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Full text of "Delizie degli eruditi toscani"

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UNIVERSITY  OF  CALIFORNIA 
AT   LOS  ANGELES 


1^ 
FORNI  A 

LES 


IN  LIK-ORY   OP 
KA'rHERIlIE  HOOKER 
CIlFT    OF  :.:ARIATvI   HQOK-m 


DELIZIE 

DEGLI 

ERUDITI   TOSCANI. 


TOMO      IV. 


f^m6  2 


DELLE     POESIE 

D    I 

ANTONIO    PUCCI 

CELEBRE    VERSIFICATORE     FIORENTINO 
DEL      M  C  G  C. 

E  PRIMA  5  DELLA  CRONICA 

DI  GIOVANNI  VILLANI 

RIDOTTA    IN    TERZA    RIMA, 

PUBBLICATE,  E  DI  OSSERVAZIONI  ACCRESCIUTE 
D      A 

FR.   ILDEFONSO    DI   SAN    LUIGI 

CARMELITANO     SCALZO 
DELLA    PROVINCIA    DI    TOSCANA 

ACCADEMIGO  DELLA  CRUSCA 
VOLUME    SECONDO. 


^  IN  FIRENZE  V  ANNO  MDCCLXXIIL 

PER  <5AET.    CAMBIACI    STAMPATOR  GRANDUCALE  / 

C'  ^TT— — — ■l—lll     — —M  l—WI—l «Ili  I  ■    ■— — ■!■    ■■ 

CON   LICENZA   DR*  SWP£RIORI. 


dA^'i  Vii 


4ao| 

A^X3  V 

AL    NOBILISSIMO 

SIGNOR    MARCHESE 

CARLO     CERINI 

CIAMBERLANO  DI  S,  A.  REALE. 


.^ 


PR.ILDEFONSO  DI  S.  LUIGI  CARM.  SCALZO. 


IL  fingolare  patrocinio ,  che  nel- 
vla  Voftra  Illuftre  Afcendenza 
hanno  fempre  avuto,  ed  in  Voi 
hanno   tuttavia   le    fcienze  ^   e   le 

j  *3  bcl- 


belle    arti  ^   e   tutti   coloro  9  che 
fulP  etfempio  Voftro   medefimo  le 
fCokivàiX),  è  il  particolare  motivo, 
che  ora  eccita  me  a  coofacrare  al 
Nome  Voftro,  per  tante  altre  ca- 
gioni Ghiariflimo  ,   quefto    quarta 
Tomo    delle   Delizie  degli  Eruditi 
Tofcaniy  che  il  profeguimento  con- 
tiene   della    Cronica  di    Giovanni 
Villani ,  traportata  in  verfo  dal  no* 
ftro   Antonio  Pucci.  Imperciocché 
quantunque  foprabbondevole  copia 
di  Itiminofiffimi    titoli   fofs'  io  ,   e 
folle  ognuno  per  ritrovare  ne'  Fa- 
lli memorabili  di  Voftra  Nobiliiri- 
ma  Profapia ,  ch^  a   fé  richiamalo 
focilmente   ogni    maniera  di  ofle- 
;«jnìofa  tributo  ;  pure  né  le  anguftic 
fli  qufìfto  luc^o ,  né  la  Voftra  infi- 


gne  Modéflia  vogliono  in  alcun 
modo  acconfenrire ,  eh'  io  qui  li 
rammenti .  Ma  non  poflb  fenza  bia- 
fimo  tacere  l'ampliflìmo  favore  e 
privato,  e  pubblico,  fempremai  pre- 
fiato  da'  Voftri  gloriofì  Antenati 
agli  ftudj  più  liberali ,  e  più  uti- 
li all'umana  focietà,  ed  il  como- 
do ,  ed  i  larghi  fufTidj  fommini- 
ftrati  agli  ftudiofi,  ed  a' Letterati 
per  loro  maggiore  avanzamento^ 
Del  che  fra  le  altre  cofe  moltilTimc 
faranno  eterna ,  laudevoliflìma  te-* 
monianza  le  magnifiche  raccolte  di 
eccellenti  dipinture ,  e  difegni  con 
grandi  fpefe ,  e  diligenze  nella  Vo- 
fira  Cala  rannate ,  e  quindi  non 
tanto  ad  ornamento  della  Pittura, 
dell'  Architettura  y  e   della  Storisi 


vnj 

naturale  ,  rendute  a  tutti  comuni  pei' 
mezzo  di  finilTime  incifioni  in  rame , 
ma  fatte  ancora  1'  ammirazione  ,  e  'l 
piacere  univerfale  di  tutta  V  Euro- 
pa .  Perlochè  non  Vi  rechi  maravi- 
glia, fé  confiderando  io  in  Voi  ere- 
ditata la  porzione  migliore  di  quefto 
nobil  genio  j  e  di  quefta  generale 
beneficenza  de^  Marchefi  Cerini  in- 
verfo  chi  ama  la  coltura  del  pro- 
prio 'ngegno,  preii  ardimento  di 
riporre  lotto  !a  Voftra  Luminofa 
Tutela  quePca  parte  di  mie  priva- 
te applicazioni  ;  la  quale  avvegna- 
ché per  fé  fleffa  del  Voftro  riguar- 
do degna  non  lia ,  lo  può  effere 
almeno  rifpetto  ali'  Autor  princi- 
pale ,  ed  a  queir  onore ,  che  co- 
tanto Ibpra  ogni  mio  merito,  e  per 

fola 


m 

fola  grazia  liberalifTima  di  noftra 
rinomata  Accademia  della  Crufca 
porta  in  fronte  quefto  Libro  j  il 
quale  ben  richiedea  perciò  di  effe- 
re  pe  '1  Voftro  Splendidiffimo  Nome 
da  fua  piccolezza ,  e  'nfofficienza 
innalzato.  Degnatevi  di  riceverlo 
con  quella  benigna  facilità,  eh' è 
tanto  propria  di  Voi ,  e  di  accet- 
tarlo infieme  per  umile ,  ma  lince- 
rò, e  perpetuo  atteftato  di  queir 
altiffima  venerazione,  ed  offequio, 
col  quale  mi  pregio  di  potermi  a 
Voi  qui  profondamente  inchinare  • 


Adì  13.  Ottobre  177J. 

-^tO/  Infrafcrìtti  Cenforì  ^  e  Deputati  delP  Ac* 
j^i  endemìa  della  Crufca  5  riveduta  a  forma  della 
Legge  frefc ritta  dalla  Generale  Adunanza  dell'  an^ 
no  1705.  la  prefente  Opera  dell'  Innominato  nojiro 
Accademico  Fr»  lldefonfo  di  5.  Luigi  Carmelitano 
Scalz^o  della  Provincia  di  Tofcana  5  intitolata  : 
Delie  Poede  di  Antonio  Pucci  celebre  Verfifi- 
catore  Fiorentino  del  igeo,  e  prima  della  Cro- 
nica ci  Giovanni  Villani  ridotta  in  terza  rima, 
pubblicate  ,  e  di  oflervazioni  accrefciute  da,  ec. 
Volume  fecondo:  Kon  abbiamo  in  ejìa  ojìervati 
errori  di  lingua, 

Inn.  Domenico  Maria  Mann!     )^     .^     r.  - 
Inn.  Ab.  Orazio  Marrini  )  f''  '  ^'"■f"";  . 

Inn.   Zanobi   Covoni  .  )  n  ♦,  *  *• 

Inn.  Francefco  Mazzinghi .        )  ^^M^^' - 

Atte  fa  la  fopraddetta  relazione  Jt  dà  facoltà 
air  Innominato  noJìro  Accademico  Fr.  lldefonfo  di 
S,  Luigi  Carmelitano  Scalzo  della  Provincia  di 
^ofcana  di  poterji  denominare  nella  pubblicazione 
di  detta  fua  Opera  Accademico  della  Crufca, 

Inn.  Francefco  M.BuondelmontiArciconfolo  . 


Inn.  Vincenzio  Alamanni  Vicefegretario , 


PROEMIO 

DELL'     EDITORE. 


§.  L 

VEntuno  fono  i  Canti  contenuti  In  quello  fe- 
condo Volume  del  Centiloquio  del  noftrp 
Verfifìcatore  Antonio  Pucci ,  le  cui  iniziali 
formano  le  prime  tre  parole  del  Diftico  riferito 
nel  I.  Volume  Proemio  pag,  xxvii.  cioè,  Antonio 
Pucci  Fiorenùìny  de' quali  il  XL,  in  ferie  manca 
nel  MS.  della  Magliabechiana  ,  come  fi  avvisò  ,  ivi , 
pag.  XXXII.  Altro  non  ci  occorre  qui  da  avverti- 
re, (e  non  che  il  Codice  Tempi  tratto  tratto  in 
quefli  Canti  peggiora  a  fegno  ,  per  negligenza  del 
Copifta,  che  in  molti  luoghi  non  folamente  T  ab- 
biamo abbandonato,  ma  né  pure  abbiamo  creduto 
dicevole  T  accennarne  le  varianti.  Al  contrario  il 
noftro  Poeta  col  progreflb  del  iuo  cantare  fembra, 
che  addolcil'ca  fempre  più,  ed  inefchi  il  luo  verfo, 
iìccome  arricchifce  certamente  la  noftra  Lingua  di 
nuove  voci,  e  maniere,  delle  quali  fi  dà  qui,  fe- 
condo noftro  coftuoie ,  il  Catalogo  quanto  a  quel- 
le, che  fi  trovano  iu  quello  Tomo. 


Voi.  IV.  a  §.  IL 


II 


§.  II. 

Catalogo    delle  Voci    tifate    ne  fegnenti  Canti , 

che  wancam  nel  Vocabolario  della  Critfca , 

0   che  poco  fono  in   ufo  oggidì. 

ABBONDARE  ,  per  Concorrere  in  moltitudine  ; 
Can.  54  ftr.  53.  v.  3.  psg.  116.  Qual  per  ve- 
dere,  e  qual  per  altro  abbondai  nel  fignifìcato  del 
Vocabolario  al  §.  I.  lotto  quefta  voce, 

ALBITRO,  per  Albìtrio  ;  Can.  28.  (l.  3.V.  2. 
pag.  4>.  pienamente  dato^Ogni  albi tro  gli  fu^  e 
ogni  balia  ;  nel  Teil.  Scr^2i.  e  Magi.  E  di  nuovo 
fenza  necelTlcà  né  di  rima»  né  di  verlo,  Can.  36. 
11.  62.  V.  2.  pag.  139.  in  tutti  e  tre  i  Codici .  Man- 
ca quefta  cadenza  nel  Vocabol.  tanto  fotto  la  voce 
Albitrio ,  che  lòtto  Arbitrio;  dico,  nel  fignifìcato 
già  addotto  ,  e  coli'  accento  nella  penultima  ,  poiché 
parlandofi  di  perfona  vi  è  Albitro ,  come  Arbitro  ; 
forfè  perchè  è  alTai  famigliare  a  noi  il  lafciare  ,  o 
porre  in  sì  fatti  nomi  quelP  I  tramezzo  all'  ultima 
iìUaba  tra  la  R  ,  e  r  O ,  come  Afuro ,  e  Augurio , 
Mifterio  ,  e  Mi  fi  ero  9  Monafterio  ,  e  Munifiero ,  Ma- 
teria ,  e  Mittera  . 

ARGOGLIO,  per  Orgoglio;  Can.  38.  ft.  82.  3, 
pag,  163.  Ecco  una  di  quelle  metatelì  di  noftra 
Lin'^ua  tanto  ufate  da' noltri  buoni  Antichi.  V.  il 
Vocab.  a  quella  Voce  • 

ARTATO,  per  Artijiciato  ;Csn, ^2,  ([,  21.  v.  2. 
Y).  201,  Accefe  un  fuoco  artato  di  fu  a  ;;?^;;c? .  Qiieflo 
è  un  eiempio  aHai  buono,  e  acconciamente  ado- 
perato di  una  voce  ommefTa  nel  Vocabolario,  for- 
fè per  quello  canto,   di   non  avere  un'autorità  in 

pron- 


Ili 

pronto  da  allegare.  E  veramente  efrendovi  pedo 
Artatamente  9  con  pafli  di  ottimi  Scrittori  confer- 
mato ,  pare,  che  ora  ,  che  abbiamo  eziandio  que- 
fto  autorevole  efemplo  ,  non  pofìa  rigettarfi  Arta* 
to^  da  cui  quello,  come  daMoro  Addiettìvi  tutti 
sì  fatti  Avverbi,  deriva  col   medefimo  iìgniiìcato. 

ARTESE  ,  per  Avtejia  ,  Contea  delle  Fiandre; 
Can.  33.  ft.  48.  v.  3.  pag.105.  e  così  Tempre,  an« 
che  ne' Canti  antecedenti.  Il  Villani  e  qui  lib.  8^ 
€.  20.  ed  altrove  lo  fcrive  con  doppia  S,  Artejje  » 
Si  noti  qui  apprefìb  ,  alla  ft.  49.  v.  i.  che  ove  (1 
legge  tanto  ne'  MSS.  che  nel  noftro  impreflb,  7V- 
fjantìo  il  Conte  Art  e  fé  a  Guafcogna ,  va  letto  (ècon- 
do  il  Teflo  del  Villani ,  ivi ,  e  fecondo  la  più  giu- 
fta  mifura  del  verfo,  da  Guafcogna  ,  Ecco  le  paro- 
le del  Villini:  //  Conte  d'  Art  e  fé  ,  con  grande  ca* 
valleria  di  Francefcbi ,  tornando  di  Guafogna  in. 
Artejp  , 

ASSECUTORE  ,  per  Efecutore  ;  Can.  44.  fi.  62» 
V.  2.  pag.  227.  fecondo  il  Tefto  Tempi .  V.  il  Vo- 
cabol.  a  quefta  Voce.  Anche  il  Villani  in  quella 
luogo,  1.  8.  e.  87.  drive  A(fei:utore  ,  come  anche  al- 
trove non  meno  ,  che  Efecutore  ,  od  Effeguìtore  9, 
che  in  tutte  quelle   maniere  ben  fi  dice  . 

ATTESO,  per  Fermo  \  Can.  ^fu  ft.  45.  v.  1, 
pag.  27.  Tegnendo  uno  per  la  redina  attefo ,  In 
quello  fèntimento  usò  il  verbo  Attendere  ancha 
Dante  ,  Infer,  1  6,  Alle  lor  grida  il  mio  Dottor  s'  af- 
tefe ',  cìoQ  9  Jt  fermo  >  E  Par.   13. 

CofKpiè  7  cantare  ,  ^  7  volger  fan  mifura  , 
£  atteferfi  a  noi  que\faì2ti  hnni  • 

Il  qual  fignificato,  ed  i  quali  efèmpli  fono  pure 
riportati  nel  Vocab.  V.  Attendere  fiouo  lì  §.  IV, 

a  2  «ti 


nel  (ignliìcato  neutro  pailivo  ;  ma  vi  manca  poi 
fono  r  Addiettivo,  Attefo  .  Pare,  che  iìa  in  u(b 
ancora  nella  fignificazione  avverbisle  ,  quafi  per  Fer^ 
vio  (laute 9  mentre  diciamo,  e  Icriviamo  liberamen- 
te dopo  lungo  difcorfò  :  Attefo  ciò ,  Atte  fé  le  cofe 
dette  ,  alquanto  diverfamente  da  Confiderato  ;  e  mol- 
to più  vi   fi  accoda   T  Attero  che  \  ivi  §.  II. 

AVE  ,  per  l'  Avemmarìa  ;  Can.  28.  ft.  49.  v.  i. 
pag.  50.  N^  vdìfe  il  dire  il  Vatemoftro  ,  e  V  Ave  » 
Manca  nel  Vocabolario  fotto  tal  voce  femplice  que- 
llo fignificato . 

REGOLARE  ,  per  Burlare ^  o  Cicalare-,  Can.  29. 
11.  84.  V.  3 ,  p.  64  H  di  quejio  non  tegolo .  Par  , 
che  (ìa  pfefo  dalla  voce  antica  Be^ole ,  che  nel 
Vocab.  colla  fola  autorità  ò.q\  Pataffio  ^^x  fpiega  per 
bagattelle  ,  Chiacchiere  ,  Invenzioni  ;  tutti  fignifica- 
ti ,  che  fi  pofTono  qui  adattare  a  quello  verbo  o 
creato  lui  fatto  dal  Pucci  per  compier  la  Tua  ri* 
ma  ,  o  uiato  almeno  nel  volgo  a'  fuoi  dì  ,  per  Bur- 
lare ,  Chiacchierare ,  Inventare  alcuna  cola  per  ilcher- 
zo.  Tenendo  però  il  lècondo  di  quedi  fentimenti, 
ovvero  anche  traendolo  a  quello  di  Piagnere ,  o 
hnmentarfi y  non  fareMungi  dal  credere,  che  fofTe 
\in  allungamento  à\  Belare  ^  e  quafi  il  fiio  frequen- 
tativo, renduto  in  ufo  dal  popolo;  ficcome  ora  fi 
ode  fpefle  fiate  nel  parlar  famigliare  noftro  la  vo- 
ce Piangolare  ?  o  Piagnolare  ,  (  che  non  è  pofla  nel 
Vocabolario  ,  e  dalla  quale  vengono  le  ^ià  ammef- 
fé  ,  Piangolente ,  e  Piangolofo  ,  ec.  )  e  meglio  ?  e  più 
legittimamente  fi  direbbe  Piagnucolare y  come  pone 
il  Vocabolario,*  le  quali  da  Piagnere  certamente 
fono  allungate,  per  dinotare  colla  innata  propie- 
tà di  noftra  Lingua,  la  frequenzo  faftidiofa  di  quelT 
atto  .  Che   fé    più    piace    quella    maniera  j  vadafi 

a'  fi- 


a' fignìlicati  del  §.  T.  e  IT.  della  ftefTa  voce  Bela* 
re  y  che  tutti  poflbno  qui  convenire  all'  intendi- 
menro  del  noflro  Pucci. 

BFRNABA\  per  8jr;;^/;^  ;  Can.  20.  ft.  86.  v.  3, 

pag.  53,  //  dì  giocondo  Dì  Santo  Bernabà  diero  alle 
fchtere  i  così  parlava  antic-^mente  !a  noilra  plebe, 
e  così  parla  non  di  rado  anche  a'  dì  noftri ,  dicen- 
do o  Berfiiiba  ienz*  accento  ,  o  Bernabà  coli'  accen* 
to  full'  ultima . 

ROLOGNASo  EOLOGNAN  ,  fecondo  la  va- 
ria lezione  da  noi  notata  ,Can.  3  6.rt.  76.  v,  2.  p.  140. 
B  ruppe  ti  Bologna  fenza  rnìfura  ,  che  interamente 
fi  dice  Bolognano ,  Era  in  Firenze  anticamente  nel 
Palagio  del  Podeftà  una  prigione  ,  che  fi  chiamava 
la  Bolcgnana  .  Il  nome  alla  prigione  (fcrive  nella 
Tua  Epiftola  a  Bernardo  juo  Figliuolo  Lapo  da  Ca- 
iliglionchio  ,  par,  3.  pag,  51.  pubblicata  dal  noilto 
Erudito  Sig  Ab.  Lot-enzo  Mehu$,  in  Bologna  Tan- 
no 1753.)  diede  M^jpr  Filippo  da  Volognano  ,  cb$ 
avendo  rubellato  ti  Caftello  di  Santo  Ularo  alComU" 
ne  ,  //  Comune  vi  cavalco  ,  e  preje  Mejjer  Filippo  9 
e  più  fuoi  Conforti ,  e  mifegli  nella  Torre  vecchie^ 
del  Podeftà  :  e  d*  allora  in  qua  fi  chiamo  la  Volo- 
gnana  ,  e  fetnpre  fn  poi  ad  ujo  dì  prigione  i  così 
fcrive  Giovanni  Villani  nella  Cronica  neir  ottavo  li- 
bro nel  xvm.  Capìtolo  ,  (  che  dee  leggerli  xlviìi.  ) 
E  per  la  facile  metatefi  dell*  V  in  B,  e  viccver-^ 
i^tBùlognana  ancora  fi  dicea.  In  fatti  Franco  Sac^ 
chetcì,  intorno  agli  fieiTi  tempi,  nella  Novella  52f 
parlando  dell' aftuzia  di  quel  fuo  Sandro  Tornabel- 
li ,  dice ,  che  fu  prefò  da  Totto  Feì ,  e  menalo  in 
palagio  del  Podeftà  ,  e  meffo  nella  Bohgnana  ^  U 
qual  nome,  fé  al  finonimo  Carcere  piuttofto ,  che 
a  Prigione  fi  voglia  riferire  >  Bolognana ,  0  Veto- 
gnano  a  dirà ,  come  ha  intefo  qui  ij^  noftro  Poeta  # 

a  5  al 


VI 

al  quale  torna  ancora  più  in  acconcio  e  per  la  mì- 
fura  del  verfo  ,  e  per  la  troncatura  ,  che  ne*  nomi 
femminini  fi  vuol  fugG;ìre  quanto  fi  può.  Quello 
troncameoito  poi,  benché  dai  MS.  Tempi  fi  ficcia 
dcir  ultima  lettera  folamcnte  ,  come  porta  l*  ufo  piiì 
comune,  e  più  pulito,  contuttociò  gli  altri  due 
più  d'atti ,  e  più  antichi  Codici  lafciano  eziandio 
h  N  ,  e  tutta  l'  intera  fillaba  ultima  ,  e  leggono 
Bologfià  9  maniera  più  popolare,  ed  in  fimili  cafi 
frequente  alla  nollra  plebe  Fiorentina  .  Ricorre  que- 
fla  voce  così  fcritta,  ma  intera,  iècondo  il  Tedo 
Tempi  nel  Can.  42.  ft,  3.  v.  i.  pag»  199.  dove  però 
gli  altri  MSS.  lecj^ono  Volognano  . 

BONlNFAZlO,  iper  Bo^iifazio  ,  fecondo  il  MS. 
di  Cala  Tempi;  Can.  32.  ftr.  99,  v.  2.  pag.  99,  Ftf 
Boiiwfazio  contro  a  Federigo  ;  e  Can.  38.  ft.  100.  v.  2. 
pag,  1Ó5.  E  così  Tempre  quello  Codice,  e  forfe 
non  è  lontano  dalla  pronunzia  del  nodro  Popolo. 

BGRDELLA,  per  Bordeaffx,  nome  di  Città 
«ella  Gualcogna  ,  che  oggi  più  comunemente  col 
fuo  natio  nome  Francefe  {{  appella  ;  Can.  24.  fi.  i  i. 
V.  2.  pag.  2.  Premi  (e  d'  efjer  quel  dì  a  Bor  della  . 
Così  lì  chiama  ancora  il  Villani  tanto  in  quefto 
luogo  lib.y.cSs,  che  altrove,  e  così  generalmen- 
te i  noilri  buoni  Antichi,  che  amavano  quanto  più 
poteano  di  icollarfi  dalle  voci,  e  dalle  cadenze 
foreftiere . 

BRAMANTE  ,  per  Brabante  ;  Can.  29.  fi.  46. 
V.  3.  pag,  60.  e  Can.  33.  fi.  39,  v.  2.  pag.  104  //  Duca 
di  Bramante  mife  in  Guanto .  E  così  (èmpre  ,  come 
ufa  anche  il  Villani,  e  qui  lìb,  8.  f.  19.  e  per  lo 
più,  e  come  amavano  di  dire  i  noilri  più  Antichi, 
V.  Voi.  I.  V.  Btamanzoni  . 

BRANDiZIA,  per  Brindifi ;  Can.  25,  fi.  23. 
V.  2,  pag.  14.  Ed  e^  n'  andò  a  Brandizìa  ;  e  così  fem- 

pre 


VII 

pre.  V.  il  Voi.  T.  a  queft.i  Voce.  Il  Villini  amt 
nìeglio  di  dire  Brandìzio  ,  com*  è  qui ,  lib.  7.  f.  95, 
B  lo  Hr  Carlo  fi  andò  per  terra    vsrfu  Brandìzio  • 

BUONGIORNO,  per  BaJIoy^e -,  Can.  38.(1.7  5. 
V.  2,  p.  162  eia  [cuna  avea  un  baftofie  di  due  brac- 
cia ,  Col  capo  grullo ,  chiamato  buon  giorno  [ti  noftra 
Ltvgua^  Quello  (ìgnilicato  al  Buon  giorno  viene, 
fecondo  il  Villani  in  queflo  luogo?  lib.  8.  cap*  55. 
dalia  voce  Fiamminga  Godendac ,  o  Godendard ,  co- 
me pronunzia  il  noftro  Pucci,  colla  quale  chiama- 
no il  qui  defcritco  frumento  ,  e  flgnifica  in  noitra 
Lingua  Buongiorno,  In  quello  fenfo  è  certamente 
prelò  da  noi ,  quando  per  popolare  ironia  didimo." 
Ti  darò  il  buon  giorno  ;  minacciando  alcuno  di  ba- 
ftonace  .  Ed  ecco  donde  talora  nafcono  certe  eti- 
mologie ,  che  a  volerle  ripetere  di  fuori  della  (io- 
ria,  danno  occafione  a  mille  non  vere,  né  fuiìl- 
ftenti  fottigliezze  o  Ricorre  di  nuovo  nello  (ledo 
iènfo  nel  Canto  leg.  3p.  rtr.23.v.  2.  pag.  168, 

CAPITAN  ANZ A,  per  Ufìcio  di  Capitano  ;C^v\. 
to  40,  11.  21.  V.  3.  pag.  179-  £  lui  privo  della 
Capii ananza  .  Il  Vocab.  arreca  di  quefta  vece  tre 
elèmpli  del  lòlo  Petrarca  ,  nell'  Opera  degli  Uomi- 
ni liluftri . 

