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DE" COSTUMI - *'*'*''..'C!fif e
'DE'
PRIMITIVI CRISTIANI
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COMPOSTI DA
FK. TOMMASO MARIA
M A M A C H I
■ Dell' Ordine ài' heàkafiù
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lEOLOCO CASANATENSE.
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m ROMA M D e e L I V,
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.pi'c(!b frli Hredi di Gio? Lorenzo EAKErELtiwi
t St^r/ip.-tt(>TÌ , f Mvrci^nti dì Libri a T^ifquino»
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.. fono gr il'
luBrì perfonaggi della no"
MiJJtma Vojlra Éirpe ^ i
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.:y/'''qmiì è per kfuMìmi digni-
tà^ che fojìennero j e per lo
■ 'valore , e la faptenza loro
grandtjjime utilità apporta-
.. rono alla Reptthhlica , e
alla Chiefa ; e come Voi
nelle ràgguardewlijjtme ca-
riche non folamente civili ,
che cofifirite vi furono da
Gran Buchi dì Tofcana
Vojìri fivrani j ma ezian-
dio RccleJìaHiche , alle qua-
le foBc mcritanìehte prò-
mojfo da Clemente XIL
Pontefice MaJJimo di glo-
riofa memoria , rìuJciBe
perfetto loro imitatore'^ co-
sì parecchi uomini dotti Jl
unirono a celebrare le w-
Jìrs
'V , ''j||';vJ!r*--rv'-'
- .'.V
")m'-
flre lodi , € altri delP anti-
cbith 5 e dello fplendore del.
la Rccelkntijjlma Vojìra
Cafa , altri della vojìra pru-
denza , e deBrezza neW
ammìnìBrare gli affari più
rilevanti , altri delle vìr--
tuofe voBre occupazioni , e
della Jingolare benignila ,
ejpkndidezza Vojìra verfo
i Letterati trattarcho\ laon-
de hanno tolto il vantaggio
di ragionarne a me , che per
le grandi obbligazioni , che
vi profejjò , J ebbene non^
debbo io con ejjì ne per la
eloquenza^ ne per la vajìa
loro erudizione paragonar-
mi^ avrà dejìderato ^ non
I-
\- . ■
h4
■ ■ (VI)
potendo' Strimenti , dimò^
Jìrare almeno verfo di Voi
la mia gratitudine , con per-
petuarne apprejfo ì poBerì
la memoria . Ma giacche
eglino , / nomi de quali fi-
no cekhri nella repubblica _
delle lettere , di tali cofe
parlarono , e le 'oirtù , e ih
luBrì azioni VoHre pofero
nella giuBa loro z^eduta,
ficchi avendo dato a Voi
lode ^ levarono la forte di
defcriverk a me ^ che for^
fé invece d^ìllufrark » l'a-^
vrei col rozzo mio dire of
curate ^p affandole tutte fot^.
ioJUmzio-^ indicherò folo i
dm' motivi , /? ' quali mi fa-
m
Ix
(VII ) >'
tu? io indotto a Jupplicarviy
che vi degnalie di permet- . .
tere^ che queBo mio terzo
volume comparijje fatto ì
wjiri aujpicj alla pubblica
luce . Effèndo adunque no- ■
to a tutti coloro , che han*
no la fortuna di conojcervi,
quanto Jìate fchietto nel
trattare cogli altri , e deli'
còlo nel mantener taparo-
la , e quanto icrfo le famì-
glie povere liberale , onde
per la prima di quelle due
virtù degna di un Cavalie-
re veramente Crifìiano , e
dì un perfonaggio del ve-,
Bro rango vi obbligate
ugualmente chi riceve Ja-
t
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■ •■■■ ■ -L- ■ ._ ' ■ " ]
' ' ' (Vili) !
.^we da Voi, e cM per giù-
Bi motivi non ottiene da
Voi mede/imo ciò che defi-
dera ; e per P altra giovan-
do a hìjognofì teforeggìate
te/cri nel Cielo ^ e per tutte
due tra ìnnumcrahiU altn
injtngolar modo vi diBin-.
guete 5 a Voi certamente
queBo Lihro dovea ejfere
dedicato^ in cui ho io de-
Jcritto quei coBumi de' prl'
mi fi de lì ^ che riguardano
il projjlmo ^ tra quali co-
Jiumì lafincerita-j e r at-
tenzione di non violare la
fide , cioè dì mantener la
parola , e la liberalità ver-
Jg i poveri rijplendevano ,
1
Degnatevi pertanto Emi-
ne nt issi mo Pkincipe
(5^/ accettarlo colla Jblìtà
benignità VoBrafotto F au-
torevole VoBra protezione^
e dì gradire quefto piccolo
atteBato delle infinite oh-
Migazionì^ che viprofejfo^
mentre io prejentandovelo^
col piti, umile ojfeqitio ni in-
chino al bacio della facra
porpora . ■ ■
Di V. E.
f .
I
JJ/-
■1
J
I
Si vidcbfcur Rirver;ndifnmc) Patri Sacri Palati]
^polloliciM^giiìro-
F. Af- de mtbeh Tamar, Conftayitincp, Vìcefg.
I M '^ \I H ^ TV B^
Fr» Vincentius Elena Rcvcrendiflimi Patri Mag.
Sag. Pai- ApoiK Sociu* ,
IN^
INDICE
.^ DE' CAPITOLI, E DE' PARAGRAFI
i" - I) E L L 1 lì R O IH; - ^ •
■ tìB' COSTUMI D£' PRIMITIVI CRISTIANI -
L 1 B- III.
D£,^ cojiumi de" Primi Crlftiant^ ri-
guardanti il profjlmo , pag. I*
C A P. I.
Della Carità de" primi fcddì verfo i loro
prOjjìmi^ 2,
§. I.
Della carità de" genitori verfo l loro ft'
gliuoU , e de" figliuoli vcrfo i loro ge-
' nitori i de" r/?ariti vcrfo le mogli lorOy
e delle mogli 'Derfo i loro mariti^ e
de" frateUi z-erfo i loro fraselli > 5.
I. Della carità de'* geìJÌtori vcrjo i loro fi'
glinoli, 3,
JI- Dell'" amor de' figlinoli verfo i lorogC'
nitori , 7.
III# DeW amore degli uomini verfo le loro
moglì^c dì quefle verfo ilorowariti^iS'
IV. Dell'amore de' noflri sniich'i verfo i
loro fratelli ^ 18^
§, IL
Della carità de^ primi criflianì verfo i
-. loro proffimi . za,
V J. Amor dit Criflianì i-erfo i loro prò/fi-
ni
- ■!•'
ff^f 20
^1 ii7^.j,rl-
(ni)
n. £ prmkramcmc verfogU altri Cri'
jUani ^ ivi ■
IH, Pietà de primi fcisVivtrfo gli Ecde-
pQJÌìct , -' ape.
IV. E verfo f carcerati per motivo di re-
lazione, 3T.
V. EmrjhgVinvalìdi ^ _J7*
VI. E'dtrfo gf hi fermi ^ ' 59,
VII. Verfo h vedove ^ e i pupilli, 44.
Vili. Verfoiforcjrnri t cglicfuU^ 50,
IX. Evcrfoglìjcbìùviy e i condannati a
cavare i mctailì ^ <^6^
X. Ddla carità ddle Chiefepià facohO'
fé verfo le più povere » 5 9,
XI. Verfo tatti i poveri ^ ancorché non
fijjfro cri/lìani , óx*
XII. Attenzione de' primi Cri/Hans per
richiamare alla vera Cbìefa gli ere^
ticl , 69.
XIII. Amor de" fedeli Verfo i peccatori,
74.
XIV. Della pietà de'' fedeli 'vcrfi i morti^,
€ della cura , che per carità fi prende-
vano dìfepellire i loro cadaveri , 75,
XV. Amore de' Crifìiam verfo i loro ne-
^^^^ci , . 89.
n// C A P. IL
■Inette cene, che fokvano fare ì primis
, ^^^^ Crifìiani ,- le quali cene , polcbi
'- • :,
' (xiii)'
jflw'iifj /oro j^ cfkbravano per dmojìrart
l'amore > che fi portavano fcambìe-
isohnentc , erano da e/fi appellate aga*^
%\ pi -, .'-..,..' 9^-
'l. Del nome , e della ori^m delle aga-
pi^ 98.
11.- In eòe eofijìjìejjero t e come foffero jb-
. brie , e lodroolì fonagli ami cem > o
agapi de' Crijìiafii . lOi.
lil. Se le agapi Ji celchrajfcro auantila
celehrazìone della Eucarijlìa . 121.
IV. Del tempo -^ in cui Ji celebravano U
- agapi . . ■ ■ '■ 151*
-V. Del hjogo dov" erano [olite dì tek^
br arpie agapi ^ \^6^
,VI. Delle varie fòrte di agapi y efpecial-
mente delle natalizie , ■ . i6y.
A^II. Come a poco a poco per gVinconve-
mentt, che nefeguìvam^ furono tolte le
' agapì\ e eowe ji celebravano le connU"
V Inali ^ ehfuncrali. j/j.
Vili- De^ Regolatori delle agapi . i j>)o
: -^'^ ,; C A P. HI.
' Della paìe , e della concordia de" Fri-
( ^^ mitici Crifiani . . a 1 z,
I. Onde Tiafcea la concordia , e la pace de*
r» prim fedeli * " , . ' i 1 2-
-11, T<Iqti faceano agli altri ciò , che non
.¥* f 'folcano > che fojfe fatto a loro . zi 6^
h-i- ni.
\
^r
^ . Vi,
:v
".v-h. •>
lìL Della piacemlczza , e ma^fuetu3ini
' dt' pimi Cnjìiam nonpAummiz ^crfo
ì loro cOrr,pagriiy ma eziandio verfo i
ncmcì della loro religione* 1 1 7*.
iW J^ori odiavano gli altri , né a'anb
ììiofft dalla invidia . 219*
V. ÌS^on muoi'eano Uu a chi lorofacca dd
danno . -lxi^
VI. Diligenza ufata da' Crijìiani per di-
mcnticdrji delle irginrie ricrdute .
VII. / Crijìtanl non maledicevano j né fa^
etano contumelia a nìuno^anzì iC nenÀ-
ci hrorcndeano bene per male ^ 2_j2,
Vili. Ddla finceritìi de^ nojìrì maggio-
ri . z$^^
1X4 2\''on erano accettatori dipcrfane .
245*
C A P. iV. ^ '
^anto fofjh eccellente ne" no/ìrì mag'
glori la virtù, ddla giujìizìa^ 14^4
L Della gwJHziadc^noltri magpori^z<^%^
li. Onoravano i nojìfi maggiori j coms
dToeano i i Principi e i Adagijìratì^
pregavano per e'Ji , obhédioano hro^
purché avfìj'cro cowandaio cofenonton^
iraric alla dii'ìna legge ^ e pagavano t
tribtni^ 245,
HI. Erano lontani dalle [edizioni * x ^ ?-
IV.
(
^ __
^m.^< ■ '' (XV) ■ . . ■
f^W De' doveri de' Fffiovì , e de' minijlrì
della Chhfa ver/o i lorofuddiiìy e dc^
^ , fudditi verfo s Prelati , e mìntjìr'u z'yóé.
V. De" doveri de" genitori vcrfo l loro fi-
■ J- glmli, e ds'Jiglìmll verjo s genitori .
■ . ' / ^57'
- VI» Be'* dùv^rf de'* marUì verfo le moglie
• i e delle mogli verfo l loro sr^aritl , ; q^alt
dmeri efguHi furom cons/tudioe di-
ligenza da' noflri maggiori * 258.
VII. De doveri de*' padroni verfo i loro
fervi y e de' fervi verfo j padroni , itfi. .
VIU. ^laal/offe l'aUenzionc di cjpneW
. - adempiere i loro doveri verfo il proffmo^
IX. Abhorr ivano gli omicìd] , ivi .
;,3lt* Detefìavano la crudeltà de^ gentili ^
''V th'^efponeuno ^ e uccidevano i loro ham-
hini^-,^. . *j,^ ,,.^ x^4,
XI. ^amo i nojlri maggiori ahhorrìf
fcroitfurto. , 2^5.
XIJ. l primitivi Criflamphgavano pun^
- tualmente ì loro debili , e nonmgavan^
\\ il depofsto . - .,. ^ . , 2^5^
^ '.-M GAP. V.
;,fiV. tifponde alle oppofizicni fatte da aU
.;.:■ CUfii Scrittori , che hanm riferito
\^--a citato il Terzo Tomo delle Antì^
%-^Mà Crìjìiane , // attui Tomo ri^
H-
't.
. ri h
* -
d ^ ri
_*j
t^^'^^ff^rj/tf ^ fi3/7/^>^ì do' prìmìtiji fedii-
'li- Z)(?//^ Ifcrlzìonc : Deouiagno acterno^.
S^gionii psrk quali V autor e mn ha
' portate tutu le ifcrizhnì ^ che faceano
• ■ 'tr propofìto nel capìtolo de' fimboti de"
primi Crtjiìanh DHlu Ifcrhtom\ lu
Spiritu Sanilo. Della ìfcrmone di
* Gaudenzio , e delfentimmo del Aiaf^_
fci àrea la magìa ^ . ^ : . .-^j^6j^
11, Degli onori dati agi' Jmperadori d(C
primi fedeli. ^7^*
In. Delle ragioni , per le quali ì primi
Crijliarà nonfrequeniuvafis iTmtri.
27J.
iV, Delìeljer lecita la fuga nel tempo
della perfccuzione . ' ^- :r^\ty'4*'
V. Dt alcune forte dì fttppUej > co" quali
furono tormentati i Sw.^tì Màrtiri *^ ^ -
VI. Deìkfìdìeuh ^ - - . '■ ' ivi.
VII. Dello fcafifmo. ' ' ^ ■■' 277.
Vili- Della comunione de" henì j qual
[q^'s appreso iprìmi fedeli • ^" 2,94.
IX. Sentimenti del Signor Marchefc^
Aiajjeì circa i Teatri . ^ 5 3 0-
X. Dottrina di S, Tom mafo d'Aquino cir^
€al''accoJ!(ìr fi digiuni alla Bucarijìta^
e circa la comunione ds' hni t -33^'
r
1
,, LJBRO TERT^O
i
: - t>€ cojtumi Jc' Primi Crifihnt^
■* ■'. ' riguardanti il projfimo^
«•Érv^i^^V'v"-"
Inora abbiamo de-
icritto i coilumi de*
primitivi criftani in
quanto rifcrivanfì a
Dio , c a loro me-
dcfimi- Ricliiecteor
la ragione , e il me-
todo , che abbiamo
flabilito di feguita-
re , che in ultimo
liìC^o ragioniamo de'coftiìmi riguardanti U
proifimo - Ma poiché la cariti vcrfo gli atiri è
la principale tra le virtù riguardanti il proflì-
rtio, da eiTa daremo principio a qucflo terzo
libro , e vedremo quanto fofi'c ella eccellente ,
e perfetta ne' noUri antichi -
jt-^
Tomo ni.
CA-
1
* k
' » fe* e & S T U M i ^
CAPO
I.
£)clh Cdrhà de' frimi fcddi '^
wrfoiloro projfttnf - ^
OR pfr procedere con ordine , e con clila-
rczza , fcmbra certamente cffer ella-,
convenevoi cofi:, clic rilcviimo primie-
ramente qual fo.Te ta cariti , o j* amore , che
voglium dire, de' genitori verlb i loro figli-
uoli, e de^lìgliuoli verfo i loro genitori , e
de' mariti verfb le mogli loro , e delle mogli
vtrfu i loro inaliti ., e de' fratelli verfo gli z\-
tri rjjc^^Jli , per Lrci iii'Jda a dilcorrerc del*
h carità dt' nolìri maggiori verfo ogni ge-
nei'c ili perfonc , e a diiiioilaro j che non con-
fiAcva clU nell' iilFtiio fohnienie j ma eh' er*
eziandio operatrice , e da^^a cogli effetti a di-
vedere:, quanto fùfib lincerà » e grande.
...•^*'
"^#18
5. I.:
\
. A-t- **- -
^.,r ' PS rSlJlTlVl CRllTlANl . J
ZJc//j fJKJVi Jc' genitori -ver/o i hr<i
fgHurjÌJ j e de JigIhioU ver/o ì hiVQ
genitori ^ de^ mariti ijcrfi le mojrii
lori) i € dclk mogli verjh i loro mu-
riti y c dc^ fratelli -verfo ì hrti
fratelli .
JL/ dii' vcncrJEori dt'f.ilfinumi nonfiili- riiddt't^e'
mente per le m'iitc altre virtii, di' erano j<j- «f'^^^'j ^"*
ro, come di fopra dìmrjllramino , Lurcicohiri ,/^.' ^f!" P~
maceri amore ancora , e fjcr 1^ carità vltK, ■^,^^ ^ji^j.^
i loro fisjHuoJi. Per fa qnal cola laddove i gon- nag, i-cg.iu
d\i cai volca procifraVano Qd) , che partoriffc- n. sxxv. p.
ro prima dei tempo le loro mogli , iilTìiiclic iM3^\ ^'^H-
bambino appena Tiato moride , ed eHl non avcf- ^Ji^JOD-afl-
fero la pena di penfarc al mantenimento di luì; ^^^i^ itjj,
e aìciine volte eziandio i ilgliiioli loro crirdel' i-, xxxm.
■meiìte abbandonavano > fenza punto ciir^Jiff , ji.jjoJaq,
te capitavano male; per Jo contrario Ì Criliij- (O Arhsy.
ni, r[:Jcndo , che il matrimonio era flato da^- 'i^.'^'S!*'"!'
Dio iltituico non per isfogare le P^i^P^Jc (/'J p^^j^^
j>ainf]ni , ma per la propagazione dell' nmaii__? JS7J^^^.
^cn^^rc , ftudiavanfi con fomma cura, e di)i- {d)hCt.Su
jt^nza dì f.ire sì , che il feto fi perfezionaf- l'etp.&Fc-
re(cj, e che fnbito nato H bambino, folle no^ ^'^'^'^^^l?;
dntocol latte materno (t^) , afìincliè col ^atte^jjj* ^'^^
nedefirao fncchisr potelTc le fcmone maiTime, e 55. mm. fin-
ta vera pietà verfo Dio* Quindi è , die S.Giu- cer. tdii.
ili'no Marcire nella fua prima Apologia (e5:V«ton.
teraiamo , dice , che fé i fialiuoii iìcriO abban- 5??/-^*'^'
(
A -i) F* C O 5 T U M I
V^teL^-([^,njii (jaMorogcniforì j non trovin^j chi gli
^]"'' 'Y'" alimenti , e non pcrircano, e v.o\ ihwo v^ì di
^'^■'" omicidio. Laonde onan ci logliiamo col vin-
""""^'^^^'coloniarrjmonijlc, o fc ci ltgfii.imo , non pct'
almi fine vogliamo contritrre ihì vaÌ legame,
che per U c-ih^azionc dt-'iiglinoU . E per vero
dirt- qLcflj cihicazionc- d^^'iìgiiiioìi non confldc-
vagiineli'iofL-gniij'f loro Ìl modo di guidare i
cavalli T né di moilr^irfi difliìvcki nelle con-
vcrÙKioni , nò di tr^:tt:irc liberamente con_j
ot^iif genere di" pcribtic , ne d' intervenire agli
fpeCtncoli , ni' di vL-d^re le pompe , e dilcturfì
delle rapprefcntitzioiii di amore , rè di biiUare,
ri di ^iirocarL' di Tpada , ne di prcnderfì TpaSTo
tutto il giorno j come pur troppo vcggiamo
fard ne' tempi noIEri da' t\enicorj ; mi nel far
loro .ipprendere le vcrlli conrcnute neT^cro-
fanu Vangv."lj , e nelPavvtzzargli ad efercit^rJi
nelle virti'i , e nelleoperc di pietà , e di reli-
gione. Della qua! cofj cgiL-^fau^t-ntc ragiona
(jj)N.Tv. nella fiia ftconda >\pO!ogia (^) S»GiuftinoMai"-
p- S5* tire , dove acieiia , die i OiiHani viveano per
infeE^narca^piopri fig[ÌLiolÌ , e agli altri morta-
li ancwa la divina doftri^a . Aiui che L'H't^ndo
(b) L.vw^^P^^^ i gentili da Lact^n^^io Firmiano (_i) ,
e. XX, r-^s- r^^^''^'<^^^'-"i^IJÌJ-i'!donavano alcuni deMoi'O fi-
4jj. fc»f. glfuoli , o c^ *}ajnbini gli ai:}mazzAV'auo , per
non aver tglijio , caspie andavano dicendo,
modo di m-intencrc rr,iua famiglia , e di cdu^
carepiiilffjiiuolidi iiutl'i, che potciTcro alle-
vare j ed cilcndo daqutUo iltellb fcrìttorc que'
tali veneratori degl^doli riprell , che lafciati
in potere di coloro i ìoroparti j C'ie pote^rcro.
infj^nar loro il nvjlc , agevolmente il può co--'
nofccre , che nel quarto ftcoio aucura ì fedeli
erano dìli^enciOìmi nel conJl-rvarc , ncIP alle-
vare 3
ì
i
:■' A- "il . - ■'- .f- V''
^; ^ DE' PRiaa-rivi ckii*tian'i , 5
#are , e ne] ben ^jducare la proli: , cli'er^i loro
i'^nnccHurada Dio. Fra ella frattanto hicariti
ac' Ci'illiaiìi verfb i loro fìgliiioli si puri, e si _
gnndc , che fLb[)c;ic provavano part'colar go-
dimento, mentre ali avcano prcfL-nci , eo/Ter-
v;ivanci, clic da !nro faccanli fijit^olari progr^f-
f[ nella virtù , nulladimono godevano oltre
mjfura , s' erano loro tolti per motivo di reli-
gione dal fcno , e vedeanli viilorofa mente com-
battere contro h empietà , e la liipcrftizione ,
e iòffrire per I* amore di Gesi'i Crillo crudclif-
fimi(ìrazi, e patimenti . E per rrjlalciare le
fante Felicita, e v^intbrofa , e quellic Illudrc
donna, che leco nll' ad'.fn^^nza conduEle il fuo
iigJiuoJino per c[ier anch' ef^li uccifj pel Re-
dentore (4) delle quali abbiamo parlato altro- (a) VÈJe
ve, ba(k lòlcantn , chi: defcriviamo ciò , T,/.p.Mj.
che avvenne nella Numtdfa verfo l'annodu-
gentefim'ì ci [Kjiunti; limo nono folto Valeriane
Imperadcire . Erano gii /fati prcC da' gentili ,
I e condannati ad un nojofo efìlio \ fanti Vefcovt
Agapj'o , e Secnndino , ma Ijccome non fu di
queda pena contenta la crudeltà de' ciranni ,
fu aMatelliti ordinato, die dalP elilio follerò
allacifti principale della Provincia ricondotti,
perefrere privati di vita . Giunti i campioni
del Signore a rjtjcl luogo , dove eranfì fermaci
Jacopo, Mariano, t l'autore degli Atti del
loro martirio, furono ca <^ncJìi con partico-
lari fegni di carità allogjjiafi nella caf^ loro,
dove ibdiaronfj dì confermare nella ferie 1 *
CrilUani , ch'erano concf>rfi per vinr:[rli . Par-
rdfi che fnrono i fanti V^^fcovr , lafciarono
.Jacopo , e M;uÌjno coli' efempro loro canro
infiammaci dal dcfidcrio òì fpargere il fangae
bro pe^ jioftro Divino MaeÉlrOj che fcor^e-
'*i^j ■' A J vanfì
rf I> E* COSTUMI
Tanfi ne' vnlti toro eviiientì i contrafcgni del-
la gloria, cTic in breve daveanri acqiiilì;jre -
Appetii cruna fcoril due giorni, che fu vttor-
ninra daMbldati la cjtfa dr (inerti diJc iUuiìrl
campioni dei Sit^norc. i quali trasferiti da Mu-
^uaa Cirra , clV ctj fa capitale della Nnmidia.
dimoilraronoi! loro valore , e fecero conofccrc
a'ntmicì del Crilìjantfimo, quanto lìa grande U
virtù del Signore, e ijuanto forte l* ajuto ,
eh* ti fomminiUra a' l'noi (^rvl e per combatte-
re j e per viiTCerc • ImpcrcioccKè Jacopo ,
ficcomc era avvezzo a folìencre fomii^lianti af-
faiti , poiché auca foiferto i tormenti folco De-
cio crudelinìujo pcrfccutore della Fede , rollo ;
che fu interrogato , chi egfi foire,e qual grado
occupane ; rifpofe eli' egli era crilHano , e che
occupava il grido del Oiiconato nelU Cliiefa ,
Fu j^uindi foitopnllo a fieri , e mai più ne ve-
nirti j né udici fLipplizj Mariano , per avci
egli detto, fecondo fa verità j eli' era folamenre
Lettore. Dn perciocché comandò il crudele ti*
ranno , che folfe ij valomfo campione dei Si-
gnore fofpefo per le diti grolTc delle mani , af-
flr che ftrcÌÉ!e maggior tormeiiEo portando co
pollici if pefodi tutto il corpo. Anzicchò furon-
gli [fgati ancora a' piedi da' manigoldi gravif-
fimi peli , i quali accano sì , che gli fi slogai-
fero le membra ^ e gli fi icompaginalTe l*_j
macchina tutta del corpo» Ma quanto era eg[
tormcni-to , altrettanto godeva, e ne rende-
va grazie al Signore, che gli fomminillravi
forza di ib/ìtncre sì atroce Juppiizio con pa-
j'.ienrj. Fu quindi il Santo Marcire irafportato
alia prigione . Ma venne finalmente il giorno de
crioiifo dì Mariano , nel qu:d giorno avendo \i
madre di lui veduto ^ di' tg[i già era ipirato ,
e giO'
:f..:^p^:-
j - b
J\ lìE* PRIMITIVI CRISTIANI ■ J ^ '
gbnofimcntc avca coi-lìimaco ii fuo martì-
' ^io (di , come la m;fdrc cIl-' giovani Maccabei , (^) ApuJ
'%rovò grjLìdifiiHio godimtnro , e corgi'aCulolTi Riinan. p,
'Itco mcdctima, perciocché vcd^-afl degna di ^*J^' /'^^n-
abbracciare T cRinto corpo del fuo iignuoloco ^aor^ Ss'
me gloria delle /ile viJcerc » Cosi era ardente j^jVT,' ' y
Ja carici Jl-' pii genitori criftunì vcrfo i loro fi-
gliuoli , clieavcano allevati nel grembo dcUi /
fanti Chicfa.
H. Non era minore h cr.riti , e k venera- Dtil' s^
zionc , cIk Ì figliuoli lìimoltravano verfo i loro mor dt' ^f-
parenti. Imperciocché noi] iMamentc li tr^r- '"^'>'^''^'';/^
tavaiio con rirpccto , e con amore , ed erjno ' '*'''' fi^"~
loro di Ibllitvo, ma fi iludiuvano ancora di"*"
fecondare la volonùJoro» purché non avel-
lerò comandato ciò j che folle contrario alia
volontà del Signore , Che fé avcano la difgra-
zia di vedere i loro gtnirori involti nelle tciie-
bre del gencilefjmt' , portavano loro d<:^ ri'*
fpetco , ma non gli iìfcoftjviitio. fé comanda-
vano alcuna cofa , che fofle contraria alla vera
religione. An^i , avendo eglino iapiito , che
uno degli effciri della c;tntìi crilHana verfò il
proffimo è lo ftudio d' ii?ruirc i proilìmi ,
e di rimuoverli dall' errore , ufavano ogni
opra , e diligenza per far loro conokere la ve-
rità , e per Ìndui-g(Ì ad abbandonare la fnper-
ftizionecielU idoucr:':t < Perla qual cofa S.Giu-
fìino Martire nella fua prima Apologia (é), fj^^SAW,
egli è , dice j uno de'noilri doveri l' infegiia- p. 4? . R<Tir,
Te agli altri i nolìri dogmi , perciocché t'jmia- Venet, air,
-ino di dover rendere conto A Signore de' pcc- ''*''
*xati commeni dagli altri per ignoranza della
'irerafede» NV principi del terzo fecofo del-
la chiefa , eisendoft fparfa per la Città di Car-
tagine la voce j che S. Perpetua in brcrc dovea
4:= . A4 cfferi? f
t »>b' costumi
cfierc condannata a morte, poiché dimof!raVa1ì
crtltsnte Titl coJifcÉTarc di eficrc , e di voler mo-
rire crilÈiana , lì pjvlre iti lei , ctTcndo gentile,
ponatofì alla prigione , la prifgò di ab5;ìndo-
jìarc la nollra Tanta religione, e di non ifvtr-^
gognare la fui caia con folfrirc un genere di
morte , riputato obbrobriofo da'ci>chj genti-
li , ed acciocché potcfle agevolmente i'cdurLi,
cosi imprefc a parlare : ,, j^bbi , o figliuola i
pietà della mia vccctiiaja, muov'iti a com-
pafHone di me , fc pure fono io dcg/]0 à\ ef-
fcre cUamiito tuo Padre . Se ti bo io alleva-
ta , e tjiJafi colle mani mie fatta gfugnerc
aqueflaetà, fé ti bo preferita a tutti i tuoi
fratelli, non mi recare queito sì grande,
e per me intollerabile difonore. Rammcjj-
tati de^ tuoi fratelli , guarda la tua madre.
^»
11
la
3, e la tua zia, ybbi pietà del tuo figliiiolino,
j, il quale non potrà vivere , fé tu iitrai pri-
„ vata della vita. Deponi una volta coteila
,, tua animofità , e confiderà, che fé morrai,
„ r;:rai cagione ddlo Itcrmlnb delia nofìra fa-
„ miglia, fmperciocclié ninno di noi avrà )'
„ ardimento di comparire alla prefenza de*
j, ciiiadiJìi, e dì pad are con effi , fé tu f^rai
„ Lccjfa dal carnefice „ , Cosi diceva egli
baciando le mani della lanti , e buttandoti ai
piedi della mcdcfima , e Jagrimando , e chia-
mandola non già figliifola , ma flgnora. Di-
fpiaccva oltre modo alla vaìorofa matrona ,
cbe di tutta la jba caia il folo padre di lei
vecchio, come era, non dovelTe godere, fé
ella forfè fiata condotta al ftfppllzio : ma ri-
cordevole uc'comanda-jienti del noRro Reden-
tore, ciré ordina di obbedire alni, e non apli
uomini , confortandolo , e jltnfcndolo , gli
i rifpo-
w
-• - -i
nffiofc ; »,, Succedere in q'.it^ila citafìji , a
p luogo eminente nelU pb^zi , dove fono
l\ giudicati i rc! , ciò clit Iddio diTi-^orri di ^ ^f.-
i, me Au ferva. Poiché noi mortali dob^ix- ' -"
i, mo rimetterci all.i voloni,\ <{i lui , cJt' è
3, il rcg'jlatoi't del rutto ,5 . Fu ella di poi
condotta lì' ^ìvanci al giudice , e iiitcrnigata , ^ ;>)
fb crii fcgiiacc del CrcìcififTo , liberamente re-
plico di cfTere criiliiUia , nulla cnrsndofi delle
lagrime del Tuo padre, che (juivi Ci trova-
v^ prefente , uè delh fanciulfcz^j del Tuo
fìgiiuolino , eh' cralc mentovato dal giudi-
ce . Allora il vecchio p;iJre temcijJo , die
ella non foETe coix]jmn;ita al Tupplizlo, procu-
ro di farla fcenderc dalla catath , \x qual c^Ma
efeido fbta oifervata da Hariano Procuratore ,
ordinò, eh' egli ^oiT^ psrcofso colla vtT^;i <
Gr^indiJfimo hi il dolore , che prnvò la ùnta
Matrona allorché vide percolfo il vecchio Tuo
genitore, ma flette con tutto ciò forte nelb
Aia confelTione , e fu condannata dal giudice
a elTerc sbranata dalie Sere (a).
Negli atti ancora di S, Filippo Vefcovo di R^^^^fj^fJ"!
Eraclea leggiamo (i) , ck'eEIeudo Ihti trafpor- s^. ^n-'^i
tati per ordine del Prefide 1 libri dt'IIe S;jcre_' /^<?lor, SS,
Scritture al foro, per eJler^' tjuivì dati jlle fin;':!- ^^^^' '^*-
flie 5 e trovandoil egli attorniato da alcanl fé- ""-"-^^li-
ideìi, cosi iiiipreie a parlare j „ Udite voi ^ o c^ì N-v-
„ cittadini di Eraclej, o fiate Giudei , o Paga- p-i^fi- ap"!Ì
3, ni , o di qualunque altra fetta ^ e religione, R^JÌn^ri-an,
.„ e riconofcete i ftgni degli ellreniì del futuro ^^'^^
,,j tempo y feconda ciò , che iufLgni Paolo
ij^ j^poflolo, dicendo : Hi'vthfì l' iru di Dìq
.3, dd Ciclo fopra tutte f tmgmà , e U iìi^ìt*'
. ii fiizic degli uomini . Imperciocché venne il
.3^ fuoco ancora fopra Sodoma per la empietà ,
T^
10 -1>J' COSTUMI
„ e per le fceki'atc^^c d'=2,ìi -.ibluntì ; accio
, [_. -_ _._|._.. _ .. ^ _
elle gfi iioinJni temt^ndfJ la peni de' So-
^, domiti, fcliiviro i» mgiiilHzu, e cercando
j, coli]], che punifce , a lui fi concertano , e
„ fieno falvi . Mu pcrcliè non foJTe crcdr;io da' .|
3, mortali , che i SodomiEi Tol imence , i quali
„ abitavano ne^liroghi Orieniali , iddio abbia
,, óJfyoSìo , chcfoiì'ero Jncereritf ; volle egli
„ che nella Sicilii^ .ancora , e nelU Italia iblTe-
,, ro puniti mjracoforamencc coilt: fiamme gli
5, fccllcraci , Foìchè in C^tanra Jubito dopo ,
„ che dagli abi/Iì Tgcrgò grandi/Tima cnpia di
„ acqu:^ , e innondò gran p^rte dell' iToIa,
„ feicro la 5:iirime dai Cielo, e fTccome Lot-
^, te colle lue Hgjiuole 5 perciocché era in\-
,, mune dalla colpa, fcliìvò il pericolo, cosi ^
., due Vergini allora pure furano óaì comnnc
j, incendio liberale , e fcbbrne la tardanza-^
„ pocea cETtrc loro di gr^ve danno, con tuc-
„ tociòprocurarnno di fdvare la vjtj ai loro
„ decrepito genitore. Perla qnalcofa avendo-
,, io levato di pelò, mentre impedite dal foa-
„ vecarfcanon pnteano affrettarfl, e ukire
dal pericolo, furono circondate dalle fìam-
nit,c II vicTero vicine a eiTere bruciate vive •
Ma non permile gìk egli il cleraentif^mo
„ n^^Ilro Signore, e Dio Gesù Criao , the .
,, pcrjfte unsi particolare efcmpKi di amor 6-
,i liale, Compaive pertanto celiai vecchio,
„ e alle vergini i onde tu coìu Ka>_Ìle il cono-
3, rcere che a cohiro , che pcrii'ono per lo in-
,, e(^ndio,non:iiinco Iddio, ma Ìl merito,
„ Fu adunque aperta immantinente fa lirada
,, alle pie donzelle , e ritiratafi la fi^imma , (a-
" y\' *^^^ liberamente paiTafTero , lanco
>» tu il mento delle f^mc vergini, tanta h
-, vir-
?3
1^
^ . lì^'rSllllTlvi CtìlSTIANl. IJ
^, virtù litlf-i pitta loro , clic il fuoco mcd^-fi-
*,, ITO dovette cfiìtrc , e preihr lovo oficquio,
■ lare I' affetto , e h pietà , e la cariti de' (igli-'
lìoli crjfliani verfo i loro geni Eorì , ancorché
itiìlitri; con tutto ciò non erano loveiite^»
corrifpofti, otarie invece di prov-trc gli cff::ai
della loro carità, e bciievolcnza y erano crii- ^^j Te^^_
fielmentc difercdati (tf) e accur;fti a' Prendi i.t-?'^ W:)'^-
delle Provincie , aflinchò o rbnt^gaflcro Cri-<.iv. ìM^*
ilo , che uvea 3oro Jnffgnaro i gìulfi cfovtri dei
fipJiiLoli verib il piidre, e la madre, o foHero
buiijiranjtnte tirriziati , e privaci di vira -
Quindi e, che 'jeriuJIiano nell' Apologetico
alccfta, che verfo la fine del fecondo fccolo,
'^^iiando egli fcriveva , giornalmctitc euno
'dagl'illctli loro f;im!luri aflcdijti iCrilìianp,
< opprcfli nelle loro adun^.n^cc , e Pevera- a^c,viJ,
mente cruciali C^) ■ Orinone anconi nel i, libro ^. .^^
contri Celiò Epicureo (f") racconta , che il
Senato Romitno , clie ^1' Impcradori in var; Ca)N, ]il,
tempi, clieiìóldan, ipopoli, e grillcHì gè- J' '■^lll'-
Ditori de" iedcJiaveano contro di lorocofpira- ^'j^,^^^
to , ficchi fartblie l>aia opprelTa la noflra Tanta ^j^^.^
religione j fé non fojìè Hata ibilenuta d.i una
virtù alla umana fnpcrlore . Amobio final-
'iriente nel ftcondo libro contri de' gentili (d) C-^) p- '*4-
cosr fcrive ì „ Kon vi ha nazione cusl barbara^ ^^'*'
5, e cosi alicnadallamanfuctudinc , clic noa_s ^ -'
'^, liafi, per la virtù del Hcdentore , fpo^liaU
-j, della ì'm fercr^a , e non ivbbia feniimcnti
j5 di umanità, e piacevolcÈza ; e Sebbene voi
ij, gentili ptrreguitaie a morte i ieguaci di
j» quella legge , e dottrina » con tutro cip
p5 creice giornalmence jl noflro nnmcro ad on-
'^f ja dtlie >'pilrc min.acct , e de'corajcnti , co'
<|-v.p.
ÌUU^«
->
J
F j
13 J> fi* C O S T U M S t -.
j, quali ci lucerete . Non paventano i fervi i
,j Aipplrzj" prcpariici bro cWp^di'oni ; vogliono
j, piurtofìo fi^ mogli ciTcre abbindonatcda' Ìo-
„ ro mariti , clie rinunziare aCriÉ^T, e i il-
,j glfiinji nulla cur.inJafi Jcfln ercdiù patern,i,
,, mjfitcn{;ono ifliòat.t ne' ioro onori h vtra v^-
,, li'gionc ,,, Era in Celjrca ^olIri Cjpp.idocj;!
fotto 1* Impero iW Oecio , y di Vali^riano uilj
fanciullo cliiamato per Doinc CiriUa. Qniiìi
fcbùtnc era lurcj da padre gentile , tjittavolìa
avendo convcrftcoco'tedtjj, apprt^ft: le niiiOìaic
del crijli^nefiiuo , e cfinirpondcndo alla divi-
i\3.^riz'uy fece In pochifiìmo tempo progrelì;
cotanto maravigliofi nella pietà , chi: avea
fempre in bocca il nome del n(;(ìro Divino
Maeftro Gesù; fìcchè né per promelTc , ni'
^^ per minacce , né per batriture , die molte ^li
fironodate, fìLifciò tijì foper^re digV idola-
tri, anzi fjffiiva cg^ll curro vo]en[ii:ri,e (periva
di dover patfre dull' altro per dimore di qnel
Signore j che per noi era flirto b^irbar^mente
coJifitto in croce, FratC,;nco il padre di lui mol^
io a fdegnoj Io cacciò via di c;ìfa , e proìb) ,
che gli foifc fomTninillrato ciò , eh' era necef-
fìrfopi^r lòffiintar/ì. Lodavaiio molti il crude!
genitore, e nui vvii^li.n^ìijfi nello lleflb tempo
della t'on<^zx3. del f.tiicijdio, e di-Ila fede di
lui, che .ibbondancemente di cofe mageiori j
e più utili lo provvedeva. Non pafsò ' grao.,^
tempo, che Iti di ciò avvÌfai:o il ijiudice di
Ceiarca ; il quale avendo a Jò chianuto CiriI*
lo, procurò di dIftoglieriodalUnna credenza.
Mail giovanetto pieno di coibnza , non pA^
ventando [e minacce del tiranno, né muoven-
doli per (e care^^e , cli'erangli fatte, riipoi-
a lunrjcnmemi deir iniquo Prefide : Io goda ,
f
de' primitivi cristiani, xj
iquabn fono ripreib pel mio RcJcntorc - Sc_> ^
ibnodifc^cciaco &i mia patire, fjrò ricevitfo da
Dio , Anzi che mi rallegro meco mcdefiuia
vedendomi privatocìeUacafa paterna , pcrcioCr
che avi'ò U ffirte di abitare irr i;n altm mimico
m^g^iore, e mii^liorc . Volj^nticri nii fb po-
vero , accK'Cch? pofla io Ejojet-e dell' ere rnc_j
i'fcc!iez;^e. Non temo h morte , perche pi-t^-
vcggo df aver a mtn^re una vita molto pii'i te-
Ikeiìeli* altro mondo . Adirato p^r q^telì.c rif-
poda il giudice , fece fublfo legare Cirillo j e
ordinò^ piir provarlo, che ffiìl- condotto al hui-
qo, dove era neccio un grjn fuoco , accioeehè
fofie bruciato . Ma avendo veduto, chVg'i non
il era pLinto mncato , lo richiamò , e !o esor-
tò a. ravvederli , e a obbedire al fuo gcnico-
r-c- Allora ìi faiito fanciullo , prch ma^iiiorc
fpirito , e viiT-^re , cosi imprefc a parlsrc :
gran djiino mi hiii arrecato , o tiranno . In va-
no hai accefb il fuoco , e in vano hai i-rruotat.i
la fpada . Ella è molto maggiore la caia , che
dovrò io abitare , e molto più abbondanti fowy
le ricchezze pfep:'.ratemi djl Sig:tore. i^.rucia-
mi prello , alììnchè prefto poil'a io g'.idi^re -
Avendo oiTcrvato il giudice, cbc Cirillo nOu
potea efìere i'uperitto , e che acquìUava mag-
j^ior coraggio , e a tircollanti , che amaramen^
te ptr tenerezza piai^iicvano , ril'pondcva :
dovete rìdere , dovete godi^rc , dovcts voleri^
ticrì condurmi al luogo del fupplizio , e non
litgrimure ; ^•oi noti Japctc hi quat città do-
vrò tiì ^bit-ire ; comandò , che foffe cnidL]- Df^iv^u-
mente uccifo, come fu fatto dagli empi carne* re iiegii :ì!3-^
fici, con eftremo dolore de' rigLaardanci . '""'' '^"'^
-III. Non era minore l'affato, che i Criftia- ;jf'^^^^^^^
ili profeOavano alle loro mogli j e le mogli a' j^^rfo ì io^o
\-' loro mat'Ui*
1
14 i>n'cuiTUwi
loro mariti , di qncWo ^ c'ie i figliuoli druip-'
lìravaiio a* loro genitori , e i E^cnitori aMoro T
figliuoli. Or fkcome quello tjlc amore eriu»" ^
cailo , 1! puro , così Oventc non con altra n:y'
mccrjiio k' mo^ii appt^lhte da' loro confort
fi, clicifi /^.irL-IJe , e cT; cnT^ferve , come leg-
Mox'i ^^^^^ rTcMibri, ch^: 'R-rrdlfano fcnjTo aJlil^ i
fr-f-edit-^É: ''^'^ i''^g'j"c(^) . Ci^c re- i[ marito temeva de!U ]
ij^K. collanti iklìi propria confortt^ nella religione, [
e nella loda virtù , che due olTcre propria del h
criJUano , non fjiarDcme h cfortava colle pit-
rofe .t cflerefcr-iu nei primo proponimento,
m^iJe^rea aJjilJtà di comporre , fcrive-ile an-
cora dcMibri , lo che L-ct: il fi^ddetco Tertul-
liano, chene'dEJelJbndi ibpra menrovatief-
pofe alla tua ì pericoli , a^jiuìi ùiTubb^Ci eipo-
fla, iedopola ino;- ce di Un avefTe voluto pif»
fare alle icconde no^^ze , e prendere- un marito
gentile. Né ifpcn.iv3.iio eglino il pericolo.
Ar3zi che perconl^rm^rle mL[g^ir>niience nella
veravirui, non traiafciavaiio di cfortarle jl^
ollervjrc pfrnciuJmenrc le mailìme infc^nited
d^lRedenc^jire, e a ÌÒ5nre per G.-.^ù Crilto ì
tr>> L. j;/. r=^cr;udcti ari7,i. R:iccou(:a S. Ciemcnre Aief-
K.t\..xiti^ i^'uiriTioapprelTo Hiiibi>i.i di Celarci (&) , die
r-io^.Rd,>,avcndoSaD Pi.-rro h'incipe degli Apoiioli vc-
T..U duto che J. ia-^ .coglie era ]>cr la confcflionc
de,J.t lama fede coniocta da^ carnehTd :ì\ Tuppli-
zjo, c^ngratuloffi Teca medesimo, percfocché
comprendeva , eh' er.gli toccata colei per
conlorce la quale in breve dovca voUrc alla
P^cnade k;atr. La ciiiamò egli adiingue pd
™ di lei, e coniolandoh, dolcemente le
di.[e : o donna ricordati del Signore . Eulebi^
^opo di ^rer nlerito un feto cosi avveiKuro-
JO> ctdice, oll.rvu, die t^li ^:rano i matn-
!?■'■
'^'- de' FRI Mirivi CRISTIANI, 1^
jnonjnt' primi tempi del criilianefimo , e che
tal tra U perfetta dilezione de' congiifgati ,
Non altrimeiui crtino dalie mogli amati i mari-
ti - E per vorit.'i d;moÌi"r:ìmmo noi in altri Ilio- '
ghi , che S, Gin/tino Martire nella fui feconda
Apologia parlando di una donna , la {jiialc ef-
fcndcfi ravveduta delle liie inìtiuità , eniiì con-
vertita a Cesti Crifta, cavea principiato a_>
menare una vjta eièmptare , e vci'.imtrntc__?
criiliana , di chiaramente a divedere, che il
primo peniìere di ki do|]o la conversione fu
circa ii ritrovare la maniera di trarre alla vera
credenza, e alla pietà il marito. Ma che le fu
corrifpoHo malamente , perciocché ii marito
jnedefimo involto nefJi.^ tenebre del gentilefimo,
avendola accufjt:* dì efser clLi crfiUana, procu-
rò , ch'ella faife non folamente fpogliata di ciò,
chepoÉfcdeva > hIhI che ibfTe ancora condotta
-ai fiippiizio (d). Per la qiial coia fa d'uopo (i)N.iL
! :;ontl^flirc , che quelle eiprtOioni di affetto de' p- yi- Eaii.
mariti vcrfo le magli loro, e delle mogli verfo *"- '74:'-
i mariti , che gli antichi noJlri faceaiio icolpire
lincile iorolapitii fepolcrali (i) , non pi'ovent- (1*) ^"'J*
vano, cfte da un cafto , e pio amore , che lo- T- ^^J;, ^"'
fo uvea , per cosi dire, legatogli aarmi , t .^^^ni^_
iivca fatto sì , che con pace iibbiano coabitato ,
■2 regolato la loro famiglia , per molto tempo ,
imperciocché S, Clem^*nte Romano , che ftrif-
Je la fua prima lettera verfo la fine del primo
iecolo della CUieia , lodando i Corinti, i l^^'i
cavanti la fcdiziune aveano vitlnto con tanta pie- , ^
;a, e modellia , e unione, che fervìano dì
^ifcmpio alle altre chieie , cosi fcrilTe de' do-
^tfcri de' mariti verfo le loro conforti , e delle
Tiogli criiìiane verfo i mariti , ch'erano addet-
ti, alla meJelìmi noifra religione : Eravate viA .
I
BIT-
l6 r> e' c ù s r V m j •
fog^ettl a' veltri Vclcovi , e davate il dovuti
onore a* preti, e a' vecchi , ed cfortavate i
gmv;i:i] 3 i-iTci'^ oneltì , e vircuofi , e le donne
3 vivere lonzi colpa , e calUmcnte , e ad ama* _
re ì Uìviì msrki , ilcondo ciò , che le mafiìmc^
crJitiaiic ricliicg^ono , affiiìchè Ihndo cllefjo'
fotto ii rcgolj di;}[aobi>eiiiifiu;t , oJK'ibmence
lEtcmi^iTcro ^1 govcrifo iJcIla cniìi , e con nio-
dcilia fi pLfiT.iÉllTO, Eatvite pertanto rutrv di
un 3ni;iio imjilc , {cnix che mai v' inl^pcrbiffe,
efTcnilo piuttuflo foggetti , che delìdcro/I di
comandare , e di lenervi foggcrti gli altri , av-
vc7//\ :\ ihre pìunoiìo , chea nce^LTC, attejici
agr infL'gnamenti di Dio, e dilatad ntlJc vi*.-
fcere di lui , e avevate d' avanti agli ueclii dcl-^r:
ia mente ipatiìiicj-ti di Ge^ij Grillo. Ptr la_>
tjual cofa godevate u.T altiifima pace , e ave-
vate un grandiJliiiio lìtlìdcrio di giovare agli
altri. Eravate llnceri , e iliuplici , e vi di-
Eientrcavate facilmente dcht ingiurie , e ave-
vate ìli orrore, e in abhominio tjii.dijnque dif-
icijfione, e tenevate coiìie icoipiti ne* voltri
WEp.Ed^"JJ^^ i divini comandam-^nti (d). in qticlla-j
Coiinili, B, pace , ed nnione vìvcano Ì piimi fedeH • Che
i;F^^:'°- le tra lutti loro regnava b concordia, e la pa-
Edù. Cool *°^^^' ' m^rtic iapevano i loro doveri , e 1e-
unc, condo JcrnaiTmie del i.tnto Vangc?Io fi regola-
vano . E per verità non può n^g;ìrfi , che fom-
ma folTe h cura de' lanti Vt:lcovi , che una
• -• "' l^^t3 di unione non iolamente ù maTirenef-
£e t rna audade gicr.ialmence crefcendo, per-
che fi confervaffc la pace ndle ^[Lnìiglic, e foffe
ti nome dei Redentore da medesimi nemici della
lanu Me lobato. Oi^indi è, che fcrivendo
tS^^^o , con pjrticolar curu ìa raccomaisdava-
110
ii. .
.::■■ ' ^ , ■ -^ <
©e' PRIMITIVI CrtlSTlANt i' ly
no a^ loro cc-ilcglii , e al pr>polo altresì . O.idc
Santo i?,nazio Vcfcovo di Antbchin 5 il quale ,
come altrove vedemmo, lodò 1^ c?ski\ , e la_>
jpictà de'fedcli di quelle Chiefe , alle quali ixi-
>ólvìzzò V cpiftole j ch'egli Icrinc poco tempo
avanti il ijio «Tir.rnrJL», cosi dice nelln iua lat-
iterà a PoJiarpo : P,irh alle mie forcl/e , ed
lefortale ad amare il Signore, e 2 flaro col cor-
ipo, e collo fpirito obbedienti a' loro mariti*
J^vvifu Jlmiimente i miei fricelli , che amino
nel rome di Gesù Ciillo fé loro mogli » come
, il Signore ama la lira Chiefa (rf), S, Clcmcnre '
Alellandrino ancora, che ville vtvib h fine del ^^^;^ _y]^'^
fecondo, e nel principio dil terzo leccio, Oj'p. rr/
j]el quarto libro degfi Scromi così ragior-n : Ajio{L Ed.
IF pure Santificato il Mr^trimonio , clic Ci con-, ^"'i'^- ^"i^'O
Itrae pel verbo, fc i congiiigati fi %grtt^- ^^'***"
ÉJio al Signore , e ne portjro il pcfo nella ccr-
iwzzadciia fede, Sarà arche bene^che il mitri-
imonio non n celebri rè per la bellezza deila_j
donna ^ r\è per le ricchezze dclPuomo, ma
per la virtù . Fa d* uopo , che le mos^li llcno
obbedienti a' loro mariti , ilimando , che ili
loro dovere I' oOervare la temper.inzj , e.j-
la giuflizia , e la plet,\ verlb Dio . Per la
qual cofa fcrilTe cltganttmenie S. Paolo (^^}: rT,^^p,sd
chele donne attempate debbono avere iin__f lii.c; j'i,
fanto abito, ed cnire lontane da! calunnia-
re , e dal bere molto vino, acciocché pof-
fano ifìruir le fanciulle , e che debbono
ambire i Loro mariti, e figliuoli, ed eiferc
prudenti , e calle y e jm;inn della temperan-
za , e avere cura della famiglia, e dÌmo-
llrarfi manfucte , e foggeltc aMoro mariti ,
perchè non Ha beaemmiata la pj^rola di Dio.
Fiuttollo. dice egli CO, fcquitate la pace , e C^jl^i"^-
1-
^J
6. ja4. f^n
rS , i> r' e o s T u M i
la f^iiitificaKionc con tutti , feiiza U f][rale niu.
(;.:]Ckm.no vcdriiiSfgnofcC-^)- Tn quefla t^niia vivca
Liv, Suom.la ma::j;for parte dt'' CriJHanì de' primi fccoii
' ""' '" dci!i Chitla con ediJìcii^ione ancor de' genti-
li , j" quJi, come dice TertLilii^no , il cui
palTo abb'amo altrove apportato , rimanevamo
marivigliati , olfcrv^ndo , die appena uno di-
ventava crifiiano ^ che fubitD nuitav;! coftu-
mc , e vivendo caltjmente , facca conofccre
coli' e/empio , cir egli era feguacc di Gesù
Deir.^ Crilìo .
rr fff'itoiìri '^'- ^^" ^^^ Hicno ardente I* amore de' f^-de-
jtfnUbi t-er- !i vl-vIo ì Ioi'O fratelli , peiciocciiè era regola-
yoiij/o/rd- rodailo iccfibSpiritodcl Si^iiore - Per la qua)
t^léi - QQfj^ tanto erano tri loro uniti , e concordi ^
c^Je p.irca , elle imo non fi potefTe R^pjrare_id
d.iir al^ro , conìe coHa dai^H clenipj de' lìgliuo-
li Jj^'^nt:! S'inforofj, e delh Santa Marrire Fe-
lieiia , i primi de' quali patirono frìtto j^drijno
in livofi , ei.iecoii,iÌ fotto Antonino Pio in__s
Roma «Quiiìdi nafceva lo ftudio di cercare i lo-
ro vantaggi , e di procurare, che Tintamen-
te viveiTcro, e qiundo fjlìero {àohi da' le-
ganti di q':ei!o corpo mortale , voiafrero feli-
cL'inente alcielo ptr i^od'jre quella perprcua , e
beata vita ,ch'e promcflada Gesù Criilo Signoi
r^?^^W "olìi-o n'iuoi fedeli fervi (^>) . Hrano ancora brc
p^vt". flpui*'"^""^^ ' *^^f^"^HUtimenti conira il nemico co-
Rifin^rt, p. "'-'^'^^*^^''^' "'"^" gt'ncre in difcfa della noilr:
^i- l^n:a rL-ligiono , onde icendevano inlleme ncll
a^'.!;ceairo, e infì^me eraiio laceraci, e flra-
^'^^' L^a' manigoldi , e fcam!?Ìevolmcncc fi -dn'ì-
i^ì s s I' '"'^''"^ ^^'^ battaglia, e- a Toffrlre per Criflc
lWroL/Mj^'''^"^^^C^)- Che fé i frate)]/, ole Tortile di
-■^ S. teJic. S"aicuno dc^noliri vilmente ctfdeva aEb crii-
M, i. e, delti de' tiranni j non può cfpriincrfi rjuantc
' dolor
b ^r
."•^J
r f
^^,*r,VT,'
r-r
J -■
*- y.
dolor gli rLc.iflcro .Prcg-ivi cg!i con ciMiilime
lagrime i! Signore , clic fi dcgmlTc di avere iiii-
fericorJiadi efiì, e dipcr^ìonarc la colpa , e di
ff)minFit]"ar loro il fuo divino Jjiito , accloccfià
facciìcTo penitenza del Joro niisf.itto , e ai'i
Cliief.i , dolenti , t ravveduti tornafTcro (*r) , 0) Tj'iiÈ.
e non celTiiva di fiipplicarc finche non avea In-j J^^J^""! ^d
confolizione di vederli rcillcuici d crliHanea- ^'^Si'^'lj^r";^
mo . Tal era l'amore^ fraterno de' noUri ma^- ^.J^^'^''!)'
gijri, i quali non confLfntidi iiverlo dfmotira- ej^Oj^oh.
ro e colle pamle , e coijìi effeitti , volevano
ancora , che toJTe clprefio tino ne' marmi,
e tV.ceano Icolpire nelle hpidi Tepolcrali gii
affetti loro, e fignilìcavjnr) quanto d:fpiici-
mento avefle loro recjto T ellerfì leparii[Ì d**
!ar fratelli (^)»
Ut'
(IO T, 111.
AllT.CllT-p,
ri L
§. a.
r
i loro pyojjimi ,
Aracr <le' j -jk /r^ntre Giada pcnTava al modo dì eie-
'JcTjQ i Uro
Ivi gciire il crudcl tradimenro del iuo
/■r^'im/* " divino Maeftro , quclti dando co"
fuoÈ discepoli , e volendo Ìoro dimollrarc la
nota , per cui dovcano eflere distinti dagli altri
uomini f tra i molti ricordi che hCcìò loi'o , uno
fu il Tegnenti: , giiifli il Vangelo dì S. Giovan-
ni 1 farete allora voi conoJciuti per miei , quan-
do darete a divedere a tucco il mondo di amar^
vi, e di eO'cre EJiiitifcambfevoImente- Q^efto
do^Eimcntrj talmente rimafe impreffo ne^li ani-
mi dL'rio[ìri maggiori , clie no:i fi trovava per*
fjna nécrilliana , né gentile , a cui non delTe-
ro evidenciifimi contrafegni di una fpeciale di-
lezione -Qi^indi è, cfie teneramente amavano
non lòlamente gli amici , e quelli , clic ufiva-
noloro qualche fbrta di umanità, e cortefìa,
ma ancora quegli altri ^ che li perf^^guitavano,
egli odiavano a morte .
IL E per dare incominciamcnto a quc-
fto paragrafo dall' amore vcrfo i criftiani , f u
egli certamente sì gr;\nde , e si minifeElo a
esteri, clie i gentili mcdellmi ne rimanevano
maravigliati , fL-condo ciò , che racconta-*
Luciano Samofateno nel Tuo empio Dialogo
taìp'jj?> ^'T^^t<^^2to il Pellegrino <^a) . Laonde Tertullia-
T. ili. no nel capo xxsìx, del fuo Apologetico C^)
flj)?.!:!. t'Ice: Tanto è manifelìoT amore , che fcam-
bievolmenrc ci portiamo » che alcuni elTcndo
invi-
' m' PE*PR1MIT1V1 CRISTIANI. 2 1
fnvidioiì j lo traggono in mala \ììn<: , t accu-
Tandoci dicono, vedete come fi amano , ( piri-
che i gentili fi odiano tr^ l(^ro "} q cfjme voglio- , '
no morire l'uno per l'jitro ( perciocché gl'idoj
litri fono più proirti ad iimm.iz/are i! profiimo ,
che a patire per lui ) . Lo ftcffo Aitefb Minu-
■ cio Felice nel celcbratjflinio Dialogo intitoUtn (^"^ }'-'^'-
Ottavio (d) dove ragionando de' IVdcli Cecilio ^"^^'^ ^''*'°
idolatra .j rimprovera loro l'amore , che t^li uni
agli alrri iiiollravano , così dicendo : ama^fi
eglino prima qu:iii,che fi conofcafto, J\ten^^go-
rj infignc Filolbfo CrilHano , che , come altro-
ve dicemmo , fiorì nel fecondo fccolo della
chicfa j volendo convincere con argnuìenti
chiari , e manifefli i noflri fieri , e capatali
pcrfccuiori , oppone loro qual notiiTima ed
cvidence cofa il diipj'ezzo delle ricchezze , cl--'
biella prefcnte viu , e la fcambievolc carità , e
idilezioncdeViiìiani. „ C/')Noi,i^;Ve, che pò- ^^^ ^'^^°'
chiHimo apprezziamo la prefentc vita, e per
quefto tale difprczzo delle mondane cofe af-
pirìamo alh futura j che goderemo in ciclo,
,, fé amert^mo Iddio , eiliìgifuolo di lui , noi
noi riifli , che amiamo fino i rofìri nemici ,
come potiamo efTcre condannati al fuppli-
,', zio s, ? Recava grandiilìmo ilupore ii''ne-
mici della nolh"a fanca fede il vedere, che vc--
nendo nn crilliano di fuori , febbcne quciH non
foffelhto mai conofciuco da^nollri, era nuila
dimeno accolto da elfi con incredibili fegni di
godfnieiìco, ericevea i più chiari contrjft^ni
dìafletto, ed era fovvenuto 5 fé ne avca bifo-
gno. Quindi è , che moflì dall'odiose dalla in-
vidiagli idolatri , andavano empiamente fpar-
^endo , che i crìiliaiii aveauo certi fc-gni occul-
ùj e ignoti igii ^Irri uomini, po' quali dilrn-. ■
B ^ gue-
■35
'33
. w ^
f2)Mln. gucvaiio ì loro cofìiprif^nj (*). Ftr laqiial c^
0^1. p. Si. J^^ fjnc di icglierc quclb pregi ut! i^iiJt ibrpet;'
to, cosi loio rifpori: Ottavio ipprcflb MinL;c«l
(b)ii. jji, pclicc (iì i ,j Non ci diflij^guiamo per Bitiinj
„ occulti coxicrafLgnf , come voi peTiùte , mi
ptr li riìodcflia , e per la innocenza noftraiij
Onde ci aniiama fcarnhicvolnu nce , \o che
voi dirpii[ce,pcrcli^- non poUiiimo odicirt niu-
I30 j e ci chiamiamo fratelJi , come fì^liuolB
31
J»
lt
„ tutri di un Dio , come conforti della llcTa;
5, ftide , e coglie ercdidel.la (kHa b^atiELfdino
che fptrijm di goti e e . Jmpcrciccchi' voi,,
annce u?. voi ^ ne cclfatei
, né vi chiamale fraceììi ^
Ti
», o gentil] , né v[
-, m:ii di odiarvi .
5s fc non colpiracc alia nìorce di qualcuno de'
„ voAri prolTlnii „ _ E quanto al diramare
fratelli , del qua! titolo il gloriavano , fa d'uo-
po notare , clTtr ella grandirtìnia la fcioccfiL-z**
?a , e la icipitezia di alcuni uon3ÌiiÌ i quali non»
badancSoaciù , clic Jcrivono imitano i Jcrtari
dt:'Qoftri tempi, e mettono mi cai nome jilj]
['[irla, lenza cojilìderare , die non iblamen-
tc i ianci Franccfco , e Domenico » lo che m
noto a rutto il mondo , ma eziandio lanto IgnaJ
zio Lojola, il'bt>enc Chierico Regolare , h
irna fuu lettera fcritta a nno degli Eccellcn-
tifTinii Signoii Conrarini , [ nella qual ler^
tera, che fi conferva in una cappella di t]LieI-
h nobiliJliirra cafa , /ì Jbttofcrivc /"?'dre Jgna
zìo~\
e aicn
kr
Ciie per pietà , e dottrina f«<
roiio iìlulhi ^\o adoprarono> Ma torniamo aL"
fcì no ^-^^^^ propofito . Atenagora «ella fua Lega^^
^JP'^^'zione al luogo citato (e) , avendo volutól
dimostrare la carità de'fedeil del ino t^mp.
particolarmente vcrfo oji altri, che prOfe
fiVanoUrteffareliflioUc^, icrivc : fecondo la.^
et;.
t'^^:^ ■ ■■'■
Ijp^ "-tiE'ppaMiTi VI ciiisri ASI* 23
età di nt^n^fnc) , altri fot^o c^VìMn^ù d.i noi fi-
gliuoli , altri frsit. Ili , altri padri . T ttìiìoìì
ibiio aprellati figliuoli , gU ugnali fratelli , i ^
mas^E^ioii padri ; come anclic le femine , fé fu-,
rfto minori, Tonoda noi medcfimi chiamare Ir-
7 ^liuolc , le ugnali Torelle , fé maggiori m^idri •
: fra tanto i gentili mofii dalPcdio , e ddb in^
^ vidia, mofre cahmiiie inventarono, a fine di
Vcredirarci apprcHb if volgo , e andarono fpar-
gendo , che adunandofi i crilUani tEi none tem-
po, commettevano infamità , e fcelleratezze,
- ,che la modeftrii vieta di nominare , e contia i
principi congiuravano. ì noiìri per Hòtrarfi
■ .'^alle velTazioni , e per togliere una sì pregiu-
diziale opinione conceputa da' popoli condro tU •
ioTO , U qu^l opinione pctea in qualche ma-
;' Ì«iera impedire la propag.izione del crilliHincJì-
itoo , non mancarono di rifpondcre fiibito 5 e^j
', jtìidare a dive^iere a coloro, cfie congiurato
- bveimo a' nollri danni ; ciie avendo Gesù Cri-
i -Ao Redenror noftro comandato a' Tuoi ài am:i- , ^ __.
jre j] proflimoOOt non poteano 1 tedeli trala-^dix ibìJ.
tfciare di mollrargti ogni maggiore attenzione ,
: _^ di giovargli , fé le forze loro lo comporrava-
■fiìo , Che nulla di male faccino nelle adunanze -
|Che il congregavano in un luogo j non per
-trattare di folicvarfi contro il Prijicipe, né
[ ']per non clVere veduti , ma per fLire orazione, e
ipev dimoi^'iire la loro fedeltà al Signore , e per
- *j>romcttergli ciitci ur:iti inficme di vivere fem-
JTC c^iiìamcnte , e di ftgLiiiar h gfiiiìJ7.i;ì . Cbe
e adunanze , t^ k cene loro erano ^-^afi , cioè
'ariti , appellate , perciocché da ifìe pofeva_>
'lognuno comprendere, quanto tra foro fi amaf- „,
. ^ero, e quanto tofie puro r affetto , che icam- ^ l^
ievolmcnte^ ìj profeir:tv:ino (èj . Lv^nde 1^^ >:xxi:c, iiag,
B 4 i\z^O ;ij.
I
r^
24 . ■'» E* costumi;
Ik-Jìu Plinio li Minore , die nel 'a Biiinia con-
tro de' noEIrl ai'ca inci'iidcllco , confefsò nella
(.i)L*i. f'JaceEebrcletreraa'Iryj^rioC^Xchcadunandofì
Bj', xcvii- i criflTi^iiJ , prt^ndc;ino ìniìcmc cibo , m.t par-
F-tìaiJ. co, oclit ifun potelfc rec^r nocumtnco a' ve-
runo . Era per tanCocrcfcinta la ciriià de* cri-
fliani vcifb i ìorocompjJi^nì a un fcgnotule,
che coloro, i quAÌi accano deJJc polìeffìoni , c_j
abbordavano dì ricc]n';:^e, credevano, cli'cl-
kno Tollero a tutti gli altri comuni , ficchè
3rcrt;iniente dfceano df non avere niuna cofk
di proprio- Cì^fndiò, cbe Lncfano uomo maU
dictntt^ , e ;]cniico laro capitale nel Tuo Dia"
<b) U e- logo incicoiato il Ttlle^rino (i) , dice : c/jc_j
• '-tiiotacì perfiidfi ìt nojìro primo legislatore di
ejfcre jioì fratelli , onde noi dffpregiavamo
tj'-tte le facoltà terrene , e le riputavamo co^
muni. Per ia qiral coJa S. Giufrino Marcirci^
COi^vxvii, ^-^^J^ ^"^ prima Apo!ogia(0, descrivendo i
IP- Stf- col^umi de' fedeli deir età fua atte ila , diedi
quel ten*po, che Gesù Grillo iiìitnì in memo-
. . rìadtlla fuapafllont h facra EucarilUii, cgUno
tulli uniramenteie ne ricordavano, e poten*
do aiiicavano^lj altri , cheaveano dibifogno,
ed erano fcnjpre inlltme . Lo ftelTb facejH ver-
fo la fine del fecondo fecolo della Cliiefa ,
quando "Jeruilliauo ftrilfe il Aio Apolosjcti-
tu)oixi^, co(ri), /^nclicpcrlefLicoltinollrc, diceegli,
^'' fiamo fracdli , le quali facoltà tra voi, o gentili,
gualbno aiichc la naturale fratellanza. Adun-
que tlTenJo noi di un cuore, e di un anima,
flimiamo comune rutto ciò, die pon"ediamo.
Tutte le cofc fono comuni apprcfso di noi, ec-
cettuate le mogli. Kon akrìnienti viveano i
tcdel! del quarco iecolo della Chìefa. E per
vero dire , Eufeblo nel primo libro delia l'ai
Evan-
: - '■ ■ -.- . ./ /' - : ^■''■
Dfì'pRlMlTIVl CRISTIANI . 25
Evangelica Preparazione (a) fcrive , che gran C^^ <^' i^,
moltitudine di uomini , e di donne abbraccia- f" ^^'
varo U nollra Tanta religione , e voltano , che .
folTero comuni a'birognofi le loro fuftanzc»
e procuravano di trattare come loro fratelli
coloro , eh* erano da' gentili chamati foreilieri,
e pellegrini. Ma fe era angolare l'attenzione
de' noftri antichi nel fovvennire colle loro fa»
colti , e folìjnze i poveri loro compagni j mol-
to era maggiore Io iludio , che ufavano per
i/lruirli , ie erano ignoranti , per richiamarli
al diritto icntiero , fc erano traviati, e per
dare loro animo di avanzarfi nella pietà , e nel-
le buone operazioni , fc nioflravanfi bene idra-
dati nelJa reiigione , e nella l'cquela delle virtù
criftiane Ci) ■ £ quanto a quelli , cli'eranfl ,J\?^"^j
difcoiìati dalla fana Dottrina, o dalla <^^'^^' -^i^tt.s^Cv-
vanza dell' Evangeliche leggi , per tralafciare pr.Epill.vi,
ciò , che fcrive S- Clemente Romano nella fila J^vn.
lettera a'Corintf, e S. Cipriano nell'eccel-
lente libro ^^c' c^^wr/ , e S, Giuilino Martire^
nella feconda Apologia al numero IL'condo ^
ballerà Solamente riferire ciò , che S, Dionino
j\lefl"andrino racconta apprelTo Eufcbio Veico- ^^,^ e.xt-'-
di Cefarca nel fcfto libro (e) della Storia Ec- ^,^9-^, -
clefiflftica : j^ Stavano , dice egli j Ammon? ,
j3 Zenone , Tolommeo , e Ingenuo , e il vec- , ,
„ chio Tcofìlo avanti iJ pretorio, e avendo oi-
i, fervato,ch'cra Aato condotto per caufa della
'i, religione criftiana un certo uomo d'avanti aE '*
',5 giudicete che per paura flava egli per rinnc-
35 gare il Redentore , gli faceano cenno di flac
3, forte nella f^de, stendevano ie mani aì eie*
„ lo j ,c vari gefti faceano , onde i circoihi:Ci
!„ pote/Tcro intendere , che la debolezza di
3, quel fedele recava loro grandinimo difpia-
„ cimeij-
' i -
jr^''
2& ■ ■]> e' C O S T U M 3
5, timv^ato, e tiie com'era loro iccìco , prol
„ curavano di confortarlo , e di fargli animo a
3, foffrjre ptr Go5Ù i cormcnLi , eh' er^ngli
,, ininacchti dall'iniquo , tr crudele [iranno,
j. Per I- (jtJal cofii , cfTtndo ihii vcduLJ da'
5, gentili y eglino pnm.i di e!R-re prcfi iU'm,iT
j, nfgoldi , fi preleiitarono da ptr ù medtfìmj
3, d'av;tnti al fi-i^jun^ile, e difsero diclTere cria.
„ {li.ini j. . Moitiilimi cf^^mplia que(!i ibmi-
gliuRti leg^ijiino ifoi nelle fJÈoric , nclie opere
de' primi pAdrj , e negli atti de' Sjnti Martiri
appre]li)il Ruiiiarzio , che per brL:viri llamo
collrecri a traliifciarL*. Ballerà ibJo deTcrivcre
ciò, che Origene riferircene] fuo libro terzo
(j)n.3ttr5, contro di Celiai Epicureo {a^ ; „ Egli è falib ,,
„ cosi e* fcrìvc ^ eg;li ò falfo , cIk- i matilri
5, della divini dottrina proc ;rino di trarre al
1, crillininciiTio i ibJr Cupidi, e fci^nuEiiti , e
j, i ^'ili j e ^]: ichiivi , e le doiìnicciuolc j e
,3 i T^%2.i2\ , Sono coloro chiamati , è vero ,
3, affinchè diventino migJiori , m^ fono ancora
„ chj;ni]3ti dtgjiiihri a[l;ri diifcrencr da iimil
tf genie , Impercioccht' Gesù Grillo , eifcndo
(grilli- '* Salvatore di tutti gV\ nomini ^ e ruaJlìma-
Fp.aaTun. '^ mente de' fedeli(i) ficnoegljjìo jns^cgn^.fi ,
J. e. IV, V. ?> femplici, è anche propisiazione apprcffo il
*°' ij padre pe' nortri peccati, e non roì.inience
„ pe' noilri , ma czj.indio p^r quelli di tutto il
C<:)M.r. „ mondo(f). Laonde el];i è cofi ìnirtile ri ri-^j
EphC.JI.v. j^ ipondere alle parole di Celfo, die dice:
„ e che cofièdi mali: V ufferc erudito ^ e /'
„ avere coUivato il proprio ingegno con frofon-
,t de ^ e dotte medit^zwni , e l' effcn- , e il
3, comparire prudente? orae p'ffoKo ^ticfl^?
,3 cofi ripugnare allu cogni^Jonc di Dio > A/oìi
„ giovano foTJe fili , s non condticom md'K'Tior-
5J
mente
^; .j,.^;, - . ^ , ^\ : ^ ^ ^' '<, ■ -1-
5?
- Jl^ de' VKIMITIVI CRTSVJ AI^I. 27
^ -^ ff?e/iff *: conofiers ia *umtà> Maclii dice
' % 'die Ha male V cOcre erudito ? Anzi noi afiri
. ^j criftiainconfeflìamo , efier ella una via ali? ,
:;,, vii'cù la dottrina, e fa erudizione; e ne
meno ] fallenti della Grecia darebbero tra
gli eruditi luogo a coloro , che amatcUono
„ perverlì dogmi . Chi nega inoltre , che ila
j, bene il coltivare con cnnlite meditazioni il
j, proprio ingegno ? Ma fjnali fono le otti-
3, me meditazioni , fé non lo fono le vere,
jj e quelle, ch'eccitano a feguititrc la virtù?
j, I-lfa e ancora buona cofa l'cHcre prudente,
,', ma non già il procurare i\\ comparir tale ,, -
j, Veegi^jmo per altro d'omelie Celfo aggiugne;
,j Non 'Degniamo ^ dice egli, i cUrlatanì y i
j, ijUidr Jpìiccùino le loro inezie per ic fìnzze ^
i, accofl^rf. alh àdunanzt dcvii aontini fa'vi t ^
■ij prudenti ^ e qui^'i 'vendere le loro frottole 1
„ 7ìia dovunque vedono adunati ragazzi ^ ferivi
j, e perfine fciocche , U fino folìti di accofiarji
j, * cercano da loro j! pl.iffo . Or vedi come
,; coflui ci calunnia paragonandoci co' ciarfa-r
,j tari, ciré vanno carundo j o vendendo
j, le loro frottole per le pia;:ze> Ma quali fono
j, mai le noflrc int^ie ? O qual cofa facciamo
5j noi fomiglianie a quelle, che fono fatte da'
3, ciar'iitani ? Non fìamo noi folitf per avvcrt-
^, tura di legi^ere i Ubn facn" , e di efplicarc
j, le lezioni , che facciamo nelle adunanze, e
j, di promuovere la pieti verfo Dio , e la vir-
^ tu ne' popoli , e di fare sì , che ninno di-
ii fprezzi r onnipotente Creatore dell' nni" ver-
^ io , e che tLitti fieno lontani da ciò , ch'è
5, contrario alla ragione ? E avrebbero fenza_,
,j fallo defiderato gli iìtfCi FiloJòfi di congre-
,» gare molti j i ^uali udificro i lorodifcorfi
■v^^-r -, - ' I I - ^ y
• \
jS -' 1) e' C o S T U ti i?^
circa l' onesto. Lo che fecero alcuni CiniciV
i quali pubblicamente alle pcrfonc , che
u cslb in qu^ilche luogo il adunavano , eva,-
nofr-litii^i rag?OEiii.re delle loro opinioni . E
cTie ? nrdìr-i egli Cclfodi paragonare a'ciar-
hcani coloro, j quaiJ Jion infegnano agli
1?
il
5, ei'udiii , ma cercano degli uditori ne' trivi?
„ Nò certamente , emendo cofa degna di i[[i_>
eflere derifi , e maltrattati i fedeli» de' qua-
si
Sì
3t
ti
JJ
j, laddove i criftiani , avanti di afcrivere qual-
,j cuno tra' loro compagni, o uditori , cfa-
uomo ben allevato, e onefto l'iflruir l'it^no-
rante . Clic fé non debbono ^n'crc ìucolpati
coloro, ciie così operano , come porranno
li fono alTài migliori , e più giovevoli di grin
lunga gì* infcgnamenti ? E per vero dire , i
Fiiofofi pubblicamente infognando , non._>
ifcclgono i loro uditori, ma ammettono
chiunque a cafo fi avvicina per afcoìtarli ;
minano lo fpirito di lui , o privatamente Io
informano della verità della religione. Che
„ (e oflervano , che quello tale fa del prefitto
„ eperiifie nella determinazione di itvanzarfi
jj ntlla virtù , e nel vivere onelfamenEe , al-
j, lora volentieri lo ricevono , e gli alTegnano
quell'ordine , che glie dovuto, amme:^
tendolo o tra' catecumeni , i quali da poco
tempo hanno cominciato a credere , e no[i_j
fono fiati ancor battezzati , o tra quegli al-
„ tri, che, quanto le forze loro comporta va -
j, no, hanno dimofìrato di perfeverarc nel lo*-
^j ro proponimento , e dì non voler altro , fcj
„ non che ciò » che piace a' criftiani - Trat
1, qucfti fono defiinati alcuni , i quali cfamini--
5, no i coiìumi , t cerchino di fapere la vita dì
a, coloro, che fi ammettono al nofiroccto ,
■'■■'- j, affin-i
5'
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SI
*'— ■■' , >. . - ' ". ^-'^Y-; -v.'r'tfi*.
y^^" "frr'^\h'f
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DE PRIMITIVI CKlSTlAl^I* 2? ■
l'^-j afniicliò Lrovamlofi qualcuno reo df qualciir
,, fcelleratezza 5 (ìaegli privato della Ecclefia-
j-j, llka comunione , e veg^cndoH gli altri at-
^§, tenti a fervirc il Signore, fiasco abbracciati
3, con carità , e colle efortazioni , e cogli
jy i^kmpli divengano di giorno in giorno mi-
„ glJori» E^jiieftoéil modo, clic tienfi con-
^, tinuamcntc da' fedeli contro de' cattivi , e
•„ fpecialmcnce contro diqt^eili, che fi danno
5, alk libidine . Or (ì può egli fofFrirc , che i
jj Boitri 5 i qtjali fonodili^^enti ne]]*iftrulre , e
■ 'jj nel mantenere nella vjrcù i loro compagini ,
\y fieno da Celio p^ra^oiiatr a' ciarlatani ? La
.^ fcuolu de' Piftagorici riguardan.io comc_^
^>, morti coloro, che abbandonavano la dot-
^ trina del fiio primo rltitutorc , fjbbricava
: ij, lorodecenotaf; , ovvero de'fepoicri vuoti;
„ e i crilKani piangono come pi:rdErtj, e morti
'^, quc' difgraziati, i quali ibno caduti in qjal- ■ ■
,, che grave peccato^ e veggendoii poi rav-
5, veduti > li confiderano come rJfufcitati ;
„ febbeoe con cautela , e molto più tardi gli
„ ammettano alla comunione, di quello,che fa-
j, rono per la prima volta ammefli al noUro
,, ceto; e gli efcU^dano da ogni dignità , e_^
j, prefettura EcckHallica , per aver eglino
5, profanato, cadendo nella colpa grave, il fan-
. ^j to battefimo Adopriamo noi adunque
i» ogni diligenza , affinché il noltro ceto coiU
^ di uomini prudenti. , v* A A *
■ì III. Ma poiché abbiamo pocanzi detto , che jJyV^^^
granditfima era la pietà de'noltri maggiori ver. /; -vfrio gli
io i ft^dcli bifognolì , fembra e/Ter ella oppoi- Ecdejtaiti-'
tuna cofa , che brevemente diraoftriamo »^'".
quali fofTero , e a qual clatle apparteneflTtro le
jperfone 5 che da loro erano fovvcniitc . E ia
ti.: ,. primo
— ■ - *. V . ■
■ jO D fi' C '> 5 T U M I"
primo luogo debbano clTere mcncov;ii:i i chle-^^i
rrci, iqiuli e/TenJofl Tpecìalmentc confacratiJ
alculto, cair^fv-izio dol Signore , ed efR-ndorf]
driiiiuti al minjibro del facro altare , e n[>ruj-
potcndo perciò attendere a nego^j fccoUrefclii^
dovcano effere iurtiincaci d^qli akri . Enma
cp!ino peEtiinconnntcìuifi colle obUzionr , che.
da*criifiani faceanll alle cUiefe , Clichè non_j -i
uinncavaloronè il viico, tic il vefìito , polche
altrimenti farebbero iUti colfrcctj a f^irare per %
procacciarli da vi^'cTs , la qual cofa non parei
conveniente allo ilsito , che pi'oFefTauatio ».
Qnindi è j che San Cipriano Mdvtìri: molto fi .
maravigliò di un certo Geminio , il quale cf-
fendo prolCmo a morire , diciiiaró tutore de' ,
fuoi figliuoli Hau(tino Prete : onde così fcrlfTe^
<:i) TIj>» .1 si clero , e alla plebe de'FijrnrEani (-i) . ,, Egli
»l. lkv .p- 3, è qualche tcnjjij , clic fa Itabilito in [iij_j i
i.HJ.Oxon. ^^ conciliti , chcniun chierico, o miniltro del -
j, Signor Iddio folle dichiarato da qualfivoglia
,> perfonanel fuo teHanienco tutore , o pro-
„ curatore, percloccliì? tutti coloro , i quali
jj fono ammefn nel clero , e fono onorati col
5, divin fjcerdosio j debbono fervire a' fagri-
3, fizj , e all' akare , e attendere alla orazio-
j, ne . E per vero dire troviamo noi fcritto
j3 nelle facre lettere , che niuno di quelli ^
„ che militano a Dio , decll intricare negli af-
,, f^ri fecolarcfchi , acciocché poffa piacere a
5, quel Signore , da cui è Ifato approv^aco , La
» qual cofa elTendo {lata detta di tutti , quantpj|
5, meno dcbbon i chierici lafciaril Aiignere di' ^<
H lacci del fecole , i quali chierici effendooc-
j, cupati nelle divine , e fpirituali cofc , non
:,> polfono attendere agli atti fecolarcfchi , ej
,, terreni , con ricederc dalhchiefa? Arzi-
,, che
lìlllll iJ9
disiane
L|k ' DE^ PRIMITIVI CRTsrtAWI» jj . '
jj che avendo i Lt'vitl ncIJ' :inticj Icgi^c oHIt-
-j varo que(ta rtìÌgio(ìi crdÌ!:yzione che
^1^ prcfì^n teme lite ancora fi oHcrva nel clcm ,
'„ non è r^7^ÌQiìevo\ cofa j chi: i ciikrici fTcnt» "
5, levaci (^il facro tniniftero 5 e f?cno obbligati
j, a^ÌT uffizi iVcofarercfji , ma fi contcnrino dcil'
„ on>rc di clTcj'c anirncflì era' frareili , che
„ vìvono colio oblazioni , e ricevendo quafl le
j, le decime dc'rructi , non fi Icoflino da' Hi-
„ ci'ili;;i , e dair iilcarc,
IV, Non minore fn la carità de' primi cri- Everfoì
fti;mi vet!^» coloro , ch'erano ftati prcfi , e ^^f*^^'^[*
c^ii'ccraci per motivo di religione • Jmpcrcioc- ^^^'^
ciièfubiro, ch'era fp.u'Ja la rama, chequalcn-
no de' noilri era ft.ìto impritrionato per la con-
ifeiTionc della fanra fede , concorrevano nomi-
Hjì j e donne, vecchi, e giov,!iii alla c^irccrc ,
e non fòl^nicnte raccomanjivanfì alle preghic-
jre di colui , che conlidcravano vicino al mar-
^Èfrio , ma pagavano ancora i c:ircericrì per cf-
ffere incrodotci alla prigione , e avere il como-
ido di bacare le catenciii lui , cdifervirlo, e
di fo%'venir!o in tutte le nece/Ticà , che avclTc
imai avuto > Qninji è , che Ltfciano Icrittor
gentile , il quale ,come altrove ;>ccenniimmo ,
ville nel fecondo TlcoIo della chiefa, avendo
'OfTervaco , quanCo era grande la pietà de' fedc-
ili verfoi carcerati , e parlando di un folennirTi-
"mo, e fcellcraiinimo impclljrc , il quale avca
finto di elTcre criUlano, cosi fcrivc nel Iho Dia-
logo intitolato della morte del Pellegrino
kO'J ■ » Emendo egli in prigione , e aven- Ca)U'*in-
!-J'-do i crilliani creduto, che una tale cala- P"^^^'^'""^'
„>i miti foTe a tutti loro comune , non era-
>, hrciarono cofa veruna, a fine di poterlo iibe-
1, rare j e ricondiirlo alle loro cale . Ma poidiè
^- ' „ videro.
w
>^
/
4
4
■ 32 I> f' C O 5 T U M I '
„ videro 1 clic non poteano concliinder nulìa J
j, determinarono dì preftargli ogni fervirù , e
3> foccorfo con ailìdiiità, e particohr diligen
„ za- Avrelte adunque veduto lino dalla ma
5, lina delle vecdiiarelle y delle vedove , e_j
„ degli orfanelli venire alla prigione ; né loia-
„ mente quefli, macoloro ancora, che era.'
j, fcgiiaci di Gesù Crifto j erano di migliore
^•condizione , i quali talvolta corrotti i cu-,
„ llodì della carcere a forza di danaro , entraci
„ vano acoriblart" i' impolìorc , daeffi noiLJi
j, ancora conofciuco , e a pernotcare con Jui .
.-, Prcparjvalì di poi la cena j e leggevano i.
.j libri , clic appr»;Qb loro fono cenuri per fa-
„ cri at ' Che fé lelimofìne, le quali fjcean-
fì da' fedeli, appartenenti a quel!-* Cliiera , a
cui Ipcttavano i confcnbri del Signore , noa-.j
erano iufiìcicnd per ibrtentarli, fcrivc3il dal
VefcovOj oda' Sacerdoti dì effaalle altre chie-
fo , le quali a gara concorrevano a preftjr loro
eprelb, e volcntierifìimo quegli ajuti , che
poteano maggiori • Per ia qual cofa fcrive nel-
(On-liJ- lo fietTo dialogo (a) Luciano; „ Anche dalle
P- ìì^' ,f città dell* Afìa vennero alcuni mandati da'
„ crilHani per aiutare il carcerato » e per di-
„ fenderlo, e per confolarlo ; poiché talmen-
33 te amano 1 loro compagni , che moflrano
5, particolare allegrezza , allorché il danno
,, loro delle fomiglianti commifTioni j onde
3, perifpedirla in poche parole, non perdo-
„ nano a veruna cofa . Portarono eglino anch e
3, molto danaro all'imprigionato Pellegrino ,
,, e in qucAa guifa gran frutto ne riportò egli
j, dalla femplicita di coloro , 1 quali credono
j> didoverelTere immortali, e perciò difprez-
3> zano non Iblamenre le fuiìanze loro , m^
j3 ezìan-
iwF' - 1>K PRIMITIVI CRISTIANI , 9« -i^
'^ eziandìo la morte ,,. Era naroqiiefJo lodo- "^
voliJTimo Ilio fino da* ccmpi de' Saniì Apoftoli ,
e talmente ^v^H propagato rell' crìi ruffegitcn- .
tf, die ^iKor;i ne vegliamo le veÉlJgie sr ntUe
altre , come principulmente nelh Tanta Rami-
na Ciiicfa, Leggiamo pertanto negli Arù Ap^ì-
ilo Ìj ci , eh' eifcndofi prcveJiiia da' di/òcpoli
abitanti in Antiochia la fame, che avrebbe
ridotta all' efirctua an^uJlia h Giudea , detc-r-
minaroro di iuccorrcrc i Criiìianì di quella
Provincia , e uniti inficme , contribifirono
quel tanto, che tu loro pofllbilc, e per Piio-
lo , e Bprniiba lo mardarono a Gcrufalcm-
meCO- S.DioqifioVefcovo di Corinto, cke J'.j^^" "^^
fiori nel fecondo fecolo della chief;i , avendo
fapuEO , quanto fi fofìcio i'cf^nalati in q\t=^
Ho genere i Romani , fcrifìe foro Ja fc-
ucnte lettera, ,i Fin dal priiicipi'o del cri-
ftianelìmo avete voi avuto qucfta lodevole
i, ufanzadi beneficare in varie maniere! no-
j5 flrj fratelli , e di ajtJtare moltiflìme chic-
„ fé ftabiliic in divcrle ci'tti mandando loro
„ larghe limoiìre . In ^ueftd cuifa non fijla*
„ mente folievare la miferia dc^bifiD^noO , ma
^, foccorrete ancora i poveri fedeli , che fono
^ condannati a* metalli, ritenendo Tempre U
,5 confnetudinc j che avete ricevuta da' vollri
j i, mat^gtori . Queflo iilefTo coHume e fiato oT^
j, ftrvato dal volEro Vefcovo Sotero , ne Te-
5j lamente e iUto ofTirvato, ma eziandio ac-
3j crefciuro, avendo egli fomminiffrato copio-
.„ famente il biTogncvole alianti , e avendo
„ abbracciati ciin vìTccre di padre i noflri fra^ {L-> Ap'l
„ telli , che Jòno co(U venuti (/^) ,, , Dimo- Ei^ffT.,I.iv,
Aravano ptirc ì roflri antichi ì] loro affetto*^- E- c^?*
■ Verfoi carcerati , vifit^ndoli Tpclo , a fine di ?V^;:''"'"f'
'<^7-e;««m. C con- . ^^- ^^'^^^^^
4
■ 34 l> i:" e O S T U M I
corfblai'li , e recare loro qualche conforto j
come colla Jii' pjflì df Topra deferirti di Lucia-
no , e dalla lettera de* S^inti Martiri dr Lione ,
e di Vienna, riferirà da KufL'bioCeritricjife nel
Ca) e, iL quinto libro tlclla Storiri EeclcfiaQica (^) ,
p'iir, p jj TernjlIijTio (lelT Apologetico , il qunìe.
nel Crentaiiovcfimo capo in quella £;uifa ragio-
(bJF<ii° naC^)- ,, Ognimo di noi ogni mefe, o qiian-
j, do vuole, e ie vuole, e II- può , offre quitlche
„ fomma di danaro. E non è gli egli coftret-
„ loda niuno a darc,ma fport anca mente fom-
„ miniflra ciòcche gli pjre ,TaJi oblazioni fono
„ come depofìti di pietà . Poiché non fi fpende
3, il danaro inedefiuo per fare de' barchtcci ,
„ ma per alimentare i poveri , e per fotterrare
„ i morti , e perfodcncare i fanci^illi , e le fan-
„ ciullc , le quali fono prive di roba , e non-j
,, hanno parenti , che le mantengano , e per
„ fovvenire i vecchi , e i carcerati , e coloro ,
,> che fono condannati a* metalli , e confìnitti
„ alle ifolt; per caufa della religione crifìiana ,
,, effendo quelìi alunni della loro confezione ,,,
Lo fìenb autore efortando i fLfrvi de! Signore,
che per 1:1 fede erano tenuti in prigione , e at-
tendevano i! giorno del loro martirio » a fare
orazione, e ad efercicarJÌ nella pietà , e ncl-
<t'ì ijT). jJla mortificazione , fcrive loro (e) < „ Tri_*
^'"^'''■^'„ gii aiimcncl della carne , o benedetti marti -
^' ■ ^' j5 ri , cEie vi fono dalla fanta madre Chìefa , e
5, da ognuno de' noflri fratelli fomminjitrati;
j, ricevete ancora da noi (gualche avvertìmen-
3, to , che conduca a pafcer Io fplriio. Poiché
^i non giova, eh' effendo fatoMata la carne,
„ abbia fame la mente ; anzi che fé vien cifrata
j, la parte, che c^nofclamo elTer inferma , non
y, debile certamente trafcurarfi e laguavigio-
w ne,
'39
^ff de' PRlMITrVl CRTSTIANI. jj
^5, ne » e il conforto ài qnclJe cofe , else fono
„ fogge t te .1 maggiori infermità, e debole^- - j
.„ le „. Dalle quali parole ognuno può 3ge- '
volmente comprendere , quanto foffero in_j
quella età diligenti , e pronti i ncJlri maggiori
idi provvedere a' bJfo^ni de' cOnfefTorJ di Gesù
'Crifto tenuti da' gentili nelle carceri ptr la fe-
de • Non altrimenti fcrive S.Cipriano nella
(quinta Epilìola 00: ,, Chk^go, di ce e ^U .che /^^i^jj^^;
j,> non celli Ta voltra attenzione , e la vofir; Oitoa.
^3, follecitudine di procirrare la p:ice . Tmper-
cjocciiè Sebbene i nofiri fratelli fi dimnlìrano
defiderofi , per I' amore , e per la dilozio-
„ ne [oro di vifitare , e di tratt re i confe^bri,
„ i quali fono gìk flati con gloriofi principi il-
,,, lullrati da Dio , con tutto ciò dceC ciò f.irc
,„ con cautela » e non gii con folla , e grande
,^i concorfo del popolo , affinchè non ne {la prò-
„» vocata la invidia de' gentili , rè impedifcafi
1^ in avvenire 1' ingreflb nella carcere a coloro,
.^ che pofibno eOere a'carcei'ati di confolazione,
,3, e di fbllievo, e affinchè non perdiamo tut- ,
;„ co volendo mollo . i'rocursre pertanto , che
,,, i fedeli fcguano il noflro corfiglio , e che
j„ con itn temperamento lale, fi pofjano vifitare
,fc i carcerati con map^jor ficurezza. Così pu-
1^ re i preti , i quali ojfrono il facrifìzio relje
à^ prigioni apprcHb i confeHbri , non vaduno
li, molto uniti ir.fieme, ma un fole col fuo dia-
i„ cono a vicenda , perchè e la mutazione delle
,,, pcrfone , e la difiomiglianza de' voffi f^ema
ijv lenza fallola invidia „. E ncJla Eplftola do-
,ÌÌcefima ti'}. „ Benché mi ricordi , dice c^li, (t) ^, 17,
, j'i di avervi fovente avviiati di fov venire i vo-
IÀ9 Ari fratelli tenuti in carcere da^ gentili , per
Il Avcrcgh'no confeflato i! SiEjnorCjtutra volta vi
i
Q 2 j, efor-
iTFn ' '^T' ^; ' I --^-^ ' ^-r^
3J
3*
51
5* I» fi' C O S T U A* I
efortodi nuovo a procunre con ogni iludfo,
e diligenza , clic non miiiichi nulla a coloro,
a'<]ualiiiiin.im:t!ica per acquiltare k gloria -
,1 E vok[lcl[JclJO,cheh condizione lifl miogrit-
,, domi jicriTLCttcJTi:d!frovarmi loro prt'ftutc ,
j, volentieri , e con proii:c:2Za adempirei vcrJb
tt gl'itnprigionafi nollri fratelli tutti gli ufiì^j di
„ di]e:iio:ic. Mirapprcfenti la voflra dilic^en-
,, ;a il mio uffizio, e faccia tutto ciò, che
j, ticcfl fare vcrfo di quc' Santi , i quali per la
divina degnazione lìmo lUti illuftnti con.j
tanti , e il ^ran meriti di virtù , e di fede ,, -
Era ancora tanto eccellente la pietj , e !a cari-
tà de' Crjftiani vedo L carcerati di Gcsìi Cri-
fio, clic aveano mt.fliert di cflere rattenuti a
non frequentare in tanto numero le prigioni ,
come colla dal dcfcritto pafso diS. Cipriano -
Che fé riufciva loro di entrar dentro le carceri,
gett avanfi follo a* piedi de'confeflbri del Sir^no-
re,e llrigncndulegli al ienocon particolari fegni
dipìcti, e di devozione , lllantementc prcga-
van^li, che di loro fi ricordaìTtro, e pregalTero
Dio , clic fra poco gli avrebbe ornati colla co-
rona dei fiìnto martirio . Qi^indi è, che Ter-
tulliano nella cclebratiflìma opera indirizzata
(A 1. li» alla fua moglie C«) : come potrai dice , fé tu
^■^'^'F-'^*' dopo la mia morte prenderai per marito un__?
gentile , come potrai ottenere di frequentare
le carceri j e di baciarle catene de' con fé f-
fori di Gesù Grillo P Molti efempli dell' amo-
re , e della pieci de' crillfani verfo i carcerali
leggiamo noi negli Atti de' Santi Martiri . -E
per vero dire, c!ii avendo ietto il capo primo,
e fecondo del libro quiiiro della ilìoria £cccfìa-
llica di Enf.bio Velcovo di Cefarca , non ha
ammirato la diligenza deTtdeli nel provvedere
di
1.
/ ■
UE' raiMlTlVl CRIST3AHT. J?
i tutff> il bifogncvole i ùnti conrcJTori di Lio-
ne, e di Vieniu , e la coflan^a loro nel prò*
curare di viiÌEarli, e di raccomandarfi iUle_9 *
loro orazioni ? FiVendo ancora ihti pn-fi ihi-
to Dccio inficine con Pionìo Pri;f<: della Cliit-
ia delle Smirne alcuni altri, e dopo un rigo-
rofo efame condotti alia prigione , ne furono
avvifjti i criitiani , e fubito aj>parccchiaroMO
ciò, ch*era ncccITario per foitcntarli , Non
avendo voluto i conftiTori di Gesù Griffo rice-
vere le offerte , die loro faceanli da' pii fede-
li , e avendo detto Pionio, che qirantimqtic_^i
avca egli avuto bifogno di molte cofe , con_T
tutto ciò non avea m:i\ incomodato veruno ,
irritarono i cuitodi delle carceri , i quAi ^idira-
ti , perche vedeano di noiT poter ritrarre alcun
vantaggio d^lU prlgicnj;i di qLfc' Jérvi di Gesù
Crifto li rinferrarono in una carcere pÌùofcuFa,e
jion pcrmlitro piìt a' ^oiìfì di recare loro ve-
run conforto (d). Lcp^cfipiirc nci^li y\tti de' „^9 '^^"^
bantj Montano j Lucio, e compagni, ciKj^re- ^j ^^j.,
fi clic furono, e condotti alla pn's^i^jnc , feb- f^^/
bene l' orrore di quel luogo j e li cal:^ine al-
itresl recava loro grandiflìnìa molei^la , e tra-
'yaglìo , cutca volta furono contblati con celelli
■'yifioni da Dio , e dipoi foccorfì d.t' fedeli , i
squali venendo fovcnce a ritrovarli , e ajncan-
"doli erano loro di llngoliir conf(jb,/ionc (^li), (b> ìhìd.
Ma iaiciati a parte gii ei'empli della pietà de* pag.ioi. n.
noilri anticlu vcrfo i carcerati di Gesù GriJlo , ^"^^
è ornai tempo , che fcendiamo a ragionare deli'
amore, che a* vecchi , e alle pcrfone dtbali
idimollravano , le quali non poteano procac-
ciarfi colle fatiche deUe loro mani il vitto . .
V. Siccome adunque in ogni età grandifiimo Ev^rfogl''
ffij il numero degl'invalidi , o de' ridotti a un ''*v''''^'-
■^ G 3 taie '
, F
{■ •
r.
H ^
■ ule ft.ito, ch^ colle Riticht^ìofo non poteatia
m-mtenern, grandiffima anclie m 1 atmizio-
ne , e la dlH^enza de' noftn anticlu nei procu*
rare , cHe folìcro bc^n provveduti , e paiTaire-
ro con minor pena quel tanto di vita, die loro
rimaneva- Per h qua! coli krilTe Tertulliano
C"?^'='^*'^ a' Gentili nel Tuo Apologetico (a) , che le Jj-
^■*^*'" mofinefee da' criltianf mentre fi Uunav.ino
nelhcliiefa, non erano già dellinace a tardi;*
conuiti, ma a mantenere i vecc'ii, e gli al-
tri fedeli, che non aueano modo di tbden-
taril. Che fé per U povertà dwlU cittì noii
erano fiifficientìle oWaaioni di una cfiiefa per
mancencre tali pedone, erano elleno Ibvve-
nute claT^dolJ defilé altre cliielè, le facoki d.lle
qiuli non erano così rilìrette . Qii_indi è , che
avendo intefo S-Cipriano, trouar/ì irtun luos^o
dcir Affrici un uomo , eh' elTendon efercitato
prima di tarfì cridiano nell' arte comica , la-j
quAle arte era da*noJh'i avuta \r aboomjnio;
dtiravadopo lafua convcrflone a ìftruire Ln_3
quell'infame meftiere ì giovanetti ( percioc-
ché non gfi erano ballevoli , come e' and.iva—.
dicendo , le diUribuzioni della cliJefa per man-
tcnerfi ) Icriffe a E"crazio Vcfcovo la feguen-
te lettera; „ Hai liimato di confultarmi . • . .
„ intorno all' iltrJone , Ìl quale clfendolì con-
„ vertifo , tuEcavolta perfevera nel fuo ver-
„ gognoib meJìierCj e facendo egli W m:te-
ftro , e i! dottore non ^cr iftriiire , ma per
gli aliare , e pt-rdere i giovanetti, infmua
loro ciò, die ha malamente impafato; e
mi hai interrogato , fé debba egli comunicar
., co' fedeli. Io llimo , che non convenga né
,, alla difcLpJini del {^i\to Vangelo , né alla
„ maellà del Signor Iddio, che la verecondia,
33
33
3»
^ -X ■ - '
I
de' PRIMITIVI cai STI ANI, J^ ■ *
J; el'onurUi-'ll^Cliieù il coJuamiJii con una_j
„ si infame , t: ti;rpe contagioEie . . - - Poiché
„ cfìcndo proìbico ncilalcggc^lTuomodi por- ,
j, tare h velL- di donna , t:d cficndo diciiiura-
j, ti maledetti coloro, da' of^ino Eraf^rudir
.„ qui^th legge, <]uanto maggior colpn farà ti-
„ la ì' adoprare non iblanitntc i fL-mÌnili abbi-
„ gtiamcnii , ma i gt-fti ancorni diionctli , o
,j molli , Ne fi fcufi egli , condirL" i^j :^ver ab-
jj bandonaio iltc.iCio j Te non ceHid* infegna-
M re agli altri il niojo di rippi-clenure ncll^Lj
,,j commedia» Impercioccbé non può crcdt-rfì»
f> elisegli abbia celiato di tare un si obbrobrio-
jj fomellicrt-, le latUtuilce in Ilio luogo de-
„ gli altri . Cile ie poi dice di non aver modo
3j di mantenerfi , e va lagnandofi dellu i"iia mì-
„ feria , può L'Hlre anìiu^^lTo tra* poveri delia
gj Chiela , edclTert: eterne loro a Tpcfe pubbli-
j, che manteniiro . - > Ma Tl- la voitra ChicCuj
,j non ha Tutiìcicnti limoline per alimentarlo ,
3, può trasferirli a Cartagine , e ricevere da
„ noi ciò , che gli è necuifario pel vitto , e pel
J3 veltito, e non insegnare in av'venirc la pro-
j, feiHone > che apporta un diinno mortale agii
^ uomini <
^ VL Elia è inoltre malagevol cola il dcfcrive- ^verfogl'
re con elattezza lac^irità , e 1' attenzione de' ^nferm'r'
nolìri maggiori verlò gì' infermi • Impercioc-
ché non Iblameute andavano a ritrovarli quan-
to più fpelìò potevano , ma fomminiltravano
loro ancora tutto ciò, ch'era neceffario per
follcvarli , e gli portavano a fofTrire ì travagli
con pazienza , e adoprauano tutti que' mezii ,
die fembravano opportuni per la loro guarigio-
ne . Ni ritiravanfi punto da un tal e>ercizio
di pietà 3 e di miJcricordia verlb gli ammalati,
C 4 , ancor-
- 4 É ■
^
ancorché cemcfrci'O, eh' efl^^^Jo pi^ftilcnziale i
moib:), pocea loro npportarc gniidiiTìmo ile-
trimento . Anzi dimoltravanfi allora eglino,
in qucHo genere molto più fcrvorofi , e dilì-
genti, purché potcffcro recare qualche foliic-
vo Li' Tribolati loro fratelli - Non iitarò io qui a
defcrivere i p^ifli di S.Giuftino, di Tertul]fano,
e di altri , che ragionitrono o generalmente
della pietà de* noftri aiuiclii vcrfo i loro profTi-
mij o in particolare £ come cofla dnil Ifbro
compoffo dal P. Teofilo Rainaudo della Com-
pagnia di Gesù intorno al martirio per lapeilt]
del defTdcrio di giovare agi' infermi , e dei co-
ilume di visitare, di coiiTolare , di medicare gli
appellati nfato da' primi fedeli. Batteri fob il
riferir brevemente ciò , che racconta S. Dio-
nido Vefcovo di j\lefT"jndria de'fuoi Oioce/anJ,
apprefTo EuiLbfo ne] fettimo libro della Storia
Eccleflatìica t ,^ Sono , dice t^lf , prefcnte-
5, mente ripiene di lamenti le nofìre contrade ,
'fntri piangono j e pel grandiflìmo numero,
de' morti , e de' moribondi tutta la citti
fembra , che deplori ÌI fuo lagrimevoliflì-
5, mo IhfO - Imperciocché, ome C\ leg^e nel-
„ ]e fflcrt' (crictnre de' primogeniti degli mu-
st chi Egh'i tutti uccifi per caitigo in una not-
M te , cosi ora per tutto fi fentono de' clarao-
j> ri, Kon vi ha cafa , dove non Jì veda qual-
„ cimo per la pe/lc privato di vita ► E Dio
31 volefìe , che un iolo fi vedefle in ogni caf^ ,
jt Ma prima, che ci fofTeibpravvcnuta quefVa
„ orribii difgrjzia , molte acerbe, e aflai
gravi calamità avcamo noi /offerte. Fummo
in primo luogo difcacciati dalli città , e feb-
„ bene eravamo noi folamente da tutti perle-
» guJtati j e fciicciatj j e opprcffi ; nulli di mc'-
*
3'
J3
-,, no
'7"'
"r-Vf-
^'
j'^-
e gravi
fc PE*PRlMltTVl GRUrjfiVJ .
filò celebrammo le fante ftllt: > hi
quc luogo noi fummo , tra molli ,
travagli e nel campo , e nella folicudine , e
nella nave , q nelh Italia , e Jielli prigione^
noi Fummo come in un tempio , e facemmo
le fucre adtmanze . Ma molto piìi folennc fa
lafk^ifa , clic celebrarono i Santi in cielo ^
■torto, che confumarono il loro marth-io .
Dopoqucfti avvenimenti, fu ella tutta la
provincia aflìj'tta per h fame , e pt-r la guer-
ra , le quali calamità furono a noi , e a'gcn-
Liii comuni . Ma fuccedecte poi la pace , che
Gesù Ciirto Salvator nolfro a noi ioli fi de-
gnò di conce^lcre , Dopo che noi refpiram-
mo alquanto , infieme co'nollri perfècutori ,
fopravvenne quella gran peftc , che ritifcl a'
nollri nemici Ibpra ogni cola s) terribile , e
atroce, die fuperò la opinione di tutti .
Non recò pelò gran danno, né fcmbró ella si
fpaventofa a' nollri j anzi fervi di motivo da
meditare , e di esperimento , p pruova del-
la vini'i di ognuno • In fatti moltiflimì fede-
li per la fìi^golarc , e ardentinìma carità lo-
ro , non curando la propria loro ialutc , ed
effendoli unici infieme , mentre liberamejìtc
vìfitavano gl'infermi , e procuravano di fer-
virlì, e di medicarli, furono erti pure for-
prefidal male, e gloriofamenre terminarono
i loro giornijavcndo ep:lino volentieri foffer-
£o, che l'altrui male folTe In loro trasfufo,e in
ili mcdcflmi foITcro rapprelentati i dolori
ile'prortlmi . Ritrovaronfi ancora molti , i
quali avendo colla fervitù , che aveano uià-
ta agli ammalati , rcilirnica la falnce 4
parecchie perfone , dopo tante fatiche, e
tanti peiicolij trasferendo in fc qucli^,^
mor-
;l^!^^fPWW|
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K- J^ t
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41 » IJ f' e O S T U M 1
^f ' ,j morte , che dovca toccare a^ii altri, t
„ minarono quefb pciioia , e lagrimevole
„ vita- In qucrta^Liir;ice[rarono di vivere g'
„ ottimi Tìoùri fratelli ^ tra' quali furono s
^ ' - „ cuni Preti , e Diaconi , e molti laici di l
„ dcvolilTimicoftLimi , talché quefto gcnerif
j, morte per la pier^ , e per la carità loro fciì
yy brZy clic poùa efTcre paragonato al ra:irr
,» rio- Eglino adunque mentre fervìvano ai
j, appesati , e vedevano quaìcuno vicino
3, ipirarc , lì accoiìavano con particoUrinir
,> contriLfcgni di afflitto al luogo , dove ec
5j giacerà, lo cfortavano a raccomaiidarfi
„ Signore; e fubito, eli* era morto j coit
5, picca iiiigolare gli chiudeano giì occhi , e
j, bocca , e di poi fé lo mettevano anche fu!
,, ipalie , e altrove lo trafporcavano , dove
35 potefTero Uvare il cadavere j e finita quel
a cert^nionja loveflivano, lo abbracciavano
sj e finalmente lo porcavano a fcpelllre - M-
31 gentili fecero tncco il contrario. Impercio<
3, che gettavano fuori delle cafe coloro, e
„ erano tocchi dal male, o fnggivanli , a
j,> corchc foflero loro pia firettì , e più cari p
M renti , e nelle pubbliche ftrade moribon
3> gli abbandonavano , o vcggendoìì nior
a> non pfavano di dar loro fepokura , temen^
5> il contagio, e di dover eH'er partecipi de
„ la loro morte , che con tutta la diligenza ni
3, ta non fu loro pofTibiie di fchivarc „ - Ce
fgli - Tanca fu la cariti de' fedeli yerfo gì' ii
ftrrmi , e tanta (a differenzi de'coltumi de'ge
^='^'-^"-tilÌQ;L'nolh-iC^).
e. XIII. p, ^ '' .„,,.,..
3"4. ll-EJ, Avea pertanto ragione Tercnlliano di rir
Tdur. provcrare agli adoratori dcgi' ìdoli la gran d
verfltàjche paffava tra lory , e i fcguaci di G
su C
* ■ w
.'i
, portiamo, f^ non fé U prim.i fapienza , pL:r 1',^*
, cEii njn adariaf^jleop-Te delle altrui mani; Vu.ici. an.
, I' aftì:i^nz:i , per cui non cocchiaino la rnl)a 174^.
