388.
Karthum 385.
Kaunitz (di) principessa Fr. 388, 390,
Kaunitz (di) principe Luigi Vencé-
SLAO 335, 357. 388, 406.
Kaunitz (di) principessa Carolina 388,
Kevenhuller conte Emanuele 84, 93,
428.
Kevenhuller Mezzabarba contessa 84.
Kevenhìjller Metsch principe Fran-
cesco Antonio 362.
Kinnaird-douglas barone Carlo 351.
Klenau conte 172, 202.
Klinckowstrom 101.
Koller barone Francesco 344.
KoLLER baronessa 344, 397.
Kramer G. B. 39.
Kramer Guglielmo 39.
Krasinski conte I. 295, 303, 311, 334.
Krasinski generale Vincenzo 295.
Kryloff 340.
Labrador (di) M.se Pietro 309, 310
Labronica (accademia) XII, 249, 250,
252, 253, 255.
Laclos (choderlos de) gen. 414.
Lacken 7.
— 449 —
Lacroix barone 31.
Lacroix Paul 15.
Ladreit de Lacharrière 165.
Lafayette XIX, 414, 415.
La Farina Giuseppe 306.
L AFITTE Giacomo 415.
La Garde Chambonas conte 307, 362.
Lage (de) marchesa 431.
Lagrange 415.
Lafontaine Augusto 283.
La-Harpe 140.
La-Hoz generale 83, 143.
Lallemand (dottore) XXIL
Lamb lady Caroline 361.
Lamb Charles 361.
Lamb M.''* George 361.
La Lumia Js. 430.
Lamartine (de) Alfonso 424.
Lamberg (di) conte 93, 109, 431.
Lambrechts 178.
Landriani Marsilio 26.
Langalerie 275.
Lansdowne marchesa 284, 286.
Lansdowne marchese Enrico 284, 285,
351.
Lanstecal (lady) 139.
Lante (di) duchessa 280.
Lante duca Giulio 395.
Lante d' Oria duchessa Maria 395.
Lanzac de Laborie 12.
Lanzi 148.
Larderia (di) Platamone principe Mi-
chele 266, 431.
Lario 85, 347.
Lasaìiski madame 272.
LASTEyRiE (de) marchese 415.
Lauzun (de) duca 333.
La Tour Maubourg 330.
Lavallette 114.
Lawrence sir Tomaso 297.
Lazarich capitano 122.
Lazzeri professore Ghino XV, 249.
Lebreton Paolo 377.
Lebzeltern 216.
Lecestre Léon 410, 432.
Lecco 91, 170, 271.
Lechi generale Angelo 105.
Leghi generale Giuseppe 105, 400.
Leghi 0' Loglin Carmelita 105, 106.
Leghi generale Teodoro 105, 120, 400.
Lecanuet R. P. 410.
Lefebvre a. 373.
Léger (sarto) 152.
Leinster (ducato di) 247.
Leinster (di) duca 351.
Lejeune (sarto) 152.
Lemano (lago) 274.
Lemmi Francesco Vili, IX, 14, 80, 91,
92, 96, 104, 109, 117, 123, 134, 154,
158, 182, 190, 209, 212, 214, 255.
Leone X" papa 356.
Leopoldina (arciduchessa) 319, 324.
Leopoldo di Coburgo Gotha 365.
Leopoldo 11° imperatore, 325, 362.
Leopoldo principe delle due Sicilie 272,
295, 306, 373, 378, 379, 398, 400.
Leopoldo II di Toscana 327.
Leroux Pierre 414.
Lescure (de) 424.
Lewis Matteo-Greg. 274.
Liechtenstein principe Carlo Fran-
cesco 362, 364, 388
Liechtenstein Kevenhìjller Metsch
principessa Marianna 362, 364.
Liechtenstein Wrbna P.ssa. Francesca
362.
Lieven (di) principessa 297, 355.
Libri Bagnano conte 409.
Libri Guglielmo 342.
Ligne (di) principe 325, 401.
Lione 17, 20, 33, 79, 104, 105, 143,
228, 377, 407, 423.
Lipsia 271, 419.
Litta Biumi Pompeo 20, 408.
Litta Belgiojoso d.ssa Barbara 22,
61, 66, 70, 74, 75, 90, 105, 115.
Litta Biumi conte Antonio 221.
^ Litta (dama) 67.
29
— 450
LiTTA Albani contessa Elena
34, 40, 60, 61, 64, 66,
LiTTA conte Alberto 31, 100, 104,
126, 148, 149, 154, 157, 164, 178,
188, 192, 195, 206, 408.
LiTTA conte Alfonso 40.
LiTTA duca Antonio 16, 22, 61.
LiTTA conte Giulio 16, 175.
LiTTA Visconti Arese m.^® Pompeo
34, 40, 60, 61, 93.
Liverpool (lord) 207, 295.
LivoNiA 132.
Livorno XII, 131, 320,327, 385,431.
LocATELLi conte 166.
Locatelli cav. Giacomo (medico) 90.
Locke (esquire) 275.
Lodi 152.
lodomiria 325.
LOMAGNA 32.
Lomazzi 117.
Lombardia XVL XXI, 23, 25, 29, 31,
56, 59, 72, 84, 87. 115, 143, 202,
218, 222, 225, 228, 239, 262, 282,
334, 348, 351, 367, 372, 377, 385,
407, 411, 423, 427.
Lombardo-Veneto 85, 100, 186, 228,
298.
Lombroso 10.
Lomellini Cusani marchesa Eleonora
279.
Londra XIX, 39, 68, 82, 93, 95, 110,
114, 131, 132, 137, 139, 144, 148,
159, 172, 178, 184, 188, 190, 191,
196, 197, 198, 203, 204, 206, 207,
208, 209, 212, 213, 217, 218, 220,
224, 229, 235, 238, 241, 246, 274,
275, 295, 303, 314, 325, 352, 367,
372, 373, 381, 386, 388, 395, 396,
405, 409, 411, 412, 419, 421, 423,
425, 428, 430.
Longobardico (regno) IH, 147, 158.
LoNGHi Giuseppe incisore 236.
Longo senatore conte Lucrezio 85,
228.
Lorena 327.
Loreto 324.
Loppio (Trentino) 80.
Losanna 141, 279.
LovERY Enrico 385.
Lubiana 103, 430.
LuBOMiRSKA principessa El. XI
Lucania 279.
Lucas e. V. 361.
Lucca 320, 324.
lucchesini 264.
LuDOLF Blanda 314, 'J94.
LuDOLF C.te Giuseppe Costantino 265,
314, 394.
LuDOLF conte Guglielmo 314.,
LuDOLF Weissenhof contessa Tecla
265, 266, 267, 314, 350, 394.
Lugano 347, 348, 425.
Luigi XVo 325, 333.
Luigi XVP 23, 141, 148, 178, 373.
Luigi XVIIP 89, 99, 101, 102, 140,
141, 168, 177, 224, 275, 283, 329,
413, 423.
Luigi Carlo A. principe di Baviera
373, 395.
Luigi Ferdinando di Prussia 307.
Luigi Filippo 275, 276.
Luigi re d' Olanda 168.
Luigi (San) 236.
Lumi Bernardino (pittore) 67.
LuiNi conte Giacomo 96, 109, 114, 117.
Lumbroso barone Alberto 400, 431.
Lumiares conte 234.
Lumiares Orsini di Roma contessa Bea-
trice 29.
Lunati marchese Antonio 186.
Lunati Besozzi Figliodoni marchesa
Camilla 186.
Luperano (di) principe 270.
Lurani conte Francesco 427.
Luzio Alessandro IX, 249, 313.
Macagno 228.
Macdonald 400.
— 451
Macerata 385.
Mac-Farlane generale Roberto 83, 86,
93, 95, 97, 117, 133.
Madelin Louis 84, 180.
Madrid 325.
Magenta 55.
Magenta Melzi marchesa Teresa 63.
Maggiolo Andrea 313.
Mahan (Me.) B. Anna 322.
Maistre (de) Giuseppe 397.
Maistre (de) Saverio 306.
Maj cardinale 239.
Majoni avv. Valeriano 12, 19.
Malamani Vittorio 212, 267.
Maldura 42.
Maletto (di) principe 431.
Malezyce 317.
Malgrate 44.
Malhesherbes 275.
M.ìlibran 342.
Malmalson XVIII, 9, 10, 11, 13, 20,
22, 99, 120.
Malmesbury lord 322.
Malta (ordine di) 8, 74.
Maltza.m (de) madame 363,
Malvezzi de' Medici conte Nerio 263.
Manfredini marchese 432.
Mango di Castelgerardo marchesa
271.
Mamiani Terenzio 342.
Manchester (di) duca 191.
Mancini brigadiere 278.
Manderscheid Blankenheim contessa
362.
Manfredo 361, 371.
Maniago contessa Laura 26.
Manica (La) 164.
Manis 342, 379, 402.
Manisse Madame 304, 359.
Mannheim 39.
Manno barone Antonio XIII.
Mantova 40, 76, 77, 90, 99, 105, 106,
120.
Mantovani canonico 222.
Manzoni Alessandro VIII, XVI, 3, 27,
36, 40, 79, 82, 108, 140, 202, 274,
404, 409, 414, 416, 427, 428.
Maratona 361.
Marcellus (de) viscontessa 306.
Marchal G. B. 224, 229, 431.
Marche 216, 385.
Marchesi G. B, 7, 126.
Marcolini Maria 62.
Maresca B. 269.
Marescalchi conte Ferdinando 15, 19,
99, 132, 147, 148, 157, 176,263,385.
Marescalchi conte Carlo 263.
Maret 12.
Maria Adelaide di Savoia 25.
Maria Antonietta di Francia 9, 414.
Maria -Carolina regina di Sicilia 340,
377.
Maria Clementina principessa di Sa-
lerno 306, 373.