CAVALCATI ,  per  Soldati  a  Cavallo  ;  Cnn.  27. 
ft,  56,  V.  2»  pag.  39.  Fero  ottocento  a  cavai  cavallari . 
Il  Villani,  ivi,  hb.  7.  e.  119,  dice  così:  Impìiofono 
tra  loro  800,  cavallate  con  ricchi  ,  e  grolfl  cavalli  ,  ec, 
e  poco  apprefTo  :  Ciò  furono  8co.  Cavalieri  delle 
Cavallate  di  Firenze  di  grandi  popolani  ^  e  e»  Il  Vo- 
cabolario ha  la  voce  Cavallata ,  per  ij'pezie  di  mi^ 
lizia  antica  a  cavallo,  e  cita  in  elèmpio  quel  pri- 
mo pafib  medefimo  del  Villani;  ma  lotto  quello 
noffl»   primitivo  non  adduce   altro  derivativo ,   né 

a  4  que- 


vili 

quello  fleiroC^i;/?//^^^,  che  pure  fi  vede  per  Io  no- 
Itro  Poeta  ,  che  dovea  allora  eflere  in  ufo  per  dino- 
tare il  loldaco  particolare  di  quella  ipezìe  di  milizia 
a  cavallo;  e  potendo  bene  efaminare  tanti  altri  pre- 
zioH  MSS.  non  ancora  venuti  alla  luce  di  quel  buon 
fecolo  ,  troveremmo  peravventura  eziandio  il  loro 
Verbo  Cavallare»  quafi  per  prima  radice  di  que- 
fti  nomi.  Non  è  maraviglia,  fé  anche  dopo  1*  ul- 
time già  note  ricerche  de' noftri  Compilatori ,  tro- 
viamo tutto  dì  da  fare  veraci ,  e  legittime  aggiun- 
te a  quello  gran  Teforo  di  voci  Toicane  é  EU*  è 
la  dovizia  immenfa  di  noftra  Lingua  la  cagione  di 
ciò .  Nel  noftro  calo  prelente  quanti  derivativi 
mancanti  de'  Tuoi  primitivi ,  e  viceveria  ,  non  erano 
iìati  oflervati  neir  antica  edizione  del  medefimo  Vo- 
cabolario, che  poi  Tono  tlati  aggiunti  nella  nuova? 
come  delia  voce  Orbare,  benché  vi  i'oiVe  Orbato  f 
oftèrva  Monflg.  Bottari ,  Len.  Fr,  Guitt.  Not,  2  5. 

CE  DONI  A  ,  per  Re  din  a  ,  o  Briglia  ;  Can.  16. 
fi.  45.  V.  2.  p.  27.  £^  Ce  {Ioni  a  taglio  della  man  manca  . 
Non  vi  ha  dubbio  ,  che  di  quella  voce  tale  fia  il 
fignificato ,  rilevandofi  troppo  chiaramente  e  da 
tutto  il  difcorfo,  e  dal  contefto  del  Villani  , //^.  7. 
e.  103.  ove  così  avea  fcritto:  Ma  egli  con  tutta 
la  ferita  fu  accorto  ,  e  colla  fpada  taglio  le  redine 
del  fuo  cavallo,  ec.  Manca  affatto  nel  Vocabolario 
quello  nome,  eh'  io  credo  o  ritrovato  bizzarra- 
mente dal  Pucci,  o  ufuo  a' tempi  fuoi  nel  volgo 
per  ciò  fignilìcare  ,  e  non  fenza  giudiziolà  etimo- 
logia,  fé  dal  verbo  Cedere,  ^  dal  participio  C^'^ì'/zì^^ 
il  voglia  dirivare,  che  così  dinoterebbe  a  maravi-- 
t^lia  l'azione,  e  T  uficio  principale  della  Redina  * 
Collume  è  anche  de*  Poeti  di  dare  ad  arbitrio  no- 
mi proprj  alle  cofe  de*  loro  Eroi,  e  fpezialmente 
a  quelle, colle  quali  efercicarono  il  loro  valore,  ile-* 

come 


come  r  ufa  l*  Arioflo  nella  Spada  d* Orlando,  che 
Durindana,  o  Durlindana,  ed  in  quella  di  RinaU 
do,  che  Fttsherpa  y  o  Fru  sberta ,  e  finalmente  in 
quella  di  Ruggieri  ,  che  Balifarda  appella  ;  ed  il 
Zipoli,  citato  dal  Vocabolario  ,Ci;;^//j//é'v/  quella  di 
Pfiche ,  Can.  12,  51.  I  quali  nomi,  e  madìmamente 
il  primo,  e  T  ultimo,  fono  poi  rlmafi  famigliariUimi 
nel  nodro  volgo,  per  fignificare  la  ftefs'  arme; 
né  io  fapre'  il  perchè,  flccome  quelV  ultimo,  così 
gli  altri  non  fieno  fiati  tutti  regifirati  nello  i\e(io 
Vocabolario.  Può  efiere,  che  così  abbia  fatto  il 
Pucci  alle  redine  del  Re  Piero. 

CESTO,  per  Perjona  ^  o  Fanciullo;  Can.  30. 
fi.  82.  V.  3*  pag.  7  5.  ^*  Fiorentini  il  la  feto  pi  eco  l  cefto  . 
Nel  Vocabolario  fotto  quefta  Voce  al  §.  II.  evvi 
quel  noftro  proverbio  d' ironìa  .  che  Ci  dice  ad  noni , 
che  fi  tenga  bello  :  Bjjere  un  bel  cefto  ;  che  a  que- 
fio  molto  s'  apprefla,  che  (ènza  ironia,  ma  per  me- 
tafora è  appropiato  a  Fanciullo  ;  e  credo ,  che  in 
fenfo  fpezialmente  di  fcherzo ,  fi  poffa  adattare  » 
e  fi  adatti  generalmente  a  perfbna  ,  e  che  ciò  pro- 
venga da  quelle  tante  comparazioni  di  avvilimen- 
to ,  che  abbiamo  ne' noftri  detti  volgari,  come: 
Fftiniare  gli  uomini  come  cavoli  :  Far  conto  d'  alcuno 
come  d' un  cavolo  :  Predicare  a*  cavoli ,  oda"*  porri  9  ec^ 
piante,  che  fi  diftinguono  fpezialmente  per  la  ^ian- 
dezza  de'  loro  cefii  ,  donde  la  metafora  farà  poi 
pafiata  a  quefta  voce  « 

CHI  MENTO,  per  Clemente-,  Can.  44.  fir.  9. 
v.  2.  pag.  222.  F^gli  accetto,  e  fu  Papa  Cbimento^ 
Così  parlavano  allora  non  folamente  in  Firenze, 
ma  in  molti  altri  luoghi  della  Tofcana  ,  e  così  hanna 
feguitato  i  noftri  per  molto  tempo  dopo;  anzi  tut- 
tora molte  Chieiè  fotto  il  titolo  di  S,  Clemente 
fi  dicono  Gomuneraente  i*.  Chim^nto  • 

GIOC 


X 

CIOCCHE,  per  Cocche ^  cioè  Navi,  feconda 
i  due  Tefli  Magi.  cTem.  Can.42.  ft.  4.  v,  !•  p,  210. 
Entrh  in  mare  con  galee ,  e  con  ciacche .  Si  può  cre- 
dere corfo  di  penna  de' Copiili  ;  pur  fappiamo, 
quanto  i  noftri  Antichi  foiTero  facili  ad  aggiugne- 
re  ,  o  levare    in  fiaiiii  voci  qu.fta  Itttern  ì  . 

COLONEZZARE  ,  per  Cnlovrzzare ^  o  Cano-* 
ntzzare  ;  Can.  32.  fi.  56.  v  2.  pag,  94.  Colonezzò  con 
£ran  folennitade .  Così  parlavano,  e  così  fcrivevano 
i  noftri  antichi  Fiorentini,  e  così  tuttora  parla  la 
noftra  plebe .  Il  più  comune  però  è  Calonizzare , 
o  Calonezzare  f  ficcome  Calonaco  ,  o  Calon i co  ;t^i\to 
è  vero,  che  quelle  lettere  A  con  O ,  ed  E  coni 
hanno  avuta  feinpre  preHb  i  noftri  ftretta  amicizia 
tra  loro.  Nel  Vocabolario  è  folamente  Calonezzare 9 
e  Calonizzare  . 

COiVIBlBBIA  ,  per  Lega  ^  Amifià  ,  ec,  Can.  36, 
fi.  20.  V.  3.  pag.  146.  E  qual  fé  co'  Pifani  Grande 
combibbia  ,  come  fi  ragiona  È^  un  fignificato  me- 
taforico, che  manca  nel  Vocabolario,  prelò  dal 
bere,  che  fanno  più  perfone  inlìeme  all' ofteria , 
eh' è  il  fuo  primiero,  e  naturale  fignificato,  fendo 
quello  uno  de*  pili  forti  contrafìegni  di  grande  ami- 
cizia ,  e  congiunzione  d'  animi.  Conbibia  ,  o  Conbib" 
bia ,  fecondo  V  ortografia  più  comune  di  que*  tem- 
pi, fcrivono  qui  i  noftri   tre  Tefti  a  penna, 

COMUNO  ,  per  Comune  ;  Can.  36.  ft.  30.  v.  3. 
pag.  136.  Col  grande  aiuto  del  noftro  Cornano^  In 
quefta  maniera  di  fuftantivo  il  Vocabol.  pone  a  que- 
lla voce  un  folo  efemplo  di  ber  Brunetto  Latini  , 
Noi  r  abbiamo  ofTervata  ancora  ne*  Tomi  antece- 
denti tra  1'  Opere  di  Fr.  Girolamo  da  Siena  ;  e  (i 
troverà  tra'  buoni  Antichi  non  lòlamente  Commi 0  ^ 
ma  ancora  Comuna  ^ìqv  Comunità  ,  ned  è  nuovo  ^^\\ 
eruditi,  ch'eglino  in  moke  finali  di  voci,  che  ora 

più 


XI 

pm  generalmente  fi  fanno  terminare  in  E ,  amaf- 
fero  di  ufare  l'O-,  onde  diceano  Como  per  Come. 

CONSIGLIO  ,  per  Concilio  ,  o  Conàglio  all'  ufe 
poetico  ;  Can.  44.  fi.  94.  v.  i.  pag.  230.  V.  il  Tom» 
antecedente,  V.  Concilio, 

CONTRONE  ,  per  Cotrone  ^  o  Crotone  ^  Città 
della  Calabria  ;  Can.  25.  ft.  24.  v.  2.  pag.  14.  Pafso  In 
Calavria  ;  quando  fu  a  Controne  .  È^  quella  9  di  cui 
parla  Ovidio  lìh.  15.  Metam. 

„  Invenit  AEjarei  fatalia  flujninis  ora  , 

9,  Nec  pruculhinc  tumulum  ,fub  quofacrata  Crotonis 

9i  Ojjà  tegebat  humus  9  ec. 

E'  particolare  la  lezione  del  Villani  neir  imprefTo , 
di  cui  mi  fervo  io  ,  lìb,  7.  <:. 93.  dove  Conciane  l'ap- 
pella .  Onde  fèmpre  più  fi  fcopre  la  necefiìtà ,  che 
vi  farebbe  ,  che  qualche  molto  erudito  noftro  To- 
(cano  ci  fornifle  di  un  Dizionario  geografico  di 
tutte  le  voci  antiche  o  fincere  ,  o  corrotte  col  con- 
fronto delle  moderne  ^  e  de'  nomi ,  che  hanno  pre- 
fentemente  gli  ftefii  paefi ,  come  nelle  iue  Note 
alle  Lettere  di  Fr.  Guittone  eforta  ancora  il  vaien- 
te Monfig.  Bottari  da  noi  citato  nel  Tomo  ante- 
cedente . 

CONVENTIGIA,  e  CONVENTIGIO,  per 
Convenzione  ,  Patto  9  ec,  Can.  43.  ft.  52.  v.  1 ,  p.  2 1  5, 
B  riaveffer  per  la  conventigia  ;  e  Can.  44.  fi".  97.  v.  3. 
pag>  23©.  Secondo  loro  nfanza  ,  e  conventhgi ,  Non  è 
nel  Vocabolario  né  l'uno,  né  l' altro j  ma  non  può 
nei^arfi,  che  fia  d'  ottima  dirivazione,  ficcoroe 
Convento  9  Conventicolo  ,  Convenimento,  Convegna  ^ 
e  fé  altri  vi  fono,  che  nafcano  da  Conventre;  ed 
cfprime  anche  vivamente  e  la  conformità  ,  e  I3 
fermezza,  e   l' eflenfione    nell'atto    del    pattuire, 

Hice 


XII 

Elee  finalmente  con    leggiadria,  come  Franchìgia  ^ 
Grandìgia  ,  Alterìgia  ,  ed  altri  sì  farti  . 

CROSCIA,  per  zJo//^  ,  in  fentimeiito  metafori- 
co ,  o  per  Ridonda  ,  Trabocca  ,  ec  Can.  27.  fi:  io  v.  i. 
pag.  35.  D'  altra  materia  ornai  il  mio  dir  crofeia. 
Lo  notiamo  qui,  perchè  nel  Vocabolario  fottoque- 
(ta  voce  non  è  ,  le  non  al  §.  I.  Per  metaf.  Alati- 
dar  giù  ,  e  C07i  violenza;  e  nel  §.  III.  per  Bollire 
in  colmo  9  e  a  fcrofcio  ,  non  s'  adduce  eièmpio  al- 
cuno né  del  fignilicato  naturale  >  né  del  metafori- 
co; onde  vi  fi  potrebbe  adattare  queflo  del  Pucci . 

DANARA  forfè,  per  Danari-,  Can.  31.  ft,  38. 
V.  2.  pag.  82»  Bifognando  al  Comun  danar  pa- 
recchie »  Qx^ào  ^oh^,  così  piuttofto  debba  intenderli 
quella  (ìncope,  che  dire,  che  Danari^  come  San- 
guijQcì  altri  (ìmilì  nomi  ,  folle  ufato  in  femminino 
con  quella  ufcita  ;  tanto  più  ,  che  non  farà  forfè 
nuova  all'atto  all'  orecchio  de'  noftri  Fiorentini  que- 
lla definenza  ,  fentendofi  anch'  oggidì  qualche  vol- 
ta,  Tante  Denara,  o  Danara  ,  flccome  Sacca  ,  Mog^ 
già  ,  Braccia  ,  Legna  ,  Dita  ,  Fora  ,  Ciglia  ,  Labbra  , 
e  moltìdimi  altri ,  fpezialmente  di  quelli ,  che  nel 
Latino  fon  di  genere  mafcolino  ,0  neutro  nella  fe- 
conda declinazione .  Altrove  abbiamo  ancora  dimo- 
ftrata  la  facilità  de'  noftri  Antichi  di  mutare  T  l 
perfino  nelle  terminazioni  de' fingolari  in  A  ,  dicen- 
do Ogna  per  Ogni  ;  del  che  V.  la  Tav*  Gr.  S,  GiroL 
V.  Ogna ,  Qjialunqua  ,  ec* 

DICE  .Sb:TTti ,  per  Diciajjette  ;  Can.  34.  fi.  ?6. 
v.  I.  pag.  Il 4.  E  così  molte  altre  volte  in  tutti  e 
tre  i  MSS. 

DlCRINARE  ,  per  Declinare  ^  cioè  Recitare ^ 
Narrare  ;  Can.  36.  fi.  13.  v.  3.  pag.  134.  /t  gli  altri 
non   dicrirjQ  ,   E^  nel  me  de  fimo   fenfo,  che  fi   vide 

(Voi. 


(Voi.  I.  a  quefta  voce)  nel  Can.  3.  ftr,  57.  Io  per 
me  credo,  che  (13  tolta  la  metaforica  flgnificazio- 
ne  dal  recitare  per  ordine  i  cafi  de^  nomi  ^  che  fi 
dice  Declinare  9  (  Vocab=  §.  III.  )  ed  è  una  mecafo» 
ra  ,  che  pu'*  tuttofa  Ti  fence  in  Firenze,  quafi  in 
fentimento  di  fcherzo  ;  fui  qual  proposto  mi  pare 
avere  talora  udito  in  motto  burlevole:?"/  declinerò 
/tddofjò  il  nome  ,  e  7  verbo  .  Nel  (ignificato  di  Nar* 
rare  non  è  nel  Vocabolario  ,  né  fotto  la  voce  Dì- 
crinare  ,  ne  lotto  Declinare  . 

DIGIUNE,  per  Quattrotempora-,  Can.  44. 
11.  16.  V.  I.  paf^.  222,    V.  il  Vocabolario, 

DILITTO,  per  Delitto  \  Can.  32.  {1.23.  v.  i. 
pag.  91.  Ed  egli  il  tolfe  ,  e  per  total  dilitto  ,  ec.  per 
la  foiita  metacefi  della  E  nell'I,  come  Dinotare^ 
Diliziofo'i  Dilicato^  Dijìo ^  e  mille  altre,  in  vece 
é\  Denotare  ^ec.  del  che  abbiamo  parlato  più  volte 
ne' Tomi  antecedenti.  Se  ben  fi  oflerva ,  tuttavia 
la  ncflra  plebe  ama  di  dire  Dilitto  piuttodo,  che 
Delitto  . 

DIMOLTE,  Tper  Molte  ;  Can.  43.  ft.  32.  v.  5. 
p.  213.  e  Can.  44.  fi.  11.  v.  3.  pag.  222,  V.  il  Voi.  I. 

hlOT  A  ,  ^per  Idiota  ;  Can.  36.  {I.43.V.  3.  p.  137. 
Gli  nitri  eran  tutti  piccoli,  e  dioti  ;  fenza  nccelTìtà 
nefìuna,  come  (ì  vede,  e  Iblamente  per  idiotifmo, 
e  per  quella  proprietà  di  noftra  Lingua ,  onde  fpedc 
volte  la  prima  vocale  di  una  parola  refla  ingoiata  > 
ed  incorporata*  nelì' ultima  delV  antecedente  ,  ficco- 
me  Dificio  ,  Stante ,  Minente ,  per  Edificio  »  Jfian- 
te  ,  Imminente ,  e  e. 

DO  AGIO,  per  Doai  ^  oggi  Dovai  9  Cittadella 
Fiandra;  Can.  39.  flr.  76.  v.  2,  pag.  173.  A  Doagio 
fi'  a;-!  do  la  gente  gaia;  e  cosi  quafi  Tempre. 

DOMILA  ,  per  Duwila;  Can.  38.  fi.  32.  v.  :, 
png.  158.  V.  il  Tom.  ante:,  a  quefta  voce* 

D\J^ 


XIV 

DUGEN^NOVANTANOVE  ,  per  Dtigento  no^ 
vantanove;  Can.  57.  ft.  P7«  v.  i.  pag.  1 53.  Non  è  nel 

Vocabolario . 

EGLI ,  per  Lui  in  calo  obliquo;  Can.  40.  (!r.  97. 
V.  i.pag.  186.  E  fé  ira  egli  ^  e  gli  altri  fofji- 
tienti  •  Il  Vocabolario  cita  foltanto  più  efempli  di 
Francelco  da  Barberino  al  §.  I,  focto  quefta  voce. 
Ma  ne  citano  molti  più  ancora  del  Dante,  e  del 
Petrarca  il  Cinonio  1  Partic.  e*  loi.  il  Sig.  Manni 
Lez,  5.  il  Corticelli  lib.  i.  cap,  20.  ed  altri.  E'  ben 
vero ,  che  difficilmente  fi  troveranno  autorevoli  e- 
fempli  dì  queft'  ufo  d*  Egli  ne'  cafi  obliqui ,  fuorché 
ne'  Poeti 

ELIENOR  A  Str.  EHanora  Tem.  Alienora  Magi, 
per  Lionora  t  o  Elionora  ,  Leonora  ,  o  Eleonora  ; 
Can.  37.  fi.  30.  V.  2.  pag.  147.  La  quale  aveva  nome 
Elienora>  Ecco  tre  ,  o  quattro  mutazioni  in  un  fol 
nome  ,  e  tutte  e  quattro  in  ufo  tuttora  nel  noftro 
Popolo ,  e  nel  Contado,  fra*  quali  fi  ode  anche  A" 
lianoraicneì  Tuo  maggior  troncamento  Nora-,  tan- 
to è  vero,  che  quafi  fra  tutte  le  noftre  vocali  è 
fcambievole  parentela  .  E*  da  notare  ,  che  gì*  im- 
prefiì  del  Villani  in  quello  luogo  /.  8.  ^.49,  porta- 
no per  lo  più  Altenora  9  ch'io  eftimo  errore,  con- 
▼enendo  ancora  gli  altri  Storici  nel  chiamarla  Le»©- 
fiora ,  tra'  quali  è  il  Muratori ,  Annali  d*  Italia 
An.  Dcccii.  Correggafi  pure  un  errore  corfo  qui 
nel  noftro  ftampato ,  dove  la  nota  (b)  in  fine  del 
Canto  chiama  il  numero  della  Itrofa  37.  dovend© 
leggerfi  30. 

ERBAGGIO  ,  per  Erbaggio  ,  o  Erbaccia  ;  Can. 
34.  ftr.  85.  V.  2.  pag.  119.  Ma  come  pecore  pajcon 
f  erbaccio .  Per  minor  fatica  ,  s' io  T  amafll ,  direi , 
all'  uiò    di    alcuni   vecchi  Comencatori  di  Dante  , 

ciler 


XV 

efler  qui  quefla  metateil  per  forza  di  rima.  Ma 
come  i'  non  elHmo ,  che  al  nodro  Verfìfìcatore  nato 
mancaflero  vime  ,  Tpezialmente  sì  facili ,  com'  è  quella 
in  Aggio  ,così  la  credo  piuctodo  una  di  quelle  liber- 
tà y  che  tanto  facilmente  iì  prendeano  gli  Antichi , 
di  cambiare  il  G  in  C ,  e  viceverfa ;  onde  e  Federigo  » 
e  Federico  egualmente  (ì  trova  fcritro ,  e  ^i  dice 
Aguto  ,  e  Acuto  ,  Aggaffare ,  -e  Accanare ,  cioè  Ag^ 
graffare  y  Ar affare  ,  o  Aggrappare ,  Graffo  ,  e  Cr af- 
fo ,  Segreto ,  e  Secreto  ,  Trugìulare ,  e  Truciolare  • 
ed  altri  moltiffimi,  e  tutti  que' più  ,  che  altrove 
abbiamo  dimoftrato  aver  cambiato  il  C  in  G ,  Che 
poi  Erbaccia  fi  a  porto  qui  per  Erbaggio  da  paftura 
nel  fentimento  del  Vocabol.  nel  §.  fotto  quefta  vo- 
ce, e  non  per  Erbaccia  in  fignificato  peggiorativo, 
collo  (cambio  pure  ufato  in  antico  dell'AnelTO, 
è  chiaro  per  lo  contefto  del  Villani  in  queflo  luo- 
go ,  /.  8.  r.  3  5,  E  non  bifugna  loro  ferri  in  pie ,  ne 
orzo  ,  0  altra  biada ,  ma  vivono  d'  erbaggio  ^  e  di 
fieno,  E  lo  ripete  nel  luogo  addotto  ancora  dal 
Vocab.  cioè  /.  9.  e.  241.  E  la  loro  pajiura  d' erbag^ 
£Ìo  9  e  di  [irarne . 

ERRONIA,  \iQr  Erronea  ;  Can.  37.  {1.44.  v.  2, 
pag.  148.  Che  per  la  preda  quella  gente  erronia  . 
Così  non  tanto  per  la  rima,  quanto  per  la  facile 
conilieta  fcambievolezza  delP  E  ,  e  dell'  I ,  come  in 
Bftraneo  ,  ed  Efiranio .  Contuttociò  con  quefta  ca- 
denz.a  non  è  nel  Vocabolario. 

F\CESSI ,  forfè  per  Facejie  ;  Can.  40.  d.  32.  v.  2. 
pag.  180.  Guadagnar  mi  faceffi  ,  che  potete* 
Pare  qui  ufato  per  lo  folito  noftro  idiotifmo ,  ed 
errore  volgare  nella  feconda  perfona  del  numero 
del  pili,  benché  in  qualche  modo  fi  pofTa  anche 
prendere  nella  feconda  del  numero  del  meno. 

FAN. 


XVI 

FANCIU*,  per  Fanchlli-y  Can.  37.(1.92.  v.  i. 
p.ì^.  153.  Uomini  9  e  donne  ^  e  fanciu^  con  fofpiro  m 
Troncato  così  da  noi  per  la  mifiira  del  verfo  ,  fe- 
condo le  regole  de'  Gramatìci ,  (  Buomm.  Tran.  7. 
e»  12.  )come  Be\  €ava\  Frafe\  e  fimili ,  ^qv  Belli  f 
Cavalli 9  Fratelli. 

FIERE,  per  Fiero;  Can.  38/  ftr.  85.  v.  3. 
p3g.  165.  Acciocché  ciafcun  fofjè  ardito  ^  e  fiere  • 
Non  lo,  fé  debba  dirmi,  che  nell*  E  terminata  ab- 
bia il  Pucci  quefta  voce  >  per  ièrvire  alla  rima  y 
che  (ìiol  elTere  creduto  troppa  facile  ricorfo  de' 
Comencatori  meno  attenti  de' noftri  Poeti,  o  piut» 
tofto  ,  che  fia  una  di  quelle  tante ,  che  prefTo  gli 
Antichi  fpezialmente  con  sì  doppia  ufcita  libera- 
mente finivano,  come  offerva  con  molti  efempli 
Monfig.  Bottari  nelle  Note  a'Gr.  S  GìroL  V.  Anel- 
le,  e  nella  32.  e  328.  alle  Lett.  di  Fr.  Guittone  ,  e 
noi  nel  Tom.  antec.  V.  In  perpetua,  ed  in  molti 
altri  luoghi.  Diflb  dunque  o  per  Tufo  di  que' tem- 
pi,  o  con  legittima  libertà  poetica  Fiere^  per  Fiero  > 
come  oggidì  ancora  fi  dice  Leggiere  ,  e  Leggiero , 
Veritiere ,  e  Veritiero  ,  Menzognere  ,  o  Menzonier 
re ,  e  Menzognero  ,  o  Menzoniero  ,  Meftiere ,  e  Me^ 
Jiieroy  Penfiere,^  Venfieroy  ed  i  tanti  più  partìco- 
hrmente  de*  fuftantivi ,  che  sì  ne'  luoghi  detti ,  e  sì 
prellb  il  Buomm.  Ijng,  lofc»  Trat.  8.  cap»  19.  20,  e  21, 
e  preflb  il  Sjg.  Manni  Lez,  4.  e  preHb  altri  molti 
il  podbno  facilmente  rifcontrare  ;  e  fuori  di  quella 
deflnenza  in  Ere ,  o  in  Ero  ,  anche  Violente  pur  (1 
difle,  ed  ancor  da  alcuni  fi  dice,  per  Violento  9.  a 
Violenta ,  ficcome  fcrive  il  Buonarroti  nella  fua 
Fiera  2.  2.  5. 