, d .] praflì iio;la continenza, per cui ne manco
, oiù ]r> di contaminarci cogli ocelli i lii mife- ^
ricordia, per cui ci pi^^Iiiiino a giovare a' j
jbiJb^njfi^ li verrei, p?r cui Tappiamo fof- *
.trire la morte ? Cliiiinque vuol intcnd^Tc ,
'„.qua'i fì^no i crilti.ini , fervafi pure di cjtfclU
. indi/j ,,-, Voi ll^fH ne' coltri colloqui li.^ce
0. (oiitì di dire ; come mai quei cal^ , eiTendo
j^criièiano , è un cnrffature , fé i criitiani non
l-coigono l'altrui roba? come puòctìtre sL
^crudele , fc i crilliani fono canto mffericor*
,diofi ? Cosi voi act^^ate , cht non Cu-.no né
liirtifftttori , né crud^'li , mentre ripi'cndecc
.jaicnni, che menano una vita divcrfj da^j
jj-qaella, clie menano comtincmcncc i criiììa-
I ni j, . Che ie qualcuno mai dim^tndalTe , co-
c avcflcro tanto coragE^io Ì nolt;i anrichi , e .- '
ome fenza punto remore moltilfimì dì loro
si gravi pericoli fi elponeffero ; ^appia_j
gli , ch'erano di ima fenuifiìma fede , e_?
.1 una Itraordinaria fperanza , e di una ca-
lti fingoJare dotati ; e quc' tali, ch'erano
k-l. forti, e fondati nella virtù, erjno anima-
P'ivcon frutto da' loro paitori a dirpreggiare la
(ione, e a non lalciarfi Superare dalla pau-
a I onde fcrilfe Snn Cipriano ntl libro in-
' olito delUmonalndCb'): ,, Sebbene m.oUif- 3^'*^*
, limi apprctTo d: voi , o miei rratclh , abbfa-
I > no loda la mente, e la fede ferma , eranimi-
Ljdevota , che non fi attcrrifce punto perla
^f^rcfente peifilcnza , ma come pietra force ,
I e ftabile rompe piuttofto i torbidi imp^'ti j e
,, 1 fluc-
-^ ■ ■■
■-'J^llr'^--. vr ■",
* r
I
44 D a* e O S T U M 7
„ ifliKci violenti cTcl rct;ob, invece dì cede
„ cdi lafciarfi fuperareda loro; onde vincer
35 ed è provata colle ccntazioni ; nulla di m-<
j j70, perche ho io conoiciuco , clic fono afcu
j, tra' laici , i quali o per h debolezza de
j, animo loro, o per U piccolezza della lor
5, fede, o per la dolcezza della prefente vitj
„ o per la delicaiciiza del Iclfo , o anche pt
„ la ignoranza della verità non iilanno forti.
j, e non dimoilrano una invìcra coftjnza di an
jj mo , mièparuto, clie non fofìc cofa dadi
j, fimnhrfi, e da eiTcrc taciuta , afHnciiò , qua;
„ to fari poilìbile alla noltra mediocrità , et
j, pieno vigorejCcoVagfonameiui ricavati dalj
„ i'acre lettere ilcnorìfcone le neghittoil^ Ioli
,, menti , e chi ha cominciato a elfere di Dic;
„ e di Griffo , Ila degno di Dio , e di Criflo
,, Jiiffjgna atiiinque , che colni Ìl quale mili
3j a Dio> riconofca le lìelTo , e ricordandc
5, di eiTi^re lìel campo ct^lefle , non tema le
3j teinpelft",e i turbini di queito mondo, avendo
„ predetroqueftiavvenimcnci» e avendo Crii
,5 iftruito gli uomini , e dimolìrato loro , ce
3, prepararli, e confortarli , la maniera >^
,, l'apportare con piizienza la guerra , la fam'
,, f terremoti, e k pclliJcnze , che fare bb ci
,, nate in varie regioni „ . Di (juindì il Sani
belh'flimi , e utiliflimi avvertimenti al fuo p<-
polo . e con forza Incomp^rabiEc di eloquen:-
rammenta loro i dov'eri del criiìiano , e q:
eforta a non temere le tribolazioni, le mii
rie, le difavvcntEirc , poiché ci fanno itrai^
■ e alla gloria , e al godimento della vera , e p<
pctiia beatitudine,
-i^e^Jll'^ fj ^'^*' KlTcndo Ciglino adunque Hati, come p
pufiUi' ^^^^^ dicemmo, i noiln maggiori ripieni *
cari
'"^■■..^^■^^.■' ■■:.■
'> ' - ■ ?
DB* PRIMITIVI CttlSTlAKI, 45 ^^
ji-ìd vedo Iddio, e il pralTìnio , facilmente {J
veano compafTione degli affliai , e quelle.^ ■ :^
porcd) pietà per loro elVrcicavano, ondepo- - , Vìi
idc coniprendcrfi quanto fofu^ro non iblamen* ^ d
; mifcricordiofi , ma eziandio diftaccati dalle ^ . ' . ^
rjfc di queflo mordo . Or ficcome ordjnaria-
lencc avviene, cbe le vedove , e i pupilli
bbiano bifogno die^crc fovvcnuti, perciò fi-
o da^li fteriì prìncipi de! Criftianefimo una.,
elle principali diipofisioni , die furono fatte
jli^noilri maggiori, fu il prenderfi b cura con
oro gr^vc diipendio di provvedere a' biiogrti ,
a' comodi di quelle perfone , che non aven-
chi lomfomnjinifinfle il neceffario Ibften-
amcnto j 11 ritrovavano in una quafi tftrcma
1 i/eri a . Per la qual cofa furono deftinati da'
anti /\pofto]i a quello impiago alcimi , i quali
ome racconta S-Luca negli Atcì Apollolici (a), C^) Afì-
r erano convertiti dal giiidaifmo ; e poìclié pò- ^P^^^-.'^-"*^
D dopo gli altri . che provenivano da'prorelitìj ^" '' '^'-'
an ne furono afflìtto contenti , ondi^ fi lumen-
: irono dicendo, che coloro effendo Giudici, non
accorrevano !e vedove Greche, con^e erano fo-
ti di aiutare le Giudee , gli Apolloii avendo
cnfato non tfTer ella convenevol colà , che..j
:bandonata la predicazione della divina pa-
jla 5 da per fé flefil attendeflero a provve-
er le famiglie , e fpecialraentc le vedove , Jc
uali aveano meliìere dì particolare alìi faenza ,
clfero , quanto più prelìo poterono , i fette
'diaconi ripieni di Spirito Santo , e ne diedero
rola incombenza, affinchè tolte le parzialità ,
odeflcro i fedeli una perfetta pace- Kè fola^
ente \n Gerufalcmme ne' primi tempi deJJa
hiefa , ma nelle ci t ti ancora non molto lonta^
: da quella metropolij dove era Hata predi-
cata
'f
F^^
ì5.
k{ L
'iC
4j? '= r fl' COSTUMI"
cata ii; nrìrti j T^.nta religioie , fin^olari furom
ì- ^\i cfemplt di carità 5 edi mifcri-ordia ver
le pcjVL're vedove . f m pi-Tc iocché rifei-lfce ni
(0*^- 15^" gli Ani$,Luc^Ca'), clj'eficndo gJunm S. Pi*
r,jJ* fi]!- [J.Q a Lidda , e avendo ciò intefo ì Ìvd,'li ,
quali abita vino injoppe , Tpedirono fubico d'
uomini, ^ffiiTclK' lo pregafTcro , clie coli:? ma
giore cckrità , che avefTe potuto , folìe ver
IO a ritrovarli, poichL- era loro neccHlit-ia ,
fua prefcn^a - Non tardò egli punto dì feconc |
.l re ie loro brame j onde portoni in compagt .
de' due mefii a Joppe , e f:ittoii condirrre al ( ■
racolo , trovò molte vedove , le quali an •
r.imeifte piangendo la morte di una doma e
fiiana chiamata Dorca , e in altro lingungs;
Tab?ta , la qual donna cTendo ricca , era
lica di rivenirle, e di foccorreric ^ prega
no , che octcneffe colle Tue preghiere d j
Dio , eh' ciia tornafTc a vivere . Fece egli p< <
tanto ufcìre tutti dal cenacolo , e piegate I »
gincccliia fece orazione, e di poi rivokofi l
corpo j di ite ; Tabita levati. A qiteltc vo ,
apri ella inimantinentc gli nccEii , e avendo -
dnto il Santo ApofJolo , fi pofe fi biro a fedt j
e finalmente rizzatali ccIP ajuto di lui , fu -
flfCuita viva alle fedeli vedove , che aveano -
fpirato il rifornimento di lei . Era fratta J
così iinpreiTa nelle memi de' primitivi crilti ì
la maflirna di elìere mifcricordiofì vcrfo le -
dove ih(iQ , e i pupilli , che S. Jacopo Apo -
(b)c.i.v-la aitila fua cattolica Epitlola (i) fcrifTe ; 1
^7- pura ,e immacolata rdìgioììG aff^ejfo Dio ^ "
Tadre é quefla ■- vifit^re ì pupilli s e le 'Vc -
W r. z\\ rje nelle loro trib-ìl azioni , e cujiodirfi mìm^ -
P' 7; Edii, /^f^ ^^ qiii^fio fecolo. Sanfo ie^a^io Miir e
jy^^ iiclU ietterà Jcntra a S-Pohcarpo^cJ oliera ,
"■.
r"/f' ' " "5^ ■
-:'^^
*^
*H
>'
I .
tk
DE'PRIMITIVJ CRISTIANI. 47
!ie non debbono eflere neglette le vedove , e
he dopo Dio, i! Vclcovo dee prendere la
ura loro . EffentJo adunque fìnta cosi patenre,c <
lanifera la cariti de' nollri injggiori verfo k
cdove , e i pupilli , non vi ha nuravislia , ^c i
■entili medcfìmi Jic rimanevano pcrfuafi , ma
■olchè erano accecaci, il tutto traevano in mala
jne,cd empiamente quella vinù derìdevano,
'er la qual cofit Luciano Siimofateno ne! Tuo
">ia]cg;o inmohto della wone delVeitc^nm,
a) actefla , che di buon ora i pupilli , le vec* (jC) ^.sn.
:hiarelle , e le vedove concorrevano alla car- r- ìH' '^-
;cre , affinchè venendo i fedeli a vifitare l' im- '^^'
rìj^ionaco per Gtsxi Grillo, poteÉTcro cETerc
3Ìla loro cariti al folico provvedute . Ma San
MLjitino Martire , il quale ben fìipea, qual fode
iforgenCc della comp:;JT!one, e della mifcri-
ordia de' cf iftiani verfo i pòveri , e fpecral-
lentc verfo coloro , eh' elTcndo fecuaci dì
iesù Signor noftro , non aveano cfii loro
rocaccialìe il necellario iìiflentamerto , nella
. ja prima Apologia , cosi icni^c agl'Impcrado-
1 , Antonino Pìo ,e Marco Aurelio (i) ; ,» I fé* (b) n. ixvl
I deli , i quali abbondano di f^colti » e vo* p- Sfi*
[, gliono, fecondo ciò, che loro p?-re cod-
\ venevoJe j danno qucl^ che vogliono al
Prendente della Chiefa , e ciò , che il rac-
j coglie fuo( eHere Tpefo per le vedove, per
1 gli orfani i per ^P infermi j e per gli altri ,
i i quali hanno bifogno di elfere fovvenutì ,
l come pe' carceraci, pe' pelletjnni &c. „ .
i bn altrimenti fcrive Tertulliano nel Tuo ccle-
i "e Apologetico (e) , mentre apertamente
:( fafcfTa , che da' fedeli era fomminifìrato il bi-
: gncvole a' fanciulli, e alle fanciulle ^ delle
.i lali erano morti i genitori , e le fuftanie era-
no
:\\
f- ^
I rL
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-" - a8 !? li' C O S T U tì '^I
■ ^ no molto rilìrerte . Néfcemògji molto
' andare de' icmpi k mifericordia de'iioftri v<
(o l poveretti , e fpccialmente verib le vetjj
ve, i pLii^illl, e i pellegrini , trovando
nelle lettere di Giuliano ApoElata , come
prenb vfLÌrcmo, cIk- per atterrare lareligioi
criAiana, fliniava eglielTernecenario , che fi
fero i noilri imitati in ciò da' gentili , affine
le noltrc operLtEÌoni buone non facefiero lo
ombra , e non fi accrefcelTc il numero de' i
giucì del NaZJireno , Ma fi^ grandi erano s
effetti della c^irit^i de' nollri maggiori verfo
pupiiìi in eeiierale , non può ncgarfi , che
quanto m.*ggiori foITcro verfo i iigliuoli de\Sa
ti Mui'tìt'i . La qual cola non folamente coda i
fa) n.XT* gli Atti dcSlc Sante Perpetua, e Felicita (a),
P' ^'^' da molti altri eili'attì dalla Storia Ecclefiafiic
Imperciocché mi dò facilmente a credere , e
non folanitnceper fa fua vafta «nidizione , -
per effere ancora figliuolo di Martire , fu O
gene da giovinetto abbondantemente prov\
duco da que' fedeli j i quali ccncorrevanr
1. ti HE lentirlo (t) . E non è certamente credibi!
a, il. pi':?! elle avendo eglino i tiollri maggiori avuto p
UiiTati^in. ticoiar dira delle cofe appartenenti a* Sa
Martiri , abòiaiJo con tutto ciò , non dico h
bandonati , ma rrattati ugualmente come
altri orfani i loro figliuoli - Or chi leggende
dodicclima Epiifola di S. Cipriano non ce
prende A;b!Co T attenzione , che intorno;
coferpetcanua'Conftfibrl , e a' Martiri di (
fOp-i5<j» &ù CriJìo , ijfavafi da' fedeli? (e) i, Qu
j, tur.qne vi abbia io Ibvente avvifati , j
j, egtifcrh^i di ufartr ogni diligenza , acci
,, che lìeno ben ferviti coloro , die con gloj
„ fa voce hanno confeUato il fanto nome di
i *
^perciò fi trovano (iTcìrcere , milladi me- ,-
j tìo corno nlle volte a f^irucnc premura , e 1 ^
, pregarvi di non pcriìi-^ctcre j che manchi al- • ^^'
- cuna cofa temporale 3 coloro , acquai! niente' *
1^ manca alb gloru Ne fi ncgiilno da veru-
1^,110 gli offizi di pieti , cKcdcbboiiHeJtrcica-
^,re verlb i morti , m-i lavare, e l'epcllire i
^ corpi loro , a quei , clie feòbene non hu'ono
ji^'crijctati pei' la fcJe , con turco ciò hanno
^ terminaco il corlb ót:lla loro vita mortale in
L^prigione . Impcrcioccliè non tu minore la_j
Bjvìrcù loro , né inferiore V onore , peichè
y^l&tuo erti pure numerati era* martiri • Pati-
^rono eglino ciò , che pocerono, e furono
, pronii di patir di vantaggio , fé tblTero lìati
, JòtCopolH a* pilli crudeli martori , OnJe non
,, cfli a' tormenti , lua i tormenti alla volon-
p.tà, e prontezza Uiro mancarono Final-
(,»incnte notate i giorni, ne' quali pacarono
Lpali* alrra vita , affinchè Ceno fcrìtcì i loro no-
[, mi trapianti Martiri , e Te ne celebri la inc-
„ moria; quantunque Tcrtullo noffro frat^rilo
non manchi di Ibwenire con ogni iòli^^cicu-
dinealle necertìtà de' confL-fToridi Gesù Cri-
,^ib, e di fii^nificarmi il di del palTaggio di
\ogiiuno di loro . Non manchi firulmence a'
poderi la voiìra aCtenaionc , e dilit;en-
>za j ipeciiilniciite a qtfclli , eh' eifcndo lUci
,,-farci nella fede , e avendo va lorola mente
',' combattuto , non hanno mai abbandonato il
, campo del Signore , a' quali Fa d' uopo pre-
, iìare maggior cura , e dilezione , percioc-
, che né vinti dalla poterci , né prollrati per
jipla tempeff a della perl'tcnzionc , mentre fer-
vono fedelmente al Signore , danno anhce
efempio della fede, e della coiìanxa loro a'
poveri ,, . Da quelle ed altre Ceilimonian-
•]^omo /IL D ae.
wt^^.. ---' ^ ^ --"^■.. -■- ■■
. ja ft E e O « T U M I . .
Zc^ che potrcbbonfi addurre , non Tohmen
racoglieii, quanto fofTero i fi^del" benigni vi^r
i carci-Tiiti j ma eziandio quanto folTc ftjia loj
a cL?ort Ucura delle cofe appartenenti n'povc
conft'ITori, e martiri jchc patirono nt'primil
,. coli della Chicfa, '
Zun'',c ^^^^' ^'"^'^^ '"^^^''^ '"^^'^^^ ' ^""'^^'^ raagf^l^ri
glìffuii\ ricevere con particolariillmi legni di inflitte
criliiani foredicri , che capitavano nclk- lo
cftii , e rifbJt.-> , che avcano loro dato i'ofp'zi
(li la^'ur toro i piedino dì trattarli con qtiflla la
tez/a,che lo ftaco del crillianr> e la modeiiia pe i
metteva. Né ioLmcnte nelle Metropoli ;ippn
fo qnalcnno , ma apprclTo tutt'i fedeli in tuit
luoghi > dove aveano fiflato la. loro abitazion d
era in vigore ne' primi tempi del crirtianerìji
quL^i lodevole, e Tanta confuetudine . 1:
pcrcioccl'ò avendo eglino Ietto nel Vangelo
San Giovanni, che Ìl Redentor noitro Uiv<^
piedi a' liioi ciLfcepoH, e ordinò loro , che
avvenire imicalTero V efempio di lui , e i' u,.
verfo i' altro ulafTe una tale opera di pietà ,»
rìefic quefb contrafc^no di umiltà , e di fo
miniane, le non craiafciavano di fervirc qa
lunque perfona mettendo in pratica h ordini
zione del nollro Divino Maelh'o, molto m
voleano rrakfciare di lavare i piedi a' pelleg
ni.e di lifare loro la dovuta afTilIenza .Quindii
che dell' ufanza di lavare i piedi de' fcJelf
e di d.irc 1' ofpiiio a' pellegrini , parla ne"
fua prima Epilfola a Timoteo il Dottor de
(^) f-v. gemi S. Paolo 1^4), dove dice; Non fia l
^' ^* noverata tra le vedove desinate al minife
del ceto noilro nna donna , che non fia giuns
air età di anni feOanta , e non abbia buon co
cetto, e biiona telìimonianza di aver ben.
educati i l'uoi figliuoli, di aver ricevuti i 1
' " ' " , rcll!
.-■-,-.
Dfi'pHlMlTlVl CRISTIANI. ^1
c di aver (ivaioa'ilnni i piedi , S.m '}
jiovanni ancora nella Tua terza Epifloìa , lo-
ando Gajo , jl quale fcguiva U vcruà , ed ^ '
r^:rciiavafi nelle opere della miferfcordia ,' > Ji
osi icrive (d) I Mi fono molto raTkgrato per ^aj v.3,%-
vere incelo da' noftri fratelli , che voì carni-
are per I3 via della verità ; poiché non pro-
o iiiLig^ior conialazionc , ne ricevo magt^ior '
ivofc , che fci;Cendo dire , che i mie j tigli-
oli mantengono la vera credenza . Fate Jincor
^delmente, mentre ajjKatc i noiiri fratelli ,e
rinclpaimente i pellegrini , o foreilìcrì , che
o^liam dire , che rendono teftimonianza^j
UJla carità voilra iiel colpetto della chiefa , f
uali avundo rìceviito del bene,laranno da voi
l'icaniinLiti degnamente per la via dì Dio . Im-
erciocché pel nome di lui imprcfcro eglino il
ia^^fo lenza ricevere nulla da^ giuntili; e noi
obbiairjo ricevere taH perfone , per cfierc_^
.cjop'-'ratoii delle vcritl <
^ I' Ke Iblamcnce nel primo fccolo del cr'ftia-
?fimo , ma nel fctCìndo eziandio j come e idi-
alJa lettera di S. Dionifio VcTl-^vo di Corinto
ocanzi da noi citata , fingolare era V afUilen-
ij che da' noftri ufav^fì a'tbrellerij che o
:r divozione de* Inoghi confacrjti da Ge^ti
rilto , e ila' Slìiuì i^pofioli , o per propagare *
fede , o per altro motivo d^ nn paefe all' al-
pafsavano , Dell' ufo medtfimo parla San
Uiiiino Martire nella h}:i prima Apoloqia , . .
:)ve attella , che le limoline hattc da'fedeli
quei tempi fervivano anche per accogliere
L^ellfgrini(i), Tertulliano nel libro indiriz- (t) r. iSt*
ito alla fua moglie , il qusl libro fu fcrì^io nel f- ^'^■
::rzo fecofo della Chiefa ? ,, Qual gentile , di- (OLir.c,
ce j (_c) lafceri mai , che la fua donna cri- ^v. p. j(*a.
Da „ ftiana
1 ^
31
51 j> e' costumi
aianagiri pe'vicoli , ed entii nt'pici pouer
tuguri, e fi levi di notcc per intervenir
airidun;in7a , e porti ]' ac^iua per lavai^l
ij piedi a' Santi , e venendo qualche cri
'-:^, ffianQfL>reilìei-ej gli dia l'of^izio in cala „
-'t^&n ifcenià ptinto qucft:i car:catcv.-il
confuctudìne ut' TiffegiK-nti inni, ne' quali S;l:
Cipriano j l'iiLiiili^.no , DioniCtì Vefcovo Alel .
ùndrino , e altri Vcfcovi per ùmìù » e pe
dottrina i[ìultrj fiorirono . An^i t^ov7:tm^
noi , che quanto più andava crelccndo , e i
itcqujftandn pii'i libero V tferci^io della re!i
^ione la Cìiielj , hìuto più chiari t-rano g
cjbmpli di ofpiL.ilitJ j elio davanfì da*crilliani
I'lT la qua! cofà It^igiamo nelle opere de' S*in
Fadri , che vifTero nel quarto , in citi fu re-
ilitulta la p.Lce afl:* CEii^ia , legt;r[anio diflì
che furono cdilìcUL de^qli oipedali da'nolfri
per ricevL'ie , e tratcai'<^ caritatevolmente
pelftt^rfnj. Qiindi è, c^e ^àiin Bafìljo, il quf.
ìe viifc ne' lampi di Giuliano Imperatore
dJGiovi^ijo, cdiValetitc, in unafuaEpiJlc
jH>T.m, 1^ casilcrive(^): Subito, che voi parciae
cJZ'jx. Hj' '^^""^ ^ trovarmi P uomo , che vi prefenter
NDv.raiif' l^''-"^^^ '^"i* • Colluì eiTendo cosTìc in pellegri
raggio, ha bifo^^^no di tutt) ciò, che dee
^liofpitida'cnjfiani . Sc;nLÌre:c da hn con pi
tìillinzione T affare, Fracmnco voi avrete
benignità di aiutarlo fecondo le vollre forze
Che le il Prcfìdi: fi trova in co:eib luogo , v
condurreti; alla cjfa di Ini 1' olpite , fé u
ijroci]rL:ri!t.e , che quelH otu'jr^a ciò , eh
brama da' governatori della repubblica- Hi
un alerà citata d.ilto Svicero^la quale nella eJ
zione pia antica è la trecenu-fima rettantcilri
prima : Qua! ingiuria facciamo noi agli tioUHÓ
dia
j^W ■ 'W'^^7^^re*
TE PRIMITIVI CRISTIANI , ^^
ilice il Santo ^ mentre fabbrichiamo de! le ab i-
mioni per g]j ofpiti , che pan-mJtì pe^ la no-
Jli-a cicca , vtngoiTo a ritrovarci ? LjonHc Gin- •
L,ino ;^|'ofIJt;l moirodalla invidia , e djill'oilio"
contro de'cvillijni j Icrifle ad Arfjcìo pontefice
ie^talfi munì nella Ga!a?ia(fl); „ Percliè vo- />Tr.ft
,, gl'amo noi fermarci nelle Jinr.icfie noilt-c^- 'L'
, confuetudini , e non volgiselo puitcollo di 4^5/ h!i-/.
,, occhi a conCL'inpIarc [e cagioni , per le qiia- 16»^.
,, li è crerciut?. hi rtli^iont^ cjiliiìna,; cioè li
,, bcuignirà vorfiì i fortilici-i , Li cur:rdi fe-
^J^£-'l!irci morti, e U fantit,! delia vita , e> '
Ij^non procifriaoio , che 11 fJibrfchinD mol-
ati ofped^li in ogni cirri, affinchè godano
l^^blamcntc gentili, ma eziandio di àlrra^
,, religione , ie uc hjnno bilbgno ? Poiché
„ ella è vergo;;^!]ofìfIinJa cofa ^ che nr^n trn--
,j vandof: niun mendico tri' gindei, ed ef-
„ fendo du' crifliinii alimcnt;ici non fohi f loro ,
„ ma ancijr:i Ì noftrl poveri , fcmbi-j , che i
Lftihilognoiì t^tntilf /ìuno da loro compaìjni r.b-
(tóbandonaii „ , Oncfra s! glari^iia tc^mo.
I iiianz;t rtndi i] capitale noiìro remico , delli
I olpiuliti, edefiamifcncordiade* noltrianTÌ-
-ìii* fiche la religione criili^na per Ij virtfr,
per la orpjtajità , e per la co ih: m art ?zi de'fe-
■'t:l3 , ajLtati dalla divina grazia, iìafi propsgata,
iion vi ha cerEamentc chi lopoHa metcerein,.*
; :ontroverfia, Sanco i\goQino nel craterico no-
t^anctiìmo fetrimo fopra S. Giovanni (è^ : fn (T>jn.iv.
Antiochia, dice , dopo ì' afcenlìnne del Si- TJlLdi'E-.
?nore al Ciclo furono chiamati crilbari idilce- ^^hi ,P?iif-
^olì, come leggiamo ncf,!i Atti Apolìolici; e ■^J «'^■^^^'^ c'a-
doro fifrcno certi luoghi appellati ofpcdali , e ^"^^'
non^iìcrj coji nuovi nomi, iLbbenc le cofe ^f-
54 i> e' e <» S T U M 1 '
Ui-'ì le mcfìcfime avanti , chj f >(rero introdott
fomigliancf vocaboli » i qnuU confermand coli:
verità dell 1 religfont'^vr ciri fi difi^ndono con
tro gli empi- DiJtiolh'j tglj ailunqiic , che g]
ofpedalio pubblici , o privaci , facondo i ccm
pi Titno conformi, e alTjcto convenevoli a_
quella religione, la quale ciTeiido Ihu incro
dotta , ff ((jilenuta prodi^iof^tncnte dn Dio , f
per virrù •ài Dio medefimo proprtgata , fei
vchlÌo a ciò sncora Improbità de* crjlìiani, le.
operazioni de' quali rllitcctido d' avanti iigli a
tri itomini,dav:inoa quclìi motivo di glorificar:
il Signore , e di procurar ó' i[nitai'li • Mentcì
vanfì fiiulm-'iite ^liofpcd.ilì nel decimo cano
ne del Concilio Cilcedon^^rej ch^ f\i celebrai
r anno 251, diCrJlb, ^1
Prim.L d'imprendi^re il viaggio , er.ir
Jìilici i fedeli di ricorrere al loro Veicovo , e ^
preg.irlo, clie deffe loro Ìl contralsegno , o (é
tciTcra , o le lettere , che formate erano a;
peliate j onde potefTero clfere riconcfciirii ,
ricevuti co^h fi>lica iimaniti , e mantenuti p<
qualche tempo da' criltiani degli altri pn eli
Quindi e , else Sozomeno nel quinto libro de.
Oì 1- Y ^'■^^ liioria , parlando <\i Ginlia no, racconta (ii
cAp. -Avu che V Apo^Uvd tra gl'i altri noIEri regola mcnt
q-ii* 'ìJ-r. e rra le moire lodevoli ufinzz della Cattolica
EJIr» T,ii[r> Chlcfj , mnmiro le ceffere delle lettere di ra
conunda^ione , che da' Vefcovì fi davano
pellegrini , afiìnché foifero accolti dagli
tri Vefcovi, e criilfj.nì , e ricoi^ofciuti f
fratelli , e amici, e folTero trattati benign
mente, e a[lop:'iaci con nuella carità , eh"
';t-*
prop^j^ di chi pi-ofefTa la nortra Tanta religioD
onde volle, che i gentili regaitaffero il noft
esempio . Furono tali lettere mentovate da.
Tei
1;
Ì>E PHlilITlVl CUISTIANI. JJ
Tertulflano nel libn» delle, prtfcrirJoni (a), CO =■ ^if,
come \r>óÌ7Ì f^elU conte^erazhnc , cosi egli di-
ct , dflla ùffhnìhi^' '-' ^ . . i>v .^ '
^* Odiinto ii^lj tfili non vi ha dubbio , che
endot'glrnofopportato per motivo della fan-
^i fede qiicfta tal pena, erano bjflevolmcnte
Jbvveiniti da' piciofi fedeli < N^irrafi negli Atti
di S. Ttodoto Marcire , eh' efTendo ihti pub-
blic:it] i cnidtli editti contro i ftguaci di Gesù
CriHo, e avendo incominciato i faceflicia f^c*
chcegfare le cafe > a diitnrgger I facri templi ,
t a ftnfcinare gl'innocenti alle prigioni, e al
fupplizin , moki pij , e fanti nomini abbando-
narono le città, e ritiratifi nella folitudine ,
cercarono de' nafcondigli , dove potef^-TO ri-
:overarfI , fincliè non foCTe renduta la pace al-
la Chic fa. Ma appena parTaroilo pochi giorni »
che confumate quelle poche erbe , e radici,
collegllali eranfi fomentati, non poterono più
fopportarc la fitmc , onde grandifllmo era il lo-
ro travaglio, e tutti avrebbero efpofto fc fteiTl
agPinfulti de' gentili con grave loro pericolo,fc
S.Teodoto non fi folle mo^b a compaflione di lo-
ro -Quelli avendo fapuio in quali miferic erano
caduti ifiioi fratelli, confinati nelle folitudini, e
nelle caverne j nulla temendo i pericoli , a'
quali fi esponeva, determinò di ufarc loro Luira
la pofljbile afllilenza . SomminiJlrò adunque lo-
ro il neceflario foflentamento , e finche non fa "
cglipure prefOj e carcerato da'ncmlci del no-
me crrftiano y non mancò mai di foccorrerli , e
di confoi'cafH a foffrìre con pazienza la perfecu-
zione . E non (ì credano già i lettori , che alcuni
pochi folamente ii efercitaiTero in queftc opere
di pietà , e di mifcrìcordia verfo Ì loro tribola-
li compagni » Tutti quafi, potendo ^ in ogni
D ^ tem-
i
Bv ,. ■
m?^.f}.;H --r ■ .' -m.' ' Jr
i^.
5)!l D H^ « O S T U M I
f^)T=^'' tempo fovvanivano gii cfuli , e i ritirati con
Ai'^r, cap, .^^^^ ^ ^^^,^Q gij^ ^li; ^,],j^jT^ quella porzion di
■^''^" danaro, che parca loro rutficiente (d) .
£ urrfo IX. Circit gli fthiavi cHa è chiariflìma la
g^i/ti/d^j , tcflimonian:^^ iStl Sciita ^3a[■tJ^c Cipriano, il
e i cond^n- qi|.,|e ci afTicurn, cTie appena Intert-ro i crilli^ini:
"'"*'. '''"dcllVc.ìfiia, che alcuni [oro fratelli erano ITaCÌ
1m!"^^^ prcfi Ha' bnrhari , clie Tubiro fi adunarono , e
cnncribuironc quclhi fomma di danaro , che lo
Ihto di ognuno di loro comportava , affinchè
fodero eglino rifattati, e tonìnÉrero falvi jII.i
foro patria. „ Nc'noliri frateiJi , dice il Scin-
to y pie/i fchiavi da' barbari dee cfTcre da
noi con/jJerato, e ricomprato il noflro Si-
gnor Gesù Grillo , il fju,i!e ha ricomprato
noi da! pericolo della morte , affinchè avcn-
(Joci cgh liberati diflle fauci del di:ivolo , orj
j cgliileflb, che abita iiwioì, i7a levato dal-
le mani de* barbari , e fia redento con qifan-
^^ liti di monete, avendoci egli redenti colla
j^ croce , e col Tuo prcziofifiìmu rìrisìue - • . , .
j R quanto deve eHère comune a tutti la tri-
j, fiez;^a , e il timore del pericolo delle vergi-
ci ni, che coli iono da quelle iìere gcntìtenu-
5, te, delle qnali dee efiere compianta non fo-
„ lamente la perdita della libertà , ma ancora
a, della pudicizia ? Perequai cola i noftri fra-
telli avendo penfàto , e con dolore cfamina-
tu ciò , che contienfì ntlla vomirà lettera»
„ prontamente tiitti^e voIentÌeri,e abbondevol-
sj mente hanno fòmminiiìrato a chi fi afpettava
j, qnantiri di danaro, fempre inclinati fccon-
a, do la fermezza delia fede loro alle opere dt
s> Vìo, eoramojfopjù a queìla di cariti accefi
3, dalla contcmplj;5Ìunc di un t?nto dolore.
Si Abbiamo perta;uo raccolti neìJi noftra cliie-
3>
\
y
'+
il
'■-»'■*
, fa cento mibfffterzi , clic ora vinundiiimo,
j affinchè colU voflra Hìli^cnza fieno difpenCui
, a pròde' poveri rdiiiivi nofìnfratdli U:),,, ,fi^"^'
^o iìenb fece nel nicdcfimo fccnlo Snn Dionifio ^.^^"
Papa , come riRrifcc San Bafllìo ij Grande nel-
la Tua itttanicfima lettera a Snn Djnialb Som-
mo Pontefice (i)- „ Cosi purr noi fuppiamo , Cl^)p'"^4-
„ dice e^a . che n[oniÌìoqi!clbe3nffimoVe^^-"''^PP'
,j ico^o vifìtò la noiìra cìiitTa di Cefarea , e
,, cor'i\Aò ptr lettiere i uofìri nj.^gE^icTÌ , e man-
bÌ', dò delle perfone , le quali rtdimcfTero i no-
^iìri frenelli, eh* erano tenuti in ifcliiavirù
[da' barbari infedeli „. Fitrovaronfj ancora
ilcjnartolecolo della Chicfa de' pietoJl fedeli,
i Squali procurarono di rifc:itfnrc dalle mani de'
joti quegli Iclijavi crilìianì , che furono prcJl
iella Tracia , e nelT Illirico , come ù può vc-
jerc apprt-nb il Sinto Vefccvo Ambrogio rei *, ^^
J^condo libro tsega ifjpzj (e) .
;i ^ni:iclté arrivò a tal fegwo alle volte h ca-
ki de*noitrÌ verfo gli fchiavi, che moki fi
ecero mettere nelle catene, affinché fofli: ,i' lo-
j fratelli conceduta la libertnì, Abbi-mocono-
ciut<>,dice S.CIeinente Romano nella fiu prima
ettera a' Corìnij (rf) , molti de' noflri , i quali (A) "■ *-''-
tai^,fecero legare co' ceppi per redimere i loro F^£* 3^'
^rolTrmi - \
.k E non e certamente facìJe lo fpfegare j
guanto foITca cuore a' primitivi crilìianì l'aju-
are i poveri , che per la confefiiooe delU reli-
;ione tro vavanfi condannati a cavare i nìctalli-
Abbiamo noi pocanrl dcTcritto il pafìb della cc-
cbre lettera indirizzata nel fecondo fecole della
:Iueiada SXionifìoCorintio a'Romani^e riferita
JaEnfebio, nel qual palio viene altamente lo-
,J^t4 la carità non Jòlamente diS, Sotero Papa,
ina
»i
\
r?
rt-i i.T .' '
.■\
^-i*'-f
-' '^
58 ' l> e' C O S T U M 1
mit degli altri fedeli di qucih capitale del moi
(in verfo f confcffori corretti a fare quello
vile, e RÌ htkoCo mefticre. Né furiftretca ni
foli Romani 1' aftìltenza, e la Itberalirà vcrfo^
condannati a qirei lavoro , Imperciocché ieri*,
flian? ancora delle 3lrre c'irVfe volentieri foin.
miniftravano loro il neceffiirio fofè^nt^imt'ntcvÉ
ripiirandofi cecamente felici , fé vcdcann Tol
levata la loro miferìa . Laonde fìngobri firroiìc
gli cffmpli , che diedero in queib genere ver-
fo la fine df! fecondo fccolo e verfo fa metà d<
(OApol.c. terzo neir Affrica i fedeli , dove ,comc coffa
xjiitix. !>■ TcrtiilliaroC^Ì oltre TeiTere flati iconftnorl me-'
^*°'- dcfiini confolati con lettere dalla cl]Ìef:i diCar-.
tacine (t), furono anche fovvennti con quancirl
(1>)S Cypr, jf Jatiaro . Laonde i condannati a'metalli verJc
Ep. LK^vi. 1^ ^^^^ ^^1 j^^^^ j-^^^l^ ^^^j fcrifTero al S-Vci
-^^'*' fcovo Cipriano : „ A Cipriano carifìlmo , Fi
,1 lice, '^adcTy ■poUan') C ^t'fcovi 3 , infìei
me co* Prtti , e cogli altri tutti, che di
moranocon noi apprefTì» i metaUi Sigs-enfi
eterna fahitc nel Signore - VI nfalutfamo
o fratello carliTimo^ptr Grarriano fi^ddiaco
no , Lucano , e MafHmo noilri fratelli forti
e fani per le voftie orazioni , da' quali abbia
mo ricevuto lafomma dei confjputo danar
a titolo di offerta collj lettf ra da voi ferri
taci , p^T CMÌ vf fiete degnato di confortare
colle cclelli parole . Ringraziammo noi al
lora , e ringraziamo ruttavi;) TJdio Padi
„ onnipotente per Gesfi Crilìo figli];nÌo di lif]
cffendo ilari per 1" allocuzione voftra in
fatta gLiifa corfol-tati , e rinvigoriti , Chfe
diam.o ora dal candore del voftro animo™
che vi degniate di fare commemorazionejH
di noi nelle vollre orazioni , affinchè W S"
gnorc perfc;^ioni hnoflra , e la voilra con
t'f
3J
1>
55
: Hi
I al
-.. Iv%-f > Ir, ■ ■' ■.'■'■'■'■
de' PRIMITIVI CRISTIANI . 5?
I ^ Veflìone(d) „ . E non è gi'i credibile , che CO.^p-ijtf-
niinore fofTe nel principio dtJ quarto fccalo ,
ailorcli^ fotto Dioclt-Ziano , e Maflìmiano in- -
crudi^liva la più iìcra pcrrccuzinne , che fiafi
j tnai fufcitata contra il Criftiancfimo , h picià
■ je' fedeli verfo quei cofìfelTori del S'gnore , i
quali fecondo ciò , che fcrivc Etrftifaio ntU' ot-
tavo libro della Scorili Ecck-fì^llica^i), o era- <bV*3tù,
no privati <ieir occhio deQro , e di poi con iiu r^^i; in-
ferro rovente in quella delicatifllma parte (cot, ^^'^' ^^"^'
taci ; o cr^no brnci.iti con un fimile idrumenco
nel ginoccHio UnilÈro , e di poi condinnaci a'
metalli j non canto per cavare il rame , quan-
. . to pcrcfl'cre maggiormente da"" manigoldi vef-
faci . Ma de'tòrtiilìmi confcfTori di Crilìo ,
. che avendo ìnirepid amente con pubblica lefti-
i^onianza confermata la verità della noftra fan-
-! ta religione , furono condannati a' niecalli, ah-
" biamo noi piti copiofamentc r;igionaco nel terzo
volume delle nolìre Antichità Crlftianc , dove
anche abbiamo riferito le r.ucorlci de' più illu-
ftri fcritcori , che qucfìì tali avvenimenti alla
memoria de' pofteri tramandarono fc^ • C=)P- -^°'
X. Ella ^ pure manifefiacofa, che le cliiefe Pf''^.."^
ricche aiutavano , e foccorrevano con dauarole '^J^-^f^ ^ ^,
povere ; porche non Iblaraentc S. Dionifio Co- f^cotoh^
rtntio nella eoiftola di fopra citata , ma ezian- "jerfole fià-
dio S- Diorifio Vefcovo Alelfandrino , ^^ìirì povere ^
ne rendono chiariflìma tclHmonianza . Imper-
ciocché cosi fcrivc 1' Ak'Randrino a S. Stefano
Papa(^5;„ Le Provincie della Siria , el'Ara- Ah^puj,
„ bla, alfe quali di tanto m tanto fomminiftrate Euf. h vi i,
jj il ntcelTiirio folicnti:menco, e alle quali avete H, R.c, v,
j, ora mardato delle leittre , rendono per Ixj P^g'"' '^.^
„ concon-tia, e la unione dtHe chfefe grazie ^^"'^'^"^'
is al Signore „ . Lo fle0b attcìU elferc avve-
nuto
b
t<.
kA ^
li
-V f
f
I
^^
(1^) ìhid.
■ Oli L.
^ - mito ncll'^tJi lira Eiiftbio Vescovo di Ccfar
j] quale rifercnLlnb K|iÌi1o]a di S, Dionillo
rintio nel qn^irto Jìbro tieila jba ntoria a! ca
cor 'f?" ventefimo terze (^^^ oilcrva , che Torto 1
fiera perrecuziane di Dioc!c/:iaiio , la Chi
Romana ajtitòcofj ^'m poche ibmme di d^na
le chiefc lontane, cine quelle pi-incipalmen
della PalefVii^n , e dfir Ef^itco , come ben w
ta il Valeilo (/O- ^Seguitarono a fard in cjueil
metropoli dei moiniu ne* fiilTc^uefiti tempi an
cora a tLil Hnc ie colfeite , o i-accolce di motit
te, che contribuiva la picei de' fedeli , editiij
si fntto coihrtiic ragiona in alcuni fuoi fermoJ
(tì) Serm» g^j^ Leone il Grande (e) . Imitarono T cfcn?
v.f(Tr'i4- ■ tje'Roni.inÌ le altre chlefc , come os^nii
C.-ccJar. !'0 può comprendere sì da molti altri doci
Rn.ii, inno mentì j che per brevità {[ trahifciano , co:
f75j- anche dalla fcrtantefìma feconda Icctenidi Sj
(dj|., 147, Cipriano (i) . Ma jion può negariì , che un
lodevo) collirnie cominciò finoda'tempi d^
Santi iì popoli, racconeando San Luca nes
^_ |^>'<"' ^Eci t^l , cìi'efi^t^ndo venirti da Geriflidemi
""" in Antiochia alcuni cvilliani , i quali pieni
SpiriroSanto , predicevano le cole avvenire]
■ iignificarono a' fedeli di quella città , che
rebbe ftaca ^ri breve tempo una gran fame p<
tutto il mondo ; e poiché la Chiefi Antiochei
era pili facoltofa , che la Oerofolimitana, i
cittadini conrrìbiJÌrono cjuel tanto , che fu loi
podlbitc 5 e raccolJèro una non piccola forni
di danaro, che confcnnarono a' Santi Paoli
e Barnaba, affìrchc Ta pori^ffero a Gernfulenj
me , t la defìxro a' Pallori delle chiefe Giudi
che , i quali doveano diftribuirla a' pover'
Ordinò eziandio S. Paolo a' fedeli della Gal'
^ia, e di Corinto , che faccfiero le colletti
accio»
■. '^.''■■;;r^*^.^.
■ accìodiè a fuo ceràpo fbflxTO fovvènuti i fra- 0} Hp, l-
' telfi loro, clieabhavanoiii G^nrait^mnieCd). ^'"^-"'- ^•
I Xr, Dà quelle autorità della Scrlm^r^ , ^%*' ^ ''
' de* S.'.nci Padri ognuno pirò agevolmente Inren-
i aere , qiiaiuo foiTt:ro mìroric.ordioiì , e carità- f'"/" ^''"'
i tevoli 1 iioftri mass;iori vcrfo i poveri fedeli , ^^''^"^*^""'
I iiiL^ntrcpcrclli erano lolite dì tarfi ie collette , fì^ff^r^ ^v/-
' delle quali abbiamo finora parbco , alle qnali i},\i^ì ,
i autorità febbcne polfano aggiugncrfì mokifTi-
I me altre , con tutto ciò faremo noi conccnri di
[ alcune poche, cìi'elTcndo cfìratcc da^nionu-
I menti più fiiiccri della venerabile antichiti ,
I vieppiù confermeranno il noJh'O affunCo é Scrì-
i vendo adunque S, Clemente Romano a' CorJn-
' tj, e lodando la vita , che avanti Io fcifma
I flVcano con tdilkazione di tutte le altre chiefe
I menata, in queib guifa ragiona (^5 r ,,, Eiavu- (b) e, ij,
Pjl^te tutti umili , nò vi laidavatc [iljì tral'por- p. ut.
! 3, carcdallofpirico della Superbia, più ibggetti,
j, che defideroil di Soggettarvi ijli altri, c_j
i „ dilpolli a dare piuttolio, che a ricevere*
j, Cosi voi godevate un akinìma pace , ?_j
! „ avevate un tnfcìziabile deildcrio di far b^-'Hc
I ir al pi'ofllmo , Eravate di giorno , e di notte
' 5, foli^cici pc* voltri fratelli &c. ,,- Lo ileJfo
■ attefta di Eurti ìcriJtiani San Giullino Marti-
renella fua prima J\polo£;ia (e) , il cui paf- Cc^ii. tjtvi.
i ^Oj per eÉIl-re Ihto ria noi altrove defcricto , f- ^i^'-
non è neceflarJo , che ila di nuovo rifi-rito in j
queflo luogo. Tertulliano ancora oltre 1' avere
eiòatferiro , come poc^nzi vedemmo , nel fuo
Apolo?t.'r{co . Io conferma ancora nel celebre
' libro contra ScapuU , dove così parla (ii) i (J)
3j Non neghiamo di avere prelTo noi V altrui p-/"-
ìt roba in oepofìco , le pure V ibbiamo ; nosi
iiUeriamo il matrimonio di veruno , trat-r
tia-
c. :v
5J
■'^1
tfl .!>» COSTUMI (
j, damo piamercc i pu pilli, r(?ccon-i:tmo i biib
j, gnofi j e a ni[;no rtndi^imo nmle per male „
Lo UlITo attcrta Clemente Alefiandrino nel ter
zo libro del Pedagogo al capo iel1o(4)S. Ci
(a)pi23i' priano ancora , clic vinb v^vfo la mvtù del ter
zo Iconio dt'lla cbicfa , cosi fcrjlì'e nella IIiìL-
quattord.cefìma lettera t^è) • ,, Abbhd , pe
Ed' O on! " quiinto fi può, e come Ti può , curade*po
j, veri , ma di quei poveri [ principalmente
„ de' quali cficndo ferma la fede , noit.
,j abb.:ndonarono la greggia di Gesù Grillo
j, e fi dia loro quel tanto , clie può eii'er Ò^lle
„ vole pel [oro /olìcnt amento , accioccìiè noi
j, lleno per U ncceflltà indotti a £irc ciò , chi
j» non fecero per la pcrfecuzione „, Non al-
trimente fcrifie de' poveri il clero di Roma il
quella Epiftola , eh' è la ottava tra le Cipriani ^
cKe , poiché non folame^ce volle , che fofTer*
provvcdciti ! biibgnofi , di* erano flati forti m
confi^fTare la finta fede, ma ancora i caduti,! qua ■
li per altro cercavano la penitenza , e il per
<0 f- iS, ^O"0Cc)' S, Cornelio Papa nella celebre let-
te c-i feri tt a a Fabio Vefcovo Antiocheno , e^
riferita da Eufebio Vcfcovo di Cefarea "el felt*
,„ ^ libro della Storia Ecclefialfica (d), racconta
elle a preti principalmente il apparteneva 1 ajUj
tare , e fovvenire Ì poveri , con distribuir lorf
le limoflne , eh' erano Hate racccoke pc'bi:
gnofi. Poiché parlando egli di Novaziano , coi
sifcrive: „ CoJlui nel tempo della perfecU)
„ zìonc , per paura, e per amordiconfei
„ vare la vita , negò di efiere Prete - Imper*
5, ciocché avvìfato, e pregato da'noÉlri fra*
„ teìli , che voleile ufcire dalla ftanza , doV
j, fi era rjnchiufo , e foccorrerc , feconi
,1 il dovere de' Preci, per guanto lì p'
L
■
't^
fi
DE* PRIMITIVI CKISTTANI, j^j
tev.ì, i fedeli, che ricrovavanfì in qualche
„ pericolo 5 non fiUmente non obfaedUoro ,
,, ma rdegnaco ancora fé ne fuggì , dicendo ,
, che non volea eflere Prete in avvenire ,^ .
Lo fteflo troviamo appreflo Eufcbio Cefarienfe , ■
lel I. libro, sleppa quarto deli -2 c^ìebrszi (firn a
jpcra intitolata la Evati^etìca Trcparazìorje ,
iienire atccfta egli y phc i fedeli comunicavano
:o'poveri tutte le loro fuiìanze ^4) - Abbiamo (ajp? is»
jure addoti dì fopra i paili di Luciano , il qua-
e fcbbcne gentile, conferma nulla di mcrno
lueila ingontrailabile verità > t , fi
le.il.' Ma per meglio intendere quanto folTe^ ^
. Ha grande , e maravigliofa la cariti d<_' primi
^Crifliani , fa d* uopo oHervare j elle non fu
'ifirttta la liberiilità , e la beneficenza loro nel
are ciò lòlamcrtc , clie ridondiir potcfTc a v^n-
aggio degli altri CrÌftÌani,chV'glino,comc nETcr*
'ammo di fopra, riconofce vano come fratellijma
Ile fi diffufc ancora a prò degli llefli gentili »i
iiali crudelmenaeci perfeguitavano, e colle
alunnic, e co'Aippiìzj cercavano di eflirparc, e
iftruggcre la noflra fama relit^ione . Imper-
iocchè erano eglino perfuafi di ciò , cbe avea
ìfegnato CriflOjclTcre comune e naturale a tut-
i gli uomini r amare gli amici ; ma che h ca-
lti propria de' feguaci del Vangelo ha da ef-
:re una carità tale , cbe fuperi la natura, e
bòraccj que' mcdefimi , cbe ci odiano a_>
lorte . •
Egli è celebre a que/fo propofìto, oltre l'j"-
^riti di S. Giullino Martire , e di altri Padri,
le abbiamo indicate nel terzo tomo delle An-
ichità Crifiiane (*) , il luogo di Atenagora ^^^ f''^^'^*
ella Legazione fcritta in favor de' Criifia-
ì aglMmperadori (r) , dove cosi ragio- p^^j^Jj^"'"'
giona;
pT-*^' T''. .:ii^ ^ rr '\ ' ■ " ■ v J^-^ "* '\y . ^^!f
31
*5
#Ì^ 1> e' costumi
giouai „ Quali Tono qLie"Joi;mi, de'quali e
5, nafclamn? lodkoavoì, amate ivofhi ne
a, min. Mi fia lecito qui, nicfurc io tratt
j, qiiciìa cauf^ appi-cflii tk' Re , che proteflkn
Filofolìa , gridare iiberamcntc , k ad ali
voce", ficcliò io fia ben inceib . Impcrcioc
elle quali mai di coloro , i quali dilci'^igon,
,> 1 Ollogiriiìi , e i detti ambigui dilUngirono^
3, e fpkgano le origini delle voci ,,.» quali mw
3, di coftoro^diiTi, vivono così puri, e innocei
1, ci , che non Ibiamence non abbiano Jn odioi
j, loro nemici j ma che gli amino , non fol:
,j mente non maledicano quelli , che primi
5, maledicono , h qiiai cofa pure parrcbb
„ uni J^jmma modcr-izìone ; mi anzi li b^nc
3, dicano, e [n'cgliitio per quegrillefiì , eh
^s tendono Jnlldic alla loro vita ,, ? Effend
perciò da qiit'ilo Cpiriio di carici animati Ì f t
deli dc'primi tempi ^ non può dirli abbafl^nz .
quanto iuiffi[rcro , e quanto lunghi , e pene:
vi.ìggi ir,iraprendc[ìoro , e con quanta l^atii
palìalìcro in pac/l b.u'bari , e lontani da* confi
dell' Jniperio Romano , e finalmente qtur
tormenti , e dirpj^::ate c^inificinc volontie
ibpportaiìci-o, p^'r indurre glMnfedeii ad ^1
bfjCciarL' U hào. , t per moffrar loro !a (frac
deir eterna iWwtzzx. D^'I!a qiial coHi abbiam'
chiariitime tcEìijntnijnze no:i ijlo nei;!: Az
J^ popolici jdovL-delcrive S.Luci i v:::ggi
liathncmi, de' Santi ApoUoIi ; ma appreHb s
altri ;Lntichi Scrittori ancora , che k gelle d]
roflri m£ggiorj alla memoria de'poilcrì ti
mandarojio . Oi.d^ EiiScbio CefLricnle parla;
dontì terzo libro delP llt^ria EccicfìaiHca
(M l>. iJi- *^^P' xxxv\\.{ii)ù\ rjuei, che luccedettero ag
* ^ilpolloli^ d.ie;.^ niuia cfferc lìati coloro , ó
con
. .*-. jT T^^fT-T' :^^' .T ^f?^-*"^
^^ M* PRIMITIVI Citi STI ANI • ^5 ,
'i^n^ever! dilccpoli di così ccctìlcnti maeltri
aliarono magnifiche ubbrìchc ibpra lefondaincn-
fjj che aveiinogctriitc gli A pollo! i , cpromof- »
Icro vieppiù lii predicazione del Vangelo, rpiir-
gendopLT tutto ì\ mtjddo Ì Cerni falurad del(a_j
vera fcdejpoichè- acccii dal Verbo Divino di amo»
re perkfana tìlolnfia , feguicamno l'cfcmpio del
Rcdenccrc.diitribirtndo JeiùcoJti loroa'poverij
e sbbardonaca ia patria , e intraprcfo un lungo
ptlJcgrinag^io, adempierono h parcidi Evangc*^ ■
Pili, oDunzj della paroìadi Dio vcrfo coloro,
iqualinon aveano ancora icntito parlare della
veri rtlrgiòne ; e avendo predicata la fede ndlc
più remote, e barbjre regioni , e ordinato de'
vefcovi ; afliilici dalia divina grazia, in altri
p^elì fi trasferirono con loro grave incomodo,
per etftre a tutti i mortali di gi(*vamento .
Frattanto mentre i noilrì con incredibile
ìndio procuravano la fahue de' lontani , non
trailo punto negligenti nel procurare ancori
quella de* loro concittadini » Q^ie* fanti , e dnt-
:i paftori , che nella patria loro fi tratteneano ,
lon tralafciavano niuna di quelle occafioni , che
loro fi prefentavano , per illuminare i gentili,
che abitavano nelle icrodioceiì, e far loro co-f
loicere la veriti del Vangelo, Qu,ìndi è che fcriT
i^cndo S. Cipriano a Demetriano ^ così ragia- ^ .
la (d) ! ,5 Diamo z voi altri gentili il falutcvolc '' ^'
,, configlio, e vi offriamo i! dono deli' juiimo no-
I, ftro> E poichL' non è lecito al Criftiano di
f, odiare il ncmrco , onde piaciamo a Dio, per-
, ciocché non rendiamo male per eiale, vi cfor-
, tidmo ( finché avrete tempo , mentre rima-
5 ne tuttavia qualche por/ione del fecolo ) di
3 foddisfareaUia, e di folicvarvi dalla notte
-,j profonda , e tenebrofa dcllafupcrfiiiloue al!U
T^mo JIL £ aj can-
St .;f
I
51
1^
'€6 i> i' e o s T c; M !
,j candida luce de]b vera religione . Kon invi-
„ (ìiamfJ le comoditi voOre , ne occultiamo.
,, benefìzi fattici dal Siifnore. Rendiamo bene-
^ volenza a' voitri odj , e pe' toniirntj , e pe
,5 Supplizi, clic fapportiamo per c^gioji volW^
j, vimoltriamola via deilafiilute , Credete, i
j, vivete, e voi medc/ìmi , che fino a certi
„ tempo ci perfogiiitaCc , t^udete pure ^ con
vertendovi , con noi la celeile gloria jn etcr
jios, . Prima di S. Cipriano avea gii pari;
dcUacjritàde' Criftiani vcrfoigentili , e de
diligenza loro nel procurare di convertirgli ali
vera credenza, il martire S, Giurino trdlafu
prim;i tipologia (4) : „ Qucfto iohmente , die
(a) n,ivir. ^^ ^^^. ^ p^jjQ^(3 jT^^p j deinortj , cK- coloro ,
- ' " j, quali vivono non fecondo la ragione j e fon
^, educati con perverfe, epernicìofe malTime
„ uccidano iCriiliani , e gli abbiano in odio
„ fcbbene noinonfolamente non rendiamo lor
3, il coniracambio , ma mofli ancora da compa
,, /ione Je/ÌJcriamo , come èmanifefìo, di pei
,, fuaderloroa cangi.ire colfumi , e a convei
„ tir/ìalf.! vera fede,, . E altrove; ,, (^5 Coli
^-j ^'^' jj perfualìve ci sforziamo di piegare coloro
^'^ ' ,, che con ingiuffi odj" ci perf^guitano j accioi-
5, che vivendo giulk la norma de' comandam CI
,, tidiGesù Criib , abbiano buona Speranza
5, confeguire da Dio Signore dì tutte le cofe
,, fteflò, che confef^n iremo noi,,, Origene ai
fO T^-Liv.^"^^ ^^'' ^^^^^ libro conerà Celio CO -.^ Vt
p.itìi. 31 gliamo noi , dice , e procuriamo d'iftilU
35 nc^ii animi di tutti la divina dottrina , talcl
j, hifegniamo le verità del Vangelo a' giovanct
„ in una maniera accomodata alla capacità lor
53 e dimolìriamo a' fervi il modo, con poi cu
a» fano eli'erc liberi per la religione . Anzìc
prcdic^ttori del Crift^iu-finio profanano di
, cffcre dcbicori i' lapicnri, e agl'iiiiipi^rnii ;
, poiché confcffano doverfi ezi^indio a cailorg '
, applicare U medicina, affinché deporta jpcc"
quanto fi può, la ignoranza, cap!rc:iJìO me-
, glio le c^f'e ,, , Ma non e già necen'arìo, che
loiroci diffondiamo nel diinofirare U curiù Jc'
o(ìn maggiori vtrfo igcfiriif , e lo iìinAlci , e
i diligenza da loro ijfarj neirinfcgnarc la faiia
.ottrina , e net mofìrarc la via della falute a'
jro ptrit-cutori ; mentre gli lì^flì impu^nato-
i dolla iioftra religione ? n(i[j avendo potuCo ri-^
ocare i[j dubbio (jLjelb incùr.'trslhbile verirì ,
bbcro l'ardimento \.\ì deridere (juc* zelami irsi-
illri , e prcdicarori dtlfa parola di Dio, comt Ih
jfTtro flati unti impoftori j i qualifi filTcro ila-
iati d'ingannare ( anche con loro notabile pre-r
indizio , e con pericolo dì perdere fa vita ) i
mciulli , gli ilolti , e le vcccliiarellc , CeJfo
picurco fauno di coloro , che imputrnando il
:ilfianEfimo , tralTero in mala parte la cariti , e
I zelo , cbe fpigneva i noltri antichi a ilUimì- x
^,are i loro proffimi ; onde fu da Origene nel fo-
racicato luogo, e altrove ancora riprcTo , e
:)n ibdezza , e graviti confutato . Néfolanicn-
: colle parole, ma coll'efempio ancora proc u-
ivanoì Criftiani il ravvedimento, e l.i falvez-
ade'nemici della noftra fanc:irc!igi'jne < Vi-*
eano eglino perlopiù, come erano efortacldii --^y^; C/pV^
irò partorì (4) , in buona concordia , affinchè i Ep^Kiu-p.
entili aninnraiTero in erti la feverici della difci- ia-
lina de* collumi y e a b bracci a (Te ro le verità in-
ignatcci dal nortro Signor Gesù Crirto • Llìou-
^ '- San Giiirtino Marcire nel quactordiccilmo
imcro della fua prima Apologia,,, aflìnché j
^'Ve, voi^o Impcrstcrìtiìon fiate ingannati Ja'
E * 5, de*.
« I
4?
?1
I
ifR ■ D F:* C O S T U M l ;.
ji demoni , che da noi fono efagitati , e no
fiate da loro diftolti^Jal Ics^gcre , e intender
le nolìrc fcrJrcur? , vi avvcrtiiimo a ri^uai
»5 darvene , poiché fi itudiano eglino, e ce
tutti gli sforzi procurano di avervi per lor-
fervi , e mini[tn , come atterrendo co' fogn'
e colle magiche loro prclHgie coloroji qu:
„ li non hanno curadellcloro divezza, gli har
no tirati afe, e gli hanno foggettati al tirar
nico loro impero . Noi dopo di avere icoflo
loro giogo, e di avere creduto al Divin Ve
,, bo , feguitando il folo vero , e ingenito Die
-,, laddove prima eravamo dediti a! vizio del
„ hifluria, ora ofTerviamo unicamente la cali
,5 ti. Abbiamo rinunziato alle arti magiche
„ abbiamo fenduto comuni agli altri le facol
p, noftre , che prima erano da noi avute ìn.^
>, grindifiimo pregin j e conviviamo eoa que
f, lì , cbc prima , che conofcellimo Gesù Gir
„ fto, erano da noi avuti in odio , e preghiad^
^ pe' noitri nemici, e coIl'eftmDio , e col
„ parole procuriamo di perfuadcre a' noii
jj perlècLitori ciTerellala unica vera religio
,j lacrilUana, e dover eglino vivere fecondi
„ precetti dì Gesù noftro Redentore , affine
^y abbiano buona fpcranza di conieguire Ì m
,, dcfìmi ijeni > che fono a noi preparati da f '
„ pitdrone di tutte le cofc 5^ - E nel fcdicefij "
numero:,, Eforcò, rff'cc fg// , i Tuoi feguac -
j, Redfntor noliro di effere pronu a fervire £1
jj ti, edinon adirarJI , e parlò loro in que
„ guifa : fé alcuno ti percuote in una n
j, fcella, tu voltagli Taltra , acciocché p »
„ cuota ancor queEbj s'ei vuole ; e dà pur I
„ tuo pallio a chi ti toglie la tunica , ., Non ■
^ fogna rilèntirll, e reflitere^ non yokr
i
■W5:',.:t:.^
IWT^
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1
DE'PHIMITIVI CRISTI ANI* é^
rjdio , che ii'^i fiiint) imrtatoride* malvagi;
mJ fa d'uopo procurare colia pazienza , e col-
la piacevok-zaa di rimuovere iprofììmìdall,*
errore, e tlal dt:ffJcr io ddie cattive cofe •
Lo che potfamo noi dimoftrare cogli efcm-
pli di molti de' vofìri g-^nciliji quali, da tiran-
ni , e perfecutori ch'erano , vinti per U
collanza , o psr la pai:ienza nel folFrire le in-
giurie j e i tormenti , e p^' cofttimi de* no-
Òcl f imitarono fentinicnci , e religione, e
vi:a,j- , ■ '
XII, Nò iblanientepe' sencfll , ma per gli ,
■ r ' ■''■■Ci 'J^'^ntiflaa
reuci anoira inolro faticavano i pnmitivi fede- ^^. ^^^^^
i , affinchè potcfT^ro crargli alla vera credenza, CrlHì.tnì
r ricondurgli all'ovile di GesCi Crilìo- Per h ff r rkhla^
[aal coTa e fcrivevano libri, o lettere colle qtiali '^^''^ f^^'*
onfutavano gli errori loro, come fecero Santo ^^''* ^^Vv^
gnazpo Martiri; , SanGiuJlfnOj Santo Ireneo ,^^ ^^"^^' '
Certulliano, e altri molti, e colli predicazio,
:e, ecolledirpute , ecoll'efempio lì/tadi-iva-
!0 di guadagnarli. EgMèdif&cile il defcrivere
uanto fi fieno adoprati nel fecindo fecolo i Ro-
vani per ridurre Marcione a rigettare la erefìa ,
he aveaegli introdottane! -lurido , Glie f^ egU
liferabilmente tornò come cane al vo;nuo f
un perciò perdcccero eglino i fedeli il merito ^
.dia loro attcQzione- Non fu mifiore la diii-
cnaa de' Romani medesimi per indurre Cerdo- . \
e a rinunziare alfif p-rverf^ dottrine, che avea,
ligaco dal diavolo, inventate (<j) . Verfo i^ fa^ g,if^^
rincjpio del ti^rzo fecolo della ClUefi , allora_j n^^^ i^jm.
uando Severo Imperatore incrudeliva contro dUp.ip,
Criiliani k::erandoli coi difpietaci fupplizj «
)rigeTve, quantunque ancor giovanetto, avendj-
educo, che tutti gli altri per ti.iijre d^ì[j-j
Uiì perlccuaione eraniì ritirati, e niuna i*
\
ì^.
r^^
y* ■ l> E* e O S T U M 1 -
ricrovftva in AlofTaiidrì^ , il quale accenjcife
iltfuire i ^entiJi , e gli criptici , e a trargli a!
Vtfrn religione, nulla cemi:ndo i pcricaii , ^' qua
]] fiefpfineva » apri iinj fecola , e dicJe a tur
Ju facoltà di tfcffjiicntai'li , e di apprendere,^
hiiic dotcrifie del Tanto V^ng^io» Gonfc^Lii eg"
pertanto t;rin jifIÌ:ii'Jc]'edi[;o , e induce mol
a nnajuiare al g^ncili-'J! n^ j e all'cri.-(Ia , tr
quali debbono efferc numerati Plutarco fr^ttel
di Eracki, il guai Hracla fu por Vcfcovu di Ale
fasidi-ia , Cd Eracla Hello. Plutarco dopa di av
re menata wna colliiuiatilfìr.u viC-i , ai:qiitJtòi;^
' paima diil mai-tirio- Pratt^nCo Origene eir^m
di anni dic^octo^ilìrLÙva i catecumeni per ordii
del HioVetcovo, e grandlffino proScto ni
ritraeva. Né falaniciire indignava egli ,
conforuvfl e/'aridio coll'eforiai^ioni j e coll'aJ
ficnza lua coloro, ch'erano tratti al patiba
por la fededi Ce^ù Cirfto , Ja qujil cofa moi ^
diipiacevj a^ nemici del ciiH Lane fimo , che i
vcnte procurarono di lapidario j e di t:>glierlj
0)^iireb. tbria df tormenti la vita (ii) . Avanzandoli fi
Jib,vi.H,E, percanto.e cr(-'!cendo iVmorc più acquilìava M
l'z^!L\\^' laltima si per l'a^^ Iterici d.^^a dilciplina , che ù
ferv.r.'a, si aicora pe' difcepoli fuoi j f qu-U
gloriofamcntc aveano combattuto per diftm
re la verità della noilra Tanta religione, e JW"
no trionfato de' loro nemici, e ricevuto
martìrio II guiderdone prameitj dal Redeni
aq^telli, clic confeiTato i'aveffero avanti i P'*
fidile ! Kegi.L^onds modo dalla fama di luì A .
brogio uomo n'jbjfc,cd erujrto ? il quale proj •
fava l'erroredi Valentino j dopo chi? lo alcol ,
convinto d>lh Forza della veriti predicata d »
Origene , lafciò la erefia , e aggregato alla e ■
tolia C'ui:J'a , vilTe lantaniente , e molto ] l
' ' . . ' nr :
mmmW'^S^r.y: ^^ ■ ii',.:,^^^:
^:- '■ , "' I -" .' i'
de' PTlTMtTiVl CRISTIANI . */ J
nelle perf^cu^ionj per 13 Tanta fede. Anzi che
racconta ì-iifebio di Cefarea > che Inntimerabili
eretici furono di Itiì lur.maeftratì (<i) - Narra ^^j l^ij^ ^^
inoltre Rufèbio nel trcntefiaio terzo cap^ delia xviu. ^?.^.
Tua lìlork Kcclefiiiìica (/») clic avendo BerlTo a4t.
Velcovo di Boftra fielI'Ar^bia introdocfo ncHA
luaChii^fa una nuova erefia > affermando , che (M p, ^57,
Gtsù CriQo Si^'ior nolbn , prima che na- '^l*
fa-ITe daiU Vergine, non fit^iftcva nella propria
Tua peribna , echenon avca propria diviniti,
ma folo uvei in fé reildentc la divinila deircter-
nol-'adre; fn da'Vefcovi preL?;ato Origene di
trattare don Ciro luì , edi proemiare di rimuo-
verlo (.ta un così pernlciofo fcntimeTico . Aven-
', io percaiito Origene obbedito , dopoché incel:^,
I ili che confìileva il veleno della nuova , e per*
■ verfa dottrinai di Berillo, con tanto valore, e
forza h confutò egli , che indufle l'cr^^fìarca S.
icteitarla , e ad abbracciare La verità della fedc<
N^on altrimenti fi portoceli con alcuni eretici
dell'Arabia . Aveano coiloro Iparfo pel paefe lo-
, fij il fallo dogma , che le anime umane infiemrf
co' corpi morfUero , e che doveflcro poi insie-
me co \nedelìmi corpi nel di del giudizio rifu-
fcitare. Adunarono pertanto molti Vcfcovi ^
e avendo trattato del modo , che tenere do vea- .
no per crrirpare la nuova ercfia , in un pieno
Concilio diedero la commifiìone a OriLjenc
Ji confutarla j e dì procurar di ricondurre ali*
:)VÌle diGesùCrifto i traviati . Egli obbediente
igìì ordini de' Prelati della Chiefa della Paleai- ' '
na,ncl!;i dizione de' quali allora fi ritrovava ^ ,
con tal cfìicac'a ragionò , e consl poderofi argLi- ■ * ^
nienti confutò la peilifera dottrina de' nuovi
eretici j che quelH j conofciuta la falfiti delU ' ■ - "
opinione loro 3 Ridiedero filto pc;' vjn:i/ e ab-'
E 4 bf 4tì*
r ^
■u.
't
. ■ ■ ■ ■ K
. L
\
fi de' costumi-
brjcciarono il cattoIicifmLJ - Crì^) aveffc egli fc
guitato a infrenar bene , e a convertire gli ere
tici , e non il foffe fidato dtj luo talento , ^_
quando egli pfù a' propri ritrovati» che alltfl"
Jcrittura f^inEa , e aliacradizionc della cattolic
Cliicfa acconl'enti , precipitò in molti , e ^ra
vi ciTorij clic dipoi furono impugnati di' Padri ]
e condannati da* facri Concili- Dimoerà pur
la pietà, e l'amore verfo i prosimi ancor travi;:
lì , e la diligenza u*sta da* noflri maggiori pe
ricondurgli alla Cliiefa cattolica , la lettera di i
Cornelio Papa fcritca verfo l'anno j^i. a S- C
.^^l^j^_^ pruno VefcovoJi Cartagine ^ nclfa qnal lette
tfrCyprii- ^'^ COSÌ egli fcrìvc (*i) . „ Quanto fu grande]
sicis xi-jx, »» n >llr.i Tillecitudine , e ranfi^rtà , e il dolor
p»i*i» „ che foffri -imo ptr quei confciTori della fcc
5, di Gesir Grido, iqualìdopoil glorioso lori
j, combacumcnro, per le frodi di Novazian
55 uomo pieno di raggiri, e di maltalento fur^
„ no circonvenuti , e quafì ingannati , e ali'
>, nati dalla Chicfa; altrettanta fu li nolìra a..
j, legre^za, allcrcbè eglino conoiciuto l'crrorJ
„ e fcoperta l'artuzlj velenofa de! maligno ir
5, gannacore, liberamente alla Cliiefa, dalla qu
„ le erano ufciti j tornarono , e perciò renden
„ mo grazie a Dio Padre, e al Signor noftroGr
3, sfi Crifto, In primo luogo febbene i noft
^, fratelli, a' quali potei preftarfì , perlaintii
j, gritàloro, ogni maggiore credenza , ed er
5» no amanti della pace , e bramavano la uniti
5j affermavano , ch'eglino ii erano ammollit
j> e aveano deporto 11 loro orgoglio , con tut
5, ciò non potevamo indurci ad acconfentirl
„ ro j temendo, che non aveffero facilmen
dato fede alle vane ciarle del volgo . Ma e
fendo dipoi venuti Urbano j e Sidonio Co
51
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ferforì a tmvare i notori PrtEÌ , drflcro loro
Xeliicttamcntc , che con cfTì Maflimo Prert^
ncora bramava di ritornare alfi unità d'^!U
hieTa... DifTcro ÌnoIcr<? , ch'erano ftjti
circonvenuti, e che non fapcvano coQ mai
i! conteneJie in quelle lettere , le<^ua]i erano
iìiitt fcritce a nome foro , ed efiendo piene dì
alunnie » e di maldicenza , aveano c^gioTia-
de'dìlturbi quafi in cucce le Chiefe ; e che
ilamtnCe errino colpevoli per aver aderito
àllofcifma, *fd elTerelUtì autori della divifio-
^ ne , o ereiin , per avere acconfencito , che
B^folTcroimpotleie mani a Kovaziano, Pregi-
->^rono finalmente, che II canc^ilaficro dal-
^tta memoria de' fedeli quefti loro manca-
Olenti . Eilendotni ftato cutco ciò riferirò,
„ volli io , che fi aduiia(Te zi Presbiterio ,
e a quella adunanza intervcnifTcro cinque Ve-
fcovi che o^^ì pure qui fi ricrovano , afiin-
,, che fi fl.fbilifle concordemente, qualcofa do-
,„ vcffc determinare circa le loro perfone, .,
„ Comparvero adunque MafTìmo , Urbano, e
„ Sidonio , e molti de* noilri fratelli , che gli
„ aveano feguinti , e con caldiflìme ilbnze fup-
„ plicaronojchccidimenticafìlmo delle reità da
„ loro commefTe per lo paCTjto , e di clTc in
,, avvenire non (ì facelfe veruna menzione , co-
,, me le non avcfTcro operato, ne detto aicu-
.j, na cofa di male . < . Appena fi fparfc la voce ,
,5 che quelli erano venuti all'adunanza , che ft
,, fece grandiifimo concorfodi popolo , per vc-
„ dcre retìituici alia Chiefi coloro ,chcpocanzi
„ aveamo veduti,c pianti erranti, e vagabondi,
j, e tutti ad una voce ring^a^iammo il Signore
,, efprimendo colle lagrime l'allegrezza de'no-
o /l:i cuori, e abbracciando i ravveduti , come
' ^ .V le
Ì>
7^ db' C O s y U U I- " Il
„ f^ :n quel giorno foiTtro flati liberati dal
,, pri^^ione , ncifa ^iiale prima, che avcdbi
j, accnnftntito iillo fcifmittico Novaaiano, crai
„ flati rincbL!ffI per am^r dtlh cattolica rt
,, gione, Fi'j'Tn^ tt^'ino percanio amme^H al
„ ci^m^nione dulia Clìiefa ? e a Maflìmo fa r^ ,
5j ftjcuito il ìnog'y , ctis avea tenuto U"a' prct
j, c^r\ fomma foildisf^zione dtl popolo ,, -
XIIL N? dobbiama noi ftupirci di qn^
^^(irrV/-. ^^^^ Dirtfcofdrc actetiiione de' fedeli, e di qui
pttcaiorì , ^'^ ^''''^ amore verJo i caduti nella erelu , o ne!
icifma, mencrc ella era cofa comune in qu'
tempi, che qualunque de* nollri avefle coir
meHo qualfìvog'ia deliuo, fyffe egli compiam
amaraitiente dagli altri CriQiani , i quali per U
pregavano con ilhnze caldilTime il Signor Iddi
che ^li facelìe conofccre Ìl male, egli delle
graziadi ravvederli : e sperali ravveduto , ce
parcicoLr gioja > e allegrezza io abbracciaSTeri
e io ammettellero^dopo fatta la penitenza, alla,
comunion loro • Orieunode' più gravi deiJt
era la erefia , non è de maravigliar/I , che tane
foITe il dijpiacimento de' noUrì maggiori , alloi
chi: vcdeano qualcuno preeipitaro neirerrore
e tanta Talle^rezza , allorch^^ lo vedcano rifortf
e reftkuito alla fanta madre Ghie fa , e tornat
alla loro focicti , E che tale foIR- il coUume lon
lo atcelfa chiaramente Origene , per tralafci:
gli altri, nel terzo libro coiitra CelOC^) ^*^^
CAÌ«-Li,p, i^Q^i ragiL^na; ,, Compiangono i CriiHani com
itìi.fc^. „ morti , e perduti da Dio coloro , i quali
„ fonolafciati vincere dalla libidine , o hann
j, coinmt-nb qualche altro delitro - Che fc
„ ravvedono i caduti » allora i fedeli ftimando
„ refufcJcati da mortt a ifnova vita , H rallegra
„ no, imitando in ciò gli Angelici fpiriu, che
n ce
j
-rri.r^'TlP.^: .'^!ISP''
de' primitivi CRlSTlftWl i ' 75-
, C'irne dfno il ItcLkntor noftm GcsùCrUlo , " "
godoniìptr un peccatore, che fu pcnitcnzji ,
più cHl' per nov.jncunove £^ìuili , i quali non •
* h:iniio delia penitenza meiliere . '■ ' /
XIV. Chi? le canto era l'amore, ^UpicMdc' ^^ . ^^^^^
edelivei-roi loro compagni vivi, non cricer- ^J^y^ /^/.^
imence minore verfo i ni orci . Im pere io celie tt> e ddU
Iccomcptr la carici, eTjffi^Cto , chea' profef- t «rt , i;he
briJella rtligion loro portavano, facHiTientc p^^'^^'-'^^A
ImnJìvcanoa compiiflione , quilora vcdeano ^^'j'^^^^;^^^
qualcuno d^-' noftri nelle iniferTc , e nelle pene, J^^^ ^.^^^^^
- Ihtdia vanii , quanto era loro pofTlbile , di fov- -^j,;,
L^cnirlo; e fìccnme erano perfuall , che quei
redeli, i (jiiali muojt^no imbrattati da qualche
cfilp:i Uggicra , o prima di aver compita la pe-
ijcen^a i:npolh loro dalla CKiefa per qualche
^ravc peccato da loro commefTo , graviflìme
pene ibpporrann, finché non abbiano fodJisfaCco
ilU divina giulUiiia , e molto pofTonoeffi^re aju-
Lati colle prif^hiere , e colle limofinc 1 e_^
c^\ fctgrifizio offvrto al ^Signorc da' vivi ; non
cralalciavano veruna oceafionc per foccorrcre
quelle anime , come coda evidentemente da'
libri , che i noflri m aggiori compofcro per iftru-
s^ione de' loro prosimi . Q^iindì e , che Tertul-
liano nel celebre [ìbvci della corona del faldata
(4) mentova le oblazioni foli te a àrfi dalla Chic- (0 c-rn^p^
(a p*:' morti, e dit^^ndc, che una tal confiietudine los-
proviene dalPApoltolica tradizir>nc . Oueflo me-
desimo aLicorejche fiorì vcrfo la fine de! fccorido,
e fui principio ancora del terzo fccolo dcllaChie-
rd,nel libro incicolato DcUa cforuzions delU ca- ,, , ^
^^ii C^)ramn^eniorae le obblazioni, e le pre- ^^^^ '
f'.hierc pe' morti , e rammemorandole accenna,
che comuni erano apprelTo tutti coloro, che
proteHavano iicattoliciimo , E nel lit>ro ^elU
■'IH-
V --
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COSTUMI,
J
Oì e. X. p. A/<^'(r)^,(7flra (4): d'itici a firella, dice eg
*^'' . dÌTtimi fhrella, hai premello in pace il tao w,
rrf ^ ? (7/re rifpondi ? Fri forfè in tlffiordia £
effo lui ?. . In^^ce.diràdU- .'Cert.^m^nts a
p^e^a per r anima dì luì , e chiede per luì da L
il Ttfr i^crio . . i e fa offrire Ìl f^^rifizìo ntll^ù
niverfdrio della jnorte di Im mtàefimo . Si ve
adin']uc quanto aticnii fii1i;ro Ì fedeli nell'ufa
vcfPw morti qneJìe opere dì mifcncordia ,
C'V.Ti!: fì 'Icbbano intendere It Wcrizìonì , cli^ ti
volca tiìfi-io trovate ntrjfc c.it^comb^ di Rom
e r^io llitte riferite parte dal Bofic) , parte da
Arìn^Lj , e parte dal RniHeCtJ , di) Lupi , e 4
alcuni Altri . cHl- de'Cisn'tcrJ Romani parlari
r\o - rnp^TcioGcIiè ni-^Jfa mag^^ior parte di clfe
\t%%n , che 11 dtfonCo mori in pac^ , la qual
fa lì può intenditore in puce con Dio ^ o in pai
tolLiCbiefai ìnp^ci cì" f.toi , come richie
l'addotta pail^j di Tertuilijno . In certe altre _,
(l>"i T>n\ì. 1. (:fi^"^>nr fi le^^oiod'.'llecfprtirioni , per le qut
II. e.viL,p^ !; Ji:T!;j[fr.Lno i fedeli dì dcfiderarc la pace (i.
eìlnfngcrio (c),e il bene (d) alUfpirho del a
fi^ittfi , Vt'g^oifi tra I? alrr^: a^iprelFo il Boldej
due H'jI c.ipo r^ctimo d^.-! lec:>!ido libi'o , ui'
delle <]LJili jq^ulh (e"); ^itonìa animai dai
Iddio ti refrigeri in pace ; e WkvA-. ^nerim p
fi q:t^ììa Upid.i a f\jS.-;.i fu.i maglie carili
i?ji, .. IddÌQ rcfri^^eri il tuofpirit^ì , ElJaèanci^
tic;^nadi e[ìl-reo!Ìer7:iCa la ilcrf^ione riferiti!
lìallo itiU'oA^jtore nel capo d^-cino del medefi^
<fjp-4fT. Ijbro (^/) , la qiT^le tradotti! da] Greco in Itali
"^ Ila quell) (ìi^nii'cjfo: ^Hreiit.\-p.tfU^<ìne f
*^ele fervo di Di!) f: addarmcitta in pare. Fj^co'.
dift di Uiì Lidh fte" fercoli . Verij Tj^uu ao;, a.
guidarono i. palina .i^-l martirio le lame Perù
(c> IbiJ.
(o ib:.i-
tua , e Fd:cita, U primi deH^; quali.
CJQ
uggiamo negli ^ir/ della fuitpal[tone^rd^czon\.x ' ' '
nefemplo , onde iifcorge, quanto foirccomLi*
e Tufo di pregare pe' morti , e di procurar lo-,
il refrigerio . Perciocché cosi ell^t r.igio-
ta (<():>• Eravamo tutti ;xtccnti alU orazjoi^e > ^'^. ^J'^
) t mentre prej^avamo nominai a c-à\'o Dino-- g^'^ Vca.
, cratc , e rimafi allora flupefaCta , poiché non
, mi era , fé non che in quei punto » ricoid^ita
1 dilli' •- .Conobbi io pertantOi che non era io
, indegna ; e che dovea prcgart.- per lui UR'de-
, fimo j il cafo funcflo del quale mi recava non
> picciol dolore . Incominciai adunque a orare
, molto, e ap aligere apprefJbiI Signorx", Dopo
j laorazione, di notte tempocbbi la fegut^nce
j vifioFie. Parvemidi vedere Dinocrate , che
j ufciva da un luogo tenebri^fo , dove moiri
, altri fi ritrovavano, ai io di feto, col volto
, tutto imbrattato , e di colore anjijulfjjo , e
, con quella ifteiTa piaga, che avca tgli nel vifo
.^quando morì • Era quelli mio fratello carnale»
mori eiTtnJo in età di anni fette .,, Tra me
, e luì fcmbravami chi.- foffe una gran diJbn-
, la , talché eqli non i\ porca accolbrc a me j
I né io a lui. Era inoltre n;;l InotiOidove iì ri-
, trovava allora Dinocratc^una pt-lchicra ripie-
,na d'acqua, il cui orlo era più alto de^Uila^
1 tura di lui» e quantunque egli Ci Ikndtde ,
, quafiche voleffe bere , con tutto ciò non gli
, riufciva , Recava ciò a me fua lortlla grandif-
, fimo difpiacimcnco > perciocché mi parea ,
, ch'egli non potclTe levarfi, bevendo di quelle
, acque, la fcte , e allora mi fvtglia:, e ccnob-
., hi , che il mio fratello pativa . Ma era io pte-
M na di fperanza , che le mie orazioni gli avrcb-
>i bero giovato , onde pregai per lui tutti
o i giorni j finché non pacammo alU prigione
" f) del
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'■- jf/"^'-¥- y . ' ^ , . -^ i;
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s, dcl'campoi pofchè quel L^icrnodovcamo coi
„ bactere colle fiere per d^^re pbcerc a' folJd
,j mentre cejcbi'jvaiì il dì naralìzio di Gct^ C
j", fare. Feci io;tduJiqiie orazione pia^nendr
yt e iagrimando giorno, e norte ; affinchèi^
,j fa(re dil Signora donato Dinocr^te . K^l gK
„ no, in cui fumaio ne' ceppi, mi p^rve di ved ■
,, re qiiei luogo , cfie cranif fernbritco rcnebr
,1 fo j tutto illìimlnaco , e Piaocr^ttc col cor
j, mondo, ben vertito, e refrigerato , e do
j, 3ve^ la piaga, mi fcnìbrò di vedere una cii
5, trfce , e ofTcrv^ichc kpeftbiera, la ^1.:
„ erami paruta t.mco alta, erafì abbailjta h
„ al bellico de! fjnciuffo , ficchi egJi efirae -
j> Terza intermirtioiie,cd era fopra il labbro dì
5, la peschiera una caraffa piena dì acqua,cdc
„ accofìò , e la prcfe , e bavette, e faziat"
„ parti allegro giuocando a modo de' fancitil.
„ onde io fvegJiaca conobbi , ch'era egli H^-
j, trasferito d;dfa pena al refrigerio „ , Sar
Opriiiio ancora, che fiori verfo la metà in
terzo iecoio della Cliiefa , avendo privato i
iufirrtgi colui, che conerò ] canoni avi^a ììou
nato per tutore de' Tuoi figliuoli un facerdot
moftrò , che tiel dì annherfzrio della morte
qudliin<itte Criflittno trun, fotiti i parenti di Jl
di fdT ojferire il f^igrifizìo , e di far premure
éjJQ ptibhlicamcnte in Chiefa (a) . San Ciri]
(OENM-Gerof^limitanofcrittorc ilhiilre del quarto,?
colo d^^lLiCbiefi nella fua CatcchciI Miiì-sgo
quinta ragionando delle preghiere , che p
blicamente ftceanfi nelle adunanze da' fede
0>')n. t3f.p, ^^^''"^'^'^^^^ fu loro per tradizione in legnato
31S. t-.iic, 1-inti Apoifoli,cosi fcrive : ,j (é) Facciamo dìi -
raris*Tou-j, conimemoraiionc ... de' Padri, e Vclct
'=• jj defoncj, e preghiamo per tutti ingenerai
9»
i-'^^mjimmiyi v,th)'f.-»;-v,- >>■
" . ' ■^-''*^' '- ' ^ ; ' '-' %'
sb' primitivi ciusTiANi. y^'y ■ ' .'
tra noi morirono, credendo, che ci6 ^ '
poiraeflere di grandffllmo aiuto alie anime di
quelli, pe' quali fiora, allorché principal- .
laenre abbiamo d'avanti la f;Lnca , e tremen-' , .
diiTiina vittiau , cioè Gesù noftro Redentore . .^V
Sicramencato,, - Ma per non diffondtrmi -;:
oppoin un argumento a tutti i fedeli nocilTi-
o, e ben provoco da' noflri ontrovcrillU , - .^
ccialmenre da Leone Allicci , dall'Arcudio , \
da Kaule AltlT^ndro nomini di flrjgolare eru-
zione ; crabrcerò i parti de' Santi Fafllio ,
, regorio Kazianzero , Gregorio NilTero, A^o*
no, Epifanio , Gian grifo ilo mo , e riferirò
lamente ciò , cht Ei^fcbio Vefcovodi Cef.irea
cconia nel quarto libro della, vita di Co(Unti-
'Impcratort: , mentre defcrive la pompa de'
. neraii , e le adunanze , che furono fatte P"-T fa^p, t^^j-j,
[lOvare all'anima d^-I pid Principe (d): ,, Dopo, 0,^,04.
che partì, dice c^U ^ il nuovo Imperatore
Coltauzo dall'adunanza, concorfcro i mini-
Uri dei Signore , cioè i Sact-rdoti, colle turbe,
e con tutta la plebe de' ftdtli, e pregando,
fecero PEcclefijfliche cerimonie ? die io tufi
■Circollanzefonofolitea farli nelle Ciiiefe - H
cadavere dell'imperatore Coltantino era fo-
pra un alto letto,,, e il popolo adunato per
t'anima di un si gran Principe non lenza ge-
miti » e lagrime offeriva preci al Signore ,
periuafo, che ciò le potè He ciferc di giova-^
mento ,^ .
b|^ Quanto alla diligenza iifata da' nolìri nel
pellire i morti, egli è certillimo , che fu
igolare* e perciò rimproverata a'Gentili da'
riftiani Apologilti . Abbominavano i nolfri
aggiori 11 cattiva confuetudine degli adorato-
degl'idoli , Squali invece di dar fepoltura a'
ca-
1
ia fil' COSTUMI
, cadaveri , come ogni ragion richicdfa,non fi(
per qua! motivo erano folid di bruciiirli . Quir
dièj che Minucio Felice illuEh-e fcrittore Cr
iliano del ter^o fecob ntl Tuo celebre DJiloi
intitolato Oita-uiù più volte da noi citato r
prende queila tal cofiumanza de' Gentili , con
(O P- J»"< 3^^^'^=' *^^^'^ umanità, e dalla ragione t*J), Abòc
ÌXaw.jtì7i, rerdo eglino adnnqne un tale abufo, prociit
varo, elle it*cad.iveri de' fedeli foITe d^taon
revole TepcìItEira» Ma poiché molti erano crai
ro y i qiiiili clTeiido poveri non potcano fepel
re con quella decenza , cli'cra convcnevolq
Crifliano , i loro morri , fiiccanfi per cjuelfoj
ne d.i* lìoftri maggiori le collette delle limofi
nelle adLJnaiue i come atteib Tertuiliaiio n
fM Ilo ^''^^^f^'^^o "^"ci capitolo del Tuo Apologeti
Bd^an.i-^s! (t) , San Dioniilo Aleflandrino de/crivendo a
prclfo EulebioVefcovo diCefarea (r) la gran p
(c)H-EJib* ite. die tanta Ilrage avca cagionata iiiAlelfandr
^"■"^'^cr^ ^i'"o^^^nt)o quanto era Tuta in quel temi
Ornai». grande iac^nt.L de fedeli verfo i loro proflim
e la pj^ià v^rfo i morti , così feri ve : Color
che alTulevano agli appefìaU , rnl>ito che vede
no uno de' loro fratelli pniliaci all'altra vit
chiudeano gii occhi al cadavere di lui > lo la^j
vano , e rornavano j e davangli finalmente nt
la miglior maniera, che poitjano , R-poltur
Racconta cziaiìdio Ponzio Diacono nella vita
San Cipriaiio l'attenzione , ch'ebbero in qi
medcfimo tempo in Cartagine Ì fedeli i\i fepel
re i cadaveri non JbUmcnte de' loro fratel
Cd) paj;. j. ma de' Gentili ancora , che gli jvcano perfeg
j-a. dx^n. tati.„ (ii) Perrenne > li/fe f^//, a Cartagine
Opp.S.Cy- ^, formidabile peitilcnza^e il deteihbile devaf
'■^' 3T mento < . . Fra.nfi tutti fpavencati i cirtadir
hf ^fitggi vano per ilchivarc il c'Jn^igiojOef:
*
I
db' PKIMITKVT CRISTIANI ta g^
j^vaiio alic piibbliciic llrade i loro ii^Fenni j
, come fé caccwnJo via (ii cafa il moribondo ,
y aveiJl-ro potuto cacciare con cHo lui il pe-
^picoiodelli nioi'Ce. Cji.iceano adunque per'
P^^tuCta \^ Cict-i non gii i CiEiiavcri , ma i corpi
, dì oìoltiflìaii , talché muovcano chiunque
, patTavaacompafiionc, Nìunodt:' mortali pen-
1 fava ad altro, choa'crudeli guail^gnl , Hi-ac-
, tanto egli è colpa il tr^biciare di riRTirc-^
, qua! cofa abbia Utto iJPonteììce dì CWriOje dì
, Dio, il qualt-'^iuanio più colli pictàjaìtrcttanco
> pili colla V(.rità della religione avea preceriur
, coiPontL'fìci dì qitffto mondo . Adunò la fua
j plebe , e la iilruì de' belili dclj.i mifericordia,
, inibgnandole cof>li cfcmpli delle facrc fcrittu-
, rei quanto giovino gli ulfizj di pietà per
, renderfì propizio il Signor Iddio, e acqui Ih-
, re la eterna beatitudine . Sfi^giunfe dipoi
, non i^fTer ella maravigliofa cola. , fé i fedeli
ulalTcrotaii opere di bontà , e di mifericor-
dia agli ^hri t'edeli ; ma che coloro /^irebbero
Itati perfetti, i qualiaveÉTcro aiutato più il pub-
, blicano , e il gentile , e avcfì'ero vinto col
, bi.nc il cattivo , e imitando ladivinaclcmen-
, za , avellerò amato [ loro nemici • . • Furono
, adunque fubito fecondo la qualità delle per-
, fone 1 e degli ordini diflribirin i mintfterj .
, Moki , che per la povertà loro non poteano
, fomminirtfjre colà verunajdavanodi più degli
. flelTi ricchi, mentre colle proprie ficichc
y compenfavano la mercede pifi cara di tutte ìe
, ricchezze. E chi mail! farebbe trovato, che
. avendo un nma Dottore per guida , non corr
, refTe a farfi fcriverca quella milizia, onde
. piacer potcITe e a Dio Padre , caCriito giu-
. dice , e ad Lin Sacerdote cotanto buono ?
TmoJlL F ,, Av-
V.^ ■'
1 '
%ì:
"1-^
3, Avveniva fratiinto per h liberalità de' ut
91
5»
5*
{tri,clK-nonrof.iii]cnceiloro fpirituali friiCe
li . ma i gentili ancjra forTcro fov^venii^
,, onde f^ctili (]iijl coi'd di più Ji ciò , clie lei
,5 giamo nelle fjcre K'Utrt dL'!la iiìcomparabi
5, pietà di Tobia, Perme^c^ c^li, che fi dica, cf
3, ilrbbenc molto fi fece aviinii Criilo , anco
5, di pii'r fi^fi uno dopo Crilb» a' cui t\:m
yy detfi la pienezza - E^H ruccoglieva foltanto
„ caaaveridi-'Muoi UracUti , cli'erano iìm wi
j, cifl, o gctt;iii nelle ftrade per ordine del f
gentile; mii GipE'iaiio tifava ancor ;i' gene
gli lìeflj uffin^j di mifericordij.che iifat'a a' f
d^li medciìmi,, . Tairei io addurre parccch
3,itre tLllimonianzc de' Sjnti t-'adri , clie la cJ
de* CrilUani circa il feptllire i morti riguarctj
no , nu per non dilnnganni troppo , ftuiio
fi^r (.Ueno bail^voli qu:lle , cÉie abbiamo fin*
capiate, Le^^ofi eziandio ii palTo del Sanr^-
Martire Cipi'Ìa;io addotto da noi alla quarantc.-l
ma nona pagina di qnefto volume , dal qual pi-;
fo pi:ò ognuno agevolmente comprendere]
quanto foUbro i jiollri maggiori vcrlb i mo
pictofi •
Ma è ormai tempo , che b/evemencc d
Scriviamo il modo tentfto dagli 3ntii:hi Crriti;
nel dare iepoltiira a' loro morti . Primierame
te, cornice manihetìo dal palio di San Dioni
iMci^iudrino arrecato di fopra , fubitoclie ÌU
dele era palTaLo all'altra vita , to!oro, i quali
avcano alTiltito , cbiudev^tno a^idolorari j;
avere perduto il compagno , al cadavere d\ .
gli occhi, e acciocché non triimandafle caitii
odore per qualche fordidezza , che avcfTe et
trattanclla malattia , e per maggior pulizia :
Cora, lat'avanloj la quella guifa , clic a
-.-. ' •-.- ■ ■ -r-. 'V?v '■'* .
■ 1 - j
loTFn ancora fi ìnv^uo ì corpi dt.'' mortf • Di qu^^*
bconfactuLÌine rendono cbi;irjflì ina ccfli:iionìan-
.:a i Santi Dionisio AJ^^'ITiuKlrino , e Cipriano , •
c^ic colla da' pa/Iì óì fopcd acc^jmtamente de-'
critti . Erano eziandio foliij I Meli d'imb^lfa- '
Tiare t e di ft-pellirc cogli nromi i an-pf de' lo-
'0 defonti , fi fpccinlmcnte de' nurtfri < Ter- (a) c.xtiT.
ulliano nel luo Apolo^L^Eico f-i)rirpond^rnc{o jlJt P' '>?•
iccufe de' gentili, accennai quella c^nAietndi-
le de' Criftiani de* fhoi tcfmpi icrivcndo in qiit^-*
Tla giiifa; „ Sappiano i S^bci , fé cercanll
, gli aromi dt^H'Arabia , cJie ie mertii loro ib-
, no venifuce di pÌL[ , e colmino piLi care per fc-
, peflire i tnorti de'Ci'il^J'aiH, cfie per fummi*
, cure gli !Jei ,j . E per ^-ero dire , ficcome i
lotrri avc:ino ferma r;K^rarz^ di dover nel di
^itremo del mondo rifulcitare co' loro corpi,
'Jorificari, lo che avea (McgUo S, Pjoto al c^ipi*
olo qcundicefìmovjelf-fu^ prinsa Fpillola a' Co-
'inij colla iì^ìiilitudinc del leme getuto in terra
■fepolto, ccorrotto, cdipoJ per cosi direri-
fatoi cosi avveniva , che i Cr,[liani non voleffe-
■Q bruciare ì corpi de' morti , anzi procuraJfero
it mantenerli per quanto potevano , per uni_j
.;erta pietà verfo i defonci mrdefiini , la qiijl
;ofaéda Gitijijno Apollita nella Aia Eplllofa
jUarantc/ìma nona numerata tr^ le cagioni della
n-opaga^ione ìÌì^ì CHIlian^fiLiio , .VÙ dcll'uib
le'Criitianidì fepellire cogli aromi i cadaveri
nrh il Lj. Certa nelle note fbpra Tertulliano ,
:rOuz,.Ìio, che dal La Ccrda nicikUmo prcfe
e notizie , nelfe ftre annotazioni fopra Minncio -j,) p. 6i.
i -elice t^i), Ra^ioii^i pure ampiamente dell'ufo
nedefimo il Boldetti nelle Tue olTervazioni f^j- .. ^ ^
|:>|'ai CimitLTj (;f)dovc così fcrivc : „ /^iJercifì ltx.^. jo?!
Pipita noi ne' cimiteri J iepolcri di alcuni Mar- fci'i»
• S • ^ ^ y, tiri
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tiri > fi è diffur^ alle volte una c£;rfa Fr^ofraa-
za, clic non faprei a qua/e altro oJore :iJrQ-
,, migliare, e di ciò ne pofTono f.ire pieninTiou
j, teltimoinanza diverfe ptrrfone dotte, e pie,,
„ che all'apertura dì dctee tomb^.- Jl fi;jio tro-
,j vdte prefunti . E quello rncdefimo odoi'tf^
„ hanno ritenutole o(ìjifti:Er£ de'|?ar£;ii , poi-
,, che furano eftratlc d^' cimiteri . L'anno lyoi.
j, elìtndoflnclcimiteriodi Pr^-tcÉlaio , o fia di
C:i!lillo ritiovu[o il corpodi una Sunta Marti-
re di nome Marzia col ino V3.ro d^ì flSìg'lG ,
3j ed ifcrizione in marmo t le cole medefiine
3, per molto ttmpo riteiLiK'ro la iì^fHi maravi-
„ giìoliifrugranzicoiiiiluporc di molte pedone,,
jy tra li:^ quali i Signori Canonico Raimondo Bì".
„ netti, e Abb.ite GÌLin Antonio Abbondanti
,j Romani miti confidenti amici • Il medefimu
,, odore fu anche di più perfone fencito in Una
„ ilrada pel mcdefimo cimitero in ceippo^che
j, ù erano fermate a orare per qualche jpazio di
„ tempo preiTo idcune tombe de' Santi, e le
„ Ilelfo hynno pur diffniònella cullodia, ove fi
^ confervano meco le reliquie, »\ci!r)i corpi,
j, e altre offa di Mai"tiri Anonimi ^.llratti già da'
„ cimiteri di S, Agncl'a , di GirÌMca , di Calli-
,, Ilo , e altri cimiiicr/ , Ljleiaiìdo però da par-
sa te tutto ciò j chi; in quejto particolare po-
j, trebbe attribuirti a fragr;(nzalbp.r innaturale ,
5, e miracolosa , di cui parleremo più appreJfo,
„ potrebbe^ anche tal odore attribuirti alle nii-
a* llure oJorofc 5 colle quali prima di fepelìire
,, j corpi folcano talvoka unj^crli , o Jmbaffa-
j, marli , albmigliaiizadcl Santiflimo corpo del
3, Redentore , di cui ftcoifdo il rjto liegli Ebrei,
ti}c*3C'X' Il cosi accc/ina S. Giovanni (*j) ^f£f^e/'«fif ror-
3, ]ì:ìs '^cfit, & li^averunt itlnd lintzis asm aro-
ià
Di' PRIMITIVI €XJSrJANl, gf
'* Mdf/iwj 5 ficin mos efl '^HfUeisfcpciirc » mo-
,, ilrandol'iaclfo VangtJifla (li clic lorta, e dì ^ ,
^, che quantità di aromi d fervifTvro, con quelle .
parole antcctdtnci ; FfwfV flftf^w T^itùdemut
^tfcr^ìis mi.rturam myrthaCy & aloct qsinfì //•
^bras csntttm . QiJ^cllo ntio di religiolk pitrà fi
Susóanclie indifferenttmenteda* fedeli vcrfo
"'àj i cadr.vcri de' bro defonti , con u\ profufione
„ di aromi , ch'cfjgera TercuIJJiiro, - , Con
j, nii^Tiire parimente odorofe fu ft^polto il
„ corpo del S. Martire Ei:pfio ( cerne {j jcg^e
^ ncglf Atti di Ivii apprcfTo il (j) Rtiinirrzlo ) , f^j y.,^
^^/MÌ/-Jiwm f^ (Crptss ejtts a Chrìfiiajìis, àf jrt;. i^jir, •
j^ €ùiiàitnm aromatibiis fefultnni efi , . , Che in Vcr^n.
„ tali couaiifr-tiirepoi re adopralicro unaqir^ir-
3, tità rot':ibÌle giufìs la loro pffl;biiità , fi rica-
_j, vada S.GrtgorioNin"enot6)i il quale P^ir- ^^j |n fnne-
^.lyndo dei fi?j>erale dì MqÌì^zÌo: Syndofics mini- icMcIttii -
^^ dae , dice egli , & panni firici , ttt^gutjitù*
y^, rum y & arciytatum Urptas ^ & abundun-
\j rU „ * lira nota a' geuiilì nìcdefìmi quefli
lodevole e pitiofa ccihnuanza de*roifri; per
U qual cofa fu da] giudice rimproverato a S. Ta-
raco Martire, c]i\gli bramava di etTerc per k
Criltian a Religione ifccilò , affinchè dopo mor-
te , toffe il cadavere di lui cogli aromi onore- ^ .
volmtnieda'Criftiani f^rpolio. CO m ^" P^"^^ » Euin.n.vir-
„ dijje il ^iffdUe , che alcune donnlcciyojc do-p.-g^,
,, vranno iepellire il tuo corpo cogli unguenti ,
e cogli aromi? e io penferòdi ridurre in poi*
vere, edi edermiuare le tue reliquie . Ri-
„ ipofe Taracó j fi pure quel che tu vuotai
„ mio corpo j e dopo la rnia morte opera ciò»
j, che ti pisce ,, . Unti , e ornati i corpi
de' loro defontf, poriavangli Ì Crilliani al luogo
dii^lljnatoperlafepoitura s cquìvi, s'era como-
f 5 " do.
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Sé 15 e' COSTUMI'
do , lo cfponevano slij veduta del popolo
canundo , o recitando de' lalmJs e degli inni , i
Olindo per le an'mc lor^^come colb od pafTo d
Eufcbioncìlj yìc;i di Cofianciro di fopra rfRri
to ; ovvero fc tcmcvann gl'iiiiulti de' re!ì,ic.
dells religfonc , fiihifo li fcpcliivano , e non-
avendo potuto iiTib.iSikmJrli prima, poi"Cavan(
dL'glì aromi, e dt' fiori , e ponevanli ptr pict
. fopra i loro ft'polcri. Lsoirde Icrifie il Boldctt
(ij p. i^ * j,^.[](-j||^fl-Q ]^(,gQ i^) y. Oltre al condire, t,
jj fcpellire i dtfonti co'doTti aromi, era c;^ian.-
„ dio in ufaiua , dopo Itpolti i cadaveri j é
„ onorare i loro fcpolcri con ifpargervl i m^j
„ defimi odori , quando non a^'cfìero potui
-j ungere i corpi llv'fìi • • < Ma nou p^i^cndo i
j, deli, come fi ^ dctto,sl facilmente Aprire i fc-?
„ polcri, gli fpargeano intorno a' mcdcfimi
fl>) Hymn- ,^ ed a tal collumc riferiicOiio appunto le paiol^
^ de tseq, ^^ diPrndciizioC^). |.
^' ■ „ Titnlumqifc , & frìgida faxa ' ì]
5, Liquido fparge mas ùiUr e * ^ J
,, E quelle anche di S. Paolino nel Natale di S'
(€)Naf».vi- jj Felice (c);
„ Murtyrh hi tumulum Jladeaat perfuti"
„ dere nardo .
■ ,3 £t mediente pio refarsnt unguenta fipid-
„ chro.
,, TnoUrc offcrlvanopurea'SantiMartiri que-
5*^ ùi odori per un contraJcgno di venera:i:ione ,
5, e onore vt^rh di hvo , Onde S. Gr^.■go^ic
Ot) Epin. *' "^'I^aEpilbUfciitta a Secondino (ci) : ^Iock
„ S^xn^ornm Martyritm corporibus offcTsndu ìì\
5, /-iforf prdvjhntÌHm deferente tranfmìjìmus .
„ Che fomii;lrjnt! olfjrte però di bAùm'i , e dì
,, aromi fi faccaero;tMcpu ieri de' Sitnci Martiri
f „ ci]-
de' primitivi cristiani * 87^'
eiiHcnti aiicora dentro dt' noflrì cimiteri , fi-
! , nora non abbiamo zvmo alcuna memoria,
, con cui poHaalnitiio coriobonrfì "inel dnb- ,
i , bìo monb iia!!'frudinnimo Mabillone nella
i , fna cpiQola da noi ^bballan:^.'- dil].!cidiita ,
1 , cioè , cTie i vafi di vetro , o di ^^Icra matt-ria,
, cbc fi trovano collocati fuori col fangise loro,
j in contraficgno manifcHinimo del martirio »
, pofTano forfè avere fcrvito per abbruciarvi
j detti odori p Noi però troviiimo lòlameut*^ i
,, cbe ceffate le pcrfecuzioni 1 e rcnduca alla
.infanta Ciiiefa la pace , la ri^liinofi pietà del
Su „ /* ''-'-viri - f^ìBnrnn.ad
V'gran CoftantinoC^J , e lafuaat!vozio,:e ver- l^^^^,
„ fo i Santi (Timi ApoftoU Pietrose Paolo , do-
, pò di avere erette fopra i loro fepolcri nel
, Vaticano , e nellii via Oflienfe le foticuofc
Ìj.Bafilichej ed averle arricchite con prezjofì
., donativi di vafi d'oro, d'argento, e di ric-
che poCftflìoni , affcgnò ancora l'entrata di
, ipolti aromf , e gran copisi ài baliami, e d'oglj
,, di nardo, aiiìrcliè fi ardelTcro avanti le fagre
j, fpoglie de' Princìpi degli j^po'ftoli . - . Circa
.t gli aromi , ed nrgiiciiti 1 che poncano Ì fé- ,
,5 deli entro ì fepolcri in olfequio de* Santi Mar-
, tiri, voglio ben credere, chea quelli avef-
,, fé qualche relazione un piccolo vafo di
,, bronco a giiifa de' moderni fcatolini col
,j f[!0 coperchio formato di cjicedonia ^ cer-
„ cliiato dì metallo dorato , che ritrovai entro
,j la tomba di ti n Santo Martire anonimo , ri-
>j pienp di certa miitura liquida odorofa » I va-
T, fi però deftinati alla riftrva di tali foavi li-
,, quori , vogliono , H denominaffero anche
I, akbattri , non orante , che gli ftefiì odori
,, anticamente fi ferbalfero in vafi dì vetro , o
j^ure di pietra, e fpecj-iimcnte di aUbalfro ,
»i
- ' 1
1
ss i> B* e f> S T U M 1 :-
„ come fi Itgge ddìt Mutkhlena * Qnef!! aromi
5, adunque adoperati foveiitc dì' noftrì anidi.
„ Criltiani nt! Tcpcllire i corpi ck'^ Santi Marti-
5, ri, e d'jkri fedeli , non ho dubbio , che pof-
■ 3, fano moico conuibnire all^i fragranza , di(
j, talvolta trafnicttono k reliquie „ - Aggiu^
gne il Boldcttii che quello ul odore , clic i cor-.-
pi de' Santi Mircirl trovaci nelic cjtacombt? ira ■
mandano. Ha prodigiofo , e ciò con vari paff
degli a ntf chi comprilo v^ , alcuni de' quali paff
ibno eitrafti da ottimi documenti . Tornandf
egli dipoi al fiio iftitiJto, ofìerva , che oltre gì
odori, de' quali avea ragionato , adopravanc
eziandio i notìri nell'ungerc , e lìti ièpellire
corpi dt'loro morti? U mirra . H per vero dire
, Prudenzio nell'Inno decimo dsltcfhquie de' de-
funti fcrive i
^fperfaqtis myrrha fabaeo '
_ Corpus mciìicattiinc fcrtJat ,
L' un^ficnto di mirra portato dalla fabee
conferma il corpo . Soi^giugne il Boldtftti mede-
(-^f f'J''^- fimo j» Crt) che oltre h mirra poTero anche ;
,j nodri antichi ne' fepolcri de' cimiteri vari;'
j, pezzi di ambra fomigliante a quella foffile d:
,, PriTflìa i . , e clie in quefìa forta d'ambra io-
„ leano improntare 5 e anco formarvi diverf^
5, fiijure , come per efempio mafeheroncinì :
,, piccioli globi , frutte, ed altro „ . Tra le frui-
te non era raro il ITmboio del grappolo di uva ,
del qua!e (Imbolo così Ibrivc S. Clemente Alcf
(!.VT.ib, IT, '^^'^drinoCf») .„ Dipoi la frinta vite produlleil
Vaé^ì. e- il, i> proFetico grappolo » il quale e fegno'p'^r co-
p-iju j^ loro, che dall'errore fono flati guidati ali»
3j quietali grande grappolo, cioè ilVerbo^è per
5, noi fpremuco , mentre fi fanguc dell'uva,
„ cioè il Vcrbojia voluto effere temperato coli'
»E* PAI MI TI VI CRISTIANI. S^
^arqu:!-., Ty.U à di due forte iT fargue (^d
„ Sigi^cire, cioè carraie, per cui iìamo fìjti
,, redenti dallu morte > e fpiritfjaic per cui fia^ -
, mo unti „ . Poneano pure i Crifliani uc' fei
xilcri de' ìcro morti delle figure rapprefentanti
anoce , perd^ìcchè in un lai frutto , come of-
erva S. Paolino Vefcovo di Nola 3 r^pprcfeftta-
vafì fJt-sù Crifto j mentre Jlccome nelle noci il
cibo è di dcntro,e la cortccci;i di fuori , e fopra
Ì3 dura corteccia \s. bifccia verde , e ?.m,iraj cosi
veggi.imoOio veliito col nofJro corpo, Cri/lo £ro.~
tj'iic per la carnCncibo per la parob^e per la croce . . ^. j
imi^oCa^.,, Oltre Cambra, e mìvr^/egite adi-y^ ^^^[f^'
„ re il Bt>ìdt:ti (i) , folcano talvolta i Cri- jp,^j "^^Ijl
,j Hiani collocare fotio , e fopra de' cadaveri ibid,
», moftt: fronde di lauro, il che ho rinvenuto
,j anclie io in diverfe tomi)!: de* cimiteri , e_> t^^P!'^"
^,. i'oifervò parimente il Eoflo • Ciò coflumaro-
,,' no i noilri maogiori , dice il Durando , per
^, Sìmbolo della perpetuità, e dell'immortalità
„ dell'anima ^j . Sepolti che erano i cadaveri
cesi imbaff;imati, corrati, come abbiamo dì
fopra me mirato , cliiudeanfi da' nofiri i fepolcri
:on una Ijpida , o co' mattoni, cfovcnfc nella
lapida fcolpivanfi , o nel muro fcgnavanlì il no-
me del defunto, e l'età altresì? e il giorno
incora della depofìzione di lui , affinchè ne per-
venifTe la notizia a' poiìeri . Sono di quefìe fc-
polcrali ifcrizioni ripiene le opere delBofio,
dell'Aringo , del Eoldetti , del Bottari , del
Lupi, e di altri 5 che delle anticbiù Critìianc
trattarono .