Maria Ludovica d'Austria 236, 259,
260.
Maria Luigia XVIII, 7, 8, 9, 11, 18,
83, 100, 148, 212, 213, 262, 401, 408.
Maria Teresa arciduchessa 383.
Maria Teresa imperatrice 80, 202,
228, 272, 355, 362.
Marialva don Pedro 324.
Maricourt (de) barone 173.
AIarignano (di) Medici marchese Carlo
Gaspare 16.
Marignano (di) Medici m.s« G. Gia-
como 16, 44.
Marinet 351.
Marmont maresciallo 72.
Marna 275, 415.
Marocco avvocato 256.
Maroncelli Pietro 249.
Martelli 419.
Martin sir Teodoro 365.
Martini G. 89.
Martinengo conte Estore 26.
Martinien a. 27.
Marziani 175.
Masaniello 342.
Mascherana don Girolamo 40, 80.
— 452 —
Massillon 295.
Massimiliano (arciduca) 305.
Massimiliano principe di Baviera 373.
Masson Federico 10, 22, 84, 106, 172,
173.
Mastrojanni e. 0. 265.
Mastropaolo don Antonio 278.
Mattei padre Stanislao 379.
Maury cardinale 352.
Maugras G. 333.
Mauri Achille 115, 416.
Mazade (de) Ch. 101.
Mazzatinti 45, 84, ;;40, 342, 379, 402.
Mazzini Giuseppe VII, 408.
Mazzucchelli conte Luigi 143, 170,
220.
Maxwell sir Herbert 103, 192, 275,
297, 351, 378, 411, 41»2.
Mayer E. 8, 253.
Mecklemburgo (di) principe 198.
Meda conte Giuseppe 201.
Medea 419.
Medici (de') Lorenzo 356.
Medici d' Ottajano duca Luigi 377,
397, 432.
Medici di Seregno Gonfalonieri donna
Ghita 71, 105, 149, 164, 174, 196,
209, 218, 220, 240.
Medici di Seregno don Giuseppe 71,
209, 218, 240.
Mediterraneo 183, 184, 318.
Meduyanski de Medres maresciallo
Nicola 82.
Medwyn lord 396.
Méhul 409.
Meister Enrico 278, 303, 329.
MÉJAN figlio 73.
MÉJAN Stefano 12, 72, 73, 86, 99, 149.
Melbourne lord 284.
Mella (dipartimento) 8.
Mellerio conte Giacomo 140, 202,
222, 228, 236.
Mellerio conte G. B. 202.
Mellerio J. 202.
Melzi d' Eril (archivio) XIL
Melzi d' Eril Belgiojoso contessa 220.
Melzi d' Eril conte Carlo 220.
Melzi Durazzo contessa Maria 34.
Melzi Francesco duca di Lodi 8, 23,
83, 85,96, 117, 118, 152, 166, 243,
254, 255, 280, 416.
Melzi don Francesco GiovannIj34, 397.
Melzi don Gaetano 90, 117.
Melzi conte Gaspare 63.
Melzi duca Giovanni 85, 96, 254,
Mendelsohn Felice 419.
Menghin (de) consigliere XXL
Méritens (Allart de) Hortense 419.
Merlant Joachim 330.
Mentz 295, 332, 342, 358, 359, 366,
397.
Mérimée P. 431.
Mermet generale 91.
Messina 267, 269, 295, 312.
Metternich (di) contessa 355.
Metternich (di) Zichy principessa 388.
Metternich (di) principe Clemente
IX, XXIII, 67, 82, 84, 101, 108,
120, 122, 123, 125, 127, 131, 160.
161, 172, 188, 202, 216, 310, 319,
320, 323, 324, 327, 350, 355, 373,
388, 397, 401.
Metternich (di) Riccardo 101.
mézières 84.
Michaud 400.
Michele (San) 243.
MicHERoux Antonio 269, 272. 279.
MiER (di) conte 84, 216.
Miguel don 324.
Milano Vili, XII, XVI, XX, XXI,
XXIII, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 16,
19, 21, 22, 29, 35, 36, 37, 38, 40,
42, 44, 45, 46, 50, 51, 52, 53, 54,
56, 57, 59, 60, 61, 62. 64, 65, 67,
69, 73, 76, 78, 79, 80, 81, 83, 84,
85, 86, 87, 89, 90, 92, 93, 94, 96,
97, 99, 101, 102, 104, 105, 106,
107, 108, 109, 110, 111, 114, 115^
— 453
116, 123, 124, 129, 130, 131, 134,
137, 140, 142, 143, 147, 150, 151,
152, 153, 154, 158, 159, 164, 166,
167, 169, 173, 175, 176, 179, 186,
188, 189, 190, 198, 200, 202, 208,
209, 210, 214, 218, 221, 222, 223,
224, 227, 228, 229, 230, 232, 235,
237, 238, 239, 243, 245, 246, 247,
248, 249, 259, 260, 263, 264, 266,
267, 268, 269, 270. 271, 272, 273,
274, 275, 276, 280, 281, 282, 283,
285, 300, 303, 305, 308, 309, 310,
317, 326, 327, 328, 333, 336, 341,
342, 346, 348, 350, 352, 353, 357,
360, 363, 364, 366, 367, 368, 369,
372, 373, 377, 378, 379, 384, 385,
391, 394, 396, 397, 403, 404. 408,
410, 411, 412, 413, 415, 416, 418,
419, 420, 422, 425, 426, 427, 428,
429, 430.
MiLiER madame 153, 238.
MiLLEFANTi (sarto) 47.
MiLLINGEN 295, 378.
Mincio 76, 86, 99, 258.
MiNGHETTi Marco 410,
MiNOJA Giovanni 152.
Mirabeau 12, 414.
Mirabeau (di) contessa 297.
Mistrali 431.
Mocenigo conte Alvise 19.
Mocenigo conte Giorgio 268, 272.
Mocenigo Mem.mo contessa Lucietta
19, 193, 229.
Modena 92, 223, 259, 263, 271.
Modica 279.
Moldavia 397.
Mole 165.
Molossi (padre Abate) 244.
Monaco 11, 14, 20, 29, 89. 121, 280,
283, 303, 373.
Mondelino 200, 201.
Monnier generale 83.
Montagu 191.
Montalembert (de) conte Carlo XXII,
410.
Montalivet XXII.
Montèggia Prof. G. B. 37, 41, 43, 50,
144.
Montemiletto (di| principe 394.
MoNTENOfTE 423.
Montes Lola (ballerina) 373.
Montet <du) baronessa 303, 306, 309,
324, 355, 407.
Montgelas 11.
Montholon (de) 415.
Monti Achille 356.
Monti Costanza 45.
Monti Giovanni 356.
Monti Vincenzo 45, 84, 340, 356, 360,
416.
Monticelli Anguissola marchesa 25.
Monticelli cav. G. B. 19, 34, 54, 202,
227, 239, 385, 404.
Monticelli Pierino 74.
Montmorency (de) Mathieu 330.
Montorfano donna Maria 44.
Montpellier 12, 331.
Monza 21, 22, 24, 26, 28, 33, 61, 63,
66, 69, 94, 104, 107, 201, 209, 257.
Moor 431.
Moore Tomaso 375, 378.
Morgan sir Charles 381.
Morgan Owenson lady Sydney XI,
381, 432.
Morlacchi Francesco compositore di
musica 379, 390, 432.
Morny (de) duca 163.
MoRONi G. 395.
Motta ingegnere XV.
Mosca 34, 36, 37, 40, 42, 46, 48, 54,
238, 384.
Mosca marchese Francesco 96.
Mosca maestro 43.
Mosella (dipartimento) 177.
MosKowA 36.
Mounier 425.
MuGGiASCA Giacomo 85, 228.
MuoNi Guido 226, 276, 322, 357.
MuRAT Carolina (regina di Napoli) 84,
454
MuRAT Gioachino (re di Napoli) 74,
81, 82, 84, 85, 89, 93, 94, 99, 122,
213, 216, 265, 272, 306, 342, 344,
377, 379, 394, 395, 397, 400, 409,
431.
MUSCETTOLA 270,
Musset (de) Alfredo 325, 402.
Napoleone I" XVIII, 7, 8, 10, 11,
13, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22,
24, 26, 34, 36, 51, 54, 67, 73,
84, 86, 88, 90, 95, 100, 101,
105, 109, 114, 115, 122, 134,
142, 143, 147, 152, 159, 161,
168, 178, 188, 191, 212, 221,
284, 286, 295, 325, 330, 340,
344, 350, 351, 352, 353, 355,
377, 393, 395, 397, 400, 401,
408, 409, 411, 414, 415, 419,
430, 431, 432.
Napoleone IH» 168,
Napoli XIX, XX, 34, 54, 74, 84.
117, 143, 153, 159, 170, 231,
264, 266, 267, 268, 269, 271,
281, 282, 285, 286, 294, 295,
300, 301, 303, 304, 306, 307,
309, 310, 311, 312, 313, 314,
317, 318, 319, 320, 321, 328,
332, 334, 336, 338, 340, 341,
343, 344, 355, 359, 360, 362,
364, 365, 366, 368, 369, 372.
377, 378, 379, 380, 382, 386,
389, 390, 392, 394, 395, 396,
399, 401, 402, 403, 404, 405,
418, 419, 422, 426.
Naranzi Costantino Juniore 8.
Narboni colonnello 143.
Narbonne (de) duca 413.
Narbonne (de) duchessa 413.
Nava contessa 106.
Nava monsignor Federico 427.
Nava don Francesco 427.
Navarro cav. 324.
Necker 275.
12,
23,
103,
135,
165,
275,
341,
361,
407,
429,
93,
262,
272,
297,
308,
315,
331,
342,
363,
374,
387,
397,
413,
Negri Achille 350.
Neipperg conte generale A. 83, 84,
85, 91, 93, 105, 109, 213.