„  Non  venga  violente, 

„  E  non  penetri  qua  difordinato^ 

yf  Che  c^  è  de  fi  derato  , 

,>  E  utilità  ??'  apporta  .  FOR* 


XVII 

FORBONDI  ,  per  Furibondi',  Can.  30.  flr.  50. 
V.  I.  png.  72.  Sicché  t  fuo*  Saracin  paffar  forboiìdì . 
Due  mucazioni  fi  oflervano  in  quella  voce  fuori 
del  più  comun  pronunziare;  T  una  nella  lettera  O 
della  prima  fillaba,  pofta  per  U ,  e  quefta  fenza 
iiecefTuà  ,  ma  non  icnza  frequentidìma  vicendevo- 
lezza di  noftra  Lingua  in  quelle  due  lettere  ,  che 
fecondo  il  Varchi,  Lez,  a  r.  507.  hanno  gran  fo- 
jnìglìanza  infieme ,  e  fi  pongono  fpeffo  /'  una  per 
l*  aln-a  ;  onde  Dante  fece  ,  che  Jjime  rimìf  a  Come , 
Jl'ri  vendo  Lo  me  : 

Non  fiere  gli  occhi  jnoi  il  dolce  lo  me  ; 

e  così  fecondo  tutti  i  noftri  Gramatici  hanno  flret- 
ta  parentela  tra  loro;  del  che  vedi  anche  i  noflri 
Proemj  a' Tomi  antecedenti.  E  molto  d' apprelTo 
al  noltro  cafo  fi  legge  in  un  ottimo  Codice  della 
Vaticana  n.  3223.  di  Guid.  G.  lib,ii.c.i,  veduto, 
e  citato  da  Monllg.  Settari ,  Lett»  Fr.Guin.  N,  124» 
Non  penjate ,  che  lo  Re  Priamo  abbia  tra  noi  for- 
tivamente  ifpiatori  ;  in  vece  dì  Furtivamente  »L*  al- 
tra mutazione  confille  nella  (Incope  dell'I  nella  fe- 
conda fillnba  ;  e  quella  per  la  neceflltà  della  mifura 
del  verfo,  llccome  è  molto  famigliare  a'Poeti;on« 
de  Bla  fino  ,  Carco  9  ed  anche  Ram  marta  ,  in  cambia 
di  Ra77ìmarifa  ,  dille  Dante  nel  luogo  citato  dal  Vo- 
cabolario fotto  la  voce  Rammaricare  ,  §•  I.  e  Lorenzo- 
de'  Medici  nelle  fue  Rime  spirituali  - 

Poiché  invan  tanto  tempo  fi  rammarca . 

E  Rammarco  fi  notò  pure  nel  Tomo  antecedente. 
Di  quelli  fpefll  troncamenti  nella  noftra  Lingua  ve- 
di   la  Nota  85.  alle  Lettere  dì  Fr.   Gtnttone ,    Nel 
Vocabolario  non  è   né  Furibondi ,  né  Forbondi . 
FqI.IF.  b  FOR- 


XVIII 

FORENS,  per /^3^/;^x,  nella  Fiandra;  Can.55. 
fi:.  52.  V.  I.  pag.  105.  Prefe  Forens  dopo  la  fconfttùa  , 
Il  Villani  qui  ìTo*  8,  cap.  20.  la  chiama  coftantcmen- 
te  Fornes  ,  che  oggi  fi  dice  più  comuneniente  Fìì'- 
«(?y ,  o  F«r;;(?j  ,  per  gli  foliiri  a  noi  facili  cangiansctiti  , 
e  fcnnibievolezze  dell'  O  in  U  ,  e  dell'  F  in  V, 

FORO  ,  pei-  Furo  ■  Can.  sj.fr.  91.  v.  5.  p,  icp. 
E  co-iuiitì  foro  ;  in  forza  di  rima .  Vedi  il  Vcl.  L 
V./v/3r(?;ed  agli  efempli  ivi  addotti  (1  può  ag^jiu- 
gnere  quello  di  Fr.  Giordano ,  e  dello  Scrittore 
delle  ^vx  Frediche,  che  licn  pur  Foro,  ma  Fuoro  , 
come  in  molti  MSS.  antichi  fi  trova,  ufarono; 
Pred,  XXIV.  di  Qnar,  nel  ttt*  pag,  244.  Io  ito;i 
fui  a  quefla  Predica  ,  ma  riebhìla  da  molte  perfo- 
ne  y  che  vi  fioro . 

FRULr,e/vW>  fecondo  il  MS,  Te m.  E/r/l  fe- 
condo il  MS.  iVIagliab.  e  Str.  per  Forlì  ,  fecondo 
il  più  confjeto  del  Vilbni,  e  fecondo  il  più  co- 
mune d'oggidì;  Can.  30.  fi:.  79.  v.  5.  pag.  7 5.  e  così 
altrove .  EU' è  una  di  quelle  noftre  tanto  frequenti 
nietatcfi,  e  trafpofizioni  di  lettere  in  una  medefi- 
ma  voce,  delle  quali  ho  più  volte  parlato.  V.  ii 
Toni,  antec,  V.  Frolì , 

FUMALE,  per  Fanale;  Can.  30.  fi,  16,  v.  3. 
pag.  68.  FJ  il  Fumale ,  e  7  Porto  anche  guaftaro . 
Il  Villani ,  ivi ,  cap.  i  34.  dice  Fanale  ,  e  così  oggidì 
comunemente.  Ne' due  MSS.  Strozzi ,  e  Magliabe- 
chi  par,  che  H  legga  piuttofto  Fani  al  e ,  iè  pare  la 
feconda  lettera  non  è  un  //  co'due  capi  \x\\  poco 
più  ferrati  del  dovere.  Evvi  In  voce  Latina  iv/».-?. 
/À7,che  molto  fi  accoila  a  quefto  fignificato;e  tra 
le  voci  dell' infima  Latinità  il  celebre  Du-Cange 
riferifce  anche  queda  Famaginm  ^  e  Fumale  <t  ulate 
per  quelle  inipofìzloni ,  che  {v  efigevano  di'  Princi- 
pi per  ojni  Famiglia,  che  ^\  dilHnguevano  ,  e  fi 
...  nu  • 


XIX 

numeravano  da'  fuochi  ,  o  cammini  fumanti;  onde 
anch*  oi^gi  fuoco  (ìgniiìca  talora  in  noflra  lingua  F<7- 
m'igUa '■,  (  Vocab.  Y*  Fuoco  §.  VJ.  )  e  perciò  Fuma- 
gtum  ^  e  Fumale  par,  che  (ìa  prefo  originalmente 
dal  no  Pero  Fiitnmaiuolo ,  o  Rocca  del  Cammino  per 
la  quale  e  fata-  il  fummo ,  Perlochè  anche  Fanale 
potè  da*  no  (tri  buoni  Scrittori  efi'er  detto,  non  per 
necelTuà  o  dì  rima,  o  di  verfa,  ma  per  ottima 
dirivnzionc ,  ed  erìmologia  ,  Filmale  ,  dal  fumo  ,  che 
fu  dall' ap-ertura  della  lanterna  manda  continuamen- 
te il  fanale  accefo  ,  ficcome  per  tal  cagione  F////m/^ 
nel  corrotto  Latino  ,  ^Fninmaìolo  nel  buonTofcano 
la  gola  ,  o  condotto  efterno  del  cammino  fu  detta . 
FUOCA  ,  per  Fuochi;  Cnn.  26.  flr.  31.  v.  2. 
pag.  26.  fecondo  il  Tello  Strozzi;  Mi  fé- fioca  nel 
Borgo  a  mano ,  a  mano  ;  benché  abbiamo  fcelta  T  uni- 
forme lezione  degli  altri  due  MSS.  F>  certo ,  che 
i  noftri  Antichi  amavano  molto  queftà  maniera  di 
terminazione  in  A  de'  nomi  mafchili  nel  nuaiero 
del  più;  onde  Ca^npora  ^  Tempora  ^  Fuocora  ,  Le* 
gna  ,  Faftelta  ,  Anella  ,  Letta  ,  Mulina ,  Mura  ,  Pec^ 
cata^  Sacca,  Fratta^  e  fimili  altri  moltifUmi  ;  tra* 
quali  anche  Fuoca  per  Fuochi ^  come  qui  fi  vede, 
diceano;  del  che  leggafi  fra  gli  altri  il  nollro  S'i^ 
gnor:  ìAinni^  Lezione  ^, 

e;,  i.  ■  O" 

GENNA',  per  GennàhrC-m,  25.  fi.  74.  v.  i.  p.  19, 
E  di  Genna'*  vegnente  il  detto  Conte*  Così  bi- 
fogna  leggere  a  riguardo  del  verfo ,  benché  ne' 
MSS.  Ha  icritto  intero  Gennaio  ,  fecondo  V  ortogra- 
fìa anche  poetica  di  que' tempi  ;  come  i^/f//<z',  5/^% 
che  qui  polTono  vederfi* 

GESTA,  per  IJìirpé  ,  Schiatta ,  'Progenie,  Can. 
58.  ft.  94.  v.  2.  pa-g.*  1 64.  E  capo  il  Conte  -  D'  Artefe  , 
eh'  era  della  deità  gefla  .  V.  il  Vocab.  a  oueda  voce  . 

b  2  *      .GIÀ- 


GIANO,pèr(//>;/w;  Can.  54.(1.  32.  v.  1.  p.  114^ 

Che  Je  non  fojje^  il  capo  del  Re  Gìam .  Così  lo  fcrU 
vono  fcmpre  tutti  e  tre  i  MSS.  e  non  già  ,  come 
qui*  per  neceflitì  di  rimai  ma  perchè  più  Tpeffo 
ì  ttoftri  Antichi,  che  noi  non  facciamo,  ponevano 
la  N  ove  noi  pognam  V  ?vl,  eziandio  iènza  icrupolo 
fiifiuno  avanti  al  B,  ed  al  P,  come  pure  in  quefti 
lìoftri  perpetuamente  s'ofìerva;  nel  che  noi  gli  ab- 
biamo corretti  iecondo  le  regole  d'ortografia  fug- 
geritc  da'  Signóri  Compilatori  del  Vocabolario  ;  e 
quanto  a  quedo  nome  ci  fìamo  parimente  >  quando 
abbiamo  potuto  ,  attenuti  al  Villani  >  che  fcrive 
Giamo i  ficcome  ivi   abbiamo  notato. 

GIUBBILEO ,  per  Giubilo  ;  Can.  44.  ft.  7,  v.  i. 
pag.  221.  Aliar  con  molta  fefta^  e  gitibbileo  .  Mo* 
ilra  il  noftro  erudito  Sig.  Ab.  Marrini  nella  Nat.  al- 
lei Jì.  ip.  di  Cec,  da  Vat-L  quanto  ila  felice  la  no- 
ilra  plebe  nel  trarre  ad  altri  diverfiflimi  fignifìca- 
ti,  e  fpefTe  fiate  burlevoli,  alcune  da  efTa  ftorpiate 
paroie  E  cele  il  artiche  male  in  tefe ,  e  fra  gli  altri 
molti,  porta  ancora  T  efemplo  della  voce  Gaudea^ 
Unts  y  che  s'è  fatta  poi  anche  Gaifdeamo ,  Caldea^ 
fjìus  9  e  Gàldeamo  .  Querta  traslazione  del  nortro  Puc- 
ci però  della  voce  Gittbbileo  al  fentimento  di  Giu- 
fcilo,  o  di  canti,  o  di  voci  di  letizia,  non  lòia- 
mente  s*aflbmiglia  molto  a  quella,  ma  pare  ezian- 
dio ,  che  la  fupéri  nella  convenevolezza ,  sì  per  V  af- 
finità materiale  del  faoho,  e  sì  ancora  per  la  mol- 
ta fimiglianza  dell'  etimologia  dell'  uno,  e  dell'  altro 
-vocabolo.  Imperocché  o  venga  la  voce  lobel^ch^ 
rell' Ebreo  corrifponde  al  noftró  Latino  lubilaettm 
Ìà,ove  di  ciò  fi  parla  la  prima  volta  efpreffamente 
iiella  Scrittura  ,  Levit,  25.  8.  dal  Corno  ,  0  Tromba 
fatta  a  quella  foggia,  che  fi  fonava  in  quell'anno 
in    legno    di  univerfal   reoìiflione ,  pace  »  ed    alU- 

grez- 


XXI 

grezza  ;  o  ven^a  dall*  altro  Hbreo  nome  luhal  »  che 
vuol  à'ìVQ  Sonare  i  o  Caf?tare  y  o  hrc  ftrepito  di  gio^ 
ia,  fendochè  Tubai  in  fatti  fu  il  ritrovatore  della 
ir.aiìca,  e  del  cantare,  e  dei  fonire  (Gr;;.  4,  21.) 
che  di  per  fé  fon  tutti  fegni  di  allegrezza  ,  e  di 
fé  fi:  a  ;  o  veniva  finaimente  >  com'è  d' oppenione  il 
vabrofo  P,  Calmet,  da  Hobil  ,  che  iìgniika  Rìdur^ 
re,o  PJcbiamare  ;  tutto  alla  fine  viene  a  dire  colà 
di  fella  ,  e  di  pubblica  letizia  fcrepitofa  in  quell'an- 
ro,  in  quo  perciò  clavgebatitr  tttbis .  V.  S.  Ifidoro 
/*  S'EtymoL  e,  ^7,  Ed  il  noltro  Giubilo  non  meno» 
che  queiio  de'  Latini ,  Jt  è  {Ce  crediamo  al  Cavalca 
Frutt,  di  Ling*)  qtfatjdo  sì  ineffabil  gaudio  fi  con* 
ceps ,  che  colla  lingua  non  fi  può  ejprimere ,  jn^i 
tacere  non  fi  puote  ;  e  però  fi  wanifejìa  per  certi 
fegni  ,  e  atti  giucondi  di  finora  ,  avvegnaché  per 
nulla  pruprietade  fi  puffa  efpriwere  .  E  così  appunto 
1:1  prima  etimologia  del  Latino  lubilum ,  che  forfè 
dalla  fteHa  parola ///^j/  ha  origine,  altro  non  vale, 
dice  S.  Ilario  in  PfaU  65.  fé  non  fé  il  fuonodi  voce 
]>aftoreccia  ,  ed  agrefte ,  quale  appunto  nella  loro 
lemplicità,  per  b*nterna  pace  dell'animo,  Tufa^ 
no  ne' loro  Rifpetti ,  e  Serenate  i  PaftorelU  nelle 
noRre  di  Mule  feconde  Montagne-,  o  qual  ne' buo- 
ni fuccefR  d'  arme  s'ode  (Irepiroiamente  tra*  mij* 
fìcaii  ftoi  mentì  negli  eièrciti  vitrorioiì  •  Ecco  il  te-». 
fio  inte!o  del  S.  Dottore,  in. P fai.  65.  r.  i.  lubiluus 
pafloralis  ,  ^greflifque  vocis  fonttm  nuucupannts  ;  cuni 
in  folitudinibus  aut  refpondens ,  ant  requirens  pef 
fignificantiam  diiBae  in  hngum  ,  &  e.^preffae  /// 
immenfum  fonus  vocis  auditur  .  In  Graecis  vero  li- 
tris  (  qui  e^  Hehraeo  prosimi  funt  )  mn  eadem  fi^ 
gnifi,cantia  ficribituv .  Namque  ita  fé  habent  :  àkct^ 
^cc^ccTi  Tù^  Kupio)  Tiic^'iJ  9  &  cum  ilUs  yf,  àA-piA^ptàc  ^ 
qttem  teatine  iubilum  ponunt  ffignificat  voccin  exer^ 


XXII 

citus  praellantis^  aiut  in  ccv.cnrfu  pyoterentìs  ho-* 
fflenty  aat  fuccefjum  v'ifloriae  exultatìonìs  voce  te- 
ftautis .  Di  quel  villereccio  c^iabilo  psff ,  che  p.irli 
tra  gli  altri  molti  anche  Silvio  Icaiico ,  lib.  14. 
le  ri  vendo  : 

„  Ef  laetis  /copuli s  atidìviù  i ubila  Cyclops . 

Del  Giubilo  militare  poi  de fc ritto  da  S.  Ilario  ra- 
giona eziandio  Ammiano  Uh.  22I  fccondocbè  •  in- 
tende ivi  ,  e  (piega  Carlo  d'  Aquino ,  mentre  (I  la- 
menta, che  infra  l*  altre  riiailbrez/e  della  difciplina 
militare  lì  fodero  introdotte  C-Mitilcnae  prò  iuhilo 
molliores.  Allegrezza  ,  e  gioia  di  maggiore  folenni- 
tà  fignijìca  (ìmigliafitemenre  quefla  voce  in  tutto 
r  ufo  Ecclefìaftico  ;  e  perciò  quel ,,  che  da  altri  fi 
dide  AT^w;;;./ ,  da' più  badi  Scrittori  fi  è  prefo  a  di- 
re luhilinn 'i  per  dinotare  quella  cantilena  prolun- 
gata, o  (irafcinamento  dell'ultima  nota,  che  fi  fa 
iieir  organo,  0  nel  canto  ne*  dì  più  fedivi.  Ecco 
dunque  in  breve  ,  quanto  ftretta  parentela  vie  tra 
Giubilo  9  e  Giubbileo  y  G  quanto  il  noftro  popolo  ha 
rngione  di  ulare  fcherzevolmente  anche  oggidì  que- 
llo per  quello, 

GfUDiV,  per  (7///^<?o;  Can,  30.  fi.  26.  v.  i.p.(^9. 
Pfomife  di  portarlo  ,  e  7  Giiide'  trifto  .  Come  Frate\ 
P'orre\m  cambio  di  Fratelli,  Vorrei  y  ec,  e  Po/-,  e 
Pro  ,  per  Porta  ,  Vrvde  ,  e  mille  altri .  1  MSS.  peto 
leggono  Giudeo , 

GLI ,  per  Loro  ^  nel  terzo  cafo  del  mafcolina 
del  numero  del  più  ,  e  lenza  precil.à  neceffità  ; 
Can.  33.  ft.  p2.  v.  I.  p.  109.  Promettendogli  in  ogni 
dignitade  ìieftittiirli  •  Si  trova  non  di  rado  preda 
buoni ,  ed  ottimi  Scrittori  o  fuggito  a  cafo  dalla 
penna,  o  ali' uiànza  del  volgo;  m:i  e  creduto  moda 

di 


XXIIl 

dì  dire  poco  regolato,  per  fervirml  delie  parole  del 
Vocabolario  a  quella  voce  §.  II.  dove  fon  da  ve- 
dere nondimeno  i  molti  elempll ,  che  adduce  a 
f;^vore  di  quello  idìotifmo  .  Vedi  tutti  i  nollri  Gra- 
fìa cici  ,  che  dicono  cofè  aliai  e  prò,  e  conerà 
quefì:*  ufo . 

GODENDARDI,  per  Baftorn  armati  di  ferro 
alla  Fiamminga  i  Can.  38.  ftr.  74.  v.  i,  pag.  162. 
/i  godinidardì  aveauo  come  fpledi ,  E  Can.  39.  d.  23,' 
V.  2.  p.  i63.  Co'  lor  buongiorni  -,  e  co"*  lor  godendardi . 
Quella  voce  ,  che  viene  dalla  ^ummxng^LGcdcndac  ^ 
fecondochè  (crive  il  Villani ,  ed  ora  è  così  toica- 
lìizzaca  replicatamente  dal  noflro  Pucci»  è  in  cotiìl 
guifa  fpiegat.i ,  e  delcritta  dallo  itedo  Vilhnl  nella 
corriipondenza  del  primo  paflb  citato,  cioè  al  /.  b', 
€»  5  5.  Uno  gran  bajtone  nodsrato  .  come  manuo  di 
[piede  ,  e  dal  lapo  grojfj  ferrato  ,  et  punta guto  -^Is' 
gato  con  anello  dì  ferro  da  ferire  ,  et  da  forare  » 
et  quefta  felvaggia  t  et  grufa  arma  dura  chiamano 
Gadendac  ,  cioè  in  noftra  lingua  y  Buon  giorno ,  Si- 
niigìianti  badoni  a  quelli  fi  ferbatio  forlè  ora  in 
qualche  Armeria  di  rilpetto  ,  ed  erano  peravv^ntura 
V  arme  più  uliua  de*  Contadini,  e  de'  Selvaggi  del- 
le noiire  nelle' Maremme  .  Ma  tornando  alla  voce, 
che  riguarda  ilngolarmente  ,  e  indiyidu.ilmenre 
queil*  armndura  Fiamminga  ,  pare  ,  che  dobbiamo 
ben  riceverla  così  forcanegi^j;ita  ,  e  fìperne  grado  al 
vivace  ingegno  à^ì  Pucci  noilro,  cht  quali  iòlievan. 
dofi  (òpra  il  Villani,  ha  fapuro  darle  quel  ougiior 
Tuono  Tofcano  ,  che  può  avere  j  eh*  e  quel  più, 
cred'io,  che  poHa  dìfiderarfi  neli*  uUima  ueccfllcà 
di  ufare  voci  forellierejper  i(j>iegarne  te  cofe  a  noi 
fiuove  ,  e  diilirace  ,  lìcccme  ÒÀ  molte  voci  Latine, 
Spagnuole  ,  e  Franzeli  giudiziofamenre  è  llaco, fatto 
da'  noilri  baoiii  Scriccori ,  come  Fricre  ,  e  e,  V.  Buoìt^ 
giorno .  b  4  GOL- 


XXIV 

GOLFO  >  per  l^retto ,  o  Suuro  ,  o  Pieno ,  in  for-» 
xa  di  addisccivo;  Can.  30.  (1.  92.  v.  5.  pac^.  72.  Or  mi 
diletta  -  D/  wz/r^r  cibo  ,  prr  //? j>*  /)/^  golfo .  Abbiamo 
oflervata  quella  voce  anche  ne'  Canti  pafTati ,  Voi.  T. 
adoprata  metaforicamente  ora  per  nome  addiettivo, 
ed  ora  per  fuftantivo;  ed  in  un  luogo  ,C^7;.  2.7?.  83, 
la  fpiegimmo  per  Iftvetto  ,  e  Rinch'tufo  a  Jìcnrezza  , 
Q.UÌ  pare,  che  qualche  coD  Hmile  vogTu  dire,  fé 
non  anche  tutto ,  poiché  fembra ,  eh*  e*  voglia  fi* 
gnificare  di  mutar  materia,  per  e(ler  più  breve, 
e  meno  (oggetto  ad  errore,  od  a  pericolo  nel  par- 
lare della  fortuna  de*  Grandi .  Ovvero  potrebbe 
prenderfl  qui  GoZ/ò  per  pieno  ^  o  Sizio,  con  fenti- 
mento  anche  più  prò/fimo  al  fuo  naturale  ;  qua(i 
volefle  dire ,  dì  pafl'are  da  un  fatto  air  altro ,  per 
render  la  fba  ftoria  più  feconda,  e  più  piena  di 
co(e  memorabili,  Supplr(cano  altri  pili  di  me  in- 
tendenti; che  al  mio  proponimento  bada  qui  ricor- 
dare, efler  cofa  molta  leggiadra  ,  e  frequente  nella 
noftra  Lingua  l*  ufo  de*^  fuftantivì  in  luogo  degli 
aggettivi,  e  vicever/à;.  del  che  adduce  efempli  af- 
fai il  Menzini  nella  fua  Coftruzione  irregolare ,  e.  f» 

GRADA  7  per  Grado  ^Dignità ,  PÒfio,  ec  Can. 
38.  ft.  7.  V.  i.  pag  iS'j^Fu  pofto  il  primo  a  così  fat^ 
ta  grada  .  VeggafI  la  Tav.  fopra  i  Gradi  di  5.  Giro- 
lamo ^  alle  VV.  Falla  f  Miiìaccio  ^  Profete ,  Silen^ 
2/^  ,  qiuìnto  fodero  facili  gli  Antichi  a  mutare  TO 
nell*  A  ,  e  viceverfa,  fpezialmente  i  Poeti  fìrretci  d.i 
Fieceflìtà  di  rima.  Quefla  voce  è  n^l  V^ocnbolario 
folamente  nelP  antico  intendimento  di  Graticola ^ 
eh*  è  chiaro  non  poterfi  qui  adattare. 

GRANDIZIA  9  per  Grandigia vC^w  30.(1.47»^ 
V.  I.  pag,  71.  E  que\  che  mn  caravan  fua  grandi-'^ 
zia.  Manca  nel  Vacabol.  ma  è  forfè  ufato  altre 
volte  dai  Pucci  ne' Cauti  ante  cedenti ,  che  non  fo> 

fé 


XXV 

fé  (i3  finto  da  me  trafciiraroj  ed  è  certamente  ri- 
petuto ncir  ultimo  Tuo  Cacto  ,  ftampato  già  dietro  la 
Bella  Mano  di  Giudo  de' Conti,  e  riportato  ancora 
per  efemnlo  di  quefla  voce  nella  Giunta  di  Vocaholè 
fatta  neir  edizione  di  efib  Vocabol.  in  Napoli ,  ivi  s 

Firenze  governa  oggi  fu  a  gran  eli  zia 
Per  otto  pupolan  ,  che  jon   Priori , 
E  un  Gonfalonier  della  giuftizia . 