PÌlXV, Che fé i primi fedeli tanto erano prO' '^'^^".''''
penfi a far bene a' loro amici , ficchò non fola- „S7;,,.
mcntegii aiutavano vivi , ma ufavano eziandio ^^„^J,
^.i^oro cadaveri quelle dimoflrazioni , che la
pie
j
Si
1 J
si'."'
f
' ^
yo D a' COSTUMI
pieti fifggei'iva , dOi: er.ino eglino meno atteni
a beneficare, quando potcano , quei , che
proct'fhviuio tìj ef^t^re loro capitali remici . Era
no eglino perf'inll , e perciò n tntto iJ mord
pubblicamente il pr\:d3cav-ino , che Pamare g
amici è comune a furti , ma i\ voler bene , e ,
tO Apoloff.^i'^var a^ nemici è proprio tle' foli Criitiani
€. xLvi- ì^. come attcfì.iTertiflliano . (^0 Lntonde non me
147' no s^im piegava no a' vantaj^^i de* loro smici
che a quelli de' loro contrari - Leg^J^^ì ' paiTid
S. Giiiltino marcire, e di Atenirrjora pocarf^f à
noi riferiti , e ofTervinfi le parole dello {it(f
Tertulliano, il quale nel f^]p^aciCaT:o luogo coi;
ragiona, „ Il Criifiano non offende nò anco il fut
OO^-^sKii^^ nemico,^ Poco prima i^6) auea dttco: „ Sjpp
*■ °'*" i> eflcrci itito comandato per ecLcHb , e ridon
3, danza di benigi^irà di prcg.rre anche pe' ne
i> mici , e ài deddcrare oi^ni bene a' nol^rì per
5, fccutori • E quali mal fono maggiori nemic
3> e pciTeciKori nodrij (.ln: gTluiptraton? K pii
5, re di efll anct^r^ ci vicn comandato: Orat
s> pc" I{f^! , pe' Principi , e ptr le pote/ìà , 4
(Ot^^-^3txvi, ^^ finché potiate vi'vcyc con pace . . , KoÌ (e) fia
^' „ mo tjli verfo grimptrarori , quali verfo
„ noftri vicini . Imperciocché tgli è proibito ^
5, Crilliano il voler male , il far mate, il pen
*, far male di qifalfìvo^Ka pcrfona . Ciò che noi
5, ci è lecito ptT lo Imperatore , non ci è le
CJ)c3p." cita per qualunque altro, (^^^ Che fé ci vie
xxxvii, j>, " ordinato di amare i roilri nemici, come avre
Ì14, „ ino noi l'ardimento di aver qualcuno di lor-
j, in odio ? Ei^cìh ft;iro proibito di render
j, male per malf , affinché non lI:.mo fguali ne
a, fatto, come potremo noi offendere 1 noftf
„ emuli? Rifìcttctc fopra ciò ^ che fono pe:
» foggi^gnervisO gentili. Quante volte voi «'
„ ofpì'
--A-. H..rF-T»«, .^sj, .^jj^^- ■;aHr*f^^V
p _
se' primitivi tRlSTlANl . '^f'
^fj^irtf dall'od'o, che ciportate , o pcrfh-
, bedirc alle kpgi degl'Imperatori ircri'dclite
bjteontro dt' CrilU^ri ? Qiii!Tiie volte , per u- -
I^Ktre dt' princip^Ji , fijino nof dal Jicmi-
, co vfilgoa/liiiin co'^ifH 5 e cogl*incer;d,l ?Nel
, tcnipodtHc fnrie de' baccanali noiì perdo na-
j no i volìri né anco a' morti Crilli.ini ; ari2Ì-
, cliccai ript^fo detlafcpoitrr^, dalTafilo» per
j co.sl dir, della n^orte gli tfiraggono,e li taglia-
[|j:i30 a pt?zf. Or qual riferitiinerto avete notato
8,*ln noi „? Non fono mcrro ciliare le teflimo-
ìfanzc di San Cipriano di foprada noi arrecate,
love traltanimo della pitta de' fedeli, e della
jurada cfiì lifata nel fepcllire ic.idaveri de' loro
rorti • Eiilcbio CtTirienle ancora nella fra— >
^vangtlìca rrepanizionc (a) ragionando della COLJ.c.iv,*^
/enti della religione crJlliana , e de' giuflj mo- P- J^^^tlir,
ivi, pe' quali ognuno dovrebbe abbracciarla ^^"' '*^^*
? dimollrando le iinjta2Joni , ch\lla ha cagiona-
nci^ii animi dt^ gemili , i quali erano prima
ellavtnuta dclRcderiore dediti al fcnfo j e
ogni lorta di vizio , cosi Jcrive : „ Concorre
1 !ina moltirudine Inanità di nomini, e dì
, donne, cdi lervi, e di liberi, d'ignobili,
, e di nobili 5 dibi^rban, e di greci in Ciitti i
> Jiioghi , in tiitie le città , in atte le rc^io-
, ni , di ctitEc le nazion? , che fono iblio iffo-
, Je, ?d abbr.icciarcJa (^ifciplina de' precetti di
> Gesù Grido , e afcolta h parola di Dio , e la
, mette in efccnzionc , ri,fircnardo non fola-
t mente la pettJarza dtlle azioni ef!crnc ,
, ma eziandio de' penfleri , e domando le paf-
, Jjoni , e ]a concupiscenza ; e foftrcrdo con
, animo grande griniulti , e le irgirricde'rc-
, mici 3 che ci ofllcdono, cor dimoitrarfi alieni
jj, dalla vendetta-, , e ccmunicando le facrlià
; r
^i
sj loro co' bìibg;noCì , e abbrJccbndo qualunqi
,, uomo con carftà e piacevoltzzi , e ricevcin.
„ comefiiirelfo rgnitor^^fticre „ . Cosi egli pa:
b de' Criliianj , che nel Quarto Reo lo dt."IIjL
Chiofa, nel q^'al lècolo fcriveva j fiorivano:
Kon altrimcnn ragiona de' preconi ótìh Cr
Uiana religione Lacranzio Firmiamo rrel fefT^nti
fimo quinto capo de! Compcrdio delle Aie Dfv/
|j J^"^ **' ne Iftiiuzionf (.y). Ma per tornare aS.Giuflii!'
M il rt ire , del quali.* abbiamo indicato di /vpi
i'aiuorità , egli roji folan>cnte rcil'accennai
luogo , ma m niofn altri ancora mentova qucf
tale virci'i de' fedeli del fecondo Tccoìo , e a' ger
tilt Ij rimprovera giiitiamentc , poiché coJbr
CL odiavano a morte , quanEunquc fof^'ero ó\
noilri amati T cajiii«ii, fé uè avcano meibere
Egli adimqiic nel cinquanceflmo fettimo numer
^>r"7S' della Aia prima tipologia C^) ^i Q,Ne(la fola cof
„ rf/V e,poirono tire contro di noli demorrj, d'ifl
5, gare coloro, ì quali fono nodrìti nelle catciv
5, maflìme, e vivono malamente operando cor
„ tro la ragione, accbccliè ci abbiano in odio,
,, ci uccidano/ebbenc eglino non folamentenc
5, fono odiati da noi , ma ancora fono amati
a, mentre noi procuriamo , che il mutino , e
„ conv^ertano ,, . Sono aquefteiòmiglianti TeJ
COn.ivjii, P^^^iO"^ » ch'egli ufi nel Dialogo con Trrfc
f. 123. 'nc(f),-,, Sccoffjntcmente , rf(cc , fopponiam
„ tutte le dffavvcnture , e le perfecuzioni ,
„ tutte le altre avvcrfit^, che pe* demoni,
3> pe' nofiri nemici ci accadono, talché tra le et
j, fé più orrende , cioè It morte , e i fupplizj
is preghiamo il Signore che uH mifericordia
,^ coloro, i quali cosi malamente ci trattano
55 e non vogliamo, che fu loro renduio mal
31 per male, come appunto ci ò itato comandat
!'
« iPr'
DE PRIMITIVI CRiSTjAMi . ^j
r^^.ìial noifro nciovo legislatore > in qual guili
mjì non turemmo noi lancile cofe , cItc nuN4
vi olK^ndono?j, Ntlnumcro pure Trencefi- /,j ^^
_io quinro (^a) >, Preghiamo e per voi ^ c_j " \
I HPLT turti ^li altri uomini, che ci lianno in '
j $diiJ, uffincliè ravveduti, • .. crediate a_j
^ 'Gesù Grido, e conseguiate la vera lahite
^ pclla Rconda venuta di lui, quando egli ap-
parili glcriofò „. v^tconfente a S» GiuJlino
h 'Atena^ori ncJl'undecimo numero della Tua ^\ ,
ieaazionc pL''' Criftiani (i) : Quali fono , dìvs
'" ^S^' > ^^*^^ f^ntimenti > con cui fiamo noi no-
driti ? Dico i^ 'voi i am UH i 'voliti nemici ^ £
^. -benedite coloro , che vi muhdicono ^ orate
pt' 'vofiri pa-fi'cnc§ri , affinchè fiate figliuoli
4elvoflto pudre ^ clj'è ne" cicli ^ il quale f^
nafcere il fiio file [oprai buoni ^ ci cattivi y
epiovefpra i giulii , e gC ingiujii (t>:.,.-(c) Ma^rh
.. yj-overt^te lipprcÉTodi noi degl*i^noranti no- V» v. 44,
tnìni, e deJfc donnicciuole ? e degli artefici^
i quali Tebbcne colle parole non f'-inno rende-
re ragione della utilità , che ricevono dalla
nol^ru dottrina , co' tatti però la dimoftrano •
PoicJjc non declamano, ma operano retta-
mente, e non ripercuotono chi li pcrcuor
te y né muovono lice a chi loro rapifcc \i ro-
ba, e amano come loro (EcfH il profTioio,, ,
ella medefima maniera ragiona Teofilo Antio-
leno nel Libro III. ad AucoIicoCtJ) : ,, Coman-(d) n. xtv.
da, coii egli , Ìl Vangelo j che non ibUmen- ^ciy, p,4'f-
te amiamo gli amici , ma ancora i nemici - ._ in-
coio ro , che operano bene» non debbono
glorìarfene , . . Vedi tu dunque fé pofTano vi-
vere indifferentemente quegli uomini j che
fono cosi bene ammaellrati ,, . Può quefta ve-
Ac^cre illiiilrata con moltilTiini cfempli de*
t '\ no-
:É.
^
^ 1'
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''^4 T> ^^ COSTUMI
nollrì antichi, maficcomc vogiia;iio effcre bre
■Vij ce ntr conteiiicrcm"" di alcuni pochi. Rar
Conr:ina i fedcfli 61 S:uiriìe ncIU ktteri> eh
fcriffcro alle altre Chicle circa il martirio Jl P^
ììciirpo loro Vclcovo , che efTtnJo il Santo vie
ro a efr;.re pr. io , t condotto al luogo del fuj
ptizio j fece fervorofjoriizione j non iblamei
te per quei , che conofcea , ma eziindiop!
coloro, che non avca mai veduto, né com
«f ^^""^{àuto, e fxr gli fceleraci altresì C-^) . Di J
^:uu rtd. Cipriano Vtfcovo di Cartagine.- fcrive ponz:
ii.vrn.Sdir, I^2''cC[?ù , clic cfrcndoiegii oppolti ;.icuni d
Verou. Aioi , allorchc' fu clcrto Pjibre Ji quella Chic*
egli con tutto Ciò gli trattò afiora e dopo ci
piaccvolez^^a , econ fingolare bonci , e perde
nò loros iiccbé E^li annoverò anche tra' fu-
amicifllmi con ammirazione di moiri Ci") - Coi
OOlbiJ-p. jJqji-j (i'avanci al tribunale dell'iniqno giiidit
i liii. V» verfo l'anno dugciKo dell:* era Crilfiana i Sin
Martiri Scillitanij ientirono ,che poteano tnt
ricevere il perdono dagl'Imperadori , leaveflì
ro adonto gl'idoli , eikrificato a' fa^fi numi
Uno di cflì di nome Sperato , rifpofo tolto a nt
me di tutti ; A^oJ non àbbiarno mnì commefso v\
runa iniquitÀ , nt abbiamo acconfentito ai mal
né abbinino fatto , tUfìdcrato male a "-jeruno-
fimi trattati malami'ntc dagli altri ^ e provoct
ti allo [degno , fempre abbiamo rendut e grazie
Dio, E certame^ne abbiamo noi pregato perei
loro ancora , cbc ìnginjlamcntc ci face ano patir
Avendo ripreib if GJndice, che la religior
pure de' gentili era Templice j e che giuravan
eglino pel regno dcgl'Imperadori , e che piarci
anche i Criftiani doveano giurare pel regno nn
dcfzmo: foggìunie Sperato; eh' egli fcrvii
it Dio colla fede y colla foer ama y citila e arit^t
e cL
lì
I
_ ;f^/ V . .,-^'"5T^'*v
'■^i^/^r." -'^^.-
DE* PRIMITIVI CRIETTANJ .' ^5 ,
■ chf non avca m>ii commij-^o jìcuna cafa coìitra"
U alle duìne y e allcfubbUchc Ic^gi ^ che a^jea
.igeati} i tTihmi , che rtconofccva per Imperatore ,
/ t'iUt h nazioni il vero Dh , e che non avendo
nai Acc'ifjit'i in gi'idiz'tQ ^ ni mo^j^^ 'veruna qtit-
tU a^ii ^Itri , non do'ue^pi'rcià effcrc punito *
'rocuro aibrj l'iniquo giudice dì fare sì j che
;li 2Uri non iicconfenciOero alPinvicto Sperato ,
iìjSjii Citio gli rfrpofc ; Che tu tutte le cofr
ra ào'vcre , che i CrìflUrJ accoitfcntijjero a .^pe-
dtohTQCG'np.-.gnn ^ e lo ftcfTo il^g^iunfcro ]e_»
jncedonn^' Vclti^jC DunaCa, ci cf^mpagni ; on-
Slàfurono per ordine dt-'IlolUfTo "indice privati .. *,.,
!i*?itaC*'). S. Grrgono Njzianztno 3 che iìori 75. fciin,
le' tempi di Giuliano , di V,ilciite ,c diTeodo-
ìo Impi^radnrr , nella venteHina quinta Orazio-
c, ch'eTcriflc contro gli AriaTii, ragionando
Iella crudeltà degli Arùni , e d^-lla modcrazio.
ic(fi), e pazienza , ecaric.Vde' fedeli cosi di- Cb) p-4?^-
corre : „ Ramuìemont fé puQi la tua umanici , |^i^'- '^^'l
, che io fon pronto a dimoflrarti la tua {Ingoia- ^^^,5^0,
, re audacia. Moke lingue , e moki libri rap-
, portano le crudeltà da ce , o Ariano , coni-
, melH: j le quali iàranno tramandate alU me-
, moria de' polkri , con volìro perpetuo icor-
, no j e ignominia < Di me parlerò in avvenire,
, Quai popolo audace j e temerario ho io mai
, ibllevato contro di ce ? Quai foldati ho io ar-
j rotato? Quaidifce adirato ho ioattizzato, 11
jj^-quale più criidelfolTedi coloro, che allor co-
B^mandavano ? . • , Ho ìo forfè affediato i fedeli
, -allorché oravano j e alzavano le pure , e fan-
, le mani al cido ? Non ho gii io impedito i
f canti de' ialmi co' fuonf delie trombe 3 ne ho
, mdcolato il millico fangue col fangae morta-
ile - Cluali ipirituali pianti ho mai impedito
'4 " "■ " P^'
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U M 1 >
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^f i> R' C O S T
55 pe' pianti cagionati dal dobre , chele ucc
3f floni degl'innocenti apportano» le quali lagr
jj me di penitenza colle tragiche lagrime
,> Qijalcaiii di ora:^ione ho convcrtito in lepo
„ tura ? Q^ali vali desinati al divin fagrifizlo
„ i quali non doutano ellì-^i'c tocc:tti dai volg.:
3y ho ioconfegnatoaglifceilerati ?.. , T cari a
j» tari come dice la divina Scrittura , orerpol
j, alìc connimclie , quai impudico giovane
„ the a guifa d'iftrione cantafìe , e fi fpiegaf
„ fono mai Hati per cagione mia profanjti
,j Quando ho Ìo indotto alcun di cciforo a infu
j, tare a' divini miilerj ? O Preclara cattedi
„ fedCj e i-ipofo di chiaritimi facerdoti , . . qu
j, orator gentile ha mai lèdiito fopra di te pt
3, mettere in dcrifione » e lacerare con cactiv
3, lingua , e con orribili invettive la criftiana^ f
„ religione? O pudore , e callità delle Ver^
aa nij che non comportavi prima l'alpettodeg *
„ uomini fanti > e pudichi , qual di noi ha m.
,> avuto l'ardimento di toglierti j e commcttcì
„ alcun delitto contro di te medefìma dcgr
3, di eLTere punita colle fiamme di Sodoma? Tr;
», lafcio gli omicjiij da voi, o eretici , cagionai
j> Quali fiere abbiamo noi attizzate contro d'
„ corpi de' fanri ? . . , A chi mai abbiamo attr
„ buito a colpa Paver fepellito que' morti , c^
,, furono anche dalle fiere medefime venerati.
„ Di quali Veftovi furono lacerate le carni col
„ ungule di ferro , veggendo un tale fpettact
5j Io i loro difccpoli , uè potendo dare loro , :
3S non che colle lagrime , alcun ajuto ? . . , Qu:
,5 li Sacerdoti "divifero l'acqua j eilfuoco^eh
„ menti tra loro contrari , facendo lume a qu^
3, fantinavigantiin una maniera afflitto iniòlita
M la cui nave come era ufcica dal porto , co
' ^ fa
wm^-r,^-^ iir:J-zi^JT'.^% n-^^^'ì''^^'^- :.':- ■-
»b'^ faiwìtivt cristiani, pj
, fu con efli incenduut ? E chi di avjÌ , per ta-
, cere j noJtri maggrriri maJi, è Ibto jccufata dì
1^ ^nidclti , come fietc Itati accubiti voi ó\:^]ì
jt':^ftFfiì Prcfttn , che vi ajiicavano ? Chieggo-
L io la mia vitcima di jeri,cit>c quel vecclilo pa-
i^re fomi^Iininte ad Abrumo, che cormindo
S ^ailVfllJo Tu da voi afì'alico di me^zo dì nel
£ enore della città co' faffi . Che facemmo allora
1^ ^oi ? fé non vilVmbra ciò tjrav^ , e p'eno
^, ,d'jnvidia : ^(54 tsj* putii t^HTUffa'^t'ìniJtiiìi/nu^y-'
'^ f^^'- Cìuedcjnnio, cJi^; cmì <:oj]c.:aciii:ro , e
^ -a libcralTero gli Liccilòri^ perdio erano iti pe*-
tj vìcolo di ellcre gravemente panici „ , Tanta
*ra la pietà , la carfti , e la cieinenza de' fedeli
erfogli JtelTi loro nemici, i quali non folaincn-
: colie parole, ma co' facci pia orrendi , e
'udcli t;Ii aveano perfeg^ìitatì ? maltrattati , e
dotti iìgli ef!remi pericoli di perdere colie f;i-
^{tiloro ia vira .
. «.
Tm.Ul, G CA-
1
■' ,r
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Vi -
ft;\ »l' COSTUMI
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'.' CAPO II. ■
^
Delie cene > che f'Je'vanofire ì primiti'
Cri fi: ani y lequdi cene y pGickh dx loi
ficcìehra-vanQper dimojìrdrc tamort,
cktJiportaTj.iH'jJcdmhìevùbncnte ^ tra
no da. tjfi ^ppcIUte agapi .
I)dTto'ne,e\, A Vcih^o noi niCJìtTvato Ic agapi «ci pn '
dru^ orìi-i- XX ccdtnu^ capitolo, in cui difTufamcn
or ddii r:i2,ion:A.mmo diiih fiiigoì ire caviti do' prinutii
'^'^^^' Crillijni v^rfo j luro prollinij , fii d'uopo, e'-
brevemt-'nLcdimolfrj.imo quali cHc follerò, coi
de abbia avuco origine il nortiL' lortJ ; potendo
quindi ancora com[>rcndci-e d;i' Ici^gitori , quar
tu li jiimlTi,"ro tra loro i nullri antichi , e quanc
procLiralfero di cilcre Tuno ail'aUro di CoWicvrt \
e di ^iov:LmenCo. Poiché h parola greca «'>=*'*
^^^P^j iìgiiifìca amore , e carità , fu ella itima
aiLifiiiiia il j(id:care k* cchl: y clic alle volte d
fcdtii ricchi , e poveri unitamcnie fi cclcbr
vano, per dare qudcliL' diurna fi:;nificazioa
ili quella concordia , unione, e: amicizia, e
ipirjtiufmente tcnca cogiuuti i loro aninii .
che fino dal principio foifcro con si Itretto Iffgj
me di amore unici tra iorojcolta dagli atu deTaill
ti Apoibli , dove noi leggiamo, c^''mr oITer?-
vammo in altro luojio, che ddlLi ytioUitndÌ,
de^ credenti uno era il cuore , e una l'anima >
che ninno diceva ejjcrefua alcuna cofi iique^
Ut che pojjede'ua 7 mieranoUrotutte Uf^col^-
(x)c. iì,^_t^'^''J'*'iì i^^) , e ji dijlrìbuha ad ognuno con>
4S'4tì. foTiUe cufcuno ne ave a bijogno . Or uno dcgl
d
D£' PRIMITIVI CKISTIAS'1 »' ^J? '
tti di qutilo ilnccro , e pirikolare ambire , ^ '
;he fiporCsiv:mo fcambievoi mente, er:i ii procu-
'ar di vi_"(J['rfI fovcntCsC di prender cibo in com- •
jaqnia, cfTcT'do qt^ciìo un indizio di' ain'ci^b ;
-^er hi 'jiul cofi ne* primi tempi della nafcentc
■ ^hicl^i non r^km^-ncc ne' giorni t'ciìlvi l'e ibk'n- , '
ìi , ma q[^^lI ogni gionio dopo la orazione futta
iitìi tempio, il univano, e con letizia lì citia-
I 'jno ErsùcamentL- lodando ii Sianorc (4) . M^ (;i) Act- ■:.
>rima di pafTure avanti , e di mollrarc in c:i^ j1. v, 4.>, "
onfidofTcro , e in qual^ giorni, e in cjDali ore, e
om^ flcetcbratTifro nsTude^^uenti t::mpi le *ig"*i-
i, feiTìbraT^ii cifcrfe ella oppL)rtuna cofii Ì'ac-
cnnare colla magi^ior brevifi ^ e chiarezza ,
■nde mai abbiano avuto la ioro origine, e fé
eno ft;3t.: derivate nolla Cliicfa da* aJilumi , e
lalleuiitnzc d'^^X' P.brci . Franccfco Barmanna
■ crittore i-'rotelbntf ivendo da varj monumen-
raccoho 5 che alcune lodevoli ulaMzc , die
aìicro » o che ancora val^^ono nella Criflf^nì
epubblica, l">no llite prcfe dalle confiiCtiidini
^gli antichi Eb:-ei , tu di ferui.iiento (i») , che . b) De ^y-
■rfe le a^api furono introdotte nella ChieJa a nag. Dii^-
iiitaaione de' Giudei,] quali aveano degli ofpizj vili» ^, B,
;lle fìnaffoghc, ne*quali a fpcie comuni erano
fogi^iati i viandanti, e fpeSle^rinip Ma Gm
{li certamente , poiché altro è l'alloggiare i
-llegrini , e dar loro il ni^ccirarjo foitcntauitJB-
',co.nc pure faceano Ì noli ri maggiori, lo
le abbiamo noi provato nelTan eccedente capi-,
iloj e iltroèrunirfi ctittì nobili, e plebei, ric-
11, e povi^ri in certi determinaci giorni, e
lebrarc infìeme un conv^ito - Or cbc Lutti co;i-
^nillero ìnJIeme , e lodando il Signore cele-
■alTero un tal convito i fedeli, lo accenna T/i pò-
^loS. Paolo nella prima ktteria'Corintj(c) , C^)cp1:'
■ ? Gì e io
,1
'i
"^■f ■ =' -^
-^ T
e lo rpteg.i S, Gian Grifollomo nella vente
(3>p. 141, afilli fcrtiina Omtlia fopra lalkifj Eoiibla (4,
;:-i.T. s- dove così p^H^i : „ In certi d.'terminatj giorr
5, faceano i tedeJ] comuni le mcnfc, e cclebrat
,j la f^cn funzione, dopo ii comunione dt'fa
„ cramenti , tutti infìcmc cominciavano il con
j, vÌeo, apporCandofi da' ricchi le vivande , co
yy hvvì venire 1 poveri, e coloio c'ie non pofU
5, devano, afiìnchò qutiì\ ancora fi nlbriifìero,
J^ltrJ adLtnoue , tra'qiTali niimeranCì lo Sc.ljI5<
/Ls T\ir ro nel fcEto libro delia 'EiTiendazione de' tempi.
ivivA^ccl Ugoii^ GrozioapprefToiI Boemero(àJ credette
ftiui^. |,ro, che qiiefta coiirijetudjiie delle a.gapi avcl^
vrji. pflg, trattala Ara origine djl rt{;uente coiKiaie del
^j7" iìnago^ap Sdegno gli Rbrci, come fono pnre fc
liti di fare prefcnre mente ne' giorni felli vijchii
mare a cena più di dieci , e meno di venri di
loro parenti , e vicini , o amici, trano quefl
tali cene apprelìb loro non profane j né iiticuic
per giuoco s ma làcr^'i Klicuite j e preparjte ì
onore , e gloria del Sij^nore ; onde celebravano
, . ne' luoghi vicini al tempio, come atcelb Fik
{'^) V' ^"^^ n^ ncWihro OeTUiìUC. l^offQc) dove parla»,
degli antichi Kbrei, Furono pertanto alcun.
Difi-.lj! De^^^^"^^^ ' t^^^^-*-' ^''^ ''^^'S^'^"^^ conviti 5 e
icmp"_ \ilt, c^^^^ numei'arono la ultima cena palelle cele
rafck.^'Eii-.braudal noftro Signor Gesù Cvilb co' tuoi di
icepoli , nelUqual cenaiitittil e^li la fantJfTim
Eucariftia. Uiavano inoltre i GJtidei, Hnite ta
cene, di recitare degl'inni , e delle preghiere
perla qual cofa elTendo ihre Jornigliand a qaeil
conviti le agapi de' primi fedeli, lianno molt
autori pcnfato, che da' con vici medefimi lìen
ilate le agapi derivate. Io certamente febben
non ripi'ovo come afflitto inverjlimile un tal fen
dmcnto, con tutto ciò trovo qualche diverfi:
f
i
^T ■>-:.:■ '4 t,>'
PRIMITIVI CRISTIANI. 10Ì
^Icflgapi <le' iioUri migi»iori , e le ctneGiu-
Ijiche, nieritre j (jueftc pochi amici , e vicini,
; a qjjclle tutù i fedeli di una Cliicfa intervcnì- *
j i^L Ma ccrclii.imo con maggior dilit^cnia qua- j^ ^^, ^^^^^
%fo(rc , e come devota, ciòbriit Ij cena dc^ /ìffefero , e
lollri maggiori , clie da loro era .ippcWAti— 3 fo^f fi/ero
'^upe. rerrnlliano adunque nel crencefimonono A^''''f> *'^-
)roc!^ravanod*infamarla : La nojìracena ctilfo- ni,
ofiio nome dìmofira qua! ella jia. , ElU vienj
hiaiitata con quel mede ftmt) nome , con cui è .tp"
rej^Q i Greci hidicnta In dilezione . Non Ibno
liffVrenti da quelli di Tertuiliano Ì fentinr^nti
i S. Clemente AìeJfandrino nel libro fecondo al
apo fcttinio della eccellente opera intitolata il
'^edagn^o ((^) i ,? Se per Ea cariti fraterna con- (nyiì, 171,
, veniamo noi a celebrar i conviti , e il fine del U^q,
t convito e il dimoilrare la benctolecza , e Ta-
more , che portiamo alprcflìmo , e la carità
j(J piilefa ancora col mangiare, e bere unita-
niente , percliè non il ha egìi, come la ragio*
, ne richiede , a convci-fare ^^ ? Ma alHJKhè
iiuno s'imnjaginafì'e y che giufta la opinione de'
>iiliani , lacarjtà confiiìeife nel cenare , o nel
cfinare infiemc , avca egli detto nel capitolo ,.
ulmo di qef medefimo IÌbro,clie (_h\, faccafila ^ '^'^^^~'
f , cena per paJefare l'amorcjche fcambievolmen-v
te poriavanJìj poiché era un fegno, o un indì-
zio , che voglidTio dire , dell'amore frater-
no,,. Mentovano le agapi , o le cenecarita-
?voli de' Crilliaiii dopo S. Paolo , Plinio
i:ritror Gentile , di cui abbiamo altrove parla-
ta e Santo Ignazio M.?rtirc , che fiori ne' tem-
<.
4
- 1'
re
idi i> r' e fl s T u M 1
pi (ìcilì di Plinio ro:co Oimi-^iuno , Ncrva »
Tr:ij3n<) !nipcr:fnf>ri > riìipt'rcioccb? Icggi^iTM
roi iicNli ctkbrc Rpillola di PHnJo Iì.-[1^,>, eh"'
famin:ui £lic furono d;L Ìuì co!l;i m:i^gi')r prcm
ra j e diligenza qnc' fedeli , clic ^li furono pi
ft^iìESti . conobbe non cHItc lt;[Ca :iltra la colj
loro, cliE l'cirrtc eglino fliti lolici „ di aduni
„ fi in un ceno, e dtttr^rlnato giorno pri
„ ciiLTpiirtanc la ivice del fole, e di reciti
j, unitamciKc a Crilb , come a Dio , dcp,PÌn|
5j e di obblii^.U'iì con giui-anìento non a commi
j3 terc qualcTie dt^litlo , nia bensì a Uf^r? rirbsn
a iTon adulterare , a non niJiJcar di [\irola^
93
c
Jtc\
■3, a non negare il depoilco ; e ciò tinito di p:
jj tirfene , e dipoi convenire tutti iiiÉìcnie
ù V. ìfl " prender cibo , comune per i-ltro , e innocéSJ
,'[r.]^3(!'i tc(tì)„< S, Ignazio Marcire nella Hni(!olafe
Policarpo , dicendo , che procuri di fare ioi."tf
te le adunanze , e di procurare , che ad eHe n
' folan^.ente i ricchi , e i fìgnori , ma i fervi a^,
Cora , e le ii:rvQ fncervenidero , ma flefiero ^
fTi^fl.iv, p- tence a non iriruperbirfì , moEfra > come fe4
7i.rc<T.r?d. ^pj.^.;^ a qualcuno , dì parlare delle ag;api (i*j
ai' ^7^ ' .^|y ^j ^.jQ j^j^ii r-igioiicremo alquanto dopo , e
m^flrtremo cri*eiȓt
rLigJnna
delia celebrazii
della Eucari Aia. Con tutto ciò egli mede fimo n "
la celebre lettera agliSmirnefi dimoilrando qua
to debbano i fedeli ell'ere uniti co* loro partorì
come debbano preftare loro obbedienza , fc
ve 1 „ Seguitate tutti il Vefcovo , come G(
Crilìo il fno eterno Padre , e venerate i pr
ti come Apoiloii, e i Diaconi com'è preceT
di Dio. Niunooperi veruna cofa di quel!
che rpettanoallaChiefa fenza il Vefcovo . !
ilfmsta ferma quella azione di grazie, che
fa eoa lui, o egli Ila conceduto , che fi fa
,1 ci|
3*
3*
r
5J
^1
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^f^^Tf^f^VJ^.- -.■"^^^
i'^- . ^F,
-' - -t.',
eia p Col;f iì porci la molntuiliMc , dove com*
, parjfce iì Vcfcnvo, in quelli ^vìfa appunto
j ch'eàcìVG cCril3o,Jvi è h cattriflc'iChiLfa.Noa '
, è iccifo di b.utcz^arc , o di celebrare VAi^ape
, fenzail Vci'cnvo ^a^,, . Firnido adunque ih- ^'> ^-^'^i-
s fino da' pi-iEJcfpj Jcl Crift^antimio introdotte
: agapi nella Chiefa, ed elìVndo fface , coma
pprofTo vcdrcmojmolto tempo in aio ; i gentili
iiofii dafla invidia, e dall'odio , che ci porta-
MHo, prcft-'ro quindi motivo dr calunriarcf ,
di affermare , die gravifTimi delitti in fomi-
liarri adcjnanze fi commettevano da' fi?dcli ,
ffincliè coloro, i quali erano inclirati ad abbrac-
iarela no^ra religione, dd foro proponimento
difloglieÉToro, e l'amore » che ci portavano ,
:]nvertifìeroinodio, e malevolenza . Lamen-
afidiquefte tali accufe S- G inizino Marcire nel-
ifua prima Apologia , dove così ragiona a fa-'
or de' Crifìiani : „ (i) Noi crediamo di non C^) n» i. p,
, dover circre da niun uomo puniti , fé non fia- 44-
j mo convinti di reità. Voi per altro potete
, toglierci la vita , ma non ci potete offendere -
, Ed (e) acciocché r?iiino s'immagini, che ICfcìn.nLp.
parole nolire lìeno vane , e che noi prociirìa- 4^ .
modi occultare, fcufandoci, le noftre colpe,
fi cerchi pure con diligenza , f^^ fiamo rei di
, fomiglianci delitti , e fé qualcuno de' nolìrì è
convinto , Jbffra egli la pena , che gJi fi deve,
Mafòfiamo innocenti, richiede certamente
ogni ragione , che per le importare de' nollri
emuli non ci ii faccia una s\ grave ingiuria .»,
(iJ) Noi ignoriamo, fé gli eretici ( Simoniani, .^
Menandriani,e M:ircioniti) commettano quc!^ ^^ J||*'
le iniquità nefande , e favolofe , che voi ci
opponete, difpcgnerei lumi nelle adunan-
ze , edi fiire ieopere delle tenebre, che il
*' G 4 „ rof-
1
»Bj ^.'■'^ ■ ■ i, ■ , , », i- .■>---;- > ■-- ^.j-
■
■
?9
3?
J04- 1^* COSTUMI
- , ,j roHore victadi nomji;aie * e di cibarci deli '
" carni di unfjncmllo. .Sappiamo (d) bens?
,, effer ella lina cRonne fctfJiLrstezza l'LTccidi:!''
jj ilprolllnio ,-. Sebbene voi atcribuice a'Ci:
ftìani le mù , clic da' voftri apcrcament
coiTimettonri,comc fc noi. buttate g\ìi le Ki
^b>F-(^i. ,, cerile, le commctte(nmo(^). Noi però fcmei
/ , „.^ 11 do l^dtiiTimo Dio U) non follmente non uc
p/e-.fcci. -' cioiamo , come vanno Ipargcndo i iio(!ri e:
tt lunniaiori, injné anco cfponiamo » fecond
js l'iìfovoflroj i bambini 3 affinché non per^
j, fcano j non trovando chi gli accolga? e nt
3j diventfamo omicidi , Inoltre o non ci li:gliia
3> mo col vincoiO del matrimonio j ic non pc
5> ben educare i fìi^liuoli , o i'e lafciamo le noi!
>, 2c » viviamoin perpetua contincni^a ,-. Tar
IT co Jlamo lontani da quelle nefande cene ■
100. " ^ veltri ci ione ninproverate , « E ne
la feconda Apologia : „ (rf) lo ftofTo > dUse^li \
j, mentre mi dilettava deila dottrina Flatoiiic: <
5, f feniiva parlare dei dt'litti , che opponevan ;
a'Crilìiani, e vcdea , che ftnza pavcni.tre I I
mone ^ e ninna di quelle cofe , che ilmbrt '
„ no Tpavenrevoli , (i accollavano eglino al luo J
godtlfuppliziD ; cojnpreiìdeva con evidenza
che non vivericroiminerfiin quelle iniquiti
„ ch'eranoioroauribuite. Imperciocché qiial'iif \
j, me intemperante, cdifToluto, e di maffìm' |
5, coiù ftravolcc , e crudeli , che numeri trai
„ cofc giovevoli , e buone il cibarli delle urna
„ ne carni, può mai anteporre alfa vita la morte
„ e privarci de* beni di qtieifo baflb mondo,
j> non cercare pÌEictofto di vivere, edi operar
j, nafcolhmepte fenza che flafcoperco da' m^
j, gidraci , giuib i fentimenti, che nodriice nel
„ animo? Ma gli uomini iccllerati ipinci di
3= Tug
31 »
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Pf'PRIMITIVT cristiani . 1 o'j
fi:gf?' rim'Tt! <1el diavolo Ibno iliiti ca|?bne dì
un grandi/lìmo Dislc , pcicrocchè avtntlo cgji^
no iicciiì alcuni de' noftri per le reiti „.
ch'orarci ingiuHamence atcribuite,cruciaroRo
con ^raviffimi lormenri ancori^ I nortri fervide
contro alcani de* nortri fanciuilfi e varie don-
nicciuofe tncnidclimno, e a fbrzadi crribiU
fiippliEJ fecero si, che viiitedali'jcerbitì del .
dolore, diceflcrc cfierc noi rei dique'delinti,che
gli iìtftì noftri accufatori ;ipcrUmenCc com*
mettono. Ma elìendo noi lontani da quelle rei-
tà, poco c'importa di cHere accufati, e di fog-
giacere a unte difavventure , mentre ci balla
di avere per tcrtimonio, e giudice delle nollre
azioni, e de* noftri pcnfieri Tingcnito Dio ,
Mafc volcffìmo noi rifpondcrvi, cUe ancor-
ché fimili cofe noi commctreffimo , opere-
remmo Jecondo ic voflre lìialTìme rettamen-
te , che rifponderelìc ? Non fi opera forfè in
qucflaguifa da'vollri ne'millerj di Saturno,
2 cui fono facrifìcaci gU uomini ? Non fi ado-
pra nelle cerimonie lolite a ufarfì avanci il
iìmolacro di lui , il fìinguc umano? Che dire-
Ile ancora , fé noi vi opponeilimo le azioni di
Giove j e vi obicttalTimo , efiereglino imi-
tatori di quello volfro ni!me coloro , i
quali commettono quelle tali opere, cheli
rojTore non permette , che Ceno rammemo-
rate? Ma poiché noi infegniamo j che fieno i
noitri lontani da o^ni forta di male, fiamo
dagli enipj perfeg[jitaci > e privati delle no-
ilre fuilanze > e delia vita ,, - Atcnagora pu-
nella fua Legazione in difefi de' Criilia-
C*») i ,t Tre Ibno^ dice , i delitti, de' quali (^)"**^^7'
fiamoaccnfaci: Tateifmo, le crudeli Tiellec ^^^^
cene , nelle quali 11 mangi c^rnc umana , e le
* 7, Gpe-
V
v^^jfl" fi ■ ■" ^^" ; :^ . r ' , \ ' ^. ■ ■ '^ ' jTT
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105 I>l' COSTUMI
„ optre indegne , che t'I pi^dore vieta di mei
„ tovarcT i quali defitti fc àa. noi commc
,j tonfi > ci contcnnaino , clic non ci 11 pcrd'
), ri , e che le mogli , e i figliuoli rollrì [v.fi^n
i, con noi ieviarc (ÌìjI mondo, .. Ma fo fiamo e
5, lunrii^iti , , . perchè non procuntte , che i ni
), ftri neniiciceflìno di acconci in gÌu<JÌ7Jo ,
5, di apportarci que^ gravi dant^i , die giorni
j, inente ci iippnriaro ? . i . (rO E non è dam
„ ravjgliarfi , che ci atiribuiic-no quelle ìniq^
„ ù j che fogiiono attribuire a* loro Dei ;
„ psITioni de' quali ardifcono dì appellare
„ iteri . Ma fc iU:3uno un grave delitto
„ vivere djHblutjmenre , perchè non ham
„ Giove in ibbomiiiio , che da Rea Aia madr
5, e da ProlVrpina fua figliuola ebbe de' fuct^c
„ fori , ed ebbe per moglie la propria fu;* f
„ fella ? ovvero perchè non odiano Orfeo i
,, vciitore di cosi difonefle ed empie favol*
„ che fece Giove pili fcellerato , e più fordii
3, diTielìe? Noi peraltro fi-imo cosi alieni i
j, fomig!i;inti cofe , che fiiaiijmo ancora illec^
3, m uno Jgiiardo men che pudico, ITfani'
jj adunqtrc noi gli occhi per quei fblo fiise , p
„ cui fono Hjcì daDio cr^ati^cioè per vedere
j, luce, e nongii per olfervare le cole illecit.
5, per le quali crediamo , che faranno gii non
„ ni giudicati, come non r*ri:mo tenuti per ter
„ ptranti , cpudichi? E non ci muovono ta
j, to le umane leggi ( potendo i mortali sf"
,, gire Pafpttto de' Principi, e opera:"C ch
5, che loro piace , nafcol^amente ) qrii*nto
j, divine , le quali com.indano , che amiamo e
jj me noi iii.iti i noliri proflìmÌ,Per la qual co!
„ fecondo la eti d'ognuno , altri fono chiama
„ da noi figliuoli, altri fratelli, e forelle , -
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rniMTTlVl CRISTIANI. ^fiy
tri per cHcre vecchi funo eia noi venerati co-
iiic no/£ri genitori, Abijiarno pertanto rntra
la cura , che coloro ,'t qiialr fouo da noi chfa- ^ *
maticon qirciEiromij che Jls^nifìcano cogna-
zione, e parentela, conducano tina vita in-
corrotta , erimant'ano incontamjnjti i loro
corpi' (d)Sperando adunque noi di cojìfc- (3) n.xxxiìt,
guirc Tcterna vita , diJi»rezzlan:o culle va- p- j3o*
nitide! mondo anche i piaceri dell'animo.
Laonde ognuno di noi ihmz , che Ja moglie
èi lui prcfa fecondo le ìvggì dtHa repubblica,
fìaf[]3 moglie fino all'avere de' Jrgliuoli. . .
Sono eziandio molti appreso imi si uomini ,
che donne , cbe .s'invccchiiino nel celibato,
fperando di poter uniriì maggiormente con
Dio. Che fé io Uefib cclibaco congifjgnc
t'iiomo maggiormente con Dio; e da Dio è
Tuomo per la cupidigia > e pc' cattivi penlie-
ri disgiunto ì egli i dovere il credere, che
effendo contrari a' jieriìeri cariivi dogli fcel-
Icrati , fiamo anche contrarj alle loromalva-
ge operazioni . * . Con tutto ciò è acccjf^ta
la nollraChiefa: e da chi mai? fé nun disila
combriccola de* gentili ? cioètlallj meretrice
è cacciata d'impirrità la pudica > come porta
il c^smiinc proverbio • Imperciocché coloro r
che coftitnifcono ìi mercato della impudici-
zia! che propongono a' giovanetti i nefandi
ofpizj della tvirpitudine ..• e che attribuifcono
tante difoncfià a' loro propri numi , glorian-
dofì del male , come fé foffc nna cofa onelh,
e degna di lode , quei mcdellmi le lleflc ai:io-
ni , come empie »e degne di effcre punite j a'
Criftiani rimproverano ingiulìamentc , fìcchè
gli ajulccri tacciano di pf^co one{li i piidichj,
e gli accufano apprcflb i giudici^talchc i prcll- '
^ .. di
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^ ' . io8 » E* a u s T u M I -
, 5, di delle Provincie appena pofibno foflenen ■
3. pefo dì giudicare !c caiife de* poveri Crifti
j7 ni, iqtiiili vivono in tal ^uifa > clic perco
3, non fi rifeiìtono j e maltrattati ilimano lo
» dovere <M benedire cfii loro Tu fatto onta *^i
j5 d^nno . Pei'ciocchc non ci balh iblamej
3j di effere i^iultiapprcnb il mondo rendendi
,> ognuno l;i pariglia- ma abbiamo ftabij"
Wn/^xxv,j, dr cÉlere buoni , ediruffrire ì citùvl , (,
^"'^*' 7j Inoltre clltndo noi talli quali ci ilamo fìi
j, defcricti , clii l^ri mai cosi male avvedui
3, e imprndente , che dica efTere noi rei ó\ on
ij cidio? Poiché non poflìamo noi cibarci di
,» umanecarni. Te non uccidiamo prima quj
31 curo. Mentre adunque dicono il fallo , aM
5> Ibndo , che noi mangiamo le carni Eimaj
j? fé qualcuno gl'interroga , fé hanno mai
ji duto ciò, che vanno fpargendo j niunoj]
H trova tra loro cosi sfrontato j che dica
s, averlo v<^duto> Hanno ì noftri de* fen-
j3 chi più > e chi meno » a' quali non può elfp'
yt nafcoiìociò , che operiamo . Di quclti n
3, no mai fi e trovato» che di noi iomiglia
3, cofe fìngefTe . Impcrciocclic fapendo eglin
che noi non pofiìamo Ibf^rjre di vedere il g
fio ammaz2amento de' malfattori j non han
rardimcnto di accufarc: o di aver ucciib :
ij di aver divorato un qualche uomo i, < >
altrimenti parti Teofilo J^ntiocheno Scrit^
Antichifllmo nel fecondo libro fcritto ad Au
lieo , il quale Autolieo per quefte tali acci
febbeue era propenfo verfo i fedeli , e^j
però alquanto ritenuto , e rimaneva
pìefTo, e dubbiofo, ,, Non era necenkrio j
(b)L-iJì-i]. „ Teafilo i^b} :< che io impugnafiì quefie tali ■
iv. ii.4oi^. j, cutèjfenon ti vcdcifi inccrtOj e dubbiofo t ■
^
3?
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DE* I-RTMITIVI CKISTI ANI. lo;^
l'acconit-ntire alia verìù della Criiii.ma ;-
TL-Iigiane, Perchè febbcne tu fci prude;!- " ]
te, foiFri però volentieri / forfennari » Al* ' - '\
trimcnti non ti avrebbero commofTo le voci ■■,
degli Iblti , né avrefll afcoJtato le vane paro-
le » né avrelli crecÌEfto all'inveterato rumore
fpirfodiill*cmpJc lingue , clic ciatrribnlroLio
dclict! Eon cammcffì maida noi CrifUaiiJ ado-
. ratori del vero Dio ; flcchè vanno molti ora.
^ dicendo , che ie mopji appreso noi fono co-
i'Jnunij e che mangi^imo le umane carni „<
^tgli Ani pure de' Santi Martiri di Lione rift:-
ti da Euffbio nel principio del quinto libro
^lla Storia Ecclefijfllca (a) leggiamo » che W ^- LJ-P-
furono prefi per ordine de' giudici gentili al- j^^^^^.^^ ' "'
-èuni fervi de' fedeli ^ i quali lervi efìendo
I dediti alia TuperHizionc dcgl^idoli , morti dal
diavolo , e temendo i tormenti, a' quali ve-
deano Ibggiacerc inoltri, incitati da' foLU^
li , diff^^ro , che celebravano da noi le Tic-
fteccene, e' commetteanii delle dJRinelfa ,
che non è lecito di ridire , ne di penfare , To-
fto che furono fparfe quede voci pel volgo,
tutti contro di noi fi lòllevarono , ficclié fé
alcuni per cagione della parentela, che li
congiugneva con noi , ci compativano , al-
lora fdegnati , fremevano contro di noi me-
dellmi i onde adempiva^ ciò , che fu detto
I dil Rcàtntorey'Uerrd il tempo s incuì chiun~
qttc iJÌ ai^rà Hccifi f crederà di aver frejiato
ojffqMÌa a Dìo 57 > Raccoglicfi da quelìo rac-
nto , edal palTodifopra addotto di^'. Giultf*
I , che Atenagora non avea Ietto nòia lettera
Ila Chieli di Lione > ne ^Apologia fecondi
* 1 Santo Martire ; altrimenti non avrebbe det-
che i iervi de' fedeli non finfcro mai j^nè at*
^« ' tri-
\i
1-1*' ^ii ' ^ ' -; ' -. ■ '-^avi- -p-^^^
(;■ '■ ' ■
ITO de' COSTUMI
cnbciirono loro Ibini^Hanci delitti. Oltre Gii^
iliiiOi AccnaiT>ra, e Tcofìlo» k le Cliicfe \
Lione, e di VÌL-nna 5 t tcftinionio delle ttc"
r calunnie Taiiaiio ne!U Orii^ione , ch'egli c^n
fa) a- itiv, p^j-^ contro d.-'gi;nti!i in dtfefi delia iin iccrii:!
■^ '* e dellart^ligion de'Ci'iiiiiTii (d). „ Ci accufai^
„ iJiVrf^//, e andate ip.u"ge!ido, c'is noi man
3j ^iamo it^ carni umane . Ma ivendo voi finh
jj catcribuito ingiù ftam ente a noi un tal deli-
„ ro , fi-te ftiti Icopcrci di aver f^tco una fai
j, tcllimonianza., . Origene pure» clic y\L
nel terzo iecolo della Cliiefi , nel principio
i^Jt l'bs" P^'i^iio libro fcrittocontraCcLfo Epicureo (^j>Ì
Edji.vèner. " Volendo , i^fVs, Tavverfario fcreditirc il Cr
aij. 1743. ,j ftiarciìmo, oppone a' nollri , clic nafcodamei^
,j te facciano tra loro delle unioni, e fi confi^*
31 derino contro ciò, che le pubblicli^* Icgi^
jj comandano, eiUbilifce primier^iinentc ,
,j trceffcrcleaJunaniie 1 che fi fanno pubblic:
1, mente,ef]Ui^[k efiere dalle le^gipermcife ; »
1» tre? che fi Iranno occultamente 7 e queiìcc
3i fere vietate dolile mcdefime • Con una tal nii
j, niera di parlare ^i sforma egli di muover
M vieppiù 1* odio de* gentili contro le m
ajilrecene, che da' fedeli fono «^^^pi appc!
j, te , come fé fofTero introdotte per apporta:
j, del danno alla repubblica *, . Confuta egli
poi nna si atroce c.tlunnia 5 e dimofira 5 che
confederazioni de' CrilUani erano tutte contr
del nemico dell'uman genere, e non già conti
il bene privato, o pubblico de' mortali , p
quali altro noi non cercavamo, né dcfiderav<tm[
che la pace , e la eterna falvezza . Che
qualcuno da noi ricerca , onde mai foffe nata
vana pcrfuafione de' gentili , talché andaffe:
francamente fpargecdo pel volgoj che si gra
Icc^.
*'--'-
ftfi' PRIMITIVI CRISTIANI . JII '-^* "'
cllcr^iezze fic')mm*:rtccnero aL-llc noilre cm-
eEJis^sini » ftppiaeglij che fin djl princìpio
;] Crillianelim > i diicepoli del Redentore fon- , ^ ■ .
iti filila pirok- dv*! nollro Divino Macflro^avcn-
ì cr^^dino di cib-iril, ricevendo la Euc.xdflia,
:lìe carni , e di bere il iìinguc del iìgliiiolo di
IO r a tutti coloro infegnavano qijclìa incon-
aftjbile verità , che abbracciavaao la nnfli'a
ria religione . Ma ficcome avveniva, cJfe-
inonon rivelufTcro ì dogmi della fede , e i riti
:ria' nemici i perchè non fofitm da questi
cai in derilione , e perche le perle non fi gec-
[Tero a' porci , i Giudei curio/ì di iapere qual
fa da' no'.ìri fi facea nelle adunanze j intclcro
'fé per un cerco rumore fp-rfi da clii non era
n inromuto de' no[lrI Jencjmenti , che Ì fe-
Àci dei Nazareno mant^iava-io la carne » e be-
ano ilfangae dA lì^liujlo dciruomoj onde
.' ilcreditp*rci fcriifero > e di volgarono per cut-
icK,' i Cri:iianiammaz;iavano un bimbino >c
;arni fue inangiavano,onde le nazioni tutte dt.
. JcelleratepL-ribne lì rJ^uardaCTero, Quindi
che S. Giurtino Marcire nel fno Dialogo con-
Trifone riprendendo i Giudei così fcrive : ij (i)^*xviu
>)Non hanno i gentili tanta colpa per (e in- t'^'
giurie fatte a Cesili Crifto, e a noi , quanta ne
lannoi votiri.ch^ fono gli autori delle falfc
I opinioni, e delle calunnie inventate contro di
loi medeHini. Imperciocché dopo di aver voi
, ncrtidelito contro quell'uomo giuilo, efolo
j lon colpevole, per (e piaghe del quale ac-
' imitano la falucc coloro, che Ci accoibno z
I 3Ìo Padre , e dopo, che lo crocìtlggelle ^
I ivendo voi faputo, ch'egli era rifiifcicato da'
^ norti j e ch*ei-a falito in Ciclo , come cra-j
.^Uto predetto da' Profeci, non foUmente non
H ly VO-
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- ' ' 112^ 1> k' C O S T U M 1
I'. ' „ vofefte far pcnitcnzi j ma fce^lefte anco
^ „ d^gii uomini , e da Geruùlcmme U mand
j, fte per tutto il mondo, acciocché fpargenen
jj effci- ella nata l'empia fletta de* Criitiani ,
,, CUT fi conimetccfiero queJie vciù ,cfic prefc
j, temente ci fono da'maievoli attribuite • Lac
„ de deile non iblameiUe a voi ttedì , ma a tu
,, ti gli altri ancora motivo di operar male .
CO n. «vili. „ poco dopo: ,> (ri) (Quantunque lap^^ITero i
p. j!j. fetj- ^^ uomini della voilra nazione ^ che quelle e
„ fé erano avvenute A Giona , le quali fo
j, nella profezia di lui narrate, e Gesù Cri:
,, avea predicato per la Giudea , che avreb
jj dato il regno di Giona , efortandovi j che i
'- ,, meno dopo la Tia rcfurrezione vi p^ntìfto d.
31 volVifalli, eimitalieTefempiode' Ninlvi
j, e piangere le voftre fcelleratj^zzc , affi ic
3, non tbiìb rìiftruica come lo fu poi ,
3, città vollra , e la vofira gente non pcriD
ji con tutto ciò non folamcnte non facelle pei
jj tenzai nia come ho detto pocanzi j fccglit
„ degli nomini , e avendoli mandati per tm
5j il mondo , fpargelle, che nata era la em
j, fetta de' Criiliani , i quali effondo fenza It
j, gè, cfcguendogl'infegnamenti di un certo
j> gannarore chiamato Ge.sù Galileo , andav!
„ predicando ch'egli erarifLifcitato .• • Agg
„ gnellepure, ch'egli medesimo inlegnò k
„ quegli empi, e detefiaòili miJÌerj, checi
ji no attribuiti . , , Ma noi non folamence i
,j vi abbiamo perciò in odio j ne vogliamo r
jj le a coloro > che per cagion voltra hanno f
3j mate queita opinione di noi 5 ma preghia
„ ancora il Signore , che vi da la grazia di
(t)n.cx.pi jj penitenza, e diconfeguire mifencordia—
-*5- ,5 ancorché da' voftrìj e dadi altri uomiai;
ì
' - - .' V - '1 1*
'■^,*
' • ' - . .
CE PRIMITIVI CRISTIANI, HJ
3 cacciati dalle noili'L" poilcflu^ni , e come
fhti da Culto il mondo» jl-nz^. pocer vivere
c.in ]iberc>. , e quiccc.-.CdìQjiflli , che a (3) n.^^^-^j,^ ..
Db P^dre offrojìO il lJgrifi::io preicricto da p, .;,, r -.■, J-
GesùCrllb, cioè Ij iìicra l^Jcarlltra dtl pa- _^
ne, e del calice , lo ch.'fi c<>ftiiina da' Cri- ^■
ftiani per tutto il mondo j fono ceftaincii- 'i
te, fecondo Toracolo , grati a D'o., , Or
te preghiere j e le azìo^ii di grazie , cJie fi ?
fiinno dii* degni, for\u \ pcrfLtn iap.rifìzj. O^te-
fti fi offrono da' fedtii ynche neIJji rniK-:!!-
br^nza del loi'O cibo fecco , e l.^guijo , croò
del pane , e del vino» per cui ancora ci ri-
cordiamo della paffiune, e morte del Figliuo-
lo di Dio , il cui nome hanno i voilri nm^rtri
proct:rato, che fofT^- profanato, e beltum-
mijito per riiniverfo ,3 . Ovi^^wc ancora nel
ilo libro contra Cello ^è)attclla , clie j Gitrd^.i (bì n.xxvir. ,
rono i primi a Iparg^re pel mondo , che da' P" ii''
■iftiani era nell'adunanza uccifo un bambino ,
ciocché le carni di Ini ferviffero loro di cibo,
?rano commeiTe le opere delle ctnebre , quafl
e follerò eglino foliti di fpcgntre i lumi, e tare
ì , che la vergogna , e il roilbre nnp-rdifce di
?orova!c,Sebbt;nepoi la funzione del lauto fa-
fiaio eradillinta dal convito dell^jgape, con
:to ciò l'on avendo dìftintamente (apiiio [ gen-
i in quale adtinanza iCrillianidicefl'ero di ci-
rfi dtl!e carni, e di bere il fangue dclFigliuolo
I ] Dio, e avendo ititefo,che per le aijapl fì ad[/na-
notiittiiC cenavano allegri nelSit^nore,cri^det-
"o , che inqucda cale congregazione fi ucci-
' ie quLLÌche farciijjioda'noiJrt^e fcrvilfero ie
'ni di lui per cibo, e ficcome dalla crapula
ente feguono altre azioni malvage , e turpi ,
fodero da' fedeli Jpenti ilumij come era
.Turno IH, ■ H ap-
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'i 14 11 n* C O S T U M I "^ I
apprefui gl'idolati-i Pcrflani in ufo , e mille ir
ùm'itA folTcro da Joro commelTe . Ptrr Ja qin
cofa ìmpuETnanda quefte cali caTuuiiic TcruiUia
no, edcicrfv^ndo in checonlìIlL^fTcro le a(»^pi
(ì)p.i:S'fn t;osi p^rb nel fuo celebre Apologetico al capt
H^Cv^è- t''*^"^^^ni'> """'^ (^) ' ij Titcci'ute !e noftre cen
ncr.^TJ-C^^ >3 "o^ iblamtnte come infoimi per k fccllcrate?
„ zc ,c'ie ivi, fecondo voi , ciiminettonfi j m
y, eziandio come prodighe.» Voijcotne Ibven
j, te accade , v.-dete più facilmente n?g!i occh.
3j altrui una pagliuzza , clit una trave ne* vo;
fii-i . ,, fi cuce da imi degli ahrì - Solamene
pjrl^f: del Triclinio de' Ci'iJliani . Ma la nt
ììc^ cena ptl nome fuo dimoCha qua! ella C.
Vals^a pur elh quanto volete^ egli è g[]ad;<gr
io fjK'nderc per motivo di picei j perciocch
noi cosi fac-'iido gjoviamo a' povcrecti, no
„ come appreso voM parafiti afpirano aliagli
„ ria di efItTc fervi j qnando fono nati liberi
,j colla o5hliga^;ot]e d^Moro ventre da rieir
„ pierfi ne' pranzi tra le contumelie ; ma com
,» apprefTo Dio è maggiore la contempiazior
j, de' mtdiocri , Seeliaéonelh la cagion de
,j convito , confideratene ii rcllo , che iègi
j, &a]1\QyJ(ì della religione , cfie profefiumo
j, Ella non ammette nitina forta di fmodcllia
j, Non fi inctieniunoa federe prima dì aver
j, guiì.ita fa orazione • Mangiano quanto voglie
„ no gli affamati , bevono quanto è utile ali
,, perlone onefte , t pudiche . Non fi faziar
j5 di più ^ di quel che pofTano comportsire cole
j, ro , i quali Ci ricordano di doverfì levare i
„ notte per adorare il Signore , i^ilcorrono c(
„ me quelli j clie iànno di effere aicoUati da-
« Dio,»- Dopo cenato, ognuno /ì Uva le mi
jj ni y apportanJì i lumi , e Ibno i convieaci pn
« v<
-■'—-.
Dn PRIMITIVI CMSTIRNI, 71 5
icacì a mt'tterfl in mcz^^ , e a ca:>:urr-_j
qualche inno fiero d^ fc rompono , o r]ua[c!K
palTo delle f^cre Icccerc • Allora fi cfptrinu'n-
ta, ii? ha bene bevuto . Cosi l'orazione dà fine
al convito. Ognuno dipoi Jl- ne parie , non
gii alle combriccole de' battitori , e feritori,
né a' luoghi delle Lfcivie , raj ylU iìtfTaj
cura della modeftii , e dell: pudicizia , come
ìè non avelie cenato , mapiuttolio .ipprtfò U
regola della dÌ!cJp!Jn,t de' colf Limi . QucIÈa
adunanza de' Criiiuni iì^rà meritamente llic-
cica, s'ella t uguale alle illecite ; iari degna
1 4i elitre condannala , Te è fomif^Iiante alle_?
riprovate j e dannate , Che fé qualcuno fi
lamenta di tff.i , come fògliono i morMli
Jament.irfi delle fazioni , dica: iè mai jbbia-
mocofpirato a'danni di alcuno? Noi fiàmo
UalfaJnnati, quali fiamodirperfi ; etali tutti
infitme » quali damo Ioli , poiché non ofièj]-
dÉamoniunOj ne a veruno apporcÌJmo cri-
ficzza . Quando i buoni , i ùvj , [ cafli fi ifdu-
naijo , non dee chiamarfi l'adunar;ri loro fa-
zione , ma corte, Perlo contrario debbono
elTerc appellali faziofi coloro, die colpira-
no all'odio de' buoni, e de' coturnati, che
gridano contro il fanguc dcgrinrocenCÌ , di-
fenJcn Jofi con vani pretesi , e dicendo , che
i Crilliani fono de' pubblici incomodi la ca-
gione,, , Av^2 KvrtetTo Icriftore nel capo fct-
I lodei medefìmo libro impugnare le fuddette
I unnie de' gentili colle fcgncnti parole (rf) ■ >> r >
£ Siamo appellati fcelieratilìlmi, come fé co* ^■'■-^'
: fpiraiUmo a uccidere i bambini , e a cibarci
■ Ielle carni loro,a imbrattarci colTincefto, fa-
1 cendo si, che il c;ine legato ai luccrniercjbutti
: giù la lucernai, e fptnga il Uime , e nelle
l.. Hi ,, te-
.^^
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piyfti-Tr. , »o- . ■■
■lì
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i]^ de' costumi
3, tenebre commcttanfi incredibili laidezze
3, Siamo, diffi, appellaci con qutfto nome , nò
j, dica aÌcuno;di voi,o geiitiJi^di ricerciii-e li vf
j> riti del tucco , e di convincerci va dilani
55 fccllcratfzza. Diinqiie o ricercate , fé ci crt
jj dete rei , o non avendo ricercato , non pr-
j, flatt Rdc alle accufc de' nol^ri emuli, ^
j, voi non comandate a' Crilliani , clic fotio c^
,1 me rei condotti a' tribuna]! » che fcuoprar
j, le iniquità , che commettono ^ ma folamcT
jj te, elle neghino di eiTcre Crìfiiani. Ha qu*
,j fla noilr-i dilciplira cominciato fino dalTeti
a, Tiberio Ccùre . Ha fila fino JalU fua ori,;
5, ne la verità ÌncomjiKÌ;Lto a comparire colT-
j, dio p 'ianii Ibno i nomici di lei , quanti t
„ eilranci, por la emulazione i ijiiidei , per la.
„ pcrfccLizione i foldati , per natura gli Ile
1, noftri domtiiici . Tutto il giorno flamo ali
,s LÌiati , tutto il ^;iarnn fiamo traditi , e Ibvei
ji te iiamn oppi'elli ntlle lìolìrc adunanze i C
j, mai de' mìiirl iifTalitori ha trovato il bamt
j, no piangente perle ferite dategli da' CriHi
3, nij a fine di ucci derlo ^ e di cibarii delle cat
diluì? Chi bii rilervato al giudice la boc
in/^mg'.finata di alcun fedele ? Chi a trova
impudici velU^ lulla Tua moglie ? Chi ave
tiodifcoperte fbmigiianti empietà? ha piutt
fìovoj|u:o celarle ?•- . k fempre llamo r
3, fcoHi, quando 6 fìato fcoperto ciò , che co
aj mettiamo ? o da chi è ibto fcoperco ? D;
j, noi forfè , eh".- (lamo da' gentili appell
„ rei? Ma voiconfelFace , chi a'milkri de
mantenere il fi!eii2Ìi> . E fé taccJonfi i mill
Scmocr^cì , ed Eleuiljfj , quanto più debl
•i b. j. IO t.ìcerfi quelle cole 5 clie palefatc , p
j, iònoeffere punite dagli uomini 3 mentre fr
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lip-^^^^^y ^^^'^^^«»*»lp^^l>?'r^^^^:wIWf■■
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, tanto (J jfptcfa il diviii g.dligo? Se diinqfie
^ i Crifliani non fono i cr^iditcn di loro mede- \
j ilmi , dinqfje lo Tiranno gii efìranci .■
, M:t oirri;- pofTono j*IÌ eSlranci avernL- nf>-
^ tizu > fé da miJkrj fo'io ^cnu^rc illcnr:^nati i
, profani, e riguardar.flgl'ini/i.ui Jii^li sltri ?
, Potere forfc rispondere , che cosi porta U fi-
, ma ? Ma la natura dtllatam^ a tutti è nota,
, ed e vnltro il proverbio , cllcr ella un male
j la fama, delqual male niurra cofa è più vc-
, loce , H perchè mai è cattiva la fiima > Perchè
, forfè ella è veloce ? Perchè annunzia le cofe,
che avvengono ? O perchè ella è foveiUc
bii^iartia ? talché né pure allora , quando ap-
porta qualche verità, è libera da ogni menzo-
, gra, levando eli,] icmpre qnalcofa * o a^^itT-
, gnendo ^ o mutando in qualche parte la ve-
rità llerfa,,. Meritamente adunque la foli
fama da voi altri (l adduce come confapcvok
delle fcclicratezze de'CrilHani.Quefta è da voi
gjfiontro de' nolìri citata come annunciatrice
^^ìflellenoUre iniquità, febEsenc pertanto tempo
non lu potuto provare ciòcche haldivolgatQjv
linucio Felice nel celebreDialrigo iiicicoljto Of-
jif/[?rfIpQndendoalIe accufe dii'ccilio gentile,
quale avea decro,che i noftri erano delTultima
Ofeccia del popolojC che a v cane raccolta h più Y^'^^^^7.^'
ripe rita s^nte , e aveano fcdoite le donnicciiio- '^'^' !
', e congiurato , e che n^'Ue toro notturne
dunanze fervivan/j di crudeli cibi , e cK'i:rano
diti di diflin^uei'H tra loro con occulte note,
iche inr^iavaro ì loro catecumeni in quelli gui-
5 cioè che cnoprivano col farro, per ingann.u-e
l'incauti, unb:!mbinOj e che era queiìi da lo-
*con varj colpi ferito, e uccil^, celie erano da
fi leccato il iaugue di lui , e le membra hicc-
tJ»-. ^ 3 race,
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3)
31
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ii8 de' c o 5 t u m" ì"^ Si
rate, celie fin;ilmeEi:cn dffle luogoaJIa dilToli
tc^^a; alle flcciirc diCccilioj dfllì , rifponde
^ue(>a gui/a Minucio, j. Quanto fìa cpli ingìi
„ ilo il giudicare dtile colL' tili vedute , né a
,, infciute 5 come voi fjtc , cfcdctclo pur
jy ni'ii , elle f[imn?o urrà volta a voi lòm
,, glranHjC ciecamente ptnfavarno 5 come ora.
j, voi altri v^lmmagiii&te j che i CriJliani vtin,
,, rino de' midri . divorino ì bsmbini » e e ,
3j brino dcgÌ'incefh;ofi conviti. £ non iittenSi
vainogli che i7mil forra ài f^voJe fpacciav;
óà coloro , i quali nt^ aveano !i;veftfgaro s'ei
5j vero c^ò, die vantavano , né l'avtajf provr
,j to , né avcano conosci uEo veruno in rani
tempo > il quale o per ricevere il perdoni:
s'erii (hico unito co* Crifliani , operi"arfi m^
jj rito , avefl'c attcftato Jjnceramente di aV'
veduto ^ clic da' noltri tali cofe Ci commette
v.ino . Anzi die potè amo noi capire , ic- ave
/imo fatto riflelUone j cHe non doveit elTej
malvagia quella fetta , i cui fegiiaci non fol
mente non Ci vergognano di atferire di e
,? fere tali > quali fono j né temono, minai
yy cibiti per cagione di eCT:!, ì tormenti , ma
pen',:ono caiindio , e loro eftremamente d
fpjicc di noi efTeie Hm addetti iin da princi
pio alla medelimi , Noi per altro allora
j, quando eravamo dediti alla fupcrflizione d[
ti gl'idoli , fé ci fi prcfentavano i Crifii;
„ ni, credevamo, che non dovcfiero elitre a
,, coicari , poTcliéer:Lvamo di fentimenio , e
„ fer eglino inceiiaofi, e parricidi ; onde ta
j, volta entro di elTi ìncruddìvamo , e fier:
„ mciice li tormentavamo , a fine d'ind^^^Jgi
j, negare, accioccchè non perin'ero , cos* efei
51 citando conrro di:' mcdcfimì una perver
„ Oli
3J
J3
J3
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Hpp*f '^-Vii"':'^ '■'^-■T*^'l»*'{'**'';r^->'?W*1P9;^
^.i^'^
;>-^
PRIMITIVI CSIISTIANI • 1 1 <j
pjanicra di giudicarcela quale non ricavane il
i ^ei'o , ma col\n^rìc(ri a proferir la men- Ca)L\Ksvrii, ^
' zf)gna(j)i - - A CrilVianì p:^rò non è lecito r;"^v^Jir-
di fLirCjTìè di peiifjre fomÌ;iliarti fcclltra- *i"^'^'
tGz/.e , iebbenc voi fingfjce di!" e;;!!!, e de*
pudicìii quell'empietà ? die non crederem-
mo commcctcrfi da veruno nui , fc ntm le
vedefTtmo comnieirc da voi mcdefimi (^ì . .j^^^, ^^jj^^ ■■
, Vogtioora io rt'dar^uirecoliii , che va Tpar- ^ Tfly. cap>
gcndocclebrarfi d^' fedeli e miseri coll*iini- xxJt.j>-i7i-
, mazKamentOje fangue di un fnnciulio>Pt'jifìttr,
che polTa fìn£^LT0 una tal favola, o crederf? , d^i
chi non osa di commetiere fimiii crudclti ?
Veggio io, che da voi foli fono i voftri fì-
gliuoliniilrangoiatì . ed efpoiH a efTere sbra-
mici j e divorati dalle fiere • So che approdò
voi c^n certi medicamenti fi coglie la vita a'
bambini prima > che nafcano. Quefle en^rmi-
ti provengono dalhdifciplina de' voftri nu-
mi... Maal Criftiano né vii^n permeffij di
Jrcdere l'oniicidio, né è lecito di udirlo, e
eJ tanto è egli lontano dal bere il fangue umano,
che ne anco fi ciba della vivanda, in cui vi
Ca il liingue degli animali irragionevoli (f) - ,,'~^
Circa rinceftuofo convito , ò certifllmo , che
per iiUga^ione del diavolo è flato da' veltri a'
fedeli atiribufco, acciocché lacjilunnia , e h
infamia imbrartar poteHe la gloria della Cri-
. fliana pudicizia j e dUloglicTse ì mortali dall'
n abbracciare la vera religione. ., Debbono
piiittoltu qnelii delitti efscre aitrihuiii alle
voftregenti. . . Noi non folamente partiamo
il pndorL.' nel volto, ma ancor nefla mente .
Un folo matrimonio fi celebra dai Cril'iaro..,
1 noftri C'inviti non iblanience fono pudichi ,
ma ancor fobrj j poiché ncncì riempiamo con
'l H 4 i, moi-
i
*Hb
;./
Tb.
,7-m I I
I20 1» b' costumi
,, mohiplicìtidi vi^afpdc, nà c'rmbriachiam
I ■ Il •. • .. .. ■
97
3»
,j col vinOj mi coli;! graviti procuriaLiTO
ttnipcrar i'aljtgi'cziii . Smo c:[k It nolt
parole , cafio il corpo , e tanto Ilaino lonCa
d-ll'inccSlo , che akuni dt:' noilri fi vcrg'
gnsno dcUa pi^dscn unlonL" . • - Non ci diftì
e[n,]nio con note , e iegni cftcriori , cof
voi pcnl'ire , mif cn\h modt^Jtia . e coirinm
„ Ci^nza,. . Così egli. Or clic dalla EiTcaiiIJ
avcfsero vanamente prcfo motivo i gentili di j
lunniarci , e di dire ( per avere malamente-'
tefo ciò. c!ie noi crediamo del corpo , e^.j
fangiie dtl Redentore [ardente in quel fadt",
mento) ciré il pane iacru , dot V e.icai
ftico j era d,i noi intinto nel laugife umano
può racilmencc dedurfi dairefprefilr.ni , ci
(?.) L. rl.aj ^^j-^ Teriullìano t»i) dove feriva ; „ Qtr^al genti:
^^^^o.c.v.p, ^^ laftcràlafuamogii- , c^i'cfca di letto , e v;
'■* ,j da alienotcuriìL' adunanze , fé vi far 'i dibsTr
j, gnoPo la manderà a quel convito dtl Si^non
„ clic viene dagl'idolatri infamato ? . • - Ti pt
„ trai tu (o donila Crilli,tna ) nafcondtre a
j, lorchù fegni il tuo letto , o ti levi di notte
„ orare ? Non iàprà il tuo marito , che co;
,, tu mangi avanci <,2ualtjnque altro cibo? E s'^
„ gli è g.^ncile , e avverte, cli*è pane, ne
,j credere , che fia quello , che iì dice „ ? eie
il pane incinto nel fangue umano. Dalle ce
le finora trattate ognuno può agevolmente cor
eludere, die i fedeli per riltorare i poveri, c<
leòravano le adunanze , cfie agapi fi appellavi .
no , ed erano ciliari ;ndizj dell'amore j clie poi
tavano a' loro profTimi - Congrcgavanfi pertan
toiricclii, e i bKb^iioJt , e dopo di avere reci
tate le lodi del Signore , e fatta fervorofi or:3
aÌone> il mietevano a federe» ecibavanfi del
ctpWt ".v.^/ -, ■ "V' "t-"- ^:r^ ■\-^~ '^ '^^ "^irp!.
* ♦*" • I '>1
' •'s::'7^.j;
pe' primitivi cristi awi. ih'
vivande' apparecchiate dalk perirne più co-
)odc , e facoltofe, e dopo di eflcrfi cibati , e di
/ert parcamente bevuto, levavjnf] tutti, è •
'ndevanu grazie a Dio , e quindi finalmente fi
ipavcivanoj ritirandofl alle cafe loro, e dopo
arj efercÌ7Ì di pieti , e di devozione , fi cori-
ivano per lipofare , con ani[no di Icvarfi di
jtte* e di offrire al datar diogni bene un nuo-
o fagrifiziodi lode .
in. Avendo adunque noi colle autorità degli -^^ ^ -'5*?^
ui'chi mortrato^ in die confillcHero le acapi , c^t "'^'''"'^ t
- n ■ i- r rr- . .. . .° *^ . . fero attantt
qciai pretcìi.) n-.ai li rollerò app(gl:an i nemici '^^ t^dfbra-
^( Crilliaiìefimo per iscredjtarle colle calunnie, ^u^c AtiU
d'uopo , ciie vegiJÌamo , le queitc tali aj;api EuiJ^iBìa-.
-ecedeirtro,c('me penfarono alcuni, laEncai'iftia,
fé ne' primi tre f^'coli, or fovcnte, ed or più di
ido, il fagrifi^io HoffcrifTeo prima , odopo le
-^fle agapi,CoIoro adunque^ quali s'immagin^-
>, che tali conviti precede [l'ero la celebrazione
illa Eucariftia , contro r.^lbitfpineo , e contro
tri molti ScrittpriCatt olici inquelta guiù van-
o argomentando C*») : Glie ne' tempi de' fanti , , _ ,
i\ \- r n T TI IL ' fO Brulica!'
polioij iieno ftafc le agapi colla celebrazione pjf^ ^^ j^^
ella facra Eucariifia congiunte , lo nioftrano la Cojr, Chr.
'igine delle agapi, e le tkHe calunnie iiiTentL,te ad capienJ-
l'nodrì avvcrfari,per averne quindi prcfuiaoc- cibumCJI!-
liìone. Ch'c: (hto provato, che le calunnie dell' '•'^^■ì'"**^"
fanticidio, e del divoramento delle carni del
nciu]lo,abbiano avuto principio dalla mala In*
Iligenzadcl noilro dogina intorno al miJtero
:Ua prcfenza di Gesù Crifto nclU Eucari-',
a. Ch'(ì certo, efìer elleno nate le agapi da^
inviti de* Giudei , mentre il noiiio Redentore ^.
^oggia de' conviti mede/imi celebrò la fua ni- "'^■*
Tiacenaj onde dopo la fteflit cena, fecondo l'uiò <
giiJEbreijCcIebrò ilfoy^ffw/fljcheconMevanel
pa- /
i
jT ' ' .< , ^- ■ .- ^,_ a;^.^,
ìiì he" g o % r^v mi '
piint j e nel vino. Ag^iiT'gnno » effer cqli not^
^ tiicti coloro , che l'crijii fono ncgfi (Ina]
riti Ebraici , come il padre dì fjmiglij ^ippn
qi^elU nazione era lòlito Ji divi^L-re , dopo r
nvìraro il convico, in due parti la focaccia,»
JcTiiacciafa, c!ie voirliafìi dtre, e df porne i
parte mjf^oi(>r"c Totto !:i cov^^lia , e di coftltiJ :
Va! tra parte tra diK* intifre focaccieie come al •
Tii tetti ;J;:jViLno il patena , o li cordino , de i
d'I parte d^-lla focacce ^ e cantavano ad ^Ita \ ■
ce: Qitejìo é il pitns della pùvsrtà ^ e deWaf^-
zìonc mangiato da' nofiri miJggiori neW Egiti ^
CbiJtnijiie haf^me venga ^ e man^ì ^ Chiur/f >
ha bìfvg}!u lì aicojìi ^ e fi cibi dell'ojfeìta di'
agnello Tafi^Male:c come dopo mang:uto V:\zì\ ì
pane>por:ava{I a tavola if b'ccbicre , ch*er3 '
commenfali benedetto colle pavoìei Benedetto t
Signore nofiro Iddio padrone dei mondo,the e f
il frutto della 'vite .Or, proff^uonoadìrt, eh t
qin^lto ufo antico fi fofTeconformatrj Gesù Cri ».
nella ultima Tua ccnajo inlcgnano gliE vangeli .
San Luca nel ventèlimo fecondo capo al ve i
vencefimo del fuo Vangelo atreth , clie il Sai
core prefe, dopo ch'ebbe cenato , il calice
Lo ilcflo confctTa S. Paolo nelU prima lectcn
0)c^r-ll'V. Corinti (a^ ,lo che non folamentedee intendi
fi del vinoj ma eziandio de' pane • Laonde
Marco nei qnattordicefìmo capo del fuo Vart^ >
Cb>v- n, -(^ì fl'cc ; mangiando eglino y ovvero do[: ,
direbbero cenato, per flgnificare, che qir* l
vivanda fu Tultimo compimento della cena , i
qua! vivanda , e bevanda fu onorata dal Red< -
tor noftro con un tanto mollerò , che men ■
CO r.Cor, T]^^^[f. fu da S. Paolo appellata (0 t^n-a del ■
<^-^'-^-'i'' ^„ore, Del reltoPufodclIa bevanda nella c^ i
Pafquaie fudi due forte ; la prima fu quei »
ì-
*fi Llr"" ^' 'l»"^
Fi L - ri ■
^'' r.
_ nt'PRlM ITIVI CRISTIANI . 123
cr elfi fi dava principio ai convito, alU qua!^
Ktta llpafTodiS. Luca (aì a/ii>r.( prr/ò H cali- (^^j^, xxu.
-, trendtiU te grazie, diffe- prendete t e dUy.ty.. ..
idere^uelo tra I-si: Palerà, per cui fidava ter- .
une al convrto , e die apparteneva al poflcEiiio^
Tn^efcrilTe il mcdefìmo Tanto Evaiigciflh (^^ : ^b^v^io. '
mibnente il enike dopo , chefit cenato, dicendo \ -
re. Usò pure il nofiro Redentore reologie , di'
riDO in ufo apprelTo gli lielTi Ebrei ; il quale
ito fu anche dopo offervato da* fanti Apolloli ,
ra!meiite Ci accrebbe, che quindi poi nacquero ■ . '
:mtnefofcnnÌ.D]coaoinoltrc,cli*c tutto ciò ma*
iftRo <^;.PIinÌ(>,i[ quale diliì-^entemente avea in-
tfligacoirÌEi,e leconfaetudini de'Cri(lìari,efe^
imen2ÌonL-di un fo!o convito folico a cclebrarfi
I un decerminaco giorno , il quale convico era
ud medefimo canto detelìaco da' gencili , quafi
le dii' nollri in eflo follerò foUte a commetteriì
raviflìme rcellerace2zc. Per la qual cofa quando
erculiiano defcrive quello iliefìb convito fcl, e ^^^ Apo^^c,
on fa menzione della Eucariftia, non fi dee ^^^'^"
uindi argomentare coll'A!b:irpiJico , che la Eu-
irillii , cu un convico diiiinco dalle agapi;
Diche tiTendo ella ftata un acctfforio , e come- "" ' . ,
n appendice di quelle, non era ncceffario ,
le efprelì'amcnte la nominall'e , clTcndo la parte '
ingiunca col tutto, e foctincendendofi Taccef-
urio, E chi mai potrafll j)erfu:idcre , che h
ucarillia fofìe ne' tempi di Tertulliano fepara-
I dalle agapi , s'ella fu con cfìe congiunta ne'
:mpi eziandio polleriori? Non fi nega j cbc-j
:>IÌ*an(lare de* lecoli la EucarJfJia Ci folle comìn-
ata a celebrare fenza le agapi , e forfè anemie
dia età di Teritjlliano , il quale attefla , che
Jteafi ella celebrare avanti j che fpuntaife la
ce del fole ; onde erra ^j nuovo l'Albafpineo ,
■ men-
t
^
1
124 'Br. eo&TUMi
nioiitTe concbitidtì , che l'ufo dL-ìli facra ce
Tempre fu di mnttina foUmente , k qual ce
,j^ ^ ^j^ iuctiuìinc fu molro pijileriore , come alfer
al.cwni.T, Santo AgolHno nclLi rua lettera a GcDnaro {^a
II. opp. Ei. Finalmente , a>5Ì Ctrminano 0\ a.vvcrr::rj i
an» 1700- p ragionamento - Jn uJiimo luogo la liticar
jjj.fcqq. potea celebrarli tìe' tempi di Tertulliano fon
che prtccdelTcro le agapi , ma non potea prci
dere all^ agapi la Eucariftia medefrma- A
(b)'lbiJ. li, pìngue a quella un altra quellione il Bocmer
xui- p^g. ed 6(_t), fé Ea Eucariilia ila lUta celebrata /
*4"* nite ch'erano le agapi ; e così dilcorre : S. G
Grifottomo difende, che la facra adunanza
la comunione precedeva il convito, dalla qnal
ilimonian:^a deducefl , giufia la opinione <
Boemero medefimo , che l'agape non JT celebr
fé feiiza la facra adunanza , in cui Sì otferivy
fagrilìzio , anche ne' tempi di (]uel fanto Padi
e che perciò erri i'Albafpinco , che loiìien
tfsere Ilari quelli due conviti fcparati nell'<
nonfolamente del Grifollomo , ma eziandio
Tertulliano. Ma non iì deduce , foggingn*
lo fiefso fcrittore Proteilante » che fin da prìni
t; pio la comunione precedefse alle agapi * -Ai
aUxviu.p! Santo Agoftim (e) dice egli, nella fua Hpilloli
s»4, fcrjq,T- Gennaro ci afficurj^ che l'ordine fu muta
\L coll'andare de' tempi , ficchè laddove prima i
lacomiinione precedeva la cena , dopo prec
defsealla cena flcrsa la comunione .
Ma quefto autore Protellante eterne fove
te altrove , cosi in queflo luogo ancora fi difc
Ha dal vero , e quelle autoriti degli antichi a
porta, che giufìamente inufej diftruggono
fentenza , che con tanto impegno foUiene es
contro PAlbafpineo • E per verità onde può c;
mai provare , che ne' tempi degli Apostoli n"
I *
' t
-.^ri*.'" ■ . ^'^-•^ •^^rmif^7v:yi>7m^-ff
'«:
r.l
■'fi
h.'
D£ PRIMITIVI CRISTIANI, 12 5
^èbiMfse mai la Kucarìftìa, fenzid die fi c«le-
afi^ero Tagapi ? Che fc furono k no(trc adu-
:nze, dette agapi, riprovate da'nollri nemici ,
lafìche in else gravifTime , einfamifiìme ic^-
-rateziie fofsero da' CriHiani commise , pcr-
occli^ aveano malamente i gentili incelò cri,
le la Clii^fa crede del corpo , edel iinguc del
edentore prefente nella EucariJtia , non Tegue
■reamente, che fernpred^' primitivi fedeli la .
ijcariitia colle agapi tbfse congiunta, ballando
pi emuli ) che ciòfofsc fbJitoa farfi alcune^»
:flte , per prendere quindi occafionc di calun*
:arci , tiientrt Ilmbrax'a loro di poter rendere
favola più veriCmile , le avefscro rapprefen,
tele rtità come Iblire acommetcerfi non in
na congregazione, dove ì\ ioìo pane , e vino ii
I i')prafse, ma in un adimanza di convito , e di
legrìa . Ne per eisere ftate le agjpi fomiglian-
in qualche parte a' conviti de' Giudei antichi
quanti] nqrie molte cofe ne' convili da' Giudei
ledeilmiii adoprafsero,chc apprefsoi nodrì non
rano certamente in ufo ) può concederai al Bo-
nero , che Tempre j e da tutti le agapi fi con-
iugneisero alla celebrazione della Eucariilia ,
iiperciocchè eisendo la fhnta EucarlAia , co-
iclo fìefso Eocmcro confcfsa > uno de' facra-
cnti del nuovo teitamento, ed efsendo ordina-
JdaGesùCriRo , che qualunque volta fi cele-
rava , non fi tralafciafTe la rimembrani^a di lui,
nza aver egli difpofto , che (i faceQe Lina_j
-Ha, e un convito avanti la Eucariftiaj fa
'uopo confeOarc , che non iftimavano gli Apo-^
oli j e i fucceffori loro , elTcr ella indilpenfa-
le la ceiemonia delle agapi , allorché do*
t-a effere daloroconfjgratoil pane, e il vino
-Ila facra menia . laonde l'clcmpio del nofiro
K \ Sai-
■■^-
; \
■■*[?
ì z6 . i> b' ^. <} s t u m 1 - V
Salviitorc ,che pria d'ilticaìre il dìvìn fjcrame*
IO Kucariftico , celebrò la cena Pai;]iinle co' ik
ti Apofioli, non pruova a favore delBot-mcr
poiché ne obbligò il Signore i fuoi di anteporr
o di porpocrc lina tal cena alia ceicbrazionf dt
la Euc^rlilia , né voile , clic le cercmtinie lega
qual era qttclla dall'Agnello Pafquale,da' Tuoi
;ivvenirc fi ofTervaffero , anzi comandò egl
che fi toglielTero , perciocché elTendo eHtno ^ j
tt figure di lui, venuto il prototipo, cioè ,1
cofa da c/Te figurata , doveano affatto fvanir
QLanto a ciò, che dice della cià di Plinio il Bc
mero? tanto ^ faifu, quanto è falfo ancora
cliVgli concluda bene aflorthè difende a che fcr
pre ne' tempi de' J^nti Apodoli ,c in tutti ilui
ghi la EiJcariJlia fi celebrale jmmcd'arariicn
c!opo le agapi . Imperciocclié Sebbene Plinio m
fa mejizionc , che di un iblo convito , e di qii
convito , per cui erano calunniati i Crfltiani d
fuoi tempi , nulladimeno non accenna egli altri
fé non, che le agapi in un determinato giornc |
elle io credo foUe la Domenica, foflero lolite
cclebrarfi , poiché allora erano piene Iz.
flduiiar^^e de' noiiri . Ma non è credibile, cT
tutti gli altri giorni della fetCìmana, vivente PI
nio,i CriHiani fi alfe n effe ro dalla celebraaior
della Eucariilia . Che fé una volta la iettimar
^blamente fi faceano le agapi nell'Aila Minor
ne' tempi di Plinio, quellecongregazioni, dell
quali parla Sant'Ignazio Martire contempor:
neodel mcdefimo Plinio j e inculca ^ che fi fac
ciano foventcdagliSinirnefi, e dagli Eltsj ,no
furono certamente quelle delle agapi, ma quel
le , dove fi celebrava , e fi dilìribuiva folamen
te h Kucariaia . Perciocché cosi fcrive il Sant
^ S. Policarpo Velcovo delle Smirne i Facciati
^+^ »^W ^T"' J — ^3:*
-, . ■ ■ ...
T>é' PRIMITIVI CRISTIANI , Jj^ '-: i
^y^^tffjff le CaìgTC^azhnh tf cercbinfi nomnA-
tìente tJttii , T^oa tijfp^cgiare i fervi ^ e !c^
'uc&€,{a'). EagliKrVn: Studiatevi di adu~^^>^: ^"^'V' ' '5
yjì pr} jpeffù alla E/uariflìaie a gloria del Si- ^'' '1
irc : p'jichè quanto pi ù fp^fp) l'cmts a quo- ":
fiitzi'ine , difir agirete lepotenze dei diavolo, ;■
ifiiùgìiete ì trddimenti di lui cqUà concordia
iU'Uvflrafede * S. Giuilino Marcire iK^lUfui
• ma Apologia ckfcrivejiiìo la ma ni era, con cui
Liottnipo fi celebrava ia Eucanflia , non fok-
:nte non dice, che congiurate fofn.Tocon etfa
agapi , ma cahnente ancora dUcorre , che
jlìra , che ne precedevano in Rom^i alla_j
cariilii , nò ad elTa per l' ordinario
;ccdevano . Ecco le parole di lui: » C''),,.
Noi dopo di avere battezzato colui , che h^ ^ ^- "" ^*
pi-efiato credenza a' dogmi della nostra reli-'
gione 1 loconiliiciamo all^adnnanza di quelli,
che fono da noi appellati fratelli, cioc de'
battezzati , e fL:bitOj che coloro ibno con-
gregati , pregano infienie il Signore e per
lo movo battezzato , e per noi 3 e per tncti
j^li altri fparil per l'uriverfo mondo j fuppli-
cardo Dio con tutto Io sforzotitiranimo,
, ;;he avendo noi acquilUto la cognizione della
.ferità, fiamo fatti degni della grazia di me,
, lare colle opere una vita retta, e di ofTerva-
h re i precetti , affinchè polTiamo confeguire la
eterna, e vera beatitudine . Dopo termina-
le queilc tali preghiere ci faliitiamo fcanibie-
'olmentc col bacìo • Quindi a cht precede li
! irefenta del pane , e del vino , edell'acriua,
: e quali cofc avendo cgTrprefe, dàlode, eglo-
i ia all'autore deirunivcrfo pei nome del Fi-
ì ;liuoio , e delio Spirito Sarto , e difFuramen-
e r^nde grazie pe' doiii medefinU 4I Signore.
>, Ter^
^ H^'- ^ , ■ J ^P--
-?n
W
128 I> £' c o a T u M f
,1* Ttrmìnatc che fono le preci , e finito il rew
„ Jimento di grazie, tutto il popolo à'ìQ
j, amen , la qua! parota Ebraica ilgnilìca,,
„ faccia . DopoquefJaacclamiiìione del pop '
j, lo , T dJjconi dilfribuifcono a tutti i profili
,, il pane, e il vino, e i'acijui, fipra cui fo
„ ftate rciidute le grazie , e ne fanno partec
3» ancor i lontani , portando loro i fjcri milk
?, Or quefto tale alimento apprelfi» noi è jpp^
. 5, lato E(icariftia,dicui nìjin altro può mai p^
„ tccipare , fé nonclie calui , die crede, <j
j, fer verique\iogmi , che noi predichiani^
r. „ L-d è ibtorig:c nerico col fanto battciìmo j,
,, vive in quella EjLiifa, ch'e itata prefcritta e
,5 Redentore noftrr) Gesù CriJJo - E per v^^
„ dire non prendiamo noi quefto alimento , t:
j, me prendiamo ii comun cibo , e le comi
„ bevande, ma ficcome pel Vtrbo di Dio fa
,, carne Gesù Crilìo ebbe carne , e fan^ue |
j, la nollra Alvesza, così ancora quel cibo -
3j quella bevanda , (opra ci-ii 11 fona fatti i re
„ dimenti di grazie, per la preghiera contene
^, te le parole dello lìtììo Redentor nollro , e
5, de le carni , e il l'angue nolh'o fi aliintntan
5, fappiamo , i'econdogl'inlègnamenti del noli
„ divino maertro, eifer carne , e fangiie di'
j, medeilmo , cioè di quel Gesù incarnai
,j Perciocciìè gli Apolloli ne' loro commenta
j5 che fono app.-llati Evangeli j attelhron'
5, edere Itato loro cctii comandato da Gesù ,
„ lorché egli prelb il pane, e rendè grazit
„ Dio Padre, ediJfe: Cìò'uoi fate inmia co^
jj 'mernoraziont ; quefiu è il mio corpo » e all'
j, che prefe ii calice ^ e rendo graffe , e di
,, qiitjio è il ?mofangfte , e diede loro , acci
j, che né bevedcro . . . Fino da quel tempo
■ y
■■*■■■ W-
4-^-
'flP '^r^ H
1 b
DE" Ì*RTM1T!VI CRISTIANI, J2^.
^ CI rammemoriamo di tiucitc cofc , qtian ^.> ci
, aduniamo, e potendo foccorriamo i bjlognoft,
, e iempre ci troviamo iniìemc, e nclkno-
j flrc obl^tzionì lodiamo il creatore tìi tutte
, iecofc per lo figliuolo di Iljì Gesù Cri{to , e
j per lo Spirito Santo . Nel dì pertanto da voi
, clii^msto del fole tinti i fedeli abitaTici nella
, città? e ne' Iiiof'^hi circonvicini ci congre-
ghiamo in un illelTo luogo, e Ici?giamo i com-
mentari dt-gli ApoÉloli i ovvero gli feruti de'
Proferi, finché permette il tempo. Avendo
dipoi terminatola fua ftin^ione Ìl lettore,
chi prir^L-Jc efcrta gli adunati a imitare le_j
prechre aziùni di coloro , c^e fono flati ncITi
lozione mi^ntovaci » o a mettere in pratica Ic-
raatTirae , che hanno appreje fcntendo Icg*
gere , Quindi tutti alzandoci, preghiamo j
e reniiinati la orazione j apporiafi del pane j
dtl vino , e d<-ìi'acqua r e chi prcfiede j pre-
ga , e ringrazia Dio ; e il popolo acclamando
dice , iijfjen ', e finita l'acclamazione, fi fa
da'prefcnti la dillribuzione^e la comunione di
quella cofe , foprale quali fonofi rcndure le
, le grazie, e agli aflenti la ftefì^a Eucariftìa è
mands.ta pe' Diaconi • Allora chi ha la pofll-
bilirà j e vuole, dà a' poveri ciò , che gli pa-
re , e la fomma di ciò , che Ci è raccolto ,
vbnericpofitataappreflb colui , che prciiedCfl
ed egli ibvviene i pupilli, le vedove , gli
ammabti, e gli altri bifognofi , come i car-
cerati, i peliegriiii j, , Ognuno leggendo
uello celebre palfodi S. Giuftino , agevolmcn.
hcomprcnde, parlarfi da queirillul^re Apolo-
\ìU di ciò , che ordinariamente una volta Ìa_»
■itimaMa faceaH da* fedeli verfo ia meta delie-
ondofecolodelLiCliKla » Or non facendo egli
/,; Tom. ni, I men-
-ri
f. ' ' ■ '
- il 30 l> h C O S T u M r
menzione veruni delle agapi ^ mentre ciéfcrivr
Je r.Lcrc adunanze , nelle quali era celebrerà f:
Eiic;!rjftia 1 fa d'uopo credere, die ordìnarb-
meinc b cci^fbrazionc della Euc:iri£ìia meJefim:
non fofie in queJrecàcongiimra colie agapi, nv,
clieij-'orrc volte queiteu pel timore delle perfe
ci::^ionij per jlu'u motivo d trai afe iafTero. Dell
aiiCoriti di TertLilIijno raijJon cremo noi alqiian
to dopo, dove dimollrcremo 5 die alTncnofint
da' tempi di Plinio , quando le a^.ipi erano cele-
brate, non prccedeviiun , ma per lo pfù fdccede
vano al convito Kucariltico. Frattanto decfì of-
fcrvitre quanto ripugni a Te medeflrno , e quan
t'i , (l-nz:! avvedcrltne , fì contnidica \\ Roej-ie-
(0 f-i+i^- xo , mentre dice : ,, (ti) t chi crederebbe mat
35 che nella L-ià di TerculHano forte lacekbrai.
,, zione della Hnciiriftia dalle agapi fcpar^ia
,, fé dopo que' tempi ancora fu ella con^
„ elfL'CongiunU ? Concedo però , die fu dipo
introdotto l'ufo Jel^i i-ifcariiì^L fenza k aga
pi, e fjrjL' fino da' tempi di Tertulliano , af-
ji armando egli, che poteafi ella celebrar
,, avanti, che fpuntalfe la Incedei iole ,s . Im
pL-rcìocché Te fino di* teBipi diì ertidliano fa in
irodocto l'ufo di celebrare fenz.i le agapi la En
cari {Ha , non farà dunque incredibile , che fo/I^
allora bcelebraiJone della fincarillia medefim
delle a^api Icparata , f^bbcne dopo fi ritrovalT
talvolti congiunta colle iUflV ifgjp' ■ ^^^ dì""
f^^rfe il Goemero , ch'egli parla delle agapi i
tal guifi , die flimi , non ciTcr elleno, ogr
qua! volta fi celebravano» mai (tate celebra
tCjfe non che poco prima delU Eucarillla -
quello appunto è qnej j che coH'AlbafpJneo no
neghiamo- Diciamo ptrcanto, che .dmeno iJji
di* tempi di Plinio, fc non anche alle volt
Sì
r- ?
J
Wmv''' '■ -•' " -'\ ■ . : :■ - '^V':^"':'
de'phimitivi cristi ani .151 =
la' tempi de' fanti Apolloii tra la EiJcatiilia , ■,-.
>iimn lìeile agspì celebrata - E per vero dire
iL'gli Atti Api]ib/ici dL'fcrrtci dairEvjngelirta.^^J^^ ^^^ ' ■ '
>aii Luca , n<ii [esigiamo (d) ; „ clic i primi di- ^f^. •
, TcL-poii delSigiiore , dopo avere perftrveriito
, lungiamente a orare nel tempio , C\ ritiravano
j,in unac^ifa j cquivi ^ come io creJo , nel
, cenacolo 5 fptzzando il pane (cioè ctle-
■-t fraudo la Eucariltia ) prcndtano l'alimento
j con alli:grczz3„ < MenCovandofi adunque
al Santo Evanpclflìu in primo hiORO la frjzJone
ci pane , che indica l.i EucarÌtìÌLi , in qiial §iu-
i potrafl] mai provare , chequcfìanon prece-
elle , ma fnccedefle a) convico delle aoapi? Non
egli per avventura pifi verilìmilc ,c!ie nella fa-
rà finizione precedelfe la ceremonia s e il nn-
ero , cli'e menÉOviCO in primo luogo ? PotTu-
10 noi adunque ar^nmcntare » che s'eraiìo aJlo-
i le agapi celebrate da' fanti Apoitoli , fi cele.-
ralTcro dopo la funzione della Euc\ìVÌ\}ìj,* Quin*-
ié, clicSjn Giangrifotbino nella cirataOmi-
asxvi I, (opra ia prima Epiltola a* Corinti al-
L pagina gi'i accennata fcrive ; ,, Glie ne' tempi
Apolloiici in certi detcrminati giorni faceanfl
comuni le menfc , e celebrata U facra adu-
u ,,nai>Zj j dopo la comunione de* facramcntì,
■ ìtitti ìnfìeme cominciavano il convito , prepa-
rato da' ricchi , mangiando queiti unitamen-
te co* poveri „ . Ma il Bocmero foliienc ,
leS. Gian Grifoilomo parli ó<\h coniuetudi*
?, che nell'età fna valeva • la qual cor:tè a_*
io credere aflàtto inrufliflente , e inventata
illoScrittor inttrano a capriccio . Impercioc-
le ragiona efpre {Irniente il Santo delPnlb de'
mpi de' fanti Apoifoli,fciiza fare non Jblamcn-
■ UJia efpreira,manè anche una tacita menzione *
i-k . 12 di
■ I ■
,iV ■
t,Ì; ■
1 Ji ft F COSTUMI-
di ciò , elle neli'eti Aiii fon"era f)iici di farei
torno alic agapi i fedeli j come dall'addetto cor'
ttfìooe^nuno può agevolmente comprenden
E jffiiichc pi[> chiaramente polliamo noi dim'
fli'Lire la veritì , e convincere di errore il Bc
[nero , non lari fi^or ói proposto TapporiEtre
putTo medcfimo colle pi:rolejche precedono,^ e
jeguono dopo Piirrccac^ ceifimonÌ3nza.,,SJccom
„ dice egìi.h tre mila perfoiie, die daprincip
,, avcanocri-'dLTto, mangiavano in una tavola e
,5 mure, e in comune potìedeano , cosi anco
jj avveniva in quel tempo > in cni fu ferii
,j qi:efta lettera d^uli^Apoftolo, mn non con cu
,, ta efattczza • Poiché rimnfe allora iblameiV^
,, una fòmigli;rn:^i , e conu' It^quela di quel pi'
„ mieroconlòivjo , e fi diff^fH.- nel poiicri, (i
j, perche Juccedcva, cfie altri erano povet^^
jj e altri ricchi, non facchino comune tutto
„ che polscdevano ; ma in certi deCcrmir?
,j giorni faceano comuni ]e nu'nie , come
,, convenevole, e dopo Lt ikcra adunanza
j, la conumifjne de' facianicnii , celebra
,, tutti il comune convito apparecchiato da'
j, chi , i quali co' poveri unitamente mane ■
j, vano- Ma finalmente fu colto ancora que <
53 coitume,». Parla adunque dell'ufo , che -
Icane'tempi di S- Paolo il Grifollomoj e J t
della confuciudine dell'età fua ; onde ingiim
mente è riprelb TAlbafpineo dal Bocmero , -
me le non avendo quelli incefo l'addotto pai; t
da cui fi provi 5 che nel quarto fecolo le a^ i
fofsero colla EucarilHa congiunte , abbia av >
rardimcuto di negare , che congiunte fofj o
ne' tempi di Tertulliano. Anzi deefi ripi -
dcrc il Boemero mededmo , Ìl qn;d(_' djndo a
tuie intcliigenza airautoricà del (jriiollomo , i
o„
' .-j.'
^ ^i
i^/-
'.ipr^r-" " . T*.'-,. '- ^ v'r-" ^
J-
V -
4 H
be' PRIMITIVI CftlSTlAN'I • 33 J
''to di redarguire lo ftcfso Scinto j come le dal .
filunie dclPeiifu^ abbia voluto arg li ni cu tare!, ' ' ^
licnc'tempi Apoftoliei altresì le ag^pi fucce- . >•- ^
^fscro alla ccltbrazioiic ìÌcIU EiicjriiUa ; mcn-
-e il Santo C05Ì pai'U degli Apafloìici ? che ne
urcfade' Tuoi tempi una mìnima menzione,
lonfiiminorc la frandiezz^i del Bocmcro, aU
>rclK. lenza arrecare \r\ favor Tuo vi^-runa tefti-
janianza ,riprt"S." l'erudito GiulìcUo , il (juale
elle note al Codit:e de' Ca-ìoni di tutta la Cliìe*
t al canone nono dt^l Concilio di Cangra ifiifie*
e, che ne* ttiljpi anticlii dopo la EucariiHa fe-
uiva Tagape j cioè uu fobrio convito . Potreb-
c però qualcuno opporre , che W Boemero fi
indo fopr»i mi parsodccifivo di Santo Abolii no-
:glj è vcritlimn , cH'e^li adduce rjuclla tal le-
;imo!]ia[]za ; maia ritiucadipoi , come contra-
ia al fflo fllk'ma ? ficchè a fé medcfirno , come
avente gli avviene , ripugna j ed a mirj jriud!,
io fi co:Jtrad]ce r „ Kidladimeno (^ cosi ^ uri x
, dopoy che ha riprovato il fentìmento del (a) l^\l'^ ~
, CiuJlsUo^ non nega Agoitino , che l'ordine
, della celebrazione della lacra Eucariftia, e
, della cena fu mutato colTandare de* tempi»'
, e che era da principio afiatco diverfoj,. Or
'ergiamo qnal fìa la teitimonianza di quel Santo
^^dre, econflderiamo , s'ella ^ contraria alla
ent^n^a dell'Albafpineo , il quale Albjfpinco
lon In mai negato , che gli Apoiloli nella ulti-
na cena celebrata coi Signor nolìroCciù Cri^o,
ìfima fi cibarono delle altre vivafidej e dipoi
irefero il corpo , e il fan^ue del Redentore mc-
Iclìnii^ fotto ia fut^cv^ dei nane , e del vino nella
iocariftia allora illituitai uè ha mcJro in dubbio,^
'hene'teQipiApolloiici qualcuno fi cibalìc in ca-
"aprir:a diiiccotìarfiafia facramtnfa. Ragiona
I J adun-
-F
ì
^^ >- I
... .. . -^^
-■■j:
134 1>F* COSTUMI '
(s) T?3>.Liv, auuoque'n queft;i guifi AgoUino: (rt) „ Appi
*' ^^^'r^' \ n riice cliijramcntc , che quando per la prini.
f;^J' ,.V. ' j, volta ì dilctipolf prefcfo il corp^ , e il C^ngu.
:ì^. 1700, n del Signore, non fi comunicarono digiuni
3, Ma foj-Jc dee eiTere racciaca riictu la Chic
-^ ij Ta , perciocché in elfa ricevei! da* digiuni 1
j, Riicarifìia ? Poiché piacque allo Spiritr
j. Santo, che in onore di un tanto facramen
„ to, ilcorpode! Sfgcìorc eniraffc n^ilabocc
5J d^l Critìi^no prima degli altri cibi . Ond
5j per tutto il monJo fi ofierva un vA co{!ume
,> Né perchè dopo gli altri cibi diede il Signor
,> il fijo corpo, perciò debbono venire a rie?'.*
j, vere la Etjcariftia i fedeli dopo pranzo j»
,1 cnme fac^ano coloro , che niJcolavaiH|
j! ntlic melili^ loro qutilo Sacramento ctdle al
jj tre vivande, e furono corretti daiTApollolo.
5, Laonde non comandò Crifto con qualorJin
3, dovLfTc prenderfi in avvenire la Eucari
jj llia j per riferbare quello luogo agli Ape
. ' 3, Ibli , pc' quali volca diJporrc Jc Chicle
j5 mentre fé avelie egli avvertito, ciicfcTiipr
,, dopo il cibo /! comunica/l'ero ì fedeiì , credt
5j che ninno avrebbe ofato df variare un tal 01
,t dine , Quando poi dice I*ApofEoio parlami
,, di qiicfto facramcnto :pfr/D che mici fratell
j, quando l'i congn^ite per mangiare , afpetSi
j, tGvi Vnn r^xltro^e chi ha fdtne^nsangt i?i caf
„ perchè nonfemhri^che *vi congreghiate a m!i\
„ emìéannagione \ cofto foggiugnc io dijporròii
5, altre cofe,quando farò rito muto . Deefl int<
3, derc, ch'trano niolcr gli oj'dinìj che dov'
a. insinuare, lìcchè /lon pofe^no comprende]
,1 in una lettera; e che da lui provenne que
>, lardine, che per tutto il mondo ofTcrval
„ Chtefa j celle non fi vai'ia per niunadiverflj
^ri
*i^
»
'1
PHIMJTIVI CEISTIANI , ^ * < '"'■*:'
dicoftumi,,. Oi-iodimandOidouemaiSjnia - \-
■ gofliiìO in qiieil) paOb actcfli , cbc li- a^jpi nrc-
dettcro ne' ttmpi ^polìolici alia Hucarifìiu ? .
: dunr|ue non lo atrelh , ou 9i)al ardire iT Boc-"
■ ero, avendo dato per titolo ai parìt^raTo antccc-
rnCe le te^irciuì parole ; ^aite ic ug^pi fi cele-
'ava laEuc^rìJlÌayd\LÌndì per titolo aÌ paragrafo
cui trattiamo : lo che Jtprovn coWautorìtà di
•gojìino? Come non fi vt-rt^ognò di fcriverc ;
'enteiiinjeno non nega .AgolUvo , che P ordine fu
n mutato, e the daj}rin{Ìpìol4cetel!r>i^iatiedi
'ujìo convito fu di-verfaiìjente difpojla? Di più S.
igoftino fpicga il paHb di S» Paolo con adattarlo
Ik Eucari^ia- ^^ hoc facramento hquens, e non fa
>erizionc delle agapi ; ma folamentc dice, che
hÌLinque avefìe avuto fame , fecondo l'Apoflolo,
ciiraffe in cala , percht^ congreg.indofì i f^rdcli
onJiconorcgafiero in tal guifa, che nafceHero
e' diilurl)! , e foffe loro dì dannazione il facra-
itnto iitituico per la fjivezza Uctjli uomini > Pc-
D il cibari! in cafa era ufo differente dalle agapi ,
nde il palio addotto non lèrve al proposto del
pQcmero . Turtavolta oÉferva lo iteH^o autor Lu-
crano , clic due cofe ricavanfi da! pa.To di Santo
IgoUiiuj. I, Che da principio ^ dopo gli aUri
ibi, fi prendealaEucariilia. i. Che queiìoco-
:ume fu dopo mutato da S. Paolo per tutta la
^hiffa. Ma ognuno , confrontando rautorità del ^^
anto Dottore , può agevolmente comprendere,'
uanto fia l'eretico lontano dal vero < In primo
uogo adunque io nego, che Agoftino ftiibili--
:a per regola generale > che da principio , cioè
l'ima che toffc da S. Paolo fcritta la citata lette-
a a* Corinti , per tutto , e Tempre dopo gli
Uri cibi fi prcndeiTe la Eucariftia . Il Santo par- .
aiolo della ultima cena del Signore; del rcflo ,
g* , 1 4 non
ti../
ar
non determin.i,che prima della d!rpr>fizionc di
paolo tiKci , per turco , e fempre fi ciisaff^'
'avjnti di ricevere h f^ciM comunione - In feco.
do luogo ofibrvo , che non può mai provare
Boemero, che S, A^^oHiuo ab[)fa errato, ailc
chéfcrilTe, die il coElume generale di co m tir
carfì i fedeli dÌL^Jiinf , fì:i provenuto dalla diTpo
£Jo'K diS. Paolo . Imperciocché cemcrariame
te egli ripiova la regola del Santo Dottore , e
1' Hccfefìiiiichc confiietudini, delle quali non
niolìiM 3 che fieno lìaJe introdotte da* Conci!
debbono c/ìcre giudicate provenienti da^ San^,
^polloli. Dicotemeniri.Lmence , perchè non ai
porta ninna ragione j onde il pofsa concfiiudei
che S, Agollino abbia errato , come egH preceqj
de • E' poi ridicolofa ia ofservji^ione , ch'egli
per convincere i! Santo circa h materia del
O^p- i4s< quale trattiamo. Ecco ie parole di Ìlu : (a)j
j, Ancora in quella materia , fé vogliamo pa(|
„ lare con verità, non troviamo noi niun vel
gio della mutazione fatta ne' tempi ApolioI
ci; anziché coila dalla /bfsa EpiUoladiS- P;
1, Ioj tratta al Tuo propoiito d'AgollJno , che
j. tuttavia ofservato I] prinno colìjjme,, . Ma
ftui certamente non fa abile a capire, che S.Ai^
fliino non ha mai pretefo, che il primiero cofluj
^ dì cibarfi avjnti , il quale non fu generale ,
*?Sl, fofse murato quando S. Paolo IcnTse la lettera
Corinti , m:i dopo, cioè 3 qua::do lo rtefso Ap
itolo andò a Corinto, e difpofe a vocq le coli,
die non poceano comprenderli in una letcer
onde in damo adduce il lungo tanto celebre dt
iafudiietta Epi[toh, quando anche dallo ftel
luogo, o te/lo che vogliam dire, ii potefseco;
provarcelo, cEi'e^li pretende » che le agap
ceIcbr.ifitro avanti laEEtcariiEia, Ma il bc ne ii
e
3»
31
E
iti
^1
X 1'"
\9' »«' PRIMITIVI CBTST1A>JI • 157 '■ Il 'ijV^-?k:'^"\^,'
flfeltrilodi S, PsoJanon fi può dedurre una, '"'\ _, ,,,,^ <
migliente confegfrfnza , Imperciocché cosi ■■.."