Nelson 396.
Nesselrode 88, 132, 364.
Neufchatel 140, 409.
Neumann colonnello 180.
Ney maresciallo 36.
NiccoLiNi G. B. 245.
Nicholas Harris sir N. 396.
NicoLiNi F. 408
NicoLiNi Nicola 408.
NicoLiNO 307, 397.
Nicoullaud 415.
Nigra conte 93
Niguarda 42, 227, 229, 234, 420, 428,
Nion (de) 50.
NlTSCHMANN H. 333.
Nizza 228.
Noailles (de) Alessio 275.
NoJA (di) duca 420.
Noli 12.
North lord 278, 431.
Norvegia 134.
Novara 91, 107, 430.
NovATi Francesco 431.
Nugent generale 82, 122, 216, 266,
271, 272.
Nugent Riario Sforza Giovanna 122.
Nuova York 205.
Obicini Lorenzo 47, 48, 53, 59, 60,
64, 405, 430.
Oca 88.
Odessa 384,
Olanda XIII, XVIII, 13, 18, 134, 173,
188, 307, 337, 362.
Oldemburg duchessa 198.
Oleggio Castello 404.
Olona (dipartimento) 3, 4, 5, 9, 12,
16, 17, 152, 202, 228, 256,
Omate 51,
Opizzoni cardinale 84, 352,
Opizzoni mons. Gaetano 53
— 455 —
Opizzoni LiTTA-MoDiGNANi contessa Co-
stanza 38,
OrdoSo de Rosales marchese Gaspare
408.
Origo conte Pietro 200.
Origoni monsignor Carlo 6,
Origoni marchese Francesco 6, 21.
Orlandini F. S. 8, 95, 253.
Orléans duca 351. 414.
Orléans (famiglia) 132.
Orloff conte Gregorio 340, 378.
Orloff contessa 397.
Orloff conte Vladimiro 340.
Orta (Iago di) 348.
Ortensia regina 168, 173, 179, 280.
Ortigia 279.
Osborne miss 378, 411.
Osborne mrs 41 1.
Osborne colonnello 378, 410, 411, 412.
Osborne lord Sidney 378.
Oscar re di Svezia 14.
Ottolini don Giulio 80, 91, 113, 115.
Ottolenghi Lelio 238.
Ovidio 237.
Oxford 101, 393.
Pacca cardinale Bartolomeo 109.
Pachoud 425.
Padova 21, 70, 238.
Padulli (archivio) XII.
Padulli don Giulio 140, 141, 145,
151, 158, 174.
Padulli don Giuseppe 233.
Padulli Della Somaglia donna Ma-
rianna 140.
Padulli Lurani donna Marianna 233,
416, 419.
Paesi Bassi 80, 127, 164.
Pahlen conte Federico 303.
Pahlen conte Leonida 303.
Pahlen conte Nicola 303, 383, 409,
413.
Pahlen conte Pietro 303.
Paino generale 221.
Pajni Alessandro 199.
Pagani Giulio (commissario di polizia)
256.
Paganini 285.
Palazzuolo 5.
Palermo 266, 267, 268, 272, 326, 367,
394.
Palestina 114, 274.
Palffy conte Edoardo XL
Palffy principe Antonio 398.
Palffy principessa Leopoldina 388.
Palffy conte Vincenzo 357.
Pallavicini marchese Corradino 25.
Pallavicini barone (poi marchese) Giu-
seppe 86, 96, 97, 107, 110, 120, 152,
227, 235, 267.
Pallavicini Monticelli M.-^^, Giulia
227, 233, 236, 247, 267, 397.
Pallavicino Trivulzio M.^e Giorgio
186, 376.
Pallavicino Trivulzio M.^^^ Teresa
186, 233.
Palmella 324.
Palmerston lord 297.
Palmieri N. 279, 368.
Palombini generale 220, 221.
Panaro (dipartimento) 152.
Pandino 142.
Panizzi Antonio 298.
Paolo Czar di Russia 132, 397.
Paoli Pasquale 132.
Paolucci conte Luigi 40, 115, 221.
Papafava dei Carraresi conte 365.
Paradisi Agostino 50.
Paradisi Giovanni 50, 115, 118, 143
Paravicini conte Raffaele 215.
Parigi XVII, XIX, 7, 8, 9, 10, 11,
12, 13, 14, 15, 16, 17, 20, 22, 23,
31, 44, 54, 69, 74, 81, 82, 84, 86,
87, 88, 89, 92, 93, 94, 96, 98, 99,
101, 103, 104, 108, 110, 112, 113,
117, 118, 124, 128, 132, 133, 138,
141, 144, 152, 157, 158, 160, 163,
164, 165, 167, 168, 169, 172, 173,
— 456 —
175, 177, 17P, 181, 183, 185, 186,
187, 188, 190, 192, 193, 198, 202,
203, 208, 209, 211, 212, 217, 224,
225, 229, 230, 235, 241, 242, 274,
275, 286, 303, 310, 311, 324, 325,
329, 330, 342, 347, 351. 353, 366,
367, 373, 377, 408, 409, 410, 414,
416, 417, 418, 419, 420, 423, 424,
425, 426, 428, 429, 430.
Parini abate 23, 74, 416.
Parma XVI, 3, 4, 84, 100, 148, 176,
246, 262, 352, 353, 379.
Parny (Desforges de) Evaristo 130.
Parravicini di Persia marchesa Anto-
nietta 269, 385.
Parravicino conte Emiliano 56.
Partanna (di) principessa 307.
Pasquier chancelier 88, 132, 165, 172,
421, 425, 432.
Passeriano (dipartimento) 113, 212.
Pasta Giuditta 143.
Paterno (di) principe 3i-'4.
Paveri Rasini marchesa 209, 431.
Pavesi maestro 153.
Pavia 44, 158, 159.
Paupe a. 143, 274, 342, 370, 402, 431.
Pecchio G. XX, 249.
Pedro I° Imperatore del Brasile 69,
324.
Pedrino (signor) 63.
Peel sir Robert 133.
Peiser Carlo 79.
Pelet 407.
Pelew sir Edward vice-ammiraglio
183.
PÉLISSIER LÉON 37, 45, 139, 245, 264,
266, 278, 295, 297, 314, 319, 363,
378, 431.
Peluca 67, 72.
Pellegrini don Antonio 43.
Pellico Silvio 143, 249, 254, 256,
271, 276, 282, 347.
Pellini Silvio 59, 83, 98.
Pensa conte G. Antonio 44, 51.
Pera 394.
Peregalli senatore 85, 228.
PÉRIER C. 415.
périgueux 275.
Perrégaux 415.
Ferrerò D. 268.
Peruca dottore 201.
Perugia 379.
Pescara 361.
Peschiera 89.
Pesenti conte 186, 193, 200.
Pestagallo Calderara donna Camilla
64.
Pestagallo don Giuseppe 64.
Pesto 306, 372, 400.
Pesth 431.
Peterskow 48.
Petrarca 333.
Pezzi pubblicista 14, 276.
Piacenza 100, 148, 176, 262.
Piaggia 237.
Pianell Ludolf contessa Eleonora 267.
Picardia 275.
Pictet de Rochemont Carlo 331.
Piedigrotta 268.
Piemonte XX, 85, 100, 105, 109, 122,
123, 147, 175, 407.
Pietroburgo 16, 48, 88, 132,-165, 188.
340, 367, 384.
PiGNATELLi principe Diego 272, 398.
Pignotti Lorenzo 361, 432.
Pindemonte Ippolito 416.
Pingaud Léonce 12.
Pino generale 33, 72, 83, 84, 85, 91,
98, 116, 117, 118, 123, 166, 170,
181, 218, 220, 348.
Pino Peluso donna Vittoria 170.
Pio VIIo papa 109, 180, 352, 353, 379,
385, 423.
Piola don Gabrio 271.
Pirlot 38, 42, 44, 66.
Pisa 132, 420.
Pisani militare 81, 170.
Pisani P. 214.
Pisani conte Pietro Vittore 68.
457 —
Pisani Della Vedova contessa Teresa
68.
Pisani conte Vittore 68.
Pisani Zurlo contessa Caterina Ma-
ria 68.
PiTRÉ G. 394.
Pitt W. 103.
Platof 197.
Plombières 173. '
Plumel lord 168.
Po 122, 163, 409.
Polesine 122.
POLIGNAC 423. .
Polonia 23, 117, 134, 267, 295, 313,
333, 341, 344, 346, 357, 385.
Polotsk 29.
Polovtsoff 364.
Pomerania 83, 143.
Pompei 268, 388.
Porro conte Luigi 33, 37, 82, 101,
110, 120, 121, 122, 124, 125, 126,
127, 142, 202, 215, 218, 226, 236,
237, 248, 271, 282, 309, 325, 351,
378, 407, 408, 416, 418, 419, 420,
421, 423, 425, 429.
Porro Serbelloni contessa 22, 37, 38,
51, 219.
Porta Carlo poeta 37, 64.
Portici 265, 266, 271, 324, 337, 398.
Portland (di) duca 103.
Portogallo 133, 272, 320, 324.
Portsmouth 188, 192, 197, 205.
PosiLiPO 402.
PoTOCKA contessa Anna 20, 270, 295,
341.
PoTocKA Jablonowska contessa Tecla
311.
POTEMKINE 175.
PouRTALÈs conte Federico 295, 299,
300, 303, 304.
PouRTALÈs de Castellane C.^^^ Luisa
295, 299, 300, 303, 304, 363, 409.
Pourtalès de Palezieux madame 303,
363, 432.
Pozzo di Borgo conte Andrea 132.
Pozzo di Borgo Carlo 132, 313, 364.
Praga 67, 135, 165, 188, 216, 362.
Prati Giovanni 419.
Prato Landriani marchese Glicerio 39.
Prata monsignore, 62, 204, 227, 236,
Presburgo 431.
