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DEL FFNERALE
Celebrato nel Duomo dì Torino
ALL’ALTEZZA REALE
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CARLO EMANVELE IL
Duca diSauoia, Principe di Piemonte,
Rè di Cipri , &c.
DA MADAMA REALE
MARIA GIOVANNA BATTISTA
DI SAVOIA
Madre, e Tutrice
DELL’ALTEZZA REALE
D I
VITTORIO AMEDEO IL
E Reggente de’ Puoi Stati,
RACCONTO
Del P. Giulio Fafco della Compagnia di GIESF.
IN TORINO,
Per Bartolomeo Zappata.
Con licenza de 1 Superiori .
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Si allude al Dolore dì
MADAMA REALE
Nella Morte , ed alla Magnijìcenz>a
Ne’ Funerali
DELL'ALTEZZA. REALE
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CARLO EMANVELE II.
SONETTO.
EDO VA Fede, e Maeftà piangente
Le Virtù sbigottite al pianto inuita
Intorno a la Gran Tomba, e loro addita
Di Grandezza, e Valor le glorie fpente *
D* Augufto Maufoleo Pira dolente,
A le Ceneri belle , ond ’ è partita
La viua Luce a più ferena Vita ,
Innalza la Regai Sourana Mente .
Con fànguinofo Strale il Regio Core
Trafifle ben , ma non ofFefe intanto
L Idea de E Opre belle il rio Dolore.
Onde E Alma Regai con doppio vanto
Dj Maeftade amante , e Grande Amore
Diede pianti al dolor , Grandezza al pianto .
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di S, A, R .
EGGEVA CARLO EMANVELE IL
Duca di Sauoia ottimo, cd amatiflìmo
Principe , fra i communi iconuolgi-
menti dell’Europa, con pacifico, e
feliciffimo gouerno i Popoli foggetti
alla fua Corona. Era nel fior de’ luci
Anni intefo con magnanime cure ad
accrefcere la felicità de’ fu 01 Srati , e
la gloria del fuo Nome, quanto forfè
mai facelfe verun de’ Principi fuoi Antenati : quando iddio ,
cui (fanno nelle mani le vite de’ Principi , e le auuenture de*
Regni , per fegreco configlio di fila altifiima Prouidenza , inter-
rompendogli in vno i dilégui della fua gran Mente, ed il cario
della fua Vita , chiamollo , dopo brieue malattia , dal Trono
della Sauoia a regnare, com* è ragion di credere, in piu alio,
e piti eccello Trono nel Cielo .
Allea già oltre ad vn’ anno da che, quali tolse egli prefiigo
del fuo vicino morire, adoperando con Ibliecita cura, ed eferci-
tandofi in atti d’iftraordinaria Pietà, fi riuollè ad apparecchiali!
a quell’ vltimo , e sì temuto palfaggio . ConfelTolli di quello
A tempo
tempo frequentemente, ed affai più dell 5 vfato per l’addietroj
accompagnando talor’ anche col pianto l’efpreflìone delle fue
colpe : ciò che auuenne fingolarmentc allorché fece vna gene-
rale, ed efattilfima confijflìon di tutta la vita.
Vn sì religiofo apparecchio alla morte fu premio per mio, e
per commune auuiio, della tenera diuozione, e filiale confidenza,
ch’egli ebbe d’ogm tempo, e fin da' primi anni alla Gran Madre
di Dio. Ed egli vdito appunto fu dir più volte, che dalla Pro-
tezion di Maria (peraua aiuto , onde condurli vn tempo ad vn
tal modo di viuere , che gli feruilfe d’ acconcia dilpolizione a
ben morire . Alla Diuozion della Vergine fi de’ aggiugnere per
auuentura il magnanimo Zelo ch’egli ebbe di conferuare, e pro-
muouere ne* fuoi Stati la Cattolica Religione , per mantenimento
della quale pregaua (oliente Iddio che*! degnalle di fpargere il
fangue : (olendo dire, che nulla più defideraua in quello Mondo
che di dare, non folo la fua , ma ancor la vita del Principe fuo
Figliuolo per sì degna cagione .
Or, mentr’ egli era intefo a difporfi con sì grande (Indio alla
morte, gli auuenne di cadere grauemente infermo il quarto giorno
di Giugno dell’Anno i ^7 5 . Era vlcito la lera dello dello gior-
no a prendere diporto, accompagnato da numeroio corteggio di
Caualieri : e datoli a girare per attorno il ricinto, onde auea con
notabile crefcimento ingrandita di nuouo la Città di Torino j e
n era appunto di que’ giorni compiuto il lauoro -, (emidi tutto
improudo adalire da primi ribrezzi del male: e, tornatoli a Pa-
lagio, gli fi diè vna gagliarda febbre, che quindi, al ripigliar de*
periodi , ed a’ fegni che T accompagnarono , dichiarolìì terzana
doppia ccntinua, ed acuta . Con elfo la febbre il comprefe vn
graue dolore, ed accendimelo di capo , che forte il moledaua .
Appena venuto il mattino mandò fo!lecitamente chiamando il
Confedore , cui dilfe fentirfi in gran maniera grauato dal male j
e temer molto d’ auerne a morire: pregarlo per ciò d’alfiderlo,
e di non l’abbandonare mai, digerendogli que’ mezzi che più gli
parrtbbon confaceuoli a (icurare la fua (alute . E sì pregonne lo
non (olamtnte j ma cornandogli in oltre d’adoperare in ciò lenza
I
riguardo veruno, proiettando che, oue noi facette, chiamerebbe
giuftizia di lui auanti al Tribunale di Dio . Quindi confeflotti
con gran copia di lagrime : difpofe di voler {offerire fin ali’ eftre-
mo per amor di Dio , e in ifconto delle file colpe i patimenti,
quali , e quanto graui da quella malattia fodero per prouenirgli .
Stabilì qualora gli fi prefèntattero atlanti a difanimarlo i luoi pec-
cati, di contrappor loro l’infinita Milericordia di Dio; e d inuo-
care continuo ad ottenerne perdono l’interccfiìone di Maria. Alle
tentazioni del Demonio, in proponendogli il morire nel fior de
fiuoi anni, e l’età ancor sì tenera in cui latterebbe il Principe di
Piemonte vnico fuo Figliuolo : il dolor eccellalo di Madama
Reale Ina amatiffima Conlortc , le grandezze di Gran Principe,
e quant’ altro di vmano Suggerir gli potette alla mente , aifin di
rendergli incretteuole la morte, propott di fard incontro col pre-
ttamente fuggettarfi al Dimn volere, dicendo : Fiat voluntas tua .
E quefte parole d’ora in ora furongli vdice replicare in tutto il
collo della malattia .
Ne’ giorni vegnenti non alleuiandofi il male, benché non ap-
paritte sì graue , che recafle la Corte a difperarne il rimedio ,
auuifotti , mentre pur era in forze , di dare fpediente ad alcuni
affari di rilieuo : ed a tal fine adoperò alcun tempo in ittriuerft
di fuo pugno : ciò che gli fè ingagliardire la lebbre, e gl inde-
bolì per gran modo le lorze . Ma il pericolo di accorciarli la
vita , non gli feruì punto di ritegno al faticare , desiderando ,
quanto per lui fi potette , prouedere a bifogni dello Stato. Fra
l’applicazione a que’ molti negozj, che gli fi prefentarono auanti,
ed a’ quali die acconcio in quello tempo , non che dimenricatte
egli mai la cura dell’ Anima, che anzi quella piu di nuli altro
gli Italia a cuore. Frammettala di tempo in tempo all altre oc-
cupazioni alcun atto di Cristiana Pietà. Di notte tempo, fatti
Spettò volte inginocchiare gli afhttenti , prendea con etto loro a
recitare le Litanie della Vergine , ed altre diuote preghiere . I
raddoppiati accetti della febbre, i quali gli erano in gran modo
penofi , (offe ri u ali con ammirabile tolleranza, fuggettandofi inte-
ramente al Diuin volere , ed offerendoli incettantemente a Dio
A i in
4
in foddisfazione delle Tue Colpe. Chicle con grande ifbnza la
Sacra Comunione ; e li difpofe a riceuerla con atti di ài pro-
fonda Vmiltà, e di sì tenera diuozione , che molle a lagrimare
©gnnn di que’ molti che vi fi trouaron prefènti .
In tanto era Ipettacolo atto veramente ad ammollire ogni
cuore, il vedere le diuozioni, e le penitenze che per tutto la Città,
in pubblico, e in prillatoli faceuano . Furon continue in o^ni
Chielà le Spofizioni del Diuin Sagramento -, non interrotte mai
le ProcelTioni del Clero, de’ Regolari, de’ Difciplinanti , 1 quali
con abbondeuole fpargimento non men di lagrime , che di lan-
gue , chiedeuano in modo (bilamamente compallìoneuole a Dio
mercè, e riparo al pericolo. Le Comunioni di que’ giorni li fà
ragione che follerò sì frequenti, come in tempo d’alcun piu folennc
Giubileo. OfiFerironli a Dio Voti pubblici , e prillati in gran nu-
mero : nè verun argomento li lafciò , poflibiie ad vlariì , affine
dottenere dal Cielo prolungo alla vita di si degno, ed oltre ogni
credere amatilTimo Principe . Ma nulla fù in prò ad edere elau-
diti i preghi; che Iddio pure il vo'le in Cielo , dopo aucrlo per
sì conueneuol maniera difpofio a meritarlo. Ed egli ben il m ca-
drò di conofcere al ringraziarlo aftettuolamente che fece più vol-
te al dì, che il degnade chiamare in tempo , com * ei diceua ,
nel quale per infinita fua mdericordia , gli daua pegni sì chiari
della fua eterna Salute . Nè furon per tanto , ciò che mai non
auuiene , inutili le preghiere : fe non vaifero ad ottenere la vita
del Duca , ottenner ciò che pur era necedario a ripararne la
perdita : auendo Idd o per tale maniera adiPnto alla felice Reg-
genza di Madama Reale , che con la Sauiezza , e con V appli-
cazione continua al Gouerno , fa ella sì , che fi mantien qual
era la felicità ne’ Sudditi , e tutte fi promuouono quelle grand'
opere, che da S. A R. già s’intraprcfero .
Venuto frattanto l ottano giorno da che cadde malato, e a
nulla valendo ogni argomento di Medicina, il male grauò sì fat-
tamente, che ormai più non appariua fperanza d’ vmano rimedio
a fupcraine la foiza . Ordinò allora che gli fi recafle la Sacra
Sindone, non a fine, diffe , di chiedere la fallite del corpo, eh* ei
non
non la curaua ; ma bensì di adorare , e di dare gli vltimi baci a
sì preziofa Reliquia : auuifandofi che ciò gli giouerebbe non po-
co ad ottenere da Dio vn felice patteggio da quella vita . Gli
fu recata da Monttgnor Arciuefcouo; e, in appallandoli al letto,
rizzoffi alquanto piu alto , e compoftofi in atto", e fèmbiante di
profondittìma Vmiltà, con voce alta, e da tutti ben in te fa , le
chiefe vmile perdono de* Tuoi peccati ; pregò per ottenere, non
la vira; ma dttpofizione qual fi conueniua per ben morire. Quin-
di l’adorò , e le diè vn amorofilfimo bacio.
Chiefe di poi iftantemente , e di folo filo moto, il Sacro Via-
tico : e nell’atto del riceuerlo proruppe in parole di sì dinoti
affetti, intramifehiati continuo con atti di profondiffima Vmiltà ,
che s’eccitò vn grande, e dirotto pianto ne’ circoftanti. Protetto
in voce alta al fuo Redentore, che ben li conofcea indegno di
perdono, per auergli tante volte fallito di fede : che temeua la
fua Giuftizia ; ma che non diporrebbe per ciò mai la confidan-
za nell* infinita fua mifericordia. Poco ftante domandò l’eftrema
Onzione : e perciocché , non ne parendo venuto per anche il
tempo , gli fi andaua differendo ; rinnouò più e più volte la do-
manda, difendendo il buon Principe per fino a preghi; attìn di
riceuerla , com’egli diceua , mentre pur duraua in fenno, e in
ifperanza di trarne maggior merito . Non diè il cuore di più
oltre contattarlo differendo il confittamelo : e in tempo della re-
ligiofa funzione prefe di nuouo a fauellare con sì grande tene-
rezza di Spirito, che ttrinfe a piangere ognuno più dirottamente di
prima . Quindi fèndo di già munito di tutti i Sagramenti : Or ,
dille , fon io in gran modo contento . Ho fatto ciò che piu di
niun altra co fa defideraua . Vo parlare alla Corte , ed a Caua -
lieri ; benedire Madama , il mio Principe , ed i Principi del San-
gue *, ni poi parlare piu ad altri che a Dioy e di Dio co Religwfi .
E fatti incontanente chiamare i Caualieri , lor dille con intrepi-
dezza come di cuore , così di voce : Mie* Caualieri, io vi ab-
bandono, Ricordatati , che come or a me tocca morire , cosi a voi
toccherà in altro tempo ; e che non v hà prudenza migliore , che
viuer bene con Dio . Auea offeruato altra volta che dalle Guardie
ora
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€ra a molti contcfa l’entrata nella Camera : e ben egli cono»
Icendo qual difinganno ila ad ognuno la morte d’vn gran Prin-
cipe : Lafciate , di de , che •venga ognuno , e veda che anche a
1 rinàti conuien morire . Fe’ indi chiamare M. R. , la quale, auen»
dolo fin allora con indefeda cura allìftito , fenza punto mai di-
lungarglifi dintorno, era data in quell’ vltimo, per altrui preghie-
re, e pur a grande dento, ritratta in vn gabinetto vicino . Ve-
dutala: Madama , le di de, io mi mono fra poco : vi raccomando
jl Principe m;o Figliuolo , ed i miei Popoli : abbiatene cura : afisF
flètè a tutti . Iddio vel conceda . Ciò detto la benedille, e lafciolle
alcuni lauj ricordi per la conferuazion degli Stati : in che non
ebbe mediere di molto adoperare; concioliacolàche, conofciutala
da principio Principeda d’alto intendimento , e di pari attitudine
a’ politici maneggi, auui folli con fauio accorgimento di far sì ch’in-
ceruenide a’ Configli di Stato : e quando ciò non potè talora , per
alcun rado accidente , volle Tempre che per minuto le fi riferilìe
tutto il le g ulto : con che la rendè interamente ìdrutta d’ogni
adare della Corona . Dopo M. R. benedice Madama la Prin-
cipeffa fua amatidima, ed amantidìma Sorella, e vno ad vno i
Principi del Reai Sangue, raccomandando a tutti il Principe, ed
i Sudditi.
Defideraua poi eftremamente di benedire il Principe vnico dio
Figliuolo , il quale , per la Regia Indole che in lui Icorgeua ,
quanto mai niun Padre , teneramente amaua . Ed al prelèntarfi
che gli fi fc’ auanti: Addio , dide, Principe mio Figliuolo: Ecco-
mi condotto alF vi timo de’ miei giorni . Vi raccomando il E'imor
di Dio , il Zelo della GtuftiZjia , e la Vbbidienz^a a Madama
vojìra Madre . Quindi gli diè la mano a baciare, e’1 benedille,
dicendo : Benedico voi , i voftri figliuoli , ed t figliuoli de voflri
figliuoli. E come io , così Iddio vi benedica , c vi conferui lunghi
anni , e vi mantenga nel fino fianto Dimore . Non mi vedrete più .
Addìo. Marauigliofa ed inefplicabile fu la commozione, e’1 do-
lore , che dall’ vdire quelle voci fi cagionò ne’ circodanti ; e
tanto maggiore, quanto da lui piò francamente fur proferite, fen-
za punto nulla ò piangere, ò turbarli nel volto.
Riuol-
7
Riuoltofi poi al Confe fibre , ed a* Religiofi che l’ affienano ,
lor dilfe efiere venuto allora il tempo di Colo attendere all’ Anima*,
e voler egli diporta ogni altra cura, a querto {blamente penfare .
Com’e’ difie, così fece; impiegando quell* auanzo di tempo,
che furono 14. ore , in continui efercizj d’ammirabile Pietà . Pvi-
conciliofiì con Dio più volte . Protertofiì di rinunziare di buon
grado ad ogni vmana grandezza, alla vita, ed a quant* altro in
tentandolo, il Demonio fuggerito gli aurebbe . Dille che a Dio
altro non chiederla, che dolore delle lue colpe: dolergli in gran
modo di non pentirfene quanto era douuto : non efiere il penti-
mento che ne auea per timore di quelle pene, che meritaua*, ma
folo per aucre offefo vn Dio sì buono, che tanti e sì grandi be-
neficj d’ogni tempo gli auea fatti . Soggiunte altri atti affòttuo-
fi filmi di ringratiamento , e di dolore per non auere {entimemi
più viui, onde degnamente ringraziarlo , benedirlo , e chiedergli
perdono di tutte le offiefe fattegli in sì gran numero nel ccrfo di
fua vita. Ma più che altro fifio altamente gli ftaua nell’animo
il benefìcio {ingoiare, del quale il degnaua la Prouidenza Diurna,
chiamandolo , coiti’ ei diceua, in tempo, nel quale, per Miferi-
cordia del fuo Redentore , e per lo merito del luo preziofò San-
gue, auea si chiari pegni della fua eterna fallite.
In così fanti affetti pafsò quel rimanente di giorno , e parte
della notte vegnente ; nella quale prefe alcun brieue , ed inter-
rotto ripofo . La mattina de’ dodici , col ripiglio della nona ,
trouofiì in grande fcadimento di forze. Venne in querto tempo
a vibrarlo Monfignor Nunzio: e gli diè l’Afibluzione Papale, la
quale fu riceuuta da lui con molta pietà , e con legnali di gran
giubilo. In tanto fempre più auuicinandofi all’eftremo , e fifo
mirando il CrocifilTo, chiederla il moribondo Principe incefian-
temente a Dio perdono delle fue colpe . Nè mai finche gli duro
il conolcimento lafciò di efercitarfi in atti di egregia dmozione.