GUERRA  GUERRIATA,  per  Guerra  leggie- 
ra y  fatta  con  badalucchi;  Can.  37.  11.  27.  v.  3.  p.  146. 
Veci,   Vocab.  V.  Guerriato  • 

ÌDDEO,  o  DEO,  per  iddio,  0  D/'o;  Cnn.  .14. 
11.  6.  V.  2.  p.  221.  Mefjer  Ramando  fervi dur  d'  Id- 
deo  .  Così  è  fcritto  in  tutti  e  tre  i  Codici  ,  benché 
ila  cafò  obliquo.  Il  Vocabolario  alfa  voce  Iddio  j 
porta  un  iblo  efemplo  di  Luigi  Pulci  nel  Morgan^ 
te;  raa  alla  V.  Deo  dice  laggiamente  ,  che  tali 
cadenze  di  quede  due  voci  erano  molto  in  ulo 
predo  gli  Antichi ,  ancora  nei  numero  del  meno  » 
com'  è  qui ,  e  più  frequentemente  fi  trovano  ne' 
Poeti . 

IMPEGOL  ARE  ,  per  Mpiaflrdre ,  in  fentimen- 
to  metaforico,  cioè,  Mettere  in  carta  ;  Can.  29.  fi.  84, 
V.  I.  pag.  64.  E  nota  ben  ,  Lettor  ,  dì)  ,  eh'  io  t' im- 
fegolo  ♦  Nel  Vocabolario  è  quello  Verbo  col  ino 
iblo  (ìgnilicaro  primitivo,  d' Impiajlrar  con  pegola  , 
o  (la  con  pece  •  Ma  non  meno  giudizioramente  è 
ilato  qui  adopraro  nella  maniera  detta  dal  noflro 
Pucci  di  quel,  che  appunto  il  Verbo  flefTo  Impìa* 
prare  foglia  talora  per  metafora  in  un  iimil  Icnfo 
anche  di  prefente  ufarlljcome  già  l'usò  acconcia-» 
mente  il  Davanzaci   ne*  luojjhi   riferiti  nello    fleilb 

Va. 


XXVI 

Vocabolario  (otto  l.i  voce  Tmpìaftrare  §.  T.  Tac* 
tinn,  t^.  17!.  Poco  fu  d.t  jnetn-jrare  <,  chi  njn  volffje 
impia/ìrare  h  carte,  E  a?2n.  15.  224.  Che  r.-.fino  al 
tefl amento  ìmpìaflvì)  dì  lamenti . 

INFARSERATO,  per  Zazzeruto-,  Cnn.  28. 
il.  81.  V,  3.  vt7\g  53.  i'ccondo  il  Tello  di  Cafn  Tempi  ; 
QV  infar levati  coperti  di  maglia.  Pare  manifeftoer* 
rore  dei  Coollt.i  ,  che  forlè  ha  avuto  \\\  mente 
r  Infarcire  de'  Latini . 

INFINGHI  ,  per  Infinga',  Can.38,  ft.  52.  v.  i. 
pag.  160.  Idiorìfmo  tier  forza  dì  rima. 

TNGHHRONARE  ,  per  Circondare  di  gheroni  , 
O  Fregiare  ;  Can.  3  i.  (1.  55.  v.  2.  p;ìg.  85.  Fé  inghero- 
nar  di  inarmo  San  Giovanni,  II  Tello  del  Villani, 
di  cui  mi  fervo,  dice  così,  Ub.  8.  e.  3.  Nel  detto 
tempo  fi  jecero  intorno  a  S.  Giovanni  i  gheroni 
del  marmo  fieri  e  bianchi ,  con  piccola  dìverficà  dr/l 
paffo  mede(ìmo,  che  fi  eira  nel  Vocabolario  ibtro 
la  V.  Gherone  al  §  1.  dove  però  non  è  né  Inghe- 
ronare  y  né  Aggheronare ,  ma  folamente  Agghero^ 
nato,  forfè  per  mancanza  di  efempli  alla  mano.  E* 
proprietà  di  noi  altri  Tofcani  ,  ficcome  de' Latini, 
e  de'  Greci ,  da'  nomi  fuftantivi  delle  ccfe  formar.» 
ne,  0  comporne  i  Verbi  colla  prepofìzione  /)/, 
o\  A,  ed  alle  volte  indifFerenremenre  coli' una,  e 
coir  altra  ;  come  Indorare  ,  inchiodare  ,  Incbiavare , 
Inchiavellare  ,  Affondare  ,  Affannare  ,  Infocare  ,  ed 
Affocare  ,  IndoUiare  ,  Indolcire  ,  e  Addolciare  ,  Ad- 
dolcire ,  ec.  Se  non  che  mi  pare,  che  la  prepofìzione 
//;  facci.)  paflare  i'  azione  più  addentro  del  pazien- 
te, com'è  nel  noilro  ca  fo  ,  ove  Ingheronare  figni- 
iìca  fafciare  di  fregi,  o  "gheroni  incadrati  di  mar- 
mo  nella  parete  efterna  di  quella  Chieia ,  quale  an- 
che oggidì  fi  vede. 

INSAZZERATO,  oer   Zazzeruto',  Can.  28, 

11.81.. 


xxvn 

H.  Sr.  V.  5.  p;^g.  $5.  Dìfpyegìaììdo  -  CA'  infazzerati  co- 
perti  di  maglia  ;  dove  il  Tedo  Mjsg'Uabechi  par  , 
che  leg^^a  ,  Gli  fazzerati .  E'  certo  ,  che  vuol  dire  , 
come  lì  è  pofto,  corrìipondendo  a  quel  pafTo  del 
Villani  ,  lih,  7.  e.  130.  che  dice  cesi  :  Dìppregtfìndolì  r 
dicendo  ^  che  fi  li fcìav ano  coms  d/jnne  ^  e  pettin^vanfi 
le  zazzere.  Nel  Vocabolario  non  v' è  né  luzazze* 
rati -i  come  meglio  iì  fcriverebbe,  ne  molco  meno 
Infazzerati ,  né  iìnnlmente  Sazzerati  ,  0  Z azzerati ^ 
ma  bensì  Zazzeruti*  Da  quello  elèmplo  però  po- 
trebbe inferirli ,  che  i  noftri  buoni  Antichi  fecon- 
difilnii  nel  ccmpor  verbi  da  sì  fatti  nomi,  dicefle- 
ro  ancora  trzazzerare  ^  per  fare  la  Zazzera,  tic- 
come  dice-ino  Inzuccherare  da  Zucchero,  Inzaijlra^ 
re  da  Zaffiro,  Inzeppare  da  Zeppa  ,  Inzuppare  da 
Zuppa  t  e  mille  altri  fimill. 

IVIRITTA,  per/i;/;C3n.  25.il.  i  5.  v.  2,  p.  13. 
AV/  Caftcl  di  Mefjlua  ,  ed  iviritta  ,  V.  il  Vocab.  a 
quella   voce,  e  qui  apprelTo  V.    Ojini  * 

LABBIA  ,  per  l^alto',  Can.  40.  11.  91.  v.  2.  p.  »  8<5. 
La  bella  labbia  ■  Si  tra  franto  "ha  co  fa  maladetta  . 
V.  jI    Voi.  J.  di  quelle  PocHe  . 

LANDRA,  credo  per  Landrec) ,  in  Lat.  X^;;. 
drecyn77i ,  Cailello  dell*  Annonia  .  Cnn.  39,  ilr.  38. 
V,  3.  parr.  170.  Non  fon  per  lato  mafcoliiìo^  Di/cefi 
dagli  antichi ,  ina  di  Landra  . 

LIBRA,  per  Libbra^  o  Lira  moneta;  Can.  29. 
11,36.  V.  3.pair.  59.  Anche  P  edizione  di  Gio.  Vil- 
lani di  Venezia  del  1559.  ed  altre,  che  ho  vedu- 
te ,  fcrivono  in  quePro  luogo  per  una  Libra  di  Li- 
bre fei  f  e  così  coflantemente  in  tutte  l'altre  oc- 
correnze .  Così  pure  nel  Tello  a  penna  ,  che  in  que, 
ila  noftra  Libreria  di  S.Paolino  fi  conferva  ,  delia 
Cronichetca  delio  lleiTo  Gio,  Villani ,  li  fcrive  quafi 

le;n. 

/ 


KKVUI. 

ièmpre  con  un  B  folo.  Slmilmente  nel  (rgnificsto 
à!  Impofizione  y  neìl*  efempio  llefFo  addorto  dal  Vo- 
c3bol.  tanto  di  e(Ib  Gio.  Villani  negl*  imprefli  ,  e 
ne*  MSS.  HidJetti  ,  clie  di  Ricordano  Vlnleibina  >  fe- 
condo l'  imprefllonc  de' Giunti  di  Firenze  del  159^. 
cap,  141,  fi  legge  propriamente  Z/'/t/?  .  Non  abbia- 
mo nel  Vocabolario  quefta  voce  Icritta  così,  (e 
non  nel  fencimento  dì  uno  de^  Jegni  del  Zodiaco  • 
lo  per  me  crederei ,  che  quefta  fofTe  una  di  quelle 
voci,  che,  come  in/egna  il  noftro  SIg.  Domenico 
Maria  Manni,  dipendendo  dalla  maggiore,  o  mi- 
nore preffione  delle  labbra  di  cialcun,  che  la  prò- 
nunzia,  anche  i  noftri  Antichi  ora  col  b  femplice, 
ora  col  raddoppiato  la  proferiflero  ,  e  così  varia- 
mente ancora  la  Icriveflero,  come  (ì  rincontra  ap- 
punto in  quefti  MSS.  del  noftro  Pucci  •  V.  Voi.  !• 
voce  Livra . 

LI  VERO  ,  per  Finito;  Can.  }i.  ft.  i  5.  v  3.  p.  79. 
Le  quali  (leggi)  regnaro  ^  e  ancor  non  fon  livere  * 
Nel  Vocabolario  manca  quefta  voce  in  ferie  ,  ben- 
ché vi  lia  Ltverare ,  e  Livrare  in  quefto  medefimo 
fentimento,  ma  con  un  iblo  efemoio  delie  Nov» 
anP,  20.  5,  che  pure  fa  per  noi ,  dicendo  :  Ancor 
non  era  livero  di  dar  r  acqua  ,  ec,  Lhro ,  in  quefto 
fteftb  lignificato  dicono  tuttora  i  Lucchefi  . 

L17.7.  fìi  t  per  Gara;  Can.  5  5.  ft.  42.  v.  2.  p.  126. 
Lizza  tra  ior  jnaggionffente  s'  accefc ,  E'  qui  in  un 
llgnifìcaco  metaforico,  e  figurato  ,  molto  però  ufa- 
to  anche  di  preferite ,  nlmeno  nel  noflro  parlar  fa- 
migliare, pre.'ò  lenza  dubbio  dalP  ardore  fcambie^ 
vole  ,  che  iuoie  accenderfi  tra' cavaUi ,  e  tra'  Ca- 
valieri nelle  gioftre ,  neile  quali  la  Lizza,  dice  il 
Vocabolario  fotto  quefta  voce  §•  H.  è  quel  Tavo*. 
lato  ,  Muro ,  o  Tela  ,  rapnte  la  quale  corrono  i  Ca^ 
valierl   nelle   giofire  •    Veggafi  ii  Menzini  ,  Delibi 

Co- 


XXIX 

iCoftruzione  irtegol.  è  ì  ncitri  Gramatici ,  ed  Urna- 
nidi  . 

LOGGIO ,  per  Mogio ,  o  Balogio ,  Balorda  , 
M^[io  ^  e  di  Cattivo  umore;  Can.  25.  It.  61,  v.  i. 
pig,  18.  £  fu  a  mvlfi  amar  pia  9  che  ftar  loggia, 
r  avrei  qui  volentieri  corretta  quella  voce ,  e 
icritto  M)S[gio  in  lignificato  di  Mogio  ,  per  Mefto  , 
o  Sbalordito  9  lafciando  ibltanco  il  G  raddoppiato 
per  ia  necefluà  della  rima  ;  ma  l*  uniformità  de*  MSS. 
m'  hanno  ritenuto.  Io  non  ho  di  prefente  altri 
efempli  di  quella  voce ,  che  le  veramente  è  del 
Pucci,  e  non  piuttoilo  de' Copìfti ,  che  Loggia  m 
cambio  à\  Maggio  abbiano  detto,  la  crederei  piut- 
toilo una  di  quelle  arbitrarie,  che  s*  inventano 
molti  Scrittori  anche  del  buon  fecolo ,  fpezialmen- 
te  poeti,  nella  llrettezza  del  difcorfo,  o  della  ri- 
ma >  di  quel  che  dovefle  crederli  comune  in  quell* 
età  ,  ficcome  per  altra  cagione  dilli  della  voce  A/if- 
ciolfof  Voi.  I.  ivi.  Né  Itrana  farebbe  affatto  que- 
lla libertà  del  nollro  Verfeggiatore,  qualora,  com*  10 
penfo  me^^liu ,  Loggio  foOe  qui  di  fatto  un  tronca- 
mento di  Balogio ,  per  forza  della  giuila  mifurj 
del  verfo  :  imperciocché  come  proprietà  di  noflra 
Lingua  i\  è  il  potere  a  piacere  ,  e  con  vaghezza 
allungare  molte  voci  d'intere  fiilabe ,  lenza  variar- 
ne il  lignificato,  come  Mercatante  ^  o  Mercaante 
ne'  più  antichi,  Discolpare  ^  Difconofcenza  ,  Difco^ 
rare  9  Dijciogliere  ,  e  sì  fatte  altre  moitillime,  per 
Mercante  ,  come  più  frequentemente  oggidì ,  e 
Scolpare ,  Sconofcenza  ,  Scorare ,  Sciogliere  ,  ec>  così 
è  pur  proprio  di  ella  il  troncarne  molte  altre  e  nel 
principio,' e  nel  mezzo,  e  nel  fine  l'otto  lo  {xQÌ^,'o 
fentimento,  fpezialmente  a  comodo  delle  compofi- 
zioni  legate  ;  liccome  diffufamente  dimofrra  Monfig. 
I^QCtari  nelle  Note  11,  85.  i2o^  ip2.  30*:.  390.  slle 

Lei- 


XXX 

Lettere  di  Fr*  Guittone  :  ned  io  ardirei  di  negare 
alla  mia  memoria  di  ^vere  anche  più  volte  udito 
nella  noftra  plebe  qOefla  ripetizione  quafi  accrefci- 
tiva  9  Logio  ,  Balogio  ,  come  pure  Locco ,  Balocco  » 
quafi  (bmmamente  balordo,  melenfo,  e  baloccone. 
Il  Teflo  Magliabechi  qui  iegge  ,  Straloggio  ,  in  vece 
di  Si^ay  loggia  ;  che  o  dee  ftimarfi  allblatamente 
sbaglio  di  penna  del  Copiila  ,  o,  per  quel,  che  a 
ine  pare,  piuttbflo  fiaccato  leggerfi  dovrebbe,  co- 
sì ,  S'arai  oggio ,  in  fentimento  molto  diverfo  dall'  al- 
tro ;  che  efler  potrebbe  quefro  ,  Più ,  che  fìmle 
maefiro  ,  o  diritto  ,  o  cofa  fimile ,  che  alP  Occhio 
con  metaforica  applicazione  pofla  riferirli  ,*  ben  fa- 
pendofi  ,  che  i  poco  più  antichi  del  Pucci,  fpe- 
zialmente  in  poefia,  0^i?ed  Ogli  adoperavano  ta- 
lora per  Occhi 'j  del  che  Moniig.  Rottari ,  Lett.  Fr> 
G///Vr.  M  1  Si,  adduce  efempli  parecchi;  donde  O^i» 
peravventura,  e  per  comodo  di  rima  Oggio,  Per- 
lochè  ,  fé  mai  vale  alcuna  cofa  quella  mia  interpe- 
trazione,  Strale  occhio  pare,  che  potefle  lignifìcnre 
ftrale  bene  incoccato,  e  indirizzato  al  fegno.  Ma 
kfcio  volentieri  ali*  altrui  più  erudita  ammenda 
quello  mio  ferneticare . 

MA',  per  MaH\  Can.  37.  fi.  51.  v.  3.  pag.  149, 
Ma"  cammifti  .  E  appreflb  ,  fi.  54.  v.  3.  Ma'  par- 
titi.  E  di  nuovo  fi.  65.  v.  3.  pag.  150,  Ma'  partiti  -y 
è  forfè  più  altre  volte.  V.  il'  Vocabolario  ,  V.  Malo  , 
nell'ultimo  efempio  ;  e  gener.-ìlmente ,  quanto  a  sì 
fatti  troncamenti  ,  vedi"  il  Tomo  antecedente  di 
quefle  n'olire  Delizie ^  alle  Voci  Caprai'  9  Frimai' , 
e  Sta' 9  con  gir  Autori,  e  con  gli  efempli  ivi  ri. 
portati . 

À4ACO.METTO,    per  Alaowctto  9    nome  pro- 
prie 'j  Can»  25.  d,  87.  V,  i.  pa^.  20.  per  roftro  idio- 
ti fmo  , 


XXXi 

tifmo,  He  come  Pagolo  f  Fragola  9  Pagode  per  Pa- 
vone ,  Lavoro ,    ec. 

Al  AF  ATTORIE  ,  per  MrJfcittore  ;  Can.  30.  fl.47, 
V.  I.  p2'.^.  71.  E  che  Tnaudafpr  pyeji  i  inafattorì  ; 
benché  nello  flampato  Ha  corlò  ,  non  fo  come ,  31;/- 
f attori  ;  e  più  altre  vol^e  così  fi  feri  ve  in  quelli 
Canti,  come  lo  pone  anche  il  Vocabol.  con  due 
efempli ,  del  Paflavanti ,  e  del  Boccaccia.  Si  con- 
ferma Tempre  piii  quella  ofTervazione,  che  gli  An-* 
t^chi  cercavano  di  ichìfare  quar.co  poteano,  P  afprez- 
za  di  più  confonanti  diverfe  infleme  . 

MAGGIO  ,  per  Maggiore  ;  Can.  24. 11.  55.  v.  2, 
pag.  7.  S' avverte  folamente,  perchè  da  alcuno  non 
fi  credefTe  errore  di  ilampa  .  V.  Vocab.  a  quella  V. 

M  A L  A GU RIA,  per  Maiagura  ,  o  Malagario  ; 
Can.  24.  il.  86.  V.  2.  pag.  io.  E  quefla  77ìalaguria  -  7V- 
nuta  fu  '  E  Can.  ^  5.  II.  73.  V.  2.  pag.  129.  parimente 
in  fine  di  verfo  •  Con  quefla  defìnenza  manca  nel 
Vocabolario;  ma  è  la  lolita  libercà  fpezialmente 
degli  Antichi  neli*  ufo  mditferente  deli'  I  in  Umili 
voci,  fìccome  in  quello  fatto  medefìmo  diceano 
Agtirlo  i  e  Agùro  9  fpezirslmente  quando  facea  co- 
modo alla  rima,  ed  al  verfo. 

Al  ANDRA  ,  per  NaziaJie  ,  Popolo  ,  Gente  ,  me- 
taforico; Can.  39.  fi.  37.  V.  2.  p3g.  169.  E  quefto  ha- 
jìi  di  sì  (atea  rnandra  .  Vedi  il  Vocabolario  al  §. 
fotto  quella  voce . 

MANIERE  ,  per  Manìerofo ,  Defiro^  ffc.  Can.  28. 
fi.  87.  V.  3.  pag.  53.  E  feguhar  Io  fiorwo  afpro  ,  e 
maniere  •  Di  quello  veàì  il  Vocabolario  fotro  que- 
lla voce;  né  qui  è  molta  difficoltà.  Ricorre  però 
queda  voce  aggiunta  ad  azione,  e.  non  a  perfon.i, 
ed  in  lignifica  co  un  po' di  ver  10 ,  cioè  ,  dì  Opporttf' 
no  ,  Comod.-)  ^  Acconcio  9  ec,  nel  Can.  33.  11.  25.  v.  3. 
p,  102.  ÓHando  il  p^jptggio  -  Incontro  a'  Sarad:i  folje 

ina  • 


XXXII 

mnniere .  Così  tutti  i  MSS.  concordemente ,  de'  qua- 
li fin  quando  fi  ftampava  quefto  pafTo  ebbi  dubbio» 
i'e  potefiero  dal  primo  tutti  gli  altri  avere  errato; 
5Ì  veramente,  che  e  per  quefto  dubbio,  e  per 
rendere  a  tutti  la  lezione  più  corrente  ardii  di  mu- 
tare nel  tetto  quefta  voce  in  Alefihre  ,  cioè  ,  Uopo  r 
Bìfogne^ec,  accennando  nella  Nota  quefira  mia  mu- 
tazione. Ma  non  è,  che  fin  d'allora,  e  fin  dalia 
prima  lettura  non  mi  parefle  ciò,  che  ora  molto 
più  mi  pare ,  che  quefta  voce ,  per  licenza  poetica, 
da  Aggiunto,  che  naturalmente  è  ,  di  aftore  ,  o  di 
uomo  pofia  edere  (lata  traslacata  ,  quafi  nel  mede- 
fimo  lèntimento  ,  al  fijllantivo  Pajpiggio  ,  e  che  ven- 
ga a  dire,  che  il  Fapa  fé  Don  Giamo  Ammiraglio 
m  mare  di  S.  Chiefa  per  quando  fofie  fiato  accon* 
ciò  f  opportttuo  t  comodo  il  paflaggio  contro  a' Sara- 
ci ni .  Dal  Vocabolario  ^\  riporta  in  forza  di  Ad- 
diettivo^  per  Manìerofo  ,  Piacevole  y  adattandolo  a' 
ioli  falconi,  ed  agli  uomini,  come  l'ufarono  Fran- 
ecfco  da  Barberino,  e  Franco  Sacchetti .  L'  ufo  ,  che 
re  fa  qui  il  nollro  Poeta ,  per  fervire  alla  rima  ^ 
non  pare  fpregevolc  anche  di  per  fé  folo,  fé  noa 
anche  leggiadro ,  e  bene  accomodato  . 

M  ASÉN  ADA  ,  e  MASINADA  ,  per  Mafnada  r. 
Can.  38.  ft.  14.  v.  I.  pag.  156.  fecondo  il  Tello  MagU 
e  fecondo  la  giufia  mifura  del  ver/ò  ;  e  di  nuovo 
anche  iècondo  il  Tefto  Tem.  a  Can.  40.  fi.  8.v.  i. 
pag.  178.  E  fopraggittnti  dalla  Mafinada .  Dell*  al- 
lungamento, o  piuttofto  dell' originale  giacitura  di 
quefta  voce  abbiamo  detto  alfai  nel  Tomo  antece- 
dente alla  voce  Mafinadieri , 

MASINADIER!  »  per  Mafnadieri;  Can.  40. 
ih  84.  v.  2.  pag.  185.  Che  da*  Masnadieri  era  guar- 
dato,  E  di  nuovo,  Can.  42.  ih  26.  v.  %.  piig.  zoi* 
V.  Voi,  I.  di  quelle  Fuefic  foeco  tal  vcce.^ 

■     MA* 


XXXIII 


MATER  A  ,  per  Materia  ;  Can.  14.  fi.  78.  v.  3. 
pJig.  9'  Vedi  il  Vocabolario  a  quefte  voci. 

ME',  per  Alio;  Can.  44.  ft.  5-  v.  2.  pag»  221. 
Ond' og^i  in  queflo  giorno  per  me^  canto;  che  il  Te- 
llo Tempi  legge  ^er  me  tanto  ^  meno  prò  inamen- 
te ,  com*  io  credo.  Il  ^^' in  cambio  del  Mio  ^  Mia , 
e  Miei  ,  è  idiocifmo  tanto  frequente  di  noi  altri 
Fiorentini,  che  niuno,  che  fia  ihto  in  Firenze  >. e 
per  tutto  il  Tuo  Contado  ne  può  dubitare;  del 
quale  ne  fa  le  fcene?  e  le  beffe  \\Qi\g\\',Di:àonar, 
.Cateritu  q  Lez.  di  Ltng,Tofc.  pag»  Sll^^  q^^'^  5^f5* 
i  notiti  flefll  Gramatici  con  ragione  ce  lo  attribuì- 
fcono  ad  errore.  Non  lafciò  di  bene,  e  natural- 
mente rnpprefentarlo  il  Raldovini  nel  Lamento  di 
Cecco  da  Varlun^Oi  Ji,  12.  con  quelle  parole: 

,9  E  fentii  farmi  il  cuor  ,  carne  lo  flaccio , 
„   (Quando  me'  Mae  fi  mette  a  abburattare. 

