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Full text of "Del funerale celebrato nel duomo di Torino all' Altezza Reale di Carlo Emanuele II, duca di Sauoia ... : da madama reale Maria Giovanna Battista di Sauoia, madre e tutrice dell' Altezza Reale di Vittorio Amadeo II, e reggente de' suoi stati"

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Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2009  with  funding  from 
Sloan  Foundation 


https://archive.org/details/delfuneralecelebOOvasc 


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DEL  FFNERALE 

Celebrato  nel  Duomo  dì  Torino 

ALL’ALTEZZA  REALE 

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CARLO  EMANVELE  IL 

Duca  diSauoia,  Principe  di  Piemonte, 

Rè  di  Cipri , &c. 

DA  MADAMA  REALE 

MARIA  GIOVANNA  BATTISTA 

DI  SAVOIA 
Madre,  e Tutrice 

DELL’ALTEZZA  REALE 

D I 

VITTORIO  AMEDEO  IL 

E Reggente  de’  Puoi  Stati, 

RACCONTO 

Del  P.  Giulio  Fafco  della  Compagnia  di  GIESF. 


IN  TORINO, 


Per  Bartolomeo  Zappata. 

Con  licenza  de 1 Superiori . 


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Si  allude  al  Dolore  dì 
MADAMA  REALE 

Nella  Morte , ed  alla  Magnijìcenz>a 

Ne’  Funerali 

DELL'ALTEZZA.  REALE 

D I 

CARLO  EMANVELE  II. 

SONETTO. 

EDO  VA  Fede,  e Maeftà  piangente 
Le  Virtù  sbigottite  al  pianto  inuita 
Intorno  a la  Gran  Tomba,  e loro  addita 
Di  Grandezza,  e Valor  le  glorie  fpente  * 

D*  Augufto  Maufoleo  Pira  dolente, 

A le  Ceneri  belle  , ond  ’ è partita 
La  viua  Luce  a più  ferena  Vita , 

Innalza  la  Regai  Sourana  Mente . 

Con  fànguinofo  Strale  il  Regio  Core 
Trafifle  ben  , ma  non  ofFefe  intanto 
L Idea  de  E Opre  belle  il  rio  Dolore. 

Onde  E Alma  Regai  con  doppio  vanto 
Dj  Maeftade  amante  , e Grande  Amore 
Diede  pianti  al  dolor , Grandezza  al  pianto . 


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di  S,  A,  R . 


EGGEVA  CARLO  EMANVELE  IL 
Duca  di  Sauoia  ottimo,  cd  amatiflìmo 
Principe  , fra  i communi  iconuolgi- 
menti  dell’Europa,  con  pacifico,  e 
feliciffimo  gouerno  i Popoli  foggetti 
alla  fua  Corona.  Era  nel  fior  de’  luci 
Anni  intefo  con  magnanime  cure  ad 
accrefcere  la  felicità  de’  fu 01  Srati , e 
la  gloria  del  fuo  Nome,  quanto  forfè 
mai  facelfe  verun  de’  Principi  fuoi  Antenati  : quando  iddio  , 
cui  (fanno  nelle  mani  le  vite  de’  Principi , e le  auuenture  de* 
Regni , per  fegreco  configlio  di  fila  altifiima  Prouidenza  , inter- 
rompendogli in  vno  i dilégui  della  fua  gran  Mente,  ed  il  cario 
della  fua  Vita  , chiamollo  , dopo  brieue  malattia  , dal  Trono 
della  Sauoia  a regnare,  com*  è ragion  di  credere,  in  piu  alio, 
e piti  eccello  Trono  nel  Cielo  . 

Allea  già  oltre  ad  vn’  anno  da  che,  quali  tolse  egli  prefiigo 
del  fuo  vicino  morire,  adoperando  con  Ibliecita  cura,  ed  eferci- 
tandofi  in  atti  d’iftraordinaria  Pietà,  fi  riuollè  ad  apparecchiali! 
a quell’  vltimo  , e sì  temuto  palfaggio  . ConfelTolli  di  quello 

A tempo 


tempo  frequentemente,  ed  affai  più  dell 5 vfato  per  l’addietroj 
accompagnando  talor’  anche  col  pianto  l’efpreflìone  delle  fue 
colpe  : ciò  che  auuenne  fingolarmentc  allorché  fece  vna  gene- 
rale, ed  efattilfima  confijflìon  di  tutta  la  vita. 

Vn  sì  religiofo  apparecchio  alla  morte  fu  premio  per  mio,  e 
per  commune  auuiio,  della  tenera  diuozione,  e filiale  confidenza, 
ch’egli  ebbe  d’ogm  tempo,  e fin  da'  primi  anni  alla  Gran  Madre 
di  Dio.  Ed  egli  vdito  appunto  fu  dir  più  volte,  che  dalla  Pro- 
tezion  di  Maria  (peraua  aiuto  , onde  condurli  vn  tempo  ad  vn 
tal  modo  di  viuere  , che  gli  feruilfe  d’  acconcia  dilpolizione  a 
ben  morire  . Alla  Diuozion  della  Vergine  fi  de’  aggiugnere  per 
auuentura  il  magnanimo  Zelo  ch’egli  ebbe  di  conferuare,  e pro- 
muouere  ne*  fuoi  Stati  la  Cattolica  Religione , per  mantenimento 
della  quale  pregaua  (oliente  Iddio  che*!  degnalle  di  fpargere  il 
fangue  : (olendo  dire,  che  nulla  più  defideraua  in  quello  Mondo 
che  di  dare,  non  folo  la  fua  , ma  ancor  la  vita  del  Principe  fuo 
Figliuolo  per  sì  degna  cagione  . 

Or,  mentr’  egli  era  intefo  a difporfi  con  sì  grande  (Indio  alla 
morte,  gli  auuenne  di  cadere  grauemente  infermo  il  quarto  giorno 
di  Giugno  dell’Anno  i ^7 5 . Era  vlcito  la  lera  dello  dello  gior- 
no a prendere  diporto,  accompagnato  da  numeroio  corteggio  di 
Caualieri  : e datoli  a girare  per  attorno  il  ricinto,  onde  auea  con 
notabile  crefcimento  ingrandita  di  nuouo  la  Città  di  Torino  j e 
n era  appunto  di  que’  giorni  compiuto  il  lauoro -,  (emidi  tutto 
improudo  adalire  da  primi  ribrezzi  del  male:  e,  tornatoli  a Pa- 
lagio, gli  fi  diè  vna  gagliarda  febbre,  che  quindi,  al  ripigliar  de* 
periodi  , ed  a’  fegni  che  T accompagnarono  , dichiarolìì  terzana 
doppia  ccntinua,  ed  acuta  . Con  elfo  la  febbre  il  comprefe  vn 
graue  dolore,  ed  accendimelo  di  capo  , che  forte  il  moledaua  . 
Appena  venuto  il  mattino  mandò  fo!lecitamente  chiamando  il 
Confedore  , cui  dilfe  fentirfi  in  gran  maniera  grauato  dal  male  j 
e temer  molto  d’ auerne  a morire:  pregarlo  per  ciò  d’alfiderlo, 
e di  non  l’abbandonare  mai,  digerendogli  que’  mezzi  che  più  gli 
parrtbbon  confaceuoli  a (icurare  la  fua  (alute  . E sì  pregonne  lo 
non  (olamtnte  j ma  cornandogli  in  oltre  d’adoperare  in  ciò  lenza 


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riguardo  veruno,  proiettando  che,  oue  noi  facette,  chiamerebbe 
giuftizia  di  lui  auanti  al  Tribunale  di  Dio  . Quindi  confeflotti 
con  gran  copia  di  lagrime  : difpofe  di  voler  {offerire  fin  ali’  eftre- 
mo  per  amor  di  Dio  , e in  ifconto  delle  file  colpe  i patimenti, 
quali , e quanto  graui  da  quella  malattia  fodero  per  prouenirgli . 
Stabilì  qualora  gli  fi  prefèntattero  atlanti  a difanimarlo  i luoi  pec- 
cati, di  contrappor  loro  l’infinita  Milericordia  di  Dio;  e d inuo- 
care  continuo  ad  ottenerne  perdono  l’interccfiìone  di  Maria.  Alle 
tentazioni  del  Demonio,  in  proponendogli  il  morire  nel  fior  de 
fiuoi  anni,  e l’età  ancor  sì  tenera  in  cui  latterebbe  il  Principe  di 
Piemonte  vnico  fuo  Figliuolo  : il  dolor  eccellalo  di  Madama 
Reale  Ina  amatiffima  Conlortc  , le  grandezze  di  Gran  Principe, 
e quant’  altro  di  vmano  Suggerir  gli  potette  alla  mente , aifin  di 
rendergli  incretteuole  la  morte,  propott  di  fard  incontro  col  pre- 
ttamente fuggettarfi  al  Dimn  volere,  dicendo  : Fiat  voluntas  tua . 
E quefte  parole  d’ora  in  ora  furongli  vdice  replicare  in  tutto  il 
collo  della  malattia  . 

Ne’  giorni  vegnenti  non  alleuiandofi  il  male,  benché  non  ap- 
paritte  sì  graue  , che  recafle  la  Corte  a difperarne  il  rimedio  , 
auuifotti , mentre  pur  era  in  forze , di  dare  fpediente  ad  alcuni 
affari  di  rilieuo  : ed  a tal  fine  adoperò  alcun  tempo  in  ittriuerft 
di  fuo  pugno  : ciò  che  gli  fè  ingagliardire  la  lebbre,  e gl  inde- 
bolì per  gran  modo  le  lorze . Ma  il  pericolo  di  accorciarli  la 
vita , non  gli  feruì  punto  di  ritegno  al  faticare  , desiderando  , 
quanto  per  lui  fi  potette  , prouedere  a bifogni  dello  Stato.  Fra 
l’applicazione  a que’  molti  negozj,  che  gli  fi  prefentarono  auanti, 
ed  a’  quali  die  acconcio  in  quello  tempo  , non  che  dimenricatte 
egli  mai  la  cura  dell’  Anima,  che  anzi  quella  piu  di  nuli  altro 
gli  Italia  a cuore.  Frammettala  di  tempo  in  tempo  all  altre  oc- 
cupazioni alcun  atto  di  Cristiana  Pietà.  Di  notte  tempo,  fatti 
Spettò  volte  inginocchiare  gli  afhttenti , prendea  con  etto  loro  a 
recitare  le  Litanie  della  Vergine  , ed  altre  diuote  preghiere  . I 
raddoppiati  accetti  della  febbre,  i quali  gli  erano  in  gran  modo 
penofi , (offe  ri  u ali  con  ammirabile  tolleranza,  fuggettandofi  inte- 
ramente al  Diuin  volere  , ed  offerendoli  incettantemente  a Dio 

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in  foddisfazione  delle  Tue  Colpe.  Chicle  con  grande  ifbnza  la 
Sacra  Comunione  ; e li  difpofe  a riceuerla  con  atti  di  ài  pro- 
fonda Vmiltà,  e di  sì  tenera  diuozione  , che  molle  a lagrimare 
©gnnn  di  que’  molti  che  vi  fi  trouaron  prefènti . 

In  tanto  era  Ipettacolo  atto  veramente  ad  ammollire  ogni 
cuore,  il  vedere  le  diuozioni,  e le  penitenze  che  per  tutto  la  Città, 
in  pubblico,  e in  prillatoli  faceuano  . Furon  continue  in  o^ni 
Chielà  le  Spofizioni  del  Diuin  Sagramento  -,  non  interrotte  mai 
le  ProcelTioni  del  Clero,  de’  Regolari,  de’  Difciplinanti , 1 quali 
con  abbondeuole  fpargimento  non  men  di  lagrime  , che  di  lan- 
gue , chiedeuano  in  modo  (bilamamente  compallìoneuole  a Dio 
mercè,  e riparo  al  pericolo.  Le  Comunioni  di  que’  giorni  li  fà 
ragione  che  follerò  sì  frequenti,  come  in  tempo  d’alcun  piu  folennc 
Giubileo.  OfiFerironli  a Dio  Voti  pubblici , e prillati  in  gran  nu- 
mero : nè  verun  argomento  li  lafciò  , poflibiie  ad  vlariì  , affine 
dottenere  dal  Cielo  prolungo  alla  vita  di  si  degno,  ed  oltre  ogni 
credere  amatilTimo  Principe  . Ma  nulla  fù  in  prò  ad  edere  elau- 
diti  i preghi;  che  Iddio  pure  il  vo'le  in  Cielo  , dopo  aucrlo  per 
sì  conueneuol  maniera  difpofio  a meritarlo.  Ed  egli  ben  il  m ca- 
drò di  conofcere  al  ringraziarlo  aftettuolamente  che  fece  più  vol- 
te al  dì,  che  il  degnade  chiamare  in  tempo  , com  * ei  diceua  , 
nel  quale  per  infinita  fua  mdericordia  , gli  daua  pegni  sì  chiari 
della  fua  eterna  Salute  . Nè  furon  per  tanto  , ciò  che  mai  non 
auuiene , inutili  le  preghiere  : fe  non  vaifero  ad  ottenere  la  vita 
del  Duca  , ottenner  ciò  che  pur  era  necedario  a ripararne  la 
perdita  : auendo  Idd  o per  tale  maniera  adiPnto  alla  felice  Reg- 
genza di  Madama  Reale  , che  con  la  Sauiezza  , e con  V appli- 
cazione continua  al  Gouerno  , fa  ella  sì  , che  fi  mantien  qual 
era  la  felicità  ne’  Sudditi , e tutte  fi  promuouono  quelle  grand' 
opere,  che  da  S.  A R.  già  s’intraprcfero . 

Venuto  frattanto  l ottano  giorno  da  che  cadde  malato,  e a 
nulla  valendo  ogni  argomento  di  Medicina,  il  male  grauò  sì  fat- 
tamente, che  ormai  più  non  appariua  fperanza  d’ vmano  rimedio 
a fupcraine  la  foiza  . Ordinò  allora  che  gli  fi  recafle  la  Sacra 
Sindone,  non  a fine,  diffe , di  chiedere  la  fallite  del  corpo,  eh* ei 

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non  la  curaua  ; ma  bensì  di  adorare , e di  dare  gli  vltimi  baci  a 
sì  preziofa  Reliquia  : auuifandofi  che  ciò  gli  giouerebbe  non  po- 
co ad  ottenere  da  Dio  vn  felice  patteggio  da  quella  vita . Gli 
fu  recata  da  Monttgnor  Arciuefcouo;  e,  in  appallandoli  al  letto, 
rizzoffi  alquanto  piu  alto  , e compoftofi  in  atto",  e fèmbiante  di 
profondittìma  Vmiltà,  con  voce  alta,  e da  tutti  ben  in  te  fa  , le 
chiefe  vmile  perdono  de*  Tuoi  peccati  ; pregò  per  ottenere,  non 
la  vira;  ma  dttpofizione  qual  fi  conueniua  per  ben  morire.  Quin- 
di l’adorò  , e le  diè  vn  amorofilfimo  bacio. 

Chiefe  di  poi  iftantemente , e di  folo  filo  moto,  il  Sacro  Via- 
tico : e nell’atto  del  riceuerlo  proruppe  in  parole  di  sì  dinoti 
affetti,  intramifehiati  continuo  con  atti  di  profondiffima  Vmiltà , 
che  s’eccitò  vn  grande,  e dirotto  pianto  ne’  circoftanti.  Protetto 
in  voce  alta  al  fuo  Redentore,  che  ben  li  conofcea  indegno  di 
perdono,  per  auergli  tante  volte  fallito  di  fede  : che  temeua  la 
fua  Giuftizia  ; ma  che  non  diporrebbe  per  ciò  mai  la  confidan- 
za nell*  infinita  fua  mifericordia.  Poco  ftante  domandò  l’eftrema 
Onzione  : e perciocché  , non  ne  parendo  venuto  per  anche  il 
tempo , gli  fi  andaua  differendo  ; rinnouò  più  e più  volte  la  do- 
manda, difendendo  il  buon  Principe  per  fino  a preghi;  attìn  di 
riceuerla  , com’egli  diceua  , mentre  pur  duraua  in  fenno,  e in 
ifperanza  di  trarne  maggior  merito  . Non  diè  il  cuore  di  più 
oltre  contattarlo  differendo  il  confittamelo  : e in  tempo  della  re- 
ligiofa  funzione  prefe  di  nuouo  a fauellare  con  sì  grande  tene- 
rezza di  Spirito,  che  ttrinfe  a piangere  ognuno  più  dirottamente  di 
prima . Quindi  fèndo  di  già  munito  di  tutti  i Sagramenti  : Or , 
dille  , fon  io  in  gran  modo  contento  . Ho  fatto  ciò  che  piu  di 
niun  altra  co  fa  defideraua  . Vo  parlare  alla  Corte  , ed  a Caua - 
lieri  ; benedire  Madama , il  mio  Principe , ed  i Principi  del  San- 
gue *,  ni  poi  parlare  piu  ad  altri  che  a Dioy  e di  Dio  co  Religwfi . 
E fatti  incontanente  chiamare  i Caualieri  , lor  dille  con  intrepi- 
dezza come  di  cuore  , così  di  voce  : Mie*  Caualieri,  io  vi  ab- 
bandono, Ricordatati , che  come  or  a me  tocca  morire , cosi  a voi 
toccherà  in  altro  tempo  ; e che  non  v hà  prudenza  migliore  , che 
viuer  bene  con  Dio  . Auea  offeruato  altra  volta  che  dalle  Guardie 

ora 


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€ra  a molti  contcfa  l’entrata  nella  Camera  : e ben  egli  cono» 
Icendo  qual  difinganno  ila  ad  ognuno  la  morte  d’vn  gran  Prin- 
cipe : Lafciate  , di  de  , che  •venga  ognuno , e veda  che  anche  a 
1 rinàti  conuien  morire . Fe’  indi  chiamare  M.  R. , la  quale,  auen» 
dolo  fin  allora  con  indefeda  cura  allìftito , fenza  punto  mai  di- 
lungarglifi  dintorno,  era  data  in  quell’ vltimo,  per  altrui  preghie- 
re, e pur  a grande  dento,  ritratta  in  vn  gabinetto  vicino . Ve- 
dutala: Madama , le  di  de,  io  mi  mono  fra  poco  : vi  raccomando 
jl  Principe  m;o  Figliuolo , ed  i miei  Popoli  : abbiatene  cura  : afisF 
flètè  a tutti  . Iddio  vel  conceda . Ciò  detto  la  benedille,  e lafciolle 
alcuni  lauj  ricordi  per  la  conferuazion  degli  Stati  : in  che  non 
ebbe  mediere  di  molto  adoperare;  concioliacolàche,  conofciutala 
da  principio  Principeda  d’alto  intendimento , e di  pari  attitudine 
a’  politici  maneggi,  auui folli  con  fauio  accorgimento  di  far  sì  ch’in- 
ceruenide  a’  Configli  di  Stato  : e quando  ciò  non  potè  talora , per 
alcun  rado  accidente , volle  Tempre  che  per  minuto  le  fi  riferilìe 
tutto  il  le g ulto  : con  che  la  rendè  interamente  ìdrutta  d’ogni 
adare  della  Corona  . Dopo  M.  R.  benedice  Madama  la  Prin- 
cipeffa  fua  amatidima,  ed  amantidìma  Sorella,  e vno  ad  vno  i 
Principi  del  Reai  Sangue,  raccomandando  a tutti  il  Principe,  ed 
i Sudditi. 

Defideraua  poi  eftremamente  di  benedire  il  Principe  vnico  dio 
Figliuolo  , il  quale  , per  la  Regia  Indole  che  in  lui  Icorgeua  , 
quanto  mai  niun  Padre  , teneramente  amaua  . Ed  al  prelèntarfi 
che  gli  fi  fc’  auanti:  Addio , dide,  Principe  mio  Figliuolo:  Ecco- 
mi condotto  alF  vi  timo  de’  miei  giorni  . Vi  raccomando  il  E'imor 
di  Dio  , il  Zelo  della  GtuftiZjia  , e la  Vbbidienz^a  a Madama 
vojìra  Madre . Quindi  gli  diè  la  mano  a baciare,  e’1  benedille, 
dicendo  : Benedico  voi , i voftri  figliuoli  , ed  t figliuoli  de  voflri 
figliuoli.  E come  io , così  Iddio  vi  benedica , c vi  conferui  lunghi 
anni , e vi  mantenga  nel  fino  fianto  Dimore  . Non  mi  vedrete  più . 
Addìo.  Marauigliofa  ed  inefplicabile  fu  la  commozione,  e’1  do- 
lore , che  dall’  vdire  quelle  voci  fi  cagionò  ne’  circodanti  ; e 
tanto  maggiore, quanto  da  lui  piò  francamente  fur  proferite,  fen- 
za punto  nulla  ò piangere,  ò turbarli  nel  volto. 


Riuol- 


7 

Riuoltofi  poi  al  Confe fibre  , ed  a*  Religiofi  che  l’ affienano  , 
lor  dilfe  efiere  venuto  allora  il  tempo  di  Colo  attendere  all’ Anima*, 
e voler  egli  diporta  ogni  altra  cura,  a querto  {blamente  penfare . 
Com’e’  difie,  così  fece;  impiegando  quell*  auanzo  di  tempo, 
che  furono  14.  ore  , in  continui  efercizj  d’ammirabile  Pietà  . Pvi- 
conciliofiì  con  Dio  più  volte . Protertofiì  di  rinunziare  di  buon 
grado  ad  ogni  vmana  grandezza,  alla  vita,  ed  a quant*  altro  in 
tentandolo,  il  Demonio  fuggerito  gli  aurebbe . Dille  che  a Dio 
altro  non  chiederla,  che  dolore  delle  lue  colpe:  dolergli  in  gran 
modo  di  non  pentirfene  quanto  era  douuto  : non  efiere  il  penti- 
mento che  ne  auea  per  timore  di  quelle  pene,  che  meritaua*,  ma 
folo  per  aucre  offefo  vn  Dio  sì  buono,  che  tanti  e sì  grandi  be- 
neficj  d’ogni  tempo  gli  auea  fatti  . Soggiunte  altri  atti  affòttuo- 
fi  filmi  di  ringratiamento , e di  dolore  per  non  auere  {entimemi 
più  viui,  onde  degnamente  ringraziarlo , benedirlo , e chiedergli 
perdono  di  tutte  le  offiefe  fattegli  in  sì  gran  numero  nel  ccrfo  di 
fua  vita.  Ma  più  che  altro  fifio  altamente  gli  ftaua  nell’animo 
il  benefìcio  {ingoiare,  del  quale  il  degnaua  la  Prouidenza  Diurna, 
chiamandolo  , coiti’  ei  diceua,  in  tempo,  nel  quale,  per  Miferi- 
cordia  del  fuo  Redentore  , e per  lo  merito  del  luo  preziofò  San- 
gue, auea  si  chiari  pegni  della  fua  eterna  fallite. 