Perduta in fine la fauella , e rimafo con efia priuo de {enfi , in
trapalfo di vn quarto d’ ora placidamente fpiro . Seguì la fua fe-
lice morte intorno alle diciott’ ore del giorno dodiccfimo di Giu-
gno, fendo di pochi giorni vicino a compiere l’Anno quarantè-
iimo
s
fimo fecondo dell5 Età fua. Fu Principe d’animo eccello: incli-
nato per genio alia Guerra: ma per moderazion d’animo ftudiofo
della Pace. Intrepido nell’ incontrare i pencoli; e di pan fortu-
nato nel fuperarli . Ebbe gran Religione per conferuare ne’ Sud-
diti la Fede ; e per reprimere ne’ Ribelli l’Erelia : Grande appli-
eazicne, {penalmente negli vltimi anni , per foddisfàre agli vfficj
del Principato : Grande Vmanità per guadagnare 1 * affetto de*
priuati; e gran Prudenza per mantenerli in concordia co* Po-
tenti , anche fra lor di le ordì . Intraprefe grandi Opere per l’ono-
re di Dio, per la Scurezza, per l’vtilità, e per l’ornamento dello
Stato „ Maggiori ne dilegnaua , le la Morte non glie ne inter-
rompeua i valli difegni : ne molti anni di vita fi richiedeuano
perdi’ ei malie a fine ogni grand ‘Opera ; auendo Tempre con
Ja celerità dell’ operare vinta non fblo l’ efpettazione , ma fupe-
rara la fede : onde vna vita non molto più lunga bafiaua per ac-
quetargli Fama di Beneficenza non inferiore a quella di verun
Principe che mai reggdfe lo Scettro della Sauoia. Quindi è che
non v'ha ricordo, nc efempio di dolore, e di coniternazione
maggior di quella che cagionò ne’ Sudditi vna così gran per-
dita . Non è amplificazione , ma iftoria il dire , che in tutta la
Corte, e in tutta la Città di Torino non fi vdiuano in que’ gior-
ni fenon meftilFimi fofpiri , e compafiioneuoh Arida. Rimafero
attoniti a quello colpo i Serenifiìmi Principi della Reai Cafa:
ma fopra ogni altro M. R. , che come fuperaua tutti in
amarlo, così or più di tutti inconlolabilmente ne
Pentì la perdita : douendofi alla grandezza
del fuo Animo, ed alla Prouidenza
Diuina, fe Polo tramortì, e intera-
mente non cadde alla forza
di vn così
eccelfiuo dolore .
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Pubblica Sportone
Del Regio Cadauero.
V veftito poche ore dappoi ii Cadauero
in abito bianco alla Reale , col maedofo
Manto , e col gran Collare dell’ Ordine
dell’ Annunziata . Gli li pofe in capo il
Bonetto ( com’ è qui v(o chiamarli ) di
velluto nero , confueto alle Reali Altezze
di adoperarli nelle piu lolenm funzioni :
ed affettatolo mae dola in ente in lui letto
meddimo oue fpirò, affifterongli del con-
tinuo a cuftodirlo i Capirani della Guardia, e lor V ffLdali .
Nella camera, eh* è per auanti l’Alcoua, rizzoili vn Aitar
podiccio : e quiui tutto quell’ auanzo di giorno, e la notte per
infine al dì vegnente fbdennero in offerendo a Dio preghiere di
Suffragio i Canonici del Duomo, e molti Religiofì d’ogm Ordine;
oltre a Regj Elemolinieri . ed a* Gentiluomini di Camera.
La mattina de’ 15. di Giugno fi aperfe, ed imbalfimolfi il Ca-
dauero; il quale poi, riuedico nell’abito di prima, fu nella Regia
Sala ripodo fu d’vn alto, e ricchiflimo letto, che, forgendole nel
mezzo fotto vn baldacchino di oro broccato con fuperbi drap-
pelloni , era accolto per entro vn ampio completo di balaudri
dorati, e (ottenuto da vn niellato di piu fcagltoni , che digrada-
tilo defi in quatcro ali da ciafcuno degli altrettanti lari. Sii per
li gradi , e tutto intorno fplendeua buon numero di fiaccole , e
quattro gran torchi negli angoli a piè dell’ alzata in su cancel-
lieri , e torchierà d’argento . Era il letto riccamente guernito , e
medo a vn fitto ricamo d’oro, e di argento con le tendine di oro
broccato. Correua intorno la Sala, adorna di fèndimi arazzi x
IO
tenitura d’oro, vn folto giro di piartre d’argento di egregio Iauo-
ro, foilenenti ad vfo di braccia ciafcuna il luo torchio: e le pen-
deano in mezzo dieci Juminiere di purifiìmo criftallo. Tré giorni
flette quiui in veduta del popolo il Regio Cadauero. Non e cre-
dibile qual pianto, e quali lìnghiozzi vi fi vdirono, confondendoli
di continuo le voci del dolore co’ nielli canti delle preghiere, che
dì e notte o fieri ronfi a Dio auanti vn Altare . I Capitani delle
Guardie co’ lor Vfììciali , i Gentiluomini di Camera, ed i Gen-
tiluomini Arcieri , ne’ quali cadeua quella Settimana l’obbligo
della Guardia , furon intefi Tempre a cuftodire il Cadauero .
Partati i tre dì, ne’ quali dillribuironfi copiofe limoline nelle Sale,
c ne’ portici del Palagio vecchio a San Giouanni, ai poueri della
Città, e ad altri molti che vi trailer d’alfai lontano; tu riporto il
Cadauero, vertito sì com’era alla Reale, in vna carta di piombo:
di che rogorti Strumento dal Sig. Marchefe di S. Tommafo Mi-
nirtro, e Primo Segretario di Stato . Quindi coperta la calla di
velluto chcrmefi liftato d’oro, e corlb al di fopra da vna bianca
Croce di tela d’argento, fu dal Sig. Conte di Riccaldone Primo
Gentiluomo della Camera ( in vece del Gran Ciambellano ) confe-
gnata con elio le chiaui al Sig. Marchefe di Bernes Capitano
della Compagnia de’ Gentiluomini Arcieri: e mefio già
in punto ogni cofa bilogneuole alla Sepoltura,
verfo le due ore di notte fi diè principio
alla funerta infieme e maeftofa
funzione per la
feguente maniera •
Tompa
>«r» Ws aurini
Pompa del folenne accompagnamento
alla Sepoltura ,
EVATO il Cadauero dalla Reeia Sala
tu da Gentiluomini della Camera , e
da’ Soldati della Guardia del Corpo
portato nel Salone ; onde pofcia gli
Suizzeri profeguiron recandolo per mi
forco a’ portici del Reai Palagio: e aui-
ui il ripofero fu d’vn Carro apprettato
e adorno in modo conueneuole ad va
tal vfo .
Quindi tì diè principio all’andata-, e furori i primi ad auuiarfi
trecento Poueri, vefhri lungo con ampi capperoni in capo, e con
in mano ciafcuno vn torchio coll’ Arme della Reai Cala. Segui-
uar» lor dietro vn numerofo ftuoìo di Vergini Orfane, elle altresì
co’ torchi ornati dell’ Armi medelime . Quiui appretto otto
Trombettieri, ed vn Timballiere su corfieri bardati a nero , che
d ora in ora le Sordine fon*u«no . Indi due a due
tutto il gran numero de Cauahen : cui veniuan dietro il Signor
Conte di Arignano Gran Guardaroba di S. A. R. , e’1 Sig. Mar-
chefe del Maro Gran Maeftro della Cafa di M. R. Dopo elfi il
Cleto, ed vn pieno Coro di Mutici che con flebili panie, ed
armonia meitiflìma cantauano il Salmo Mtferere . A’ lati del
Clero in due ali ripartiti i Caualieri dell’ Ordine dell’ Annunzia-
ta : e quinci, e quindi in due altre Ale i Paggi delle Reali Altez-
ze con torchi in mano . Scguiuano il Sig D. Gabnello di Sauoia,
il Sig Marchefe di Lanzo , e’i S;g. Marchete di Dronero, tutti e
tre Signori del Sangue. Indi il Sereniflìmo Principe di Carignano
co’ Sereniflìmi Principi fuoi Nipoti, il Principe Tommafo , il Ca-
ualiere di Sauoia, e’ 1 Conte di Dreux . Tratto finalmente a lenti
patii da otto belliflìmi Corfieri, ornati con barde di veiluco nero
B % tparto
*12,
fparfo in lungo llrafcico A terra , veniua il gran Carro funebre
riccamente coperto di drappi d oro , e di argento . Si fpiegaua
in su la Cada , ou’era rinchiufo il Cadauero vna coltre di oro
broccato foderata di candidi ermellini , e fregiata all’ intorno di
preziofe punte di Vinegia, foftenendone a quattro angoli le cafi
cate i quattro Primi Scudieri. All’intorno del Carro andauan i Val-
letti da piè della Corte con torchi in mano da quali pendeano lòfi
pefe f Armi Reali: a lati i quattro Secondi Scudieri con gli Vflìciali
delle Guardie: quinci a delira i Gentiluomini Arcieri e quindi le
Corazze a Anidra. Veniuagli innanzi su d’vn alto Corfiere bar-
dato a nero per fin al fuolo,e con grande ftrafcico dietro, il Sig. Mar-
c'hefe di San Germano, che recaua in vfficio di Grande Scudiere
chiufa nel fodero la Spada del Principe defunto . Dietro al me-
defimo Carro , in vece del Gran Ciamberlano , recauafi dal Sig.
Conte di Riccaldone il Gran Collare dell’ Ordine dell’ Annun-
ziata coperto d’vn nero velo , Succedeuano in fine i Capitani
delle Guardie prefi in mezzo da Regj Eiemofinieri , da’ Cappel-
lani, e da Cherici di Corte. E quiui lor dietro auuiofiì vna fol-
tifiìma calca di popolo , che, colle lagrime, e colla meftizia de*
fem bianti , comparile in quel modo coi quale fuol renderli com-
pafiìoneuole vna moltitudine in fornaio addolorata. S’inuiò con
tal ordine la Proccfiion© Euig© \ x Piazza del Caltello ; e quindi
dopo aliai lungo giro fi condulfe a finire a Piazza San Giouanni,
ouc incontrò il Reggimento di Guardia fchierato colf armi balle,
e co’ tamburi coperti a nero . A piè della Scalinata del Tempio
fermatoli il Carro, ne Eli dipollo il Cadauero, e portato nel Duo-
mo : oue cantateli l’Efequie confuete de’ Funerali dei Principi,
quindi lotto al Coro recolli nella Sepoltura della Reai Cala . Il
Sig. Marchefe di Bernes Capitano della Guardia de’ Gentiluomi-
ni Arcieri quiui il conlegnò a’ Signori Canonici: da’ quali ria-
p erta fi la Calla , e riconofciuto elfere il Cadauero quel de fio di
$. A.R. , fe ne rogò Atto di riceuuta dai Sig. Marchelè di Sari
Tommalb-, rollando quiui in depefito fino all’ elfere compiuta
la magnifica Tomba delti natagli nella lontuofa
Cappella della Sindone»
IDEA
M
IDEA E MAGNIFICENZA
Dell Apparato Funebre.
V R di poi clari da M R. gli ordini op-
portuni per l’Apparato Funebre: degnan-
do imporne a’ Padri deila Compagnia
di Giesù P Inuenzione , con elio T appre-
tta mento de’ Componimenti : ed al Sig.
Conte Amedeo di Calleliamonte ( il cui
nome reitera alla Pofterità d’ogni tempo
in memoria per l’eccellenza, e per lo nu-
mero degli Edifici, onde abbellì per gran
modo il Piemonte- , e la Sauoia ) l’adoperare nei recar 1' inuen-
zione dell’Apparato in Dileguo di ben intefa Architettura.
Due condizioni, intra Falere , richiedeuanfi ad vna tal Inuen-
zione : lvna ch’ella fio ile acconcia sì Fattamente ad efiprimere le
Virtù Eroiche del Principe defunto, che per ella vernile ad ono-
rarli Ipecialmente quella 5 eh ebbe in lui alcun pregio di lìngo-
lare prerogatiua : l’altra che fiois’ atta ad vn tempo a (piegare il
grand’ Amore che M. R. gli Icopedè nella ftraordinaria, e Regia
Magnificenza delle pompe Funerali; che fono vn alfiectuofio sfogo
d’animo addolorato, che nella morte de’ congiunti lol fi concede
per pnnilegio al Dolore de Grandi .
Auuifiaronfi per ciò i prenominati Padri di condurre ! Appara-
to lotto l’Idea d’vn fuperbo Maufioleo , dalla Magmficeaza innal-
zato a S. A. R. Nella quale Inuenzione accoppiate amendue le
dette condizioni a marauiglia lì veggono. Perciocché per l’vna
parte il nome di Maufioleo , richiamando a memoria il celebre
Sepolcro , onde A ite miti a limola Reina della Caria , e perfetta
Idea deli’ Amor Coniugale j onorò le Regie Ceneri di Maufclo
fiuo
14 v
filo Confòrte ; con gran proprietà fi conmene allo Splendore del
Regio Funerale , col quale M. R. intefè d’imitare 1’ elempio di
quella memorabile Reina : alla quale , iìcome nulla cede nell’-
Amore, così nè men douea edere difuguale in quell’ eftrinfeche
dimoftrazioni, che da vna Gran Principefla fi voglion vfare in pa-
lefarlo . Per altra parte, oltre alLeUere la Magnificenza Virtù sì
eccella, fecondo il Filofofo , che Polo ne’ Principi può ritrouarfi ;
dia fu in CARLO EMANVELE li. , e ammirabile fopra ogni
altra , e tale che ad effa per aliai diceuol modo potean ridurli tutte
l’ altre Virtù Morali, e Dmine : auendola egli efèrcitata maraui-
gliofamente in ognuna per quanto n’era capeuolc .
Per ordine poi e chiarezza maggiore , la MAGNIFICENZA
IN GENERE lì diuife nelle quattro principali lue Specie : cioè
nella SACRA, nella CIVILE, nella MILITARE, e nella DELI-
ZIOSA : rimanendo in tal diuifione comprelo tutto ciò che all’-
oggetto d’vna perfetta Magnificenza fi appartiene . Quindi con
ben ordinato ripartimento alfegnolìì ad ognuna il corteggio di
qudl’alcre Virtù, che le fi conuennero in quel Gran Principe, ò per-
che fofifer proprie di tal Magnificenza , ò perche aggingnendole
■alcun luftro feruiron a renderla in alcun modo più riguardeuole .
Ma perciocché la Magnificenza di S. À. R. crafi per ogni parte
degli Stati ampiamente dirtela ; pamp mnueneuole cofa, che oltre
alle mentouate Virtù anefifer altresì luogo nell’ Apparato quelle
Prouinc e per le quali i Titoli fi compongono della Reale Corona;
c quelle Gittà che, tra le molte altre alcun grado auendo di premi-
nenza , fi pregiano d’ edere Seggio di Veficoui , ò di Supremi
Mattati : e però quelle acconciamente quiui anche fi chiama-
rono a palefàre lor duolo , ed a pagare largo ttibuto di pianto
alle Ceneri benefiche del lor eftinto Signore.
Dal detto fin ora ben fi rende chiaro , che F Inuenzione non
poteua elfere, ò più degna d’vn Gran Principe, ò più propria del
Defunto, ò più confaccuole ad dprimcre l’Amor ccceffmo, e la
Magnificenza di M. R.
Fù l’idea di sì fatta Inuenzione recata prima in dileguo d’efi-
mia Architettura dal Sig. Conte di Caffellamonte : e quindi da
gran
M
gran numero d’Operai ben intefi nell’arte polla in opera nel
Tempio Metropolitano di San Giouanni . Non è ageuole a me
certamente lo (piegare, e per auuentura il credere a chi non v’eb-
bs gli occhi teftimoni di veduta, di quanto ftraordinaiia Magni*
ficenza riufciffe quella grand Opera. Era il Tempio e nella
Facciata, e in turca per entro la lunga (Ida de’ fianchi muffito
di legno argentato, e condotto in lauoro di nuoua Architettura:
nè v’ebbe, come pur è ccniueto di fomiglianti Apparati , in
veruna parte finzione di tela , ò di pa fiume : ma tutto tu opera
loda, e incaglio d ottima mano. La moltitudine delle Statue,
e deli’ Armi di liheuo ; la vaghezza delle Pitture , la maeftola
Mole del Mauloleo , l’Ordine, la Simmetria di tutte infieme le
parti , il fuperbo ornamento della Volta del Tempio , tinto co-
perto a nero, e (Iellato a folte lagrime d’argento; la moltitudine
incredibile , e i riuerberamenti de’ lumi nell’argento di che ogni
cofa fplendeua , rapiuano sì con diletceuole orrore lo (guardo,
che rendeuanfi agli occhi fom inamente grate quelle rimembranze
funefte d’ vn ecceifiuo dolore. li diuilarne da sè cialcuna
delle parti Tara opera de’ feguenti Capi . In tanto vai-
lammi opportunamente il ricordare , che intcr?
yiene a Racconti ciò che ai Difegni , ne'
quali quanto acquici (ogliono di
pregio le co(è tenui, altrettanto
le ma (lì me
Tempre ne perdono .
ARCHI-
‘ ARCHITETTVRA
Della nuoua Facciata del Tempio.
ORGEVA alianti il Tempio di San Gio-
uanni , ad vfo di vna nuoua Facciata vn’~
alta, e maeftofa Macchina d’Ordine Ioni-
co, che , sì nelle Statue che l’ornauano ,
sì ne’ rilieui delle (colture, e per ogni altro
verfo argentata; era (blamente ne’ fondi,
ne’ ripiani , ed in alquanti profili ofcurata
a color nero : affili di dare maggior rifatto
all’argento', e metto temperamento ad va'
ora alla piaceuole vaghezza dell’ Architettura .
Due Piediftalli , intagliati ne’ lor riquadramenti a trofei d’armi
abbronzate , feruiuano di bafamento alla gran Mole . Quindi
s’ innalzauano da ciafcun lato due Pilaftroni quadri , i quali in
altrettanti Termini ricrefcendo, erano dal mezzo in su condotti in
lembianza di donne piangenti, che, dalle prigioniere Matrone
della Caria , Cariatidi fogliono dagli Architetti communemente
chiamarli . L’atteggiamento malinconiofo nel qual erano effi-
giate, conciliaua negli animi de’ riguardanti mettizia , e dolore,
Reggeuanfi con vna mano l’addolorato capo, e (bfteneuan con
l’altra il lugubre ornamento d’vn nero manto . Pendeua negl’in-
terualli, fra l’vn Termine, e l’altro, vna lunga fafeia, a guifa di
fettone, ar nodata, e partita con incrocciate otta di morte.