Prina Francesco 28, 29, 37, 39, 43,
47, 61, 74, 104, 126.
Prina conte Giuseppe 59, 72, 83, 85,
131, 215, 239.
Prinetti senatore Carlo 9.
Priuli Lodovico 21, 90, 430.
Prunas P. 431,
Prussia 37, 80, 99, 132, 143, 295, 303,
344.
Pucci marchese Giuseppe 295, 340,
388.
Puglia 312.
PUTEAUX 342.
PuY Ségur (de) marchese 363.
PuY SÉGUR (de) conte Paolo 363.
quarnero 122.
Quesnel 80.
Raab 10,
Rachetti professore 247.
Racine J. 322.
Radetzky maresciallo 201, 209, 416.
Radivojevic 175.
Raimondi marchesa Anna 34.
Rain Pietro 198.
Ray maestro di musica 69.
Rambuteau (di) signorina 330.
Rambuteau (di) conte 19.
Ramdohr barone 303.
Ramdohr (de) baronessa 344.
Ranieri viceré 267, 271, 420.
Ranke (von) L. 385.
Rasini Annoni contessa Maria 431.
Rasini conte Carlo Luigi X, 25, 33, 38,
40, 47, 50, 55, 57, 58, 62, 90, 94,
108, 110, 114, 116, 117, 120, 126,
458 —
142, 171, 174, 184, 185, 187, 195,
209, 211, 215, 226, 228, 243, 309,
428, 429.
Rasini Castiglioni contessa Beatrice
48, 210.
Rasini principe Firmino 57.
Rasini principe Rodolfo 57, 431.
Rasori medico 224.
Rastadt 385.
Rasumofski principe Andréa 100, 325,
Ratti Luigi 15, 67.
Rava Luigi 431, 432.
Ravaschieri Filangeri duchessa 216,
295, 394.
Ravello F. 143,
Re Luigi 430.
Re Antonio 280.
Re Melzi donna Paola 280.
Reaume e. 306.
Récamier madame 139, 329.
Recattivo 266.
Recoaro 218, 225, 226, 243, 426.
Reca madame 267.
Reggio 50, 92.
Regli Francesco 336, 402.
Reichenbach 132.
Reinach contessa 431.
Reiset (de) 410.
Reissmann Augusto 419, 432.
Relave abate 432.
Rembourg generale 92, 94.
Remsen VVhitehouse 32.
Rémusat (de; madame 7.
RÉMUSAT (de) Paul 414.
Renier R. 245.
Reno 83, 409.
Reumont (von) Alfred 432.
Rho 246.
Ricard 352.
Ricci (impresario) 175, 212.
Ricci marchese Matteo 432.
Richelieu (di) duca 283, 414, 421, 425,
RiDOLFi marchese Cosimo XI, 425.
RiDOLFi marchese senatore Luigi XI,425.
Rieti 216.
RiETSTAP 363.
Riga 268.
Rimini 409.
Rinaldi Ghislieri conte 214.
Rinieri padre Ilario IX, 109, 143, 212,
214, 216, 249, 268, 276, 352, 353, 432.
Rio Janeiro 303.
Ritorni Carlo 282.
Ritter Eugenio 278, 284, 303, 329.
Ritter nobile Ivan 204,
Riva conte 47.
Rizzardi 66.
Roan 190.
Robecco sul Naviglio 6, 7, 24, 37,
43, 47, 49, 50, 52, 55, 57, 58, 61, 62.
Robespierrre 275.
Rocca (di; Alfonso 330.
Rocca (di) John 330.
Roccahalumba 266.
Rochechouart conte 88.
Rocheterie (de la) M. 414.
Roederer 178.
Rohan principe Luigi 307.
RoLLEs 274.
Roma 7, 34, 54, 73, 84, 159, 180, 231,
244, 262, 269, 271, 275, 280, 286,
287, 293, 295, 297, 299, 301, 303,
310, 311, 313, 317, 323, 350, 355,
366, 373, 378, 379, 383, 384, 385,
394, 403, 408, 410, 418, 419, 422.
Roma (di) marchese Egidio 13.
Roma (di) marchese Giulio Gregorio
13, 38, 256.
Roma (re di) 22, 100, 228.
Romagna 216, 432.
Romagnosi 431.
Romani Felice 258.
Romani Branca Emilia 258.
Romano Catania G. 410.
RoMEGiALLi Giuseppe 218.
Roncière (de la) G.'^ Clemente 180.
Ronconi Domenico 51, 54.
Ronzoni don Carlo 248.
— 459
Rosa Y 415.
RoscoE 356.
Rose Holland J. 393, 414.
RosEBERY lord 415.
RosELLi 344.
Rosmini abate Antonio 140, 202, 237,
Rosmini cav. Carlo 237.
RosoLiNl (principato di) 266.
RossEL V. 431.
Rossetti (von Roseneg) barone Ber-
nardo 143, 175, 221, 222, 230.
Rossi Pellegrino 256, 409, 410, 417.
Rossi (signor) 269.
Rossini Gioacchino 42, 62, 263, 342,
370, 379.
Rostopchine 42.
Rotterdam 16.
Rougemont de Lowemberg Mr. 167,
181, 235, 409, 417, 429, 431.
Rougier (o Rugerri) generale Gillo
91, 92, 221, 430.
RoussE Edmond 414.
Rousseau J. J. 377.
Rovani Giuseppe Vili.
Rovereto 237.
Rovigo (di) duca 415.
Rovini A. 268, 408, 430.
RoYER A. 80, 419.
Royer-Collard 169.
Rubicone 29, 40, 86, 409.
Ruffo Fabrizio 377.
Ruga avv. Sigismondo 86.
Ruggeri (medico) 201, 202, 218, 226.
Ruggeri Balsamo 248.
Rusconi C. 410.
RussEL lord John 284.
Russia XVIII, 12, 16, 23, 37, 69, 100,
Ili, 132, 141, 143, 161, 165, 169,
197, 234, 274, 303,341, 342,364,397.
Sabini Andrea 3.
Sacchi Defendente 385.
Sacken generale 88, 172.
Saffi A. 409.
Saffo 7.
Sagan (di) duchessa Cat. Gug. 307.
Sainte Beuve 130, 131.
Sainte Suzanne (de) gen. 363.
Saint Clair (de) marchese 295, 300,
306, 324, 332, 337, 340, 342, 358,
359, 362, 363, 364, 366, 367, 369,
378, 379, 389, 391, 393, 396, 398,
399, 400, 401, 402.
Saint René Taillandier 325, 330, 331,
351.
Salazar conte Lorenzo 400.
Salera (Lai 142.
Salerno 306, 400.
Sales (de) San Francesco 388.
Salperwick 363.
Salvatore (arciduca) 59.
Salvo di Pietragakzilli marchese 270,
279, 322, 368.
Salvotti Antonio XXI.
Samoyloff Pahlen contessa Giulia 222,
303.
Sampieri marchese Francesco 263, 431.
San Bernardo (monte) 420.
Sandizell (von) Sofia 15, 29, 68, 90,
106, 153, 180, 280.
San Marzano generale XXI.
Santa (La) 21, 22, 24, 26, 28, 31, 32,
34, 35, 36, 37. 39, 43, 47, 63, 64,
65, 66, 71, 74, 94, 104, 114, 126,
152, 170, 175, 178, 186, 189, 191,
195, 211, 212, 221, 231, 257, 280.
Sant' Agostino (pittore) 35, 39, 47.
Sant' Andrea barone Pietro 222.
Sant'Antonio 388, 390, 419, 420, 427,
428.
Sant'Elena 415.
Saratow 37.
Sardagna barone G. B. 239.
Sardagna Todeschi d' Echfeld baro-
nessa Maria Antonia 239.
Sardegna 152, 271, 280.
Sarti 419.
Sartiraxa Arborio (di) contessa 174,
223, 237.
•460
Sartirana (di) castello 284.
Sartirana Arborio (di) conte Filippo
174, 233, 237, 251, 252, 280, 283.
Sartre 414.
Sassenay (de) marchese 344, 377.
Sassonia Meiningen granduca 377.
Sassonia-Weimar (di) principe 45.
Sauli d'Igliano L. 408.
Saurau conte 143, 239, 262.
Saussure (de) H. B. 274.
Savoja 123, 169, 213, 300, 395.
Savoja Carignano principessa Elisa-
betta 420.
Sayler fratelli 238.
Sayler Piero 33, 101, 119, 142, 144,
170, 178, 194, 198, 199, 200, 209.
213, 217, 221, 223, 226, 227, 230,
232, 235, 244
Sayn-Wittgenstein principessa 303.
Scalvini vii.
Scaramella 431.
Scarpazza 56, 71.
ScHEMNiTZ (miniere di) 57.
ScHÉRER Edmondo 432.
Schiarino-Rizzino 95, 105.
ScHiMEL RuiK barone 201.
Schlegel Guglielmo 329.
schòffer 254.
Schonberg medico 296, 344, 349, 359.
ScHONFELD (di) contc 108, 431.
Schuermans 397.
Schwarzenberg (di) principe 8, 100,
139.
Sciaffusa 419.
Sciampagna 275.
Scotti Gallarati cardinale G. Filippo
84.
Scotti pittore 37, 91.
Scott Walter 381.
Scozia 133, 307, 396.
Sebeto 282.
SÉCHÉ Léon 325, 402, 419, 424.
Sécheron 274.
Sedlnitzky conte 93.
Seeley 397.
SÉGUR (di) conte 20, 397.
SÉGUR Caeanac conte 430.
Selmeez Banya 56, 430.
Sempione 10. 246.
Seneca 237.
Senna 88, 275, 415, 421, 423, 425.
Serafini marchese 212.
Serafini Casnedi marchesa Antonia
212.
Serafini Litta-Modignani marchesa
Francesca 212.
Serafini signorina 246.