Ir knv^ : C^) „ 5c qualcuno pjrc , che fu (:i) i. Cof, ; .
concen^i'ìib , f;ippia ei^h j che noi , e \c Ghie- xi, v, 17*
fe di Oio non hanno unii tale confuetudine . ^^'i'
^laonde io denunciando tali cnic t non lodo,
che vi congrcghiiice non per io meglio , ma
per lo peggio . fn primo luogo adunqtie, con-
venendo voi alla ChJera> Tento» die vi fono
tra voi medesimi delle diviironì , e in parte Io
credo... Congregandovi adunque voi, non fem-
bra, che mangiate le cena del Signore. l*oi-
chè ognuno prende avanii la Tuli cena per man-
giare , e alcuni ìianno fame , quando altri fono
imbriachi . Non avete voi fnrie le vo(lre cafc
per mant^iare , e per bere ? o diJpregiate la
Cliida di Dio , e confondete coloro , che non
hanno ? Che dirò io? Vi lodo ? in quefti>
non vi lodo,,. Or poniamo ilcaro,cheS,
iolo, comedice il Boemero , ragioni unita-
?nte delle a^jpi, e della Eucariitia t dimando
me da qucfto paiTo fi ricavi [niii , die la Eucz-
Ira alle agapi in quella età fuccedefie ? fé dun*
le ne pure per omhra fì può dedurre una tal
nfegucnza dall'addoccj ccftimonlanza, con qua-
ardimencoi'apporua ÌI Boemcro per convince-
di errore il grande Agolìino ? Potrebbotì per
:ro aggiugnerc , che non ripugna die S, Pa(>lt>
quel luogo parli della fola Eiicarifiia ; percioc-
tè egli mentovando l^crcmpio de! Redentore »
mmemora la fola iflicuzione della F;:cariftia
edefìma, e foggìugnc : „ Io ho apprcfo d.d Si-
gnore ciò , che vi ho iniegnato , che il Signo-
re Gesia in quella notte, in cui era tra^iico a
prefe il pane, e avendo rcndute le grafie »
ruppe il pane mede fimo 3 e dìfle : prendete,
j5 e man-
gi ^ -
fi
'*
s,.-^.
1
1^0 II e' e o s T u M 1 •■
5, e mangkie , qucib è il mio corpo, che
„ fpezz;i per voi , ciò voi fitc in mia commcm
„ razione. Similmente il calice, dopoch'c
,, el>bf cenato, dicendo, quelfo caliceli uovo
' ,> ihmenco è nel mio fangue » ciò fate quali
j, que Volta beverete in miacommemtjrazion
,5 Ogni volta adunque j elio voi raangt-rece qi^
5, iìo pane, e beveretc qircJlo calice, annunzier-
„ la morte de! Signore , tinche egli venga , Si
,, che qualunque perfona avrà mangiato que
5j pane, e bevuto quello calice indegnameni
,5 farà rea del corpo, e delfangue del Signor
3, Ffperimcnti pertanto l'uomo fé HcfTo , e e
■5, maiìf^i dì quel pane , e beva di quel calice
Che kS. Paolo aveffe voluto parlare dcdc ag
unirameutc colla EncarilVa , non avrebbe fot
proponendo l'crcmpio di Criib , tralafciato i
parlare della cena ancora j che precedette la l
cariltia medesima. Laonde mentovando la i
JEiJcariitica illituzione 3 iembra, ch'egli ragi<
della foia Eucariifia fenza accennare fé ie agap
cclcbrallero pritiia, o dopo della mtdcilma , .
oppone il Boemero, che S. Paolo dice; fin •
tiieJite il calicejdopo che ccnà.Kon h nego . C -
ito però ì'w detto dall'Apoiìolo contando e i
che avvenne , ma non gii ordinando j che fi •
nnfTe prima delia E^-fcarillia . altrimenti avre '
primjL defcriiio la cena , e poi la ilHtuzionc l •
cariJlica , Ma non fece egli coiì . Mentre tr. -
fcj'ata la cena, fubito imprese a defcrivcre *
Eucarifl[c3 idituzione > accennando j che ^
que(h confiftcva U cena Dowinka 7 di cui i
icriVea a' fedeli di Corinto , Gliele dalle pai :
di S, Paolo : fimllmaite il calice , tlopo cht a *
a poteffe conchiudere , che ne' tempi Apoftc i
la funzione delle agapi precedere aliaEucariil 1
ir
1-' - -iv - ^/ iT>-^*fcD'fi:'j-.( t'ff^_v^\:rG>^iW^f'>:
^^■' DI* PRIMITIVI CRISTI A>TI< S }fi
rrtbbcfi anche conci uJerc , cIk iieiretà noftra
celebrmo le at^api ftefTc » e che preceda-
la EucarJilìa: "perciocché noi pure diciamo ,
[ celione ! infornigli. me manUrddofù-y chr-fa-
lato.fi^iì^ndij egli anche qucflo frecUro calice
'le fuE fante > € 'vencrabUi mani', e a'uendo eic^
togli occhi avoi^o DÌoVadrefuo Onipotsute *
mndo'ui parimeTte rendete le gmzir^bencdijfer
licde afuoi difcepoli. Ma chi può edere ninii
d male avveduto , e cieco j che non vegga»
:r ella afFatro da moki fecolitolu la coiìfucrui*
le delle agapi/ebbene ii profcrifcano tali parole
facerdoti? lo per altro concedo» che le agjpi fi
tbraiTtro ne' tempi di S, Pyolo da' fedeli , mi
iinarianicnte dopo la comunionedeTacramenti,
iic bei] oficrvò San Giaagriibftomo,[a cui tclìi-
)nianza abbiamo pocanai riferita . Non è mino-
la impudenza del Boeraero nello fpìegare ii
fo cftratto dalla celebre lettera di Plinio a__j
aiano . Imperciocché pretende c^lii che fecon- ]
Plinio folle cckbrata la EucariUfa nel tempo,
e erarfì fatte le agapi , e non pjà nell'iidun^n-
in cui n faceano le preghiere da' crirtianidi , . t- ^d
ella età. Ma Plinio (4J raccontando y che_- ^^^.^^ i;j^^_
anti, che fpuntafTe U luce dt'l fole, i Criilr:^fi p,6=f^f<i'
urlavano , e cantavano le lodi di Gesù Crilìo >
t credevano Dio , e promettevano trz loro di
n ingannare alcuno j e di non togliere l'altrui
la, n^ d/ commettere altre fcellcrate^ze , e *
indi finalmente partivano , edf nuovo fl con-
?gavjno per prender cibo,co!nmtjne per alrro, . . ,
:he non potea apportar a Eiiuno alcun nocumtn-
; Plinio , diffi j tutto ciò raccontando, non
^a , che nella prima adunanza fl celcbraHcro i
■■ini niÌLlerj\c fi rendefìero i fedeli partecipi de'
ramenti. Ani ielle dicendo eglijchc lì confedera-
vano
:f
"n - ^ II'
^.'Vi
'^^
vano nclk prima adunanza iCriUunijColIepirt?!
fcque facramento non in fcctns altqnod obfirìn^
re, mollra , fecondo la ofìerva^ione del Celiarle
che prima Jì ciba vano del corpose bcveano fi fa
gue eucariilico, e poi partivano , e di nuovo
congregavano per celebrare le agapi ; Tr.
che nelle note alla fopracitata lettera , o
fcrive Criiìofano Cellario i AfF-_Tm5ndo plinlc
the i roliri er,;no foliti, finite le preghiere, di pa
tire dai luogo della orazione, e di congre^arfi i
poT per prender cÌbo,paHa delle agapi de^ Criflì
ììi . Toco ai'Anti aiea colla- parola factajnv
accennata la EHcarìflia , nel ricevimento dei
auale i Ciifiiiifiifi proteflavajio di *uoler f^^gg'
t peccati i e colti'v.tre la virttl . Finalmcm
ragionando Plinio del cibo , che prendcafi n
la ieconcia adunanza , e dicendo ch'era comun
e non nocevolc , dimotì:ra come lì dovcife rib
tere b calunnia inventata da' nollri nemici
torno all*ammazz-imcnto del fanciullo 3 e aldiv
raraenco delle umane can:i . Così egli . E |
verodire, che i Criftiani relU lìctirgia j in «
fi celebravano i divini rniftcrj ? cioè la Eucariil
pregalì'ero Iddio , che delTe loro ia grafia diel
re lontani dalle fcelferatezae ^ e difcguitar 1
I virtù? fi raccoglie dall'Apologia !• di S, Giù
ihì , le cui parole fono /tate da noi difbpra ej
taiiienre dcicricte • Tertulliano ancor:i nfer< ■
COr-^'^rP' ^^° ^" breve laleteeradl Plinio nel capo fccoi
TTi Appcii'i dei Tuo Apologetico (i^) , tralalcia la fecond ■
EJjt. Vci!. pi^rte di eir^ , che riguarda le agapi , e la pri
*^'^?"* ■ p;u'te riguardai:cc radunanza delle preghien
rapporta , dicendo , che quel qenrile non ff™
nhvù circa i fdcTamenti de'O'Uhiani, fi non cìh
Vidimavano avanti lo fpntìtar della l ne s ìndie q'
. lì &iinf{iinsc csnta'vano le iQdi di CriSoaCémeM '^
.... ^^
i\
'^' li
■|
^■-
? Ufi* pRJMniVi CftlSTlAMl ; T^t '
rfto J prop')Jìii di non rnbnrs , rf/ i^on adulti^ •
I 'i? i$"c. E gi,;cc]iò il J^oemcro n!k' vohc pmvo-
. ;i Tcriulliano . e affiriina , die qudti ei.i ben < '
brinato tlcUa prima difcipfina doi Cridii+neiJ- " . ^ .-
j, fa d'uopo 3 che noi apport-amo unalrra
■Illa di un autore così antico j cdicjnto credi-
[)anche apprcH'o Ta^v'^erlìirio ,chc impugniamo,
[ I qual pjfìo tviJentcmcnte concfJJndefi, che
rrra fi c^Mtbrava Iìì Eticarilìia, e non già le agapi
I 'fedeli. ì^/gW r, dunque nel capotrenrefìmo no- ^
P dello ikfib librQ(rt) pjrìando della facra li- (a)p, j^^^
^ Tg\-A , cioè della celebrazione della Eucaritlia >
' loi delle agapi , dimottra , ch'erano due ce-
nile , o funzioni affitto difparacc , raginnan-
p In cjuclb gLiifit : ^, Ci congreghiamo , e fac-
ciamo [e adunanze afpirando a Dio collèpre-
ghiere. La qual torzaa Ofo mcdefìmo e gra-r
ta . Preghiamo ancora per grimpt-Tadorf , pe'
loro minillerj , e per le podeftà di quello fe-
colo , e ptr la quiete ; - . . Legi^iamu le Tacre
fcncture— Nutriamo la fede coIÌl- /ante voci »
eleviamo la noilra fpcran^a » finiamo la confi-
denza , e inculchiamo [a difciplin^t , e la ol-
fervanza de' comandamenti di Dio . Quivi an-
cora fi Fanno l'clòrcazionr , il danno i cafìighì ,
efi fulminaladivinii ccnfura . Poiché fi giu-
dica con gran peib ( come da quei , che fanna
efler Iddio prcrentc^e veder tutro^ie qualcuno
ba commelTo qualche grave delitto, ed ò quarti ...
feparato dalla comunicazione della orazione,
e dell'adunanza , e rilegato da ogni fanto com^
mcrcio, Prtfeggono i pii'i cfpcrimcncati fe-
niori T j quali non co' danari , ina col tefti-
monio del pubblico £i Ibno acquiftati un tal
onore „• Parla quindi delle limofiuc » che
1 Ognuno, come Il'Ìuc facoltà comportavano,
A era-
I ^
142 B r.* G a T u M I
' eranofolit^ a t^ifi , f dimoitra j chefi<lifpei
^ vano d.i' PrefiJenti a cJii ne avea mefticre <
confroncilj qi.cib pafTo di Tertulliano c^^^a td
moniiinzadi S.GiiJilino Martircdì Ibpra cof
faincnte defcrictì , e/ì conofccrà cuidentem
te» ragionarli da Tertulliano dtlJa funzione fj i
della FA\c3.rUìh ^ mentre tutte quelle cofc •
ccaull , comeS-Giudinoattelh , allorclu^ Ci -
Icbravano i divini mifterj" , Mi TertiìDiano d< 1
^ gucftadcfcnzione della Liturgia, e dopo U
^ prenfione fatta a' Gentili, paifa alle agapi,']
me ad un altra cofa affatto difparata , e cosi.;
prendesragionarc(rt) ;,, Infainatio anclie i'^L,
(;i)!bij.pag, ^, jnj^i ]^ n(j|^j-(. ccnette , e le cacciano coinc p -
^^^' ij dighe.-. Ma vede fnicilmente l'iio:rio h■^
f s, gliuzza nell'occliio altrui , fenaa cEie rav 1
ìt ne' propri la trave - . . La noftra cena pel J
„ ;iatre dimoerà di qual forta ella fia , CliJjr ì
T> ella da' greci con quel vocabolo > che app -
» fo i latini fignifìca dilezione &c. Il rcfto è -
to di fopra con cfattezza copiato . Finaln- •
te che i Criifiani fbffcro folÌ:i di celebrare, qi •
do il tempo Io riclifedeva j la Eucarilfia av; t
lofpuntardellaluce , lo attelh Terrulliano rf
defÌQio , e aggiugne, che una ni fatta confue J
dine ebbe cominc'amento fino da' tempi do' S -
(b)Lzkdeti Apolloli;,, (^*ì II Sacramento della liucaril ,
Cariir.cflp, 5? dice egli ^ c nei tempo del vitto 3 e a ti 1
lìì. p- IDI» j, comandato dal Signore , ancora nelle adan •
,3 ze, che fi celebrano avanti lo fpnntard 1
ss luce , fi prende dalle mani de' prefiden .,
fecondo 1' Apoflì-jlica tradizione, H chi nu È
cosi poco verfato nello lludio dell'antichità , ^
fi perfuada , clferfì celebrate le cene da' Cri, -
ri di;l fecondo j e d^l terzo fccolo della Oi i
avanti lo fpuntar della luce? Bifcgna dun ;
4 -
.^
di' Primitivi ciustìaki- 143
; ftlf^rè I chét circndo if^iti iiiliti i fodtli, ';
[indo la ragione , e le circolhnze de' rt-in- ;?
: rich'cdevano ,di levar fi di ììoUg ,cOTne al- . " /-?
ve diit-'Ura Tt-rtuili.iDo , e di lodare Gesù - ^
tb, e di pr^ ndere avisnti Io Ipunrar della luci^ *
csjiilfco cibo , non cet^.b^aval:cJ Jc agapi, le
■ clic forfè dopo qualche ttmpOj aun oraop- .
tuna » quando di nuovo , giulb lì racconto
^linio, fi ad:inavano - E per vero dirt chia-
i Imi iònoi palli di 'lertuih'anoj i Quali Jl ad-
;ono per provare , che la Eucariflia fofT^^ iJj-
di prcnderfì da' dfgiiini . Non f {fra forfè il
ritoz^niilc , dice egli ne! fecondo iiòro Icrii- . . ,
alia lua moglie , (*j; che cefi tu lìiungi avvinti ^._ ^^^_
I altro cìùOf e a^jaido fapfUo cf/tip^ne non ere-
dt^UyL'^r quello di co fi dice,chc fia iniiiuo
janguedtjl fanciullo? Sicché prendeafi il pa-
ciìcariilico avanti qijalunqiie altro cibo . Dim-
jprendcafì dal CriJhano mentre era egli di-
no- Dunque non dopo le a^apJ. Lo lècjTo auto-
ncl libro della Orazione (^i) riprende alcuni, i (^)'^' J^^^T*
Ji, per non mangiarejiion fi accollavano ne' ^^^'
mi delle Ihzioni , allanielFa, perchè la ita-
ne fi dìfciopjieva ricevuto il corpo dei Signo-
Quod fistio folvendafit aeccpto cnrporc Do-
ìi < Or ch'ugli per la fhizione incenda il ccmpo
f;) nella orazione , e nel digiuno, lo dìnioftra
libro de' dis:iuni al C^p, X(c) dove dice , <0 F-ìr"^-
^c eritfiatìofrra y qua ad "vefpcram jejunans
Itiiorcm oratJoncmDco ìmmolat . Digiuni - ■
^nqueiì accodavano i fedeli del fecondo, e
terzo fccolo alla Encarirtia ; per la ^jual cofa ' -
fipotrà mji concedere , che appre(fo loro le
pi fi celcbrafTero pri.iia della EucariUia • Ma
rimalo, dice il Boemero , Tolb di cel cbrare le
pi avanti l'EucariUiajapprelTo alcuni Egizj lino
1 1
^% ■
t
L ■
■ fl
b
'5144 '*^* cnsruMt*'^
al qi(Tnto fecola della Cliiefa, in cui vlfle hi
vico Socrate- TmpcrciocciiL' racconta quefti i
(sVrifxIi qL"i«nolj[Dro(tì) :-, Parimente gli Egizj C fd .
p/i?p.HJic". » "^ *^^^'*^ ^^i^'"' ^5'' AìeEf^tndrini ) e i Teb? ,
Tj^jr. 5j celef>rano U kb.\zo le adunanze , ma non \ i
„ tccipano dcMaf:ranienti j come fono folit j
„ parteciparne i CriiUani , Poiché uTano c^l j
j; dopo , che iUbno con varie vivanda hz \
j, nei conviro, di ricevere verfo la fera i'Ei <
„ rillia „ . E' veramente qircfta una prova dt i
di un autor Lucerono , mentre dalTabuib tii 1: j
od[ieChìefcj chefidifcodavano dalU come
confuctndfncde' Ci-iJliani , pretentic di com -
dcre]\]iì>di tutti gli antichi Tegnac! delia noi
JantarcliE^ioiie; qaafi che d^^Ha circoncrfione •
gii Htfopj fi coucludcire j che anticancnte ij
(b) evi- f. deli C f^cefiéro circoncidere . Che te SLinto A -
^•P'S^' Sk'iTiO nella fopracitata Epifiok (i) , racco ■
clic in quel giorno dell'anno, in cui il Sigi e
diede la cena rt* difccpoTÌ , alcuni per una p i-
colare commemorazione dopo ^li altri cibi p i'
devano la Eticariftia ; accenna egli medefìi ,
che un tale collume non provenne djlla rradi i-
ne, ma dull^avere coloro » che lofnmenta^'; '
Ietto ne' Santi Evangelifti , che Ucaù Crii(q^
dentor noilro Jifiribtii il corpo , e il rangiìi«
dopo di avere coMIjoÌ dilcepoli celebrata I* is
ultima cena, Mentovafi tjtielU tale coJiJhei i'
WT.Ip ne nel canone quarantèiimo primo della C i^
CoEcilior, Africana , (e) dove leggiamo : „ Che i Sh ì
tJir.HaiJ, ^^ menti dfJr^Jtarc non fi celebrino fé non n
*' ~ ■'■ jj dagli uomini digiuni j eccettuato il giorni 3'
j? lìiverfìirio j in cui fi celebrala cena iic !■
Potrebbe però qualcuno oppormi? e i
Eoemcro non ha mai negato j che fia iìato m' t-
1^1
(ir
i-»3^T.'»r. r::^ '^"r^ . -■ ",-g ' •r,i'',-n-
t ■
'K
■ - : :'M
db' PRIMITIVI CRISTIANI . 1^5 -^
cottUTTie di celebrare !a Eucaritlia colle ^g-i-pt
* Tempi di S. Giullino - Anaic'ii^ dice c^[ì nu-
"eilamcnte, di'cffendofi moitipìicaci in quelk •
i ì Critliini , non fi peccano 11- agapi cclL'b'arc
icamcnce col iiicramcato dell'altare , onde iò-
nie fi tmhfchrono . Per la qual cofa non è
maravif^liarfi j Te il Santo mentovi Li Eu*
tilHa Ìgììzì fj re delle ^gapi menzione.,. Ab (.:>) ^. a^.^,
inicio» cosi egli fcrive (^a^ , ad inftar poircoe- ^i^j:*
nii fé habcbjc , id quod eriam Plitiii tcmpofi-
. bus obtiniiifle videtur [ niLi noi abbiamo dì--
moftrato , cTie c'ò non il può dedurre d3.\h te-
ilimonian^a di Plinio ) > Ali cum As*apanirn
ufus ob infigne Ecclefiarum tncrementiim , to-.
tìos fiequciicari non poffet ? circa rnedium le"
culi l^^cundi iàcra fynaxis etiam fine agapìs ce-
lebrata cft , ut vcl ex JuiUni Martyris Apolor
già lecunda conft^t „ . Tutta volta a cl^iunque
-si rifponde noi replichiamo in primo bogo,
aeìl Boemero or nega , ed or conccdt^ , che le
;apinonfi celcbraiTero fòvente inGemc colla_j
acarilìiane'ccmpidiSp Giuftino.Quì lo conce-
J, altrove ctiiaramentc lo nega, come nel §.xii, C^) P'£4'^-
Odovc in queft'j guila ragiona : j, Et qui^ ere-
deretEucliariftiam ab ag,ipisTertulliani tempo-
re piane f^paratatn fuilìe ; cum tamen poli
eiusicmporacLim illisadbuc contunda fuerif?
Id tamen concedo Eucharilt-ae ufum poftmo-
duinfineagapis invaluiETc, & forfan ctiarn_j
tempore TcrCnlliani, qui teftitm: , quod eciam >
antelucano tempore illi cetebrari poflìt „_
nptrciocchò fé dopo TtrCulliano , o forfè ne'
Uìpi di TtTtulliano medefimo > cominciò ad
fere alle voice la Eucariftia cdcbrata fenra te
^apij bifogncrà confeirare,cbe vivente S.Giufl:-
) , il <juale fiori Dioici anni prima d^ Terturlrano
f TmQlIh ^ mc-
T
■■■■■ .M
14^ T» e' costumi
nn.-JL'fimo , la Eucariltia non Ci celchra^Te n
fej^::a le tlprfe agapi. Avendo arlyn^ue il Kc
mero jfTermaCOi cTie li erano rt' tempi ài 5
Gi'ftino, ptJ notabile siccrefcimento de' kdi
le usjipi rralufciare, forz^ è > clic llafì contrad
to- Né fi puòreniiciire dj chi voleJTc prendi
le dìfcfc di qiitHn Scrictnr Lucerjno , die fece •
do il rendimento dì lui> ne' tempi di Tert
lijno , e dop.i ancora A'mprc iiornmetrcv.ino
ag;ipi, e alfe volrc nelTcrà del Sanro Mir^^
Giijftiiio ; perciocché pretende il Boemero ^^^
dopo ancorj foflero le agapi in ufo , e alle
ficefcbraffcro , onde (dì non vi fu, feconde^
t. J t* ^'' dillvren^a veruna tra la confuetudinc ^ che
gnnva vivenre GiuflJnoi e qtrelia , che dopo
da' fedeli maiireiuica nella Cattolica Cliiefa . C
fervo in fecondo luogo , cìie fé per la molti -
dine de' fedeli furoiTo i nollri ne' tempi di S»G
fifno corretti a celebrare la Eiicariltla fen^i
agjpi , farebbero pure ilati collretri a ciò fa .
allorché Plinio reg(^eva Li Provincia della B ■
ria; mentre qm^iìì acrella i cli'cra si grand ,
numero de* Criduni nella flefla Provincia» < :
ri
non folameiite le città , male campagne anc" '-
n'erano ripiene . Perlaqual cofa to:j]icfi affj >
la congccti;r,[ del ^oemero > il quale per la m
titudjne de' Crilliani , cht fioriva vtrfo la m ^
del fecondo R-colo, pretende, ch'erano incorna -
le agapi , e perciò ne' cempi di S. Giuiì'iìQ , i
non ne' tempi di Plinio , furono tr::lafciace nt.ig
celebrazione della Eucariftra. Finalmente ofTcr 1
che 0^ il non efferfì parlato da S. Giuliino Ma •
re delle agapi ha moTo il Boemero a fcrivei •
Circa ììiedium fccmdi ficulì ficrj Synaxìs eti ì
fine j^itpÌT celebrata ^Jì ; il non elTèrfi anche p ■
lato da Plinio della Eucariflia dopo di avere ^
lei
r^T^ir- /' ■ - -■■ I-C q-i*-ibr » ^'nr iV-^^-^-:;rf„
PE'rfìtMITXVl CÌITSTIANT ♦ I 4^
cricte le ag^pì Je' OJifJLini , dovca muoverlo a
onfeirare , cIil^ la EucaritHa n[in fucccdcv^ alle
aedcfimeagapL Impercii^cché fc il illeuzio de! '
jrimo vale per cfcli^dcre le agapi dalì:t cclebra-
lonc delb EucarilEia verlb la mt:tà del fecondo
^colo> perchè il filenzJodcl fccoiido non varrà
■arìmente per efcludere dal terminar delle a^api
lELicariftia ì E i^ul pure è da nocarfì iaitiipìdez-
;a di quell'autor Luterano, ìl qi^ale fondandofi
nquelE'j luogoful taceredi S. Cjiuftino per to- '
:liere le ag^pi dalla celebrazione de'divini mi-
LtÌ verfj la meri del fecondo fecolo ^ e dilfriii^-
,tTe in sì fatta g'jifa , fenza avvederfene , ciò
he auea -.gli altrove avanzatoiriprende nirntcdi,
peno TAlbaif ineo , percioccliè fondato fui fi-
enaio di Tertulliano j avea detto , che le agapi
ci 2* e ?< fecolo non erano congiunte colla ce-
^bra?i'jr.e della fanta Eucaristia , ,, N'egat \\oc » > ^ ,
j foji tgli (j) Giibriel Albafpinaeu,s. < .quia a ^ '^^-P'
y Tertulliar o (i;bi agit de agapi.s ) nullo modo "
, fit mencio E-chariftiae ,.. Cè> fed inde minime ^^ *
, inrerenaiirn cil, huciianitian] ab Agapjsdmin- ^^^^^
i Siv'.m fuiifo j, . Egli è dunque sì inetto , e ridi-
ololò ( bencht^ fia ftJmato da^ fuoi dottiflìmOi
diiietntjfiimo 'ì cfie non folaruente difcortjii ,
irputundo , dal vero, ma evidentemente un-
OFa Jì contradice • CO Bobem.
E per Tion dare a ninno motivo dì cavilla- ''^''^" r'4*'
?» edi pretend^^rc , che il S^oemero concede > ^"^ j^^)ì^,|^J^
fTerfi alfe votte tralalcìatc fìiìo da'tempidiS, Tirrutth^i
jiuiiino marure, e di Tertulliano, le agapi nelle hrtcbarìji'^
dunanze j ma aver cileno 3 qualora il celebra- '^If^ pot^r^:
■ana(f) preceduto fempre alla celebrazione dei- A^ ^'l'^tf-
lEucariiiia j la quale era come una loro appen- ^'"''f^'^
ice! dimoftrerò brevemente, che dal tnodo gi ^£'!''""J
jrlare di quell'autore li conclude a evidenza,
K 2 che
fed
net vice
, K
*.
■ ^J
\?
\
1
I4S 'Dt' OOfiTUMl
che prima di S- Giurino le ag^pi precedeva:
alU celebrazione della Elicavi fìia , e dopo f u m
tato un cai coduine , onde !e a^api l'uccedetcct
alla Eiicarirtia , ogni qual v<*[ta iì tcnncn
e proverò aTiche/enza punto aggravarlo, chVi
di JUiovo ficoncrailicc- Egli adunque nella ps
243. prometee di far vedere , che le agjpi fiif-
lìoannefsc alla Eiicarillla : ^/ìJiexa fftit Etichn
flia dgapis , Prova ciò dalia origine di efse ai^ii
CO p, 144- nel 5. XI I. C*^) Trobatur ex origine a^aparrt
U) i^zcu. Scende dipoi a dimolirare , che terminate ì' \
p,i47* ^g^pi j ii celebrava la Eucariftia (b'}i -4"^fl^i
firiitìs Eudiurìflìa cehbfdta efi -, e àò malamer
Ce) ^. XIV, prova con S. ^goIHno(t)pvoàjfMr /pp co?j/J^/r
P- 143. ne .Atigufiìnì , Aggiugne , clic S. Faoio non ni
tu quello ordine , Nec Taulus hunc ordinem i\
00 It i-'iiJ' ^f^'it^ish , qmd coftflat ex Epi^ola ad CorinthU
id) Anzi die Tordiiic lìcJso perfevcrò in alci
luo^lii fino al quinto fecolo: ^inpotìfts iuf
COi' i?i- '^"I^^'^^ ^^^^^ vejligi'i huJHs ordinìs rem^nfenin^
(e} Fìna/mente ftabilifce , che qucfto ordine"
celebrare le ag,ipj avanti la Eiicariftia, fu dt
niutato, Oydo tamen hicpoflcaper coj^p^etudìiéi
CO*, iv.p, immiitatus efl _(/"). E ciò e^ti procura di t
^'^* iìrarc coli'autorit^t di S. Giuftlno , Pretem
pertanto, che ne' tempi di S- G indino era r
tato quell'ordine. Bifbgna adunque conce
re j Clic fecondo iiu , vivente S. Giurino , I t
agapi non precedevano la celebrazJoiK- della I *
cariftia, ma le fuccedevano • Che fé aveJse -
luto dire s che le agapi furono tolte ne' cemp i
S. Giuftino , non avrebbe egli detto , chs fu -
lora mutato l'ordine delle agapi , ma che elh*:||
furono tolte- Avendo egli adunque avanza ,
chefir l'ordine medi.-nnio inucat^>j fa d'uopo i i-
fcfaare, aver eglUredato» die laddove priir ic
^^. ■ J-
f ' xj.
j8i !de' primitivi cristiani; 1^9
np] fi ceU't>ravano avanti , allora comincÌ:irono
i.^lcbrarfi dopo h FucarìQia . Che fJ: non avef-
cgli voluto %nifjcar quefto, non facendo •
:nte al {\:\o jvupoilro il puffo di S* Giuliino ,
vrcbbc fetida dubbio trabfciato. Or quclTiftcf-
Boetncro , che non volendo concede, clTeril
pò la celebrazione delle agapi a' tempi di S, ■
iuftino martire celebratala Eucariilia , in altro
5go (^a') pretende , clie uè anco a' tempi di
:rtnlliano ^ il quale vifTc dopo, le agapi llefst.' j 0) t-x^i-f *
andò faceanH j fuccedcano alla ce!cbra;^ionc ^7*
' divini miilerj j „ Tempore TertiiUUni Ltccha-'
TÌflia ejfe poterai fine fraecedcntlbtis agapts ,
/ffJnon <uke^à€7fA „,E poco dopo (i):,, Nnlla t]f)§,j:v,p,
tameu Ecckiiarum nova , & univerfalis difpo- aj^
Htio hac de re fjtìa cfl , fed res haec arbirra*
ria eredita fuit , ctiam adbuc circa inicia loculi
tevtii rcfle Tertidliano de corona ajente : £"«- ,
charlfliae S^eramcntum & in tempore viUtis »
^ omnibus mandutum a DominG eti^m ah- .
telucmìs coetibtis : diim dicit etium atHi^luca"
nìs cùetibus f hujus ufum integruin fuifse ,
fatiJ^aperte oftendit hoc rovum quoddam jus
antcìhaud uficatuiTi j non tamen prohibitum
fuifje. Interim camen contendi: , mere arbi-
trarium cfse : utrrtrtJ tempore viCtus , hoc cft >
ubi agapae celebrantur > & ita ex more priflì^
nopofi agapas , an vero extra eas , antclnca-*
nìs coetìbus y ubi agapae minime cclcbratac
funt, Euchariftia celebretur j» . E ciò fia detto
?ÌIe contradizioni del Boemero , Che poi quelli
ibia malamente intefo il pafso di Tertulliano
tratto da! libro della corona^ ognuno può
■evolmente comprenderlo , quando feriamente
voglia efaminare , E per vero dire , onde mai
i potuto conofcere il BoemerOj che qu^Wstiam,
K 3 da
T--^.
-■
i^ÉJ p E^ c ti ft Tf tr Mi -^
da Tertulliano adopraco , vaglia fignificare j ci
]i introduzione delìc facre aduranze , dovt
<^lfbriiva la Encariflia , Sòlite a far/i allora prin
ladlorpuntardtlla luce, fol^e alTatto nuova,
non proveniente dallMpoftollca tradizione? N<
è forlc eglicertiillmo, che Teriulliano in qii
luogo volendo dimoftrare , clie niclte cofe
quantunque non iìeno fcrittf , d^:bbono con tj.;
tociò mantenerii, t"^rciocclic provePgonoda
J\pofioìica tradizione , tr:^ gli altri efcmph" , e
adduce per comprovare il Tuo ilntimento , rif
rifce ancor qnefìo delle adunanze avanti lo fpu
tar delia luce? Non dice egli e fprtfs amenti
dojx)rammexTioratigli efeupli medesimi: haru
^ aìiarum ejttfmodi <ìifc ip li nar nm.fi legtm ex}
fiuks ScrifturftTu-m ^ nullam in'uenies , tradii
tibipraetmdhnr auUrix ^ consuetiido confrm
U^Ttit.ì *"^ ' & fidts obfif'uatrix? (4) Crede adunq
(le ca"'^3a '^^'"^'^'^'^^^' che tati adunanze , avanci lo fpi
civ. p.iaii tar ddb luce , ove fi celebrava la Eucarifti
àveanu avute dagii Apoifoli ci tempi la loro
gire , erano fìate confermate Jalh cOnfiiCtudiJ
e osservate daì!a fede. Altrimenti come avr(
be egli tra tanti efcmplijde' quali volea di prof
ileo d imo Jìr are l'antichità, arrecato un nuov
E pure quell'ifti^iso efempio , che adduce \
antico Tertulliano, è prefo tial Bocmero f
nuovo , e come arrecato per nuovo da Tertull
Oo ^medcfimo , Fa d'uopo inoltre , che il Bi
mero af^egui [a ragione , per cui pretende , (
!e parole di Tertulliano : & inttwporc ifi£iii
vogiisno ilgnfEcare , che la Eucari/lia nel pr
cipio del terzo fecolo fi prendefse alle volte dc
la f^rnzione d^-:lle agapi, Poi che ijon avendone e
aisCE^iato alcun motivo delia fua opinione 1 taj
vaie i'^tlerzione ai lui , quanto il negare di q"
t
Da' PKt^lTTlVr CRISTIANI, Ijj
nqiic altro, A me certamt-'nce Tenebra, clic
V'ero Icnib del contt-ilo Ila il ft^uente: il fa-»
xmtnto delia EucariflU i^kuito , e ordinato^ '
/ SìgHOTC-ym nutre cenò egli co^ dtfiep^ij a tuttìy
nlito di cclehrarjt anche nelle adunanze prima
ih fpnntdT ddl-i luce , e prenderfi dalie mani . .j^
ndi altri jnit de* pr efidenti. (^a^ Cho le qucfÌDÒ ^l^^ l^j^^\
enrimcncodi Tcrcullianos non p'PÒ ce^t!^me]^rc p.jo».
□vare alla opiiiione deirawcriiino , E per ve-
\ qual fen(o farebbe mai l'addotia ceiHmoniaij-
di quell'antico fcritiorej fc avclTe qu^I fi^iii-
ato, dìedali'*^i"ecicoofi viene attribuito? può
;U darfì piti a(T"urJLi fiiuaHi di quclia : [l facra-
sntoddU EHcariflia e nel tempo delle agAply
raccomandato a tutti dal Signore y ancora fle^
ti che fi fanno avanti lo [puntar delU luce} E
ire cos) dovrebbe fpiirgurfì , fc vera foIT^ la in-
rprctazione del Boemero . Ebbe pertanto ra-
onc il Rrgalzio di notaresche le delcritte parole
Tertulliano (lenificano , che il tempo di pren-
re la Eucariltìi era lontano da! tempo del
angiare ( nel qua! tempo era ftata illituita dal
gnore) onde prendevail ella anche ne' ceti? che
celebravano prima dello fpuntar della luce del
le ; e che fcbbene non fi voglia combattere
ntro coloro, r quali foflengono , ch'ella iì cele-
afle ancora negli altri tempi ? con tutto ciò fl
jole onninamente j che fi prendefie avanti qua-
nque altro cibo . Poiché così ricerca Tertullia-
" nel fecondo libro indirizzato alla fua moglie • '»
ermino quefto paragrafo con rilevare un altro ■
'baglio del Boemero , onde vieppiù fi conofca ,
aaiito ingìiiftamente abbia egli acqui/laro ap-
reHo alcuni il concetto , e la ftima di uomo di-
^ente , ed efatto ragionatore , Egli adunque,
'•-^ pocanai avea riprefo l'Albafpineo Vefcovo
h-
W.1" '■^rr- ' ' ' v ' '. . ■;■ .'-*', ^ .. ^ti^V'i
a
^*-.
- ■ t
'W
^
152 , de' COSTUMI tl»
di angolare cniciizìonc, cavea ftabilico, clie
tempi diTerculliar^o nj^n fofTi^ro alle volte le ag
pi di,sgìiipne dalla Eiicarillia , pcrcioccliè avt
CìTneandava diceada, lifrovato^cliL." ne! tjuar ,
fccobancora cn*no unicanrente «olla Eucarifl
fa> n. J5 ..celebrate; eeli AtHb, JifH, nei 5. xv. Cai dime: '
^'ticacofi disila Tua propoilzione , sfìi^rmz: che tii
temfi di S, Cipriano pafsò in le^gc , ciré U Ehc
riftÌA fi celebrale fima U ^igapi . Avendo p(
tanto noi erpotle le ripu^^nanze , e mm
fe^ìe contndiaioni delio Scrittor Luterano ,
cut flèdimortrata la limpidezza, e lo ftravot
modo di ragionare , e avendo cliiaramcnteda
a divedere die non polì'] provarli , clic le ag:
preccdeffero la celcbi'azione Ò^ÌU Eacarifti,
fcendiamo a trattare del tempo, in cui le ag^
or^li nanamente fi celebravano .
Dil rf'^ipo ^^^' Hrfendo adunque ibte chiamate da Tcrt
U caìji Ctf- Nano , e da parccclii altri fcrircori antichi coi i
hi/ru'u.nie mc d'. cene le agapi » fegno è j che furono ce
U ^^ai>'i . biaie verfo la fera , e non ahrimenti ntile ac
nanze , ch'erano foljte dì farli prima , che fpii
raEfe la luce del fole • Quindi è che Plinio^.
Minore, di cui abbiamo pocanzi dL^fcriCEa la
ilJmonianza , dopo aver ragionato delle cong ■
gaaioni , che la mattina di buon ora celebravi' •
ì CrJdiani de' fuoi tempi , e dì aver raccontai .
che in e.Tc dopo varj inni , e Iodi date a G 1
Critlo Redentor roftro, fi proteftavanodi vo! :
Schivare il vizio, e feguitar la virtù ; aggiug »
che finalmente fcfOglicvano l'adunanza , e d' '
nuovamente fi congregavano per prender ci i
inficmc cibo, comune per altro 1 e che ani>>
potca recar nocumento , E per vero dire l'è -'
eglino Ihci foliti di fciogliere l'adunanza del *
maccina , e congregarfi nuovamente per cele! ^
il
] I
;. f
■■ V'^'V ■>■''*■■ ■- -il
-bl^*.. PRIMITIVI GRISTIAKÌ;- , ^ 5^
coTiviio, t imcvidentifiimo argitmcrto , die ^.l
mattina di buon ora non erano di' noilri an-
lli celebrate le ag;ipi . Non ritrovando adi?n- " ,.-'
%é noi altro tempo [>iù ^i propofito , a cui alTe-
ar poniamo la denominazione di ceni, chela
, ra j fa d'uopo, die copfeflìamo , elfef e (lari
ih laiVra tali conviti celebraci da^noftri mag- ' . ,
ori?,, Riprovate voi le noftre cenette, dice Ter*
tiiUiaìift , come infami per le fcellcratczze >
che fecondo i nollri calunniatori , in cfTc com-
mettonfi , e come prodighe , quafi che a noi IÌ
poffa atCribuire i! detto di Diogene : che i i\3c- \ ■
garenfi mang'aro , come fé domani avellerò a
morire,,,. Si riprende il folo triclinio de'
Crilliani,.. Ma ia noftrLi cena col l'uo nome
dìmoflra qnal ella da.. Ha ella quella Klcifa
appellazione, che fignifica dile^^ione , e ca-
rità (*!) „ . Dimolfra pure ^ a mio credere, i' ^ ^
lo di celebrare le agapi verib la fera, quella CO ^P*^^^*^^
dunnia, che fu ila' gentili inventata per ijcre- ^^^'^' t*^S'
Ifare Ìl Criftfanefìmo , cioè, che foffero folitii ''^'
Qftri t dopo terminato i! convito, di fpegncre
lumi , e di commettere le gravilUme reicà , le
uali erano loro fai fam ente , come akrovc no-
zmrno, attribuite. Imperciocché fé non C fa-
tano le agapi verfo la fera ? non vi fiirebb^^ (tato
lettiere de^ himi , onde lacaUmnia farebbe Ibta ' -
^evolmente fvcntata col rispondere foltantoj
he ne' conviti Crilìiani , ùtù di giorno , i lu-
ii erano ^tfarto fupcrEIiii , onde noti fi adopr^-
mo , Avendo pertanto i notori ulato altre
ifpofte con aver tralafci.fto quella j ch'era pei"
!tro ovvia , e naturale? fegnoi^, che celebravano 1
; agapi verfo la fera . Quanto al giorno » in ciu
i faceano le adunanze j e celebravanli le agapi ,
on vi ha, fé pur non m'inganno , dubbio vcru-
_
Ih
'.: ' li
T 54 I> 1 COSTUMI
roj che ftjffc la Donìciiica j la giiafc- era chiama
ta da' nodri :^ì^t:chi prima del fubhato^ o il pr
mo giorno dopo il Tubato j e nn^i fnbh^ìtì ^ eie
"Un giorno ^oni> Il fabaco , uniform^mJ.ifi f^J'(:
a!l*ufo degli Lvbrei ; o gtorm del fole ^\V\\-q\-
difpuuvano co"" gentili , jcciocch.' foOern imi-
dagli avverOcJ , che ciin un tjl noineai^iieilavi
I30 quel di dtSLi ri.-tcimanJi . E per verir,^ S, Gii
nino parando del E^iornoiin cui i noflri f: coiisrE
gav.Lno , lo elio coUlI dj) pylTo di fopra copii'io
^ djct , ch'eru il giorno del fole * il <iu:<lc giorn
era giorno di LLfk'gri;i pe'ft'doli , efrendo egli ftr
♦ . toconfLicrjtoT^cr k refum-Kinne del Redentore,
,t Noi, dìccilSaìsto , convenianifitiKci infiir
il di del foie j perchè in quel giorno fu creai
il mondo , e refuTcitò il noTho Salvatore d
fajApol.i,5, morci (a) „ - S. Ignazio M.irnrc ancorala
n. Livii-i»- quale viOene* tempi di Plinio il minore, eù)
*ff' tando i Criltìani dell'^^fia a vivere crifti.inamej
... te, cosrfcrive nella Epiltola a' Ma^nefiani f È
(b) n. vili, Ìt - I ,- ■ ' j I' .' ' I
^Lq,p, ni. J' Non VI laiciste fngannarc dagli eretici dogm
j, né dalle anticiKMnutili favole. Impercioccl
„ le viui^moJlcnndo iJ giiidaitino , pare, ci
3, coj]ff/lìan30 di non nvei' ricevuto ia i^razia
„ Poiché i Santi Profeti viHero l'econdo Gei
,5 Crifto. Laonde patirono delle perfeciizioni
., ispirati dalla grjzia di elio, a fine di rendei
Cerri coloro , che non ne erano pLTfuafì , e
T, fcr vii Dio, ii quale ha manifefhm 11' iteE
,, per Ce-<ùCriiÌo Tuo figlinolo , cli'è il Vtrt
„ eterno , non procedente dal fife^zio , e ci
35 fecondo tutte le cole piacque 3 chi lo mandc
j5 Se dunque vedati nelle artiche cofe , vei
nero alla novità della ipcra' Zi , non più fin
batizando j ma vicende fecondo U dow^'ìiciX
incaiènaU {•: nojìva ^vita per e^o ^ eperU
-r SI
31
r
J
.1''
riE* PRTMniVi CKISTTANT ." V^^
ìjiorte di lui . _ . per lo qual miAL-io abbiamo
noi avute la credenza , e fopporciamo , per
c/Tcr riconolciirti difopoli di Gesù Crilb fo- '
lo noftro Dottore , come potremo vivere fcn-
zidi lui medcfimo„? Or chi non vede da
erta maniera di parlare j quanta foITe a cuore
;. Ignazio il iòlennizzamento d^-IU Domenica ,
|uanto procurane egli di cogliere dalle menti
' Criftiani lafv'Ha del fabato> per vieppiù al-
itanarli dal GiudaiJino ? Era adunque apprelìb
:deli in ufo di moflrarc allegrezza , e di far fé- ".
lìgiornodiDomenica , e non crovandoii altro '*
npopjù a propolito per celebrare i conviti di
ezìonc, che quello dell'allt-'grczzj j forzi è
e le agapi in quel giorno il celcbrafiero • Dceiì
rtanto rifiutare il Pentimento dclRocmero?
quale 1 come altrove vedemmo, pretende
eli detcrminato giorno mentovato da Plinio,
iTe ilgiortodiiabaco. Imperciocché fcil gior-
dì Domenica, fecondo Santo Ignazio , che vif-
in quella ftefia età , fu il giorno di allegria j e
feda pc'* Crjftiani » quefto med^Hmo giorno
jveaeflere dciermfnaio pe' loro conviti j e non
3. l^antecedcncc fibaco . Per la qual cofa non è
maraviglijrfi , fé- i fedeli de' fulfeguenti ì^lzo-
celebrarono le agjpi nelle domeniche, come
' pari fce dalle telìimonianie di Tertulliano , e
l' parecchi altri Scrittori , che dopo di lui fio-
rerò . Imperciocché cosi egli Scrive nel fedi-
■lìmo capo del fuo Apologetico (fO ■ 1» Alcun: (a) p. ^t,,
s'immaginano^ che il fole fìa il noJlro Dio . AppeiiJ,£-
Sono colìoro più umani vcrfo di noi , e parla- dit.Vcnet.
no meno male degh' altri noltri nemici - Sa-^"*'^'*^-
remo noi pertanto , fecondo la opinione loro,
limili a* Perfiani , bianche non adoriamo quel
pianeta dipinto in un pamio lino, o in un drap-
' fi
■ ■<■:
É 1
3f
n
33
^V ■■ - ^ . ,
T 5 5 D £' COSTUMI
pn , o in una tav'oU . . - Ma il fafpeCto l^i
non altronde b nato, fé non fé dal voltali
noi , allorclr: prt^;2:1ìiairio , vorfo T orknte , ,
5> Parimente fi: dimoifriamo feqni" di silegrcz;
a» ne! dì appellato da voi del fole j non è k vt
?, ner-tzione Ji qirel pianeta ? ma on altra affai
y, to di verfii ragione , che ci muove a ciò fare,.
Or qu^tl altra dimofti-ii^ione di allegrezza mai
giore dS tjLJella delle agapi delTuro In quel giorr
1 noftri 5 né poito io immaginarmelo , ne crede
che fi trovi chi lo pofTa con verità accennare
Macon n'a^j^ior chiaie^za ragiona quell'antic
Scrittore nel primo libro indirizzato alle nazi:
ni; ,^ (a) Altrij ifice , più umanamente trattai
Hìani; pL-rciocchè il ò divulgato, che noi
rivoltiamo vcrfo l'oriente , allorché vogliair
,, pregare, e procuriamo di ilare allegri n
jj giorno da Aoi appellato del Iole, Ma ci
„ fate voi di meno ? . . , Voi certamente , o id
j, latri ,llcCe quelli , i quali ncIPijìdicolo dc'fe
,, te giorni avere pofio uno, a cui attribuite
5, nome ài giorno del fole j e t]ucilo avete pr
5, Scelto , aliìnchè in effo non vi lavi.ite , o diff
,j ri.ice di bagnarvi alla fera ; e procuriate di H
3, rn o^fo, edi apparecchiare il dtiinare , loci
i, f.itc , fcoflandovi dalla voilra j e appigliand*
,j vi alle altre religioni - Tm
Del luogo V> Dopo di avere provato in qaal temj
do-v^ irano foifcro folitedi tencrfi le adunanze , e di farC
fohr: ^' f^- conviti delle agapi j ricliiede certamente la r
Uùraf '''gione j e il metodo- che abbiamo itabilitOjB
icguJtarc , che ra^fonianio del luogo , m e
comunemente fi celebravano - Or a me p
co importa, fé qut-fte cene furono iitituite
imicai^ione delle giudaiche , o delle gcnciicfch
fi
i7
3t
(L.. .■ ^ . -.• i'
de' PKIMITIVI cristiani * IJ7
enc io vedo , t^EÌ'ere fopra cfò diverfi i f^^uti-
enti d(-'gii autori, e poterfi,thbiìeiido di fefJints-
gli uni, ^lì altri, prcndcie ijtùiidi qua!c[ie \u~ •
cper dctcrniìijjrt.' il hiogotiove da'Cnili.ini fj-
anfi . Imptrciocchè quando polHi io dalla lton,i
Mi CKieiU i"ÌCr,irre la verità circa il luogo , non
) mctlifre di ricorrere alle congectiìrc,alle quali
ventc ricorrono igramjtici , e molti di coloro,
le procurano dMIultrarele Lintichitni. L'enfi aJun.
le ognuno, come gli pare , delle orìgini dello
^ipi, ed acconfentcndo ai Buroianno , al Hoe-
ero j e ad altri j che abbiamo di fopra cit;iti ,
nmettj , cUe furono fecondo le i!fanz;.^de' Giu-
:i ilHcLiite ; o fcgut^ndo 11 Frontone , precend^i,
le provengano elleno dalle FiiotcCiQ de' gentili
0; de! lut'^o per aUro , dove fi celebravano, (0 Djfìtfir.
jQ dcEcnnini mai, ìc non cKe fecondo i docu- ^'^ Thilf^^
enti, clte icno Ihci da' noftri ma^^ì^iori craman- ' '^-■y^-^^'
tCialla polteT'jt;Y . fi per vero dire , non avendo gj^^^ y^,_
Tlino mai i ncillri aaiticlii mentovato » onde fof ron. ^n,
roprele le agapi , fembra , che ognuno pofTì i?}}^
beraniente appigliarfì a quel fenrimento , che
lui fembrapjir verifimilc ► Né ci vergogniamo
lÌDoi di confcflare j che alcune conluctudini
eno Hate prefe da* gentili , e depurate da ogni
jra di tupcrilii:Jonc fieno fiate fantifìcate » e
ftrodotte nel Crilliancfimo - Imperciocché , ^. I^^H^
Oiiie faggiamcnre o[ìerva il P. Marangoni (l'i = cole ^en ti-
, Ella écofa indubitata j che i riti- , ,pi:efi dalla Icfcli'e 3c^,
Chiefa da' gentili , furono pi'ima da effa lei e-KKiit,p-
' purificati dao^ni fLfperfiizione idolatrica , (l.t ^^*
, mutando loro l'oggetto , acni prima fi riferì- ^^^' ^^^'
. vano , li fantifìcò , e li converti in onore del
I vero Dio (Baron- an. lviit. n. 50. ) ìku-
j tata ijidelìcst in rùUgioncm luferfiìtione , e
1 imitando Iddio ficllo nel trasferire nella fua
' ■ -: r :j. -rs'*
h'.
Ì3
158 de' costumi
„ legge ( come H è detro più innmizi ) motti -
„ ti gcntjltfcfii Egizìini , amofcendo> che n .
>, ti , che fi ccDTiuercìvan'j alia Crilliina fede ^
come offerto TcrtuISi.'inci nel cap. xiv, j
Idt)!dtì\, difiìcilmente avrebbono tiMlafci ?
alcune ufanze pratic-tte nel i^entiicfimi ,
' ^ j, le trasferì nel culto della religione • ( Shì ,
„ ihìd.) Cnnt nonnaUi band fdiih conùneri f ►
yy fcnt dijcìplina j confalto fiflex Jntrod!t&^
3, '-^^cfen*»-, ut eadcm inverai religianis cithi
„ mp^ndt-rentur . V>cm\ m ogni tempo U ft i
5, Cinthia tutta la Tua foliecitudine ha impioti
jj per togliere tU^medcfìmi qualunque onj i
,3 difuperftizionc , e qualora per negligenza i
„ alcuni mìnifErì funi vi fi ^0^^ Ji nuovo ine -
, , „ dotia , que' primi dotti , e fanti Prelati p( -
^V. Cnncil' " ^^ ^^^"'^ ^^ ^^"^'^ 1^^^^ toglierla „ , r>ica per •
Cangrcr.s ! ^^o Ji GiufleNo , C^)che le agipì de' Crift i
antichi non erano mo!to differenti di' con i
de' Romani , che charìfiìa. erano appeJL j
ne' quali fi terminavano le liti , e le diffenfìo ,
,. ch'erano nate tra'' parenti , e traigli amici 3 r
^^^'^^'iienga il Frontone,, che la Filotefia (4)6 j
3j voce , che apprefTo i Greci fìgnifica amici? !
j, e falutazione ; e ch'ò fiata dipoi ufurpata r
j, indicare rIì fcambievoli brindili follti a \ J
j, dagli amici prima di bere r . - e che davail •
j, mlnciamento alle Filotefieda' gentili colla -
s, vocazione degli Dei fatta da colui, ch'era I a
3j eletto Re del banchetto , o che avea chian 3
yy alla fna cafa , e alla Tua menfa i convitati e
3, che dipoi, accoffaniiofi egli alle labbra Ìl 1 '
j, chiere, augurava all'amico vicino tutte j
3, profperità ; e quefci al vicino amico pore ■
„ dolo faceva -SI, ch'egli pure beveUo , e qn J
„ Io confegnaffe a chi gli Ihva accanto, j
., il
..' il
1
r^ r*?^iM.';'
NI?
de' PRIMITIVI CRISTI ANI. I J^
così lii mano in mano , finche non era finito f}
il circ-il'» t e che la invocazione (kgli Dei era
di tre force , la prima di dim;inda , la fecon-
da^ che 3IU meta de! convito fi iil'ava , di lo--
; de , la terza di ringraziamento ; onde ancor
il fjcramenfo del corpo, e del fangue del Si-
gnore, perché fu iJtftuito nel termine delU
cena , fu appellato Eucariftia 1 ch'c lo rtefib ,
che rendimento di grazie ,,: difenda 5 diffi » il
ontoneqijelìa opinione, che con tutto ciò non
gherà mai eiTerd le a^aoi celebnte da'Criiltani
r imitare ìì Kedi:niiìrc,ÌI q\iA^ cenò coTnoi di*
:polÌ 3 e moEirò r^lTccco , e Tamor fmgolare >
e loro porr^va , fènza erTerfi curaci /eda'GcnT
[3 o dagli Ebridi era provenuta la confuetu-
ledi cenare in quella giiifa .
^J'. Ma veniamo a trattare dal luogo , [n cui fi
ebravmio le agapi da* fi^duìi . S. Giuda nella
. Epill jh Cattolica? febbene mentovale <Jì^iJ-
, con tutto c'ò non folamente non accenna il
)go?ove erjno tenute , ma né anco ragiona
quelle 3 che celebravano da' cattolici, par-
do egli foUanto dell'empie folite di farii da
'ti uomini di perduta Jalute , i quali mille in-
nick commettevano nelle loro adunanze C^). S, (/) v- 11,
ca negli Atti Apoftolici dclcrivendo la confue-
iine de' primitivi fedeli di congregare prima
I tempio,e di orare, e di concorrere poi tutti ia
a cafa per celebrare la Eucarillia , e per rìilo-
'll, racconta (i): che ogni di gli Apolbli
'fedeli, de' quali tutte le facoltà erano comu- (^)c»n. v,
P/con particolare tinìone, e concordia dura- '*^'
no a pregar lungamente nel tempio, e di poi
'itiravano alla cafa, e quivi rompeano il pane,
>é celebravano ia Eucarillia , e prendeano cibo
^^cgrezza^ e femphciti di cuore. Or leg-
gcn-
j
' lOF-
^- . .- ■ ■■ ^ '- ■?--■■■ r-i^^*»-^'
-IH- , ,-
1^0 li a' COSTUMI
gendofi nel tcllo ^rtc<j in numero fingoUre ka
imrperUc^fa^e non in numero planile , Rg'
èidJcquti tali luoglii,dove fi celebrava laRiicat
ilia, e fi faceano k ag:ipi , fcfTero dcrermìratì p
quella r.icraj e Ciiriratcvole funzione ; onde n
;ippi'ovo il fencimento del Boemero , il quale.
addottoli Citato piilTo , pretende, che in qn
tempi felici > ne' quali era in vigore la cooim
nione de' beni ibuo ^lì ApoftoJi iielU Chitfa
Gcrufalemme , percfi^- ì fedeli erano più di t
mila» i Patlri di facniijiia facefitro nelle loro e;
private le agapi > h per vero dire che aveil
ro i luoglii dcì'frnati alle adunanze, evidenttmc
tò ^' %ì' temente raceoglicfi dal capo quarro degli A
'^^1' medcfimij tiovt Uggiamo (-lì ,, che rilalciati
j, Pit:cro, eS. Giovanni da^ capi delle CnageE^
,j tornarono a trovare i fr-tCL-lli [oro > e rac*
,, taronotLiEtociò , che aveano loro detto B
jj niori j e i Princìpi de' Sucerdo:i , e che a^
j, do udite tali cole i fedeli alairono unanir
jj mente la voce , e diiTero , Si^nrìrt tu (A , <
j, hai creato il cielo » e li c^rrj Siz^ E che ave
j, do eglino orato G fcrj:U' il luogo , dove en
jj congregifi , e riempìeronfi ti:tti dì Spir
,5 Santo , ,5 Racconta inoltre S. Luca nel a ■
<t)v. la^dodicefimo dello itetTo libro (è) - che lib^^r »
*=3' che fu S. Pietro dall'Angiolo , ufcì dalla prie »
ne , e portoni alla c^i\i di Maria madre di CìH
vanni cognominato Marco, dove moki er >
congregati, e faceano orazione. Per la qua! ;
la fa d'uopo confeflare, che aveano allora i fé- \
alcuni luoghi desinati per le adunanze, tra' ^5 1
deefi numerare la cafa diMaria, altrimenti non '-
rebbe prefo quella via S, Pietro, nò farcbbcH i
mai immaginato, che in una tal cafa fi follerò t -
gregali iCrifìianijfcjion erano foliti di celcbj e
: *
V
■ ì
m
^^'^mm^ryr. - ^^^^r^p™
HF PRIMITIVI CRISTIANI . jgi - ;^: ".'{^^
nzc. Nei qulndiceftaio capo ancora leggiamo, - -^4
j'efstndo ti^ia tra' fedeli della città di Antiocliia , r
conErovcrfia circa ta osservanza litll^:' cercmn- ■ . ' '^
e dflia molaica logge , ficcliè -licioni alla Chi^'fa
■nmi dalGiudaifmo. pretendevano, che ezia^idfo' " '
;eDtili convertili alCrj^lianell'no dovcCTero elTc-
■circoncilì; ed effendo venuti a Gt-rafalemmc
loloj e Barnaba a fine di renderne confapevo-
i SantiApoftoli,e di ricevere di loro le i(ìruzio-
arte a togliere le difcordie ; fi adunarono gli
portoli ittiìi , e gii anzianìjC determinarono
JiL^mecon rutta la Chicfa di quella metropoli
; mandare degli uomini in Antiochia , i quali
JrtalTero a* nuovi fedeìi le Apoltolicbe lettere»
inficiiiecoTLiddetciPjobje Barnaba gli confer-
aiTero nella fede , e nelle ordinazioni fartc in
iella adunanza (a). Or fé poteano congre-
ìrfì i CrilHani di quei felici tempi , e fare le ^ ^^^ '''' ^'
iunan^cloro j e a quello fine avcano declinate
:llc caie, come non farà flato loro facile di
invenire , e celebrare le cene , che agapi era-
jappclUte ? Che fé alla calunnia delle cene
iefìee inventata da' noftri nemici diedero occa-
Jiie h agapi, come il Kuemtro confeJ-i, tbn^a è,
le le agapi ftelTe nella Chiefa di Gcrufalemmc
ilo da* primi tempi fofTero folite di tencrfi, non
l' padri di famiglia nelle loro private cafe , ma
nitameute da molriflimi fedclij i quali in unoi,
più luoghi fi adunaffcro . Imperciocché
Ledemmo noi di fopra dalie teftimonianze di
Giurino Martire , e di Origene , ghe appena
icrociEìflQ il Redentore, e rifufcitò da' moni , '
le i Giudei, a vendo, fentko parlarfi de' miracoli _^
'lui, fpedirono degli uomini fcehi a quello tì-
ipercutco ii mondo, e ilgnificarono a'morta-
I*' Tom, III, , L Uh»
i! 'iJ.-.
1 ■ - '
:'
■li s cb'cra nata la mifcrcdencc ferra de* Crììlia
i f]uali nelle loro adunanze cpinqetceino e
fccllcrHtcìzc j che non foUnence non poteano ■
fere raccontare , ma ne anche penftrc fen^a on
f e , e vergogna, H che? Avrebbero forf
Gindci sì fattamente culnnnhto i nollri , <
averne preA la occaftont dalle agapi, icoi
padre di famiglia co' fuoi iìgliaoii In cafi
privatamente cenava ? Egli è dunque certilTn
the le agapi da molti, anche in quei primi ten
del Criitiancfinìo» foil'ci'o folicc a tenerli in ce
cafe desinale da'Sninti Apoiloli a guelfo ^nc,
dee recarci f^fìidio la moltitudine della gcnte,i
avea allora abbracciala la no^ra Tanta religiOi ,
imp-.'rciocchè^randiirimaptireera lamoltitud ;
de' fedeli nella Biriuia ne' tempi di Plinio
con tuttocìò ie agjpi da loro unitamente nell
adunanze fi celi^bravano. Per la qual coli d:
nuovafnente riprendere il Bocmero j Ìl qi !
i^JF'i^^' nel citato luogo cosi leriHe (fl) „ : Eflcnda^j
3, itate coltituite delle (Jhlcfe nelle altre rej
»j ni , le quali Chiefc non erano così nunicr ;
jj come laGeroIbiiinitana; non era difficile t • i
5, tutti i fedeli conveniiTero in un luogo ;
„ agapi a prender quel cibo comune>il qual I •
_, j> go era qucll'ifteiTo per avventura , in cr i
,5 adunavano avanti lo fpjntar della luce , e t -
,j lavano le landi del Signore . . . Perlochè e •
aj gregavanfi ì nofìri in Troade nel cenacolo,: •
5? ne di fpezzare il pane , cf^me pure in Co^ •
j, to a celebrare la cena dominicale , e lo 11 J
7t atteJU Plinio de'Criftiani de' fuoi tempi .
E per vero dire, come ron dovrà egli cfTcre ni -
fo , ed emendato jquando controia patente -
riti della ift^ria , contro oj^ni conj^cctura Z
contro I'iutoni;ilk:ri di qu^'ilo S^ritcor^ , :
K
de'phi«itivi cristiani. 1^5 I
urad*iritcrprctare, pretende 3 glie minor di
cmìUfolTcil numero de' noltri nelh Provin-
a retta allora da Plinio , e che perciò i fedeli
Ah Pìtinia fi adunavano i:i un luogo per cele- '
are le agapi > <^ ne" già quei di Gtruralemmc? .
notici aflicura forftj con parole chiare j e lam-
mti Plinio, che nella Birinia, Provincia certa-
ente popoUriHìraa , dove era e^li (tato manda*
I con autorità conrohre da Traiano fiiiperatore»
molti di ogni età , di ogni ordine ? e delTuno,
e dell'altro ie^o (profeifavano il Criiliantlì-
mo)..- perciocché non foU mente le città,
ma le t<:rve ancora , e le campagne ( ripiene
erano di Crifiiani )• • . e che erano qiiafi defo-
lacii templi (^ de^ gentili ^^^^rs pochi erano
gi'idoIaErijelTerdofT moltiplicati tanto iCriRia-
ni ) » . . onde nonfì dovea procedere contro di
queflì con rigore , poiché potea fperarfi , che
furebb.E forfè tornata al gentile fimo ) una tur-
ba di uomini ( cotanto grande ) », . Or fé dc^
ilati erano i templi de' fallì numi nella Bitinia >
?rciocchè la maggior partt degli abitanti erano
iventatiCrilìiani , ella èinfalHbilcofa? che più
i tre j e di cinque , e di venti mila perfone_»
tUe citti grandi aveano abbracciato il Criiìi.tnc-
:no . E pure queiti in un luogo G adunavano a,
^[ehrare le at^api , come il Boemero confenì; ' - .
bbene fono i a di fent imento , chenon tutti in
n ifteflb luogo. fofTero foliti di congregarfij mj iì
JftribuiiTero , e in vari luoghi deilinati a quefta
ne fi adunafTero , e celebrafiero quella cari-
.tCYole cena ». Kè folamcnte nel principio . ma
-■rfo Ufinc ancora del fecondo fecolodelU Chic-
5 quando tanto era crefciuto il numero de'
■rJitiani , che ripieni avea tutti i luoghi delibo*
UDO Impero, U agapi da loro fi celebravano
L 2 ■ uni-
'A
1^4 de' costumi-*
unicamente j fcnza che loro apportar potefTf
d]f3ìt:o]tà qnclic cofe , che indufTero il Boeme
a negare , che elTcndc* molti , non poteffero ad
(fl) cAp, narflal conviro, PcrciocclièTertulliano, il qu;
xiixvii. p, aveadectu nel Tuo Apo!ogeti"coC4)jchequaaCL
i*^' que fofìcro i nortri recenti , con tutto ciò avea
ripiene le cittk , le ifble, icaltL-lli^ i mimicj|
i conciliaboli j j campi degli cferciti ^ le tnb ,
ledeciirie, il palazzo, il fenato, il foro; et.
perciò fi lat^navano i gentili 5 e andavano con
fb^L. L ad nuamence dicendo (i) „ vedere per ogni
Ì^Jar. c.r. p, ,^ VG alfcdiatc Ic citci ; effervi ne' campi
^^' ,j caftelli, nelle ifolei CrjJliani ; fari] tutto g!
jr no da cHj nuouc coriq;ii[ìe , veggendolì pali :
„ aHa religione loro iniiumt^rabili perfoiie di o i
j, ftfTo , di ogni età , di ogni dignità , di o ì
5j condizione ,> Tertulliano, diflì,(l quale in q '
ilaguifa avea parlato, nel libro medefìmo d '
j^pologetico rend^ chiariflìma tefllmonianza e -
lccongregazionidc'no(ÈrÌ allori folite diftrll.j i
foUmejitepciafniterc ulh celebrazione de' di li
ntiflcrjj ma ancora per ricrovarii ne' coni ì
conviti delle arrapi , co^i fcrivcndo nt^I capott -
tanoucfimo: Qi^^Ì^ a congregazione de' Cnjlia i
illecita , fé ella È fornirli aite e alle illecite .,» ^
noi Jioìi ci aduniamo maipcr apportar danno a t-
fcn^r '*^' rnno. "hloi ftamo tali congregati , quali (e) fi ù
dijpcyfi &€. Or per determinare in qnai lue li
Jl tt-neflero le agapi j fa d'uopo cffervare prir ^
ramentCìcUVfìendo ^st] confueti i primitivi ( -
fìiani,! quali fiorivano ne' tempi de'SantìApot i,
di congregarli in una cafa > e quivi nel cena*
fpe^zare il pane , e cfbiril del corpo , e del i-
gue del Redentore ; nello lìtillb cenjcolo ha >
ro ancora 1j cena , die ap.apc ltu chiainata, n I-
tre a quello fine erano dagli £brci deJlinati i ■'■
'^ -/.J-- '■'-■!.
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be' PKlMTTlVr CRISTIANIA ItfJ
ì\ E che nel cenacolo delle cafc da loro
T tali funzioni prcfcelce , cclcbraffero eglino
Tanta Euc^rfftfa , coniprendefitfvidpntcjnente
igli Atti Apoiiolicì, ne' quali leggi\Tiio : eh' " '-V^
rendo giunto S. Paolo a Troadecon alcnni altri ' -l
coll'E vangeli Ih S, Luca hìO compjgno di viag-
Oj doi'e dimorò fette giorni , una domenica fi
[unirono tutti infìeme in una ca(à per rompere
pane, cioè per prendere l'Eucariltico cibo , ed
tIì ragionò delle divine cofe fino alfa mc;^za_*
Dttei che nel cenacolotdavc erano tutti congrc-
jci,erano molte lampane, e un giovane pcrno-
e Eurtchio, flando fui balcone , fu forprefo da
■ofondo fonno , e disgraziatamente c^d^ giù
ri terzo appartamento , e rimafe morto ; e che
aoloelTcndo Icefo lorifufcitò, e lo rendè vivo
fuoì , edipoirif.dì fopra j e fpezzò Ìl pane ,
lo mangiò, e profeguì a ragionare fino alla^j
lattina (a) - Se dunque nel cenacolo fpczzava-
^ j primi Criftiani il pane, non potrà certa- CaV-*^'^.
lente negarli, che quivi ancora folTero folicì ^" '^'*'
i fare la funzione delle agapi, poiché non po-
tano tro\are altro Ino^o , il quale foffe pilli a
ropoiiro per le medcfìme- Anzlchii non mi
^mbra lontano dal vero, che ne' principi del
scondofecolo ancora 5 allorché Plinio fcrilfe la
eie br e lettera di fopra pi fi volte citata allTm-
leratore Trajano , ìc aduj:anze delle agapi fi te-
eflero in quei medeiinii luoghi , ciie deitìnati
rano alla celebrazione de' divini mifterf, per-
;iocchè mentovando diiUntamence (juell'Auto- ■
e la prima , e la feconda congregazione de' fe-
ìdi dell*cfà fua, non dice, che fi facelTero in
uoghi diverfi; onde ci arreca qualche motivo di
bfpcttare con verifimiglianza r che lo ftelTo luo*
io fervine a tutte ducle funzioni . E tanto- piiS
L3 ■ mi
^ "^y^- ■ ■ - ' V',:.- '■'^ i^:
■ ^ ■-
%é6 T> f' C O » T U M I !
mi confermo in qucilo feJitimefìto, quanto ir
vedo , ch'eziandio ne* fegucnti fecoli le a^api i
celebravano nelle Chiefc j e che né Terfuiliano
rè Minucio Felice, nò verun altro Scrittore fini
al quarto fccolo accenna , che differenti foiTer
]e cafe , nellequaii /jf.iccanole agapi. Ram
piemorando inoltre S. Gian Grilbftomo la con
fbetudine » che regnava ne' tempi antichiflio:
del CriiUanefimo , come di fopra abbiamo ofTei
yaco , la quale confuetudine portava , cK
dopo la comunione fi cclebraffe II convito, di
tnoflra , che dove partecipavafi della Eucarifti;
quivi fi cenelTero le cene C3ritatevo]i> che aga|
erano appellate. Per U quai cofa (ìccome m
fecondo , e nel terzo fccolo per lo timore del,
pcrfecuzioni , i fedeli fi congregavano ne'cim
tcrj, per ivi offerire rEucarfilica Gcrifiz-o , co
negli ftcffi cimiteri dopo li comunione facean
il convito» come fi può dedurre dall'autori'
di Origene j il quale riprende Celfo Epicurc
Scrittore del fecondo fecoloj che procurò >
icreditare la religione Crilliana , perciocché
fedeli in ceni luoghi nifcoiìi fi univano a f
dcilecenc.,s II primo capo di accufa, prop(
j, ilo da Ceifo » dUe Origene > conilUe in qu-
3, Ho, che iCrKHani fannodelie occulte adi
,7 nanze proibite dalle leggi ... il quale capo
j? accufatcnde a calunniare l'agapi , così det ^
r=iì L 1 n " '^*' ^oiìri ,5 i (a) Qiiindi è » che ne' cimice
t! i':!E.'i3U ""^^ ^^Sg'^^^^^^'^ P^f^"^^' efculttire, Icqu;
T. 1. Ofp. rjpprefrntiino le agapi, molte delle quali figu;
fono rifcriir dall'Aringo nel primo , e nel kco
do volume della Roma fotterranaea, dall' er
ditirrimo, e diligentilTimo Bofio nel gran voi
me 3 cìiQ ha per cit o\o Homa fijttcrraneé , e e
Boldetti nelle glftrvazioni fopra i cimiterj , e
II
tv, .-V,
„. Di' PRIMITIVI CRISTIANI- 1^7 - , >('.'
:unialcrf,chele antichiti iliuftraronO. Anziché j-^
a ricivaca dal biflb rilievo , che conlervafl v
l'EmincntiiTìmo Signor Cardinale AJefnindro
bani nella Tua villajfufir di Porta Salara? ^ da - . .
: riportata per fregio nel principio di quello
:zo Libro • - ^ - . -
Vr. >Ja per vieppiù dimoflrare in qual luogo Oflu vat^^e
Tero foliti di adunarfi i fedeli per celebrare ì forre di a^,a-
■o facfi j e caritatevoli conviti , fa d'uopo, f'^^/f^'^'-''-
c della diverfiti de' conviti mcdclìmi breve- ""''^^f. ^^^''
:nte ragionumo , e diamo a divedere, che giu-
la varietà [oro , vari ilri erano per elfi dc-
rmlnati • Erano adunque le a^api di varie for-
. Altre erano appellate natalizie , altre cnn-
biali , e al're funerali . Mentova quelle tre
rte di Gcri conviti S. Gregorio Kazìanzeno
i) , dove Tii^lonando di fc flefio cosi fcrive : ^^' g^'!^*
-'■ J (kV^ ìtfiìf l'ai ^oÌta ytndMit ftl Bufif-roe , ■ ' jj.pim.Hilìi,
^^ a qualche aonwo o natalizio » o funS"
re, nuzziaie io ctirro con molti .
rano i conviti natalizi t o le agapi natalìzie
uelle , die celebravanfì in onore de' Santi Mar-
ri , Imperciocché fìccome aWincitori davafi
.corona, e faceanlrde'fingolafi applauG j co-
i noftri maggiori, avendo iji particolar venera*
ione quc'fortiilimi uoiliini , i quali aveano fof-
;rtiatrocJlIimi tormenti per Crilìo , e moren-
[£> aveano trionfaEo del tiranno infernale, ed
raiìfi acquiflari la palma della celefte gloria »
he non avrà mai fine ; correndo l'annivcrfa-
io giorno del loro combattimento j e trionfo,
i adunavano a' loro fepolcri , e quivi davano
^ro delle Ipeciali dimoftrazionidi ofTequio, e
id onore, Qiindf è che lo fcrittore degli atti
.elmartirlodiS- Ignazio Vefcovo diAntiochia
L 4 ife^r
¥-.
TV.-'-, ■ l< --■ '- -■. l'I ;>?IVri.-0,-l'KliB'' T'" ■ n
^ ^ ^i^■^:^ '- ■ -
■:.-?ivrvK;:^.
i58 de' costumi
dopo di aver i-acconcaco i parimenti , e la pre
zJola morte di qii('irinv)ttf> dìfc^^polodi S, Gio
vanni -A portolo:, >Rfiiur(^ro,i^rVfjrola[i]tnte le pi:
5, dure offa del corpo de! Mnrrìre , le quali fo
^» no Ante irafporcate in Antiochia , e rìpofte jj
j, unacalTa,comc un iacftimabil teforo.., Av
3, vennero quefte cofe avanci Ìl tredict^fini'
3, giorno delle calende di gennajo , elìcndi
JJ Conibli Sura , e Senecio por la feconda volca
j, E ci trov:Lrnmo noi prefcnti a qiieiii medefi
p, mi ^vvciiimenrt, e veErliammodipoi per tntt
j, li notte in cala j e colle ginoccTua picgit
3, lungamente pregiimnio il Signore , che :
9t dcgnalTe di ceriilìcarci delle cofe fucceduC
3, avanti ; ondead alcuni s che fi erano aiqiian.
j, to addormentali, parve dì vedere Ignazio, i
j, quale accoflatofi a noi ci abbracciale ; ed ef
JJ pure io videro j quafì clicoradt L\;lf co:! ne
j, e come le foHe venuto da un Iuo^o,do7e avel
37 fé molto feticato , li prcrentjfìe con molti.
„ confidenza , e gloria al Signori.^ • Avend
j, adunque veduto tali cofe , ripitni di gioja
j, e glorificando Dio datore di tutti i beni ,
5, benedicendo il fanio, abbiamo a voi mjnifò.'
j» flato il giorno, e il tempo , acciocché, con
j, gregali noll'anniverfario dei martirio di luì
3, comunichiamo col campione j e col valorof'
jj martire di Gesù Crifb , fche conculcò i
„ diavolo, e Hno al termine del l"uo viver
5, prolirò le inlldie del remico ) glorifìcand
M?? j " "^'^^ venerabile e fanfa memoria di lui ii no
«'▼rj-pg." ^l^c» Signor Ge.si'iCrifto , percui, e con cu
507. T. il! 'j gloria , e potenza al Padre collo Spirito Sani
Apoft. rr- », nella fanta Chiefa ne' fecoli de' fecoli . Cos
Edjf, an- j, fu (4),,. Nella medefìma maniera furono
*^^^' invitatidagli Smirntfi i fedeli delie Cliicfc vici
^ il
. j
--'^-
-^
■ h
,^3
Di' PRIMITIVI CRISTIANI. itfp -. -.-^ 1 ^
celebrare il fil folenne di S. Policrrpo ; per
qucii cofalcq^iamonclh fine degli Atti dello
Ilo m^Tcire t ,, Patì Ìl marririt» S. Policarpo il
dJ fecondo del mtfc lancia* averti il icttimo '
giorno delle cjdende di nisgì^io j chVri il
gran fjbàto,neli*oraQttava(irì.E poco prima:, , , ^ .«, ^
Procurammo noi di raccof^licre le olla del p^i ^ " /
marEu-e , e raccolte le collocammo m un luo- p.jfif .T.ll-
go convenevole, dovt noi , come fi potrà , Ai^ijft. Pr*
congre^jati avremo la gra^i;t dal Signore di Ed^^- ^^^'
celebrare con allegrezza» ed cfulcaaione ildì '^'*^'
natalizio del martirio di lui , si in memoria di
quei , cfie combatterono per Gcsii CriHo , e
si aiicora per e/crcitazìone , e groja degli uo- (b) n. srx-
mini, che nafcerannoCè),j, Congregandoli p* J^S*
unqiic nell'anni uerfario giorno del Martirio di
alcuno de' vabrofi campioni del Signore, che
trfoaveano indifLfa della fede Ìl fangue loro,
]ua! giorno anniverfario era da loro appellato
talszio^ fjceano i Cristiani le a^api al fepolcro
tfso iMartirc , o nel tempio lu memoria di luì
nfecraco al vcrol )iojcomc attcilanoTeodoreto^
Evagrio ScolaÌlico,il prrmo de'quaU cosi fcri-
ncirottavo fermonc dclU Ev^ììgtUca 'verità.',
) „ Celebranfi con pubblico convito le folen- ^7,,|J'*,;1°
Ulta di Pietro, di Paolo^di Tommafo , di Ser- rar.y.ijn?.
gio, di Marcello, e di Leonzio, e di altri Tomi IV-
Sp Martiri • Onde in vece di quell'antica—» ^FP- ^^■
pompa , e dtlia turpe oCceniti , e della im- **^*'
pudenza (che canto valca appreiToi gentili)
£]. fanno fulìe piene di tempejanza , e cafìej e
modelÈej non ammetiendofi né ubbriachezza,
né lafcivia^nè rifa diiìbluccda qi:elli,chc fi ac-
codano al convito i ma canfandoii da tuttilc
divine laudi, e udendoci la parola del Signo-
re ^ a cui non Tenia felice lagriii;e , e .fofpiri
tó
\^%:
. ^ .-y
170 'D t' COSTUMI
1» Tono hiviiiiz^acc devote erezioni „ > Non è
punto dinìmfle d.i qiTcJÌ^J un altro paHb di Tco-
doreco, che k"g!Tt^iinÉ]l,i iìorh Ecclefiallica da
lui conipoih , e riguarda San Giovciìtino, e San
(a) L, i Maflìmino.i t|uali furono martirizzati torto Giu-
E^i^-Taipr' I"anoAportaCa{;-;).,,G[f At^tiochGnhdUc egli, vz-
an. 1748. ' j» nefando (quei campioni di Gesù Cnib) hart-
„ no collocato i loro corpi in un magnìfico fepol-
,i ero, e fono pur ora folid di celebrare ogni
5j annoia memoria loro con folenniti .e con pò-
iy polare, c pubblico convico a,. Evagrio anco-
ra nella fna ftoria Ecclellaftica al fecondo libra
(W) C. ÌU, C^O parlando della Santa Martire Eufemia, dice.
f-!tfp,SJir, che apparifce ella fovente,mc[Krf dormono, oa
T^iir. snn, Vt'lcovi, cTie fucceifivamente reggono la Chief;
'^^ ' CaEccdonefe , oad altri pii , e virtuoH uomini
e comanda loro, che nella Bafilica dedicata ii
memoria di e^Ta al Signore , fi celebri con lau
te vivande la fol uniti di lei mcdefima . Egl
è vero però , che il Valefio Delle Tlotc a qiielt
paffbdi Evaj:rio rigetta la lezione del Crilt»for
fono , e del Mufcolo » e invece dr «ìt* 1
Ti/.^inf Tf\i<ji^ t legge ifiT* t5 Ttftty^t Tfwy^^
cjoó VEìidt miniare nel tempio , ciò;, cornee^
dice, ratccglkreilfaTìgue, che fcorre*'adai
reliquie della Santa ; Onde non è almeno fìcur
ciò, che ci Jiafpacciato per indubitato il Mun
tori (nella fui Difq ui fi/io ne yòprd le a^apitoh
(e) che ivi Kvagrio faccia delle agapi menzioni
^J^'^^'j^^'^' K per verità confiderardo btnc le parole, e
Gr:iecfir." ^^^guono dcllo Jìorico, ftfm brami , che abbia 1
I^Hiiiiion. :lii. gione il Valtllo; mentre Evagrio appena m^nW
.1709* V3Ì3. la vifionc j rofto fcggiugne : Uqual
fubito , eh' e f^iputa dull* Imperatore-) ■
Patriarca, e da' Cicradiin, concorrono tutti :
Pafdica della Santa 5 e quivi dopo i divini r
^- Dfi' PRIMITIVI CUISTIANI . I7EÌ ,;. '
;, raccolgono [J iangiie , che fcorre d.ille -^
i re reliquie - Ma qu^ntimqiJe il pafTo ài Eva- ^
2 3 non faccne:vl noftro propofìco,con tutto ciò " . T:
( rè certo, o aImt:no prob,!bÌ[ilTìmo, che nelle ^ * • }
i iefe y e ne' luoghi , ne* quali fi celebravano
i vini ufSzj,fì celebrafTcro ancora fovence lc->
s pi natalizie, f/nperciocchò oltre l'cfTere ciò
[ iratmente itidicafo ne' fopracitaci luoghi da
1 jdoreto > il quale non mcnrovando un luogo
\ arafO,dove per tali con vici II fnlennlzzafsero
i atalizj de' Martiri, pare i che confcfTt , che
j la Ueffa Bafilica , in cui fi ficcano !e (iccs fun-
: ni, fbft lolita di farii ancor queftì delle aga-
] ; moke altre teltimonianze degli antichi ab-
mo in pronto , ojide ragionevoln?ente raccol-
ji j cfiere vera Ja noftri opinione. E per
dafciare gli altri j che addii r fi potrebbero j'
i può negare , che S. Paolino Vefcovo di No-
faccia di qiicfta confuetudine menzione ? Che
parla egli delle agapi , o de' conviti funerali ,
n perciò non potremmo noi dal paflb di lui
nchiudere , che ancora i natalizi Ci cclebrafTe'
DcTacri templi. Imperciocché fé inChiefa
TanC i funerali , molto più dee ciò dirfi de*
tilizj , ch'erano celebrati in onore de' Santi
artiri . Ma fenciamo che cofa egli Ihbilifca
torno a' luoghi , dove H adi'navano per leaga*
funerali i noliri antichi . £g]j adunque nella - ^ ,
tera a Pammachio^ (^) e non, come fcrifTe ri ^J^^^",*^J''
an Cardinal Baronio , ad Alezio {b) , parian- ^'y^Sc^i.v',
• della morte di Paolina figliuola di Santa Pao- jn.HJii.an-
, e defcrivendo le limofine da Pammachio '7ì^-
*rro in fufTragJo dell'anima della moglie defon- ''
didribuite, cosi fcrive i ,, Congregtifìc voi (^> ^"'^"•
come^icco nella fala dcir/.poftologli avvo^',^^^"^J'j;'^^
cati delie oofire anime , voglio io dire i po-
I veri ,
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iy2 & »' COSTUMI
j, veri, che vanno accattando p^rRoma, h\ì
,9 pafco fo del bello Ipcttac^Io di una ral opera j
,j pnicHò Armbr-imi di vedere tutti queireli-
3j j^iofi fcijmji delia inifcTa plebe , quegli alun-
^, ni dclbdivina pietà corrcori'ere a eruppe ilU
j, gran Bjfìfica dei gloriolb S- Pietro ? ed en.
„ irando per qiiellj venerabile porta regia.
,, che ha cerulea la fronte, nemplcre tutti gì
j5 fpazj dcncfo la balliica ftefla, e le porct
.j de(J'atrif>, e igr.ìji deTcampo. Veggio chi
1, congregali mcttonil per ordine a federe, i
ai fazianfì di copiofì cibi , talchf^ pare i che go
,3 dano l'abbondanza dtliaEvangelica bcnedizio
j5 nCjC prcfentino agli occhi una immagined
qiic' popoli, che con cinque pani j e du
pefci furono dal vero pane , e pefce delTac
tf que Vive Gesù fatollati-.. Imperciocché fé
a, guendo voi coli 'opera l'cfcmpio del Si
» gnore , comandafleche la turba fi mettefle
„ federe in terra . - • e avendo in nome di Gc
j, su Criilo fatto prendere il pane,cl]e vi fu da
jj la dit'ina benilrcenza donato, lo diftribiiiile
j? innumerabili poveri, i quali mangiarono,
„ radiarono? e ciò? che iivan^ò, ripolero nef
w fporte , e lo portarono alle loro cafe . p , Qu;
i, lefpettacolo prefentafte voi, e quanto allt
5, grò al Signore , e a' Santi Angioli J , , Qa
,, groja jpportafte allo ftefTo Apoitolo , mcnC:
tt rtempille tutta la B,'ìfiJica diluiconur^
,> gran mokJrudfue di bifognofì! .. < Quanto li
- - ti Tiv *' ^^ ^'^^ ^^ ^^uello Jpetcacolo , che pr
[1,74- " >5 f^'i^talìe voi a Dio , e agli Angioli della
j, pace , e a tutti gli fpiriti de' Santi; prìmier
„ metile in venerazione dell' Apoftolo, h
jj cuifede, e memoriacelebrafte con tanta»
» si moltjpiicaU devozione di opulenza, ave
33
fi
*
iS: W' PRIMITIVI CRISTIANI, ^73
do voi fjtto ofri:rire in primo iuo^o le oilii: ,
e i Cidi incenda Dio coll*ncccciiflinìa com-
niemora:£Ìonc di ellb Apoliolo j e dipoi a i^en-
<do con fìnt^ohremtjnificenza offerto voi Ikf- •
foinfi^rjfisioau;! puro cuore ^ e fpirico umi-
liato a Gesù Crilìo?ne'ci]i tabernacoii immo-
l.iflc oiìie di vero giubilo, rifiorando, e
palct-ndo coloro , i quali con mille benedi-
zioni al dator di OE^nì bene iicriJicjrono oJtie
di lande ,, i Ordii fi troverà mai d'indegno
si tardo, e ocf ufo , cixe Ietta fjuelU telfimo-
inza di Paolino , non comprenda lufto a evi- ' ^^
nza , cKe i conviti tìe' poveri , i quali fbmL ^'\v
anti L-rano alle agjpj, fi ccnefltro ne* cempli ?
jn ragione adunque il ^ranCardinalRaronio ha
litoijto ii paragr-ifo centesimo trentèlimo no-
deii'anno cinquantafettefimo della era Cri-
ina in quelUguifa; Le a^api fi ccUbravunù
Ila Chkfa - ^^^^ ^
VII, Ed affinchè vieppiù fi dinioflri, elle nclKj'"^ ^^^
.fì[ichc,o negli oratorì.o in altri [uoglii lacri fa- per -l U-
anfi anticafizente le adunante delle agapi^darù EonueTtìeM-
a divedere, che collo fcorrerc dei tempi, tlTen- f'"» ^^'^ f^^
fladilmifura moltiplicati i fedeli , e trovan- i^'"^/';*
I, - , '^ - „ , . roro lolle la
parecchi tra loro poco ben coftumati >i qua- a,w.fc,-
nel convito o s'imbriacavano , o fi faziavano „g p \d*:-
:["e modo» dal quale abufo moki inconve- ira/e^tì ie
fncifeguivano; fu prudentemente in alcune f'^««'^*''-^^'»
(à da* Vefcovi ordinato, chetali conviti, fé ^^-f^^^'^^l
i-mctteaniìjficeicbrafTero fuori delle Chicfe, e
alracntc fu difpofto , che fi togliefTero affatto
l Crifìiancfimo . E per verità fé furono ftabi-
ide' canoni? e delle leggi , per le quali S
mandava , che fofiero le agapi bandite da'
nipii;dobbiamo ragionevolmente penfarc , che
anti fomiglianti leggijfoITero elleno tenute ne'
icm^
-,
%.'■-:' ■- -^
■->.■
: 174 '« fi* COSTUMI
templi medefimi ; in quella guifa appunto ,c^
dail'etTerfi Cile afflitto proibite j e tolte, argo
mentiiimo, che iì celebravano. Ma prima t'
fcendere a provare il noftro atTunco , avend
noi defcritfc le atjapi nacaliaie , e avendo k
cenrato le connubiali, e le funebri, ùnziu
avere fpitgato di guai Torta forsero , fari d*uc
pò jcliefarevcmeiKc ffponianio in che confijle
fero mai 3 e quali funzionili fa ce fs ero allora
quando erano celebrate • Abbiamo noi vcdui
di fopra , conie d;i S» Gregorio Nazianzeno for
tre forte di conviti , o agapi che vogliamo air
mentovate , altre delle quali erano appeiUt
conni]bÌLili>alcre funebri, e altre natalizie, L;
Jciate pertanto a parte que^e ultime , d)-'
quali abbiamo baltcvolmentc parlato , veggi
nio di qual forta folTero le connubiali . Facean
(a) Lib. 1- adunque le connubiali in occafionc degli ipoi^
caii»p4T, ||2j- ^ tome ben olTcrvò Ìl BoIdettJ nelle fue cr
dite ofstTvazioni fopra i ciifliterj (<«) . La co
luctudinedi celebrare Ì conviti per le nozze
antichiffinia , talclièfe ne trovano degli efem[
non foUmentc apprcfsode^ gentili , ma fihnc
apprefso di:gli Ebrei , onde i Criltiani aven
forfè letto nel fanto Evangelio , che Gesù Cri
Redencor noftro Ci trovò prefente al convico>c
<b)in).]ILfì fece per le nozze di Cana daih Galiilea.
e. Min. p, avendo fapprefentaio queflo tal convito nt
'^'***^5'fculture , epitture loro, come fi può vedi
c,iivui,p.j^^„^ j^^^^ fotterranea del Bofio (è) , e d
Aringo (e) , e come noi ofservammo nel noi
<c) T-l. p- primo volume delie amichiti Crilliane (d) ,
ì!ì\ j'^iy '^"'^^roqueifa taleufanzi , e quello di piùi
p.itìj. Ji*ij" S^u^f^fo per dJmoilrare la pietà loro verfo ii
" (ógnofi , d'invitare Ì poveretti , e imbandir
t^^ F**5^"roÌe tavole j afiìnché pregafserOj che con
1
. j ;-
■ ■ ■- X . . ':!;■ ^
^,.^ . '■- . .. _ -I ... -, , :,
M>E* PRIMITIVI CRISTIANI . l^J . .ji
,"c cranquilliticondticeficro glifpoH i luro - f^^.l
i >rnì, oticncfscro la cclelìe bt-ncdizionc <1i , .'i
1 . E^Ii t vero ptrò , che di quelli rah' con-
j" non troviamo si friquenti ^li eicmpli , come , ' j
l'fiineralii e de' njtaMzj" » E per ilcendci-jr a
' leraij , da ciò , che racconta S, Paolino ncIU
tera a Pamniachio,( delia quale lettera iibbi;tT
mai di fopra riferito quella parte , che appar-
nc al punto di cui ragioniamo ) evidcntemen-
compreiidcfl ^ che per h morte de' più (ìret-
parenti , ibleatio i tcdcìì fare de' conviti a'
veri nelle Cliielb, o ne' luot;hi alle Chiefe vi-
^credendo, clie tali opere di pi^cÀ po:cf>ero
ere al defonto di fnllìevo , e di giovamento .
iDtico autore de* Commentali iopra Giob-
^»"che fono attribuiti ad Origene (a') , ragio- , . , .,
jdo del di natalizio , cli*crano folicl di cele- .Ktìis,T-j \\
ire i gentili , e riprovando quella Tupcrllizio- opp, Qrl^,
oroconfbetudinCjdimolìraqLjal giorno debba- Hil[i-VcTie-
celebrare j così fcrlvendo ; „ Udendo noi ^3cji"'I54ì'
qucHe cofe j non godiamo per la noftra ter-
rena natività , ma terminiamo le tentazioni
di quedo mondo , paventiamo il terribile no-
flro ingrefso in quell'incorruttibile fecoloj
dove farà la rivelazione , e la ricerca di tutte
le nofìre opere, e parole • Orscrvlamo,
qua! mutazione mai fiali fatta negli uomini-
Imperciocché quegli antichi ,clie dediti era- .
noallaftiperftizione , celebravano il giorno
della loro nafcita , poiché amavano quelta vi-
ta 5 e non ifperavano di goderne un altra mo-
rendo - Ma oi-a noi celebriamo non il giorno
della natività, efsendo egli un ingrefso a'
dolori, calle tentazioni; ma celebriamo ii
giorno della morte , perchè in queAo tal gior-
no depongono da noi tutti i dolori j e fchi-
» vanii
_ .«£1
1%:
r I-
1-^ e*:
■i''
lj$ D F.' C O S T U M 1
„ v^r^Ci le tentazionr. Cclcbriamoi! giorno dt
„ la morte, pcrcioccìiè non mimjono colon
a, chercmbra, che muojano ; perla qiiai co
3, facciamo le memorie dei fjnti , cci ramine
5, tjanio de' genitori e desili amici noftri , e
7t morirono nelhc^munion della Chiefa, ^
„ derido pi.' r lo rcfrfi'crio loro, e cliicder
3, per noi di piamente morire • Laonde non e
33 lebriamo il giorno iklla nafcita^ma della me
j, Ce, pe re Locc Ile coloro che muoiono da v
j, criiUani , viverjnno ctcrnamcrite . Ce
3, brJsmo adunque le rclfgiofe noftre adunai
„ co' iAcerdoti ? convocando i f(:deli infìt
3, colclei'o, e invirando eljEolJando i pov
j, bifognofi , ipii]jilli, eie vedove, accioct
,> conferir polTa 'a noftra fefia al ripofo di ■
?, anime de' defontf, de' quali /^.icciamo la co
j, nicinora?ione , efìacdoredi foa vita per :
j, apprcfibreccrno Dìo,, . Che Te a qutlle;/^
iblenniti > che certanieMtc ctkòravanfi ne* f (
templi, erano pei di della morce di quale )
de' Crillianideronti invitati , e fjziati da' i
facnltofì i pupilli , le vedove , e gli altri pov \
non vi iark , a mio credere > chi polTa frai -
niente negare > che ibmiglianci conviti , fq lì
non erano diiFtrcrLti dalie agapi, il celebrai o
nelle Cliiefe, Anaicliè mentovando l'autore ■
dcilmo te adunante ,che fbleanfì tare per le B
morie de' Santi , e foggiugnendo, cheipo :i
erano invitati a celebrarle unitamente con ( ,t
e a riliorarfi altresì, dobbiamo parimente co ?■
derd , che le agapi nel dì natalizio di quei Si f»
de' quali erano iblennizzate le felle fi
iacefTero iicMnoghifacri , cioè negli orator. o
ne' templi , o nelle Bafiliche , dove erano A I-
ce le loro rclitjtiie. Emendo adunque Ica p'
r
DE pniHlTivi CRisrtANl, 177
ite per riftorare i poveri di Gesù Crjilo ,
■n doveano eflcre riprovare , purché avcfll-ro
Tuitato I fedeli a celebrarle con qireila mode*
a, piecàjc devozione, con cui erano flati l'oliti
celebrarle i noi!rÌ anticlii . Quindi è , che i
idri del Concilio Cangrenie celebrato avanti
^ mela del quarfo fecolo della Chit^fi nel c^no'
" medesimo ftabilirono (a) , che fofTe della co- ,^1. -j- ,
unione privato coiui , il quaie aveDe avuto Concii. KJ
rdimento di vituperare i noitn fratelli , che P^ih, Hai-
.n fede j e per l'ariniròel Signor Iddio ficcano ^'u""! pag-
agapi , e convocavano i poveri a quella tal ^J*"
nzit>ne .
g^ Siccome però collo fcorrcrc dei tempi s'Jn-
jpidlrono i fedt-li , e celtbranrìo le agapi , non
Tcrvavano quella Sobrietà j e quel contegno,
l'era proprio del loro carattere; fu nccefTjrio ,
le per levargl'incon venienti , che ne Seguiva-
j, 3 poco 3 poco a rimuoveilVro prima da* iacri
;mpìi j e finalmente affatto dal CriftiancJimo
togliefTero - E per vero dire febbcne TeriuU
ino (^b\cifcnÓD Montanillajaggravò con molte
alunnie i cattolici, tuttavolr^ dicendo egli fran- j^?^^^'^"*^*
aulente, che non fi faccano più forfè da'noilri ^vii-p./j-j",
i agapi con quella temperanza , che olTervavafì
3' maggiori, Jcmbra , che fino dal terzo fecolo
1 alcuni luop.hi vi foCTero introdotti degli abufi *
ella celebrazione dì quei lìicri conviti . Ma
on per quello furono allora tuUe le agapi ; an-
icliè procuravano i Padri , che levato qualun-
ue abufo, fi celcbrallero elleno con religiolitàj
con ferniez2a da' nofJri , Laonde S. Cipriaiio
lel Libro terzo delle TejìimonUme a Quirino
con molti pafll della facraS e pittura dunoitra, j^)p^e'<^r,
lovcrfi le agapi devotamente , e coihntemente '^^^' *°""
^limitare dal CriitJano- Che fé qualcuno pre-
-' Imo III. M tcn-
178
D I
€ O 3 T U MI
^:^-^
fcV
ttndcHe , che il S;uiro Vcfcovo di Cartagii
J30T1 parli é^\h aenpN ma bensì della cariti , e'
uiarfT .!eeaì proflìmo, la qvial virtù è i7_gi^pf a
pt-llnta lia* Greci » io non ilhrci a contradlrg
jiii Li'e io il hjoc;o cirato non riguarda i conv
cai'iratevoH f.iiEi d;t' noiiri pt-r le fòit:nnità d
Jvkrui'i , o per lo memorie de' loro mortij le v
guardano molti altri de:' P:idri e contcmporsm
e polL'iinri ^ S. Cipriano , le tenimonìanze d
gufili fjranno da me in :ivvcnfre o trjfcricte,||
ptjr;:mente accennate - E per tralafciaregli at
dello fante Perpetua, e Fclicici, martiri cì;Ii
bratiillmc , che M principio qu^fi del tei
^0 iocolo patirono per l-i Cattolica fede^ ft
quali atti il h delle agapi diilintiflìma mei
C-O n.xvMi. '^Jone (d) ; o il Dialogo di Minucio Felice » fì^H
£, Sy. to Tìon grjnd'anni avanti , che S, CiprianocoD-
fiilulfe i fuci libri a Quirino j del quale dialof
ho io pocanzì riferito un lungo pafTo ; egli
certiiTimoj che qnafì un anno dopo quel gn
Vefcovo,e Martire f^ffrironola morte per lai-
de di CìesùCrilb i Santi Jacopo^ e Mariano - dj
ntgii Atti di qucfìi leggiamo, che nel tempo 3^
ripofo comparve Agapio a Jacopo ; e Jacopo e.
ilentc m carcere diJfc ; ,, e bene, io vadoH
„ convito di -Agapio , e degli altri Beati Mar:
■ jj ri; poiché vedeva io quella noCie, che il jì<
„ ftro A^apto piùalU^fjro tra tntti gli altri , "^
„ Ei'jno ft.iti rinchiaficon noi nella prigionef^
,1 Circa , celebrava un convito pit:no di leti»
3, al ijual convito effondo io rapito iniìeme^j
») Mari;ii^o per lo Spirito dolLi dilezione i ^'
,j carità, come all'agape, ci venne incOBi
. 3, il fancji-llo , ch'era Lino Hi quei gemelli ,/
j, irt giorni aviru erano itati colla madre,
j) niarLÌrizzati 5 il qua! fanciullo portava al
p
\
....... - ."
Tta PlilMlTlVI CRISTIASI. I ^jj
lo uixa corona di rofe , e tc:iova una r>:il:i]a
veriie IH mano » e ci dilTcì perdila vi aff/tt^i- • .
te voi ? Gojcte , ed eAìItatc , poiché ilnmini
1 cenerc^L" con noi (4^ ,5 . M<:i]:ovanJnfì per-
to nel fcnfo noftro d:\ì 5unto M.irtirc l'^.gapc- ^^l*V^^^' ^'
me- ft non folfe coJa difuliiti in qL'cI[i età ; * ' ^'^'
.^bb^amn certamente concedere , che ailoru pu-
t fi cpItòraHero i conviri di cariti da* cattoìicl.
on può ncgaril ptró , ctic ftrfc? per (gualche
fetto j che in cileagapi da qualcuno fi com-
ecceva , avrcbbono deilderato anche ìraLÌri ,
Iienelfccolo terzo fiorirono j di levarle aff.Lt-
li ma ficcomc prevedevano , che ne farebbe
gitodeE d:tnno , non le vollero cogliere. Per
^ual colaleg^efi nelia O;\i;iione facca da San
rcgorir) Nifil'no in lode di S. Gregorio Taum.i-
iYgoi^b'ìy che il Santo Vefcovo aven.io o-fer-^^vj^,j^^^gi.
^3:0, che gP imperiti rim:tnevano nella ido- ib^j. ^^.^47
PcHca fijperfiizionc pc' piaceri del corpo ,
ììnchè da' fimoiacri fi e >nvert!frero al v:to
Jio,. pcrfn ifc loro, che in memoria de' Santi
lartiri (ìelìero aUegj'i , e fi efitaraflero ; h qua!
:)faebbe([n f^Iicinimo cfif) , perciocché In al-
uniluoghi almeno co3I*aiìdace del tempo tutti
.fella dagli accartz^amcntì dei corp:j fi trasf---
I a una iémpiice fpiritLjalc allegrezza . Oltre di
io raccoglier? ((a quc{ì.\ t.'f[imonian2j,<:he o pri-
ia,o ne' tempi ifì S. Grt.'gorÌi:> NiHcno in alcune
)hicfe non più/ìcelebravajio le a^api da'teJeli.
indiche da un pafTo di S, Gregorio N;iz[ai:z£no
Qtiamo Dof agcvolmenie rìrrarre? che in qirella
cinjeJcfìma , in cji il Niikno fioriva, in c^^rti
iOghi erano affatto aboiìce,e perciò fi procura-
a,che in neSìim a;cr^» fi cek-bralTero, tn?pvTcÌcc*
hfcoi] t^Ii Jcnvc:,, Apparecchiavano le mcnic
^^ Qemojìj coloro > acquali una voka pr^mc-
M 3 5, va
■lì
Ì8p db' costumi
S3 va S offerire oftie , che foHero grate a
ì, gli Spirici . Ma noi Critlìdni abbiamo pofi
9j line a qiKlln iibufo , avendo determinate p
5, nolh'i Martiri non altre , che le Ipiricuali aj.
j, naiizc . Che fé volete fapere qunl timoi^.i
jj tormenti, udite voi ,C'ie frequentate i cój
3j viti. Voi Q f:}rf^ perchè firavlzinvino^)
O) Apud 'j tornate a' iTi^iolitcfi ikgV idoli s, (rt) , R-
IViiruror* prende anche afj^riìmente lo ilelTo Sunto colora
Aneci'^T. j quali ncflc Rjfiliche de'' Santi Martiri Teguit
^■^■^^f'^^'" vano acekbriire i conviti, così Iciìvendor
Njiì'ccxk'" " ^^ S''^'^ ^*^"^ ^ combattimenti a' ballcrin.
p.zve, 5» fieno ancora grate le delizie a^ii atleti •
,[, qtielle fono cofe tra loro oppofte - Ch^
3, né i combattimenti pi;iccioiio a' ballerini jjj^
>s agli arieti le delizie , cumc ofi tndì porta.'
,j p^r dono a' Martiri Inargento > il vino,
(b)^biJ.cai- ^j ciboj i rutti t^)?,» In nn altro luogo
"■^^^'"^^''gnandofi quel gran Teologo degli abufi, cWr
P^^'' no iìati introdotti collo fcorrere de' tempi nel
agapi, in qiKihguifa, volgendo il difcorfo]
M jitiri di GesiJ Crii!o , ragiona ; ,> Diteci ,
„ veramente vi piacciono le adunanze ? Poìd
jj qiial cofa mai piìigioconda ? Ma quali mai
„ piacciono ? Quelle clic fi fanno per la vini
j, imperciocché molti divengono migliori , n
„ la virtù onorata, Voi dite bene , Sia pertfltìj|
„ di altri i'imbi'iacarfi , e Tcffere accarezzai
,, ridcl ventre. Ella è aliena da' Martiri la i
C£)Ib]d>cfli'- [cmperanzi ff) -, . Non altrimenti parlo
S04- '^S'^ "^'1' epigramma dugentefimo ventelii—
,. , primo appvi^lfo il Muratori (i^),^: Non mi fJ^
; iotì>' " ^ m<.nnre , dice ^ ciiei martiri fieno lodati
'^'^' „ dclvtntre. Quefle fono , o buoni j le lej
,, della voltra gola • Io fo , che quefto onor.
#, Uiaidria lo tacciare piò^ clrt ripr^nfibile^di-
.&a
fp^ de' PKIMITIVI CRISTI ANI , igt
\ anima , e ii confuiiure colle lagrime h grat-
fezZa. Cliiamo voi in ct--llimonì , o SS. Mar-
tiri .,. che quelli figliuoli dc'golofl hanno '
convcrtito i voiìn onori in concu-uclic . Voi
altri non cercate né odorosa menrajnè cuochi;
'■■ e colloro come premio dellii virtù vi prcf^fti-
[l tanoi rutti j? . £ ntlU Orazione felh (4) ; (1) p-ij*»
a Mondiamoci , o frucclli, di ogni imiiionJciEi T. J,
della carne, e dello Ipirito . < - Prefencìamo
i nollri corpi , e le noftre anime per oilia vi-
vente , e rinta.Se noi ci aduneremo in qudU
guiia, ceicbrcremo qucDo giorno feltivo in
una maniera grata aCrifto> conoreremo i
Marcii"'' Male ci aUnneremo per ibddi^fa-
re ai ventre-»»^ convertiamo queJ^i luoghi da'
luoghi di temperanza in luoghi di crapola ..,
commetteremo Cfùj che non pnò addattarll
^ al luogo medclTmo , ne al Ct^mpo , E che ci
ha che fare la paglia co! graio ? o il piacer
l 'della carne coi comòattinienci de' Martiri ?
'quelli convengono a* teatri , queiii al!e_j
j mie adunanze „ . Vedeva pure fomiglian-
i abiifi nella Chiefa Antiochena San Ghn
ìrlfoJtomo ; ma poiché moTfo gli premeva '
i tener lontano il popolo dalCa comunione.»
e* gentili, dalla quale forfè alcuni non fi fa-
cbbero aJlenuti , fé fodero ftate affacto levate
;agapi 3 o piuttoHo ì dcfinari , che alle agapi
uccederono, pcrmife , che fi faceffero pure
ali conviti» con fobrietà però, e modertia, non .