Nello (pazio, comprefo fra* bafamenti, e l’alzata de’ Termini,
apriuafi vna fpaziofa Porta, la qual daua l'entrata nel Tempio.
Correuale dintorno vna Cornice architrauata , che, ri (aitata negli
angoli fuperiori in due orecchie quadre , chiudeuafi in fronte vn
Telchio, dal quale (piccandoli due grand’ ali fi ttendeuano ad
occupare lo (pazio di mezzo .
In
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ADESTE POPVLl (
SPE CTARE IVSSIT HEROICE MORTENE
CARO LVS1 EMMANVEL II
maximos principes svbesse morti:
AGNOSCI IVBET MAGNIFIC'È PARENTANS
S^nmaiua IOANNABAPTISTA a SABAVDM--'
ir^VSpPTIHO PRINCIPI MOBXEM SVBESSe/^S
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In fu i Termini, ed i Pilaftroni pofauano i Capitelli d’ Ordi-
ne Ionico foprappoftoui il Corniccione con Fregio ornato d’olla
di morte . Ne’ due lati , ne* quali rifalcaua la Cornice in lui
viuo de’ Termini, le fi auuolgeuano (opra due Froncftpizi cbiufi,
terminati cialcuno in vn bafamento , che porgea conueneuoie
foftegno ad vna Statua di figura Giganttfca . Quiui dall’ vna
parte vedeafi la MAGNIFICENZA , che fpirando dal volto
magnanima ferocia , calpeftaua quinci con generòfo di (pregio
la MALEDICENZA, che , con 1 mgua viperina, e con acctle
fiaccole in mano, le ftaua profiefa a’ piedi in giacitura ddpettola:
quindi traftìggeua con vii’ afta l’ INVIDIA, che in ori do alpcc-
to, e pallido volto ftrappauafi rabbiofamente il cuore . Si vedea
dall’altra parte la GLORIA, che in fembiante di piaceuoìe in fie-
me , e leuera maeftà premeua da vn lato con piè difdegnolo la
MORTE, e fiielleua dall’altro le ali al TEMTO.
Seruiua di lècond Ordine alla Facciata la Cornice d’vn ampio
Quadro, che volgendogli attorno in figura ottangolare*, e nella
parte fuperiore in gentil modo fpczzandofi accoglieuafi in capo vna
grand’ Arme della Caia Reale, che da due Liom in beli’ atteg-
giamento foftenuta , l’alca Mole con ben inteio , e conueneuoie
finimento terminarla .
Efprimeuafi nell’ accennato Quadro il Dur* * romito, allorché
da nobile Schiera di Oaualieri cuncggiato , p cR ti per diporto a
girare dintorno al nuouo Ricinto delle mura , fu da’ primi ri-
brezzi della febbre forprefo, che dopo a non moki giorni, come
dicemmo , il condufte a morire . Vedeafi in aito di rimirare il
Difègno d’vn magnifico Edificio prefentatogli da vn Architetto a
vedere , mentre lòpragiugnendo la Morte , e fermandogli impe-
riofàmente il Deftriere gl’intimaua d’ impor fine a fue grand’-
Opere, ed alla vita .
Sotto il mentouato Quadro ne pendea da! Fregio vn altro mi-
nore, che per in fin full’ Ornamento della Porta ftend ndofi acco-
glieua l’Ifcrizione d’Inuito al Popolo fpiegata in campo di ar-
gento . Alkideuafi in efla a quel Det'o memorab le del Duca ,
quando già prefto a morire , comandò , come più innanzi rife-
ci inumo.
iS
rimmo, che dalle Guardie libero fi lafciaffe l’entrare nella Camera»
c 1 vedere ad ognuno che ANCHE A’ PRINCIPI CONVIENI
MORIRE.
L’ Udizione era la feguente .
ADESTE POPVLI
SPECTARE IVSSIT HEROICE’ MORIENS
CAROLVS EMMANVEL II-
MAXIMOS PRINCIPES SVBESSE MORTI.
AGNOSCI IVBET MAGNÌFICA PARENTANS
MARIA IOANNA BAPTISTA A SABAVDIA
OPTIMO PRINCIPI MORTEM SVBESSE.
L’efterior parte del Tempio, dall* vno e dall’altro laro della
nu^ua Facciata, era tappezzata meramente a nero, e corfa da vna
Falcia di velluto fregiata dell’ Armi della Reai Cala. Ma la
bellezza e l’ordine di quella Architettura, della quale
abbiam detto fin’ ora , nel ftappollo intaglio
li dara più ageuolmente a vedere «
ARCHI*
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De Lati , e della Porta interiore
del T empio .
t A l’Architettura interiore d’Ordine Ionico
comporto. Ricopriuano i diciotto Pilafttoni
(che con buon ordine difpotti dintorno ai
Tempio ad vfo di (ottenerne la Volta, lette
grand’ Archi formano per ognuna delle
parti J altrettanti Pduftri di legno in fi, per-
fide d’argento .
Ricrefceua in mezzo a’ Pilartri vii Ter-
mine, nella paite fuperiote effigiato in va-
ga ed orrida apparenza di Scheletro , che , in fronte reggendoli
con vna mano il Capitello, e (ottenendo vn Elogio col falera en-
tro vna Lapida di fondo d’argento , era malinconiolamente ac-
colto in vn manto di nera gramaglia. Scendeuagli quello a gufa
di capperone d’in fommo al capo, e nel luo finire annodandogli^
innanzi, feorreuain fin all’ diremo del Termine nttietto in vna
fafeia intrecciata d’ofia di morte a piu luoghi.
I Piedistalli che fcruiuano di fottegno a’ Termini eran entro i
loro riquadramenti adorni di fregi funebri . Sorgeua , negli p > zi
fra l’vn e l’altro, vn Riquadramelo maggiore, con entro in ciaf,
cuno vn Elogio in campo argentato : e fopraui vna Cima-
la di rilieuo in argento condotta in forma di Piedeftallo ; fulla
quale fi lieuauano Statue vettite altresì d’argento, che le Virtù di
S. A.R. rapprefentauano , ed accog’ieuanfl entro d vn Nicchio
terminato da vna Conchiglia lumeggiata à color di bronzo, ed ar-
gentata nella Cornxe , che gli fi aggiraua dintorno.
A lato de’ Nicchi ttendeuanlì due campi fregiati d vna piana
C i Falcia
10
Fafcia di argento, e coloriti d'Imprefe al naturale. Lungo la lar-
ghezza del Vano correria vna Cornice di argentato rilieuo, ch'-
entrando nel Nicchio, e rigirandogli^ attorno, gli ferniua d’Im-
pofto .
Su i Nicchi vedeafi vn ampio Quadro , che adorno di capric-
ciofi Cartocci , e Fettoni , era con le più riguardeuoli Azioni dell-
eftinto Principe , da eccellente Pennello à chiaro , e feuro vaga-
mente ftoriato. Sull’ ornamento de’ Quadri, condotto in pari al-
tezza a’ Capitelli de’ Termini, il Cormccione : e in etto ad ogni
parte rifpondente per diritto al Quadro, vna Lapida argentata eoa
entroui l lfcrizione del medettmo Quadro .
Era il Fregio ripartito à tefehi, ed otta di morte : ed aggirauafi
in Fui vino della Cornice à dùirtura de’ Termini vn bell’ordine di
Statue in vette d'argento, ch’efprimcndo le Città più riguardeuoli
di ruttigli Stati {oggetti alla Reai Corona, fpiegauano vno Sten-
dardo colla Diuifa delle lor Armi . Fra l’vna Statua, e Falera fi riz-
zaua vna grand’ Arme della Reai Cafa di bel rilieuo inargentato,
c dipinta di colori al naturale • Quindi pofeia, in tutto il rima-
nente dello fpazio, fplendeuano torchi ornati dell’ Armi Reali, i
quali in gran numero v’eran diftribuiti.
Le Fincftre del Tempio rifpondenti ciafcuna al mezzo d’vno
de gli Archi, eran elle riueftite altresì d’vn argentato Architraue,
che s’innalzaua d’in fui muro informa d’Arco, e recauafi in fronte
vn alato Tefchio di morte. A’ lati delle Fineftre pendeuano Tro-
fei d’Armi di rilieuo, che quinci e quindi, da fettoni folpefi all’ali
del Tefchio, con gentili intrecciature annodati feendeuano.
11 rimanente dello {pazio della Volta infin al Corniccione era
tappezzato à nero ; e correuagli per intorno vna Fafcia di velluto
fregiata dell* Armi Reali. La Volta del Tempio, come fù accen-
nato più innanzi, era tutta d’ogni verfb vettura di panno nero , e
grandinata riccamente à lagrime d’argento.
Lo ftefs’ Ordine dell’ Architettura de’ Lati, ferboflì nella parte
interiore della Portai nella quale fol v’ebbe il diuario d’vna Ifcri-
zionc che’nvece dellTttoria nel Quadro fi leggeua, e che da noi
più opportunamente farà riferita in altro luogo.
ARCHI -
z
Jtyl The Getty
foCcfout/map
not digitized
1
ARCHITETTVRA,
E Ornamenti
Del Regio Maufoleo.
S
l A il piano, che di (otto rifponde ali’am*
pia Cupola della Sacra Bafilica, occupato
da vn magnifico , e fuperbo Maufoleo di
figura ottangolare, nel quale, come nella
parte più riguardeuole e principale del Fu-
nebre Apparato, la Vaghezza dell Archi-
tettura, la Bellezza, e la Ricchezza degli
Ornamenti , con eguale sforzo fra se ga~
reggiando , rendeuano incerto il giudicio
de* riguardanti a cui fi douefie lode maggiore .
Sedici gran Colonne, che da vn gran nleuato forgendo, con
leggiadro ripart-imento diuife , quattro vaghifiimi Pilalln forma-
uano, porgeano maeftofo fofiegno all’ alta ed augulla Mole: la
qual d’ogni parte inargentata , co’ nielli ornamenti de’ piangenti
Simolacri, co’ replicati ordini , e co’ luminofi intrecci de’ dop-
pieri, fpiraua per ogni lato Vaghezza malincomoia , e Magnifi-
cenza funebre .
Eran le Colonne (canalate; d Ordine Corintio i Capitelli, eie
Baie i ed intagliati ne’ Riquadramend 1 Piedillalh a badi rilieui di
militari Spoglie abbronzate. Su d’efiì fra fvna Colonna, e falera
pofauano Statue di ftraordinaria grandezza , e/primenci alcune di
quelle Virtù , che dier alcun lufiro, e più ammirabile renderono la
Magnificenza dei pianto Eroe. Furon quelle .
La FEDE, che nella delira vn Calice auendo per Diuifa , ed
vn aperto Volume nella fimllra, con guardo lagrimofo la MA-
GNIFICENZA SACRA rimiraua, che fiauale fopra ripolla in più
fublime luogo . La
ZL
La RELIGIONE in venerabile, e maeftofo fembiante, accolta
in ricco Manto , con vna Colomba in capo, vna Croce, ed il Fuo-
co del Timiama in mano, volta anch’ella in verfo la MAGNIFI-
CENZA SACRA cogli occhi molli di pianto.
La PACE, che, di Vliuo il Tuo Duolo piaceli olnfente coronan-
do, auea nell’ vna mano vna Face in atto di eftinguerla, ed vn
Alcione nell’altra.
La GIVSTIZIA, che, anche cogli occhi bendati, fpiraua fèue-
rità , e dolore dal magnanimo volto, fofteneua in mano la Spada,
e la Bilancia*, e premeua col piè vn picciol Globo del Mondo.
La SAPIENZA, la qual veftita di Ipoglia guerriera, col Sole
in petto , e con vn ramo d’Vliuo in mano, alzaua gli occhi pian-
genti al Cielo .
La CARITÀ’, che in pietofo ed amabil fembiante, con vna
Fiamma in fui capo, ed vn Cuor ardente in mano, li recaua vn
Bambino dolcemente al feno.
La SPLENDIDEZZA, che, veftita in ricco r»*1110» e coronata
diRofe, nella leggiadria deirabito, e del fembiante rendendo viepiù
compaflìoneuole il fuo dolore, fpargeua con liberal mano monete,
e gioie, di che auea vno Scrigno a douizia fornito.
La GIOVIALITÀ’ , la qual in atto di amicheuole, e mefto ac-
coglimento il rifo con vna cotal gentile meftizia sbandiua dai volto;
ed ornata di manto diuifato a fiori, auea vna Corona di Gigli in
capo , ed vna Rofa in mano .
La LIBERALITÀ’ , che con la fronte quadrata, ed vn* Aquila
in capo , bagnaua con largo pianto i doni preziofi che a mani
piene fpandeua .
La COSTANZA, nel cui volto contraftando l’Intrepidezza
col Dolore , appoggiata con l’afta in mano ad vna mezza Colon-
na, oftentaua col portamento, e col guardo magnanima afflizione.
La FORTEZZA, che, in fembianza di Donna armata, palefa-
ua col torbido ciglio, e coH’annuuoIata fronte l’affanno, che (otto
lavefte guerriera fi afcondeua. Vn Tefchio di Lione auea per Elmo;
con la fpoglia auuolta ferocemente al braccio. Impugnaua colla
delira la Spada, e premeua con generofo piè vn Trofeo d’ Armi.
La
2*5
La PRVDENZ A finalmente, che col Serpente rauuolto al brac-
ciò in vno Specchio mondo rimiraua il tnfto e compaflioneuol
fembiante del Tuo dolore.
Entro il comprefo delle Colonne ardeuano quattro grandi lumi-
niere di Criftallo, con fopra ad ognuna vna vaga felua di lumi .
In fu le Colonne correua il Corniccione col Fregio ornato a olla
di morte in rilieuo di argento: e quindi vn altr’ Ordine fi folleuaua
in forma di Piedeftallo, che in volgendoli dintorno alla Macchina,
rifàltaua in fu i quattro Piedifìalli , e ferbaua la figura ottangolare,
colla quale fenza nulla vfeire dal diritto acconciamente rifpondeua
all* Ordine inferiore *
Nello fpazio fra Fvn rifalto, e Faltro tre grandi Statue v’auea
per ogni faccia. Vna nel mezzo ritta in piè di gigancefca figura,
e maggiore dell’ altre due, che in (embianzadi malinconia, e di
dolore le fe deano a lati .
Nella Faccia volta in profpetto alla Porta maggiore del Tem-
pio la MAGNIFICENZA SACRA col capo coronato , ed in
Manto alla Reale, ornata del gran Collare dell’ Ordine dell’ An-
nunziata . Innalzarla con la delira vn Ritratto del Duca veflito
nel Sacro Abito dell’ Ordine già detto ; e reggeua colla fimftra il
Difegno della fontuofa Cappella della Sindone . Sedeale a’ piedi da
vn lato l’AMOR DIVINO in fèmbianza di riuerente Fanciullo,
che addittaua ad vn tempo il Cielo , ed apriuafi il feno . Dall’-
altro FAMORE DELLA VIRTV, Giouine alato in atteggiamento
di gran dolore, con in capo, e nelle mani Corone dell’Alloro.
Nella feconda Faccia la MAGNIFICENZA CIVILE ritratta
in fembiante di togata Matrona, coronata di foglie d’oro. Auea
in vna mano il Ritratto del Duca veftito alla Ciuile : nell’ altra
vno Scudo con entro il Difegno dell’Academia da lui cominciata.
Le fedea a diritta l’AMOR CONIVGALE, Giouine addolorato,
che auea per Afilla vn Anello, ed vna Vite ad vn ramo d’Olmo in-
trecciata. A fimftra f Amor Filiale piagnente con la Face abbat-
tuta , e colla man fui cuore .
Nella terza Faccia la MAGNIFICENZA DELIZIOSA , che
in bell’arnefe di Cacciatrice con vna mezza Luna in capo, bor-
zacchL
macchini in piè, J\rco, e Faretra a lato, reggerla vn Ritratto dei
Duca veltito da Cacciatore ; e’1 Dileguo della. Venaria, ameni (Ti-
ni a Reggia delle Cacce, e grand’ Opera della fila Magnificenza.
Le fedeuano a lati quinci l’AMOR DE’ POPOLI in volto lagn-
inolo : quindi TAMOR DEGLI AMICI : quegli con vn Pelica-
no per Diuifa; quelli in atto di diuidere vn Cuore.
Nella quarta Faccia la MAGNIFICENZA MILITARE in por-
tamento di Guerriera coll’Elmo in capo, e colla Croce de* Santi
Maurizio, e Lazzero in petto. Nel Ritratto era il Duca veftit»
alla Militare, e nello Scudo elpreffe le Fortificazioni di Vercelli.
Le ftaua da vn lato la GLORIA in fembiante di Giouine addo-
lorata con Corona d’oro in capo, vna Tromba d’argento nella
finiflra, ed vna Palma nella delira. Dall’altro l’AMOR DELLA
PATRIA coronato di Gramigna, con in mano vno Scettro fre-
giato d’ occhi .
Nelle tre Facciate de’ Piediftalli rifaltati ricrefceua in ognuna
vn Arme rLlta Gnfà inargenterà ornamenti, e colorita
dal naturale . In fu gli Sporti degli angoli eran affili Genj di ri-
lieuo auenti ciafcuno vna Corona in mano.
Si lieuauano in grande altezza da’ Piediflalli quattro Piramidi a
vite, che fu d’vn Globo d’argento fermato lor in punta folleua-
uano vn torchio . Eran nella parte fpirale interiore da vna vite
d’argento vagamente intrecciate, e corlè nella citeriore da vn or-
dine luminofo di doppieri.
Nel compre lo de’ Piediltalli otto Lioni dorati fi reggeuan fui
dorfo vna grand’ Vrna, lauoro di fquifita bellezza . Sorgeale fopra
ritta in piè la M A GNIFICENZ A IN GENERE: nobile
Principelfa, che veltita in Manto alla Reale, auea in vna mano lo
Scettro; e TArme della Reai Cafa di Sauoia nell’altea. Mella-
mcnte fedeanle a* piedi in Marne di altrettante Virtù le quattro
principali fue Doti .