In  così  fanti  affetti  pafsò  quel  rimanente  di  giorno  , e parte 
della  notte  vegnente  ; nella  quale  prefe  alcun  brieue , ed  inter- 
rotto ripofo  . La  mattina  de’  dodici , col  ripiglio  della  nona  , 
trouofiì  in  grande  fcadimento  di  forze.  Venne  in  querto  tempo 
a vibrarlo  Monfignor  Nunzio:  e gli  diè  l’Afibluzione  Papale,  la 
quale  fu  riceuuta  da  lui  con  molta  pietà  , e con  legnali  di  gran 
giubilo.  In  tanto  fempre  più  auuicinandofi  all’eftremo  , e fifo 
mirando  il  CrocifilTo,  chiederla  il  moribondo  Principe  incefian- 
temente  a Dio  perdono  delle  fue  colpe . Nè  mai  finche  gli  duro 
il  conolcimento  lafciò  di  efercitarfi  in  atti  di  egregia  dmozione. 
Perduta  in  fine  la  fauella  , e rimafo  con  efia  priuo  de  {enfi  , in 
trapalfo  di  vn  quarto  d’  ora  placidamente  fpiro  . Seguì  la  fua  fe- 
lice morte  intorno  alle  diciott’  ore  del  giorno  dodiccfimo  di  Giu- 
gno, fendo  di  pochi  giorni  vicino  a compiere  l’Anno  quarantè- 
iimo 


s 

fimo  fecondo  dell5 Età  fua.  Fu  Principe  d’animo  eccello:  incli- 
nato per  genio  alia  Guerra:  ma  per  moderazion  d’animo  ftudiofo 
della  Pace.  Intrepido  nell’ incontrare  i pencoli;  e di  pan  fortu- 
nato nel  fuperarli . Ebbe  gran  Religione  per  conferuare  ne’  Sud- 
diti la  Fede  ; e per  reprimere  ne’  Ribelli  l’Erelia  : Grande  appli- 
eazicne,  {penalmente  negli  vltimi  anni , per  foddisfàre  agli  vfficj 
del  Principato  : Grande  Vmanità  per  guadagnare  1 * affetto  de* 
priuati;  e gran  Prudenza  per  mantenerli  in  concordia  co*  Po- 
tenti , anche  fra  lor  di  le  ordì . Intraprefe  grandi  Opere  per  l’ono- 
re di  Dio,  per  la  Scurezza,  per  l’vtilità,  e per  l’ornamento  dello 
Stato  „ Maggiori  ne  dilegnaua  , le  la  Morte  non  glie  ne  inter- 
rompeua  i valli  difegni  : ne  molti  anni  di  vita  fi  richiedeuano 
perdi’  ei  malie  a fine  ogni  grand ‘Opera  ; auendo  Tempre  con 
Ja  celerità  dell’ operare  vinta  non  fblo  l’ efpettazione  , ma  fupe- 
rara  la  fede  : onde  vna  vita  non  molto  più  lunga  bafiaua  per  ac- 
quetargli Fama  di  Beneficenza  non  inferiore  a quella  di  verun 
Principe  che  mai  reggdfe  lo  Scettro  della  Sauoia.  Quindi  è che 
non  v'ha  ricordo,  nc  efempio  di  dolore,  e di  coniternazione 
maggior  di  quella  che  cagionò  ne’  Sudditi  vna  così  gran  per- 
dita . Non  è amplificazione  , ma  iftoria  il  dire  , che  in  tutta  la 
Corte,  e in  tutta  la  Città  di  Torino  non  fi  vdiuano  in  que’  gior- 
ni fenon  meftilFimi  fofpiri  , e compafiioneuoh  Arida.  Rimafero 
attoniti  a quello  colpo  i Serenifiìmi  Principi  della  Reai  Cafa: 
ma  fopra  ogni  altro  M.  R.  , che  come  fuperaua  tutti  in 
amarlo,  così  or  più  di  tutti  inconlolabilmente  ne 
Pentì  la  perdita  : douendofi  alla  grandezza 
del  fuo  Animo,  ed  alla  Prouidenza 
Diuina,  fe  Polo  tramortì,  e intera- 
mente non  cadde  alla  forza 
di  vn  così 
eccelfiuo  dolore  . 


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Pubblica  Sportone 
Del  Regio  Cadauero. 


V veftito  poche  ore  dappoi  ii  Cadauero 
in  abito  bianco  alla  Reale  , col  maedofo 
Manto  , e col  gran  Collare  dell’  Ordine 
dell’  Annunziata  . Gli  li  pofe  in  capo  il 
Bonetto  ( com’  è qui  v(o  chiamarli  ) di 
velluto  nero , confueto  alle  Reali  Altezze 
di  adoperarli  nelle  piu  lolenm  funzioni  : 
ed  affettatolo  mae  dola  in  ente  in  lui  letto 
meddimo  oue  fpirò,  affifterongli  del  con- 
tinuo a cuftodirlo  i Capirani  della  Guardia,  e lor  V ffLdali . 

Nella  camera,  eh*  è per  auanti  l’Alcoua,  rizzoili  vn  Aitar 
podiccio  : e quiui  tutto  quell’  auanzo  di  giorno,  e la  notte  per 
infine  al  dì  vegnente  fbdennero  in  offerendo  a Dio  preghiere  di 
Suffragio  i Canonici  del  Duomo,  e molti  Religiofì  d’ogm  Ordine; 
oltre  a Regj  Elemolinieri  . ed  a*  Gentiluomini  di  Camera. 

La  mattina  de’  15.  di  Giugno  fi  aperfe,  ed  imbalfimolfi  il  Ca- 
dauero; il  quale  poi,  riuedico  nell’abito  di  prima,  fu  nella  Regia 
Sala  ripodo  fu  d’vn  alto,  e ricchiflimo  letto,  che,  forgendole  nel 
mezzo  fotto  vn  baldacchino  di  oro  broccato  con  fuperbi  drap- 
pelloni , era  accolto  per  entro  vn  ampio  completo  di  balaudri 
dorati,  e (ottenuto  da  vn  niellato  di  piu  fcagltoni , che  digrada- 
tilo defi  in  quatcro  ali  da  ciafcuno  degli  altrettanti  lari.  Sii  per 
li  gradi , e tutto  intorno  fplendeua  buon  numero  di  fiaccole  , e 
quattro  gran  torchi  negli  angoli  a piè  dell’ alzata  in  su  cancel- 
lieri , e torchierà  d’argento  . Era  il  letto  riccamente  guernito , e 
medo  a vn  fitto  ricamo  d’oro,  e di  argento  con  le  tendine  di  oro 
broccato.  Correua  intorno  la  Sala,  adorna  di  fèndimi  arazzi  x 


IO 

tenitura  d’oro,  vn  folto  giro  di  piartre  d’argento  di  egregio  Iauo- 
ro,  foilenenti  ad  vfo  di  braccia  ciafcuna  il  luo  torchio:  e le  pen- 
deano  in  mezzo  dieci  Juminiere  di  purifiìmo  criftallo.  Tré  giorni 
flette  quiui  in  veduta  del  popolo  il  Regio  Cadauero.  Non  e cre- 
dibile qual  pianto,  e quali  lìnghiozzi  vi  fi  vdirono,  confondendoli 
di  continuo  le  voci  del  dolore  co’  nielli  canti  delle  preghiere,  che 
dì  e notte  o fieri  ronfi  a Dio  auanti  vn  Altare  . I Capitani  delle 
Guardie  co’  lor  Vfììciali  , i Gentiluomini  di  Camera,  ed  i Gen- 
tiluomini Arcieri  , ne’  quali  cadeua  quella  Settimana  l’obbligo 
della  Guardia  , furon  intefi  Tempre  a cuftodire  il  Cadauero  . 
Partati  i tre  dì,  ne’  quali  dillribuironfi  copiofe  limoline  nelle  Sale, 
c ne’  portici  del  Palagio  vecchio  a San  Giouanni,  ai  poueri  della 
Città,  e ad  altri  molti  che  vi  trailer  d’alfai  lontano;  tu  riporto  il 
Cadauero, vertito  sì  com’era  alla  Reale,  in  vna  carta  di  piombo: 
di  che  rogorti  Strumento  dal  Sig.  Marchefe  di  S.  Tommafo  Mi- 
nirtro,  e Primo  Segretario  di  Stato  . Quindi  coperta  la  calla  di 
velluto  chcrmefi  liftato  d’oro,  e corlb  al  di  fopra  da  vna  bianca 
Croce  di  tela  d’argento,  fu  dal  Sig.  Conte  di  Riccaldone  Primo 
Gentiluomo  della  Camera  ( in  vece  del  Gran  Ciambellano  ) confe- 
gnata  con  elio  le  chiaui  al  Sig.  Marchefe  di  Bernes  Capitano 
della  Compagnia  de’  Gentiluomini  Arcieri:  e mefio  già 
in  punto  ogni  cofa  bilogneuole  alla  Sepoltura, 
verfo  le  due  ore  di  notte  fi  diè  principio 
alla  funerta  infieme  e maeftofa 
funzione  per  la 
feguente  maniera  • 


Tompa 


>«r»  Ws aurini 


Pompa  del  folenne  accompagnamento 

alla  Sepoltura , 


EVATO  il  Cadauero  dalla  Reeia  Sala 
tu  da  Gentiluomini  della  Camera  , e 
da’  Soldati  della  Guardia  del  Corpo 
portato  nel  Salone  ; onde  pofcia  gli 
Suizzeri  profeguiron  recandolo  per  mi 
forco  a’  portici  del  Reai  Palagio:  e aui- 
ui  il  ripofero  fu  d’vn  Carro  apprettato 
e adorno  in  modo  conueneuole  ad  va 
tal  vfo  . 

Quindi  tì  diè  principio  all’andata-,  e furori  i primi  ad  auuiarfi 
trecento  Poueri,  vefhri  lungo  con  ampi  capperoni  in  capo,  e con 
in  mano  ciafcuno  vn  torchio  coll’  Arme  della  Reai  Cala.  Segui- 
uar»  lor  dietro  vn  numerofo  ftuoìo  di  Vergini  Orfane,  elle  altresì 
co’  torchi  ornati  dell’  Armi  medelime  . Quiui  appretto  otto 
Trombettieri,  ed  vn  Timballiere  su  corfieri  bardati  a nero  , che 
d ora  in  ora  le  Sordine  fon*u«no  . Indi  due  a due 

tutto  il  gran  numero  de  Cauahen  : cui  veniuan  dietro  il  Signor 
Conte  di  Arignano  Gran  Guardaroba  di  S.  A.  R.  , e’1  Sig.  Mar- 
chefe  del  Maro  Gran  Maeftro  della  Cafa  di  M.  R.  Dopo  elfi  il 
Cleto,  ed  vn  pieno  Coro  di  Mutici  che  con  flebili  panie,  ed 
armonia  meitiflìma  cantauano  il  Salmo  Mtferere  . A’  lati  del 
Clero  in  due  ali  ripartiti  i Caualieri  dell’ Ordine  dell’ Annunzia- 
ta : e quinci,  e quindi  in  due  altre  Ale  i Paggi  delle  Reali  Altez- 
ze con  torchi  in  mano  . Scguiuano  il  Sig  D.  Gabnello  di  Sauoia, 
il  Sig  Marchefe  di  Lanzo  , e’i  S;g.  Marchete  di  Dronero,  tutti  e 
tre  Signori  del  Sangue.  Indi  il  Sereniflìmo  Principe  di  Carignano 
co’  Sereniflìmi  Principi  fuoi  Nipoti,  il  Principe  Tommafo , il  Ca- 
ualiere  di  Sauoia,  e’ 1 Conte  di  Dreux . Tratto  finalmente  a lenti 
patii  da  otto  belliflìmi  Corfieri,  ornati  con  barde  di  veiluco  nero 

B % tparto 


*12, 

fparfo  in  lungo  llrafcico  A terra  , veniua  il  gran  Carro  funebre 
riccamente  coperto  di  drappi  d oro  , e di  argento . Si  fpiegaua 
in  su  la  Cada  , ou’era  rinchiufo  il  Cadauero  vna  coltre  di  oro 
broccato  foderata  di  candidi  ermellini  , e fregiata  all’  intorno  di 
preziofe  punte  di  Vinegia,  foftenendone  a quattro  angoli  le  cafi 
cate  i quattro  Primi  Scudieri.  All’intorno  del  Carro  andauan  i Val- 
letti da  piè  della  Corte  con  torchi  in  mano  da  quali  pendeano  lòfi 
pefe  f Armi  Reali:  a lati  i quattro  Secondi  Scudieri  con  gli  Vflìciali 
delle  Guardie:  quinci  a delira  i Gentiluomini  Arcieri  e quindi  le 
Corazze  a Anidra.  Veniuagli  innanzi  su  d’vn  alto  Corfiere  bar- 
dato a nero  per  fin  al  fuolo,e  con  grande  ftrafcico  dietro,  il  Sig.  Mar- 
c'hefe  di  San  Germano,  che  recaua  in  vfficio  di  Grande  Scudiere 
chiufa  nel  fodero  la  Spada  del  Principe  defunto . Dietro  al  me- 
defimo  Carro , in  vece  del  Gran  Ciamberlano  , recauafi  dal  Sig. 
Conte  di  Riccaldone  il  Gran  Collare  dell’  Ordine  dell’  Annun- 
ziata coperto  d’vn  nero  velo  , Succedeuano  in  fine  i Capitani 
delle  Guardie  prefi  in  mezzo  da  Regj  Eiemofinieri , da’  Cappel- 
lani, e da  Cherici  di  Corte.  E quiui  lor  dietro  auuiofiì  vna  fol- 
tifiìma  calca  di  popolo , che,  colle  lagrime,  e colla  meftizia  de* 
fem bianti  , comparile  in  quel  modo  coi  quale  fuol  renderli  com- 
pafiìoneuole  vna  moltitudine  in  fornaio  addolorata.  S’inuiò  con 
tal  ordine  la  Proccfiion©  Euig©  \ x Piazza  del  Caltello  ; e quindi 
dopo  aliai  lungo  giro  fi  condulfe  a finire  a Piazza  San  Giouanni, 
ouc  incontrò  il  Reggimento  di  Guardia  fchierato  colf  armi  balle, 
e co’  tamburi  coperti  a nero  . A piè  della  Scalinata  del  Tempio 
fermatoli  il  Carro,  ne  Eli  dipollo  il  Cadauero,  e portato  nel  Duo- 
mo : oue  cantateli  l’Efequie  confuete  de’  Funerali  dei  Principi, 
quindi  lotto  al  Coro  recolli  nella  Sepoltura  della  Reai  Cala  . Il 
Sig.  Marchefe  di  Bernes  Capitano  della  Guardia  de’  Gentiluomi- 
ni Arcieri  quiui  il  conlegnò  a’  Signori  Canonici:  da’  quali  ria- 
p erta  fi  la  Calla , e riconofciuto  elfere  il  Cadauero  quel  de  fio  di 
$.  A.R.  , fe  ne  rogò  Atto  di  riceuuta  dai  Sig.  Marchelè  di  Sari 
Tommalb-,  rollando  quiui  in  depefito  fino  all’ elfere  compiuta 
la  magnifica  Tomba  delti  natagli  nella  lontuofa 
Cappella  della  Sindone» 


IDEA 


M 


IDEA  E MAGNIFICENZA 

Dell  Apparato  Funebre. 


V R di  poi  clari  da  M R.  gli  ordini  op- 
portuni per  l’Apparato  Funebre:  degnan- 
do imporne  a’  Padri  deila  Compagnia 
di  Giesù  P Inuenzione  , con  elio  T appre- 
tta mento  de’  Componimenti  : ed  al  Sig. 
Conte  Amedeo  di  Calleliamonte  ( il  cui 
nome  reitera  alla  Pofterità  d’ogni  tempo 
in  memoria  per  l’eccellenza,  e per  lo  nu- 
mero degli  Edifici,  onde  abbellì  per  gran 
modo  il  Piemonte- , e la  Sauoia  ) l’adoperare  nei  recar  1'  inuen- 
zione dell’Apparato  in  Dileguo  di  ben  intefa  Architettura. 

Due  condizioni,  intra  Falere  , richiedeuanfi  ad  vna  tal  Inuen- 
zione : lvna  ch’ella  fio  ile  acconcia  sì  Fattamente  ad  efiprimere  le 
Virtù  Eroiche  del  Principe  defunto,  che  per  ella  vernile  ad  ono- 
rarli Ipecialmente  quella  5 eh  ebbe  in  lui  alcun  pregio  di  lìngo- 
lare  prerogatiua  : l’altra  che  fiois’  atta  ad  vn  tempo  a (piegare  il 
grand’  Amore  che  M.  R.  gli  Icopedè  nella  ftraordinaria,  e Regia 
Magnificenza  delle  pompe  Funerali;  che  fono  vn  alfiectuofio  sfogo 
d’animo  addolorato,  che  nella  morte  de’  congiunti  lol  fi  concede 
per  pnnilegio  al  Dolore  de  Grandi  . 

Auuifiaronfi  per  ciò  i prenominati  Padri  di  condurre  ! Appara- 
to lotto  l’Idea  d’vn  fuperbo  Maufioleo , dalla  Magmficeaza  innal- 
zato a S.  A.  R.  Nella  quale  Inuenzione  accoppiate  amendue  le 
dette  condizioni  a marauiglia  lì  veggono.  Perciocché  per  l’vna 
parte  il  nome  di  Maufioleo  , richiamando  a memoria  il  celebre 
Sepolcro  , onde  A ite  miti  a limola  Reina  della  Caria  , e perfetta 
Idea  deli’  Amor  Coniugale  j onorò  le  Regie  Ceneri  di  Maufclo 

fiuo 


14  v 

filo  Confòrte  ; con  gran  proprietà  fi  conmene  allo  Splendore  del 
Regio  Funerale  , col  quale  M.  R.  intefè  d’imitare  1’  elempio  di 
quella  memorabile  Reina  : alla  quale , iìcome  nulla  cede  nell’- 
Amore, così  nè  men  douea  edere  difuguale  in  quell’  eftrinfeche 
dimoftrazioni,  che  da  vna  Gran  Principefla  fi  voglion  vfare  in  pa- 
lefarlo  . Per  altra  parte,  oltre  alLeUere  la  Magnificenza  Virtù  sì 
eccella,  fecondo  il  Filofofo , che  Polo  ne’  Principi  può  ritrouarfi  ; 
dia  fu  in  CARLO  EMANVELE  li. , e ammirabile  fopra  ogni 
altra , e tale  che  ad  effa  per  aliai  diceuol  modo  potean  ridurli  tutte 
l’ altre  Virtù  Morali,  e Dmine  : auendola  egli  efèrcitata  maraui- 
gliofamente  in  ognuna  per  quanto  n’era  capeuolc  . 

Per  ordine  poi  e chiarezza  maggiore  , la  MAGNIFICENZA 
IN  GENERE  lì  diuife  nelle  quattro  principali  lue  Specie  : cioè 
nella  SACRA,  nella  CIVILE,  nella  MILITARE,  e nella  DELI- 
ZIOSA : rimanendo  in  tal  diuifione  comprelo  tutto  ciò  che  all’- 
oggetto d’vna  perfetta  Magnificenza  fi  appartiene  . Quindi  con 
ben  ordinato  ripartimento  alfegnolìì  ad  ognuna  il  corteggio  di 
qudl’alcre  Virtù,  che  le  fi  conuennero  in  quel  Gran  Principe,  ò per- 
che fofifer  proprie  di  tal  Magnificenza  , ò perche  aggingnendole 
■alcun  luftro  feruiron  a renderla  in  alcun  modo  più  riguardeuole  . 

Ma  perciocché  la  Magnificenza  di  S.  À.  R.  crafi  per  ogni  parte 
degli  Stati  ampiamente  dirtela  ; pamp  mnueneuole  cofa,  che  oltre 
alle  mentouate  Virtù  anefifer  altresì  luogo  nell’ Apparato  quelle 
Prouinc  e per  le  quali  i Titoli  fi  compongono  della  Reale  Corona; 
c quelle  Gittà  che,  tra  le  molte  altre  alcun  grado  auendo  di  premi- 
nenza , fi  pregiano  d’ edere  Seggio  di  Veficoui  , ò di  Supremi 
Mattati  : e però  quelle  acconciamente  quiui  anche  fi  chiama- 
rono a palefàre  lor  duolo  , ed  a pagare  largo  ttibuto  di  pianto 
alle  Ceneri  benefiche  del  lor  eftinto  Signore. 

Dal  detto  fin  ora  ben  fi  rende  chiaro  , che  F Inuenzione  non 
poteua  elfere,  ò più  degna  d’vn  Gran  Principe,  ò più  propria  del 
Defunto,  ò più  confaccuole  ad  dprimcre  l’Amor  ccceffmo,  e la 
Magnificenza  di  M.  R. 

Fù  l’idea  di  sì  fatta  Inuenzione  recata  prima  in  dileguo  d’efi- 
mia  Architettura  dal  Sig.  Conte  di  Caffellamonte  : e quindi  da 

gran 


M 

gran  numero  d’Operai  ben  intefi  nell’arte  polla  in  opera  nel 
Tempio  Metropolitano  di  San  Giouanni  . Non  è ageuole  a me 
certamente  lo  (piegare,  e per  auuentura  il  credere  a chi  non  v’eb- 
bs  gli  occhi  teftimoni  di  veduta,  di  quanto  ftraordinaiia  Magni* 
ficenza  riufciffe  quella  grand  Opera.  Era  il  Tempio  e nella 
Facciata,  e in  turca  per  entro  la  lunga  (Ida  de’  fianchi  muffito 
di  legno  argentato,  e condotto  in  lauoro  di  nuoua  Architettura: 
nè  v’ebbe,  come  pur  è ccniueto  di  fomiglianti  Apparati  , in 
veruna  parte  finzione  di  tela  , ò di  pa  fiume  : ma  tutto  tu  opera 
loda,  e incaglio  d ottima  mano.  La  moltitudine  delle  Statue, 
e deli’  Armi  di  liheuo  ; la  vaghezza  delle  Pitture  , la  maeftola 
Mole  del  Mauloleo  , l’Ordine,  la  Simmetria  di  tutte  infieme  le 
parti  , il  fuperbo  ornamento  della  Volta  del  Tempio  , tinto  co- 
perto a nero,  e (Iellato  a folte  lagrime  d’argento;  la  moltitudine 
incredibile , e i riuerberamenti  de’  lumi  nell’argento  di  che  ogni 
cofa  fplendeua  , rapiuano  sì  con  diletceuole  orrore  lo  (guardo, 
che  rendeuanfi  agli  occhi  fom inamente  grate  quelle  rimembranze 
funefte  d’ vn  ecceifiuo  dolore.  li  diuilarne  da  sè  cialcuna 
delle  parti  Tara  opera  de’  feguenti  Capi . In  tanto  vai- 
lammi  opportunamente  il  ricordare  , che  intcr? 
yiene  a Racconti  ciò  che  ai  Difegni  , ne' 
quali  quanto  acquici  (ogliono  di 
pregio  le  co(è  tenui,  altrettanto 
le  ma  (lì  me 
Tempre  ne  perdono . 


ARCHI- 


‘ ARCHITETTVRA 

Della  nuoua  Facciata  del  Tempio. 