>Ìij dentro le Chicfe, per timore , che non
bnèro elleno profanate con qualche ftravÌ2Ìo da
qualcuno de' concorrenti 5 ma vicino alle Chic-
e medcfime • Quindi , è ch'egli celebrando le
udì di S. Giuliano Martire , cosi ragiona 1 ,, Ma
I tu v'joi edere eziandio partecipe della menfa
M 3 „ cor-*
i '5i'
■ss
/ " ■
181 )> F;' C O S T U M J
„ C'"'rponle. Si permette j che dopo la facr;
j, sduiiFrza , n: pofsa ciò fare qui vicino 3
,, tempin r^cto U ombri Ji un albero di dco ,
3f o dcfla vfic , e in sì fjtta E^nifa librare Utiu
3J c'^fcien;;! djil^cond-iTinaefono , . . Impcroioc'
che ^Liar^iutoda vici ito if marcire * p . non ]^M
fcerì , clitcib.inJoti arrivi tu a ptfccirc-^fl
ma come guidi , ovvero come ottimo padre
oÉferv-ito cogli occhi della fede imocdiri le
... ,j rifa,t<^rr:\ idifonelHpijct'ri. e rL'primeritnt-
S.Ei'^l?'^ tii hrriviinfulti.^efkorneC^),,, Avendc
n.iv-i'.^yU ^"è''^ ^^^^ oriiinato , mnilrò di approv;ir[; col fn-
T. 11. cpp. to if canone ven^^tte^lT^o d^l Concilio cjk'bratcB
in L;iodicca circa Tanno J72, fecondo la '>pini(^
ne dell'Arduino , nelfjETal cinone (1 prLfcrivcJ
T -^ Ti'^^ dovi-rl1f^ri'agap],n'' pioverli nianE^iarc ncl](
T.i.CoflciL Chicle (/jXFurono con tuito ciò fnllci'at^^ inRo'
K.iLt, H.ii- iiJJ por guiJÈi mot]yi,anc!ie vcrfbqiiei tempi, U
duìji, ag'ipi ncr^iàcrf templi , come d; fopra vedemmo,
allora quando trattammo del paffo di S, Paolint
ellracco &.iìU Ictrcra 3 Famnacluo _ An?ìclu
fcrivendo S. Giroi.imo d Hiiil.'chio , le fece a j-
fcrvai't^ , che i\ ^forjio era fcCfivo , e che do|l
vciiCi conJire coi loiennirà m.rg^iore delfolitafl
laonde era d'L-opo , cìie si dì fucro fi felkggia.f-
fé non tanto coJTai.ibondAnzA* d^^ cibi , quante
colla efifltazionc dello fpirito ; cfscndo afsurd^'
{ima cofa il vnlcr onorare colla ir^ktk il Mjrti
(c> Vide ^^ » ^-^'^ /ipealì efser piaciuto pe* digiuni a Di
MiirArnr. (f } Kè foJamente in Roma, mairi N(j]j anco
riJÌJ.p.i4P, *^"ffJ illnlh-e della Campagna , nAìa tiaUliche .
f.iceano i convJu delle agapi , e fpeci.iliiK'ncc'
rfiuel dì, incili fi cel. br^va fa Tl- ih di S^ì; S
lice , ci^meaU'^ll.i il fuJdetto Sari P;iolino il'
natrle nono dì ffao Santo , le cui p:ir^-le i
nfi-rkc dal Aluracori ncda dift^t^f'i^iune RcL>,Ttl'
- ■ ■ ■ ■ fi
I Dt* PRtMITlVl CRISTTAMT - T S J :
I ;iltntaa' Tuoi AneciiotI greci. „ VL-Jctc (^.I^lc "^
Paolino)comf moiri da tucCc ]c campaglieli ,
l idimino al convica,e (iiunto piiiinentc crrina '
j ìtzUro rozzi (Cnni: menti > Vegliando per tutta
il notte tiranna iiing'j i loro godimenti, e
tergono d^ i\: lontani coll'aUe^rezz;! il lonno,
co' fanali le tejicbre.Ma Dio vokiTc, che «ìmc-
Ue allegrie fi provafTerod^ loro con fan! voci,
■non fi profaiuaero, bcvi^ndj,le facre foglie.
Mi pcrfuado ptrò.clie qiieEk tali dimoilrazìo-
ni di g'oja fi poÉIano loro perdonarcele quali i1
fanno con m,inf^iar poco ,, .('0 Ma lo rtelTo (,)v^7L
ntn ripro/a, e abbomina l'errore , che alcuni fc.].|.p.^4i.
zzi^e ig^noratiti uomini avean^ addottatoj q'ip.
ÉA'im m agi na vano , cIil' bevendo eglino , e ct-
ndofi > apportaiTcro a' Martiri di^l godimento.
, - . . Qjiìa mcntìbii^ crror
Irrcpìt rudìbus , nsc t^r.tae cùiifcU ttilpue
Sìwplicit^s pietatG cadtt , male credula
; \i- 'pcrfufti hd'inU mtro gdudcyc fcpuhris (i\ ,|x ^
I^Curòegli ptrtanto di allontanare tali conviti f^ ,r].j).tì4t^
^ i' facri tempii. Per 'a qnal cofa If^j^giii- fe.|.
le;,, Vcnd.;no )Ì vino nelle taverne, La_j
Chicfa è la cafa delb preghiera . Fuggi o fer-
pe dalle facrc foglie. Non ti C\. deve il giuoco ,
Bmala pena in queifa faU ,* . (O JD^^^'^^q^^ of- ^^^^'■^'^'
tVare» che i! Muratori non avendo ancora ^'^'^'^^ "*^'
' voratofulia edizione di S, Paolino , citò {d') la
piftola di lui a F-inìm:;chio , qiuH thVK '^•^^ ^"'^i'^'^'
folTe fiata fcritta ad Alczio , lo che fece pure '^^'^fj.'^^g'
Sran Cardinal Baronio , come oEfervamnio dj q^-cc"*'^ '
"pra, dove riportammo un iunghiillmo pafìb
ibatco dulia medefìma lettera , Kon erano mi*
3n ^ii ahufì introdotti rella celebriiZione de'
^icri convici neirAfFrica . Laonde Faullo Mani-
^ ™ . ' M 4 ^^^*^^
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ti-
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184. 1> e' costumi r'^
cheo prefe quindi Toccafìone di rimproverarci
lifcrivendo I?, Avece voi convcrtito in agai
j, i facrifìzi de' gentili , e gl'idr>Iì loro in man
,, ri* che venerate con voti fjmfglianti a gì
„ li , co' qiìali i passini preft;[Vany calco a* ioi
. „ Dei- Placate inoltre col vino, e colle viva:
^ 3, de le ombre dei deibiUÌ ,, . Mi ad un si ei
pio calunniatore de! c^tcoficifmo , rifpofé
f^) T.-Kx. queilaguifa colla folica Tua eloquenza , e foi
coni- l^iult» Santo As^oilimC"? : i^ Celebra Ìl popolo Crii
e. txT.p^^. no con re]fi'if;fa ijlennità le memorie d
AnTuerB,T. T Santi Martin , e per eccitarli a im'tHrli,
vLiL, ,, pereHere commenti loro accompag'atojB
,- aiutato colle loro preg'iTere , ta'cli^ però È"*
»i ftitnifce gli altari , non 3' Martiri ftertl, ij—
„ nelle m^^no^ie de' Marcir; aiD-ode' M^|
,1 n . , , Veneriamo pertanto i Martìri con qu
,1 culcri di dilfziontr , e di ibcietì , con cui foi
,, veneraci in qutlU vita Ì fanti uomini di Dn
35 il cuore de' quali conofciamo cifere prepara
j, a Tina Cai pacione per \x EvaTigelica veriCL
3j Ma I MarTiri fonoda noi veneraci canto p
,, devotamente, quanto piiE fìciramente, difj
3, di aver tgìjno Tuperati i combattimenti , O
5, quel culco però, eli e da' Greci è chiama
,, latrin , e clic da' htìm non H può con una p
j, rola interpretare, il qual culto ò tina fervi
a» propriamente dovuta alla divinità, noi ut
5, adoriamo , né infegniamo , che Ci adori ,
3j non che ilfo^o Dio- Appartenendo adcinqi
j, a queEla forta dì culto la oblazione del facrl
33 zioj noi non opriamo in verun c(>nto il »
5, grifìzio ad alciin martire , o ad alcuna àìsì^'
„ fanta , o alcuji y\ngiolo , e chiunque cai
„ nell'errore di offerirlo a' Santi , t dalla li'
„ dottrina corretto •,• GVìdaUtri erano cf
n
r'r"
.* r
^ T)E '"primitivi CKJStlÀNI . igj,
i]Tit,il nome chiamati , perciocché ofT^rivano
alViJob i h^nfizì - • . Coloro poi , che s'im- . ,
briacano ne' ftpolcri dij' Santi Mirtirf , oim^ •
pofibno cfTere lodati di noi, fc diilU f-inJLj
tTottrina fono eglino condannati ? ancorché
ciò facciano nelle loro cafe ? Ma alcroè ciò ,
che noi infegniamo, altro ciò, che fop-
I portiamo; altro quello, che flamo obbfi-
'^ati a comandare 1 altro quello , che dobbia-
mo correqT;erc, e finché non lo emendiamo,
fiamo coitrctti a tollerarlo. Altra è la difci-
plina de' Criftiani , altra la lufTuria di coloro,
, c'ie s*Ìtn briaco no , o l^errore de' deboli ,j.
eco adunque , che Santo AgotUno dimoltrando,
Kér e^Ii^o i Cattolici alleili da qne' knciinentf,
'erano loro attribuiti da Fauìto , concede j
he era{i introdotto l'abafo da certuni ^ d'iin-
riacarfì nelle memorie Je\Martiri»Contro quc'
igrandije sì abbortiinevoli abufi acremente in-
eifce l'autore delLibro intiColaodel doppioMar-
kior il qtial Libi-o ta una volu mjla'iienCe attri.
Ulto a S. Cipriano.,, La ubbriachezza^^/cf e^U ,
I.jtantoènelU noilra AiFrica in ufo, che non
""viene qiulì tra' peccati annoverali. Non
veggiamo :?oi per avventura il Crilìiano f>r-
j IMO dal Ciiiliano a divenir briaco nelle me-
morie de' S.mtì Martiri ? E tbric elh quella
^olpa più lc^(;iera , che l^otFrirc un caprone
, a Bacco C^) ,i ? Laonde i Pallori più zelanti ^^j p^,-. ^^^
li quella Chicfa C riprovando forfè iacondoc^ Appena,
a di qualcuno, Il quale per acquilbr popò- <>pp'S.Cypr*
0, e per avere la moltitudine a Tuo favore, fpac- ^^^i^'Oxon,
:iava per lecito , ciò, che fecondo l'Evanf^elio
Ice eHere detelhto ) procuravano con tutto \o
forzo, che tali conviti il aboliflero , e nelle
.'whicfefit'acefre Iblamente orazione. Santo Ago-
^
iV
' -
■^r
liS db' gostum ì '^
flino nel fermone qunriìnlcflmo fello intitolai
(a) Serm, ^f' Tajlor; Qa^ ^ dimoiìrò dielTcre uno di quc
xT,vT.al.J?f li , a' quelli molto prcTnpv.i la riforma de" coOi
umpore rtii del popoh , mentre rcrifTe t „ Guardici
emi.n-xvi Signore 5 che- noi diciaaìo ; "uli-ete <;om€'ì;\^
p.iffj, T.v. '1 ^^^^ ' State fiuin j Iddio ne n perderà niuntf^
opp, Edir, ji ^o; . Miinteììcu foltanto la f^de crf/HunA
Arnicip. ,, A'on conddJjncrA egli cohrc^pe^qua'ì h^i/puT
.-111,1700. j, il fiio f^ìi^ne» E fc 'ì;ol{te rj Citare i ^i-cpriar.
j5 jftj" cvgl't pentacoli , ji^if^jff : f/'c m*?/* ^ ? ^j
•, ^afc fljjorj, ulvhratc le fc^e. chpfoUnn'n
3, zattoper vutc U c'ntà.coirfflh^rezxa de^m
„ ijit.itì y che folUivano , c^n^e pcnfmo ^fcfic
„ co//e pubblìiÌK menfc 7 jihb^nc hi rtaltì
„ T'fvintniù. Elid è ^runde la wif' rie ordì aiM
„ Die ^ fu che perdonerà il tutt<ì . 0}y-n:it'fDÌ%
5, n/t , i^-ifii/^fi 5 fb'tllino di^'cguri'' munii
j, Ai'lU cafi del l'O/lro Diù jfjUfiid "joi l'orr
„ f e , f.ìtep!srdt' eoj^^dti . £ tttprt l'i ì C9' i}oft
3, diiiboy editino. Terriò è fiata data tot
if Jìa crcatrmi i ujhuLhé voi ne godiate . Toio
jì ìwn l'ha tonceduta il Sìgmre a pagani j t
5, ajli et^pj , vi^^ivuil'ha amctdma . St »
direnìQ qtfeflc cofe yf'rfè raduncmiiQ njJ^$Ì
popolo. E fé fjìio ah uni i i quali €red.!no
„ che noi cosi dicetidoftìon fintiamo rettamcnt.
,, noi offendiamo (jrufii potbì . ffia intanto ci co-
3, cUiamù Taffi-tto dilla moltitsidìrte , Che fé m
5? à pv-rteremo in quella \r^!iifa , dicendo non-i^
,1 piirole di Dio , e di Cri^o , f/ja le nofire y f
3» reniùpaftaripufcentinoi medejimi i e non gi
5, /e Jjffore,,, Aftìnc dunque di levare un tal
aòuibiibdioiii fìrTodaquando eraPretecon fui£
la diligenza di toglierti gli fcandalofì conviti ;
poich? prevedeva , che poco frutco avrebbe ri
trat£o/e prima non fofJbro fiati tolti d^iJIa Ghie
55
S3
' ' -.
',t
f. .Carfjj;ì;ic,T-ctfadi!Primjte dituctii l'AfFri-
c 1 cui efcmpin avrebbero agevolmente k^u\-
H ealtrCs fcrirri- a S.Aurelio Vcfcovodi qi\^\h •
l ;ropnli la ccifbre lettera , ch'^ tra le altre
1j cnteiima fecondi, in quella guif^ (.e) : „ S^\7^ cinlU^''
,. ifste , n btatinimo , e con pieniflìma cariti pijj.jj.rc,^^]
,, enLTjbi] S::j[iore , che noi non dirperi;i:in , EJir. Anci:-*
, n^i fptrri.iniijgranjcme'ue , che i! Signore^ *rr'^"-'''^"*
j Dio lìL-iltro , per Ì\iiJt'irÌE.ì dclU ptrfona ,
, :he 1(jllenete ( h c]i'a[e conÉìdumo > che ini*
, :ofla fia Hon alla carne , ma allo fpirito vo-
, tre) che moke carnali fporchczze , e ma-
j attic, che iiìifrc in molci , ma compi-i^ne in
3 lochi la ChieL delPAffj'ici , poHjno elfcrc
, [mate colla <;raviti v.ìltiM>c deVodri confi;^lf,
j ^oicfié avendo brevemente TApoft.'^io ni'iJii:-
, vite tre forte di vizi da dctcll^rfi, eda idii-'
j /arfi ugualmente , da\]uali tre vlzj nafcono
i nnumerjbili altri j uno di(]uefti , ch'c in f^--
; ;or,do fur>ì^o diill'A pò Itolo n^F:kfimo menio-
5 /ato , acremente i.^ ne]l,i Chtefa riprclb ; i^i
! ilfri due , cioè il primo , e Tuftimo, fcsubra-
j no tollerabili agli uomini, ficchè p^JÓ avvc-
^ aire 5 che a poco a poco non fi tengano \y.ix
: per vizi- ( rcosìtfjceil vaio di e!I^^i^nc:
L nonne]!e cr^pole , i? ncH^ iibn;rchezze , non
Ideile diffolutez^c ^ e impudfci/ic ; non net
i -ojjcrailo , e nclt'ingauno ; nu vcltitevf del
a Signor Gcìù Criilo, < . Tra rjuefìJ tre vlzj „
r quello delte d3[ì^;jÌuEezze » e delie impudici-
: ^ie ò (limato si gr^ve , che ri;jno di colo-
ro , che ne fono ihti ruacchhti.fembra degno
■ dc]]'Encarillico niinjiUTo > e della comunica
ntUe' Sacramenti . • , F/giuftamente percer^
ro. Ma perchè quello i()lo? Poiché le crapo-
e , e te ubbrjacheKzc talmente foi30 riputate
f *■
M'
s
1
„ lecite , cTie in onore de' Reacillimì Martir
,1 non folamente ne' giorni folennì (la q^
t, coCa, chi dì quelli, che non li riguarda
,, cogli occhi carnali, non vede che det
j» cfser cr^mpianta ? ") rna fono eziandio 0[
„ dì celebrate . La quale turp^zzi fej
j3 lamcnte fofs^ peccaminolà » e non ancora^.)
5, crile^a , penferenimo , poterfi foffrire ■}(
3j qiialIiY'oglia forza della collerasiza . Sebbt
„ dove troveremo ciò, che così conclufe l'Af
,, fìolo ( dopo di aver nirmcrafi molti vizj, t
quali poie la ubl^i'iachczza ) dicendo : contfUt
,, tali né pure yuan^idr il pane ? Ma via (òppc
,3 riamo queite cole inaila dirsoluteaza dpa
j, fijca, e di quei conviti, che contengo
,, nt'He private p^rL^ci, e prendiamo con cofe
5, fé volere, il corpo di Crifto ancora ,co'qi
j, liei vien proibito di mangiare il fetiipJice \
„ ne - Almtno fi allontani una voltii una tal v(
,5 gogna da^ fcpolcri de^ fanti corpi , da'iuo^
,^ de' facramencl 5 dalle cafe delle orazion
„ Imperciocché chi di noi avri l'ardJmcnto.j|
», vietare » che fi faccia privacjmt'nte ciò , <|
„ frequentando^ ne' luoghi facri, vien appel
j, to onore de* Martiri? Se r>\ifrica prfì
„ toglicfse sì gravi inconvenienti , dovrei
„ ella certamente cf^tre degna d'imitazica
j> Or cfsendoilaci cftinti 5 e aboliti per la m
,5 fima parte della Italia ? e in tutte » o qu
„ in tutte 3c altre Chiefe di làdal mare^opt
j, cht mai tali abuiì in clic non furono , o p'
j, che quantunque fieno (lati, furono tutta v»
3j ta per la diligenza de* Santi VeCcovi , i qi
„ ii pcnfavRno alfa futura vita, levati; coj
3, noi iìarcmodubbiofl , e fofpcfi nel trovi
j, la maniera d'imitare Tefempio loro, e
- f
4 ^-
DE PRIMITIVI CKISTIAHI. itp
oflirpare una il gran corruteia lie' colìumi?
^Abbiamo ben noi un Vefcovo rielle medtlìme
egbniohramarine; per h qtial cofa rendiamo
iraaìe al Signore , febbcne egli è di fan:! mo-
cftia , e di tanta piacevolezza , e follecicu-
feine , che ancr>rchc egli FoTac Affrìcuno , fa-
:ilnicntc gli fi potrebbe perfuadcre colle ati-
:oriti delie f^cre Ictfere » che la licenzìofa ,
e malamente libera conluctudìac ha cagiona-
rohferi:a. Ma ella è tanta la pcdilenza dì
^uefto male , che ron fi può, per quanto
a me fcmbra , lanare y ie non die coll'autori-
càdi un ConcJiLo, O fc la medicina dee prin-
cipiare da una qualche Chiefa , J^ccome par-
^à ura [emtricà lo .sfurzarfidi mutare cj6.
Belle ritiene la Chiefa Cartaginefe , così fari
'una grande impudenza il voler manrenerc
ciò , che la Chiefa Cartasjincle ha cnr-
retto . Ma per qutlìo effucco <\ivaì^ altro
Vcfcovo n potca dcfiderarc j che coJui> il
quale elecrava , ersendo ancor diacono ? ibmi-
glianti ab:ifi ? Orcio, che allora vi doleva »
deefiadefso troncare , e toglier affatto , non
conafprezzaj ma come viene icricto , nello
fpirito di piacevolezza, e di manfuetujine ,
E per vero dire mi danno animo a prendermi
IVdire di così parlare con voi le vollre let-
tere , chiariflìmi contrafEgni della voftra_*
fchiettiflìma carità, Adunqne non con af-
prezza , come io eilimo , non con durezza ,
non con modo imperiotò , Il tolgono quelle
cofej ma piuttoito infegnando 5 che coman-
dando , piuttoflo avvitando , che minaccian-
do . Poiché in quella guifa dobbiamo tratta-
re colla moltitudine ? e la ievcricà deeil efcr-
citare contro i peccati de' pochi . Che ie fia-f
g Ir. n mo
'i" l.?
51
1'
J^O >* D !■/ C O S T U M 1^
„ sno obbligati a minacciare , facciamolo ,
), con do]'>re j minacciAndoco' fììHÌ dt-llaSaj
;,, tura kfotifrLL vendetta , acciocché non fiji
3, noi nella no^ra potetU cemiKi, ma
3, cernuto Ec) uollro parlare- il Signore . . , ^
,, perdila ^^►ofìc LibbrÌAchczze , e q;icflidilfò|
j, ti conviti ne' CL-mccerj ^on fjl.imfnCe
j, crcJut] Jjlla cimale , e ignorante plcb^
ri df' Martiri , ma cziaiidìo follievi de'
ti; mi pire, che con maj;giorc ficilità]
pofTj loro dinioftrarne la tifrpt-^za, fé qoÌ[%
rorir). delle fcrittnre ùr^ pioibica^c fi l^àraiil
pernii Ipiriti de' deh'onrf i'jpra b meinonc
ro le obbiezioni j cbc il qv^ó^ , poITaiió^
,j ramciuc giovare , le quali non Hciio d'\
,, de C\^i!h , e a tuai coloro , che ne chiegl
5, no, iicno Ibfza fuperbia e con aiUgrez/a^
,, ftribiiitc j né fieno venduce, ma vol*Ji
,j qualcuno offerire per lo mcdefìmc quaf
3j pò di danaro , dia incontanente lo fteETo e
,, rai'o a' poveri - In quella gtnfa e non tra
„ fcci'anno h memoria de' loro defonti , dalla
j, qnal coiapnò Jiafcere non leggiero dolore,
,, farà celebrato in Chicfa 5 ciò che piamcnt'
,3 e onclkmentc fi cclebi'a ,? - Così egli effen.
ancora Prete - Creato dipoi Vefcovo non trai
fciòdi procurare con tutto l'impegno , chete'
ti r'uiTcro cai conviti i bagordi , e le ubbriache
ae . Laonde egli c credibile , chea iiìinza
lui C foITcro moifi i PadriAlTricani di llabilire
un Concilio di chiedere agì'Imperadori j e
viecarTero, con 'mporre la pena a' trafgreffonj
confuetudine Ìj trodotcaiii molte città dice)
brare contro i divini comandamenti certi co
vili, che faceanlì a imitazione de'gcrrCilij
ma (li inamente quelli , ciie re' natalizi de' Sai
gì
r.' ;■ ^ :-i^.
' r
J>E PRIMITIVI CJIISTIAKI* l^T
jttìri in alcuni p^^-^fì ermo cc!ci?ran' rìe'ljcij ,
TiplìC^i'i. E per vero dire, cfU ftefTontl!' fi) Concìf.
( ^v'i fi'iroiftf//ii 0'/f4 di Dhnrtt^ r^J^jmcnie ri- -Ai^r e. c:ip,
I ,vò i'*b:;rode'convitÌ nelle OiÌl-Ic , mam'^ ^itvM.c^j,
i ) ej^ciudio dì ron approvare l'ufo, ch'cnilì in- Ìiu^lx^^''^
I .,ìcir<^ neil'AfTÌ'ica > dcipo di aver tolce da fja- Cnjìcif. Gj!
1 chif Chkf<e ic ag^pT , di portare le vìvrcJ^.-. H^ul. pag,
( i rii^'orie fopra lo inemnritr de' Martiri j kn- ^i'^»
5 però aflaf^gfafe in Chicfa : ,, Tutti gli oJTs-
j ]iij , dice tgU y pr^-ffati a' Martiri dsl'f^.■Jeli
, ne' facfi Itro^lii , Tono orranieiiti dei/c mcmo-
, rie loro, non miflerj" , né Jacrifizj ofFcrtja'
j norti cr>mt a Dei . ColiTo ancora j che por-
j :3no rcUe CliieRMc loro vivande ( l;i qua!
, z'^ù però nor. ò ifi ufo appreiTo i migflori Cri-
j ftiani , né in mrjke citii fi penncUc ) nulla-
, limeno orando eglino dopo di averle rlpoiìe ,
, : dipoi togliendole, per cibntrlene , o per
: iirtribuirlc a' poveri; vogliono, clic fieno
ij juivi ianiifìc^Lte pc* meriti de' finti Marti-
, -iC^"),», Nel [rateato di:cimof>jpra S. Giovan- ^^^ ^'J't*
i poiché vedeva, die non era tolto afTatto ^'^^'*
^iù j^raiidifTimo inconveniente dalla Piovin-
Pj'in cui era, e forie anclie dalla Cliicfa»
i ei regi; èva , ragionando contro Ibmìgliantì
.1 ;ordi , parla In quella guifa . >, Vedi cu
: altri , che corrono per volcrfì imbriacarc,
j ceto vogliono fare nt:' luoghi fanti , la qual
, :ofa non è convenevole ; procura d'impedire '
! quelli clic tu puoi , acciocché non vaoano „ ,
( Nèfìjbmenie in quefto luogo , e ne' libri WI"»U1, ^
' U Ciit.ì ili Dio i nia hlI quaranteflmo fc-
J fcrnioue ancora, del qual ferinone abbia-
P di fopra riferito una picciola parte, dimo-
1 egli, quanto gli premclTe , che talicatti-
1"? ) e abbomìnevoli cùiifLietudùu Mero
I» ^^
'.
I
1^--
^ . .%v -.
l$i jy t' costumi
toulmente abolite; ptr la qual cofa? rcd.
guendo forfè alcuni paperi dcl!eChÌefe,c
in q.iiel tempo pure erano alquanto iiidmati a
opinioni IjrTc , afììrchè companTTero benis^ni
popolo; di loro a divederL- , quanto penftflt
malamenrc, e :j qual rifclifo e gli altri , e Te ir
defìmi efponefTero - Or avendo ei^li adopn
ranta diligenza per levare , e Cogliere tutti qi
ftist gravi abufi, e avendo per ciò implon
Tajuto de* Vcicovi , e iivendolr molli a fcriv.
l'e agrimpcv^doti, e dimandar Joro Tiuior
del braccio focolare , .t fine di colL"rgnerc ce
pene corporali ancora coloro , clic aveficro m;
cato in quelìo genere i mìcio io agevolmenti
credere , che abbia finalmente avuto la confo
zionc di veder adempititi i Ajoì voti- Vere
che trovai] nel codice Teodofiano una l<?gge
Onorio Imperatore fcrltta Panno trecento i
Oy L xvì!, ^fl"fi= nove , ffl) nel giorno tredicefimo ava
Tii»De Pi- 1^' calende di Settembre , nella quale legge
gin, Satr. ihbilifce: „ Che ficcome erano Hate tolte
TcmpJ. ^^ K:i con ordine Hilutare i profani riti de' gt
„ tdij co.si non voleva egli , clic fi toglieJft
j, le feftive adunanze de' Cittadini , e ia corr
3j ne allegrezza. Che perciò fi poteano fece
a, do l'antica confuctudine permeUerr al po]
„ lo gli oneiìi pÌLjceri , e i conviti feiUvi , fé
j, richiedevano i pubblici vori „ . I conviti j
rò permeili con qiTelh legge dall'ImperadoE
come ben oflerva il Muratori rei luogodi fo
[t>)p.tj^, accennatoti), noncrano quelli , de'qualip
lavano i Padri dell'Affrica nel loro canone ,
quali fi faccino nel recinto di qualche Chici^ k
onore de' Santi Martiri ; ma piuttoftoi prof: -
che per qualche pubblica te Ib celebrata per r ■
tivipuramentc civili ^ erano apparecchiati \
'■^
jje' primitivi cristiani. 1^3
Vfii lontani da'tàcri templi , Non era mino-
ri i Milano Tabufo ne' tempi di S. Ambrogio
C aie menfe preparate ne' Inoghi Jantì ^ iii , '
q I che foiTc ncli' Affrica , Per U qual cofa
d :ilardo Io iJe.To zeUntiflìmo Vefcovo l'erro-
r e II corruzion de' c^ìuinl di alcuni Tuoi
d x'fmi , così fcrìffc nel celcbratìfiìmo Tuo ji-
b intitolato Di Elia ^ € del Dipano (a): CO <^'3''^''"-
,. :he dico io delie preghiere dc^ bevitori ? r-^^^T":'*
,! ]ome potrò mentovare quo probn: lucra- j^n.j^-s,
,. icnn j eli* isiVi credono di non pcccr vio-
3. 5re fenza peccato ? Beviamo > dicono cgli-
, lO, Defidcrola falucc degl'Imperadori, cjI-
, hècoliii , clic nonvorrà bere. Ha reo d'in-
,, ,evozioni: . Imperciocché femhra, che non
, mir!mperadore,chiunqueDoiiijev"e allafdu.
, e di lui.- degli eferciti, per la virtù de'ConCi,
} ler la Tanica de* figliuoli - E pure flimano ,
, he queilJ tali voti pervengano a Dio , come
, [ueili , elle portano i bicchieri a' iepolcri de'
, vlartirij e li bevono lìno alla fera , altri-
j ncnticredono di non eU'er efauditi - O iIdì-
, ezze degli uomini j che (limano fagrilizioia
> ibbriachczza ! che giudicano, che piaccia
, acrapola a coloro T i quali col digiuno impa-
i aronodi foifrirc la pacione „ ! Né fi conten-
t egli ii Santo di declamare contro i conviti
] ti di fjrll con irriverenza ne' fieri templi >
I volle ancora, cbe quelli 5 i quali Ibbriamcn-
l nel celebrarli porcavanfì, ovvero colloca-
* o le vivande ibpra Ì fepoicri de* Martin , e
t GÌ le dillribuivano a'bifognofi, lalcialfero
I :alcoftumc,afHti che gl'ingordi,eÌ bevitori t^)
r i il abulkiTero del loroelempio, e ieguit^Uc- j^^^p ^r^'
Pi profanare colle crapole , e colle ubbria-,j_p' g^^
e zzeJeChiefe, Egli è memorabile ciò, che t",i,Upp< '
TmQUU N rac-
i^-'-^
raccerta cffcre avvenuto alla fua madre in &
lanoil Santo Vdcovo Agoftino . Aveaclia ,c
me era confiiet^ ói fare nclì'Affricaj portu
per ripone fopra i monumcncì dt' Martirln
so quali cibi ; per gufarne ella , e diftribuii'
il redo a' poveri p Ma quando fc fu f;iCtofàpe
dal portiri-ip , o dall'olliario che vogliam f
re , che quella confuctudìnc era (i. fa tolta e
particolar proibizione da Santo Ambrogio , Je
Zi! ricercarne il motivo , obbedì Tubilo , tale
i'ofliario fìefTo rimafe maravigliato, per r/t.
veduta divenire in un jflj.nte piuctofto accu
irice dei fijo coIÌLinic j ihe importuna conti
ffl*ì S Au- ^^^^^''^^ ^'^ qi^ella ptr altro j^iuftij^raa proibiz
tìift. U VI n^(^3' Sebbene pt:rò canta fu la diHg;enaa.^
ConEefi. e," vigilantiilimo Vcfcovo , e tanca la premutìB
Jl. p:[R,€*- .ibolire affatto l'inveterato abulb 3 con tuito^
ToniPi.opp, non pu[è cr^li ottenere, che o vivente lui^o do
ancorai nonne riir^aneflero le vediglc. Ej
vero dire leggiamo noi nella terza parte de
Acri del primo Concìlio Provinciale di Mila
celebrato fatto il gJoriofo S. Carlo , glie nel ,
dictiimofecolo ancora ne* recinti delle Chi J
s'inibanuilìero le tavole nel giorno del Corposi
Signore , dt'ìh Pcntccoiìe , o d' qualche al
IbUnnicì , e fi cjUbralkro ì conviti datile a
fractmite con qualche fcandalo de* fedeli,
che foiìb impolb a' Vefcovi , e a' Curatìdi f
(b') Vide ^^ * che ritei^uta iapijcollunianza delle Ii«]^
vihm Con- ^'^ 1 ^ taglrtfTero i ba^^ch^tti (t) . W fobm' ■
cif.ri'^viiK:, te nella Chìeù dj Milano , ma in quella di i
IJJ-MeJioJ, trt;j^n_x 3]^,.^^j tanto per rancj'chitàfua , e
*'^*" SjntÌfi[OÌ Vefcoviììluiire^ritroviaiiio, che ■
qifintofecoio erano foliti di fari! da gl'i gn orai ,
e mal coduinati Crifìiani fcmigiianti convi .
Quindi è che San Pier GriloIogJ nel fermor -
«r
r f
■■^.f-
/ ' B-
I
Dfi'VRlMITIVI CRISTIAJJI. 1^5
luo venteflmo notio j fa:to in bde di San
1 ?rIano Vefcovo j eMariJre(^ì, ripreiidcn- (fl')p-n7-
tali aduna'ue, icr'vc. „ ft^ando voi, o di- Ba.nn.itìj^.
lettìflìmi y udite parJarfi del gbrno natjìizio ,
non v'mrjagiiiiiite gii, che fi parli di quel
Éa! giorno , in cui Tt'omo nafce ia terra fc-
cond^"^ I'^ c^rne , m.^ del giorno , in cui dalli
literraò trss.-.'vico al Ciclo , dalla fatica al ri-
pofo , dalie cenrazioni ulla quiete , da'dolo-
L^ri alle delizie ^ non temporali, ma colUncì ,
HÉfìabilì, ed eterne, e dalle mondane riCi
alla corona , e alla gloria , Tali foio i dì na-
tsl'zj de' Sancì Martiri , che noi celebrl;*mo •
Fcrlaqiial cofa qualora fi fanno fomigli;'nti
f^ Ite , non vi crediact:, che co' foli dt'finari^ e
colle copiofe vivande c.lebrinfi i giorni tfa'.a-
lizj de' Martiri , ma vi fi propone a imitare
ciò, che in memorij de' Martiri medtfìaii
cel'.brite,, , Quantui.quepcròi fanti» e ze-
nti paiÈori delle diicre s^ occidentali ^ che
■itntaU molto j adoprifTcro per togliere gli
Ìjufi introdotti ne' definari , che fa<;eanfì in
more de' Santi Martiri , talché anche aduiuti
"^' fino di raccomandavano a' facri minilìrì,
' le quanto portano , procurafiero d'impedirli,
3nde nei Concilio ter^-o Carca^^inef,' celebrata ^^^^''"'-^";
anno jpy- leggiamo (i) ; ,, Che a* Vefcovi , ^^^^Jl^ Ej'
P'e a' Chii^rici , fé non in cafo , che nou irò- jia^j,
vaiTero altrove il modo dì ri fiorar li , non cri
lecito di accoftarQ a' convili , che lì face*no
nelle chiefe ; e che quanto era pjflibìle da'
conviti medefimi foifero dimoiti i popoli ,, ;
nel Concilio Ai-relianenfe tenuto l'anno yj?.
CrJChemnno scempia j e Iciolga Ìl Juo voto WT-il-p.
K in Chiefa cantando > bevendo, e portandofi ^^■'^''^^"■^''
^con diiroliiìeaia>perdocchè con tali voti viene
Iw; N 3 31 irri-
iV
il
1^6 DE* COSTUMI
" „ in'itaCo piuttofto , cht: piiic^to Liciio j, : E nt
T m? FC ^«'^ciliy iìgjCenfo aduiìsio l'anno 573-^) = ;
j^\^, ' ' j. Che non fia lecito far cori ibcolarcfchijC can
„ tici di donzelle, e prcpiiraR^ conviti ntll
„ Chicfe, eisstìi^ioi'QvktoUwU cafa fi thU
3, mera caft di orazione ,3 1 E Dtl Sinodo dat
TrulUno eunuco in Coliantinopoli Tanno 70^^
fh) Ott, ^^ ^^^ (;iì^. j,^^^ convenga? clie ne' ]uo|;hÌ tic
!"lT=r^ii^' „ Signore , o ndle Ghiefe licno celebrate quel
j, le j che fono chiamate agapi , e che li map|
dentro il iacro tempio , e iì preparino quiv
lerpenfc- Per la qu al cola coloro , che at
,, diiconodi ciò fare , ocvflino, fieno ftp?
j, rati dalia comtinion de' fedeli,,) ^^3ntunque
diflì, i buoni p;Llbri adopraffi^io tutta la opera,
diligenza loro per togliere gì' inconvenienti
che Jòvente fk^guivano ne' conviti , o definari
o agapi 1 cbeficeanfi per le memorie de' Sani
Jlartiri, e ancor dei dcfonci, ne' facri tcmph
con tuuo ciò troviamo , che in alcuise Frovij]
eie durarono acelehrarfi per lungo tempo; os y
de fu di mclfiere , che replicatamente folTcr
con minjccie ancora di pene gravi irime,qualc ei
la feparazioiie della comunion de' fcdeh , prò
bili. Egli è vtro pLTÒ, che come nel [crio TlcoI
fM un tal ufopermeifo da S. Gregorio Vefcov
di Ncocelkrea detto De'miracoli il Taumaturgo
loche vedemmo di icpra , così anche ne' teijj]
poHeriori fu tollerato da quakhe Prelato ja
finché gii uomini convertici dì poco alla nodi
fanta religione, clfendo cosi trattenuti, tic
tornalTero a' conviti de' gentili ripienij come,
ognifno la, di abominevole iupcrllizione , E P'
vero dire t^randirtima era la cura? che i noli
maggiori fi prende vanOsperdlfiuglierc ogni on
tra d'idolatria dal popolo 3 che profclTava ^^
'. v- u
!>;
"T'' f ■► 1.
^
^-
Ti? di Gesù CrKb, Per U qual cofj In un
( (ìHC dclb Chiefa Affricani lcgi^i:inio (jì) , (a)roJ.Ec:-
< 'I Padri fileni fii zelo fl.ibilirontJ di chiede- clef. M'k,
j daplTmpenJori , che quei convici, r qiLili «^ntic. p^ij.
j eIebrau:ino in v^n luoghi contro il precetto l?^' ., ò )'
-,, -ili/- ^■- Conci 1, cJ»
( rno ( poiché eiMno tratti dalh riperftiztonc Hard.
I pentii? , e i Crirti.inf errino f.ilvofta da' ^en-
1 med'fimi fjrz.ìti a cclebraHi ,onde fcmbra-
WAy che foiìc flifcitiit;! contro I,t Cliief^ una nuo-
Isperf^cnzione ) folTero proibiti • EfTcndo dun-
" ecosì difpofti i noftji mjH^i*^^! } fc prevedc-
rpo, anclic ne' kcoìi fufTeguenti, die tolti rati
nvìù 3 gli nomini convcrtiti di poco alb Cot-
ica rtiigionc , Jàrebb^TO tornali alia faperfti-
jne, peroiettcv^no i conviti mcdtfifni ^ e
diavanli .ìi nre sì , che riufcincrn piùfchvj,
(ffofTe prifTìbilc . Laonde avendo fdpLJto Sai
-egorio Magno , che ^rint^lefida poco tempo
nvcrritr sì Crifli^iTìeJjmo , non Toffrivano ,
e fofTero affatto riprovati, e tolti i conviti ^
nò di efpiirJI da ogni Torta di profani riti ,
h'fjperffizione i e fare s) , che fofTcro cele-
atr da loro co» animo vcraniente crifìiano,
incedette egli adunque , che vicino a' facri
mpii , e non già dentro, ne' giorni natalizi de'
ariirl , le reliquie de' quali erano nella Chie-
medcJì[Tia venerate , o nel dì della dedicazi"""-
■ , faceHero delle capanne co' rami dei^li albe-
, e quivi celcbrsifero reUgiofl conviti , ne' *
Jalinon avelTc liiogo la intcmper.i:^za (i) . Che
guefli pure furono levati , non vi ha dtsbbio j^ ^^'^"
-rò, che altrove rlmafero fino al fecolo xv.
-laudo iVefcovi adunati in Balilca dcctrminaro- ^'^^ ^'P-r^-
> l'anno i^jj.che fi togliefle affatto tt) ,* qtitl ^Vil^.Caflr
turpe abulo, onde alcuni in certe ftlb delT^in. ^iUgr^
no colla mitra, e colle veiìi vcfcovili ornati, e
N 3 *t te-
V
N ^. .
Tjt
\ TijS t»t' COSTUMI
j, tenendo i\ facilone pailorale in mano , bene
j> dicevano a modo de' Vefcovi ; e alcnni altr
5, vettivanfìdaKe 5 od^Duci» la qual folcn
,5 nickcra appellata la fillade' bambini »odeg
3, innocenti, oclc'pyZ-^lì o ficcano rapprefet;
^ „ [azioni teiLtrali j e tripudi j e balli di uomii
„ inficine, e di donne; o preparavano tavoif
„ eti;;ncliettl ne' iacrì templi „. Ma loìn o-
tante proibizioni j e pt^r la defuetudine tal' in
convenienti , fonoli finalmtnft liberaci i popò
anche più rozzi dal^a vana opinicne , cht ajit
camenie alcuni tenevano , che ciò recafiè pati
re, e allegrt^iia a^ Sami Martiri j e Si for
uniti a fofiviiere j effcre le Cbiefe non cafc
del mangiare i e àcl bei-e , ma defl;i oi"
::ione . Che fé il P. Ci iilfano Ltipo f|'iet:aQf
l'addotto Canone de! Ccncnio Trullano , oiTc
va, ciie alcune ve/ligfe dell'antica ut'anza fii:!
ancora in vigor nelle Fiandre , con tutto eie
(^^ P' come ben nota il Muratori (.i) , i conviti tu
** ' Sfanno più neilc Cliiefe , e fono si fattamen
difpofìi , che nitino re può ceilderi^re la icbri
tk . eia tempsran;;^! - E ciò fia detto della
diUi^enza ufata da' Pad;! per togliere affatto
conviti j cbcaffe a^api de' noìtii antichi co
fcorrcrede' Rculi Jiiccecicrono, Fad'uopo ii
tanto , che il lettore da qu^^flo paragrafo rai
colga, che le a^'pi, e dipoi i conviti el f
rìdali y che nataliz; , ì quali fono pure d
Concilio Trnllano agapi appellati, fi cclebr
vano ne' luoghi f::cri , cioè nelle Chiefe ,
jit' cemeteri, e fbvente ancora fuori delle Chi
femedefìme.Ed jHlnchè ognuno piti chiaramei
co-viprcnda, cItl' le agapi li celebravano am
nelL- catacombe, baila, ch\gli rifletta,
nelle fltlìe catacombe moUiiliiue pitture, e fcì
"
p
p
re riirov^iituo , cht k agapi rapprcfcntano , le
ilifecondo l'Arinf^o, e il Bofio , ed altrijfo- ,
> indizi maniferti deli'utb di celebrare iti e/Té '
:ODvici di cariti , Fra le altre figure riporr^ice
lU V^mii fmerrunea j belJiiTima mi fcmbra..
_tella, ehc fi vede appreifo il Rofio (^) ricavi- t^-'f^S-JP-
^diil cemeterio de' Santi Marcellino» e Pietro,
«cui firapprclentano cinque perfone 2 fe^krejC
na 'n pieJi t una delle qra'i ììende la m^^no f^j-
Rra la favola , e ha di fopra il capo la ifcrizinne;
enciìa calda; e un altra impone la njanofii^i-
ra alla tella di colui , che fla ritto , e di fo^ra
a la ifcrizjonc; ^gapff mlfcemì ^ cioè ag.ipc
icfcimi j forfè per dinotare U pace , col nome
Cirene, e la carità col nome dì agape , le quali
irtt erano compagne de' Acri conviti -
VllK Vengo ora al puntorJguarJante le per ^'^' A^^o*
ffle; che dirigevano le agapi, e quelle cWG-^''J'if
inoammefle alali convici di carità. Or che
i direzione loro apparteneHe a'Vefcovi, e a'
accrdoci , fembra , che poffa evidentemente
ledurfi da alcuni paifi degli antichi , tra' quali
;Ìuflamente poiTìamo numerare \\ Santi) Martire ^^
.'gnazio - Imperciocché premendo ai Santo , che
ielle adunanze non fuccedefTcro de' difturbi , e
Jelle dirrenHoni , e volendo j che in. tutto i fe-
deh moflraffero di cfTerc tra loro uniti , e di di-
pendere dal loro Prelato , icriJe, come òi ^o-
pra vedemmo, agii Smirncfi t non cffer lecito di
Ur^ta^^pefenzuil P^efeo'Vù, per e(ferc grxto a
Diotiò^ ch^egii iipproiia^ afjì/ichi fiafiubile^e fer-
}na ijUalituqn e cofiijl faccia , Or fé non era lli-
nuto lecito di celebrare le agapi fenza il Vefco-
vo Cpcreflcre gracoal Signore , ciò che il Ve*
fcovo medelimo approvava ) fembra ccitamen-
tcj che nel difporreiJ convito fi rimeiuilefo i
■■"■ ■• ■ N -t f«4:
2C0 »fi' COSTUMI
p
fcLfeli alleordmazioiii di hii , e di lui nelUdj
ilribuzirjn delle cofc cof] venerazione dfprnc
icrfì . Il RocmtTo fcirircndo le iblke Tlic vai
. JmmagmiLzioni diftìnque due forte di agapi, I
prime delle qiuli dice » ch'<^raiio private, el
* \- altre pubbliche 1 eag^iugne, che Scinto Igni
C:>) ìhi'l. p. 2I0 ji^\ citato li/ogo ragiona delle private (4)
xK.^' '^^^ *" Pi'*^tende inoltre , che delle private- G parli d
S. Luca negli Atti , doveattclh, che coDgre
ffavanii dopo di aver orato nel tempio eli Apo
iJoli a prender cibo nella cafa nar oW,
fb^ c.xt. V. j^ pubbliche fi accennino da S.P^olo nelli prim
^ '^^'^' EpiftoTa a' Corinti (i) perciocché egli riprov
J'atmfo incradotto da que'Criitiani di portar
kiradiinanza ognuno U fila cena ; e quivi man
giarfela co' Tuoi , e in qucfta guifa di motivod
l'olpettare , che voIetTero eglino convertire 1
pubbliche agapi in Itiuplici > e private. Mai
per ^s^jpi iistende Ìl Bocmero i privati Jelìnan
che ognuno fuol fare in cafa fua , noi non vor
remo contendere con eflb lui , purché egli con
fcflj , die tali agapi fieno ftite Tempre , e ilcm
ancora ni ufo , mentre niifno fi trova nel nicind<
tutto, il quale colla fuiE famiglia non dcflni,
roti ceni. Che ie poi prt:iende , doverfi
agapi intendere quel tal privato convito ,
fecondo lui precedeva la Euc^riftia , lice fi è tei
minato che f.-iTe il convito mcdelìuio, il cele
hr^iTc la Bncsrtlìia dal Padre difamigh'acoÌi||
fua gente; erra egli certamente , edimollrad
cfTcri; più temerario che mai , nell'avanzare co.
fé infufiiflenti, né mai mentovate caM-^adri]
anzi contrarie manircibmente a tutta l'anticl
tà, e tradi^iionedL'Iìaianta Chiel'a, E per vci
dire dove trova egli rammemorata la Eucariftj:^
o nclic facre ki:Qì:Q , o ne* libri de' nuihi mag
é.
■y.'- -. ' - . .- . , i' -' .¥i : \'r-
rr- ■ H
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*
' "i'^. ■
F j_
I
^' .
4-
\
[5 :?; Ì>E* PHIMITIVI CRISTIANI , 2 et
5 i-:,cclet>rafa non da' ùcerdoii od nuovo tcita-
T nto» ma da quaUmque focolare altresì ? Hi , ■- ;''^;
1 i per avventura leifo un paiTo jicgJi Atei, a '
I IcEpiHolcde^Santi ApoJloli , in cui fi faccia
i Timemorazionc della fiazfone de! pane , fenza t
H ; pref^nii fofiero gli ftc£fi >\poiìoli » o alcun
; -o , clic cffcndo Vcfcovo , o Prete , rcgola-
quelia talChiefa? Se dunque non Thi mai
] co, con quale franchezza , e ardire foftiene
a Temenza ripugnante alia EccleJlallicij
' dh'ìOTt^ , come faremo vedere nelle nollrc
:ichitàCriftÌane? Non è egli forfè il Bocmc-
di quella fetta , che fi vanta dì fiife unica-
:nrealle fcrirture , e di non curarfi delle te- s
TToniaiiiie de' Padri ? Or in quali fcritture ha
li trovato quefta fua opinione , non dico chia-
nente , ma almeno in ul ^uifa rcgifìrata >
e fi poffa ricavare a forza di femplici conget-
re ? Kon avendo e^li pertanto niuna teflimo"
inza degli Evangelici, odegJi altri Scrittori
:ri , che in apparenza almeno gli poH'a rifere
giovamento , forza è , che conferii dì aver
oceduto in quella controverfìa colla folita te,
:rità f e arditezza de' fi^oi compagni , e fra-
Ili, a' quali balia di nonììnarle fcritturc R-nza
Te in effktro a quel, che dicono , mentre ogni
o immaginazione alla tradizione della Chicfa,
alle fcriture altre^sl autt^pongoiio , Laonde^
anco fono arditi nel tacciare i Cattolici , al-
^ttantofonoperverfi , e temerari nello iìrj.*
dgcrc il vero fcnfo delie iàcrc Lettere a un al-
oaffatto differente . echimerico, ma favo*
"vole aMoro errori • Ma perchè non dica egli ^,
ic fono itali da noi panati fotto fiknzio i luoghi
lini Citali, fappja, che né 5an Luca negli
^crl parla delle privare agapi j né San Paolo ac-
cen-
^
«
j^é
io»^ ne' COSTUMI
1.
c^.'iina le pubbliche ìk'IÌ^ Épiftola a' O rinij\ In:
perciocché il primo, fé i-t.^ Iona dìqi'elle ccne^
cariti, TT? talmoilo leilcfc rivt , clic mtn co vai
do \] comune de' Cn'ilianì adim^ro re! fftipfo
e dipoi coif^i'e^ato ìn una cai:' «ct' oTw; iìtc
dcììium per la frazione d<.'l pare l ^a 'ft-'^le fr;
£Ìone indica la Eiicar'ilia "^r e per cib^rfi j da
divedere , ch'erano le pnbbiiclìe , e che ii>ef
intervenivano gli >^poflc?]i, e che ramm^mt
rando pi'ima W fruizione del pane, cheilcib
^ìAft comune, ricevevano i fedeli la conurrione ,
V-4i>fe*jq! ^^ ^^^ cibavanfl „• (d) Erant auttra perfcverar
' j, resin dotìrina ApoHoloruin , & communio
3, rione fr:itìÌonis paria , & or^tionibus. Ficb:
„ aiitem omni animae timor^mirlta qnniLie prc
jj digia , &fTgia per /-poilolos in J^n.fj!em fii
„ bant , ^ mctiLS crat magnus in iinivtrfi^
5, Oaincs etiarri , qui credebjnt , traiit pariti':
„ & habtbani omnia comìiiunia. Pon'cfiionej
j, & fubilantias vcndeb-ntj & dividebaiit il
„ onrnibus , prout cuiqueopLis erac p Quocid
5j quoque pcrdurant^s nn^nimicer in tcmp
3, ól frangente? itar oJks^ circa dom^im p^incn
j, fumebanr cib^im cum cxiiJtatione , & iimpt
3, citate cordi? , collaudante^ Deum , & habei
j, tes gratiam ad omncm pl^bem ; Deirs autc
„ angebat , qui falvi fierenr quotidic in là
3j pfum,,. Cosi S. Luca j nel qual tetto non
fa menzione veruna né delle private cene , i
de' Padri di famiglia j né dì alcun altra di quc
le circoltanzc pretefe dal Boemero ; aniri ii me:
tovah unanimità i \.\ comunicazione de lU or.
^ions del pane ^ e il prender cibo in unacafù
come fi comprende .'cg^endo , tutti infieim
Il fecondo poi , come abbiamo oSTervaco di f*
praj non dì niiin cenno dclk agapi , Pirla fo
r-Ji :
_^_-h DE* ?ttTMlTlVI CRISTIANI, IflJ
à< Corfntj , i quali aveano introdotto lobulo
Ji :rtart' ognuno U fila cera nell'adunanza, e ,
n ìjfarfela co' fuoi ; onde nafceva , che mentre
i\ ri erano imbrfac^i , afrri avcHero fame •
C iueit:.' non erano le agapi , mentre le agapi fi
^ ano in comi!nc , e airnmettcvano i ricchi , e
f veri vgiralmt-nte. Dunque S, Paolo non parla
d e cene dì carira,,,Convcnii:nt!bus,tJ/fe,vobìs
,j 1 unnm j jm non eft dominìcam coeiiam man-
,j licare ; unnfquifquc cnlm fuam coenani-j
, raefum-tad manducarduni j & alius quidcm
,, furie, al]usautcmcbriuscll„.C*i)MadÌ- W'-^"^='
t .Boeniero, che la cena Dominìca mentova- ^'^'
t la S, Paolo cri T ag:ipe . Se il dirlo , e il
r provarlo, valtffc , avrebbe cglir;tgione>
I jer altro fono di fencimcnto, che da S, Pao-
I e non dall'avvcrfarlo, dcbhafi ritrarre Ìl
1 fenfodi quelle parole» Or S. Paolo defcri-
T ido ddmìnicam cenai» a!qua.nto dopo , mcnto
1 folo la iRituzione della Encariilìa ; ond^ fa-j
< opo concludere , ch'egli con quelle due pa-
le abbia voluto indicare laEucarillia mcdeiì-
^ - Ma torniamo aJpafTo dcirApoftolojC con-
: eriamo ciò , che fegue immedìat^Lmente do*
l'addotta tcrtimonianza • Avendo adunque ìl
lìtodimoflrato, che così farcendo iCorintj,
7ano a divedere, che non fi adunavano per
cbrsrelacena del Signore , foggiugHc , chtt
hiìdovea venire alla Chiefa per fatollarfi,
de fé qualcuno avea fame, pot^a mangiare
111 propria cafa, cnon accoflarfi alla congrc*
zione,per confonderci fratelli poveri j che
■n aveano modo di tractarfì con quella lautcz-
.„ Numquid domosnon habetis ad mandu-
candum, & bibendiim ì Aut Ecclefiam Dei
conccBìnitis , & confunditis eos» qui non
.^ ria-
Lv
rh
204 I>P* COSTUMI '4^
s, habent „ ? Qeiì non fi fa menzione delle sg
pi private, ma folo dcll*iiurorit;i , che ognirr
a^^a di cibirlì, come fi fi prcfentcmente ancor
rella pmpria c^h, Por la qual cofa erra par
mt'nce il Roemero , che torce queije parole m
(Jefinic allf arr-ipi , ch'egli appella private. F
(fl) V, 13. njJTTience parlanJo il Santo Apoftolo della ce;^
^i^H'l* dei Signore, aggiiignc.,, (t*) Ego enimacdl
3, a Domino quoil & tradidi vobis , qiion™
,> DomJnus Jefiis in qtja node cradebjtur , a
j4 cepic panem , <^ gr^ci^is agcns fregit » fif e
13 xit , accipife , fi; manducate , hoc e\\ co
3j pus meum, (fiiod prò vobis tradetur, hocl
5, ci ce in ineatn coiume morafiontm * Similit
jj & calicemi poitq;i'piii coenavit , dìcens , I
35 caiiT nov:rm tc^anientum cfl In meo fangi
„ ne ; hoc faclte qnotlefcumque bib^ci.s in m
5? am conimeniorationcm, Quotjclcumqde eni
„ mandiicabitis panem hiinc , & calicem bib
yy tis , morccm Domini annunciabicis , don
3, veniat. Itatene quici^mque Tuandiitavcrif p
nem hunc>vt] bìbcriccali'cemDomini ind/gr
reus eriì: corporis , & fanguinìs Domin
3> Prob:.'T aiircm fc IpHrm homo ,Si Ck ó^ pa
5, illofdat, & de calice bibat . Qui enitnm^
5» diicat , & b'bit rmligne , judicujm fibi ma
j, diJcat , &: bibit , non dijudicars corpus D
„ mini... Itaqdc fratrts mei duin conveni
,3 ad manducandunii iuvicom expc^ftare. Si qi
efurit , domi manductt ; ut nf^n in judicit
conveniaris; cettra ancem cum venero difp
,1 nam,,» Ognuno vede , che l'^poltolo ragi
na foìcanto deJla ifìicuaione della Eucariffia,
della pf eparLìzione, con cui deelì I*uomo difpc
re pria di accollarli a riceverla. Per hqi
cofa , qiEiindodice : Ditm convcnitis nd m^nd
31
31
1>7
>-
1!^. J>E PKIMITIVI CRISTIANI* JO?
hìum^ mentre ^ì congregate per mangiare ,
crde per mangiare il patie » f // ^^/ho t licuri-
j 0, poiché di (jucrtfi (oJo cibo iivta etjii par*
, 3- Dicendo cgti poi>/«i'itf/ft expccfate , pnire
1 ^ voglia j fecondo il nacuriil Jenio delle paro-
dfr qucfto ; qndnd& adunque 'uol 1JÌ adunate
: prendere Peacurijìico cibot non fate jCamepri'
■ ;, dì pattar ognuno la fua iena, e ditomÌH'
T a mangiare aftfO talenta , ìnentre gli p4'
; ma fc avete fame , mangiate in cafa , per^
. i((;bè neW adunanza dogete affettatavi l'unj
■l/frff, e prender tutti in/icme il corpo de/ Si-
mpTCtC gvftarne il calice^ Non nego però io,
e ne' tempt Jc"* Santi Apolloli , rjiianciinque
1 non n deduca? a mio pai-ere , dall'jiiJotr-i te-
Tionianza , non nego difli , clie ne' tempi de'
nciApoftoli^e dopo ancor^ilc agapi dopo la Hlj-
rjftia da' Criftiani fi cclebralTtTo , Anzi (bno
rfuafiflìino , cli^elleno foflbro in ufo, come
di fopra difFiifamonCe co' pafll di Plinio ,
gnazio j di Tertulliano , e d'altri evijence-
_'nte provato . Ma pcriornare a' direttori dcl-
agapi ( che dicemmo efiere lUci da principio
Apoftoli , i Vefcovi , e i Preti , e gli aJtri
;ri rainiitri J egli è manifedo , che dovendofi
tendere l'accennato pa^o di San Luca delie
apÌ,/tìWcijMf eihum cum txultatione &c,
iApolbli prcfedelTero alle agapi lleile , poi-
i fi fa quivi commemor^Lzionc di loro , e di-
fi , che erano periévcranci J fedeli nella co-
unicazione delia frazione del pane > e che do-
" di avere iinanimamence orato nel tempio ,
adunavano in una cafa» celebravano la Eucari-
a, e prendevano cibo - Anziché elfcndo ih-
Icrittodal medejTmo S. Luca nel capo quarto
■gli Atti j elle coloro > i quali in quei felici
tcm-
I
\ ^
(aW- j4< tempi poffedcvano dt' campi (ti) , cddlccaf
'"^1- vendevanle , e n^ portavano ilprc:!:zo a' Sai
Apoftoli ,G davafi quindi :id ognuno qiìantoer
gli di bifogno ; fa d'uopo credere , che gli Ap
floli erano i primi rcgol^itori delle coic appart
. rentì allaChiefa , e delle funzioni , elicine
faccanfi 3 e in cotife^uenza ancora delle agap.
delle (]uai[ ra^iotiiaiiio, Anzicliè elT^mdo mol
crefcinto i! numero de' fedeli j e non aven
potuto ibdJÌ::fare a tutti i minilh'i dcitinati a t
ilare alb dirtribiizioni , tr.lchè i Giudei nati
Grecia, e convenutiti alia religione Criftiana ^;
niinciarono a Tamencaril , che le vedove le
erano poco confiderete nt! quotidiano niintf,
ro ; gli y\po(roÌi fbfii j a' quali fpcttava h^ì
rezionc , e il rego]?,mcnco delle cofe , av
coniìdtrato, non e(Ter ella convenevol
clic per mini/trare eglino alle tavole , lafcia^t
di predicare la parola dì Dio , determinarono
fccglii^re alcuni uomìtii di buoiu elìinazion
e ripieni di Spirito Santo , i quali aver
Tuffiaio di miniiirare a' Sacerdoti offerenti i!
grifi^ioj s* iinpJeq;;iJr<:ro ancora :, miniih.
re alle tavole de' fedeli t^}. I principali'
(b>c.viLv. j-g^jQj.; pertanto, o regolatori die vogli
'' *^^' dire, delle meiifc comuni erano gli Ap'ifloli
quali per attendere alla prediqasiane j e!e[Ti
per miniftri delle menfe medefime , e per
ancora delle agapT, i fett"^. Diaconi - Ma che T '
£zìo più iublime de* Diaconi Ira TafTiftert ■
Sacerdote celebrante i divini mifteri , coih d ■
]a tradizione perpetua 3 e collante tJclla C ■
tolìca Cliieia . Noi per altro nosi ifÈaremo q< i
provarlo diffuJàmcnte , non appacteneiido l
nolìro propofito una tal quedione - Baib '
rapportare una iJreve Ceffi monianza del S2 '
■ ■ ^j
;,v:ì
.^■'t>
BR* TRlMinvi CRISTIANI * I 07
ibrtirclj^nazio , il oLale nelly fua finccra tpi- z-,^^ ,, _
|]^^ 1 rjJliaiir (a) : ,, Conviene ancora , rt^r, i^^,
"tei Pi.Lcnni , ì qi-.-ih fono miniJtri de' mi- - .
' ftcfj df G'-sii Criilo , piacciano in tutte le ma-
niere a tncri - poiché non fono min;rt,'i del
margjnr 5 e del bere , mi miniJlri delia Chie— -
fa di r>ioi* - DA rrediccfimocapo degi'j^rt'
ioiiolici abbiamo eziandìo , che nella novelli
di'' ^a di A'itiocKia erano allora de'Profctr, e
pÈ' Dotr'iri , de' quali cert.tmenre slcuni sx^ca-
] h potoilà facerdor^le , e ancor vefcoviie ,
^nirc >mpi/ero le mjni ali'ApaftoUto a Paolo,
Barn;il>ci, Erinoquefti Simone j ch'erachia-
ico il Nero j e Lucio Cirenefe , e Manaeno ^
Ociie fn afItuaj.o infitme cf^n Erode 11 Tecrar- ('*)c. Krrr,
■|.^ C minilU'ando crjino al Signore ? e uig u* ^' ^" ^*W
Pndo , din'c loro lo Spirto J^iito , luparatemi
■ aolo* e Barnaba , e aoplicJC'igIr all'opri ,alU
jale fono Qaci dame defllnati . Il mini {ture a
'io, non /jgnilìca altro, cheli celebrare, e
ftribuire la fanra Eucirillia. Oie ie a questa
ccedeva l'ag.ipe , fVmbra credibile , cii'efTa
^iTe da loro medefimi regolerà , Lo iMzo potia-
.0 noi afserjre di ciò , cbc fi contiene nel ven-
:Cino capodogli ftelTl Atti dij^ Santi Apofloli
r). Imperciocché fc mentre S- Paoloj trovan^fO vari; tf,
jflinTroade, e facendo il g^^''"'^ *" Doiric- '"'^'l'*
ca l'adiinan?! per celebrare Ja tVaiiio.^e dei pa-
^, cioè la Eucariib'a, unì conqucftale agapi,
ifogncrà dire, che quelle da lui folsero rcgo-
.ce. Sebb;:nc delle a2;api in quel luogo non mi
ardi Erotare non folamence uaa efprcisa > ma
b anche una tacita menzione ,
1^ Ma qui il Boemero fondato tinlcavnentc
illc vane {^ìg immaginazioni aduna un buoii_»
u mero di tallita j clie aoi breveintinte deferi-
,■■■ - vere.
d'i
r
aoS nr' costum i
vcrtmo. Avendo egli premcfs^ U diltin^ionc
delle private ,e delle pubbliche agapi jfccHiic a
COn-xin f^g'^^o^rc nei paragrifo itilo (d) de* dircttor
p.itf$. 'delle itelTe agipi , e oirerva> che Uccome ap'
preflbi Giudei ogni padre di famiglia iiclia pro-
pria cafa era folico di celebrar tali cene , ed
«fare le confiK'ie preghiere » e df regolare noi
folamente h cena , ma il poilcenio altrt-'si , cos
Gesù Crillo avi;ndo cekbrjto il convito palqua^
le C"n ag^ingtiervi il poilcenio adempì i'uffiztc'
di Padre di famiglia; e ilccome qiiefta funzioiu
apprefìb i Giudei non era propria de' S^cerdoci
così non ptiù dirli , che allora il Redentore f
foflc portato da iactrdote * ma da Semplice pa
dre di famiglia. Ma chi non vede, quanto ili
egli lontano dal vcroj e quanto l'abbia accleca
to la palone contro della cattolica Chìcfa , firn
2 non ravvifarc la gran difF-Tenza , che pafTav
tra il polfcenio de' Giudei , e la lilituzione dei
incruento r^cn'fìzio della Eucariilia ? E quandi
mai i (ìiudei nel loro poilcenio ufarono le paro
. le adopraie da Gesù Sit^nor nollro , terminit
ch'egli tbbc la cena? Se dunque egli avenJt
prcibilpane, e avendolo fpez^ato dJirc;fJ
^liatff , e mangiate , tiHcflo è il mio corpo , e pc
avLrdo prelo il calice , e avendone dato a lue
diicepoli j pronunziò le parole , prendete ^
bt'vete j qutfto è il tuli t: e dtl mio fanguc&i
non fece ciò, ch'erano foliti di fare nelle cen
loro i Giudei ; forza è, che confcflìamo non ave
egli allora ulktoia cerenioni.iciviledel poitceni-
Giudaico y ma avere iifituito un rito l'acroj
proprio della nuova Wg^'^ , da ufarfi in memorj
di lui , il quii rito è t ^^^ folamente da nat^
ma da' Luterani ancora? de' quali è feguact
Boemero} riconoiciuto per un vero facrame^
De'pK!MITIVI cristiani* '2cS
Ma qiTjntuiTjuc fieno così chiare , ed cvi-
\ ri lo parole del Rerlercore, e quaiìtLìnqnc gli
1 lì L'-iteran^ rcnganu per dogma di religione »
; )a Eucariftia ira un facramenco dcHa nuova
■I ^e ; con t[jtto ciò ti Bocmero, per altro Lucc-
: 0, rpiiUo dall'odio controia Cattolica Chic-
fi ?nza badare a ciò , che fcnveva , pretcfe d!
r irrc a nna cercmonia civile , e Tpcttance pu-
r lente al padre di tamiglia la celebrazione deU
l. rantiifima EucarilHa , ^ggitjnfe tuttavolta
f etico ? che né anco gli Apolloli la fecero da
{ irdoifjallorchèdopol'afcenfione del Signore
i Z\t\o ui^trono la ei^cariiìica cena ; perciocché
£ i padre di famiglia, facendo in cafa Tua le aga-
(^^ufava W foficenio , che conlliteva nella fra-
2 ìedel pane , Ma avendo noi di l^pra dÌmo-
I to , c^e le agapi farre nelle cafe private da*
I ridifaraigiia Ibno ideali, e invenrate a-j
e riccio ì e che gli argumcntì del Bocmero ri-
t ali dalla gran rao iticndìne de' fedeìi ibro atr
t oiniuiTiftensi , non e necerfario j che di nuo-
1 imprendiamo a impugnarlo. Ma conce-
I o ancora , che ie agapi dette da ini private
i ciebr^fTero , lo che non potrà mai provare
i paiTi della fanta Scriltnra , o de^ Padri , co-
1 i'^i^uirà egli , che dopo qneAe tali a^apr la
j '^arijiia fi cGkbr^ifG ii^' padri óì fumici i<t ^ e
ì 1 dal Prete , o dal Vefcovo ? Nò giova ch'egli
1 orra 2^ ^oSìcenj dt^ Cittdei , Noi trattiamo del
I jvo tdlamento j e voghamo che ci fi adduca-
'- teltìmonianze de' Santi Evaugcllfti , e degli
- "oMi,o de' Santi antichi . Che Jè cgii non
; 'j addtjrne veruna j non concluderà mai nul-
li . Uddo ve noi avendo prorato j che qualora
: mentova lifrazione dei pane nelle facre lette-
idei nuovo Eeilamento, fi mollraj che a quella
" ^Tomoin, O fun-
'?
il^ ,l>t COSTUMI
funzione erano preTenti ^li Apilljli,fIamo flcuf
di averlo abballanza convinto. Verrà per altro
tempo opportuno di moftrargli difufanience
evidenza nel!*; noftre Antichicà Critliane li ere
iia,i>j cui egli è caduco, negando egli efser la Ei
cariftb un vero fagrifìzio ifiituiioda Gesù Cn
fto Signor nollro Sacerdote in eterno fecoad
rordinedi Melchifedecco- Tornando adunqu
a' direttori delle agapi > cde nel primo fecolo
giufta la teflimonianza di S, Luca , e nei fecon
dr» , giuHa il palio di Santo Ignazio ^ià di fopr
defcritco ? furono gliApoiloU , Ì Vcfcovi j e
i Sacerdoti; provcrò.che nel terzo fi-colo anco
da' Prelati EcclcGalfici, e da' Preti alErcsìconi
diarzi furono Te ag.ipi reì^ohte • Tertulliano nt..
Ci*)c,tx. p. libro del mudare h F^irgm(ji) dict'ndo , ci
173' era dovere del Vefcovo l'arrecare refrigeri^'
biloj^nofì, tra' quali erano numerate le vq
ve , e aggiiignendo nel libro intitolato l'-^pl
getìcQ -, cite per rt^frigcriode' bifognofi crai
(Ij^r.iixrin. 1^ jgapj celebrate da'fedeli(i) , e nel libro o
pg.^^i^ìn Qa^^cftmo ,c\\Q inrcgnanrfoGesùCri[tol*ag^^p
^^^" ' annovera tra le opere delia dilezione ildarei*a<
qua agli an"tcnti i_c), mollra , che a' Vefcovi a
C0=- IX. f. partcncva Tuffizio di dirigere le agapi , afììncl
*^^' foIfcTo to'tì glifconcerti , cbe feguir ne potè
no dal cattivo regolamento . Ma fìccome co
andare de' tempi nact^uero molti fconccrti , efl
agapi degenerarono in conviti non folamence n^
iàcri j ma eziandio difordinati per le ubbriachjgj
le: canto erano lontani i Vefcovi allora {■
prenderne k direzione» che piuttofto , cor
vedemmo j gli riprovavano , ^ .^vH
Quanto a' convitati, non vi ha duboiB
che alle a;^api erano foltanto ammcfli coloro ■
quali godevano la Ecclefiaftica comunione. Pi.
i ^'
i
.^;^.'
m
\
f I>I;* PRI%SIT1V1 CRISTIANI. Ìli
I celle eficndo elleno una cereiTiOnia , per cui
a confermava co* fatti h dilezione , e la cariti,
( ?ardevane*lorocuori> e b fcambievole co- ■
j nione j non poteano ammciterc , fé non i fe-
I r, che non erano efclufi dal conforzio , e
\ la comunione del cattolicifmo . Quindi è che
\ Paolo nella prima Epiilola a' Corinti (d) feri- (OciV^vau
' , che ordina loro di non fi mefcol^re con quei
J telli , i quali cfTendo fornicatori, o avari,
.nca.duti nella idolatria, o maledici, o foHti
i nbriacarfi, o rapaci, doveano gomc tali efiere '
I vati della comunione \ e che vuole , che non
j :nd^no cibo con efll loro. E ciò fia detto delle
\ ipifolitedi celebrare da' primitivi crilìfanj ,
( le quali agapi empiamente tacci ite da Giulia-
. Apollaca t6),c da altri nemici del CriHiancil- (^>p.f^q,
: .(0 trattano Fo3Ìo, e Teodoro BaUitmone ^*^'^^^':'-'^'-
, le annotazioni loro fopra l'undecìmo canone
I Concilio Cani^renfc, Arrigo Vaitjfìo ni:lie _^^> ^r'=^
lutazioni fopra k Jloria Ecckfiaflica di Eufe- X'";"'!;,;';
*(^) i'Albafpineo nei primo libro degli ami" ^"
I . riti della Chiefa a! capo tìiciotcefimo ,. il La*
I "da ne' commentari fopra l'addotto paflb dell'
lologetico di Tertu\liano ; e molti protesami, Ob^^^r.^if
:uni de' quali fono numerati dali'Avercampio f'^^*
tie note al capo trentèlimo primo dellMpolo*
^i^di Tertulliano. medcIiraotO- ' it^'v'X
\% ^ ^ ^ riiii» 374^- iJl
1
F
I
\\\ --
Appendi
>'i
I
ii>--:
O s CA^
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11^ ì* II' c d s t u M I
© A p G in.
1 ,
- *_
' >
J^elkpace-y e delU concordia de'
Primitiiji CriAinni . -' ft
I, ^'^ R tutti colerosi quali fcamblcvolmei
Ondffl-*- I J [c rome fratelli, fi amavano , in qii
[ce.il.t con- V— ^ ' , ^ 1
tordii,fU modo poteaiio non cEIcre traloroun
fdccds- prì- ti,e vivere CON tanta pacejv]uanta mai fi può gì
mljidili^ dcre in quefto baffo mondoHmperciocchè colu
che ama come ieftcfio il Aio proflìmo , rigiia
cJafJ certamente di fargli akinia di quelle cofe
chcnon vorrebbe , che fodero fatte a fé med
fimo. Dalia carità dunque > ch'era il m oci^
principale, per cui la maggior parte de' noli
ron ofavano di offendere gVì altri, nafceva
fomma pace, e la unione degli animi, chi
gentili mcdefimi ammiravano ne* Criftiani ,
poiché pieni erano d'invidia , e di odio cout
de' noftri , procuravano di trarla in male pan
Laonde Ct e il io uomo gentile apprelTo Minuc
-^^ÉL Felice C^l , conf^-ffa, che Ibmmaera !a conft
p.si.Ed.an. ""'^"^ ^^ ""^'^^^ ' e la reciproca loro dìlezion
1672,^ ma pretende, ch'ella debba cflere tolta, fei
ri/Ieicere quanti , e quali vantaggi ridondi
per la pace , e la unione de' cuori eziandio n
ìa civile repubblica* San Giuftino Martire, e
viiTc verfo l'anno ctnro cinqttanta di Gesù C
fio, nella fua prima Apologia ragionando co
corfutta fincerit.'t Aia , e candidezza * del i
ravvedimento, così Icrivc (^hy^„ Dopo j che ì
(EOiMiv-p.jj crcdijmmo, procurammo dife^uitare ilf'
^^' j, ingenito Dio per lo figliuolo di lui Gesù C^
?, ilo Salvator noilry ; e laddove prima .J"
,. COI
U
4 —
; ^
M' PRIMITIVI CRISTIANI . 215^
: combattevamo cojicro gli altri coll^odio, c_*
: cogli amm.izzamenti » . . - ora , dopo ch'egli ' •
^ la voluto apparire , conviviamo infìcmc , e '
3 preghiamo pc' nollri nemici , e ci ihidìarao
j ii trarre alla vera religione i noftri perfecuto-
j i'i IT • Non diJferifcono p:mtoda (jnefti i fen-
1 leiiti di Eufcbio Vefcovo di Cefarea fcrittore
i lire dei quarto fecoio del Crilfianefimo . Egli
] libro primo della Tua evangelica preparazio-
j (^a) : », Concorre , dice , a truppe la malti- Wciv.p.lj
j tudine -, e udendo la parola di Dio , impara
, non folamente a raffrenare le pafTioni, dalle
; ]uali le cattive operazioni provengono , ma
ancor de* peniieri j che racchiudonfi nelTin-
. timo delle nollre menti, _ _ Laonde non vi
ha tra gli uomini veruna si fiera ? e sì barba-
ra nazione j in cui non fi trovino de' Criilia-
ni , c!ie diretti dalle regole , e da' comandan-
ti della divina dottrina , fi lludino di fofFfire
con animo grande le ingiurie fatte loro da'
nemici 5 fenza pentaredi vendicarfene ; e Q
sforzino d] tenere a freno lo fdegno , e ogni
ìmpeto furiofo di qualunque cupidigia y e
paflione - Anzìclic fono eglino sì pietofi , elle
co^bifognofi, e co' poveri hanno le facolti ,
e le fiilìanze loro comuni ? abbracciano C|ua-
hlunque perfona conifpeciale compitezza, e
riconofcono, come loro congiunSo, e come
fratcMocoIui , eh e volgarmeiite tenuto per'
foreftiere „, Veggafi ciò, che della pace , e
ila unione de* fedeli preicrivc S- Cipriano nel
eccelbntc libro intitolato della unica delle .
'Ufe{h). Or daqueitetemmonianzede'Pa^^^jJ^K-^''*'
i 5 e degli Scrittori dalla ftorii Ecctelìadica
identemcnte raccoglievi 7 quanto preoìeiTe z'
iftii maggiori 11 dimoftrare di ejrere veri ie^.
i^ O 3 gua-
214 bn COSTUMI
gusci di Gesù Cnrto , e diligenti efccutori
c'ò, cli*ei lafció loro come per cedimento ,
fegnale del Criftranefimo neìla iiltima Tua cena
dicendo , lìi lafcio Iitpace » vi do la ms-i pace
così tutti conofceranna, che fiete miei dìfcefoU
(^^^c.xiii, fi <ui amerete fcambicvolmente {^a) , Ol^ervav?
v.i^' fec^, j^^ eglino ancora , così facendo, gli avvert
H "tui'&c. ^^^^' ^^^ Santo Apoflolo Paolo , il quale fcr
jgy, ^..^y^ vendo a* Romani fé), gli efortò a fv^guitare ci<
che promovea la p^ce » e cagionava edificazior
^^^*^'*^^'*' ne' protrimi , ficchè quanto poteano , e quani
'^' loro (c)llapparccnea , manrenefiero con tutt
CO^-^^'^'iV. ni*^^*^'' '^'^""^^^dia ) e la unione : e illruend
i8. gli Ebrei j gli avvenì di mantenere la pace cf
tutti, e la iantitk de^ costumi , fenzalaqiia!
Ili uno potrà vedere il Signore (<i). Quindi éj
-Ij^^^jj y che te talvoltanafceanodelle diirenfioni , di!
14. * ' ' qiiali poceano provenire de'dirturbi, e des
fconcerti , ritrovavanfi tallo dalle pcrfone pi'
e amanti della tranquilliti , e della concordi
le quali procuravano di reSituire la calma •d\
animi contoi^liere idifpareri . Laonde non 1
^ lamence S, Clemente Romano , fnijito , cht
cefsò la perfecuzionc di Domiziano, fcriffe
Corinti , che Ci rìuninero , e rendefiero h \
cealla Chiefaloro, coitie dalla prima Epiftt
di lui è manifello;ma SJreneo ancora avendo J
tefo , che i Vefcovi dell'Afla diffentivano da
Vittore Pontefice Mafìimo , (ludiofll di ricon
H H "jtxiv ^'^^^ ^^^ animi loro alquanto cfarperati (e), C
p, lì^HJit! ^^ l'iuTcìva loro di vedere reflituita a' fedeii|
Cancabr- pace, godevano oltre modo > e ne rendtVS
confapevoli gli altri 1 come fece San Dìonj
Vefcovodi Alexandria, il quale fcriflc a S,
fano Papa : ,> Sappiate, o fratello t che tutte?]
», orientali Chicle , e moke altre ancora ?
n
■ L
DB PRIMITIVI CRISTIANI. JIJ
j jUaH erano prlmu divife , fono tornate alU
j miti ; e che tutti i Vefcovi nodrifcono i mc-^
j leIJmi fcntiracntì , e ibno ripicoi (i'incredi- ■
, lil giojn, per veder eglino fenduta 2] Cacto-
, icifmo fuor di ogni loro afpcttazionc la pa- fB)Eufcti, i,
,ce(4)„. None pertanto da maravigliarti , vii.c.v.^^g.
i Jtr la folle cittì dine » e l'attenzione » che ufa ì}^* ^àit.
1 IO per jibbilire , o rendere la pace a* fedeli, ^i^'^^'
I ta fofTe la unione» e la tranquillità , che
j levano , quanta oflerva ne' primitivi fedeli
^ I^orinto Clemente j ,» E chi mai avendo con-
. verfato con voi, o Corinti , ron approvò la
H vodra piena > e flabile fede, e non ammirò la
,., modeftaj e mite pietà voftra in Gesù Crifto,e
, lon predicò la magnificenza, con cui eravate
. folitidì ricevere r foreflieri , e non giudicò
. beatala voftra perfetta, e cena cognizione?
Operavate voi tutto ciò,ch'eravi impoilo fcn-
za accettazione diperfone,e camminavate nel-
la le^ge del vero Dio, efTendo ibggetti a* vo-
lici fuperiori, e dando il dovuto onore a' più
anziani? ed efortando i giovani a penfare onc-,
llamente , e avvifando finalmente le donne,
che con modelìia , e caiìa cofcienza , e ùn-
za colpa faceffero tutte le cofe , che loro ap-
partenevano, e amaiferoj coftuituite iiella
regola della obbedienza , convenientemente
pfloro n-ariti, e amminiltraflero gli af^ri rìo-
mefticicon quella moderazione , e faviezza ,
che lo flato foro richiedeva . Eravate tutti dì
uncuore limile , fcnza mai rnfuperbirvi , ef-
fendo piuttollofoggettì j che amanti idi fog-
getcarvi gli altri , e dando pinctofto , che ri-
cevendo, contenti del divi n viatico ? e at-
tenti alla parola del Signore . Eravate dilata-
ti nelle vifcere di lui, e la pafTione di lui l^eCTo
O 4 „ pa-
^ 4
\
216 T) t' e O S t V M tr
5, pareva che vi foJfe d'avanti igii occhu Iuta
„ guifj difpofti, godevate un alta, e preclara pa-
,» ce,c avevate yn infazlabile delìderlo di bene-
3, iicarc ì voihn profUmi , e piena era h effuSo
j, re dello SpiritoSaiKofopra tutti. Ripieni frat
,, tanto di fanta volontà , con animo e buono,
j, e allegro itt^ndevate con pia fiducia le volìre
j, mani all'onnipotente Dio, fupplicandolo
5, c^e vi perdonane , fé avevate mai commetto
5j fcnza avvedcrvene , qualche peccato. Era
j. vate dì giorno , e di notte Solleciti tutti per
,j noftri fraceili „ , Eravate finceri , e femplìci
,, e vi dimeniicavate facilmente delle ingiurìe
,> Laonde avevate in abborainioo^ni fona oi li
„ te 5 edivìQone, Piangevate ì delitti de' no
j5 ilriprofTimi > riputavate voflri i loro difetti
j, né ^'i pentivate mai di alcuna retta operaaio
,, ne; ma eravate pronci ad. ogni opera buoni
„ Ornaci adtmque di una veiìerabile , e vir
5^ tuofaconvcrJ'azione , tutte le cofe operavat
5, col timor del Signore , ficcliL- parca* che I
„ fanr^^ leggi di lui fcjfTero fcof pitene* votiti cuO'
(^)ìiA.5<\U ^^ j-i Q^^ ^^ .Segno di qtrefta pace ,e della fcam
^ u ■\?\:> ' bievoledilezionede' fedeli era anticamente
■t.ronr.EJ. bacio, che davano , e ncev^eano nelle adunar
CDuliantii. Ztì 5 la qual cofaefTendo fiata da noi dilif;enti
mente notata in altro luogo , non è neceffario
che difTufamence la trattiamo di nuovo (i
(^)p- ^^' M:i affincbè ì lettori pi[:namence conofcanu
re^r|,T.iJ. Q^j^ nafcefTe quella cotanto maravigliofa pace
fa d'uopo, che noi brevemente numeriamo g
jy^, ^j^^^,_ ufiì^jdi amor fraterno, di rifpetto , e di m
n^.i^^i'-Ji^r* fercordia, ne* quali continuamente H dercit
c!^, che /jofl vano , e da' quali proveniva un si gran bene .
fdf^jiotchf i\_ Tra gli avvertimenti , e Ì precetti dati t
M' P't^ ^ Q^^iy ^^H^^ Redentore a' fuoi fcgiuci, il pi
lo'v * ~ Atri
fi
t
^ =
fi'
I
L '
jieraie, e che in fé tutti i doveri iiell'uomo
li-fo li proJTimofuo comprende » è quello dì »
yi fare agli altri ciò» che non vorremmo ' '^
f c^rto a noi mc<lc/Tm[i Or quello comanda- ■
] nto con canea efutttzza fu oHcrvato da' noflri
1 pgiori , ehc recavano fino agli fletTi nemici
mirjzione, l'er la qual cola alcuni gentili
: retarono quelk gran maflì ma, poiché vedeano,
I ; da! praticarla dipender lo ihbllimento della
I ana fock'tà. Onde AlelTandro Severo Impera-
i -e > avendo udito , e per efperienza comprc-
1.5 ch'ella era ìnfegnata , ed on"ervata da' fé- (?) tswpr,
.ì, e che dalei molti vantag^^i avea ritratto ^"^TeK.c.tt-
; >Ìftianei^mo , volle ch'elb foITc pubblicata P' »<'"7-"EJ-
V tutto l'impero (d). an.iCri-
111. Dalla carità vcrib ilprùffimo fcguìva la
icevotezza , e la manfuetudinc ; laonde come DdUpt^Jce-
a Ilngolare l'amore j che portavano ^g^' ^^t*"' ^.irtfiTffj.-
trimitiui Criftì.inf , angolare eziandio era h ^u^ìp de^pf^^
infuetudlne, con cui trattavano non fobmcnte pjìdijrìn^i
oro fratelli, e compagni, ma eziandio gli «sw M^
ffi nemici della loro fjnta rt-lir-jone . Imita- ™^"'^ ^'''■■''
mo pertanto cfli , così facendo , Gcsk Crifto ' ^''^ '^""l"
cdeutor noiiro,j! quale parlando co tuoi diice- ^jjanriii
lijdifie loro,clìe imparaffcrodaluidi efTere mi. ^fr/o i ti'-'
, e umili di cuore C^) . E che eglino avefTero tnìcl deilO'
Tipre d'avanti agli occhi il Salvator noftro, q tf>ra t^H^^"
ocuraflero di ftguitaregli eftmpli, eli 'ci il*''''
mpiacquc dì dare ai mortali * non vi ha chi
gare Io poda , trovando*] ne' IÌbr> de' no- f^^^"'^'*'*
■ì maggiori , che a ciò fare efortavano i loro "" ^*^^'
itelli, e veggendo 3 che tjuelti puntualmente: (e) n. xtti,
ro obbedivano.S. Clemente Romano nella ce- p-*ì-T»i,Ep,
bre lettera a' Corinti fovente danoi citatafO, S -""^ ^r^ '
KammentiamocJ , dict , delle parole del no- fì^m^,
ftro Signore Gesù, che diVTc allora , quando
I
h
f
H||
Sl8 1> E* COSTUMI
,, infognò ( :^' dilccpoli ) !a manfuetuclin'^
Atenagora nella ius. legazione pe' Crilìian'
diPcTidendo U csufa de' (uoi fratelli , cioè de
cattolici ;„ noi, if/V^^meni»in30 una vira mode-
„ rata, e piena di umanici, e piacevofezzs
(a)ti.XT.a*j, Qiiirdìè, die bendiamo quefia virtù fi
3^7- „ adamare ancorai noftri netnicn;^^') ,j » Ai
zichè Tertulliano Scrittori.- alrjiun^o meno ar)tÌ*^
co di Atenagora raglonai'dodtJla manftietudin^
de' nollri nell'Apologetico i il Crifliano^ dice
{\{ì e itvi. ^^^ fi ^™^fpoMe/w^er&i?w^;;fe al po^i^iro* . , t^nz.
B, 147. Scegli è condantiaioy ringrazia (h) • Co'tivandc
eglino ptTC auto con tutte le altre virtù qncfti"
maniera piacevole , e tJianfueta nel trattare co
prosimi , crebbero in tal guifa , e s) ^r;in forz<
acquiftarorOj che fnperati i nemici dt.-lla lorc
fede, i quali minacciavano di df^irng^erli, (
di levarli affatto dal mondo , introdunero , (
(0 lit^- IIU P^opiig^^'ono da per tutto il Crflìianefimo . Pef
conin CelC la qual cofa fu da Orrgene ofìtrvato {_c") , ch<
r.viiùTii, j5 iCriftianiper aver obbedito a quella benigna
, ^ìT* 5, e manfueta legge , ch'era ftata loro Ìnftgnat>
., di non vendicarfi de' nemici ; hanno ottenu
,, to la grazia di Dio , il quale ha fcmpre com
3, battuto per effi, e ne' tempi opportuni ha raf
,j frenato coloro , che contro gli flefTì fedeli i
j, follevaronoj e iludiaroniì di torre lorola vf
ta* . . Poiché non pcrmlfe egli mai > chefof
se efiinta la gente loro , anzi volle , ch'eli.
fuffiUefìe , e ri^-mpiefle tutta la terra colla fa
lutevofe, e pÌTflj ma dottrina di Cesili Crilìt>^
Accrcfciuta adunque colla manfuctudine la fanj
ta Chitfa , flette colante nella ofTervanza dell
legge y t nella praiiu delle vfrtù , e per la pa'
ce grand iffimi vantaggi arrecò anchft alia civjl*
repubblica . Onde leoiìlo Antioclieflo fcriver
?1
Si
h ■
^ ' de' PRIMITIVI cklSTTAWl . ft I ^
( ad Ali lo lieo (^tfìr dopo di aver parlato della ,^. y^^ jjj_
I I amiti , cpnicevoleazade*Crilliani della età j^_^^_P^,/,
i j ,, Guardili Signore, dice, che venga in
mente a' nollri dì ùrc qualcofì di male;
mentre da eiTi olTervafi la temperanza, eU
continenza. . . e fi abbirrilce la in^infiizia, fi
leva il peccato » fi efercita la gìufìizia , fi cu-
ftodrkclaltgge , e fi ferve a Dio da loro ce-
lebralo . Appreffo !oro demina la verità,
prolegge la grazfa , la pace ferve di preli-
dio, conduce alla feliciti vera il verbo, in-
fegna la fapienza , dirige la vita , e regna l*al-
liìTimo Dio ,
IV- Che fé erano eglino cosi umani , e man- j^tj» ^tj;^*.
:ti , come poieano mai odiare alcuno, o la- vano ilìaU
jrfitrafDortar dalla invidia? EÉfendo pertan- '""^ '^^^f^'-
piacevoli , bifogna , che lontani ^^^^ro ò^\\' ^^^fj^^^
io» e dai ratcriilarll per l'altrui bene. San
urtino Mariire nel fuo Dialogo conTrifone (è) cM n-iov,f-
jftrando j che i Giudei doveano procurare di '^y*
/arO , e di liberare dalla ira, dalPavarizia ,
Ila invidia, cdall'odio, d^ chiaramente a dì-
.dere , che i noilri non erano infetti di tali vi-
, Anziché fc talmente erano difpofii » che an-
ira difpregiati , battun , tratti al fuppHzio ■
■cgavano per la falvezza de' loro pcrfccutori >
>n è credibile , che fi lafciaffero dominare dal*
pacione , e invidiaìTero le fortune degli altri»
procuralfcro di ofcurare le loro glorie „ . Noi,
\ dice S* Giuflitìo COcoflantemt-ntc fopportia- Cc)ltìd. t^
me tutto ciò j che gli uomini, e i demonj ''^'*'*' l'^S-
vanno contro di noi rrcdtfimi macchinando ; '^^'
onde ancora tra le cofe orrende, cioè tta*
ta4"ifpplizj , e la morte iflcffa , preghiamo > che
fi ufì mifericordia a que' tali , che sì mala-
mente ci trattano i e non vogliamo , che ad
i» al-
!
■I
IW
220 1> £' COSTUMI^'
fi)n.xxxv '' ^'cuno Cu renduto male per male . . . (d) Tuf
p.ijp- * 5t tori danno, die folfi-ijmo , mentre fiamo da
j, noftrì congiunti privati della vita ? è Hato ;
4s noi predetto da Gesù Crifto.,. Onde epe
5, voi , e per tEitti gli altri uorainì , die ci han
5, no in ;Lbbominio , e odianci a morte , no
a, preghiamo , ^ffiixbé pentexidovi . . . non be
,5 gemmiate più il Redentore ; ma crediate i
„ lui, coii!egi',iate la fallite, e ron fiate con
,5 dan^an a penare ncireterno fuoco,,. Epe
verità clTendo i fedeli lontani da qualunque dtfi
, derìo di f^ri] nomee di acquiJlargloria \n queii
f^) !«"■ mondo C^), poiché fapevano di efierc foreflier
3ixi(v"uj-p- ^ P^l'^g'"'"^ ^" ^^""^^ ' c ^i dover trovar tra gì
TiG. eib'anci , q^rali erano i mondani, de* capitali ne
mici , collocavano ogni loro fperanza , grazi;
<c) Ibid, o e dìgniti n;,*lla mani del Re de' Cieli (O j "C
jE.^. 1. il curavano nulla delle vanità , onde non le d*
fìderandoj non permettevano, chela invid
slmpadroniflc de' loro animi • Non meno erar
alieni dall'odio i Criftìani , mentre egli è man
ferto, che an^ì che odiarli , amavano i loro pc:
k'cntori , e nemici , Vegganfì Clemente Ale
(J) ?* 73^ fandrino nel libro ottavo de' fuoi Strojni t (d)
(tfV.sxxvii. Tcrtnlfiano nell'Apologetico (0 7 il q^'^'e die
^, [T4» 51 f^' ci viene ordinato di amarci nemici, e
„ mai potTiamo noi odiare » ? A Terculliar
acconfentc Minncio Felice , che co&i fcrive r
^iio Dialogo intitolato Ottavio C/^)„ Noi ci ami
iSiT'^^.lu! '* ^^ fcambievolmente ( lo che a voi difpiace
Ontabrìg. i' perchè non fappìamo odiare niuno : onde
n.i?©?. ,3 chiamiamo fratelli ( della qual cofa voiav
?, te invìdia » o gentili ) come partecipi d"^
j, fteffa fede, ed eredi della medefima fperaiì.
3, Ma voi non vi amate ('un Taltro , e ficte
,j cerati da! vicendevole odio , uè vi riconofc
J
1J È
S
JC
.^, ÌMÈ i'RlMlTlVI CRISTIANI* J2l
rr^ ptT fracdii , fé non che allora j quaii.lo ',
I. volete fMlcitare qualche fedìzione ^ . Non > '-'
I ccntlo poi i'oJio, ciie d;ill'ciTerci Colto il no- "
|j, odal vederci perieguicaci , tii:ilcrattaci ,
( Drivaci di qualche bene , che crediamo ci
I dovuto; in qual giiifìi poteano cflere da_j
I 2&0 vÌ2Ìo crafporiati i noflri antichi, a* quali
j niglianti terreni beni nulla affatto premeva^
1 ^ Minucio Felice ntl mcdeCmo Di-tlogo (n') : , .
hChe noi. liffe-fìamo chiamati povfri da'roilri ^„X'. '
nemici, non f infamia rolir3,nia gloria. Poiché
, come l'auimo fi riìafcia co! julTo , cosi ancora
colla frugalità d raHbda . Ma come più eflcre
povero colui, che non ha di bifogno ? Che
non defidera gli altrui bt^ni ? Ch'è ricco ap-
pr^fio Dio ? Anzi quegli è povero , il quale
rivendo molto, deCdera di avere di più.
Dirò finalmente ciò » che io ftnlo : iiiunoc
d povero, come Io era 5 quando ei nacque,
jli uccelletti vivono fenza patrimonio , e_*
giornalmente fono pafcbte le pecore , e pu-
re quefte fono nate per noi , e le pofscdiamo,
(ebbene non le desideriamo . Adunque Gccor
. me chi viaggia tanto è pii^ felice j quanto è
più leggiero > così è più beato in queiìo viag^-
giar del vivere^chi Ci foUeva colla povertà, e
- non fofpira folto il pefo delle ricchezze - Che
fé noi credeflìmo utili le facoltà, le chiede-
remmo certamente a 1>Ì0p E per vero dire,
cfscndo fuo il tutto , ei ce ne darebbe alquan-
to p Ma noi vogliamo piiiitolTo fpregiare , che
pofseder le ricchezze . Noi desideriamo più
la innoceniia , e dimandiamo la pazienza con
^impegno maggiore. Bramiamo pertanto mag-
PJgiomiente di elscre buoni , che prodighi-
Che fé proviamo j mali del corpo ^ e foppor- -^
„ tia-
- V
' ZZI PE* COSTAMI
>, tiamo ; ciò da. noi non è confideratocom
), pena » ma come milizia. SÌ rinvigorifce
a, forteisza nella infermità , e la calamiti è fc
5, vence della virtù la djfciplìna. Finalmente !
. 9, forze deiranima , e dtì corpo fenza TefiTc
,, zio» e Iafetica intorpiiifcono . Laonde tue
jj i voftri eroi , e forti uonjini , che folete prt
,j porre per efemplari , furono infìgni per \ek
Sì ro difgrazie . Non Ci piTÒ dire , clie fiair
" ' 5, noi negletti da r>io,o cK'cgli non ci pofla foi
ji correre ; ctfendo egli ]*ifpettore , cii'efamii
j, nelle cofe awerfe ognuno, e pela co' pericc
„ il valore de' fuoi fervide cerca fino alTultifr
aT la volontà deiruomo, ficuro, che non i
„ potrà mai pijrire alcuna cofa • Per loci
j, come Toro col fuoco > così fìamo n<
„ co' pericoli efpcrimentati - Qì^at piacevo
js fpettacolo a Dio, quando il Criftìano ine
„ niiiiciacon fuo dolore ilcombattimento> e
„ prepara contro le minacele, eifupplizj»
„ tormenti ? Quando deride lo fìrepito dell
„ morte, e l'orror del carnefice ? Quando
,3 naha la fiia libertà contro de' regi,e de' pri|
„ cipi ? Quando ccdeal folo DiOidi cuicglìi
3, Qii.anvloCrÌonfante, e vincitore infulta a e
,, lui , clic riia fcntenziato ? Poiché vince M
0> P' ^°5-.5 ottiene ciò j cbe pretende,- . Noi (d) r
^, xxjfiuuj^ ^^ ^1 vantiamo di effere Capienti coll'abito, .i^
si me faceanoi fiiofoiì , ma colla mente; n
j» diciamo gran cole, male facciamo viven
j, bene... Per qual cagione vi fembriarao i
fi. grati? Di che vi avremo invidia, fé k ver
m^ì TnJio- ^^ della divinità, a' tempi noftrìfi è maggi^
-z^.ano lìu i^ ^^ mente conofciuca? "
'" ITJr ^- ^^^ <"e qualcuno toglieva lorolarot.
no* che poiledevano, tanto erano eglino pictn ►
4]
X T
|=-^' DE* PHIMITIVI CRISTIANI* 22 J
'e uè iiuco lo cTtiamavano in giudìzio , per
"■n rec;irgU ^anno , edifonorc Quindi è che
iGiirtìirì" Martire in-Jla firn prima Apologia , '
:(ra') ffùmo , dice » pazienti, e preparati a(a)n-xvi.p;
iftrvirea tutti, e affatto lontani dalla ira . 5J* %■
(Perciocché cosi egli ( cioè Gesù Crifto SiU
ivator noflro ) prescrive : fé qualcuno tiferà
tCttotelamafcelU y ^voltagli V altra ^ e nonim^
pedifcl quclhi the ti toglie la tunica ^ oil
^ejiimcnto, chi jt adirtrà > firà condannato
alfuoco; e coloro ^ che 'uoTTannù tirarti tij
forza a fcr^^rli per mi miglio di firada ,
fieno da te fegnitatì per due, À'ìfplendano
le i^ofire operazioni apprejjh gli uomini »
acciocché l'eggendùle eglino j ammirino il
ijojlro padre ^ ch'è ne^ cieli. Poiché non_j
conviene , che noi ripue:niaTro , né vuole il
Signoresche noi llamo imitatori de' muli'agi,
ma ci eforta ? che colia pazienza , e colla pia-
cevolezza procuriamo di ritirar tutti dalle
cofe , che disonorano ^ e da' cattivi defìdcrj.
La qvial cofa poliamo noi dimoflrare cfTcr av-
venuta a moJtidel voilro partito jogentili ,
che da violenti , e tiranni , ch^eglino erano»
rautaronfi totalmente y o vinti per la coilan-
za de' fedeli» ovvero per aver offervato la
mar^vigliofa loro pazienza nel fopportare le
ingiurie,,. Accenna egli una delle ragÌoni,che
-TOvca i Criftiani a così operare, neirundccimo
mero della ileffa Apologia, dicendo: C^7 /|-^
Mi perchè non abbiamo noi collocata la noftra ^ ■^''
Speranza nelle cofe prefenti,poco conto faccia-
mo de' noUri perfecutori, che ci tolgon la
vita .,, Non altrimenti parla Atenagora nel- , . ^
Tua Icgaziorepe' Criftiani (e): j> Non riguar- i^a/ ' ^'
^da il noftro danaro Ja ingiuria , che ci fanno
ir ' ' jj i no-
ip
» ■ • - ^'■-
», i noflrì nemici , i?/rf f^// , nò Tpetta alla pe
„ na la ignominia, che procurano di apportar
„ ci 1 ne ad altra cola maggiore i danni j che i
- a> vanno giornalmente cagionando ( poiché no
3, difprcgramo tali cofe,rebbciie fembrano a mol
j, ti degncdiftima , mentre abbiamo imparati
j, non Iblamcnte di non ripercuotere chi ci bat
jj te, e di non chiamare in giudizio chi rapifc
5, ìanoftraroòa, ma ancora di voltarla guai
3, eia fìniltra a chi ci ha percoHli la delira , e i
,j dare la tunica a chi ci ha tolto il pallio ) m
3, tutta ìa mira loro c di privarci ddlivita,
33 di maltranarc i noiiti corpi, dopo che ne
,, abbiamo buttato il nollro danaro,,, E n-
(a) p ^otf, numero unjecimo (_a) : „ Trovaretc j J/ce, a|
*5' „ prefso di noi degli uomini rozzi, e di quelli
ss che col lavoro delie loro mani acquirtanfi
„ vitto, e delle vecchiarelle ancora, le quc
,» quantunque colle parole non pofsano moflr
j5 re la utiliti , che ricevefi dalla nolìra docir
3, naj la mollrano tuttavolta co' fatti. Per
3, qual cofa non fi valgono de' difcorfi , mi dt
le buone operazioni . Sicché non ripercuot'
no chi le batte, né muovono lite a chi por
„ via loro le facoltà 3 che posseggono , dani
a chi loro dimanda , e amano come loro ftc
fé il projrimo„ , Una delle cagioni, d
muovea i Crilliani a cosi fare , era quella > e
accenna Clemente Alefsandrino nel fettimo
bro diagli Str orni (A). Or egli in qLiefta gu
(Ij)p.7jo,ad ragiona. „ Direi che colui il quale avendo:
an. KS41. ^^ cevuto qualche ingìaria va a contendereii
j, giudizio apprt:fsogrÌn§Ìufti contro il fuo4
„ verfario , fembra , che voglia rendere
,, contracambio, e rifare la ingiuria , lochi
„ loflefs.Ojche fare una ingiuria nuova alpr
&
3>
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f^i
-r
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de' I^RTMITIVI CRISTIANI
fmio • Ciò poi , che dict: 1' ApoÉtoIj, di vo-
ler egli , che li ricorra al giudizio dc*Sanri
da quelli j elle vogliono fi taccia loro gialli- '
zia ^ indiciì coloro» i quali pregano, cheli
renda il corjiiaccaiiibio a chi fece loro ingiuv
ria, e molerà che f^ucltr (reno mi^^iliori de"'pn-
mi » ma non ancora pienamente o6bedii:TiCJ;
poiché l':iomo pienariTencc ohbeiiit'nte li di-
mentica perlètt amenze , lecoiido gt* iare£",]ia-T
jnentr dt:! Sl^jìore , della ingiuria, e jjrega
pt' fuoi neniiei „, Qi^iitdi ancora fi vede >
f^i quantunque ne' tempi de^ Sj.tci ^poftcli
ikiflimi erano i fedeli , i quali eETendo am:ni-
lella virrìh ed cfercitaEidolì in efTa p^r acqui-.
Ir la crilliaiia perfezione , erano di lòmina edì--
;izÌ0De a' loro proHimi , co" turro ciò trova-
nfl eir'utndb akuDJ uo pò delicati, e rifci^-
i , che avendo ricevuto quLiJche torto , oHi-
no di ricorrere a' tribi^na li de' gentili , per-
i^folVebro fatta ^iulHzia {a)\ Nella lìefib CO S.r.-mL
:olo, in cui fiorirono Gii.Hino j e Atcnagora ^I-Cor.c.vi*
Te ancora Mei itone Sardenlt uomo di fiugola-^*'*%i'
pietij e dottrina, Qi^eifi avendo ftputo,cii'
^no il.iti a nome dell' Impcradore Marco Au^,
Ào pubblicati per l'Alia certi decreti , cfi^
j^iiTinio pregiudizio recavamo al Crillianefi-
5" e avendo olTervafo j che i iiollri nemici >
alendofì della occasione , facchc^giavano
^cafe de' fedeli j e colle fullanze degli intio-.
iTli fi arrichivano') Icrilfe una dotta , e grave,
oiogia indirizzata allo It'^lìij Frincipc , e iìnce-
mence efpole ciò j che giornalmente faceaH
ntrode'noÈlri in quella valla Provincia, l^regò.
.li inoltre, che foETe elaminata ianoltra caufa,e
.andoivelTe conofciucoa avidcnia I* Impera-
le , che erauo lontain da ogni colpa i noil^rt ,
ToìtiMl, P nou
326 .Jy E" COSTUMI
non cafligalTe già i nemici , uè rendeflc ioroil
contr.iccambio, maproibilTe paramerrte , che
fuddfti cos) fedeli non follerò in avvenire mal-
trattati , e dj' gentili come datanti aflafljnicon
C:i) ApT(J pijtjbiico latrocinio fpos^liati de' loro beni (a),
H hÒ^k^ Tertuìlfano n^lUbro ile il a Corona del filtUu
jfl',".RjJE, C^) dj chiaramente a divedere, che ne' tempi
^ Tarn, limi era altamente imprelTa negli animi de' no-
ftrila feiirenza, diedi moltìffimi era asicorpra-
107'' *'' t'curaj di non lirigare. Laonde nel libro , c(i*e
fcrilTe aScapula, cokI parlai ,, (e) Noi né pa-
(Oc.;-pTi> ^^ ventiamo, ne temiamo ciò,clie fìamo Tolit
j, difoJfrire dagl' ignoranti , mentre Jìimo Ve-
„ outi a una tal R-aa con quella c^nilzione , d
j, erporre le noilrc anime al combattimento
„ defideraiido diottencre le cofc promefle da
5, Signore a' iuoi fervi, e cernendo i ibpplizi
Si che fono da lai minacciaci a chiunque oper.
5, nfalasiìence , Finalmente noi combattiamo coi
5, ogni voftra crudeltà, anche prefentando no
5, medefimi a'voStri tribunali , e godiamo piut
j, tofto quando fiamo condannati , che quandi
j, flamo afToluti . Iniziamo perranto avojque
j, vlo librettOjiion perché noi temiam 5 di patir*?
5, ma perchè ci preme, che non folamente
„ noiiri amici , ma i nemici ancora , quali ve
,f fìete , non fieno puniti . Poiché comanda r
i, Cridiani Iddio dì amare i nemici , e di prega
5, re pe' loro perfecucori j acciocché quella iì
5, uni perfezione non comune , ma ài noi foli
j. Imperciocché egli é di tutti il voler ben
,, agli amici i^ ma T amare i nemici è propri
5, de'fbii cr.niani „, Somiglianti a quelli fon
i femimenti efpre(Ti da lui nelT Apologetico
e ne' Libri indirizzati alle nazioni, onde pc
brevità fi tralafciano. Si vede pertanto, eh
' ■ i
- ft
.1-
-Fri
ir
X- ■ ■ ■ - -"
'-■A
,f de' primitivi cristiani, 327
ttamente aòborrìvano i noiìri maqgjr.ri
rre in giudizio chi apportava laro del •
no» che piurcoifo Io amavano, e procura va-
I di ufargli mifcricordia , Per lu qcJaì cofa dc-
'ivcndo egli nel primo libro dircrroalle na-
sni ie note diUijitivc de* Criftiani df:' fiioi rem-
(ii): ,5 quale infegna noi abbiamo , dice ^ COc.i
■ nfe nò In prima fapicnza , per cuì non adnria^ 45-
mo le frivole opere delle mani degli uomini ?
|che i* aftinenza , per cuì ci rigu^rdiimo di
tfigliere i'aftrui roba? la pudicizia, che pro-
curiamo di non contaminare né pure cooji
fguardi? li m'iericordia , per cui ci prcc^liia-
I^ino a rallevare colle facoltà noftre cliiun<|ue
ine ha di meftiere ? la verità , per cui vi of-
fèndiamo ? la l berta, con cui lappiamo mori-
re ? Clii vuol intendere quali fieno i CrilKa-
ni , fervafì di quelli indi:^! . Adunque Te voi
dite , che nof iiamo peffimi ? e contamiuatif-
iiìmi di avarizia, di lufTuria, e di malizia ;
\ hon negheremo di averne alcuni? che tali fie- .
ino. Balla ciò pure per tcftimonio del no-
I me Criftiano, ic non flam tati tutti ; e non uà-'
imo ne anche molti , Egli è nfctflirio , che m
, un corpo 3 per quanto tu vuoi , intiero » e__?
Ipuro, fi vegga qualche neo li maggior
I parte eflendo buona , fervefi ptr tellìmonian-
za della llia bontà eziandio dei picciol male«,.
■Voi ne' veltri colloqui , ie mai parlate cancro
|ì noi » fie:e Ibliti di dire , perché colui è un
ingtiinatorc j fé iCriUlani fono finceri, e JI
}afteugonD dal far male ? J*erché e e^Ii fiero ,
fc i Crirtiani fono mifericordiofi ? In queiia
iguifa -voi attclhte , non elTcr tali i Criftiaui *
mentre cercate, perchè fieno cattivi alcnni
di quelli j che Crifiiani d appellano j?. Ma
P Z ' dal-
22? de' COSTUMI
daJI;i cirità de' fedeli verfo i nemici loro, e dal-
ia miicricordìi, onde proveniva, che nò anco
niuovetTero Hcc a chi apportava lom del danno ,
paliamo a trattare della diligenza, ciie ufava^.
no per dinzcnciparO ddlc ingiurie , c3ie aveano
ricevute -
Dillgifna.it VI,Se rigiiardavanfì i primitivi fedeli non fola-
ufatA da' mente dal rendere male per male, e dal chiama-
CrtHittni [-£ Ijj giti jì^ìq clij avei loro recato del danno,ma
^^/ '^rfJJlìf ancora dal ricordariì delle ingiurie i ici:vute;noii
Ingiùrie rU %^-^ certamente gran maraviglia , eh' eglino vi-
^evii!(! ' " veflero con quella pace , con cui , cnme vedem-
mo di fopra ? viveano . E per vero dire S, Cle-
mente Romano volendo dar a divedere a'Corin-
t j , clic per non fo qual motivo aveano raoJT;
lina rerriijiJe fedi^ione contro deMoro pallori
ed erano uivifì in fazioni; volendo , difli , dai
loro a divedere d,i quale, e quanto angolare virtL
erano decaduti j moJirò loro tra le altre colej
che non il rammentavano prima delle ingiurie
OO Hp,i. il. 1 che per avventura aveano ricevute fa). Noi
p. Io, itltrimcnci S. G:nfÌÌno Martire nella lua prinij
Apologia difendendo la caufa de'CriJliani de'fut
tempi contro de'' gentili loro capitali pedecuto-
r\ , chiaramente attelh , cW eglino da difiòluci
ch^ erano uni volta, mentre erano dedici alÌl
idolatrica fuper[tÌzione j divennero finalmente
cajlij e iadtiove prinu JilettivanJi delle art
magiche , e procuravano di accumulare rie
chezze 3 e i loro nemici odiavano j aHora cono
fciuta la verità del vangelo , non folamcnce 1
pietà feguitavanp , e aveano porte in comjjne 1
iorofulhnze, ma talmente ancora dimentica
vanf: delle ingiurie , ch^ faccano loro gli em^
jdoljtri , che per clTi ollerivano continue pn
ghiere al Signore 3 acciocclià ravvedali and
', Giù
h
■*■
ì, potcllcro avere h Speranza di dover una
Ita confcgurre per fempre la eterna beatitu-
le C^) • Spettano pure a quefto propofìfo le /^^ ^^ ^^^
role di" Atcnjgora da noi pocanzi riferite, ed ^. 51,
idenCemente, i mio credere , dJmoilranOj
eiCrJ/Jianidopo la metà ancora del fecondo
. olo feguii^rono a efTcre tali, qiiaii furono
anci da S. Giullino dcfcritti - Vcrfo la fine an*
-a del fecondo , e del terzo fecolo non furono
|j quefti differenti i fentimcnti de' fognaci di
:Èù Criilo . Qnindi è che Tertulliano nel Aio
polos^etico impugnando i gentili , che noii_*
ETavano di calunniarci, e di cofpirarc adaniu
gì* innocenti fedeli j cosi icrlve ; (i) „ Se^ ^
offefì, ci fi comanda di non rendere a'noiiri p',^!'^.^^'
offenditori il cantraccambio , afiindlic- non
Jìamo uguali nel fatto , chi poffiamo noi of-
fendere? E dì ciò fiate voi i giudici , Quante
volte inerti dclite voi contro de' Crirtiani , o
(ècondando T odio, che avete conceputo con-
trodi noi» o efequendo le Ic^gi de' principi?
