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Full text of "Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV, XV, XVI."

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;hain  Young  University 


GIFT     OF 


DeLamar  Jensen 


THE  LIBRARY 
BRIGHAM  YOUNG  UNIV 
PROVO,  UTAH 


DOCUME!\TI 


DI 


STORIA   ITALIANA 


7«>ÌTn^ST^'**'^ 


Ristampa  fototipica: 

BOTTEGA    d'ERASMO 
Via  Gaudenzio  Ferrari,  9 

TORINO 

1961 


CARTEGGIO 


INEDITO 

DEI  SEGOLI   XIV.  XV.   XVI. 

PUBBLICATO  ED  ILLUSTRATO  CON  DOCUMENTI  PURE  INEDITI 
CON   FAC-SIMILE 

TOMO   IL 

iSo*  —  1557. 


I93IE  Ossian 

PRESSO    GIUSEPPE    MOLIMI 
M.  DCCC.  XL. 


THE  LlBRATTf 
BRIGHAM  YOUNG  UNIVERSH 


IPlBSìI^^aiKD^lS 


V^himique  sia  d'avviso  che  solto  il  nome  d'una 
Storia  delle  Belle  Arti  non  solamente  intender  si 
debba  dei  nomi  e  dei  fatti  tra  loro  connessi  per 
ordine  cronologico,  ma  una  delle  forme,  sotto 
le  quali  lo  spirito  generale  d' un  popolo  si  mani- 
festa nel  suo  nascere ,  progredire  e  decadere,  con- 
verrà meco  che  dagli  Italiani  e  dai  Tedeschi  in- 
fuori non  v'  ha  popolo  fra  i  moderni ,  che  vantar 
possa  una  storia  delle  belle  arti.  Artisti  celebri, 
talenti  che  farebbero  onore  a  qualunque  paese , 
s' incontrano  tanto  in  Inghilterra  quanto  in  Fran- 
cia ed  in  Spagna,  ma  d'uno  sviluppo  storico  delle 
loro  arti,  ed  in  conseguenza  di  ciò,  di  scuole  dif- 
ferenti, si  cerca  invano  traccia  alcuna  presso 
queste  nazioni. 

Fino  al  principio  del  secolo  XVI,  fino  a  quel- 
1'  epoca  che  i  medesimi  vincoli  di  religione  e  di 
politica  legavano  la  Germania  e  V  Italia ,  la  sto- 
ria dell'  una  andava  strettamente  unita  a  quella 
dell'  altra,  I  lumi  più  splendidi  riflettevano  da 
questa  unione  sulle  arti  tanto  tedesche  quanto 
italiane,  benché  la  fonte,  donde  esse  in  Germania 
derivavano,  fosse,  a  parer  mio,  lo  spirito  piuttosto 


II 

religioso ,  scientifico  e  per  così  dire  indagatore , 
il  quale  fu  sempre  ereditario  in  questo  popo- 
lo, raentrechè  in  Italia  per  sorgente  aveano  la 
natura  genuina  del  popolo ,  cioè  quella  individua- 
lità artistica ,  che  caratterizza  l' Italiano.  Altro  con 
ciò  non  ho  voluto  indicare  fuorché  la  differenza 
che  passava  fra  lo  spirito  delle  due  nazioni,  senza 
pretendere  che  gli  artisti  della  Germania  non  fos- 
sero grandi  al  par  degli  italiani.  Non  v'  ha  dubbio 
che  a  produrre  opere  come  gli  Apostoli  di  Al- 
berto Durerò  e  la  Passione  di  Sebastiano  Bach  si 
richiedeva  genio  uguale  a  quello  che  creò  ^ììAJjfre^ 
schi  di  Raffaello  e  la  Messa  del  papa  Marcello 
del  Palestrina,  ma  inutile  questione,  per  non 
dir  indegna  d'uno  storico  sarebbe,  il  voler  decidere 
chi  fra  questi  sommi  fosse  il  più  grande:  a  me  basta 
ora  l'aver  accennato  lo  spirito,  il  quale  secondo  la 
differente  indole  di  ambedue  i  popoli ,  doveva  nel 
produrre  cotali  opere  in  essi  preponderare. 

Non  fu  di  certo  il  caso,  ma  T  intima  lor  natura, 
che  obbligò  i  Tedeschi  a  non  ravvisare  nelle  arti 
V  ultimo  scopo  ad  essi  riservato  :  dopo  essersi  nel 
principio  del  secolo  XVI  divisi  dagli  Italiani ,  co- 
minciò per  loro  una  nuova  e  più  sj)lendida  era, 
quella  cioè  del  pensiero,  della  filosofia,  mentre- 
che  r  Italia,  percorsi  i  differenti  stadii  delle  arti , 
compito  avea  la  sna  carriera  storica.  In  Gei-mania 
la  storia  delle  arti  ha  essenzialmente  per  base  la 
filosofia ,  in  Italia  tutta  la  storia  è ,  mi  si  permetta 


Ili 


questa  parola,  artistica.  Non  v'è  gioia  nella 
sua  corona  che  tanto  risplenda,  o  che  sia  tanto 
itah'ana ,  quanto  quella  delle  arti. 

Da  questa  individualità  ariislioa  nasceva  in  Ita- 
lia come  per  interna  necessità  la  forma  di  governo, 
che  nel  medio  evo  le  più  delle  città  godevano,  for- 
ma non  solamente  favorevole  allo  sviluppo  delle 
arti,  ma  assolutamente  la  sola,  per  cui  e  sotto  cui 
esse  formarsi  poteano.  Doveva  dunque  colla  storia 
delle  diverse  repubbliche  quella  delle  arti  andare 
strettamente  unita  :  l' immensa  differenza  di  stile 
che  esiste  fra  i  bassirilievi  di  Fidia  e  le  meda- 
glie del  tempo  di  Alessandro  Magno,  distin- 
gue pure  le  porte  del  Ghiberti  dalle  tavole  del 
Bronzino. 

Scegliendo  e  pubblicando  questa  collezione  di 
documenti  artistici,  ho  dato  sempre  la  preferenza 
a  quelle  lettere ,  le  quali  nello  stesso  tempo  che 
esse  formano  i  materiali  per  una  storia  delle  arti, 
servire  possono  a  chiarire  maggiormente  1*  unità , 
la  quale  fra  le  arti  e  fra  la  storia  politica  ha  ne- 
cessariamente in  ogni  tempo  esistito.  Non  furono 
dunque  le  notizie  biografiche  sole  che  ebbi  in  mi- 
ra ,  ma  più  di  qualunque  altra  cosa  le  intraprese 
artistiche  in  generale  e  la  vita  interna  delle  arti. 

Da  questo  mio  scopo  si  deduce  naturalmente 
che  quella  epoca ,  in  cui  siamo  per  entrare ,  in 
vece  di  magnanimi  decreti  delle  repubbliche, 
di    slanci    straordinari    delle    corporazioni ,  di 


IT 

splendide  gare  Ira  famiglie  clliadinesche ,  ci  pre- 
senta da  una  parte  gli  ultimi  sforzi  de'  cadenti 
municipii,  dall'altra  l'amore  ancor  puro  delle  arti, 
dal  quale  mosse  \e  Jami glie  illustri ^  eredi  allora 
de'  tempi  andati ,  aprivano  agli  artisti  un  nuovo 
asilo.  Gli  sforzi  per  mantenere  una  forma  di  go- 
verno, della  quale  già  si  era  estinta  la  storica  i'n- 
portanza ,  si  palesano  nelle  lettere  dirette  dalla 
repubblica  fiorentina  a  tanti  architetti  militari,  e 
nei  servigi  segnalati  resi  alla  patria  in  critiche  cir- 
costanze da  uomini ,  quali  erano  un  Leonardo  da 
Vinci  ed  un  Michelagnolo .  L'  entusiasmo  per  il 
bello,  cercato  allora  più  per  essere  bello  che  per 
servire  allo  sfogo  del  sentimento  religioso,  si  spiega 
nel  modo  il  più  candido  nelle  lettere  di  Isabella 
Gonzaga.  Ma  per  quanto  1*  entusiasmo  sia  eredi- 
tario per  qualche  tempo  in  una  famiglia ,  esso  a 
cagion  della  sua  propria  natura  altro  non  può  es- 
sere se  non  passeggiero  :  i  tempi  cambiarono ,  e 
contuttoché  i  discendenti  di  Lorenzo  il  INIagnifico 
non  abiurassero  mai  del  tutto  quei  sentimenii  e- 
levati  che  li  distinguono  da  quelli  che  vennero  do- 
po ,  in  loro  il  gusto  per  le  opere  belle  sottentrò 
all'  entusiasmo ,  finche  al  gusto  medesimo  fu  for- 
za di  cedere  il  luogo  ai  bisogni  del  lusso  e  della 
moda,  A  Clemente  VII  si  deve  ancora  la  prima 
idea  del  Giudizio  universale  di  Michelagnolo  j  a 
Cosimo  I  appartiene  - —  Giorgio  Vasari  — ■. 


Intorno  a  quel  poeta  che  tiene  il  suo  posto  fra 
Omero  e  Goethe  —  s' intende  che  io  parlo  di 
Dante — -aggiugnerò  qui  due  documenti  preziosi, 
i  quali  si  rapportano  al  di  lui  ritratto  nel  Duomo 
di  Firenze ,  il  più  antico  ed  autentico  che  finora 
si  conosce.  Può  esso  servire  di  supplemento  alle 
altre  notizie  inedite  di  Dante,  del  Petrarca  e  del 
Boccaccio,  che  nel  primo  Volume  si  contengono. 

MCcccLxv.  3o  Gennaio 

—  Alloghorouo  (gli  Operai)  a  Domenicho  di 
Michelino y  dipintore,  présente,  conseniiente  et 
conducente,  una  fighura  in  forma  a  ghuisa  del 
poeta  Dante ,  la  quale  debbe  fare  dipinta  et  co- 
lorire di  buoni  colori  a  oro  mescolalo  coli  orna- 
menti ,  come  apare  per  modello  dato  per  Alexo 
Baldovinetti y  dipintore  ,  la  quale  debbe  dipin- 
gere insuno  no  (sic)  telo  di  panno  lino,  et  achon- 
ciare  a  ogni  sue  spese ,  la  quale  sia  neluogo  ove 
è  la  capella  che  è  in  santa  P«Iaria  del  Fiore:  della 
quale  debbe  avere  per  suo  maestero  lib.  C ,  et  de- 
bita fare  per  tempo  et  termine  di  mesi  sei.  E  di 
poi  sarà  fatta  detta  fighura,  per  gli  operai,  che 
pe' tempi  saranno,  si  debba  fare  vedere  —  se 
merita  el  pregio  di  dette  lire  cento.  (  Stanzia^ 
menti  dell'  Opera  ) 

19  Giugno 

Intexo  una  alloghagione  fatta  a  Domenico  di 


VI 


Michelino,  dipintore ,  d'una  fighura  a  forma  del 
poeta  Dante,  per  porre  nella  chiesa  di  santa  Ma- 
ria del  Fiore  in  quello  luogho,  dove  è  anchora 
una  fìghura  di  detto  poeta ,  la  quale  li  fu  allo- 
ghata  eie,  et  veduto  et  intexo  detta  fìghura  essere 
conpiuta  et  fornita  in  perfectione,  et  pììj  che  per- 
feclione  assai,  secondo  il  modello  allui  dato  etc, 
et  perchè  el  danaro  et  premio  di  essa  fìghura  si 
possa  paghare  senza  ungnuna  eception,  sé  fatto 
stimare  delta  fìghura  per  Alexo  detto  el  Neri 
di  Bicci,  tutta  a  dua  dipintori,  eletti  e  deputati 
a  fare  detta  stima  eie. ,  e  veduto  et  intexo  il  ra- 
porto  fatto  per  detti  di  detta  fìghura  — ,  la  verità 
è  questa  che  detto  Domenicho  à  fatto  detta  fìghura 
secondo  deto  modello  — ,  et  à  agunto  fori  di  detto 
modello  molte  cose ,  le  quali  non  ne  aveva  a  fa- 
re ,  che  sono  di  grande  difìchultà  e  fuori  di  detto 
disengno,  le  quali  a  fatte  per  adornezza  e  belezza 
di  delta  fìghura  e  dipintura,  che  a  lui  sono  stale 
di  grande  tedio  ,  spesa  e  difìcoltà.  E  veduto  et 
considerato  tutte  le  predette  cose  — ,  deliberarono 
se  gli  possa  dare  lire  venti  a  dette  lire  loo.  E  ve- 
duto anchora  e  consideralo  che  assai  più  fu  stì^ 
mata  per  detti  stimatori  che  al  pregio  gli  fu  al- 
loghata  j  —  dilchiono  che  sì  gli  dia  — .  in  tutto 
la  somma  et  quantità  di  lire  i55.  (  l.  e.  ) 

Benché,  fln'alla  tela,  ogni  minuta  particolarità 
di  questo  quadro,  ed  in  specie  la  maniera  come 


VII 

è  dipinta  la  toga  rossa,  iadichino  il  quattrocento 
avanzato ,  e  benché  a  non  confondere  lo  stile  di 
esso  con  quello  del  secolo  XIV,  non  ci  volesse 
di  certo  gran  cognizione  dell' arte,  è  prevalsa  non 
ostante  fino  a'  dì  nostri  T  opinione  che  questo  la- 
voro fosse  di  Andrea  Orgagna  o  di  Bernardo  suo 
fratello  *.  L'abate  Pollini ,  solito  di  vedere  con  uq 
criterio  sì  giusto  ove  non  aveva  la  mente  preoccu- 
pata ,  vi  ha  voluto  riconoscere  1'  opera ,  la  quale 
secondo   un   nnanoscritto  della  Riccardiana  vi  fu 
messa  sul  principio  del  secolo  XV  da  maestro 
Antonio,  frate  di  S.  Francesco  e  allora  pubblico 
sposiiore  di  Dante  a  Firenze,  contuttoché  in  luogo 
de'  tredici  versi  italiani,  che  si  leggevano  sotto  la 
dipintura  del  detto  maestro ,  la  nostra  tela  abbia 
tre  distici  latini,  e  prestinti  non  solamente  la  cu- 
pola,  ma  anche  la  lanterna  come^affatto  termi- 
nate. Per  mezzo  de'nostri  documenti  cadono  ora 
tutte  queste  supposizioni  :  d'  un  ritratto  di  Dante 
fatto  dall'  Orgagna ,  non  abbiamo  veruna  notizia 
autentica,  sicché  il  quadro  antico,  al  quale  come 
ancora  esistente  i  nostri  documenti  alludono,  è 
secondo  tutta  la  probabilità  quello   del  maestro 
Antonio.  Domenico  di  Michelino ,  dì\  cui  que- 
sta pittura  é  forse  l'  unica  opera  sicura,  era  se- 
condo il  Vasari  discepolo  di  Fra  Giovanni  da  Fie- 
sole . 


*  La  miqliore  stampa  4i  questo  quadro  si  [trova  nella  "  Metropolitana 
Fioreatina  "  (presso  G.  Molini  1820)  Tav.  37. 


Ylll 

Nei  Regesta  '  del  primo  Volume  ho  dato  sotto 
il  dì  1 1  Febr.  mcccxxvi  il  contenuto  d'una  scoper- 
ta, cioè  tanto  quanto  bastava  per  far  conoscere 
che  almeno  venti  anni  prim?  dell'epoca  stabilita 
ai  Fiorentini  erano  già  noti  i  cannoni  e  le  pallet- 
te. L' importanza  di  questo  documento  fa  sì  che 
io  mi  propongo  di  riportarlo  qui  nel  suo  intero 
originale. 

'*  Itera  possint  dicti  domìni  prìores  artium  et 
vexillifer  iustitie  una  oum  dicto  officio  duodecim 
honorum  virorum,  eisque  liceat  nominare,  eligere 
et  deputare  unum  vel  duos  magistros  in  offiiiales 
et  prò  offitialibus  ad  fatiendtim  et  fieri  fatiendum 
prò  ipso  comuni  pilas  seu  palloctas  ferreas  et  ca- 
nones  de  mettallo  prò  ipsis  canoni  bus  et  palottis, 
habendis  et  operandis  per  ipsos  magistros  et 
offitiales  et  alias  personas  in  defensione  comunis 
fior,  et  castrorum  et  terrarum,  quae  prò  ipso 
comuni  tenentur,  et  in  danpnum  et  preiuditium 
inimicorum,  prò  ilio  tempore  et  termino  et  cura 
illis  offìtio  et  salario,  eisdem  per  comune  fior,  et 
de  ipsius  comunis  pecunia  per  camerarium  camere 
dicti  comunis  solvendo  illis  temporibus  et  termi- 
nis  et  cura  ea  immunltate  et  co  modo  et  forma,  et 
cum  illis  pactis  et  condictionibus,  quibus  ipsis 
prioribus  et  vexillifero  et  dicto  oflìtìo  xii  honorum 
virorum  placuerit  "  (Arcli.d.  Rif.Provis. filza 
23  e,  65^. 


Pabblicando  la  lettera  di  Francesco  di  Giorgio^ 
N.  cxx ,  mancante  da  qaalch'e  tempo  nell'Archi- 
vio di  Siena ,  fui  costretto  a  servirmi  d' una  copia 
del  Romagnoli,  nella  quale,  già  lo  indicai,  qualche 
lezione  mi  sembrava  dubbia.  Ora  mi  trovo  in  gra- 
do di  poter  dare  anche  la  copia  fedele  di  questa 
lettera ,  1'  originale  di  cui  è  pervenuto  nelle  mani 
d'  un  culto  Sanese,  La  riproduco  volentieri,  ben- 
ché differisca  in  pochissimi  luoghi  dalla  copia  del 
Romagnoli ,  perchè  amo  credere  che  la  memoria 
di  queir  artista  viverà  per  il  futures  più  nelle 
lettere  di  questa  raccolta  che  nelle  opere  da  lui 
lasciate. 


3> 


Spectabilissimi  domini  officiales  Balie  patres 
et  domini  mei  precìpui  post  humilem  comenda- 
tionem. 

Questo  dì  ahore  diciotto  siamo  arrivati  ad  chian- 
ciano,  et  non  havendo  noiitia  del  commissario 
fiorentino ,  subbito  scrivemo  -et  mandarao  uno 
fante  ad  montepul ciano,  et  dirizzamo  letre  al 
Podestà,  el  quale  imedìate  rispose  che  là  non  era 
arrivato  commissario ,  et  che ,  come  venisse,  sene 
darebbe  notitia.  Et  esaminando  interim  con  questi 
homini  lo  stato  di  questa  lite ,  habbiamo  preso 
ghaitivo  concepto  daccordo  alcuno  :  etintercetera 
la  casa  fata  per  li  Montepulcianesi,  e  di  poi  guasta 
per  li  Glìiancianesi ,  è  quasi  rifacta,  et  habia- 
mo  di  certo  che  vi  sonno  muraiuole  circa  sedici, 


et  evvi  continuo  fanti  et  ancho  homini  darme  ad 

guardia  :  et  per  uno  figliuolo  di  giovanni  britii, 

chehiersera  aberghò  ad  montepulciano,  habbiamo 

che  là  ad  montepulciano  sì  dice  che  murano  per 

vedere  quello  fanno  questi  homini,  et  per  gio- 

gnarli  ;  et  molte  altre  cose  intendiamo   ad  simile 

effecto ,  per  le  quali  siniende   mala   dìspositione 

delli  adversarii  et  del  li  superiori  loro,  et  per  non 

stare  qua  ad  perdare   tempo,  ce  parso  di  tutto 

advisare  V.  S. ,  et  che ,  non  venendo  altrimenti 

questo  commissario  fiorentino,  vedremo  da  noi 

fare  eì  modello,  et  ritornarne  a  le  signorie  vostre, 

a  le  quali  ci  raccoramandiamo.  que  bene  valeant* 

Ex  Cianciano  die  xvi  ottobr.  1487 

Raccommandiamo  éi  Fante  a  le  signorie  vostre. 

V.  D.  devoti  filii 

Francischus  Georgìi     |     r^^^-       ••   », 
^.,.      .      r  x.      •        }    Commissaru, 
rilicuciQS  lohannis      ) 

Questo  è  quel  che  ho  da  dire  intórno  al  primo 
Volume  :  qualche  altra  aggiunta ,  per  la  maggior 
parte  frutto  di  più  recenti  ricerche ,  si  troverà 
alla  fine  di  questo  Tomo ,  ove  pure  correggerò 
quei  pochi  sbagli  di  slampa ,  i  quali  in  lettere 
autografe  d'  artisti  impossibii  cosa  era  di  evitare 
totalmente. 

Il  medesimo  sistema  che  si  è  osservato  nel 
pubblicare  i  documenti  del  primo  Volume ,  è 
stato  seguito  in  questo^  soltanto  nelle  intitolazioni 
(come  già  lo  feci  nei  Re^esta)  i  millesimi  sono 


XI 

stati  ridotti  alla  cronologia  moderoa ,  e  ciò 
per  comodo  dei  lettori  e  a  scanso  di  errori . 
S*  intende  che  i  documenti  stessi  conservano  il 
numero  dell'anno  che  essi  portano  nel  loro  origi- 
nale. 

De'tre  oquattro  esempkri  di  Fac^simile,  pres- 
soché di  ciascun  artista,  e  specialmente  di  quelli  del 
secolo  XV,  che  ho  potato  raccogliere  non  solo  a  Fi- 
renze, ma  per  molti  e  ripetuti  viaggi  nelle  diOTerenii 
città  d'Italia,  fu  sempre  dato  quello  che  porta  V  im- 
pronta deiroriginalità,  sia  che.  esso  abbia  V  indica- 
zione d'essere  di  m«7io/7ro/7r/rt,  sia  che  esso  cora- 
bloi  cogli  altri  che  del  medesimo  artista  posseggo. 
La  conoscenza  àe  Facsìmile^  se  non  è  cosa  di 
mera  curiosità,  va  strettamente  unita  agli  altri  studi 
diplomatici,  e  siccome  il  vero  conoscitore  delle  arti 
traccierà  nella  prima  metà  del  secolo  xv  senza 
difficoltà  le  variazioni  dello  stile,  che  di  decennio 
in  decennio  si  manifestano,  così  pure  l'occhio  pra- 
tico degli  studi  paleografici  ravvisei'à  con  sicurezza 
il  cambiamento  de*  caratteri^  che  di  epoca  in  epo- 
ca si  sviluppa.  Dubito    che  questa  pratica,  an- 
ch'essa artistica,  si  pos^a   acquistare  senza  aver 
fatto  studi  scrii  delle  lingue  classiche  ;  ma  non 
dubito  punto  che  più  in  questo  ramo  delle  scien- 
ze che  in  qualunque  altro  valgano  quelle  note  pa- 
role: moiiumentorum  qui  unum  vidit,  nullum 
viditj  qui  millia  vidit ,  unum  vidit. 

In  luogo  di  ripetere  il  Fac-simile  di  Raffaello 


già  pubblicato  vàrie  volte,  preferisco  di  nianife- 
slare  qui  il  desiderio  che  l' Italia ,  iraitaado  i  Fio- 
rentini, che  ora  colle  28  statue  de*  cele br:  To- 
scani pagano  un  sì  segnalalo  tributo  ai  meriti  de' 
loro  antenati,  inalzasse  un  monumento  alla  di  lui 
memoria ,  e  ciò  nel  paese  che  lo  vidde  nascere. 
Il  nome  deir Urbinate  appartiene  non  che  all'Ita- 
lia ,  air  Europa  intera  ;  per  adempire  degna- 
mente un  sì  sacro  dovere ,  potrebbe  e  dovreb- 
be ritalia,  rinnovando  i  tempi  del  Ghiber- 
ti  e  del  Brunellesco,  aprire  un  concorso  agli 
artisti  si  nazionali  che  stranieri.  Facciamo  voti 
che ,  in  confronto  delle  città  di  Germania  e  di 
Francia,  le  quali  in  questo  modo  si  ricordano  di 
Goethe  j  di  Schiller  ,  di  Alberto  Durerò ,  di  Mo- 
lière e  d'altri,  che,  dico,  anche  per  gii  Italiani  non 
sia  lontano  quel  giorno,  in  cui  veggasi  dedicalo  al- 
la memoria  diRaflfaelIo  un  monumento  in  Urbino. 
Fregio  la  line  di  questa  prefazione  col  nome  del 
Signor  cav.  Ramirez  di  Montaho^  presidente 
dell'  I.  e  R.  Accademia  delle  Belle  Arti,  per  mani- 
festargli di  ogni  gent'dezza  che  egli  si  è  compia- 
ciuto di  usarmi,  non  solo  i  miei  piìi  vivi  ringra- 
ziamenti ,  ma  nel  medesimo  tempo  quei  di  tanti 
altri  Oltramontani,  per  i  quali  la  cortesia  di  que- 
sto Signore  sarà  per  sempre  inseparabile  dalla  ri- 
membranza di  Firenze. 

Firenze  nel  Maggio  1 840 

Gjte 


^tatitti  SieW  ^vu  W  muovi 


N. 


el  cominciamento,  nel  mezzo  et  nella  fine  dì  dire 
et  fare  nostro  ordine  sia  nel  nome  de  lo  onipotente 
Idio  et  de  la  sua  Madre  Vergine  Madonna  a  S.  Maria 
amen. 

Imperciochè  noi   siamo  per  la  gratia  di  Dio  manife- 
statori  agli  uomini  grossi,  che  non  sanno  lettera,  de  le 
cose   miracolose,  operate  per  virtù  et  in   virtù   de  la 
santa  fede,  et  la  fede  nostra  principalmente  è  fondata 
m  adorare  et  credare  uno  Idio  in  Temili,  et  in  Idio 
et  inOnila  potentia,  et  infinita  sapientia,  et  infinito  a- 
more  et  clemenlia;  et  neuna  cosa,  quanto  sia  minima, 
può  aver  cominciamento  o  fine  senza  queste  tre  cose, 
cioè  senza  potere,  et  senza  sapere  et  senza  con  amore 
volere;  et  perciochè  in  Dio  è  sommamente  ogni  per- 
fetione,  acciochè  in  questo  nostro,  quantunque  si  sia, 
piccolo   affare  noi  abbiamo  alcuna  sofGcientia  di  buon 
principio  et  di  buon  fine  in  ogni  nostro  detto  et  fatto, 
desiderosamente  chiameremo  del  aiuto  de  la  divina  gra- 
tia, et  cominciaremo  titolando  ad  onore  del  nome  e  nel 
nome  de  la  Santissima  Ternità.  Et  perchè  le  cose  spirituali 

•  Codice  della  biblioteca  pubblica  di  Siena  segnalo  C.  II.  12,  di  carie 
112  in  tutto,  con  numerazione  moderna.  La  piìi  antica  parte,  in  pergame- 
na e  scritta  in  varii  tempi  e  da  diverse  mani ,  comprende  carte  43  ;  a 
carie  44  comincia  la  copia  di  carattere  moderno  ed  in  carta  ordinaria.  Le 
approvazioni  principiano  dall'  anno  1355  e  giungono  fino  al  1665. 

1 


3  STATUTI    DELL     ARTE 

debbono  essere  e  sono  eccellentemente  innanzi,  et  pre- 
liosissimamenle  sopra  le  temporali,  cominciaremo  a  dire 
come  si  faccia  la  festa  nostra  del  venerabile  et  glorioso 
Missere  S.  Luca ,  el  quale  fu  non  solamente  fìguratore 
della  statura  et  de  la  portatura  de  la  gloriosa  Vergine 
Maria ,  ma  fu  seriptore  de  la  sua  santissima  vita  et  de 
suo'  santissimi  costumi ,  unde  onorata  V  arte  nostra. 

GAP.  1 

Del  guardare  là  festa  di  S.  Luca  e  di  portare  lo  cero 

Ordiniamo  che   la  festa  del  Beato  S.  Luca ,  capo  et 
guida  dell'arte  de'Dipintori,  sia  solennemente  guardata 
et   onorata  in  questo  modo ,  cioè  :  che  '1  dì  de  la  sua 
festa  sia  tenuto  ciaschuno  dipintore,  siccome  maestri, 
e  lavoranti  ad  anno,  o  a  mese,  o  a  dì,  o  a  lavorio, 
di  portare  un  cero  a  la  detta  festa  a  le  sue  proprie  spe- 
se ;  e  che  si  portino  due  doppieri ,  e  quali  soffertjano 
per  quel  modo  che  si  parrà  al  università  dell'  arte,  se- 
condo che  vederanno  la  dispositione  de'  tempi  j  et  che 
il  rcctore  sia  tenuto  octo  dì  dinanzi  a  la  festa  far  una 
raccolta  generale  di  quello  che  si  à  daffare  intorno  al 
opera  de  la  festa  ;  et  se  avvenisse  che  niuno  dipintore 
non  fusse  cogli  altri  a  portare  el   cero,  el  quale  non 
avesse  legitima  scbusa  ,  si  paghi  al  camerlengo  x  s.,  e 
nondimeno  porti  a  la  chiesa  di  S.  Luca  uno  cero  di  li- 
bra. Anche  ordiniamo  che  tutte  le  feste,  comandate  da 
la  Sca.  Chiesa ,  da  ciaschuno  sieno  guardate  e  general- 
mente tutte  quelle  che  fussero  comandate  per  li  consoli 
dela  mercantia;  e  chi  contrafacesse  sia  punito  e  conpden- 
nato  per  ciaschuna  volta  in  x  s. 

GAP.  II 

Chonie  el  rectore  sia  tenuto  di  fare  richiedere 
quegli  de  l'arte  per  ale/nino  parente  morto  di  quegli 

del'  arte 
Àncho  ordiniamo  che   qualunque  persona  congiunta 


de'    pittori    SANESl 


a  quelli  de  1'  arte  de'  dipintori  passasse  di  questa  vila, 
sicorae  o  padre^  o  madre,  o  moglie ,  o  figliuolo,  o  fra- 
tallo  carnale,  overo  cugino ,  o  nipote  carnale ,  o  vero 
cugino  dal  lato  del  padre ,  che  il  rectore  sia  tenuto  di 
fare  richiedare  per  suo  messo  gli  uomini  de  1'  arte,  cioè 
uno  o  due  per  buttiga,  sicome  richierrà  la  disposizio- 
ne del  morto  ;  et  qualunque  non  anderà  al  detto  mor- 
to, non  avendo  legitìma  scusa,  sia  punito  et  condan- 
nato di  Y  s. 

GAP.  m 

Chome  debbiano  essere  uno  rectore  et  uno  camarlengho 

e  tre  consiglieri 

Anche  ordiniamo  che  sia  et  esser  debia  uno  rectore 
et  uno  camerlengo   e  tre  consiglieri,  et  dilégarsi  *  in 
questo  modo ,  cioè  :  chel  rectore  vechio  faccia  convo- 
care gli  huomini  dell'  arte ,  e  quando  saranno  raunati 
nela  racolta  generale,  sì  si  debbano  fare  sei  brevi,  ne* 
quali   ne  sieno  tre  scrìpti   e  tre   none  scripti;   e  puoi 
seleggano  sei  buoni   huomini ,  e  prendano    ciaschuno 
uno  di  questi  due  brevi,  e  quali  brevi  sieno  pieghati  sì 
che  non  si  possa  vedere  qual  sia  scripto  o  no  ;  e  quelli 
tre  brevi  scripti  che  verranno  a  tre  di  questi  sei  huo- 
mini ,  quelli  tre  stiano  da  parte  senza  parlare  a  perso- 
na; e  ch'el  rectore  sia  tenuto  di  farli  giurare  di,  fare  la 
nuova   electione  de'  sopradetti  ofCciali  ,  et  migliori  et 
più  sofficienti  che  conosciaranno   per   la  detta  arte;  e 
sien  tenuti  e  detti  electori  deleggiaro  due  de  la  detta 
arte,  e  quali  sieno  sindachi  a  udire  quante  et  quali  pe- 
titioni  fussero  portate  dinanzi  dalloro  degli  officiali  ve- 
chi,  le   quali  petitioni  fussero  di  cose  fatte   ingiusta- 
mente contra  color  che  si  sentissero  gravati  dalloro;  e 
detti  sindachi  così  delti,  alloro  sia  licito  dudire  ed  in- 
tendere e  di  conosciare  ogni  e  ciaschuno  eccesso  comes- 
so  per  gli  officiagli  vecchi;  e  secondo  conoscìarianno 

*  Sic  i  probabilmente  errore  del  copista  in  vece  di  tfelegiarsi. 


é^  STATUTI    DELL*    ARTE 

con   deliberato   consiglio,    possano  e  alloro  sia  licito 
condampnare  e  asolvere  secondo  che  la  colpa  richerrà. 

GAP.  IV 

Di  fare  racolta  fra  xv  dì  nel  entrata  del  offitio 

del  rectore 

Aucho  ordiniamo  chel  nuovo  rectore  sia  tenuto  infra 
XV  dì  al  entramento  del  suo  officio  fare  una  racolta 
generale,  et  ine  si  proponga  el  rectore  in  presentia  di 
lutti  se  neuna  cosa  sia  daffare ,  la  quale  sia  in  bei^e  e 
in  salute  dell'  arte;  et  allora,  fatta  la  proposta,  sia  li- 
cito a  ciascheduno  levarsi  ritto ,  e  ine  dire  quello  che 
gli  parrà  ;  e  se  dirà  cosa  che  paia  a  la  raccolta  di  met- 
tarla  a  partito ,  si  mettarà  sì  veramente  che  mentre  che 
quel  cotale  che  dirà,  o  che  suo  detto  si  partirà,  neuno 
altro  ardisca  di  dire  alcuna  cosa  se  prima  non  è  fatto 
el  partito  a  bossoli  et  a  pallette;  agiugnendo  che  sei 
rectore  non  farà  infra  xv  dì  la  racolta  generale,  cagia 
in  pena  per  ogni  volta  in  xl  s. 

GAP.  V 

Come  l'arte  abbia  uno  messo 

Ancho  ordiniamo  cheli' arte  abbia  uno  messo  per  fare 
imbasciate,  inchieste  e  comandamenti,  et  abbia  per  suo 
Jsalario  per  vi  mesi  v  s.  ;  e  chel  messo  debba  toUere 
dele  richieste  de' richiami  due  denari,  e  se  andasse  di 
fuore  dell'arte,  .ne  possa  tollare  quattro  denari. 

GAP.  VI 

Che  neuno  presuma  di  tollere  lavorio  Vuno  a  V  altro 

Ancho  ordiniamo  che  niuno  dipintore  di  figure  o  d'arme 
o  di  mura,  o  iavorente,  che  stesse  co  neuno  di  questi 
dipintori,  ardisca  overo  presuma  di  tollare  neuno  la- 
vorio Tuno  al  altro,  del  quale  lavorio  si  fosse  ricevuta 
tenuta,  oche  n'apparisse  scripta  over©  testimonianza, 


de'   pittori    8ANESI 


senza  espressa  lieentia  di  colui,  che  prima  avesse  co- 
minciato o  vero  fermato  cotale  lavorio,  accettata  ogne 
legiplima  scusa  la  quale  producesse  colui  che  fosse  ac- 
cusalo d'avere  tolto  tale  lavorio;  e  chi  contrafacesse  a 
le  predette  cose  sia  punito  et  condenato  in  x  libr. , 
sempre  reguardato  la  conditione  e  la  qualità  del  fatto. 

GAP.  VII 

Che  colui  che  si  richiama  d' alcuno  paghi  detta 

quantità 

Ancho  ordiniamo  che  qualunque  persona  si  richiamasse 
dalcbuno ,  che  quel  cotale  che  si  richiama  ,  paghi  per 
decima  in  fino  alla  quantità  di  vinti  soldi  uno  danari 
per  ciascheduno  soldo,  e  da  xx  s.  in  su  paghi  xii  danari 
per  livra  ;  e  quando  si  facesse  comandamento  senza 
mettare  in  livro,  si  paghi  vi  denari;  e  quando  si  mette 
in  libro ,  xii  denari  ;  e  se  bisognasse  esaminare  testi- 
moni, si  paghi  per  ogni  testimone  disaminato  xii  den. 

GAP.  Vili 

Di  non  lavorare  e'  dì  de  le  feste  e  de  le  guardie 

segrete 

Ancho  ordiniamo  che  neun  depintore  possa  né  debba 
lavorare  e  dì  de  le  feste  comandate  da  la  Sca.  Ghiesa , 
né  qualunque  festa  fusse  comandata  da'  consoli  della 
mercantia.  E  però  ordiniamo  chel  réctore  sia  tenuto 
nell'entramento  del  suo  officio  ordinare  uno  o vero  più, 
come  sarà  di  suo  piacere,  che  sia  over  sieno  guardie 
segrete  che  accusino  chi  lavorasse;  e  chel  rectore  sia 
tenuto  di  farli  giurare  di  non  acusare  neuno  per  odio 
o  per  malvoglienza,  ma  puramente  debbano  fare  el  lo- 
ro officio  ;  e  chel  nome  de  le  guardie  alpostutto  sieno 
segreti,  sempre  inteso  et  dichiarato  chel  rectore  possa 
dare  lieentia  di  lavorare  a  chi  la  dimandasse  giustamente 
e  discretamente,  raguardando  sempre  la  disposinone 
de' tempi  et  de' lavorìi,  sempre  inteso  che  nel  lavorio 
di  comune  non  bisogni  lieentia. 


STATUTI    DELL*  ARTE 


GAP.    IX 

Che  qualunque  forestieri  volesse  lavorare  paghi 

uno  fiorino 

Ancho  ordiniamo  che  qualunque  dipintore  forestiere 
Torrà  venire  affare  l'arte  nela  città  di  Siena ,  che  inanzi 
che  cominci  a  lavorare  paghi  e  pagar  debbia  all'  uni- 
versità de' dipintori ,  ricevendo  el  camarlengo  per  la 
delta  arie,  uno  fiorino  d'oro,  e  cliel  detto  forestiere 
debba  dare  buona  e  soficienle  ricolla  infino  a  la  quan- 
tità di  XXV  lire,  e  che  niuno  dipintore  debba  né  possa 
tenere  neuno  forestiere  allavorare,  se  prima  non  à  pa- 
gato el  dritto  del' arte  e  data  la  ricolta;  se  già  quel  colai 
dipintore  non  li  volesse  dare  la  ricolta,  sia  tenuto  cia- 
schuno  pectore  al  entramento  del  ofìcio  far  comandare 
a  lutti  e  maestri  de  le  bultighe  e  de  le  mura ,  che  non 
debbano  tenere  niuno  dipintore  forestiere  se  prima  non 
à  data  la  ricolta,  e  pagato  il  dritto  all'arte;  e  chi  con- 
trafacesse a  le  predette  cose,  sia  punito  e  condennato 
in  XI  s. 

GAP.  X 

Che  colui  che  si  richiama  dalchuno  di  que'  del' arte 
debba  dare  ricolta 

Ancho  ordiniamo  che  qualunque  persona  di  fuori  del 
arte  (sic)  *  dalchuno  depintore,  che  al  detto  dipintore 
sia  licito  di  dimandare  una  ricolta  a  colui  che  si  richiama 
di  lui,  acciò  che,  se  quel  cotale  che  si  richiama  avesse  affa- 
re neuna  cosa  al  dipentore,  chel  rectore  possa  stringere 
la  ricolta,  e  la  detta  ricolta  debba  essere  dell'arte  de' de- 
pintori ;  e  incontanente  chel  rectore  vede  chel  dipin- 
tore dimanda  la  ricolta,  si  debba  incontenente  diman- 
dare f  comandare  per  sacramento  al  detto  dipintore  , 
se  egli  debba  avere  neuna  cosa  da  colui  che  si  richiama 
di  lui  ;  e  se  trova  chcd  elli  debba  avere ,  sigli  comanda 

*  Manca:  cfu  ti  richiama. 


DE     PlTTORf    SANESl  *J 

di  potere  adimandare  la  ricolta,  e  se  trova  che  non 
debba  avere  neuna  cosa,  *  allora  el  rectore  sia  tenuto 
dì  tenere  spressa  ragione  a  colui  che  si  richiama  del 
dipentore. 

GAP.  XI 
Di  ponere  alcuna  imposta  e  della  sua  quantità 

Ancho  ordiniamo,  acciò  che  sabbiano  denari  pelli  bi- 
sogni dell'arte,  che  ogni  rectore  sia  tenuto  di  ponare 
o  di  far  ponare  una  imposta  a  ciascheduno  dell'arte 
de'  dipentori;  si  veramente  che  non  si  possa  ponare 
da  due  s.  in  su,  maflìno  a  questa  quantità,  e  da  ine 
in  giù  per  livra  e  per  soldo  come  parrà  a  li  ponitori , 
e  cheli 'arte  abbia  una  cassetta,  ne  la  quale  si  mettano 
e  stieno  e  denari  che  perverranno  a  le  mani  del  carajtr- 
lengo;  e  ne  la  detta  cassetta  stia  el  breve,  el  libro 
d' entrate  e  descité  e  de'  richiami ,  acciò  che  richiami , 
denari  elle  loro  cose  dell'arte  stieno  e  si  rendano  salve. 

GAP.  xn 

Di  non  mettere  uno  oro  per  uno  altro  o  uno 
colore  per  altro 

Ancho  ordiniamo  che  nullo  del  arte  de' dipentori  ar- 
disca o  ver  presuma  di  mettare  ne'  lavorii  che  facesse 
altro  orò  o  ariento  o  colori  che  avesse  promesso,  sì 
come  orò  di  metà  per  oro  fino,  e  stagno  per  ariento, 
azzurro  de  la  Magna  per  azurro  oltramariho,  biadetto 
overo  indico  per  azzurro ,  terra  rossa  o  minio  per  ci- 
nabro ;  e  chi  contrafacesse  per  le  predette  cose  sia 
punito  et  condannato  per  ogni  volta  in  x  libr. 

GAP.  XIII 

Di  non  revelare  né  palesare  alchutia  cosa  ragionata 

Anche  ordiniamo,  acciò  che  nullo  ardisca  di  rivelare 

•  E  90  età  reo,  dice  il  Padre  della  Valle  spiegando  male  queyto  pas- 
M,  come  mi  sembra,  il  rectore  era  tenuto  di  tenere  eie. 


8  STATUTI  dell'  ARTE 

o  palese  fare  alcbuna  cosa ,  la  quale  fusse  ragionata  overo 
posta  in  segreto  per  lo  rectore  del  università  de'  dipen- 
lori ,  cbe  quel  colale  sottoposto  che  revelasse  neuna 
delle  predette  cose,  sia  in  prima  privato  d'ogni  e  cia- 
scuno offitio  che  onor  portasse  ne  la  detta  arte  per 
tempo  di  due  annij  non  dimeno  paghi  al  camarlengo 
dell'arte  v  libr. 

GAP.  XIV 

Che  nenno  offttiale  possa  eleggere  rectore  a  se 
prossimo  o  consanguineo 

Ancho  ordiniamo ,  acciò  che  la  electione  degli  oficia- 
gli  proceda  con  ordine  di  ragione,  e  sia  privata  d'ogne 
spetialità,  che  coloro  che  saranno  affare  la  nuova  eie- 
elione  degli  oficiali ,  non  possano  né  debbano  elegiare 
neuno  de'detti  officiali  el  quale  sia  congiunto  de'  detti 
declori ,  sì  come  fratello  carnale  overo  fratello  cugino, 
o  cognato  carnale  overo  cugino,  over  compagno  in 
butliga  ;  e  chi  contrafacesse  paghi  per  ogni  volta  xx  s. 

GAP.  XV 

Che  neuno  ardisca  di  lusìnghare  o  sottrare  alchuno 

lavorente  altrui 

Ancho  ordiniamo  che  neuno  dipintore  ardisca  overo 
presuma  da  tentare  ,  overo  lusingare,  o  sottrarre  neuno 
lavorente,  el  quale  fusse  posto  con  uno  dipintore  ad 
anno  o  a  mese,  per  volerlo  Collere  a  quel  cotale  con 
cui  fusse  posto  per  qualunque  ragione  sia ,  se  già  non 
fusse  di  volontà  di  colui  che  tenesse  al  {sic)  detto  la- 
Torente,  come  per  colui  chel  sottraesse,  e  cagia  in  quella 
medesima  pena  quando  la  colpa  venisse  dallui  \  però  chi 
contrafacesse  paghi  xxv  lire. 


DE*   PITTORI  SAIfESl 


GAP.  XVI 


Che  neuno  debbia  dire  parole  che  ("ussero  vergogna 

del  rectore 

Aìicho  ordiniamo  che  conciò  sia  cosa  che  onesto  sia  di 
rendere  onore  al  rectore  e  agli  altri  offitiali,  neuno 
ardisca  dì  sparlare  con  parole  villane  e  disoneste ,  le  quali 
parole  potessero  tornare  in  vergogna  o  in  vitupero  del 
rectore  et  de'  suoi  ofiBtiali,  e  spetialmente  quando  fussero 
dette  in  atto  d'offitio;  echi  contra  facesse  sia  punito  et 
condannato  per  ogni  volta  in  xx  s,  e  più  e  meno ,  con- 
siderato la  conditione  de  la  persona  e  la  qualità  del  fatto. 

GAP.  XVII 

Chel  rectore  debbia  mettere  pace 

Àncbo  ordiniamo  che  y  se  avvenisse  che  neuno  de  la 
detta  arte  avesse  alchuna  mala  voglienza  l'uno  coll'al- 
tro  o  per  parole  o  per  fatti ,  che  incontanente  chel  re- 
ctore saprà  che  li  detti  sottoposti  abiano  insieme  briga 
o  controversa  neuna ,  gli  deba  a  suo  potere  riduciare  a 
pace  e  a  concordia  ,•  e  sia  tenuto  e  rectore  almeno  una 
volta  nel  tempo  del  suo  offitio  mandare  per  tutti  quelli 
del  arte  ad  uno  ad  uno  ^  e  tenere  segreta  esaminaziooe 
se  sanno  se  neuno  del  arte  stesse  male  l'uno  co  l'al- 
tro, e  se  troverà  infra  neuno  briga  o  mala  voglienza , 
sì  li  riduca  a  pace  e  a  unità  quanto  gli  sia  possibile. 

GAP.  XVIII 

Chel  rectore  nunzi  la  fine  del  suo  offitio  debbia 
ricogliere  ogni  bando 

Ancho  ordiniamo  che  ogni  pectore  enanzì  la  One  dei- 
loro  officio  deba  avere  riscosso  ogni  bando  e  condan- 
nagione  che  avesse  fatto  nel  tempo  del  suo  officio,  sem- 
pre inteso  e  dichiaralo  clie  non  sinienda  per  coloro  che 
fussero  condapnati  a  certo  termine,  el  quale  termine 


IO  STATUTI    dell'    ARTE 


si  distendesse  oltre  al  tempo  che  dura  l' officio  •  quello 
rectore  che  avesse  fatta  la  detta  condannagione  ;  e  se 
avenisse  per  molte  e  varie  cagioni  le  dette  condanpna- 
gioni  non  potesse  avere  riscosse  nela  fine  del  tempo  suo, 
che  per  autorità  e  balìa  del  presente  ordinamento  abbia 
a  potere  riscuotare  termine  quindici  dì,  con  quella  po- 
testà e  balìa  che  aveva  quando  era  nel  sopradetto  of- 
ficio :  e  chi  contrafacesse  paghi  per  pena  xx  s. 

GAP.  XIX 

Che  neuno  cantar leng ho  possa  condempnare  o  tollar 
pena  se  non  secondo  li  statuti 

Ancho  ordiniamo  che  neuno  camarlengo  possa  né  deb- 
ba per  neuno  richiamo  overo  quistione,  che  fosse  di- 
nanzi dallui ,  distendarsi  oltre  a  quello  che  parlano  e 
nostri  statuti,  cioè  dele  pene  e  bandi  e  decime,  che  si 
debbono  pagare  secondo  la  forma  de' nostri  capitoli, sen- 
za la  volontà  del  rectore  e  del  suo  consiglio  \  e  chi  con- 
trafacesse y  paghi  prò  pena  xx  s. 

GAP.  XX 

Che  neuno  debba  contradire   al  messo  del  rectore 

Ancho  ordiniamo,  acciò  chel  rectore  sia  ubidito  e 
temuto,  che  neuno  de  la  detta  arte,  el  quale  fosse  pi- 
gnorato per  lo  rectore,  non  debia  né  ardisca  di  con- 
tradire al  suo  messo,  che  volesse  toUare  alcuno  pegno; 
e  chi  per  così  fatto  spregiasse  el  comandamento  del  re- 
ctore, sia  punito  et  condennato  per  ciascheduna  volta 
in  X  s. 

GAP.  XXI 

Chel  rectore  possa  fare  raunare  ricolta  abbisogni 

Ancho  ordiniamo  chel  rectore  possa  fare  racolta  quando 

*  "Vi  manca  an  di. 


DE     PITTORI    SANESl  II 

gli  piace,  secondo  che  vedrà  che  bisogni  richieranno; 
e  chi  coùtrafacesse  per  cholui  che  non  ubidisse  pa- 
ghi X  s. 

GAP.  XXII 

Chel  rectore  col  suo  consiglio  debbiano  elegere  due 
0  pia  e  quali  possano  corregere  el  breve 

Àncho  ordiniamo  chel  rectore  debba  e  sia  tenuto 
inanzi  la  6ne  del  suo  officio  elegiare  due  over  tre  buo- 
ni huomini  de  la  detta  arte  de'  migliori  e  de*  più  savi 
che  saranno  nel  arte;  e  quali  huomini  così  eletti  si  deb- 
bano recare  el  breve  per  le  mani ,  e  mirino  se  lo  pare 
dacresciare  o  di  renovare  alcuna  cosa  al  detto  breve ,  e 
alloro  sia  licito  di  fare  statuti  di  nuovo,  come  conoscìa- 
ranno  che  sìeno  utili  e  necessarii  ;  e  chel  rectore  faccia 
ricordare  per  suo  messo  agli  uomini  dell'arte  se  vo- 
gliono dare  neuna  petitione  a'  detti  officiali ,  e  ogni  cosa 
che  provederanno  si  riducano  in  iscriptura,  e  dìenla  in 
mano  del  rectore,  el  detto  rectore  faccia  renuovare  la 
racolta  generale,  acceptato  che  non  vi  sieno  e  fanciulli, 
e  ine  si  legano  per  li  detti  statutari  gli  ordini  che  avran- 
no fatti,  et  anco  ogni  petitione  che  Io  fusse  data,  e 
poi  che  saranno  così  lette  sì  si  partiranno  ad  una  ad 
una,  e  quello  che  si  prendarà  e  s'aprovarrà  per  le  due 
parti  o  più  de  la  ricolta  sì  si  scriva  solenemente  nel 
breve  cogli  altri  ordinamenti;  e  quando  erectore  a  le  pre- 
dette cose  fusse  negligente,  sia  punito  in  x  s.  per  cias- 
cheuna  volta. 

GAP.  xxni 

De  la  pena  di  colui  che  si  spergiurasse 

Ancho  ordiniamo  che  qualunque  dipintore  farà  al- 
chuno  saramento,  el  quale  gli  fosse  fatto  fare  pe  lo  re- 
ctore o  per  lo  camerlengo,  e  quel  cotale  saramento  gli 
fosse  riprovato  con  soGcieute  prova,  che  quel  cotale  sia 
punito  in  LX  s. 


12  STATUTI    dell'   ARTE 

GAP,  XXIV 
Che  neuno  possa  rifiutare  alcuno  offitio 

Ancho  ordiniamo  che  neuno  dipintore  possa  ne  debia 
rifiutare  neuno  offitio  che  gli  fusse  dato  overo  conce- 
duto per  l'università  del  arte,  acceptato  che  non  avesse 
Yocatione^  acciocbè  le  fatighe  6  li  onori  del  arte  sieno 
participati  a  ciascheduno;  e  chi  contrafacesse  sia  punito 
in  V  lire. 

GAP.  XXV 

Di  portare  el  cero  -a  la  festa  di  S.  Lucha 

Ancho  ordiniamo ,  aggiongendo  al  capitolo  che  parla 
de  la  festa  di  S.  Luca,  cioè  di  portare  el  cero ,  che  non 
sia  neuno  che  possa  né  debia  scamozzare  el  cero  che  por- 
ta a  la  festa ,  conciosia  cosa  che  non  sìa  onesto  ne  ono- 
re del  Santo  ;  e  però  chi  contrafifarà  al  capitolo  sia  pu- 
nito in  X  s. 

CAP.  XXVI 

Chel  rectore  possa  reridere  ragione  de'  sottoposti 

del  arte 

Ancho  ordiniamo  chel  rectore  overo  el  signore  de 
la  detta  arte  possa  et  a  lui  sia  licito  di  servare  e  dì 
rendere  ragione  de'  suoi  sottoposti ,  et  cognoscere  sum- 
mariamente  in  ogni  tempo  de  le  dipincture  e  de  V  uo- 
pare  e  de'  facti  del  arte  a  chiunque  domandasse,  et  an- 
cora de  r  altre  cose  che  si  dimandassero  per  alcbuno  di- 
pintore ad  alcbuno  dipintore  dinanzi  a  rectore  che  decto 
ene 

CAP.  XXVII 

Che  ciascheduno  offitiale  renda  ragione  de  la  sua 

signoria 

Ancho  ordiniamo  che  rectore  overo  signore,  et  il  ca- 
merlengo et  ciascheduno  ufìciale  della  decta  arte  renda 


DE*    PITTORI    SAWESl  l3 

la  ragione  della  aniinistratione  e  della  signoria  sua,  e 
di  tucte  quelle  cose,  le  quali  ane  facte  nel  tempo  del 
suo  oficio  ,  agli  ufficiali  electi  spetialmente  acciò;  e  qua- 
gli, uficiali  sieno  et  essere  debino  tre,  et  elegansi  quan- 
do se  elegge  el  nuovo  rectore  overo  signore  della  decta 
arte.  Et  i  decti  tre  ufficiali  overo  sindici  debiano  asin- 
dicare  gli  uffitiali  vechi,  et  cercare  et  invenire  chonie 
anno  facto  loficio  loro,  et  se  sono  stati  neglegenti  et 
pigri,  e  truo vino  essi  overo  alcuno  di  loro  avere  pec- 
cato overo  commesso  alcuna  cosa  contra  a  la  forma 
degli  statuti  e  degli  ordinamenti  della  sopradecta  arte, 
overo  abiano  facto  contra  loro  giramento  *  o  loro  uf- 
ficio, puniscano  e  condannino  e  detti  tre  ufficiali  per 
qualunque  truovano  copevole  ciascuno  in  xl  s.  et  in 
raagiore  et  in  minore  quantità  ,  come  a  loro  parrà , 
considerata  la  qualità  del  peccato;  et  questo  recitino 
nella  racolta  ;  la  quale  sì  si  faccia  a  loro  volontà  et 
richiesta;  et  le  predecte  cose  si  debiano  fare  e  compire 
infra  xv  dì  doppo  V  escimento  del  vechio  rectore  et 
chamarlengbo. 

GAP.  XXVIII 

De  la  pena  di  colorcrche  sono  richiesti  et  non 
coinparischono 

Ancho  ordiniamo  che,  se  alcuno  che  sìarinchesto  (^sic) 
non  verrà  a  V  ora  ordinata  a  la  racolta ,  o  non  com- 
parirà dinanzi  al  rectore  o  al  signore  de  la  decta  arte, 
paghi  incontanente  di  facto  v  s.,  già  se  non  stesse  con 
parola  del  rectore  o  del  signore;  la  qual  parola  et  li- 
centia  non  debia  dare  se  non  per  iusta  chagione. 

GAP.  XXIX 

Di  chi  tollesse  alchuna  buttiga  a  pigione  a  suo 

proprio  nome 

Ancho  è  ordinato  che  neuno  tolgba  o  faccia  torre  a 

*  Sic,  ia  vece  di  g/iuramento. 


l4  STATUTI    dell'    arte 

pigione  alcuna  buttigha  a  suo  proprio  nome,  et  segli 
à  compagno  uno  overo  più,  tolghala  a  pigione  per  se 
et  per  li  compagni  o  compagno  ;  et  chi  contrafacesse 
sia  punito  per  cias.  .  .  .  fsic:  ciascuna  volta  j  in  v  lire, 
già  se  non  fossero  in  concordia  o  fusse  per  pacto  in 
fra  loro. 

GAP.  XXX 

Che  neuno  tenga  alchuno  gignore  se  non  ha  giurato 

a  la  detta  arte 

Ancho  è  ordinato  che  neuno  tengha  alchuno  gignore 
overo  discepolo  o  vero  alcuno  altro  a  imparare  o  a  fa- 
re r  arte  de  li  depintori  in  buttigha  overo  altrui,  già  se 
non  fusse  sottoposto  et  abbia  iurato  a  la  decta  arte  et 
a  la  università,  et  se  non  à  dato  quello,  che  ne  lo 
statuto  de  la  decta  arte  si  contiene. 

GAP.  XXXI 

Che  neuno  debbia  fare  contro  V  arte  o  contro 

V  università 

Ancho  è  ordinato  che  neuno  faccia  o  dica  o  cornetta 
o  sia  ardito  di  comectere  o  di  fare  coraectere  contro 
l'arte  et  università  predecta,  o  contro  1'  onore  et  lo 
bene  et  lo  stato  de  la  decta  arte  et  de  la  università 
predecta  ;  et  chi  contra  facesse  sì  che  cesi  apaia  mani- 
festo a  pectore ,  al  camerlengo  et  a'  consiglieri  de  la 
decta  arte  o  al  università  predecta  o  a  le  due  parti  di 
loro ,  sia  punito  et  condempnato  per  ciascheduna  volta 
in  XL  s» 

GAP.  XXXII 

Che  ciascheduno   sia  tenuto  denunziare  chi  contra 
facesse  alli  statuti 

Ancho  è  ordinato  che  ciascheuno  sia  tenuto  per  giu- 
ramento di  dinuntiare  chi  cometesse  o  contrafaceisse  alli 
statuti  della  predecta  arte,  et  chi  acusarà  o  dìnunptiarà, 


DE*    PITTORI    SANESI  l5 

iibia  la  metà  della  condempnagione  che  si  farà  di  quel 
colale  accusato  o  denunziato,  e  sia  li  tenuto  credenza. 

GAP.  XXXIII 

Di  guardare  le  pasque  e  le  ville  di  S.  Maria 

Ancho  è  ordinato  che  qualunque  hora  el  rectoreoel* 
messo  da  parte  del  dicto  rectore  conamandasse  el  sabato 
o  le  vigilie  di  S.  Maria  o  le  pasque ,  che  neuno  lavori  in 
tal  dì  quando  li  fusse  comandato ,  come  dectoene,  et 
debia  lassare  ogni  lavorio ,  già  se  nou  fusse  con  parola 
del  rectore  j  e  chi  contrafacesse  paghi  per  ogni  volta  v  s. 

GAP.  XXXIV 

Robrica  delle  feste  comandate  de  la  S,  Chiesa 

Qui  di  sotto  sirano  scripte  tutte  le  feste  le  quali  sono 
commandate  per  la  S.  Ghiesa  di  Roma ,  et  anco  ci  sono 
agiunte  certe  feste  che  sono  comandate  per  gli  consoli , 
le  quali  noi  siamo  tenuti  di  guardare  secondò  e  nostri 
stantiamenti  et  ordini. 

Feste  del  mese  di  Genaio  L'Ascensione  del  nostro  Signore 

La  Circumcisiooe  di  Crislo  5>  Insto 
La  Epiphania  di  >  risto  Del  mese  di  Giugno 

S.  Agnesa  Vergine  S.  Bernabe 

La  conversone  dì  S.  Paulo  $.  Giovanni  Bapt. 

Del  mese  di  Febraio  S.  Pietro  et  S.  Paulo 
La  Puri6cazione  di  S.  Maria  Del  mese  di  Luglio 

S.  Biagio  Yescbovo  S.  Margarita  Y. 

La  Cathedra  di  S.  Pietro  S.  Maria  Magdalena 

S.  Matya  Apostolo  S.  lacomc  et  S.  Cristofaro 
Del  mese  di  Marzo  Del  mese  dajigosto 

S.  Gregorio  Papa  S.  Pietro  in  Yincula 

L'Anunptiatione,  di  S.  Maria  S.  Domenico  Coniess. 

S.  Ambrogio  di  S.  S.  Lorenzo  Martire 

£1   Venardì  S.  Lassumtione  di  S.  Maria 

Del  mese  dF  Aprila  S.  Bartolomeo  Apostolo 

S.  Marcho  Evangelista  S.  Agostino 

S.  Pietro  Martire  la  Decollationedi  S.  Giovanni  Bapt. 

Del  mese  di  Maggio  Del  mrsr.  di  Settembre 

S.  lacomo  et  S.  Phylippo  La  Natività  di  S.  Maria 

La  Enveuzione  di  S.  Croce  La  Exaltatione  di  S.  Croce 

S.  lobanni  Porla  latina  S.  Matteo  Apostolo 

S.  Michele  Angelo  S.  Michele  Arcamgelo  Principe 


i6 


STATUTI    DELL     ARTE 


Del  mete  do  Tobre 
S-   Franccscho 
S.  Luca  Evangrlisla 
S.  undici  milia  Vergini  el  S.Ursule 
S.  Simone  el  luda 

Del  mese    di  Nooembre 
La  ftsta  ili  Tucti  e  Santi 

5.  Salvatore  del  universo  seculo 

6.  Martino  Vescovo 
S.  Clemente  Papa 

S.  Catlierioa  Vergine 
S.  Andrea  Apostolo 


S.  Pietro  Alessandrino  Papa 
Del  mcss  di  Dicembre 
S.  Amsano  Martire 
S.  Nicolò  Vescovo 
S.  Lucia  Vergine 
S>  Thotue  Apostolo 
La  S.  Nati  vitale  del  Nostro  Signore 
S.  Stefano  Martire 
S.  Giovaoui  Apostolo 
S.  Innocenti 
S.  Silve>(ro  Papa 


GAP.  XXXV 

Di  chiunque  facesse  cantra  7  breve 

Ancho  è  ordinato  che  rectore  sia  tenuto  di  cercare 
come  a  lui  meglio  parrà,  se  alcuno  della  decta  arte  fa, 
overo  avesse  facto,  overo  farà  contra  el  breve  overo 
statuto  della  decta  arte,  o  vero  contra  el  suo  iuramento;e 
si  (sicj  provato  fusse  contra  le  predecte  cose  avere  facto, 
paghi  quello  cotale  che  contrafacesse  per  ciaschuna  volta 
al  camarlengo  della  arte,  ricevendo  per  la  decta  arte, 
X  s.  e  più  o  meno  ala  volontà  del  rectore,  considerata 
la  conditione  della  persona  e  la  qualità  del  facto. 

GAP.  XXXVI 

Chel  rectore  debbia  procedere  contra  chi  facesse 
contra  lo  breve 

Ancho  è  ordinato,  e  aiunto  è  che  e  rectore  della  decta 
arte  debia  provedere  contra  ogni  e  ciascuno  della  detta 
arte  che  contrafacesse  overo  commettessero  alcuna  cosa 
contra  Io  statuto ,  overo  che  non  fussero  ubidienti  al 
rectore  overo  al  signore ,  per  accusamenlo  overo  per 
ioquisitione  overo  per  alcuno  altro  modo,  servati  o  non 
servati  le  solleimità  della  ragione. 


DE     PITTORI    SAMESl  I7 

GAP.    XXXVII 

Della  pena  di  chi  offendesse  l'arte 

Ancho  è  ordinato  che  se  alcuno  offendesse  l'arie  overo 
l'università  de'dipentori  in  deto  o  in  facto,  et  denun* 
tiiìlo  fusse  a  rectore,  sia  tenuto  quel  medesimo  rectore 
di  cercare  e  punire  chi  contrafacesse  secondo  la  forma 
de  lo  statuto  dela  decta  arte,  et  essi  nela  publìca  con- 
vocatione  e  racolta  dinuntiare  e  divetare  e  manifestare. 

GAP.  xxxvin 

Della  pena  di  colui  che  non  pagasse  la  sua 
condannagione 

Ancho  è  ordinato  che  se  alchuno  dipentore  sarà  con- 
dannato overo  punito  dà  rectore  overo  dal  signore,  e  non 
pag^asse  la  sua  condannagione  infra  termine  allui  asse- 
gnato dal  rectore  sopradeclo,  ovvero  none  «ibidisse  al 
rectore  della  decta  arte  et  del  università  predella,  co- 
mandisi a  lutti  quanti  gli  altri  dipenlori  che  col  detto 
divietato  non  abbiano  a  fare,  ne  esso  riceplino,  nò  con 
lui  participino  in  alcuno  modo. 

GAP.  XXXIX 

Come  sciascheduno  debbia  dare  et  prestare  aiuto 
e  lavoro  al  rectore 

Ancho  è  statuto  e  ordinato  che  ciascheduno  della  delta 
arte  sia  tenuto  di  fare  e  di  prestare  e  di  dare  aiuto  et 
consiglio  et  favore  al  rectore  overo  al  signore  della  decta 
arte  in  mandare  fsicj  esecutione  gli  statuti  et  gli  or- 
dinamenti della  decta  arte,  et  in  acrescere  et  mantene- 
re et  tractare  et  fare  gli  onori  et  Tutilitadi  della  sopra- 
decta  arte  ,  et  in  ogni  et  ciascheduna  cosa,  la  quale 
sapartenesse  overo  si  potesse  apartenere-  al  suo  uficio 
per  alchuna  chagione,  o  in  alcuno  modo  a  la  sua  vo- 
iontade  et  richiesta. 

T.  IL  2 


iS  STATUTI    CeLL'    ARTE 

GAP.   XL 

Che  ciascheduno  sia  tenuto  di  tenere  in  credentid 
ogni  segreto  imposto  per  lo  rectore 

Ancbo  è  ordinato  che  ciascheduno  della  decta  arte  sia 
tenuto  di  tenere  in  segreto  ogni  credentia  che  gli  fusse 
inposta  dal  rectore  della  decta  arte  a  legua  overo  per 
iscriptura  o  per  io  inesso  del  facto  dell' airte  de'dipen- 
toci  y  et  altrui  in  alcuno  modo  o  per  alcuna  cagione  non 
manifestare  sotto  pena  di  xx  s.  et  più  et  meno  a  la  vo- 
lontà del  rectore  ;  considerata  la  conditione  della  per- 
sona et  la  qualità  del  facto. 

GAP.  XLI 

Chi  facesse  cosà  che  pertenga  a  danno  o  vergogna 
e  de  la  sua  pena 

Àncho  è  ordinalo  et  statuito  cbe>  se  avenisse  che  al- 
cuno della  decta  arte  Tacesse  o  dicesse  alcuna  chosa 
t'he  paia  al  rectore  et  ai  suoi  consiglieri  che  torni  o  per- 
tenga a  ddnipno  o  disonore  della  decta  arte,  overo 
centra  lo  honore  e  lo  statuto  dell'  arte.predecta^  sia 
punito  et  condempnato  per  lo  decto  rectore  quello 
cbotale  che  contrafacesse  per  ciascheduna  volta  in  x  s. 
et  in  raagiore  et  minóre  quantità  a  la  volontà  del  decto 
reòtbre,  considerata  la  conditione  della  persona  et  la  qua- 
lità del  fact04 

In  nomine  dòmini  amen.  Anno  domini  milleno  trecentesimo 
quinquagesimo  quinto  indictione  non&  die  decimo  nono  mensis 
Februarii 

Corretta  et  approbata  fuerunt  omnia  suprascripta  statata 
per  sapientissimum  et  eloquentissimum  dominum  dominum 
IVicholaum  de  Morrano  de  Mulina,  excellentissimum  legum 
docto'-era ,  iudicem  appeliationum ,  et  niaiorem  sindicum  co- 
munis  Senenóìs,  et  officialem  mercantie»  et  alios  sapientes  ele- 
ctos  ad  predicta  per  dominos  duodecim  defensores  et  guberna- 
tores  reipublice  et  coraunis  Senensis  secundum  formàm  statu- 
torum  comunis  Senensis,  cassante»  omnia  statata  quae  contra 


DG     PITTORI    SANESI  I9 

honorem  et  statura  comunis  Senensis  in  aliquo  loquerentur,  et 
mandantes  quod  nuUus  utatur  aliquo  statuto  raso  vel.  .  .  sub 
poena  in  statutis  comunis  Senensis  contenta. 

Ego  Syraon  quondam  domini  Rastauri  de  Rastauris  de  Mu- 
lina, imperiali  auctoritate  notarios ,  et  nunc  notarius  et  uffi- 
cialis  dicti  domini  Kichi,  praedictis  approbatis  interfui,  et  de 
mandalo  ipsius  domini  Richi  publice  me  subscripsi  et  publicavi. 

GAP.  XLU 

Di  fare  stima  et  pagare  la  taxa  e  in  che  modo 

Anoho  è  ordinato  et  statuito  per  l' arte  de'  dipentori 
che  niuno  possi  stimare  ninno  lavoro  sènza  licentia  del 
rectore,  et  che  non  possi  fare  stima  se  non  è  del  arte 
de'  dipentori ,  e  che  niuno  possi  stimare  se  prima  coloro, 
che  vogliano  far  fare  alcuna  stima ,  non  pagano  al  re- 
ctore  del  arte  la  taxa  d'otto  per  lira  al  recto  re  da  qua- 
ranta lire  in  giù,  et  da  quaranta  in  su  soldi  quaran- 
ta, et  la  metà  de  la  stima  sia  del  arte,  et  l'altra  delli 
stimatori.  Et  chi  contrafa  a  tucto  el  soprascritto  capi- 
tolo, caggia  in  pena  di  v  lire  per  volta. 

Vi  è  poi  scritto  così  in  carattere  corrente  :  Manca 
una  carta,  dove  forse  era  l'approvazione  di  detti  statuti 
fatta  da'  signori  Nove ,  e  fatta  levare  da'  Dodici. 

GAP.  XLIII 

Che  il  kamarlengo  ubidisca  el  rectore  e  in  che  modo 

Ancho  ordinato  è  che,  se  il  camerlengo  non  mette 
ad  esecuzione  quello  che  lo  rectore  gli  imporrà  o  coman- 
derà, acciochè  non  sia  negligente  né  timido,  che  '1  gli 
abbia  un  messo  buono  e  sofìciente  di  fare  ogni  amba- 
sciata e  richiesta  ,  e  se  il  camerlengo  fosse  pigro  caggia 
in  pena  buona  e  grossa  per  ogni  volta  che  contrafacesse, 
cioè  in  pena  di  xv  s.  per  ogni*  volta. 


30  STATUTI    DELL*    A&TB 

GAP.    XLIV 

Che  lo  pectore  possi  fare  racolta  e  del  modo 

Àncho  ci  pare  di  fare  una  adgìunta  al  capitolo  che 
parla  chel  rectore  possa  fare  racolta  quando  li  piace, 
cioè  che  non  possa  fare  raccolta  in  minore  numero  che 
di  dieci  conselglieri,  sempre  inleso  in  quello  numero  e 
conseglieri  del  rectore  et  de  li  detti  dieci  conselglieri,  o 
da  ine  in  suso  sieno  et  essere  debbiano  d'  ogni  mestiere, 
cioè  delle  figure  e  deir  arme  o  delie  mura  per  igiiale 
parte  quanto  piiì  si  pò;  et  lo  rectore  che  in  ciò  fosse 
negligente,  caggia  in  pena  per  ogni  volta  di  xxv  s. 

GAP.  XLV 

Di  portare  el  cero  per  la  festa  di  S.  Lucha 

Ancbo  ci  pare  che  al  capitolo  che  parla  della  festa  dì 
Santo  Luca,  cioè  di  portare  el  cero,  che  non  ostante  che 
èl  rettore  facci  la  raccolta  octo  dì  innanzi  la  festa,  non 
dimeno  faccia  comandare  a  ciaschuno  per  se. che  porti 
el  cero,  però  che  non  è  mai  che  tutti  sieno  a  la  racolta  ^ 
e  però  ci  pare  di  farne  questa  adgiunta.  Et  se  noi  fa , 
caggia  in  pena  di  xx  soldi. 

GAP.  XLVI 

Della  electione  del  rectore  e  Kamarlengo. 

Ancho  agiugnedo  fsic)9\  capitolo  che  parla  della  ele- 
ctione del  rettore,  che  come  e  tre  electori  anno  a  fare  el 
rettore,  così  facciano  et  fare  debano  electione  di  tre 
buoni  huomini ,  li  quali  sieno  li  migliori  et  li  pm  soffi- 
cienti ch'eglino  conosceranno  in  tutta  l'arte;  et  che 
questi  tre  così  eletti  si  debbiano  scruttinare  nella  rac- 
colta generale  a  voci  segrete.  Et  colui  delli  decti  tre  che 
aveva  le  più  voci ,  sia  et  esser  debbia  rectore  della  de- 
cta  arte  ;  et  se  avcnisse  che  due  de'  decti  tre  avessero  le 


DE*   PITTORI    SANESl  21 

voci  Uguali ,  ebollii  che  sarà  di  più  tempo  rimanga  re- 
ctore.  Et  decto  scruti! nio  sia  tenuto  per  lo  pectore  vec- 
cbio,  sì  veramente  che  Io  rettore  vecchio  con  suoi  con- 
seglieri  dieno  in  prima  le  loro  voci ,  acciochè  al  dietro 
non  potessero  fare  rectore  al  loro  senno,  perochè  per 
una  voce  più  o  meno  potrebbero  fare  e  disfare  cbui 
ellino  volessero;  sì  veramente  che  quelli  che  saranno 
sopra  decta  electione  possano  fare  et  fare  debbano  el  ca- 
marlengo  et  li  consiglieri  dell'  arte  et  sindichi,  come 
prima  facevano.  Et  lo  rectore  vecchio  et  suo  consiglieri 
giurino  nelle  mani  del  camerlingo  di  tenere  lo  scruti- 
nio bene  et  lealmente  sanza  usare  alcbuna  malizia,  di 
non  dicere  le  voci  a  chui  saranno  date;  et  quando  el 
rectore  questo  non  facesse ,  Gaggia  in  pena  di  soldi  xxxx. 

In  nomine  domini  anno  railleno   trecentesimo  LVII  indici. 
VI  die  XX  roensis  Februar. 

Correda  ed  approbata  fuerunt  supradicta  statuta  et  brevia 
per  nobilem  et  sapientera  virum  dominum  Lodovicum  de  Spo- 
leto, iudicem  appellationum,  et  maiorem  sindicum  comunìs  Se- 
nensis,  et  dominos  officiales  mercantie,  et  alios  sapientès  ele- 
rtos  ad  predicta  per  duodecim  dominos  gubernatores  et  defen- 
sores  reipublicae  comunis  Senensis  ;  cassantes  et  irritantes  omnia 
statula  et  brevia,  quae  conlra  honorem  status  et  libertatis  co- 
munis Senensis  in  aliquo  loquerentiir.  Non  intendentes  perhanc 
approbafionem  derogare  aliquibus  statutis  vel  reformationibus 
faciis  velfaciendis  comunis  Senensis;  volenles  per  hanc  dero- 
gationem  non  derogetur  iurisdictioni  vel  statuto  alicuiiis  officia- 
lis  comunis  Senensis,  vel  iurisdictioni  vel  statuto  officialium  mer- 
cantiae,  quam  haberent  de  consuetudine  vel  de  iure*  et  mandan- 
tes  quod  nullus  utatur  aliquo  statuto  casso  vel  abrogato  sub  pena 
in  statutis  comunis  Senensis  contenta. 

Ego  Franciscus  Arrighetti  de  Trevio,  imperiali  auctoritate 
notarius,  et  nunc  notarìus  et  officialis  dìcli  domini  Syndici,  pre- 
dictae  approbationi  interfuii  et  de  mandato  ipsius  domini  Syn- 
dici me  subscripsi  rogatus. 

Seguono  poi  altre  due  approvazioni ,  una  dell'  ulti- 
mo Febbraio  1359,  e  l' altra  del\'ò&\. 


2 a  STATUTI    dell'    ART* 

GAP.  XLVn 

Come  si  faccia  V  offerta  per  la  festa  di  S.  Andrea 
de  Ghallerani  alla  Misericordia 

Ancho  providero  el  ordinaro  che  I'  università  del  arte 
de'  dipeiitori  oj^nanno  imperpetuo  pag^hi  overo  spenda 
per  la  festa  di  S.  Andrea  de  Ghallerani  quattro  libre  di 
danari ,  le  quagli  si  debbano  ponare  e  stribuire  accias- 
cheuno  per  livra  e  per  soldo,  chome  toccha  e  come  par- 
rà al  imponitori  de'  detti  denari,  sì  veramente  che  le 
dacie  quatro  libre  si  convertano  in  ceri  e  nel  prezzo 
di  due  doppieri ,  sì  come  parrà  e  piacciarà  a  la  detta 
wniversilà  de'  dipentori ,  sempre  inteso  e  dischiarato 
che  la  detta  festa  e  oDerta  si  faccia  e  fare  si  debba  alla 
chiesa  de  la  Misericordia  de  la  città  di  Siena,  e  che  ogni 
e  ciascheuno  dipentore  sia  tenuto  e  debba  sotto  pena 
di  dieci  soldi  per  uno  essare  a  portare  el  ciero,  come 
gli  toccava  a  la  delta  festa. 

Seguono  di  poi  cinque  approvazioni,  la  prima  del 
1 5  Febbraio  1 361 ,  la  seconda  del  51  Febbraio  1 362, 
la  terza  del  27  Febbraio  \^6i,  la  quarta  del 'ii  Feb' 
braio  1365^  la  quinta  del  16  Maggio  1384. 

GAP.  XLVin 

Al  nome  dell'  onipotente  idio  e  de  la  sua  benedetta 
madre  vergine  Madona  Sancta  Maria  e  di  tutti  5ancti 
e  Sancte  de  la  corte  celeste  e  spetialmente  del  beato 
Luca  evangelista  ,  capo  e  guida  del  università  de'  dipen- 
tori, el  quale  dipense  e  figurò  la  immagine  de  la  Ver- 
gine Maria,  madre  del  figliuolo  di  Dio. 

Ordiniamo  che  la  festa  del  venerabile  Sancto  Luca 
sia  da  ciascheuno  dipentore  solempnemente  guardata 
dentro  e  di  fuore  de  la  cictà  che  fusse,  e  che  per  la 
sua  festa  ciascheuno  dipentore ,  cioè  maestri,  lavorenti 
che  stieno  ad  anno,  o  a  mese,  overo  a  dì,  o  allavorio, 
portino  e  portar  debbano  uno  cero  a  le  loro  proprie 


DE*    PITTORI    SANESl  23 

spese.  E  se  avvenisse  che  alcuno  fusse  fuore  de  la  cìctà  , 
cioè  nel  contado  di  Siena,  che  allora  in  quello  caso  el 
suo  compag-no  overo  maestro  sia-tenuto  di  mandare 
uno  cero  a  là  decla  festa  per  quel  cotale  che  non  fusse 
a  Siena ,  sempre  raguardata  la  conditioné  de  la  persona 
e  la  qualità  del  facto  :  e  che  la  festa  si  debba  fare  ce- 
lebrare e  onorare  in  perpetuo  nella  chiesa  di  S.  Maria 
de  la  Miserjcordja  da  Siena ,  sicome  fu  deliberato  ne  la 
generale  raccolta  dell'  università  de'  dipenlori ,  facto  ci 
partito  infra  loro  a  lupini  bianchi  e  neri,  e  vento  oltre 
alle  due  parti  de  le  boci,  facta  la  sopradecta  delibera- 
tione ,  ne  la  casa  de  la  Misericordia  da  Siena  a  dì  xxx 

d'  Agosto  MCCCLXVIl. 

GAP.  XLIX 

Che  nessuno  parli  contro  Icl  dieta  deliberatione 

di  fèsta 

Ancho  ordiniamo  che  neuno  dipentore  ardisca  overo 
presuma  ineuna  racolta  overo  di  fuore  da  racolta  ragion 
nare,  arengare  overo  consegliare  contra  la  sopradecta 
deliberatione,  facta  per  la  decla  università;  e  se  neuno 
contrafacesse  a  le  predette  cose  paghi  e  pagar  debba  a| 
camarlengho  della  decta  arte  x  libre^  e  nondimeno  quel 
cotale  che  contra  facesse ,  non  possa  avere  né  offitio 
né  benefitio  nel  arte  da  ine  a  x  anni  prossimi  che  verr 
ranno.  ♦ 

CAP.l, 

Che  niun  forastiero  possi  fare  niuna  trabalderia 

Àncho,  acciocché  neuno  forestiere  possa  fare  alcuna 
trabalderia  o  alchuna  archimia,  ordiniamo ,  cbesse  nella 
cìctà  di  Siena  yenisse  alcuno  forestiere ,  e  in  lessa  cictà 

*  Nel  margine  di  questo  capitolo  si  le^e:  qtusts  titolo  fu  aggiunto  in 
tempi  più  moderni. 


24  STATUTI    dell'    A.RTE 

con  alcuno  maestro  lavorrà  o  ad  anno  o  a  mese  o  a 
dì  o  allavorio,  che  s\  tosto  come  corainciarà  allavorare, 
cliel  suo  niiiestro  dia  sicortà  all'  arte  per  lui  di  venti  e 
cinque  livre  di  denari  Senesi  ,  o  veramente  pigliando 
lavorio  in  suo  capo.  * 

GAP.  LI 

Se  niun  forestiero  facesse  botiga 

Anco  ordiniamo  che  se  alcuno  forestiere  nella  città 
di  Siena  facesse  bocligha,  con  alcun  altro  dipentore  s'a- 
conpagnasse^  chel  decto  forestiere  paghi  al  camarlengho 
del  arte  cinque  lire  di  denari,  o  veramente  pigliando 
lavorio  in  suo  capo.  ** 

GAP.  LII 

Che  nessun  facci  insegjie  da  taverne 

Anco  ordiniamo  che  neun  dipentore  possa  ne  debba 
fare  alcuna  insegna  da  taverna,  se  none  el  camerlengo 
del  arte  in  questo  modo  ,  cioè  chellansegna  non  si  pos- 
sa vendare  più  che  octo  denari ,  elluna  metà  di  detti 
denari  sia  ed  esser  debba  dell'  università  del  arte ,  e  1' 
altra  metà  sia  del  camerlengo  j  e  sei  camarlengho  non 
volesse  fare  le  decte  insegne ,  che  esso  possa  farle  fare 
a  cui  più  gli  piacerà  per  quello  medesimo  prezzo.  *** 

In  nomine  domini  amen.  Anno  domini  milleno  GCCLXVII 
imliciione  V  die  XXVI  Februarii 

Gorrecta  el  approbata  fuerunt  dieta  statata  et  ordinamenta 
per  nobilem  et  egregium  dominum  Angelum  de  Fulgineo,  le- 
gum  doctorem ,  iudicem  appellalionum,  et  maiorem  sindicum 
comunis  Senensis,  et  per  sapientes  offitiales  mercantie  eiusdem 

•  Accanto  6Ì  legge  ;  questa  rubrica  o  tìtolo  sì  riconosce  aggiunto  in  tempi 
più  moderni 

**  Rubrica  aggiunta. 
•*•  Titolo  aggiunto. 


db'  pittori   SANESI  35 

rivìtatis,  nec  non  per  ofBciales  electos  per  ofTicium  doniitiorum 
Duodecim.  Cas&antur  et  irritantur  etc.  etc. 
Et  ego  Ioannes  quondam  Puccii  de  Camerino  etc. 

Segue  di  poi  altra  approvazione  del  1370. 

GAP.  Lin 

Che  la  festa  di  S.  Luca  sia  celebrata  et  honorata 
da'  dipentori  nella  chiesa  de  lo  spedale  di  S.  Maria 
de  la  Scala  di  Siena 

Al  nome  del  omnipotente  Dio  e  de  la  sua  madre  Ma- 
donna S.  Maria  et  de  lo  benedetto  Missere  S.  Luca  Evan- 
gelista, guida  et  difensore,  capo  et  padrone  dell'arte  de 
li  dipentori,  et  di  tutti  li  Sancti  et  Saucte  dela  corte  d<?l 
cielo.  Amen. 

Certi  savi  huomini  del  arte  de'dipentori,  electi  et  chia- 
mati insieme  col  rectore  de  la  detta  arte  ne  la  generale 
raccolta  de'dipentori,  insieme  ragunati  per  dare  ordine 
dove  per  ennanzi  si  debba  honorare  la  festa  di  Beato  S, 
Luca  Evangelista  per  1'  arte  detta  ,  per  vigore  de  la  Ba- 
lìa alloro  data  nella  generale  raccolta ,  derogato,  in  pri- 
ma solennemente  ogni  statuto  che  in  contrario  parlasse, 
come  appare  nel  libro  del  camerlengo,  furono  in  con- 
cordia et  deliberarono  che  nel  nome  dì  dio  da  qiiirici 
innanzi  per  lo  rectore  et  tutti  li  sottoposti  a  la  detta 
arte  de'  dipentori  sohonori  la  festa  del  detto  S.  Luca  in- 
nela  chiesa  de  lo  spedale  di  S.  Maria  de  la  Scala ,  con 
quelli  modi,  con  quella  cera  et  con  quelle  condictioni 
et  a  quella  pena,  che  sohonorava  la  detta  festa  da  quinci 
adietro  nella  chiesa  di  Sca.  Maria  de  la  Misericordia. 
Siche  ognuno  dipentore ,  maestri  et  lavorenti  et  loro 
maestri  fsicj  et  compagni  sieno  tenuti  et  debbano  nel 
dì  del  Beato  Misser  Sancto  Luca  a  portare  lo  cero  a  la 
festa  a  Io  spedale  Santa  Maria  de  la  Scala  ad  accompa- 
gnare el  suo  rettore,  come  doveva  portare  et  accom- 
pagnare a  lo  spedale  de  la  misericordia.  Et  questo  statuto 


26  STATUTI    DELL*    ARTE 

vaglia  et  tenga  non    ostante  alcuno   altro  statuto,  che 
in  contrario  parlasse. 

Jn  dei  nomine  Amen.  Anno  domini  ab  ìnrarnatione  eiusdem 
milleno  trerentesimo  septuagesimo  nono  indictione  tenia  temr 
pore  domini  Urbani  divina  providentia  Papae  VI  die  ultimo 
mensis  IVovembris 

Correcta  et  approbata  fuerunt  supradicta  statuta  et  ordina- 
menta  per  nobilem  et  egregium  iegum  dortorem,  dominum  lo- 
hann«m  condam  Domini  Bernardini  de  Lapis  de  Bononia,  ho- 
norabilem  iudicem  etc. 

Ego  lohannes  lacobi  de  Bacilio  publicus  imperiali  auctorila'e 
fiotarius  etc, 

GAP.  UV 

Che  ciascuno  sia  tenuto  a  portare  il  cero  per  la 
festa  di  S,  Lucila 

Àncho  ordiniamo,  acciochè  la  festa  di  Messer  S,  Lu-» 
cha  si  faccia  orevole  e  bella,  che  ciascuno  dipentore, 
el  quale  è  assiena  o  presso  a  quattro  miglia,  debba  in 
persona  rechare  uno  cero  di  lira ,  e  aconpagnare  il  re- 
ctore  infino  che  tornalo  nell'arte^  entendasi  in  questo 
modo  che  maestri  de  le  butighe  overo  de  le  mura  de- 
bano  portare  un  cero  di  libra,  e  gharzoni  debano  por- 
lare  un  cero  di  meza  libra ,  e  chi  non  fusse  sano  overo 
chi  fusse  nel  contado  di  Siena,  mandi  uno  cero  per  lo 
sopradetto  modo;  echi  acciò  contrafacesse  pnghi  al  arte 
cinque  lire ,  sì  veramente  che  la  mìtà  torni  al  arte ,  e 
r  altra  agli  uficiali  della  merchantia. 

GAP.  LV 

Di  non  fare  alcuna  cosa  a  Zondadari  contra  forma 

di  Statuto 

Anche  ordiniamo  che  neuno  sottoposto  del  arte  de* 
dipentorì  possa  uè  debba  prestare  o  Teùdare  a  ueuno 


de'    pittori    SANESl  2^ 

zondacìaìo  o  loro  garzone  neuna  massarizia  atta  a  dipi- 
gniare,  ne  pennegli  ne  colore  mordente,  né  designare 
alcuna  cosa  in  carta  overo  in  zondado  ,  se  non  di  colui 
di  chui  fusse,  overo  assuo  factore,  ne  nieuno  acto  che 
tornasse  in  danno  del  arte  ,  o  in  vergognia  ;  e  chi  con* 
trafacesse  al  decto  capitolo  sia  punito  e  condannato  in 
dieci  lire,  sì  veramente  che  la  metà  torni  al  arte,  e 
l'altra  agli  ufficiali  de  la  mercantia,  e  che  rettore  sia 
tenuto  a  fargli  pagare ,  e  che  ciaschuno  possa  accusare 
e  rectore  che  contrafacesse,  e  ahi  la  quarta  parte  del 
bando ,  el  suo  nome  sia  tenuto  segreto. 

GAP.  LVI 

Di  ehi  dicesse  villania  o  parole  ingiuriose  al  rectore 

Ancho  ordiniamo  agiognendo  al  capitolo  che  parla  di 
chi  dicesse  vilaniaal  rectore,,  che  qualunque  sottoposto 
dessa  arte  dicesse  al  rectore ,  mentre  che  in  oficio ,  al- 
cuna vilania  .o  parole  che  li  tornassero  in  vergognia 
overo  minacciatone,  paghi  per  ciascuna  volta  'cinque 
lire  al  camarlengho  ricevendo  per  1'  arte ,  sì  veramente 
che  la  metà  torni  al  ^rte,  et  altra  agli  ufìciab  de  la 
mercantia. 

GAP.  LVII 

Di  chi  tollesse  alcuno  lavorio  che  fosse  tolto  per 

altro  dipeniore 

Ancho  ordiniamo  agiognendo  al  capitolo  che  parla 
di  non  tollare  lavorio  luno  al  altro ,  che  chi  tolesse  al- 
cuno lavorio,  el  quale  avesse  tolto  affare  alchuno  sot- 
toposto, del  quale  si  fusse  ricivuta  tenuta,  o  che  na- 
parisse  scritta  overo  testimonianza  ;  e  chi  acciò  contra- 
facesse sia  punito  in  xxvr  lire  a  pagare  al  camarlengho  del 
arte ,  si  veramente  che  la  metà  torni  al  arte  ,  e  1'  altra 
agli  uficiali  dela  mercantia,  e  nondimeno  renda  il  detto 
lavorio  a  cholui  che  prima  laveva  tolto  ;  e  questo  non 


28  STATUTI   dell'    ARTE 

sintenda  facendolo  con  parola  di  chi  prima  avesse  tolto 
tale  lavorio.  E  se  rectore  fusse  nigrigente  a  fare  pagare 
la  sopradetta  pena ,  che  a  la  fine  del  suo  uficio  sia  stre- 
cto  dal  nuovo  rectore  a  pagare  essa  pena  per  simile 
modo. 

GAP.  Lvm 

Come  il  chamerlengho  sia  tenuto  a  rendare  la  sua 
ragione  infra  xf  dì 

Ancho  ordiniamo,  acciochè  l'arte  ahi  el  suo  dovere, 
che  ciascuno  Chamerlengo  che  pei  tempi  sarà  ,  sia  te- 
nuto a  rendare  la  sua  ragione  infra  quindici  dì  a  lescita 
del  suo  uficio,  e  a  segnare  al  camarlengho  nuovo  ogni 
mobile  e  pegni  e  massarizie  del  arte,  e  che  la  sua  ra- 
gione si  legha  ala  prima  racolta  che  rectore  nuovo  farà  ; 
e  se  non  rende  intra  '1  dicto  tempo  la  ragione  e  le  cose 
del  arte,  sintenda  essare  condannato  a  pagare  al  arte 
quaranta  soldi  ;  e  sei  rectore  fusse  nigrigente  a  fare  pa- 
gare la  sopradecta  pena  ,  chagia  in  pena  a  pagare  al  arte 
cinque  lire ,  sì  veramente  che  la  metà  torni  al  arte,  e 
l'altra  agli  uficìali  de  la  mercantia. 

Ancho  fu  proveduto  nel  consiglio  de'  xxxvi  del  uni- 
versità de  la  mercantia  de  la  città  di  Siena  a  dì  xxviii 
d'aprile  mccccii  che  al  presente  breve  s'aggiunga  el  ca- 
pitolo qui  sotto  scritto,  del  quale  questo  è  el  tenore. 

GAP.  LIX 

Di  non  comprare  le  cose  sospette  di  essere  furate 

e  della  sua  pena 

Volendo  provedere  che  difetti  non  si  comcttano  e 
massimamente  furti,  fu  proveduto  et  ordinato  in  esso 
Consilio  che  neuna  persona  sottoposta  al  presente  breve 
compri  per  se  o  per  altrui  né  faccia  comprare  alcu- 
na cosa,  come  sono  vestimenta  ,  ferramenta,  panna- 
menta  e  uopera  di  lino^  oro  e  ariento  da  alcuna  persona 


DB     PITTOAl    SANBSl 


29 


sospetta,  h  quale  si  potesse  presumare  tal  cosa  essere 
Tenuta  a  le  mani  sue  non  licitamente  ne  lealmeute,  né 
etiandio  essere  comprata  meno  che  debitamente,  ala 
pena  di  perdare  tal  cosa  comprata,  edessare  condanna- 
to tale  compratore  in  altrettanto  quanto  vale  tale  cosa 
comprata  j  et  el  camarlengo  del  arte  sia  tenuto  mettare 
ad  sua  entrata  tale  condennàgione,  e  rettore  cosi  fac- 
cia fare  oservare,  a  la  pena  del  doppio  se  in  tale  cose 
fussero  negligenti  ad  mandare  ad  executione,  che  ciascu- 
no possa  dinuntiare  et  accusare ,  et  suo  nome  sia  tenu- 
to secreto. 

Vi  è  scritto  in  piedi  sotto  rogito  di  Salerno  di  Gian- 
nino che  i  detti  capitoli  e  statuti  furono  approvati 
il  10  Maggio  1402. 

ji  fol.  20,  senza  che  vi  sia  scritto  altro j  vi soruì  no- 
tati i  nomi,  come  appresso  : 


Lippo  di  Vanni 
la  conio  di  Frate  Mino 
Lucha  di  Thome 
Chrislofano  di  Cbosona 
Fede  di  Calduccio 
Giuvanni  di  Sera 
Pietru  di  S.  Dota 
Paulo  di  Maestro  Neri 
Angaolo  di  Naldiiccio 
Bartalo  del  Maestro  Fred! 
lacomo  di  Gino  Àrrigki 
Andrea  di  Vanni 
Nicbolo  di  Eonachorso 
Chele  di  Vanni 
Francesco  di  Vanni 
Ghabriello  di  Saracino 
Lorenzo  di  Vaobì 
Piero  di  Bacharello 
Giusaffà  di  Filippo 
Nuccio  di  Neruccio 
Meo  di  Piero 
Nanni  di  S.  Franciescho 
Angnolino  di  Gentile 
Laudo  di  Stefano 
Pauoic*  di  Giovanni 
Franciescho  di  Vanni 
Neri  di  FraacÌ£Scho  dì  Neri 


Galgano  del  Maestro  Minaccio 

Biagio  di  Ghoro 

Cbristofano  del  Maestro  Biadocdo 

Francesco  di  Piero 

Nello  Betti 

lacomo  di  Bindo 

Francesco  «li  Neri 

Niccholo  del  Maestro  Yannuccio 

Francio  di  Yannuccio 

Andrea  di  Franciescho 

Pauolo  di  Yiva 

Andrea  di  Tarino 

Tomaso  di  Niccholuccio 

Piero  di  Donato 

Domeniclio  di  fiuonachorso 

Andrea  di  Ghuido 

Franciescho  dì  Oimmano 

Giovanni  del  Maestro  Lippo 

Brandino  di  S.  Cieia 

lacomo  di. Giovanni 

Gbuìdo  ,di  Domenico 

Taddeo  di  Bartalo 

lahomo  dì  Lupo 

Francesco  di  Antonio 

Nichelo  d'Ambrogio 

Maestro  ladiomo  del  Vetro 

lacomo  di  Piero 


3o 

l'.iiiolo  di  Giovanni 
^tc^illO  di  lacomo 
Simone  di  Giovanni 
Mochata  di  .  .  . 


STATUTI    DELL    AllTlS 


Nicholo  di  Magioo 
Kanni  di  Giovanni 
Tadeio  di  Franciescho 
Giovanni 


A  fui.  21  fac.  2  seguono  l'approvazioni  de^  detti 
statuti^  e  sono  del  15  Aprile  \ 'li ^  del  20  Marzo 
1375,  del  24  Aprile  1382^  rfe/ 138  .  .  .  .,  de/ 1385, 
e  del  12  Ottobre  dello  stesso  1385^  del  14  Giugno 
1389,  del  1  Aprile  1394,  del  6  Febbraio  dello  stesso 
1 394  (  1 395  ).  E  di  poi  immediatamente  segue  a  fol, 
23  p.  2  il  ruolo  che  e  appresso 


laconiD  di  Frate  Mino 

Lucba  di  Tome 

Fede  di  Naiduccio 

Cbristofano  di  Maestro  Bindoccio 

hiccbolo  di  Maestro  Vaunucciu 

Francio  di  Yannaccio 

Gabriello  di  Saracino 

Chele  di  Vanni 

GiusafTà  di  Filippo 

Franciescho  di  Vanni 

Piero  di  Baccbarello 

Lorenzo  di  Vanni 

Meio  di  Pero 

Giovanni  di  lacomo 

Landò  di  Stefano 

Patiolo  di  Giovanni  Fd 

Franciescho  di  Vannuccio  Marlini 

tadeio  di  fiartaJo 

Andrea  di  Barlalo 

Checrho  di  Manno 

Ghuido  di  Domenico  Tanlucci 

Maestro  lacomo  di  Chastello 

Nuccio  di  Neruccio 

Domenicho  di  Buonacorso 

Simone  di  Giovanni 

Andrea  dèi  Borra 

iSarlalo  di  Maestro  Fredi 

Agniolo  di  Naiduccio 

Andrea  di  Vanni 

Bartolomei  di  Nucine 

Piero  di  franciescho  di  Piero 

Tadeio  di  Franciescho 


Giianìoo  di  Giovanni 

Bindino  di  lacomo 

Martino  di  Maestro  Aguslino 

Nicbolo  d'Ambruogio  detto  Maestro 

Beltramo 
Matteio  di  Piero  di  Baccbarello 
Ivo  di  Pietro 
Piero  di  lachomo  Pieri 
Cet:cho  di  Tomasso 
Nanni  di  Lorenzo 
Buio  di  ... 
Guisa  di  Fruosino 
Boccio  di  Mariano 
lachìno  di  Gbuidu 
Giuliano  di  Bartalomeio  detto  6u- 

riano 
Lazaro  di  Lonardo  di  Uorvieto 
Bogio  dì  Tinello 
Bogio  di  Charluccio 
Charlo  d'Ambrogio  Merciaro  e  Mei 

dipentore 
Mochata  di  Contro 
Sano  d'Agnolo  di  Naiduccio 
Filippo  di  Franciescho  di  Piero 
Niccholo  di  Magino 
Nanni  di  Giovanni  Ser  Cecchi 
Giovanni  di  .  .  . 
Benedetto  di  Bindo  Zoppo 
Giovanni  di  lacomo 
Cristofano  di  Malestro  Bindocci 
Pauoló  di  Giovanni  Fei 
Landò  di  Stefano 


•  «  Questi  dipioM  il  ritratto   di  Madonna  Laura";  la  noia  confonde  il 
nominato  pittore  con   Simone  ài  Martino. 


DB     PITTORI    SANESl 


Si 


fihiiMo  dì  DÒmenicbo  Fantudci 

Cheixo  di  Maooo 

Tadeo  di  Barlaio  Barbiere 

Andrea  di  Bartalo  òe\  Maestro  Fred! 

Nanni  dì  Giuanni  S.  Cecchi 

Tadeo  dì  Fraacesco  Ghonta  .  .  . 

Marlioo  di  Maestro  Augiutino 

Vetorio  di  Dominicho 

Martino  di  Bartalomeio 

Uuisà  di  .  .  . 

lacltoino  di  Ghuido 

Biadino  di  Gialli 

.  .  .  Todesco 

Daniele  di  Lonardo 

Gualtieri  di  Pisa 

Vellorio  di  Domeniche  Sargiaiù 

(^  cioè  sargiaio) 
Francesco  di  Agniolo 
Cristofaao  di  Benedetto 
Martino  di  Barlalomeo 


Giorgio  d'Aadreia  di  Battalo 
Mariano  Ai  Biodino 
Giovanni  di   Biodioo 
Giorgio  di  Checcho  di  Luclia 
Bogio  di  Cbarllucdo 
Nicholo  di  Guardi  Forticioio 
lachomo  di  Giovanni 
lachomo  di  Pepo 
Anlogùio  di  Andreoccio  di  Bendo 
Vannino  da  Perugia 
Laziaro  di  Lunardo  da  Orvieto  * 
Daniello  di  Lunardo  d^tto  Danese  " 
Benedetto  di  Biado  di  Valdorcia 
Franciscbo  d'Agniolo 
Gualtieri  di  Giovanni  dell' Uoigraoa 
Nicholo  di  Naido  da  Norccia 
Massaiuo  da  Pisa 

Salvestro.  di  Domenicho  da  Valtoli- 
na  (tfic) 


*  GiàjiomìhàtO  di  sopra 

**  Di  sopra  è  notato  :  Daniele  di  Lonardo;  sembra  il  tnedesimo. 

A  fo.  26  :  Apresso  di  qui  saranno  iscritti  tuti  e  di- 
pentori  che  si  trovarono  nel  arte  nel  M  CCCC  XXFIIl 


Andrea  di  Bartalo  di  Predi 
Landò  di  Stefano 
Gussà  di  Fruosino 
Martiùo  di  Bartalomeio 
Piero  di  lacomo  Pieri 
Giovanni  di  Pauolo 
Lazaro  di  Lona'rdó 
Christofaoo  dì  Benedetto 
Kanì  dì  Giovanni  S.  Ciechi 
lachomo  dì  Glimdo 
Fruosino  di  Nofrió 
Vicho  di  Lucha 

Pietro  di  Giovanni  d'Ambruogio 
lacbonro  di  Muìo  da  Magiano 
Daniello  di  Lnoardo 
Antonio  di  Maestro  Simone 


Stefano  di  Giovan 
Sanno  di  Pietro 
Antonio  di  Grasso 
Ghuallieri  dì  Giovani 
Antonio  di  Filippo  da  Pistoia 
Adamo  di  Àrciaosso 
Micho  di  Pietro  Michì 
Nani  di  Pietro  da  Kavaciano 
Simone  di  Sàlv&utro 
Mìcbolo  di  Giovani  Ventare 
Lorenzo  di  Piero 
Antonio  di  S.  Nado 
Domenico  di  Bartalo  d'Asciano 
I^astaggio  di  Guaspare  orafo 
Lonardo  dì  Nanni  Barbiere 
Domenicho  di  Crislófano 


Una  parte  di  questo  Statuto  fu  stampata  nel  primo 
tomo  delle  Lettere  Senesi  ;  riproducendolo  presente- 
mente nel  suo  intero  originale,  ho  cercato  di  darlo 
colla  massima  accuratezza,  '--  L'arte  dai  Pittorici 
Siena  era  sottoposta  al  corpo  dei  Merxìatanti, 


3a 

Statuti  TitXV  UvU  W  muovi 
dFioventitti 

ttU'Unno  £^tttxxxix. 


.1  nome  di  Dio  omnipotente  et  della  beata  vergine 
Maria  et  di  messere  santo  Giovanni  Batista  et  di  niesser 
santo  Zenobio  confessore  et  di  madonna  santa  Picpara- 
ta  vergine  et  del  glorioso  niesser  santo  Lucha  evange- 
lista, padre  et  principio  et  fondamento  di  questa  com- 
pagnia et  fraternilade,  et  di  tutti  santi  et  sante  di  pa- 
radiso ,  et  ad  onore  et  a  riverentia  della  santa  madre 
Ecclesia,  et  di  messere  Io  papa  et  di  suoi  fratri  cardi- 
nali ,  et  di  messere  lo  veschovo  di  Firenze  et  del  suo 
choricato,  et  a  fructo  et  consolatione  dellanime  di  tucti 
coloro  che  sono  et  saranno  di  questa  compagnia  et  fra- 
terni là. 

Questi  chapitoli  et  ordinamenti  della  compagnia  del 
glorioso  messere  santo  Luca  evangelista  ,  che  fanno  et 
ordinano  quelli  deli  ìarte  de'  dipintori  di  Firenze  a  sua 
laude  et  a  sua  reverenzia  et  a  consolatione  dell'anime 
nostre.  Et  fu  trovata  et  cominciata  nelli  anni  domini 
(  Mccc  )  xxxvnii  a  dì  xvii  dottobre  la  vigilia  del  glorioso 
nostro  advocato  inesser  santo  Luca  evangelista.  Questi 
capituli  et  ordinamenti  furono  trovati  et  fatti  da  buoni 


STATUTI    de'    pittori    FIOREKTirfl  33 

et  discreti  huomijii  dell'  arte  de'  dipintori    dì  Firenze^ 
al  tempo  di 

Lapo  Cucci  dipintore  \ 

Vanni  Cinuzzi  dipintore  f  Capitani  della  detta 

Corsino  Bonaiuti  dipintore  i       cbompagnia 

Pasquino  Cenni  dipintore  ) 

Segna  darignano  dipintore  \ 

Bernardo  Daddi  dipintore  (    Chonsiglieri  della 

Iacopo  di  Chasentino  dipintore  l      detta  compagnia 

Chonsiglio  Gherardì  dipintore  7 

Domenico  Pucci  dipintore  )      Kanierlingbi  della 

Piero  Giovannini  dipintore  }      detta  compagnia 

Conciò  sia  cosa  che  nostro  intendimento  sia^  mentre 
cbe  semo  in  questo  peregrinaggio  pericoloso  da  argo- 
mentare, davere  lo  beato  messer  santo  Luca  evangelista 
per  nostro  spetiale  advocato  dinanzi  alla  maiestà  divi- 
na et  dinanzi  alla  gloriosa  vergine  Maria,  cbe  sono  spec- 
cbio  di  purità,  si  convengono  servigiali  puri  et  netti  di 
peccbato  ;  ordiniamo  ke  tutti  quelli  ke  vengbono  o 
verranno  a  scriversi  a  questa  compagnia  buomlni  o  don- 
ne sieno  chontriti  et  cbonfessi  de'  loro  peccati ,  o  alme- 
no chon  intendimento  di  confessarsi  il  più  tosto  cbe  po- 
trà acconciamente;  et  ke  i  Capitani  o  i  kamerlinghi  cbelli 
scriveranno,  si  annuntino  loro  ciò  e  beni  ke  questa  com- 
pagnia fa,  Et  qualunque  fìa  ricevuto  a  questa,  compagnia 
sia  tenuto  di  dire  ogni  dì  cinque^  pater  noster  cum  cin- 
que ave  Maria  :  et  se  per  dimenticanza  o  vero  per  alcu- 
na altra  sollicitudine  non  li  dicesse  ogni  dì,  possali  dire 
il  dì  seguente ,  o  quando  sene  raccorderà. 

Et  acciò  ke  dovutamente  si  possa  conservare  al  ser- 
vigio del  beato  messere  sancto  Lucba  evangelista ,  sisi 
debbia  spessamente  confessare ,  et  cbomunichare  al- 
meno una  volta  l'anno,  se  puote  fare  licitamente. 

Et  sia  manifesto  a  tucti  ke  nostro  intendimento  si  è 
ke  questi  capituli  non  leghino  niuna  persona  a  colpa, 
T.  U.  3 


34  STATUTI    dell'    ARTfi 

macciascuno  adoperi  quello  buono  ke  puote  o  sa  se-< 
condo  ke  Dio  ella  sua  Madre  el  beato  messere  santo 
Luca  gliele  concede  per  grazia. 

Ordiniamo  ke  questa  compagnia  abbia  quattro  Capi- 
tani et  quattro  Consiglieri  et  due  kamerlinghi ,  come 
scripto  è  di  sopra  j  i  quali  Chapitani  et  Chàmerlinghì 
sieno  et  esser  debbiano  sempre  dell'  arte  de*  dipintori, 
buoni,  diritti  et  leali.  E  Consiglieri  possano  essere  dell' 
arte  et  fuori  della  detta  arte,  come  a  loro  piacesse;  e 
ke  i  capitani  vecchi  colloro  consiglio  innumero  di  xvi 
si  debbiano  raunare  nella  chiesa  di  Santa  Maria  Nuova 
la  prima  domenicha  dottobre  et  la  prima  domenìcha  da* 
prile,  et  ordinatamente  debbano  eleggere  e  nominare 
octo  buomini  dellarte,  et  i  quattro  ke  più  boci  anno 
dì   loro  rimangbano  et  debbano  essere  Capitani.  Et  i 
detti  Chapitani  ivi  chiamati  debano    eleggere  quactro 
consiglieri  ,  ciaschuno  il   suo,   siccome  alloro  parrà  o 
piacerà  ,  et  due  kamerlinghi ,  et  debano  intrare  imaofi- 
cio  in  kal.  dì   novembre ,  e  bastino  sei  mesi  innofìcio 
et  in  kal.  di  maggio j  et   abbiano  divieto  che  da  ivi  a 
uno  anno  non  possano  né  debbiano  avere  ninno  officio 
Della  detta  compagnia. 

Et  ke  i  detti  kamerlinghi  vecchi  debbiano  et  siano 
tenuti  di  rendere  ragione  a'Cbapìtani  nuovi,  chenterran- 
no ,  de'  sei  mesi  channo  tenuto  il  conto  deli'  entrata 
et  dell'  uscita  ;  et  se  avesseno  fatte  spese  non  licite  et 
dovute,  ke  i  detti  Chapitani  gli  debano  fare  rimettere  di 
suo  nella  detta  compagnia,  et  senogli  rimettesse,  cbel 
debbiano  radere  dellibro  della  detta  compagnia,  et  piiì 
non  vi  sia. 

Ordiniamo  ke  ongnì  prima  domenica  del  mese  vi 
debbiano  essere  i  Capitani  e  Chàmerlinghì  e  que'  della 
compagnia ,  et  porre  il  desco  fuori ,  e  scrivere  quelli 
ke  vorranno  entrare  alla  detta  compagnia,  e  fare  pagha- 
re  soldi  tre  per  anno  agi'  huomini,  et  soldi  due  alle 
donne,  e  raccordare  chi  ae  a  pagare  che  paghi. 

Anchora  ordiniamo  acciò  chella  nostra  compagnia  sìa 


de'    pittori    PIORENTIICI  35 

ben  sollecitnta  di  buoni  et  discreti  buomini,  cbe  dove 
lufficio  de' Capitani,  Consiglieri  e  Chamarlingbi  durava- 
no semesi,  e  pò  si  recbarono  aun  anno ,  cbe  sopra  delti 
ufici  si  chnvino  di  quattro  mesi  in  quattro  mesi  ,  che 
viene  la  tratta  tre  volte. 

La  prima  tratta  si  faccia  adì  diciotto  dottobre,  la 
mattina  e  lanno  della  festa  del  glorioso  mess,  sancto  Lu- 
ca ,  nostro  avocato ,  e  cominci  di  primo  di  novembre. 

La  seconda  tracta  si  faccia  la  prima  donienica  di  feb« 
braio,  e  comincino  luficio  di  primo  di  marzo. 

La  terza  tracta  si  faccia  la  prima  domenica  di  giungno, 
et  comincino  luficio  di  primo  di  Lulglio ,  i  quali  Capi- 
tani, Consiglieri  e  Camarlinghi  dalla  finita  dalloro  ufìcìo 
a  un  anno  non  possano  né  debbano  nella  compagnia 
avere  alcuno  uficio. 

Fu  questo  capitolo  fatto  et  ordinato  negli  anni  di 
Christo  MCCCLXxxvi  di  diciotto  dottobre  il  dì  della  festa 
del  glorioso  Appostolo  mess.  sancto  Luca  vangelista , 
nostro  protectore ,  per  venticinque  savi  e  discreti  huo- 
mini  dellarte  de' dipintori  della  detta  compagnia. 

A  honore  e  riverenza  di  Dio  è  della  sua  pretiosa  ma- 
dre vergene  Maria  e  del  beato  messer  sancto  Lucba  evan- 
gelista ,  nostro  protectore  dinanzi  a  Dio ,  e  capo  di 
questa  compagnia.  I  capitani  che  furono  nel  mille  tre- 
cento novanta  cinque  nella  fine  del  loro  ufficio  del  mese 
d' Ottobre  colloro  consiglio  e  altri  buomini  della  com- 
pagnia di  numero  di  xxiiii  ordinarono  cbe  ongni  anno 
il  dì  di  sancta  Maria  Magdalena,  che  adì  xxii  di  Lu- 
glio, si  faccia  uno  rinovale  nella  cappella  di  messer 
sancto  Lucba,  e  che  i  Capitani^  che  sieno  pe'  tempi,  deb- 
bano pagare  e  far  pagare  a  ognuno  chi  può  ovuolo 
soldi  due  per  uno,  e  che  da  questi  danari  si  debbano 
dare  a' preti  e  pagare  la  cera,  che  al  detto  rinovale 
si  ponesse ,  come  parrà  a'  detti  Capitani  che  alotta  sa- 
ranno, e  che  tutti  quegli  che  al  detto  rinovale  se  ri- 
trovaranno ,  stieano  divotamente  con  silenzio  a  pregare 
i  Dio  per  tutti  i  morti  fedeli  cristiani  passati  di  questa 


3G  STATUTI    DELt*    ARTE 

yita  ,e  massimamente  per  quegli  di  questa  compagnia, 
i  quali  fussono  in  purgatorio,  che  i  Dio  gli  conduca  a 
beni  di  vita  eterna.  Amen. 


In  Christi  nomine  anien.  Anno  incarnationis  citisdem  mille- 
simo quadringentesimo  quarto  indirlionetertia  decima,  die  teriio 
decimo  mensis  februarìi  actumFlorentie  in  episcopali  curia  Flo- 
rentia,  presentibus  ser  Anlhonio  lacobi  et  ser  Petro  Francisci 
Tieri,  INolariis  episcopalis  curie  Fioreniine,  testibus  ad  infra» 
scripta  habitis,  voratis  et  rogatis,  venerabilis  vir  dominus  la- 
cobus  de  Caniplo  Aricus  utriusque  iur  s  doctor,  reverendi  fn 
Christo  Patris  et  dom.  dom.  lacobi  Dei  et  aposlolicae  sedis  gra- 
tia  episcopi  Fiorentini  vicarius  generalis,  visis  suprascriptis  ca- 
pitulis  et  eorum  quolibet  et  eis  particulariter  examinatis  et  IC" 
ctis  et  demum  repertis  iuxtis,  ydoneis  et  congruis  ad  predicta 
capitala,  ordinamenta  et  statuta  diete  solietatis  ser  Luce  ap- 
probavìt  et  adfìrmaVit,  ac  mandavitpèr  seet  suos  inofiìcio  suc' 
cessores  contra  dieta  ordinamenta  et  quodlìbet  eorum  non  veni- 
re debere,  sed  prò  approbatis  et  confirmatis  aiiloritate  qua  fun- 
gitur  haberi  voluit  et  mandavit,  et  dictam  soiielatera  ydoneam, 
bonam  et  sufficientem  simililer  comprobavit. 

£go  Laurentius   olim    ser  Angeli  Bandini  de  Florentia,  no- 
tarius  publicus  aique  imperiali  auctoritale  index  ordinarius  et 
nane  notarius  episcopalis  curie  Fiorentine  predictis  dum  age- 
bantur  interfui  et  ea  rogaius  scripsi  etc. 
Arrigo  Cenni  Popolo  di  S.  Lorenzo  * 
Andrea  del  Passano  Pop.  S.  Michele  Berteldi  i363 
Andrea  Ristori  Pop.  di  S.  Brancazio  MCCCLiii 
Agnolo  di  Vanni  Pop,  S.  Piero  Maior  mccclviii 
Agnolo  del  Maestro  Giovanni  pop.  S.  Paolo  i334 
Amadore  ISaldi  Pop.  S.  Paolo  mcccxlvi 
Agnolo  Micheli  Pop.  S.  Iacopo 

AodreaCioni  Pop.  S.  Michele  Bisdomini,  OrgagniaMCCCLXVin 
Alesso  Andrea  Pop.  S.  Reparata  mcccxlI 
Ammannaiino  Manetti  Pop.  S.  Reparala  i34i 
Albizzino  Manetti  Pop.  S.  Reparata  mcccxli 

•  QuestoTruolo^fu  dato  alla  luce  dal  canonico  Moreni.;  ho   creduto  di 
doverìo  unire  allo~  statuto,  a  cui  ajipartiene. 


DE     PITTORI    FIORENTINI  3? 

Andrea  Davanti,  Sellaio,  MCCCXLiiii 

Allegretto  Mucci  mcccxlvi 

Antonio  d'Andrea  Tafi  lacccxLviii 

Andrea  Ferri  Pop.  S.  Reparata  m«.CcXlVIi 

Andrea  Vanni  Pop.  S.  Pietro  wcccLi 

Andrea  Bonaiuti  Pop.  S.  M,  Novella  mccclxxmìi 

Ser  Arrigo  Guidi  Pop.  di  S  Michel  Visdomini 

Ser  Andrea  Prete  di  S.  Caterina  MCCCxLVi 

Agostino  di  Ristoro  Dip'miore  MCCCLvi;!i 

Andrea  di  Nulo  Pop.  S.  Maria  a  Verzaia  i/itS 

Maestro  Ambruogio  Pop.  S.  Liperata  mccclXxiii 

Ainbruogio  di  Baldese  Dipintore  MCCCCXXiiii 

Andrea  di  Puccino  Dipintore  MCCCi.xvir 

Andrea  di  Giov.  Pop.  S.  Felicità  Mccccviiu 

And.  di  Currado  P.  S.  Ambr.  MCCCLXXvnii 

Antonio  di  Francesco  Dipintore  MCCCGVii 

Andrea  di  Pagolo  orafo  MCCCLXxvilii 

Agnolo  Lotto  Setaiuolo  mccclxxxiiii 

Antonio  di  Puccio  Mccglxxv 

Ant.  dì  Michele  Dipintore  mccclxXXviii 

Antj  di  Cambino  Pop.  di  S.  Lorenzo  mccccxiv 

Ant.  di  Giov,  Pop.  S.  Cristofano  Mccccxini 

Ant.  di  Iacopo  Dipintore  Ischiacina  Mccccxv 

Agnolo  di  Taddeo  Dipintore  mccclxxxvìi 

Antonio  di  Lorenio  che  fa  i  cieri  mccclxxxxi 

Albizzo  di  Iacopo  Dipintore  MCCCLXXXXI 

Agnolo  di  Baldino  Dipintore  Mcccciili 

Andrea  d'AlessO  Battiloro  Mccccv 

Agnolo  di  Lippo  ohe  fa  e  vetri 

Antonio  d*Alesso  Battiloro  MCCCpviill 

Arcangielo  di  Cola  MCCCCXXI 

Antonio  di  Iacopo  Lorini  mccgcxxiui 

Andrea  di  Domenico  Forzerinaio  mccccxxi 

Andrea  di  3tagio  Forzerinaio  Mccccxviiii 

Andi*ea  di  Giusto  Dipintore 

Agnolo  di  Giovanni 

Antonio  dell'Ammannato 

Ant.  di  Bartolommeo  Portigiano  Mccccxxiiii 

Angiolino  di  Niccolò  Tedesco  Mccccxxiiii 

Ambruogio  di  Nofri  4  S.  Lorenzo  laccccxxiiti 


38  5TATUT1    dell'    ARTE 

Atessand.  di  Niccolò  degli  Alberti  Mccccxxiiii 

Antonio  d'Andrea  Corselli  Mccccxxiiii 

Antonio  di  Giovanni 

Ant.  di  Giul.  alla  Piazza  del  Grano  Mccccxxim 

Ant.  di  Bartolomineu  a*  Uicci  MCCCCxxllll 

Antonio  d'Intarlato  MCCCCxxiiii 

Agnolo  di  Giusto  alia  Badia  MccccXxilti 

Antonio  di  Francesco  detto  (]ooco  mccccxmiu 

Andrea  dì  Piero  Sarto  MCCCCxxini 

Ant.  di  Domen.  Tomaquinci  Mccccxxiiii 

Ser  Alesso  di  Matteo  di  Fello  Notaio 

Anton,  di  Tommaso  detto  Mazingo 

Amerigo  di  Giovanni  Antinori 

Antonio  Cristofano  di  Giovanni  Nolfi 

Antonio  di  Stefano  Battiloro  Mccccxxxv 

Antonio  di  Giovanni  Dipintore  Pop.  S,  Ambruogio  Mccccxxxvi 

Antonio  di  Dino  Dipinture  mccccxxxx 

Antonio  di  Iacopo  di  Ser  Francesco  mcccc  xlìi 

Appollonio  di  Gio.,Pop.  S.  F.  Mccc^xxxiu 

Andrea  di  Matteo  Dipintore  mccccxlih 

Alesso  di  Baldovinetto  Dipintore  mccccxlvim 

Andrea  di  Giovanni  Dipintore  di  Sargìe 

Antonio  di  Francesco  di  Boldro 

Antonio  di  Bartolommco 

Antonio  di  Mariano  Battiloro 

Antonio  di  Bartolommeo  Sargiaio 

Arcangiolo  di  Iacopo  Dipintore 

Antonio  di  Michele  Buti  in  Borgognissantt 

Antonio  di  Arcangiolo  di  Giaiiano  Dipintore  iSsS 

Antonio  di  Domenico  Dipintore  MDXXy 

Andrea  d'Agnolo  del  Sarto  Dipintore  MDxxv 

Andrea  di  Giovanni  del  Fornaio  Dipintóre  mdxxv 

Antonio  di  Iacopo  Gallo  Dipintore  mdxxy 

Andrea  di  Donato  Tromba  Dipintore  mdxxv 

Andrea  di  Salvi  Bambi  Dipintore  «isxxv 

Ani.  di  Stefano  del  Battiloro  Dipintore  mdxxv 

Andrea  di  .  .  .  da  Brescia   Dipintore  mdxxv 

Andrea  d'Afessandro  Sargiaio  mdXXV 

Antonio  di  Gian  Simone  Dipintore  mdxxv 

Agnolo  di  Cristofano  Dipintore  mdxxv 

Angiolo  di  Cosimo  chiamato  il  Bronzino 


de'   PiTTOlU    PlOREimifl  39 

Nota 

I  Pittori  Fiorentini  facevano  parte  dell'arte  de' Medici 
e  Speziali.  In  confronto  collo  Statuto  Senese  sorprende 
nello  Statuto  Fiorentino  la  mancanza  di  ordine  e  di 
sistema.  Sembra  che  tutti  gli  Statuti  delle  arti  belle 
fossero  stesi  con  più  cura  a  Siena  che  non  lo  furono  a 
Firenze.  Il  Padre  della  Valle  pubblica  anche  uno  squar- 
cio dello  Statuto  dei  Scultori  j  il  quale  dev'essere  an- 
tichissimo (Lettere  Senesi  Tom.  I.  p.  280);  cosa  si» 
mile  non  mi  fu  dato  di  ritrovare  a  .Firenze, 

Aggiungo  allo  Statuto  Fiorentino ,  pubblicato  per  la 
prima  volta  nella  edizione  fiorentina  del  Baldinucci 
del  1767,  e  riprodotto  poi  nella  edizione  del  Piacenza, 
ciò  che  d' inedito  si  riferisce  ad  esso  nello  Statuto  del- 
l'Arte de' Medici  e  Speziali,  esistente  nell'Archivio  del 
Magistrato  Supremo.  Il  codice  è  in  pergamena;  lepri- 
me  due  rubriche  sono  dell'anno  1335:,  ciò  che  segue 
dopo,  dell'anno  1406. 

Rubr.  LXXIX 

A  che  sieno  tenuti  e  dipintori 

Conciosia  cosa  che  socto   larmadure  da   cavagli   di 
cuoio  o  di  ferro  gluomini  si  difendino  i;  fidino  le  loro 
persone  e  vita,  e  di  fuori  della  città  di  Firenze  sieno 
portati  e  portensi  alla  città  di  Firenze  armadure  di  cuoio 
debili  e  vili  e  falsamente   facte ,  sotto    la  fiducia  delle 
quali  gluomini   spesse   volte  perdono  la  persona   e  la 
vita  ;  statuito  e  ordinato  è  che  larmadure  da  cavallo  di 
cuoio  si  faccino  e  far  si  debbino  di  coiame  di  bue,  di 
vacche,  di  toro  0  di  bufolo,  come  di  consuetudine  nella, 
città  di  Firenze  sopradetta,  e  non  di  nunaltro  cuoio, 
overo  daltre  bestie  o  dalcun  altra  bestia.  E  che  ninno 
dipintore  o  alcunaltra  persona  dell'arte  predetta,  0  niu- 
naltra  persona  possa,  ardisca  o  presumala  tenere©  far 
tenere  nelle  loro  botteghe  armadure  da  cavallo   fact^ 


4o  STATUTI  dell'  ARTE 

conlra  la  forma  predetta  nella  città  di  Firenze  o  fuori 
della  ciità  di  Firenze ,  né  esse  dipingere  o  far  dipi- 
gnere,  né  fscte  contro  la  forma  predetta  raconciare  o 
far  aconciare,  sotto  la  pena  di  lire  cinque  di  f.  p.  per 
ogni  armadura  e  tante  volte;  elarmadura  sintenda  testie- 
ra per  se,  fianchali  per  se,  pectorali  per  se.  E  non  dimeno 
tali  armadure  così  contra  la  predetta  forma  facte  sar- 
dino  e  ardere  si  debbirto.  La  pena  dell'ardere  abbia 
luogo  neir  armadure  facte  contra  la  forma  predetta  che 
si  trovasseno  nelle  botteghe  e  appresso  alcuno  dipintore 
e  alcun  altra  persona  della  detta  arte. 

Rubr.  LXXX 

Delle  questioni  che  vengono  per  la  dipintura 

de^  dipintori 

Statuito  e  ordinato  è  che  se  alcuno  dipintore  dipignerà 
alcuna  sala,  camera,  palco  o  sporto  o  muro  o  alcun 
altro  luogo,  e  del  pagamento  della  detta  dipintura 
fusse  questione  trai  dipintore  e  colui  che  avesse  facto 
fare  tale  dipintura;  e  consoli  della  detta  arte  possino, 
sieno  tenutie  debbino  eleggere  uno  o  più  dipintori,  quali 
o  quanti  vorranno,  e  quali  dipintori  possino  tale  que- 
stione dicidere  et  terminare  in  extiniare  e  dichiarare 
quello  che  si  convenga  a  tale  dipintore  di  tale  dipintura, 
e  facta  la  loro  dichiarazione  così  si  debba  per  loro  ob- 
servare  e  fare  ;  e  che  consoli  overo  il  notaro  della 
detta  arte  innanzi  a  tale  dichiarazione  da  doversi  cosi 
far  per  loro,  faccino  che  della  quantità,  la  quale  si 
domandasse  di  tale  dipintura,  si  paghi  al  camarlengho 
dell'arte  den.  vnw  per  ogni  lira.  E  facta  la  dichiarazione 
pei:  essi  dipintori  così  electi ,  ci  camarlengo  delia  detta 
arte  di  tale  diricto  mieta  a  entrata  sua  e  della  detta 
arte  la  metà,  e  laltra  metà  dia  a'detti  dipintori  così 
elccti  ;  e  chi  contrafacesse  in  lire  v  di  f.  p.  e  tante 
pe'  consoli  della  delta  arte  sia  coudenpnato. 


DE*   PITTORI    FIORENTINI  4^ 

MCCCCVI. 

Consideranti  che  da  gran  tempo  in  qua  a  honore   e 
riverenza   dello  omnipolente  idio    e  del   signore  lesu 
Christo  e  del  Beato  Luca  Evangelista  per  la  università 
de' dipintori  della  città  di  firenze  creata  e  ordinata  fu 
et   è  una   conpagnia   e  congregatione,    nella   quale  è 
usata  ragunarsi    una  volta  ogni  mese    nella  casa  dello 
spedale  di  Sca.  Maria  Nuova  di  firenze  ,  et  quivi  in  una 
cappella  facta  e  bedificata  sottol  nome   e  vocabulo   di 
Sco.  Luca  fare  celebrare  quel  di  messe  e  divini  uffici 
in  bonore  di  dio  e  di  Sco.  Luca  e  di  tucta  la  celestial 
corte,  e  per  salute  dell'anime  degli  uomini  e  persone 
della  detta  conpagnia  morti  e  delle  persone  nel   diete  , 
spedale  confluenti,  e  in  quello  per  lo  dirieto  morti  e 
sepelliti,  et  che  sempre  per  lo  passato  per  essi  huo- 
mini  e  persone  di  detta  conpagnia  da  lungo  tenpo  ia 
qua  fu  quivi  usato  nel  dì  deputato  venire  e  con  rive- 
renza, e,  come  osservanza  di  riligiorie,  esservi  e  pre- 
sente starvi ,  «^  a' capitani  della  detta  conpagnia   ubbi- 
dire e  stare   soggetti   e  ubbidire   aloro  comandameu* 
ti  e  monilfoni,  è  pagare  volentieri  e  puramente  quel- 
lo che  per  loro  o  per   loro   constitutioni    era  ordina 
to  in  bonore  di  dio  e  del  decto  Beato  Santo  Luca,  e 
in  aumento  di  essa  conpagnia  ;  la  qual  cosa  al  presen- 
te meno   sollecitamente  e  attentamente  si  fa  per  loro 
ali*  usanza  degli  antichi  dipintori ,  che  quivi  furono  ;  la 
qual   cosa   viene  in  dispersione   della   detta  conpagnia 
©degli  uomini   e  pèrsone   dessa,  e  ancora  della  pre- 
detta arte  e  università,   e  maximamente   in   dispiaci- 
mento dell'  altissimo    signor    nostro  lesu  Christo ,  la 
qual  cosa  è  potissima  ;•  e  volenti  intorno  a  questo  pre- 
vedere acciò  che  per  lo  tenpo   advenire  si  segbuiii  le 
vestie  de' passati  nelle   buone  opera  tioni,  per  vigore 
déllpro  ufflcio  etc,  et  oblenuto  il  partito   etc.  prev» 
videro,  statuirono  e  ordinato  è  che  per  lavenìre  ogni 
dipintore  della  detta  città ,  nella  detta  arte   come   di- 
pintore matricolato,  ò  che  per  Taveniré  si  matricolerà 


4  a  STATUTI   dell'   IRTE 

e  non  dimeno  del  numero  di  detta  conpagnia,  e  an- 
cora tucti  e  ciascunaltri  buomini  e  persone  della  detta 
conpag^nia,  o  che  per  lavenire  saranno  della  predetta 
conpagnia  o  congregatione  ,  e  ancora  tucti  e  ciascunal- 
tri buomini  e  persone  di  detta  conpagnia  _,  o  ohe  per  la- 
venire saranno  della  conpagnia  e  congregatione  predetta, 
dummodo  non  dimeno  sieno  matricolati  e  descripti 
fragli  altri  matricolati  della  detta  arte ,  quantunque  sieno 
daltro  menbro  che  del  membro  de' dipintori,  debbino 
e  sieno  tenuti  e  obligati  una  volta  o  due  ogni  mese 
ire  al  decto  luogo  a  vedere  celebrare  e  divini  uffici,  overo 
a  fare  oblatione  e  laltre  cose  quivi  usate  e  necessarie, 
e  a  ubbidire  e  comandamenti  de'  loro  capitani ,  e  quivi 
stare  e  essere  presente ,  secondo  che  è  disposto  e  ordi- 
nato per  le constitutioni  della  conpagnia,  sotto  la  pena 
dell'arbitrio  dell'ufficio  del  decto  capitano  da  essergli 
lolla ,  dummodo  la  pena  predetta  non  passi  la  quantità 
di  denari  dodici  per  ogni  volta  che  non  fussono  pre- 
senti alla  celebratione  del  divino  ufficio  predetto,  overo 
in  ubbidire  i  comandamenti  de'  detti  capitani  fussono 
negligenti  e  tardi ,  a  essi  tali  che  non  saranno  pre- 
senti, o  non  ubbidiranno  e  comandamenti  loro,  non 
aventi  excusatione  legiptima;  della  quale  dicbiaratione 
sì  stia  e  star  vollono  alla  dichiarazione  de' detti  capitani. 

Ancora  che  i  detti  Capitani  possino  come  alloro  parrà 
che  si  convengha  e  essere  di  necessità,  constrignere 
tutti  e  ciascuni  e  de' predetti  a  pagare  ogni  anno  alla 
detta  conpagnia  e  in  subsidio  e  aumentum  delia  detta 
conpagnia  soldi  dieci  e  per  insino  nella  quantità  di  s. 
X  di  f.  p.  e  non  più  j  non  dimeno  dove  vcderanno  es-* 
sere  de  necessità ,  come  detto  è ,  acciò  che  le  cose  che 
sono  usate  di  fare  nella  detta  conpagnia  si  possino  man- 
dare a  executione. 

Ancora  provviddero  e  comandorno  che  se  alcuno 
de'predetti  della  detta  conpagnia  cioè  fusse  in  tal  modo 
inpedito  che  non  potesse  pagare  per  lavenire  le  coso 
aliui  comandate  pe' detti  capitani,  overaajente  la  pena 


de'   pittori   FlORENTUri  4^ 

nella  quale  fosse  incorso  per  la  ìnobbedientia  e  inhone* 
sta  sua,  e  messi  overo  famigli  della  detta  arte  sieno 
tenuti  e  debbino  a  ogni  richiesta  de'  detti  capitani  o 
delle  due  parti  di  loro  essi  pignorare,  e  dalloro  pe- 
gnio  torre,  acciò  che  paghino  le  predette  cose,  sotto 
la  pena  di  soldi  xx  di  f.  p.  per  ogni  volta  da  essere 
alloro  tolta ,  e  alloro  delloro  salario  doversi  ritenere  e 
alla  detta  arte  aplicare. 


patrobant  itti  MttttxlU 

Il  primo  volume  di  questi  Statuti,  esìstenti  neir ar- 
chivio della  città  di  Padova,  ora  non  si  ritrova  piùj 
le  rubriche  del  secondo  sono  le  seguenti:* 

I*    •    •     »    • 

2.  De  statutis 

O»    •    •    •    • 

4.  De  officio  Gastaldiorum 

5.  De  officio  Massarii 

6.  De  officio  Notarii 

7.  De  officio  Decani 

8.  De  officio  fratalee  nostre  et  liberiate  sua 

9.  De  processionibus  faciendis 
10.  De  festivitatibus  celebrandis 

W.  De  iufìrmis  visitandis  et  succurrendis 
12.  De  mortuis  sepeliendis 

*  Codice  in  pergamena  di  fogli  dn({uanta  tre; le  approvazioni  e  correzioni 
vanno  fino  al  secolo  XVIIL  Molti  nomi  de'  pittori  furono  dati  da  Monsi- 
gnor Moschini  nella  sua  opera:  "  Della  Origine  eie  della  pittura  di  Padova^  " 
io  vi  aggiungerò  presentemeute  il  nome  di  qualche  pittore  Tedesco. 


44  STATUTI   DELL*    ARTE 

13.  De  ilÌHminariis  et  elimosinis 

14.  De  laborantibus  et  discentibus 

15.  De  niagistris  et  laboreriis  suìs. 

Questi  capitoli  mi  sembrarono  1  più  imperlanti  : 

Nemo  pingere  imagines  seu  figuras  aut  coffinos  vel 
coriis  tergones  aut  scuta  tegere  seu  aliud  quiocunque, 
quod  ad  pingendi  artem  pertineat,  exercere  vel  modo 
aliquo  facere  audeat  in  padua  vel  in  paduano  districtu, 
sive  sit  civis  sive  sii  forénsis  et  vagabundus  ultra  de- 
cem  dies,  nisisit  homo  peritus  in  arte  nostra,  etscriptus 
in  matricula  fratalee  nostre. 

—  Scribi  volens  in  nostra  fratalea  teneatur,  prius- 
quam  matriculetur  t—  solvere  prò  introita  —  ;  si  erit 
magister  in  arte  nostra,  et  stationem  tenere  ac  prò  se 
laborare  velit ,  solvat  libr.  5.  Si  erit  homo  peritus  in  arte, 
sed  stationem  per  se  tenere  non  velit  —  libr.  3,  Si 
aiitem  erit  discipulus  adiscens  artem  nostrani,  solvat 
libr.  2.  Si  vero  erit  filius  seu  frater  aut  nepos  ex  fratre 
vel  (ìlio  nalus  aiicuius  magistri  artis  nostrae  —  sold . 
20.  Qui  autem  sunt  natione  forenses  solvant  duplum. 

Ad  guberandam  frataleam  nostrani  eligantur  singulis 
quatuor  mensibus  per  deceni  dies  ante  finem  veterani 
officialium  — •  officiales  quinque,  videlicet  gastaldiones 
duo,  massarius  unus,  nòtarius  unus  et  decanus  unus. 

Nullus  minor  annis  30,  possit  esse  gastaldio  vel  mas- 
sarius fratalee  nostre. 

Ne  aliquis  centra  honorem  fratalee  nostre  comittat 
Siliquani  falsitatem,  tenantur  —  gastaldiones  nostri  quoli^ 
bei  mense  erigere  daos  magistros  bonos  et  fideles  de 
arte  nostra  ad  penam  libr,  40,  qiù  debeant  diligcnter 
perquirere  —  per  staliones  et  domos  omnium  ti  sin- 
gulorum  niagistrorum  artis  nostrae  si  falsificatur  ali- 
quod  laborerium  et  coffinos  putridos  et  marcidos. 

Infirnius  quilibet  scriptus  in  nostra  matricula ,  si  erit 
pauper  et  iacebit  in  ledo ,  nec  habebit  uxorem  vel  alium 


de'   pittori    PADOTAiri  4^ 

qui  eum  visitet  nec  succurrat,  sibi  debeat  per  nostnim 
frataleam  visitar!  et  subveniri  ampre  dei  etc. 

Nuli  US  magister  de  fralalea  nostra  debeat  conducere  aut 
modo  aliquo  tenere  aliqueni  discipulum  discentem  ad 
standum  et  habitandum  cum  eo  in  domo  sua  causa 
docendi  artem  noslram  ad  minorem  termihum  quam 
trium  annoruni.  Et  ad  tollendam  fraudem  statuimus, 
—  quod  —  debeat  manu  notarli  pubblici  scribi  facere 
publicum  instrumentum. 

Nullus  -r-  debeat  vendere  -^  alicui  revendiculo  non 
scripto  in  fratalea  nostra  etc.  Si  acciderit  quod  aliquis 
pauper  magister  de  fratalea  nostra  haberet  aliqua  labo* 
reria  de  arte  nostra ,  quae  vendere  precio  competenti 
non  posset  —,  possit  talis  magister  pauper  notificare 
massario  nostro  necessitatera  suara,  et  offerre  vendere 
velie  quae  habet  laboreria  fratalee  nostfae  seu  cuicun- 
que  magistro  de  arte  nostra.  Et  tunc  noster  massarius , 
si  nuUus  alius  de  nostra  fratalea  emere  volet,  debeat 
ea  die  vel  sequenti  facere  extimari  dieta  laboreria  per 
duos  bonos  magistros  artis  nostre  ;  qua  extimatione  fa- 
cta,  debeat  massarius  noster  accipere  dieta  laboreria  pre- 
ciò  quo  extimata  erunt. 

Nullus  pictor  possit  —-  dare  ad  Vendendum  codìnos 
pictos,  cultrlnas,  coffinetos,  duplerias,  ancbonas  de  li- 
gno  vel  ad  stampam  factas,  vel  ad  penellum  pietas, 
aut  simìlia  pietà  alicui  persone,  quae  non  sit  descripta 
in  nostra  fratalea. 

Nullus  magister  seu  laborans  vel  discìpulus  artis  no- 
strae  debeat  per  se  vel  alium  incoriare  vel  ineboriari 
facere  aliquem  targonum,  pavesum,  rotellam  vel  seu* 
tum  de  pellìbus  seu  cartis  capretinis.  Sed  inchorlet  et 
ineboriari  faciet  solummodo  de  eborio  equino  seu  asi- 
nino vel  mulatino  aut  porcino  ',  et  a  parte  interiori  in'> 
cboriet  de  eborio  pecorino. 

Laborerium  aliquod  cuiuscumque  conditionis  precii 
etc,  pertinens  ad  nostrani  arteni ,  debeat  nemo  portare 


46  STATUTI  de'  pittori  PADOVANI 

de  alieno  dìstrictu  ad  cÌTitàtem  vel  distrìctum  padue 
causa  vendendi. 

I  pittori  Tedeschi ,  de'  quali  feci  cenno ,  trovo  regi, 
strati  in  questa  maniera  : 

Nicholaus  tbeotonichus  dìscìpulus  magistri  franzi- 
scho  *  pictor  de  sca.  malgarita. 

Sogelmo  de  fiandra  de  maligna  per  lavorente  de  bar- 
tolomio  chofanaro. 

Martin  da  chollogna  dalé  magna  a  dì  1 7  decbr.  1 485. 

Magistro  rigo  todescbo  intrato  in  te  la  frara  per 
magistro. 

*  Squarcioae. 


CARTEGGIO 


EC. 


d'  artisti 


eaitcggio  l>»^tt(0tt 


N.  I 


JLJa  Balìa  di  Firenze  a  Antonio  Francesco  Scala  ca« 
pitano  di  Borgo  S.  Sepolcro.  Da  Firenze  19  Novem- 
bre i5oo  e  Archìvio  delle  Riformagioni  di  Firenze, 
Lettere  di  Balìa  filza  94) 

Antonfrancesco  Schala  Gapilaneo  bargi  ;  die  1 9  Nov.  1 500 

Noi  mandiamo  costà  Maestro  Giuliano  da  S.  Gallo 
perchè  veggha  et  examini  conte  si  possino  reparare 
quelle  parte  di  cotesto  luogbo ,  delle  quali  noi  pariamo 
techo  particularmente  avanti  la  partita  tua  di  qua.  —  Di 
quanto  vi  risolverete  darai  adviso;  et  lui  sene  potrà 
tornare  ben  informato  per  referirne  a  boccba,  acciocbè 
quanto  più  presto  si  potrà ,  sì  metta  mano  allopera  di- 
segnata. 

Nota 

Eidera  29  Novemb.:  Questo  dì  per  Giuliano  da  Sto. 
Gallo  babbiamo  ricevuto  la  tua  de'26.  àcci  piaciuto  in- 
tendere la  diligentia  sé  usata  per  te  circa  il  disegniare 
quello  si  potessi  fare  de'  ripari  in  fortificatione  di  co- 
testa  nostra  città  ;  et  parlato  con  Giuliano ,  et  visto  il 
disegnio    faremo  et  matura   et   optima   deliberatione 

(I.C.). 

T.  a.  * 


5o  CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI 

N."   II 

La  medesima  allo  stesso.  Da  Firenze  7  Dicembre 
i5oo  CL  c.}^ 

Antonio'    Francesco    de   Scalis    Capitaneo   Burgì    7 
Decbr.  1500. 

Per  questa  tua  del  2  del  presente  restiamo  advisati 
del  desiderio,  che  hanno  cotesti  nostri  huomini,  che  si 
metta  ad  effecto  il  disegno  facto  per  Giuliano  da  S. 
Gallo,  il  quale  molto  diligentemente  ha  examinato  tutto 
che  si  possa  fare;  et  siamo  in  animo  indubitatamente 
persequire  a  quanto  da  lui  ne  siamo  consigliati ,  et  se- 
condo  intendiamo  ricerchare  il  bisogno  della  terra.  Ma 
vedendo  li  tempi  della  qualità  che  sono^  non  ci  pare 
che  si  possa  di  presente  mettere  mano  ad  trassinare  cal- 
cine, ma  solamente  si  potrebbe  fare  qualche  votamen- 
to  di  fossi ,  o  abbassamento  di  mura^  o  voltare  d^aqua^ 
come  è  intra  li  suoi  disegni. 

N.*  m 

La  Signoria  di  Firenze  a  Neri  Acciaiuoli  podestà 
di  Empoli.  Da  Firenze  io  Maggio  i Boi  (Archivio 
e.  Lettere  della  Signoria  Jilza  108  intitolata  "Re- 
gistro di  lettere  ad  ufflziali  della  repubblica  i5oo 
—  i5oi"). 

Nerio  Acciaioli  potestati  emporii  x  Maii  1501 

Noi  havemo  concesso  a  Simone  Ferrucci  e  Giuliano 
da  S.  Gallo  che  levassino  di  costì  nostre  artiglerie^  et 
le  conducessino  verso  il  mugello.  Ma  bavendosi  di  poi 
monstro  quello  che  è  successo  essere  piiì  appropos/to 
restino  costì  ^  voliamo  facci  intendere  ec.  ec. 

Nota 

Pàtens 
Priores  ec.  ec.  Singulis  atque  universis  Rectoribus, 


CARTEGGIO  EO.    D*  ARTISTI  5l 

oflìcìalibuS;  conimissariis  ac  nostrae  reipl.  subditìs  quibus- 
cumque  Salutem.  Confidando  nelle  virtù  et  buone  qua- 
lità di  Galiano  da  Sangallo  ,  della  presente  estensore, 
volendo  noi  condurre  certi  pezzi  d' artigleria  del  chrmo. 
Re  di  Francia  per  il^  nostro  dominio  — ,  lo  habbiamo 
electo  in  nostro  commissario  a  decto  effeclo.  Onde  vo- 
liamo et  expressamente  comandiamo  cbe  circha  del  con- 
ducere delle  artiglerie  •— ,  essendo  voi  et  ciascuno  di 
voi  richiesto  ^allui ,  d*  buominì ,  buoi ,  guastatori ,  ca- 
vi, ferramenti,  et  d'  ogni  altro  adiuto,  gle  li  prestiate 
et  prestar  facciate,  non  altrimenti  che  si  noi  proprii 
particularmente  vi  comandassimo. 

Ex  Palatio  nro.  xu  lunii  1501  (l.  c.J. 

La  lettera  della  Balìa  a  Simone  Ferrucci  e  Giulia- 
no .da  S.  Gallo  è  questa  :  "  10  Maggio  1501  .  Simoni 
de  Ferrncciis,  luliano  Sto.  Gallo.  Questa  mattina  si 
scripse  al  potestà  è  commissario  di  costi  che  facessi 
fermar  voi  di  lavorar  costì  sopra  le  artiglerie,  et  che 
le  fermessi,  e  non  conducessi  più  avanti.  Hora  inten- 
dendo come  le  genti  del  valentinese  sono  più  presso 
non  stimavano,  e  perchè  non  vovrefmo  domandando- 
cela in  presta  ,  haverglila  ad  concedere,  né  denegare, 
vi  commettiamo  —  con  ogni  celerità  et  prestezza  di 
sotterarle,  0  metterle  in  qualche  altro  luogho  secre- 
to — ;  e  se  per  più  securtà  vi  paressi  da  metterla  in 
arno,  lo  farete  **  fi.  e.  lettere  della  Balìa  filza  96 J. 

Seguono  poi  altre  due  lettere  a  Neri  degli  Àcciaiuoli. 

"11  Maggio  1501  :  Nerio  de  Acciaiuolis  potestati  et 
Simoni  de  Feruccis  Commissario 
— •  Giuliano  da  S.  Ghallo  ritorna  in  costà,  mandato 
da  noi  per  conto  delle  artiglerie,  al  quale  baviamo  da- 
to libera  permisione  ne  faccia  quanto  e'  giudicha  sia 
bene  per  salvarle  :  siche  fategli  prestare  tucti  quelli  fa- 
vori vi  ricerchassi  "  C  l.  e,  filza  97  J. 


0  2  CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI 

"11  Maggio  1501  Nerio  de  Acciaiuolis  Polestati  Èm- 
porii:  —  perchè  noi  intendiamo  essere  necessario  costì 
di  uno  scarpellino,  ti  mandiamo  dolo ,  al  quale  farai 
fare  pallottole  secondo  V  ordine  di  Giuliano  da  Sto< 
Gallo  *'  (l.  e.  ). 

N.o  IV 

Pier  Tosinghi  e  Lorenzo  de'  Medici  ambascia  lori 
in  Francia  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Lione  22  Giu- 
gno i5oi  (Archivio  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  65  J* 

Pier  Francesco  Tosinghi .")  Oratores  apud  Cri- 
Lorenzo  de  Medicis  )       stianissimum . 

22  Giugno  1501.  El  maricial  de  Gie  mostra  essere 
affezionato  alla  Città,  et  chon  grande  istanzia  ci  ha 
preghalo  che  noi  schrivamo  alla  Signoria  Vostra  chellui 
desiderebbc  che  segli  facessi  gittare  una  fìghura  di  bron- 
zo duno  davitte,  chome  quello  che  nella  chorte  della 
Signoria  Vra.  *  ,  che  lui  pagherà  la  spesa  ;  ma  chredo 
bene  chello  dicba  chon  animo  gnene  sia  fatto  uno 
presente . 

Nota 

Già  in  altre  circostanze  il  Monsignore  di  Nemours 
aveva  manifestato  il  suo  amore  per  oggetti  d'  arte» 
Scrive  la  Signoria  il  di  10  Novembre  1499  agli  amba- 
sciatori  fiorentini  a  Milano: 

"  Le  teste  che  si  sono  ordinate  per  il  Marecial  di  Gies 
sono  nove,  septe  di  marmo  e  due  di  bronzo,  tra  quali 

*  "  Ricercato  da  Pier  Soderini ,  suo  graude  amico ,  gittò  di  bronzo  una 
statua  grande  al  naturale ,  che  fu  mandata  in  Francia  ,  e  similmente  un 
David  col  Colia  sotto  (  dofc  ?  ).  Quel  che  si  vede  nel  mezzo  della  corte 
del  Palazzo  de'  Signori ,  è  di  mano  di  Donatello.  "  -  Condivi.  -  .  ,La  sta- 
tua di  Donatello  si  trova  ora  nella  galleria  degli  Uflizi  ,  stanza  de'  bronzi 
uiodemi. 


CARTEGGIO    EC.  d'  ARTISTI  53 

dicono  essere  quella  di  Carlo  Magno.  Le  facciamo  ras^ 
sellare  et  incassare,  et  seguirassene  da  poi  quello  clie 
voi  cene  scrivete  (Ardi,  e.  Lettere  della  Signoria 
filza  103;. 

N."  V 

Isabella  marchesa  di  Mantova  al  cardinal  d'  Este, 
Da  Mantova  3o  Giugno  i5o2  f  Spogli  del  Signor 
G.  ArrivabeneJ. 

Domino  Cardinali  Estensi 

Rme,  in  Christo  pater  et  Ille.  Dne.  Frater  honoran- 
dissime.  Lo   Signor    Duca   de   Urbino,    mio   cognato, 
aveva  in  casa  sua  una  Venere  antiqua  de  marmo  pic- 
cola ,  et  così  uno  Cupido ,  quale  gli  donò  altre  volle 
lo  Illmo.  Sr.  Duca  de  Romagna.  Son  certa  che   questi 
insieme  cum  le  altre  cose   siano    pervenute   in   mano 
del  predecto  Sr.  Duca  de  Romagna  in  la  mutatione  del 
Stalo  de  Urbino.  Io  che  ho  posto  gran  cura  in  reco- 
gliere cose  antique  per  onorare   el   mio   studio ,  desi- 
deraria  grandemente  averli  ;  ne  mi  pare  inconveniente 
pensiere ,  intendendo  che  la  E.  S.  non  se  delecta  molto 
de  antiquità ,  et  che  per  questo  facilmente  ne  compia- 
cerà altri.  Ma  perchè  io  non  ho  domestichezza  cum  lei 
di  sorte  che  senza  mezzo  possi  assicurarmi   de    ricer- 
carla de  simile  piacere,  me  parso  de  usare  de  la  aucto-r 
rità  di  V.  S.  Rma.,  pregandola  et  dimandandoli  di  gratia 
che  la  vogli  et  cum  litere  et  cum  messo  richiedere  in 
dono  dicti  Venere  et  Cupido  cum  tale  efficatia  che  lei 
et  me  siamo  compiaciuti;  et  serò   ben   contenta,   pa- 
rendo così  a  V.  S.  Rmà. ,  che  la  dimonstri  volerli  per 
me,  et  chio  gli    abbi   falla  grandissima  instantia,  et 
mandato    questo  cavallaro  a  posta ,   come   facio  j  che 
per  un'  apiacere  et  gratia  non  poterla  ricevere  \d  ma- 
giore  da  S.  E.  et  V.  S.  Rma. ,  alla  quale  mi  raccoman- 
do. Mantue  30  lunii  1502 

Isabella  Marchionissa  Mantue 


54  CA&TEGGIO  EC.  h'  A&TISTt. 

Nota 

Questa  lettera,  a  cui  pressoché  simile  esiste  un'altra 
diretta  a  Lodovico  Balneo,  ci  fissa  l'epoca  del  Cupido 
di  Michela f/nolo  _,  creduto  antico ,  come  si  vede ,  dalla 
marchesa  Isabella.  Ma  che  ella  si  accorse  presto  dello 
sbaglio,  mostra  un'altra  lettera  di  lei  al  marchese  Fran- 
cesco del  22  Luglio  1502:  "  Non  scrivo  de  la  belleza  de 
la  Venere,  perchè  credo  che  V.  S.  l'habbi  veduta,  ma 
il  Cupido  per  cosa  moderna  non  ha  pari"  (  È  originale 
ìiella  biblioteca  pubblica  di  Mantova  J, 

N/  VI 

La  Balia  di  Firenze,  a  Girolamo  Pilli.  Da  Firenze 
3  Giugno  i5o2  C Arch.  e.  Lettere  della  Balia  filza 
102, segnata:  "Lettere  dettate  da  N. Machiavelli" J, 

Hieronymo  de  Pillis  Comissario  Liburni 

—  Restiamo  ben  admirati  che  ha  vendo  noi  mandato 
con  la  pagha  de'  28  d'aprile  passato  la  pagha  di  luca 
dei  Caprino ,  Ingegnere  da  Septignano ,  et  essendosene 
venuto  quello  di  molti  innanzi ,  et  per  questo  non  lie- 
ne  havendo  paghàti ,  che  tu  non  cene  babbi  scripto  nul- 
la che  ti  sieno  rimasti  tali  danari  in  mano  ec.  ec.  3 
ianii  1502. 

N/  vn 

La  Signoria  di  Firenze  agli  Ambasciatori  Fioren- 
tini in  Francia.  Da  Firenze  2  Luglio  i5oi  f  Arch, 
e.  Lettere  della  Signoria  filza  107). 

Oratoribus  apud  christianìssimum  Regem  2  lui.  15Ó1 

Noi  abbiamo  cercato  di  chi  possa  gittare  una  figura 

di  Davit,   come  voi  rìcerchate  per  il  Maricìal  di  Gies, 

e  ci  è  boggi  charestia  di  simili  buoni  maestri;  pure  non 

si  mancherà  di  ogni  diligentia. 


CARTEGGIO    EC.    W  ARTISTI  55 

**  n  Marescial  deGie,  "  cosi  rispose  il Tosinghi  alla  Balìa 
il  17  Luglio,  "  ogni  dì  mi  solecita  che  io  richorda  alla 
Signoria  vra.  el  desiderio  suo  di  quello  davitte,  e  mostra 
desiderarlo  assai  "  fi.  e.  Lettere  alla  Balìa  ',  filza  66). 

Nota 

Questa  figura  fu  allogata  a  Michelagnolo  il  di  12 
d'Agosto  1 502  :  •"  Locaverunt  (  i  Signori  )  Michelagnolo 
Ludovici  Bonaroti  de  Florentia  et  scultori  presenti  ad 
facienduni  unam  Bguram  unius  Davit  alti  brachiis  duo- 
bus  et  uno  quarto  alterius  brachii  incircha  bronzi,  in- 
fra tempus  sex  mensium  proxime  futurorum,  prò  ea 
mercede  qua  declarabìtur  post  perfectam  dictam  figurara 
per  duos  amicos  córamunes  etc. ,  cum  hoc  quod  dicti 
Magnifici  teneantur  ad  presens  dare  dicto  Michelangelo 
totani  materiani  et  ulterius  fior.  50  largos  auri  in  au- 
rum  prò  parte  mercedis  predictè.  Et  quam  figuram  di- 
cti Magnifici  domìni  dixerunt  se:,ve!lefacere  fieri  prò 
donando  illam  Marischali  de  Gie.etc. ,  et  postquam  finita 
fuerit  figura  predicta  eidem  Michelangelo  solvere  re- 
liquam  mercedem  {Deliberazioni  della  Signoria  di 
detto  annoj, 

N."  Vffl 

La  Balia  di  Firenze  a  Antonio  Tebalducci  e  Ala- 
manno Salviaiti.  Da  Firenze  17  Ottobre  i5o2  (  Arch. 
e.  Lettere  della  Balìa  Jilza  loi  segnata:  "Lettere 
dettate  da  N.  Machiavelli  "J. 

Comissariisaretii^j"/^^!;;^^^^^^  17  0ttob.  1502 

Magnifici  ec.  ec.  la  principal  cagion  di  questa  nostra  è 
per  commettervi,  avanti  che  parte  di  costì  Giuliano  da 
S.  Gallo  per  ritornarsene  in  qua ,  voi  li  comandiate  si 
transferisca  Una  al  H^r^o  a  Giovanni  Ridolpby,  il  quale 


56  CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI 

più  volte  ci  ha  ricerco  di  un  simile  huomo  per  dise- 
gnare in  quello  luogo  certe  difese  et  reparationi;  et  con 
questa  sarà  una  lettera  nostra  al  prefato  Giovanni,  la 
quale  al  partir  di  Giuliano  voi  li  darete,  perchè  contie- 
ne laudata  sua  là,  e  perchè  cagione. 

Nota. 

Si  riferiscono  a  questa  lettera  le  due  seguenti  (/.  e): 

"  Comissariis  aretii  Antonio  Thebalduccio  etc.  12  Ot- 
tobre 1502:  Di  questa  sarà  aportatore  luliano  da  San- 
gallo,  del  quale  voi  costì  vi  possiate  valere  per  inge- 
gniere  in  tutto  quello  vi  scadessi  ;  e  lui  ha  ad  obedire 
a  voi  in  ogni  cosa;  habbiamoli  dato  qui  fiorini  6  d'oro 
per  conto  del  suo  salario  :  valete.  " 

Ai  medesimi  13  Ottobre"  Habbiamo  questa  sera  ri- 
cevuta una  vostra  di  dì  XII;  e  per  rendere  particular- 
mente  vi  si  dice,  come  habbiamo  expedito  Giuliano  dà 
sangallo,  e  di  Luca  del  Caprina  non  ci  essere  potuti 
servire  per  non  lo  bavere  mai  trovato  qua.  Servitevi  di 
costui  di  quanto  e' saprà* 

N.*  IX. 

Antonio  Tebalducci  alla  Signoria  di  Firenze.  Da 
Borgo  S.  Sepolcro  19  Ottobre  i5o2  (Arch.  e.  Let^ 
tere  alla  Signoria  filza  54). 

È  originale 

Dal  Borgho  19  Ottob.  1502 

Questo  dì  è  stato  qui  Giuliano  da  S.  Gallo  insieme  col 
quale  sono  ito  veggendo  il  bisogno  di  questa  Roccha , 
et  delle  mura,  et  delle  porte;  et  da  lui  a  boccha  V.  S. 
meglio  intenderanno  tutto ,  che  lui  dice  altra  volta  es- 
serci stato,  et  baver  costì  el  disegno  di  tutto. 


CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI  5'J 

Nota 

Poco  tempo  dopo  fu  diretta  la  seguente  lettera  alla  n 
Balìa  da  Giovanni  Rodolfi  e  Niccolò  Sacchetti; 


'.*  150|.  25 


lann.  Johannes  Rodulphus,^ 

Gapitaneus  ^  Gommissarii 

Nicolaus  Sacchettisj  potestas,} 

—  Sì  scrivessi  a  V,  S.  che  rjmandassino  qui ,  quanto  più 
presto  meglo ,  Giuliano  da  S.  Gallo  cum  quel  modello 
che  lui  fece  (per  il  Cassero  Jj  quando  ci  era  Alaman- 
no Salviati  ;  in  sul  quale  fu  disputato  et  discusso  da  lo- 
ro et  hmitato  et  acconcio  molte  cose,  quali  parevano 
loro  a  proposito,  et  rincoravasi  il  prefato  Governatore, 
sendo  di  nuovo  in  su  decto  modello  tutti  insieme  cum 
decto  Giuliano  et  etiam  cum  maestro  Antonio  daOrie- 
ve,  che  ne  ha  facto  un  altro  :  il  quale  sarebbe  bene  fus-. 
se  anchora  qui  di  risolversi  a  fare,  cum  mancho  spesa 
si  potrà,  andando  drieto  a  quel  che  è  facto,  una  cosa 
forte  et  utile  et  honorevole  per  le  S.  V.  j  però  quelle 
quanto  più  presto  possano  mandino  tutto.  d'Arezzo» 
(  Arch.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  67  J. 

N."  X. 

Alamanno  Salviati  alla   Signora  di  Firenze.   Da 
Arezzo  21  Ottobre  i5o2  (Ardi,  e.  filza  e), 
È  originale 

21  d'Ottobr.  1502 

Sarà  di  questa  apportatore  Giuliano  da  S.  Ghallo,  il 
quale  insieme  colla  S,  del  ghovernatore  —  hanno  ri- 
tracto  di  quel  tanto  si  può  fare  per  mectere  questo 
chassero  in  forteza  ;  il  quale  il  decto  Giuliano  ne  por- 
terà alla  S.  V,  el  disegnio .  Quelle  sene  risolvino,  quanto 
prima  meglio ,  perchè  quelle  hanno  affare  di^engnio  di 
bavere  a  mantenere  questo  luogbo,  o  con  una  expu- 
gnabile  fortezza. 


58  CARTEGGIO   EC.  D*   ARTISTI 

Nota 

Tanto  questa  lettera ,  quanto  quella  N.°  IX,  vengono 
spiegale  dalle  lettere  antecedenti  di  questa  filza; 

"  Il  Comissario  Antonio  Tebalducci  in  Arezo  14 
Ottob.  1502.  È  arrivato  qui  questa  sera  Giuliano  da  S. 
Gallo ,  quale  è  suto  per  questo  Chassero ,  et  domani 
si  mecterà  alla  opera  sua  :  et.  quel  tanto  dicba  lui ,  et 
questi  vostri  conductori  et  noi  ci  risolvereno ,  lo  ripor- 
terà alle  S.  V.,  in  modo  che  farà  vedere  collo  occhio; 
et  quelle  sene  risolveranno  secondo  che  allora  parrà.  " 

Alamanno  Salviati  alla  Signoria.  "17  Ottob  1 502.  Qui 
è  venuto  Giuliano  da  S.  Ghallo  per  archittectore ,  et 
della  Ciptadella  va  e  disegniando  e  misurando  tanto  ^ 
che  io  Alamanno  dubito  che  non  mecta  tante  cose  in* 
nanzi  a  S.  V.  alla  tornata  sua^  che  non  facciamo  delle 
usate  nostre,  che  non  si  faccia  né  Tassai,  né  il  pocho. 
—  Giuliano  sarà  costì,  et  vi  farà  tochare  con  mano.  " 

II  medesimo  alla  stessa:  "19  Ottobr.  1502.  Intendia- 
mo per  la  di  V.  S.  de'  1 7  (  lettera  Fili  di  questa  colle- 
zione ) ,  desiderano  Giuliano  da  S,  Gallo  si  transferisca 
fino  al  borgo,  quale  questa  mattina  è  partito  per  là,  et 
el  ritorno  suo  doverà  essere  domani;  et  di  qui  sar^ 
spacciato  el  medesmo  dì,  et  sene  verrà  costì  cum  la 
resolutione  facta  di* questo  cassero  et  cittadella,  et  etian- 
dio  di  questa  terra  di  San  chimenti  "  . 

N."  XI 

Gli  Ambasciatori    fiorentini  in  Francia    France- 
sco Soderini  e  Luigi  della  Stufa ,  alla  Balia  di  Fi- 
renze.  Dal   Castello  di  Loches    i4  Decembre    i5oa 
(  Arch.  d,  Rif.  y  Lettere  alla  Balìa  filza  70  j. 
È  originale 

Francescus  de  Soderinis  episcopus  Volterranus  et  A- 
loysius  dalh  Stufa  etc.  oratores  14.  Dicbr.  1502. 


CARTEGGIO  EC.   D*  ARTISTI  5g 

Ricordiamo  a  V.  S.  far  solllcitare  la  figura  del  Mare- 
sciai  di  Gie^  il  quale  la  desidera  assai,  et  mostrasi  tanto 
affectionato  che  meriterebbe  molto  più. 

Nota 

"  Die  ultima  Decembris  1502  oratoribus  in  Gallia  — 
La  figlerà  del  Maricial  di  Gies  si  sollecita  ogni  dì  ^  e 
si  è  pagata  la  maggior  parte  del  costo  ;  ma,  come  voi 
sapete,  dalle  cose  de' pictori  et  sculptori  si  può  mal 
promettere  cosa  certa  j  però  non  vi  diciamo  quando  hab- 
bia  ad  essere  facta.  Sòlliciterassi  con  maggior  instan- 
tia, et  si  farà  ogni  diligentia  di  expedirla  presto  " -r 
e  lettere  di  Bàlia,  filza  105  J . 

"  Eisdem  28  lann.  "iSOl  (  l.  e,  )  Ia  figura  del  Ma- 
ricial non  si  intermette  punto;  né  anche  si  cessa  di 
pensare  in  che  modo  si  babbi  ad  satisfare  alli  heredi 
di  Beaumonté.  "  Questa  lettera,  sembra  la  risposta  ad 
una  lettera  degli  ambasciatori  del  13  Gennaio,  i  quali 
avevano  scritto  "  la  figura  del  Mariscial  de  Gies,  pur- 
ché si  facci,  per  uno  mese  più  o  meno  non  darà  noia; 
purché  non  sia  dimentichata  ,.  come  questo  Signore  ha 
dubitato  più  duna  volta  "  fi,  e.  Lettere  alla  Balìa  j  fil- 
za 66  J, 

"  Oratores  12  Aprii,  1503.  Il  Marescial  de  Gie  non 
può  più  desiderare  la  sua  figura,  et  poiché  la  spesa 
là  condocta  dóve  intendiamo  essere  suta  tante,  volte 
promessa,  V.  S.  sene  faccino  honore  mentre  che  può 
essere  grato  el  dono  "  (  l.  e,  filza  72 .  Lettere  alla 
BalìaJ, 

N.«  XII 

La  Balìa  di  Firenze  agli  Ambiasela  tori  fiorentini 
in  Francia.  Da  Firenze  3d  Aprile  i5o3  T-^rch.  e. 
Lettere  della  Balìa  filza  io5j. 

Oratoribus  in  Gallia  30  Aprii.  1503 

La  figura    del    Maricial  di    Gie    sarà    fornita  a  S« 


6o  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

Giovanni,  se  il  Maestro  Mo.  C Michelagnolo J  ci  terrà 
fermo  la  promessa  sua,  la  quale  non  è  molto  certa, 
atteso  e  cervelli  di  simile  genti;  et  perchè  havessi  ca- 
gione di  sollecitarla ,  hieri  seìi  data  nuovi  danari.  Bi- 
sognerà che  si  pensi  ad  condurla  dilà  da' monti,  perché 
è  charico  di  più  dun  mulo,  et  bisogna  carreggiarla  per 
terra  et  condurla  per  mare .  Se  Sua  Signoria  havessi 
commodità  di  questo  ultimo,  ne  adviserete  ;  et  haven- 
dosi  ad  carreggiare  per  terra ,  noi  non  vorremo  havere 
ad  pigliar  charico  di  farlo  infìno  dilà  da'  monti.  Pen- 
sate et  ordinate  con  dextreza  qualche  modo,  che  sene 
babbi  men  briga  che  si  può. 

Nota 

Gli  Ambasciatori  alla  Balìa  19  Giugno  1503.  " -^  El 
Marescial  di  Gie,  che  bora  è  Duca  di  Nimers,  per  ba- 
vere preso  per  donna  una  sorella  di  quel  Signore  -^ 
che  morì  nel  Reame, .—  ha  ordinato  qui  a  grandio  loren- 
tino,  mercante  di  questa  terra,  per  la  prima  commodità 
li  facci  levare  la  figura  sua  da  livorno;  però  V.  S.  la 
faccino  expedire  presto  e  condurla  là,  che  vi  rispiar- 
merete  et  spesa  et  brigha  ("  Lettere  alla  Balìa  ,  ///- 
za  IZJ, 

Le  Balìa  a  Alessandro  Nasi  19  lui.  1503:  "  La  figura 
del  Maricial  di  Ges  —  si  sollecita,  ma  non  si  può  per 
la  natura  del  Ihuomo  et  la  qualità  della  cosa  expedirla 
in  pochi  dì.  Una  volta  il  Maricini  di  Ges  la  può  met- 
tere ad  entrata ,  et  credere  che  per  noi  non  mancha 
di  sollicitare  il  condurla  al  fine  "  (Leti,  della  Balìa 
filza  106;. 

"  In  Macone.  25  Agosto  1503,  Alexander  Nasius  ora- 
tor.  —  Ogni  dì  el  decto  Nemors  mi  priegha  voglia  scri^ 
vervi  si  dia  fine  alla  figura  sua.  V.  S.  la  faranno  avan- 
zare per  ogni  respecto  *'  (Leti,  alla  Balìa  filza  15 J. 

"  Monsignore  di  Nemors  ,  scrive  Niccolò  Valori,  in 
quel  tempo  ambasciatore  i»  Francia ,  il  23  Febb.  1 50  3 , 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  Gì 

ricorda  el  suo  Davit,  e  mostra  desiderarlo  assai ,  e  vor- 
rebbe che  una  volla  si  conducessi  allivorno.  Le  V.  S. 
si  degneranno  dirmi  quello  che  io  li  babbi  a  risponde- 
re "  (  Lett.  alla  Balìa,  filza  %  J. 

•"  Idem  1  Aprii  1504  -^  Lo  amico  del  Davit  solle- 
citava et  non  senza  cagione:  vassene  alli  stati  sua,  et 
ancora  che  e' sia  un  pezo  che  io  ne  babbi  notitia  ,  non 
hho  prima  voluto  dare  advìso  che  io  lo  vegha,  che  do- 
mattina parte  "  —  {  t,  e.  J* 

N.  xm 

La  medesima  ai  Comraessari  del  campo  cohtra  Pisa. 
Da  Firenze  26  Giugno  i5o3  ( Arch .  e.  Lettere 
della  Balìa  filza   1 07  ). 

Die  26  lunii  1 503  Commissariis  in  castris  contra  Pi- 
sanos. 

E' sarà  exhibitore  della  presente  M.*  Luca  del  Caprina, 
il  quale  noi  mandiamo  costà  per  conto  della  verrucola . 
Havetelo  ad  voi ,  et  examinerete  quello  sia  necessario 
a  tale  opera;  et  delle  cose  che  vi  bisogneranno  Vi  in- 
gegnerete valervene  di  costà  di  più  che  vi  sarà  possi- 
bile, per  dare  manco  briga  a  noi  — . 

Et  però  vi  ingegnerete  non  si  perda  punto  di  tempo, 
et  parendovi  el  sopradicto  Luca  ad  proposito  ad  con- 
duiTe  tale  opera,  come  si  dice,  non  celo  rimandiate 
indrieto ,  ma  subito  commincerete  ad  lavorare ,  dando  a 
noi  delle  cose  che  vi  mancassino  notitia  particularissima. 

Nota 

"  Eisdem  die  XII  lunii  1 503.  In  risposta  alla  vostra 
di  hiersera  data  ad  bore  24,  vi  diciamo  quanto  ad  Giu- 
liano da  sanghallo  et  alla  rassegna  per  cotesta  gente—, 
che  domani  di  buona  bora  si  manderà  l'uno  e  l'altro.  ** 

"  Eisdem  XIII  lunii  1503 .  Giuliano  da  S.  Gallo  non 
sendo  in  termine  da  potersene  valere,  non  vi  si  manda. 


Ga  CARTEGGIO   EC.    d'    ARTISTI 

bisogna  facciate  con  cotesti  maestri  vi  troviate  costà  il 
meglio  potete  (filza  e,  ).  " 

"  luliano  de  Lapis  Commissario  Vici,  10  Oltob.  1503. 
Exhibjtore  della  presente  sark  Lorenzo  da  monteaguto ^ 
il  quale  noi  habbiamo  electo  in  luogo  di  Maestro  Luca 
del  Caprina ,  per  dare  perfectione  alla  opera  della  ver- 
rucca  "  (filza  110). 

N.»  XIV 

Francesco  Guidacci  alla  Balla  di  Firenze.  Dal  Cam- 
po contra  Pisa  24  Luglio  i5o3  (Ardi.  e.  Lettere  alla 
Balìa). 

È  originale 

Ex  Castris  Franciscus  Ghuìduccins  24  lui.  1503 
—  Appresso  fu  qui  hieri  con  una  di  V.  Signoria  A- 
lexandro  degli  Albizi  insieme  con  Leonardo  da  Vinci 
et  certi  altri,  et  veduto  el  disegno  insieme  conel  gho- 
vernatore,  doppo  molte  discussioni  et  dubii  conclusesi 
che  lopera  fussi  molto  ^d  proposito,  o  sì  veramente  arno 
volgersi  qui,  o  restarvi  con  un  canale,  che  —  almeno 
vieterebbe  che  le  colline  da  nimici  non  potrebbono  es- 
sere offese  j  come  tucto  referiranno  lóro  a  bocha  a  V.  S. 

N.'  XV 

La  Balia  di  Firenze  a  Giuliano  de'  Lapi.  Da  Firenze 
i3    Gennaio   i5o3  (Arch.   e.  Lettere  della  Balìa 
filza  109  ) 

luliano  de  Lapis  ì  ^3  ia„„.  ^503 

Comissario  Cascmae  ) 
E  sì  trova  qui  uno  Andrea  dal  monte  a  Sto»  Sa- 
vino,  scultore,  quale  ha  lavorato  certe  Ogure  di  marmo 
per  Genova  ;  et  per  condurre  decte  figure ,  che  saranno 
dua,  a  luogo  destinato,  ha  obtenuto  salvocondotto  da'Pi- 
sani ,  per  mezzo  de'  Genovesi ,  di  poter  condurre  dccte 


CARTEGGIO    EC.    ì)'    ARTISTI  G3 

figure  in  Pisa ,  donde  saranno  di  poi  levate  da'  genore- 
si ,  per  una  scafa  di  Fiorentini  con  huomini  8  dal  por- 
lo ad  signa.  — 

Nota 

I  Dieci  di  Balìa  danno  l'ordine  a  Giuliano  de'  Lapi 
di  lasciar  passare  le  suddette  statue,  le  quali,  rappre- 
sentanti un  S.  Giovanni  Battista  ed  una  Madonna  col 
suo  Figlio ,  si  vedono  ancora  nella  cappella  di  S.  Gio- 
vanni Battista  nel  Duomo  di  Genova.  Il  Vasari  parla 
"  d'un  Cristo  e. d'una  nostra  Donna,  ovvero  S.  Gio- 
vanni^ lavorati  secondo  lui  a  Genova, 

[N,'  XVI 

La  Balìa  di  Firenze  a  Niccolo  Zati.  Da  Firenze  a8 
Marzo  i5o4  (  ^rch.  e.  Lettere  della  Balia  filza  no). 