E  di  nuovo  alla  y?.  31.  fuUe  quali  fono  da  vedeffi 
le  Note  del  noflro  Sig.  Ab.  Martini  a  quello  flelTo 
intendimento .  Ma  lafciando  ora  il  Me\  e  pren- 
dendo qui  occafione  di  notare  un*  odervazione , 
che  da  molto  erudito  Amico  mi  fu  fatta  fare,  non 
ha  gran  tempo ,  fulU  noftra  voce  Oggiy  che  ricor- 
re nel  ver/o  prelente-,  benché  io  non  mi  voglia  ora 
mettere  a  f.ir  da  Antiquario,  mi  fa  però  una  gran- 
de fpecie  ciò,  che  drce  ne*  fuoi  tempi  di  quefta 
voce  preflb  gì'  Italiani  S.  Ifidoro  ,  /.  2©.  Etym,c»Ji. 
con  quefle  poche  parole:  Mozicia,  quafi  Modicia  : 
unde  &  Modicum  >  z*  prò  d.  Jìcut  folent  Itali  dice-^ 
re  OZIE  prò  Hudi:^ ,  Dopo  tanti  ìiluilri  indagatori 
della  prima  origine,  e  l'ergente  di  noftra  Lingua, 
Varchi,  Bembo,  e  ultimamente  Ben voglienti,  Mu- 
ratori ,e  tanti  altri,  che  nal'cita  molto  più  snoder- 
■VqL  IV.  '     e  ^^^ 


XXKTV 

na  le  hanno  data,  potrò  io  da  quedo  folo  Teflo 
avere  ardimento  d'inferire,  che  nell'età  di  S.  }fw 
doro ,  vaie  a  dire  nel  vii>  fecoio  della  Chiefa  vi 
fode  in  Italia  un  principio  di  parlare  diverlo  dal 
Li  tino  ,  e  da;  Provenzale  ?  e  che  Ozi,  o  Oz/V,  od 
032/  diceOero  fra  l*  a. tre  ,  in  cambio  d*  Oggi ,  e  Ho- 
<//^  ?  L*  eruditiflìmo  Sig.  Ab.  Sebaftiano  Donati  di 
Lucca  ,  alTai  conofciuto  nel  mondo  letterato  per  tan- 
te in^gni  Opere,  che  ha  date,  e  che  dà  continua- 
mente alia  luce ,  ipezialmente  in  fatto  d*  antichità  , 
in  un  piccolo  compendio  della  l^iia  di  S.  Anfano  $ 
ftampato  in  Lucca  nell'  anno  1758.  ci  dà  a  pag.  57. 
il  monumento  forfè  più  antico,  che  fiafì  finora 
trovato  di  noftra  Lingua  Tofcana  ;  ed  è  un'  I/cri- 
zione  ,  che  fi  legge  nella  Campana  minore  della 
Chiefa  di  S.  Maria  Filicorbì  di  Lucca  ,  volgarmen- 
te detta  di  S.  Anfano,  che  efprime  i  nomi  e  del 
Rettore  (  crei'  io  )  di  quella  Chiefa ,  che  la  fece  fa- 
re ,  e  del  Fonditore,  o  Fabbricatore  di  elTa  carn* 
pana ,  così  : 

BARTOLOMEO  *  NOHCI  o  f 

OPERA  o 

VINCENTI  o  DA  o  MASVDRI  o 

A,  D,  MXII.  t 

Se  nel  principio  dell'  xi.  fècolo  tanto  bene  fi  parla- 
va la  no(tra  Lingua  ,  e  tanto  era  in  ufo  ,  che  fc 
ne  fervivano  perfino  i  Fonditori  di  Campane  per 
porre  in  effe  le  loro  memorie ,  che  pure  anche  ne* 
fecoli  pin  baflì  fono  fl^ati  foliti  di  nvéttére  quafi  fem- 
pre  in  Latino ,  pare ,  che  non  fi  renda  improbabi- 
le ,  che  per  un  primo ,  e  più  rozzo  principio  del 
favellar  Tolgano  fia  ueceffario  amìar^  indietro  an- 
che 


XXXV     ' 

che  più  d*  un  fecolo.   Ma  h(ciamo  aMottì  una  sì 
fpinofa   quiftione  ;  intorno  alla  quale  già  dae  Opu- 
fcoii  del  Saneiè  Benvogllenti  abbiamo  prodocci  nell*'^ 
Appendice  al  fecondo  Tomo   di  quelle  Delizie  • 

'  MIGLIA',  per  Migliaia',  Can.43.  fi.  i.  v.z.ej. 
p.  ilo.  Cosi  troncato  da  noi  per  necedità  di  ver- 
fo  tanto  qui,  che  altrove >  mentre  i  MSS.  com'era 
in  que*  tempi  ufo  coftante,  lo  hanno  intero.  DI 
quefti  troncamenti  abbiamo  più  volte  parlato  e 
neir  antecedente ,  ed  in  quello  medeilmo  Tomo, 
alle  Voci  Caprai\  Sta\  es, 

MISTI  ERO  ,  per  Mefiiero',  Can.  28.  ft.  2.3.  v.  j.v 
pa^  47.  e  così  altre  volte,  rpezìalmente  nel  Codice 
Stroziano.  V.  Voi.  3.  Proem.  §.  HI.  V.  Meflerio* 

MITERATl,  per  Guemiti  di  mitera-,  Can.  29. 
il.  22.  V.  2.  p.  58.  Ed  altri  animali-  Nllterati  dentra 
gittar  con  dific];  fecondo  il  Tefto  Stroz.  Diriva 
bene  à^Miterarey  che  è  nel  Vocabolario  in  qu^fto 
lleflo  fignìiicato,  di  porre  in  capo  quefta'nlègna 
d'ignominia,  e  di  vergogna;  e  pare,  che  quando 
è  in  quefto  fenfb  fi  dica  meglio  così  allungato,  che 
tronco,  come  Mitrato  ^  o  Mitriato  ^  e  Mitra  yMi^ 
trave  ,  ec^  e  così  T  avremmo  lafciato  iècondo  quefta 
lezione,  fé  la  mifura  del  verfo  non  ci  avefle  in* 
dotti  a  fcegliere  quella  degli  altri  due  Codici  ^Pu-^ 
re  anche  il  Villani  T  adopra  troncato  in  quello  luo- 
go ,  e  nel  medefimo  fen cimento  ,  così  ,  Uh,  7.  ^«  31» 
E  manganeggiarotivi  afini  colla  mitra  in  capone  e* 

MOLESTA  ,  per  Moleftia  ;  Can.  39.  H.  92.  v.  2. 
P^g»  »7  5«  £  confefsar  fanza  troppa  molefta  ,  In  due 
maniere  può  eifer  qui  prefa  quefta  voce  ;  o  come 
sroncata,  e  monca  dell'  I,  fèeojido  V  ufo  molto  fa- 
migliare di  que' tempi,  particolarmente  ove  ragion 
di  verfo,  0  di  rima,  Cccome  in  quefto  luogo,  il 
richiedea  j  0    come  intera  ,  ma  fempre    fuftantiva- 

c  2  men- 


XXXVI 

Ihence ,  in  cambio  di  Motefto  puf  fuftantiVo  >  llfat© 
frequentemente  dal  Villani.  Se  per  (ìncope  dì  Mo- 
leftia  (i  prenda ,  abbiamo  flmìgliantl  efcmpli  in  Ma» 
ter  a  ,  Mandra  ,  Vicaro ,  Martìro  ,  M/ fiero  ,  Munifle^ 
rot  Auguro fo ,  Augurare  ì  egualmente  che  Materia  <^ 
Mandria  ,  Vicario ,  Martirio  ,  Mi ft erto  ,  Manrfterio  ,' 
^ugitriofo,  Auguriare ->  ec*  ed  in  quelli  Canti  del 
naftro  Pucci  Albitro  per  Albifrio ,  Calavra  per  G?« 
lavi'ia.  Così  dìceano  ancora  i  noftri  buoni  Antichi 
Superba  per  Superbia  ,  Mjmentano  ,  o  Moventano  > 
Subì  tatto  ,  Supervacano ,  Upicuri ,  per  Momentaneo ,  S//- 
bitaiieo  -,  Siipervacaneo  vEpicur'j  ,  o  Epicurei ^  elidendo 
con  pari  facilità  da  (ìmili  voci  e  T  E ,  e  TI,  ovve- 
ro aggiugnendcle  ove  ora  comunemente  fi  tolgono, 
fècondochè  loro  meglio  pareva ,  come  in  Superbio^ 
Invidio  i  e  perfino  Virginia ,  ed  altrettali ,  per  ^;/- 
perbo ,  Invida  t  Virgine ,  ec»  de' quali  (I  pofTono  ve- 
dere i  paili  degli  Autori  riportati  da  Monfig.  Bor- 
tari>  LettV  Fr.  Guitt.  Not.  20.  e  386.  Se  poi  per  in- 
tero fuftantivo  fi  voglia  intendere,  fi  è  parimente 
dìnìofirato  ne'  Proemf  de'  Tomi  antecedenti ,  quan- 
to in  sé  fatti  cafi  foOc^ed  in  parte  ancor  fia  facile 
queda  Icambievolezra  dell'  A, e  dell'  O  finali;  onde 
Mart^ora  y  G  -Mi^rtoro ,  Por  poro  9  e  Porpora  y  Bran^ 
dizio ,  e  Brandizia ,  Minaccio  y  e  Minaccia  ,  Silenzio  > 
e  Silenzta ,  Cruno ,  e  Cruna  ,  Spero  ,  e  Spera  per 
Ifpsranza ,  iVó/<? ,  e  2Vb/^ ,  ed  altri  molti ,  che  fi 
troveranno  bene  autorizzaci  nelle  dette  Note  >  e 
nella  Tavola  a' Gr,  di  S.  GiroU  Più  d*  apprefib  al 
noftro  cafo  mi  viene  Stretta  ,  e  Stretto  fuftantivo, 
per  luogo,  e  cofa  angufta,  o  difficile,  com'è  nel 
Vocabolario,  come  Ricolto  ,  e  Ricolta,  Prejlo  9  e* 
Prejìa  pev  prejìanza ,  ed  altri,  che  quafi  come  neu- 
tri confiderar  potrcbbonfi ,  le  pure  ha  neutro  ia 
noflra  lealidìma  Lingua.  V.  Manni  lez*  Tofi,  4,  e 
Menzlni  Cojir,  irregoL  e,  io.  MOL- 


\ 


AfOLTIPRIC  ARE  ,  per  Moltiplicare  ;  Can.  3©* 
ft.  77,  V.  I.  pag.  74.  Molti prìch  sì  ,  J^^  ///  fy/or  fofco  . 
E  di  nuovo  ,  Can.  55.  (1:.  18.  v.  2.  pag.  124  e  (ì:.  67. 
V.  I.  pag.  128.  e  così  per  Io  più.  Di  qiiefto  facile 
cambiamento  predo  i  noflri  biu)ni  Antichi  della  L 
nella  R  abbiamo  parlato  abbndanza  nel  I.  Volume, 
alle  voci  Fhgellondei  ^  e  Difcìprhia*  Si  ^ènte  conti- 
nuamente nel  noftro  Volgo,  e  nel  noftro  Contado 
Fiorentino;  e  della  voce  preiente,  benché  taciuta 
Tìd  Vocabolario,  abbiamo  efpreflb  effempro  nella 
Stor,  di  Bari,  25.  ove  fi  legge:  Iddio  amò  tanto 
lui ,  e  la  fua  femenza ,  che  molto  gli  Multipricò  ,  ec» 
Dice  .bene, e  con  ficurezza  di  fatto  il  Sìg.  Ab.Mar- 
rini  nelle  Tue  erudite  Note  a  Cecco  da  Varl.ft»  33. 
pag,  168.  „  che  quafi  in  tutti  i  vecchj  Autori  Ipar- 
„  (amente  fi  trova  Moltiplicare  ,  Obriare ,  Is'igri» 
„  genza  ,  Repricare  ,  Semprice  ,  Vbbrigato  ,  Affrit^ 
ii  to  y  Afempro  ,  Incrinazione  ,  In f ruffa  ,  Vragello  ,  e  e* 
,,  le  quali  voci  fi  lèntono  anche  oggidì  in  becca 
„  della  noftra  plebe,  e  de' Contadini  „  e  iònQ,di. 
re'  io  ,  fenza  numero . 

NACQUE  ,  per  Nacquero  ;  Can.  39.  (l,  97.  v.  i, 
pag.   175.  Onde  ne  nacque  poi  inolti  contefii  ^ 
Di  quella  a  noi  frequente  filleli  ycgjafi  quel ,  che    * 
dice  Benedetto  Menzini ,  Coji r*  irreg,  cap,  ZS'  e  noi 
nel  Tomo  antecedente  ,  V.  Campò  . 

N  ASCH! ,  per  Nafca  ;  Can.  25.  {l.  73.  v.  i.  p.19. 
Ma  io  no  7  credo  y  ne  peufoy  eh''  e^  najchi ,  Manii.^lro 
idiotifmo  nollro  più  popolare,  e  qui  licenza  poeti.» 
ca  per  la  rima . 

NEQUIZIA,   per  VilUvìia  ,  Vitupero,  Vergo-     I 
ji:na  ;  Can.  30.  ft.  48.  v.  1.  pag.  72.  Sicché  U  Solda?iQ     ' 
empierò  di  nequizia*    In  quello   lèn lo  non  è  punto 
^ei  Vocabolario   ne   lotto    quella  voce  ?    nò    ibtco 

e  3  A'^-^ 


XXXVIII 

Nequità  y  Iniquità  ^ee-  tà  evvi  folamente  nel  %nì- 
iìcaco  comune  di  Malvagità  ,  Scelleratezza ,  ec.  Io 
intendo  qui,  che  i  Criftiani  d*  Acri  infieme  colle 
negative  dicefTero  agli  Ambalciadori  del  Soldano 
molte  villanie  ,  e  vituperi  ;  ovvero  »  che  colla  ne- 
gativa fteda  veniflero  a  far  gran  vergogna  al  Sol- 
dano, per  eitere  così  da  loro  fchernito.  Oggidì 
pure  n  ode  in  bocca  di  molti ,  Dire  ad  alcuno  ini^ 
quità  ,  0  Empiere  alcuno  d' iniquità  ,  ^^er  Villane^* 
giarlo  ;  al  che  s'  apprefla  T  Inìque  altquem  habere 
de*  Latini . 

NOVELLE,  per  Armi 9  e  Tormenti  bellici; 
Can.  43.  Ih  3 2.  V.  3.  pag,  2  1 3.  F/  gittav  entro  M  not- 
te ,  e  di  giorno  -  Ditnolte  pietre ,  con  altre  novelle  • 
Il  Tefto  del  Villani  /.  8.  e.  78  dice  così  :  Gittavano 
pietre  ,  e  dardi  alle  fchiere  .  Quello  del  Pucci  è 
parlare  poetico ,  e  figurato  ,  che  non  può  trovarli 
nel  Vocabolario. 

OSTERICH,  per  Auflria  ;  Can.  40,  ft.4},v.  2. 
pag.  181.  Alberto  d'  Oftericb  *  Così  ancora  ne*  / 
Canti  antecedenti,  e  così  fenlpre  il  Villani,  e  gli 
altri  Scrittori  di  que'  tempi ,  che  pure  molti  altri 
nomi  propri ,  particolarmente  di  Geografia ,  pronun- 
ciarono afiiù  diverfamente  da  noi;  come  Ingle- 
terra  per  Inghilterra  ,  Caftello  per  Caviglia ,  Bran^ 
di  zio  9  o  Brandizia  per  Brindijt,  Legge  per  Liegi» 
Danoia  ^ev  Danubio  ^  Valofa  per  Valois ,  e  tanti  al* 
tri,  che  ^anche  nel  noftro  Pucci  fi  ^onó  oflervati» 
e  viepiù  fi  ofierveranno. 

PALVIA,  per  Pavia  Città;  Can.  4.  ft.  17.  r.  2. 
pag.  178.  fecondo  lo  Stroz.  V.  il  primo  Voi. 
PARECCHIE,  per  Parecchi  9  femminino  per 
mafc  olino  ;  Can.  31.  il.  3^'.  v.  2.  pag.  82.  Bifognando 

al 


XXXIX 

al  Ccfffun  danar  parecchie  •  Se  vogliamo  dire,  che 
qiK-l  a  fincope  ded' ahim^  leccera  accenni  Danari^ 
e  non  Dunara ,  con^  ^o^i^à  ho  opinaro  di  qutfla 
voce,  bifognerà  co'chadere,  che  almeno  fonè  di 
quelle^  luile  quali  i  noftrì  buoni  Antichi  non  fa- 
ccino tanta  difficoltà  di  ufare-in  genere  comune, 
lecondochè  meOic^e,  o  vaghezza  n'aveano,  ficco» 
me  delia  voce  Sangue ,  e  di  altre  molte  moftrar  pò- 
trebbeli  *  Vedi  qui  fb)r3,V.  Danara  , 

PATERNOSTRO,  per  T  Orazione  Domenica- 
le; Can.  28,  il.  49.  V.  1.  pag.  50*  Vedi  il  Vocabolario 
a  quella  vece  é 

PENTUTA  ,  per  Pentimento  t  Can.  25.  ft.  80. 
V.  I.  pag  20.  Sicché  avute  n'ha  mille  pentute .  II 
Vocabolario  adduce  un  folo  eièmplo  delia  Cronaca 
del  Velluti. 

PIAGENZA  jperP/jr^f/z;^  Città;  Can.  40.  ft.i^, 
V.  i,  page  178.  Meffer  Alberto  Scotti  da  Piagenza; 
che  i  MSS.  hanno  Piagienza  *  E'  nota  la  facile  mc- 
tated  del  C  in  G  ,  fpezialmente  preflu  i  noflri  An- 
tichi ;  end*  è  ,  che  in  Dante,  Purg,  17.  lì  trova  Seg9 
per  Sec'j ,  e  nell'  iiJKtiortrde  Comenratore  del  Ibo 
Infer,  Gio.  Boccaccio,  G/;/.  i6.  Aguto  per  Acuto ^ 
e  nell*  altro  ,  cioè  nel  Buti ,  /;/",  20  2.  Arregarè 
per  Arrecare  ,  e  21.  i .  Sigura  ,  e  più  volte  Qroliare  j 
e  Orollo  ;  e  così  in  altri  Crini  ,  Cattivo ,  Crojia  f 
Fangiulli  f  Fattga  y  o  Fadiga ,  Catrigday  Gcjlare  9 
Cattività  ,  Nutrì gamento  ,  Segando  9  D'ga  ,  Pago  ^ 
\)e^  Qini ,  Cattivo  >  ec.  che  in  gran  quan.uà  fi  poi- 
fono  vedere  neiie  Note  alle  Lett.  di  Pi\Guictone  1 
e  nella  Tav*  Crad,  di  S,  Cirol.  Ma  per  appreflarfi 
a  noi  è  certo ,  eh'  era  molco  u'aco  Piagere ,  Pia- 
gente  9  Piagentare  9  ec»  che  iòno  già  inferiti  nel 
Vocabolario,  per  Piacere 9  Piacente  9  ec*  dond<r  fi* 
caramente   fi    fece  Piagenza 9    per    la    Gicrà  ,  che 

€  4  colla 


XL 

4oUa  moderna  rodra  ortografia  oggi  fi  fcrìve  piut- 
toflo  piacenza  . 

PODESTÀ  fenza  accento  full'  ultima  ,  per  Po- 
cefla  ;  Can.  37.  fi,  48.  v.  1.  png.  149.  E*  molto  ufato 
fptzialmente  da' Poeti  per  bifogno  di  Tuono,  e  di 
lima,  come  Pietà  per  Pietas  ec.  V.  il  Vocabola- 
rio ,  V.  Podeftà  ,  che  ne  adduce  un  efempio  dì  Dante  • 

POME,  per  Sinifcalco  ,  0  Balio,  ec.  Can.  29. 
fi.  2.  V.  3.  pag.  56.  Di  Mefjer  Amerigo  Balio ,  e  Pome  • 
E*  un  parlar  figurato,  per  cui  dà  il  nome  dell*  i- 
ilrumento,  o  della 'nlegna  alia  Perfbna^  od  alla  di- 
gnità 5  cui  quello  fi  compete .  Porfjo  poi ,  o  Pome 
non  fi  dice  folamente  del  frutto  degli  alberi,  ma 
ancora  del  Pomo  deila  fpada,  della  verga  ,  o  della 
Corona  Re.'ile,  ec.  iniegne  ,  che  al  Sinifcalco  fi  dan- 
no a  cudodire,  ed  a  portare.  Nel  Vocabol.  però 
§.  Le  II.  fotro  quefie  voci  non  è  ,  fé  non  la  fi- 
gnificazione  figurata  di  tali  ftrumenti. 

POPOLANZA,  perPo/>(;/<?;Can.27.  fi.  11.  v  3. 
pag.  35.  Che  fi  chiamo  Piior  di  Popolanza*  Il  ViU 
lani  /.  7.  e,  114*  dice  coi  termine  più  comune  ,  ed 
ufato ,  Priore  del  Popolo  .  Ma  ecco ,  per  la  legge 
della  rima  ,  ritrovata  ,  o  adoperata  da  uno  Scrittore 
del  buon  recolo  una  voce  di  ottima,  e  legittima 
dirivazione  ,  e  di  Tofcanìfilma  ufcita  ,  che  non  pare 
pofTa  chiamarfi  in  quiftione  .  Manca  nel  Vocabo- 
lario ,  nel  quale  vi  fono  però  Adunanza  ,  Affembran^ 
za,  Adornanza  y  Dimorartzay  leggiadramente  ,  e  per 
buona  regola  di  noftra  Lingua  >  da*  lóro  Verbi  di- 
rivati ,  e  pofli  in  ufo  poi  da  approvatifilmi  Scrittori . 

PORPORE'O  ,  per  Purpureo  y  o  Porporino  i 
Can.  30.  fi.  23.  V.  3.  pag.  6^.  Avea  -  Preftaio  [opra 
tifi  vejìir  porporéo ,  Così  per  fare  la  rima  a  Giu- 
deo. Benché  però  non  fia  nel  Vocabolario,  ha  la 
ilefià  ottima  forgente  ,  come  tutti  gli  altri  dirivati 

am» 


ammefli ,  da  PorporM  ,  o  Torpore ,  ficcome  in  antico 
ancor  iì  dicea  • 

QUEGLI,  per  Quello  nel  quarto  cafo;  Can.  37,. 
ft  29.  V.  2.  pag.  147.  Pace  tratto  tra  lo  Re 
Carlo  .  e  quegli  ,-che  è  permenb  talora  ,  ipezialmente 
a'  Poeti  ,  (ìcccme  Fgli  per  Lui  ,  che  occorre  qui 
nei  Can  40  V.  il  Vocab.  al  §.  II.  (bcro  quella  voce. 
QUlN'l  ,  per  Quivi  ;  Can.  24.  fi:.  28.  v.  3.  p.  4. 
£  V  i?^  ///  Francia ,  <?  ///oi  rimafer  quini .  Pare  ,  che 
i  noftri  Antichi  fodero  molto  liberali  nel  variare 
quando  a  piacere,  e  quando  per  biibgno  Tinflef- 
lione  di  quefto,edi  altri  sì  fatti  nìonofillabi;  onde 
frequentifllmo  fi  trova  ne*  loro  icritti  Quie  ^  Lh  » 
e  Quitie  i  Line  i  hae  ^  Quae  ,  e  Lane  ,  Quane\  e 
così  Quid  f  Liei ,  Quiviritta  9  e  Quiciritta  ,  ec.  della 
qual  cofa  fon  tanti ,  che  hanno  icritto  eruditamene 
te ,  che  anche  il  citarli  farebbe  cofa  non  molto 
breve  .  Mi  occorrono  qui  a  mente  oltre  Monfign. 
Bottari  nella  Tav»  de'  Gr.  di  S.  Gir.  e  nelle  Note  2p, 
102.  e  150.  alle  Lett,  di  Fr.  Guitta  ed  il  Sig.  Abate 
Marrini  Not.a  Ceccda  Varl.ft^  3  pag,  i^.  e  Ji,  !$• 
^ag.7^.  con  tutti  quelli,  che  eccitano,  ed  altri 
molti  de' noftri;  mi  occorrono,  dico,  il  Gigli  nel 
{\xo  Vocab.  Cater»  pag*  ic^^  il  Cinonio  ,  il  Cortìcel- 
li,  ed  altri  molti,  che  non  è  d*  uopo  fopra  cofa 
nótiflìma  ,  e  che  ancora  rimane  viva  nel  noftro  Con- 
tado, allegare  .  V Vi  Qui  dunque,  (ìccome  fi  fece  e 
S^ivi  i  e  Quid,  e  Qute  ^  e  Quine ,  così  potè  fard 
Quini  y  almeno  •  per  biiògtio  ;  che  in  quefti  Canti 
non  è  la  prima  volta,  né  l'ultima,  che  occorre, 
fìccome  (ì  può  vedere  di  nuovo  in  fine  di  verfo 
al  Can.  31.(1.  70.  v^  1.  pag.  85.  B  non  avendo  quini*' 
Tra  lor  concordia  ^  ec» 

REO 


XLII 


REO,  per  Reezza  y^  Peccato  %  Delitto  ;C^r\»  -^a^ 
ft.  12.  V.  2.  pa^.  6g  Che  per  danari,  e  non  per 
altro  reo*  II  Vocaboljrio  none  (blamente  Rio  in 
queflo  fentimento  ,  con  trli  eiempli  di  Dnice  ,  Iif  4» 
Per  tai  difetti  ,  e  non  per  altro  ria ,  E  Vurg,  7, 
Jo  fon  Virgilio ,  e  per  nulV  altro  yio ,  E  Reo  fufl:. 
vi  è  pure  in  tutti  gli  slfi  iìgnlficìti,  \o  Qveào  f 
che  il  primitivo  fia  propriamente /?fo  in  tutti  que* 
fti  fenfi  ,  e  Rio  (ìa  un  derivativo  piurto^o  di  gra- 
xiofo  vezzo  dì  noflra  Lingua ,  0  di  neceflltà  ,  o  di  de- 
licatezza di  verfo  ,  e  di  rima,  fuorché  nel  r^miei'- 
cato  di   Rivo  f  nel  quale  s*  ufa  Rio  per  fincope  . 

RESI  A  ,  per  Difcordia^  Diffen pone  ,  Scandalo  ;. 
Can.  35.  ft.  67.  V.  I.  pag:.  12S  Allor  fi  inoltiprico  sì 
ia  refia  .  V.  il  Vocabolario  lotto  quefta  voce  ,  ne»  §♦ 
e  ia  bella  fpiegazione  del  noftro  Borghini  ivi  addotta  • 

RIMANE',  per  Rimaje ;  Can  30.  ft.  5}.  v.  5. 
pag.  72.  £  chi  rimane  quivi  molto  male.  E*  nodro 
idiotifmo,  come  nota  lotto  quefto  Ve^bo  il  Piilo- 
lefi  ,  de*  quali  tutti  i  nodri  baom  Scrittori  fi  lòno 
fpefTe  fiate  valuti  o  per  ilcorlb  di  penna,  o  piuc- 
tofto  per  farne  veder  Tufo  del  popolo,  o  (ivve^o 
finalmente  per  qualche  neceflicà ,  ie  erano  Poeti . 
Qui  però  potrebbe  foriè  prenderfi  ancora  oer  tron* 
camenco  di  Rimanea  ,  feri vendoii  così ,  Rimane\ 
non  fenza  corrifpondenza  peravventura  migliore  al 
fentimento  di  Ibpra  ,  E  chi  per  mar  fuggiva  II 
MS.  Strozzi  in  qaefto  luogo  legge  così  ;  E  chi  ri- 
mane  quivi  con  molto  male',  ma  non  fi  può  ammet- 
tere per  la  lunghezza .  Il  Magi,  ha  forlc  meglio  : 
S,  chi  vi  rimania  con  molto  male . 