Quante volte , lafciando voi a parte , il v^lgo
nemico ci affale co* faffi , e cogl' incendi *
fenza avefne avuto T ordine da chi governa ?
Kellcllefre furie de'baccanaii non fi perdonane
anco a'morti Criflìani; anzi ù toglie loro il ^i-^
pofcj della fepolf ura , e I' afilo , per cosi dir ,
della mortej^di altri e il corpo barbaramente
livifo, fegato, e sbranato-Or qual male abbiamo
noi fenduto per tante ingiurie , e per Ja mor-
te ancora de' noftri alfa gente cosi male affet-
ta ? Kon balhva per avventura una notte con
poche fiaccole per vendicarci j fé tbffe appref-
fo noi ÌQCìtz la vendetta ? Ma guardi il Signcf-
re , che fi vendichi col fuoco umano la divi-
niti della religione ;' o che le difpiaccla di pa-
P ^ «ti-
V -
■^\-y. ■ . ' ,^ , ;.-, ^ .'. -r
230 1> K' C O S T U M Ut
„ tire ciò, per cui clli fi prirova,,. Egl]
inoltre ccrtiÌTimo clic ne' prìncipi eziandiod
quarto focoio i fedeli erano dih'^eiiciflimi ef
cutori delle ordinazioni di Gesù noflro Rede
tore intorno alla dimenticanza delle ingiurii
Arnobio ilhiifrc Scrittore , che vcrfo cjuei ter
pi compofe la fua eccellente opera contro i gè
tili , che andavano fpargcndOj eiTer eglino
Crifliiini la cagione delle difavventure del Rt
(T[)p.ii.EJ. mano Impero , co^'I fcHve nel primo libro (a
an,ijSi. 5j Non è difficile iì dimoHrare , che le diTgr
,j zie non fono accrefciute per cagion delU r_
5, licione, ma Jbno fenza fallo diniinuite doffl
jj che fi è intcfo pel mondo il nomediCdfl
„ Poiché avendo una si gran mo!titudJne>qn3
,j ra è quella de' Criiiiani > apprcfi gli amm^
„ ilramenti diluì, e imparate le leggi din
j, rendere male permeile » e di io [fri re piutt
,> fto , che rifare le ingiurie , di perdere ri pt
,^ prio piutrolto, che T imbrattare coU'altr
„ fangue le mani j e la cofcienza ; diamo a ■
3j nofcerc , di aver egli i\ mondo ingrato C£
feguito il benefìcio di vedere mutata in p
cevolczza la fierezza , e. impedite le mani ì ■
,, miche da! tignerfì del fanguc dell'anima^
j, della medellma Ipecie . E che ? le tutti aff^^
j, coloro , che non per la figura del corpo , ì
3j per la intelligenza fono rfconofcìnti pcr i ■
„ mini» afcoltalTero le pacifiche, e falutevoli
j, dilazioni di un sì eccellente Legislatore;e r^
jj nUfciaffL-ro trafportare dal fallo, e dalli>
,t pcrb:a , ma credelTeropiuttofto a \ui, che
j, proprie opinitjni; non avrebbe forfè tutt
33 univierfo prcH più miti configli ? e con ini
j, nitri patti non iareSbe venuto in una iiilute^"
j, concordia jj? Finalmeatc EulebioCefarienl
1
iv
'^- ' - ' :. -:■ ''^
■©e' PRIMITIVI CRISTIANI . 2 31' *
"ori (otto rimpero di Co lìant inondi mofìran-
-, rd qiurto capitolo delia jlia Eviini^clica Pre- , '
(razione (4) , clic i Crillianj" raf^ionevolmcnto r^-..^^
Teano abbarnionato la fupcrfljiioitL- de' f^Ifì '*
imi > e aveano ahbracciaM la verità dd Viin-
?loJn quefta guifa va ragionando - Veggramo
ìt, cbc una gran moltitudine dì uomini j e di
jnne concorre aNaCIi icTa per apprendere gl'ai-
gnamenri di Gesù Griffo , e non Jòlamcnte per
ffrenare la perEilanza delle pitfiioni » lìia per
chivare e:^iandro la tL'rpez;<ade' pfn/ierì , che
iccbitidonfj nelh mente, e avvezzarli d foffrire
inanimo grande le itiginricj tenza né anco
^nfare di vcndicarfcne • Dalle quali cofc ognu-
ipuò agevolmente comprendere , quanto ìof-
ro diligenti i uoftn maggiori nel procurare tii
nderfì cali, quali volea, che foifero, Clemente
lelTandrino nel fecrimo Libro de'luoi Stromi
&)i Ciotcbenoìifirkordujlvro mai dtlle higiif- i!>) {'- 7i^'
eucevittSi ecbenonfifdégnajfeTo^ né accV'
imente tratt^ijfero il loro proffìnio . Che Teta-
no riipondeJìe mai, che i Crilìiani de' primi
, mpi non potcano rifarli^ne» qualora erano mal-
Nfltati colle Ingiurie ; onde taceano , come fi
ol dire 5 della negefliti\ virtù ; fappia egli j che
ovafi in en"orej poiché iiamo iìcuri j che allora
iiandio grandi/Timo era iì uunTcra de' fedeli »
.Ichè, Je voleauo, agevolmente poteano vcn-
carfejie , Tertul!Ji!JO per preoccupare una si
ivola , e inetta oppofiaione , così Tcrive nel
enteiimo fetcimo Capo del fuo Apologetico
Os jj Ci mancherebbe forse ura gran molti- '"^-^ f"'/^'
I tudinedi t^cnrc, fé voleflimo noi eiTcre nemì-
, ci non folamerte occulti , ma ancora potercfj
, e ben addtl^rstÉ - . ? Koi iì;imo recenti , è ve-
^0, ma CG.iuut;o ciò abbiamo ripieci tutri i
A^ P 4 „ tuo-
^ *l
■_il V'"*TV'
1
9, luoghi del volfro imporo » le citii , le ifoi
„ icjlk'lJjj irnunlàpi, i campi di £>uerra ,
j, tribù , le dccui'je , il palazzo , if ftnaCo, il^
** pt ro . A voi ybìilamo Lfciato foliimcnte iter
„ pli . Per (jual e:ncri'ii , Cfi ^jole(Jmo l'Stu
,, fiTrtf ì non J'jrtmino noi idanti , e pronti ,
Ma ciò clu' forprcnJc H è, cfic tanto erano eg
no lontani dal ricord^rfi delle i]!p:iun> , che i
bito 1 che 1' aveano ricevtfte , nò pure fi adir
(flj TciiuK y^po . La qual coù nuanto f\A difficile , ognu
uy ne può hjie reliimonjajjza j qualora fciaminj
medefìn7o(ft) . ^1
ICrìfiìanl Vii» Avoano oitrc di ciò f Cridtani appfii
>j^^ m.tlc^ ^^1 loro Madiro Gesù di dcfidcrare tutte tó
facej^i', i.-oft '"c^f^j c^' Dcnedirc ti-Tti coloro , die Ir curr*^
ij-wietU a ^^'^"^ ^^ malcdi:^icuii (i), H confermavano vit
nìuii0yaiix.i più ncll'cfcrcizio di (jucfli si eccellente vit
.j'rtfwjVi /o- propria ctrijmciite del CriJliantflmo , meiit ,
r^r.fl^f^,^Q kg^cndoj^li aiti de\SS. ApoOoli ,mrovavan
^ ' die ianco Stefano u Protomartire prego pe fi
(K)Vid.c,v. li^P'^''^^^^^ Cf)i e rivoltando l' Epillole di S
Huflng,Mat- P'iolo, olTervavaiJo > che gli uomini Apoftolit
v-44» e i Crilliiini dtlla primitiva Chìefa, mentre ei
n') malcd^-rti , benedicevano- Quindi è che
noftrimjiggiori fcbbene iapeano, che da' Giuti
fu Gesù CrilbRedentor noiìro crudelmente tr
diro > e maltrattati lìcramente gli Apoftoll , o
tnfto dópr<ft;avano il Signore per loro, e ak
medcfiini tutte le profperiti j e i beni et*fJ
bramavano . Per la ijiial cofa S, Giuitlno MarjÉ
rcco.sifcrive nel fuo celebratici mo Dialogo»
Ì':)A£i,c/Ir.t\y.yj(^dy. ,, Avete voi, o Giudei , uccifò^
iTi.v.^p, ^^ giuHo, e avanti di efTo i Profeci di lui , ed e
Wn.xvr, ^^ difprct^iate coloro , die fperano in lui, e^tm
^' ^^* j, fommo Re , e creatore di tutte le cofe , c^|
,j Dio 5 il ^uale lo ha mandatOj e tiuanto poi
*i
ti
■'jir L - ■ ■■' ^ * » n J T ■'. ■ , , . ■
]^t> E* VKIMITIVI CRISTI AMI. l^J
*M> procLr.uc di m;ifcr3iC;it'Ii colle con Tu me -
ìie , mlcdJcendoIi nelle vollrc Sinagoghe- .
^Clie fé non avete potcltà veruna di forre »' '
Crifliani la vita , poichc ve ne impedifcono i
Principi , elle or^i govcr^iano 1^ impero , tut-
ta volta non avete mancato di ucciderli ^
quando avete potuto . » , . Anzi fé ingiurie :i
che ci fi fanno non ramo provengono
da' gentili, <jijanto da voi mcdcfìmi , i (]L]ali
Zitte gli antori della perverfa opinione , che
hanno coiìcepuio contro di roi, e contro il
iioilro divin Maellro . Imperciocché dopo
-che voi crociFggtftc <]ije]l'iromo gìifflo , che
^\o fu lenza colpa , e per Jc piaghe del quale
I (ulti II rifjnano , e accoftanfl ;il Padre , aven-
I do voi faputo , ch'egli era rifìjrcitato da'mor-
ti, e falito jl Cit-Io, come i profeci aveano
predicato , non folamenre non vi pentire del-
la voflra colpa , ma inviale ancora degli uo-
mir-i fceki a queflo fine per tutto il mondo ;> '
I facendo lapere ammortali , ch'era nata T atea
fctra de* Criiliani Per la qìial cofa non
liete a voi foli cagione d* iniquità , ma a tutti
gli ucmini afrrcsl - - . . Rientrate ura velia in
||:jvoi, lavatevi, fiate mondi - • . Xoì frattanto
coi^an teniture ibffriamo» e preghiamo il Si-
gnore , che ufi mifericordia a' nofìri perfecu-
tori , che ci oraziano co'fupplizj, e ci ap-
portano la morte ; non vogliamo , che fi ren-
da loro il contraccambio , come ci comandò
il nofìro Icgiiiatore (tf) . Or noi né vi abbia- (^ì n^cviif.
moin odio j né vogliamo male a coloro? che p.^ij-
hanno da voi apprefa qucfta opinione , ma_o
jweghiamo , clie ora almeno fjcciate penlten-
za,e ottenghiate da Dio miftricordia.(i} Noi ^ y^ „, ex-
* Crilliani j dopo che imparammo la legge j e p.z h-
0,V-^"- - '■ " ; ' "-^ rn^f^s-
•- ' --
31
t3
2^^ li E* COSTUMI
5j la dottrina di Ge.sù Crifto predicata da' San
»T Apollr>H, la quale infgna il vero modo difci
3> vire a Dio 3 ricorriamo al Dio di Giacobbe ,
d' Isiiraello , e laddove pi'ima eravamo div
per ìc guerre, e pc* fcambievoli omicidj 5
dediti al male , ora in iirttc le parti del moi
,5 do ognuno di noi ha mufato gì' 'llromenti
j» ^iierra , e le fpadt in vomeri , e le lanci&a
,5 armi nifìicbc, e ariamo la pietà » la giulP
zia, la piacevole^tZii, la fede ^ /a fperanz:
eh' è dal Piidre per colui , eh' è flato crocifi
jT Co, ftdendo t>gnuno fotio h Tua vite, cic^
,, avendo una legittima moglie . Niuno pof""
„ troverà mai , che poITa rimuoverci dalla fec
1, diCriHo, e ibggiOEjarci al nemico. Poid
j, mentre fiamo percoitì colla fpada, o crocifi
,7 fi, efpofli alle fiere , e incatenati, e ce
31 varie forte di. fupplizj privati del'a vita, ne
jj ci fcofìiamo, comeémanifefto, dalla confe
,3 lione. Anzi quanto più fijmo flrazlati , n
„ quanto più cogli ammazzamenti incrudclifci
^, no contro di noi i nolìri nemici , tanto p
,, crcfcc il noftro nnmero 5 accoll-^ndofi mol
ja alia vera religione s eseguendo la virtù p,
j, nome di Gesù CrJfto. Imperciocché ficccfc
ij tagliandoii i tralci fruttiferi della vite, |
j, oe produce degli altri non meno frattifeni
O) Ti.cxTv. j^ vigorofi, così pure avviene a'Crlitiaii,...t^^
P'^*^" ,j roftroRedentore ha nmofib 1 fuai dal cuito^
t, iìmoiacrj , e da ogni fort^ di malizia ; i cuo
j> de' quali fono talmente puri da ogni pravit.
ch^ volentieri muoiono per Io nome di qut
la preclara pietra, per la quale conofc^Jio
15 Padre dell' univerfo j e la quale traman
,, dell' acqua viva ne' loro cuori , e abbevC
j, tutti coloroj cKe fono iìtiòondi dell' acq
5*
'' 3.1
•:
DE PRIMITIVI CRISTIAN! . I35
Potila viti • . • . (rf) Mii per rendervi ragione , , ^^ ^^.^
j [clla^jveI;l^ff)^c di Gesù Crifto •«•vi ripeto,,, *-
, rfler ella Jbta fatta a noi , che crediamo iri
, jiicl foni ino Siccrdote Crocifìlfo ; a noi, difli ,
5 quali elTendo Ihti prima dediti al ienfo, e
, iiio^ni fbrdida anione , per q^vnzh fin^olare
j il lui j fecondo la voIciKà del Pidrc , ci lla-
3 rto fpoglÌJci di tuTtc quelle iniquità , , _ e li-
, berati da' peccati. ,.(i)HgIi ci ha chiamati, ^b) n,cxix,
, i ci ha comandato di ufcire dalla terra, in cui p.124-
. abitavamo , e in cui pravamente operavamo
. fecondo la colhjmanza degli altri abitatori
. del mondo Cosi adunque avendo noi
; afcoltato le voci di Dio predicateci di nuovo
de*Santì Apoiloli > . . abbiamo rinunziato fino
. alla mone a tutte le cofe mondane Per
. la qu&l cola Cf) in tutte le nazioni ritrovanll ^^.^ j,^;^^^^
degli uomini, che per lo nome di Gesù e pati- ^.ntì»
rono altre volte , e foflrono tuttora orrendi
^ fupplizi.»(^)Voi altri Giudei avete fempre le C-S)io^i>LJiLr'
mani tkfe a mal fare , mcncre avendo ucciib P"^^ '
Griffo 3 non avete fatto penitenza del volh'o
&II0 , anzi avete in odio noi 3 che crediamo in
lui , e rei Padre dell* univeriò , e ogni volta ,
che vi Jj prcfenta la occaiìone? ci togliete la
vita . . - , laddove lìoì preghiamo fempre per
Ilafalve2za vcftra, e di tutti gli uomini , co-
ijne ci éitato infognato dal uoftro divino Mae-
iflro , il quale ha comandato, che preghiamo
anche pe' noUri nemici , ed amiamo coloro ,
che a jnone ci odiano j e diamo delle benedi-
zioni a chiimque ci maledice ,, - Atenagora
tre nella fua celebre Legazione , di cui abbia-
o più volte fatta nienzione in queib opera,
nrentandoH de' Gentili , che ii crudelmente ci
ritrattavano, foJlienej che non dovtano efiere
per^ .
i
■ ^Jh -
j:
r ^
per legu itaci coloro j a' quali non tra lecito di r
percuoterete erano percaflì» e di non benedir
t:i)n,xxxv. [^ erano caricuti ili mulcdi^loni ffl). Tercirlfkr
V'Sl^' ancora nel fuo Apologetico : „ Noi foli , dice
jj ilamo innocenti - H qual icaraviglia , s'egli
^, nccefìario ? E cereamente è necelTario . An
3, maeftrati da Dio fjppiamo perfettamente,
,, qifaie fui la inniiocen^a , come rivelata da^lfl
jj Dottore di una sì grande |:jijrR'zione, clacv
» ibdiamo fedelmente , come comandata da i
^, offervatore non difprcgevofe» A voi j o gei
3j tili , ha infegnatOjin che corfiiTa la imiocen^
i, la umana eftimazione, e 1' umano goverr
9j 1' ha comandata . Perciò non avete una pi»
jj na , ed ef^tta difciplina per apprendere la ve
il rità della innocenza - ... E diremi per vofli
3, te , qual precetto è più perfetto , l'ordinar
^y che non JI amnìazzi, ovvero il comandare
„ che non ardifca T uomo di adirarfi ? ..« Qu;
jj le più erudito, il proibire di far male, ovvet
„ l'ordinare di non dir mzk? Quale più valid
33 il non permettere la ingiuria y ovvero il nr
3, vendlcarfi contro chi l'ha fatta,, ? Negli a t
tìe' Santi Martin Scillicani noi leggiamo, che C(
ftitniti eglino alla prcfcnz^ delP empio giudice
(h) Aoud ^'^^^^ liberamente (^) , dì non aver mai fai
Euiti^Ti. p, ^IcLinmale, uè di aver commeJlb j fcrguendo
74- Edlt. miquiti , de' peccati , nò di aver m,ti maledei
Veron. Verun utimo; anzi di aver fcmprc ringrazi
to Dio per gì' inficiti , eh' erano loro fai
da' gentili nemici del CriAianelImo . Molt:
fimi efcmpli potrei io addurre per viepp
comprovare qnelìa incontraJlabile verità j n
ficcome la brevità, che mi limo prefifTo , n
lo divieta , fono coJtrecio a paifarìi fotio i
Icnzioi
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PRIMITIVI CBl^TUN'l . 237
DaUe tciìjmoniin^a poc-inai deferiate può
; ndio concfiiuderfi, che r[gij;irdiiVHnfi i no- ,
il naggjondjlla^alii-e alciino con villanie , ^
c( iimclle- Imperciocché fé non rencieano m^-
le :r male , e ic non fuceano ingiuria ad aU
cj ^ , e fé erano attenti a non vendicirfi , dob-
b 10 certamente credere , che dalie contume-
li ancora fi afti^neiTero . Mji. per apporcire
<] Iche palTo dcgU arcichi , che direttanicntc
r, ardi il noftro airEinCo^EnrebioCefarienie par-
li Q nella i'ua Evangelica Tr epurazione della (a) l r. e,
C uoiatez-a. de' fedeli de'l'ut>i tempi (^^) : ,, fo- iv»f- ri/'
,. 0, dice j dilìgenti nel badare , che non Icap-
jj i loro qualche parola lìien propria > an-
K orche leggera, nelle quocidiine loroconver-
j. izioni ; laonde pcfano attentamente ciò , che
^, ebbono dire , affinchè i:on dicano mai paro-
,, I vana , o contumelioia jO turpe , o pocq
t- ecent e .
Ne f^lamcnte non rendeano male per male,
a ::rano eziandio lèmprc dilpoHÌ a vincere col
b e i) male , come era ilato loro inlègnato da
E ili Crifto . La qual cofa oltre TelT^re compro-
i colle teftlmonianze di fopra arrecate^
>jn Giuitino , e di Atenagora j e di Ter*
fano 5 può elTere anche confermata colìa_j
■elTa autorità degli ile ffì ultimi due fcrit-
j il primo de' quali uciì a Legazìoìic ieri "
, ch'erano buoni , e pazienti de! male , eh' CI»)|'-t*^^v^.
loro fatto, i fedeli (i); e l'altro di moftra nel ^' *^*'-
celebre ìibro diretto a Scapula , che febbe-
-■ranoiCriltianiperfcguirati dagli empi gen-
5 con tutto ciò faceano loro del bene , e co-
iginocchlLinienti , e digiuni loro ottenevano
Dio le piogge , quando h neceflìcà il richie-
a,taicht:- ìlpopoh acclamava alDio degli Dei,
clic
,i
M, n ji^r'j ' - . F .-^-_ -pjF ^ ip.
1 ■ *
■^ /
258 i>e' costumi
c/j£ il foto pofjente;^ ch^ non negavano iCrift^
ni il depoflco, ne adulteravano il matrimonia »
alcuno , anzi traitavano piamente i pup]f]Ì,e n
frigeravano i bifognofi , e non rendevano ma
per male a veruno . Laonde per la innocenza l(
ro , per la probità , per la giuflizìa , per h f
delti, per U pudicizì;i, per la verità , e ]>^r
vero , e vivo Iddio erano bruciati da' loro ni
(^^ e. *'*mici(d). Lattanzio finalmente nel compend"
p, 7^' delle djvine lliicuzioni (t) volendo fignificai
quali virtù fbfftro proprie de' Criftiani „ dot
(b) r* ^'^' jj biamo , due , amare tutti gli uomini . Quii .
T. 11' ''FP',, di è die non (olamente Hamo obbligati di ne
pd,:iTL'»74 '^^ fare ingiuria a veruno, ma di non vendica
5, ci ancora, fé l'abbiamo ricevuta , affine!
j, Ha perfetta la nofìra innocenza; e perciò e
j, mandai! Signore , che noi pret-biamo ezia
3, diope'nollri nemici..* Vediamo pertan
3, gl'ignudi y diamo a chi ne ha di bifogno ,
,, beriamo diilla forza, e dalla ingiuria de' p
DtlUT^n-'» potenti 1 deboli .
cffiM f^c' VUr, Uno dc'mezZTper iftabllire , e mani
jtojtri wfl^- nere la pace in una ibcieli non vi ha dubbie
^'orì^ che fia la {inceriti, e lafcliiettezza . EUcH'
adunque Itatafmgolarc la pace, e la tranquil
ti, che i nolhi maggiori godevano, forza
che fchiettamcnte , e finceramente co' lo
compagni, e cogli efìerì ancora trattaJlero j
cosi trattando obhedifTero ai loro divino Ma
fìro, che volle tLrfe dalla Criftiana repubbL
banditala fimulazione , e la menzogna» 6^H
un sì , o in un nò fchietto con iiilellero i difcc
de' Tuoi regnaci tf) . Quindi è che defcrivcji
?^13k1] fv ^.Clemente Konjano i costumi de* primitivi C ■
^^ ,^/ ' " Jìiani di Corinto,, godevate,*/^^ , un altapat-
jj e avevate un inlkziabìle defideriodi &r h(
fi
1
a
.de' primitivi cristiani.
i
Hn|>l}l^ PRIMITIVI ^^'ttiSTJANJ , 2 5 J7
a iti iftri , fìccliij Ibpra di voi avea lo Spirtco
„ meo fpjrfo i fiioi doni . . . Bravate i"t;np]ici,
„ finceri (*?) „ ,5» Gìulìino pure nella fua fe-
M a Apologiafi),, Hfporrò j /rr/^f, perchè C0i1''t*f,
, )i jncerrogacj con ar:imogr:mdt: confelHamo "'^'
fede... Conf^ilìamo adunque sì perchè
fiamo a noi cofcj di aver commcflb al- C^) >i»>v. p*
.in male, sì percliè lHmJii:iìo eficr etla una i'^-
fifaempìa ilnon dire in tucco la verità , fa-
■ ?ndo noi effer grata la verità ftefla a Dio „ .
ì ll.i prinia Apologia; j. Noi » due , non vo-
a. iamo eETerc rei di menzogna^, . Vt^o^fì Clc*
a te AlelTandrino nel quinto libru (ie Tuoi
;^(Wj(c). Tercnfliano ncMibro ìiiifrofato del- {t:^ n. vm.
aiotatrìa, al capo nono C^) difende, eiTcrP*^^-
i pe* CrilHani Ja mercatura molto pericolofa ,
f£ rocche appena fi trova alcun mercante libe- ^ ^
e al peccato della bugia , laddove il carattere
l( vero fedele confiAo nella verir,!, e nella
: itLZza. Laonde egli ftelTo nel libro directo
ipula aite/ia j die i noflri eranjt) per l'amo-
t H'a veriti ilefìà l?ruciaii da' loro emuli (e) , Ce) e, Jv.p,
l'inucio Felice nel Dialogo , ch'^ intitolato "7''
'! vh i^f) : ty Offrirò io» dice ^ per vittima
, vero Dio quelle cole , cU'egli ha creato per (Op. ^t?.
y io ufo 5 e rigetterò il dono di lui ? Sarò io ^'^"- ^"'
, )SÌ facendo ingrato , mentre a lui in fagrifi- '
I podb offerire il buon animo , la mente
jra j la incera cofcienza , Suppifca adun-
ue il Signore chi coltiva ia innocenza , chi
[fre ia giurtizja a Dio , chi fi ritiene dalle
odi - • • Quefti fono i nolìri fagriffzj „ . Ta"
re erano i fentimeiiti , che nel quarto ifco-
J :lia Chiefa r fedGÌi nodrivano ne' loro ani-
I come nianifc/f:imentc comprendcfi dalla te-
i onianza di EufebJo Cefarienfe contenuta nel
:5. pn-
+
■■'3
. '1
primo libro della Evangelica Trepat-a^ione^a)'
j* * Quindi è che j per non mancare alia fchitttez;
propria del loro carai;Ccre , fcliivavano ezìandi
le parole ambigue , e ogni Ibrtj di rejfrizior
mentale, poiché fapcano , che tali rcltrizio,
iton Ìfcuf;tno chi le adopra diilia colpa della mei
2ogna < Leggiamo pertanto di Sjnto Aniirr
Vefcovo di Nicomedia , ch'elfcndo egli ricerc;
to per ordine di MafTìmiano Celare per elTei
corretto o a rinnegare la veracredonia ^ o
Hìorire* e avendo ricevuto coinpicamcnte i
cafa Aia i foldati , che andavano in traccia di lu
ierza efltrc da loro conorcinio , e avendolo!
•' i dato corcefcmentc da deCnare ; diiTe al tribuni
che lagnavail di non f^pere dove egli fi fo(
jiafcoSlo j che fìcfTe pur di buon animo , ma-
^f giatTe > e bevete, imperciocché erafno penile
di fare s\ , che quel Prelato fofTc da lui condo
to al Principe, Dopoché i foldati fi riftorarom
egli fteffo fi m:injfeflò loro, e dille con i
credibil coraggio di elTer quell'Antimo , che
andavar:o con canta anficU ricercando - M
■ ravigliAronfi di una i\ gran tortezza i iold
ti , e dipoi compaflionando chi gli avea
iantamenre tr^ittaci s dopo eflerfi riguardati l'i
altro , con unanime confenlimento lo cfortaro
di ritirare ^ e gli promircro> che avrebbe fca
fato la difavventura , che gli fopraftava. P*
ciocché avrebbero facto finta di ricercarlo,
quindi farebbero tornati al palazzo , e avrebbt
detto di non aver trovato niuno ? che fapefi
dove mai Antimo {ì fofìe ricoverato. Artii
però ripieno di fpirito s e di fortezza vtrami
ce Criftiana, rifpofe loro incontanente > e
jion avrebbe mai Sofferto , che gli foffe conf
vataconu^^ menzogna la vita . Po'thèqu'
• \
1
.li,
ti
?
1
ftn' PRIMITIVI CRISTIANI * J^*.
dì fingere j che da loro dovcail adopri^rei
era :i)tro , ft^condo lui, die una Ijugi^. •
*i !a (jiial cofi finifTero una voira <ìi efoi'tjjrio j
a inderfj , ficelTbro ciò , ch'era loro impolb,
d prigione lo corìdircefTcro^ Legiito tgliadun- '
;i , fu condofco da* Tjldaf f ;lI carcere , e p^co
C I confe^^ui la palma di un gforiofo marcirio (;,ì R,>iTnji^
( Racconta pure SanCo /^goflino , ch'ClTendo d^niT if[,
'( icì ilbldaci a trovare Secondo VefcnivaTi^r- McT^.'^pr:-
li o» ea chiedergli i Jfbri facrr , aveidog'. ^*^ '^" ^'^*
t 5 per qua) fine erano ihcr mandati d.il Cu ^'!;j( ^^^n^^^J
a re della Provincia i rirpofe loro, chVgl ^^p^
r >ìftUno , e Vefcovo , e perciò cuHode , e
e traditore della Tanta Scrittura • Ma avendo
9 IO replicato , che d<^fie loro alcune carte,
t uaii concenefsero tur:' altro, che ìc cofa
p rccnenti alla religione : fogfTiunre , che
f potta condiicendere alle loro dimande , pe-
3 lè non conveniva il fìngere al Criltiano (^\ ^°^ Breuic.
,( cfso Santo Vefcovo Agoflino nel l'uo ccceU ||] ^ .('n^
: ^ libro Contro la bugia j riferifce di Fermo i^ ^x. Op-^r
^( ove di Tag;Llla , che essendo ftato interro- p^g. jS^p
-1 da' Satelliti mandJti colà per ordine di Ce-
li , dove mai fi fofse nafcollo un tal uomo ^
i :ì eglino andavano ìq traccia , febbene poteni
p :Tarole ambigue sbrigarli da loro , rifpole ,
] nò potea mentire , rè tradire coloro j cV
r lì apprefto di lui ricoverati • Fu egli adun*
e prefo , e condotto davanti al Principe , e
3 molti Aipplizj lacerato . Ma aveii^o ammi-
i Celare la candtde^^a e la t^ranilirzi^dell'a-
P idei Vefcovo, che piuttotlo v^^^S_iàorire, .
Il dire unaj)u^ia j lo lafci6 libera '/ e> perdo*
i ichi itiSygmo jch'eniii apprelìofl Vefcovo {c^C.^tiU
I ?fini^rTfii^i;rto , Ij coìpa {^cj* y '- ' f.ji^.T'vr»
é^^c le paroie dtìt*bis * a am'fekue (anr^,
»^ J
^^:,^^'
242 » e' c • £ t u m t ^V^
erano da loro abbjrr'te » e Icliivate , ognui
può argomentando comprj^ndcrc , cbc non nr
no erano finceri ncll'operare; e che perciò sfiij
Rifscro il difllmulare , e il lìngcre colle azion
fj^ C^^jyii E per vero dire atteiUndo Tertulliano nel A
pag. 5tf, i\pologetico(tf)5 ch'erano dilet^giatì i Criftìa
da' loro nemici ? poiché pote-ido eglino finge
di fitcrificjire agl'idoli , e partirfcne fenza (
fere caligati , con tutto ciò volcano apertame
teconfclsare la loro credenza, e foggiacele
fupplizj , Jimoftra , che lontani erano dal fi
gerc colle opere. Quindi è, ch'efsendo fla
cTortato San Policarpo dall'Irenarca Erode
aire Cefare Signore ^ e di facrìficare , e in qu
iU guila fcanlarc ìì fupplizio , ch'eragll pref
m T^T'Ift- ^^^^ ' riCpofc '^ Hon coiTìmetterò mai ciò, e
Ec'cl.Smyrr,- ^oì volete , che io facciate) . Racconta inoli
r.ni-.v(Ti. Eufebioneirottavo libro della ftia H\orh{c
apuj Ki]i' che mentre gran moltitudioe di Cr ifti ani (
r.nrc. p j4' fatto Diocleziano Imperatore con orribili tt
Co) C. lir. menti cruciata,non pochi di coloro, che parca
p. jSo.?ÌJìi, gii fpiranti ai c^irnch'ci 1 furonotolci di mez?
Csir.E.ib:- e gettati a un luogo a parte , come morti , /
alciiniji quali nonavcano perduto i fentioieni
tratti per lungo fpazio di flrada i alzarono la ' I
ila, e vedendoli numerati tra quelli 1 cheav
no empiamente /àcriiìCato , cominciarono ag
d.ire ad alca voce , ch'erti riprovavano gH
rori de' gentili , e che non aveano facriEica!
tiè avertbhero mai dato culto agl'idoli . Eff'
pertanto eglino fieramente nella bocca bitti: ,
e tratti altrove con violenza da' ro]daci,acCi '
che tacessero. Tanto erano in qutiio gene) f
caoti , e delicati 5 che né anco volcano coni ■
rire di aver commcfso nn anione cattiva , ant •
che ne fofsei© innocentilSmi - Né foh^ '
-\
ì
.+
r
y_
1^
tVMb.
5
^ .( de' primitivi cristiani . 2 43
fjiTandu il ti'iittavii df cofc app^ircencnti ^lli
rgione , nelle quali certamente bifogna ri- •
ardarfi di o!;oi forp^tco ^^ e ombra » e appa-
ila di fcaiid^.io, e di male; maoEiatidio in
1 re k altre occ.ifloni lontani erano dalli fiir.u-
. Ione j e dalla menzogna. Per b. qual cola fcri-
■ Lattrinzio Firminno nel libi'o quarto delh Di-
■ le Iflituzhni Uy. ,j cffer ella ìiidegna cof-ij che , . -,
coiuT,il qifalc alcen^lc alla pi;ta,e a foffenerc il p.43 j. i\i,
, verOjfiji fali^Lce in qualche occafione.e fi dipar-
|rta da quella vcriti, dieprofcfTa . Inqueftavia
delie virtù , efpecìalmentc della ijìullizia ,
Don può aver luogo la menzogna • Laonde II
tyiandanre verace, e giullo non adoprerà
jl^si quella maf^ma di Lucilio : Ìo non nsento
airamico, e al mio familiare , anzi non men-
*tirà egli neppure al fuo nemico* e molto
imeno a chi non conofce . Siccliè noti pcrmet-
iCerà mai , che li f'ua lingua j la quakòlain-
itcrprcte dell'animo, difcot^di dal fuo pen-
ìfiero,, - Non è percinco da maravigliarfi ,
e quei fedeli delPAHa , dc'quali parla Plinio
vliafua celebre lettera a' Traiano (ij > mentre >^^^ ^ -^^
adunavano per orare, e alliltere alla f^nra Eu- xtvii.L.x-
riilia^ che ne' ceti cclebr.ui avanti iofpunurp. tfjo. EJ-
llalucc offcriraG da*SacerdotÌ 5 fi obbligava- CelJjjr, an^
i-con giuramenro a non mancare allallnctrità, ^7"*'
I fchiettczza ^ elicerà propria dei laro carac-
r«'t ■ . '
\X, Né lafciavanli efJino trafportare dalla A'on fraw*
irtione, ficchò per Tamore, ch^» portavano a ^ff'f'-^tJ""
ralcirno , volenero.ch^egll fofs;.- antepolio a chi ^'^ ^'=Ì^^\/^
"a dimaggiormerlcoi onde c-ideflèro nel di-
tto dì tlì'cre itc(ena£ori dciU psrfotie contro il
'Vieto di Gesù Grillo _ Per ta qual coIj S. Ck--=
ienLc Romano fcrivcndos' CoriiìE) niite ioro,
r V
*' «Iltf
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^1
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I Fi
^ri
24'4 ^* *' COSTUMI l
che pi'fma della tiUcordia nata tra loro me
mi , faceanoii cn^tofenzii accettazione diperp
^ j_ jiv (a^ • E Tertulliano ; i> Noi , firive , non_
IO. ' ij nmminiftriamo vtruna cofa per eccezione <
j, perfine, perchè f^icciamo per noi* i qua
tt non afpetcìamo lode , oprì^mio dagli uomin
,, ma d3 Dio . . , Litoide fiamo i mtdefimi pi
a, glVmpcradori , che per gli altri - Q iindl
„ che ugualmente per tutti ci è vietato di dir
,, o di volere , o di fare , o di penfar male^
,j alcuno . Sicché quel» che non è lecito di iW
-, all'lmperadorc, 2ion è Iccicodi fare ad alcv
r
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1
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uè' primitivi «TlTIttflKT, t^5 ^,
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CAPO IV,
V,-'
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V. '
xianto fcfsc eccellente ne* noftyi mag-
giori la virtù dclL gi^Jìizj'a -
EMagiuftizia una fpecie di virtù , per cui .^^r
dk ad ognuno il fuo , e fciiza cui noa
j^ può uè maiiKnerfi , né IhbiJirfi la urna-
focictà- 0«inji e c'if Clementi; AlcfsuiiHrìno
fuoi Strtimi dimollra, chtf djl/^ giuitzii
fcclapacc, la trjìntjuillità, e Io llatj ferino,
ftybile della repubblica (ij). Or h gÌMiììzìi ^^-j^-^^^^^
on folam^ncc riguurda Je incolti , eli rob.j , p-^^^ j^,^^
ualunque c[ia Ila , ma eziandio il confcrvaii; ^ HJìi, an,
dare,]] rtftituire ciòiclic ad altri di ragione ap, ^*ìi'
arcienc.Per Jaqual colh e Tonorarc eli» vi ona-
jtoic Ì*obbtdÌre aVriucipije a ciii ci è ftaro djto
L-r iLipcriorcie il panari: j tributi, e Tiidcmpiere i
averi? e le obbljgaziooi proprie verib la mo-
Ile » i figliuoli, i padroni, i i'udditi ? i fervi,
firalm'.ntc tutti gli uomini y iìjno atti j che .
Jettanoalla giultuia, dkjlla nubile ditTufamentt: , .
ratti LatunzLo nel quii^to imo ccìlc lue Olivine ^^^j^j^ ^-
(iUitzioiii i,Ìi) . Elfcndo dunque ftjri eccellenti ,
. nogiii genere di virtù i noiÉri migliori* c_* i
' vendo goduto una fomma pace , come di (opra
'cdemmo, forza è, clic follerò ancora giultifil*
ni , Laonde J trtulii^no nel libro indirizzato a
icapula Icriue: Che i Criltiani erunoda' Gc.-;-
ifi uccifi pei' la eiuUizia C^) • La qual cofa era ^'^^ *-■' *'^'
k manitcUa , che talvolta i giudici nenn-^^
I ;Ì rimproveravano a* noltri , quafi deridendoli ,
^ loro maflinjc intorno a ^Lieilo punto- L€g-
CL3 già- \
Jltr^
^ H
33
„ giamo peruuto apprcfib Pnidenzio , che il gru.
1 De Cn- *^^^^ idolatra co^ì pai'lò ad uno de' noftn Marti-
Tr^nij V, M- ^K'^)^ " io ^ei-rodire 5 eJVer quefìo il voftrc
iciiq, tj dogma , che fi rcndu ad ognuno II fuo , Hcco.
j, che CL'f;ii'* riconofce ciò, che a lui d afpccLa.
j, J.e monpie rapprcientiino la iigura di lui
Dà cu adunque a CcHire ciò , cli'é di Ceà-
ve . Ccnaiiicmi^ io dim;indo il jiiuflo j, . Mi
per vieppiù ciìnioEìi'Lire h verità M\ nolÈrt
afTunto, fad^uopo, chcp.'oc:dÌamo con ordi-
ne , e dianiù a divedere , come eglino vcric
Onsra'piiTiff ^^'^*' JidempilTcro cfiittamenre i loro doveri .
ìitòjtri 11. Or per incominciare da' Principi, cd;i
joijggkrì> Magiftratl ; biiiJgna in primo luogo confider;;re
cnmcdove- ^.|^^ iVeondo i divini inftgnrfmenti , eriiiio per-
anoj /"'■' ^"udll i nolh'i anfj'iilii , cajTiL' lofiaiìio noi pure
whraii, che dovendoli ad Ognuno ciò, che di ragiom
l'regaT^ant %li appartiene, giulìa cela ila l'onorare eh
prrcjftyobèt^ va Oh ora lo » il pa^'are i tributi a chi deb
flVfJHo/fl'o, tiono cDere pagjn t^) » e T obbedire a co
T/rlZ^,lnV''^^ ' che ibno Itati cofìituiti no(trÌ Afperiori
dafJ^^cofe EJTtndo adunque ibci perdirpofizione divini*, co
jipictìrtffa^ A'tuitiì 1-^rincipi , acquali fi dee preitirc of
rie,AU dU Jcquio ? ed onore (e) * poiché ogni poteJlà è d;
vhiaUggey Djo, echi rciiile ?tla potelÌà,refifie alla dfvin
'^F''-*'"* ordìnaiijone, come, rcrlvc S.PaoJo nella Jpi
liolaa Romani ; i primi fedch onoravano coi
tutto il rirpctiogl'Jmptrsdori, e i Magillrati
Bnfì' aj" ' '^'^ quanco erano eglino attenti ad adempiere B
Kom.c.iiii, ^o^"^ doveri > che la venerazione verfo il Prin
V, 7- cipe riguardavano 5 altrettanto erano cauti aJ
non rtnder k:*ro culto di religione, Nella qua! co^
f^^^^'"^"^" fi difTtTJvano da* gentili j onde erano da ÌoM
'■ *'^'^" Citlunnian', e perfeguilaticon incredibif fiere™
yd)n. iviu Z3, * Quindi è che S< GiuJìino Martire nella fm
p^£- 54^ j^iws. Apologia iji) : „ Noijtf/Vtfj adori gqio fola
r
L
r'
^ a
,; de' primitivi ckistiani. 247
^ enee Iddio » e ncll'aitrc coie ferviamo aliij-
„ ramentt voi, imperatori , fapcndo noi me* ^'
3, cCmijche Tfoì fiele Regi , e Principi de^li ■
jj omini; onde preghiamo ancora» clic cqÌIì
„ :gu potetti vi fi conceda una mente Um „.
S. 'olic^rpo effendo vicino al martirio diiìe £
jj !oi Camo Itati iftruiti a onorare i Principi ,e
„ .'potciii ortiinaceda Dio, in quella guiia,
3, he conviene, e non apporta pregiudi^^io alla CO -Aft,
„ olirà eterna jalvczza (ii) ,? - Taziano difce- JV^aryr-T.
p >di S. Giuilino nella Tua Orazione gon tra i ii-r^^^r^^
G ci^iPercliè, dice^ iJaTTio noi annoverati trj gli ^j^'a/j^i^
,j omini più ÌCL'l[cratÌ , e malvagi ? Comanda
„ I Re , che gli fi pagliino'i tributi ? Noi fiamo
j, Tonti a pagarli , Vuole Ìl padrone clTero
tj srvito ? Confefliamo di cflcrgli fervi < L'uo-
,3 ,10 però dee elTere onorato come uomo , e
1^ Jio folo dee ellere adorato , e temuto ^Z») i.<
f nasora tì^ìU Lezazione(c) ; ,t Perché noii ^^ "' '^'
jj /cf, che jitìUK) apf3t[iatiCnIhani, non iia- "^
no parimente fovvenuti da voi , o Principi ? CO n, i,
': pure noi , come nel decorfo di quelta ro- f- *>f »
^ Ira fcrlttura vedremo , penfiamo più giuda-
, nente di ttiiti del volìro Impero . • . e fidmo
, :on lutto ciò tratti a forza pereflcre uccifi,,,
j ifilonel fuoprimolibroindirizzaco ad Auto- ^j.
!<rf}; tj Onorerò io piuttollo,j//fe, il Re, pa^^j"^'^^'"
I Ila pregando per lui , non adorandolo, do-
li/ cedo fi l'adorazione a Dio , da cui so, che
fono Aati coiticuiti i Principi . Mi dirai ,
perche non adori il Re ? Rifpondo , ch'egli
lon f« fatto Re per clfere adorato , ma p^-u
effere onorato con quel legittimo onore > che
gli perviene . Poiché egli non è Dio , ma è
efaltato da Dìo, non pev lifcuotere da noi del
culto, ma per giudicar con giuihzia , . . Otio-
l '
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«48 -il> E* COSTUMI
„ lu tu adtinque il R?, ma cort atnarioj coi
^ „ obbedire die ordinazioni di ini t e con pregi
t, re per \:n m^dcfì no „. Tertuìlimo ndl
(*)C,xKvli, Apo3ogetJcoi;^tfì,, Siamo, JjVf, arrivati all^jltr
Pgi>5. „ c-ipodciraccufa , c!^p riguarda la maeilkdc
i, Cnncipi, che dìcL'fioffkrri da noi . . . (iì Kc
T ^ ' *^**' j» invoclii-mo pi?r la laUitc dc"l 'Imperatori Id
* l* j) dio eterno , Iddio vero , [dau> vjvo, ,. San
„ no gl'Imperatori chi hi loro darò l*Ìmpero>^
j> Penfano fin dove fi lÈtnJaiio le loco forze , ■
y, cosi intendono Dio ... Da colui è fatto Vlm
,j piri-istore , da cui fu fjtt^j nomo , avanti ch^
jj toff;^ !m;.icratore . Egli ha i'impero da clii h
j, avuto lo fpirito, A quel Dio adunque guar
j, dando i Crift^ini colle braccia lleife, percln
j, innocenti < , , prc^tEio tutti per lo Imperado
-1 re... E per vc-ro dire noti poTbno ec^lin*
,, p-tgire pei- c\ò , tennonghé colui » da cu
1, fa-nodi poter ottenere ciò, che defideriiìo-,
5, i.t) Vedete le voci di Dio * cioè le noiircia -
fc^C.mci.^^ ere fcriauri^s che noi non nafcondiamo -. '
f' ■''^' t. Or G comanda anche per ridondanza di beni
s, gniti di pregare eziandìo pc' noiìri nemici --
„ Quali fono maggiori nodri nt-mici di colore
„ lacuimaeiUdict:iioffLrada noi?^ . Ma ango
,, nominatamente, e manifcllamcntc ci vie
OnCicKitii*' t^i'^i^afo- «sr^*^, dice , fe>e^/. ,,(rfJNc
P. lof , jj veneriamo il giudizio di Dio negrim^erado
», ri 5 ch'Lgli ha codituito fier regolatori dell
,, gL-nci , S^ppi;imo ed'cr in efiì , ciò che Di-
„ voJie, e pt-rcJÒ vogliamo fi mantenga ciò
,, che Dip volle ? e Tabl^jamo per un gran gÌL^
^(«ì C^p- 5, ramento..» t?) Afa che Ilo io a diffondermi iP
>xxi[f, p, ^^ j^ pjetà, e lareligiondp'Criiliani verioPlm
*°^' ,j peradore , che dobbiamo rifpettarc come elet
ij to dal nolti'o Dio i cSjgnorc, cdicuinicn
T
r ■■
* ?
- I.
. - -r ^ s
ttimcrtc poiliynio òiiv » eh' e Liiuttofto no-
; Itroi mentre t colticuicodal nottru Dio, e »
, mentre perla diluì fAlucc più opero io^di^t^f- • '--^ ■*■ ; j'
, fendo talmente Jifpafìo 3 chela polToottcne- v»^ *'-*
Kre, prego colui, che ff>Io gliela può dare ?
Ma non dirò mai , che Plmperadorc Tu Dio,
*sl perchè rnn so nirntire , si perché non lo
ivoglio deridere , jì perchè vgli non vmle '-"
tóìere appellato con un sì gran nome < S'egli
fetìoinojgli dceprtmcredi ctdcrc a Dio. Gli
ìbal\[ di eETerc chiamato Imptradorc . Anzi
(Chi ofadi chiam.irlo Uro > neg;i ch*ei fia Im ^ ^ •^^«v.-.
Jperadore>-, t»j) MaiCrilliini per queiio
nono chiamati pubblici nemici» perchè noa
rendono agi'fmperadori de' vani , o de' finti, .
Q de' tamerarj onori j, . Molrifiltnc altre co-
aggiugne Tertulliano, che 1 queflo punto
parte n gon o , ma ficcome non è neci^ÉTario ,
e più c\ diffondiamo, abbiamo determinato
tralafciarJc, . - . ■ -
I'? Kè lolaoiente onoravano gl'Imperadori i
iFTifliani , ma come dalle addotte telìimonianzc
Iffnanifcllo, perelTi ancora iilanCenncntc prega- " '
mo.,S. Giurino Martire nt Ila Tua ApologlaC*) ^^ ^^'^
Preghiamo, dicevo JmperaJori che colla regia
dignità acquiiiiate ancora una mente faaa ,, ,
tenagora r^tWà Legazione {e') . ,^ Preghiamo, (e) Num.
Jtri'yj, pel voitro impero, acciocché il figlio xxxvii. p-,
ricevendo,coraeègiufio.dal Padre il regno, fi JSI'
accrefca, e fi dilati il voilrodominio ,j . Teo-
io Antiocheno nel primo libro ad Autolieo (dy W M- iv-
£rritu dunque, dicCt o uomo . Onora pu- P*^^'^*^"'
re, onora il Principe , defiderandogli ogni^"''^^^'
bene > foggettandoti a lui , e pregando per
lui. Così facendo ieconderai la volontà di
■ Dio . Poichù prescrive la le^ge , glie ^ onori
4 ■
i
fi
^^
/
I
ifV ^ ^* COSTUMI
„ Ifidio, e il Frincip*; , e ctie non fia l*uom
j, difobbedientc né all*uno ^ uè all'altro ,,
0>C»xn, Tertulliano neirApoIc^elico ;: (a) „ Preghia
P* '**' „ mo , dice » tutti per lutti gl'lmperadori de
5> Cderando loro lunga la vit3^IIcuro Tlnipcro
„ la CriJ^a ben munita , e iuta? gir cferciti forti
„ fedele il Senato, t buono il popolo , e qui et
(t) Cjp. ^^ il mondo j,, E altrove (6); Noi preghiamo
*is!^* ^* ^/f e , nelle rofìre adunanze per gl'Imperadorì
né folamente per elfi > mape* magiE!rati ancor..
e per le poterti > "■ t
Ma non ft riltrigncvano eglino in quef
confini. Oltre PtlTcre attenti a onorare) com
fi deve gl'imperatoria e a pregare per loro
(ci Marih. P**^^^^^ aveano letto nel fanto Vangelo (t) ^
e, ivif p V. nelle Epìftole di S. Paolo (^d") che oE^ni Criftian
Zi. dovea cfler ibggetto a' Magiflrati j e sllcpoti
fdì AJ Tit ^^ ' ^ obbedir Toro > ed clTer preparato ad ogi
u. ilJ. u- /• ^pera buona : non triiiafciavano mai di ademp
re qucile loro obbligazioni, come attirila S- Poi
MNum.v. ^^^P*' ^^^ ^""^S^ > *^^^^ di fopra citammo 5 Sa
p, i4<;. Giuflino Martire nella Epìlloia a Diogneto (t
^ TtrCuliijinonel capo fecondo dellVccennato 1
bro a Scapula , dove dcfcrive i doveri de' Cr
C j^^^^ ftìani verfoÌ'lmperadorc,enell'Apo!cgetÌco(/
ieqq, e nel primo libro diretto alle Nazioni al eaporì
ciafettefimo (^) > dove cosi fcrive : ,, Noi Jit
Cgì P- Ji. ,» mo chiamati irrcligiofì verfo i Cefari , per
^^5* ,, ciocché Don veneriamo le loro immagini , n.'
3, giuriamo pe* loro geni ; onde lìamo :tncor
/ : ^ s, trattati come nemici del popolo,,, Ma d;
moflra egli poi riprendendo i gentili, i qua
colle parole, e co' fatti faceano ingiuria ag
Imperadori , quanto erano foggetti a' Frincij
ì Crirtiani , e come loro ragionevolmente obbc
divano cjualoranon ordinaìrcrQ.cofe, clic con
trii_
w ■■
b^
DE PRIMITIVI CRISTIANI, ijl
jncfnfii^ra alla i^.rtitiana r<-ligfuiie • Nt'^li /iu
e' Saotj Mirrirj Scili kanì , che verir» Tjnno .
geniefinio dcIIV-ra Criftiaui patiroiio , noi ■
giamo , clit Sperato a nome Tuo j e de' com-
uni rifpoie al Proconfolo Saturnino C^) - Noi CO b- r,
andò fi tratta de' punti di religione, e veg-P'^'*'
TU"), che grimperadori ne ìjno contrari,^'' p""*
;i riconofciamo tal potclli » riconorceiido per Veron/
ilro alToluco Padrone colui , aciiicolla fede,
la fptranza, e colla carità Icrviamo.E^li ^ ve*
'per altro , che rapendo noi fin doi'e fi ftcnda
ucorità de' Re della terra , non abbiamo mai
Migrato alle umane , e divine leggi, Abbia-
) bensì pagiti \ tributi . Troviiimo inoltre
gii Atti di S- Acacio Martire uccilb verfo 1'
no % ^o. i che dimandato egli da Marciano uo*
Dconlblare, feelfendo egli uomo, che vi-
t fecondo le romane leggi ? amava i Principi,
pofe : E a chi mji premono tanto i vantaggi
^'Principi » e a chi è più diletto l'Imperadore,
"ea'Crillianj > Noi aiììdijamenre preghiamo
r lui , acciocché egli viva lungamente , e go-
:rnicon giulìa moderazione i popoli > e abbia (i')ltM. n.
mpcro in pace(3')> Lo fttfìb difTc S, Cipriano a ''f-^ii"
iterno Proconlblo dell'Affrica verfo Tanno
;g,diCrifto(0. Negli Atti puredl S.VJtto^Wl'i<^' F-
, che pati verfo l'anno 50J» dtllj Eradi Cri-J^^'
), fi trova, ch'epll riipofe J „ id){e trattafij.^j^f_ " '^
delie ingiurie di Cefare j e della Repubblica,
pio certamente non ho arrecato vcrun nocu-.j, ^
mento n6 a Celare, né alla repubblica , né ho „_ vu.'ibid,
tohaiTullaa'ronore dell' Jmperadorc ; né mi
fono ritratto dal difenderlo . Ognidì fagrifì, - ■'
co io per bfalutedi Cefare , e di tutto Hm- " ""
pero , e ogni dì offro per lo flato felice della
repubblica fpiritualioilie al mìo Dio ,j. Che
'' -' fc
^^
I
-^ .TEI
V.
\^f
1
* I
3 53 ^»» E COSTUMI'
fé I Principi comandavano , cKc per conferv
I4 repubblica i fedeli pure prendcITero le arm
e infiemt' co' loro concictadini gentili la dìfc
dcffero, non rohmi:ntr trovavanll moki>che
biro loro foddisfjceano, ma tutti ancora le pi
ghiere loro a^li sforai de'f jldati imivano?e ora
do riufcivano al pubblico di gran fol]ievo,erc
deano b ialuttr airLifTalitaje trj^vagli^ta loro foc
tàiPer la r|iial cofa rimprovera Tertulliano a
icìoktri , da* quali eravamo confidcrati cof
inuùii peli delle ciuà » la ingratitudine k
vcrfo i Crilìiani , che rutto óò , che face
da' gentili, faceano , fino a milicare ancorac
cflj j pnrchò non foflero loro comandate coi
(0 Cip. contrarie alla legge di Dio, e alla religione
atixvii- Abbiamo lnoltre,che S. Mat^rizio, e i compa^
fiLiip'-i ^^^^^^^^^'^^^'^^IJ'JnJperadore, cbt volea ^c
I{b,sd Scip- i"i"n^3^fkTo \z Criftiina religione : ,, Noi fui
oiv. p-7i. Ji tuoifoldaii ,0 Iniperadore , ma perù Jlai
fervi diDio, loclie liberamente contefl
mo.A te doviamo la milizia, -.i Dio la innoct
za. Da te abbiamo ricevuto lo ilipendio de
„ noifre faticlic , da lui il principio del- noli ^
jj vivere. Or non ci pofTiamo n'ó acconftntii
„ mentre ci efjici a negare Dio doIUo creali
j, re, e autore, e Signore luo ancorai Se noi r
„ ilamocoflretti a commettere un azione t
„ cantoper noi fteiTifunelb » qual cl'ulfendt
j, loj noi ccrcamenti; ti obbediremo a. coi
j, facemmo per lo pafìafo ; ghe fé vorrai e
p llrignerci a un male sì grave , obbedirei
i, bene a lui ,ma non già a te, clic maUmefl^
(b)Npiv.j>. ^1 e ingiuilamentecpmjndfrai^-i^i^QuantojM
I4Ì; ari'J Preghiere, non vj ha dnbbto , che con f]ue*
Kmii. J^ru di armi fpiricuali i Criiliani folTero di l.b(.
pio giovamento alla repubblica .j> Eforr^ C
'#H
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." i
V '4
ifli. b e'piimitiyi cristiani- 253 ^ ,-^
ì Criiliani » J/ff (:Jr/_gff;f C'^ì» che prendano CO L-viir* :-' '*^
l'ariuij e aiutino TlmperaJorc , e vengiino "■ '■Jt>^"*- ^
a p^rte delle giuf!c fatiche di Ini , e fc e^lì
vuole, militino fatto !e infes^ne del medefimo, . ^
e conducano con eiTo lui Te fere ito . Ma noi
rifpcndiamo , cli<^ aiutiamo Ìl Principe ,dir6
cosl^cin divini foccorfì, veiliti colle armi del-
la fede > e COSI tacciamo obbedendo alla voce
deli'Apollob , che dice: Vi prego di or are ^e
diwandars , e rhi^razìnr^ Dio per tutti
gUuoiììini^ P^'J^fj ^P^^ tutti qHelU ^ che
fono colloca:! in uno féato [ubUme * Sicché -
quanto più uno è eccelli.' nte per h pietà, tan^-
Eopii^ è a* Principi di giovamento, e fa piii
de'foidati, clie nel campo di battaglia ucci* , -
dono quanti nemici podono „ . Egli è celebre ^b) Aprif,
miracolo, che Tertulliano (i) , e altri an,e. '»F- *J'
:lii fcrittori , come ben offcrvammo nel primo
■ ilume delle noflre Antichità Criltiane (e) » ^^^ ^' '^^'
Vrifconoefrere avvenuto per le prot^h iere dt'* ^^*
Idati Criftiani a pm dell'efercico di Marco Au-
lio tmpcradoi'e - Imperciocché elTeitdofi ri-
atti i Romani , che contro i Quadi , e i Mar-
imanni combatcevano^a uno ilato infelici fiimo^
■t non trovar acqua , onde poteffero ellingue-
^ l*ardeniiffima lete , che li cruciava , i iblda-
P,- che abbracciato a^eino il CriUianofimo >
'tndocon .Ingoiare devozione , e confidenza
corfo al Signoic , otit-nncro prodigiofamente
piotjgu , licch^ dopo rimafr ì*eJercÌEO Roma-
^ vittoriofodcMboi nt-niici •
Quantunque foncroobbedientìffimi ì Cri-
iani a' principi > e a' Magiftrati, con tutto
0, come altre volte dicemmo , ricufavaiio
> fare U volontà loro j qualora 1 Principi muo- .
sano guerra alla divina Ic^rse, caila religione.
'< Ali- "^ *i *
^mfi*i -H
L-.u
11
IT
354 I> f' COSTUMI' "^'*
Poiché erano talmtnre aniiiiiici i nofirì , e
pìuctofto avrebbero fnlfcrto quaUinqtic tra^
glio, che o ceflato dalla pmmulf^^zione de
divina legge , commerTo qualunque cofa :
corchè legs^Lera , che non tìifTe conforme a"" d
lami dei fanto Evangt^lio- Laonde S. Oion;
AleETandrino chì^man in giudizio „ dille a
>5 !o interrogava , ch'egli ad'>rava q['el f
3, Dio, e non alfrì , e che non farcbbefì t
,, dipartito dalia decorminazione di cffere p
jj pctnamentoCrilli.ino. . , Nf^i crediamo ? ^
,^ neriamo , e aJoi'iamo Iddio Creatore di Cu
5j le cofe , il qu:i!c ha dato l'impero a Valer
no, e a Gallieno AiJguiH > A Un noi offcr
mo continiie preci per Io 'mpero loro,acci
-.K . , ,. che fia ftabiJt' (a') ,, . Ma che dico io Diunii
EnCI.vii tih Apodoli (ìcrTi avendo udito gliordTni
H. H, cu," Sinedrio, che proibiva brodi annunziare a''
p. 11^. nj, poli il nome di Ge^ù Redentore , r^rpoferoi
Cantibr, incre^lib^]c i ti trepide e 7,a , efTcr meglio obbcd
.,, ,» a Dio , che agli uomini (è) . Qjjeili efempli
ApoU.civ! Sciavano eglino a' polti.-ri , onde lef^giamo ni :
V. is-v^v, antiche noilrc memorie , che (ebbene era! 1
*i^. noftri maggiori p'eni di rifpetto verfo i Prit ■
pi , e a quelli preti. ivano onore , oirt-quio '-
obbedienza, Inttavolca non acconfentivano 1 \
in ciòcche alla divina Itijge ripugnava, i I;
f\ e pr*^g3^do il Signore , che d effe loro forza S
K^^» Otfx "i'f^^"^^^^ ^^ P'^^^ 1 ^ I^ p.iufrizia , a gravili i
in.p. yj! incomodi , e travagli elponevsro la vita lo »
fe^]. S. Po- e vittorioficonreguivano la palma di un glor J
ìyc-trp. Martirio (ci . £iTendo eglino adunque dilf l
^^f'7^'- in qiicftj ^'.jjfj , e avendo netta Ij colcicn i
godtano una pt^rtettiflim.i p;ce . Per la qiial \
(J) Lcg^t,^-^ premeva luro > dice ACenagori C^ì , chi i
jiurJt,^.j;4. pregalle per lo Imperariore j e li obi>i:dil3e '
_4 -
; M
}\
■yi. . -.'
DE* rRlMTTlvT ffRlSTUNr
vilf leggi , affinchè cfli pure mcnafTcro una vi-
pacifica» e tranquilla , e fes-vifiero con alle- »
;ezza al vero Dio . Avendo inohre eglino ap- '
'vto da Gesù CrJlìo , e da' Santi diicepoll di
1, chedoveanfi pagare i tributi al Principe,
affamente adempivano quello loro dovert (a^ m.xva*
jcora , Cicche voleano elTere i primi tra quelli, P' 54- .
icaqueftofine ^1 magiflraco C prcfentavano,
■ aoude San Giuftmo Martire nella Tua prima fh) Cn%
pologia (fl) attcfla , che i fedeli de' tempi fuoi g""^
)n fommo Oj.idio s'ingegnavano di eflerc ì ori- ^ qÒ '
ì a pagare i cenfi, e i triburi- Lo ftefTo ferivo-
iftde'Criftiani dell'era loro Taziano (t) e Ter- (^jApobf,
lliano(f) y «aliri, *hc per breyiti il trai a- e, xuu.f.
iano ♦ ij^i
Hi. Djl!a legge , che al Crii!Ìano prefcrfve I'
jbedien^a a' l^rincipì, e a^Magiitrati , nafce f^^'X^
dovere di elTcrc lontano dalle fcdÌ2Ìoni , che r^^i^i^ni,
gran danno apportano alla repubblica » Quin-
lèche i fedeli de' primi fccoU dclli Chiefa
logniibrta di difturbo civile , e di Jediaione
^n incredibile cautela f! riguardavano, come
al fecondo capo del libro di Tertulliano a Sca- (d) pag^^-
ulatii)edatraddorro pafTodel primo libro alle feg.
iaioni j e da Origene nt;l terzo libro contra
lelfo (e) Ci può agevolmente comprendere, (e) n. xv,
'eg^afì inoltre ciò,cb° noi fu quello argumento TpK opp-
;rivemmo nel noftro primo volume delle A n,
fchiti Crjfliane //i. 1. c.mi.ìì. iv. Né credo
ià ) che Ù pofla trovare un uomo si poco ver-
no nella Moria ridia Chiefa, il quale precen-
.a,che il non cllerfi mai fcitevaii contro de' Ce-
Jfi i crilìiani Uà provenuto noi) da virti^i , ma da
mpoteu^a. Perciocché aveano i noliri de' Sena-
ori , de' prcfetct delle Provincie , e gran mi-
nerò ancora di gente a come itfcorge a^li' -^po-
lo
_ L
: M.
Z^é ut* COSTUMI* *'■*■"■■
iogccico di Tcrtullratio , e dal libro d^llo ft^
fcrittorc indirizzata a Scapula » ficcfiè fé JVef^
ro volaco , avrubb^ro potuto congiurare,
ca^!on;irde' tumalci nelle citri , Ma la Unaolar
loro pitri fjcca si, che piutro[ìo anian>roi;
patire. Somma era la loro iiiodcrnzione, e fin
r,/ Cai Appi I?. golare la rinratt*zza , e il difprezzo della van
'■ - XKKvm-p. gloria, „Koi, dice Tennllìano (^a) j efiendo lon
"7* j, tani dalla gloria » e dal defiderio di ottener
„ le dignità nella repubblica, non ci curiamo é
(bÌB.iixv " ^^^^ ^^^^'^ combriccole,,. Oris^ene ancor
' ^^ T, I, *nel^otti^vo libro C^ì contri Ceffo avanzi,
follicne i medefiini fentimeuti , iebbene ne que
ùì j ne Ttrtulliano condannano I Criftianì » cly
non mofTì dall'ambizione , ererciuvano le cari
clic nell'Impero , fcnza commettere veruna t |
quelle azioni, che alla legge di Crifto , e ^1_,
, reli^ion ripugnaflero, ™
^c dov^r, ^^ Non meno erano efattf nell'adempiere
Ae^ mìniRTr^'^^ ooveri verfo quc», che fog^etti eran
(idUChic(a^^^^^<^^oc\^rZf e vcrfo quegli ancora , cVeran
■ucr/o ( loto loro ilari dati da Dio per fuperiori . Impercioc
(uMhl , e che fìccome fapeano , che ad ognirno debbefì d-
dt tuUm rg ^1^ ^^^ |- perviene , e che deeiì a' Vefcc
Uil, f wN ^^ ^ ^[^'^ ^It^' ^iipcrion delle Chicle onore»
mP-rì, obbedienza, come a' ruddici cura j e attcnzio
re , né quelli, né quelli tralafcfavaao alcun
cola, che airobbligo loro appartcnclTe , I Vt
fcovi pertanto 5 che alTufiìzio loro penfavano
e conùfcevano quanta anen^iojie , e diliger:
dovcano impiegare per iJcieglierc i minillri et.
le fpiriruali cofcj affinché le loro pecorelle no
€i etponelTero a' morii di tanti lypi, invece di c^
fere governate da' buoni pallori , andavano»
■ /-r ,-'- ■itì'-'''^"^^ *^"' migliori foggcici , e quetti ordinavi
"' EO miiiìAr] 3 e f^cerdoti , e chumavano in ajur
."H-^
f
'''■ .»
lamcnro delle Jt>ro dioccJi L'i}- Vc^gjii (') VF.Je
4 igenc ncli'ottavo libro conerà Celfo , nei (jual T- '^^ Ant,
] ro dimoiìi-i la cautela , che i po(trÌ ufivant^ ^ ^'^'^^ l"S-
j !o Iccglicrc ì minilJri delle Chiefe cattoliche *'^^' '.
l). Non erano c^Irnoaccirtcjror] dì peribnc ,
! tahino de' mintilri mancava al Aio dovere, C'J". tisv.
I i gravemente punico ^ e fé non dimoftrava
I ;ni di.vcroiicntimerto , era depodo , n^ gli
j perdonava , ancorché rofTc ftrctto pjrcntc del
■ fcovo • Non era folanieiite nel buon rego-
rjtrito eie' miniftri ristretta la cura dt^' Prc-
i i Cristiani, Badavano eglino alla condotta
I andio degli iiltrì , flcchè non ammctcev?.no
I 1 coamnion delLiCh'cfa , fé non quelle per-
ì LC ; che non erano indegne di una cai grazia -
; m fi Ulciavano mnovcrc dalla tenerezza de'
limoli, come leggiamo del Santo Vticovo, /c)VìJf_.
I ,■ fu Pudre di ^Jarcione (r ) ; ne abbagliavafi t. u Ant.
! viih loro per lo Jjiilondore della riigniti im- Chnft, p. '
lia'e , come di un gran Prelato riferifce Eu- lib-
ino rei ftfto libro della Jua !lbria(^if)> e di
1 Ambrogio Teodoreto nel quinto libro della, (à) Cip-
ria Ecclefijftica al capo dicÌotrefiino(É)-Nor ^^''''Pj'.^'
il minore rat:enzione de' Sacerdoti, e *1^* Aanub. "'
; nillri verfo i loro Vefcovi . Confideravangli
I ìcome loro padri , e in tutte le cofe da toro, W T-n^
me dadirettori delle coicJej)ze,edel!a vita lor Ed. Cm^k
jcpdejno , Ani;Lhé i Mag^ftrati , eiPrincÌ-^f^ X^ UT.-
j che abbracciato aveano il Criiììancfiuio , ATit. Chrifì.
me amminiJiravano le civili cofc ? cosi in p- 443*
:to co, che allo fpiritualc appartenga, ^^ jjf' ; daveH
".liti EcclcfijJhti volentieri obbedivano i^f) • de' s^t ìm\
V. Né iblamentc de' Vefcovi verfo i loro u^r/o iloro
ocefani , ma de' parenti ancora verib Ì \oro/'l^'''°^^' f,
AmoVi fommaera li cura,aflìnchè e follerò ^'' /T^'^^^
-nccnun oncUaaaectc , e allevati nel timor di ^^^j^
I* TtìmJIL R Dio
V
À
■ ^ ■
258 R X' COSTUMI
Lio j e nc!l"t.'lei-c!2Ju delle vlrtuol'c operazioni
come ar^omentjnJo agevolmente potremo rac
^^.*^_^^^| corre tifili leitera di S, Clemente Romano;
p. iop' Corintj(j), dalla Epilbla à'\ S. Policarpo ;
. Filipptnfi (&} 5 e ptr crahfciar gli altri , da Sa
tt) N, ir. Giuliino Martire nella prima Apologia CO
(ci n.xKVM. CorrifpoiJdcaiKji Jrg'inoli alh volontà de' geni
p» i5i» tori* e obÌ7cdÌvJno loro, poiché fapenno , no
jltro ricercarfì da tiTì , cbe la vera , e ÌìM\
Cd) i.^^, ftiicità dtlU loro prole (i^). Colla medeficp
Fjrni, 1-iv, tT^ttez^a adempivano i marici i loro doveri ver
Div, Jnft. {q Ij. rnogli , e h mogli vcrfo i loro mariti
tJJf- F.277- Veg3;jnfi S. Clemente Romano ndla ftelTa Epi
(e N-ixTt liola a' Corintj (e) S, Policarpo nella fuddect
f, iOf lettera a FilippeiiJj (/) , e S. GiuEìino < ,*
(fi fjf II, ^^" ^y*^^ i^ gi{-riofo S. Paofoordinato dcII
■ ■' fue Epirtolej che liccome la donna era lhta_
De' dovtrì foggetrata da Dio alla potelli dell'uomos eli
^■% 7''^''' obbedire al ruo marito, e ft di molìraffe log
p;/ » f Jfi^ff ?^^^^ ' ^a efìendo modcita , calla , e attent
m^?;/ vcrfo -gli liffiiri domcllici , procurafie di piac^^rglij
r/&^flw-iMV/ di mantenere con eiTo lui ]j pace ; e all'uom
j ijy.Ai' dù- .LVta prefiiriico , che amaHe la dia donna , c_
wr. *t/>£^^- vinuoOmente port-indofi , le defse colla fcbrìe
tiJfl ^iw^Ji) ^^' ^ ^^'^^ temperanza > nei gemo, amncn
e dììi-eii^a ì-Jniratnente educar porcfsero con ogni fantJtà
da' fl#;^fi e retta (liicipliaa i loro fig!ÌLioli , Era eztandi<
ntag^ìeit, tdc aJl^uomodi avere pii'; di una moglie, ed
lalciare li /uà donna per prenderne un alta
vietato. Quindi e che |o ikfso Apoltolo fcriv
^^J^f"^^'' a' Corinti (^^): che (jualunquc fedele non vu(
vivere calibe, prenda moglie > e le corrifpondÈ
come e dovere , e fi guardi dì non abbandonar
|a,e ch"el};[ non parta dal fuo marito, e il- a cai
fblj^e partita , il r^concdjcun efso lui , e non
grtda di poter palsarcj vivente lui^ ad altr
JIOZ
à
uè' PlUMlTlVl "CHISTIANI.
E zc . E Icnvcndo a' Rcnjani (a) , dice: the
] onna t-Gendo foggetca alTuomo 5 (incile J'uo-,^ Cvn,
r vive, è addtlta aiui , per la qifaj cofa""'"*' ^"^^
E' ptò Jafciarfo per prcrderne un alerò. E
{ venda a^li Efcsj : ,, Soggr-ttstevi , dh-c t
, '[ino all'altro nel timore dì Gtsu Crilto > Le
j ionne fieno f^g^ctte a' loro murili , cnme al
j. ij^norc . Percìiè l'uomo è capo ddU d'>nia j
,. :omc Criito è capo della Cliit/a-. . Ma co-
, ne la Chiefa èfoggctti a Crilìo , così fieno
j e donne aMoro mariti in tutte le cjfc. O
j iiariii, amate le volìre mogli , come CrilÉo
j ij amato la Chicfa , edrcdcrcr elsa fé me-
j, lefiino- . , Cosi i mariti debbono am^rc le
, oro mfgli, come i loro corpi . Chi ama la Jua
3 noglie,ama fé fteTso, < - Amate dunque la vo-
j Ira mo^l le, come voi medefimi , € te donne
j t^manoiloro mariti(i)- O figliuoli obbedi- (^)C v.v.
j e a' voflri gL-nicori nel Signore , ergendo *'' ^^Ti'
- ;iò giirlto ... £ voi o padri roti provocate
ti fdegno i vcftri figliuoli , ma educateli nel-
f a diiciplina , e corrczion Uel Signore ,, . E
( vendo a' Colofseiìfi ? eforta le donne a efstrc
f gette a' loro manti j e i mariti ad amare (e
I o mogli y e i non recntr loro del difpiaccrc ,
p all'amarezza Ce') , Mon altrimenti S, Ciemen- h- . ^ .,,
t <omaJio nella Tua lettera a Cor intj , volendo jy, f^q,
I :i£iiirc loro la p,Tce , Icrìrse che doveano e^lw
E obbedire a' loro luperiorj , onorare i loro ant^ ' -,
? \i j infegnare h difciplina del timor di Dio
1 iovani j indurre a ciò , ch'è buono , le m^^-
! loro , affiiichè fieno morigerate , e pudl- - '^ '*-^
; ' , femplici , ^_nanfuete , e moderate nel par-^ ^'^^ ^^xu
i^C^^J. S. Policarpo ancora nella fua lettera f ' ^*^' ,. '■
iFilippeiifi Jcrive ; „ jlltenetevi di ogni
, 'rode j e mgikJlizJa , e falfo teftimonio, noa
: R z „ ren-
r
F ~ "
,
'"*
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V ,
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atfO ut' e tì * T U M 1
- ■ j, rendendo male per male , né rimprovero']
;_ ..fi rimprovero, ne pugno per pugno , né ir
„ prcc3i!Ìonc pfr imprtcazione , e ricordate
g, di ciò , cbe dilse Gesù Grillo : non vogli
yf ff ^indicare per non effcre giudicati .,
5» Egli ^ il principio di ogni male la cupidrgi
„ adunque voi , che non avete appc
„ t^to veruna colli in quedo mondo . • , arri
,j tevi di giulHzia , e imparate prima per vo
„ camminare ne^ comandamtnti dei Signor
„ quindi procurare , che !c vo/Irc mogli viva
,j fedelmente , caftamentr , e in carità , ama
5, do lì'fcersmcnte Moro mariti , e gli altri e
iij T 11'" '^^"^ continenza (4) „• Finalmentt Latcanj
pr.' Apn. Fimiiano nelle Tm e Divine lilftuzbni ojscrv
)id.3fl'i7i4p che il moglie dee dimelìrare la Tua fedelià v(
Io il marito , e il marito verfo la Tua moglie ,
che dccli inTegnare alla moglie coll'efémpfod;
uomo a vivere coilatilemcEtc , Or tucti qut
precet»! t e configli furono erattamenrc ofsen
<t) Lib- iw,'' ^^' primi Griliianiti) - S, GiuiìinoMart
inTi, Divin. pariantfo nella fila ictccri a Diogncto de' fcd
c.£j;k»p.4ys)' de* iuoi tempi :j, Qiiei Grifi ian i , dice ^ e
T' it j, prendono moglie, la prendono iccondo
,1 leggi, e la prendono per aver de' figlivio
^ '■., ' j, e (juantunque abbiano carne, non vive
(e) n. v,p» M P^f" fecondo l dettami di lei (e) „ < Dlrr
-.4I, £fq, lira egli pure ntlla Tua feconda Apologia , eh'
glino legandoli col vincolo del matrimoni'
procuravano 1 che la loro prole fofse btn edni
... ta (f/) - Lo ftelso aticfta nella prima Apolo,
p e/ * (f ) Scrivendo I j, O non prendiamo mogli
^,-.;j, o fé lj prendiamo , non celebriamo ptr ali
(e] n- X:£i5. ^, fi^i- [^ nozze 5 che per edncare bene la prò
^" *' 53 che ci fjrà conceduta da Dio,, . Taziano: \
cara ^ che apprefc da S. Ciutli&o lelctter
m
J
-.J
I ■■
r'f i>b' pziTMiTivj «RistiAKi* a^i
Iff fua orazione contri i Greci parla dt^lia , ,
ntinenza * e pudicizia delle donne Crifliane ^, i5^^
ll'ed fuaC'^!)' Accn-i^ara pure nella fua celc-
e legazione dimoflra CÌ)„cHe operando i fede-
li la vita eterna , dirprezzavano tutte le cofc Cb)nA^iiii<
di queft'i baffo mondo. Laonde ogniino di f' ^i*^-
quelli , che aveano prcfo moglie fecondo
le leggi, fuggivano ogni ombra d'indecenza „ *
;]la fcdeiù de' Criftiani neirofTcrvare fé leggi :
:I matrimonio ragiona Tertrulliano nel fuo ce- (c)^.Iv,,p-
lllentc libro indirizzato a Scapula (t) - Ami--7i-
lè quanto preracffe alle mogli dì ritirare dalla
jerlììzionej edi far abbracciare la vericì , t
innocenza i loro mariti, e a' mariti le loro ^j^ ^ U^
igli, raccogiiefidaciò, che Tcrive S. Giullino ^i, fd. '
irtire nellafua feconda Apologia (i) *
VII. Non può eziandio ncgarfij che Ì Cri-^Jj' iIov/tì
jni verfo i loro fervi gentili non uù^t^toquti- ds' p/i.irofjì
carica, e giullizia , ch'era loro dovuta . Che ^irrjo ì Uro
eglino erano obbligali aferWre , d\^o(ìrzvi-'J^^»{ '^^^/
verfo i loro padroni una fedeltà Angolare ^^/''^J^^^^'"'"
ichc aveano letto nelle EpiÉlole dello itefTo ^
Dttore delle gemi , cb'elfendo fervi , obbcdif-
ro a* carnali loro lignori con timore , e tre- ca') ad n-
Dre , e con fcmplicità di cuore {e) y ancorché plief. a. V4-
n folTero veduti da loro , menrre doveano ce- v. ^,
2reIddio(/3, Quindiè, che i fervi loro feb- j^^^^^Co^
ne erano dediti alia fuperltizionc della Idola- j^f^ q, uu
iaj tuttavolta tormentati da' giudici fovcntea.ixj^ .. ^
■nofavanodi accufarli^comc rei dì alcuna fcel-
ratezza , porciocchè vedeaniì da efll trattati {riìAtbcm^.
■n carica 5 egiuilizia (£) , ed cfO , s'erano fer- ò. x^«7. |.-
, fopportavanolaloro condizione col fedeltij il^'
pazienza tZi) . Ma fé i fervi de' fedeli abbrac- (h)T:in^n-
ivano il Crillianciimo, immantincrnce , come ibiJ. r-tm
credibile, ottenevano la liberti, eco' lòrop. i<57.
" l-
20Ì ì> t" e ^ fi T tr M I ■ '■
^'!^l folfe pin^^ronì fcrvivano con piccìi ringoiare iP,'
rfy/ft ."^*, VllL Amavano iroltre teneramente i Io
Uro doveil profilmij c tanta ei'a in eili la fcambievolecnni
f^efJQÌlprof. che gli ugiiaM loro chi:imavano fratelli , e te
fi^o, le, i n^a^giori padri , e madri , <; i minori <ìi e
figliuoli , e fìgJÌLJolc(tj).X^ erano eglino mej
(nj I eringi ^^^.,p^^ 3^j adempiere con carità > e RÌuilhU i I
jtixu- p. '""^ doveri verfo i proflìiiii , che mLlcramen
3JO. erano involti nelle tenebre Jel gentilciimo • A
zi erano i gentili da loro appellati frarolli , e
Cb)c.xKm ^^ ^^.^^^ dairApolnectico di Tercuiiiano (b
pfl?. Tifi, , „ rt. ': ^ I . ,, , ■ , ' Il
j,?jjj,^^.^^^ e aalle tcflimonLanze de Padri da noi a.idoc
- ne! primo volume d^^lle Antichità Criftiane (e]
Ce) p^g. (T. ìx^ Hilendo adnnqiiei fedeli de' primi tem
""^*"*' dellj Chlel"^ cotanto piì , e amorevoli vcrf*
profllmr , e attenti ad adempiere i loro dovei
^^'"^r'"""'r non die recarci maraviglia > che abborrifTe:
no glt orni- .. - ... , " T r l
cidi* glLO.TiLcidj , e qualunque altra cola j che a
portjjTc agli altri del nocumento • Laonde Si
/Jl TT xvt* ^'"'^''^^ Marcire nella prima Apologia fi)
p,T",ìj- 5> Noilìamot dice, pazienti, cproniidi fé
j, vire a tutti, e liberi dalb collera,,, ne
,, cHendoconvenevolcofa, che noi fiamo im
„ tutori de' caccivi ; Io che poffiamo dimi
53 tirare cogli efemplÉ di molti de* vortri , ci
5, da'vicienci j e tiranni ch'erano r divenne.
,j pazicntt , e mninfueti con abbracciate il Ci
CeTn-xivIr: '' iLiantlìmo < , . Noi fe^ pcr non arrecare 4
p. *t- 3» danno agli altrijC per non commettere veru:
empiere, abbi^imo imparato a condannare
que* malvagi gentili, ch''efpong;ino ibamb
ni . . . tenivnJij , ch'eiTendo co^l efpoHj pi
5J
3»
vie, non tÉfendo prcfì da qualche uo'^
,1 pictofo, perifcano, e fijin:> rei di omicidio^
E nella feconda parlando di Tolommco Marcire^
pe' primitivi cristiani , i^J
'itè't ch'cfTcniio egli flato condannato ^ Ljcio
^rilliano parlò ili giudice in queila guifa: ^, Per '
qual cagione liii ca,o Urt>ico,condannitoqi]e-
I fto uomo , il quale non eHendo omicida , rè
lidro , nò convinto di verun altra reità, ha__. ^3^ j^,^,^ j^^
ConfefTato di edere CriffÌ3noC'<Tij? Finalmcn p. jjj,
Ib nel Dialogo con Tri fona dimolìra qi^antof
oftri abborrilTero l'omicidio (i). Chi è così t[,^ n_^,^;;ij^
ietto 1 e privo di fcnno , dicea Acenjgora Fi- p, :_oo*
ifofo Cc)> il quale fapendo efTer noi tali ^ quali
eramenCeiìamoj ardifca di appelUrd omicidir C*^^ '^^'^' "■
lentrc non potiamo noi guftarc le untane carni , *^*'' ^^^'
'.{ìli che priviamo qualcuno, uccidendolo, '^
ella vita > Noi iljmo talmente dìfpollt , ch^
amodi fenliinento, clTcrc quaJl lo fi^'JTb il ve-
cre, cl^e il commL'ltcre l^omicidio. Come
unquc poffiamo uccidere Ìl prolTìmo, fc i>i-
uamo,che non ci Ga lecito di vederlo uccidere?
'orrifpondono a quella di Atcnagora le tedimo-
iinze di Tcofìlo Antiocheno > il qifale nel tt-r-
olibroad Autolico fcfive (^) efTerc proibito a (J) a, xv,
IrHìuni il vedere i duelli , affiiichè non s'Ìm- im- ^z^ì-
rattinojVedendo romicidio,i loro occiiì . Veg- ^"i- Wolf.
afila lettera delle Cliieic di Lione , e di Vien-
a apprefTo Eufebio » e appreffo iì Ruinart (f) ? Ce) n^x^ht.
dia qual lettera fi otTcrva 5 che i fedeli dimo- F- '^- ^'"'^^
ravano di non clfere rei di que' allieti i chVra-
loro impofli , con dire , che né jnco era loro
scito di vedere gli ammazzamenti . Non ras^io-
ik altrimenti Tertulliano ntl quarantoiìmo quin-
ocapo del fuo Apologccico(/) . Minucio Fé- ^fj p, jj^^
ice nel Dialogo intitolato OU^^foC^): 1, A noi,
, fcrhe^ non è lecito di vedere , ne di udir To- ^> ^' *^''
>*micÌdio, e tanto ci rigULirdiamo dall'umano
j langue , che né piireadoprìamo «i^H^ nuìirtr
$ yivandc il f^ngue degli animali ,ti Sono '^ji
1
(
)
inf4 j*r' COSTUMI
'f|Uctìe fomiglfanti l'eibreflioni t^iOKgcn^nc
(n^^, vT, t^rzo Hbm conerà CcTfo (^) , dove;», No:u
T.^.opp, „ hanno nui potuto, dice ^ provare né Celfo
,* nèaltri^i quali f'^nofl accordati con cfToIui
. jj che ^iiJì da' Crflliani f<itu unaqualche ft^di
33 zionc . E per variti , fé ipprelTo di noi ave
„ poteffe luogo la fediaione*-- . non avrehb
,, , » mai proibito il nciiro legislatore romiciflio
3, né avrebbe ìnf^-gnaco, non elTcr lecito a' firn
,» dilccpoU di vaidicarfì, anche quando fcmbr
jj giuftoj di un uomo, il qua'c fia ingiuftiiTìaio
,j poiché fapeva cffer men convcncvoic-j-
5, che dalle fue leggi fipernierrelfe la ticcifion.
,, dell'uomo,,. Fanno eziandio a qucftopro
pofico le parole di Lattanzio , che leggonfì ne
capitolo xXp del fuo lèfto libro delle Divine ifli
tuzionì, le quali per altro, per non dilungare
trisppo , fiamo ceAretti a tralafciare .
Sftffiavii- X, Che fé tanto erano contrari arii omicidi
^Ilt ^j!!>*""^" ^"^^^^^^viill'^rfi , che avciTero inorrorc
"II'ì-l: eh' ^ '" ^^tj'^^Ji^i'^ la prava coHfuctudine di alcun
%fpoti'^.t73') , "^^1 S'^ barbare , ma come fi pregiavano eulte
oHccH^T'j- e dotte nazioni* chVtfendo dedite alfa gcndlt
«* T laro fca r[]pcriìizifjne,crponeano alle llradc, e abbaa
bamhsni . d^jfia vano i bambini loro/enon volcann educit
gli , e talvolta ancor glj ammazzavano. Abblam
noi pocanzi rjfcrjto un paffo di S, Gìulìino Mar
(^> Apn!. ^iVe , chcrigifarda quefla crudele, e detcfta
i.:j.3txTii. bile coftii manza degl'Idolatri (è). Né rolamenc
p. 51. riprova il Martire la condotta di quei crndi:ìi
_ ^ ed empi genitori, perchè efponendo i fanciulli
e nan difendo querti raccolti da qualche pieto:
■ \ pcrfona, erana eglino cagione della morte <
cbj non avea commefìb verun attuale peccate
ma ancora perché talor fuccedeva , che pre ^
^bambini DicueJimi da pcrfonp, che facsan
(
"H ^
ri-'
DB PHIMITIVI CRTSTlAKi; 26$
ffiinc di mille infimki, e fcellcratez^e , (O ilwJ»
fiino allevaci per fervirc a ogni forti dì difTo- ,!,>. ^ j,,
fczza(dì. Non farro da querte tlÌtfi."renti ('ef- p, i/i, fcv
e/IìnnT ufitc nella fua Ctrlebre jCtf^flz/ojiff d^l
. lofoPo Aten3gara(fr), di Tertulliano nelJ'A- ^^^'^ '"^'S'
ijlogetico (ci , da Minucìo Felice nel Dfulogo ^
K Kbrra citato (rf") , e da Latfanzio nel quinto W F- **^'
>roik!lc Divine I^huzhm {e) ^ . f«)c.ix-P.
XI. Dal qufnm precetto del Decalogo, clic jj^, t. i,
ttiarda Ìl non antma^zare , dovremmo noi paf- fipi>»
'e a dimoftrare , qEianto folTcro attenr/ i no/Iri 3,,^^^^ ;
Figgi ori a oflervare ciò , che fecondo la giufti- ^^1^;^^^^
I preferiva il fcfto comandamento j ma He- gi<,TÌébbQr^
me parlammo ampiamente di fopra della con- rìlfir» jt
lenza loro, eprovammo, quanto erano ion- /'<'''• •
lidaqiiaTuTique ombra d^impudJcizIa , non è
celarlo > che di nuovo ne parliarnc* . Per ia,^
al cofa ragioneremo dei iettimo , edireiiio
jjramente a divedere t come dal cogliere > e
I ritenere l'altrui roba, quaJì da un capital
mlco , i Criftìani fi riguardaFero . S. GiuiEino
artire nella fua feconda Apologia, incrodu-
ndo a parlare Lncio io favore di Tolommeo
artire , in poche parole dimoerà , clic i fedeli ^ ^
bomrnavano oltre modo il furto (/) . Lo ftef- ^^^ ' "''
[(-■g^iamo noi negli atti de' Santi Martìri Scii-
ani(^^), Ncfolamcntc i CriiUaiii rcndeano
Y'^ loro compagni una si fatta teiiimonìanKa , f^) Apt*!
a eziandio ì gentili , mentre dalla EpiJloIa no- RtiÉn^ir. n-
mtcfimafettima del libro decimo (/j) dr Pl'nio *" P- ^'*"
Traiano , abbiamo , che eglino nelle adunanze (h) p, s^^U
ro promettcano folennemcnte di non commet- EJ. Celiai'
re De furti , n^adulterj, e di non cìrconve-
ce aicuJiu colie frodi , e cogi'ingannj , Atre-
1 pure Lattanzio Scrittore rie! quartofecolo /j. ^ ^ ^^
, :lia Chiefa , che non de* tioftri t ma de' genti- u, p]
' ' proprie erano le rapicc (0 . _ Xi. Pa-
%^i-
\^
"re
%6S
1» E
C O « t U W f
/ prtmhì'vì
Crìillam
fatava Kti
pMntUftU
tuffate ì loro
debili , e_^
nin neg.i-
vato il de*
pctfita -
«07. T- III.
j
r
(}ì) C, IV. p,
74'
XE, Pacavano ii^olcre i fedeli puntualmeme
debiti, die aveano per le neceffiti loro con
tratti, come ne alTicura l'Aurore (gentile di
PÌAÌoi;o incicol;Lto Tbilopatris (a) ^ il qua! Di,
lo^o fi ritrova tra le opere di Luciano . Che 1
aveano prefTodi loro l'dlcruì roba? interrogaci
confeffavano volentieri di averla, lo che no
folamente da Plinio vien riferito nel citato lu<
go dtlla Epidola a Traiano, ma ancora da_
Tertulliino antico fcrlttore delle cofe Crjfti:
ne nel celebre libro indirizzato a Scapula (È)
E c'ò ila detto della giultizia de' primi fedeli
poiché febbi^iif; a qiìeiìi virtii appartengono s,\
cora i due ultimi comandamenti del Decalogo
ilccomeperò abbiamo di fopra ragionato del'
iinccritàloro , e d^lU continenza , edeilofìu
dio , che tifavano per non ritenere , e non tr
glicre l'altrui roba, crediamo, non cfTtr tg
necefìario, che dimoliriamo non aver eglir
teitificato il filiò , ne desiderato le donne , C
cofc altrui, poiché tutto ciò dalle meato
virtù loro feguiva»
I
1 '
C^
. ^'
^^
D e' TRI MITI VI CRISTIANI. itf^r
(.* C A P O V-
: V
^" rifponde dììe opp'jizjoni fatte àa alcuni
\^€rìttm 5 che hanno riferito y o citato
\il Terzo Tomo delle Antichità Cripa-
4 ne 5 il quxl Tomo riguj rda i co/lumi de*
""^^fr imitivi fedeli ^ Deiu ifctU
Apendo io quanro fia debole l'umano in- m,igno^-
UndimentD , e quanto fia fucile a qua- '"ì^"? * ^^
lunqueuonio, e a me particolarmenre ^i^'^Vi* «k-
rrare ^ non fono così privo dì fonno , nò core nonha
' pi pertinace a foftenere le mìe opinioni , fona;^ mt-
■ e fé mi il dà in qualche maricra a dive- '^. ^^. 'S^'^^'
I :e di averiosbaeliacos non ritraici Terrore ^Z"'*' '^'
' lon abbracci la vcTiTa , che luiicamente "^^^pr^pofitonei
' 'CO < Ptr la qiial cofa fono io cosi lontano dal ^^pirUo às'
irendcre i miei accufatori > che piuccoifo TdSfimboiS de'
onofco obbligato urendti-e loro infìnire gra- ^ ^^^W C'*-
i.per l'attenzione, che ufano , allorché JI f '^,f '.^f'-
I
ì
tttonoaefaminareimiei libri . Non perque-*^''^ uVX-
'^' però di-'bho io cralafciare di difendermi jj^^ 5,^^^^
y\h dovuta modella qualunque volm m\ BvUj HciL
nbri di aver U veriii dalla mia. Anzi cTt- ^L'ofieMOa^
' certamente? che ficcome fono loro tenuto w''*''^'*' ,
1 mi corre^eono ciullnìs^iciiie , così non deb- -^'^ -^'"''7
no cffi avere a m^ie > che io ancora gì impu- _^j^f,-f,V-
ij femai Ilfofiero diTcoHati dal vtro, e* ;a „j^
Incominciando adunque dall'Autore della già ,
:>ria Letteraria j a cui peraltro mi dichiaro
bEigatifllmo per lo vanraggiofo eftratto Qa") , (a}Lib.[l,c<
'ei fa del mio t^^rzo iibrodtlk- Antichità Cri- vii. i.iu
iDe > dico , che (ebbene rag'oaando Ìo delle F'4Sj'J'e<iq;-
ile ri-
'1
■ ■ ■■"?'
i^i n r/ e o 5 T u M i ^-f J
_ ifci-izioni, nelle (|tiali da' noJlri maggiori crar
Am.Chiifl-" ^^P'^c*^'' milttrj dclj^nodra credenza, ne ricopi
fc i'y * t^) una checonfirrvafì in V'eron^ , com'è t
portata dal Fabrcttì : DEO. MAGNC
BT ET RRN O, e non cornee riferita d
w r ^'^^°^ Marcherò {b^} Maffei; DEO MAGN
vion.^o- ETERNO: tutta volta non pare , cke ciò mi
C1.1XVUN divcfTe quafì rimproverare d.il noiìro llìorico
eomefenou l^ave/U iooCTiirvato; nientre e l'
. , - vea io veduto benìffimoi e ne ivea anche cita
il luogo del Mufeo Veroncrt;ma fccomo crcd
che ballava l'averla cfprefTa una volta fecondo
(t)lNrcrif*.j^^j^^^ j Pabretti, CO non iltimai ncceÉTario
^f-^^ ripeterla, e dimotlrarne la dtiFt-reure IcZiot
del Sig. Marchefe , poiché mi premeva di n( .
diffondermi in una v^iriiinte > che poco , o nul
/ _■ potea giovarmi * Per lo ItcfTo fine non volli
ricercare tutte te iJcrizioni , che conduccano
miopropofito, avendo penfiEo^che una , o di
. ^ ,. che Uf avcifi addotte per provare il mio afauj
to, potefserocfsere b.ilfevoli : benché non n
■ ■* . dirpiacciapnnto, che l'Autor della litoria i
abbia riferite alcune altre ricavate da que' m
definii libri , de' qiuli io fl^fs.:» mi era fervi:
. nello Acndere quel Capitolo , Qiianto alla ifa
zione » che rifiortoii,tljpd^, ir. HI. SPI KIT
' SAN. MARCIANETI, e dico, die p'.fsa i
tenderli dello Spiritu Santo ; f,i l'erudito tilor
' ■ co, chenijn finocontra'io ai f jo iifjèjfjre ,f'
fojfa daqueflep4ro!e iTdrfiìndfd p^r lo Spiri
<J) limi, p. Santa ^ fc mnfe con un lungo difco-faid^ i ^
4Stf.]ior.4. pure , che a vea io letto il p^^isodt^ì P. Lupì>|
cui rirnctce iJ ino letiove , menare lo cjto nel
mtdefìmaf 4^, ai- del mio Libro Ttrzo ; e fa
. ■ ralrut-ntt , clie li mia ìntti pr tazione e prc
H dalP.Lupi, come fi può conolcerc da ciò, ci
feri
^'■J
J I
i
1>E PRIMITIVI CRISTIANI , itfjj
ìM nel mio primo volume delle Antìchiti
I ìdhpc alfa pag. 6^. onde non mi pare , che *
1 fé di biiogno , ch'egU facefle qutfla tal ofTcr- '
^ 'ione . Non occorreva ancora eh*ci cinlT*
( I fj Ifcrizione di Gaudenzio per coiifermaro O^If*»t«tO
( ,cÌK io provo (è) circa h menzione della vita ^' "^ ^'
( rra fjtta nelle ftpolcrali iicrizioni de* noilri
I fchi> poiché avendola io riferita nel primo ^^P^"*f'
■ lume dcile Anticliiià (e) , non iiiimaì , che
j e ncccnario il ripeterla, Ma giacclu- ha ^'^^ (e) p. 415-
] o citarla, potta dire , che non folamen-
Kra ella ft.ua riportata dall'Aringo» dal Rti-
ilo ,e dal Fleetvvoodjmadamc ancorit^m^n-
1 parlava della mia opera. Che io poi non
.j jia C numerandogli Autori, che trattarono
( le materie , delle quali io fcrivcva) nomina-
I Icuni altri rirpettabili per Ja erudizione , «
I rtrina loro , che de' medefimi argumentr par-
I oiJO, non credo, che nii fi pofTa imputare a col-
] , mentre intanto numero egli è certamente
,( icilc , che mi rammenti cii tutti . e ne faccia
1 cfattiflimo catalogo, E poi iion mi CoV'O già
i prcfifTo di andar a ricercargli a uno a uno , né
] femhra ciò neceflario» alerimcnti potrei op-
I -re airilìorico , ch'egli ha traUiciato e in al-
I occailoni^ e fpecialmcntc nel citar gli auto-
I ;he riferifcono la ifcrizione,di cui ragioniamo,
il folamerte me , ma eziandio tra parecchi
: ri l' Havercamp , e i] Marangoni. Miu.
I 1 fono già io cosi iò^fiico , cb^ voglia richie*
i e una tal cola da chi brevemente procura di
J :ciarfl dagli argumenti , che imprende a fiii-
< arare- Nella pagina 491. cosJ egli fcrivei
J Tadre M&mathi non ha voluto pnfiin*
< e da cotal queflìone , cioè fé fi dà la Magia .
'■Jf^oCajiimQslitfulwvai ch$ ùcii[nm £^'J?
2 7^' ^ £ e » S T U M 1* «fj
fri'fentaffe dì attaccare una zuffa cm un vetera
UO , e gloriofo ccmbattitore 5 iitiaVc il Slg. Mar
chefe Maffci * Io pofib dire iinceramenie j chi
ijon per aiucar hng^a col Signor Marche/i
Maffj^i y ma perche pareami contraria alla Scrii
tura , ed alla perpeciia tradizion della Chiefai:
opinione di lui , mi ibno indotto a impugnar];,
colla maggior diligcn^^a, e forza , che mi er?
pofllbile • Io rict^rco la vcrkii , e fc fono perfira
fo , che qualcuno ( abbia egli il credito di efsa
dotto, ononbabbiaj ardìfccodi negarla,*
di ofcurarlaCparcicoiarmcntc fé ella riguarda
pTjnci di religione ) non iaicìodi Toftcnerla cor
tutto l'impegno . Sappia poi ricorico, che fi
io mi foni mors'> a fcrivcre per acquifl:irmi de
rome,c della gloria^ avrei forfè 'mprefo acoji
fntarc o il P. Petavio,o il P. Orfico if P-Bert^
il P.Concina^o il P.Rubcis.o il P, Paaizzi,e noi
già ilSig, Marchefc, trartandofi di un punì*
piUi Teologico, cheakro; perciocché fé n za U
^'erun torto a quel dcgniHlmo Cav:ilicre , Jbm
de! fentimento dcgrintendenci di quello gener
di controvcrfìe > ch'egli può efscre bravo anti
qtTario,e poetajma non ^ già un eccellente Teo
Jogo < Anziché fc aveffi io voluto per rfpirjio d
vanità mettermi a compor qualche libro> eim
pugnarci pit'i eruditi , e dotti uomini non fufa
mente dell'età noftra , ma delle pafiate &i\mn
avrei intraprcfo a fcriucre la Ituria letteraria
e facendo gli eAratci de' libri o pubblicati d
poco ^ ovveroriitamparj per utilità, e vaniag
gio comune, avrei criticato ciò , che mi foft'
paruto- Ma veggramo con quale grazia, e coi
quai vezzi parli di rae il dolciHlmo noftrolJlorj
co- Entra^ dice epli , f il P- Mamachi ) in cam
fa con qucfio infigm letteratt> > l'ttrU , fi W^
''.^
DE: PTÌIMITIVI CRISTTANI . Sy^'
Tà' nhìfatitrh , e certo di atterrirlo non gii
Q ìagìd^imtchi , de^ mali fa e^li TÌderfi t fo-
ie er^njence .fecondo il folito» troppo vìvi,fyu
'ir ì e ]eer£fiadr] quelli concetti ,) Ma con
[i- r^lì in faccia un rifilalo ,, haud icio an
, )mrtiuni vtterum Patrumde PratftJgiatorj-
,. Jii^m^Ieflcifqut' fcntentia ncglc6ìjj ulùim fu-
, rfii: dogrn.i ex tc^dirione profedtJm , quod
|.:gligi piri temeritate , audaciaque non
"■>3lt,,. ^ Dio non piaccia i che cìùfi^ "Dcro*
)f !e per avere urea fintene t difef^t farehbs il
agarico, qn^le tortore di un letterato , ii
h e ne' fmi varj ^ e d'ì:ficUi flndj nierae pii
b d cuore , che di fofiencre i Cattolici dogi/ti^
\ nicizic per dà contraffa a-tiinofo , ancora con
i' emporaU pvanta^gìQÌ Macon chi TIilì egli
j '>ric(j ? Ho io mai conii^miara la irtcnaione
z iig- Marchcfc, o detratfo nulla aÌla cftima-
i( : di lui , o negato j chVgH abbia contratte
i; A difcfa de' cattolici d">gmi delle ncmici^ie
fuo temperile fvant:i^^Ì(j ? E* forfè t%\\ì\
.0, cli^ fenza pcnfàr dì far male, fiJundoQ
i propria capacità, e credendofì di avere can-
1 i capitale da poter difcif:'arc qucHa forta dì
e troni , iTafi mefso a Scrivere con franchezza
'j L un punto rilevantifilmo di Teologia ? Ma
' lo Storico premea tanto , che non fofse im-
L iato ilSig. Marc^efe , néibfse riprcfa laj
■ :hezza dì lui nel trattare una tal concrover-
a lercbc non ha egli dimoflrato , cfser infuifi-
i i le ragioni da me addotte per comprovare
fa , anzi ia comune fentenza de' Padri circa
agu ^ Perchè le ha tutte p^fsaCc fotto ii-
I o, efervenJofi di una iignrina reitorica,
i voluto piutiofto giuocarc con una fred-
- jeobbiettarmi lozelodcl Sig.MarchcfCjchc
con*
«72 nt' costumi! ^M
convincermi di errore colle celtimoniarwc d
noflri antichi ? Crede egli per avventura , ci
tratiandofl di ientcìue appoggiate fuìh Senni
ra , e fjlla tradizione di Cotti i noflri maggior
debba chi fcrive sbrigarfenc colle burle, e e
punti interrogativi, e ammirativi ^ fenza a|
portare scruna r; gione, o autoriti 5 fu cui fo;
rte^i uHtrt ^^^^ 'iifenda il Tuo amico dalle accuse ?
dati ^^gl' H. Ma paffìimo avanti, e veggiamoj chec
Jmp<radtTÌ ib. ricerchi da me l'erudito Ifìorico nella ledic
da' ^pri'J'i urna, annotazione (tf) , Avea io flabilltoncl
/fjfij. pagina 13 T. del mio terzo volun^e delle An[
. chità , che agl'I mperadori ron divano ala
taj p. 4t - Qn(jj.^ j Criftiani , il qual onore non i>>fse pur
mente civile. Oltorico per dimoilrare farl^
ch'era da me tralafcrata una qualche qutfition- i
che al mio propofito apparteneva, mi fa o/ìc ,
vare;,. Che tra quelli onori civili novera
5, alcuni Criftìani il coronare J*al!oro le port
„ e accendervi luctrne aiionorc dtgl'lmper
s, dori nelle congiunture di pubblica letizi
5, Il ( ?. Mamachi ) nulla ci dice di quclt*u:
js contro cui in più luoghi , e mafllmamei
3^ nel libro dell^dolatria rifcaldaii il ftvt
j, Tertulliano ( r. x, ) • Se egli ben Ci appone
j, in credere st fatto coHume idolatrico, può fi
jj CqweHiorc. Il Baronio C ^"- ^01. }s*anifc
3, Tertulliano , e d*idolatria condanna queil^u
5> Paganino Gaudenzi ( U* f^it. Cbrifi,c*3L
„ KTif xiii) pomi alcune non ii'pregevolii
35 gioni, per le quali appare probubilcidi niu
„ idolatrica fuperftizionc contaminata* ej
Cl»)Eicap. ,^ ramente civile eflcre ftata cotal coftumanii
xxxv.Apol. Sapeva io benifTimo > che Tertulliano nel qu
dìccfiino Qh') ( e non nel decimo, come f
(c)lbid. errore dello itampatorc leggiamo nella ftoria 1
'1'
Pjt: he' PRIMITIVI CHISTIANI, lyj . ^,!
etccrarìa) del libro dtUi Idolatria ^ riprende
uci Criftiani , che poneano ncilc porte loro gli ♦
fori , e le lucerne nelle occafioni dt pubblica ' . ^ ;,
logrezza , ma reggendo, ch'crj cofa ciiTputata,
chcfcf.iceano male quc'uii , non conduceaai
lioiftitutoil ragionarne, avendo io d'_tcrmÌnacQ
f non defcriverei difetti di alcuni, ma di riferir^
virtù de' moki, che poteano ciTerc di edifica-
I.one a' leggitori j non volli fare di un fomiglian-
■ ufo , o abulb che folle» menzione . Reftp
■;r altro io forprefo confiderando per qua!
morivo mai flami ftau dallo Scorico proporla uni*
l^ctaqueftione. Penfo , cliV-gli nel libro fc-
>ndo di quello IftelTo quinto Volume delia fu*
bria al capo primo numero fecondo Jfj^. 3P7.
Tide il P. Concina, perché ha inferito ncIPAp-
irato alla Tua Morale Teologia non fo qua!
Mlaj e in un altro luogo, cioè nel Toma ,
rzo della medcfìraaSioriap,54i,non approva»
leioabbiariferitola ftelTa BollanclVoIumefc- ,
mdodeUe micAntichitàCriiliane,e veggioora, .
it vuole , o non ripugna»clie fi faccia queftio*
:, feilcoftume di coronare le porte di alloro^
ffe idolatrico * o civile , Orio nonio capìfco,
dichiari un po' megÌio>dii; avr£»tbrfe manie*
di dargli Jbddij^f^zione .
IL Molte ragioni avea io addotte nel mio ter- ^^^^^ ^^
i volume delle Anticbità > per provare , clic i ^^^^- ^ ^."^
■imitivi Crillianinon frcquentava,no i Teatri * le qudiì i
Er alcune di efle ragioni ftimaidi dover giulU* pr/Mj arz-
ente conchi II dere .ch'eglino ^\ aitcnevano dafo- ^^^"^^ ^^
iglianti fpettacoli non lòla-mence percEiè era]!0>Ì"^^^f*^^^
perllizìofi 5 e impuri^ ma perchè ancora noJi ^^^ ^ ■ '
a lecito Tafcoltare le tragedie, o le commedie ;
mofqiiG t tini umor cm ffngsTtnUHcit^ntes «h-
rey ittque hoc pa£lo levare a cQnthend labo" ■
*^ >
■4
1
-^r.^ ■ * ' ^ *-r > '- 1
■* \
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274 &t' ««ITVUI
re aitimum 1 tainctji nibll iis (^com^edifs) turpe
nihil obfcaenum , nihil ffiperfittivfnm cominert
(0 pif-mt far* C**) Il noftro titorico lenza moilrare, che
mie ragioni fieno MviCCvH'^ntì ^nclh fag. ^9^. al,
potai-jw non approvando forfè la mfa condot
cosi fcrive : „ Vi vogliono buone prove di ce
,1 limitato affunto. lì ( P- Mamachi ) fi ììuà
j, di darle ; ma in ogni cafo egli ha ancora q
n la tifila fojte d'impugnare il Sig» Marche
i, MafTtri f e netU dottrina , e nella mìlciiia ci
„ questo ^rand*u omo è flato percuflbre Cltgg
f, precurjbre > e ciò fu dato in luogo dell'en'^
„ re di itJOipa d«^oj corretto dallo Sto ri ce
ti con d'irGileggafi acut9s p 4pi5. mt^ atì.) di qu
j, fatioib libro de fpcilacuiis , dei quale pari:
„ remo in altro volume,, • Ma quanto io n
pregio di effere > com'^ le mie deboli forze con
portano , diftr^^ore di jina tal dottrina , altre
canto provo gravifllmo dispiacimento per
mfchÌA , mentre io ferivo non per combatte
fogli ultrij e fpcct'alrnerne con fhi non t gran e
faverfaco nelle controverfie teologiche, ma p
ricercare, e per foltenerc |a verità » Fer la qv
cofa prego i lettori di fcorrcre il fuddetto ter j
Volume dellf i^ntichit^f Criltiane dalla pagaci
alla pag. 1^2, e il mio fecondo volume de' c'|
ftumi de' primitivi Criftiani dalla pa^» i5o* a!
pag,aoS* e di giudicar poi> fé ho la ragione da
^ ' mia, o s'ella favoriftpa chi iòllieae la contrai.
__,„. ^ opinione t
't!!uliffl 'V- Siipc^ io pure,ch'eUa è fiata grandifllmwj
Lpfii^m^ lueftione tra' Cattolici, e Montanini, fc
firff^d^ffr- iecicodi fciiivarc colla fuga la perJecuzrantìl
jr^u/Jp^e , ma che- qucita ^ontroverfia /o^ f/rf acconcia
mio iJì/(uto M che quella dciUmagia^ conn
fcriye JoStorito nejla^^i^.^^^. not, J8,iièlo]
-1;
'■<;
u^.