Nicolao  de  Zatis  commissario  Gastricari 
28  Mart.  1504 

Viene  costi  Antonio  da  S.  Gallo  per  mandato  da' Ca- 
pitani di  parte  per  conto  delle  muraglia  che  si  disegna 
fare  ih  cotesta  forteza.  Allo  adrivare  suo  farai  chel  in- 
tenda tutto,  et  che  vegga  quello  si  può  fare;  adciò 
che  alla  tornata  sua  venga  bene  instruìto  di  tutto  ,  et 
ne  possa  fare  modello ,  et  ritornare  in  costà,  et  mecte- 
re  in  opera  quello  sarà  indicato  di  farsi.  Così  li  farai 
vedere  li  fossi  si  fanno  adovandola,  adciò  che  possa 
instruire  et  indrizare  anchora  quella  opera. 


64  CARTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

N.«  XVII 

Antonino  Giacominì  commessario  contro  la  città  di 
Pisa  alla  Balìa  di  Firenze.  7  Giugno  i5o4  f  Arch.  e. 
Lettere  alla  Signoria y  filza  S'] ,  intitolata:  ** Minuta- 
rio di  Antonio  Giacomini  comessario  contra  la  città 
di  Pisa  i5o4  "  ). 

Alli  Signori  X  a  dì  7  Giugno  1504 

Questo  medesimo  di  per  Antonio  da  S.  Gallo  sotta 
brevità  se  scripto  a  V.  S. ,  et  hier  sera  similmente  per 
via  di  Cascina,  perchè  non  si  rispose  a  quello  che  quel- 
le ne  ricercaveno,  per  haver  Io  hauto  un  poco  di  febre; 
né  si  mancò  però  di  consultarne  cum  tucti  questi  Si- 
gnori et  Condoclieri,  quali  unitamente,  salvo  el  S.  go- 
vernatore, si  resolseno  in  uno  medesimo  iuditio.  — 
Di  questo  —  senestruito  antouìo  da  S .  Gallo  et  cum 
disegno,  talmente  V.  S.  potranno  gustar  tucto. 

Nota 

Del  medesimo  Sono  le  seguenti  lettere  di  data  ante- 
riore (  l.  e.  ) 

"  2  Giugno  1504  —  Questa  mattina  venne  Antonio 
da  S.  Gallo,  quale  sé  dipoi  mandato  a  Librafacta  col 
S.  Governatore  per  pigliare  appuntamento  come  s'hab- 
bia  aconciar  Librafacta". 

"  3  Giugno  1504.  ■ —  Questo  giorno  di  nuovo  é  stato 
Antonio  da  S.  Gallo  a  Librafacta,  quale  ha  bene  revisto 
et  considerato  ;  et  niente  di  manco  non  é  risoluto  in- 
sieme col  S.  Governatore  come  s'habbia  a  fortificare 
oltre  a  quello  era.  —  Sarà  con  questa  uno  disegno  co- 
me sta  librafacta  di  mano  d'  Antonio  da  S.  Gallo.  " 
(^  vi  manca  il  disegno  J 

"  7  Giugno  1504.  Venne,  come  sanno  V.  S. ,  An- 
tonio da  S.  Gallo  per  vedere  Librafacta,  dove  è  sta- 
to 3  o  4  volte  ad  examinare  quello  sì  possi  fare  in  dco. 


CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI  05 

loco  per  forza  depso,  el  tucto  ha  consultalo  insieme  con 
S.  Governatore.  Tornando  in  costà  farà  la  via  della 
verrucola,  per  vedere  se  vi  manca  nulla.  " 

Nel  medesimo  tempo  Alessandro  Vaza ni  credette  ne- 
cessaria la  presenza  di  Antonio  da  S.  Gallo  a  Marradi ,  co- 
me lo  vediamo  da  questa  lettera:  "Ex  Marradio  die  vi 
lulìi  1504  — Ma  ben  desidererei,  come  ad  li  anteces- 
sori vostri  ne  scripsi,  che  a  vostre  S.  piacessi,  come  le 
preterite  dettono  initio ,  di  mandarmi  Antonio  da  San- 
gallo  ad  vedere  le  occorrentie  della  prefata  roccha  " 
(  Lettere  alla  Balìa ,  filza  81  ). 

N.'  XVIII 

Antonio  Tebalducci  alla  Balìa  di  Firenze.  Dal  Cam- 
po presso  Colignola  ii  Giugno  i5o4 Yvj/rc^ .  e.  Let- 
tere alla  Balìa  filza  80  J. 

È  originale 

Ex  Castris  apud  Colignolam  die  xi  lunii  1504  Anto- 
nius  Thebalduccius. 

—  Doverranno  di  poi  V.  S,  haver  hauuto  ad  se  j4n- 
tonio  da  S.  Gallo  j  del  quale  haranno  ritraete  el  pa- 
rere del  S.  Governatore  et  di  questi  altri  Signori  circa 
al  pigliar  la  posta  per  tenere  strecti  li  inimici,  et  fare 
el  bastione  di  Stagno,  et  sicurare  la  strada  di  Livorno; 
quali  tutte  cose  se  si  hanno  a  fare,  non  si  vorrebbe 
perder  tempo ,  maxime  di  fare  el  bastione ,  rispecto 
all'aria  trista. 

Nota 

' —  "  El  perchè,  rispose  la  Balìa  il  12  Giugno,  noi 
non  siamo  anchora  stati  con  antonio  da  sangallo  per 
volere  lui  prima  fare  certo  disegno  del  paese,  non  ti 
possiamo  scrivere  alcuna  cosa  né  del  bastione  né  del 
modo  del  proceder  vostro  "  f  Lettere  della  Balìa 
filza  113). 

7.  u.  S 


6G  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTJSTl 

EJdem  23  lulii  1504.  "  Sarà  aportatore  di  questa 
Filippo  da  seplignano,  scalpellino,  con  altri  4  suoi 
pari,  cbe  sono  per  adoprarsi  nella  verrucola  et  in  lih- 
brafacta  —  (  l.  c.J. 

Nel  "  Registro  di  lettere  d'Antonio  Giacomini ,  Com- 
missario in  Campo  contro  la  Città  di  Pisa  1505  ",  trovo 
nominati  i  seguenti  scarpellini,  venuti  da  Firenze  a  dì  29 
d'Agosto:  "Bernardino  d'antonio  capomaestro  ,  Orfeo 
di  lodovico,  Filippo  d'andrea  da  settignano,  Giovanni 
di  piero  d'agnolo,  Girolamo  di  piero  d'agnolo,  Fresino 
chiment.i,  Giolino  di  Ciolo,  lacomo  di  bartolo,  Ago- 
stino di  stoldo,  Baptista  di  Simone  di  luigi,  Bernardo 
di  lacomo ,  Bruno  di  lacomo ,  Giusto  di  bastiano ,  Ra- 
phaello  di  macteo,  Girolamo  d'Antonio  di  pippo,  Ba- 
ptista di  Girolamo,  Meo  di  cbimenti,  Rapbaello  di  bruo- 
gio,  Iacopo  di  macteo,  Giovanni  di  piero,  Domenico  di 
macteo,  Cbimenti  d'antonio,  Niccolò  di  Giovanni,  An- 
drea di  bertino ,  Francesco  di  maso.  "  (^Lettere  alla  Si" 
giwria  j  filza  61  "), 

N.  XIX 

Federico  Calandra  a  Francesco  Gonzaga  marchese 
di  Mantova.  Da  Mantova  22  Agosto  i5o4  (Spogli  del 
Signor  G.  Arrivatene  ). 

È  originale 

Illmo.  Signor  mio.  Io  ho  facto  cavare  la  colubrina  fora 
del  pozo,  et  per  fare  il  debito  mio  mi  è  parso  notificare 
a  V.  E.  come  ella  sta  .  Io  gli  ho  ritrovato  dui  defedi,  li 
quali  non  credo  siano  causati  per  malizia  de  alcuno,  ma 
per  ignorantia:  uno  di  difecti  si  è,  che  io  la  ho  retro- 
vata scaveza  de  sotto  dalla  cornice;  de  questo  io  non 
scio  a  chi  dare  la  colpa,  se  non  che  essendo  zetata  de 
fresco  che  gli  era  Alexio,  et  tutti  quelli  che  me  visteno 
zelare,  essendo  ancora  il  metallo  tenero,  raaistro  Con- 
stant ino  volse  rompere  il  melalo  che  gli  era  supra  li  su- 
spiri,  et  gli  dete  cum  una  levira  flievaPJ;  et  io  me 


CARTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI  6^ 

turbai  cum  lui ,  benché  io  credo  che  lui  lo  facesse  a  fin 
de  bene,  pure  io  credo  che  quella  sia  stata  la  causa;  ma 
a  quello  io  gli  provvedere  rezetandoli  una  cornice,  e  la 
Colubrina  non  se  ascurtarà  se  non  tanto  come  è  grossa 
la  balota.  L'altro  difecto  si  è  che  quando  loro  misero  il 
maschio  nella  forma ,  benché  io  gli  era  continuamente  , 
ma  non  potea  andare  a  vedere  il  fatto  mio,  ma  sempre 
gli  racordava  che  guardasseno  ad  incassarlo  insto,  et  loro 
me  disseno  averlo  incassato  iuslissimo;  ma  alla  bocca  vi 
è  un  dito  più  da  uno  canto  che  dell'altro,  per  quello  io 
credo  che  ella  sia  de  pezo,  perchè  io  scio  chp  de  die- 
tro non  pò  essere  che  il  maschio  non  sia  in  niez- 
zo:  vero  è  che  ella  non  è  così  bella  da  vedere  come  se- 
ria se  ella  fusse  iusta ,  ma  anche  a  quello  me  basteria 
lo  animo  de  provedere.  Io  scio  che  la  E.  V.  me  ha  per 
escusato  per  la  sincerità  mia ,  et  io  son  certo  se  fusse 
sano  non  accaderia  danno  a  quella,  né  vergogna  a  me. 
Mantue  22  Agusti  1504 

Fidelis  Servitor 
Federicus  Calandra 

(  Direzione  J  Airillmo.  et  Exmo,  Sigr.  mio  observan- 
dissimo  il  Signor  Marchese  di  Mantova 

N.'  XX 

Fioramonte  Brognolo  alla  Signora  Isabella  mar- 
chesa di  Mantova.  Da  Homa  17  Gennaio  i5o5  CSpo- 
§li  del  Signor  G.  ArrivabeneJ. 

È  originale 

—  De  quello  Mapamondo  et  segni  celesti  che  sono  di- 
pinti in  due  spere  solide  in  la  libraria  del  Papa ,  de' quali 
V.  E.  ne  vorria  exem piare ,  ho  ordinato  che  sia  facla 
per  uno  bono  pictore  de  palatio,  el  quale  mi  dice  che  ce 
anderà  qualche  tempo ,  per  essere  cosa  ingeniosa  :  io  non 
ce  mancherò  de  sollecitudine,  et  de  provvedere  alla 


68  CARTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

spexa  necessaria  ;  et  quani  prinium  sia  facto,  lo  manderò 
per  messo  fidato. 

Rome  die  17  lanuarii  1505 

E.  V.  Illme.  Dominationis 
Servitor  Floramontus  Brognolus 

N."  XXI 

Pietro  Perugino    alla  medesima  .  Da  Firenze  i4 
Giugno  i5o5  e  Spogli  del  Sig,  G.  /drrivabene  J. 
È  originale 

Illris.  et  Excelsa  Dna.  Dna.  Colma.  Per  Zorzo  presente, 
mandato  da  Vra.  Excelsa  Sigria. ,  bo  ricevuto  li  ottanta 
Ducali  promessimi  per  premio  del  presente  quadro,  in 
el  quale  ho  usate  quelle  diligenze  bo  creduto  bastino 
a  soddisfacimento  di  V.  Excelsa  Sigria.  e  del  mio  o- 
nore,  il  quale  sempre  ho  preposto  a  ogni  utilità  .  E 
umile  supplico  Iddio  che  lui  dia  grazia  cbio  abbia  fat- 
ta cosa  grata  a  V.  Eccelsa  Sigria.  ,  perchè  ho  maximo 
desiderio  e  di  servirvi  e  di  compiacervi  in  ciò  che 
per  me  si  possa;  et  così  pure  sempre  mi  offerisco  a 
Vra.  Eccelsa  Sigria.  come  buono  servitore  e  amico. 
El  quadro  ho  fatto  a  tempera,  perchè  così  ha  fatto 
Messer  Andrea  Mantegna,  secondo  mi  è  stato  rife- 
rito .  Se  altro  posso  fare  per  V.  Ecesa.  Sigria.  sono  para- 
to,  e  a  V.  S.  umile  mi  racomando.  Cristo  feliciter  vi 
conservi.  Fatta  alli  14  de  lunìo  1505  pel  Vro.  umilissi- 
mo servitore 

Pietro  Perusino 
pictore  in  Firenze 
("Direzione)  lUri.  et  Excelse  Dne.  Dne.  Helisabetb  de 
Gonzaga  Marchioni  Mantue  dignissime  Dne.  sue  obser- 
vandissìme.  Mantue 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  Gq 

Nota 
Lo  stile  di  questa  lettera  è  migliore  di  quello  delle  al- 
tre lettere  di  Pietro  finora  conosciute.  A  coloro  che  con 
ragioni  così  dette  interne  hanno  voluto  discolparlo  dalla 
taccia  d'incredulo  ed  avaro,  riescirà  grato  il  nostro  do- 
cumento ;  ma  che  Pietro  pronunziasse  con  coscienza  le 
parole"  mio  onore  ho  sempre  preposto  a  ogni  utilità,  " 
non  gli  crederà  mai  chi  conosce  le  di  lui  opere  sparse 
per  tutta  l'Italia.Il  passo  retrogrado,  sensibile  in  esse  già 
prima  dell' anno  1500,  diventa  manifesto  dopo  il  1505. 
Con  ciò  peraltro  non  s'intende  dire  che  egli  di  quando 
in  quando  non  facesse  qualche  lavoro,  se  noa  eguale  al 
suo  miglior  tempo ,  almeno  degno  di  esso  ;  ma  opere  co- 
me la  Pietà  nel  palazzo  Pitti  (  1 495  )  ,  come  la  tavola 
di  Cremona  (1494)  e  come  1'  affresco  nel  convento  di 
S.  M.  Maddalena  de' Pazzi  non  riescirono  più  al  pen- 
nello di  Pietro.  E  come  poteva  essere  altrimenti?  Il  qua- 
dro rammentato  nella  nostra  lettera  cade,  per  quanto 
sembra,  fra  il  vasto  affresco  esistente  a  Città  della  Pieve, 
e  queir  altro  intonaco  non  meno  spazioso  di  Panicale, 
de'  quali  il  primo  sul  principio  del  Marzo  1504  non  era 
ancora  cominciato,  mentre  che  il  secondo,  segnato  col- 
r  anno  1505,  un'anno  dopo  già  dovea  essere  terminato. 
.~  Che  egli  nell'anno  1505  dimorasse  a  Firenze,  e  man- 
dasse un  quadro  alla  marchesa  di  Mantova^  ignorano  gli 
scrittori  Perugini, 

Essendo  estremamente  rare  le  notizie  autentiche  che 
riguardano  la  vita  di  Pietro ,  aggiungo  qui  questo  im- 
portante documento  che  io  devo  alla   gentilezza  del 
Sig.  Abate  Cadorìn:  esso  si  riferisce  alla  sala  del  Gran 
Consiglio  a  Venezia. 

1494  die  1 4  Augusti 

I  Magnifici  Signori  M.  Fantin  Marcello  et  compagni, 
dignissimi  Provedidori  al  Sai ,  de  comandamento  del 
Sermo,  principe  hano  fato  marchado,  et  sono  rima- 
sti dacordo  cum  maistro  piero  peroxini  depentor,  el 


70  CARTEGGIO   EC.    D    ARTlSTT 

qual  ha  tolto  a  depenzer  tiela  sala  de  gran  conscio  uno 
campo  tra  una  fenestra  et  l'altra  in  ver  san  Zorzi,  tra 
el  qual  campo  et  el  campo  de  la  historia  de  la  charitadé 
è  uno  altro  campo  over  quadrò,  il  qual  campo  ha  tol- 
to a  depenzer,  zioè  da  una  fenestra  a  Taltra,  et  sono 
tre  volti  compidi  e  mezo;  nel  qual  die  depenzer  i  tanti 
doxi  quanti  achaderà, et  quela  historia  quando  il  papa 
scampò  da  roma  et  la  bataia  àeguida  di  soto,  havendo 
a  compir  quela  lossa  acbaderà  in  curia  di  le.fenestre 
oltra  la  raitade. 

Ittem  el  ditto  maistro  piero  sarà  obbligado  far  tuor 
in  desegno  lopera  e  al  presente ,  et  quella  darà  ai  pre- 
fati magnifici  Signori  provedadori,  essendo  obligado 
far  essa  historia  piue  presto  miorar  che  altramente  deli 
altri  lavori  facti  ne  la  ditta  sala,  si  come  si  conviene 
a  quello  degno  luogo,  dovendo  far  ditta  opera  più 
richa  dela  prima,  a  Tutte  soe  spexe  doro,  arzento, 
azuro  et  colori ,  et  de  tute  quele  cosse  apertien  a  l'ar  ■ 
te  del  depenlor;  et  li  magnifici  Sri.  provedidori  li  fa- 
rano  far  el  telier  de  legnami  et  de  telle  da  depenzer 
suxo ,  et  i  soleri  et  altri  inzegni  azò  depenzer  possi. 
Harà  ditto  maistro  per  suo  pagamento  del  ditto  lavor 
cbum  li  muodi  dichiaradi  di  sopra  ducati  quatrocento 
doro,  zoè  due.  400,  fazendo  da  cima  fino  abasso  sopra 
il  bancho  tuti  queli  lavori  meio  parerà  star  bene,  né 
raenor  fatura  di  quela  è  al  presente.  II  qual  pagamento 
suo  harà  dalo  offitio  del  sai  de  tempo  in  tempo,  sì  come 
sarà  necessario  et  eh'  esso  maistro  lavorerà  (Archivio 
generale  a  Venezia  libro  notatorio  N,  3.  1493  — 
1503,  rf  e.  i;. 

Gli  altri  pittori   che   lavoravano  nella  Sala  del  Gran 
Consiglio  sono  registrati  in  questo  modo: 

1495.  23  Dicbr. 

Parte  del  Consiglio  de' X  per  determinare  il  pagamen- 
to dei  lavoratori  e  depentori  nel  Palazzo  Ducale. 
Depentori  de  la  Salj  de  gran  conscio: 
Maistro  Zuan  Bellirij  depentor  in  gran  conseio^ 


CARTEGGIO    EC.    D    ARTISTI  'Jl 

comenza  adì  25  mazo  I492^à  ducati  5  al  mexe,  alano 
ducati  60. 

Maistro  Aliùxe  Fiuarlìij  depentor  in  gran  conscio, 
comenza  a  dì  24  Mazo  1 492  à  ducati  5  al  mexe,  da  esser 
prontadi  del  suo  lavor  per  termination  di  Signori:  à 
lano  ducati   60  . 

Christofalo  da  parma  depentor,  comenza  a  dì  pri- 
mo marzo  1 489,  à  ducati  3  al  mexe ,  li  fu  cresudo  a 
dì  8   octubrio  1493  ducati  8,  alano  ducati  44. 

Latantio  da  rimano  (RiminiJ  haveva  due.  40  a  lano, 
li  fu  cresudo  a  dì  8  octubrio  ducati  8,  che  sono  a  lano 
ducati  48. 

Marco  Martian  depentor  in  palazo,  el  suo  laurier 
a  dì  10  zener  1492,  à  ducati  24  a  lano. 

Fizenzo  da  treviso  fo  tolto  a  dì  24  Marzo  1495  à 
ducati  3  al  mexe,  che  sono  a  lano  ducati  36. 

Francesco  Bissuol  depentor,  comenza  el  suo  salario 
a  dì  5  novembrio  1 492  à  ducati  2  al  mexe ,  a  lano  24. 

Feria  Fante  depentor,  comenza  adi  15  Zener  1492 
à  ducati  6  a  lano. 

Mathio  dicto  macco  fante  depentor  comenza  a  di  pri- 
mo maggio  1492  à  lano  ducati  6» 

N.*  xxn 

Il  Bembo  alla  medesima.  Da  Venezia  i  Gennaio 
i5o5  (  Spogli  del  Signor  G.  Ar riv abene  J, 
È  originale 

Il  Bellino ,  col  quale  sono  stato  questi  giorni ,  è  ot- 
timamente  disposto  a  servire  V.  E.  ogni  volta  che  le 
siano  mandate  le  misure  o  telaro.  La  invenzione,  che 
mi  scrive  V.  S.  che  io  truovi  al  disegno,  bisognerà  che 
r  accomodi  alla  fantasia  dì  lui  chel  ha  a  fare,  il  quale 
ha  piacere  che  molto  signati  termini  non  si  diano  al 
suo  stile ,  uso ,  come  dice ,  di  sempre  vagare  a  sua 
voglia  nelle  pitture,  che  quanto  in  lui  possano  soddis- 
fare a  chi  le  mira.  Tutta  volta  si  procaccierà  V  upo  et 


'J2  CARTEGGIO    EC.    D    ARTISTI 

l'altro.  Oltre  a  ciò,  perchè  la  molta  mia  devozione  e 
servitù  verso  V.  E.  mi  dà  ardire  di  così  fare ,  pre- 
gherò la  sua  buona  mercè  di  cosa  che  molto  mi  è  a 
cuore,  con  tanta  speranza  d'essere  ora  da  lei  exaudito, 
quanto  io  sempre  tengo  desiderio  di  servirla.  Con  Mes- 
ser  Francesco  Cornelio  ,  fratello  del  Rmo.  Cardinale, 
io  servo  et  stretto  parentado  et  molto  cara  et  familiar 
domestichezza,  non  meno  che  se  io  li  fusse carnai  fra- 
tello. Aggiungasi  a  questo  molte  sue  singolarissime  par- 
ti, che  fanno  che  io  infinitamente  lo  onoro,  et  deside- 
ro di  piacerli.  Esso  già  buon  tempo,  siccome  vaghissi- 
mo delle  rare  cose,  il  che  sogliono  essere  per  lo  più 
tutti  li  spiriti  elevati  e  gentili,  convenne  con  Messer 
Andrea  Mantegna  che  li  depingesse  alcuni  telari  per 
prezzo  di  ducati  150  ,  et  diedeneli  per  caparra  25,  aven- 
doli prima  mandate  le  misure,  et  ben  veduto  per  Mes- 
ser Andrea  1'  opera  che  ci  andava.  Ora  mi  si  dice  che 
esso  Messer  Andrea  ricusa  di  voler  più  fare  detta  ope- 
ra per  quel  prezzo,  e  ne  dimanda  molto  più.  Il  che  è  pa- 
ruto  a  messer  Francesco  la  più  nuova  cosa  del  mon- 
do, et  pare  a  chiunque  la  ode  dire;  massimamente  a- 
vendo  Messer  Francesco  lettere  di  Messer  Andrea,  per 
1q  quali  Esso  particolarmente  conferma  il  patto  detto 
di  sopra  tra  loro.  Allega  Messer  Andrea  chel  opera  rie- 
sce maggiore  che  Esso  non  istimava,  et  però  ne  vuo- 
le più  mercede .  11  perchè  priego  et  supplico  V.  S. , 
se  la  mia  servitù  è  in  alcun  conto  appresso  di  lei , 
che  V.  S.  persuada  Messer  Andrea  ad  attendere  alla  fe- 
de data  a  Messer  Francesco ,  et  a  dar  principio  alla 
tolta  impresa  delle  sue  pitture,-  massimamente  richie- 
dendosi alhii  più,  che  a  veruno  altro,  il  mantenere 
delle  promesse ,  che  è  chiamato  il  Mantegna  dal  mon- 
do ;  acciochè  altrimenle  facendo  non  sia  seco  medesimo 
discordante,  essendo  e  non  essendo  Mantegna  ad  un  tem- 
po. Non  fa  Messer  Francesco  più  caso  di  cento  o  du- 
ccnto  fiorini  di  quello  che  meritisi  poco  oro,  (per  la 
Dio  mercè  ne  è  assai  abbondevole  per  un  suo  pari  )  ma 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  73 

ben  fa  ca?o  che  stima  dì  non  essere  burlato  e  beffato, 
e  ,  perchè  V.  S.  creda  che  così  sia ,  è  contento ,  fornita 
che  sia  l'opera,  se  essa  merita  maggior  premio,  far  in 
modo  che  Messer  Andrea  non  potrà  chiamarlo  villano, 
et  vuole  starne  al  giudizio  di  V.  S. ,  et  che  essa  lo  con- 
danni tutto  quello  che  a  Lei  parerà  et  piacerà  :  ma  che 
ora,  fatto  già  molti  mesi  il  mercato  et  accettata  la  caparra 
esso  dica  :  "  non  voglio  più  così ,  ma  voglio  così  ;  non 
credea  che  v'andasse  tanta  opera"  ,  veda  per  dio  Messer 
Andrea  che  queste  cose  non  siano  di  più  incarico  a  se, 
che  di  danno  a  Messer  Francesco  ,  il  quale  non  desi- 
dera le  sue  pitture,  se  non  perchè  grandissimo  caso 
fa  di  lui.  Non  dubbita  Messer  Francesco  di  non  otte- 
nere questa  grazia  da  V.  E.  per  intercession  mia ,  isti- 
mando  e  che  io  possa  molto  maggior  cosa  con  Lei ,  e 
che  Messer  Andrea  nessuna  le  debba  o  possa  negare. 
Carissimo  adunque  mi  sarà  che  V.  S,  si  degni  fare  in 
maniera  che  Messer  Francesco  si  confermi  nella  esti- 
mazione ,  che  esso  fa  che  io  non  sia  fuori  della  buona 
grazia  di  V.  Illma.  Signoria,  che  certo  lo  riceverò  in 
luogo  di  grandissimo  benefìzio.  Spero  etiandio  che  la 
cortesia  et  gentileza  di  Messer  Andrea  ,  dalle  quali  due 
virtù  esso  non  suole  essere  lontano  giammai,  faranno 
che  V.  S.  averà  in  questo  poca  fatica.  Non  dimeno  le 
prometto  che  tutto  quello  che.V.  S.  gioverà  alla  riso- 
luzione delle  pitture  di  Messer  Francesco  con  Messer 
Andrea  ,  esso  Messer  Francesco  rimetterà  di  qua  a  gio- 
vamento della  expedizione  di  quelle  di  V.  S,  con  Mes- 
ser Zuan  Bellino ,  col  quale  esso  suole  potere  assai  j 
oltre  che  esso  et  io  ne  resteremo  obligatì  a  V.  Il  Ima. 
Sigria.  alla  cui  buona  grazia  el  uno  e  l'altro  basciamo 
la  mano.  In  Venezia  1  di  Gennaio  1505 

Servo  di  V,  S.  Illma. 
Pietro  Bembo 
(Direzione  J  Alla  Illma.  Sigra,  la  Sigra.  Marchesana 
di  Mantoii 


^4  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

Nota 

Il  quadro  qui  rammentato  credo  che  sia  quello,  che 
alla  morte  di  Andrea  Manteg'na  fu  trovato  non  finito 
(vedi  Lettere  Pittorichevol.  FUI  Lettera  \1).  Doglianze 
che  gli  artisti  mancassero  di  parola,  non  sono  rare  in  que- 
sta raccolta;  su  tal  proposito  è  sommamente  curiosa  una 
lettera  del  Cardinal  Papiense,  stampata  nelle  Memorie 
per  le  Belle  Arti  Tom.  IV,  ma  dimenticata  poi  tra  le 
Lettere  Pittoriche.  È  perciò  che  noi  la  riproduciamo, 
benché  vi  manchi  il  nome  del  pittore.  "  Spectabilis  Vir 
amice  noster  car.  Salutem.  Se  per  ogni  bugia  vi  cha- 
schasse  un  dente ,  è  già  buon  pezzo  che  vi  sarebbe  bi- 
sognato tornare  un  titolo  de  uno  mese.  Sapete  quante 
volte  me  havete  promesso  farme  il  quadro  della  Madonna, 
e  mai  ne  havete  facto  cosa  alchuna.  Non  siamo  mal  pa- 
gatori, né  anche  avari  laudatori  delle  opere  vostre.  Né 
anche  sappiamo  qual  sia  la  cagione  di  tal  tardità.  Pre-> 
ghiamo  adoncque  vi  sia  dì  piacere  mettervi  mano  più 
presto  potete  et  farci  una  cosa  exceliente,  degna  di 
voi  et  delli  occhi  nostri ,  che  sapete  veghono  assai  ben 
lume,  bene  che  sieno  piccoli.  Ancora  ve  ne  restere- 
mo assai  obbligati,  et  faremo  vi  in  più  luoghi  honore 
del  vostro  ingegno.  Bene  valete  .  Rome  XXVII  la- 
nuar.  1444  " 

N.*  xxin 

La  Balia  di  Firenze  a  Antonio  Da  S.  Gallo.  Da  Firen- 
ze i3  Giugno  i5o5  (  Arch.c.  Lettere  della  Balìa fil- 
za  11^,  segnata  :"  Lettere  dettate  da  Niccolo  Machia- 
velli "  ). 

Antonio  da  sanghallo  die  XIII  iunii  1505 

Se  Io  apportatore  della  presente  ti  truova  in  arezo. 


CARTEGGIO   EC.   D*  ARTISTI  ^5 

manderai  subito  T  alligata  ad  nicholò  Zati^  e  aspecte- 
i*ai  decto  nicbolò  in  detta  città  darezo;  perchè  volia- 
mo che  insieme  colui  tu  riveggha  tuclo  quello  che  man- 
cha  e  che  bisogna  per  fortificare  quella  forteza  darezo , 
et  di  ogni  cosa  particularmente  cene  dia  poi  adviso.  Et 
quando  la  presente  lettera  ti  trovassi  fuora,  ti  tran- 
sferirai  subito  in  tale  luogo,  lasciando  indietro  ogni  altra 
cosa;  et  arrivato  sarai  in  arezo ,  manderai  T alligata  ad 
detto  nicholo  Zati^  per  fare  lefifecto  sopra  scripto,  vale. 

Nota 

Niccolo  Zati  rispose  il  dì  1 5  Giugno  (  l.  e.  Lettere 
alla  Balìa  j  Filza  86)  :  "  Nìcolaus  de  Zatis  commiss,  ex 
cortonio  die  15  lunii  1505.  —  Ho  di  poi  una  di  V.  S. 
del  13:  et  per  quella  V.  S.  mi  comectono  mi  transferi- 
sca subito  ad  arezzo  per  essere  con  el  Capitano  et  ^n- 
t'Orno  da  Sanghalló  per  disegnare  sopra  la  expeditione 
della  forteza;  domani,  piacendo  a  dio  cavalcare.  "  — 

Un  mese  dopo,  il  27  Luglio,  Antonio  da  S.  Gallo  fu 
mandato  al  vicario  di  S.  Giovanni  Alessandro  Scarlat- 
ti. "  Ci  è  parso,  scrivono  i  Dieci,  mandarvi  Antonio 
da  sanghalló  architectore,  el  quale  insieme  con  epso  teco 
examini  quelli  luoghi  in  valdabra  (sic),  che  laparerà 
dal  sito  fussi  più  necessario  munirli;  e  tu  secondo  e 
disegni  e  consigli  suoi  tingegnerai  fortificarli  "  (  l.  e, 
filza  113  ;. 

Neil'  Agosto  Antonio  andò  in  Maremma,  come  sap- 
piamo da  questa  lettera^  diretta  ad  Antonio  Giacomini: 
"  XVI  Augusti  1505.  Noi  mandiamo  costi  Antonio  da 
sangallo  ad  ciò  tene  vaglia  per  condurre  el  ponte  e  lai- 
tre  cose,  che  si  hanno  ad  fare  di  sirhile  natura  per  la  ex- 
pugnatione  di  pisa'^^*  e,  filza  117  j. 


'j6  CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI 

N%  XXIV 

Il  Bembo  alla  Signora  Isabella  marchesa  di  Man- 
tova. Da  Venezia  37  Agosto  i5o5  (  Spogli  del  Signor 
Giuseppe  arrivatene  ), 

È  originale 

Rendo  aV.  Illma.  Sigria.  molte  grazie  delle  salutazio- 
ni fattemi  per  Messer«Zuan  Francesco  Valero  da  sua  par- 
te, che  mi  dimostrano  quello  che  sopra  ogni  altro  dono 
mi  è  caro ,  cioè  che  V.  S.  si  ricorda  che  io  le  sono  buon 
servo .  Non  mi  sono  scordato  che  a  V.  S.  promisi  dì 
procurare  a  mio  potere,  che  Zuan  Bellino  pigliasse  la 
impresa  d'un  Quadro  per  il  camerino  di  V.  S. ,  alla  quale 
cosa  m' ha  aiutato  molto  Messer  Paolo  Zoppo ,  osser- 
vandissimo del  nome  di  V.  S. ,  et  caro  amico  del  Bel- 
lino. In  somma  gli  avemo  datto  tanta  battaglia  che  il 
castello  al  tutto  credo  si  renderà.  Il  che  acciò  che  sia 
più  compiutamente ,  V.  S.  gli  scriva  una  calda  lettera 
sopra  ciò,  astringendolo  a  compiacerla ,  et  mandila  in 
mano  mia ,  che  sono  certo  non  sarà  scritta  in  vano.  Io 
sono  stato  così  occupato,  poiché  io  da  V.  S.  mi  dispar- 
tì, che  non  le  posso  mandare  cosa  nuova  alcuna.  El  per- 
chè V.  S.  si  degnerà  perdonarmi ,  se  questa  lettera  le 
viene  ora  così  nuda.  Alla  cui  buona  grazia  baso  la  mano. 
Alla  mia  onorandissima  Madama  Alda  Boiarda  mi  racco- 
mando, et  pregola  alle  volte  a  V.  E.  farmi  raccomandato. 

In  Venezia  27  Agosto  1505 

Servo  di  V.  S.  Illraa. 
Pietro  Bembo 

e  Direzione  J  Alla  Illma.  Sigra.  Marchesana  di  Man- 
tova. 


t 


CARTEGGIO   EC.    D    ARTISTI  77 

N/  XXV 

Francesco  Paiidolfini  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Pa- 
rigi 27  Settembre  \SoS-  {Arch.  d.  Mif.  di  Firenze ^ 
Lettere  alla  Signoria, Jilza  5^ j segnata"  Registrum 
litterarum  Francisci  petriphilippi  pandulphini  ora* 
toris  ad  Ludovicum  Crm.  Regem  francorum  ). 

Dominis  Decemviris 

Die  XXVn  Settemb.  1505 

Magnifici  Domini.  Per  lultima  mia  de'xxv  scripsi  al- 
le S.  V,  quanto  fino  albora  moccorrea  ;  et  per  le  pre- 
senti quelle  intenderanno  quello  che  dì  poi  noccorre^ 
maxime  circa  questi  pagamenti ,  e  quali  al  continuo  so- 
no sollecitati  extraordinariamente.  Io  per  satisfare  in- 
teramente al  debito  mio  ne  scriverò  la  verità  a  punto , 
et  le  S.  V.  prudentissime  ne  faranno  fare  costì  quel  ri- 
servo che  si  conviene  ;  perchè  pel  respecto  de' molti 
Italiani j -che  si  trovono  qui,  molte  cose  da  Roma,  dì  co- 
sti et  per  tucto ,  ritornorio  in  qua.  Adme  par  che  que- 
sta cosa  non  che  adiutata  ma  sia  pinta  qualche  poco 
da  Roano ,  ma  grandemente  da  Rùbertet,  per  alchuni 
indJtli,  che  le  S.  V.  intenderanno;  et  ne  ho  sempre 
dubitato,  visto  che  ciaschuno  di  loro  men  ha  più  volte 
parlato,  et  molto  vivamente,  et  in  tempo  chio  trovava 
in  questa  Maestà  una  gran  morbideza  ;  et  al  presente 
mi  davo  ad  intendere  che,  persuaso  il  Re,  fussi  asset- 
tato ogni  còsa ,  et  mingannavo  forte ,  perchè  el  re  non 
vuole  briga  alchuna,  et  si  lascia  in  ogni  cosa  da  altri 
ghovernare,  et  cum  4  parole,  dove  sia  occasione ,  altri 
lo  volta  al  suo  modo.  Questa  Maestà  bora,  come  io  li 
parlo,  entra  sempre  in  questo  ragionamento,  et  ne 
comincia  a  parlare  molto  vivamente  ,  et  mi  è  suto  ri- 
ferito che  a  questa  mattina  usò  a  dire  et  alla  presentia 
di  molti:  "  Io  voglio  il  mio  argento  da'S.  Fioreatìni 
«t  da  Pandolpho  ad  ogni  modo,  et  ho  commesfio  a 


^8  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

Ciamonte  mandi  per  questo  uno  huomo  a   firenze  "  ; 
diche  ad  me  non  ha  ne'  ragionamenti  baauti  seco  dicto 
cosa  alcbuna.  Io  per  le  occorrentie  mi  sono  intractenuto 
uno  huomo  di  Rubertet ,  adoprato  dallui  nelle  sue  expe- 
ditioni,  et  per  experientia  si  vede  ne  può  disporre  as- 
sai; col  quale  a  questi  giorni  parlando  a  caso  della  "paga 
etc,  lo  pregai  che  ricordassi  a  Piobertet  etc,  monstran- 
do  la  fede  eie .  Il  sopradecto   mi  ha  decto  :  io  ho  ri- 
cordato a  rubertet  le  cose   vostre,  et  vi  voglio  apun- 
to far  intendere  là  sua  resposta ,  la  quale  fu  questa  :  Io 
non  praticai  mai  e  maggiori  ignoranti  et  più  ingrati  che 
sono  e    S.  fiorentini.  In  questa   corte  fuori    dellegalo 
et  di  me,  non  è  altri  che  guardi  in  viso  uno  italiano  ; 
Io  so  bene  le  punte  che  io  ho  tenuto,  et  quello  ho  facto 
in  beneficio  loro,  et  come  sono  state  di   poi  ricono- 
sciute lopére   mia.  Io  hebbi  questo,   monstrando  uno 
anello  havea  in  dito,  nella  ribellione  darezo,  et  ho  ha- 
uulo,  al  tempo  di  Niccolò  uno  bacinuzo  dargento.  Que- 
sti denari,  diche  e* sono  debitori,   non  è  per   lo   stato 
di  questo  Re;  et  non  era  gran  cosa  aspeclare  duo  fiere, 
che  non  si  potendo  perdere  non  portava  molto  .    Ma 
eli  pagheranno  ad  ogni  modo,  che  sono  gente  da  pi- 
gliare poche  brige  per  loro ,  per  essere  ingrati  et  scono- 
scenti.   Io  duro  la  fatióa  vedete  ,  et  non  ho   emolu- 
mento alchuno  dal  Re,  né  mai  hebbi  altro  dallui,  poi- 
chio  lo  servo  ,  che  duo  conPiscationi  di  poche  centinaia 
di  ^.  Volete  voi  vedere  la   ingratitudine  loro?   e'  non 
hanno  mai  usato  a  questa  Maestà,  o  pure  alla  figlia  un 
minimo  segno  di  gratitudine;  et  non  hanno  mai  saputo 
guadagnare  il  legato,  o  farsi  uno  amico  in  questa  corte. 
Vero  è  che  sono  stati  fideli  amici ,  ma  sono  cose  pas- 
sate, colle  quali  cen  hanno  rotto  horamai  il  capo.  Guar- 
date che  amici  sono:  havevon  facto  far  per  il  mare- 
sciai  de  gie  un  davit,  et  visto  che  è  caduto  della 
gratia  di  questa  Maestà,  ìion  gliel  hanno  mandato  ; 
che  molta  pia  commcndatione  harebbono  hauuta  che 
prima  ,  monstrando  non  andare  cum  la  fortuna.  Non 


CARTEGGIO    EC.    D     ARTISTI  79 

SÌ  maraviglino  poi  che  non  babbi  no  fino  a  qui  rihavuto 
Pisa.  Al  presente  harebbono  havute  tante  gente  d'arme 
quanto  havessino  volute;  se  havessino  scripto  a Ciaraonte, 
et  con  lui  usato  qnalcbe  termine  etc.  Lo  ambas«:iadore , 
poiché  ha  parlato  ad  noi,  si  è  persuaso  circa  questi 
danari  potere  disporre  senza  noi  il  Re,  e  vedrà  la  expe- 
rientia.  Lasciatelo  pure  bora  venire  ;  noi  siamo  dacordo 
cum  Spagna,  et  come  li  oratori  saran  qui,  harano  a 
stipulare;  et  lo  ambasciadore  per  le  cose  di  Pisa  et 
Joro  ci  sarà  adosso  :  et  vedrà  se  il  Re ,  o  vero  il  legato 
et  io  bara  astipulare  la  cosa.  Et  sono  buomini  da  pi- 
gliare poche  brighe  per  loro,  et  non  hanno  mai  sa- 
puto gho vernare  in  questa  corte:  che  mille  a  lanno 
harebbon  facto  più  fructo  che  lucto  quello  hanno  speso 
fino  a  qui  et  pagato  a  questa  maestà.  Et  tucto  nasce 
dalla  strecteza  del  gonfaloniere  etc.  etc;  cum  molte 
altre  parole  simili.  Et  lamico  mio  poi  soggiunse  :  e  non 
sare'gran  facto  pensassi  dì  guadagnarvi  ìllegato,  et  che 
rubertet  per  potervene  valere  vi  costassi  lanno  ferma- 
mente 400  o  500  A,  che  vi  farebbono  tanto  fructo 
che  maravtglieresti. 

N.'  XXVI 

Il  Bembo  alla  Signora  Isabella  marchesa  di  Man- 
tova. Da  Venezia  20  Novembre  i5o5  (Spogli  e). 
È  originale 

Ritornato  dalla  Marca ,  dove  sono  stato  alquanti  di , 
ho  ritrovato  lettere  di  Vra.  Ili,  Sigria.  in  risposta  delle 
mie  già  vecchie  d'intorno  alla  pittura  di  Bellino.  Et 
oltre  aciò  ho  inteso  che  la  diligentia  di  Messer  Paolo 
Zoppo  e  Messer  Lorenzo  da  Pavia,  buoni  servitori  di 
V,  S.,  ha  operato  in  mia  vece  quanto  bisognava.  Sono 
però  stato  oggi  con  esso  Messer  Zuan  Bellino ,  et  ho 
veduto  così  essere:  che  ha  deliberato  al  tutto  di  sod- 
disfare al  desiderio  di  V.  S. ,  et  faralio,  sono  certo, 
diligentissimamente.  Aspetta  solo  la  risposta  da  V«  S. 


8o  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI.^ 

delle  misure  e  della  luce  e  delle  altre  cose  scrittele  so- 
pra ciò.  Alla  cui  etc.  etc. 
Venezia  20  Kovemb.  1505 

Servo  di  V.  S.  lUraa. 
Pietro  Bembo 
f Direzione)  Alla  Illma.  Sigra.  et  Patrona  mia  la  Si- 
gra.  Marchesana  di  Mantova 

Nota 

Per  ordine  della  marchesa  Isabella  e  del  duca  Fran- 
cesco scrisse  B.  Capilupi  queste  due  lettere  a  Giovanni 
Bellini  : 

Dno.  Ioanni  Bellino  pictori 

Mess.  Ioanne.  Quanto  sia  il  desiderio  nostro  de  ba- 
vere uno  quadro  dipinto  ad  bistoria  de  man  vostra  , 
da  metter  nel  nostro  studio  presso  quelli  del  Manti- 
nea  vostro  cognato,  facilmente  potete  bavere  intesoli 
tempi  passati  che  ve  ne  babbiamo  facta  istanlia  ;  ma  per 
le  molte  occupationi  non  havete  potuto  ;  et  contentan- 
dosi del  voler  vostro  acceptassimo  il  presepio  in  cam- 
bio dell' bistoria  che  prima  ne  havete  promesso  di  fare, 
il  quale  molto  ne  piacque  ,  tenendolo  così  caro  come 
pictura  che  babbiamo .  Ma  essendo  stato  qua  li  mesi 
passati  il  mag.  Pietro  Bembo,  et  inteso  lo  sumo  desi- 
derio nostro ,  nel  quale  continuamente  siamo ,  ne  dette 
animo  et  speranza  de  poterlo  conseguir ,  allegando  che 
eravate  expedito  da  alcune  opere  che  vi  tenevano  oc- 
cupato, et  che  cognoscendo  la  dolce  natura  vostra  de 
servire  ognuno ,  maxime  le  persone  di  autorità ,  ne  po- 
teva promettere  di  farne  soddisfatti.  Da  1'  bora  che  fa- 
cessimo questi  ragionamenti  in  suma  sin  qui,  siamo 
stati  vexati  da  febre ,  che  non  havemo  potuto  attendere 
à  simili  cose:  bora  che  siamo  in  miglior  termine,  ne 
è  parso  scrivervi  questa  nostra  con  pregarvi  che  voliate 
disponervi  a  dipingere  uno  quadro  che  lasceremo  a  voi 
il  carico  di  far  la   inventiva  poetica,   quando  non  vi 


CARTEGGIO    EC.  d'  ARTISTI  8l 

contentaste  che  noi  ve  la  dessimo  ;  che  ultra  il  cortese 
et  honorevole  pagamento  ve  ne  senliressimo    obbligo 
imortale;  quando  vi  contentaste  di  farlo,  la  misura  del 
telario  et  dinari  per  capare  etc. 
Mantue  xix  Ottob.  mdy 

B.  Gapilupus 

Io  Bellino  piclori 

Mess.  Ioanne.  restamo  troppo  satisfacti  che  vo'  siate 
disposto  di  farne  il  quadro,  del  quale  vi  habbiamo  nuo- 
vamente scripto,  continuando  in  lo  intenso  desiderio  de 
haverlo  di  mano  vostra;  et  cosa  più  grata  non'potres- 
Simo  di  presente  bavere.  Faremmo  adunque  metter  le 
misure  all'ordine  secondo  il  loco,  dove  andava  (  an- 
darà  ?  J  V  opera  ;  et  in  questo  maggio  aspetteremo  il 
Magnifico  M.  Pietro  Bembo ,  che  ritorni  da  Venezia,  ac- 
ciochè  ivi,  che  ha  viste  le  altre  inventìon  che  sono  nello 
studio  vostro ,  possi  ritrovar  la  ìnventìone  di  quelle  che 
sverete  a  far  ;  et  allora  ve  manderemo  al  (  el  ?)  conve- 
nevole. Interini  conservatevi. 

Mantue  6  Novemb.  1505 

B.  Gapilupus 
(  Il  P.  Pungileoni  nel  Giornale  Arcadica   Fbl- 
50  p,  289 ,  290.  ; 

N.»  xxvn 

Antonio  Filicaia  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Livorno 
3o  Marzo  i5oG  (  Arch.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  88). 
È  originale 

Àntonius  Filicaia,  Comissarius  generalis  ex  liborno  die 
30Martii  1506 

—  Antonio  da  S.  Gallo  è  partito  questo  giorno ,  et 
sene  viene  alla  volta  di  costì  col  disegno  che  ha  facto 
per  la  muraglia  et  forti ficatio ne  di  questo  luogho;  el 
quale  è  di  qualità ,  che  se  il  temporale  et  le  altre  cose 
che  vi  hanno  a  corrispondere,  vi  si  accomoderanno, 

T.  IL  6 


Sa  CARTEGGIO  EC  D*  ARTISTI 

sarebbe  secondo  che  meriterebbe  un  luogho  di  questa  na- 
tura. Le  V.  S.  lo  vedranno  et  intenderanno  il  dicto  An- 
tonio, et  di  poi  delibereranno  secondo  giudicheranno  sia 
bene. 

Nota 

Pochi  giorni  prima  la  Balìa  gli  -aveva  scritte  le  let- 
tere seguenti: 

"  Eidem.  1 4  Mart.  1 506  Antonio  da  S.  Gallo  partì 
hieri:  viene  per  la  via  di  Volterra,  però  sarà  un  pocho 
tardi.  Allo  arrivar  suo  risolveretevi  insieme  di  tutto  el 
bisogno  "  (l.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  117). 

"  Eidem  28  Mart.  1506.  Alla  tua  di  23  risponderemo 
brievemente,  riserbandosi  a  farlo  poiché  hareme  visto 
el  modello,  et  udito  Antonio  da  S.  Gallo  "  (l.  c.J. 

N.°  xxvra 

Il  Bembo  alla  Signora  Isabella  marchesa  di  Man- 
tova. Da  A^euezia  i3  Maggio  i5oG  ("Spogli  c.J. 
È  originale. 

In  quest'ora  ricevute  riverentemente  le  lettere  di  V. 
S.  Illma.  ho  inteso  il  desiderio  suo  de  aver  il  vaso  de 
Agata,  et  la  sommersion  di  Faraone,  che  furono  del 
Vianello.  Sarò  con  Messer  Tadeo  Albano  e  Messer  Lo- 
renzo de  Pavia,  et  occorrendo  il  bisogno  m'ingegnerò 
soddisfare  a  Y.  E.,  secondo  il  mio  debito  che  io  tengo. 
Quanto  al  Bellino,  non  rimarrò  ubbidir  a  V.  S.  Ben  mi 
doglio  ancor  io  della  peste  Mantovana,  la  quale  mi 
tolse  questa  Pasqua;  che  io  fui  a  Mantova  poter  fare 
a  V.  S.  riverenza,  che  fu  la  principal  causa  della  mia 
via.  Baccio  a  V.  S.  la  mano 

Venezia  13  Maggio    1506 

Di  V.  S.  Illma. 
Servo  Pietro  Bembo 

(Direzione)  Alla  Illma.  Sigra.  la  Sigra.  Marchesana 
di  Mantua  in  Sacbetta 


CARTEGGIO    EC.  d'  ARTISTI  83 

n:  XXIX 

Lettera  di  Pier  Soderini.  Da  Firenze  i5oG  (  /érch. 
e.  Lettere  della  Si gnoria  filza  lai,  Minute  di  Pier 
Soderini). 

È  mancante  dell'  indrizzo  e  della  data,  ma  secondo 
Verdine  delle  lettere  di  questa  filza  cade  fra  il  ni 
e  il  XXII  di  Luglio, 

Michelagnolo  iscultore  è  in  modo  impaurito  ♦,  che 
non  obstante  il  breve  di  N.  S.  .sarebbe  necessario  che 
il  Rmo.  di  pavia  facesse  una  lettera,  soscripta  di  mano 
])ropria  a  noi ,  et  ci  promettessi  la  sicurtà  sua  et  in- 
lesione; et  noi  habbiamo  adoperato  et  operiamo  con 
tucti  mezzi  da  farlo  ritornare,  certificando  la  S.  V.  che 
si  non  si  va  dolcemente,  se  anderà  via  di  qui,  come  già 
ha  voluto  fare  due  volte. 

Nota 

Si  parla  dunque  d'un  solo  Breve,  quello  cioè  pub- 
blicato fra  le  Lettere  Pittoriche,  Tom.  3.  N.  195;  degli 
altri  due  non  ho  trovato  menzione  alcuna  in  queste 
lettere.  Non  mi  fa  punto  maraviglia  che  anche  la  Lei' 
tera  di  Michelagnolo ,  la  quale,  benché  notata  nel  Ca- 
talogo de' Manoscritti  della  Magliabechiana,  rimasii  ine- 
dita fin  che  nel  1834  fu  data  alla  luce  ed  illustrata  dal 
Professore  Ciampi,  parli  di  tre  Brevi.  Vi  sono  delle 
altre  cose  in  quello  scritto,  che  mal  combinano  con 
fatti  somministratici  da  documenti  originali.  Benché  vi 
si  dica  :  "  in  queste  cose  eh'  io  scrivo  ,  solo  posso  erra-* 
re  /le'  tempi  dal  prima  al  poi ,  ogni  altra  cosa  è  vera, 
meglio  eh'  ìq  non  scrivo  ",  afTermasi  p.  e.  non  dimeno 
"  che  Papa  Giulio  lo  (Michelagnolo^  tenne  due  anni 
a  fare  il  papa  di  bronzo  "  ;  in  meno   di  sedici  mesi , 

*  Si  badi  a  questa  espressione  ;  è  l' intimo  amico  del  Duonarroii  che  nou 
dobita  di  supporlo  impaurito. 


64  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

come  proveranno  le  lettere  che  noi  daremo  in  segirf- 
to,  fu  modellata  e  gettata  la  detta  statua.  Mi  sembra 
pure  che  aggiunte,  quali  sono:  "  in  questo  tempo  Agi- 
nensis  mandò  M.  Francesco  Palavisini,  eh' è  oggi  il 
vescovo  d'Aleria  ",  o:  "  veggiendo  questo  —  Medici, 
che  stava  a  Firenze,  che  fue  poi  Clemente  ",  o:  "  con- 
dussili  in  sulla  piazza  di  Santo  Pietro,  dove  Jiavevo 
le  stanze  dreto  a  Santa  Catherina  "*%  ed  in  fine  il 
passo  accennato:  "  dipoi  mi  tenne  a  Bologna  due  anni 
a  fare  il  Papa  di  bronzo,. cAe  fu  disfatto  ",  non  sta- 
rebbero-  troppo  bene  in  bocca  di  Michelagnolo ,  essendo 
inutili  al  suo  scopo  e,  secondo  tutta  la  probabilità,  note 
a  Monsignor  medesimo.  Quanto  a  quel  lungo  racconto 
che  egli  fa  della  sua  fuga  da  Roma  e  di  tuttociò,  che  ne  fu 
la  conseguenza ,  si  crede  quasi  di  rileggere  quel  che  ne 
hanno  detto  il  Vasari  ed  il  Condivi ,  come  pure  il  pas- 
so, che  tratta  della  somma  falsificata  nel  contratto, 
della  casa  e  de'.cattivi  vicini,  si  assomiglia  tanto  alla 
narrazione  del  Condivi ,  che  esso  ben  ne  potrebbe  es« 
sere  la  fonte. 

N.*  XXX 

Il  medesimo  al  Cardinale  di  Volterra.  Da  Firenze 
a8  Luglio  i5oG  {Ardi.  e.  filza  e). 

Cardinali  volaterrano 
—  Habbiamo  havulo  a  noi  Michelagnolo,  et  non  man- 
chato  di  diligentia  alcuna  per  persuaderli  di  venire  di  co- 
stà; et  in  somma  T  habbiamo  trovato  —  ad  non  se  vole- 
re fidare,  perchè  la  S.  V.  non  ne  promette  cosa  alcuna 
certa.  —  Noi  andremo  continuando ,  et  essendo  lui  pure 
vario,  lo  porremo  ricondurre.  Ma,  come  è  detto,  non  ne 
prometterà  cosa  certa ,  perchè  ci  diflldiamo  di  poterlo 
mutare,  xxvin  lulij. 


CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI  85 

N'.  XXXI 

La  Signoria  di  Firenze  al  Cardinale  di  Pavia.  Da 
Firenze  3i  Agosto  i5o6  f  Arch.  e.  Lettere  della 
Si gnoriajilza  11^  )* 

Cardinali  Papiensi  )  a  rnz* 
die  31  Augusti  ) 

Rmo.  etc.  Mìchelagnolo  Buonarroti,  sculptore ,  Cit- 
tadino nostro ,  et  amato  grandemente  da  noi,  sarà  exhi- 
bitore  dèlia  presente,  quale  viene  alla  Santità  di  nro. 
Signore  persuaso  da  noi, li  quali,  poiché  havemo  el  suo 
breve,  habbiamo  piiì  volte  facto  opera  per  questo  ef- 
fecto,  et  di  qui  è  nato  che  non  sé  prima  significato  al- 
tro alla  Sua  Beatitudine ,  perchè  volevamo  che  lui  pri- 
ma si  apresentassi  a  quella.  Viene  con  bono  animoj  et 
noi  preghiamo  efficacemente  la  S.  V.  Rma.  prima  di 
raccomandarlo  alla  Santità  del  Papa,  poi  di  favorirlo 
in  tutto  quello  che  li  sarà  necessario ,  significandoli  che 
per  uno  piacere  non  potremo  ricevere  el  maggiore,  né 
bavere  più  grato  ogni  benefìcio  o  commodo,  che  sarà 
conferito  in  lui,  perchè  lo  amiamo  sommamente,  et 
li  desideriamo  ogni  bene. 

Nota 

Dalle  lettere,  che  seguono  in  appresso,  apparisce  che 
questa  non  fu  consegnata  .  Ci  volevano  ancora  più  di 
due  mesi  perchè  a  Michelagnolo  bastasse  l'animo  di  pre- 
sentarsi al  Papa. 


86  CARTEGGIO   EC.    d'    ARTISTI 

N/  XXXII 

lafretlus  Kardi  alia  Signoria  di  Firenze.  Da  Milano 
19  Agosto  i5oG  (  Ardi.  e.  Lettere  alla  Signoria  fil- 
za 62  ). 

È  originale 

Excelsi  domini  honorandi.  Havendo  facto  intendere 
a  Io  Illmo.  monsignore  el  gran  maestro  et  locantenente 
regio  generale  di  qua  li  monti  * ,  maestro  leonardo,  *• 
fiorentino  vro.,  esserli  per  ogni  modo -necessario  se  ne 
vada  al  presente  de  le  Excellentie  .V.  per  debito  ha  a 
quelle  come  loro  subdito,  et  ultra  questo  per  satisfa- 
ctione  del  luramento  et  cautione ,  in  li  quali  se  è  obli- 
gato,  el  prefato  Illus.  monsignore,  el  quale  per  certo 
pocho  tempo  ha  bisogno  de  lopera  di  esso  raaesJro  leo- 
nardo, et  molto  desidera  li  sia  concesso  almancho  per 
tuto  «1  proximo  mese  de  Septembre ,  vi  scrive  sopra 
questo  le  lettere,  quale  vedranno  le  V.  Extie.  per  alli- 
gale. Et  pregha  quelle  li  voglano  in  questo  compiacere. 
Et  cognoscendo  io  1'  aftectione  ha  ei  prefato  Illmo. 
mons.  in  questa  cosa,  mi  è  parso  anchora  volerne  scri- 
vere qualche  poco  a  le  prefate  Extie.  V. ,  significandoli 
che  in  questo  farano  cossa  gratissima  al  prefato  mon- 
signor Illmo. ,  de  la  quale  glene  bavera  obligo  gran- 
dissimo, concedendo  chel  prefato  maestro  Leonardo 
possa  stare  in  queste  parte  per  el  dicto  tempo,  et  che 
per  questo  non  incorra  pena  alcuna ,  a  la  quale  sia  o- 
bligato.  Et  subito  passato  dicto  termine  se  trovarà  sen- 
za fallo  alcuno  dale  V.  Extie,  per  satisfare  a  quelle  in 
ogni  cosa,  come  è  debito  et  conveniente. 

Vaieant  le  prefate  V.  E.,  ale  quali  me  ricomando  et 

*  Carlo  d'Anriboise  Signor  di  Chauniont,  "  le  quel,  "  sono  parole  di  Me- 
zenj,"  par  soti  iiutice  et  par  sa  prudenrc  eslant  cmirtois  aiixgentilshom- 
incg  et  dcbonaire  aii  peiiple,  mais  trc«  cxact  cu  toutes  choses 

•  *  Leonardo  da  Vinci. 


CARTEGGIO   EC.  h*   AUTISTI  87 

ofTerisco  ad  ogpi  loro  piacere.  Ex  Mediolano  die  xviiu 
August.'l  5(X6.  Se  degnano  V.  Srie.  dare  subito  risposta 
al  prefato  Illrno.  Monsignor  et  a  me^  et  ne  faranno 
piacere  singuIarissimo« 

e  firmato  )  Deditissimus  lafredus  Kardi. 

N/  xxxni 

Il  Ciamonte  alla  Signoria  di  Firenze.  Da  Milano  i8 
Agosto  1 5o6  e  Arch^  e.  filza  e.  ). 
È  originale 

Excelsi  Domini  honorandi.  Perchè  haverao  bisogno  an- 
cora de  maestro  Leonardo  per  fornire  certa  opera,  che 
]i  habiamo  facto  principiare,  ne  farà  gran  piacere  le  ex. 
vre. ,  et  così  le  pregamo  fare,  de  prolungare  lo  tempo 
che  hano  dato  ad  esso  mro.  Leonardo  per  dì,  non  obstan- 
te  la  promessa  per  lui  facta ,  afin  chel  possa  dimorare 
ad  milano  -,  et  in  dìcto  tempo  fornire  certa  nostra  ope- 
ra. Alle  quali  etc.,etc.  datum  Mediolani  18  Augusti  1506. 
(  firmato  )  le  tout  vre. 
d' Amboyze 
Regius  citra  montes  locumtenens  gene- 
ràlìs  Mag.  Magr.  et  Maresciall.  Frane. 

N*.  XXXIV 

Pier  Soderini  a  lafredus  Kardi.  Da  Firenze  9  Otto- 
bre i5o6  (Arch»c.  Minute  di  P,  Soderini  filza  lai  ). 

Anchora  ciscusa  la  S.  V.  in  concordar  un  dì  Leonar- 
do da  Vinci ,  il  quale  non  si  è  portato  conìe  doveva  con 
questa  republica;  perchè  ha  preso  buona  soma  di  de- 
naro e  dato  un  piccolo  principio  a  una  opera  grande  do- 
veva fare,  et  per  amore  della  S.  V»  si  è  conportato  già 


88  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

da  dclìrtore  ^  ?  )•  Desideriamo  non  essere  ricerchi  di 
più,  perchè  lopera  ha  ad  satisfare  allo  universale,  et  noi 
non  possiamo  senza  nostro  carìcho  farle  più  sostene- 
re   alla  S.  V. 

9  Olbr.  1506 

Nota 

L'  opera  grande  è  "  la  storia  di  Niccolò  Piccinino , 
allogatagli  da  Piero  Sederini  per  ornare  le  pareti  della 
gran  sala  del  consiglio  fatta  di  nuovo.  "Essendo  di  som- 
ma importanza  ogni  minuta  particolarità  che  riguardi 
tal' opera  e  tal  uomo,  darò  qui  appresso  quello  che  intor- 
no a  ciò  ho  potuto  ritrovare.  — 

28  Febr.  1504  A  Benedicto  di  Lucha  Buchi ,  legna- 
iuolo. ,  lire  29  per  fare  el  ponte  con  la  schala  et  con 
tucti  gli  ...  .  necessari  et  sue  apartenenze ,  fatto  al 
lionardo  da  vinci  nella  sala  del  pnpa  per  disegnare  el 
cartone. 

Maestro  Antonio  di  giovanni,  muratore,  lir.  16  s,  10 
per  opera  bavere  rachoncio  tucti  e  tecti  di  Sta.  Maria 
Novella,  cioè  della  sala  etc,,  et  per  fare  uno  uscio  della 
camera  di  Lionardo ,  che  va  al  dicto  cartone  etc. 

Lionardo  di  S.  Piero  da  Vinci  dipintore  lire  1 40  prò 
parte  di  sua  opera. 

30  luni  1 504.  A  Lionardo  di  S.  Piero  da  Vinci ,  di- 
pintore, fiorini  45  larghi  d' oro  in  oro  per  sua  prò  visio- 
ne di  mesi  Ire,  a  ragione  di  fiorini  15  larghi  inoro  el 
mese,  cominciati  a  dì  primo  d'aprile  1504,  et  finiti  per 
tucto  dì  30  di  giugno  1504,  pagati  sopra  el  cartone  et 
dipintura  à  affare^  come  al  dicto  giornale  e.  47  ;  in  tutto 
lire  315. 

30  Agosto  1504.  A  Francesco  et  Pulinari,  spetiali,  1, 
10,  sono  per  libre  28  di  bìaclia  alcxandrina  a  sol,  6  la 
libra  ,  el  .per  libre  36  di  biancbetta  soda  a  s.  12  la  libra, 
et  libre  2  di  gesso,  ebbe  Lionardo  da  Vinci  per  dipi- 
gnere. 


CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI  89 

31  Ottob.  1 504  A  Lionardo  di  S.  Piero  da  Vinci,  di- 
pintore, lire  210  per  sue  provisione  di  mesi  due,  cioè 
giugno  et  luglio  1504, 

31  Dicbr.  1504.  Rede  di  Marcho  del  Forese  e  com- 
pagni, mereiai,  per  più  bulicete  et  nostri  per  impannare 
la  finestra  dove  lavora  Lionardo  da  Vinci  — 3,  11.  8. 

28  Febr.  1504  (1505)  Nuntiato,  dipintore,  per  4  ruo- 
te per  fare  il  carro  a  Lionardo  da  Vincio  overo  ponte 
lire  7. 

Giovanni  d' Andrea,  piffero,  per  bavere  fatto  fare  el 
ponte  a  Lionardo  da  vinci  lire  79.  11 

30  Aprii.  1505,  Lorenzo  di  Marcbo ,  manovale,  per 
opera  nella  sala  del  consiglio  alla  pictura  fa  Leonardo 
da  Vinci  lire  1,  2.  6. 

Francesco  et  S,  Piero  Pinadoro,  spetiali ,  per  libr.  260 
di  gesso  da  murare  et  per  libre  89  oncie  8  di  pere  gre-- 
cbe  per  la  pictura,  a  s.  3  la  libra,  et  per  libre  343  di  gesso 
volterrano,  a  s.  5  la  libra,  et  libre  11  oncie  4  d'  olio  di 
lino  sema  a  s.  4  la  libra,  et  per  libre  20  di  biacha  ale- 
xandrina  a  s.  4,  d.  8  la  libra,  et  per  libre  2  oncie  10  • 
di  spugna  viiiiziana  a  s.  25  la  libra  j  ebbe  ogni  cosa  Lio- 
nardo  da  vinci  per  dieta  pictura. 

A  Lionardo  di  S,  Piero  da  Vinci,  pnghati  per  lui  a 
Mariotto  Ghalilei,  camerlengo  in  dogana,  per  ghabel- 
la  duno  suo  fardello  di  sue  veste  fatto  venire  da  Ko- 
ma.  —  18.  9.  8. 

Rede  di  Lorenzo  Pieri,  carlolaro,  3  quaderni  di  fogli 
bolognesi  reali  per  la  pictura  dati  a  Lionardo  da  Vinci, 
a  s.  11  el  quaderno. 

Raffaello  d'Antonio  di  Biagio,  dipintore,  per  opera  14 
lavorò  alla  pittura  di  Lionardo  da  Vinci  nella  sala  del 
consiglio  —  lir.  14. 

Alla  pictura  della  sala  grande  per  più  colori  ,et  va- 
selle,  conprati  a  Lionardo  da  Vinci,  et  fiorini  5  d*oro 
pagbati  a  Ferrando  spagnolo,  dipintore ,  et  a  Tbomaso 
che  macina  e  colori  dati  —  lire  59.  13. 

Lionardo  di  S.  Piero  da  Vincio,  dipintore,  fior.  50  per 
parte  di  sua  fatichà  per  far  la  pictura  —  lire  350 


90  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI. 

30  Agosto  1505.  A.Ferraiìdo  Spàgniiolo ,  dipintore, 
per  dipii^nerc  con  Lionardo  da  Vinci  nella  sala  del  consi- 
glio fiorini  5  larghi,  e  a 

Tomaso  di  Giovanni  Masinì,  suo  garzone,  per  maci- 
nare e  colori ,  fiorini  1  in  oro  —  lire  42. 

Francesco  et  Lorenzo  Ruspoli,  linaiuoli,  per  braccia 
27  di  tela  grossa,  et  per  fare  spalliere  al  ponte  di  Lio'^ 
nardo  da  Vinci  nella  sala  del  Consiglio  eto. 

Pnllinari  Simone  del  Gharbo,  spetiale,  per  oncie  11 
d'olio  di  noce,  dato  a  Lionardo  da  Vinci,  a  s.  1  loncia, 
et  per  oncie  1 0  di  biaccha ,  et  per  libre  4  once  6  di  ce- 
ra biancha  per  incerare  le  diete  finestre  inpannate,  et 
per  libre  60  di  gesso  —  5,  14. 

30  Aprile  1513.  A  Francesco  di  Chappello,  legna- 
iuolo, lire  8.  12  per  braccia  43  dasse  etc.  per  armare 
intorno  le  fighitre  dtpiìite  nella  sala  grande  della  guar- 
dia di  maiio  di  Lionardo  da  Vinci,  per  dìTenderle  che  là 
non  sieno  guast**.  //  lavoro  dunque  era  cominciato  e 
durava  già  varii  anni, 

Stanzianìenti  degli  Operai  del  Palazzo  e  della  Sa- 
la del  Consiglio  j  Arch.  e.  filza  21  ^. 

N.*  XXXV 

La  signora  Lsabella  niarcbesa  di  Mantova  al  mar- 
cliese  Francesco.  Da  Mantova  20  Ottobre  i5o6  (  Spo- 
gli  e). 

È  originale 

Come  sii  portato  il  capello  de  Feltro ,  qual  se  fa  se- 
condo che  ha  ordinato  Bernardino  derArmaria,  subito 
lo  farò  coprire  de  voluto,  ed  recamare  al  mio  modo, 
perchè  sii  più  bello,  gallanie'^-che  si  può: la  Ecc.  V.  fa- 
rà che  abbi  presto  le  perle,  che  aveva  la  Duchessa  de 
Urbino.  Francesco  Mantigna  ha  principiato  ad  aconzare 
la  camera  dipinta^  el  Ghisulpho  fa  coprire  el  corredore; 


CARTEGGIO   EC.    D    ARTISTI  9! 

lì  dipintori  sono  andati  a  Venezia  per  incontrare  la 
Italia. 

Nota 

La  camera  dipinta  -era  nel  castello ,  come  apparisce 
dalle  lettere  xi  e  xiii  del  Volume  viii  delle  Lettere  Pit- 
toriche. 

N.'  XXXVI 

Il  Cardinale  di  Pavia  alla  Signoria  di  Firenze.  Da 
Bologna  21  Novembre  i5o6  (  Arch,  e.  Lettere  ^la 
Signoria  filza  Guy 

È  originale 

Illustrissimi  atque  Exmi.  Domini»  honorandi 
Perchè  la  santità  de  Nostra  Signore  desidera  assai  la 
venuta  qui  de  maestro  Michelangilo,  sculptore  fiorenti- 
no, per  volere  fare  alcune  opere  qui  in  Bologna,  pre- 
gamo V,  Excellentie  vogliano  mandarlo  qui  da  Sua  Bea- 
titudine quanto  più  presto  possibile  j  che  veramente 
faranno  cosa  molto  grata  ad  quella,  et  anthora  noi  lo 
receperemo  in  piacer  singular  de  V.  III.  S.  —  Quae  fe- 
liciter  valeant,  et  quibus  nos  ex  corde  ofTerimus.  Bo- 
nonie  die  xxi  Novemb.  1506 
Di  V.  Ili.  Domini 

Tanquam  Frater  F.  Cardinalis  Papiensis 

N.'  XXXVII 

Pier  Sederini  al  Cardinale  di  Volterra.  Da  Firenze 
ity  Novembre  r5o6  (Jrch.  e.  Lettere  della  Signoria 
filza  121 ,  Minute  di  P.  Soderini), 

Cardinali  Valaterrano 

Lo  apportatore  sarà  Micbelagnolo ,  scultore,  il  quale 
si  manda  per  compiacere  e  satisfare  alla  Santità  di  nro» 


92  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

Signore.  Noi  certifichiamo  la  S.  V.  lui  essere  bravo 
giovane,  et  nel  mestieri  suo  l'unico  in  Italia,  Torse 
cliani  in  universo.  Non  possiamo  piiì  strectamente  rac- 
comandarlo: lui  è  di  modo  che  colle  buone  parole  et 
colla  carezza,  se  li  fanno,  farà  ogni  cosa;  bisogna 
nionstrar^li  amore,  et  farli  favore,  et  lui  farà  cose  che 
si  maraviglierà  chi  le  vedrà.  Significando  alla  S.  V. 
che  ha  principiato  una  storia  per  il  pubblico  che  sarà 
cosa  admiranda,  et  così  XII  *  apostoli  di  braccia  4  j 
in  V  r  uno ,  che  sarà  opera  egregia.  Iterum  alla  S.  V. 
quelo  più  possiamo  lo  raccomandiamo,  die  xxvii  No- 
vemb.  1506 
Michclagnolo  dicto  viene  in  sulla  fede  nostra.  ** 

Nota 

"  Cardinali  Soderino  die  24  Novemb.  1506  —  Mi- 
cbelangnolo  cingegneremo  per  ogni  via  et  per  ogni 
modo  inpegnarlo,  se  sarà  possibile,  et  per  altra  rescri- 
verò resolutamente ,  perchè  habbiamo  la  vostra  in  que- 
sto punto  ^'  (Minute  di  Pier  Sìderini  l.  e.  fdza  121  ). 

La  storia^  che  sarà  cosa  admirandaj  era  la  guerra 
di  Pisa,  allogatagli  dal  medesimo  gonfaloniere  P.  So- 
derini,  "  acciochè  egli  facesse  a  concorrenza  di  Lio- 
nardo  l'altra  facciata  della  sala  nuova.  "  Anche  intorno 
a  questa  famosa  opera  darò  ora  ciò  che  ho  raccolto: 

31  Ottobre  1504.  Bartolomeo  di  Sandro,  cartolaio,  lire 
7  per  1 4  quaderni  di  foglie  reali  bolognesi  per  il  car- 
tone di  Michelagnolo ,  come  a  dicto  giornale. 

Bernardo  di  Salvadore,  cartolaio,  lire  5  per  mectere 
hisicme  el  cartone  di  Michelagnolo. 

31  Dicbr.  1504.  Francesco  et  Pulinan  di  Simone  di 
Salamone  del  garbo ,  spellali,  per  libr.  x  di  cera  biancha 

•  Notizia  affatto  nuova  ;  finora  si  conosceva  soltanto  una  di  queste  sta- 
tue ,  quella  cioè  di  S.  Matteo  ,  abbozzata  e  di  recente  traq>ortata  nella 
Accademia  delle  Belle  Arti.  Vedi  intorno  a  questi  xn  Apostoli  l'Ap^/endice. 

*  *  Ne  questa  lettera  ne  la  seguente  indicano  che  Michelagnolo  fosse 
rìmaodato  con  titolo  di  ambasciatore. 


CARTEGGIO   EC.    D*  ARTISTI  qS 

e  spugne  e  trementine  peri  incerare  finestre  et  pef  il 
cartone  di  Michelagnolo ,  et  a  Lionardo  da  Vinci  li- 
re 10.  6. 

Piero  d'Antonio,  che  impasta  le  carte,  per  opera  et 
aiutare  impastare  el  cartone  che  fa  Michelagnolo  —  2, 10. 

Antonio  di  lacomo  et  compagni,  spetiali,  per  libre  a 
di  zanobia  a  s.  1  d.  8  la  libra.,  et,  libre  44  dì  nero  a 
s.  1  d.  4  la  libra,  et  libra  x  di  gesso,  e  per  uno  ca- 
tino di  legno  et  per  vernice  et  bolio  et  altre  cose  per 
fare  stucho  etc.^  spese  minute  fatte  per  il  cartone  fa 
Michelagnolo. 

28  Febr.  1505.  Michelagnolo  di  Lodovico  di  Lionardo 
di  Buonarroti  Simonì  per  sua  faticba  a  buon  di  dipi- 
gnere  el  cartone,  come  al  dicto  giornale  e.  29  — lire  280. 

30  Agosto  1505.  Piero  di  Zanobi,  funaiuolo,  per  3 
panchonelle  dabeto  auti  per  mectere  suvi  il  cartone  di 
Michelagnolo  in  ballatoio  —  14.  7.  (Stanziamenti  e) 

N/  xxxvni 

La  Signoria  di  Firenze  al  Cardinale  di  Pavia.  Da 
Firenze  27  Novembre  i5o6  f  Jrch.  e.  Lettere  della 
Signoria  jfilza  119)* 

Cardinali  Papiensi  )  Arr^e 
die  27  Novemb.  )  ^^"^ 
Rmo.  Volentieri  et  con  buono  animo,  come  si  con- 
viene a  noi  in  tutti  li  desideri!  della  Santità  dì  Nostro 
Signore,  habbiamo  persuaso  a  Michelagnolo ,  scultore, 
che  subito  si  transferisca  costà ,  et  lui  medesimo  sarà 
exhibitore  della  presente;  et  per  compiacerne  a  S.  Bea- 
titudine non  ci  siamo  curati  che  luì  ponga  daparte  al- 
cune opere  publiche,  che  haveva  in  mano  per  ordine 
nostro .  Non  voliamo  mancare  di  raccomandarlo  quanta 
più  ci  è  possibile  alla  S.  V.  Rma. ,  pregando  quella  che 
per  amore  nostro  li  voglia  faretutti  favori  che  lei' potrà 
appresso  alla  Santità  di  K.  S.  :  perche  oltre  allo  esser 


94  CARTEGGIO    EC.    ìì*  AB.T1ST1 

collocato  in  lui  ogni  beneficio  per  la  bontà  et  suQìcien- 
tia  sua  in  quella  arte^  noi  anchora  ne  haremo  piacere 
et  obligo  grandissimo  con  Quella. 

N".  XXXK 

Il  Ciamonte  alla  Signoria  di  Firenze.  Da  Milano  i6 
Dicembre  i5o6  {Arch.  e.  Lettere  alla  Signora  Jil" 
za  62  ). 

È  originale 

Magnifici  et  Excelsi  viri  tanquara  fratres  bonorandi. 
Le  opere  egregie,  quale  ha  lassato  in  Italia,  et  maxi- 
me in  questa  città,  Magistro  Leonardo  de  vinci,  vo- 
stro cittadino,  hanno  portato  inclinatione  a  tutti,  che  le 
hanno  veduto,  de  amarlo  singularmente,  ancora  che  non 
l'havessino  mai  veduto.  Et  noi  volerao  confessare  es- 
sere nel  numero  de  quelli,  che  l'amavamo  prima  che 
mai  per  presentia  lo  cognoscesscmo.  Ma  doppoi  che  qua 
l'havemo  manegiato,  et  cum  experientia  provato  le  vir- 
tute  varie  sue,  vedemo  veramente  che  el  nome  suo  , 
celebrato  per  pictura^  è  obscuro  a  quello  che  merita- 
ria  essere  laudato  in  le  altre  parte,  che  sono  in  lui  de 
grandissime  virtute;  et  volemo  confessare  che  in  le  pro- 
ve facte  da  lui  de  qualche  cosa  che  li  havemo  doman- 
dato ,  de  Desegni  et  architettura,  et  altre  cose  perti- 
nente alla  condictione  nostra  ,  ha^atisfacto  cum  tale  mo- 
do, che  non  solo  siamo  restati  satisfacti  de  lui ,  ma  ne 
havemo  preheso  admiratione.  Per  il  che  essendo  stato 
el  piacere  vostro  de  lassarcelo  questi  dì  passati. per  gra- 
litìcatione  nostra ,  quando  non  vi  ringraciassimo  venen- 
do lui  in  patria ,  ce  pareria  non  satisfare  a  animo  gra- 
to. Et  però  vi  ne  ringratiamo  quanto  più  possemo  ;  et  se 
uno  homo  de  tanta  virtute  convene  ricommendarlo  al- 
)i  suoi  j  ve  lo  ricommendiamo  quanto  piiì  possemo  y  et 
ve  certificamo  cbe  mai  da  voi  gli  poterà  essere  facto 
cosa  ;  o  in  augumento  de  li  beni  et  commodi   suoi ,  o 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  gS 

de  lo  honore  suo,  che  insieme  cum  lui  non  siamo  i>cr 
hayerne  singularissimo  apiacere  ,  et  ancora  alle  Magni- 
ficentie  V.  oblilo,  alle  quale  se  oH'erimo  eie.  tic.  Me- 
diolani  xvi  Decbr.  1506 

e  firmata  )         D'  Amboyze 

N.-  XL 

Francesco   Pandolfini  alla  medesima.  Da  Blois  1 2 
Gennaio   i5o7    ( Arch.  d.  Rìf,  di  Firenze ,  filza  62 
Lettere  alla  Signoria  J, 
È  originale 

1506  die  xn  lanuarii 
Exsis^  Dnis.  D.  et  Prioribus 

Magnifici  et  Excelsi  Domini  eie.   Io  ho  scripto   alla 
giornata  et  al  presente  scrivo  a'Sjgn.  x  di  tutte  le  occur- 
rentie  secondo  il  consueto  ;  et  però  per  questa  altro  non 
ne  dirò.  Et  la  presente  solo  per  fare  intendere  alla  Ex,  S. 
V,  come  ,  essendo  stamattina  alla  presentia  del  Christia- 
nissimo,Sua  Maestà  mi  chiamò,  dicendo:  "E'bisognache 
e  vri.  Signori  mi  servino.  Scrivete  loro  che  io  desidero 
servirmi  di  Maestro  Lionardo  ^  loro  Pictore,  quale  si 
trova  a  milano,  desiderando  che  mi  faccia  alcune  cosej 
et  vedete  che  quelli  Signori  lo  gravino  et  li  comandino 
che  mi  serva  subito ,  et  che  non  si   parta  da   milano 
fino  al  mio  venire.  Lui  è  bono  Maestro,  et  io  desidero 
bavere  alcune  cose  di  mano  sue  ("sic  )  ;  et~  scrivete  in 
modo  a  firenze  che  sortisca  questo  effecto,   et  la  fate 
subito,  mandandomi  la  lettera  "  (quale  sarà  la  presente, 
che  comparirà  per  via  di  milano).  Io  resposi  a  sua  Mtà, 
che  trovandosi  Lionardo  ad  milano,  le  S.  V.  li  comande- 
rebbonoche  ubidissi  sua  Mia.,  benché,  essendo  in  casa  sua, 
lei  medesima  non  li  potrebbe  mancho  comandare  di  quel- 
le, et  che  essendo  ritornato  costà,  le  S.  V.  liele  mande- 
rebbono  a  milano  ad  omni  sua  richiesta.  Sua  Mtà:  non 
potrebbe  più  desiderarlo  (sicj.  Et  tutto  questo  è  nato 


96  CARTEGGIO   EC.    d' ARTISTI 

da  un  piccol  quadro,  suto  condoclo  ultimamente  di 
qua  di  mano  sua;  quale  è  suto  tenuto  cosa  molto  excel- 
Jente.  Io  nel  parlare  domandai  S.  Mtà .  che  opere  de- 
siderava da  lui  ?  Et  mi  rispose  :  Certe  tavolette  di  nra. 
donna  et  altro,  secondo  che  mi  verrà  alla  fantasia;  Et 
forse  anche  li  farò  ritrarre  me  medesimo.  Io  nel  parlare 
cum  sua  Mtà.  per  pjù  scaricbo  di  V.  S.  in  omni  evento, 
discorrendo  seco  la  perfectione  insiemi  cum  le  altre 
qualità  sue  ,  Sua  Mtà. ,  subiungendomi  che  n'haveva 
iiotitia,  mi  domandò  se  lo  conosceva?  et  respondendoli 
io  che  mi  era  amicissimo,  mi  subiunse:  Scriveteli  voi 
subito  un  verso  che  non  parta  da  milano ,  intanto  che 
vri.  S.  li  scrivino  da  firenze  etc.  Et  per  questa  cagio- 
ne Io  ho  facto  un  verso  al  sopradecto  Lionardo ,  fac- 
cendoli  intendere  il  buono  animo  di  questa  Mtà.,  et  con- 
fortandolo ad  essere  savio  etc.  Le  Excelse  S.  V,  per 
satisfare  al  gran  desiderio  di  questa  Mtà.  si  sforzeran- 
no che  decto  eflecto  segua  ;  et  io  al  presente  farò  senza 
dire  altro  etc.  etc.  Blesis. 

Nota 

Che  Lionardo  già  fin  dall'anno  1606  si  recasse  in 
Francia  per  servire  aire  Lodovico  xii,  come  asserisce 
TÀmoretti ,  è  confutato  da  questa  lettera. 

N."  XLI 

Il  Giaraonte  alla  medesima.  Da  Milano  i5  Agosto 
i5o7  (  Arah.c.Jilza  63  ). 

Excelsi  Domini.  Vene  lì  maestro  Leonardo  vinci,  pit- 
tore 4el  Christianissimo  PtC,  *  al  quale  cum  grandissima 
dificultà  havemo  dato  licentia  per  essere  obligato  fa- 
re una  tavola  ad  essa  Mtà.  Chma.  ,  volendo  determinare 

*  Molto  prima   dunque  dell'  anno  150O  Lionardo  ebbe  il  titdio  di  pit- 
tore del  re. 


CARTEGGIO    EC.    D    ARTISTI  g-J 

certe  sue  difTerentie  vertiscano  C  sic  )  tra  luly  et  cer- 
ti soi  fratelli  per  una  heredità  gli  faa  lassato  uno  suo  zio. 
Perilcbè  ad  ciò  possa  presto  ritornar  ad  finire  limpresa 
comenzata  esso  Mro,  Leonardo,  pregamo  le  V.  Ex.  vo- 
ltano expedirlo  presto  et  che  ora  sua  causa  sia  expe- 
dita,  prestandoli  omne  adiuto  et  favore  iusto;  et  le  Ex. 
Vr.  faranno  piacere  alla  Mia.  Cbma.  et  ad  noi ,  alla  qua- 
le etc.  Datum  a  Milano  15  Augusti  1507. 

C  firmata  )  Le  tout  votre 
D'  Araboyze 
Regius  etc.  etc, 

N."  xm 

Pier  Soderini  a  Alberigo  Malaspina  marcliese  di 
Massa.  Da  Firen/.e  io  Maggio  i5o8  ( Arch.  e.  Lettere 
alla  Signoria ,  Minute  di  Pier  Sederini  filza  137  ). 

Marchioni  Albericbo  die  x  Maji  1508 

Quello  Marmo ,  se  si  può  sanza  molto  sconcio  di  Y. 
S.,  ci  sarebbe  grato  ci  conservassi,  che  ne  vorremo  fare 
fare  una  statua  che  stessi  in  sulla  piazza  di  questa  Città, 
et  per  questo  ne  verrebbe  la  V.  S,  a  gratificare  a  tucto 
questo  populo. 

Nota 

"  Màrchionì  Albericbo  4  Septemb.  Per  Rapbaello  da 
Reggio  intendiamo  quanto  V.  S,  de<;idera  la  reraotione 
di  quello  marmo.  Micbelagnolo  scultore  per  buona  sor-^ 
te ,  che  così  voliamo  dire ,  non  è  stato  mai  di  qua ,  fa 
intendere  che  ci  sarà  in  breve,  et  io  subito  allo  arrivo 
suo  lo  manderò  di  costà  con  ordine  lo  digrossi ,  et  lo 
reduca  in  quello  modo  si  possi  levare  et  condurre  più 
facilmente  "  ^  /.  e.  J. 

Il  marchese  Alberigo  ,  rammentato  per  incidenza  dal 
Manni  ove  parla  a  lungo  d'un  altro  Alberigo  della  me- 
desima famiglia,  e  falsamente  creduto  agente  del  duca 

T.  u.  7 


98  CABTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

d'Urbino  pel  contralto  fatto  con  Michelagnolo  al  tempo 
di  Clemente  vi;,  diventò  da  amico  che  egli  era,  gran 
nemico  di  Michelagnolo,  senza  che  questo  ne  avesse 
colpa.  Che  cosa  fosse  la  statua  "  destinata  per  la  piazza 
di  Firenze  " ,  resta  ancora  a  sapersi  ;  suppongo  peral- 
tro che  il  Soderini  intenda  parlare  del  "  marmo  alto 
braccia  nove  e  raezo,  e  largo  cinque  braccia  dappiè, 
nel  quale  Michelagnolo  Buonarroti  aveva  fatto  pensiero 
di  far  un  gigante  in  persona  d'  Ercole  che  uccidesse 
Cacco,  per  metterlo  in  piazza  ".  Vasari  aggiunge  che 
questo  marmo  era  stato  cavato  a  Carrara  fino  al  tempo 
di  Leone  x  ;  prova  la  seguente  Deliberazione  che  venti 
anni  dopo  la  Signoria  di  Firenze  non  aveva  ancora  ab* 
bandonato  l'idea  di  darlo  a  Michelagnolo. 

"  XXII  Aug.  1528.  Prefati  excelsi  dominici  vexillifer 
simul  adunati,  desiderando  che  du no  certo  marmo,  che 
si  truova  allora  allopera ,  facto  vanire  circa  tre  anni  sona 
da  Carrara  per  farne  la  Imagine  et  figura  di  Cacco,  et 
constiluirla  in  luogo  publico  per  ornamento  della  Città, 
se  ne  facci  qualche  bella  statua,  et  però   si    lavori    da 
buomo  exceliente  in  tale  mestiero ,  et  cognoscendo  la 
peritia  et  scientia  inaudita,  così  nella  Scultura  come  nel 
la  pictura,  dello  egregio  et  unico  exemplo  di  qiialun 
che  di  decte  dua  virtà^  Michelagjiiolo  Buonarroti,  lo- 
ro dilectissimo  cittadino,  deliberorno  per  loro  solem- 
ne  partito,  et  observato  quello  che  per  loro  signorie  si 
doveva  observare,  chel  decto  marmo,  non  obstante  che 
pel  passato   fussi  stalo  allogato  ad  altri,  si   debba   da- 
re et  concedere,  et  così  per  il    dicto   partito    dectono 
e  concedono  el   prefalo  marmo  al  prenominalo  Miche- 
lagniolo  Bonarroti,   el  quale  ne  debba  cavare   e    farvi 
drente  una  figura  insieme  o  congiunta  con  altra,  che 
et  come  parrà  et  piacerà  a  Micbelagniolo  decto,  per  col- 
locarla   in  quel  luogo  e  modo  che  per  questa  Signoria 
sarà  deliberatole!  qual  Michelagnolo  per  di  qui  a  ogni- 
santi  proximó   advenire.  debba  a  sua    beneplacito  en- 
trare in  opera  in  decto  marmo ,  et  continuare  fino  alla 


CARTEGGIO    BC.  d'  ARTISTI  ^9 

perfecllone  di  lai  figura  ".  {Deliberazioni  della  Signo» 
ria  1527.  1528,  fìLza  192). 

N."  XLIII 

La  Balla  di  Firenze  a  Antonio  da  S.  Gallo.  Da  Fi- 
renze 11  Magg^io  i5u8  (  Jrch.  e.  Lettere  della  Balìa 
Jilza  122). 

Antonio  da  Sto.  Gallo  in  Campo, 
XI  Maii  1508 
Ner  tempo  clie  staranno  le  genti  nostre  in  prima  in 
vai  di  serchio ,  di  poi  dallaltra  banda,  ristringnerati  un 
dì  col  Signor  M.  Antonio,  etconferite  insieme  dove 
si  potessi  fare  una  bastia  sobto  libra facta  che  stessi  bene  , 
et  che  spexa  sarebbe,  et  chosì  alta  badia  a  sirnsovino, 
per  potere  a  questi  2  luoghi ,  o  in  uno  di  essi ,  tenere 
più  strecti  e  nimici  nostri;  et  vedi  innanzi  tu  parta  di 
farne  buon  ritracto. 

N.'  XUV 

Risposta  di  Antonio  da  S.  Gallo  alla  Balìa.  Dal 
Campo  iu  Val  di  Serchio  17  Maggio  i5o8  {Arch  e. 
Lettere  alla  Balìa  Jilza  qS). 

È  autografa 

Magnifici  Domini  Decem  domini  mei  observandis- 
sìmi  etc.  Per  fare  risposta  a  una  di  V.  S.  de  dì  xi  del 
presente,  sono  stato  col  Signor  Marchantonio,  et  doppo 
molti  ragionamenti  facti  fra  noi  non  ci  pare  che  sia  a 
proposilo  fare  ninna  di  queste  Bastie ,  cioè  a  Librafacta 
et  anchora  alla  Badia  a  Sco.  Savino.  Ma  siamo  chaval- 
cati  insieme  tucto  el  lungharno  dalla  banda  di  vai  di  ser- 
chio et  insino  alla  torre,  si  disse  che  tra  in  sulla  foce; 
Et  perchè  qui  è  uno  luogho  levato  da  terra  circa  Brac- 
cia sei,  et  quivi  ci  fermeremo  a  fare  la  Bastia  el  ponte. 
Quando  saremo  dalla  banda  di  costà,  dove  è  la  torre ^ 


lOO  CARTEGGIO    EC.    D    ARTISTI 

vedremo  et  exaraineremo  più  interamente  il  luogbo , 
et  di  tanto  si  darà  adviso  a  V.  S. ,  alle  quali  del  continuo 
mi  racbomandO;  le  quale  iddio  feliciti. 

In  campo  in  vai  di  Serchio  a  dì  1 7  di  Maggio  1 508 

Servitor  Antonio  da  Sangallo 

f Direzione  )  Magnificis  Dominis  Decemyiris  liberta- 
tls  et  balie  —  Fiorentine  ^-*  observandissimis 

Nota 

"  Niccolaus  Capponeus,  commissarius  generalis  ex  ca- 
stris  florentinis  1 7  maii  1 508.  Quanto  al  disengnio  'di 
librafacta ,  et  quello  cbe  acbadessi  fare  per  fortificarlla, 
domani  andrò  sino  là  con  il  Sr.  marchantonio  et  an^ 
tonio  da  S.  Ghallo  ;  et  exaraineremo  quello  che  sia  daf^ 
fare ,  et  ne  darò  avviso  "  —  C  Lettore  alla  Balìa , 
piza  e), 

N.*  XLV 

Il  medesimo  alla  stessa.  Dal  Campo  in  Val  di  Ser- 
chio i8  Maggio  i5o8  (  l.  e.  filza  e). 
È  autografa 

Magci.  Dni.  Decem  D.  mei  obsermi.  etc.  bierì  bebbi 
una  di  V.  S.  de'  xv  del  presente ,  Alla  quale  farò  un 
pocho  di  risposta:  Et  come  sono  expedito  et  resoluto 
di  qua,  che  stimo  sarà  fra  dì  x  o  xii  incircba,  anderò 
alla  volta  di  Fucecchio,  et  qui  sarò  col  proveditore  et 
con  gli  huomini  del  paese  pratichi  ;  et  examinato  cbe 
bareno  tutto  el  Bisognio  di  questo  lagbo,  a  bocba  re- 
ferirò a  V.  S.  Alle  quale  del  Continuo  mi  racboraando. 
In  cbastris  in  valle  sercbì  xviii  maii  1508 

Servitor  Antonio  de  sangballo 

JNota 

Il  26  di  Mag^gio  scrisse  I^iccolò  Capponi  :  "  Antonio  da 


CAllTECiGlO    EC.    d'  AtlTlStl  lOI 

S.  Ghallo  sene  Terrà  domactìna,  e  dallui  intenderanno 
quello  bisognia  fare  a  librafacta  per  potervi  tenere  più 
numero  di  Chavalli  *'  fi»  e.)» 

N."  XLVI 

Pier  Sederini  a  Giovanni  Ridolfi.  Da  Firenze  3o 
Giugno  i5o8  (  Jrch,  e.   Minute  di  Pier  Soderini 
filza  12'j  ). 

Ioanni  de  Rìdolfis  die  xxx  lunii  1508 

—  Il  Davit,  del  quale  scrivete  perle  vostre,  sì  truo- 
va  imperfecto  per  essere  stato  levato  da  qui  mich.  la- 
gnolo,  scultore,  per  uno  breve  del  sommo  pontefice, 
per  fare  certa  sua  opera  a  Roma  ;  né  anchora  lo  pos- 
siamo ritrarre  di  là  per  non  essergli  permesso  ;  et  così 
nel  modo  si  trova  dicto  davit,  non  è  per  satisfare  a 
persona .  Resta  rozzo,  e  vi  è  anchora  per  fare  su  qual- 
che tempo.  Quando  epso  Michelagnolo  sarà  di  qiia ,  ci 
forzeremo  farli  dare  la  sua  perfectione,  acciò  sene  possa 
si  poi  fare  quelo  sarà  iudicato  bene.  Bene  valete.  Ex 
Palatio  Fior,  die  30  lunii  1508 

Petrus  de  Soderinis 
Vexillifer  lustitie  perpetuus 

lì  lavoro  del  Davidde  era  stato  sospeso  da  qualche 
anno.  Michelagnolo  trovava  occupazione  in  lavori  di 
maggior  importanza,  mentre  che  Monsignore  di  Nemours 
era  caduto  di  grazia  del  suo  principe.  Parla  di  ciò  la  qui 
appresso  lettera  interessante  dell'  ambasciatore  Fran- 
cesco PandolCni.  "  La  causa  del  Mariscial  di  Gie,  le- 
vala dal  parlamento  di  parigi  et  redotta  ad  tolosa ,  era 
suta  da  quel  parlamento  iudìcata  in  questo  modo ,  che 
luficiu  del  mariscial  sintenda  suspeso  per  v  anni  futu- 
ri, et  per  dicto  tempo  come  privato  non  Ip  possa  e- 
xercitare,  privato    del  governo  dangulem^   benché  al 


JOa  CARTEGGIO  EC.  d'  AATISTl 


presente  non  lo  exercitassi ,  ci  del  ghovemo  del  Castello 
d.-imbuosa,  del  Castello  dangieri,  et  di  certe  altre  terre 
forti  et  importanti ,  di  qnalunche  pensione  del  Re ,  et 
della  condocta  delle  cento  lancie  ;  et  condennalo  in  pa- 
recchi mijrliaia  dr  franchi  per  paghe  morte  non  tenute. 
—  18  Febb.  1507  "  f  Lettere  alla  Signoria,  filza  59 
segnata  "  Begistrum  ìitterariim  Francisci  petriphi- 
lippi  Pandulphini  oratoris  ad  Ludovicum  Christia- 
nissimum  Regem  francórum  "  ).  Fu  il  tesoriere  Ru- 
bertet,  che  dopo,  per  mezzo  degli  ambasciatori  Fioren- 
tini, fece  istanza  sopra  istanza  per  venire  in  possesso 
del  suddetto  lavoro.  Prova  di  ciò  sono  le  lettere  se- 
guenti : 

"  lohanni  de  ridulQs  xxiin  Augusti  1 508.  —  Il  Davit  si 
farà  finire  a  Michelagnolo ,  et  ci  harà  ad  essere  per  di  qui 
ad  ognisanti.  —  Finito  sarà  si  manderà  di  costà  con  uno 
mulo,  potendolo  (\ortare,  senon  si  condurrà  a  livomo; — 
et  se  S.  Signoria  si  contenta  a  haverlo  così  imperfetto , 
come  adviserete ,  et  noi  lo  invieremo  subito  o  a  cotesta 
volta  per  terra,  quando  uno  mulo  lo  possa  condurre, 
o  a  livorno,  et  vi  adviseremo  "  ^Minute  di  Pier  So- 
derivi,  filza  127  ). 

"  Eidem  xi  Septbr.  1 508.  —  Fassi  fornito  il  Davit 
fra  il  tempo  scripto  per  altra,  et  sarà  bene  per  voi  re- 
scrivnte  una  lettera  alla  Signoria,  perchè  proceda  con 
lordine  che  è  ragionevole  "  (/.  c.J. 

*"  Amico  Cuidam  xxu  Septbr.  1 508.  —  Il  Davit  si  la- 
vora tucta  volta ,  et  cingegneremo  per  ogni  modo  che 
a  tucti  i  Santi  si  trovi  a  livorno.  Harà  da  peso  dalle 
700  libre  in  circa,  et  però  excede  il  portare  da  uno 
mulo  "  fi.  c.J. 

lohanni  de  Ridolfis  xiiii  Oclbr.  1508.  —  "  Il  Davit 
si  fa  rinetlare ,  et  con  difiTicuUà  si  è  trovalo  chi  sappi 
fìnirlo,  che  pur  vi  è  da  fare  qualche  septìmana.  Se  sarà 
possibile  expedirlo  avanti  ogni  Santi,  si  ne  farà  dili- 
genlia;  se  non,  non  passerà  in  veruno  modo  mezzo 
novembre  che  sarà  expcUito:  così    potete   largamente 


CAKTEGOIO  ce.    d'  ABTIST!  Io3 

assecurare;  et  se  manderà  alla  volta  del  ponte  adbera 
per  condurlo  a  livorno.  Pesa  dalle  700  *  alle  800  li- 
bre y  et  però  bisognerà  mandarlo  dal  ponte  adbera  in 
là  con  2  carri,  ilchè  sarà  difficile  j  pure  sene  farà  di- 
ligentia  "  fL  c,J. 

N/  XLVn 

Il  medesimo  a  Giovanni  Antonio  di  Montelupo.  Da 
Firenze  2  Luglio  i5o8  f  Arch.  e.  Lettere  della  Si' 
gnorìa  filza  127,  Minute  di  Pier  Sederini  J. 

lonnni  Antonio  de  Montelupo  die  2  luli  1508 

Et  bora  vi  è  stato  Antonio  da  S.  Gallo  ;  non  perde 

un'  bora  di  tempo ,  percbè  tu  sai  che  in  Septembre  in 

là  costì  non  si  può  più  murare. 

Nota 

Eidem  x  lunii  1 508.  "  Doverai  bavere  ricevuto  ducati 
60  —  percbè  possi  con  ogni  celerità  sollecitare  di  dare 
fine  a  cotesta  opera:  et  però,  se  non  bastino  li  scar- 
pellini  che  vi  sono  ,  pigliami  delli  altri ,  et  sollecita 
per  ogni  modo  oportuno  ;  perchè  bisogna  rispecto  a 
tempo  che  cercarò,  che  cotesto  luogho  almancho  del 
guscio  babbia  la  sua  intera  perfectione  "  C^.  e). 

K,  XLYIII 

Il  medesimo  a  Giuliano  Salviati.  Da  Firenze  a4  ^^~ 
glio  i5o8  (Ardi.  e.  filza  e,  J. 

luliano  de  Salviatis  24  lui.  1508 

Sarà  latore  della  presento  ^l.'  Antonio  da  S.  Gallo ^ 

•  Sembra  un  sbaglio  di  nuraeroi  il  Sederini  dice  in  seguito  che  ''  la  fi- 
gura del  pontefice  a  Bologna  non  era  al  paragone  di  quesU  "  j  «appiaTuo 
dal  BotUri  che  la  statua  a  Bologna  pe&ava  libbre  17500. 


I04  CIATEGGIO  £C.    d'  A.&T1STI 

se  a  pia  netto  è  ordine  di  murare^  Telo  manderete  j  se 
QOii;  niandarctelo  in  qua  più  presto  si  può. 

JVota 

*'  II  medesimo  a  Mo.  Antonio  da  S.  Gallo  16  Giugno 
1508:  Che  si  expediscba  presto  di  qui,  et  di  poi  vada  al 
borgho,  et  di  più  a  marradi;  et  di  più  è  necessario  si 
transferiscba  alla  verrucola,  perchè  insino  non  vi  dà 
giù,  non  si  mura  "  (l,  e.  ). 

Il  medesimo  a  Giuliano  Sai  viali  24  Giugno  1508:  "An- 
tonio da  Sco.  Gallo  sin  viene  di  costà,  come  forse  si 
potrà,  di  presente  à  necessario  8  o  x  dì  alla  muraglia 
di  Arezzo  et  del  borgho;  poi  pigliarà  la  volta  di  co- 
stà "  (L  e). 

N/  XLIX 

JLettera   del  Medesimo.  Da  Firenze   i4  Settembre 
i5o8  e  Arch.  e.  /.  c.J. 
JiJanca  l' indrizzo 

Nomine  dominorum,  die  xnii  Septbr.  1508 
Tu  fusti  mandato  costì  per  seguire  lavoro  che  ti  fussi 
dato  d'  antonio  da  S.  Gallo  circa  largine  che  si  ha  ad 
fare;  et  noi  intendiamo  che  tu  seguiti  una  altra  opinione 
tua  o  di  altro  che  sia,  la  quale  da  chi  l'ha  veduta  non 
è  iudicata  al  proposito  di  quello  si  desiderava;  et  però 
vogliamo  al  bavere  di  questa,  che  tu  in  tucto  et  per 
tucto  seguiti  quello  ordine,  che  ti  darà  Ant.  da  S.  Gal- 
lo ,  apportatore  di  questa. 


CARTEGGIO   BC.  d'  ARTISTI  lo5 


N/  L 

Giovanni  Ridolfi  alla  Signoria  di  Firenze.  Da  Lou- 
viers  24  Settembre  i5o8  {Arch,  e.  Lettere  alla  Hi- 
gnoria  filza  6^J. 

È  originale 

Magnifici  et  Excelsi  Domini  D.  mei  observandissimi. 
Per  exeguìre  quanto  V.  Ex.  S.  mi  commettono  per  una 
Joro  de'  5  del  presente,  sono  stato  cumMons.  Rubertet,  il 
quale,  inteso  tutto,  si  tiene  benìssimo  satisfacto  di  quelle, 
et  le  ringratia  et  raccomandasi  a  epse.  Dipoi  mi  ricerchò 
strectamerite  chio  pregassi  V.  Ex.  S.  si  degnassino  per 
loro  gratia  largirli  *  quel  Davit^  che  già  si  fece  costì  ad 
instantia  dei  Mareschal  di  Ges,  mostrando  desiderarle 
grandemente  per  metterlo  a  Bles ,  in  uno  Cortile  dune 
suo  palazo  murato  di  nuovo ,  et  che  lo  riceverà  in  pia- 
cere. Io  conforto  quelle  a  compiacernelo .  Si-  può  dire 
V.  Ex.  S.  non  habbino  appresso  a  questa  Maestà  altro 
favore  cbe  il  suo;  et  se  non  fosse  lui,  le  cose  loro  sa- 
rebbano  hoggi  anchora  in  peggio  termine  non  sono.  Da 
Loviers  xxiiii  Septbr.  1508. 

Servitor  lobnnnes  Rodulpbus 
orator. 

Aòta 

'*  Magnifici  etc.  Alli  x  del  presente  rìcevemo  la  di 
V.  Ex.  Sig.  di  xxvn  del  passato.  Inteso'  il  tenore  di 
epsa,  siamo  stati  con  il  tbesauriere  Robertet,  et  fattoli 
intendere  come  presto  sarà  fornito  il  Davit,  et  fini- 
to cbe  sarà  V.  Ex.  Signorie  lo  faranno  condurre  a 
Livorno.  El  che  li  è  sulo  grato  et  molto  accepto.  Et 
dice,  ordinerà  a  Pie  Ianni  lo  levi,  per  collocarlo  in 
nella  corte  della  sua  casa  di  Bles  in  sur  una  colonna  di 

*  Ora  dunque  assidera  di  arerlo  in  dono. 


loG  CARTEGGIO  EC.   D*  ARTISTI 

nirtrmo ,  et  di  intorno  mettere  le  arme  della  Repubblica 

di  V.  Ex.,  Signoria.  Parigi  xiii  Novembre  1508. 

Johannes  Rodulfus  )  ^^^^^^^^ 
Alexander  Nasius    ) 
(l,  cj 

'  **  Ioanni  de  ridolfis  26  Ottobre  1508  —  Il  Davit  sarà 
éxpedito  fra  8  dì  ^  et  si  vedrà  mandarlo  a  Cascina ,  et 
dapoi  a  Livorno.  Et  sarà  grande  dillìcultà  condurlo  da 
Cascina  a  Livorno,  perchè  bisogna  vada  per  carro,  et 

il  paese  è  male  sicuro  et  le  strade  ropte:  pure  vi  si 
farà  condurre  se  si  dovessi  farlo  portare  alli  homini  ". 
{Minute  di  Pier  Soderini,  filza  127). 

"  Eidem  iv  Novemb.  1508.11  Davit  è  presso  che  finito, 
et  fra  nii  o  vi  giorni  al  più  sinvierà  »1  ponte  andera 
C^icJ  per  condurlo  a  livorno  "  (^L  e). 

*'  Oraloribus  in  Gallia  vi  Novemb.  150^.  Il  Davit  nel 
nome  di  Dio  in  questa  mattina  è  incassato ,  et  andato 
a!  porto  a  signa,  et  di  qui  a  Cascina  per  farlo  passare 
a  Livorno,  dove  si  condurrà  con  didlcullà  per  la  causa 
altra  volta  scripta  "  (l,  e,  J. 

"  Niccolo  de  Capponibus  xxi  Novemb.  1508.  — -  Vi  fu 
scrìpto  in  giorni  passati  per  li  exc.  Signori  che  voi , 
•con  più  prestezza  si  potessi,  vedessi  di  mandare  il  Da- 
vit a  livorno,  perchè  motto  è  sollecitato  da  chilo  de- 
sidera; et  però  se  nollo  ha  vele  mandato,  vedete  di 
farlo  subito  come  prima  si  può,  perchè  ogni  volta  che 
sarà  a  livorno,  noi  siamo  discarichi  apresso  a  chi  lo  de- 
sidera, et  però  usateci  diligentia,  et  mi  darete  ad  vi- 
so "  f  /.  c.J. 

"  Oratores  26  Decembr.  1 508  —  Del  David  mostrò 
(  Robertetjhnvere  nolilia  per  altra  via,  fussi  levalo  da 
Livorno,  et  che  era  bella  cosa:  diche  né  tanto  allegro 
del  mondo  "  —  ^  Lettere  alla  Signoria  ^.  filza  65  , 
segnata  "  Minutario  di  lettere  di  Giov.  Ridolfi  et 
jilessandro  Nasi  in  Francia  26  Dicetr.  1508  —  7 
^priL  "509)  ". 


CARTEGGIO   EC.    p    ARTISTI  lO^ 

N-Ll 

Pier  Soderìni  a  Alberigo  Malaspina  marchese  di  Mus- 
sa. Da  Firenze  i6  Dicembre  i5o8  ("  Arch,  e.  Minute 
di  Pier  Soderìni  filza  127  ). 

—  E  non  si  è  mandato  ad  fare  bozzare  il  marmo , 
perchè  la  S.  di  Nostro  Signore  non  ha  mai  permesso  a 
maestro  Micbelagnolo,  nostro  cittadino^  che  si  tran- 
sferischa  per  insino  qui  solamente  per  25  giorni.  Et 
non  essendo  bomo  in  Italia  apto  ad  expedire  una  ope- 
ra di  CQtesla  qualità,  è  necessario  cbe  lui  solo,  et  non 
altri,  là  vengha  ad  vedere  et  dirizzarla,  percbè  ogni 
altro  non  sapendo  la  fantasia  sua  lo  potrebbe  guastare  ^ 
et  però  perfino  a  tanto  cbe  lui  non  viene ,  che  si  spera 
pure  habbia  ad  essere  presto^  non  possiamo  satisfare  a 
Doi ,  né  alla  V.  S. 

Nota 

Del  medesimo  Soder/ni  è  Io  squarcio  di  questa  lette- 
ra, diretta  allo  stesso  Malaspina: 

"  Et  poiché  ha  havuto  tanta  patientia,  sia  contenta  che 
noi  possiamo  far  fare  a,  questo  maestro  michelagnplo  una 
statua  di  sorte  che  non  bara  vergogna  dalle  antique,  et  il 
marmo  sarà  ben  pigatò  7  (l»  e). 


loS  CAftTEtìCTO   E6.    d' ARTlSìft 

N.'  LII 

Il  medesimo  agli  Ambasciatori  Fiorentini  in  Fran- 
cia. Da  Firenze  4  Gennaio  iSog  (  Jrch.  e.  Lettere 
della  Signoria  Jilza  1 15  ). 

Noi  ci    maravigliamo  che  Giovanni   Girolami   babbi 
parlato  di  una  cosa,  della  quale  non  babbi  bavuto  ra- 
gionamento con  epso  noi,  circa  il  fornimento  del  Da- 
vit,  perchè  qui  non  si  è  mai  disegnato  di  farli  alcuno 
fornimento,   et  bisogna  ad  voler  fargli  il    fornimen- 
to  haverlo  di  presentia  ,  et    fare   tucto   colle  misure  ; 
et  noi  qui  non  habbiamo  le  cave   de'  marmi  ,  et  quel- 
le  Colonne  che  sono   poste   in]  uso   del   palazzo   non 
sarebbe  conveniente  tocchare  (  che  si  griderebbe  al  cie- 
lo et  iustamente  )  *.  Ma  si  vorrebbe  che  S.  Signoria  ri- 
cercassi dal  Marchese  di  Massa  due  o  3  pezzi  di  mar- 
mo, et  gente  gli  el  condiirebbono  a  Marsilia,  et  di  qui 
facilmente  vecrebbono  a  Lione  et  a  Bles.  Et  mollo  ci 
maravigliamo  di  Giovanni  Girolami  o  di  Nicolas,  per- 
chè qui  non  si  è  pensato  mai  a  fornimento  alcuno,  né 
ci  sono  marmi  apti  a  ciò.  Ma  volendo  S.  Signoria  go- 
dere presto,  bisognerebbe  fare  fare  di  legname,  et  di 
poi  collo  animo  posato  farli  fare  uno  fornimento  con> 
veniente,  che  è  una  cosa  Regia.  La  figura  del  pontefi- 
ce a  Bologna  **  li   costa   de'  ducati  3000 ,  e  non  è  al 
paragone   di  questa.  Se  qui   fussino  le  materie,    come 
non  ci  sono,  si  potrebbe  dire  quello  che  non  si  può. 
Tractate  bora  voi  questa  materia  in  quello  modo  che  vi 

*  n  passo  fra  ()  ncll' orij^inale  e  in  cifra 

•  *  Mu-hclai;iiolo  partì  da  Firenze  per  Bologna  sul  Gne  di  Novembre  150(ì; 
la  statua  di  papa  Giulio  fu  messa  ai  suo  posto  il  di  18  Febbraio  1508, 
cosi  che  una  tal'  opera  in  meno  ancora  di  sedici  mesi  fu  modclkita  e  get- 
tata. Il  Gliiranlacci  dice  che  ella  pesiMibbre  17000,  e  che  Michelagnolo  eb- 
be per  mercede  ducati  1000  d'oro.  "  Dizeno,  "  cosi  la  cronaca  di  Tonima- 
•ino  Lanccllotto  "  pesare  20  niiara  di  libre,  ed  erage  una  gran  quantità  d' 
magistri,  et  diremo  essege  costata  piìi  d'  dodizi  milia  ducatL  "  — 


CAKI'EGGIO   EC.    D    AATISTI  IO9 

pare  che  vi  sia  la  conservatione  del  publico  et  del  pri-» 
vato. 

Nota 

Intorno  al  medesimo  oggetto  risposero  poi  gli  Am- 
basciatori: 

^'  Oratores  etc.  3  Febbr .  1 509.  Circa  il  fornimento 
del  Davit  non  occorre  dire  altro,  perchè  non  sene  di 
poi  ragionato  "  (Lettere  alla  Signoria  filza  65,  Minu- 
tario di  lettere  di  Giov.Rldolfi  etAless,Nasi  ec.  ec.  ). 

N.»  LUI 

La  Balìa  di  Firenze  ai  Commissari  di  Pisa.  Da  Fi- 
renze 27  Agosto  iSoQ  (  Àrdi.  e.  Lettere  della  Balìa 
^dza   129  ). 

Comissariis  Pisis  27  Aug.  1509 

Circa  la  muraglia  a  noi  pare  che  ordini  al  Sangallo 
che  lasci  in  cittadella  vechia  una  o  due  cazuole  al 
più,  che  attendino  ad  finire,  et  le  altre  tutte  riduca 
alla  nuova  ,  che  è  quella  che  importa  ;  et  di  più  che 
una  volta  facci  che  costì  sia  iraunato  una  munitìone 
grossa  dì  calcina,  mattoni  et  rena,  in  modo  che  vi  sia 
da  fare  per  40  niaestri ,  che  per  il  lavoro  non  babbi  ad 
mancare  loro  che  fare  j  et  subito  ch'e  noi  haremo  adviso 
di  tale  munitione,  subito  si  farà  uno  sforzo  grande  di 
maestri  et  di  danari,  di  natura  che  lopra  andrà  con 
presteza  grande. 

Nòta 

Frequenti  sono  le  lettere  di  quest*  epoca  ,  dirette  a 
Niccolò  Capponi. 

22  Maggio  1 508.  Examinerete  quello  sia  da  fare  — 
ad  condurre  ad  perfectione  tale  allogiamento,  adciò  che 
Antonio  da  S.  Gallo  torni  instructo  et  informato  par- 
ticularmente  di  questa  cosa  (  l.  e*  filza  123  j. 


I  IO  CARTEGGIO   EC.    d'    ARTISTI 


21  Febbraio  1509.  Stamane  parte  di  qui  Antonio  da 
S.  Gallo,  Antouio  da  Certaldo,  con  assai  ministri  per 
fare  el  ponte;  sollicìleranno  per  tutti  versi  di  apres- 
tar lopera  etc.  —-Tu  intenderai  da  Antonio  da  Sangal- 
Io  et  Antonio  da  Certaldo  quello  si  sia  ragionato  qui 
con  loro,  e  quali  examinato  che  baranno  el  fondo 
damo  e  la  largbeza,  dove  lo  vogliono  fare  etc.  C  l, 
e.  filza  125  ), 

9  Luglio  1509.  Antonio  da  S.  Gallo  adrivò  hieri 
con  la  vostra  del  6,  et  con  li  modelli  della  Cittadella. 
Per  anchora  non  sene  deliberato  cosa  alcuna  (  l.  e. 
filza  129). 

14  Luglio  1509.  Antonio  da  S.  Gallo  ad  questa  bora 
debbe  essere  comparso  ,*  però  non  bisogna  dirne  altro 
(Le). 

3  Agosto  1509.  Antonio  da  S.  Gallo  non  è  ancbora 
comparso.  Alla  giunta  sua  lo  udiremo ,  et  ci  sarà  grato 
intendere  particularmente  in  cbe  termine  sieno  coleste 
muraglie  ;  et  voi  comandiamo  del  sollecitarle,  et  visi- 
tarle spesso  {^  l.  c.J. 

13  Agosto  1509.  Sarà  di  questa  aportatore  Giuliano 
da  S.  Gallo,  arcbylectore,  qual  viene  costì  con  alcuni 
maestri  per  conto  della  muraglia.  Voliamo  che  per  tutti 
modi  possibili  tu  solliciti  et  lui ,  come  capo,  et  gli  al- 
tri tutti ,  in  modo  cbe  la  cosa  si  expedisca  con  più  ce- 
lerità sia  possibile  — .  (Lettere  della  Balìa j  filza  1 30). 
Merita  d'  essere  conservata  una  nota  curiosissima,  la 
quale  si  trova  alla  fine  della  filza  126:  "  Bini  isti  libri 
l'eliciter  fìniunt,  recuperatis  videlicet  Pisis  longa  obsi- 
dione  et  fame.  Quod  factum  est  cura ,  labore  atque  sol- 
lerlia  cum  magnificorum  decem ,  tum  vel  maxime  11* 
Imi.  vexilliferi  justitie  perpetui  primi .  Qui  quidem  ad 
id  redactus  fuerat,  ut  prae  solicitudme,  prae  anxietate, 
praeque  vigilanza  Pisas  ipsas  recuperandi ,  ncque  noct  u 
ncque  interdiu  nequiret  quiescere  ,  quique,  nisi  ad  vo- 
tum  res  sucessi§set,  excedere  e  vivis  viteque  recusare 
[  quod  aHirmare  ausim  )  cogeretur.  Verura  concedente 


CARTEGGIO    EC.    D*     ARTISTI  J  I  I 


Domino  elus  intemeratae  virginis  precibus ,  hac  die  viu 
lunii  1509  in  venerdì,  ingressi  Civitatem  Pisarum  Fio- 
rentini Pisis  quam  letissime  potiti  sunt.  Quod  felix 
faustumque  sit  fiorentino  populo!  Meque  te,  lector,  id 
fugiat  a  litteris  D.  Decera  fuisse  hoc  temporis  lUasium 
Bonaccursi,  ipsumque  dictasse  quicquid  bisce  libris  con- 
tinetur,  suaque  manu  quasi  per  totum  scripsisse.  Ego 
vero  Augustinus ,  unus  ex  minimis  adiutoribus  in  caor 
celleria,  in  rei  meraoriam  hoc_scriptum  mea  manu  re- 
liqui  — .  " 

n:  uv 

Pier  Sederini  a  Giuliano  da  S.  Gallo.  Da  Firenze  1 1 
Settembre  iSog  (  Arch.c.  Lettere  della  Signoria  fil- 
za 127,  Minute  di  Pier  Sederini  ). 

luliano  da  S.  Gallo  nomine  d.  Antonii.  xj  Septbr, 
150y 

—  Io  ho  lecto  la  Vra,  alla  Signoria  del  gonfaloniere, 
della  quale  ho  preso  piacere  intendendo  che  voi  solle- 
citate forte  cotesta  opera .  —  S.  Signoria  vorrebbe  ^- 
che  voi  faceste  laltra  parte  del  muro ,  et  lo  tiraste  su 
al  pari  di  questo  altro  con  quella  più  prestezza  che  si 
può;—  il  però  fate  ogni  diligentia  di  condurre  tucto 
il  muro  di  verso  il  porto  alla  Spina  a  laltezza  di  quel- 
la altra  parte.  — 

Io  vi  ho  ricordare  che  oggi  le  mura  delle  fortezze 
si  fanno  basse,  et  e  fossi  larghi  e  profondi,  e  però 
habbiate  locchio  ad  non  inalzare  tanto  che  si  babbino 
poi  le  mura  abassare  ;  che  sarebbe  cosa  bruta  et  a  voi 
dì  gran  vergogna.  — 


113  CARTEGGIO  EG.    D*  AaTlSTl 


N.'   LV 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Firenze  ao  Settembre 
iSog  (  /.  e.  ). 

luliano  da  S.  Gallo  20  Septb .  1 509  nomine  Àntonii 
—  Maravigliaij  che  voi  non  habbiate  ancora  messo 
mano  a  tirare  su  il  muro  di  verso  il  porto  alla  Spina, 
et  così  ancbora  la  faccia  del  muro  che  guarda  verso 
il  ponte  alla  spina  et  Arno;  perchè  tirando  su  queste 
due  faccie,  si  vedrà  che  voi  una  volta  tirarete  su  il  gu«. 
scio  della  Cittadella,  e  restarete  in  forteza  ;  et  però  si 
vorrebbe,  quanto  più  presto  -si  potessi ,  tirare  su  decte 
due  ale  di  muro  per  trovarsi  in  fortezza.  La  brigata  du- 
bita che  voi  non  aitiate  su  troppo  il  muro  verso  la 
porta  a  S.  Marcho» 

Nota. 

Eidem  26  Septbr.  Io  ho  lecto  le  vre.  alla  Signoria 
del  Gonfaloniere,  et  allo  usato  ne  ha  preso  gran  pia- 
cere. Li  è  stato  declo  che  voi  siate  stato  a  Liicha  più 
giorni  ad  twe  non  so  che  disegno  ,  ilchè  li  ha  dato 
molestia;  parli  che  per  niente  non  vi  dobbiate  parti- 
re. —  Il  sollecitare  quelle  3  ale  di  mure,  dove  sono 
le  "f*  nel  disegno  mandato,  piace  molto  a  S.  Signoria, 
et  parli  1'  habbiate  inteso  bene  ;  così  bisog-na  murate  la 
porta  che  mette  in  sul  ponte  alla  spina  et  1'  altra  por- 
la da  entrare,  et  con  sollecitudine  tirare  su,  perchè  il 
tempo  sene  \sl  -—  f  l.  e.  ). 


CARTEGGIO   EC.   o'  ARTISTI  I  1 3 

N.  LVI 

Libera  Man  legna  •  a  Francesco  Gonzaga  marchese 
di  Mantova.  DaMantova  19  Ottobre  iSoq  (Spogli  c.j. 
È  originale 

lllmo.  et  Exmo.   Sigr.  mìo  Observandissimo  .  Alli 
giorni  passati  Vra.  Illm.i.  Sigria.  mi   fece  assegnare  a 
Bonie  di  miei  figlioli  per  il  suo  Magnifico  Gapitaneo  de 
lustizìa  la  tenuta  delli    beni   di  Francesco   M.integna, 
mio  cognato,  et  in  contracambio  per  il  spettabile  Fattor 
di  quella  fu  tolto  la  tenuta   della    Possessione  del  Bo- 
sco a  nome  di  Vra.  Illnu.  Sigria.,  bencbè  dapol   fusse 
dato  commissione  al  predetto  Gapitaneo,  cbe  non  pro- 
cedesse più  oltre  fin  tanto  che  V.  E.  faceva  altra   deli- 
berazione, in  modo  che  io  et  li  mìei  figlioli  siamo  rimasti 
privi  et  expulsi  si   dcIli  beni  di  Francesco  per  quella 
assìgnatì ,  come  della   possessione  era  di  mio  marito  , 
et  tanto  più  che ,  avendo  io  venduto  le  legne  del  dicto 
bosco,  et  recepulo  parie  del  pretio  per  satisfare  tal  de- 
bito della  captura  di  esso  mio  marito,  il  predetto  doo. 
factore  obvia  a  tagliare  diete  legne;  et  così  dalli  com- 
pratori mi  è  mosso  lite,  et  mi  ritrovo  a  mali  termini. 
Per  ilchè  umiliter  supplico  la  V.  Illma.  Sigria,  voglia 
dignarsi  comettere  et  che  a'  miei   figlioli  sia   relaxato 
quanto  da  quella  li  è  stato  assignato ,  aut  li  sia  resti- 
tuito la  sua  possessione  et  beni  ereditarli,   come  è  di 
ragione;   et   spera  nella   clementia  sua  quale   pur  ha 
promisso  non  abbandonarli  ;  et'  così  la  supplico  di  gra- 
zia singularissima  ,  et  a  quella  cum  le  braccìe  in  croce 
prostrata  a  terra  et  me  et  li  figlioli  miei  raccomando. 
E.  D.  V. 

Fidelis  servitrix 
Libera  Mantinea.  19  Octobris  1509 
(Direzione)  lllmo.  et  Eccmo.  Dno.  Dno.  Marchioni 
Mantue  Dno.  singularissimo 

*  Moglie  di  Lodovico  Mantegna,  morto  iatorao  a  quell'epoca;  vedi  lettera  70 
T.  IL  8 


Il4  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

Nota 

\  raggiri  dì  Fracensco  Mantegna  por  impadronirsi  di 
un  podere  di  ragione  del  suo  nipote  Andrea  anelarono 
a  vuoto. 

"  Franciscus  Marchio  Mantuae 

Cum  superioribus  annis  donaverimus  m.  dno.  Andreas 
Mantineae,  olim  civi  et  familiari  nostro  dilecto,  pos- 
sessionem  unam  »...  quae  possessio^  facta  divisione 
inter  Franciscum  et  Ludovicum,  eiusdem  Andreae  fillos, 
in  portionem  obvenit  d.  Lodovico,  qui  illam  usque  ad 
eius  mortera  quiete  possedit.  Quo  vita  functo,  relieto 
tamen  Andrea  infante  eius  filio  et  haerede  universali , 
praedictus  Franciscus  forte  ratus  possessionem  istam, 
ut  ferebat,  esse  iuris  episcopatus  Mantuae,  suo  vel  alieno 
fretus  concilio  spe  illam  lucrifaciendi,  ut  mortalium  ali- 
quando  est  cupiditas  improba,  ad  reverendissimum  hunc 
electum  huius  episcopatus  accessit,  ac  de  illa  taniquam 
feudali  et  devoluto  nomine  proprio,  excluso  ipso  Lu- 
dovici haerede,  obtinuit  investituram  j  quod  cura  ad  no- 
stram  notitiam  pervenisset  .  .  .  confirmamus  donatio- 
nem  alias  per  nos  factani  p.  q.  d.  Andreae  avo  prae- 
dicti  pupilli,  salvo  omni  iure  episcopatus,  si  quod  est. 
—  24  Aprii.  1511  "  (Pungileoni  Giornale  Arcadico 
r.  48  p.  345.  ). 

N.°  LVII 

La  Balia  di  Firenze  a  Alamanno  Salviate  Da  Fi- 
renze 2  Gennaio  i5io  (  Arch,  e.  Lettere  ddlu  Balla 
filza  i3o). 

Alamanno  Salviate 
2  lana.  1510 

Giuliano  da  S.  Gallo  è  stato  dinanzi  al  magistrato, 
e  monstroci  certo  modello  facto  della  porta  ad  S.  Mar- 
co con  parte  della  cittadella  j  et  veduto  et  examinalo 


CARTEGGIO   EC.    d'  AR<n8TI  1 1 5 

tutto ,  ci  siamo  resoluti  che  per  hora  si  attenda  ad  ti- 
rare su,  et  finire  el  muro  principiato  che  serra  la  Cit- 
tadella f  et  così  ad  dare  perfectione  alle  case  de'  pro-> 
visionati,  ad  ciò  vi  si  possi  alloggiare  drento  la  guar- 
dia cornmodamente.  Del  disegno  della  porta  sopradi- 
età  ci  siamo  accordati  che  tu  insieme  coi  podestà  et 
consoli  et  con  cotesti  Sri.  Gonductieri ,  pratichi  di  si- 
mili cose,  lo  exaraìniate,  et  tirando  su  in  sul  vechio 
pensiate  tutti  quelli  modi ,  per  li  quali  decta  torre  della 
porta  stia  meglio  ^  et  sia  più  ad  proposito  per  la  se- 
curìtà  sua  et  della  Gitladella. 

•—  la  provìsione  ti  porta  Giuliano  da  S.  Gallo  sopra- 
decto* 

Nota 

**  Eidem  13  Februar.  1510.  Giuliano  da  Sangallo  ci  ha 
monstro  e  disegni  di  quello  havete  conferito  costì  circa 
alla  Giptadella,  li  quali  ci  satisfanno  ,  stimando  che  tut- 
to habbiate  resoluto  costì  d'accordo  et  con  quelli  re- 
specti  che  sono  necèssarii  "  (l.  e), 

N.-  LVin 

Giovanni  de'  Piccolomini  arcivescovo  dì  Siena  a  Pier 
Francesco  deTiccolomini.  Da  Torri  id  Settembre  i5io 
È  autografa  • 

Pier  francesco:  è  venuto  da  me  el  pacbierotto  ado- 
mandarmi denari  per  conto  dela  Cappella ,  et  molto  sé 
lamentato.  Voi  sapete  che  più  volte  v'ho  dicto  che  ero 
contento  per  la  parte  mia  che  sefì  desse  denari  di  quel- 
li di  piandalma,  et  così  ...  al  presente;  Sì  che  expe- 
diretelo,  che  ie  non  vorrei  che  chi. ha  ad  bavere  si 
lamentasse  ;  et  non  credo  mai  vedere  quel  dì  che  io  esca 
del  fastidio  di  questa  Cappella. 

*  Postdata  dal  Signor  &  Porri  a  Sieiu ,  a  cui  ti  deve  questa  aopia. 


I  l6  CIATEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

Item  di  quella  compra  cbe  facemo  da  le  beredi  di 
Morello,  non  sé  facta  mai  conclusione:  voreì  expedir- 
Ia  ,  e  non  so  si  ra.phaele  è  costà  j  se  poteste ,  harei 
charo  che  si  facesse  con]:o ,  per  vedere  se  noi  siamo 
debitori  o  creditori:  non  altro.  Ex  Turri  Die  xvni 
Septb.  MDX. 

Io.  Piccolh.»  Archìepiscopus  senensis 

(Direzione)  Magco.  Viro  Dno.  Petro  frane.  Pico. 
Germano  Carmo. 

Jfota 

A  tergo  di  carattere  del  secolo  xvii  è  notato  : 
**  1497  Traduttione  in  volgare  del  Contralto  da  fron- 
te etc.  intorno  alla  costitutione  d'una  Cappella  in  Duo- 
mo sotto  titolo  della  Decollazione  di  S.  Giovonni  Bat- 
tista etc.  ** 

Non  so  se  la  nostra  lettera  alluda  agli  affreschi  della 
cappella  di  S.  Giovanni  Battista  nel  Duomo  di  Siena , 
i  quali  si  attribuiscono  al  Pinturicchio .  La  dimora  di 
questo  pittore  a  Siena  improntò  un  carattere  partico- 
lare ai  cinquecentisti  sanesi.Di  questo  lavoro  del  Pacchia- 
rotto  tacciono  gli  Storici. 

N."  LIX 

La  Balia  di  Firenze  a  Giovanni  Battista  Bartolìni. 
Da  Firenze  28  Dicembre  i5io  f  /drch,  e.  Lettere 
della   Balìa  filza  i3o  ). 

Ioanni  bnptìste  bartolino 
28  Debr.  1510 

—  Non  vogliamo  perhora  replicare  a  quella  parte  del- 
la preallegata  tua  che  risponde  a  questo ,  volen  do  te- 
ner sospesa  fino  ad  tanto  siamo  ben  chiari  in  che  ter- 
mini si  truovi  boggi  cotesta  fortezza  j  perchè  scrivendo 


CAllTBCeiO  EC.    d'  AaTiSTI  tl'J 

ta  nel  discorso,  facto  da  te,  che  perduta  la  terra  è  per* 
diita  anchora  quella  ,  et  havendo  inteso  lungamente  Giti' 
liane  da  sangallo^  el  parlare  del  quale  è  diverso  da 
questo,  ci  ha  questa  parola 'recato  per  nelli  animi  no- 
stri suspitione  e  perplexità  grande,  parendoci  che  la  im- 
porti troppo.  —  Et  però  desiderosi  di  chiarirvene  -» 
mandiamo  costì  Niccolò  Machiavelli  etc.  etc 

Nota 

Già  dal  18  Agosto  1508  scrisse  la  Balìa  a  Niccolò 
Machiavelli  y  mandandogli  500  ducati  "  adciochè  dal 
canto  nostro  non  sì  manchi  di  cosa  alcuna.  Resta  hora 
ricordarti  el  sollecitare  per  quelle  ragioni  e  rispecti  che 
ti  sono  benissimo  noti ,  et  di  piò  fare  tutto  quello  che 
si  ha  ad  fare  securalamente ;  —  tu  se* prudente,  et  per 
bavere  el  secreto  di  tutte  le  cose,  non  è  necessario  di- 
scorrerti altrimenti  el  desiderio  nostro  in  questo  caso**. 
—  E  poi  il  di  26  Agosto  "  al  Commissario  si  scrive 
lungamente  quanto  ci  occorre;  havendoti  ad  essere 
comune  non  si  replicherà  altrimente  **  —  (/.  c.filza\2Z). 

N.-  LX 

La  medesima  allo  stesso.  Da  Firenze  5  Gennaio 
i5i  I  (l.  e.  filza  6.  ). 

Ioanni  baptiste  bartolino 
die  T  lanuar.  1510 
Niccolò  Machiavelli  è  tornato,  e  ci  ha  dato  particnlar 
raguaglio  della  Cittadella ,  in  che  termine  la  si  tniova, 
che  debilezze  vi  sono,  et  che  rimedii  per  al  presente 
occorrebbono  j  et  esendoci  parsi  e  ricordi ,  per  lui  facti 
secondo  convenisti  costà  con  cotesti  condoctieri,  ne- 
cessarii  a  tirarli  avanti,  subito  volemo  a  più  satisfa- 
ctione  della  cosa  parlarne  ancora  con  Giuliano  et  An- 
tonio da  Snudilo,'  e  quali,  uditi  e  raporti  di  Nicolò , 
coufessorono  anche  loro  essere  necessario  fare  simili 


I  l3  CARTEGGIO  EC.  i>'  ARTISTI 

provedimenli;  et  per  questo  siamo  rimasti  che  domat> 
lina  di  buona   bora   parlino  per  costì,  et  sanza    met- 
tere punte  di  tempo  in  mezo  ,  faccino  tucto  quello  che 
di  sotto  si  dirà,  che  è  in  isffecto  quanto  Niccolò  con- 
Tenne  teco  al  partire  di  costì ,  cioè  che  per  assicurare 
la  porta  della  cittadella  che  esce  in  sul  ponte  a  spina  j 
voliamosi  Tacci  bombardiere  nella  torre  a  spina  che  fe- 
riscono a  decta  porta,  et  tanto  basse  quanto  supportono 
e  lecti  delle  case  de'provig'ionati,  che  sono  in  su  decto 
ponte.  Et  quando  per  farle  più  basse,  si  potessi  un  poco 
sbassare  decte  case,  sarebbe  tanto  meglio.   Farai  an- 
cora fare  sopra  decta  porta  piombato! ,  mettendovi  be- 
chatelli ,  sopra  quali  si  gettino  volticciuole'  a  dicto  ef- 
fecto  y  di  qualità  che  sopra  dieta  porta  sia   come   una 
guardia  fasciata  intorno  intorbo  da  potervi  stare  a  de- 
fendere  con   e  piombato!    dieta  porta  .    Eraci  ànchora 
occorso  quanto  a  questa  difesa,  il  che  tu  farai,  et  non 
farai  secondo  visi  vegha  dentro  dificultà,  o^he  sia  in- 
dicato bene  da  cotesti  condoclicri,  di  tagliar  quella  parte 
del  ponte  a  spina  che  s'appicha  con  la  porta  della  cit- 
tadella, et.  farvi  un  ponte  levatoio  che  si  levassi  verso 
dicla  porta;  il  che  ci  parrebbe  cosa  molto  forte  per  as- 
sicurarla, quando  voi  indicassi  costà  ch<e  al  presente  si 
]>otessi  fare.  Voliamo  ancora  si  facci  per  assicurare  quella 
fortezza  che  ha  ad  essere  di  verso  il  ponte  a  spina ,  et 
per  far  forte  quella  faccetta  del  muro,  lunga  br.  48  che 
guarda  verso  lungarno,  un  palco  sopra  quello  spatio  che 
è  tra  la  porta  di  mezo  e  la  porta   che  guarda  verso  la 
porta  ad  san  marco,  che  è   uno   spntio  di  br.  31  per 
lunghezza  et  b.  xii  i  per  larghezza ,   il  quale  palco  sia 
alto  dal  piano  della  terra  b.  6  in  circa ,   acciò   che    si 
possa  di  poi  riempire  di  terra  tanto  che  sachosti  allori© 
del  muro  di  sopra  a  tanto  spatio ,  che  vi  rimanga  para- 
petto  ragionevole  a  potere  guardare  lartiglerie   che  si 
metteranno,   et  li   huomini  che  vi   stessine;   et  sia  il 
palco  sì   gagliardo  di  travi  che  possa   reggiere  diete 


CARTEGGIO   K<S.  D*   AUTISTI  IIQ 

dHìglerie  e  dccti  homini.  Apresso  voliamo  si  faccia  una 
saracinesca,  che  si  cali  da  dicto  palcho,  et  chiugha  la 
porla  dì  nicio  che  al  presente  non  si  serra  ;  et  lucie 
queste  cose  decte  voliamo  si  faccino  subito  ,  sanza  met- 
tere punto  di  tempo  in  mezo  :  in  che  userai  diligentia. 
Farai  anchora,  quando  non  si  sia  facto  infino  qui,  che 
Consoli  della  Cittadella  tenghino  di  dì  sempre  al  manco 
tre  persone  sopra  muri  di  decla  forteza  che  sappicha 
col  ponte  a  spina,  perchè  essendo  prima  parte  d'epsa 
(?)  a  Pisani  et  a  ogniuno,  volFamo  che  vi  stieno  co- 
storo a  vellettare  che  nessuno  salissi  sanza  essere  ve- 
duto. Puossi  ancora,  faclé  le  sopradelte  cose  o  parte 
si  fanno,  comminciare  ad  fare  il  fosso  appiè  di  decto 
muro  di  48  br.  che  guarda  verso  ellungarno,  el  quale 
fosso  perhora  serviva  per  guardia  di  decto  luogo,  et 
dipoi  servirà  per  fondamento  del  puntone,  che  secondo 
il  modello  vi  si  debba  fare,  E  questo  è  quanto  ti  si  ha 
dire  per  assicurare  la  parte  verso  il  ponte  a  spina  de- 
cto. El  quanto  alla  parie  di  verso  la  porta  ad  S.  mar- 
cho,  et  ad  assicurarsi  di  quelli  muri,  che  per  la  diver- 
:  ila  deil'alteza  loro  fanno  scala  ad  chi  volessi  salire  ad 
occupare  decta  forteza,  vogliamo  che  per  bora  prohibisca 
il  murar  circa  xx  b.  di  quello  muro  nuovo,  che  si  mura 
di  verso  la  porta  nuova,  cioè  tucto  quello  spatio  che 
viene  dallorechie  del  puntone  fino  al  muro  della  ter- 
ra; il  quale  spatio  stia  così,  tanto  che  puntoni  et  re- 
sto del  muro  huovo  sia  hi  guardia;  perchè  poi,  messi 
che  fieno  in  guardia,  si  potrà  tirar  su  ad  un  tracio;  et 
perchè  si  possa  stare  ad  offendere  sicuramente  chi  vo- 
lesse salire  su  per  decti  muri,  voliamo  si  faccia  un  cor- 
ridoio di  legname  dentro  al  muro  di  rivellino  tanto 
basso ,  che  vi  rimanga  conveniente  parapetto  ad  chi  vi 
starà  su.  Et  così  voliamo  si  faccia  un  palco  dentro  al 
muro  della  torre  quanto  tiene  lo  spatio  et  largheza  di 
decla  torre ,  lasciando  medesimamente  conveniente  pa- 
rapetto. '—  Quanto  al  muro  che  rovina,  da  Giuliano  et 
Antonio  da  Sangallo  intenderai  i  rimedi!^  et  vi  provederete 


laO  CARTEGGIO  EC.   d'    ARTISTI 

secondo  che  sia  necessità^  e  che  sopportono  e  presenti 
tempi. 

Niccolò  alhora  ci  ha  referito  in  quanta  deboleza  si 
trovi  la  cittadella  vechia  ;  et  havendone  parlato  con  Giu- 
liano da  Sangallo,  et  parendoci  el  rimedio  che  vi  mette 
innanzi  lungo  e  di  spesa,  ci  è  solo  occorso  in  que- 
sta parte  vedere  di  alleggierire  detta  cittadella  Teo- 
chia  di  tucté  quelle  cose,  che  fussino  di  molta  impor- 
tanza quando  venissino  in  mano  de'  Pisani  j  et  però  se 
in  decta  cittadella  si  truova  artigleria  di  più  portata^ 
metterala  in  cittadella  nuova. 

Nota 

Il  lavoro  suddetto  sembrava  di  somma  importanza  alla 
Balìa;  scórsa  appena  una  settimana  scrisse  di  nuovo 
allo  stesso: 

"  Eidem  13  lann,  1511.  —  Del  cavare  e  fossi  di  den- 
tro della  cittadella  nuova  et  del  fare  tutte  le  altre  cose , 
vi  ricordati  dela  nostra  del  5 ,  portatati  da  Giuliano  da 
S.  Gallo.  Anchora  non  si  dirà  altro ,  stimando  al  certo 
che  di  già  sia  cominciato  ad  mectere  in  acto  quella 
parte  che  è  più  necessaria:  solo  ti  ricordaremo  fare  ti- 
rare innanzi  con  ogni  possibile  celerità  tutte  quelle  cose, 
per  le  quali  si  avanzi  tempo  ad  ridurre  quello  luogo  in 
forteza,  che  in  questo  consiste  el  tutto  "  (/,  e.  filza  129). 

Quattro  giorni  dopo  Antonio  S.  Gallo  ebbe  dalla  Balìa 
la  lettera  seguente  (/.  e»  filza  c.^;"  Antonio  da S.  Gal- 
lo architectori  etc  ect.  die  17  lannuarii  1511.  La  pre- 
sente è  per  significarti,  come  noi  habbiamo  bisognio 
ti  transferisca  fino  qui  al  magistrato  nostro;  et  però, 
expedito  che  sarai  di  costì,  che  non  ci  dà  briga  uno 
di  o  dua,  ne  verrai  ad  ogni  modo  ". 


CA&TEGGIO  EC.  d'  ARTISTI  121 


N,«  LXI 

Alessandro  Nasi  alla  Signoria  di  Firenze.  Da  Pisa 
7  Marzo  i5i  I  (yérch.  e.  Lettere  alla  Signorìa  filza  71 
segnata  "Registro  di  lettere  interne  e  esterne,  mis- 
sive e  responsive  i5io-i5ii  '*). 

Die  7  Martiì  1510  a' Magnifici  Signori  x 
Comparse  biersera  Giuliano  da  S.  Gballo,  et  haven- 
donii  portato  una  di  V.  Signoria  de' 3,  questa  mattina 
feci  chiamare  in  cittadella  nuova  el  Magco.  podestà  et 
li  spli.  consoli  ,  non  solamente  per  esaminare  quella 
parte  ne  ha  proposto  Giuliano  per  rimèdio-  del  muro 
già  smosso,  quam  per  risolvere  dove  sia  da  murare 
giornalmente  quel  tanto  si  spende  per  ridurre  di  mano 
in  mano  in  più  sicurtà  la  forteza,  senza  alterare  el  mo- 
dello suo.  Et  però,  conferito  prima  tutti  noi  insieme  el 
modo  del  procedere,  admettemmo  di  poi  tutti  li  con- 
doctierì  et  consoli  et  altri  homeni  di  V.  S.,  usi  a  con- 
dorre  et  piantare  artiglerie .  Et  proposto  loro  luna  et 
l'altra  cosa ,  si  ordinò  che  ciaschuno  pensassi,  per  tro- 
varci di  nuovo  tutti  insieme  domenica  o  lunedì,  et  di- 
sputare alla  pancba  loppinioni  et  ragioni  ne  saranno  al- 
legate, per  risolverci  poi  a  quello  reputaremo  più  a 
proposilo  di  V.  S.  Et  perchè  meglio  potessino  examì- 
nare  tutto  circa  alla  proposta  nostra,  faccemmo  narrare 
a  Giuliano  ^  quello  tanto  ne  occorreva  a  lui,  chosì  dello 
afondare  le  scafe  con  quelli  altri  sua  disegni,  chome 
del  secondo  capo  di  murare,  dove  et  chomè  quelle  si 
possino  di  giorno  in  giorno  rendere  più  sicure  dì 
quel  loco. 

Nota 

^  Giuliano  da  Sangallo ,  "  così  scrisse  la  Balìa  il  di  % 
Marzo  1511  ad  Alessandro  Nasi  ",  questa  sera  è  stato  al 

*  Fra  i  disegni  di  Gialiano  da  S.  Gallo ,  esistenti  nella  Biblioteca  di 
Siena,  te  nt  trova  uno  per  la  cittadella  nuova  di  Pisa. 


1  22  CàKTECClO  EC.   D*  ARTISTI 

mag-islrato  nostro,  et  fraìe  altre  cose  ci  ha  dicto  él  rili- 
|p:lioi'c  rimedio,  che  di  presente  si  possa  fare  al  muro 
della  ciUadelIa  nuova  che  ruina,  è  affondarvi  dua  scafe, 
et  asseltarvele  in  quello  modo  che  lui  tidi-à.  Et  per- 
chè noi  non  possiamo  giudicare  di  qua  una  simile  cosa, 
però  lo  babbiamo  rimesso  ad  te,  adulò  ti  facci  inten- 
dere (ulto,  et  parendoti  cosa  utile  et  ad  proposito,  si 
metta  in  acto  (l.  e,  lettere  di  Balìa  filza  130). 

N."  LXII 

II  medesimo  alla  stessa.  Da  Pisa  1 1  Marzo  i5i  i  (  l. 
e. filza  e). 

Die  XI  Martii  1511 

—  Subito  ne  responderanno ,  —  si  farà  ogni  opera 
che  per  Giuliano  da  S.  Gliallo  si  conduca  lopera.  Uni- 
tamente anchora  si  risolvono  che  il  riparo,  propone 
Giuliano,  d'affondare  le  seaphe  per  mantenere  el  muro 
smosso ,  non  sia  d'affare,  perchè  dicono  sta  in  maniera 
che  facendo  V.  Sria.  una  faleza  chome  è  questa,  sia  — 
fare  minare  el  muro  predetto,  et  rifarlo  di  nuovo:  e 
però  consigliono  questa  si  riserbi  per  fare  li  rimedi  di 
voltare  arno  verso  la  porta  alle  spiaggie.  Et  perchè  ho* 
ramai  siamo  fuora  del  verno  ,  et  ragionevolmente  a 
quello  tempo,  che  Giuliano  bartbbe  finita  lopera,  non 
si  porta  pericolo  più  delle  piene,  pare  in  tutto  spesa 
j^ittata.  —  El  Qne  di  Giuliano  fu  di  chavare  el  muro 
del  pericolo  di  questo  verno,  del  quale  siamo  fuora. 

Nota 

Trascorse  appena  un  mese,  quando  una  disgrazia  ac- 
caduta a  Livorno  addossò  un  altro  lavoro  a  Giuliano  da 
S.  (iallo.  È  per  tal  cagione  che  la  Balìa  il  4  d'Aprile 
Ioli  ai  Consoli  di  mare  dirige  la  lettera  seguente: 

"  Consulibus  maris  4  Aprile  1511.  El  Capitano  di 
Livorno  per  sue  lettere  del  passato  ci  fa  intendere  come 


CARTEGGIO  EC.  h*  ARTISTI  1 33 

la  fortuna  di  mare  ad  questi  dì  ha  rotto  circa  5  br.  di 
muro  del  porto  da  alto  Gno  al  bastone  dalla  banda  del 
jnare  ad  mezzo  il  muro,  et  haverne  fesso  et  inclinato 
cii'ca  a  XII  braccia ,  et  facto  tale  mossa ,  che  porta  pe- 
rìcolo alla  prima  libecciata  non  facci  un  grande  danno. 
Pertanto  andando  una  o  dua  di  voi  ad  Livorno,  come 
vi  si  comniisse,  merrete  con  voi  Giuliano  da  S.  Ghallo 
per  porre  mente  anchora  ad  questo,  et  ordinare  di  ri- 
pararvi con  più  brevità  et  manco  spesa  che  si  può  ;  •— 
manderete  loro  dietro  subito  il  prefato  Giuliano  "  fi.  e. 
filza  130). 

K."  I  xni 

Il  medesimo  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Pisa  i8  Mar- 
zo i5ii  (  /.  e.  Lettere  alia  Bàlia  filza  io3J. 
È  originale 

Alexander  de  Nasis  Capitaneus  et  Commissarius  ex 
pisis  18  .Marti  1510 

—  Hiermattina  conferì'  con  Magnìfico  podestà  et  li 
spli.  Consoli  la  risposta  di  V.  S.  circa  alla  resolutìone 
facta  di  qua  sopra  la  fabrica  della  forteza  nuova,  et  con- 
sultato insieme  quanto  si  possa  spendere  el  mese,  di- 
cono lì  Consoli  alfermo  saranno  ducati  1000,  et  non 
pili  quello  che  potranno  dare  alla  muraglia.  Da  altro 
canto  Giuliano  da  Sto.  Ghallo,  quale  prese  tempo  fino 
a  questa  sera  a  examinare  la  spesa  del  puntone  della 
spina  et  quella  del  puntone  di  S.  Marco ,  per  una  no- 
ta, mi  ba  portata  in  questo  punto,  mostra,  che  per  2 
puntoni  bisognerà  8000  ducati,  cioè  4000  per  ciaschu- 
no  puntone,  et' per  il  votare  de'  fossi  di  drento  del 
puntone  dì  S.  Marco  al  puntone  alla  spina  ducati  1800, 
et  per  dìscostare  arno  dal  muro  che  mina,  et  volgerlo 
verso  alla  porta  alle  piaggie  ducati  700  ,  le  quali  tre 
cose  sono  non  che  utile  ma  necessarie  a  farle  con  più 
prestezza  fia  possibile.  V.  S.  adunque  bavcndo  inteso 
tutto,  possono  farne  vero  iudicìo. 


Ia4  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

El  ponte  siè  ordinato  si  tengha  serrato ,  et  non  si 
frequenta  più  ;  et  Giuliano  lasciarà  el  tagliare  del  pon- 
te ,  et  fornita  certa  porta ,  dove  baveva  a  essere  el  pon- 
te levatoio^  non  vi  si  farà  più  spesa. 

N."  LXIV 

Risposta  della  Balia  a  Alessandro  Nasi.  Da  Firenze 
ao  Marzo  i5i  i  CI.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  i3o  ), 

Àlexandro  Nasio  Capitaneo  Pisarum 
XX  Martii  1510 
Per  Ardingo  Cavallaro  ricevemmo  hieri  la  tua  de*  1 8 
responsiva  alla  nostra  de'  \5 ,  con  la  notitia  di  Giulia- 
no da  S.  Gallo  di  quello  che  costeranno  e  dua  punto- 
ni, il  volare  de' fossi,  et  il  pignone  per  voltare  arno 
verso  la  porta  alle  piaggie.  Non  achade  molto  che  re- 
plicare, senon  che  sendo  resoluti  ancora  voi  di  costà 
che  il  puntone  del  ponte  alla  spina  sia  il  più  necessa- 
rio et  più  utile,  et  perciò  si  li  debba  dare  principio  co- 
me prima  si  può ,  ancora  noi  concorriamo  nella  mede 
sima  sententia.  Come  il  tempo  lo  patirà,  vi  farai  me- 
tere  mano ,  seguitando  di  finire  per  bora  e  dua  pùn- 
ctoni  che  sono  fuor  della  porla  a  S.  Marco.  Piaceci  che 
il  ponte  della  spina  sia  serrato  perle  ragione  decte  per 
altra ,  et  non  vi  si  facci  piò  spese. 

Nota 

**  Alex,  de  Nasis  xxxi  Martii  1 51 1 .  —  Hieri  furono  da 
me  Giuliano  da  S.  Ghallo  et  el  proveditore  di  Cittadella 
nuova  ,  et  mi  conferirono  come  per  ordine  di  chi  ha  ca- 
rica dell'entrate  della  Dogana  era  suto  loro  dimostro  che 
ella  diminuiva  in  modo ,  che  bisognava  scemare  e  mae- 
stri et  opere  alla  muraglia  "(Le,  j. 


CARTEGGIO   EC.    o' ARTISTI  I  a5 

N.«  LXV 

Alessandro  Nasi  alla  Balìa.  Da  Pisa  i5  Aprile  i5u 
(  L  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  107). 
jè  originale 

Alex,  de  Nasis  XV  Aprii.  1511 

—  Giuliano  da  Sto.  Ghallo  ne  viene  in  costà  secon« 
do  dice  per  qualche  sua  faccenda  ;  del  quale  Y.  S.  po- 
tranno intendere  particularmente  quanto  oggi  si  sia  exe> 
guito  in  Cittadella. 

Li  tempi  sono  andati  et  vanno  di  sorte,  che  per  qual- 
che seltimana  dicono  essere  impossibile  fondarvi  saa- 
za  extraordinaria  spesa  et  magiore  assai  non  bisognerà 
per  lordinario ,  dovendo  ragionevolmente  fra  15  dì  o  3 
settimane  al  più  lungo ^  se  già  la  cornice  che  fa  Giulia- 
no  da  Sto.  Ghallo  di  conci  non  ritiene  adrieto  lopera, 
essere  e  2  puntoni  forniti  nella  loro  merlatura  di  tut- 
to. —  V.  S.  da  Giulcano  potranno  intendere  el  tutto, 
portandone  seco  el  disegno. 

Nota 

"  È  fra  noi  (  così  scrisse  Alessandro  Nasi  il  mede- 
simo giorno  alla  Signoria  )  di  commune  concordia  re- 
soluto che  inmediate  si  mette  mano ,  et  si  faccia  el  fon- 
damento del  puntone  di  S.  Marco ,  et  si  reduca  al  pia- 
no della  terra  per  poterli  dare  la  sua  perfectione  in  que- 
sta vernata;  et  come  prima  si  può  fondare,  et  con  ogni 
celerità  possibile  tirarò  el  puntone  della  spina,  sopra 
alla  forma  del  quale  si  è  parlato  e  disputato  et  ultima- 
mente resoluto  chome  vuole  stare.  V.  S.  da  Giuliano 
potranno  intendere  el  tutto,  portandone  seco  il  dise- 
gno, quello  dell'una  chosa  et  dellaltra  ",  (  Lettere  alla 
Signoria  filza  71  ). 

"  XI  Maggio  1511. —  Giuliano  da  Sanghallo  tornò  4 
dì  sono,  et,  secondo  me  ha  riferito,  con  la  resoluzione 


1  a6  CARTEGGIO   EC.    D*  lETISTl 

di  V.  S.  di  abbassare  ]a  torre  della  spina,  et  di  fondare  el 
terzo  puntone  di  Sco.  Marco  ;  et  di  poi ,  quando  lacque 
sieno  basse,  mettersi  con  tutto  lo  sforzo  suo  a  quello 
puntone  della  spina  etc.  etc.  C  l.  e.  J. 

IT.  LXVI 

La  Balla  di  Firenze  a  Alessandro  Tifasi .  Da  Firenze 
i5  Maggio  i5i  I  (/.e.  Lettere  della  Balìa  filza  i3o  ). 

Alexandro  Nasio  15  Maggio  1511 

—  Alla  parte  che  tu  dì  che  Giuliano  da  Sangallo  ti  ba 
decto  baver  comissione  da  noi  di  abassar  la  torre  alla 
spina^  ti  diciamo  che  da  noi  non  babbi  mai  tal  comissio- 
ne; perchè  havendola  data,  te  Io  harenimo  facto  intende- 
re, come  pare  ragionevole;  né  anche  troviamo  che  ne 
habbia  havuto  commissione  da  altri,  et  però  ci  miravi- 
gliamo  di  lui. 

N*.  LXVII 

Alessandro  Nasi  alla  Signoria  di  Firenze.  Da  Pisa 
a6  Maggio  i5i  i  ^/.  e.  Lettere  alla  Signoria  filza  ^i). 

XXVI  Mail  1511 

—  Hieri  fumo  in  cittadella  el  Magnifico  podestà ,  li 
Spli.  consoli  et  io,  et  insieme  col  Sre.  lacomo  questa  Uri 
Capi.  Fu  veduto  dove  saria  necessario  tagliare  la  torre 
della  spina,  non  volendo  che  di  quel  luogho  si  possa 
battere  la  Cittadella  ;  perchè  essendo  mossi  da  quel  luo- 
gho fine  attaglierla  ,  verrà  a  restare  tanta  nave ,  che  in- 
fatto saria  come  levarla  tutta.  Ordinai  a  Giuliano  ne  fa- 
cessi uno  disegno  o  uno  modello  di  legname ,  et  bau- 
utolo  si  manderà,  a  causa  V.  S.  intendino  meglio  do- 
ve sarìa  necessaria  taglieria^  che  chosì  considerino  apun* 
to  etc.  etc 


CAUt'EGCIO   EC.    D    ARTISTI  13^ 

N.«  LXVIll 

La  Balìa  di  Firenze  a  Andrea  Niccolini.  Da  Firenze 
i3  Giugno  i5ii  e  li  e.  Lettere  della  Balìa  filza  i35  ). 

Andree  de  Nìcolinis 
Gapitaneo  Aretii  die  13  Iiinii  1511 
La  presente  è  per  significarti  come  noi  voliamo  fac- 
ci intendere  a  Atitofilo  da  Sangallo  che  si  transfe risca 
subito  al  Poggio  Imperiale;  perchè  havendo  ordinato  vi 
si  rasettino  alcune  cose  ,  non  vorremo  si  facessi  nien- 
te contro  a  quello  che  è  disegnato,  per  non  io  ha  ver  ad 
rifare  due  volte  con  maggior  spesa;  siche  farai  vadia  su- 
bito ,  lasciando  costì  buono  ordine  per  quello  poco  so- 
prastarà là,  che  non  vi  ha  da  fare  altro  che  inonstra- 
re  quanto  debbono  fare  in  corroboraiione  di  quello  luogo. 

N.'  LXIX 

La  medesima  a  Alessandro  Nasi.  Da  Firenze  28  Giu- 
gno 1 5 1 1  (  /.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  1 36  ). 

Alexandro  Nasio  die  28  lunii  1511 
Sarà  della  presente  apportatore  Giuliano  da  Sangallo, 
quale  è  stato  davanti  ad  noi,  et  lungamente  ha  parla- 
to de' casi  della  forteza;-la  quale  noi  desideriamo  siri- 
duca  alla  sua  perfectione  piiì  presto  si  può,  et  per  que- 
sto conto  siè  stantiato  mille  ducati,  per  tirare  inanzi  e 
dua  puntoni  disegnati,  cioè  quello  di  S. Marco,  et  quello 
del  ponte  alla  spina.  Userai  la  tua  solita  dilìgentia  che 
non  si  perda  tempo,  et  che  el  punton  della  spina,  co- 
me più  ad  proposito  et  necessario^  si  tiri  innanzi  avan« 
li  ogni  altra  cosa. 

Nota 

"  Die  dieta  consulibus  Maris.  —  Dolendoci  con  Giu- 
liano da  S .  Gallo  che  ci  era  stato  referito  la  materia , 
che  vi  si  adopera,  non  essere  di  qualità  da  far  fructo , 


I  a8  CARTEGGIO  EC.  d'  aeusti 

rcspecto  alle  calcine  triste  et  raactoni  mal  colti,  ci  di- 
ce non  essere  suo  difecto,  ma  di  chi  ha  tal  cura;  però 
le  spectabilità  vostra  vi  haranno  advertentìaetc.  f /,  c.J, 

N/  LXX 

Elisabetta  duchessa  d'Urbino  a  Frane.  Gonzaga 
march,  di  Mantova.  Da  Urbino  i  Agosto  i5ii  (Spo- 
gli c.J. 

È  originale 

Illme.  et  Exme.  Dne.  Dne.  Frater  observandissime^ 
Avendo  non  volgarmente  amato  già  Messer  Andrea 
Mantegna  per  esser  stato  uomo  di  quella  qualità  che 
sa  V.  E.,  et  etiam  devotissimo  di  casa  nostra,  veramente 
l'amore  che  li  portava  in  vita ,  none  per  morte  termi- 
nato, ma  anche  se  estende  in  Francesco  q.  suo  figlio- 
lo, al  quale  tanto  sono  piìi  inclinata  ad  aver  maggior 
alTezione ,  quanto  so  al  presente  quello  esser  unico. 
Unde  intendendo  lui  esser  statò  enormemente  derepto 
per  corruplione  et  malignità  d'Arbitri  in  certa  divisio- 
ne de' beni  comuni  infra  epso  et  Lodovico,  q.  suo  fra- 
tello, predefuncto  ,  et  sapendo  la  deceplione  et  fraude 
essere  in  tucto  aliena  et  difforme  dalla  natura  di  Vra. 
predecla  Eccellenza,  non  posso  fare  per  11  antedicti  re- 
specti  et  etiam  per  la  equità  et  iustizia ,  che  affectuosa- 
mente  non  lo  ricomandi  ad  quella ,  la  quale  ex  corde 
prego  voglia  dar  ordine  che  dieta  divisione  se  abbia  ad 
rivedere  da  homini  integri,  non  suspecti,  acciò  che 
ogni  iniquità  li  fusse  se  adequi  ;  che  ultra  sia  opera  pia 
et  insta,  io  el  reciperò  ad  piacere  non  mediocre  di  V. 
lllraa.  Sigria. ,  in  la  bona  grazia  della  quale  sempre  et 
ex  animo  me  raccomando. 

Urbino  1  Aug.  1511 

Obsequen.  Soror  Helysabeth 
Feltria  de  Gonzaga 
(  Direzione  )   Illmo.  Principi  ac  Eccmo.  Dno.  Dno. 
Fratri  Observandissimo  Dno.  Marchioni  Mantue  S.  R.  E. 
Confaloniero 


CARTEGGIO   EC.   D*    AUTISTI  I39 

^.•  Lxxi 

La  medesima  a  Giorgio  Risaliti.  Da  Firenze  ^3 
Agosto  i5ii  ( l.  c.Jilza  iZ6  ). 

Giorgio  de  Risalitis 

Capitane©  Burgi  Sci,  Sepulcrì  die  23  Augusti  1511 
Sarà  di  questa  exhibitore  Maestro  Luca  di  costì,  o 
suo  mandato  ,  il  quale  ci  ha  ricerco  di  favore  in  una  sua 
causa .  Non  ti  possiamo  dire  altro  senonchè  potendolo 
aiutare,  non  ti  partendo  punto  dalla  iustitia,  ci  sarà 
caro.  Bene  vale. 

Nota 

"  La  Signoria  di  Firenze  ai  Frati  di  S.  Francesco  a 
Borgo  S.  Sepolcro.  Da  Firenze  4.  Ottobre  1511. ^^rc/t.  e. 
Lettere  della  Signoria  filza  127,  Minute  di  P.  Sode- 
rini  ). 

Venerabili  patri  magistro  Santi  de  Assisio,  Ministro 
provinciae  Sci.  Frnncisci,  et  Fratribus  et  conventui  burci 
S.  Sepuhri.  4  Octbr.  1511 

Vcnerabilis  presertim.  Habbiamo  ricevuto  la  Vostra 
de'  21  di  Septbr.,  per  la  quale  babbiamo  inteso  quanto 
ne  scrivete  circa  alle  querele  di  Maestro  Luca,  la  quale 
cosa  ci  dispiace  essendo  così ,  et  non  vorremo  che  al- 
cuno usassi  il  nome  e  favore  nostro  se  non  nelle  cose 
iuste  et  honoste.  È  vero  che  noi  et  e  nostri  amano  Mae- 
stro Luca ,  come  homo  de  scientia ,  et  per  lui  ci  affa- 
ticheremo quando  accadessi  per  beneficarlo  in  quello 
che  fussi  conveniente  et  a  noi  et  a  lui,  et  non  altri- 
menti. " 

"  Antonio  de  Masis  Gapitaneo  Durgi 
S.  Sepulcri.  2  Martiì  1512. 

E  comparsa  la  tua  de'xxvii,  et  Maestro  Luca  siè  pre- 
sentato al  magistrato  nostro,  et  babbiamo  ricevuto  le 
due  scripte  sua  ne  allibi.  Né  {^erbora  ci  occorre  dire 

7.  U.  9 


l3o  CARTEGGIO  Ee.  D*  ARTISTI 

altro  senoD  coniendarti  assai  della  diligentia  ^  sendo 
cotesto  luogo  della  importantia  che  liè  "  (l.  e.  Lettere 
della  Balia  fUsa  1 36  ). 

"  Eidem  3  Martii  1512 

Scrivemoti  hiersera  brevemente ,  dandoti  adviso  della 
ricevuta  della  tua  de*  27  ,  et  dello  esser  comparso  qui 
Maestro  Luca  dal  Borgo ,  il  quale  noi  habbiamo  di  poi 
examinato  lungamente  et  sopra  la  lettera  che  tolse  al 
fante  che  mandava  ad  Castello,  et  sopra  ogni  altra  cosa , 
et  in  somma  si  va  ìustificando  q^uanto  può  ;  et  circa  la 
lettera  tolta ,  dice  che  lo  fece  come  disperato  di  non 
poter  mandare  una  lettera  fuora ,  rispecto  a  quello  abate  , 
che  è  costì  suo  adversario.  Et  però  noi  vorremo  che 
in  questa  cosa  tu.  andassi  ricercando  tucti  Ji  inditii  et 
riscontri  se  nessuno  vene ,  et  per  li  quali  -  si  potessi 
coniecturare  di  che  natura  ella  sia ,  et  di  tucti  ci  dessi 
particulare  adviso  per  poterne  deliberare  più  iustifica- 
mente .  Vale  *'  fi.  e.  ). 

Non  avendo  risposto  il  capitano  del  Borgo  Ano  al  di 
6  d'Aprile,  rimanda  la  Balìa  maestro  Luca,  acciò  la 
causa  sua  sia  giudicata  dal  detto  Antonio  Masi.  Maestro 
Luca  peraltro  sembr?  essere  Fra  Luca  Pacioli  di  Borgo 
S.  Sepolcro,  ingiustamente  trattato  dal  Vasari  da  in- 
grato e  plagiario  del  di  luì  maestro  Pietro  della  Fran- 
cesca, Non  apparisce  chiaramente  dalle  nostre  lettere 
di  che  cosa  fosse  incolpato  maestro  Luca,-  il  quale 
già  fin  dall'anno  1504  era  noto  alla  Signoria  di  Firenze 
"  per  più  corpi  geometrici  cioè  di  geometria  donnti  alla 
Signoria  e  pagati  il  30  d'Aprile  con  lire  52.  9  "  (Arclu 
e.  Deliberazioni  e  stanziamenti  degli  Operai  del  Pa- 
lazzo etc.  filza  21  ), 


CARTEGGIO  EC.    D*    ARTISTI  l3l 

N.»  Lxxn 

La  Balìa  di  Firenze  a  Piero  Guicciardini.  Da  Firen- 
ze 26  Agosto  i5ii   (  Arch*  e.  Lettere  della  Balia 
filza  i36). 

Piero  Guicciardini  )  2^  ^yj^„    -15-14 

Comessario  dì  monte pulciano  )  °* 

Sarà  di  questo  apportatore  Antonio' da  S.  Gallo,  quale 
noi  mandiamo  costì  ad  ciò  sia  teco  et  li  monstri  co« 
testa  forteza,  et  senza  dimostratione  veggiate  quello 
fossi  da  fare  per  fortificazione  di  epsa.  Et  vedjito  et 
examinato  bene  tutto  insieme,  lo  rimanderai  in  qua, 
bene  informato  di  quello  sarete  rimasti  daccordo  ,  con 
fare  ne  porti  ima  boza  o  vero  modello. 

N."  Lxxm- 

La  medesima  allo  stesso.  Da  Firenze  io  Settembre 
i5ii  (l.  Q.  filza  c.J. 

Piero  Guicciardini  )      op  n,    4/jii 

Commessario  di  montepulciano  )  ^  P  * 
Habbiamodue  tue,  una  del  4  et  laltra  delli  8;  et  quanto 
alla  prima  si  repliciaerà  brevemente,  perchè  circa  alla 
forteza  bavendo  inteso  quanto  scrivi,  et  udito  lungHuiem 
te  Antonio  da  sangallo ,  per  bora  non  diremo  altro  ,  et 
andremo  pensando  di  mectere  in  opra  quello,  che  sarà 
più  ad  proposito  et  ad  beneficio  di  epsa  :  et  conveniamo 
nella  opinione  tua  che  avanti  ogni  altra  cosa  sia  più 
utile  fare  una  torre  dove  era  el  bastione,  per  assicu- 
randosi di  quello  passo ,  per  le  ragioni  che  ne  alleghi 
prudentemente;  et  però  ci  andreno  pensando  «t  acco- 
modando per  bora  ad  questo. 

Nota 

•"  Laurentio  Martello  capitaneo  de  Montepulciano  13 


iSs  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

lann.  1512,  Circa  a' casi  della  forteza,  noi  haremo  avan- 
ti Mo .  Antonio  da  Sangallo,  come  ricordi;  et  da  lui 
cinformeremo  di  tutto  quello  sarà  da  fare ,  et  dele  chose 
chieste  per  epsa  "  (l.  e,  . 

"  Eidem  15  lann.  1512.  Noi  havamo  disegnato  bavere 
inanzi  Antonio  da  Sangallo  per  conto  de' ricordi  datici 
da  te  di  cotesta  forteza;  et  essendo  malato,  non  si  è 
potuto  fare  ;  ma  considerato  che  il  levare  la  terra  dinsu 
fossi ,  non  sta  senon  per  giovare ,  eie  parso  commet- 
terti che  lo  facci.  " 

"  Come  V,  S.  (cosi  scrive  alla  Balìa  Lorenzo  Mar- 
telli il  5  Gennaio  1512,  dopo  aver  consigliato  come 
cosa  utile  il  rifare  la  fortezza)  se  ne  potriano  informa- 
re da  Antonio  da  S.  Gallo,  quale  dicono  che  fu  qui; 
et  di  nuovo  saria  molto  a  proposito  che  V,  S.  lo  ri- 
mandassino  con  ordine  di  fare  simili  cose ,  che  sarà  di 
pocba  spesa  "  (/,  e.  filza  106}. 

N.°  LXXIV 

Pier  Sederini  a  Giacomo  Dini.  Da  Firenze  1 6  Set- 
tembre i5ii  {l.  e.  Lettere  della  Signoria  filza  127, 
Minute  di  P>  Soderini). 

lacobo  de  dinis  generali  comissario  liburni  xvi 
Sept.1511 

Noi  vi  mandiamo  costì  lo  Grasso,  architeptor  et  scar- 
pellino,  che  à  buono  iuditio  etpraticho,  perchè  vegha 
dove  si  ha  ad  fare  il  getto  dinanzi  al  porticciuolo,  et 
così  donde  si  havrà  ad  cavare  le  pietre  per  condurre  ad 
fare  il  getto.  Fateli  monstrare  tucto,  —  fateli  carezze, 
perchè  è  homo  da  bene,  et  condurrà  con  se  6  o  8  scar- 
pelliniy  quelli  che  bisognassino  per  fare  cavare  le  pie- 
tre per  il  getto. 


CARTEGGIO  EC.    D*   ARTISTI  l33 

N.«  LXXV 

La  Balìa  di  Firenze  ai  Consoli  di  mare.  Da  Firenze 
27  Febbraio  i5i  2  (^/.  e.  Lettere  della  BaXìafilza  i35). 

Consulibus  Maris  die  27  Febr.  1511 

Giuliano  da  S.  Gallo  ,  capo  di  cotesta  fabrica  della 
ciptadella,  ci  fa  intendere  li  nostri.  Exc.  Sri,  haverli  per 
loro  deliberatione  ordinato  una  provisione  di  ducati  12 
el  mese, ^ et  che  voi,  non  obsta n te  questo,  non  gnene 
volete  dare  più  che  octo  ;  et  sendo  ricorso  ad  noi,  ci 
è  parso  scrivervi  la  presente,  et  significarvi  come  poi 
haremo  charo  intendere  la  causa  che  vi  muove  ad  de- 
liberare così. 

N».  LXXVI 

Alessandro  Nasi  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Pisa  3i 
Marzo  i5i2  (Le.  Lettere  alla  Balìa  filza  106). 
È  originale 

Alex,  de  Nasis  Capitaneus  et  Commissarius  ex  Pisis 
31  Martii  1512 

—  Hicri  furono  da  me  Giuliano  da  Sto.  Ghallo  et  el 
prò  veditore  della  Cittadella  nuova,  et  mi  conferirono 
chome  per  ordine  di  chi  ha  cura  della  entrata  della  do- 
ghana  era  suto  loro  dimostro  chella  diminuiva  in  modo 
che  bisognava  scemar  maestri  et  opere  alla  muraglia; 
alche  non  possendo  io  rispondere  altro  se  non  che  la 
intentionc  delle  Signorie  V.  saria  lo  avanzzarsi  nello  edi- 
ficare con  ogni  celerilà,  ma  che  di  costì  per  tale  conto 
non  haveva  a  venire  danari,  però  sendo  necessitati  a 
levare  maestri  et  scemare  spesa,  advertissino  farlo  delle 
persone  più  disutile,  con  pensare  al  utile  publico  et 
non  alla  commodilà  de' privati.' 


l34  CARTEGGIO   RC.    oVàRTlSTl 

N."  Lxxvn 

La  Balia  a  Giacomo  Giachi  e  Pietro  Benini.  Da  Fi- 
renze II  Agosto*  i5i3  (  l.  e.  Lettere  della  Balìa  filza 
»37). 

lacobo  CiachioCapitaiieo       )  y^,„^^^,  ^       ^5^2 
et  Petto  de  Benino  Potestati  )  ° 

Sarà  di  questo  apportatore  Maestro  Lionardo,  mu- 
ratore, quale  ^  stato  al  magistrato  nostro  con  alcuni 
disegni  di  cotesta  cittadella,  et  con  molte  ragioni  ci 
ha  mostro  essersi  facti  in  cotesta  fabrica  alcuni  errori , 
et  secondo  lui  non  di  poca  importantia,  le  quali  con 
poca  spesa  dice  si  polrebbono  assettare  et  ridurre  ad 
buon  termine;  et  però  lo  habbiamo  indirìto  ad  voi. 