Il DECORO Giouine di Signorile afpetto, ammantato di pelle
di Lione lopra lèminata di fiori; col fegno di Mercurio , e d’vn
ramofcello di Amaranto per Diuilà.
L’ONORE in aria, e in alfifa di leggiadro e belliffimo Giouine
con a’ piè vn Elmo, e col petto ignudo. La
l5
La SONTVOSITA* Matrona fuperbamente abbigliata; ed ap-
poggiata su d’vn fafcio di arnefi, e di ornarnentLdi Fabbriche.
La GRANDEZZA coronata di Stelle, e col globo del Mondo
in mano .
Scendeua in fine d’in fommo aha Cupola fofpelà in aria, e a
perpendicolo del Maufoleo vna Corona Reale di ftraordinaria
grandezza, intonicata d’oro, adoperarmi in giro a Ibltenerla quat-
tro grand’ Angeli .
Tutta dintorno la magnifica Mole fplendeua d’vna indicibile
copia di lumi, diftribuiti, a quanti più fi potè, con bell’ ordine su
per tutta l’alzata: e nel Tuo finire vedeafi maeftofamente accolta
entro vn Padiglion nero fregiato d’vn folto ricamo di lagrime d’ar-
gento; il quale (tendendoli ed allargandoli in due grand’ ali, ricopri-
li dintorno la Cupola in tutto il lùo giro. Sorgeuano in fui Malto
de’ Piediltalli della Cupola medefima quatti’ Armi della Reai Ca'a
di Sauoia in opera di bel rilieuo d’argento, e in grandezza conue-
neuole all’altezza del luogo.
A’ piè del Maufoleo, da ciafcuna delle quattro Facce in che
fi aggiraua, vedeafi vna (tela di dieci Scaglioni , che montauano
in vn alto ripiano : e quiui entro il comprelò il Letto Funebre :
cola maeftolilTima a vederli. Vn ampio Lenzuolo il ricoprili di
fottiliffima Olanda, guernito di finillime punte di Vinegia. Sopra
il Lenzuolo li fpiegaua in ricche calcate vna coltre di oro broc-
cato, foderata, e fregiata all' intorno di bianchilfimi Ermellini. In
mezzo poliua vn Crocifillo d’oro : e in capo (opra due ColTmi
la Regia Corona , lo Scettro , e lo Stocco Reale couerti di fotti-
lilfimo velo . Scendeua da’ piè dd medefimo Letto con pompolo
ftrafcico il Sacro Manto dell’ Ordine dell’ Annunziata, di fondo
chermefi ofeuro rileuato in alto ricamo d’oro, a gruppi, rofe , e
fiamme riccamente diuilàto, e ftefo a ricoprire 1 gradi in tutta la
ftelà d’auanti per fin al fuoìo .
Pendeua in fui Letto vn Baldacchino di oro broccato a fondo ne-
ro attrauerfato da vna bianca Croce di tela d’argento. Tutto intor-
no del Letto rigirauafi vn bell’ordine di Candelieri , e di Tor-
chiai d’argento.
D
D
Sulla
lé>
In sala Cornice d’ognuna delle quattro Porte leggeuafi in vno
Suolazzo il feguente Motto tolto dal Reai Profeta nel Salmo no.
per cui alludeuau al penderò dell’Apparato :
MAGNIFICENTIA OPYS EIVS.
Dipartirla il Maufoleo dal rimanente della Chiedi vn quadrato
Ricinto di Balaustri di rilieuo inargentato , fodenenti in fu loro
Piediftalli dodici Statue altresì argentate, e grandi aliai più del na-
turale : nelle quali elprimeuanfi le Prouincie ed i Fiumi principali
degli Stati foggetti alla Reai Cala di Sauoia .
E primieramente in profpetto alla Porta maggiore del Tempio
lèdeuano il PO , e l’ ISARA , Fiumi che bagnano , quegli il Pie-
monte , e quelli la Sauoia .
11 PO in fembiante di Vecchio addolorato, auea, come Rè de’
Fiumi ch’egli è, vna Corona in capo di canne paludi!, le quali,
ricredendo da vn lato , e dall’ altro , tormauano due corna del
Toro, ch’è Diuifa della Città di Torino. S’accoglieua dotto il
braccio vna grand’ Vrna , ed era indiamente prollelo in degno
di dolore .
Di rincontro, l’ISARA Donna piagnente, incoronata eli’ altresì
di canne palullri , coll’ Vrna dotto al braccio, e in velie di er-
bodo ricamo .
Succedeuano le Statue delle Prouincie, denza derbare ordine alcu-
no di precedenza, domita a’ gradi di lor dignità, come più feda-
mente diradi! a duo luogo .
Predo al PO il PRINCIPATO DEL PIEMONTE, Giouine
duperbamente vellico, con in mano il Cornucopia, acconcio Sim-
bolo della Fertilità del duo terreno.
Vicino all’ ISARA il DVCATO DELLA SAVOIA in appa-
renza di maeftoda Principelfa recata in abito di Reina.
Seguiuan lor dietro il MARCHESATO DI MONFERRATO,
Vomo robullo, appoggiato ad vna Collina in fu d’vn ferrato ba-
derne, auuolto con vna Vite, che gli vfciua del fondo.
Il CONTADO DI NIZZA, Giouine Guerriera, coll’Elmo
coronato di fiori e di frutta: la Rocca del Cadello in vna manoj
lo
17
lo Scudo nell’ altra : c con a’ piè Tritoni, c Sirene^
Il MARCHESATO DI SALVZZO, in abito e in fembiante,
com’e’ fuole rapprefentarfi , di vecchio e graue Perfonaggio ,
vellico con Toga Senatoria alla Romana : e con nell’ vna mano
la lettera S. di color cileftro, e lo Scudo nell’altra.
Il CONTADO D’ASTI in portamento e m affila di Vomo
Guerriero coll’Afta di Pompeo in mano.
- ( :i.. .
D %
ORNA ,
ORNAMENTO
Dell ’ Ordine Inferiore delle Farti
Laterali del Tempio .
mm
LTRE a quelle Virtù fpettanti a ciaf-
cuna delle quattro MAGNIFICENZE,
eh’ ebber luogo nel Reai Maufoleo, al-
tre diftribuironfi dintorno al Tempio
per ornamento delle Parti Laterali . E
perche fendo quatordici gli Archi, non
poteron quelli alle Virtù di ciafcuna
Magnificenza in pari numero alfegnarfij
ripartironfì in modo , che quattro ne
furon occupati dalle Virtù della MAGNIFICENZA SACRA, e
quattro da quelle della MILITARE : tre foli rimanendone sì per
quelle della MAGNIFICENZA CIVILE, sì per quelle della
DELIZIOSA.
Era ognuna delle Virtù efprefla, come innanzi fu detto, in vna
Statua inargentata, grande oltre al naturale, ed accolta in bellilfi-
mo Nicchio. Nel Quadro che le fi fpiegaua fopra, e nell’ Ifcri-
zione di elio , efprimeuafi vna delle più memorabili Azioni , con
che CARLO EMANVELE fi rende fegnalato in tale Virtù . Ne*
Vani Laterali eran due Imprefe alludenti alla medefimaj ed vn
Elogio nel Piedeftallo .
Or a fine di paratamente dilli fare ciò che fi appartiene a ciaf*
cuna delle quattro mentouate Magnificenze, darem principio da
quelle della MAGNIFICENZA SACRA j quindi palperemo or-
dinatamente alle altre della MILITARE, della CIVILE, e della
DELIZIOSA .
MA-
*9
MAGNIFICENZA SACRA.
IL ZELO DELLA FEDE.
VEdeafi in apparenza di Magnanimo Giouine , che Fard or
dell’ animo difcopriua nel fembiante. Vn gruppo di fiam-
me auea nella delira, ed vna Croce nella fìniftra . Pofaua con ilde-
gno il piè in full’Erefia atteggiata in fembianza di Furia.
Nel Quadro era efprefib vn Combattimento contro gli Eretici:
il Duca a cauallo : e la Fede, che inalberando con vna mano la
Croce, prefentauagli coll’altra vna Spada. L’ifcrizione era la
fèguente .
REGNO REBELLES, ET DEO
FERRO SVBEGIT
HOSTES S1BI, ET COELO COMMVNES.
Eran le Imprefe : vn Ibide , vccello che i Serpenti più vele-
nofi perleguita finche gli ha vccifi : col Meteo DONEC PERI-
MAT . Ed vno Scudo, con entroui fcolpica la Croce di Sauoia 3
col Motto: VNO OMNIA CONTRA.
ELOGIO.
Va slum Sabaudi £ vulnus
Sentit etiam Roma .
Vindicem amifit Religio.
Difce ab odio perfìdia*
Vt
3°
Vt Fìclem amar et :
Domitores pefiis recenfie ;
Paucis, vt Carolo , infiefla Harefis futi.
Illa fratti impatiem , & iugi ,
Prouocauit in Principem
fifigidquid hofiium Coelum babet.
Cum frufìrà obijceret minas armorum ,
Vt jama faltem noceret ,
Calumnia dentem armami .
Famofias vulgo paginas dedit
Fabulosa fupplicia narrauit Europa .
Tot ficelera admìf' >rat Harefis ,
Vt peenas mereretur, quas fingerei ;
Sed fecerat Clementi a Principis,
Vt fingere pofiet , quas mereretur .
Pulchrum e si odi fi e impios ,
Pulchrius impiorum odia pati.
L’AMO-
3*
L’AMORE DELLA B. VERGINE.
RAppreièntauafi in vn Giouine modello , che con diuoto
guardo rimirarla vn Collar dell’Ordine dell’ Annunziata ,
il quale riuerencemente foftenea con amendue le mani.
Nel Quadro era il Duca veftito dell’Abito dell’ Ordine, e prò-
ftelò auanti vna Statua della Reina del Cielo in atto di conlè-
gnarle in cuftodia lo Scettro, e la Corona. Stauangli dietro molti
di luo corteggio co’ doni pteziofi quali d’oro, quali di argento,
e quali di gemme, ch’egli in più luoghi, ed in più tempi con
reiigiola Magnificenza le ofFeife . L’ lfcrizione era quella .
ARIS, TEMPLIS , AVRÒ, CVLTV
DEÌPARA AMOREM FEC1T SVVM.
Q^/iD S1BI ET REGNO UMBRE! *
In vn de* Iati per corpo dTmprefa eraui la Pietra Selenite, la
quale, allorché {pleiade la Luna, in sè l’e{prime sì dal naturale,
che fembra come in Ifpecchio rapprefentata : col Motto : ABbEN-
TI PRiESENS . Nell’altro lato la Stella Diana, la qual è d’ogni
tempo feguita dal Sole: col Mocto : HAC DVCE.
• t
ELOGIO.
Habet in Stirpe Sabauda
Regina Coeli Re a ale s Filios.
à> cS .
Hareditarium in Deiparam cultum
CAROLVS EMMANVEL IL
In Je ipfo reddidit ampliorem ,
jiwpltf*
Amplifsimum PoHeris relitturus .
Nix Regno inauguratus
Nirginem fibi in Al atre m »
Regno elegit in Tutricem ;
Cui us extra tutelam nunqua egrejfus ,
Nel in glena atatis libertate,
Alari ano Nomini
Erettis Templis , extruciis Aris,
<§Adagn ifi centi am
Rune •vere Re ai am fecit,
Cum fecit Sacram .
Ita feelerum artigeem aurum
Sabaudis docuit else Principibus
Insìrumenta Pietatis .
LA
LA PIETÀ* VERSO I POVERI.
ERa eiprefla in Iflatua condotta in fimiglianza di pietoia Don-
zella coronata di Vliuo, con la finiftra in fui Cuore, e con
la delira in atto di /pargere monete .
Vna iquallida turba di Poueri d’ogni maniera fi vedea nel Qua-
dro, e S.A.R. con eflo M.R. ed altri gran Perfònaggi, che lor
fumminiftrauano il cibo , e diftribuiuano copiofe limofine . Era
quella i’Ifcrizione.
NE OMNIA MORS ERIPERET,
OPES PROFVDIT IN PAVPERES.
HOC HABET QVOD MISERIS DEDIT.
Le due Imprefe erano: il Nilo, che dalla fenditura d’vna Ru-
pe fgorgando, con benefica innondazione fi fpande a fecondar le
Campagne: col Motto : SECRETO DE FONTE. Vn Monte
coronato di Selue , nelle quali aprefofi il fuoco fi dilata in grande
incendio; e dal Monte fa feorrere liquefatto l'oro che s’inchiti-
de nel feno ; col Motto : ELIQV AT ARDOR .
ELOGIO:
Bene ficus Frinceps
Cum imperare mijeris nollet,
Fropè Feliciores locupleti u$
Ali fero s fecit.
Opes > Regnum , Regem
Franf*
Tranfcripfit in pauperum cenfus ;
Ne fortunam acculare pojfent ,
Qui fortuna, dominum pojsidebant.
Neque preces expeffabat
Qui uultum c alami tati s
Terre non poterat.
Tacita pietas 1 , • c
Furtim fpargebat arari um ,
Ccelo te He contenta %
■ ' i ' - • 1 ■ ■ ! . !
Vt non accipere ere dere nt mi feri ,
Seà inuenire .
• ir. . J 4 * .j , . ; Je»f> *
Quarebat, quos abfconderet pudor.
Honori parcebat.
Dura confuleret e ge siati ;
Sentiri le cupiens , non videri .
SedRegum munera latere non pojjunt.
IL
35
IL DISPREGIO DELLA MORTE.
SI vedea in bell’ atteggiamento di Giouine, che fpirando gene-
rofo ardire , guardaua, ed additaua il Ciclo con vna mano;
e coll’ altra moftraua in vn Serpe rauuolto in circolo il Simbolo
dell’ Eternità , che fola fi auuifaua egli douerfì temere . Giacea-
gli fotto a’ piè la Morte in atto dì lafciarfi calpellare .
La Dipintura del Quadro daua a vedere S. A.R. già vicina a
morire, che recatali a federe in fui Letto, con vna mano coman-
daua alle Guardie, che lafciafTer entrare nella Camera que’ molti
ch’eran tratti a vederlo: colf altra lor additaua vna Morte coro-
nata, che gli ftaua di vicino a vn lato del Letto; per Spiegare,
ciò, eh’ e’ dille in tal tempo, che ANCHE A’ PRINCIPI CON*
VIEN MORIRE . L’ Ifcrizione fu la feguentc .
AVL£ PROCERES
REGIAM MORTEM SPECTARE ivbet.
HOC VNO QVAM MVLTA DOCETì
Per prima Imprefa fi pinfè la Fenice , che da se ftcfla li fab-
brica il fuo rogo: col Motto: IPSA SIBI BVSTiVM. Per le-
conda Imprefa vn Leone, il quale non fol moribondo, ma anche
morto ritiene viuacità ed ardire negli occhi ; col Motto : MAN-
SERE ANIMI.
ELOGIO.
Oh hi am pepe JMortem
Aufus prouocare, àum %> iueret ,
CAROLFS EMMANFEL IL
E 2. Qttafi
Qua fi e am de vultu nofet,
Solus prafenft adfuturam ,
Solus non timuìt , dum adfuit.
Nudi Rrincipum
Tanto mors adjiitit apparata terrori s\
Nullum min us exterruit .
Regnum, Coniugem, Kitam
Rapere potuit in flore atatis-,
Animum nunquam-,
Qui omni fato rnaior
Non bah u it, quid formidaret in morte.
Hanc piè & intrepide obitam
Alijs inuidia , fili Glori a
Argumentum fecit .
Nempe hoc vltimum de e rat,
Vt quoa natura lex ef,
H eroica faceret <virtutis exemplum •
•■ÌSà>tÌ*Z>
MA-
37
MAGNIFICENZA MILITARE-
LA MAGNANIMITÀ'.
ERa in portamento di Donna Guerriera, con Elmo in capo,
col petto ignudo : brandiua colla delira vna Spada ferpeg-
giante in guilà di fiamma; e pofaua la finiftra in fui capo d’vn
Leone .
Nel Quadro eraui S. A.R. accompagnata da nobil corteggio
di Caualieri in atto d’inuiare il Marchefe Villa in foccorfo di
Candia . Vedeanfi Schiere in ifcorcio ; e Tlfola di Candia in lon-
tananza. L’Ifcrizione alludeua alla Difefa di Candia, dal Mar-
chefe Villa fortemente {ottenuta contro l’Armi Turchefche.
ARMATAM SAB. PIETATEM
NE TIMERE DESVESCAT IMPIETAS,
DIV SVSTINET CRETAM.
Per corpo delle Imprele v’ebbe dall’ vna parte vn i oro , che,
con altre più minute fiere auendo a vile il cimentarfi , corrala
minacciofo ad azzuffarli con vn grand’ Elefante . Età il Motto :
NON GAVDET TENVI . Dall’altra parte vn’ Aquila, che in
Ciel tenebrato di nuuoli fi prende piacere di vederfi fra’ lampi ,
e fra le faettc : col Motto : IRATO FRVITVR .
ELOGI O.
CAROLO EMMANFELI IL
Animum imperio maiorem
Natu -
Natura de derat :
oModeratio fecit aqualem .
V istrice omnium V ictd
Imperando cupi ditate,
Satis ampie regnare Principem duxìt
Victor era fui .
Communi Sabaudis Principibus fato,
Bello innutritus :
Singulari Sab.du virtutis pr drogati u a
Pacem coluit.
Fortuna nec aduersd fratìtus ,
Nec prof pera intumefeens ,
Animo femper paria molitus.
Et fu a communi uit *
Et auro. Milite, Duce
Ita propugnami aliena ;
Vt Barbarus oppugnator
Rhodrni
39
Rhodum forni ìdarìt in Creta .
Tarn citò enptum doles Sabaudi a ?
Natura fatis wixit, qui fatis gloria.
I. A S T R E N V I T A',
SPiraua dal femminil volto mafchile ferocia . Era in arne/è
ceduto a fquame : appoggiata alla Ciana di Ercole; e con
vn te/chio di Lione in' fu l’Elmo .
Il Quadro e/primeua il Duca in atto di sfogare il guerrier fuo
Genio nell efercizio delle dacce più fatico/é, e nell’ vccidone delle
piu temute Fiere. Era a cauallo sii vn dirupato d’altezza paurofa
a vedere, in punto di' ferire' vn Orlò. Edera quella l’Ifcrizicne .