ORGEVA  alianti  il  Tempio  di  San  Gio- 
uanni , ad  vfo  di  vna  nuoua  Facciata  vn’~ 
alta,  e maeftofa  Macchina  d’Ordine  Ioni- 
co, che  , sì  nelle  Statue  che  l’ornauano  , 
sì  ne’  rilieui  delle  (colture,  e per  ogni  altro 
verfo  argentata;  era  (blamente  ne’  fondi, 
ne’  ripiani  , ed  in  alquanti  profili  ofcurata 
a color  nero  : affili  di  dare  maggior  rifatto 
all’argento',  e metto  temperamento  ad  va' 
ora  alla  piaceuole  vaghezza  dell’  Architettura . 

Due  Piediftalli , intagliati  ne’  lor  riquadramenti  a trofei  d’armi 
abbronzate  , feruiuano  di  bafamento  alla  gran  Mole  . Quindi 
s’ innalzauano  da  ciafcun  lato  due  Pilaftroni  quadri  , i quali  in 
altrettanti  Termini  ricrefcendo,  erano  dal  mezzo  in  su  condotti  in 
lembianza  di  donne  piangenti,  che,  dalle  prigioniere  Matrone 
della  Caria  , Cariatidi  fogliono  dagli  Architetti  communemente 
chiamarli  . L’atteggiamento  malinconiofo  nel  qual  erano  effi- 
giate, conciliaua  negli  animi  de’  riguardanti  mettizia , e dolore, 
Reggeuanfi  con  vna  mano  l’addolorato  capo,  e (bfteneuan  con 
l’altra  il  lugubre  ornamento  d’vn  nero  manto  . Pendeua  negl’in- 
terualli,  fra  l’vn  Termine,  e l’altro,  vna  lunga  fafeia,  a guifa  di 
fettone,  ar nodata,  e partita  con  incrocciate  otta  di  morte. 

Nello  (pazio,  comprefo  fra*  bafamenti,  e l’alzata  de’  Termini, 
apriuafi  vna  fpaziofa  Porta,  la  qual  daua  l'entrata  nel  Tempio. 
Correuale  dintorno  vna  Cornice  architrauata , che,  ri  (aitata  negli 
angoli  fuperiori  in  due  orecchie  quadre  , chiudeuafi  in  fronte  vn 
Telchio,  dal  quale  (piccandoli  due  grand’  ali  fi  ttendeuano  ad 
occupare  lo  (pazio  di  mezzo  . 


In 


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ADESTE  POPVLl  ( 

SPE  CTARE  IVSSIT  HEROICE  MORTENE 
CARO LVS1  EMMANVEL  II 

maximos  principes  svbesse  morti: 

AGNOSCI  IVBET  MAGNIFIC'È  PARENTANS 
S^nmaiua  IOANNABAPTISTA  a SABAVDM--' 
ir^VSpPTIHO  PRINCIPI  MOBXEM  SVBESSe/^S 


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In  fu  i Termini,  ed  i Pilaftroni  pofauano  i Capitelli  d’ Ordi- 
ne Ionico  foprappoftoui  il  Corniccione  con  Fregio  ornato  d’olla 
di  morte  . Ne’  due  lati , ne*  quali  rifalcaua  la  Cornice  in  lui 
viuo  de’  Termini,  le  fi  auuolgeuano  (opra  due  Froncftpizi  cbiufi, 
terminati  cialcuno  in  vn  bafamento  , che  porgea  conueneuoie 
foftegno  ad  vna  Statua  di  figura  Giganttfca  . Quiui  dall’ vna 
parte  vedeafi  la  MAGNIFICENZA  , che  fpirando  dal  volto 
magnanima  ferocia  , calpeftaua  quinci  con  generòfo  di  (pregio 
la  MALEDICENZA,  che  , con  1 mgua  viperina,  e con  acctle 
fiaccole  in  mano,  le  ftaua  profiefa  a’  piedi  in  giacitura  ddpettola: 
quindi  traftìggeua  con  vii’ afta  l’ INVIDIA,  che  in  ori  do  alpcc- 
to,  e pallido  volto  ftrappauafi  rabbiofamente  il  cuore  . Si  vedea 
dall’altra  parte  la  GLORIA,  che  in  fembiante  di  piaceuoìe  in fie- 
me  , e leuera  maeftà  premeua  da  vn  lato  con  piè  difdegnolo  la 
MORTE,  e fiielleua  dall’altro  le  ali  al  TEMTO. 

Seruiua  di  lècond  Ordine  alla  Facciata  la  Cornice  d’vn  ampio 
Quadro,  che  volgendogli  attorno  in  figura  ottangolare*,  e nella 
parte  fuperiore  in  gentil  modo  fpczzandofi  accoglieuafi  in  capo  vna 
grand’ Arme  della  Caia  Reale,  che  da  due  Liom  in  beli’ atteg- 
giamento foftenuta  , l’alca  Mole  con  ben  inteio , e conueneuoie 
finimento  terminarla  . 

Efprimeuafi  nell’ accennato  Quadro  il  Dur*  * romito,  allorché 
da  nobile  Schiera  di  Oaualieri  cuncggiato  , p cR  ti  per  diporto  a 
girare  dintorno  al  nuouo  Ricinto  delle  mura  , fu  da’  primi  ri- 
brezzi della  febbre  forprefo,  che  dopo  a non  moki  giorni,  come 
dicemmo  , il  condufte  a morire  . Vedeafi  in  aito  di  rimirare  il 
Difègno  d’vn  magnifico  Edificio  prefentatogli  da  vn  Architetto  a 
vedere , mentre  lòpragiugnendo  la  Morte  , e fermandogli  impe- 
riofàmente  il  Deftriere  gl’intimaua  d’ impor  fine  a fue  grand’- 
Opere,  ed  alla  vita . 

Sotto  il  mentouato  Quadro  ne  pendea  da!  Fregio  vn  altro  mi- 
nore, che  per  in  fin  full’ Ornamento  della  Porta  ftend  ndofi  acco- 
glieua  l’Ifcrizione  d’Inuito  al  Popolo  fpiegata  in  campo  di  ar- 
gento . Alkideuafi  in  efla  a quel  Det'o  memorab  le  del  Duca  , 
quando  già  prefto  a morire , comandò  , come  più  innanzi  rife- 
ci inumo. 


iS 

rimmo,  che  dalle  Guardie  libero  fi  lafciaffe  l’entrare  nella  Camera» 
c 1 vedere  ad  ognuno  che  ANCHE  A’  PRINCIPI  CONVIENI 
MORIRE. 

L’ Udizione  era  la  feguente  . 

ADESTE  POPVLI 
SPECTARE  IVSSIT  HEROICE’  MORIENS 

CAROLVS  EMMANVEL  II- 

MAXIMOS  PRINCIPES  SVBESSE  MORTI. 
AGNOSCI  IVBET  MAGNÌFICA  PARENTANS 

MARIA  IOANNA  BAPTISTA  A SABAVDIA 

OPTIMO  PRINCIPI  MORTEM  SVBESSE. 

L’efterior  parte  del  Tempio,  dall*  vno  e dall’altro  laro  della 
nu^ua  Facciata,  era  tappezzata  meramente  a nero,  e corfa  da  vna 
Falcia  di  velluto  fregiata  dell’ Armi  della  Reai  Cala.  Ma  la 
bellezza  e l’ordine  di  quella  Architettura,  della  quale 
abbiam  detto  fin’ ora  , nel  ftappollo  intaglio 
li  dara  più  ageuolmente  a vedere  « 


ARCHI* 


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JUUWI^  dtouLucut  . 

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^«wuli  ta-J, 
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AR C H IT ETT FRA 

De  Lati , e della  Porta  interiore 

del  T empio . 


t A l’Architettura  interiore  d’Ordine  Ionico 
comporto.  Ricopriuano  i diciotto  Pilafttoni 
(che  con  buon  ordine  difpotti  dintorno  ai 
Tempio  ad  vfo  di  (ottenerne  la  Volta,  lette 
grand’ Archi  formano  per  ognuna  delle 
parti J altrettanti  Pduftri  di  legno  in  fi, per- 
fide d’argento . 

Ricrefceua  in  mezzo  a’  Pilartri  vii  Ter- 
mine, nella  paite  fuperiote  effigiato  in  va- 
ga ed  orrida  apparenza  di  Scheletro , che  , in  fronte  reggendoli 
con  vna  mano  il  Capitello,  e (ottenendo  vn  Elogio  col  falera  en- 
tro vna  Lapida  di  fondo  d’argento  , era  malinconiolamente  ac- 
colto in  vn  manto  di  nera  gramaglia.  Scendeuagli  quello  a gufa 
di  capperone  d’in  fommo  al  capo,  e nel  luo  finire  annodandogli^ 
innanzi,  feorreuain  fin  all’ diremo  del  Termine  nttietto  in  vna 
fafeia  intrecciata  d’ofia  di  morte  a piu  luoghi. 

I Piedistalli  che  fcruiuano  di  fottegno  a’  Termini  eran  entro  i 
loro  riquadramenti  adorni  di  fregi  funebri  . Sorgeua , negli  p > zi 
fra  l’vn  e l’altro,  vn  Riquadramelo  maggiore,  con  entro  in  ciaf, 
cuno  vn  Elogio  in  campo  argentato  : e fopraui  vna  Cima- 
la di  rilieuo  in  argento  condotta  in  forma  di  Piedeftallo  ; fulla 
quale  fi  lieuauano  Statue  vettite  altresì  d’argento,  che  le  Virtù  di 
S.  A.R.  rapprefentauano  , ed  accog’ieuanfl  entro  d vn  Nicchio 
terminato  da  vna  Conchiglia  lumeggiata  à color  di  bronzo,  ed  ar- 
gentata nella  Cornxe , che  gli  fi  aggiraua  dintorno. 

A lato  de’  Nicchi  ttendeuanlì  due  campi  fregiati  d vna  piana 

C i Falcia 


10 

Fafcia  di  argento,  e coloriti  d'Imprefe  al  naturale.  Lungo  la  lar- 
ghezza del  Vano  correria  vna  Cornice  di  argentato  rilieuo,  ch'- 
entrando nel  Nicchio,  e rigirandogli^  attorno,  gli  ferniua  d’Im- 
pofto . 

Su  i Nicchi  vedeafi  vn  ampio  Quadro  , che  adorno  di  capric- 
ciofi  Cartocci , e Fettoni , era  con  le  più  riguardeuoli  Azioni  dell- 
eftinto  Principe  , da  eccellente  Pennello  à chiaro  , e feuro  vaga- 
mente ftoriato.  Sull’ ornamento  de’  Quadri,  condotto  in  pari  al- 
tezza a’  Capitelli  de’  Termini,  il  Cormccione  : e in  etto  ad  ogni 
parte  rifpondente  per  diritto  al  Quadro,  vna  Lapida  argentata  eoa 
entroui  l lfcrizione  del  medettmo  Quadro . 

Era  il  Fregio  ripartito  à tefehi,  ed  otta  di  morte  : ed  aggirauafi 
in  Fui  vino  della  Cornice  à dùirtura  de’  Termini  vn  bell’ordine  di 
Statue  in  vette  d'argento,  ch’efprimcndo  le  Città  più  riguardeuoli 
di  ruttigli  Stati  {oggetti  alla  Reai  Corona,  fpiegauano  vno  Sten- 
dardo colla  Diuifa  delle  lor  Armi . Fra  l’vna  Statua,  e Falera  fi  riz- 
zaua  vna  grand’  Arme  della  Reai  Cafa  di  bel  rilieuo  inargentato, 
c dipinta  di  colori  al  naturale  • Quindi  pofeia,  in  tutto  il  rima- 
nente dello  fpazio,  fplendeuano  torchi  ornati  dell’ Armi  Reali,  i 
quali  in  gran  numero  v’eran  diftribuiti. 

Le  Fincftre  del  Tempio  rifpondenti  ciafcuna  al  mezzo  d’vno 
de  gli  Archi,  eran  elle  riueftite  altresì  d’vn  argentato  Architraue, 
che  s’innalzaua  d’in  fui  muro  informa  d’Arco,  e recauafi  in  fronte 
vn  alato  Tefchio  di  morte.  A’  lati  delle  Fineftre  pendeuano  Tro- 
fei d’Armi  di  rilieuo,  che  quinci  e quindi,  da  fettoni  folpefi  all’ali 
del  Tefchio,  con  gentili  intrecciature  annodati  feendeuano. 

11  rimanente  dello  {pazio  della  Volta  infin  al  Corniccione  era 
tappezzato  à nero  ; e correuagli  per  intorno  vna  Fafcia  di  velluto 
fregiata  dell* Armi  Reali.  La  Volta  del  Tempio,  come  fù  accen- 
nato più  innanzi,  era  tutta  d’ogni  verfb  vettura  di  panno  nero , e 
grandinata  riccamente  à lagrime  d’argento. 

Lo  ftefs’  Ordine  dell’  Architettura  de’  Lati,  ferboflì  nella  parte 
interiore  della  Portai  nella  quale  fol  v’ebbe  il  diuario  d’vna  Ifcri- 
zionc  che’nvece  dellTttoria  nel  Quadro  fi  leggeua,  e che  da  noi 
più  opportunamente  farà  riferita  in  altro  luogo. 

ARCHI - 


z 


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foCcfout/map 
not  digitized 


1 


ARCHITETTVRA, 

E Ornamenti 

Del  Regio  Maufoleo. 

S 

l A il  piano,  che  di  (otto  rifponde  ali’am* 
pia  Cupola  della  Sacra  Bafilica,  occupato 
da  vn  magnifico  , e fuperbo  Maufoleo  di 
figura  ottangolare,  nel  quale,  come  nella 
parte  più  riguardeuole  e principale  del  Fu- 
nebre Apparato,  la  Vaghezza  dell  Archi- 
tettura, la  Bellezza,  e la  Ricchezza  degli 

Ornamenti , con  eguale  sforzo  fra  se  ga~ 
reggiando  , rendeuano  incerto  il  giudicio 
de*  riguardanti  a cui  fi  douefie  lode  maggiore  . 

Sedici  gran  Colonne,  che  da  vn  gran  nleuato  forgendo,  con 
leggiadro  ripart-imento  diuife  , quattro  vaghifiimi  Pilalln  forma- 
uano,  porgeano  maeftofo  fofiegno  all’  alta  ed  augulla  Mole:  la 
qual  d’ogni  parte  inargentata , co’  nielli  ornamenti  de’  piangenti 
Simolacri,  co’  replicati  ordini  , e co’  luminofi  intrecci  de’  dop- 
pieri, fpiraua  per  ogni  lato  Vaghezza  malincomoia , e Magnifi- 
cenza funebre  . 

Eran  le  Colonne  (canalate;  d Ordine  Corintio  i Capitelli,  eie 
Baie  i ed  intagliati  ne’  Riquadramend  1 Piedillalh  a badi  rilieui  di 
militari  Spoglie  abbronzate.  Su  d’efiì  fra  fvna  Colonna,  e falera 
pofauano  Statue  di  ftraordinaria  grandezza  , e/primenci  alcune  di 
quelle  Virtù , che  dier  alcun  lufiro,  e più  ammirabile  renderono  la 
Magnificenza  dei  pianto  Eroe.  Furon  quelle . 

La  FEDE,  che  nella  delira  vn  Calice  auendo  per  Diuifa  , ed 
vn  aperto  Volume  nella  fimllra,  con  guardo  lagrimofo  la  MA- 
GNIFICENZA SACRA  rimiraua,  che  fiauale  fopra  ripolla  in  più 
fublime  luogo . La 


ZL 

La  RELIGIONE  in  venerabile,  e maeftofo  fembiante,  accolta 
in  ricco  Manto , con  vna  Colomba  in  capo,  vna  Croce,  ed  il  Fuo- 
co del  Timiama  in  mano,  volta  anch’ella  in  verfo  la  MAGNIFI- 
CENZA SACRA  cogli  occhi  molli  di  pianto. 

La  PACE,  che,  di  Vliuo  il  Tuo  Duolo  piaceli olnfente  coronan- 
do, auea  nell’ vna  mano  vna  Face  in  atto  di  eftinguerla,  ed  vn 
Alcione  nell’altra. 

La  GIVSTIZIA,  che,  anche  cogli  occhi  bendati,  fpiraua  fèue- 
rità  , e dolore  dal  magnanimo  volto,  fofteneua  in  mano  la  Spada, 
e la  Bilancia*,  e premeua  col  piè  vn  picciol  Globo  del  Mondo. 

La  SAPIENZA,  la  qual  veftita  di  Ipoglia  guerriera,  col  Sole 
in  petto , e con  vn  ramo  d’Vliuo  in  mano,  alzaua  gli  occhi  pian- 
genti al  Cielo . 

La  CARITÀ’,  che  in  pietofo  ed  amabil  fembiante,  con  vna 
Fiamma  in  fui  capo,  ed  vn  Cuor  ardente  in  mano,  li  recaua  vn 
Bambino  dolcemente  al  feno. 

La  SPLENDIDEZZA,  che,  veftita  in  ricco  r»*1110»  e coronata 
diRofe,  nella  leggiadria  deirabito,  e del  fembiante  rendendo  viepiù 

compaflìoneuole  il  fuo  dolore,  fpargeua  con  liberal  mano  monete, 
e gioie,  di  che  auea  vno  Scrigno  a douizia  fornito. 

La  GIOVIALITÀ’ , la  qual  in  atto  di  amicheuole,  e mefto  ac- 
coglimento il  rifo  con  vna  cotal  gentile  meftizia  sbandiua  dai  volto; 
ed  ornata  di  manto  diuifato  a fiori,  auea  vna  Corona  di  Gigli  in 
capo , ed  vna  Rofa  in  mano . 

La  LIBERALITÀ’ , che  con  la  fronte  quadrata,  ed  vn* Aquila 
in  capo  , bagnaua  con  largo  pianto  i doni  preziofi  che  a mani 
piene  fpandeua  . 

La  COSTANZA,  nel  cui  volto  contraftando  l’Intrepidezza 
col  Dolore , appoggiata  con  l’afta  in  mano  ad  vna  mezza  Colon- 
na, oftentaua  col  portamento,  e col  guardo  magnanima  afflizione. 

La  FORTEZZA,  che,  in  fembianza  di  Donna  armata,  palefa- 
ua  col  torbido  ciglio,  e coH’annuuoIata  fronte  l’affanno,  che  (otto 
lavefte  guerriera  fi  afcondeua.  Vn  Tefchio  di  Lione  auea  per  Elmo; 
con  la  fpoglia  auuolta  ferocemente  al  braccio.  Impugnaua  colla 
delira  la  Spada,  e premeua  con  generofo  piè  vn  Trofeo  d’ Armi. 

La 


2*5 

La  PRVDENZ  A finalmente,  che  col  Serpente  rauuolto  al  brac- 
ciò  in  vno  Specchio  mondo  rimiraua  il  tnfto  e compaflioneuol 
fembiante  del  Tuo  dolore. 

Entro  il  comprefo  delle  Colonne  ardeuano  quattro  grandi  lumi- 
niere  di  Criftallo,  con  fopra  ad  ognuna  vna  vaga  felua  di  lumi  . 
In  fu  le  Colonne  correua  il  Corniccione  col  Fregio  ornato  a olla 
di  morte  in  rilieuo  di  argento:  e quindi  vn  altr’  Ordine  fi  folleuaua 
in  forma  di  Piedeftallo,  che  in  volgendoli  dintorno  alla  Macchina, 
rifàltaua  in  fu  i quattro  Piedifìalli , e ferbaua  la  figura  ottangolare, 
colla  quale  fenza  nulla  vfeire  dal  diritto  acconciamente  rifpondeua 
all*  Ordine  inferiore  * 

Nello  fpazio  fra  Fvn  rifalto,  e Faltro  tre  grandi  Statue  v’auea 
per  ogni  faccia.  Vna  nel  mezzo  ritta  in  piè  di  gigancefca  figura, 
e maggiore  dell’ altre  due,  che  in  (embianzadi  malinconia,  e di 
dolore  le  fe deano  a lati . 

Nella  Faccia  volta  in  profpetto  alla  Porta  maggiore  del  Tem- 
pio la  MAGNIFICENZA  SACRA  col  capo  coronato  , ed  in 
Manto  alla  Reale,  ornata  del  gran  Collare  dell’ Ordine  dell’ An- 
nunziata . Innalzarla  con  la  delira  vn  Ritratto  del  Duca  veflito 
nel  Sacro  Abito  dell’  Ordine  già  detto  ; e reggeua  colla  fimftra  il 
Difegno  della  fontuofa  Cappella  della  Sindone  . Sedeale  a’  piedi  da 
vn  lato  l’AMOR  DIVINO  in  fèmbianza  di  riuerente  Fanciullo, 
che  addittaua  ad  vn  tempo  il  Cielo  , ed  apriuafi  il  feno  . Dall’- 
altro FAMORE  DELLA  VIRTV,  Giouine  alato  in  atteggiamento 
di  gran  dolore,  con  in  capo,  e nelle  mani  Corone  dell’Alloro. 

Nella  feconda  Faccia  la  MAGNIFICENZA  CIVILE  ritratta 
in  fembiante  di  togata  Matrona,  coronata  di  foglie  d’oro.  Auea 
in  vna  mano  il  Ritratto  del  Duca  veftito  alla  Ciuile  : nell’  altra 
vno  Scudo  con  entro  il  Difegno  dell’Academia  da  lui  cominciata. 
Le  fedea  a diritta  l’AMOR  CONIVGALE,  Giouine  addolorato, 
che  auea  per  Afilla  vn  Anello,  ed  vna  Vite  ad  vn  ramo  d’Olmo  in- 
trecciata. A fimftra  f Amor  Filiale  piagnente  con  la  Face  abbat- 
tuta , e colla  man  fui  cuore . 

Nella  terza  Faccia  la  MAGNIFICENZA  DELIZIOSA  , che 
in  bell’arnefe  di  Cacciatrice  con  vna  mezza  Luna  in  capo,  bor- 

zacchL 


macchini  in  piè,  J\rco,  e Faretra  a lato,  reggerla  vn  Ritratto  dei 
Duca  veltito  da  Cacciatore  ; e’1  Dileguo  della.  Venaria,  ameni  (Ti- 
ni a Reggia  delle  Cacce,  e grand’  Opera  della  fila  Magnificenza. 
Le  fedeuano  a lati  quinci  l’AMOR  DE’  POPOLI  in  volto  lagn- 
inolo : quindi  TAMOR  DEGLI  AMICI  : quegli  con  vn  Pelica- 
no  per  Diuifa;  quelli  in  atto  di  diuidere  vn  Cuore. 

Nella  quarta  Faccia  la  MAGNIFICENZA  MILITARE  in  por- 
tamento di  Guerriera  coll’Elmo  in  capo,  e colla  Croce  de*  Santi 
Maurizio,  e Lazzero  in  petto.  Nel  Ritratto  era  il  Duca  veftit» 
alla  Militare,  e nello  Scudo  elpreffe  le  Fortificazioni  di  Vercelli. 
Le  ftaua  da  vn  lato  la  GLORIA  in  fembiante  di  Giouine  addo- 
lorata con  Corona  d’oro  in  capo,  vna  Tromba  d’argento  nella 
finiflra,  ed  vna  Palma  nella  delira.  Dall’altro  l’AMOR  DELLA 
PATRIA  coronato  di  Gramigna,  con  in  mano  vno  Scettro  fre- 
giato d’  occhi . 