Nota 

lì  primo  d'Agosto  fu  scritto  dalla  medesima  ai  Con- 
soli di  mare  "  E'  siè  dato  ordine  costì  per  commissio- 
ne nostra  di  levar  via  del  tucto  la  torre  della  spina  '' 
{  l.  C,J. 

N*.  LXXVin 

Giovenco  della  Stufa  alla  Balìa.  Da  Poggihonsi  3i 
Gennaio  i5i3{h  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  iii  ). 
È  originale 

Giovenche  della  Stufa  Commissario ,  Cittadella  podii 
Imperialis  13  lann.  1512 

—  Mi  resta  aEfare  intendere  a  V,  S. ,  chome  queste 
dua  torre,  che  sono  chopertte^  antonio  da  sangballo  ta« 
gliò  li  tetti  sì  rasente  che  piove  per  tutto ,  e  laqua  per 
non  aver  il  suo  scholation  tiene  in  chollo,  di  modo  che 
infradiciono  le  travi  e  li  merli. 


CARl-EGGIO  EC.   t>'  AUTISTI  l35 

JVota 

ti  medesimo  aveva  già  scritto  il  5  Ottobre  1512.  "  Im- 
portarebbe  -^  di  far  fare  una  cbaselliua  diseperato  dal- 
la muraglia  per  mettervi  la  polvere ,  come  di  già  si  di- 
segDiò  per  maestro  Antonio  da  Sanghallo^  architettore 
di  detto  luogho  "  (  l,  e,  filza  116  ). 

H*.  liXXIX 

La  Balia  al  Capitano  e  Gommessario  di  Pisa.  Da  Fi* 
renze  ii  Maggio  i5i3  (/.  e.  filza  187  ). 

Gapitaneo  et  Gommissario  Pisarum  xi  Mali  1513 
Giè  facto  intendere  che  il  ponte  ad  mare  di  cotesta 
città  ha  bisogno  di  reparationi,  et  chà  bisogno  pro- 
vederne di  proximo  per  non  incorrere  in  maggior  spe- 
sa et  danno.  —  Onde  voliamo  che  alla  ricevuta  sia  apres- 
so decto  ponte,  et  insieme  colli  spli.  consoli  di  cotesta 
città,  ha  vendo  con  voi  architectori  et  maestri  del  me- 
stiero,  examiniatela  spesa  di  tal  reparatione  et  il  tem* 
pò  che  si  metterà  in  condurla  '— . 

W,  LXXX 

Baldassarre  Tarini  a  Lorenzo  de'Medici.  Da  Roma 
12  Marzo  i5i4  {Ardu  Mediceo  j  famìglia  privata 
Lettere  filza  crii  segnata  *'  Lettere  di  Baldassarre 
Turini  da  P escia,  spedito  nel  iSi/\  a  Roma  ^ scritte 
a  Lorenzo  De*  Medici  ** J* 

È  originale 

Romae  die  xn  Mart.  bora  nix  noctis  1514 
—  Mo.  Bramante  morì  hiermattina;  et  fra  Mariano 
nro.  ha  hauuto  il  loco  suo.  —  Il  compagno  di  mo.  bra- 
mante anchora  lui  è  fra  le  pezze^e  se  lui  morisse  etc.  etc. 


j36  carteggio  ec.  d*ari'isti 

Nota 

Il  mcdesiino  allo  stesso.  "  30  Moggio.  Macteo  stroz- 
zicri  questa  mattina  è  stato  facto  coadiutore  di  fra  ma- 
riano et  fra  Bernardo  al  piombo  con  provìsione  di  x  du- 
cali doro  il  mese  ,  per  fino  che  ne  more  uno  j  che  ades- 
so sono  tutti  dui  malati  "  (  l.  e,  J. 

Il  "  loco  suo  *'  è  l'uffizio  del  Piombo  ;  per  Fra  Ma- 
riano Petti  dipìnse  Fra  Bartolommeo  i  due  quadri  rap- 
presentanti S.  Pietro  e  S.  Paolo  ,  ora  esistenti  nel  pa- 
lazzo Quirinale. 

N."  LXXXI 

Giovanni  da  Brescia  al  Doge  di  Venezia.  Da  Vene- 
zia 20  Aprile  i5i4  (  Estratto  dal  Notatorio  della  Si- 
gnorìadi  Venezia  nell*  Archivio  Generale  dal  Signor 
Abate  Cadorin  J. 

MDXIV  die  20  Aprilis 
Sèrroo.  Principe 
Humiliter  et  cum  ogni  debita  reverentia  supplica  la 
subtù.  vostra  el  fìdelissimo  suo  servitor  Zuan  da  Brexa 
depentor:  cum  sit  che  lui  supplicante,  essendo  studio- 
so di  la  virtù,  habi  fatto  uno  descgno,  et  quello  fatto 
intagliar  in  legno  a  suo  nome,  nella  qual  opera  ha  con- 
sumato molto  tempo  cum  sua  gran  fatica  et  spesa, 
per  essere  opera  excellente,  et  tutto  ha  fatto  volen- 
tiera  per  esser  desideroso  dehonor,  et  poi  mediante 
le  fatiche  sue  et  industrie  poter  consequìr  qualche  uti- 
lità et  emolumento  di  ditta  sua  opera ,  la  qual' è  la  histo- 
ria  di  Traiano  Imperator;  et  ha  vendo  voluto  lui  sup- 
plicante far  qualche  esperìentia  de  ditta  sua  opera  et 
veder  comereuscìva  ,  ne  ha  fatto  stampare  parte  de  quel- 
la cum  intention  poi  de  far  la  stampar  lucia.  Et  per- 
chè in  eflecto  lo  disegno  et  opera  predicta  è  bella  et 
degna,  è  sta  immediatamente  tolta  da  alcuni  al^riy  et 
hanno  comenzato  voler  quella  stampar  i  la  qujal  cosa 


CARTEGGIO   EC.  d'  ARTISTI  iZj 

scria  contra  ogni  debito  de  lustitia  et  a  grave  mio  dan- 
no^ che,  have'ndo  io  stentato  et  fadigatomé  longo  tem* 
pò  in  far  detta  opera,  che  altri  dovesse  senza  sua  fa- 
diga  cOnsequ ir  guadagno  de  le  fadice  et  sudori  miei;qua- 
re  Sermo.  Prìncipe  io  Zuan  soprnditto  recorro  a  piedi 
di  quella,  supplicandola  si  degni  far  probibir  che  niuno 
per  alcun  modo  possi  né  debi  stampar  ditta  mia  ope- 
ra ,  ma  concedermi  che  io  solo  possi  quella  finir  et  poi 
stampar  et  vender  a  mio  nome  solamente  per  anni  x, 
sotto  pena  di  ducati  5  per  opera  a  chi  stampasse  over 
fese  stampar  ditta  opera,  da  esser  applicada  la  mila  a 
lo  accusator,  et  l'altra  mità  ali* officio  che  farà  V  exe- 
cution,  la  qual  sia  commessa  a  qualunque  officio  di  que- 
sta cita.  Et  questa  domanda  sia  di  gratia  spetial  acciò 
le  fatige  non  habia  fatto  in  vano ,  et  che  possi  conser 
guir  qualche  utilità  in  recompensation  del  tempo  et  spe- 
se ho  consumato  et  fatto  per  ridur  a'  perfection  ditta 
opera:  cui  excellentissime  Oominationi  genibus  flexis  mi 
a  ricomando. 

Nota 

Vi  è  notato:  Quod  fiat  ut  petitur.  —  Aggiungo  a  que- 
sta lettera  interessante  un  altro  documento  veneziano, 
il  quale  si  riferisce  al  famoso  pittore  Giorgione.  Lo  de- 
vo anch'esso  alla  gentilezza  del  Signor  Abate  Gadoria 

"  1508.  11  Decbr. 

Ser  Lazaro  Bastian,  ser  Vettor  Scarpaza  et  ser  Vettor  de 
Mathio  per  nominati  da  ser  Zuan  Bellin  depentor,  con- 
stituidi  alla  presentia  dei  Magnifici  Signori  mess.  Garo- 
so da  chà  da  Pexaro,  mess.  Zuan  Zentani,  mess.  Ma- 
ria Gritti  et  mess.  Aluise  Sanudo ,  provedidori  al  sai ,  co- 
me deputati  electi  dipintori  a  vedere  quello  puoi  valer 
la  pìctura  facta  sopra  la  faza  davauti  del  fondego  de'  To- 
deschi,  et  facta  per  maistro  Zorzi  da  G'istel  f rancho; 
et  durati  d'achordo  dixero  a  giuditio  et   parer  suo 


1 38  CARTEGGIO  BC.   d'  ARTISTI 

meritar  el  ditto  maestro  per  dieta  pictura  ducati  cento  et 
cinquanta  in  tucto. 

Die  dieta 
Col  consenso  del  prefalo  maistro  Zorzi  gli  furono  da- 
ti ducati  130.  " 

N*.  LXXXII 

Lorenzo  de*  Medici  a  Baldassarre  Turini.  Da  Firen- 
ze i3  Maggio  i5i4  (Ardi,  di  Riformagioni  y  Stati' 
za  III  Armadio  XII  N°  43  filza  segnata  '*  Minute 
di  Lettere  della/amiglia  Medicea  "  ), 

JD.  fialdassarri 

die  13  Maji  1514 
—  Sarà  con  questo  un  maza  di  lettere  a  Bartolomeo  " 
scultore ,  quale  li  presenterete  in  propria  mano ,  et  li 
farete  tucti  quelli  aiuti  et  favori  che  li  bisognieranno 
in  mio  nome  in  ogni  loco  et  con  qualunche  persona 
per  quello  tale  che  lui  vi  ricercherà,  quale  desidero  ven- 
ga qua,  acciò  possa  presto  inviarsi  per  diquà;  et  biso- 
gnandoli per  condursi  danari  altro,  ne  lo  provederete 
quando  per  se  non  possa,  o  ne  ha  vessi  di  bisogno.  Fa- 
te che  non  resti  una  volta  per  cosa  nessuna  che  non 
venghi,  perchè  ho  bisogno  di  valermi  di  lui. 

Nota 

Rispose  Baldassare  Turini  il  25  di  Maggio;  "Le  lette- 
re ad  bartolomeo  sculptore  si  sono  date  bene,  et.facto- 
li  intendere  quanto  V.  S,  ne  scrive.  Occorrendoli  cosa 
alchuna,  non  mancherò  di  quello  che  si  potrà;  et  fa- 
rò ricercho  da  lui.  (Lettere  di  Bald.  Turini  fUza  e,  J^ 

*  Baccio  Baadiaelli 


CARTE(^10    EC.  D*  ARTISTI  iBg 

N°.  LXXXIH 

Giuliano  de'  Medici  a  Lorenzo  de*  Medici.  Da  Roma 
i5i4  }  senza  indicazione  del  mese,  ma  del  i3  Maggio 
(  Arch,  Mediceo  famìglia  privata  filza  cviii  ). 

È  originale 

Magce.  dne.  et  Nepos  hon.  luliano  et  Antonio  da S.  Gal- 
lo per  Io  ingegno  et  per  la  fede  loro  sono  stati  sem- 
pre grati  ala  casa  nra.;  et  al  presente  si  trovano  al  ser- 
vitio  di  N.  S.,  hanno  mi  facto  intendere  che  sono  molto 
oppressati  dalo  arbitrio  di  4  due.  ,  che  ha  la  posta  lo- 
ro nel  quartiere  di  S.  Giovanni  nel  Gonfalon  delle  Chia- 
vi. Perchè  io  so  che  la  S.  V.  favorisce  tucti  li  homi- 
ni  virtuosi,  la  prego  per  amor  mio" e- per  rispecto  lo- 
ro operi  che  sieno  alleggeriti  di  questo  peso  più  cLt 
sia  possibile  etc.  etc.  Rom.  xiii.  1514 

lulianus  de  Medicis 

f Direzione)  Laurentio  nepoti  raagco.  dom. 

N.-  LXXXIV 

Filippo  Strozzi  a  Giovanni  di  Poppi,  Da  Roma  Set- 
tembre iS\^(/érch.  Medìceo,  famiglia  privata. 
Lettere  filza  cvin  ), 

È  originale 

—  Direte  anchora  al  Magnifico  che  sua  madre  è  la 
più  fortunata  donna  mai  fusse,  che  li  danari  che  la  dà 
per  dio  li  fruttono  più  perchè  se  li  prestassi  a  usura  ; 
et  questo  perchè  murando  a  certe  monache  una  canti- 
na vi  hanno  trovate  sino  a  questo  di  circa  a  5  figure 
sì  belle  quanto  ne  sian  altre  in  roma.  Sono  di  marmo 
'di  statura  mancho  che  naturale,  et  sono  tutti  chi  mor-« 
ti  et  chi  feriti ,  pure  separati.  Evi  chi  tiene  che  sian  la 
historia  delli  horatii  et  curiatii;  non  ne  scrivo  più  par- 
ticulari  perchè  in  breve  spero  el  Magnifico  li  abbia  a 
vedere,  e  li  piaceranno. 


I  4o  CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI 

N/  LXXXV 

Arduino  Arriguzzi  agli  Operai  di  S.  Petronio  a  Bo- 
logna. S.  A.  ma  segnata  coll'anno  i5i4  (Arch.  della 
Fabbrica  di  S.  Petronio  II fascicolo  B). 

È  autografa 

Avendome  dato  li  signiori  oflGciali  de  la  fabricha  de 
mcsiere  san  petronio  una  carta,  scrita  duno  che  no- 
na auto  tanto  ardire  abia  voluto  si  saprà  il  suo  nome, 
che  suole  ali  virtuosi  esere  laude  che  la  sua  fama  sia 
nota;  e,  considerato  tale  scritta,  non  trovo  se  non  in- 
vidia e  tardamento  delopra,  che  non  come  homo  de 
ingegnio,  ma  maldicente  à  scritto  senza  raxone  alchuna. 

Inprima  dice  che  li  miei  modeli  forno  repudiati,  che 
non  erano  al  proposito  de  la  fazata  dal  lato  di  fuori 
sogondo  li  loro  parere ,  senza  mostrare  condixione  al- 
chuna. Dicho  che  quello  ò  fato  nove  inpedisse  la  fazada 
dì  fuora ,  perchè  non  ò  pasado  la  groseza  del  muro , 
e  di  fuori  se  pò  fare  che  ornamento  si  vole,  e  sono 
poste  con  bona  raxionc  a!  debito  luocho,  e  voglio  con 
bone  prove  mostrare,  E  da  quel  dì  fino  adeso  che  se 
sono  mese  inopra  queste  pilastrade,  li  è  stato  inlervalo 
di  molti  mesi  a  lavorare  dite  prede,  e  mai  se  moso  al- 
chuni  di  questi  spiriti  gentili  a  mostrare  le  sue  virtiì 
con  disegni  e  modelli  di  tera,  geso  o  legno,  de  li  quali 
non  vera  spexa  de  cinque  soldi  solo;  sé  moso  con  la  lin- 
gua e  pena  e  con  li  denti  a  morderme,  come  invidioso 
e  pieno  di  vencno;  al  quale  intendo  con  ogni  prova 
viituoxa  mostrare,  che  solo  per  maligniare  e  rilardare 
lopera  so  moso  ;  e  però  dice  chel  povero  san  petronio 
di  continuo  si  lacera  e  tormenta,  e  ben  dice  el  vero 
per  esere  colpa  de  li  suoi  pari  maldicenti. 

E  dice  che  un  omo  nato  m  una  pioola  vila  non  abia 
mai  più  ardire  venire  nanzi  al  suo  conspeto;  dicho  che 
nove  sufTciente  tal  loquace  a  parlare  de  mostro  dome- 
nego  da  varignana^  che  è  quelo  de  chel  dice^  perchè 


CARl'EGGIO    EC.    D*  ASTISTI  l4l 

nel  arte  dele  scolture  è  nuaierato  fra  li  buoni,  e 
quasi  perfecto  a  laude  de  la  nostra  patria,  donde  lui 
si  chiama  Domenicho  da  Bolognia.  Ei  dice  che  più  avanti 
non  se  proceda ,  e  chel  fato  se  debia  levare  via  per  mol- 
ti errori.  Dicho  che  li  erori  sono  in  la  sua  lingua,  e 
intendo  mostrare  con  vere  raxone.  Del  minuire  le  pi- 
lastrade ,  come  se  minuise  le  porte ,  le  quale  non  sono 
la  mità  de  la  grande,  li  poria  dare  el  tacere  per  rispo- 
sta; ma  pure  voglio  dire  che  esendo  la  fazada  luta  grosa 
a  un  modo,,  le  pilastrade ,  che  li  vano  sotto,  voleno  es- 
sere tucte  a  una  mixura,  zoè  sotto  el  dito  muro  dela 
fazada ,  perchel  sminuire  va  ne  la  parte  de  fuora  e  non 
dentro .  Lui  dice  chel  corpo  de  sanpetronìo  siè  come  la 
faza  delomo,  che  ogni  altra  parte  li  debe  avere  rispeto. 
Dicho  esere  vero,  che  esendo  la  fazada  longa  centp  se- 
santa  pie  e  alta  cento  vinti,  che  le  porte  li  voleno  con- 
cordare. Dicho  che  la  porta  grande  è  alta  pie  venti  quatro 
e  larga  pie  dodexe,  zoè  el  suo  vacuo,  e  le  porte  picho- 
le  ò  fato  fare,  sono  oto  pie  larghe  e  sedexe.  poi  alte, 
che  in  proporzione  pare  sia  el  terzo  mancho,  ma  in 
la  superficie  non  sono  la  mità  de  la  grande.  A  me  è 
parsq  conveniente  tale  mixurà ,  e  però  lo  fato,  e  in- 
tendo  stare   ala   prova  con  luì. 

£1  dire  che  le  non  sono  in  mezo  fra  li  dui  pilastri, 
questo  è  solo  perchè  lui  non  conose  chel  sia  vero;  lui 
medeximo  lo  scrive,  che  sele  foseno  in  mezo ,  anchora 
non  stanano  bene,  e  che  le  voriano  esere  più  dentro  o 
più  fuori,  e  non  dice  donde,  perchè  non  lo  sa.  Dice  an- 
chora che  naseno  in  tera  come  un  palo  secho;  li  rispon- 
do che  bene  à  scrito  de  laltre  buxìe,  e  che  le  naseno 
suxo  la  sua  banzola  o  pieza,  come  fa  la  grande,  e  que- 
sto è  in  luogo  che  se  vede;  e  poi  torna  un'altra  volta  a  di- 
re chel  vachua  non  è  in  proportione  :  li  ò  risposto  di 
sopra;  e  anchora  dice  che  ne  doveria  disfare  una,  e  far 
l'altra  di  legnio  o  con  telare  de  tela  depinta.  Questa  parte 
è  tanto  piena  de  ignorantia  che  lo  non  li  voglio  respon- 
dere;  che  sei  non  conosce,  non  safatichi  dir  male.    E 


142  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

dice  che  mol  ti  che  dormeno  se  svegliarano  ;  dicho  cbel 
dice  el  vero  :  da  che  se  comenzò  a  metere  dite  pilastrade 
in  opra,  se  è  svegliato  tanti  ingegni  e  tanti  architetori, 
chio  non  aria  creduto  ne  fose  tanti  in'tuto  el  mondo,  e 
dogni  sorte,  preti,  frati,  arlexani ,  contadini,  maestri  di 
scola,  niandandori,  scudelitrì,  fuxari,  facbini  e  fino  a 
queli  dalaqua  mostrano  architetori,  e  diceno  el  suo  pare- 
re: per  questo  non  mi  vene  maraviglio  che  fa  laca  in  pia- 
za,  chi  la  vole  alta,  e  chi  basa  ;  e  queste  sono  state  tute 
parole,  e  auchora  nove  sta  alchuno  che  sia  venuto  a  spa- 
rangone  con  modeli  o  desegni,  li  quali  as[)eto  con  de- 
siderio :  e  più  dice  che  qualche  uno  benché  facese  male 
a  mi  saria  lume.  Io  renontio  questa  parte;  poi  dice  con 
reservatione  delonore,  quando  generalmente  à  dicto  pezo 
che  là  posudo  de  mi  ;  e  non  lié  bastado  la  lengua,  che 
ancora  adoprato  la  pena:  a  la  prova  laspeto. 
Io  arduino  de  domenego 
deli  ariguzi  ò  scrito  di  mia  mano. 

Nota 

Il  modello  fatto  dall'Arduino  nel  1514  per  la  chiesa 
di  S.  Petronio  conservasi  ancora  nella  Fabbrica  di  essa 
a  Bologna. 

N/  LXXXVI 

Tiziano  al  Doge  di  Venezia.  Da  Venezia ,  probabil- 
mente del  Gennaio  i5i5  (Spoglio  dei  libri  del  Colle- 
gio di  Venezia  del  Signor  Abate  Cadorin). 

Ha  vendo  inteso,  Serenissimo  Principe,  io  Titian,  servi- 
tor  de  la  Stà.Vostra,  quella  haver  deliberato  dar  sopra  di 
se  a  depenzer  quelli  tellari  sono  di  gran  Conscio,  et  io 
che  desidero  che  si  veda  de  mano  mia  untellaro  de 
la  sorte  et  artifitio,  et  questo  che  da  anni  do  el  prin- 
cipiavo, et  non  è  el  piiì  difficile  et  laborioso  ia  tutta 


C4RTEGGI0   EC.    d'  ARTISTI  l43 

quella  Salla.  Da  me  me  obligo  di  compirlo ,  come  si 
die,  a  tute  mio  spese,  né  voglio  altro  pagamento  avan- 
ti tracto,  salvo  ducati  diexe  de  colori  solamente  ,  et 
onze  tre  de  quel  azuro  se  altro  va  esser  nell'offitio  del 
Sai  j  et  che.  di  mio.  conto  si  pagi  un  de  quelli  zoveni 
me  servirà,  che  son  due.  4  ogni  mese  solamente,  che 
mi  me  obbligo  pagar  di  mia  borsa  uno  altro,-  et  far 
ogni  altra  spesa  ,  che  intrirà  di  più  in  la  pictura  ;  fa- 
cendomi la  Sub.»  V.  prometter  all'officio  del  Sai,  che 
finita  detta  opera  habia  per  mio  pagaménto  la  me- 
tà di  quello  altre  volte  fu  promesso  al  Perusin,  che  do- 
vea  depenzer  el  detto  teller ,  che  sono  due.  400  ,  che 
lui  non  volse  farla  cum  ducati  ottocento,  et  che  al  tem« 
pò  habia  la  mia  spectativa  dela  Senseria  in  fontego  de' 
Tbedeschi ,  come  fu  deliberato  nel!'  illustrissimo  conseio 
a  dì  28  I^ovembrio  1514. 

Nota 

Morto  Giovanni  Bellini  il  di  29  Novembre  1516,  fu 
dato  a  Tiziano  il  benefìzio  della  Sanseria  al  Fondaco  de' 
Tedeschi  di  120  ducati  Tanno,  come  si  rileva  da  un 
decreto  del  senato  del  23  Giugno  1537  pubblicato  dal 
Signor  Abate  Cadorjn.  Secondo  quel  che  dice  il  Tiziano  in 
questa  lettera  sembra  che  Pietro  Perugino  non  si  stas- 
se al  contratto ,  col  quale  gli  furono  fissati  400  ducati; 
può  darsi  che  la  repubblica  Veneta  in  conseguenza  delle 
sue  smisurate  pretese  (  Tiziano  parla  di  800  ducati  ) ,  lo 
licenziasse,  e  che  egli  per  tal  cagione  trovasse  il  tempo 
di  fare  nel  1 494  un  quadro  per  la  scuola  di  S.  Giovanni 
Battista  a  Venezia  ed  up  altro  per  la  chiesa  di  S.  Ago- 
stino in  Cremona. 

Per  decreto  del  28  Gennaio  1515  il  Collegio  appro- 
vò la  supplica  di  Tiziano:  "1515.  28  ianuarii  in  Collegio. 

Che  per  execution  de  la  deliberation  facta  ultima- 
mente nel  conseio  de'  pregadi  sia  acceptado  «1  partito 
et  obligation  sopra  in  omnibus,   salvo  che  dove  dice 


1 44  CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI 

qualrocenlo,  dica  ducati  trecento  de  pagamento,  et  che 
di  conto  suo  sia  pagato  ducati  tre  al  mese  ad  un  suo 
garson  come  el  domanda  ,  et  non  habi  più  di  ducati  die- 
xe  de  colori  et  le  onze  tre  de  azuro ,  non  preiudican- 
do  però  per  questi  alla  expectaliva  della  Sansaria  a  lui 
concessa  per  el  conscio  nostro  de'x,  in  caso  che  hoc 
interim  le  venisse  a  vacare ,  com'è  iusto  e  convienente. 

Antonius  Mogarolus  Ducalis 
Notarius  " 
(  Estratto  :  dai  Libri  del  Collegio  di  Fe?ieziaJ 

N.»  LXXXVII 

Lettera  di  Dela  Fontanlediere.  Senza  indicazione 
di  luogo,  di  anno  e  di  data,  ma  probabilmente  del 
1 5 1 5  (  Arch.  e.  fìl%a  no,  segnata  *'  i  5 1 4  ,  1 5 1 5  dal 
Re  francesco  et  altri  francesi  al  S,  Lorenzo  Duca 
d'  Urbino  "  ) 

È  originale:  la  firma  e  la  direzione  sono  autografe 

Tllma.  Madonna  mia  observandma.  Volendo  presto 
tornare  in  Francia,  et  desideroso  grandemente  portarli 
cose  degne  et  più  excelienti  che  excogilare  si  possa, 
per  parap-onare  tutte  le  donne  et  retracti  lì  portati  da 
tutto  lo  universo  mondo  ;  vista  la  presentia  de  V.  Illma. 
Signoria,  mi  nacque  una  subita  imagi natione  con  gran- 
dissima allegreza  de  supplicare  a  Quella,  perobtenere 
lo  intento  mio,  si  degni  non  per  amor  o  mio  merito , 
né  per  servitio  che  li  possa  fare,  ma  per  sua  incom- 
prehensibilissima  bumanità  et  benignità  prestare  al  Di- 
pintore el  tempo  di  possere  fare  di  Quella  el  disegno 
et  retracto.  Et  non  volendo  usare  prosumptione ,  ma 
da  vero  gentilhomo  et  de  V.  111.  S.  fedele  Servitore, 
supplico  quella  si  degni  essere  conlenta  con  la  solita 
sua  gentilezza  non  denegar  mi  questa  gratia,  conce- 
dendo ei  tempo  al  prefato  dipintore.  A  me  se  quella 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  1 45 

domanderà,  haveià  et  comandando  sarà  obedita .  Et  alla 
bona  graiìa  di  V.  III.  S.  bumìlmenle  di  continuo  mi 
recomando  et  offero.  Di  V.  IH.  S. 

humilis  servilor 
della  fontanlediere.  * 
(  Direzione  )  A  Illma.  et  unica  ma.  madama  obser- 
Tandissìma 

Nota 

A  chi  fosse  diretta  questa  lettera  non  saprei  dire. 
Non  prima  del  1518  Lorenzo  sposò  Maddalena  figlia  di 
Giovanni  de  la  Tour  di  Boulogne  e  d*  Auvergne  e  di 
Giovanna  di  Bourbon;  se  la  lettera  è  destinata  a  lei, 
non  può  appartenere  a  questa  filza.  Sarebbe  anche  in  tal 
caso  probabilmente  scritta  in  francese. 

N."  LXXXVIII 

Goro  Gheri  a  Lorenzo  de* Medici  duca  d'Urbino.  Da 
Firenze  6  Novembre  i5i7 

Desidererei  che  la  Exa.  Vostra  facesse  fare  la  improra- 
pta  sua  schizzata  in  carta  col  carbone,  che  sia  in  pro- 
filo-come  ha  a  stare  nella  moneta,  perchè  quella  che  è 
qui  di  Vostra  Exa.  è  in  faccia,  donde  non  si  ritrarreb- 
be così  bene,  et  non  staria  bene  che  la  testa  di  Vostra 
Exa.  non  fosse  ben  naturale.  Però  quella  veda  che  Raf« 
faello  da  Urbino,  o  altro  chi  le  pare,  la  facci,  et  man- 
dicela, che  si  .farà  in  un  tracto.  A  Koma  6  Novembre 
1517. 

Nota 

Questa  lettera  e  le  seguenti  ,  favoritemi  gentilmen- 
te dal  Signor  marchese  Gino  Capponi,  sono  tolte  da 
un  "  copialettere  assai  voluminoso  di  Goro  Gheri  da  Pi- 
stoia, il  quale  in  quel  tempo  dirigeva  il  governo  di  Fi- 
renze. "  Il  duca  d'Urbino  era  a  Roma. 

*  Essendo  il  nome  dubbio^  uè  daremo  il  fac  simile, 

T.  II.  iO 


l46  CARTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

N".  LXXXIX 

Lorenzo  de'  Medici  Duca  d'Urbino  a  Baldassarre  Tu- 
rini.  Da  Firenze  4  Febbraio  i5i8  C  l.  e.  J. 

El  ritratto  njio,  che  fa  Raflaello  d'Urbino,  e  le  cose  che 
fa  Michelino,  quando  saranno  expedite,  le  manderete 
come  advisate. 

"  Eidem.  5  Febbraio  1518 

Circa  el  ritratto  intendo  quanto  dite  che  è  finito ,  et 
è  bello  et  molto  mi  piace  ;  quando  sarà  tempo  mandar- 
lo ,  lo  manderete  "  f  l,  e.  ). 

Ignorasi  ove  esista  ora  il  ritratto  qui  mentovato. 

N.»  XC 

Goro  Gheri  a  Baldassare  Turini,  Da  Firenze  a5 
Febbraio  i5i8  f  l.  e,  J. 

Circa  quel  Marcantonio  di  Ser  Niccolò  da  Urbino  > 
che  raccomandò  Raffaello,  ne  parlerò  con  la  Exa.  del 
Duca,  e  poi  vi  risponderò.  Credo  che  sia  in  prigione 
per  bavere  a  questi  dì  passati  voluto  mezzo  sollevare 
il  populo  a  benelizio  di  Francesco  Maria. 

Nota 

Eidem  25  Marzo  1518. 

Alla  Exa.  del  Duca  adviserò  quello  advisate  della  di- 
ligenzia  che  vi  à  Raffaello  da  Urbino  in  lavorare  quelle 
%ure,  che  ha  ordine  da  S.  Exa.;  il  che  so  che  sarà 
molto  grato  a  S.  Exa.  *  intendere. 

Eidem.  11   Aprile  1518 

La  Ex.  del  Duca  ricorda,   come  avete   visto  per  la 

*  Il  Duca  cn  in  Fnnm 


CARTEGGIO   EC.  d'    ARTISTI  l47 

sua  ,   che   si  solliciti    Baffaello   da  Urbino   a  finire  più 
presto  che  può  quelle  opere  che  fa  per  S.  Ex.  ;  et  così 
vi  ricordo  che  spesso  glielo  facciate  ricordare. 
Eidem  15  Aprile  1518 

Intendo  anco  quanto  dite  de  Sto.   Michele  et  nostra 
Donna  *  che  fa  Raffaello  da  Urbino  ;  che  sarà  cesa  mol- 
to grata  alla  Exa.  del  Duca  intendere. 
Eidem  8.  Maggio  1518 

El  lavoro  di  Raffaello  da  Urbino  crediamo  saria  bene 
mandarlo  per  mare  fino  in  Provenza,  come  advisaté, 
perchè  anderebbe  più  comodamente ,  et  con  manco 
spesa  et  fastidiò;  che  di  lì  poi  ordineremo  quello  che 
se  ne  babbi  ad  fare. 
Eidem  17  Maggio  1518 

Circa  le  pìcture  intendo  che  Nostro  Signore  vuole  che 
radino  per  terra;  faccisi  quello  che  piace  a  Sua  Sanlllà. 
Vedete  reccordare  a  Raffaello  che  le  acconci  et  facci  io 
modo  che  per  la  via  non  si  guastassino,  maxime  se 
piovesse. 

Eidem  3  Giugno  1 518 

Circa  li  quadri  et  picture  che  ha  facto  Raffaello  da 
Urbino,  intendo  quanto  advisaté,  che  non  accade  dir 
altro;  havete  facto  bene  a  dirizzargli  alli  Barthalini  a 
Lione,  dove  troveramio  ordine  quello  haranno  a  fare, 

N."  XCl 

Il  medesimo  a  Lorenzo  de*Medici  duca  d'Urbino 
(in  Francia).  Da  Firenze  3  Giugno  i5i8  (l.  c.J^ 

Le  picture  che  ha  facto  Raffaello  da  Urbino  sono  a 
firenzej  domattina  si  partiranno  li  mulatieri  che  le  por- 
tano. Raffaello  ha  mandato  con  quelle  un  suo  garzone. 

•  Tanto  il  S.  Michele  ,  quanto  la  Madonna,  segnata  :  Baphael  Urbinas  p. 
1518  ,  si  conservano  ancora  nella  Galleria  di  Parifn.  Distroggono  queste 
lettere  1'  aneddoto,  che  Raflaello,  largamente  ricompensato  da  Francesco  | 
per  il  quadro  di  S.  Michele,  avesse  mandalo  l'altra  sua  oj)era  in  segno 
di  gratiludiue. 


I  48  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

Eidem  19  Giugno  1518 

Le  figure  sono  partite  per  a  Lione,  le  quali  abbiamo 
indirizzate  a' Barlbalini. 

N.-  XCII 

Il  medesimo  a  Benedetto  Buondelmonte  ambascia- 
tore a  Roma.  Da  Firenze  28  Dicembre  i5iS  fi.  c.J. 

Circa  quello  cbe  scrivete  di  Michelagnolo  scultore, 
ordinerò  a'  Consoli  quanto  advisate  ;  et  se  lui  mi  avesse 
fatto  intender  questo ,  non  bisognava  che  desse  questa 
briga  a  Monsignor  Reverendissimo. 

A  Messer  Vieri  a  Pietrasanta  scrivo  che  fornisca  el 
detto  Michelagnolo  in  quello  che  gli  è  necessario,  ben- 
ché lo  abbia  già  fatto  due  o  tre  altre  volte. 

N.  XCIH 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Firenze  6  Aprile  i5i9 
r  l'  e-  )* 

Intendo  quanto  dite  per  parte  di  Monsignor  Reveren- 
dissimo di  Io.  Francesco  scultore;  dite  a  S,  Sria.  Revma. 
che  la  cosa  si  expedirà  presto ,  e  che  infin  quando  la 
S.  S.  Rma.  era  qua,  io  ordinai  ai  Consoli  che  exami- 
nassero  ben  questa  cosa  con  persone  intelligenti,  ac- 
ciò se  ne  potesse  pigliar  bona  deliberatione  ;  et  così  si 
è  facto  e  si  farà:  ora  vi  dico  ben  questo  che  Io.  Fran- 
cesco circa  al  prezzo  s'inganna  assai. 

Nota 

Del  fatto  qui  rammentato  parla  a  lungo  il  Vasari. 
Giovanni  Francesco  è  Giovan  Francesco  Rustici;  il  Mon- 
signor è  il  cardinale  Giulio  de'  Medici.  '*  Ma  quello  che 


CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI  1  49 

fu  peggio ,  dice  il  Vasari ,  queir  opera  (  le  tre  figure  di 
bronzo  sulla  porta  del  Battisterio  )  che  non  meritava 
meno  di  due  mila  scudi ,  gli  fu  stimala  dal  magistrato 
cinquecento,  che  anco  non  gli  furono  mai  pagati  in- 
teramente ,  ma  solamente  quattro  cento  per  mezzo  di 
Giulio  cardinale  de' Medici."  21  Giugno  1511,  così  tro- 
vo negli  Spogli  dello  Strozzi ,  si  scoprirono  quelle  3  fi- 
gure di  bronzo  sopra  la  porta  di  S.  Giovanni  verso  l'O- 
pera ,  d' onde  si  levarono  quelle  di  marmo  antiche. 

W.«  XQV 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Firenze  7  Aprile  iSiQ 
e  l.  e.  J. 

Circa  al  benefizio  d'Urbino  che  la  Éxa.  del  Duca 
voleva  dare  al  suo  Cappellano ,  intendo  quanto  che 
Monsignor  Datario  dice  che  il  fratello  di  Raffaello  d'Ur- 
bino vi  ha  il  regresso;  noi  non  sapevamo  punto  che 
questo  fusse  il  medesimo  benefizio  di  quello  del  fra- 
tello *  di  detto  Raffaello,  el  che  scriverò  a  Urbino  che 
sia  dato  il  possesso  al  detto  Raffaello,  come  aveva  facto 
parecchi  di  fa,  perchè  la  Exa.  del  Duca  a  Raffaello  e  alle 
cose  sue  farla  molto  maggior  benefìzio  che  questo  non  è. 

N.»  XGV 

La  Signoria  di  Firenze  a  Antonio  del  Monte  cardina- 
le di  S.  Prassede.Da  Firenze  17  Noirembre  iSig  (^Arch. 
d.  Ri/.  Lettere  della  Signoria yjìlza  88 segnata  "Mi- 
nute et  Lettere  Interne  e  Esterne  1492-1527  "). 

Rmo.  Cardin.  Praxedis  die  xvii  Nov.  1519 

—  **  Quanto  ci  importi  perla  sicurtà  di  quella  terra 

*  Fratello  per  parte  del  padre,  non  della  madre;  ne  tace  il  P.  Pungi- 
leonL 

*  *  Senza  interesse  per  l'oggetto  nostro  è  il  principio  della  lettera,  il  quale 
si  è  tralasciato. 


l5o  CABTEGGJO  EC.    D*  ARTISTI 

lo  edificio  et  palatio  che  fa  fabricare  V.  S.  li.."»  in  eliclo 
luogo.  Perchè  atteso  alla  grandezza  dello  edificio  et  al 
sito  Move  è  posto,  conosciamo  manifestamente  che  li 
tei'razani,  non  obstante  che  di  loro  non  reggiamo  se- 
Don  buon  segni  di  fidali  subditi,  non  hanno  luogo 
dove  più  facilmente  possino  ridursi  in  una  novità  et 
in  un  tumulto  per  offendere  le  nostre  guardie,  et  de- 
fendere loro  medesimi,  che  nel  vostro  palazo. 

V,  S.  R.  ha  disegnato  cum  dicto  palazo  coniungere 
un  portone  delle  mura,  et  per  via  di  lumaca  passare 
a  suo  piacere  dal  uno  ad  laltro.  Questo,  come  è  dicto, 
per  il  commodo  della  persona  sua  non  ci  dispiacereb- 
be, perchè  noi  non  habbiamo  sì  fidata  forza  che  noi  non 
rimettessimo  volentieri  in  sua  mano;  ma  ci  par  bene 
che  una  tal  commodità  porgha  in  ogni  tempo  una 
grand'  occasione  a  chi  volessi  malignare  di  poter  far 
tuniullo. 

La  preghiamo  non  voglia  dar  cagione  di  mettere  que- 
sta Città  in  qualche  futura  necessità. 

Nota 

Eideni  xxii  Decbr.  1519.  — Et  quanto  a  quello  suo 
edificio  di  Montepulciano,  noi  useremo  confidentemen- 
te la  licenlia  che  V.  S.  Exma.  ne  permette,  cioè  man- 
dnremo  qualche  homo  intelligente  et  practico  di  simili 
cose  (  l.  e.  ), 

Come  "  cosa  di  buonissima  grazia  lavorata  e  finita  " 
Tanta  il  Vasari  questo  palazzo,  non  saprei  con  qual  fon- 
damento. Fra  le  tante  opere  di  Antonio  da  S.  Gallo 
questa  fabbrica  di  Montepulciano  va  riputala  una  del- 
le più  deboli j  meno  ardito  del  solito,  anzi  pressoché 
timido  si  mostra  Antonio  in  essa.  Coli' altro  così  detto 
palazzo  pretorio  è  stato  confuso  il  sunnominato  pa- 
lazzo nelle  note  al  Vasari  (  edizione  Passigli  ). 


CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI  l5l 

N.»  XCVI 

Angelo  Germanello  a  Federigo  Gonzaga  marchese 
di  Mantova.  Da  Roma  ii  Aprile  iSao  (  Spogli  e.  ). 
È  originale 

La  nocte  del  venerdì  sancto  venendo  il  sabbato  mo- 
rette Raffael  da  Urbino  j  eccellentissimo  Pictore ,  et  ve- 
ramente è  stata  gran  iactura  per  essere  homo  raro  in 
lo  suo  exercitio. 

N."  XCVII 

Francesco  di  Giuliano  da  Sangallo  a  Francesco  de- 
gli Albizzi.  Da  Firenze  i4  Maggio  i520  fArch,  Med. 
l,  c.Jilza  1 19  ). 

È  afitografa ,  ma  lacera  negV  indicati  passi* 

In  brieve   visi  farà  carmo.  francesco  liringraziametìti 

—  avere  voi  iscripto  al  macagnino  della  mia  parte,  «— 
agora  Voi  mi  serb;ite  i]  tucto;  Et  più  ho  inteso   come 

—  avete  a  esere  in  brieve  quagù,  di  tucto  ho  gran  pia- 
cere, et  parrai  milanni  di  revidervi  per  qualche  buono 
momento.  Et  altro  non  mi  achade  sinon  che  a  voi  mi 
racomando  a  voi  f  sic  J.  lesu  Christo  vi  conservi:  fa- 
cta  xm  di  maggio  1520. 

(  Direzione  )  Spli.  Viro  franco,  degli  albizzi  Hno.  suo 
in  roma 

N."  XGVIII 

Paolo  Giovio  a  Mario  Equicola.  Da  Firenze  28  Ago- 
sto i52i  e  Spogli  e.)» 
È  originale 

Doctissime  atque  officiosissime  Mari 

Incessit  iampridem  animo  meo  libido  baud  illaudabi- 
lis  cubiculum  Mercuriale  atque  Palladium  exornandi  no- 
vissimis  clarorum  in  litteris  virorum  iraaginibus,  ut  bo- 
ni mortales  eorum   exemplo  ad  virtutes   aemuiatione 


l5a  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI 

glorie  accenderentur.  Proinde  singulis  tabellis,  dignissi- 
morum  artiOcum ingenio  depinctis,  pluriniaseorum  im- 
magines  non  sine  labore  collegi ,  et  in  primis  Fontani, 
RJfrandule,  Politiani,  Ficini,  Hermolai,  Sabellici,  Achil- 
lini  multorumque  aliorum,  ut  Dantes,  Petravcbae  ,  Bo- 
caccii,  Aretini,  Baptiste  Alberti,  Pogii,  Argiropili,  Sà- 
vonarolle,  Marulli  et  similium.  Restai  ut  viventium,ut 
cepi,  aliquas  conquiram  ,  et  deffunctorum  nonnullas , 
siculi  Fratris  Baptistae  Carmelitani  ;  huius  vebm  effi- 
giem  veram  meo  nomine  pingi  ab  erudita  manu  iu- 
beres  in  linteo  sesquipedali  ;  ncque  me  repositurum  li- 
beralitati  tue  calculum  profiteor,  c^uum  omnia  raea  ad 
te  luique  similes  ingenua  quadam  comessione  perti- 
neant.  Vale.  Ex  mediìs  legati  Vri.  lepidissimisepulis, 
quura  instaret  pocillator  egregius.  Ex  Florentia  28  Au- 
gusti 1521. 

Servus  Tuus  Paulus  lovius 
(  Direzione  )  Doctissimo  viro   Dno.  Mario  Equico- 
lae  Patrono  meo  optimo  Muntue 

n:  xgix 

Ercole  Seccadinari  agli  Operai  di  S.  Petronio  a  Bo- 
iagna.  S.  A.,  ma  del  i52i ,  come  vi  è  segnalo  da  ma- 
no più  recente  (  Jrch.  della  Fabbrica  di  S.Petronio 
II.  C.  Fascicolo  B.  ). 

È  autografa 

Magnifìchi  Sri.  Vostre  signorie  me  ano  fato  choman- 
dare  cbe  io  debba  andare  a  re  vedere  li  desegni  cbé  à 
falò  baldesera  da  siena  sopra  la  fabricba  de  santo  petro- 
nio,  e  che  ve  debia  dar  el  parer  mio  in  scripto  sopra 
ciò.  Non  posendo  negarve  tal  chosa,per  essere  sem- 
pre in  questo  et  in  ogni  altra  ochurentia  a  vostre  Si- 
gnorie servitore,  son  chontento  e  qusì  dicho:  li  de- 
segni cbe  à  fato  dito  baldesera,  sechondo  che  lui  me 
dice,  V.  Srie.  liane  dato  ampia  potestà  che  lui  li  facia 


CARTEGGIO    EC,    1>*  ARTISTI  l55 

a  modo  suo  ^  e  che  smenuischa  e  achresca  a  questo  edi- 
ficio tanto  ;  quanto  a  lui  pare  e  piace:  esendoli  stalo 
data  tal  libertà  etc.  Io  dicho  che  li  soi  desegnii  so- 
no belisimi  e  magni,  e  che  in  verità  non  se  pò  ne- 
gar che  lui  non  sia  uno  homo  dabene,  et  grandissi- 
mo dessignatore  ,  Ma  sei  none  verità  che  li  sia  slato 
data  lai  libertà,  Io  dicho  dhe  questi  desegni  sechondo 
el  parer  mio  non  son  al  proposilo  de  santo  petronio 
a  iudicio  de  tuli  li  architetti  de  bolognia,  perchè  non 
ano  conformità  con  la  forma  deso  edifìcio  ;  e  qusì  acha- 
dendo  Io  ragionevolmente  farò  constare  a  luti  li  ho- 
mini  che  hano  intelligentia  di  tale  professione,  che 
qusì  è. 

Avendo  el  dito  baldesera  curii  ogni  deligencia  sua 
afatichato  lo  ingegnio  suo  tanto,  quanto  a  lui  è  sta- 
to possibile,  per  far  cose  a  satisfatione  de  V.  Srie. 
per  dita  fabricha,  anchora  che  non  fusse  lopere  sue  a 
tal  proposito,  merita  da  le  signorie  Vre.  eser  premiato 
tanto,  quanto  comporta  le  sue  fatiche,  e  ÌTar  che  lui 
ve  dia  li  dili  desegni  a  preso  de  Vre,  Srie,,  aciò  che 
queleli  posano  parlar  sopra,  chomo  da  mente  ,  e  farne 
la  volontà  sua  :  questo  me  par  el  dover  de  tal  cosa  ; 
se  le  signorie  Vre,  voriano  saper  altro  da  me,  sonai 
chomando  de  quele  sempre  etc. 

Di  V,  Srie.  hercuie  sechadìnar. 

Nota 

Esiste  ancora  nella  Fabbrica  di  S.  Petronio  il  bellissimo 
disegno  di  B.  Peruzzi ,  fatto  a  penna,,  rappresentante  la 
facciata  di  stile  così  detto  gotico.  Vi  aggiunse  il  celebre 
architetto  di  propria  mano:  "questo  pilastro  secondo  que- 
sto schizzo  non  affronta  quello  di  drento  è  secondo  la 
misura  che  io  portai  da  bologna  a  roma. —  questo  pilastro 
affronta  giustamente  quello  drento,  e  per  questo  linter- 
valli  di  mezoson  pili  streti  li  segnati  M.  Questo  pilastro 
angulare  starla  meglio  et  farla  manco  spesa  che  laltro,  et 


l54  CARTEGGIO    EC    D*  ARTISTI 

meglio  concorda  con  lopera  .  —  tucti  li  basamenti  facti 
servano ,  observando  questo  bordine ,  et  questo  a  me 
baldassarre  pare  secondo  tali  principii  meglio  modo  cbe 
fare  si  possa  ^  solò  bisogna  riraovere  quell'cbe  non  sono 
al  fila  deli  altri,  e  fare  tucti  uniformi.  "  —  xii  di  Luia 
1522,  (  così  il  Giornale  1520  -  1527  C.  lxiii  1.  e.) 
lire  18  a  baldisera  da  siena  per  fare  uno  modello  o  de- 
segnio  dela  facada ,  porte  et  dela  tribuna  dela  giexia  — 
lire  18. 

Ercole  Seccadinari,  anch'esso  architetto  di  S.  Petro- 
nio ,  fu  confermato  come  tale  per  Breve  di  Clemente 
vn  il  29  di  Marzo  1529,  ed  ammesso  dagli  ufiziali  il 
17  Dicembre  1530.  Scorso  appena  un  anno  rinunziò  a 
tal  onore  il  3o  Dicembre  1531. 

N.»  C 

Felice  di  Sora  a  Francesco  Maria  duca  d'Urbino. 
Da  Mantova  i6  Giugno  i523  {Arch.  d'  Urbino  unito 
uW^rch.  Mediceo  Classe  prima  Jilza  ccxli). 

È  autografa 

M.  Baldasarre  da  Castiglione  ha  portato  da  Roma 
un  modello  d'un  giardino  e  d' una  habitatione  in  epso, 
disegno  di  Michelangelo,  e  coloro  chel  hanno  visto 
quando  se  mostro  ad  Madama,  me  hanno  decto  esse- 
re una  bellissima  cosa,  et  edifitio  di  grandissimo  in- 
genio e  di  grande  delectatione ,  et  il  Sgr.  Marchese 
bavere  decto  volerlo  far  fare  in  Marmorolo,  che  non 
è  laudato  da  molti  per  venire  un  bellissimo  Theatro 
da  representare  a  spesa  di  circa  ventimilia  ducati,  per 
la  quale  se  existima  se  habia  ad  mettere  a  mente  per 
qualche  di. 

(Direzione)  All'  lllmo.  et  Exo.  Sigr.  lo  Sgr.  Duca 
de  Urbino  Prefecto  di  Roma  de  la  Exc.  Rep.  fiorenti- 
na Capilanio  onor  et  bene  unico 


CARTEGGIO    EC.    d'  AUTISTI  l55 

N/  CI 

Alessandro  Gabbioneta  a  Isabella  marchesa  di  Man- 
tova. Da  Roma  i a  Agosto  iSaZ  (Spogli  e). 

È  originale. 

Illma.  et  Exma.  Madama  Sigra.  et  Patrona  mia.  Con 
questa  sera  alligato  el  disegno  dela  tavola  Marmorea 
avuta  dal  Papa  ,  la  quale  è  parte  de  un  pilo  antiquo, 
che  fu  retrovatò  altre  volte  in  Transtevere  ;  e  intendo 
che  l'altra  parte  del  dicto  pilo  era  in  molti  fragmenti. 
Voglio  far  diligentia  in  veddere  se  li  potesse  avere,  per- 
chè in  quelli  fragmenti  è  ii  rapto  de  Proserpina.  Ho 
fatto  incassare  la  ditta  tavola  expettando  la  sorte  di  on 
buon  mulatiere  che  la  possi  portare.  Alla  buonagrazia 
di  V.  E.  mi  raccomando. 

Rome  12  Aug.  1523 

Urail.  servitor  Alexander  Gabbioneta 
Archidiaconus  Mantuanus 

e DirezioneJ  Illme.  et  Exme.  D.  D.  Isabelle  Marchio- 
nissae  Mantue 

N.°  cn 

Federigo  marchese  di  Mantova  a  Baldassare  Casti- 
glione. Da  Mantova  29  Agosto  i524  (Spogli  e). 

Lo  Abbadino  ne  ha  ditto  che  lulio  *  pictor  desidera 
venir  a  Noi  j  et  Noi  ne  avemo  il  maggior  desiderio  del 
mondo,  perchè  avemo  animo  di  servirne  del  suo  no- 
bilissimo ingegno  et  in  la  pictura  et  in  la  architectu- 
ra ,  et  però  volemo  fate  ogni  opera  per  condurlo  con 
voi  ;  et  havemo  lassato  star  di  far  alcune  cose  a  Mar- 
"mirolo,  finche  habbiamo  il  parere  et  consiglio  suo.  Et 
però  venga  senza  fallo,  acciò  che  quella  nostra  fabrica 

*  Giulio  Romano. 


l5G  CARTEGGIO   EC.    D*    ARTISTI 

non  resti  imperfetta  et  pendente.  Da  Mantova  29  Ago- 
sto 1524. 
C  Direzione)  Dno.  Baldassari  Corniti  Castilioneo 

Nota 

A  questa  lettera  rispose  il  Castiglione  il  di  5  di  Set- 
tembre: 

—  Io  non  manco  di  fare  ogni  instanza  a  Giulio 
depinlore  perchè  venga  meco  a  Mantua ,  e  spero  in  ogni 
modo  dì  condurlo ,  perchè  lui  ne  ha  grandissimo  desi- 
derio, e  non  aspetta  altro  che  esser  satisfatto  della  sala 
depinta  del  papa  ,  *  la  quale  è  riuscita  molto  bella  f  Let- 
tere di  B.  Castiglione  T.  1  /?.  145  ). 

N.'  cm 

Supplica  di  Giacomo  Pacchiarotto  alla  Signoria  di 
Siena,  Da  Siena  i525  {  Jrch,  delle  Bif or  magioni  di 
Siena  Scritture  concistoriali  Jilza  34  ). 

È  originale 

Dinanzi  da  voi  Magnifici  et  Ex.  Signori  et  Capitano  di 
populo 

Maestro  lacomo  di  Bartolomeo  Pachiarotti  dìpentore , 
vostro  minimo  et  servidore,  con  debita  reverentia  ex- 
pone  come  lui  si  truova  caricho  di  fameglia  et  disutile 
videlicet  con  sei  fìgluole  femmine,  che  vene  due  da 
marito,  et  con  poche  substantie  et  pochissimi  guada- 
gni, né  vede  modo  ad  potere  substentare  dieta  sua  po- 
vera fameglia  del  vieto  et  Vestito  alla  povertà  sua  con- 
veniente ;  unde  ricorre  alle  vre.  Signorie  Magnifiche, 
Quelle  humiliter  suplicando  che  si  degnino  per  li  loro 
oppurtuni  consegli  provedere  et  deliberare  che  ad  esso 
Maestro  lacomo  sia  per  gratia  data  et  concessa  la  Gabella 

*  La  sala  di  Costantino.  —  E  noto  che  poco  dopo  riesci  al  Castiglione 
di  coudurre  Giulio  Romano  -a  Mantova. 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  15*] 

della  vostra  piaza ,  libera  et  francha  da  ogni  Tassa ,  cioè 
la  Gabella  di  grano ,  vino  et  Biadi  che  in  quella  si  ven- 
dano per  anni  sei,  servate  le  fedi  ragionevoli.  Ilchè  otte- 
nendo ,  come  spera ,  sarà  uno  principio  di  dote  di  una 
di  dette  sue  fìgluole,  et  reputarassela  ad  gratia  singu* 
larissinia  dala  V.  M.  S. ,  alle  quali  humile  si  rachomanda, 
le  quali  lo  altissimo  Dio  ad  vota  feliciter  etc. 

JVota 

Non  so  se  il  Pacchiarotto  vedesse  un  esito  felice  di  que- 
sta sua  supplica;  l'approvazione  d* un  altra  del  1526  po- 
trebbe provarne  il  contrario .  "  Audita  petitione ,  qua 
Pacchiarottus  dipentor  petebat  sibi  prò  elemosina  do  na- 
ri scuti  XII,  in  quibus  est  debitor  prò  prestantiis,  moti 
iustis  causis  deliberaverunt  et  confirmaverunt  et  quod 
fiat  et  exequatur  in  omnibus  et  per  omnia  etc.  C  Deli- 
berazioni della  Balìa  T.  84  e.  45  ). 

N/  CIV 

Vannoccio  Birjnguccio  a  Bartolo  di  Girolamo.  Da 
Roma  25  Maggio  iSaG  (  Ardi.  e.  Scritlure  concisto- 
riali iV.  34  ). 

É  autografa 

Bartolomeo  mio  Carissimo.  Ieri  te  scrissi  et  non  me 
satisfeci;  per  l' apresente  te  replicarò  meglio  quanto  de- 
sidero ,  et  questo  è  che  ho  affittato  el  mio  orto  a  messer 
Aschanio  di  lacomo  Bertini  per  uno  anno. 

Et  perchè  vorria  che  vi  potesse  habitare  comodamen- 
te, et  ancbo  per  mia  satisfatione,  desidero  che  si  facci 
quel  palcho  dela  sala.  Et  parimente  vorria  ohe  fodaraste 
quelle  travi,  perchè  sono  sottili,  diligentemente  con 
tavole  de  oppio  o  di  pino,  come  paresse  a  voi,  bene  com- 
messe, et  di  poi  colle  molli  isfilate,  che  yi  sonno,  ini 


l58  CARTEGGIO    EC.    D*  AUTISTI 

faceste  fare  uno  palcho  di  mattoni  arrotati  in  tucta  bel- 
lezza. In  suli  spigoli  dele  travi  vorria  una  cornicetta  ri- 
Tercia,  che  ornasse  la  trave;  le  bossole  vorria  belle  et 
bene  dipente,  et  se  pavolo  havesse  qualche  bella  sorte 
di  mensole,  si  comprasero  da  lui,  et  che  in  tucto  et 
per  tucto  faceste  fare  uno  palcho  a  vostro  modo  in  tucta 
bellezza. 

Ancora  vorria  che  faceste  fare  usci  et  fenestre  per  tucto 
dove  bisognassero,  cioè  li  corpi,  per  possere  serrare, 
et  che  tucti  li  ferramenti  da  serrare  o  da  altro  lor- 
dinaste  voi  a  giannone  che  le  facesse  a  vostro  modo. 

El  sopradetto  aschanio  ha  ordine  di  pagare  ogni  vo- 
stra, manifactura  et  tucte  quelle  cose  che  bisognasero 
conprare,  si  che  non  vi  ritirate  in  dietro  di  lavorare© 
far  lavorare;  et  vi  prego  per  amor  mio  non  vi  rincre- 
scha  questa  fadiga,  che  sendo  (?)  arrivare  un  di  in 
qualche  cosa,  ve  la  riconpensarò. 

Se  ala  cucina  in  scali  e  usci,  che  vi  sonno,  acadesse 
uno  credentione,  fatelo  in  quello  modo  che  pare  a  voi. 

Di  lettiere  o  de  altre  massaritie  provegghisi  lui  a  suo 
piacere. 

Voi  dovete  bavere  poco  mancho  che  tucto  el  legna- 
me che  conprai  da  Francesco  placiti,  servite  vene  in  li 
sopra  delti  lavori,  et  il  resto  salvate  j  che  piacendo  a 
dio  voglio  che  facìamo  li  palchi  dele  camere  come  ra- 
gionamo.  fate  piacere  deli  prezzi  di  quanto  farete,  per- 
chè glie  li  ho  aflare  boni  al  conto  del  Ceto  con  tucte 
le  altre  spese  in  sieme. 

In  roma  al  di  xxv  di  maggio  1526 

Vro.  Vannoccio  Biringucio 

(^Direzione  )  Al  mio  Carmo.  Barto.  di  Girolamo  dela 
Massa  alias  Barto.  Brenci  mo.  di  legname  In  Siena. 

Vannoccio  jli  Paolo  di  Vannoccio  VannocciBiringucci 
è  l'autore  della  Pirotechnia,  stampala  a  Venezia  nel  1540. 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  iSp 

A  lui  è  diretta  una  bella  lettera  di  Claudio  Tolomei  in 
data  del  5  Aprile  1536. 

N.*  CV 

G.  B.  Pelori  alla  Signoria  di  Siena.  Da  Genova  3i 
Agosto  iSaG  (  Tizio  P'ol.  X p.  354-  355^  manoscrit' 
to  ìiella  Biblioteca  di  Siena  *J. 

Pollicetur  Cesarea  Maiestas  cum  prefatis  Nunllis  bis 
IIls.  Dominis  quod  medio  Septembris  erit  InTans  cum 
peditibus  viginti  milibus  Almanis  et  quatuordecim  mi- 
libus  equitibus  armature  levis  prò  Mediolano.  Commola 
quidem  est  omnis  secta  Imperiaiis  in  Almania  et  Hispa- 
nia  magna  cum  ira  atque  impetu  con  tra  Federatos.  Pre- 
parationem  ingentem  sua  Cesarea  Maiestas  facit  mulla- 
rum .  pecuniarum  et  gentium.  Deus  adiuvet  pauperem 
Italiam  !  Erunt  ista  cito  et  absque  dubio.  Itaque  sint  V.  D. 
optimae  voluntatis ,  et  faciant  provisiones  bonas,  nani 
cito,  citO;  cito  recompensabuntur.  Ex  lanua  31  Augusti 
1526. 

Nota 

Giovan  Batista  di  Mariano  di  Pasquino  del  Pel  oro  o 
Pelori,  del  quale  avremmo  ancora  a  parlare  m  seguito, 
fu  caratterizato  dal  Vasari  come  uomo  instabile  ;  ma  in 
ciò  ebbe  comune  la  sorte  e  la  colpa  con  tanti  altri  arti- 
sti di  gran  vaglia  e  di  cuore  più  grande,  i  quali,  nati 
a  tempo  dell'indipendenza,  rivolgevano  piiì  volentieri 
Io  sguardo  al  passato  cbe  all'avvenire,  da  cui  poco  si  pro- 
mettevano 0  niente. 

*  Una  copia  di  qucst'  open  etitte  nell'  Arch.  Mediceo 


l6o  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

N.-  evi 

Patente  della  Balia  di  Firenze  in  favore  di  Antonio 
da  S.  Gallo.  Firenze  3  Settembre  iSa^  (  Arch.  della 
Riformagionì  di  Firenze  Lettere  di  Balìa  filza  ì^"]  )• 

Patente  in  persona  M.  Antonii  de 
Sto.  Gballo  architectore  die  3  Sept.  1527 
Decem  viri  etc.  etc.  Andando  per  negocii  del  magi- 
strato nro.  ad  Castrocaro  M."  Antonio  di  ....  da  San- 
ghallo,  nostro  architectore,  estensore  delle  presente, 
et  conBdati  nella  experientia  sua,  li  habbiamo  commisso 
quanto  ci  occorre;  però  voliamo  et  comandiamo  a  cia- 
schuno  che  nel  suo  transito  lo  ricevino,  et  li  diano 
stanzia,  strame,  et  legne  gratis ,  et  delle  altre  cose  ne- 
cessarie per  li  suoi  danari;  et  inspetie  al  commissario 
et  rectore  di  Castrocaro  che  lo  faccia  provedere  in  quello 
luogo  di  stanza  ,  come  di  sopra,  carezaudolo  et  facen- 
doli tutti  li  favori  et  commodi  possibili  ;  et  cosici  sarà 
grato.  Però  non  ne  mancharete  per  quanto  stimate  la 
gratia,  et  temete  la  nostra  indignatione. 

N/CVII 

La  Balìa  d»  Firenze  a  Piero  di  Banco  da  Verrazano. 
Da  Firenze  ^4  Dicembre  1527  (  l.  e.  filza  i4C>  ). 

Al  Commissario  di  Montepulciano  Piero  di 
Bancho  da  Vtrrazano.  24  Decebr.  15'J7 
Sarà  della  presente  exhibìtore  Giovanfrancesco  di  Lo- 
renzo, •  architectore  et  ingegnere,  huomo  suffitiente 
nel  exercitio  suo.  Al  quale  habbiamo  commesso  venghi 
costì  per  vedere  cotesta  fortezza ,  et  rassettare  di  tutto 
quello  chebavessi  di  bisógno.  Così  et  vogliamo  che  veg- 
gba  il  ponte  di  valiano  se  fussi  necessario  farli  repara- 
tione  alchuna.  Et  tene  servirai 

*  Giovaa  Francesco  da  S.  Gallo  fratello  di  Bastiano  detto  Aristotile. 


CARTEGGIO  £C.  D*    JlrRTlSTI  l6| 

Nota 

"  V.  S.,  "  cosi  scrisse  il  detto  commessano  alln  Bnlìa  il 
29  Gennaio  1528,  "  faccino  di  ha  ver  alloro  Giovanfran- 
cesco  da  Sanghallo,  maestro  ingegner  di  V.  S.,  al  quale 
facemmo  ricercha  ci  mandassi  per  ordine  di  V.  S.  uno 
maestro  ingegner  di  legname,  el  quale  dessi  e  disegni 
et  operassi  il  fare  del  ponte  "  (  L  e.  Lettera  alla  Ba- 
lìa filza  122j  è  originale), 

N."  CVIU 

Fraiicesco  Galilei  alla  Balia.  Da  Livorno  7  Febbraio 
iSaS  (/.  e.  filza  122). 
È  originale 

Franciscus  Galileus ,  Capìtaneus  et  Conimissanus  Li- 
burni  7  feb.  1527 

—  Ho  la  di  V.  S.  delli  3  del  presente  insieme  Gio- 
van  Francesco  Architettore,  el  quale  ha  visto  la  forteza, 
del  quale  V.  S.  saranno  raguagliate  di  quello  più  volte 
ne  ho  scripto  a  quelle  ;  —  ricordo  a  quelle  se  è  speso 
in  questa  forteza  2000  ducati,  et  non  prò  vedendo 
forse  uno  dì  cene  potremo  pentire  per  non  vedere, 
perchè  è  di  grandissima  ìnportanza. 

N."  CIX 

Giacomo  Morelli  alla  medesima  Da  Cortona  5  Giù» 
gno  iSaS  (h  e.  filza  i32). 
È  originale 

lac.  Morelli  Coni.  Cortona  v  Giugn.  1 528 
•—  Io  sono  stalo  nella  roccha,  e  parmi  che  di  necessità 
bisogna  alzare  dua  torrioni  che  sono  comminciati,  per- 
chè stando  così  tengano  in  gran  pericolo  la  fortezza, 
e  mollo  peggio  che  se  non  vi  fussino.  Quando  le  S.  V. 
ha  vessino  mandato  Giovaufrancesco  da  S.  Gallo,  come 
T.  //.  ^, 


161  CARTEGGIO   EC.    D*  ARTISTI 

ne  scripsi  a  quelle,  lo  farei  venire  in  sin  qui,  e  farei 
fare  un  disegno  nel  modo  sbavessì  ad  far  dicti  tor- 
rioni, perchè  non  veggo  cene  sia  ne  disegno,  ne  mo- 
dello, né  ordine  alchuno,  et  poi  mi  ingegnerei  alme- 
no di  farli  tirare  tanto  alto  che  si  mettessino  in  difesa, 

N/  ex 

Marco  Bellacci  alla  medesima.  Da  Pisa   13  Luglio 
ìSaS  fi.  e.  filza  e). 
È  originale 

Marcus  Bellaccius  Pisis  xii  lui.  1528 

—  Siamo  stati  insieme  la  Sria.  del  podestà  e  consoli 
Giovanni  Quaratesi  et  Io  per  la  reparatione  chil  fiume 
damo  non  impedisca  la  ciptndella;  et  hauto  a  noi  in- 
sieme et  di  per  se  Giov,  francesco  da  S,  Gallo,  Capo- 
maestro  de' capitani  di  parte,  siamo  resoluti  che  dello 
Giof.  venga  in  firenze,  el  quale  a  boccha  referirà  apie- 
no a  V.  S. ,  et  a' capitani  di  parte  quanto  occorre  di 
fare  circa  ad  ciò  etc.  etc, 

N,"  CXI 

Federigo   Gonzaga   marchese  di  Mantova  a  Giulio 
Romano.  Da  Marmirolo  18  Luglio  i528  {Spogli  e). 

A  lulio  Pipi 
Spettàbile.  Avendo  inteso  per  la  Vra.  il  desiderio  della 
Illma.  Madonna,  nostra  Madre  onorandissima  ,  che  lì 
serviamo  per  far  quelli  camerini  di  Maestro  Baptista, 
volemo  che  facciate  intendere  a  S,  Extia.  che,  ancorché 
sarà  grandissima  incomodità  a  noi  per  la  nostra  fahrica 
per  tanti  Maestri  eLavorenti  che  sono  sopra  essa,  che  sta- 
ranno indarno  con  nostra  gran  spesa,  siamo  contenti  che 
per  ditta  septimana  esso  Maestro  Baptista  vadi  a  servirla: 
ma  pregate  in  nostro  nome  S.  E.  che  non  lo  voglia 
tener  piij  di  essa  septimana ,  che  me  seria  troppo  grande 


C\RTEGGlO    EC.  D*    ARTISTI  l63 

incomodo  et  spesa    vana.  Bene  valete.  Marmiroli  18 
lulii  1528. 

Il  Marchese  di  Mantova 

N."  CXII 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Marmirolo  ^5  Luglio 
i528  (Spogli  c.J» 

lulio  Pipi  nomano  Pictori 

lulio.  Perchè  intendemo  che  niuno  pictor  lavora  alle 
camere  nostre  dei  Palazzo  del  Te,  pensamo  che  non 
si  Uniranno  né  per  tutto  Agosto,  come  ne  avete  pro- 
messo, né  per  settembre,  né  per  Ottobre;  et  ancar 
ci  siamo  spassati  che  ci  siate  mancato  di  tanti  ter- 
mini che  avete  preso  a  finirle,  ne  avedemo  che  ancor 
quest'altro  termine  pigliato  andarà  molto  inanti  con 
poca  satisfactione  nostra.  Però  vi  diremo  che  se  le  vo- 
lete finire  al  termine  promissone,  che  li  facciate  lavo- 
rar diligentemente;  quando  che  non  lo  vogliate  fare, 
provederemo  de  altri  pictori  che  le  finiranno .  Bene 
valete. 

Marmiroli  25  lulii  1528 

Il  Marchese  di  Mantova 

N.*  CXIU 

Bartolomeo  Mancini  alla  Balìa  di  Firenze.  Da  Pistoia 
22  Settembre  i528  (  Arch.  e.  L cjìlza  i34)» 
È  originale 

Bartolomeus  de  Mancinis  capitaneus  et  comissarius 
Pistoni,  22  Sept.  1528 

—  Hiersera  al  tardi  arrivò  qui  Giofranco.  da  Sangallo> 
mandato  da  V.  S. ,  et  questa  mattina  siamo  stati  insieme 
a  visitare  gli  ripari  di  questa  ciptà,,  quali  si  trovano 
in  disordine  grande;  et  per  meglio  raguaglia re  V.  S. 
dello  Giof.  è  risoluto  venire  a  quelle,  et  di  poi  ritor- 
nare etc.  eie. 


lG4  CARTEGGIO   EC.    h*  ARTISTI 

Nota 

Pochi  giorni  dopo  Giovanfrancesco  da  S.  Gallo  si  re- 
cò a  Pisa. 

Pisa  XXIX  Seltbr.  1528,  Iacopo  Morelli  Com.  General. 

Eglhè  arrivato  qui  Giofranco.  da  S.  Gallo,  con  il  qiia< 
le  andrò  riveggendo  molte  cose  di  questa  Ciptadella , 
et  quelle  si  potranno  fare' con  non  molla  spesa,  l'ordi- 
nerò— ;  tutto  si  farà  secondo  suo  parer  (^l.  c*J, 

N.'  CXIV 

La  Balia  a  Niccolò  FaLrini.  Da  Firenze  27  Settem- 
bre iSaS  (l.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  i53). 

A  Nicolò  Fabrini  Podestà   et  Commissario  di 

S.  Gimignano  xxvi  Settb.  1528 
Furono  dinanzi  al  magistrato  nostro  gli  ambasciadori 
di  colesta  Communità,  et  exposono  il  desiderio  di  quel- 
la circa  al  rassettare  que' luoghi  delle  mura—;  diche 
non  volendo  noi  starne  a  iuditio  loro,  habbiamo  man- 
dato costi  Giovfrancesco  da  S.  Gallo,  apportatore  del 
presenti,  col  quale  examinerai  molto  bene  tutto  quel- 
lo che  bisogna  fare,  faciendo  dogni  cosa  capace  colesti 
huomini.  Et  preso  resolutione,  gli  conforterai  a  dare 
perfectione  all'  opera  — . 

Nota 

6  Decemb.  1 528.  Nicolaus  de  Fabrinis  ex  Sto.  Gemi- 
gnano. 

—  Egliè  stato  qui  Giovanfrancesco  da  S.  Ghaìlo  con  una 
lettera  di  V.  Sria. ,  et,  come  per  la  di  vre.  Siie. ,  ha 
visto  intorno  alle  mure  chaslellane  di  fuora  e  di  dreto, 
et  dove  le  mura  crono  rocte  si  sono  in  parte  restau- 
rate ,  et  infra  pochi  giorni  saranno  a  perfectione  racon- 
cie.  Et  circha  al  fortifichare  la  terra,  decto  Giofro.  et 
io  appresso  ci  pare  che  sia  una  spesa  assai  grande,  come 
da  lui  V.  S.  saranno   raguagliate  ;  et  questa  comunità 


CARTEGGIO   EC.   D*  ARTISTI  lG5 

si  truova  male  in  ordine  allo  spendio  ,  et  in  quello  che 
e' potranno  promectono  sforzarsi  in  tutto  quello,  che 
potranno,  per  fortificarla;  ma  per  ora  si  iudicono  inha- 
bili  ^l.  e.  lettere  alla  Balia  filza  136). 

n:  cxv 

Antonio  Guidotti  alla  Balìa.  Da  Prato   i   Ottobre 
iSaS  (L  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  i3G). 
È  originale 

Antonius  de  Guidottis  potestas  et  comissarrus  ex  Pra- 
to 1/  Ottb.  1528 

In  questo  punto  bo  la  di  V.  S.  per  le  mani  di  Mo. 
Francesco  da  Sangallo,  mandato  da  quelle,  et  domat- 
tina col  nome  di  Dio  si  darà  principio  a  fondare  enuo- 
vì  Bastioni,  et  arrassestare  e  mancamenti  de'  vecchi. 

jyota 

La  lettera,  alla  quale  sì  riferisce  questa  risposta  di 
Antonio  Guidotti,  è  la  seconda  fra  le  due  seguenti  della 
Balla: 

Antonio  Guìdocto  Comissario  Prati  die  18  Septbr.  1528 

Habbiamo  ricevuto  la  tua  di  18,  et  per  quella  inteso 
el  desiderio  tuo.  Mandiamoti  per  tanto  Mo.  Francesco 
da  S.  Gallo,  dell'opera  del  quale  ti  varrai  in  cotesti 
ripari  (/.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  1 53  ). 

Ad  Antonio  Guidotti  Potestà  et  Comissario  di  Pra- 
to, 30  Septbr.  1528 

Della  presente  sarà  aporca tore  Francesco  da  S.  Gallo 
Architectore,  dell'opera  del  quale  ti  varrai  in  rassettare 
et  fortificare  li  ripari  di  cotesta  terra.  —  Operrai  che  il 
detto  Mo.  Francesco  sia  satisfacto  in  modo  di  sua  fa* 
ticba  che  shabbi  a  lodare  di  cotesta  comunità  (l.  e. 
filza  152J. 


^  » 


l6(T  CAnTEtìGIÒ   EC.   t>    ARTISTI 

Ni'  CXVI 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Prato  6  Ottobre   iSaS 
r  /.  e.  ). 

J^  originale 

Antonius  de  Guidottis  ex  terra  prati  potestas  et  cp- 
raissarius  8  Ottob.  1528 

Io  ho  una  di  V.  S.  et  per  quella  intendo  e  iusti  de- 
siderii  di  quelle ,  et  per  darvi  notitia  di  quello  sé  facto 
e  disegnato  fino  a  questo  dì  per  far  forte  questo  luogo 
per  ordine  di  mo.  francesco  da  sanghallo ,  vostro  man- 
dato. Et  prima  trovando  tucte  le  torre  tagliate  fino  al 
piano  delle  mura,  salvo  dua,  che  una  è  Apichato  colla 
fortezza,  e  laltra  è  discosto  nella  medesima  faccia  circa 
br.  1 50,  le  quali  sono  molto  alte;  et  considerando  el  pre- 
fato Mo.  Francesco  laltezza  di  decte  torri  et  la  pocha 
grossezza  loro,  li  parse  ordinare  che  decte  torre  si  scha- 
pezassino  al  piano  delle  mura,  come  laltre,  dicendo 
che  ogni  volta  che  le  fussino  battute,  che  la  materia 
riempirebbe  talmente  e  fossi ,  che  le  difese  dessi  fossi 
sare'  persa ,  che  nemici  potrebbono  facilmente  offendere 
quella  banda  col  salire,  et  collo  ascondersi  drieto  a  de- 
cta  materia.  Il  che  fu  molto  capacie  a  me  et  a  molti  altri 
buomìni  della  terra  che  sì  trovorno  presenti  ;  et  subito 
decti  buomini ,  deputati  a  questo  ministerio,  presono  il 
decto  M.°  Francesco  et  scharpellini,  et  cominciorno  a 
dare  ordine  di  farle  tagliare  come  cosa  che  satisfaceva 
alloro;  tamen  per  ancora  non  sé  dato  principio  alcuno 
di  tagliarne,  et  quando  a  V.  S.  piaccia  che  si  soprasegha, 
o  che  sopra  di  ciò  si  faccia  più  matura  examina ,  si  farà 
tanto  quanto  quelle  ne  commetteranno  etc.  etc. 

Nota 

Risposta  della  Balìa  : 

A  Antonio  Guidotti  Commissario  dì  Prato  9  Ottob.  1 528 

La  vostra  delli  vni  del  presente  ci  ha  mollo  satisfatto^ 


CARTÉGGIO    EC.    t>' ARTISTI  I67 

perchè  per  essa  si  conosce  quanto  sia  necessario  scapez- 
zare et  taglàre  le  due  torri,  che  ne  scrivi,  cioè  quella 
che  appiccata  con  là  fortezza  et  ^* altra, che  è  poco  disco- 
sto nella  medesima  faccia.  Et  se  bene  noi  ci  persuadiamo 
che  insieme  con  Mo.  Francesco  da  S.  Gallo  et  altri  huo- 
mini  pratichi  si  sia  havuto  maturo  et  savio  consiglio, 
non  di  meno  ci  sarà  gratissimo  che  di  nuovo  si  consi- 
deri la  rovina  di  decte  torri  ^  e  si  è  in  tutto  et  per 
tutto  necessario  per  la  salute  di  cotesta  terra  (  l,  e. 
Lettere  della  Balta  filza  152  ). 

N."  cxvn 

Bartolomeo  Mancini  alla  stessa.  Da  Pistoia  9  Ottobre 

1528  (  i.  e.  y 

È  originale 

Bartolomeus  de   Mancinìs  capitaneus  et  comissarius 
ex  pistorio  die  9  Octbr.  1528 

^—  Arrivò  qui  mo.  francesco  da  sangallo ,  exhibitore 
della  di  V.  S.  che  del  30  del  passato,  per  commissione 
della  quale  subito  feci  intendere  alJi  magnifici  sigri.  di 
questa  ciptà  la  venuta  di  detto  mo.  francesco  et  quanto 
era  il  desiderio  di  V.  S.;  per  il  che  feciono  sopra  ciò  pra- 
ticha ,  et  questo  giorno,  ragunato  il  consiglio,  hanno 
vinto  tre  milia  ducati  per  ispenderli  in  far  li  ripari  et 
ordini  ne  darà  detto  mo.  francesco ,  quale  per  anchora 
non  è  risoluto  come  e  dove  li  voglia  fabricarejma  non 
passa  domani  che  con  più  ciptadini  electi  dalla  comunità 
con  maturo  ordine  et  consiglio  si  fermerà,  et  lunedì 
prossimo  col  nome  di  dio  si  darà  principio. 

JVota 

28  Otlob.  1528.  Rieri  per  le  mani  di  mo,  francesco  da 
sanghallo  ricepetti  la  di.  V.  S.  del  24  del  presente  ;  in  ri- 
sposta della  quale  non  mi  occorre  altro  senon  che  signi- 
ficar a  quella ,  come  il  principio  dato  alli  ripari  di  questa 
città  si  seguita  f  l.  e.  J» 


l68  CARTEGGIO  EC.   d'  AATISTI 

N.*  Gxvm 

La  Balìa  al  Buca  di- Ferrara.  Da  Firenze  12  Ottobre 
i528  e  /.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  iSa  ). 

Al  Doca  di  Ferrara  die  xu  Ottob.  1528 
Quanto  e  ci  fiisse  grato  che  la  Extia.  V.,  da  noi  ri- 
chiesta di  servirci  dell'opera  di  Ms.  Sebastiano  *,  suo  ar- 
chUeclore,  per  la  fortlGcatione  di  questa  Città,  tanto  vo- 
lentieri cene  compiacessi ,  et  quanto  di  poi  le  virtù  sue 
ne  habbino  salisfacto   a  questo  universale  ,  più   presto 
desiderremo  coi  facti  che  con  parole  mostrarlo,  et  rin- 
gratiarne  particolarmente  la  Extia.  V.  Niente  di  manco, 
non  possendo  noi  satisfare  a  questo  et  molti  altri  obli- 
ghi  che  teniamo  con  quella ,  siamo  certissimi  che  ella 
accepterà  in  luogo  di  tale  satisfactione  la  nostra  buona 
volontà  et  animo,  sì  come  habbiamo  hauto  sempre  verso 
di  lei.  Et  al  prefato  Ms.  Sebastiano,  il  quale  desidera  et 
per  la  età  et  forse  per  timore,  di  questa  o  qualche  al- 
tro suo  sinistro  ritornarsene,  siamo  stati  contenti,  non 
ostante  che  il  desiderio  nostro  saria  stato,  per  dare  prin- 
cipio a  questa  opera,  ritenerlo  qualche  giorno  più ,  che 
senza  rispetto  alcuno  pigli  tutte  quelle  contmodità  che 
tornino  in  benefitiò  suo  ;  verso  del  quale  se  noi  non  ha- 
vessimo  facte  quelle  dimostrationi  che  si  converrebbono 
alle  qualità  sue,  ci  offeriamo  sempre  satisfare  interamen- 
te quanto  per  noi  si  fussi  mancato.  Et  a  V.  Ex.  etc. 

N.*  CXIX 

Giacomo  Morelli  alla  Balia.  Da  Pisa  39  Ottobre  iSaS 
/.  e.  Lettere  alla  Balìa  filzdi  i3G  ). 
È  originale 

lac.  Morelli  comissario  29  Ottob.  1528  di  Pisa 

—  Et  per  bora  non  voglio  ragionar  se  non  della  torre 

*  Sebastiano  Serlio. 


CARTEGGIO   fiC.    d'  PATISTI  iG^ 

nuova  et  del  rivellino  di  quella,  dove  andai  martedì, 
et  menai  meco  v  o  vi  di  questi  bombardieri  delli  mi- 
gliori ci  sono,  per  exarainar  nel  modo  fussi  da  rassettar 
dicto  rivellino.  Et  mi  persuadevo  haverlo  ad  acconciar  nel 
modo  haveva  lasciato  ordine  qui  Giof.  da  S.  Gallo;  ma 
in  sul  facto  vi  ho  trovato  tanti  infconvenienti  e  tanto  dis- 
ordine potria  nascer  per  aconciarlo  secondo  dicto  ordi- 
ne ,  che  mi  son  resoluto  in  tutto  non  Io  voler  fare.  Et 
le  cause  son  tante  et  tali,  che  credo  absolutamente,  se 
Giof,  ci  fussi ,  lo  farei  ridire.  Harei  desiderato ,  che  es- 
sendo purè  cosa  di  tanto  momento  et  tanto  necessaria 
da  assettarlo  a  ogni  modo,  et  non  vorrei  da  altra  ban- 
da esser  tenuto  prosumptuoso,  et  bavere  voluto  inten- 
dere più  chel  dicto  Giofrancesco.  Ànchora  che  tutti  que- 
sti bombardieri  convenghino  della  opinione  mia,  et,  a 
modo  nessuno  non  saccordano  a  quella  di  Giofr.,  harei 
charo  che  le  S.  V.  mi  adiutassino  risolvere  tal  caso  ,  e 
comandarmi  un  huomo  con  il  quale  si  possa  conferir 
le  difficultà  et  le  ragioni  etc.  etc^ 

Nota 

La  Balìa  a  Iacopo  Morelli  Coniissario  di  Pisa,  14  Set- 
tembr.  1 528 

Non  potendo  venire  Giov,  Francesco  Da  S.  Gallo  ti 
mandammo  Amadio,  col  quale  ti  sarai  risoluto  del  modo 
che  bisogna  tenere  circa  a  rassettare  il  rivellino  della 
torre  a  mare  ^/.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  1  53  ), 

Eidem  8  Octbr.  1528.  — Noi  babbiamo  electo  et  deputa- 
to in  luogo  di  Mo.  lacom.o  Battiglini  suto  Ingegnere  nella 
nuova  di  costì,  Mo.  Raffaello  Campelli,  muratore  et  le- 
gnaiuolo, el  quale  di  presente  si  truova  indetta  citta- 
della e  l,  e.  filza  152  J. 

lacomo  Morelli  comessario  generale  di  pisa  alli  4  di 
ottob.  1528 

—  Eglhe  è  vero  che  li  he  suto  a  me  lo  Mro.  Phy lippe 
di  lacomo  da  pontremoli ,  il  quale  mi  he  suto  assai  Io- 
dato per  questo  exercitio  dello  Ingegnieri  j  et  io  per  far 


170  CARTEGGIO    EC.  D*  ARflSTt 

experientia  di  Ini  Iho  mandai  questa  mattina  alla  torre 
nuova  di  livorno  ad  veder  quello  rivellino,  il  qual  he 
necessario  rassettar,  et  li  ho  ordinato  mi  facci  un  poco 
di  desegno  ,  il  qual'mecliante  andrò  veggiendo  il  iudi- 
cio  suo ,  et  acozatolo  con  quello  m' ha  lassato  Giof.  da 
S.  Gallo,  —  et  vedrò  si  lui  si  va  punto  spichando  con 
lo  ingegno  suo  da  questi  modi  ordinarii  —  fL  e.  Let" 
tcre  alla  Balìa  filza  136). 
Idem  16  Novemb,  1528 

Hieri  —  fumo  consegnate  le  di  V.  S^  delli  xnii ,  che 
conmettono  et  accelerano  lo  assetto  del  rivellino  della 
torre  di  mare,  che  per  essere  io  ini  termine  che  non 
posso  intendere ,  resolvere ,  ne  conmettere ,  hieri  ri- 
messi con  mia  a  V.  è.  Amadio  ingegnieri  ( L  e). 

Idem  XXI  Novemb.  —  Anchora  che  ci  sia  stato  Ama- 
dio, ingegnieri,  et  habbi  facti  sua  disegni  dame  non  vi- 
sti,  perchè  mi  pare  vàdi  sopra   le   cime   delli  arbori, 
voglio  che.  V.  S.  lascino  il  charicho  di  decto  assetto  al 
tutto  sopra  di  me,   che  spero  et  confido  render  detto 
luogho  sicuro  con  non  molta  spesa  sopra  fior.  100  — , 
senza  stropio  di  alcun  altro  disegno  fi.  c.J. 
La  Balìa  a  lacomo  Morelli  28  Novemb.  1528 
Habbiamo  elccto  in  luogo  di  Maestro  Girolamo  Di- 
mitri, ingegniere,  Amadio  della   presente  exhibitore , 
con  scudi  quattro  il  mese  fi.  e.  Lettere  della  Balìa 
filza  1 52  ). 

N/  CXX 

La  Balia  a  Antonio  Guidotti.  Da  Firenze  i3  Novem- 
bre i528  fi.  e.  Lettere  alla  Balìa  Jilza  iSa  ). 

Ad  Antonio  Guidetti  Commissario  a  Prato 

XIII  Nov.  1528 

Lo  Exhibitore  della  presente  sarà  Ms.  Sebastiano,  homo 

del  lllmo.  S.  Duca  di  Ferrara,  dell'opera  del  quale  ci 

siamo  serviti  a  beneficio  publico  ;  et  volendo  lui  tran- 

$fcrirsi  costì  prima  che  parta  per  alla  volta  di  Ferrara, 


CARTEGGIO  EC.   D*  AUTISTI  I7  I 

desideriamo  si  faccia  ogni  dimostratione  verso  di  lui  ; 
€t  ricercandoti  di  voler  vedere  la  Cintola  (iella  Madonna , 
operrai  li  sia  concesso.  Et  così  tintjegnerai  di  gratificarli 
in  tutte  le  cose  che  dallui  sarai  ricerco,  et  in  modo 
si  tengha  satisfacto  dì  noi,  perchè  così  meritano  le  sue 
buoDe  qualità. 

H/  CXXI 

Baldassarre  Peruzzi  alla  Signoria  di  Siena.  Da  Siena 
28  Novembre  iSaS  (  Arch.  e.  di  Siena  scritture  con' 
cisioriali  filza  3 1  ). 

È  autografa 

Magci,  Siguri.  Conser.  questa  è  la  spesa  e  misura  del 
ponte  da  rifarsi  sopra  del  fiume  orcìa  al  bagno  avignone 
secondo  la  misura  datomi;  cioè:  di  voto  braccia  xxiii 
e  largo  ba.  x,  trovo  che  alzando  le  pile  overo  spalle 
di  decto  ponte  braccia  uii^da  ogni  banda,  e  grosse  ba. 
vin ,  e  lo  arco,  e  volta  longa  reguagliata  br.  xxvi ,  e 
larga  b.  10,  e  grossa  bracia  due,  col  parapeto  alto 
b.  1  y4,  longo  per  due  bande  ba.  circa  a  xc,  grosso  3/^, 
facino  insieme  canne  cxiu;  che  ,  computato  la  opera  del 
scarpello,  ludico  ducati  tre  per  Canna,  che  fa  la  som- 
ma di  due.  cccxx.;  et  a  fede  del  vero  Io  baldasse  pe- 
rutio  de  Siena ,  e  architectore  di  vre.  Sre.  JVÌagce. ,  ò 
facta  la  presente  di  mia  propria  mano,  questo  dì  xxiii 
di  novemb.  mdxxviii. 

Idem  baldassar  mano  propria 

Nota 

È  unita  a  questo  foglio  una  petizione  della  Compagnia 
di  S.  Giovanni  Battista,  la  quale  dopo  aver  scelto  col 
consiglio  "  dell'excellente  maestro  Ballhasare  architectore 
un  posto  per  fabbricarvi  la  nuova  chiesa  dell' immacu- 
lata conceptione  di  quella  pura  e  dolce  Madre  Maria , 
cioè  dove  siede  la  chiesa  di  Sungiovaoni  ^  fral  muro 


173  CARTEOGIO    EC.    D*  ARTISTI 

rastolìano  antiquo  e  nuovo  in  follonica  "  j  supplica  gli 
Ufiziali  di  Balia  di  agevolarne  questa  intenzione. 

N/  cxxn 

Amadio  d'Alberto  alla  Balia  di  Firenze.  Da  Pisa  l 
Dicembre  1028  (  Arch.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza 
i36). 

È  autografa 

Mag-nirici  Dni.  D.etc.  Giunto  che, far  in  pì$a  e  apre- 
scntatomi  a  ia  Sria.  del  Commissario  lacomp  Morelli, 
mi  fé'  vedere  il  disordine  del  arno,  el  quale  mi  parsse 
di  tanto  grande  importanza  quanto  sia  possibile,  di  mo- 
do che  considerato  il  danno  e  il  rodere  grande  che  a 
questa  piena  à  fatto  ,  giudichiamo  che  non  paserebe  due 
altre  piene  che  farebe  un  dano  di  qualche  migliaio  di 
dùcati;  et  ragionando  con  ditto  Signor  Commiss.irio  cir- 
clia  il  rimedio  di  detto  arno,  abiamo  consultano  di  fare 
nna  paladtta  che  pigli  da  langhoro  ,  dove  era  la  cassa 
matta  ,  che  giuncha  insino  al  diritto  del  portone,  e  ve- 
nire nn  poco  innanzi  per  pigliare  più  dolce  laqua  sia 
possibile;  di  poi  soterare  certi  albori  a  traversso  sopra 
al  portone  a  la  casa  bianca  per  interonpere  laqua,  e 
gitarla  nclisola  fra  la  porta  alepiagie  e  san  michele,  et 
dipoi  a  traversare  certi  altri  albori  a  la  bocca  del  fosso 
nuovo  per  intraronpere  lisola  tra  la  lama,  che  da  la 
cassa  bianca  e  masso  degli  albizi,  e  salvare  la  svolta  di 
san  michele,  perchè  non  sabi  agitare  ne  la  palafitta 
della  Citadella  ;  et  tutto  V.  S.  vederano  per  questo  poco 
di  schizo  fatto  succintamente  che  con  la  presente  vi 
mando.  Non  dirò  altro,  salvo  che  suplico  V.  S.  che  aven- 
dossi  a  far  niente,  quelle  non  indugino,  perchè  cono- 
sco essere  di  magiore  inportanza  che  cossa  che  sia,  ri- 
spetto che  se  venisse  un'altra  piena,  alaventura  sarebbe 
pili  dificile  al  riparare  con  magiore  spendio. 

Apresso  ò  raglonattó  con  la  Signoria  del   Commis- 
sario della  torre  nuova  di  mare  j  olio  trovatto  con  quello 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  ì'jZ 

animo  che  a  mia  tornata  ragionay  con  le  S.  V. ,  e 
pjirnii  labi  pressa  per  bona  via,  perchè  fa  bcnisimo 
dita  opera:  et  alle  S.  V.  umilmente  mi  racomando, 
et  bene  valete.  Di  pisa  il  dì  primo  di  dicembre  1528. 

per  il  servitore  di  V.  S. 

Amadio  dalberto  Ingengniere 

Nota 

Fra  le  lettere  della  Balìa  contiene  la  Glza  1 31  segnata 
1509-1528  varie  cose  interessanti,  delle  quali  noterò 
ciò  che  riguarda  lo  scopo  mio. 

Ultima  lulii  1525 
Alla  comunità  di  Monte  Pulciano ,  che  si  manda  An- 
tonio da  S.  Gallo  et  Lorenzo  del  Tozo,    et  che    non 
piglino  resolutione  senza  relatione. 

23  Augusti  1525 
Deliberato  per  la  relatione  di  Maestro  Antonio  da  Sto. 
Gallo  et  Giovanni'  dalla  parte  chel  fiume  di  Sto.  Mar- 
ch© di  M.  Pulciano  si  metta  secundo  il  iudilio  dato  di 
XX  del  presente,  el  quale  si  manda ^  et  tanto  si  scriva 
ad  quel  comuue  et  al  Capitano, 

10  Aprii.  1526 
Deputato  Niccolò  Machiavelli  a  andar  ad  roma  a  No- 
stro Signore  per  portare  el  disegno  facto  per  le  mura 
della  ciptà  da  Pietro  Navarra  et  dal  Signor  Vitello,  cioè 
per  15  giorni  et  non.  più,  cominciando  el  dì  partirà 
di  firenze. 

Ultimo  Septbr.  1 528 
Amadio  d'Alberto  et  )  ^ondocti  per  ingegneri  a  prò- 
Agnolo  suo  figlio       ^  ^'"'^"^  ^  ^^  per  una  lor  pa- 
°  )  ga  ,  a  XII  paghe  Tanno. 

6  Octbr.  1528 
Elessono  in  luogo  di  Maestro  lacomo  Battaglino,  In- 
gegnere nella  città  di  pisa,  che  è  morto,  Raffaello  Ciani- 
pelli  muratore  et  legnaiuolo. 

27  Novemb.  1528 
Essendo  morto  Maestro  Girolamo  Dimiln ,  Ingegnere 


1^4  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

nella  nuova  di  pisa^  volendo  diminuir  le  spese  al  co- 
mune più  che  si  può  ,  et  maxime  perchè  per  expe- 
ricntia  si  è  veduto  che  detti  Ingegneri  in  molti  modi 
dannificano  el  comune,  pigliando  tutti  qiielli  giorni  che 
si  trovono  in  opera  et  in  su  lavori  publici  lir.  3  per  se 
et  per  uno  garzone,  ancora  che  poco  o  nulla  lavorino  ; 
confidandosi  nella  suOQtientia  di  Amadio  d'Alberto  da 
firenze,  ingegnere  et  nostro  provisionato,  aggiuntogli 
alla  provisione  sua  ^  4  el  mese  ,  lo  deputorno  per  lor 
solenne  partito  in  luogo  del  detto  maestro  Girolamo 
dimistri  fsicjj  con  obligo  che  tante  volte  quante  bi- 
sognerà et  gli  sarà  comandato  dal  magistrato  predi- 
cto,  si  debba  transferire  in  tutti  quelli  luoghi  del  do- 
minio fiorentino,  dovè  sia  necessario,  a  tutte  sue  spe- 
se, non  potendo  pigliar  cosa  alcuna  per  sua  opera  et 
fatica  oltre  alla  provisiqne  detta. 

Maestro  Antonio  da  Meldola  et  l  a"  i-f visione  fiorini 
Maestro  Domenico   di  Maldolese  j  ^  P^^  ^^^  j^^  ^^^^^ 

N."  CXXIII 

La  Balìa  a  Bartolino  Mancini.  Da  Firenze  5  Dicem- 
bre i52S  (  Le.  Lettere  della  Balìa  filza  i52  ). 

Al  Capitano  et  Commissario  di  Pistoia  Bartolino  Man- 
cini 5  Decbr.  1528 

Lapportato re  delle  presenti  è  Francesco  da  S.  Gallo, 
huomo  di  quelle  buone  qualità  che  tu  sai ,  e  ne  ritor- 
na a  seguitare  lopera  incominciata ,  alla  quale  noi  desi- 
deriamo che  si  dia  perfeclione.  Et  perchè  egli  è  ragio- 
nevole che  chi  safFatica,  maxime  in  una  còsa  che  por- 
ta la  salute  di  cotesta  città,  sia  ristorato  secondo  i  me- 
riti suoi ,  desideriamo  assai  che  il  detto  Francesco  sia 
satisfatto.  Et  perciò  ti  commettiamo  che  ad  ogni  modo 
gli  fare  (sic)  una  provisione  conveniente  alle  virtù 
sua,  et  essendosi  pagato  costì  altre  volte  altri  ingegnie- 
ri  et  architectori  per  simile  opere,  vedrai  quello  che  sia 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  1^5 

loro  stato  dato,  et  examinando  le  qualità  di  ciascuno, 
farai  constituire  a!  detto  quella  provisione  che  secondo 
detto  examine  giudecherai  convenirsi  alla  virtù  et  in- 
dustria ;  et  quanto  è  detto  non  mancherai  di  exeguire 
con  quella  prestezza  che  noi  desideriamo. 

Nota 

Bartholomeus  de  Mancinis  capitaneus  et  com.  ex  pi- 
storio  die  3  Decbr.  1528 

—  Per  doppie  lettere  ho  hauto  commissione  dà  V. 
S.  di  fortificare  questa  ciptà  secondo  lordine  et  dise- 
gnio  di  Francesco  da  S,  Gallo  ingegneri  f  L  e.  Lettere 
alla  Balìa  filza  136  ), 

N.'  CXXIV 

Baccio  Bandinelli  a  Niccolò  Capponi.  Da  Roma  io 
Dicembre  i5:s8  (/.  e.  Lettere  alla  Signoria  Jllza  88  J. 
È  autografa 

A  dì  20  di  Decemb.  1528 

M.fao  gonfaloniere  umilmente  nele  vostre  brada  ri- 
horo,  home  favorevole  a  tute  le  hose  giuste,  ulimamen- 
te  he  di  hostì  mi  parti'  V.^  magnificienzia  a  batista  de- 
la  pala  e  a  me  ci  promese  oviare  a  una  ingiusta  vila- 
nia  me  voluto  fare  dalioperai  di  santa  maria  del  fiore, 
e  quali  a  tenpo  he  ne  fu  piero  salviati  e  tadeo  tadei 
maiogorno  tute  le  storie  e  figure  dariento  andavano  ne 
la  hrocie,  home  apare  ne'  loro  libri,  perchè  in  firenze 
non  era  hi  fusi  per  quele  figure,  chome  desideroso  dela 
grolia  de  la  cita  ventrai,  e  fecine  parehie  istorie ,  e  a 
honto  di  ciò  ebi  ariento  e  danari  :  or  fermandosi  deta 
opera  altri  operai  rivogliano  dame  el  dato  ariento  e  da- 
nari, cierto  questa  è  una  ingiuria  non  fu  mai  fata  a  ne- 
suno  artiste,  perchè  ò  a  dar  loro  opera  e  non  danari; 
diche  mi  minaciano  mi  vogliano  entrare  in  tenuta  in 
su  beni,  cierto  non  merita  questo  lopera  ò  fato  loro. 


176  CARTECCTO   EC.   1)'  ARTISTI 

SO  piace  a  hila  vvdula;  chosì  mi  sforzerò  senpre  pere 
quanto  porta  le  mie  fatiche  fare  onore  a  la  cUà.  prego 
V.  Sria.  faccia  intendere  a  rafaello  Giugni ,  he  tuto  fa, 
he  pigli  da  me  opera  a  ogni  loro  hoinodo  ;  he  danari 
nono,  e  a  vostra  magnitìcien^a  umilmente  mi  raboman» 
do  e  Dìo  vi  mantenga  sano. 

Servìtor  vostro  bacio  isbultore 
in  roma. 

Nota 

**  Era  ,  '*  così  racconta  il  Vasari  nella  vita  di  Baccio  ", 
Micbelagnolo  orefice  padre  di  Baccio,  il  quale  avendo 
in  vita  preso  a  fare  con  ordine  del  papa  per  gli  operai 
di  S.  Maria  del  Fiore  una  croce  grandissima  d'argento 
tutta  piena  di  storie  di  basso  rilievo  della  passione  di 
Cristo,  della  quale  croce  Baccio  aveva  fatto  le  figure 
e  storie  di  cera  per  formarle  d*  argento,  l'aveva  Mi- 
cbelagnolo morendo  lasciata  imperfetta  ;  ed  avendola 
])accio  in  mano  con  molte  libbre  d'  argento ,  cercava 
che  Sua  Santità  desse  a  finire  questa  croce  a  Francesco 
dal  Prato  che  era  andato  seco  a  Bologna.  Dove  il  Papa,, 
considerando  che  Baccio  voleva  non  solo  ritrarsi  delle 
fatture  dèi  padre,  ma  avanzare  nelle  fatiche  di  France- 
sco qunlche  cosa,  ordinò  a  Baccio  che  l'argento  e  le 
storie  abbozzate  e  le  finite  si  dessero  agli  operai,  e  si 
saldasse  il  conto ,  e  che  gli  operai  fondessero  tutto  l'ar- 
gento di  detta  croce  per  servirsene  ne'  bisogni  della 
chiesa  stata  spogliata  de'  suoi  ornamenti  nel  tempo 
dell'  assedio  ;  ed  a  Baccio  fece  dare  fiorini  cento  d' oro 
etc.  "  Trovo  nei  libri  dell'  Opera  del  Duomo  che  già 
il  Settembre  1514  "si  dà  a  fare  una  croce  grande  d*  ar- 
gento senza  piedi  a  Micbelagnolo  Viviani  e  Antonio  Sal- 
vi orefici.  "  Ora  parlando  di  B.  Baudinelli,  mi  giova 
riportare  qui  il  seguente  squarcio  delle  Memorie  Fio- 
rentine  inedite  del  cav.  Settimani  intorno  al  gruppo 
colossale  di  questo  artista. 


CARTEGGJU    BC.    D     AttTiSTI  t']'] 

**  Addì  primo  Maggio  15H4,  avendo  fatto  Baccio  di 
Michelagnolo,  orafo  Fiorentino,  nella  Opera  di  S.  Ma- 
ria del  Fiore  una  Statua  d'  Ercole  che  ammazza  Cacco, 
e  stando  detta  Statua  così  ritta  e  Qnita  in  detta  Opera, 
fu  tirata  in  tre  giorni  su  per  travetti  a  forza  d*  argano 
in  Piazza,  ed  in  detto  dì  fu  veduta  ritta  e  collocata  in 
sul  canto  delle  scalee  del  Palazzo  di  verso  la  loggia 4e* 
Signori.  Il  Marmo,  di  cui  fu  fatta  detta  Statua,  fu  uno 
de' più  belli  che  mai  venisse  in  Firenze,  ma  all'incon- 
tro il  peggio  lavorato,  a  giudizio  degli  homini  Intelli- 
genti di  Scultura  "  •  — 

N».  CXXV 

La  Balia  a  Giuliano   Ciati.   Da   Firenze  4  Gennaio 
i529  C  l.  e.  Lettere  della  Balla  filza  i52). 
À  Giuliano  Ciati  mandatario 
4  Gennaio  1528 

La  causa  perchè  si  manda  in  diligentia  il  presente 
Corriere  con  la  inclusa  al  Illmo.  S.  Duca  d*  Urbino  è 
perchè  per  epso  noi  richieggiamo  sua  Exlia.  che  ci  ve- 
gli subito  compiacere  dì  mandare  qui  el  magnifico  no- 
stro Pierfrancesco  da  Urbino ,  Ingegniere  excelleutissi- 
mo ,  dellopera  del  quale  desideriamo  di  presente  per 
qualche  giorno  valerci.  Et  perchè  noi  vorremo  che  luì 
venisse  ad  ogni  modo  et  con  ogni  prestezza  posàibilé, 
però  tu  con  quelle  parole  iudicherai  a  proposito ,  operrai 
col  prefato  S.  che  cene  compiaccia,  diche  ci  farà  piace- 
re singularissimo  j  et  in  questo  non  mancherai  di  fare 
con  sua  Ex.  ogni  officio  possibile.  Di  poi  seguiterai  col 
nome  di  Dio  il  tuo  viaggio  .  Adviserai  quanto  priiiia 
potrai^  se  il  dicto  ingegniere  è  per  venire. 


T.IL  12 


178  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

N».  CXXVI 

Rosso  Buondelraonti  alla  Balia.  Da  Borgo  S.  Sepolcro 
31  Gennaio  1529  fi.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  128). 
£  originale 

Rosso  de  Buondelmonti  Gapìtaneus  et  Gommissarius 
Seti.  Sepolcri  xxi  lann.  1528 

—  Sera  arrivato  Giovanfrancesco  da  Sangallo ,  dal 
quale  V.  S.  saranno  sute  raguagliate  in  che  essere  si 
trovi  questa  Ciptà,  et  per  ogni  evento  saria  bene  fussi 
asettata  in  termine  da  potersi  quardare. 

Nota 

Idem  2  Martii  1528 

V.  S.  opereranno  con  S.  Gapitani  di  parte  che  man- 
dino qua  Giovanfrancesco  da  ^angallo,  loro  arcliitecto- 
re ,  per  dare  perfectione  a  quello  già  si  era  comincialo 
senza  lui  C  l,  e.  ), 

N*.  cxxvn 

Isabella  Gonzaga  marchesa  di  Mantova  a  Sebastia- 
no Luciani  detto  del  Piombo.  Da  Mantova  2  Marzo 
i52g  (Spogli  e. J, 

Magistro  Sebastiano  Luciano  Pictori 
Mro.  Sebastiano.  Avemo  visto  quanto  ci  avete  scrit- 
to in  resposta  della  lettera  che  vi  serissimo  li  giorni 
passati  circa  le  nostre  medaglie  ;  et  intesa  la  delibera- 
tione  che  avete  fatta  de  transferirvi  a  Roma  fra  pochi 
giorni ,  •  ni  avemo  sentito  gran  piacere,  perchè  andando 
li  parmi  de  potere  sperare  di  averle  presto,  come  seria 

•  Le  parole  :  "  la  deliberatione  che  avete  fiatta  de  transferii'vi  a  Roma  " 
sembrano  indicate  un  primo  viario  a  Roma  ;  fu  secondo  il  Vasari  Ago- 
stino Chigi  che  lo  condusse  a  Roma  molti 'anni  prima. 


CARTEGGIO  £C.    D*  ARTISTI  1  79 

nostro  desiderio.  Et  però  quando  sarete  là,  ci  piacerà 
che  le  consegnate  in  numero  al  Magnifico  nostro  Oratore 
residente  presso  la  Santità  di  N.  S. ,  perchè  egli  ha  com- 
missione da  mi  di  accettarle ,  et  mandarcile  per  la  più 
secura  et  expedita  via  che  li  occorrerà.  Et  in  questo  ci 
farete  cosa  singularmente  grata;  et  alli  vostri  commo- 
di ne  oQerimo  sempre. 
Mantue  2  Martii  1529 

Isabella  Marchionissa 
Mantue 

Nota 

Il  marchese  Federigo  alla  saddetta  Marchesa: 

"  Ricevessimo  questi  dì  passati  le  medaglie  che  per 
Pandolfo  alla  partita  nostra  da  Roma  furono  comissi  in 
le  mani  del  maestro  Sebastiano  pletore,  et  per  ricono- 
scerle più  da  voi  che  da  Esso  Pandulfo  ,  qual  senza  l'au- 
torità nostra  non  averla  la  facultà  de  metterle  insieme, 
vi  ringraziamo  molto  perchè  1'  avemo  avuto  carissimo. 
18  Maggio  1529 'V^.  e.  )• 

Fra  le  lettere  del  marchese  Federigo  ne  esiste  ancora 
un*  altra  del  1  Maggio  1524,  la  quale  a  Sebastiano  del 
Piombo  si  riferisce: 

"  Vorresimo  anche  che  ne  facesti  fare  a  Sebastianello 
veneziano,  pittore,  un  quadro  di  pittura  a  vostro  mo- 
do: non  siano  cose  de  Sancti,  ma  qualche  pitture  va- 
ghe et  belle  da  vedere;  non  solamente  a  Maestro  Se- 
bastianello ,  ma  a  qualche  altro  exceliente  pittore ,  un 
quadro  per  cadauno,  de  quella  grandezza  che  pare  a  voi: 
vero  è  che  non  li  vorressimo  troppo  grandi,  né  anche 
troppo  piccoli,  bene  valete. 

(  Ex  lUteris  marchionis  Federici  ) 


l8o  CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

N."    CXXVUl 

Niccolò  Fabrini  alla  Balìa.  Da  S.  Gimignano  3  Mar- 
zo i529  (^'  ^'  Lettere  alla  Balìa  Jilza  128  ), 
È  originate 

Niccolò  di  Zenobi  Fabrini  potestà  di  S.  Gimignano 
3  Martii  1528 

—  Preterea  ricordo  a  V.  S.  come  li  antecessori  di  V. 
S.  raandorno  Giovan  Francesco  da  Sangallo,  vostro  in- 
gegnieri,  a  veder  certi  bastioni  et  mura  della  terra  di 
Sto.  Gimignano  quali  erano  ruinati  j  —  io  non  scritto 
prima,  percbè  credevo  a  quel  tempo  essere  uscito  ,  per 
tanto  V.  S.  potranno  intendere  da  dicto  Giovanfran^ 
ce^co  di  quanto  sia  bisogno. 

N.-  CXXIX 

Istruzione  a  Amadio  d'Alberto.  Firenze  3  Aprile 
l529  (l.  c.  Lettere  della  Balìa  Jilza  i5i  ). 

3  AprHe  1529 
—  Inslruclione  a  Maestro  Amadio  Dalberto,  Tngegniere, 
mandalo  a  Livorno. 

Maestro  Amadio  tu  ti  transferirai  a  Livorno  con  cele- 
rità, et  col  aiuto  del  Capitano  et  Commissario  di  quel 
luogo  farai  rimurar  con  uno  mezo  braccio  di  muro  el 
di  drentodi  dua  canonnieri  sono  in  cittadella  di  Livorno 
verso  la  marina  ,  in  buona  forma,  et  farai  sbassare  la  tor- 
re è  fuori  di  dieta  Cittadella,  dieta  la  guelfa,  di  sorte 
non  faccia  cavaliere  a  quella  ,  et  similmente  la  torre  ve- 
chia  di  drieto  alla  dogana;  et  nel  tuo  andare  condurrai 
teco  dua  colubrine,  etc.  etc.  et  ancora  farai  rimondar 
diligentemente  la  Citerna  eie.  etc. 


CA&TECGIO  EC.  d'  AATtATI  l8l 

w.  cxxx 

La  Balìa  a  Amadio  d'Alberto.  Da  Firenze  8  Aprile 
1629  C  L  e.  filza  i55  ). 

A  Maestro  Amadio  Dalberto  allorto  a  Signa 
8  dVAprile  29 
Amadio  noi  intendiamo  per  una  tua  come  li  scafaguoli 
Voglono  essere  pagati  della  loro  fatica  per  condurre  le 
artiglerie,  come  ti  sì  commesse;  pensavamo  li  rimet- 
tessi ai  magistrato  fatto  la  opera,  et  alhora  sarieno  stati 
pagati.  Non  dimanco ,  havendo  quelli  pure  bisogno  della 
lor  satisfactione  costì,  ti  comeltiamo  li  satisfaccia  delli 
L  30  portati  al  Capitanò  di  Livorno,  et  di  quello  pa- 
gherai loro  ne  darai  conto  al  Capitano  detto  prima,  et 
di  poi  al  magistrato  nostro.  £t  sollecita  quanto  ti  sé 
commesso. 

N.°  CXXXl 

Amadio  d'Alberto  alla  Balìa.  Da  Pisa  11  Aprile  iSz^ 
{L  e.  Lettere  filza  i38). 
È  autografa 

—  Domani  si  melerà  mano  a  tagliare  la  tore  gnel 
fa  a  livorno,  e  farassi  ongni  cossa  con  diligentia  e  con 
risparmio  del  denacho .  non  si  è  miso  prima  mano  a 
tagliare ,  perchè  maestro  goro  con  essua  maestri  si  so- 
no partitti  per  una  condanagione,  che  à  fatto  loro  el 
capitano  di  livorno  ;  e  quali  non  vi  vogliono  capitare 
ìnfino  che  non  esce,  per  non  avere  qualche  male  ds 
Ini.  Domani  che  saremo  a  di  12  daprile,  cornicerò 
fsic  )  con  maestro  raffaello  a  tagliare  e  fare  quello  che 
le  V.  S.  mano  conmesso,  non  altro,  a  le  S.  V.  mi  raco- 
mando. 

In  pisa  a  di  xi  Aprile  1529 

Apresso  che  cassi  della  paliciata  della  torre ,  parmì 
molto  utile  el  farla,  non  tanto  rispeto  a  me,  quanto 


l8a  CARTEGGIO  EC.   l>'    AUTISTI* 

a  tuli  gli  omini  che  ano  ingengno  dicono  che  è  necesaria 
ci  farla;  fassi  con  300  pini ,' costerà  150  ducati,  e  Tarassi 
in  3  o  4  seti  ma  ne  il  più  lungo,  le  S.  V.  ne  diano  aviso 
di  quello  che  sa  fare  circa  a  tal  cosa. 

Amadio  dalberto 


N.»  CXXXII 

II  medesimo  alla  stessa.  Da  Pisa  1 4  Aprile  i539(  /. 
e,  filza,  e). 
È  autografa 

Magci.  dni.  etc.  -^  Sono  slato  ala  torre  di  mare  ed 
ò  visto  el  muro  fatto  j  che  sta  bene  ;  ma  ano  fatto  el 
fondamento  a  seco  e  postovi  su  panconi-  di  modo  che 
adesso  vengano  le  meregiate  et  maxime  le  libeciate/e 
baleno  nel  fondamento  a  seco,  et  a  la  tornata  cavano 
tluta  volta  dele  pietre,  di  modo  cbe  glie  di  necesità  fare 
quelo  ordine  che  aveva  comincialo  maestro  goro  ,  non 
volendo  cbe  quel  sé  fatto  in  fino  a  qui  sia  una  cossa 
gittata  via;  et  volendo  farlo,  lo  farò  con  tal  modo  che 
sarà  manca  spesa  che  a  farlo  come  prima  era  cominciata, 
perchè  ne  fato  qualche  parte  e  sta  bene^  e  sarà  poca 
cossa  il  finire. 

Circa  dela  paliciata  che  sera  ordinata  di  farla  80  o  100 
braccia,  dicocsere  una  cossa  buona, e  chi  dice  altrimenti 
non  sene  intende  ;  perchè  le  fortezze  senssa  fosso  non 
vagliono  nulla  :  cossi  sta  questa  cossa,  sarà  di  poca  spes- 
sa ,  e  sarà  una  cosa  perfetisima. 

Apresso  sono  slato  a  questi  commissari  di  pisa  et  dì 
livorho,  e  domandando  aiuto  el  favore  a  queste  cosse,  mi 
dicono  che  io  mostri  loro  la  patente;  io  dico  non  averla, 
e  mi  risponderto  che  non  ano  letere  né  nulla,  et  che 
non  sano  quel  che  io  sia,  a  la!  cossa  prego  V.  S.  che 
iscrivino  loro,  e  al  sì  mi  facino  una  patente,  che  io  possi 
mostrare  quel  tanto  che  quelle  mi  mandano  qua  a  fare. 
Io  giunsi  a  lìvorno  fra  lascila  e  ìhtrata  del  Capitano ,  e 


CARTEGGO    EC.    D*  ARTISTI  l83 

enon  volse  che  io  li  consengnassi  denari,  perchè  dico 
che  le  S.  V.  non  glìano  ditto  nulla,  e  che  lui  non  vole 
ìntrare  in  quelle  inpresse  che  non  li  sono  sute  inposte  ; 
ma  quando  mi  saranno  inposte,  io  le  farò  diligente- 
mente, olii  dati  in  mano  di  salvadore  quaralessi,  pro- 
veditore, infino  tanto  che  sahino  a  spendere,  o  che  da 
V.  S.  se  ne  faci  altra  dispositione  a  chi  là  a  spendere. 
Io  spengo  50  mogie  di  calcina  in  pisa,  perchè  averlla 
a  spengnerla  lagiù  gosterebe  più  laqua  che  la  calcina  et 
la  ^eturaj  in  ongni  modo  si  paga  a  mandarla  spenta 
come  asciuta. 

El  contto  delle  spese  fatte  larete,  condotto  che  io 
arò  el  pezzo  della  artigleria  grossa  a  livorno  ;  spero  in 
dio  che^oggi  velo  condurrò ,  e  questo  tutto  è  stato  per 
non  avere  patente,  che  ò  auto  a  stentare  a  trcJvare  buoi. 
Non  altro,  a  Vre.  Srie,  mi  rachomando ,  e  bene  valete, 
iu  cittadella  di  pìsa  a  dì  14  daprile  1529. 

per  lo  vostro  Ingengnere  Amadio 

N.'  cxxxni 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Pisa  i8  Aprile  i52g(l.  e). 
È  autografa 

Mag.  S,  X.  questa  per  dirvi  chome  Io  ò  datto  princi- 
pio alle  chose  chomesse  per  V.  S.,  e  prima  sé  chomincato 
a  tagliare  la  torre,  detta  la  ghuelfa,e  per  tutto  dì  26 
di  questo  mese  penso  sia  in  terra. 

E  più  fo  a  intendere  a  V.  S.  chtlla  torre  chiamata 
la  vechia,  drieto  alla  doghana,  avevo  messo  mano  a 
schoprire  il  tetto  per  disfarla,  e  nò  choperto  la  sesta 
parte  ;  e  perchè  mi  pareva  si  gi tassi  via  e  denari  senza 
proposito  a  taglialla,  el  che  considerando  non  faceva 
danno  alla  citadella,  però  fermai  il  tagliare  di  quella, 
e  mi  pare  sare'più  utile  rifare  uno  chavaliere  nella  cit- 
tadella, che  gà  vera  j  e  per  avere  e  sassi  ella  terra  è  stato 
disfatto,  e  fatto  questo,  altri  chavalieri  che  fusino  fatti 


l84  CARTEGGIO   EC.    d'  AUTISTI 

^r  la  lefra  oallrove,  non  posono  noiaré  quello ,  per- 
chè questo  sarà  soperiore  a  tulli,  e  cìiori  quella  spesa 
si  sarc' fatta  a  disfare  quella  torre  drieto  alla  doghana, 
si  chondurrà  ditto  cbavaliere.  In  pisa  18  Aprile  1529. 

Amadio  dalberto 

N.-  CXXXIV 

Ceccotlo  Tosinglii  alla  medesima.  Da  Pisa  a8  Aprile 
1529  (L  e.  filza  e). 
E  originale 

Ceccotto  Tosinghi  Commissario  generale,  Pisa  28  Apri- 
le 1529 

—  Doveracci  arrivare  Amadio ,  in  questo  mezzo  sor- 
dìnarà  il  legname  per  exequire  tal  opera;  —  quanto 
alla  Cittadella  vecchia  per  non  ci  essere  anchora  com- 
parso Amadio,  non  sono  stato  in  causa;  alla  sua  arri- 
vata speculeremo,  et  della  resolutione  nostra  daremo 
particulare  adviso  a  V.  Srie.  Alle  quali  ricordo  che  simili 
partiti  sono  gravi  e  importanti,  perchè  il  riparare  e  for- 
titicare  i  luoghi  voi' passare  per  mano  di  homini  expe* 
rimentali  ;  perchè  essendo  facto  da  homini  non  intelli- 
genti sono  molto  più  a  beneficio  delli  inimici,  che  ad 
reparatione,  e  però  indicherei  esser  molto  opportuno 
che  a  tal  reparatione  le  S.  V.  spingessino  per  fin  qua 
Michelagnolo j  che  si  venissi  ad  stare  4  giorni  meco: 
che  davanti  la  partita  mia  li  ne  parlai,  e  ne  ritrassi  che 
facilmente  li  si  farebbe  pigliare  tale  assunto,  e  anchora 
profilerebbe  alla  palicciata  del  rivellino  de  la  torre  nuo- 
va di  livoruo,  e  ad  tutte  l'altre  cose  che  si  dovessin 
lare  in  dicto  loco. 

Nota 

29  Aprile  1529  la  Balìa  a  Ceccotlo  Tosinghi 

—  Amadio  sarà  apporiatore  delie  presente ,  col  qaale 


CARl'EGGIO  EC.    b*   ARTISTI  l85 

potrai  consultare  quello  sia  da  fare  circa  alla  fortifica* 
tione  della  città  vecchia.  Noi  ancbora  crediamo  che  sa* 
ria  molto  approposito  che  Mic/ielagnolo  si  transferisse 
costì  per  qualche  giorno.  Et  faremo  ogni  opera  (  se  lo 
potremo  a  ciò  indurre  )  •  perchè  venga  C  L  e.  Lei» 
tere  della  Balia  filza  1 55  ), 

Alexander  de  Segnis ,  Capitaneus  et  Commissarius.  Pi- 
6is  30  Aprii.  1529.  —  Circa  el  rincalzo  da  farsi  el 
muro  del  rivelliiio  della  nuova  (sic)  di  mare  per 
anchora  non  se  cominciato  ;  perchè  fra  due  giorni 
manderò  Maestro  Goro,  ingegnierì ,  quale  è  stato  sopra 
detta  muriaglìa^  e  raguaglierà  di  tutto  V.  S. ,  sì  eliam 
darà  notitia  a  quella  circha  el  riparo  di  arno  della  cipta- 
della,  per  parermi  homo  su^tiente  et  pratichoY^ /.  0. 
Lettere  alla  Balìa  filza  1J8  ). 

Sotto  il  medesimo  dì  Tosinghi  ripete  la  supplica  che 
gli  sia  mandato  Micbelagnolo.  Dice  avere  sotto  mano 
queste  tre  cose:  la  riparazione  della  fortezza  vecchia, 
la  paliccìata  di  livorno,  et  la  fiumara  "  che  si  vede  ma- 
nifesto bavere  ad  far  in  breve  tempo  grandissimo  dan- 
no alla  Cittadella  "  (  L  e,  J. 

N.°  CXXXV 

Il   medesimo  alla  stessa .  Da  Pisa  3  Maggio   iSa^ 

C  l'  c«  J« 
È  originale 

Ceccotto  Tosinghi  Commissario  Generale 
—  Di  poi  siano  stati  in  loco  proprio  alla  fiumara, 
dove  questi  intelligenti  fanno  iudicio  habbia  ad  essere 
di  supremo  proficto  il  presto  reparar  al  beneficio  di  Cit- 
tadella, ma  con  varie  opinione,  sì  come  per  altra  sé 
dicto  ;  et  per  la  presente  li  ricorderò,  che,  si  cosa  al- 
cuna si  trova  incerta  e  fallace,  il  promettersi  el  ina* 
neggio  delle  fiumare  è  fallacissimo,  reducendomi  a  me- 
moria, sicome  per  altre  mie  medesimamente  bo  dicto, 

*  Il  peno  fia  (  )  è  cancelhlo. 


l86  CARTRCGIO  EC.    D*  ARTISTI 

quando  in  le  guerre  pisane  si  deliberò  volger  arno,  e  Vt 
auclori  Io  proiiiiseno  riuscibile  in  loro  opinione  et  arte, 
sortì  contrario  eOeoto:  però  direi  che  sendo  opera  tanto 
iiiportante,  fiissi  di  necessità  far  venire  homini  in  tal 
disciplina  periti,  e  a  paragone  di  quelli  hanno  V.  S, 
lai  impresa  maturamente  consultare,  a  fine  che  tanto 
fjrossa  et  importante  spesa  non  resti  vana  et  inutile. 
Ritraggo  che  doppo  molte  discrepanti  opinione  de  li 
anledicti  speculatori,  il  vero  sia  questo,  che  tal  impre- 
sa non  vole  dilatione  di  tempo,  et  che  non  soccorren- 
dola presto,  si  antivede  la  eminente  sua  ruina.  Amadio 
e  Goro  sono  uniformi  in  tal  sententia,  che  al  rincontro 
de'  denti,  facti  al  tempo  di  Carlo  Federighi,  sia  da  far 
un  fosso  ,  dove"  per  antiquo  si  vede  essere  passato  Arno, 
e  conferirsi  con  dicto  fosso  per  insino  allo  incontro  di 
san  Baitholomeo  a  Putignano  ,  e  dicto  fosso  habbia  ad 
esser  br,  2500  di  longhezza ,  et  br.  30  per  larghezza 
in  cima  ,  et  in  fondo  25,  con  una  riga  in  mezzo,  la 
quale  per  essere  di  terreno  volatile  seri'  habbia  ad  ire 
per  la  piena  d'  arnoj  e  prosumono  che  con  certezza 
s*  habbia  ad  voltar  sotto  gli  archi  de' ponti,  scostandosi 
dal  puntone  di  Cittadella;  e  dicto  Amadio  assevera  ha- 
verne  conferto  con  Michetagriolo  j  et  esso  haverlo  con- 
probato .  bora  V.  S.  ne  saranno  in  discussione  col  dco . 
Mchelangelo ,  et  del  rctracto  si  degneranno  darne  advi- 
so.  Benché  a  me  molto  più  parrebbe  opportuno  che 
quelle  lo  spingessino  fin  qua,  come  per  altre  mie  ho 
dicto,  per  essere  questa  una  inpresa  da  non  fidarle  in 
sulle  spalle  delli  antedicti  nostri  ministri,  molto  deboli 
al  mio  ludicio.  La  spesa  (  secondo  la  intentione  deli 
antedicti  )  ascende  -alla  summa  di  ducati  5200  ,  si  come 
V.  S.  vedranno  per  il  conto  facto  con  il  disegno  d'Ama- 
dio et  Coro,  quale  li  si  manda  per  il  presente;  Gio- 
Tanfrancesco  di  Sangallo,  quale  fu  presente  in  causa  con 
el  Capitano  di  parje,  è  totalmente  alieno  dal  ludicio 
deli  dua  sopradici i,  e  tiene  molto  più  riuscibile  far  l'im- 
presa più   da  busso,   sì  come   quelle    vedranno  in  sul 


CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI  I87 

disegno  facto  per  mano  di  Amadio  e  Goro,  e  esso  pre 
sentialmenté  nele  raguagliarà  più  a  pieno,  dovendosi 
transferire  costì  in  fra  breve.  Questa  mattina  siano  sta- 
ti alla  Cittadella  vecchia ,  e  inteso  e  pareri  di  tutti  que- 
sti nostri  ministri,  de' quali  si  ritrahe  che  lopinione  di 
Goro  e  Amadio  è  che  in  primis  si  debba  resarcir  il  pa- 
lazzotto, el  piano  del  quale  è  gagliardissimo,  e  il  vano 
oltra  le  grossezze  dele  mura  è  braccia  27  per  un  verso, 
per  r  altro  br.  25,  da  farvi  ogni  gagliardo  cavaliere  che 
signoreggi  e  la  terra  e  la  campagna  e  defenda  il  ponte, 
e  indica  esser  a  proposito  fare  un  terrapieno  nel  rivel- 
lino del  arno  che  viene  dal  palazzotto ,  e  la  guelfa,  per 
scoprire  la  piaggia  di  stanpace  e  porta  a  mare,  che  for« 
tificherebbe  lune  e  laltro  molto  franchainente  etc.  etc. 
Pisis  3  Maii  1529. 

Scordavami  dire  a  V.  S.  d'  un  difetto  dì  non  pò  :a  im- 
portanza, al  quale  si  presto  non  si  riparrà,  generarà 
malissimo  effetto:  e  questo  è  chel  fundamento  de  le 
d^ie  Pile  di  Ponte  a  mare,  quale  già  li  o  vero  15  an- 
ni fu  rifondato ,  sono  di  nuovo  sì  riscalzate,  che  si  con 
celerità  non  si  rifondano  upaltra  volta^  sene  andranno 
in  ruina  ;  e  quello  che  bora  si  farebbe  con  poca  spesa , 
tardi  si  rifarebbe  con  grandissima^  e  forse  non  mai  piiì  : 
mandone  a  posta  un  disegno,  acciò  quelle  possino  me- 
glio considerar  Io  instante  pericolo . 

Nota 

Idem  2  Maggio  1529 

Per  Amadio  tengo  una  di  V.  S.  del  xxix  circa  la  re- 
paratione  dela  fiumara  a  beneficio  della  Cittadella,  hieri 
fummo  in  causa  con  dicto  Amadio ,  Giovanfrancesco  da 
S.  Gallo  et  alcuni  altri  del  paese  assai  intelligenti ,  quali 
Dio  voglia  che  sien  tanto  che  basti.  E  per  essere  non 
molto  ben  risoluti ,  questo  giorno  .vogliamo  di  nuovo 
ìncomenzar  ad  speculare  sì  della  cittadella  vecchia  e  li- 
vorno,  come  de  la  fiumara,  dandone  di  tutto  parlicu- 
lar  ad  viso  a  V.  S.  (L  c.J, 


l88  CAttTEGGtO    EC.  T>*  ARTlSTf 

N.'  CXXXVI 

RalTaelIo  Girolami  alla  medesima.  Da  Arezzo  4  Maig- 
gio  i529  (l.  G.  filza  i4o). 
È  originale 

Raphael  de  Girolaniis  Commissarius  Arretii  4  Mag- 
gio 1529 

—  Trovo  che  Baccio  Bigio  ha  facto  uno  disegno, 
che  a  volerlo  seg-uitare  è  necessario  spendervi  di  molli 
danari,  et  Giova n fra ncesco  capomaestro,  successore  di 
diclo  Baccio ,  secundo  ho  inteso  da  qualchuno  ultiriia- 
m*inie  che  fu  qua,  disse  che  non  voleva  seguitare  dicto 
disegno  ;  talmente  che  io  sono  resoluto  non  andar  più 
avanti  sino  ad  tanto  che  dicto  Giovanfrancesco  vengba 
qui ,  p^  fare  le  cose  più  fondate. 

K»   CXXXVII 

Ceccolto  Tosingliì  alla  medesima.  Da  Pisa  6  Mag- 
gio i529  (  l.  e.  filza  i36  ). 
È  originale 

Ceccotto  Tosinghi  vi  Maggio  1529 

—  Fui  a  livorno  insienie  con  questi  nostri  quali  heb- 
bi  in  causa  propria  ,  e  trovoli  di  varie  opinioni ,  in  fra 
le  qmli  si  conclude  con  universale  concorrenza  che  sia 
di  mera  necessità  rifiancare  e  tirar  su  la  volta  del  pun- 
tone della  catena  in  la  fortezza  con  dua  parapecti,  quali 
al  presente  sono  di  terra  e  ruinono. 

Al  tempo  di  Galletto  fu  disfacto  un  cavaliere  che  era 
in  mezzo  la  fortezza;  non  si  conclude  si  s'habbia  da 
rifare  o  no:  Giovanfrancesco  è  in  opinione  di  sì.  Mae- 
stro Gero  e  Amadio  dicon  di  no,  bora  quelle  haranno 
costì  in  breve  il  dicto  g.  francese©,  e  più  apieno  se  in- 
formeranno del  tutto. 

In  la  causa  di  Jivorno  alcuni  hmno  biasimato  il  dis- 
far la  guelfa,    ad  alcuai  è  piaciuto}  non    dimeno  la 


CARTEGGIO   EC.    D*  ARTISTI  189 

comune  opinione  è  che  per  franchezza  della  C4Ìtladel la  !i- 
voruo  si  fortificassi,  e  così  la  g^uelfa  serebbe  slata  ben 
integra  come  prima;  e  asseriscono  che  si  farebbe  eoo 
poca  spesa  una  fortezza  inexpugnabile. 

In  quanto  la  torre  nova  Amadio  e  Maestro  Goro  con- 
corrono che  bisogni  far  la  cassa  di  puntoni  di  legname 
intorno  al  rivellino,  empiendola  di  gbiara  grossa,  eoa 
la   palicciata  di  fuora,  la  quale  in  tutto  con  il    votare 
dellaqqua  ascenderà  alla  spesa  di  ducati  1000.  Giovan- 
francesco  dice  dieta  cassa  esser  superflua ,  et  che  trop- 
po bene  bastariano  li  puntoni  facti,  che  ritenessino  li 
sassi  accostati  per  appoggio  del  rivellino  con  li  spugno- 
si a  piede ,  e  che  serebbono  sufficienti  a  far  laqqua  sal- 
sa non  potesse  rodere  il  muro ,  e  che  la  palicciata  sa- 
rebbe di  poco  inpedimento,  o  sì  o  no  che  si   facessi, 
come  ho  dicto  sarebbe  necessaria  Ja  presenfia  di  Mlche- 
lagnolo  e  daltri ,  e  sopralutto  volendo  dar  effecto  alltì 
cose  predicte  serebbe  di  excessiva  necessità,  che  V.  S. 
provedessino  d'un  homo  qualiQcato  che  presentìalmente 
fussi  in  sul  opera,  e  che  fussi  homo  di  fede  e  ieal  na- 
tura, de' quali  a  V.  S.  nonne  mancheranno. 

Nota 

I  beni  dei  ribelli  servivano  nel  secolo  xv  a  fortifi- 
care Pisa;  ciò  prova  la  lettera  seguente  che  io  tolgo 
dall'opera  del  Duomo  (^  Deliberazioni  1436.^1444). 

Omnibus  et  singulis  Rectoribus  et  Offitialibus  civila- 
tis  et  comitatus  Pisarum.  —  kmi.  coacives  nostri.  Come 
vi  può  essere  noto  e'  fa  più  tempo  pe'  consigli  oportuni 
di  firenzeci  furono  dati  tutti  henì  de^ ribelli  della  Città 
e  contado  di  Pisa  per  due  forteze ,  ci  furono  e  sono 
state  date  a  fare,  luna  sulla  porta  del  parlaselo  di  Pisa, 
elaltra  nel  caste!  di  vicho  pisano;  e  bisognando  ritro- 
vare molti  di  delti  beni  e  fructi  dessi  ^  stati  fraudati 
in  gran  danpno  della  nostra  opera,  per  detta  chagioné 
abbiamo  eletto  Bartolomeo  d'Antonio,  vocalo  Bartolo-* 
meo  xli  Meatto  da  marti  j  nostro  fattore  e  comissario> 


190  CA&TEGGIO  EC.  D*  ARTISTI 

a  ritrovare  tutti  beni  di  detti  rubelli,  e  incorporargli  per 
la  nostra  opera  e  allogbarli  a  lavorare  per  quel  modo 
a  lui  parrà  desti  beni  si  tragrgba  frutto,  e  oltra  ciò  a 
rischuotere  in  nome  di  detta  opera  ongni  quantità   di 
denari  e  fructi  e  rendite  fi  son  tradì  de  beni  de' rubelli 
del  contado  di  Pisa,   che  si  truovono  nel  vicariato  di 
Lari .  e  acciò  potere,  per  la  presente  gli  abbiamo  dato 
e  diamo  pieno  mandato,  e  per  tanto  vi  preghiamo  vi 
piaccia  in  quelle  cose  lui  richiederà  per  parte  del  no- 
stro oGcio ,  che  sia  intorno  a  questo  eEKjcto ,  gli  diate 
e  prestate  il  vostro  aiuto,  consiglio  e  favore,  portan- 
dovi intorno  acciò  per  modo  meritate  degna  commen- 
datione.   florentie  in    loco  nostre  residentie  die  xxvi 
Aprilis  Mccccxxxvii. 

Operari  opere  S.  Marie  del  fiore  de  flor. 
A  tergo.  Universis  et  singulis  vicariis,  potestatibus, 
rectoribus  et  oHitialibus  comitat.  Pisarum  Kmis.  nris. 
conci  vìbus 

N/  cxxxvm 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Pisa   12  Maggio  i52^ 
(/.  e). 
È  originale 

Ccccotto  Tosinghi  xii  Maggio  1529 

Di  poi  ho  scritto  la  alligata  mia  a  V.  S.,  me  stato 
messo  per  le  mani  un  frate,  quale,  per  quanto  inten- 
do, è  homo  in  tal  professione  peritissimo,  e  benché  nou 
sia  stato  mai  trovato  in  discussione  con  quest'altri  nostri 
ingegnèri ,  e-  solo  habbia  conferita  la  opinione  sua  co» 
Me ,  credo  satisfarà  mirabilmente  a  V.  S, ,  alle  quale  io 
operrerò  mandare  un  suo  disegno,  sì  della  fiumara  come 
del  ponte.  Per  il  quale  insieme  coii  li  altri  delti  nostri  in- 
gegneri le  si  potranno  meglio  risolvere.  Ma  sopra  tutte 
laltre  cose  mi  ha  illuminato  d'una,  della  quale  io  son  ri- 
inasto  capacissimo^  e  questii  è,  che  quando  la  raparatione 
delle  pile  del  ponte  a  mare  si  dismetta  »  non  si  risolve 


CARTEGGIO   EC.  d' ARTISTI  1^1 

quanto  dicto  ponte  possa  star  di  non  minare,  temen- 
do più  presto  della  brevità  che  altrimenti,  e  conclifde 
che  si  per  sorte  dieta  ruina  seguissi,  el  fiume  sarebbe 
tanto  impedito  da  saxi,  che  barcha  alcbuna ,  o  piccola  o 
grande,  non  vi  potrebbe  più  passar,  e  causerebbe  un 
extremissimo  preiiidicio  a  questa  città  ;  né  si  potreb- 
bono  trar  del  fiume  dicti  saxi  e  rifabricar  dicto  poule 
senza  tedio  e  doppia  spesa. 

N.'  CXXXIX 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Pisa  2g  Maggio   i539 
(  l.  e.  )» 
È  originale 

Ceccotto  Tosingbi  29  Maggio  1529 

Questa  notte  ho  ricevuta  una  per  la  che  veggo  la  de- 
liberatione  facta  circa  la  repara tione  della  fiumara,  e  ve- 
ramente n'ho  preso  piacer  assai  j  che  stavo  slupefato 
che  una  impresa  tanto  importante  e  necessaria  si  la- 
sciassi imperfecta. 

Nota 

Idem  13  Maggio  (  l,  e.) 

Per  l'ultima  di  V.  S.  quelle  mi  significano  come  per 
buon  rispecto  si  dismetta  ogni  impresa ,  e  solo  si  exe- 
guisca  la  reparatione  delle  pile  del  ponte  a  Mare.  Per 
il  che  questo  giorno  con  questi  nostri  ingegneri  siano 
istatì  ad  specular  dicto  ponte,  per  risolverci  in  quel 
miglior  9  più  expedito  modo  che  alloro  ne  occorre. 


J93  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

N.*  CXL 

Isal^ella  Gonzaga  «larchesa  di  Mantova  a  Francesco 
Gonzaga.  Da  Mantova  3i  Maggio  1629  (  Spogli  c.J. 

Domino  Francisco  Gonzagae 
Roniae  oratori 

Magfnifice  etc.  Carlo  Ghisio,  nostro  tesorero,  deve  aver 
cominciata  con  voi  la  comissione  che  li  dessimo   avan* 
ti  la  sua  partita  da  Manina,  di  parlare  con  Maestro  Raf- 
faele da  Urbino  de  due  Ggure  che  comprassimo  da  lui 
per  scuti  44  d'oro  in  oro,  le  quali  per  non  pverle  ri- 
trovate antique,  com'egli  ce  l'avea   comprobate,    una 
gli  fu  restituita  per  noi,    l'altra  si  dette  a  Messer  An- 
gelo Germanello,  per  esser  guasta,  da  farla  racconciare, 
et  ancor,  per  quanto  esso   tesorero  ne  ha  scripto,   si 
trova  in  le  roani  di  un  fratello  di  esso  Messer  Angelo 
a  Narni ,  et  potrasi  rihavere  ad  ogni  requisition  nostra: 
per  averne ,  come  avete  dicto,  maestro  RnfTaello  man- 
cato ,  lo  avemo  fatto,  ricercare  ora  che  ne  restituisca  li 
dinari  nostri ,  che  avendo  già  una  dele  figurine   in  le 
mani ,  provederemo  ancora  che  1'  altra  ,  quale  si  ritro- 
va a  Narni,  gli  sarà  restituita.  Ma  il  riporto    che  mi 
ha    fatto  il  tesorero  par    che   sii  che  maestro  Rallaele 
recusa  di  restituire  li  denari  nostri  sotto  alcune  excuse 
frivole  et  poco  colorate  ,  et  la  figurina  eh'  era  rimasta 
presso  lui  averla  persa  con  1'  altre  sue  robbe  al  sacco 
di  Roma;  et  perchè  ne  persuademo  ch'el  tesorero,  do- 
po la  lettera   che    ne  ha   scripta  circa  questa  materia, 
bavera  fatto  qualche  pratica    di  più  con  il  dicto  mae- 
stro Raffaele,  che  poi  non  sarà  stata  exeguila  per  non 
aver  potuto  fermarsi  in  Roma,  et  desideriamo  di  non 
restar  così  delusa,  non  vi  sarà  grave ,  quando  a  la  ri- 
cevuta di  questa   nostra  el  tesorero   fusse  partito,  di 
assumere  questo   carico  per   amor  nostro  ^  et    tentare 
con  lutti  li  modi  che  vi  pareranno  expedieuti ,  perchè 


CARTEtiGlU    EC.    D*    ARTfSTI  i^i 

si  rehabbino  li  nostri  dinari  ,  et  si  faccino  haver  a! 
spesìale  fbe  è  lì  a  Roma ,  al  quale  li  havemo  depulati 
a  conto  del  debito  baveino  con  liii  per  robbe  cbe  s? 
ebbero  dalla  spesiaria  sua;  et  quando  non  trovaste 
modo  da  poterli  exigere,  operate  almeno  che  habbla- 
mo  le  figurine,  ch'el  star  in  perdita  del  tutto  ne  pa- 
rerla cosa  iniqua  et  inhonesta. 

Appresso  si  trova  presso  raesser  Ottaviano,  fratello 
del  Rmo.  de  Cesis,  una  nostra  tavola  ^  come  il  teso^- 
rero  deve  havervene  parlato.  Siate  contento  ancora  di 
operare  cbe  la  ne  sii  restituita;  et  quando  m esser  Ot- 
taviano la  volesse  neg^are,  che  non  credemo,  el  spe- 
ciale predicto,  che  è  stato  quello  che  ne  l'ha  sco|ier- 
ta ,  ve  ne  potrà  dar  tal  lume  et  chiarezza  che  con 
bon  fondamento  la  potrete  dimandare ,  né  egli  volen- 
do la  i)otrà  negare  ;  né  restarete  di  parlare  col  predi- 
cto Rmo.  suo  fratello,  quando  conosceste  ch'el  fusse 
necessario,  perchè  la  fede  che  havemo  in  la  bontà  di 
sua  Rma.  signoria  ne  fa  sperare  che  con  lèi  non  par- 
larete  invano. 

Mantuae  31  may  1529 

Quando  maestro  Raffaele  volesse  persistere  in  la  opi- 
nione sua  che  le  figurine  sue  fussero  antique ,  potre- 
te addurli  per  teslimonii  maestro  Giacomo  Sansuina 
scuiptore,  Giovanni  Battista  Colomba  antiquario,  et  un 
Lorenzo  scultore,  quali  havendo  vedute  le  decté  figo- 
rtne  le  indicorno  per  moderne,  et  sono  hiiomini  dì 
tale  peritia  in  questa  arte  cbe  al  loro  iuditìo  si  può 
prestar  ampia  fede. 

Isabella  marchionissa  Mantuae 


T.  IL  13 


194  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

N/  CXU 

CeccottoTosinglii  alla  Balia.  Da  Pisa  5  Giugno  iSag 
fL  e.  filza  c.J, 
È  originale 

Ceccotto  Tosingbi  5  luni  1529 

Per  la  presente  mi  occorre  dire  a  V.  S.  chome  hier- 
sera  arrivò  qui  Michelangelo  Buonarotij  che  mi  fu  fa- 
cto intendere  era  aloggiato  al  hosteriaj  mandai  per  le- 
varlo che  venisse  a  stare  meco,  che  pareva  si  conve- 
nisse per  honor  suo  et  mio,  il  che  non  hebbi  forza.  Fu 
ad  me  dopo  cena ,  et  disse  essere  slato  tucta  la  gior- 
nata in  su  la  speculatione  della  fiumara ,  et  non  li  oc- 
corre intorno  acciò  altro  dire,  che  costì  habbi  altra  vol- 
ta decto  a  y.  S.  Et  questa  mattina  sé  partito  per  a 
]ivomo  ;  et  dilì  sene  verrà  a  cotesta  volta.  Quali  lo 
barauno  innanzi,  et  del  ritracto  ne  deliberanno  secon- 
do la  loro  solita  prudcntia. 

Nota 

A  Gecbotto  Tosingbi  generale  commissario  in  pisa 
17  Giugno  1529 

Siamo  stati  con  Michelangelo ,  et  finalmente  habbia- 
mo  determinato  in  che  modo  si  habbi  a  riparare  alla 
fiumara  ;  et  fra  due  giorni  verrà.  Armadio  col  Colom- 
bino, et  porterà  lordine  di  quello  che  si  habbia  a  fare 
(Lettere  della  Balìa  filza  151  ). 

Già  quattro  giorni  prima,  il  dì  13  Giugno,  gli  ave- 
vano scritto:  Tutto  giorno  siamo  con  Michelagnolo 
et  altri,  e  presto  ne  faremo  conclusione  et  significhe- 
remo il  tutto* 

Eidem  19  Giugno  1529  (  l.  e.  ). 

Delli  presenti  sarà  aportator  Mario  Mellini,  deputa- 
to da'  Capitani  di  parte  guelfa  sopra  la  reparatione  d'ar- 
no; vengono  con  seco  Amadio  et  il  Colombino,  infor- 
zuati  della  mente  di  Michelagnolo.  Da'  quali  intenderai 


CARTEGGIO   EC.    o' ARTISTI  l^ 

il  disegno  suo,   et  quello  metterai  ad  effeclo  con  più 
prestanza  ti  sarà  possibile. 

N.'  CXLH 

Isabella  Gonzaga  marchesa  di  Mantova  a  Francesco 
Gonzaga.  Da  Mantova  27  Giugno  iSaQ  C  Spogli  e.  }. 

Domino  Francisco  Gonzagae 
Magnifice  etc.  Per  il  reporto  de  Carlo  Gbiso,  nostro 
tesorero,  havemo  inteso  quello  che  per  voi  et  lui  è 
slato  operato  per  la  recuperatione  de  quella  nostra  ta- 
vola et  figurine;  et  circa  la  risposta  havutasi  dal  Kmo. 
Cesis  nel  restituire  la  tavola,  parne  di  comprendere 
che  la  intentione  di  sua  Signorìa  Rma .  sii  di  metterla 
in  lite,  il  che  è  alieno  in  tutto  dal' animo  et  pensiero 
nostro:  et  quando  non  vogli  consentire  a  le  prove  che 
si  sono  fatte,  et  che  di  novo  si  ponno  far  dal  caulo 
nostro  per  quello  fratello  del  marmorario  che  ci  la  ven- 
dette, et  come  la  tavola  dopo  il  sacco  di  Roma  rima- 
se più  di  un  anno  avanti  la  bottega  di  esso  marmora- 
rio, non  curamo  che  più  gli  ne  sii  messo  parola. 

A  la  parte  di  maestro  Raffaele,  che  si  excusa  di  a- 
ver  persa  la  figurina  nostra  insieme  con  le  altre  cose 
sue,  el  voglìi  pur  insistere  che  la  dieta  figurina  fusse 
antiqua,  indicamo  eh' el  disegno  suo  sii  de' farne  restar 
priva  de  la  figurina  et  de  li  dinari ,  il  che  saria  una 
scortesia  grande  et  disonesta.  Però  sarete  contento  de 
dirli,  che  quando  non  possa  farne  bavere  la  figurina 
per  essersi  persa,  com'egli  dice,  et  che  da  quelli  che 
la  viddero  a  principio  che  la  comparassimo ,  presente 
messer  Angelo  Maximo,  fu  indicata  con  l'altra  che  ha 
il  fratello  del  Germanelloper  moderna,  né  se  trovi  ancor 
haver  el  modo  de  restituirsi  li  denari  nostri,  sii  contento 
per  el  contracambio  darne  quella  medaglia  grande,  che 
oe  piaceva,  cum  altre  cose  appresso  e(]uivalenti ,  che  pur 
la  dieta  medaglia  sii  la  vera  ci  non  allra^  se  chi.'imercaci 


196  CARTEGGIO   EC.    o'    ARTISTI 

SAtisfotta  di  fui  :  quaì  se  in  caso  lo  trovaste  perti- 
nace in  la  fantasia  sua,  et  né  curasse  di  far  el  debito 
suo  né  ad  un  mudo  né  all'altro,  parne  che  in  tutto 
se  li  ponga  silentio ,  et  che  più  non  sene  parli  :  et  voi 
non  restarete  di  pigliar  cura  per  rihaver  la  figurina  che 
ha  il  Germanello;  et  mandarcila  quando  bavrete  la  co- 
i^odità  di  un  messo  fedele  et  sicuro,  insieme  cum  li 
dui  vasi  di  terra  che  vi  sono  stati  fatti  consignare  per 
monsignor  Rmo.  Palmieri,  et  che  da  noi  sono  molto 
desideratL  II  medemó  vi  deve  hàver  scripto  el  tesorero 
nostro  per  la  comissione  che  li  ne  havemo  data.  Non 
di  meno  noi  ancora  ve  lo  havemo  voluto  notificare  per 
maggior  declaratione  del' animo  nostro,  et  bene  valete. 
Mantuae  27  iunii  1529 

Isabella 

N".  CXLIII 

GeccottoTosinghi  alla  Balia.  Da  Pisa  9  Luglio  iSag 
{  U  c./ìlza  ì/\2  ), 
È  originale 

Ceccotto  Tosinghi  Pisa  9  lui.  1529 

—  Questa  sera  è  ritornato  Amadio,  che,  come  a 
quelle  dissi,  lo  mandai  a  speculare  circa  la  reparatione 
di  livorno,  e  vedere  quanto  di  buono  si  possa  fare  in- 
torno acciò.  Ha  formata  la  pianta  di  dicto  luogo  ,  et 
ine  parso  che  domattina  vengBa  alla  volta  delle  S.  V. 

Nota 

Idem  1  lui.  1529  (l.  e). 

Per  la  reparatione  della  terra  sé  ordinato  che  a  Ama- 
dio non  manchi  cosa  alcuna,  qua'e  ha  tirato  le  corde 
et  messo  in  acto  il  disegno;  et  domatioa  col  nome  di 
dio  si  comincerà  il  riparo.  ' 

Al  mastio  della  torre  è  necessario  levare  e  merli,  e 
forvi  il  parapetto j  il  quale  farei  di  bastione. 


CABTEGGIO    EC.    O'  AUTISTI  IQ-J 

Idem  rx  August.  1529  (/.  e,  filza  144). 
In  questo   punto  ho  lettere  da  Livorno ,  et  intendo 
Amadio  essere  amulato. 

La  Balia  a  Cecccotto  Tosingbi  ) 

Commissario  J-  di  pisa  xx  Loglio  1529 

Iacopo  Corsi  Capitano  ) 

Non  molti  giorni  sono  ci  fu  nuova  che  limperadore 
et  il  Piìpa  hanno  fatto  accordo  et  parentado  ;  perchè 
sua  Gaesarea  Mtà.  dà  per  donna  ad  Alexandro,  nipote 
del  Papa,  la  sua  figlia  bastarda  con  dote  di  XX  mila  du- 
cati di  entrata.  Et  tra  gli  altri  capitoli  intendiamo  essere 
che  li  Medici  habbino  ad  essere  ripiessi  in  Firenze  eoo 
la  jiiedesima  auctorità  et  forze  che  havevano  innanzi 
al  sHCco  di  Boma.  Qui  non  si  manca  di  diligentia  al- 
cuna per  la  difesa  nostra,  et  habbiamo  fatto  resolutione 
di  curarci  grossa  man  per  resistere  a  questi  impeti 
de'  nemici  nostri  ('l.  e.  Lettere  della  Balìa j  filza  155  ), 

N.«>  CXLIV 

La  Signoria  di  Firenze  a  Galeotto  Giugni.  Da  Fi- 
renze 28  Luglio  1.529  f  Jrck.  e.  Lettere  della  Sigatf- 
ria  filza  169  segnata  "  Registri  di  Lettere  Esterne 
e  agli  Ambasciadori  *'  J» 

Domino  Galeotto  lunio  oratori  Ferrariae 

die  xxviii  Giulio 
Magnilìce  Orator  eie.  Noi  mandiamo  costi  il  nostro 
chiarissimo  Michelagnolo  Buonarroti,  homo  (come  vie 
nolo)  rarissimo,  per  alcune  occurentie,  come  da- lui 
potrete  di  bocca  intendere.  Desideriamo  assai  che  ella 
sia  costì  riconosciuto  per  persona  ad  noi  veramente 
grata,  et  secondo  meritano  le  sue  vlrtiì  accarezzato: 
et  per  tanto  vi  commettiamo  che  voi  facciate  costi  noto 
ìnchè  existimatione  sia  detto  Michelagnolo  apresso  di 
noi,  et  lo  introduciate  alla  excellentia  del  Duca,  et 
diate  tucli  quelli  favori  che  vi  fieno  possibili,  operando 


198  CARTEGGIO    tt.    l>*  ARTlSTt 

che  li  sia  mostro  lucie  quelle  cose  che  gli  fieno  ne- 
cessarie intendere  o  vedere,  secondo  che  da  lui  ne 
sarete  ricerco,  ad  causa  che  possa  più  commodaraente 
exequire  le  nostre  commissioni,  et  che  possa  ritornar- 
sene bene  instructo  di  quanto  gli  fia  di  bisogno.  Ilchè 
cedendo  in  beneficio  della  Città ,  quanto  più  è  possi- 
bile vi  raccomandiamo  la  sua  satisfactione.  Bene  vale. 

Nota 

Sarà  di  questa  apportatore  Michelangiolo  Buonarroti , 
il  quale  è  mandato  costì  dai  Nove  della  milizia  per  ve- 
dere cotesti  modi  di  pontificare  * ,  che  ha  tenuti  la  Ex:- 
cellentia  del  duca;  appresso  al  quale  gli  farete  tutti  li 
favori  possibili ,  siccome  meritano  le  sue  virtù  e  l'in- 
teresso della  città,  a  beneficio  della  quale  costà  si  tran- 
sferisce. 28  Luglio  1529  —  ( Lettere  della  Balìa  filza 
155). 

"  28  Luglio.  AI  duca  di  Ferrara  lettere  credentiali 
in  Michelagnolo  Buonarroti  che  li  presti  fede,  et  lo  ve- 
gha  et  oda  volentieri  per  amor  della  magnifica  "  — 
(Lettere  della  Balìa  filza  155). 

N."  CXLV 

Galeotto  Giugni  alla  Balla.  Da  Ferrara    2   Agosto 
i529  (Le.  Lettere  dilla  Balìa  Jilza  i43  ). 
jÈ  originale 

Galeoctus  lunius  Doctor  et  Orator.  Ex  Ferrarla 
die  II  Sextilìs  1529. 
Magnifici  Domini  observandìssimi.   Questa  sera    per 
Michelagnolo  Buonaruoti  ho  la  di  V.  S.  con  una  delli 
excelsi  Signori  nostri,    et  quanto  alla  parte  di  Miche- 
lagnolo farò  con  ogni  diligentia  tucto  quello  che  &  me 


*  Molte  lettere  della  mcdesbna  filza,   in  margine  alle  quali  è  apposto 
an  breve  sommario  ,  sono  state  posterìonoeute  interlineate. 


CARTEGGIO  EC.   o'  AATl^Tl  199 

si  Spederà  y  adcià  possa  tornare  con  quella  instructìone 
che  V.  S.  desiderano.  Bene  mi  è  dolsuto  che  non  l'ho 
possuto  gravar  tanto  che  sia  volsiito  restar  mecho,  si 
per  l' honor  suo  et  mio ,  sì  auchora  per  amor  dì  V.  S. 
Però  quelle  mi  excuseranno,  non  essendo  restato  da  me. 
Appresso  post  scripta .  questa  mattina  che  siamo  alli 
4  sono  stato  con  Michelagnolo  intorno  a .  questa  ciptà 
a  vedere  la  muraglia  ;  satisfalli  assai.  Dipoi  siamo  stati 
con  la  Excellentia  dei  Duca  ^  quale  ne  ha  visto  el  pre- 
fato  Michelagnolo  tanto  volentieri,  quanto  dir  si  pos- 
sa :  et  è  rimasto  andar  secho  boggi  in  persona  per  mo- 
strarli tucto. 

N.*^  CXLVI 

La  Bàlia  a  Galeotto  Giugni.  Da  Firenze  8  Agosto 
15^9  (  l.  e.  Lettere  della  Balta Jìha  i56  ), 

A  Messere  Galeotto  Giugni  )  g   .  ,  3^ 

oratori  a  Ferrara  )         ©^  ^^  ■»*  ^^ 

-—  Le  cortesie  che  T  Excellentia  del  Duca  ha  usato 
verso  Michelagnolo  mostrandogli  personalmente  tutte 
coteste  fortificationi  et  ripari  per  benefitio  della  Città 
nostra ,  ci  sono  state  molto  grate  j  et  in  nome  nostro 
ne  la  ringratiarete. 

Aspettasi  con  desiderio  il  dicto  Michelagnolo  rispet- 
to alla  fortificatione  di  questa  terra,  quale  con  gran- 
dissimo numero  di  bomini  et  grandissima  celerità  si 
seguita  sanza  haver  rispetto  a  giorni  festivi.  Il  che  non 
mancherete  di  fare  intendere  all'  Excellentia  del  Duca^ 
pensando  che  gli  doverrà  essere  grato,  bevendoci  tan- 
te volte  ricordato  che  con  sollicitudine  si  faccia  tale  o- 
pera. 


200  CàRiEGOlO   EC.  t)    ARTISTI 

N."   CXLVIl 

Galeotto  Giugni  alla  Baila.  Da  Firenze  9   Agosto 
i5ag  e  l.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  e.  ). 
È  originale 

Questa  mattina  scripsi  a  longho  rispondendo  alle  di  V. 
S.  dclii  4  del  presente^  in  le  quali  obmissì  come  la  Ex- 
cellentia  del  S.  Ducba  mi  haveva  decto  che  volentieri 
vederia  uno  ritracto  del  sito  della  Giptà  con  li  luoghi 
cìrconvienli  et  più  apti  ad  offenderla,  et  così  dove  quelle 
si  aforlificano^  aciò  che  non  Io  vedendo  infacto,  lo  veg- 
gia  fighurato,  et  ne  possa ^  accadendo,  sopra  di  ciò  dirvi 
la  opinìod  sua. 

Nota  alle  lettere  144,  145,  146,  147 

Questo  primo  viaggio  a  Ferrara,  fatto  da  Michela- 
gnolo  con  licenza  della  repubblica  ,  è  ben  diverso  da 
queU'allro,  al  quale  egli  circa  due  mesi  dopo  si  vidde 
costretto.  Di  sommo  interesse  è  ciò  che  Micheingnolo 
medesimo  nelle  Lettere  del  Susini  intorno  alla  cagione 
di  esso  ci  ragguaglia.  Mancando  questo  passo  lìel  cudice 
palalinu,  ed  in  conseguenza  di  ciò  nella  edizione  di  Pi- 
«a,  lo  riporto  qui  servendomi  dei  codici  N.  47  e  43, 
Classe  XXV  della  Magliabechiana.  "  Nicolò  Capponi,  così 
a  Susini  nella  lettera  del  31  Gennaio  1549,  mai  non 
volse  che  si  fortificasse  il  monte  dì  S.  Miniato,  e  Mi* 
cbelagnole ,  che  è  uomo  veritierissimo ,  dice  che  durò 
grandissima  fatica  a  persuaderlo  agl'altri  principali,  ma 
Nicolò  mai  potette  persuaderlo  :  pure  cominciò  nel  mo- 
do che  sapete  pon  quella  stoppa,  e  Nicolò  gli  toglieva 
l'opere,  e  mandavale  in  un  altro  luogo;  e  quund'ei  fu 
fatto  de'Nove  *  ,  lo  mandarono  due  o  tre  volte  fuora  ; 

*  Una  «Ielle  diflìcoltà  che  incontrò  Michelagnolo  essendo  de'  Nove  di  mi- 
lizia tocca  il  Busini  nella  lei tera  del  2  Marzo  1549:  "  L'invidia  può  qual- 
cosa nelle  repubbliche  ,  e  massime  dove  sono  assii  nobili,  come  era  nella 
nostra,  che  sdegnavano,  non  eh'  altro,  di  vedere  uno  de'  Carducci  gonfa- 
kniiere,  Mithtt  Agnolo  de  Nove, 


CAUTEGGIO    EG.    D*  ARtlSTI  !10I 


e  quand'ei  tornava,  trpvaya  sempre  il  monte  sfornito, 
et  egli  gridava  e  per  la  reputazion  sua  e  per  il  magi» 
strato  che  egli  aveva.  Si  ricominciava  tanto  cjie  alla  ve- 
nuta dell'esercito  si  potesse  tenere.  Gred'  io  per  questo 
e  altri  suoi  modi  che  Nicolò  fusse  persuaso  che  lo  sta- 
to si  muterebbe,  non  in  tirannide,^  ma  in  stato  di  po- 
chi,, come  desideravano  quasi  tutti  ì  ricchi,  parte  per 
ambizione,  parte  per  sciocchezza,  come  Piero  Salviati 
et  il  ffiitello ,  parte  per  dependenza ,  come  Ristoro  e 
Pier  Vettori;  e  soggiunge  che  egli  da  quel  tempo  in  là 
non  volle  mai  bene  a  Nicolò  né'  egli  a,  lui  "• 

Che  Michelagnolo  fu  niundato  fuori  due  o  tre  volte, 
viene  confermato  dalle  lettere  della  nostra  raccolta:  del 
viaggio  a  Ferrara  torna  poi  il  Busini  nella  lettera  del 
16  Febbraio  1549  a  parlare  coi)  più  precisione,  "  Mi- 
chelagnolo, così  egli,  dice  che  non  volendone  Nicolò 
Capponi,  né  messer  Baldassarri  che  s'aQbrticasseil  mon- 
te, et  avendo  persuasi  tutti ,  da  Nicolò  in  fuori,  che  era 
benissimo  facto,  anzi  non  si  poteva -tener  Firenze  per 
un  dì  ,  essendo  il  mpnte  tanto  sotto  le  mura  ;  et  aven- 
do cominciato  quel  suo  bastione  con  la  stoppa  lungo 
lungo,  il  quale  invero  non  stava  a  perfezione,  e  lui  io 
confessava,  parve  a' Dieci  mandarlo  a  Ferrara  a  veder 
quella  muraglia  tanto  nominata  ^  e  così  andò  "  etc,  etc. 

N/  CXLVIII 

La  Balìa  a  Lorenzo  Soderini,  Da  Firenze  4  Agosto 
i529  e  /.  e.  Lettere  della  Balìa  filza  i55  ). 

Laurentio  de  Soderinìs  Commissario  Prati 
die  4  Àug.  1529 
L'  Àmbasciadori  di  cotesta  communilà  sono  stali  al 
magistrato  nostro,  con  li  quali  habiamo  parlato  lunga- 
mente circa  il  fortificore  cotesta  terra  secondo  il  dise- 
gno di  Lorenzo  Slrozi,  e  finalmente  siamo  restati  dac- 
corUo  che  vi  si  debbi  metter  aiano  ;  et  bannoci  promesso 


aoa  C4«tRGClO  ÉC.  »'  ARTISTI 

che,  cotesta  conmunità  sopporterà  lei  tutta  la  spesa 
che  ocGorresse  ad  questo  elfecto  :  et  acciochè  tal  forti- 
ficatione  si  facci  secondo  il  disegno  di  decto  Lorenzo, 
stè  commesso  a  Giovanbat'.sta  Chiari,  uno  di  quelli  in- 
gegnieri  che  venne  costì  con  epso  Lorenzo ,  che  si  tran- 
sferisca in  cotesta  terra;  il  quale  sarà  con  homini,  de' 
quali  intendiamo  esservene  qualcuno  bene  intendente 
di  simil  cose,  desideriam  bene  che,  bavendo  noi  biso- 
gno del  decto  Giovanbatista  qui ,  et  in  altri  luoghi ,  che 
ti  ingegni  rimandarlo  il  più  presto  sarà  possibile. 

Nota 

Laurentius  Soderinus  Potestas  et  Gommissarius.  Ex 
Prato  2  Septbr.  1529 

Agniolo  da  magdjo  (  sic  J  ,  ingegniere,  arrivò  que- 
sta mattina,  del  quale  mi  servirò,  et  subitolo  riman' 
derò  a  V.  S,  ,  et  meglio  era  maestro  Baldassarre  ',  non 
dimeno  non  esendo  stato  possibile,  bareno  patienza 
(  l.  e,  lettere  alla  Balìa  filza  145  ). 

Idem  V  Septbr.  1529 

Lo  exibitor  della  presente  sarà  Àgnolo  dì  Amadio,  in» 
gegniere,  del  quale  mi  son  servito  di  quello  è  stato 
di  bisogno ,  come  da  lui  intenderanno  le  S.  V.  ;  e  vera- 
mente la  venuta  sua  è  stata  utilìssinia,  perchè  ha  ag- 
giunto qualche  cosa  di  buono  alli  disegni  mia ,  e  qua- 
li si  metteranno  in  opera  quando  si  possa,  e  per  bora 
non  accade  più  oltra  servirsi  di  lui  ;  ma  quando  si  dia 
principio  sarà  necessario  haverlo  un  giorno  solo,  che 
con  suo  buono  ingegnio  questi  altri  maestri  faranno 
megliore  opera  ^  l.  e.  J. 

N."  CXLIX 

Isabella  Gonzaga  marchesa  di  Mantova  a  Francesco 
Gonzaga.  Da  Mantova  12  Agosto  iSag  ^Spogli  e.  ), 

Domino  Francisco  Gonzagae 
Magnifice  eques  etc.  Havemo  ricevuto  la  lettera  vostra 


CARTEGGIO   EC.  d'   ARDISTI  ao3 

de'  3  del  presente,  et  per  esser  conosciuta  la  bona 
opera  per  voi  fatta  così  presso  monsignor  Rmo.  de 
Gesis,  come  maestro  Raffaele ,  et  quanto  seria  il  desi- 
derio vostro  di  vedermi  satisfatta  nel  desiderio  che  te- 
nimo  di  aver  quella  tavola  et  le  due  figurine  nostre, 
circa  il  che  non  ne  estenderemo  molto,  perchè  per  una 
che  vi  scrisse  il  Tridapale  nostro  segretario  li  dì  pas- 
cati, et  che  credemo  a  questora  sii  divenuta  nelle  vo- 
stre mani,  avrete  inteso  chiaramente  l'intentione  no- 
stra in  questo  caso  j  sol  vi  confirmarerao  quel  che 
già  vi  serissimo  per  una  nostra,  che  cum  il  predicto 
fimo,  non  intendemo  né  volemo  litigare,  perchè  da  S. 
Signoria  Rma,  vogliamo  cum  amorevolezza  la  cosa  no- 
stra senza  usar  con  lei  termini  rigorosi  et  alieni  da  la 
veverentia  che  sempre  volemo  haverli. 

Circa  le  diffìcultà  che  usa  il  predicto  Maestro  Raflaele 
cum  cantar  tanto  la  miseria,  come  fa,  parne  che  Tin- 
iention  sua  sii  di  non  volerne  satisfare  a  modo  alcu- 
no, né  sapemo  come  possa  iustificar  la,  scusa  sua  de 
non  potermi  contentare;  perchè  sapemo  che  quando 
venne  la  furia  de'Colonnesi,  ne  fece  intendere  d'aver 
salvata  la  medaglia  antiqua  insieme  cum  le  altre  cose 
sue  care  fuori  di  Roma ,  il  che  ne  fa  pensare  et  es- 
serne cèrta ,  che,  s'  el  sarà  stato  accorto  in  salvarle  in 
quel  remore ,  molto  più  sarà  stato  dilìgente  in  questo 
nel  sacco  di  Roma  et  furia  di  Spagnuoli;  et  se  altra- 
mente dicesse,  non  siamo  per  darli  credentia  così  fa< 
cilmente,  ma  stiamo  nell'  opinione  nostra  cV  el  sii  in 
facultà  sua  de  poterne  dar  la  medaglia ,  che  havemo 
desiderato  da  Ini ,  volendola  dare.  Così  voi  sarete  con* 
tento  farline  instantia ,  et  certificarlo  che  più  tosto  vo- 
lemo restar  senza  ricompensa  de  le  nostre  figurine ,  che 
Laveria  de  cose  triste  et  vulgari.  Bene  valete. 
Mantue  12  Augusti  1529 

Isabella 


aoi  CARTEGGIO    EG.    o' ARTISTI 

N/  CL 

Amadio   d'  Alberto  alla  Balìa.   Da  Livorno  a  Sel- 
lenibre  iSag  C  l.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  i45  ). 
È  autografa 

Magci.  S.  X.  Ad  Ji  2  di  settenbre  1 529.  questa  per  far- 
vi intendere  chome  di  poi  chio  mi  parti'  di  cbostì  pro- 
messi alle  S.  V.  dav^ere  fatto  e  ripari  di  Livorno  fra  20 
giorni,  de' quali  nono  potuto  seghuire  tale  effetto  ,  ^r- 
tliè  nono  auto  quello  mi  fu  promesso  affare  tale  opera  ; 
perche  nono  auto  omini,  che  taghuagliato  in  tutto  que- 
sto tempo  nono  mai  pasato  50  o  60  il  dì.  pensi  V.  S, 
a  fare  402  b.»  di  riparo,  e  grosso  braccia  Ì1,  ci  vale- 
va il  mancho  200  omini  il  gorno  a  volere  cbio  \i  man- 
tenessi quelo  chio  vi  promessi;  però  priegho  V.  S.  che 
avendolo  chondotto  in  ghuardia ,  arei  charo  clie  V.  S, 
Si  servisino  di  me  altrove,  perchè  qui  non  sa  se  non 
a  fare  il  parapetto,  e  lasero  uno  quello  finirà  benisimo, 
perchè  qui  è  pocbo  provediraento  da  finillo  sì  di  Jen- 
gniame  e  sì  danti  e  dopere,  e  parmi  che  facendo  chosì 
sarà  chosa  lungha;  però  priegho  V.  S.  che  si  serva  di 
me  dove  salii  a  fare  più  fazione,  che  sono  desideroso 
fare  chose  che  piaccino  a  V.  S.  etc,  étc. 

Servitore  d;  V.  S.  araadio  in  Livorno 

N.-  GLI 

Isabella  Gonzaga  marchesa  di  Mantova  a  Francesco 
Gonzaga.  Da  Mantova  4Settembre  i529  (Spogli  c.J. 

Domino  Francisco  Gonzagae 
Magnifice  etc.  Circa  la  tavola,  che  ne  tiene  monsi- 
gnor Rmo.  de  Cesis,  pare  che  piii  non  ne  habbiate  a 
parlare,  perchè  cognoscemo  manifestamente  non  babbi 
volontà  di  darla.  Ne  piacerà  ben  che  con  maestro  Raf- 
faele non  mancale  di  fare  ogni  opera  che  ne  ricompensi 
de  la  figurina  nostra,  che  comprendemo  non  voglia  o 


CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI  2o5 

non  possa  restituirne.  Habbiarao  almeno  qnèìla  mcrfs»- 
glia antiqua,  de  la  quale  per  altre  nostre  vi  bavemo  scfi- 
pto  ,  perchè  non  sa  perno  con  che  honestà  Maestro  Raf- 
faele ce  la  possi  negare.  Et  bene  valete. 
Mantuae  4  septembr.  Ioag 

Isabella 

N.»  CUI 

Niccolò  Lapi  e  Girolamo  Morelli  alla  Balìa.  Da  Pi- 
stoia 6  Settembre  iSag  (/.  c.Jìlza  e,)- 
È  originale 

Niccolò  Lapi  capitaneus  et  )    commìssarii.  Pistoia  6 

Girolamo  Morelli.  ;        Septbr,  1529 

—  Desidereremo  V.S.x;i  mandassi  per  qualche  di  Mae- 
stro Amadio  ingegneri ,  quale  intendiamo  dover  haviT 
finito  ogni  assetto  a  Livorno,  con  la  intelligenlìa  del 
quale  potremo  far  condurre  queste  opere  cominciate  — 

Nota 

Petrus  Adoardiis  lachinoctus^  generalis  Commissa- 
rius,  Liburni  ix  Sepebr.  1529 

Occorre  che  intendiamo  cho  da  Pistoia  V,  S.  sono  ri- 
chieste mandino  là  Maestro  Amadio  di  qua  per  conto 
de*  loro  ripari  C  l.  e.  ), 

Questa  lettera  di  Pietro  Giacchi nottr  è  la  j^isposta  alla 
seguente  della  Balla  :  Commissario  Liburni  Petro  Ado- 
ardo  de  Giachinottis  7  Septbr.-  1529.  Li  commissari!  di 
Pistoia  ci  hanno  con  grande  instantia  ricerchi  che  vo->. 
gliamo  compiacerli  per  qualche  dì  di  Maestro  Amadio, 
lopera  del  quale  pensano  babbi  ad  essere  moltQ  a  pro- 
posito alli  ripari  et  fortificatione  che  si  fa  di.  quella 
terra.  Non  sappiamo  se  levandolo  di  costi  si  farebbe 
detrimento  a  cotesti  ripari  ;  però  tene  habiamo  voluto 
scrivere  (^  l,  e.  Lettere  della  Balìa  filza  \  SS  ), 

Il  Commissario  di  Livorno  dichiarò  alla  Balìa  di  non 
poter  mandar  fuori   Amadio  i  in   conseguenza  di   ciò 


2o6  CARTEGGIO  EC.   D*  ABTlSTl 

consigliò  la  Balìa  al  Commissario  di  Pistoia  sotto  il  di  12 
Settembre  di  "  ponsare  a  qualcun  altro.  " 

Petrus  Adoardus  lachinottus  Liburni  16  Seplbr.  1529. 
Abbiamo  inteso  le  S.  V.  si  contentono  cbe  ritegniamo 
ancbora  di  qua  Maestro  Amadio  per  -qualche  dì;  cbe 
lìa  buon'  opera,  maxime  perchè  attende  del  continuo 
a  dare  la  perfectioue  sua  a  una  parte  del  Bastione,  per- 
chè e  si  vegga  come  à  esser  tutto  f  l.  e.  Lettere  alla 
Balìa  filza  MS  ). 