SA 


v^ 


XUII 

SALERN  A  ,  per  Salerno  ;  Can.  14.  {l.  9.  v.  i.  p.  i> 
C'to  era  Carlo  di  Salerna  Prenza»  Come  Bran^ 
d'tzia  i  Bardella  t  Schema ,  ed  altri  moltiffimi ,  per 
la  fcambievolezza  tanto  famigliare  a' noftri  Antichi 
deirO  neirA,  di  cui  fi  è  molte  volte  parlato- 

SANGUI  jìn  femminino  ;  Can,  34.  ft.  91,  v.  j«. 
p.  120.  Che  delle  [angui  a  fuo  piacer  gli  ba  tratte  . 
V.  il  Vocabolario  a  quefts  voce, 

SCAPRESTRARE,  per  Scapefirare^  fecondo 
il  Teflo  Tem.  Can,'4U  fi.  29.  v.  i,  pag.  191.  La 
Città  cominciò  a  fcapre^rare  ,  Nel  Vocabolario  è 
Scspeftrare  ,  ed  anche  Scaprejìare ,  benché  quefto 
fecondo  vi  fla  lènza  e/èmpli .  E  per  verità  è  facile 
alla  noftra  Lingua  limile  trafpofizlone  di  confonan- 
ti, e  maiUmamente  della  R,  (ìccome  è  chiaro  in 
Interpetrare  ,  Interpetre  ,  e  Interpretare  9  tnferpre» 
te  ,  e  ne'  fuoi  dirivati  ;  in  Chermona  ,  e  Cremona  y 
Criminale,  e  Cherminale y  uCztì  anche  da  Gio,  Villa- 
ni ;  e  predò  i  noftn  Contadini  Gralìme  9  e  Grali^ 
mare ,  Grolia  ,  L'ffrigerio  f  ed  altrettali .  Ma  è  al- 
tresì veriflimo,  che  i  noftri  Antichi  aveano  va- 
ghezza di  frapporre  in  molte  voci  la  R  ,  e  fpe- 
zidlmente  dopo  il  T,  come  oiTerva  faggiamente  il 
Sig.  Abate  Marrini,  Cecc*  da  Vari,  ft,  i^»  pag,  65. 
oiìde  volentieri  diceano  Celefiriale^  Deflrino ,  Pale- 
ftrina  ,  Valentre  ,  Valentremente  ,  Ifcientre  »  Nefci- 
entremente  t  Intronare  ^  e  Troni  ^  por  Intonare  ^  e 
Tuoni  t  Celebrino  per  Celeftino  •»  e  sì  fjtti  ;  molti 
de' quali  e  in  queftì  Canti  >  e  nel  Villani  meded- 
ino  il  poflbno  notare.  Perlochè  è  anche  facile ,  che 
nei  cafo  iioftro  non  Iblamente  trafponeffero  la  R 
medefima  da  una  Hllaba  all'altra,  ma  lalciandohi 
ferma  nel  Ino  fito ,  altra  ve  ne  aggiugneflèro  per 
quefto  vezzo,    eh'  e' ^enfàvano   di  dare  alU  pro- 

imn- 

,1, 

.       •    ; 


XLIV 

nunzia,  e  del  fempllce   Scapeftrare  7  o   Scapreftare 
facefTero  Scapreflrare . 

SCHEDONE  9  per  Ifcfy'tdo-'ìey  o  Schidione \C^tì4 
41.  ft.  79.  V.  2.  pa;T.  106.  Ò/7//'  tf/^r/r  av^a  graticole  , 
e  fchedofii ,  Il  iblo  MS.  Str.  le^ge  qui  Sc/^/Vo^i,  Ma 
noi  abbiamo  fcelta  l'altra  lezione,  per  notare,  che 
è  molto  probabile,  che  a*  tempi  del  Pucci  in  Firen- 
ze fi  dicefì'e  più  Schedof?e  ,  ed  anche  Scedone  y  che 
Schidone  coli'  I ,  poiché  veggio ,  che  il  Tuo  coeta- 
neo ,  ed  amiciffimo  Franco  Sacchetti  T  ufa  vclen- 
tieri  così,  fpeziplmei^e  nella  Nov*  130.  dove  in  tre 
modi  fi  legge  Scedojte,  Schedane  ^  ed  anche  Schiedo» 
«^  ,  come  ora  fi  dice  più  frequentemente  dal  popo- 
lo; quantunque  i*  fappìa  ,  che  altrove  Nov.  50.  ufa 
eziandio  Scbidone ,  Scedone  Icrifle  anche  il  Buri, 
l?urg.  IO,  iez.  2.  per  la  vaghezza,  eh' aveano  allora 
di  lafciare  facilmente  l' afpirazione  H  .  II  Vocabol. 
pone  foltanto  Schidione  9  e  Schidone,  forfè  per  non 
avere  efempli  a  mano  di  tutti  quefi:i  altri  modi . 
L'  Autore  delle  Giunte  fatte  in  Napoli  vi  aggiugne 
folamente  Scedone  nel  fenfo  ,  e  col  paflb  accennato 
del  Buti .    V.  le   Note  alle  Leti,  di  Fr,  Guitt.  N.  178. 

SCHERNA  ,  per  [fcherno;  Can^.  24.  fi:,  81.  v.  2. 
pag.  9,  Facendoci  di  loro  beffa ,  e  Jcherna .  Vedi  il 
Vocabolario   a  quefla  voce. 

SGREXN  \^  per  Ifcberna  ,  o  Scherno  ',  Can.  44. 
fi.  99.  V,  I.  pag.  231.  E  un  dì  per  ifcrefwa  -  Si  /^ 
partito,  e  gitone  a  Vignane ,  l'mi  credea  qui,  alla 
prima  lettura  di  quefto  pafTo,  di  dover  fare  una 
lunga  nota  iflorìca  fu  quella  voce  Schrenna  ^  e  an- 
dava  ferneticando  fui  fiume  Clain  ,  o  Clin,  dett© 
da*  Latini  Clenus,  che  bagna  la  Città  di  Pittieri , 
oPoitiers,  come  ora  fi  dice,  ovvero  fulla  Vigenna, 
nella  quale  fi  fgrava  ;  e  eh'  i'  dovefli  o  correggere  i 
MSS.  co^ì  ;  £;  un  dì  per  la  Qlenna ,  ovvero ,  per  Vi- 

gen- 


XLV 

pernia  ;  o  firtalmente  darmi  ad  intendere ,  che  Screma 
poteflè  allora  fra*  noftri  Toicani  chiamare  alcuno  di 
que'  due  Fiumi  :  quando  a  un  tratto  mi  avvidi ,  che 
fenza  mutare  iftituto ,  di  altro  non  dovea  avvertire 
chi  legge,  fé  non  fé  delle  notlre  rolite,e  frequenti 
trarpoiizioni  di  lettere  nelle  (lefle  voci*,  e  partico- 
larmente della  R  ,  e  che  alla  fine ,  fecondo  tutto 
il  contefto  dell*  Autore,  altro  non  è  quedi  Screnna  , 
che  \2k  Schema  ^  o  Scherma  de' noftri  Antichi,  che 
oggi  più  ufualmente  fi  ama  di  dire  in  mafcolino 
Scherno  9  cioè  Difprezzo  .  Ciò  .è  chiaro  per  lo  ver- 
fò  feguente,  che  dice.*  Dove  curava  il  Re  men  d* 
una  penna;  che  conferma  il  fentimento  anteceden- 
te di  difprezzo,  e  di  fdegno  conceputo  da  Papa 
Clemente  in  quei  folenne  Congreflb,  contro  alle  for- 
ti, ed  ardimenrole  pretenfioni  del  Re  Filippo.  Che 
da  Schema  poi  fi  pocefTe  fare  dal  noftro  Pucci ,  fpe- 
zialmente  in  neceffità  di  rima  ,  Strenna  ,  ognuno  il 
vedrà  chiaro  come  il  criftallo,  che  fappia,  quanto 
fofTe  famigliare  allora  ,  ed  in  parte  lo  lìa  anche  og- 
gidì quefto  traportamento  da  una  fiilaba  ali*  altra 
della  R  ;  onde  e  Mandrola  ,  e  Stormento ,  e  Prieta  ,  e 
Fornitolo  9  e  Caprvfto  9  e  Scapreftare  y  e  Fracido^  ^ 
Grolìa  ,  e  Gràlìme  ,  e  Drietro ,  e  Uhieto  ,  e  Drento  > 
e  Aljfierrei  9  Qon  tutte  le  feconde  perfone  fimiglianci 
deir  Imperfetto  del  Congiuntivo,  e  Inter petre  ^  e 
Chermona,  e  Chermonejt  y  e  fino  Perfetto  per  Pre- 
feùto{^i\\,L/^  e.  i.)ficcome  ora  fi  ode  dal  noftro 
volgo  Purfia  ^^qv  Pru/JIa,  Qà  altre  di  tal  fatta  moU 
tiffime  voci  così  proferivano,  egualmentechè  Man^ 
dorla  ,  Strumento  9  Pietra  y  Frugnuolo  ,  e  e*  La  giunti 
finalmente  di  un'  N  a  Schema  può  eìlèr  per.  miglior 
fuono ,  ned  è  nuova  in  fimili  tralpofizioni  come  da 
Storpio  non  fi  fa  Stropio  y  ma  Stroppio  y  e  così  i  luoi 
diri  vati,  Straccurare  da  Trafcurare  y  ec» 

SE- 


xtvi 

SEGUAGIO  ,  per  Segutto\  Can.  56.  ft.  36.  v.  ì. 
p.  156.  G/*  Interminelli  f  ed  ogni  lor  fé gu agio  .  Forfè 
è  di  quelle  voci,  che  i  noftri  buoni  Poeti  antichi, 
ftrecti  dalla  rima,  componevanD,  non  fenza  però 
buona  dirivazìone,  qual*  è  quefta,  che  viene  da 
Seguire ,  dal  quale  ben  fi  dice  Seguace  ,  e  da  Se- 
guace il  noflro  Pucci  avrà  fatto  Seguagio ,  che  vo- 
lendola ridurre  ad  ufo,  meglio  peravventara  (ì 
difebbe  Seguaggto ,  che  vale  Seguitamento ,  Comi^ 
tiva  f  ec.  Così  Dante  da  Maiano  riferito  nel  Vo- 
cabolario, à^  Grado  y  e  Gradire  fece  Gradaggio  per 
Gradimento»  Il  Du- Gange  pone  Sequacicas  ^  colle 
autorità  di  Sidonio,  e  di  S.  Cipriano,  per  Corteg- 
giamento ,  o  ieguito  d'  onore  ,  e  di  vaflallaggìo  . 

SEGUIRE,  ner  Efeguire  ;  Gin.  3i.ft.  s^v.  i. 
pag,  83.  Del  malfattof  fi  feguì  la  Jentenza  .  Qui  è 
chiaro,  che  non  è  nel  fignifìcato  trasiato  del  Ver« 
bo  primitivo  Seguire ,  che  lòtto  il  §.  IH.  adduce 
il  Vocabol.  e  che  pure  in  Latino  fi  direbbe  ,  Sequi 
confilium  9  fententiam  9  mandatum^  exeniplunii  ee. 
Ma  è  un  troncamento  del  Verbo  dirivato,  o  com- 
porto Efeguire  y  com*  è  la  voce  Secuzione  9  fegnata 
coir  efempio  del  Villani ,  e  del  Morelli  nello  fteflb 
Vocabolario.  Troncamento  a  noi  tanto  famigliare, 
e  più  anche  alla  noftra  plebe  sì  in  quefta ,  e  sì  ia 
mille  altre  voci ,  che  tuttora  e  leggiamo  in  buoni 
Scrittori  ,  ed  afcoltìamo  nel  popolo,  coftante  confer- 
vadore  del  più  Semplice,  ed  antico  dialetto,  Difi- 
ciò  9  Dificare ,  Dificatore ,  Lezione  ner  Elezione ,  Stre- 
mo ,  Stremamente ,  Spertg  ,  Pitaffio  ,  Piftola  ,  Reti^ 
£0  f  Refia  ,  Reda  ,  Redare  ,  Rede  ,  Re  dita  ,  Scremen» 
to  ,  Screfcenza  ,  Sclamare ,  Sclamazione ,  e  perfino 
Scire ,  e  Scita  per  E^fcire  ,  tàEjcita  ,Scandefcenza  , 
e  Sempio  per  Efempio  ,  Same  per  Sfarne  ,  Remita  f 
Quilibrare ,  QuHibrio ,  QuivQCy ,  e  e.  ^prejfi'jne  ,  Spri- 

me^ 


\  XLVII 

wfre  f  Spficare  9  o  Spmaye',  e  Splieaztone  ^  oSprìxa^ 
ztone  ,  Se^iòci  oer  EJfenza  ,  S^rarre  ,  Snatto ,  i'rrtf . 
2;  o^.vé»  t  S-t^^uere^  Sunto  per  Eftinguere  $  ec*  Striti' 
jfoot  Tntt) logia,  i/'idenza  9  Vidente  per  Evidenza^ 
ìivid^nte  ^ec.  E  partendoli  dalla  corapofiz?one  dell'  R, 
altrettante  troncature,  e  (incogli  s'incontreranno 
dell' altre  voc:Ui  chiamate  prima  in  compolizione  di  - 
verbi, €  di  nomi,  ler  ia  c;ran  facilità  d' intieifioni, 
che  ha  comune  co'  Greci,  e  co' Lstini  il  noftro 
parlare  ,  e  poi  quali  rigettate  o  dal  vezzo, o  dalla 
jii3i2:gior  dolcezza  della  pronunzia  9  nella  quale  la  / 
prima  vocale  di  una  parola  ama,  dirò  così,  di  eC 
fere  ingoiata,  ed  incorporata  dall' ultima  dell'  an- 
tecedente, come  fi  oflervò  con  Monfignor  Bottari 
nel  I.  Voi.  di  quelle  Poefie,  alla  Voce  Vidente  y 
pag,  xcvi.  Quindi  fi  fcrilTe ,  e  fi  ode  anche  oggidì 
nel  noftro  voìgo  Scoltare  9  per  Afcoltare .  ShUb.  qual 
voce  cade  appunto  in  acconcio, ed  a  me  fra  mano 
r  ofl'ervare ,  che  non  folamente  i  noltri  buoni  Scrit- 
tori la  poi'ero  così  tronca  in  bocca  de'  noftri  Con- 
tadini,  come  fece  il  Baldovini  nel  Tuo  Ceffo  da  Var^ 
lungo  Lam.Jìan.  7.  così  : 

„  Ma  propio  gli  ene  un  predicare  a  porri , 
„  Che  cu  non  \oì  fcoltarmi  a  verun  patto  i 

ma  r  adoprarono  ancora  in  arguraenti  feriofi,  e 
gravi ,  e  nella  più  terfa  Poefia ,  come  moftrano  gli 
efempli -addotti  qui,  fu  quello  paflb  di  Cecco  da  Vari, 
dall'  Erudito  noftro  Sig.  Ab.  Marrini ,  in  un  Sonetto 
morale  di  Fr.  Guittone  d'  Arezzo,  della  Raccolta 
dell'Allacci  pag.  jpo.  ove  fi  legge j 

„  E  tempo  è  di  parlare,  e  di  tacere, 
^>  £  tempo  di  fcoltare  ,  e  d' imprentìf  re  • 

ed 


XLvrii 
ed  in  quel  verfo  del  Petrarca  P.  i.Canz»  s.Ji.  7. 

•    >»  Et  altre  mìHe»  ch'ha  fcolt  a  te ,  e  lecce. 

E  da  quefto  troncamento  è  venuco  poi  Far^  la  /col- 
ta 9  che  vuol  dire  forfè  qualche  cofj  più  del  fem- 
pi  ice  Afcoltar^.f  cioè  Afcoitare  con  atteiizione  ,  e  fi 
tifa  fpe?ialme«te  per  Afcoitare  in  giro  ,  e  per  or- 
dine qualche  ceto  di  perfone  *,  ed  in  fentimento 
bìafimevole,  anche  per  Ifpiàre  9  o  AfcoUare  per 
ridire;  donde  quel  motto  equivoco  del  Lippi, 
Malm.  Gan*  8.  ft>  72. 

i>  Faceva  Io  fcultore ,  ideft  la  fpia  • 

E  tornando  alle  fincopì  della  componente  A  ,  tali 
ibr.o>  e  fi  fèntono  tutto  dì,  Sciugare  ,  Sdutto  ,  Saf- 
finare ,  Semhlea ,  Siftenza  ,  Sifiere ,  Stinenza  ,  Ste- 
nerftf  Strolago  9  Strolagare ,  Scendere  ,  Friggere  per 
Affirtgcre  9  Prendere  ^  Prefb  per  Appre?rdere,  o  im- 
parare ,  ec.  Ricchire^  e  Ricchito ,  Reftare ,  e  Reftato 
per  Ar  refi  are  ,  e  e.  Vedere ,  Viflo  per  Av  veder  e  ,  ed 
Avvifto;  fulla  quale  abbiamo,  oltre  gli  addotti  da 
noi  nel  volume  antecedente,  alla  V.  F///^»^^  »  T  au- 
torità del  lodato  Baldovini ,  ivi ,   fi.  15;. 

f,    9>  Bafta  ,  me  ne  fo  viflove  flommi  chiotto. 

E  nel  medeflmo  fenfo  non  farà  difficile  1*  udire  nel 
noflfo  popolo,  e  nelContado,  Corto  coir©  largo, 
per  Accorto ,  Così  V  I  refla  eiifo  molte  volte  nelle 
voci  Gnudo,  come  fi  è  veduto  nel  Tom.  11.  e  IH.  di 
quefte  Delizie,  e  Stiufo  per  Ifti?ito ,  Maginare y  e 
Mag inazione  ,  N/qffità  y  Isìiquitofo,  e  Ntqtio  ,  Pocri^ 
ji<i  9  e  Pocrita  >  Taiiam  per  Italia  fu ,  come  ufa  talo- 
ra 


XLIX 

ra  anche  il  noflro  Facci ,  (  Vedi  VoL  T.  V.  Taliam  ) 
Stnizhne ,  e  Strutto  ,  per  Injlruzione  ,  ed  Inlirtttto  , 
Retire ,  e  Rettto  ,  per  Irretire ,  ed  Irretito  ,  Stitu- 
zione ,  e  Stituto ,  e  mille  altre  sì  fatre  .  E  T  O  pa- 
rimente viea  divorato  dall'  ultima  vocale  nel  par- 
lar popolare  in  quefte  ,ed  in  altrettali  voci ,  BrobhJo 
per  Obbrobrio,  Bldiente  ^  o  Bidente  pcv  Qbbldiejitfff 
o  Ubbidente  ,  Bligazione  ,  e  Biigato  per  Obbliga- 
zione 9  obbligato  >  Mi  ci  dio  per  Omicidio  ,  Fi  e  tufi  pet* 
Ofyiiofcf ,  Sti  fiato  jC  St  in  a  zione  per  Oftirtato  ,  Oftiiìci' 
ztone  ;  ed  io  ho  lèntito  ancora  Rgoglio  ,  eRgogUo» 
fi  ,  per  Orgoglio  i  ed  Orgoglio (o  ,  ed  appreilb  vedre- 
mo dal  noftro  Pucci  ulàto  Tramoutaìii  per  Oltra- 
montani*  Forfè  meno  frequente  è  il  troncamento 
delP  U ,  e  direi  per  la  maggiore  afp^'ezza ,  e  forza 
di  qiiefta  lettera  ;  ma  pure  fi  trova  Sbergo  per  Usber- 
go ^  ed  è  facile  nel  noitro  Fiorentino  idiotifmo  udire 
Surpazione  ,  Surpato  ,  per  Ufrrpazione  »  ec,  Ovo  ,  e 
Ovolo  9  per  Uovo  y  ed  Uovolo  9  Livaftro  per  Uliva- 
ftro  •  Ma  non  più;  chi  altro  vuole  ,  veda  le  citate 
Note  a  Cecco  da  FarlungOf  e  quelle  alle  I^^r.  ^i  F/'. 
Guitt.  fpezìalmente  la  1P4.  e  noi  nel  Tomo  sntec* 
alle  voci  Fidente  9  e  Gnudo. 

SEGUITATO  N'  E'  ,  per  Seguitati  ne  fono  ; 
Can,  25.  fi",  83.  v.  2.  e3.  png.  20.  Donde  feguitato» 
N'è  poi  li  cerch]  delle  nuove  mura.  E'  quella  fìgu- 
iM,  che  i  Gramatici  chiamano  Sillefi  ,  di  cui  vedi 
il  nollro  Menzini ,  Tratt.  della  Coftr.  irreg.  e.  25. 
e*l  Corticelli  /.  2.^.1.  A  queflo  par  limile  l'efeni- 
plo,  che  abbiamo  nel  tit,  del  cap.  62.  itb.  2,  delle 
Storie  di  Matteo  Villani  :  Come  fu  in  Firenze  ta- 
gliate  le  tefte  a  più  ,  ec,  ed  in  Pier  Crefcenzj  lib.  5. 
€,  2.  Per  ci  aj cu  no  di  quefli  Jì  corrompe  le  biade  ,  ei, 

SIREA  ,  o  SIRREA,  credo  per  la  Capitale 
della   Fiandra    Olandefe,  og^i  dettai  comunemenrs 

VqI^  ly  d  Slms9 


Sluis  9  in  Franzefè  Eclufe ,  in  Latino  Claujutae  ; 
Can.  43.  fi.  3.  V.  3.  pag.  210,  perche  il  Conte  ài  Fian* 
di' a  ave  a  affé  di  at  a  -  Sire  a  ,  ov''  era  tutto  il  dì  a  ber-, 
zaglio  .  Il  Villani  in  quello  fteflb  cap>  77.  /.  8.  la 
chiama  ora  Sirifen,  ora  Sirifea  ,  ed  or  Silifea  ,  le 
pure  non  è  o  arbitrio,  o  errore  de' Copifti ,  o  del- 
le flampe  , 

SO  ,  per  So7?o  ;  Can.  41.  ù.  63.  v.  2.  pag.  19  5.  fe- 
condo i  due  MSS,  migliori  Str.  e  Magi.  Al  MeJJb 
del  Signor,  che  fa  defs'  io  ;  quantunque  per  la  più 
coniane  abbiamo  feguicata  nella  llampa  la  lezione 
del  Tempi,  Di  quella  voce  parlammo  nel  Tom.  T. 
di  quelle  Delizie,  Proem.  pag.  clxx,  e  fi  diffe  ef- 
fère  Ipezialmente  troncn mento  de'  Sanefì  ;  che  è  ve- 
ro ,  parlandofi  dei  dialetto  anche  moderno  •  Del 
rello  tra  i  noftri  Antichi  era  in  ufp  tanto  predo 
i  Sanefì,  che  prefTo  gli  altri  Tofcani,  come  brava» 
niente  dimodra  con  gli  eièmpli  ilSig.  Ab.  Marrini  nel 
iuo  Cecco  da  Varlungo  ,  che  almeno  ben  due  volte 
in  Lingna  pretta  Fiorentina  lo  ripete;  cioè,  fi.  2. 

„  E  quanto  Tempre  piùe  ti  fo  fedele, 
5,  Sempre  ti  veggo  pii^e  meco  *ngr ugnata  • 

E  di  nuovo  11.  1^. 

,,  Bafla,  me  ne  fo  viflo ,  e  llommi  chiotto. 
Dante  Ivi  citato  ,  In  fé  r.  22. 

,,  Per  un  ch'io  i^o,  ne  farò  venir  fette* 

Ed  il  Petrarca,  Son.  34.  P.  i. 

p  Io  fò  colei ,  che  ti  die  tanta  guerra . 

Do- 


LI 

Dove  ilTaiToni  Io  àiCQ  Fior  enti  ni fmf)  purOy  che  non 
è  paljato  in  ujo  nella  favella  comune .  •  V.  le  Ginn» 
ìXqì  Caftelvecro  al  Bembo,  lib,  5.  part>  ^9. 

SOPR AGGRAVI ,  per  Gravi  oUreworfo  ;Vo].T. 
Can.  20.  (t.  77.  V.  5.  pag.  232.  Avie  vietati  tutti  gii 
u furari  ,  -  Siccovie  fopraggravi  peccatori .  Qaefta 
voce  era  pallata  alla  noftra  attenzione  nel  Tomo 
antecedente  ,  che  non  è  veramente  nel  Vocabolario; 
ma  è  bensì  dì  quelle,  che  raoilra  Iplendid amente, 
come  direbbe  il  Sig.  Manni,  Lez.  3.  T  abbondmza 
sfoggiatiilìma  della  noftra  Lingua  nel  potere  con 
tutta  proprietà ,  e  lec^giadria  formare  anche  con 
queita  j  ed  altre  fìmiìi  prepoflzioni  sì  fatti  accrefci- 
rivi,  come  fanno  i  Greci,  ed  i  Latini,  oltre  a 
quelli ,  che  ha  di  fua  propia  natura  . 

SOSPINGHI,  per  Sofpinga  ;  Can.  38.  ù.  52.  v.  3. 
pag.  160.  Idiotiimo  per  forza  di  rima  . 