STRAGÈS FERARVM,
MAGNVS ALCIDIS LABOR,
SVNT OTIA PRINCIPIS.
Le Imprefe erano, quinci vn Capriolo in atto di /piccare vn
falto dalla cima d’vna rupe ad vn* altra: col Motto: POTEST
QVIA POSSE VIDET.VR • Quindi il Cauallo del Principe di
Oranges, ciré corre ad inu'cflire le A/le, e le Lance : col Motto:
AVDENTIOR IBO,
ELOGIO.
CAROLVM EMMANVELEM II.
V t immortalem optar emus ,
>7 r
Necef>
4°
Necefiitai fe cerati
Tot elufa mortii -perniila,
Vt crederemui.
Heu dure nimii punitam fdem l
&Mortuum vidimai,
Antequam montar um .
Pofi obiettai toties ad terrorem
Flammas, vndai , minai,
Perpetuum mori indignata
Contemptum fui ,
Properauit funai.
Ad fubitumtrepìdajfe putas afpettum?
Venienti
Tot am iufiit aulam patefcere ,
B e ne f cium latere certui in aamno ,
Si qua terrai eriperet, Ccelum darei.
Tanto Magiaro difce Orbis,
Regium
Regium epe mortevi contemnere
Humanum patì..
41
LA PRONTEZZA:
ERa in fembianza di Donna alata, e di fottil corpo : con vna
fola punta di piè fermata fui fuolo, e con vna Freccia in
mano .
Nel Quadro vedeuanli in lontananza lauori di Fortificazioni , e
di altri Edificj in gran numero: S.A.R. a cauallo in atto di fpe-
dire meifaggi, ed ordini per diuerfe parti : varj Architetti che le
prefentano lor Difegni di nuoue Fabbriche . L’ Ifcnzione era la
feguente.
AVGVSTA S EXPEDIT MOLES
DIVISVS IN OMNES
IN OMNIBVS TOTVS.
Eran le Imprefè vn Ceruo in corfo : col Motto : SVI NEC
VESTIGIA F1GIT . Ed vn Falcone che fi auuenta a ghermire
la preda : col Motto : AVT CITO, AVT NVNQVAM.
ELOGIO.
f
tipta magna concederai mente
CAROLVS EMMANFEL
Proxima ìam
4*
i
Nafci volebat fìmul ,
Et adolefcere .
Scilicet pojl ipjum , nonniji alter ipjè
Tarn granai a potuijìet
Vel cogitare , vel ex e qui .
Vbique prafens , vbique projuit .
Tamque lab ori s patiens,
G)uam impatiem mora,
Paucis annis confecit
Negotia Saculomm.
Omnia tade ’ ajsuctus cxpcdire celeriter,
Ex pedi) t & vitam .
Amantijsimis populis,
T am citò datam dolendi m ater i am >
Prob quam lentus confumet dolor /
la providenza:
45
ERa in atto di gran pentimento : auea vn Canocchiale nella
defila, ed vn manipolo di Spighe nella fìniftra.
Vedeanfi nel Quadro le Prouincie della Sauoia : la CARE-
STIA, e la FAME, che in fémbianza di Furie métteuanle a mia-
fio, e a dilatamento j e la PROVIDENZA che, verfando a piè
di S. A. R. vn Cornucopia colmo a gran douizia di frutti , e di
oro, le fumminiflraua con che folleuarc lor mifèrie , ed abbon-
deuolmente prouedere a lor bifogni. Ciò fpiegauafì colla feguen-
te Ifcrizione .
ALPINZE DITIONIS CALAMITATES
ANNONA ET AVRÒ PR^E VERTIT*,
SV OR V M EX REGE PATER.
Seruiron dTmprefe, a man diritta vn Albero co3 Rami incar-
nati fotto’l pelo de frutti; il qual auea per Motto : VENIENTI-
BVS OFFERT . A mano manca il Sole, che con guardo be-
nefico rimirando vn Campo rutto il rinefte vagamente di fiori ;
col Motto: VIGET QVODCVNQVE VIDET .
ELOGIO.
CAROLI E MMANV ELIS IL
Vitam doles breuifsimam ?
Beneficijs me tir e , non annis .
In omnes Regni fui curas intentus
Brouiaentifsimus Rrinceps
F 2, Vtili-
Vtilitatem libici uè iungens Maìefatì,
Et o ptima cogitauit ,
Et perfecit cogitata magnile è.
Beili jìuciibus ita fruire iufsit
Pacis otia -,
Vt iujlè miretur Orbis ,
T ot Araba s excitandis ,
Insiaarandis Hrbibus ,
V el aurum fu jfecijf ? , tuel tempus .
Regno, da iute et, Po ferie comunito,
Italia Pace fernetta
Hoc ^ no fr t affé magie proni dus fuit ,
Quoa mortene
Viuam nobis reliquit
Imaginem fui .
MA.
45
MAGNIFICENZA CIVILE
IL CONSIGLIO.
IV fimbiante di graue, e venerabile Perfonaggio, recato in ateo
li penfofo, con vn Libro nella delira, ed vn Quadrante nella
lin:fira .
Era dipinto nel Quadro il grande Edificio della nuoua Acca-
demia : e S. A R. in atto d’ introdurli le Arti liberali effigiate in
fembianza di Vergini, ciafcuna co* Simboli Tuoi proprj . Andana
in primo luogo la SAPIENZA , cui corteggiano, come Reina
di tutte, la MATEMATICA , l’ISTORIA , la MILITARE , ie
ARTI dello Schermire, del Caualcare, del Ballare, del Giostrare,
e tutte le altre sì fatte Virtù, che ad vnCaualiere fi conuengono.
Nella Iscrizione feguente alludeuafi al magnanimo intendimen-
to, ch’ebbe CARLO EMANVELE di Rendere la Reai fua Be-
neficenza oltre a’ confini de’ Tuoi Stati , coll aprire vna nuoua
Scuola in Italia, oue, anche a’ Nobili forefiieri dogni Nazione,
tutte le Arti s’infegnatfero, che al magifiero d’vn gentile, e perfet-
to Caualiere fi richieggono .
NOBILI SSIMAS ARTIVM
MAGNIFICA EXCIPIENS,
VNA MOLITVR IN DOMO
extern nobilitati
COMMVNEM PATRIA M?
Eran le Imprefe, vn Timone; col Motto : ET REGIT , ET
REGITVR. EvnOriuolo a ruota, con in veduta la Ruota del
Tempo, regolatrice delle altre, auente per Motto: VNA OMNES.
E LO-
4^
ELOGIO.
CAROLI EMMANVELIS IL
Vigli Animus , & valla mens ,
VMagna complcclens, maiorum capax ,
Animus fuijje Regni crederetur-.
Nifi Regni molem excefsifet .
Operum numero, & vajlitate ereffus,
Dum prafentia temperar et.
Futura quoque profpexit:
Vt, qua fi po slh urna prouidentid,
Suam reaeret, & futuram atatem .
En quanta jolus vrgereti
Securitas Alpium, Fax Itali 'a,
. > Felicitas publica
Ah vnius mente pendebant .
Rrincipem tot rerum Auclorem
Vix credent E offerì
Tarn breue fpatium habttijfe uìuendi.
V f facile credant-,
Iunxit Condito
Inìmìcam Condito celeritatcm.
Mens una fatti ens omntu uicitmanus .
LA PERSPICACIA.
A Sfai più, che ne’ Simboli, appariua efTer deffa nell* aria del
volto, e nella viuacità flraordinaria del guardo . Auea il
Sole in fronte , vn’Aquila in capo , e’1 Caduceo di Mercurio in
mano .
Nel Quadro rapprefentauafi la Guerra in apparenza di tentare
d’aprirfi la ftrada nell’Italia. Vedeanfi di molte Schiere, e di molti
Arnefi militari in lontananza : la Pace, che fianca, all’ ombra d’vn
Albero, prendea nella vicina pianura dolce ripofo : Vn Fanciullo,
che, fatto vn monacello di varj ftromenti da guerra, vi facea ap-
prendere il fuoco : E finalmente S. A.R, a caualjo, in atto di ado-
perare sì, che la Guerra fi reftaffe di paflare più oltre : auuiiando
douerfi per lui cuftodire il ripofo della Pace in Italia . A sì fatto
penfiero per acconcio modo rifpondeua Iscrizione.
INTER ARMA TOTIVS EVROP.E
DVM PACEM AMAT SVIS
ITALIA SERVAT.
L’Im-
4*
L’Imprefa a man diritta era vn Lupo di pelle chiazzata a piu
colori, che Ceruiero fi appella ; ed è di acuti Alma viltà . Miraua
filo vna Montagna in atto di fpiarle col guardo per fin entro le vi-
ncere; col Motto : INTVS ET EXTRA. A man fimftra vn di
que Canocchiali per li quali anche di pieno giorno fi rauuifan le
Stelle; col Motto: NEC ASTRA LATENT .
ELOGIO.
<2 TìAultorum oculis Principes vìdent :
Oculati fsimus P vince ps
CAROLFS EMMANFEL IL
Prius ipfe vidit,
Quorum oculis vteretur.
Le patos Regibus , Iudices Curi di.
Con jdiarios elegit (ibi-.
Quorum prima laus e(l,
T anta mentis iu dicium fujlinuifiè .
Quid rerum nefeire potuti.
Qui hominum quoque muti ingenìa '?
Sape interpres mentis aliena
Non expedtauti vocis ofjìcium
Menti
Odienti, non lìngua refpondens
Vidit in fin chi bellorum
dMagna aque ,
Et ‘ vana prom /{pi fortuna :
Luìirauit omnia folis more ;
Efuo repente fraudata Vrbes,
Orbata Regia Domus AI a i ed a s
In luctu iacet .
49
LA CLEMENZA.
Ppoggiauafi ad vn verdeggiante tronco di Vliuo, del quale
CjLt auea a^tresì coronato il capo: era in aria di volto piace-
uolej e con amendne le mani fpezzaua vna Spada .
Il Quadro era Storiato da vna Schiera di Rei in catene, i
quali co5 volti dimeffi, e in atteggiamento di fupplicheuoli chie-
deuan mercè, e perdono de lor falli . S. A. R. con amabile mae-
ftà affila in lui Trono, nmirauah in lembianza di prendere coni-
palfione di lor milerie . La GIVST1ZIA le prefentaua vna Spa-
da onde punirli : e la CLEMENZA adoperaua con la mano in
atto di rattenerla . Il contenuto del Quadro Ipiegauali con la le-
guente Ifcrizione .
VT SCELERA INCRVENTE' PVNIAT
SCELESTIS PARCIT.
HIC MOS EST VLTRICIS CLEMENTINE.
L’Im-
VImprefa in vn de lati era vna Scure con verghe recate in
falcio , e Erettamente legate con gruppi , che fogliono chiamarli
cornmunemente di Sauoia; col Motto: DONEC DISRVMPAR.
Meli* altro lato la Claua di Ercole , che dopo la lànguinofa ftrage
di orridi Moftri rinuerdifee, e di frondi dell*Vliuo fi riuefte j col
Motto: NO VOS MANSVESCIT IN VSVS.
ELOGIO.
Clementi am Se Meritati
Ita mifeuit Optimus Princeps,
Vt verecundiam faceret.
Non impunitatem peccami .
Aflrea Gladium
Non languida re gens ,
Sed exorabili manu ■
Chi tuto pojfet, caute p arceb at'>
Vbi non pojfet ,
Cptod venite genus efi,
Supplicium temperai at.
Sed tanta facilitas
Nunquam ademit iudicijs jeueritate.
Punire
Punire voluti, vietici nunquam ;
€^uod jciret reorum fupplicia
Non vindtitiam ejse ,fed mnam .
idde -prò digiti prudetifs* bumantiatis-
Non nifi damnatis ianofeere voluti ■
N à> J 3
Clementia enim incerta ef,
Vbi feelus ìncertum .
G 2-
MA-
51
MAGNIFICENZA. DELIZIOSA-
©80®
LA CORTESIA.
V Edita a guifa di Rcina con Manto Reale, fpargeua monete
d’oro, collane, e gioie.
Il Quadro efprimeua S. A. R. , la quale con maniere di corte-
fidi no affetto introduceua Nobili foredieri a vedere le Reali De-
lizie della Venaria, L’ Iscrizione era queda.
RE G ALES DELICIAS
EXTERORVM OCVLIS DVM EXHIBET
ANIMOS RAPIT.
L’ Imprefa del lato dedro era vn Cedro carico ad vno dedb
tempo di fiori, e di frutti quali acerbi, e quali maturi*, col Mot-
to: D1TAT ET OBLECTAT . L’altra del lato finidro, era
vna Vite, che, ferpeggìaudo fu d’vi^ Olmo, dendeuafi ad ab-
bracciarne 1 rami; col Motto: SESE PARTITVR IN OMNES.
ELOGIO.
Securus magnitudinìs fud
CAROLVS EMMANVEL IL
Rune fe cdteris maiorem credidit,
Cum fine perkulo dignitatis
Ejfìce -
5 3
Pjfeeret parem :
Idem amicus , idem Princeps,
Doeuit in ter effe plurimùm
Inter fepercilium , & maieslatem .
Agno {cere volute, & agno {ci.
Audire fupplices , & indulgere .
Re gibus adhuc ignota
Ami citi a argumenta in aula vocauit-.
Ne quis deinceps crederet,
Amicorum amplexus
Noces epe prìu/itas .
Il ine illa fecuritas Principis .
Pratorias cohortes , regios pipatore s
Noluit effe vita cuslodtam ,
Sed quap pompam fortuna .
Solus pepe , & inermis ineefsit,
ffuem populorum amor armabat.
Mors
LA PIACEVOLEZZA.
R Apiua con la dolcezza del guardo, e coll’ amabile bellez-
za del fembiante . Auea raccolti nel feno fiori di più ma-
niere; ed vna catena d’oro in mano.
Nel Quadro S. A. R. , la quale, non ifdcgnando mai di porge-
re coitele orecchio a chi che fia della più minuta plebe, daua vdien-
za ad vn pouero Mendico , che le porgeua vna Supplica . Ed
era ciò nell’ Ifcrizione /piegato per tal maniera.
PRECIBVS INFIMA PLEBIS
FAC1LEM SVBM1TTIT MAIESTATEM :
HOC VNO MODO CRESCERE POTERATJ
Si pinfero per Imprcfe, vna Pantera, che col fbauiflìmo odore
del Tuo fiatare alletta, e traefi dietro le Fiere ; col Motto : ODORE
TRAHIT : Ed vn Giardino di Fiori in varie aiuole leggiadra-
mente partito; col Motto: MIXTA DECORE VOLVPTAS.
ELOGIO.
L argus fai , non prodigus Rrìncep.
Reg ìd Mmìlati
Referenti am feruare nouerat,
Terrorem adimere .
Homi -
55
Hominem fé meminit.
Et h orni n ih us imper antem
Non orami a deb ere ,fed ‘nerba .
Alloquio prouocauit officia,
Obfequia ferenus excepit:
C umane hmc mite ingenium allicere.t.
Inde regni a fa (ligi um detener et-,
Rapiebat forti us facilitate virtutis ,
6fuàm arceret felicitate fortuna .
Snanitas animi emicabat in uni tu »
Eatebdt in ‘voce -,
Vt ferenitas ipfa loquentis
Nel prdfagiret beneficium ,
Nel repulfd dolorem temperarci.
N ult us , & color animi , fermo e fi.
Quantum amoris fieruabat in corde ,
Cui tanta fiuauitas
Redundabat in ‘uoces /
L A
LA GIOCONDITÀ*.
ERa veftita in bella gonna: vn’ Afta vagamente adorna di
fiori , e di frutti auea nella deftra *, ed vn’ Arpa nella finiftra .
Kapprefentauafi nel Quadro vna folenniflìma Gioftra: il Duca
vittoriolo: e’1 Popolo il quale con fegni di gran fefta , e di letizia gli
applaudeua. Si accennaua nell’ Ifcrizione il lodeuol coftume eh’
ebbe S. A,R. di ricreare il Popolo colla folennità. de’ pubblici Spet-
tacoli: fiche , come infegna fi Filofofo , è vna delle parti che fi
richieggono in vn Principe, onde la Virtù della Magnificenza per-
fettamente gli fi conuenga .
REGNI CVRAS SERVAVIT SIBIj
DELICIAS
PVBLICIS SPECTACVLIS PVBLICAS FECIT.
Eran le Imprelè vnTri, che oue fi auuiene di polare, ini più
belli, e più vaghi veggonfi diuenire i Fiori ; col Motto : QVA
CVBAT EXF11LARAT. E vna Fontana, che con artificio!!
giuochi di acqua piaceuolmente fcherzaua ; col Motto : GRA-
TIOR IN LVòV .
ELOGIO.
Inter cura* Imperi j
téMagna mentis eli, gaudere pofse
Inter blandimento, fortuna ,
Summa uirtutis eli,
Modum tenere gaudendi .
CAROLVS EMMANVEL IL
Mentem habuit arbitram fui ,
(figga nec franger et fortuna, necfolueret,
(figge delicijs curfum daret,& franum.
Nunquam regnandi tempus
Voluptas occupauit :
Nunquam regnantis animum
Operum moles, & regni pondus abiecit.
Sollicita confila altius premens
Eo uultu prodijt in publicum ,
(figgo felicìtatem pr^fagiret .
Hippodromo , Scena, Theatro
H ilari tati publica femire ’voluit ,
Felicem fe crede ns
Cum latos •videret fubditos ,
Felicifsimum, cum feci fot.
H
O ÉN A-
J*
ORNAMENTO
Dell’ Ordine Juperiore delle Farti
L ater ah del Tempio .
/ :
ORREV A in fui Cormccione, come già
dicemmo, vn Ordine d’ inargentate Statue
di gigantefca figura , efprimenti le Città
principali che alla Reai Corona di Sauoia
vbbidifeono. Vedeanfi veliate in abito alla
Militare; inalberando ciafcuna nell’ Afta
vno Stendardo , nel quale Spiegauafi l’Ar-
me di lor Diuilci . Ne’ quattro angoli del
Corniccione alle Statue delle Città, quat-
tro altre vi fi a^giunfero di pari grandezza , rapprefentanti la
CONCORDIA Via FEDELTÀ’ , F ABBONDANZA , e la FE-
LICITA’ s le quali fendoii folto”! Gouerno di CARLO EMA-
NVELE il. per opera di fua Magnificenza in tutti gli Stati lar-
gamente diftefè, quiui acconciamente furon infieme con le mento-
uate Città introdotte a piagnere alla Tomba dell’ eftinto Signore .