Niccolò  Lapi  e  Girolamo  Morelli,  di  Pistoia  17  Set- 
temb.  1529: 

Intendiamo  dal  Capitano  Ibo  che  le  V.  S.  ci  accom- 
mpderebbono  di  maestro  Amadio ,  il  quale  ci  saria  ne- 
cessario per  qualche  dì  —  f  l,  e.  filza  1 46  ). 

Petrus  lachinoctus,  Commissarius  Generalis  : 

Habbiamo  subito  conmesso  a  maestro  Amadio  si  tran- 
sferisca costì ,  remosso  ogni  cosa  in  contrario.  Il  quale 
ci  ha  promesso  esser  domandassera  avanti  a  V.  S.  fi,  c.J» 

N.«  CLin 

Antonio  Francesco  degli  Albizzi  alla  medesima.  Da 
Arezzo  8  Settembre  iSag  (l.  e.  filza  i43)' 
È  origuude 

Antonio  Francesco  delli  Albizzi.  In  Arezzo  alli  8  di 
Settbr.  1529 

—  Io  aspecto  con  desiderio  Michelagnolo  o  al  man- 
che Amadio,  acciò  che  qui  si  determini  di  fare  qual 
cosa  di  buono  con  questa  fortificatione.  — 

Il  Commissario  di  Cortona  overo  Capitano  con  gran 
soDicitudine  et  diligentia  fa  fornire  quel  parapetto  de! 
muro  di  quella  forteza,  et  fa  abbassare  il  Monte  che 
soprasta  ad  quella,  secondo  il  disegni©  che  fu  dato  avanti 
cbe  arrivassi  là. 


CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI  30  7 

N.'  CLIV. 

Amadio  d'Alberto  alla  medesima.  Da  Livorno  i4 
Settembre  i529  (l' e,  filza  i^S). 
È  autografa 

Questa  per  avisarvi  cbome  Io  sono  qui  rimasto  con 
questo  lavoro  chon  25  omini,  et  parmi  perdere  il  tempo 
a  stare  qui  ;  priegho  V.  S.  mi  tramutino  in  altro  luo- 
gho  dove  fossi  di  necessità  e  di  bisongno  ,  dapoi  chio 
non  possp  dare  fine  a  tale  opera,  perchè  qua  mancha 
uomini  e  danari,  e  sammi  male  lasare  un'opera  di  que- 
sta qualità  imperfetta ,  bene  che  sono  cbe  quando  acha- 
dessi  bisognio  da  difendere  cbe  sono  br.  6  (sic),  per 
aviso  per  questo  non  ne  dico  altro  senone  che  di  cbon- 
tinovo  mi  racbomando  etc.  etc. 

N."  CLV 

Isabella  Gonzaga  marchesa  di  Mantova  a  Francesco 
Gonzaga.  Da  Mantova  29  Settembre  iSag  (Spogli  e). 

Domino  Francisco  Gonzagae 
Noi  siamo  state  fin  qui  in  tal  poca  speranza  di  con« 
seguire  da  maestro  RaìTaele  cosa  alcuna  per  conto  della 
nostra  figurina,  che  quello  vi  ha  offerto  di  dare,  ha- 
vendolo  reputamo  ne  sii  donato .  Però  le  cose  eh'  el 
vi  consegnerà,  semo  contenta  le  accettiate >  et  le  man- 
derete per  il  primo  messo  opportuno  vi  occorrerà.  Bene 
valete.  Mantuae  29  Septembris  1529. 

Isabella. 

N."  CLVI 

Baldassarre  Peruzzi  alla  Balia  di  Siena.  Da  Poggi- 
Lonsi  20  Ottobre  1529 
È  autografa 

Magnifici  priori,  questo  dì  insieme  col  cavaliere  Capacci 


a08  CAUTECGIO  .EC.  d'  ARTISTI 

eGismondo  Baldi  e  dui  altri  nostri  senesi,  bon  compagni, 
scostato  a  vedere  la  fortezza  del  Poggio  Imperi.ile;  e 
per  quanto  bo  possalo  conieclurare  non  saria  dìCBcul- 
tà  alcuna  a  Je  signorie  vostre  de  insignorirsene,  per- 
chè ò  compreso  insieme  con  quelli  che  con  me  erano, 
chel  signor  Pirro  facilmente  el  largirla  per  far  cosa 
grata  a  quelle ,  come  meglio  el  Baldo  referirà  presen- 
tialmente  a  le  signorie  vostre:  e  scazone  dice  che  se 
quelle  non  faranno  quanto  possono,  che  se  ne  penti- 
ranno da  poi  a  lusanza.  Però,  magnifici  padri  mei,  el 
fare  di  ciò  pratica  colo  Illmo.  duca  Vostro  e  coli  altri, 
quali  meglio  a  quelle  parerà,  non  dubito  che  ©terran- 
no ogni  cosa;  el  che  saria  molto  utile  e  honorevole  e 
senza  alcuno  danno,  ma  con  obtenere  cui  mezzo  di 
questo  tucta  la  Valdelsa  co  molti  altri  a  quella  convi- 
cini, li  quali  pagariano  ogni  interesso,  altro  non  ne 
occorre  dire  ale  signorie  vostre,  se  non  che  domane 
insieme  col  signore  Hieronimo  Morrone  parto  ala  volta 
del  campo,  recomandandomi  sempre  a  quelle ,  che 
Christo  le  feliciti  ad  più  sublime  stato. 
Di    Poggibonzi  ali  20  de  Otobre  1529 

Per  el  servitore  di  vostre  signorie  magnifiche 
Baldassarre  Perutio  architectore 
(Direzione)  Ali  iVIagci.  Sri.  di  Balìa  e  conserri,  de 
la  libertà  de  la  magca.  ciptà  di  Siena. 

Nota 

Lettera  importantissima,  che  rischiara  quella  epoca 
della  vita  di  "Baldassarre  Peruzzi ,  la  quale  è  rimasta 
finora  più  delle  altre  oscura.  "  Intanto ,  così  \\  Vasari, 
venuto  l'esercito  imperiale  e  del  papa  ali* assedio  di  Fi- 
renze, Sua  Santità  mandò  Baldassarre  in  campo  a  Bac- 
cio Valori  commissario,  acciò  si  servisse  dell'ingegno 

*  Questa  lettera,  ritata  dal  RcnnagnoU  come  esistente  fira  le  Scritture 
ooDcistoriali  di  Sicaa  N."  42  ,  doq  I'  ho  potuta  ritrovare  ;  ne  dò  la  copia 
dei  detto  liomagDolL 


CABTEGGIO  EC.  O*  ARTISTI  20Q 

di  lui  neVbisogni  del  campo  e  nell'espugnazione  della 
città.  Ma  Baldassarre  amando  più  la  libertà  dell'  antica 
patria,  che  la  grazia  del  papa,  senza  temer  punto  l'in- 
dignazione di  tanto  pontefice,  non  si  volle  mai  adope- 
rare in  cosa  alcuna  di  momento.  "  Contro  questo  passo 
del  Vasari  pròva  la  nostra  lettera  che  B.  Peruzzi  ado- 
però l'arte  sua  in  pregiudizio  de' Fiorentini,  e  ciò  con 
espressa  licenza  del  governo  di  Siena.  Accenna  il  Ro- 
magnoli un  decreto  della  Balìa  di  Siena  del  22  Set- 
tembre 1529,  per  il  quale  B.  Peruzzi  fu  mandato  la  prima 
volta  al  campo  cesareo,  cosa  che,  essendo  falsa  la  data, 
non  è  stato  possibile  di  verificare  ;  ma  in  luogo  di  ciò 
trovo  Tom.  CHI  della  Balìa  dell'anno  1529  p.  108: 
"  die  XXV  decbr.  Magnifici  domini  officiales  Baliae  etc, 
deliberaverunt  quod  mittatur  Magister  Baldassar  Pepu- 
zius,  Arcbitector,  ad  exercitum  Gaesareum  ad  Illra. 
dominum  Viceregem,  cui  dentur  et  sólvantùr  prò  pre 
dictis  scudi  sex  auri.  " 

N/  CLVn 

Galeotto  Giugni  alla  medesima.  Da  Firenze  1 3  Ot- 
tobre iSag  CI.  e.  Lèttere  alla  Balìa  filza  i53  ). 
È  originale 

Gal.  lonius  ex  Ferrarla  diie  xm  Octbr.  1'529 
—  Apresso  io  so  che  a  V.  S,  è  noto  la  partita  di 
Michelagnolo  Buonarroti ,  et  per  tal  causa  in  qual  cen- 
sura sia  incorso  :  et  duolrai  maxime  per  esserli  passa- 
to il  tempo  avanti  che  habbia  inteso  chosa  alchuna  , 
et  volentieri  verria ,  quando  pensassi  obtener  miseri- 
cordia; et  mi  ha  preghato  *,  non  mi  paia  grave  scri- 
ver questi  versi,  de' quali  per  le  sue  qualità  non  ho 
volsuto  manchare,  strectamente  raccomandandolo  a  V. 

*  Sbaglia  dunque  3  Varchi  nel  libro  x  ore  raoooata ,  "  commessero  cal- 
«lissimameate  in  Ferrara  i  Dieci  della  guerra  a  Messer  Galeotto  Giugai 
che  vedesse  per  ogni  modo  di  doverlo  di^rre  a  tornare.  " 

T.  n,  14 


2 IO  CARTEGGIO   EC.    D*  AUTISTI 

S,  Promettendo  appresso ,  quando  quelle  operino  ch(;l 
sia  rimesso  nel  buondì,  et  possa  venir  securo,  che  su- 
bito si  representerà  a'  piedi  di  quelle  per  obedire  ad 
ogni  loro  comandamento. 

N/  CLVm 

Risposta  della  Balia  a  Galeotto  Giugni.  Da  Firenze 
20  Ottobre  iSag  (Le.  Lettere  della  Balìa  filza  iS^). 

A  Galeotto  Giugni  20  Ottobre  1 529 

A  due  vostre  delli  xi  e  una  delli  xiiii  ricevute  dopo 

le  nostre  ultime  dtl  xv  non  occorre  altra  risposta,  se 

non  farvi  intendere  che  //  nostri  Signori  hanno  dato 

salvocondotto  a  Michelagnolo  Buonarroti^  et  però  ne 

può  tornare  al  suo  posto. 

Nota 

Scrisse  la  Balìa  nella  lettera  del  xv  — >  "  Habbiamo 
fortificato  il  Monte  S.  Miniato  di  sorte  che  non  habbia- 
mo dubitione  alcuna.  Alla  porta  a  5.  Pier  Gattolino  si 
fa  uno  riparo  di  drento  in  modo  gagliardo  che  assicura 
tutta  quella  banda.  Il  restante  dèlia  terra  è  in  modo 
ordinato  con  guardie  et  bastioni  che  stiamo  tutti  con 
animo  posato"  —  (  l,  e). 

*'  Hier  mattina,  così  il  dì  31  Ottobre,  continuorono 
il  trarre  insino  a  sera  al  ditto  Campanile  (di  S,  Mi- 
niato), e  benché  gli  dessino  molti  colpi,  non  feciono 
profitto  alcuno.  "  — 

Al  oratore  appresso  alla  Santità  del  Papa 
3  Novembre  1529 

—  Noi  siamo  di  bona  voglia,  et  di  giorno  in  giorno 
facciamo  megliore  animo  ;  né  altro  di  male  habbiamo 
che  la  troppa  spesa ,  et  questa  molestia  del  Exercito 
inimico  in  sulle  mura ,  il  quale  è  mezzo  affogato  nel 
fango,  et  delle  cose  anchora  non  poco  patisce  CI,  c,J, 


CARTEGGIO  EG.  d'  ARTISTI  311 


A  Galeotto  Giugni  9  Novembre 

—  Non  tragfgono  più  al  campanile  ^    perchè  si  sono 
adveduti  che  lopera  era  vana  (l»  e). 

A  Baldassarre  Carducci  appresso  il  Cristianissimo 
27  Dicebr.  1529 

—  Noi  habbiamo  la  terra  assai  fortificala,  et  il  mon- 
te in  modo  riparato  con  bastioni  che  non  pensiamo  in 
modo  alcuno  d'  bavere  ad  essere  sforzati.  Et  drento  ci 
troviamo  circa  xiiii  mila  paghe  che  sono  intorno  a  x 
mila  fanti  in  essere  y  una  bella  e  valorosa  gente  et 
molto  disposta  alla  defensione  nostra,  sì  per  essere  bene 
pagata,  sì  che  perchè  pare  a  ciascuno  che  si  combatta 
dell' honore  di  Italia  fl.c.J. 

Eidem  23  lannuarii  1530 

—  Ma  la  spesa  che  facciamo  è  grandissima ^  pagan- 
do ogni  30  giorni  xx  mila  paghe,  ci  bisogna  andare  com- 
partendo in  modo  le  cose  che  possiamo  reggere,  dise- 
gnando massimamente  inimici  superarci  per  istracheza 
et  lungjìeza  di  tempo,  apparendo  manifestamente  che 
chi  potrà  più  durare,  sarà  quello  che  otterrà  la  Victo- 
ria ("/,  c.J, 

Eidem  12  Marzo 

—  Noi  qui  stiamo  al  solito  di  bonissima  voglia,  con- 
fidando oltra  allo  aiuto  di  Dio  nelle  buone  provisioni 
che  habbiamo  fatte  sì  di  ripari  et  di  gente  ,  come  dogni 
altra  cosa,  ne  facciamo  iuditio  che  altra  cosa  ci  possa 
fare  male,  salvo  che  1»  lunghezza  del  tempo,  la  quale  an- 
chora  tollereremo  mentre  che  harenio  vita  ;  perchè  sia- 
mo disposti  a  mettervi  tutte  le  nostre  facultà  prima 
che  venire  sotto  il  giogo  della  tyrannide.  Et  certa- 
mente meritano  i  nostri  cittadini  grandissima  com- 
mendatione,  a'  quali,  anchora  che  fussino  consumati  per 
tante  altre  incommodità,  non  è  grave  peso  alcuno  per 
mantenere  questa  libertà,  la  dolcezza  della  quale  tanto 
più  si  gusta,  quanto  maggiore  è  la  guerra  che  gli  è  fatta. 
Et  non  che  altro,  niuno  è  che  spontaneamente  lìon  con- 
corra a  fare  i  ripari  della  città  con   le  proprie  mani. 


alia  CARTEGGIO   EC-    D*  ARTISTI 


Onde  che,  trovandoci  hoggi  la  terra  optimamente  for- 
tificata, ìion  temano  forza  alcuna;  et  essendo  disposti 
a  non  perdonare  al  resto  delle  nostrie  facilità,  pensia- 
mo bavere  a  durare  insino  tanto  che  si  apra  qualche 
spiraculo  alla  nostra  liberatione.  Habbiamo  bene  assai 
da  ringratiare  iddio  ,  che  havendo  dentro  tanta  gente 
forestiera,  non  è  mai  seguito  cosa  alcuna  di  quelle 
che  hanno  sopportato  laltre  città  che  sono  state  asse- 
diate :  anzi  si  è  generata  tanto  amore  et  benivolen- 
tia  tra' soldati  et  li  nostri  giovani,  che  paiono  tutti  fra- 
telli ;  et  si  vede  ne' forestieri  tanta  promptezza  alla  no- 
stra difensione  che  pare  che  non  meno  combattino  per 
li  proprii  loro  interessi  che  per  li  nostri,  il  che  nasce 
perchè  sono  benissimo  pagati,  et  amorevolmente  da 
ciascuno  intrattenuti;  onde  seguita,  aggiunto  i  mali  pa- 
gamenti de'  nemici ,  che  moltissimi  tutto  giorno  si  par- 
tono da  loro,  et  vengono  adi  stìpendii  nostri.  Talché 
tutta  questa  nostra  fanteria  è  ridotta  a  tanta  perfectione 
sì  di  numero  come  di  bontà ,  che  se  uscisse  in  cam- 
pagna farebbe  tremare  tutta  quanta  Italia  (l.  e), 

N/  CLIX 

Galeotto  Giugni  alla  Balìa.  Da  Ferrara  9  Novembre 
iSag  fi.  e.  Lettere  alla  Balìa  Jilza  c.J. 
È  originale 

—  Appresso  sarà  di  qupsta  ethibitor  Michelagnolo 
Buonaroti,  quale  viene  per  rapresentarsi  a  piedi  di  V. 
S, ,  et  iusto  ei  posser  suo  non  manchare  alla  sua  ciptà. 
Quale,  quanto  più  so,  vi  raccomando;  et  con  lui  sa- 
ria venuto  ancora  Antonfr^ìncesco  delii  Albizi,  ma  per 
bavere  la  donna  et  dua  figli  malati  non  li  può  lassare, 
delchè  assai  li  duole. 

Nota  alle  lettere  157,  158,  159 

Queste  lettere  dunque  si  riferiscono  alla  fuga  di  Mi- 
chelagnolo. Anche  di  questa  Miohelag^nolo   medesimo 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  3l3 

ci  somministra  il  motivo:  "  ò  domandato,  scrive  il  Ba- 
sini 31  Gennaio  1549,  a  Michelagnolo  qual  fu  la  cagione 
della  sua  partita.  Dice  così:  che  essendo  de' Nove,  e 
venute  dentro  le.  genti  fiorentine  e  Malatesta  e  il  si- 
gnor Mario  Orsini  et  altri  caporali,  i  Dieci  disposono  i 
soldati  per  le  mura  e  per  i  bastioni,  e  a  ciascun  capi- 
tano assegnarono  il  luogo  suo,  e  detton  loro  vettova- 
glie e  munizioni,  e  fra  gl'altri  dettone  otto  pezzi  d' 
artiglieria  à  Malatesta  che  le  guardasse ,  e  difendesse 
una  parte  de'bastioni  del  Monte,  il  quale  le  pose  non 
dentro ,  ma  sotto  i  bastioni ,  senza  guardia  alcuna  ;  et 
il  contrario  fece  Mario.  Onde  Michelagnolo,  che-come 
magistrato  e  architetto  rivedeva  quel  luogo  del  Monte, 
domandò  al  signor  Mario,  onde  nasceva  che  Malatesta 
teneva  così  straccuratamente  l'  artiglieria  sua?  A  che 
disse  il  signor  Mario  *:  sappi  che  costui  è  d*  unacasa 
che  tutti  sono  stati  traditori,  et  eglV  ancora  tradirà  que- 
sta città.  Onde  gli  venne  tanta  paura  che  bisognò  par" 
tirsi ,  mosso  dalla  paura  che  la  città  non  capitasse 
male,  et  egli  conseguentemente. 

Così  risoluto  trovò  Rinaldo  Corsini ,  al  quale  disse  il 
suo  pensierose  Rinaldo  come  leggieri  disse:  Io  voglio 
venire  con  esso  voi.  Così  montato  a  cavallo  con  qual- 
che somma  di  danari**  andavano  alla  porta  alla  giu- 
stizia, dove  non  volevono  le  guardie  lasciargli  andare, 
che  così  si  faceva  per  tutte  le  porle:  onde  vi  debbi  ri- 
cordare dello  stupore  alla  porta  al  prato  ;  in  questo  non 
50  da  chi  se  levò  una  voce  :  lascistelo  andare,  che  egli 
è  de' Nove,  et  è  Michelagnolo,  et  così  uscirono  tre  a 

*  Qui  comincia  questo  passo  nella  edizione  di  Pisa:  Mario  sappi  etc^ 
tutto  ciò  che  precede  vi  manca. 

**  Racconta  Michelagnolo  infuna  lettera  inedita  che  daSOOO  ducati,  portati 
da  lui  a  Venezia,  il  comune  gli  tolse  1500,  sotto  titolo  di  multa, come  credo. 
La  detta  sommai  non  può  sorprendere  in  alcuna  maniera;  per  mezzo 
de'  tanti  lavori,  fatti  da  lui  sino  a  quest'epoca,  doveva  aver  aumentato  il 
suo  patrimonia  —  Spese  a  Venezia  durante  il  soggiorno  di  quattordici 
dì  lire  venti,  code  dice  egli  medesimo  in  un  fascicolo  dicqnti,  il  quale 
con  qualche  lettera  inedita  rimane  ancora  tempro  morto  a  Firenze. 


2l4  CAR-TEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

cavallo,  egrli^  Rinaldo  e  quel  suo  che  mai  lo  staccava. 
Arrivarono  a  Castel  Nuovo ,  et  intesono  come  quivi  e- 
rano  Tommaso  •  e  Nicolò  j  egli  non  volse  ire  a  ve- 
dergli etc.  " 

Benché  il  Busini  non  abbia  notato  il  giorno  preciso 
che  Michelagnolo  capitò  a  Castelnuovo,  si  può  non  di 
meno  affermare  con  certezza  che  ciò  dovè  essere  sul  prin- 
cipio di  Ottobre.  Sappiamo  dal  Segni  che  Niccolò  Cap- 
poni, sentito  il  racconto  di  Michelagnolo,  s'ammalò; 
sappiamo  dal  Varchi  che  il  18  d'Ottobre  ei  passò  di  vita. 
Subito  dopo  la  sua  partenza  Michelagnolo  ebbe  il  ban- 
do (  30  di  Settembre  ),  andò  a  Venezia,  si  trattenne 
ivi  pochissimo  tempo,  e  pentitosi  presto  di  ciò  che  a- 
veva  fatto,  cercò  di  ritornarsene  a  Firenze.  Ritornato 
che  fu,  venne  fatta  dalla  Signorìa  la  seguente  delibe- 
razione : 

23  Novemb.  •*  Havendo  hauto  bando  di  ribelli 
Michelangelo  di  Lodovico  Buonarroti  e  Agostino  di 
Piero  del  Nero  sotto  dì  30  settembre  prossime  passato, 
per  essersi  partiti  della  città  di  Firenze  senza  licenza 
e  non  essere  tornati  al  tempo  suto  loro  assegnato,  es- 
sendo di  poi  ritornati,  gì' è  permutata  dieta  pena  che 
per  tre  anni  proxime  futuri  non  possino  entrare  nel 
Consiglio  maggiore  della  città  di  Firenze,  potendo  non 
di  meno  ogni  anno  una  volta  cimentare  una  provisione 
in  Consiglio  dessere  restituiti,  la  quale  provisione  si 
deva  vincere  almeno  per  i  |  delle  (a\e  fuirch.  e.  Deli- 
berazioni  della  Signoria  di  detto  anno  filza  194^. 

Quando  io  nel  Giugno  dell'  anno  scorso  pubblicai  per 

•  Qui  sbaglia  il  Basini;  Il  Segni  nella  vita  di  Niccolò  Capponi  dice:  "  e- 
rano  arrivati  a  Castelnuovo  di  Caifagnana  Niccolò  Capponi  e  Matteo  Strozzi 
(  perchè  Tommaso  Soderiui,  tornato  da  se,  aveva  preso  altro  cammino  )  *'. 
**  Nella  operetta  intitolata:  Alcune  Memorie  di  Michelagnolo  Buonarroti 
ctc.  (Roma  1823),  esiste  una  cedola  originale  di  un  contratto  di  vendita  di 
l^Iichélagnolo  del  di  23  di  Novembre  1529,  alla  quale  appoggiandosi  l'au- 
tore ha  voluto  provare  che  Michelagnolo  in  qucll'  epoca  non  pensasse  an- 
cora di  fufrgirc  da  Firenze.  Abbiamo  veduto  che  da  circa  quindici  giorni 
egli  era  già  tornato  ìd  patria. 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  21 5 

la  prima  volta  nella  Rivista  Europea  una  parte  di  que- 
sti documenti  ed  i  passi  più  importanti  delle  Lettere 
del  Busini^  i  quali  mancano  nella  edizione  di  Pisa,  al- 
tro in  mira  non  ebbi  fuorché,  già  lo  dissi,  di  stabim 
lire  il  fatto  solOj  e  di  mettere  fuor  di  dubbio  che 
diverso  da  quel  viaggio^  fatto  da  Michelagnolo  sul 
finire  di  Luglio  collo  scopo  di  esaminare  le  fortifim 
cazioni  di  Ferrara  ^  fu  V  altro  ^  il  quale  gli  fruttò 
il  bando  il  dì  30  di  Settembre. 

Intorno  alla  fuga  vi  aggiunsi  peraltro  le  seguenti  pa- 
role :  or  mi  sembra  che  le  ragioni  ^  per  le  quali  fu 
indotto  a  fare  il  secondo  viaggio  senza  licenza  è  con- 
tro la  voglia  della  Signoria  ,  meglio  di  lui  nessun 
potesse  conoscere;  chiaramente  con  ciò  significando, 
a  parer  mio,  che  io,  in  quanto  ai  motivi  di  essa,  prestassi 
piena  fede  alle  parole  del  Busini ,  le  quali  infatto  por- 
tano una  tal' impronta  di  verità  che  possono  riputarsi 
parole  di  Michelagnolo  medesimo.  Non  sentii  né  desi- 
derio né  bisogno  di  ripetere  ciò  che  gli  storici  fioren- 
tini ed  altri  più  recenti,  calcando  le  loro  orme,  hanno 
detto  e  ridetto  su  questo  fatto  ;  tanto  in  quell'artico- 
lo, quanto  in  quest'opera,  sia  detto  una  volta  per  sem- 
pre, ho  tenuto  il  sistema  di  non  citare  libri  stampati 
e  noti  a  tutti,  ov' essi  non  servissero  a  dilucidare  qual- 
che passo  oscuro  de'  miei  documenti,  o  se  per  mez- 
zo di  questi  non  venissero  corretti  e  rettificati  i  citati 
autori. 

Vi  significai  pure  non  esser  già  mio  intendimento  di 
giustificare  Michelagnolo  ,  e  ciò  tanto  meno  quanto  più 
apertamente  e,  diciamlo  pure,  più  degnamente  egli  me- 
desimo confessa  il  suo  fallo.  Nelle  parole  che  Gal.  Giu- 
gni, pregato  da  lui,  scrisse  alla  Balìa  (13  Ottobre  1 529  )  : 
"  volentieri  verria,  quando  pensassi  obtener  misericor- 
dia ,  "  e  "  promettendo  aprésso  —  che  subito  si  re- 
presenterà a*  piedi  di  quella  per  obedire  ad  ogni  loro 
com>andamento  j  *'  altro  non  posso   ravvisare  che  una 


2lG  CARTEGGIO  EG.  D*  ARTISTI 

confessione  della  colpa;  esse  Doa  offrono  indizio  al- 
cuno di  volerlo  scusare ,  anzi  neppure  la  minima  inten- 
zione vi  traluce  d'  indicare  un  motivo  della  sua  par- 
tenza .  Ed  a  me  sembra  che  questo  confessarsi  reo  , 
come  torna  in  onore  del  cittadino  Michelagnolo,  è  sì 
degno  d' un  carattere  schietto  e  leale ,  qual  egli  era ,  che 
questo  tratto ,  e  questo  tratto  solo,  varrebbe  a  scolparlo. 
L'amore  della  patria  e,  così  amo  credere  ,  la  coscienza 
di  cittadino  e  di  magistrato,  gli  avevano  suggerito  che 
abbandonare  la  repubblica,  la  quale  per  mantenere  la 
sua  indipendenza  faceva  gli  ultimi  e  piiì  generosi  sforzi, 
non  era  agire  da  vero  patriotto. 

A  me  dunque  importava  di  stabilire  il  fatto ,  il  qua- 
le mi  offriva  la  condanna  per  il  cittadino,  che  lascia 
il  suo  posto  senza  licenza  della  Signoria ,  e  la  giustifi- 
cazione ed  il  perdono  per  T  uomo  ,  che  desidera  ritor- 
narsene al  suo  dovere.  Premesso  ciò,  non  sentii  voca- 
zione alcuna  di  costituirmi  difensore  importuno  dove 
l'accusalo,  ben  lungi  dal  discolparsi,  ancora  venti  an» 
ni  dopo  per  mezzo  del  Busini  fa  dire  al  Varchi  queste 
precise  parole:  "  Onde  gli  venne  tanta  paura  che  bi- 
sognò partirsi ,  mosso  dalla  paura  che  la  città  non 
capitasse  male,  et  E  GLI  CONSEGUENTEMENTE,'' 
Queste  parole  mi  sembravano ,  quando  scrissi  i  già 
detti  cenni,  abbastanza  chiare  e  facili  ad  intendersi 
senz' altra  spiegazione.  Ben  inclino  a  credere  che  Mi- 
chelagnolo ,  altrettanto  pieno  d'  un  nobile  orgoglio  , 
quanto  di  carattere  impetuoso ,  vedendo  trascurate  o  vi- 
lipese le  sue  disposizioni  militari,  potè  sentirsi  nascere 
una  voglia  consimile  a  quella  che  c.ngionò  la  sua  parten- 
za da  Roma  nel  1506;  ma  pure  non  è  da  dimenticarsi 
che  ora  al  tempo  dell'assedio  ei  contava  ventitre  anni 
di  più,  e  che  dovea  di  leggieri  affacciarsegli  il  pensiero, 
come   in  queste  gravissime  circostanze  *  di   ben' altro 

*  "  I  nnovi  destini  dell'  Italia  erano  già  iJatti  irrevocabili  per  la  concor- 
dia de*  potentati  :  Firenze  sola  resisteva;  in  lei  viveva  l'antico  spirilo ,  Je 
anticlie  forme  si  coniervavano,  e  contro  a  lei  si  voltarono  tutte  le  forze  de 


CARTEGGIO    EC.    D     ARTISTI  21'J 

SÌ  trattava  che  dello  sdegno  d' un  sommo  artista  o  della 
collera  d'un  magnanimo  papa.  Ma  .allo  sdegno  da  lui 
provato  in  vedersi  maltrattato  da  artista,  andava  unito 
il  motivo  più  forte  della  paura  d'un  tradimento  e  di 
ciò  che  ne  poteva  seguire,  così  che  (  sono  parole  del 
Varchi  )  tra  questa  paura  e  perchè  Rinaldo  Corsini  non 
rifìnava  di  molestarlo  a  doversi  partire  assieme  con  lui, 
— -  ne  usci  di  Firenze, 

N.°  CLX 

Amadio  d*  Alberto  alla  medesima.  Da  Volterra   1 9 
Novembre  iSag  fi.  e  Lettere  alla  Balìa  filza  i5o). 
È  autografa 

Magnifici  Viri  etc.  etc.  più  giorni  sono  non  ho  scripto 
a  vostre  S.  per  non  mi  esser  schaduto;  et  questa  sarà  ora 
per  advisar  quelle  corno  sono  già  stato  qui  assai  tem- 
po, et  in  quanto  alla  terra  non  mi  par  bavere  satisfa- 
cto  nel  fortifichare  quella  apieno ,  come  sarebbe  stato  la 
intention  mia  et  conservation  di  quella,  tucto  è  restato 
che  li  homini  di  decta  non  ci  sono  iti  con  quella  sol- 
lecitudine si  aspectava  a'  decti.  fassi  qualche  cosa  più 

nuovi  dominatori,  insieme  congiurati  ad  estinguere  ogni  reliquia  de'  vecchi 
tempi.  E  non  era  in  tutto  il  mondo  chi  soccorresse  à  Firenze:  il  senato  di 
Venezia  a  n^ezzo  l'assediò  s'era  accordato  con  Cesare ,  «  dentro  alle  mu- 
ra soldati  venali  pareva  temessero  pia  die  sperassero  la  vittoria.  Il  JA)- 
polo  solo  sostenne  per  dieci  mesi  la  vita  della  repubblica:  il  popolo  di- 
sarmato ,  disassuefatto  alla  guerra  ,  disassuefatto  anche  al  governo ,  male 
d'  accordo  con  li  ottimati ,  i  quali  non  bene  intendevano  quel  combattere 
senza  speranza,  ricusò  ostinatamente  di  patteggiare  la  servitù  e  volle  ono- 
rare la  sua  ultima  caduta,  anzi  che  alleviarla  con  meno  decorosi  tempe- 
ramenti. La  Toscana  fin  allora  appena  tocca  dalle  guerre,  sostenne  lunga 
incursione  di  eserciti  rapacissimi ,  devastazione  di  campi ,  arsione  di  vil- 
le :  sacrifizii  senza  frutto,  e  anche  senza  lode  ne'  tempi  che  sopravvennero. 
Ma.  finché  durò  l'assedio,  tutti  li  occhi  e  le  ansietà,  non  che  d'  Italia  d' 
Europa,  erano  addosso  à  Firenze  ;  lo  spirito  guelfo,  che  in  lei  tutto  rise- 
deva e  con  lei  si>estinse,  mostrò  insino  all'attimo  qual  fosse  la  sua  natura, 
e  quante  glorie  caduche^  e  quante  inutili  virtìi  all' Italia  partorisse.  "(  G. 
Capponi  nei  Documenti  di  St.  Italiana  pubbl.  da  G,  MoUni  Tom.  2  pdg,  252}. 


ai 8  CARTEGGIO  EC;    D*    AUTISTI 

necessaria  ,  ma  con  lunghezza  di  tempo,  parmi  solo  ha- 
ver  in  qualche  pan?  satisfacto  a  V.  S.  et  a  me  per  ha- 
ver  ordinato  et  quasi  finito  di  afFortichar   la  fortezza, 
di  modo  penso,  quando  cosa  alcuna  nascessi ,  non  esser 
superati,  et  la  spesa  di  decta  fortificatione  ha  facta  Go- 
vanni  Covoni  Commissario;  così  in  parte  mi  sono  sa- 
tisfacto per  essere  ito  a  monte  chatini ,  et  quello  di  ciò 
si  è  possuto  ho  afibrticato  tal  che  benissimo  si  posso- . 
no  difendere,  et  così  li  homini  dilì  confortati  alla  di- 
fénsion  di  decto ,  che  certamente  si  mostrono  pronti  a 
decla  difensione  per  cotesta  Ciptà.  più  volte  havendo 
considerato  in  che  termine  si  truvi  costì  la   ciptà  per 
haver  el  campo  alle  mura,  et  havendo  inteso  in  che  modo 
sia  et  si  truvi  decto  campo,  mi  pareva  fussi  aproposito 
assaltar  dicto  campo  in  questo  modo  :  cioè  cavar  di  co- 
sti 2000  fanti  et  mecter  alla  volta  del  ponte  a  ema  avan- 
ti gorno,  e  quali  salissono  al  poggio  di  St.  Margherita 
a  montici,  e  quali  arrivati  lì  sarebbono  cavalier'a  nimici; 
et  in  quello  stante   ordinar  che  d'altra  banda  si  assal- 
tassi da   giramonte  et  dalla  porta  di  Sto.  Gorgo  decti 
nimici ,  il  che  faccendo  penso  indubitatamente  ne,  nasce- 
rebbe per  V.  S.  la  Victoria  ;  perchè  essendo  quelli  del 
monte  a  Sta.  margherita  alloro  cavalier ,  darebbe  gran- 
dissimo terror  per  non  poter  esser  impediti  da  cavalli, 
et  daltra  banda  essendo  assaltati  da  dua  altri  loci  dimi- 
nuisce le  loro  forze  et  accresce  le  nostre,  questo  modo 
mi  pare  ftìcile   et  poco  dannoso,  perchè  non  vanno  in 
loco  ciascuna  delle  bajide  òhe  a  ogni  loro  comodità  non 
possa  ritrasi  senza  alcuno   impedimento;  et  se  più  V. 
S.  mi  dicessino   non  haver  tanto  numero  di  fanterie, 
perchè  volendo  ciò  far  la  ciptà  resterebbe  vacua  di  gen- 
te ,  puosi  raccor  tucte  o  la  maggior  parte  di  quelle  ban- 
diere si  truono  in  prato ,  pistoia ,  empoli  et  pisa  ;  che 
così  facendo  riuscirebbe  benissimo  con  poco  o   niente 
di  danno  di  quelle,  et  non  mi  parrebbe  da  tardar  que- 
sto, piacendo  a  V.  S.  ;  perchè  intendo  essersi  partito  el 
principe  dorangie  con  buona  quantità  di  cavalli,  el  quale 


CARTEGGIO    £C.  D    ARTISTI  SIQ 

è  facii  cosa  sia  andato  per  conducer  maggior  numero 
di  gente  per  poter  adempier  per  quello  è  costi  con- 
ducto  ;  il  che  faccendo  non  potresti  far  quello  effecto 
che  di  sopra  ho  narrato:  et  daltra  banda  ne  è  sbandato 
buono  numero  di  decto  campo  per  la  valdelsa  et  altri 
loci  circunstanti,  tal  che  meglo  riuscirebbe  el  modo 
dato  a  V.  S.  Di  tucto  do  a  viso  a  quelle  per  lamor  gran- 
de porto  a  questa  libertà,  et  non  per  istruire  quelle, 
quali  conoscono  meglo  dormendo  che  io  vigilando,  per 
tanto  se  a  quelle  paressi  havesi  dato  aviso  di  quello  non 
mi  si  aspectava,  o  ignorantemente,  prego  quelle  mi  per- 
donino. Né  altro.  Di  Volterra  alli  19  di  Novembre  1 529. 
di  V.  S.  Servitor  Amadio  dalberto 

Nota 

Niccolò  de* Nobili,  capitano  e  commissario  di  Vol- 
terra 12  Ottobre  1529 

—  È  arrivato  qui  Maestro  Amadio ,  ingegneri ,  man- 
dato da  V.  S.  ;  et  allo  arrivo  suo  insieme  con  li  huo- 
mlni  deputati  sopra  la  guerra  habbiamo  circumdato  et 
visto  tutte  le  mura,  et  veduto  dove  bisogno  fare  e  ba- 
stioni e  l.  e.  Lettere  alla  Balìa  filza  1 47  ). 

N.«  CLXI 

Federigo  Gonzaga  marchese  di  Mantova  a  Elisa- 
betta contessa  Pepolì.  Da  Mantova  8  Luglio  i53o 
{Spogli  e.  ). 

Illre.  Signora.  Viene  a  V.  S.  mandato  da  me  Messer 
Tiziano,  pittore  raro  et  excellente,  et  gentiluomo  da 
bene ,  amato  da  me  per  le  singulari  virtù  grandemente. 
Prego  quella  che  le  piaccia  farli  buona  ciera,  et  non 
estimi  il  far  amicizia  poco  con  tale  uomo ,  et  degnarlo 
della  grazia  sua.  Apresso  V.  S.  me  facci  questo  piacere , 
che  ne  la  prego  di  cuore,  di  dare  al  detto  Messer  Ti- 
ziano comodità  di  retrar  di  naturale  la  Signora  Corne- 
lia, sua  creata  j  che  in  ciò  restarò  molto  compiaciuto 


aaO  CARTEGGIO   EC.    D*    ARTISTI 

da  essa  V.  S. ,  alli  cui  comodi  et  piaceri  mi  offef o  di- 
tostissimo. 

Mantue  8  lulii  1530  • 

Il  Marchese  di  Mantova 

f  Direzione J  Alla  Signora  Contessa  de'Pepuli 

Nota 

Il  medesimo  a  Francesco  Bologna  scultore 

Carissime  ^^oster.  Vorressimo  che  vedesti  di  far  quel 
retrato  della  Cornelia,  donzella  della  Signora  Isabella 
de'Pepuli,  più  presto  sia  possibile,  e  guardaste  farlo  più 
simile  si  possa,  facendolo  in  uno  quadretto  piccolo., 
dove  capisca  la  testa  et  mezzo  il  busto.  Et  di  questo 
fate  non  sia  fallo,  bene  valete. 

Mantue  6  **  lulii  1530 

(Direzione)  A  Francesco  Bologna  scultore 

N.'  CLXn 

La  Balla  di  Firenze  a  Francesco  da  S.  Gallo.  Da 
Firenze  i  Novembre  i53o  (Arch.  e.  Lettere  della 
Balìa  filza  i58). 

A  Francesco  da  S.  Gallo  a  Fucecchio  1  Nov.  1530 
Per  la  tua  di  hieri  habbiamo  inteso  le  cose  che  tu 
hai  di  bisogno  circa  la  fabrica  del  Ponte.  A  che  breve- 
mente ti  rispondiamo,  che  subito  habbiamo  commes- 
so al  nostro  sottoproveditore  che  secondo  la  nota  tua 
te  le  mandi  di  tutte  et  preslo ,  acciò  non  babbi  a  per- 
dere tempo,  et  lunedì  proximo  le  invierà  ad  cotesta 
volta.  Non  ti  diremo  altro,  perchè  sapplendo  poi  quan- 
to tu  sei  diligente,  ci  rendiamo  certi   non  mancherai 

*  Almeno  dunque  fio  dall'  anno  1 530  Tiziano  era  conosciuto  dal  mar- 
chese di  Manto\'a;  il  Ticozzi  data  questa  relazione  da  una  epoca  posteriore , 
dai  1532. 

*  *  Il  P.  Pungìlconì  ha  pubblicata  quest'ultima  lettera  nel  Giornale  Ar- 
cadico VoL  51  ,  sotto  la  data  x.  lui. 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  321 

di  tutto  quello  che  alla  tua  commissione  si  ricerca ,  et 
tanto  più  solleciterai  il  ponte ,  quanto  noi  desideriamo 
liberare  da  tanta  servitù  et  travagli  e  sudditi  nostri.  Be- 
ne vale. 

N."  CLXIII 

Pierpolo  per  ordine  di  Clemente  VII  a  Monsignor 
fratello  del  Papa  a  Firenze.  Da  Roma   i53o,   i53i 
fjrch.  e.  Carte  dello  Strozzi  JV.  83  segnato:"  Estrat- 
to alfabetico  di  Lettere  scritte  per  ordine  di  Cle- 
mente VII  a  Monsignor  suo  fratello  "  ). 

È  originale 

11  Novembre.  Figi;  *  diteli  che  io  ho  dicto  a  Nostro 
Signore  quello  mi  scrive  delli  scharpellini ,  et  che,  cho- 
nie  per  altro ,  Sua  Santità  sene  riporta  a  lui,  et  che  so- 
pra tutto  Michelagnolo  sia  carezzato. 

19  Novembre.  Figi;  diteli  chio  ho  la  sua,  quale  no- 
stro Signore  con  molto  piacer  ha  lecta  per  intendere 
il  continuare  di  Michelagnolo  in  lavorare  con  tanta  di- 
ligentia  et  soUicitudine  alli  marmi,  che  maggiore  pia- 
cere et  contento  fare  non  li  può;  dicendoli  che  non 
gli  lasci  manchar  cosa  alcuna,  et  che  è  pocha  cosa  l'of- 
ficio ha  hauto  Pandolfo,  suo  fratello,  per  ordine  et  co- 
missione  di  Sua  Santità,  et  che  harà  delle  c'ose  in  modo 
sua  Signoria  si  chiamerà  molto  bene  contenta  et  satis- 
facta.  •* 

25.  Novembre,  Figi;  diteli  che  ho  haute  le  sue  col 
conto  de'  danari  ricevuti  dall' bancho  per  la  fabricha; 
che  Sua  Santità  ha  grandissimo  piacere  che  Michelagno- 
lo sia  così  ben  disposto  a  lavorare ,  et  però  sia  con- 
tento accarezzarlo;  et  che  Pietro  Francesco  ha  scritto 
a  lui  etc. 

•  "  Gìovanbatista  Figiovànni ,  provedltore  dell'opera  di  S.  Lorenzo,  aa- 
lico  servidore  di  casa  Medici  e  priore  di  S.  Lorenzo.  "  frasari. 

•  •  Vi  è  la  lettera  del  medesimo  tenore  a  Michelagnolo. 


332  CARTEGGIO    EC.    D*  AUTISTI 


11  Decbr.  Figi  ;  —  Et  di  Michelagnolo  ha  piacere  la- 
vori, et  vuole  li  sia  data  la  sua  solita  provisione  di 
5o  Scudi  il  mese. 

13  Decbr,  Mess.  Giovanfrancesco  da  Mantua;  diteli 
che  ho  la  sua ,  et  facto  intendere  ali  papa  delli  panni, 
dice  sono  a  leone,  dilchè  dice  S.  Santità,  che  sono  di 
quelli  della  historia  di  S.  Piero,  et  dì  quelli  che  Ra- 
phaello  da  Urbino  fece  li  cartoni;  che  per  li  160  du- 
cati, chel  scrive,  li  piglierà,  altrimenti  non  li  vuole. 

5  Gennaio  1530.  Figi;  A  Nostro  Signore  è  stato  grato 
intendere  di  Michelagnolo  quanto  ne  scrive. 

Nota 

Tanto  queste  lettere,  quanto  il  Breve  di   Clemente 
VII,  pubblicato  fra  le  Lettere  Pittoriche  (Voi.  vi  p.  54) 
parlano  della  Sagrestia  di  S.  Lorenzo.  Il  passo  del  detto 
Breve  :  "  mandamus  ne  post  habitas  presentes  nostras 
in  picturae  statuarieque  arte  aliquo   modo  laborare  de- 
beas,  nisi  in  sepiUtura  et  opera  nostra  ",  non  doveasi 
giammai  intendere  della  sepoltura  dì  questo  Papa,  com- 
messa molti  anni  dopo  a  Baccio  Bandinelli.  —  l  panni 
mentovati  nella  lettera  del  13  Dicembre,  sono  i  famosi 
arazzi ,  rubati  nel  Sacco  di  Roma.  Riguardo  ad  essi  ho 
trovato  delle  notizie  autentiche  ,  le  quali  distruggono 
l'opinione  che  questi  lavori  di  Raffaello  fossero    degli 
anni  1517  e  1518.  Fascicolo  segnato:  Conti  _,  Bilanci 
ed  altre  Partite  attenenti  a  Leone  X; "  1 518.  21  Aprile. 
Ducati  29,  che  D.  18  a  Raffaello  di  Vitale    per   porto 
di  11   panni  d'arazzi  da  Lione  a  qui,  e  Ducati  xi  a  Bor- 
gherini  per  spese  fatte  a  detli  panni  di  fiandra  a  Lione. 

1518.18  Giugno  Ducati  1000  pagati  a  Pietro  Loroi  fiam- 
mingo a  buon  conto  per  conto  d'arazerie  ;  sono  ducati  di 
camera.  "  Qui  non  rimane  dubbio  alcuno  che  gli  arazzi 
erano  finiti,  e  che  in  conseguenza  di  ciò  i  cartoni  di  Raf- 
faello già  da  qualche  tempo  dovevano  essere  stati  fatti. 
I  pagamenti  fatti  a  Raffaello   intorno   al  1515  e  1516 


CARTEGGIO  EC    D*   ARTISTI  223 

confermano  questa  opinione  ;  ma  invece  di  selle  panni 
il  documento  del  21  Aprile  1518  ne  accenna  11. 

N^   CLXIV 

Federigo  Gonzaga  a  Tiziano.  Da  Mantova  5  Marzo 
i53i   (Spogli  e.  ). 

Maestro  Tiziano.  Ho  ricevuto  il  quadro  di  S.  Girola- 
mo *  che  me   avete  mandato,  quale   me  satisfa  sum- 
mamente,  però  mi  è  gratissimo ,  e  Io  trovo  fra  le  cose 
mie  più  care ,  per  esser  cosa  veramente  bella  et  da  te- 
nere carissima.   Io  non  so  che   maggior  condizione  o 
laude  darli  che  dire  che  l'è  opera  di  Tiziano  ;  però  sotto 
questo  celeberrimo  nome  el  terrò  con  quella   reputa- 
zione che  merita  :  ve  ne  ringrazio  infinitamente.  Un  al- 
tro piacere  vorrei  da  voi ,  e  questo  desidero  non  meno 
che  facessi  il  S,  Hieronimo,  quale  desiderava  summa- 
mente  ^  vorrei  che  me  faceste  una  Sta.  Maddalena  lacri- 
mosa più  che  si  può,  in  un  quadro  della  grandezza  che 
è  questo,  o  dua  dita  più,  e  che  vi  metteste  ogni  stu- 
dio in  farlo  bello,  il  che  a  voi  non  sarà  gran  cosa  che 
non  lo  potreste  farlo  altramente ,  quando  ben  voleste , 
sì  in  fornirlo  presto,   che   vorrei  mandarlo  à   donare 
allo  Elmo.  Signor  Marchesis  del  Guasto ,  quale  è  tutto 
mio.  vogliale  mo  ,  che  ve  ne  priego  grandemente,  ser- 
virmi in  ciò,  come  so  che  saprete,  facendola  di  sorte 
chel  para  dono  onorevole ,  essendo  mandata  da  me  ad 
un  Signore  tale  come  è  quel  Marchese:  et  sopra  tutto 
fatemela  avere  presto,  consegnandola,  subito  che  sera 
fornita,  al  Magnifico  mio  Ambasciatore,  che  me  la  man- 
di ;  che  mi  farete  piacere  grandissimo.  Me  vi  offero  eie, 

Mantue  5  Martii  1531 

Il  Marchese  di  Mantova 

CDirezioneJ  A  Messer  Tiziano. 

D'  un  altro  S.  Girolamo  ,  fatte^  per  la  scuola  di  S.  Fantino  e  consu- 
mato poi  dal  fuoco  ,  parla  il  Vasari.  Il  quadro  qui  accennato  è  forse  il  S. 
Girolamo  di  Tiziano  che  ora  si  trova  nell'  Escuriale ,  di  cui  finora  si  igno- 
rava la  provenienza. 


324  CAETEGGIO    EC.   b*  ARTISTI 

yota 

Il  Padre  Pungileoni;  a  cui  rimasero  ignote  le  due  lei 
tere  che  noi  pubblichiamo,  fu  il  primo  a  parlare  di 
questo  quadro  della  Maddalena.  '*  La  marchesa  Isabella, 
cosi  egli  nel  Giornale  Arcadico  Voi.  51,  amantissima, 
come  si  è  detto,  dell'arti  belle,  scriveva  a  Benedetto 
Agnello,  residente  in  Venezia  in  qualità  d'inviato  delli 
dominanti  di  Mantova:  Mi  piace  che  M.  Tiziano  abbia 
cominciata  la  Madalena,  la  quale,  come  più  presto  Ibab. 
biamo,    tanto  più   ne  sarà  grata   etc.  M.  xix  martii 


MSXXXI.   ** 


N.'  CLXV 

Il  medesimo  allo  stesso.   Da  Mantova    19  Aprile 
i53j  e  Spogli  c.J, 

Messer  Tiziano..  Ho  ricevuto  il  quadro  della  Santa 
Maddalena,  che  ci  avete  fatto,  quale.pensavo  bene  che 
dovesse  essere  cosa  bella  come  che  e:  altra  sorte  non 
ve  ne  possa  uscire  dalla  mani  per  l'e:icellentia  voistra 
nella  pittura,  e  tanto  più  facendola  per  me,  al  quale 
so  che  vi  è  caro  far  piacere,  ma  la  ho  trovata  bellis- 
sima e  perfettissima,  et  veramente  de  quante  cose  di 
pittura  ho  veduto  non  mi  pare  che  vi  sia  cosa  più  bella  j 
e  ne  resto  più  che  satisfatto .  El  simile  dice  Madama 
II) ma. ,  mia  Madre,  quale  la  lauda  per  cosa  excellentis- 
sima,  e  confessa  che  di  quante  opere  simili  ha  viste, 
che  ne  ha  pur  viste  assai,  e  se  ne  è  dilectata,  l'agua- 
lia  a  gran  pezzo  ;  e  questo  il  medemo  dicono  quanti 
altri  r  hanno  veduta,  e  più  la  laudano  quelli  che  più 
se  intendano  dell'arte  della  pittura .  dal  che  conosco 
che  in  questa  bellissima  opera  avete  voluto  expri- 
mere  1'  amor  che  mi  portate  insieme  con  la  singu- 
lar  excellentia  vostra,  et  che  queste  due  cose  unite 
insieme  ve  hanno  fatto  far  questa  figura  tanto  bella , 
che  non  è  possibile  desiderar  meglio  j  il  che  non  si  può 


CARTEGGIO    EC.    D'  ARTISTI  aa5 

cxprimer  quanto  mi  sia  grato ,  che  certo  è  che  non  si 
possano  trovare  parole  alte  ad  exprimere  l' affetto  mio. 
Ve  ne  ringrazio  ,  certificandovi  che  io  ho  in  continua 
memoria  questi  e  li  altri  piaceri  che  me  fate,  e  me  vi 
offero  disposto  etc. 

Mantue  19  Aprilis  1531 

Il  Marchese  di  Mantova 

(Direzione)  A  Messer  Tiziano 

Nota 

Pochi  giorni  prima  Tiziano  aveva  scritto  al  Duca: 

Tandem  ho  compito  el  quadro  della  Maddalena,  qual 
V.  ex.  mi  ordinò,  con  quella  piij  prestezza  *  che  mi 
€Stà  possibile ,  lasciando  ogni  allra  mia  facenda  che 
aveva  alle  mani,  nel  qual  mi  ho  sforzato  d'esprimere 
in  qualche  parte  quel  ohe  si  espetta  da  questa  arte^  il 
che  sei  abbia  conseguito,  se  potrà  giudicar  da  altri.  Se 
veramente  a  li  concelti  grandi,  che  aveva  nell'animo  e 
nella  mente,  le  mani  col  pennello  mi  ha  vesserò  cori- 
sposto,  penseria  de  haver  potuto  sodisfar  al  desiderio 
che  ho  di  servir  v.  ex.  ;  ma  ha  gran  spatio  non  li  son 
arrivato.  Et  però  quella  mi  dia  perdono,  el  qual ,  ac- 
ciò che  da  lèi  più  facilmente  el  possi  irnpetrar,  la  pre* 
fata  Madalena  mi  ha  promesso  di  richiederlo  cum  le 
mani  al  petto ,  et  domandargelo  in  gratia.  Altro  noni 
le  dirò  se  non  che  v.  ex,  ma  f  me  ?J  tenghi  in  sta 
f  sua  ?J  bona  gratia  etnei  numero  de' suo' minimi  ser- 
vitori ....  Venetia  Ì4  Aprile  1531. 

La  marchesa  Isabella,  impaziente  d*  avere  sott'occliio 
il  detto  quadro,  aveva  riscritto  a  Benedetto  Agnelli  per 
dirgli  "  Dal  castellano  avemo  inteso  che  il  quadro  dì 
S,  Madalena  ha  fatto  M.  Titiano  è  fornito,  il  che  né 
stato  gratissimo  intendere,  e  volemo  che  ringratiate 
M.  Tiziano  da  nostra  parte  di  studio  che  ha  messo  in 
servirci ,  bene  il  che  sapemo  che  non  può  essere  al- 
tramente, et  presto:  et  perchè,  desideramo  di  haverlo 

*  In  meno  d'  un  mesa. 

T.  Il  15 


226  CARTEGGIO    eC.  D*  ARTISTI 

presto,  spediamo  a  posta  questo  cavallaro,  perchè  el 
ce  lo  porti.  Fatelo  mo  voi  intrar  in  un  telaro,  et  co- 
prirlo di  sorte  non  si  possa  g-uastar,  di  cosa  però  più 
leggiera  che  si  può,  acciò  che  lo  possa  portar,  facendo 
farle  quella  provision  sera  de  bisogno ,  acciò  che  alli 
dazi  non  sia  ratenuto ,  ma  se  sia  lasciato  portar  libe- 
ramente, " 

Manlue  viii  aprilis  1531 

Alla  lettera  del  Duca  (19  Aprile  )  rispose  Tiziano  in 
questa  guisa: 

Per  una  de  v.  ex.  con  infinito  mio  piacere  ho  inteso 
che  la  santa  Madalena,  che  in  questi  dì  passati  gli  man- 
dai,  haverli  summamente  piaciuta,  veramente  di  tanta 
mia  satisfactione  che  io  non  lo  potrei  dire,  che  haven- 
do  a  (o?J  quel  poco  o  assai  de  arte,  che  è  in  me, 

impiegato  per  far  opera  che  dovesse  satisfare 

Et  di  questo  è  cagione  la  grandezza  et  liberalitade  di 
V.  ex.  verso  di  me,-  con  le  quali  cose  mi  si  ha  così 
grandemente  affezionato  et  obbligato  che  io  non  le  sa- 
prei dir  quanto ,  benché ,  parendo  a  lei  forse  piccoli  i 
I)enefilii  a  me  fatti  in  comparatione  della  sua  magna- 
nimità, ella  cerchi  ancora  di  far  si  sia  più  obligato  di 
quello  li  sono  ....  Non  conosco  d'  aver  tanto  con 
lei  meritato  che  dassai  più  non  mi  trovi  remunerato. 
Egli  è  ben  vero  che  per  el  presente  la  espeditione  del 
beneficio  ,  cui  v.  ex.  mi  fece  gratia.in  persona  de  mio 
figliuolo,  mi  sarebbe  di  grandissimo  contento,  né  per 
ora  io  potrei  da  lei  aver  cosa  che  più  facesse  alla  quie- 
te dell'  animo  mio;  non  dimeno  questo  sia  nell'arbi- 
trio suo  .  Restami  solo  a  pregar  v.  ex.  de  tenermi  in 
soa  bona  gratia ,  a  la  quale  humilmente  me  raccomando, 
baciandoli  le  mani. 

dì  Venetia  alli  xxvuii  de  aprile  mdxxxi 

Tiziano 
^  Pungìleonij   Giornale  arcadico  Fol.  51  J 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  337 

N/  CLXVI 

II  medesimo  a  Francesco  Gonzaga  •  Da  Mantova  26 
iMaggio  i53i  e  /.  e.  J. 

Magnifico.  Volemo  che  diciate  a  Nostro  Signore  di 
quelli  umili  termini,  che  ne  conviene,  da  parte  nostra, 
che  facendo  noi  fabricare  alcune  stanzie  su  Te,  tra  le 
altre  cose,  in  che  se  faticamo  per  ornarla,  travagliamo 
perchè  vi  siano  opere  e  in  pittura  o  in  scultura  dì  tutti 
li  excellenti  e  famosi  artefici |che  sono  oggi  in  Italia; 
e  desiderando  tra  li  altri  aver  qualche  òpera  di  mano 
di  Messer  Michel  Angelo,  V  avevamo  fatto  ricercar  de 
farne  qualche  cosa  a  suo  modo.  Egli  ha  risposto  chel 
ha  una  commissione  expressa  e  galiarda  de  non  far  cosa 
alcuna,  ne  occuparsi  in  lavoreri  di  homo  del  mondo, 
finché  non  abbia  finita  certa  opera  *  di  Sua  Beatitu- 
dine ,  che  ha  d'andar  un  poco  in  longo .  perchè  umil- 
mente supplicamo  S.  B.  che  la  si  degni  di  farsi  questa 
grazia  de  contentarsi  chel  predetto  Messer  Angelo  me 
facci  qualche  opera  di  sua  mano ,  et  non  vi  lavorerà 
se  non  le  feste,  o  quando  non  potrà  lavorare  per  la 
predetta  Santità  ,  che  mi  sarà  molto  grato.  Voi  vedete 
ino  in  ogni  modo  dimpetraré  questa  grazia. 

Giovanni  Borromeo,  qual  ha  parlato  da  parte  no- 
stra al  predetto  Michel  Angelo ,  deve  venire  a  Roma 
per  quanto  ne  ho  scritto  ;  e  quando  sé  così ,  potrete 
parlar  prima  con  lui,  perchè" sarette  tanto  meglio  in- 
formato del  modo  che  a  vette  da  tenere  in  parlare  con 
N.  S.  ;  e  quando  pur  esso  Borromei  non  venisse  a  Ro- 
ma, non  restate  di  parlare  a  S.  Santità  nel  modo  che 
a  vette  detto,  ve  mandamo  l'alligata  lettera  sopra  que 
sto  a  Borromei,  la  quale 'gli  darètte  eie. 

Mantue  26  Maii  1531 

Il  Marchese  di  Mantova 

(Direzione)  Dno.  Franco.  Gonzaga 

*  La  wgrestia  e  la  libreria  di  S.  Lorenzo.  Può  darsi  anche  che  Michela- 
gnolo  parli  del  cartone  dell'ultimo  Giudizio  giuda  qualche  tempo  incominciato. 


228  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

Nota 

l*resso  che  del  medesimo  tenore  è  la  lettera  a  F.  Bor-r 
romei:  "  Avemo  Ietto  volentieri  le  lettere  vostre  de' 19 
del  presente,  quale  né  stata  gratissima ;  e  vi  comanda- 
mo  quanto  ne  scrivete  aver  operato  con  lo  exceliente 
Michel  Angelo,  Sculptore  etc.  " 

N.°  CLXVU 

Il  medesimo  alla  stesso.  Da  Mantova    i6  Giugno 
i53i  (^  e). 

Magnifico.  Sopra  mo'lo  mi  è  stata  grata  la  benigna 
risposta  che  vi  ha  fatta  la  Santità  di  N.  S.  in  la  do- 
manda che  le  uvette  fatta  da  parte  nostra  di  Michel  An- 
gelo, et  volemo  che  rie  le  bascinte  umilmente  in  no-' 
istro  nome  li  santissimi  piedi,  dicendole  che  desiderarao 
et  cercamo  di  avere  opere  di  eccellenti  uomini ,  quali 
è  Michel  Angelo,  et  non  solamente  di  pittura  ,  ma  an- 
che di  scultura  ;  però  pur  che  avessimo  qualche  opera 
da  lui,  in  quale  delle  due  arti  si  fusse,  ne  contenta- 
ressimo:  et  non  avendogli  fatto  scrivere  Sua  Santità, 
come  ella  vi  ha  detto  di  fare,  vedete  che  se  gli  scri- 
va ,  avvisandone  voi  Giovanni  Borromeo ,  còme  me 
avete  scritto  di  voler  fare, 

Mantue  16  lunii  1531 

11  Marchese  di  Mantova 

e  Direzione  )  Dno.  Francesco  Gonzaga 

N".  CLXVIII 

Giovanbattista  di  Paolo  Mini  a  Bartolomeo  Valori. 
Da  Firenze  29  Settembre  i53i  (  MagUabechiana 
CI.  xxxvn  N.  3o3  ). 

È  autografa 

Li  fìdeli  servidori,  quale  sono  io  uno  di   quegli  al 


CARTEGGIO    EC.    D    ARTISTI  339 

nostro  Signore,  non  debono  per  nulla  mancbare  daver- 
tire  di  tute  quelle  chose,  quale  e' pensano  potrebono 
dispiaciere,  e  non  pocho  a  S,  Sta.  —  E  questo  siè  cbe 
michelagnolo,  suo  iscultore,  è  più  mesi  noia  ve  vo  ve- 
duto, respetto  alesere  suto  rn  chasa  per  paura  dela 
peste,  e  dattre  settimane  in  qua  è  venuto  dua  vòlte  la 
sera  per  un  pocho  di  pasatempo  a  trovarmi  a  ebasa 
ebol  bugiardino  e  cbon  antonio  mini,  mio  nipotte  e  suo 
diciepoUe  ;  dopo  molti  ragionamenti  delarte  rimasi  dan- 
dare  a  vedere  le  dua  femine  ,  cbosì  feci  altro  dì ,  e 
infati  sono  cosa  di  grande  maraviglia,  e  so  che  V.  S, 
vide  la  prima,  che  figura  per  la  notte  cho  la  luna  in 
capo  eincielo  notturno  ;  apresso  questa  sicbonda  la  pasa 
per  tutti  e  chonli  di  beleza,  chosa  mirabilissima;  e  di 
presente  finiva  uno  di  que'vechi  cheio  non  credo  si 
posa,  vedere  meglio:  e  perchè  ditlo  Michelangelo  mi 
parse  molto  istenuàto  e  diminuito  delecbarne,  lalttro  d\ 
col  bugiardino  e  antonio  mini  a  lo  stretto  ne  pariamo  , 
e  qualli  sono  continovi  colui  ',  e  infine  faccemo  un 
conputo  che  michelagnolo  viverà  pocho  se  non  si  ri-- 
media,  e  questo  è  che  lavora  asai,  mangia  pocho-e  ca-? 
tivo,  e  dorme  mancho,  e  da  un  mese  in  qua  è  forte 
inpedito  di  ciesa  e  di  dolore  di  testa  e  chapogiri.  e 
infine,  ritrato  Itulto  da  detti,  egli  à  dua  impedimenti, 
uno  a  la  testa,  e  lalttro  al  cuore  ,  e  a  ciaschuno  è  dp'ri- 
medi,  perchè  sano j  e  dicono  la  €ausa, 

A  quelo  dela  testa,  che  li  sia  proibito  e  ehomandato 
per  parte  di  N.  S.  che  —  non  lavori  diverno  nela  sa- 
grestia, che  a  qiiela  aria  sottile  non  ve  rimedio  nesu- 
no,  e  lui  vi  vuole  lavorare  e  amazasi,  e  potrebbe  la- 
vorare nel  altra  istanzetta  e  finire  quelfj  nostra  don- 
na, tanto  belissima  cosa,  e  fare  la  statua  de  la  feli- 
cie  memoria  del  duca  Lorenzo  en  questo  verno.  In 
ditta  sagrestia  si  potrebe  murare  elavoro  del  quadio  (sic) 
de  le  sepolture,  e  cominciare  a  metervi  su  le  fighure 
finite  e  anche  la  mezate;  si  potrebe  poi  finire  la  su, 
e  a  questo  modo  si  salverebé  luomo  e  tirebe  inanzi  e 


23o  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

lavore,  e  starebe  meglio  murato  che  sotto  e  tetti  amont- 
lato;  e  di  questo  siamo  cierti  Michelangelo  larà  di  gra- 
zia ,  ma  non  sa  pigliare  partitto ,  per  quanto  ritragho 
da'  delti ,  che  larte  dà  desere  istacurato  .  e  questo  abia- 
mo  giudichilto  sarebe  sua  salute,  e  che  sua  Sta.  facci 
intendere  al  fiegiovani  che  tanto  dica  a  Michelangelo, 
che  siamo  cierti  a  Michelangelo  punto  non  dispiacerà. 
A  quelo  male  del  cbuore  e  quanto  a  la  cosa  cheglià 
col  duca  durbino,  questo  dicano  che  lottiene  malcon- 
tento ,  e  asai  desidera  che  tale  saconciasi  ;  e  seli  fusi 
donato  dici  mila  A,  noli  sariano  tanto  agrado,  e  N.  S. 
nonli  potrebbe  fare  magiore  grazia  e  più  acietta.  e 
questo  mi  dicano  ò  quegli  sentito  dire  infinitisime  volte. 
S.  S.ià  è  prudente,  e  rendomi  cierto  die  quando  Mi- 
chelangelo li  manchasi ,  lo  riconperebbe  un  tesoro  ;  e 
raasime  adeso,  che  lavora  volentieri,  merita  desere  esal- 
dìto  ;  e  lafezìonc  che  porto  al  nostro  Signore  mi  à  fatto 
distendere  volentieri. 

N."  CLXIX 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Firenze  8  Ottobre  i53i 
(l.  e). 
È  autografa 

—  Quanto  a'chasi  di  Michelangelo,  tulo  onteso  vo- 
lentieri che  il  N.  S.  vene  ahi  data  la  charicha  di  sua  sa- 
lute quando  qui  sarete  ;  e  se  chostì  avesi  punto  a  sopra- 
stare, chome  pottria  esere,  per  quel  pocho  anchora  islesi. 
no  chonoscho  omo  più  a  proposito  per  1'  opra  di  sua 
lite  col  duca  d' Urbino  e  sua  ateneti  a  la  sepoltura  di 
iulio  ,  quale  egliè  obrighato  ,  perchè  so  li  portate  afe- 
zione,  e  chon  tali  sua  laversari  troveresti  qualche  isti- 
ma  con  prezo  ;  e  parecie  ne  potresti  fare  a  michclan- 
gelo  maggiore  servizio  e  grazia,  e  velo  faresti  il  schiavo 
in  perpettua.  lo  landrò  domani ,  che  festa ,  a  vedere , 
perchè  quando  e*  lavora  non  ve  ordine ,  e  so   che  la 


CARTEGGIO    EC-    D*  ARTISTI  23 1 

vostra  lettera  li  sarà  grata ,  e  soliciterò  lopra  una  par- 
te et  vedrò  che  termine  sarà.  E  chome  dito,Ms.  Bar- 
tbolomeo,  apichate  chol  sua  aversari  qualche  praticha, 
cheluoinini  elargiento  tuto  asciano;  e  voi  siate  omo 
dachordare  magiori  apuntamenti ,  e  navete  fatto  dimo- 
strazione: e  volasi  Idio  el  primo  di  che  dixi  partissi 
micbelagnolo,  ve  lavesi  dito,  che  a  questa  ora  sarehe 
asciato;  che  in  fati ,  chome  per  la  mia  disi,  questo  caso 
lo  solerà  prima  un  pezo,  tanto  glie  a  cuore,  ed  è  pu- 
sìlanimo  a  richiedere,  pure  è  alquanto  raegliorato  da 
questi  dì. 

Circha  a  bastiano  veniziano  ehi  da  michelagnolo  la 
lettera,  e  la  mandai  in  una  de  rondinelo:  nono  auto 
risposta,  chalferriio  deto  hastiano  noli  mancharà  di 
mandare  e  ritrato  di  N.  S.  ;  e  a  rondinelo  anche  ne 
scrivo;  —  e  posendo,  chon  voi  ne  porterete  questo  detto 
ritrato,  e  si  laci  la  chosa  in  bona  forma  chel  bugiardino 
posa  finire ,  che  sono  cierto  vi  chonterete  di  lui, 

El  quadro  del  abram  vedesti  dandreino  del  sarto,  si 
vende  al  duca  dalbania  A  125,  andraiie  in  francia  per  a- 
ventura  ;  arci  voluto  fusi  rimasto  a  questa  tera ,  bene 
chal tri  dica  che  glin  venuto  verso  Roma. 

El  bugiardino  à  una  opera  degnissima,  che  fu  dise- 
gno del  frate  di  san  marcho,  finicielo  lui  ;  e  michela- 
gnolo non  si  può  saziare  di  chomendarlo.  è  quando 
la  figla  di  lacobe  fu  vapitta ,  detta  dina ,  chei  testamen- 
to vechio  nenara  sì  bela  Istoria.  V.  S.  qui  sarà  a  dio 
piaciendo  ,  vorà  tais  vegiate,  che  cbosa  mirabilissima, 
e  da  eserue  vagho  ogni  gran  principe;  e  se  deto  duca 
dalbania  o  altro  navesi  nottizia,  per  nulla  nolo  làciero- 
bono;  non  è  finito. 

^ota  alle  lettere  168,  169 

Due  lèttere  pessime  di  carattere  come  di  stile,  ma 
colme  di  notizie  importanti,  perchè  ci  ragguagliano  dello 
stato  della  sagrestia  di  S.  Lorenzo,  della  sepoltura  di 
Giulio  II  (che  diventò  maledizione  per  Michelagnolo),  del 
ritratto  di  Clemente  VII  fatto  da  Sebastiano  del  Piombo , 


23  2  CARTEGGIO    EC.    D*^  ARTISTI 

del   sagrifizio   d' Abramo   di   Andrea   del   Sarto    e    del 
ratto  di   Dina  ,   opera   di   Fra  Bartolommeo  .  Non  ap- 
pare di  che  ritrailo  del  papa  Clemente  VII  intenda  par- 
lare la  nostra  lettera,  se  di  quello  fatto  per  il  vescovo 
di  Vasona,  o  dell'altro  mollo  maggiore,  che  a  tem- 
po del  Vasari  si  trovava  in  casa  di  Sebastiano  medesi- 
mo,  o  forse  d'un  terzo  finora  sconosciuto.  La  stoiia 
già  tanto  oscura  della   nominata  opera    di  Andrea  del 
Sarto,  diventa  vie  piìi  intricata  dietro  ciò  che  il  Mini 
ci  racconta  ;  senza  voler  mettere  in  dubbio  l'originalità 
del  quadro  di  Dresda,  il  passo  della  nostra  lettera  mi 
sembra  piuttosto  in  favore  della  pretesa  di  Lione.  *  Il 
duca  d'Albania  è  il  duca  Giovanni ,  figlio  del  duca  Ales- 
sandro, di  cui  era  fratello  Giacomo  in,  noto  per  la  sua 
dimora  in  Italia,  Che   il   ratto  di  Dina  non  fosse  ter- 
minalo dal  Bugiardini ,  ma  solamente  copiato  j  lo  as- 
sicura una  nota  al  Vasari  recentemente  pubblicato  j  la 
nostra  lettera  prova  la  falsità  di  tale  opinione. 

N."  CLXX 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga  duca  di  Manto- 
va. Da  Mantova  i  Ottobre  i53i  ( Archivio  segreto  di 
Mantova  J. 

È  autografa 

Illmo.  et  Exmo.  Patrone 
Notifico  a  V.  Extia.  il  lavoro  andare  inanzì  da  per 
tutto  il  Castello ,  et  le  stantie  de  la  Sigra.  Duchessa  son 
quasi  allordine  de  vetriate  e  del  tutto ,  e  son  messi  li 
telari  alli  suoi  luochi ,  né  curerò  metterli  le  vetriate  fi- 
no alli  vili  avanti  al  tornata  di  V.  Extia.  ;  laltanella  di 
sopra  alla  guardia  lunedì  proximo  se  cominciarà,  e  per 

*  Vedi  Vita  di  Andrea  del  Sarto  del  Dr.  A.  Reumont  {Andrea  del  Sarto 
von  A.  Beumont)  p.  182  e  183.  Un'altra  replica  si  trova  nella  "  CoIlec-> 
don  Litografica  de  Cuadros  del  Bey  de  Espaiu  tav.  xv;  secondo  il  Signor 
Cean-Bermudez  il  Vasari  prlerebb^  del  quadro  dì  Madrid. 


CARTEGGIO   EC.  D*   ARTISTI  a33 

tutta  la  settimana  sedente  selli  darà  fine.  la  corte  al  me- 
demo  termine  sarà  dipinta  et  landito  principale  simil- 
mente; li  luochi  di  sopra  son  dipinti,  circa  alli  luochi 
de  la  fabrica  nova,  non  selli  manca  di  sollicitudine  ;  per 
al  presenti  si  fanno  li  ponti;  fatti  che  siano,  selli  da- 
rà principio  a  dipignerlo  di  fora  e  dintorno:  e  del  tutto 
ho  fatto  il  mercato,  da  vicenzo  hressano  in  fora,  che 
non  ha  finito  a  Mess.  cario,  le  lastre  del  bagno  son 
messe  drento ,  e  subito  che  siano  sgonbrati  li  legnami 
delle  armature,  farro  intendere  a  Mess.  cario  per  po- 
terli metter  la  legna,  la  cusina  serra  finita  martedì  ; 
non  manca  da  principiar  se  non  il  tinello  dele  donne 
e  quello  de  la  Sra.  Duchessa,  e  la  credenza  e  le  came- 
re di  sopra  alla  stalla  vechia  delli  Turchi:  però  paren- 
do a  V.  Extia.  comettere  a  M,  Carlo  che,  havendosi  ad 
mettere  più  persone  ad  opra,  che  supplisca  del  dinaro, 
che  resulutamente  farro  ogni  cosa  a  tempo,  rinaldo 
comenza  lunedì  ad  lavorare  alla  logia,  e  mercore  serra 
finita  del  tutto  la  scala  secreta  cha  fa  maestro  liaptista  ; 
e  in  questa  settimana  seguente  serra  tratta  giò  la  tramezar 
sotto  ]altana,e  son  forniti  di  dorar  li  cornisotti.  come 
sia  fornito  el  fregio  che  va  in  esso  cornisotto,  mette- 
rò li  doratori  che  andaranno  reconcianno  fsicj  in  al- 
chuni  luochi  in  castello,  seria  longo  scrivere  ogni  cosa 
e  tediosa  ;  però  humilmente  a  lei  nii  ricomando  et  alla 
Illma.  Patrona ,  e  li  baso  le  mani,  a  di  prifQo  di  OttOf 
bre  1531. 

D.  V.  E. 

humìle  et  fedel  servo 
lulio  Romano. 
e  Direzione  J  Allo  Illmo.  et  Exmo.  Principe  il  Sor. 
Duca  di  mantova  patrone   mio   observandissimo  ;   in 
Casale 

Nota 

Questa  lettera,  e  parecchie  altre  di  Giulo  Romano  che 
seguono  in  appresso,  furono  da  me  pubblicate  Tanno 


a34  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

1838  nel  Kunstblatt  N.*  71  sqq.,  cosa  che  sembra  es- 
sere stata  ignota  al  signor  conte  Carlo  d'Arco,  il  quale 
riprodusse  alcune  di  esse  nella  Vita  di  Giulio  Romano 
recentemente  stampata.  Tutto  ciò  che  è  della  penna  di 
Giulio  è  stato  da  me  riscontrato  sugli  originali  mede- 
simi, dai  quali  le  copie  del  conte  d'Arco,  mancanti 
per  lo  più  d'interpunzione,  e  perciò  diffìcili  ad  inten- 
dersi ,  variano ,  come  si  vedrà  in  seguito ,  in  non  po- 
chi luoghi. 

N.'  CLXXI 

Federigo  Gonzaga  a  Giulio  Romano.  Da  Casale  7 
Ottobre  1 53 1  (Spoglie). 

Tulio  Romano 

Nobilis  carissime  noster.  Avemo  avuto  caro  intendere 
quanto  ne  scrivete  circa  li  lavorieri  lì  di  castello,  ma  perchè 
desideramo  summamente  chel  tutto  sii  fornito  alli  20 
dì  del  presente,  come  ne  a  vette  promesso,  vi  coman- 
damo  che  sollicitate  con  ogni  diligenza  chel  si  facci;  et 
sei  fusse  bisogno  pigliar  più  Maestri  et  operari  di  quelli 
che  vi  sono  ,  pigliatili,  levandoli  ancora  sopra  li  lavo- 
rieri de  altri  sia  che  si  voglia,  non  potendo  far  altra- 
mente ,  acciochè  sia  fornito  il  tutto  a  quel  tempo,  scri- 
vemo  al  sindico  che  li  denari  chel  vi  dovea  dare  in 
due  o  tre  volte  vi  dia  in  una  sola,  senza  tenervi  in  tem- 
po ;  medemamente  scrivemo  al  Tesoriere  ebevi  prò  ve- 
da che  li  denari,  che  si  era  ordinato  darvi  in  due  o 
tre  septimane,  che  gli  abbiate  in  una  septimana.  però 
non  mancate,  perchè  non  avrette  alcuna  scusa,  et  noi 
doleressimo  di  voi ,  quando  a  quel  tempo  non  fusse  fi- 
nito il  lavorerò. 

Da  Casale  7  Ottobre  1531 

II  Duca  di  Mantova 

Nota 
A  questa  lettera,  riprodotta  da  noi  nel   suo   vero 


CARTEGGIO   EC.    D*  ARTISTI  a35 

originale,  unisce  il  P.  Pungileoni  la  seguente  del  teso- 
riere Antonio  Delfini  (  Giornale  Arcadico  Voi,  47  p. 
353).  Mantova  1531.  12  Ottob.  a  Casale. 

Non  mancharò  de  quanto  V.  Ex.  mi  cornette  per  la 
sua  de' VII  del  presente  de  proveder  de  li  denari  a  mess. 
Giulio  Romano,  acciochè  li  possa  far  expedir  lopera  del 
castello  ,  .  .  .  .  certificando  che  non  ho  manchato  dà- 
poi  che  ebbi  la  comission  di  quella  in  qua  di  darli  ogni 
sabato  trenta  scudi  de  oro. 

Hum.  ser.  Ant.  Delphinus 

N*.  CLXXU 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga  duca  di  Man- 
tova. Da  Mantova  7  Ottobre  i53i  (  Arch.  segreto  di 
Mantoifa  ). 

È  autografa 

E.  Sre.  e  mio  patrone  obseryandissìmo 
Altro  adviso  non  do  a  V.  Extia.  di  esser  finita  cosa 
alcuna  di  più ,  ma  molte  ne  son  in  procinto  de  essere 
finite  al  più  longa  la  settimana  sequente  ;  et  la  Extia. 
di  madama  è  stata  da  per  tutto  >  et  assai  li  è  piaciuto, 
et  ha  ordinate  alcune  cosette  et  ornamenti  di  nuovo  : 
et  V.  E.  se  riposi  puro  sopra  di  me  in  questo,  che  niente 
mancarà,  puro  che  mess.  cario  non  manchi,  come  ò 
dubio  percjiè  li  son  stato  addimandare  dinari  *  per  li 
bisogni;  quali  per  non  esser  tedioso  non  nomino.  E* 
dimostra  non  bavere  il  modo;  però  se  paressi  a  V.  E 
farli  scrivere  una  buona  lettera  che  proveda  de  li  di- 
nari a  tempo,  perchè  al  fine  li  dà,  ma  con  tanti  stenti 
che  non  son  a  tempo.  E  Notifico  a  V.  E  che  la  spesa 
serra  magior  per  rispetto  de  molte  incomodità  e  di  mol- 
le portature,  alle  quali  li  carretti  del  T  non  son  bastan- 
ti. Né  dalli  maestri  dellentrate  non  si  pono  haver' car- 
ro alcuno  per  comuno  per  rispetto  di  non  impedir  il 

*  Il  P.  Pungileoni,  pubblicaado  questa  lettera  per  la  prima  volta  nel 
Giornale  Arcadico,  Voi  47.  p.  354  tralascia  le  parche  :  come -.^  dinarijol- 
tieacdò  egli  d-  dà  la  data  su  Dicembre,  invece  di  Ottobre. 


a36  CARTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

seminar.  Non  altro;  a  V,  E,  humilmente  mi  raccoman- 
do e  li  baso  la  mano,  die  7  Ottob.  1531. 

Di  V.  Ex. 
humile  e  fedel  seryitor 
lulio  Romano 
(  Direzione  come  sopra  j 

N.'  CLXXin 

Il  medesimo  allo  stesso. Da  Mantova  9  Ottobre  i53i 
(Le.) 
È  autografa 

limo,  e  Exmo.  Sr,  e  Patrone  mio  semper  obsermo 
Percbè  sempre  summamente  ho  desiderati  di  fare  ho- 
nore  a  V,  E.  ,  inperò  mi  bisogna  star  vigilante  che  de 
tutte  le  imprese  chio  ho  da  fare  siano  riuscibili.  Ma  per- 
chè la  Exti'a.  di  madama  era  di  parere  di  fare  un  ponte 
dereto  dal  castello  in  sul  laco  coperto ,  acciò  sua  Extia. 
con  le  gentil  donne  di  mantova  possa  star  ad  ricevere 
la  Signora  duchessa  con  la  sua  corte,  inperò  bisogna^ 
va  farlo  spatioso  e  coperto,  acciò  sia  atto  a  capire  tutti 
signore  e  signori  che  ivi  scranno.  Ma  perchè  ho  fatto 
tastar' nel  lago  e  trovato  lo  fondo  esser  di  longo  da  la 
ri  via  circa  400  in  500  braza ,  per  la  gran  secca  delle 
eque  non  mi  pare  riuscibile ,  ne  selli  poterla  stare,  sei 
piovesse,  ad  lovorar*,  perchè  el  tempo  minaccia  di  rom- 
persi :  Donde  mi  è  occorso  un  partito  migliore  allo  a- 
nimo  mio, e  molti  altri  ci  hanno  consentito  e  iudicato 
esser  buono  e  più  sentuoso  di  fare  un  ponte  che  si 
cali  nel  lago  ad  uso  di  scala ,  e  farli  io  quel  luoco  di 
qua  dal  ponte  della  palata  ,  dove  era  la  beccaria  ,  nel 
quale  è  un  pezzo  di  circa  a  br.  60  di  ponte  coperto 
con  suoi  travi,  e  ben  murato  da  ogni  banda  con  suoi 
iSrchi,  nel  quale  non  mancha  altro  che  smaltar'  e  dipi- 
gner'in  fresco  in  calzina;  e  serra  spesa  non  butta,* 
perchè  restarà  sempre  così',  e  disopra  U  vanno  circa 

*  CotxU  4'  Arco  kuttata 


CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI  287 

a  70  asse  nella  soffitta,  la  quale  presto  e  bene  se  de- 
pigneranno ,  che  farà  così  bel  vedere  come  li  archi  già 
fatti  alla  venuta  dello  imperator.  Nel  quale  luoco  più 
acconciamente  si  poterà  stare  piovendo  e  tonando  e  di 
notte,  bisognando,  ad  depignere;  è  luoco  amplissimo 
da  stare  la  Extia.  di  madama  con  tutte  le  gentil  donne 
di  mantova,  e  lì  son  le  finestroni  belli  e  fatti  verso 
il  laco,  che  da  la  lunga  isi  potranno  veder' le  velia  da 
noi  tanto  desiderate. 

E  perchè  serria  Ipngo  il  venire  a  piede  tanto  lontano, 
pensavamo  che  *  tutte  le  carretti  di  mantova  si  farriano 
dal  ponte  levator'  in  là  verso  di  S.  Giorgio  al  coperto  as- 
pectar',  e  così  di  una  in  una  si  carigaranno  de  signore 
et  altre  donne  smontate  da  le  nave,  e  seralli  un  riposo 
fermarsi  sotto  quello  arco  triunfale.  E  serra  gran  super- 
bia di  vedere  tante  carrette  ivi  distese  et  da  ogni  lato 
del  ponte  folti  de  gentildonne  et  homini  della  città.  E 
perchè  non  pare  molto  conveniente  né  buono  augu- 
rio entrare  per  la  prima  volta  alla  signora  Duchessa 
da  riverso  del  castello  così  in  carretta ,  si  poterla  pas- 
sare per  la  piaza  di  S.  Pietro:  è  forsi  buono  entrar'  nel 
domo  prima,  e  poi  venire  per  la  porta  principale  del 
castello  proprio  in  carretta,  e  sei  tutto  o  parte  di  quello 
chio  ò  scritto  a  V.  Ex.,  o  altro  miglior  parere  li  pa- 
ressi, quella  si  degnerà  farmi  dare  adviso,  e  io  eseguirò 
•*  con  lo  aiuto  di  mess.  Carlo  :  altramente  restarò  in- 
paciato.  Non  altro;  laltissimo  idio  sia  sempre  pregato 
che  lo  conservi,  e  lassi  godere  con  logna  f  sic  J  feli- 
cità con  tutto  il  suo  stato ,  e  con  acrescimento  di  stato 
e  di  figlioli;  alli  quali  mi  con  mei  descendenti  semper 
in  sua  servitù  e  fideltà  vivano  et  mille  ani  siano  *** 
etc.  alli  IX  de  Ottobr.  1531. 

lulio  Romano 

e  Direzione  come  sopra»  Il  Duca  è  a  Casale  ) 

*  "  E  perchè  etc;  "  fino  a  "  tutte  "  manca  affatto  nella  detta  copia,  la 
quale  più  sopra  ha  gentil  dame  invece  di  gentil  (fonn«. 

•*    esegro  "  ;  piii  sopra  ;  m  quella  si  invece  :  di  quella  si. 

***  "  vivano  et  moìano  siano  "  pare  che  da  prima  stesse  neiroriginal« 
e  moiano,  ma  che  Giulio  poi  scrivesse  :  milleani,  soggiugnendovi  il  si€mó. 


aì8  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

N."  CLXXIV 

Federigo  Gonzaga  a  Giulio  Romano.  Da  Casale  14 
Ottobre  i53i  (  Spogli  e. .). 

Tulio  Romano 

Nobilis  etc.  Ne  piace  aver  inteso  il  disegno  vostro  di 
adornar  quel  coperto  della  palata ,  e  far  quel  ponte  in 
foggia  di  scala  che  vaddi  all'  acqua  per  smontar  di  nave 
e  venir  suso  ,  che  ivi  sotto  quel  coperto  vi  stia  la  Ili  ma. 
Madama  con  le  gentildonne  per  ricevere  la  Illma.  No- 
stra Consorte  ,  et  che  le  carrette  siano  sotto  il  ponte, 
come  divisate;  ma  non  volerne  che  altramente  soffitate 
quel  coperto ,  ne  depingìate  tutti  quelli  muri  :  potrete 
ben  farli  hianchire  et  adornarli  con  festoni  di  verdura 
et  con  1'  arme,  et  farli  un  cielo  di  panni  azurini  con 
qualche  ornamento,  perchè  non  è  luogo  di  farli  molta 
spesa  ;  e  saprete  ben  adornarlo  per  una  giornata ,  che 
comparirà  senza  tanta  spesa,  come  andarla  a  soflìtarlo, 
et  dipignere  tutto  quel  loco:  e  questo  è  meglio,  poi- 
ché non  vi  è  aqua  che  vi  si  possi  accostare  al  Castello, 
et  diOicilissimo  ad  fare  un  ponte  ,  come  se  dicea  ;  però 
farette ,  come  dicemo  di  sopra  ,  non  mancando  ad  fare 
lavorare  in  Castello  con  ogni  diligentia. 

Da  Casale  alli  1 4  Ottob.  1531 

II  Duca  di  Mantova 

N/  CLXXV 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga.  Da  Mantova 
i4  Ottobre  i53i  {Arch.  e). 
j^  autografa 

Illmo.  e  Èxmo.  Sor.  e  Patrone  mio  obsmo. 
Significo  a  V.  E.  le  cose  di  drento  del  castello   son 
a  tal  termine  che  al  tempo  da  V.   E.  co  messomi  se- 
ranno  alordine.  Ma  quelle  de  la  fabrica  nova  per  non 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  aSg 

bavere  haute  le  lastre,  non  posso  promettere  sia  fornita  ; 
ma  sei  tenpo  ne  serve ,  penso  serra  di  bella  pictura  din- 
torno tutta  ornata ,  et  haveria  finitolo  e  dipinto  di  dren- 
to,  ma  quel  dipintore  de  mess,  cario  non  lo  ho  mai 
possuto  bavere,  e  quello  aurelio ,  che  dipigneva  in  sul 
T,  subito  la  partita  di  V.  S.  senza  dir  cosa  alcuna  con 
molti  disegni  aparechiati  si  fugì  via.  *  Né  restarò  per 
fatica  ne  vigilantia  fare  ogni  opera  che  tutto  sia  all'or- 
dine il  meglio  che  si  potrà  ;  ma  per  esser  mantova 
vota  di  pictori  e  doratori ,  perchè  molti  ne  son  andati 
a  trento  e  a  bozolo  e  a  luzara ,  e  lavorano  per  questi 
convicini  e  Signori  dintorno  a  Vra.  Extia.  :  Puro  penso 
V.  Ex.  trovarà  il  castello  più  in  ordine  che  non  exti- 
ma,  e  alla  sua  buona  gratia  etc. 

AUi  xini  de  Ottob.  1531 

lulio  Romano 

(Direzione  come  sopra J 

N."  CLXXVI 

Federigo  Gonzaga  a  Giulio  Romano.  Da  Casale  24 
Ottobre  i53i  {Spogli  e.). 

lulio  Pipi  Romano 

Nobilis  etc.  Finito  che  abbiano  li  pictori  di  dipinger 
il  Castello ,  non  li  mandate  altramente  sul  Te ,  ma  met- 
teteli tutti  a  lavorare  alla  fabrica  nova ,  come  vi  avevo 
scritto  per  un'altra  nostra;  così  f?tte  ancor  fornir  la 
via  di  muro  per  andar  per  la  grotta  alla  dectà  fabrica 
nova .  e  non  mancate  di  sollecitudine  a  far  fornire  tutte 
le  altre  cose. 

Casale  24  Ottobre  1531 

Il  Duca  di  Mantua 


*  Dopo  la  parola  pia ,  aggiunge  il  P.  Pungileonì  :  "  e  Rinaldo  trovasi 
sempre  occupato  in  delle  picture  di  S.  Andrea  per  la  S.  Isabella  Doscbetta  ". 
—  passo,  che  non  esiste  aell'  originale.  ^ 


SL^Ù  CARTEGGIO    EC.  D*  àRTlSTt 

Eidem  24  Octobr.  1531 

Nobilis  etc.  A  verno  inteso  che  nella  camera  dalle  arme 
son  fatte  arme  di  tanti  diversi  Signori,  el  che  ci  spiace  assai; 
però  volemo  chele  faciate  levare,  et  farli  dipingere  in  una 
quadra  l'arma  del  Signor  Nostro  Padre  di  bona  memo- 
ria, con  una  impresa  da  ogni  canto  delle  sue,  in  l'altra 
quadra  l'arma  di  Madama  nostra  Madre  in  mezo  a  due 
delle  sue  imprese,  in   la   terza  quadra   l'arma  nostra 
con  due  delle  nostre  imprese,  una  da  ogni  canto,  in 
Fultima  quadra  l'arma  della  Signora  Duchessa,  nostra 
consorte,  in  mezzo  a  due  delle  Imprese  della  casa  no- 
stra; però  fatile  subito  fornire  .  volemo  ancora  che  fate 
fare  la  via  per  la  grota  di  muro  per  andar  alla  fabrica 
nova  ;  perchè  non  ne  piace  che  si  vaddi  per  quella  scala 
di  legni  che  vi  è  ora:  et  fornita  la  camera  delle  Arme, 
metete  tutti  li  pictori  ad  lavorare  essa   fabrica   nova,  , 
sicché  la  si  finisca  ancor  lei.    e  non  mancate  di  ogni 
sollicitudine,  chel  Tesorero  non  vi  mancherà  al  bisogno. 

Di  Casale  alli  24  Ottob.  1531 

Il  Duca  di  Mantova 

C^.  e) 

N."  CLXXVII 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga.  Da  Mantova 
3i  Ottobre  i53i  {Ardi.  e). 
È  autografa 

Exmo.  Sr.  e  mìo  obsermo. 
Per  doì  lettere  e  per  altra  del  cavaleri,  mandate  per 
comissione  di  V.  Ex. ,  ho  molto  ben  compreso  quanto 
sia  il  suo  volere,  e  ho  cominzato  ad  esequi  re,  benché 
lo  tempo  ne  sia  contrario  e  le  aque  tanto  grosse  che 
minacciano  venire  a  mantova  per  le  rotte;  e  se  non 
fussi  vero  che  fossi  rotto ,  son  sì  aite  che  passaranno 
di  sopra  da  li  argini,  e  con  tucto  ciò  non  manco  del 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  2^1 

poter  mio  ,  uè  sto  a  guardare  li  spaventi  che  mi  fa 
iness.  cario  e  con  il  suo  tardo  spendere;  imperò  V.  Ex., 
senza  chio  altro  scriva,  sa  il  bisogno.  Né  altro  scrivo 
per  non  tediare  V.  Ex.,  ancora  che  ho  gran  bisogno  * 
aprire  lanimo  mio  a  V.  Ex.,  alla  quale  fino  chio  vivo 
son  per  metter  la  roba  ella  vita,  se  ben  non  facessi 
cosa  grata  ad  ogni  persona,  mi  bastaria  assai  rimanere 
in  la  sua  bona  gratia,  alla  quale  etc.  a  dì  ultimo  Ottob. 
1531. 

di  V,  Extia. 
burnii  e  fedel  servitor  fino  alla  morte 
Giulio  Romano 
e  Direzione  come  sopra  ) 

N.*  CLXXVIII 

Federigo  Gonzaga  a  Giulio  Romano.  Da  Gasale  i 
Novembre  i53i  (Spogli  e*  ). 

lui  io  romano 

Nobilis  etc.  Avendo  visto  quanto  ne  scrivete  per  la 
via,  cbe  si  à  fare  per  la  grott.i  alla  fabrica  nova,  volendo 
intendere  se  la  volemo  coperta,  o  scoperta  ;  vi  dicemo 
che  la  volemo  coperta  ad  ogni  modo:  e  se  volete  far  un'al- 
tra via  e  scala  del  pozzo  andar  suso  l'altana,  fatte  quella 
come  vi  pare,  che  quella  da  basso  per  la  grotta  la  vo- 
lemo coperta .  però  sollecitate  che  si  lavora,  e  si  finisca 
ogni  cosa,  come  siamo  certi  non  li  mancate. 

Da  Casale  1  Novemb.  1531 

II  Duca  di  Mantova 

N°.  CLXXIX 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Casale  io  Novembre 
i53i  (  Spogli  e). 

lulio  Pipi  Romano 
lulio.  Con  nostro  grandissimo  dispiacere  avemo  noticia 

•  Cop'ia  del  conte  d*  Arco  :  chio  a  gratia  bisogna 

T.  ir.  16 


242  CARTEGGIO   EC.  o'  ARTjSTl 

che  ancora  non  sono  fornite  le  stantie  ed  alloggia- 
menti che  volevate  *  aver  acconcio  alla  più  long-a 
alli  tré  del  presente';  né  è  già  che  vi  siano  mancati 
denari ,  che  saponio  bene  ne  sono  spesi  la  metà  •*  più 
di  quelli  che  dicevate  essere  di  bisogno,  e  molto  ci  ma- 
ravigliamo di  voi  che  così  lentamente  se  sii  lavorato  j 
et  vi  dicemo  che  se  io  vedi  proximo,  che  quel  giorno 
•••  deliberamo  essere  in  Mantova  ad  ogni  modo,  non 
ritroveremo  tutte  le  stantie  et  alloggiamenti  finiti  et 
forniti  del  tutto  ,  che  si  possino  abitare,  ne  accorcia- 
remo  con  voi  di  tal  maniera  che  vi  dispiacerà  surama- 
mente.  però  non  ne  date  ****  causa  di  sdegno  cen- 
tra voi. 

Da  Casale  10  Novemb.  1531 

Il  Duca  di  Mantova 

N.*  CLXXX 

Baldassarre  Peruzzì  alla  Sìgtiorìa  di  Siena.  Da  Siena 
i53i  {^rch.  delle  Riformazioni  di  Siena  Scritture 
concistoriali  Jìlza  48  ). 

È  autografa 

Magnifici  et  excelsi  patri  etc. 
Ricordo  ale  Signorìe  vre.  Magnifice  :  come  Io  so 
stato  a  porlo  Heroule,  donde  che  quelle  porrano  per 
el  disegno  vedere  che  al  presente  facilmente  si  pò  re- 
parare ,  però  non  senza  spesa  di  A  ce'  al  più  ;  Il  che  noi 
facendo,  per  essere  molto  mal  fondata  e  erecta  nuda- 
mente in  più  luoghi^  in  fra  brevissimo  tempo  sene  an- 
darà  tucta  in  mare,  e  già  el  basamento  suo  in  parte 
è  disciolto  e  rocto.  Ancora  ho  visto  le  mura  di  tha- 
lamone,  che  in  parte  verso  africo  sonno  tucte  fondate , 

•  Pungileoni ,  Giornale  Arcadico ,  Voi.  4^  :  et  uoteuasi. 
**  Pungileoni  :  ne  sono  spesi  pia  etc.  manca  :  la  tneth. 
***  Pungileoni  :  —  Giovedì  proximo  giorno  deliberato  per  èssermi  ete^ 
Pungileoni  :  però  pò  non  hii  date. 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  2^Z 

et  sopra  a  lerrà  alle  circum  circa  de  un  braccio  ;  è  molto 
di  bisogno  el  finirle  per  che  è  una  facile  scala  in  quella 
parte  verso  el  mJire  a'  turchi  e  mori  per  un  furatoio, 
ancora  chel  sia  acanto  de  la  rocba  li  pucli  spesso  vi 
saglieno  el  discendono,  né  vi  andaranno  a  finirle  più 
cbe  canne  cl  di  muro:  sì  che  le  Magnificenze  vre.  pro- 
veghino  ad  evitare  eì  pericolo,  che  ogni  dì  porria  in- 
correre p>er  tale  mancamento. 

Le  mura  di  grosselo  anno  ancora  di  bisogno  in  due 
luoghi  di  essere  finite  di  alzare,  perchè  incorre  el  me- 
desimo pericolo,  ne  in  finirle  andarà  più  che  gxl  canne 
di  muro;  e  dala  parte  verso  Monte  peccali  le  mura 
pendeno  molto  in  fuore,  che  averlano  di  bisogno  de 
una  bona  scarpa. 

Ho  visto  ancora  li  crecti  de  li  magazini  del  Sale  in 
grosseto  ,  e  hordinato  a  nicolo  doti  quello  che  abbi  da 
fare  asicurarli  da  la  mina.  Ancora  so' stato  ala  torre  dele 
Saline  di  grosseto ,  dove  ho  veduto  quanto  sia  grande 
el  dano  che  fa  el  lago  di  Castiglioni  de  la  peccaia:  et 
prima  ha  impedito  questo  anno  el  non  poter  salinare 
le  saline  basse,  per  aver  traboccato  e  inundato  perfin 
nel  fiume  Umbrone.  Et  quanto  per  conto  del  salinare, 
si  porria  provedere  chel  non  impedisse,  con  fare  in- 
torno a  decte  saline  doppie  fosse  che  ricevino  le  super- 
flue acque  e  trabochino  nel  fiume,  ma  non  sì  possano 
fare  senza  molta  spesa  e  danno,  che  seguita  poi  dele 
campagne  continuamente  non  piccola  lexione. 

Perchè  nel  ritorno  che  facemo  a  grosseto ,  facemmo 
la  via  continuamente  intra  li  campi,  che  inunda  et  guasta 
dectó  lago,  e  li  campi  dove  per  ancora  non  è  arrivato, 
che  ancora  quelli  inundarà  sei  non  si  provede,  per  che 
inunda  in  longo  circa  a  miglia  vni  e  in  largo  circha  a 
miglia  V,  che  impedisce  la  maggior  parte  deli  boni  campi 
da  sementa,  et  quelli  che  restano  per  mezzo  di  tale 
trabocco  si  genera  in  quelle  accque  e  paglieti  una  sorte 
di  ucelli,  chiamate  folaghe,  che  si  mangiano  li  grani  per 
fine  ale  radici  ^  per  il  che  non  se  ardiscano  li  agricultori 


^44  CARTÉGGIO    EC.    D'  ARTlStl 

di  fare  lavororecce  a  canto  a*  dicti  paglieti:  donde  tu» 
cte  quelle  terre  circostanti  al  dicto  lago  ne  patiscano 
gran  detrimento  ^  e  la  nostra  patria  el  simile ,  perchè 
dove  soleva  essere  qua  le  gran  munitioni  deli  grani  e 
le  gran  traete»  bisogna  bora  mandare  per  epsi  in  Si- 
cilia o  in  altre  parti  exlerne,  non  levandosi  la  causa 4 

Sicbè  le  signorie  vre.  Magnifiche  pensino  alcun  modo 
ad  evitare  un  tanto  danno  j  el  modo  secondo  el  parer 
mio  siè  chel  si  tengha  continuamente  le  cateratte  dela 
parata  di  decto  laco  aperte,  altrimenti,  noi  facendo, 
infra  cinque  o  sei  anni  al  più  sarà  ripieno  el  tuclo, 
né  si  porrla  più  pescare,  né  seminare  le  campi  j  onde 
che  dando  la  sua  via  ale  acque ,  si  porrà  e  pescare  del 
pesce,  e  ricogliere  del  grano:  et  noi  facendo,  lu no  e 
r  altro  perderassi;  siche  exorto  quello  a  farci  bona  pro- 
visione. 

Ancora  la  torre  delle  saline  de  orbetello  sopra  la  riva 
del  fiume  albenga  è  scalzata  verso  el  fiume,  tucta  una 
faccia  più  che  braccia  due,  a  la  qual  non  facendo  pro- 
vissione  di  ripararla,  farà  col  tempo,  non  molto  allom- 
go,  una  slechaia  nel  fiume  medesimo,  cola  sua  ruina 
in  quello,  che  porrla  causare  iuundatione  in  li  campi 
circuravicini. 

per  el  servitore  de  le  Signorie  Vre.  Magnifiche 
Baldassarre  perutio  architecto 

Nota 

A  tergo  vi  è  notato  :  Ricordo  ale  Signorie  Vre.  Ma- 
gnifiche circa  a  la  reparatione  de  la  Casamacta  di  porto 
Hercole  e  altre  importanti  cose  in  la  Marittima  di 
Siena. 

N/  CLXXXI 

Denunzia  de'  beni  di  Domenico  Beccafumi.  Da  Siena 
i53i  e  l.  e.  Denunzie  filza  119  e.  827  ). 
Sembra  autografa 

Magnifici  e  speltanlìssimi  alliratori  sopra  alla  nuova 


CARTEGGIO    EC.    D*    AUTISTI  34^ 

lira,  vi  si  notifica  1'  infrascritti  beni  di  me  domenico 
di  pace  bechafurai,  pittore,  abitante  nel  terzo  di  città 
e  popolo  dela  abadia  all'  archo  e  champagna  di  santa 
agbata. 

Item  :  una  ebasa  posta  nel  terzo  dì  cita  e  popolo  dela 
abadia  air  arcbo  e  champagna  di  santa  agbata,  dinanzi 
chonfjna  la  via  delchomuno,  ditta  de' maestri,  dell'al- 
tro lato  la  via  del  chomuno,  ditta  dele  cercbia;  la  qua- 
le è  per  mio  abitare,  e  una  parte  napigione. 

Item:  una  possissioncella ,  posta  nel  cbomuno  di  san- 
to polinare,  dinanzi  chonfìna  da  uno  lato  l'  erede  di 
pietro  naccio,  manischalco,  daltro  lato  matteo,  ligrit- 
tiere,  da  piei  le  monache  di  santa  boda  ;  la  quale  parte 
è  a  vignata,  parte  lavorativa  con  cbasaccia  per  mio  a- 
bittare,  e  uno  pò  di  richovero  per  il  mezaiuolo. 

Item:  una  pressarella  di  chastagni,  circha  a  due  sta- 
ra, posto  nel  cbomuno  di  assomignano, 

Item  mitro'  uno  figliolo  di  età  d'  anni  8  e  una  fé» 
mina  di  ettà  danni  nove,  mi  racbomando  a  vostre  Si- 
gnorie. 

Città 
Domenico  ditto  nel  populo  dela 
abadia  all'  arcbo  e  cbampagna 
di  santa  agbata  * 
Nota 

Fra  le  Scritture  concistoriali  dell'Arcbivio  di  Siena  vari 
documenti  provano  cbe  la  Sala  del  Concistoro  fu  dal 
Becciifumi  cominciata  nell'anno  1529,  e  terminata  nel 
1535.  Parla  il  Vasari  d*  un  "  cavallo  di  tondo  rilievo 
di  braccia  otto ,  tutto  di  carta  pesta  e  voto  dentro  " 
fatto  dal  nostro  pittore  per  1'  ingresso  di  Carlo  V.  a 
Siena;  ecco  ciò  cbe  i  Consigli  della  Campana  N."  249 
(  1535  — '  1543  )  ne  dicono  :  "  Ma  più  superba  vista  di 
se  dava  dal  fin  dela  Piazza  delo  spedale  infino  all'  A- 
quila  detta  la  statua  d^  un  Cavallo  di  smisurata  gran- 
dezza con  tutte   le  sue  parti  ben  proportionate ,  tutto 

•  La  denunzia  fu  letta  dì  il  Novembre  1531. 


ai\6  CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI 

bianco,  con  fornimenti  dorati ,  fermo  tutto  ne'  pìei  die- 
tro et  li  dinanzi  in  aria  palleggianti,  con  l' Imperadore 
armato  in  sella,  di  grandezza  a  la  proportione  del  Ca- 
vallo corrispondente,  con  ghirlanda  di  lavoro  in  testa, 
et  sotto  al  corpo  del  Cavallo  tre  Prencipi  teneva  con- 
culcati ,  et  tre  vasi  piegati  a  terra  che  versavano  acqua. 
Ne  la  base,  la  quale  era  spatiosa  e  alta  e  bella,  erano 
scritti  l'infrascritti  versi,  quali  danno  la  dichiaratione 
di  tal  impresa: 

Bagrada  iam  cessit',  cedent  Euphratis.et  Istri 
Flumina,  iam  extremus  serviet  oceanus 
Qualibet  auratas  inflectat  Cesar  habenas  : 
Omnis  cesareo  nam  patet  orbis  equo.  " 

N.o  CLXXXII 

Federigo  Gonzaga  a  Alfonso  Lombardi.  Da  Manto- 
va 21   Febbraio  iSSa  C  Spogli  e.  ). 

Messer  Alfonso.  Perchè  io  crédo  che  ora  mai  le  Te- 
ste che  dovete  finire,  debbano  essere  tìnite,  et  che  po- 
trestine  aspettare  che  le  mandassi  a  pigliare,  conside- 
rando che  per  le  strale  cative  che  sono  ,  mandandole 
a  levar  sopra  muli,  alle  volte  per  disgrazia  ,  cascando 
qualche  mullo,  se  polriano  guastare,  et  che  piij  secu* 
ramenle  se  polriano  condurre  per  acqua  ;  ne  parso  far- 
vi intendere  che,  se  sono  finite  integramente,  voglia- 
te pigliar  cura  di  farli  imbarcare  a  Corticella  e  farle 
condurre,  accompagnandole  voi  in  persona:  et  gionto 
a  Ferrara  facciale  intendere  allo  111.  Signor  Duca  o  suoi 
offiziali  le  cose  che  sono  ,  et  volendovi  lassar  passar 
sotto  vostra  promessa  che  sarà  satisfatto  al  dazio,  ne 
verele  di  longo,  caso  che  non,  lo  pagarete,  che  alla 
gionta  Vostra  qua  vi  farò  satisfare  di  tutta  la  spesa, 
che  avrete  fatta  per  condurvi  le  predette  teste,  et  delli 
dazi 'che  avrete  pagato,  et  in  questo  vi  piacerà  di  non 


CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI  347 

mancare  di  sollecitudine ,  perchè  quanto  più  presto  vc- 
nirete,  tanto  mi  sera  grato;  efc  acciò  che  abiate  più  li- 
bero transito,  qua  alligata  avrete  una  patente,  della 
quale  ve  ne  prevalerete  secondo  vi  accaderà  il  biso- 
gno .  et  a  voi  mi  offero. 

Mantue  21   Febbrii.  1532 

Il  Duca  di  Mantova 

(Direzione  )  A  Messer  Alfonso  Ferrarese  Scultore 

Nota 

Sappiamo  dal  Signor  Fredianl  e  dal  marchese  Virgi- 
lio Davia  ,  i  quali  recentemente  scrissero  intorno 
Alfonso  Lombardi,  che  egli  era  di  cognome  Citta- 
della ed  oriundo  di  Lucca  ;  ma  dei  lavori  mentovati 
ijQ  questa  lettera  ed  in  una  delle  seguenti,  nessuno 
de' suoi  biografi  seppe  dirci  nulla.  Curiosissimo  è  l'in- 
ventario de'  mobili  etc.  di  Alfonso,  conservatoci  nel- 
l'Arcbivio  di  S.  Petronio  a  Bologna  (  Lib.  xxxii.  17,  2)^ 

"  1 537  die  prima  Decembris  tempore  D.  Pauli  pape, 

Inventarium  honorum  ac  rerum  inventarum  inven- 
torum  in  domo  domini  Alphonsii,  scultoris,  in  man- 
sionihus  infrascriptis,  videlicet  in  primis:  In  prima  ne 
le  stanze  del  opera  due  para  de  Icnzoli  mezati  picoli 
cum  una  tovagliola  da  quadro. 

Item  nela  cusina  due  role  da  torta,  una  grande  e 
una  piccola,  una  gradella. 

Dui  paroletti,  una  padella,  due  parolette  piccole  di 
ramo,  tutte  quatro,  due  gratuse  da  frumazo ,  una  spa-. 
da,  quatro  candelieri  d'ottone,  uno  mortario  de  mar«. 
mora  col  pistone,  uno  catino  di  legno  e  una  basia  gran- 
de, una  sca0a  da  scudelle  cum  trenta  pezi  fra  piatelji, 
scutelle  e  gradelette,  uno  calzedro  de  ramo,  uno  scal- 
daletto, uno  banco  di  legno  cura  cgdiiii  e  pegnate  gran- 
de di  terra  e  certi  cadene  piccoli  e  pegnate,  cioè  si-  , 
mili  cose,  e  uno  bachalare  di  legno  e  una  sessula  da 
farina  e  uno  orco  grande  da  acqua  e  una   padella   da 


248  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

maroni,  e  una  zuccha,  una  forma  da  creta  e  una  baii- 
zola  e  un  paio  de  stivali  sul  urduro  (  ?  ). 

Item  in  una  camera  appresso  TAndanino  uno  paro 
de  forcieri. 

Item  uno  altro  forciero  ferrato,  una  letiera  di  nue 
[sic  )  a  la  cortegiana  cum  uno  mattaraza  de  cavaghia, 
uno  letto  de  pena  meschia  cum  una  coperta  azura. 

Uno  sparaviero  novo  de  tela  a  quadritti  nova,  uno 
cherdinzone  di  nuce,  uno  quadro  di  nuce,  uno  paro 
de  trespidi  da  lavorare,  una  banzola  da  lavorare  e  uno 
trespido  cum  una  banzola,  tre  teste  cum  tre  peduzi, 
uno  lauto  cum  la  custa,  venti  sei  scarpelli,  uno  paro 
di  seste,  tre  maci  di  ferro,  dui  trapani,  uno  mortalo 
de  marmor. 

Item  in  el  studio  quaranta  nove  disegni  in  carta. 

Item  disciotto  pezi  di  marmor,  figure  e  teste  lavo- 
rale; item  3  pezi  di  marmor  lavorati. 

Item  in  s'una  scafia  dieci  pezzi  e  quadri;  item  s'unal- 
Ira  scaffa  quatordici  pezi  di  più  sorte;  item  iu  un'  al- 
tra scafla  quàlro  torsi  e  alcuni  pezzi  spezati  ;  item  due 
teste  grande  di  terra,  item  suso  un'altra  scaffa  tri 
lavori. 

Item  in  el  camino  una  tavoletta  cum  una  carpetta  e 
una  tovaia,  dui  forcieri,  uno  quadretto  cum  uno  tap- 
petto  vechio.  Dieci  quadri  depinti  fra  grandi  e  picoli, 
una  testa  di  terra  sul  camino,  una  cadena  cum  uno 
paro  di  cavedoni ,  uno  ferro  da  fuoco ,  una  cbariega 
col  coro,  dui  scanni,  una  spallerà  intorno  al  Ietto  a 
verdura  di  lana,  una  letiera  a  quadro  col  letto  e  len- 
zola  e  coperta  a  lista ,  e  uno  sparaviero  di  tela  a  qua- 
driti!, una  schralla  d'uno  necessario,  una  tovaglìola  da 
lavare  le  mane,  una  vesta  de  zabellotto  a  lionato  fo- 
drata  di  pelle,  uno  forciero  ferrato  cum  una  vesta  dì 
raso  nero  ad  rata  dì  martore,  due  forcieri,  uno  cum 
saio  franza  de  tafetè,  uno  paio  de  bragoni  bianchi ,  uno 
gipone  de  drapo  tristo,  e  uno  mazo  de  designi,  uno 
paro  de  forcieri  e  una  cassa  ,  una  Icticola  cum  letto  e 
tamarazo. 


CARTEGGIO   EC.  D*    ARTISTI  ^49 

Item  una  spala,  uno  lenzolo,  uno  tabarro  di  rosato 
sul  letto,  una  chredenza,  ottotaiole,  una  cassetta,  in 
una  camera  sopra  luscio  dinanti  molte  forme  di  zesso 
et  altre  bagataze,  dui  cavaletli,  due  banzole. 

Uem  in  la  bottega  giù  dui  vasi  di  preda,  una  figura 
de  marmo,  una  testa  di  marmor,  in  la  caneva  4  nalseli 
de  7  corbe  per  uno,  item  4  de  una  corba  lune  e 
uno  de  2. 

Dieci  corbe  di  vino  e  una  barille. 

In  la  corte  una  meza  figura  de  masegnio  ini  pilla- 
strelli,  e  uno  pezo  di  masegna  grezo,  dui  putti  dì 
marmor  baza,  una  caldaraia  di  roma. 

Due  menselolette  di  masegna ,  una  tavola  da  camino 
de  masegna,  due  scge,  una  grande  e  una  picola  da  se- 
gar là  marmora,  una  cornice  di  masegna  lavorata,  due 
carra  di  prede  comune. 


9» 


N."  CLXXXIII 

Il  medesimo  a  Tiziano.  Da  Mantova  7  Novembre 
i532  {Spogli,  e). 

Maestro  Tiziano.  Siate  contento  venendo  voi  in  qua , 
cóme  spero  che  per  farmi  piacer  vi  verrete,  de  farmi 
portar  del  pesce  suola,  che  mi  farete  piacere  grande, 
et  che  vi  aspetto  in  breve,  non  dirò  altro  se  non  che 
me  vi  offero.  Da  Mantova  7  Novemb.  1532. 

Il  Duca  di  Mantova 

(  Direzione J  a  Messer  Tiziano 

N/  CLXXXIV 

Il  medesima  allo  stesso.  Da  Mantova  9  Maggio  i533 
e  Spogli  e.  ). 

Maestro  Tiziano.  Avendo  veduto  per  la  Vostra  quan- 
to mi  ricercate  a  mandar  homo  mio  al  Capitolo  di  San 
Benedetto  per  disponere  quelli  Reverendissimi  Padri  ad 


25o  CAUTEGGIO    BC.    D*  ARTISTI 

compiacere  in  vendita  di  alcuni  campi  di  terra  in  Tri- 
visara,  rispondendovi  che  molto  volentieri,  siconie  son 
sempre  solito  farvi  cosa>  grata,  ho  ordinato  Giacomo 
Maiatesta ,  mio  cancelliero ,  il  quale  secondo  il  ricordo 
Vostro  tentò  a  mio  nome  quando  faceva  residentia  in 
Venezia  questo  caso  con  il  quondam  Abbate  di  San  Gior- 
gio ,  che  vi  vadi  et  operi  per  voi,  come  sei  fusse  de 
mio  particular  interesse:  et  parmi  che  la  elezione  di  esso 
lacomo  sii  aproposito ,  per  esser  instrutto  di  quanto 
laltra  volta  cum  detto  Abbate  fu  ragionato  ;  et  promise 
il  capitolo  si  deve  cominciare  dominica  prossima,  in 
questo  meggio  ho  ordinato  che  seli  facciano  quelle  let- 
tere favorabili,  che  scranno  necessarie  a  Vostro  pro- 
posito ;  et  marti  se  inviarà  a  farne  l'effetto,  et  di  quanto 
si  sarà  impetrato  vene  darò  avviso,  se  in  altro  vi  pos- 
so gratificare  mi  offero,  a  tutte  li  Vostri  commodi  et 
piaceri  paratissimo. 

Mantue  9  Maggio  1533 

Il  Duca  di  Manina 

{  Direzione  J  Dno,  Ticiano  Pictori 

Nota 

Il  Padre  Pungileoni  appoggiandosi  ad  altre  due  lette- 
re, pubblicate  da  lui  nel  Giornale  Arcadico  Voi.  51  p. 
354  e  355,  e  dirette  anch'esse  a  Tiziano,  s'immagina 
che  Tiziano  desiderava  di  fare  non  sa  quale  pittoresco 
lavoro  per  li  monaci  di  S.  Benedetto.  Prova  la  no- 
slra  lettera,  ignota  al  detto  Padre,  che  tutte  e  tre  si 
riferiscono  ad  una  vendita  di  campi. 

N.'  CLXXXV 

Il  medesimo  a  Alfonso  Lombardi.  Da  Mantova  i8 
Dicembre  i533  f  Spogli.  c.J. 

Nobilis  Amice  carissime.  Non  mi  può  se  non   esser 
stato  grato  il  diporto  che  vi  avete  preso,  secondo   il 


CARTEGGIO  EC.  D^  ARTISTI  aSl 

scrivere  che  mi  fatte  per  le  due  Vostre ,  una  data  a  Car- 
rara del  mese  di  settembre,  T  altra  a  Savona  alli  25  del 
passato,  conoscendo  che  per  la  varietà  delle  cose  che 
vi  scranno  appresentate  nel  viaggio  vostro,  potrete  ag- 
giongev  qualche  altra  bella  invenzione  alla  opera  che 
avete  a  far  da  me,  alla  quale  ancor  che  el  desiderio 
mio  saria  che  se  li  dasse  expedizione ,  pur  volendo  che 
l'abbia  dell'  exceliente  et  onorevole,  non  posso  se  non 
commendare  anche  1*  andar  Vostro  al  presente  a  Ro- 
ma, sperando  che  abbiate  a  vedere  cosa  degna,  di  ad- 
dattare  a  questa  impresa,  la  quale  quando  più  presto 
oondurette  a  fine  mi  sera  tanto  più  di  satisfazione  et 
piacere,  come  anche  mi  è  stato  V  intendere  le  accoglien- 
ze e  demostrazioni  che  vi  sono  state  fatte  e  dal  Ghri- 
stianissimo  Re,  e  dal  Rnio.  Monsignor  de' Medici  per 
le  virtù  Vostre,  mi  sera  acietto  che  frattanto  che  vi  in- 
tratenerete  in  quella  Città,  che  alle  volte  seguitate  il 
scriver  Vostro ,  che  mi  sarà  sempre  gratissimo.  Non 
accadendo  altro  per  ora  a  tutti  li  comodi  Vostri  mi  of- 
fero. 

Mantue  18  Decemb.  1533 

P.  S.  vorrei  però  che  vi  expediste  più  presto  che  sia 
possibile  per  venir  al  lavoro  della  impresa  che  avete  ; 
onde  sarete  contento  di  satisfare  a  questo  mio  animo 
et  venirvene  in  qua. 

Il  Duca  di  Mantua  » 
("  Direzione  J  A.  Messer  Alfonso  Sculptore 

N/  CLXXXVI 

Il  medesimo  a  Tiziano.  Da  Mantova  7  Febbraio  i534 
(Spogli.  c.J. 

Messer  Tiziano^  Essendomi  a  cuore  che  li  desiderii 
del  Illmo.  Signor  D,  Ferrando,  mio  fratello,  siano  a- 
dempiti  quanto  se  fossero  mìei  propri ,  non  ho  possalo 
mancare  di  scrivervi  ki  presente,  la  quale,  se  mai  al- 
cuna mia  lettera  è  per  movervi  a  far  cosa  alcuna  con 


2^2  CARTEGGIO   EC.    D*  ATITISTI 

prestezza  e  con  la  solita  Vra.  diligenza ,  sia  quella  che 
summamente  vi  muova,  esso  Signor  desidera  molto  di 
aver  due  quadri  da  camera  di  pittura  di  Vra.  mano,  qua- 
li vorria  mandar  a  donare  in  Spagna ,  il  che  anche  a 
Voi  sarà  d'accrescimento  d'onore.  Vi  prego ,  quanto  più 
posso,  a  servirlo  et  presto:  in  uno  vorria  che  fosse  ii 
ratto  di  Proserpina,  sopra  in  che  non  se  vi  dice  altro, 
che  voi  ne  siete  instrultissimo,  et  sapete  che  figure  vi 
bisognino,  vogliate  subito  per  amor  mio  dargli  princi- 
pio;   anche  il  suggetto  dell'altro,  al  quale  parimen- 
te darete  spedizione  lavorando  di  buon  animo,  che  oltre 
il  piacere  che  in  ciò  farcite  a  me,  potete  essere  certo 
che  esso  Signore  non  sarà  per  mancare  di  cortese  rico- 
gnizione, et  quanto  più  presto  sera  servita,  et  a  Sua 
Signoria  et  a  me  sarà  tanto  più  grato,  et  alli  commo- 
di etc. 

Mantue  7  Febbr.  1534 

Il  Duca  di  Mantua 

(  Direzione  )  A  Messer  Tiziano 

Nota 

Abbiamo  in  questa  lettera  una  prova  autentica  di  più 
che  Tiziano  nella  suaccennata  epoca  non  dimorasse  in 
Spagna, 

N.'  CLXXXVII 

Il  duca  Alessandro  de'  Medici  a  Antonio  da  S.  Gal- 
lo. Da  Firenze  IO  Marzo  i534  (^fch.  Med.  Lettere  del 
Principato,  Minute  del  Duca  Alessandro  ). 

A  Maestro  Antonio  da  Sanghallo  dì  x  di  marzo  1533 
Perchè  io  desidero  che  voi  veniate  a  Firenze  per  va- 
lermi del  consiglio  et  opra  vostra  circa  a  certo  mio  pro- 
posito, il  quale  a  bocha  vi  dirò ,  però  mi  sarà  grato  quan- 
do prima  possete  non  mancharete  conferirvi  in  sin  qui, 
e  non  mi  occurrendo  altro  fo  fine. 


CARTEGGIO  EC.    d'  ARTISTI  253 

Nota 

Nasconde  il  duca  Alessandro  sotto  questa  lettera  mi- 
steriosa, per  quanto  sembra,  la  sua  intenzione  di  forti- 
ficare Firenze.  La  prima  pietra  della  fortezza  da  basso 
fu  gettata  ne'  fondamenti  dal  duca  med«isimo  il  dì  1 5 
Luglio  1534. 

N."  CLXXXVIII 

Denunzia  de' beni  di  Michelagnolo  Buonarroti  del 
i534  {^Arch,  delle  Decime  Quartiere  S.  Croce  Gon- 
falone Leon  Nero  ) 

Senza  indicazione  di  luogo  ;  le  portate  che  si  tro- 
vano negli  Arroti  di  questa  epoca  non  sono  autografe. 

Michelagnolo  di  Lodovico  di  Lionardo  di  Buonarota 
Simone 

Sustanze  : 

Uno  podere  posto  nel  popolo  di  Sta.  Maria  nuova 
a  settignano  chon  chasa  da  signore  ellavoratore  et  ter 
ra  lavorata  etc.  fior.  22. 

Beni  acquistati  e  achonci 

Un  podere  chon  chasa  da  lavoratore  etterra  lavora- 
ta ,  vite ,  frutti  e  boschi ,  posto  nel  popolo  di  St.  Ste- 
fano a  pozzolaticho ,  luocho  detto  chapiteto  —  f.  34.  8 
(  comprai  27  Gennaio  1505  ). 

Una  casa  posta  in  via  ghibellina,  popolo  S.  Pier  Mag- 
giore,  1°  via,  2»  rede  di  ser  alberto  e  più  altri  confini^ 
per  mio  abitare. 

Un'altra  casetta  allato  alla  detta  conprai  da  benedetto 
dandrea  bonsi  —  f.  2.  1.  6. 

Un  pezzo  di  terra  lavorata  dì  staiore  8  in  circha  , 
popolo  di  S.  Stefano  in  pane,  luocho  detto  stradello, 
choraprai  20  Giugno  1512,  f.  3.  16. 

Un  podere  posto  popolo  di  S.  Haria  a  settignano  chasa 
da  lavoratore  (  chonpr.  1515  )  f.  16.  8.  3. 

Un  podere  chon  chasa  da  Signore  ellavoratore,  posto 


a54  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

ìx\  popolo  di  S.  Stefano  in  pane  luocbo  detto  la  log*- 
gia  (chonpr.  28  maggio  1512  )  f.  42.  14. 

Un  pezzo  di  terra  con  un  pocho  di  chasa  da  chonta- 
dino  nel  popolo  di  S.  Maria  da  settignano  :  io  mede- 
simo chonprai  1520,  t  2.  8. 

Un  podere  chon  chasa  della  voratore  chon  terra  lavo-, 
rata,  vite,  popolo  di  S.  Michelagnolo  arrovezzano,  luocho 
dello  fitto,  chonpr.  27  Ottobre  1519. 

Una  casa  in  via  Ghibellina  popolo  di  Pier  Maggiore 
—  f.  18  11. 

Uno  sito  da  fare  casa,  posto  in  via  mozza  popolo  di  S. 
Lorenzo ,  conpro  dal  chapitolo  di  S.  Maria  del  fiore  1 4 
Luglio  1518. 

Somma  —  f.  216.  14.  3. 

A  dì  31  di  maggio  arrogiesi  s.  7.  2.  per  una  casa  ap- 
pigionata di  nuovo  ~  7.  2. 

2  Aprile  1541  arrogiesi  s.  2.  17,  levati  da  nicliolò 
guicciardini. 

16  Giugno  1548  arrogiesi  s.  4.  4. 

10  Luglio  1549  f.  6.  15.  8  leyati  da  Giov.  Francesco 
de' Nobili. 

4  Settembre  1549  s.  9. 

28  Gennaio  1556.  f.  2.  12.  10 

24  Novembre  1558     sol.  1.  10 

D.  D.  soLI.    6 

Beni  alienati 

30  Aprile  1 539  abbattesi  f.  4.  3.  1 .  per  chase  ridot- 
te per  uso  degli  uficiali  del  monte. 

12  Maggio  1539  --  f.  2  17.  4.  posti  in  conto  di  ni- 
cholò  guicciardini. 

6  Decembre  1542  posti  a  Lionardo  suo  nipote  s.  7.  2. 

27  d'Aprile  1564  f.  23.  16.  1  al  Simone. 

Nota 

"  Lionardo  et  Michele  di  Buonarota  di  Simone  ,  "  co- 
si nella  portata  fatta  da  loro  l'anno  1427  ("  Goìifalo- 
ne  e.  J  "  una  chasa  posta  nel  popolo  di  S.  iachopo  traile 


CARTEGGIO   EC.    O*  ARTISTI  255 

fosse,  Lionardo  d'anni  35,  Michele  36,  Donna  Àlessan* 
dra  e  di  Lionardo  j  18,  grossa,  Lisa  di  Lionardo  4  "  j 
seguono  poi  i  possessi  che  io  tralascio.  Nell'anno  1480 
tutta  la  famiglia  è  registrata  in  questo  modo  f  Gonf.  e.): 

"  Francesco  di  Lionardo  sopradetto  detà  danni  45,  Lo- 
dovicho  di  Lionardo  34 ,  Mona  Lesandra  nostra  madre 
71,  Mona  Chasandra  donna  di  Francesco  25,  Mona  Fran- 
cesca donna  di  Lodovicho  25,  Lionardo  figlio  di  Lodo- 
vico 7 ,  Michelagiiolo  figlio  di  Lodovicho  5 ,  Buona- 
roto,  figlio  di  Lodovicho  3,  Giovan  Simone  figlio  di 
Lodovicho  1  f  .  " 

Negli  Arroti  dell'anno  1564  N.  22  è  notato  il  gior- 
no della  morte  di  Michelagnolo,  18  Febbraio  1564. 

N."  CLXXXIX 

Bela2Ìoue  di  Giulio  Romano  sulla  Sala  de'  Giganti 
a  Mantova.  Da  Mantova  4  Agosto  i534  (  archivio  se* 
greto  di  Mantova). 

È  originale 

El  Magnifico  D.  Texaurario  Generale  delo  Illmo.  S. 
Duca  nostro  facia  pagamento  a  Rinaldo  pictore  per 
ha  ver  depìnto  un  camarone  sul  The  di  comissione 
delo  Illmo.  Signor  nostro,  et  anchora  del  Spetabil  D. 
lulio  Romano,  superior  generale  dele  fabriche,  di  co- 
missione dela  Extia.  del  prefato  *  S.  Duca ,  de  darli  scu- 
ti 8  ,  videlicet  A  8  d'oro  in  oro  di  sua  mercede  al  me- 
xe ,  comenzando  a  dì  primo  de  marzo  1 532  persino  a 
di  ultimo  di  Luyo  1534,  ecceptuando  tutto  el  mexe  di 
Novembre  1 532,  fu  per  far  aparato  de  la  comedìa  de  Ca- 
stello per  lo  -Imperatore,  el  ditto  camarone  siè  largo 
braza  vintuno  per  facciata,  e  alto  la  sua  proporcione, 
et  questo  camarone  è  appresso  al  giocho  della  Balla; 
elle  finestre  del  ditto  Camarone  guardano  sopra  la  pe- 
ccherà, e  li  è  depinto  la  fabula  de' Giganti ,  quando 

*  Faccioli ,  qui  ed  in  aflrì  luoghi  :  predetto 


a56  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

volevano  combattere  cum  11  Dei ,  e  love  li  fluminò .  • 
Primo  per  haver  depinto  nel  mezo  dela  Cuba  del  ca- 
marone  un  tempio  de  love,  qual  tempio  è  in  prospe- 
tiva,  et  è  fatto  cum  una  cuba  tonda  cum  10  coione, 
che  sostiene  questa  cuba;  et  è  lavorato  **  aparLimen- 
ti  come  cornice  intaliate  et  altri  varii  ornamenti:  et 
sotto  a  questo  tempio  li  è  la  sedia  di  love  cura  laquila 
in  cima^  et  ditto  tempio  possa  sopra  le  nuvole. 

Avenir  più  abasso  del  prefato  Tempio,  pur  al  circui- 
to di  questa  Camara ,  eliè  love  sopra  una  Nuvola  ,  qual 
fulmina  li  giganti,  et  lì  apresso  a  love  li  è  lunone,  la 
qual  li  porge  li  fulmini ,  cioè  el  fuocho  ***  per  fulminar 
detti  giganti ,  e  love  è  acconpagnato  cum  gran  quan- 
tità de  dei ,  cioè  homini  e  donne  e  putini  e  dognì  sor- 
te,  et  a  quali  sono  per  numero  de  figure  da  circha  a 
sesanta,  più  grande  del  Naturale,  tra  quelle  cbe  sono 
integre  e  mezze  figure ,  ****  et  questi  dei  stanno  spaven- 
tosi per  el  fulminar  de  love  che  fa  a  quelli  giganti; 
et  fra  queste  figure  li  sono  quatro  cavalli  sfrenati,  qua- 
li sono  quelli  del  Sole,  et  altri  quattro  cavalli  cbe  ti- 
rano Diana  sopra  un  caro,  qualli  stano  spaventosi  per 
li  fulmini  de  love  che  fa  a  quelli  Giganti;  et  tutte 
queste  figure  et  cavalli  possano  sopra  le  Nuvole. 

In  una  facciata  di  questo  camarone,  quella  che  so- 
pra el  camina,  li  è  depinlo  un  gran  gigante,  qual  ha 
tre  monti  adosso,  et  getta  focho  per  la  bocha,  et  usis- 
se  fora  per  quelli  sassi  che  ha  adosso  et  li  arde  ;  pur 
in  questa  fazata  li  è  dui  giganti,  quali  stanno  spaven- 
tosi per  paura  di  love  che  fulmina ,  poi  li  è  Plutone 
sopra  un  caro  tirato  da  quattro  cavalli ,  che  vien  co- 
rendo  sopra  quelli  monti,  che  pare  che  voglia  rapire  le 
Anime  a  quelli  giganti  et  fracassarli. 


*  T&càoìì  JUlniìnó 

**   Facctoli  laurato  a  parlimenti  cum 

**•  Faccioli  ^(/ro 

***•  "  Tra  quelle  —  figure  "  juanca  appresso  il  FaccìoH 


CARTEGGIO    EC.    U      ARTISTI  ^Sl 


Seguita  laltra  facciala  che  a  muro  cum  el  giocbo  dela 
balla,  qual  è  depinto  da  vinti  figure,  cioè  giganti  gran- 
dissimi cum  una  gran  montagna,  la  qual  lor  havean  fa- 
bricata  per  voler  combatere  cum  li  dei ,  et  love  li  fa 
cadere  adosso  quelli  sassi  et  li  fracassa;  pur  in  questa 
facciata  li  ò  depinto  un  paese  cum  una  saeta  che  vien 
dal  ciello,  et  dà  a  certi  Giganti,  che  in  quello  paese  et 
li  amaza. 

Resta  due  facciate  del  ditto  camarone  da  depingere; 
finite  che  li  sia  da  depingere,  se  porgerà  el  mandata 
de  queste  due  che  li  resta. 

Seguita  per  haver  retrato  uno  cavallo  dal  naturale  , 
colorito  a  olio,  de  comissione  dela  Extia.  del  Signor  Du- 
ca, et  per  haver  lavorato  nel  sopradetto  Camarone  per 
far  nuvole  et  dui  venti  che  sopia,  per  tirar  via  li  pon- 
ti quando  lo  Imperatore  vene  a  Mantua,  per  ornare! 
ditto  Camarone.  El  qual  non  era  fornito  di  depingere, 
e  el  ditto  lavorerò  è  sta  guasto  et  fatto  più  bello;  et 
anchora  ha  lavorato  in  alchuni  altri  lochi  straordinari i,  di 
comissione  di  Mess.  lulio  Romano,  Superior  general  delle 
fabriche. 

Monta  a   scuti  otto  al  mexe,  qualli  mexi  sono  nu- 
mero vintiotto,  montano—     —     —    Scuti  224 
che  fanno      —    —     _-     _     __     _    Lire  1176 

Franciscus  Notarius  fabricarum  vigore  buleti  etc.  eie. 
4  agosto  1534. 

Fiat  raandatum 

(firmata)  Tulio  Romano 

JVota 

Per  mezzo  di  questo  prezioso  documento  il  Signor  Fr. 
Faccioli  ha  voluto  provare  che  la  sala  de' Giganti  nel  pa- 
lazzo del  Te,  creduta  finora  disegno  di  Giulio  Romano, 
fosse  invenzione  ed  opera  ài  Rinaldo  Mantovano,  "L'es- 
pressione, dice  egli,  de  commissione  dello  iLluslrisimo 

T.  II.  i; 


a58  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

Signor  nostra  et  Ancora  dello  spectabile  D.  Itilìo  /to- 
rnano Superior  Generale  delle  fabbriche,  chiaro  significa 
avere  da  Federico  Gonzaga  istesso  proceduto  l'incarico 
dato  a  Rinaldo  di  ornare  quel  camarone^  dove  a  lui  poscia 
è  piaciuto  dipingere  la  fabula  de'Giganti,e  solo  per  ac- 
cessione esservi  Giulio  intervenuto  ".  Centra  questo  as- 
serto si  noti  in  primo  luogo  che  il  testo  della  nostra 
relazione  parla  non  dell'ornare,  ma  bensì  del  depignere; 
e  in  secondo  che  chiaramente  vien  circostanziiito:  Rinal- 
do depinse  de  commissione  dello  Illmo.  Signor  et  an- 
cora dello  spectabile  D.  Giulio  Romano.  La  frase  del 
Signor  Faccioli  "  che  a  Rinaldo  fosse  piaciuto  dipin- 
gervi la  fabula  de' giganti  ",  accorda  al  pittore  un  ar- 
bitrio, il  quale  secondo  fa  natura  di  quei  tempi  dove- 
va essere  allora  ignoto.  "  Differente,  così  segue  poi  il 
detto  Signore,  fu  la  mercede  data  a  Rinaldo  pe'  suoi  la- 
vori nella  sala  de' Giganti  da  quella  concedutagli  nel 
mese  di  novembre  1532:  fu  per  far  apparato  della 
comedia  de  castello  per  lo  Imperadore.  E  nel  vero  era 
giusto  che  venisse  con  differente  prezzo  stimato  il  la- 
voro, a  cui  poneva  mano  e  ingegno  ed  arte,  da  quello 
in  cui  l'arte  sola  avea  forse  operato,  e  che  sarà  stato 
certamente  di  assai  più  tenue  merito  e  valore  ".  Il  vede- 
re registrati  e  pagati  in  diversi  luoghi ,  separati  uno 
dall'altro,  i  lavori  fatti  in  diversi  tempi,  non  sorprende- 
rà punto  chi  abbia  qualche  conoscenza  di  libri  d'uscita  ed 
entrata;  ma  come  da  ciò  si  possa  dedurre  un  argomento 
in  favore  della  opinione  del  Signor  Faccioli,  difficile  resfa 
ad  intend*;rsi." Delle  opere  d'ogni  qualità,  conclude  poi, 
che  s'intraprendevano  allora  in  Mantova  per  servigio 
de'  Gonzaghi ,  alcune  erano  di  comando  diretto  del  Prin- 
cipe, alcune  d'ordine  unito  del  Principe  e  di  Giulio, 
alcune  di  Giulio  soltanto,  ed  altre  finalmente  secondo 
i  disegni  e  gli  ordini  suoi  ".  JJiente  prova  che  questo  si- 
stema fosse  osservato  con  tanto  rigore,  e  se  un  docu- 
mento in  data  de' 17  Agosto  1546  c'insegna  che  nem- 
meno  un  ornamento    di   fogli    stampati  di    stucco 


CARTEGGIO    EG.  D*    ARTISTI  25$ 

sopra  un  camino  si  faceva  senza  il  disegno  di  Giulio,  chi 
mai  potrà  persuadersi  che  d'un  lavoro  cosi  vasto,  co- 
me lo  era  la  sala  de' Giganti,  il  disegno  e  l'invenzione 
fossero  lasciati  ad  un  altro? 

A  ciò  che  negli  argomenti  medesimi  del  Signor  Fac- 
cioii  sembra  contrario  alla  di  lui  opinione,  ora  mi  sia 
lecito  di  unire  ancora  questo.  Da  per  tutto  nel  nostro 
documento  troviamo  sempre  la  formula  precisa  ;  "  per 
aver  depinto  "  una  sola  volta  s'incontra  l'espressione 
"per  baver  lavorato  nel  sopradetto  camarone  per  far  nu- 
vole e  dui  venti  ".  Chi  questa  parola  lavorato  riferisce 
alla  invenzione  di  dette  cose,  secondo  le  regole  di  buona 
critica  non  può  far  a   meno  d'  intendere   sotto   il   de- 
pinto, l'esecuzione.  Di  più  ravviso  nel  termine  fissalo  a 
Rinaldo  e  nella  provvisione  mensuale  un  indizio  di  lavo- 
ri più  che  altro  meccanici  ;  se  altri  e  pia  importanti  fos- 
sero i  suoi  meriti  rapporto  a  questa  sala,  un  documento  di 
tal  estensione  non  ne  avrebbe  taciuto.  Trovo  in  fine  nei 
pagamenti  fatti  dall'  "8 Maggio  fino  all'ultimo  Settembre 
1532  "questo  passo:  "  Fermo  da  Caravazo  per  baver  de- 
pinto la  mità  de  uno  tonto  in  mezo  ala  volta  de  la  ca- 
mera de  li  giganti,  nel  quale  liè  facto  el  tempio  dì  love 
in  prospettiva  con  coloneli  e  balaustri  e  cornizamenti , 
monta  lire  42".— Dunque  o  questo  Fermo  pure  ha  dritto 
di  reclamare  la  invenzione,  o,  come  credo  di  aver  pro- 
vato, tanto  egli  quanto  Rinaldo  hanno  a  rinunziare  a  tal 
onore,  e  cederlo  a  Giulio  Romano.  Ragione  di  vilipen- 
dere l'autorità,  del  Vasari,  il  quale  al   tempo  di  Giulio 
osservò  queste  pitture,. non  vedo  alcuna,  ma  confesso 
anch'  io   di  essere  del  parere   di  quei  che   superiore  di 
lungo  ai  detti  affreschi  stimano  la  sala  di  Troia. 

A  questi  documenti  che  con  colori  si  vivaci  dipìngono 
l'attività  sviluppata  da  Gìuliq  Romano  a  Mantova,  ag- 
giungerò ancora  una  lettera  di  Ippolito  Calandra  al  duca 
Federigo,  scritta  a  Mantova  12  Ottobre  1531. 


a6o  CARTEGGIO    EC.    D*  AAtlStfl 

(  Spogli  e.  È  autografa  J 

Illmo.   et  Smo.  Sigilof  et  Patrone    mio  singularissimo 
Ho  visto  quanto  me  scrive  V.  Ex.  per  la  sua  lictera 
portata  per  il  Pretino ,  che  la  porta,  che  Lei  fa,  che  alli 
venti  dì  del  presente  mese  il  Castello  sia  al  ordine ,  et 
vislQ   quanto  la  scrive  a  mess.  tulio  Romano:  quanto 
sera  dal  canto  mio  non  iuancarò  di  solicitudine  conti- 
nuamente ,  perchè  sia  fornito  ;  ma  ben  dice  V.  Ex.  che 
a  me  pare  impossibile  che  a  dicto  tempo  sia  fornito,  a 
quello  cbio  vedo  che  liè  da  fare  assai,  che  pur  anchora 
non  vie  loco  che  sia  Gnìto;  benché  vi  ne  sono  assai  che 
sono  in  bon  termine.  Maestro  Balista  à  fìaita  la  volta 
deia  sala  che  più  none  saletta,  quale  starà  molto  bene, 
el  hogi  à  comincio  a  levar  via  \\  muio   di  megio ,    la 
quale  sera  assai  bella  sala,  il  Gamarìno  per  dormire  la 
IMma.  Signora  duchessa^non  uè  anchora  finito  di  ado* 
rare,  ma  fra  3  giorni  o  quatro   penso  sera  finito,   et 
cusì  la  camarà  delle  arme  non  uè  anchora  concia  come 
ha  da  stare,  che  anche  lì  è  da  fare  per  sei  dì  e  più»  al 
castello  da  basso  vie  anchora  tutta  una  logia  da  finire, 
le  .altre  sono  finite^  la  cosina  et  le  credenze  sono  finiti; 
anchora  non  hanno  misse  mano  nel  tiuelo  per  le  don- 
zelle, ma 'domatina  cominciarano.  la  cosina  si  farà  per 
la  Signora  Duchessa  è  megia  fatta  ;  non  hanno  anchora 
misse  le  mane  di  fora   alle  camere,  drecto  per  la   via 
coperta,. per  li  servitori  in  le  camere  di  V.  E.:  finito 
che  habiano  la  sala,  vie  da  fare  sei  anche  otto  dì  a  farle 
bianche,  et  far  le  vedreiati  et  usi  e  feniestre  che  li  aman- 
cano, circa  alla    fabrica  nova,  hogi  hanno   comincio    a 
depingere  la  facciala  verso  el  lago,  et  quella  che  guarda 
verso  il  giardino,  la  scala  che  va  giù  al  lago  è  finita  et  è 
molto  comoda,  cusì  stanno  le  cose,  hogi  mess.  lulio  Ro- 
mano ha  fatto  uno  gran  sforzo  di  Maestri  di  ogni  sorte,  le 
lettere  e  cariole  e  banche  e  banzole  ne   sono  fatte  una 
gran  parte.  Circa  la  coperta  di  la  Carretta   serracaraa  * 

*  La  copia  d«l  Conte  <1'  Arco  :  ttrtia  ma. 


CARTEGGIO    EG.    D*  ARTISTI  3C1 

galiardamente  ;  vi  sono  continuamenle  dreto  dece  lavo* 
ranti,  che  non  fanno  altro,  et  lavorano  fino  a  tre  bore  di 
notte;  ma  ancora  non  né  venuto  li  dodeci  braza  di  vela- 
to carmesino  che  li  manca ,  et  l.dtri  veluto  per  far  li 
matarazi  et  piamazi  per  la  caretta,  benché  già  quatro 
dì  mess.  Cnrlo  Ibe  ha  mandato  a  torre:  et  cussi  per  li 
fornimenti  delli  chavalli. 

Sei  paresse  a  V.  S.  volendo  fare  delle  feste  alla  ve- 
nuta sua  suso  lantana,  quale  maestro  Batista  dice  è 
securissima ,  se  V.  Ex.  vuole  chio  li  faci  fare  li  *  gra- 
di atorno  da  sedere,  et  farla  aparare  alto  et  aconciare 
che  non  manca  senon  di  baiare,  V,  Ex,  volia  farmi  avi- 
sare  quello  ho  da  fare,  che  subito  si  farà,  et  anche  ve- 
nendo lo  lUmo.  Signor  Duca  di  Milano  a  Mantua,  V, 
Ex.  dice  di  alogiare  in  le  camere  da  basso  apresso  al 
Pozzo;  seli  pare  che  faccia  fare  quella  sala  che  già  so- 
leva esser  fatta,  che  andaseva  suso  al  Camarino  della  Si- 
gnora Duchessa,  V.  E.  mi  facia  avisare  quello  debbo  fare 
per  la  comodità  di  V.  E.,  che  si  farà,  nonmancarò  di 
solicitare  ogni  cosa. 

Altro  non  vi  scrivo,  ma  li  baso  le  mani.  Mantue  xii  OU 
toh.  1531 

Dì  V.  Illma.  Signoria 

Fidelissimo  Servitor  Hippolito  Calandra 

e  Direzione  )  All'  Illmo.  et  Exrao.  Sre.  et  Patrone 
mio  singolmo.  il  Sre,  Duca  di  Mantua  mio  signore  — 
a  Gasale 

N."  CXC 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga.  Da  Ferrara 
2  Febbraio  i535  {Jrck.  e). 
È  autografa 

Illmo.  et  Exmo.  mio  Sre,  et  Patrone 
obsermo 
Per  che  la  impresa  che  me  ha  data  la  Extia.  del  Duca 

*  Conte  d'  Arco  sìa  :  sopra  :  quella  stara  in  vece  di  quale  stara. 


2(j2  CARTEGGIA  EC.    D*  ARTISTI 

di  ferrata  è  stata  un  poco  difficile,  perchè  S.  Extia. 
vuole  rifare  lo  palazzo  che  già  si  brusciò  ,  per  la  causa 
che  male  si  può  accordare  il  nuovo  con  il  vecchio,  però 
non  si  può  conchiudere  al  primo,  et  accordare  il  didren- 
to  et  la  facciata  di  fuora  che  ben  si  rispondano .  ma 
spero  in  dio  per  lutto  mercore  prossimo  essermi  de  li 
disegni  espedito.  Resta  chel  Signor  Duca  mi  vuol  man- 
dare in  villa  ad  un  suo  luoco,  circa  x  miglia  lontano, 
solo  per  vedere  il  sito:  tornato  che  sarò,  torrò  licen- 
tia  da  S.  S. ,  et  al  più  longo  a  dio  piacente  voglio  es- 
ser Ja  domenica  di  Carnevale  a  mantova ,  con  le  piante 
da  V.  Ex.  commessami,  et  bigo  taffone  le  à  comin- 
ciate a  cavare.  Circa  alli  ovi  delli  pavoni  dindia  ^  dice 
Mes.  Quaglino  che  non  eie  ne  sono,  perchè  non  è 
il  suo  tempo  da  fetare  fino  a  marzo  ;  et  quando  serra 
il  tempo,  pigliarà  la  impresa  de  mandarli  a  V.  Extia.  — 
ma  non  ^me  ne  voglio  stare  a  lui ,  perchè  in  miglior 
modo  lo  voglio  dire  al  Signor  Duca  proprio,  e  a  Vv 
Extia.  humilmcnte  mi  ricomando,  et  li  baso  la  mano. 
Di  Ferrara  nel  secondo  giorno  di  fehraro  del  1535, 
Di  V.  Extia. 

humile  e  fedel  servo 
lulio  Romano. 
(Direzione)  Allo  Illmo.   et   Exmo.   Principe  il  Sor. 
Duca  di  mantova  patrone  mio  obsermo.  in  Mantova 

N/  CXCI 

Federigo  Gonzaga  a  Tiziano.  Da  Mantova  27  Aprile 
i536  (  Spogli  e.  ). 

Messer  Tiziano  mio  carissimo 
Io  avrei  molto  acaro  che  veneste  in  qua  et  con  voi 
portaste  quel  quadro  dell'Imperatore  che  mi  avette 
fatto  ;  però  ho  voluto  scrivervene  et  mandare  un 
cavallaro  a  posta  ,  acciò  abbiate  da  venire,  et  biso- 
gnando ve  per  tale  venuta  o  cocbio  o  cavalcatura,  me 


CiiaTEOGIO    EC.    D     ARTISTI  aCÒ 

ne  darete  avviso,  et  insieme   scriverete  che   dóve  et 
quando  s'avrà  da  mandare  in   caso   che  bisogni,   che 
s'eseguirà  quanto  scriverete:  et  avendo  da  vedervi  pre- 
sto, non  vi  dirò  altro,  se  non  che  molto  me  vi  offro. 
Da  Mantua  li  27  Aprile  1536 

Il  duca  di  Mantua 

Nota 

D' un  ritratto  di  Carlo  V ,  fatto  intorno  a  questa  epo- 
ca per  il  duca  di  Mantova ,  fìnora  non  si  aveva  no- 
tizia. 

N.-  cxcn 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Mantova  3  Agosto 
i536.  e  Spogli  <:.J. 

Ex.  amice  carissime.  Altre  volte  mi  donasti  un*  jm- 
magine  d'  un  Cristo ,  che  mi  piacque  sopra  modo,  on- 
de son  venuto  in  desiderio  de  haverne  un'altra  simile; 
però  vi  priego  siate  contento  di  volerla  fare  con  quel 
studio  et  diligentia,  che  soletta  fare  nelle  cose  che  de- 
siderate averne  onore  ,  et  nelle  quali  capete  di  farci 
piacere  et  altro  eh'  io  desidero,  perchè  questa  figura 
non  abbi  da  esser  men  bella  et  buona  dell'  altra  ,  et 
che  si  possa  chiamar  delle  eccellenti  opere  di  Tiziano, 
vorrei  anche  vi  pigliasti  il  tempo  di  fare  che  io  l'a- 
vessi per  il  giorno  della  Madonna  di  Settembre  ogni 
modo,  che  vi  certifico  che  per  un  piacer  non  me  po- 
tresti fare  il  maggiore,  del  quale  tenero  memoria,  of- 
ferendomi ete. 

Da  Mantua  alli  3  di  Agosto  i  536 

Il  Duca  di  Mantua 

Nota 

È  notabile  il  passo  dove  anche  il  duca,  e  ciò  nel  1536, 


3G4  CARTEGGIO  EC   D*  ARTISTI 

distingue    le   opere  excellenti   di  Tiziano  dalle  meno 
belle  e  buone. 

N."  CXCIIl 

Il   medesimo  a  Giulio  Romano.  Da  Genova  9  No- 
Tembre  i536  (  Spogli  e.  ). 

Messer  lulio  carissimo.  Noi  siamo  per  far  qui  un  ca- 
mino di  marmo  de  Carrara  bianchissimo  per  il  cameri- 
no bianco  de  castello  ;  però  volemo  che  subito  ne  man- 
diate un  disegno  col  modello  dell!  cornisamenti  in  car- 
ta, misurando  tutto  a  palnìii  di  Roma,  perchè  alla  me- 
desima misura  vanno  qui,  et  avvisarctte  quanto  per 
il  giudizio  vostro  se  gli  potrà  spender,  volemo  anche 
facciale  armar  esso  camerino  tutto  di  spalere  de  asse, 
con  biaca  benissimo  brunita  sopra ,  e  dipinta  poi  a  gro- 
tesco ,  conforme  a  quello  del  cielo  in  esso  camerino; 
et  quanto  più  presto  exeguircte  1'  uno  et  l'  altro  di  qiie- 
st»  nostri  ordini ,  tanto  più  ci  sarà  grato,  et  bene  va- 
lete. 

Da  Genova  li  9  Novembre  1536 

Il  Duca  di  Mantua 

(Direzione)  a  Messer  lulio  Komano 

N/CXCIV 

Il  medesimo  a  Tiziano.  Da  Mantova  2G  Marzo  iSS^ 
(  Spogli  e). 

Messer  Tiziano  mio  amico  carissimo.  Perchè  le  stan- 
tie che  faccio  far  nove  qui  in  castello  sicno  terminate, 
thè  a  questo  maggio  prossimo ,  nò  altro  vi  potria  man* 
car  che  li  quadri  che  fatte  per  tali  lochi,  e  desideroso 
di  vederli  di  tutto  ponto  fornite  et  ornale  de' delti  qua- 
dri, ancor  che  me  renda  certo  che  vi  sforzarete  de  far 
che  li  abbi,  che  in  detto  tempo  puossino  essere  in  ope- 
ra, non  dimeno  mi  è  parso  per  la  presente  darvine  av- 
viso,  acciochè  conosciate  la  premura  che  ho  de  esse. 


CAR3GXGI0    EC.    d'  ARTISTI  sGS 

perchè  vogliate  esser  conlento  di  sforzarvi  di  farmeli 
aver  quanto  più  presto  potrete,  che  mi  farete  cosa  de 
suprema  satisfazione,  et  alli  etc. 

Manlue  26  xMarzo  1537 

II  Duca  di      antua 

(^Direzione)  A  Messer  Tiziano 

N.' CXCV 

Il  medesimo  allo  stesso.    Da  Mantova    io   Aprile 
i537  e  Spogli  e.  y 

Messer  Tiziano.  Il  quadro  di  Augusto  Imperatore, 
quale  mi  avette  mandato ,  mi  è  stato  di  tanto  piacere 
et  soddisfazione,  quanto  io  possi  immaginare ,  per  es- 
sère in  excellentia  bello;  però  vine  ringrazio  di  tutto 
cuore .  li  altri  aspettare  quanto  più  presto  si  potrà  ; 
et  però  vi  esorto  et  prego  continuare  in  lavorargli 
dietro .  ne  dubito  punto  che  non  abbino  a  piacermi 
sommamente  ;  ma  perchè  solo  in  la  inisura  et  notì  in 
altro  potreste  errare  à  fargli,  ho  ordinato  che  vi  sia 
inandata:  cosi  se  manderà  in  mano  del  mio  Ambas- 
sator. 

Circa  il  sgravarvi  della  pensione,  dicoyi  chel  ho 
molto  a  cuore,  et.  vi  prometto  che  quanto  più  prestò 
verrà  occasione  di  potervene  sgravare^  lo  farò  di  bona 
voglia  .  né  ancor  mancarò  con  Monsignor  Rmo.  et 
Illmó.,  mio  fratello  ,  qual  si  ritrova  in  camino  per 
Mantova,  di  veder  col  mezzo  suo,  quando  sarà  qui,, 
che,  se  è  possibile,  siate  sgravato:  che  forse  a  Sua  Si- 
gnoria Rma.  più  presto  che  a  me  potria  accadervi  l'oc- 
casione; siche  non  dubitate  puncto,  perchè  desidero 
per  le  virtudi  e  meriti  Vostri  di  farvi  ogni  piacere  ;  e 
così  me  vi  offero. 

Mantua  10  Aprile  1537 

II  Duca  di  Mahtua 
e  Direzione)  Messer  Tiziano 


266  CARTEGGIO   EC.    D*    ARTISTI 

Nota 

"  Per  ornamento  d'una  stanza  fra  quelle  di  Giulio 
Romano  fece  {  Tiziano  )  dodici  teste  dal  mezzo  in  su 
de'  dodici  Cesari  molto  belle,  sotto  ciascuna  delle  quali 
fece  poi  Giulio  detto  una  storia  de'  fatti  loro.  "  L'epo- 
ca precisa  di  queste  opere  già  stimate  fra  le  migliori  di 
Tiziano,  ci  è  fissata  dalla  lettera  da  noi  pubblicata. 

N.*  CXCVI 

La  Signoria  di  Siena  a  Giov.  Antonio  Razzi  detto 
il  Sodoma.  Da  Siena  16  Aprile  iSSy  (Arch.  diRif.  di 
Siena  Copialettere  filza  1^^). 

XVI  Aprile  1537.  A  Maestro  Gioyannantonio  Sodone 
pittor  si  scrisse: 

Generoso  Cavaliere.  Sai  che  si  conviene  a  buon  pit- 
tore, a  ciò  che  la  virtù  sua  si  manifesti  parimente  a 
ogniuno,  non  incominciar  solo  una  bella  opera,  ma 
tirarla  con  tal  prestezza  e  in  tal  modo  a  fine,  che  cia- 
scuno babbi  giusta  cagione  di  maravigliarsi  di  questo, 
perchè  addunque,  come  sai,  desti  principio  a  la  capella 
nostra  di  Piazza,  qual  grandemente  ci  spiace  vederla 
cosi  imperfetta,  poicbè  el  tempo  è  commodo,  non  man- 
carai ,  vista  la  presente ,  di  venir  subbito  a  finir  l' in- 
comminciato  lavoro  ;  il  che  facendo  farai  il  debito  tuo, 
imperochè  di  tanto  ubbligato  ti  sei,  et  fino  a  questa 
bora  secondo  le  conventioni  dovrebbe  esare  fornita:  e 
a  noi  farai  cosa  grata,  altrinienti  procedaremo  secondo 
eh'  il  giusto  comportasse  ec.  ce. 

Nota 

Al  Sodoma ,  il  quale  in  questo  momento  si  trovava 
al  servizio  del  principe  di  Piombino,  fu  allogato  Taf- 
fresco  nella  cappella  della  piazza  pubblica  di  Siena  l'an- 
no 1536i  "Per  parte,  così  nelle  Scritture  del  Concistoro, 


CARTEGGIO   EC.    d' ARTISTI  aC'J 

deli  spectabilissirai  quattro  cittadini  operai  e  com- 
messari  dell'  Illmo.  concistoro  de'  Magnifici  Signori  e 
capitano  del  popolo  etc,  etc*  a  far  dipingere  l' aitar 
della  cappella  della  piazza  pubblica  deputati  con  am- 
pia auttorità,  voi  Magnifico  Crescentio  lurumini  ban- 
chiere etc. ,  depoisitario  deli  denari  della  detta  pit- 
tura, date  e  pagate  d'essi  denari,  che  havete  in  de- 
posito ,  al  generoso  cavaliere  Mess.  Giovani  Antonio 
Soddoma,  pittore,  deputato  a  dipingere  il  dicto  altare, 
scudi  quindici,  cioè  scudi  15,  quali  seli  danno  a  buon 
conto  e  per  dar  principio  alla  detta  opera  secondo  le 
conventioni  fatte  con  detti  operai  in  una  scritta  ,  et 
che  chosì  facciate  senza  modo,  preiuditio  et  danno , 
hanno  li  detti  operai  deliberato  e  ordinato.  14  Marzo 
1536  "  ('Arch.  c.J. 

N.»  CXCVII 

La  medesima  a  Giacomo  V  principe  di  Piombino. 
Da  Siena  ii  Maggio  i53']   (Jrch.c,  filza  e), 

11  di  Maggio  1537,  Al   Illmo.  Signor  di  Piombino 
lacomo  Quinto  etc.  etc. 

Non  potiamo  in  alcun  modo  mancare  al  giusto  de- 
siderio dela  S.  V.,  non  essendo  men  desiderosi  del 
utile  e  del  honor  di  quella  che  del  nostro  medesimo  : 
servisi  adunque  comodamente  L'  ecc.  V.  del  cavalier 
Sodone  per  il  mese  di  Maggio,  come  ci  ricercha,  ri- 
mandandocelo infatto  poiché  costì  haria  finito  l'inco- 
minciato lavoro,  acciò  che  noi  ancora  restiamo  in  breve 
di  quel,  che  già  più  mesi  sono  ci  doveva,  satisfatti  ;  che 
mancando  el  sopradictp  cavalier  del  debito  suo ,  hare- 
mo  giusta  cagione  di  dolerci  di  quello,  e  procedargli 
contra,  come  il  giusto  et  il  ragionevole  comportasse, 
Né  altro  diremo  ala  S«  V.^  a  la  quale  ci  offeriamo  j  che 
dio  la  contenti. 


aGS  CARTEGGIO    EC.    ì>'  ARTISTI 

N.'  cxcvni 

La  medesima  al  Sodoma.  Da  Siena  17  Giugno  i537 
(  Arch.  e.  filza  e.  ). 

A  M.  Giovanni  Antonio  Sodone  Pittore  si  scrisse: 
Noi  non  ci  estendaremo  in  più  parole  a  ricordarti 
J'obligo  che  hai  con  esso  noi  del  opera  dela  Cappella, 
ch'hai  lassata  inperfetta;  e  come  di  già  molti  giorni  sia 
passato  il  tempo,  che  per  accommodare  cotesto  Signore 
ti  demo  licenza  di  restare  con  esso  infino  tutto  il  mese 
di  Maggio,  ti  diremo  solamente  che  senza  farne  altra 
giustifìcatìone  seguiremo  quanto  il  giusto  richiede  se- 
condo i  patti  che  sono  tra  noi.  Procura  adunque  il  caso 
tuo,  e  vogli  più  presto  che  noi  habbiamo  a  lodarci  di 
le  :  che  dolerà  farne  appresso  dimostratione.  Il  che  se- 
guendo sarà  solamente  per  colpa  tua.  Né  altro  e'  ac<. 
cadde. 

K.  CXCIX 

La  medesima  a  Giacomo  V  principe  di  Piombino, 
Da  Siena  17  Giugno  iSZ']  {  Arch,  e. filza  e). 

XVII  Giugno  1537.    Al  III,   Signore    di  Piombino  si 
scrisse  : 

Ricordisi  la  S.  V.  che  ricercandone  già  più  giorni 
sono  di  volersi  valere  per  qualche  suo  bisogno  del  opera 
del  Cavalier  Sodone  ,  noi  per  farle  cosa  grata  non  dub- 
bitammo  scommodarci,  e  darli  licenlia  che  restasse  in- 
fìno  tutto  il  mese  di  Maggio,  come  essa  desiderava, 
doppo  il  qual  tempo  ci  prometteva  liberamente  di  ri- 
mandarlo, dove,  essendo  già  di  longo  passato,  e  pa- 
rendo j)ure  conveniente  di  tirare  a  fine  lopera  che  fa 
da  esso  incominciata,  stavamo  aspettando  che  la  S.  V. 
lo  rimandasse,  bora  non  venendo  ad  effetto,  habbiamo 
pensato  farle  intendare  intorno  a  questo  lanimo  nostro, 
e  replicarle  come  saremo  forzati  a  procedere  contra  di 


CÀ&T&GGlO  EC.  D*  ARTIStl  269 

lui  secondo  che  richiede  il  dovere,  per  virtù  dele  con- 
ventioni  fatte  con  esso.  Ci  rendiamo  ben  certi  che  dala 
S.  V.  non  restarà  rendarci  il  cambio  di  non  fare  manco 
suo  commodo  il  nostro,  che  ci  facessemo  noi  allhora 
il  suo  proprio,  come  ancora  saremo  per  fare  in  ogni 
altra  occorrenza.  Et  il  I^.  Signore  Dio  la  S.  Y.  coutenti. 

Nota 

"  Et  super  pictura  platee  (così  una  Deliberazione  del 
concistoro  v  Febbraio  1538)  videlicet  deliberaverunt , 
quod  magnificus  Gapitaheus  et  O.  Petrus  habeant  circa 
eam  et  cum  Sodoma  amplissimam  auctoritatem  conci- 
storii  términandi  et  tiltimandì  " .  Questo  affresco ,  fra 
le  tante  opere  del  Sodoma  una  delle  più  trascurate  ed 
almeno  nella  parte  inferiore  ^asta  damano  sacrilega^ 
fu  terminato  nel  1538.- 

N."  CG 

Giulio  Romano  a  Federigo  Gonzaga.  Da  Mantova 
23  Maggio  i538  e  Arch.  segreto  di  Mantova). 
È  autografa 

Illmo.  et  Exmo.  Signore  e  Patron  mio  obsermo. 

Non  prima  che  oggi  alli  xxiii  de  maggio  ho  possuto 
guastare  il  ponte  della  volta  de  la  loggia,  quale  fin  sopra 
alla  cornice  de  la  porta  è  finita,  et  nel  medemo  di  figuri- 
no ha  finita  la  sua  banda  della  volta  del  salotto,  et  fermo 
manca  poco  a  finire  la  sua  testata,  e  Rinaldo  è  a  casa 
malato  e  fermo  medesimamente .  nel  dì  già  detto  et 
così  per  tutto  domenica  li  ò  detto  se  ne  stiano  in  casa; 
et  in  questo  mezzo  finirò  li  disegni  del  resto  de  la 
volta,  de  li  quali  ne  ho  dato  un  altro  pezzo  al  figu- 
rino, quale  sé  del  tutto  partito  da  me  in  modo  chìo 
non  voglio  mai  più  far  allievo  alcuno,  lo  giardino  li 
ho  messo  a  farli  fare  quelli  quadri  di  stucco ,  ancor  che 
poco  vi  siadepinto,perilrespetto  che  maestro  Anselmo  à 


270  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

forse  400  migliara  de'cavalferi,  che  lì  mette  a  lavoro 
in  compagnia  <iella  lUma.  madama ,  madre  de  V.  Extia. 
EI  todesco  è  stato  fino  a  questa  ora  malato  ancor  lui, 
pure  ha  comenzato  a  lavorare  nel  giardino  del  castello 
nella  testata  che  V.  S.  comisse,  et  anselmo  li  ha  messo 
un  giovine  sitfTitiente,  che  va  facendo  certi  ornamenti 
e  fogliametti  in  esso  giardino:  et  a  marmirolo  lavora 
agostino    da   mozzaniga,   et   la  settimana    seguente  li 
mandarò  tutti,  perchè  non  si  può  lavorare  il  resto  de 
la  loggia  fin  che  non  è  fornita  una  cornice  de  stucco, 
e    fatte  mettere  a  opera  le  teste   nelle  coione ,   come 
V.  Ex.  ordinò,  e  ancora  me  bisogna  nel  medemo  tempo 
mettere  a  opera  doi  figure  di  marmo  in  li  nichi  ma- 
giori  et  le  ferriate.  E  farro  deligentia  di  cavare  dinari 
da  mess.  cario  per  possere  fare  li  canceli  delle  fenestre 
e  delli  volte  de  detta  loggia,  e  le  cornice  de  li  pede- 
stallì  delle  colonne,  quale,  se  non  mi  serra  mancato, 
V.  S.  la  bavrà  presto  finita,  che  una  parte  de  questa 
state  lei  la  goderà:  e  ancor  che  sia  cresciuta  laqua,si 
è  pur  lavorato  in  li  piloni,  quali  sabato  scranno  *  tutti 
palificati,  et  prima  che  laltra  settimana   serrano   tutti 
pieni  et  del  tutto  finiti,  maestro  Anselmo  muradore  è 
stato  parechi  dì  senza  lavorare,  **  per  |che  non   liave- 
mo  possuto  haver  calzina  ;  ma  ora  per   gratia  de  dio 
havemo  de  ogni  cosa,  e  con  tutto  il  cuore  mi  sforza- 
lo servirla  fino  all' mio  fine:  et  desidero  molto  la  tor- 
nata de  V.  Extia.  per  che  mi  dia  una  cavalla,  per  che 
sono  appiede;  lo  muletto  è  storpiato  et  la  cavalla  lu- 
natica, che  molto  mi  ha  contristato,  perchè  non  penso 
mai  bavere  una  più  al  proposito  mio  .  et  de  altro  non 
mi  occorre,  salvo  pregar  dio  chel  sia  a  V.  Extia,  sem- 
per  propitio .  et  con  tutto  il  cuore  etc. 
Di  Mantova  23  di  maggio  1538 

Di  Vostra  Excellentia 
fedel  servitor  lulio  Romano 

•  Dal  Conte  d'  Arco  è  stato  omesso  il  passo  :  tutti  palificati  —  tutti 
**  Nella  copia  del  medesimo  maacaao  le  parole:    cfu  non  havemo  •— 
de   dio 


CiJlTEGGlO  EG.  d'  ARTISTI  ^ni 


N."   CCI 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Mantova   i3  Giugno 
i538  (Le). 
È  autografa 

Exmo.  Signor  e  Patron  mio  observandLssimo 
Per  infinito  ringratio  V.  Ex.  della  confidenza,  quale 
ha  sempre  mostrato  verso  di  me,  el  quale  oltra  li  al- 
tri benefitii  reputo  il  maggiore  ;  et  però  tanto  più  mi 
forzare  che  V.  E.  si  possa  di  me  confidare:  et  mi  ri- 
crescie  che  lo  intollerabil  caldo  he  habìa  sì  tosto  as- 
saltati in  modo,  che  per  questo  et  altri  incomodi  sia- 
mo alquanto  allentiti. 

Ma  la  principale  è  che  le  aqiie  mai  non  son  calate  tanto 
che  sia  possuto  fondarp  il  corridore  verso  la  muraglia, 
ne  si  pò  bavere  homini  né  per  comuno ,  né  per  dinari 
da  mover  terreni,  vero  è  che  la  fabrica  presso  a  corte 
vechia  è  equali  per  tutto,  et  dicernesi  benissimo,  però 
non  è  ora  da  farli  altro.  Circa  alla  fabrichetta  verso  la 
strada,  sabato  serra  messo  li  legnami  del  coperto ,  et  è 
murata  e  voltata  et  fatti  li  cornisotti  per  tutto  ;  non  manca 
altro  che  le  sellegate,  et  metterli  le  ferriate:  in  questo 
mezzo  vederò  de  farla  dipignere  de  fuori.  Circa  alla  sala 
io  ho  fatti  li  cartoni,  acciò  li  depìntori  non  stiano  in 
tempo  a  farli  loro.  Ma  figurino  è  stato  necessario  las- 
sarlo medicare,  perché  dice  el  suo  medico  non  serria 
pili  al  tempo  ;  et  fra  do  dì  cominzaràa  ognersi  et  pro- 
vare delli  frutti  de  lo  amore  de  tante  belle  donne. 

In  questo  mezzo  fermo  et  rinaldo  vanno  seguittando; 
in  lo  giardino  la  testata  è  finita  del  tutto  et  di  pittura 
et  di  stucco  ;  et  penso  serra  più  vistoso  che  quello  de 
te,  ancor  che  non  li  sia  tanta  fattura,  ha  più  presen- 
tia.  in  la  loggia  di  sopra  resta  poco  a  finii:  di  pittu- 
ra, ma  li  stuchi  mi  tengono  in  drietp  li  cornisami 
et  anco  le  figure ,  in  modo  che  fra  un  mese  penso  serra 
fatto  piùj  ma  mi  è  convenuto  compartire  li  stuchieri 


a^a  CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI 

nel  guardino  (sicj  da  basso,  acciò  anselmo  et  mae- 
stro luca  non  «lessino  indarno,  né  ponno  in  tre  stuc- 
chier  tenere  tanto  fatto  che  si  possa  lavorare  per  tutti; 
in  modo  che  quando  non  hanno  che  fare,  mando  li  de- 
pentori  a  marrairolo  :  et  acciò  che  V.  S.  sappia  chio  son 
desideroso  de  servire,  io  ho  lavorato  tutte  le  feste  di 
pasqua  con  la  febre,  acciò  non  si  stia  in  damo,  in  questo 
mezzo  serrò  drieto  a  Mess.  lampridio  che  mi  dia  il  resto 
di  sotto  dal  cornisotto;  et  spero  di  conferire  cosa  seco 
che  serra  molto  più  superba  che  di  sopra,  et  più  breve, 
non  altro  ;  a  V.  Ex.  etc.  De  Mantova  alli  xni  de  Giu- 
gno 1538. 

iulio  Romano 
N.*  CCII 

Il  medesimo  allo  stesso.  Mantova  i3  Luglio  i538 
e  /.  e.  ). 

È  autografa 

Illmo-  e  Exmo.  Signor  e  Patron  mio  observandissimo. 