SPECCHIO,    per  Pulito  9  Lindo,    Lucido,  e  e, 
in  forza  di  Addiettivo  ;  Can.  31.  ft.  39.  v.  3.  p.  82. 
Venderò  allora  ,  e  fer  le  ccje  fpeccbie  .  Abbiamo  no- 
tato altrove,  e  fpezialmente    fotto    la  voce  Golfo  ^ 
quefto  noftro  parlar  figurato ,  di  ufare  il  Sudanti- 
vo  per  P  Addiettivo,  Così  Inferno ^  e  Purgatorio  9 
che  per    Te   foli  Hanno  in    forza  di  faftantivi,  con 
qualche  aggiunto  di  cofe  diventano  fperte  fiate  ad- 
diettivi ,  come    la    Valle  inferna  ,  che   diile  Dante 
citato  nel  Voeabol.  Purgai,  Così  Donna,  e  Donno  t 
per  addiettivi    lòno    ftati  vezzofamente   adoperati; 
Dante,  Purg.  19.  V  anime  donne.    Lo  ftelfo  dimo- 
erà il  Menzini ,  Cvfr.  irreg,  e,  7.  nelle  voci  Solda- 
to ,  e  Romito ,  ed  in  molte    altre  ,  che  pofTono  ef- 
fere?  e  lòno  addiettivi,  e  faftantivi.  Quella  però[, 
di  cui  parliamo,  manca  nel  VocaboL  per  Addiet- 
tivo ;  ma  evvi  per  Suflantivo  ancora  nel  fentimen- 
to  pre lente  del  Pucci   lotto  i  §§.  I.  e  ÌV.  di  Spec^ 

d   2  chio  , 


Llt 

chfo  ,  ed  è  molto  famigliare  ,pcr  dinotare  cofe  luci- 
de, e  nette.  Per  dir  però  tutto  ciò,  eh' i*  vo  pen- 
fando  di  mano  in  mano,parmi,  che  qui  Specchie  9 
nel  medeiìmo  ilgnilìcato,  fìa  bensì  addiettivo,  co- 
me fi  è  detto,  ma  pofTa  anch'  efTere  troncato  da 
Specchiate  ,  o  per  comodo  di  rima ,  o  per  proprietà 
di  noflro  Linguaggio,  che  fofFre  mirabilmente,  e 
copiofamente  sì  fatti  troncamenti  deir  ultime  intere 
fìllabe,  maffimamente  negli  Addiettivi  terminati  in 
Jlto  ;  come  Tronco  ,  Tocco  ,  ec. 

STA',  per  Jftaìo'-,  Can.41.  il.  3^.  v.  2.  p.  192. 
V.  Voi.  T.  di  quefte  Poefìe . 

STARLINO,  per  Jfterlino^  moneta  ;  Can.  3^ 
il.  46,  V.  3.  pag.  104.  Trentamila  marchi  -  Di  ftar- 
Un  gli  mando  fanza  ìnagagna*  Così  leggeafi  an- 
cora ne' Canti  antecedenti.  Nel  Vocabolario  è  fo- 
lamente  Stcrltno  ^  e  n' è  citato  fra  gli  altri  quefto 
fìelTo  paflò  del  Villani,  Uh,  8.  20.  i.  E'  ftretta  pa- 
rentela nel  nollro  parlare  tra  quefle  due  lettere  A, 
ed  E,  come  ofTervammo  nel  Tomo  antecedente,  alle 
yooi  Effetto  f  eS.Arcolano,  e  come  fra  gli  altri  di- 
moftra  molto  eruditamente  il  S'tg.  Ab.  Marrini  nelle 
Note  a  Cecco  da  Vari,  ft.  3.  pag>  16.  e  jeg*  nella 
voce  Aterno  ;  ed  è  verifllmo ,  che  non  (blamente 
i  noftri  buoni  Scrittori  antichi,  ma  eziandio  oggidì 
il  noflro  Volgo  ,  e  Contado  dicono  Accezione ,  Ac- 
cettuare ,  Ahreo  ,  Afemph  ,  Afercito  ,  Sagreto  ,  5^- 
naca  ,  Laggenda  ,  Sanatare  ,  Splatato  ,  ArmelUno  » 
Delfino f  e  mille  altri  «  fatti. 


TED- 


LUI 


TEDDEO  ,  0  TEDEO  ,  per  Te  Deum  ;  G^n.  ip. 
fi.  33.  V.  2.  pag.  59.  fecondo  Io  Srr.  e  Can.  44. 
ft.  7.  V.  3.  p3g.  221.  fecondo  tutti  i  MSSr  V.  Voi.  I, 
Piceni,  voce  Tcddeo . 

TERRAI*,  per  7Vrfj/oCaftello;  Caii.  si.ft.  41. 
V.  2.  pag.  82.  come  Capraia  per  Capraia^  di  cui 
vedi  il  Voi.  I. 

TOSO,  e  RASO,  per  Vmia  vile  y  e  plebeo  % 
Can.  44.  fi.  31,  V.  2,  pag.  224.  V  andavan  così  il  tofo^ 
(ome  il  rajo .  Nel  Vocabolario  non  v' è  efpreda- 
mence,  ne  in  paragrafo  ^  parte  quello  fìgnifìcato; 
na  fi  deduce  con  affai  chiarezza  dagli  efèmpli  ad- 
dottivi ,  e  fpezialmente  da  quello  del  Libro ,  o  Trat^ 
tato  d*  Amore  18.  Quefio  fanno  i  tofi  ^  e  i  rafij  ec, 

TRAMONTANI,  ^^r  Oltramontani \  fecondo 
i  MSS.  Magi,  e  Str.  Can.  31.  fi.  73.  v.  2.  pag.  85. 
Che  fur  la  maggior  parte  Tramont ani  :  ficcome  7'//- 
iiani  per  Italiani ,  Retini  per  Aretini ,  Rede ,  Re* 
fico  per  Erede  y  Bt'etico^  e  molti  altri  troncamenti 
fimili,  de' quali  vedi  fbpra  alla  voce  Seguire. 

TRANELLO,  ^t^  Inganno 9  AJluzia ,  e-^. Can. 
44.  il.  26.  V.  I.  pag.  223.  L'  ufa  in  quello  luogo  ,/.  8. 
ìt,  80.  anche  il  Villani .   V.  il  Vocah.  a  quefla  voce  • 

TRUGLIO,  per  Troglio\  Can. 24.  fi.  75.  v.  2. 
p.  9*  E  poco  vai  fé  hI  Vi  Jan  0  effer  triirglio .  E  Can.  34. 
il.  28.  V.  2.  p.  114.  Ammaefira  jua  gente  come  tru^ 
glio  .  (iuì  pare,  che  l'  adopri  in  fentimento  d'  /«- 
ejperto ,  e  Poco  accorto ,  come  avviene  a  chi  tar- 
taglia per  confuiìone,  e  fpa vento  •  Di  quefla  voce 
veggafi  il  Tomo  antededente;  e  qui  ofìervo  di  più  , 
che  il  noflro  Pucci  è  coflante  nello  fcrtverla  femprc 
coir  U  in  cambio  à^ìV  0  ,  e  1*  afa  in  moke  maniere  • 


VA' 


IIY 


VAGLI,  per  Viì^lla;  Can.  5/J.  fi.  84.  v.  ^.p.  163, 
Idiotifmo ,  per  fervire  in  quefto  "luogo  alla  rima  . 

VALOSA  ,  per  Valois;  Can.  40.  11.  42.  v.  2. 
pag.  181.  Qjiel  Carlo  di  Valojn,  [no  Fratello  \  e  così 
altre  volte .  Il  Vili,  tanto  qui ,  /.  8.  e.  62.  che  altrove  > 
dice  di  Valoh  ,  come  più  comunemente  ora  fi  direb- 
be .  Pare  ,  che  il  noflro  Autore  abbia  voiiuo  meglio 
tofcanizzare  quella  voce.  Vedi  lopra  V.  Oftericb^ 

VEDEREBBE,  in  cambio  del  più  ufato  oggi- 
dì >  F^z/r^^Z^^  ;  Can.  41.fl.  75.  V.  3.  p.  i^^,DeW  altra 
vita  veder  ebbe  H  faggio  *  Dell' interezza  di  quella 
voce,  ufata  fpezialmente  appo  gli  Antichi,  e  molto- 
anch'oggi  in  alcuni  dialetti  Tolcani ,  vedi  quel  che 
dice  con  grande  erudizione  il  Piftolefi  ,  Profp*  de^ 
Ver,  fotto  qiiefco  Verbo,  e  Tempo,  N»  33.  raunan- 
do ,  ed  amplificando  con  ottimi  elèmpli  ciò  ,  che 
c!etto  ne  aveano  il  Bembo,  il  Cailelvetro ,  ed  altri  • 
Vedi  il  n  olirò  Proem,  gen.  all'  Opere  di  Fr.  Gir  oh 
da  Siena  ,  pag.  gli,  e  fcg, 

VESCO',  per  Vefiovo  ;  Can.  26.  il.  8p.  v.  3. 
p2ig.  32.  fecondo  il  Tello  Maghe  Scr.  A"^  7  Vefco'* al 
^  €ajiel  dar  potie  /corte  ,  Piaò  eficre  tralafciaraento 
di  penna  pailato  d'uno  in  .altro  Codice  ,  non  emen- 
do qui  rheceflhrio  al  verlb  quePiO  troncamento;  ma 
f&  mai  folTe  tale»  non  dovrebbe  lembrare  ilrano 
iìeila  noftra  Lingua  capaciflima  di  sì  fatte  fincopi, 
come  Or  per  Orto 9  Por  per  Porta,  Pro  per  Prode ^ 
oltre  alle  tante,  che  ne  abbiamo  addotte  nel  Vo- 
hime  antecedente,  coli' autcrltà  del  Baommnttei ,  e 
mille  altre  ,  che  allegare  potute  fi  farebbono  ,.  Of- 
ièrvo,  che  la  noflra  più  bafTa  Plebe  pe 'l  vizio, 
che  ha  di  lafciare  in  fimili  cali  l'  V  conibnante  ,  o 
il  T,  o  il  C  ,  od  altre  lettere,  dice  facilmente  Fejloo  p 
iìccome  Latfro  per  Lavoro  f  Bray  per  ^ravo . 

VESCO-. 


LV 

VESCOVA',  per  Vefcovadì  ;  Can.  ^o.  H.  45. 
V.  5.  pag.  181.  Vefcova*  fottopofti  al  fuo  paefe .  Così 
bifogna  leggere  per  ragJon  del  verlb  ,  quantunque 
ne' MSS.  fìa  intero,  Vejcovadi  ;  ed  è  buon  tronca- 
mento fecondo  il  Buommattei  ,  Tratt,  7.  e,  13.  fìcco- 
me  G/i;/7',  Fi  ,e  C^  per  C7/2r ,  che  usò  Dante  Inf,  i  J, 
e  r  Autore  del  Volgarìzz,  del  Vaiig,  di  S,  Matteo  , 
Slmile  fé  ne  legge  nel  Somm.ìr.  degli  Argumenti  dì 
quefti  Canti  medeiìmi  del  Pucci ,  fecondo  il  MS.Magl. 
ai  Canto  57.  pag.  lxiii.  cioè  Duca^  per  Ducato  » 

VITIFERATO,  per  Vituperato  ;CBn,  32.11.7. 
V.  3,  pag.  S'p.  e  così  altre  volte,  fpezialmente  nel 
MS.  Scr.  e  tanto  ne'  Canti  pafTatì,  che  ne'  feguen- 
ti ,  e  ciò  per  la  parentela  ,  che  è  tra  T  I ,  e  T  U  , 
come  dice  il  Sig,  Domenico  M.  Manni ,  Lez»  io-  che 
oflerva  di  più,  edere  ftata  iu  ufo  ancora  prefTo  aU 
tri  Antichi  queila  voce. 

VIVANDE,  i-a  tnetaf.  per  Truppe  di  faldati  ; 
Can.  30.  fi:,  4©.  v.  3.  pag.  72 ,  £  fuo'  fiffl  profondi  -  5"/;- 
hito  riempiè  di  più  vivande  .  Il  Vili,  quivi ,  lìh,  7. 
e*  138.  riferifce  quello  fatto  così;  E  per  la  moltitu^ 
dine  della  gente  ^  cF  egli  avea  ,  per  forza  «'  eiTt" 
pierono  parte  de'  fojf ,  eh'  erano  dalla  parte  di  ter- 
ra ,  /  quali  erano  ir.olto  profondi ,  ec.  Onde  quello 
parlare  del  Pucci  (ì  dee  prendere  per  figurato. 

VOLOGNANO  ,  P;7^/(?;;é'  così  appellata  in  Fi- 
renze ,-  Can.  42.  fi.  3.  V.  I.  pag.  199-  Ed  ejjendo  prt- 
giotte  in  Volognano  é  V.  qui  fopra  alla  V.  Bologna*. 

UCCI  DIE  j  per  Uccidiamo  Uccideva;  Czn.  -^o. 
il.  54.  V.  2,  pag.  72.  Uccidi  e  chi  venia  loro  alle  mani . 
Quella  ufcita  nella  terza  perfona  dell'Imperfetto 
de' Verbi  terminati  in/:r^,è  famigliarifiìma  ni  no« 
ftro  Pucci,  e  fpezialmente  fecondo  P  ottimo  MS. 
Stroziano  ,  che  noi  abbiamo  per  lo  più  feguitaco. 
L'approva  generalmente  il  Cinonio,  ca^,  5.e'lPi^ 

d  4  f^o 


LVI 

ftoled  nel  Ver.  Conofcere  ,  benché  quefll  né  pui^ 
jcr;^'  Poeti  la  reputi  molto  frequente  .  Balii  I'  averlo 
notato  qui  ,  per  nioltiflimi  altri  rincontri  fimili ,  fra* 
quali  i  più  frequenti  faranno  peravventura  Avie  , 
potie  ^  €C*  che  il  Piftoled  tralafcia  ancora  ne' modi 
Poetici . 

UNCHE ,  ^evDmche,  o  Dunque-,  Can.  59, 
fi-,  54.  V.  I.  pag.  171.  Rifpofr  Gianni:  Unche  fon  io 
figliuolo  t  ec.  Qui  non  è  in  cambio  di  Unque ,  cioè  » 
ij/j/,  ma  in  luogo  di  Dunque,  troncato  il  D  per 
ragion  della  giufta  mifura  del  verfo;  ch^  leggendo^ 
fecondo  il  Tello  del  Tempi,  Dunque  viene  ad  ef» 
fere  piiì  lungo  d'  un  piede ,  (è  non  H  legge  Oia/t 
per  Giaiìui . 

URECCHIO,  per  Orecchio,  fecondo  il  Teflo 
Magi.  Can.  39.  ft.  29,  v.  i.  pag.  169.  Qi^ello  Teflo  è 
collante  in  quefla  ortografìa,  di  cui  v^di  il  Vola- 
jne  antecedente  a  quefla  voce . 

UROSIO,  per  Oro/io;  Can.  35.  fi.  4,  v.  2. 
pag.  122.  Paulo  ,  e  Utofio  ,  Salufiio >  e  Ijicano.  E'  la 
fblita  frequente  metatefi  dell*  O  nelPU,  come  an- 
che Paulo ,  che  in  gran  parte  degli  antichi  Scrit- 
tori ^\  legge  non  meno  ,  che  Aguftino;  e  fuori  de* 
nomi  proprj ,  iV/// ,  Vuiy  Cului,  Cusì  9  Tribulazio» 
ney  Lunta?w  t  Culpa  9  Uvero^  Ugni  ^  e  Ugnuno  9  e 
molti  altri  (ìmili  fi  trovano,  ficcome  altrove  fi  è 
riferito,  Voi.  I.  VV.  Truglio  9  e  Urecchio. 

USCETTI ,  per  UjcierÌ9  cioè  ,  fpezie  di  navi  ; 
Can.  2^.  fi.  83.  V.  I.  pag.  9.  Armo  galee  9  e  ujcetti 
centotrenta .  Così  fecondo  il  Tello  Magi,  dal  quale 
fenza  volere  è  pafiato  nel  noflro  flampato,  4ove 
avrernmo  amato  meglio  di  leggere  CT/oVr/Tccondo 
gii  altri  due  Codici?  e  fecondo  il  vero  ufo  di 
(juefta  voce, 

Er-  •  ■ 


Errori  occorE.  Correzioni* 

l^ag .  9.  T7.  8  5.  ufcetti .  meglio  ufcifri  • 

105.  V*  49.  a  Guafcogna  da  Guafcogna. 

I43«w.  (l)  97.  9^- 

162,  V.  71.  E'nfu'l  E'nful. 


LIX 


SOMMARIO  DEGLI  ARGUMENTI 
DF    XXI.     CANTI, 

CHE     SI      CONTENGONO 

JN    SJ^ESTO    SECONDO    TOMO, 

COME    SONO    ne'    AIANOSClUTTi  . 

MS.C.40.  Canto    XXIV.  fag,  l. 

Del  Re  dì  Francia^  e  dì  quel  dì  'Retori a  ; 
E  come  r  Arno  allagò  Fiorenza  ^(^) 
Dì  Genovejì^  e  dì  Fi  fan  ragiona , 
Del  buono  flato ,  che  Firenze  avea , 
JE  che  compagne  ^  (2)  e  brigate  face  a . 

MS.  e.  42.  Canto   XXV*  fag.  11. 

Siccome  V  Ammiraglio  Raonefe 
Il  figliuolo  fconfijfe  del  Re  Carlo  j 
E  come  il  detto  Re  morì  f  ale  fé , 
E  guerra  iì)  tra'Fifanì^  e^  Fiorentini  ^ 
Ed  ancor  tra'  Crifiianì ,  e  Sar acini . 

Gan- 
ci) Magi.  Firenza  .     (2)  MSS.  cfìmpagnie .  Scr.  (Lhe  compa'^ 
gnìt ,  fenza  1'  it,  (3)  Sa.  guerrs  , 


LX  SOMMARIO 


MS.  e.  4J.  Cantò    XXVI.  pa^.  i^. 

Come  dal  Re  di  Francia  fu  /confitto 
Quel  di  Raona^  e  rima/e  prigione^  (0 
E  come  Jt  fuggì ,  com^  è  fcrìtto  , 
jE  come  il  Re  di  Francia  fi  morio 
In  breve  temfo  ^  come  piacque  a  Dio . 

MS.  e.  4J.  Canto  XXVIL  pag,  34. 

Di  Totto  di  Mazzinghi^  e  po^  dell*  ojle, 
eh*  andò  Arezzo  5  (^)  e  ficcome  a  quel  temp9 
Fuor  di  Firenze  le^nfegne  eran  pojle ^ 
Che  dagli  Aretini  t  lor  paefi ^  {ì) 
Al  Toppo  furo  /confitti  i  Sanefi^ 

MS.  e.  46.  Canto   XXVIII.  pag.  45. 

Del  Fifan  Conte  Ugolino^  e  de*fuoi^{^) 
E  come  la  Real  fi  portò  prima  , 
E  come  /'  Arno  fé  oltraggio  a  noi  : 
E  Carlo  fu  incoronato  a  tondo , 
Ed  Arezzo  /confitto  a  Certomond$ . 

MS.c.4§.  Canto    XXIX-  pag.^ó. 

Quel  )  che  feguì  della  vittoria  magna , 
E  come  fu  queir  anno  grazio/o  > 
E  di  battaglie  3  che  fur  nella  Magna  y 
E  come  Arezzo  y  e  Fi/a  tra/fer  guai  ^ 
E  d'altre  co/e^  eh' io  non  dico^  afai. 

Gan- 
ci) yi^g^prefriotte,        (2)  Magi.  Mandò  Arezzo  . 
(3)  Magl.C/;'(?  degli ArPini  in  Iqrpae/^  (4)  Str.lalcia  de^/wnl . 


DEGLI    ARGUMENTI»  tXI 


MS.  e.  49.  Canto   XXX.  f^g*  67. 

Ancora  come"  (i)  Vtfani ,  e  Aretini 
Amando  più  la  guerra  ,  che  la  face  ^ 
Terfegiàtati  fur  da'  fiorentini; 
E  del  Giudèo ,  che  fé  dell'  Oftia  fruova  3 
Ond'  el  fu  arfo  5  ficcome  fi  truova  . 

MS.  e.  51.  Canto   XXXI.  f  ^i:- 7^ 

D'Or  San  Michele,  e  dì  Gian  della  Bella y 
Che  gli  Ordini  fé  far  della  giufìizia^i^) 
E'nfino  allor  non  ci  ebbe  mai  gabella  ;^ 
Di  San  Giovanni,  e  Santa  Croce  /pazie^ 
Di  Papa  Cilejlrino ,  (3)  e  Bonifazio . 

MS.  e.  52.  C  A  N  T  o  XXXII.  tftg.  ^, 

Di  Mefìer  Corfo ,  nojlro  Fiorentino  5 
E  di  crear  Santa  Maria  del  Fiore  ^ 
E  che  morì  Ser  Brunetto  Latino, 
E  della  Baronìa ,  che  in  Fiorenza  (4) 
Si  trovò  il  Ke  Carlo  in  faa  prefenza . 

MS.  e.  53.  Canto   XXXIII.        f^^.  100. 

Di  Saracini  alcuna  co/a  conta, 

Di  Cajlelfranco ,  e  Cajlel  San  Giovanni, 
Del  Re  di  Francia  ancora ,  che  più  monta . 
Del  Conte  a  Monte  feltro  Fra  Minore , 
E  di  più  altre  cofc  dì  valore. 

Cam- 

(i)  Str.  e  Pìfatjt .     (a)  Ivi,  gìoflit.ia, 
0)  Magi  CeUJirino*    (4)  Ivi»  Fircnza, 


LXir  SOMMARIO 

MS.  c.  55.  Canto   XXXIV.        fa^.iiu 

Come  fcoftfitti  furo  i  Vintzìanì^ 
E  fondato  il  Palagio  de'  Priori , 
E  la  Porta  del  Prato  ;  e  d' altri  flrani , 
Cioè  j  di  Pratici  a  ,  e  de""  T^ art  ari  alquanto  ^ 
E  d'  altre  cofe  dice  quejio  Canto . 

MS.  e.  56.  Canto   XXXV.  "j^ag.  IZ2. 

Come   Giovanni  Villani  autore 

Dice  5  che  cominciò  il  f  re/ente  Libro , 
E  com  (i)  de'  Bianchi -^  e  Keri  fu  V  errore^ 
E  come  pace  fer  le  dette  Partì  ^ 
E  memoria,  dell'  Idolo  di  Marti . 

MS.  e.  5  8.  Canto   XXXVI.        pag.  i  g  5. 

Di  Ser  Keri  degli  Abati  Soprajlante , 
Il  qual  condì  d'  arfenìco  il  migliaccio  , 
Onde  moriron  certi  a  lui  davante  ; 
E  come  Carlo  rimi/e  in  Fiorenza  (^) 
Mejfer  Corjo ,  con  altri  di  valenza  . 

MS.  e.  59.         Canto   XXXVIL  f^^.  144. 

De'  Keri ,  e  Bianchi ,   e  poi  del  Ke  di  Francia . 
Della  Compagna  (3)^  che  per  forza  prefe 
il  Ducato  d'  Atene ,  e  non  fu  ciancia  5  (4) 

E  come  i  Fiorentini ,  e^  Lucchejì 
Fer  ojie  in/teme  addoifb  a'  Pijlolejt, 

Gan- 
ci) yiSS.  EcDins  .  (2)  Magi.  Flrenza,  (5)  Ivi ,  Comp.'^gni'it 
(4j  x>I::gì,  //  Duca  d'  Attcne  ;  e  ciò  nQufa  ciane. 


'  T  1 


DEGLI     ARGUMENTI.  LXIII 


MS.c.di.         Canto   XXXVIII.        F^.  155» 

Di  Vìer  Leroì  ^  (0  ch^  era  un  Teffttore  ^ 
Coni"  é'  fu  Capo  del  popol  di  Fiandra 
Contro  cC  Signor  ,  per  fuo  fenno ,  e  valore  ; 
E  come  il  Re  di  Francia  fé  gran  gente  ^ 
Credendo  de'  Fiamminghi  ejfer  vincente . 

MS.  e.  62.         Canto    XXXIX.         pag.  166. 

'  Come  i  Fiamminghi  -vinfero  i  Francefchi , 
E  come  il  Ke  di  Francia  rifè  V  ojle  ^ 
E  poi  fer  triegua^i^)  e  rltornarjt  frefchi  ^ 
E  di  Fulcier  di  Calvoli  crudele^ 
Che  in  Firenze  fé  gonfiar  le  vele . 

MS.  e.  .' . .         Canto   XL.  (3)  pag.  177. 

Giujlizia^  che  fi  fé  per  Vtdicciano  ^ 
Che  fu  tagliato  il  capo  a  dicejfette^ 
E  de'  Vi/conti  5  e  Torre  di  Melano , 
Del  Re  di  Francia  ,  e  come  Santa  Cbiefa 
Fer  Bonifazio  ricevette  ojfefa  . 

MS.  e.  63.         Canto   XLL  pag.  18S. 

Dì  Montanina^  e  di  Mejfer  Din  Kofoni ^ 
E  ficcome  Firenze  combattea  ; 
Del  Cardinal  da  Frato  anche  ragioni  ; 
Di  Fapa  Benedetto  a  mano ,  a  mano , 
E  della  Compagnia  di  San  Friano . 

Can- 

(i)  Magi.  Bcroi .     (1)  Ivi ,  gu:rra  . 

(3)  -Manca  nel  MS.jMaji.  e  perciò  non  fi  pone  il  niim.  delle 
cnrre  . 


LXIV  SOMM.   DEGLI   ARGUMENTI . 


MS.  c.  6j.        Canto  XLIL  pag.  igg. 

De' Cavktull ^  cheH  Vodejlà  fedirò^ 
E  del  gran  fuoco ,  chi*  arfe  C dimala  5 
£  riempe  dì  pianto ,  e  dì  fifpìro , 
E  come  t  Bianchi  rìentraroi)  in  Firenza^ 
E  far  cacciati  con  gran  penitenza, 

MS^c. 66.        Canto  XLIII.  pag.  zio. 

Come  f  'fiamminghi  furono  fconfittì 

Dal  Re  di  Francia^  e  come  poi  fer  pacey 
Ter  tema  dì  non  effer  più  trafitti  ; 
E  come  il  Cardinal  da  Frato  folle 
Con  fenno  fé  quel  Fapa  5  che  volle . 