Rifpondeua a ciafcuna delle Statue nell’Ordine inferiore vn Elo-
gio, che fcolpito fi leggeua in vna Lapida in fondo di argento*
la quale, come fu detto, era loftenuta da’ Termini, che condotti
in Sembianza di Scheletri, ne’ lati degli Archi d’ ognintorno al
Tempio fi aggirauano .
Per isfuggire poi ogni litigio di contefa precedenza, nel diftri-
buire lor luoghi alle Città, come nel merito, così nelle pretensioni
diuerSè; non ferbofti aiti’ ordine fuor di quello, che dalle lettere
dell’ Alfabeto fi trouò efierc preferitto al nome di ciafcuna. E
del così fare, fù gran ragione, a chi ebbe in cura l’ordinare il
Fune-
, 5 9
Funebre Apparato, il debito d interamente conformarli a’ rettiffi-
mi lenii di MADAMA REALE; la quale, faggiamente auuifando
douerfi per regola di buon Gouerno sfuggire quelle controuerlìe ,
che le più volte ò non recan vtilc, ò cagionano nocumento mag-
gior delfvtile; filabili con Ordine, per douuti modi pubblicato, che
in occalione, sì delle Funerali Funzioni, sì del Giuramento di Fe-
deltà , che da’ ValTalli , e dagli Stati foggetti lì fece indi a non
molto, non lì auelfé riguardo veruno a ragioni di precedenza,
che anche per giufti, e ben fondati titoli ad alcuna delle Città,
ò delle Prouincie, ò ad altri chi che fiali de5 Soggetti alla Coro-
na, fi conuengano. Ma né pur volendo, che quindi alcuno re-
calfe verun pregiudizio , ordinò , che di quanto larebbefi fatto in
quella occalione niun potelfe valerli direttamente, ò indirettamen-
te contro di altri fiotto pene a sè riferbate , con elfo la perdita
delle proprie ragioni .
Or in riferendo gli E log j , ciò che rellami a fare, feguirò l’or-
dine medefimo col quale furon efpofti.
*
H i
FIDE-
6o
F I D E L I T A S.
Re gì as inter lachrymas ,
tèMagnum cape lenimentum do lo ri s
Paternarum vnice Virtutum hares
ue ditìonum
VICTOR AMEDEE.
CAROLI EMANVELIS II.
Prouida matmifcentU
\ / à> J
T ibi communi uit imperium -,
Confìans Populorum Jldelitas
Conjeruabit .
Nulhs hosìium injtdijs patent,
Qua Archi te Aus amor erigit,
Viua cordium propugnarla >
Ne temporis ed acitati fuccumbant,
Noua fìmper nouis in Jubditis
Ènafcentur .
Sabati -
Sabaudorum Frindpum
Antiqua flelidtas e si
A fluis tàm nihil timere ,
6)uàm ti meri nolunt :
Ipsd j adente mai e flati prafldium
Fadlitate p arendi.
Sunt Subditorum •vota
Imperia Regnanti s.
Ijs enim deflpit
Fra obflequio liberta*
A quibus oh e di enti am exigunt
Amor, & Fides .
T antam Conflantiam
In Sdbaudico Imperio mirantur
Temporum vices ,
Fbi perpetua naflcendi florte,
Et flucceflsione regnandi.
JSfec imperio Princeps deefi cunc^uam •
Nec imperium Principi .
Sed flabilitatem difcit felicitasi
Cum nihil melim optare poffemm
Vel C (slum dare .
Tuorum igitur fecurrn (idei
Tuos urne , & P a tris Amos
Auspicati nominis Fili :
Et immaturam mortem ipfius.
Vita tua dmturnitate compenfa .
CON-
concordia.
Habes in publico lu£tu
Pulii ci amoris , & con cor ài a te lì e s
TotV rbium lachrymas
IO ANN A MARIA BAPTIST A:
Ereptum tibi coniuaem, Cibi Reaem
l _ Trilli <i>
lecum Krbes depiorant,
(PMifero focàcce lacbrymarum
Et fìbi inuicem, & tibi concoràes.
Peior fe neper àolore fuit
Società ìppi àoloris ;
Vti, nullo àiferimine communis mali >
Alienum quifque luget, quali fuum
Nunc quaclam naoluptas efl,
Cum omnibus fiere .
<mutui amoris fi àem facit
(PMutuus dolor ;
Imo enfiente per damnum concordia ,
F ce deratas Vrbes ,
(fiuas folus iunxerat amor ,
Posi obitum Principis
Amor lunotti & Dolor .
Seruas hanc Regno Pacem,
Spes Regni , Regina ;
Tu, Vinculum communis boni
Sub di forum animos ,
V no faci s amore di fior de s.
Te ~
Nouum oritur genus pugna Ciuilis >
Dum quifique certat obfiquio .
JSfouum genm vittoria
Dum vincere creditur,
6)ui meli us pareat imperanti.
ALBA
ALBA.
65
CAROLVM EMANVELEM IL
Frincipum folem
Fettinato nìmis occafu
Ereptum Orbi luget
Alba .
E magna Ciuitatis cineribus
E nata Ciuitas
Defendo ma a ni Herois cineri
Debebatur.
Foli •vari os bellorum asìus
Sabaudici Iuris fatta ,
(Shiam a Vittore Fatre
Acce per at ,
Defuntti nunc fili) Manibm
Ffuietem exorat .
In Fompeio magni Fatre
Nouttm
66
Nouum acquijluit cum nomine
Ruinamm relìauratorem
Alba Pompei a :
Nunc in Carolo Emanuele IL
*
AMagni Auì maximo Nepote
Orbata Principe , & P atre
lmpar tanto dolori
Suis nollet reuixife d ruinis .
Felix nimium /
Si magna Vrbis impendio
E no ere potuijj et
ÀI aitar um Vrbium Conditori
Immortalitatem .
* * r v
Hoc imam illi papere sì
Tanti mceroris folatium :
df ara ari tapi a Sabaudi a
E folio ad Aras eueciarn habet,
Code-
C oelejkm unica in gemma thefaurum:
Implorata tanta K ir gin is ope>
(Quando uriam non potuit,
<£Mortcm Omni uria expetibiliorem
Nepoti optimo impetrauit-,
Cuius Mausoleo
Ojfert in turribus furi
(^Multiple x Doloris monumentum .
i i
'ANNE-
ANNECIVM.
Po fi tuos fletus exhauftos
. Habebis adhuc,
fpuo aternum dolorem exjsleas
IOANNA MARIA BAPTISTA=
Suo Jcili a t in lacu perenne s
Annecij lachrymas .
CAROLI EMMANVELIS IL
Importunum omnibus fatum
Plus cateris dolet
Ad osrentifsima T^rbs ;
6)uia tua .
Communem tantum calamitatem
Deplorant alia :
Hac & tu am uiduitatem -,
Tanto dolore coniuncHor,
Guanto propior
Ariti -
Antìstiti merito jidelitatìs .
Nemorofij Duces
Et genere & V irtute Sabaudos
Mmus lugere coepit extincios '«
Cum te Regijs indù et am thalamis
Coepit gratular i .
Stabìlem fiperauit felicitatem
6)uam geminati Sabaudi a nodi
V trinci u e neclerent .
Heu funejlam mortis inuida f alterni
6)uot uno recida junt ictu
Argumenta gaudendi ?
Si si e tamen
Decoras tanti fper lachrymas
Ad Annecij certa prafiagia
Dolentissima Princeps .
Magnum habetis uiduitatis filati um
In
7o
In Vittore Mio ,
Qui Patrem a quans Virtutibm,
Annis fuperabit.
T anta auttorem felicitatis
Suum fpondet è Calo
FRANCISCVM SALESIVM.
6)uid pofsimus fperare iam docuit.
Asta:
<*Adde fu elibus tuis
AAa lachrymas
T andare .
CAROLI EMANFELIS IL
Ereptam fibi magnificenti am
Deplorar acerbi m ,
Cuoi in (li us implorala at .
JHoesiifsima Vrbi
■ Calamìtatum fer adori forte,
frugum
Priflina multorum odia
V ni us Caroli V. compenfauerat amor \
(f)ui Cubtraclam fortuna uicibus,
Vt aternum felicem faceret ,
Fecit Sabaudam .
Agnouit Afta benefeium:
Et
Et notti aderta, prafdium Principis.
Hoftes <vel nunquam admijity
Nel ita re pulii
Kt ho fili me m ingrejfui
Pene ademerit fama regrefus.
Si hac mermis >
6)uid feci jlet armata ?
6)ualem fcilicet
CAROLI EMANVELIS IL
Nunqua exhaufa uel cura, <vel opes
Meditai) Antur .
Sed magna mentis cogitata
Prauertit inuida mors :
Ne tot fuperfies Ruinis Vrbs
Speraret fatis illudere
A Carolo adepta
(fu am non potuit dare Pompeius ,
JEternitatem .
A VGV-
AVGVSTA PRETORIA.
Nuli uni alpibus fuis
S dui ms vnquam Julmen immi (su m
CAROLI EMANVELIS IL
Immaturo funere
Senfit Augujla .
qA Iti às necton vulnus in fedii
]uam vt breui tempore
Pofsit obduci .
Leuiter amat, qui parcè dolet-,
Vel fperat ab Annis medelam plaga.
V t amauerit illa Principes juos,
Ciuium jìdem interroga .
Sabaudis Principibm
LI are ditario iure femel oh fri Iti
Nunquam di mi fere :
Et fuis vallata montibus K all is
Hojlili nunquam patuit ingreffui .
c etera
74
C etera extern armis
Occupata di ti one
Integra Jletit .
Tanti fernper Aìlobrogum Duces
Fecit A u ausi a -,
6puibu$ hoc <vnum dolet
Commune ejfe cum reliquis
Pofie mori .
CAM-
75
CAMBERIVM.
udite Sabaudi : •
Regum olim Ai ater, & Domus -,
Nunc mosroris fedes Camberium
Rauca locjuor.
Ext in ci us Princeps
Vix in me viuu quidquam reli quit
Rrdter dolorerà .
oArduas moles , va sì a confili a ,
■ Spem Alpium ,
Secum db fluii t moriens .
Fidi quondam Principes mori ,
Sed videram nafci :
Et dolati um mijera fuit ,
Fui Re ali quando felicem .
Hdc moerentis folatia
Prdfens recujdt dolor .
Osimi fi Principem,
K 2,
Cuius
Cums iatturam re parare pofsit
tèMaximo Patri par Filius .
Rupibus he 11/4 m indixit.
Cotti as Alpes ,
Roman a obicem potenti a
■ it r
Di ni fis monti bus patejecit .
6)uod tentauerat opus ,
Sed defperauerat Roma ;
Sabaudi am redd/d/t. Orbi .
Plaujlris %>iam aperuit
Vndc pedites arcebantur,
Vt ere dere tur natura maior ,
Naturam ,
(pua mexpugnabilis efì, expugnauìt.
Prob miferas ‘viees /
V iSiorem {uum vieti natura,
Cpuem pene Diurna molientem
Sola morte nouit effe mortalem.
EPO-
EPO RHEDI A.
77
Erìdano tributarios
Tumidiores pojlhac euolue flucius
Duri a ;
Vberes dabit lachrymas
E porhedia ,
CAROLVM EMANVELEM IL
E^uàm opportune datum imperio
T am importune prareptum
JEternàm lugens .
(Elidi fero Italia fato
Infelix Vrbs
Innumeros olim experta Erincipes
Gothos > E ongobardos , Italo s ,
Sabaudis
Neminem fenfit mitiorem -,
(fuibus fumma regnandi ars
Cor dibus imperare
In
In ipfo Italia capite.
Vel firmanti Imperi um
Jr el extendit.
Sahaudico itaque imperio
Alinoti s alt imam l/bertate tn ,
Aureos montes iati are coepit, Principis
Proh quali pretio
Caroli vtiam emtfj et !
Ni fi. ferrea mors
Ad fulgidas ami illecebras
C ie cu ti re t .
At quem feruare non potuti e viuum ,
Vt alti us doleret extinffum,
Tanto magnifcentia Al au folco
Alterni monumentum dolotis
Suis, quam ejformat, in moembus >
Viuam addi Pyramidem
Ex optanti.
FOSSA-
79
FOSSANVM.
(L /ideilo Ciuis
Et in communi Vrbium fato
V i meis lachnmis lugeas ,
Lege .
Ex infelicibus aliarum ruinis
Feliciter orta Ciuitas
Agri fertili tate. Coeli temperie
AUicere exteros h attenua potai :
Extintto nunc
CAROLO EÀdANVELE IL
Ciuium meorum dolor
Alteram tumulauit lachrymis,
Alteram corrupit fufpirijs .
Heu luttuofam
Nouam
mefse
Amor extintti Principis
Principis mortcm /
in pofterum
Subalpina Regiones:
Volo-
So
Dolor um me fieracifisimam fedi.
6)uiàm fiaceret ?
Fpuam Regìa benevolenti a
Glonofiif simam fecit?
Vix cxtindtis b elioni m incendijs
Regìum Filium Augufia Al ater,
Ipfium f ci u ce t Cor Regni ,
Ateo fieruandum repofuit in finti .
Noud confida Alaiesiatis
Benefici um re sii mare iurte ex pi,
Cum finfi ex me Regni ruota pendere .
Stetit mea ({ante fide
Regno fialus ,
Principi Regnum , & Vita .
Felix , fi quam fieruare potui ,
(Alleo pofiem funere reshtuere.
In glori è n un quam caderem ,
Vbi iterum filar et Carolus .
MAV-
M A V R I A N A.
<2 Auguri Cineris Vrnam
Magis cumulatura
Vicinum addo Cinerum Montem
^Mauriana .
Hinc no f cent poferi
6)uantu8 fuperfuerit moeror:
Et ex fu per (li te Cinere
Amoris incendium mtelligent .
Sicut maturi às mihi , quàm coeteri s
Sabaudo s Erincipes
E Cedo datos colui ;
Ita feri us illis optaueram Coelum •
Vt ferem <vndequaque Beata,
6)uandiù imperi j fuauitati
Adderetur AEternitas.
Sed erepto Carolo Emmanuele IL
Citò repetit Coelum,
(pua citò dederat beneficia.
Difcat ex me Sabaudi a
Lugere Sabaudum.
Prima ego ex Saxoni ie folio Principes
L ata accepi -,
Prima ego Carolum
Ex <vit£ Regno abeuntem
L acrjmis profanar .
Obfequij exempìum omnibm fui ,
Ero etiam doloris.
Quamuù leu /a eU dolor ,
Si epe popi ex empio.
Principem femus ,
6pem nefcias ,
An diffìcili às imitere,
An admirere faciliùs ,
Re <jì u$ AEmulator
Alp es domet, montes auferat.
Vrbes
8 3
Vwes exfimat .
Hac etiti nequeat ,
fifuàm longè aifiat à Carolo !
Ergo aefieatur fine ex empio ,
Si fiolis Heroib US
E fi e potè sì ex empio .
MONASTERI VM.
CAROLI EMMANFELIS IL
Tumulata Magnificenti! ,
Rullici pompam doloris
oAugeat Monalìerium ,
Si potesì alienum aolorem augere >
Cum cequare nequeat fiuum.
Funerato Alpium Reai
Coronata montibus njallis
'A \
Infierì as fattura
L i
Colum-
*4
)
Columnas Iouis
Quibm fibi terminum facti,
Regali lungìt Maujoleo ;
Kt in communi dolendi iure
T e si e tur
Non pojse plus ultra dolere .
^Moetiifsima Ciutias
Hoc uno adhuc infelix,
6)uod poti excidia Saracenorum,
Habet quod funetiius lugeat,
Erepti Principis funus .
Eius tumulo ,
Vbi proluderti fuos,
Addet perennes Ifarajletus -,
Ht lachrymarum tributum ,
6)uod nunquam exegit, dum uiueret ,
Caroli Beneficenza ,
^Mortui cineribm larvi ùs impendat.
Hinc
«5
Hinc agno fette f acuta ,
6)udntus fuerit Princeps,
6)mm V rb e s lugere non potuerint.
Nifi extinttum .
MONSREGALIS.
<2 Ab Italia f teneri bus nata Ciuitas
Bellis originem debeo >
Origini Bella,
Sabattdis pacem , paci falutem .
Sed originis memor
Strages , & funera ,
Gfuibm vittore eoe per am ,
Spettata femper impauida .
Islunc primàm mortis vultit exborrui,
Cum tanti Regis fedtt in vultu .
Hoc vno itttt
Prole
Proh quantum traxit mina ?
Vna Principis mors firages fuit ,
Parimi erat odi (le tam edita ,
Inuafìt etiam futura.
Et qua nondum %/iuerent, interfecit .
Sacra Deipara Bajilica,
(PéMeomm operum primum decus ,
Regijs fape muneribus auffa,
òdémijìfjet cum Principe,
(gppa ab ilio fperauerat incrementa «
Jsfouas alibi V rb e s , noua moe ni a
Arces , Aras , T empia ,
6)uaque cceperat, quaque desìmabat,
Artis , & Pie tati s miracula
<PMors abmpijjet.
Nifi regia magnanimitas
Supere (set in Coniuge .
Huic prada fuperba infldet.
Quafi
87
6)uafi ruìnam 'vno uulnere
Et triumpbum fibi fecerit mina.
Tot ego R egmjunera
(TMontìs tugo {uh limi s afiicio ,
m E t (pc eiaculo pu blici luttrn
cas T ' A
collìao ,
Ita nuli us erìt dolimi finis ,
Cui nuli us fuit amane!/ modus .
Dedi CJues Curia,
Dedi Regno ,& Principi Patres.
R e gis gloria , & hosiium armis
CJuium capita, qua fi 'vitti mas fide/
Deuouit amor.
Nunc Regis tumulo, & morti s ira
Vrbem totam, nouum 'vittima genus ,
Si Hit dolor .
NI-
N I c m A.