Serbelloni duca Alessandro 10, 90,
245.
Serbelloni conte Giovanni 33, 82, 90,
91, 92.
Serbelloni duchessa Rosina 10, 90, 245.
Serbelloni duchessa vedova 85, 91.
SÉRENT (de) duca 413.
Serio 85, 86.
Sermoneta (di) duchessa Enrichetta
410.
Sermoneta (di) duca Michele 410.
Serponti conte Angelo 211, 218.
Serradifalco (di) duca 268.
Sers barone 100, 363.
Sertoli don Cesare 196,
Servières 393.
Sesia 130.
Settala (De' Capitani di) Anguissola
contessa Carolina 32, 80, 153, 201,
212, 214
Settala (De' Capitani di) conte Luigi
32, 179, 187, 189, 200, 203, 212,
233.
Sforza G. 79, 414.
Sgricci Tomaso 282.
Shaftesbury conte 378.
Shaftesbury lady 378.
Shakespeare 322, 432.
Shelley sir John 273.
Shelley lady 273, 346, 427.
Sicilia XIX, 82, 134, 237, 266, 268,
— 461 —
274, 277, 278, 279, 283, 295, 312,
313, 340, 349, 367, 368, 377, 394,
430.
SiLVAGNI D. 303.
SiMioNi A. 385.
SiNZENDORF ( di ) Harrach contcssa
Maria Anna 245.
SiNZENDORF (di) conte Venceslao 245.
Siena 327.
Siracusa 278.
SiRTORi Casati donna Carolina 6, 8,
12, 33, 35, 40, 60, 68, 91. 124, 127,
153, 165, 167, 175, 199, 201, 203,
211, 218, 220, 228, 233, 245, 248,
269, 413.
Sirtori don Giovanni 8, 127, 153, 200,
208, 248, 409.
SisMONDi (Simonde de) 325, 330, 331,
347, 432.
Slesia 271.
Smola (von) K. 82.
Smolensko 23, 24, 29, 31.
SoBiESKi Giovanni re di Polonia 357.
Somaglia (Gavazzi della) cardinale 84.
Somaglia (Gavazzi della) conte Carlo
233.
Somaglia (Gavazzi della) conte Gian
Luca 104, 149, 156, 164, 175, 178,
188, 192, 195, 206, 232.
Somaglia (Gavazzi della) Vaini Sa-
LAZAR contessa Barbara 233.
Sommariva maresciallo Annibale 80,
81, 83, 84, 85, 92, 95, 97, 107, 115,
134, 175, 222.
Sommariva G. B. avvocato 86, 377.
Sommariva Luigi 377.
Sommariva marchese Matteo 85.
Sommi decurione Gerolamo 101.
Sommi marchese Guido 101.
Sommi Mainoldi Gallarati Cost.4NZa
101.
Sommi marchese Serafino 101, 164, 188.
Sonnaz (de) conte 384.
Sopransi 139.
Sopransi generale 164, 168, 174.
Sorel Alberto 135, 216.
Soresi 427.
Sormani Carlo 109.
Sorrento 344.
Souvaroff generale 87.
Souza (de) madame 325.
Sozzi monsignore 437.
Spadoni Domenico 385.
Spagna 54, 82, 83, 89, 105, 111, 117,
134, 143, 161, 169, 183, 198, 220,
234, 309, 379, 391, 400.
Spalding Mrs. 275.
Spanocchi conte 327.
Spanocchi barone Federico 327.
Spanocchi colonnello Leopoldo 327.
Speciale 268, 428.
Spiegel generale 266, 268, 272.
Spielberg XXI, XXII.
Spontini 419.
Squarzoni conte 214.
S.* Antonino (contea di) 266.
S.t Cloud 13, 18, 20, 168, 401.
S.t Jorio 266, 267, 269, 271, 273,
312.
S.t Leu 168, 173.
S.t QuEN 178.
Stadion conte 125, 188, 431.
Staël (de) Augusto 329, 330.
Staël (de) madame 38, 131, 226, 268,
273, 274, 275, 276, 278, 284, 286,
297, 303, 322, 325, 329, 330, 341,
356, 424.
Stampa Girolamo 218, 243.
Stampa di Soncino Belgiojoso mar-
chesa.. 220.
Stampa di Soncino Gonzaga marchesa
Carlotta 20.
Stampa di Soncino marchese Massi-
miliano 37, 220, 234.
Stampa di Soncino marchese Massi-
miliano Giovanni 20.
Stapfer 303.
Starhemberg principe Luigi G. 325.
— 462 —
Stakhemberg conte Gundecaro 325.
Stati Uniti 205.
Stein 397.
Stella (signor) 253.
Stendhal (Enrico Beyle) 44, 50, 117,
143, 228, 269, 274, 276, 322, 342,
370, 385, 400, 402.
Stepnev lady 411*
Stepney sir Thomas 411.
Stewart sir Charles 103, 163, 184.
Stoccolma 83.
Stockmar barone 365.
Stoppani a. 385, 427, 432.
Strambio dottor Gaetano 234.
Strange (le) Guy 297.
Strassoldo conte Giulio Cesare 84.
Strassoldo conte Giulio Giuseppe 84,
93, 143, 256.
Strattmann (di) Teodoro 59.
Strigelli conte Antonio 86, 221.
Strobl von Ravelsberg Ferdinando 264
Stromboli prof. Pietro XV.
Stryienski Casimiro 50, 228, 276.
Stuart generale 295.
Stìjrmer (di) barone Ignazio L. 350.
Svizzera 83, 141, 188, 274, 275, 283,
335, 404, 409, 425, 431.
Tabarrini Marco 312.
Talbot lord Charles 302.
Talbot lord John 302.
Talleyrand (di) principe 88, 100, 147,
165, 188, 275, 297, 306, 310, 313,
314, 324, 408, 431.
Talon marchese René 263.
Tambroni Clotilde 385,
Tambroni Giuseppe 385.
Taranto 265, 266.
Taro 76.
Tarragona 89.
Tartini Salvatici Ferdinando XI.
Tarsis conte 85.
Tascher de la Pagerie capo squa-
drone 99.
Tascher colonnello 85.
Tasso 333, 375.
Tassoni 101, 172.
Taverna don Gaetano 36, 38, 44,
238, 429.
Taverna Visconti donna Caterina 8.
Tchitchagof Paolo 397.
Tchitchagof Vasili 397.
Terdobbiate 203.
Terni 306.
Terracina 295.
Terzaghi Carcassola marchesa 67.
Terzi Galytzin marchese 428.
Testi conte senatore 230.
Thiébault generale 423.
Thiene contessa 21, 43,48, 115, 116,
153, 208, 258.
Thiene conte Leonardo 21, 115, 116.
Thiers Adolfo 414.
Thomas J. 414,
Thomas P. F. 414.
Thugut 350, 385, 414.
Thurheim 431.
Thureau-Dangin 410, 415.
Thurn conte 187.
Thurn conte Giorgio 245*
Thurn di Sinzendork contessa Anna
Maria 245.
Ticino XXI, 59, 408.
Tinti 175.
Tipaldo (de) Emilio 385.
Tirolo 115.
Tivaroni 377.
Tocco Leonardo 394, 395.
ToEPLiTz 132, 401.
Tolentino 395.
Tolone 84, 379.
Tolosa 424.
Tommaseo Nicolò 409.
Tonni Luigi 85, 228.
Topfer 432.
Tordorò rag. Luigi 238.
Torino 131, 156, 174, 194, 198, 203,
207, 215, 219, 221, 223, 226, 248,
268, 282, 325, 336, 419, 430.
— 463 —
Torno 36, 81,
Torti Giovanni 416.
Toscana 100, 110, 118, 209, 211, 218.
226, 228, 243, 271, 319, 327, 330,
368, 383, 400, 420.
Tosi monsignore Luigi 427.
Tour (Sallier de la) generale Vittorio
30, 180.
TouRN capitano 85.
TOURNEUX M. 414.
Traversi Vili.
Trechi don Giacomo 82.
Trechi Meduyanski de Medres donna
Anna 82.
Trechi barone Sigismondo 82, 84, 92,
93, 95, 101, 114, 126, 151, 153, 174,
226, 238, 395, 423.
Trento 196, 240.
Triaire barone 34, 106.
Trieste 23, 122.
Trivulzio (archivio) XII.
Trivulzio marchese Gian Giacomo 10,
13, 33, 53, 90, 101, 117, 156, 164,
188, 189, 234, 408.
Trivulzio conte Girolamo 19,26, 30,45.
Trivulzio principe Luigi 423.
Trivulzio (maresciallo) 237.
Trivulzio Serbelloni marchesa Bea-
trice 10, 16, 19, 20, 51, 53, 85,
189, 234, 408, 423.
Troppau 103.
Trotti Be.nti voglio marchese Lodovico
430.
Trotti Bentivoglio marchese Lorenzo
8, 430.
Trotti Bentivoglio Schaffgotsch
marchesa Antonietta 8, 19, 106, 430.
Tunisi 269.
Turchia 100, 384, 397.
Turchi padre Adeodato 353.
TuRKEiM (di) conte 114.
Udine 26, 71, 73, 259, 260, 281.
Ugolini 234.
Ungheria 39, 49, 105, 122,401, 431.
Urbano 11° papa 337.
UsTERi Paolo 278, 284, 303, 329.
Uzzi abate Andrea 90.
Vacari conte Luigi 72, 86, 93, 228,
263.
Vaccano Gaspare 368.
Valenza 269.
Valmadrera 91, 114, 126, 142, 152,
172, 178, 186, 200, 212, 227, 229,
231, 235, 240, 318, 343, 422.
Valenza d'ALCANTARA 309.
Valperga di Caluso abate Tomaso
38, 45.
Valperga di Masino contessa Eufrasia
45.
Valtellina 161, 170, 215, 218, 243.