Nelle  tre  Facciate  de’  Piediftalli  rifaltati  ricrefceua  in  ognuna 
vn  Arme  rLlta  Gnfà  inargenterà  ornamenti,  e colorita 

dal  naturale . In  fu  gli  Sporti  degli  angoli  eran  affili  Genj  di  ri- 
lieuo  auenti  ciafcuno  vna  Corona  in  mano. 

Si  lieuauano  in  grande  altezza  da’  Piediflalli  quattro  Piramidi  a 
vite,  che  fu  d’vn  Globo  d’argento  fermato  lor  in  punta  folleua- 
uano  vn  torchio  . Eran  nella  parte  fpirale  interiore  da  vna  vite 
d’argento  vagamente  intrecciate,  e corlè  nella  citeriore  da  vn  or- 
dine luminofo  di  doppieri. 

Nel  compre  lo  de’  Piediltalli  otto  Lioni  dorati  fi  reggeuan  fui 
dorfo  vna  grand’  Vrna,  lauoro  di  fquifita  bellezza  . Sorgeale  fopra 
ritta  in  piè  la  M A GNIFICENZ  A IN  GENERE:  nobile 
Principelfa,  che  veltita  in  Manto  alla  Reale,  auea  in  vna  mano  lo 
Scettro;  e TArme  della  Reai  Cafa  di  Sauoia  nell’altea.  Mella- 
mcnte  fedeanle  a*  piedi  in  Marne  di  altrettante  Virtù  le  quattro 
principali  fue  Doti . 

Il  DECORO  Giouine  di  Signorile  afpetto,  ammantato  di  pelle 
di  Lione  lopra  lèminata  di  fiori;  col  fegno  di  Mercurio , e d’vn 
ramofcello  di  Amaranto  per  Diuilà. 

L’ONORE  in  aria,  e in  alfifa  di  leggiadro  e belliffimo  Giouine 
con  a’  piè  vn  Elmo,  e col  petto  ignudo.  La 


l5 

La  SONTVOSITA*  Matrona  fuperbamente  abbigliata;  ed  ap- 
poggiata su  d’vn  fafcio  di  arnefi,  e di  ornarnentLdi  Fabbriche. 

La  GRANDEZZA  coronata  di  Stelle,  e col  globo  del  Mondo 
in  mano  . 

Scendeua  in  fine  d’in  fommo  aha  Cupola  fofpelà  in  aria,  e a 
perpendicolo  del  Maufoleo  vna  Corona  Reale  di  ftraordinaria 
grandezza,  intonicata  d’oro,  adoperarmi  in  giro  a Ibltenerla  quat- 
tro grand’  Angeli . 

Tutta  dintorno  la  magnifica  Mole  fplendeua  d’vna  indicibile 
copia  di  lumi,  diftribuiti,  a quanti  più  fi  potè,  con  bell’ ordine  su 
per  tutta  l’alzata:  e nel  Tuo  finire  vedeafi  maeftofamente  accolta 
entro  vn  Padiglion  nero  fregiato  d’vn  folto  ricamo  di  lagrime  d’ar- 
gento; il  quale  (tendendoli  ed  allargandoli  in  due  grand’ ali,  ricopri- 
li dintorno  la  Cupola  in  tutto  il  lùo  giro.  Sorgeuano  in  fui  Malto 
de’  Piediltalli  della  Cupola  medefima  quatti’ Armi  della  Reai  Ca'a 
di  Sauoia  in  opera  di  bel  rilieuo  d’argento,  e in  grandezza  conue- 
neuole  all’altezza  del  luogo. 

A’  piè  del  Maufoleo,  da  ciafcuna  delle  quattro  Facce  in  che 
fi  aggiraua,  vedeafi  vna  (tela  di  dieci  Scaglioni , che  montauano 
in  vn  alto  ripiano  : e quiui  entro  il  comprelò  il  Letto  Funebre  : 
cola  maeftolilTima  a vederli.  Vn  ampio  Lenzuolo  il  ricoprili  di 
fottiliffima  Olanda,  guernito  di  finillime  punte  di  Vinegia.  Sopra 
il  Lenzuolo  li  fpiegaua  in  ricche  calcate  vna  coltre  di  oro  broc- 
cato, foderata,  e fregiata  all'  intorno  di  bianchilfimi  Ermellini.  In 
mezzo  poliua  vn  Crocifillo  d’oro  : e in  capo  (opra  due  ColTmi 
la  Regia  Corona  , lo  Scettro  , e lo  Stocco  Reale  couerti  di  fotti- 
lilfimo  velo  . Scendeua  da’  piè  dd  medefimo  Letto  con  pompolo 
ftrafcico  il  Sacro  Manto  dell’ Ordine  dell’  Annunziata,  di  fondo 
chermefi  ofeuro  rileuato  in  alto  ricamo  d’oro,  a gruppi,  rofe , e 
fiamme  riccamente  diuilàto,  e ftefo  a ricoprire  1 gradi  in  tutta  la 
ftelà  d’auanti  per  fin  al  fuoìo  . 

Pendeua  in  fui  Letto  vn  Baldacchino  di  oro  broccato  a fondo  ne- 
ro attrauerfato  da  vna  bianca  Croce  di  tela  d’argento.  Tutto  intor- 
no del  Letto  rigirauafi  vn  bell’ordine  di  Candelieri , e di  Tor- 
chiai d’argento. 

D 


D 


Sulla 


lé> 

In  sala  Cornice  d’ognuna  delle  quattro  Porte  leggeuafi  in  vno 
Suolazzo  il  feguente  Motto  tolto  dal  Reai  Profeta  nel  Salmo  no. 
per  cui  alludeuau  al  penderò  dell’Apparato  : 

MAGNIFICENTIA  OPYS  EIVS. 

Dipartirla  il  Maufoleo  dal  rimanente  della  Chiedi  vn  quadrato 
Ricinto  di  Balaustri  di  rilieuo  inargentato  , fodenenti  in  fu  loro 
Piediftalli  dodici  Statue  altresì  argentate,  e grandi  aliai  più  del  na- 
turale : nelle  quali  elprimeuanfi  le  Prouincie  ed  i Fiumi  principali 
degli  Stati  foggetti  alla  Reai  Cala  di  Sauoia . 

E primieramente  in  profpetto  alla  Porta  maggiore  del  Tempio 
lèdeuano  il  PO , e l’ ISARA , Fiumi  che  bagnano , quegli  il  Pie- 
monte , e quelli  la  Sauoia . 

11  PO  in  fembiante  di  Vecchio  addolorato,  auea,  come  Rè  de’ 
Fiumi  ch’egli  è,  vna  Corona  in  capo  di  canne  paludi!,  le  quali, 
ricredendo  da  vn  lato  , e dall’  altro  , tormauano  due  corna  del 
Toro,  ch’è  Diuifa  della  Città  di  Torino.  S’accoglieua  dotto  il 
braccio  vna  grand’  Vrna  , ed  era  indiamente  prollelo  in  degno 
di  dolore  . 

Di  rincontro,  l’ISARA  Donna  piagnente,  incoronata  eli’ altresì 
di  canne  palullri , coll’  Vrna  dotto  al  braccio,  e in  velie  di  er- 
bodo  ricamo  . 

Succedeuano  le  Statue  delle  Prouincie,  denza  derbare  ordine  alcu- 
no di  precedenza,  domita  a’  gradi  di  lor  dignità,  come  più  feda- 
mente diradi!  a duo  luogo . 

Predo  al  PO  il  PRINCIPATO  DEL  PIEMONTE,  Giouine 
duperbamente  vellico,  con  in  mano  il  Cornucopia,  acconcio  Sim- 
bolo della  Fertilità  del  duo  terreno. 

Vicino  all’  ISARA  il  DVCATO  DELLA  SAVOIA  in  appa- 
renza di  maeftoda  Principelfa  recata  in  abito  di  Reina. 

Seguiuan  lor  dietro  il  MARCHESATO  DI  MONFERRATO, 
Vomo  robullo,  appoggiato  ad  vna  Collina  in  fu  d’vn  ferrato  ba- 
derne, auuolto  con  vna  Vite,  che  gli  vfciua  del  fondo. 

Il  CONTADO  DI  NIZZA,  Giouine  Guerriera,  coll’Elmo 
coronato  di  fiori  e di  frutta:  la  Rocca  del  Cadello  in  vna  manoj 

lo 


17 

lo  Scudo  nell’ altra  : c con  a’  piè  Tritoni,  c Sirene^ 

Il  MARCHESATO  DI  SALVZZO,  in  abito  e in  fembiante, 
com’e’  fuole  rapprefentarfi  , di  vecchio  e graue  Perfonaggio , 
vellico  con  Toga  Senatoria  alla  Romana  : e con  nell’  vna  mano 
la  lettera  S.  di  color  cileftro,  e lo  Scudo  nell’altra. 

Il  CONTADO  D’ASTI  in  portamento  e m affila  di  Vomo 
Guerriero  coll’Afta  di  Pompeo  in  mano. 


- ( :i..  . 


D % 


ORNA , 


ORNAMENTO 

Dell ’ Ordine  Inferiore  delle  Farti 
Laterali  del  Tempio . 

mm 

LTRE  a quelle  Virtù  fpettanti  a ciaf- 
cuna  delle  quattro  MAGNIFICENZE, 
eh’ ebber  luogo  nel  Reai  Maufoleo,  al- 
tre diftribuironfi  dintorno  al  Tempio 
per  ornamento  delle  Parti  Laterali . E 
perche  fendo  quatordici  gli  Archi,  non 
poteron  quelli  alle  Virtù  di  ciafcuna 
Magnificenza  in  pari  numero  alfegnarfij 
ripartironfì  in  modo  , che  quattro  ne 
furon  occupati  dalle  Virtù  della  MAGNIFICENZA  SACRA,  e 
quattro  da  quelle  della  MILITARE  : tre  foli  rimanendone  sì  per 
quelle  della  MAGNIFICENZA  CIVILE,  sì  per  quelle  della 
DELIZIOSA. 

Era  ognuna  delle  Virtù  efprefla,  come  innanzi  fu  detto,  in  vna 
Statua  inargentata,  grande  oltre  al  naturale,  ed  accolta  in  bellilfi- 
mo  Nicchio.  Nel  Quadro  che  le  fi  fpiegaua  fopra,  e nell’ Ifcri- 
zione  di  elio , efprimeuafi  vna  delle  più  memorabili  Azioni , con 
che  CARLO  EMANVELE  fi  rende  fegnalato  in  tale  Virtù . Ne* 
Vani  Laterali  eran  due  Imprefe  alludenti  alla  medefimaj  ed  vn 
Elogio  nel  Piedeftallo  . 

Or  a fine  di  paratamente  dilli  fare  ciò  che  fi  appartiene  a ciaf* 
cuna  delle  quattro  mentouate  Magnificenze,  darem  principio  da 
quelle  della  MAGNIFICENZA  SACRA j quindi  palperemo  or- 
dinatamente alle  altre  della  MILITARE,  della  CIVILE,  e della 
DELIZIOSA . 


MA- 


*9 


MAGNIFICENZA  SACRA. 


IL  ZELO  DELLA  FEDE. 

VEdeafi  in  apparenza  di  Magnanimo  Giouine  , che  Fard  or 
dell’ animo  difcopriua  nel  fembiante.  Vn  gruppo  di  fiam- 
me auea  nella  delira,  ed  vna  Croce  nella  fìniftra . Pofaua  con  ilde- 
gno  il  piè  in  full’Erefia  atteggiata  in  fembianza  di  Furia. 

Nel  Quadro  era  efprefib  vn  Combattimento  contro  gli  Eretici: 
il  Duca  a cauallo  : e la  Fede,  che  inalberando  con  vna  mano  la 
Croce,  prefentauagli  coll’altra  vna  Spada.  L’ifcrizione  era  la 
fèguente  . 

REGNO  REBELLES,  ET  DEO 
FERRO  SVBEGIT 

HOSTES  S1BI,  ET  COELO  COMMVNES. 

Eran  le  Imprefe  : vn  Ibide  , vccello  che  i Serpenti  più  vele- 
nofi  perleguita  finche  gli  ha  vccifi  : col  Meteo  DONEC  PERI- 
MAT . Ed  vno  Scudo,  con  entroui  fcolpica  la  Croce  di  Sauoia  3 
col  Motto:  VNO  OMNIA  CONTRA. 


ELOGIO. 

Va  slum  Sabaudi £ vulnus 
Sentit  etiam  Roma . 
Vindicem  amifit  Religio. 
Difce  ab  odio  perfìdia* 


Vt 


3° 


Vt  Fìclem  amar  et  : 
Domitores  pefiis  recenfie  ; 
Paucis,  vt  Carolo , infiefla  Harefis  futi. 
Illa  fratti  impatiem , & iugi , 
Prouocauit  in  Principem 
fifigidquid  hofiium  Coelum  babet. 
Cum  frufìrà  obijceret  minas  armorum , 
Vt  jama  faltem  noceret , 
Calumnia  dentem  armami . 
Famofias  vulgo  paginas  dedit 
Fabulosa  fupplicia  narrauit  Europa . 

Tot ficelera  admìf' >rat  Harefis , 

Vt  peenas  mereretur,  quas  fingerei ; 
Sed  fecerat  Clementi  a Principis, 
Vt  fingere  pofiet , quas  mereretur . 
Pulchrum  e si  odi  fi  e impios , 
Pulchrius  impiorum  odia  pati. 


L’AMO- 


3* 

L’AMORE  DELLA  B.  VERGINE. 

RAppreièntauafi  in  vn  Giouine  modello  , che  con  diuoto 
guardo  rimirarla  vn  Collar  dell’Ordine  dell’ Annunziata , 
il  quale  riuerencemente  foftenea  con  amendue  le  mani. 

Nel  Quadro  era  il  Duca  veftito  dell’Abito  dell’  Ordine,  e prò- 
ftelò  auanti  vna  Statua  della  Reina  del  Cielo  in  atto  di  conlè- 
gnarle  in  cuftodia  lo  Scettro,  e la  Corona.  Stauangli  dietro  molti 
di  luo  corteggio  co’  doni  pteziofi  quali  d’oro,  quali  di  argento, 
e quali  di  gemme,  ch’egli  in  più  luoghi,  ed  in  più  tempi  con 
reiigiola  Magnificenza  le  ofFeife . L’  lfcrizione  era  quella  . 

ARIS,  TEMPLIS  , AVRÒ,  CVLTV 
DEÌPARA  AMOREM  FEC1T  SVVM. 

Q^/iD  S1BI  ET  REGNO  UMBRE! * 

In  vn  de*  Iati  per  corpo  dTmprefa  eraui  la  Pietra  Selenite,  la 
quale,  allorché  {pleiade  la  Luna,  in  sè  l’e{prime  sì  dal  naturale, 
che  fembra  come  in  Ifpecchio  rapprefentata  : col  Motto  : ABbEN- 
TI  PRiESENS  . Nell’altro  lato  la  Stella  Diana,  la  qual  è d’ogni 
tempo  feguita  dal  Sole:  col  Mocto  : HAC  DVCE. 

• t 

ELOGIO. 

Habet  in  Stirpe  Sabauda 
Regina  Coeli  Re  a ale  s Filios. 

à>  cS  . 

Hareditarium  in  Deiparam  cultum 

CAROLVS  EMMANVEL  IL 

In  Je  ipfo  reddidit  ampliorem , 

jiwpltf* 


Amplifsimum  PoHeris  relitturus . 
Nix  Regno  inauguratus 
Nirginem  fibi  in  Al  atre  m » 
Regno  elegit  in  Tutricem ; 

Cui us  extra  tutelam  nunqua  egrejfus , 
Nel  in  glena  atatis  libertate, 
Alari  ano  Nomini 
Erettis  Templis , extruciis  Aris, 
<§Adagn  ifi centi  am 
Rune  •vere  Re  ai  am  fecit, 
Cum  fecit  Sacram . 

Ita  feelerum  artigeem  aurum 
Sabaudis  docuit  else  Principibus 
Insìrumenta  Pietatis . 


LA 


LA  PIETÀ*  VERSO  I POVERI. 


ERa  eiprefla  in  Iflatua  condotta  in  fimiglianza  di  pietoia  Don- 
zella coronata  di  Vliuo,  con  la  finiftra  in  fui  Cuore,  e con 
la  delira  in  atto  di  /pargere  monete . 

Vna  iquallida  turba  di  Poueri  d’ogni  maniera  fi  vedea  nel  Qua- 
dro, e S.A.R.  con  eflo  M.R.  ed  altri  gran  Perfònaggi,  che  lor 
fumminiftrauano  il  cibo , e diftribuiuano  copiofe  limofine . Era 
quella  i’Ifcrizione. 


NE  OMNIA  MORS  ERIPERET, 
OPES  PROFVDIT  IN  PAVPERES. 
HOC  HABET  QVOD  MISERIS  DEDIT. 


Le  due  Imprefe  erano:  il  Nilo,  che  dalla  fenditura  d’vna  Ru- 
pe fgorgando,  con  benefica  innondazione  fi  fpande  a fecondar  le 
Campagne:  col  Motto  : SECRETO  DE  FONTE.  Vn  Monte 
coronato  di  Selue , nelle  quali  aprefofi  il  fuoco  fi  dilata  in  grande 
incendio;  e dal  Monte  fa  feorrere  liquefatto  l'oro  che  s’inchiti- 
de  nel  feno  ; col  Motto  : ELIQV AT  ARDOR . 


ELOGIO: 

Bene  ficus  Frinceps 
Cum  imperare  mijeris  nollet, 
Fropè  Feliciores  locupleti  u$ 
Ali  fero  s fecit. 

Opes  > Regnum , Regem 


Franf* 


Tranfcripfit  in  pauperum  cenfus  ; 
Ne  fortunam  acculare  pojfent , 
Qui  fortuna,  dominum  pojsidebant. 
Neque  preces  expeffabat 
Qui  uultum  c alami  tati s 
Terre  non  poterat. 

Tacita  pietas  1 , • c 
Furtim  fpargebat  arari  um , 
Ccelo  te  He  contenta  % 

■ ' i ' - • 1 ■ ■ ! . ! 

Vt  non  accipere  ere  dere  nt  mi  feri , 
Seà  inuenire . 

• ir.  . J 4 * .j  , . ; Je»f>  * 

Quarebat,  quos  abfconderet pudor. 
Honori  parcebat. 

Dura  confuleret  e ge  siati  ; 
Sentiri  le  cupiens , non  videri . 
SedRegum  munera  latere  non  pojjunt. 


IL 


35 


IL  DISPREGIO  DELLA  MORTE. 

SI  vedea  in  bell’ atteggiamento  di  Giouine,  che  fpirando  gene- 
rofo  ardire  , guardaua,  ed  additaua  il  Ciclo  con  vna  mano; 
e coll’ altra  moftraua  in  vn  Serpe  rauuolto  in  circolo  il  Simbolo 
dell’  Eternità  , che  fola  fi  auuifaua  egli  douerfì  temere  . Giacea- 
gli  fotto  a’  piè  la  Morte  in  atto  dì  lafciarfi  calpellare . 

La  Dipintura  del  Quadro  daua  a vedere  S.  A.R.  già  vicina  a 
morire,  che  recatali  a federe  in  fui  Letto,  con  vna  mano  coman- 
daua  alle  Guardie,  che  lafciafTer  entrare  nella  Camera  que’  molti 
ch’eran  tratti  a vederlo:  colf  altra  lor  additaua  vna  Morte  coro- 
nata, che  gli  ftaua  di  vicino  a vn  lato  del  Letto;  per  Spiegare, 
ciò,  eh’ e’  dille  in  tal  tempo,  che  ANCHE  A’  PRINCIPI  CON* 
VIEN  MORIRE  . L’ Ifcrizione  fu  la  feguentc  . 

AVL£  PROCERES 
REGIAM  MORTEM  SPECTARE  ivbet. 
HOC  VNO  QVAM  MVLTA  DOCETì 

Per  prima  Imprefa  fi  pinfè  la  Fenice  , che  da  se  ftcfla  li  fab- 
brica il  fuo  rogo:  col  Motto:  IPSA  SIBI  BVSTiVM.  Per  le- 
conda  Imprefa  vn  Leone,  il  quale  non  fol  moribondo,  ma  anche 
morto  ritiene  viuacità  ed  ardire  negli  occhi  ; col  Motto  : MAN- 
SERE  ANIMI. 

ELOGIO. 

Oh  hi  am  pepe  JMortem 
Aufus  prouocare,  àum  %> iueret , 

CAROLFS  EMMANFEL  IL 

E 2.  Qttafi 


Qua  fi  e am  de  vultu  nofet, 

Solus  prafenft  adfuturam , 

Solus  non  timuìt , dum  adfuit. 
Nudi  Rrincipum 
Tanto  mors  adjiitit  apparata  terrori s\ 
Nullum  min us  exterruit . 
Regnum,  Coniugem,  Kitam 
Rapere  potuit  in  flore  atatis-, 
Animum  nunquam-, 

Qui  omni  fato  rnaior 
Non  bah u it,  quid  formidaret  in  morte. 
Hanc piè  & intrepide  obitam 
Alijs  inuidia , fili  Glori  a 
Argumentum  fecit . 

Nempe  hoc  vltimum  de  e rat, 

Vt  quoa  natura  lex  ef, 

H eroica  faceret  <virtutis  exemplum  • 


•■ÌSà>tÌ*Z> 


MA- 


37 

MAGNIFICENZA  MILITARE- 

LA  MAGNANIMITÀ'. 

ERa  in  portamento  di  Donna  Guerriera,  con  Elmo  in  capo, 
col  petto  ignudo  : brandiua  colla  delira  vna  Spada  ferpeg- 
giante  in  guilà  di  fiamma;  e pofaua  la  finiftra  in  fui  capo  d’vn 
Leone  . 

Nel  Quadro  eraui  S.  A.R.  accompagnata  da  nobil  corteggio 
di  Caualieri  in  atto  d’inuiare  il  Marchefe  Villa  in  foccorfo  di 
Candia . Vedeanfi  Schiere  in  ifcorcio  ; e Tlfola  di  Candia  in  lon- 
tananza. L’Ifcrizione  alludeua  alla  Difefa  di  Candia,  dal  Mar- 
chefe Villa  fortemente  {ottenuta  contro  l’Armi  Turchefche. 

ARMATAM  SAB.  PIETATEM 
NE  TIMERE  DESVESCAT  IMPIETAS, 

DIV  SVSTINET  CRETAM. 

Per  corpo  delle  Imprele  v’ebbe  dall’ vna  parte  vn  i oro  , che, 
con  altre  più  minute  fiere  auendo  a vile  il  cimentarfi  , corrala 
minacciofo  ad  azzuffarli  con  vn  grand’  Elefante . Età  il  Motto  : 
NON  GAVDET  TENVI . Dall’altra  parte  vn’  Aquila, che  in 
Ciel  tenebrato  di  nuuoli  fi  prende  piacere  di  vederfi  fra’  lampi  , 
e fra  le  faettc  : col  Motto  : IRATO  FRVITVR . 

ELOGI  O. 

CAROLO  EMMANFELI  IL 

Animum  imperio  maiorem 


Natu - 


Natura  de  derat  : 
oModeratio  fecit  aqualem . 