<*Altemm Itali# limen
Et propugnaculum Regni Nicaa ,
Vt Regalem ad tumulum
Ine xh aulta ferat venam lachrymaru
Sui Maris fubieltas aquas
Deriuat in fletus .
Infelicissima Ciuitas
Principem fuum optauerat din 3
Viderat jemer>
oslmantcm jlepius esperta ,
lam maturum
Exceptura erat jruPtum amori s.
Proh mortis inuidiam !
Dum Principis benejicium ex peli ab at,
Immaturum funus accepit .
lam nona mcenia defcripferat ,
lam vasi# menti parem V rbem :
Cogita -
• A
8>>
Cogitauerat Portum ,
Et ingrejsuram Portu felici tate m :
Immenfam Alolem
Herculeo circumduxerat finn
E xcepturam opes ,
Eppas Oriens, quas Occidens daret-.
Ita Or lem totum
Aperire Vrbt dejlinabat .
In hoc remm apparata defecit,
Eodem tumulo
Gaudi a Ciuium, animo fa concludens
Aborti s Imperio
Adulta fubduxerat Princeps,
6)ua set eruttati donauit :
Sed ne quid ultra aternum faceret
Dura mors occupami AuEtorem ’>
Cuius Nomen & Gloria
Cum non fubejset le ai bus fati,
Puod
Quod 'vnum mortale h ab uìt,
Vitam ademit .
Sed, tracimiti Principis cafu,
Suorum dolore m fecit immortalem .
S A L V T I JB-
<&Magnum, nel à fontibus}Padum,
S aiuti arum lacrymis,
Debeto pojlhac ,
Italia .
CAROLVM EMMANVELEM II
Vt repenti num fu fluii t funus ;
Natale a K ejulo fuminis caput
Ad oculos Ciuium tranjlulit
Vrbis dolor ,
Sabaudos Principes
Seri us à Ccelo datos .
Seriìts
Seriùs repetendos jferauerat
Infelix Ciuitas /
JEternitatem adprecans
Non Generi- folum/fed fingali s.
Vi t penf aretur benejìcij tarditi
Diuturnitate fruendi .
Sed malo didici t fuo ,
E am magni muneris conditionem effe
Vt f ero detur, repe fatar citò .
Diuturnitate non eget.
Vi t 'videatur optimum -,
Magnitudine fìatìm fi prodit fu a :
Et pretium ipfa breuitas habet .
In afueta huiufmodi damnis Vrbe
Poterai i>fus doloris fenfum lenire :
Priorum Principum feriem
Olim fleuit extinciam ,
Sed optimos pofl Principes
M z
Ndep-
Aclepta mehorcs opti mi s ,
Eo malora habet ar aumenta triU iti a
~ v • r
(s)uo malora fu ere
tèMomenta felicitati $ *vel in f uno .
Diu Carolum lugeat
fpua tenuit breui .
TAVRINVM.
<$Au gusto Cineri
Taurinorum Augusta,
6)uam dolor fecit elinguem ,
Tnbutum foluit lacrymarum ,
Vrbs, tot V rbium Caput,
Subit pondus publici dolorisi
Vt omnium lacrjmas,
Si po^sit,
Suis ocuhs fundat ,
Vrbs
91
Krbs fui Principis Mater,
Fraterna mortis pericola
Tanto par tu praueniens
Tìmorem Regni
Perire vidit, dum nafceretur >
Dolorerà najci , dum per ir et .
Prima ‘vidit ,
Prima lugere coepit ,
Po frema de fi net .
Nam fibi <vnicè putat ereptum,
Jf)ua omnibus de derat ,
6)uod omnibus ereptum e fi.
Regem Krbes alia deplorant ,
H ac Re (rem , & Ciuem :
' GMagna feruant alia
(FMatmi doloris monumenta -,
Hac Regios Cinerea
Ipfum fcili ce t dolore m
G e fiat
94
G e fìat in fina.
Quin e vndique occurrìt oculis ,
(Sfa a torà uet acerbi us ,
Ida felicitar.
Corona moenium, Splenaor Regia.
Curia Malesi as ,
S apienti a, & Artibm ere Ha
Immenfa Moles ,
AuSlorem fuum femper obijciunt,
AEternum doloris argumentum .
©8253
VERCELLE
CAROLI EMMANFELIS IL
Acerbum funus postrema doleat,
Regi am Magnificenti am >
6)ua prima fenft
V er celle nfs Ct aitar .
Omnium
95
Omnium ocuhs lugere debet,
Per (jucm omnium oculos
Ad (e trahit .
Hdc ili a nimirum Vrbs e il,
6)ud Sabaudicd potenti a
F idem facit .
Stupentibus exter is.
Principi no Aro ,
Tot efujis ubi a uè Thefauris ,
Superbitile tam multum,
6)uo vel F rbes conderet,vel augeret
Veni hojlis , & vide :
Hoc <vnum deinceps dabitur ,
V ercellds oculis vjurpare >
Fel gradu metiri .
Fatigabit fdcula
Paucorum labor annorum
Po A edomita dementa
hnem
6
Ignem , <vmas , tellurem
Forùm babebit ali quid ,
6)uod obijciat,
Ciuium jìdem.
Ita fecuritatem a Fatte acceptam
Regalis F il ij reddet Imperio.
abvndantia.
Vbertas Unge alia
Regionem, & animo s tenet
Subalpini Fopuli .
Refpondet felicitati calamitas ,
Summa arati ijsima ,
Diti parata penitus improuifa .
Optimum F r ine i perni
Quem amicum dederat Coelum ,
Auferre folum potuit ifatrnn.
Rubli-
9 7
Publico natus borio
Beneficenti! simus Princeps
Totus e idem vixit.
Vi t vberem rerum omnium co pi am*
Et Regia, Afagni fi centi a
Deberetis impofterum ,
Et largitati natura .
Hac erant marna mentis con fili a,
nvr6 • • J
Uitijsimis imperare .
T des vt efficeret ,
Explorari iufiit <vi fiera montium :
Et per terra ‘vulnera
Vedrà me del am quafiuit inopia .
Sed parùm erat
N attuo tantum Auro dite fiere :
Et peregrino fiaóìurus aditum
Brarupta Alpium iuga molli uit .
Obdupente natura
9S
<2 Ad Regium Imperium
Vel ipfiam Jlerilitatem
Re cu ndar i pofie merce non fu a .
Posi inhofiitas rupes
Ve lira par iter uh ertati
Et venti , & maria coeperant militare .
Nouas mercibus ades ,
Stationes nauibus, artibus Vrbes »
Vel erexit, vel inchoauit.
ni ue adeo
Cui natura imperium dederat,
Subditorum commodis
Amor i ufi e rat infieruire .
En qua vobis otia, dum viueret
Meditabatur Principis lab or:
Ggui moriens folam vobis reliquit
Abundantiam lachrymamm.
FELI-
FELICITA. S.
Diuijds olim calamitate s
Iratum tibi Ccelum immiferat
Infelix Sabaudi a .
Dum Carolum rapuit >
Intuii ’t vniuerfas .
Aduerfa licet omnia patereris,
Felicem adhuc Te
Superbite credebas in Pr incip e .
6)uo jlante
Inimi cam non metueres fortunam ,
Amie am pene no II e s erepto .
Inter bellorum procellas
Afflitto Regno Rex datus ■
Tranquillitatem pepcrit, cu natus e fi,
Optimus fané P vince ps,
Cuius nec prima pars vita
A beneficijs vacua :
N 2.
Vel
J/'el tum agore firn dare maxima
Cum nefciret .
€)uaiis olim futurm effe t
conijcere licuit
Aufpicia hac Regni fuerunt ,
6}upe laudari potuiìjent ’vt jrultui
Patrern ex Rege fe reputans,
Si quid in fuos ,
pre l hominum conditio peccar et ,
V d temporum ,
Ejfufo liberaliter auro corri gens ,
Sub bono probau it Principe ,
ptiam c al ami tate s fieri pretiofas.
Priuata Regni tributa ,
(fhtà fundandis arcibus ,
6) uà muniendis ìmpendens •
Publicam tran q u fili tate m,
Dum tutam uoluit
Fecit
IOI
Fecit atemam .
T anta tiimen j eli ci tati s autborem
6)uid ‘ultra lugemus extincium ì
Vimt iterum
CAROLFS in FICTORE.
Al di fopra dell’ interiore Porta del Tempio leggeualì la Tegnen-
te Ilcrizione , colla quale tutta acconciamente Ipiegauafi l’Inuen-
zione del Funebre Apparato .
CAROLO EMMANVELI II-
QVOD VIRTVTES OMNES IN VNA MAGNIFICENTIA
HEROICAS IN SE FECERIT
ET SACRAS IVCVNDIS , ET MILITARIBVS CIVICAS,
tari gloria, et felicitate nectens,
COELO, REGNO, PACI, BELLO
BENEFIC AS REDDIDERIT;
OMNES SIMVL VIRTVTES,
ERECTO MAVSOLEO,
IN VNA PARENTANT MAGNIFICENTIA,
CELE -
102,
celebrazione:
oleum
■ Efea
me
N su l’ annottare della Sera de’ ventifette
di Ottobre dell’Anno mille feicento fettan-
ta cinque, giorno precedente all’aprirfi del
Lugubre Apparato, cd all’incominciamen-
to delle (blenni Efequie , dier principio a
fonare in medo Tuono le Campane del
Duomo : e quindi vlciron ad vn tempo gli
Araldi, ed i piangitori ad militare per lo dì
vegnente il Popolo alla pietofa, e magnifica
Funzione. Si auuiaron i primi, con lor alabarde recate in ùpalla,
otto Suizzeri vediti in abito di duolo ; cui feguiuano ventiquattro
Piangitori con campanelli in mano, e in abito dolentiflitno a ve-
derli . Eran ciafcuno in lunga veda di gramaglia diftefa auanti
per in fino a piedi , e terminante dietro in vn lungo diadico .
Spiegauad d’in (bmmo al capo vn nero velo, che ad vfo di am-
pio capperone feendeua loro in fili vifo , e tutto il ricopriua.’
Aueano fofpefe innanzi al petto , e dietro alle (palle le Armi Reali.
A’ Piangitori fuccedeuano diciotto Araldi con canne d’india in
mano , e in vn andare pieno di graue , e maedofò contegno :
effi altresì in vede di gramaglia, e in Gotta d’Arme di tela, quale
d’010, e quale d’argento, con le Armi a* più diritti di quella
Prouincia, cui ciafcuno rappredntaua , mede a ricami di oro, e
di argento . Quindi veniuano tre Regj Cappellani : e dietro altri
otto Alabardieri. In vn tal andare girarono, tutti in filenzio, e
in medo fembiante, per attorno alle più frequentate contrade della
Città , fermandoli a’ capi d’ognuna delle più riguardeuoli : oue
da’ Piangitori (onauad a ratinami il Popolo j e vn degli Araldi
prendea a leggere il feguente Inuito .
Onorate ,
IO>
r\ Norate , e Aiuole perfine : E fendo piaciuto a Sua Diurna
^ Adaefià di chiamare a miglior vita d Altera Reale del fu
Sereni fimo CARLO E A4 A NV E LE IL per grafia di Dio
Duca di Sauoia , Ciables , Auofla , Geneueje , e /ri on ferrato ,
Principe di Piemonte , Alarchefe di Salifico , Conte di Genetta ,
Romont , Nfiz>a , , ? Tenda, Barone, di Vaus , e Fauci gnì ,
Signore di Vercelli, dèi Adarchefato di Ceua, Oneglia, e Alano,
Alarchefe di Italia , Principe , e Vicario perpetuo del Sacro Roma-
no Imperio, Re di Cipri , &c, vi fi fa intendere , come le Reali
Alleile di Aladama Reale Reggente fia Conforte, e di S.A.R.
il Sereni fi imo Duca Vittorio Amedeo IL fuo Figliuolo , nofiro Si-
gnore , e Principe 3 fanno celebrare l* Efequie folenni nella Chiefa
Aletropolitana , e Duomo di quefia Città , incominciando dimani
à primi Vefpri : alle quali flètè inuitati tutti ed a pregare per
1 Anima del fu già no tiro gloriofifisimo Principe , che fia in Cielo.
E quiui da tutti , poftifi in ginocchio, re citau ah il Pater no-
ftro, e l’Aue Maria .
La Sera del giorno feguente desinata, come poc’anzi dicem-
mo, al cantarli de’ primi Vefpri , d difpofe lungo la Piazza del
Duomo, e ordmodl a battaglia il Reggimento di Guardia, colle
Armi riuolte a terra, e co’ Tamburi coperti a nero. Per rifofpi-
gnere il fouerchio affollamento del Popolo , che traffe oltre il con-
iueto, anche delle più grandi Solennità , fur podi in opera buon
numero di Soldati , che prefer lor podi per di la Scalinata dei
Duomo .
Apertali la Porta, e già per eflfa comparendo la lugubre inlie-
me , e vaghilTima Scena dell’Apparato, che colla luce, che ba-
lenarla la sì gran copia che v’era de’ lumi, e dell’argento, daua
di sè, anche di lontano, a’ riguardanti vno Spettacolo di mara-
uigliaj d diè per tal modo principio all’ auuiamento della fune-
bre Funzione .
Entrarono per la Porta maggiore del Tempio , in lunghi vedi-
menti a duolo , tutto il gran numero de’ Caualieri della Corte ,
accolti in mezzo a’ due ali di Archibugieri. Dopo e di veniuano
i Caualieri dell’ Ordine dell’ Annunziata due a due, e ferbato lor-
dine di lor anzianità . Quiui appreflo 1 Signori del Sangue della
104
Ca(a Reale . Poco (laute lbprauennero Monfignor Nunzio , ed i
Signori Ambafciadori , accompagnati dal Sign. Conte Scarauello
Maefèro delle Cerimonie di S. A. R. e preceduti da’ Caualieri, e
da’ Gentiluomini di lor Seguito . Seduti ne’ podi vièti -, e di già
datoli legno colf Organo all’ incominciarli del Vefpro , viderli en-
trare il Clero, i Vefcoui, e gli Arciucfcoui degli Stati di S. A.Px.
parati in Pontificale: e, peruenim entro lo Steccato del Maulòleo,
Monfig. Beggiami Arciuelc. di Torino fi afille lòtto il Baldacchino
al luogo conlueto; e gli altri, volti colla faccia verfo l’Altare, in fu
panche coperte di nero. Sedeua in primo luogo Monfignor Mil-
lietto Arciuefcouo di Tarantafia : quindi feguiuano, ferbato l’or-
dine di lor anzianità nel Vefcouado, Monfignor Berzetti Vefcouo
di Mauriana, Monfignor di Lucinge Vefcouo di Geneua, Mon-
fignor Balli Vefcouo di Auofta , Monfignor Broglia Velcouo di
Vercelli , Monfignor Truchi Vefcouo di Mondouì , Monfignor
Lepori Vefcouo di Saluzzo , Monfignor Chiefa Vefcouo d’Alba,
Monfignor Tomatis Vefcouo d’Afti, Monfignor Truchi Velcouo
d’Iurea, Monfignor Prouana Vefcouo di Nizza, Monfignor della
Roucre Vefcouo di Fofiano .
In fui rileuato , che a guifa d’vn ampio Predellone s’innalza
vicino al Coro , e difiendefi ad occupare la Naue di mezzo, in
quanto ella ha di larghezza , era dalla parte del Vangelo il Bal-
dacchino Reale mefio in arredo di duolo , e fotto di elfo, in sù
d’vn’alta Predella , le Sedie per le Reali Altezze, per la Serenif-
fima Principefia Maria Lodouica , per lo Serenifiimo Principe di
Carignano , e per li Serenifiimi Principi fuoi Nipoti , il Principe
Filippo di Sauoia, il Caualiere di Sauoia, e’1 Conte di Dreux.
Rimpetto al Baldacchino fèdeuano Monfignor Alberini Nunzio
Appoftolico, il Signor di Seruient Ambafciadore Ordinario di Fran-
cia , il Conte di Atalia Ambafciadore Straordinario di Portogallo.
Al lato defiro del Baldacchino (otto alla Predella il Sig. Don
Gabriel di Sauoia, Signor Marchefe d’Efte , e’1 Signor Marchefe
di Dronero, Signori del Sangue . Succedeuano nell’ordine me-
defimo i Caualieri dell’Ordine dell’ Annunziata, il Sig. Marchefe
di San Germano Grande Scudiere di S. A. R. , e Gouernacore < ella
Città di Torino. Il Sig. Marchefe Tana Colonello d : eri.
Il
i°5
11 Sig, Marchefe di Caraglio Gran Cacciatore di S.A.R. Il Sig.
Marchefe di Broflio Grande Scudiere di Madama Reale , e Go-
lia relatore del Ducato di Auofta , e della Prouincia d’Iurea. Il Sig.
Conte di Monaflerolo Aio di S. A. R. e fuo Maggiordomo Mag-
giore . Il Sig. Conte Rouero Governatore della Cittadella di To-
rino, e Viadore Generale. Il Sig. Marchefe del Borgo Generale
dell* Artiglieria , e Gouernatore della Prouincia di Sai uzzo . Il Sig.
Marchefe di Bernes Capitano della Compagnia della Guardia de*
Gentiluomini Arcieri di S. A.R. Il Signor Conte Agrigno delle
Lande Capitano della Compagnia della Guardia delle Corazze
di S.A.R. Il Sig. Marchefe di San Maurizio Luogotenente Ge-
nerale della Fanteria . 11 Sig. Abbate d’ Agite Gran Cancelliere
dell’ Ordine .
Eran altresì ne* lor viari luoghi afilli il Sig. Marchefe D. Gio.
Battifta Bilicherei Cavaliere Gran Croce de’ Santi Maurizio, e Laz-
zero, e Gran Cancelliere di Sav oia con elio i Configlieri , ed i
Referendarj di Stato . Il Sig. Conte Nouarina Primo Piefidente
del Senato, e’I Sig Barone Blancardi Primo Preti dente della Ca-
mera co* lor Maeftrat».
Preflo il Baldacchino, ed i Signori del Sangue affifteua in pie
il Sig. Conte di Vifche Capitano delle Guardie di S.A.R.-, ed alla
parte oppofta tra la Predella del Baldacchino, e la Bakuti: ata dei
Maufòleo i Regi Elemofinieri . In mezzo al Tempio in in 1 ri-
Icuato del gran Predellone erano i Caualieri della Coite m nu-
mero di molte centinaia .