Non  ho  per  ancora  possulo  accordarmi  del  mercato 
de  la  fabrica  del  castello,  cioè  quella  che  comfina  con 
corte  vecchia,  perchè  mi  domandono  troppo,  diceno 
che  lavorando  con  Signori  son  troppo  subietti  ,  et  che 
mai  se  possono  partire  del  lavoro,  ancor  che  molte 
volte  stiano  indarno,  perchè  quando  manca  pietre  et 
quando  calzina,  et  a  loro  corre  la  spesa j  perhò  non 
vogliono  manco  de  500  scudi:  io  li  ho  voluto  dare  350 
scudi  con  quel  poco  de  muro  del  giardino  senza  il  cor- 
ridore verso  il  laco  .  però  non  bisogna  correre  a  furia , 
perchè  importa  assai ,  raaximamente  perchè  non  ce  an- 
cora né  pietre,  ne  calzina  ,  né  munitione  alcuna,  prego 
V.  Extia.  che  me  mandi  dinari  per  fermo,  o  vero  co- 
porti  (^sicj  chio  lo  lassi  in  sua  libertà,  perchè  non  so 
che  far  più,  né  che  più  dire,  et  a  V.  Exc.  etc.  etc. 

Da  Mantova  xiii  Luglio  1538 

Iulio  Romano 

(  Direzione,  come  in  altri  luoghii  II  Duca  è  a  Mar- 
miroloj. 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  2'j3 

N.*  ceni 

Il  metlesimo  allo  stesso.    Da    Mantova   i6   Luglio 
i538   (  L  e.  ). 
È  autografa 

Exmo.  Signor  e  patron  mio  observandissimo 

Eri  non  potei  portare  et  attaccare  li  paesi  a  madama 
Exma.  sua  Madre  per  causa  de  uno  Gioillicri ,  qjìale 
portò  una  quantità  de  carnei ,  delli  quali  sua  Extia. 
tolse  cinque,  e  in  ciò  fui  operato  io  per  mezzo,  et  la 
summa  fu  scuti  80.  ogie  subito  poi  desinare  portai  et 
destese  tutti  li  quadri  et  paesi,  et  li  presentai,  pregan- 
dola da  parte  de  V.  E.  li  ritenessi  tutti ,  sì  come  me 
impose  Messer  Ottaviano  tritapalo  per  parte  de  V.  E.  ; 
el  cbe  non  ha  voluto  accettare  il  tutto,  ma  ha  cavato 
il  fiore  de  tutti,  delli  quadri  a  olio  ha  hauti  18,  et  4 
de  tella,  puro  il  fiore,  cioè  22;  de  quelli  dì  tela  ha 
questi  di  sotto: 

Io  assalto  die  tToia, 

la  torre  de  nebrotto, 

la  morte  de  absalone  col  la  sua  battaglia,  un  altro  paese 
con  4  figure  in  atti  lascivi ,  ma  onesti.  — ^  quelli  da  olio: 

la  testa  del  buffone , 

2  teste  de  vechi  colorite,  grande, 

2  limbi,  un  grande  et  un  piccolo, 

4  pezzi,  tutti  de  una,  ma  li  più  belli  lo  battesimo,  la 
madonna  in  egitto ,  un'altra  madonna  a  sedere,  et 
laltro  non  so  che.  doi  quadri  grandi  di  Maria  mada- 
lena,  S.  Pauolo  primo  eremita,  doi  fatti  in  italia  sen- 
za figure, 

S.  Heronimo  grande, 

uno  brutto  piccolo  ne  ha  huto  madonna  isabella  bal- 
larina. 

Un  quadro  del  ferito,  cioè  il  proximo  decbiarato  da 
lo  Evangelio,  ne  altro  mi  ricordo,  salvo  uno  de  San 
antonio;  de  li  altri  non  mi  recordo,    ma  in  mano  di 

T.  Il,  U 


2^4  CARTEQfìlO  EC.    d'  ARTISTI 

sua  Extia.  si  ponno  vedere,  perchè  già  li  ha  dati  a  li-' 
gare,  et  il  resto  ho  recondolti  in  casa  nelle  sue  casse; 
et  in  tal  mostra  se  è  inbattuta  la  Signora  isabella 
boscbetta  et  sua  meda,  la  moglie  de  messer  tomaso  e  de 
mess.  lodovico  Strozza.  Altro  non  mi  occorre  se  non  etc« 
Da  Mantua  a  dì  xvi  de  luglio  1538 

lulio  Romano 

N.°  CCIV 

Giacomo  Quinto  principe  di  Piombino  alla  Signo- 
ria di  Siena.  Da  Piombino  i3  Agosto  i53g  (u4rch.  d. 
Rif.  di  Siena  Scritture  Concistoriali  N/  58). 

È  originale 

Magnifici  et  eccelsi  Signori  Signori  come  patroni  os- 
servandissimi 

Dubio  non  è  ch'I  molto  desiderio  del  cavalier  Sog- 
dona  nel  far  piacere  a  me ,  et  la  satisfactione  mia  ve- 
dendo tirare  a  perfettione  la  tavola  nostra  già  di  tanto 
tempo  promessa ,  hanno  causato  che  non  tanto  del  ca- 
valiero ,  ma  di  me,  come  prencipio  del  commesso  fallo, 
V,  eccellente  S.  han  presa  qualche  ammiratione  ;  dove 
io,  insieme  seco  pensando  et  recognosciutomi  dell'er- 
rore in  qualche  modo  partecipare,  massime  che  questa 
colpa  sua  della  dilatione  a  tutto  mio  comodo  fia  redun- 
data,  confesso  ingenuamente  che  di  tal  caso  l'obliga- 
tione  e  carco  debbi  esser  mio  verso  di  quella,  et  tanto 
più  lo  confermo  che  dala  banda  del  Cavaliere  par  che 
si  defenda  il  fallo  dalla  professione  del  pittore ,  quale 
(sì  come  a  poeti  spesso  avvenir  suole)  da  furore  è  ti- 
rato e  sforzato  di  modo,  che  volendo  dalla  presa  opera 
desistere,  facilmente  non  possi.  Anchora  io  per  la  verità 
quasi  allucinato  et  fatto  vago  nel  operar  suo,  ho  presa 
troppa  confidenza  di  V.  eccelse  Signorie  per  non  haverlo 
al  venir  sollecitato ,  come  sarea  stato  bisogno.  Ma  bea 


CARIEGGIO    EC.    d'    ARTISTI  2^5 

le  fo  cerle  che  con  tanto  più  fervore  al  servitio  loro 
si  presenta,  che  og^ni  tardità  usata  col  valore  et  eccel- 
lenza dell'opera,  ch'egli  farà,  fia  compensata.  Per  tanto 
ed  oltre  per  amor  mio  Y.  Signorie  saran  contente  (Re- 
mosso  qual  vi  fusse  nato  sdegno)  con  grata  fronte  ri- 
ceverlo, del  che  degna  è  la  sua  virtù  et  servitù  tiene 
con  le  medesime  fidelissima.  Siche  io  meritamente  et 
come  persona  da  me  mollo  diletta,  di  tutto  buon  cuore 
lo  reccomando.  Alle  quali  da  buon  figlio  et  servitore 
sempre  m'  offro  e  raccomando.  Di  Piombino  a'  xiii 
d'Agosto  1539. 

Principe  di  Piombino 

Nota 

A  Piombino  ora  non  esiste  traccia  veruna  di  opere  del 
Sodoma.  I  documenti  Sanesi  trasformano  il  soprannome 
di  questo  pittore  in  vario  modo,  chiamandolo  Sobdoma, 
Soddoma,  Sodoma,  Sodonee  Sogdona.  Non  tanto  la  iscri- 
zione che  egli  mise  sotto  l'affresco  della  cappella  della  piaz- 
za, quanto^queste  parole  d'una  deliberazione  della  Bicher- 
na  del  1529:  "  similmente  manda  veruni  solvi  D,  Io.  an- 
tonio  co g nomine  Sobàoma  pictori  libr.  42  prò  parte  salari 
figure  et  piclure  S.  Victori  de  Balestre  "  provano  che  Sodo- 
ma in  verità  non  era  altro  che  un  soprannome.  La  mento- 
vata iscrizione  della  piazza  vi  aggiunge,  come  nota  il  Roma- 
gnoli ,  Senensis  (  parola  incomoda  all'  intento  del  Padre 
della  Valle  e  perciò  da  lui  omessa)  significando  con  ciò  che 
egli  fosse  0  cittadino  Sanese  o  del  contado  di  Siena.  Nato 
a  Siena  non  lo  crederei,  l'espressione:  Jlbitator  Senen- 
sis, che  si  trova  in  un  documento  del  1 509  ('Ducale 
Gabelle  de'  contratti  p,  103  Arcfu  e.)  indica  che  egli 
non  era  propriamente  figlio  della  città.  Peraltro  è  da 
sapersi  che  nemmeno  le  tasse  lo  registrano  come  fore- 
stiere, cosa  che  in  documenti  di  tal  genere  non  si  sarebbe 
tralasciata.  Mancò  il  Sodoma  cinque  anni  prima  della 
epoca  generalmente  fissata,  cioè  il  I4  Febbraio  1549, 
come  costa  da  una  lettera  nell'Archivio  delle  Riforma- 
zioni ,  Scritture  concistoriali  filza  35. 


ayC  CARTEGÒIO  EC.    D*  ARTISTI 

T?.*  CCV 

Benedetto  Varchi  a  Carlo  Strozzi.  Da  Padova  21  Ot- 
tobre i539  e  Manoscritti  dello  Strozzi  uniti  aU'Arch. 
Mediceo  filza  iSa). 

È  autografa 

—  Ricordate  a  Luca— che  solleciti  la  cosa  di  Benve- 
nuto, poiché  pur  troppo  non  so  che  mi  dire:  non  an- 
dò a  visitare  il  Rmo.  Bembo,  et  ricordarlo  a  S.  S.  Rina., 
la  quale  certo  non  mancarà  ,  benché ,  come  disse  a 
noi ,  et  come  è  il  vero ,  non  babbia  cagion  di  farlo  ; 
s'  io  havessi  saputo  che  devesse  far  la  via  di  costì,  non 
seguiva  questo  inconveniente:  e  mi  pare  di  vedervi  bora 
quando  eravate  con  Luca,  col  Tribolo  et  col  Bronzino 
a  considerare  gli  occhi  et  gli  atti  del  Rmo.  Bembo,  et 
non  so  mai  come  Luca  si  potè  tenere ,  sappiendo  quanto 
io  ]*  adoro,  et  quanto  Egli  è  cortese,  d'andare  a  bac- 
ciargli  la  mano  ai  nieno  in  vece  di  me.  sappiale  che  voi 
non  havete  poco  obllgo  agli  ocóhi  vostri  d' haver  veduto 
un' buomo  ,  il  quale  ,  se  voi  mi  credete,  penso  non 
morrà  mai,  et  sarà  pìiì  yivo  dì  qui  a  molti  anni  che 
hora,  et  lasciate  dire  chi  dice  altramente. 

K.   CCVI 

Baccio    Bandi  Del  li  a   Cosimo  I.    Da  Roma  Marzo 
1540  (Arch.  Mediceo  Carteggio  del  Duca  Cosimo 
Jìlza   12). 
È  autografa 

Ilustrisimo  ducha.  non  tanto  per  vostra  Eccellenza 
desidero  ogni  onore,  ma  anchora  ogni  utile:  e  però  mi 
saria  neciesarìo  ora  chi' sono  in  sul  ferinare  (sic:  ter- 
minare ?J  e  raodeli  de  la  vostra  opera  *,  ch'io  sapesi 
le  misure  di  que'marmi  che  si  sono  tirati  al  opera,  aciò 
chi' non  vi  portasi  modeli  in  un  modo  che  le  misure 

*  U  inooMjB«nto  di  GioTanni  delle  Bande  nere. 


CARTEGGIO    EC.    I>'  AATISTI 


di  chotesti  marmi  non  ci  stesino  bene,  chi' arci  a  ri- 
fare altri  modeli.  e  perchi'  vo' vedere  di  fare  i  modo 
che  non  ablate  a  spendere  più  nula  in  marmi,  supri- 
cho  a  V.  Signoria  cUoraeta  mi  sia  mandato  le  misure  di 
deti  marmi,  che  sendo  vostri,  sanza  vostra  licenzia  non 
saria  fatto. 

Anchora  vi  suprichp  sia  fatto  quel  mura  de  la  stanza 
cbomi' ordinai,  aciò  chi' lo  trovi  secho,  che  saria  pe- 
ricbolo  a  entrarci  a  lavorare  chosì  fresco;  e  perdere 
tenpo  è  gran  pecbato,  e  non  posso,  a  rispetto  del  al- 
tre inprese  chiò  fra  jiiano. 

E  richordp  a  V.  Signoria  la  sua  infinita  chreraenza , 
che  nià  promeso,  de  la  diferenza  chiò. con  pagolo  da- 
romena^  che  non  eie  ordine  che  notai  e  lui,  che  s'in- 
tendano ,  si  voglono  acbordare ,  né  mi  vole  rendere 
un  gravamento  che  parechi  ani  fa  e  chonsiglieri  mi 
tolsono  a  sua  istanza  ;  e  ò  li  voluto  dare  malevadore 
qua  in  bancho ,  e  vole  in  merchato  nuovo  :  e  per  la- 
more  de  dio  et  delia  vostra  infìnita  benignità  vi  prego, 
chi'  venga  chostà  per  lavorare,  e  non  più  per  litigare. 

Al  veschbvo  de'ricbasoli  ò  dato  aviso  f  sic  J  diverse 
bele  antichità ,  che  si  sono  trovate ,  che  narete  dileto  ; 
el  vostro  Messer  luigi  non  atende  altro  cha  ciercbar 
medaglie,  e  da  umii  servo  a  V.  Signoria  bascia  la  mano 

Baccio  Bandinelli  isphultore 

N.'  ccvn 

Baldassarre  Turini  al  Cardinal  Cibo.  Da  Roma  1 1 
Maggio  i54o  (  Arch.  Mediceo  Carteggio  del  Duca 
Cosimo  filza  i5.  e.  879  )• 

È  copia 

Rmo.  Monsignor  mio  Colmo.  Gommendatione  bumill. 
Circa  duo  mesi  sono  io  scripsi  a  V.  S.  Rma.  sopra  la 
provisione  delia  rata  sua ,  che  li   tocca  sopra   la  spesa 


378  CARTEGGIO   EC.  d'  AKTJSTl 

che  occorre  far  nel  Choro  che  si  dehbe  far  in  la  Mi-^ 
nerva,  per  accompagnar  le  sepoltur  delle  Sante  me- 
morie di  PP,  Leone  et  Clemente,  et  da  quella  albora 
non  ne  fu  facta  altra  dcliberatione ,  salvo  che  presto 
la  provederebbe  a  quello  che  era  lo  honor  suo;  et  pa- 
rimente la  ricercai  che  la  dovesse  ordinar  a  Pisa  che 
quelli  marmi  neri,  che  la  S.  V.  Rma.  haveva  facto  por- 
tar lì  per  mandarli  qui  in  servilio  de  decle  sepoltur', 
la  dovesse  ordinar  che  fussino  portati  a  Roma ,  per- 
chè '  si  era  dato  principio  al  quadro ,  et  era  necessario, 
haverli  per  metterli  in  opera  in  quelli  nicchi  dove  han- 
no astar  le  figur',  che  ha  lavoralo  el  Cavaliere  llandi- 
nello;  e  così  mi  rispose  che  la  farebbe:  et  perchè  di 
poi  né  delluna  ne  dellallra  cosa  no  ho  saputo  altro, 
per  questa  mia  V  ho  voluto  di  nuovo  supplicar  che  la 
si  degni  volersi  sforzar  di  dar  di  qua  tale  ordine  che 
questi  altri  Signori  Umì.  Salviati  et  Ridolphi,  exemplo 
di  V.  Signoria  Rma.  siano  sforzati  anchora  loro  a  far 
el  debito  loro:  et  la  S.  V.  Rma.,  come  più  antiqua, 
no  li  ha  a  parer  grave  dar  principio  a  questa  degna 
opera  in  laude  de  quelle  Sante  memorie  et  sua,  che 
tutto  el  mondo  vederi  et  cognoscerà  che  la  non 
è  voluta  esser  ingrata  a  quelle  sancte  ossa,  et  achi  là 
faonorata  in  questo  modo.  Et  circa  li  marmi  neri ,  pen> 
sando  che  la  S,  V.  Rma.  ne  babbi  dato  carìgo  a  Chia- 
rissimo de'  Medici  di  mandarli  di  qua ,  io  gliene  ho 
«cripto,  et  pregatolo  che  voglia  far  pigliar  una  barca  , 
et  quella  far  caricar  delli  magiori  pezzi  de' dectì  mar- 
mi che  vi  sono,  et  far  el  pretio  del  nolo  col  mannaro 
et  indirizarmelo  qui ,  che  farò  pagar  quel  tanto  che  lui 
le  bavera  promlsso.  Supplico  a  V.  Signoria  Rma.  che  an- 
chora lei  li  voglia  ordinare  el  medesimo  ,  perchè  una 
barcbata  ci  basterà ,  et  che  non  havemo  danari  da  but- 
tar via,  che  se  ne  bavcremo  abastante,  non  ne  faremo 
pocho  ;  perchè  él  cavalliere  Bandinello  ha  saputo  tanto 
ben  far  con  tutti  voi  Signori  Rmi. ,  che  $i  ha  mangiato 


CARTEGGIO    EC.    D    AEtlSTI  379 

quasi  tutti  li  denari  che  ci  erano  per  far  queste  sepol- 
ture; che  è  stata  una  vergogna  haverli  promesso  scudi 
600  per  una  historia,  che  con  trecento  si  saria  facta 
più  iella  di  quella  che  ha  facto  lui,  et  parimente  l'hanno 
promesso  scudi  300  per  una  historia  piccola ,  che  con 
scudi  150  si  saria  facta  piiì  bella  della  sua;  et  delle  fi- 
gure di  S.  Pietro,  S.  Paolo  e  di  S.  Giovanni  Baptista 
et  di  S.  Ioanue  Evangelista  scudi  400  dell'una,  che  con 
200  si  sariano  facti  più  belle  delle  sue,  e  per  li  duo 
Papi  ne  vuole  scudi  500  dell'uno ,  che  con  300  si  sa- 
riano facti ,  et  si  farebbono  più  belli  che  non  farà  lui: 
perchè ,  Monsignor  Rev.  mio ,  se  la  S.  V.  Rma.  havesse 
veduto  et  vedesse  la  avidità  et  il  desiderio  che  lui  ha 
di  mangiare  tutti  questi  denari,  et  lo  affectar  che  lui 
ha  facto  di  fornir  queste  figure  et  historie  o  belle  o 
brutte  ch,e  si  siano,  quella  non  lo  potrebbe  creder  ;  et 
è  stata  et  sarà  una  vergogna  grande,  si  le  Signorie  Vo- 
stre Rme.  sopporteranno  che  lui  vi  habbia  trattato  in 
questo  modo,  ch^  al  presente  haverido  lui  domandato 
licenzia  a  Monsigiior  Rmo.  del  Ridolphi  per  venirsene 
di  costà  per  dar  principio  alla  sepoltura  dello  Illmo. 
Signor  Giovanni ,  padre  dello  Illmo,  Signor  Duca  Co- 
simo*, et  stana  questa  estate,  età  tempo  nuovo  tor- 
narsene di  qua  ;  et  dubitando  Sua  Signoria  Rma.  che 
non  tornassi  altramente,  ha  vendo  gliela  negata,  il  va 
lent'huomo  insalutato  hospite  se  ne  è  venuto  di  costà, 
senza  baver  havuto  licentia,  et  senza  ha  ver  lasciato  la 
opera  che  1'  huomo  se  ne  possa  servir,  immo  alla  fi- 
gura di  S.  Evangelista ,  perchè  la  non  è  da  comparir  , 
^'er  dispecto  vi  ha  dato  su  del  martello,  et  li  ha  rotto 
certi  panni,  acciochè  la  si  lasci  star  così  iraperfecta 
come  è.  et  Monsignor  Rmo.  del  Ridolphi  rinega  Dio 
che  lo  babbi  trattato  et  piantato  a  questo  modo,  come 


•  Di  Francesco  da  San  Gallo  è  un  disegno,  fatto  per  il  medesimo  mo- 
numento, nella  raccolta  di  desegni  architettonici  della  Galleria  degli  Ufìzi. 
Rappresenta  una  statua  equestre }  n''!  basamento  sono  indicali  i  Itassoriliovi. 


aSo  CARTEGGIO    EG.    d'  ARTISTI 

lo  ba,  che  certo  è  stato  una  brutta  cosa;  et  se  la  Signoria 
V.  Rina,  con  buone  parole  non  lo  fa  avertire  dello  er- 
ror  suo ,  lui  è  tanto  presunipluoso  et  tanto  bugiardo, 
che  darà  al  intendere  di  costà  ciochè  lui  vorrà,  et  di 
ogni  cosa  dirà  la  bugia  et  mentirà  per  la  gola;  che  se 
havesse  bavulo  a  fare  con  me,  so  che  non  vi  havereb- 
be  rubato  duo  millia  scuti,  còme  ha  in  queste  sepoltu- 
re, et  poicbè  la  cosa  è  qui,  è  necessario  che  la  Signo- 
ria V.  Rma.  lo  faccia  tornar  a  Roma  a  fornir  tutte 
quelle  figure  et  hislorie,  che  lui  dice  haver  facto,  acciò 
che  in  questa  eslate  si  possino  metter  in  opera  dove 
hanno  a  star;  che  in  sul  quadro  si  lavora  a  furia  ,  et 
di  già  si  è  dato  principio  a  cavar  i  fundamenti  per 
metterlo  su,  et  di  quest'  altra  septimana  spero  in  Dio 
li  faremo  fundar,  et  facto  questo  si  commincierà  a 
metter  su  el  lavoro  del  quadro,  acciochè  si  cominci  a 
veder  qualche  principio  di  queste  sepolture:  et  se  lui 
non  ci  sarà ,  non  so  come  1'  huomo  potrà  mettere  in 
opera  quella  cosa  che  è  imperfecta  ;  et  se  la  V.  Signo- 
ria Rma.  non  lo  potrà  disporr  ne  dia  adviso ,  perchè 
si  provederà  di  qua  di  tal  sorte  che  l' huomo  si  potrà 
valer  del  danno  et  interesse  che  ne  havesse  dato  a  que- 
sta opera,  perchè  ci  ha  tanti  oIGcii  che  con  li  fructi 
di  epsi  col  tempo  si  potrà  recuperar  il  suo.  et  perchè 
Monsignor  mio  Rmo.  del  ridolphi  gli  ne  scrive  piiì  a 
lungo  ,  non  gline  dirò  altro  ,  salvo  che  la  prego  che 
si  ricordi  V.  Signoria  Rma.  che  dove  io  sono  è  un  ser- 
vitore suo  amorevole  et  fedele,  et  alla  bona  gratia  sua 
co'  tutto  el  cuor  mi  raccomando. 
Di  Roma  alli  xi  di  Maggio  1540 

Baldassarre  da  Pescia 


CARTEGGIO    EC.    d' ARTISTI  ùSl 

N.*  ccvm 

Il  medesimo  a  Cosimo  I.  Da  Roma  32  Luglio  i54o 
(  Arch.  e.  filza  e  ). 

È  autografa 

Illmn.  et  Excello.  Signor  mio 

Gommendat.  humill. 
Per  la  di  V,  E.  di  xv  da  Poppi  ho  visto  la  buona 
mente  sua  sopra  l'opera  del  Cavalieri  Bandinello,  che  ha 
cominciato  qui  sopra  le  due  sepolture  delle  Sante  me- 
morie di  Papa  Leone  et  di  Papa  Clemente ,  et  parimen- 
te il  desiderio  che  la  ha  che  costui  le  conduca  a  per fe- 
ctione.  ma  perchè  ha  dato  ad  intendere  il  prefato  Ca- 
valieri a  V.  Ex.  che  qui  non  può  tornar,  per  le  iniurie 
che  li  sono  state  facte,  et  però  desidèrebbe  di  fornir 
li  dui  Papi-in  quella  Giptà,  et  non  qui,  H  fo  intendere 
che  il  cavaliere^  se  volesse  fornire  e  dui  Papi  con  quella 
prestezza  che  ha  fornite  le  altre  figure,  in  quel  tempo, 
che  si  consumasse  in  mandar  e  marmi  di  detti  Papi  a 
Firenze,  se  lui  volesse  lavorar,  li  haverebbe  forniti^  per- 
chè se  lui  vuole  dir  el  vero  a  Ve  Ex.,  quando  lui  ven- 
ne in  Roma  per  lavorar  queste  sepoltur'.  Monsignor  Rmo. 
de'Ridolfi  li  prese  una  casa  a  electione  sua,  dóve  lui 
ha  lavorato  quattro  figur'  grandi  più  che  naturale,  et 
ha  ritto  li  marmi  per  far  questi  dui  Papi,  et  di  già  vi 
ha  cominciato  a  dar  su  del  martello ,  et  sono  di  tale 
esser  che  se  lui  tornasse  a  Roma  a  septembre  et  volesse 
attender  a  lavorare,  penso  absolutaaienle  che  a  Pasqua 
Di  Resurrectio  lui  li  harebb^  forniti ,  et  per  tutto  mag- 
gio queste  sepolture  sarebbono  di  tal  sorte  che  se  ne 
potrebbe  venir  a  Firenze  a  servir  V.  Ex. ,  la  quale  cer- 
tifico che  in  questo  negotio  delle  Sepolture  io  non  li 
posso  promectere  cosa  certa  ,  perchè  in  questo  caso  qui 
sono  ministro  et  mero  sollicitator  del  opera ,  et  li  Rmi. 
Cibo,  Salviali  elRidolfi  souo   patroni,  che  hanno  facto 


a8a  CARTEGGIO    EC.  D*  IRTISTI 

scripta  con  lui,  *  et  promissoli  el  pretio  cèrto  delfè 
slalue  et  delle  hystorie,  et  lui  obligatosi  a  fornirle  in 
fra  certo  tempo,  il  quale  benché  duri  qualche  anno,  non 
di  meno  havendo  epso  anticipato  di  far  le  statue  et  le  hysto- 
rie  innanzi  al  tempo,  et  essendosi  sollecitato  l'opra  del 
quadro,  et  trovandosi  nel  essere  che  si  trova,  che  la 
certifico  che  per  tutta  questa  estate  sarà  a  tal  termine 
che  le  figure,  che  lui  ha  facte,  vi  si  potranno  metter 
su  et  lui  raconciarle,  come  si  ricercha  al  honoredi  quelle 
Santissime  ossa  et  suo  ;  la  supplico  che  sia  contenta  non 
voler  mafichar  a  rimandarci  el  detto  Cavalieri,  acciò 
che  possa  fornif  questi  papi  et  dar  la  sua  perfectione 
ajle  hystorie  et  statue,  che  luì  ha  facte: che  li  prome- 
cto  che  «e  lui  vorrà  far  il  debito  suo ,  per  di  qui  a  tutto 
Maggio  credo  che  si  expedirà  di  qua  ;  et  fornita  que- 
sta opera,  potrà  venire  a  servire  a  V,  Ex.  in  tutto  quello 
che  la  vorrà,  et  perchè  io  credo  che  le  memorie  di  que- 
sti santissimi  papi  non  siano  mancho  a  core  a  V.  Ex. 
che  a  tutti  noi  altri  servitori  suoi",  se  il  Cavalieri  non 
si  fiderà  a  voler  venir  a  Roma,  io  li  manderò  uno  sal- 
voconducto  del  Governator  o  della  Camera  Apostolica, 
o  una  lettera  dì  Monsignor  Rmo.  de'  Ridolfi,  come  lui 
vorrà  ;  acciò  chel  possa  venir  star  et  andarsene  sicura- 
mente come  li  piacerà,  et  Idio  voglia  che  lui  serva  alla 
Ex.  V.  con  quella  fede  et  amore  che  la  desidera ,  per- 
chè è  di  tanto  cattiva  natura  et  tanto  avaro  che  pensa 
più  a  quattro  baiochi  che  possa  haver  d' una  opera  sua, 
che  di  cento  Duchi:  et  se  questa  differentia,  che  è  na- 
ta al  presente  fra  lui  et  Monsignor  Rmo.  de' Ridolfi, 
fussi  nata  nel  principio  che  lui  cominciò  a  lavorar, 
credo  certo  che  haverebbe  trovato  facilità  in  dargli  li- 
centia,  perchè  non  li  sarebbero  manchato  homini  che 
l'havessino  conducto  come  lui,  o  meglio,  et  se  la  Ex. 
V.  desidera  pur  servirsi  di   lui,  la  supplico  che  non 

*  Sbaglia  dunque  il  Vasari  nominaodo  Baldassarc  da  Pescia  fra    quelli 
éit*  «Uogarono  d«lU  open  a  Baccio. 


CARTEGGIO  EC.   ì>^  AUTISTI  2^83 

voglia  mancar  di  mandarcelo  a  Septembre  che  viene,  et 
pregarlo  che  con  quella  diligentìa,  che  li  sì  conviene, 
vogii  fornir  questa  opera  ;  acciò  che  dipoi  con  V  animo 
quieto  possa  venir  a  servir  quella,  alla  quale  non  ha 
esser  a  core  manco  la  perfectione  di  queste  sepulture, 
che  di  quella  del  suo  Illmo.  patre ,  nella  quale  li  ricordo 
che  la  stia  sopra  di  se  circa  el  pretio  di  epsa,  perchè 
in  questo  caso  haverà  più  consideratione  alli  denari  che 
la  possi  pensare  di  cavar  da  lei,  che  al  honor  suo.  et 
se  li  parerà  che  io  habbia  detto  troppo,  la  supplico  che 
mi  perdoni  etc,  ctc. 

Di  Roma  alli  xxii  di  Luglio  1 540 
Di  V.  Ex. 

hnmillissimo  Servitore 
Baldassare  da  Pescia 

(  Direzione  )  Allo  Illmo.  el  exmo.  Sor.  Cosmo  de* 
Medici  Duca  di  Firenze  mio  Sre. 

Jffota  alle  lettere  207 ,  208 

Due  lettere  che  valgono  una  biografia.  Queste  due 
sepolture ,  come  pressoché  tutte  le  opere  di  Baccio  Ban 
dinelli,  non  smentiscono  punto  Tìdea  chei  suoi  con- 
temporanei ci  danno  del  di  lui  carattere  còme  artista  e 
come  uomo.  Sono  esse  assai  ordinarie,  e  particolarmente 
quella  di  Leone  X  indegna  della  memoria  d*  uno  dei  più 
caldi  protettori  delle  arti.  Lavoro  di  Ra£faellò  da  Montelu* 
pò  è  la  statua  di  Leone  X,  quella  di  Clemente  VII  di  Gìo 
vanni  di  Baccio  Bigio.  Fra  i  disegri  architettonici  della 
Galleria  di  Firenze  esiste  ancora  quello  fatto  da  Giov. 
Antonio  Dosi  per  il  monumento  di  Clemente  VIL  Per 
supplire  a  ciò  che  queste  due  lettere  ed  il  Vasari  ci  rag- 
guagliano intorno-a  Baccio  Bandinelli ,  trascrivo  qui  un 
documento  importante  tolto  dall'  Archivio  dei  conventi' 
sopipYessì.(SS^nnunziata  Libro  di  Partiti  1550—1 56*2): 
Adì  2  di  magio  1559 

Detto  dì  il  Reverendo  padre  priore  maestro  Zacheria 
secondo  il  solito  ragunò  li  padri  del  convento  nostro 


384  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

12,  et  propose  alle  loro  p.  R.  etc.  qualmente  doppo 
assai  parllamenti  auti  chon  il  S.  chavalieri  de'Bandinelli, 
quale  cerchava  per  satisfazione  sua  et  divolione,  che 
Sua  Signoria  portava  a  questa  chiesa,  et  per  ornamento 
di  questo  luogho  pore  in  detta  chiesa  due  fighure,  o  vo- 
gliono dire  statue  di  marmo,  cioè  una  pietà  et  un  san- 
giovanni,  che  sua  Signoria  si  saria  chontentato  porlla 
nellaltare  grande,  dove  oggi  è  il  santissimo  chorppo  di 
nostro  Signore  lesu  Cristo ,  et  di  più  fare  il  sepolcro 
dove  è  in  choro  il  legio,  bello  et  onorato.  A  questo 
lutti  li  padri  per  nulla  mai  acconsentire  f  sic  )  che  el 
si  muova  uno  ornamento  tale,  quale  è  ogi  in  su  detto 
altare,  ne  che  mai  si  abi  ad  alterare  di  quello  che  è  , 
e  di  più  nisuno  si  chontentò  che  il  choro,  quale  è  po- 
cho  ,  et  tutto  debba  essere  al  servitio  de  iddio  ,  vi  si 
habi  da  fare  sepulcri,  perchè  ci  bisognìa  molte  volte  ser- 
vire di  3  o  4  libri  ,  a' quali  bisogni  paziamo  che  allora 
tanto  più  ;  ma  conclusono  per  essere  la  Signoria  del  cha- 
valieri persona  rara ,  et  chi  chon  sua  satisfatione  potrà 
un  giorno  per  salute  dellanimà  sua  et  sua  passati  fare 
qualche  elemosine  a  questo  convento,  si  chontentavo- 
no  che  li  fusse  dato  laltare  prima  della  nostra  chupola, 
qual  si  chiama  santa  Anna,  dallo  schaglione  in  su,  et 
qui  dovessi  porre  la  pietà,  con  pacto  che  ci  dia  ancho 
il  Sanlo  Giovanni ,  e  noi  li  diamo  iluogho  che  il  pon- 
gha  nel  pilastro  che  è  in  detta  chupola  infra  la  chapella 
di  Giuliano  Schali,  domandata  Santo  chosimo  e  damia- 
no,  et  infra  la  chapella  de'bardi,  domandata  Santo  ibo. 
E  i  detti  padri  li  danno  luogho  che  Sua  Signoria  faccia 
una  sepoltura,  etoblighansi  chavarela  teira  alle  loro  spe- 
se,  e  non  altro,  et  osservando  quanto  in  questo  è  scrit- 
to ,  promettono  di  mantenere  anchora  li  detti  padri  a 
Sua  Signoria,  chomandandomi  a  me  fra  anselmo  ne  fac- 
cia questo  richordo  a  perpetua  memoria  di  quanto  è  la 
mente  di  lor  padri  e  la  ultima  loro  determinatione ,  e 
Lauto  ho  facto  il  sopradetto. 


CàUTEGGlO    EC.  D*    ARTISTI  a85 

N/  CCIX 

Luigi  Martelli  a  Carlo  Strozzi.  Da  Firenze  ao  No- 
vembre i54o  e  Manoscritti  aello  Strozzi  uniti  al' 
V  Archivio  Mediceo  filza  i33  ). 

È  originale 

—  Egli  mi  ha  dato  nuore  et  portato  lettere ,  come 
Benvenuto  orefice  si  trova  alla  corte  del  Re,  et  che 
sua  Maestà  gì'  haveva  ordinato  per  provisione  I'  anno 
800  Scudi,  et  cento  per  uno  a  quelli  due  garzoni  che 
menò  seco  ;  et  buon  per  lui,  dice,  se  egli  vorrà  lavorare 
e  bavere  pazienza,  ilchè  al. crederlo  ne  caco  il  sangue,  for- 
se per  la  voglia  che  io  ho  che  egli  avesse  qualche  bene. 
—  La  loro  accademia  comincia  a  crescere ,  che  di  nuo- 
vo vi  haevano  messo  il  Pilucca^  che  stava  col  Tribolo 
allo  scultore.  •— 

Nota 

Conferma  questa  lettera  l'opinione  del  Signor  Tassi, 
che  Benvenuto  Cellini  venisse  in  Francia  al  termine 
dell'Ottobre  1540.  Benvenuto  stesso  parla  di  soli  700 
scudi. 

N.*  CCX 

La  Signorìa  di  Siena  al  Podestà  di  Grosseto.  Da 
Siena  io  Dicembre  i54o  C  Arch.  di  Rìf.  di  Siena, 
Lettere  della  Signoria  filza   198  )• 

1540.  10  Decbr.  Grosseto  al  Potestà  fu  scritto: 
Volendo  noi  che  la  fabbrica  del  Duomo  di  cotesta 
nostra  città  si  tiri  a  fine  con  buono  ordine  et  disegno 
del  architettore  nostro  exceliente  maestro  Antonio  Ma- 
ria Lari ,  come  si  è  cominciato ,  et  se  tiri  in  tutta  perfè- 
tione^   e  che   il  disegno  et  modo  del  fabbricare  non 


286  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

babbi  d'andare  per  diverse  Architetture  per  non  con- 
fondare il  buono  principio  dato  ;  babbiamo  deliberato, 
e  così  per  le  presenti  t'imponiamo,  che  a  la  ricevuta 
di  esse  faccia  comaiandamento  a  nome  nostro  a  tutti 
li  commissarii  o  vero  operar; ,  o  savi,  o  altri  proposti 
al  governo  e  cura  di  cotesta  opera  et  fabbrica,  che  per 
alcuno  modo  non  ardischino  di  fare  seguire  la  muraglia 
et  fabbrica  per  altro  modo^  et  disegno,  che  per  quello 
dato  del  prefato  maestro  Antonio  Maria,  né  manco  con- 
durre o  mettarvi  maestri  a  lavorare  d'alcuna  maniera, 
tanto  a  murare  quanto  a  scarpellinare  o  altro  eserci- 
lio,  senza  la  volontà  et  contento  del  medesimo,  per 
avere  egli  perfetta  notitia  deli  maestri  buoni,  et  acciochè 
l'opera  si  faccia  in  tutto  a  perfettione,  sotto  gravissi- 
ma pena  del  nostro  arbitrio  e  indegnatione.  et  deli  co- 
mandamenti fattici,  darai  avviso  subbito ,  per  quanto 
stimi  la  nostra  gratia. 

Nota 

È  difficile  a  capire  come  la  Signoria,  non  volendo  " 
che  si  babbi  d'andare  per'di Verse  architetture  ",  si  con- 
tentasse di  vedere  unito  ad  una  facciata  dì  stile  gotico 
un'interno  con  colonne  doriche, 

N/  CCXI 

Baldassarre  Turini  a  Cosimo  I.  Da  Roma  6  Aprile 
i54i  (  uirch.  Mediceo  Carteggio  e.  filza  20). 

È  autografa 

lUmo.  et  Exmo.  Signor  mio 
Poiché  non  mi  è  lecito  con  la  presentia  rallegrarmi 
con  V.  Ex.  del  figlio  Maschio  novamente  havuto,  non 
ho  voluto  manchare  per  questa  mia  fare  il  medesimo 
officio ,  et  dirli  che  in  questo  tempo  non  potevo  inten- 
dere cosa  che  più  mi  piacesse,   et  Dio  sia  quello  che 


CARTEGGIO   EC.   B"  ARTISTI  ^S'J 

f^lìene  dia  delli  altri  con  quella  satisfatione  sua  et  di  V. 
Ex. ,  che  ciaschuno  di  noi  desidera .  pregherrò  adun- 
que, idio  che  la  conservi  lunghe  tenpo  in  felicità  et  del 
suo  stato,  con  salute  del' animai  et  del  corpo. 

Non  voglio  manchare  di   fare   intendere   a  V.   Exc. 
come  il  Cavalieri  Bandinello  a  di  passati  venne  qui,  et 
mi  presentò  una  lettera  sua  per   la  quale   me   lo   rac- 
còmmandava;  et  lì  so  dire  che  è  bisogniate  et  bisogna 
ch'io  habbia  preso  la  persona  di  lob  a    negociare  con 
lui  et  con  quel  cervello  piti  instabile   che  una    foglia; 
che  la  sera  rimangiamo  in  una  conclusione ,  et  la  mat- 
tina tornava  con  nove  inventioni.  Non  dimeno  ho  sa- 
puto tanto  schernire  con  lui  con  le  buone  parole,  che 
ho  facto  condurre  queste  sue  fatiche,  che  erano  dove 
lui  rhaveva  lavorate,  dico  le  ho  facto  mettere  in  ope- 
ra, che  certo  rispondano  superbe  et  riche ,  così  le  fi- 
gure delle  statue  che  sono  quattro ,  cioè  S.  Piero  e  S. 
Paulo,   S.  loanne  Baptista   et   S.    Ioanne  Evangelista, 
come  anchora  due  historie  grande,  in  l'una  delle  quali 
è  quando  il  Re  di  francia  venne  a  Bologna  a  basciare 
lo  piede  alla  Santa  memoria  di  PP.  Leone,  et  in  l'altra 
quando  lo  Inìperatore  fu  incoronato  in  Bologna  dalla 
Santa  memoria  di  papa  Clemente ,  et  le  quattro  histo- 
rie piccole  rispondano  alle  actioni  delli  quattro  Sancti. 
et  hieri  le  fu  a  vedere  Monsignor  Rmo.  de'RidoUì  con  mol- 
ti horaini  da  bene,  et  a  tutti  sono  riuscite  et  ben  sati- 
sfacte;  et  per  consolatione  di  V.  E,  gliene   ho  voluto 
scrivere  queste  quattro  parole.  Ci  resta  che  questi  Si- 
gnori Rmi.  lo  consolino  et  lo  contentino  di  queste  sue 
fatiche  passate,  che  domanda    loro,    se    vorranno  che 
fornisca  li  dui  papi,  come  lui   è  obbligato;  et  io  non 
manche  di  sgridarlo  che  non  fa  bene  a  volerli  far  fare 
per  forza  quello,  che  loro  non  sono  obligati  di  fare  a 
presente:  et   sé  paresse  a  V.  Ex.  di   farli  scrivere  un 
verso  dal  vescovo  di  Cortona,  che  voglia  fornire  que- 
sti dui  papi,  et  che  gliene   farà  piacere,  et  eh'  al  ul- 
timo sarà    ricognosciuto  delle  fatiche  sue ,  credo  che 


2S8  CARTEGGIO   EC.    O*  ARTISTI 

sarebbe  apposito;  non  dimeno  la  rimecto  in  la  exc.  ro- 
stra,  alla  di  cui  bona  gratia  etc.  etc. 
Koma  VI  di  Aprile  1  541 

Baldassarre  da  Pescia 

N/  CCXU 

La  Signoria  di  Siena  a  Antonio  Maria  Lari.  Da  Sie- 
na 3i  Maggio  1542  e  Jrch.  d.  Rìf.  dì  Siena ,  Let- 
tere della  Signoria  N.*  202  ). 

Ad  Antonio  Maria  Lari,  Architettore,  fu  scritto: 
Siamo  avvisati  dala  Comunità  nostra  di  Sovana ,  co- 
me è  ruinala  certa  parte  dela  Rocca  di  quella  città,  e 
volendo  noi  farla  rassettare ,  desideriamo  che  infatto 
ala  ricevuta  di  questa  nostra  vi  conferiate  in  quella  Città 
nostra ,  e  insieme  con  il  Gonfaloniere  e  Priori  di  quel- 
la, veduta  la  ruina,  e  visto  e  esaminato  quello  che  fa 
di  bisog:no  per  prò  vedere  perfettamente,  ci  darete  av^ 
viso  del  modo,  tempo,  de  la  spesa  e  di  ogni  altra  cosa 
minutamente,  acciochè  per  noi  si  possino  far  fare  le 
previsioni  opportune,  etiam  di  questo  non  mancarete. 

N.°  ccxin 

Antonio  Maria  Lari  alla  Signoria  di  Siena.  Da  So- 
vana 6  Giugno  1542  {l.  e.  Scritture  Concistoriali 
del  1542  filza  Lxir). 

È  autografa 

lllmi.  Signori  e  Patrom'  miei  osservandissimi 
Ricevuto  la  lettera  de' 30  di  maggio  delle  S.  V,  Ma- 
gnifiche, subito  andai  alla  Città  vostra  di  Sovana  per 
vedere  le  ruine  della  Rocca ,  come  quelle  mavisano.  E 
di  più  menai  con  me  maestro  Giorno  muratore.  E  con 
gran  diligentia  ho  veduto  dalla  somità  infino  ai  fon- 
damenti tutti  e  bisogni  di  quella ,  e  per  inventario 
notati.  Dico,  inagnitìoi  Signori  miei,  che  la  Rocca  non 


CA&TEGGIO  EC.  p'  ARTISTI  aSg 

potrà  stare  al  mondo  peggio  di  quel  che  oggi  si  trova , 
esse  le  S.  V.  M.  non  riparano,  ongni  dì  starà  peggio, 
dico  di  tal  sorte  che  non  si  potrà  habitare.  ora  quelle 
sono  prudentissime  e  sanno  quanto  importa  una  tal  Roc- 
ca, che  ha  vederla  è  proprio  una  gran  vergogna.  El  ra- 
guaglio  della  quale  lo  mando  insieme  con  questa,  esor- 
tando quelle  che  ci  debin  far  qualche  provisione ,  per- 
chè in  somma  cosi  non  sta  bene.  Alle  quali  sempre 
inchinevolmente  bacio  le  mani,  di  Sovana  el  dì  6  di 
Giugno  del  42.  Di  V.  S.  Magnifiche 

obligatissimo  Servitore 
Anton  Maria  Lari 

N."  CCXÌV 

Il  Duca  d'Urbino  a  Michelagnolo  Buonarroti   1542 
{  Ma^liabechiana  Ci.  VIIJ.  1892  ). 

È  copia,  segnata  \SA^]  probabilmente  del  6  di  Mar- 
zo ^  come  indica  la  supplica  di  Michelagnolo  che  se- 
gue in  appresso. 

Molto  Eccellente  Messer  Michelangiolo 
Essendosi  degnata  sua  Santità  farmi  Csic  )  il  molto 
desiderio  che  tiene  di  servirsi  della  persona  vostra  per 
qualche  tempo  in  far  dipingere  et  ornar  la  Capella  da 
Lei  novamente  edificata  in  quel  Palazzo  Apostolico,  et 
reputando  io,  sì  come  faccio,  ogni  servitio  et  salisfa- 
tione  di  Sua  Santità  mio  proprio  ,  ne  daltra  maniera 
havendolo  a  cuore,  aciò  con  lanimo  tanto  più  libero 
vi  potiate  attendere^  son  contentissimo  facendo  voi  po- 
nere  le  tre  statue  intieramente  condotte  e  finite  di 
man'  vostra,  comprendendovi  in  questo  numero  quella 
del  Moyse,  nela  sepoltura  della  santa  memoria  di  Papa 
Giulio  mio  zio,  con  satisfare  appresso  all'ultima  per- 
fetlione  dell'  opera  secondo  gT  ultimi  appuntamenti  , 
come  a  me  vien  detto,  che  volentieri  et  prontamente 
«vi  siete  offerto  di  voler  fare;  che  lai  tré  tre  statue  in 
T.  IL  19 


ago  CARTEGaiO    EC,    D    ARTISTI 

quel  mezo  potiate  far  lavorare  per  mano  d'altro  buo- 
no e  lodato  Maestro,  con  il  disegno  però  et  assistehtia 
della  persona  vostra,  confidando  fermamente  che  per  vo- 
stra bontà  et  amorevolezza  con  verso  quella  Santa  Me- 
moria, come  tutta  la  Casa  mia,  riuscirete  effettualmen- 
te, e"t  vi  diporlarete  in  tuttodì  sorte  che  lopera  in  ogni 
sua  parte  non  sarà  se  non  molto  lodata  e  giudicata  ben 
degna  di  voi ,  et  io  ne  starò  benissimo  satisfatto,  di  che 
anco  molto  ve  ne  prego,  et  vene  voglio  avere  parti- 
culare  obligo,  offerendomi  sempre  a  tutti  comandi  et 
piaceri  vostri  etc. 

Così  parlava  il  duca  nel  Marzo  1542,  dopo  che  Asca- 
nio  Parisani,  cardinale,  gli  aveva  scritto  il  23  di  No- 
vembre 1541   in  questo  modo: 

Desiderando  Nostro  Signore  ed  essendo  risoluto  che 
Micbelagnolo  metta  mano  a  dipignere  la  sua  cappella 
nuova  di  Palazzo  ,  e  sapendo  la  obligazione  tiene  con 
V,  E.  de  la  sepoltura  di  papa  Giulio  e  lo  interesse  che 
lei  pretende  in  questo  caso ,  me  ne  avea  parlato  ed  im- 
postomi ch'io  le  dovessi  scrivere,  esortandola  a  dar 
qualche  assetto  a  questa  causa ,  acciochè  il  detto  Micbe- 
lagnolo possa  con  l'animo  tanto  più  scarico  attendere 
al  servizio  di  Sua  Beatitudine,  mostrando  che  avendo  a 
dipignere  la  cappella,  non  si  potrà  per  lui  lavorare  là 
sepoltura  ,  per  esser  vechio  e  risoluto,  finita  detta  cap- 
pella, (se  tanto  vivrà)  non  poter  piij  lavorare,  e  vi 
correrà  tre  o  quattro  aniii,  e  bisognerà  che  per  altra 
via  vi  si  provveda.  Io  non  ho  mancato  replicare  a  Sua 
Santità  che  voglia  aver  considerazione  e  rispetto  a' me- 
riti e  nome  di  quella  santa  memoria,  ed  all'  onore  di 
V.  E. ,  la  quale  tuttavia  ero  certo  che ,  come  devo- 
tissima sua  ,  era  per  obbedirle  in  questa  ed  in  ogni  al- 
tra maggior  cosa,  e  ch'io  le  ne  scriverei.  Ne  ho  parlato 
col  signor  ambasciador  suo  qua,  e  coàl  dico  a  lei,  che 
tìsla  la  resoluzione   di  N.  S.^  e  considerato  anco  che 


CAATEGGtO    EC.    D' AETISTI  39! 

per  lei  non  C»  stare  in  questa  sospenzioue,  perchè  si 
potria  un  dì  trovar  senza  la  sepoltura  e  senza  li  dana- 
ri ^  la  conforterei  in  un  tempo  medesimo  farsi  grado 
con  Sua  Santità  ,  e  per  fornirla  una  vòlta  ,  contentar- 
si che  la  detta  sepoltura  si  potesse  dar  a  fornire  ad  al- 
tri maestri,  con  l'assistenza  però  del  detto  Michela- 
gnolo  e  suof  disegni ,  di  sorte  che  la, detta  sepoltura  si 
fornisca  secondo  l'ultimo  disei^no  e  contratto  e  obbli- 
gazione fra  le  parti,  di  che  ne  deve  avere  V.  E.  la  co- 
pia .  Io  non  .ci  cognosco  altra  differenza  che  questa  , 
che  le  sei  statue,  quali  si  doyeano  fare  di  mano  del 
predetto  Michelagnolo ,  si  faranno  per  mano  di  un  al- 
tro maestro  con  il  modello  e  disegno  suo,  benché 
si  farà  diligenza  per  veder  se  di  queste  sei  statue  se 
ne  potrà  avere  qualcuna  o  fatta  o  abozzata  di  sua  ma- 
no. Di  che  ne  fo  dubbio ,  perchè  Nostro  Signore  pare 
che  se  ne  voglia  valere  a  ornamento  pubblico  di  detta 
cappella,  asserendo  che  per  lo  nuovo  disegno  de  la  se- 
poltura non  pptriano  servir  quelle.  Io  vedo  che  se  ora 
non  si  piglia  questa  risoluzione  per  la  sepoltura  di  Papa 
Giulio  nel  modo  detto ,  non  la  vedremo  più  fornita  a 
li  dì  nostri;  perchè  nel  contralto  e  convenzione  fatta 
non  ci  manchano  attacchi  e  sotterfugi  di  ritornare.-al 
primo  disegno,  con  domandar  depostto  di  altri  ottomila 
scudi  e  luogo  alla  sepoltura  in  S.  Pietro  ,  fornita  che 
sarà  la  fabrica.  Inperò  io  conforto  V.  E,  a  mandare  il 
jnandato  qui  autentico,  e  contrattare  e  risolvere  questa 
materia  in  persona  di  chi  a  lei  parerà  etc. 

Di  Roma  li  xxiii  di  novembre  del  XLI.  ("  Giornale 
Arcadico  Tom.  FI  J» 

coxv 

Luigi  del  Riccio  a  Michelagnolo  Buonarroti.  Da  Roma 
II  Luglio  1542  (Ma^Uabechiana  Ci.  XXXP^II  ZoZ). 
E  originale 

Magnifico  et  Exc.  Messer  Michelagnolo.  Io  ho   fatto 


293  CARTEGGIO    Eti.    D    ARTISTI 

confo  con  maestro  Giovanni  et  Urbino  delle  sp<?se  fatte  à 
Santo  Pietro  in  vincola,  come  di  là  vedrete,  et  trovo  che 
Maestro  Giovanni    à  speso  scudi   54  1.  95  7  et  Urbino 
scudi  37  1.  5,  che  in  tutto  sono  scudi  92,  che  resta  loro 
in  mano  scudi   8,  quali  li  ha  Urbino,  perchè  Maestro 
Giovanni  à  speso  scudi  54  1.  95  ^  et  ha  hauto  scudi  50  j 
che  sono  scudi  55  ,  che  viene  il  conto  pari  ;  Urbino  ha 
hauto  scudi  41  ,  et  che  sono  scudi  45    di  moneta  ,  et 
he  ha    sprso  scudi   37  I.  5,  li  resta  scudi  8  in  mano, 
che  sono  della  compagnia;  ancora  ci  sono  scudi  4  di- 
mani ici,,  che  restando  a  lopera  hanno  a  essere  loro  pa- 
gati, che  voi  li  havete  n  pagar  loro,  che  saranno  scudi 
12,  quali  si  haranno  a  divider  fra  loro. 

Restaci  che  Maestro  Giovanni  ha  messo  xx-  carretate 
di  marmi  per  giuli  11,  che  con  la  spesa  di  cavatura  et  al- 
tro vengono  circa  giuli  20,  che  dice  vagliono  assai  più, 
che  non  lì  harebbe  dati  se  non  che  pensava  avanzare 
in  su  lopera  ;  ancora  eie  che  Urbino  domanda  le  fatiche 
sue  del  tempo  stato  a  S.  Pietro  in  vincola,  per  ilchè 
voi  ora,  in  chi  la  cosa  è  rimessa,  giudicherete  et  acon- 
cierete  tutto;  che  Maestro  Giovanni  dice  essere  ancor 
lui  stato  alopera  a  lavorare.  E  a  V.  S.  mi  offero  —  in 
banchi  addì  11   di  Lui.  1542. 

Al  Comando  di  V.  S. 

Luigi  del  riccio 

Maestro  Giovanni  ofTere  che  volendo  voi  che  lui  solo 
fornisca  lopera,  la  farà  per  scudi  cento  manco  di  quello 
gnene  allogaste  la  prima  volta. 

Nota 

In  fine  dì  questa  lettera  si  trova  il  conto,  e  la  seguente 
dichiarazione  di  maestro  Giovanni: 

"  Io  Maestro  Giovanni  di  Marchesi  sono  contento  che 
lopera  del  quadro  di  S.  Piero  in  vincola ,  allogatami 
Mess,  Michelagnolo  Buonarroti  insieme  con  Francesco 
da  Urbino,  per  diferentia  nata  fra  noi  sia  fornita,  et 
luriuunlio  a  detto  Mess.  Michelagnolo,  et  sono  contento 


CA.ftTEGG10    EC.    D*    ARTISTI  SqB 

che  detto  Miss.  Michele  mi  dia  la  parte  delopera  fat-, 
taj  quello  parrà  a  lui  onesto,  rrtnettendomi  e  per  tut- 
to in  lui;  et  in  fede  mi  sono  soptoscripto  questo  dì  6 
di  luglio  1542  ". 

Al  lavoro  mentovato  nella  nostra  lettera  si  riferisco- 
no ancora  questi  documenti: 

"  Havendp  Mess,  Michelagnolo  Buonarroti  sino  addì 
16  di  maggio  proxime  passato  alloghato  et  dato  a  fare 
il  resto  del  quadro  della  sepoltura  di  Papa  luliò  in  S. 
Pietro  in  vincola  a  Maestro  Giovanni  4i  Marchesi,  scar- 
pellino  habltànte  in  piaza  di  Branca  fsicjj  età  Fran- 
cesco di  Bernardino  d' Amadòre  da  Urbino  *,  com  più 
patti  et  conventione  ,  come  per  una  scripta  fatta  fra 
loro  sopto  ditto  dì  larghamerite  appare ,  et  essendo  ve- 
nuti detto  Maestro  Giovanni  et  Francesco  a  rottura  et 
a  più  differeritie  insieme,  per  ilche  lopera  ne  pativa, 
et  desiderando  Mess.  Michelagnolo  porre  fine  a  tali  lite 
acciò  che  detta  opera  habbia  più  presto  possibile  la  sua 
perfectione,  di  consènso  di  tutti  a  dua  e  sopradetti  Mae- 
stro Giovanni  et  Francesco  si  ripiglia  in  se  la  detta 
opera,  ciedendo  ciascuno  di  loro  per  la  presente  a  tutte 
le  iurisdictioni  et  ragioni  ^  che  per  righore  della  sopra 
alleghata  scripta  o  in  qualunque  altro, modo  ci  potes<»' 
sino  haver  sopra  ,  prendendola  in  tutto  et  per  tutto  li^ 
beramente  al  detto  Messer  Michelagnolo ,  il  quale ,  ac- 
ciò che  detta  opera  si  fornisca ,  di  nuovo  la  rialluogba 
come  a  pie  : 

In  prima  detto  Mess.  Michelagnolo  alluogha  la  so- 
pradètla  opera  a  Francesco  di  Bernardino  d'Amadore 
da  Urbino  et  a  maestro  Giovanni  Marchesi,  scarpellino, 
per  il  medexirao  prezo  et  a  pagarsi  ne' medesimi  temr 
pi  et  modi  come  nella  altra  conventione  dichiarati,  nel- 
la quale  li  habbino  a  fare  buoni  scudi  100,  di  giuli  x 
per  scudo,  che  hebbano  in  principio  delopera,  in  di- 
minutione  della  somma  di  scudi  700  simili,  che  hanno 

*  L*  nrì>ino  era  dunque  artid». 


294  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI 

bavere  di  tutta  lopera ,  com  patti  che  il  detto  France- 
sco da  Urbino  habbia  ad  attendere  di  continuo  alla  detta 
opera  et  esercitarsi  in  essa  con  ogni  sua  forza  et  inge- 
gno, non  attendendo  ad  altro,  et  habbia  lui  a  prove- 
dere a  tutti  li  garzoni  bisognassino ,  et   pagarli    della 
compagnia ,  et  a  torre  e  marmi  mancassino  per  forni- 
re lopra,  quali  sieno  buoni  et  recipienti  per  il  lavoro 
secondo  la  forma  dellaltra  conventione  ,  et  habbia  a  sol- 
lecitar lopera  in  modo  che  sia  foi*nita  a  natale  proximo, 
insino  al  qnal  tempo  duri  la  prò  visione  et  non  più  ,  et 
durando  più  che  dettò  tempo,  in  ogni  modo  sia  tenuto  a 
sollecitare   come  prima,  senza    provisione,  et   solo  i. 
marmi  si  babbino  a  comprare  di  comune  consenso  et  della 
bontà  secondo  la  forma  della  prima  scritta  a  iuditio  di 
detto  Mess.  Michelagnolo  ;  ma  possa  detto  Maestro  Gio- 
vanni a  suo  piacere  attendere  alla  sua  botlegha  et  alli 
altri  lavori  che  alla  giornata  li  accadessino:  et  perchè 
detto  Francesco  da  Urbino  per  seguitare  questa  opera 
ha  lasciato  altri  lavori  et  facciende,  per  le  quali  baveva 
buona  provisione ,  sono  dacordo  che  durante  lopra  hab- 
bia scudi  6,  di  giuli  X  per  scudo,  il  mese,  cominciando 
addì.  1"  di  Giugno  presente  et  così  successive,  quali  scu- 
di sei  si  habbino  a  porre  a  conto  della  Compagnia^  et 
il  detto  Maestro  Giovanni  per  èssere  libero  della  per- 
sóna sua,  non  habbia  ha  vere  cosa  alcuna,  ma  possa  a 
5U0  piacer  andare  a  veder  lavorare,  acciò  che  li  ordini 
che  darà  detto  Urbino  sieno  idonei  per  lopeta. 

Anchor  vogliono  che  alla  Gne  del  presente -mese  di 
giugno  detto  Maestro  Giovanni  et  Francesco  da  Urbino 
habbino  a  fare  conto  di  tutti  e  marmi  messi  et  lavorati, 
paghali  per  detta  opera  sino  a  quel  dì,  presente  Michela- 
gnolo,  et  che  detto  Maestro  Giovanni  habbia  a  produri'e 
e  conti  fatti  altra  volta  con  detto  Francesco,  et  habbino  a 
saldare  ogni  cosa  sino  a  quel  giorno  ,  et  nasciendo  fra 
loro  diferentia  alcuna  ne  sia  indice  Mess.  Michelagnolo, 
alla  semplicie  parola  del  quale  ciascuno  di  essi  ne  bab- 
bi a  star,  sopto  pena  di  scudi  100    di  pagarsi  per  chi 


cìlRteogió  ec.  d*  artisti  295 

contrafacessi  subito  ai  governatore  et  fiscale  di  Roma, 
et  inoltre  quello  che  reculcilrassi  sintenda  subito  et  sia 
fuori  dell' opera  ,  et  non  habbia  più  che  fare  in  essa. 

E  di  più  sono  daccordo  che  di  poi  ogni  mese  detto 
Francesco  habbia  a  fare  conto  con  Maestro  Giovanni  so- 
pradetto, presente  Mess,  Michelagnolo,  qunle  habbia  a 
essère  iudice  di  tutte  le  loro  diferentie  sotto  le  pene 
sopradette  contro  a  chi  non  slessi'  a  quanto  lui  dicessi. 
Sono  anchora  daccordo  che  tutti  i  marmi  di  detta 
opera  si  habbino  a  lavorare  secondo  il  disegno  dato  loro 
detto  Mess,  Michelagnolo,  et  nel  modo  che  parrà  a  lui; 
et  alla  Gne  dellopra,  la  quale  habbia  a  essere  dallui  a- 
provata  se  starà  bene  o  no,  et  lui  habbia  a  paghare  loro 
quello  restassino  bavere  di  scudi  7G0,  di  giuli  x  per 
scudo  ;  et  se  lopra  fussi  costata  più  ^  loro  habbino  a  ri- 
fare lui  senza  réplicha  alchuna. 

Convenghono  ancora  che  in  Gne  di  detta  opera  detto 
Maestro  Giovanni  et  Francesco  habbino  a  fare  conto  m- 
sieme  di  tutto  quello  sarà  costa*,  et  essendovi  utile,  par- 
iicipino  per  metà,-  et  similmente  essendovi  danno,  che 
ciascuno  concorra  per  metà  et  rifaccia  detto  Mess.  Mi- 
chelagnolo della  sua  rata;  et  nascendo  tanto  ne' conti 
quanto  in  ogni  altra  cosa  diferenziafra  li  detti  France» 
SCO  et  maestro  Giovanni,  sene  rimettiho  et  ne  voglmo 
stare  alla  semplicie  dichiaratione  di  detto  Mess.  Miche- 
lagnolo, sotto  le  pene  che  di  sopra  è  detto  senza  alcu- 
na réplicha  (  l.  e.  È  la  minuta  j  del  Giugno  1542  ). 

Adì  8  Luio  1542 
Facamo  fede  noi  eletti  camatti,  cioè  Io  ministro  lu- 
liano,  camatto  da  Michelangello  Bonarota,  e  tnaislro  Ber- 
nardino da  Marcho,  camato  da  maistro  lovane  da  Saltri, 
el  dito  luliano  e  Bernardino  ano  camato  per  terso  An- 
dreia  Bevelacqua  scarpellino,  a  stimare  e  vedere  uno  la- 
voro che  aveva  a  fare  Lorbino  e  maistro  lovàne  da  Saltre 
a  conpania  ;  li  sopra  scritti  maistri  ano  visto  e  misurato 
dito  lavoro,  trovano  che  dal  dito  lavoro  né  fato  dali  séte 
parte  luna,  stimato  ditto  lavoro  con  consiiitimcnto  dali 


29G  CARTEGGIO    EC.    D*    AJITISTI 

sopra  scrite  parti,  e  noi  dacordo  avemo  stimati  insie- 
me e  Seguono  le  firme.  È  originale  l,  e.  ) . 

"  Sia  noto  a  chi  vedrà  la  presente  come  Francesco  da 
Madore  C  sic  J  da  Urbino  à  alogato  et  dato  a  fare  a 
Batista  da  Pietra  Santa  una  arme  di  papa  lulio  II  di  mar- 
mo dun  pezo,  secondo  il  modello  hauto  da  Messer  Mi- 
chelag-nolo  Buonarroti,  a  tutta  sua  spesa  della  fattura,  solo 
detto  Francesco  da  Urbino  li  ha  a  dare  il  marmo  et  fargne- 
ne  portare  a  casa  sua  vicino  a  Camposanto,  et  dilì ,  fatta 
che  la  sarà,  levarla  et  condurla  a  S.  Pietro  in  vincola 
a  spese  sua  per  prezzo  di  scudi  36,  di  giuli  x  per  scudo, 
di  moneta  vechia;  detto  Pietra  Santa  promette  haverla 
di  tutto  finita  |>er  tutto  marzo  proximo  1543. 

6  febbraio  1543  in  Roma  "  (È  originale,  firmato  da 
Batista,  U  e.  ). 

Luigi  del  Riccio  era  ministro  degli  Strozzi  a  Roma,  in 
casa  di  cui  INIichelagnolo  stette  ammalato  nel  Giugno 
1544,"  ove((Jicono  le  Memorie  Fiorentine  Inedite)  con- 
tinuamente delio  Infermo  era  visitato  da  tutti  li  prin- 
cipali signori  e  prelati  di  Roma,  ed  il  Papa  islesso  ed  i 
Farnesi  mandavano  ogni  giorno  a  sentir  nuove  dello 
s4ato  di  sua  salute", "Addì  xxi  Luglio  1544,  così  le 
dette  Memorie,  Luigi  del  Riccio  scrisse  al  Signor  Ru- 
berto di  Filippo  Strozzi  a  Lione  una  lettera ,  parte  della 
quale  era  la  seguente:  Messer  Michelagnolo  si  racco- 
manda a  Vostra  Signoria,  et  ha  avuto  un  piacere  di 
quanto  gli  avete  scritto  e  presone  gran  conforto;  sono 
pila  giorni  che  non  ha  febbre,  pure  è  molto  debole,  e 
si  va  passeggiando  per  casa,  e  presto  sarà  di  tutto  li- 
bero» Dice  che  ha  obbligo  con  Vostra  Signoria,  che  la 
casa  l'ha  mantenuto  vìvo;  e  vi  prega  a  darli  qualche 
nuova,  ricordando  al  Re  quanto  gli  mandò  a  dire  per 
Scipione,  e  poi  per  Deo,  corriere,  che  se  rimetteva  Fi- 
renze in  libertà ,  che  gli  voleva  fare  una  statua  dì 
bronzo  a  cavallo  in  sulla  Piazza  de*  Signori  a  sua 
spesa.  Però  in  questo  mentre,  dice,  abbia  cura  al  suo 
Stato.  " 


CARTEGGIO    EC.  D    ARTISTI  297 

N."  CCXVI 

Supplica  di  Michelajjnolo  Buonarroti  a  Papa  Paolo 
III  Da  Roma  Luglio  i542  fMagliabechiana  Ci.  e  JV."  e.) 
É  la  minuta. 

Ha  vendo  Messer  Michelagnolo  Buonarroli  lollo  affure 
più  fa  la  sepoltura  di  papa  lulio  in  S.  Pietro  in  vincola 
con  cierti  patti  et  conventioni,  come  per  uno  contralto 
rogato  per  Mess.  Bartolomeo  Cappello  sopto  dì  18  *  di 
aprile  1532  appare,  et  essendoli  poi  ricerco  et  astretto 
dalla  Santità  di  Nostro  Signore  Paulo  III  di  lavorare  e 
dipignere  la  sua  nuova  cappella,  non  possendo  atten- 
dere al  fornire  della  sepoltura  et  a  quella,  per  mezo 
di  Sua  Santità  di  nuovo  riconvenne  con  lo  Illmo.  Si» 
gnor  Duca  d'Urbino,  al  quale  è  rimasta  a  carica  la  pre- 
fata sepultura,  come  per  una  sua  lettera  de*  dì  6  di 
marzo  1542  si  vede,  che  di  6  statue  ,  che  vanno  in 
detta  sepultura  ,  Mess.  Michelagnolo  ne  potessi  allo- 
ghare  tre  a  buono  et  lodato  maestro,  il  quale  le 
fornissi  et  ponessi  in  detta  opera,  et  le  altre  tre,  tra  le 
quali  fussi  il  Moises,  le  ha  vessi  lui  a  fornire  di  sua 
mano,  et  così  fussi  tenuto  fare  fornire  il  quadro,  cioè 
il  resto  dell'ornamento  di  detta  sepoltura,  secondo  il 
principio  fatto  ;  onde  per  dare  esequtione  a  detto  ac- 
chordo  il  prefato  Mess.  Michelagnolo  alloghò  a  fornire 
le  dette  tre  statue,  quali  sono  molto  innanzi,  cioè  una 
nostra  donna  con  il  putto  in  braccio  ritta,  et  un  pro- 
feta et  una  sibilla  a  sedere  ,  a  Raffaello  da  Montelupo, 
fiorentino,  aprovato  fra  e  migliori  maestri  di  questi 
tempi,  per  scudi  400,  come  per  la  scripta  fra  loro  ap- 
pare, et  il  resto  del  quadro  et  ornamento  della  sepol- 
tura, exciepto  lultimo  frontispitio ,  alloghò  a  maestro 
Giovanni  de' Marchesi  et  Francesco  da  Urbino,  scarpel- 
lini  et  intagliatori  di  pietre,  per  scudi  700,  come  per 


298  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

obrig-hi  fra  loro  apare.  Rèsta vag^li  a  fornire  le  tre  sta- 
tue di  sua  mano,  cioè  un  Moises  et  dua  prigioni,  le 
quali  tre  statue  sono  quasi  fornite  ;  ma  perchè  li  detti 
dua  prigioni  furono  fatti  quando  lopra  si  era  designato 
che  fussi  molto  maggiore,  dove  andavano  assai  più  sta- 
tue, la  quale  poi  nel  sopradetto  contratto  fu  risecata 
et  ristretta,  per  ilchè  non  convenghono  in  questo  di- 
segno ,  né  a  modo  alcuno  ci  possono  stare  bene,  però 
detto  Mess.  Michelagnolo  per  non  mancare  a  Ihonore 
suo  dette  cominciamento  a  dua  altre  statue,  che  vanno 
dalle  bande  del  Moises,  cioè  la  vita  contemplativa  et 
la  vita  activa,  le  quali  sono  assai  bene  avanti,  di  sorla 
che  con  facilità-  si  possono  da  altri  maestri  fornire:  et 
essendo  di  nuovo  Mess.  Michelagnolo  ricerco  et  solle- 
citato dalla  Sua  Santità  Papa  Paulo  III  a  lavorare  et  for- 
nire la  sua  Cappella,  come  di  sopra  è  detto,  la  quale 
opera  e  grande  et  ricierca  la  persona  tutta  intera  et  dis- 
brìghata  da  altre  cure,  essendo  detto  Mess.  Michela- 
gnolo vechio  e  desiderando  servire  Sua  Santità  con  ogni 
suo  potere,  essendone  da  quella  astretto  et  forzato,  ne 
possendo  farlo  se  prima  non  si  libera  in  tutto  da  que- 
sta opera  di  Papa  lulio  li ,  la  quale  lo  tiene  perplesso 
della  mente  et  del  corpo ,  suprica  Sua  Santità ,  poiché 
è  resoluta  che  lui  lavori  per  lei,  che  operi  con  lo  Illmo. 
Signor  Duca  di  Urbino  che  lo  liberi  in  tutto  da  detta 
sepoltura,  cassandoli  et  anulandoli  ogni  obrighatione  fra 
loro  con  li  soptoscripti  onesti  patti  : 

In  prima  detto  Mess.  Michelagnolo  vuole  licentia  di 
possere  alloghare  le  altre  due  statue,  che  restano  a  finire, 
al  detto  Raffiello  o  a  qual  si  voglia  altri  a  piacimento 
di  Sua  Excellentia  per  il  prezo  honesto,  et  che  si  tro- 
verrà,  che  pensa  sarà  scudi  200  in  circa,  et  il  Moises 
vuol  dare  finito  da  lui,  et  di  piiì  vuol  depositare  tutta 
1.1  somma  de'  danari  che  andranno  in  fornire  la  detta 
opera,  ancora  che  li  sia  scommodo,  et  che  in  la  detta 
opera  habbia  messo  in  grosso,  cioè  il  resto  di  quello  che 
non  havessi  pagato  a  Raffaello  per  fornire  le  3  statue 


CARTEGGIO    EC.  D    ARTISTI  399 

alloghdfoli  come  di  sopra,   che  sono  circa  scudi  300, 
et  il  resto  di  quello  non  ha  vessi  pagato    della   fattura 
del  quadro  et  ornamento,    che  sono  circa  scudi  500, 
et  li  scudi  200,  o  quello  bisognerà  per  fornire  le  dua 
statue  ultime ,  e  di  più  scudi  che  andranno  in  fornite 
lultimo  frontispizio  dell'ornamento  di  detta  sepoltura, 
che  in  tutto  sono  scudi  1110  in  1200,  o  quello  bisogne 
rà,  quali  depositerà  in  Roma  in  sur  un  banco  idoneo 
a  nome  del  prefato  111.  Signor  Duca,  suo  et  del  opra, 
com  patti  espressi  che  abbino  a  servire  per  fornire  delta 
opera  et  non  altro,. nò  si  possine  per  altra  causa  toc- 
care o  rimuovere:  et  oltre  a  questo  è  contento,  per 
quanto  potrà,  bavere  cura  a  delta  opera  di  statue   et 
ornamento,  che  sia  fornita  con  quella  diligentia  che  si 
ricierca.  età  questo,  modo  Sua  Excellentia  sarà  sicura 
che  lopera  si  fornirà,  et  saprà  dove  sono  i  danari  per 
tale  effetto,  et  potrà  per  sua  ministri  farla  di  continuo 
sollecitare  et  condurre  a  prefectione  {sic  )  ^  il  che  à 
a  desiderare,  essendo  Mess.  Michelagnolo  molto  vèchio 
et  occupato  in  opera  da  tenerlo  tanto  che  a  fatica  ara 
tempo  a  fornirla,  non  che  a  fare  altro  ;  et  Mess.  Mi- 
chelagnolo resterà  in  tutto  libero,  et  potrà  servire   et 
sodisfare  al  desiderio  di  Sua  Saùtità ,    la  quale  suprica 
che  ne  facci  scrivere  a  sua  Excellentia  che  ne  dia  q«i 
ordine  idoneo,  et  ne  mandi  procura  suffitiente  per  li- 
berarlo  da    ogni  contratto  et    obrighatione  che   fussi 
fra  loro. 

Nota 

A  tergo  vi  è  notalo:  1542  Copia  scriptq  data  Ms. 
Michelagnolo  Buonarroti  a  Mess.  Piergiovanni  guarda- 
roba di  Nostro  Signore  addì  20  di  Luglio  1542* 


300  CARTEGGIO    EC.   D*  ARTISTI 

N."  cexvn 

Micbelagnolo  Buonarroti  a  Silvestro  da  Moiitauto.  Da 
Roma  3  Febbraio  i5/^5  (  Magliabeckiana  Ci,  e  JV.'  e). 
È  la  minuta 

Magnifico  Ms.   Salvestro  da  Montauto  etc.  di  roma, 
per  ladrieto,  come  vi  è  noto,  essendo  io  occupato  per 
servitio  di  nostro  signor  papa  Paulo  terzo  in  dipigne- 
re  la  sua  nuova  cappella,  et  non  possendo   dare  per- 
fectione  alla  sepoltura  di  papa  lulio  in  S.  Piero  in  vin- 
cola, interponendosi  la  prefata  Santità  di  N.  S.,  di  con- 
senso et  per   conventione  fatta    col   magnifico  orator, 
alla  quale  conventione  di  poi  sua  excellentia  retificò, 
depositai  apresso  di  voi  più  somma  di  danari  per  for- 
nire detta  opera,  delli  quali  Raffaello  da  Montelupo  ne 
baveva  haver  scudi  445 ,  di  iuli  x  per  scudo,  per  re- 
sto di  scudi  550  simili ,  per   fornire  cinque   statue  di 
marmo,  da  me   cominciate  et  sbozate,  per  il  prefato 
ambasciadore   ^e\  Duca  durbino   allogbateli ,  cioè  una 
.  nostra  Donna  con  il  putto  in  braccio,  una  sibilla,  un 
profeta ,  una  virtù  attiva  et  una  virtù   contemplativa , 
come  di  tutto  appare  contratto  per  mano  di  Ms.  Bar- 
tolomeo Cappello,    notaro  di  camera,    sotto  dì  21   da- 
gosto  *  1542.  delle  quale  5  statue  bavendo  Nostro  Si- 
gnore a  mia  pregbiera  et  per  mia  sodisfatione  Conces- 
somi un  poco  di  tempo ,  ne  forni'  dua  di  mia  mano  , 
eoe  la  vita  contemplativa  et  la  attiva  pel  medeximo  preZ' 
/.oche  baveva  a  fare  il  detto  Raffaello,  et  delli  medesimi 
danari  cbe  baveva  bavere  lui  ;  di  poi  il  detto  Raffaello  ha 
fornito  le  altre  tre  et  messe  in  opera,  come  in  detta 
sepoltura  si  vede ,  per  il  che  li  pagherete  a  suo  piacere 
scudi  170  di  moneta,  agli  x  per  scudo,  cbe  vi  restano 
in  mano  di  detta  somma ,  pigliando  da  lui  quitaaza  fi- 
nale etiam  per  mano  di  detto  notaro ,  per  la  quale  si 

*  Il  coQtrvUo  ch«  d»emo  oelU  ixoU,  porta  la  data  xx  Agosto  151!^ 


CAtlTÈGGIO    Ed.    d'    ARTISTI  3ol 

chiami  di  detta  opera  sodisfatto  et  interamente  pag-ato, 
et  poneteli  a  conto  di  detta  somma  che  vi  resta  in  mano* 
et  bene  valete.  Da  Roma  alli  3  di  febr.  1545  a  not.  • 

Vostro  Michelagnolo  Buonarroti 

Nota 

il  contratto  mentovato  di  sopra  è  questo  fi,  C.J: 
A  dì  XX  d'Ag:osto  1542 

In  nomine  domini  amen.  Gonciosìa  cosa  che  havendo 
Mess.  Micbelagnolo  Buonarroti  più  tempo  fa  preso  a  fa- 
bricare  et  construere  la  sepoltura  della  felice  remem- 
branza  lulio  papa  II  conlpìù  et  diversi  patti  etconven- 
tioni,£ome  per  diversi  contratti  sopra  di  ciò  fatti  appare, 
li  quali  furono  cassati  et  annullati  per  uno  contratto 
fatto  dinanti  alla  bona  memoria  Clemente  VII  colo 
lllmo.  Signor  Duca  d'Urbino  sotto  di  xxviiri  **  di  Aprile 
MDXxxn  con  nove  convention! ,  li  quali  il  prefato  Mess. 
Michelagnolo  per  iusti  et  legitimi  impedimenti  fin  qui 
non  ha  possuto  adimpire,  né  dar  fine  a  detta  sepoltura 
secondo  detto  ultimo  contratto,  presertira  per  esser 
stato  occupato  in  dipingere  la  capella  di  Sixto  inel  pa- 
lazzo apostolico;  et  non  possendo  il  medesimo  Mess. 
Michclagnolo  ancho  per  lavenire  attendere  a  detta  ope- 
ra della  sepoltura  per  essere  costretto  dalla  Santità 
di  N.  Signore  Paulo  Papa  III,  a  dipingere  la  sua  nuova 
capella,  et  per  la  ettà  non  potria  resistere  nella  pit- 
tura et  sculptura,  desiderando  levarsi  et  liberarsi  in  tutto 
dal  carigo,  obligo  et  conventione,  che  iriel  ditto  con- 
tratto di  xxvuii  d'Aprile  1532  si  contengono,  et  per 
questo  essendo  ultimamente  venuto  a  nuove  conven- 
tionì  con  la  Excellentia  del  prefato  Signor  Duca  d' Ur- 
bino, come  per  una  sua  lettera  di  vi  di  Marzo  1542 
diretta  al  prefato  Mess.  Michelangelo,  dove  si   vede, 

*  a  noUe  ? 

•*  Questo  documento   fu  pubblicato  dal  Signor  Betti  nel  Giornale  Ar- 
cadico Tom.  VI. 


302  CABTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

finalmente  per  mezanità  di  sua  Beatitudine  hoggi,  que- 
sto giorno  soprascritto,  davanti  a  Sua  Santità  et  di  suo 
consenso  et  volontà  il  prefato  Mess,  Michelagnolo  con-, 
stìtuto  in  presentia  etc.  di  nuovo  è  convenuto  e,  con- 
viene con  il  prenominato  III.  S.  Duca,  e  per  sua  Eccel- 
lentia  con  il  Magnifico  Signor  Girolamo  Tiranno  ,  suo 
oratore,  presente,  et  per  ditta  sua  Excellentia  stipulan- 
te, alle  infrascrìpte  convention!  et  ^atti; 

Inprimis  di  comune  consenso  et  voluntà  li  prefati 
Signori  Sri.  Ambasciatori  et  Mess.  Michelagnolo  cassor- 
no,  annullorno  et  invallidorno,  et  per  cassi,  annullati 
et  invalidi  hebbero  et  hanno  il  contratto  sotto  dì  xxviiii 
d'Aprile  1532,  quanto  ogni  altro  contratto  et  scripture 
per  conto  di  delta  sepultura  fatte  inanti  et  poi  ditto 
contratto  :  et  così  il  medesimo  oratore  Mess.  Girolamo 
in  nome  xli  Sua  Excellentia  et  per  lei  liberò  et  absolvì, 
et  libera  et  absolve  il  raederao  Mess.  Michelagnolo,  pre- 
sente et  acceptante  per  se  et  ^suoi  heredi,  da  ogni  obligo 
et  promessa  et  ancho  conventione,  che  il  detto  Mess. 
Michelagnolo  per  scripture  publice  et  private,  o  in  qual- 
sivoglia altro  modo,  havesse  fatto  per  conto  di  delta  se- 
poltura fin*  a  questo  dì ,  come  mai  sene  fusse  impaccia- 
to. Et  questo  ha  fatto  e  fa  detto  oratore  però  che  Mess. 
Michelagnolo  predetto  ha  già  depositato  in  sul  banco 
di  Messer  Silvestro  da  Montauto  et  compagni  di  Roma, 
in  nome  et  ad  instantia  di  sua  Eccellentia  et  per  com- 
plemento et  fine  della  sepoltura  et  opera,  scudi  1400  di 
moneta ,  et  ad  commodo  et  pericolo  di  Sua  Excellen- 
tia, talché  di  detto  deposito  non  habbia  più  a  fare  esso 
Mess.  Michelagnolo  ;  et  detti  scudi  1400  in  modo  al- 
cuno non  possino  toccare  o  rimovere  se  non  per  spen- 
dere giornalmente  per  finire  delta  opera,  cioè  scudi  800 
che  ha  de  bavere  Francesco  d'Urbino,  che  già  si  crede 
n'  habbia  hauuto  300  ;  et  questi  scudi  800  sono  per  la 
monta  del  opera  della  parte  di  sopra  del  quadro,  cioè 
ornamento,  che  ci  resta  a  fare  per  detta  sepoltura, al- 
logatoli per  prezzo  di  scudi  800 ,  li  quali  pigliarà  alla 


CARIEOGIO    EC.    t>     ARTISTI  3o3 

giornata  secondo  che  lavorerà,    et    scudi    550  che  ba 
d'havere  Rapbaello  da  Montelupo,  sculptore,   de'quali 
già  si  dice  ba.hauto  105.  Quali  550  sotio  per  fornitura  di 
cinque  statue ,  allogateli,  a  Gnire  per  detto  prezzo ,  le 
quali  statue'sono  una  Nostra  Donna  con  il  putto  in  brac* 
ciò,  quale  di  già  in  tutto  è  finita,  una  sibilla,  uno  profeta, 
una  vita  actìva  6t  una  vita    contemplativa    bozzate  et 
quasi  finite  di  mano  di  detto  Mess.  Micbelagnolò.  Quali 
statue  Maestro  Rapbaello  andrà  alla  giornata  fornièndo> 
et  di  più  scudi  50  cbe  si  baranno  a  dare  a  Francesco 
d'Urbino  per  condurre   le    dette  statue  a  S.  Pietro  in 
rincula  ,  dove  è  cominciata  detta  Siepoltura,  et  metterle 
in  opera  ;  et  la  statua  del  Moises,  ohe  va  in  questa  opera, 
detto  Mess.  Miphelagnolo  là  darà  finita  et  condutta   a 
Idpera  a  sue  spese  et  per  detti  scudi  1400,  come  di  so- 
pra depositati  di  ordine  et  consenso  del  prefato  Signor 
Ambasciatore.  EssO  Signor  Ambasbiatore  quieta ,  libera 
et  absol ve  detto  Mess.  Michelagnolo  presente  etc,  della 
opera  predetta  et  sepoltura  et  di  tutti  li  denari,  che  det- 
to Mess,  Michelagnolo  bavesse  bavuti  da  qual  si  voglia 
persona  per  conto  di  detta  sepoltura  fino  al  dì  presente, 
lasciando  libera  et  espedita  al  detto  Messer  Michelagnolo 
et  per  sua  la  casa ,  della  quale  si  dice  in  ditto  istruiuento 
di  29  Aprile  1532,  promettendo  che  mai  per  conto  di 
detta  opera  et  fabrica  di  sepoltura  d»  lulio  papa  II,  né 
per  conto  de'  dlenari  che  Messer  Michelagnolo   babbia 
havuti,  ne  per  conto   di  detta  casa,  per  tempo  alcuno 
dalla  Excellentia  del  prefato  Signor    Duca,  né  da  altri 
in  suo  nome,  o  da  altri  sotto  quàl  si  voglia  quesito, 
colore  di  beredità  ;  parentado,  amicitia,  executione  di 
testamento  b  scripture  pubUce  o  private  sopra  ciò  fat- 
te ,  o  protesti  etiam  secretamente  fatti,  il  detto  Mess. 
Michelagnolo,  per  quanto  Sua  Excellentia   puotrà,  non 
sarà   molestato,  dechiarando  che  per  questo   contrat- 
to si  ponga  silentio  perpetuo  a  questo  negocio  di  se- 
poltura per    conto    di  detto  Mess.  Michelagnolo.    Et 
per  maggiore  et  piiì  valida  fermezza  di  tutte  le  sopra- 
scritte cose  j  il  prefato  Mess .  Girolamo ,    oratore  in 


3<)4  CARTEGGIO    ECi    D*  ARTISTI 

nome  della  Excellentia    dèi  Duca  di  Urbino   prenomi- 
nato, et  per  lui  promettendo  de    rato  in  forma  valida 
si  obiiga,  videlicet   che  sua   Excellenlia    ratilìc;irà    per 
publico  instrumento  questo  contratto  et  tutto  qiiello  che 
in  esso  si  contiene  ,  et   per  lettera  che  sua  Excel  lentia 
scriverà  a  Mess.Michelagnoio  infra, xv  dì  da  hog:gi,il  quale 
contratto  ed  lettera  Sua  Excellenlia,  subito  che  saran  qui 
venuti  fra  detto  tempo,  farà  recognoscere  fra  xv  dì  da 
poi  da  tre  persone  degne  di  fede,  et  di  presentia,  con- 
senso et  volontà  di  Sua  Beatitudine  ambedui   le  parti, 
come  di  sopra,  in  detti  nomi  si  obligorno  informa  della 
Camera  apostolica  da  extendersi  a  longo  con  le  submis- 
sioni,  renunHationi  et  constitutioni  de' procuratori   et 
con  tutte  le  altre  clausule  necessarie  et  consuete ,  non 
mutata  la  substanlia  delle  cose  predette,  et  giurorno  etc. 
Quibus  omnibus  et  singulis  preraissis  corani  Sua  Santi- 
tate  sic  ut  prefertur  lectis  et  stipulatis,  ac  per  Suam  Bea- 
titudinem  ut  apparuit   intellectis,  etiam   de    illis   idem 
prelibatus  S.  S.  D.  N.  piene  informatus  salva  etiam  la- 
tissima  et  amplissima  confìrmatione  etc.  etc. 

Acta  fuerunt  hec  Rome  in  palatio  Sci .  Marci  in  ca- 
mera  suae  Sanctitalis,  presentibus  ibidem   Reverendis 
prioribus  Domino  Alexandre  episcopo  Adiacen.,  Suae 
Sanctitatis  magistro  domus,  et  Nicolao  Ardinghello  e- 
piscopo  forosemproniensi,  eiusdem  D.  N.  Pape  datano, 
D.  Bernardino  Helvino,  thesaurario  generali  sedis  apo- 
stolice,  ac  domino  Cortesio  et  aliis  testibus  etc. 
f  firmato  )  Bart.  Cappellus  Not.  Rogat. 
Vi  esiste  pure   un  conto  di  Raffaello  da  Montelupo 
del  1543.  "  Maestro  Raffaello  dicontro  dare  addì  2  Set- 
tembre scudi  25  pagatoli  per  poliza  di  JMess.  Michela- 
gnolo  e  dell'  horatore  durbino       .        .     scudi    25 
addì  30  Settembre      .        .        .        .        .        25 
24  Novembre     .        .        .        •        •        25 

26  Novembre 25 

22  Gennaio 25 

'     125 


CARTEGGIO  -EC.    d'  ARTISTI  3o5 

Mo.  Raffaello  da  Montelupo  bavere  alli  21  dagostq 
scudi  445,  havuti  da  Mess .  Uieronimo  Tiranno ,  hora- 
tore  del  Signor  Duca  d'  Urbino,  per  mano  di  Mess.  Mi- 
cbelagnolo  Buonarroti. 

N.°  CCXVIII 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Roma  |545   (l.cj 
È  autografa 

Magnifico  Messer  Salvestro  da  monteauto  e  conpagnl 
di  roma  per  ladrieto  e  per  loro  antonio  Covoni  e  com- 
pagni del  pagamento  delle  tre  figure  di  marmo ,  cbe  a 
facte  over  finite  raffaello  da  montelupo  scultore,  vi  re- 
sta in  deposito  scudi  centosectanto  di  moneta  ,  cioè 
di  10  iuli  luuo,  et  avendole  decto  raffaello,  come  è 
déoto  ,  finite  et  messe  in  opera  a  sanpiero  in  vincola 
nella  sepoltura  di  papa  iuli,  sarete  contenti  per  lulti- 
mo  suo  pagamento  pagarli  a  suo  piacere  i  sopra  decti 
cento  seclanto  scudi;  perchè  à  facto  tucto  quello  a  cbe 
sera  obrigato  delle  tre  figure  decte,  cioè  una  nostra 
donna  coi  pucto  in  braccio,  un  profeta  e  una  sibilla, 
tucle  qual  cosa  più  cbeì  naturale. 

Vostro  micbelagnolo  buonarroti 
in  Roma 

CNota  alle  lettere  214,  215,  216,  217,  218. 

Queste  lettere  ,  sebben  contengano  uno  spazio  di 
tre  anni,  si  riferiscono  tutte  al  monumento  di  Giulio 
li;  però  mi  è  sembrato  meglio  di  non  disgiugnere  le 
une  dalle  altre .  Unitamente  a  quelle  comprese  nella 
raccolta  del  Bottari,  al  contratto  pubblicato  dal  Signor 
Betti  nel  Giornale  Arcadico  T.  VI ,  ed  insieme  coi  Bre- 
vi stampati  dal  Moreni  nella  prefazione  alla  traduzione 
Salviniana  dell'  opera  di  Rolando  Fre'art,  formano  esse 
lefmaterie  autentiche  per  quella  epoca  della  vita  di  Mi- 
cbelagnolo ,  la  quale  è  rimasta  finora  più  delle  altre 
oscura.  Cercherò  ora  di  stabilire  ciò  cbe  intomo  al 
T.  //,  20 


3oG  CÀbTEGGlO  EC.  D    ARTISTI 

nominato  monumento  di  Giulio  II,  ed  intorno  alla  joif- 
tura  dei  Giudizio  universale  se  ne  potrà  dedurre. 

Al  contratto  del  20  Aprile  1532  intervennero  Miche- 
Jognolo  stesso  ed ,  in  qualità  di  procuratori  del  duca 
d' Urbino,  Giovanni  Maria  della  Porta  di  Modena,  am- 
basciatore dpi  duca,  e  Girolamo  Staccoli.  Dice  il  con- 
tratto che  Papa  Giulio  II  allogò  il  monumento  a  Miche- 
lagnolo  per  la  somma  di  10000  ducati,  la  quale  poi  nel 
secondo  contratto,  fatto  dopo  la  morte  di  Giulio  II,  fu 
dagli  esecutori  del  testamento  aumentato  a  16000  ducali 
o  circa  (  seu  verioribus  summìs  ),  de' quali  Micbelagno- 
lo  confessa,  d'avere  avuti  8000  ducali  d'oro.  Ora  si  an- 
nullano tutti  e  due  i  contratti ,  e  si  libera  Micbelagnolo 
dal  suo  debito,  con  patto  però  che  egli  a  sua  voglia  fad 
SUI  un  libitum  J  faccia  un  nuovo  modello  ^  finisca  di 
sua  mano  le  s»m  figure  di  marmo  già  cominciate,  e 
dia  tutto  ciò  che  era  preparato  da  lui  per  la  detta  ope- 
ra. Di  più  Micbelagnolo  promette  di  sborsare  nel  ter- 
mine de' futuri  tre  anni  2000  ducati,  compresavi  una 
casa  situata  e  Roma  "  prope  macellum  Corvorum,  "  e  di 
spendere  più  ove  occorra  il  bisogno .  Papa  Clemente 
VII,  col  cui  consenso  si  stipula  questo  contralto,  per  il 
futuro  triennio  dà  il  permesso  a  Micbelagnolo  di  potere 
stare  ogni  anno  due  mesi  a  Roma ,  o  più  o  meno  a 
piacimento  del  Papa.  Il  posto  da  assegnarsi  all'  opera 
dev'  essere  Ossalo  in  termine  di  quattro  mesi. 

Con  questo  contratto  dunque  si  rinunzia  solenne- 
mente alla  portentosa  idea  di  fare  il  deposito  isolato 
informa  quadra:  da  qui  innanzi  si  parla  di  una  faccia 
sola.  *  Nello  spazio  di  circa  trcnt'anni  *"*  Micbelagnolo 

*  Né  il  contratto  del  1532,  né  il  Breve  di  Paolo  III  indicano  che  il 
disegno  fatto  a  tempo  di  Giulio  II  variasse  da  quello  eseguito  dopo  per  ordine 
degli  esecutori  del  testamento.  Vasari  e  Condivi  significano  che  l'ultimo 
era  minore;  i  documenti  dicono  che  la  somma  fu  cresciuta  a  ducati  16000. 
Dei  nuovo  modello  e  dise'^no  si  parla  per  la  prima  volta  nel  1532;  il  di- 
seguo pubblicalo  da  MarietLc  va  dunque  secondo  me  riferito  alla  prima 
idea. 

**  Già  il  12  Novembre  1505  MichelagDolo  stipulò  a  Carrara  il  trasporto 


CARTEGGfO    EC.    D*  ARTISTI  So^ 

non  aveva  potuto  far  altro,  se  non  abbozzare  sei  figure. 

Dal  Breve  di  Paolo  III  éeì  1537,  il  qurtle  riporta  il 
contenuto  del  mentovato  accordo,  si  rileva  poi  che  Cle- 
mente VII,  poco  dopo  aver  consigliato  ed  autorizzalo 
il  contralto,  l'annullò,  e  ciò  per  far  dìpignere  a  Mi- 
cbelagnolo  il  Giudizio  Universale.  Contro  sua  voglia 
dunque  egli  si  vede  costretto  a  cedere  alla  istanza  del 
Papa,  e  a  cominciare  un'  opera,  di  cui  Paolo  111,  iap- 
pena  promosso  al  papato,  vuol  ad  ogni  modo  vedere 
l'avanzamento  e  la  fine.  Sotto  pena  di  scomunica  ini- 
bisce a  Michelagnolo  qualunque  altro  lavoro. 

Dal  1537  fin'al  1541  i  nostri  documenti  tacciono  di 
questa  sepoltura.  Il  23  di  Novembre  di  quest'anno  con- 
siglia il.  cardinale  Ascanio  Parisani  al  duca  d' Urbino  di 
far  finire  l'opera  e  le  sei  figure  da  altro  maestro  secon- 
do il  modello  e  disegno  di  Michelagnolo.  Con  lettera 
diretta  a  Micbelagnolo  il  duca  approva  questa  idea ,  con 
patto  però  che  Micbelagnolo  finisca  di  propria  mano  tre 
figure,  fra  esse  il  Moisè;  le  altre  tre  possa  lavorare 
un  altro  bravo  maestro  coir  assistenza  e  col  disegno  suo. 

Nella  supplica  a  Paolo  III  (^Luglio  1542)  parla  Mi- 
cbelagnolo di  questa  letteita,  e  dice  che  sotto  le  tre. figu- 
re, le  quali  vuole  finite  di  sua  mano,  il  duca  intende, 
fuori  del  Moisè,  i  due  prigionieri,  i  quali  bensì  al  pri- 
mo disegno,  ma  non  più  al  presente  s'adattano;  per  sod- 
disfare al  suo  onore  ha  cominciato  due  altre  figure,  una 
vita  attiva  e  una  vita  contemplativa,  e  allogato  l'opera 
del  quadrp  a  Francesco  d'Urbino  e  Giovanni  Marchesi,  e 
le  altre  tre  figure  (  Madonna  col  bambino,  un  profeti  e 
una  sibilla)  a  Rallaello  da  Montelupo. Per  Condurre  al  suo 
termine,  dal  Papa  tanto  desiderato,  l'Ultimo  Giudizio, 
supplica  ora  il  Papa,  pfieiendosi  di'  terminare  il  Moisè 
di  propria  mano  e  di  depositare  il  denaro  necessario, 
di  procurargli  dal  duca  il  permesso  di  poter  cedere  le 

del  marmo  per  due  Bgure.  Abbiamo  veduto  che  egli  alméao  fin  al  28  Feb- 
braio 1505  era  occupato  a  Firenze  col  famoso  «artone. 


3o8  CARTEGGIO    BC.    1)'  ARTfSTI 

due  Statue  cominciate  (  la  vita  attiva  e  la  vita  contem- 
plativa) ad  un  abile  maestro.  Interponendosi  il  Papa  si 
venne  al  quarto  contratto  il  20  Agosto  1542  *  ,  per 
mezzo  del  quale  si  cassa  raccordo  fatto  nel  1532 ,  e  si 
allogano  a  Raffaello  da  Montelupo  tutte  le  figure,  ec- 
cettuato il  Moisè;  la  sunnominata  casa  vien  dichiarata 
proprietà  di  Michelagnolo ,  il  quale  è  obbligato  di  prov- 
vedere alle  spese  occorrenti. 

Mentre  che  questo  contrattò  c'insegna  che  la  Madonna 
sola  era  terminata  ,  scorsi  appena  tre  anni  sentiamo 
da  una  lettera  di  Michelagnolo  (  1545,  3  Febbraio)  che 
la  st^pollura  era  messa  al  suo  posto.  Afferma  Michela- 
gnolo d'aver  finito  di  propria  mano,  la  vita  contempla- 
tiva e  la  vita  attiva  ,  delle  quali  vien  fatta  la  prima 
menzione  nella  supplica  del  Luglio  1542;  le  altre  figure 
erano  slate  terminate  da  Rafl";iello  da  Montelupo. 

La  notizia  del  Vasari  che  VUltimo  Giudizio  fu  ordi- 
nalo a  Michelagnolo  da  Clemente  VII  è  confermata  dal 
succitato  Breve  di  Paolo  III  e  da  un  altro  del  1  Settembre 
1535.  Vi  sono  anzi  in  questi  Brevi  due  passi  **,  ne'  quali 
si  potrebbe  ravvisare  un  indizio  che  Michelagnolo  già 
a  tempo  di  Clemente  VII  avesse  principiato  a  dipigne- 
re.  Ma  jion  di  meno  sembra  che  fino  all'anno  1541  egli 
non  facesse  altro  che  occuparsi  col  cartone  e  colle  al- 
tre preparazioni.  Pare  a  me  che  la  lettera,  diretta  sul 
finire  di  detto  anno  dal  cardinale  Ascanio  Parisani  al 
duca  d'Urbino,  intorno  a  ciò  non  lasci  dubbio  veruno. 
"  Desiderando,  scrive  il  Cardinale  il  23  di  Novembre  , 

*  Il  Professor  Cianipi  fu  di  parere  che  qaesto  ipatto  appartenesse  al  pri- 
mo anno  di  Paolo  III  (  1535  ).  Con  questa  data  combinò  e^li  la  lettera 
di  Pietro  Aretino  del  15  Settembre  1537  ,  la  quale  parla  del  drpi^nere 
il  Fine  Universale.  Ma  è  chiaro  die  1'  Aretino  ,  lontano  da  Roma  ,  o  non 
era  troppo  ben  informato  di  «io  che  là  si  passava  (  io  sento  ,  dice  )  ,  o  che 
con  badava  a  fare  distinzione  fra  cartone  e  pittura. 

**  "  Nos  indignum  reputantes  quod  tara  laudabile  et  singulare  opus  pi- 
cturae  huiusmodi  in  venustatem  et  maiestatem  eiusdem  capelle  et  totius 
dicti  palatii  cedens  imperféctum  relinqueretur  "  e  "  nos  at  dictum  opus 
«  te  iuc/iuari  cocptum  p'rosetfutu-is  et  perjicias.  " 


CARTEGGIO    EC.    0*  ARTISTI  SoQ 

Nostro  Signore,  ed  essendo  risoluto  che  Michelagnolo 
metta  mano  a  dipignere  la  sua  capelLa  nuova  di  Palaz- 
zo "etc. ;  e  poi  "mostrando  CMichelag-nolo)  cbe  aven- 
do a  dipingere  la  cappella  non  si  potrà  "  etc.  Com- 
bina ancora  con  questa  supposizione  il  principio  della 
lettera  del  duca  (6  Marzo  1542);  "  il  molto  desiderio 
che  tiene  di  servirsi  della  persona  vostra  per  qualche 
tempo  in  far  dipignere  ^et  ornare  la  Capellà  etc. 
L'epoca  precisa  in  cui  fu  scoperta  questa  pittura ,  non 
saprei  indicare,  ma  certo  si  è  che  ciò  seguì  dopo  il  na- 
tale dell'anno  1541 ,  come  dubitando  accenna  il  Vasari. 
Sebbene  Michela^'nòlo  nella  sua  lettera  dei  ò  Febbraio 
1545  parli  di  questo  lavoro  come  di  cosa  già  finita  da 
un  pezzo  ("  per  latlrieto,  come  vi  è  noto  essendo  oc- 
cupato per  servitio  "  etc.  ) ,  inclino  non  di  meno  a  cre- 
dere che  un' opera,  la  quale  non  ancora  cominciata  a  di- 
pignere sul  principio  del  1542,  fii  poi  interrotta  per 
qualche  tempo  da  un  altro  lavoro  importante  ("  havendo 
Nostro  Signore  a  mia  preghiera  et  per  mìa  sodisfatione 
concessomi  un  po(-'0  di  tempo  ".;),  non  potesse  essere 
terminata  prima  dell'arino  1544.  Può  darsi  che  il  troppo 
lavorare  ed  il  desiderio  di  dar  finita  questa  pittura  di- 
ventassero cagione  della  malattia,  che  sofferse  Michela- 
gnolo  nel  Giugno  1544, 

N."  GCXIX 

II. Tribolo  a  Cosimo  I.  Da  Pescia  27  Ottobre  i54a 
e  Arch,  Medìceo  Carteggio  del  Duca  Cosimo  fil- 
za 28). 

È  autografa 

Ilustrissirao  signore,  vostra  Ecelenzi'a  sapì  chome  ordi- 
nato di  tanto  quanto  mi  pareva  avesi  di  besogno  dasettare 
el  fiume  de  la  peca,  e  quo  quelo  più  destro  mòdo  ò  saputo 


3 10  CARTEGGIO    BC.    d'    ARTISTI 

a  benefizio  universale  loro  masimo  *,  avendolo  trova- 
tolo I  tale  disordiue;  e  no  cbo  molta  ispesa  saseterà 
questa  parte  si  chomincerà  di  sopra,  respeto  a  levare 
laqua  che  bate  ne  la  tera.  óra  vostra  Ecelenzia  volendo 
di  questa  opera  abi  quel  utile  al  universale,  bisogne- 
rebe  ci  desi  chomesione  polesimo  oservare  la  largeza 
del  fiume  ordinario,  cliouie  mostrano  e  ponti,  e  quali 
furono  fati  per  la  largeza  del  fiume,  e  deti  ponti  sono 
lugi  (  sic  )  b,  154,- e  (juela  è  la  lagrcza  asere  deto  fiu- 
me ;  e  per  segno  di  deta  largeza  fu  fato  uno  muro  da- 
luno  ponte  alatro,  perchè  non  savesi  a  pasare  quelo  ter- 
mine, ora  chosloro,  chome  persone  avare,  ano  inpedito 
tutta  questa  largeza  deta  del  fiume ,  tanolo  ridotto  in 
tale  termine  che  sono  cho  li  orli  e  loro  mori  intalato 
a  venti  braciha  a  preso  ale  mura ,  e  chosì  ano  ristrita 
laqua  di  tale  sorta  che  pericholosa  chosa.  desideremo  ttale 
resolizione  da  vostra  Ecelenzia:  intanto  si  dà  ordine  a 
queta  pafle  disopra,  chomo  ò  deto,  ramemoriando  ale- 
celenza  vostra  che  leti  de'  fiumi  e  le  strade  no  si  posano 
ochupare,  perchè  sono  di  quela.  chosì  mi  chino  e  baco 
la  mano  di  vostra  ecelenzia.  questo  d\  27  dotobre  1542. 

vostro  servidore  tribolo 
in  peca  fsicj 

N.'  CCXX 

Paolo  Giovio  a  Mario  Equicola.  Da  Venezia  a8  Feb- 
braio 1543  (  Spogli  c> ), 
È  originale 

lionorandissime  Messer  Mario.  Perchè  la  liberalità  non 
si  conosce  manco  in  richiedere  che  in  dare,  io  ardirò 

*  "  Il  Trìbolo  lasciando  la  scultura,  nella  quale  si  può  dire  con  ve- 
rità che  fusse  molto  eccellente  et  faceva  stupire  o;^uno  ,  e  datosi  a  vo- 
lere dirizzare  fiumi,  l'iunà  non  seguitò  con  suo  onore  ,  e  l'altra  gli  ap- 
portò anzi  danno  e  biasimo ,  che  onore  ed  utile  ;  percioixhè  non  gli  riuscì 
rassettare  i  fiumi  e  si  fece  molti  nimicì ,  e  particolarmente  in  quel  di  Prato 
per  conto  di  Biscnzio,  ed  in  Valdinievole  in  molti  luoghi.  "  Vasari 


CàRTEtiGIO    EC.    D*     ARTISTI  3  l  1 

(le  repet^re  l.i  già  donata  a  me  da-Vra.  umanità^  la 
efTìgie  del  poeta  Carmelita  ;  e  perchè  io  richiesi  la  vo- 
stra per  mano  del  Costa,  non  la  voglio  prima  ch'io 
non  vi  mandi  la  mia ,  qual  mi  ricercaste  ih  una  vo- 
stra legiadra  lettera.  Imperò  non  voglio  che  pensiate 
di  collocarla  in  publico  Museo  vostro  av;ìnti  che  la  Isto- 
ria-mia  non  esca;  qual  faccia  testimonio  che  in  tutto 
non  sia  poltrone  nelle  bone  lettere.  Adesso  qua  in  Ve- 
nezia assai  ocioso  acconcio  el  primo  libro,  ove  si  con- 
tengano le  immortale  prove  del  Vostro  Re  liberali  e 
valenti ,  el  Marchese  Francesco ,  nel  quale  vedrete  chia- 
ramente quello  che  dirassi  in  breve  del  presente  Fede- 
rico ,  Patrone  de' virtuosi,  alla  cui  Excetlentia  dìgnati- 
vé  di  raccomandarmi. 

Da  Venezia  all'ultimo  Febbraio  1543 

El  Servitor  Vostro 
Paulo  lovio 

N.^  CCXXI 

Pietro  Aretino   a  Cosimo  I.  Da  Venezia  io  Aprile 
1543  (  Jrch.  e.  filza  3*0  ). 
È  autografa 

Signor  mio 
In  oltre  ogni  uffitio  di  debito  e  de  pietà ,  che  la  mia 
fedeltade  usò  inverso  i  meriti  del  vro.  immortai  JPa- 
dre,  subito  che  iddio  Io  volse  per  se  lo  feci  formare, 
et  havendo  portato  il  cavo  qui,  Alfonso  *  scultore,  che 
stava  col  Cardinale  de  i  Medici  laudabile  memoria ,  me 
lo  trasse  de  mano  col  promettermi  di  mandarlo  fornito 
in  un  retratto,  e  perch'egli  mori  come  si  sa,  non  ho 
mai  potuto  rinvenirlo  se  non  due  mesi  fa,  per  via  d'uno, 
chi  sapeva  tal  cosa  essere  tra  le  robbe  lasciate  dal  detto 
Alfonso  ;  e  perchè  me  ne  vedeva  ansio  disse  che,  se  io 
gli  facessi  una  lettera  che  ciò  gli  fusse  dato,  che  an- 
drebbe per  esso   a  Bologna,  scrissi,  e  egli  andatosene 

*  Alfonso  Lombardi 


5ia  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI 

là  rihebbe  la  forma  cbiodìco,  et  ha vendosi  pensato  di 
rilrarne  da  V.  Ecc.  uno  stato,  secondo  cbio  intendo  , 
oltre  il  far  la  testa  in  christallo  ,  fa  conto  di  portarvela 
di  rilievo  anchora.  onde  suplico  la  giustitia  e  la  bontà 
di  V.  S.  Illnia. ,  caso  che  ciò  se  le  porti,  a  torgliene, 
et  cacciare  tal  mariuolo  a  le  forche  ,  perochè  tàl'efBgie 
è  naia,  e  perchè  a  me  la  consegni  per  vigore  d'una 
mia  carta  glie  suta  data;  e  quando  sia  che  me  la  ren- 
da, come  pure  ha  promesso  a  Ms.  Titiano  pittore,  su- 
bito la  mandare  a  vostra  Eccellenza,  e  se  el  Papa  non 
havesSe  mandato  per  Titiano,  di  già  quella,  a  la  quale 
bascio  la  mano  riverentemente,  Ibavrebbe  bauta. 
Di  Venetia  x  di  Aprile  1543 

Umilissimo  Servo  Pietro  Aretino 
f  Direzione  )  Magnanimo  e  Ottimo  Duca  di  Fiorenza 
mio  Padrone 

N.*  CGXXU 

La  Signoria  di  Siena  a  Antonio  Lari.Da  Siena  8  Set- 
tembre 1 5  43  e  Jrch.  d.  Riformagionl  di  Siena,  Re- 
gistro di  Lettere  JV.  206  ) 

A  Antonio  Maria  Lari.  Si  è  ricevuta  la  lettera  vostra, 
e  si  è  havulo  piacere  d'intendere  la  circuspettione  e 
diligentia  vostra ,  cosa  invero  che  speravamo  ;  essorr 
tinmovi  a  seguitare  con  sollecitudine,  che  di  qua  non  si 
mancare  provedervi  le  cose  necessarie.  Bene  vi  ricor- 
diamo che  la  povertà  di  questi  tempi  non  comporta  che 
si  piglino  spese  che  possine  fuggirsi ,  tanto  che  non  si 
deve  mancare  a  quel  che  importa  la  fortificatione,  e 
avvertire  di  non  spendervi  più  che  la  necessità  com- 
porti; €  sarà  sempre  bene  che  sollecitiate  il  commis- 
sario, a  fine  che  quanto  più  presto  veniamo  alla  sicurtà 
di  cotesto  luogo. 


CARTEGGIO    EC.    t>*  ARTISTI  3 1  3 

N."  CCXXIIl 

Antonio  Lari  alla  Balia  di  Siena.  Da  Orbetelìo  2,6 
Gennaio  i544  (  ^foh.  e.  Scritture  Concistoriali  fil- 
za 67  ). 

E  autografa 

Illmi.  Signrì.  Signri.  e  Patroni  miei  ossmi. 
Questa  sera  ho  ricevuta  V.  D.  V*  Illme.  S.rie.  molto 
benigna  e  onorevole,  a  me  molto  cara,  talché  io  non 
debbo  pt  r  debito  mio  senon  ringratiar  quelle  con  tutto 
el  cuore  della  fede  grande,  che  le  mostra  da  vere  in  me,  e 
per  quella  bavere  di  continuo  uno  sperone,  che  oltre  alla 
sollecitudine  et  diligentia  ordinaria  molto  maggiormente 
con  ugni  sforzo  mi  facci  sollecito,  e^  come  Quelle  mi  averti- 
schàno,  havercuraoltra  la  presteza  per  la  brevità  del  tem- 
po alla  manco  spesa,  che  sia  possibile ,  et  di  tanto  ancor 
che  non  bisogni  sempre  havertirene  el  Signor Comessario, 
come,  di  già  sene  dato  qualche  saggio;  perchè  subito 
che  arrivamo  io  gli  ordinai  che  per  el  bastione  dovesse 
far  tagliare  gran  quantità  di  legni  per  stipiti  et  per  tràr 
verse,  e  per  bi'evità,  non  trovandosi  altro  senon  con 
grande  incomodità,  si  pigliasse  del  pino,  che  se  bene 
non  è  molto  durabile  e' durerà  pui'e  uno  anno  o  pas<- 
serà .  et  così  S.  S.  con  gran  sollecitudine  et  anco  per- 
sonalmente ci  de  opera,  et  già  sene  condotta  buOna 
quantità,  et  se  la  malignità  de' tempi  non  ci  havesse 
impedito,  che  per  le  gran  pioggie  non  sia  possuti  uscire 
di  casa,  gi^  sariano  condotti  tutti  con  la  stipa  per  ri- 
pieno,  et  glnestro  puzole  per  mannochie^  ma  con  tutto 
questo  sieno  sicure  le  S.  V.  111.  che  non  sé  mancato 
far  quanto  sé  mai  possuto.  e  perchè  già  prima  che  ar- 
ri vassamo  era  stato  fatto  certo  taglio  di  terreno  intor- 
no alla  Rocca  per  potere  cavare  e  fondamementi ,  co- 
nosciuto che  per  lo  sgrotamento,  che  fa  per  essere  in- 
debilito el  terreno,  non  era  mai  possibile  piantarvi  legni 


3  1 4  CARTEGGIO    eC  D*  ARTISTI 

che  subito  non  fusseno  insieme  col  monte  minati,  per 
essare  la  maggior  parte  rena  ,   è  stato   necessario  fon- 
dare di  muro,  per  potere  fare  una  basa  stabile  al  ba- 
stione, et- dare  ritegno  ai  legni  che  si  anno  a  piantare, 
perchè  non  ruini  tuto  insieme,  e  mentre  che  i  legna- 
mi si  sono  tagliati  e  che   si  «onducevano ,    bavendo  e 
muratori  chi  si  stavano  pigliando  ardire  da  i  sassi  ca- 
vati e  la  calcina  speza  in  sul  opera,  lunedì,  che  fumo 
a' 21,  a  ore  22  col  nome  di    dio   con    ceremonie  della 
chiesa  si  piantò  la  prima  pietra,  e  questa  sera,  che  sia- 
mo a'26,  sé  finito  di  rienpire  et  alzare  fuore  dal  fon- 
damento 1   braccio  per  tutto  ugualtnente  mezo  el  pon- 
tone, che  sono  braccia  85  di  longheza  ,  con  una  rivol- 
ta  dun  circa  15  braccia,  che   fa   la   soma  di  cento  in 
circa ,  grosso  8  braccia  per  tutto ,  servendoci  in   buo- 
na parte  del  fondamento  fatto ,  e  Paltro  fondato  da  me 
cori  nuovo  modo  senza  legnami,  che  à  sparmiato  gran 
cosa  di  tempo  e  di  spesa,  cosa  utilissima  e  più  che  ne- 
cessaria ,  e  fatta  con  tanta  prestezza ,  che  ora  che  la  vego 
fatta ,  mi  pare  cosa  miracolosa.  E  io  per  me  non  du- 
rai mai  la   maggior  fatiga,  sempre   con   laqua  a  meza 
gamba,  gettando  con  catamai,  trombe,   corbelli  a  due 
mani  e  gallatoni.  Dove  da  quella  mano  si  potrà  fino  al 
cantone  con  la  rivolta  fare  el  bastione  sicuro;  ma  dico 
bene  a  Quelle  per  cosa  certa  che,  se  non  si  fa  el  me- 
desimo  dall'altro  lato,  che  mai  sarà  possibile  tenere  el 
bastion  su  che  non  ruini,  dico  mentre  che  si  fa,  se  già  non 
si  fondasse  dove  va  fondato  el  muro  fuor  dela  grotta,  e 
fondando  là,  dove  va  el  muro,  non  si  potria  fondare 
se  non  si  mettesse  in  ruina ,  che  saria  spesa  gittata  :  si- 
che volendo  far  bene,bisognaria,  mentre  che  si  fa  ci  hanno 
da  quella  mano  che  è  fondato,  fondare  dall'altra,  che 
alla  fine  si  faria  presto  facendo;   però  facendoci  si  pi' 
glìarà  quel  parte  che  parrà  migliore,   più  breve,    più 
sicuro  e  di  manco  spese,  e  non  si  mancarà  d'ogni  di- 
ligentia  e  sollecitudine  con  quella  fede  et   amore   che 
saspettn  a  ogni  buon  servitore  in  verso  el  patrone,  e 


CARTEGGIO    £C.    d'  ARTISTI  3l5 

di  questo  Quelle  ne  sieno  sicurissime,  non  accadendomi 
altro,  bacciando  sempre  le  111.  mani,  farò  fine,  umilmente 
racco  mandomi  a  IH.  S.  V.  d'Orbetello  26  di  Gennaio 
del  43. 

Di  V.  111.  S.  umil  Ser. 

Ant.  Maria  Lari 

O  schritto  al  commessario  delle  provisioni,  che  à  da 
fare  per  Grosseto  et  Monte  Peschali,  e  quando  l'abbi  fatte 
mei  facci  intendare,  perchè  ha  vendo  li  disegni  apreso 
di  me  andarò  subito  e  non  si  perdarà  tempo. 

f  Direzione  )  Alli  lUmi,  Sri.  li  Sigri.  di  Balìa  della 
Repca.  di  Siena  nliei  osserrai. 

N.*  CCXXIV 

Risposta  della  Signoria  di  Siena  a  Antonio  Lari.  Da 
Siena  4  Marzo  i544  (  '^rch.c.  Registro  di  Lettere 
N.  2o8;. 

Il  dì  un  di  Marzo  1543 
A  M.*  Antomaria  Architettore  così  fu  scritto: 
Haviamo  per  due  vostre,  l'una  deli  26,  l'altra  deli 
28  del  passato ,  conosciuto  il  vostro  buono  animo  ,  la 
ffìde  e  la  diligentia  che  havete  nelle  cose  commissevi, 
dele  quali  vi  commendiamo,  sì  come  le  opere  vostre 
meritano,  e  vi  esortiamo  a  non  mancare  per  l'avvenire. 

N.*  CCXXV 

La  medesima  allo  stesso.  Da  Siena  17  Marzo  i544 
{ l.  e.  ). 

II  dì  XVII  di  Marzo  detto 

A  Maestro  Antomaria  architettore  cosi  fu  scritto  : 
Ancorché  per  un'altra  nostra  deli  quattro   del  pre- 
sente haviamo  scrittovi  che  in  modo  alcuno  non  de- 
viate partire  di  costì,  per  essarci  di  bisogno  di  valersi 
del  disegno  et  opera  vostra,  parlicularmente  in  cotesta 


3-1 6  CARTEGGIO    feC.    D*  ARTISTI 

terra  dOrbetello  e  per  Portercole ,  per  bora  non  dime- 
no eie  parso  di  nuovo  per  le  presenti  nostre  replicar- 
velo,  acciochè  vedendo  l'animo  nostro  qual  sia,  l' Laviate 
da  ese^ruire  e  non  mancare  per  conto  alcuno.  Et  noi 
in  quello  che  ci  si  aspetta  intorno  alla  vostra  prò  visio- 
ne non  mancaremo,  come  per  l'altra  nostra  vi  siè  scritto, 
liavervi  quella  consideratione  che  le  buone  vostre  opere 
meritano,  e  vene  dovete  promettere  fermamente.  Et 
perchè  desideriamo  che  il  cavaliere,  che  si  ha  da  fare 
costì  in  Orbetello  nela  Rocca ,  si  faccia  con  quella  mag- 
gior prestezza  che  si  può,  prò  vediate  d'essere  insieme 
coi  commissario  nostro  M.  Giov.  Batista  Fantozi,  et  sub- 
bilo ordinare  che  ci  si  dia  principio,  non  essendo  prin- 
cipiato a  quest'  bora,  e  ci  usarete  ogni  maggiore  vo- 
stro ingegno  e  sapere  perchè  stia  bene  e  considerata- 
mente. Et  invero  non  possiamo  se  non  maravigliarci 
di  tanto  indugio,  che  pensavamo  bora  mai  che  fusse 
non  solamente  cominciato,  ma  a  buon  porto;  pertanto 
non  mancarete  ,  come  siè  detto,  di  diligentia  e  solle- 
citudine, come  r  importantia  dela  cosa  ricerca.  Aggio- 
gnaremo  ancora  quel  medesimo,  che  per  altra  nostra 
detta  di  sopra  vi  si  scrisse,  cioè  che  vi  si  era  delibe- 
rato scudi  quindici  per  la  provi  sione  di  un  altro  me- 
se, però  vi  diciamo  come  disopra  ,  che  non  doviate 
partire  per  alcuno  modo  di  costà, 

N.*  CCXXVI 

Antonio  Lari  alla  Balìa.  Da  Orbetello  28  Febbraio 
i544  C  ^foh.  e.  Scritture  concistoriali  filza  e,  J. 
È  autografa 

lllmi.  Sri.  Signori  e  Patroni  miei  essermi. 

Avendomi  le  III.  S.  V.  mandato  qua  giù  per  le  for- 
tificationi  di  questi  luoghi  sotto  la  commessione  del 
Cavalier  Fantozo  con  salario  di  scudi  18,  cioè  scudi  15 
contanti  e  scudi  3  ordinarii  el  mese  ,  et  non  bavendo- 
mi  spedito  per  più  che  due  mesi,  bavendo  io  all'arrivo 


»   3 


CARTEGGIO    EC.    D     AI^TISTI  «51^ 

di  qua  finito  e\  tempo,  non  sapendo  qual  sìa  la  men- 
te di  Quelle,  m'ero  delibcato  andando  a  Saturnia  con» 
ferirmi  in  fino  in  Siena,  per  essar  dinanzi  allo  Ilio.  Ma- 
i^istrato  di  V.  S.  per  potere  abbocca    raguagliar  Quelle 
di  quanto  nelle   forlificationi  sé  fatto,  e   quanto  anco 
sabbi  da  fare  ;  perchè  per  essar  le  cose  di  gran  momen- 
to, ancor  che  si  sia    atteso  con  ogni  diligenza  et  pre- 
stfza  secondo  le  forze  che  sia  stato  possibile,  non  pe- 
rò sé  pure  anco  venuto  a  fine  pure  del  mezo  del  Ba- 
stione del  pontone,  vero  è  che  sé  fatto  e  di  continuo 
si  va  facendo  molto  fondamento,  cosa   molto   utile  e 
molto  necessaria  rispetto  oltra  al  poter  seguire  el  mu- 
ro, anco  per  il  bastione,  che  altrimertti  far  non  si  po- 
tria.  occorrerebbemi  ancora  trattar  con  quelle  nel  mio 
particulare,  che  ha  vendo   io  servito   lo  111,  Magistrato 
tanti  anni  con  quella  fede  et  amore  ,  che    s'  aspetta  a 
ogni  buono  servitore,  con  salario  di  3  scudi  el  niese  alle 
peste,  che  non  son  detti  con  fadiga  2,  essendomi  da- 
to sempre  buone  parole  et  tenuto  con  buone  speranze, 
havendo  anco  di  questo  finito  el  tempo,  né  mi  perenslo 
(  slcj  lecito  servir  più  per  l'amor   di  dio,  e  essendo 
povero  et  non  havendo  altre  entrate^  vorrei  ricorrer  da 
quelle  per   poterle  pregare  che  al  caso  mio,  volendosi 
servir  di  me.  Quelle  ci  avessen  qualche  consideratione. 
Et  perché  ancora  lo  III.  Sr.  Sinolfo  Otterio  mi  schrive 
che  vorria  che  a  mezo  Marzo   io  mi  conferisse  fino  a 
castello  Ottieri  per  parechi  giorni   per   le  fortification 
di  quei  suoi  luoghi  ,  havendo  io  con  S.  Ili,  Sre.  mollo 
obligo,  e  conoscendolo  io  amorevolissimo  della  Patria, 
non  li  vorria  in  modo  nissuno  mancare,  et  ne  vorrei 
essar  dinanzi  da  Quelle  per  impetrar  le  licentia,  essen- 
do a  Quelle   ubligato:  et  ancora   mi  occorre  conferire 
pur  col  Magistrato  di  qualche  carico,  che  me  stato  fat- 
to, per  eonosciar  se  io  ò  ragione  o  torto,  e  se  quel- 
le vogliano  che  io  le  servi  onorato  o  disonorato,  et  di 
tutto  questo  conferendo  col  Sr.  commessario,  mostra 
poco  contentarsi  iche  io  venga  a   Siena,  ma  sì  bene. 


3l8  CARTEGGIO   EC.  ì>'  ARTISTI 

come  el  tempo  sacconcia,  che  io  vadi  sino  a  saturnia^ 
e  ritorni  qua,  allegandomi  el  gran  bisogno  che  ci  è  di 
me;  ora  io  conoscendo  el  vero,  per  non  voler  mancar 
della  solita  ubbidientia,  e  per  inlendar  la  mente  di  V. 
Ille.  S.,  mi  so' messo  a  schrivarle,  per  mostrare  ancora 
a  Quelle,  che  havendo  finito  el  tempo  e  spesi- li  dena- 
ri, quando  le  si  risolvesseno  che  io  stesse,  le  prego 
che  non  mi  voglin  mancar  e  mandiirne  deli  altri,  per- 
chè non  havendocì  cosa  alcuna  é  el  viver  carissimo  , 
senza  non  mi  bastarla  l'  animo  di  vivarci.  or  per  co* 
Dosciare  io  le  S.  V.  111.  prudentissimé  et  dischrete, 
credo  che  non  mancaranno  con  la  solita  benignità  lo- 
ro darmi  qualche  resolutione,  et  io  come  loro  fidelissi- 
mù  non  mancare  con  ogni  sollecitudine  et  dìligentia 
in  questo  mezo  attendare  a  servire ,  pregando  il  nro. 
Sre.  Dio  che  sempre  le  conservi  in  felicità  e  buono  sta- 
to, bacciando  a  Quelle  sempre  le  lUe.  mani. 
D'Orbetello  28  di  ferraio  43 

Ant.  M.  Lari 

N/  ccxxvn 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Orbetello    28  Marzo 
j544  (  -^rch.  e.  filza  e.)* 
È  autografa 

Illmi.  Sri.  Sigri.  et  Patroni  miei  osermi. 

Prima  de'  quatro  di  Marzo  e  un  altra  deli  xvii  D  V. 
Ille.  Sre.  ho  inteso  el  comandamento  ,  che  quelle  mi 
fanno,  che  io  non  debbi  in  alcun  modo  partire  di  qua 
respetto  a  questi  negotii,  al  quale,  come  è  dovere,  so* 
stato  ubidientissimo,  e  sempre  mi  sforzare  dessere , 
non  che  e'  non  mi  dispiacci  di  non  potere  satisfare  allo 
Illmo.  Sre.  Sinolfo,  dal  quale,  come  già  per  una  altra 
mia  dissi  a  quelle,  et  di  poi  per  una  altra  so'  stato  ri- 
cerco per  benefitio  suo ,  che  io  debbi  conferirmi  fino 
a  Castello  ottieri,  e  per  conosciare  S.  S.  111.  afetionalo 


CARTEGGIO    EC.    D     ARTISTI 


3i9 


alla  patria,  che  tutto  al  fine  è  beneGtio  comune,  et  an- 
cora per  l'obligo  a  quella  tengo;  pure  non  contentandoseiie 
quelle,  non  ci  farò  altra    rcprica.  Et  se  ben  son  slato  ne- 
gligente a  rispondere  alle  di  lor  Srie.    111.  con  lettere, 
mi  sforzarò  sempre  con   l'opera   con    quella  diligenlia, 
sollecitudine  ,  fede  et  amore,  che  mi   saspetta,  farlo  ri- 
sposta: et  sebene  fusse  accaduto  che    quelle    havessino 
bauLito  per  qual  si  vogli  via  di  me  altra   iiiformatione, 
come  per  la  loro  posso  comprendare   col  dirmi  che  si 
maravigliano  che  si  sia  tanto  indugiato  a  disegnarsi  el 
cavaliere  che  guarda  la  Rocca  ;   a  questo  dico  che  non 
mene  maravigliarci  rispetto  alli  altri  favori  molto  mag- 
giori, che  ciò  hauti,  non  però  che   in  quel  che  io  co- 
noscha  sia  restato  da  me,  ma  el  conosciare  io  non  essa- 
re  stato  per  anco  necessario  respetto  a' pochi  uomini , 
la  mala  qualità  de'  tempi ,  el    mio  male  ^  qual  forse  è 
stato  fatto  di  podio  momento,  le  faccende  et  della  si- 
curtà la  rocca  e  di  alzare  el  bastione   con  non  piccola 
consideratione,  sono  stati  causa  che   forse  a  qualcuno  è 
parso  che  io  ci  sia  negligente .  né  però  con  tutto  questo 
è  restato  mai  che   io  non  babbi  tirato  misure    intorno 
all'opera  per  terminare  non    tanto  un  Cavaliere  solo, 
ma  ell'altro  con.  tutto  el  resto,  e  di  casematte,  corri- 
dori dentro  con  terra  pieni,  cortine  e   tutto  ciò  che  fa 
di  bisogno,  in    fino    piantare  termini    alla  porta,    che 
damme  fu  disegnata  cupertissima,   in  far  conosciare  a 
tutto  el  mondo  quanto  quella,  che  è  slata  fatta,  sia  et 
disutile  et  male  intesa  e  con  grande  e  superchio  spendio 
fatta,  che  se  a  me  fusse  stato  prestato  da  chi  poteva  più 
fede,  ancor  che  lerror  fusse  cominciato  ,  si  saria  ridotto 
con  utilità,  della  terra  e  manco  spesa   di  V.  111.  Srie. , 
come  adesso,  che  glie  fatto,  ognun  confessa,  come  può 
far  fede  la  Mtia.  dì  Ms.  Alix.  Guglielini,   che   diligen- 
tissimamente ogni  cosa  ha  esaminato  e  conosciuto,    è 
ben  vero  che  io  dissi  al  fantozo,  commissario,  ch'io  mi 
saria  contentato  iriidisegni  e  opare  mie  poter   dire   so 
come  è  dovere,  e  non  che  altri  senza  impacciarsene  non 


3aO  CARTÉGGIO   EC.  O*  ARTISTI 

cbe  di  farle  ma  di  conosciarle,  fatte  che  le  so',  con  cer- 
ta bautorità,  con  un  sì  o  con  un  no,  volendosi  vestit  de' 
panni  d'altri  dichin:  noi;  questo  lo  dico  libarissimamente 
che    anime  par   molto  raalagievole  perchè  non   so' usò 
partire  mai  senza  contracambio  V  onor  con  persona,  he 
manco   vorrei  comminciare    ora.  però  con  tutto,  questo 
patientemente  nò  mancato  mai  a  satisfare  al  debito  mio, 
e. se  non  fusse  stato  la  fede,  che  à  sempre  tenuto  e  ten- 
go nelle  Ille.  Srle.  V. ,  che   come  Sri.  prudentissimi  co- 
Doscbino  la  verità ,  mene    farei  molto  più  atristato  ;  e 
dio  vogli   che   io    non  avesse  ha  bandonato  l'impresa, 
sperando  cbe  quelle  ancora  non  mabbino  a  mancare  di 
riconosciare  chi  le  serve  con  fede  et  amore.  Ora  dico 
circa  ei  Cavalier  disegnato    come  nell'  altre  cose,  come 
dissi  a  M.  Alixandro,  che  io    sarei  di  parere  che  si  fa- 
cesse murato  et   non  più  bastioni,  perchè  è  drento  alla 
terra  ,  non   può  essar  batuto  e  con  manco  spesa  e  più 
commodità  si  farà  cosa  perpetua;  che  dio  volesse  in  ser- 
viti© loro  che  così  si  fusse  fatto  in  questo,  come  gl'era 
più  speditivo  e  manco  spesa,  e   fanno  manco  la  mede^ 
sima,  pure  le  S.  V.  Ille.   son  patroni  e  san  quel  che  lo 
fanno.  Ora,  Illmi.  Sri.,  circa  el  caso  mio  V.  S.  mi  pro- 
mìssero  quando  venni  qua,  che  oltra  li  15  scudi  perle 
spese,  mi  corrirebbe  qualche  provisione,  e  già  mi  cor- 
riva la  ordinaria  ;  ora  che  so'  qui  giù,  io  non  ò  ricava- 
lo più  che  li  15  scudi,' e  d'altro  non  sento  pigliarne  re- 
solutione:  e  pur  celi  spendo,  che,  come  sa  tutto  el  mon- 
do, el  più  del  tempo  ciò  governo  5  et  6  bocbe,  perchè 
ò  auuto  bisogno  di  governo  per  el  mio  male,  e  di  poi 
m'  amalo  un  servidore  :  e  per  non  poter  far  di  meno 
mi  pesi  (  sic  J  un  altro,  e  anco  quello  è  amalato;  tan- 
to che  tengo  2  amalati  in  letto  et  una  serva  :  e  biso- 
gnami mendicare  chi  mi  governi  el  cavallo:  et  el  vi- 
vàr  vie  tanto  caro  quanto  si  sia  oggi  in  italia.  però  pre- 
go le  111,  Srie.  V.  cbe  per  gratia  loro  non  voglin  man- 
care, olirà  la  consideratione  ,  anco  di  resolutione.  alle 
quali  di  conlmuo  baciando  le  Ille.  mani  con  tutto  el 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  Sai 

cuore  mele  raccomando,  che  uro.  Sre.  Iddio  sempre  le 
feliciti.  d'Orbetelio  el  xxviu"  di  iMarzo  del  44, 

Di  V.  II).  S. 

Non  ho  mancato  andare  umilissimo  Servitore 

più  volte  a  portercole.  Ant.  maria  Lari 

e  Direzione)  Alli  Illmi.  Sri.  li  Signori  di  Balìa  e  con- 
servatori della  Rpca.  Patroni  miei  essermi. 

N.'  ccxxvm 

Il  medesimo  alla  stessa. Da  Orbetello  29  Marzo  i544 
(  Arch.  e.  filza  e.  ). 
È  autografa 

Illmi.  Sri.  Signori  e  Patroni  miei  essermi. 

Se  in  questo  tempo  che  io  so'  stato  qua,  nono  dato 
a  V.  IH.  Srie.  delle  cose  di  qua  così  minutamente  quel 
raguaglio  che  io  desiderava,  e  per  debito  mio  dovevo 
lare,  è  stato  perchè  mi  bisognato  attendere  alle  cose 
necessarie,  e  perchè  io  sapevo  che  el  Signor  comissario 
non  à  con  ogni  diligentia  mancato  di  continuo  scbri-> 
vare  a  quelle,  sempre  informandole  d'ogni  minima  cosa. 
Ora  parendomi  che  el  caso  el  ricerchi,  mi  so'  resoluto 
darle  questa  pocha  informatione ,  e  massime  circa  la 
Rocca.  Havendo  a' giorni  passati  creato  el  bastione  in. 
assai  buona  alteza  da  un  lato ,  et  in  questo  mezo  fa* 
cendo  e  fondamenti  dell'altro ,  quando  ci  parve  tempo, 
cominciamo  a  formare  laltra  parte  del  bastione  per  unir- 
lo col  primo,  e  facendo  questo,  vedendo  che  la  fiocca, 
inella  cantonata  che  viene  svolta  verso  ponente ,  ha- 
veva  per  antico  un  gran  Pilo,  quale  altre  volte  era 
stato  restaurato,  volendomi  chiarire  dachè  fusse  cau- 
sato, et  se  allo  modo  nostro  fusse  per  fare  altro ,  feci 
lare,  mentre  che  si  faceva  el  muro  ,  de' fondamenti  una 
poca  di  forma  tanto  larga  quanto  un  uomo  vi  si  potes- 
se manegiare ,  e  cosi  trovai  che  el  cantone   è  fondato 

T.  il.  21 


332  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

sopra  al  fondamento,  che  ò  fatto  io,  circa  5  braccia,  però 
sopra  cerio  bancone  di  rena  e  sasso  a  falde  assai  sodo  ; 
et  pensando  che  così  fusse  per  tutto,  ne  mettemo  Ta- 
ninio  in  pace  :   però   per   aiutarlo    maggiormente   feci 
tanto  alzare  el  fondamento  col  mettervi  drento  3  pon- 
toni di  bonissima  quercia,  che  fusse  serrato  dove  man- 
cava, et  di  poi  camminando  e  col  bastione  e  col  muro, 
comminciamoaccorgiarci  che  quella  fjiccia ,  che  vien  so- 
pra al  bastione  volta  a  tramontana,  faceva  qualche  dimo- 
stralione^  dove  che  io  per  chiarirmene  meglio  e  solo 
insieme  con  tutti   e   maestri    mettemò  diligentissima- 
mente molti  segni,  et  veduto  pure  che  la  faceva  qual- 
che dimostralione  mi  risolvei    darle   maggiore    aiuto , 
parte  con  lo  scharicare ,  col  rifondare ,  aponlellare  ,  le- 
gare et  alzare  prestissimamente  el  bastion  che  la  ricalzi 
et  appoggi,  E  così  di  nuovo  lo  fatto  fare  un  pilastro  di 
muro  altissimo  e  longo ,  e  di  tanta  grosseza  che  la  su- 
perficie sua   sì   unischa  col  quella  del  bastione,   talché 
e'  pare  una  medesima  cosa,  col  niellarvi  ancora  2  altre 
bòntssimc  travi  per  quercia  ,  talché  le  son  cinqe  travi 
murale,  et  in  qualche  si  metteva  la  quinta  trave,  fa- 
cendo di  bisogno  schalzare  un  poco  di  terra,  si  scuper- 
se  un'  altra  magiore  e  piena  di  sassi  mobili  et  a  secho, 
talché  andando  con  diligentia  speculando    cognoscemo 
la  Rocca  esser  fondata   sopra    un  monte  di  sassi  accu- 
molati  accaso   e  ricuperti  da  un  poco  di    terreno,  né 
più  né  manco  come  sopra  un  monte  di  noci  cuperte 
dalla  polvere,  diche  io  e  tulli  subito  ne  stemo  di  ma- 
lissima  voglia,  tanto  più  quanto  egliè  più  alto  che  el 
fondamento  del  cantone  più  che  6  braccia,  e  più    del 
mio  più  che  undici  (e  tanto  maggiormente  uà  fatto  stare 
di  mala  voglia  quanto  che  prima  più  di  6  o  7  braccia  e 
anco  8  più  folto  sotto  quel  bancone,  che  ò  ditto,  dove 
volevon  fondare  e  maestri  el  nostro  fondamento,  vi  si 
trovò  otto  o  dieci  sepolture  antiche,  piene  di  vasi  ru- 
stici loschane,  che  si  non  ero  di  continuo  sul  luogo  i 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  323 

maestri  ci  fondavan  sopra,  e, cadevamo  nel  medesimo 
errore,  dove  che  io  sempre  volsi  fondare  sotto  questa 
innel  ledo  delo  stagno  )  e  così  per  sicurarcì  sempre  ò 
fatto  attendare  a  seguitare  quel  pilastro  sempre  mag- 
giore sino  allaltezza  di  braccia  12  sopra  el  nostro  fon» 
damento,  et  intanto  fare  quando  scharicare,  quando  ri- 
vestire, coralzare  el  bastione,  dando  quando  un  colpo 
alla  botte,  e  quando  al  cerchio,  e  già  ci  pareva  sicu- 
rata,  perchè  non  faceva  altro  ,  ma  adesso  per  le  gran 
pioggie,  che  spesso  sonno  state  e  sono  ancora,  va  fa- 
cendo qualche  cosa ,  minacciandoci   diruina.  però  ba- 
vendole  dora  inora  e  di  continuo  1'  ocbio  adosso,  non 
si  manca  di  farci  tutti  questi   rimedii   che   si  può  per 
aiutarla;  vero  è  che  d'  una  cosa  mai  mi  so'  potuto  sa- 
disfare ,  né  mai  me  so'slato  compiaciuto,  quale  era  di 
mettar  3  catene  di  travi  per  fuggire  el  ferro  per  man- 
co spesa:  non  che  per  questo  io  havesse  posto  in  quel- 
le ogni  mia  speranza,   ma  effetto  non  piccolo  faceva; 
pure,  come  ò  detto,  non  sì  manca  ne  mancarà  con  tutti 
quéi  remedii ,  che  ci  parranno  necessarii  ,    darle  ogni 
aiuto;  pure  glie  el  diavolo  pigliare  a  favorire  un  tristo, 
pei'ò,  Illmi.  S.  miei,  quando  sopra  acciò  e  anco  sopra  on- 
gnallra  cosa ,  come  potranno  sempre  far  fede  e  due  Ma- 
gniGci  Signori.... ,  si  sarà  fatto  per  debito  quanto  saspetta 
a  noi  con  ugni  diligentia,  fede  e  amore, ancor  che  ne  se- 
guisse qual  si  voglia  cosa,  non  essendo  ubligati  ad  al- 
tro, se  al  nostro  Signore  Dio   piaccia  che  ne  segui  o 
ruinà  o  altro,  V,  S.  111.  non  potendosi  rimediare,  si  de- 
veranno alla  fine  contentare  di  quanto  piace  a  dio,  e 
lamentarsi  di   quelli ,  che  si   sono    dilettati  fondare  in 
aria,  o  sopra  noccioli,  però  io  dico  a  quelle  libarémen- 
te  che,  se  i  tempi  maligni  non  ci  ìmpedischano,  che  non 
sarà  forise  otto  giorni  che  ciene  saren  sicurati ,  perchè 
lutti,  insieme  ci  siam  tanto  intorno  che  none  possibile 
farci  più,  e  si  scarica  a  gran  furia,  ora  sopra  ciò  non 
occorrendomi    altro,  per  non  tediai'  più  V.  Ili.  S.,  alle 


3a4  CARTEGGIO    EC*    »'    ARTISTI 

Quali  bàcciando   le  mani  di  coutinuo  con  tutto  «1  cuor 
mi   raccomando. 

D'  Orbetello  el  29  di  Marzo  1544 
Di  V.  III.  S. 

Umìl.  Servitore 
Ant.  Maria  Lari 

Nota 

A  (}uesta  lettera  preziosa  nota  il  Romagnoli  (   Atti 
inediti  della  Società  Colombaria):  Dietro  questa  sco- 
perta f"  si  trovò  otto  o  dieci  sepolture  antiche  "  elC;) 
arguisco  che  maljjrado  un  avanzo  di  credute  mura  Ci* 
clopee ,  esistenti  in  Orbetello   dalla  parte   che    guarda 
Monte   Argentario j  il  terreno,    ove  ora  è  Orbetello, 
non  poteva  essere  locale  abitato  né  circondato  da  pa- 
dule,  perchè  i  sepolcreti  antichi  si  sono  ritrovati  tutti 
in  locali    sani  e  discosti  alcun  poco  dalle  popolazioni» 
Anni  sono  il  Sig.  Devit    trovò  vasi,  urne  e  iscrizioni 
iantiche  in  quella    lingua  di  terra  che  unisce  Orbetello 
ài  terreno  Toscano.  Probabilmente  le  Orbetellnne  ca- 
mere sepolcrali  o  erano  addette  a  qualche  popolazione 
esistente  lungo  1' antica  strada,  che  da  Cosa  portava  a 
Talamone  (ai  tempi  Romani  via  Aurelia  ),  o  Camere 
sepolcrali  dell'  antico  Porto  della  Feniglia,  nominato 
hella  carta  di  donazione  di  Carlo  Magno  data  in  favo-^ 
te  dell'  Abadia  delle  tre  Fontane  (  sia  vera  o  apocri* 
fa  )  e  certamente  notato  nelle  carte  enfiteutiche    dei? li 
Aldobrandeschi  e  dei  Senesi  riguardanti  il  Censo  di  S* 
Anastasio,  come  si  leggono  nel  nostro  Archivio  nella 
Cassa  detta  di  Sant*  Anastasio. 

Presentemente  sulle  rive  del  Tombolo  della  Feniglia 
non  evvi  ■  posto  capace  di  esser  porto,  perchè  il  mare 
ha*  interrato  lungo  queP  Tombolo,  per  cui  le  sue  rive 
non  pescano  più  di  due  o  tre  braccia  d'  acqua.  Essen- 
do dunque  il  nominato  porto  più  prossimo  al  moder- 
no Orbetello ,  ne  viene  di  conseguenza  che  lo  stagno 
tra  questo  locale  e  porto  Feniglia  anticamente  esservi 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  3a5 

non  potea.  Quindi  e  che  le  celle  sepolcrali,  scoperte 
col  riportato  documento,  appartenevano  a  qualche  po- 
polazione stanziata  sulla  via  Aurdia  ,  o  a  quella  del 
Porto    Fenigiia,  come, sopra  accennai. 

Noto  finalmente  che  le  Tombe  dell'  antica  Cosa  si 
sono  scoperte  essere  circa  4000  braccia  al  Nord -Est 
delle  rovine  di  quella  Città.  Le  camere  sepolcrali  d'Or- 
belel)o  sarebbero  alla  medesima  distanza  del  supposto 
locale,  situato  sulla  via  Aurelia,  e  dell'  altro  del  Porto 
Fenigiia,  che  anticamente  ha  esistito  al  certo  ,  come 
chiaramente  dimostrano  le  vestigie  di  edifizi  rasati,  os- 
servabili nell'Istmo  della  Fenigiia. 

ìt:  cGxxix 

Miclielagnolo  d'Antonio  Anselmi,  detto  Scalabrino, 
alla  Signoria  di  Siena  ..  Da  Siena  |544  ( -^fch*  ft 
Scritture  concistoriali  N.  7i  )• 

È  autografa 

Illmi.  et  Potenti  Sigrl. 

Michelagelo  alias  scalahrino ,  servitor  vostro  ,  sì  re- 
trova in  prigione  per  ordine  di  uno  figlio  di  Guido, 
horafo,  per  conto  de' panni  deli  spaglioli,  deli  qnali  si 
porta  la  quitantia  sottoscripta  di  mano  del  detto  Gui- 
do; et  per  che  si  volevano  meco  valere  con  questo  a- 
gravio  che  mi  hanno  fatto,  dicano  per  conto  delle  spe- 
se per  captura  de  le  Sr.  Vr.  Mag. ,  la  quale  non  è  ri- 
novdta,  et  doppo  quella  se  né  fatta  una  altra  per  ordì-* 
ne  del  Magnifico  Conte  Massaini,  di  maniera  che  lagra- 
vio  è  infinito,  et  le  spese  secondo  la  fede  son  pagale. 
Ma  perchè  la  parte  desidera  di  vedermi  stentare  in 
prigione  et  dar  parole  fino  che  si  liquidi,  et  simil  fa- 
cende,  so' ricorso  alle  SS.  mag.,, ateso  che  ne  è  liquida- 
to, et  che  è  pagato,  et  <:be  io  mi  offerisco  secondo 
il  tenore  delle  vostre  leggi  di  dar  promessa  ai  suoi 
tempi  di  pagar  tutto  questo,  che  fusse  di  ragione  «t 


H^G  CARTEGGIO   se.    D*  ARTISTI 

iudicato.  spero  che  le  S.  V.  come  giuste  et  per  obser- 
vantia  delle  loro  leggi  Con  pentiessa  mi  faranno  scar- 
cerare, acciò  che  le  SS,  VV.  faccino  quello  si  convie- 
ne al  iusto  et  allo  loro  bontà  et  clementia,  et  li  miei 
figli  possino  insieme  con  mia  povera  famiglia  vi  vare  in 
questi  tempi  pieni  di  carestia,  et  io  pregare  semper  lo 
altissimo  per  il  pacifico  stato  de  lonorate  persone  di 
lor  Signorie. 

N.*  CCXXX 

Patente  del  Duca  di  Mantova.  Da  Mantova  i5  A- 
prile  1545  f  Spogli  c.J. 

Omnibus  potestatibus,  commissariis  et  vicariis  etc. 

Magnifico  carissimo.  Avendo  fatto  esponere  alli  gen- 
tilhuomini  et  cittadini  qua  in  Mantova  per  le  paroc- 
chie  il  bisogno,  in  che  è  questa  città,  d'un  bello  et 
honorevòle  duomo  ad  honor  prima  di  N.  S.  Dio  et  ad 
ornamento  et  utile  della  città,  et  insieme  il  desiderio, 
anzi  ferma  deter^iinatione  in  che  è  monsignor  illustris- 
simo el  Cardinale,  madama  eccelentìssima  la  Duchessa, 
et  non  meno  noi,  che  si  proveda,  con  proponere  ap- 
presso il  modo  con  che  ciò  si  possi  fare  con  qualche 
aiuto  de^  sudditi ,  senza  dare  però  loro  gravezza  di  che 
abino  a  sentire  incomodo,  il  che  è  piaciuto  universal- 
mente a  tutti ,  et  di  buon  animo  è  stato  accettato,  vo- 
gliamo ch'el  medemo  sia  esposto  in  ogni  luogo  dello 
stato  i  però  vi  mandiamo  l' annessa ,  la  quale ,  convo- 
cati quanto  prima  i  deputati  del  comune  et  huominì , 
havrete  da  legger  loro,  così  che  l'intendano  bene,  et 
de  la  risposta,  da' quali  sapiamo  di  non  dovere  aspet- 
tare manco  buona  di  quella,  che  abbiamo  avuta  univer- 
salmente della  città_,  a  la  quale  tocca  la  maggior  par- 
te di  questa  poca  sovventione  che  si  ricerca,  farete  che 
per  vostre  lettere  siamo  di  subito  avvisati. 

Mantua  il  15  di  aprile  1545 


CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI  3^7 

Avendo  discorso  molte  volte  insieme  monsignor  Rmo. 
et  illmo.  signor  Don  Ferrante  che  a  la  grandezza  de 
la  città  ,  capo  et  sicurezza  di  questo  stato,  mane' a  pun- 
to quella  parte  che  è  necessaria,  massimamente  per  es- 
sere quella  che  concerne  l' honor  di  Dio ,  cioè  bavere 
un  bello,  grande  et  bonorevole  duomo ,  come  hanno 
per  la  maggior  parte  le  altre  città  d'Italia,  che  in  vero 
non  se  può  vedere  il  più  picciolo  et  piiì  brutto  del  no- 
stro, et  tanto  mal  fatto  che,  quando  si  celebrano  li  uf- 
ficii  divini,  specialmente  ne  li  giorni  santi,  pochissime 
persone  possono  intendere,  non  che  vedere,  ne  sono 
stati  di  nuovo  a  parlamento  a  la  presentia  di  madama 
illustrìssima ,  et  risoluti  insieme  di  fare  che  Mantua  in 
questa  parte  non  sia  inferiore  a  le  altre  città  d'Italia, 
sicome  nel  resto  per  grazia  di  Dio  può  star  al  pari,  con 
esso  loro  monsignor  Kmo.,  al  quale  per  esser  vescovo 
della  città  tocca  principalmente  la  cura  di  talimpresà^ 
ha  commesso  al  magnifico  messer  lulio  Romano  *  che 
faccia  un  disegno ,  et  insieme  con  maestro  Battista  da 
Covo  veda  diligentemente  la  spesd  che  v'andarebbe  a 
far  questa  santa  et  lode  voi  opra,  quali  hanno  riferto  che 
con  sedici  mila  scuti  sì  acconciarebbe  di  modo  il  do- 
mo, che  non  solo  starebbe  bene,  ma  sarebbe  anco  bel- 
lo et  bonorevole:  et  benché  questa  spesa  ,  se  si  volesse 
seguitare  la  consuetudine  de  le  altre  città  del  Cristiane- 
simo, fosse  per  toccare  a  la  città  etali  sudditi  del  tuto, 
perchè  per  ornamento  di  essa  si  fa  la  fabrica  et  per  co- 
modo di  noi,  acquali  ha  da  star  piirpeluàmente  et  a' no- 
stri posteri,  né  si  può  dir  che  sia  perpetua  de  li  ve- 
scovi, li  quali  si  mutano  di  tempo  in  tempo,  come  si 
sa;  non  di  manco  il  Signor  Don  Ferrante,  la  cui  Ex- 
cellenza  ha  preso  questo  carico  sì  per  honor  di  Dio 
et  de  la  città,  come  per  far  piacere  al  detto  monsignor 
Rmo.  suo  fratello,  ha  ordinato  di  non  voler  addiman- 
dare  a  la  città  et  sudditi  se  non  una  picciola  parte  dì 

*  Dopo  h  morte  «li  Giulio  fu  coDtinuato  il  suo  progettò  da  Già.  Battistii 
Bettaoi. 


3a8  CARTEGGIO    EC.    d' ARTISTI 

detta  spesa,  cioè  che  insieme  con  tutto  lo  stato  paghi 
quattro  mila  scuti,  quali  poi  non  si  possono  spendere 
lutti  in  un  anno,  per  questo  sua  Excellentia  mi  ha 
scrìtto,  cbe  per  parte  sua  ve  voglia  pregar  che  siate 
contenti  per  1' honor  di  Dio  et  per  am^or  di  tutti  que- 
sti signori  nostri  di  conferir  volontieri  a  quanto  essa 
ha  ordinato;  «t  acciò  che  ogn' uno  sappia  in  che  modo 
abbia  da  conferire,  vorrebbe  che  re  contentaste  di  pa- 
gare un  dinaro  per  libra  del  sale  che  levarete  in  que- 
sti quattro  anni,  che,  secoodò  quello  che  si  ha  potuto 
cavare  da  li  libri  del  salaro  ,  farà  la  summa  di  mille 
scuti  l'anno,  di  che  la  maggior  parte  toccarà  a  la  città, 
quale,  essendo  il  capo  et  facendo  la  maggior  parte ,  è 
conveniente  che  sii  aiutata  da  li  membri  in  cosa  tanto 
lodevole,  onde  potete  vedere  quanto  è  poca  cosa  que- 
sta che  vi  dimanda  S.  E;  et  certo  ne  toccarà  così  po- 
co ad  ogn- uno  ,  et  si  pagarà  con  tanta  comodità,  che 
non  sarà  persona,  la  quale  si  accorga  pur  d'  haver  pa- 
gato: et  pur  tutti  insieme  con  questa  miseria  sarete 
cagione  che  si  facià  questa  opera  tanto  honorevole  et 
necessaria  a  la  nostra  città,  a  la  quale  non  si  può  dir 
che  manchi  alcuna  di  quelle  grandezze,  ch'hanno  le  al- 
tre ,  se  non  questa,  et  acciò  sapiàte  che  loro  Kma.  et 
illustrissima  signorie  vogliono  pagare  anch'essi  la  parte 
loro,  l'illustrissimo  signor  Duca  nostro  paga  tre  mila 
scuti,  e1  clero  due  mila,  il  signor  Don  Ferrante  farà  an- 
ch' esso  la  parte  sua ,  et  il  resto  monsignor  Rmo. ,  il 
quale  per  il  grado  spirituale  che  tiene  nela  città  vor- 
rebbe poter  far  tutta  la  spesa  da  se  stesso ,  che  molto 
volontieri  la  farebbe,  quando  non  gli  bisognasse  spen- 
der r  entrate  sue  per  mantener  l' autorità  di  tutti  a  be- 
nefizio e  comodo  universale  di  questo  stato. 

Kispondete  tutti  adunque  Uberamente  et  di  buon  cuo- 
re ,  come  universalmente  hanno  fatto  i  gentil  huomini 
et  cittadini  nelà  città,  che  molto  volontieri  l'hanno  ac- 
cettato et  sene  contentano,  acciò  che  io  possa  riferire 
r  animo  bono  che  havete ,  et  l' amor  che  portate  a  loro 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTlSTt  3^9 

Rma.  et  illustrissima  signorie,  et  a  tutta  la  casa  de  li 
nostri  illustrissimi  signori^  che  Dio  felicemente  con- 
servi. 

N.'  CCXXXI 

Pier  Francesco  Riccio  a  Cosimo  I.  Da  Firenze  8 
Maggio  1545  e  Arch.  Med.  Carteggio  del  D.  Cosimo 
filza  42). 

È  originale 

—  £1  Bronzino  ha  finito  perfectamente  il  ritracto  del 
S.  Don  Giovanni,  et  è  veramente  vivo:  mi  dica  V.  S.  se 
detto  Bronzino  deve  venire  costà  per  far  l' altra  opera 
de'ritracti  di  Signori  lUmi. ,  coni' s'è  parlato,  et  è  or- 
dinata la  tela. 

Nota 

In  margine  è  notato:  vo, 

N."  CCXXXII 

Il  Bronzino  a  Pier  Francesco  Riccio  Maggiordomo 
di  Cosimo  I.  Dal  Poggio  9  Agosto  i5^S  (Arch.  e.  Mi- 
scellanea ). 

È  autografa 

Molto  Reverendo  Signor  mio  osservandissimo 
Ho  ricevuto  l'Azurro  mandato  dalle  S.  V.,  il  quale 
in  vero  non  è  tanto  a  un  pezzo,  et  è  tanto  poco  che 
non  credo  sia  dua  danari;  per  tanto  V.  S.  sìa  contenta, 
non  vi  essendo  più  di  quella  sorte  medesima,  mene 
mandi  di  quello  che  può ,  tanto  che  sia  almeno  mez'on- 
cia,  perchè  non  credo  poter  fare  con  manco,  perchè 
il  campo  è  grande  et  ha  ad  essere  securo ,  talch'ioson 
(Derto  che  non  ne  bisogna  manco.  V.  S.  adunque  si  de- 
gni vedere  tra  quello  che  venne  costì  ultimamente  di 


53o  CARTEGGIO    EC    D*  ARTISTI 

qui  del  miglore,  cioè  del  più  bello,  et  mene  mandi' 
quel  tanto,  ch'io  chieg-go,  perchè  non  s'ha  adoperare 
per  altri  che  per  S.Ex.tìa 

I  nostri  Angeli  stanno  tutti  benissimo,  et  gli  ado- 
riamo, parendoci  che  ;ddio  ci  dia  più  che  humana  gratia 
a  poterlo  fare,  et  chosì  Iddio  sempre  a  V.  S.  et  a  noi 
gli  conservi  felici ,  come  speriamo ,  si  Iddio  ha  cura 
de'buoni  e  giusti  Signori,  come  si  vede  che  ha. 

Circa  le  Campane,  vi  confesso  che  m'hanno  non  man- 
co infastidito  scrivendone,  che  costi  mi  facessino  uden- 
dole ,  tanto  che  non  so  quel  che  mi  farò  di  loro ,  pure 
me  le  sono  levate  dinanzi. 

Ducimi  del  nostro  Barlacchi,  iddio  laiuti,  che  in  ve- 
rità ne  sarebbe  danno  grandissimo,  perchè  oltre  all'es- 
sere huomo  facetissimo  et  amorevole,  era  buona  persona 
et  fedelissimo  servitore  della  celeste  Casa  de' Medici,  et 
certo  non  sarà  un  simile  a  fretta  ^  pure  iddio  disponga 
il  raeglo. 

Altro  per  bora  non  mi  occorre  ,  salvo  ricordare  a  V. 
S.  che  io  desidero  che  quella  mi  comandi,  perchè  mi 
parebbe,  quando  quella  lo  facessi,  essere  da  qual  cosa:  et 
senza  più  dire  bacio  le  mani  alla  V.  S.  Reverenda  ,  pre- 
gando nostro  S.  Iddio  che  quella  contenti  et  conservi. 

Dal  Poggio  alli  viiii  d'Agosto  del  xlv  per  il  di  V.  S.  Rda. 

Servitore  il  Bronzino  pittore 

(Direzione)  Al  molto  Rdo.  Sre.  il  Signior  Maiordo- 
mo  di  sua  Extia.  in  Firenze. 

N.'  ccxxxm 

II  medesimo  allo  stesso.  Dal  Poggio  22  Agosto  i545 
(l.  e). 

È  autografa 

Molto  Reverendo  Signor  mio  osservandissimo 
Ieri,  che  fummo  alli  xxi  del  presente,  fui  con  S.  E. 
per  cagione  del  Ritratto ,  dove  dissi  quanto  per  vostra 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTlSm  33 1 

S.  mi  fu  imposto  circa  la  spéditione  della  tavola  in 
fiandra ,  et  come  ,  volendo  sua  E.  che  sene  rifacessi  un* 
altra,  bisognava  stare  costì  al  manco  otto  o  dièci  giorni 
per  farne  un  poco  di  disegno,  dissemi  che  così  vole- 
va et  era  contento,  ma  mi  pare  che  S.  E.  si  contenti 
che  prima  si  fornisca  il  ritratto;  et  di  più  dice  Sua  E, 
che  si  faccia  in  questo  mezzo  fare  il  legniame  per  di- 
pingervi su  detta  tavola,  et  aggiunse  sua  prefata  E.  io 
la  voglo  in  quel  modo  proprio  come  sta  quella  ,  et  non 
la  voglo  più  bella  ;  quasi  dicesse  non  m'  entrare  in  al- 
tra inventione,  perchè  quella  mi  piace. 

Per  tanto  V,  S.  Rda.,  quando  li  piacesse,  potrebbe 
dire  al  Tasso,  che  dessi  ordine,  o  per  dir  meglo  fa- 
cessi, perchè  così  è  l'intenzione  di  S.  E.,  che  mi  disse 
fa  far  la  Tavola,  et  falla  ingessare,  so  eh' il  Tasso  non 
mancherà  della  solita  diligentia ,  che  certo  fece  cotesta 
molto  diligentemente,  et  così  doverrà  fare  quest'altra, 
né  per  ora  mi  occorre  altro  ,  salvo  raccomandarmi  a 
V.  S.  quanto  posso,  pregando  quella  che  si  degni  alle 
volte  comaridarmi  qualche  cosa,  et  nostro  Signore  Id- 
dio ,  che  quella  sempre  in  sua  gratia  et  del  nostro  buon 
Patrone  conservi:  al  quale  sia  per  sempre  contento  et 
felicità.  Dal  Poggio  alli  xxn  d'Agosto  del  xlv  per  il 
di  V.  S.  Rda. 

Servitore  11  Bronzino  Pittore 

{Direzione  )  come  sopra 

N.'  CCXXXIV 

Pietro  Aretino  a  Cosimo  I.  Da  Venezia  17  Ottobre 
1545  (Jrch.c.  Carteggio  di  Cosimo  L  filza  44). 
È  autografa 

Padron  mio 
La  non  poca  quantità  de' denari  che  Ms.   Titiano   si 
ritrova,  et  là  pur  assai  avidità  che  tien  dì  accrescetla, 
causa  che  egli  non  dando  cura  a  obligo,  che  si   habbia 


332  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

con  amico,  né  a  dovere,  che  si  convenga  a  parente, 
solo  a  quello  con  istrana  ansia  atende  che  gli  promette 
gran  cose;  onde  non  è  maraviglio  se  dopo  l'havermi 
intertenuto  sei  mesi  con  la  speranza,  tirato  da  la  prò-, 
digalità  di  Papa  Pauolo,  essere  andato  a  Roma  senza  al-^ 
Iriraente  farmi  il  ritratto  de  lo  inmortalissimo  padre 
vostro,  la  cui  effigie  placida  e  tremenda  vi  mandare  io 
et  tosto,  et  forse  conforme  a  la  vera,  come  di  mano 
del  prefato  pittore  uscisse  :  intanto  eccovi  Io  istesso 
exempio  de  la  medesima  sembianza  mia.  del  di  lui  pro- 
prio pennello  impressa,  certo  ella  respira,  batte  polsi 
e  muove  lo  spirito  nel  modo  ch'io  mi  faccio  in  la  vi- 
ta; et  si  più  fossero  stali  gli  scudi,  che  gliene  ho  dati 
invero,  e  drappi  sarieno  lucidi,  morbidi  e  rigidi ,  come 
il  da  senno  raso  velluto  e  broccato,  de  la  catena  non 
parlo,  però  che  ella  sola  è  depinta;  che  sic  transit  glo-. 
ria  mundi. 
(  Direzione  )  AI  Gran  Duca  di  Fiorenza 

ITota 

A  parlare  del  Tiziano  e  d'un  stupendo  suo  ritratto  in 
questo  modo  ci  voleva  tutta  la  sfacciataggine  dell'  Areti-i 
no,  della  quale  non  mancheranno  altri  esempi  in  questa 
raccolta.  Prima  dunque  che  Tiziano  andasse  a  Roma,  fu 
finito  il  ritratto  di  Pietro  Aretino  »  che  ora  conservasi 
Della  Galleria  dei  Palazzo  Pitti, 

N.'  CCXXXV 

Il  medesimo  a  Michelagnolo  Buonarroti  a  Roma.  Da 
Venezia  Novembre  iS^S  (^  Ardi.  e.  Strozzìana  filza 
■  33). 

È  originale;  la  firma  e  laposcritta  sono  di  mano 
delVAretino, 

Signor  mìo 
Nel  vedere  lo  sdiizzo  intiero  di  tutto  il  vostro  di  del 


CARTEGGIO    EC.    D'  ARTISTI  333 

gludicio,  ho  fornito  di  conoscere  la  illustre  gratia  di  Baf 
faello  ne  la  grata  bellezza  de  la  inventione.  Intanto  io 
come  battezzato   mi  vergogno  de  la  licentia  sì  illecita 
a  lo  spirito,  che  havete  preso  ne  lo  esprimerei  concetti, 
u'si  risolve  il  fine,   al  quale  aspira  ogni   senso    de   la 
veracissima  credenza   nostra.   Adunque   quel  Michela* 
gnolo  stupendo  in  la  fama,  quel  Michelagnolo  notabile  in 
laprudentia,  quel  Michelagnolo  ammirannoC^'cj,  ha  vo- 
luto mostrare  a  le  genti  non  meno  impietà  di  irreligione, 
che  perfettion  4i  pittura?  E  possibile  che  voi,  che  per 
essere  divino  non  degnate  il  consòrtio  degli  Luomini, 
haviate  ciò  fatto  nel  maggior  tempio  di  dio?    sopra  il 
primo  altare  di  giesù  ?  ne  la  più  gran  capella  del  mondo? 
dove  i  gran  Cardini  dela  Chiesa,  dove  i  Sacerdoti    ri- 
verendi,  dove  il  Vicario  di  Cristo  con  ceremonie  Cat- 
toliche, con  ordini  sacri  e  con  orationi  divine  confes- 
sano, contemplano  et  adorano   il   suo  corpo  ,.  il    suo 
sangue  e  la  sua  carne?  Se  non  fusse  cosa  nefanda    lo 
introdurre  de  la  similitudine,   mi  vanterei  di  bontade 
nel  trattato  de  la  Nanna  y  preponendo  il  savio  mio  ave- 
dimento  a  la  -indiscreta  vostra  conscienza ,  avenga  che 
io  in  materia  lasciva  et  impudica  non  pure  uso  parole 
avertite  e  costumate,  ma  favello  con  delti  irreprensibili 
e  casti  :  et  voi  nel  suggetto  di  sì  alta  historia  mostrate 
gli  angeli  e  i  santi,  questi  senza  veruna  terrena  hone- 
stà,   e  quegli   privi  d'ogni  celeste  ornamento.  Ecco  i 
gentili  ne  Io  iscolpire  non  dico  Diana  vestita ,  ma  nel 
formare  Venere  ignuda,  le  fanno  ricoprire  con  la  mano 
le  parti,  che  non  si  scoprono;  et  chi  pur  è  Christiano, 
per  pili  stimare  l'arte  che  la  fede,  tiene  per  reale  ispet- 
tacolo  tanto  il  decoro  non  osservato  ne  i  martiri  e  ne 
le  vergini ,  quanto  il  gesto  del  rapito  per  i  membri  ge- 
nitali, che  ancho  serrarebbe  gli  occhi  il  postribolo  per 
non  mirarlo.  In  un  bagno  delitiosó,  non  in  un  cfaoro 
supremo  si  conveniva  il  far  vostro.  Onde  saria  raen  vi- 
tio  che   voi  non   credeste,  che  in  tal  modo  credendo 


334  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

iscemare  la  credenza  in  altrui.  Ma  sino  a  qui  la  eccel- 
lenza di  sì  temerarie  maraviglie  non  rimane  impunita, 
poiché  il  miracolo  di  loro  islesse  è  morie  dela  vostra 
laude.  Si  che  risuscitatele  il  nome  col  far  de  fiamme  di 
fuoco  le  vergogne   de  i  dannati ,  et  quelle  de'  beati  di 
raggi  di  sole ,  o  imitate  la  modestia  Fiorentina ,  la  quale 
sotto  alcune  foglie  auree  sotterra  quelle  del  suo  bel  co- 
losso; et  pure  è  posto  in  piazza  publica  et  non  in  luo- 
go sacrato.  Hor  così  ve  Io  perdoni  Iddio ,    come  non 
ragiono  ciò  per  isdegno,  ch'io  hebbi  circa  le  cose  de- 
siderate; perchè  il  sodisfare  al  quanto  vi  obligaste  man- 
darmi ,  doveva  essere   procurato  da   voi  con  ogni  sol- 
lecitudine,  da   che   in   cotale   atto  acquetavate    la.  in- 
vidia,   che  vuole  che  non  vi  possin   disporre   se    non 
Gherardi  et  Tomai.  Ma  se  il  tbesoro  lasciatovi  da  Giu- 
lio, acciò  si  collocassero  le  sue  reliquie  nel  vaso  de  i 
vostri  intagli,  non  è  stato  bastante  a  far  che  gli    os- 
serviate la  promessa,  che  posso  però  sperare  io?  Ben- 
ché non  la  ingratitudine,  non  1'  avaritia  di  voi  pittor 
magno,  ma  la  gratia  et  il  merito  del  Pastor  massimo  è 
di  ciò  cagione.  Avenga  che   Iddio  vuole  che  la  eterna 
fama  di  lui  viva  in  semplice  fattura  di  deposito  in  l'es- 
sere di  se  stesso,  et  non  in  altiera  machina  di  sepol- 
tura in  vertù  del  vostro  stile.  In  questo  mezzo  il  man- 
car voi  del  debito ,  vi  si  attribuisce  per  furto.  Ma  con- 
ciosiachè  le  vostre  anime  han  più  bisogno  de  lo  affetto 
de  la  devotione,  che  de  la  vivacità  del  disegno,  inspiri 
Iddio  la  Santità  di  Paolo  ,  come  inspirò  la  beatitudine 
di  Gregorio,  il  quale  volse  inprima  disornar  Roma  de 
le  superbe  statue  degli  Idoli,  che  torre  bontà  loro  la 
riverentia  a  l'humili  imagini  de  i  santi.  In  ultimo,  se 
vi  fuste  consigliato  nell  comporre  e  l'universo  e  l'abisso, 
e '1  paradiso  con  la  gloria,  con  l'honoreet  con  lo  spa- 
vento abbozzatovi  da  la  istrutione,  da  lo  esempio  e  da 
la  scienza  de  la  lettera ,   che  di  mio  legge   il   secolo , 
ardisco  dire  che  non  pure  la  natura  e  ciascuna  benigna 


CARTEGGIO    EC.   1»' ARTISTI  335 

influenza  non  si  pentirieno  del  datovi  intelletto  sì  chiaro, 
che  hoggi  in  vertù  suprema  fanvi  simolacro  de  la  ma- 
raviglia, ma  la  Providentia  ^  che  vegge  il  tutto  ,  terrebbe 
cura  di  opera  cotale,  sinché  si  servasse  il  proprio  or- 
dine in  governar  gli  emisperi.  Di  Novembre  in  Vine- 

lia    MBLXV. 

Servitore  VArelino 
Hor  chio  mi  sono  un  poco  isfogato  la  colera  centra 
la  crudeltà  vostra  usa  a  la  mia  divotione,  et  che  mi  pare 
havervi  fatto  vedere  che  se  voi  siate  divino,  io  non 
so' d'acqua,  stracciate  questa,  che  anchio  Ibo  fatta  in 
pezzi,  e  risolvetevi  pur,  chio  son  tale  che  anco  e' Re  e 
gli  imperadori  respondan  a  le  mie  lettere. 
fDirezione)  Al  gran  Mich«il agnolo   Buonarroti  a  Roma. 

Nota 

La  data  della  lettera  mdlxv  è  sbagliata,  come  io  credo  , 
in  vece  di  mdxlv  ,  col  quale  anno  combina  ciò  che  al- 
trove ho  detto  del  Giudizio  universale  di  Michelagnolo. 
La  lettera  peraltro  è  stata  piegata  ed  in  conseguenza 
probabilmente  consegnata.  L'arroganza,  alla  quale  va. 
del  pari  l'assoluta  incapacità  di  comprendere  Michela- 
gnolo ,  sorprende  poco  in  bocca  di  Pietro  Aretino  ;  ma 
i  sentimenti  di  una  affettata  divozione  fanno  veramente 
stomaco.  Ed  in  fatti  nell'oggetto  stesso  della  pittura 
poco  s'mteressa  l'Aretino,  ma  assai  a  lui  importa  di 
vedersi  in  possesso  di  ciò  che  Michelagnolo  gli  aveva 
promesso.  Si  lagna  che  l'artista  non  abbia  badato  al 
suo  consiglio,  e  temendo  forse  una  simile  sorte  per 
questa  sua  lettera  ,  non  tralascia  di  aggiugnere  qualche 
parola  ingiuriosa  intorno  al  monumento  di  Giulio  IL 
Sapeva  quell'anima  svergognata  dove  si  potesse  pun- 
gere Michelagnolo  al  vivo,  il  di  cui  carattere  solo  .do- 
vrebbe bastare  contro  qualunque  sospetto. 