V istrice  omnium  V ictd 
Imperando  cupi  ditate, 

Satis  ampie  regnare  Principem  duxìt 

Victor  era  fui . 

Communi  Sabaudis  Principibus  fato, 

Bello  innutritus  : 

Singulari  Sab.du  virtutis  pr drogati u a 

Pacem  coluit. 

Fortuna  nec  aduersd  fratìtus , 
Nec  prof  pera  intumefeens , 
Animo  femper  paria  molitus. 

Et  fu  a communi uit * 

Et  auro.  Milite,  Duce 
Ita  propugnami  aliena  ; 

Vt  Barbarus  oppugnator 


Rhodrni 


39 


Rhodum  forni ìdarìt  in  Creta . 
Tarn  citò  enptum  doles  Sabaudi  a ? 
Natura fatis wixit,  qui  fatis gloria. 


I.  A S T R E N V I T A', 

SPiraua  dal  femminil  volto  mafchile  ferocia  . Era  in  arne/è 
ceduto  a fquame  : appoggiata  alla  Ciana  di  Ercole;  e con 
vn  te/chio  di  Lione  in'  fu  l’Elmo . 

Il  Quadro  e/primeua  il  Duca  in  atto  di  sfogare  il  guerrier  fuo 
Genio  nell  efercizio  delle  dacce  più  fatico/é,  e nell’  vccidone  delle 
piu  temute  Fiere.  Era  a cauallo  sii  vn  dirupato  d’altezza  paurofa 
a vedere,  in  punto  di'  ferire'  vn  Orlò.  Edera  quella  l’Ifcrizicne . 

STRAGÈS  FERARVM, 

MAGNVS  ALCIDIS  LABOR, 

SVNT  OTIA  PRINCIPIS. 

Le  Imprefe  erano,  quinci  vn  Capriolo  in  atto  di  /piccare  vn 
falto  dalla  cima  d’vna  rupe  ad  vn*  altra:  col  Motto:  POTEST 
QVIA  POSSE  VIDET.VR  • Quindi  il  Cauallo  del  Principe  di 
Oranges,  ciré  corre  ad  inu'cflire  le  A/le,  e le  Lance  : col  Motto: 

AVDENTIOR  IBO, 

ELOGIO. 

CAROLVM  EMMANVELEM  II. 

V t immortalem  optar emus , 

>7  r 

Necef> 


4° 


Necefiitai  fe cerati 
Tot  elufa  mortii  -perniila, 

Vt  crederemui. 

Heu  dure  nimii  punitam fdem  l 
&Mortuum  vidimai, 
Antequam  montar um . 

Pofi  obiettai  toties  ad  terrorem 
Flammas,  vndai , minai, 
Perpetuum  mori  indignata 
Contemptum  fui , 
Properauit  funai. 

Ad  fubitumtrepìdajfe  putas  afpettum? 

Venienti 

Tot  am  iufiit  aulam  patefcere , 

B e ne f cium  latere  certui  in  aamno , 
Si  qua  terrai  eriperet,  Ccelum  darei. 
Tanto  Magiaro  difce  Orbis, 

Regium 


Regium  epe  mortevi  contemnere 
Humanum  patì.. 


41 


LA  PRONTEZZA: 

ERa  in  fembianza  di  Donna  alata,  e di  fottil  corpo  : con  vna 
fola  punta  di  piè  fermata  fui  fuolo,  e con  vna  Freccia  in 
mano  . 

Nel  Quadro  vedeuanli  in  lontananza  lauori  di  Fortificazioni , e 
di  altri  Edificj  in  gran  numero:  S.A.R.  a cauallo  in  atto  di  fpe- 
dire  meifaggi,  ed  ordini  per  diuerfe  parti  : varj  Architetti  che  le 
prefentano  lor  Difegni  di  nuoue  Fabbriche  . L’ Ifcnzione  era  la 
feguente. 

AVGVSTA S EXPEDIT  MOLES 
DIVISVS  IN  OMNES 
IN  OMNIBVS  TOTVS. 


Eran  le  Imprefè  vn  Ceruo  in  corfo  : col  Motto  : SVI  NEC 
VESTIGIA  F1GIT . Ed  vn  Falcone  che  fi  auuenta  a ghermire 
la  preda  : col  Motto  : AVT  CITO,  AVT  NVNQVAM. 

ELOGIO. 


f 

tipta  magna  concederai  mente 

CAROLVS  EMMANFEL 


Proxima  ìam 


4* 


i 


Nafci  volebat fìmul , 

Et  adolefcere . 

Scilicet pojl  ipjum , nonniji  alter  ipjè 
Tarn  granai  a potuijìet 
Vel  cogitare , vel  ex  e qui . 
Vbique  prafens , vbique  projuit . 
Tamque  lab  ori s patiens, 
G)uam  impatiem  mora, 
Paucis  annis  confecit 
Negotia  Saculomm. 

Omnia  tade ’ ajsuctus  cxpcdire  celeriter, 
Ex  pedi) t & vitam . 
Amantijsimis  populis, 

T am  citò  datam  dolendi  m ater i am  > 
Prob  quam  lentus  confumet  dolor  / 


la  providenza: 


45 


ERa  in  atto  di  gran  pentimento  : auea  vn  Canocchiale  nella 
defila,  ed  vn  manipolo  di  Spighe  nella  fìniftra. 

Vedeanfi  nel  Quadro  le  Prouincie  della  Sauoia  : la  CARE- 
STIA, e la  FAME,  che  in  fémbianza  di  Furie  métteuanle  a mia- 
fio,  e a dilatamento j e la  PROVIDENZA  che,  verfando  a piè 
di  S.  A.  R.  vn  Cornucopia  colmo  a gran  douizia  di  frutti , e di 
oro,  le  fumminiflraua  con  che  folleuarc  lor  mifèrie  , ed  abbon- 
deuolmente  prouedere  a lor  bifogni.  Ciò  fpiegauafì  colla  feguen- 
te  Ifcrizione . 

ALPINZE  DITIONIS  CALAMITATES 
ANNONA  ET  AVRÒ  PR^E VERTIT*, 

SV OR V M EX  REGE  PATER. 

Seruiron  dTmprefe,  a man  diritta  vn  Albero  co3  Rami  incar- 
nati fotto’l  pelo  de  frutti;  il  qual  auea  per  Motto  : VENIENTI- 
BVS  OFFERT  . A mano  manca  il  Sole,  che  con  guardo  be- 
nefico rimirando  vn  Campo  rutto  il  rinefte  vagamente  di  fiori  ; 

col  Motto:  VIGET  QVODCVNQVE  VIDET . 

ELOGIO. 

CAROLI  E MMANV ELIS  IL 

Vitam  doles  breuifsimam  ? 
Beneficijs  me  tir  e , non  annis . 

In  omnes  Regni  fui  curas  intentus 
Brouiaentifsimus  Rrinceps 

F 2,  Vtili- 


Vtilitatem  libici  uè  iungens  Maìefatì, 
Et  o ptima  cogitauit , 

Et  perfecit  cogitata  magnile  è. 
Beili  jìuciibus  ita  fruire  iufsit 

Pacis  otia  -, 

Vt  iujlè  miretur  Orbis , 

T ot  Araba s excitandis , 
Insiaarandis  Hrbibus , 

V el  aurum  fu jfecijf ? , tuel  tempus . 
Regno,  da  iute  et,  Po  ferie  comunito, 

Italia  Pace  fernetta 

Hoc  ^ no  fr t affé  magie  proni  dus  fuit , 

Quoa  mortene 
Viuam  nobis  reliquit 
Imaginem  fui . 


MA. 


45 

MAGNIFICENZA  CIVILE 


IL  CONSIGLIO. 

IV  fimbiante  di  graue,  e venerabile  Perfonaggio,  recato  in  ateo 
li  penfofo,  con  vn  Libro  nella  delira,  ed  vn  Quadrante  nella 
lin:fira . 

Era  dipinto  nel  Quadro  il  grande  Edificio  della  nuoua  Acca- 
demia : e S.  A R.  in  atto  d’ introdurli  le  Arti  liberali  effigiate  in 
fembianza  di  Vergini,  ciafcuna  co*  Simboli  Tuoi  proprj  . Andana 
in  primo  luogo  la  SAPIENZA  , cui  corteggiano,  come  Reina 
di  tutte,  la  MATEMATICA  , l’ISTORIA  , la  MILITARE  , ie 
ARTI  dello  Schermire,  del  Caualcare,  del  Ballare,  del  Giostrare, 
e tutte  le  altre  sì  fatte  Virtù,  che  ad  vnCaualiere  fi  conuengono. 

Nella  Iscrizione  feguente  alludeuafi  al  magnanimo  intendimen- 
to, ch’ebbe  CARLO  EMANVELE  di  Rendere  la  Reai  fua  Be- 
neficenza oltre  a’  confini  de’  Tuoi  Stati  , coll  aprire  vna  nuoua 
Scuola  in  Italia,  oue,  anche  a’  Nobili  forefiieri  dogni  Nazione, 
tutte  le  Arti  s’infegnatfero,  che  al  magifiero  d’vn  gentile,  e perfet- 
to Caualiere  fi  richieggono . 

NOBILI  SSIMAS  ARTIVM 
MAGNIFICA  EXCIPIENS, 

VNA  MOLITVR  IN  DOMO 

extern  nobilitati 

COMMVNEM  PATRIA  M? 

Eran  le  Imprefe,  vn  Timone;  col  Motto  : ET  REGIT  , ET 
REGITVR.  EvnOriuolo  a ruota,  con  in  veduta  la  Ruota  del 
Tempo,  regolatrice  delle  altre,  auente  per  Motto:  VNA  OMNES. 


E LO- 


4^ 


ELOGIO. 


CAROLI  EMMANVELIS  IL 

Vigli  Animus , & valla  mens , 
VMagna  complcclens,  maiorum  capax , 
Animus  fuijje  Regni  crederetur-. 
Nifi  Regni  molem  excefsifet . 
Operum  numero,  & vajlitate  ereffus, 
Dum  prafentia  temperar  et. 
Futura  quoque  profpexit: 

Vt,  qua  fi  po  slh  urna  prouidentid, 
Suam  reaeret,  & futuram  atatem . 

En  quanta  jolus  vrgereti 
Securitas  Alpium,  Fax  Itali 'a, 

. > Felicitas  publica 
Ah  vnius  mente  pendebant . 

Rrincipem  tot  rerum  Auclorem 
Vix  credent  E offerì 


Tarn  breue  fpatium  habttijfe  uìuendi. 

V f facile  credant-, 

Iunxit  Condito 
Inìmìcam  Condito  celeritatcm. 
Mens  una  fatti ens  omntu  uicitmanus . 


LA  PERSPICACIA. 

A Sfai  più, che  ne’  Simboli,  appariua  efTer  deffa  nell*  aria  del 
volto,  e nella  viuacità  flraordinaria  del  guardo  . Auea  il 
Sole  in  fronte , vn’Aquila  in  capo , e’1  Caduceo  di  Mercurio  in 
mano . 

Nel  Quadro  rapprefentauafi  la  Guerra  in  apparenza  di  tentare 
d’aprirfi  la  ftrada  nell’Italia.  Vedeanfi  di  molte  Schiere,  e di  molti 
Arnefi  militari  in  lontananza  : la  Pace,  che  fianca,  all’  ombra  d’vn 
Albero,  prendea  nella  vicina  pianura  dolce  ripofo  : Vn  Fanciullo, 
che,  fatto  vn  monacello  di  varj  ftromenti  da  guerra,  vi  facea  ap- 
prendere il  fuoco  : E finalmente  S.  A.R,  a caualjo,  in  atto  di  ado- 
perare sì,  che  la  Guerra  fi  reftaffe  di  paflare  più  oltre  : auuiiando 
douerfi  per  lui  cuftodire  il  ripofo  della  Pace  in  Italia . A sì  fatto 
penfiero  per  acconcio  modo  rifpondeua  Iscrizione. 

INTER  ARMA  TOTIVS  EVROP.E 
DVM  PACEM  AMAT  SVIS 
ITALIA  SERVAT. 


L’Im- 


4* 

L’Imprefa  a man  diritta  era  vn  Lupo  di  pelle  chiazzata  a piu 
colori,  che  Ceruiero  fi  appella  ; ed  è di  acuti  Alma  viltà . Miraua 
filo  vna  Montagna  in  atto  di  fpiarle  col  guardo  per  fin  entro  le  vi- 
ncere; col  Motto  : INTVS  ET  EXTRA.  A man  fimftra  vn  di 
que  Canocchiali  per  li  quali  anche  di  pieno  giorno  fi  rauuifan  le 
Stelle;  col  Motto:  NEC  ASTRA  LATENT . 

ELOGIO. 

<2 TìAultorum  oculis  Principes  vìdent  : 
Oculati fsimus  P vince ps 

CAROLFS  EMMANFEL  IL 

Prius  ipfe  vidit, 

Quorum  oculis  vteretur. 

Le  patos  Regibus , Iudices  Curi  di. 
Con jdiarios  elegit  (ibi-. 
Quorum  prima  laus  e(l, 

T anta  mentis  iu  dicium  fujlinuifiè . 
Quid  rerum  nefeire  potuti. 

Qui  hominum  quoque  muti  ingenìa '? 
Sape  interpres  mentis  aliena 
Non  expedtauti  vocis  ofjìcium 


Menti 


Odienti,  non  lìngua  refpondens 
Vidit  in  fin  chi  bellorum 
dMagna  aque , 

Et  ‘ vana  prom /{pi  fortuna  : 
Luìirauit  omnia  folis  more  ; 
Efuo  repente  fraudata  Vrbes, 
Orbata  Regia  Domus  AI  a i ed  a s 
In  luctu  iacet . 


49 


LA  CLEMENZA. 

Ppoggiauafi  ad  vn  verdeggiante  tronco  di  Vliuo,  del  quale 
CjLt  auea  a^tresì  coronato  il  capo:  era  in  aria  di  volto  piace- 
uolej  e con  amendne  le  mani  fpezzaua  vna  Spada . 

Il  Quadro  era  Storiato  da  vna  Schiera  di  Rei  in  catene,  i 
quali  co5  volti  dimeffi,  e in  atteggiamento  di  fupplicheuoli  chie- 
deuan  mercè,  e perdono  de  lor  falli . S.  A.  R.  con  amabile  mae- 
ftà  affila  in  lui  Trono,  nmirauah  in  lembianza  di  prendere  coni- 
palfione  di  lor  milerie  . La  GIVST1ZIA  le  prefentaua  vna  Spa- 
da onde  punirli  : e la  CLEMENZA  adoperaua  con  la  mano  in 
atto  di  rattenerla  . Il  contenuto  del  Quadro  Ipiegauali  con  la  le- 
guente  Ifcrizione . 

VT  SCELERA  INCRVENTE'  PVNIAT 
SCELESTIS  PARCIT. 

HIC  MOS  EST  VLTRICIS  CLEMENTINE. 


L’Im- 


VImprefa  in  vn  de  lati  era  vna  Scure  con  verghe  recate  in 
falcio , e Erettamente  legate  con  gruppi , che  fogliono  chiamarli 
cornmunemente  di  Sauoia;  col  Motto:  DONEC  DISRVMPAR. 
Meli*  altro  lato  la  Claua  di  Ercole , che  dopo  la  lànguinofa  ftrage 
di  orridi  Moftri  rinuerdifee,  e di  frondi  dell*Vliuo  fi  riuefte  j col 
Motto:  NO VOS  MANSVESCIT  IN  VSVS. 


ELOGIO. 

Clementi  am  Se  Meritati 
Ita  mifeuit  Optimus  Princeps, 

Vt  verecundiam  faceret. 

Non  impunitatem  peccami . 
Aflrea  Gladium 
Non  languida  re  gens , 

Sed  exorabili  manu  ■ 

Chi  tuto  pojfet,  caute  p arceb at'> 
Vbi  non  pojfet , 

Cptod  venite  genus  efi, 
Supplicium  temperai at. 

Sed  tanta  facilitas 
Nunquam  ademit  iudicijs  jeueritate. 

Punire 


Punire  voluti,  vietici  nunquam  ; 

€^uod jciret  reorum  fupplicia 
Non  vindtitiam  ejse  ,fed  mnam . 
idde  -prò digiti  prudetifs*  bumantiatis- 
Non  nifi  damnatis  ianofeere  voluti ■ 

N à>  J 3 

Clementia  enim  incerta  ef, 

Vbi  feelus  ìncertum . 


G 2- 


MA- 


51 


MAGNIFICENZA.  DELIZIOSA- 

©80® 


LA  CORTESIA. 

V Edita  a guifa  di  Rcina  con  Manto  Reale,  fpargeua  monete 
d’oro,  collane,  e gioie. 

Il  Quadro  efprimeua  S.  A.  R. , la  quale  con  maniere  di  corte- 
fidi  no  affetto  introduceua  Nobili  foredieri  a vedere  le  Reali  De- 
lizie della  Venaria,  L’ Iscrizione  era  queda. 

RE  G ALES  DELICIAS 
EXTERORVM  OCVLIS  DVM  EXHIBET 
ANIMOS  RAPIT. 

L’ Imprefa  del  lato  dedro  era  vn  Cedro  carico  ad  vno  dedb 
tempo  di  fiori,  e di  frutti  quali  acerbi,  e quali  maturi*,  col  Mot- 
to: D1TAT  ET  OBLECTAT  . L’altra  del  lato  finidro,  era 
vna  Vite,  che,  ferpeggìaudo  fu  d’vi^  Olmo,  dendeuafi  ad  ab- 
bracciarne 1 rami;  col  Motto:  SESE  PARTITVR  IN  OMNES. 

ELOGIO. 


Securus  magnitudinìs  fud 

CAROLVS  EMMANVEL  IL 

Rune  fe  cdteris  maiorem  credidit, 
Cum  fine  perkulo  dignitatis 

Ejfìce - 


5 3 


Pjfeeret  parem  : 

Idem  amicus , idem  Princeps, 
Doeuit  in  ter  effe  plurimùm 
Inter fepercilium , & maieslatem . 
Agno  {cere  volute,  & agno  {ci. 
Audire  fupplices , & indulgere . 

Re  gibus  adhuc  ignota 
Ami  citi  a argumenta  in  aula  vocauit-. 
Ne  quis  deinceps  crederet, 
Amicorum  amplexus 
Noces  epe  prìu/itas . 

Il  ine  illa  fecuritas  Principis . 
Pratorias  cohortes , regios  pipatore s 
Noluit  effe  vita  cuslodtam , 

Sed  quap pompam  fortuna . 
Solus pepe , & inermis  ineefsit, 
ffuem  populorum  amor  armabat. 


Mors 


LA  PIACEVOLEZZA. 

R Apiua  con  la  dolcezza  del  guardo,  e coll’ amabile  bellez- 
za del  fembiante . Auea  raccolti  nel  feno  fiori  di  più  ma- 
niere; ed  vna  catena  d’oro  in  mano. 

Nel  Quadro  S.  A.  R. , la  quale, non  ifdcgnando  mai  di  porge- 
re coitele  orecchio  a chi  che  fia  della  più  minuta  plebe,  daua  vdien- 
za  ad  vn  pouero  Mendico  , che  le  porgeua  vna  Supplica  . Ed 
era  ciò  nell’ Ifcrizione  /piegato  per  tal  maniera. 

PRECIBVS  INFIMA  PLEBIS 
FAC1LEM  SVBM1TTIT  MAIESTATEM  : 

HOC  VNO  MODO  CRESCERE  POTERATJ 

Si  pinfero  per  Imprcfe,  vna  Pantera,  che  col  fbauiflìmo  odore 
del  Tuo  fiatare  alletta,  e traefi  dietro  le  Fiere  ; col  Motto  : ODORE 
TRAHIT  : Ed  vn  Giardino  di  Fiori  in  varie  aiuole  leggiadra- 
mente partito;  col  Motto:  MIXTA  DECORE  VOLVPTAS. 

ELOGIO. 


L argus  fai , non  prodigus  Rrìncep. 
Reg  ìd  Mmìlati 
Referenti  am  feruare  nouerat, 
Terrorem  adimere . 


Homi - 


55 


Hominem  fé  meminit. 

Et  h orni n ih us  imper antem 
Non  orami  a deb  ere  ,fed  ‘nerba . 
Alloquio  prouocauit  officia, 
Obfequia  ferenus  excepit: 

C umane  hmc  mite  ingenium  allicere.t. 
Inde  regni  a fa  (ligi  um  detener  et-, 
Rapiebat  forti  us  facilitate  virtutis , 
6fuàm  arceret  felicitate  fortuna . 
Snanitas  animi  emicabat  in  uni  tu  » 
Eatebdt  in  ‘voce  -, 

Vt  ferenitas  ipfa  loquentis 
Nel  prdfagiret  beneficium , 

Nel  repulfd  dolorem  temperarci. 

N ult us , & color  animi , fermo  e fi. 
Quantum  amoris  fieruabat  in  corde , 
Cui  tanta  fiuauitas 
Redundabat  in  ‘uoces  / 


L A 


LA  GIOCONDITÀ*. 


ERa  veftita  in  bella  gonna:  vn’ Afta  vagamente  adorna  di 
fiori , e di  frutti  auea  nella  deftra  *,  ed  vn’ Arpa  nella  finiftra  . 
Kapprefentauafi  nel  Quadro  vna  folenniflìma  Gioftra:  il  Duca 
vittoriolo:  e’1  Popolo  il  quale  con  fegni  di  gran  fefta  , e di  letizia  gli 
applaudeua.  Si  accennaua  nell’ Ifcrizione  il  lodeuol  coftume  eh’ 
ebbe  S.  A,R.  di  ricreare  il  Popolo  colla  folennità.  de’  pubblici  Spet- 
tacoli: fiche  , come  infegna  fi  Filofofo  , è vna  delle  parti  che  fi 
richieggono  in  vn  Principe,  onde  la  Virtù  della  Magnificenza  per- 
fettamente gli  fi  conuenga . 

REGNI  CVRAS  SERVAVIT  SIBIj 
DELICIAS 

PVBLICIS  SPECTACVLIS  PVBLICAS  FECIT. 


Eran  le  Imprelè  vnTri,  che  oue  fi  auuiene  di  polare,  ini  più 
belli,  e più  vaghi  veggonfi  diuenire  i Fiori  ; col  Motto  : QVA 
CVBAT  EXF11LARAT.  E vna  Fontana,  che  con  artificio!! 
giuochi  di  acqua  piaceuolmente  fcherzaua  ; col  Motto  : GRA- 
TIOR  IN  LVòV  . 


ELOGIO. 


Inter  cura*  Imperi  j 
téMagna  mentis  eli,  gaudere pofse 
Inter  blandimento,  fortuna , 
Summa  uirtutis  eli, 
Modum  tenere  gaudendi . 


CAROLVS  EMMANVEL  IL 

Mentem  habuit  arbitram  fui , 
(figga  nec franger  et  fortuna,  necfolueret, 
(figge  delicijs  curfum  daret,&  franum. 
Nunquam  regnandi  tempus 
Voluptas  occupauit  : 
Nunquam  regnantis  animum 
Operum  moles,  & regni  pondus  abiecit. 
Sollicita  confila  altius premens 
Eo  uultu  prodijt  in  publicum , 
(figgo  felicìtatem  pr^fagiret . 
Hippodromo , Scena,  Theatro 
H ilari  tati  publica  femire  ’voluit , 
Felicem  fe  crede ns 
Cum  latos  •videret  fubditos , 
Felicifsimum,  cum  feci  fot. 