Valvason (di) BoNiN contessa Teresa
XIII, 259, 260, 261, 262, 277, 280.
Valvason (di) conte Erasmo 259, 260,
261, 262, 277.
Valverde (di) duca 268.
Vanbianchi cav. Carlo 57.
Vandal A. 397, 414.
Vandoni colonnello 211.
Vannetti Clementino 237.
Varese 26, 30, 32.
Varsavia 52, 341.
Vasari 333.
Vaud (paese di) 101, 141, 274.
Vauguyon (la) conte Paolo 84, 110,
114, 159.
Velo (di) conte G. 245, 258, 312.
Velo (di) Clementi contessa 258.
Velo (di) conte Girolamo Giuseppe 258.
Velo (di) contessa Ottavia 258.
Venafro 380.
Veneri conte Antonio 73, 115, 116,
118.
Venezia 8, ;144, 153, 222, 281, 327,
373, 385, 400.
Venino Perego contessa Giuseppina 222.
Ventura conte 246.
464
Verdekio 41, 227, 229, 408, 416, 426,
427, 428.
Verga Ettore 112, 125, 146, 147, 163,
176, 409.
Verona 19, 47, 74, 90, 92, 103, 105,
122, 214, 260.
Veronese Paolo 63.
Verri (corriere) 146, 166.
Verri conte Alessandro 7, 431.
Verri conte Carlo 85, 91, 110, 116,
117, 131, 138, 151, 152, 154, 156,
157, 166, 181, 195, 205, 228.
Verri conte Pietro 431.
Vertova conte 85.
Versailles 8.
Vesuvio 346.
Vicenza 165, 258.
Vienna XVIII, XXII, 23, 25, 26, 32,
35, 36, 37, 39, 40, 44, 54, 57, 59,
60, 62, 63, 70, 80, 100, 103, 110,
115, 132, 133, 141, 148, 153, 159,
160, 161, 168, 172, 189, 190, 195,
201, 202, 203, 207, 212, 213, 214,
215, 216, 218, 219, 222, 224, 225,
233, 236, 239, 240, 241, 242, 243,
245, 264, 267, 271, 275, 279, 297,
306, 307, 309, 310, 323, 324, 325,
331, 338, 350, 357, 362, 364, 372,
373, 385, 391, 401, 403, 419, 420,
427, 430, 431.
ViETRI 306.
ViEUSSEux XII, 431.
Vigano Salvatore 282.
Vigevano 74, 91.
ViGNOLLE Martino generale 72, 74.
Vigny (de) Alfredo 393.
Villa (curato) 170, 220.
Villa (prefetto di polizia) 117.
Villafranca (di) principe 368.
VlLLARI P. 330.
ViLLATA Giovanni generale 143, 221.
ViLLÈLE (de) conte 377, 423, 424.
Villers (de) Carlo 303.
Villette (de) 424.
Vilna 54.
VlMERCATE 44, 211,
ViMERCATi conte Ottaviano 82.
Visconti Aimi conte Alfonso 74. '
Visconti Aimi Samper contessa An-
tonia 74, 75, 86, 106, 127, 149,
164, 166, 174, 220, 237.
Visconti Aimi Carcano m.^=^ 139, 164.
Visconti don Gaspare 113, 115.
Visconti D'Aragona marchese Ales-
sandro 234, 404, 405.
Visconti D'Aragona marchese Alberto
juniore 234.
Visconti d'Aragona marchese Alberto
seniore 404.
Visconti d'Aragona Monticelli mar-
chesa Luigia 404.
Visconti d'Aragona Ottolini marchesa
Virginia 404.
Visconti don Giuseppe 44.
Visconti don Luca 44.
Visconti don Massimo 44.
Visconti Sovico donna Giovanna, 44.
Visconti colonnello Annibale 93, 95.
Visconti Francesco 86, 139.
Visconti di Modrone duca Carlo 67, 84.
Visconti di Saliceto conte Alfonso
238.
Visconti Venosta don Giovanni 218,
222, 305, 419, 431.
Vistola 345.
Vitali don Carlo 248.
Vitali Arese donna Marietta 248.
Vitali don Gerolamo 48.
Viterbo 342.
ViTTORELLi Jacopo 385.
Vittorino da Feltre 237.
Vittorio Emanuele I° 30, 128, 130,
161, 194, 203.
Vittorio Emanuele II" 25.
Vivenot 414.
Vizburgo 121.
Volta Alessandro XVII.
Voltaire 424.
465 —
Wagram 140.
Walcheren 103.
Wallmoden conte Carlo 303, 307, 309,
311.
Wali.moden generale Luigi 297, 298
303, 307, 309, 311.
Wanda 345.
Warrender 307, 309, 311.
Washington 205, 303, 392, 408.
Waterloo 103, 297, 351, 361.
Weber C. M. 432.
Weighs barone 362.
Weigall lady Rose 139, 268.
Weil M. H. 80, 84, 85, 89, 99, 105,
108, 122, 175, 176, 180, 207, 214,
216, 221, 242, 379, 395, 409.
Wellesley Pole 206.
Wellesley Pole lady Priscilla 139.
Wellesley sir Henry 198.
Wellington 93, 103, 139, 161, 198,
206, 268, 297, 351, 361.
Welschinger 353.
Welvert G. 178,
Westmoreland (di) conte 139.
Wharton 410, 411..
Wilder 391.
Wilson sir Robert 114, 133, 137, 203.
Winter Pietro 372, 373, 379, 390, 401.
wlttelsbach massimiliano 1° 11.
WiTTELSBACH CaRLO TeODORO U.
WiTTMER Luigi 303.
WOLFSGRUBER C. 420.
Woyna conte Edoardo 364.
Woyna conte Felice 362, 364, 400.
Woyna conte Francesco Saverio 267.
Woyna conte Maurizio 364.
Woyna Czaplic contessa Teresa Tecla
267, 272, 295, 299, 300, 306, 309,
311, 313, 315, 319, 323, 328, 332,
333, 334, 337, 342, 345, 358, 386, 392.
Woyna contessa Sofia 267, 269, 272t
277, 278, 295, 299, 300, 301, 302,
304, 305, 306, 307, 310, 311, 312,
313, 316, 319, 320, 328, 332, 336,
337, 341, 342, 355, 359, 361, 363,
366, 372, 374, 379, 382, 886, 389,
390, 391, 392, 398, 399, 401, 403,
419.
WrbxVA (di) conte 272.
Wrede (de) 29.
WUKASSOVIC 83.
Wurmb (de) madame 15, 22, 34, 69,
71, 86, 280.
WOrtemberg (di) principe 272.
WiJRTEMBERG (di) principe Paolo 313.
Wurtemberg fdi) principessa Caterina
Carlotta 313.
WiJRTEMBERG (di) principessa Maria
333, 344, 349, 354.
WuRZBACH C. W. 209, 240, 325, 401.
YvERDON 409, 422, 426.
Zamersk 407.
Zancle 278.
Zanoja (abate) 236.
Zanichelli Domenico 368.
Zanoli Alessandro 42, 45, 90, 115.
Zanolini Antonio 99.
Zanoni (abate) 312.
Zante 8.
Zelo 119, 208, 212.
Zerboni (di) Sposetti 268, 408.
Zingarelli 379.
Zineroni don Antonio 203.
ZiNERONi SiRTORi donna Marietta 203.
ZuccHi barone generale Carlo 105,
209, 220, 298.
Zurigo 409.
30
— 467 —
ELENCO DELLE LETTERE
I - Il conte Vitaliano Gonfalonieri all'Amministrazione
centrale dell'Olona Pag.
II - Il conte Vitaliano Gonfalonieri all'Amministrazione
centrale dell' Olona »
III - Il conte Vitaliano Gonfalonieri all' Amministrazione
centrale dell' Olona »
IV - Il conte Vitaliano Gonfalonieri al Gommissario del
potere esecutivo presso il dipartimento dell'Olona, Milano 10
Fiorile a. VI »
V - Federico Gonfalonieri a Teresa Gasati, Milano 15
Giugno 1806 »
VI - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati,
Robecco 3 Novembre 1806 »
VII - Teresa Gonfalonieri Gasati a F'ederico Gonfalonieri,
[Parigi] 18 Maggio 1810 »
Vili - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Gompiègne 21 Maggio 1810 »
IX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Malmaison 21 Maggio 1810 sera »
X - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Malmaison 24 Maggio 1810 »
XI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Malmaison 26 Maggio 1810 »
XII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Parigi 28 Maggio 1810 »
XIII - La signorina Sofia von Sandizell a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, Milano 28 Maggio 1810 »
XIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Parigi 29 Maggio 1810 »
XV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Parigi 31 Maggio 1810 »
XVI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Parigi 2 Giugno 1810 »
10
11
13
14
15
16
17
18
-468 —
XVII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Parigi 4 Giugno 1810 Pag. 20
XVllI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 5 Settembre 1812 » 21
XIX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 7 Settembre 1812 » 24
XX - Il conte Garlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri » 25
XXI - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 14 Settembre 1812 » 25
XXII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 15 Settembre 1812 » 27
XXIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 18 Settembre 1812 » 30
XXIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
La Santa 25 Settembre 1812 » 32
XXV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 30 Settembre 1812 » 35
XXVI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 7 Ottobre 1812 * 36
XXVII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 10 Ottobre 1812 » 39
XXVIII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 12 Ottobre 1812 » 41
XXIX - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 14 Ottobre 1812 » 42
XXX - L'abate Lodovico de Breme a Federico Gonfalo-
nieri, Milano 16 Ottobre 1812 » 45
XXXI - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 17 Ottobre 1812 » 46
XXXII - Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Cintio Frangi-
pane, Milano 17 Ottobre 1812 » 49
XXXIII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 19 Ottobre 1812 » 50
XXXIV - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 22 Ottobre 1812 » 52
XXXV - Il conte Garlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri » 55
XXXVI - Il conte Carlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri,
Robecco 30 Ottobre 1812 » 55
XXXVII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Robecco 3 Novembre 1812 » 58
XXXVIII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Robecco 6 Novembre 1812 » 61
XXXIX - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Confalonieri,
Robecco 8 Novembre 1812 > 63
— 469 —
XL - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 11 Novembre 1812 Pag. 65
XLI - Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Gintio Frangi-
pane, Milano 12 Novembre 1812 » 66
XLII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 27 Luglio 1813 > 67
XLill - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 31 Luglio 1813 » 68
XLIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 7 Agosto 1813 » 70
XLV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Monza 9 Agosto 1813 » 73
XLVI - La duchessa Litta a Teresa Gonfalonieri Gasati,
20 Novembre 1813 » 75
XLVll -Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Gintio Frangipane » 76
XLVllI - Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Gintio Frangi-
pane, Milano 10 Aprile 1814 » 76
XLIX - Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Gintio Frangi-
pane, Milano 13 Aprile 1814 » 77
L - Federico Gonfalonieri al sig. Francesco Barchetta,
Milano 24 Aprile 1814 » 78
LI - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfalonieri,
Milano 26 Aprile 1814 ...» 79
LII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 29 Aprile 1814 » 81
LUI - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Casati,
Parigi 30 Aprile 1814 * 87
LIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 31 Aprile 1814^ - 90
LV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 2 Maggio 1814 >^ 92
LVI - Il conte Carlo Luigi Rasini a Federico Gonfalonieri,
Milano 2 Maggio 1814 » 94
LVII - Il barone Giuseppe Pallavicini a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 2 Maggio 1814 » 96
LVIII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati,
Parigi 3 Maggio 1814 ^98
LIX - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri Gasati,
Parigi 4 Maggio 1814 » 102
LX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfalonieri,
Milano 6 Maggio 1814 >; 104
LXI - Il barone Giuseppe Pallavicini a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 7 Maggio 1814 » 106
1) Data evidentemente apposta per errore dalla contessa Teresa ad una lettera del 30
aprile o del 1° maggio.