I -r -
■-n::
m'-'-'
''<'
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'-,
de' primitivi cristiani , jyj - -: '
lei gii io» re potea ìmmagin;irnH, che il potirilc
rovare qualcuno cosi ben affctco a! Sig. Marche- '
e, che me io dovelTe ìnTegnarc . Imperciocché ' . '.,
vendo trionfato ia Chicfa contro i Montanini ,
I ; non vi efTcndo tra' iioftri alcuno , il quelle fi^
J osi fevero, e rigorofo> che cr-i^da» elTer ella il-
r jcicauna tal fìiga . ed eTendo per lo coatra-
b certuni cosi pregiudicati , che vanno pro-
1 tirando di abbattere l'antico > ecomun fenti-
ì lento del cdttoiicifflioc/rca Ja magia ^ fembra-
: 'ami certameniejefler egli mio dovere, che pre-
I entandomjlì la occaOone , copiofamente io
f rattafTì della ciìfìenza della magia medefima , e
r rcvemente parlaJTidtlIo fchivare Dilla fuga il
: iiror de' tiranni, contenendomi di alcuni fa^
■ bi tejli j ed efi7tjpti , the h provano lecito tC(u
' le dice lo Storico nella iteffa pagina, notaig, e
i ome il può vedere nei mio tcr^Q volume delle
: antichità pag. ^^j. e leg, ,
V. Non ilhrò qui a difendermi , per avere io .
. rateato de' fupplicì de" Santi Martiri '^ quei .f/^r""^
I olume, ch'è intitolato rfe' Oflumi de' pimi ^n^-^"^^ ^^*
' V(^iflni,e {fendo ella maaifeiU cofa,cIic ha ììì ciò qasu' f^ro^
.'guitato l*efempìo dì qualche erudita Scritto- «i? tormi-a^
I e, come ho dimollraco , nella ventefima pagi- '^'"' .'^f'^
a delia prefiizionc prefitTa al niedefìmo terzo ^*'''"''' '
Tomo delle mie Antichità . Anai ho io creduta
he ogni ragion voicJle, c^^^ de' ti:)rmentj de*
anti Martin fi ragionaiìe in quel tal libro, ia
ui trattava^ della pazienza,ecoibnzj,eforteif 21
I e* noftri maggiori , non potendoli negare » che
'no de' più gravi , e forti argunienti , i quali
rovanOj eltcre ilate in etTi eccellenti que[le_?
irta, fìa l'aver eglino foffi.-rto sì atroci tormenti
er la confeflìone della vera fede,. -''- ■■ ■ DHls fàl-
t^I.Né imporcagià molto ciòcche oflcr va intor- '^^'^ "
_ S a no
j ■ 1 -
.^--l^-r
no 4lle fidicule il noUroIftorìccipIinpercrocdiJ e
^3-^*497, fendo vero fecondo lui(a) il mio fcntimcntc
w,*7. ch'elleno funa Jtate cordicelle di ntTVO , ed t
fendo gìufìj li mia interpretazione del pai
dì Prudenzio, U qual cofi egli concede Ci),qua:
CbO IbiJ, do anche non avefll io, come ci dice ^f fut
/fflffrtf (a'mici lettori) dove fia la difficuld
nonfemljrerebbe ni^celfario > che ne fiiceflì u\
nuova dichiarazione ..-Mi pare nulla di meno
avere porta la difBculcà nella fua più giuUa ved
U . Ecco ie mìe parole pa^, iSf> .-^ - Néque Pr.
j, dencius HymnoX. «afìSTjfAW^qiii Hyran
„ de S. Romano Murryrc inicnbuur pa^. 12
^5 Eàit. dn. j^sy* qiias (ìJiculas » eafdem ungi
», las appellavit , ut Gallonius arbitratur- l
31 enim ita comparatus Priidentii locus » ut e
^, dere ctiam in vincuU, quibui conftringt
„ rentur , & diftenderentur rei , poflit . Na
I, ile hibet *
,1. , ^ , Vercat i£tum carnifex -- ■
' In osloqueniis , inqiie mjxilia.s manurr
V' Sukofque acutos» & fidiculas transferai
Vt^rboiìcacis ut rumpacur locus ,
■^, Ciir enim Iiis vinciilis conftringi maxifiat
3, indcquc ungulis l^iari non pocerant »? Ma
tìOÌÌTo lilorico foggiugne : 31 La difficoltà è qu
» fta j che dopo l'ordine dato da Afck'piadci:
5, predetti vcrfi 5 fogginone Prudenzio; ■
Implec jubentis dìfla Lidìor improbus ,
I Charaxat ambas ungulis fcribentibus
' Genas cruenti^ > & fecat faiiiem rutJs •
Ìj Perchè rcfbcuzionerilponda al fatto coma
j, damcrpfo , par nccefìaria cofa , che le fìdic
„ le di Afclepiade fieno l'ungule dei littore,
Io però mi credea * che ladiffictiltà confìfteJ
in quei verfi * ne' quali fi h menzione delle :
ii\
■^TivT' '■" ' r-»ir-^.-^,-j_*-ii<^ri'"r/^\-f'.jy 'ti-^^v
■ ..>:-• , ,
fi£ PRIMITIVI CMST'J AHI- ly^
licuie ? come fono quelli, che ho nftrriro , e •
fon in quegli altri , dovz \e fìdiculc fi palTjno'
?>ttn(ilcnzTO , quali fono i vetfi addotti .lallo
torrco . Che fé hfidiculc di ^filepiade font le
'•ngulCy quali fjranno mai i fiUci acuti dello
jlteCI^j Afclepiadt:? Non confìtte adunque ne*
■crii citati da lui la difficulti principale, ma
1 anelli , che fono flati da me riferiti. rt./7 r .^f
■VW^VcTìgQ %\\o Scufìsmo , Avea jofcrittoncl ,„^ ^ -^ '^
lioter2o Volume delle Antichici, che quelli
irtaciìfupplizio traprincipaljnf^nte in ufopref-
jì Permiani C**)' 'j Atque defcribiturs ag^iunfi, -
illud qufdt^m tormenti geni's ab Gallonìo jn^^'P-'^J'
TO , qui eli de Martyrum criJcbtiIjNs, Libro.
Scaphfs cnìm dnabtjs , quae congruercnt, fa*
tìis , in altura hominem fupfnum locabmt ,
akeram ita primae imponebaot , ut caput ,
manus, pedL'fque excludercnt,rel[quLjm cor-
pus inclufiim rctinerent « Offi^rcbant inierea
carnifices rnrfero ctbum i ftìmulifque oculos
pungente! , Ih ut reficeretur , cogcbant ,
Vcfcentt lac nielli admixtum in os immittc-
bant , eodemque fjciem linicbant, folifqui
, radiìs obijcicbant, ut acukis vefpurumjapumj '
I mufcartimque torti graviilìmum crucìatum
ferrent . Cumque ex putrcfcentibu» excrc-
mentiscorporis vermes orirencur > ii in ve-
ftes invadeb^nt , corporeque corrofo , mife-
ro intericum ^fferebant j, < Or l'Autor della
Oria lerceraria olTerva nella p,ig. 4^7, del T.
■ che io così icrivendo , non mifcojl.) funse dal
ìilhnk , Ma perchè mi avei io a difcoftar dal
rJallonio j fé il Gallonio dice bene ? L'Ilìorico
TÒfoggiugnc nella nota^g, che ilT,La Cerati
i^dvtrf. facV, e* 128- n. 42.) «ora 4 fiaphis ^
^Wcr^Hf&rC, cioè il p4 Mamaclii> masibcn^
' L
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Ti .-1
57S HE' COSTUMI,
a fciifhh i qtiod cfi'uas fiercùrarìamì cYede d
rhato tatnottie i„ inclufienim pelle aliqira, a
,j ligPOsUbicorpiìSCficreretur» vcrmibusei p
5, tredinc exortfs rnfeliciter confumebantur :
Ma dove ho ìo parlato mai della etimologia de'
fcafìfmoMo ho Jblamente riferito in che confift
fé quel tormento, fcrza cercarne la origine de
voce , chff poco, o nlilla aflìtlo conduce» al n
proporrò - Ma giacché Io Storico mi propone
fencìmcnto M P- La Ctrrd:i per drmoftrar !
forfè com^èfolito di fare fpefTo, che oltre il G ■
Ionio da me citato , vi furono degli altri j i q? »
]l parlarono delle materie , che vado illaftran- ,
uè folamenic pararono, ma H oppofero ezi •
dìo alla opinione mia : voglio io pure dar^ i
divcjdere di aver faputo , che qualche a/ >
prima del LaCerda avea foitenuto quella f •
tcnza intorno allo fcatìo j e non folo l*avea io, -
mitajira anche prima difefacon quelle iftefTeil
gioni , fullequali unicamente fi fonda il de >
Gefuita. Che fc IMutor della Storia av è
citato quel celebratifllmo fcritrorc > avrtie
djto forfè qualche pefo al fentlfflento , che -
ferifce . Ma ficcome il P, La Cerda non cita r -
fìo, il noftro Autore fi è forfè immaginato, e
egli fia flato il primo inventore diquellaopìr *
re. Lo fcritcore, dal cui libro ha tutto ciò co| ■
to/enzanominarlo,iIP,LaCerda,èilgranCa i-
ral Baronio , ij quale nelle note al Martfroh o
Kom^no p,j:;6. delia Edìj&.deirannois26- i li
3S* di Luglio, coù! fcnvc!,j DÌSiamputofcai f*
,5 wam non a fcaphh^fed a fc^pbh &c.\^g i;
Jtìo ora,fe la opinione dclLaCerda Jìa miglioi ii
quella, che mi attrìbuifce lo Storico. Ognune -^
che^trattandofl di cofe antjchc,dobbiamonoi >
confentirc agli antichi fcrittori piuttoftoj '=
^ '# ; ^ ^y -'j' -.-t^
Di' i»RJ?rfiTivr tri is fi ANI. i^^
il!c femplici congetture dcgliAuCorJ moderni .
^rcofifiicfiamo com'è definirò lo fcnfìsmo da
^ Plutarco nelU vita dìArtafTcrfLjB'MJAgfff» l'cecgfi^
J iellapM?'5j. T.in.ddU Edizione delio Stef mi ,
■ir » » r < ,» k
I tCtl' Atfl SeX-fl 1 ^fOff"3^ai^oKW 5 XSl^TO^WTFf '701
h
5, Comandò adunque, che MilHdaCe morilfa
H raschiufo ìiclJc^Ctf/f # Or tglì è Eak queslO
S 4 ' ,j iiijP'
■■'■1
>J
"^.r-r;.,^
'^
^ 4
j, fiipplicìo (ff//f 5ca/c, Prendendo eglino (;'
,, Pcrfiaiii } due Scafe (_ àoè ónc gran Icgi
^, bfsbnghi incivati ) fatte in tal guify , clic isr
5, corriiponda all'altra, m una lU cETc pongt
>,, nofiipinoii condannato; Quindi fopraponer
5, dovi l'altra j, talmente l'adattano allaptima
1» che tutte due, lafcìandone fiiora il capo j
i, mani , e i piedi , il redo del corpo r
i, cuoprono . Danno dipoi all'uomo del cibc
,j e s'egli non vuole, lo cofìringono a mangiar
j, pungolandogli gli occhi . Infonriongli anco
„ mentre mangia, del miele mefcolato col lac
,, in bocca, e gliene verfano anche fulvifc
j, e poi gli voltano gli occhi Tempre vcrfoil fol
jj ÌTcchè adunardoli una gran moltitudine
^, mofclie, gli ricuopiono tutto il volto. Face
„ do egli frattanto di dentro tutto ciò, ci
j, necefrarìamcnte fanno gli uomini, che ma.
j, giano , e bevono , varj vermi nafcono da.
5, corruzione, e dalla putjcdine degli efcremc
j, ti,da'f]uaiì vernrì,che penetrano dentro C
,, veli" fino alla carnei è consumato il corp*
Cof=ì i^f^li- Or chi non vede, che non dal
Scafio ^ ma dalle Scafe fu appellato queilo l^'-
tormento St^^fifijjo > Imperciocché nominani
le Sc^fc Plutarco , e non facendo menzione pi
n^a del vafo ftercorario > forza è , che lo fitutpi
iW'^onde fu pre-fa la parola 5ciT^_/ff?o,fia flato ci
chiamato dalle Scafe,c non già dallo Scafio.Qiù
di è che mento v^ìndo PunapioSardiano nella v
diMiff^mo/j, S^* £dìt, Colofì, ^Ilobrog. an. ì6:
€iitl}? f-n-fii di Ptrlìninofifppliciodicc : n 'ato'-
T^iyof^fm fitet*ptva^is , ScaphrfiìJits fnpflUÌHm T€j
jijìt^uum 7 C'jm^z traduce Adriano Gìugnio ; e
vero come in interpretoHl tormento de"" 'Perjii
' detto fiafifttic.Ké può gii trovare loScorico un ;
:
J^.
f^^i r-'
év
n È* PRIMITIVI CRISTIANI, ^%Ì
EJco^crittore.dJi cui ila un altra fpecie d' fnpnJi-
aio aptìeVato o colla voce Scafijmo > o fiof^ttj^is ^
o wM*ftv9àréi t o con akro fomf^Iiante nomi;?'
flcLfiL* pi>ifa trarre la etimolnj^ia di lui non ózUe
f Scafe , ma dallo Scajìo . Porcile j pafll ciiatt dal
1 gran Carduial Baronio , e riferiti dipoi dal La-
r Ccrda non provano a mio credere , ciò che rta-
i billrono eglino di provare- Tn primo luogo nel-
I la legge vente/Ima fertima che comincia ^i»-
: fwi del titolo R'condo de' dìgciU Libro ixxiv.
p §. 5. la qua! leg^e è accennata dal dottiflìmoPor*
1 poraco , non leggiamo altro, le non che : ^r~
^ento legato nonputo 'ucntris eauffa babìta Jca^
\ fòia contineri , Ma io non contrago » che lo ica*
> ilo abòia anche una tate fìgn ideazione ■ Veniamo
1 adunque all'aEtra autorità» che adducono si il
I B^ronio , come il La Cerda • Il primo nel luo-
go citato fcrive ; „ Habts de Chrj'fantho Mar-
al ttre, obvolutuai coriojexporitumqne foli fca-
■ „ phifmf fupplicium paiTum elTej,, 11 fecondo
nel luogo citato f t?^. 66j> . „ Onde de Chryfan-
3t tho martyre iegicur obvoli^cuni corio y cx-
,9 poffcumque foli fcaphi^mi fiipplicium palTum
4> effe j, . Potea qucfti copiare con msggior fe-
delri il Baronio ? Nò certamente • E pure rou
ha avuto la bontà di citarlo • Seavefli io fegui-
tato l'efcmpio di lui 5 farei forfè flato dallo Sto-
■ rico dichiarato autore del fentimento , che fe-
guito. Ma perchè ho nominato il P. Gallonio j
ho avnto la disgra?ia di efTcre numerato tra gl'i-
njitatorijaddovc il La Ccrda per avcrtaciutOjha
avuto fa ibrte dì ctTere conHderato qual invento-
re di una ben fondata fentenza - Veniamo oraal
punto. Ho io letto gii atti del Martirio de' SS.
Crifanto, eDariosl appreflb il Lipomano , che
apprelfo il Surio ^ e in stìì non ho trovato
farti
ù-, ^^ '
1^
■ir
i8t de' costumi
fa rfi menzione dello fcafilmc» , E vero , ch^• tar
to ['uno , cH? l'altro , quelli due raccogiicoi
delle vice de' Santi rìfcrifc^no gli Atti di qu(
Martìri , come gli ha deferirti W Mec^ifraftt; m
con tutto ciò non pofTo immaginami , che d;
Metafraftc medefimo , fi quale piuttofto aggii
gncva , chtr levava , fìa Hata tolta dagli Atti
parola fcaffmo ^ ;-
Nelh traduzione adunque dtgli ftefli At
riferirà dal Lip^mano pag. 27 ^vcrf^ , Tai
'^ILmtdY. PP, iV;f ^/w. an. 15^!?. quefte fo
parole ritrovo fpettanti al fuppficfo della peli
in cui fu involto Crifanto,,, Vicido jgitiirexo
3, riato jipftjm in ejus pelle nudum incli^ierun
,t & in fole coUocarunt . Verum cutisejusn
„ hfl eil laefa j nec ullum vìr Dti icnfit incoi
5, modum, quamvis loEum ditm in vehemen
j, calore, ardentiquefole permafifìifet , Citii
j, nis igitvir vin^um obfcuro in loco conci uf
s, rantij. Nella ilffia maniera legge il Snr
Tom, V, ^^rr, CqL ^gripp. an. 1 $Zo. ad L x%
Ofì?,ptfg. loji. Ma iiffinchè non mi rifponda.
Io Storico, che la vera legione debbafi ricerca,
non ne' codici Greci ♦ ma ne^Ii originali fatfn
fappia egli , che avendo io ufato dt-Jla diJii^tna
e avendo vtduto nella Biblioteca VallicellàJ
cinque codici , che furono letti dal dotridiff
CardinaleBaronio^altri dc'quali fono almeno d
decimo, altri dcll'undtcimo, e altri del trcdìc
(imo fecolo , ho oflervato cho in cinque fi fa
menzione della pelle del vitello * in cui f« 1
voltato il Santo martire , ma iu niuno fi dìct
elle qucfto tal Tuppìicio foiTe appellato ÌcafiiniC:.|
1 contrafsc^ni de'Afddettì codici fono i Ibgiien-
acciocché pofJa farli rincontrare le Storico Jén
recar graH faAidio a* Tuoi corrifpondefìti . T'
I;
ri'pRlMlTIVl CRISTIANI * aSj
7(1^, ^\i, Tom. l^II. fag.iS't, Tom. IX', fag, ij2,
Tom. Xf,pag. 112. 7". \XLfag. 2^4. Le parole *
■he lec^gonfi in tutti quefti codici , fono appref-
'j b a poco quetle , che tali quali ho ricavale dal
^ ?; ^/LfJ, 28J- ,5, Deintle in corio recenti vì-
I .f tulino nudum cum confìringunt > & ad folcm
t ,y fcrventem componunt , fcd virtute divina
., con'um » ut erat, molle permanfitj,. Intanto
ppoi non ìftarò qui a riferire i tefti degli altri co-
dici , perchè none neceifario j che per qualche
.variante lezione 1 che in cfli veggiam^ , mi di-
lunghi di vantaggio, bniftando fob , che iii_j
\ niuno di quei Ci legtja» come ho detto, la parola
{ fcafifmo, Aiizi nel Tti?wXf. 234* non fi legge il
l racconto dell'involgimento di Crìfantonel cuojo
\ del vitello 1 come ȏ anche nel Martirologio
1 Romano al di 2 5, di Ottobre, in cui fi celebra
\ la memoria di quel Santo, Non trovando idun-
i que noi in tanti efcmplari degli atti de' SS. Cri-
'. Tanto, e Dari;i mentovato o lo /f4jJ?j olofu-
I dfmo t come da quella fcmpUce narrazione pot-
I iiam<" concladefe , che lo fcafifìtit confilìelTc
I nelI*involger uno nella pelle di un vitello ? Ma
opporrà forfè qualcuno t che avendo cosJ fcrit-
to il gran Cardinal Baronìa , forza è , che abbia
letto in qualche codice contenente gli atti del
Santo Marcire la voce /f4^/''^£>- A quella oppo-
porzione rifpondo 5 che ciò facilmente fi può
concedere, ma non per quello dobbiamo fubito
argomentare, che tal voce fia fiata adoprata
dall'autore degli Atti, il quale ben fapeffe i fi-
gnificari delle parole. Imperciocché non veg-
gendofi vefligio alcuno di quella voce ne' codici
antichi da me citati , e negli efemplari del Me-
tafralte , abbiamo giuflo motivo di credere,
ch'ella ila Hata aggiunta da qualche copiator
igno-
' ■'ii:^:/V
4
I
■-2^4 * ' i) F/ C O S T U M I
Ignorante* che nulla fapea del fuppìlcto "dcTl
fcsfifìno, accennato d^ Runapio» e con tant
ofatcczza defcritto Ja Plut:'.rco > Ma dhfr oiire
che [o fc:ifirmo ila detto n^rn ih\\>: fcjfe , m
dallo /cij^o, che fì^nifìcu fj/o T^frc^rir/o: co
me mai da qnclìa origine , o erimo[ogia potè
concludere, che 11 fupplici^? con c.ti fu rormcn
tatoCrifanto , fìappcilarfL- fiaff-tìit > Fj pref
il Martire , fu involto in una pelle frerca dì vi
lello , fu efpìfto ,il fole , affi icfiè ella ^\i fì fec
cafTe addoifo. Dove fi mentova qu) il v.'.fificrcp
rariùì Dove gli efcromcnti ? Dove lo fcaffÈt
Dunque non potea efiere detto quel fijppli
fcaflfmo dalhfcafio . Che il- rifponde lo Stori
* che potea avvenire ciò > che per miracolo no
avvenne » io il'kg^i ugnerò , che quello k un in
dovinare , e e 'm^' dallo fcafio prende e^li ia cti
mofogra dello fcjfirnio , cosi la potrei prende
io dalie /cfl/V. Poiché lijcome dal vafo llerco^
l'to detto /fd^ó fi trasferifce la parola fcafifm-"
a fignificare rinvolgimento di un uomo in un
pelle, perchè in efla necerTanamente dovea l
natura fare le Tue funs:ionr, C'is) dalla conci
vita di?lla/f*j/j può trasfifrirJlla lltJ!saparola/f4
^/mo a Indicare la pelle, la ci^i concava parC'
circondava il corpo del Martire- !o però noi
m'indurrò mai a credere»che l'involgimenfo de
condannato in una pelle , fichia'Tiafle da' nollr
maggiori /Itfj5/7?io. QjÌ die, che avendo i" J
parlato nel m;o terzo volume del fuddetto tor
mento dato a S. CHfanto, non volli chiamarl'
Of,iS4, con un tal nome {*i)- Tornando ora al Baronie
calLaCerda, confiJtrìamo gli altri documt^n
ti , che apportano per Torcere la parola feafifi^
a una /ìgriJìj,azione diveda dJ qpjella» die I
fa data da Plutarco, e da EunJi>io- Ayeud
.. i^J
.'■;■ f
ti
V i -f
;/
DE* FftlMlTJVJ CRlSTUMi; igf
ffi-nqire il ^r-n Cardinale fcritco : itidcm prac-
•rChyf.tmhnm,nonnultosAlios Murtyrcs, mcn-^ '
■i illillrava cor eruditiflìmc note il piiflo fé»
Utnre dei Martirolot*io (ii) „ Thebaide in Ae-
gypro coinmtmoratio plurimorum Saruflo- ^^ Y^ ^'*^*
rum Mjrtyrum , qui in pcrfccutlone Dccii , '**' '^^'
& \'aleriani paiTi foiir, quando Chriftiani* '
, cpraiitibus prò Chrifti nomine gladio perenti,
CHiHidusboftìs tarJaadmortcm fupplicia con-
, qiiircns , animas cupicbac iugulare , non cor-
pon; ex quorum rnmt-ro unus poEì equujtos,
laminasi ac fartagines fupcratas , mclJc per-
urtìus » lig-icis manibis poli cergum fubar-
dentifTinio fole fuconim, ac mnfcarum acuicis
eirpoilcus Ìm'iu^ ; il P.La Cerda effendon forft-
nmaginaio , clie quei nonnulli M^rtyres foil'ero
i accennati in qut^llo lelto , non lia voluto
ancare di copiarlo con attL-nzionc, e accura-
zza , come ie forfè im argomento per provae
icafiimoa Tuo modo. Mon ofiervò però egli >
ic non facendofi in efTo né efprefla , né ueita
lenzione o dt'lla/ffl/iJ > odtllo fcafo^ o delio
affmo , odi.1 vnih fiercorario ^ o dì altre par
"le, che a qnefte abbiano almeno una lonta*
.relazione, non porca un tal pafib dargli vc-
m motivo di confermare nell'addoctaca opi-
one. Seguita il Cardinale, e dopo di avere
tUco di un genere di iupplicio alquanto Jimilc -^.jj^^,
prctefo fcafifmo, cosi fcrive:t^),> Specicm ^^^^ ' *'
quamdam rcaphifmi praelefercbat crucia-
mentum illud a Cajo Caligula excogi^acum ^
de quoSvetoniu.s fcribit in Cajo cap. xxvn- ^
quo miferos homìnes perbrevi cavea cocrce-
bac , ubi iiiarum egellionum putredine con»
ftimcrcntur.j, il P, La Ccrda per dimoflrarc
fua iedclti jicl copiare^ ed luogo citato
'>' ' f ■ ^ -.•*-' y
f.66y~ fcrlve nella medcfima maniera Tubito do
pò che ha riferito il defcritto luogo dtlManiro
logio: 5,fpccie[n quamdam icaphifmi praefefcrc
j, faac cruciamcntum ìllud a Cafo Caligiila exco
/^ . 5, gitacum jquo miferos homincs C quod Sveto
„ nius fcribic In Cajo cap. xxvii.) perbrcv
3j cavea coerc'bat , ubi fuarum egciìionum pu
„ credine confumerentur ,j. Quindi é che ;
rofiro Iflorico per b benefizio dei fiienzio dd F
La Cerda , hafelicemtnce , fenza avvcderfenc
tradotto daliatìno in italiano il breve pafibdt
Earoniofcrivendo ! Di fimil munier^ fti ìttor
viento da Cajo Caligola inventato • Mane ic
né il Gallonìo abbiamo mai negato , che quefl
ftipplicio mentovato da Svetonio foflc alquant
limile allo fcaiifmo. Per la qual cofa non avea
modimcftierìjchcdinuovoci fofl> oppoJ!odaJ
^uCor della Storia, Che s'egli poi pretende!]
provarli ria un talefempfo, che non dalle/u/
ma dallo fcafio fu un certo fuppiicio appellai
fcafifmo, allora bifognerebbeichedimoftrafiè pr
ma i che Svetonio chiami il tormento inventai
daCaligoUconun tal nomesla qual cofa non prc
Tci'à egli mai ; e dipoi , che a quella dallo J!efl
antico Scrittore chiamata cavett convenga più
nome di fcafio^ che difcafa* Ma non credo
ch*ei argomentando polla riuicir nelPimpegnc
Faffiamo pertanto avanti; ed tfaminiamo g
altri contrateili.Hu ic limile (cioè all'ufo di leg.
j> iCriiìianijC di efporgUa'coccenti raggi del f
„ !e)crucÌ3mentumiJ'Cf qr4wi il Baronh,rGfe
^t Geliius libro vi,c. iv. dum agir de AcciI
3, Regulo , quem a Carthagineniìbus apen
3r oculiSj fufdeque confutis palpebri^ adibì
?5 radios fuifle cxpofitum * tradit . Porro fu
3j plicium Reguli hoc ainplius habuit, qu(
■ I » ci
\ bs' prthitivt CRISTIAN! ; 387
cjiffrmi.li ^rca cia.'ius undiquc cxtrjnfecus ttì
clavrsconfixus, ut teihtur poil alios TertuU
lianiis lib- ad Mai'EyrifS ,, . Porta le medefirac '
)fe il P. La Ccrda (ubico dopo TiiCccnJiato palTo
SveEoniof In quefla guifa » ^^ Simile { J^Jcia il
cruciamtntiim dtl Baronio)de Auilio Regulo
refert AgcJliusCil Baronlo fcrive Gi:ÌUus) IÌt).
vi.cap. iv.qucm tradit ( il Baronio mette Ìl
tmdh nella fine del periodo } a Carchagincn-
fibi;s aptrrisoculis , Si i_\\ Baronio fcrive,
fufdcquc^ confiicis paJpebris ad foli^ radìos
I Bizronio sggiugne fuiffc) expolìtum - Ad-
ditque Terciil'ianus (. Il Baronio mette dopo
il nome di Tcrtullianojdfcendo ut cefi^tur poli
alios Terculllanus ; ma ii P, La Cerda feguen-
do la brcvìti , ha IHmato bene di metcerlo
avanti ) arca incluf^m ( il Baronio per aver
detto i che quefto fupplicio era fimile a quel-
lo di efporrci Criftlani legati a' raggi del fo-
le ,fucollrecto a ufare quarte parole : Porrà
fupplicium Regali hoc amplius habuit> quod
cjufmodi arca clauf^js: nia il P. La Cerda aou
avea bifognodi adoprarle , onde le ha trala*
fctate) iitque extrinfecus clavis confixum .
(li Baronio mette di più l^HndiqttCjfi Vsfi^t ìn^
ytQQ ó\ confixam ^ icrivi^ confixus 3 per la_j
particola ^«oi j che avea ufataj,. Ave^ po-
:.nzi parlato il Baronio di un genere di tortotn-
" ty quo quis non fcaphis , vel corio claudèba-
tur , fed intra mortuum animai, folo capite
prominente infuebatur , quale genus fupplicil
Maiiminum ìn miferos fontcs exercuific , ail-
^or el( Julius Capitolinns in vita ipilus ; e
^»:ndo voluto ccnferm^are maggiormente^
ifo di un tal fupplicio , aggiunfe „ de quo.
etiam Valerìus Maximua lib, jx- cap. ÌL Df
» 0«-
..)
r b
A <* • WVi
35
28S . riE' COSTUMI
Crudcl. Exter. n. 11. his verhis ; Ma^atorui
pccudum inceftjiiis , & vifcerifaus egciìis, ht
mines infuere» ita ut capiiibus tantummod
cmineant, atque ut diutìus pocnae fufiìciant
cibo , & potione infeliccm rpiritum prorog:
re, donec incus putrtf.'t^i, lanisti fine anj
niaiibusi qcae tjbidis corporibui innafci fc
Icnt,,, Ma il La Cerda avendo cun fretta feri]
toqnel Tuo paragrafo riguardante Io feaiìfm^
e perciò non avendo troppo confiderac^ a qtr
propofito fofìe {fato citato il pafTo di Valeri
Maflìmodal Baronlo, dopo di aver riferito
fatto di AcCiljo Regolo , chefu efpofto al fole
«poi rinchiufoìn Lina caHa? e dì fuori confìtt
co' chiodi? come fc un tal racconto avelie qua
che connefiionc con qi:cHo clic defcrrvc lo iie
Jb Valerio MafTimoj foggiugne t „ Memìnit hi
j, Jus crucijHiC'nci Viilcrius Maxiniiis lib» v.
,, capJL liis verbis ( ceco Yhh verbìs del Ban
3, nio) : Ida^ataravj pecudum imefiinis &
fino alla pirohfiUrtt t come appunto ù il me^
covato eruditismo Cardinale. Ma dirà for
cjiralctinoj che il La Cerda cita un lungo teÌfo<
Ateneo j il qual Ateneo non è mai iiato citai
dal Baronio . Debbo io veramente confcifartj
che il Baronio non ha mai nominato Au
lieo, è che fé avclfe voluto, non lo potea
ginlhmentc nominarci mentre avrebbe attr
buito a quel Greco fcrittore , ciò che fu del
da Apuleio j che fcrjìTe la Meramprfoft , o)
VtAureo ^fino , in latino- II Baronio adunq.
cita Apuleio , ma non fji per comprovare ,
' che coniìfteffe il fupplicio dclfo fcaiìfroo- li
perciocché illuftrando egli ilpaifo del Martir j
laì^JJ.iB, logio(tf) in cui Ci tratta di un martire , chp
Mp-3ji< mdU gcrm^m l'i^ath minibus ^oil tn^im l
-4 w
^>J
I>B* PRIMITIVI CRISTIANI - 2 3^
wdentìljbnù fole fticorum , ac mufiarum aculeh
tepofhus fiiìt . Così fcrive nella nota più volrc
«tata, e copiata d^l P- La Cerda : „ Hiiiui"
fiipplicil excmpKifn a!iq!:a ct parte deA^m-
tuni videttir ab Apulcjo de Alino Aureo Lib.
,. FIILubì ì\ 3G e conferì pza habcntur : arreptum
,, fetvHtitm qus:, qui caujfjLm tanti ficUris lu-
, xitriaefu^cpriteflìterat, nitdum ^ ac totum
meUcfcrlittim fìrmitev AlU^dijit .irborì fitul-
rreae ^ cujus in ìfficariofo Hìphe inbabitan*
tUimformlc^rHmnidiftc'u bulli ebuiit ^ ér ul-
tra^ ùtToqiie commeahant mitltiv^^a fiatU"
ridine , quite firfful dnice , ac tnelliticm cor-
poris nidoretfj perfrnnjcKnr , parvii quidem^
fed nrtmcrofis , & contìnuis morfiitncìiUs pe-^
., nltus inhaeHnte^ p€T longi tcmfnris crucia"
, fH?H , ita caTnihus , atque ipfis itìfcerihus
. adefis , homine c^nfHmto , mimbra tiudurunr,
ut ojfit tantum viduata pulpis » nitore nìmio
■ candentia funeflac cahìicrerent arbori ; liaec
, illCi,. Ma tanto è lonranoii Baronie dil chia-
mare /ba^fflo , o parte dL-lto fcafifmo quefto tale
jpplizio , che apertamente foggiugnt; : ,j repe-
, rìtur abantiquis geniJs tormcnu , de quo liic
, agitur,ditìum eire Cyphonifmuj a Cypho \c ,
, quod crat vìnculum ligncum, fivelvrrenTn,
, quo quis ad ignominiam ligaius detineb-Ltur
, melle deljbucus» Qc expofitns mule s s, . Di
|ue[fo tormento hc> ancor io , cicando il P.Gal-
onio, parlato nel mio terzo volume alla pajj.
62^feg.Uz il P, La Cerda, che fecondo lo
■torico ha ben toccato il punto dello Scafifmo ,
Iccome frettoiolamei^tc copiava» cosi mutò kn^'
:a accorgerfcjie il nome di Apuleio in quello di
Ateneo, e dilTe trfi'ere indifbitatamente una parte
[ielIoScafilmo mcdefimo il tormento descritto
TmJIL T da
r
■;^ i^v -f-^j*
ìjJO i> n' C O S T U M I .-
daquefioanijco Autore 5 quantunque nel j._
io y ch'ei adduce , non fìfiiccia menzione veru-
na né delio ica/io , ne della, fcafa , né deHc
fcahYmo , ne del vafo degli cicreraenti , ni
deH'efporre il condannato al fole . Ecco le^
parole del La Cerda , che feguono immediata-
mente dopo fi riefcritto tefto di Valerio Mafii-
mo • tt Qilis dubicet partem hnjus fupplicjj de-
„ fumUm ex Achenaeo (iicchò laddove il Ba'
3t ronio parlando de! tormento dt\ Csfanìfìno
3r fcrive j hnJHs fiipplidì ex-emplum aliqu/t. .
,7 ex parte dcfmfitum ifidetur ab ^pitleja, ii L;
j, Cei'da i'crivendo dello Jcalirmo,muta vidctu
9t in uii qnis dubitata Uh, viii. ubìhaec haben
>j tur: t il ^^ronio tra Vhaec y e Vhabentttr
*j mette la parola tonfcripta ) ^rreptum ferv^
ti Inm e]iis ^ qui caitjfam tanti feci €ris luxitria
„ fiiac praefiiterut ; ,» &c. fino al cobaercren
arbor i, appunto com^ fa ilBaronjo.H tanto è ftai
actt'^to a copiar bene U palio riferito dal mede
iimo Baronio il La Cerda>che quantunque abbi
attribuito ad Ateneo, quel cli'è, come ho dt^tcc
di Apuleio, con tutto ciò, leggendo ne! Bart
nioarrepfsitn firvulum eJNs f egli pure ha ve
luto ufar IV;;if mcdciirao , che non trovo neJ.
CO i>» t3h edizjoucC4>delle opere di Apuleio fatta in Air
fterdam Tanno 1524* la quale Ìo ho per le man
e porre luxurUc fn^e , perchè cosi ha fcritt
quel gran Cardinale, e nonluxurUfuayCOm
n legge nella citata edizione. Anzi il Baronie
C il In Ceróni kQgoT)ofirmìceralligamtt^ ne
la fLddeiij edizióne Jcggefl fracli^avìt j e lai
dove eglino fcrivono nidificia bnllUbant, &f*
tro cUroque commeabuìst mulùVitgafaitmii^
ned' edizione citata leggo : nidificia burri'
tani j & nitro ^hrQ commcabant multi ju^t^ fi^
j-
lìE PRIMITIVI CRISTIANI a 2<ÌI
fn^^'^t. Finalmente ìiBiiron io , e il La C^rdi
xi^OTìo ojfjt taneunr , e nelh ììnfù edizione.»
■ovo oj]^ tameti . Né Ibl.imente lu il Laj
-erda trafcritci gii argiimenti del c^ran Baronio,
lacziandiocol fentimerto medeflmo ha tenni-
atobdefcrizione dello Ibafìfmo , con £uicon-
iiJiiUe Jii Aia nota Io fteHb cruditifljnio Cardiua-
■>, - Ut tandem deChriftianorum Itìppliciis una
Scerbo diciimus , quorqiiot divcrlls ccmpori-
|busdlverlbi-i]m tyrannorU[ii facva crndclitas
/excogjtavit genera tormcncorum , ea omnia
■^entilium rabies in innocentcs Clirillìanos
onvcrtit „ : così il Baronio . Non altrimen-
ULaCerda; „ In fumma denique , d\€e ,
quodcumque artiiìcìum defuintum ]T>iiiini-
bus ed punicndis fcclerious , id traduci jm ,
aiìt ifnitatum eli tyrjinnjs advcrfus LVhciyrt^s
. Clirilti „ , " ■■ ■
jAbbiamo finora dimoiìrato a evidenza noi
famente, cbe il La Cerda non è iU^o l'autore
quelTentimento, ma che gli argunsenni di
ì apportati non provino ? clie lo Ic-ifiTmo Ì3i
ato cosi chiamato dallo _/f4^o > enon d.die/c*'-
j - Che fc lo Storico avelTe ben coniìJer.ito
r.iicflc nltimc parole del La Cerda j non avrebbe
Uai icritto: ,, Se non fi fptcga lo fcafifmo inque-
I Ila forma , non troviamo martire , che fia a
queilo tormento ihto foggecto , Bensì nel
modo , con che lo fpiega il P* La Cerda, ab*
, biamo il martire S.Crifanto torraentato,jpIm-
erciocchèie tutti i inpplicj inventaci per pu-
r ire gli fcellcraci^furonOj fecondo il P-LaCerda
dovea io dire piuttoflo fecondo il Earonio )
ontro de* Martiri di Gesù Criito adoprati dai
iranni , e lo fcafifmo , co-rte Tho io fpìegato, fu
n Supplizio inventato da' Pcriiani , fad'uopo >
Ti. clic
j
'*
ìi>i ne' e O t T U M I- .
che Io Tcafì/ìno , com'è flato da me fpiegatrt _
flato adoprato conerò de'Martirì , febbetie no.
ebbiamo nojìiinatamentealcunOjdi ciii dicali, eJ
fere lUto^pi^licjto aun tal rormenco . Mach
dirà egli, fé ni; pure San Crifanco fu cnicbto ce
La Cordiuno icafìfmo ? Sca^hifmus di^um e,
tQTmtntum , dict il La Cerda, nùn n fiaphis , n
quidam antujtiaìtt ^ fed a fiaphitj , tfitQd efi^ua
ficrcorarìitmjnclujì enim in pelle aHijua^tuel in
Ugno i ubi corpus egereretnT ^ 'vermibas ex fu
tredine exoTtis i^ifcìiciter conpUfJ e bandir ,C
dove il parla negii atti ó\ San Criianto d'
vafcj {iercor:irio? dove dello Icafio ? dovedeg
cfcrcijfenti pinrefatri nella peIJeMove della pi
tredìne ? dove de* vcimi ? fé dunque di n'n
na di quelle cofe fi fa ne' i'uddecti al
menzione , coiifclll lij Storico i die nemraar
collo fcafiìmo de! La Cerda fu tormentato qu-
Martire , Ma fc avelie avuto b Storico
benignità di riflettere, quali martiri ho
Vcrifimilm^nte creduto che fofsero tormcncs
collo Jcafìimo, non mi avrebbe mai fatta Ui
fomigliante opposizione . Imperciocché avei
detto nel teriio Volume pJ^. 183. delie mie A;
trchità, che principalmcnic apprefho i Perfìa
era brcafifmo in ufo , e che perciò leggcndf
appreffio Sozomeno lib^ 1 u c^f.x. feqqx fermu
tos apud Terfas Martyies Hcsrhiljimis Juppiicì
txcrutiitFfjS mortati obiìjj'e,.. • *u€vi efì fcrqHn
fimillimum alitjSi-jsfaUemfiaphifmi cruciati* o
ccjjjjfe . Avca iu adunque creduto per una b
'libndata veriCniJ^lianj^a , che alcuni martù'f er*
■jio itaci cruciati collo fcatìfmo, fenzachc av
pret^ fjdi poter nominarne qualcuno in partic^
JarCiNé debbo io efserc gonfiderato come inVK
torc di gndiacpinioite.. Oltre ilGallonio
T _
7V
Di' VMMlTlVt CRISTIANI, ipj'
Itrli porrei citart i mio furore il Valefio , dit
\ cap. XIV* del liò AI, dtW A Iftoriadi Sozimi'iio
qTKrlle parole! ,* Vix ciiim ullus omnia » qiui;
., illiscontigtruiit, poffit recenfcre, qLiinam lli-
., licet, & linde fuer in t j 6r quomodo m^ircy-
, Twm cDiìfiimmiiverinC , & quatlappliciorum
i genera toleraverint I Quippc liLijufmodi cru-
, cLatuum innumcnbJles fpecies ad fummam
., crudeTit:itcm cxcogltatae fnnta Pcrfìs „ cosi
zTivc nelle note pag. 53. Edithn, T'ja-
hs. ,) S.ine Perfae in novis cruciatuuni generi-*
., bus excogitandis ingeniofi prae ectenia fuc-
\„ ruDt , Inter fupplicia a Ptrfii inventa incino-
ratur ab antiquis 4-jtrt^(jWr> tie quo Plut^r-
cKtis in ;\rcaxerrc > & Eunapius irj vita Ma-
ximi Philofophi,,. t per verità fé era que-
tormenro in nfo apprefso i Perfiani , fa-
à egli flato traUfciato in quella occallone r
mando furonocon crudeliflimi fnpplizi" da loro
jfQciati più di Tedici miUCriftiani* come racr
onta quivi Sozomeno ? Finalmente refri pnre
>eriiiafo Io Storico, che ron mancano degli
jcrittori , i quali dopo la fcoperca del Baronioj
del La Cerda, hanno nientedimeno approvato
Ifentimento del Gallonio da me fef^uitatoXeg-
ta egli Giufeppe Lorenzi sì nellMmahea alla__,
■arola/tap/-f;7mws,comcnel iiljro d£l{ebus pnbli-
iscap.vix.Tom.vi. Jfntìq. Grave. Groncv.l-dìt^
iiigd.BatavQr.pag-^jo6A\ Dtjcange Ghfs.Mtd^
^ infim.Latin .-Ah paroL' fcapbifmus^iìDut^i^ViQ
ìernita . In Trodu aetat. e. il. p^ 54' ^- '•
I Mortier fitymolog.facr. Edit. Kùm* un. 1705,
Ila parola /Viip'j'/w^p p-j^, 570-
Termiucròqueito paragrafo de' fupplizj j
onnna breverifpofta aciò , chefcrive io Sto-
ico eirca gli Jirapazii fatti a' condannan CrilHa-
1
i
J
N,i
2JJ4 D l' COSTUMI
ni . Dtqnelii i^norrììmofi fir apazzi , dice egfi ,
( il T. Mamachi ) Kf «o'L'f r^ J«e • • . Ter altro
aflai pili furono ,e pia n^cjpoiìe il Cailonio .Dico
aiiunt]ue , che pcrefsermi contoiitatodi deferì-
vere foUmente quc' due , non fcguc che lo e
ìgnoralTi gli altri , o flo^/efli mincìtaraente nii-
ni erari i . Per conofcere , che io /ìipea almenc
c]ucl!i, de'qujii fj meiizJone il Gallonio , h^
fialcgf^cre ìi pii]"a[»rafo ix- del caf.t,dellÌbA\\
del mio 111, Voi. delle Aiukìmà ddnimsroY.a
ftnjìiero XXV. dalla pag.tji, alla pag,ì'^i. e l
coniprenderìt,che io ho letto con attenzione tut
lo CIÒ , che fcrìfse foprai cruciati de' Martìr
q[je1Pinflgnc Autore .
DdU co-- vrn. Tral^rcio di parlare della Ilberaliclj
"''"'/^'^"^^ Aclh diligenza du' primi fedeli iitll'iaraire
ffli, ^ua cfjnvertiti ailafede, le quali cofe pretende i'aii
/fl ; priffii ^^^^ > Cile dovcano elsere trattate nella terza
fsdtli • e non nella feconda parte del iibro ; perciocc^
leggendo rintroduzicne mia alla flefsa fccond
parte, e conlìderai^do i] modo j con cui ragion
della liberalità.ognuno reitera perfuaiò , di av(
iogiuftamcnie fpìegate quelle mcteric in qui
Inogo, lebbene fcmbri , che alla terza pan
convengano. Vengo pertanto alla comfinm
de'beni * Divide la queltionc lo Storico in f
-^ propolìzjoni , e riferendo il mio fentimcnt
^^}?'Ì0^' nella prima, così fcrive (d) ,, T Criltiani d
j, primi tempi, i quali innanzi la morte di
3, Stefano iroriroro in Geruialeirmc , proferì
jj rono una volontaria povertà, vendendo il<
„ ro beni , c^le , campagne, e a piedi àtt
,, Apolidi recando il ricavato prezzo,, < A\
gingne di poi una riflc/lione,che non dice efie
ftata l^ua da me ancora > Ma ciò poco import
Come nella prima, cosi nella feconda, prop
^zi
"^■L
'•
Dfi' PRIMITIVI CRISTIAHI . 2^5 '
2Ìone,Io Storico e meco d'accorJo < Mij
^frca U terzi , eli' è qucfìa i „ Non tutti
i Criftiani di Gerufdeinmc proftlTiiv^no vi--
ta comune , ma alcuni riceniitifi le cafii.»
^ d' abitare i e i fondi nccelTari per vivere ,
vendevano il rcflante , e agli Apolloli dava-
no il prezzo , che ne' poveri dovcjfi diftri-
buire„dice che non fa adattarii alia mia opi-
fone. H certamente egli è padrone difegufta-
qitella iònterza j che più gli piace , né fono
sì appafiìonatOj che creda non contenerli
e' fnicl libri veruna cofa , che dilpiaccia-j
Ile perfonc dotate i\ì enidizione , e di la-
re - Ma come io non lio a maTe , ch'egli
I fcofti dal mio ftnnmcnto , cosi egli av-
à la benignità di fcularmi , fé non accon-
ento al Tuo . Or per procedere ordinata-
mente j fa d'uopo , che prirna efponga la mÌ3_j
entenza, e la confermi colle autoriti degli an-
ichi j e dipoi fcenda a efaminare le oppofizioni
fel noifro erudito librico » Avea io adunqf^e
labflito , che da moltiflìmì Criiliani di Gerufa-
emme vendeafl ne' tempi de' Santi Apofloli
irima della morte di S^nto Stefano tutto ciò , y . ^ j^^
;h'cg!ino poHedeano (tf) » e che alcuni (non
^fTendo niuna legge , che comandane una tal
r'endita } ntercanfi quella parte ài* fondi, ch'e-
■a ncceElaria loro per vivere, e mantenere le io*
, ^famiglie, con privarfì del fuperflno, dandone
I prezzo asli fttfli Apolloli , affinchè ajutalfero
ì poveri della Chiefa (i) , Queiìo i il mio kn-
:Jmento, e cosi ancora voglio, che s'incenda^ 3 T- =3?-
ciò, che ho io fcritto nel fecondo volume dì
quefta mia operetta (e) - Imperciocché non ho ,^^ ^^j^
io quivi voluto indicare ciò, che la maggior f^.^^j.
partv- , m«ciò, che tutti faceano , oode ho
*^. T 4 icrit-
i-q:-' A -^^
1P6 DE' COSTUMI
fcrrtto , cbe turri vendevano, lepolTeflloni j t'
le cafc j che non erano recefiarie a'ioro nfì»
tìon negando però, che moltinìmi vendefìero
tiuto il loro avere , ere uiectcfl'tTo in comune
il prezzo- E per vero dire , ho io voluto iifavc
una tal ofTervazione ? affinchè non prendano
quindi motivodi cavillare i miei contradirton,
i quali per nioflrarc di aver trovato qualche
opinione mcn fndant' miei libri, vanno cer-
cando come fi djee , il pel nelP novo ► Ma tor-
niamo ai punto . Avea Ìo inoltre citati a_j
mio favore il dottifTimo Ettio j il quale ìHu-
iirando il Cap^iv. 0.74. dej^li Attide'Santi Apo-
(,i) lìJìi.in» i^"-"^' C^l ofRrvò , clie quri.ndo S. Luca parla del-
i.^j;,.l>,rt35 Jc cafc , che vendcvanli da' Criitijni , debba_j
intendtrfì delle calè j che non erano loro ncceA
Tarie per abii;irvi , ]ìo)cliclc necefTarie non era-
no vcndirte , ma fi riteneano, non come proprie,
ma per ufo loro , e de* frarcili , con trasferir-
ne, dice egli , il dominio al conjune. Né Jòla-
mcnte ciò dee intenderfi , ginfia il icntimcncc
dt'irjtllio , delle cafe , niade* Jjbriancora, de-
gli ntenfili, delle veiii, degli frumenti mcca-
nici,e delle ahre fupeUeitili. Oltre rEftioavcj
io pure riferita la opinione a me favorcvolc_i
delTillemont, che cito nel Tomo fecondo di
queifa opera pa^.229. e acct:n"ato eziandio i]
luogo del P- AgoitinoCalinec uumo di Angola-
ri Ifmia erudizione , il quale nel fuo Commenta,
rio lòpra gli Arti de' Santi Apoftoli al trfp. iv,
^. ^i.feqq. dopo di avere ^abilito ,cheperniu-
ra its^ge mai furono agretti i primi fedeli a ven-|
dere tutto ciò , die poiTedevano , e ad abbruc^
ciare Ja vita comune , foggingne : Hac 'vero ii\
hcrtAtc qui titcrentur ^ rarierant,,» J^emoC'
^ r
V"'
I
I
DI PRIMITIVI CRISTIANI. tPf
ita hoc niìrorrim fan^tijfiworfittt, ^ fludh h^U
igrantium non f^querentttr • Or con tutie_j
qjcfte tellinmninn2e di eccellenti autori (trai
ali per altro it Tillemonc ora dice in un mo-
5 ora in un' altro ^ diedi io a divedere
effere nuova la mia fcntenza intorno all'
Vero flati alcuni Criflìani ne* primi tempi
.-Ila Chicfa in Gerufalenimc j i quali noiu
/cirero fef^tiitato 1' efcmpio della maggior
irte de' loro compagni con rinunziare a tutct
m facoltà , e poCTcfììoni loro , E avrei certa-
■lenie potuto prevalermi deii*autcriti di uno
littore doCtilTìmo , e graviffimo , e in ogni
enerc di Ecclcflafljca dottrina j ed erudizione
crfatifllmo, voglio io dire del P. Giuleppe
igofìino Orfi degnilTimo Maeftro del Sacro Pal-
azzo ^polìolico 3 il quale nel libro j.dellaiua
lìoria Ecclefiafti ca n.\ 1 1, cosi fcrivc : ,, Ven-
. devano per /o p/w i ricchi , e i poficffori di
beiu labili quanto aveano , e ne portavano
il prezzo agli Apoflolij, . Ma ficcomc non mi
^ io prefiilò dì fare uno cfarto catalogo dc'nio-
erni , che prima di me avcano iliullrato il paf-
degli ^tti riguardante ti viver comune degli
ncichi fedeli di Gerur^lemfne , e poiché erami
arnto di avere arguiiienti bailcvoli dedotti
alle facrelettt^rc per conftrmare il mio fenti-
lento.non iitimai ncceiTario il citarlo - Numera-
igli fcrjttori , ed efpoita Ja mia propofizione >
ppoicai tre fole ragioni , per comprovarla ^ la
^rima delle quali tra dedotta dalle cafc j che al-
:uni almeno polledevano; la feconda dai lamen*
i degli Hllenilli contro gli Ebrei difcendenti ^\''
ja ftirpe di Abramo , perchèquetli non faceano
i*ielle quotidiane dillribnzioni tanto conto delle
'Cdovc Ellenifte j quantodeilc Ebree; mentre
I
.V .
^%p9 1* e' c '> 5 t u S* I
fc Ja vita era prelTo tutti affatto com une Jiién' i
farebbero eglino lagnati più del triiEC^mcntc
-'fatto alli* vedove :, che alle vergini y e ^ille ma'
rJcateHlIeniile : e la ter2a dal parlar di S. Luca
r, iv.à^f^-^»^^. enimo diceva cjjere fuo proprh
€ià^ che pojfedea , poiché da quefto modo dì e
fprimerir del S. Evange!iil:i , ìì corchiude j cìu
alcuni poJTedeano , quantunque non chiamaire-
ro ciòcche ponode;;no, proprio , L'Autore peri
della Storia Letteraria , non potendoH come he
accennato di fopra 3 addatrare a quefta mia^
fencenza , prima di mecteffì a impugnare le v&
gionidamearrccr.tc , ha creduto, che a prò™
polito ìode lo Itabilirc la contraria opinione cor'
alcune teftimonianze di San Lifca medefimo e
ifratte da! capo fecondo, e dal capo quartode-
gli Aiti.„SXuca,foj; c^li (4) dice erpre/Tamenti
(0 P^yoj*^, C ^aJL v.44.e450diftìm'icr^denti,chi
j> 2ve2T]o tutte le coie comuni 3 e che a tuti m
j, gli altri dividevano il prezzo delle vendute j
poffciTioni, Omnes ctiam rpii credebant, eranp^
parittr r ér h uh vbitnt omnia communio i poj
J5 feffìones , &fubfiar:tias vendebant , & divi-
3, debiint ÌIU omnibus prout cult^ue opus erat ^^
KulUdimenoqueilotal patTo non ripugna al mk
filìcma , In primo luogo io non nego , che tutt
avctTero comuni tutte le loro fortanze . £i ha-
M btbantomniacommmiU, lo cerco folamenti
in che confiilefie quella cowMfl/o»e i?f tutti i be-
ni . Ho detto t che alcuni poflcde^no . Ma-
ciò non toglie , che Icfufbnze non le avelTer^
anche quelH coìnunt cctgW akfi , in quanto ne
concedeiino a tutti l'ulò , Può egli negare U
Scorico , che nel fecondo , nel terzo , e ne'
quarro li-colo, i fedeli poiTedevano cale, e
altri bcuiiUbih? No certamente -E pure i Cri
.t
»F. PRIMITIVI CRISTIANI. ip^
iatiidi qiie' tempi ancora diesano, che tutte
■ coit erano appreHb loro coniijpi, e hidifcrcce,
Tegganfi i lèili ricavati dalla HpiftoU attribuita
S. Barnaba Apoflolo , e dal Dialogo di Lucia-
o intitolato il FelUgrim da me riferiti nel 111,
'ùlame delle antichità fagé i26. Jc^/Inoltre_>
[.Giudino Martire, che fiori verfo la metà del
::condo iecolo deila Chiefa^nellii fua prima Apo-
,^gia n, XIV, fag^ 5:2. Edh, ytnt^ac an. 1747- „
' ,QuÌ pecuniartim 5 fl;Ve , & poHeiTioniim via*
omnibus antiquiores habcbsmns»*';^)' ** «'";f*-
f^tr %U asifìr fifoyTtS ^ i^ 'vani ^t^tfio Kointìroir'
, ti; , nunc & qiiac habemux in comnmnc ferì'
^, fjìus , & cmni indigenti communic smus * y^
pure quefto iltefio Padre nella mcdefima Apo-
ogia ?j,LJtvii,f .gtf", actefta j che 1 Criftiani allor
lofTedeiino , e la comunione de' beni perciò
:oniìfteva nella dilìribuzione volontaria di quan-
o ognuno volea , o poteva : Ex ilio tempore ,
;ioè dacché Gesù ÌÌihu\ la Fucarillia, hui'c fem-^
ì€T nohis in'vicÉm in rKemorìitm revocam^s j &
-ù t^tfTtt, qui hahenUs futniis indigenti b u s otn ni"
busfub'Denimnij &fempcrunafnmus,,. ^«
ibiindatity &• vAunt » [ho nrhitrio , qiiodqiiif-
jue -juit , UrgtJtntiir . Che ì'c nella età del
i- Martfre pofR-deano [ fedeli , molto piùdeefì
■àà credere de' tempi di Tertulliano , quan-
do il numero loro era crcfciutOj e moltii-
fimi ricchi , e nobili verniti erano alla vera
credenza. E con tmto ciò qucirilli^llre difcnfore
del Crifìi:inefimo» Jcrìvendo contro de' Gentili,
nel capo xsxix. dd fno ^fologetico pag, ji,
Edit, Vcìiet. aw^iT^g.» Ex l'ubftantia familiari,
>, diccj fratres fumus, qiiae penes vosfere dJri-
. ,4 mit frjternitAtem - luqne qui animo anima-
i Vi quQ miken.Ur » mhii de rei comiiiunicatione
ì, du-
J- ■ ■ ■ /'
■e
1«
300 MJl CU9TUM1
dubitamus - Omnia indifcretafunt apad noia
practer uxores „ • E n:^] qiiarto fccolo i allor-
ché Colhntino rc^gt'ii l'Imporio Romano , chi
dtibica , che i kc^uscì dtlla dottrina di Crilfo
non pofTedetTero delle ricchezze ? Tnita volta
Eufcbio Vefcr^vodiCcf;^^ca defcii vendo i coilti,
mr de'fedc li dc'fuoi tempi , co.u fcrivc nel i,
Lib.DelU Trep^K Evafig.ciip.iv,pag.j^.Fdjt.iìn*
16S8' ,j NijUum non genus hoiiiiniim divinac
», dodrmae praeceptfopfbi'^ imbìrirur . quoti
,, r§7y eaqnac poljidct cum inopibiis,&' ey^e/ìtibsis
jj comTfttmicare,^ quctniibec honiinf m commi:-
,f nj's humanicatis nomine comolet^i, quemquo
j, vliJ^o Camqi:^ii perirgrinum habent » cnm
3, qirafì nattJrae h^e coiijunt^i^mnm , ac vclu-
ji ti friirrem a^iioic'^i'C',, . Se dunqtie tutti colo-
ro , che in qirelte età polfcdeano, diccanfi niil*
la di meno di avere i beni cogli altri comuni,
perciocché ne cor?ccdeano l'ufo a' bifogno/ì , per
qutiì cagion mai alcnni, I quali polìede vano ne'
tempi de' fanti ^polioli in Gerufalemmcj non
poteano diro di avere cogli altri fedeli comuni
rei fcnfo mcdtflmo le proprie loro fuftjnze ?
Fotcndo/Ì adunque prendere in queflo tal fenfo
le parole di Sh Luca: ei^ hahcbant omnia tom-
muniai bifogiierà confcfTarc , che il mio fenci-
naentonon ripugni ailt^ Ilefie p.irole del Santo
Hvangeli/fa . E per veriù fé il P. Cornclioa
Lapide.eiip, Tirino Gefiiiti, e il P. CaImcC
Benedettino, celebrati/lìmi commentatori del-
le facre fcricture , per dimoflrare , che entro
era comune apprelTo i noftri antichi , dovettero
prevalere dei p;inb di Tertulliano omnia Ìndi-
fcreufmt aptidnts , practer uxorei ,fa d'uopo
crcd«rt^ j C-ig o non J<-'ppero in che confiilcfTe la
■ f^t
T
i
At'
f
-a
l
A.
M PHlMltlVlCRlsriAKI. jol' . . %
i.vcrflci tfefLì comunione dt-'òcni, c/ie palT^v'i» '
.a i fedeli della prisìiitiva Chitfa di Genifalem- .
e, e i Criftianì de' tempi di TertuJIijno, Za
isii\ cofa non fo Te pofTa diri! fenza far loro in^
iunaioièlo fcppero, hanno voluto fi^oifìcarc ,
fic <inantun<3ue erano alcuni nel ceto Gcroro- y
mit^no, che poiTcdevano , /Jiented/Jneno i b^ni
ro erario comuni , come erano comuni 1 beni '
'fedeli, che poiTedeaJio delle iuilanzc vi-
nce Tertulliano . Vedali Cornelio a Lapide
.^^t ad ciip. ti. v^^^pa^.Bj' dove allude al
afjfrtftorfj di Tertulliano. U P, Tirino fpie-
«ndo l'ilfefTo verfetto pagJO'^OM Edit, an.16^6.
;rive : 3T Etbabelfunt omnia cQmrtiHnia j praC'
Ucr uxores ^ inquh TertuUìanus , llP. Cal-
, fnet ibid, v^ 44. Uno erant animo , dice , una
.rtrente , & mutuo commnnicabant facultatesj
"ut omnibus prodeJl'cnt , crant fingulorum .
Idem vitac inlHtutum fervarunC Elfeni , de
<|iiibus Jofephus , <Sc pcìmorum fcculorum fi-
deles, de quibus Tertullianiis ( ApologetO n
a rinforza I^arj^umento ì'Iibrico , ?> ebi^nfo
idi ce , che nella Scrittura il termine OMff^V fi^
Ignifìca ibvcnte molti* e non tutti, m;i in
quello luogo quanto più rjgoroiamente fi può»
doveri! intendere , il moiiralo ilelToS, Luca,
jilqualc altrove ci aiTicura C Afl- jv»j4. ) che
['^quott^MOt pajjeffhres agrorum aut domoruttà
erant , vetidentes aferebanc pretta eorurtu ,
, qaae 'vendebuvt „ . Servafi pure di tutto il
igore circa PomnGs > che io gli fono confen-
iente. Sì iìgnore ; roranf^figiùficatutti tutti;
ifogna però non mettere iUtfffo dove non io
nette S. Luca - adunque tutti quanti ipoffffifori
■icdmpi , € di alfe fueiendo porWuano i prezzi
Ielle £ofe vendine . Ma dove dice S- Luca : ^ven^
■'1 den*
'\-
^ - ■ * ■ H M
« 1
30S i» e' costumi ^
dendotutto^ Che fé dice, "jffiJfM^o, fenzaaggiu- j
gnere ttfrfe /e pojfeffìoni , e cafi , perqujiì ca-
gione lo ftorico afferma , cht: tutfi vcndevanc
ti^tte le pofTelTioni ^ e cafe loro ? Scende egl
adunque il detto deirBvangelifta ,3ggjngncndc
qualche cofa delfuo ^gli Atti de* Santi Apol^oli,
Stiafi pertanto, come fi dee:, aj qmtquot pojfijfo'
rcs agrorttm , aut domorum crant di S. Luca , e
non fi aggiunf^a al '^(^hvJVTH ^endcntes Vomnci
dcmos^ aut omncs pojje/fiones » ma dicafì comeS,
Luca illclTofcrive , 'ra^fl wif if cf o*- t* S G'/^aV rt)
wf^pff.fKofj.tMir 'VEndentes ojfcreùant pretta vcndì-
toruirt , che allora le cofe potranno anche ^pie-
garfì fecondo il mio fcntimento . E per vero di*
reaveagiàda molto tempo ofl'ervato Ìl doctiffi-
nio Cardinal Gaetano, elle il modo di parlar*
in queflo luogo ufato da S, Luca potea ammet-
tere due fciifi 5 cosi fcrivendo ne' fuoì Commen.
carjfopra gli Atti alcap. iv, v. 34. :„ Quctqfto,
51 pojjejfores agrorum , ant domorum aanfoen-
fff dentss, Aiiccpscit fermo ; an er.twr junga-
jj tur cum polfsjjorcs i 6£ ilt ft-nfus : quofquo;
„ erant poffeObres vendebant , & poncban
,j pretium 6£c. An verbum e?^dW(jungatur cuit
jj participio i/eK(^e»ffJj& non cum nomine ptì/v
t^fcfforcs ^ & "on ^t fenfiiSa quod quotano
3, habebant agros vendebant illos , fed t]UOt
jj quot pojjejfores agrorunt ^ aut fJoworam vcn
,j debant agrutn^ aut domum^t. Potcndofì adun
que interpretare In quefti due fenfi S, Luca , <
dicendo egli iÈeifo, come apprelTo vedremo
che aiuno dicea » che foffe fuo proprio ciò , eli'
pofiedea 5 fa d'uopo interpretarlo in una tal ma
iiier*, che un tefto naturalmente j come Tue
cede nel mio ilflcma , fi concili coll'alrro , ftnz
adoprarc ftiracchiaturc . Ma i Padrij dice lo Ilo
rifi
I
',■
" - J^.
1)1 PRIMITIVI CRISTIANI
5OJ
, fono contrari, arcellanJo S. Gian Grìiolto-
nclla OmilJa xi, fopr.i gli Atti , che qui in
'Onafierih nnnc 'DÌ'UUnt , vivono quemadmoditm
rti fidclss , e Poflidio nella vita di Santo Agi-,
o, che fa^us Tresbyter Monalicriam intra
lefiam max inflitHÌt , cr cam Dei fervis iji^
^c coepit fecHìtdum moinm i & reguUm fìth
fn£lis ^pofloUs conjìitfttam , maxime ut ncmo
ttìdquam propriitnt in illa ffjàetate f?aberet ^
eis cfjhit omnia communia , & dilìribuerC'
^ unicuiqitc ficut opra eraticS, Girolamonel
miro de l^irU illuftrihus cap. xi. che ulis prima
^-rìfio cred€ìitiu7n ftiit EccUJìd, quales nunc A/ti-
chi ejl'e nituntur , ^ cupìunt , ut niìnl cujuf'
mpTopriumfìt y JinUus intereos dìves , nuU
spauper ^ patrìmonìa egaitibus dividantur *
però gli concedo tutto ciò j ch^ contienfi in
clic telliinonianzc , ienza ulare niuna rpiega-
jne - Poichènonnego * cliei Monaci vivano,
me viveano anticamente i fedeli , ne che San-
Agollino introdEiccndo la vita comune nel fua -
llegio» abbia imitato gli ApoiEoIi , nò chetale
da principio la Chielà , quali erario i Mo-
ci ne' primi tempi in Geruialemme . La_^.
eftione conlifle , fé ofiervando la mafiima
rte della Chiefa la vita comune , alcuni con
tco ciò fi trovanerci quali fcgucndo ii Criiiia-
fì [no, pò [Tede fiero ad ogni modo,o nó-E' verif-
QOche la regoladella vita comune fu feguitac*
:togli Apoftoii, ma non da tutti; è vero che
'ionaci vi vendo in comunciiraitano i pnmi fc*
li , ma non tutti ; ò vero che tali procurava-
di eficre i Monaci vivente S, Girolamo , qual
^ liL prima Chiefa de* Gerofolimitani credenti,
1 non una piccola parte della Chiefa medefi-
i.Or dove nominano t««i,omflfJ a Qtatt^U.
|tt, Ckit'
^T?
504 he' costumi*^ '^
Chiffa , ì\ GTìfolÌQxno ^ Girolamo, e Poflldio ;
Io però colle teflimonjiinze de' Padri farò un po'
dopo vedere, clic alcuni do*primi Criftiani dìGe-
rufalemme iJ ritcnejino parre delle loro fiiftan-
ze . Intanto confideriamo il fìllogifmo del nn-
ftro Storico < „ Quelle tL-fliinonianze , dice e^lf:
3, fé rìgorofamente , e come Tuonano, vogltanfi
,. intendere, fignìficano , clictutti 1 fedeli da
,t S. Luca rammemorati, di tutti i loro beni fpo-
5j gliavanfi, end? menare tutti vita pcrfeita-
j, mente comune ; ma nulla v*ha, onde nt'cef
T, farlo ila limitare si fjtte teftimonianzc ; dtin
j, que tutti i fedeli , de' quali parla S. Luca
5j condufiero vita perfettamente comune ji
Soggiugne poi di voler provar la minore , ■
della maggiore non ne fi parola : >, Le_
;j riipofte , dke , die daremo alle ingegnof
55 ragioni del P-Mamachi, proveranno !a mine
3, re propofizione di queilo Cilogifmo „ - 1
per altro nego la maggiore ? e non la minoi"
propofizione. Nego, che fé fi prendano rfgi
rofaraente le teftimonianze de' Padri , Cgnifich
no , elle tutti i fedeli da S. Luca mentovati t
Utttìi toro i^Rifpogliavanlt j perchè nèSanLu
ca dice j che fpogliavanfi di tutti ì loro beni , r
i Padri dicono , che tutti i primi Criftiani face
ferola vita da Monaco. Ba(h dunque non ag
giugnere il tutti ^ o il tutte , come Io aggii
gnc l'erudito Iftorico , che le cofe anderani
faeniflìmo per lo fentimento > che io foitengf
Difcende quindi io Storico alle mit- ragior
e accennando la prima con quelle parole :„ '
si avelTcro eglino le cafe loro vendute, qi^
„ luogo farebbe loro rimafo da abitare,, ? e
slrjfponde;,, Qucfta ragione è d'Hilio ; ma
jj rifpoila è facile j,. Sapeva io pure, e l'av
I.
De'pRìMITIVI CRISTIANI . joj
-nchc fignificaco , che quella ragione i dtii'
Ifiio. Mn vegglamo con qusl faciliti ci k rl-
ctii : O abitavatìo in cafi a pigione » tame vhq-
Y li A ^rdtiitto, e raffino pagav^fì dal comune
trarip ( fenza tJubbio , cJi'era facile inventar
ma cofa j ^ì cui non vi è ve/tigio nella icritcura)
abitavano in cafi già hro , e non pendute,
a cedute alla comunità . Adagio. Qji lo
storico concede ciò , che Jia pocanzi negato *
i preCcndca prima, che ì\ paiTodi S. iuca fi
tìvcffc intendere così , che tutti ì fedeli ven-
'evano tutte le poffeffì&ni f e tutte le cafe loro,
Jtrjmenti non avrebbe conciufo nulla contro di
e; e ora nega, che ^fw*/f!/f ro le cafe » nelle
unali abitnivanu • Riilrignc adunque fecondo crd,
the a lui pare , contro fua voglia , le tediiuo-
ùanze di S. Luca * Fa or<i d^uopo , che io y-ro-
^i pì^icopiofamcnte al mio oppositore, che le
iafe da certuni non il vandeano, né fi mettevano
n comune 5 fc non nel fcnfo dame fpiegatodi
òpra > cioè in quanto n'era conceduto Tulò, s'ur^.
lì mediere, agli altri fedeli , ricevendogli in
■ffe » e olTervardo laofpicaiiti propria delia lo-
o profcJTìonc. Inprimoluogo adunque io of-
ervo, che Maria madre di Giovanni * dopo la
nortc di Santo Stefano, avea U fua caJa , \z
jualeera frequentata da' fedeJi . Impcrciocclic
liei capo dodicefimo v- '2» degli Alti vcggiamo,
:h'efìendo fiato prodigiof^mentc Iiber.ito dalia
prigione S» Pietro « venit ad domum Mariac
»j MatrÌ5johannJs , qui cognominatus eiÈ Mar-
ni, cu», uhi erant multi congregati , ik orantes .
ffl, Fuìfafflc aut<^m eo oiHum januac , proccilic
■>» puclU ad audiendum , nomine Rhiide ,, , Or
[jueQa cufa iìoxì era comune, pò icM> dopo ìs.
,orte di S.StcfànOjnon fi mcncovwpiùdaS.luca
y^?sr?
I
goff I>t' COSTUMI:
h aimufiità Gerofolimitana ; dunque era quelU
cafa propria di MariJ.Nè vale il dire^cht febbene
non fi nomiri h camuniti da S< Luca, dopo dcC
edito il Martirio di Santo Stefano , non iegua
c'Jenon vi folle la viia comune ncIlaCliiefadiCic.
rufalcmmc • Perciocché non dobbiamo noi fenaa
gra/c fondamento porre d: più un fatto generale
reglijAt[i,che non è mentovato dal facro Scritto-
re, -altrimenti potremo dire, che la vita comune
durò in qutl ceto fino alla dirtruzione della città
iunca, mentre non vi è forfè tra gli antichi chi Io
neghi, Adun[]iic fé racconrato il martirio dtlSin-
lo Diacono, non park più SXuca della comunitkj
egli è ft'gno, che difpi;ril,come egli afferma, i fe-
deli, cffiò ancora quella forta dì vica.Sc dunque
era propria di Maria quella tal cafa,cDme ha ella
fatto per averla? Le fu ella per avventura cc-
diita,dopo 1,! difperfionc de' fedeli, dalla comuni-
tà? Ma ciò non il può dire, fenza tirar a indovi-
nare . O n ritenne forfè del danaro furtivamen-
te, allorché era entrata nella comunità, per cotu-
prarfela ? Kò certamente , non effendo ella mai
ilata r.^cciiiju di furto , o di frode , ni avendo
jioi motivo diaffermrcch'ellarabbiinuovamen-
te comprata. Dunque l'avca pofleduta, prima an-
cora, che fo/Te introdotta la comunica in quelli*
Chiefa ^ come attera S, Gregorio Nfl^iaiii:eno ,
Per la qual cofa fa d'uopo conieiiarc , cha fcnzÉB
traifL.TÌrc II dominio alla Chiefa, qualcuno de
fedeli Gerofolimitani lì riferbava la c.tfa , in cu
abirava , febbtne ella era jippelhta comime,
perciocché tra aperta a tutti i feguaci dtl Re-
dentore , OdaJì S- Gregorio Kaiianzeno nel!;
Tragedia intitolata Crijlo Tazi etite . fag» i$h
To7H4 II. Opp. EiiU. un, 15^0.
^<i.
li DR* PRIMITIVI CRISTIANI . 3Ò7
^ - ' ■ r
^/^d f ^yr-i , cTo^^ ^fpsttan le donne , - '
Dqv'c Jìiafjìmamence Mart'i madre di Marta t
E dovejiimo 1 che concorra ilfacro cara -
bI>iamo tn olcre, che rt'iìa llefla cafa era pari-
Ciice una ^crvzM.i^.Vulfunte at<Uìn Vetro 0-
/wm vcjiihuH *ftjn^.$t 'wtih'ffM 'iJtnnc un' an-
eliti per nome Kodc< i. Gian Crilblbmo ipk*
;ando quello tal pa/To nella Omilia xxv. fopr,tj
■li ^rìn.i.p^^^.iog, T.\x. opp. Edit. Tarif. 2^,
7^1. O f4 K0t* fiff vitJÌiaMitt h?^llr'M ytut'-j'ff^t
di , dfc^ , e /f ancelle piene di pietà . Ma le
fe-Maria Madro di Marco,o ad ahro crJltiano ap*
>arteneano le ancelle, o ferve, che vogliam dire,
>Ìfogna.c^e alcuni avefTero la nianieriidi mance-
lerle, e perciò poilcdencro qualche cofa; poicfic
.ella vìcj comune p^rfi.'t£a non vi è dilUnzione
tali fervo, e di padrone , ma tute! fona eguali ,
K-eggiamo inoltre negli Atti de' Santi Apolloli
' ■dp.i£xr.a»,3- che S, P;folo venne inOfixea^ ed
attirando nella caf^ dì Filippo Evtngelijì.i , il
jU4le era firn de^ette iJiaconitJietn appreffo lui
Darecclii giomi • Or che Filippo uno de* lettcj
Diaconi foffe ne* pruni t::mpi in Gerufalemmc ,
non vi ha chi lo pofTa in conto veruno metter In
:ontroverfia . SVgli dunque avea rinunziato
tutto , e venduto le cafe, o le polfcflioni , clic
avea, come lòftii;ne Io Storico , In qual guifa h-
vca ia cafa ir: Cefjrca, dove non firjcea vita_j
comune r Guadagna egli ibr/e del danaro pi::r
compvai-fene una dopo la difperfionc de_j '
Va Cri-
}w
il.
308 I> t* COSTUMI
CriiHflni di Gcrufjlemme ? Ciò fenza dubbio
non Ci concederà mai , trartandofi di un predica-
tore zclantifTimo delÌ'EvangeIio»Fa d'uopo adun-
que dire , ciregli per la l'uà famiglia fi fofic ri-
ferbato qualche fondo , che potìèdca. Finalmen-
te parlando S, Luca del viaggio di S, Paolo a
Gerufaiemmc, cosi fcrive nello (lefTo Capov, itf.
Venerutit auttm & ex difcipnlis a Cefareu nobif-
funj addfuctitcs [gcuìh afud qucm hcfpìtaremur
Mnafonem ejuemdam Cyprium amìquum difà-
fult^i . Sicché quello Mnsfine fu une degli
antichi dificpoH t c\ì€ -vuol aìre t fino da' primi
tempi avea cogli Apofloli vifìuto In Gerufalem'
me » Or i Cristiani venuti con Paolo da Cefarci
eonductanofeco Mnafone , acciocché quelli rt- |
cevcfie in cafa fua il Dottor delle genti , e lo
trattafTe colla ofpìcalità degni di un caritativo
fedele-Ma fé h vita coaimunc era allora in voga
jnqui:lla Città, talché ninno Ji fofsc riJerbato
nulla del fua avere, che bifogiio vi era di con-
durre a bella polla da Ccfarca quefl'iiomoj affin-
chè rrccvtfJe, e cractaffc S. Pao!o?Poichè cffendo
tutti uì^uaiije godendo ugualmente delle comuni
fullanze , rajito era lo (lare apprefTo qualunque
altro, che appreffo Mnafore - O dunque bifo-
gna j che allora non iìon'ervafTe ìn Gerufalcm-.
me la perfetta comunità'; o fé il oiTervava,
bifogncra concedere, che alcuni avellerò del-
le calè , e de' comodi da poter alloggiare 1
forellicri Crilliani» Che fé non il olservavwl
più, come fece Mnafoneper impadronlrlj d^'j
quelle facohà ? Non è certamente crcuibilci
ch^fgH dopo avere ceduta la cafa, e venduteci
tutte Itfue pofTeilìoni , ediftribmtonc il prez-
zo de:!!? vendute cofc alla comunità, le avcfre»i|
riprclè, lìcchc aveflc guadagnato coll'andar del
te 01',
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DB VKIMITIVI CRlSriAKl. jq^
empo del danaro, p;;r avere p\ìi comodo, mon"
re difdiceva, che un antico difcepoio fi dcTse
.1 guadagno del danaro , e dì ciò non crovia.no'
iljgjo veruno neT^cri libri, e né anco nelle o-
■cre de' Padri. Fa d'uopo adunque confefTare ,
hVrrcjidofi egli prevaluto dilla liberei , die
'gmino avea di riceneriì ciò , che gli parca, del
ìiOj JìafJ rlicnuco qtìe! canto > chebajhva pel
uo menccnimenCo , e per quello della fua f^imi-
a, 'e per loaiìoggìaTicnCo de* fedeli , che
e aveHcro avuto ài naertiere . S-Gian Gnfofto--
o inccrpretando quello pafTo , cosi fcrivc.»
om.XLv, piig* j4i.MTui>ccum prò dogmatibus
afcendebant ( S, Paolo, ei compagni ) in Ec
J clefiahofpitatianmp, (cioè erano alloggiati
„ i fpefc delia Cliiefa* che febbcne aliora non
p mantenea la premìera comunità» con tutto
i' ciò, colle dìflribazioni de* fedeli aiutava ipo-
j veri j e alloggiava gh" ofpici ) n une vero
^ t^^tt jUtttì^jT? Tifi 'ìfX^'" ) ' apud difcipu-
lum quemdam antiquum Sic noie-
bant Eccleliae oneri ctìc , cum nlius elTet* qui
illos hofpitio reciperet j, < Ammette dunque
Gian Grifortomo» che fc fofTero ihti alloggia-
id^lla Chicfa, le avrebbero dato del pefo , on-
ie furono alloggiati da un particolare , Dunque
juefto tal difcepolo non facea vita perfettamen-
:c comune . Altrimenti d.ì^jdo dei pefo a que-
lo I avrebbero dato del pefo eziandio alla Cliie-
a , mentre i beni di lui farebbero Aati beni del?
aChìefamedcfima^La qualgofa molto piùmi-
.ita contro Io Storico , che pare ilenda h perfec-
:a comirnjri anche dopo i tempi di Santo Stefa-
10. Peròfoflenendo , che non iì faceapiù una
tal vita dopo il martirio del Santo DÌ3cono,per-
ciocthè S.iuca dopo delcritto qifclto ikiib mar-
y i ti-
*■,■ V.'
31
tirio^non fadelU comuniEii menzione, ar^òtticn'-
to, come ho ó\ fopra argotticncaro , clic avendo
polTcdiito r.iruico tiìlccoolo dopo il tempo dtllt
comìiriià, né avendo f:itto nuovi acqutAi , tol-
ti che fu la comunione de beni , Ila un coiiii'if-
fcgno 5 ch'ci, durame U comunione i fi fofTe fer-
vilo della libei'tà conccdiiii ad ognuno dirite*
neri! ciò , che gli forfè pji-uto oppoi-iuno - Pro- .
fcgue il Santo : Ducstitei apitd qHemhofpìtUTe-
>, ww»', Paiikm Jlle hofpitioexcipiebat- DiceC
fortrflTe veftrum quifpijm ,fir|ijis mihiPau-
ium hofpitioexcipiendum olfcrret , id prom-
te ,& alacitcr facerem» Ecce Pauli Domìnum
I? tibi hofpifio c):cipcre licet , & non vis. Nam
j> ait , f^ni fiffcipit unum cv hii mìnimis , nie
j, Aifcipir. Quanto minor eilfraccr > tanto ma-
„ gjs Chrìfìus per ipfum advenit ,, f aj?- J45.
,, n.^.Quot hofpiiesfunt ex fratibus? Eft com- .
,s muni.s domusEcelcfiac , quarn Jfenona voc;* I
„ mu^ . Cuvìofc inquirite vos , fedetc ad fo-
3, res . vcnicnres fufcipite , fi non in domos
5, vc[ìr:!5,ÌLlÌ5 llfter ncceffaria fu ppcdìtatc»Qnid
ergo inquìes ? An Eccleila non hahet ? Mabet:
fed quid hoc ad vos ? , , Sed fumtus habct
)) Eccitila, inquies ; pccunias habct, & re-
,9 dicu^ , Die mihi , an fumtits non habet ?
j> Quocidianani impcnfam non habet ? H"
3? tiam , inqujes . Cur ergo non adjiJ'
j, vjis mediocritJtem cius ? „ Vedefi per-
tanto , che il Santo facendo quelìo paragone
tra chi alloggiò S. Paolo in Gerufalemme , e i
fedeli di Cofiantinopoli, Ì quali egli eforta di of-
fcrvare la ofpitalità, dimol!ra , che come co-
Jtoro , cosi ancora Mnafone antico difccpolo
avcfTe delle cafe, e delle facolti AifScienci a
ciò fare . Il P. LorinQ inJljnc Scrittore della
\" -. ■•■ Coni-
Sì
iL
t
f'
ÌÉ
>mpagniadj Gesù ne' fuoi crudiciffimi Com-
ncncarj fopra gli Atti de' Santi Apofìoli . ij]_
erprctando il ciiato vcrfettof ^^, Sìfi- Teblje-
jc fi fcolld dalla ibd,i > e ben fondata efpljcazjo-
ledel Grifoflomo, con tutto ciò concede , che
".^tiafouc avelfe avuti la aù » l^vl quia cam ulUs
lUis ^ qui capite feamdo 3 & quarto narrati
urjt , eam non ntendidit y vel quia pofiea fiU
iCompuTavit C ^^* danari ptr avventura , che
4ve3 dato agli Apoftoli > ) 'Vel quia facile ufnm
^JMshaberc poterai dut pretto 7 £iut s^mmùdato .
E queiìo dove lo ritrovò egli. Te avea dato tutto
lil fuo alla com unitile toftodillribuito a'povcri?
IMadirà forfè lo Storico,come fecero i fedeli^che
prima rinnnziaronoaMoro beni > dopo, clie fu
kolu U vita comune , cosi potea fare Mnafonc ,
lo però rifpQndo » che ì fedeli Ci difperfero dop^
Ila morte di Santo Stefanotcome dice S. Luca ne-
fgli Atti AÌ cap, I V*. V. 2.faSia ejì auitm in iltd
die perfecutio magna in Ecclefia j quae eratHiti-
rofelymis ^ & or^wes difperfì pine per regione^
l'^udaeae j & Samariae ,prtieter ^poflolos. Ef-
ftndo adunque difperJI , chi avc:i cafa in qual-
che cittì della Palcftina , porca porCarfi colà , co-
me fece alla fine Filippo Diacono, gli altri cra-
■no mantenuti colle limoline, e chi avea fondi , e
R icafa inGerufalerame,comc Maria Madre di Gio-
Nj^anni j e comeMnafone, non Jc perderono ,
"non leggendoli, clTcr cllartautale la perfcc:!-
2Ìone , che appo ria [fé la contìfcazioue de* beni .
^^Ma giacchi abbiamo fitto menzione della liber-
ti,c1ic i priiìji fedeli avcaiio dì ncenerfi,te volea-
no, i loro fondi, anche dopo di aver abbrac-
ciato il Criiìiancfimo, veggiamo ^ fc queiU
ancora può darci un giudo motivo per credere p
che Ccnfi alcuni prevaluci di tfTi » ©nde non ab-
y ^ '^ bia-
■ ^ 1
I-
f
I*.
"%■
^*.
^
1 '*
512- 'J>e' costumi
hiario né vendute, né ceàvtc alla comunità U
loro cafc , e poirciTìoni , l! noflro erudito lllo"
rico nella ^^5,505. C "Of. J4O Sebbene giu-^|
imamente ammette (jucfìa tal liberti mentovata
da S» Luca ncgii Atti ( tf^P- '■"■ ^" 4- ) vuole nul-
la di meno , che l'amore della volontaria pover-
tà <Ja CriHo racccmandato e in voce , e con'
tanti ammirabili efempli j ve gli obbligane , Io
per altro Jion mi pofTo mai perfuaderc , che in
tanta TTioltiiudine di gente, con tanta libertà ^
riuno affatto fi ritrovafTe , che non vendefìe ,
non cedcfTe Ìl dominio della tua roba alla Chie-
fa . Non aveano forfè ancora le donne, chei-
feguitavanoGesù CriJto , veduto rinunziare i.
ogn i coia i Santi /popoli , ron avearo oiTervati.
gii cfemplidcl noiìro Redentore ^ e uditi icon-.
figli? e pure quantunque fbflcro in Tua compa-
j^nia , con turiociò pofiedcvano delle facoltà.
S» Lv-i:a nel Vangelo dopo di aver raccontato^
liei f*jp. V» che S. Pietro , S. Giovanni , e S. Ja*
copo rvU^lìs oimtìhus fectiti funt €um , e riferì-'
to Ptl Clip, VI. ì( ragionanìcnto dei Signore cir^
ca ìpo'icrì , de' quali è ìl Tf^ìio dì Dio &€* nel'
fn£. villi i}'2,feq, cosi fcrjve? „ Maria 3 quac
5, vocatur Magdaicne » de qra fcptcm daemo*^
3j nia ex"er:;nt , & Johanna uxor Chnfae Pi'O-
3y curatori.s Herodis , &: Sufanna , & aliac mul-
j3 tae , qiiae miriifrabant ci de facultatibus fuis*
Qutfli efcmpll adunque febljenc faceano gran-
dini ma imprelUone negli animi de' credenti,
ron fegue per altro, che induccfTero tutti a
iafciar tutto per feguitare Gesù , con Angolare
, perfezione, E che ? ì fedeli delle altre Città
non erano eglino am;tnti della povcrti > liberali*
e fanti? Kou fapeano » che in Gerufalemmc
molti aveano rinunciato a*l«robcni? E pure
■A'
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31
Si
DB* PRIMITIVI CKTSTIANI . J l^ "-
t^uantunqucg/i ammiravano, quantunque colle
limofinc aiutavano \ loro prciflimi , nudadfmcno
moltiflìmi non abbandonavano turto il loro ave-
re. Per la qual cofa 1' argumenCo prefo dall'
efcmpio degli altri, e da' configli del Redentore
non prova,che non vi fofTero alcu nr.i quali ancor
polfedcfrcro, Baftava , che i fedeli G folTero gui-
dati in GeriifafemmejcomeTabita in Joppe , di
cui fcrive S. Luca negli Atti ctp^iX, v.^S.feqq-
,} In JoDpe autem fuit quaedam dìfcipula nomi-
» ne Tabithisquae interpretata dicitur Dorcas.
Hacccrat piena operibus bonis,& eTecmofynii
quas facicbat ,. , cum advcnilTet (Petrus)
du]TeruntiIlum in caenaciilum, & circumile-
terunt illum omrci viduac flencesi & oflcn-
dentes ei tunicai , & veflcs , quas faciebat
illis Dorcaj „ . Poiché febbene ella poITedeva,
facea delle Eimcijne 9 ed era di glovamenDo alU
Chiefa , onde fu dal Santo Apoltolo ri/ufcitata •
Finalmente fc tanti elémpiì non piegarono l'ani-
I modi Anania^ediZafiraallayinijjniririraron-
H gli dai facrilego configlio di mentire allo Spirito
I Santo t e di ritinerlj parte del prezzo del campo
ì venduto j non fo come potifTcro valere apprefTo
: tutti gli altri, fenza eccettuarne veruno, e fare
L ilf che non fi fervilTero alcuni della liberti , che
I aveano,di ritenerfi lecitamenrc le cafe, e Jc pof-
TcfUoni 5 che avciTcro voluto , e non confacrarle
alla Chiefa.
Circa i lamenti degli Èllenifli controdegli
I Ebrei , rifponde Io Storico? che Targomemo
quindi di me ricavato prova troppo, Aveaio
ragionato in quella guifa:fe tutti i fedeli aveano
venduto tutto , e viveano colle quotidiane di*
ftribuzjoni , come fjrebbonfi lamentati gli Elle-
nhìi degli £brei * con dire , che le vedove loro
non
h 4.
jH he' costumi
non erano tinto ben trattate , quanto le vc3<r
Ebree? Nella vita comune nitiiia vedova è pi
povera di una vergine, , o di una tionna mari
tata. Dunqire fé meniovarono i Greci fol:
mente le vedove , e non le vergini , e le mar
tate , fegno e , clic tutti non faceano la perfei
ta vita comuncMa non ofTervò, così raqionand
Io Storico, chela vita comune non im[>cdiva,ch
gli artifti j e gli altri , che aveano dogli ofiìv
non contrari alla piet^ , fi efcrcitalTi-To nel
loroprofefTione ,e portafìlToa* piedi dfgli Ape
ftoli ciò, che aveano guadagnato co' lavori lon
eottenelTero quel tanto, che ricercavafi p<
mantenimento delle loro fsiniglìe'» onde quei
non fi poteano kignarc . Levati adunque gli aJ
tifti , e coloro , che aveano qualche vjfiìzic '
com'erano i Sacerdoti, per efcmpioi i qu;
obbedivano alla fede , e che nel modo fuddev'
to provvedcvanoa' loro figliuoli , e figlÌLioìC'
e moglie, il maggior numero di quelli i ci:
aveano bifogno di una particolare afìiftenza_j
erano le vedove • Onde per quefte nacquei-
prìncìpalmente i lamenti degli Elienifti , i
efìe perciò fole dxS. Luca furono mentovate
Ma fé tinti f ricchi aveffero venduti tutti i Ìoi
fondi , e il fofTero ridotti , non avendo arte v
riìna , a mantenere colle quotidiane diftribuzi*
ni le loro cafe , ì lamt- mi farebbero nati princ
pjlmente pereflì , mentre chi voloniariamen
fi era dato a una tal vita » ricliJedcva una mai
£;iore compaHìone, 5'era pofpoiio agli altri . ^
non avrebbero cagionaco quella sì grande Ir
■preffionc alciTiii pochi, i quali foli fi folTtro fp'
gliaii di tutto il loroavtre, OrJTccome colo
che cami^ano co' frutti de' loro fondi,fono pocl
riguardo alla iHoltimJiiie di quelli, che vivo
4^
ir . ' ■
J»I PRIMITIVI CRIfTlANI. 3|^
CO* lavori delle loro mani , fé la maggior pjrcc
ancora <ie' rkchl convertiti, vendute alcune del-
k l'>ro poneflioni , e cafc , H rifcrbavano quel
tntico 1 ch'era baflevolc per lo mantenimento
delle loro famiglie j e lo alloggiamento degl'
ofpitì , Tempre farebbe vero 5 che la maggior
parte viveano in quefta comunità, t chcj
alctinr folamente fi ritenevano quel tanto , che
loro bifognava . E per fapere, die ila vero , che
la vita povera non impediva» che gli arcifli >
e coloro , che avcano qualche impiego non con-
trario allapieca^fierercitaiTcro nella loro profef*
(ione, bafla Itggere ciò * che fcrivono 1 Padri»c
i Commentatori ibpra il capo ixi. delVangelo
di S»Giovanni v- j. Imperciocché parlando egli-
no della ppfcagionedi S. Pietro , dopo ch'ebbe
abbandonato le reti , e tutto cii , che pofTclea,
dicono; che gli Apoiloli tornarono all'arte loro,
affinchè fi procacci afferò il vitto col lavoro delle
loro mani , o non fi deaero all'ozio , Jìè fonerò
di pefo ag!i altri , cffendo daquefti alimentati.
M2 giacché foiliene lo Storico , che quetìo mio
argumcnco prova troppo , dovei almeno fcio-
glierlo in una maniera , che non pregJudicafTc
alift perfetta comunità de' primi tempi del Cri-
HianeOmo- Egli però fi contenta di ofTcrvare,
the febbene, oltre Je vedove, altri ancor*
profeQavano la vita comune , nuUadimeno po-
tcano i lamenti de' Greci riguardare folamen-
te le medcfime vedove , forlè perchè non ba-
ifando il raccolto danaro per tutti , potè darfi «
che nella difiribuzione delle cofe neceniirie, ù
avefle qualche minor riguardo 3,Uc vedove^
degli Ellenici . Ma fé il minor riguardo na-
fcea per motivo di nazionalità , come ricavafi
dai ceilodÌS*Luca» perchè le fole vedove, e
non
* '
^.
^gttf ft e' costumi.;
non le vergini , e le niniritacc furono nitntovat
ilagli ElTenifli ? Bifognadunque? che qualche al-
tra ragione II apporci per ifciogliere PaddotCì
argii;neiJto ; la qual ragione probabilmente
quella , che io pocanzi ho i^^ccennara, -- ,j
Ven^hiamo ora al mio terzo srgunìento.
quefto detJocto dalle parole di 5. Luca "■Jgli Ai
ti C caci, IV, verf. 7i. ) ttì *^^* **^ '" '"^
Jt'ruf^ÓFTwt (tt-VùT fA(>t/ i/«*' iTjPiH, Aec qtiifquu.
così It^ggefi nella volg,.ta cJi^ioncj forw?», qua
fo^dehaVt^liquH fniira ejfc dicthat > Impcrcioc
che atreftando S-Lncaiche niuno dicej elferc Ai
proprie quelle coreiche polìedcva , fcgno é, eh
alcuni polltrdeano.,, Ri/ponde ì^ primo luogo 1
,, Storico , il fùljidebat di S. Luca non dee qt
„ prenderfl ne! H-nfo Hrccto , e n'gorofo . Sa.
3, rebbe vero, che nentQ aliquid ei^Cv » Cosi cg.
fjuando vuole , dice » che i teili di S- Luca ;
prendano rigorofamenCej e quando nò, rinunzi
al ṛTore, e foilienc , che dtbbanfi incender
largamente , Ma perchè li teito quotquot eran
pofjejforcs &c, V, j-f, fi ha da prendere con tin
to li rigore , come egli dice , e non la parol
foffidcbdt ? Perchè, replica egli , ahrmtm
non [direbbe vero ^ che nemù ,., aliquid [uam ej\
dictbat j fid erant illh omnia cùmunia , Io peri
non gli concederà mai » àìc^^'ilfoffidcbat no.
il prende rigorofamence » non farebbe vero
the ncmo&c.Dìc^ egli di grazia. E egli vero,ch
i fedeli nel fecondo, e Cer^o fecole pofledcanc
Verini mo. Come dunque Tertulliano parland
della comunità de'Criiìiani de'fuoi tempi, atte
ibjcome di fJ^pra vedemmo, che omnia indìfcn
ia tram apud eos praetcr uxores^Dunquc ancor
eh? alcuni avede/G polfeduto ne* tempi de' San
ti Apoibii in Geri,'ijJcmme , tutta volta farcb
b
* ' ^ ìm •*)►.'■' ■;
r
»l' fRlMlTJVI CKlSTlANr. 317
be flato vero , che rietno aliquid fuum effe dicC"
bar 1 fid erantUiis omnia commima * Concedi
egli adunque che fé gli altri teflidi S.Luca s'in-
(endono rTjjorofaraenie , come gli ho 10 pure
intefi , così anche Wfojjìdebat , fecondo la in-
telligenza di S.GiuftijtOidi Tt-rtulliano , diEufc-
bio &c. dcbbfl^ m^'-'eriffir nel fu o rigore- E ch«
U parola toi C^Jf^irr^^ , voglia fignìficarc
dflh cofe fvjl'edute » coita djl n^erfù 37. dove
ìcF^i^nio . the S. Barnaba fece vendita J**f^*»-
Ttf *(jVfl* i^yftS del carneo che p^ffedea » i'oi"
the k- v^itf^érTBf lignifica nel iJ.^y- verj poHVf-
iìr"^^ , perclic non la fignificheri il rZw ■-■v^-
j^iyjsir nel t, 3 1- ? Mi lo Storico non fi contea*
ta di una foia rifpofta - Soggiugne pertanto s
„ che fé pur vogliafì prendere quefto verbo
j, nel rigorofo fuo fenfo * il podìdebat è arCerio-
jj re alla rcnunzra, che poi facealì de' beni ,
,, onde fcgue quotqrtot enim poffejforeì &c-Sl e?
Ma quando mai fi è udito dire? che il convertire
}\ poffìdcbat! in polJederat y o in pojfedih iìd prcn--
dere nel fuo rigorofo fenfo quella parola ? Che
fc quanto sWa pojfejfione confcrvafi il rigore del
fcnlb di S- Luca j non ft conferva però quanto al
tempo. Laonde fari rigorofamenie prefoqucl
vocabolo dal noflro iflorico , e non rigorofa-
mente . Perciocché mentre egli cerca di mette-
re il rigore per un verfo, introduce la largchzza
per l'altro; orde ammettendola flrctta pof-
fefTione, muca il pofsedeaao di S. Luca, e lo f^
divenire d'jfdno poffeduto, a p offe dette ro , Ag^
giungaci a ciò 3 che ne anco le parole , ch'ei cir
tadel 1!^^^. Quot^uot CTantpoffeffores a^rorum 3
Akt domorjtm,i;endent€i ^ferebant pretta eorum
quae l'cndebant ; gli pofiano cfscre di gio-
vamcnio; poiché fé p«r quctìopaffo preten-
de.
^^ -ll;-^- ■ ■^.-
318 n R* C O S T tJ M 1 . aj
de ,chci Cnftiani primi di Gerufalemmc yen-
deano tutte le czk , epofieflioni loro, allori
cfTcndo il fo(??i^ei^/f anteriore alia rinunzia , av-
rebbero eglino potuto dire : noi per *vhtù bq/
Riamiamo nofire le cafe che ahbinìtio vendutf
cqi}eiÌ2 farebbe Itaca um maniera ridicolofa d
parlare. E per verità fé tino dopo di arcn
vendutoli fu iJ podere fofie lodato da un qual
che iflorico , perchè dopo la vendita, non chia
ma più fi podi:re mcdefimo fuo proprio , credo
die l'avrebbe a male, perocché fi vedrebbe
derifo , attriòuendofegJi a virtù , ciò eh' egli fj
per necelTiti , non potendofi chiamar propri;
di uno la roba , ch'è ftata da lui ftctTo alien:ica
Mi fé poi vokffc lo ftorico, che non vciidefsen
<3ucÌ fedeli tutte le loro cafejJa qual cofa dice e-
gli altrove contradicendofl, allora bifogneri,chi'
neghi j doveri! prendere rìgorofamence anche i
^wof^ff#r&c. mentre S, Luca ók^ vendente^ ,i
io florico vuole che prefo il vendentes rigoro
famente , fìgnifichi , che ì Criitiani tutti v«i
defìcro tutte le pofscflioni loro , e tutte le caii
altresì • Che fé diceffc 3 non farii mcnzioac del
ie cafe , e delle pofseffioni da S* Luca , dove *'
dopra il ftì^iie^dr, replicherò, che fé que*Cri
fliani pofsedevano altre cofe» non vedo perch
non pofjedefscro ancora cafe , e poderi - !*|
Ma poiché io ilorico ha voluto apportare I.
tellimonianze dt' Padri in fuo favore 1 le qual.
teftimonfanze fono itate da noi di fopra breve
mente fpi egate , fa d'uopo, che terminato IV
fame de' palTi delle facre lettere , fcendiamo a^ .|
proporne alcuni altri eitratti da' libri de' iioflr
antichi, e veggiamo fé la mia opinione^o quel
la dali^avverfario Jblìenuta confermino • S-Giu
fiino Martire, il quale fiori verfo la metà del Jè
con-
*i;» . i- .- ,.. r. * . - ■ -: ^ ^i:^r-;.
1)1 fRlMlTlVI CRISTIANI. aiy
;oniio f^;cob , ed era informati Hi ino de* co-
dimi 1 e delle corfueCE^dini , cb^ erano in-
Todotte nella primitiva Chlefa , nella Tua.^
,irjma Apologia. , dopo di avere brevemen-
:e ragionato della EucaiilUa , come fu ella
(rtitui-La da Gesù uoltro Redentore , foggiugnc s
if^^g , dice 5 ^ÉTO ''ttuTa a*J Wn^ ft?XiK
prtf fj rivochiamo quefle ccfe alla msmorU 9
e adendo j foccorriamo i ùìfognofl 3 e fem*.
prr fiamo infieme , Vedali ie il pafso allu-.
de a quel verfo di S. Luca negli Aiti: Etant
fariter i & habebant omnia communÌA , Or io
ragiono cosi. Se da quel tempo ,, in cui Gesù
Crifto illicul laEucarifiia, fino a' tempi di San
Giuftino i fedeli foccorreano i loro compagni ,
e perciò dicea/i, che faceano vita comune , fa
d* uopo confcfsare,che alcuni fedeli in ogni tem-
po avcfsero modo di foccorrere i bifognofi , e_-»
perciò po/Tcdefsero.Or che da quel ccmpo, fcnza
efcludere il primo anno dopo la morte del no-
Aro Signore fi facefTe cosi Jo aitellaS, GiuHino
dicejidOjche i CrÌftiani,ì quali aveano,aiutavano
i bifognoil loro compagni^c perciò diceanH dì a-
vere anclic nel fecondo fecolo tutte le coic co-
muni ,( vedi 1' Apol.medefiman, 14. )• ^^ ^%^^
;cmpo adunque? fenza efcludere Tanno fud-
detto , alcuni fedeli avearo modo di fovvenire
chi ne avea di bifcgno.Anzi adoprando S.GÌuiìi-
no le parole fcwfer una fumus-, fem bra che ali u-
da al teilo di S^ii:ca erant far iter ^ e come nel-
la cik faa erano molli jCliepoficdevano j quan-
^ tuit<
i
339 -»»* COSTUMji,
tunque l^protcftafTero, clielcfacold loro era-
no comuni , cosi egli accenni , che alcun
fofscro in Gcrulaiemme ibmiglianci a quelli ne
primi tempi del Crirtiancfimo . Egli è più chia-
ro il tci!o di Tertulliano . Quefti nei Libro d^
Tttgain Terfecfitioni cap.x 11. pagy ^4^' j, Apo-
j, {ioli jdìcc, perfccutionibus agitati, quan
,j do fé pecunia traflances liberaverunt ?Quai
„ ilTis utiquc nondeerat ex pracdiorura pre
„ tii<idpedes eorum depofitis . Certe multi
„ locupleti5u5 credentifcus virjs ac femini*? qii
„ his ctiam refrigeri! fubminifti-abam,,. Ognu
no vede , che Tertulliano fi ferve qui d
due motivi per provare, che gii Apoiloli pò
feano co' danari libcrarfì dalie mani de' perfe
cutorij fé avefsero voluto , primo perchè no
mancavano loro i prezEÌ de* poderi venduti ci
coloro, che venivano alla fede; fecondo per
che molte donne ^ e uomini ricchi fi converti va
Jio, i quali davano agii Apertoli medciJmi de
foccorfi . Ma come poteano ciò fare quctti rie
chijfe tutti nulla fi riferbavano ?
Dceiidi piiioHervare, che Tertulliano ^
menzione de* facoltosi, i quali allora, quand
la vita comune ancor durava , iì convertiron
al CriftìancJTmo , e perciò afferma , che oltr
il danaro ricavato da' poderi venduti > avear:
eziandio de' foccorfi dalle poribne ricche , 1
quali alla vera credenza venivano - Laonde ade
praeglila partico/a eri^w, per dinotare, eh
non folamcnte i prezzi de* predj poceano efser.
a Pietro, e accompagni di giovamento , ma
«/rigcrj altresì de' fedeli» i quali rfi/rig^r/,
foccorfi, non poteano efn ottenere , fegliikii
fedeli da lui accennati, non fi ri te ne ano nul]
di ciò j che prima dicfscre Criftiani , avear>
^' ' . - -' .:*'-
f
^E* PRIMITIVI CRISTIANI , g 1 1
pofseduco • Origt-nc ikÌ l\ xv, \hpiu S, Mirteti
( n. x/. Tom. I/L opp^ hdiu Mon^ch, S. AJjHr,.)
parlando dirlJa vita ptrftTta, dopo di avere ad-
dotti i p.illl del ChjPt tr- e iS^Ì cap, iv> dc^li Atti,
così e jnchitJdt: : „ H:iec omnia co a nobi.s dièli
3, funtj LJC unumqiicmqtit^ perft-ifluni evadijri:^*
j> volent^m lurLTc pofac probt^mus Jl-I'u dic^/nti»
„ ^ude ji;eride qNac b^bes , & du pauperibus ^
j, Scrcmi'jri'm autem ? & rerum omniun^j j
j, quac Fppfofin potifliLTìum convenirne , prac-
3y ditorttni hominum partcs cfSv-nt , cos :idhor-
jj Cniri j (juil^trs facidcits AipptEic s C|uf<^uc idìicr-
,^ t„cu)ni obccmpt-ranC , éc \h res vicae ntccl'T
.,, fdrias e communi fiibminiiìrjndo , &; aiios ad
^, idem t t^aciendam) rogjre . Excmpluiii enlii
j^ qi:oddam imanìmis viue ìlliid ofs^t * quam
j, tempore Apoltojorum Udcles agi-b^nc „ - Sic-
ché loiiicne Origi-'ue , cli'tflla è niu delle pi'o-
prieti della vita pcrfttra W vender Cufcc le prò?
pi'ie full^nze, e dillribuirne ì\ prtzao a' po-
veri j e ch'c lodevole cola ^ che gli EccIeiìaJtj-
CL procurino d'iiidurre i docili a rjnuiiziai^
anictojc a viv'cre colle diftiibiizioni della Ciik-
ih, e a pngare gli altri di fare Ìl mcdcfìmq
poichi: qiiclb iarcbbe un npprel'enfare la.-*
unanime vita , che mcnavajio i fedeli ne' tempi
de'.Saiiii Apoftoli- Parla eH;li adunque in ui
guila della comuniti Apofìoi'ca , che dìiiìo-
iìra non elsere Ihca fatta una rumigliance totale
rinj^nzia delle facol[;i loro da tutti i primi fedeli
della Chicfa di Gerufalemme ,S. Cipriano i_lih.
IIL TsfiimonioT, ji. HI. p, 6z. EdU. Oxm. ) ii'à-
ducesìdo in quelb guifa il paifo di S. Lucij =
Turba autem eoriim , qui crediderani » ani-
ma ac niente una agcbant , necfuJt inter illos
3j difcrimen ullum j ncc quidquam fuum iv:di-
Jl
JJ
■ % .N I I .V
I '
. :^
322 he^ costumi
3, c;ibant ex banis , q\ic eis erant, fcd fue-
5, rum ilHs omnia communio ,, accenn:i , che
qijjLJcuno almeno tT^ tfli a^eade' b^nl . Anzi nel
]\bfo De Opere j c^ EUcmcfynis foflienc cgli^
c\w la comunione tit:' beni menCovaca da S» Lu- I
ca nun coaCdelìe npprcITb cuEci nello Jpogliarfi
di ct:tto il fuoi rnuii conrervaTe ancora opprcflb
quelli j i qujli riccncndo piirrc dt-'lle lorolullan^
^e, ne Jiivano i'ujb a' poveri delU Chìcfa - Im-
pti'ciocciiè cosi L'gli fcrivt: ( p. 208- ) „ Lcgi-
j, miis in J\cìibu3 Apollaloriim : turba aurem
j, corum , qui cL"cdidcranc 5 aDinja ac mente
5, una agtbjnt , nec tuie inter iJIos difcrinien
^, ulluai j jiLc quij']uam fuum Judicabanc ex
j, bollii , (juac tijì crant , fed fucnint iliis otu-
j, Illa coniiiiLinia . Hoc t^ novitate fpiricali
,j vure D<.i iìtios fieri, iioc ciliege caelcfti ac*
quicatem Dei Pairis imicari , Qaodcumquc
cnim Dcieft, \[\ nodra ufurpaclone commune
jj tfl , nec quifquama bcneficiis cjus , & mu-
5, neribusarcetLrr , quo miniis omne humanum
j^enuibonitate, se largjcare divina acqua lìcei,
perfruatur , fic aeqnallcer dies illuminaC-i
lo! radiac , imbcr rigat , ventus afpirac ,
do-niJLTiEibiLs fomniii uniis cfl , & Itcllarui
j, Iplendor , ac luiiae communis tit. Quo ae-
„ qiiaJitau.s cxemplo , qui piiITeiibr in terrji
jj rLtidirus-ac n-uflus fnos cum fraternicaEe par^
„ E'Eur , dum largitionibus gratuitis commu-
,, niss ac Jiiliusell , Dei Parris imicator eft ,iJ
Beco come Tpii. ga tgli Vcrant eh omnia co7nmu\
rJ^t. Non eEcluJe dalla comunità -Apoilutìca
corno fi conofce dairapplicazione di queite ulti
me pai\jle , coloro, i quali tffendo poifelfor
didribuiv.jio a' poveri le rendite, e i frutt
ÉitUe loro fullanze. Santo Aianafio nella vùi
n
0^*:'PUIMITIVT CRisTlANJ. jj*
di Ssmo Antonio Ab-^u- ( 7; l. l\ II. opp. £dn.
Taris. MontfdHc. n. 2.p, ypy. ) rjccoiici , che
,s cum fL'Cum antimo Anconiiis cogitartt , qua
j, rariaue Apf)lliili quìdem rtlitìis omn bus lè-
,> culi furiL S^lvaCortm , S: qui in AtStibyts ( mc-
,1 mora(uur) vendt-ntei , quac iplòrur:ì trr^nt,
)j, affL.Ttbant,&: ponebant id pcde5Apoifolofi»m
j»» ad diftributionem opus Iiabentium,, vendè
'tutto il Tuo- Dalla quale narrazione raccoglici ,
ch'egli non foOt di iLncimtnro , che tutti fon*
I iza eccetnrarne veruno, it^uifTero la vita pctl-ec-
tjniL^nte comunci e di tutco ii loro avere affatto
fi fpo?,\h(rcco f altrlmcnic avrebbe' aggiunto il
ISanto Scrirtore , omnes ^ ijnae ipfjrum eranc m
IS, Bafilio il grande^ , ( I/t Scrmon. ^fcec. n- 2.
\TJ l'Oppi £dU. Par.Mon. SM^nri pu^.^19.) r:i.
jgionando di Anania» e diZaiìra, a' quali eri
ilecito , prima di proniecterL' con voto al Si-
^gnorela robi loro, di ritenerla, anche alloia,
qoando era in vigore la coniuniti in Geruijiem*
me >dfcc; „ Ana:iÌac mltio licebat po(fc(ìiOiicm
,j fuani Deo non prjIJicen", ac vovcre , fed
s, portquam ad huinanam gijriam rclpiciens ,
j, pofTeflionL'ni iuim Otro per pollicitatiiiiiein
,, coniecravir, ut hoininibus ob niuniiic^-^r'tiain
j, etset admiracionì 1 parte pretii (epofita ,
,5 ejufitiod* advcrium ft' indignatlonem domini
^y commovit , cujus Petrus minilkr fuitj, ■
Or io in quella guifadiftorro < Se tutti quanti
i fedeli dtlla prinja Chicfa in Gcrufalcmme-*
vendeano tutto quanto il luro patrimonio, e ne
davano ìt prezzo al comune , qu^I maravigli;!
farebbe mai Hata, che Anania avendo un campo,
Jo vendcfsc , e moffraAe di aver rinunziato a
tutto il fuo j e di etsere il^to ni liberale verfo il
proffimo?Se tiucì faccano lo ItefsOj m^jncre
X a ^ ab-
/
.:^-
-' -.'-V^
524 l>S' €fP8TUMl ^1
abbracciavaRO il Crifliancfimo , pocea la IiberflM
]W:ì di Ai!:inia 1 fé avefse finccramentc operato,
efsorc approvata , ma non ammirata dagli altri .