H 


O ÉN  A- 


J* 


ORNAMENTO 

Dell’  Ordine  Juperiore  delle  Farti 
L ater ah  del  Tempio . 


/ : 


ORREV  A in  fui  Cormccione,  come  già 
dicemmo,  vn  Ordine  d’ inargentate  Statue 
di  gigantefca  figura  , efprimenti  le  Città 
principali  che  alla  Reai  Corona  di  Sauoia 
vbbidifeono.  Vedeanfi  veliate  in  abito  alla 
Militare;  inalberando  ciafcuna  nell’ Afta 
vno  Stendardo , nel  quale  Spiegauafi  l’Ar- 
me di  lor  Diuilci . Ne’  quattro  angoli  del 
Corniccione  alle  Statue  delle  Città,  quat- 
tro altre  vi  fi  a^giunfero  di  pari  grandezza  , rapprefentanti  la 
CONCORDIA  Via  FEDELTÀ’ , F ABBONDANZA , e la  FE- 
LICITA’ s le  quali  fendoii  folto”!  Gouerno  di  CARLO  EMA- 
NVELE  il.  per  opera  di  fua  Magnificenza  in  tutti  gli  Stati  lar- 
gamente diftefè,  quiui  acconciamente  furon  infieme  con  le  mento- 
uate  Città  introdotte  a piagnere  alla  Tomba  dell’  eftinto  Signore  . 
Rifpondeua  a ciafcuna  delle  Statue  nell’Ordine  inferiore  vn  Elo- 
gio, che  fcolpito  fi  leggeua  in  vna  Lapida  in  fondo  di  argento* 
la  quale,  come  fu  detto,  era  loftenuta  da’  Termini,  che  condotti 
in  Sembianza  di  Scheletri,  ne’  lati  degli  Archi  d’ ognintorno  al 
Tempio  fi  aggirauano  . 

Per  isfuggire  poi  ogni  litigio  di  contefa  precedenza,  nel  diftri- 
buire  lor  luoghi  alle  Città,  come  nel  merito,  così  nelle  pretensioni 
diuerSè;  non  ferbofti  aiti’ ordine  fuor  di  quello,  che  dalle  lettere 
dell’ Alfabeto  fi  trouò  efierc  preferitto  al  nome  di  ciafcuna.  E 
del  così  fare,  fù  gran  ragione,  a chi  ebbe  in  cura  l’ordinare  il 

Fune- 


, 5 9 

Funebre  Apparato,  il  debito  d interamente  conformarli  a’  rettiffi- 
mi  lenii  di  MADAMA  REALE;  la  quale,  faggiamente  auuifando 
douerfi  per  regola  di  buon  Gouerno  sfuggire  quelle  controuerlìe  , 
che  le  più  volte  ò non  recan  vtilc,  ò cagionano  nocumento  mag- 
gior delfvtile;  filabili  con  Ordine,  per  douuti  modi  pubblicato,  che 
in  occalione,  sì  delle  Funerali  Funzioni,  sì  del  Giuramento  di  Fe- 
deltà , che  da’  ValTalli , e dagli  Stati  foggetti  lì  fece  indi  a non 
molto,  non  lì  auelfé  riguardo  veruno  a ragioni  di  precedenza, 
che  anche  per  giufti,  e ben  fondati  titoli  ad  alcuna  delle  Città, 
ò delle  Prouincie,  ò ad  altri  chi  che  fiali  de5  Soggetti  alla  Coro- 
na, fi  conuengano.  Ma  né  pur  volendo,  che  quindi  alcuno  re- 
calfe  verun  pregiudizio , ordinò , che  di  quanto  larebbefi  fatto  in 
quella  occalione  niun  potelfe  valerli  direttamente,  ò indirettamen- 
te contro  di  altri  fiotto  pene  a sè  riferbate  , con  elfo  la  perdita 
delle  proprie  ragioni . 

Or  in  riferendo  gli  E log  j , ciò  che  rellami  a fare,  feguirò  l’or- 
dine medefimo  col  quale  furon  efpofti. 


* 


H i 


FIDE- 


6o 


F I D E L I T A S. 


Re  gì  as  inter  lachrymas , 
tèMagnum  cape  lenimentum  do  lo  ri s 
Paternarum  vnice  Virtutum  hares 

ue  ditìonum 

VICTOR  AMEDEE. 
CAROLI  EMANVELIS  II. 

Prouida  matmifcentU 

\ / à>  J 

T ibi  communi uit  imperium  -, 
Confìans  Populorum  Jldelitas 
Conjeruabit . 

Nulhs  hosìium  injtdijs  patent, 
Qua  Archi  te  Aus  amor  erigit, 
Viua  cordium  propugnarla  > 
Ne  temporis  ed  acitati  fuccumbant, 
Noua fìmper  nouis  in  Jubditis 
Ènafcentur . 


Sabati - 


Sabaudorum  Frindpum 
Antiqua  flelidtas  e si 
A fluis  tàm  nihil  timere  , 
6)uàm  ti  meri  nolunt  : 

Ipsd  j adente  mai  e flati  prafldium 
Fadlitate  p arendi. 

Sunt  Subditorum  •vota 
Imperia  Regnanti s. 

Ijs  enim  deflpit 
Fra  obflequio  liberta* 

A quibus  oh  e di  enti  am  exigunt 
Amor,  & Fides . 

T antam  Conflantiam 
In  Sdbaudico  Imperio  mirantur 
Temporum  vices , 

Fbi  perpetua  naflcendi  florte, 
Et  flucceflsione  regnandi. 


JSfec  imperio  Princeps  deefi  cunc^uam  • 
Nec  imperium  Principi . 

Sed flabilitatem  difcit  felicitasi 
Cum  nihil  melim  optare  poffemm 
Vel  C (slum  dare . 
Tuorum  igitur  fecurrn  (idei 
Tuos  urne , & P a tris  Amos 
Auspicati  nominis  Fili  : 

Et  immaturam  mortem  ipfius. 
Vita  tua  dmturnitate  compenfa . 


CON- 


concordia. 

Habes  in  publico  lu£tu 
Pulii  ci  amoris , & con  cor  ài  a te  lì  e s 
TotV rbium  lachrymas 
IO  ANN  A MARIA  BAPTIST  A: 
Ereptum  tibi  coniuaem,  Cibi  Reaem 

l _ Trilli  <i> 

lecum  Krbes  depiorant, 
(PMifero  focàcce  lacbrymarum 
Et fìbi  inuicem,  & tibi  concoràes. 
Peior  fe neper  àolore  fuit 
Società  ìppi  àoloris ; 

Vti,  nullo  àiferimine  communis  mali > 
Alienum  quifque  luget,  quali fuum 
Nunc  quaclam  naoluptas  efl, 
Cum  omnibus  fiere . 
<mutui  amoris  fi àem  facit 
(PMutuus  dolor ; 


Imo  enfiente  per  damnum  concordia , 
F ce  deratas  Vrbes , 

(fiuas  folus  iunxerat  amor , 
Posi  obitum  Principis 
Amor  lunotti  & Dolor . 
Seruas  hanc  Regno  Pacem, 

Spes  Regni , Regina  ; 

Tu,  Vinculum  communis  boni 
Sub  di  forum  animos , 

V no  faci s amore  di  fior  de s. 

Te  ~ 


Nouum  oritur  genus  pugna  Ciuilis > 
Dum  quifique  certat  obfiquio . 
JSfouum  genm  vittoria 
Dum  vincere  creditur, 

6)ui  meli us pareat  imperanti. 


ALBA 


ALBA. 


65 


CAROLVM  EMANVELEM  IL 

Frincipum  folem 
Fettinato  nìmis  occafu 
Ereptum  Orbi  luget 

Alba . 

E magna  Ciuitatis  cineribus 
E nata  Ciuitas 
Defendo  ma  a ni  Herois  cineri 
Debebatur. 

Foli  •vari os  bellorum  asìus 

Sabaudici  Iuris  fatta , 
(Shiam  a Vittore  Fatre 
Acce  per at , 

Defuntti  nunc  fili)  Manibm 
Ffuietem  exorat . 

In  Fompeio  magni  Fatre 


Nouttm 


66 


Nouum  acquijluit  cum  nomine 
Ruinamm  relìauratorem 
Alba  Pompei  a : 

Nunc  in  Carolo  Emanuele  IL 

* 

AMagni  Auì  maximo  Nepote 
Orbata  Principe , & P atre 
lmpar  tanto  dolori 
Suis  nollet  reuixife  d ruinis . 
Felix  nimium  / 

Si  magna  Vrbis  impendio 
E no  ere  potuijj et 

ÀI  aitar um  Vrbium  Conditori 
Immortalitatem . 

* * r v 

Hoc  imam  illi  papere  sì 
Tanti  mceroris  folatium  : 
df ara  ari  tapi  a Sabaudi  a 
E folio  ad  Aras  eueciarn  habet, 


Code- 


C oelejkm  unica  in  gemma  thefaurum: 
Implorata  tanta  K ir  gin  is  ope> 
(Quando  uriam  non  potuit, 
<£Mortcm  Omni  uria  expetibiliorem 
Nepoti  optimo  impetrauit-, 
Cuius  Mausoleo 
Ojfert  in  turribus  furi 
(^Multiple  x Doloris  monumentum . 


i i 


'ANNE- 


ANNECIVM. 

Po  fi  tuos  fletus  exhauftos 
. Habebis  adhuc, 
fpuo  aternum  dolorem  exjsleas 

IOANNA  MARIA  BAPTISTA= 

Suo  Jcili a t in  lacu perenne s 
Annecij  lachrymas . 

CAROLI  EMMANVELIS  IL 

Importunum  omnibus  fatum 
Plus  cateris  dolet 
Ad osrentifsima  T^rbs  ; 

6)uia  tua . 

Communem  tantum  calamitatem 
Deplorant  alia  : 

Hac  & tu  am  uiduitatem  -, 
Tanto  dolore  coniuncHor, 

Guanto  propior 


Ariti - 


Antìstiti  merito  jidelitatìs . 
Nemorofij  Duces 
Et  genere  & V irtute  Sabaudos 
Mmus  lugere  coepit  extincios '« 
Cum  te  Regijs  indù  et  am  thalamis 
Coepit  gratular i . 

Stabìlem  fiperauit felicitatem 
6)uam  geminati  Sabaudi  a nodi 
V trinci u e neclerent . 

Heu  funejlam  mortis  inuida  f alterni 

6)uot  uno  recida  junt  ictu 
Argumenta  gaudendi  ? 

Si  si  e tamen 

Decoras  tanti fper  lachrymas 
Ad  Annecij  certa  prafiagia 
Dolentissima  Princeps . 
Magnum  habetis  uiduitatis  filati um 

In 


7o 


In  Vittore  Mio , 

Qui  Patrem  a quans  Virtutibm, 
Annis  fuperabit. 

T anta  auttorem  felicitatis 
Suum  fpondet  è Calo 

FRANCISCVM  SALESIVM. 

6)uid  pofsimus  fperare  iam  docuit. 


Asta: 


<*Adde  fu  elibus  tuis 
AAa  lachrymas 
T andare . 

CAROLI  EMANFELIS  IL 

Ereptam  fibi  magnificenti  am 
Deplorar  acerbi  m , 

Cuoi  in  (li  us  implorala  at . 
JHoesiifsima  Vrbi 
■ Calamìtatum  fer adori  forte, 

frugum 

Priflina  multorum  odia 
V ni  us  Caroli  V.  compenfauerat  amor \ 
(f)ui  Cubtraclam  fortuna  uicibus, 
Vt  aternum  felicem  faceret , 
Fecit  Sabaudam . 

Agnouit  Afta  benefeium: 


Et 


Et  notti  aderta,  prafdium  Principis. 
Hoftes  <vel  nunquam  admijity 
Nel  ita  re  pulii 
Kt  ho  fili me m ingrejfui 
Pene  ademerit  fama  regrefus. 

Si  hac  mermis  > 

6)uid  feci jlet  armata  ? 
6)ualem  fcilicet 

CAROLI  EMANVELIS  IL 

Nunqua  exhaufa  uel  cura,  <vel  opes 

Meditai)  Antur . 

Sed  magna  mentis  cogitata 
Prauertit  inuida  mors  : 

Ne  tot  fuperfies  Ruinis  Vrbs 
Speraret  fatis  illudere 
A Carolo  adepta 
(fu  am  non  potuit  dare  Pompeius , 
JEternitatem . 


A VGV- 


AVGVSTA  PRETORIA. 

Nuli  uni  alpibus  fuis 
S dui  ms  vnquam  Julmen  immi  (su  m 

CAROLI  EMANVELIS  IL 

Immaturo  funere 
Senfit  Augujla . 
qA  Iti  às  necton  vulnus  in  fedii 
]uam  vt  breui  tempore 
Pofsit  obduci . 

Leuiter  amat,  qui  parcè  dolet-, 
Vel  fperat  ab  Annis  medelam plaga. 
V t amauerit  illa  Principes  juos, 
Ciuium jìdem  interroga . 
Sabaudis  Principibm 
LI  are  ditario  iure  femel  oh  fri  Iti 
Nunquam  di  mi  fere  : 

Et  fuis  vallata  montibus  K all is 
Hojlili  nunquam  patuit  ingreffui . 


c etera 


74 


C etera  extern  armis 
Occupata  di  ti  one 
Integra  Jletit . 

Tanti  fernper  Aìlobrogum  Duces 
Fecit  A u ausi  a -, 

6puibu$  hoc  <vnum  dolet 
Commune  ejfe  cum  reliquis 
Pofie  mori . 


CAM- 


75 


CAMBERIVM. 

udite  Sabaudi  : • 
Regum  olim  Ai  ater,  & Domus  -, 
Nunc  mosroris  fedes  Camberium 
Rauca  locjuor. 

Ext  in  ci us  Princeps 
Vix  in  me  viuu  quidquam  reli quit 

Rrdter  dolorerà . 
oArduas  moles , va  sì  a confili  a , 

■ Spem  Alpium , 

Secum  db  fluii  t moriens . 

Fidi  quondam  Principes  mori , 
Sed  videram  nafci  : 

Et  dolati um  mijera  fuit , 

Fui  Re  ali  quando  felicem . 

Hdc  moerentis  folatia 
Prdfens  recujdt  dolor . 

Osimi  fi  Principem, 

K 2, 


Cuius 


Cums  iatturam  re  parare  pofsit 
tèMaximo  Patri  par  Filius . 
Rupibus  he  11/4 m indixit. 

Cotti as  Alpes , 

Roman a obicem  potenti  a 

■ it  r 

Di  ni fis  monti  bus  patejecit . 

6)uod  tentauerat  opus , 

Sed  defperauerat  Roma ; 
Sabaudi  am  redd/d/t.  Orbi . 
Plaujlris  %>iam  aperuit 
Vndc  pedites  arcebantur, 

Vt  ere  dere  tur  natura  maior , 
Naturam , 

(pua  mexpugnabilis  efì,  expugnauìt. 
Prob  miferas  ‘viees  / 

V iSiorem  {uum  vieti  natura, 
Cpuem  pene  Diurna  molientem 
Sola  morte  nouit  effe  mortalem. 


EPO- 


EPO  RHEDI  A. 


77 


Erìdano  tributarios 
Tumidiores  pojlhac  euolue  flucius 

Duri  a ; 

Vberes  dabit  lachrymas 
E porhedia , 

CAROLVM  EMANVELEM  IL 

E^uàm  opportune  datum  imperio 
T am  importune  prareptum 
JEternàm  lugens . 

(Elidi fero  Italia  fato 
Infelix  Vrbs 

Innumeros  olim  experta  Erincipes 
Gothos  > E ongobardos , Italo s , 

Sabaudis 

Neminem  fenfit  mitiorem  -, 
(fuibus  fumma  regnandi  ars 
Cor  dibus  imperare 

In 


In  ipfo  Italia  capite. 

Vel  firmanti  Imperi  um 
Jr el  extendit. 

Sahaudico  itaque  imperio 
Alinoti s alt  imam  l/bertate  tn , 
Aureos  montes  iati  are  coepit,  Principis 

Proh  quali  pretio 
Caroli  vtiam  emtfj et  ! 

Ni  fi.  ferrea  mors 
Ad  fulgidas  ami  illecebras 
C ie  cu  ti  re  t . 


At  quem  feruare  non  potuti  e viuum , 
Vt  alti us  doleret  extinffum, 
Tanto  magnifcentia  Al au folco 
Alterni  monumentum  dolotis 
Suis,  quam  ejformat,  in  moembus  > 
Viuam  addi  Pyramidem 

Ex  optanti. 


FOSSA- 


79 


FOSSANVM. 


(L /ideilo  Ciuis 
Et  in  communi  Vrbium  fato 
V i meis  lachnmis  lugeas , 

Lege . 

Ex  infelicibus  aliarum  ruinis 
Feliciter  orta  Ciuitas 
Agri  fertili  tate.  Coeli  temperie 
AUicere  exteros  h attenua  potai  : 
Extintto  nunc 

CAROLO  EÀdANVELE  IL 


Ciuium  meorum  dolor 
Alteram  tumulauit  lachrymis, 
Alteram  corrupit  fufpirijs . 
Heu  luttuofam 
Nouam 

mefse 

Amor  extintti  Principis 


Principis  mortcm  / 
in  pofterum 
Subalpina  Regiones: 


Volo- 


So 


Dolor um  me  fieracifisimam  fedi. 
6)uiàm  fiaceret  ? 

Fpuam  Regìa  benevolenti  a 
Glonofiif simam  fecit? 

Vix  cxtindtis  b elioni m incendijs 
Regìum  Filium  Augufia  Al  ater, 
Ipfium  f ci u ce t Cor  Regni , 

Ateo  fieruandum  repofuit  in  finti . 

Noud  confida  Alaiesiatis 
Benefici um  re  sii  mare  iurte  ex  pi, 
Cum  finfi  ex  me  Regni  ruota  pendere . 
Stetit  mea  ({ante  fide 
Regno  fialus , 

Principi  Regnum , & Vita . 
Felix , fi  quam  fieruare  potui , 
(Alleo  pofiem  funere  reshtuere. 

In  glori  è n un  quam  caderem , 

Vbi  iterum  filar  et  Carolus . 


MAV- 


M A V R I A N A. 


<2 Auguri  Cineris  Vrnam 
Magis  cumulatura 
Vicinum  addo  Cinerum  Montem 

^Mauriana . 

Hinc  no f cent  poferi 
6)uantu8  fuperfuerit  moeror: 

Et  ex  fu  per  (li te  Cinere 
Amoris  incendium  mtelligent . 
Sicut  maturi às  mihi , quàm  coeteri s 
Sabaudo s Erincipes 
E Cedo  datos  colui  ; 

Ita  feri us  illis  optaueram  Coelum  • 
Vt  ferem  <vndequaque  Beata, 
6)uandiù  imperi j fuauitati 
Adderetur  AEternitas. 

Sed  erepto  Carolo  Emmanuele  IL 
Citò  repetit  Coelum, 


(pua  citò  dederat  beneficia. 

Difcat  ex  me  Sabaudi  a 
Lugere  Sabaudum. 

Prima  ego  ex  Saxoni ie  folio  Principes 

L ata  accepi  -, 

Prima  ego  Carolum 
Ex  <vit£  Regno  abeuntem 
L acrjmis  profanar . 

Obfequij  exempìum  omnibm  fui , 
Ero  etiam  doloris. 

Quamuù  leu /a  eU  dolor , 

Si  epe  popi  ex  empio. 
Principem  femus , 

6pem  nefcias , 

An  diffìcili às  imitere, 

An  admirere  faciliùs , 

Re <jì u$  AEmulator 
Alp  es  domet,  montes  auferat. 


Vrbes 


8 3 


Vwes  exfimat . 

Hac  etiti  nequeat , 
fifuàm  longè  aifiat  à Carolo  ! 
Ergo  aefieatur fine  ex  empio , 
Si  fiolis  Heroib  US 
E fi  e potè  sì  ex  empio . 


MONASTERI  VM. 

CAROLI  EMMANFELIS  IL 

Tumulata  Magnificenti! , 
Rullici  pompam  doloris 
oAugeat  Monalìerium , 

Si  potesì  alienum  aolorem  augere  > 
Cum  cequare  nequeat  fiuum. 
Funerato  Alpium  Reai 
Coronata  montibus  njallis 


'A  \ 


Infierì as  fattura 


L i 


Colum- 


*4 


) 


Columnas  Iouis 
Quibm  fibi  terminum  facti, 
Regali  lungìt  Maujoleo  ; 

Kt  in  communi  dolendi  iure 

T e si  e tur 

Non  pojse  plus  ultra  dolere . 
^Moetiifsima  Ciutias 
Hoc  uno  adhuc  infelix, 

6)uod  poti  excidia  Saracenorum, 
Habet  quod funetiius  lugeat, 
Erepti  Principis  funus . 

Eius  tumulo , 

Vbi  proluderti  fuos, 

Addet perennes  Ifarajletus  -, 

Ht  lachrymarum  tributum , 
6)uod  nunquam  exegit,  dum  uiueret , 
Caroli  Beneficenza , 
^Mortui  cineribm  larvi ùs  impendat. 


Hinc 


«5 


Hinc  agno  fette  f acuta , 
6)udntus  fuerit  Princeps, 
6)mm  V rb e s lugere  non  potuerint. 
Nifi  extinttum . 


MONSREGALIS. 

<2 Ab  Italia  f teneri  bus  nata  Ciuitas 
Bellis  originem  debeo  > 

Origini  Bella, 

Sabattdis  pacem , paci  falutem . 
Sed  originis  memor 
Strages , & funera , 

Gfuibm  vittore  eoe  per  am , 
Spettata  femper  impauida . 
Islunc primàm  mortis  vultit  exborrui, 
Cum  tanti  Regis  fedtt  in  vultu . 
Hoc  vno  itttt 

Prole 


Proh  quantum  traxit  mina  ? 
Vna  Principis  mors  firages  fuit , 
Parimi  erat  odi  (le  tam  edita  , 
Inuafìt  etiam  futura. 

Et  qua  nondum  %/iuerent,  interfecit . 

Sacra  Deipara  Bajilica, 
(PéMeomm  operum primum  decus , 
Regijs  fape  muneribus  auffa, 
òdémijìfjet  cum  Principe, 

(gppa  ab  ilio  fperauerat  incrementa  « 
Jsfouas  alibi  V rb  e s , noua  moe  ni  a 
Arces , Aras , T empia , 
6)uaque  cceperat,  quaque  desìmabat, 
Artis , & Pie  tati s miracula 
<PMors  abmpijjet. 

Nifi  regia  magnanimitas 
Supere (set  in  Coniuge . 

Huic prada  fuperba  infldet. 


Quafi 


87 


6)uafi  ruìnam  'vno  uulnere 
Et  triumpbum  fibi  fecerit  mina. 