— 470 —
LXII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 8 Maggio 1814 Pag. 108
LXIII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 8 Maggio 1814 » 110
LXIV - Teresa Gonfalonieri Gasati al conte Gintio Fran-
gipane, Milano 9 Maggio 1814 » 113
LXV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 11 Maggio 1814 » 113
LXVl - Il conte Garlo Luigi Rasini a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 11 Maggio 1814 . . . . . . . » 116
LXVII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 13 Maggio 1814 >. 119
LXVIII - 11 conte Luigi Porro Lambertenghi a Federico
Gonfalonieri, 13 Maggio 1814 =» 121
LXIX - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 14 Maggio 1814 » 123
LXX - Il conte Luigi Porro Lambertenghi a Federico
Gonfalonieri, 14 Maggio 1814 » 124
LXXI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 14 Maggio 1814 » 125
LXXIl - Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri,
Milano 14 Maggio 1814 » 127
LXXHI - L'abate Lodovico de Breme a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 16 Maggio 1814 » 129
LXXIV - Federico Gonfalonieri al senatore conte Carlo
Verri, Parigi 18 Maggio 1814 . . . . . . . » 131
LXXV - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 18 Maggio 1814 » 138
LXXVI - Federico Gonfalonieri a don Giulio Padulli,
Parigi 18 Maggio 1814 » 140
LXXVII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 21 Maggio 1814 » 142
LXXVIII - Don Giulio Padulli a Federico Gonfalonieri,
Milano 21 Maggio 1814 » 145
LXXIX - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Parigi 22 Maggio 1814 » 146
LXXX - Federico Gonfalonieri ad Alberico de Felber,
Parigi 23 Maggio 1814 » 150
LXXXI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 24 Maggio 1814 » 151
LXXXII - Il conte Garlo Verri a Federico Gonfalonieri,
Milano 25 Maggio 1814 » 154
LXXXIII - L'abate Lodovico de Breme a Federico Gonfa-
lonieri, 26 Maggio 1814 » 155
— 471 —
LXXXIV - Il conte Carlo Verri a Federico Gonfalonieri,
Milano 26 Maggio 1814 Pag. 156
LXXXV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 27 Maggio 1814 » 158
LXXXVI - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Parigi 28 Maggio 1814 » 160
LXXXVIl - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 29 Maggio 1814 » 166
LXXXVIII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 30 Maggio 1814 » 167
LXXXIX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 1° Giugno 1814 » 169
XG - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 3 Giugno 1814 » 172
XGI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 4 Giugno 1814 > 174
XCII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 6 Giugno 1814 » 176
xeni - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Parigi 7 Giugno 1814 » 177
XGIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 8 Giugno 1814 » 179
XGV - 11 conte Carlo Luigi Pasini a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 8 Giugno 1814 » 181
XGVI - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 9 Giugno 1814 » 185
XCVII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Parigi 11 Giugno 1814 >» 187
XCVIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 15 Giugno 1814 » 189
XCIX - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Londra 16 Giugno 1814 » 190
G - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 18 Giugno 1814 » 193
CI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 20 Giugno 1814 » 195
GII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Gasati, Portsmouth 22 Giugno 1814 » 196
CHI - Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri . » 199
GIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 25 Giugno 1814 » 200
CV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 28 Giugno 1814 » 202
evi - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Londra 29 Giugno 1814 » 204
— 472 —
CVII - Federico Gonfalonieri a Teresa Gonfalonieri
Casati, Londra 30 Giugno 1814 Pag. 207
GVIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano r Luglio 1814 .> 208
GIX - Il conte Garlo Luigi Rasini a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 2 Luglio 1814 » 209
GX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 6 Luglio 1814 » 211
GXI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 9 Luglio 1814 » 213
GXII - Alberico de Felber a Federico Gonfalonieri . » 215
GXIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 10 Luglio 1814 * 216
GXIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 13 Luglio 1814 » 217
GXV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 14 Luglio 1814 » 219
GXVI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 20 Luglio 1814 » 220
GXVI! - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 23 Luglio 1814 :» 222
GXVIIl - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 27 Luglio 1814 ;» 224
GXIX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 30 Luglio 1814 » 225
GXX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 31 Luglio 1814 » 227
GXXI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 6 Agosto 1814 » 229
GXXII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 14 Agosto 1814 » 231
GXXIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 17 Agosto 1814 » 232
GXXIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 26 Agosto 1814 » 235
GXXV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 30 Agosto 1814 > 238
CXXVI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 7 Settembre 1814 » 239
GXXVII - Federico Gonfalonieri a don Giacomo Beccaria,
Londra 9 Settembre 1814 » 241
GXXVIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 9 Settembre 1814 » 242
CXXIX - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 17 Settembre 1814 » 244
— 473 —
CXXX - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 21 Settembre 1814 Pag. 246
GXXXl - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 23 Settembre 1814 ;» 247
GXXXII- Ugo Foscolo a FedericoGonfalonieri,4 Marzo 1815 » 249
GXXXIII-FedericoGonfalonieriaUgoFoscolo,5Marzol815 » 250
GXXXIV-UgoFoscoloaFedericoGonfalonieri,6Marzol815 » 251
GXXXV- Federico Gonfalonieri a Ugo Foscolo . . » 252
GXXXVI-UgoFoscolo a Federico Gonfalonieri,7MarzoM81 5 » 252
GXXXVII - Federico Gonfalonieri a Ugo Foscolo . . > 253
GXXXVIII - Federico Gonfalonieri al duca di Lodi . . » 254
GXXXIX - Il duca di Lodi a Federico Gonfalonieri, Mi-
lano 31 marzo 1815 » 255
GXL - 11 marchese Orsini di Roma a Federico Gonfa-
lonieri » 256
GXLI - Il commissario Pagani a Federico Gonfalonieri,
Milano 14 Aprile 1815 » 266
GXLII - Federico Gonfalonieri a don Giacomo Beccaria,
La Santa 9 Maggio 1815 » 257
GXLIII - La contessa di Thiene a Teresa Gonfalonieri
Casati, Vicenza 13 Ottobre 1815 » 258
GXLIV - Teresa Gonfalonieri Gasati alla contessa Teresa
di Valvason Bonin, Milano 6 Marzo 1816 » 259
GXLV - Teresa Gonfalonieri Casati alla contessa di
Valvason, Milano 23 Marzo 1816 » 260
CXLVI - Teresa Gonfalonieri Casati alla contessa di
Valvason, Milano 22 Aprile 1816 » 261
CXLVII - Teresa Gonfalonieri Casati alla contessa di
Valvason, Milano 19 Maggio 1816 » 262
GXLVIII - Federico Gonfalonieri al barone Carlo Alemagna,
Firenze 16 Giugno 1816 . . » 262
GXLIX - La principessa Carolina Jablonowska Woyna
a Teresa Gonfalonieri Gasati » 264
CL - La contessa Ludolf a Teresa Gonfalonieri Gasati » 265
GLI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Napoli 4 Settembre 1816 » 265
GLIl - Il conte di Gallemberg a Teresa Gonfalonieri
Casati » 267
CLIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Napoli 11 Settembre 1816 » 267
GLIV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Napoli 20 Settembre 1816 » 269
GLV - Il principe di Luperano a Teresa Gonfalonieri
Casati, Settembre 1816 » 270
li Cfr. la nota 4 a pag. 233.
— 474 —
CLVI - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Napoli 25 Settembre 1816
GLVIl - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, 28 Settembre 1816
GLVIIl - Lady Shelley a Teresa Gonfalonieri Gasati
GLIX - L'abate Lodovico de Breme a Federico Gon
falonieri, Goppet 28 Settembre' 1816
GLX - Teresa Gonfalonieri Gasati alla contessa di Val-
vason Bonin, Napoli T Ottobre 1816
GLXI - La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfa
falonieri
GLXII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 1816
GLXIII - Il marchese Salvo di Pretraganzilli a Teresa
Gonfalonieri Gasati, Palermo 11 Ottobre 1816 .