A  ciò  che  Pietro  Aretino  ardisce  di  pronunziare  con- 
tro Michelagnolo,  mi  giova  ora  opporre  la  descrizione 


536  CA&tEGGlO    EC.    D*  ARTISTI 

certamente  fedele  de'  costumi  di  Pietro  medesimo  fatta 
da  un  suo  contemporaneo: 

"  Havendo,  "  scrive  il  Pero  al  Pagni  da  Venezia  8  Gen- 
naio 1554,  "quella  fede  alla  bontà  di  V.  S. ,  che  si  può 
et  sì  deve  haver  in  un  amico  et  patron  di  già  molt'anni, 
ho  eletto  di  scriver  a  lei  più  presto  che  ad  alcun  altro 
quello  che  m'è  accaduto  con  Pietro  Aretino ,  con  quale 
ho  fuggito  di  trovarmi  da  qualche  mese  in  qua^  non  si 
riguardando  egli  in  mia  presentia  di  parlar  poco  hono- 
ratamente  del  patron  nostro,  né  posendo  ne  dovendo 
io  tollerarlo,  ma  il  diavol  ordinò  che  hieri  io  lo  tro- 
vassi in  casa  l'oratore  Ces ,  (?)  dove  è  stato  escluso  per 
i  suoi  ottimi  portamenti  circa  dua  mesi  ,  et  per  la  in- 
nata sua  sfacciatezza  hieri  v'era  andato,  et  appunto 
hiermattina  m'era  stato  detto  da  uno ,  che  frequenta  la 
casa  sua,  che  egli  haveva  in  una  buona  compagnia  usato 
dir  che  questa  impresa  di  Siena  sarebbe  un'impresa  d'un 
allevo  di  vedova  e  non  dun  figlio  del  Signor  Giovanni , 
con  aggiunta  di  mill*altre  poltronerie,  ma  in  tutto  questo 
non  li  harei  io  detto  cosa  alcuna ,  se  il  monslro  non 
fosse  stato  il  primo  a  mordermi,  con  chiamarmi  Signor 
Ambasciador  della  quaresima:  ond'  io  pieno  fino  alla 
gola  mi.  li  volsi  et  dicendoli:  Pietraccio,  Pietraccio,  tu 
vai  cercando  di  trovar  quello  che  tu  hai  meritato  del 
dì  che  tu  nasceste  ;  con  molte  altre  parole  degne  ben 
di  lui,  ma  non  forse  di  me:  però  questa  cosa  non  fu 
presente  l'Ambasciatore,  ma  di  dua  o  tre  altre,  egli, 
come  vilissimo,  cagliò  et  s'  andò  con  dio;  poi  disse  a 
quelli  che  l'accompagnavano  che  voleva  scriver  a  Sua  Ec- 
cellenza in  modo  che  in  termine  d  un  mese  io  sarei  rivo- 
cato  di  qua.  ho  voluto  che  V.  S.  lo  sappia,  rimettendo 
a  lei  queir  ufficio  che  le  par  da  far;  ma  certa  cosa  è  che 
questo  monstro  merita  tante  bastonate  ogni  dì  quanti  du- 
cati S.  Ecc.  111.  li  dà  l'anno,  non  cessando  egli  in  ogni  mo- 
do di  latrar  continuamente,  so  ben  io  che  l'Ambasciatore 
dell'  Imperatore,  informato  della  sceleratissima  vita  che 
ei  tiene ,  ha  disegnato  di  far  conscientia  a  Sua  Maestà 


CARTEGGIO    KG.  d'    ARTISTI  SS^ 

della  provisi'one  che  a  stanza  d'Antonio  di  Lena  li  ha 
data  già  molti  anni.  Loccasione  che  prese  questo  arci- 
monstro  di  sparlar  del  nostro  patrone  circa  questa  ira-!- 
presa,  fu  fondata  sul'avviso  che  qua  è  divulgato,  che  ì 
Senesi  hanno  ricuperalo  quello  che  io  non  credo  che 
sia.  "  (  Carteggio  di  Venezia  filza  8.  /.  e.  ) 

15  Settbr.  1554.  —  "  Credo  che  le  laude  datemi  da 
Pietro  Aretino  sono  di  poco  momento  appresso  il  pa- 
trone, et  a  me  basta  starne  in  capitoli,  perchè  l'essere 
lodato  da  un  suo  pari  mi  par  che  stia  più  tosto  per  nuo- 
cer che  per  giovar  "  (l.  c,J. 

24  Ottobre  155B  "  li  mortai  Pietro  Aretino  merco- 
ledì a  bore  3  di  notte  fu  portato  all'altra  vita  da  una 
cannonata  d'apoplexia,  senza  haver  lassato  desiderio 
né  dolor  a  nisSuno  huomo  da  bene.  Dio  li  habbia  per- 
donato. " 

Aveva  Pietro  Aretino  cinque  ducati  d' oro  il  mese  da 
Cosimo  I,  come  si  vede  da  una  lettera  del  14  Marzo 
1553,  nella  quale  egli  si  duole  che  tal  somma  non  gli 
sìa  pagata,  e  manda  un  sonetto  a  Cosimo  I  per  la  morte 
di  D.  Pietro  di  Toledo.  Contra  ciò  rappresenta  il  Pero 
già  a  tal'epoca,  che  160  ducati  dati  all'Aretino  sono 
gettati,  perchè  sparla  di  Sua  Excellenza,  e  dice  che  gli 
sono  dati  per  viltà  e  per  turargli  la  bocca ,  e  che  sono 
pochi  e  mal  pagati  (  l,  e). 

N."  CCXXXVI 

Supplica  di  Bartolomeo  di  Pietro  Gallo  alla  Signoria 
di  Siena  1545  (^Arch.  di  RiJ.  di  Siena  Scritture  con- 
cistoriali del  1 5 ^5  filza  78). 

È  autografa 

Illustrissimi  Signori  e  patroni  eto. 
Bartolomeo  di  Pietro  Gallo ,  scarpellino ,  ricercando 
già  sei  anni  sono  un  Antonio  Maria,  scarpellino,  con- 
dotto da  lui  a  lavorar  a  prezzo  certi   lavori ,  li   quali 

T.  u,  21 


338  CARTEGGIO   EC.  d'  ARTISTI 

haveva  preso  a  far  sopra  di  se ,  d' una  pietra  di  marmo, 
che  Ant.  Maria  havea  venduta  tra  molte  altre  senza  sua 
Jicentia,  in  cambio  di  ha  ver  il  debito  suo,  fu  da  esso 
con  molte  villane  parole  ing'iuriato  presenti  più  testi- 
moni ,  che  sono  ancor  in  essere .  né  bastandoli  questo 
fu  dal  medesimo  fogato  con  un  pugnale  in  mano  due 
volte,  e  poco  mancò  che  non  restasse  ferito  e  morto. 
Ultimamente    detto    Bartolomeo   non   potendo    più 
sopportare    la    ostinazione    e   troppa    violentia    d'Ant. 
Maria ,  per  sua  difesa   e    per  tenerlo  da  se  lontano  lo 
ferì  con  poco  suo   piacere  d'una  stoccata,  della  quale 
il  misero  morì.  Per  il  che  gli  è  stato  necessario  d'an- 
dar   peregrinando  con   molto    suo   danno    e   poca   sua 
colpa  fino  a  questo  ponto.  Al  presente  desiderando  di 
potersi  bora  mai  riposare,  e  per  mezzo  della  clemen- 
tia  e  misericordia  dele  S.  V.  ripatriare,  Quelle,  quanto 
più  humilmente  può,  prega  e   supplica   che  veduta    la 
humiltà  e  povertà  sua  et  ancora  la   qualità    del   caso, 
in  verità  degno  di  molta  compassione,  si   degnino   di 
condonarli  tal  delitto,  e  rimesso  in  casa  sua  possi  et  in 
publico  et  in  privato  fin  che  vive  render  loro  infinite 
et  inmortai  gratie.  Haverebbe  cercato  e  cercarebbedi  farla 
pace  con  le  genti  di  detto  Antonio  Maria,  ma  non  avendo 
persona  attinente,  non  sa  che  altro  far  che  racomandar- 
si  a  quelle  etc. 

N."  CCXXXVII 

Antonio   Lari  alla  Signoria  di  Siena.    Da  Roma   8 
Gennaio  i5^6  (  Arch.  e.  Lettere  Jìlza  69  ). 
È  autografa 

lllmi.  Signori  Signori  et  Patroni  miei  osservandissimi 

Per  una  di  lor  Signorie  II  Ime.  del  primo  di    questo 

ò  inleso  quanto  quelle  amorevolmente  mi  schrivano  e 

per  gratia  loro  avertendomi   delle   cose   di  Pitigliano. 

Cosa  veramente  che  mi  fa  ogni  dì  più  cognosciare  quanto 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  330 

quelle  per  mera  bontà  loro  mi  amino  ;  et  oltre  allo- 
brigo  ordinario  mi  obligono  tanto  magiormente  et  in 
publico  et  in  privato,  e  mi  confermano  nella  fede  che 
sempre  ho  havuto  in  ciaschun  di  lor  Signori  IH.  Mi 
dolgo  bene  non  esser  tale  che  gliene  possi  dare  merito, 
ma  non  potendo  altro,  almeno  non  sarò  ingrato  a  quelle 
con  tutto  il  cuore  ringratiarle,  et  in  ogni  lor  bisognio 
per  quanto  posso  offerirmele  paratissimo  a  i  lor  servi- 
tù, e  amarle  cordialissimamente  come  sempre  ò  fatto. 
Ma  sien  sicure  Quelle  che  se  quelli  omini  mi  voglion 
male,  che  questo  è  più  presto  per  malignità  loro,  che 
per  causa  che  nabino:  conciosia  che  non  si  potrà  mai 
trovare  che  io  facesse  in  particulare  dispiacere  a  per- 
sona ,  ne  in  detti  né  in  fatti ,  uè  pur  mai  entrasse  in 
casa  di  nissuno  né  a  mangiare,  bere,  né  per  dormire, 
o  cosa  che  le  progiudichi  o  all'  utile  o  all'  onore.  Ma 
sene  trovarano  bene  assai  che  non  potrianno  negare 
chio  non  gli  abbi  fatto  piacere,  favori,  prestato  denari, 
fattoli  careze  in  casa,  in  Siena  e  fuore  dove  so* stato: 
e  se  io  ò  servito  il  Signore  Conte  nelle  fortificationi , 
lo  servito  con  quella  fede  et  amore  che  s'aspetta  ad 
ogni  onorata  persona,  non  per  farlo  dispiacere,  e  tanto 
son  sempre  per  fare,  e  con  sua  Signoria  Illustrissima  , 
e  con  qualunche  altro  o  Signore  o  privato,  clie  si  de- 
gniarà  volersi  servire  di  me.  Credo  bene  che  questo 
iuditio  dell'andare  a  monte  auto,  l'abino  havuto  di  Ro- 
ma, perchè  l'animo  mio  era  tale  per  satisfare  a  V.  S. 
111.,  et  occorrendomi  lo  diceva  liberamente ,  et  loro  che 
vi  anno  delli  omini  che  con  me  fanno  el  domestico,  ne 
deveno  essere  slati  avisati  ,  però  questo  indilio  l'avevo 
havuto  prima  dal  Signore  Aschanio,  dal  Signore  Bertoldo 
e  da  omini  Illustrissimi  del  Conte;  e  anco.  Monsignor 
Rmo.  di  Carpi,  presente  Ms.  Alixandro  Sansedoni,  un 
dì  ne  disse,  quimto  al  provedere  a'  casi  miei,  non  so 
che  altra  provisione  farci  che  starne  lontano  quanto 
posso,  e  a  questo  fine  so' qua:  et  ogni  dì  mi  sapresen- 
tano  partiti  nuovi  in  italia  e  fuori .  però  per  anco  non 


34o  CAhTEOGlO  EC.  o'  ARTISTI 

mi  so'  resolulo  a  niente,  e  quanto  le  Signorie  V.  111. 
mi  volesse  dare  del  pane  coramodamente ,  per  l'amor 
ohe  ò  sempre  portato  alla  patria,  havendo  in  serviti© 
loro  speso  i  migliori  anni  della  mia  età,  molto  più  vo- 
luntieri  servirei  loro  che  altri  ,  perchè  almeno  ci  sa- 
rebbe l'amore,  et  anco  lor  Signori  sareber  certi  che 
qual  che  mangiasse  io,  non  lo  mangiarebbe  forestieri  : 
e  se  bene  ad  alcuni  è  parso  alcune  volte  che  li  danari 
delli' architetti  sono  spesa  vana,  però  e' può  accader 
de' casi  che  in  un  ponte  sanno  fare  tanto,  che  fanno  con- 
fessare a  quei  medesimi  che  le  utile  et  necessaria.  Que- 
sto lo  dico  acciò  che  quelle  conoschino  el  buono  ani- 
mo mio,  alle  quali  come  minimo  servitor  loro  baccio 
le  IH.  mani,  et  con  tutto  el  cuore  mi  raccomando;  et 
nostro  Signore  dio  semper  le  mantenga  felicissime. 

Di  Ruma  el  via  di  Gennaio  46 
Di  V.  I.  S. 

umil  Servitore 
Ant.  Maria  Lari 

(  Direzione  J  AUi  111.  Sri.  li  Sigri.  Conservatori  dello 
stato  et  di  Siena  patroni  miei  essermi* 

Nota 

Licenziato  dalla  repubblica  di  Siena,  e  rimpiazzato  da 
un  forestiere,  si  trovava  il  Lari  in  Roma  appresso  il  conte 
Giov.  Francesco  di  Pitigliano,  il  quale  era  stato  cacciato 
ad  istanza  del  conte  Piccola ,  suo  figliuolo.  In  circos- 
tanze più  prospere  aveva  conosciuto  e  servito  il  conte. 

N.o  ccxxxvm 

Il  medesimo  alla    stessa.  Da  Roma   5  Marzo   i546 
("Ardi.  e.  filza  e). 
È  autografa 

Illustrissimi   Signori,  e  Patroni  miei  osservandissimi 
Per  DOD  mancare  allobrigo  che  tengo  con  V.  111.  S. 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  34 1 

e  col  Signor  Conte,  havendo  per  altra   mia   avvisato 
quelle  come  gli  omini  di  Pitigliano  e  Soano  erano  stati 
chiamati  da  Sua  Santità,  per  questa  dico  a  quelle  che 
son  conparsi  14  omini  di  tutte  due  le  terre,  et  hanno 
produtto  uno  irafamatorio  di  molte  carte  dinanzi  al  pa- 
pa, dando  molti  carichi  al  Signore  Conte,  e  tra  li  al- 
tri ancor  ,  che  qui  fondano,  gli  dà  carico  nella  Roba, 
nelle  Donne  e  che  glia  ....  ;  diche  volendosi  el  conte 
alla  presentia  loro  inanzi  a  Sua  Santità  iustificare,  a  quella 
non  è  parso    in  modo  alcuno,  dicendo, che  non  è  one- 
sto che  Sua  Signoria  contenda  del  pari  e  con  suoi  va- 
salli,  e  che  appresso  à  Sua  Santità  e  iustificativi  modi,  e 
agli  omini    Sua  Santità   ha  fatto  un  gran   inbuETo ,    ri- 
prendendoli aspramente  dello  errore  et  excesso  che  han- 
no commesso,  concludendo  Bnalmente  che  e*  pensino 
in  ogni  modo  ha  vere  ada  vere  el  conte  Giovan  Francesco 
per  lor  patrone,  come  è  stato  e  come  el  dover  vuole, 
e  che  a  questo  si  risolvino  a   trovarci  modo,  perchè 
così  è  la  mente  sua.  Et  gì'  uomini  sbalorditi,   non  sa- 
pendo che  altro  dirsi,  risposono  che  ogni  cosa  era  per 
fare  che  piacesse  a  Sua  Santità  ,  escietto  che  questo»  ve^ 
dutp  il  papa  la  loro  ostinatione,  lo  repricò  che  non  si 
partissano  di  Roma,  e  che  ci  pensassero  bene,  e  si  ri- 
dursero  sinlo ,  perchè  così  era  mente  sua,  e  così  vo* 
leva  el  dovere,  e  quando  la  intendesseno  altrimenti,  che 
sarebe  la  ruina  di  quei  luoghi;  e  gli, esortava  a  dover- 
lo fare  prima  che  si  venisse  allarme,  perchè  in    tutti 
i  modi  vuol  che  el  Signor  conte  sia  padrone,  e  che  la 
prima  volta  che  li  parlariano   fu'sse_ resoluto,  per  anco 
non  sono  ricomparsi ,  r)è  S.  Sre.  ha  mandato  per  loro, 
e  non  stanno  di  buona  voglia,    ma  stanno  bene    osti- 
nati. Vedesi  che  contldano  assai  nel    cardinal    f.irnése. 
però  anco  el  conte  ci  conlìda  grandemente  ;  la  Signora 
Duchessa  di  piageza  Io  à  detto  gran  villania,  però  con 
tutto  questo,  ancorché  èl  munitorio  andasse  al* -Signor 
l!liccola,  Sua  Signoria  non  comparisce,  et  ha  schritto  al 


342  CARTEGGIO    ÉC.  d'  AUTISTI 

Cardinale  che  non  può  comparire ,  allegando  le  mede- 
sime ragioni  di  prima,  cioè  che  comparendo  sarebbe  la 
sua  ruina ,  e  che  non  si  vuol  perdare  quel  stato,  pure 
el  Conte  sta  di  buona  voglia  ,  perchè  egli  vede  che  el 
papa  carni na  bene.  Et  io  trovo  el  conte  a  ogni  dì  me- 
glio disposto  verso  le  Signorie  V.  IH. ,  et  del  medesimo 
parere  che  quelle  sanno. 

Quanto  alle  nuove  ,  per  quanto  ho  possuto  penetrare 
di  buon  luogo,  Sua  Maestà  sta  molto  in  collera  con  Sua 
Santità;  la  causa  non  la  potrei  bene  intendare,  perchè 
questo  l'intensi  sentendo  legiare  una  lettera  da  un  gran 
segretario  a  un  Signore  in  disparte,    e  quando  fu  alle 
cause  lesse  tanto  piano  che  io  non  possei  udire  ,  malie 
facile  a  inmaginarsela.  Una  sera  a  una  tavola  sentii  che 
un  Signore  si  lassò  uscir  di  bocca  queste  parole  :  E' non 
sarà  tutto  maggio  che  voi  vedrete  in  italia  rimuovare 
stati  di  tal  sorte  che  a  ongnìuno  parrà  un  mondo  nuovo. 
Io  so' andato  drìeto  a  questa  parola  più  che  ò  possuto, 
finché  ò  preso  ochasione,  e  ò  ardito  domandare  el  me- 
desimo, finalmente  ne  ritrassi:   non  lo  detto   a  caso  , 
con  qualche  altra  parola  che  mi  pareva  volesse  inferire 
anco  sopra  le  cose  di  Siena  e   masime   di  parte  della 
maremma,  ò  sentito  dire  a  un  gentilomo  che  el  Duca 
di  fìorenza  fa  8   Galee  .    Alcuni   gentilomini    fiorentini 
manno  detto  haverne  viste  4  finite,  cioè  2  galee  e  2 
galeotte:  0  sentito  una  sera  a  tavola  dire  a  un  Signore 
a  questo  proposito  (  parlando  sopra  le  cose   di   piom- 
bino) :  queste  galee  hanno  bisognio  dun  porto  ;  e   io 
per  intendere  dissi,  che  è  S.  Stefano;  allora  mi  fu  ri- 
sposto ridendo,  tu  ai  il  diavolo  adosso.  Dicesi  che  el 
papa  ha  mandato  segretamente  un  capitano  a  Civita  ve- 
chia  con  ordine  di  far  500  fanti.  In  Roma  è  Piero  Stroz- 
zi ,  evi  venuto  un  Monsior  di  Sottiglio.  (?)  ;  so'  ito  do- 
mandando a  molti   gentilomini  e  Signori ,    non  posso 
intendar  niente ,  escietto  che  un  Signor  che  mi  dice  per 
certo  non  farci  niente.  Circa  le    nuove   altro   per  ora 
non  mi  soviene.  Credo  che  non  sia  male  star  vigilante. 


CARTEGGIO    EC.    0*    ARTISTI  343 

Quanto  al  caso  mio,  111.  Signori  miei,  io  ho,  aviso 
che  le  mie  robe  sono  andate  male  in  sovano,  quali  sono 
per  più  che  70,  p  80  scudi  di  panni,  drappi  e  altre  cose 
huone,  evi  poi  libri,  disegni,  con  cierte  belle  cose  e 
utilissime ,  che  son  li  studi  miei  di  qualche  anno ,  che 
mi  sono  molto  dannose;  quali  stimo  senza  quelle  per 
pili  che  100  scudi  .  più  ò  parlato  a  questi  omini  e  mi 
dan  parole  0  fede  di  testimoni,  che  le  sanno  assai  bene 
quante  e  quali  le  erano.  Ò  ancora  la  risposta  di  chi  la- 
veva  in  mano ,  che  fa  fede  grande ,  talché  io  posso  met- 
tare  in  vero  el  tutto,  prego  le  III.  Signorie  che  con 
quela  magior  presteza,  che  si  può,  mi  voglino  far  gra- 
tia  d'una  lettara  calda  et  di  buono  inchiostro  al  Signor 
Niccola  et  alle  due  comunità  in  favor  mio ,  che  mele 
voglin  rendare.  Io  non  mi  son  levato  allor  fationi,  e 
non  maveva  a  torre  el  mio,  non  mavendo  causa  ;  e  que- 
sto è  uno  assasinamento  troppo  grande,  la  lettera  quelle 
potranno  indirizzarla  al  Signor  Sinolfo  Otterio,  e  Sua  Si- 
gnoria la  potrà  mandare,  o  per  via  di  So  vana:  e  harei  ca- 
ro saperne  la  risposta ,  perchè  quando  non  mele  voglia 
rendare ,  prego  V.  S.  111.  che  non  mi'  yoglin  mancar 
di  iustitia,  costà  ve  de  loro  omini  e  nel  vostro  domi- 
nio.è  del  bestiame;  qual  per  la  fede  che  ò  in  quelle, 
e  perchè  el  dovere  el  vuole ,  per  esser  quei  Signori 
iusti  e  ragionevoli  che  ei  sonno ,  sto  sicuro  che  non 
mi  mancaranfìo.  Et  io  come  minimo  et  umil  servitor 
loro  non  mancare  oltra  l' obligo  ordinario  essar  sempre 
ubidientissimo  a  ogni  V.  comando .  non  occorrendo  al- 
tro per  ora,  baciando  le  Illustrissime  mani  farò  fine,  di 
Roma  5  Marzo  46w 

Umilissimo  Servitore 
Anton  Maria  Lari 

(  Direzione  )  come  sopra 


344  CARTEGGIO    ÉC.  D*  ARTISTI 

N.*  CCXXXIX 

Antonio  da  S.  Gallo  a  Cosimo  I.  Da  Roma  22  Marzo 
154G  e  Ardi.  Mediceo  j  Carteggio  di  Cosimo  J.Jilza  S2). 

È  autografa 

Illustrìssimo  signore  mio  caro,  salute 
Havendo  io  inteso  come  V.  Ex.  fa  fare  certe  fontane 
al  locho  di  quella  di  Castello,  e  perchè  qua  se  ne  fatto 
di  molte  a  similitudine  di  certe  che  sono  attigoli  a  una 
villa  anticha  già  di  Vopischo,  le  quali  sono  adornate  con 
certi  tarteri  come  diaccioli ,  li  quali  si  criano  in  le  ca- 
dute delle  aque  et  maxirao  al  teverone,  et  più  belle 
alla  caduta  dellaqua  del  lago  Vellino,  la  quale  aqua  si 
è  grossa  quanto  mezo  arno,  e  cascha  una  altezza  mag- 
giore che  non  è  la  cupola  de  lìorenza,  a  uno  luogo  dit- 
to le  marmora  o  vero  murmura,  dal  mormorio  grande 
che  fa  ditta  aqua,  e  in  ditta  aqua  dove  cascha  si  cria- 
no questi  diaccioli  di  saxo,  come  ne  vedrà  questi  che 
io  mando  a  V.  Ex. ,  quali  sono  quelli  che  dice  plinio 
che  inello  exilo  dal  lago  Vellino  saxum  crescere,  non 
crescie,  ma  compone;  essendo  io  stato  là  a  fare  sbas- 
sare ditto  lago,  quale  inunda  li  campi  Reatini  e  dì  Can- 
talicie  et  dì  Cutiliano  e  di  Pie  di  luto ,  e  trovando  di 
queste  materie,  pensando  fare  cosa  che  sia  grata  a  V.  Ex., 
ne  ò  mandato  una  soma  a  quella  ,  in  oltra  cestoni  et 
uno  paniere  :  che  quando  lo  ^atìsfaccino  a  quella,"lo  fac- 
cia intendere  a  questo  mio,  che  fa  mia  faccindi  costì  in 
fiorentia,  che  si  chiama  Berto  scultore  ,  chi  sta  in  casa 
francesco  dassangallo ,  mio  cugino,  e  ne  potrò  mandare 
quella  quantità  che  quella  vorrà ,  perchè  presto  ò  io  a 
tornare,  perchè  tuttavia  si  lavora  a  sbassare  detto  lago, 
et  a  V.  Excell,  di  conti  novo  mi  rachomando.  di  roma 
di  questo  di  22  di  martio  1546. 

Servitore  di  V.  Ex.  antonìo  Sangallo 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  345 

K*  CCXL 

Pietro  Aretino  al  medesimo,  da  Venezia  6  Aprile 
1546  (  Jrcfi.  e,  filza  46). 
È  autografa 

Io  mi.  rallegro  de  la  reputatione  accresciutavi  da  la 
lettera  scritta  da  V.  Ecc.  al  collegio  ;  si  crede  quel  ma- 
riuolo  del  papa  che  il  Duca  Cosimo  sia  il  signore  asca- 
nio  alias  meza  candela  ?  e  che  fiorenza  non  habbia  altri 
denti  che  perugia?  benché  il  da  dovere  cane  ribaldo  non 
per  altro  si  compiace  nel  caso  de  lo  inguriar  tutti  i 
grandi,  che  per  salvare  la  sua  poltrona  stirpe  da  le  mani 
d'  ognuno:  imperochè  gli  offesi  da  lui,  eh'  è  lo  Iddio 
de  r  olTensioni ,  nelo  spettare  che  questo  o  quel  comin- 
ci a  tirar  giù ,  non  ci  si  dia  mai  principio ,  ma  faccia 
quanto  sa  eh  e  in  ultime  le  chimere  del  vecchio  tradi- 
tore saranno  i  buffoni  de  la  fortuna  farnese.  Hor  s'  egli 
istesse  a  me^  farei  vestire  una  frotta  de' battilani  da  dia- 
voli, et  faccendo  conto  che  quegli  schiericati  idoli  dei 
piagnoni  sieno  santi  antoni ,  gli  conciarci  in  modo  che 
la  loro  e  stolta  e  presuntuosa  e  fratesca  ostinatione  im- 
parerebbe che  cosa  sia  el  volere  stare  in  paradiso  con- 
tra  la  volontà  di  domenedio. 

Io  per  me  tremo  solo  a  pensare  che  sì  fatti  isgiagu- 
rati  habbino  tanto  bestialissìmo  animo. 

In  tatito  vengo  a  dirvi  che  son  sei  mesi  che  vi  man- 
dai el  mio  ritratto,  non  perchè  vedeste  me,  che  non  ne 
son  degno,  ma  perchè  la  bontà  vostra  se  deiettasse  de 
la  virtù  di  Titiano  che  il  merita,  ma  non  havendo  mai 
saputo  altro,  mi  penso  o  che  non  1*  haveate  havuto , 
o  che  non  vi  sia  stato  caro.  Se  non  I'  havete  havuto , 
consolatemene  col  farvelo  portare  inanzi;  e  se  non  vi 
è  stato  caro,  isvergognatemi  de  la  temerità  mia  coH'co- 
mandare  che  mi  si  renda:  perochè  teneva  richeza  de  la 
povertà,  in  cui  stento ,  un  così  fatto  di  pittura  miraco- 
lo, et  la  risolvo  che  merita  desser  legato  quel  matto..... 


346  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

che  dona  cosa  veruna  a  un  gran  maestro:  torre,  e  non 
dargli  bisogna  .  a  me  parve  dì  meritare  al  manco  un 
luogo  sul  carro  de  i  pazzi  trionfanti  acanto  a  Raven- 
na j  ma  nel  recarmelo  in  patienza  bascìo  etc.  etc. 

Nota 

U  espulsione  dei  frati  Domenicani  aveva  fatto  nasce- 
re delle  gravi  discordie  fra  Papa  Paolo  III  e  Cosimo  I, 
A  cagione  delle  gabelle  del  sale  si  erano  ribellati  Peru- 
gia ed  Ascanio  Colonna .  Perugia,  costretta  a  cedere , 
perse  de*  suoi  antichi  dritti ,  ed  Ascanio,  non  più  felice 
di  èssa,  si  vidde  spogliato  de'  suoi  piiì  forti  castelli, 

N:  CCXLl 

Cosimo  I  a  Pietro  Aretino.  Da  Firenze  3o  Aprile 
1546  (Arch.  e.  Minute  di  Cosimo  I  filza  9  ). 

A  Pietro  Aretino  a  dì  30  d'aprile  1546 
Il  rimedio  che  voi  mi  scrivete  che  si  deverebbe  usare 
alla  insolentia  dì  quelli  amici ,  è  tanto  beilo  et  sarebbe 
ancor  tanto  proficuo,  che  non  potrebbe  essere  senon  una 
somma  pietà  metterlo  in  executione .  ma  è  troppo  cosa 
vile  il  pensare  a*  casi  loroj  però  è  bene  metterli  nel 
dementicatoio,  e  haverli  come  se  proprio  e'  non  fussino 
al  mondo.  Io  non  vi  mando  questi  pochi  denari,  che 
vi  darà  lo  inbasciadore  a  nome  nostro  ,  per  ricogno- 
scimento  della  fatica  che  havete  fatto  nelle  lettere  tanto 
belle,  che  mi  havete  mandate,  perchè  in  fra  noi  non  van- 
no quelle  ricognitioni  che  si  sogliono  fare  alli  strani  e 
a  quelle  persone  coti  le  quali  none  altro  interesse,  ma 
perchè  veli  godiate  per  amor  mio  con  quella  buona 
voluntà  et  perfetto  amore,  che  voi  mi  portate,  e  sta- 
te sano. 


CARTEGÌQIO     EC.    D*    AUTISTI  347 

N.»  CCXLII 

Pietro  Aretino  a  Cosimo  I.  Da  Venezia  2  Mag-gio 
1546  *  C^rch.  e.  Carteggio  di  Cosimo  I.  filza   47  )• 
È  autografa 

—  È  forza  dirvi  che  il  Settembre  passato  Lorenzino 
corriere  insieme  con  una  mia  lettera,  stanpata  con  lal- 
tre,  vi  portò  il  mio  ritratto ,  aciò  che ,  secondo  vi  scri- 
vevo, comandaste  che  fussi  messo  ne  le  cucine  o  ne 
le  stalle ,  solo  perchè  anchio  mi  connumerassi  fra  i  suoi 
servi.  Ma  perchè  V.  Ecc.  era  fu  ora ,  et  el  ritratto  et  la 
lettera  diedi  al  Maggiordomo  di  quella,  et  perchè  il 
pitore  Salviati  mi  scrisse  che  sua  Signoria  nel  veder 
la  mia  effigie  disse  che  io  non  era  punto  invcchiato  , 
anco  a  lui  feci  una  lettera  nel  libro,  onde  meritavo  che 
si  degnasse  presentar  vela,  almeno  per  bonore  de  la  vir- 
tù di  Titiano. 

N°.  CCXLIII 

La  Signoria  di  Siena  a  Pietro  Cataneo.  Da  Siena  7 
Maggio  1 546  (  Arch.  di  Rìformagioni  di  Siena  Leu 
tere  della  Signoria  filza  ai6  ). 

A  Maestro  Pietro  Catanei  Architettore  e  Commissario 
in  Orbetello 

L'Imbasciadori  della  terra  nostra  di  Pereta  ci  dicano 
che  per  servitio  di  cotesta  muraglia  hai  comandato  25 
bomini  di  quella  terra ,  e  forse  sono  tutti  venuti  ;  ci  di- 
cano di  più  che  hanno  le  mura  in  parte  minate ,  et  ve- 
glino dar  principio  a  ripararle  e  murare,  e  perciò  hanno 
bisogno  degl'homini  loro,  e  così  ci  hanno  domandato 

*  La  lettera  porta  la  data  del  1 545  ,  ma' il  contenuto  mostra  ad  evidenza 
che  essa ,  come  tutte  le  altre  dì  questa  filza  ^  è  del   1 546.  Abbiamo  già 
XMtato  uà  altro  simile  sbaglio  oelle  lettere  precedenti  dell'Aretino. 


348  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI 

pratia.  noi  desideriamo  che  cotesta  fabbrica  si  segua ,  e 
quella  loro  non  si  habbandoni,  e  per  questa  haviamo 
deliberato  che  solo  ne  ritenga  otto  di  detti  homini,  e 
li  altri  rimandi  a  casa  loro  ;  con  questo  che  detta  comu- 
nità dia  principio  subbilo  a  murare,  come  dice  haver 
bisogno,  e  così  segua,  ilchè  vedrai  tu;  e  caso  che  non 
facci  questo,  ti  servi  di  quella  quantità  d' huomini  di 
quella  terra  di  quanti  barai  di  bisogno.  Mandarai  a  Ra- 
dicofani  a  far  patto  che  ti  mandino  in  fatto  sei  homini, 
quali  sonno  obligati  per  decreto  et  conventione  mandare 
e  ritenere  costì  per  servitio  della  muraglia  per  certo 
tempo,  e  non  hn vendo  altro  per  bora,  facciamo  Gne,  ri- 
cordandoti che  attenda  con  fede ,  cura  et  amore  etc. 

Nota 

Pietro  di  Giacomo  Cataueo,  Sanese ,  architetto  civile 
e  militare,  noto  come  autore  Dell'architettura,  è  caro 
alla  sua  patria  per  servigi  prestati  dopo  che  dal  Barbaros- 
sa  furono  devastati  vari  paesi  del  territorio  sanese.  Un  do- 
cumento interessante,  che  riguarda  la  di  lui  famiglia,  si 
trova  presso  il  Signor  Gius.  Porri  a  Siena,  alla  di  cui 
gentilezza  ne  devo  la  copia  seguente: 

Cristo  1564 

Conciosia  che  per  gratia  dell'Altissimo  i  Dio  sia  con- 
tratta nuova  parentela  et  affinità  infra  le  infrascripte 
parti,  cioè  che  il  provido  homo  Pietro  di  maestro  la- 
como  Catanei ,  architettore  e  cittadino  senese ,  dà  e  con- 
cede per  sua  vera  e  legittima  sposa  la  sua  cara  et  ho- 
nestissima  figlia  Augusta  al  nobile  et  honorato  giovane 
Adriano  di  Francesco  Giusi,  con  li  infrascripti  patti,  mo- 
di, capitoli  e  conventioni,  cioè:  In  prima  il  dicto  Pie- 
tro promette  e  si  obliga  che  dieta  Augusta  ali  debiti 
tempi  riceverà  dal  diclo  Adriano  l'anello,  e  consumerà 
il  sancto  matrimonio,  secondo  che  è  ordinato  per  la 
santa  Madre  Ecclesia  Romana. 

E  slmilmente  dicto  Adriano  promette  e  si  obliga  dare 
l'anello,  e  consumarà  il  santo  matrimonio >  come  di 
sopra  . 


CARTEGGIO    EC.    D'  ARTISTI  3^(j 

E  similmente  il  dicto  Pietro  si  obliga  e  promette  dare 
al  dicto  Adriano  per  dote  e  nome  di  dote  fiorini  mille 
cento  ,   di  lire  quatro    per  fiorino  di  denari  sanesi ,  in 
questo  modo  e  forma,  cioè   dugenlo  simili  quanio    li 
toccarà  la  mano,  fiorini  cento  in  donamenta,  quando  la 
menarà,  da  stimarsi  per  due  homini  comuni  si  come  si 
costuma,  e  fiorini  trecento  per  tenpo  e  termine  di  mesi 
dicotto  dal  dì  si  toccarà  la  mano,  fiorini  cento  per  ten- 
po e  termine  di  anni  quattro  prosimi  da  oggi,  edarli 
e  consegnarli  la  chiusa  e  beni  che  dicto  Pietro  ha  nel 
comuno  di  santa  colomba,  quali  erano  di  Silvio  Neri- 
ni,  per  la  stima  di  due  homini  comunemente  da  eleg- 
gersi  infra  diete  parti,  et  ogni  restante  che  mancasse, 
fatta  dieta  stima,  pagarli  e  sodisfarli  per  tutta  quadra* 
gesima  prosima  futura,  e  da  inde  in  poi  a  suo  piacere. 
E  perchè  li  dicti  primi  fiorini  dugento  potrebbe  essere 
non  bastassero  per  vestirla ,  che  dicto  Pietro  sia  tenuto 
et  obligato  promettere  e  pagare  al  mercante  da  chi  si 
levarono  i  drappi  a  conto  della  paga ,  che  si  ha  da  fare , 
per  tutta  quadragesima  tutto  quello  che  fusse  di  bispgnio 
per  (lieti  drappi,  e  di  tanto  infra  dette  parti  convennero 
e  réstorno  d'accordo,  obligandosi  dicto  Adriano,  quan- 
do la  menarà,  fare  lo  instrumento  di  dote  in  forma  di 
ragion'  valida  con  tutte  le  clausole  solite  e  necessarie, 
e  a  senno  del  savio  di  dicto  Pietro,  e  le  cose  predette 
le  dette  parti,  e  ciascuna  di  esse  per  loro,  loro  heredi 
e  successori  promessero  attender*?  et  observare  etc,  etc. 

In  Siena  questo  dì  9  di  Novembre  1564.  E  tutto  a 
laude,  honore  e  gloria  dello  Altissimo  i  Dio  e  della  san- 
tissima Trinità,  quali  per  loro  pietà  concedino  gratia 
che  il  presente  parentado  et  affinità  sia  a  lor' laude  e 
reverentia,  e  a  salute,  quiete,  pace  et  amore  delli  dicti 
sposi  e  di  tutto  il  parentado ,  alli  quali  si  degni  prestare 
longa  salutifera  sanità  e  longa  vita,  e  tutto  per  ogni 
miglior  modo. 

Io  Pietro  Calanco  sopradelto  affermo  e  son  contento 
a  quanto  di  sopra  si  contiene,  etc.  etc. 


35o  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

N."  CCXLIV 

La  medesima  a  Antonio  Lari.  Da  Siena  24  Maggio 
i546  (  Arch.c.  Lettere  e.  filza  211  ). 

A  Maestro  Antonio  Maria  I.ari  Architettore  che  si  truo- 
va  in  Pitigliano 

Desiderando  noi  che  la  muraglia  d'Orbetello  principia- 
ta si  tiri  avanti,  e  si  conduca  alla  sua  fine  e  conveniente 
perfettione  quanto  più  presto,  habbiamo  risoluto  scriver- 
vi queste  nostre ,  prendendo  sicurtà  del  opera  e  virtiì  vo- 
stra. Però  vi  diciamo  che  subbito  vi  conferiate  a  Orbe- 
tello ,  e  procuriate  che  decta  muraglia  si  segua  con  quel- 
r  ordine  che  vi  pare  ,  acciò  li  maestri  vi  si  trovano  non 
habbino  in  ciò  per  se  stessi  a  fare  qualche  errore,  ma 
denno  in  tutto  seguire  quanto  per  voi  le  sarà  ordinato. 
E  perchè  intendiamo  che  alcuni  muratori ,  che  si  truo- 
vano  costì  in  Pitigliano  e  in  Sorano  ala  fabrica  di  quel 
Signore,  si  deveno  partire,  vi  diciamo  che  vediate  din- 
viarli  a  Orbetello  a  fabricare  insieme  con  li  altri ,  che 
vi  sonno,  detta  muraglia ,  e  non  seli  mancarà  per  i  Com- 
missario nostro,  che  ivi  si  truo  va,  sodisfarlo  la  lor  mer- 
cè. E  dichiarandovi  meglio  la  mente  nostra  vi  commet- 
tiamo ,  come  vogliamo  che  con  detti  maestri  di  muro 
si  faccin  coraposilione  di  lavorare  a  tanto  la  canna  di 
muro ,  e  non  a  opera  ,  e  però  vedrete  a  che  prezzo  si 
possano  tirare  con  più  vantaggio  pnbblico  che  si  potrà, 
e  ce  ne  darete  avviso  con  vostre  lettere,  o  vero  a  boc- 
ca qua  nel  ritorno  vostro,  che  intendiamo  dovere  es- 
sere in  breve. 

Ultimamente  se  vi  verrà  bene  nel  ritorno  vostro  qua 
passare  per  montalcino,  ci  sarà  piacere  che  vi  facciate 
mostrare  dal  offitiale  e  priori  di  quella  Città  una  certa 
parte  delle  mura  dessa,  che  è  assai  debile  e  merita  re- 
stauratione  ;  però  procurarete  di  vedere  e  considerare 
il  tutto  e  la  spesa  necessaria  che  vi  si  potesse  fare,  e  ce 
1)6  darete  di  poi  ragguaglio ,  acciò  ci  risolviamo  a  quan- 
to ci  parrà  opportuno. 


CARTEGGIO    fCC.    t>'  ARTISTI  35 1 

N.*  CCXLV 

Cosimo  I  a  Pietro  Aretino.  Da  Firenze  4  Giugno  i5^6 
(  Jrch.  Med.  Minute  di  Cosimo  I filza  5  )» 

A  Pietro  Aretino  a  dì  4  Giugno  1546 
Ha  potuto  tanto  in  noi  la  affettuossissima  lettera  vo- 
stra  acconpagniata  con  la  medaglia,  che  voi  ci  havete 
mandata,  della  felice  memoria  del  Padre  nostro,  che  su* 
bito  domandammo  che  Francesco  Leoni  fussi  cavato  dì 
prigione  ;  e  volentieri  lo  haveremo  fatto  liberare  del  tut- 
to ,  se  noi  non  fussinio  soliti  per  la  iustitìa  e  per  non 
volere  il  preiuditio  del  terzo,  contradire  a  noi  stessi 
in  quelle  cose,  che  noi  alcuna  volta  grandemente  de- 
sideriamo :  che  potete  star  sicuro  che,  sicome  noi  havia- 
mo  amalo,  amiamo  ancora  Francesco  Leoni;  ma  le  legge 
e  gli  ordini  de'  magistrati  di  questa  nostra  città  ricer- 
cano per  giustificar  simil  querele,  maggior  rigorosità  an- 
cora di  quella  è  stata  usata  a  lui. 

Chel  ritratto  sia  simile  al  Signor  nostro  Padre ,  cene 
stiamo  al  iuditio  del  conte  Pier  Maria  e  vuostro ,  a'  quali 
so  che  lamore  ha  tenuto  e  terrà  sempre  fresca  la  me- 
moria di  lui.  state  sano. 

N."  CCXLVI 

Pietro  Aretino  a  Cosimo  L  Da  Venezia  la  Giugno 
i546  (Arch.  e.  Carteggio  di  Cosimo  I  filza  5o). 
È  autografa 

Suplico  col  core,  con  lo  spirto  et  con  lanimo  che 
venendo  Titiano  o  essendo  venuto  a  basciarvi  la  mano  , 
che  al  manco  se  gli  dica  che  il  mio  ritratto  sia  stato 
visto  da  V.  Ecc.  intanto  faccio  fare  di  marmo  la  testa 
del  Signor  Padre  (?)  et  la  vedrete  viva. 


35  2  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

N."  CCXLVII 

Il  vescovo  Tornabuoni  a  Giov.  Francesco  Lottini. 
Da  Firenze  2  Ottobre  i54G  (Arch.  e.  filza  5o). 
È  originale 

MagniGco  Messer  Gian  Francesco 
Questa  mattina  non  fini'  di  dirvi  tutto ,  dicolo  bora, 
io  domandai  a  S.  Excellenza  una   lettera  per   Michela- 
gnolo  ,  divino  scultore ,  che  fossi  di  credenza ,  e  pre- 
galo che  mi  dessi  autborità  e  comissione  di  prometterli 
gran  cose  per  farlo  tornar ,  sebben  fossi  il  farlo  de' 48 
senatori,  et  poi  che  ufizio  volesse,  e  perchè  io  non  vi 
dissi  nulla  ,  voi  non  lo  sapevi  ;  et  bora  che  velò  scrit- 
to, e  che  lo  sapete,  operate  anche  voi,  e  fate  quel  che 
in  questo  caso  vi  detta  l'animo  e  rimorde  la  coscienza. 
Di  Casa  il  2  di  Ottobre  1546 
(  Direzione  )  Al  Meo.  Ms.  Gian  frane.  Lottini  segret, 
di  S.  E. 

N."  CGXLVIII 

La  Signoria  di  Siena  a  Antonio  Lari.  Da  Siena  so 
Ottobre  i546  (Jrch.  e.  di  Siena  Lettere  e. filza  21 4)» 

A  Maestro  Antomaria  Architettore  così  fu  scritto: 
Confidandoci  noi  molto  nel  vostro  sapere  per  haverlo 
altre  volte  sperimentato ,  e  voi  amorevolmente  dimo- 
strato ,  siamo  forzati  per  la  presente  nostra  ricercarvi 
che  siate  contento  conferirvi  quanto  più  presto  fino  a 
Orbetello,  e  mostrare  al  nostro  commissario  ,  depula- 
io  sopra  a  quella  muraglia,  et  ancora  a  quelli  maestri 
muratori ,  in  che  modo  si  babbi  da  tirare  la  scala  se- 
creta ,  la  porticciuola  del  soccorso  e  le  feritoie  in  quella 
parte  dove  viene  la  porta  nuova,  perchè  siamo  avvi- 
sati dal  decto  nostfo  commissario ,  come  di  già  hanno 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  353 

gittate  li  fondarnenli  in  quel  luogo,  e  che  sarebbe  be- 
ne, prima  che  si  SjBguisse  più  avanti,  voi  vi  ci  confe- 
risse un  poco,  e  lo  desse  e  lassasse  un  poco  di  disegno 
come  si  babbi  da  fare,  acciochè  la  muraglia  stia  con  la 
satisfattione  e  perfettione  che  conviene,  che  a  noi  sarà 
grato,  e  a  voi  ne  tornerà  onore  e  lode:  siche  non  man- 
carete  sodisfarci  di  quanto  desideriamo}  che  cene  farete 
piacere  assai,  e  cene  mostraremo  ricordevoli  nell' oc- 
correntìe  vostre,  che  Dio  vi  contenti, 

N'  CCXLIX 

Antonio  Lari  alla  Signoria  di  Siena-  Da  Sorano  26 
Ottobre  i5^G  (  Jrch.  e.  Lettera  alla  Signoria  [fil- 
za 6g  ). 

È  autografa 

Illustrissimi  Signori  Signori  e  Patroni  mìei  osservan- 
dissimi. 

Per  via  Dorbetello  ho  ricevuto  una  di   lor   Signorie 
Illustrissime  de' 20  di  questo,  con  molto  piacere  per  la 
fede  che  quelle  per  gratia  loro  mostrano  hiverp  in  me. 
Di  che  non  possa  se  non  con  tutto   el   cuore  ringra- 
tiarle.  Ma  perchè  quelle  mi  dicano  che  io  devi  andare 
quanto  più  presto  a  orbetella  per  dare  ordine  al  corn- 
missario  loro  di  quanto  à  da  fare  intorno  a  tal  fabrica , 
in  risposta  dico  a  quelle  che  già  ci  so'  stato  più  volte , 
e  ho  ordenato  e  messo  in  carta,  e  fatto  mettere  in  opera 
ai  maestri  quanto  sa  da  fare,   e  di  tal  fantasia  ne  fui 
inventore,  come  è  cosa  nota,  e  per  ultimo  questa  state 
vi  andai  pure  per  Iettare  di  lor  Signorie  lUu^trissiine, 
e  mi  vi  fermai  eerti  giorni,  ordenando  quanto  mi  pa- 
reva che  in  quella  e  anco  In  due  altre  stagioni  si  po- 
tesse fare,  e  informai  benissimo  e  maestri  e   anco   el 
commissario  che  ci  aveva  assistare,  e  in  la  propria  ope- 
ra disegniai  la  porta  del  soccorso  over  falsa,  una  sor- 
tila torniere  (  ?  },   via  cuperta  per  quelle  in  luogo  di 
T.n,  23 


354  CARTEGGIO    EC.    H*  ARTISTI 

contramiue  ,  finestre  over  feritoie  allusanza  come  ia 
tutte  le  altre  bene  intese  forteze  s*usa,  e  el  cordone 
detti  le  alteze,  e  finalmente  quanto  per  me  fu  cono- 
sciuto necessario,  e  in  servitio  eonor  loro  approposito, 
con  quella  fede  e  amore  che  saspetta  a  ogni  buon  figlio 
e  servitor  loro,  di  che  mi  dovarei  maravigliare  che  o 
i  maestri ,  o  chi  nà  cura ,  non  labbi  tenuto  a  mente , 
quando  io  non  provasse  e  sapesse  che  con  la  presentia 
mia  continua  apena  dico  i  pratichi  se  ne  fan  capaci . 
non  so  adunque  come  si  è  possibile  che  quelle  credino, 
mutando  a  ogni  stagione  maestri  e  nuovi ,  che  le  cose 
loro  possino  andar  bene;  io  non  dico  questo  per  vo« 
lere  insegnare  a  quelle  ,  perchè  so'  piiì  che  cierto  che 
in  ogni  loro  ationi  son  prudentissime.  e  di  gratia  quelle 
non  la  piglin  per  questa  via,  ma  credin  pure  che  la  spe- 
rienlia  minsegna,  e  l'amore  grande  che  io  porto  alla 
patria,  allo  illustrissimo  magistrato  vostro  e  particu- 
larmente  a  ciaschun  di  lor  Signorie,  mi  stregnie  a  diìr 
cosi,  e  se  io  fusse  potente  a  poterlo  fare,  io  le  dico 
certissimo  che  col  mio  proprio  ,  senza  dare  alcuna 
spesa  al  publico,  vandarei  e  starevi,  finche  io  cono- 
sciese  che  vi  fusse  bisognio  di  me  ,  come  ognuno 
dovaria  ;  ma  io  so  che  quelle  sanno  che  io  noi  posso 
fare,  per  non  bavere,  ne  haver  chi  mi  dia;  però  in 
quanto  potrò ,  non  mancarò  mai  servirle  dovio  sarò. 
E  perchè  al  presente  sto  molto  occupato  in  questi 
due  luoghi  con  24  maestri  muratori  intorno  ,  e  an- 
co so' in  procinto  de  cavalcare  e  ora  per  ora  assai 
lontano,  conosciendo  non  potere  così  ora  essere  là, 
non  ò  mancato  mandare  di  nuovo  el  modano  del  cor- 
done, e  ricordare  a  lor  commissario  quanto  gl'avero 
già  detto,  e  disegniate  e  dove  e  come,  come  anco  aver- 
tirlo  di  quanto  ha  da  fare  per  non  perdar  tempo  inu- 
tilmente in  la  mia  assentia  e  fino  al  mio  ritorno  o  al- 
tro aviso .  prego  ben  le  Illustrissime  S.  V.  che  mi  per- 
donino ;  perchè  per  adesso  me  necessario  far  così  per 
non  poter  fare  altro.  E  voglin  credare ,  perchè  così  èl 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  355 

verOj  che  io  so' volonlaroso  di  servirle,  come  sempre 
che  me  ne  sia  dato  occasione  Io  niostrarò.  Alle  quali 
umilmente  mi  raccomando  ^  baccìandole  le  Illustrissime 
mani. 

Di  Sorano  el  26  dottobre  del  46 

D.  V.  Illustrissime  Signorie  Umilissimo  Servitore 

Anton  Maria  Lari 

( Aroh,  e.  Registro  di  Lettere  della  Signoria  N." 
214).  A  Antonio  Lari  (il  dì  xii  di  Novembre  1546)  si 
scrisse  che  in  fatto  si  conferisca  a  Orbetello,  e  dia  or- 
dine che  giù  ....  (vi  manca  ogni  restante  j  essen- 
dovi uno  spazio  in  bianco). 

N."  CCL 

Denunzia  de*  beni  di- Domenico  Beccafun^i.  Da  Siena 
i546  {Arch.di  Siena j  Denunzie  N  \i(S). 
È  originale 

Dinanzi -da  voi  e  spetabili  citadini,  chiailìati  da' nostri 
Mangnifici  Singnori,  si  dà  per  Maestro  Domenico  di  Pa- 
ce dipetore  chome  mi  trovo  li  fra  scritti  beni,  e  prima 

Una  chasà  per  mio  abitare  cho  la  fameglia,  posta 
ne  la  chotrada  de' maestri,  populo  dela  badia  a  l'aròho  ; 
e  trovomi; 

2  chasette  in  detta  chotrada  e  detto  populo  per  api- 
gionare,  di  pocho  valore,  una  posiscocela  nel  chomuno 
di  sa  pulinare  di  pocho  frutto:  una  pocisconcela  à  uno 
bu  cho  pocho  frutto,  nel  chomuno  di  munistero,  detta 
le  cerchiala,  in  chapo  a  l'ano  siamo  giiì  e  su,  chosa 
magra,  trovomi 

2  e  staia  de  chastangnietto  In  montangnia ,  in  luocho 
detto  simignano. 

Da  più  persone  mi  trovo  debitto  scudi  25  d'oro,  da 
una  persona  mi  trovo  da  rischuotare  ^-—  scudi  40  in  cìr- 
cha.  trovomi  vechio  cho  la  dona  e  3  figlie  femenine  di 


356  cÀHrECGlo  ec.  d'  artisti 

11  e  13  anni,  e  uno  6glio  mastio,  a  vostre  Signorie  mi 
racboniando. 

Nota 

"  Lelia  a' dì  mi  d'Aprile.  ^' 

N.*  COLI 

Francesco  da  San  Gallo  a  Loren2o  Pagni.  Da  Firen- 
ze 8  Gennaio  iS^'j  (  Arch.  Med .  Carteggio  di  Co- 
simo I  filza  ^i  ). 

È  autografa 

Francesco  Sto.  Gallo 

Al  Magnifico  Messer  Lorenzo  salute,  fu  qui  lo  scar- 
pelino ,  ed  ebbe  tucti  li  modani  e  li  disegni  ;  e  così  sì 
atende  a  solecilare,  né  mancherà  di  nulla,  così  mi  pro- 
mete: ed  io  di  quello  che  a  me  sapnrterà  non  mancherò, 
che  sono  desideroso  servir  V.  S. 

Apresso  trovai  M«sser  Doraitiano,  e  mi  lese  quello 
che  da  S.  Ex.  aveva,  e  che  in  fiorenza  segli  ricordasi; 
et  così  aspettrò  quel  tempo. 

Apresso  e' potrebbe  esere  che  V.  9.  avesi  a  fare  una 
lettera  al  vece  Re  per  conto  di  quel  opra  di  monte  ca- 
sini della  sepoltura  del  magnifico  piero  de  medici  ;  • 
et  perchè  V.  S.  sia  informati  avendo  a  scrivere ,  i  frati 
di  monte  casini  erano  debitori  della  casa  de' medici  di 
sedici  mila  ducati,  e  convennno  con  papa  cremente  di 
fare  la  sepoltura  al  corpo  del  Magnifico  piero,  che  è 
là  su  in  diposito,  ed  in  deta  sepoltura  dovere  spende- 
re 4000  milia  ducati ,  ed  erano  cancelati  li,  16  mila;  h 
fata  luta  lopera,  e  mancha  le  statue,  che  è  il  morto  ed 
dua  altre,  anno  sborsato  i  frati  una  parte  per  dette  sta- 
tue ,  e  ora  non  vogliono  fare  altro ,  ed  così  s' anno  dato 
parole  già  da  la  morte  di  cremente  insino  a  ora.  V.  S. 

*  Della  cappella  dedicata  all^  memoria  di  Pietro  de'  Medici  a  M<<nle  Cas- 
•mo  esiste  la  piauta  collo  spaccato  fra  i  disegni  archìtettoni«i  nella  Galle- 
ria degli  UiEzi  «egaaUu  Àatonio  da  Sangallo  Architetto  ~  fiofeat. 


CARIEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  SS^ 

è  informata  di  quello  che  ocorendo  può  iscrivere,  ch'io 
ho  fato  buona  parte  delle  statue;  non  le  posso  finirò, 
non  è  finita  l'opra  ,  sio  non  mi  vaglio  di  quello  che 
potrei,  altro  non  dirò,  salvo  che  a  quella  mi  racoman- 
do  ;  che  se  quella  à  comisione  di  scrivere,  vi  priegho 
che  mei  facia  dare  aviso:  ed  a  quella  mi  hofero  e  ra- 
comando. 

Bene  valete,  addi  8  Gennaio  1546 

In  fiore nza 
(La  direzione  è  lacera):  k\  Mollo  Magco.  M.  Lorenzo 
sec°.  del  Sor.  Duca  di  firenze. 

N.°  CCLII 

Don  Lorenzo  abate  di  Monte  Cassino  a  Cosimo  I, 
Da  Monte  Cassino  i  Febbraio  i547  T-^''^^*  Med.  Car- 
teggio di  Cosimo  Ijilza  5i  ). 

È  origina/e 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor 
Per  litera  di  V.  III.  Eccellentia  havemo  inteso  il  de- 
siderio la  tiene  che  si  fenischino  quelle  statue  prenci- 
piate  da  Maestro  Francesco  Sangallo  per  la  sepoltura  del 
Magnifico  Piero,  alche  non  solo  semo  obligati,  ma  obli- 
gatissimi ,  sì  per  la  conVentione,  qual'è  fra  il  ditto  Mae- 
stro Francesco  et  noi,  sì- ancora  et  molto  più  per  gli 
infeniti  béncfitii,  quali  la  Religione  nostra  ha  sempre 
continuo  riceputi  da  questa  casa  Illustrissima  de'  Medi- 
ci. Ma  molto  più  assai  ancora  seti  tenemo  obligati,  quan- 
do ben  non  vi  fosse  altra  conventione,  solamente  per 
far  cosa  grata  a  V.  Illustrissima  Eccelentia,  sichèìanimo 
nostro  è  deliberato  totalmente  di  mandare  a  perfettio- 
ne  tale  opera,  quando  ben  ce  andasse  quanto  havemo  al 
mondo  et  la  vita  ancora,  et  per  tal  eCfetto  havemo  dato 
ordine  al  Abbate  di  Abbadia,  già  passato  un  mese,  che 
pagasse  al  ditto  Maestro  Francesco  scuti  cento  d'  oro , 
quali  noi  havemo  resposti  in  Roma  per  il  monasterro 


358  CAllTEGGlO    EC.    D*  ARTtSTl 

di  la  Badìa;  el  a  questa  bora  esso  Maestro  Francesco 
viene  haver  receputo  da  noi  circa  seicento  scuti  in  tutto, 
et  per  l'a venir,  secondo  che  andarà  lavorando,  non  man- 
caremo  in  darli  dinari  ,  purché  presto  finischi  lopera, 
delchè  ne  senio  desiderosissimi,  et  dal  canto  nostro  non 
mancarà.  altro  non  ce  occorr'  se  non  ec.  del  Sacro  Mo- 
nasterio  di  Monte  Casino  il  primo  di  febraro  1547. 

Di  Vostra  Illustrissima  et  Excellentissiraa  Signoria  mi- 
nimo Servitore 

Don  Laurentio  Abbate 
Casinense 

Nota 

In  margine  è  notato  di  mano  di  Cosimo  I  :  al  pagni 
che  ci  parli. 

N/  CCLHI 

Il  Vignola  agli  Ufiziali  di  S.  Petronio  a  Bologna.  Da 
Bologna  i  Febbraio  i547  {Arch.  della  Fabbrica  di  S. 
Petronio  11.  C.  Fascicolo  B). 

È  autografa 

I.  H.  S.  in  nomine  Domini  a  questo  dì  primo  di  Fe- 
braio  1 547 

Molto  Magnifici  Signori  et  Patroni  miei  sempre  osser- 
vandissimi, per  baver  lacomo  Ranuzzo  scritto  alcune 
cose  contra  il  disegno  fatto  da  me  per  la  facciata  di  Sto. 
Petronio,  gli  accomodare  particolarmente  le  risposte, 
come  qui  di  sotto  quelle  vederanno,  acciò  V.  M.  S. 
restino  chiare  del  processo  mio  in  tal  disegno. 

Io  ponerò  da  banda  la  querella  che  fece,  ch'io  gli 
delti  un  disegno  a  misurare,  quale  non  è  quello  istesso 
ch'io  mostrai  à  V.  S. ,  imperò  che  da  quelle  in  faccia 
fu  chiarito  in  contrario .  venendo  al  primo,  egli  dice  es- 
ser nel  mix)  disegno  infiniti  errori  ;  et  il  primo  essere 
che  manca  piedi  quattro  nella  quantità  della  larghezza 


CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI  359 

de'piedi  cento  sessantacinque,  li  dico  s'egli  havesse  con 
diligenza  misurato  la  larghezza  della  chiesa  a  parte  per 
parte ,  come  ho  fatto  io  ,  in  tanta  quantitade  non  ha- 
veria  trovato  difetto  di  misura. 

Ma  non  volendo  star  su  questo,  vorrei  che  mi  di- 
cesse che  quando  questo  difetto  fosse ,  se  questo  si  deve 
ascrivere  a  errore;  imperochè  non  è  consuetudine  de' 
aichitetli  dar  un  picei  disegno  talmente  in  proportione 
che  s'habbia  a  riportare  de  piccolo  in  grande  per  vigor 
de  una  piccola  misura ,  ma  solamente  si  usa  far  li  di- 
segni per  mostrar  linventione;  et  quando  sono  appro- 
bati  per  boni,  segli  scrivéno  particularmente  le  pro- 
portioni  et  misure  de' numeri,  come  esso  puote  vedere 
cbio  ho  fatto  nel  profil  della  facciata. 

Secondariamente  egli  dice  ch'io  voglia  rimovere  et 
guastare  tutti  li  bassamenti  dinanzi  dàlia  chiesa;  io  gli 
rispondo  che  non  voglio  né  mover  né  guastare  cosa 
alcuna,  eccetto  se  non  bisognasse  rimovere  et  conciare 
quella  parte  verso  il  salare ,  altrimente  non  intendo 
quel  che  si  voglia  dire. 

Terzo  egli  dice  chio  voglio  guastar  le  pillastrate  della 
porta  grande;  le  ^/cj  rispondo  ch'io  non  intendo  guastar 
tal  pillastrate,  ma  bisognava  che  egli  aprisse  gli  occhi  e 
considerasse  ch'io  gli  ho  disegnato  in  duoi  modi,  luno 
intl  modo  che  stanno,  laltro  nel  modo  che  a  me  pare 
dovessino  stare,  rimettendomi  al  iuditio  delli  periti,  et 
più  dice  che  io  voglio  alargare  gli  pillastri*  che  sono  tra  le 
capelle  et  le  nave  piccole:  in  questo  logli  rispondo 
ch'egli  non  intende  il  mio  disegno,  perchè  io  non  vo- 
glio né  allargare  né  movere  detti  pillastri,  ma  ben  vo- 
glio o  intendo  ristrengere  et  mettere  al  luoco  suo  gli 
duoi  pillastri  che  sono  tra  la  nave  grande  et  le  piccole, 
perché  sono  in  piede  di  soperchio  in  larghezza,  nò 
sono  al  luoco  suo ,  com'io  scrissi  nelli  miei  primi  dis- 
corsi fatti  sopra  detta  fabrica,  et  approbati  per  lui  di- 
nanzi alli  Signori  Officiali  di  quel  tempo. 

Quarto  io  gli  rispondo  che  delli  cantoni  angolari  non 


3C)0  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

è  errore  a  poner  le  colonne  tonde  sopra  li  piedestalli 
angolati,  Perciochè  gli  è  consuetudine  fra  tutti  li    ar- 
chitetti del  mondo  a  poner  le  coione  tonde  a  stilobati 
quadri,  che  sono  pur  angolati;  et  se  lui  havesse  ben  con" 
siderato  la  forma  di  detto  cantone,  ritroverebbe  esser 
cavata  di  una  forma  quadra,  et  per  più  vaghezza  esserli 
stato  fatti  li  spigoli  ad  esser  più  somigliante  al  moderno. 
Quinto  ei  dice  chio  pongo  gli  capitelli  suli   pillastri 
duoi  terzi  più  piccoli  delia  base  :  in  questo  puossi  co- 
noscere egli  esser  privo  de  ogni  condìtione  di  architet- 
tura .  ei  piglia  uno  stilobate  over  piedestallo  con  la  sua 
base  per  simplice  base,  et  dice,    per  quanto  io   posso 
intendere,  chel  sopradetto  capitello  vorebbe  esser  come 
tutto  il  bassamento,   che   è  piedi  dieci;  e  certamente 
sarrebbe  un  bel  vedere  un  capitello  sopra  una  coIona 
di  larghezza  di  piedi  3  et  di  altezza  di  piedi   30,   che 
venirebbe  a  esser  il  terzo  del  altezza  della  coIona  .  et 
questa  foggia  di  architettura  io  non  saprei  giudicar  dove 
esso  r havesse  pescata,  s'ella  è  antica  over  moderna, 
o  se  pur  di  sua  pura  inventioné. 

Sesto  egli  dice,  ch'io  pongo  architrave,  freggio  e 
cornice  doriche  sopra  li  capitelli  moderni  ;  di  questo  ne 
lascierò  far  juditio  alle  S.  V.,  s'egli  ha  cognitione  de 
ordine  dorico,  over  moderno,  et  acciò  che  quelle  pos- 
sano meglio  conoscere  et  iudicare,  io  ho  disegnato  qui 
sotto  lordine  dorico  segnato  A,  et  lordine  moderno  se- 
gnato B,  che  è  rapportato  da  quel  che  è  sul  disegno 
ch'egli  dice  essei;  dorico,  et  dice  esser contra  ogni  ra- 
gion di  architettura,  massime  di  vilruvio. 

Quanto  alla  settima  parte,  ei  dice  ch'io  muto  occhi 
in  finestre,  e  le  finestre  in  occhio  contro  alla  volontà 
et  parer  del  primo  fondatore;  a  questo  io  gli  rispondo 
che  a  voler  metter  in  proportione  tutto  lordine  della 
facciata,  come  ricerca  la  bona  architettura,  non  sono 
al  luoco  suo,  perciochè  gli  occhi  che  rispondeno  sotto 
alle -nave  piccole,  rompeno  il  primo  ordine  della  fac- 
ciata, che  va  in  altezza    de   piedi    46;  similmente   la 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  36 1 

6nestra  sopra  la  porta  grande  nella  nave  di  mézzo  sca- 
vezza il  secondo  ordine,  et  più  scaveza  el  frontespicio 
della  chiesa.  Per  questo  non  mi  pare  esser  errore  d'acco- 
modar dovè  la  finestra  un  occhio,  et  dove  sono  gl'occhi 
le  finestre,  per  schifare  il  sopraditto  interrompimento  ; 
pertanto  io  creddo  s*esso  primo  fondatore  fosse  in  vita, 
con  manco  fatica  se  li  farebbe  conoscer  et  confessar  li 
errori,  che  per  causa  di  quel  tempo  ha  comesso,  e  non 
di  lui,  perciò  che  in  quel  tempo  non  era  ancora  rifor- 
mata la  buona  architettura  in  luce  come  alli  nostri  se- 
coli, et  acciò  V.  S.  posseno  conoscer  la  verità,  io  ho 
fatto  novamente  il  disegno  del  dentro  della  facciata  con 
le  sue  mostre  delli  ornamenti  et  con  l'occhio  ^t  fine- 
stre accennati  dalla  banda  destra,  coni' io  intendo  di  far, 
dolla  sinistra  come  stanno,  et  messo  al  luoco  suo,  per 
il  che  si  può  conoscer  lo  antedetto  rompimento  delli 
ordini  antedetti. 

Alla  ottava  parte  rispondo  ,  che  la  finestra,  ch'egli 
dice  eh'  io  fo  più  alta  sotto  le  volte  piccole  piedi  3  onze 
6,  io  dico  che  a  voler  compiassare  e  metter  in  bona  for- 
ma et  ragion  di  architettura  tutta  la  facciata ,  come  di 
sopra  ho  detto ,  non  si  può  mettere,  altramente ,  et  a 
questo  provedo,  come  nd  profil  della  facciata  ho  mor 
strato  a  V.  M.  S. ,  et  ancora  in  modello;  et  per  que- 
sto non  rrii  pare  che  si  habbia  da  conquassare  et  dif- 
formare  tutto  lordine  della  facciata  per  sì  piccol  causa , 
massime  potendoli  prò  vedere  con  sì  bel  modo,  che  ser- 
ra non  manco  iudicata  fatta  in  arte  che  sforzata  mente, 
in  quanto  alla  larghezza  sua,  io  intendo  che  habbia  a 
essere  di  p.  9, ,  come  sono  le  porte  piccole ,  che  sono 
al  dritto  di  dette  finestre  ;  et  in  questo  io  non  so  dove 
mi  ritrovassi  mai  uno  architetto  che  mi  riprendesse 
ch'io  facesse  più  piccola  una  finestra  che  una  porta. 

El  simile  rispondo  alla  nona  parte,  del*  occhio  sopra 
la  porta  grande  debbe  esser  della  larghezza  di  essa 
porta,  così  haveranno  tutti  li  lumi  rispondentia  et 
consonantia ,  come  commanda  la  buona  et  ben  intesa 


36 a  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

architettura.  In  quanto  ei  dice  che  sarrà  appresso  al  sot- 
tarco di  p.  4,  in  questo  gli  rispondo  che  non  debbe 
sapere  o  intendere  quanto  habia  da  andar  alta  la  nave 
di  mezzo j  percjochè  l'occhio,  ch'io  ho  designato  in 
detta  facciata,  è  discosto  dal  sotto  arco  da  p.  8,  et  non 
4,  com'egli  dice,  et  questo  si  conosce  nel  profil  della 
facciata  che  ho  designato.  In  quanto  ei  dice  che  par  un 
festone,  io  indico  che  nel  suo  paese  si  debbono  usar  di 
gran  santi,  poiché  vuol  far  le  feste  di  tanta  grandezza.  — 
Alla  decima  parte  non  li  rispondo  altramente,  per- 
chè mi  pare  di  superchio,  perchè  già  è  detto  la  causa 
perch'io  rimovo  occhi  e  finestre. 

Similmente  al' undecima  parte  gli  rispondo,  che  non 
volendo  far  la  finestra  per  la  causa  sua  detta ,  non  la 
vengo  in  occupar  altramente  con  le  pillastrate  over 
antey  come  ei  dice,  perciochè  non  vi  hanno  da  essere; 
et  in  questo  mi  par  che  lui  habbia  messo  di  superchio, 
perchè  egli  à  messo  uria  cosa  tre  over  quattro  volte 
per  far  la  cosa  grande,  et  mostrar  quella  sua  infinità 
che  diceva. 

Alla  duodecima  parte,  nella  parte  di  dentro  dove  egli 
dice  eh'  io  voglio  fare  un  corritore  sopra  gli  archi  gran- 
di, che  sono  alti  da  p.  70,  a  questa  parte  non  gli  saprei 
rispondere,  perchè  malamente  posso  intendere  quello 
che  si  voglia  dire,  perciò  chel  nomina  in  molti  luochi 
una  cosa  per  un'altra,  com'è  a  nominar  le  navi  pic- 
cole per  le  grande,  et  come  è  a  dire  chel  corritore  va 
alto  p.  50  da  terra  ,  et  che  va  sopra  gli  archi  grandi 
antedelti  di  p.  70:  et  ancora  dice  se  gli  havesse  havuto 
da  andare,  gli  haverebbono  lasciate  le  morse  come  nella 
facciata  di  fuori;  et  non  ha  tanto  iudicio  che  conosca 
che  non  è  anchora  fatta  la  muraglia  in  quella  altezza, 
perciochè  al  presente  vi  sono  gli  chiavoni  che  sostengo- 
no il  coperto  della  nave  grande,  ma  perchè  non  occorre 
al  presente  il  parlar  del  di  dentro  di  san  Petronio,  non 
dirò  altro ,  se  non  che  occorendo  io  sono  huomo  per 
renderae  conto  et  non  parlare  a  vento,  ma  con  ragione. 


CARTEGGIO    EC.  d'    ARTJSTI  363 

Alla  terza  decima  parte  non  gli  rispondo' altro,  se  non 
quel  che  io  ho  decto  alla  decima  parte  per  esser  il  me- 
tìesimo  soggetto. 

In  quanto  al  quartodecimo  et  ultimo  suo  capitolo, 
che  egli  dice  che  parerano  le  finestre,  attaccate  al  li  ar- 
chi sotto  le  navi,  piccole,  io  gli  rispondo  che  gli  occhi, 
ch'ai  presente  sono  nelle  navi,  piccole  dalle  bande,  so- 
no similmente  sotto  et  appresso  alli  suoi  sott'  archi,  et 
similmente  si  può  conoscere  ne'  disegni  di  Messer  Bal- 
dassar  da  Siena  bona  memoria  ;  dirò  però  nel  disegno 
di  dentro  di  S.  Petronio,  fatto  da  esso,  ha  accennato  le 
finestre  nella  nave  grande,  che  vanno  a  toccar  con  li 
ornamenti  i  sottoarchi  di  detta  nave,  et  pur  era  di  ellra 
intelligenza  che  non  è  il  Ranuzzo:  et  similmente  ne' suoi 
schizzi  della  facciata  ha  sempre  accennato  le  finestre  in- 
dritto le  navi  piccole,  e  gì'  occhi  nella  nave  grande,  co- 
me quello  che  sapeva  che  solo  è  una  via  della  verità, 
uè  per  altra  si  può  caminar  se  non  per  quella  una. 

Inquanto  alle  tre  cose  eh'  egli  dice  che  restino  a  con- 
siderare, in  questo  ponno  conoscer  V.  M.  S.  quanto  sia 
la  sua  poca  intelligentia  ;  et  mi  meraglio  C^ic^  eh'  es- 
sendo stato  tanto  tempo  in  questa  fabrica,  sia  stato  a 
questa  bora  a  considerar  le  più  importanti  cose  della 
facciata,  essendosi  messo  in  detta  facciata  a  lavorare; 
benché  questo  non  è  il  maggior  error  eh'  egli  habbia 
fatto:  ma  per  più  rispetti  faccio  fine. 

Di  quanto  ho  di  sopra  detto  mi  riportò  al  iuditio  di  più 
periti,  supplicando  V.  M.  S.  vogliono  conoscere  la  verità, 

D.  V.  M.  S.     Humil  servidor  lacomo  barozo  da  Tignola 

If.'  CCLIV 

Gian  Paolo  Poggiai  a  Lorenzo  Pagni.  Da  Firenze  ao 
Marzo  i547  f  Carteggio  di  Cosimo  I.  filza  55  ). 
È  autografa 

Magnifico  Messer  Lorenzo 
I  ò  riscevuto   una    vostra  lettera  insieme  con  una 


364  CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI 

jsqatola  di  foglia  di  Rubini,  la  quale  è  molto  male  condi- 
zionata, chio  non  so  chi  vi  si  mettessi  drento  la  ban- 
bagia,  che  là  agravato  di  sorta  che  è  tutta  ripiegata,  che- 
chi  là  conco  non  sapeva  che  quanto  più  era  sollevata, 
meglio  stava,  e  pure  la  serviva.  Intendo  quanto  m' a- 
visate  del  Ducha  nostro  Signore;  Delchè  io  dato  a  Go- 
vanni  di  Goro  3  rubini  e!  zaIBno  a  fare  ripulire,  e  re- 
stante si  va  finendo  e  icassando  li  altri,  e  come  saran- 
no forniti  subito  si  manderanno  :  e  tanto  direte  a  sua 
Eccellentia,  e,  di  gratia  avisate  quello  vi  risponde,  non 
altro;  a'  comandi  di  V.  S. 

Di  Firenze  alli  20  di  marzo  1547 

Di  V,  S.  buon  servitore 

Gian  paulo  poggi  ni 

orefice  in  guardaroba  di  S.  Eccellentia 

Nota 

Vi  è  notato  in  margine:  ".Sua  Eccellenza  non , ha 
detto  altro.  "'  Ora  mi  giova  qui  avvisare  che  nel  seco- 
lo XV  molli  lavori  di  orificeria  furono  ordinati  dai  Fio- 
rentini a  Milano.  "  Ho  ricevuto  "  scrive  Pigiello  Porti- 
nari  da  Milano  il  29  di  Novembre  1459  ad  uno  della 
famiglia  Medici  "  la  vostra  lettera  de' dì  vi  di  questo;  et 
primo  mi  rallegro  con  voi  della  degnità  dell'  uficio,  del 
quale  dio  vi  concieda  trovare  quello  frutto  che  voi  de- 
siderate, ho  visto  de' quadretti  xii  dariento,  m'ordinate 
vi  facci  fare  secondo  il  disegno  mandatomi,  i  quali  vo- 
riesti  dariento  a  questa  lega  bassa,  della  quale  qui  si 
lavora.  Sono  stalo  per  farli  fare  con  il  migliore  maestro 
ci  sia  ,  dal  quale  son  suto  consigliato  che  non  farete 
buona  spesa  di  farli  d'ariento  basso,  massime  volendolo 
con  tanto  boro  e  con  tanto  lavoro,  secondo  che  apare 
per  il  disegno  vostro,  prima  perchè  non  si  possono 
chosì  bene  saldare,  poi  la  manifattura  vi  costa  quello 
niedesimo  ho  più  che  faciendoli  dariento  fino .  Sarà 
molto  meglio  farli  dariento  fino.  "  (Arch.  Med.  fami- 
glia pi'dvata  filza  4  J. 


CA.RTEGGro    EC.  d'    ARTISTI  365 

N."  CCLV 

Giacomo  Angelo  scultore  fiorentino  a  Cosimo  I. 
Da  Roma  l'j  Giugno  i547  (  Carteggio  dì  Co5Ìm<y  I 
filza  53  ). 

È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor  mìo  sempre 
osservandissimo 

Da  poi  che  io  ò  dato  fine  all'  opra  del  Signor  prin- 
cipe d'oria  in  Genova,  et  lasciata  sua   Ecc.  soddisfatta 
della  mia  servitù,    come  per  una  sua,  che  con  questa 
mando  alla  S.  V.  Illustrissima,  gne  fa  fede,  mi  sono  tras- 
ferito   a   Roma  per  una  mia  faciendà,  et  parte  per  ri- 
vedere le  cose  antiche  et  l'opre  di  MichelangelOi  et  di 
qui ,  sì  come  è  mio  debito ,  mi  offerisco  et  "promeìto 
tutto  al  servitio  di  V.  Ecc.,  piacendo  a  quella  volersi 
servire  di  me  ;  et  perchè  già  mi  scrisse  Maestro  Zacbe- 
ria,  frate  de'Servi,  L'Ecc.  V.  haverli  detto  che  tornando 
io  a  fiorènza  mi  darebbe  affare  una  statua,  le  dico  che 
non  solo  è  il  mio  desiderio  servirla  per  una  o  due  sta- 
tue, ma  per  tutta  la  mia  vita  con  fidelissima  servitù, 
donandomi  in  tutto  et  per  tutto  al  libero  volere  di  quel- 
la. A  V.  Illma.   Signoria  sta  adunque  il  comandare   et 
farmi  significare  la  sua  volontà,  et  io  a  uno  suo  mini- 
mo cenno  sarò  prontissimo  a  ubidire,  et  di  nuovo  tutto 
donandomi  a  V.  Ecc.,  et  umilmente raccommandandomi 
a  quella,  meli  inchino  et  prego  nostro  Signore  Dio  che 
sommamente  la  conservi  felice. 

Di  Roma  il  di  xvn  di  Giugno  1547 
Di    V.  Illustrissima  et  Eccellentissima  Signoria 
Umile  Servitore  et  vasalio 
lacomo  Angelo  fiorentino  scultore  in  Roma 


366  càuteggio  ec.  d'  artisti 

N/  CGLVI 

Pietro  Gataneo  alla  Signoria  di  Siena.  Da  Orbetello 
^4  Aprile  i548  (  Arch.  e,  di  Siena  Scritture  conci- 
storiali filza  78  ). 

È  autografa 

Cristo 

Illustrissimi  Signori  e  patroni  miei 

Ieri  si  misurò  la  muraglia  fatta  per  Maestro  Antonio 
Parmigiano  a  Talamone ,  e  dassene  conto  alle  Signorie 
V.  Illustrissime  ,  come  di  sotto. 

L'  aggionta  sopra  la  cortina ,  che  è  Ira  la  rocca  et 
torrazzo  tondo  dei  ripari ,  è  Braccia  82  5  longa,  grossa 
2,  alta  1^,  che  riquadrate  sono  Bracia  ducento  qua- 
ranta sette Braccia  247 

li   parapetto  di    detta   cortina    longo 

B.»  80  i   alito  2  f  e  grosso  |,  che  ri- 
quadrato sono  B.»  1 56  i  .     ,     .     .     .    .    B.»  156  J 

L'aggionta  del  torrazzo  tondo  è  di  giro 
B.»  24,  grosso  tre  et  alto  2,  che  riquadrato 
è  B.»  144 B.»  144 

Il  suo  parapetto  non  finito  gira  B.»  20, 
alto  I  e  grosso  | ,  che  riquad.  sono  B.»  1 4 —  B.»     1 4 

L'aggionta  sopra  i  ripari  longa B.*  16 1, 
alta  1 1,  grossa  |,  che  riquadr.  èB.»  25  -^ — B.«     25^ 

Un  poca  di  tacca  a  canto  ai  ripari  B.«  2 
longa,  alta  27,  grossa  g  ,  che  riquadra- 
drata  è  B.«  4  i- B.«       4^ 

»  o 

B.»  590  i 

Sono  in  tutto  canne  36  B.*  14-|^  riquadrate,  dico  canne 
trentasei  B.*  14^,  che,  a  uno  scudo  d'oro  la  canna,  mon- 
tano scudi  36  d'oro  1.  7.  s.  5^  e  tutto  si  è  misurato 
diligentemente.  Dio  le  faccia  contente. 

D' Orbetello  il  dì  xxuii  d'aprile  nel  x4viii 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  36^ 

Il  medesimo  selè  scritto  per  il  detto  Maestro  Anto- 
nio muratore 

Buon  figlio  e  servitor  di  quelle 
Pietro  Cataneo 

Poscritta.  per  il  vetturale  si  è  oggi  ricevuto  50  cor- 
belli e  venti  pale  ,  et  inleso  per  la  loro  come  hanno 
consolato  Ser  Lnttauzio:  ai  salinalori  non  se  li  darà 
noia,  perchè  così  ne  commettano,  et  al  Signor  Conte 
Camillo  si  pagaranno  li  vinti  scudi,  recordandole  che 
ci  rimane  molti  pochi  denari  i  le  mani ,  e  desiderando 
che  si  lavori,  bisognerà  che  di  nuovo  faccin  provisioni. 

N/  CCLVn 

Gian  Paolo  Poggini  a  Cosimo  I.  Da  Firenze  26  Apri- 
le 1548  (  ^rch.  Med.  Carteggio  e.  filza  67  ). 
È  autografa 

Illustrissimo  Eccellentissimo  Signore  Dùca 
Abbiamo  riscevuto  la  vostra  de' di  24  del  presente, 
per  la  quale  mavisate  che  io  dia  fine  a'  pezi  della  cin- 
tura; del  che  io  noUo  posso  fare  infino  che  io  non  ò 
e  balusci,  che  ci  manchono ,  et  così  laltre  cose  del  bot- 
tone, che  tutto  e  resto  è  fornito ,  e  messo  insieme  il 
nome  di  lesu  di  diamanti,  io  a  questi  giorni  fatto  un 
pocho  di  modello  e  nonllò  fornito,  ma  è  tanto  inanzi 
che  piacendo  a  V.  Ecc.  in  dua  giorni  lo  fornischo,  e 
subito  si  getterà  sottilissimo  quanto  sarà  possibile^  -e 
tutto  el  piano  sarà  pieno  di  foglie,  come  quella  può 
vedere  ,  che  io  vò  accennato  ;  ma  saranno  di  più  rilievo, 
una  opera  simile  al  ventaglio  di  V.  Eccellentia.  e  detto 
modello  con  diamanti  vi  si  manda,  et  non  piacendo, 
quella  lo  rimandi  insieme  col  disegnio  di  Maestro  Ben- 
venuto ,  che  io  liò  parlato ,  e  dice  avere  lassato  costi 
a  Ms.  Sforzo  detto  disegnio,  che  lo  dessi  a  V.  Eccel- 
lentia. e  parendoli  grande  questo  modello  ,  si  può  un  po- 
cho sminuire  e  adornarllo  di  più  goie  (jic^o  perle,  come 


368  CARTEGGIO   EC.  D*  ARTISTI 

a  quella  più  piacerà,  benché  liè  più  corto  che  dua  di  que' 
pezi,  che  canno  a  ire  affare  la  lungeza  gà  stabilita,  e 
tanto  si  farà  quanto  sareno  avisati.  ed  io  intanto  ò  la- 
vorato e  lavoro  sulla  medaglia  per  non  perdere  tenpo, 
che  quando  io  volessi  starmi,  io  non  saprei;  e  con  al 
cuole  e  sic  J  e  colle  forze  desidero  e  bramo  servire 
con  fedeltà  lungho  tenpo  quella  ,  che  così  iddio  con  fe- 
lice stato  e  lunga  vita  la  conservi. 
Di  Firenze  alli  26d' Aprile  1548 

Di  V.  Eccellentia  fidel  Servitore 
Gianpaulo  orefice 

N."  CCLVIII 

Il  Bronzino  a  Cosimo  I.  Da  Firenze  3o  Aprile  i548 
(  jirch,  e.  filza  e.  ). 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor  mio  unico  et 
osservandissimo 

Venerdì  sera,  che  fummo  alli  xxvu  d'Aprile,  tornai  di 
Roma,  e  se  io  sono  forse  tardato  più  chel  dovuto,  ne 
è  stato  causa  il  tristo  tempo ,  che  come  sa  V.  E.  è  du- 
rato sempre  da  che  ci  partimmo,  ma  certo  mi  pare  ba- 
vere speso  molto  utilmente  il  tempo,  et  credo  che  molto 
mi  doverà  giovare;  et  perchè  io  spero  qualche  volta 
dovere  bavere  gratia  di  parlare  a  V.  E, ,  mi  riserberò 
allora  a  dare  a  quella  alcuno  ragguaglio  di  quello  ch'io 
ho  veduto,  la  qual  cosa  harei  fatta  subito  venendo  a  visi- 
tare e  baciare  la  santissima  mano  di  V.  Signoria  Illu- 
strissima, come  invero  fino  di  qua  fo  con  tutto  il  cuor 
mio ,  ma  per  essermi  d'  attorno  tutti  questi  maestri  de* 
panni  con  pregarmi  ch'io  solleciti,  non  ho  voluto  in- 
dugiare pure  un  giorno  a  non  mi  porre  air  opera  inco- 
minciata: et  perchè  di  già  havevo  havuta  commessione, 
per  potere  sollecitare  più  questa  impresa  che  da  me  stes- 
so non  potevo,  ch'io  toglessi  alcuni  maestri  che  mi 
aiutassino,  scrissi  avanti  ch'io  mi  partissi  di  Firenze  a 


CARTEGGrO     E«.     d' ARTISTI  3^9 

un  Kaflaello  da  Borgo,  buomo  da  bene  et  valentissimo, 
col  quale  lavorai  insieme  già  per  il  Duca  d'Urbino,  et 
egli  mi  promesse  venire  alla  tornata  mia  da  roma,  bora 
mi  trovo  una  sua,  la  quale  mi  dice  cbe  io  glavvisi  mia 
resolutione,  perchè  ha  qualche  altro  partito  perle  ma- 
ni, uè  vorrebbe  pigliare  altra  impresa  senza  mia  licen* 
zia:  del  cbe  parlai  col  Signore  Maiordomo,  et  egli  mi 
disse  cbe  ìnanzi  che  si  mandassi  per  lui,  ne  voleva  com- 
messione  da  V.  Eccellenza,  pertanto  prego  quella  che 
si  degni  mandare  sua  resolutione,  acciò  che  questo  buo- 
mo dabene  non  si  tenga  uccellato  da  me,  cbe  certo  lo  sti- 
mo assai;  et  quando  V.  E.  bara  vedute  le  sue  virtù  ,  son 
certo  che  l'barà  molto  caro  a' suoi  servitii,  et  egli  certo 
desidera  servire  V.  Eccellentia,  alla  cui  buona  gratia  bu- 
milmente  baccio  le  mani,  et  fin  di  qua  fo  reverentiaj 
cbe  nostro  Signore  Iddio  sempre  la  feliciti,  come  fa. 
Di  Firenze  alli  xxx  d'  Aprile  dej  xlvui 
Di  V.  Signoria  Illustrissima 

humilissimo  Servitore 
Il  Bronzino 
N.»  CCLIX 

Patente  di  Carlo  V.  a  Tiziano.  Da  Augusta  io  Mag- 
gio  1548. 

JÈ  originale  in  pergamena  ,  firmata  di  mano  propria 
dell'  Imperadore  * 

Divina  favente  clementia  Romanorum  Imperator  Au- 
gustusacRex  Germaniae,  Hispaniarum,  Utriusque  Sici- 
liane, Hiérusalem,Hungariae,  Dalmatiae,  Groatie  etc.  Rex, 
Arcbidux  Austriae,  Dux  Burgundiae,  Brabantiae  etc, 
Comes  Habspurgi  ,Brabantiae  etc.  Recognoscimus  et  no- 
tura  facimus  tenore  praesentium  universis:  Quum  supe- 
riore anno  domini  millesimo  quingentesimo  quadrage- 
simo primo  egregio  nostro  et  Imperii  sacri  fideli  dile- 
cto  Titiano  Vecelio,  pictori  nostro,  obeius  in  nos  et 

*  Unito  ad  una  preziosa  raccolta  «li  quadri  della  scuola  veneta  si  trova 
questo  documento  presso  il  Signor  Abate  Luigi  Ceiotti  a  Firenze. 


370  CAHTEGGIO   EC    D*  ARTISTI 

Imperium   sacrum  benemerita   et  obsequia    pensionem 
annuam  scutoruic  centum  super  redditibus  Camerae  Me- 
diolanensis  constituerimus  et  assigcnfiverimus,  prout  in 
literis  nostris  superinde  confectis  lafius   continetur  ;  et 
is  Titianus  post  id  tempus  ita  sit  meritus ,  ut  nostrani 
in  cura  largitatem    merito  magis  estendere   cupiamus: 
itaque  motu  proprio  ex  certa  scientia  et  Imperiali  au- 
ctoritate  nostra  eidem  Titiar.«o  ultra  pensionera  supradi- 
ctam^ei  iam  antea  per  nos  concessara,  dediraus,  assi- 
gnavimus  et  constituimus,  ac  tenore  praesentiumdamus, 
conslituiraus  et  assig^namus  alteram  annuam  pensionem 
centum  scutorum  ex  quibuscunque  redditibus  et  intra- 
tis  tam    ordinariis  quam    extraordinariis  Mediolanensis 
dominiì  ex  nunc  in  antea  ^  durante  ipsius  Titiani  vita, 
una  cum  praefatis  aliis  centum  scutis  percipiendam,  et 
per  manusTbesaurarii  generalis  seu  aliorum  officialium 
status  Medìolani ,  ad  quos  spectat  et  prò  tempore  spe- 
ctabit,  quotannis  singulo  trimestri  ad  ratam  quartae  por- 
tionis   numerandam,  omni  exceptione  remota:  Mandan- 
tes    Illustri   Gubernatori   nostro   praesenti ,  et  qui   prò 
tempore  futurus  est ,  Praesidi  et  Quaestoribus  reddituum 
ordinariorura  et  extraordinariorum,  Tbesaurario  Generali 
et  aliis  Offitialibus  status  Mediolani  aut  eorurii  vicege- 
rentium,  aut  eorum  cuilibet,  ad  quera  quos  ve  spectat 
et   spectabit  in  futurum,   ut  buie  Titiano,  pictori   no- 
stro, vel  eius  legitimo  procuratori  ipsius  nomine,  memo- 
ratam  pensionem  scutorum  centum  annue  una  cum  ea, 
quam  illi  iam  antea  assignavimus,  utdictumest,  por- 
tionibus  et  terminis  supradictis,  durante  ipsius  vita,  in- 
tegre numerent  et  persolvi  curent:  Receptis  ab  eo  de- 
bitis  quitantiis,  quas  perinde  valere  decernimus  àc  si  a 
nobis  ipsis  traditae  fuissent.  Solutiones  vero ,  harum  no- 
strarum  vigore  facìendas,  volumus  et  declaramus  in  cal- 
culis  et  rationibus  Thesaurarii  et  Officialium  praedictorum 
tam  legitimas  expensas  recipi  et  admitti  debere,  absque 
omni  impedimento  etcontradictione  in  contrarium  facien- 
tibus ,  non  obstantibus  quibuscunque.  Harum  testimonio 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  3^1 

literarum,  manii  nostra  siibscriptarutn  et  sigilli  nostri 
appensione  niunitaruni.  Dat.  in  Civitate  nostra  Impe- 
riali Augusta  Vindelicorum  die  decimo  mensis  lunii 
Anno  Domini  millesimo  quingentesimo  quadragesimo 
octavo  et  Regnorura  nostrorum  trigesimo  tertio« 

Carolus 
A  Tergo  :■  ad  raandatum  Caesareae  et  Gatholicae  maie- 
statis  proprium 

Bernburger 

N.'  CCLX 

11  maggiordomo  P.  Francesco  Riccio  al  Pegni. Da  Fi- 
renze  6  Agosto  i548  f^r.  Med.  Cartegg.  e.  filza  5SJ. 
È  originale 

Maestro  Tribolo  sarà  costì  domattina  con  un  ma- 
stro murator  per  dar  ordine  di  gittar  quella  volta  cbe 
vuol  S.  Eccellentia. 

Maestro  Tasso  ha  messo  mano  al  giove  col  fulgure 
e  giganti  per  la  galea  venuta  di  Napoli^  così  dà  ordine 
allo  scudo  col  arme  ducale. 

N.*  CCLXI 

Cosimo  I  a  Francesco  di  Ser  Iacopo  provveditore 
delle  fortezze*  Dal  Poggio  i3  Agosto  i548  (  Arch. 
Strozzi  unito  al  Mediceo  N,  33  ). 

È  originale 

Cosimo  Medici  duca  di  Firenze  eie. 

Carissimo.  Come  sarai  ricerco  da  Benvenuto  Cellini, 
ti  commettiamo  ;  che  non  manchi  d*  assettarli  un   co- 
perto, dovi  egli  possa  attendere  a  lavorare  la  base  del 
suo  Perseo  con  quella  commodità  che  a  tal' opera  si  con 
viene  etc.  etc. 

Dal  Poggio  ^  IH  Agosto  1548 


3')2  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

N.'   CCLXII 

Giovanni  Battista  Cattani  a  Tiziano.  Da  Spira  3o 
Agosto  1548  (L'originale  esiste  presso  il  Signor  ca- 
nonico Ramelli  di  Rovigo). 

È  originale  ,  e  autografa  dalle  parole  :  Signor  Ti- 
ciàno  mio  etc. 

Signor  tiliano  , 

Io  vi  priego  che  al  consignar  de' mei  ritrati  vogliati 
serrarli  nelle  casse  con  dìligenciaj  questo  Io  dico  per- 
chè .  quel  del  Pirrovano  è  restato  con  un  poco  dun  sfri- 
seto  in  faccia,  per  esser  stato  mal  accomodato:  e  prima 
■che  vi  reusciscano  de  le  mani ,  vorrei  che  vi  recorda- 
sti de  alonirarli  un  poco  più  la  barba,  che  sarà  molto 
a  proposilo.  De  li  negocii  vostri,  anchora  che  li  soleciti 
il  Baldo,  non  lasso  perhò  de  racordar  l' espeditione  a 
monsignor  darras,  qual  senza  questo  li  tiene  racoman- 
dati;  e  tra  tutti  farem  di  modo  che  siate  espedito  al 
primo  logiamento  ove  si  fermi  sua  Maestà  partendo  de 
qui,  quando  non  babbi  però  a  partirmi  per  italia,  che 
al  bora  bisognaria  lassarne  il  carico  ad  altri,  con  que- 
sto non  dirò  altro,  salvo  che  atendiate  a  star  alegro  e 
conservarvi. 

De  Spira  alli  30  de  Agosto  1548 

Signor  Ticiano  mio  io  ho  martello  troppo  grande  de 
voi,  e  credete  che  dopo  la  Signora  Marina  io  non  sento 
labsencia  de  augusta  si  non  per  voi.  fate  dare  le  let- 
tere al  bergamo,  che  li  doni  a  la  Signora  ;  et  si  lui  non 
vi  fusse,  per  amor  mio  datelile  voi. 

vostro  fratello  Ioann,  baptista  Cattani 

(  Ùireziofie  J  Al  Magco.  Sor.  Titiano  apelle 


CARTEGGIO     EC.    d'    ARTISTI  Z'jl 

N."  GCLXIII 

Pompeo  Tardo  a  Cosimo  I.  Da  Venezia  26  Settem- 
bre 1 548  (  y^rch.  Mediceo  Carteggio  e.  filza  60  ). 
È  originale 

Illustrissimo  et  Excellentissimo  Signor 
Se  io  non  dubitassi  che  la  prima  et  seconda  effigie 
della  gloriosa  memoria  et  eterna  del  padre  di  V,  Excel- 
lentia  ,  mandate  a  quella  ,  fossero  andate  a  male  per 
difetto  dei  latori,  io  giudicherei  che  quelle  non  fussino 
slate  grate  alla  111.  S.  V. ,  maxime  non  havendo  mai  per 
via  alcuna  possuto  haverne  nuova .  la  qual  cosa  ha  cau- 
sato in  me  quasi  che  certa  tristezza.  Donde  mi  son 
messo  in  animo  di  nuovo  visitar  1'  altezza  di  V.  Illu- 
strissima Signoria  con  il  ritratto  dello  immortai  Cesare, 
pregando  quella  si  degni  per  sua  solita  benignità  ac- 
cettarlo ,  et  far  degno  me,  suo  fedelissimo,  almeno  che 
io  intenda  et  questo  et  l'altri  essere  pervenuti  nelle 
cortesi  mane  di  V.  Excellentia.  la  qual  cosa  mi  sarà 
dassai  contento,  et  melo  reputerò  gratia  spetiale  dalla 
Illustrissima  Excellentia  V.,  alla  quale  humilmente  mi 
racomando.  che  felice  dio  lungo  tempo  la  conservi  etc. 
dì  Venetia  a  dì  26  Settb.  48 

Pompeo  Tardo  gìoelliere 

N."  CCLXIV 

Domenico  orefice  a  Cosimo  I.  Da  Firenze  Ottobre 
1548  CJrch.  Cf  filza  e,  ). 
È  originale 

Illustrissimo  Eccellentissimo  Sighor  Duca 

Aviso  a  V.  Ecc.  chome  sono  circha  a  giorni  1 2  o  1 5, 

che  noi  qui  finimo  il  pugniate ,  e  di  poi  io  ho  lavorato 

il  coltello  della  spada,  che  Francescho  di  Sando  mi  dette, 

e  di  poi  sono  stato  quatro  giorni  per  fare  loro  nero , 


374  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

come  Francescho  diceva  che  Exc.  v.  -il  voleva  ;  del  che 
non  esendo  potuto  far  nero  loro,  disse,  che  si  facesse 
gallo,  e  così  è  fatto  ora.  detto  Francesco  portò  via  la 
spada  chol  detto  coltello ,  e  disse  che  voleva  fare  una 
cassa  alli  elsi,  perchè  andassino  piìi  securi ,  e  che  man- 
derebe  per  il  pug^niale,  o  lo  direbe  al  Signor  Majordo- 
mo, del  che  detto  Francesco  dette  la  spada  al  Signor 
Maiordomo,  e  non  disse  niente  del  pugniale:  dove  che 
adesso  trovandomi  inganato,  scrivo  questi  versi  in  mia 
scusa  ,  perchè  sono  stato  più  solecito  a  finire  e  a  servire 
le  Ex.  V.  che  l'altri  per  la  spada ,  ma  se  sarà  più  tardo 
il  puffniale,  non  colpa  mia,  ma  sol  difetto  d'arte. 

Ancora  prego  le  Ex.  V.  che  sia  contento  mandarmi  il 
riverso  della  medaglia,  che  desidero  assai  darli  fine,  a  V. 
Ex.  umilmente  mi  racomando  chio  non  sia  assassina- 
to, enganato  da  questi  tali,  che  vogiono  esere  ogni  cosa 
loro.  Iddio  la  conservi  in  sanità  e  in  felicità. 

Domenico  orefice 

N.'  CCLXV 

Cosimo  I  a  Benvenuto  Gellini.Da  Firenze  19  Novem- 
bre 1548  (  Arch.  e.  Minute  di  Cosimo  I filza  i5). 

A  dì  19  di  Nov.  1548 

A  Benvenuto  Gel  lini.  In  risposta  della  vostra  lettera 
de' 15,  ci  accade  dirvi  che  a  patto  alcuno  non  vogliamo 
far  gralia  di  Gabelle,  perchè  non  intendiamo  di  invi- 
luppare le  cose  pubbliche  con  le  private,  et  sarebbe  cosa 
dì  mala  consequentia. 

Se  al  ritorno  nostro  troveremo  principiata  qualche 
bella  opera  vostra,  non  ci  sarà  se  non  grato,  et  a  voi 
honore.  Bene  valete. 

Nota 

Questa  è  la  risposta  alla  lettera  di  l^envenuto  del  15 
Novembre,  la  quale  ha  il  rescritto  di  mano  di  Cosimo 
I:  non  pensi  a  gabella^  vedi  l'edizione- del  Tassi  Tom. 
3.  p.  326. 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  37 5^ 

N.°  CCLXVI 

Argentina  de*  Pallavicini  a  Tiziano.  Da  Modena  36 
Aprile  i549  (^'originale  si  trova  presso  il  Signor 
canonico  Ramelli  di  Rovigo). 

È  autografa 

Magnifico  Signor  Compatte  et  come  fratello  honoran- 
dissimo. 

Siando  desiderosa  che  un  fratello  di  una  mia  donzella 
stia  qualche  tempo  sotto  la  disciplina  di  V,  S.,  acià  (sic) 
si  facia  da  qualche  cosa,  il  quale  ha  principio  bono  et  he 
volontarosa  (sic)  de  inparar  et  he  zovene  da  bene,  di- 
scretto, di  ettà  de  anni  18,  mi  son mósa  a  pregiar  V.S.  ve- 
lia esser  contenta  per  amor  mio  di  acetarlo,  che  raazor 
apiacer  non  potrei  aver  da  quella,  et  son  certa  li  farà 
onor,  et  il  Capitano  Francesco  Falopia  ne  parlarà  con  V. 
S.,  a  la  qualle  mi  raccomando,  et  la  pergo  (sicj  a  finir 
el  quadro  della  lavini ,  *  che  non  li  mancarà  il  tribia* 
no.  et  penso  presto  di  venir  in  quelli  paesi. 

In  modena  a  di  26  aprille  1549 

Comatre  et  come  sorella 
Argentina  Rangona  di  Palla- 
vicini 

e  Direzione  )  Al  Meo.  m.  Tuciano  Compatre  et  fra- 
tello honmo. 

N."  CCLXVn 

Cosimo  I  a  Francesco  di  Ser  Iacopo  provveditore 
delle  fortezze.  Dal  Poggio  8  Settembre  i549  (  Ma- 
noscritti della  Strozziana  unici  alVArcJi.  Medie 
N.  33). 

Cosimo  etc.  etc.  Carissimo  nostro.  Ci  è.  stato  grato 
il  ragguaglio,  che  hai  dato  con  la  tua  lettera  del  lavoro, 

•  Figlia  di  Tiziano. 


37G  CARTEGGIO    EC.    d'    ARTISTI 

che  s' è  fatto    in  questa   settimana   passata  alla    nuova 
fabbrica  di  Caraaldoli.  Dal  Pog^gio  8  Settbr.  1549. 

N/  CCLXVm 

Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I.  Da  Roma  8  Marzo  i55o 
(  Àrch.  Med.  Carteggio  dì  Cosimo  I filza  66  ). 
È  autografa 

Ottimo  Duca 
Quando  io  mi  parti' dalla  Eccellenzia.  V.,  Illmo.  et 
Eccmo.  Signore  mio,  diedi  conmessione  a  Carlo  Lenzo- 
ni,  mio  amicissimo  et  servitore  di  quella ,  che  gli  pre- 
sentasse ,  quando  era  finita  di  stanpare,  l'opera  mia,  et 
insieme  la  suplica  che  non  si  tiri  quel  podere,  conpro 
da  me  in  quel  darezzo ,  dove  paga  et  ha  pagato  conti- 
novamente  le  gravezze  a  fiorenze.  Ora  perchè  Carlo  mi 
scrive  non  poter  far  l'ufìtio,  perchè  l'Eccellentia  V.  è 
ita  a  Pisa,  et  inoltre  esser  lui  indisposto,  mie  parso, 
poiché  non  posso  farlo  né  per  via  di  amici  né  per- 
sonalmente ,  sendo  conlelia  sa  a'  servitii  di  Nostro  Si- 
gnore, *  che  si  convenga  ora  il  mandarla  a  ogni  modo , 
et  aconpagniarla  con  questa  mia,  che  farà  forse  migliore 
ufitio  ,  che  non  arebbe  fatto  o  io  o  altri  se  laverssi  fsìcj 
porto  ,  et  ancora  che  per  essere  io  subietto  basso  e  non 
meriti  favor  nessuno  da  quella,  né  venire  in  conside- 
ratione  di  sì  gran  principe,  sella^riguarderà  alla  servitù 
di  xxn  anni,  che  ho  fatto  a  la  lUma.  Casa  Vostra ^  et 
con  quanta  devotioce  io  abbi  spettalo  che  mi  si  coman- 
di; ancorché  non  sia  slato  messo  da  V.  Eccellentia  in 
opera,  merciè  forse  d'un  biasimo,  che  per  canpar  dallo 
stento  mi  è  convenuto  andar  a  trovar  di  luogho  in  luo- 
gho  chi  mi  metta  in  opera,  ò  fatto  per  servire  ogni 
utilissima  cosa;  che  se  forse  io  Fussi  slato  dalla  pietà  di 

*  Giulio  III,  da  cui ,  dice  il  Vasari  in  un  altro  luogo  ,  si  poteva  poco 
sperare  ,  ed  in  vano  si  faticava  in  servirlo  ;  perciò  egli  si  decise  a  volere 
per  ogni  modo  venire  a  servire  il  duca  di  Firenze. 


CARTEGGIO    EC.    D*   ARTISTI  S'J'J 

qualcuno,  come  soglion  gl'allri  che  si  mettono  in  ope- 
ra, arei  fatto  forse  frutti  migliori.  Ora,  come  io  mi  sia, 
non  avendo  altro  obbietto  né  altra  speranza  che  incile 
bontà  et  benignità  Vostra,  liberalissimamente  ,ol  tra  lo 
avervi  fatto, presente  di  me,  vi  porgho  non  le  fatiche  et 
lo  stento  di  duo  mesi ,  ma  quella  di  dieci  anni  ;  et  spero 
che  cognoscierà,  leggendole,  l'amore,  la  cognitione  et  il 
giuditio,  che  ho  di  queste  belle  et  virtuose  arte,  et  quanta 
diligenza  io  abbi  usato  nel  condurla  ,  rubando  il  tenpo  a 
me  stesso  per  farle  questo  poco  donòre.  Suplicola  umi- 
lissimamente se  mi  trova  degnio  che  io  possa  ricevere 
un  minimo  suo  favore,  oltra  al  passarmi  la  suplica^ 
letta  et  considerata  lopera ,  si  degni  farmi  un  piccol 
cenno  daverla  agrado  ;  acciò  che  io,  che  spero  far  frutto 
come  minimo  servitore  sotto  l'ombra  Vostra ,  non  mi 
avilisca  affatto,  et-  sia  cagione  che  precipiti  et  non  fini- 
sca un  maggior  volume  delle  cose  antiche,  le  quali 
potrieno  esser  cagione  di  dar  non  meno  qualche  per- 
petuità al  nome  mio ,  che  utilità  agli  artefici  et  piacere 
allei  j  che  si  diletta  di  queste  bellissime  professioni,  et 
a  V.  Ecc.  illma.  bascio  le  mani  con  l'umiltà  chio  debbo.  * 
di  Roma  alli  vm  di  Mar2o  MDL 

Di  V.  Illma.  et  Eccma.  Signoria 

umilissimo  Servitore  Giorgio  Vasari 
pictor  Aretino 

Mta 

"Per  quel  che  ritraggho"  scrive  Pier  Vettori  da  Roma 
2  Maggio  1 550"  da  Giorgio  Vasari ,  che  è  spesso  a  gli 
orecchi  di  Sua  Santità  et  molto  dimestico  di  casa,  del  Si 

< 

gnor  Baldovino.  "  (  JrcJu  e,  filza  67  ) ,  Un  arino  prima 
il  Vasari  aveva  fatto  il  quadro  delle  Nozze  del  re  As- 
suero con  Ester,  il  quale  ora  esiste  nella  sala  dell'Acca- 
demia di  Arezzo.  Essepdo  quest'opera  una  delle  meno 
trascurate  del  Vasari,  darò  qui  appresso  il  contratto,  per 
il  quale  fu  a  luì  allogata. 

'  Ti  è  il  rescritto  di  mano .  di  Cosimo  I:  al  Pagai. 


3^8  CARTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

**  A  vigore  del  presenle  Scritto  si  fa  fede  qualmente  h  og- 
gi, che  sono  li  xiii  del  mese  di  Luglio  dell'Anno  1549, 
Messer  Giorgio  Vasari,  Aretino,  si  è  convenuto  col  Re- 
verendo Padre  D.  Gio.  Bernardo  di  Mantova,  al  presente 
abate  del  monasterio  di  S.  Fiora,  di  dipingerli  i'Historia 
d'Hester,  secondo  il  suo  primo  disegno,  in  una  tavola 
lunga  braccia  12,  alla  6,  qual  sia  per  ornamento  del 
Refettorio  del  detto  monasterio.  Et  debbe  essere  la  pit- 
tura fatta  a  olio,  di  quella  bontà,  finezza  et  perfezione 
de'colori  et  arte  che  si  conviene  al  detto  Messer  Giorgio 
Vasari,  a  tutte  sue  spese,  dalli  legnami  et  opere  di  le- 
gnaiuoli in  fora,  che  di  ciò  el  Monasterio  bavera  da 
prò  vedere  et  satisfar;  medesimamente  farrà  il  detto  Mesr 
ser  Giorgio  la  figura  di  Nostro  Padre  dal  mezo  in  suso, 
qual  con  la  mano  destra  tenga  il  mondo  et  con  -a  si- 
nistra una  ghirlanda  de  vari  fiori  conlesta.  Et  tal  figurerà 
nel  muro  in  mezzo  sopra  la  tavola;  et  così  dipingerà 
fingendo  di  marmo  o  di  noce,  secondo  più  piacerà  al 
detto  Reverendo  Padre  Abate,  la  cornice  ed  ornamento 
che  va  alla  detta  tavola,  et  per  pagamento  di  delle  cose 
il  prefato  Padre  Abate  promette  di  pagarli  eflettualmente 
scudi  120,  cioè  cento  et  venti  d'oro,  a  ragione  di  lire 
7  s.  1 0  per  scudo ,  in  questo  modo  :  50  quando  piacerà 
a  lui,  il  restò  per  tutto  l'anno  1549.  " 

Seguono  le  firme  di  Don  Salvador,  monaco  et  celle- 
raio  del  monastero ,  e  di  Don  Giovanni  abate ,  e  poi  : 
"  Io  Giorgio  Vasari,  pittore,  confermo  lavorare  e  finire 
óetta  opera  come  di  sopra  si  contiene ,  salvo  1'  orna- 
mento che  resti  nel  petto  al  padre  Abate  et  mio ,  et  a 
sua  venuta  si  acordi.  Et  per  fede  della  verità  ò  fatta 
la  presente  scrittura  di  mia  propria  mano  il  dì  sopra- 
diclo.  Hanno  hauto  a' dì  24  di  Gennaio  1549  quatro- 
cento  novantuno  lire  d'oro  in  oro,  dicho  lire  491  d'orò 
in  oro ,  pagati  contanti  per  detto  Messer  Gi  orgio  et  di 
.sua  commissione  a  detto  Antonio  Vasari,  suo  zio.  Hanno 
bauto  a'  dì  29  quattrocento  venlinove  lire  d'oro  in  orò, 
quali  furono  pagati  al  prefato  Messer  Giorgio  in  firenze  (?) 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  3^9 

In  satisfactione della  sopradelta  somma  per  delta  Opera.** 
(Documento  inedito j  di  cui  devo  la  copia  al  fu  ca» 
(ionico  jingelucci  ) 

N°.  CCLXIX 

Il  medesimo  a  Matteo  Botti.  Da  Roma  25  Febbraio 
i55i  (  Arch.  e.  Miscellanea  ). 
È  autografa 

Magnifico  Messer  Matteo 
Io  me  rallegrai  pure  assai  quando  togliesti  donna  , 
et  molto  mi  son  rallegrato  in  presente  per  la  nuoVa 
compra,  che  avete  fatta  di  sì  onorata^  bella  et  comoda 
casa  che  avete  tolta ,  atto  degnio  non  solo  di  Ms.  Mat- 
teo Botti,  ma  dogni  gran  Principe .  or  date  forma  a  far 
figure  di  rilievo,  che  labitino  et  che  godino  le  facultà 
vostre,  certo  magnifiche  et  grandi,  et  lasciate  in  car- 
ne voi  medesimo,  che,  se  ciò  sortiscie  la  buona  Fortuna 
vostra,  che  chi  sarà  erede  vostro  abbi  il  bello  animo  €t 
le  rarissime  qualità  che  la  Natura  et  Iddio  prima  à  mes- 
se in  voi,  passeran  le  richezze  et  la  grandezza  vostra 
ogni  viva  memoria,  che  abbi  per  ogni  tempo  fatto  mer- 
cante et  cittadino  di  Fiorenza.  Dovete  pensare  adunque 
che  Io,  che  so'  cosa  amata  da  voi  et  voi  amato  et  ado- 
rato da  me ,  sio  gioischo  et  mene  rallegro ,  parendomi 
essere  aparte  con  la  providentia  che  avete  fatta ,  di  po- 
ter, quando  verrò  a  Fiorenza  per  starvi  quindici  dì,  es- 
ser cerio  daver«i  un  cantuccio  dun  letto  et  una  spanna 
di  tavola,  or  Iddio  vi  alunghi  la  vita  et  vi  faccia  crescie- 
re  in  famiglia,  perchè  so  non  farete  almeno  come  fo 
io ,  che  vo  sconcacando  le  mura ,  le  tavole ,  le  tele  et 
i  fogli  in  far  figure,  et  nonne  fo  vive  che  possi  no  ren- 
der testimonio  chio  dia  perfectione  aliarle,  ora  come 
egli  si  sia,.  Io  non  ho  mai  satisfatto  al  debito  che  bo 
con  voi  per  averlo  vietato ,  che  lopra  di  San  Lorenzo 
non  me  stata  mai  finita  di  paghare.  Farò  sì  che  se  egli» 
no  iodugerano  al  pagarmi^  chio  possa  tornare  ne' mia 


3  8    O  CARTEGGIO  EC.     D*  ARTISTI 

bisogni  per  anclie  col  farli  venir  di  qua.  Ora  eccomi  tut- 
to Vostro  con  le  mie  grandezze  e  picholezze,  che  le  si 
siano  ;  pregandovi  che  mi  teniate  nel  core,  come  io 
tengho  semper  in  nel  mio  linmagine  et  le  cortesie  del 
mio  honorato  Ms.  Matteo,  quale  si  degnierà  salutare 
per  mia  parte  la  consorte  Vostra,  et  che  presto  farò  se- 
gnio  di  ricordarmi  et  di  voi  et  di  lei.  di  Roma  alli  25 
di  febraio  1551. 

Di  V.  S.  tutto  Vostro 
G.  Vasari 
e  Direzione  J  Al  Molto  Magco.  Ms.  Matteo  Botti  suo 
caro  et  honurando  a  fiorenza 

N.'  GCLXX 

Cosimo   I.  a  Francesco  di  Ser  Iacopo  provveditore 
delle  fortezze.  Da  Pisa  a8    Febbraio    i55i   (Mano- 
scritti della    Strozziana    uniti  alV  Arch»   Mediceo 
filza  33  ), 

Cosimo  ec.  —  Carissimo  nostro.  Della  provisione,  che 
baveva  Niccolò  detto  il  Tribolo,  non  occorre  ordinartene 
altro,  poiché  è  mancata  per  la  morte  sua.  A  Benvenuto 
Cellini  non  si  dia  piiì  danari.  Da  Pisa  28  Feb.  5o. 

Nota 

*'  XX  Agosto  1550  morì  il  Tribolo ,  il  quale  circa  l'an- 
no 1529  misurò  di  notte  tempo  tutta  la  Città  di  Firen- 
ze, ne  fece  un  Modello  di  legno,  che  tenne  poi,  men- 
tre che  visse,  Papa  Clemente  VII  sul  tavolino  :  ed  in  que- 
sto tempo  di  sua  morte  faceva  lo  spartimento  del  Monte 
e  Giardino  dì  Boboli  annesso"  C  Memorie  fiorentine  ì- 
nedite  ).  Secondo  il  Vasari  morì  il  Tribolo  a  dì  7  di 
Settembre  1550. 


CAaTEGGlO    SS.    J>'    ARTISTI  38 1 

N/  CCLXXl 

Il  medesimo  a  Gioy.  Paolo  Poggini.  Da  Livorno  5 
Marzo  i55i  (Arch.  Med.  Carteggio  di  Cosimo  I  Mi 
nule  filza  23). 

A  Giov.  Paulo  Poggimi  orefice  v  Marzx)  1550 
Habbiamo  ricevuto  la  tua  lettera  con  li  dui  pezzetti 
d'oro  lavorati,  et  ti  diciamo  per  risposta  che  a  noi  pa- 
re siano  smaltati  abastanza,  et  te  li  rimandiamo, 
da  Livorno 

N."  CCLXXII 

Il  medesimo  a  Francesco  di  Ser  Iacopo  proveditore 
delle  fortezze.  Da  Pietrasanta  6  Dicembre  1 55i   (Ma 
noscric ti  della  Strozziana  filza  e). 

Cosimo  etc.  etc.  —  Per  obviare  che  il  fuoco  della  fon- 
deria non  faccia  danno  a  quelle  pitture,  che  fa  Giorgio 
Pittore,  facciasi  a  quella  Torre  un  vespaio  di  tegoli,  in 
modo  che  vi  si  possa  sotto  gettare  dell'  acqua  et  sia 
mattonato  di  sopra;  et  così  non  farà  danno.  Pietrasanta 
6  Decbr.  1551. 

Nòta 

Eidem.  Livorno  8  Novembre  1551.  Carissimo  nostrOé 
De' lavori  che  fa  Giorgio  Pittore,  et  che  fa  fare,  non 
habbiamo  che  dirvi  altro,  se  non  che  tutto  sta  bene  {/.  e), 

N."  CCLXXIII 

La  Signoria  di  Siena  a  Giorgio  di  Giovanni.  Da  Siena 
20  Dicembre  iSSa  {Arch.  d.  i^if.  di  Siena  Registro 
di  Lèttere  N.  227  ). 

A  Maestro  Giorgio  ingegniere,  che  era  in  montalcino, 
si  scrisse  come  s'  era  inteso  con  assai  piacere  che  circa 


38  a  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

)a  fortificazione  da  farsi  in  quella  città  sia  concorde  con 
il  Signor  Ck)IoneIlo  Giovanni  Saturnino;  però  segua  quel 
modo  con  diligentia  e  prestezza ,  acciò  che  la  fabbrica 
camini  con  buon  ordine,  e  massime  che  la  Comunità 
r  ha  caro. 

Nota 

(L.  e.)  "  A  Maestro  Giorgio,  Dipentore,  in  Montalcino 
si  scrisse  che  non  partisse  fìnchè  la  fortificatione  co- 
minciata non  fusse  finita  ;  perchè  si  giudicava  esser  ne- 
cessario ivi  dela  sua  presentia.  Il  22  di  Dicembre.  " 

Questo  Giorgio  di  Giovanni,  pittore  ed  architetto  mi- 
litare, è  la  medesima  persona,  della  quale  parla  Giulio 
Landi  nella  descrizione  delT Assedio  di  Montalcino:"  Più 
tempo  innanzi  vi  era  stato  un  M.  Giorgio,  eccellentis- 
simo pittore,  mandato  da' nostri  Illustrissimi  Signori 
per  architettore  delle  nostre  fortificazioni,  le  quali,  per 
averle  disegnate  così  grandi  che  in  un  anno  con  mag- 
gior potentia  non  si  sarebbero  finite,  —  si  prolungorno 
tanto,  e  tanto  si  variorno  queste  fortificazioni ,  che  fu 
per  esser  causa  della  nostra  rovina.  "  —  Sarebbe  ,  nota 
il  Padre  della  Valle  a  questo  passo,  questi  mai  figlio  o 
scolaro  del  celebre  Francesco C  di  Giorgio)?  Il  nostro 
artista  dunque  gli  era  affatto  ignoto.  Altri  curiosissimi 
documenti,  che  noi  daremo  in  seguito,  suppliranno  a  ciò 
che  finora  si  ignorava. 

N."  CCLXXIV 

Giorgio  di  Giovanni  alla  Signoria  di  Siena.  Da  Mon- 
talcino a  a  Dicembre  i55a  C  Jrch,  e.  lettere  alla  Si- 
gnoria Jllza  'j^  ). 

È  autografa^  poscritta  d*  una  lettera  di  Alfonso 
Tolomei. 

Signiori  magnifici,  fui  presente  al  parlamento  del  Si- 
gnior  cholonelo   giovan  da  lurino  ,  e  li  sentii  giurare 


CiRXEGQlO    EC.    D*    AUTISTI  383 

molto  fieramente  che  in  questa  facenda  non  voleva  pa- 
role, che  se  le  fortifìcazioni  non  si  facevano,  no  voleva 
in  modo  uisuno  guardare  questa  cita,  anchora  chel  chri- 
stianisimo  lielo  chomandasse,  e  se  chriso  lielo  choman- 
dase  personalmente  non  lubidiria ,  perchè  non  voleva  in 
questo  intacare  el  onore  suo ,  che  '1  restarci  vituperato 
delo  onore  e  dela  vita,  che  sapeva  che  li  spagfnioli  no 
avevano  voglia  magiore  che  averlo  ile  mani:  sì  che,  si- 
gniori,  qua  non  si  aspeta  sino  e  vostro  aiuto  e  quatrini^ 
e  fate  presto,  ora  elavoro  è  incaminato.  quanto  ali  o- 
mini  di  questa  cìlà  fano  quello  è  posibile,  e  spendano  e 
aiutano  personalmente,  e  lavora  le  done  povare  ercè  e 
bestie  ;  et  in  efeto  ugni  chosa  è  solo  sopra .  ma  la  spesa 
è  gagliarda,  chome  molto  bene  acenai  a  vostre  signo- 
rie, che  vi  disi  ascendereb'a  due  o  tre  milia  eschudi, 
tanto  che  bisogniava  laiuto  di  quele,  prego  vostre  si- 
gnorie si  contentino  io  sia  licenziato ,  e  chio  mene  ri- 
torni a  Siena,  che  non  fa  per  me  lo  stare  in  monteal- 
cino,  perchè  ò  dato  el  ordine,  e  lavoro  è  incaminato.  e 
a  vostre  signorie  mi  racomando 

vostro  servitore  giorgio 
pitore  in  monteàlcino 

N.'  CCLXXV 

Il  medesimo  alla  stessa.  Da  Montalcino  •  (  Jrch.  e. 
filza  72  segnata  Letteredi  Diversi  dal  Settembre  i549 
al  Luglio  i55a  ). 

È  autografa 

Illustrissimi  Signori 
Arivai  iarsera  ,  esubito  fui  eschavalcato   alo  spedale, 
andai  a  trovare  la    signoria  del  chomisario ,  quale  tro 
vai  ala  rocha  intorno  ai  lavori  faceva  fare  a  esa.  credo 

*  Non  porU    data ,  ma  dev'  essere  una    delle  prime  scritte  da  Giorgio 
nel  1552. 


384  CARTEGGIO    EC.    D*  AUTISTI 

che  hescirà  lo  spendere,  perchè  e  lavori  sono  gagliar- 
di, né  si  può  fare  dimeno  quanto  a  tale  lavoro,  credo 
sera  fornito  sabato  prosimo;  pariamo  sopra  la  provisione 
ci  conveniva  fare  quanto  a'  bastioni  sano  da  fare,  e  pri- 
ma sopra  a'  legniami.  sua  signoria  aveva  fato  chondure 
circba  200  legni  grandi ,  e  tuta  volta  faceva  chondure 
di  questi,  liò  fati  restare  per  adeso,  perchè  a  volere  la- 
vorare ci  bisognia  e  schope  e  fascine  prima  a  ugni  al- 
tra cbosa.  e  infato  siè  dato  ordine  si  tagli  deto  legnianie, 
e  si  colto  cbouto  dele  bestie  per  fare  chondure ,  e  de- 
gli omini  qali  sono  ati  a  lavorare,  bisogniaria  vostre  si- 
gnorie ilustrisime  mandasino  ordine  al  signior  chomisa- 
riopotese  de'luogi  chonvicini  chomandare  omini  e  bestie 
a  volere  espedire,  e  mandare  dtnari,  e  fare  chon  pre- 
steza.  questa  matina,  che  siamo  a' 19,  si  chomincia  a  la- 
vorare, quanto  mi  pare  el  signiore  chomisario  sia  per- 
sona molto  ata  a  qesto  negozio,  e  spero  in  dio  sarà 
onore  chome  per  el  pasato>  e  a  vostre  signiorie  per  senpre 
mi  rachomando.  che  dio  le  feliciti,  e  mandate  denari. 
Vostro  fidele  e  innfimo  servo 
Giorgo  pitore  in  monte  alcino 

N."  CGLXXVI 

Il    medesimo   alla    stessa.    Da    Montalcinio    i^oa 
(  Arch.  e.  Lettere  alla  Signoria  filza  74  )• 
È  autografa 

Magnifici  eccelsi  patroni  miei,  dio  gazia  ^  sic  J 
Tanto  ò  fato  cheiò  fato  vedere  al  signior  Cholonelo, 
che  quelo  si  faeva  per  suo  ordine  era  vano,  perchè  era 
senza  fiancho  nisuno  ;  edesi  chontentosi  facia  una  rive- 
stita al  revelino  dela  rocba  ,  quale  fa  fianco  verso  por- 
la nova  da  una  dele  sue  bande,  e  da  laltra  verso  santo 
martirio,  e  sta  a  fronte  al  monte,  e  fa  escbudo.  a  una  parte 
dela  rocha  a  santo  martino  si  fu  el  baluardo,  che  già 
sera   incomincatoj   né  si  può  fare  di   manclio,  perchè 


CARTEGGIO   EC.  d'  ARTISTI  385 

questo  guarda  el  sopra  deto  revelino ,  e  guarda  porta 
cerbaia ,  e  fiancega  el  bastione  faceva  el  coionelo ,  e  si 
opone  al  monte,  tanto  che  el  signiore  cholonelo  si  con- 
tenta e  si  riraete ,  e  per  quelo  si  vede  vole  fare  luto 
quelo  per  me  sordina,  ci  fu  insieme  ali  nostri  ragiona- 
menti el  signior  pagatore  del  christianisimo ,  e  molto 
si  achostò  al  parer  mio  chesi  dovese  fare  e  sopradeti 
fianchi  prima  a  ugni  altra  chosa  ,  per  questa  cagione  che 
erano  lavori  di  fuore  de  la  tera ,  e  per  essere  chosl  po- 
tevano da'  inimici  esere  facilmente  ìnpediti  ;  clàe  le  cho- 
se  si  lovoravano  drento,  si  potevano  lavorare  anchora 
che  inimici  fusino  dintorno ,  né  mai  ci  potevano  impe- 
dire, e  vostre  signorie  mi  racomando  e  sopratuto  man- 
date da  spendere. 

Giorgio  pìtore  umil  servo 

di  vostre  Signorie 

in  Montalcino 
(Direzione)  All'Ilio,  capitano  di  populo  e  regi  men- 
to dela  republìca  in  Siena 

JVota 

Deliberazioni  della  Balìa  9  Aprile  1553  : 
"  A  Maestro  Giorgio,  architettore,  che  se  truova  in 
Montalcino,   e  per  lui  qui  ala  sua  donna   deliberorno 
darsi  scudi  dieci  d'oro  a  conto  di  sua  mercè  in  servitio 
dele  fortificationi  di  quella  Città,  " 

N.°  CCLXXVH 

Il  medesimo  alla  stéssa.Da  Montalcino  i55^* ^Jrch. 
e.  filza  75»  ). 
È  autografa 

Ilustrisirai  Signor'  qua  ci  è  da  spendere  per  tute  do- 
mane, che  aviamb  meglio  che  trecento  cinquanta  omi- 
ni,  e  le  chose  si  ridurieno  a  chomodo  termine  si  ci  fuse 

*  Le  lettere  di  querta  filza  sono  da  Genaùo  a  tutto  Marzo. 
T.U,  25 


386  CARTEGGIO  £G.    o'  ARTISH 

denari,  però  quelle  provederànO  co  qela  presteza  potfa>« 
no.  e  da  domane  ila  no  lavorando  mi  a  vero  che  fare, 
e  mene  vero,  questi  omini  sia  per  qelo  vole  no  ci  da* 
no  aiuto  alchuno  di  questa  terra,  né  giova  persuasioni 
o  minaci  del  comisario.  io  no  vidi  mai  la  più  freda  gente 
sopra  a  qesta  inpresa ,  pare  che  aspetino  li  amici ,  e  none 
li  inimici,  però  le  signiorie  vostre  provedino,a  ciò  no 
si  esviino  li  lavoratori  e  li  maestri,  e  ale  signorie  vo- 
stre mi  rachoraando. 

Vostro  servitore  giorgio  di* 
pentore  in  monte  alcino 

N."  CCLXXVin 

il  medesimo  alla  stessa.  DaMontalcino  i553  C^rch. 
e.  filza  cj. 
È  autografa 

Magnifici  patroni,  le  signorie  vostre  si  contentino 
farmi  grazia  che  io  sia  licenziato  da  questo  negozio  di 
questa  fortificazione,  perchè  darò  luogo  a  qualche  un 
altro,  che  possa  onorarsi  del  principio  dato  per  me, 
sicome  altri  si  è  investito  del  disegnio  dato  in  chiuci, 
che  in  vero  mi  fu  atacato  uno  piastrelo  in  sul  viso,  ma 
non  ano  potuto  fucire  qhele  sera  dèsegniato.  Signiori 
miei  siate  certi  che  io  so'  povero,  né  poso  estare  sen- 
za guadagniare ,  e  ò  servito  da  che  si  fece  laquisto 
dela  citadella  fino  a  ogi ,  che  siamo  di  genaro ,  e  da 
quelle  non  ò  auto  oltre  a'  schudi  dieci ,  e  ò  servito  a 
ingeniere,  a  solecitatore  e  guastatore,  tal^  che  so'  inve- 
chiato,  eò  logro  e  pani ,  tale  che  io  mi  risolvo  a  dire 
che  tanto  vole  dire  iugieniere,  quanto  furfante,  tanto 
che  io  mi  risolvo,  a  vistomi  del  erore,  a  tornare  a  ese- 
re dipentore.  e  vi  prego  mi  faciate  grazia  di  mandare 
altri,  perchè  no^mancano  omini  che  ne  sapìno  più  di 
me,  perchè  io  sol  minimo,  e  chonfeso  che  ino  ne  so. 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  38^ 

e  dipoi  so'  resoluto  a  esere  dipentore,  e  none  ingenie- 
re, perchè  questo  fumo  senza  arosto  no  fa  per  me; 
perchè  quando  mi  sento  dire  signiore  ingeniere,  e  mi 
guardo  in  borsa,  e  no  ve  uno  quatrino,  mi  risolvo  a 
pregarvi  mi  diate  licenzia,  e  non  altra  grazia  che  que- 
sta, e  a  vostre  signorie  mi  raccomando. 

Vostro  servitore  giorgio 
dipentore  in  monte  alcino 

N."  CCLXXIX 

La  Signoria  di  Siena  a  Giov.  Pelori.  Da  Siena  n 
Marzo  *  i553  ( Biblioteca  pubblica  d'i  Siena  Codice 
segnato  A.  III.  22.  ). 

È  copia. 

Al  Eccellente  Ms.  Giov.  Pelori  a  Montichiello 
La  fede  che  per  infiniti  segni  haviamo  sempre  havuta 
dall'  affeltion  vostra  verso  la  patria,  si  è  non  solamente 
confermata  ma  accresciuta  maggiormente,  havendo  per 
una  del  commissario  nostro,  laconio  Cinuzzi ,  inteso, 
che  voi  come  buono  et  amOrevol  cittadino,  postposto 
ogni  particolare  interesse  al  benelìtio  della  Repubblica, 
vi  sete  fermato  in  Montichiello,  e  con  la  solita  dili- 
gentia  attendete  alla  fortificatione  di  cotesta  terra  :  il 
che  veramente  ci  ha  dato  non  minor  contento,  che  ci 
desse  dispiacere  la  partita  vostra  di  liucignano ,  consi- 
derata la  cagione  di  essa;  perchè  se  bene  ci  deve  es- 
ser grato  ogni  cittadino,  voi  non  dimeno  ci  sete  e  grato 
e  caro  per  le  molte  e  rare  virtìi  vostre,  dalle  quali 
questa  città  riceve  giovamento  et  ornamento  grandis- 
simo .  E  perchè  la  speranza ,  creataci  nell'  animo  dal- 
l' amor  che  portate  alla  patria,  ci  promette  che  non 
mancarete  di  seguitar  l' offitio  ad  adoprare  la  virtiì  vo- 
stra in  serviiiO  suo,  non  ci  estenderemo  jpiù  a  longo 

*  L  a  notizia  e  la  copia  di  questa  lettera  io  la  devo  alla  gentilezza  del  Si- 
gaor  Gaetano  Milanesi. 


388  CÀUtJEfeGiO  EC.    b*  A&ttSfl 

pet  esorta rvici ,  rendendovi  detto  che,  se  ben  noti  pò» 
irà  ella  ristorarvi  secondo  i  meriti,  ne  riceverete  dal 
inondo  gloria  et  honore,  e  grazia  et  premio  da  Dio, 
il  quale  preghiamo  che  vi  contenti  quanto  desiderate^ 
Il  dì  XI  di  Marzo 

Nota 

Mori  il  viceré  Don  Fedro  di  Toledo  li  22  dì  Feb* 
braio  1553  a  Firenze,  lasciando  Don  Garzia,  suo  figlio, 
luogotenente  all'  esercito .  Questi  prosegui  la  guerra ,  e 
coli' esercito  Cesareo,  dopo  il  ritorno  dei  suoi  coman- 
danti da  Firenze  ingrossatosi  di  nuove  milizie,  si  mosse 
contro  il  dominio  Senese  nella  Valdichiana ,  occupando 
tutte  le  terre  e  castelli  abbandonati  già  dai  Francese 
A  misura,  dice  11  Galluzzi ,  che  l'esercito  si  avanzava, 
i  francesi  abbandonavano  la  terra  ,  e  perciò  Pienza  , 
Asinalunga  e  Montefollonico  furono  facilmente  occu- 
pati; a  Monte  Occhiello _,  luogo  assai  forte  per  natura  e 
per  arte  ,  fu  trovata  tutta  la  resistenza  ,  essendo  alla 
guardia  del  medesimo  Adriano  Baglioni  con  sei  cento 
soldati  scelti,  i  quali  dopo  averlo  difeso  valorosamente, 
e  resistito  gagliardamente  alla  batteria ,  che  gì'  Imperiali 
aveano  piantata  da  tre  parti  ^  si  resero  a  discrezione  a 
Don  Garzia  ,  che  gli  fece  svaligiare,  con  obbligo  di  non 
servire  più  ai  Francesi  per  un  anno,  ritenendo  prigio^ 
nieri  di  guerra  il  comandante  con  gli  ufBzialì. 

Il  primo  di  Febbraio  del  1553,  così  nota  il  Roma* 
gnoli ,  lacomo  Cinuzzi  ,  commissario  a  Montìchiello 
scrive  alla  Balìa:  "  ò  condotto  150  opere,  e  cominciamo 
una  fortìficatione  ala  porta  e  certe  cortine  dal  Peloro 
ordinate  ".  Da  ciò  si  apprende  che  l'architetto  era  già 
slato  un'altra  volta  a  visitare  quella  piazza. 


CARTEGGIO    Et.    d'  ARTISTI  BSq 

N.°  CCLXXX 

Cristofano  dell'  Altissimo  a  Cosimo  I.  Da  Como  3i 
Maggio  i553  C^rch.Med.  Carteggio  e,  filza  84)- 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor  Duca 
Et  essendo  io  mandato  da  Vra.  Ecc.  qua  a  comò  per 
il  negozio  di  ritrarre  de'  ritratti  che  sono  in  casa  di  Mon- 
signor lovio ,  del  che  oggi  son  undici  mesi ,  et  in  que* 
eto  tempo  non  ò  mai  auto  altro  che  24  nomi ,  di  modo 
che  già  un  pezzo  son  finiti,  et  più  assai  sene  sarebbon 
fatti  se  avessi  auto  de'  nomi  ;  per  questo  mio  perder 
tempo  i)enso  sia  causato  per  le  grande  occupazioni  del 
Signor  Maiordomo ,  quale  non  à  potuto  avere  a  me- 
moria questo  negozio,  supjico  a  vostra  Eccellenza  me 
ne  faci  mandare ,  aciò  possa  satisfar  del  debito  mio  con 
vostra  Eccellenza  j  et  umilmente  li  baccio  le  mani,  di 
corno  il  dì  ultimo  Maggio  1553. 

3ervitor  Tofano  Pittor  fiorentino 

Nota 

Vi  è  il  rescritto  di  mano  di  Cosimo  I  :  leggasi  di 
ritrovar  la  nota  de' nomi  j  che  la  ha  il  maiordomo ,  per 
mandargliele. 

Ho  anco  trovato ,  scrive  il  vescovo  di  Nocera  Giulio 
Giovio  21  Giugno  1553,  ch'il  Pitto'^e  ha  menato  ben  le 
mani  intorno  quella  copia  de'  Ritratti  ;  il  quale  come 
allievo  di  Bronzino  ha  imitato  con  tanta  diligenza  che 
ci  fa  star  dubbiosi  in  discernere  questi  primi  qua  dalli 
suoi,  e  presto  sene  invierà  a  Vostra  Eccellenza  un^  cassa 
de' fornitissimi  alla  perfettione.  (Le. filza  35^ 


3 90  CÀfiTEGGlO-EC.  d'  ARTISTI 

N/  CCLXXXI 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Como  8  Agosto  i553 
CI.  e. filza  86). 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor 
Hoggi  ho  inviato  per  Milano  li  xxuii  Ritratti ,  et 
ispero  che  deveranno  venire  ben  conservali:  et  vostra 
Eccellenza  mi  perdonerà,  se  più  presto  no  liò  inviati; 
et  la -causa  è  stata  non  avere  auto  mai  ferma  chomis- 
sione  di  mandarli,  et  circa  li  ritratti  ho  cerco  farli  so- 
migliare il  più  che  ho  potuto,  et  tutti  somigliono  et 
son  lavorati  con  quella  diligenza  che  ho  saputo;  et  senon 
sono  a  sodisfazione  del  gusto  di  V.  Ecc. ,  quella  mi 
perdoni,  che  in  questi  altri  che  già  ho  chominciati  penso 
mi  riusciran  meglio  ,  per  ben  chio  abia  a  stare  sotto 
posto  a  chome  io  li  vego,  non  faciendo  di  quegli  che 
sono  Illustri  ,  et  mi  paion  degni  di  V.  Eccellenza,  la 
grandezza  de'  quadri  liò  tenuti  più  alti  3  dita  che  della 
chomissione  ebbi,  ringrazio  V.  Ecc.  della  cortesia  de- 
gli 50  scudi  hauti  a  milano  j  et  bacìo  le  mani  dì  quel- 
la, pregando  idio  che  lungo  tempo  la  conservi  in  fe- 
lice stato,  dal  Museo  8  Agosto  1553. 

Tofano  Pittore  fiorentino 

Noia 

n  suo  Pittore,  scrive  il  vescovo  di  Nocera  il  mede- 
simo dì ,  sta  benissimo ,  et  tuttavia  seguita  in  copiar 
quelli  Ritratti  che  li  paiono  più  a  proposito,  secondo  la 
coraessione  di  Vostra  Eccellenza  (Le). 

N."  CGLXXXII 
Cosimo  I  a  Cristofano  dell*  Altissimo.  Da  Firenze 
II  Sett.  iSSZ  (Arch'  e.  Minute  di  Cosimo  1  filza  Sg). 

A  Tofano  Pittore  fiorentino  a  Como  alli  xi  di  Set- 
tbr.  1553. 
Si  sono  bauuti  li  24  ritratti  che  bavete  mandati  per 


CARTEGGIO    EC.    D'  ARTJSTl  39 1 

via  di  Milano,  li  quali  si  sono  ben  conservati,  et  ci 
hanno  assai  ben  sodisfatto,  seguirete  a  far  li  altri,  eleg- 
gendo ,  come  vi  fu  scritto  ,  de'  più  Illustri  et  famosi , 
et  mandateci  una  nota  delli  altri  che  vi  sono ,  metten- 
doci poeti  et  altre  persone  letterate  et  virtuose ,  acciò 
possiamo  fare  una  altra  cappata  di  quelle  che  vorremo 
facciate  di  più.  et  dio  vi  conservi,  da  Fiorenza. 

N.°  CCLXXXin 

Gristofano  dell'Altissimo  al  Pagni.  Da  Como  28  Set- 
tembre i553  fArch.  e.  Carteggio  filza  87  ). 

È  autografa 

Magnifico  Signor  mio 

Me  stato  gratissimo  intendere  che  V.  S.  habi  auto  da 
Sua  Eccellenza  lassunto  del  mio  negozio ,  che  penso  abia 
andar  meglio  che  non  à  fatto  in  sino  adesso:  et  per- 
chè io  non  posso  dimostrarvi  lafezione  che  già  vò  posto, 
in  altro  che  hoferirmini  di  quanto  si  può  per  me,  et  l'ot- 
terrò per  favor  grande  se  mi  chomenderete  qual  chosa. 

Ebbi  il  24  del  presente  una  lettera  da  sua  Eccellenza, 
la  quale  chontiene  chome  si  son  ricevuti  i  ventiquattro 
ritratti  ben  chondizionati,  e  che  io  mandi  i  nomi  di 
tutti  i  ritratti  che  ci  sono,  da' ventiquatro  che  avete 
auti  in  fuora ,  et  chosì  dica  quali  ho  fra  mano  :  et 
chosì  ho  fatto,  et  li  mando  chpn  questa ,  et  queste 
che  son  drente  alla  lettera  son  quegli  chiò  fra  mano, 
che  quasi  son  finiti;  et  prego  V.  S.  che  presto  mi 
mandi  de*  nomi ,  aciò  non  nabia  astare,  le  linee ,  che 
sono  fra  i  nomi,  voi  dire  le  divisione  delle  stanze, 
che  tanti  ne  peristanza,  et  liò  iscritti  chome  sono  api- 
chati  alle  mura  et  stanza  per  istanza.  Voglio  rìchoFr 
dare  a  V,  S.  che  dì  grazia  faccia  pagare  il  porto  al  Vet- 
turale de'  24  ritratti ,  per  che  li  agenti  di  qua  n^anno 
fatto  intendere  che  nai  faran  pigliare  se  nogli  pago ,  che 


392  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

mi  sarebbe  fatica  grande,  né  altro,  bacio  le  mani  di  V. 
S.  dal  Museo  il  28  Settbr.  53. 

Tofano  pittore 

N.°  CCLXXXIV 

Cosimo  I  a  Francesco  di  Ser  Iacopo  proveditore 
delle  fortezze.  Da  Pisa  1 1  Dicembre  i553.  Manoscrit- 
ti della  Strozziana  uniti  all'  Arch.  Med.  N.  33  ). 

R<?staci  dirvi,  che  vorremo  sapere  in  che  termine  si 
trovi  quello  pavimento  della  libreria  di  S.  Lorenzo,  e 
quanti  quadri  vi  restino  a  fare,  perchè  ci  pare  che  co- 
loro indugino  assai;  et  bora  che  s'è  visto  il  modo  del 
fare  questi  quadri,  saria  meglio  dargli  in  somma  col  di- 
segno innanti. 

N.'  CCLXXXV 

Giovanni  Batista  Pelori  alla  Signoria  di  Siena.  Da 
Lucignano  i3  Dicembre  i553  {Ardi.  d.  Rif.  di  Sie* 
na  Lettere  fdza  77  ). 

È  autografa 

Molto  Magnifici  Signori 
Quando  a  me  è  imposto  alcuna  cosa,  et  maximeda 
chim'è  Patrone,  io  lo  credo  senza  pigliarne  memoriale 
né  ricordi,  et  perciò  so' posto  in  ferma  credenza  d' ba- 
vere il  contracambio.  Dico  adunque  che  mi  pare  mi  sia 
mancato  di  quanto  domandai  et  lassai  in  memoriale  in 
mano  dele  Illustrissime  Signorie  vostre:  et  molto  me- 
glio di  me  dovevano  credere  V.  S.  Mag.ce  che  qua  sa- 
remo poveri  di  tutte  sorti  di  strumenti  da  questi  ser- 
vilii  solamente  per  li  homini  di  questa  terra,  et  mollo 
più  sopra  venendo  tanti  forestieri,  io  mi  detti  a  cre- 
dere si  fusse  fatta  grossa  provisione  di  ferramenti  con- 
venienti per  mille  horalnr,  et  qua  non  sono  stati  aba- 
fitanza  per  ottanta  homini,  che  glie  bisognalo  adoperare 


CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI  3d3 

1  picchoni  nel  terreno  lavorato ,  dove  sta  seminato  el 
g^rano  ;  et  nei  vero  glie  più  la  vergogna  del  danno  as- 
sai. Il  commissario  ha  scritto  che  si  mandi  zapponi  in 
bona  somma,  et  poi  zapponi  et  zapponi  da  quattrocento , 
et  se  più  sarà  possibile ,  et  boni  che  non  sìeno  di  do- 
zina  come  li  passati. 

Palette,  raddoppiare  il  numero  dele  mandateci,  ne  sene 
piglino  maraviglia  che  così  si  domandi,  perchè  le  sonno 
ribaldissime  dozinalacca.  Et  poi  che  qua  non  c'è  somma 
di  tavole  al  nostro  proposito,  et  così  presto,  sarà  bene 
continuare  mandare  corbelli  in  grosso  numero  ,  più  che 
li  mandati,  et  advertiscasi  sieno  confitti  1  cerchi  den- 
tro et  fore ,  perchè  con  i  tormenti  che  li  danno  i  gua- 
statori indiscreti  in  mezza  giornata  si  sfasciano  ;  et  molti 
di  questi  son  confitti  con  una  bulletta  sola  et  altri  senza. 
Dissi  in  un  mio  memoriale  ultimo  ale  S.  V.  M,  come 
sarebbe  fatta  bona  opera  a  dare  ordine  che  si  raccon- 
ciassero i  brozzetti,  che  sono  restati  in  S.  Prospero, 
perchè  fra  otto  o  dieci  giorni  n'haremo  bisogno  exstremo, 
et  lo  fo  sapere  che  le  fanno  lavoro  per  una  dozina  d'ho- 
mini  el  dì,  et  perciò  non  si  impaurischino  dela  spesa. 

Haviamo  considerato  al  commodo  che  ci  dà  in  tenere 
aperta  la  porta  di  S.  Giusto,  e  poi  resoluto  aprirla,  et 
hoggi  s'è  messo  mano  a  votar  quella  parte,  dove  starà 
ottimamente  bene  un  corpo  di  guardia  con  suo  camino 
et  altre  pertinenzie  ;  et  per  più  presto  mandarla  a  fine 
ci  è  di  bisogno  i  ferramenti ,  cioè  bandelle  lungediuna 
braccia  l'una,  perchè  la  porta  è  larga  quattro,  et  con 
queste  bandelle  le  sue  chiavagioni  grosse,  eie  necessa- 
rio d'un  quattordici  pennate  et  sei  ronconi  grandi. 
Scrissesi  laltro  hieri  come  ci  sarà  molto  da  proposito 
un  maestro  fabro  darte  grossa,  sì  per  servircene  a  si- 
mili lavori  sopradicti,  come  per  acconcimenti  di  ferri 
di  lavoro  nostro.  Le  molli  non  sono  venute,  né  man- 
co i  correnti  da  gronde  sfilati  di  quattro  overo  meglio 
di  cinque  braccia,  et  se  di  sei  si  potessero:  per  questo 
mancamento  fino  bora  non  s*è  messo  mano  a  bastionare, 


394  CARTEGGIO  EC.    p*  ARTISTI 

però  doraan  da  mattina  ad  bora  di  terza  a  suon  di  cam«» 
pana  col  PROPOSTO  ET  CON  I  PRIORI  et  col  il  resto 
del  Clero  in  processione  si  principiaranno  tutti  cinque  i 
baluardi,  de' quali  interamente  beviamo  stabilito  el  fon- 
damento: et  per  1'  absentia  de  le  Signorie  Vre.  Illustris- 
sime et  del  Reverendissimo  Cancelliere ,  ma  prima  dela 
Maestà  del  Cbristianissimo  Re,  del  Signore  Cornelio  et 
dell'illustrissimo  Monsignore  di  Termes  haviarao  pro- 
veduto ad  convenienti  compari ,  che  per  altra  sene  darà 
adviso:  et  così  con  la  gratia  di  Nostro  Signor  Dio  et  dela 
gloriosissima  madre  Maria  seguiremo,  sperando  per  il 
commodo  del  bon  terreno,  cbe  baviamo  quasi  per  tutto 
in  sulla voro ,  che  in  due  mesi  proximi  da  venire  di  gior- 
nate lavorative  condurli  in  bonissima  diffesa.  et  perciò 
quando  et  il  Signore  Commissario  et  io  doraandaremo 
alcuna  cosa  per  questi  servitii,  credincelo  al  primo,  per 
non  fare  aspettare  il  lavoro  con  tanti  homini,  che  non 
derrata.  Inel  resto  procuramo  con  ogni  diligentia  non 
si  perda  tempo ,  né  si  paghi  in  vano  ,  pur  che  da  man- 
giare ci  sia.  Le  fascine  si  potrebbero  causare  perdere 
tempo  o  vero  tenere  illavoro  a  dietro,  e  perciò  si  po- 
trebbe fare  suspensione  del  portarsi  i  grani  costà  per 
Je  communità  convicine,  che  supplisero  a  questo  servi- 
tic,  parendo  però  a  le  Signorie  V.  Illustrissime:  io  l'ho 
detto ,  perchè  ci  è  chiara  notitia  che  i  ministri  et  Ag^enti 
del  Duca  con  acuta  diligentia  minutamente  cercano  sape- 
re ciò  che  qua  si  fa,  con  che  somma  d' homini  si  lavora  , 
et  sopra  tutto  se  si  piglia  el  monte ,  o  se  pure  sene  ra^ 
giona,  et  per  quando  si  metierà  mano;  che  pare,  si- 
condo  ci  è  riferito ,  cbe  senza  el  monte  fortificato  que- 
sto procedere  sia  vaneggiare,  et  a  me  per  quanto  mene 
vengha  d'honore,  mi  escia  come  di  borsa,  perchè  ogni 
di  ci  trovo  parliti  migliori  et  comodissimi,  et  si  sarebbe 
scausato  un  baluardo,  che  si  fa  dinanzi  a  la  rocha,  et  altre 
spese  che  saranno  disutili  quando  s' entrar rà  in  quello, 
se  Dio  ne  farà  gratia  a  le  Signorie  V.  Illustrissime,  le 
quali  per  di  più  feliciti  come  le  meritano   et  io  vorrei. 


CARTEGGIO   EC.  D*  ARTISTI  3^5 

Di  Lncignano  di  Valdichiana  el  dì  tredici  di  Dicembre 

MDLIII. 

Questo  mi  crederanno  le  Signorie  V.  Illustrissime,  che 
di  già  haviamo  qua  chi  terrebbe  a  cottimo  per  mille 
scudi  l'uno  di  questi  baluardi^  et  per  quello  si  cognosce, 
no  ci  è  parso  bene  resolvarne  cosa  alcuna,  né  manco  a 
questi  horaini.  et  già  sono  cominciati  ad  intrare  nel  con- 
to, et  sperano  di  haverne  bona  derrata.  Et  perciò  si 
sonno  inanimiti ,  et  vogliono  fare  bona  prova  di  loro. 
Di  V.  Illustrissime  Signorie 

Servitor  fidelissìmò 
Giovani  batista  Pelori 
e  Direzione  J  All'Illmi.  et  Excelsi  Sri,  li  S.  et   Capo, 
della  Repub.  di  Siena. 

r^ota 

Della  fortificazione  di  Lucignano  rimangono  ancora 
gli  avanzi;  degli  altri  lavori,  fatti  dal  Peloro  a  Monte 
Rotondo,  Casole,  Camullia,  Ansidonia,  si  vedono  ap- 
pena le  vestigia. 

N.'  CCLXXXVI 

Risposta  della  Signoria  di  Siena  a  G.  B.  Pelori. 
Da  Siena  1 5  Dicembre  i553  {-drch.  e.  Copialettere 
iV.  23o  ). 

Molto  eccellente  cittadino  nostro.  Ala  lettera  vostra 
haviamo  portato  quella  fede  che  si  può  maggiore,  sen- 
do  scritta  da  persona,  la  quale  per  manifesti  segni  ha- 
viamo conosciuta  e  tutto  il  giorno  conosciamo  accen- 
dersi ne'servitii  della  Repubblica:  donde  vi  commendiamo 
et  lodiamo  di  tanta  diligentia,  quanto  e  leggendo  la  vo- 
stra et  anco  quelle  del  commissario  nostro  vediamo  da 
voi  usarsi  :  accertandovi  che  da  noi  et  da  tutta  la  città 
per  le  fede  che  ne  faremo,  ne  sarà  tenuto  perpetua  me- 
moria. Quanto  poi  al  provedere  di  quanto  avvisate,  state 


3g6  CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI 

sicuro ,  che  noi  non  mancaremo  di  mandar  tutto  que)-< 
lo  che  si  potrà ,  et  ci  sforzaremo  non  habhi  da  man-> 
care  nulla.  Attendete  intanto  et  fate  sollecitare,  come 
noi  ci  persuadiamo,  e  state  sano,  che  dio  vi  guardi.  Del 
Palazzo  Pubblico 

N/  CCLXXXVII 

La  medesima  a  Giorgio  di  Giovanni.  Da  Siena  28  Di- 
cembre i553  (  Arch.  e.  Registro  e.  ). 

A  Maestro  Giorgio  architettore  in  montalclno  si  scrisse  : 
Intendiamo  come  per  fare  coteste  fortificationi  a  per- 
fettione  è  di  necessità  minare  alcuni  casamenti ,  e  per- 
chè vorremo  sapere  particularmente  l'importantia  e  qua- 
lità di  tutti  questi  casamenti  da  ruinarsi ,  e  li  danni  che 
possono  arecarre  a'  padroni  dessi ,  et  anco  chi  sieno  detti 
padroni,  et  ancora  de' siti,  che  si  disegnano  darsi  loro  in 
recompensa  ;  però  eie  parso  scrivarvene  la  presente ,  e 
commeltarvi  che  quanto  più  presto  potrete  ci  diate  pie- 
na e  distinta  notitia  e  ragguaglio  di  quanto  sopra  vi 
diciamo  ;  acciochè  informati  bene  del  tutto  ,  sapiamo 
quanto  ci  pare  che  convenga  di  fare,  però  non  manca- 
rete,  e  dio  vi  guardi. 

N.VCGLXXXVm 

Giorgio  Vasari  a  Vincenzo  Borghini.  Da  Arezzo  4 
Gennaio  iSS  ^{Manoscritti  della  Galleria  degli  UfiziJ. 

È  autografa 

MagniCco  et  Reverendo  Don  Vincentio  mio 
Io  ò  tanto  favor  dal  ciclo  che  gli  amici ,  che  io  amo, 
giornalmente  ancora  che  la  fortuna  mi  sbalestri  di  luogo 
in  luogo  per  far  le  facende  grandi  per  tormi  dalla  amo» 
revolezza  loro  et  dal  diletto,  che  si  trae  da  sì  fatta 
amicitia,  pur  doppo  il  breve  spatio  di  tenpo,  ancorché]- 
Je  faceqde  fien  lunghe ,  mi  rende  a  essi  con  maggior 


CAftTEOGiO    EC.  D*  AfttlSTl  3g'J 

comodità ,  aciò  che  meglio  mi  possino  et  praticare  et  co« 
mandare.  Ecco^  Sig.  spedalingo  mio,  Giorgio  Vostro  tor- 
nato da  Roma,  libero  dalle  cure  di  Iviao  HI,  avendo 
spedito  et  Montorio  et  la  Vignia ,  doVe  avendo  delibera- 
to vivere  come  Cristiano  vo'fino  che  chiuderò  questi  ochi 
la  mia  consorte  meco  et  la  bontà  di  mia  madre,  le  quali 
forse,  se  sarà  dalla  S.  V.  et  da  e  vostri  amici  negotiato 
una  facenda  duna  opera,  che  debbo  far  costì  in  fiorenza^ 
avendone  fatto  un  modello  bellissimo  et  richissimò,  qua- 
le è  oggi  in  Fiorenza  nelle  mani  del  fratello  di  Bene- 
detto Montaguto,  nipote  di  Bastiano,  quale  in  Roma^ 
o  suo  negotiato^  ciò  che  tutto  si  rimetterà  et  allo  spe- 
dalingho  di  S.  Maria  Nuova  et  a  Don  Illarione ,  suo  fra- 
tello, i  quali  consigliando  Matteo,  fratello  di  Bastiano, 
a  eseguire   il  modello,  non  solo  eglino  faranno  opera 
onorata,  ma  eternamente  inmortaleranno  lossa  et  il  nome 
di  Bastiano,  loro  zio,  il  quale  à  lassato  tante  migliaia 
di  scudi,  io  non  dessidero  di  farmi  più  nome,  né  meno 
più  ricliezze,  poiché  non  ò  figlioli,  ma  sì  per  goder  voi, 
cotesta  patria ,  tanti  amici,  et  potervi  condurre  fa  fami- 
glia ;  questo  mi  sia  come  un  trattenimento  :  la  conclu- 
sione  è  che  vediate  il  modello,  et  secondo  la  sua  con- 
ditione  date  animo ,  et  esortiate  que'a  dare  animo  a  tutto 
che  lo  metti  in  opera ,  che  da  me  ara  tre  cose,  piacere, 
sarà  presto  servito ,  et  decellentia  non  sarà  inferiore  a 
nessuno  di  cotesti  eccellenti,  ora  se  la  S.  V.  à  caro  me, 
la  mia  famiglia,  lonor  di  cotesta  città,  di  cotesti  V.  a- 
mici,  vi   ho  posto  questa  occasione:  io  non  ò   voluto 
scrivere  né  allo  spedalingo ,  né  a  don  Larione,  perchè 
abozziate  la  cosa;  poi  per  la  prima  vostra  vero  costì, 
porterò  la  lettera  che  fa  Benedetto  a  Mattio,  suo  zio, 
perciò ,  et  faremo  il  resto .  questo  basti ,  che  io  son  vo- 
stro al  solito;  et  perché  la  capei  la  va  ine  servi,  et  non 
ve  lume  vivo ,  vedrete  nel  modello  una  bizzarria  di  lu- 
mi non  più  usati,  che  Michelagniola.  vedendo  il  modello 
ne  stupì,  ora  io  son  a  Arezzo  alli  servici  Vostri:  tutti 
e  mia  di  casa  vi  salutano,  simil  fo,  io,  che  alla  S.  V., 


398  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

a  Messer  Agnolo  et  a  Raffaello  mi  rachomanderete.  Di 
Arezzo  alli  4  di  Gennaro  mdliih. 

Di  V.  S. 
Servitore  et  amico 
Giorgio  Vasari 
C Direzione  J  AI  Molto  Magco.  et  Rdo.  Don  Vincentio 
Borghini  Dignio.  spedalingo  degli  Inocenti  in  Firenze. 

N/  CCLXXXIX 

G.  B.  Pelori  a  Pietro  Strozzi.  Da  Casole   i   Aprile 
i554  {Arch.  e.  Lettere  alla  Signoria  filza  69). 
È  autografa 

Eccellentissimo  Signore  Signor  mio  singularissimo 
Io  non  ho  prima  dato  notizia  a  Vra.  Illma.  Signoria 
per  esere  stato  inresoluto  sopra  la  pratica  impostami, 
ne  la  quale  per  dirne  il  vero  ci  sono  due  partiti,  lune 
è  di  ringrossar  contiguo  al  muro  in  quella  parte  dove 
il  nimico  può  nuocere,  ma  questo  modo  à  poco  utile 
et  da  essere  biasimato,  perchè  oche  la  muraglia  cascas- 
si sopra ,  o  vero  che  inforò ,  come  quasi  sempre  suole 
intervenire,  in  ogni  modo  l'inimico  può  continuare  di 
guastare  questo  riforzo ,  se  già  però  non  si  dicessi  que- 
sto bastare  per  avanzare  tempo.  Laltro  è  ritirarsi  alquan- 
to, et  questo  saria  el  meglio,  però  ce  questo  male  che  si 
dannificano  molti  particolari  patroni  di  case,  né  si  pon- 
no  disporre,  non  vedendo  necessità,  e  nell' aspettarla  è 
cosa  da  Buoi,  stiamo  dunque  in  pro  vedere  a  fascine  et 
legnami,  ma  si  fa  a  quattrinate,  in  mentre  che  Vra. 
Eccellenza  mandi  ordine  preciso  con  patente  spacifìcata 
di  cotesti  Signori  otto ,  che  di  tali  rovine  io  o  altri  non 
ne  habbia  da  essere  tenuto ,  et  che  liberamente  possa. 

Glie  cosa  da  figluoli  dirsi  che  la  fortificatione  e'  è  ma- 
ravigliosa  et  realissima,  per  chel  tempo  disturba:  ma 
atteso  a  quello  ch'importa  questo  luogo,  che  ha  tante 
conviciaità  de'  luoghi  che  sonno  da  farli  scale^  magazinì 


GATTEGGIO   EC.  D*  ARTISTI  i^Q 

fet  freni  guadagnandone,  che  nel  vero  si  può  per* 
donare,  el  male  è  stato  che  Vra.  Eccellenza  l'ha  pre- 
termesso ,  ma  più  li  altri ,  che  prima  hebhero  carico  di 
ricognoscerlo  tanto  utile  chiave  per  la  maremma  et  per 
la  città  di  Siena,  hanno  errato,  perchè  non  manco  che 
a  Lucignano  s'attendeva  insicurarlo.  per  altra  o  forse 
a  boccha  et  col  disegno  innanzi  sene  dirà  più  diffusa- 
mente; et  fin  qui  basti.  Quando  venghino  danari,  si  sa- 
tisfaranno alcuni  che  sonno  cominciati  a  intrare  a  ri- 
mettere cose  minate  ;  gli  homini  faranno  qualche  cosa 
et  le  donne  al  simile,  però  queste  per  causa  dela  lor 
inopia  hanno*  bisogno  di  qualche  merzede  o  carità,  e  qua 
ci  època  borsa,  et  quasi  un  zero. 

Nuove  qua  non  ci  sono ,  et  se  pure,  el  Signore  Marco 
le  darà  a  Vra.  III.  Signoria,  a  la  quale  devoto  più  che  mai 
con  tutt'  il  core  m'  ofifero  et  raccomando,  che  Dio  la 
feliciti  come  più  desidera.  Di  Gasole  il  dì  primo  d*  A- 
pril.  54. 

Di  Vostra  Eccellenza 

servitore  fidelissimo 
Giovanbattista  Pelori 
(  Direzione  J  AH.  Illmo.  et  Eccmo.  Pietro  Strozzi  Ge- 
herale  dela  Mtà.  Christianissima  in  Italia 

N.'  CCXG 

Paolo  Gerì ,  detto  il  Pilucca,  a  Cosimo  I.  Da  Vene- 
zia 7  Luglio  i554  C  ^rch,  Med.  Carteggio  di  Cosi- 
mo I  filza  100  J. 

È  originale 

Signor  Lusmo.  Signor  Duca 
Veramente  né  vaga ,  né  piacevole  occasione  dame  sì 
puote  appellar  questa  che  al  presente  mi  sé  offerta, 
dopo  il  mio  haver  con  tanto  desiderio  aspettalo  per 
così  lungho  girar  danni  il  poter  vicitar  leccellenza  vo- 
stra con  più  felici  agurii  di  quello,  a  che  pur  bora  min- 
vita,  anzi  mi  astringe  il  debito  mio  a  deyer  fare  cosa 


4oO  CARtÈCGlO   EC.    D*  ARTISTI 

in  vero  del  tutto  lontana  da  ogni  mia  credenza,  in- 
però chela  ove  io  sperava  con  qualche  dolce  et  amoroso 
fingimento  cerchare  in  parte  di  satisfare  a  quella  debita 
servitù,  che  come  fedel  subdito  io  debba  a  l'eccellenza 
vostra,  al  presente  in  lor  vece  mi  sia  stato  forza  rivol- 
gere lanimo  et  la  mente  a  larte  militare,  per  ritrovar 
difensivi  et  bellici  strumenti ,  sicome  al  presente  potrà 
conprendere  lalteza  vostra  per  questo  dìsegnio,  che  io 
le  mando,  suplicandola  però  humilmente  al  dovermi 
comandare,  et  dove  le  forze  mia  manchasero,  in  lor  vece 
ricever  la  buona  volontà.  Anchora  ò  giudicato  conve- 
niente cosa  il  mandarle  il  modo  del  formar  questo  si- 
curissimo alloggiamento ,  quando  che  ne  sia  di  bison- 
gnio  capace  al  grosso  et  al  piccolo  exercito ,  in  però 
che  secondo  la  quantità  et  il  loco  si  può  fare  e  piiì 
grande  e  più  piccolo  ,  perciò  che  ogni  dua  passa  di 
terrea  per  quadro  son  capacie  di  allogar  quatro  cavagli, 
sì  come  ogni  passo  di  terreno  pur  per  quadro  è  comodo 
da  loggiar  dieci  fanti,  et  però  sarà  necessario  che  chi 
haverrà  tal  cura ,  prima  sappia  quanto  exercito  si  ri- 
trova, et  poi  pianti  un  palo  in  mezzo  a  dove  voi  che 
sia  la  loggiamento,  et  poi  pigli  una  fune,  et  la  leghi 
al  ditto  palo  ,  et  si  allontani  per  quello  spatio  che  lui 
giudica  essergli  necessario ,  et  poi  cominci  a  caminare 
in  giro,  faccendosi  venir  drietro  gli  carri,  insino  che 
ritorni  donde  si  partì,  cheli  vi  tro  verrà  fermo  lultimo 
carro.  Et  così  potrà  poi  col  medesimo  modo  partire  il 
campo  secondo  il  mio  disegnio ,  il  quale  oltre  alla  fa- 
cilità che  si  vede,  chredo  che  renderà  sicurissimo  lexer- 
cito  da  tutte  le  offese  notturne,  et  così  con  1  humilmente 
baciar  di  mano  a  Leccellenza  vostra  mi  raccomando, 
di  Venetia  agli  7  Luglio  MDLlin. 

Di  Vostra  Eccellenza  e  per  natura  sudito  e  per 
volontà  buon  servitore 

Paulo  Geri,  detto  il  Pilucca,  sculptore 


CARTEGGIO    EC.  d'  ARTISTI  4^t 

ccxcr 

Cristofano  delK  Altissimo  a  Cosimo  I.  Da  Como   7 
Luglio  i554  (Arch.  e.  filza  c,J, 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellenlissimo  Signor 
Trovandomi  al  Museo  et  avere  finiti  variti  sei  rilratti 
per  Vostra  Eccellenza,  et  quando  quella  si  risolverà  chio 
li  mandi ,  subito  li  manderò  ,  et  del  chontmovo  alendo 
al  lavorare  per  venire  al  fine  di  quelli  che  V.  Ecc.  mi 
à  chomesso  ;  et  seio  potessi  finire  senza  infastidirvi  del 
sochoremì  alla  mia  necesità ,  lo  farei  volentieri.  Ma 
la  morte  del  mio  Padre  ma  lascato  in  calamità  troppo 
grande ,  bavendo  debito  et  mia  madre  vecbia  et  una 
sorella  et  dua  nipoti ,  et  cbonviene  cbio  dia  loro  le 
spese  j  et  per  questo  suplico  a  vostia  Eccellenza  cbe 
mi  voglia  socborere  di  qua]  chosa ,  acciò  possa  dare 
dil  pane  a  mia  madre:  et  di  questo  io  vene  prego  per 
bimore  di  Dio,  cbe  boggi  fanno  anno  cbio  non  ò  baulo 
niente;  e  di  nuovo  prego  quella  cbe  abbi  misericordia 
di  me.  cbe  a  Dio  etc. 

Dal  Museo  il  7  Luglio  1554 

Tofano  pittore  Fiorentino 

N."  CCXCiI 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Como  16  Agosto  i554 
(  Arch.  e.  filza   io3  ). 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor 
Il  Piltor  cbe  si  trova  al  Museo  di  Monsignor  lovio, 
servitor  di  Vostra  eccellenza  ,  suplica  a  quella  che  per 
r  amor  di  dio  la  voglia  socborrere ,  perchè  si  trova  in 
gran  calamità  ,  et  la  sua  povera  madre  et  dua  nipoti 
f^lanno  per  morirsi  di  fame,  et  non  anno  altra  isperanza 
se  non  la  Eccellenza  Vostra:  e  dd  chontinovo  si  prega 

r.  //.  26 


403  CARTEGGIO    EC.    d'  AUTISTI 

il  somo  idio  che  metta  in  quore  a  V.  Eccellenza  daiu- 
tarci ,  et  chosì  sintende  a  lavorar  per  sodisfare  a  quelle, 
che  idio  lungo  tempo  la  feliciti,  dal  Museo  il  16  Agosto 
1554 

Tofano  pittore 

N.    CCXCUI 

Il  medesimo  al  Pagni.  Da  Como  26  Settembre  i554 
{  Arch.  e.  filza   io4  )• 
È  autografa 

Molto  Magnifico 

Il  presente  datore,  Agente  di  Stefano  et  Lorenzo  del 
Pavone  di  milano,  do  vera  bavere  chondotto  le  dua  casse 
denlrovi  i  ritratti  di  Sua  Eccell.  ben  condizionate,  cho- 
nie  qua  eia  promisso:  et  prego  V.  S.  che  li  facia  pagare 
il  porto,  che  chosì  siamo  rimasti,  et  chosì,  chome  V.  S. 
sa,  è  il  solito;  et  per  questo  so  che  quella  non  man- 
cherà, et  acjò  non  mi  ahìa  a  eser  dato  fastidio. 

Ho  inteso  chome  V.  S.  ma  fatto  pagare  certi  danari, 
et  per  lettera  di  cambio  mi  saranno  pagati  a  uso  in  mi- 
lano ;  et  chome  io  barò  rischossi  ne  aviserò  V.  S. ,  rin- 
graziando quella  della  chortesia  usatami,  et  per  non  mi 
ochorere  per  adesso  altro,  baccio  le  mani  a  V.  S.,  et 
quella  mi  scrivi  se  de' ritratti  vene  fusse  qual  uno  fuor 
del  buono ,  per  non  essersi  potuto  fare  altro  per  aver 
auto  cattivo  originale  — .  né  altro,  dal  museo  il  dì  ^6 
Settembre  1554 

Tofano  pittore  fiorentino 

N."  CCXCIV 

Giulia  della  Rovere  a  Camillo  Giordani.  Da  Ferrara 
25  Maggio  i555  {Oliveriana  a  Pesaro,  Volume  V,  se- 
gnato "  Illustri  Stranieri  "  ). 

È  originale  e  probabilmente  autografa 

Magnifico  et  mio  Carissimo,  feci  pregar,  adesso  è  uno 


C4RTEGG10     EC.  d'  ARTISTI  4^^ 

anno  et  più,  a  maestro  Giovan  Battista  Locamo  de  ivi, 
oreffice,  scuti  quaranta  sei  d'oro  in  oro  per  conto  di  una 
testa  d'oro  da  Zebelino,  che  mi  promesso  far  Tare,  che 
io  haveria  per  tutto  il  mese  de  ottobre  che  veniva,  di 
che  mi  mancò,  poi  dellì  a  dui  overo  tri  mesi  mi  fece 
saper  che  volendo  che  facesse  finir  la  testa,  li  mandassi 
certe  gioie,  clie  gli  andavano;  gli'fece  risponder,  che 
havendomi  mancato  alla  prima  promessa,  ch'io  non  in- 
tendeva che  il  contratto  havesse  haver  loco,  perchè,  sì 
come  ha vea  mancato  alla  prima,  feci  giudici©  che  anco 
-  alla  seconda  faria  il  medemo,  et  che  mi  dovesse  mandar 
li  miei  denari;  il  che  mai  non  ha  fatto.  Perciò  che  la 
prego,  come  cosa  mia  particolar,  la  voglia  farlo  chiamar 
Danti  a  lei,  et  astrengerlo  di  maniera  che  li  dia  gli 
mei  denari ,  overo  una  cautione  idonea  che  io  sia  sicura, 
come  un  termine  convenevole;  che  de  il  tutto  gline 
restarò  molto  hobligata,  et  me  li  raccomando,  di  fer- 
rara  alli  xxv  di  maggio  nel  tv. 