Tot  ego  R egmjunera 
(TMontìs  tugo  {uh limi s afiicio , 
m E t (pc eiaculo  pu blici  luttrn 


cas  T ' A 


collìao , 


Ita  nuli us  erìt  dolimi  finis , 

Cui  nuli us  fuit  amane!/  modus . 
Dedi  CJues  Curia, 

Dedi  Regno  ,&  Principi  Patres. 

R e gis gloria , & hosiium  armis 
CJuium  capita,  qua  fi  'vitti mas  fide/ 

Deuouit  amor. 

Nunc  Regis  tumulo,  & morti s ira 
Vrbem  totam,  nouum  'vittima  genus , 

Si  Hit  dolor . 


NI- 


N I c m A. 

<*Altemm  Itali#  limen 
Et propugnaculum  Regni  Nicaa , 
Vt  Regalem  ad  tumulum 
Ine  xh  aulta  ferat  venam  lachrymaru 
Sui  Maris  fubieltas  aquas 
Deriuat  in  fletus . 
Infelicissima  Ciuitas 
Principem  fuum  optauerat  din  3 
Viderat  jemer> 

oslmantcm  jlepius  esperta , 

lam  maturum 

Exceptura  erat  jruPtum  amori s. 
Proh  mortis  inuidiam  ! 

Dum  Principis  benejicium  ex  peli  ab  at, 
Immaturum  funus  accepit . 
lam  nona  mcenia  defcripferat , 
lam  vasi#  menti  parem  V rbem  : 

Cogita - 


• A 


8>> 


Cogitauerat  Portum , 

Et  ingrejsuram  Portu  felici  tate  m : 
Immenfam  Alolem 
Herculeo  circumduxerat  finn 
E xcepturam  opes , 

Eppas  Oriens,  quas  Occidens  daret-. 
Ita  Or  lem  totum 
Aperire  Vrbt  dejlinabat . 

In  hoc  remm  apparata  defecit, 
Eodem  tumulo 

Gaudi  a Ciuium,  animo fa  concludens 

Aborti s Imperio 
Adulta  fubduxerat  Princeps, 
6)ua  set  eruttati  donauit : 

Sed  ne  quid  ultra  aternum  faceret 
Dura  mors  occupami  AuEtorem  ’> 
Cuius  Nomen  & Gloria 
Cum  non  fubejset  le  ai  bus  fati, 


Puod 


Quod  'vnum  mortale  h ab uìt, 
Vitam  ademit . 

Sed,  tracimiti  Principis  cafu, 
Suorum  dolore m fecit  immortalem . 


S A L V T I JB- 

<&Magnum,  nel  à fontibus}Padum, 
S aiuti  arum  lacrymis, 

Debeto  pojlhac , 

Italia . 

CAROLVM  EMMANVELEM  II 

Vt  repenti num  fu  fluii t funus  ; 
Natale  a K ejulo  fuminis  caput 
Ad  oculos  Ciuium  tranjlulit 
Vrbis  dolor , 

Sabaudos  Principes 
Seri us  à Ccelo  datos  . 


Seriìts 


Seriùs  repetendos  jferauerat 
Infelix  Ciuitas  / 
JEternitatem  adprecans 
Non  Generi-  folum/fed  fingali s. 
Vi t penf aretur  benejìcij  tarditi 
Diuturnitate  fruendi . 

Sed  malo  didici t fuo , 

E am  magni  muneris  conditionem  effe 
Vt  f ero  detur,  repe fatar  citò . 
Diuturnitate  non  eget. 

Vi t 'videatur  optimum  -, 
Magnitudine  fìatìm  fi  prodit  fu  a : 
Et pretium  ipfa  breuitas  habet . 
In  afueta  huiufmodi  damnis  Vrbe 
Poterai  i>fus  doloris  fenfum  lenire  : 
Priorum  Principum  feriem 
Olim  fleuit  extinciam , 

Sed  optimos  pofl  Principes 


M z 


Ndep- 


Aclepta  mehorcs  opti  mi  s , 

Eo  malora  habet  ar aumenta  triU iti  a 

~ v • r 

(s)uo  malora  fu  ere 
tèMomenta  felicitati $ *vel  in  f uno . 
Diu  Carolum  lugeat 
fpua  tenuit  breui . 


TAVRINVM. 

<$Au gusto  Cineri 
Taurinorum  Augusta, 
6)uam  dolor  fecit  elinguem , 
Tnbutum  foluit  lacrymarum , 
Vrbs,  tot  V rbium  Caput, 
Subit pondus publici  dolorisi 
Vt  omnium  lacrjmas, 

Si  po^sit, 

Suis  ocuhs  fundat , 


Vrbs 


91 


Krbs  fui  Principis  Mater, 
Fraterna  mortis  pericola 
Tanto  par  tu  praueniens 
Tìmorem  Regni 
Perire  vidit,  dum  nafceretur  > 
Dolorerà  najci , dum  per  ir  et . 
Prima  ‘vidit , 

Prima  lugere  coepit , 

Po  frema  de  fi  net . 

Nam  fibi  <vnicè  putat  ereptum, 
Jf)ua  omnibus  de  derat , 
6)uod  omnibus  ereptum  e fi. 
Regem  Krbes  alia  deplorant , 
H ac  Re  (rem , & Ciuem  : 

' GMagna  feruant  alia 
(FMatmi  doloris  monumenta  -, 
Hac  Regios  Cinerea 
Ipfum  fcili ce t dolore m 


G e fiat 


94 


G e fìat  in  fina. 

Quin e vndique  occurrìt  oculis , 

(Sfa  a torà  uet  acerbi  us , 

Ida  felicitar. 

Corona  moenium,  Splenaor  Regia. 
Curia  Malesi as , 

S apienti  a,  & Artibm  ere  Ha 
Immenfa  Moles , 

AuSlorem  fuum  femper  obijciunt, 
AEternum  doloris  argumentum . 

©8253 

VERCELLE 

CAROLI  EMMANFELIS  IL 

Acerbum  funus  postrema  doleat, 
Regi  am  Magnificenti  am  > 

6)ua  prima  fenft 

V er celle nfs  Ct aitar . 


Omnium 


95 


Omnium  ocuhs  lugere  debet, 

Per  (jucm  omnium  oculos 
Ad  (e  trahit . 

Hdc  ili  a nimirum  Vrbs  e il, 
6)ud  Sabaudicd  potenti a 
F idem  facit . 
Stupentibus  exter is. 
Principi  no  Aro , 

Tot  efujis  ubi  a uè  Thefauris , 
Superbitile  tam  multum, 

6)uo  vel  F rbes  conderet,vel  augeret 
Veni  hojlis , & vide  : 

Hoc  <vnum  deinceps  dabitur , 

V ercellds  oculis  vjurpare  > 

Fel  gradu  metiri . 
Fatigabit  fdcula 
Paucorum  labor  annorum 
Po  A edomita  dementa 


hnem 


6 


Ignem , <vmas , tellurem 
Forùm  babebit  ali  quid , 
6)uod  obijciat, 

Ciuium  jìdem. 

Ita  fecuritatem  a Fatte  acceptam 
Regalis  F il ij  reddet  Imperio. 


abvndantia. 

Vbertas  Unge  alia 
Regionem,  & animo s tenet 
Subalpini  Fopuli . 
Refpondet  felicitati  calamitas , 
Summa  arati ijsima , 

Diti  parata  penitus  improuifa . 

Optimum  F r ine i perni 
Quem  amicum  dederat  Coelum , 
Auferre  folum  potuit  ifatrnn. 


Rubli- 


9 7 


Publico  natus  borio 
Beneficenti! simus  Princeps 
Totus  e idem  vixit. 

Vi t vberem  rerum  omnium  co  pi  am* 
Et  Regia,  Afagni fi  centi a 
Deberetis  impofterum , 

Et  largitati  natura . 

Hac  erant  marna  mentis  con  fili  a, 

nvr6  • • J 

Uitijsimis  imperare . 

T des  vt  efficeret , 

Explorari  iufiit  <vi fiera  montium  : 

Et  per  terra  ‘vulnera 

Vedrà  me  del  am  quafiuit  inopia . 

Sed  parùm  erat 

N attuo  tantum  Auro  dite  fiere  : 

Et  peregrino  fiaóìurus  aditum 

Brarupta  Alpium  iuga  molli uit . 

Obdupente  natura 


9S 


<2 Ad  Regium  Imperium 
Vel  ipfiam  Jlerilitatem 
Re  cu  ndar i pofie  merce  non  fu  a . 
Posi  inhofiitas  rupes 
Ve  lira  par  iter  uh  ertati 
Et  venti , & maria  coeperant  militare . 
Nouas  mercibus  ades , 
Stationes  nauibus,  artibus  Vrbes » 
Vel  erexit,  vel  inchoauit. 
ni  ue  adeo 

Cui  natura  imperium  dederat, 
Subditorum  commodis 
Amor  i ufi  e rat  infieruire . 

En  qua  vobis  otia,  dum  viueret 
Meditabatur  Principis  lab  or: 
Ggui  moriens  folam  vobis  reliquit 
Abundantiam  lachrymamm. 


FELI- 


FELICITA.  S. 

Diuijds  olim  calamitate  s 
Iratum  tibi  Ccelum  immiferat 
Infelix  Sabaudi  a . 

Dum  Carolum  rapuit  > 
Intuii ’t  vniuerfas . 

Aduerfa  licet  omnia  patereris, 
Felicem  adhuc  Te 
Superbite  credebas  in  Pr incip  e . 

6)uo  jlante 

Inimi cam  non  metueres  fortunam , 
Amie  am  pene  no  II  e s erepto . 

Inter  bellorum  procellas 
Afflitto  Regno  Rex  datus  ■ 
Tranquillitatem  pepcrit,  cu  natus  e fi, 
Optimus  fané  P vince ps, 
Cuius  nec  prima  pars  vita 
A beneficijs  vacua  : 


N 2. 


Vel 


J/'el  tum  agore  firn  dare  maxima 
Cum  nefciret . 

€)uaiis  olim  futurm  effe t 
conijcere  licuit 
Aufpicia  hac  Regni  fuerunt , 
6}upe  laudari  potuiìjent  ’vt jrultui 
Patrern  ex  Rege  fe  reputans, 

Si  quid  in  fuos , 
pre  l hominum  conditio  peccar  et , 
V d temporum , 

Ejfufo  liberaliter  auro  corri  gens , 
Sub  bono  probau it  Principe , 
ptiam  c al ami tate s fieri pretiofas. 
Priuata  Regni  tributa , 

(fhtà  fundandis  arcibus , 

6) uà  muniendis  ìmpendens  • 
Publicam  tran  q u fili  tate m, 
Dum  tutam  uoluit 


Fecit 


IOI 


Fecit  atemam . 

T anta  tiimen  j eli  ci tati s autborem 
6)uid  ‘ultra  lugemus  extincium  ì 
Vimt  iterum 

CAROLFS  in  FICTORE. 


Al  di  fopra  dell’  interiore  Porta  del  Tempio  leggeualì  la  Tegnen- 
te Ilcrizione , colla  quale  tutta  acconciamente  Ipiegauafi  l’Inuen- 
zione  del  Funebre  Apparato  . 

CAROLO  EMMANVELI  II- 

QVOD  VIRTVTES  OMNES  IN  VNA  MAGNIFICENTIA 
HEROICAS  IN  SE  FECERIT 
ET  SACRAS  IVCVNDIS , ET  MILITARIBVS  CIVICAS, 
tari  gloria,  et  felicitate  nectens, 
COELO,  REGNO,  PACI,  BELLO 
BENEFIC  AS  REDDIDERIT; 

OMNES  SIMVL  VIRTVTES, 

ERECTO  MAVSOLEO, 

IN  VNA  PARENTANT  MAGNIFICENTIA, 


CELE - 


102, 


celebrazione: 


oleum 


■ Efea 


me 


N su  l’ annottare  della  Sera  de’  ventifette 
di  Ottobre  dell’Anno  mille  feicento  fettan- 
ta cinque,  giorno  precedente  all’aprirfi  del 
Lugubre  Apparato,  cd  all’incominciamen- 
to  delle  (blenni  Efequie  , dier  principio  a 
fonare  in  medo  Tuono  le  Campane  del 
Duomo  : e quindi  vlciron  ad  vn  tempo  gli 
Araldi,  ed  i piangitori  ad  militare  per  lo  dì 
vegnente  il  Popolo  alla  pietofa,  e magnifica 
Funzione.  Si  auuiaron  i primi,  con  lor  alabarde  recate  in  ùpalla, 
otto  Suizzeri  vediti  in  abito  di  duolo  ; cui  feguiuano  ventiquattro 
Piangitori  con  campanelli  in  mano,  e in  abito  dolentiflitno  a ve- 
derli . Eran  ciafcuno  in  lunga  veda  di  gramaglia  diftefa  auanti 
per  in  fino  a piedi  , e terminante  dietro  in  vn  lungo  diadico  . 
Spiegauad  d’in  (bmmo  al  capo  vn  nero  velo,  che  ad  vfo  di  am- 
pio capperone  feendeua  loro  in  fili  vifo  , e tutto  il  ricopriua.’ 
Aueano  fofpefe  innanzi  al  petto  , e dietro  alle  (palle  le  Armi  Reali. 
A’  Piangitori  fuccedeuano  diciotto  Araldi  con  canne  d’india  in 
mano  , e in  vn  andare  pieno  di  graue  , e maedofò  contegno  : 
effi  altresì  in  vede  di  gramaglia,  e in  Gotta  d’Arme  di  tela,  quale 
d’010,  e quale  d’argento,  con  le  Armi  a*  più  diritti  di  quella 
Prouincia,  cui  ciafcuno  rappredntaua , mede  a ricami  di  oro,  e 
di  argento  . Quindi  veniuano  tre  Regj  Cappellani  : e dietro  altri 
otto  Alabardieri.  In  vn  tal  andare  girarono,  tutti  in  filenzio,  e 
in  medo  fembiante,  per  attorno  alle  più  frequentate  contrade  della 
Città  , fermandoli  a’  capi  d’ognuna  delle  più  riguardeuoli  : oue 
da’  Piangitori  (onauad  a ratinami  il  Popolo  j e vn  degli  Araldi 
prendea  a leggere  il  feguente  Inuito . 


Onorate , 


IO> 

r\  Norate  , e Aiuole  perfine  : E fendo  piaciuto  a Sua  Diurna 
^ Adaefià  di  chiamare  a miglior  vita  d Altera  Reale  del  fu 
Sereni fimo  CARLO  E A4  A NV  E LE  IL  per  grafia  di  Dio 
Duca  di  Sauoia  , Ciables  , Auofla  , Geneueje  , e /ri on ferrato  , 
Principe  di  Piemonte , Alarchefe  di  Salifico  , Conte  di  Genetta  , 
Romont , Nfiz>a  , , ? Tenda,  Barone,  di  Vaus , e Fauci gnì , 

Signore  di  Vercelli,  dèi  Adarchefato  di  Ceua,  Oneglia,  e Alano, 
Alarchefe  di  Italia , Principe , e Vicario  perpetuo  del  Sacro  Roma- 
no Imperio,  Re  di  Cipri , &c,  vi  fi  fa  intendere , come  le  Reali 
Alleile  di  Aladama  Reale  Reggente  fia  Conforte,  e di  S.A.R. 
il  Sereni  fi  imo  Duca  Vittorio  Amedeo  IL  fuo  Figliuolo  , nofiro  Si- 
gnore , e Principe  3 fanno  celebrare  l*  Efequie  folenni  nella  Chiefa 
Aletropolitana  , e Duomo  di  quefia  Città  , incominciando  dimani 
à primi  Vefpri  : alle  quali  flètè  inuitati  tutti  ed  a pregare  per 
1 Anima  del  fu  già  no  tiro  gloriofifisimo  Principe , che  fia  in  Cielo. 

E quiui  da  tutti  , poftifi  in  ginocchio,  re citau ah  il  Pater  no- 
ftro,  e l’Aue  Maria  . 

La  Sera  del  giorno  feguente  desinata,  come  poc’anzi  dicem- 
mo, al  cantarli  de’  primi  Vefpri  , d difpofe  lungo  la  Piazza  del 
Duomo,  e ordmodl  a battaglia  il  Reggimento  di  Guardia,  colle 
Armi  riuolte  a terra,  e co’  Tamburi  coperti  a nero.  Per  rifofpi- 
gnere  il  fouerchio  affollamento  del  Popolo  , che  traffe  oltre  il  con- 
iueto,  anche  delle  più  grandi  Solennità  , fur  podi  in  opera  buon 
numero  di  Soldati , che  prefer  lor  podi  per  di  la  Scalinata  dei 
Duomo . 

Apertali  la  Porta,  e già  per  eflfa  comparendo  la  lugubre  inlie- 
me  , e vaghilTima  Scena  dell’Apparato,  che  colla  luce,  che  ba- 
lenarla la  sì  gran  copia  che  v’era  de’  lumi,  e dell’argento,  daua 
di  sè,  anche  di  lontano,  a’  riguardanti  vno  Spettacolo  di  mara- 
uigliaj  d diè  per  tal  modo  principio  all’ auuiamento  della  fune- 
bre Funzione . 

Entrarono  per  la  Porta  maggiore  del  Tempio , in  lunghi  vedi- 
menti  a duolo  , tutto  il  gran  numero  de’  Caualieri  della  Corte  , 
accolti  in  mezzo  a’  due  ali  di  Archibugieri.  Dopo  e di  veniuano 
i Caualieri  dell’  Ordine  dell’ Annunziata  due  a due,  e ferbato  lor- 
dine di  lor  anzianità . Quiui  appreflo  1 Signori  del  Sangue  della 


104 

Ca(a  Reale  . Poco  (laute  lbprauennero  Monfignor  Nunzio , ed  i 
Signori  Ambafciadori , accompagnati  dal  Sign.  Conte  Scarauello 
Maefèro  delle  Cerimonie  di  S.  A.  R.  e preceduti  da’  Caualieri,  e 
da’  Gentiluomini  di  lor  Seguito  . Seduti  ne’  podi  vièti -,  e di  già 
datoli  legno  colf  Organo  all’ incominciarli  del  Vefpro , viderli  en- 
trare il  Clero,  i Vefcoui,  e gli  Arciucfcoui  degli  Stati  di  S.  A.Px. 
parati  in  Pontificale:  e,  peruenim  entro  lo  Steccato  del  Maulòleo, 
Monfig.  Beggiami  Arciuelc.  di  Torino  fi  afille  lòtto  il  Baldacchino 
al  luogo  conlueto;  e gli  altri,  volti  colla  faccia  verfo  l’Altare,  in  fu 
panche  coperte  di  nero.  Sedeua  in  primo  luogo  Monfignor  Mil- 
lietto  Arciuefcouo  di  Tarantafia  : quindi  feguiuano,  ferbato  l’or- 
dine di  lor  anzianità  nel  Vefcouado,  Monfignor  Berzetti  Vefcouo 
di  Mauriana,  Monfignor  di  Lucinge  Vefcouo  di  Geneua,  Mon- 
fignor Balli  Vefcouo  di  Auofta  , Monfignor  Broglia  Velcouo  di 
Vercelli  , Monfignor  Truchi  Vefcouo  di  Mondouì  , Monfignor 
Lepori  Vefcouo  di  Saluzzo  , Monfignor  Chiefa  Vefcouo  d’Alba, 
Monfignor  Tomatis  Vefcouo  d’Afti,  Monfignor  Truchi  Velcouo 
d’Iurea,  Monfignor  Prouana  Vefcouo  di  Nizza,  Monfignor  della 
Roucre  Vefcouo  di  Fofiano . 

In  fui  rileuato  , che  a guifa  d’vn  ampio  Predellone  s’innalza 
vicino  al  Coro  , e difiendefi  ad  occupare  la  Naue  di  mezzo,  in 
quanto  ella  ha  di  larghezza  , era  dalla  parte  del  Vangelo  il  Bal- 
dacchino Reale  mefio  in  arredo  di  duolo  , e fotto  di  elfo,  in  sù 
d’vn’alta  Predella  , le  Sedie  per  le  Reali  Altezze,  per  la  Serenif- 
fima  Principefia  Maria  Lodouica  , per  lo  Serenifiimo  Principe  di 
Carignano  , e per  li  Serenifiimi  Principi  fuoi  Nipoti  , il  Principe 
Filippo  di  Sauoia,  il  Caualiere  di  Sauoia,  e’1  Conte  di  Dreux. 

Rimpetto  al  Baldacchino  fèdeuano  Monfignor  Alberini  Nunzio 
Appoftolico,  il  Signor  di  Seruient  Ambafciadore  Ordinario  di  Fran- 
cia , il  Conte  di  Atalia  Ambafciadore  Straordinario  di  Portogallo. 

Al  lato  defiro  del  Baldacchino  (otto  alla  Predella  il  Sig.  Don 
Gabriel  di  Sauoia,  Signor  Marchefe  d’Efte , e’1  Signor  Marchefe 
di  Dronero,  Signori  del  Sangue  . Succedeuano  nell’ordine  me- 
defimo  i Caualieri  dell’Ordine  dell’ Annunziata,  il  Sig.  Marchefe 
di  San  Germano  Grande  Scudiere  di  S.  A.  R. , e Gouernacore  < ella 
Città  di  Torino.  Il  Sig. Marchefe  Tana  Colonello  d : eri. 

Il 


i°5 

11  Sig,  Marchefe  di  Caraglio  Gran  Cacciatore  di  S.A.R.  Il  Sig. 
Marchefe  di  Broflio  Grande  Scudiere  di  Madama  Reale  , e Go- 
lia relatore  del  Ducato  di  Auofta  , e della  Prouincia  d’Iurea.  Il  Sig. 
Conte  di  Monaflerolo  Aio  di  S.  A.  R.  e fuo  Maggiordomo  Mag- 
giore . Il  Sig.  Conte  Rouero  Governatore  della  Cittadella  di  To- 
rino, e Viadore  Generale.  Il  Sig.  Marchefe  del  Borgo  Generale 
dell*  Artiglieria , e Gouernatore  della  Prouincia  di  Sai  uzzo  . Il  Sig. 
Marchefe  di  Bernes  Capitano  della  Compagnia  della  Guardia  de* 
Gentiluomini  Arcieri  di  S.  A.R.  Il  Signor  Conte  Agrigno  delle 
Lande  Capitano  della  Compagnia  della  Guardia  delle  Corazze 
di  S.A.R.  Il  Sig.  Marchefe  di  San  Maurizio  Luogotenente  Ge- 
nerale della  Fanteria  . 11  Sig.  Abbate  d’ Agite  Gran  Cancelliere 
dell’  Ordine  . 

Eran  altresì  ne*  lor  viari  luoghi  afilli  il  Sig.  Marchefe  D.  Gio. 
Battifta  Bilicherei  Cavaliere  Gran  Croce  de’  Santi  Maurizio,  e Laz- 
zero,  e Gran  Cancelliere  di  Sav  oia  con  elio  i Configlieri , ed  i 
Referendarj  di  Stato  . Il  Sig.  Conte  Nouarina  Primo  Piefidente 
del  Senato,  e’I  Sig  Barone  Blancardi  Primo  Preti  dente  della  Ca- 
mera co*  lor  Maeftrat». 