GLXIV - La signorina von Sandizell a Teresa Confalo
nieri Gasati, Monaco 19 [Novembre 1816] ....
CLXV - Teresa Gonfalonieri Gasati alla contessa di Val
vason, Napoli 19 Novembre 1816
CLXVI - L'abate Lodovico de Breme a Federico Confa
lonieri
CLXVII - L'abate Lodovico de Breme a Federico Confa
lonieri, 20 Febbraio 1817
CLXVIII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 24 [Febbraio 1817] ....
CLXIX - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 24 Febbraio 1817
CLXX - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 3 Marzo 1817
GLXXI - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri
CLXXII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 17 [Marzo 1817]
GLXXIII - Il principe Luigi Jablonowski a Federico Gon
falonieri, Napoli 11 Aprile 1817
GLXXIV - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 13 Aprile [1817]
GLXXV - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalo
nieri Gasati, Napoli 17 Aprile [1817]
CLXXVI - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Gonfalonieri, Napoli 20 Aprile [1817]
GLXXVII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri
Gasati, 26 [Aprile 1817]
GLXXVIII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalonieri
Casati, 28 Aprile [1817]
1) Cfr. a pag. 431 la correzione alla riga XVI della pag. 273.
Pag. 270
!♦ 271
» 273
» 273
» 277
» 277
» 278
» 278
> 280
» 281
» 282
» 284
> 286
» 290
» 291
» 293
y> 294
» 296
» 298
» 299
» 301
* 302
» 304
— 475 —
CLXXIX - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Casati, 9 [Maggio 1817] Pag. 305
CLXXX - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 16 Maggio [1817] .305
GLXXXI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 2 Giugno [1817] » 306
GLXXXIl - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 8 Giugno 1817 .... » 308
GLXXXIIl - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 10 Giugno [1817] - 310
GLXXXIV - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 17 Giugno [1817] » 311
GLXXXV - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 23 Giugno [1817] . . . . » 312
GLXXXVI - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 3 Luglio 1817 » 314
GLXXXVII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 8 Luglio [1817] » 316
CLXXXVIII - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 15 Luglio [1817] .... » 317
GLXXXIX - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati 15 Luglio [1817] » 320
GXG - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 26 Luglio [1817] . . . . » 321
CXGI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Casati, 29 [Luglio 1817] » 324
CXCII - Federico Gonfalonieri al marchese Gino Cap-
poni, Milano 30 Luglio 1817 » 326
CXGIII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 4 Agosto [1817] .328
GXGIV - L'abate Lodovico de Breine a Federico Gon-
falonieri Ginevra, 6 Agosto 1817 » 329
GXCV - La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfa-
lonieri, 18 Agosto 1817 » 331
CXCVI - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 21 Agosto [1817] . . . . » 334
GXCVII - Federico Gonfalonieri a Alberico de Felber
Milano, 20 Agosto 1817 » 335
CXGVIII - La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfa-
lonieri, 25 [Agosto 1817] .336
CXGIX - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 28 Agosto 1817 . . . » 337
ce - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 4 Settembre [1817] ..... 338
— 476 —
CCI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 15 Settembre [1817] Pag. 341
CCI! - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 21 Settembre 1817 » 343
ceni - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 29 Settembre 1817 » 345
CCIV - L'abate Lodovico de Breme a Federico Confa-
lonieri » 347
CCV - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 8 Ottobre [1817] » 349
CCVI - L'abate Lodovico de Breme a Federico Confa-
lonieri, 17 Ottobre 1817 » 350
CCVII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Nappli 21 Ottobre [1817] » 352
CCVIII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 24 Ottobre [1817] » 354
CCIX - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 30 Ottobre 1817 » 355
CCX - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, [Novembre 1817] » 358
CCXI - La contessa Sofia Woyna a Federico Confalo-
nieri, 20 Novembre [1817] » 360
CCXII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 27 Novembre [1817] * 362
CCXIII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 27 Novembre [1817] » 363
CCXIV - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 4 Dicembre [1817] » 366
CCXV - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, 10 Dicembre [1817] » 367
CCXVI - Il marchese Saivo di Pietraganzilli a Teresa
Confalonieri Casati, Palermo 12 Dicembre 1817. ...» 367
CCXVII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 28 Dicembre [1817] » 369
CCXVIII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, r Gennaio [1818] » 372
CCXIX - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 15 Gennaio [1818] » 373
CCXX - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 22 Gennaio 1818 * 375
CCXXI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Confalonieri
Casati, 4 Febbraio [1818] » 378
CCXXII - La principessa Carolina Jablonowska a Federico
Confalonieri, Napoli 12 Febbraio 1818 .380
— 477 —
CCXXIIl - Federico Gonfalonieri al marchese Gino Cap-
poni, Milano 14 Febbraio 1818 Pag. 383
CCXXIV - La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfa-
lonieri, 19 Febbraio [1818] -386
GGXXV - La principessa Carolina Jablonowska a Fede-
rico Gonfalonieri, Napoli 6 Marzo [1818] » 387
GGXXVI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 9 Marzo 1818 » 389
GCXXVII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 2 Aprile [1818] . . . . . . . . » 390
GGXXVIII - La principessa Carolina Jablonowska a Fede-
rico Gonfalonieri, Napoli 2 Aprile 1818 » 392
GCXXIX - La principessa Gzartoryska Jablonowska a Te-
resa Gonfalonieri Gasati, Roma 30 Aprile [1818] . . . » 394
GGXXX - La principessa Carolina Jablonowska a Fede-
rico Gonfalonieri, Napoli 30 Aprile 1818 » 395
CGXXXI - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 23 Maggio [1818] » 398
CCXXXII - La principessa Carolina Jablonowska a Fede-
rico Gonfalonieri, Napoli 28 Maggio 1818 » 399
CGXXXIII - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 9 Giugno [1818] . » 401
GGXXXIV - La contessa Sofia Woyna a Federico Gonfa-
lonieri, 16 Giugno 1818 » 402
CCXXXV - La contessa Sofia Woyna a Teresa Gonfalo-
nieri Gasati, 25 Giugno [1818] ........ 403
CGXXXVI - Il marchese Alessandro Visconti d'Aragona
a Federico Gonfalonieri, Affori ^ 8 Luglio [1818] ...» 404
GGXXXVIl - La principessa Carolina Jablonowska a Fe-
derico Gonfalonieri, Napoli 13 Luglio 1818 » 405
CGXXXVIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gon-
falonieri, Milano 14 Luglio [1818] » 407
GCXXXIX - Federico Gonfalonieri al conte Luigi Porro
Lambertenghi, Ginevra 18 Luglio 1818 » 409
CCXL - Mr. Osborn à Mr. Wharton, Ginevra 18 Lu-
glio 1818 .410
GCXLI - Mr. Osborn a sir Thomas Stepney, Ginevra
18 Luglio 1818 .411
CCXLII - Mr. Osborn a Mr. Hinchliffe, Ginevra 18 Lu-
glio 1818 » 412
CGXLIII - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gon-
falonieri, Milano 18 Luglio [1818] .413
CGXLIV - La duchessa de Broglie de Stael al generale
de La Fayette, 20 Luglio 1818 » 414
1) Cfr. la nota 2 a pag. 404.
— 478 —
CCXLV ' - Teresa Gonfalonieri Casati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 21 Luglio [1818] Pag. 415
GGXLVI - Il prof. Pellegrino Rossi a Federico Gonfalo-
nieri, Ginevra 21 Luglio 1818 » 417
GGXLVII - La principessa Carolina Jablonovvska a Fede-
rico Gonfalonieri, Napoli 23 Luglio [1818] » 418
CGXLVIII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 24 Luglio [1818] =» 418
GGXLIX - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Garate 28 Luglio [1818] ;» 420
GGL - Federico Gonfalonieri al conte Luigi Porro
Lambertenghi, Parigi 1 Agosto 1818 » 420
GGLI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Garate 2 Agosto 1818 » 422
GGLII - Federico Gonfalonieri alla marchesa Beatrice
Trivulzio Serbelloni, Parigi 3 Agosto ^ 1818 . . . » 423
GGLIII - La contessa de Sainte-Aulaire nata de Roure
a Federico Gonfalonieri » 424
GGLIV - Federico Gonfalonieri al conte Luigi Porro
Lambertenghi, Parigi 4 Agosto [1818] » 425
GGLV - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 5 Agosto 1818 » 426
GGLVI - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 11 Agosto [1818] » 427
GGLVII - Teresa Gonfalonieri Gasati a Federico Gonfa-
lonieri, Milano 23 Agosto 1818 » 428
GGLVllI - La marchesa B. T. S. a Federico Gonfalonieri,
Milano 25 Agosto 1818 » 429
1) Per errore tipografico, il CCXLV fu omesso nell'ordinamento cronologico delle lettere
nel testo, la cui numerazione deve essere così corretta: a p. 415 leggasi CCXLV; a p. 417
leggasi CCXLVI; a p. 418 leggasi CCXLVII (la 1» lettera) e CCXLVIII (la seconda); a p. 420
leggasi CCXLIX (la 1» lettera) e CCL (la seconda); a p. 422 leggasi CCLl; a p. 423 leggasi
CCLII; a p. 424 leggasi CCLIII; a p. 423 leggasi CCLIV; a p. 426 leggasi CCLV ed a p. 427
leggasi CCLVI.
2) Cfr. la nota 2 a pag. 423.
INDICE GENERALE
Dedica Pag. V
Prefazione » VII
Carteggio » 3
Errata et addenda » 430
Indice dei nomi di persona o di luogo elencati nel carteggio » 433
Elenco delle lettere » 467
Prezzo L. 9.