Ai  comodi  di  Vostra  Eccellenza  Giulia  della 

Rovere  da  Este 
(  Direzione J  Al  Molto   Magco.  Carmo.   M.   Camilo 
Giordani  Auditor  del  torone  Bologna 

N.*  CCXCV 

Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I-  Da  Firenze  aS  Aprile 
i556  (Jrch.  Med.  Carteggio  e.  filza  lao). 
È  autografa 

Illustrissimo  et  eccellentissimo  Signor  Duca 
Io  non  ho  scritto  prima  doppo  ch'io  ehbi  la  dolcis- 
sima lettera  di  V,  E.  I. ,  perchè  la  inaspettata  morte 
del  nostro  Grìstofano  dal  Borgho,  la  quale  non  pur 
sen'à  portata  la  mia  contentezza,  ma  parte  dell' anima 
ancora ,  àmmi  factto  conoscer  di  quanto  danno  sia  stata 
la  sua  perdita  nelle  imprese  del  palazzo,  avendo  da 
quello  sì   honoràto  aiuto  ,  oltre  alia   bontà   del  suo 


4o4  cauteggio  ec.  d'  autisti 

virtuoso  animo,  che  nelle  a  versila  mi  era  conforto,  et  ne* 
perigli  col  consiglio  et  aiuto  mi  giovò  senper  nella  pra- 
tica continua  d!  xxiiii  anni,  che  fecie  di  vita  meco.  Non  ò  di 
bene  altro  nella  partita  sua  dappoi  che  ma  lassato  sotto 
la  custodia  di  Vostra  Eccellenza ,  et  che  è  morto  in  casa 
sua,  et  in  gratia  di  quella;  avendo  mostrato  a  Y.  E.  I. 
quanto  egli  vi  era  stfVvitore,  e  quanto  le  calunie  Io  ave- 
vano offeso  nel  cospetto  di  sì  alto  signiore.  lo  pianto, 
et  ognior  lo  piango ,  quando  veggo  lopera  mia  non  po- 
tere seguilla  con  quella  prestezza  ch'io  mi  era  proposto, 
sendomi  mancato  la  metà  di  me  stesso  per  le  sue  con- 
tinue fatiche;  che  mai  di  rarità  et  bontà  d'opra  si  tro- 
verà pila  Cristofano.  •  Torno  allopera  di  palazzo,  di- 
cendo a  V.  E.  I.  che  il  palco  della  sala  a  Ms.  Baruccio 
si  coperse  di  tavole ,  onde  egli  con  comodità  sua  spesso 
lo  veggo  spicciolar  rose,  et  distender  erbe  per  quello; 
et  già  tutti  e  quadri  che  si  anno  a  dipigniere  son  falli 
di  legniame,  et  fra  duo  giorni  li  farò  portare  alla  nuova 
casa,  che  io  ò  tolta  spatìosa  et  grande  per  tale  effetto, 
la  quale  è  quella  da  Santa  Felicita  di  Filippo  Machiavelli, 
dove  Messer  Alfonso  Quistegli  auditor  di  V.  E.  I.  slava 
già.  sonci  tornato  volentieri  per  deviare  alle  girandole, 
ma  per  esser  più  vicino  ai  Pitti ,  et  per  venir  coperto 
et  dalaqua  et  dal  sole,  mentre  caminando  dal  palazzo 
alla  casa  fo  più  di  tre  volte  il  giorno  tal  viaggio.  Èssi 
fatto  la  finestra  al  riscontro  di  quelle  porte,  la  quale 
à  dato  la  vita  a  lutto  quello  aparlamento;  In  sala,  che 
io  dipignevo  le  storie,  ò  vissuto  pur  tanto  che  Santi  Bu- 
glioni la  finì  pur  di  mattonare ,  a  tal  che  non  resta  al- 
tro che  una  storia  sola,  qual  tuttavia  si  mette  in  ordine 
per  farla,  acciò  che  i  poponi  di  S.  Giovanni  el  pescie  ma- 
rinato si  possa  mangiare  m  quella.  Siano  intorno  alla 
camera  da  basso ,  dove  sono  i  fatti  del  gran  Lorenzo 
vecchio,   la  quale  infino  ora  sene  depinta  gran  parte, 

•  Ciò  che  qui  vien  dello  dal  Tasari  fa  ricordare  la  beUa  lettera  di  IMi- 
chelagiiolo  intorno  alla  morte  dell' Urbiuoi  il  pittore  è  Cristofano  Gherardi 
dal  Borgo. 


CARTEGGIO  EC.  d'  ARTISTI  4^5 

e  si  andrà  seguitando ,  così  come  si  seguita  di  finir  di 
sopra  il  tutto,    acciò  ch'ai  ritorno  di  quella  V.  E.  Si- 
gnoria tornando  e   volendo    abitar   disopra ,   possa,  ò 
trovato  l'ordine   da  fare  il  passo  sopra  la   sala   grande 
con  tanta  facilità  che ,  se  chi  pose  quel  tetto  o  quei  ca- 
vagli in  quel  luogo  avessi  saputo  che  V.  E.  I.  avessi  auto 
a  far  questa  fabrica,  non  arebbe  saputo  né  potuto  far 
altro  di  spati©,  di  misura  et  di  canpo  che  quello  che 
si  vede  al  presente;  ma  il  maggior  miracolo,  che  io  co- 
nosca di  questa  inpresa,  è  chel  passo,   che  sa  da  fare 
in  dogana ,  bisogniando  farlo  largo  braccia  sei ,   i  bec- 
categli si  gran  larghezza  non  la  posson  ricevere  ,  onde 
la  larghezza  della  scala,  che  fecie  il  Tasso,  et  il  prin- 
cipio di  quella  che  saglie  la  scala  principale,  facendo  un 
alia  di  muro  sopra,  acanto  allo  scrittoio  da  basso  di  V.  E.  L, 
viene  a  fare  un  arco  per  banda  con  la  volta,  et  la  volta  in 
mezzo  con  l'altro  arco  fa  tutto  il  passo,  di  maniera  che 
fuggendo  il  far  bechategli  sa  più  spatio ,  fuggesi  lo  scar- 
pello, conducesi  più  presto,  et  con  pochissima  spesa  si 
fa.  Così  Confetto  à  già  cominciato  a  lavorare  i  legnami 
per  metter  da  canto ,  acciò  in  breve    tenpo   possiamo 
seguir  l'ordine  di  tal  cosa.  Credo,  Illustrissimo  Signor 
mio,  che  Iddio,  che  vi  à  fatto  nascier  principe,  pro- 
curi a  ogni  comodità  sua.  Et  questo  lo  veggo  giornale- 
mente,  che  tutte  le  cose  difìcili  le  riduciano  a  gran  fa* 
cilità.  Talché  innaniniito  di  ciò  ò    preso    tanto   animo 
che  ogni  cosa  ardua  et  difficile  non   la   stimo    (  bontà 
del  vostro  fatai  genio  )  niente.   Udite  questa,  Signore, 
La  scala ,  che  aviano  ordinata,  anzi  che  tuttavia  si  mura, 
dico  quella  che  risponde  in  sul  terrazzo ,  nel  cominciare 
a  disfar  le  stanze,  dove  stava  castra  verde,  ò  trovato 
tanti  archi   dove  oggi  poson   le  mura   delle   stanne  di 
sopra  ,   che  mi  risolvei ,  volendo  far  la  scala,  a  fare  nella 
stanza  dabasso ,  dove  stava  lufitio  de'  contralti ,  un  fon-r- 
damento  attraverso  per  reggimento  di  sei  ordini  di  sca- 
le, che  perfino  al  terrazino  scoperto  salirà  più  di  180 
scaglioni;  et  inpaurito  da'  ricordi    di  V.  E.  I.,  che  ma 


4oG  CABTEGGIO  EC.    D*  ARTISTI 

più  volte  delio  chel  fondamento  non  se  li  trova  fondo, 
e  bisogniando  pur  fare ,  cominciai  a  cavar  per  il  fon- 
damento ,  ne  son  duo  braccia  sotto  che  avian  trovato 
un  muro  grosso  tre  braccia  d'una  torre  vecchia  *  ,  il 
quale  non  solo  è  come  lo  volevamo  far  noi,  ma  maggiore, 
a  tal  che  tutta  la  fabricha  dì  quel  cantone  ringagliardi- 
scie  et  rilega,  ma  ci  fa  servitio  segnialato  apoggi  andò  visi 
su  dua  gran  volte  ,  che  una  tuttavia  si  arma:  et  di  corto 
Maestro  Bernardo  la  volterà ,  il  quale  lavora  dalla  stanza 
dovè  il  Carro  di  Cerere,  che  tuttavia  si  mette  d'oro; 
laltre  stanze  son  tutte  intonachate  di  stucho  fino  al  an- 
ticamerino, che  risponde  al  terrazzo.  La  scala  grande 
se  cominciata  a  dipigniere  et  lavorar  di  stucho ,  et  ca- 
miniamo  talmente  con  lopra ,  che  compariscie  assai , 
ancor  che  in  molli  luoghi  si  faccia.  De'  Pictti  non  dirò 
molto  per  essere  un  Caos,  che  à  bisognio  di  tenpo  et 
sonma  di  danari.  Basta  chel  condotto  è  molti  dì  che  fu 
finito;  et  l'aqua  alza  al  pari  del  piano  della  sala  dell' 
oriuolo,  secondo  la  squadra  mia.  La  tazza  del  porfido 
si  puliscie,  et  l'altra  di  qui  a  x  giorni  si  comincierà  di 
scarpello.  Mando  le  misure  delle  pietre  de' cammini  et 
porte,  che  sendo  facili  a  condurre,  V.  E.  L  ne  faccia 
venir  cinque  cammini ,  duo  grandi  et  tre  piccoli,  et  così 
dua  porte,  per  questo  anno  riusciendo  belli.  V.  E.  ì. 
sarà  senper  a  tempo  farne  venir  più  che  ci  bisognieran-^- 
no.  Quella  mi  perdoni  se  sì  lungha  storia  ò  fatto  di  tante 
cose,  immaginandomi  che  vi  sia  grato  il  sentirle,  come 
ò  conosciuto  l'amorevolezza  di  V.  E.  L  nel  vederle. 
Intanto  io  con  la  solita  diligentia  seguiterò  lopera;  acciò 
la  buona  mente,  che  V.  E.  L  à  verso  di  me  di  acco> 
modarmi  perchè  continuo  lo  possa  servire ,   gli  acresca 

*  "  Per  le  quali  cagioni  niuno  maravigliare  si  dee ,  se  il  fondamento  del 
palazzo  è  bieco  e  fuor  di  squadra ,  essendo  stato  forza  ^  per  accomodar  ta 
torre  (  de'  Foraboschi,  cliitunata  la  toiTC  della  Vacca)  nel  ineao  a  renderla 
più  forte,  fasciarla  intomo  colle  mura  dei  palazzo  ,  le  quali  da  Giorgio 
Vasari,  pittore  e  architetto,  essendo  state  scoperte  1'  anno  1561  per  ras- 
settare il  detto  palazzo  al  tempo  del  duca  Cosimo ,  sono  state  trovate  bo- 
oissiiue.  "   Vasari 


CARTEGGIO  EC.  D*  ARTISTI  4^7 

ogniora  più,  sendo  sicurissimo  che  benificherete  uno 
che  conoscìe  la  grandezza  et  il  valore  della  magniani- 
ma  virtù  di  quella,  alla  quale  con  tutto  il  core,  con 
l'umiltà  chio  debbo  a  V.  E,  I.  et  alla  Sig-nora  Duchessa 
Illustrissima  mi  raccomando,  alli  xxui  di  Aprile  mdlvi 
Di  V.  E.  I. 

servitor  per  fortuna  e  per  istella 
G.  Vasari 

N/  CCXCVI 

G.  B.  Pelori  a  Girolamo  da  Pisa.  Da  Roma  29 
Aprile  i556.  f  Biblioteca  pubblica  di  Siena  Tac» 
caino  del  Pelori  segnalo  37.  L.  3  ). 

È  autografa 

Eccellente  Signore  mio 

Non  essendomi  accaschato  scrivere  a  Vostra  Signoria 
ho  pretermesso  più  volte  il  farlo  per   no  essere  stato 
notato  di  cirimonioso,  ne  questa  volta  anchora  lo  vorrei 
fare ,  se  non  fusse  la  grandissima  cagione  che  di  costà 
mi  viene,  conciò  sia  che  la  bicherna,  che  procura  ri- 
trovare i  creditori   della  communi tà  di  Siena  ,   hanno 
ritrovato  acceso  me   d'  una  condennagione  fattami  al 
tempo  dell'assedio,  però  tanto  impropriamente  et  in- 
giustamente quanto  di  cosa  che  acascasse  già  mai:   et 
perchè  Vostra  Signoria  venga  meglio   informata   dico 
sele,  che  havendo  io  el  carico  dele  forlificationi  di  co- 
stà tutto  sopra  di  me ,    sendo   debito   mio  visitare   e 
ricognoscere  ogni  luogho  più.  volte  il  giorno  et  la  not- 
te, trovandomi  a  la  porta  di  fonte  blanda  domandando 
io  di  certo    vaso,   dove  era  stato  quasi   una  soma  di 
gesso  per  murare ,  mi  rispose  un  certo  Claudio  Barto- 
lucci  con  tante  contumeliose  parole  et  ingiuriose,  quanto 
mai  persona   insolente  et   furiosamente  pazza  potesse, 
io  stupito,  dicendo   ch'io  non  parlavo  seco,  et  ch'io 
non  intendevo  che  far  con  seco  ,  per  bono  spatio  mene 
risi  imparte  del  fatto  suo;  lui  replicomi  che  voleva  egli 
bavere  da  trattare  con  me^    nominandomi  briccone, 


4o8  CARTEGGIO  EC    D*  ASTISTI 

gaglioffo,  volte  assai,  et  molto  più  altre  parole  tanto 
ingiuriose  che  non  intendo  scriverle,  poiché  Camillo 
Salvi  et  un  certo  genero  di  Messer  Bartolomeo  Petrucci, 
dicto  Alexandro  Tolomei,  fumo  ottimi  testimonii ,  con- 
cludendomi che  mi  voleva  gastigare  prima  che  facessi 
notte,  soguirno  accommodate  risposte  ,  però  non  di 
sorte  che  la  corte  ci  havesse  mai  da  potere  procedere 
contra  di  me ,  togliendomi  per  bene  di  mostrare  non 
fare  stima  di  tal  cosa,  ne  dal  suo  trarmi  i  sassi,  correndomi 
dietro  per  molto  spatio,  fui  compianto  molto  da  infiniti 
amici  et  infino  da  quelli  del  governo,  però  non  lecu- 
perorno  el  mio  honore ,  perchè  per  bavere  a  le  mani 
facende  importantissime  la  lassorno  scorrere .  di  che 
Cesare,  mio  figlio,  fore  d'ogni  mia  saputa,  di  poi  che 
fumo  passati  più  giorni  trovatose  li  fece  un  fregio  a 
traverso  a  la  faccia  fore  d'ogni  mia  saputa,  et  nel  vero 
a  me  dispiacque,  bora  sa  come  andò  innanzi  quel  Ca- 
pitano di  lustitia,  et  senza  citationi  et  altri  atti  con- 
dennò  me,  la  quale  condennagione  è  impropria  e  ingiusta, 
questa  ritrovata  da'  Signori  di  Bicherna  m'  han  fatto 
precetto  a  casa  mia ,  et  sigillatomi  lutto  el  mobile  di 
mia  casa  ,  di  che  la  mia  povera  moglie  ansia  non  ha 
potuto  impetrare  gratin  d' alcuna  sorte,  che  ne  vogliano 
fare  vendeta  per  trarne  la  somma  di  secento  lire  o  vero 
secento  dieci,  ma  potenlia  di  Dio  benedetto  quando  egli 
fusse  il  caso  per  sei  milia  scudi ,  dovrebbesi  con  me 
usare  questa  rigidità!  io  pure  ho  giovato  a  la  patria,  e 
le  potrei  essere  utilissimo  più  là  che  in  dare  nome  a 
lei  di  quello  non  ha  giovato  a  me  ,  et  questo  è  notis- 
simo, questa  dunque  è  la  ricompensa  dell'  haver  lassato 
fore  con  Principi  grandi  tanti  honorati  et  utili  partiti 
per  giovare  al  tempo,  et  bora  bavere  a  mendicar  un 
boccone  di  pane  da  me  solo  soletto  con  grandissimi 
stenti  ?  così  si  gratificano  e  buoni  figlioli  e  servitori 
fedeli  ?  et  che  cagione  hanno  ricevuta  da  me  di  fiirmi 
questo  agravio  ?  Diranno  ch'io  habbia  parlato  con  questi 
Signori  francesi  ;  diranno  il  vero  ,  questo  1'  ho  fatto  per 


CARTEGGIO    EC.    d'  AUTISTI  4^^9 

cobrare  per  un  secento  scudi  d'oro  da  loro,  et  non  per 
servirgli  ;  et  benché  le  pratiche  sieno  state  grandi  con 
promissioni  di  maggior  somma  di  quella  che  mi  deveno, 
io  pure  non  l'ho    fatto  di  servirli,  né  manco  l'ho  in 
animo  volerlo  fare:  et  che  sia  el  vero,  ho  dato  la  fede 
mia  d'andare  ne' servigii  del  Re  de' Romani,  et  ne  darò 
testimonii  che  glie  così,  ne  altro  aspetto  che  l'adviso 
del  Reverendissimo  d'  Augusta ,  che  m'  ha  ordinato  il 
modo  di  punto  in  punto  com'  io  debbia  procedere,  et 
presto  seguirà  l'effetto.  Adunque  non  servo  franzesi, 
né  andarò  in  francia  chiamato   dal  contestabile,  né  son 
stato  a  Mont-Alcino ,  né  in  maremma  a  dar  ordine  a 
cose  loro,  né  mi  condurranno  già  mai;  et  benché  io 
l'habbia  detto   ch'io  lo  voglia  servire,  l'ho  fatto  nel 
vero  per  fare  il  fatto  mio,  per  vedere  d' bavere  qualche 
cosa  di  quanto   mi  deveno.  non  si  vede  che  di  costà 
non  ho  mosso  cosa  alcuna,  né  moglie,  né  Bglio  ,  né 
robba,  né  altro  ch'io  ci  havessi  ?  immo  dove  in  altri 
luoghi  io  n'habbia,  sempre  son  stato  resoluto  condurla 
a  casa  mia.  O  bello  cambio  d'haversi  a  vendere  all' in- 
canto a  chi  peggio  gitta!  o  quanto  è  bene  far  prova  dela 
cortesia  di  chi  predica  da  se  dela  generosità  de  tanti  no- 
bili, e  quanto  è  più  giusto  abandonar  simili  luoghi,  et 
fuggirli  lontani  come  pistolentiosi  per  sempre!  dico  egli 
è  forza  mostrare  con  le  persone  ingrate  i  denti,  al  capo 
dela  fine  piià  può  cotesta  città  valersi  di  me  che  de  la 
robba  mìa.  e  che  credono  chio  la  stimi  ?  farò  conto  che 
sia  naufragata,  et  salvata   solamente  la  vita ,  la    quale 
darà  vita  ad  altre  vite,  et  se  pure  la  ragione  et  l'honesto 
vorrà  ch'io  paghi,  al  nome  sia  di  Dio  a  pagare  per  ogni 
modo  ,  però  non  con  tanta  rigidità  et  stranezza,  ma  con 
uno  houesto  tempo ,  se  non  con  gratia  di  diminutione  di 
tanto  quanto  la  legge  vuole,  e  si  suole  pur  far  gratia  in 
fino  a  li  assassini  ;  e  perché  tanta  rigidità?  é  perch'  io  hab- 
bia  fatto  tristi  olScii  ?  no  si  dirà  mai.  si  sospetta  che  io 
sto  a  roma,  litigo  quello  pensavo  litigare  in  ancona,  che 
è  noto  a  molti.  (Quando  cotesto  Reverendissimo  parli 


4  IO  CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI 

di  qua  per  costà ,  io  pure  lo  visitai ,  et  meli  obli^ai  con 
dirgli  che  sempre,  eh'  io  fussi  ricerco,  gli  farei  fede 
d'esser  figlio  d'obedientia.  non  aspettai  el  Duca  Cosimo 
cinque  mesi  di  sei  in  otto  in  dieci  giorni  ?  et  a  la  fine 
mi  licentiò.  non  mi  sdegnai  dare  opera  a  fortificare  san- 
domenico ,  et  chiamare  li  homini  et  permetterlo  el  mio. 
el  conte  di  Santa  fiora,  visto  et  cognosciuto  volersi  ser- 
vire di  me  disarmato  et  da  baccello ,  non  conferendo 
con  me  cosa  alcuna,  ma  con  lingegneri  nuovi  del  Duca , 
fu  chiareza  a  potermi  partir  da  esso ,  perchè  io  non 
haveva  d'  andare  a  cercare  1'  archibusate  da  vero  per 
rendere  bonorati  gl'ingegneri  da  ciancia;  né  altra  causa 
poteva  essere,  salvo  el  non  haver  fede  in  me.  comportai 
come  Dio  volse  da  Morigho,  camariere  di  Don  Fran- 
cesco di  Tolledo  ,  el  burlarmi  tappeti  per  somma  di 
scadi  settanta  per  non  ricevere  peggio ,  maxime  dicen- 
do me  lo  esso  che  gli  era  derrata  per  me  che  me  ne 
lessero  qualchuni;  adunque  a  non  stare  costà  non  per 
errore  dal  mio  canto,  ma  di  quelli  che  mi  fanno  essere 
ucello  senza  alie. 

Raccolta  la  ragione  mia  et  expressagliela  per  tanti 
capi ,  la  Signoria  Vostra  si  degnarà  farmi  cognoscere  ; 
perchè  di  qual  si  voglia  cosa  che  Vostra  eccellenza  pro- 
metta per  me ,  non  ne  restarà  mai  defraudata,  et  io 
come  devo  per  tanti  altri  oblighi  che  li  tengo ,  le  sarò 
fedelissimo  servitore  ,  offerendomele  da  vero  che  di 
quanto  la  disegnarà  servirsi  di  me  ,  trovarà  che  con 
ogni  realità  complirò  ad  ogni  suo  commandamento.  De- 
gnisi adunque  Vostra  Signoria  farmi  gratia  interporre 
un  poco  de  la  sua  autorità  con  cotesti  Cittadini ,  a  in- 
tercedere per  me  qualche  honesta  gratia.  che  Dio  Altis- 
simo sempre  feliciti,  come  la  merita  et  io  vorrei. 

Di  Koma  el  dì  ventinove  d'Aprile  1556 

Di  Vostra  Signoria  servitor  sempre  pronto  e  paralo 

Giovanbaltista  Pelori 

(  Direzione)  Alo  eccell.  Sre.  e  Prone,  suo  honoratmo. 
el  Sr.  Girolamo  4a  Pisa  Colonello  meritiss.  et  locuralen» 
in  Siena 


CARTEGGIO    EC.    d'  ARTISTI  4  '  ' 

Nota 

Il  Taccuino  del  Pelori  contiene  un  abbozzo  d' un  trat- 
tato di  architettura ,  nella  quale  secondo  Io  spirito  del 
secolo  XV  e  xvi  le  parti  architettoniche  vengono  adat- 
tate alle  proporzioni  del  corpo  umano.  Vi  è  la  descrizione 
d'una  piazza  grande  e  d'una  piazza  per  i  mercanti,  gioiellieri 
e  per  le  arti  minori  ;  si  parla  del  palazzo  del  podestà , 
della  zecca,  delle  carceri,  della  dogana,  del  palazzo" 
dove  s' ha  tener  la  ragione  del  comune",  delle  mura, 
d'un  castello,  delle  strade,  ma  più  a  lungo  delle  chiese. 
Uniti  a  queste  fabbriche  sono  vari  disegni,  o  piultosto 
schizzi,  i  quali  mostrano  più  studio  che  talento  artistico 
dell'autore.  Cita  il  Pelori  il  Vitruv io  e  le  fabbriche  ro- 
mane, dandoci  un  ristretto  della  sua  maniera  di  vedere 
in  queste  parole:  "  Lodo    ben    quegli  che  seguitano  la 
pratica  et  maniera  antica.  Et  benedico  l'Anima  di  filippo 
di  ser  brunellesco ^  Cittadino  fiorentino,  famoso  et  di- 
gnissimo  architetto  et  sottilissimo  imitator  di  dedalo, 
il  quale  risucitò  nella  Città  nostra   di    Firenze  questo 
modo  antico  dello   edificare ,  per  modo  che  oggidì  in 
altra  maniera  non  s'usa  senon  a  l'antica,  tanto  in  edi- 
fitii  di  chiese,   quanto  ne'publici  et  privati  casamenti, 
et  così  anco  il  Duca  per  dilettarsi  di  tal'  arte  si  vede 
baver  invaghita  la  Città  sua.  " 

N."  CCXCVII 

Giorgio  Vasari  a  Bartolomeo  Concmi.  Da  Arezzo  a6 
Luglio   i556  (  Arch.  Med.  Carteggio  c.Jilza  ia4  ). 
É  autografa 

Molto  Magnifico  Signor  mio 
Se  la  Signoria  Vostra,  che  la  cortesia  che  io  soglio 
dipignier  per  ornamento  della  Virtù,  mi  vuol  far  gra- 
tia  di  dire  a  S.  E.  I.  che  i  miei  grani,  che  io  ricolgo  in 
Frassineto,  non  vole  che  si  votino,  mi  facci  gratia  che 
senza  pregiuditio  suo  et  mio   glinfossi   per  tenerli  al 


4l3  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

fresco  un  mese  e  mezzo  nelle  fosse  lì  i  nella  villa,  mi 
sarà  grato,  perchè  li  farò  al  tenpo  sudetto  ricondurre 
a  Arezzo,  il  sì  ol  no  di  quella  innun  po'  di  letterina 
Vostra  mi  darà  la  vita  et  loro  conserverà  ;  senon,  sen- 
per  mi  contenterò  d'  ogni  suo  volere,  et  per  non  tor 
tenpo  a  i  segretari,  i  quali  tenghono  lega  con  i  pictto- 
ri  nel  non  aver  tenpo  da  olio,  farò  fine  etc.  etc. 

Arezzo  alli  xxvi  di  Luglio  1556 

G.  Vasari  pictor  Aretino 

( Direzione  J  AI  Molto  Magco.  et  Sr.  mio  Ms.  Bar- 
tolomeo Concini  Segret,  del  Duca  di  Fior. 

iSfota 
Vi  è  il  rescritto:  Sua  eccellenza  è  contentissima 

N/  ccxcvni 

Cristofano  dell'  Altissimo  al  Pagni.  Da  Como  23  Ot^ 
tobre  i556  (  Ardi.  e.  Carteggio  e.  filza  laS), 
È  autografa 

Molto  magnifico  Signor  mio 
Il  settimo  giorno  di  settembre  mandai  a  Vostra  Si- 
gnoria una  letera,  la  quale  non  penso  abiate  auta,  per 
non  avere  sentito  niente.  Però  renpricerò  con  questa. 
Dico,  Signor  mio,  che  io  dua  casse  di  ritratti  a  ordi- 
ne, et  nolli  manderei  senza  vostra  comissione,  et  così 
r  aspetterò  j  a  me  parebbe  che  non  si  indagasse  mol- 
lo, per  amor  delle  pioggie  che  cominceranno,  che  li 
potrebono  guastare.  Però  tutto  rimetto  in  voi ,  che 
il  tutto  gudicherete  benissimo.  La  bontà  di  Vostra  Si- 
gnoria colla  vera  virtù  vostra  mi  danno  animo  a  dire 
il  bisognio  mio,  et  brevemente  vi  dico  che  io  sono  a 
uno  bisognio  estremo ,  et  poi  che  la  febre  ma  consu- 
mato in  sino  all'ossa,  et  veduto  che  io  non  mi  vole- 
vo morire,  sen'andò  in  malora;  ma  pensate, Signore, 
che  io  sono  al  verde,  io  dico  di  buon  cuore  che  io  sono 
al  fine  d' ogni  bene ,  et  vi  dico  liberamente  che  se  io 


CARTEGGIO   EC.  d'  ARTISTI  4*' 

non  avesse  la  speranza  di  Vostra  Signoria ,  che  io  non 
saprei  dove  mi  fìchare.  Però  vi  prego  per  l'amore  di 
dio  et  di  Signor  Cosimo  che  vogliate  colla  vostra  solita 
misericordia  aiutare  uno,  che  nel  fango  insino  ali  ochì 
senza  sua  colpa,  che  in  parte  sapete  le  necesità  che  anno 
quelle  mie  gente  di  costà  ;  et  perchè  io  so.  Signore,  che 
maiutarete,  et  farete  come  avete  fatto  delaltre  volte, 
atenderò  a  lavorare  alegramente  et  pregare  idio  che  vi 
tenga  sano,  et  con  questo  vi  bacio  le  mani  etc.  etc 

Da  Como  il  dì  23  Ottob.  1556 
Di  Vostra  Signoria 

umilissimo ,  Servitor 

Tofano  Pittor  fiorentino 

e  Direzione  )  Al  molto  magco.  Sre.  il  Sre.  Chrìslia- 
no  Pagni  Segretario  etc. 

Nota 

"  Il  suo  Pittore,  scrive  Giulio  Giovio ,  vescovo  di  No- 
cera,  il  12  Aprile  1556  da  Como,  ha  in  ordine  così  bella 
rimessa  de'  Ritratti  quanto  mai  habbia  havuto,  per  la 
varietà  delle  nationi,  degli  habiti  et  qualità  degli  eroi  ". 
CL  e,  filza  123). 

N.*  CCXCIX 

Risposta  di  Cosimo  I  a  Cristofano  dell'  Altissimo. 
Da  Pisa  i8  Novembre  i556  (  Ardi,  e.  Minute  di 
Cosimo  1  filza  6o  ). 

A  Tofano  pittor  fiorentino  a  Como 

li  18  di  Novemb.  56 
Per  una  vostra  a  Christiano,  nostro  segretario,  habbia- 
mo  inteso  li  ritraiti,  che  voi  vi  trovate  bavere  forniti  et 
in  ordine  da  mandarci  ;  et  parendo  ancora  a  noi  che  sia 
bene  farli  venire  perchè  li  tempi  doventino  più  catti- 
vi, habbiamo  scritto  a  Fabritio  Ferrerò,  nostro  Agente 
in  Milano,  che  pigli  ordine  di  inviarceli  quanto  prima. 


4l4  CABTEGGIO   EC.    d'  ARTISTI 

però  in  ogrni  suo  avviso  li  consegnerete,  et  ne  segui- 
rete quanto  da  lui  vi  sarà  ordinato  ;  al  quale  Fabritio 
babbiamo  commesso  che  sieno  remessi  scudi  cento  per 
voi,  acciò  vene  possiate  servire  per  i  bisogni  vostri, 
come  è  honesto ,  et  seguitar  la  fatica  incominciata  con 
la  diligenza  che  havete  usata  sino  a  qui.  Nostro  Signo- 
re vi  guardi,  di  Pisa. 

N/  CCC 

Francesco  di  Ser  Iacopo  a  Cosimo  I.  Da  Firenze  27 
Ottobre  1 556  (  ^rch.  e.  Carteggio  c.Jilza  1 25  ). 
È  originale 

Illustrissimo   et   EccelIentissimQ    Signore  et  Patron 
unicho 

Per  ordine  di  Vostra  Eccellente  Signoria  mando  Mi- 
chele scarpellino  a  Champiglia  per  contto  della  chava 
de'  marmi;  et  è  tornato,  et  ha  portato  secbo  4  pezi  di 
marmo  di  4  varie  chave,  quale  dicie  lui  esservi  da  ca- 
vare tantta  quantità  di  marmi  che  servirà  alle  fabriche 
di  tutta  Italia  per  centinaia  d'  anni,  et  vi  è  quelle  gros- 
seze,  lungeze,  filari  che  verrà  bene  a  chi  caverà.  Di- 
cie che  la  spesa  del  cavare  et  condurre  a  marina  sarà 
più  presto  mancho  che  quella  di  Charrara.  Et  Maestro 
Barttolomeo  Ammanato  ha  veduto  et  tocchi  collo  scar- 
pello e  4  pezi  di  marmo  venuti,  quali,  dicie,  li  paiono 
miracholosi ,  et  ne  ha  eletta  una  chava,  quale  dicie  sarà 
più  dolcie  assai  che  quella  di  Carrara,  et  quando  sarà 
lavorato  bara  più  bel  lustro  che  quelli  di  Carrara.  Dicie 
el  prefato  Barttolomeo  che  per  di  qui  a  carnovale  bara 
finite  le  (statue  |ha  tra  mano,  che  quando  paressi  a 
Vostra  Eccellenza  Illustrissima  di  presente  farne  cavare 
4  pezi  per  4  statue  li  manchano  alla  fontana,  che  con 
reverentia  lo  richorda  :  et  havendo  a  chavare  bisognierà 
iiaandai'e  huomini  di  qua ,  che  si  troverebbono  j  mancha- 
rebbe  feramenti,  eoe  choni,  maze  e  scarpelli  et  mazuolì, 


CARTEGGIO    EC.    D*    AUTISTI  4'^ 

qunli  parte  ne  porterebono  con  loro ,  et  parte  sene  po- 
trebbe far  fare  là.  Dicie  esso  Michele  che  mancherebbe 
un  carro  per  condurre  a  marina  tali  marmi  da  cavar- 
si etc.  eie.  • 

El  prefato  Michele  ha  portato  secho  un  sagio  di  minie- 
ra, quale  si  manda  a  Vostra  Eccellenza  111.  in  un  rinvolto, 
drenltovi  la  poliza  dove  è  chavato,  che  è  cavato  nella  ca- 
va dreto  alla  torre  a  Santo  Salvestro,  nel  pogio  dove  V. E, 
vidde  principiato,  che  oggi  sono  più  sotto  10  braccia  in 
circha.  et  più  si  manda  un'altro  rinvolto  drentovi  uno  al- 
tro sagio  di  miniera,  che  ve  drentto  scritto  che  dicie  quel- 
lo che.  et  dicie  esso  Michele  che,  andando  vegendo  la  ca- 
va de'  marmi  con  Baldo  et  con  un  tedescho,  che  trovor- 
no  scoperto  questo  filone  di  questo  saggio  predetto,  et 
in  dello  rinvolto  vi  è  il  saggio  del  marmo,  di  che  tanto 
si  sadisfa  Maestro  Barttolomeo  Amanatoj  et  è  una  chava 
che  non  vi  si  è  mai  chavato,  in  un  fosato  acantto  la 
strada  che  va  a  Charapiglia  ,  in  fra  due  moniti  e  presso 
a  marina  3  miglia  in  circha. 

Da  Firecze  27  Ottobre  1556 

Francesco  di  Iacopo  prò  veditore  di 
castello 

Nota 

Dopo  aver  somministrala  già  sino  dal  secolo  xv  una 
copia  considerabile  di  marmo  per  la  fabbrica  del  Duomo 
di  Firenze ,  le  cave  di  Gampiglia  rimasero  per  un  pezzo 
si  può  dire  ignote,  fin  che  Cosimcl  le  fece  riaprire.  In- 
torno a  queste  cave  mi  giova  riportare  un  documento 
importante,  il  quale,  tolto  dalle  Deliberazioni  dell'Ope- 
ra del  Duomo  1425  —  1436,  oftre  la  prova  autentica 
che  esse  erano  note  ai  Romani. 

8  lunii  1434".  Camerarius  opere  solvere  tenea- 
tur  magislros  qui  iverunt  Campigliara  ad  faciendum  ex- 
perimentum   marmoris    existeiitis  in  quibusdara    cavis 

Rescritto  in  margine:  che  si  menino  in  ordine  i  ferramenti,  si  faccia 
il  carro  ,  cavimi  U  4  statue,  e  si  dia  ordine  a  quanto  si  cotUiene  net 
capitolo. 


4*6  ckMrwBBm  ec  o'  astisti 


tj  fiiiymt  stmtmspopmii 
£  prnliifcSì>iiiik.iu  dmqae  che  molti  laTorì  di  manao 
così  detto  Grtcheito  sano  S  questo  marmo  toscano  ; 
ÌB  ogm  caso  convalida  fl  nostro  docnmento  ropinioDe 
dH  s%Mir  Apettì  csposU  ad  Dìnoanrio  GeognSco  de. 
di  Toscana  Tom.  I  p.  423. 

^.'  eoa 

Ròposta  di  Gigmo  I  a  Francesco  di  S.  Iacopo.  Ih. 
Firenae  39  Ottobre  i556  C  Arch.  e  Minute  di  Co- 


A  FiauBoesco  di  3er  Iacopo  39  Oiìxàì.  1S56 
Il  ra*ciMglìo  che  ci  date  con  la  vostra  de*  37  d  è  som- 
■ii-mi  lÉle  piarinlo.  et  io  làpohla  tì  diràamo  die  si  met* 
tino  in  onfine  li  coaii,  aosie,  HiMmoB,  scarpelli  et 
il  carro  insìrmr  eoa  le  mole  foggiale  e  mio  cancttooe, 
el  si  caTÌno  li  4  pezzi  del  iiMrmo,  che  dice  rAanaaato, 
per  far  le  4  statoe  che  gli  mancano  ddb  fontana,  oon- 

R.'  coca 

Giorgio  Vasari  a  Bartoloaeo  CoadiiL  Da  Firense 
8  GcBBÙo  15S7  (  Ardi,  e  Cmrteggio  cfLxm,  irj  > 
È 


Motto 

EUi  la  ktten  di  Vostra  Signoiia  éke  mi  comnette 
per  or&ae  àk  Sna  Eoe  io  lìeri  on  fonia  di  Fiorenza 
in  prospettiva,  et  che  sidifto  ri  metta  mano.  Bfspondo 
che  IH  iiimn  pianta  si  li?ra  in  prospettiva,  se  già  sopra 
la  pianta  non  si  lìem  lo  c£itio  éà  tatto  qnd  che  con- 

di  Fiofcnza,  o  se  a  riiiar  Fiorenza  eooe  dia  sta, 
et  se  bisogna  fn-doETciio  delle  mma  fi  fiKfì,  o  se  e' sa 
a  £■-  dentro  le  strade  cmg^ 


C^KTEGGIO    EC.    D      ARTISTI  4*7 

•va  tenpo  a  misuralla  e  farla  che  stia  bene,  et  di  lutto 
secondo  che  sarò  avisato  farò  conseguire  la  volontà  di 
quella. 

Apresso  la  Signoria  vostra  li  ricordi  cbe  io  non  pos- 
so con  la  fabrica  del  palazzo  con  molle  cose  andar  più 
in  là,  o  che  quella  mi  ordini  a  quel  che  ò  scritto  ri- 
sposta, o  che  pensando  star  assai  fuori,  che  così  zoppo 
et  doglioso  verrò  fino  al  poggio:  che  a  tulio  mi  rimet- 
to allei . 

Piingraliovi  del  buono  animo  che  à  la  Signoria  Vostra 
verso  di  me  del  farmi  servitio,  che  senper  nò  visto  la 
prova,  et  perchè  quella  questo  anno  intercesse  gratia  da 
Sua  Eccellenza,  quando  ero  arezzo,  che  io  potessi  leue- 
re  quel  poco  di  grano  che  aveva  in  le  fosse  alia  mia 
possessione  di  vai  di  chiana ,  et  per  mio  vitto  lì  anco- 
ra è  da  160  stala  di  grano,  che  questi  che  cercano,  an- 
cora che  i  miei  abbin  detto  che  ò  licentia,  pur  melo 
vorrebbano  inpedire,  la  Signoria  Vostra  si  degni  man- 
darmi una  fede,  acciò  la  gratia  ricevuta  non  mi  diven- 
tassi disgratia:  et  con  risposta  di  questa  la  Signoria  Vo- 
stra si  degni  mandarmela,  et  perchè  sto  anchio  in  punto 
di  servilla  quando  mi  comanderà ,  resto  etc.  etc 

Di  Fiorenza  vm  di  gennaio  1556 

G.  Vasari 

(  Direzione  )  Al  Molto  Magco.  et  Sr.  mio  obsmo.  Ms, 
Barto.  Concini  Segtio.  di  S.  Ecc.  Al  Poggio 

K."  cccm 

Cosimo  I  a  Francesco  di  Ser  Iacopo.  Da  Firenze  6 
Gennaio  i557  (  Manoscritti  della  Strozziana  uniti 
all'Jrch.  Med.  filza  33  ). 

Cosimo  Medici         ) 
Duca  di  Fiorenza     )        ' 
Carissimo  nostro.  Con  la  vostra  d'  avanti  hieri  hal> 
biamo  hauto  quel  saggio  di  miniere  indrizzaloTi  da  Baldo 
T.  a.  23 


4l8  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

da  Lutiano  di  Campiglia  ,  et  in  resposla  vi  diciamo, 
che  di  quelli  duoi  marmi,  capaci  a  farne  due  teste,  ne 
diate  uno  al  Cavaliere  Bandinelle  et  l'altro  al  Amma- 
nato, perchè  ciascuno  di  loro  provi  il  suo,  et  ci  avisi 
come  riesca. 

N/  GGCIV 

Cosimo  I  a  Michelagnolo  Buonarroti.  Da  Firenze  8 
Maggio  155^  (  Arch.c.  Minute  dì  Cosimo  filza  63  ). 

A  Messer  Michelagnolo  Buonarroti 

vili  di  Maggio  1557 

Perchè  la  qualità  de' tempi  et  la  relatione  dell!  ami- 
ci vostri  ci  danno  qualche  speranza    che  voi  non  siate 
del  tutto  alieno   dal  volere  dare  una  volta  sino  a  Firenze 
per  riveder  un  poco  dopo  tanti  anni  la  patria  et  le  cose 
vostre,  quanto  che  a  noi  sarebbe  di  tanto  piacere,  quanto 
l'habbiamo  sempre  molto  desiderato;  Ci  è  parso  conque* 
sta  nostra  dovervene  eshortare  et  pregare,  come  ve  ne 
esbortiamo  et  preghiamo  con  tutto  il  cuore,  persuaden- 
dovi di  bavere  a  esser  visto  gratissimamente  dà  noi.  né  vi 
ritenga  dubio  che  noi  siamo  per  gravarvi  di  alcuna  sorte  di 
fatica  o  fastidio,  che  bene  sappiamo  il  rispetto  che  horamai 
si  deve  così  alla  età,  come  alla  singularità  della  virtù  vo- 
stra, ma  venite  pure  liberamente,  et  promettetevi  di  baver 
a  passare  quel  tempo,  che  vi  tornerà  bene  di  dimorarvi, 
a  tutto  vostro  arbitrio  et  sodisfattione,    perchè  a    noi 
basterà  assai  il  vedervi  di  qua,  et  nel  resto  tanto  pia- 
cere baremo,  quanto  ne  senterite  voi  maggiore  recrea- 
tione  et  quiete  ;  né  pensaremo  mai  se  non  a  farvi  ho- 
nore  et  commodo.  Nostro  Signore  Dio  vi  conservi.  Di 
Firenze. 

Nota 

Fra  le  maraviglie  di  Roma  era  il  vecchio  Michelagnolo 
per  gli  stranieri  una  delle  prime.  "  Quanta  differenzia 


CARTEGGIO    EC.  d'  ARTISTI  4' 9 

scrive  Pier  Vettori  al  Borghini  4  Gennaio  1557,  è  da  un 
huomo  a  un  altro!  questi  gentil  buomini  Todeschi  ha- 
veano  gran  voglia  di  veder  solo  Michael  Agnolo  Buo- 
narroti, et  io  gli  faceva  introdurre  ;  il  quale  gì'  accolse 
amorevolmente  con  sodisfation  loro.  "  (  Riccardiana 
Manoscritti  iV.  2133  ;. 

N."  CCGV 

Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I.  *  Da  Firenze  12  Mag* 
gio  1557  (  Jrch.  e.  Carteggio  di  Cosimo  I  filza  i3i). 
È  autografa 

Illustrissimo  et  Eccellentissimo  Signor  mio 
Egli  è  già  dua  settimane,  e  andian  per  la  terza,  che 
gli  uomini  che  lavorono  nelle  stanze  di  sotto  non  anno 
auto  da  Francesco  di  ser  Iacopo  la  lor  merciede;  et 
da  lui  mi  è  stato,  acennato  che  non  avendo  mandato, 
sabbato  prossimo  sarà  il  medesimo;  inperò  V.  E,  I. 
mi  facci  intender  per  qualche  via  innantii  che  si  licen- 
tino  dalloro,  sio  gliò  a  trattener*^,  o  quel  che  ho  da 
fare;  e  perchè  la  pila  della  fonte  del  cortile,  non  ci  es- 
sendo il  modo,  resterà  anch' ella  alogata  senza  farvi  su 
altro,  nò  gitterà  aqua  questo  S.  Giovanni,  et  senper  mi 
riporterò  a  tanto,  quanto  da  quella  mi  sarà  detto  o 
fatto  intendere,  Fiorenza  alli  xn  di  Maggio  1557 

G;  Vasari 

N^  CCGVl 

Il  medesimo  allo  stesso.  Da  Firenze  SoMag'g'io  iSSy 
(  Arch.  e.  Carteggio  e.  Jìlza  e.  )  . 
È  autografa 

Illustrissimo  Signor  Eccellentissimo  Signor  mio. 

Michlagniolo  Buonarroti  deve   forse  aver  risposto  a 

Vostra  Eccellenza  et  così  alla  mia,  che  per  ordine   di 

*  Il  duca  era  a  Cafaggiolo. 


4:SO  CARTEGGIO    EC.    D*  ARTISTI 

quella  scrissi;  ma  mandato  un  foglio  scritto,  che  so  che 
à  fatto  troppo,  sendo  le  sue  otto  o  nove  versi:  ma  il 
premerli  J'obligho  che  à  con  quella,  el  desiderio  che  à 
di  riveder  la  patria  et  i  parenti,  la  paura  dellonor  del 
mondo  et  timor  di  offendere  Iddio,  sta  fra  la  speranza 
el  timore  *  •  onde  mi  par  vederlo  tremar  di  paura,  ar- 
der di  amore,  et  io  che  lo  conosco  gliò  gran  conpas- 
sione .  Mando  a  quella  per  Monsignor  di  Cortona  la 
lettera  che  ma  scritta,  che  la  leggiate,  et  letta  con  quella 
uraorevolezza  ,  che  là  fatto  piagniere  di  tenerezza  ,  si 
vegga  di  rallegrallo,  perchè  so  che  è  risoluto  una  mat- 
tina esser  qui,  che  non  si  sappi,  et  io  a  quel  che  sarò 
buono  in  questo ,  farò  ogni  amorevole  ofitio. 

Dovevo  dirli  che  la  fonte  si  solecita,  acciò  il  giorno 
di  San  Giovanni  rallegri  il  cortile  et  la  città,  ma  perchè 
il  fondo,  dove  posa  la  fonte  di  por6do ,  *  *  vole  una 
pietra  di  marmo  salda,  perchè  si  vederia  facendola  di 
più  pezzi  molte  cometliture,  avian  cercho  Maestro  Bar- 
tolomeo et  io  tutta  fiorenza ,  né  avrian  trovato  marmi 
perciò,  gli  à  don  Luigi  m  sulla  piazza  di  S.  Loienzo 
('senza  farlo  danno)  un  pezzo  di  marmo  che  ci  servi- 
ria  ,  et  a  lui  in  questo  mezzo  sene  farla  tirare  da  Carrara 
o  da  Canpiglia  un  altro,  che  senza  ciò  non  butleria  la 
fonte;  non  si  piglierà  senza  lordine  di  quella,  la  quale 
a  un  cenno  si  farà  che  perciò  si  dia  fine  ;  et  perchè 
mi  rendo  certo  che  lo  aremo,  seguiteremo  il  restante, 
spettando  Io  àviso. 

•  Il  Vasari  sembra  alludere  alla  lettera  che  comincia  :  Dio  il  voglia  , 
Vasari  etc. 

**  "  Avendo  1'  anno  1555  il  s'ig.  duca  Cosimo  condotto  dal  suo  palazzo 
e  giardino  de'  Pitti  una  bellissima  acqua  nel  cortile  del  suo  principale  pa- 
lazzo di  Firenze  per  far\'i  una  fonte  di  straordinaria  bellezza  ,  trovati  fra 
i  suoi  rottami  alcuni  pezzi  di  porfido  assai  grandi  ,  ordinò  che  di  (juelli 
si  facesse  una  tazza  col  suo  piede  per  la  detta  fonte;  e,  per  agevolar  al 
maestro  il  modo  di  lavorar  il  porfido  ,  foce  di  non  so  che  erba  stillar  un'ac- 
qua di  tanta  virlìi ,  che  spegnendovi  dentro  i  ferri  bollenti  fa  loro  una 
tempera  durissima.  Con  questo  segreto  adunque  ,  secondo  "1  disegno  fatto 
da  me,  cojidusse  Francesce  del  Tadda  inlagliator  da  Fiesole  la  taz/.a  della 
detta  fonte,  che  è  larga  due  braccia  e  mezzo  di  diametro,  ed  insieme  il 
suo  piede.  "   frasari. 


CARTEGGIO    EC.  D*  ARTISTI  4^^ 

L'  altre  cose  vanno  tutte  bene .  Io  arei  a  far  una 
grande  storia  di  ringratiamento  per  esser  oggi  tornato 
con  la  famiglia  nella  casa  nuova,  la  quale  per  essermi 
stata  data  da  lei,  mi  par  aver  adir  fsicj  di  dire  che  son 
più  vostro  che  mai,  poiché  non  abito  in  quel  d'altri;  ma 
perchè  lopera  mia  à  a  ire  in  augmento  con  l'animo  et 
con  le  forze  in  servilla ,  farò  cht:  l' opere  parlerano  per 
me ,  et  a  quella  ec,  ec. 

Fior.  XXX  Maggio  1557 

G.  Vasari 

N.  cccvn 

Supplica  di  Benvenuto  Gellini  a  Cosimo  I.  Da  Fi- 
renze 18  Settembre  i55'j  (Arch.  e.  Scritture  diverse 
filza  8  N.  m  ). 

È  originale 

Illustrissimo  et  excellentissimo  Signore 
Benvenuto  Gellini,  scultore  et  servitore  di  V.E.  Illma,, 
humilmente  spone,  chome  nella  casa,  dovegli  è  abitalo 
et  abita  al  servitio  di  quella,  fumo  fatti  da  principio 
più  muramenti  et  achoncimi  necesssari  per  lopera  del 
Perseo  e  per  l'esercitio  d'esso  Benvenuto,  cioè  una  botr 
tegha  con  fornello  e  fornace,  et  altra  botteghina  aessa 
appoggiata  da  lavorare  opere  pichole,  et  uno  porticho 
da  digrossarvi  lopere,  e  farvi  e  modelli  con  lóro  ap- 
partenenze, che  furono  e  sono  cose  senza  le  quali  esso 
Benvenuto  non  potrebbe  operare:  et  avendo  egli  dipoi 
con  buona  gratia  di  V.  E.  I.  convenuto  di  conperare 
da  e  rucellai  a  sua  vita  la  detta  casa,  desidera  potere 
dar  perfettione  a  detta  conpera  per  asicurarsi  che  quella 
sia  la  sua  casa  et  bottegha  pier  il  servitio  di  V.  E.  I. 
mentre  viva,  vorrebbe  non  avere  appaghare  detti  mu- 
ramenti et  achoncimi],  che  così  sono  e  patti  in  fra  "V. 
E.  et  lui.  Però  humilmente  supplica  quella  che  gli  vo- 
glia concedere  che,  conprando  egli  detta  casa  a  sua  vi- 
ta come  di  sopra,  non  abbia  appensare  a'daltro  che  a 


43 i  CARTEGGIO    EC.     d'   ARTISTI 

servilla.  H  detti  muramenti  farno  fatti  per  il  servitio 
di  V.  E.  L  ,  et  toccano  a  quella  sicondo  e  patti.  Così 
la  priegha  che  si  degni  spedirla,  acciò  che  il  detto  Ben- 
venuto possa  vivere  e  morire  al  servitio  di  quella  quie- 
tamente et  cola  sua  buona  gratia  :  ben  la  priegha  che 
quella  si  ricordi  come  il  detto  Benvenuto  tiene  una  sup- 
plica con  uno  rescritto  di  mano  propria  di  V .  E.  I. , 
per  il  quale  quella  gli  compiace  liberamente  detta  casa 
per  sua,  et  questo  fu  quando  quella  vide  il  modellino 
del  Perseo ,  et  ci  intervenne  queste  parole  che  V.  E.  I. 
disse:  se  e' ti  dal  cuore  di  condurmi  grande  questa  opera 
a  conrispondenza  di  questo  bel  modello,  chiedemi  tutto 
quello  che  tu  vuoi,  allora  Benvenuto  disse  di  farlo  me- 
glio, et  così  si  vede  cheglià  fatto;  et  vi  domandò  que- 
sta Casa,  e  volse  dare  alcune  gioie ,  chegli  aveva,  a  V. 
E.  I. ,  e  che  quella  gli  dessi  detta  casa,  a  questo  V,  E. 
I.  disse  che  voleva  esso  Benvenuto  e  non  le  sue  gioie, 
et  così  gli  risegniò  detta  supplica,  con  questa  fede  il 
detto  se  stato  et  là  servita  da  vantag-gio  della  promes- 
sa fattagli],  et  cosi  desidera  di  fare  insino  che  ìdio  gli 
presta  vita. 

(  A  tergo  di  mano  di  Benvenuto')  A  dì  18  di  Set- 
tembre 1557  supplica  per  conto  della  casa. 

Nota 

Vi  è  il  rescritto  :  Mostri  li  patti  a  chi  ha  fatti  li  al' 
tri  suoi  contij  et  facciasi  il  dovere» 

Lelio  Torelli  18  Settembre  57 

N."  CCCVIII 

Fra  Giovann*  Agnolo  Montorsoli  a  G)simo  I.  Da  Fi- 
senze  (  Manoscritti  della  Galleria  degli  UJiziJ. 
È  autografa 

Illustrissimo  S.  ducha  S.  et  patrone  mìo  observandis- 
Simo 

Suplico  vostra  Ecellentia  che  scusi  in  me  la  necessi- 
tà, et  si  renda  certa  che  io  nono  altro   assignamento 


CARTEGGIO    EC    D*    AUTISTI  4^3 

per  vivere  che  quel  solo  mi  dà  vostra  Ecelentia.,  e  sopra 
a  quello  ò  tante  spese  che  il  più  delle  volte  son  prima 
lovori  li  danari  che  il  tempo:  però  son  conlentissimo 
di  questa  et  rengratio  Vostra   Ecellentia;  ma  la  pregho 
et  suplico  quando  li  sia  piacere,  che  facci  io  no  mi  ahi 
adisperare  per  haverla.  so  che  la  intenlione  di    vostra 
Ecelentia  è  che  io  non  perda  tempo  ,  anzi  che  io  lavori 
e  solleciti;  di  questo  lopra  da  per  se  lo  mostra,  e  vo- 
stra Ecellentia  lo  può    vedere    piacendoli  :   io   desidero 
quella  si  trovi  ben  servita  da    me,   et  non   manco   di 
sollecitudine  et  diligentia.  Così  pregbo  quella  si   degni 
ordinare   che   io   abbi   ogni   mese   la    provisione  senza 
dare  tanta  noia  a  mess.  Piero  Francesco ,  et  che  io  mene 
possi   autare  nelli  mia  bisogni,  adesso  la  suplico  mi  faci 
dare  la  provisione   delli  dua  mesi  passati,  cioè  aprile  et 
magio,  che  ne  ò  grandissima  necessità,  e  prego  vostra 
Ecellentia  non  mi  manchi,  alla  quale  umilmente  mi  ra- 
comando,  et   priegho  il  nostro  Signor  dio  che  la  con- 
servi et  la  filiciti  lunghissimi  secoli. 
Di  V.  Eccellentia 

sempre  fidel  Servitor  frate  Giovanni 
Angelo  de' Servi  scultore 

Nota 

"  Avendo—  abozzalo  il  marmo  dell'Ercole  ("  che 
facesse  scoppiare  Anteo  "  gruppo  destinato  per  la  fon- 
tana grande  di  Castello  )  se  ne  venne  con  esso  a  Fi- 
renze, dove  con  molla  prestezza  e  studio  lo  condusse  a 
tal  termine,  che  poco  arebe  penalo  a  fornirlo  del  tutto, 
se  avesse  seguitato  di  lavorarvi  ;  ma  essendo  uscita  una 
voce  cbe  il  marmo  a  gran  pezza  non  riusciva  opera  per- 
fetta come  il  modello,  e  che  il  frate  era  per  averne 
difficultà  a  rimettere  insieme  le  gambe  dell'Ercole,  che 
non  riscontravano  col  torso,  raessev  Pier  Francesco 
Biccio  maiordomo ,  che  pagava  Ta  provvisione  al  frate , 
cominciò ,  lasciandosi  troppo  piiì  volgere  di  Quello  che 
dovrebbe  un  uomo  grave,  ad  andare  molto  rattenulo  a 


424  CAnTFCGlO    EC.     D*  ARTISTI 

pagargliela,  credendo  troppo  ai  Baiidinello ,  die  con 
ogni  sforzo  puntava  contro  a  colui  ete.  Fu  anco  opi- 
nione che  il  favore  del  Tribolo ,  il  quale  faceva  gli  or- 
namenti di  Castello,  non  fusse  d'alcun  giovamento  al 
frate;  il  quale,  comunque  si  fusse,  vedendosi  esser  bis- 
trattato dal  Riccio,  come  collerico  e  sdegnoso,  se  ne 
andò  a  Genova  ".  Così  il  Vasari  nella  vita  di  Fra  Gio- 
vano'Agnolo  Montorsoli:  nella  vita  di  B.  Bandinelli  ne 
dà  egli  la  colpa  a  Baccio  solo  :  "Trovò  ancora  nella  stan- 
za medesima  di  S.  Lorenzo,  dove  Micbelagnolo  lavo- 
rava, due  statue  in  un  marmo  d'un  Ercole  che  strigne- 
va  Anteo  etc  ;  e  dicendo  Baccio  al  duca  che  il  frate  a- 
veva  guasto  quel  marmo,  ne, fece  molti  pezzi".  Nella 
vita  del  Montorsoli  aggiunge  poi  a  questo  racconto  che 
Baccio  lo  fece  con  licenza  del  maiordomo  Riccio ,  e  che 
egli  "  sene  servì  a  far  cornici  per  la  sepoltura  del  sig. 
Giovanni  ".  Secondo  quel  che  il  Vasari  dice  nella  vita 
di  B.  Bandinelli,  parrebbe  che  questo  sparlò  del  Mon- 
torsoli prima  di  aver  cominciato  il  monumento  di  Gio- 
vanni delle  Bande  nere,  cosa  che  fisserebbe  l'epoca  della 
nostra  lettera  qualche  tempo  prima  del  1540. 

N."  CCCIX 

Michelagnolo  Buonarroti  a  Giovanfrancesco  prete. 
Da  Roma  (Manoscritti  della  Palatina  Lettere  Voi.  i). 
È  autografa 

Messer  Giovanfrancesco.  perch?  è  assai  tempo  che  io 
non  v'  ho  scritto ,  ora  per  mostrarvi  per  questa  che  io 
son  vivo,  e  per  intendere  per  una  vostra  il  medesimo 
di  voi,  vi  fo  questi  pochi  versi,  e  rachomandomi  a  voi, 
e  priegovi  che  questa,  che  va  a  Messer  Benedetto  Var^ 
chi ,  luce  e  splendor  della  Achademia  fiorentina ,  che 
gniene  diate,  e  ringratiatelo  da  mia  parte  quel  più  chio 
non  fo,  ne  posso  fare  io.  altro  non  mi  acadej  scrivete- 
mi qualche  cosa. 


CARTEGGIO    EC.    D*    ARTISTI  ^^5 

Standomi  a  questi  dì  in  casa  molto  apassionato  fra 
certe  mie  cose,  trovai  un  numero  grande  di  quelle  co- 
se ,  che  già  vi  solevo  mandare,  delle  quali  vene  man- 
do quatro,  forse  mandate  altre  volte. 

Vostro  Michelagnìolo  Buonarroti 
in  Roma 
e  Direzione  )  Ser  Giovanfrancesco  prete  di  santa  ma- 
ria in  firenze. 

N,"  CCGX 

Bartolomeo   Ammannato    a    Vincenzio    Borgliini 
{  Jrch.  Med.  Strozzìana  N.  127  ). 
È  autografa 

Reverendo  signor  Mio  osservandissimo 
V.  S.  sarà  contenta   di  mandarmi  a  dire  quello  che 
io  da  fare,  perchè  trovando  iarsera  Mess.  Benvenuto  gli 
ragionai  un  pocho  di  quanto  eravamo  rimasti,  e  gli  pa- 
reva che  fusai  da  sapere,  prima  che  si  cominciassi,  don- 
de à  da  uscire  la  spesa,  cioè  danari.  V.  Signoria  sarà 
contenta  di  farmi  asapere  quello  ò  da  fare,  che  tanto  fa- 
rò. A  me  parebbe  che  noi  avanzassimo  tempo  più  che 
si  può.  altro  non  mi  occorre:  a  V.  S,  mi  raccomando, 
di  V.  S.  affezionato  Bartolomeo  Amannati 
(  Direzione  )  Al   Molto  Rdo .  Signor  mio  sempre 
ossmo.  e  S.  priore  degli  inoce.ntti. 

N."  CCCXI 

Ventura  di  S.  Giuliano  di  Tura  alla  Balia  di  Siena 
(  Arch.  di  Rif,    di   Siena  Scritture  Concistoriali 
filza  114  )• 
È  originale 

Dinanzi  da  Voi  Magni6ci  Signori  ofiQciali  di  BaVia 
Ventura,  Maestro  di  legname,  expone  ad  V.  S.  hu- 
milmente  come  ha  persa  la  gioventù  et  quasi  tutti  la 


42(>  CARTEGGI»  EC.    D*  ARTISTI 

sua  età  in  retrovare  le  cose  et  intagli  antiqui ,  deli  qua- 
li ha  facta  tant^  copia  ali  artefici  dela  vostra  città ,  che 
si  può  dire  che  lo  antico  in  decta  vostra  città  si  sia 
retrovato  et  si  usi  per  mezo  le  fatiche  sue.  Dunde  che 
per  andare  drieto  ad  fare  questo  heneficio  ali  artefici 
vostri ,  non  ha  atteso  ad  guadagnare  per  la  vechiaia,  ben- 
ché li  habi  data  la  fortuna  adversità  del  male  francioso 
già  xvn  anni,  e  similiter  tenne  la  sua  prima  donna  a- 
tracta  deli  anni  xii ,  et  che  più,  che  si  trova  vechio 
e  con  quatro  fìglioline,  che  l'unanon  pesa  l'altra.  Unde 
che  per  questo  li  vostri  Cittadini  si  mossero  ad  pietà 
deli  casi  miei,  et  mi  fecero  obtenere  una  poca  di  pro- 
visioncella,  quale  mi  pagava  il  Camarlengo  di  bicherna, 
di  lire  octo  il  mese,  per  mezo  dela  quale  meglio  che 
potevo  substentavo  me  et  la  mia  famegliola.  Hòra  in- 
tendo essermi  suspesa,  ricorro  ad  V.  S.,  pregandole  hu- 
milmente  mi  veglino  confirraare  decta  provisione  ,  che 
saranno  causa  che  io  non  sarò  necessitato  andare  insie- 
me con  le  decte  quatro  figlioline  e  la  moglie  alo  spe- 
dale per  il  pane:  e  ad  quelle  humilmente  si  raccomanda. 


APPENDICE 


L'  AFFRESCO  DELLA  SALA  DEL  CONSIGLIO 
A  SIENA 

MC5CCXVI  28  Octobr. 

Cum  audiveritis  legi  in  dicto  presentì  Consilio  per  me 
Franciscum  notarium  prenotatam  quandam  petitionem 
etc.  Tener  diete  petitionis  talis  est,  videlicet:  Coram 
vobis  domìnis  novem,  defensoribus  et  gubernatoribus 
coraunis  et  populi  Senarum,  proponituret  dicitur  quod 
presens  dominus  potestas  comunis  Senarum  fecit  mira- 
biliter  et  pulcre  pingi  salam  sive  curtem  dom,  comu- 
nis Senensis,  in  qua  ipse  moratur,  et  ubi  potestates  Se- 
nenses  solent  comedere,  que  primo  propter  ignera  ,  qui 
per  rectores  comunis  Senensis  ibi  factus  est ,  adeo  erat 
nigerima  et  turpis  et  vjsu  bodibilis  C  sicj ,  quod  nedum 
rectoiibus  talis  civitatis,  qualis  Sene  est,  sed  quibusli- 
bet  aliis  singularìbus  fuisset  hodiosa  et  indecens  ad  ha- 
bitandum ,  nam  visum  erat  ibi  quasi  fuisse  arbanum , 
nunc  autem  oculo  est  delectabilis,  cordi  letabilis  et  sitì- 
gulis  sensibus  humanis  amabilis,  et  magnus  bonor  etiam 
cómunibus  singulis  ut  éorum  rectores  et  presides  bene, 
pulcre  et  honorìGce  habitent,  tum  ratione  eorumet 
ipsorum,  tum  nomine  forensium,  qui  persepe  ad  do- 
mos  rectorum  accedunt  ex  civitatibusplurimiset  diver- 
sis.  Multo  tamen  coslat  comuni  Senensi  secundum  qua- 
litatem  ipsius,  verumtamen  si  ibi  fieret  item  ignis  in 
brevi  in  turpissimum  et  nigerrimum  statura  pristinum 
deveniret  ;  quare  placeat  vobis  ad  conservationem  et  prò 
conservatione  diete  picture  ita  pulcerrime  prò  honore 
comunis  Senensis  et  rectorum  ipsius  vestro  solenni  sten- 
tiare  decreto ,  et  post  modum  in  oportunis  consiliis  co- 
munis Senensis  et  per  oportuna  Consilia  facere  solenniter 
reformare,  quod  presens  potestas  coraunis  Senensis  et 
quilibet  alius,  qui  prò  tempore  fuerit,  non  possit  vel 
debeat  in  dieta  sala  seu  curte  facere  vel  fieri  facere  aut 
pati  vel  consentire  aliquem  ignem  de  lignis  vel  palcis 


430  APPENDICE 

vel  aliis  rebus,  que  fumum  faciant,  vel  exinde  furaus 
exeat ,  ad  hoc  ut  dieta  pictura  propter  fumum  non  ni- 
grescat,  ad  penam  et  sub  pena  centum  librar,  denario- 
rum  Senensium. 

Quae  dieta  petitio  sit  ferma  et  ante  vadat  in  omni- 
bus prout  iacet  etc.  (^Arch.  d.  Riformagiuni  di  Siena 
Consigli  della  CampanaJ. 

Nota 

Riguarda  questo  prezioso  documento  la  vasta  pittura 
esistente  a  Siena  nella  Sala  del  Consiglio.  Due  iscri- 
zioni, importanti  si  per  l'epoca  sì  per  l'artista ,  si  tro- 
vano sotto  di  essa,  delle  quali  riporto  qui  la  copia  fedele 
finora  desiderata.  La  plrima  sul  fondo  ancor  dipinto  è 
questa  : 

MILLE  TRECENTO  QUINDICI  VOL 

ET  DELIA  AVIA  OGNI  BEL  FIORE  SPINTO.., 

ET  lUNO  GIÀ  GRIDAVA  I  MI  RIFOLLO 

la  seconda  sulla  calce  nuda  è  la  seguente: 
•  S A  . .  MàN  DI  SYMONE 

Di  quest'ultima  iscrizione  e  del  nostro  documento  si 
è  valso  il  de  Angelis  per  provare  che  la  nominata  pit- 
tura fosse   opera  di  Simone   Martini  (detto  Memmi), 
non  ostante  che   il   detto  documento   chiaramente    ac- 
cenni un  restauro  (si  ibi  fieret  item  ignis,  in  brevi  in 
turpissinium   et  nigerrimum  statitm  pristinum  deve- 
niretj.  Ed  infatti  ancor  oggi,  dopoché  un'altra  mano 
in  tempi  più  a  noi  vicini  vi  ha  cagionato  un  danno  per 
così  dire  erostratico,  si  distingue  la  mano  di   Simone 
dalla  parte  piiì  antica ,  la  quale  viene  attribuita ,  e  sem- 
brami con  ragione,  a  maestro  Mino.  "  Nel  1289  si  pa- 
gano a  Maestro  Mino  lire  19  per  che  pinse  la  Vergine 
Maria  e  altri  Santi  nel  Palazzo  del  comune   nella  Sala 
del  Consiglio  etc.  "  Che  poi  questo  Mino  fosse  Giacomo 


APPENDICE  4^1 

da  Torrita  è  privo  di  ogni  fondamento;  nemnneno  sa- 
prei convenire  col  Roraa/gnpli  che  egìi  fosse  lo  stesso 
Mino  che  nel  1292  "  andò  a  fortllicare  il  palazzo  e  torri 
di  Roccalbegna.  "Il  nome  di  Mituo  si  trova  di  frequente 
a  Siena  nelle  carie  del  secolo  XIII,  ma  un  Mino  di  Si- 
mone pittore  non  mi  si  è  affacciato  in  detta  epoca. 
Sembra,  come  già  dissi ,  che  la  seconda  iscrizione  si  ri- 
ferisca a  Simone  Martini,  a  cui  forse  di  questo  affresco 
appartiene  molto  più  che  un  semplice  restauro.  A  chi  co- 
nosca le  opere  del  secolo  XIII  sembrerà,  se  non  impos- 
sibile, almeno  dubbio  che  una  composizione  si  vasta  e 
nel  medesimo  tempo  sì  ben  ragionata,  come  questa,  po- 
tesse riescire  ad  una  epoca  sì  antica  (1289).  Aggiungo 
a  ciò  che  un  altro  affresco  ,  esistente  nella  Sala  del  Pa- 
lazzo Pubblico  a  San  Gimignano,  coli' iscrizione  :Xf^/7M^ 
Memi  de  Senisme  pinsitj  conserva  tutta  la  composizione 
della  pittura  di  Siena,  benché  il  lavoro  sia  più  rozzo  ed 
inferiore  di  gran  lunga  a  questo,  e  sebbene  le  figure 
rappresentate  in  esso  sieno  variate  secondo  il  bisogno  del 
paese.  Questa  somiglianza  l'attribuirei  non  tanto  all'or- 
dine che  il  pittore  ebbe  da' suoi  superiori,  quanto  alla 
stretta  amicizia  de' due  cognati,  la  quale  indusse  Lìppo 
Memmi  a  riprodurre  un'opera,  che  se  non  tutta,  certo 
per  la  maggior  parte  apparteneva  a  Simone.  Ragione 
di  copiare  un  lavoro  di  MinOj  non  vi  era  per  Lippo, 
del  quale  sappiamo  pure  che  condusse  delle  altre  opere 
con  Simone. 

Won  so  come  il  P.  della  Valle,  il  Romagnoli  ed  altri, 
battendo  le  loro  orme ,  abbiano  potuto  ravvisare  il  re- 
stauro ,  che  secondo  il  nostro  documento  cade  al  più 
tardi  nel  1315,  nelle  seguenti  parole:  "  1321  si  pagano  a 
Maestro  Simone  di  Martino,  che  doveva  avere  per  se 
e  per  li  suoi  scolari  et  per  oro  et  colori  per  aggiusta- 
re la  Madonna  che  era  dipenta  nella  sala  del  Palazzo.  " 
Qui  è  chiaro  che  si  parla  d'  un  lavoro ,  il  quale  si  sta 
facendo  (per  aggiustare  J  ^   cosicché  o  questo  è  un 


433  APPENDICE 

secondo  restauro,  o  la  Madonna,  qui  nominata  senz'al- 
tri  santi,  è  diversa  da  quella  suaccennata. 

L'  artista,  a  cui  riuscisse  d' incidere  questo  affresco  , 
quelli  di  Ambrogio  Lorenzetti  nella  sala  delle  Balestre, 
la  maravigliosa  tavola  di  Duccio  nel  Duomo,  e  la  pit- 
tura di  Lippo  Memmi  a  San  Gimignano,  in  modo  che 
dello  stile  di  dette  opere  si  potesse  formarsi  una  giu- 
sta idea,  renderebbe  un  gran  servizio  allo  studio  delle 
belle  arti,  e  segnerebbe  un'epoca  nella  storia  del  suo 
mestiere.  Stampe,  sulla  .cui  fede  il  vero  conoscitore  pos- 
sa azzardare  un  giudizio  intorno  allo  stile  di  pitture 
antiche  ,  mancano  tutt'ora  all'  Italia. 


LA  TAVOLA  DELLA  ZECCA  DI  FIRENZE 

MCCCLXXIII 

lacobo  Cini ,  pictori ,  prò  eius  pretio  et  labore  prò 
conplemento  picture  gloriose  virginis  Marie ,  matris 
Cbristi ,  et  aliorum  sanctorum  dei ,  quae  tabula  posita 
est  in  domibus  dicti  ofBtii  zecbe  comunis  fiorentini  , 
floreni  auri  quadraginti,  reducti  ad  monetam  valent  li- 
bre 138,  ultra  summam  libr.  134  olim  solutam  Simoni 
et  NicJiolao  pictoribus,  civibus  florentinis ,  prò  parte 
solutionis  picture  diete  tabule  C  Libri  della  Zecca 
dell"  anno    citato  ). 

Nota 

Non  so  se  questa  tavola,  rappresentante  la  corona- 
zione della  Madonna  e  vari  Santi  in  fondo  d'  oro,  in- 
tatta e  ben  '  conservata ,  sia  molto  conosciuta  ;  ben  può 
stare  in  confronto  di  tante  altre  opere  della  seconda  metà 
del  secolo  xiv,  alle  quali  non  può  dirsi  né  superiore  né 
inferiore.  In  molte  teste  ravviso  lo  stile  di  Niccolò  di 


APPENDICE  4^3 

Pietro*  (Nicholao  )  ,  pittore  più  noto  ai  Tedeschi  che 
agli  Italiani.  Intorno  ad  esso  gli  Spogli  del  Migliore  mi 
offrono  le  seguenti  notizie:  "  1380  iSicoIaus  olim  Pieri 
Gerì/li  pop.  S.  Petri  maioris  —  lobanna  Agnoli  Bindi  car- 
daiuoli;1383  Nicolaus  Pieri  Cerini  pictor  pop.  S.  Petri 
emitj  1389  Masa  uxor  olim  Pieri  Cerini  ".  Perchè  la  sua 
maniera  si  assomigli  tanto  al  fare  di  Spinello,  lo  spiega 
questo  documento  :"  fu  ordinato  nel  1395  che  la  ta- 
vola della  cappella  maggiore   (ì?i  Sta.  Felicita  )  fosse 
dipinta  da  Niccolò  di  Piero  e  da  Spinello  d'  Arezzo  e 
da   Lorenzo  di  Niccolò   dipintori  ;   nella  quale  tavola 
oggi  ("1622  )  nel  monastero  si  legge:  Questa  fece  fare 
el  convento  —  anno  mcccci.  "  E  qui  parlando  di  pitture 
ignote  mi  giova  avvertire  cheuna  delle  più  belle  opere,  at- 
te a  caratterizare  il  principio  del  secolo  xv,  fu  trovata  da 
me  nella  chiesa  di  Cerreto ^  distante  circa  un  miglio  e 
mezzo  da  Certaldo.  È  questa  tavola  stupenda  un  lavoro 
di  Lorenzo  Monaco  j  intatta  e,  tranne  un  angelo  mes- 
sovi di  recente ,  perfettamente  conservata.  Rappresenta 
il  campo  d' oro  nel  mezzo  la  coronazione  della  Madon- 
na, cui  nove  Santi  rimangono  ti  destra,  e  nove   altri 
a  mano  sinistra  ;  fra  quattro  storie  della  vita  di  S.  Bene- 
detto stanno  sul  gradino  in  mezzo  il  presepio  e  l'ado- 
razione de'  tre  Magi ,    tutte  bellissime  e  quest'  ultima 
simile  affatto  alla  .medesima  rappresentazione  sul  quadro 
dello  stesso  pittore  in  Sta.  Trinità.  È  questa,   se  non 
sbaglio  ,  la  tavola  che  ornava  già  l'aitar  maggiore  della 
chiesa  degli  Angeli;  comunque  sia,  di  certo  non  era  de- 
stinata per  la  piccola  chiesa  di  Cerreto.  Vi  si  legge  que- 
sta iscrizione  :  "  Hec  tabula  facta  est  prò  anima  Zenobii 
Cecchi  Frasche  et  suorum  in  recompensationem  unius 

*  Di  lui  sono  gli  affreschi  nel  capitolo  di  S.  Francesco  a  Pisa,  pubbli- 
cati dal  Lasinìo:  meno  noti  sono  quei  nel  cApitolo  di  S.  Fraoceico  a  Prato  , 
ove  parimente  segnò  il  suo  nome.  Combina  con  questi  lavori  lo  stile  di 
due  altri  affreschi  nella  sagrestia  di  Sta.  Croce  a  Firenze  ,  rappresen- 
tanti la  Resurrezione  di  Cristo,  e  Cristo  che  porta  la  croce,  i  quali  si  at- 
tribuiscono, senza  fondamento  veruno^  a  Taddeo  Gaddi. 

T.n,  28 


434  àl^PENDIGR 

iilterius  tabule  pereum  in  hoc»  » .  »  »  » *  (Za)arentii 

tohannis  et  suorum,  monaci  huius  ordinis,  qui  eam  de» 
pinxit  anno  domini  Mccccxm  mense  februarii  tempore 
domini  Mathei,  prioris  huius  mouasterii  "  . 

Un'altra  pittura,  anch'essa  si  può  dire  ignota,  con* 
servasi  nella  chiesa  di  Monteoliveto  presso  S.  Gimignano* 
Rappresenta  l'Assunzione  della  Madonna  con  due  Santi 
inginocchioni,  voltati  verso  di  essa  e  di  grandezza  na- 
turale. Opera  stupenda,  fatta  con  una  facilità  straordi- 
naria, ma  sentita  in  tutte  le  sue  parti  e  tutt' altro  che 
tirata  via  di  pratica.  So  che  un  Oltramontano  vi  ha 
voluto  riconoscere  la  mano  del  Pacchiarotto  ;  per  me 
non  rimane  dubbio  alcuno  che  sia  una  delle  migliori 
opere  del  Pinturìcchio.  È  dipinta  a  tempera  e  da  para- 
gonarsi alla  tavola ,  che  già  si  trovava  sull'  aitar  mag* 
giore  di  Sta.  Anna  a  Perugia  (  1 495 ,  ora  nella  Accade* 
mia^,  ed  a  un'altra  sua  opera  nel  Duomo  di  S.  Seve- 
rino, della  di  cui  originalità  non  si  doveva  mai  dubitare. 


TADDEO    DI    BARTOLO 

Mccccvi.  25  Augusti 

Delibcraverunt  supradicti  Magnifici  Domini  et  capila- 
neus  populi,  simul  convocati  in  consisterlo,  quod  lo* 
lum  residuum  denariorum ,  qui  superaverunt  eisdeni 
de  eorum  expensis,  convertatur  per  operarium  cam.  in 
ornatione  capelle  palati!  quod  fiat  per  manus  magistri 
Taddey  Bartoli  cum  illis  figuris,  ornationibus  et  auro 
et  modis  et  formis ,  de  quibus  eidem  videbilur  prò  or- 
natione diete  cappellae  et  honore  nostri  comuuis:  et 
facto  laborerio  predicto  prò  parte  ipsius  Magistri  Taddey 
debeat  eligi  et  vocari  unus  magister,  et  alter  debeat  eligi 

*  La  lacuna  si  trova  sotto  l'atigelo  sunliominato. 


APPENDICE  435 

et  vocarì  per  consistorium  dominorum,  qui  lune  tem- 
pore residebunt ,  qui  habeant  tassare  laborerium  pre- 
dictum ,  lassatione  cuius  solvatur  per  dictuni  operarium 
Cam,  sine  aliquo  suo  preiudicio  aut  danno  (  Ardi.  d. 
Riformag.  di  Siena  Deliber.  Concistori  iV.  232  ) . 

Die  29-30  Augusti 

Prefati  magnifici  domini  et  capitaneus  populi  una  cum 
vexillifero  etc.  eorum  bona  concordia  et  vigore  ipso- 
rum  balie  decreverunt,  quod  omnia  residua,  quae  su- 
perarent  in  futuris  singulis  duobus  mensibus  camerario 
consistorii  et  etiam  expensori  dominorum  de  expensis 
ipsorum  dominorum ,  et  etiam  omnes  quantitates  pe- 
cuniarum ,  quae  solverentur  per  illos  qui  renuntiarent 
officiis-  comunis  Senensis,  pervenire  debeant  ad  opera- 
rium cam.j  qui  prò  tempore  fuerit,  qui  teneatur  dictam 
pecuniam  convertere  in  pictura  et  ornatione  capelle  pa- 
latii ,  non  obstante  reformatione  ,  quo  et  qua  cavetur 
quod  deberent  solvi  et  dari  expensori  dominorum.  quae 
quantitates  ex  nunc  intelligantur  et  sint  obligatae  dieta 
de  causa ,  declarantes  etiam  quod,  completa  eapella  et 
pictura  et  ornatione  ipsius,  converti  similiter  debeant 
in  ornatione  et  pictura  salette  nuove  usque  ad  perfectio- 
nem  ipsius  simul  cum  denariis  cassettini,  qui  iam  obli' 
gati  sunt  prò  pictura  et  ornatione  diete  salette (' ^.  e  J. 

Mccccvii.  30  lunii 

Concorditer  ipsi  domini  et  capitaneus  populi  delibe- 
raverunt  quod  Magister  Taddeus  pictor  possit  in  cappella 
super  altare  destruere  picturas  Coronate  ibi  existentes, 
et  ibi  novas  pingere  picturas,  ut  sibi  melius  videbitur 
convenire  CArclu  e.  Fol,  237  ), 


436  A^I^ENDIGB 

19  Octobr. 

Deliberaverunt  domìni  et  capitaneus  populi  snpradicti 
quod  in  consistorio  pingatur  per  magistrum  Taddeum 
figura  domini  nostri  lesu  Cristi  et  sancii  Thome,  prò 
quibus  solvatur  eidem  prò  extimatione,  prout  fieri  debet 
de  capella,  quam  pingit  etc.  (l.c.  Fb^.239). 


DOMENICO    DI   NICCOLÒ 
DETTO  DEL  CORO 

Mccccxv.   26  Augusti 

Fuit  in  dicto  Consilio  solenniter  provisum  et  ordina- 
tum,  uno  ex  dictis  consiliariis  in  dicto  Consilio  consu- 
lente. Gum  fuerit  locatus  corus  capelle  palatii  quibus- 
dam  magistris,  qui  ipsum  facerent  pulcrum  et  decora- 
ium ,  prout  decct  in  ilio  loco,  cum  dicti  magistri  , 
quibus  locatus  fuerit ,  ipsum  non  faciant  ita  et  taliter 
quod  satisfaciat  dicto  comuni  de  dicto  coro,  prout  op- 
porteret ,  et  quod  ex  omnibus  concivibus  placeat  oculis 
et  raentibus  eorum  ad  pulcritudinem  dicti  palatii  ;  quod 
sit  piene  remissum  in  magnificos  dominos  etc,  qui  simul 
conservent  et  debeant  dictos  magistros,  quibus  primo 
locatus  luit  dictus  corus,  de  factis  sedibus  presentis 
dicti  cori  per  ipsos  facti  conservare  ìndennes.  Et  tan- 
dem provideant  quod  dicti  magistri  in  dicto  coro  am- 
pliusin  antea  nil  faciant,  sed  tollatur  per  dictos  dominos 
etc.  a  dictis  magistris ,  et  illum  locent  magistro  Domi- 
nico  lobannis  * ,  intalliatori  de  Senis  ,  ad  faciendum  eo 

•  Come  già  nomi  nel  primo  volume  p.  158,  mi  pare  sti-ano  che  quésto 
documeiifo  lo  chiami  Domenico  di  Giovanni.  Se  il  Romagnoli  non  attribuisse 
gli  i>U!li  inUirsiuli  della  suuQuiuiuata  cappella  Ol  Domenico  di  Niccolò,  e  «e 


APPENDICE  437 

modo  et  forma,  quibas  eis  videbitur  convenire.  Et 
quicquid  in  predictis  fuerit  factum  per  eosdem  valeat 
et  teneat  pieno  iure ,  prout  si  factum  esset  per  totum 
comune  Senarum  (Ardi,  d.  Rif,  di  Siena  Consigli 
della  Campana  T.  212  j. 


LOGGIA  DEGLI  UFFIZIALI  A  SIENA 
ORA  CASINO  DE'NOBILI 

Mccccxvn.  19  Februar, 

In  nomine  domini  amen.  Anno  domini  1416  indic- 
tione  decima,  die  vero  xviiii  presentis  mensis  februarii 
in  Consilio  populi  et  popularium  Civitatis  Senarum,  in 
sala  magna  palalii  comunis  Senarum  solenniter  congrega- 
to ,  facta  proposita  super  materia  loggie  Rende  in  Reduc- 
to  Saracenorum  seu  apud  ecclesiam  Sci.  Pauli  de  Senis  *, 
redditis  consìliis  et  datis  petitis  fuit  soUenniter  victum 
et  obtentum ,  quod  in  ecclesia  Sci.  Pauli  predicta  apud 
Redductos  Saracenorum  prò  honore  civitatis  Senarum, 
ne  locus  sit  tam  turpis,  fiat  et  fieri  debeat  una  pulcra 
et  honorabilis  et  ornata  capella,  in  qua  quolibet  mane  ad 
laudemomnipotentisdei  et  Beati  Pauli  Apostoli,  et  ad  de- 
votionem  et  commodum  mercatórum  celebrétur  missa  per 
unum  capellanum.  Ac  etiam  quod  ibidem  fiat  et  fieri  de-» 
beat  una  loggia  honorata  et  pulcra,  in  qua  mercatores  et 
alii  cives  honorabiles  possint  se  reducere  et  colloquia  su- 
per mercantiis  simul  habere,  et  aliis  suis  negotiis  ad  in- 
vicem  convenire,  Quae  omnia  fiant  et  fieri  debeant  et 

la  Guida  di  Siena   dell'  anno  1 822  non  aggiungesse  a  tal  asserto  "  lavori 
eseguiti  nel  1429  per    lire  3494    e  soldi  16",  crederei  che  questo  Dome-» 
nico  di  Giovanni  fosse  un  altro  artista. 
*  Vedi  Carteggio  Tom.  I.  p.  103. 


438  APPENDICE 

executioni  mandar!  per  egregium  militem  dominum  Ga- 
lerinuni  Corsini  ,  operarium  ecclesie  catedralis  et  dictae 
Ecclesiae ,  una  cuni  consiliariis  suis  vel  aliis  sibi  dandis 
per  consistorium.  Cum  hoc  tamen,  quod  in  materia  aU 
taris  vel  ecclesie  mutande  et  ordinando  capelle,  cum 
sit  res  sacra  et  ecclesiastica,  ne  incurratur  iuris,  habea- 
tur  consensus  in  mutando  et  edificando  reverendi  in 
Cristo  patris  et  domini  domini  Antonii  dei  gratia  epi- 
scopi Senensis  (Arch.  d.  Rlformag.  di  Siena  Consigli 
della  Campana  T,  ccxiij. 


FONTE    GAIA    DI   SIENA 

MCCccxviK  li  Octobr, 

Fuit  in  dicto  Consilio  provisum  et  reformatum  in  dieta 
proposita  generali  quod  magnifici  domini  priores  et  ca- 
pitaneus  pppuli  eligant  et  eligere  teneantur  et  debeant, 
quanto  citius  fieri  potest,  tres  bonos  et  ydoneos  cives 
civitatis  Senensis ,  qui  sic  electi  sint  et  esse  intelligan- 
tur  operarii  ad  faciendum  perfici  et  compleri  fontem 
campi  fori  civitatis  Senensis ,  quem  fontem  et  labore- 
rium  ipsius  teneantur  et  debeant  perfici  lacere  et  com- 
pleri et  deduci  ad  debitum  finem  infra  sex  menses  pro- 
xime  secuturos,  incipiendos  ^\e  qua  electi  fuerint,  et 
ut  sequitur  terminandos,  sub  pena  florenorum  e  auri 
prò  quolibet  ipsorum,  eis  auferenda  de  facto  per  do- 
minum executorem  iustitie  civitatis  Senensis,  salvo  se 
haberent  iustum  et  evidens  impedimentum ,  de  quo  pu- 
blice  et  notorie  appareant,  et  habeant  illam  auctorita- 
tem,  oSicium,  arbitrium  etbaliam,  qualem  et  quantam 
habent  presentes  operarii  dicti  fontis,  et  quod  operarii, 
qui  ad  presens  sunt,  a  dicto  officio  sint  temoli^  aliquo 
in  contrarium  noa  obstante. 


APPENDICE  439 

Quae  propositio  hodie  fuit  obtenta  in  presenti  Consilio 
generali  prò  clxxviiii  lupinos  albos  datos  per  sic,  non 
obstantibus  vii  aliis  nigris  redditis  prò  non  in  contra- 
riura  predictorura  {Ardi,  d.  Rifonnag.  di  Siena  Consi- 
gli della  Campana  Tom»  213). 


GIACOMO    DELLA    QUEBGIA 

Mccccxxxv,  11   Februar, 

Diati  mag^nifici  domini  et  capitaneus  populi ,  babita 
Inter  eos  diligenti  et  matura  examinatione,  et  cognO" 
scentes  quod  capella  palatii  eorum  est  satis  bene  hono- 
rata  et  perpuìchre  ediGcata  et  ornata,  sed  quod  deficit 
perfectioni  suae  quaedam  craticula  ferrea  in  introytu 
suo  cum  ianua  eiusdem  craticule  cum  bona  decentia , 
sicut  requiritet  exigit  locus  ille,  iam  solemniter  et  con- 
corditer  deliberaverunt  et  decreverunt  quod  dieta  grati-» 
cula  ferrea  cum  bostio  suo  seu  ianua  expedienti  Ceri  et 
apponi  debeat  ad  dictam  capellam  expensis  comunis  Se* 
nensis ,  perpulcra  et  decens ,  sicut  requiritur.  Et  remi- 
serunt  in  Magistrum  lacobum  Magistri  Petri  de  la  fonte 
eorum  collegbam,  qui  dictam  craticulam  locare  debeat 
per  illuni  modum  et  formam ,  de  quibus  sibi  videbitur 
decentius  et  honorabilius,  et  etiam  cum  quanto  minori 
expensa  fieri  potcrit.  Et  quicquid  per  eum  factum  fuit 
eie. ,  nunc  approbaverunt  ac  si  factum  erat  per  tptHrn 
eorum  collegium  et  offìtium  (Ardi,  e,  Lupinc^riq  d^l 
Concistoro  1434J, 


4  4o  APPENDICE 

GIACOMO  DELLA  QUERCIA 

Mccccxxxv.  16  Februarii 

Proposuit  et  dixit:  Cum  etiam  Magister  lacobus  ma- 
gistri  Petri  de  la  fonte,  electus  per  consilium  populi  in 
nomine  operarii  opere  Sce.  Marie,  interrogatus  utrum 
yelit  acceptare  an  non^  asserat  se  obligatum  esse  Bo- 
noniae  prò  quodam  laborerìo  magne  sue  fame  et  ma- 
ximi  pretii  * ,  in  quo  intra  sex  vel  septem  menses  ex- 
pedirì  posset  quicquid  prò  nunc  fieri  potest  in  ilio,  et 
propter  boc  ipse  veliet  difTerre  bonorari  militia  dictos 
sex  vel  septem  menses,  quo  tempore  veliet  se  exer- 
cere  posse  partim  in  Bononia  et  partim  in  Senis,  prout 
ulilius  et  commodius  fieri  posset  prò  utriusque  ecclesie 
bonificatione ,  dicatque  etiam  priusquara  acceptare  deli- 
berei, se  certificare  velie  si  de  bonis  suis  committere 
debet  aliquid  in  dictam  operam  et  quantum,  ut  delibe- 
rare possit  super  dictam  acceptationem,  cum  fuerit  e- 
lectus  secundum  certas  provisiones,  quae  lecte  fuerunt 
in  Consilio,  ex  quarum  tenore  non  specificatur  quid 
committi  debeat  per  operarium,  nisi  quod  solum  dicitur: 
Quod  operarius  babeat  florenos  e  anni  de  salario  donec 
vixerit,  et  non  transeat  ad  vitam  uxoris,  quod  uxor  so- 
lum babeat  usufructum  de  illis  m  Qorenis  vel  plures , 
quos  committeret,  et  sic  laute  videtur,"quod  debeat  com- 
mittere fior.  M.  Sed  cum  postea  ad  declarandum  super 
dictam  commissionem  fuerit  ordinala  quaedam  provi- 
sio ,  qua  specifice  declarabalur  de  fior,  m,  et  fuit  per- 
dita, undc  dieta  materia  remanet  confusa,  et  ipse  Ma- 
gister  lacobus  cupiat  dare  vive'"^  et  unumquemque  cla- 
rum  facere,  et  nollet  cogi  ad  committendum  de  bonis 
suis  plus  quam  sibi  piacerei,  cum  nuUum  bonuni  sii 
bonum  nisi  sii  voluntarium;  sed  per  yerba  sua  multum 

*  Le  port£  di  S.  FetroDÌo. 


APPENDICE  44  ' 

dare  cognosci  potest  quantìat  est  eius  bona  afifectio  erga 
dictam  operam,  unde  sperari  posset  persona  sua  futu- 
ra multum  utìlis  ipsi  opere .  Igitiir  etc.  super  dictis 
materibiis  seu  petitionibus,  et  etìam  super  portatione 
birreti,  quod  nollet  cogi  ad  portandum  plus  quam  de 
suo  processerit  beneplacito,  simìliter  in  dei  nomine  ge- 
neraliter  et  specialiter  consulatur  fArch»d,  Riformag, 
di  Siena  Lupinarìoc.  )* 


FRANCESCO  DI  DOMEiaCO  UVI  DA  GAMBASSI 
MAESTRO  DI  VETRI  DIPINTI 

Mccccxxxvj.  15.  Odtbr. 

In  dei  nomine  amen,  anno  domini  ab  eius  incarna - 
tione  1436  indictione  quartadecìma  et  die  quinta  deci- 
ma mensis  Octobris  actum  in  ci  vitate  fior,  in  opera  S. 
Marie  del  Fiore ,  presentibus  testibus  ad  infrascripta 
omnia  et  lingula  vocatis,  habitis  et  rogatis,  Gualterot^ 
to  lacobi  de  Riccialbanis  et  Ser  Filippo  Niccolai  Naccii , 
civibus  florentinis. 

Nobiles  ac  prudentes  viri  Nìccolaus  tJghonis  de  Ale- 
xandris,  Donatus  Micbaelis  de  Vellutis ,  Franciscbus 
Benedicti  Caroccii  de  Strozis,  Benedictus  lohannis  de 
Cicciaporcis  et  Niccolaus  Caruli  de  Macignis^  operarli 
opere  S.  Marie  del  Fiore  de  florentia  existentes  etc.^ 
considerantes  equìdem  prefati  operarli  novum  edifitium 
cathedralis  ecclesie  fiorentine  ad  optatum  finem  sue  ba- 
bitationìs  fore  deductum,  et  ob  id  fore  nécessarium  o- 
culos  et  fenestras  ipsius  ecclesie  decorari  vitreis  variis 
storiis  pitturarum,  ut  decet  tam  inclite  matrici  ecclesie, 
ob  quam  rem  prefatam  magniGcam  ecclesiam  indigere; 
maxima  ac  infinita  copia  ipsorum  vitreorum,  quae  si  ne 


44  3  APPENDICE 

longevo  tempore  ac  innumerabili  sumptu  pecunie    vix 
baberi  posset,  et  actendentes  quod  eorum  in  ofBcio  pre- 
cessores  iam  sunt  tres  anni  et  ultra  scripsisse  in   par- 
tibus   Alamannie  basse,  in  civitate  nominata  Lubichi^ 
cuidam  famosissime  viro,  nomine  Francischo  Domi' 
nici  Livi  de  G/iaribasso  comitatus    fior. ,  magistro  ir» 
omui  et  quocunque  genere  vitreorum  de  musayco  et  de 
quodam  alio  colore  vitreorum  ,  qui  in  dieta  civitate  a 
tempore  sue  pueritie  citra  fàmiliariter  habitavit  ac  ha- 
bitat, et  in  dicto  loco  dictam  artem  addidicit ,  exer- 
cuit  et  exercet,   eundem    Francischum  deprecando   ad 
civitatem  florent.  accedere  deberet  ad  habitandum  fàmi- 
liariter, et  in  ea  artem  prefatam  faciendo,  eidem  polli- 
cendo  quod  sibi  expensas  ytineris  per  eum  fiendas  re- 
sarcirent,  et  in  dieta  civitate  flor.  in  laboreriis  predicte 
opere  toto  tempore  sue  vite  eidem  continuum  ac  Crmum 
inviamentum   exhiberent  ita  et  taliter  ,  quod  ipse  una 
cura  sua  familia  victum  et  vestitura  in  prefata  civitate 
errogare  posset:  et   intellecto  quod  dictus  Francischus 
talibus  promissionibus  motus  accessit  ad  civitatem  flor, 
ad   intendendum   et  examinandum   cum  eorum   offilio 
predictas  promissiones  et  ad  alia  facicndum  in  predictis 
oportuna  prò  mandando  executioni  intentionem  eorum 
oilìtii:  ac  etiam  fide  habita  a  qunmpluribus  personis  fi- 
de digni?  prefatum  Francischum  in  predictis  artibus  fore 
peritissiraura  ,  et  examinato  quod  predicta   omnia  non 
solum  resultant  diete  opere,  sed  etiam  loti  civilali  fior. 
honorem  ,  utile  ac  famam  perpctuam ,  volentcsquc  igi^ 
tur  predicti  operarii  ut  predicta  omnia  sortiantur   eUc- 
ctum  prò  evidenti  utilitate  et  honore  diete  opere  et  lO" 
tius  civitatis  Fior.,  servatis  in  predictis  omnibus  hiis, 
quae  requiruntur  secundum  formara  staLutorum  et  or- 
dinum  comunis  Fior,  et  diete  opere,  dato,  misso,  facto 
et  celebrato' inter  ipsos  oranes  solenpni  et  secreto  scru- 
ptinio   ab  fabas  nigras   et   albas,    et    obtento   partito, 
neniine  eorum  discrepante,    de   consensu   et  voluntate 
dicli  Francisci,  presentis  ac  in  terminis  omnibus  suunì 


APPENDICE  443 

consensum  dantis  et  prestantis,  deliberaverunt  —  infra- 
scripta  pacta  et  capitala  cum  condictionibus  et  modifi- 
cationibus  infiascriptis,  videlicet: 

Imprimis  advertentes  dicti  operarli  dictum  Franciscum 
in  ytinere,  per  eum  facto  de  civitate  Lubichi  adcivitgtem 
fior,  prò  tractando  cum  eorum  ofBtio  predicta  omnia 
supra  narrata ,  a  latronibus' et  ructoribus  fsic)  strata- 
rum  fuisse  omnibus  suis  bonis  spoliatum  ac  privatum , 
quae  secum  ferebat  prò  demostrando  suam  artem  dicto 
eorum  offitio,  quod  prefati  operarli  teneantur  et  obligati 
sint  de  pecunia  diete  opere  prò  omni  danpno  eidem 
illato  et  prò  quibuscunque  expensis  per  eum  factis  et 
fiendis  in  dicto  ytinere,  et  prò  conducendo  Florentiam 
suam  familiam  et, omnia  suo  bòna,  in  dieta  civitate  Lu- 
bicbi  ad  presens  existentia ,  d^re,  solvere  ac  enumerare 
eidem  Francischo  in  totum  florenosauri  centum,  infra* 
scriptis  terrainis ,  videlicet  ad  presens  florenos  aiiri  vi- 
ginti,  et  residuum  usqne  in  dictam  quantitatem  florenor, 
auri  centum  statim  postquam  dictus  Francischus  cum 
tota  sua  familia  et  omnibus  suis  l)onìs-fuerit  Florentiam 
reyersus,  et  dederit  principium  in  dieta  civitate  florent. 
diete  sue  arti;  de  qua  quidem  quantitate  florenorum 
viginti  primo  et  ante  omnia  quam  fiat  solutio,  dictus 
Franciscbus  teneatur  et  debeat  dare  et  prestare  diete  oa 
pere  ydoneum  fideiussorem  de  redeundo  Florentiam  cura 
tota  sua  familia  et  cum  omnibus  suis  bonis,  et  dare 
principium  diete  sue  arti,  salvo  et  excepto  quod  si  causa 
mortis  eidem  accideret ,  quod  absit ,  dieta  opera  a- 
mictat  et  perdat  et  perdere  teneatur  et  debeat  dictam 
quantitatem  florenor.  viginti,  et  eius  fìdeiussor  a  dieta 
fideiussione  florenor.  viginti  sit  liberatus. 

Item  teneantur  et  debeant  et  obligati  sint  prefatì  o« 
perarii  expensis  diete  opere  toto  tempore  sue  vite  et 
suorum  fìliorum  dare  et  consignare  eidem  Francischo 
in  dieta  civitate  fior,  in  loco  ydoneo  prò  exercendo 
dictam  suam  artem  unam  domum,  in  qua  dictus  Fran- 
cischus possit,  ipse  cum  tota  sua  familia ,  ydonee ,  ut 


444  APPENDICE 

decet  simili  magistro,  babitare  et  stare,  et  in  ea  facere 
duas  fornaces  actas  et  deoentes  sue  arti. 

Item  teneantur  et  dcbeant  et  obligati  sint  predicti 
operarii  de  pecunia  diete  opere  prò  provisione  ipsius 
Francisci  dare  et  solvere  eideni  Franciscbo  decem  annis 
continuis,  initiandis  die  qua  fuerit  Florentiam  cum  tota 
sua  familia  et  omnibus  suis  bonis  reversus  ,  et  inceperit 
in  dieta  civitate  flor.  laborare ,  facere  et  exercere  in 
exercitio  diete  sue  artis ,  et  ad  instantiam  prefatae  opere 
anno  quolibet ,  durante  tempore  dictorum  decem  anno-^ 
rum,  florenos  auri  40,  faciendo  eidem  solutionem  prò 
rata  diete  quntitalis  florenorum  40  de  quadrimestri  in 
quadrimestre. 

Item  teneantur  et  obligati  sint  diati  operarii  expensis 
diete  opere  in  futurum  se  facturos  et  curaturos  et  fa- 
cere  et  curare  ila  et  taliter  cum  effectu  quod  per  Con- 
silia oportuna  populi  et  comunis  florent.  dictus  Fran- 
cischus  et  cius  filii  et  eorum  bona  toto  tempore  fo- 
rum vite  impetraverint-a  populo  et  comuni  florent.  e- 
xemptionem  et  immunitatem  ab  omnibus  et  singulis 
oneribus  et  factionibus  comunis  fior,  tam  realibus  quam 
personalibus  et  mistis,  et  tam  ordinariis  quam  extraor- 
dinariis ,  et  tam  in  civitate  quam  in  comitatu  et  de- 
strictu  florent.,  excepto  quam  a  gabellis  ordinariis  co- 
munis florent. ,  ac  etiara  impetraverint  quod  dictus 
Francischus  et  eius  familia  habebit  éivitalem  et  immu- 
nitatem faciendi  unam  et  plures  fornaces  sue  artis. 

Item  teneantur  et  debeant  et  obligati  sint  dicti  ope- 
rarli se  facturos  et  curaturos  et  facere  et  curare  ita  et 
taliter  quod  nulla  ars  ex  viginti  una  artibus  civitatis 
flor.  infestabit  et  dabit  eidem  Franciscbo  aliquam  no- 
xiam  vel  molestiam  prò  faciendo  et  exercendo  in  dieta 
civitate  fiorentina  dictam  artem. 

Que  omnia  et  singula  suprascripta  fecerunt,  firmave-» 
runt,  deliberaverunt  et  promiserunt  et,  obligaverunt 
prefati  operarii,  cum  hac  exceptione  et  moditìcatione  , 
videlicet  quod  dictus  Francischus  et  eius  filii  et  ooines 


APPENDICE  44^ 

sui  discipuH  et  omnes  cum  eìus  industria  laborantes, 
teneantur  et  debeant  et  obligati  sint  laborare  et  labo- 
rari  facere  ad  requisitionem  et  instantiam  diete  opere 
et  eerum  ofDtii,  prò  tempore  existentis  in  dieta  civi- 
tate  fiorentina,  omne  gcnus  niusayce  et  vitreorum  co- 
loratorum,  quo  et  quibus  opera  et  eius  operarii  indige- 
rent  prò  edifitiis  catbedralis  ecclesie  fiorentine,  ita  et 
taliter  quod  opera  predicta  primo  et  ante  omnia  sor- 
tiatur  effectum,  et  prò  eo  pretio  quod  costabit  et  ve- 
niet  dictis  Francischo  et  suis  laborantibus  ,  in  eo  con- 
putando  industriam  ipsorum ,  et  prò  ilio  pluri  et  maiori 
pretio  declarabitur  per  ofHtium  ipsorum  operariorum 
prò  tempore  existentium  fArcfu  dell'opera  Delibera- 
zioni 1436  —  1442). 

Mccccxxxiv.  26  Agosto 

Lettera  si  scriva  a  un  maestro  di  finestre  di  vetro 
da  Gambassi,  che  si  ritrovava  in  Scozia  e  che  faceva  ve- 
tri di  più  sorte ,  et  era  tenuto  il  migliore  maestro  del 
mondo,  che  voglia  venire  a  Firenze,  che  gli  daranno 
a  fare  molti  lavori  e  sarà  bene  trattato.  "  Et  hoc  fece- 
runt  visa  quadam  lettera  per  dictum  magistrum  directa 
S,  Filippo  Naccii  de  Gambasso,  suo  compatriole  "  fi.  e, 
1425—1436). 

MCCCGxxxv.  10  Mail. 

"  Scribatur  eidem  qui  est  Lubecchi  "  fi,  e). 

Mccccxxxvi.  23  Aprii. 

^  Scribatur  eidem  de  eius  accessu  Floicmiam  "  f'»  ^•>'* 


44^  APPENDICE 

VETfa  DIFESTI  DEL  DUOMO  D' AREZZO 
MCCccLXxvii.  15  Marzo 

Ricordo  come  ogg'i  questo  dì  detto  di  sopra  e  pre- 
fati hoperari  del  opera  del  veschovado  ano  alogato  a  fare 
la  finestra  di  vetro,  posta  in  vescovado,  nella  capella 
del  corpo  di  cristo,  al  convento  di  frati  deglinsuati  di 
firenze,  e  per  lo  dicto  convento  venero  loro  manda- 
tarii ,  frate  Cristophano  e  frate  Bernardo ,  e  fecero 
gl'operai  colloro  concorda  et  patto  in  questo  modo, 
cioè  : 

Che  dicti  frati  sieno  tenuti  e  debano  fare  in  dieta  fi- 
nestra due  figure,  disegniate  per  buono  e  diligente  mae- 
stro, e  bene  ornate  e  con  buoni  e  perfetti  colori,  cioè 
uno  corpo  di  Cristo  ignudo  e  uno  sco.  Donato:  e  detti 
colori  debano  essere  cotte  al  fuoco  ^  e  non  messi  a  olio; 
e  detti  operari  gli  ano  promesso  per  loro  fatighe  e  mer- 
de lire  quatordici  del  braccio  quadro  ,  a  tutte  spese  del 
opera,  cioè  di  chabelle  e  di  viture  e  di  rete  e  di  fer- 
ramenti e  a  loro  manifatture  d'ogni  aconcime,  che  s'avessi 
a  fare  per  fortezza  e  mantenimento  di  detta  finestra. 

Finirono  di  porre  su  la  ditta  finestra  a' dì  14  di  gen- 
naro  1478,  e  fu  braccia  undici  e  quarti  tre  quadri,  che 
monta  in  tutto  ,  per  lire  14  il  braccio  quadro,  —  lire 
164  s.  10  (Ardi,  d' Arezzo j  Debitori  e  Creditori  del- 
l'Opera  del  DuomoJ, 

MDXiii.  23  Augusti 

In  dei  nomine  amen,   anno    incarnatioms  dominice 
1513  die  23  Augusti  etc. 

Pateat  omnibus  evidenter  qualiter  spectabiles  viri,  cives 
Aretini ,  operarii  opere  episcopalis  Arretii,  videlicet  Gre- 
gorius  lohannis  de  Berghignis,  Antonius  Augustini  de 
Bouucciis  et  Christophorus  Checchi  del  Guazza,  vigore 


àPl>ENDlCE  447 

eonim  auctoritalis  et  oflìtìi  et  omni  modo  locaverunt 
Dorainicho  Petri  Vannis  de  Pechorìs  et  Stasgio  Fabiani 
Stagli,  civibus  aretinis  presentibus  et  conducentibus  etc., 
ad  fiendum  et  faciendura  et  in  opere  et  in  perfectione 
ponendum  omnes  et  singulas  figuras  vitreas  cum  or- 
namentis  suis  ad  id  opportunis  et  necessariis ,  quae  ve» 
nirent  faciende  in  fenestra  media  et  in  fenestrato  ecclesie 
aretine,  cum  pactis,  conventionibus  ut  infra  ponendis 
et  declarandis  età,  in  vulgari  sermone  expositis: 

Et  primo:  cbe  per  la  presente  logasgione  se  intenda 
essere  et  sia  revocata ,  cassa  et  nulla  ogni  altra  loga-^ 
sgione  per  fino  a  oggi  facta  circa  a  dieta  opera  et  ma* 
^isterio. 

Secundo:che  le  prime  due  figure,  poste  su  in  diete 
finestre,  si  debbano  levare  a  tucte  spese  di  decti  con- 
ductori,  et  in  luogo  di  quello  farete  due  altre  dirai* 
gliore  perfectione ,  ornamento ,  colori  et  fabbriche  et 
altri  artificii. 

Item  che  tucte  le  figure  de'  Sancti,  cbè  sfaranno  a 
mettere  in  dicto  magisterio,  si  debbano  dichiarare  pri- 
ma per  li  operarii  perii  tempi  existenti,  stante  ferme 
la  nunptiata  et  langelo  inprima  j  et  successive  le  due 
figure  poste  alli  giorni  passati,  cioè  Sco.  Stefano  et  Scó. 
Lorentino,  e  decti  conductori  sieno  obligati  a  fare  decte 
figure  secondo  la  loro  perfectione  et  qualità. 

Item  che  li  pagamenti  di  tali  figure  debbano  essere 
lire  14  per  ciascheduno  braccio,  ?.  braccio  quadro  il 
braccio,  a  canna  ...  di  finestra  di  vetro  messa  in  opera 
€t  artificio. 

Item  che  tucte  le  spese  di  ferramenti,  armadure  et 
vetri  debbano  fare  li  operarii  et  li  scharpellini. 

Item  che  le  due  figure  di  Sco.  Stephano  et  Sco.  Lau- 
rentino  già  facte  s'intendano  essere  et  sieno  approbate 
prò  buone  et  sufficienti,  et  de  la  figura  della  nunpliala 
et  de  la  vergine  Maria,  poste  di  suso  a  quella,  s'in- 
tendono essere  et  sieno  reprobate^   et  debbansi  levare 


44^  APPENDICE 

via  per  li  conductori  alloro  spese,  et  farne  due  a  mi- 
gliore proportione  et  fongia  et  colori  et  ornamenti  et 
altre  qualità  et  prospettive  di  vetri  et  altre  cose ,  acciò 
apartenenti,   di    boni   vetri  et  colori  et  altre  ;  et   così 
successive  le  altre  figure  debbano  essere  proportionate 
et  bene  composte  et  facte  di  buoni  vetri ,  colori  et  altri 
ornamenti,  che  si  richiedesse  a  tal  magisterio,  più  pre- 
sto meglio  che  peggio  de  le  due  figure  di  Sco.  Stephano 
et  Lorentino,  et  ala  bontà  et  qualità  di  quelle  del  corpo 
di  Cristo  quivi  vicina ,  et  che  tucta  decta  opera,  debba 
andare  a  paragone  di  bontà,  qualità,  perspectiva  et  co- 
lori, artificio  et  altri  magisterii  secundo  lo  exemplo  delle 
due  figure  ultimamente  poste,  et  più  presto  meglio  che 
peggio ,  et  con  vetro  cotto  a  fuocho  et  non  con  olio. 
Et  che  tucta  dieta  opera  di  dette  finestre  debba  essere 
finita  per  tucto  il  mese  di  Luglio  px.  futuro  senza  àl- 
chuna  exceptione;  et  così  promissono  observare,  sotto 
pena  di  fior,  xx  larghi,  applicati  ipso  facto  alla  decta 
opera  per  la  fabbricba  di  decte  finestre. 

Item  decti  operai  promissono  a'  decti  conductori  pre- 
senti et  acceptanti  pagare  per  tucto  mese  di  Septembre 
lire  400  di  danari  piccholi,  et  per  tucto  il  mese  di  No- 
vembre altre  lire  400  in  contanti  o  altril)eni,  o  grano  o 
altre  cose  acciò  opportune,  et  conputando  in  ciò  le  in- 
frascripte  lire  226  in  la  secunda  paga. 

Item  che  decto  Domenicho  et  Stasgio  sia  obligato ,  et 
ciascheduno  di  loro  in  solidum ,  a  uno  pagamento  ba- 
stando a  rifare  a  decta  opera  ogni  suo  dampno,  spesa 
et  dissagio  o  interesse ,  in  caso  che  li  sopra  nominati 
conductoii  non  observassino  in  tucto  et  per  tucto,  come 
ditto  di  sopra. 

Et  oltre  di  questo  li  sopranominati  Domenicho  et 
Stasgio  confessorrono  per  fino  a  questi  dì  bavere  bauto 
et  recevuto  lire  226  di  danari  piccholi,  et  finito  dicto 
lavoro,  et  poste  su  diete  finestre,  decti  operarli  sieno 
obligati^  et  così  promissono,  pagare  ogni  restante,  facto 


APPENDICE  449 

buono  conto  et  facta  la  mesura  di  decte  finestre  ^^rcA. 
e.  E.  Debitori  e  Creditori  del  Duomo  1521-1542J. 

sDxv.  25  Aprii. 

Allogarono  a  Domenicho  di  Pietro  di  Vanni  Pecori , 
cittadino  aretino ,  presente  e  conducente  a  fabricare  , 
fare  e  finire  le  due  restanti  finestre  drento  al  altare 
g-rande  dela  chiesa  chatedrale  aretina ,  videlicet  una  a 
mano  dritta  e  l'altra  a  mano  mancha,  con  figure  di 
vetro  et  altri  ornamenti  et  con  li  infrascripti  pacti , 
capitoli  etc. 

Et  primo  che  ditto  Domenico  debba  fare  tale  opera 
di  boni  vetri  'venetiani  o  tedeschi  di  optima  perfectione 
a  quelle  figure ,  che  saranno  deputate  e  ordinate  per 
operarii. 

Item  che  ditto  maestro  Domenico  sia  tenuto  in  tale 
magisterio,  fabrica  et  opera  in  tucto  et  per  tucto — superare 
in  bonità,  in  bellezza,  in  fórma,  in  ingenio,  industria 
sua  la  finestra  già  per  lui  facta  intermedia  in  ditta  chie- 
sa, et  dare  finita  tale  opera  infra  xxx  mesi  pxe,  futuri. 
Prezzo  14  lire  piccole  per  il  braccio  (l.  e). 

Nota 

"  MDXix.  31  Ottobr.  I  signori  operai  al  veschovado  ano 
alogato  a  fare  tre  finestre  di  vetro  in  veschovado  a 
maestro  Guglielmo  di  Pietro,  *  francese,  maestro  a  far 
finestre  di  vetro,  cioè  una  finestra  §opra  la  capella  di 
S.  Francesco,  una  finestra  sopra  la  capella  di  S,  Matio  , 
una  finestra  sopra  la  capella  di  S.  Niccolò,  per  prezzo 
di  lire  1 5  per  ciascheduno  braccio,  —  cotti  a  fuoco,  non 
a  olio.  —  e  debaie  avere  finite  per  tutto  Giugno  prosimo 

*  Questo  è  il  Guglielmo  da  Marcilla  del  Vasari,  nominato  in  un  docu- 
mento del  citato  Archivio  "  Messer  Guillelmb  de  Piero,  Francese ,  Priore 
•di  S.  Tibaldo  di  Sto.  Michele,  Diogesi  di  Verduno  in  Francia,"  Egli  me- 
desimo sì  sottoscrive:  Io  GuiUeltno  de  Piero  de  MarcìUat. 

T.  II.  29 


45o  At^ENDICB 

1520.  "Ebbe  per   og-ni  finestra  ducati   1S0  ,   come  ap- 
pare da  un  ricordo  del  31    Dicembre  1520  fi.  c,J. 

Due  altre  finestre  si  allogano  al  uaedesimo  1  Giu- 
gno 1522  "  una  sopra  l'altare  di  S.  Francesco,  l'altra 
sopra  al  batesirao  ";  deve  levare  quelle. che  vi  erano, 
e  finire  1'  opera  fino  al  Novembre  prossimo.  Il  3  di 
Marzo  1524  riceve  per  una  rappresentazione  dell'adul- 
tera e  per  un'altra  d'una  flagellazione  lire  660.  IV'el 
Maggio  del  medesimo  anno  aveva  dipinte  due  volte  xìbì 
Duomo  ;  le  quali  furono  stimate  da  Ridolfo  Ghirlan- 
daio ducati  400.  11  10  d'Ottobre  1526  si  allogano  a 
lui  "  sei  volte,  cioè  quelle  pìchole  che  al  presente  non 
sono  dipinte,  col  campo  d'oro  fino  e  colori  fini  e  altri 
ornamenti ,  per  prezo  di  ducati  70,  a  lire  7  per  ciasche* 
duno  ducato  "  etc.  |^/.  c.J. 


S.    SPIRITO   A    FIRENZE 
MCcccLXXxvi.  11  Maggio 

Ragbunoronsigli  spettabili  operai  Bertoldo  di  Giovanni 
Corsini,  Niccholò  di  Giovanni  Chaponi ,  Piero  di  Lu- 
lozo  Nasi ,  Ugeri  Chorbinelli ,  per  lacomo  Chuicardini 
fsic)  Piero,  suo  figliuolo. 

Ragbunati  insieme  nel  chapitolo  di  Santo  Spirito,  e 
detto  ch'ebbe  Bertoldo  Cborsini  il  perchè  loro  gli  ave- 
vano afatichati,  chiamarono  e  maestri  architettori,  che 
parlassino  ogniuno  e  dicesse  eloro  parere  di  fare  o  tre 
porti  o  4,  e  parlato  ch'ebono  gli  architettori,  aveduto 
che  lopenioni  degli  architetori  erano  vari ,  che  chi  di- 
ceva di  4  porti  in  variati  modi ,  e  che  quegli  che  di- 
cevano di  3  sachordavano  a  uno  modo  medesimo ,  e 
furono  più  glj  architetti  che  disono  di  3,  che  quegli 
delle  4,  dipoi  ch'ebono  parlato  gli  architetti  sudetti,  fu 
detto  a' cittadini  che  ciascheduno  dicesse  loro  parere,  se 


APPENDICE  J^5i 

volevano  etc.  Parlorno  lutti,  e  chi  diceva  di  3,  eclii  di  4, 
echi  di  fare  modelli,  eccetto  che  Maestro  Lodovicho,  che 
disse  che  Maestro  P.igholo  aveva  detto  che  aveva  sentilo 
da  Pippo  di  Ser  Brunellesco ,  che  le  porti  avevano  a 
esser  4,  ma  che  modo  avesino  a  slare,  che  noi  s.npeva. 

Di  poi  ch'ebono  parlati  tutti ,  gli  operai  propuosono 
che  metterebono  questi  3  modi: 

In  primo  di  fare  3  porti,  el  secondo  di  fare  4  por- 
ti, el  terzo  di  fare  e  modelli,  e  quello  ch'avessi  più 
l'ave  nere,  quello  si  pigliasse.  E  primo  messono  al  par- 
tito di  fare  3  porti,  ed  ebbe  30  fave  nere  e  17  bianche, 
e  poi  ìmisono  che  se  ne  facci  4,  ed  ebbe  9  fave  nere 
e  38  bianche,  di  poi  misono  di  fare  e  modegli  ed  ebbe 
fave  27  bianche  e  20  nere ,  dove  veduto  che  le  3  porti 
avanzarono  l'altri,  rimasono  che  le  3  porti  si  facessiiio 
(Ardi,  de^ Conventi  soppressi,  S,  Spirito ,  Libri  del^ 
l'opera  1477  —  1496). 


FRANCESCO    DI   GIORGIO 

MCcccLXxxvi.  29  Ottobre 

Providdero  et  ordinare  che  Maestro  Francescho  di 
Giorgio  sia  condocto  ali  servìtii  del  commune  di  Siena, 
ciò  è  dela  camera  della  Città  di  Siena ,  per  li  bisogni 
di  quella  et  ali  bisogni  dele  terre  et  roche  et  altre  oc- 
correntie  pubbliche  dela  città,  contado  et  iurisdictio- 
ne  di  Siena,  mentre  che  vive,  secundo  che  per  li 
Magniflci  Signori  o  officiali  di  Balìa  o  officiali  de  la 
guardia,  che  per  li  tempi  saranno,  li  sarà  ordenato. 
Et  sia  obligato  a  andare  per  lo  contado  et  iurisdictione 
di  Siena,  dove  et  quante  volte  per  alchuno  de'dicti  ma- 
gistrati li  fusse  ordinato,  senza  alchuno  paghamento.  Et 


4^1  APPENDICB 

per  substentatione  sua  et  de  la  sua  fameglia ,  et  per  pro- 
visione di  dieta  obligatione  a  lui  si  intende  ex  nunc  dato 
et  attribuito  possessioni  et  beni  stabili  incamerati ,  o  che 
si  incamerassero  per  Io  comune  di  Siena  di  valuta  di 
fiorini  800  in  mila ,  di  lire  4  fiorino,  non  obstante  qua- 
lunque cosa. 

Deli  quali  el  prezzo  babbi  a  dichiarare  la  balìa ,  non 
passando  dieta  somma,  et  quali  possessioni  et  beni  hab- 
bino  a  essere  babbino  a  dichiarare  tre  del  collegio  da 
eleggersi  per  lo  priore  et  capitano:  et  dicto  francescho 
debbi  tornare  a  stare  a  Siena  familiarmente  in  tempo 
di  mesi  sei  proximi  (uirch.  delle  Biformag,  di  Siena 
Dellberaz.  d.  Balìa  Tom.  xxxi.  e,  37  ). 


FRANCESCO  DI  GIORGIO 


Mccccxcvii.  5  Augusti 


Audito  magistro  Francisco  Georgii  prò  causa  et  solu- 
tione  angelorum  datorum  opere  Sce.  Marie,  deliberave- 
runt  quod  infrascripti  tres  debeant  videre  qualitatem 
Angelorum  dictorum ,  et  babeant  plenam  auctoritatem 
faciendi  pretium ,  et  curandi  cum  effectu  solvatur  pre- 
tium  dicto  Magistro  Francisci  cunctis  remediis  et  hoc 
in  octo  dies ,  audiendo  prius  partes  et  alligationes  ipsa- 
rum ,  et  procurent  ne  angeli  dicti  extrahantur  de  eccle- 
sia cathedrali. 

Dominus  lacobus  Piccolbomìneus 

D.  Antonius  Bichus 

Pandolfus  Petruccius. 
(Arch,  d,  Riformagioni  di    Siena   Delib,  d.  Balìa 
Tonu  38). 


APPENDICE  ^5ì 

Mccccxcvn.  21   Augusti 

Spectabilissimì  viri  Dominus  lacobus  Piccholhoniineus 
et  Pandolfus  Petruccius,  duo  de  collegio  Balie,  vigore  eo- 
rum  auctoritatis  electi  deputati  super  causa  angelorum 
magistri  Francisci  Georgii,  laudaverunt  et  iudicaverunt 
quod  operarius  ecclesie  Cathedralis  si  ve  Caraerarius  operae 
leneantur  et  debeant  ac  obligati  sint  solvere  eidem  Mà- 
gistro  Francisco  Georgii  libras  mille  trecentas  sexaginta 
quattuor  s.  10  ultra  bona  et  alias  expensas  in  eis  factas 
per  dictos  operarium  et  Camerarium  opere,  quas  libras 
1364  s.  10  teneantur  iidem  solvere  prò  residuo  solu- 
tionis  magisterii  dictorum  angelorum  eidera  magistro 
Francisco ,  omni  exceptione  remota ,  et  quod  fiat  apo- 
tissa  nomine  Balie  directa  operarlo  si  ve  Camerario,  quod 
solvant  etc.  (l.  c.J, 

Mccccxcvni.  7  lanuar. 

Nec  non  deliberaverunt  quod  prior  eligat  tres,  qui 
sint  cuni  domino  Alberto  Arringberio  operano,  et  ha- 
beant  liberam  auctoritatem  et  potestatem  locandi  ipsum 
Franciscum  Georgii  in  operibus  diete  opere ,  et  quod  per 
ipsam  operam  detur  ei  provisio  conveniens:  et  dicti 
tres  una  cum  operario  ordinent  eidem  quod  sit  facturus 
in  dieta  opera  et  ecclesia,  non  obstantibus  quibuscun- 
que  (  l,  e.  Tom.  39  ). 

Mccccxcix.  23  Septbr. 

Pandolfus  Petruccius  )  Deliberaverunt  quodcamerarius 
Angelus  Palmerius    )  opere  solvat  et  solvere  teneatur 
lire  594  s.  8.  d.  8  —  prò  salario  angelorum  locatorum 
dicto  magistro  Francisco  (Le  Tom,  xl  J  •, 

*  Tutti  questi  documenti  si  riferiscono  ai  due  angeli  di  bronzo  fatti  da 
Francesco  di  Giorgio  per  il  Duomo  di  Siena,  ove  ora  si  trovano  suH' alrar 
maggiore.  La  somma  per  detto  lavoro  montò  secondo  il  Landi  a  lire  3298.  10. 


454  APPENDICE 

IL  DAVI  DDE  DI  MICHEL  AGNOLO 
MDi.  16  Augusti 

Spectabilcs  viri  consuìus  artis  lane  sìmul  cum  dìclis 
operariis  radiinjiti  in  audientia  diete  opere  eto. ,  attenden- 
tes  ad  utilitalem  et  honorem  diete  opere  elegerunt  in 
scullorem  diete  opere  dignum  magistrum: 

Michelangelum  Lodovici  Bonarroti ,  civem  fforenti- 
nnm,  ad  faciendum  et  perficìendum  et  perfecte  Cnien- 
dum  quendam  hominem,  vocatum  gigantem,  abozatum, 
brachiorum  ncvem  ex  niarmore ,  existenlem  in  dieta 
opera,  olim  abozatum  per  magistrum  Augustinum  * 
.....  de  florenlia,  et  male  abozatum,  prò  tempore  et 
termino  annorum  duorumproxime  futurorum,  incipien- 
dorum  KaL  Setlembris  proxime  futuri,  et  cum  salario 
et  mercede  quolibet  mense  florenorum  sex  auri ,  et 
fjuicquid  opus  esset  eidem  circa  —  perCci  faciendum,  o- 
jìcrarios  etc.  eidem  prestare  et  conmodare ,  et  homines 
diete  opere  et  lignamina  et  omnia  quaecunque  alia ,  qui- 
bus  indigeret.  et  finito  dicto  opere,  —  tunc  consules  et 
operarli  qui  tunc  erunl,  indicabunt  an  mereatur  maius 
pretium ,  et  remictatur  hoc  eorum  conscientiis. 

Vi  è  fiatato  in  margine  :  incepit  dictus  Michelange- 
lus  laborare  et  sculpire  dii.lum  gigantem  die  13  Settem- 
bris  1501  die  lune  de  mane,  quamquam  prius  alio  die 
eiusdem  uno  vel  duobus  ictibus  compulisset,  quoddam 
nodum  quod  habent  (?)  pictores  :  dicto  die  incepit 
firmiter  —  laborare  (Ardi,  dell'  Opera  DdiberaziO' 
?u  1496  — 1507;. 

MDi,  Die  28  mensìs  Februarii 

Audìta  -  petitione  facta   per  dicium  Michelangelum , 

*  In  questa  filza,  dì  carattere  cattivo  e  danneggiata  dell'umido,  man- 
cano ora  delle  righe  iatere  ;  intorno  al  nominato  Agostino  Tedi  la  nota. 


APPENDICE  ^j5 

cum  voluntate  dictorura  consulum  vigore  auctoritalis 
declaraverunt  dictum  pretiurn  et  rnercedera  dicti  Mi- 
chelangeli in  faciendo  et  conficiendo  —  dictum  gig"an- 
tem  seu  Davit,  existentem  in  dieta  opera  et  iam  semi-, 
factum  per  dictum  Michelangelum  fuisse  et  esse  flore- 
norum  400  1.  de  auro  in  auro  —  ,  eidem  dictam  sum- 
mam  persolvendam  finito  dicto  gigante  —,  cum  sala- 
rio quolibet  mense,  prout  alias  deliberatum  fuit,  flore- 
norum  6  auri ,  usque  ad  dictum  tempus  perfectionis  di- 
cti gigantis,  et  computato  in  dieta  summa  400  florer 
norum  id  quod  tunc  babuisset  ve!  habuerit  etc.  (l.  e.  ), 

MDiii.  Die  25  mensis  lanuariì 

Viso  qualiter  statua  seu  David  est  quasi  finita,  et  desi" 
derantes  eam  locare  et  eidem  dare  locum  conmodum 
et  congruura ,  et  tale  (sic)  locum  tempore ,  quo  de- 
bet  mieti  et  mictenda  est  in  tali  loco ,  esse  debere  lo- 
cum solidum  et  resolidatum  ex  relatu  Michelangeli ,  ma- 
gistri  dicti  gigantis,  et,  consulum  artis  lane,  et  deside- 
rantes  tale  consilium  mitti  ad  effectum  et  modum  pre- 
dictum  etc. ,  deliberaverunt  convocar!  et  coadunari  ad 
hoc  eligendum  magistros,  homines  et  architectores, 
quorum  nomina  sunt  vulsrariter  notata,  et  eorum  dieta 
adnotari  de  verbo  ad  verbum. 

Andrea  della  Robbia  Lorenzo  dalla  Golpaia 

Giovanni  Cornuola  Salvestro  gioiellieri 

Vante  miniatore  *  Michelangelo  orafo  ** 

Laraldo  di  palazzo  Cosimo  Roselli 

Giovanni  piffero  Chimenti  del  Tasso 

*  "  Vante  di  Gabriello  ,  miniatore,  lire  70  per  dna  principi  di  mini  fa- 
cti  a  uno  antifonaio  per  la  sagrestia,  stimati  per  Stepliano,  miniatore,  et 
Giovanni  d'  Antonio,  miniatore.  22  Decbr.  1508.  "  (  /,  e.  ). 

**  Viviaai,  a  cui  "  il  30  Giugno  1519  si  pagano  lire  11  s,  16  al  conto 
suo  corrente  ha  del  fare  la  +  grande  dargento,  "  (/.  e.  1 51 4  —  1 522  ),•  vedi 
ietterà  124. 


45G  APPENDICE 

Francesco    d'  Andrea  Gra-  Sandro  di  Botticello  pittore 

nacci  Giovanni    alias   vero   Giu- 
Biagio  pittore  liano 

Piero  di  Cosimo  pittore  et  Antonio  da  Sco.  Gallo 

Guasparre  orafo  Andrea  da  Monte  a  Sco.  Sa- 
Ludovico  orafo  e  maestro         vino  pittore  (in  margine 

di  gietti  è  a  Genova  ). 

El  Riccio  orafo  Lionardo  da  Vinci 

Gallieno  richiamatore  Pietro    Perugino    in    pinti 
Davit  dipintore  pittore 

Simone  del  Pollaiuolo  Lorenzo  di  Credi  pittore 

Philippo  di  Philippo  dipin-  Bernardo   della  Ciecba   le- 
tore  gnaiuolo 

Comparuerunt  dìcti  omnes  supra  nominati  in  resi- 
dcntia  dicle  opere,  et  tanquam  moniti  et  advocati  a 
duobus  operariis  ad  perhibendum  et  deponendum  eo- 
rum  dictum  etc,  et  locum  dandum  ubi  et  in  quo  po- 
ìneiida  est  dieta  statua.,  et  a  primo  narrando  de  verbo 
ad  verbum  prout  retulerunt  ex  ore  proprio  vulgariter: 

I.  Messer  Francesco  Araldo  della  Signoria 

Io  ò  rivolto  per  lanimo  quello  cbe  mi  possa  dare  el 
iuditio.  bavete  dua  luogbi  dove  può  sopportare  tale 
statua,  el  primo  dove  è  la  luditta,  el  secondo  el  mezzo 
della  corte  del  palazzo,  dove  è  el  Davit:  f>rimo  perchè 
la  luditta  è  segno  mortifero,  e' non  sta  bene,  bavendo 
noi  la  +  per  inscgnia  et  el  giglio,  non  sta  bene  cbe  la 
donna  uccida  Ihomo,  et  maxime  essendo  stata  posta  cbon 
chattiva  cbonstellatione,  perchè  da  poi  in  qua  siate  iti 
de  male  in  peggio:  perdessi  poi  Pisa.  El  Davit  della 
corte  è  una  figura  et  non  è  perfecta ,  perchè  la  gamba 
sua  di  drielo  è  scbiocha  *  j  per  tanto  Io  consiglierei  che 

*  Parla  del  D.^vidJc  Ji  Donatello,  ora  nella  Galleria  degli  Uffizi  ,  stanza 
<le' bronci  moderni.  Vedendo  accennata  lacasatfe'  jl/e Ji ci,  come  cedente  iin 
Uiividde  alla  repubblica,  supposi  nel  Tom.  1  p.  572  che  il  documento  ivi 


APPENDICE  4^7 

si  ponesse  questa  statua  in  una  de'dua  Juogbi ,  ma  più 
tosto  dove  è  la  luditta. 

II.  Francesco  Monciatto  legnaiuolo 

rispose  e  dixe:  Io  credo  che  tutte  le  cose  che  si  fan 
no,  si  fanno  per  qualche  fine,  et  così  credo,  perchè 
fu  facta  per  mettere  in  su  e  pilastri  di  fuori  o  sproni 
intorno  alla  chiesa:  la  causa  di  non  vele  (^sic)  met- 
tere, non  so,  et  quivi  a  me  pareva  stessi  bene  in  or- 
namento della  chiesa  et  de' consoli,  et  mutato  loco.  Io 
consiglio  che  stia  bene ,  poiché  vi  siate  levato  dal  pri« 
mo  obiecto,  o  in  palazzo  o  intorno  alla  chiesa:  et  non 
bene  resoluto  referirommi  al  decto  daltri ,  come  quello 
che  non  ò  bene  pensato  per  la  extremità  del  tempo 
del  luogo  pili  congruo. 

in.  Cosimo  Roselli  * 
Et  per  Messer  Francesco  et   per  Francesco  sé  detto 

citato  del  10  Maggio  1476  si  riferisse  a  questo  Davidde  di  Donatello.  Se- 
condo quel  che  il  Vasari  dice  del  Davidde  di  Andrea  Verrocchio  (  "  ri- 
tornato poi  a  Firenze  —  gli  fu  fatto  fare  di  bronzo  un  David  di  Braccia 
due  e  mezzo,  il  qvale  finito  Ju  posto  in  palazzo  ")i)^nehhe  chela  repub- 
blica gli  allogasse  della  statua  senza  che  essa  venisse  in  casa  de'  Medici; 
uia  ciò  che  il  Vasari  ivi  poi  aggiunge  :  (  fu  posto  in  palazzo  )  "  al  sommo 
della  scala,  dove  stava  la  catena  ",  sembrami  combinare  perfettamente  con 
le  parole  del  suaccermato  documento  :  positi  penes  et  apud  hostiUm  catene, 
cosi  che  ora  in  esso  crederei  significato  il  Da»iddc  di  A.  Verrocchio.  — 
Intorno  a  Francesco  Araldo  vedi  Tom.  I  p.  227. 

*  Contro  l'asserto  del  Vasari  che  Cosimo  Rosselli  morisse  nel  1484,  sta 
il  suo  testamento  del  25  Novembre  1506,  rogato  da  Francesco  di  Bartolo- 
meo Muzi,  e  da  me  trovato  nell'  Archivio  Generale.  "  Quura  nihil,  **  cosi  co- 
mincia questo,  "  certius  est  morte  nihilque  incertius  hora  eius,  bine  est 
quod  providus  vir  Cosimus  olim  Laurentii  de  Jìossellis ,  pictor  et  civis 
fiorentinus,  populi  Sci.  Ambroxii  de  florentia,-  sanus  —  mente,  sensu,  visu 
et  intellectu,  sed  corpore  languens,  volens  circha  omnes  substantias  —  pro- 
videre,  etc.  "  ;  vuol  essere  sepolto  nella  chiesa  della  Sma.  Annunziata.  Na- 
cque nel  1439,  e  non  nel  1416,  come  afferma  il  Vasari  5  lo  provano  le  due 
denunzie  della  sua  famiglia  esistenti  neir  Archivio  delle  Decime,  Quartiere 


458  APPENDICE 

bene,  che  credo  che  stia  bene  intorno  a  quello  palazzo. 
Et  avevo  pensnlo  di  metterlo  dalle  schaiee  della  chie- 
sa dalla  mano  ritta,  chon  uno  basamento  in  sul  cbanlo 
detto  di  decte  schaiee,  chon  uno  inbasaraento  et  orna- 
mento alto  ,  et  quivi  la  metterei  secondo  me. 

IV.  Sandro  Botticello 

Cosimo  à  detto  apunto  dove  a  me  pare  per  esser  ve- 
duto da' viandanti  et  dall'altro  canto  con  una  iudilta, 
o  inella  loggia  de'Signori,  ma  più  tosto  in  sul  chanto 
della  chiesa  ;  et  quivi  ludico  stia  bene  et  essere  el  mi' 
glìor  luogo  dalorini. 

V,  Giuliano  Da  Sangallo 

Lanimo  mio  era  molto  in  sul  chanto  della  chiesa  , 
dove  à  detto  Chosimo,  et  .è  veduta  da' viandanti:  ma 
poi  che  è  cosa  pubblica,  veduta  la  imperfectione  del 
marmo  per  essere  tenero  et  chotto,  et  essendo  stalo 
aliarla,  non  mi  pare  fussi  durabile:  per  tanto  per  que- 
sta causa  ò  pensato  che  stia  bene  nell'archo  di  mezo 
dell'i  loggia  de' Signori,  o  inel  mezzo  dell'archo  che  si 
potessi  andarle  intorno,  o  dallato  drento  presso  al  muro 
nel  mezo  ,  chon  un  nicbio  nero  di  drieto  in  modo  di 
oappelluza;  che  se  la  mettono  all'aria,  verrà  mancho 
presto,  et  vuole  stare  coperta. 

S.  Giovanni,  Gonfalone  Drago:  "  1457  lachopo,  Chosimo,  Lorenzo,  Fran- 
cesco, frategli  e  Gglioli  di  Lorenzo  di  Filipo  di  Roseli,  maestro  di  murare. 
Una  chasa  per  nostro  abitare  per  noi  e  per  la  nostra  famiglia,  posta  nella 
ria  del  cochomero  etc.  ("seguono  i  possessi  ^.  lacliopo  di  anni  32,  Chosimo 
18,  Lorenzo  12,  Francesco  9,  la  Santa  sirochia  16,  Mona  Nanna,  nostra 
matrigna,  38.  "Neil"  anno  1469  il  Campione  registra  la  denunzia  di  Giacomo, 
fratello  maggiore,  ed  assegna  a  Cosimo  1'  età  di  anni  30.  Dice  il  barone  di 
Rumohr  nelle  sue  Ricerche  Italiane  Tom.  1.  p.  265  d'aver  veduto  sull' 
affresco  di  Cosimo,  esistente  nella  chiesa  di  S.  Ambrogio,  questaiscrizione:  Co- 
simo Roseli!  f.  l'an.  1456;  ma  dubito  assai  che  questo  millesimo,  (ora  non 
pili  TÌsible  )  sia  stato  letto  bene.  Questa  opera,  la  migliore  che  Cosimo  mai 
facesse,  non  può  dirsi  lavoro  di  un  giovane  di  17  anni. 


APPENDICE  4^9 

VI.  El  sichondo  Araldo  (  in  margine  :  el  nipote 
di  mess.  Francesco  j  primo  dicitore  ) 

Vegho  el  detto  di  tutti,  et  tutti  a  buono  senso  in- 
tendono per  varii  modi.  Et  ricerchando  e  luoghi  ri- 
spetto a' diacci  e  freddi,  ò  examinato  volere  stare  al  co- 
perto, et  elluogho  suo  essere  nella  loggia  detta  e  Del- 
l'archo  presso  al  palazzo,  et  quivi  stare  coperta  et  essere 
honorata  per  chonto  del  palazzo;  et  senell'archo  di  mezo 
si  mettessi,  si  romperebbe  lordine  delle  ceremonie,  che 
si  fanno  ivi  per  e  Signori  e  li  altri  magistrati ,  *  et  avanti 
che  si  disponghino  le  magnificentie  V.  dove  à  a  stare,  lo 
conferiate  chon  li  Signori,  perchè  vi  a  di  buoni  ingiegnì. 

Vn.  Andrea  vocato  El  Riccio  Orafo 

Io  mi  achordo  dove  dicie  Messer  Francesco  Araldo, 
et  quivi  stare  bene  coperta,  et  essere  qui  piiì  stimata 
et  più  riguardata  quando  fussi  per  essere  guasta,  et  stare 
meglio  al  coperto,  et  e  viandanti  andare  a  vedere,  et 
non  tal  cosa  andare  incontro  a'  viandanti ,  et  che  noi  et 
e  viandanti  landiamo  a  vedere,  et  non  che  la  figura  ven- 
ghi  a  vedere  noi. 

Vin.  Lorenzo  Dalla  Golpaia 

Io  mi  achordo  al  detto  dell'Araldo  di  sopra  vocalo, 
del  Riccio  et  di  Giuliano  da  S.  Gb?llo. 

IX,  Biagio  dipintore 

Io  credo  che  saviamente  sia  detto ,  et  Io  sono  di  que- 
sto parere,  che  meglio  sia  dove  à  detto  luliano ,  met- 
tendola tanto  drento  non  guasti  le  ceremonie  delli  uf- 
ficii  si  fanno  in  nella  loggia,  o  veramente  in  su  le 
scbalee. 

*  in  margine:  questo  aggiunse  poi  dopo  el  detto  dogniuiw  all'  ultimo. 


46o  APPENDICE 

X.  Bernardo  di  Marche 

Io  mi  appicho  a  Giuliano  da  S.  Gallo ,  et  a  me  pare 
buona  ragione,  et  vome  cbon  detto  Giuliano  per  le  ra- 
gioni dallui  dette. 

XI.  Lionardo  di  S.  Piero  da  Finci 

Io  confermo  che  stia  nella  loggia,  dove  à  detto  Giu- 
liano ,  in  su  el  muricciuolo ,  dove  sappichano  le  spal- 
liere allato  al  muro  ,  chon  ornamento  decente  et  in 
modo  non  guasti  le  ceremonie  delli  ufficii. 

Xn.  Salvestro 

E  sé  parlato  et  preso  tutti  e  luoghi,  et  che  le  siano  tal 
cose  vedute  et  dette,  credo  che  quello  che  là  facta  sia  per 
darle  miglior  luogo  ;  et  io  per  me  stimo  intorno  al  pa- 
lazzo star  meglio ,  et  che  quello  che  là  facta  non  di  man- 
cho,  come  ho  detto,  sappia  meglio  el  luogo  che  nis- 
suno,  per  laria  et  modo  della  figura. 

Xin.  Philippo  di  Philippo 

Io  (sic)  per  tutti  è  stato  detto  benissimo,  et  credo  che 
el  maestro  habia  meglio  et  più  lungamente  pensato  el 
luogo,  et  da  lui  s'intenda,  et  confìrmando  el  detto 
tutto  dì  chi  à  parlato,  che  saviamente  si  è  detto. 

XIV.  Gallieno  richamatore 

A  me  secondo  mio  ingegnio,  e  veduta  la  qualità  della 
statua,  disegnio  stia  bene  dove  è  ellione  di  piazza ,  chon 
uno  inbasamento  in  ornamento,  el  quale  luogo  a  tal 
statua  è  conveniente,  et  ellione  mettendo  allato  alla 
porta  del  palazzo  in  sul  chanto  del  muricciuolo. 


API>EMDlce  4^t 

XV.  Davit  dipintore 

A  me  pare  che  Gallieno  habia  detto  el  luogo  tanto 
degnio  quanto  altro  luogo ,  et  quello  sia  el  luogo 
congruo  et  commodo ,  et  porre  elHone  altrove  dove  è 
detto,  o  in  altro  luogo,  dove  meglio  fussi  iudicato. 

XVI.  Antonio  legnaiuolo  da  S.  Gallo 

Se  el  marmo  non  fusse  tenero,  elluogo  dellrone  è 
buono  luogo  ;  ma  non  credo  fusse  sopportato,  essendo 
stato  quivi  lungo  tempo  ;  per  tanto  essendo  el  marmo 
tenero,  mi  pare  di  darli  luogo  alla  loggia,  et  se  non 
fusse  così  in  sulla  strada,  e  viandanti  durino  faticba  a 
vederla  insino  quivi. 

XVII.  Michelagnolo  orafo 

Questi  savi  hano  bene  detto ,  et  rhaxime  Giuliano  da 
S.  Gallo  ;  a  me  pare  cbe  el  luogo  della  loggia  sia  buono , 
et  se  quello  non  piacesse ,  nel  mezzo  della  sala  del 
consiglio. 

XVnt.  Giovanni  Piffero 

Poi  che  vegho  la  existimatione  vostra ,  Io  conferme- 
rei il  detto  di  Giuliano  se  si  vedesse  tutta,  ma  non  si 
vede  tutta;  ma  e's'à  pensare  alla  ragione,  all'aria,  al- 
la apertura ,  alla  pariete  et  al  teclo ,  per  tanto  biso- 
gnia  andarle  intorno,  et  dall'altro  lato  potrebbe  uno 
tristo  darle  chon  uno  stangone  :  mi  pare  sia  bene  nella 
corte  del  Palazzo,  dove  dixe  mess.  Francesco  Araldo, 
et  sarà  grande  conforto  allo  auctore,  essendo  in  tale  luo- 
go degnio  di  tale  statua. 


4^3  APPENDICE 

XIX.   Giovanni  Cornuola 

Io  ero  volto  a  metterla  dove  è  el  lione^  ma  non  ha- 
veo  pensato  el  marmo  essere  tenero  et  bavere  a  essere 
guasto  dall'acqua  et  freddi;  per  tanto  Io  iudico  che  stia 
bene  nella  loggia,  dove  Giuliano  da  S.  Gallo  à  detto. 

XX,  Guasparre  di  Simone 

A  me  pareva  metterla  in  sulla  piaza  di  S.  Giovanni , 
ma  a  me  pare  la  loggia  più  commodo  luogo,  poi  che 
è  tenero. 

XXI.  Piero  di  Cosimo  dipintore 

Io  confirmo  el  decto  di  Giuliano  da  S.  Gallo,  et  più 
che  sene  achordi  quello  che  là  facto,  che  lui  sa  meglio 
come  vuole  stare. 

Li  altri  Signori  nominati  et  richiesti  chol  detto  loro, 
per  più  brevità  qui  non  si  scripsono.  Ma  el  detto  loro 
fu  che  si  riferirono  al  detto  di  quelli  di  sopra,  et  a  chi 
uno,  et  chi  a  un  altro  di  sopra  detti  sanza  discrepanza 
(/.  e). 

MDiv.  1   Aprii. 

Deliberaverunt  et  locaverunt  Simoni  del  Pollaiuolo , 
presenti  et  acceptanti  in  presentia  Michelangeli  Buonar- 
roti, sculptoris,  ad  conducendum  slatuam  marmoream 
in  palatium  dominorum ,  quam  conduxisse  debere  per 
totum  diem  25  presentis  mensis  (l.  c.J' 

MDiv.  30  Aprii. 

Per  parte  de' magnifici  et  excelsi  Sigiiori  Signori 
priori  etc.  si  comanda  a  voi 


APPENDICB  4^3 

Spectabiìi  Operai  di  Santa  Maria  del  Fiore  di  Firenze , 
che  ad  ogni  chiesta  di  Simone  del  Pollaiuolo  ,  di  Anto- 
nio da  Sangallo,  di  Bartolomeo  legnaiuolo  et  di  Bernardo 
della  Ciecha  arcbitectori ,  deputati  da' prefati  magnifici 
Signori  a  condurre  el  Gigante,  che  è  nell'Opera  vostra, 
alla  loggia  di  decti  magnifici  Signori  perinsino  a  tutto 
maggio  px.  futuro,  Vostre  Spectabilità  diano  et  com- 
luodìno  a' detti  arcbitectori  ogni  et  qualunque  cosa  ne- 
cessaria et  opportuna  al  condurre  detto  Gigante,  et  le 
quali  saranno  chieste  da'  decti  architectori.  Et  ancora 
aoperino  V.  Sp.  in  modo  che  tal  Gigante  sì  conduca 
alluogo  predecto  come  disopra,  et  ine!  tempo  detto, 
sotto  pena  della  loro  indignatione.  (  l.  e,  ) 

MDiv.  29  Mail 

Per  parte  etc.  si  comanda  a  voi 

Spectabiìi  Operai  etc,  che,  quanto  più  presto  fare  sì 
può,  a  spesa  di  dieta  opera  ordiniate  et  proveggiate  mae- 
stri et  manovali  et  ogni  altra  cosa  opportuna  ad  conduce- 
re et  choUocare  la  statua  di  marmore  del  Gigante ,  che 
al  presente  è  in  piaza  loro ,  et  in  quello  luogo  nel  qua- 
le si  debba  collocare  (  /.  e.  }• 

MDiv.  11  lunii 

Magnifici  et  excelsi  domìni  etc.  scribunt  et  mandant 
vobis  Spectabilibus  Operariis  etc,  quatenus  sumptibus 
et  expensis  diete  opere,  quam  ciliu^  fieri  potest,  facere 
fnciatis  basam  marmoream  subtus  et  circum  circa  pedes 
Gigantis ,  existentis  ad  presens  ante  portam  eorum  pa- 
lati!, modo  et  forma  prout  desti  nabitur  per  Simoiiem 
del  Pollaiuolo  et  Antonium  da  Sangallo  architectores  * 
{  l,  e.  J. 

•  "  Spese  del  Gigante  per  mandarlo  in  piazza  dall'  Opera  lire  76.  1.  in 
pili  legnaiuoli ,  manovali ,  come  appare  a'  dì  24  Maggio  1 504.  Spese  del 
Gigante  Ur.  12.  s.  4.  per  murar  et  smurar  la  porta  dell'Opera.  Spese  del 
Gigante  quando  fu  in  piazza  per  metterlo  etc  '  (  /.  e.) 


^64  APPENDICE 

MDiv.  5.  Settembre 

Michelangnlolo  Buonaroti ,  sculptore ,  lir.  720  per  suo 
resto  li  locba  per  la  absolutioue  del  Davìt  di  piaza  a 
ragione  di  fiorini  400  (Le), 

"14  Maggio  MDiv ,  così  gli  Spogli  dello  Strozzi  d'  un 
libro  di  Memorie  e  Ricordi ,  si  trasse  dall'Opera  il  Gi- 
gante di  marmo,  uscì  fuori  alle  24  bore,  e  ruppono 
il  muro  sopra  la  porta  tanto  che  ne  potesse  uscire ,  e 
in  questa  notte  fu  gittato  certi  sassi  al  Gigante  per  far 
male  ;  bisognò  fare  la  guardia  la  notte,  e  andava  molto 
adagio  e  così  ritto  legato ,  che  ispenzolava  cbe  non  toc- 
cava co' piedi,  con  fortissimi  legni  e  con  grande  inge- 
gno, e  penò  quattro  dì  a  giungere  in  piazza:  giunse  a' 
dì  18  in  su  la  Piazza  a  bore  12,  baveva  più  di  40  buo- 
mini  a  farlo  andare,  baveva  sotto  quattro  legni  unti, 
e  quali  si  mutavano  di  mano  in  mano ,  e  penossi  sino 
a'  dì  8  Giugno  1 504  a  posarlo  in  su  la  ringhiera ,  dov'  era 
la  Giudìt,  la  quale  s' bebbe  a  levare  e  porre  in  palagio 
in  terra.  El  Gigante  baveva  fatto  Micbelagnolo  Bona- 
ruoti.  " 

"  20  Luglio  MDXXV  il  Comune  di  Firenze  fece  venire 
da  Carrara  un  pezzo  di  marmo  di  br.  8-j  lungo  et  alto 
br.  2^,  che  era  quasi  quadro,  per  fare  una  figura  per 
metter  poi  in  Piazza  ,  e  venne  per  iscafa  *  :  —  et  ave- 
vamo allora  in  Firenze  un  Michel  Agnolo  scultore  e  di- 
pintore, cittadino  fiorentino,  et  il  miglior  maestro  cbe 
si  trovasse  ne' tempi  suoi  di  che  se  n' avesse  notizia.  Di 
che  il  Populo  desiderando  Io  lavorasse  lui,  perchè  aveva 

*  Vedi  p.  98  di  questo  Tomo;  le  parole  della  deliberazione  ivi  pubblicata 
(xxu  Aug,  1528):  certo  marmo  — facto  venire  circa  tre  anni  sono  da 
Carara  etc.  combinano  precisamente  colla  data  del  20  Luglio  1525.  Dimo- 
strano le  lettere  42  e  51  cbe  il  marmo  era  stato  cavato  prima  del  tempo 
di  Leone  x  (epoca  assegnatagli  dal  Vasari,  come  provano  pure  che  Micbe- 
lagnolo non  ebbe  tempo  di  andare  a  Carrara  su  i  primi  del  1 508,  cosa  cbe 
il  Sig.  Frediani  ha  voluto  dedurre  da  una  lettera  di  Pier  Sederini  del  21 
Agosto  1507^  Tcdi  la  nota  a  pag.  108  di  questo  Tomo. 


APPENDICE  4^5 

fatto  il  Gigante f  il  (sic) quale  il  marmo  non  era  grande 
a  suo  modo,  perchè,  quando  venne  a  Firenze  per  fare 
un  Davitte,  Donatello  non  lo  volle  lavorare,  per  modo 
che  egli  stetti  più  di  40  anni  nell'Opera,  che  non  vi 
fu  maestro  nessuno  che  lo  volesse  lavorare,  o  gli  ba- 
stasse l'animo  a  lavorarlo.  Ora  questo  Michel  Agnolo 
Simoui  lo  tolse  a  cavamelo  lui,  essendo  giovane  di 
circa  anni  21 ,  e  però  desideravano  che  lo  facesse  lui 
e  cioè  la  statua  delV  Ercole  J  y  perchè  speravano  fusse 
per  fare  grande  cosa,  degna Id' un  Ercole  che  scopiasse 
Anteo  Gigante:  e  perchè  lavorava  le  sepolture  de'Mer 
dici,  che  faceva  fare  Clemente  VII,  disegnava  detto  Papa 
che  lo  facesse  un'altro  scultore  fiorentino,  acciò  i  suoi 
sepolcri  non  rimanessero  imperfetti,  "  (^ /^art  Ricordi 
di  Firenze  sino  al  Dominio  de^ Medici  j  Riccardiana 
If,"  1854;. 

Nota 

"  Era  questo  marmo,  così  il  Vasari  parlando  del 
Davidde  di  Michelagnolo,  di  braccia  nove,  nel  quale  per 
mala  sorte  un  maestro  Simone  da  Fiesole  aveva  comin- 
ciato un  gigante,  e  sì  mal  concia  era  quella  opera,  che 
lo  aveva  bucato  fra  le  gambe,  è  tutto  mal  condotto 
e  storpiato,  di  modo,  che  gli  operai  di  S.  Maria  del 
Fiore,  che  sopra  tal  cosa  erano  ,  senza  curar  di  finirlo, 
1'  avevano  posto  in  abbandono  ,  e  già  molli  anni  era 
così  stato  ed  era  tuttavia  per  istare.  "  Contro  questo 
asserto  del  Vasari  il  nostro  documento  nomina  il  mae- 
stro agostino  come  quello  che  mal  trattato  e  presso- 
ché guastato  aveva  il  pezzo  di  marmo;  e  benché  non 
vi  si  legga  chiaramente  il  nome  che  segue,  il  quale  pro- 
babilmente sarà  quello  del  padre,  non  di  meno  i  do- 
cumenti, che  ora  sono  per  pubblicare,  dimostrano  ad 
evidenza  che  questo  Agostino  era  figlio  à\  Antonio  di 
GucciOf  e  quel  medesimo ,  che  in  una  lettera  della  Si- 
gnoria di  Firenze  {Tom.  1.  p,  196)  vien  mentovato  in 
T.  JI,  30 


466  APPENDICE 

modo  sì  onorevole.  Dissi  nella  nota  a  quella  lettera  che 
il  nome  Guccii,  aggiunto  ivi  per  la  prima  volta,  ren- 
deva inutile  il  voler  combinare  lo  stile  di  questo  artista 
con  quello  di  Luca  della  Bobbia  e  della  sua  scuola;  il 
lavoro  da  lui  lasciato  a  Perugia  si  assomiglia  piuttosto  al 
fare  di  Donatello. 

*'  1 6  Aprile  1 463  alloghorno  (gli  Operai  )  a  Aghostino 
d' Antonio  di  Ducco  di  Firenze,  scultore,  uno  Gu- 
ghante  in  quella  forma  et  manitra,  che  quello,  el  quale 
è  sopra  alla  porta  che  va  a' Servi,  o  migliore  ,  e  questo 
fecono  prò  pregio  di  lir.  cccxxi  p.  ;  e  detto  maestro 
Aghostino  promesse  dare  fatto  detto  gughante  per 
tutto  el  mese  dagbosto,  —  e  chonducello  a  ogni  sua  spe- 
sa. •  "  (  Stanziamenti  dell'  Opera  1 462  - 1 463  ) . 

Di  una  statua  colossale,  che  in  quel  tempo  era"  sopra 
alla  porta  che  va  a' Servi  "",0  del  luogo,  che  fosse  desti- 
nato alla  figura  di  Agostino,  non  ho  trovato  altri  più 
precisi  particolari;  ma  vedo  che  il  23  Novembre  1463  gli 
Operai  "  intexo  una  alloghagione  facta  a  Aghostino  di 
Ducco  dun  gughante  più  tempo  fa  (  in  margine:  16 
Aprii.  1463),  et  intexo  detto  gughante  essere  fatto  nella 
perfectione  ",  gli  pagano  per  ogni  suo  resto  lire  265 
den.  18.  Sembra  che  gli  Operai,  di  lui  sodisfatti,  gli  des- 
sero a  fare  un  altro  gigante  per  il  seguente  contratto  del  di 
18   Agosto  1464: 

Locaverunt  Aghostino  Ghucci,  scultori,  cittadino  flo- 
rent. ,  unam  fighuram  di  marmo  biancho  a  chavare  a 
Charara  di  braccia  novCj  a  ghuisa  di  gughante,  in  vece 
e  nome  di  ... .  profeta,  per  porre  in  sunono  degli  sproni 
di  Scà.  Maria  del  Fiore  datorno  alla....  di  detta  chiesa**, 

•  Il  Barone  di  Rumohr  (Ta'cerche  Italiane  T  .  TI  p.  374  J  cita  questo 
documento  come  tratto  dal  Libro  /élloghagioni ,  con  questa  aggiunta:  - 
scultore  in  suo  nome  proprio  a  fare  uno  f^ughante  overo  Ercole  per  porre 
in  sollo  edifìtio  et  chiesa  di  sancia  Maria  del  Fiore  di  quella  grandezza 
et  altezza  etc.;  et  questo  s'è  convenuto  per  pregio  et  nome  di  pregio  di 
lib  .  trecento   trentuno  . 

**  Con  ciò  che  qui  vien  detto  cf-mbinano  tanto  la  grandezza  del  marmo, 
qnanto  le  suaccennate  parole  di  Fraiicesco  Monciatto  :  perché /u  Ja età 
pa-  mettere  in  su  e  pitoswi  di  fuori  o  sproni  intorno  nUa  chiesa. 


APPENDICE  4^7 

dove  parrà  agli  operai ,  la  quale  figbura  promette  fare 
di  pezzi  quattro,  cioè  un  pezzo  il  chapo  ella  ghola ,  2 
pezzi  le  braccia,  e  resto  in  pezzi  (sic)  luno,  la  quale 
debbe  fare  in  modo  responda  al  modello  fatto  per  detto 
Agbostino,  el  quale  era  nell'  audienza  di  detti  operai  etc; 
della  quale  debbe  avere ,  fornita  etc.  et  coudotta  a  que- 
sto detto  sprone  a  ogni  sue  spese,  fior.  300  di  suggello: 
de' quali  fiorini  300  ne  debba  avere  a  presente  fior.  65 
per  andare  a  Charara  abozzare  detta  figbura  etc.  La  quale 
figbura  debba  avere  facta  per  termine  di  mesi  dicotto , 
chomiricati  a  dì  primo  di  septembr.  1 464  "  CStanzia^ 
menti  di  detto  annoj, 

È  questo,  ;se  non  isbaglio ,  il  pezzo  dì  marmo   (di 
braccia  9)  cbe  poi  servi  per  il  Davidde,  dopo  che  l'ebbe 
Agostino  sì  mal  ridotto  cb'  era  forza  lasciarlo  imperfet- 
to. La  divisione  in  quattro  pezzi  non  ebbe  luogo,  come 
appare  dal  seguente  documento:  "20  Decbr.  1466.  Prefati 
cperarii  simul  congregbati  in  loco  eorum  solile  residen- 
tie,  servatis  servandis,  intellecto  qualiter— fuit  locatura 
Aghostino  Antonii  Gliuccii ,  scultori ,  et  fuit  de  anno 
1 463  (cioè  1464)  ^^  mense  aghusti  unum  gighantem  fsicj 
ìllis  —  modis,  prout  in  dieta  locatione  continetur,  et 
intellecto  quod  —  dieta  figbura  fuit  locata  dicto  Agbo- 
stino in  quatuor  petiis  etc,  et  intellecto  quod  dictus 
Agbostihus  fecit  4ictam   fighuram  raarmoreara   unius 
petii  cum  magno  spendio  et  expensa ,  et  intellecto  quod 
prò  labore  et  maesterio  diete  figbure  babere  debeat  flo- 
renos  trecentos  larghos  — ,  et  intellecto  quod  dieta  fi;- 
gbura  prò  facìendo   uni-.iS  petii  est  maioris  valoris  et 
pretii  quam  quatuor  petiorum ,  et  intellecto  quod  dictus 
Agbostinus  —  nichil  habuit  nec  habet  prò  labore  et  ma- 
gisterio,  quod  babet  in  dieta  figbura  ,  et  intellecto  quod 
dicti  lapides  et  fighura  fuit  locata  dicto  Agbostino  per 
fior.  300  —  prò  faciendo  prò  dictis  quatuor  petiis,  et  in- 
tellecto quod  dieta  fighura  est  maioris  maesterii  unius 
petii  quam  quatuor,  et  intellecto  quod  dieta  fighura  per 
dictum  magistrum  Aghostinum  fuit  locata  Bacellino  de 


Septignano,  et  quod  dictus  fiacellintis  (^Bartolomeo  di 
Piero  j  chiamato  BacelLlno  )  nibii   babuit   prò  suo  la- 
bore  etc*   etc. ,    quia   dictus  Aghostinus   locavit   dicto 
Bacellino  dictam  fìgburam  conducendi  •^—  asque  ad  ope- 
ram  per  florenos  100  de  dictis  quatuor  petiis,  et  postea 
conduxit  dictam  fìgburam  etc.  etc.  j  deliberaverunt  quod 
prò  omni  eo  et  toto ,  quod  dictus  magister  Agbostmus 
habet  et  habere  potest ,  habeat  libr.  224,  et  facta  dieta 
solutione  nunquam  posset  petere  aliquid  a  dieta  opera 
prò  suo  labore  diete  fìgbure,  et  dieta  fighura  sit  et  rema- 
»eat  in  manibus  diete  opere'Y  Deliberazioni  1 462-1 472j. 
t^ino  lÉi  qual  punto  fosse  giunta  la  figura,  non  ce  lo 
dice   questo   documento ,   ma   non   trovandosi  neppur 
mentovato  il  posto,  in  cui  aveva  ad  esser  collocata,  se 
ne  può  inferire  che  assai  mancava  ch'essa  fosse  per  essere 
terminata.  Sembra  che  le  parole  della  Deliberazione:  e^ 
dieta  figura  remaueat  in  manibus  diete  opere ,  senza 
biasimare  troppo  l'Agostino^  lo  escludano  da  tal  lavoro. 
Otto  giorni  dopo  se  gli  pagano  ancora  lire  cento  *,  senza 
notarvi  che  ciò  fosse  per  il  resto  (Le). 

Nel  novero  degli  artisti,  riportato  di  sopra,  sMncon- 

1^.  trano  ancora  i  nomi  di  Filippino  e  del  Granacci ,  per 

*  far  parola  dei  quali  mi  ho  questo  luogo  riserbato.  Se* 

^  condo  la  portata  della  Lena  ^  madre  del  Granacci ,  e^i-» 

stente  nell'Archivio  delle  Decime,  Quartiere  S.  Croce 
Gonfalone  Ruote,  contava  Francesco  nel  1480  anni  un- 
dici, di  modo  che  non  già  nel  1477,  come  dice  il 
Vasari,  ma  bensì  nel  1469  egli  sarebbe  nato.  Il  24 
Agosto  1533  fu  rogato  il  suo  testamento  da  Pier  Fran- 
cesco Maccari,  nel  quale  dicendosi  "  corpore  infirmus,  '* 
desidera  essere  sepolto  nella  chiesa  di  S.  Ambrogio. 

"  Reliquit  dominam  Felicem  ,  uxorem  suam,  filiam 
olim  Santi  Angeli  deLapinis,  dominam,  massariam  etu- 
sufruttuariam  omnium  suorum  honorum  tempore  ipsius 
vite,  ea  vidua  stante  cum  l&iiis  suìs  etc. 

*  Così  pare  almeno  ;  *cl  principio  vi  èra  scritto  :  quìnquaginta  lepum, 
•osa  che  poi  è  stata  cancellata  fino  a  (  quinqaa]^</U(Z. 


APPENDICE  4^9 

Itera  considerans  quod  habet  unam  filìam  feniinam 
nomine  Constantia  (sicj ,  fere  nubilem,  vult  quod  eo 
defunto  vendantur  de  suis  bonis  mobilibus  ea  ,  quae 
videbuntur  supradicte  filie  et  eius  uxori ,  et  sue  pitture, 
—  et  bonum  retractum  ^-  assignetur  —  prò  dote  Con- 
stantie. 

In  omnibus  suis  bonis  —  heredes  nniversales  instituit 
Andreamet  Nicàolaiim,  fìlios  suos  maschulos,"('-rdfrc/i. 
Generale  ). 

Credo  cbe  nel  Tom.  I  p.  581  mi  sìa  riuscito  di  re- 
stituire a  Filippino  un  quadro ,   che  finora  si  stimava 
opera  di  Domenico  Ghirlandaio  ;  cercherò  adesso  di  ren- 
dere al  suo  vero  autore,  cioè  a)  medesimo  Filippino  ^ 
un  lavoro  di  molto  maggior  importanza  ed  estensione, 
il  quale  da  Tom.  Patch,  dal  d'Agincourt,  dalla  Etruria 
Pittrice,  dal  Lasinio  ed  ultimamente  dal  prof.  Rosini  ♦ 
è  stato  attribuito  al  Masaccio.  È  questo  nella  celebre 
cappella  Brancacci  quel  maraviglioso  affresco  ,  a  parer 
mio  il  più  bello  che  vi  sia  in  Firenze ,  rappresentante 
S-.  Pietro  e  S.  Paolo  dinanzi  al  proconsole  (Nerone), 
Nella  parte  inferiore  della  parete,  che  resta  a  man  de- 
stra di  chi  entra  ,  è  esso  preso  in  mezzo  dall'  Angelo 
che  libera  S.  Pietro  dalla  carcere  e  dal  martirio  del  me-^ 
desimo  Santo.  Per  dimostrare  che  detta  storia  sia  opera 
di  Filippino,  ora  non  mi  gioverò  della  ben  manifesta 
diversità  di  stile,  che  passa  fra  questo  lavoro  e  fra  le 
opere  autentiche  del  Masaccio  ivi  esistenti ,  nemmeno 
addurrò  in  favore  della  mia  opinione  le  parole  del  Va*? 
sari,  il  quale  diventa  un  po'confuso  nel  suo  racconto, 
benché  dia  nel  segno  ;  mi  ristringo  ai  fatti  soli  som-' 
ministratimi  dalla  stessa  pittura. 

Io  credo  che  Francesco  Bocchi  e  Tom,  Patch,  special- 
mente quest'ultimo  che  pubblicò  la  testa  d'un  giovane 
per  il  vero  ritratto  del  Masaccio ,  siano  stati  i  primi  ad 
attribuire  l'anzidetta  storia  a  questo  pittore.  Or  basti 
sapere  che  l'unico  autentico  ritratto  che  ci  rimane  del 

*   Tav.  35  fra  le  stampe  alla  storia  della  Pittura  Italiana. 


Masaccio,  quello  stesso  descrìtto  e  dhfts»  cM  Waasari  nella 
vita  del  detto  pittore ,  è  qoeU'iioiiiiM»  cmS  mirailfedllo  rosso , 
in  età  virile,  colla  tiarba  e  con  la  ItesHza sBsxqjraitta  ,  in  tre 
quarti  di  proffilo  (fatto  alio  speccMmJ j,'S^(ì^EBà\t  è  l'ulti- 
mo a  man  destra  di  chi  g;aatrda  la  £SiiDxn'ai  cflaill'  altra  pa- 
rete ,  ove  S.  Pietro  per  pagare  il  truiwttm  <ms*m  i  danari 
dal  ventre  del  pe^ce. Stabilito  ciò  j,  M  ^HDvc^Bnoe pubblicato 
da  Patch,  non  può  essere  il  mas»BCÌia&;,  è  9^\  anzi  Fi- 
lippino medesimo,  quegli  appmumto  <diKe(cuflffiàlla  stampa 
del  Vasari.  *  Anch'esso  fatto  alBa^)eitai^  fisnoiEa  nell'an- 
golo destro  insieme  col  suo  macsSmii»  IBsjttlliiEByii ,  rappre- 
sentato in  profilo  e  eoa  berrettai  im  ItesEttaj,  iin  modo  sì 
modesto  e  pure  si  convencToBe  qtiDcO   BdsìI  ^uppo,   il 
quale  non  solo  da  Raffaello  nelle  Sttannzss  oBaJI  faticano  , 
ma  pure  da  Luca  Signorelli  uA  DmiasnonaD  «Si  Orvieto ,  e 
da  altri  ancora,  è  stato  imitato.  Da  piòb  miEronosco   in 
quell'uomo  a  sinistra  del  procomsdie;, \7(dll£dfisD  colla  sua 
testa ,  coperta  d'una  berretta  rosea  e  «a  sa^iraEmitva ,  verso 
i  due  Santi,  il  ritratto  di  AniMmm IP^MamnuEdkD ,  quello 
stesso  che  fu  copiato  e- pubblicato  «M  ^zsssm.   Il  Ma- 
saccio, nato  nel  1402  fvetU  Ttum^  I]p,MS])VBaBm.  secondo 
il  Vasari  nel  1443,  quando  Antonoo  lyUbiiinillco ,  nato  o 
nel  1431  ,  o  nel  1433  C  vedi  ivi  pu  HSS>)}j,<DsxsBsmai  appena 
10  anni  ;  ritratto  d'un  nomo  da  cain»piHiiiitrniiiiii  e  più  è 
quello,  di  cui  ora  si  parla.  Qsiieslt''cS^dynff^1aiuoIo  ci 
porta  verso  Tanno  1481  ,  e  ci  Ifibssa  cusbì  IT sgEOica  dell'af- 
fresco ,    la  quale  da  un*  altro  ìmlaziiaD  amroma   credo  di 
poter  inferire. 

*  "  Ritrasse  ae  stesso  con  {forane  csodb  (bcb„  31  dbeimm  flfece  altrimenti 
nA  resto  della  saa  vita,  onde  non  sm  e  ynBUiulte  anatiE  ili  isiktMtto  di  lui  di 
«tk  migliore.  "  Parla  il  Vasari  ìa  questo  ^psaoB  ^ìàtfidll'aUlBa  .'storia  da  me 
accennata  (  S.  Pietro  e  S.  Paolo  A^m.-amarn  aQ  gaEniiDaQsdlB))^  Ikenchc  sembri 
alludere  al  risuscitamento  del  ragaxnn;  3  auaiiu?  (fii  ^i/t.  IfìcUbtiuolo,  che  pre- 
fxde ,  non  ne  lascia  dubbio  alcaaa.  Lai  «lfsnrìÌBÌiiuae  (fidi  "WiEann  è,  come  già 
dissi,  confusa  e  latta  non  dalle  pìUnie  imnJffainnne  „  mra  <fii  unmnoria  e  a  tavo- 
lino. Ciò  cbe  gli  accadde  nella  desorànoBae  Jaailk  ^wkam.  Stoma  di  Raffaello, 
cioè  dì  nominare  persone  come  esisteati  ìm  om  alBniESBDS  mxarttaecdhe  si  trovano 
in  un  altro,  fli  avvenne  andie  questa  TaftU:  «BcimflDlhii  ìàitfimirebbe  trovare 
il  BotticelU  nella  storia  dd  martiiìo  di  S-  ligttmi>„femT(ftH'.  iiwimDn  sia  alcuna 
tt&ii  cbe  nssOisisli  a  qae|la  pobbficala  da  Bai  BUBÌssaiinDsatttD (questo  nome. 


APPENDIC,E  4?  I 

Sappiamo  dal  Vasari  che  il  ragazzo  ignudo,  risusci- 
tato da  S.  Pietro  e  S.  Paolo,  (  storia  che  si  vede  nella 
parte  inferiore  della  parete  dirimpetto  )  è  il  ritratto  di 
Francesco  Granacci  pittore,  il  quale,  per  quanto  si 
vede,  era  allora  giovanetto  di  circa  undici  anni.r^ato 
nel  1469,  come  abbiamo  rilevato  dalla  denunzia  della 
sua  madre ,  dovette  egli  entrare  nell'  anno  undecimo 
della  sua  vita  nel  1 480  ,  epoca  che  segna  il  principio 
di  questo  lavoro  di  Filippino ,  dal  quale  il  Masaccio 
viene  in  conseguenza  escluso.  Ed  infatti  non  vi  è  luogo 
ove  la  diversità  dello  stile,  che  separa  l'un  dall'altro 
questi  due  pittori,  sia  tanto  manifesta  ed  evidente  quan- 
to a  Firenze  in  questa  storia  ,  di  cui  la  metà  fu  dal 
Masaccio  eseguita,  ed  il  resto  ,  il  ragazzo  e  le  dieci  figure 
che  lo  circondano ,  da  Filippino. 

Riconosciute  queste  due  opere  per  \a>\ ox\à\  Filippino  j 
non  può  rimanere  dubbio  veruno  che  anche  il  martirio 
di  S.  Pietro,  e  l'Angelo  che  lo  libera  dalla  carcere  siano 
della  stessa  mano.  La  ravviso  nello  stile  piiì  largo  di 
quello  del  Masaccio,  nella  maniera  di  dipingere  a  buon 
fresco ,  nelle  forme  con  più  franchezza  e  maggior  ve- 
rità modellate,  nel  panneggiare,  ed  anche  nel  modo  di 
trattare  quel  piccolo  paese,  che  si  vede  nella  storia  della 
crocifissione. 

Di  Masaccio  poi  sono  in  questa  cappella  dalla  metà 
del  già  nominato  affresco  infuori,  a  man  sinistra  di  chi 
guarda  questa  parete ,  S.  Pietro  nella  carcere  visitato  da 
S.  Paolo,  a  man  destra  della  metà  finita  da  Filippino , 
S.  Pietro  in  cattedra,  nella  parte  superiore  Adamo  ed 
Eva  cacciati  dal  Paradiso ,  la  vocazione  di  S.  Pietro  al- 
l'Apostolato, *  e  le  tre  storie  sul  muro  della  finestra,  S, 
Pietro  che  battezza  gì'  idolatri ,  il  medesimo  che  insieme 
con  S.  Giovanni  risana  gì' infermi  coli' ombra  e  distri- 
buisce elemosine  ai  poveri.  La  quarta  storia  di  questa 
parete,  S.  Pietro  che  predica,  nella  parte  superiore  e 

*  "  n  cavare  il  danaro  dal  pesce  per  pagare  il  tributo  e  l' atto  (tcss* 
del  pagamento.  "  Questa  storia  è  slata  attribuita  a  Masoliuo  da  d'Agin^ 
court! 