Preflo  il  Baldacchino,  ed  i Signori  del  Sangue  affifteua  in  pie 
il  Sig.  Conte  di  Vifche  Capitano  delle  Guardie  di  S.A.R.-,  ed  alla 
parte  oppofta  tra  la  Predella  del  Baldacchino,  e la  Bakuti:  ata  dei 
Maufòleo  i Regi  Elemofinieri . In  mezzo  al  Tempio  in  in  1 ri- 
Icuato  del  gran  Predellone  erano  i Caualieri  della  Coite  m nu- 
mero di  molte  centinaia . 

Gli  Vfficiali  della  Compagnia  de*  Gentiluomini  Arcieri  auean 
lor  luogo  nella  Cappella  Reale  dal  lato  fuperiore  del  Baldacchino 
volto  alt’ Altare  maggiore.  Dietro  al  Baldacchino  il  Malsfcalco 
della  fleifa  Compagnia  con  gli  Efenti  della  Guardia  in  Capo  a* 
Gentiluomini  Arcieri  . Gli  Vociali  delia  Compagnia  delle  Co- 
razze eran  dietro  a’  Caualieri  dell’  Ordine:  e in  capo  alle  Co- 
razze il  Malifcalco  cogli  Efenti  della  Guardia  . Dal  lato  eppofto 
a gli  Vfhciali  delle  Corazze  llauano,  nell5  angolo  ,m  fondo  del 
gran  Predellone,  gli  Vfhciali  della  Compagnia  degli  Archibufieri 
di  M.  R.  Intorno  al  Maufoleo  ì Piangitori,  e gli  Araldi. 

Cosi  difpoftafl  la  maellofa  Raimanza,  Montignor  Arciuefcouo 

O di 


I Q& 

di  Torino  die  principio  intonando  il  Vefpro  de’  Morti , il  quale 
con  fcauiflìma,  e meftiflima  armonia  cantando  profeguirono  oltre 
a fé  Tanta  Mufici,  feelti  infra  i migliori  dello  Stato,  e dell’Italia. 

La  mattina  del  dì  feguente,  celebrateli  prima  due  Mefle  f vna 
dello  Spinto  Santo,  l’altra  della  B.  Vergine,  raunofli  di  nuouo  la 
Cappella  Reale,  e da  Monlignor  Arciwefcouo  di  Torino  cantoflì 
la  Meda  di  Requiem  ; e fi  fè  l’vfata  Cerimonia  intorno  alla  Tom- 
ba colf  affluenza  di  Monfignor  Arciuefcouo  di  Tarantafia,  e de* 
Vefcoui  di  Mauriana,  di  Geneua,  e d’Iurea, 

Indi  a non  molte  ore  fui  farli  della  fera  i Signori  Canonici  del 
Duomo  cantarono  vn  lolenniflimo  Vefpro  ; ciò  che  pur  fi  fece 
ne*  due  giorni  vegnenti,  ne*  quali  altresì  celebrarono  con  vgual 
magmficenza  le  tre  mentouate  Mefle , 

Venuto  poi  il  dì  quarto  di  Nouembre  conlecrato  alf  onore  di 
$.  Carlo  , e,  per  la  fimiglianza  del  Nome,  Protettore  del  defunto 
Principe,  rinnouaronfi  con  folenniti,  maggiore  anche  di  prima, 
le  Funzioni  funebri;  e di  nuouo  raunofli  la  Cappella  Reale. 

Finita  la  Meda,  che,  come  prima, cantoflì  da  Monfignor  Arci- 
uefcouo di  Torino,  il  P„  Francefco  Amedeo  O mea  della  Con- 
gregazione dell’ Oratorio  recitò  l’Orazione  Funebre,  che  tù  vdica 
con  quella  commozion  d’animi,  che  in  vn  tal  argomento  potea 
cagionarli  dall’Eloquenza  d vn  sì  Grande,  e sì  Celebrato  Dicitore  . 
Quindi  daMonlìg.  Arciuefc,  di  Torino  fi  fè  di  nuouo  la  Cerimonia 
intorno  alla  Tomba,  ed  aflifierongli  Monfignor  Arciuefcouo  di 
Tarantafia,  ed  i Vefcoui  di  Geneua,  di  Mondouì,  e di  Nizza  . 

Così  terminaronfi  le  Pompe  funebri;  nella  Magnificenza  delle 
quali  fìi  ageuole  fauuifarfi  ad  ognuno,  che,  come  la  grandezza 
dell"  Animo  di  Madama  Reale  non  tu  difuguale  alf  eccello 
del  fuo  dolore  ; così  quello  pareggiò  la  perdita  di 
CARLO  E MAN  VELE  II. 

Principe,  che  fendo  memorabile  per  la  Magnificenza, 
e per  fefercizio  d’ogni  Eroica  Virtù  , (ara  d’ogin 
teiupo  auuenire  celebrato  da’  Poderi  com’vno 
de’  migliori,  e de*  più  benefichi,  che 
mai  fedeflero  in  fui  Regio  Trono 
della  Sauoia . 


CARO- 


1 07 


CAROLI  EMMAN  VELIS II. 

Sabaudi#  Ducis , Pedemontium  Principis, 

Cypri  Regis , &c. 

RES  GEST£ 

Brevi  ter,  & Snmmatim  deferì Vt  a. 


AROLVM  EMMANVELEM  Allobro- 
gum  Diicem  cjus  nominis  Sectindum  op- 
portuno , felicique  partu  enixa  eft  Chri- 
ftina  à Francia  die  io.  Iunii  Anno  1634, 
jam  tùm  fcilicet  futuras  calamitates  pie- 
cavente  Coelo,  cum  morituro  Fratri  lùc- 
c e flore  m dedit,  tanquam  impendentis  exi- 
tii  publici  moram,  66  pignus  rediture  là- 
lutis.  Natus  enim  efl:  inter  infaufta  pre- 
ludia ejus  belli , quod  Italiana  prope  univerfam , 66  Subalpinos 
potifllmùm  Hifpanis,  Gallicisque  armis  exercuit,  6 6 efferatis  per- 
tinaciter  animis  in  ejus  etatem  latifflmè  excurric.  Viótorem  Ama- 
deum  Patrem,  qui  tùm  era:  in  Gallorum  partibus,  triennis  adhuc 
infans  amifit  acri,  brevique  morbo  confettura;  mox,  ut  raro 
litaria  contingunt  mala,  anno  vix  evoluto,  nec  dum  ficcatis  pa- 
terni funeris  lacrimis  extulit  Fratrem  natu  majorem  Francilcum 
Hyacinthum  . Ita  Sceptrum , quali  paterne , fraterneque  rnortis 
immaturum , ingratumque  munus  , accepit . Intereà  tutela  Prin- 
cipis, 6 6 rerum  fumma  penes  Matrem  fuit  : atque  hinc  alia  Re- 
gni labes , civilis  Difcordia  ; que  tandem  Chriftine  Parentis  in- 
franto animo , 66  piane  virili  conftantià  comprefla  , extinttaque 
efl: . Neque  depolìta  tamen  arma , fed  a Civibus  in  hoftes  rur- 
fum  converla  j 66  natum  cum  Principe  bellum,  cum  Principe 
adultum , ejusdem  auttoritate , 66  imperio , cùm  jam  annos  pu- 
bertatis  egreflus  Regnum  adminiltrare  ccepiflet , roto  decennio 

O 1 ge  fi;  11 111 


i oS 

geftum  cft,  feiicitcrquc  confedum.  Inde  ad  Studia  pacis  animimi 
Carolus  vocans  rcliquam  astatem  publicis  rebus  adhibuit . Nifi 
forte  fpeciem  aliquam  belli  prxferre  poflint  valida  copiarum  pras- 
fidia,  &L  Magni  nominis  Heros  Francifcus  Ghironius  Villa  obfefiis 
Cretenfibus  Defenfòr  datus*,  deficientesque  ab  fe  perduelles  Has- 
retici  intra  /peluncas  fuas,  ÒC  crepidines  montium  quagliti,  armis- 
que  fubadi  . Citerà  prò  tuendis  fimbus  ultrò  fufeepta , initia  , 
apparatusque  bellorum  potiùs  fuere  , quàm  bella . Atque  ut  pa- 
catas  , opulentasque  Provincias  externis  quoque  viribus  tutaretur, 
cum  Catholicis  Helvetiorum  Ordimbus  fedus  ianxit  more  majo- 
rum  . Ijsdem  audor  pacis,  adhortatorque  fuit,  cum  feda  in  par- 
tes  Republicà  ruerent  in  mutuas  casdes  Hasretici , Catholicique . 
Dum  enim  Concordia  viam  fruftrà  quasrerent  magnorum  quo- 
que Regum  Legati , Carolus  Emmanuel  , per  Oratorem  fuum 
impetratis  induciis,  imminens  praelium  diremit;  tùm  mollito  pau- 
latim  furore  partium  ad  piiftinam  tranquillitatem  gloriofifiimè  re- 
vocavit . Partam  apud  exteros  gloriam  fecuta  funt  domeflica  fu- 
nera  . Chriftinas  Matris  , quam  ufque  ad  fupremum  diem  obfe- 
quendtfìmè  coluerat,  cujus  arbitrio  Imperium  ipfiim,  Regiamque 
audoritatem,  confirmatà  edam  astate  , permiferat,  Matris,  inquam, 
& tanta*  Matris  acerbiffimam  mortem  graviflìmè  tulit  ; eòque 
gravius , quòd  lediflìmam  conjugem,  parem  fanguine,  paremque 
virtute  Francifcam  Borboniam  , quam  paucis  ante  menfibus  Co- 
lemni  nuptiarum  pompa  junxerat  fibi , nullo  dato  dolori  fpatio , 
uno , eodemque  rogo  compofuit . Sed  alto  numinis  confilio  ea 
mors  contigit , ut  Sabaudi  fanguinis  Vxor  Ioanna  Maria  Baptifta 
Sabaudo  jungeretur,  quas  in  precipiti  ejus  funere  jacentibus  ani- 
mis  fpem  aliquam  faceret  duratura  felicitatisi  ne  orbitatem  fuam 
fentirent  populi,fed  in  unius  mente,  religione,  vigilantia  folicitu- 
dinem,  metumque  deponerent . Carolus  certe  , ubi  primùm  fe- 
nilem  fponfas  prudentiam  in  flore  aetatis  agnovit,  mhil  illà  incon- 
fulta  ftatuit  in  pofterumj  imo  ad  arcana  confilii  fandioris  admif- 
fam  de  rebus  graviflìmis  deliberare  voluit , & imperare  lècum . 
Ita  Icilicet , quafi  futura  è longinquo  prolpiceret , fociam  Regni 
crudiebat  paulatim,  ut  Sola  edam  imperare  poflet.  Quippè  integris 


viribus , nulloquc  affetti  Corporis  ìndicio  robuflus  Princeps , cui 
longam  fcnettutem  pollicerentur  omnes,  immortalitatem  optarent, 
cùm  magna  jam  opera  perfecilfct,  maxima  moliretur,  primo  Se 
quadragefima  astati  anno  nondum  abfoluto,  relittoque  unico  ha:- 
rede  fanguinis,  virtutis,  Se  fceptri  Vigore  Amadeo , infperatò  de- 
cellìc . Quantus  inde  extiterit  publicus  dolor,  qua;  in  aula,  urbe, 
tocàque  regione  orbitatis  , folicudinis , vaftitatis  indicia , cogitai 
iacilius  , quam  dici  poteft . Nam  multa  concurrebant  in  Caro- 
limi, qua;  amori,  S e dolori  materiam  darent . Magna  illi  Virtu- 
tis indoles  , animus  Regno  major,  acre,  certumque  judicium  , 
mens  per  le  firma,  fubtdisque,  Se  ufu  rerum  magiftro  plenior  in 
dies , Se  fortior . Porrò  facilitas , comitasque  haud  in  alio  pro- 
filila magis , Se  rapax  . Nulli  unquam  inaccdfus , nulli  ieiunus, 
aufierusque  . Advenas  praefertim  fubmilTo  regali  faftigio  familia- 
rilfimè  alloquebatur , velut  immemor  dignitatis  fua;,  quam  tamen 
a contemptùs  periculo  vindicabac  lasta  Majeftas . Suavitati  mo- 
rum  par  grafia , Se  dignitas  frontis  : ut  plerique  crederent  arte 
quxfitam  . Sed  forma:  contemptor  animus  mhil  impatientius  fc- 
rebat,  quam  luxum,  Se  fucos  indignos  viro  . Alacres  prastereà, 
geftandilque  armis  habiles  artus  , laborum  patientia  incredibili , 
militare  ingenium  , pra:feruida  , martialisque  natura  ; fed  indolis 
impetum  fortior  prudenti  prope  violenter  cohibuit  ; effecitque  , 
ut , qui  bellum  optabat  , eligerec  pacem  . Bellicofam  quoque 
mentem  vel  fregit,  vel  elufit  imagine  quadam  pugna;  venatio 
frequens , neque  ad  humiles  plerumque  prxdas , fed  in  Apri  , 
Ceruisque  incitatiffimo  equorum  curfu  conficiendis  occupata  . 
Ha:  Principi  delicia:,  hxc  animi  laxamenta;  quibus  nunquam  à 
civilibus  curis  avocabatur . Cumulabat  reliquas  Caroli  Laudes 
Amor  in  fuos . Hinc  illa  fervanda:  paci  conftantilfima  voluntas , 
quamquam  Se  filo  ipfe  ingenio , Se  externorum  Principum  voci- 
bus  incitaretur  ad  bellum  , Ab  eodem  fonte  feveritas  pariter,  Se 
Clementia  nafeebantur,  quas  ita  invicem  temperabat , ut  neque 
publica;  fecuritati  noceret  facilitas  venia;,  neque  illius  defperatio 
Principi  benignitatem  offenderet.  Hoc  uno  fòrtalfe  minùs  fuo- 
rum  amans  vifus  eli , quòd  feipfum  plus  nimiò  contempfit . Nam 

Se  tra- 


110  ...  re 

& tranare  Rumina , dum  rapidiffimè  fluerent , 6C  ingentes  foflas 

tranfilire  equo , caneraque  id  genus  pericula  quaerere  folitus  erat, 
impetu  quodam  fatali . Excufabatque  temeritatem  perpetua  eva- 
dendi  felicicas  . Ca:terùm  ejus  operum  numerus , magnificentia, 
èl  fplendor  admirationem  pofteris , ìpfius  nomini  immorcalitatem 
dabunt.  Augufta  Regiie  Moles,  ejusque  fpatiofa  Atria,  vafhs  Por- 
ticus,  ÒC  reliqua^  Opes  ad  Auta  apparatum,  pompam  ubique 
congeftas , rudimenta  tantum  fuére  feipfam  experientis  Magnifì- 
centias . Exeruit  deinde  fe  totam  in  regias  Venationis  Pretorio, 
ubi  Carolus,  cùm  fuburbanam  Domum  cogitaret,  par  Vrbi  Op- 
pidum  fecit . Cujus  operis  magnitudo  jufti  voluminis  argumen- 
tum  dedit  ; & jam  typis  excufum  eft,  fietque  aliquando  publici 
juris.  Accedentem  geminus  excipit  asdium  ordo  pari  fronte  ere- 
feentium  , profpedusque  illarum  ingens , quantum  oculus  adigi 
poflitj  tum  recedentes  in  theatri  morem,  &C  in  fe  iterum  redeun- 
tes  feries  domorum,  longo  rurfum  excurfu,  novo  rurfum  thea- 
tro  conclude . Fernet  undique  incolarum  multitudo  , 6 C evocata 
ex  Italia,  Gallia , Belgio  puìcherrimarum  artium  Opificia  . Qnas 
omnia  veflibula  funt  , &£  quafi  profeenia  Regia:  Domus  fpeda- 
culo  oculos  praparatura . Hujus  ambitus  , molefque  valla  , 6 C 
excipiendis  Regibus  par  ; fupellex  opulentiflima  , fontes  crebri , 
varnque  , fed  in  Herculeo  mira  ars  , fumptus  immenfì  . Adde 
fepta  peregrinarum  avium,  terarum,  Honorum  fpatia,  Canum, 
Equornm  , Plagarum  apparatus  ampliflìmos  , derivatas  aquas  fe- 
rendis  cymbis  minoribus  pares,  impofitumq;  fuperbum  opus,  pro- 
fani nominis  , fed  infolit^  pulchritudinis,  Dianx  templum.  Satis 
hxc  erant  glorile  principis , fed  ejus  magnificentix  nequaquam 
fatis . Nam  Vercellas  infuper , ampliflimàm  Vrbem  , novo,  6 C 
ampliore  mamium  ambitu , quatuordecim  propugnaculis  , grandi 
vallo,  mukisque  operibus  cinxit  : Vbi  fìmilior  tempio  Vrbis  Porta 
albo  marmore  interiùs  , exteriufq*,  veftita  ingrefluros  frftit  novi- 
tate fpedaculi.  Cevx  arcem  altiflìmas  impofitam  rupi,  nullo  re- 
lido antiqui  operis  veftigio , novam  , èc  inexpugnabilem  fecit  ; 
excifoque  interiori  monte,  muri  loricam,  ubi  opus  fuit,  intra  fau- 
ces  aperta  rupis  abfcondit . Verrucam , qux  immunità  quondam, 

Caroli 


\ 


I 1 1 


Caroli  Emmanuelis  Avi  vigilantìa  , maximi  exercitus  vires  elule- 
rat , nova  maenium  corona  communiviq  : nb)  nuper  a montisi 
dodo  duótus  per  faxa  puteus  perennis  aquac , miras  ptofunditatis . 
Taunnenfem  urbem,  urbiumque  fu  a rum  Mecropol.im  feptem  pio- 
pugnaculis  auxic , lune  ad  Eridani  , inde  ad  Durii  Aulir  ms  ri- 
pam  . Quodque  vix  nnpecrabic  poderorum  fidem,  res  tanta  unius 
anni  labore  confeòba  ed  . Aderac  ipfe  improvifius  fiepe  *,  promo- 
vebatque  celentatem  Artificum  prifentia,  liberalitas  Principis. 
Qui  ut  erat  cupidifilmus  rerum  , ubi  aiiquid  conceperac  animo  , 
nihil  jam  nifi  finem  cogitabat,  nec  filorum  operam  probab.it  ma- 
gis  , quàm  cum  celerrime  perfecillenr . Inter  hxc  Taurinenfis 
Curia  , ejufque  vafii  carcere*  ; Monti  {caler  ij  Pritorium  ad  ma- 
gnani amplitudinem  duebum  *,  esepea  Academia  , longdìima 
Porticus  centum  , &C  {cpcuaginta  e feledliilìmo  marmore  ingemi- 
bus  columnix  arnanda  > in  lacu  Lemano  bruchi  , armataeque  tri- 
remes  , &C  fpecies  quidam  Arcis  eretta  *,  in  Herculeo  pomi  ad 
N;cteam  produca  ingeucia  claubra  , excipiendis  pur  gaudi  (q;,  mer- 
cibus,  quaecumque  mari  veherentur;  iEris  fedina;  quifiti,hau- 
dique,  8>C  inde  confata  bellica  tormenta,  regiorum  operum  ap- 
pendices  videri  poflunc . Ac  facra  vEdes  SanòEflìmx  Sindonis  cu- 
bodii dedicata,  ea  tandem  ed,  in  qua  vires  omnesr  arcis,  6C  ma- 
gnificentii  confumpti  (unc . Nigro  marmore , ineisque  Era  de- 
matis  coca  conbac . Ampia,  altèque  crelcens  cebudo;  aliusque 
defuper  ordo  columnarum  , capitala  , 6C  bates  è (olido  aere  con- 
flati, Sé  incruftati  auro.  dÉdis  apex  in  fornicem  definir  adea 
in  fublime  porreebum , ut  nulla  Vrb.s  moles  altiùs  itura  ile.  Sed 
lentum  opus  ed,  ìpfaque  tarditate,  quim  vincere  non  potuit  fe- 
ftinatio  Auóboris,  magnitudmeni  fiiam  latis  docet . Claudit  epe- 
rum  agrnen  non  fine  admiratione  omnium  tridui  iter  in  Sabaudi 
conbracum,  ubi  repleti  valles,  montes  acquati  bolo,  faèba  per  me- 
dias  rupes  milicaris  via  deducendis  plaudris  opportuna,  S C capax, 
linde  antea  fingali  pedites  arcebantur  . Pontes  pritereà  è qua- 
drato lapide  duminibus  impunti  ut  fa  cileni  convehendis  e Gallia 
mercibus  fecerit  locum  . Hìc  tam  multa,  tantique  moiis  opera 
Caroli  Emmanuelis  il.  Magnincentia  Annorum  duodecim  fp  no 

conte- 


*VÌ 


1 1 1 

confecit,  curri  exbauftis,  vexatisque  diuturno  bello  populis  regnare 
coepiffet , nullisque  imperatis  extra  ordinerà  ve&igalibus  priftinae 
felicitati  reftitutos  videret . Quo  edam  miranda  magis  ejus  animi 
magnitudo,  qua  mortem  immaturam  adeò,  magnisque  coniilijs  im- 
portunali! confanti (Timè  excepit . Nam  eodem  femper  vultu  te- 
tani domefticis  fui  funeris  pompam,  lugubremq;  aula;  apparatum 
imperavic,  Regiam  VTxorem,  quid  ipli  agendutn  fe  mortuo,  dili- 
gentidimè  docuit;  Medicis  fpem  aliquam  fimulantibus  vultu  alte 
edixit,  quidquid  agerent , conclamatimi  ede  : Auditoq;  ad  con- 
clavis  limina  civium  concurfu,  Praetorianis  mditibus  dgnificavit 
nutu,  nè  quemquam  aditu  prohiberent;  Et,  Sinite,  inquit,  omnes 
videant  edam  Principes  mori  . Saciis  Myftenjs  cxpiatus  religio- 
fidimè,  delataque  ad  ipfum  Chrifti  Sindone , ea  dixit , qua;  lacri- 
mas  omnibus  extorsère  : Amare  fc  unicè  fubditos  , fed  illud  mi- 
rari , cur  mortem  fuam  tantopcrè  deplorarent  : Gauderent  potiùs 
nefarium  hominem  , pediinique  exempli  ( ita  feiplum  appellabac 
optimus  Pnnceps  ) enpi  tetris  . Ita- morte  facris  quoque  homini- 
bus  invidendà  defuiièhis  ed:  die  duodecima  Iunsj  Anno  1675» 
Fuit  omnium  opimo  pumi  hoc  mortis  genus  idi  à Deipara 
impetratum  , quam  roto  vira;  tempore,  quotidianis  ob- 
fequijs,  exdrudhs  Aris,  Templisque,  crebris  jejumjs 
amantiflìmè  coluit  : Quod  fi  maglia  virtutis 
pra;mium  eh,  piè  mori,  illud  tanè  Carolo 
nieruit  tùm  reliquarum  Virrutum 
numerus  , tùm  die  Romana; 

Religioni  tuenda:  ian- 
clidìmus  ardor, 

quo  Eepe  profedus  eft,  fc  priùsvitam 
fuam,  conjugis,  fiiijque  ferro  datu- 
mm , quàm  fubjeótos  libi  p - 
pulos  hxrefis  labe  pollili 
pateretur.  Hoc  animo 
Regnimi  fervavits 
hoc  reliquie  «