5:- diinqtieS. B:ifi|jcjatccita, che ciò egli finfc
di f-xrc per cagionare ammirazione , iegno è,
che non tvitti i t-icchi il Tpogliavano di tu ito il
Ioroavt:rc, ma che una parte ne riteneano per
lo mai'.tcnimcnto proprio , e dtlla loro famiglia,
e per follicvo ancora dc'loro bifognofi pellegrini»
e fratelli . Oltre il pafso di fopra addotto , die
riguarda la ofpitalii:!! di Mnafone antico difcepo*
lo mentovato da San Luca, un altro ritrovo io. 1
nella ornili:! decima quarta di S. Gian GrifollomoJ
i^ItiK/^cL n. z, pa^, H^*) àaì quale Icmba ,
cfie dedurre fi pofsa , che giornalnicnto alcuni
fedeli faceano aMoro compagni bifognofi delie
limofinc , le qrali non poteano certamente farCj
fc non aveano qualche cola di proprio • Imper-
ciocché così fcrivc tI Santo :,j Ergoquocidianum
,, minifìerium circa viduLiS erat • Et vide quo-
jj modohic minilferiimi vocet , di non itatim
„ elcemorvnatn , ijcquc & eos , qui darent ,
jj &eos, qui accipercnc , cxtollat „. Sembra
pure, che nella omilia xi. «. 5,pJ^, pj» confer-
milo itelso fentimento colle feguenci parole:
j. Ideo f^ratia , quia nuUus crac cgcns ? id e(]
,j c-\ dantium alacritate nullus cgenus erat
„ Kequo eiiìm partem largicbaniur , parten?
y^ recondcbaut ( come fece Anania , che_:
nafcofe parte del pn::^zo , poiché quei che pof»
fl'deano, confiderà vano le facoltà loro come co-
ni uni , onde non le nafcondevano ) ncque om»
,, nia dnbant, fed qtiafi propria,,. Vero è però,
che non apporto io quelio pafso come evidente,
perciocché Viaggio le difiìcnltà , che in efso con-
tengono 3 ic efaminiamo le antecedenti , e fuf^
Ijlll
1>e' -PRIMITIVI CRISTIANI ;- 535,
ÌTegiicnti cofc< Ma ficcomc S>Gian Gi^ifolìomo'
piegando il fatto di Mnafone , ammette, che.*
qualcuno tra \\\ Gcrufalcmmc,che iìnoda' primi
Hempì dtlCriitianeGmo.avea in queìfaCitti pof-
;sedutQ , crcd^j di poterò eziandio prov;jk'rrnÌ di ,
quelli tali teftì, e trargli a quella tale intelJjgcn-
]^a,(4)Terminerò[*argnmci]toprcl()diiirautonti (a) Vc^Un
ide' Padri con una tertJ[noniai)i^a di Ecumcnio , ^"*^"=^,^'^'-
'il anale può elTei-e confìderaro come interprete I.*^!' .^*'
JlJe' fentmientidel Gnloftonio, hgh adunque ne' lx>:>lv. al.
Commentari fopra gli Atti de' Santi Apofb!Ì xx- T-^m-
(e, IV- pag» 41. Edit.Opp. an, 1^31, )„ Ideo IV.Opi'.E-
^ quisquis, àUe , proximum rcputans tanquani ^.'^- ^^^^'^
,3 itipOfm , nihileorumj quae poilidcbat , l7bi '
j, ipJj approprians retincbat , ^^A in communem
,j utilitatem coiifertbar ,, i Accenna egli adun*
quc , che niuno de' primi fedeli IHmava proprie
le cofe , che pofTedeva 5 ma ì'eJponca alla co-
mure utilità , cioè polTedendole 5 ne concedei
^i'ufo agli altri .
% Ma dirà forfè lo Storico , fé è vera la in-
fterpret.uionc data alle tcfìimonianzedi S. Luca,
fea' padì de' Santi Padri dal P, Mamachi . bifo-
gner^ dire , che non abbiamo fondamenti da_»
jiabilire il punto della vita com une perfetta nel-
la niaE^gior parte de* primi fedeli di Gerufalem-
mc . Impercioccht* , fé S. Luca non dic^' , che
tutti i CviftianiGerofolimitani vendefTcro tutto,
e i Padri non affermano, e h'cfU tutti fì rciogUatfe-
n> di tutto,an2! fé i palli di quefti finora arrecati»
cfTendo generali, d imo Urano, che quafì CLJtci noa
oflervafTerola vita perfettamente comuiie,fegui-
rà cercamentejclie non ^i pofia fodanionce prova-
re colle Scritture, e colTautijrìtà àt^\ antichi U
comunirà di quti fedeli almeno , ch^ Jiorlrono in
quella Città fino al martirio del gloriuJb S. Sterài-
^3 00'
\\
X.
-*,
'5"ai? !>■ 'b' co ^^ V u m 1 '-■'
rro. A qnefta oppofizionc brevemente rifpondo^
che le fcrictifre ilebbono efUre Jnterprc'tare non
a carriccio ,nia fecornlo il coT^teflo della iflelTa
Scrittura 5 e la tradizione de' Padri • Or aven-
do noi veduto , che da certi cfemplf della
Scrittura probnb'lmcnre ricavai!, cTie alcuni
poni-'deano, e dicendo S- l.ncs tief^lì Atri, che
riimo ÒTcca elTerc Tiro proprio cJò ,clie pofledea,
raf>innevo!menie abbiamo coiìchiufb , clie anche
i pfifTeffori , ì quali rigiìardo alla molti ciìdintj
de' fedeli vìvenrì in perfetta cotnunitii , erano
pochi, chianuvano comuni le loro fijftanze,
perciocché ne concodeano f\]fo a' loro friitelli -
avendo inoltre così p:trliito $. Lnc3>r&aven*
do fcritto , che ^liotqìiot erant pojjcjjor Ci ugro'
r«w tJJ't 'fowr^raw, vendevano omnes tt^ros >&c<,-
ma fol:tmt.'nte z'vndentes a^^etchantfTetia'-jendi'
foJ7f**?.c! ha djto motivo di argomentare, clic in-
tanto tgli non ha aegiunto Vomnes pcffelftoncs ^
perchè alcirnì non fi fpoE^liavano di tutto , ma di
una parte delle loro fullanze. Ma che poi il
teflomedcfìtno f^uotquct &c. debba intendcrfi
in tal guìiaj che figniiìchi, efTcriì la tnaagior par-
te fpo^^Jiata delle cofc- , cheavea prim.ì avute in
proprietà!, dcducefì da' S;tnti Padri ji (jualf ccr-
tsìnente di ima tal rinifn^ia con pnrole precife
mani H' 11: mente parlarono, Vc^ganf] Origene
lc.p,^66.GS, Atanasio ( 1- cj S. CirilloGe-
rofolini'tano QCatbcc.x\t «. x, p. 2^^. edit^
Parìf, Tonuè: ) S, Bafilio ( in reguL fuf. traHaU
Interriìg. vii, pa^. ^4^» T, UL Ópp. l'Jit, Ejlifd.
Intcrrog. ^xxii. p, ^7^, Interroga xxxv,p, 580-
Interrog. xjK.pag, ^6z. Ii^ierr-XKXjv. p, ?77.)
S.Cìian Grifollomo {^I^omjL xi. ìtA.fcqq. pag.^O»
T~ IX, ) S, Girolamo nel luogo citato dallo Sto-
rico, Santo AgoUino (5f rm.ccLn. p^S^Ji^- ?"• v^
(a) Opp.\
■ i'
. H
?
ììu" PRIMITIVI cutstian: ; 517
ia)Opp. Edn.an.ijoo). S. M^fliino di Torino f-i) ^' Li^.
( HomiL De ^-varìtìa pd'^. ^66. Edit. f-^enet. an, ^"*'^=' ^^'^■
1741. ) Moki altri Ibno io coiìrcCco a irabfciare, Ta^ T u'-
|- per lìon (dilungarmi di v.-nif.iggio , e perche ncir gj,,' ^lj[{'
è nectfi>.rio , mentre in qutllo fona di ^ccordi.mi. xjo
collo Storico mio contradittote. Lci^gun^ p[.'r
sitrol.ì lettera V clic alcuni afcriffcro a S. Clc-
jr ente Romano, (T./- ConcìLp.ig.6^^/ìdìtiM.ir(ì.^
e i Decreti attribuiti a S- Urbano Papa ( /i/t^. p.s
1 icf, } il Concìlio T, tii Aquilgrana ccitbrAto I'
auro ^ì^^(^cai:.cxìii.p^g'ii'i^-fiq-') e il fecon-
do celebrato Tanno Sjf?- (^cau. xxi. p^ '-fH-
l^arfaloStorico a obbìcttarmi^cfTerr troppo bre-
ve il tempo della comunica da me a [Ternato. Per-
ciocché fé la vita comiincdiHÒ Hro alfamorce di
|- S, Stefano, :^ppcna farebbe durata un anno . Effe-
' \ re pertanto \m\ tale fpazio troppo tiretto per una
, cola tanto celebrata da* S. Padri. QuafFcchè i
' SantlPadri non abbiano celebrate molto le cofe,
--. che per breve ipazio di tempo (furarono , Io ho
l'i in ciò leguiuEo il piillìmo , edotiiflimo Cjrdi-
ual Tommafij il quale oQl'rva , che non n:en-
tovandofi più dopo il iMariJrio difi Sanio Di.rcn-
t no la vita comune tra' fedeli di Gerufalcmme
da S. Luca negli Atti , non ila ella (tata oHcrv^-
la dipoi dalla moltitudine di quella Cbiefa .
E per vei-iti elPendofi difperfì i fedi^'ti per la
gi'an perR-ciizionc , che allora nacque, come
racconta S. Luca medesimo , era ella nialagevol
cofa 7 che tornati che furono , fi rinfrovaffe tra
loro con que!la frequenza dalla moltitudine la
comunione de' beni-Ma furono.dice lo Storico ,
mandate dopo le limoflnt? dagli Antiocheni tede,
'; li a* fratelli di Geriifalemme ne' tempi di care-
flia . Si bene - Ciò peto non e indizio della co-
X 4 mu*
■■■^'■r** ^ ^-^ r ^ .;- i^7-;.,.
\y
■,.i
munita rapprcfencataci da S- Luca ne! fecondo |t
eqrJarto c^.p:i degli Atei* altrimenti biro^ne-
rebbe dire , c^e nel ffConcTo , e nei t<^rzo lcct>lo
in viTÌe Cliicfcolìcrvavafi la vita comune , per-*
ciocche da' Romani Pontefici mandauanfi a' fra-
telli, che !c coftituivann , abLiondanti limofi»
ne , come noi abbiamo dimnftrato in qucfto ter-
zo voi itipc Cpii^- 75' /t^^- <^p-^S' ^9\f<^^- ì ^-è
vale Ì[ replicare- , che fé d^r^ndo qutJi'i tai ca-
rcftia,vi fììffero Hate in Gcrufalemme delle pcr-
ibne j che poffedeano, gircele avrebbero aiuta-
ti i loro camp:Lgni , perciricchè non biiffr^v^no
in tanta fcariczzi di viveri II facoltà de' pofsef-
ibri per aJLJt-tro ì bifo^nofi j mentre lo llefso
Ktorico (p*\^. 305. /ffj, ìiQt^ 5*f. ) f.ictimcnte
confefsu , che prima ancora deEla difperflone^
. anzi della morte? e della ilf (rj ek-zi^ne di S. Sce-
fjno al Diaconato , per Io nnmero grande de'
, nuovi convercicz , i prezzi deltt^ facolr^t vendute
dj'fedeli non erano pienamente ballevoli pei?
.ben mantenerli? onde molto meno farebbi^ro
IbK'b.iUcvoli ffuelle j che alcuni pocfii riccn-
;kto . (i) t
(1) Concedo però , che coloro , i quali avea-
no venduto tutte le loro fuilanze , e ne aveano
datoli preiizo agì! Apoiloli , olfervaffero » an-
che dopo la difperlione , e il ritorno loro zlli
patria fa perfetta comunità, e viveflero colle
limofine de' fedirli si Gerofolimitani , come an-
che lìrsnicri , molto più perchè non aveano al-
tro modo dì vivere . Vedali S. Agoilino Ub^ de
Oper. Mo-adchoT. c.xvi.p, 47S, T,FL Opp, Eàit.
ejwyì^, Anzi avendo io detto di fopra p^^>3i4'
che alcun: pochi aveano venduto tutte le loro
pofTeifioni, offervo , doverfi intendere , pochi
riguardo alla moltitudine delle vedove , per le
- ^ -., , g^^'i-,^
ti
m
^-
V
r
ì> 1* VR! MI TI VI CU ISTI A^I . J2^
tjuali fi limenc:ircno gli tlIcniOi , e non in fé ,
t\oà quanto al Jiumero loro , che non era picco-
fio, It non vogliamo dire j clie t^oclii erano for-
:Ìc gli Ellcniili pofTcflbri in Gernfaiemme - Ve-
-idanfì S. A^oMno hi. Cap, xiiUf^^. -^92. e San
TomniafOj dalla cui fenrtnza non mi dipartirò
io mai Opftf:, xxxìv. al. xix. e- vi. CoticL Ih
v^pa^^.^'jo.CoficL ^^^'pag.^ji. & ai xv. ^rg.
pag, 57?. Edìt. an, i^jtf-
Kon intendo poi , pertli^ avendo io fìabi-
FitOi che nella Cliii^ra Ccrofolfmìuna fu ili {\(<y
la perfetta vica connine» ngW ^ihbta aggicmtoi
va eccettuala la CfiÌL'fa Altfiandrina , fc i Te-
rapeuti ftirono Criftiani : mentre fa cE»IÌ bcnif-
Cmo , clic fecondo Ij opinione mia* f Terapeuti
nuntovaii da Filone erano ftquaci di una fetta
giudaica , e non di Cr/(ìo nofìro Signore .
A Torno a dire 3 che fono obbligjtifTìmo all'
^LJtor defla Iftoria per la maniera propria, e
Meramente cW\h j che ufa nel rilcrlre ciò , che-
!jio io fcritto incorno alle ani , e profcilìoni
\Jc'* noftri m^iggiorl . Kè mi offendo gi.\ io , eh*
egli alle mie ofscrvazioni ?ggiun?ja delle altre,
ic quali pofsano oficre di vantaggio alla repub-
blica d^Wz lettere . Anzi provo grandiflìmo
piacere, qualora anche mi veggo giuftamenie
corretto, itia non gii con burle , e con ifcherni,
come ha egli fatto mentre ragionava della mia
ientenza circa la magia ; laonde credo , che mi
{cv^iQVk s fé iopurerjfpondcndog]i,nehodimo-
/frato qualche nfejitimcnto . Ma veniamo al no-
ifro proposto . ^ggingne egli al catalogo da me
latto delle arti, e profeilìoni de* nolfri antJchi,aU
cune altre, che fé avelH io voluto non efìer breve,
avrei potuto rlferiric , avendole ctjli trovate in
Quei libri uiedcHiui mentovate, de' qnali avea io
no*
^
n
^ '-"p, ■ ■ 'b Lni^ T r' :-jr
"-■%
)
5^ r> t' COSTUMI
rotizfa , ed crami anch'; fcrvito , Onde non iflJJ
modette per ironiadii lui qncil^^ parole ( pj^^-
jtO Crediamo air autore qnc fio fiw amore dì.
brevità. Trj]afi;!o di pjrhire dt--li' Articolo de'
Ctrdoni pcrch>avròroccafionedi parlarne al-
trove. Anzi :Ulìnclic non vada dictrdo il no-
fìro Iftorico , che io efuko,ijujlor:i mi il prcfen*
ta ['opportunità d'impunnjrc i\ Msrcliefe MaiFei,
ftbbcne avca io propoiio di ampianienfc difcn-
dcnnt conerò r.icciila da lui fattami ncll'ukimo
fuo libro de' Teatri Campato in Verona Tanno
ty^^< ne lafccrò nientedimeno la ircumbenza.
a uno Scrittore , che fapràben riufcir nella ini*i
prcTi • Hfporrò peraltro in poche parole » iq
che confina l\n:cu[a medefnna i e quanto Gz
,ella inA:iTiftente.
cj!r'sT"Jr ^^' P^i^ando adunque dalla Jloria letterari al
j^archeie '^^^^ de' Teatri comporto dal Sig. Maichcfc,.
Mafei c;p'-dico, che impLi<^nando egli il Padre Conci-
ffljr^fl^r;. na 5 lo tratta gontilmcnte da calunniatore^,
pcrcioct^liè ave.i <juclti icritto , che fecondoTa-
utor della Frefd^ione del Teatro Italiano j gli
antichi Padri dttelhironoi Teatri pt-r la idola-
tria, quale in ic racchiudevano- SoF;aitigne_j
jicrranto pJig. 57, fiq. Ma qui gran valuniitay
beTìchèrìdicoLiìnffTnmo. fi fabbrica y chs il fuo
a''^"-jerfirio abbici fritto per l^ idolatria , e non
gin per VìmpifdiàTÌa ejftirfi allora ripro^vati i
Teatri , - . tijìcjj'a imputazione vibra il T. Ma-r
muchi. T. Ili. <^iit. p£Lg. iSp- Così et^li. Or io
avea fcritto nel luogo citato del mio terzo To-
mo,Ìiiferrogando;^«/o//^»? idoioUtriam hi iTa-
trcs^ reprobunt y ut /ìdafcjus V'ttat? Coullde-
riamo pcrtL^nro i dttci tici Signor Marcheli: con-
tenuti nella luddctta Prefazione» e fé in eJli
avremo trovato nulla , che riguardi la impudi^
c'zia;
DP'PRIMITIVI CRISTIANI . 3 5 l'
cìzli , io farò nrOTTtoaconft^isarodi aver errato;
fé rò, potrò almeno pretentìtTC » elio qw.iln-
ra il Si'^nor Marcheft^ fi mette a fcrivcre, fi cf-
prinia con chiarezza , e non ric^-'i-chi , che [ ftioì
Scqoiiori tirino a 'ndoviiufc i fuoi ftntimcnci «
Egli 3iliJnoi!c fcrive in t.:ì ^niia nella pa^inELj
^KXiii. citili Fri.fj2ione , che non ai tra ca^lo-
"ne adJiice della riprovazione de' Teatri fat-
tala" Pai! ri s clic la idolatria» Che fé altrove
nella ncfsa Prefazione parla della impudicizia,
egli a clifjjn.jsjc Icg^c? fcmbra» ch^cfcluda la im-
pudicizia ficfsa diiHe commedie , e dalle trage-
die , dflle tjuali io parlava , e la metta in non
foqtiali altre Teatrali rapprefentazioni , Mai
-Padri per le altre difdìccvoll efprciUonì , e per
le impudiche altrcs;, le commalie ancor deteffa-
rono, come vedemmo nel fecondo Tomo di que-
ifla opera .
'■' X, Airacciif^ì del Sig.MarclicfcMaffei potreb-
be acei^iencrfi una oppafizione , che qnalcimo ^''J^''"''* ^'
forfè mi taret^be * le Icgì^endo il l^'condo capi- ^* ^ *^^^^
telo di quello mio terzo libro ^s'immiiginafTe, am- circa i'/icce*
^^nietterfi dame, che conceduto fofìc ne' tempi /7jr/7di"^j«.'
fApoftolici a' fedeli di cibarH avanti di ricevere «'" ^'^■1 £^-
,--la fanta Eucnriffia, laonde prevenendo qveiia^^f"^^^' *
i'oiracnlca , prego 1 miej lettori a ben r^flecterej ^^^,^^^j^.
che mentre lo difputava contro 11 Luteremo Eoe- ^p^,' _
mero, e vedeva? che ammetteiidoglifì ancora,
che alcimì fi cibafTcro ne' tempi de' Santi Apo'
fìoii prima di ricevere k Eucarifìia j e talvolta
avanti la facra cenale agapi celcbratTero , non
fi potea quindi dediirre,che la tradizione di acco-
iìarfi digiuno alla facra menfa non fia veramente
^poitolica ì ho fecondato Ja opinione di Santo
^Agofìino; febbene io fono del fentimento dell'
Angelico mio Maeitro, il ^uale ;icllc fuecele-
bra-
ZJatr riffa dì
*:-.
v^
S'
- ■ •
. V
J52 Rè* costumi
bntciÉTÌmc lezioni fopra TLpiffole di S. Paoli.
C ^d Cor. cap.xi* Lc^tion* iv.pag.16'^. EdìL an*
i6to, ) dfc^-' j c!it ncnjmcijo allora ei'a Icciro di
mati^i:ire priraj di riJloni-fi co! corpo , e fanguc
dei Signore, e che Te qualcuno prendea del cibo
in cofa , non dovca dopo ricevere il facramento
medtfimo . Decfì anche oflervare , che parlan-
do lo Itcflb Angt-lico Dottore ( e. cxxxìi.p.zjS*
e e. cxKXv, p. 2B0. Eilit, an* ijtìS.) della vita
comune, ch'tra ofTcrvata ne' icmpi de' S:intÌ
j^pfiftoli in Gtrtjralemmc, fi propone quella
difiìciJtì/,, Eil nnus modus vivendi, qnol,
,, pofìcinones fìrgnlofLim vcndantur ( non dice
j, omne.^ pofftffiùììes ) <^ de preiio omnes com-
,j munittr vivant ( cioè tutti qucUi, clic avea-
j, nodi bifoGino , dicendo la fcriccura d;y7?'/ÌHf-
,> butur ftngHlis pTout ctirque opus erat) q^od
„ qniJem lub Apoiìolis ferv;itum videtur in__*
„ Hieruralem . Dìàiurciùm^^oKw.Qnot-
,, ^wof (^c.Hicautcm modus non vldetur effi-
iy caciccr provìderc bumanae vitae 5, - Così
egli nel e. c-^xxij. e rifponde nel e, xxxv.
37 IVimusmodtis , fcilicet qirod de pretfo pof-
,, feflionum ( non dice 3 omnium ) venditarum
„ omncs commnnirer vivant (s'intende front
,, quifque opus h^bcc ) fufficiens cit , non ta^
„ men ad longuni renipus . E: ideo Apolìoli
j, hunc modiim vivendi iìdelifausin Hierufjlcm
ji inEìitucbarc ( liifclando però la libertà a quel-
j, li , che abbracciavano il Criilianeiìmo , dì ri-
j5 cercrfi Ciò , che loro foffe paruto > come at-
j, tclia S. Luca r^cl e, v» degli Atti } quia prae-
,1 vidcb^int per Spiritum Sanólum , quod non
,t dlu in nierurAlem Hniul commorari dcberent»
j, tnm propr^T peifecucfones , & injurias ei.>
j, inferendas aJudaeis ( ]e quali perfecuzioni
3. gra-
■;. -I
m
) - ...
3»
11
UE* PRIMITIVI CRISTIANI ; 3jj
,^ gravifTìmc feguircno ìmmcdùi^mL-nCe Uupo
„ la tnorcc di Snnto Stefano , ondt allora fi dif-
5, pci'Ccro tutti, e la vita comune dc'fcdL'Ii
,» ftbbt^nc nrnfT ccfsò affarto , come ho detto di
„ i^jpra 5 nulladimenij fi olTcrvò ita pochi ) rum
etiLim propccr inflantcm dellri;i5tii'ncm civi-
totis, iSi gijnii'i ( ne io nego, clic qualcuno
dopo ancori dcllj mortt di Santo Stufano fe-
tj> guciido l'cftmpio degli Apolìoli li ipoi^JialTt:
;>, di rutta fi fuo ) . Unde non fuit neccfr;iriujn
„ nifi ad modìcum tempus fideijbus providcre,
,,, ^ propttr hoc tranR'untes ad gentts ? Jn_j
,j quibus firmanda , «^ perduratura erat Ecclc-
„ fia, hunc modum vivendi non leguntur inlli*
,j tLjjffc „ . Vcdtfi pertanto , che non [blamente
non è conti'^rio il Santo alla mia opinione, ma
' fcmbra j che la confermi ancora, provandola
ilu ragione i che i"e qualcuno avea de' fondi
fuori de! terrirorio di Gerufalemme , non folei
privarltne, perciocché erano i fedeli e forteti a
privarli ili quelle poITeHìoni 5 che avcano viet-
erò n quella città , che in breve dovea eflcre rìi-
Jlrutca , e onde primi ancora farebbero Iliti da'
tiGiudei coftretii :[ partire .
■il Termino it Capitolo con alTìcurare l'Autor
della Storia, che s'egli lèguiterà a dare gli
ertratti dei mio libro con quella proprietà? che
ha ufata in molti paragrafi di qutilio luo artico-
lo , io avrò motivo di ringr:i^iarnelo ; ma fe^
vorrà adoprare delle burle, fcguiti pure a
feri vere j che terminate che avrò le mie atu
tichità , g]i<:ne darò» colla dovuta modeAia ,
ieniiHir.a ibddlsf azione :
J L FINE-
ER-
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ERRORI CORREZIONI -
355
TOMO li,
Ta^.] I. Iin. Jo. aver ceJmi
aver c^Juto
fi. ni.
rkorfere
TOMO III.
de'gcnjinri vejfu i lo-
jo figlinoli ,
■i
1 1. coiuiare-
I , L feJtJì
35, con ^loi
2t.
gnì
gno
M-
9if. J5. E To ac-
cenna I Apoftolo ,
112, ^4. Che vi
d:t la grazia
liS', j4. iriJurlgl
174. Il, peicuf-
ibie
jotì- IP- fenza ri*
Dell' amoi Je' fif^liuolt
verfo i Joro geniroii ■
Pc]r:Lmor de' fedeli vcif»
gli iiJrri fedeli <
conti jlfogni
coi^Trairesi^>
i liTognofi Tedefi
gun cui ^lolUno «
Eli accenna fec^iJo moJù
fclirtdn l*A[noitoJo i
Clic vJ dia Ja^ra^ia .
fc 6 ir ito
pere bifore
> eHcnJo fìjiia la cnfri me-
cleiiiiia , fei:ondo i printij^j
den'adioie ^ vendLi:! ,
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337
INDICE
D ELLE MATERIE.
Ajl- fìniboio é^^ Cfifìia-
ni nfrtro , iSS. T- J.
>ibt;lc iiccifo Jhì Caino firn*
Loie» , che ido| Gravano i
Criftiani iSi , X- 1- fuo fi*
Abr.imo j t fuo fjgiiliilo t
fimbaJo ieTlìlo \Ia\ CrilLp-
ni iSi. Th J,
j^CLetrajmnc di perfone ab^
boriiti J3' pi imi CciftiariJ
t^i^ ra f Ih
Acf]it.i cnnrerci^?t in vino tla
AJìnifi j eJ livji » Loro crca-
zjone iimbolf* j che i Cil-
ilinni ufiv^ino irto- T* Jp
Cofii fijvnjfic? ti/i w Simil-
mente vi fLalpivanoj e Ju
pini-ev^no Vnìlbero àcìlì
vjiii j e il resp«nic if^i
feg- e f] iim:tncnEe dclh
ftori^ di AJìmo rW <
Adriano Imperaiore * Suaj
JcLceri fojirn h condanna-
zione de' C:ifti:^n[ XXX.*
pcifeguin ì Crtltlani iSu
T* li- Suji Icrtera a Mim:-
cìo Fundiino iSì-
Adunsinzc de' pi imi CrJftn-
jii nelle Chiefe Ja Dome*»
«ica 51S- fcg. TJh Qn:ili
folTero 3 cqii-iuEofervoro-*
fé 3i!i fei>. jty^Adunan-
xc anielucJinej e Do^mrnc
Ag^pi, a Joro orJijNie pp,
feg, e 1^7* T- ÌÌL Non
furonn mrrodr^fijc ne 111
Clucfi ad jmit.'ìjioiic do^
gV ofpiij degì' Ebrei 9^m
in. che conljlieirem toj*
feg- BrjìJio pej le igipi di'
Gcnijlj cnlEinniaii i Cri-
fljani L05* ri;g* dicendo,
che in el!e mjìntjiaflero
carne um^inn io^. jm^ fce*
Foifc J^iÌ'Ì;T3CJii/Ha pre^
ferri i Gentili il mofivo
di ijlc calunnia nc^ Si
CCTCJ fé Je a^jpificele^
bralleio avann b cclsbra^
lione deil' Cut:niifìia uJ*
Si propongono gì* ^rgo"
tneiiiL ili qiecJfi ) che di^
cono f che h precedcire^
ro jVi ^ Si confurano 114.
fcg*Q(taIc ili a fentjnicji*
to di ^«GitJ^jno Martire
fiprJi rsi!c ccltbrazioncj
defie ^gapi 1x7, feg» di
S^ Gi,ìn Grifollomo jji.
feg- di S. Agoft'noijj*
feo* di Sp Paolo Apollo^*
IJ7* fcg. di Teriuliiano
14 E- feg^ Jn eh: tempo Jl
ceiebraifero k a^^api 151*
feg* Si ceJebiavano verTo
Jfl fern ivi. In giorno J:
DomeniLH J f4- Tcg, Si
celebra vii no in imi c^fiL-*
deiemunar^ itio^ lec- ^^'
Y ce-
X
. L^^-
338 Ino
tcnncf^lo \€^. In letfipo
fJcJJc pcrfccuzionì ne* cl-
piUcrj itìrt, QiJili iVifTero
Je agi^pi naf:ili?Je l'i?, e
in cìif iurigo ti £:eJch[3ffe*
ID 17 f feguciii. DtlJc-^
agapi connublilj ij'^-Dcì-
U f[incj:iii i7f- fcS' l'er
quflif c^^inni I e in the
tdinprt follcTO lohc le ^S^'-
pi di^fscii templi f e J.il
CriElìnnellmo J77. le^-
Quaii fuJTeio i rc3'>liron
dcUt sgflpi ipy- e i con-
vEi:*!! HO, Te?.
■Ci
J\gncl|i-), jimbnh nOiio 4^i
tiilti^ini l34. r. I.
^> Agoninrj inveifce contro
J'ribiifoJc conviti (oUii n
hrCì nt itmyìi i?j» fc'»,
T. 111. ...
lAII^cri J[ rpccze diffcremi
itolpiiiio dipinri iWì Ciì-
Jiijiii . ^nfi iigr.jfical^cro
ÌVi* T- '' ^^;Ìi ■'rf>cii le-
gati : SJ!i:r[ It'Uniri enno
lr(iTaicÌ:fii ji7 r. 11.
^jcfEÌJuJrini ^i;-inrr> fofrcro
t:oÌhnr] neU'i lede 4] Gè*
afj Cfiiio xi^. teg, ijj,
?• ieirjii:,!ToMan[ic .Tfcri,
zinne dei Tcnolcro dì J|ji ,
±y.^ f i.
Arfloic ile^Ti^mici iu grarde
apj.ieffb i jJiiiniCiiltianì
Bs.fcg. X.]l],
Atnorc vcrri^j iJ piijUimù
-inanro ^fitì grande /le*
primi Cnlliaiii j,o. feg,
T. llf. Kctìv:t mar^iviBlin
g'gcniiii ;V. Sovvenir
I C B
vano I Crif^ìani c^lfe Io
ro fsLcokà i poveri laio
compjfjni i+, feg- Pcnen-
r^vflnod'jnltiniic ^l'Igno"
rriiitl} C di rii:hi:LEn3ie al
diiiiio fcnnern i uayiari.
i5 .fegh Suvveniunno pat^
licoinimeiite gì' HcckJìa- '
itici xj^. iejjr i crfTccrari
iì. fc£;' gi' inv^iiji 57,
fcg' gi*infeiin[ ^^j, Ìe_"
vedove j e i pupilli ^4. i )
FofeUicii , e gV efilli p. è
ìfchju^ijC ì conJann.id '
a' nienJli Jfi'. le Chiefc
povere y > ancor c|fici i:he
non etano Cri]ti:mi 6tt
Congianiììflìma airenzio-
ne piociirìV.iJio lì J'sro
^onverfionc tì'-f. fe^, e^
de^I' Freiici <7ii. Ics;- e
de' jieci'aTori 74. QtiirJe
foire la pierk dcpiimì Cri^
Jlinr.i vejfo I moiri j e i
Joro cfldiveri yf.fef^. e JE
Joiù Amore verfo i nemf— ..
ci Sy. feg. iip.Ieg, Vedi
rane .
Ancoia . Suo Jìgniiìcaro i^ij,
e Ì40. T- L '■
A^igioii > Erano qucfti vene*"
rail dn' jjrinii Ciifìiani
176. Uc. X- ^' con «uai^
, .' ■ ' ■ .!■
cuho IVi , '7
Amiiverfirio pe' loro morti
iiJhco di* piimi Cii^li^nt
5- Antimo VefcOvo , Su^lj
foriczza* e IjJiceiiiì £4u*
feg r, ili,
Anrnnino Pio pcrreguiifl (
CriHiiiJiì 1^0. feg. r. il.
-. S'ApoI^
p.^ f ^,
D E T L E M
S. Apollonia IVInriirc. Suj
forreiZ:t j?ei ccnrervare la
Verrinila H5. T» il.
Apoftnll , ^.on fuiono egìi-^
no i]ig:ininti ijiinrnn nlh
Kcfiirje7.ione .li CrUio j?.
fcg. T. i- Ne ing-in^jaiono
airti preJ:c.inJo]fl47. Tf^,
Lmo colbnz:) nei prcdj-
cìrl.i^S. ieg, Anche cDÌIi
perdili ilell,! ptopriu viifl
51. fc^t;. TWirAcnir openci
<t3*frbedei[n]i tìf,fcg. Pro-
pugiiioiio enfino la reli-
gione j>er lutio il MonJo
101, feg.
Atea de! vetcTito Teft.jmen-
"to j JiinboiD -iilopento da'
Cii^iani 134, T, 1.
Ateì prnfclTaic Ja'CcifliHìnì
liinli f'ifrem 17. T. 11.
AJìiiin Ciil^f;inn 1.1 1 che il
fie^'ì'^^ì" J^' Gemili [jon
^bbia il Ajo elTeiicj £^<r.
fep. T. U
Ateifmo ^1 chinmjrod^i'GiiN
' dei [f CiillinntiJmo V- e
irS- e 11(1. T, ^
Arrio dei?c Chiefe Jcfciìve-
fi fiit/cg, T. J. iVuhè
fojrc fcoperro 5 1 j.
Av;i]LZia> qjìntìto foHe da'
Cril^i^ni dbboiiiii^jia xi j.
fcg-T.^i,
B
Baerò , BaciVfVrrnfi ì Cfifliani
fraremamcnie nel fa^rifi-
aioJdhMcffa i6,T,ÌU
lìp.gnìt r;ijno r^rsefti fre^ireu-
ATIR3E. 33?
nti d.ìì Criftizinì ancoia
y?. T. JL Con nurJc mo-
deiìi.T ivi Itav^no i meJe-
iìmi ^6'
B2IÌÌ É liTaiìo q(refii in TbbrJ-
miuìo :fi noitri m.iggiori
Ufi. T> ìì, <
Eaicochcba Gifideo perfe-i
i;(iii,i i Crilliaui aSo.
r.ìL . .
Bel[t:itn delle donne rrpro"*
vnto da' nollii miggiori
at j, r. Il,
Berna deiJe anrìclie CHicfc
cofn h>llè j i^. T. L
Beni . iìr^Lno *juc[li c^'^niuTiì
a;i»pteJfo ij>iiini Ciitjììni
iiS, fag, r.ìt. HhciìCvJ*
no perù la c^fc t e II picz-
zo di i:Ìò> tbe vendsvTn'Ji
fc noi] I .ivevaro jJiomeiro
aJI:i Ciiicf-ì 130. S IQ, l\\,
i^4aeg- Crii]]ilìcv,T[ifclh
communione de' beni nel
dillribiiire sbbond-itiri Ji*
moline j'poveiì Ì31, fe^
Ei:?ndìnAM;ii[!i'e joo. T. li.
e 301. fci*. *
Bocpiero Brulico interpreta
fiihmenre un pTJTtidl Lu-
ciano fnprj gM oiaiori dt'
piimi Giiitiani jnj. T. 1.
i confimio ìf/ feg» 3 fi*
gciraTa la fui Gl'in Ìdpc in*
lorno al giorno dclS^ba-
' ro, nchjiiilc radrjniivunfi
, i Crjftiani , J ^i^- Fu egii
d i rcnriniEnto 1 che ie 'ig^-*
]ji precedclTero I,i Lele-
l>rH2ÌoiLe della Tlucaitiliji
111, it". T. 3ÌL Si co»fu-
Y s
«a:
■'■■^F'
■'HT
340 I K D
ti ifnA i^le opÈnrone 1^4'
fcg.Si ponJroali:i]iic con-
inre 148, ft^. SrJiiifolJra-
Tto alili "funi eirou fopra
le ig^j' iQPpftg-e 107. ig«
T, li-
Eotii - Loro fignificaio r^J.
e
CaTcìdIo Gemi Te pntli JelU
fldJa vedm^ Ja'Msgi SS.
- T. L
Ca]t:n;jie coTitio i Crìni.iTjì
inveii me piind^^Jm^nre
da' Giircjai rv, fe^. Qi^nJì
^LifTcìo V. feijs Aqi^clle ne
aggiifiiffico nJtic i GcciTÌli
Vii IncI lerzo fecoio Cis-
pe fiotti quei j tSc Je cic-
dcviiiio XXXV.
Cainiel^bro . l'crchc foiTc in
vmj [irog'n Ttnij ito dai
CiiEliani 1^4. T. i.
Csni : ciaiin alcuni MarrJrì
H.ibifln:i[i da' cani itìj. fcg,
T. IL Jii>
Caracs^lla Antonino perfe-
guuói Ciifìi^ni ^[j. Tn,
Orcciari . l'iftà de' primi
Cubimi vcrfo i Catccrni-
ti jufcg, T, ììl
Otcciì. ! priirii CjjftÌ?nE
non erino mcifi fn tirccic
pei quaJthe inJ>biio!ig,
f.ìì.
Car"<3V",troDlo . Cofa tìh
^^i^p. T.J. Quanto ia/Tc
1 C *
grande ne" ptimì Ciiftla*
ni ». 5. feg. 14?, fcg. Di
r^i:elìa nafLCv^ in loio i«
fbnezia nef confeifkrc U,
ùnn Fede iV/ . Cjuani
li^ Ihn comniend^cii da 5.;
faolo 15 1. feg- da S. Ignin*
zio Munii e ^^.d^ S.UJi^*
lìrn0 254, Qi^fanio lolle,./:*
cccctitme ne'Miiniri aj j
fcg. Vedi fortezza. ,
Calila de* primi Lrifllani^
vcifo i
T.ill- Dtt'gciJÌioii v?rfoj
ì ioio fioJiuoJj j, fcg, J^» "
figliuoli vcrfo 1 £Cnjii:i]i
loio 7'fcg, dc'raafifivcr-
fo le Ioio mogìi 15. fé?,
di quelle verfo iloio ma-
ri ri i5- fsg' dc'h^ieJJi t B,
fcg- de' CiiJti^riii vei/b i
Joiopioflimi io.feg.V«-v
di -jfflorf vj'Jfl ii^to/j'*,
Cafc - r^Jf^hc foITero Tcolpi^'
rt> o (lipinic Ile' mujiit*.!,
nielli dai C[iiU;:nÌ i^jt
feg. T, j. ^
C^ftiià df^ primi Ciiftiaaf^
I ]-^. fcg. Z. li. Anche i
CjenriFj trr-inopErfjiahdtJ»
Ja niedclima 141. e 147.
Erano i CnHiani i;oiitÌ-*
nenti neJ maEiimonio 141, 1
e 146' Itg" Alcuni di quefl! '
feparavanfì pei leiviiecon
pììr Ijbcjià a Dio ^4^. Ca-
ffi ergilo iiiii-he ipunlLerÌ>
» i difcorfi dc'piiiui Cr:-
flÈani ìi/ì ■
Cstccomte . Vtài Cìmìferit
QrCLumCDJ j di^iuna^'B"»
I
)^
:"rTF
DEtLfl Materie, 541
Tczzaii :i f. TJ]" » e dopo
ilb-iirefimn lUì feg.
Cavj!]'> cori 'lihot^ife flp»
preirnì Crifìhni iì?k T,1,
Cene. Vedi Agapi ^
Ceppo , Siipplizin delcfppo
ilaTO -i' Ciiftiani d,ti finn.
Cerdoni.rcrcKè f-jfrcTfs diii-
m^iri cpiì i Ciitìiani ? 7?>
CcriRin Efcrìcci , Siim erro*
ri intnrno 3 Gtsì" Crjfto
Ufi. fcg-T-L Er^t npuiaio
indegno di ft.ifcco" Orto*
liei JlfL,
CervJrij /Imbolo, clic H^ava-
CUcfa dt Gcsii Crffto. La
mcdedma è irn^ , ^ f^n" 3
^ vnivcTrriieiffS.T.l. Ne-
cefRià Jj crcJere ^'lelfo
Jo^ma ivi fc^,
Cliiefe . Se ne' prir^t f'"ipJ
i Criftifltii ^ttrcTO I«_j
Chiefe ly^* fe^, T, i.
Anche gli ApoftoM ic-j
nvevjnD ivi t In tempo
*?clle psrfccuzioni non-i
rivcvnno i Crifìì.iCii Chic-
fé f.ibbricìia ^ppoO:: 153*
Si adunavano nfUe f'pc-
Jnnche , e atUt caverne
fVi, E ricMtio^Si , dove
erann ftpalir i !ij:LriìrÌ ^00
fe^. Neldiiln^o inTÌtoh-
10 f-lppiitTlie piiJ.ifi itel-
■ le Chiefe d«'CijfììnnÌ jni
feg. Trovali dn' li.Sri dì
Tc^niDi.ino avere avvito
e ftrDrrim dei le medefime
dcllcp^Tti loro j'^'j- ^^^'
dc'veflibnif ^ !<J* ^sg. dtt
fiarrecc elierint^e j i r- fer*
deir anio '^it-del nanc»-
oe iiìTerìore m^- re!^-<1cN
Ianive;i7. Jrl cuioj tf
del temi ^iS- MoJcltjJL*
Je'CrTtliilii nelle Chi-P*
?i8- feg. Ivi andavanrì
rj|]0rid[:in3iiie]^ie S- ^* i»
Qinli ererci^ì di pieri ivi
facenerofDi feg. JeChìe-
fe povere erano fnccorie
tblle facoltofc jp. t^=g.
T- Jll.
Cijnererin perfìiè fi chi ama f^
fé Ja'CriOiani il Iiiofjo ,
ove fopellivano i loro
moTci ±41. (c^t T' 1, Si
fpiega coGi folTcro I Ci**
tnìfer; 14-, T' IT. Hrnut»
In pflire opera de' primi
Crifìiani 14^,
CipielTo albero , Per n"^l
Biofìvo dipinta^ fcnfriTrt
foireda'Crìftlanì ipj.T.l,
5. Ciprino Martii2 . SiiU
iim?I[3 36. T. 11. Sna priH
dcnza rÈl fuggire iji pfir-
fccuiione pi . Ama i fuol
nemic: y4'^' "^'
S, Ciilllo dì Cefiire,! . 5aft
mti^ihf Je «ofìanM neiJa Fc*
de.liGflsìiCrifloil, re|,
T. MI.
Claudio Erminlano fi ttìh^
vene 3I CufliAndìaiD^
- >
t L
-^ X
XKlKf
n#'prì[BÌlempÌLt;nftiaj]i Cokmtnf * embolo dai Ct."*
5 Ai
N fi
l>Ì7ni uTsio l'.S' t4*. T. I.
C""i™oJfi jjerrci*n''3 i Cii-
Ccmmiin ione de* beni . Vedi
ConiineniiT . Vedi CaftìrA .
Conveiruztonc Je' CiiiM.i-
fli cn'Geniili r]iiHilc folFc
' Hr- te^. T. [, Le licen-
■ afofe cnnvei^Hiifuii erano
■ sfiiggirc da' CiiHiani no
feg. T. IL
C"i.vLi[ iJc' Genri]i non tr^--
no fiei^ucntAii Ja'CriJiùrj
tSy. T. N
Ciardi . Sxipfiliilo dell:* cOr-
T.]J. . ■ ■
S. Cf^intlio r.ipa Ccìivc a S.
Cipriano pe: ricondjirrc-^
^!' fircrici aHa vera CKic-
Coio » Stio ilio nelle antitlic
Chìfffc ^iS.T. 1,
Corone . \oii erano meffe in
ufn Ja' CrUn^ni 3 peichè i
■ Gemili ftipevUizinfamenEc
. Je fifl feiTÌvano ij^, fcg.
Coirezionf Friremn tra'cvf-
iiiì CrillJjEni^iT. f^g. TJJ,
CoftuiTJTio cnl fcgno della
,'Cioce mTenne la vitioiia
cnrrr'^ Mìllcnzio 71. fsf^,
»T, N H^li vide 1^ Croce
in Frantfri , e non In ll.i-
^ lia 7f fr:£^, pcrniife , ilie
foJfe fc<-lptro ne' marini ÌI
- predir;! rt 74, per un tal
pmiJjt|Ln cnnverdrnnfi al-
ia S^tntn tede molti ciiu-
>iJÌDT iionlAni 77> fe^*
1 C t *
Coftumi (Jc' prifflirTuT Cri-
ilj(iui . r^iìuro fìj Tirile if \'i
defcTÌvci^ I. T. U Come
^ueRi folTcroda' Criftiani .,
ififjolari 1^7. Qa?]\ fìCuo.:
quellf j cTie ]i^U3i-J:^ncirff.J
{[clFo 5. fcg. T. [I. e cbc
figiiirdriro il pto/Timo Jé
Creu^ione di Ad-imo limbo*
lode^ptìmi Cnl^ìaTii iSoj
T. ]. Cof:! lìqnìfics ìirì ,
CiillJan^ Rcli^iijfic. Ftipro-
f ig;ìl,T mutrivielioraineti-
le colle fnnre uperaiìo-
ni del Fedeli 1 1. Té J. B
thiiìmita da' GcniMi fir-
petftiitanc rv» dai Giudei
aieìllica fella V. /Jrre ca-
lunnie coniro Za mcdelimi
vii Hra odnto da*Genri!ì
il iolo nome Vili» Teg*
LToiii Gentili conofcimi
la innocenza de' Crìlirani
ne abbvacti^totio la icli-
gi^ne XXII. feg. Quanto
prndigiufamenie folTe
qui
ih piopsgara ^jy, fcg.T.l.
Ciò prova la ^^erirà dcTla
medcfimi ivi. Si nfeiifc*
fopra (jucRoargomcnro li
testimonianza di Ori^ant
100. e io6. feg. di Hufebio
!vi Ccg.e li^Jcg. di Santo
Ambrogio lOT- di 5. Giù*
fìinoioi.fe^- diS.[ie"
neo 104- di Teri'ilJiantT
tvì feg. QTi.inio foffiiva-
no ì primi CiiUnni p<f
uropai^^rlai54 ^t^-T- HI»
Ciifto picdcito da DiinTclio
,ai* fc|, T, I- Sua Kernr-*
,^
*l
r
'*- <
%1^_
DrLLE Materie*
feiionc (t,Cmnpairr<rc 3' Croce . Con
DifcepoU, cìic andìTano
in Enimniiì ^p. i'cg* AJJc
fame Joiiiie , <■ aj^Ji Apo-
ftofi 4^ n SJin I oniimfo
/|>nfi-.^^ iv; f^^. Con-
Vcire egli l'acijuain vino
S^.MornpJirìi pjii S.5?,
fcg. ilt' pmJj^j avvtnriri
Jicllfl mnffe Ji Cfjflo p.ìi-
l.iiono Ficgùnic, e 1 alio
Gentili i^o. fc^. lVflc,|i}B
egli ih uria V'eigifiOuori»
rrrurdrù Sc.Jiit. ftg- Ne-
"fjiij Jj CIÒ credete /V/*
^-fiicoli rr-iEnff^fiflnri Ji Fé-
■e efprfffi ton v^rle figure
tl.i'Cfifìhni i77»fcg,ircri-
j^ioneinefia ifinlc i efpfer-
fo T cJie Gesij fnlÈfo in eie*-
io, fìcfc fllla flefiifl Jel
Padre iTs-Sne immagini
3n vRr] iTiodi Fìrrondlpime»
<> frfilpife da'Cnftf.iIii iSi^
feg. Lo efprimevano, co-
me fijfJè fupia un jnonf* ,
dal i^rirtJc msmc fcaTiirifr&-
ro qiMiiru fiirmi , Cof
.H3
l"e{ifi fcE^Tio
C'ilbnfìno oifenne h vii-*
tof(:i contro Miirerlin ftt
fe^. T, ), Appsjj^ìofjiLw*
dcll.i Ctoce (jtKa a Co-
flaniino unti fu naturale.*
7ffi feg- Croce dipint.? , o
fcolpiM Iti mano .Ì[ Criflo
coffl fi^iiific^i iSif, Vinfi
di ^uelin regno iSj. Col
fi'-cJe fiiìtn appena A-e.'jfia^
ti iCrifJiiirir fi fegnavahft
J, T. IJ, Avanii cgifh ope*
nzÉoiTc 4. e ^s, rrima di
tifcire ài cah 7, divcrfi
fjipp!ÌA|dÌ croce dai ia'Cfi*
fìianiifi^. feg. 170- Jtg,
D
Daniello tvofe^a . Sua pro-
fezia fopja /a vernca di
Ge^'t Cri/lo ir, feg.t fpìc-
gaia iia Enftbio i;. fcg,
LMfleifD piofeia jieJ J?go
deMconi cofa dlsìai^ii'tL^
^ipprelfo ì Crifliani iS%
r.u
vofeffero eglino con età Caridde coH.t Pohdfl in mac-
igni fìcare ivt . Io efpri- no ift ano di ferire Golia,
melano con in m.^noirn ■■ Suo ijgififìcaEo;S f, T. !•
battone itrì . una croce /vi. Uebiri, Erano i debÌEi pim-
fouo J-1 fignritde] tunn pa- rualltiente pagali da* pumi
flore ipj . fotro J' imm^^sf- Crittiauk irt"<T- delfi-
ne di ifn' ngncHo jui , Sj- IDccìp impeiadorc , Su.i peM
gr.jFcaii di qntf>c rnimn*-
g,ìm hi . C<ime erprimef-
fem iJ t!ome drCril^i^ 1 o
fia ij monogrnijitna m fcg,
■Fu CriOo erprefTo ancora
lòito h fìgfit» diUrfio iSp
fccii zinne conno 1 CJÌi+ia*
ni J14. Tt ÌU
Ctmonj . loiefti df foli
Ctirtiiini fopia i medcJimi
50. fcgi T* li i Demoni
Mon polTóno leriifciiaic iiii
ir 4 Jfirrt*
»■:
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I'
.'>
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-f -
r *
344 In»
ni'tjto ì7,no[i operano aJ-
tun niÌT3colf>; m.i le inro
opere Tiìno picfìij'ie (>7.
Denti , Einno queftj fé- iti
Dftiinare , Quali preghiere
.ivaiiii, e dnpo ì! dc/in^re
fjccITei'o i CtIUìjhì $ i .
feg. T. 11.
DigiiiP^^ tic' piLini Cii^iant
lo^.fcg^ T, fi. Si dimo-
fln eir^re i iioJìri Jigiuni
fecniiJo 1' jr.jicn difcmii-i
nìdeilfl Chìefa l'W. Qiun-
to ijiovi il digiuno :tlh Ta-
Jnie non meno del coì'|ioì
che dell' .iiiiniA T]4, Ter;,
1 Criftùni digiunav-ìno in
ceni tempi con iftudio
pariicclsre i jrT. ue^bifi-
^ni della Chief":[ 117, rei--
Je immintmi pcrfecu^tioni
JVi feg, Ildigiiino È ciim-
niardiio th Dio ilS. Ve-
di ^iiare/ima . Dtl di-
giuno avanti iT Natale , e
hrentecorte , e di alcuni
giorni ira J'Jnno ijtj
Dio . Egli è mio , e irjfrnìnN
mcnrchnono i45.reg.T.I,
Non t i^anirra de! mondo,
Ei roridi Enrichi FiJoM ,
e poc,i cajrjelj di aitimi
mcikini Topra queJìo pfrn-
lo 14G. fftì, E onnipricn-
r re, ìiifTnfioj oifimn, fi-
pienfimmnjcrearojcdel.
l^|omoi(,^,tgfi,chcirpi^
liiFrnreriaprcvedcTc il
fitnror47. L' fy^ uaiiii*
Vi
1
I C H . '
fufiille in rre peifone r4f •
Prefenza Ji Dio immcnfo»
e ^iiifto nicdiia^flfi d^'
CTifiiini lOi. fet;* H^lii
p'incrpio, e fine delNo-
inn 1 ,1 cui li devpno rife*
riie fc noftrt opciaaioni
127. feg» r*|
DiocJciiano piocura col^?_,
pcifecfJiirine di diflnta-
l^cic il CrifìiancJìmo jii.
Teg. T, I].
S, Dionitio A lelTindiino^Sm
icrmejzii ne] confcITjie la-
Fede di Geiìi Ciillo 131".
fei>. Tri, ConvCire quei di
Ccfrtjj e aJiLj ncilii Libi*
I ; j'fc^i^u:! pi jJenza n«l
fifsi;! re ia perfccuiJone-j
i»=;t. I^
DiTcepoli fli GcbJi CriHo .
Qjici elle andnviuoin Em^
mnu^ non furoiin ingannati
inrntno -ilU KefcrreiioiM
di Criiìa 4z, T. L Vedi
Dlfpersri eiano appellati I
Criftiani i|i, T, Z, Tei
qu.ile njoiivoj'W ,
Domenici i^ioTRo» in cui ra^
dr:iuvjnli in Ciiief^ i Crì-
fìi.mi ; jS. feg- T I- Qii^-
ìì crercLZ] di pjcù <fueftr
in laic giorno fiicefiero
Ilo- feg. fc!h dc^'Cii-
ili:ini jiS. fc'^- Inj
tale i;ioìno fi celebravano
le jig^pi i<4< feg, T. Jli-
Con -juaii notili fofrc chia-
marli la Domenica/fJ .
Domiziano fa chiamato A'e-
ton§i f*rt/*fle dì Nerouf
h r
'^
■^^r-. ■ /' ' ■ ^'^
,u
D I L 1 1 M
ct]?ÌDn€ conrro iCrÌftj-^ni
jT/ftg. Rivocf" g'' tdìui
che aveì pubUicaro contro
i ineJtfinii 17J. ■
Eonn^ Rcimiinjj per ^i per-
fiTaiìoni di S' Tolomeo fi
Jà A ben npcTAre ufi. feg.
7. l- rTi'ciit^ Ji comiuirc
Eresici furono cagioni- di
niplit 'li Jf^err (inni arche ne*
pTincij^ìdelh Oicra xl»,
10, -J> rrouiTJvnno n>Di^
PT^nJ/HìniJ Jirenzjone 1
Catiolici di NcouclTirli al*-
la ve""* Chlefa tfp, fcj,
r0. III.
^lU SanES FcJc il Tao m:^^ £remp]ì l'i^nto Htno u^l! t
mtjmcrc 1' iiijmD dell'uo-»
mo if.
Elcrci^ìo qtioiidiano Je'pri"
mi Criftia-ii ì. fcfj. /o.II,
Efuli per h Tanta Fede. Era-
no <yrcfti fovvenrili dagl'
' aTfTÌ Fedeli if* tolU*
^«lefiflfiicì , rieri de' Cri- EticariHia , Con t^uali difp»-
ri[nii;7.
Domi/ioiìo, Suo fìgnìficjto
141. fcg. Fo, I,
E
Ùh^\ vetfogl' HceìcIi^Uì-
G! ly, fc^. r#. IIJ.
Etnlso.Dercriveficofa folT*
i eculerj 1 con cui er^no
martiri 3 z:ìiÌ i Crìftianj
jltì. fig^tff. lì,
SJeiTeui qL'jinio folTejfi co-
flanri nei confeRire la /an-
ta Fede t4j. to. U Ancora
Je donne etano lira lime nrc
coftanti ìi/i fc^,
Educazj^jnc de* Fglinnfì .
Qiianro fojTeto dili^enri
i piisni Crifiiani ntll' i-
, fliuirli nelle rrafiiine d?Ha
j religione ^1. 10, IT.i.rei-,
T-lILGaderano i eeniro-
ri «inondo E loio tì^Iiuolì
. fJiivflro pei la religione f,
Elia nel cocchio di fuocn co*
i- '^ n^nificarte apprclTo I
f CrjUi^nf Jgf, to* I,
Si Kpjpodio Martire . Sta
iliuiho eoiifeflIoriC idi.
fizionì fi deve lÉccveie.^
e zS, feg- ;o. 11» ) piimi
Crifìì^ni frequentemente
la ncevevano icj. feg. ff.
JI. Ogni voI(a, cSie affi-
fìevano al f^i^rif^zlo 1;.
feg. Qu^li Jifponiinni ri-
cercfllTcro perc:Ìù 1 Tjari
ncTeaeiiiS^ftg.Si rife-*
rifce il decicin d Inno-*
cenzn XI, conifo Tabufo^
che fi f^cev3 da akuiù del*
h freqiretiia delh Com*
munirne 44. fc^ Sì cerca
fé rEucaiiftiafoife cclt-
braia avanti ìn celebrazio-
ni; delle agapi izt. fc^-
rs. III. Si celebrava ii«l
«nacnlo i(ij.
Eiecchiello peichè fofTe Jj-
Sinto , o fcolpiro Jai Cri-
imi ìì$*U.l,
^.
1-1
\ -
■«».
\
♦ 7^ . H
34^ I «
F
ftg, di Eufebio r^jj. fc**
J-.vtvnfio lina fLinlie co«
flpnzi -incora le Donntj
' j4;. Tco, Qiiali folPein ^ì'
raci JitJeniT, ConqBefltfCta* aiiicoli Jj Fctle jTopofti
no loimenratì I S-f, Mar- n cicdcrc a' Cfifliani j^jj
liri jjti '^1- IK '''^fi- Simboli ^ e ifciizioni
Farflofie frjmmtiro nel tast neilc qu.ilì erprmievanfi
ToCTo , finihnio nfaio da' da' mcdclìmiqiiefìl j e al-
Criftiìni 1S4. ta. \, uiaTiicolt 177. fcg.
Petit Jc primifivi CiiftÌJni S, Felice Pieio è JibcTatfl
4- Teg, rp, I, Senza ìjfn^ piodigìnr^mcnre d.^Mc ca*
gÌTifta cngniT-innedeneùi- tene» peichS ,npd;inc u.i
vjnc cofc tiin fi dà veia_j foccnnere Sjn ^laflinnj
Teiigionc f"i/^' f-g, T^fc_j 3.41-^. fcg. ^f>" '^ j
eo£;nizionc fi contiene ne* S. pdfciTa . Su^ illriftre con*-'
facri libri «- Qiiefìa è feOìone nvanii i! giudice
■ ctJamara fede 7, Q^^aJe fia azz. fa.]. Ilhiftie m^rii-
Ja viri') della FeJe 7. ^ ijo di lei", e de' fiioi fifiU- :t
dcfiniia da S^ T nolo ivi , isoli 1^7. feg. /o, IL
Le verÈià , che conricnc t Fcimo Vescovo di Te|;iJìa ,
e moire rff(;ionf <icite me- Sna {incerili 141. '*. IH*
delìmc fiirrmo rivelare d^ FcfJc dc*primj Crittianf ji9.
Dio S. Qurjnro fofleeccel- {c^. to. 1. Della Domenì*
Jcnre la FeJe nei primi ca /"/ - della TafiTa ?M*'
Crifliani 10, Tiig. Motivi, Qu?lt fofTe la preparazio*
|>c' fliial] abfifacchTsno j ne loro alla Parqua 31^,
Crjftiani la fanra fede jj, fef;. A Irre fefte de" mede-
rei*- Foriezzi de'medeflmi fimi xz6Atg.
nei conlciThrli 114- fei^- Figlinoli, Amore de' Pgfi-
Tiovafì ciò cnllc leftìmo'- uoli ^erfo i loro f;=iiÌTorI
nìanze degli ApofloU ivi ^ 7- Teg. e i^S.ffl. Ill-Prae"'
■ftg. di S. Clemenic Kn- nv^i^ti dicondurlislla vera
m^noti J. feg. di S.TgTia- fede i-^tAl ijberarli da ogni
7Ìo Munire Utf. di S. Te- pericolo 10. non cede^
liciirpo il7,diS. Gitjftino vano jrJJe lorn perfuafioni
t\9- fc». de'MjiiEiì di conirarie alla vera Fed*
Lione lai, di S. Ireneo ji, ' ''
' ii4.diS.C]enicrreAfer. S. Filippo Vcfcovo di £ra-
JiJ- di Ternilfiano ì^i elea, rrocui^ 1 che """-•
feg, diOifef ne 1 7.7. di S, fieno triiciaii ì libri ff<cri
DiomfioAkf.jVff^.ijc, ij, feg. *tì. lif. '
l'i*-
.Ti
>::
T^A'
\-
ilr - -^-
i
Di
OnUTiro fìui
L L £
M
'jiTrni . (^iTrio Dumi, cne
fcs^urifcono da un nipnrt ,
fu cui fl.iCriftoj pcrcHÀ
fi-tlFero fcalpiii j o dipinFL
FJsgeilt. r^ivcrlrik Ji fia-
gclii co*^jna!i creino b^t-
tuTT f Crirtianf di' Tiiari"-
ni iSS. feg. ffl. Il-
Fog^ini Fier Fianctfco è jo-
Fnnnnfi PtlV ?.xy\o df]ic_i
Chicfc cnme folTe lij»
Foi'cfticiì . Erano (jucfti cnn
Jìnof>l.irc sfFclTO iiccvtiti
/ti. MI, ei.mo loi'o lav.iii i
pitJ] ifj . Tort^vano feco
i forefticri icncvc com-
mcndaEizie ^z, ^4,
Foi[C~ì:7r nclfn fed? de^pi'imì
Criftii^ni 1J7- fcg. ro. il.
5i nifcondevano cjueftì pe^
evìiare il furore de Ti-
ranni rn luoghi icmoii
ijS, nt'deftiti 240- nel-
Jt caverne t e ne'cimitcr}
14^- ^^^- Soffiivino i Cii-
flhni con giarJiilima co-
llii ji??^ per motivo di reli-
giont » di f ifcre ibhnirido-
uiil da' ìtiio pir-nij *45.
fcjS' Q^iftro da'SSiTiìdri
. foitc Jodara i^ inro ffiLCi-'
13 147. fcg^ Sì dimoflrflj
. uiTeie ftsra in foinmo gf-
. do [n nitdclima vìriii da'
. primi CriHiani poCrcdma
Fr:iieni . Qi[3f]|0 nc'p|ÌTn[
A T fc II 1 E , 'J4^
tra loro i fnieni fi aitijf-*
fero iS. fcg- l'i, IN. Col
nome di Fi-jiiellì chiuma-
vanJi tri loro i Ciiftiani
Fuoco. DivcrlJ fnppli^ì di
fiioi^o , co'^ifJì]! ef?no mar-^
tlriziaii ì CrilUanì i<Si.
3i4,reg. no-Teg-
Fuiro . CjuaniQ foiTc abbor-t
rito i! furto di'piimì Cii*
Itiini^ù;. ta^ Ili.
G
ipi. to. !.
Gallio Tnipcjadore peire^uln
ì Ciifìi^ai ^lo. tcg. rù,\ìt
Gwnhc\ erano ad aJcujii ni]i«
fili ragliate le gnuihz fip*
re. II.
GciìTcìri « Amore de'genì'
tori veFfo i loro figlltJoJi
j, feg, M. liJt Loro dove*
ri vcrfo i medcffmi JJ7.
fc^' Vedi Eiacazione >
Oeritili conobbero l'indo—
cenzsde'Crittiani IiT.fcg.
Moilì d»c)ue^i j edaTln-c
divina gTJ2Ìa abbiacciaro^
no Ea religioneCriiti^nHi tv.
Nomi ol>brobrioÌìjCo'<jUH'n
eglino chiarn:tv,ino i Cri-*
fìi^nì ivi , CaJornie d^gli
ftflfli inventate VI. Odia-
vano il nomcde' Crlfti^ni
Vii. Ne j^fipròvavano 1^-»
eofivcrf^zìone, ini com<
tUiP^iitiiiofa ne ripioviva-
X 4 ft*
\
^1*,
J^S t K »
no h leligTonc vili. Tu-
niv:iito : CtiftEanì per il
foJo noinc xn ', frg. AL
«tni di loro pGifiiaii rJeJJ*
innocenza dei Cj^ftiiini
abbnccinrono Ja rcfr^j^fic
de' niedclì[\;ì xxn. feif,
TcllimnTiianie Jegl*ÌIltfR
Genrilij colle girali pio-
vaci Ia vatìrà delJn RfJi-
glone Ctjl'iana £7. fctj.
*o. 1. Loro errore deJl^j
fluifllui degli Dei 14Ì,
Cr q3jal motivo loro Je-
rpi^ceffe die i Cnitinni
non fi accodnfTeii^ ti' lem-
pli ([«gli Dei ij^ Si nar^
. nno le jicrfccjjjioni di lo-
Jo coijtrn f CiiRl^ni ifJ-
feg, fa, il. Hinno e^linn
amaTÌ Jì^Crillì^ni » e con
fHiinia diJ'penza ne FolTco
prociriarn Jì converiLoncj
tf;. feg fo. 111.
Gjoblje nello fterrn>iJinro j
perche foJTe dipirroj o
Icofpirn d^* CtiftiflnI 1S4.
feg. j0j 1,
Glonjinel venne JcJ pefce ,
. forro Tombra deJi'eJIeiT,
n defEa Zircca , qTijfe ^ij>ni-
fìcaro i^uelfe upprtlTn | Tn
fììaui rif-/o.l, fftrro f'fniì-
brfld'iitia zi:cc5 j fìjc cfpri-
me i! mnrrgran-fn» 18V,
Gindei invcnrnr'McNein in-
ciprili cflhnuie cot:ffn i
CriiHani iv. iee- TirMf-
caronn j che era unì Arei-
iljca fetn i] Crifli;niefinir>
v.rerfcgiiJnnniCrifliirii
^?7. ffl»IJ, i7iJ,fe|.
*^.
I C ft
Giu^i^n'^ Apoftsfi rtnn pot
^iTrermod'Y'''^'''^) di i^ic(
fabbricate il lempiri cf[ Q^*
ref limi ' fi. r:j>- fo. 1,
Vr>!cvii cTic 1 Gei;iìli imi-
triffeio in alcur.e cofc t
Crifìjnr.i ?r>^, fcg, coiu
Ji;f»"»Trisn fece dipingere fé
Tue irm>3gin[ t accfriccSè
rirpcTtrndnle i CriSlhnl
idL-lurrslTeiTÉ ly*. /ffffl_ J,
Ter P jlltir"' itT-TÌvo com^.e
mindù t che f'dTe gerfaio'j
deif JncenTo nel fuocn daì'
ftdilnti , ihe ricevevrino fi
donniìvo li»;, Perfe^nji»
i Criiìi.irrl n 1. fo^ If. Lo-"
da rofplnLiià, eh? era tra
Crilii^mijì. ro^ìW.
GiiM^Tnenfo- 1 Cnftrinf noi
giirnv.inn per il ^enio 1 e
h l'oTfiira JcfiJ'Tnptr^rorl
irs- ^*§" '^- '- Tcrciò de-
ve rip'ouaTi" la confueiu-
dine di alcuni j che ora Au
cnnn per Dìo BatCo > pff
Di.ìna rS'c. :So-
Gfurecorftrlii Crifti^iiu J?.
Gi'ileppC figlifinlo di GI^-^
chi-C fu Pgura di G(su
CrfltruSi. IO, L ■
S. Gi^Hino Mnitire. Sujlj
g[orir.fh cnnffflione ì4^t
to. I SuJ iimjJii 85- tB. Il,
GiiilH?;^ . Cofi fìa.iucfì
f
vìn^ in 'jii'trl'o t'gTi:<rdjL-#
l'TinnTì i^itifto J>9« '0- IJ*
Qi:ìntO f'^lFe ecccTTemt-i
re' primi iedeli 24f * Ieg4
ro- III. -1 " <
Qntiuolflj fuHcqfiali eranrt
polli
*;
x-
*■ ■' ,\'
Delle Matirii
r:iniL mjiriri
ffi^ì i {:iniL mjiriri ,£f,
IO. ì\.
Wi.izÌA Divina. D^L c|uef^d
coiiofccvano il principia
deiJj fide \"iO L primi
Cti!h.,nj Ir, fcg, /#.j, Dil"
Jd medeiiina JL,imo mnllì ,
c ajticaii flj operaie bene
li'?-
34^
I
b
I J
-5
i
il
Itcìi popoli vicino al Pomo
l;ulìl]jo per fjUijlinDiivo lì
FcJe ^n. feg. tti.ì. iJH-
gliuoJo Jti lorrj Kefwpro-
digiofjimcnie rinaiofi.i una
donna Crilliana xW . fu Tu-
nara iirpiìlmcnre Jiì Kcgina
iiiìicg. ii Ke raccoman-
dandoli a CriHneviiù l'ila-
imncnrc pioggia 8i.
idul^nij , C)n,inio foffcioaN
h mejelrm^ cojilr;jrj I pii-
miiivi Criiìiani itìS- icg»
5"l£TiKzio Maiiirc - J^ua gran-
tic cjhià vcrfo Dio itìJ.
inunotiaJiù fu efprcna nelle
jfcrizioni d^g[' .inTichi
CriiiiaDÌ I7y, /a, i, l'cichc
^uciii Ì3 credevano , doji
(CnievAno Ja marre 114.
Aitili ÌU3E. fcgi
Incaniarori - Vedi Demoni *
incarnaiionc del Vcjbo n«i
ceirflHa a crederli da' Fe-
deli jjc ^cg. to^h ia_»
Cliieffi iemp:e ? h;t pxopo-
ita come articolo di FeJ*
156. fcf,- Gl*illeffi Apo--
lloJi riianno infegmto /f/»
Ancoi^:L [ Fadit av^nri il
Concìlio Niceuo I J7,fcg-
Ln confeflTionc de' Mainili
compiova la ncceflìri di
ciCLlere (jLeito anicolo
160 fcg.
Infermi * Erano qnef^i fov*
venuri , ed aiTiftiii coii_#
gtjiidiinmn dtligenaa da'
primi Crifliani 59, feg-
toAW- Anche gl'appcfìari
40 p feg.
Jnieino i La conlldcrazione
dell* inicrno era im de"
molivi , che induceva i
CriitÌAni a operar ben Cj
ZÌI. e ^lo. feg. Xo, 1.
IngLELocchiaL'k > Terchà j prl*
mi CilLtiani i' inginoc-
chia vano » «perchè lavano
in piedi nel rempoTa fana-
le > e nelle Domeniche-*
Ipgiuiic . Quanto foflero dl-
iigenti J primi CrifìÙDi
pei dimeni icarfene ez3*
feg. to- Jii. Rcndeuana
b«Ti per male 2J7> fcg.
Jiiipciaiori . In ouaie m^nic- Innocenza de^ Crini^rti fu
la foflèro onorati da' Cri- conofcima dagli ftefliGon*
itÌATìi ijjù. hg^ to, U a4tì. *JI' 'I^- f<=£. ffì» ^ poiché
* 17 i, «.fil. quelli li condannavano pel
JpifCiarojifiivorevoJiaiCii* fola nome viiié feg-xv,
'«fi-
.f
.' *L
■W-
\ -
1H,
550 1 M t>
feg.Fu JimoftrATa dagl'an*-
lichi Facili xxKvu fcg.
Innocenzio XI. PonieFTctj
^liTimo DiJini un decreta
flonrro V ^bufo dcììs fic*.
qucnTc Conimiinione 44-
Itf. n. Si iifcrifcc l1 dccrc-
Invalidi. Grano qticfìi fov».
venuti da* primi Criftiani
Ì7. feg. la. Iir.
Intidia . Non erjino mofli
daU'InviJjn j primi Crì-
iXdrZ- cofj /lenifica 18S,
CI.
ne U vera fckle 7. T J . fcg, t
Licinio pcrfc^uÌEif i CiiAfa--
ui 5 jtì- to. Èl-
Limoilna , Con (jifinn pietà
folTcro da^pTÌmi CiiltfrtTjL
fnvvenuiì i poveii i^.fcg,
fi?. J!], gì* Hcdcdafticì ip.
i Carcer^Ti 51. jt„ g^''n-
val[df j7, f*£- jp' Infermi
3<j, fcg, le ve3 ove» e i
pupilli 44. feg. i forcftje- j
rj
e fll' efuii fo, fcg, fc'
L
Laizare # da Crilìo ttrufcl"
tato fij. Tcg. tp. J,
Leoni , Colla loro figure co-
fa volcfieio dinoiarc i
Crldhni I5jr. to. \,
Leoni , Ad circtc sbranati
«Ja' leoni erano condannar!
■ i CriflÌBni 178. ^ff» II,
Lapre , La figura dei lepre
' cofa fgnifìcafre appTcfib i
CrifUflni li^i, ro, I,
Leto prcfcito deli' Egiito fu
jpcrfccurore de' Ciiiliani
Ira. ro, If. ■ ■
Lcrri di ferro , fu de" tnjjili
trano legaci i fanti inaxmi
' ;iy. io. IL
Liberti dcgrlmp* rado ti era-
no jTnche i Critliani J4-
'0. li,
IHjH f^gri . Tn efli fi eonii<-
f^hiavi > e i condannali à*
meialli ytì« fcg. le cTiiefe
fovflvc 5ij- fej;. ogni foffa
de" poveri , ancoich^ non
foJlcro Ciifiiani 6j, feg, j
I^iraa iiomboJo uf(ioda'Cti'« 1
ftian! Ii,i5» e 140, /o, t.
Lifi ' Quanio folfero lonianT
dalJe ììù i primL fedeli
2£2, feg. Jff> Ili. Ter ^a"
demolivo tifi.
M
MacroMo era Gentile SS*
ftg, to. !•
Magia abbominaifl da' Cii-
ftiani iSrj. io, i^
Maldicenza . E tino d^'jucfìa
Jonrani i primi fedeli ±j*.
fcg,;o, IJI.
Manichei . Loto eirorc con-
no 1 uniij , e bontà dì
Dio ^4^. to. J. \
Man fuetjfdinc de" primi Cri-
flianJ 217. fi», ili* ■■
MarcoAxitelio peifcguiTa l
Ciiftisii 2S$. fcg. '*' 1^'
Mar-
■ M
'f-'f^'
r
Delle Matirib,
MarcoVefcovo di Areurica
quanro godcffc ncITcflcrc
tormerit^LVo per USanta^
FcJc l-^n, /D, J,
Mare. Nclrnsire, chìufi in
itna ciIHe t er.Tnn piccipi-
t?.:\ sJcimi oifl/iiri ^ip.
S. Militilo Mirìic» Sui-j
foriezz.i i5"i f^. ili.
de' inntiii varf.) le loro
mogli !ic' primi lempi dei
Cii'n.intijmo , I j, feg,
jflJlL Loio doveri z jS-
Tallire! Il - Mflirin privai i di
vicG co* m^rlcili jd&.
Melliti iJelfe Gflllfc quunro
; foir^jo colìsnii nel copfef-
: f^Liela fc-lc dt Gt^h Cri-
ito ii5- feg, to, ]. Loro
nmiJtà 3rt". feg. /a. ]i, tj
jorr^'iiFtiridencSjiiiinc.
35>
di'gcurJJr fugge nel de-
fcr:n 140, toAU E prodt-
giofpmcnrc ^iJTiiaro ^ non
avendo pjfj con che vivc'-
re , -ia S, Felice prcic ivi
Medicina . Erfl <jircfta profef-"
Jione cfer.iraffl anthe th*
filmi UriiÈIani yS. fcg,
MedirazEonc Je! le divine co-
le qinnro izonduccire , ac—
ciùi-ijht i Ciilliari oper-ir-
fciobcnc iiJ7- itg* Jff.l,
della picfenz^ di Dio im-
mcnfo, e giuito iOi.Ceg,
deU iuJ'erna, e del para-»
difo HI. feg. deJJa p^ffig-
RC di Crillrt ito.rfl, il,
Mcrcaiujj cfeTciracii da* pri-
mi Ciilliani 7i. feg> Je.iJ,
JVTcrra. S^grifìiio de" Cri-
lliani . -SpitrganfL le fue^
patri LI. fcg- lo^ Jl>
toro fotrezza 154. Mar- Mc^^Jlì . I Fedeli cond^nna^i
tiTÉ Sdlliiani . LoroviriLt
^4. feg- fo. Ili,
Manilio divertirà de* matiì-»
Li rj co*qn^li i Crjilian^ eia*
^J no privali di vita dai Ti-
fi; ranni ^6'ì, feg. Jo. II.
' 'S* Mn^nmiliano M.^n jrc con*
fcfiò cofìanienicntc ia di-
vinità , e padione dì Gesit
ai nieiaili erano a;uiflii > e
cnnfolaEÌ d.igraliri Fed«-*
J' 57. ^=g- ^o. ili,
Meua CiilEiano fìi EOfmcnia-
10 > perché non volle pio-
tciiieìceire parole profa-
ne I che gi' Avevano cu*
mandalo i GcniiJi J17,
Cciito 167- fo- I- perchè Milizia» 1 primi Criiìianj
non uolJc ricevere il cin-
golo miliTare éj. fe^,
te, ]l
J^lairirnìnoperreguiia i Cri-
Hiani j ^ j. feg, re. IL
S. M^flìnin Vcfcovo di Nola
ja^icndo di «ifetc rjccfcatft
■fercitavano Ja TfìiììzÌ3.^p
feg. IO, II. Mo^riHimi foU
diiì CttQiani ciano fotfo
Settimio Severo fif. Pro-
vafi daTadrì eifer» lecito
al CriQiano il fuiJIiarc^
di. f«£<
-'^''i
.\
■•^'-
*'■
■1^.
35* Ih»
Miracola ,Cfl'mEd«llmj pro-
vifi di' iToftri MiggJoii Zi
"verirìdtlE^ religione Cri-
flL2na ip- fcg. To, ]- djLj
S, GEuftino 11*7 , (1^ Ter-
tuHÌAnoji- Ceg. Il prin-
cipale mi r»c<? lo pei cii pio-
vaie è ^«1 Serfitre^ionc di
Criflo Ji. fcg. Inlomo 1^
rcfurtcììone medciìmi gì*
ApoftoU non furono in-
ginn^ti jS. reg-dciUcoii-
vcvlìonc dcTl*scqii^ in vi-
no 54.deiU Ifefiifcliajiione
dìLaii^rof l^.fcg^Mìri^coJi
opemid;!' S. Apoftofi 5j,
feg, uo ti erano preiligìc_j
>TodcflÌ^ degi'smichì Crf-
fliani ti 2. feg, r&, JJ. Lo^
ro nodcllia inrern:! hì ,
iti voho tut . Qti^lc av-
vcriimcnio da/Te Tenui-
li:Lno per h (ompofteiia
delle danne > e pe* lojo
QTn.imenii ti;» fcg, Ta»
glìavanfi i Crilìiflnì i ca.
pelli» e portavano moltìf-
Smi di loro la bill ba per
eompatire piìi moiteOi y e
fili gravi ii(. Modeftia
ile* niedcfimi neilf paiole
aitf> feg» nel porTanienro
llSf nelle velli iijj. nel-
]e cafe no. feg. nel't-»
CHicfe 5iS' fcg, fo, L
Magli. Qiiale foìfe appielTo
1 primi Criftìjnì Titmoie
Jelle mogli verfo l loro
mariti iS*feg. foAlì, dei
loro doveri i^?. Icg.
&lonngiamma di CrtUci ciome
fia formalo iS<f. /*, J, J
v;irie maniere, e in ^iver
Juoghi , e materie ci-
da' Crifììjini dìpinro j ,
fcolpito ivi ^cg. Non €
Coltintjno Imperaiore i
primo, chcdcl mcdefiim
iì fervilTc 1S7,
Morti. Piera Je*primÌ feJel
verfoi ioiomorti 7f,feg
/OhIII, Procuravanodi fljir
lire colle obbkzionii e coi
opere di mifericorjja ìt
anime ìoioìvi . SepelJiva>
no con gran carila i lorc
corpi 75, fcg. Prima gj]
iavaviTio Si. Alle volte
r imbaKamavano &c. 8j<
feg.
Mom! . Varie fuc gella per-
M foiTcjt» erpreJTc ncTsi--
cofsig] ì e nelle pir^ute Ja'
N
Nartece ^e* tempii cori foiCé
jfl* /^T. I, Nel njKCc^_
•Seriore fi facevano k fc-
pulture de' F«Jc[i ivi,
Cofa foilé il I^anccc in-
tcriore ; ij.
Nate. Cofi iignih'cane ap
prelTo i Ciiltiani ij^fl-l^fi
c 240- to.L
Nave della CKiefa , e fuc di'
vilioni 31?. rCi 1.
Nerone perfegnìta i Cnftla-
ni itìi. feg- fo, li. Allri-
buifcE a' medclimi 1* io'-
pendio di Rohia ivi, ì~
S.
t>
^
,. v^-jttj
D Ì=. L 1 E
S. NiLcforo l^l.irMic . S-jo
«more vech SipiJtm t cbo
gl'era inimico iJ7. ftg.
r^- IL
Molli Ir ì , V*ci3TtO ne* prilli J
fccoli LleJja Chjcf.j <ie'
CrillÌJnì illuflri per !*_,
nobiltà loro TJ. fcg- ^ij. Il-
KoJfitore . Officio Ji No-
diiiorc era efercir'iiD da*
CiLftiari 74- 'fl- 11-
Hoè i^eJI' iTri^ii ì e l.t colombi
co3 riimi di ulivo fìmbaio
de'CijfìJ^ni ai,io.U
Koi"& lii Ciifto [71 (]n^[m:i'
njei,t folte dipinroi o fcoi-
pilo da' Ciiftt^ini iSd.
fo. I.VeJi AfpTif^ra'^'jm.ì .
Nome di CriilÌJno odUco
dii Gentili vLi I. feg. pel
foJi nome i!ici^r li cor-
<la)in^v;ino Jfiil. fcg.
Nomi obbrobriofi inijxjfti ai
Criftiani iiJ. fcg.
Noificc ■ fimciiieiedi Ni-i,
Ilice efcrcirav.ilJ djJJc^
donne CrÈllrrLnc 74, fo. II.
Numero de'cirTivi Ciirriani,
Fefchi cgij folfe m,iggio.
re dopo ì inhiìi fccoJi deJ-
353
O
M A T fi R i E ,
ChrXH 11, ro. 11.
Occ-ijioiij . Hiano J,i'C]ifEj;\-
ni fffi^ijt'e le ocfaiioni Ji
openie 1 edi penfare ma'*
le I4f. feg. ro, li.
Odio , Non eij>'so dall' o Ijn
rnfporrarii primi CTirrìi--
ni aljj. l'c^. ;ff. ]Jf.
Omicidio abborrito d-i' pi imi
fedeli aTt.T. Ili,
Onore preltuto al Ptiflcipi ,
e ai Magillrati d;ii primi
Crilliini 2.46. fe^. e i^i.
r. IH-
Opj:raaionl . Come ijucfif^^
iì rcgoialTeio dj'CrJnÌTnÌ
1P7. feg- ro. I. Hricno lia"
medelimi lifsiUe initc j4
Din 217. Ttg.
Qmoii Cri fileni ^S. .'a. H,
Orizinrtt . i dirtiani li fac-
comandrivano .iHe orazioni
de' lof.j ff.iieli'i ijy. lo. L
Vedi Fri'^fiìcre .
Oifei, Coiia figrirJ di Orfeo
iCrifiimi rnpp[ e fciua va-
no Crifio icy. fe^, fo, 1_
Olicene, Sue fatiche pcrri^
condurle ?l!:i CailoJjca re^
licione gli Eieiici éij-feg,
raJI).
Qfpcdali pe' pellcgrim ap-
prefTn i primi Ciifriaiii 5 a*
fcg. la.lìl.
Obbedienza, Obbedivano af
Principi i prrmiCrifìiani
ijo- Teg, T, jrj. purché
BOn coniriiandaiTero conrro
hdiuir:! le^^ge i^j.fcg,
@blazin];i d°i p.iTie 3 e del
vinofanc di'FfldcJi HcJÌ3
P
Pace- Era fila ralvoha :<i
CrirTÌani occaiioiie di li-
laifaiczza xLv. fsi", race_^
caiJaCJilcfa crprcffa r.eiJc
354 t N fc
ir'criiioni Jii'Ciifiiani lyS
. fo.L e?6. rn, IIL l'actj
ìiuerna ile' CrirÉi^nì jìJ».
ff, 11. Qfnniogr^inJc ffi^c
im loro Capate ni. J^s-
/o. Ili- onde nafc^iji: ii-ì '
Non facevano eglino ^gli
aJ[ri ciò j che non voleva-
no , che ioii'c fino A loro
ZiJf.feg-
Padroni; doveri de' p^idroni
verfo 1 fciui x^ìm T, III^
rssAriij perche co^^ follerò
chi-inusti xxviii. e ìKXti.
r-LiìJiCo, La gloria del ^^-
jfldifo cn un de'moùvij
che indiceva i CrffTi^ni a
operare ben ce a patire per
Crifco III. feg. lo.L
Pafqiia in (jiiaie i^iomoft deb-
ba celetisie ii4, fcg. Jff.I-
Qidle foife la prepar-tiio-
jte :ìii,i raf*]ua de'piimi
Crifii^ni 51^- Ic". Fer^
thi nel rcmjio pafquale_>
non s' inginocchiavano i
pvimi CrifiJani ji8- feg.
fairen Vicario del Vefqovo
di Pefaro è Iodato 77. to.U
Taftor buono flipjnto , 1 fcoJ-
piici da' Ciifrianì cofa fi-
tipifica iStì. to. !.
Prtvone t cjtjale fjgni Reato
aveire 1^1. ;&. h
Tnaienza p Vedi /'prrfjctJ .
fece aio , Reiniinr>nede*pcc-
cari alliccilo necefiaiio a
crederi! da* Fedeli 171-
fe^ tt.UVtJÌRetTitfcfif.
feccijroii . Amore de' piimì
Fedeli vnìfo i peccaiori ,
f%i farli riforgere 74.
Pece bollente . Con queffal
erano crifciaii i mirrir:
Pelfegiini . Vedi Fortm^^
ri ,
S. Teipciua. Sua cofraniij
nel confeffare la tede di
Gesù Ciiiro 7, ftg, r/t. Jll.
Gli Appuri Pinocraie fua
fiaiello morrò 77,
Terrccuiioni conro 1 Cil-
fiian! ■ Eisìno t^irefre ca-
gione r che foiìe maggiore
il nunicro de* buon f ihv.
Teg. Perfec unioni dcgl*
Ebrei coniro ì Crrfiiani
257. io,ÌL c^7^^de*Ge^..
(ili 25 y- fc^. di Nerone
26t' icg, di Domiziaino
Z7i, feg, di Traiano i^tfa
feg, di Baicocheba Giu-
deo ;So, ili Antonino Pio
iStì- icg. di Marco ATire-
iioiSj. Tcg. di Commodo
^04. di Seiiimio Severo
/W.reg, di Maflimino 5 i j,
di Decio jj^. feg, di Gal-
Jo , e V:LJeriano ;zo, feg.
di Diocleziano jii, feg,
di Licinio a di Giuliano ,
e (U V:<[pnTe j^*7»
Pefce . Simbolo, che lifava-
no i CrirEianì iG3> 191^
140, it^ !■
Peiijni . C^' patrinì di ferro
erano friaii^tri i fìlartiri
^07. to. II. 30^,
reyfbnell Carlo ^ IcJato
S. fierro Apofiolo g'"Je, ctt
la Tira m{>c]i« ^ja cuiìdoit.-
K
5
4
F 4
H
»?
1.
' -■ '
Dt ILE M
al ni3ffirio t^.to. IfL
S.riciTO» e S. Paoio Apo-*
ffoli , Loro tmmi^gEni di-
pinte j fcolpiic Ja' Cii-
ftiìni lyo-T^ I. In una lu-
cerna Ji metallo l'j^.
titìO albera fiata fii^nifica ipj
fiamluie ? genere Ji firppK-
iio iS8. fo. IL
S, Pionìo Martire , Su3 fllu-i
fire confefllanc dclJa di-
vinità tll Crifio j e delh
«niveifalità delh Chicfa
i6p. fcg. ^ff. r.
l^iitur^.Talc aite nnh impuM-
vano i primi Cnfuani i7S
feg. ro- 1.
Plinio SeconJo fcijve aTr^-*
Jano fopra il vivere de*
Crlfiiani j e fopij la futj
condoiT3 in punirli viil.
fcg. Pciicgiiiia i Clil'iiani
dcirAlU,cd*lia£itÌi]ia
»77.^eg' rtì.II.
■ì, PoHcaipo Mariire fpcniie
qìiafi tre gioirti In Orazio*
ut, fubito che Teppe di
dovere cHett prcfo pri-
gione 55 3» Jo, L Suotnjtr-
liiio 25)4, fcg. fo. IL Pi*-
g^ pe' fuoi Demici ^4. tné
III.
S, Pocamicna » Slio gloriofì»
inanìrio 310. feg. ro. iL
PoreTti Je" Ciifiiini fnpri i
DemonJ ^o. feg. JÌ fa^^
airce m^ravigHe tfj, fcg.
'o-L
Poveii . Ecnchi^ non fofTcro
Ctifii^ni f erano comijr-
ftwiii facC&Tii Ja' crini
ATEniS* 355
Fedeli rfi, feg. fo.Tjl. Ve-
di ^iTJflrff vàrjs U pfflfi^
Poszo . Alcuni Maniii eranu
geit^iii nel pozio 3 zy*
JO.IL
Prefj^ione della McITa (a,
preghiere de' primi Crifiia-
niip!.feg. ffl- L Conji**
frevasio fi linci palme ni tu*
nei medicale ie cofc da
Dio livelurc ì^i- Vedi
Adunanx.f. Coniinti.^Tneiì,
te i primi CriÉfiani prega-
vano jji-fe^. PcTch; pi e-^
ganJo fi valt^v'dno veifo
rorìeiiiefr- re. li- rie^,T-
viino per i riincipi 1 e 1
Magìihati 24tì- ieg- T»!!!*
Prcfunzfonc di Te Aeilo j cfa
loniana dai cuoiede'pri-
mi Crifiiìni i4f ■ *ej.fff,l,
Cofa eHn Ita iu' .
Pioceffionl . I:rano quefie in
ufo njjpfeiTo i pfìmiCri»-
fcrani $ j^- '0' ''
riolczia , DoTio di Piofezii
cou^effo a" Ciifiìani 71-
ro, L ^
Profezie conrcnuic ne'JiIiri
fsgTi . Furono elleno uno
de' motivi, perciii i no-
firi itT!£gìnii sbbr^^cj^ro-
no la Santa Feie 13, fe^.
te . j[. Sono proprie di Dio
14, feg. Tefiimonio dì
S. GAifiino fopia di c'i^
J-Di feg. diTcrci]]Ìiano i^, '
feg. di Origene IB- ftg.
Ptofezia di Daniello fopra
U vtnuti diGe*LiCii{io2l,
Z 3 ^eg*
% r
i/
^ 1
3 5 <^ -In d
. fc^. Le fcitimaiic ,tli crii
rriiJ^Tiza .le' primi Crirthni
S«. fcg.M. J'_ Fir|;.'lv;ino
perciò tiv.efil ìe per/ti^i^
.. Biciii yo. ffg- Kipi^ndc-
. vano J'fffrr?jj impr udenti
9i' ri"iniiuano gii flJtri
Tsclls IcJe ';4. Prudente-
niente purbvsfjo , o fcir-
vevflno 3^1' imperatori
. m frq. GrjFrttjg^ vano Ì
tniìncn Illuni i Jt' ^oio fra-
rapini . Ganià tic" piimi
CiJfiiani vcrfts 1 pirpi|;i
44- feg, /o, IJf. fn pnai-
foJ^ic veifn i figli de^San*
Q
QiMJr:^.ro preTenrrinJo J'Ap.o-
JojjuUt'Ciir^iìni.TjJ'iin-
pti^iioieAdihnOjf^nfe Jo
inilFe a d? jilrero di peire-
piiiaie i Ciil"[ì^nì ujj.
Hr. L
Qiijjielimji» fMrgiirnn, c1i<
in «empo dei^^ (^u^rcfima
floITcjvrf, è recnndr> J.i_,
eradtiione ApofiuJit:j ,ip,
To.U. Con cjusnf-* devo-
zione fi ccJefjrflVJì dapri-
nij Crifiiifni ivt fe/;< Krs
oircrv;<to ef:nMmeiuc pet
niT[n Ì^Chlefii2|, Or;n'
■liti li ra!j-|rava nclrke^
ice
veri bordine di digaun,!^^
re f f j , Nnmo -udiva di^
ViCflarfo j'Ur Teg* Q^]r]ì ci- ■
bi i CriftE;[ni in t?A^ tem-
po ìfftirern ^ e <]»:inio fi
it;- Teg» pÌLi frequcntepi ^
nìCiiic ceJebisivano !e fa-
ere aJùniAiizc riì- Noti
hcvev.ino fuori del tcitinn
iirt^ Tcg- Q^ci j cht Grana
di debole eoinjdcfìl-ine ,
ficcvnno ciò j che le foio
hrze port-ivano 117, feg.
Tra giorno I Fedeli noa
prendtvaiio vemnj fona
di cibo Tip* Furono rjpie-
f[ da' Vellovi qiiei, che
ìrDvn::n vnrietà di vivnn*
Jc fv;\ Jiifffrbavano ciò j
cJie ^verebbeto fpefb in
altri letnpi , per alimenta,
re ì povcù Jjo- Erano
eforrsiti a fpef]de>e if rom*
pò in opere di [ntfA ivi ^
li drqh]f]0 Qj]:ire/jmj5lc:^i
en dipiepTcazione al bat-
lefinio pt" CniecnniCni 151
e per i penirenii i\ì Jifpo-
fì^ione per rfcevem il f^-.
cramento deJr^ìlMre Jji,
C^nnta martLj* n^- j^a- Ì,
Q^irnin vaen rSpreJo J^ Jm-*
prisdenta f pere; Ite di Tpon-*
rflne.T voJonra fi nflerì aJ
^luJJce per ricevete il
I
. t
'v".
Ki-
D E L t ;^ M
R
me reno ilcffi ragion^L^
lieijgion^ . Laverà in rJi?
c^niJ-frc ^- /(?, ì. Non fi
dì vera rdij^f^Fic fciii^^ la
^]nfì^ co^ni^fnns delle fii,
vlnfl coTc fyj fe!J^F^ live-'
ii^rn da Dio ^ come ^JhCOJJl
fìirfino rivelale tJaljncJc-
fìmo nmfr^ j.-^j^inrtj per
piiiriv^ JgMc venti 1 che
- jisfegn.i K. Le yir&fexic^
!jrnu;jno \^ veiuà delini ic-
1 miracoli 2p* fep, QiTci
^ tìper.iti Ji Ciifr*? ji, feg»
Ja' SS* Ai^nfEoIi 6j, ics^
da^!^ -litri Fedeli rtp, fpg.
l( 3 cìie ptoviTip i I variti
dtl'a R£lig:ol^^t Cttfriana
- j rrjvi la ini labi l^t Cui prò*
- png^ii'^ne vv- fcg»
Rf ifi^ioiìe vi^ti^ * Ct^i^i e'Ia
folTe ne' jJEimi Ciirpi:?!}!
CDilfr.lrj a]]" IdoJat m /Vi -
* Ter non m:irn;ìrtr in nò
efì]ìfecmav.ìn-> Te rEeiHj 'j
- gi^ sirii fìciii feim^ eie-
dcu^a dcUa versta no*
feg* i^ nn ìmpniav^ni^ J^"^M
te dì dipintele j o fcolpiifl
[■■/ n0£j m^ttctfì in ^^li^
A T E K 1 E i 35^
erilo di fare pirrtire j o Ih-
r^ifi degl* idoEi 174- ftij-
Con qu:tfe cnkn venerwj-
no £jr AngLoii i7rf- Teq*
Noti j!fjrni]s,TV^Mfj nisiji lii],
fo Dio Tic' Jo""0 dtfcr-rjì
i-^i fc^fc Non gÌNrjvatio
per il c"^'^^^ J ^ r^"^ '■' ^^J"
tiinji Jci^i'lmpefarfiri ijp-
ft^- iSon vokv.mo clii.—
hinire cf>! nome di Giove il
vero Djo zBn. fcp, Lrnro
mollo cnmi r-t[ convcrfj^-*
re co' Gemili iSi* fs^i
Non issrJiv-inr] ? vedere^
ne pure t templi dc^ mede-*
iiini iSi- ffg. Ne i loto
T]favrtni> JttzoiniìCj reiL"i
r ufo di qtteJfe età hij^cr^
fìiyiofn appielfo i Gesuili
jByireg. l\on conHjJrav:"
noiIVl-ic;liì i3y, Knil in-*
tcj'vcnivi'no a'Conviii de'
Geniifì ivi» uèa'Teairi
i',o. Vedi Tcj.TO . Hnn
fiLpvi^ji'.i akLci^ djmofìn-
zioTic fii^ciUiziora (Il on(>-
rc ai^J' |iì:^icrjtorI ivi fcg*
VeJì ir celliere , Chìeje ,
Rcniiflìoite Ja^ pcccarJ aj^t--
ti-ijo iiGi:eir'rio :i cieJciit
di' teJuJi I71, I^^. L j\c-
g ]*iiii ichi fluii ì iiALoJi 'ji:e-
£. RcrplcJoMaiure ,S'iaif-
JliHcc confcfTioEie dtlla-j
JCT?. lo. I,
itaf u tuiion* dlGrifto È il
Jf,
'.?■
-T-^
piìncIpjJe mirstolf) » con
mi coiifcim^lì la vtiilà
^a Oi igeile J J- '' S,Gi-in-»
tiifoiìomo :4. fcg- di iiiin
CJÌu1ìi]]o 3'^, (h S. J^n.i;[o
Marrirc ^7. Jiiroriio iaj
meJefim^L Ucr'iirre£Ìoncj
^1' ApoftoU n^ni ["lo'ìo
11
i C E '
fo. 11. Qnando tncominn
rivaiiietiEc LO,
Sun'H^j » JiBi^wjyc< tielfi
Mcirj en chùm.ito ìnnci
Angelino ■;. f0. II,
Sflnfi>r-c in wrio di ledale 1«
pQirc di G^iza j limbr^lo
di* Criftiani vr^io ì:»4.
fff, I.
IH ing^3in:i[ono aJrii pre-
dicandola ^7' icg,
K e i^iif razione de* mr^iri :irii-
calo ncceirariì* a cJcdeiJì
da' CiifEiauL 17J> f^S'
Ì9. U
CO
fafli 1
fO. li- m
SfìEll . Mnrini riccll;
loTi min ire Ji*. fc» ^I.
Ricchezze. Kon errino fttj Sc^fiitno 1 cnfa egli folT^i??-
feg, T.rrf,
.i'cliUvi , Con fomiTìc d: do-
nilo ciano qiiefii fovvenu-
ti Jfl'pTimi CrirLMiii T^^»
to. I Si. anche faccndoif ailfl
volt; msTicic nelle ctJienc
per IjLevarlì $7.
pLifn cnnro ci:j"iie da' Cù-
fiijni 134- leq. fo. II,
Sommili , Mulri di Jo^o con-
velli lOii fi a Ciifro vediiia
che ebbero la prodigiofi
viitoiia di Colbniino 77,
fer;. lo*ì.
K'JOi-i « Divcifi mi-menti dJ Scure, Colle fcnra rrfjnca-
njota d.ui aiM.trrifi jjj,
ieg. fo, H.
£. Kiiriljo Maiiiie , F"geì
egli h petfeciiiiontì ^cr.
io. LL
s
Ss£rlfii^i de'Ger*fiJÌ non ave-
u.iiLo il loro eifeiro, quan-
do i Cul>i,ini facevano il
fegr.o deJU Ciocc iSj,
Salmi- Caniavsnfì ds' primi
VIRO i tiiniini il capo a
martiri iojj- 'o» U.
Secondi^ Vefcovo Tigiibno
nega di confegnaie a^Sol-
d^au i libri racji 241.
T. ni.
Sediiioite , Er.fio da queftì
lontani ì primi Ci:ilJ«n[
il<. kg. T, lU.
Semafsì pcrchii foJfero chìa»
mai] i Crifiiani tpiJ. fc.U.
Sepolmra .Qiiiiie folft il mo-
do tenuto d:t' Crifiiani nel
dare fepoltuiai* Joro mor-^
dSi, feg.
Ser«xÌo Quniano fciilTt iK'
■■^^i
*
•f
Dille Matbcie*
voic 'Jei Ctiffiani iivr/^.
Scivi - Poveri dcTcrvl ^'Cr-
fo i loLo p<i4i:oai tSi^
ri Severo fii gr^ndllTi-
to folle cccaJlen^e Ivi ,
fcrcjù non lemcT^no l«
ni^iggiori c^lnimiià) e ne
puie ini moire IÌ4. feg,
Spcr:iE.^ nome uGto Js" Cri*
ferrini ili Severo fn grundllTi- iii^ni 2^0. fe^. fo. !,
mo pcilcciitovc Je Criiiia- Speriacoli , Vetti Teatro ,
ni 304. ic^> r(7. Il, ipìiiio Srinio . Ifgfi ^ vct»
SÌ<1nc, Mif^cj e ^diitnago Pie i4a.feg.fo,/. Articola
ri^lJi fomute InRliolo ufaio d-('CiiÌ^Miii cfprcffò nciJ*
d:ri Ciifiinni i3^. tOw 1. ifcriiioni 17^, *
S, Si Svino Hglfn dì S, Felici- Sti^gJoui * Le 1^1131 no fl:fgionf
cjualc lionificmo avclTcì»
tn . Sua coiìfeiìionc , e co-
Jranii svflini i! giuj:i^_j
311. r^g. riT, 1, ,
(iinbrjJi , e (ì^irre , eh- uffl-
vann 1 Cufiijfli per icncT"
il prcfcnti le vciirì Jtlh
Religinne 177, Icg. to. l.
Alcuni Ji qticfrì limbolì
prefi d.il vecchio TEfta^-
mentii I So- alrri J.il nuo-
vo iS5. Tcg- sfiEÌ prcli da-
gT ^iiim^li Ji/i, ftg. alrri
appieiro i CriliicT^i i^i,
frazioni * In che oonfìHenèi'v
^ jo, fe°. io, {•• CJEÌgiue Ji
folletto noTiie j j i'-
Sieilii vedtir;i da' Magi- Ì)i
qucftj p^jJò Cakidio Gcfln
die SS- fy.I,
T
ilifgrslbtfi S(c» lyj, (cg,
alili per lignificare la Tpe-' Tcatm , Non andavano l
ranza 140.
SimhoJo Apofrolico f^i com-
pofio nel primo Secolo
deiU Cbie^A 10- te. I.
Ogni SfiicoJo 1 che incido
foiiiicnrij ^ fimo infe^nnl'
(o dngli Apofroli ivi fi^g.
Sinceri [à de* primi Ciim^ni
zj'^> (tg. lAìl.
S. Sinioioradimofrra j^l giiti*
dice i morivi che l' indu^
cevano a parirc per Cri^io
211, /«. J, Muore mariitp
con Tene figliunlì zSi-
f^cifinza de* Cii^iani in.^
Crrffi^niaJ itatio Xì^oJqA^
e j jo. feg. f(i. Jl, peichè
erano impudichi Ì gelti do-
gi' ifìtioni 15 1- feg- par-
chi ivi fi rapprefc^ìWvBTK»
g[' amori > pef Jo fcani-
bievoic vpdtre j ed elfere
vcdtjro l7jp, feg. Non em
buona fcijfa il dire; chc__-
l^er compiacere ^d un fuo
amico crai» Jafciafo con*
dirirc al [«picro iSy. che
ITI iì npprc remavano Ja
eofe da bulla /w feg, che
i^ poicvi iftrifre alcun_#
^
r:'iJ( _-i--'-
%'' '-'
'H >
■ ■■■+:■
5^d t ^ rt
Si Jiftcncvnno i Crifìiani
^J^iMand,ire al ttìtrn j per-
c^5 non e]R !oio lecito di
fflrt eia , cTic in G^n vede,
' v.Ttio i5i*pcitlic fono ne[-
ljScrÌtr"5J ptnibiti 1 rc^^
tri ihIp fcp. perche fono
]ionipc Jel diJVnJo i eri",
peichè ci&fevrino eSTeit^
nia'c j thf cKi f]Cr|i!tniJiva
U Chida y oGffe d*inTer-
"l^eiiìie ai JJ^cfimcnii -Jet
teatro lyy- percbcgl'un-
mini trave (li vsr-fi j e fa-'
ccvano lap:ti7e djdonnaj
Tgp^ DiE^ tlrtnpc fii3 0nn da
Dinci^ftig.nrc , perche in-
lerveniiero al ic-ìiro too»
ftg. QmW fofiero le j^entì
ecclelinffichc conno chi
tio I comic] ioi;. fcg* GÌ*
liccleli^iriici jioa ^nd^VniJio
a' learri Z04, I Prclìdi a
•lic conctJcvano infuochi
*éarrali ^ nc^n crsinn fodati
ftir Padri lof^ I CilTrìani
non avavano i teaui Vw
feg- non re^-ìi:iv«no i fe-
Ciianri j i b:i!iarini 10S<
In jìhiTi Tempo er:i Inro i*-
cico d'anJaic a'icatfi 2op*
Tfmpcrnnza de' puitii Cri-
fiiai^i ini, fci^- 10^ IL
Comp-Titvano perdo beli-
no pHìllidij t m.icifer.fì loS
Si af[cnc\.'ano dal *ìiìo
Io*i-
Tempio J] GerofnlEm.i nnu
fi pnir [-■ihhric-^rc ds Giìn
Jia/jCj peithi .nrj.H:iiiQ Bgfi
f?r £Ìi evidenti inoJIgj S)5,J
ft£j- fo. L . -
Teodoro Anfiocìiciio ^odovi
ncii'eciileo 141. ftg. toAt
5. TeoJolJa . Sua J\l:trurio
i4r5. re. IK
5i Tco'.loio Munire fo'j^'Tdj
UE i fcJe'i efilli [-er h Hin-
n Fc ?e j; -. fu, |[L
TcTr^in^inTo vccchJfnJn^[i aii-'
tich[ creritL cmpiriincntc
SET I ibi jjio Alti) cji II ivo pilli -
tipio 147. fp, '>
Titticcccnc, Jirano ^cciifati
i Ciirri^ni ì che nelle ce-
ne in,i]igÌ;flTeJo c3i[ie uim-
iinio^.fep. fo. in. IIN
T:t"''ic di Dis-5 clic sveu^no
J CiifEiniii 144. /»■ I- Df
qiinnic foiic il.l J'I limole
IVI .
Tobia tiT P^ura di Gesti Cri-
fioiS^. /ff. I-
5- Tolomeo c^nvenc al CtI-
fiÌLinerinio una d'mna Ko-
mitTia di malvagi cofiumi
ziy. fo-I.
Topi. J Tcr/i^ini frcev^no ,
c\\t Ja* Topi foiitio man-
gi^ttì vivi J fanii nmiiii
^lo- io. lì'
Torchio. Socinil Torchio era-
no picflì dn'Tii.iiiiiJ i Cu*
fti.inj i^4, fp- !J-
Toio inluocato > concìli ein-
no nijiniiirisii iClifii^ni
j {E. ro, II.
Tjapno peirej;irìi^ i CiirLiLi-
Triniù dì Dio, Hill e do-
gma di i'cJe , iufegnaiuda^
gii
•*1t Apofroli, dflf;JI Bvin- VetginVà ,[e' piimìiivi Cvi-
eeijfci , cJj'PnJii I4S, friani [41 -fcg. fo, n.
fccj. lo. l. fti femphc qucfio VcTcnvi < H^Iino di^{[iQ:iVsi*>
mlfEci" fiimjto da' Cri- no, e Iulciiio Jigi:]iinre j
in-itù netctr^tio ^ ciedeiiì qii.ìnJo ii accÌTi^ev.ino a_j
]cr ac^!2Ìfl:irc ia cèctitjlj cjs^ifchc i*rave ìmpief-i n 7
iilme 151- £li EraTÌcf, "I. iJ. Doveri Je' medc-
chc Joueg^viìno, fniioffim- ^Jmipcirj i loro fuJditi
ytt fluiti ni^Icileui , e fh IT*. T. I K
pwrfliidal!' union JcTctlcIÌ VefHKoJr dt':enipTÌ ili (jua?^
IV 4- ^cg. l' ifre/lo mirrerò fornii foltti'e 3 io, fé*,
iìi erpielFo da* Cmnani to i> -, - -
(on v:inc fig'Jie 177» f^S" Veiioji Ff^tncefLo è loJsto
Veiio Eps^arn, Sua carità
vcrToI^io ij<5. 'fl. Ti Suo
lìiTrtiiio 300» fd- ir
Valente petrtpniEa ì Ctl- Vis^gio , I Cii^sisni fi fact-
riiniii j jC. /fl. li, vano dart da* ]oio Verco-
Vfllcnuniari» Imperarore fi vi , prims d' Imprendere il
adira, pftrchfi è afperfo vinggio, Ìe[icie di racco*
V
coli' 3C(|ii3 Idftriiilc diti Sa- n^njaiione 54. fu^ 'JI.
4erdot= litici' idoli ^«4, Ter (jiijjJe KneciòfjfcciTero
fff- J, ivi ,
Valerjano incrudcJifcc tt>niio Vitp cierna t pinpafr^t al Fa-
i CTifiiaciì jio. feg. ^ff.ll. dtli p^y ariitolo di Fede
UccidcTt te fielTopercht non *74- fe^. ;fl>L Fu e[prclf#
lia leciio JDJ, fcg. jo. I, C'<^da'Crifri;(ni ncJfe ircri-*
Vedove, Con p^rricolait^, t^ouì 17^. Pei conJe^jiirla
tii[3 er:ino (jiicllc fnvpti^ii^ i Crifiiaiiì operavano be*
leda'prìmi Ciiftinnl 44» n» » e foflriyjnrj gì' ultJtiB
feg. /*. Ilf. fiippliij *| ], fcg,
Vtibo Divino, IÌ5IÌ e viro \ j"* - Quale iii^nihcato jlvcC~
Dio 1 conie ÌRregh^rono le '(ppieiru i Criftiani Jj*i <
S- paolo f S< Giovanni > e to. l,
^li jiiri Hvingefilfi, ■ i L'Irvo j^lbaro ha molti figr.i^
r:fJri ,ìntii:lij i^B.ftg,uA, ^catl ipj, te. h
E' irecelTflijn di crcdarc-. UniiJià de"priiì][ CrJfiiani
nella fia IncJrnn rione i^ ^1» *|^g- fff. W, Piti ciano
ii:-. Eieiici , i t\ua\i ne- eglino lod:iii , piìi fi nmi-
gjjv.itio qiieflo Articolo di li^vano 84. Non s'inrii-
f edc ifTi. Teg, pei Sii vano per Iti rfcs^czic
: -^
-■*
'i J K »
al ) poueri /v; ,
Uocinì j cQ'qu2lj erano maT^
fo. II.
Ungule, Colle TiTìguIe erano
lacerati i fanti Manii i jo«".
fcg, fo. II,
Unità di Dìo [4f. ffl.LAi-
ticolo crprefTo J^'CrJfnani
nelle ifcri;ioni, o con va*
Tje E^ursijf. fcg.
VoJpi > limbolo iifaco di'Cri-
-i
,1.
I "-"^1
1 e »
Ufura, t^iranto foffc lontana
*ia'piiniì Crifitani ajj.
X
X^Cofi fìttili ficafTe apprtfTo i
Crifiianf iS3, tt>, i, .
XPi Con f]i:erre Jne ieiJerc
cofj volevMj^n figr.ftìcarc i
CrlAiaiiI tStf i is. I.
y
^
/ ^ FINE.
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