473 


APPENDICE 


a  man  sinistra  di  chi  guarda ,  è  opera  di  Masolino.  Non 
so  come  queste  quattro  storie,  una  delle  quali  (  S.  Pie- 
tro che  battezza  )  è  stata  descritta  dal  Vasari ,  non  so 
come,  dico,  esse  mai  attribuirsi  potessero  zFra  Filippo 
Lippl. 

11  resto  di  tinesta  cappella,  lutto  ciò  che  rimane  sX 
di  sopra  delle  pitture  già  nominate  di  Filippino,  (sulla 
parete  a  destra  di  chi  entra  )  S.  Pietro  che  risana  lo 
storpio  davanti  la  porta  del  tempio ,  il  medesimo  che 
risuscita  la  Petronilla,  e  Adamo  ed  Eva  sotto  l'albero 
del  Paradiso  ,  è  opera  del  medesimo  Masolino. 

Raffaello,  è  cosa  notissima,  studiò  queste  pitture  di 
Masaccio,  e  si  servì  di  esse  nelle  Loggie  del  Vaticano 
e  negli  Arazzi:  l'Angelo  di  Raffaello,  che  caccia  i  primi 
Padri  dal  Paradiso,  manifesta  un  sentimento  di  rispetto 
e  di  compassione,  come  forse  conveniva  ad  un'anima 
qual  era  Raffaello ,  ma  quello  di  Masaccio,  concepito  in 
modo  più  grandioso ,  si  mostra  piiì  severo  e  più  terri- 
bile ,  come  lo  vuole  il  Dio  del  Vecchio  Testamento. 


1 

2 

3 

a        4        b        5 

10                        11 

12 

13                        li 

15 

PARETE  A  SmiSTBA 

1 .  Adamo  cil  Eva  cacciati  dal  pa- 
radiso ■(  Masaccio  )  , 

2.  Yocàiioue  di  S.Pietro  all' Apo- 
-stolato  (  Masaccio  ) 

3.  S    Hietro  nella  carcere  TÌsila- 
tx>  da  S  Paolo   (  Masaccio  ) 

4.  H  ragawo  risuscitalo  da  S.  Pie- 
tro e  S:  Paolo 

(  «  Masaccio  )    f  b  Filippino  ) 
Jl  S.  Pietro  in  cattedi-a  (  Masac- 


PARETE  A  DESTRA 

10  S.  Pietro  che  risana  lo  storpio 
davanti  la  porta  del  tempio  (  Ma- 
solino  ) 

11.  S.  Pietro  che  risuscita  la  Pe- 
tronilla (  Masolino  ) 

12.  Adamo  ed  Eva  «otto  1'  albe- 
ro del  Paradiso  (  Masolino  ) 

13.  Crocifissione  di  S.  Pietro  (Fi' 
lippino  ) 

14.  S.  Pietro  e  S.  Paolo  dinanzi 
al  proconsole  (  Filippino  ) 

15  S.  Pietro  liberato  dalla  carcere 
(  Filippino  J 


APPENDICE 


473 


6 

r 

1 

8 

9 

PARETE  DELLA  FITIESTRA 

6  S.  Pietro  che  predica 
(  Masolirio  ) 

7.  S.  Pietro  che  battezza 
(  Masaccio  ) 

8.  S.  Pietro  insieme  con  S. 
Giovauni  risana  gì'  inferini  coli' 
ombra  (  Masaccio  ) 

9,  S.  Pietro  distribuisce  ele^ 
mosìiie  ai  poveri  (  Masaccio  ) 


I  DODICI  APOSTOLI  DI  MICHELAGNOLO 


MDiii.  24  Àprilis 

Die  24  niensis  eiusdem  presentibus  luliano  Francisci 
de  S.  Gallo,  vocato  Francione,  legnaiuolo,  et  Simone 
Tommasii  del  Pollaiuolo,  caputmagistro,  in  dieta  opera 
et  actum  in  opera  predicta,  et  etiam  presente  Ser  Niccolo 
Micbelozii  Micbelozzis,  cbancellario  diete  artis  lane. 

Speclabiles  viri  consules  artis  lane,  absenlibus  lacob 
(sic)  de  Pandolfinis,  Ioannè  Pagni  de  Albizis,  eorum  col- 
legi», operarli  opere  S.  Marie  del  Fiore,  absente  ta- 
nien  Paolo  Simeonis  de  Cbarnesecbis ,  uno  ex  dictis 
o^erariis ,  servatis  servandis  et  omni  modo  —  locave- 
runtetc,  Michelangelo  Lodovici  de  Bonarrotis ^  scul- 
ptori  €t  civi  fiorentino,  presenti  et  acceptanti,  statuas 


474  APPENDICE 

duodecira  apostolorum  fiendorura  de  marmore  charra- 
riensi  albo,  altitudinls  bracbiorum  quatuoret  unius  quar- 
ti quelibet  statua  dictorum  duodecira  apostolorum  ,  per 
dicluni  Michelangelum  in  honorem  dei,  famam  totius 
civitatis  et  in  ornamentum  diete  civitatis  et  diete  eccle- 
sie Sanate  Marie  del  Fiore,  et  ponendorum  in  dieta  eccle- 
sia in  loco  picturarura ,  que  in  presenti  sunt  in  dieta 
ecclesia,  vel  alibi  ubi  videbitur  et  placebit  et  expediens 
et  commodius  prefatis  consulibus  et  operariis  prò  tem- 
pore existentibus  :  quas  staluas  dictus  Michelangeìus  de- 
beat sculpere  et  laborare  ,  et  illas  sculpsisse  et  laborasse, 
et  perfecte  absolutas  et  completas  dare  et  consignare 
dictis  consulibus  et  operariis  et  eorum  successoribus  tam 
presentibus  quam  futuris,  in  tempus  et  terminum  an- 
norum  duodecim,  bodìe  initiatorum,  videlicet  quolibet 
anno  unam  absolutam  et  perfectam  ad  minus.  Et  pre- 
dicta  omnia  et  singula  suprascripla  promisit  dictus  Mi- 
chelangelus  facere  et  observare  diligenter  et  absolute  ex 
parte  sua,  remota  omni  cavillationeet  seu  contradictione, 
secundum  consuetudinem  et  usum  boni  et  perfecli  scul- 
ptoris  et  artificis  et  eius  industriam  et  magisterium  et 
ingenium.  Et  versa  vice  dicti  spectabiles  viri ,  consules 
et  operarii,  ut  supra  servandis  servandis  et  omni  modo 
etc.  promiserunt  dare  et  tradere  dicto  Michelangelo  ab 
eo  die,  quo  dictus  Micbelangelus  missus  fuerit  vel  ibit 
Carrariam  prò  faciendo  et  procurando  marmorseu  bozas 
marmoreas  duodecim ,  et  prò  pretio  dictarum  duodecim 
statuarum,  et  prò  eis  et  eas  chavando  et  illas  ad  ope- 
ram  conducendo  ad  omnes  expensas  diete  opere,  adeo 
quod  per  dictnm  Michelangelum  nichil  aliud  mittatur 
nisi  eius  industriam,  fsìc  )  —  che  non  ne  abbia  met- 
tere se  non  la  sua  falicha  et  industria ,  e  ogni  altra  cosa 
lopera  —  prò  dictis  xii  apostolis  solvatur  dicto  Miche- 
langelo expensas  et  victus  sibi  et  suo  . . .  ,  non  ascen- 
dendo plus  quam  uno  eius  socio,  in  casu  quo  vellet  se 
con  Terre  ad  chavandum  dictas  statuas  usque  Gharraram, 
et  insuper  et  ultra  predicta  solvere  dicto  Michelangelo 


APPENDICE  47^ 

florenos  duos  auri  largos  in  auro  in  quolibet  mense  du- 
rantibus  duodecini  annis,  libere  et  absque  aliqua  retentio- 

ne,  * solvere  eìdem  Michelangelo  prò  dieta  gita 

Charrariam  et  prò  eius  labore  id  totum  et  quicquid  di- 
ctis  spectabilibus  operariis  videbitur  et  placebit,  quorum 
discretioni  dictus  Michelangelus  libere  et  absolute  se 
sommisit  et  commisit ,  promictens  prò  tali  eius  merce- 
de recipere  et  acceptare  quicquid  prefatis  operariis  ultra 
dictos  florenos  duos  largos  auri  quolibet  mense  videbi- 
tur et  placebit ,  et  etiam  nicbil  recipere  se  ita  dictis  o- 
perariis  videbitur.  Et  itera  promiserunt ,  ut  supra,  dare, 
tradere  et  consignare  Michelangelo  predicto  situm  unum, 
per  eos  hodie  emptum,  in  angulo  vie  pinti ,  in  conspectu 
monastertii  castelli,  a  Bernardo  Bona  venture  Ser  Zeli  i, 
longitudinis  brachiorum  viginti  quatuor  per  viam  pinti 

versus  angelum  montis  lori,  et  br in  via,  quae 

vadìt  ad  monasterium  Servorum,  et  sita  quinque  et 
loca  quinque  situum  domorum  designatorum  cum  bo- 
stìis  per  dictam  viam,  quae  vadit  ad  dictum  monaste- 
rium Servorum,  prout  constai  manu  Ser  Stephani  Anto- 
nii  Pacis  Bambelli ,  notarii  diete  opere.  Super  quo  pre- 
fati consules  et  operarii  predìcti  teneantur  murare  unani 
domum  prò  faabitatione  dicti  Michelangeli,  in  qua  domo 
intra  solum  predictum  et  ediGtium  domus  flende  ex- 
pendant—  dìcbam  emptionem  factam  dictarum  librarum 
noningentarum  quadragintaotto  et  soldorum  decem , 
expensainim  in  duabus  vicibus  et  solutarum  dicto  Ber- 
nardo, prout  in  margine  e  contra  apparet;  et  in  edi- 
ficio et  muramento,  ut  supra  ,  expendatur  et  expendant 
prefati  operarii  prò  tempore  ad  minus  florenos  600  lar- 
gos de  auro  in  aurum.  Que  quidem  domus  fieri  debeat 
et  fiat  iuxia  et  ad  similitudinem  et  secundum  model- 
lura  factimi  vel  fiendum  per  Simonem  del  PoUaiuolo, 
caputmagistrum  diete  opere,  et  dictum  Michelangelum 
simul  concordes.  Et  si  in  dieta  domo,  fìenda  secundum 

•  Qui  DuncJi  un  verso  nell'  originale. 


4^0  APPENDICE 

dicturn  modellum ,  expendatnr  vel  expendetur  maior 
summa  quam  predicta  dictorum  florenoruai  600,  id  to- 
timi  reliquum  expei;di  et  exbursari  debeat  per  dictum 
Micbelangelum  ,  et  non  per  dictam  operam.  Et  cum  pa- 
cto  in  predictis  ex  presso  ei  declaralo ,  quod  d ictus  Mi- 
cbelangelus  non  acquirat  vel  inlelligatur  acquirere  ius 
vel  dominium  quond  dictam  summam  florenor.  600  , 
expendtimiam  per  dictos  operarios  et  operam  predictam, 
in,  de  vel  super  dieta  domo,  nisi  de  tempore  in  tem- 
pus  ,  secundum  promisit,  scuipserit  et  seu  laboravi-rit 
dictas  statuas ,  videJicet  qnotiescunque  dicfus  Micbe- 
langelus  consignaverit  vel  dederit  unam  ex  dictis  sta- 
tuis  absolutam,  —  intelligatur  acquirere  et  acquisisse 
ius  et  dominium  super  dieta  domo  de  duodecima  parte 
dictorum  florenorum,  —  et  si  consignaverit  duas  statuas 
perfeclas,  ut  supra,  intelligatur  —  acquisisse  et  acquirere 
ius  et  dominium  super  sexta  parte  diete  domus  etc  ;  et 
dictum  salarium  florenorum  duorum  quolibet  mense 
dicti  Michelangeli  incipiat  et  incipere  intelligatur  die 
quo  ibit  Charrariam  prò  chavando  dictas  bozas,  vel 
quum  non  iret,  et  bue  ad  operam  essent  apportate,  die 
quo  incipiet  laborare  super  statua  in  dieta  opera  (De- 
liberazioni dell'  Opera  del  Duomo  1496  — ^  1507  J, 

Nota 

Sono  questi  dodici  Apostoli  V  opera  egregia  ed  ad- 
miranda ,  della  quale  parla  la  lettera  di  Pier  Soderini 
del  27  Novembre  1506  fvedi  N.  37  ).  Le  parole  del 
nostro  documento  :  ponendorum  in  di<fta  ecclesia  in 
loco  picturaruni ,  qne  in  presenti  sunt  in  dieta  ec- 
desia  ^  corrispondono  precisamente  a  ciò  che  ne  dice 
il  Vasari ,  benché  egli  accenni  una  sola  statua  come  al- 
logata a  Michelagnolo,  quella  cioè  di  S.  Matteo  abbozzata 
e  nel  1834   collocata  nell'Accademia  delle  belle  arti*. 

*  Credo  ch3  il  terzo  documento  pubblirato  dal  Signor  Frediani  nel  suo 
Ragionamento  Storico  su  le  diverse  gite  fatte  a  Carrara  da  Michelangelo 
Buonarroti  (Massa  1837),  alluda  a  questo  lavoro  ove  parla  de' marmi  ^e-: 
stinati  pel  lavorio  di  Firenze. 


APPENDICE  477 

"  Le  quali  statue,  così'egli  nella  vita  di  Andrea  da  Fie* 
sole  ^avevano  a  essere  insino  al  numero  di  dodici,  e 
doveano  porsi  dove  i  detti  apostoli  sono  in  quel  ma* 
gnifico  tempio  dipinti  di  mano  di  Lorenzo  di  Bicci, 
Questa  idea  portentosa  -,  concepita  forse  da  Pier  Sede- 
rini ,  andò  presto  a  voto  ,  come  ne  fanno  fede  i  docu- 
menti che  ora  aggiungeremo. 

"  27  Febb.  1503.  Simon  del  Pollaiuolo  erigat  —  par- 
tem  disunitara  domus  Michelangeli  Bonarroti  et  poste- 
riorera  partem  diete  dominus  iuxta  modellum  vel  de- 
signum  per  eos  factum  vel  fiendum ,  et  prout  erunt 
in  concordia  dicti  Simon  et  Michelangelus  (i,  e). 

18  Decbr.  1505,  Deliberaveruut  domum  olim  conces- 
sam  Michelangelo  Bonarroti  prò  faciendis  «t  fìendis  apo> 
stolis,  et  prout  in  locatione  constai,  —  absolvi  et  fi- 
niri  in  modo  et  forma  prout  dictìs  operariis  videbitur, 
et  cara  locare  etc.  absque  eorum  preiudicio;  et  hoc  adeo 
fecerunt  postquam  dicti  apostoli  non  sculpti  sunt,  nec 
videtur  vel  apparet  qualitcr  sculpantur  vel  sculpìrl  pos- 
sint  CI.  e.  )» 

18  Mart.  1507.  Locatio  domus  facta  contemplatione 
Michelangeli  ipsì  Michelangelo. 

Supradicti  domini  etc. ,  sai  vis  in  omnibus  pactis  et 
condictionibus  alias  initis  et  factis  Inter  operarios  opere 
predicte  ex  una  et  Michelangelum  ex  alia.,  occasione  lo- 
cationis  apostolorum  facte  ipsi  Michelangelo  manu  Ser 
Stefani  Bambelli  etc.  etc,  quibus  in  presenti  locatione 
modo  aliquo  preiudicare  —  non  intendunt,  et  cum  dieta 
potestate  locaverunt  et  concesserunt  dicto  Michelangelo 
Lodovici  de  Bonarrotis,  sculptori  et  civi  fiorentino,  ibi- 
dem presenti,  *  et  per  se  et  eius  heredes  conducenti  : 

Unani  domum  —  positam  florentie  in  poptilo  S.  Pe- 
tri  maioris  de  florentia ,  cui  a  1.°  e  2."  via,  a  S.^Iacobl 
Antonii  fabrilignarii ,  infra  predictos  confines ,  prò  tèm- 
pore et  terminò  anni  unius,   incepti   die  xv  presentis 

*  Prima  dunque  di  andare  a  Roma  capitò  a  Firenze,  dopo  aver  messa 
la  statua  di  Giulio  II  ai  suo  posto  s  Bologna  nel  Febbraio  1508. 


478  iJPENDlCE 

mensis  martii  1507,  et  ut  sequitur  finiendi  die  xv  mar» 
tii  1 508 ,  prò  pensione  florenor.  decem  larghorum  de 
grossis,  solvendorum  de  sex  mensibus  in  sex  menses 
etc   (Deliberazioni  e,  1507 — 1515). 

5  Aprii.  1508.  Applicetur  scripta  terreno,  quod  fuit 
emptura  prò  opera  vestra  iusta  domum  factam  per  ope- 
rarios  ad  instantiani  Michelangeli  de  Bonàrrotis  scul- 
ptori,  quod  quidem  posituni  est  iusta  dieta  domum  et 
prope  ecclesiara  Cestelli,  ad  hoc  ut  vendatur  (/.  d,) 

9  lunii  1508.  Fiat  preceptum  occiipantibns  domum 
factam  contemplatione  Michelangeli  de  Bonàrrotis  prope 
ecclesiara  Cisterciensem ,  quatenus  ipsam  debeant  di- 
sgombrare infra  vni  dies  sub  pena  floren.  50  {^l,  e.) 

15  lunii  1508.  Ipsam  domum  ad  operam  reduxerunt, 
et  declaraverunt  locationem  predictam  (15  Martii)  esse 
finitam,  et  locaverunt  et  concesserunt  ad  pensionem 
Sigismondo  Ser  lohannis  Ser  Martelli  "  ("l.  e). 


FRANCESCO    DI   GIORGIO 


MDV    24  lulii 

Deliberaverunt  quod  in  ecclesia  cathedrali  non  possit 
Ceri  nullura  aliud  ornamentum  denuo,  quin  prius  fìant 
et  perficiantur  apostoli  enei  ad  columnas  secundum  de- 
signum  Francisci  Georgii,  et  tres  eligantur  per  priores 
qui  babeant  auctoritatem,  quantam  habet  collegium  Ba- 
lie, in  prohibendo  quod  non  fiat  contra  predictum:  et 
sint  cura  Cozarello  aut  cum  aliis  simillibus ,  et  faciant 
pretium  dictorum  apostolorum,  quod  pretium  appro- 
betur  per  collegium,  et  procuretur  saluti  opere  (  Ardi, 
d.  Hiformag.  di  Siena.  Delib.  della  Balìa  T.  47  ). 


APPENDICE  479 

XI  Octobr. 

Spectabilissimi  viri  tres  de  collegio  Italie  super  opera 
ecclesie  catbedralis  electi  et  deputati  vigore  eoruni  au- 
ctoritatis,  de  qua  supra  sub  die  24  lulii,  locaverunt  nia- 
gistro  lacomoCozarello  ad  fabricnndum  Apostolos  eneos 
prò  scultura  in  ecclesia  calbedrali ,  secundum  designum 
unius  fabricati  per  Franciscum  Georgii,  prò  pretio  flo- 
renorum  octingentorum,  de  libris  4  prò  quolibet  flo- 
reno,  a  apostolo  quolibet;  et  de  pretio  basis  et  posi- 
tionis  et  locationis  in  columnis  sit  piene  remissum  in 
dictos  tres,  et  de  basamentis,  presente  diclo  Magistro 
lacomo  et  acceplante, 

Actum  in  domo  et  camera  Magnifici  Pandolfi  de  Pe- 
trucciis  Senis  coram  Antonio  Barileo  et  Ventura  Ser 
luliani,  testibus  (l.  e), 

MDVi.  23  lunìi. 

Deliberaverunt,  attenta  remotione  ebori  ecclesie  catbe- 
dralis ,  quod  est  necessarium  ad  maiorem  ornatura  diete 
ecclesie  et  commoditatem  cleri  prò  divinis,  quod  fiat 
capella  post  altare  maius  secundum  modellum  magistri 
Francisci  Georgii,  addendo  et  minuendo  prout  eis  vi- 
debitur  conveniens,  quod  dicti  tres  faciant  et  construent 
et  edificent  et  ornent  convenienter ,  et  in  predictis  ha- 
beant  auctoritatem  (l.  e.  Tom,  AB), 

Nota 

Il  secolo  XVI,  non  vedendo  altro  in  questi  cori,  i 
quali  generalmente  occupavano  11  mezzo  delle  cbiese  , 
cbe  un  semplice  imbarazzo,  non  tardò  a  distruggerne 
i  più  belli.  "  Intorno  al  1566  ",  così  raccontano  le  Me- 
morie Fiorentine  Inedite,  "  fu  levato,  di  mezzo  la  chie- 
sa di  Sta.  Croce  il  Coro,  cbe  era  collocato  fra  i  quattro 


480  APPENDICE 

pilastri  più  vicini  all' aitar  grande ,  e  stato  già  fatto  fare 
dalla  famiglia  degli  Alberti,  e  per  conseguenza  furono 
levate  le  Cappelle  che  appoggiavano  esteriormente  al 
muro,  che  circondava  detto  Coro,  e  furono  comin- 
ciate a  farle  di  nuovo,  giù  per  le  navate  col  disegno  di 
G.  Vasari  per  ordine  del  Duca  Cosimo.  ^ 

"  11  XXII  Ottobre  1565,  martedì,  i  frati  di  S.  Dome- 
nico, che  stanno  nel  convento  di  Sta.  Maria  Novella, 
cominciano  a  disfare  e  mandare  giù  il  ponte  antichis- 
simo che  era  a  traverso  nel  mezzo  di  detta  chiesa  ; 
qual  ponte  guastava  tutta  la  bellezza  della  medesima.  Il 
simile  fecero  in  questo  tempo  altre  chiese  di  Firenze, 
che  parimente  avevano  nel  mezzo  o  il  ponte  o  il  coro, 
e  tutte  divennero  molto  abbellite  per  la  demolizione  di 
detti  ponti  e  cori.  Non  ostante  ciò  dispiacque  a  molti 
vecchi ,  perchè  dividevano  la  chiesa^  ove  molte  per-- 
sane  divote  si  ritiravano  ad  orare^  ed  erano  secondo 
V  uso  degli  antichi  Christiahi  ".  {  l.  e.  J. 


TESTAMENTO  DI  SIMONE  DEL  POLLAIUOLO 
DETTO  IL  CRONACA 


MDViii.  16  Septbr.  Presentibus  lohanne  Laurentii,  in- 
tagliatore corniuol.  de  florentia,  Laurentio  Andree  Cre- 
di ,  pletore  de  florentia  etc.  etc. 

Cum  nihil  sit  morte  certius  et  eius  bora  nil  incer- 
tius,  hinc  est  quod  providus  vir  Simon  Masi,  archite- 
ctor  ac  sculptor  excellentissimus  de  florentia ,  sanus  dei 
gralia  visu,  sensu,  audilu  et  intellectu ,  licet  corpore 
languidus,  nolens  intestalus  decedere  etc. 

Inprimis  —  corporis  sui  sepulchrum  in  ecclesia  S.  Am- 
hrosìi  de  florentia  in  tumulo  suoruni  predecessorum  etc. 


APPENDICE  4^' 

Ilem  reliquit  —  opere  S.  Marie  floris,  sacristìe  et  con- 
struepdis  rauris  -^  in  totum  Jibr.  3.  s,  4. 

Itera  reliquit  —  domine  Tite,  eius  uxori  dilecte,  filie 
lacomi  Rosselli  de  florentia,  florenos  230  de  sugg. 

In  omnibus  suis  bonis  suas  heredes  instituit  Magda- 
lenam  .....••••  (  sicj  efusdem  testatoris  et  diete 
Tite  filias  —  legitimas  f  Rogiti  di  S.  Pliilìppo  Cione 
Ardi.  Generale  J, 

Nota 

"  E  così  vivendo,  dice  il  Vasari,  finalmente  d'anni 
cinquantacinque  d'una  infermità  assai  lunga  si  morì, 
e  fu  onoratamente  sepolto  nella  chiesa  di  S.  Àmbruogio 
di  Fiorenza  nel  1500.  "  Centra  tal  asserto  parla  chia- 
ramente l'epoca  del  testamento,  e  più  di  tutto  il  seguente 
passo  d'un  documento  dell'Opera  ,  del  31  Marzo  1513: 
"  del  mese  di  septembre  di  decto  anno  (^1508)  Simo 
ne  del  Pollaiuolo  morì  ". 

Contengono  le  filze  della  delta  Opera  una  prova  bellis- 
sima della  delicatezza  del  Cronaca,  la  quale  merita  di  esse- 
re conosciuta.  "Attenta  petilione,  "  cosi  comincia  questo 
documento  del  14  Aprile  1502  "  facta  per  Simonem  del 
Pollaiuolo,  primum  caputmagistrura  diete  opere,  quali- 
ter  asseruit  et  dixit  salarium  eidem  datura  usque  in  ho- 
diernum  diem  florenorum  25  largorum  a  die  eius  ele- 
ctionis,  et  qualiter  eidem  non  videtur  tale  salarium  re- 
vera lucrari,  et  eideni  esse  et  haberp  supra  conscientiam  , 
ex  eo  maxime  quod  in  dieta  opera  non  muratur  ut  so- 
litum  erat  antiquilus ,  et  multis  aliis  de  causis  narratis 
per  dictum  Simonem  dictis  consulibus  et  operariis  etc. , 
dictum  Simonem  elegerunt  de  novo  in  dictum  et  prò 
dicto  caput  magistro  diete  opere  cum  auctoritate  et  aliis 
consuetis  et  cum  salario  solummodo  quolibet  anno  flo- 
ren.  12  larg^orum  de  auro  in  auro,  cum  hac  couditione 
quod  dictus  Simon  possit  et  eidem  liceat  quotiescunque 
eidem  expediens  erit  et  voluerit,  —  se  absentare  a  dieta 

T.  IL  31 


48  a  APPENDICE 

opera,  et  ire  et  stare  ad  eius  libitum  et  voluntalem , 
dunimodo  talis  mora,  stantia  et  ritardatio  et  discessio 
vel  seu  absentatio  non  transeat  tres  dies  continuos  a  die 
diseessus,  et  intra  decem  miliariasolummodo,  absquealia 
licentia  etc.  obtenta  a  dictis  operariis.  Ultra  decem  mi- 
liaria  non  possit  se  absentare  a  dieta  civitate,  non  ob- 
tenta primum  venia  etc. 


PORTICO    DELLA    PIAZZA 
DI    SIENA 


MDVIU 

Considerantes  et  bene  advertenles  ad  maximum  bo- 
norem  et  decus  civitatis  Senensis  in  ornamentis  fiendis 
et  maxime  in  porticu  faciendo  circum  plateani  in  campo 
fori  civitatis  Seuarum  prò  constructionè  et  bedificio  bu- 
iusmodi  porticus  ,  deiiberaverunt  quod  sai  solitum  dari 
vexillifero,  magistris,centurionibus  et  balistariis  civi- 
tatis Senensis  sit  suspensum,  incipiendo  Calendis  lanua- 
rii  proxime  futuri  et  inde  ut  sequitur,  donec  dictum 
heditìcium —  non  fuerit  completum,  prò  costructione 
cuius  sit  assignamenlum  :  et  appaltatores  moutis  et  sa- 
iis  tam  preseiites  quam  futuri  teneantur  et  debeant  quo- 
libet  anno  dare  comuni  Senensi  per  fideiiussorem  ido- 
neum  bancum  de  solvendo  de  anno  in  annum  florenos 
noningentos,  de  libris  quatuor  prò  quolibet  floreno, 
quam  summam  denariorum  imporlat  summam  salis  so- 
litam  dari  ut  supra.  qui  qu idem  denarii  non  possint  in 
aliud  expendi  nec  tangi,  nisi  prò  ornamento  et  edifica- 
tione  predicti  porticus ,  nisi  per  collegium  balie  fuerit 


APPENDICE  4^^ 

aliter  expresse  deliberatum,  et  quod  prior  eligal  tres 
de  Collegio,  qui  super  constructione  et  ornamento  pre- 
dicto  habeant  lantam  auctoritatem ,  quantam  collegiuni 
balìe,  et  predictum  decreverunt  non  obstante  etc. 

Qui  prior  elegit  prò  dictis  tribus  operarios  electos  et 
deputatos  super  Opera  ecclesie  cathedralis  *  (  Arch. 
delle  Rif'  di  Sienaj  Delib,  della  Balìa), 


BACCIO   D'AGNOLO 


Moxii.  31  Martii 


1512  die  31  mensis  naarlii  supradicli  domini  opera- 
rli omnes  in  concordia  et  servalis  servandis  etc. 

Considerando  come  dall'anno  1495  indietro  seniper 
in  dieta  opera  è  stato  uno  capomaestro  et  architectore, 
al  quale  senpre  è  stata  concessa  la  cura  e  il  governo 
universale  della  fabrica  della  chiesa  catbedrale,  con  sa- 
lario dr  fiorini  50  larghi  doro  in  oro  vel  circa,  et  ateso 

*  Questo  progetto  andò  a  vuoto  ;  il  portico ,  se  fosse  stato  eseguito,  avreb- 
be probabilmente  deturpato  una  delle  piìi  belle  piazze  d' Italia.  Quelli  che 
attribuiscono  questo  disegno  a  Pandolfo  Petrucci,  vi  aggiungono  cAe  ^  co- 
lonne  già  preparate  all'opera  grandiosa,  furono  concedute  all'abbellimento 
della  chiesa  de'  Servi.  Ma  non  saprei  combinare  con  ciò  il  dubbio  ,  che 
ebbe  la  Balla  ancora  nel  1547  ( /.  e.  T.  190):  "  si  porti cus  lapidibus  an 
lateribus  sit  construendus  "  ,  dubbio  che  sembra  significare  un  lavoro 
ancora  da  farsi.  Il  Romagnoli  crede  che  una  petizione  di  B.  Peruzzi  ca- 
gionasse la  riduzione  della  chiesa  de' Servi  allo  stato  presente;  è  vero  che 
le  Deliberazioni  del  Concistoro  del  10  Settembre  1528  nominano  cinque 
operai  per  la  chiesa  de'  Servi  ,  è  vero  pure  che  B.  Peruzzi  secondo  i  Bi- 
lanci Concist.  del  detto  anno  paga  nel  Settembre  xxii  soldi  per  una  pe- 
tizione ,  ma  mai  mi  fu  dato  dì  ritrovare  che  questa  petizione,  di  cui  manca 
peraltro  il  giorno  preciso,. si  riferisse  alla  mentovata  chiesa. 


484  APPENDICE 

come  dello  anno  1495  e  a' dì  xxiii  di  Giugno  il  Spcc- 
tabili  signori  Consoli  et  Operai  allóra  presidenti  elesso- 
no  per  Capomaestro  di  decla  Opera  Simone  di  Tom- 
maso del  Pollaiuolo  con  salario  di  fiorini  25  doro  lan- 
no ,  et  veduto  come  di  poi  dello  anno  1506  li  Signori 
Consoli  et  Operai  allora  presidenti  volendo  dare  lultima 
perfectione  al  ballatoio  di  fuora  della  Cupola,  elessono 
insieme  con  decto  Simone,  Bartolomeo  d'Agnolo  et  Giu- 
liano et  Antonio  frategli,  et  figli  di  Francesco  da  San- 
gallo,  per  capimaeslri  di  decto  ediGcio  con  salario  di 
fiorini  dodici  larghi  doro  in  oro  per  ciascuno,  et  ve- 
duto come  dipoi  Vanno  Moriii  et  del  mese  Septembre 
di  decto  anno  Simon  del  Pollaiuolo  morì ,  et  rimasono 
a  tuie  exercitio  li  prenominati  altri  tre  capimaestri,  et 
ateso  come  di  poi  et  del  mese  di  Dicembre  di  decto  an- 
no 15o8  innclla  raferma  ordinaria,  che  si  fa  ogni  anno 
per  li  Signori  Consoli  et  Operai,  si  rimasono  indietro 
e  decti  Giuliano  et  Antonio  da  Sangallo,  et  solo  obtenne 
et  rimase  per  capomaestro  di  decta  opera  Bartholomeo 
d'Agnolo,,  et  visto  come  da  poi  in  qua  a  epso  Barto- 
lomeo solo  è  restalo  il  pondo  di  decia  opera  con  sa- 
lario di  fiorini  dodici  d'oro  lanno  ,  et  considerando  di 
quanta  importanlia  et  utilità  sia  a  decta  opera  lo  ba- 
vere uno  capomaestro  che  con  ogni  industria  et  sollc- 
ciludine  giorno  per  giorno  procuri  le  cose  ,  che  sono 
expedienti  et  necessarie  alla  perfectione  et  mantenimento 
di  tale  edificio ,  et  veduto  come  decto  Bartolomeo  con 
sì  poco  salario  male  può  contribuire  ad  tale  opera  la 
sua  industria  et  sollecitudine,  et  considerando  fare  al 
decto  Bartolomeo  qualche  augumento  ,  et  epso  Barto- 
lomeo più  particularmente  obligare  alla  cura  et  go- 
verno di  tale  edifìcio,  a  causa  che  havendo  competen- 
te remuneralione  sia  obbligato  ad  actendere  con  più 
cura  et  sollecitudine  a  dicto  edificio;  p<ìrtanto,  havu- 
ta  sopra  di  ciò  matura  deliberatione  et  examine  con 
li  Signori  Consoli  dell'arte  della  lana,  per  ogni  miglior 
modo  chc^jiù  et  meglio  poterno  et  possono ,  per  vigore 


APPENDICE  4S5 

di   qualunque    actorità    loro    atribuita    per    li    ordina- 
menti  di  decta  arte,  servatis  serva ndis   ut   supra,  ac- 
crebbano  a  decto  Bartolomeo  fiorini  tredici  larghi  doro 
in  oro  lanno  oltre  a'decli  fiorini  dodici  doro   in  oro, 
che  lui  era  consueto  di  bavere  come  di  sopra.  Siche  lo 
effetto  sia  che  decto  Bartolomeo  per  ogni  futuro  tempo, 
cominciato  a  dì  primo  di  Gennaio  proxime  passato,  et 
seguendo  ogni  anno  per  lo  advenire ,  epso  Bartolomeo 
habbia  di  sua  provisione  et  salario  fiorini  25  larghi  doro 
in  oro,  con  li  pacti  etc.  che  decto  Bartolomeo  sia  te-, 
nuto  et  debba  ogni  dì   lavorativo  una  volta  almeno  da 
mactina-a  venire  alla  decta  Opera  ,  et  ordinare  et  de- 
putare a  tucti  li   maestri  di  scarpello    quelli  tali  et  tanti 
marmi,  che  tempo  per  tempo  lui  giudicherà  essere  utili 
et  expedienti  alli  lavori  di  decta  cupola   et  chiesa,    et 
ohe  decLi  maestri  non  possino  ne  debbino  taglare  o  la- 
vorare ne  alterare  alcuna  misura  di  marmi ,  che  per  lui 
sarà  alloro   consegnata,   socio  pena  di    essere   cassi  et 
privi  dalli  loro  exercitii  et  luochi.  Et  per  decte  cagioni 
epso  Bartolomeo  habbia  auctorità  sopra  tucti  li  scarpel- 
lini  et  manovali  di  poterli  absentare  da  decta  opera  al- 
meno per  uno  mese  ad  ogni  suo  beneplacito,    quando 
alcimo  vene  fussi  chea  pieno  non  exeguisse  quel  tanto 
che  dailui  fusse  ordinato,  o  qualunque  altra  causa  se- 
condo la  sua  discrelione  et  coscientia,  con  qu'esto  salvo 
però  che  a  tal  così  absentato  et  rimosso  sia  sempre  le- 
cito ricorrere  a' decti  operai,    per  il  tempo  existenti, 
per  tale  absentatione,  et  se  dallo»'o  per  3  fave  nere  non 
sarà  revocata  tale  absentia  ,    che  tanto  stìeno   rimossi 
da' decti  lavori  quanto  per  decto  Bartolomeo  sarà  stato 
facto  et  dichiarato  ;  della  quale  absentatione  decto  Bar- 
tolomeo ne  debba  far  fa*  nota    per  le  mani    del    can- 
celliere di  decta  opera,  et  con  condictione,  et  salvò  però 
ogni  iusto  et  legittimo  impedimento  ,  che  decto  Barto- 
lomeo sia  obligato  ogni  dì  una  volta 'almanco   da    ma- 
ctina  o  da  sera  o  daltro  tempo  conveniente,    o    più  , 
quando  si  murerà  in  cupola  al  decto  ballatoio  o  altrove 


486  APPENDICE 

cosa  d importanza, andare  in  su*  decti   lavori  a  vedere 
et  procurare  tucte  quelle  cose,  che  saranno  utili   et    a 
benefitio  de'  decti  lavori.  Et  inoltre  ogni  volta  che  pre- 
decti  operai  si  faranno  le  condocte  de'  marmi,  epso  sia 
obligato  a  dare  le  misure  et  li  modelli  et  grossezzn  et 
lunghezza  de'  marmi  alli  conductori  secondo  la  qualità 
de'  lavori,  et  con  tucte  le  utilità  et  rispiarmi  allui  pos- 
sibili per    conservalione   et  utilità  di    decta   opera.  Et 
inoltre  sia  obligato  a  turare ,  difectare  et  porre  da  parte 
tucti  quelli  marmi,    che   per  tempo  saranno  condocli 
all'opera,  che  non  fussino  di  quelle  misura,  qualità  o 
boiità  che  si  richiede  a  tiile opera, et  pei*  presérvatione 
di  decta  opera  et  secondo  la  sua  conscientia  et  discre- 
tione.   Et   inoltre  che   decto   Bartolomeo  non  si  possa 
absentare  dalla  ciptà  ,  per  andare  a  dimorare  fuori    di 
quella  ,  per  più  tempo  che  uno  giorno  lavorativo  per 
volta,  senza 'expressa  licentia  di  decti    operai    in   con- 
cordia :  et  contrafacendo,  ogni  giorni  che  lui  stesse  così 
absente  caggi  in  pena  di  soldi  20  piccoli,  et  cosi  ogni 
giorno  non  si  rapresentassi ,  et  debbingli  essere  ritenuti 
dal  suo  salario  del  Camarlengo  ,  per  il  tempo  esistente , 
senza  altra  solennità   o    dichiaratione  da  farsi; la  quale 
rapresentatione  di  decto   Bartolomeo  debba  fare  a  Ma- 
cteo  del  Maza ,  o  a  uno  delli  cancellieri  di  decta  opera, 
et  che  cagia  in  decta  pena  per  ogni  volta   etc.    Et  in- 
super che  decto  Bartolomeo  sia  tenuto  et  obligato  ogni 
dua  mesi  almanco  una  volta  visitare  et  rivedere  tucto 
-lediCcio  di  decta  chiesa  cathedrale  ,  acciochè  tempo 'per 
tempo  si  possa  provedere  alla  presérvatione  et  mante- 
nimento di  tucto  lo  edifitio ,  a  ragione  non  segua  qual- 
che disordine   in   quello  in  iactura   grande  della  decta 
opera   et    disonore  di  questa  casa.  Quae  omnia  faciant 
dicti  operarii  ,   cum  condictione  quod  approbetur  per 
dominos  consules  arlis  lane ,  et  hoc  omni  modo. 

Fuit  approbatum  per  consules  et  operarios  die  xxn 
Aprii is  MDXii. 

(  Deliberazioni  dell'  Opera  1 507—1 51 5  ) 


APPENDICE  4^7 

Nota 

Baccio  d'Agnolo  era  della  famiglia  Baglioni  ^  come 
appare  dal  seguente  documento:  "  Anno  1554  a' dì  25 
Maggio  gli  Operai  del  Vescovado  allogano  a  maestro 
Giuliajio  di  Baccio  d'Agnolo  Baglioni  _,  architecto  fio- 
rentino, il  coro  della  cattedrale  (di  ArezzoJ  di  legna- 
me di  noce,  secondo  il  disegno  fatto  da  Mess.  Giorgio 
Vasari,  da  compirsi  infra  due  anni  "  (Ex  Arch.  Operae 
cathedr.  Arret.  ex  libro  F»  Debit.  e  Credit,  p.  1 48  ). 
Nel  1534  lo  trovo  registrato  nel  Canipione  di  detto  an- 
no, Quartiere  S.  Giovanni  Gonfalone  Leon  d'oro  (Ardi, 
d:  Decime):  "  Bartolomeo  d'Angniolo  di  Donato,  legna- 
iuolo, abita  nel  popolo  di  S.  Lorenzo  e  nella  via  di  San- 
'  ta  Cbaterina  etc.  "  Del  ballatoio  suaccennato  fu  fatto 
soltanto  un  lato,  quello  cioè  che  si  vede  verso  la  via 
de' Balestrieri;  è  noto  che  il  biasimo  di  Michelagnolo 
interruppe  questo  lavoro,  il  quale  poi  non  fu  proseguito 
altrimenti. 


GIULIO  II,  RAFFAELLO,  MICHELAGNOLO 


Sebastiano  del  Piombo  a  Michelagnolo  Buonarroti.  Da 
Roma  15  Ottobre  1512. 
È  autografa  * 


Compare  mio  carissimo.  Non  ve  raaravegliate  se  za 
molti  zorni  non  vi  ho  scripto  né  risposto  a  la  vostra 
ultima  littera ,  perchè  Io  son  stallo   di  molti  zorni  a 

*  L'originale  sì  trova  presso  il  Signor  Presidente  C.  Buonarroti ,  il  quale 
gentilmeate  mi  ha  voluto  permettere  la  pubblicazione  di  questo  dpcumealo 


488  APPENDTCK 

palazo  per  parlar  con  la  santità  del  nostro  Signore,  et 
mai  bo  potuto  haver  quella  audienza  dessideravo  ;  ulti- 
mamente Io  li  bo  parlato  j  et  sua  Santità  mi  ba  prestato 
gratta  audientia  di  sorta  che  mandò  via  tutti  cbe  erano 
in  chamera,  e  restai  sollo  con  uro.  ijignore  et  uno  ca- 
meriero,  chi  me  posso  fidar,  et  io,  di  sorte  che  io  li 
dissi  el  facto  mio:   et  mi  ascoltò  molto  volentiera:  per- 
chè Io  me  oferi'  a  Sua  Santità  insiemi  con  vui  a  ogni 
sorta  di  servitù  come  a  lui  pareva,  et  li  domandai  le 
storie  et  le  mesure  el  tutto.  Sua  Santità  mi  respose  que- 
ste formai  parolle:  Bastiano,  Zuan  Batista  da  laquila  me 
ha  decto  che  ntla  salla  dabasso  non  si  poi  far  cossa  bona 
respeclo  a  la  volta  che  anno  facta  ,  che  nel  finir  de  la 
volta  fa  certe  lunette  ,  che  vengano  in  sino  quasi  amc- 
zo  el  campo  ,  che  si    ha  daffar  le  storie  ,  et  poi  ce  le 
porte  che  vanno  nele  stanzie  di  monsignor  de' Medici, 
che  per  far  unna  estoria  per  ogni  fazata,  come  se  doveria 
far,   non  si  polle,    ma   per    far    una    estoria  per  ogni 
luneta  se  potria,  perchè  sonno  larga  18  e  vinti  palmi 
luna  ,    et   se  li    poi   dar  quella  alteza  che  si  convene, 
ma  in  una  stanza  tanto  grande  quelle  figure  parerano 
piccole.  Et  ancora  sua  santità  mi  disse  che  quella  salla. 
era  troppo  pubblica.    Et  tutte   queste    parole    vengano 
da  Zuan  Batista  dalaquila  et  altre  persone  ,  che  non  me 
voria  veder  in  quel  palazo.  ma,  compar  mio,  per  la  fede 
è  tra  nui ,  come  Io  son  visto  da  certe  persone  in  palazo, 
paiano  io  sia  el  gran  diavolo,  o  veramente  chio  vogli 
Iranguiar  lutto  quel  pallazo.  ma  sia  rengratiato  dio  an- 
cora io  ho  qualche  amico,  et  pur  ne  vollesse^  et  ulti- 
mamente se  chiariranno  del  tutto. 

Apreso,  nostro  Signore  mi  disse:  "  Bastiano,  in  con- 
sientia  mia  a  me  non  piace  quello  fano  costoro,  né 
piace  a  persona  che  babbi  visto  tal'opera:  io  in  termine 
di  4  o  5  zorni  Io  voglio  veder  quella  opera,  et  se  non 
fanno  meglio  di  quello  hanno  principialo,  non  voglio 
che  facino  altro.  Io  li  farò  far  qualche  altra  cossa  ,  et 
farò  tirar  zozo   quello  hanno   facto,   et    ve  darò  tutta 


APPENDICE  4^9 

questa  salla  avui,  perchè  io  dessidero  far  fare  una  bella 
cossa ,  overo  la  farò  depinger  a  damaschi.  "  Et  io  li  ri- 
sposi che  con  laiuto  vostro  a  me  basteria  lanimo  di 
far  miracoli,  et  lui  me  rispose:  non  dubito  di  questo 
perchè  tutti  voi  havete  imparato  da  lui.  Et  per  la  fede 
è  tra  nui.  Sua  Santità  me  disse  più:  guarda  lopere  di 
Raffaela,  che  come  vide  le  opere  di .  Michelagnolo  su- 
bito  lassò  la  maniera  del  Perosino  ,  et  quanto  pia  pO" 
leva  si  acostava  a  quella  di  Michelagnolo  ;  ma  è  ter- 
ribile  j  come  tu  vedi,  non  si  poi  pratichar  con  lui.  Et 
io  resposi  a  sua  santità  che  la  terribilità  vra.  non  noce- 
va  a  persona ,  et  che  vui  parete  terribile  per  amor  del 
importantia  del  opera  grande  havete,  et  altri  rasona- 
menti  che  non  accade  scrivere ,  che  non  importa. 

Io  ho  aspetato  questi  4  zorni ,  et  son  stato  a  inten- 
der se  sua  santità  ha  visto;  Io  ho  inteso  desi,  et  che 
coiloro  li  ha'decto  che  non  sì  poi  veder  né  far  iudicio  se 
non  fornite  certe  figure  principiate,  che  sono  facte  raeze, 
et  che  più  che  vanno  avanti,  tanto  più  li  dispiace.  Et  an- 
cora per  satisfaccio  {s\c)  di  quelli  zoveni  lui  voi  aspe- 
tar  15  o  20  urni  in  sino  anno  fornite  quelle  figure.  Et 
questo  è  quanto  è  sucesso  da  poi  che  non  ve  ho  scritto,  et 
non  vi  hopossutomandar  lemesure,  perchè  el  papa  anco- 
ra non  è  delliberato ,  et  colloro  continuamente  lavora*. 
Non  altro:  Cristo  sano  vi  conservi,  addì  15  Octobr.  1512 

Vostro  Compar 
Bastiano  in  roma 

(Direzione)  Ro.  Michelagniolo  sculptori  in  firenze 
dd.  firenze. 

Nota 

''  Mentre  che  lavorava  costui  queste  cose  in  Roma, 
era  venuto  in  tanto  credito  Raffaello  dd  Urbino  nella 
pittura,  che  gli  amici  ed  aderenti  suoi  dicevano  che  le 
pitture  di  lui  erano  secondo  l'ordine  della  pittura  più 
che  quelle  di  Michelagnolo,  vaghe  di  colorito,  belle 
d'invenzioni,  e  d'arie  più  vezzose,  e  di  corrispondente 


490  APPENDICE 

disegno  ;  e  che  quelle  del  Buonarroti  non  .avevano  ,  dal 
disegno  in  fuori,  niuna  di  queste  parti  :  e  per  queste  cagio- 
ni  giudicavano  questi  cotali  Raffaello  essere  nella  pittura, 
se  non   piii    eccellente  di  lui,    almeno  pari,    ma    nel 
colorito  volevano  ctfe  ad  ogni  modo  lo  passasse.  'Que- 
sti umori  seminati  per  molti  artefici,  che  più  aderivano 
alla  grazia  di  Raffaello  che  alla  profondità  di  Michelagnolo, 
erano  divenuti  per  diversi  interessi  più  favorevoli  nel 
giudizio  a  Raffaello ,   che  a  Michelagnolo.  Ma  non  già 
era  de'  seguaci  di  costoro  Sebastiano ^  perchè  essendo  di 
squisito  giudìzio ,  conosceva  appunto  il  valore  di  cia- 
scuno. Destatosi  dunque  l'animo  di  Michelagnolo  verso 
Sebastiano,  perchè  molto  gli  piaceva  il  colorito  e  la  gra- 
zia di  lui ,  lo  prese  in  protezione ,  pensando  che  se  egli 
usasse  l'aiuto  del  disegno  in  Sebastiano ,  si  potrebbe  con 
questo  mezzo,  senza  che  egli  operasse,  battere  coloro  che 
avevano  sì  fatta  opinione ,  ed  egli  sotto  ombra  di  terzo, 
giudicare  quale  di  loro  fusse  meglio.  "  Così  il  Vasari; 
ciò    che   Sebastiano   del    piombo   ci   svela    in    questa 
lettera ,    mostra  il    zelo ,   col    quale  egli  secondò  le 
mire  del  Buonarroti.  Ma  questi  raggiri,  che  minaccia- 
vano Raffaello   ed  i   suoi  scolari,   fallirono   il   colpo; 
benché  forse  il  fare  di  Michelagnolo  corrispondesse  più 
alla  vera  indole  di  Giulio  II  ,  seppe  egli  non  di  meno 
nel  medesimo  tempo  comprendere  l' immenso  genio  di 
Raffaello ,  colla  di  cui  immortalità  anderà  per  sempre 
unito  il  nome  di  Giulio  IL  Le  parole  del  papa:  guarda 
lopere  di  Raffaello  j  die  come  vide  etc.  hanno  soltanto 
«na  piena  verità,  se  esse  al  soggiorno  alludono  che  Raf- 
faello per  quasi  quattro  anni  fece  a  Firenze.  Ivi  vidde 
e  studiò  il  cartone  di  Michelagnolo,  ivi  si  discostò  dal- 
la maniera  di  Pietro  Perugino ,  benché  anche  le  prime 
opere  fatte  da  lui ,   giovanetto  allora  timido ,  sotto  gli 
occhi  del   maestro  annunzino  un  sentimento  suo  pro- 
prio, del  quale  il  Perugino  soltanto  nelle  più  belle  ore 
della  sua  vita  era  stato  capace.  Ciò  che  il  papa  poi  ag- 
giunge: "  ma  è  terribile  (^ AlichelagnoloJ  come  tu  Tedi 


APPENDICE  49  ' 

non  si  poi  pratichar  con  lui  ",  sembra  indicare  un  disgu- 
sto recentemente  provato.  Può  darsi  che  la  sepoltura  del 
papa  ne  fosse  la  cagione  ;  tengo  per  certo  che  le  parole 
di  Sebastiano:  "  voi  parete  terribile  per  amor  del  impor- 
tantia  del  opera  grande  che  avete  '%  ad  essa  si  riferiscono. 
È  chiaro  che  Giulio  II  non  avrebbe  lasciato  partire  Miche- 
lagnolo  per  Firenze  senza  aver  egli  finito  la  volta  della 
cappella  Sistina.  Il  Vasari ,  non  volendo  confessare  uno 
sbaglio  preso  nella  prima  edizione  della  sua  opera,  si 
vidde  costretto  a  ripetere  l'istesso  racconto  della  fuga  di 
Michelagnolo  nella  seconda,  ove  per  altro  non  nascon- 
de all'accorto  lettore  che  il  caso  fosse  dubbio.  Prova 
il  nostro  documento  che  le  parole  della  lettera  N.  127  : 
la  deliberatione  che  avete  fatta  da  trans  ferirvi  a  JRoma, 
non  alludono  al  primo  viaggio  di  Sebastiano  a  Roma, 


ANDREA   FERRUCCI 

MDXii.  16  Dicb. 

Ateso  li  Signori  Consoli  prenominati  per  ricordo  ma- 
xime delle  prudentie  delli  presenti  Operai  dell'Opera 
di  S.  Maria  del  Fiore  di  Firenze ,  li  quali  con  ogni  di- 
ligente cara  sono  sempre  intenti  alla  preservatione  et 
utilità  di  quella ,  come  di  presente  alla  edificatione  et 
reparatione  della  chiesa  cathedrale  si  truovano  xviii  Mae- 
stri de  scalpello,  li  quali  circa  li  loro  lavori  ordinarii 
sono  quasi  indifferenti,  né  si  vede  che  infra  quelli  sia 
alcuno  di  tale  superiorità,  al  quale  come  a  capo  prin- 
cipale di  tucti  li  altri  si  possa  conmectere  tucto  il  pon- 
do, cura  et  governo,  che  richiederebbe  certa  fabrica  *, 
uè  che  sappia  discernere  o  distribuire  infra  decii  scal- 
pellini quelli  tanti  et  tali  lavori,  che  giornalmente  oc- 
corrono in  epsa  fabrica,  secondo  la  particulare  indu-r 
^tria  et  sufilcientia  di  ciaschuno,  in  modo  tale  che  le 

*  ProbabOmeate  il  ballatoio 


49^  APPENDICE 

cose  da  farsi  in  quella  procedono  il  più  delle  volte  con 
poco  ordine,  et  spesso  spesso  con  stralli  assai  di  marmi 
et  perdimento  di  tempo  in  non  poca  iactura  o  danno 
di  decta  opera  :  et  havendo  notitia  di  certo  Maestro  yjìi- 
drea  Ferrucci  da  Fiesole ,  maestro  excellentissimo  et 
experimeutato  non  solo  di  lavori  d'  intaglio  ,  ma  etirun 
di  figure  e  di  quello  si  ric*;rca  in  simil  exercitio,  quan- 
to epso  sia  ydoneo  et  sufficiente  non  solo  ad  exequire 
quanto  di  sopra  si  narra ,  ma  etiam  di  tale  virili  et  in- 
dustria di  poter  dare  perfectione  alle  figure  delli  appo- 
stoli et  altri  lavori,  che  di  già  grande  tempo  sono  slfili 
ordinali  per  la  perfectione  della  vostra  chiesa  calhedrale. 
Et  però  desiderando  di  obviare  alli  sopradecti  disordi- 
ni, et  provedere  che  in  decta  opera  sia  uno  capomae- 
stro  principale,  che  sappia  fare,  ordinare  et  comandare 
a  tucti  li  altri,  come  di  sopra  ,  ti  causa  che  per  lo  ad- 
venire  la  pecunia  di  decta  opera  si  spenda  con  piij  uti- 
lità sia  possibile,  servate  le  cose  da  observarsi  eie,  per 
ogni  miglior  modo  —  et  per  vigore  di  qualunque  au- 
ctoiità,  a'decti  Signori  Consoli  et  Operai  atribuita  ,  elcs- 
sono  et  deputorno  in  capomaestro  et  per  capomaestro 
principale  sopra  tucli  li  lavori,  che  in  epsa  tempo  per 
tempo  saranno  expedienli  ,  il  prenominalo  Maestro 
Andrea  Ferrucci_,  per  tempo  et  termine  d'  anni  tre  pro- 
xime  futuri,  da  cominciarsi,  a  dì  primo  di  Gennaio 
proximo  ,  et  come  segue  da  finire ,  con  pacto  niente 
di  manco  et  conditione  che  epso  Maestro  Andrea  ogni 
anno  ,  durante  decta  sua  condocta,  debba  andare  alla 
raferma  ordinaria  con  tucti  li  altri  scalpellini  d'opera,  et 
con  pacto  ancora  che  lui  sia  tenuto  et  obligato  a  lavorare 
et  exercitarsi  in  benefilio  di  decta  opera  in  ludi  quelli  la- 
vori, che  in  decta  opera  saran)io  necessarii,  o  che  perii 
operai  per  il  tempo  exislenti  gli  saranno  ordinati .  Et 
inoltre  che  ogni  volta  si  faranno  le  condocte  de'marmi, 
che  epso  sia  obligato  insieme  con  Bartolomeo  d'  Agno- 
lo ,  architettore  principale  di  decta  opera ,  a  dare  le 
misure  et  li  modelli   et  grossezza   et    lunghezza  delli 


APPENDICE  J^gZ 

marmi  alli  conductori,  secondo  le  qualità  et  occorren- 
tie  de'  lavori,  che  tempo  per  tempo  si  haranno  a  fare, 
et  con  tucte  Je  utilità  et  rispiarmi  alloro  possibili  per 
preservatione  et  utilità  di  quella ,  et  con  obbligo  an- 
cora che  decto  Maestro  Andrea  ad  ogni  requisitione 
delli  Operai  dell'Opera  ,  che  per  tempo  saranno,  sia  te- 
nuto andare  a  Pisa  per  ricevere  consegne  di  marmi ,  o 
a  Carrara  per  haver  que'tali  marmi  che  fussino  di  bi- 
sogno alla  decta  fabrica ,  et  procurare  che  in  su  decte 
cave  di  Carrara  sieno  scoctolati  et  abozatì,  a  causa  si 
conduchino  di  qua  con  manco  spesa  di  noli  et  carreg- 
gi ,  et  di  poi  nella  Opera  si  lavorino  con  meno  stratico 
sia  possibile.  Et  che  per  decte  gite  epso  habbia  bavere 
una  cavalcatura  et  le  spese  per  se  et  per  quelle  ("sicj_, 
uè  gli  debbono  essere  messe  in  conto  di  suo  salario , 
ma  che  lui  a  spese  doperà  semper  vada  et  torni  fran- 
co ,  senza  alcuno  suo  costo.  Et  inoltre  sia  obligato  in- 
sieme con  decto  Bàrtolommeo  d' Agnolo  porre  da  parte 
quelli  marmi  —  non  fussino  di  quelle  misure,  qualità 
et  bontà  si  richiede  a  tale  edificio.  Et  con  obligo  an- 
cora di  tener  diligente  cura  sopra  tucti  li  scalpelli- 
ni, et  ordinare  et  deputare  a  tucti  loro  quelli  tanti 
et  tali  lavori,  che  giornalmente  occorreranno ,  né  deb- 
bino tagliare  etc.  etc.  f  segue  come  nel  documento  del 
31  Marzo  1512  }j  con  pacto  che  decto  Maestro  Andra 
ciascuno  di  decli  3  anni  per  suo  salario  et  provvisione 
debba  bavere  a  ragione  di  fiorini  sexanta  larghi  d' oro 
in  oro ,  e  quali  gli  debbino  essere  ppgati  dal  camarlengo 
d'Opera  tempo  per  tempo  necti,  et  senza  retentione, 
et  questo  per  ogni  miglior  modo  etc. 

Item  postea  dicto  anno  die  vero  xvii  dicti  mensis 
Decembris  actum  in  Opera,  presentibus  Macteo  Ioannis 
della  Porta  et  Macteo  Andree  del  Maza  testibus  etc. 
prefatus  Magisler  Andreas  —  ratificavit  et  approba- 
vit,  et  promisit  mihi  notarlo,  prò  dieta  opera  recipien- 
ti,  observationem  omnium  singulòrum  etc.  (Delibera' 
zioni  dell'Opera  1507  — 1515  }. 


494  APPENDICE 


ANDREA   FERRUCCI 


Moxvii.  26  Maiì 

Supradicli  domini  operarli ,  absente  lamen  Nicolao  de 
Capponibus,  eorum  collega,  servatis  servandis  etc. ,  ad- 
vertentes  ad  quandam  petitionem  corani  eorum  officio 
exhibitam  per  Magistrurn  Andream  Petri  de  Ferruccis 
de  Fesulis,  caputmagistrum  diete  opere  et  prepositum 
scalpelliais  diete  opere  et  laboreriis,  quae  de  tempore 
in  tempus  fiunt  in  ipsa  opera,  cum  salario  florenorum 
sexaginta  auri    largorum  in  auro  anno  quolibet ,    qua 
eontenetur  qualiter  ob  suis  occurrenlibus  et  necessita- 
Ubus  conduxit  ad  faciendum  a  Rege  Ungarie  quoddam 
laborerium  de  marmore ,  *  in  cuius  perfectione  iudicio 
4icti   magistri   Andreè    erit    occupatus    circiter    annos 
dnos  :  et  volens  ipse  magister  Andreas  cum  maiori  com- 
(lìoditate  eidera  possibili  perficere  dictum  opus,  et  pre- 
servare sibi  locum  in  dieta  opera,  et  coatribuere  eius 
industriam  partim  in  dicto  laborerio  ,  et  parlim  in  ne- 
cessitatibus   et    occurrentiis  ipsius   fabrice,  ut   inferi us 
declarabitur  ;  et  cura  prelibati  domini  desiderent  etiam 
gratiam   facere   ipsi   magistro  Andree  ,    dummodo  ex 
prefatis  effectibus  et  causa  per  omne  tempus,   quo  du- 
rabit  tale  laborerium  regis  predicti,  ipsa  fabrica  ,  cuius 
cure  ipse  est  prepositus ,  ut  supra  nullum  patiatur  de- 
trimentum  :  et  babito  super  predictis  omnibus  maturo 
examine,  et  maxime  cura  Bartolomeo  Angeli  et  Barto- 
lomeo lobannis  ,  ♦  *  caputmagistris  ipsius ,  hac  presente 
deliberalione  et  servatis  servandis  deliberaverunt  et  de- 
liberando   declaraverunt   et   dederunt    facultatem    ipsi 
magistro  Andree ,  qualiter  pendente  dicto  tempore  ipse 

*  "  Fece  anco  una  Conte  di  marmo  che  fa  mandata  al  re  d'  Ungheria, 
la  quale  gli  acquistò  grande  onore  ".  frasari 
*•  da  Montelupo 


APPENDICE  49^ 

possit  et  eidem  liceat  siiie  aliquo  eius  preiudicio  (verum 
quo  e  sic)  ipse  servet  omnia  antedicta  )  laborare  hic  in 
opera  et  in  eius  solita  mansione  solum  et  dumtaxat 
fìguras,  quae  sint  necessarie  in  ipso  laborerio,  sed  non 
possit  ipse  nec  alius  prò  eo  in  ipsa  opera  laborare  ut 
vulgo  dicitur,  de  quadro,  prò  sua  propria  utilitate,  cura 
hoc  taraen  pacto  quod  ipse  sit  obligatus  qualibet  die  la- 
borati  va  veniendi  ad  operam,  et  ibidem  persistendi  et 
ire  in  testudinem  diete  ecclesie,  quando  in  ea  edifica- 
bitur,  et  reviser-e  omnia  laboreria  ,  quae  in  ea  de  tem- 
pore in  tempus  fient ,  et  per  tot  vices  quot  fuerit 
expediens  et  opportunum  secundum  accidentia  diete 
edificationis  ,  et  etiam  providere  et  ordinare  scalpellinis 
diete  opere  illa  laboreria  ,  quae  erunt  expedientia  prò 
opportunitate  ipsius  fabrice,  et  etism  revisere  omnia 
loca  dictae  ecclesie  prò  manutenctione  eorundem ,  eo 
modo  et  forma  prout  in  prima  conventione,  inita  inter 
dictam  operam  et  dictum  magistrum  Andream  ,  latius 
continetur  etc. ,  cum  pacto  quod  prò  eius  provisione 
cuiuslibet  anni ,  quibus  fuerit  occupatus  circa  dieta  labo« 
reria ,  babere  debeat  ab  ipsa  o'pera  floi^enos  viginliquin- 
que  auri  largos  in  auro ,  non  obstanle  quod  in  sua 
conducta  ordinaria  ipse  babere  deberet  ad  rationem  flo- 
renorum  60  auri larghorum  inauro  anno  quolibet,  quod 
salarium  totum  durante  ipso  tempore  per  eos,  ad  quos 
pertinet^poni  et  mieti  debeat  ad  computum  et  ad  ratio- 
nem cuiusdam  debiti,  quod  ipse  màgister  Andreas  habet 
cum  dieta  opera  ratione  quorundam  honorum  ,  per  eum 
emptorum  ab  ipsa  opera,  et  quod  dieta  eius  provisio 
eidem  sic  debita  de  tempore  in  tempus  ponatur  ad  com- 
putum predictum,  et  non  aliter  vel  alio  modo:  et  ad 
hoc  ut  màgister  Andreas  predictus  cum  maiori  solertia 
et  cura  servire  teneatur  et  debeat  opere  predicte  ,  quod 
ipse  quolibet  quadrimestri  babere ^debeat  approbationem 
a  dominis  operariis  ,  prò  tempore  existentibus  ,  utrum 
ipse  fecerit  et  observaverit  id  et  totum  illud,  ad  quod 
ipse  teneatur  et  obligatus   sit  vigore  contentorum  in 


49^  APPENDICE 

presenti  deliberaiione  ;  quo  partito  oblento  ipse  de  tem- 
pore in  tempus  se  exercere  possit  in  predictis  et  circa 
predicta,  et  non  aliter  vel  alio  modo.  Quae  conventio 
etc.  incipere  debeat  die  prima  raensis  lunii  proxime 
futuri  1517  e  Deliberazioni  delV  Opera  \S\S  ^  \5\9), 


BALDASSARRE    PER UZZI 

MDXxvii.  Octobr. 

Viso  decreto  facto  per  magnifìcos  et  excellentes  do- 
minos  et  Capitaneum  populi  magistro  Baldassari  loban- 
nis  Silvestri,  arcbiteclori ,  sub  die  mi  Octobr.  directo 
camerario  Bichernae ,  quod  solvat  eidera  magistro  Bal- 
dassari singuio  mense  scutos  quinque,  videlicet  A 
quinque  prò  quolibet  mense ,  secundum  tenorem  dicti 
decreti,  quale  decretuni  aproba verunt  et  mandaverunt 
exigi,  prout  in  co,  cuius  tenor  est  infrascriptus ,  vi- 
delicet : 

Per  parte  del  Concislorio  pagate  Voi  Camerlengo  di 
Bicherna  a  maestro  Baldassare  di  Giovavini  di  Selvestri , 
arcbitectore ,  prò  sua  provisione,  obteiuta  in  nel  con- 
siglio di  popolo  et  generale  sotto  lo  dì  x  di  luglio  pro- 
xime passato  di  mano  di  Ser  Marcello  della  Gramatica  , 
Dotaro  alora  di  Consistoro ,  a  ragione  di  A  5  el  mese , 
incominciando  a' dì  x  di  Luglio  sopradicto,  facendolo 
creditore  a  libro  delle ....  per  sua  condocta;  et  cbe  così 
facciate  senza  nostro  pregiudizio  o  danno,  è  stato  per 
lor  collegio  solennemente  deliberato.  Datum  in  consi- 
storio  die  mi  Octobr.  1 527  (Arch,  d.  Rìf.  di  Siena 
Deliberazioni  della  Balìa  Tom.  90). 


APPENDICE  497 

VII  Decembr. 

Ilem  dcliberaverunt  mutuari  Romam  scutos  centum 
auri  etc.  Hieronimo  iMassaino,  oratori ,  de  quibus  scutis, 
100,  scuti  50  vadant  ad  computum  eius ,  et  A  50  sol- 
vat  prò  magro.  Baldassarre ,  et  illi  a  50  vadant  ad 
coiuputum  dicti  Baldassaris  ;  prò  quibus  habendis  man- 
daverunt  fieri  decretum,  directum  camerario  zecchae, 
quod  solvat  camerario  bichernae  scutos  50  super  sa- 
lario Baldassaris  magistri,  et  dicto  camerario  bicher- 
nae etc,  quod  solvat  et  mandet  solvi  etc.  Hieroni- 
mo Massaino,  oratori  Romae ,  de  quibus  ponat  scutos 
50  ad  computum  magistri  Baldassaris,  in  computando 
de  eius  stipendio  ad  rationem  *  (  l.  e.  J , 

Nota 

Per  decreto  della  Balìa  del  17  Ottobre  1532  furono 
assegnate  a  Baldassarre  Peruzzi  per  undici  anni  le  ren- 
dite della  Marsiliana ,  le  quali  secoiido  il  Romagnoli  mon- 
tavano a  240  scudi. 


PALAZZO    STROZZI    A    FIRENZE  •• 

MDXxxin.  Luglio 
Filippo  Strozzi  cominciò  a  fare  terminare  di  murare 

Aggiungo  a  questi  documenti  una  notizia  interessante,  che  trovo  nelle 
Scritture  concistoriali  del  citato  Archivio  N.°  46  dell' anno  1531  "Avvertano 
le  S  .  V  .  che  già  sé  trovato  modo  di  battere  a  ottima  lega  con  quasi  il 
medesimo  guadagno  per  vostra  Republica:  et  del  modo  ne  saranno 
informate  apieno  le  S.  V.  dalo  exccellentissimo  Maestro  Baldassarre 
vostro  ,  che  tal  presta  maniera  d»  srozzare  ha  egli  trovata  ". 
•*■  Vedi  Tom.  I.  p.  354  sqq, 

T.  IL  32 


^g8  AWESDICR 

ì\  SUO  palazzo, che  era  mezzo  fabbricato,  mancando  dalla 
parte  verso  i  Ferravecchi  due  filari  di  bozze  e  tutto  il 
cornicione.  Questo  palazzo  era  stato  principiato  a  murare 
da  Filippo  di  Matteo   Strozzi,  il  quale  lo  lasciò  mezzo 
ad  Alfonso    Strozzi,  suo  figliuolo,  nato  della  sua  prima 
donna  che  fu  degli  Adimari ,  e  l'altra  metà  lasciò  a  Lo- 
renzo et  al  sopradetto  Filippo,  pure  suoi  figliuoli,  nati 
di  madonna  Selvaggia  Gianfigliazzi,  sua  seconda  donna, 
con  condizione  a  tutti  e  tre  delti  suoi  figliuoli,  che  lo 
dovessero  finire  di  murare,  e  nolio  facendo,  fusse  detto 
palazzo  dello  Spedale  di  S.  Maria   Nuova.  Onde  detto 
Filippo ,  ultimo  figliuolo  di  Filippo  testatore  ,  perchè 
detto  palazzo  non  ricadesse  a  quello  Spedale,  si  accordò 
con  Alfonso,  suo  maggior  fratello,  la  parte  del  quale 
non  era  finita  di  fabbricare  ,   che  concorresse  al  terzo 
della  spesa  con  gli  altri  due  suoi  fratelli ,  come  fece , 
e  così  Filippo  sudetto  cominciò  in  detto  tempo  a  far- 
<r\i  dar  perfezione,  come  si  vedea'tempi  presenti  (Me- 
morie inedite  Fiorentine  ) . 


BACCIO   BANDI NELLI 


MoxL.  24  Novembr. 

Illuslrissimus,  excellentissimus  Dux  Cosmusde  Medicis, 
attento  qualiter  in  edificio  et  fabricha  S.  Marie  floris 
de  Florentia  •—  apparet  et  est  aliquis  disordo  ,  et  non 
operando  cum  oportunis  remediis  quod  provideatur  talis 
disordo,  posset  devenire  in  maximum  detrimenlum  talis 
edificii ,  bine  est  quod  sua  Excellcntia  deliberavit,  vult, 
ut  ait  reverendissiraus  epischopus  de  Marziis,  quod  ope- 
rarii  diete  fabrice  tam  presentes  quam  futuri  non  pos- 
£ÌJ3t  modo  aliquo  disponere  neque  ordinare  aliquid  uovi 


APPENDICE  499 

circa  dictam  fabricham,  nisi  prius  fuerit  dàla  bona  no- 
titia  Suelllme.  Dominationi,  et  cura,  nolilia  et  scienlia 
magistri  Baccii  Bandinelli ,  scultoris  llorentini  et  equilis 
S.  lacobì..  Hunde  —  deliberaverunt  — ■  quod  in  futurum 
in  dieta  opera  non  possit  per  eos  ncque  per  eorum  sub- 
cessores  disponere  fsicj ,  ncque  facere  aut  fieri  Tacere 
aliquid  novi  circa  tale  edificium,  nisi  eo  modo  et  forma 
prout  supra  dictum  (  Deliberazioni  dell'  Opera  1  ó29  — 
1542). 

6  Decbr, 

Auctoritas  concessa  per  operarios  magistro  Baccio  Ban- 
dineilo,  scultori,  equiti  S.  lacobi. 

Concedunt  plenissimam  auctoritatem  dicto  equiti  S. 
lacobi,  magistro  Baccio  Bandinelli,  scultori  fiorentino, 
quantam  habent  dicli  domini  operari  super  diclis  scar- 
pellinis,  muratoribus,  fabro,  magistris  lignaminum  et 
famulis  opere  (Le). 

MDXLi.  14  lanuar. 

Attento  qualiter  bodie  bac  presenti  die  in  dieta  opera 
sunt  25,  vel  circa,  inter  scarpellinos,  manovales  et  la- 
brum, nomina  quorum  inferius  scripta  sunt,  qui  omnes 
hodie  laborant  prò  Sua  Excellenlia  ;  ad  causara  ut  ce- 
lerius  possint  servire,  considerato  dictos  scarpellinos 
babuisse  in  preteritum  quali  ( sicj  die  dimidiam  horam 
quietis  in  hieme,  et  in  estate  boram  integram,  et  sic 
de  sero  discessisse  ab  opera  bora  23  ,  ex  nunc  diclus 
dominus  eques,  magister  Baccius  Bandinellus,  propter 
auctoritatem  sibi  concessam  a  sua  Excellcntia,  ut  su- 
pra ,  vult  quod  dicti  scarpellini  etc,  non  babeant  nec 
babere  debeant  amplius  talem  dictam  —  boram  in  bieme, 
sed  debeant  eam  babere  in  estate  solum,  incipiendo 
die  prima  maii  cuiuslibet  anni  et  finiendi  per  totum 
niensem  septembris  ;  et  quod  in  ullimo   diei  debeant 


5oO  APPENDICE 

discedere  ab  opera  et  lavoro  fsic)  ora  23  j,  non  aliter, 
causìs  soprascriptis;et  volentes  eos  remunerare,  et  quuni 
plus  assidue  debeant  laborare  prò  Sua  Excellenlia,  ex 
nunc  supradicti  domini  consules  una  simul  cum  domi- 
nis  operariis  diete  opere  etc.  delibera  veruni ,  quod 
omnibus  scarpellinisetc.  solvatur  qualibet  die  laborabunt 
etc,  in  tempore  hiemis  scalpellinis  etc.  lir.  1,  et  in  estate 
lib.  1.  s.  3.  prò  quolibet  eorum  (Le.'). 

Nota 

Dopo  aver  per  quasi  due  secoli  e  mezzo  procuralo 
in  modo  sì  grandioso  il  bene  della  fabbrica ,  le  deli- 
berazioni degli  Operai  ora  non  erano  che  un  debole  eco 
de'  comandi  di  Cosimo  I.  —  Abbiamo  già  dato  un  esem- 
pio come  ì  contemporanei  sparlavano  di  Baccio  Bandi- 
nelli:  ecco  quel  che  un  uomo,  per  quanto  sembra,  ze- 
lante della  religione  cattolica  dice  di  lui: 

"19  di  Marzo  1549  si  scoprì  le  lorde  et  sporche?  figure 
di  marmo  in  S.  Maria  del  fiore  di  mano  di  Baccio  Ban- 
dinello,  che  furono  un  Adamo  et  un'Eva,  della  qual 
cosa  ne  fu  da  tutta  la  città  biasimato  grandemente ,  et 
con  seco  il  Duca  comportassi  una  simil  cosa  in  un  Duo- 
mo dinanzi  al  aitare,  e  dove  si  posa  il  Suntissimo  Sa- 
cramenio .  — .  Nel  medesimo  mese  si  scoperse  in  Sto. 
Spirito  una  Pietà,  la  quale  la  mandò  un  fiorentino  a 
detta  chiesa,  et  si  diceva  che  lorigine  veniva  dallo  in- 
ventor  delle  porcherie,  salvandogli  larte  ma  non  de- 
votione,  Michelangelo  Buonarruolo.  Che  tutti  i  moderni 
pittori  et  scultori  per  imitare  simili  caprici  luterani,  al- 
tro oggi  per  le  sante  chiese  non  si  dipigne  o  scarp»?lla 
altro  che  figure  da  sotterrar  la  fede  et  la  devolione  j 
ma  spero  che  un  giorno  Iddio  manderà  e  sua  santi  a 
buttare  per  terra  simile  idolatre  come  queste  "  (  Ma- 
gliabcchiana  ci.  xxr.  274). 


APPENDICE  5oi 


LA  MORTE  DI  GIVLIO  ROMANO 


Lettera  del  cardinale  Ercole  Gonzaga  a  Don  Ferrante 
suo  fratello.  Da  Mantova  7  Novembre  1546  (^Biblioteca 
pubblica  a  Mantova  J. 

È  copia  j  tratta  da  alcuni  registri  originali  che  si 
conservano  nella  Barberina  a  Roma 

—  Perdesirao  il  nostro  Giulio  Romano  con  tanto  mio 
dispiacere  che  in  vero  mi  pare  d'haver  perduta  la  man 
destra.  Non  mi  curai  di  darne  subito  avviso  a  V.  Ex., 
giudicando  che  quanto  più  tardi  intendesse  una  perdita 
tale,  tanto  manco  fosse   per   sentirla,  massimamente 
sendo  nella  sua  purgatìon  dell'acqua.  Come  quelli  che 
dal  male   cercano  cavar  semper  qualche  bene,  mi   vo 
fingendo  che  la  morte  di  questo  raro  homo  mi  bavera 
almeno  giovato  a  spogliarmi  dell'appetito  del  fabbricar, 
degli  argenti,  pitture  etc;  perchè  infatti  non  mi  baste- 
ria  più  lanimo  di  far  alcuna  cosa  di  queste  senza  il  di- 
segno di  quel  bello  ingegno  ;  onde  finiti  questi   pochi,  i 
disegni  de'   quali  sono  appresso  di  me ,  penso  di  sepel- 
lir  con  lui  tutti  i  miei  desiderii,  come   ho  detto.  Dio 
gli  dia  pace,  che  lo  spero  bene  del  certo,  perchè  l'ho 
conosciuto  huomo  da  bene  et  molto  puro  quanto  al  mon- 
do, et  spero  anco  quanto  a  Dio.  Non  mi  posso  satiar 
con  le  lachrime  agli   occhi   di  parlar  de'  fatti  suoi ,  et 
pur  bisogna  finir,  essendo  piaciuto  a  chi  tutto  governa 
di  finir  la  vita  sua.  Di  Mantova  il  7  di  Novemb.  1546. 

Nota 

Giulio  Romano  era  morto  il  5  di  Novembre.  Una  del- 
le sue  ultime  opere  fu  il  disegno  per  la  facciata  di  San 
Petronio  a  Bologna,  esistente  ancora  nella  fabbrica  di 
detta  chiesa.  Lo  fece  insieme  coli' architetto  del  Duomo 


503  APPENDICE 

di  Milano  Giovanni  Cristoforo,  e  vi  segnò  le  seguenti 
parole: 

"  Questo  fu  il  primo  schizzo  in  facciata,  nel  quale  parve 
a  noi  de  levare  zia  il  mezzo  pilastro  scuro,  segnato  a, 
acciò  la  facciata  et  il  campanile  restassero  a  va  ( sic  J 
deritto ,  et  che  il  canpanile  non  sporti  più  fuori  de  la 
chiesa. 

a' dì  xxin  de  lenaro  mdxlvi.  " 

A  questo  lavoro  di  Giulio  si  riferiscono  ancora  que- 
ste notizie,  le  quali  traggo  dall'Archivio  di  detta  Fab- 
brica, Giornale  1545  — 1547:  "15  Novembr.  1545  lire 
100  per  mandar  a  Milan  per  unlngegniero  per  la  fabrica; 
16  lanuar.  1546  a  Pieriacomo  Galdarino  per  spendere 
in  far  le  spese  alli  architetti  :  23  lenaro  1546  cento  scu- 
di d'oro  in  oro  a  mess.  lulio  Romano  architetto,  d^. 
100  scudi  d'oro  a  Cristoforo  da  Milano  architetto,  lire 
80  a  Alexandro  sotto  Architetto  de  quel  da  Milano ,  ■" 


TESTAMENTO    DI    GIORGIO    VASARI. 
(Arch.  Generale).  È  autografo 


YHS. 


In  dei  nomine  Ammen.  Anno  Domini  Nostri  lesu 
Cristi  ab  salutifera  incarnatione  mdlxvhi  die  vero  xxv 
Mail. 

Io  Giorgio  di  Antonio  di  Giorgio  Vasarii ,  cittadino 
Aretino,  et  al  presente  Pictore  et  Architectore  dello  Bk:- 
ccl lentissimo  Signor  Cosimo  de' Medici,  secondo  Duca 
di  Firenze  et  Siena  etc. 

1.  Considerando  che  non  aviano  cosa  piti  certa  della 


APPENDICE  50^ 

morte,  et  come  quello  che  ò  ricevuto  dal  gninde   Id- 
dio tanti  doni ,  et  particolarmente  quello  dello  aver  co- 
gnosciuto  quanto  sOii  vane    le  speranze  di  coloro   che 
credono  perpetuarsi  in  questo  mondo,    et  avendo  più 
volte  fatto  dal  1558  in  qua  deliberatione  delle  cose  mie 
per  doppo  la  morte,  et  avendo  lassato  per  iscritti  au- 
tentichi che  molte  cose    si   facessino,    è    piaciuto   alla 
bontà  di  Iddio  tenermi  vivo,  che  a  tutto  ò  quasi  dato 
perfectione  :   e   da  che  ò  poi  veduto   cresciere   le   mie 
facultà,  ò  mutato  volere,  come  appare  ancora  un  testa- 
mento fatto  da  me  sotto  18  di  Aprile  1558,  et  un  al- 
tro sotto  17  di  Marzo  1560   negli  Innocenti  di  Firen- 
za,  e  quali,  insieme  con  altri  che  si  trovassino,  tutti  a- 
nullo,  et  voglio  che  questo  faito  questo  giorno  sopra- 
scritto sia  quello  che  sia  il  vero  et  legittimo,  per  avere 
io  molto  meglio  considerato  a  molte  cose  per  salute  et 
comodo  et  perpetuità  della  casa  de' Vasarii ,  pregando 
il  Signore  Dio  che  mi  illumini  la  mente,   mentre  che 
distendo  il  presente  scritto   per   mia   ultima    volontà , 
acciò  possa  usare  quella  carità  verso  il  prossimo  mio, 
che  à   usato  la    Maestà   divina  verso  di  me  con  tanti 
bénifici,    pregando  in  però  gli  esecutori  di  questo    te- 
stamento, che  in  vita  anno  mostro  dessermi  fideli  ami-^ 
ci,  che  anche  doppo  la  morte  sieno  observatori  et  con- 
servatori di  questa  mia  volontà,  et  che  inviolabilmente 
non   manchino  a  fare  osservare  quanto  qui  sotto   dirò 
et  scriverò  di  mia  man  propria. 

2.  In  prima  raccomando  al  grande  Iddio  l'anima  mia, 
che  per  sua  pietà  et  meriti  della  passione  di  Gesù  Cri- 
sto, suo  figliolo,  la  collochi  in  paradiso  Ira  laninje  beate, 
degnie  della  gratia  sua. 

3.  Lasso  per  mia  eredi  i  miei  figlioli  legittimi  et  na- 
turali, sostituendoli  per  fideiconmisso  in  infinito,  et 
essendo  femmine  ne  disponghino  della  dote  con  rispetto 
delia  facoltà,  col  consiglio  degli  Esecutori  del  presente 
testamento,  e  se  fussiqo  femmine  sole  nate  di  me,  le 


5u4  APPBKDICE 

ìnstìtuisco  alla  metà  di  tutte  le  mie  facultà,  e  se  rus- 
sino più  duna  femmina,  le  instituisco  ne' tre  quarti, 

4.  Et  se  io  lassassi  dopo  di  me  figlioli  maschi  et  Te- 
mine ,  voglio  che  sieno  governati  dalla  madre ,  volendo 
star  con  loro,  et  che  si  tengbi  conto  delle  facoltà,  et 
sene  disponga  sempre  col  consiglio  degli  Esecutori  del 
testamento,  massime  nelle  cose  dinportanza,  fino  che 
anno  anni  tredici:  uè  possino  mai  cacciar  la  madre  di 

casa,  né  da  nessuno  rivedegli  conto  delle  cose  passate 
innanzi  alla  mia-  morte,  e  mentre  vedovarà  o  starà  con 
loro,  o  a  chi  si  apartenessi  questa  eredità  gli  possa  di- 
mandar delle  cose  passate  cosa  alcuna. 

5.  E  caso  che  io  non  avessi  figlioli  maschi  né  Te- 
mine legittimi,  instituisco  e  figlioli  di  Ser  Pietro,  mio 
fratello,  legittimi  et  non  legittimati,  nati  e  da  na- 
scere ,  così  maschi  come  femine ,  in  fideiconmisso , 
con  questi  carichi  che  diremo  di  sotto;  et  caso  che  i 
figlioli  di  Ser  Piero  morissino  ,  et  vivessino  le  fe- 
mine sole,  in  questo  caso  voglio  che  a  ciascuno  sia 
dato  per  dota  fiorini  mile, etda  mille  in  su  tutto  quello, 
che  piiicerà  alla  discretione  degli  esecutori  di  questo  te- 
slamento  ,  non  passando  fiorini  quatrocento;  e  se  fussi 
una  femiiia  sola,  in  questo  caso  faccino  la  volontà  loro 
sin  che  eglino  giudicheranno  il  bene  di  quella  fanciulla. 

6.  Et  caso  che  mancassi  la  linea  de' figlioli  di  Ser  Piero, 
et  in  questo  caso  instituisco  per  mia  eredi  la  pia  casa 
della  Fraternità  di  Santa  Maria  della  Misericordia  della 
Città  di  Arezzo,  con  questi  carichi  et  legati  che  a  suo 
luogo  si  diranno,  et  che  non  *  di  quanto  io  ordino  per 
questo  presente  testamento,  obligandogli  alla  conserva- 
lione  di  tutto  quello  che  si  lassa  de'beni  et  case,  che 
sarà  in  custodia  loro,  per  acrescer  le  facultà  et  augu- 
mentalle  et  non  le  diminuire,  lassandogli  esequtori  di 
tutti  questi  legati,  et  che  effettualmente  veghino  ogni 
anno  i  miei  figlioli,    se  io  ne    avessi,  et  non  avendo, 

*  Sic;  nuutchino? 


APPENDICE  5o5 

quegli  di  Ser  Piero  eseguiscano  i  legati  che  io  las- 
so, e  quali  vivendo  loro  sieno  obligati,  et  non  li  fa- 
cendo possine  detti  Rettori  eseguigli  loro,  dichiarando 
però  che  detta  Fraternità  abbia  avere  ogni  anno,  dal 
dì  della  mia  morte,  stala  25  di  grano  ogni  anno,  po- 
sto nella  città  d' Arezzo  :  et  caso  cheila  eredità  vengha 
in  lei,  staia  cinquanta,  de' quali  ne  possa  disporre  al 
beneplacito  de'Signori  Rettori  in  quelle  elemosine  a'po- 
veri,  che  piìi  piacerà  loro,  stanziandoli  la  mattina  di 
S.  Giorgio  per  memoria  mia, 

7.  Et  in  caso  che  la  Niccolosa,  figliola  dì  Francesco 
Baccì ,  mia  moglie,  non  avessi  figlioli,  et  volessi  ri- 
maritarsi ,  possa ,  fin  cheila  piglia  marito ,  per  ispatio 
di  1 8  mesi  stare  in  casa  mia  ,  né  possa  eser  mai  cac- 
ciata, né  rivedutogli  conti  delle  cose  che  à  ministrate 
mentre  è  stata  in  mia  conpagnia  vivente. io:  et  volendo 
vedovare,  passato  e  18  mesi,  dichiari  che  non  volendo 
più  marito;  e  facendo  vila  vedovile  et  onesta,  in  que- 
sto caso  voglio  che  in  casa  mia  segli  consegni  la  metà 
della  casa  et  dell'orto,  con  quelle  masseritie  oportune 
al  suo  bisognio  a  suo  piacimento ,  e  queste  labbi  per 
inventario,  per  lassarle  doppo  la  morte  sua  alla  eredità, 
con  intervento  degli  esecutpri  del  testamento,  e  se  li 
dieno  con  quella  discretione  che  sia  giusta  et  degnia  del 
loro  gìuditìo  et  della  coscientia  loro  per  istare  ono- 
ratamente ,  come  si  conviene  al  grado  suo  et  mio. 

8.  Et  in  caso  cheila  avessi  figlioli ,  per  non  aver  a 
ritochar  più  questo  testamento,  et  che  piacessi  a  Dio 
dagli  questa  gratia  che  fussino  nati  di  me,  voglio  chel- 
labia  a  godere  la  metà  delle  mie  entrate  vivente  lei  libera- 
mente, laltra  metà  goda  e  figlioli,  et  doppo  la  morte  di  lei 
tornino  a  sua  et  miei  figliuoli  con  fideicomisso  come 
di  sopra,  et  in  caso  che  morendo  io  senza  figlioli, 
voglio  che  tutte  le  cose  che  si  trovano  fatte  per  uso 
di  detta  Niccolosa ,  cosi  veste  di  panno ,  drappo ,  pel- 
Uccie,  fodere,  panni  lini  et  cose  sottili  per  suo  dosso, 
et  similmente  perle,  gioie,  anella,  catene,  maniglie. 


5o6  APPENDICE 

sien  sue  libere,  così  uno  spara  vier  di  panno ,  uno  dj 
drappo,  et  dua  Uni  con  dua  Ietti  forniti  del  tutto,  et 
un  quadro  di  Nostra  Donna,  a  suo  piacimento,  cosi  duo 
letti  per  la  villa ,  et  così  ogni  anno  staia  cento  di  grano 
et  un  porco,  et  così  la  possessione  di  Capucciolo,  po- 
sta a  san  Polo,  con  tutta  la  tenuta  delle  selve,  vignie 
et  quanto  fu  conpero  da  Giovannagniolo,  calzolaio,  della 
quale  ella  ne  sia,  mentre  chella  viverà ,  padrona  asso- 
luta, et  dopo  la  morte  sua  torni  alla  eredità  mia,  né 
possa  dimandar  niente,  se  ella  vi  facessi  boniCcamenti, 
alla  eredità. 

9.  Et  in  caso  che  detta  Niccolosa  si  volessi  rimaritare, 
abbia  avere  per  lusufrutto    delia   sua   dota,   confessata 
da  me,  doppo  uno  anno  o  diciotto  mesi,  che  vedoverà 
in  casa  mia,  per  lusufrutto  dico  et  panni  neri  o  altra 
cosa,  che  detta  Niccolosa  potessi  dimandare  alla    mia 
eredità,  voglio  chellabbia  fiorini  cinquecento,  di  lire  4 
s.  5  per  fiorino,  da  pagarsegli  per  gli  mia  eredi  in  da- 
nari contanti,  o  di  quello  che  parrà  agli  esecutori  del 
testamento,  non  toccando  però  ne  le  case  ne  beni:  et 
non  ci  essendo  il  modo,  si  paghi  tenpo  per  tenpo  delle 
entrate  in  que' tenpi  che  si  può,  et  senza  guastar   gli 
ordini  degli  altri  legati ,   et   inoltre  perchè  la  dote    di 
detta  Niccolosa  fu  fiorini  800  ,  di  lire  4  s,  5  per  fiorino , 
e  non  si  esendosi  riscossa  tutta,  come  si  vedrà  a' pa- 
fl^amenti,  nò  meno  auto  mai  e  frutti,  voglio  che  delta 
Niccolosa  non  possa  adimandare  altro ,  né  stringniere 
detta  eredità  se  non  per  quella  quantità  che  io  ò  autn, 
né  possa  dimandar  altro  :    et  caso  che  quella  parte  di 
sua  dote  la  volessi  in  beni ,  non  ci  essendo  danari  con- 
tanti, segli  consegni  in  beni  dove  più  gli  piacerà,  ma 
essendoci  danari  segli  paghino  contanti,    et    in  questo 
caso  ,  come  di  sopra  ,  non  possi   adimandar  altro  ;  et 
'contrafacendo  a  questo  chio  ordino,  s'intenda  priva  di 
poi  che  ara  auto  la  dota  et  contra  dota,  dogni  lascio  o 
dono  che  io  gli  facessi  per  questo  testamento ,  et  in  caso 
cbella  non  si  voglia  rimaritare,  rimanendo  in  casa  roi^ 


APPENDICE  007 

voglio,  come  si  dirà  nel  capitolo  de*  tutori  et  curatori 
del  testamento ,  ella  sia  con  esso  loro  esecutrice  di  que- 
sta mia  volontà . 

10.  Et 'in   caso  che  morissi  innanzi  che  da   me  fussi 
posto  in  sullo  spedale  degli  Innocenti  di  Fiorenza  scudi 
cinque  cento,  di  lire  7  per  iscudo,  sia  obìigato  la  mia 
eredità  a  mettervegli  subito,  i  quali  voglio  che  i  frutti 
di  detti  A  500  servino  per  elementare  Anton  Francesco, 
nato  di  Isabella  mora,  serva  già  di  casa  mia_,  allevato  da 
quella  casa:  e  infine  che  ara  18  anni,  stia  a  obedientia  del 
priore,  et  da  18  anni  in  su  segli  abino  i  detti  scudi  500 
a  consegniare,  col  rispendergli  in  tanti  beni,   de' quali 
non  ne  possa  disporre  fìnoallaetàdi  30  anni.  Et  morendo 
detto  Anton  Francesco  in  questo  mezzo,  restino  al  detto 
spedale  degli  Innocenti  di  Fiorenza. 

11.  Ilem  che  la  cnpella  dello  aitar  magior,  intitolata  in 
San  Giorgio,  della  Pieve  d'Arezzo  ,  eretta  et  fatta  da  me, 
voglio  che  gli  esecutori  con  Ser  Pietro,  mio  fratello,  e 
gli  eredi  in  perpetuo  faccino  eseguire  ogni  obbligo,  co- 
me sta  la  bolla  fatta  da  Papa  Pio  V  circa  alobligo  del 
Decano,  et  caso  che  alla  mia  morte  non  fussi  conpero 
tanti  beni  e  cbonsegniati  al  capitolo  et  canonici  delia 
Pieve  d'Arezzo  per  la  dislributione  del  Decanato  delle 
stala  cento  di  grano,  obligati  oggi  in  su' poderi  di  Fras- 
sineto,  si  abbiano  in  termine  deltenpo,  concessoci  da 
papa  Pio  V,  a  conperar  tanti  beni  che  faccino  ogni  anno 
le  dette  stala  100  di  grano,  o  de* danari,  che  si  trove- 
ranno alla  morte  mia,  0  ogni  anno  delle  entrate  di  detta 
eredità  :  e  questo  si  facci  con  lintervento  di  Mess.  Cosi- 
mo Pislrini,  al  presente  Decano  di  detta  pieve  et  cura- 
tore et  capellano  di  detta  capella,  acciò  ibeni  di  Frassineto 
venghino  liberi  da  questo  carico. 

12.  Item  voglio  che  a  detta  capella  si  celebri  ogni  anno 
in  perpetuo  il  giorno  della  festività  di  san  Giorgio  "sv 
messe  piane  con  la  messa  grande  a  detto  altare  :  nella 
qual  festa  debbino  intervenire  i  Signori  Rettori  della  Fra- 
ternità come  esecutòri  di  questo  testamento,  insieme 


5o8  APPENDICE 

con  tutti  e  ministri  loro ,  et  gli  esecutori  del  testamento 
che  saranno  in  Arezzo,  e  gli  atenenti  di  casa  mia,  e  si 
dia  à  detti  Rettori  un  pinochiato  per  uno  con  cialdoncini 
et  trebt>iano,  nella  qual  refectione  si  spenda  scudi  dua 
d'oro,  et  si  dia  al  sagrestano  di  delta  pieve  un  pinochiato 
et  lire  una ,  et  a'  cherici  di  detta  sagrestia  un  giulio  per 
uno  et  fiaschi  quatto  di  vino,  aciò  parino  la  chiesa  come 
fanno  per  le  pasqne  ,  et    aconcino  la  capella  et  lo  altare 
secondo  laltre  volte,  et  quel  più  che  parrà  al   Decano. 
Et  il  giorno  seguente  si  celebri  a  detta  capella  in  detta 
pieve  messe   cinquanta    per   rinovale   della   mia  morte 
con  dua  orationi,  una  per  me,   laltra  per  gli  altri  de- 
funti della  casa  de'  Vasari ,  per  e  quali  io  voglio  che , 
quando  la  eredità  verrà  nella  Fraternità,   sieno  messe 
cento  con  il  medesimo    obligo,   et  a  ciaschuno    si  dia 
de' preti,  che  cellebrerano,  o  un  carlino  o  un  torchietto 
di  cera  gialla,  che  sia  della  medesima  valuta,  et  a  detto 
ufitio  si  trovino  i  Signori  Rettori  personalmente  come 
esecutori  di  detto  testamento,  insieme  co'  i  parenti  di 
casa  Vasari  :  et  le  messe  50  non  si  potendo  celebare  in 
un  giorno,  possino,  secondo  che  parrà  agli  esecutori, 
farle  dire  in  dua  doppo  il  primo  giorno,  nel   secondo 
con  cera  condecente  secondo  che  parrà  loro,  et  nella  fe- 
sta di  cera  biancha,  rimettendo  tutto  a  lordine  che  ne 
daranno  detti  esecutori  et  ser  Piero,  mio  fratello,   et 
il  Decano  di  detta  pieve  et  capellano  di  detta  capella. 
13.  Item  voglio  chel  corpo  mio  si  conduca  doppo  la 
morte   in  Arezzo,  et  sia  sepellito    a' piedi  di  detta  ca- 
pella o  nelle  scale  dinanzi ,  dovè  disegnato  il  sepolcro  , 
dove  sia  scritto  il  nome  mio,  overo  nella  cassa  di  mis- 
chio sotto  laltare  di  dreto  col  medesimo  nome.  Et  vo- 
lendo fare  gli  esecutori  del  testamento  altri  ornamenti , 
abbino  in  questo  caso  a  mia  spesa  far  tanto  quanto  eMi- 
segnieranno.  Et  perchè  detta  capella  è  padronato ,  come 
dichiara  la  bolla,  di  casa  Vasarii,  prima  ne' maschi  poi 
nelle  femmine,  a' quali  tocha  a  far  la  eletione  del  De- 
cano^ a'  quali  si  ricorda  loro  che  la  volontà  mia  è  che 


APPENDICE  509 

SÌ  Taccia  eìeclìone  di  persone  buone,  dotte, o  se  massime 
sene  sarà  in  casa  e  Vasari  ,  che  lo  merilassino  ,  si  dia 
loro,  et  finita  la  linea  succede  questo  carico,  come  scritto 
nella  Bolla,  a  farne  electione  alli  Signori  Rettori  della 
Fraternità,  a  equali  si  dicbiara  che,  se  non  li  elcghino  di 
buon  costumi  et  di  lettere  et  virtù ,  caschi  la  electione 
a  chi  sarà  allora  Vescovo  d'  Arezzo.  Voglio  ancora  che 
quando  l'eredità  abbia  il  modo,  non  avendogli  fatti  io, 
che  detta  capella  et  altare  sia  fornita  di  paramenti,  come 
pianete,  camisci,  tovaglie,  paliolti,  e  in  spatio  di  x  anni, 
col  farci  ancora  una  pianeta  con  le  sue  tonicelle,  piviale 
et  vesticiole  da  leggio  et  paliotto  dinanzi  da  vellulo  ros- 
so, a  spese  della  eredità,  così  un  calice  grande,  et  quando 
bisogniassi  per  servitio  di  detto  altare  et  capella  et  sua 
conservatione  spendere  alcun  cosa  lanno ,  voglio  che  la 
mia  eredità  sia  obligato  a  farlo,  e  tute  queste  spese  si 
faccino  di  mano  in  mano  le  più  necessarie  :  et  i  detti 
Signori  Rettori  possino  vedere  le  dette  entrate  col  tener 
conto  di  queste  spese,  acciò  non  gravassino  però  tanto 
la  eredità  ,  ma  si  facci  con  consiglio  del  Decano,  che 
Ila  aver  cura  et  salvar  lui  queste  cose ,  et  non  i  tutori 
di  detto  testamento  ;  che  tutto  à  a  tornare  in  oiior  di 
dio  et  utile  della  chiesa. 

14.  Item  lascio  che  si  dia  ogni  anno  a  suor  Cateri- 
na, mia  nipote,  monaca  in  san  Marcho  di  Arezzo,  fi- 
gliola della  Lucretia  mia  sorella,  staia  dieci  ogni  anno 
di  grano,  et  morta  lei  finisca:  et  si  dia  poi  staia  cin- 
que ogni  anno  a  detto  raonasterio  ogni  volta  che  detta 
eredità  viene  nella  casa  della  Fraternità ,  con  carico  di 
4  messe  ogni  anno  per  l'anima  de' defunti  di  casa 
Vasari. 

1 5.  Il  medesimo  si  lascia  a  suor  Verginia ,  suor  Dio- 
data  et  suor  Theodosia  ,  mie  nipoti ,  monache  nel  mo- 
nasterio  di  san  Benedetto  d'Arezzo,  figliole  della  Rosa 
mia  sorella,  a  ciascuna  le  medesime  staia  dieci  di  gra- 
no, 30  in  tutto,  e  che  ciascuna  delle  sua  x  ne  possa 
far  la  volontà  sua,  et  sien  tenute  ogni  anno  far  dire 


5  IO  APPENDICE 

12  messe  con  ufitio  de'  Morti  per  laniraa  de'  de- 
funti di  casa  Vaseri,  et  morte  loro  finisca,  et  venendo 
nella  Fraternità  la  eredità,  abbi  il  monastério  di  Sto. 
Benedetto  stala  quindici  di  grano  col  medesimo  obligo 
delle  messe,  come  di  sopra.  E  perchè  sé  auto  a  que- 
ste fanciulle  et  al  fratello  oggi  morto  doppo  la  morte 
di  Andrea  Sabatini,  lor  padre,  asovenille,  et  dar  loro 
la  dote  per  farle  monache,  che  tutto  è  uscito  da  me, 
et  avendo  Ser  Piero,  mio  fratello,  venduto  loro  un 
canpo  a  Mess,  Iacopo  Rasi,  cittadino  Aretino,  voglio 
in  questo  caso  che  dette  fanciulle  monache  non  possi- 
no  dimandare  né  a  Ser  Piero  né  alla  eredità  niente, 
così  della  casa,  che  fu  già  loro  nel  borgho  di  san  Be- 
nedetto, quale  ò  data  al  decanato,  della  pieve  in  dota, 
per  essere  tutto  entrato  in  parte  delle  spese  fatte  et  per 
loro  et  per  il  fratello  ;  et  semai  per  tempo  nessuno  o 
loro  o  le  monache  di  san  Benedetto  dimandassino  nien- 
te al  monastério,  s'intenda  tutto  questo  essere  ito  in 
conto  della  dote,  data  a  loro,  et  altre  spese  fatte  da 
me:  et  non  s'intenda  che  io  abbi  dato  loro  niente,  et 
perdino  le  30  staia  di  giano  et  in  vita  et  doppo  la 
morte. 

16.  Item  caso  che  la  Rosa  min  sorella,  doppo  la  morte 
di  Grigorio  Pecori  suo  marito ,  non  volessi  star  con 
Vanni  suo  figliolo,  nò  rimaritarsi,  voglio  in  questo  caso 
che  abbi  il  ritorno  di  casa  mia,  et  gli  sia  dato  una  ca- 
mera, et  datogli  da  vivere  mentre  ara  vita  condecen- 
temente ,  et  tutto  dalla  mia  eredità  ,  et  sia  fatto  tutto 
discretamente  da  e  tutori  di  questo  testamento,  et  caso 
che  fussino  in  disparere  sia  dichiarato  da'Sigri.  Rettori 
della  Fraternità  d'Arezzo. 

17.  Item  che  avendo  io  donato  alla  Verginia ,  figliola 
della  Lucretia  mia  sorella  ,  la  dote  per  maritarsi ,  et 
alla  Victtoria,  sua  sorella  et  mia  nipote^  la  dote  per 
farsi  monacha  in  nel  monastério  di  Santa  Crocie  d'Arez- 
zo, et  avendo  avere  scudi  80,  prestati  da  Guaspari  Pu- 
nini ,  lor  padre  et  mio  cogniato  oggi   morto,    i  quali 


APPEÌTDICE  5l  I 

danari  voglio  che  delltì  eredità  sua  Lulio ,  suo  tìg^liolo 

et  mio  nipote,  gli  abbia  a  dare  alla sua  minore 

sorella,  oggi  in  serbo  in  San  Marco  apresso  alla  suor 
Caterina    sua    sorella,  volendosi  far  monacha  o  mari- 
tata ,  se  già  Iddio  non  mi  desse  tanta  vita  che  io  po- 
tessi iirovedegli  (sic):  et  questo  sinlenda  oltre  a  quello 
che  gli  darà  lui  per  sua  dota,  et  facendosi  detta;  ,  . .  . 
monacha,  voglio  che  lei  mentre  viverà  abbi  avere  staia 
dieci  di  grano  ogni  anno ,  et  parimente  suor  Vittoria, 
sua  sorella,  in  santa  Croce  monacha,  dieci  altre  con  i 
medesimi  carichi  delle  4  messe  ogni  anno  per  ciascu- 
na per  l'anima  de' defunti  de' Vasari.  Et  caso  che  mo- 
rendo io  et  questa  fanciulla  cresciessi  et  si  volessi  ma- 
ritare et  non  far  monacha,  si  pigli  scudi  dugento  della 
eredità,  et  si  nlettino  in  sugli  Innocenti  di  Fiorenza  a 
sei  per  cento  fino  che  ara  anni  17  ,  che  faranno  la  son- 
ma  di  più  di  fiorini  500 ,  tanto  che  con  quello  li  darà 
Lutio  et  questi  si  potrà  maritare. 

18.  Item  che  se  figlioli  di  Vanni  Pecori  et  Lutio  Pa- 
nini ,  mia  nipoti ,  che  allora  la  eredità  ara  levatosi  molti 
carichi  datorno,  avessiho  dalla  natura  ingegnio  da  po- 
tere far  frutto  o  negli  studii  delle  lettene  o  nella  picttura 
et  architettura,  et  volesslno  atendere  a  queste  virtiì , 
voglio  che  per  potere  star  fuori  della  città  in  luogo  da 
inparare  segli  dia  per  ciascuno  staia  quaranta  di  grano, 
et  questo  di  mano  in  mano  vada  ne'  figlioli  di  figlioli  in 
stirpe,  ogni  volta  che  sia  dichiarato  da  i  tutori  o  da'Retto- 
tì  della  Fraternità,  i  quali  lo  esegu'schino  quando  viene 
la  eredità  in  loro  nella  distributione  de' primi  legati, 
perchè  intendo  detto  legato  aver  luogo  quando  la  ere- 
dità vengha  nella  Fraternità,  et  non  altrimenti. 

19.  Et  a  cagione  che  questi  legati  possino  avere;lin- 
tera  perfeclione,  avendo  sostituito  per  non  aver  io  fi- 
glioli maschi  et  femine,  ne' figlioli  di  Ser  Piero,  mio 
fratello,  et  poi  esecutori  di  questo  testamento  gli  Si- 
gnori Rettori  come  di  sopra,  dico  che  quando  ogni  anno 
aran  finito  di  satisfare   delle  entrati  J(^Jic^   i  presenti 


5 1  a  APPENDICE 

legntì ,  voglio  per  mantenimento  de' beni,  che  questa  fa- 
cultà  sieno  unite,  né  mai  si  possine  dividere,  vendere 
né  inpegniare  o  barattare,  ma  ordino  che  Signori  Ret- 
tori della  Fraternità  faccino  per  loro  proveditore  tre 
volte  ogni  4  mesi  vedere  tutti  e  beni  con  lor  fiumi  et 
fossati,  fosse,  argini  et  altre  cose  che  possano  danneg- 
giare dette  possessioni,  et  vedute,  detto  proveditore 
referire  a'Sigri.  Rettori,  e  quali  ordinino  che  si  ripari 
coli' entrate  di  detta  eredità  a  quanto  fa  di  bisognio , 
et  abbi  andare  con  detto  priore  uno  degli  atenenti  di 
detta  eredità,  et  per  detto  effetto  debia  avere  la  Fra- 
ternità scudi  tre  per  distribuirli  per  questo  efetto ,  come 
piacerà  loro,  acciò  detti  beni  non  declinino  né  pati- 
schino,  anzi  vadino  in  augumento. 

20,.Item  che  la  casa  di  san  Viti,  posta  nel  delto 
borgo  de'Yasarii,  murata  da  me,  voglio  che  detti  Si- 
gnori Rettori  la  faccino  per  loro  proveditore  ogni  anno 
vedere,  et  bisogniando  spendervi  niente  per  rissettalla , 
non  lo  facendo  chi  labita,  et  tutto  de' frutti  della  ere- 
dità, spendendovi  ogni  anno  scudi  quatro  e  se  più  bi- 
sogniassi ,  et  non  spendendo  quell'anno,  si  serbino 
per  quegli  anni  che  narà  di  bisognio  successivamente, 
per  poterne  fare  altri  bonificamenti  secondo  che  sarà 
dichiarato  da  loro. 

21.  Item  che  i  bestiami  che  si  troveranno  di  tutte  le 
sorte,  così  in  Frassineto  come  altrove  dove  ne  fussi 
delia  eredità,  così  cavallini,  mulini,  vache,  buoi,  pe- 
core, capre,  porci,  asini,  che  si  troverrano  alla  mia 
morte  in  mano  de' lavoratori  o  altri,  si  mantenghino 
da  mano  in  mano  nelle  mani  di  chi  vi  starà  per  la  sti- 
ma, et  degli  utili  sene  serva  la  eredità,  né  si  scemi  il 
numero,  ma  più  tosto  si  augumenti ,  perchè  intendo 
che  detti  bestiami  stieno  per  utilità  de'  poderi  et  non 
per  commodità  daltri,  et  ogni  volta  che  nentervenisse 
disgratie,  come  suole  acadere,  si  riprovegga  con  utile 
delle  possesioni ,  perchè  non  voglio  che  diminuischino 
per  vendita  o  per  farne  comodità  daltro,  ma  solo  per 


APPENDICE  5l3 

utile  della  eredità,   il  quale  avanzo -serva  et   sene    di- 
spongha  come  diremo  di  sotto. 

22.  Considerato  chel  sesso  feminile  è  il   più    debole 
et  113  minore  aiuto,  et  à  bisogno  per  condurlo  a  per* 
fettione  di  maggior  governo,    però   quando  di   queste 
entrate  di  bestiami  con  staia  cento  di  grano,  che  ogni 
anno  si  potessi   cavare ,    finito   i   legati  et   venduto  il 
grano ,  si  possino  porre  detti  danari  nel  cassone  della 
Fraternità,  i  quali  stessino  lì  in  nome  delle  dote  prima 
chelle  figliole  di  Ser  Piero  se  navessi,  o  di  quelle  de' fi- 
glioli suoi  se  naveranno ,    et  ciò  vadia  in  infinito    per 
istirpe  :  et  non  cene  essendo  in  casa  de'  Vasari  si  pos- 
sa benificare  le  figliole  di  Vanni  Pecori  et  di  Lutio  Pu- 
nini ,   se  naveranno  per  darle  ,   secondo  che    sarà    di- 
chiarato da'esecutori  per  aiutare  chi  navessi  magior  bi- 
sognio;  et  non  sendo  daccordo  e  Signori  Rettori,  a  que- 
ste di  Vanni  et  Lutio  ci  abhino  a  por  mano  o  per  ma- 
ritarle o  farle  monache,  et  la  minor  somma  sia  fiorini 
dugento,  di  lire  4  s.  5  per  fiorino:  et   caso   che.  non 
cene  fussi  inella  linea  loro  femine,  eie  la  Verginia  Pa- 
nini et  laltra,  sella  si  maritassi ,  figliole  della  Lucretia, 
mia  sorella,  vadino  successivamente  a  loro,  et  in  caso 
che  manchi  queste  linee  de'  Vasari  e  delle  nipote,  allo- 
ra i  Sgri.  Rettori  della  Fraternità  possino    di  mano  in 
mano  maritarne  povere  fanciulle,  buone  ma  miserabi- 
li ,  secondo  che  parrà  loro ,  et  si  paghi  lor  detta  dote 
la  mattina  di  san  Giorgio. 

23.  Apresso  voglio  che  de' figlioli  di  Ser  Piero  et  suoi 
discendenti  per  linea  legittima,  quello  che  sarà  dottore, 
o  in  qualche  virtù  di  lettere  o  di  disegnio,  abbi  nella 
casa  mia  il  primo  luogo,  cioè  uno  apartamento  a  sua 
scelta,  ma  che  per  pari  portione  ogniuno  de' figliuoli 
di  Ser  Piero  sintenda  avere  la  sua  parte,  con  questo  che 
la  casa  non  si  divide  mai  con  mura  né  mattoni  sopra 
mattoni  o  daltro.  Et  senon  possono  reggiere  insiemi , 
faccino  con  tavolati,  per  non  guastar  detta  casa. 
24.  Item  lascio  alla  Gherarda  dal  Monte  San  Savino  , 

T.  //.  35 


5  1 4  APPENDICE 

mia  serva,  fiorini  venticinque,  et  alla  Madalena,  fan- 
ciulla negli  abandonati,  altri  fiorini  venticinque,  di 
lire  4  s.  5  per  fiorino,  quando  si  mariterà  o  farà  mo- 
n.iclia  ,  et  alaltre  serve,  purché  ci  sieno  state  uno  an- 
no ,  fiorini  cinque  simili,  et  ai  servidori ,  che  ci  saranno, 
se  aranno  passato  3  anni,  scudi  otto  'per  ciascuno ,  da 
pagijrsegli  come  piacerà  agli  Esecutori  del  testamento. 

25.  llem  voglio  che  della  villa  di  Montui  et  o  daltra 
villa,  senon  fussi  mia  libera,  quando  sarò  morto  si  con- 
duchino  tutte  le  masseritie  nella  casa  di  Fiorenza  di 
("sic  *  )  quella  in  Arezzo  nella  casa  di  san  Viti,  le  quali 
restino  per  fornilla  et  fornire  le  ville  d'Arezzo,  ne  se 
ne  possa  vendere  ne  farne  alcuno  contratto  senza  lin- 
lervento  et  licentia  de' tutori  et  esecutori:  e  chi  eon- 
Irafarà  a  questo  sinlenda  privo  di  dette  masseritie. 

26.  llem  essendoci  debiti,  e  quali  o  per  iscritti  di  mia 
mano  o  per  ricbordi  mia  aparischino,  si  paghino,  al- 
trimenti no,  per  avere  sodisfatto,  et  di  tutti  quegli  che 
aranno  avere  ce  ne  sarà  ricordi  di  mìa  ninno,  e  si  faccia 
de' danari  che  resteranno  della  mia  eredità,  enon  non 
cenessendo  ,  si  veghino  di  paghare  con  più  comodità 
della  eredità  che  possibile  sia  e  de' fruiti,  senza  tochare 
cosa  inmobile  eie.  E  quanto  a'danari  rimanendone  nella 
mia  eredità  in  contanti  doppo  la  satisfattione  de' debiti, 
si  rjspendino  in  beni  inmobili,  et  mentre  non  si  ri- 
spendino,  si  dipositino  in  luogo  sicuro  per  fare  questo 
effetto;  e  quali  beni  da  conperarsi  sieno  sottoposti  al 
medesimo  fideicomisso  et  obligatione  del  non  si  potere 
iilienare,  et  nel  medesimo  modo  che  degli  altri  ò  di- 
sposto. 

27.  Item  che  venendo  la  eredità  mia  nella  Fraternità , 
delle  entrate,  satisfatti  che  saranno  e  legati  particolar- 
mente in  questo  testamento  ordinati ,  sene  faccia  duo 
])arti  eguali ,  una  delle  quali  serva  per  far  dote  per  ma- 
ritar fanciulle, secondo  che  disporanno  1  Signior' Rettori. 
Et  questo  intendo  e  stante  fermo  quel  che  è  ordinato 
de' figlioli  e  discendenti  delle  mie  sorelle  et  daltri.  Laltra 

Là  copia:  o  di  ctc. 


àPPENDlCE  5l5 

parte  si  distribuisca  a' Scolari ,  che  stieno  a  studio 
lino  che  sieno  dottorati,  intendendo  che  sieno  Aretini 
et  poveri  et  ben  nati,  essendoci  de' parenti  o  della  linea 
delle  sorelle  i  pi  imi  ricognosciuti ,  come  ò  detto  di 
sopra . 

28.  Con  proibitione  tanto  agli  inslituti  quanto  a'  so- 
stituti eredi,  che  né  per  loro  né  per  altri  in  alcuno  modo 
possino  vendere  o  alienare ,  inpegnare ,  premutare  o  per 
alcun  tenpo  lungho  adlogare,  dichiarando  in  lungho  len- 
po  lo  spatio  da  cinque  anni  in  su,  di  tutti  e  beni  islabili 
presenti  et  futuri  et  aquistati  da  me  quanto  da  aqui- 
starsi.  Et  caso  che  figlioli  miei  o  quegli  degli  eredi 
sostituti  conlrafacessino  a  questa  parte,  in  tal  caso  vo- 
glio che  quella  portione  alienata  ricaschi  a  quella  parte 
di  loro,  che  non  ara  alienato,  et  caso  che  tutti  fra  loro 
convenissino  o  sacordassino  o  dessino  licentia ,  in  tal 
caso  ricaschi  subito  alla  Fraternità  d'Arezzo  coi  carichi 
sopradetti  :  et  caso  che  detti  beni  si  vendessino  per  i 
Rettori  di  detta  Fraternità ,  overo  che  consentissero  alla 
aliniatione  come  di  sopra ,  ricaschino  subito  allo  spedale 
degli  Innocenti  di  Firenze  ^  co' medesimi  carichi  et  con 
la  medesima  pena.  Et  caso  che  detto  spedale  contra- 
facessi, ricaschino  subito  alla  fabrica  di  san  Piero  di 
Roma  nel  medesimo  mòdo  e  coi  medesimi  oblighi. 

29.  Tutori  et  curatori  et  ssecutori  (sic)  del  presente 
testamento  et  de' miei  figlioli  et  di  detta  eredità  costi- 
tuisco et  fo  la  Niccolosa  Baci,  mia  consorte,  fino  che 
non  si  rimarita,  el  Rdo.  Signor  Don  Vincentio  Bor- 
ghini,  Spedalingho  de'Nocenti,  et  successivamente  che 
sarà  nel  suo  luogo,  Ser  Piero  Vasari  mio  fratello,  il 
Signor  Bernardettò  et  Messer  Alessandro  di  Messer 
Ottaviano  de'  Medici,  Stefano  Veltroni  dal  Monte  San- 
savino  mio  cugino ,  Mess.  Nerozzo  Albergotti ,  Mess. 
Piero  Bacci,  et  quatro  di  loro  basti,  con  lintervento 
però  del  Signor  spedalingho  degli  Innocenti  senpre: 
et  resti  di  mano  in  mano  chi  sopra  vi  ve,  et  mancando 


5l6  APPENDICE 

lulti  sieno  i  Rellori  della  Fraternità  di  Arezzo;  ne  voglio 
che  questo  testamento  si  ....  o  vegga  fino  che  sarò 
morto  ,  ma  stia  in  mano  del  Signor  spedalingho  degli 
Innocenti  sigillato  con  questo  segnio  S;  pt?r  aprirsi 
doppo  la   morte  mia    et  eseguirsi  quanto  contiene. 

Et  questo  dico  et  affermo  esser  la  mia  ultima  vo- 
lontà et  testamento,  e  vaglia  per  testamento,  e  se  non 
per  via  di  testamento,  vaglia  per  via  di  codicilli ,  et 
senon  per  via  di  codicilli^  vaglia  per  via  di  donatio- 
ne  per  causa  di  morte  overo  per  qualunque  altro 
miglior  modo,  via,  ragione  o  forma,  per  la  quale 
et  per  le  quali  di  ragione  et  sosistere,  perchè  que- 
sta è  la  mia  pura  et  mera  volontà,  et  per  fede  io 
lo  scritto  tutto  di  mia  propria  mano,  agiugniendo,  se 
disopra  non  fussi  bene  espresso,  replico  di  nuovo  che 
tutti  quelli  oblighi  et  legati  lasciati  di  sopra,  che  fu s- 
sino  da  qui  innanzi  da  me  satisfatti  o  adenpiuti,  sin» 
tendino  essere  liniti  alla  eredità,  ne  resti  libera  osia 
dote  o  sia  qualunque  altra  cosa  ;  et  oltre  averlo  io  scritto 
di  mia  propria  mano  et  sottoscritto,  ò  voluto  sia  an- 
cora cautelato  da  pubblico  notaio  et  da  sette  testimoni , 
particolarmente  pregati  da  me  a  volere  essere  testimoni 
a  questa  mia  ultima  volontà,  cassando  particolarmente 
ogni  altro  testamento  fatto  da  me  et  in  spetie  uno  sotto 
dì  25  di  Marzo  1566,  che  fu  conlirmato  et  stabilito  da 
me  nello  spedale  degli  Innocenti  in  presenza  di  sette 
testimoni  et  sottoscritto  da  Ser  Rairaello  di  Santi  da 
Palazzuolo ,  notaro  pubblico  fiorentino:  et  io  Giorgio 
Vasari  ò  scritto  questo  di  mia  propria  mano  ,  et  me-, 
desimamente  ò  sottoscritto  in  fede  di  quanto  ò  detto 
di  sopra. 

Et  Dolisi  che  il  cancellato  et  rimesso  di  sopra  nel  ca- 
pitolo diciotto  et  (sic)  fatto  da  me  et  di  mia  mano  ;  il 
che  sia  detto  qui  per  levar  via  ogni  dubbio,  et  voglio 
che  detto  Ser  RaHaello  sia  rogato  di  detto  mio  testa- 
mento et  ultima  volontà,  fatto  e  scritto  oggi  25  dì 
di  Maggio  1 568  nello  spedale  degli  Innocenti  detto,  in 


APPENDICE  517 

camera  del  Rdo.  Signor  spedalingho,  in  presentia  di  Si- 
gnori  Rdi.  et  degli  infrascritti   testimoni,   presenti    et 
audienti  et  intelligenti  a  tutto  le  sopradette  cose,  eie 
li  venerabili: 

S.   Costantino  D'Alessandro  Antinori  /    Preti  Gorentini  numero 

j  sei  etclua  Iratteiclii  laicu 

S.  Francesco  di  Giovanni  Celli  Tesiimonii  come  di  so- 

I  pra ,  chiamati  da  me  a 

S.  Giovanni  dì  Lorenzo  Lavoratori   I  q.^esia  mia  ultima  dispo- 

"•  I  s\tioiie  et  volontà,  et  di 

S.    Niccolò    di   Chimenti  Pauolozzi  detto  S.  Raffaello  serve 

ì  per    Notaio    fiorentmo , 

S.  Pasquale  di  Alessandro  Anbrogii  ^quaivogiio  che  sia  rogato 

*  ^^        I  di  questo  mio  ultimo  te- 

Francesco  di  Alessandro  Ticii  i  «tamento  come  di  sopra, 

P  qual  voglio  che  resti  si- 

Francesco  di  S.  Stefano  Morandino    ho'.rdÌoS."lg.» 

in*  l  priore  fìno    alh   morte 

da  Poppi.  \  ^ia  inclusive. 

Nota 

Unito  a  questo  testamento,  a  cui  il  Vasari  fece  an- 
cora qualche  aggiunta  il  dì  15  Novembre  1570,  si  trova 
una  nota  del  notaio  del  28  Giugno  1574  con  queste 
parole  :  "  cum  sit  quod  hei  vesperi  dominus  Georgius 
mortuus  sit  "  etc. 

Nell'inventario  sono  notate  le  cose  seguenti  (28  Giugno 
1574): 

"  In  camera  terrena  in  sulla  via  : 

Un  quadro  di  nostra  donna  intiera 

In  camera  sulla  sala: 

Dua  quadri  di  Nostra  Donna  grandi. 
Nove  quadretti  di  ritratti  della  famiglia  e  casa  sere- 
nissima de'Medici. 
Una  testa  del  cardinal  Buonconpagni  in  un  quadretto. 
Un  ritratto  della  Signora  Maria  Medicis. 


5  1 8  APPENDICE 

In  ne]  scriU.oio  alato  a  dieta  camera  : 

Una  cassetta,  drentovi  di  molte  medaglie  di  bronzo 
e  ritratti  di  diverse  teste  in  scattolini  di  legno. 
Un  crucifìsso  di  bronzo  di  getto. 

Nel  salotto: 

Un  quadro  di  baccbo  in  sul  camino  con  più  fighure. 

Nel  anticamera: 

Tre  ritratti ,  uno  di  papa  Clemente ,  uno  della  Si- 
gnora Maria  de' Medici,  e  uno  di  S.  Girolamo. 

In  camera  degli  armari  : 

Un  quadro  di  nostra  donna  et  tre  ritratti  di  diversa 
persona  "  etc.  etc. 

Notano  le  Memorie  della  Città  d'Arezzo^  esistenti 
ivi  in  casa  Albergotti,  che  il  dì  7  Marzo  1686  la  Fra- 
ternità entrò  in  possesso  de' sunnominati  beni,  e  che 
la  famiglia  Vasari  si  estinse  nel  secolo  XVII. 


Fine  del  Tomo  II. 


INDICE 

DEI  DOCUMENTI  CONTENUTI  NEL  PRESENTE  VOLUME 


1355    Statuti  dei  Pittori  Sanesi       .     pa?.  1 

1339   Statuti  dei  Pittori  Fiorentini     .     »  32 

1441 Statuti  della  Fraglia  di  Pittori  Pado- 
vani  n  43 


1500  Nov.   19.  La  Balìa  di  Firenze  a  Ant.  Frane. 

Scala »     49 

—  Die.       7.  La  medesima  allo  stesso     .     .     n     50 

1501  Mag.    10.  La  Sig:noria  a  Neri  Acciainoli.     »     ivi 

—  Giù.  22.  Pier   Tosinghi    e    Lor.   de'  Medici 

alla  Balìa  di  Firenze    .     .     •     »     52 

1502  Giù,   30.  Isabella    marchesa    di   Mantova   al 

card,  d' Este »     53 

—  —  3.  La  Balìa  di  Fir.  a  Girolamo  Pilli  »     54 

1501  Lug.     2.  La  Signoria  di  Fir.  agli  ambascia- 

tori fiorentini  in  Francia  .     .     »   ivi 

1502  Ott.    17.  La  Balìa  di  Fir.  a  Ant.  Tebalducci 

e  Alamanno  Salviati     .     .     .     »     55 

—  —        19.  Antonio    Tebalducci    alla   Signoria 

di  Firenze »     5Q 

—  —        21.  Alamanno  Salviat'  alla  stessa  .     »     57 

—  Die.     14.  Fr;mc.  Soderini  e  Luigi  della  Stufa 

alla  stessa ,     »     58 

1503  Jpr.  30.  La   Balìa  di  Fir.  agli   ambasciatori 

fiorentini  in  Francia     ...»     59 

—  Giù.  26.  La  stessa  ai  commissari  al  campo 

contro  Pisa     ....,,»    61 

—  Lug.   24.  Francesco  Guiducci  alla  stessa.     »    62 
1  504  Gen,  1 3.  La  Balìa  di  Fir.  a  Giuliano  de'Lapi  »>    ivi 

—  Mar,  28.  La  stessa  a  Niccolò  Zati.     .     .     »    63 

—  Giù,    7.  Antonio  Giacomini  alla  stessa  .    »    64 


520  INDICE 

1504  Gin,   11.  Antonio   Tebalducci  alla  stessa     »  65 
— -    Ago.   22.  Feder.  Calandra  a  Frane.  Gonzaga  »  &Q 

1505  Gen.  17.  Fieramonte    Brognolo    a    Isabella 

Gonzaga »  67 

—  Giù.  1 4.  Pietro  Perugino  alla  medesima     »  68 

—  Gen.     1.  Il  Bembo  alla  medesima.     .     .     »  71 

—  Giù.  13.  La  Balìa  di  Fir.  a  Ani.  da.  S.  Gallo  »  74 

—  ylgo.  27.  Il  Bembo  a  Isabella  Gonzaga    .     »  76 

—  5c>«.  27.  Frane.  Pandolfini  alla  Balìa  di  Fir.  »  77 

—  Nov,  20.  II  Bembo  a  Isabella  Gonzaga  .     »  79 

1506  Mar.  30.  Ant.  Filicaia  alla  Balìa    di    Fir.     »  81 
— .    Mag,  13.  Il  "l3enibo  a  Isabella  Gonzaga    .     »  82 

—     Pier  Soderini  a »  83 

—  Lug.  28.  li  medesimo  al  card,  di  Volterra  »  84 

—  Ago.  il.  La  Sig.  di  Fir.  al  card,  di  Pavia.     •»  So 

—  —      19.  lafredus  Kardi  alla  Sign.  di  Fir,     »  86 

—  —        18.  11  Ciamonte  alla  stessa  ...»  87 

—  Ott.      9.  Pier  Soderini  a  lafredus   Kardi     w  ivi 

—  —       20,  Isabella  Gonzaga  al  march.  Frane,  n  90 

—  Novi   21.  Il  card,   di   Pavia  alla    Signoria  di 

Firenze »  91 

—  —        27.  Pier  Soderini  al  card,  di  Volterra     »  ivi 

—  —        —   La  Sig.  di  Fir.  al  card,  di  Pavia     »  93 

—  Die,    16,  Il  Ciamonte  alla  suddetta    .     .     »  94 

1507  Gen.  12,  Fr^nc  PandolGni  alla  suddetta     »  95 

—  Ago.  15.  Il  Ciamonte  alla  suddetta    .     .     »  96 

1508  il/rt^r.  10.  Pitr    Soderini    a    Alberigo    Mala- 

spina     ))  97 

—  —       1 1 .  La  Balìa  di  Fir.  a  Ant.  da  S.  Gallo     »  99 

—  —       17.  Risposta  dello  stesso  alla  stessa     »  ivi 

—  —       18.  Il  medesimo  alla  slessa  .     .     .     »  100 

—  Giù.   30.  Pier  Sederini  a  Gio.  RidolQ    .     »  101 

—  Lug,     2,  Il  med.  a  G.  Ant.  da  Montelupo    »  103 

—  —       24,  Il  medesimo  a  Giuliano  Salviati     »  ivi 

—  Seti.  14.  Il  medesimo  a ,     .     .     »  104 

—  —        24  Giov.  Ridolfi  alla  Signor,  di  Fir.     »  105 

—  Die,   16.  Pier    Soderini    a    Alberigo    Mala- 

spina     »  107 

1609  Gen.     4.  11  medesimo  agli  ambasciatori  fio- 
rentini in  Francia   .     .     .     .     »  108 

—  Ago.  27.  La  Balìa  di  Firenze  ai  commissari 

di  Pisa     ...,...»  109 


INDICE 


5ai 


1509  Sett.  11.  Pier  Soderlni  a  Giul.  da  S.  Gallo     »  111 

—  —       20.  Il  medesimo  allo  stesso.      .     .     «  112 

—  Ott.    19.  Libera  Mantegna  a  Fr.  Gonzaga     »  113 

1510  Gen,     2.  La  Balìa  di  Fir.  a  Alam.  Salviati     »  114 

—  Sett.  1 8.  Gio.  Piccolomini  a  Pier  Francesco 

Piccolomini  .     .     .     .     .     ,     »     115 
— ■    Die.    28.  LaBalÀa  diFir.  a  G.  B.Bartolini     »  116 

1511  Gen,    5.  La  medesima  allo  stesso      .    .     »  117 
~  Mar,    7.  Alessan.  Nasi  alla  Sign.  diFir.     »  121 

—  —       11.  Il  medesimo  alla  stessa  .     .    •     »  122 

—  —       18.  Il  medesimo  alla  Balìa   di  Fir.     »  123 

—  —       20.  Risposta  della  suddetta  .     .     .     »  124 
■—     ylpr.  15.  Alessan.  Nasi  alla  suddetta  .     .     »  125 

—  Mag.  15.  La  Balìa  di  Fir.  a  Ales.  Nasi  .     »  126 

—  —       26.  Aless.  Nasi  alla  Signoria  dì  Fir.     )>     ivi 

—  Giù.  13.  La   Balìa  di  Fir.   a  Andrea   Nic- 

colini »  127 

—  —       28.  La  medesima  a   Aless.  Nasi    .     »    ivi 

—  ytgo.     1.  Elisab.  duchessa  d'Urbino  a  Frane. 

Gonzaga «  123 

—  —        23.  La  medesima  a  Giorgio  Risaliti     »  129 

—  —       26.   La  Balìa  di  Fir.  a  Pietro  Guicciar- 

dini  »  1 31 

—  Sett.    10.  La  medesima  allo  stesso     .     .     »     ivi 

—  —       16.  Pier  Soderini  a  Giacomo  Dini  .     »  132 

1512  Feb.    27.  La  Balìa  di  Fir.  ai  Consoli  di  mare     »  133 

—  Mar,  31 .  Alessandro  Nasi  alla  suddetta  .     »     ivi 

—  ^go,  11.  La  stessa  a  Giac,  Giachi   e  Pietro 

Benini .     »  134 

1513  Gen.  31.  Giovenco  della  Stufa  alla  Balìa  di 

Firenze ...»     ivi 

—  Mag.  11.  La  medesima  al  Capitano  di  Pisa     »  135 

1514  iJ/ar.  12,  Baldassarre  Turini   a  Lorenzo  de' 

Medici .     »     ivi 

—  Jpr.  20.-  Giov.  da  Brescia  al  Doge  di  Ven  .     »  1 36 

—  Mag,  13.  Lor.  de' Medici  a  Baldas.  Turini     »  138 

—  —       —  Giul.  de' Medici  a  Lor.  de'Medici     »  139 

—  Sett.  ....  Filippo  Strozzi  a  Gio.  di  Poppi     y>     ivi 

—     Arduino  Arriguzzi   agli   operai   di 

S.  Petronio  a  Bologna     .     .     »  140 

1515  Gen,  ?..  Tiziano  al  Doge  di  Venezia    .     »  142 

1515  .^ DelaFontanledierea  madama  ....     »  144 

1517  Nov,    6.  Coro  Gheri  a  Lor.  de'  Medici .     »  1 45 


522  INDICE 

1518  Feb.      A.  Lorenzo  de' Medici  duca  d'Urbino  a 

Baldassarre  Turi  ni  .     .     .     .     »  145 

—  —        25.  Gero  Gheri  a  Baldas.  Turini  ,     n     ivi 

—  Giù.     3.  Il  medesimo  a  Lor.  de' Medici  duca 

d'Urbino   .   •.     .     .     .     .     .     »  147 

—  Die.    28.  II  med.  a  Bened.  Buondelraonte     »  148 

1519  Apr.     6.  11  medesimo  allo  stesso      .     .     »     ivi 

—  —  7.  II  medesimo  allo  stesso      .     .     »  149 

—  Nov.   17.  LaSign.  diFir.  a  Ant.  delMonte     »     ivi 

1520  Apr,  11.  Ang.  Germanello  a  Fed.  Gonzaga     »  151 

—  Mag.  14.  Frane,  da  Sangallo  a  Frane,   degli 

Albizzi    . ))     ivi 

1521  Ago,  28.  Paolo  Giovio  a  Mario  Kquicola     »     ivi 

—  «.«.    ....  Ercole  Seccadinari  agli  Operai  di  S. 

Petronio  a  Bologna     .     .     .     »  152 

1523  Giù,  16.  Felice  di  Sora  a  Frane.  Maria  duca 

d'Urbino    . »  154 

^-    Ago.  12.  Alessandro    Sabbioneta    a    Isabella 

Gonzaga »  155 

1524  Ago.  29.  Federigo  march,  di  Mantova  a  Bal- 

dassarre Castiglione     ...»     ivi 

1525 Supplica   di   Giacomo  Pacchiarotto 

alla  Signoria  di  Siena  .     .     .     »  156 

1526  Mag.  25.  Vannoccio  Biringuccio  a  Bartolo  di 

Girolamo  .......))  157 

—  Ago,  31.  G.  B.  Pelori  alla  Sign.  di  Siena     n  159 

1527  Sett.     3.  Patente  per  Antonio  da  S.  Gallo     «  160 

—  Die.  24.  La  Balìa  di  Fir.  a  Piero   di    Banco 

da  Verrazano »     ivi 

1528  Feb.      7.  Frane.  Galilei  alla  Balìa      .     .  »  161 
*-     Giù.     5.  Giacomo  Morelli  alla  medesima  »     ivi 

—  Lug.  12.  Marco  Bellacci  alla  medesima  .  »  162 

—  .^       18.  Fed.  Gonzaga  a  Giulio  Romano  »     ivi 
•.    ..       25.  Il  medesimo  allo  slesso,     .     .  »  163 

—  Sett.  22.  Bart.  Mancini  alla  Balìa  di  Fir,  »     ivi 

—  —       27.  La  med.  a  Niccolò  Fabrini.     .  «164 

—  Ott.  1.  Antonio  Guidetti  alla  Balìa      .  »  165' 

—  —  8.  II  medesimo  alla  stessa  .     ,     .  »  1 66 
— .  —  9.  Bartolommeo  Mancini  alla  stessa  n   167 

—  —  12.  La  Balìa  diFir.  al  duca  di  Ferrara  »  168 

—  —  29.  Giacomo  Morelli  alla  Balia     .  »     ivi 

—  Nov.  13.  La  Balìa  a  Ant.  Guidetti    .    .  »  1 70 


INDICE  523 

1528  Nov,  28.  Baldas.Peruzzi  alla  Sigr.  di  Siena     n  171 

—  Die.     1.  Amadio  d'Alberto  alla  Bai.  di Fir.     »  172 

—  —         5.  La  sudd.  a  Bartolino  Mancini.     »  174 

—  —       20.  Baccio  Bandinelli  a  Niccolò  Cap- 

poni       »  175 

1529  Gen,     4.  La  Balla  di  Fir.  a    Giul.  Ciati     »  177 

—  —       21.  Rosso  Buondelmonti  alla  sudd.    »  178 

—  Mar.    2.  Isabella  Gonzaga  a  Sebastiano  del 

Piombo »  ivi 

—  —         3.  Niccolò  Fabrini  alla  Balìa  di  Fir.  »  1 80 

—  Apr,     3;  Istruzione  a  Amadio  d'Alberto  »  ivi 

—  —         8    La  Balìa  di  Fir.  al  suddetto.    .  n  181 

—  —       11,  Il  medesimo  alla  stessa.     .     .  »  ivi 

—  —       14.  Il  medesimo  alla  stessa  .     ,    .  »  182 

—  —       1  8,  Il  medesimo  alla  stessa  .    .  »  1 83 

—  —       28.  Ceccotto  Tosingbi  alla  medes.  »  184 

—  Mag,     3.  Il  medesimo  alla  stessa  i    ,     .  »  185 

—  —         4.  Raffaello  Girolamo  alla  medes.  »  188 

—  —         6.  Ceccotto  Tosingbi   alla  medes.  n  ivi 

—  —       12.  Il  medesimo  alla  stessa.     .     .  »  190 

—  —        29,  Il  medesimo  alla  stessa.     ,     ,  «191 

—  —       31.  Isabella  Gonzaga  a  Fr,  Gonzaga  »  192 

—  Giù,     5.  Ceccotto    Tosingbi    alla    Balìa  di 

Firenze     ...     ....     «  194 

—  —       27.  Isab.  Gonzaga  a  Fran.  Gonzaga     »  195 

—  Lug.     9,  Ceccotto  Tosingbi  alla  Balìa  di  Fi- 

renze   .    . »  196 

—  —       28»  La  Sig.  di  Fir.  a  Galeotto  Giugni  »  197 

—  j^go,    2,  Galeotto  Giugni  allaBsilìa  di  Fir.  »  198 

—  —         8;  La  suddetta  al  medesimo    .    .  »  199 

—  —         9.  Il  medesimo  alla  suddetta  .     .  »  200 

—  —        2.  La  Balìa  di  Fir.  a  Lor.  Soderini  »  201 

—  —       12,  Isabella  Gonzaga  a  Fr.  Gonzaga  »  202 

—  Seti.    2.  Amadio   d'Alberto    alla    Balìa  di 

Firenze »  204 

—  —  4.  Isabella  Gonzaga  Fr.  a  Gonzaga     »     ivi 

—  —         6.  Niccolò  Lapi  e  Girol.  Morelli  alla 

Balìa  di  Firenze    ....)>  205 

—  —         8.  Ant.  Francesco  degli  Albìzzi  alla 

suddetta »  206 

—  —       14.  Amadio  d'Alberto  alla  suddetta    »  207 

—  —       29.  Isab.  Gonzaga  a  Fr.  Gonzaga  .     »     ivi 


524  INDICE 

1529  0«.    20,  Bald.  Peruzzi  alla  Bjlìa  di  Siena     »     ivi 
_    —       13.  Galeotto  Giugni  alla  Balìa  di  Fir.     »  209 

—  —  20.  Risposta  della  suddetta   .     .     .  »  210 

—  JVov.  9,  Il  suddetto  alla  medesima  .     .  »  212 

—  —  19.  Amadio   d'Alberto   alla   medes.  n  217 

1530  Lug.  8.  Fed.  Gonzaga  a  Eiisab.  Pepoli     .  ))  219 

—  Nov,     1.  La.  Balia  di  Fir.  a  Francesco  da  S. 

Gallo »  220 

—  . ., Pierpolo,  per  Clemente  VII,  a  Mon- 

signor fratello  del  papa  in  Fir.     n  221 

1531  Mar.     5.  Federigo  Gonzaga  a  Tiziano    .     »  223 

—  ^pr.  19.  Il  medesimo  allo  stesso  ...»  224 

—  Mag.  26.  Il  medesimo  a  Frane.  Gonzaga     »  227 

—  Giù.  16.  11  medesimo  allo  stesso  ...»  228 

—  Seti.  29.  G.  Batista  Mini  a  Bartol.  Valori     »    ivi 

—  Oit.      8.  Il  medesimo  allo  stesso  ...»  230 

—  —  1 .  Giulio  Romano  a  Feder.  Gonzaga  »  232 
— -  —  7.  Feder.  Gonzaga  a  Giulio  Romano  »  234 

—  —  —  Giulio  Romano  a  Fed.  Gonzaga  »  235 

—  —  9.  Il  medesimo  allo  stesso.     .     .  »  236 

—  —  14.  Fed.  Gonzaga  a  Giulio  Romano  »  238 

—  —  —  Giulio  Romano  a  Fed.  Gonzaga  »    ivi 

—  —  24.  Feder.  Gonzaga  a  Giulio  Romano  »  239 

—  —  31.  Giulio  Romano  a  Fed.  Gonzaga  »  240 

—  Nov.     1.  Fed.  Gonzaga  a  Giulio  Romano     »  241 

—  —     10.  Il  medesimo  allo  stesso  ...»     ivi 

—     Baldassar   Peruzzi   alla  Signoria   di 

Siena »  242 

—     Denunzia  de 'beni  di  Domenico  Bec- 

cafumi »  244 

1532  Feb.    21,  Feder.  Gonzaga  a  Alf.  Lombardi     »  246 

—  Nov.     7.  Il  medesimo  a  Tiziano    .     .     .     n  249 

1533  Mag.     9.  Il  medesimo  allo  stesso       .     .     »     ivi 

—  Die.    18.  Il  medesimo  a  Alfonso  Lombardi     »  250 

1534  Feb.     7.  Il  medesimo  a  Tiziano     ...»  2ò1 

—  Mar.  10.  Alessandro  de' Medici  a  Antonio  da 

S.  Gallo »  252 


•  •  •   •  • 


Denunzia  de'  beni  di  Micbelangiolo 


Buonarroti      ......     »  253 

—    ./igo.     4.  Relazione  di  Giulio   Romano    sulla 

Sala  de' Giganti »  255 

1535  Feb.     2.  Giulio  Romano  a  Feder.  Gonzaga     »  261 


INDICE  535 

1535  Apr.  11,  Federigo  Gonzaga  a  Tiziano    .  »  262 

—  Ago,     3.  II  medesimo  allò  stesso  ...»  2()3 

—  Nov.     9-  II  medesimo  a  Giulio   Romano  »  264 

1537  Apr.  10.  Il  medesimo  allo  stesso.     .     .  »  265 

—  —       16.  La  Signoria  di  Siena  al  Sodoma  n  266 

—  Mjg.  11.  La  medesima  al  Giacomo  V  princ. 

di  Piombino  ,..,.,»   267 

—  Giù.  17.  La  medesima  a  Sodoma  .     .     .  m   268 

—  —    —      La  medesima  j  Giacomo  V      .  »     ivi 

1538  Mig.  23,  Giulio  Romano  a  Feder.  Gonzaga  »  269 

—  Gin.  13.  11  medesimo  allo. stesso.     .     .  »  271 
— '    Z.«^,.  13.  Il  medesimo  allo  stesso.     .     .  »  272 

—  —       16.  II  medesimo  allo  stesso  .     .     .  »  273 

1 539  Giù,  1 3,  Giac.  V  principe  di  Piombino  alla  Si- 

gnoria di  Siena  .     .     ...     .  »  274 

—  Ott.  21.  Benedetto  Varchi  a  Carlo  Strozzi  »  276 

1540  il/rtir.  . .,  BacciaBandinelli  a  Cosimo  I     ,  »     ivi 

—  M:ig.  11.  Baldassar   Turini  al  card.  Cibo  n  277 

—  Lug.  22.  Il  medesimo  a  Cosimo  I      .     .  »  281 

—  Nov.  20.  Luigi  Martelli  a    Carlo  Strozzi  »  285 

—  Die,  10.  La  Signoria  di  Siena  al  Podestà  di 

Grosseto ,     .     ,  »     ivi 

1541  Apr,     6.  Baldassar  Turini  a  Cosimo  I   .  »  286 

1542  May,  31.  La  Sig.  di  Siena  a  Ant.  M.  Lari  »  288 

—  Giù,.   6.  II  medesimo. alla  Balìa    ...»     ivi 
^-     Il  Duca  d'Urbino  a   Michelagn.  »  289 

—  Lug.   11.  Luigi  del  Riccio  al  medesimo  »  291 

—  —        ...  SupplicadiMichclagn. aPaolo  III  »  297 
^5i5  FeO.      3.,  Michel,  a  Silvestro  da  Montauto  »  300 

—  .....  ...  Il  medesimo  allo  stesso,     .     .  »  305 

1542  Ott.    27.  Il  Tribolo  a  Cosimo  l    ...  «  309 

1543  Feb.   28.  Paolo  Giovio  a  Mario  Equicola  »  310 

—  Apr.  10.  Pietro  Aretino  a  Cosimo  I  ,     .  »   311 

—  Sete,     8.  La  Signoria  di  Siena  a  Ant.  Lari  »  312 

1544  Gcn.  26.  Antonio  Lari  alla  Sign.  di  Siena  »   313 

—  Mar,     4.  Risposta  della  sudetta      t     .     .  »   315 

—  —        17.  La  medesima  allo  stesso     .     .  »     ivi 

—  Feb.     28.  Antonio  Lari  alla  Balìa  di  Siena  »   316 

—  Alar.  28.  11  medesimo  alla  stessa  .     .     .  »  318 

—  —       29,  il  medesimo  alla  stessa  .     .     .  w  321 


Scalabrino  alla  Siirn.  di  Siena  .     »  325 


D 


K 


1545  Apr,A5.  Patente  del  Duca  di  Mantova.     »  326 


5^6  moicE 

1545  Mag.     8.  Pier  Frane.  Riccio  a  Cosimo  I 

—  Ago.    9.  Il  Bronzino  a  Pier  Fran.  Riccio 

—  —       22.  Il  medesimo  allo  stesso .     .     , 

—  Ott.  M,  Pietro  Aretino  a  Cosimo  I  .     . 

—  iVòv'.  ...  Il  medes.  a  Michelang.  Buonarroti 

—  ........  Supplica  di  Bartolommeo  Gallo  alla 

Signoria  di  Siena    .... 

1546  Gen.    8.  Ani.  Lari  alla  Sig.  di  Siena     . 

—  Mar.     5.  Il  medesimo  alla  stessa  .     ^     . 

—  —       22.  Antonio  da  S.  Gallo  a  Cosimo  I 

—  udpr.     6.  Pietro  Aretino    al  medesimo     . 

—  —       30.  C'jsimo  I  a  Pietro  Aretino  ,     . 

—  Mag.,   2.  Pietro  Aretino  a  Cosimo  I .     . 

—  —  7.  La  Sig.  di  Siena  a  Pietro  Catane© 

—  —       24.  La  medesima  a  Ant.  Lari    .     . 

—  Giù,     4.  Cosimo  I  a  Pietro  Aretino  .     , 
■ —  —       12.  Pietro  Aretino  a  Cosimo  I  .     . 

—  Ott,       2.  Il  vescovo  Tornabuoni  a  Gio.  Frane. 

Lottini 

—  —       20.  La  Sign.  di  Siena  a  Ant.    Lari 

—  —       26.  Ant.  Lari  alla  suddetta     .     ,     . 

—  .....  ....  Denunzia  de' beni  di  Domenico  Bec- 

cafumi »  355 

1547  Gen.     8.  Francesco  da  S.    Gallo  a  Lorenzo 

Pagni »  356 

—  Fe^'     1-  Don  Lorenzo  abate  di  Monte  Cas- 

sino a  Cosimo  I     .     ...»  357 

—  —    —       Il  Vignola  agli  Ufiziali  di  S.  Petro- 

nio dì  Bologna »  35B 

—  Mar.  20.  Gio.  Paolo  Poggini  a  Lor.  Pagni     »  363 

—  Giù.  17,  Giacomo  Angelo  scultore    a  Cosi- 

mo I     ........  »  365 

1548  Apr.  24  Pietro  Cataneo  alla  Sig.  di  Siena  »  366 

—  —  26.  Gio.  Paolo  Poggini  a  Cosimo  I  »  367 
— .  —  30.  Il  Bronzino  a  Cosimo  I  .  .  .  »  368 
~     Mag,  10.  Patente  di  Carlo  V  a  Tiziano  .  »  369 

—  Ago,  6.  Pier  Frane.  Riccio  al  Pagni  .  »  371 
—       13.  Cosimo  la  Frane,  di  Ser  Iacopo  »  ivi 

—  —       30.  Gio.  Battista  Cattani  a  Tiziano  .  »  372 

—  Seti,  26.  Pompeo  Tardo  a  Cosimo  I.     .  »  373 

—  Ott.  ...  Domenico  Orefice  a  Cosimo  I.  »  ivi 
Kov.  19.  Cosimo  I  a  Benvenuto  Cellim..     »  374 


» 

329 

» 

•      • 

ivi 

M 

330 

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331 

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Ir. 

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ivi 

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350 

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351 

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ivi 

e. 

» 

352 

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ivi 

» 

353 

INDICE  537 

1549  uépr.  26.  Argentiua  Pallavicini  a  Tiziano  »  375 

—  Sct.t.     8.  Cosimo  I  a  Frane,  di  Ser  Iacopo  »     ivi 

1550  Mar,     8.  Giori,Mo  Vasari  a  Cosimo  I      .  »  376 

1551  Feb.  25.  Il  medesimo  a  Matteo  Bolli     .  »  379 

—  —       28.  Gjsìmo  I  a  Frane,  di  Ser  Iacopo  »  380 

—  Mar.     5.  Il  medesimo  a  Gio.  Paolo  Poggini  »  381 

—  Die.     6.  Il  medes.  a  Frane,  di  Ser  Iacopo  »     ivi 

1552  Die,   20.  La  Signoria  di  Siena  a   Giorgio  di 

Giovanni   .,....-»     ivi 

— '    —       22.  Giorgio  di  Giovanni  alla  sudd.  »  382 

—     Il  medesimo  alla  stessa  ...  »  383 

—    11  medesimo  alla  stessa  .     ,    .  »  384 

1553 11  medesimo  alla  stessa  .     .     .  »  385 

—    11  medesimo  alla  stessa   ...  »  386 

—  Mar,  11.  La  Sig.  di  Siena  a  Gio.  Pelori.  «  387 

—  Mag.  31.  Crist.  dell' Altissimo  a  Cosimo  I  »  389 

—  ylyo.     8.  11  medesimo  allo  stesso .     .     .  »  390 

—  Sett.   11.  Cosimo I a  Cristof.  dell'Altissimo  »     ivi 

—  •—       28.  Cristof.  dell'Altissimo  al  Pagni  »  391 

—  Die.   11.  Cosimo  I  a  Frane,  di  Ser  Iacopo  »  392 

—  —       13.  Gio.  Bat.  Pelori  alla  Sig.  di  Siena  »     ivi 

—  —        15.  Risposta  della  suddetta   ...»  395 

—  »—       28.  La  medesima  a  Giorgio  di  Gio.  ,))  396 

1554  Gen.     4.  Giorgio  Vasari  a  Vinc.  Borghini  »     ivi 

—  yipr,     1,  G.  Bat.  Pelori  a  Pietro  Strozzi  »  398 

—  Lug,     7.  Il  Pilucca  a  Cosimo  I     ...  »  399 

—  —      —    Cristof.  dell'Altissimo  a  Cosimo!  »  401 
■ —    -^go.  16.  Il  medesimo  allo  slesso.     .     .  »     ivi 

—  Sett.   26.  II  medesimo  al  Pagni     ...»  402 

1555  Mag.  25.  Giulia  della  Rovere  a  Camillo  Gior- 

dani    »     ivi 

1556  jipr.  23.  Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I  .    .  »  403 

—  —       29.  G.  Bat.  Pelori  a  Girol.  da  Pisa  »  407 

—  Lug.  26.  Giorgio  Vasari  a  Bartol.  Concini  »  411 

—  Ott.    23.  Cristof.  dell'Altisimo  al  Pagni.  »  412 
• —    Nov,  18.  Risposta  di  Cosimo  I  alla  sudd.  »  413 

—  Ott.    "21.  Fran.  di  Ser  Iacopo  a  Cosimo  I  »  414 

—  —       29.  Risposta  di  Cosimo  I  al  suddetto  »  416 

1557  Gen,    8.  Giorgio  Vasari  a  Bartol.  Concini  »     ivi 

—  —         6.  Cosimo  I  a  Fran.  di  Ser  Iacopo  n  417 

—  Mag,    8.  Cosimo  I  a  Michelagn.  Buonarroti  »  418 

—  -—       12.  Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I  .     .  »  41 9 


5a3 


INDICE 


1557  Mag.  30.  Giorgio  Vasari  a  Cosimo  I     .     »  419 
—     Sett.  18.  Supplica  di  Benvenuto  Cellini  a  Co- 
simo I  .     .     , »   421 

S,  D,          Fra  Gio.  Agnolo  Monto rsoli  a  Co- 
simo 1 »  422 

S.  D.          Michela  n,  Buonarroti  a  Gio.  Fran- 
cesco prete »   424 

S.  D.  Bartolommeo  Ammannato  a  Vinc. 

Borgbini     ........  425 

S.  D.  Ventura  di  S.  Giuliano  di  Tura  alla 

Balìa  di  Siena »     ivi 

APPENDICE 
1316  Ott.   28.  L'Affresco  della  Sala  del  Consiglio 

a  Siena ,     »  429 

1373 La  Tavola  della  Zecca  di  Firenze    »  432 

1406  ^go.  25.  Taddeo  di  Bartolo     .     ...»     434 
1415  Ago.  26.  Domenico    di    Niccolò    detto     del 

Coro     .     * »     436 

1417  Feh.    19.  Loggia  degli  UITiziali  a  Sienai,  ora 

Casino  de' nobili »   437 

— •     Ott,    11.  Fonte   Gaia  di  Siena  ....     »   438 

1435  Feb.   11.  Giacomo  della  Quercia    ...»  439 

—  —     16.     Giacomo  della  Quercia     .     .     .     »  440 

1436  Ott.  15.  Francesco  Livi  da  Gambassi  .  »  441 
1477  Mar.\S.  Vetri  dipinti  del  Duomo  d'Arezzo  »  446 
i486  Mag.^\.  S.  Spirito  a  Firenze     .     ...»   450 

—  Ott.  29.  Francesco  di  Giorgio  ....  »  !p\ 
1497  Ago.  5.  Francesco  di  Giorgio  ....  »  452 
1501  Ago,  16.  Il  DavidJc  di  lilicbebignolo  .  .  »  454 
1503  Apr.  24.  I  Dodici  Apostoli  di  Micbclagn.  »  473 
1505  Lug.  24.  Francesco  di  Giorgio  ....  »  478 
1508  Sett-  16.  Testamento  di  Simone  del  Pollaiolo 

detto  il  Cronaca      ....     »   480 

—     Portico  della  Piazza  di  Siena     .     »  482 

1512  31  ir.  31.  Baccio  d'Agnolo »  483 

—  Ott.   15.  Giulio  II,  Rairaello,  Micbelagn.     »   487 

—  Die.  16.  Andrea  Ferrucci »  491 

1517  Mag.  26.  Andrea  Ferrucci »   494 

1527   Ott.   ...  Baldassarre  Peruzzi »   496 

1533  Lug.  ...  Palazzo  Strozzi  a  Firenze     .     .     »   497 

1540  Noi\  24.  Baccio  Bandinelli »  498 

1546  Nov.     1.  Morte  di  Giulio  Romano      .     .     »  501 
1568  Mag.  15,  Testamento    di   Giorgio  Vasari     »  502 


AGGIUNTE  E  CORREZIONI  AL  PRIMO  VOLUME 


ERRORI 

Pag.    77.  V.  26.  del  21  ottobre  (  cosi  il 
Romagnoli) . 

«      83.  V.  27.  1390    . 

«      ivi  V.  35.  1407    . 

84.  Y.  27.  amori  or. 

87.  V.     8.  da 

89.  T,  19.  usqiie  ad 

92.  V.  20.  quantus 
ivi  "v.  23.  facientes 

93.  V.  24,  vu 
123.  V.  24.  scrìpta 
134.  V.  19.  con  (sic) 
135  V.  7.  facto     . 
ivi     V.  32.  iisifructum 
138.  V.  28.  donationam 
151.  V.  24.  libri      . 
165,  V.  31.  villana 
169.  V.  30.  Jntonio  Majietd ,    dal 

Manni  in  qua  più  conosduto 
sotto  il  soprannome  del  groj- 
so  legnaiuolo 


« 
« 


« 

183. 

V. 

« 

191. 

V. 

« 

198, 

V. 

II 

209. 

V. 

« 

210. 

V, 

• 

219. 

V. 

a 

ivi 

V. 

« 

243. 

V. 

« 

ivi 

V. 

« 

ivi 

« 

«    256.  V.    2. 


7.  o . 
32.  Ellavora 

13.  fuerat  . 
16.  de 

16.  incolpata 
1Z  desidera 

14.  parti.  Ricordano 

4.  reddito»  pe> 

5.  negris  . 
«    per 

<■     ■ 


«  263.  V.  29.  Questa  cappella,  credu- 
ta (generalmente,  e  con  molta 
probabilità,  opera  di  Leonbat- 
tista  Alberti  etc  .        • 


«    279.  ▼.  14,  molti 
«    286.  ▼.    6.  vi 


CORREZIONI 

del  20  Novembre 

1352 

^7 
140*  (è  il  di  5  di  Maggio) 

amore  nostri 

di  (sono  parole  del  Manni) 

usque  max.  ad 

j  C  cosi  sembra;  la  cor' 

faciatis    ^^„„j^) 

un 

scripti 

ce 

&cta 

UEufructum 

dominationam 

libr. 

villania 

Altre  più  recenti  ricerche  e  nuo- 
ve scoperte  mi  inducono  a  cre- 
dere che  Antonio  Monetti 
Ciacheri  (a  cui  dunque  si 
riferisce  la  nota)  fosse  diverso 
da  Manetta  Ammannatini , 
detto  il  grasso  legnaiuolo. 

ò 

EUavoro 

fuerit 

de* 

incolpato 

desiaerosi 

parti ,  ricordano 

redditos  prò 

nigri» 

prò 

1477  (cosi  pure  p.  258  v.  le 
p.  259.  »/.  1  :  I  Pistoiesi  con- 
tavano a  nativitate). 

Si  rileva  da  Andrea  Scbive- 
noglia ,  il  quale  scrisse  le 
memorie  del  suo  tempo  dal 
1445-1490^  che  la  cappella  fu 
fatta  dopo  il  1477;  in  conse- 
guenza di  ciò  non  può  essere 
di  L.  B.  Alberti, 

per  multi 

ci 


Pag.  286.  V.  14  fossa     i  .        . 

«    305.  T.  2Z  vogliono       «        >        • 

«    321.  T.  2a  N.  122        .        .         . 

e    352.  T.  30  Domenico  Gasparo   de' 

Tobaldìui       .... 

«    469.  ».  19.  hab^ntur      . 

•     562,  V.  12.  Bccccty.  17  Februàr.  . 


fosso 

vogliano 

(si  allunga )xai  Martii  1492 

Questo  uorae  è  dubbio  ;  sembra 
che  si  debba  leggere  :  Don 
Gasparo  deli  Ubaldini. 

tenentur 

Qui  è  uno  sbaglio  del  miUesi- 
simo  presso  lo  Strozzi;  il  Mar- 
suppini  era  morto  a  quell'e- 
poca. 


AGGIUNTE  E  CORREZIONI  AL  SECONDO  VOLUME 


ERRORI 


CORREZIONI 


15.  V.  20.  conversone  . 
44.  T.  21.  guberandam. 
54.  V.  21.  N.  VII  . 

57.  V.  20.  Signora 
62.  V.  21  1503    . 
71.  V.  23.  1  Gennaio  . 
76.  V.  20.  dispartì 
78.  y.  18.  hauuto^  al    . 

80.  V.    8.  duca    . 

81.  V.    7.  Io 
93.  V.  32.  farelulti 

101.  T.    9.  midi,  lagnolo 

103.  V.  24.  Sembra  uà   sbaglio  di 

numero  etc  .        .        .        . 


114.  T.  28.  1510    .... 

117.  V.  13.  securatamente 

126.  y.    8.  dì 

133.  y.    5.  nostri.  Exc. 

143.  T.    6.  due 

162.  y.  16.  S.,  et. 

ivi    y.  22.  li 

169.  y.  11.  necessaria  da 

176.  y.     1.  hila    .  ... 

ivi    y,  29.  il  Settembre 

182.  V.  12.  meregiate     , 

183.  y.  33.  questo,  altri  chavalieri  che 
200.  T.  20.  43        . 

209.  y.  19.  alla  medesima 

227.  y.  34.  35.  Può  darsi  anche  che 

Michelagnolo  parli  del  cartone 

dell'  ultimo  Giudizio  già    da 

qualche  tempo  incomiaciato. 


«    243.  V.    3.  foratoio 
«    245.  y.  15.  pò 
«    252.  y.    7.  ia 


conversione 

gubemandam 

Il  vero  posto  di  questa  lettera 

sarebbe  dopo  il  N.  v. 
Signoria 
1504 

11  Gennaio  (t  cosi  p.  73.  v.  32) 
disparti' 
hauuto  al 
marchese 

Io- 
fare  tutti 

michelagnolo 

L'  essere  ripetuto  il  medesimo 
numeix)  nella  lettera  del  22 
Settembre  ,  manifesta  che  non 
vi  k  sbaglio  di  numero.  L*  e- 
spressione  delSoderini;  la  fi' 
gara  del  pontefice  etc. ,  si  de- 
ve riferire  al  valore  intrinse- 
co deUa  statua. 

1509  {e  cosi  pa^.Wh  .».  14.  ) 

securamente 

di' 

nostri  Esc 

due. 

S.  et 

li 

necessaria,  da 

hilà 

il  1  di  Settembre 

maregiate 

questo:  altri  diav^lieri,  che 

48 

alla  Balìa 

Sembra  che  il  cartone  dell'  ul- 
timo Giudizio  fosse  incomin- 
ciato r  anno  1 533  circa  .  Il 
contratto  del  29  Aprile  1532 
non  ne  parla  ancora  ,  ed  il 
Breve  di  Paolo  III.  del  1537 
(  vedi  p.  307  )  dice  chiara- 
mente che  dopo  il  nominato 
contratto  (successive) Clemen- 
te VII  concepì  Y  idea  di  far 
dipignere  il  Giudizio  universa- 
le. Clemente  VII  mori  nel  Set- 
tembre 1 534,  cosicché  ogni  pro- 
babilità ci  porta  verso  1'  anno 
1533. 
furecdo 

r 


Pag 

'.  25^  V.  10 

Per  i  puntini  indico  la  lacuna  ; 
ma  r  originale  sta  così. 

« 

267.  V.    5.  lammixu     . 

Turamini 

• 

287.  T.  11.  rimangiamo. 

rimagniamo 

• 

288.  V.  19.  Signoria       . 

BaUa 

a 

306.  V.     2.  20 

29 

« 

309.  V.  29.  chome 

chomè 

« 

310.  V.    5.  d: 

che 

« 

ivi    V.  25.  1543    . 

ib23.  (e  coslpag.3\i.v.i5;il 
fero  posto  di  questa    lettera 
sarebbe  dunque  dopo  N-Xcu) 

« 

311.  V.  10.  Re  liberali    , 

Re  de' liberali 

« 

313.  V.    6.  ricevuta  v.  . 

,        .         ricevuta  una 

« 

ivi     V.     9.  mostra. 

.        mostrano 

« 

317.  V.  31.  le 

la 

« 

318.  V.  21.  61za  e. 

filza  71 

« 

320.  V.  20.  fanno  manca 

se  non  manco. 

« 

322.  V.  20.  per       . 

pur 

« 

ivi     T.  21.  cinqe  travi  mara 

le       .        cinque  travi  murate 

« 

336.  V.  19.  in 

con 

a 

ivi.    V.  24.  del      . 

dal 

■ 

341.  V.     2.  Soano  . 

,        Sorano 

a 

ivi     V.     8.  glia ; 

,        .        glie  luterano; 

m 

343.  T.     2.  sovano 

sorano 

• 

354   v.     2.  cordone 

.         .         cordone  : 

« 

376.  V.  23.  principe. 

principe , 

« 

389.  V.     4.  ignor    . 

,        Signor 

■ 

394.  V.  32.  escia     . 

escie 

« 

ivi     V.  34.  scansato 

scusato 

« 

401.  V.  17    fanno   . 

fauno  (fa  ttno  ) 

« 

408.  v.  17.  sa  come 

la  causa 

a 

410.  V.  18.  lasserò 

lassassero 

a 

ivi     a      «    non  per      , 

.         non  è  per 

« 

ivi    T.    32.  sempre 

sempre  la 

« 

41 1 .  V.    1 .  Il  Taccuino  del  Pe 

lori,  etc.     Questo  Taccuino  fu  Gnora  cre- 
duto del  Pelori  ;  ma  confron- 
tato con  documenti  autogra- 
fi del  Cataneo  ,  sembra  piut- 
tosto di  questo. 

« 

413.  V.  29.  perchè  . 

prìmachè 

a 

414.  V.     1.  in 

a 

« 

ivi     V.  13.  Signoria 

Signoria  si 

a 

439.  V.     2.  prò 

per 

ivi   «      0  per 

prò 

« 

442.  V.  35.  ab 

ad 

« 

444.  V.  12.  quntiutis     . 
447.  V.  34.  de       . 

quantitatis 

u 

che 

« 

464.  V.  33  Vasari, 

Vasari) 

« 

475.  V,  14,  monasiertiì. 

monasterii 

« 

.483.  V,  11.  semper 

sempre 

« 

485.  T.     1.  actorità 

auctorità 

« 

493.  V.  12.  stratico 

stratio 

« 

497.  V.  25.  smzKire 

stn7j.are 

« 

504.  V.     8.  anno  . 

anno 

a 

ivi     V.  29.  et  che  non  , 

et  che  inviolabilmente  per  <^ni 
tempo  non 

a 

517.  v.  16,  hei     , 

heri 

^«s 

.  252.  V.  10 

Per  i  puntini  indico  la  lacuna  ; 
ma  r  originale  sta  così. 

■ 

267.  T.    5.  lummirìi     . 

Turamini 

« 

287.  V.  11.  rimangiamo. 

rìmagniamo 

■ 

288.  V.  19.  Signoria 

Balìa 

« 

306.  y.     2.  20 

29 

« 

309.  V.  29.  chome 

cì>.omè 

« 

310.  V.     5.  di        . 

che 

« 

ivi    V.  25,  1543    . 

1523.  (e  cosipag.  311.  r.  15;i7 
vero  posto  di  questa    Lettera 
sarebbe  dunque  dopo  N-^ciz^ 

a 

311.  T.  10.  Re  liberali    . 

Re  de'  liberali 

« 

313.  V.    6.  ricevuU  v.  . 

ricevuta  una 

« 

ivi     V.     9.  mostra. 

mostrano 

« 

317.  V.  31.  le 

la 

« 

318.  V.  21.  61za  e. 

filza  71 

« 

320.  V.  20.  fanno  mancò 

se  non  manco. 

« 

322.  V.  20.  per       . 

pur 

« 

ivi     V.  21.  cinqe  travi  ibnra 

le       .        cinque  travi  murate 

m 

336.  V.  19.  in 

con 

a 

ivi.    V.  24.  del      . 

dal 

m 

341.  V.     2.  Soano  . 

Sorano 

a 

ivi     V.     8.  glia ; 

,        .        glie  luterano; 

e 

343.  v.     2.  soVano 

sorano 

« 

354   V.     2.  cordone 

cordone  : 

« 

376.  V.  23.  principe. 

principe  , 

« 

389.  V.     4.  ignor    . 

,         Signor 

<t 

394.  V.  32.  escia     . 

escie 

« 

ivi     V.  34.  scansato        . 

scusato 

« 

401,  V.  17    fanno  . 

fauno  (fa  uno  ) 

« 

408.  V.  17.  sa  come 

la  causa 

a 

410.  V.  18.  lassero 

,         ,         lassassero 

a 

ivi     a      e     non  per       , 

non  è  per 

■ 

ivi    V,    32.  sempre 

sempre  la 

« 

41 1 .  V,     1 .  Il  Taccuino  del  Pe 

lori,  etc.     Questo  Taccuino  fu  finora  cre- 
duto del  Pelori  ;  ma  confron- 
tato con  documenti  autogra- 
fi del  Cataneo  ,  sembra  piut- 
tosto di  questo. 

« 

41 3.  V,  29.  perchè  . 

primachè 

« 

414.  V.     1.  in 

a 

« 

ivi     V.  13.  Signoria 

.        Signoria  à 

a 

439.  V.     2.  J>ro 

per 

ivi   e      o  per 

prò 

« 

442.  V.  35.  ab 

ad 

« 

444.  v.  12,  quntiutis     . 
447.  V.  34.  de       . 

quantitatis 

u 

che 

a 

464.  V,  33  Vasari, 

Vasari) 

« 

475.  V.  14,  monasiertii. 

monasterii 

« 

.483.  V,  11.  semper 

sempre 

« 

485.  T.     1,  actorità 

auctorità 

« 

493.  r.  12.  stratico 

stratio 

« 

497.  V.  25.  srozzare 

stozzare 

« 

504.  V.     8.  anno  . 

anno 

« 

ivi     V.  29,  et  cbe  non  . 

et  che  inviolabilmente  per  ogni 
tempo  non 

a 

517.  V,  16.  bei     , 

heri 

46 


LE  O  NE        X  . 


\Jh  jy  p  ^r-  ié-hv/^jt/  l(y 


4; 

COSIMO        I.  ^^y^^^^Y/C^y^  /^t.    ^^^  ^/^*'A^  4Aàt^4i^'/\^^ 


BALDASSARRE      CASTIGLIONE  ^"'Jhh  ^(^4^-f    /*/   /Y      ^^*^ 

49-  PIETILO      AB^ETINO 


^u.^  ^^ 


W 


GIROLAMO      DAI     LIBRI  ^C     t»#^#nfmi»    XkX\ 


?>•' 


»>'# 


5i 


GIULIO        ROMANO 

{x-H-ntJitr  iJ^  it^ei  fertu*  lulut  wtn-*»»* 


5o.  lUCA       SIGNOREtXI 


^^  fr  I  O  I\^  G I  O     Vj\-  sari 

Tallii'   Uà    dir'mxom^er  jfotUtAy- 


54 


BACCIO         BAJS^DITsrEI.LI 


*"  BAKTOLOMMEO     AMMAN3«^A.TO 


% 


T     I    Z    lA.    IS    O 


57. 


B  AXD^S  SARPvE      PERUZZI 


Ss 


IL     T  RI B  01  O 


iioGrYù  jef nidore  i-riifiU  i-m?/^*.' 


59. 


AMADIO    D    ALBERTO 


Uk 


tifh 


éo. 


DOMENICO      BECCJ^rVMI 


A^    V-  r  n 


'^ÌZ,'^^^'^ 


61. 


ANTONIO      DA    SAN  GALLO 


v^5^^'<'^-  ^-Hj  -'/im^'^  /j^/,»^^/4  ^'^'^  ^" 


/^   r    Jtrfi  fi  ^ ^  <    faryt  fìnleO    (/ ^ jf^mrc^ 


nta 


^Ui^r^    Jjnlonto  /=^X^^ 


e%. 


FRANCESCO  DA  SANOALIO 


/" 


i»^5>* 


Ò3 


VINCENZIO    ROSSI 


64 


IL    MOS  CHI  N  O 


^^^y*JL:. 


65. 


FRANCESCO    ALFEI 


Ltf'*** 


'Z^" 


>»*f*»*'*** 


/l&^ufCi^ 


<    KIS    l'O  F,4  Pro    DEIXALTIS  STM  O 


~^/avi-o     </ i/hdy^     -p-óve/fy^ 


«;■ 


IL  BROJ^fZI]MO 


6b 


GIORGIO     DI      GIOVAJfS^I 

tAJfr^t<^0^  .y*\AdUKW^.  Ul^fn/lÀ^Oj 


^*^  AJVTO]srio      xaBvI 


1^  GlOV^JNTJìfl     liJi-XXISTA.       JPJBXOII.X 

Mr^a^rm  "^^m </?Jrf^^J^n c^a^fm/^atfSJKOJ^ OSTO 
:Er  CON  J  PRIOKI  ^^rrfh  ^rOh^  r^^^jpò^,frn,ci. 


H   I   K,    T  TV    O        CAIA     N     E    a 


Zn  jimsm  hm^^iy^cm^^r^'a^mj^^^n,  a7afa^J^J^,»,J  f,^/y  X. 


cm^  ^^sotto     Q^^Q,^^ 


%. 


V  A  ]V  S  O  e  e  I O       B    l  R  1   JN    O    IJ    C     CI 


7ii 


ARDUINO    AB.KI  GUZZI 


anjiacv 


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ERCOli:      SECCADENART 


fa. 


BELA         FONTAWLEBIERE 


^6. 


MTCHEIA&NOLO        BUONARP.OT1 


>  M^Oi^ 


A*W5tr^ff  cecW^J^rtifto'yv 


^ 


1^3'