Gli Vfficiali della Compagnia de* Gentiluomini Arcieri auean
lor luogo nella Cappella Reale dal lato fuperiore del Baldacchino
volto alt’ Altare maggiore. Dietro al Baldacchino il Malsfcalco
della fleifa Compagnia con gli Efenti della Guardia in Capo a*
Gentiluomini Arcieri . Gli Vociali delia Compagnia delle Co-
razze eran dietro a’ Caualieri dell’ Ordine: e in capo alle Co-
razze il Malifcalco cogli Efenti della Guardia . Dal lato eppofto
a gli Vfhciali delle Corazze llauano, nell5 angolo ,m fondo del
gran Predellone, gli Vfhciali della Compagnia degli Archibufieri
di M. R. Intorno al Maufoleo ì Piangitori, e gli Araldi.
Cosi difpoftafl la maellofa Raimanza, Montignor Arciuefcouo
O di
I Q&
di Torino die principio intonando il Vefpro de’ Morti , il quale
con fcauiflìma, e meftiflima armonia cantando profeguirono oltre
a fé Tanta Mufici, feelti infra i migliori dello Stato, e dell’Italia.
La mattina del dì feguente, celebrateli prima due Mefle f vna
dello Spinto Santo, l’altra della B. Vergine, raunofli di nuouo la
Cappella Reale, e da Monlignor Arciwefcouo di Torino cantoflì
la Meda di Requiem ; e fi fè l’vfata Cerimonia intorno alla Tom-
ba colf affluenza di Monfignor Arciuefcouo di Tarantafia, e de*
Vefcoui di Mauriana, di Geneua, e d’Iurea,
Indi a non molte ore fui farli della fera i Signori Canonici del
Duomo cantarono vn lolenniflimo Vefpro ; ciò che pur fi fece
ne* due giorni vegnenti, ne* quali altresì celebrarono con vgual
magmficenza le tre mentouate Mefle ,
Venuto poi il dì quarto di Nouembre conlecrato alf onore di
$. Carlo , e, per la fimiglianza del Nome, Protettore del defunto
Principe, rinnouaronfi con folenniti, maggiore anche di prima,
le Funzioni funebri; e di nuouo raunofli la Cappella Reale.
Finita la Meda, che, come prima, cantoflì da Monfignor Arci-
uefcouo di Torino, il P„ Francefco Amedeo O mea della Con-
gregazione dell’ Oratorio recitò l’Orazione Funebre, che tù vdica
con quella commozion d’animi, che in vn tal argomento potea
cagionarli dall’Eloquenza d vn sì Grande, e sì Celebrato Dicitore .
Quindi daMonlìg. Arciuefc, di Torino fi fè di nuouo la Cerimonia
intorno alla Tomba, ed aflifierongli Monfignor Arciuefcouo di
Tarantafia, ed i Vefcoui di Geneua, di Mondouì, e di Nizza .
Così terminaronfi le Pompe funebri; nella Magnificenza delle
quali fìi ageuole fauuifarfi ad ognuno, che, come la grandezza
dell" Animo di Madama Reale non tu difuguale alf eccello
del fuo dolore ; così quello pareggiò la perdita di
CARLO E MAN VELE II.
Principe, che fendo memorabile per la Magnificenza,
e per fefercizio d’ogni Eroica Virtù , (ara d’ogin
teiupo auuenire celebrato da’ Poderi com’vno
de’ migliori, e de* più benefichi, che
mai fedeflero in fui Regio Trono
della Sauoia .
CARO-
1 07
CAROLI EMMAN VELIS II.
Sabaudi# Ducis , Pedemontium Principis,
Cypri Regis , &c.
RES GEST£
Brevi ter, & Snmmatim deferì Vt a.
AROLVM EMMANVELEM Allobro-
gum Diicem cjus nominis Sectindum op-
portuno , felicique partu enixa eft Chri-
ftina à Francia die io. Iunii Anno 1634,
jam tùm fcilicet futuras calamitates pie-
cavente Coelo, cum morituro Fratri lùc-
c e flore m dedit, tanquam impendentis exi-
tii publici moram, 66 pignus rediture là-
lutis. Natus enim efl: inter infaufta pre-
ludia ejus belli , quod Italiana prope univerfam , 66 Subalpinos
potifllmùm Hifpanis, Gallicisque armis exercuit, 6 6 efferatis per-
tinaciter animis in ejus etatem latifflmè excurric. Viótorem Ama-
deum Patrem, qui tùm era: in Gallorum partibus, triennis adhuc
infans amifit acri, brevique morbo confettura; mox, ut raro
litaria contingunt mala, anno vix evoluto, nec dum ficcatis pa-
terni funeris lacrimis extulit Fratrem natu majorem Francilcum
Hyacinthum . Ita Sceptrum , quali paterne , fraterneque rnortis
immaturum , ingratumque munus , accepit . Intereà tutela Prin-
cipis, 6 6 rerum fumma penes Matrem fuit : atque hinc alia Re-
gni labes , civilis Difcordia ; que tandem Chriftine Parentis in-
franto animo , 66 piane virili conftantià comprefla , extinttaque
efl: . Neque depolìta tamen arma , fed a Civibus in hoftes rur-
fum converla j 66 natum cum Principe bellum, cum Principe
adultum , ejusdem auttoritate , 66 imperio , cùm jam annos pu-
bertatis egreflus Regnum adminiltrare ccepiflet , roto decennio
O 1 ge fi; 11 111
i oS
geftum cft, feiicitcrquc confedum. Inde ad Studia pacis animimi
Carolus vocans rcliquam astatem publicis rebus adhibuit . Nifi
forte fpeciem aliquam belli prxferre poflint valida copiarum pras-
fidia, &L Magni nominis Heros Francifcus Ghironius Villa obfefiis
Cretenfibus Defenfòr datus*, deficientesque ab fe perduelles Has-
retici intra /peluncas fuas, ÒC crepidines montium quagliti, armis-
que fubadi . Citerà prò tuendis fimbus ultrò fufeepta , initia ,
apparatusque bellorum potiùs fuere , quàm bella . Atque ut pa-
catas , opulentasque Provincias externis quoque viribus tutaretur,
cum Catholicis Helvetiorum Ordimbus fedus ianxit more majo-
rum . Ijsdem audor pacis, adhortatorque fuit, cum feda in par-
tes Republicà ruerent in mutuas casdes Hasretici , Catholicique .
Dum enim Concordia viam fruftrà quasrerent magnorum quo-
que Regum Legati , Carolus Emmanuel , per Oratorem fuum
impetratis induciis, imminens praelium diremit; tùm mollito pau-
latim furore partium ad piiftinam tranquillitatem gloriofifiimè re-
vocavit . Partam apud exteros gloriam fecuta funt domeflica fu-
nera . Chriftinas Matris , quam ufque ad fupremum diem obfe-
quendtfìmè coluerat, cujus arbitrio Imperium ipfiim, Regiamque
audoritatem, confirmatà edam astate , permiferat, Matris, inquam,
& tanta* Matris acerbiffimam mortem graviflìmè tulit ; eòque
gravius , quòd lediflìmam conjugem, parem fanguine, paremque
virtute Francifcam Borboniam , quam paucis ante menfibus Co-
lemni nuptiarum pompa junxerat fibi , nullo dato dolori fpatio ,
uno , eodemque rogo compofuit . Sed alto numinis confilio ea
mors contigit , ut Sabaudi fanguinis Vxor Ioanna Maria Baptifta
Sabaudo jungeretur, quas in precipiti ejus funere jacentibus ani-
mis fpem aliquam faceret duratura felicitatisi ne orbitatem fuam
fentirent populi,fed in unius mente, religione, vigilantia folicitu-
dinem, metumque deponerent . Carolus certe , ubi primùm fe-
nilem fponfas prudentiam in flore aetatis agnovit, mhil illà incon-
fulta ftatuit in pofterumj imo ad arcana confilii fandioris admif-
fam de rebus graviflìmis deliberare voluit , & imperare lècum .
Ita Icilicet , quafi futura è longinquo prolpiceret , fociam Regni
crudiebat paulatim, ut Sola edam imperare poflet. Quippè integris
viribus , nulloquc affetti Corporis ìndicio robuflus Princeps , cui
longam fcnettutem pollicerentur omnes, immortalitatem optarent,
cùm magna jam opera perfecilfct, maxima moliretur, primo Se
quadragefima astati anno nondum abfoluto, relittoque unico ha:-
rede fanguinis, virtutis, Se fceptri Vigore Amadeo , infperatò de-
cellìc . Quantus inde extiterit publicus dolor, qua; in aula, urbe,
tocàque regione orbitatis , folicudinis , vaftitatis indicia , cogitai
iacilius , quam dici poteft . Nam multa concurrebant in Caro-
limi, qua; amori, S e dolori materiam darent . Magna illi Virtu-
tis indoles , animus Regno major, acre, certumque judicium ,
mens per le firma, fubtdisque, Se ufu rerum magiftro plenior in
dies , Se fortior . Porrò facilitas , comitasque haud in alio pro-
filila magis , Se rapax . Nulli unquam inaccdfus , nulli ieiunus,
aufierusque . Advenas praefertim fubmilTo regali faftigio familia-
rilfimè alloquebatur , velut immemor dignitatis fua;, quam tamen
a contemptùs periculo vindicabac lasta Majeftas . Suavitati mo-
rum par grafia , Se dignitas frontis : ut plerique crederent arte
quxfitam . Sed forma: contemptor animus mhil impatientius fc-
rebat, quam luxum, Se fucos indignos viro . Alacres prastereà,
geftandilque armis habiles artus , laborum patientia incredibili ,
militare ingenium , pra:feruida , martialisque natura ; fed indolis
impetum fortior prudenti prope violenter cohibuit ; effecitque ,
ut , qui bellum optabat , eligerec pacem . Bellicofam quoque
mentem vel fregit, vel elufit imagine quadam pugna; venatio
frequens , neque ad humiles plerumque prxdas , fed in Apri ,
Ceruisque incitatiffimo equorum curfu conficiendis occupata .
Ha: Principi delicia:, hxc animi laxamenta; quibus nunquam à
civilibus curis avocabatur . Cumulabat reliquas Caroli Laudes
Amor in fuos . Hinc illa fervanda: paci conftantilfima voluntas ,
quamquam Se filo ipfe ingenio , Se externorum Principum voci-
bus incitaretur ad bellum , Ab eodem fonte feveritas pariter, Se
Clementia nafeebantur, quas ita invicem temperabat , ut neque
publica; fecuritati noceret facilitas venia;, neque illius defperatio
Principi benignitatem offenderet. Hoc uno fòrtalfe minùs fuo-
rum amans vifus eli , quòd feipfum plus nimiò contempfit . Nam
Se tra-
110 ... re
& tranare Rumina , dum rapidiffimè fluerent , 6C ingentes foflas
tranfilire equo , caneraque id genus pericula quaerere folitus erat,
impetu quodam fatali . Excufabatque temeritatem perpetua eva-
dendi felicicas . Ca:terùm ejus operum numerus , magnificentia,
èl fplendor admirationem pofteris , ìpfius nomini immorcalitatem
dabunt. Augufta Regiie Moles, ejusque fpatiofa Atria, vafhs Por-
ticus, ÒC reliqua^ Opes ad Auta apparatum, pompam ubique
congeftas , rudimenta tantum fuére feipfam experientis Magnifì-
centias . Exeruit deinde fe totam in regias Venationis Pretorio,
ubi Carolus, cùm fuburbanam Domum cogitaret, par Vrbi Op-
pidum fecit . Cujus operis magnitudo jufti voluminis argumen-
tum dedit ; & jam typis excufum eft, fietque aliquando publici
juris. Accedentem geminus excipit asdium ordo pari fronte ere-
feentium , profpedusque illarum ingens , quantum oculus adigi
poflitj tum recedentes in theatri morem, &C in fe iterum redeun-
tes feries domorum, longo rurfum excurfu, novo rurfum thea-
tro conclude . Fernet undique incolarum multitudo , 6 C evocata
ex Italia, Gallia , Belgio puìcherrimarum artium Opificia . Qnas
omnia veflibula funt , &£ quafi profeenia Regia: Domus fpeda-
culo oculos praparatura . Hujus ambitus , molefque valla , 6 C
excipiendis Regibus par ; fupellex opulentiflima , fontes crebri ,
varnque , fed in Herculeo mira ars , fumptus immenfì . Adde
fepta peregrinarum avium, terarum, Honorum fpatia, Canum,
Equornm , Plagarum apparatus ampliflìmos , derivatas aquas fe-
rendis cymbis minoribus pares, impofitumq; fuperbum opus, pro-
fani nominis , fed infolit^ pulchritudinis, Dianx templum. Satis
hxc erant glorile principis , fed ejus magnificentix nequaquam
fatis . Nam Vercellas infuper , ampliflimàm Vrbem , novo, 6 C
ampliore mamium ambitu , quatuordecim propugnaculis , grandi
vallo, mukisque operibus cinxit : Vbi fìmilior tempio Vrbis Porta
albo marmore interiùs , exteriufq*, veftita ingrefluros frftit novi-
tate fpedaculi. Cevx arcem altiflìmas impofitam rupi, nullo re-
lido antiqui operis veftigio , novam , èc inexpugnabilem fecit ;
excifoque interiori monte, muri loricam, ubi opus fuit, intra fau-
ces aperta rupis abfcondit . Verrucam , qux immunità quondam,
Caroli
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Caroli Emmanuelis Avi vigilantìa , maximi exercitus vires elule-
rat , nova maenium corona communiviq : nb) nuper a montisi
dodo duótus per faxa puteus perennis aquac , miras ptofunditatis .
Taunnenfem urbem, urbiumque fu a rum Mecropol.im feptem pio-
pugnaculis auxic , lune ad Eridani , inde ad Durii Aulir ms ri-
pam . Quodque vix nnpecrabic poderorum fidem, res tanta unius
anni labore confeòba ed . Aderac ipfe improvifius fiepe *, promo-
vebatque celentatem Artificum prifentia, liberalitas Principis.
Qui ut erat cupidifilmus rerum , ubi aiiquid conceperac animo ,
nihil jam nifi finem cogitabat, nec filorum operam probab.it ma-
gis , quàm cum celerrime perfecillenr . Inter hxc Taurinenfis
Curia , ejufque vafii carcere* ; Monti {caler ij Pritorium ad ma-
gnani amplitudinem duebum *, esepea Academia , longdìima
Porticus centum , &C {cpcuaginta e feledliilìmo marmore ingemi-
bus columnix arnanda > in lacu Lemano bruchi , armataeque tri-
remes , &C fpecies quidam Arcis eretta *, in Herculeo pomi ad
N;cteam produca ingeucia claubra , excipiendis pur gaudi (q;, mer-
cibus, quaecumque mari veherentur; iEris fedina; quifiti,hau-
dique, 8>C inde confata bellica tormenta, regiorum operum ap-
pendices videri poflunc . Ac facra vEdes SanòEflìmx Sindonis cu-
bodii dedicata, ea tandem ed, in qua vires omnesr arcis, 6C ma-
gnificentii confumpti (unc . Nigro marmore , ineisque Era de-
matis coca conbac . Ampia, altèque crelcens cebudo; aliusque
defuper ordo columnarum , capitala , 6C bates è (olido aere con-
flati, Sé incruftati auro. dÉdis apex in fornicem definir adea
in fublime porreebum , ut nulla Vrb.s moles altiùs itura ile. Sed
lentum opus ed, ìpfaque tarditate, quim vincere non potuit fe-
ftinatio Auóboris, magnitudmeni fiiam latis docet . Claudit epe-
rum agrnen non fine admiratione omnium tridui iter in Sabaudi
conbracum, ubi repleti valles, montes acquati bolo, faèba per me-
dias rupes milicaris via deducendis plaudris opportuna, S C capax,
linde antea fingali pedites arcebantur . Pontes pritereà è qua-
drato lapide duminibus impunti ut fa cileni convehendis e Gallia
mercibus fecerit locum . Hìc tam multa, tantique moiis opera
Caroli Emmanuelis il. Magnincentia Annorum duodecim fp no
conte-
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confecit, curri exbauftis, vexatisque diuturno bello populis regnare
coepiffet , nullisque imperatis extra ordinerà ve&igalibus priftinae
felicitati reftitutos videret . Quo edam miranda magis ejus animi
magnitudo, qua mortem immaturam adeò, magnisque coniilijs im-
portunali! confanti (Timè excepit . Nam eodem femper vultu te-
tani domefticis fui funeris pompam, lugubremq; aula; apparatum
imperavic, Regiam VTxorem, quid ipli agendutn fe mortuo, dili-
gentidimè docuit; Medicis fpem aliquam fimulantibus vultu alte
edixit, quidquid agerent , conclamatimi ede : Auditoq; ad con-
clavis limina civium concurfu, Praetorianis mditibus dgnificavit
nutu, nè quemquam aditu prohiberent; Et, Sinite, inquit, omnes
videant edam Principes mori . Saciis Myftenjs cxpiatus religio-
fidimè, delataque ad ipfum Chrifti Sindone , ea dixit , qua; lacri-
mas omnibus extorsère : Amare fc unicè fubditos , fed illud mi-
rari , cur mortem fuam tantopcrè deplorarent : Gauderent potiùs
nefarium hominem , pediinique exempli ( ita feiplum appellabac
optimus Pnnceps ) enpi tetris . Ita- morte facris quoque homini-
bus invidendà defuiièhis ed: die duodecima Iunsj Anno 1675»
Fuit omnium opimo pumi hoc mortis genus idi à Deipara
impetratum , quam roto vira; tempore, quotidianis ob-
fequijs, exdrudhs Aris, Templisque, crebris jejumjs
amantiflìmè coluit : Quod fi maglia virtutis
pra;mium eh, piè mori, illud tanè Carolo
nieruit tùm reliquarum Virrutum
numerus , tùm die Romana;
Religioni tuenda: ian-
clidìmus ardor,
quo Eepe profedus eft, fc priùsvitam
fuam, conjugis, fiiijque ferro datu-
mm , quàm fubjeótos libi p -
pulos hxrefis labe pollili
pateretur. Hoc animo
Regnimi fervavits
hoc reliquie «