MS.  e.  68.        Canto    XLIV.  pag.  221. 

Di  FìHoia  ajfediata  ancor  ti  dico , 

P^  Firenze^  e  da  Lucca  ;{2)  e  di  Ser  Lande 
Bargel  d'  Agobbio^  e  di  Monf  Accinico  ^ 
E  dì  Frate  Dolcin  pien  dì  rejta; 
E  fot  del  Campami  della  Badia . 


(i)  Stf.  Qui  rientro»  ;  in  fronte  al  Canto  propio  r/Vw- 
trarno'-,  dove  però  da  noi  fi  è  fccita  la  lezione  de! 
MS.  Tem.  entrarono  • 

(2)  Magi.  Di  Firenze ,  e  di  Lucca , 


CENTI 


e  E  N  T  I  L  O  (I.U  I  O 

ANTONIO    PUCCI 

CHE       CONTIENE 

LA    CRONICA 

DI    GIOVANNI    VILLANI 

IN       TERZA       R    I    M   A% 


CANTO       XXIV. 

ARGUMENTO. 

anjjiÌdi    Dd  Re  di  Francia  ,  e  di  quel  di  Raona  ,     villani 
CR.  1282.        E  come  V  Arno  allagò  Fiorenza;        1.7.0,84, 

eA-'gg.  DiGenovcJt  ,e  di  Vi  fan  ragiona  y         cfcgg. 

Del  huono  flato  ,  che  Firenze  avea , 
E  eòe  compagne ,  (f)  e  brigate  facea  • 

1^     yV    L  W  principio  del  libro  mi  credetti , 
/-%     Abbreviar  sì ,  eh'  e'  foffe  caputo 
X  -*  Neir Abbiccì  co*  verfi  fopra  detti. 

2.  Mad  il  fuo  detto  m'è  tanto  piaciuto. 
Che  mi  fon  nelle  rime  dilatato  W 
Viepiù  affai  ,  ch'i' non  arei  voluto. 

3.  Or  torno  a  Carlo  ,  che  'n  Corte  n'  è  andato , 
E  dinanzi  allo  Papa  con  dolore 

Si  lamenta  di  Pier,  che  1*  ha  ingannato; 
VqI.IV.  a  4- Di- 


*  CENTILOQUIO    CANTO   XXIV. 

4.  Dicendo  :  E'  m' ha  tradico  ,  e  traditore  W 
Dinanzi  a  voi.  Padre  Santo  l'appello, 
E'I  vuo'  provar  co)]' arme  di  buon  cuore. 

5.  Pier  di  Raona  poi  fentendo  quello, 
Mandoe  Ambafciador,  che  contraddice 
A  Carlo,  e  poi  ad  ogni  fuo  libello; 

€.  E  poi  moftrò,  conrie  il  Re  Piero  fcrifle, 
Ch'  egli  era  di  Cicilia  ver  Caoìpione , 
E  quando  Carlo  non  lo  acconfentiffe , 

7.  Ch'egli  era  apparecchiato  ogni  ftagione. 
Di  farne  pruova  colla  fpada  in  mano , 

E  quando ,  e  dove  Riffe  di  ragione . 

8.  Molti  Baron  venuti  di  lontano 
Aveva  Carlo  allora  in  fua  prefenza. 
Tra' quali  era  il  fuo  figliuol  fovrano. 

p.  Ciò  era  Carlo  di  Salerna  Prenza, 
Che  fé  tre  Cavalier  de'Buondelnionti, 
Effendo  pria  ricevuto  in  Firenza  » 

10.  E  dimolti  altri,  che  con  chiare  fronti 
Furon  prefenti  quando  Tavvifaglia 
Li  due  Re  furo  a  comprometter  pronti, 

I^  Cialcun  con  faramento,  perchè  vaglia, 
Promife  d'efler  quel  di  a  Bordella, 
Ched  ordinata  avevan  la  battaglia, 

12.  E  cosi  flette  l'ordine  di  quella; 
Che  ciafchedun  con  cento  compagnoni» 
Qnal  e*  volefTe ,  fofTe  armato  in  fella, 

13.  E  qual  vinceffe,  tutte  le  ragioni 
Aveilè  vinto,  e  fofle  conceduto 

Per  Santa  Chiefa ,  e  per  gli  fuoi  Campioni; 

14*  E  chi 


AN.  DI  CRISTO  1282.  I  SEGG.  } 

14.  E  chi  t)erdefle ,  avefle  anche  perduto 
Ciafcuno  onore,  e  come  misleale > 

E  tradicor  malvagio  ricredaco 

15.  Mai  non  porcaffe  pregio  di  Reale. 
Parcifll  ognun  concento  di  que'pacti, 
Ma  Carlo  più,  tegnendofi  leale. 

16.  Ed  all'  efecuzion  di  quefti  fatti 

Si  profferfero  a  lui  per  fua  compagna 
Molti  buon  Cavalier  dell'arme  adacci, 

17.  Francefchi,  e  Provenzali,  e  della  Magna, 
Molti  d' Italia  ,  e  certi  Fiorentini , 

Che  v'  eran  di  buon  cuor,  fanza  magagna» 

18.  Al  Re  Piero  Spagnuoli ,  e  Compagnini, 
Alcun  Tedefco ,  e  come  qui  ti  tocco , 
Di  Talia  certi  grandi  Ghibellini , 

ip.  E  '1  Saracin  figliuolo  di  Morocco , 
E  di  farfi  Criftiano  ancor  promife  , 
Se  bi  fogna  (Te  ,  e  qui  e' non  fu  fciocco. 

20.  Moflcfi  Pier  guernito  in  tutte  guife, 
E  Don  Giacomo  fuo  figliuol  fecondo, 
Come  diritto  Re  in  fuo  luogo  mife. 

lì.  E'n  Catalogna  fé  n'andò  giocondo. 
Per  effer  a  Bordella  il  di  nomato , 
Che  '1  dovea  por  fortuna  in  cima,o  in  fondo.(^) 

22.  E  cosi  Carlo  fu  apparecchiato  , 
Lafciò  al  fuo  figliuolo  a  guardia  il  Regno, 
E  mofiè  di  vantaggio  accompagnato  • 

23.  Giunfc  a  Firenze  ,  eh'  era  di  fuo  fegno 
L'  anno  milledugento  ottantatrè , 

Ed  ebbe  grande  onor,  com'era  degno. 
A  2  24.  E  oc- 


4  «EhTTILOQyiO   CANTO   XXIV. 

ff,^»  Ed  otto  Cavalicr  novelli  fé. 
Cavalcò  a  Mucrone,  ed  entrò  in  marCf 
E  fac  in  Francia  col  nipote  Re  • 

^5.  Parcìffì  di  Parigi  a  non  tardare  , 
Il  Re  di  Francia  gli  fé  compagnia , 
Con  bea  tremilia  Cavalier  da  armare . 

tó.  E  tanto  cavalcarono  a  lor  via , 
Che  fur  preffb  a  Bordella  una  giornata» 
E  ripofar  ;  eh' ognun  mcflicr  «'avia. 

^7.  ApprelTb  Carlo  acconciò  fuo  brigata. 
Cioè,  quc' cento  Cavalier  più  fini, 
Che  far  dovien  )a  battaglia  ordinata. 

28.  E  poi  fi  mofTer  come  Paladini, 
E  valorofamenc*  andaro  al  campo, 
E'I  R3  di  Francia,  e' fuoi  rimafer  quinu 

itp.  Di  mezzoGiugno,  W  quand'è  il  gran  vampo, 
Afpettar  tutto  giorno  nella  Serra 
Quel  di  Raona,  che  cefsò  lo'nciampo. 

|o.   E '1  Sinìfcalco  del  Re  d'Inghilterra, 
Nel  cui  tcrren  fi  dovea  far  la  zuffa, 
E  dovia  terminar  la  detta  guerra, 

31.  Veggendo  a  Piero  fchifar  la  baruffa, 
E  la  fera  venire ,  a  Carlo  diffc  : 
Partitevi,  che  quefli  è  aom  di  buffa. 

31.  E  Carlo  prima  che  fi  dipartiffe,     '^ 
Fece  fonar  le  trombe  ,  ed  ogni  lato 
Fece  guardar ,  fé  '1  Re  Piero  appariflc , 

53.  Dal  Sinìfcalco  poi  prefe  commiato. 
Il  Re  di  Francia  fi  tornò  a  Parigi, 
g  Carlo  a  Roma  quafichè  Icornato. 

34.  E  dif. 


AK.  DI  CRISTO  I  283.  E  S£GG.  ^ 

5(4.  E  dlfTcfi>  che  Pier  con  panni  big! 
La  fera  al  tardi  andò  ifconolciuto 
Al  Sinifcalco  in  luo'  propj  (ervigj , 

35.  E  proteiftò ,  coni* egli  era  venato; 
E '1  Sinifcalco  tik  del  fuo  decco>. 
E'I  Re  Pier  fi  parti  dopo  il  faluto. 

^(5.  E  ben  novanta  miglia  per  rofpecco> 
Ch'avia  di  Carlo,  andò  fanza  polare, 
Confiderando  il  commelFo  difetto. 

37.  Or  di  dubbio,  Lettor,  ti  vo' cavare. 
Che  Pier  non  ebbe  mai  intenzioiie 

Di  Si  fatta  battaglia  feguitare  • 

38.  So,  che  tu  dì:  Dunque  per  che  cagione 
Fece  alla  'mprefà  cotanto  del  groffo , 

Se  non  penfava  far  T  efecuzione  ? 
3p.  Fé '1  perchè  Carlo  non  gli  andaffe  addodoj 
Pensò:  fé  viene  in  Cicilia  a  furore, 
E'  Cicilian  gli  chineranno  il  doffo  : 

40.  Vedeva  si,  ch'è'J  lor  nuovo  Signore # 
£  poi  non  fi  fentiva  da  rifpondere 
Allo  Re  Carlo,  ch'era  pur  maggiore. 

41.  Penfoflì  ancor  fotco  quefto  naicondsre^ 
Per  paflar  tempo,  che  fubitamencs 
Non  fi  vedefie  per  forza  confondere. 

42.  Ritorniamo  al  Re  Carlo  ,  che  ^tq^^zé 
Papa  Martino,  e  tutti  i  Cardinali  , 
Ebbe  narrato  tutto  il  convellente. 

43.  Onde  accozzando  quel  con  gli  altri  mali  ^ 
Che  fatti  avea  il  Re  Piero,  e^i  ma  preiènz^ 
Eran  contaci ,  (f)  ed  eran  tanti ,  e  tali  y 

A  j  44-  Ch^ 


6  CENTlLOOyiO   CANTO  XXIV. 

44.  Chc'l  Papa  contro  a  lui  diede  lèntenza  , 
E '1  maladifife,  ed  ifcomunicollo  ; 

E  quale  iftefle  a  fua  ubbidienza  , 

45.  Della  Corona,  e  d'ogni  onor  privollo. 
Siccome  tradicore ,  ed  ifpergiuro , 

E  rubel  della  Chiefa  anche  chiamollo, 

46.  E  chi'l  chiamaffe  Re,  fé  ben  procuro. 
Scomunicato  foife,  ciò  mi  pare. 

Ma  qucfto(g)  allo  Re  Pier  fa  poco  duro: 

47.  Perocché  e'  fi  fece  intitolare 
Pier  di  Raona  Cavaliere  adeflb, 

E  Padre  di  due  Re,  Signor  del  mare. 
4S«  Facto  che']  Papa  ebbe  il  detto  proceflb. 

Privilegiò ,  e  fé  Re  di  Raona 

Carlo  figliuol  del  Re  di  Francia  apprclTo  ; 
4p.  E  mandò  in  Francia  a  dargli  la  Corona 

Un  Cardinale,  e  predicar  la  Croce 

Contro  a  quel  Pier,  di  cui  fi  ragiona, 

50.  Siccome  a  uomo  malvagio,  e  feroce. 
Dando  indulgenza,  ed  affbluzione 

À  chi  n'  andafle  contro  a  lui  veloce. 

51.  E  Carlo  poi,  con  difpenfazlone 
Del  Papa  ,  diede  al  detto  Re  novello 
La  figlia  del  fuo  figlio  W  per  ragione. 

52.  Poiché  fpofata  l'ebbe  per  anello. 
Gli  die  per  dota  la  Contea  d'Angiò, 
Acciocché  contro  a  Pier  fuffe  più  fello  * 

53.  Non  dico  più  di  quefto,  ma  dirò. 
Che  nel  milledugento  ottantadue 
UArno  per  piova  Firenze  allagò. 

54-  E  queir 


AN.  DI  CRISTO  1 282.  E  SEGG.  f 

54.  E  quell'anno  di  Gran  gran  caro  fue  ,• 
Valfe  quattordici  foldi  lo  ftaio, 
E  trentatrè  il  fiorino,  e  non  piue. 

$$.  L'anno  l'eguence  fu  col  tempo  gaio  ^ 
Perchè  Firenze  fu  nel  nìaggio  flato , 
Che  fofTe  mai  dall'  ultimo  al  primaio  ; 

5(5.  Che  i  Cittadini  avien  del  guadagnato, 
E  da  niuna  parte  eran  percoflì, 
Ma  sì  temuti  molto  d'ogni  lato. 

57.  Per  San  Giovanni  allor  da  Cafa  Roffi 
Si  fé  brigata  veftita  di  bianco  , 

Che  più  di  mille  fi  trovaron  grofiì. 

58.  I  Roflì  n' eran  capo,  e  nullo  manco 
Tra  loro  aveva,  ed  avieno  un  Signore^ 
Che  delio  (pender  non  fi  vedea  ftanco; 

^^,  Il  quale  era  chiamato  Iddio  d'amore» 
E  ciafchedun  de' fuoi  era  di  razzo, 
Faccendo  agli  altri  Cittadini  onore. 

éo.  Di  tutri  i  lor  pender  fatto  avien  raazzo^ 
E  gittatolfi  dietro ,  e  con  piacere 
A  tutte  Tore  vivean  con  follazzo. 

^i.  Facevan  corte  di  mangiare,  e  bere> 
Andavan  per  la  Terra  convitando 
Le  Donne,  e' Cavalieri  a  tal  miftiere, 

6i.  Con  più  ragion  di  dormenti  fonando* 
E  due  mefi  durò  sì  fatta  fella, 
Avendo  dato  all'avarizia  bando. 

dj.  E  renditi,  Lettor,  ficur ,  che  quefls 
Fu  la  maggior,  che  fi  ricordi  mai 
Nclk  parti  d' Italia  manifefta  • 

A4  6j.E  moU 


8  CENTILOQUIO   CANTO   XXIV. 

64*  E  mole'  altre  brigate  n'  avca  affai 
E  d'uomini,  e  ài  donne,  i  cui  penfleri 
Tutti  eran  pofti  in  quel,  che  udirai. 

6$*  Firenze  avie  trecento  Cavalieri  , 
Tutti  a  fproa  d'  oro ,  ed  erano  onorati 
Da*  Fiorentini  a  gara  i  foreftieri; 

66.  Ed  eran  per  le  Pafque  prelèntati 
I  men  poiTenti  da'  Cittadini  cari , 
E  fpefl'e  volte  a  mangiare  invitati  ; 

67.  E  d'  ogni  parte  buffoni,  e  giullari 
Venieno  a  dare  a'Fiorentin  diletto, 
E  avien  doni  di  robe^  e  di  danari^ 

<J8>  E  durò  queffo  tempo  benedetto 
Fino  al  mille  dugennovantanove, 
E  poi  fi  mutò  il  nome  coli' effetto. 

6^.  Nuovo  dii'io  a  dir  altro  mi  muove  > 
Che  nel  dett'  anno ,  e  mcie  eiTendo  moffe 
Della  Sardigna  ,  per  andare  altrove , 

70,  Cinque  galee,  e  cinque  navi  groffey 
Con  mille  cinquecento  Cittadini 

Di  Fifa,  benché  d' altri  alcun  vi  foffe, 

71.  E  con  mercatanzia  di  cofe  fini 
Tanca  ,  che  fu  /limata  con  gli  arnefi 
CcncinquantdW  migliaia  di  fiorini, 

72t  Con  quindici  galee  i  Genovefi 
Gli  fconfiffero,  e  fer  di  loro  firazio 
A  CapoGorfo,  e  menargliene  prefi. 

73.  L'altr'anno  poi  di  Giugno  il  Conte  Fa^lo 
Trenta  galee  armate  ,  ed  una  nave 

.    Con  molti  altri  Pifanì  in  quello  fpazio , 

74.  Me- 


AN.  DI  CRISTO  1 2  84.  E  SEGG.  9 

74.  Menò  inSardigna,  ed  egli  era  la  chiave» 
Cort  crentacinque  galee  il  Gcnovefe 

A   lor  percolTe  con  toriBcnco  grave, 

75.  E 'ì  Conce  Fazio,  e  la  tao  gente  prefe  , 
E  poco  valfe  al  Pifano  eder  cruglio , 
Ch' a  Genova  n*andaro  di  palelè . 

76.  Poi  nel  detto  anno  del  mefe  di  Luglio 
I  Pifan  di  far  gente  fi  sforzaro, 

E  di  molte  galee  fecer  cefpuglio. 

'^j.  E'nfino  ai' Porto  di  Genova  andaro^ 
E  dentro  baleftrar  per  la  maniera 
L'argento,  che  altra  volta  faectaro . 

7è.  E  fraaftando  d'intorno  la  Riviera» 
I  Genovefi  chiamaro  alla  gioftra , 
Ed  e'rifpofon:   Per  quefta  matera 

7p.  Non  ci  farebbe  onore  a  cafa  noflra 
Sconfiggervi;  però,  fé  v*è  in   piacere, 
.Tornate  coli'  armata  a  cafa  voftra, 

80.  E  fenza  indugio  verrenvi  a  vedere» 
E  la  battaglia  prendere ,  e  lafciare 
Potrete ,  come  fia  '1  voftro  volere . 

8i.  E'Pifan  (I  parti ron  0)  con  gridare, 
Facccndofi  di  loro  beiFa  ,  e  fcherna , 
Tornarli  a  Pifa>  e  lafciarono  il  mare.     . 

82.  E*i  Genovefc  fuoMegni  governa, 
E  d*  aver  molta  gente  s'  argomenta. 
Per  non  moflrar  vefcica  per  lanterna. 

83.  Armò  galee,  e  ufcetti  centotrenta, 
E  verfo  Pifa  colla  voglia  acuta 
N'andò  Tarmata  d^l  difio  contenta  ^ 

84.  Qaan^ 


IO  CBNTILOQUIO   CANTO   XXIV. 

84.  Quando  i  Pifan  fentir  la  lor  venuta, 
Corlono  alle  galee,  eh'  egli  avien  pronte 
Neil' Arno,  (*») dell' Armata  prima  ifl'uta  • 

85.  E  r  Arcivefcovo  loro  di  fui  Ponte 
L'Armata  benedl  con  alta  boce  , 
Ed  e' fi  mofl'er  con  ardita  fronte. 

8(5.  Allor  cadde  la  mela  colla  Croce 
Dallo  Stendale ,  e  quefta  malaguria 
Tenuta  fu  5  ma  pur  n'andaro  a  foce. 

87.  Paflato  il  Porto,  e  poi  co^n  molta  furia 
PercofTero  i  nemici  alla  Meloria  » 
Credendo  vendicar*  la  loro  ingiuria . 

88.  Da  Genova  Ammiraglio  Uberto  Doria 
Co'  fuoi  difefa  fé  con  tanto  ardire  , 
Che  ruppe  loro  ,  .ed  ebbene  vettoria  • 

8p.  Il  danno  de*  Pifan  non  potre' dire  ; 
Che  mille  cinquecento  fi  trovaro 
Tra  prefi ,  e  morti  allor ,  fenza  fallire  * 

90.  Ed  a  Genova  ancora  ne  menare 
Quaranta  lor  galee  fanza  le  rotte , 

E  fenza  quelle  ,  che  in  mar  profondato . 

91.  Pifa  di  pianto  rimife  le  dotte  ; 
Che  quella  gente ,  che  v'  era  rimafa , 
Non  calava  di  piagnere  di  e  notte; 

9i.  Perocché *n  Pifa  non  aveva  caia. 
Che  non  fentiffe  parte  di  quel  duolo  , 
E  che  non  fofle  di  letizia  rafa . 

93.  Che  chi  piagnea  il  padre,  e  chi  il  figliuolo, 
E  chi  il  fratel,  che  non  fa,  fé  s'è  vivo, 
E  ciafcun  fi  graffiava  a  fuolo  a  fuolo. 

94.  In 


AN.  DI  CRISTO  I  284.  E  SEGG.  1 1 

P4.  Io  Genova  tornati  coir  ulivo 
I  Genovefi ,  non  furono  ingrati , 
Come  Ibn  molti ,  e  nota  ciò,  eh'  io  ferivo. 

P5.  Ma  per  la  Terra  co'  Preti ,  e  co'  Frati 
Uomini,  e  donne  andare  a  prociffione ,  ^ 
E  confeffati  delli  lor  peccati,  r 

9<J.  Iftavan  per  le  Chiefe  in  orazione, 
Divoramento  ringraziando  Iddio , 
Ch' avie  lor  data  tal  confolazione . 

py.  Non  fanno  così  quegli,  il  cui  difio 
E^  tutto  dato  alla  pompa  del  mondo , 
Ma  e'  fanno  il  lor  peggio,  al  parer  mio. 

p8.  Che  tal  fi  crede  rimaner  giocondo. 
Che  fanza  dir,  tu  hai  qucfto  per  quefto. 
Per  giudici©  divin  fi  trova  al  fondo. 

99.  Del  ragionar  de' Genovefi  refto; 
Bafti,  che  furon  molto  commendati. 
Che  tenner  modo  divoto,  ed  onefto. 

100.  Nuova  materia  di  nuovo  ha  chiamati 
r  verfi  miei,  ond'io  muto  penfiero. 
Abbandonando  que' ,  che  fon  paflati , 

E  torno  all'  Ammiraglio  del  Re  Piero. 

FINE    DEL    CANTO   XXIV. 


NOTE    AL    CANTO    XXIV. 

Arg.  (t)  Magi,  compagnie  .  i .  (a)  Magl-Nc-/ ,  Tem.//;  errore. 
2.  (b)  Magi,  e  Tem  dilettato .  4.  (e)  Ivi ,  tradìf  iltraditotc. 
ai.  (d)  MSS.  Che  7 dovea  fntunét potreste.  29.  (e)  Ivi , gi§rtjo . 
43.  (f)  Magi,  e  Tem.  il  Re  Fino  in  fua prejenza,  E  racconta- 
ti ,  ec.  4^ .  (g)  Magi.  E  quefto  . 
51.  (h)  Str.  e  Tem.  del  figlimi  fuo  .  71.(1)  Ville.  5^.  centoventi^ 
ti.  (l)  Magi.  E  7  ?ifan  ft parti . 
54'  (m)  Magi,  e  Str.  ì^eW  arf  .  CAN- 


CANTO        XXV. 

ARGUMBNfO. 

4KHI  DI      Siccome  V  Ammiraglio  Raonefe  villani 

eR.  1284.        Il  figlìuQlo  fconfijfe  del  ReCarht        l.y.c.^a. 
•  fcgg.         E  come  il  detto  Re  morì  palefe  .  e  fcgf . 

E  guerre  (t;  f /  a'  Rifatti ,  «?*  Fiorentini , 
£^  /7A;for  ?;•<«*  Criftiam  ,  e'  Sar acini . 

!•  ^^El  detc'anno  di  Giugno  T  Ammiraglie» 
JlN  Dei  Re  Pier  fece  guerra  al  Pnncipaco, 
Curiudofi  dì  Carlo  men  d'un  vaglio. 

2.  Poi  con  Tuo  gente  a  Napoli  arrivaci  , 
Perchè  fapea ,  che'] Re  Carlo  non  v'era, 
Gridò:  Elei  fuori  Re  vituperato. 

|.  E  qutflo  fece  f jl ,  per  dar  matera 
Al  Frenza  iuo  figliuol,  eh' uf  e  afe  fuori» 
Per  ilconfigger  lui  ,  e  la  fua  Ichiera. 

4,  Il  quale  udendo  tanti  difonori 

Dei  padre  fuo,  co' faoi  corfe  alle  mani^ 
Ed  a'  nemici  n'  andò  con  furori  . 

5.  E  color,  ch'erano  avvifati ,  e  fani , 
Vcggendolo  fanz'  ordine  venire 
Serrani!  infiennie  con  difcrcte  chiavi. (a) 

4.  Mefler  Ruggier  dell'Oria  prefe  a  dira? 
Signori  ♦  alla  galea  dello  (tendale , 
Là  dov'è  il  Prenze,  ognun  vada  a  ferire* 

7,  E  così  fé  l'armata  generale; 

Sconfiffe  l'altre,  e  poi  percofle  a  quella j 
Prefono  il  Prenze  ,  e  la  gente  Reale . 

8.  Que' 


AN.  DI  CRISTO  I  284.  E  SJSG.  IJ 

B.  Que'di  Sorrcnti,  avendo  la  novella, 
Ch'eran  con  Carlo,  ma  malvolencieri,W 
Subitamente  mucaron  gonnella. 

5?.  Ed  ai  vincente  Ammiraglio  Ruggieri 
Dugento  Agoftan  d*oro  prefcncaro, 
E  fichi  fior  ben  trecento  panieri* 

10.  Ma  i  loro  Ambafciador  prima  troVaro 
Quella  galea,  dov'era  prefo  il  Prenza, 
E  che  Meilèr  Ruggier  fofle,  penlaro. 

11.  Corfero  a  lui,  dicendo  in  fuo  prefenza* 
Piaceffe  a  Dio,  com' bai  prefo  lo  figlio, 
Ch'  aveffi  anche  lo  padre  in  tuo  potenza. 

12.  Il  Prenza  allor  con  tutto  il  fuo  periglia 
Sorrife,  e  que'gli  diedero  i  prefcnti. 
Dicendo  ancora  con  allegro  ciglio: 

13.  I  voftri  amici,  e  fervi  di  Borrenti 

Vi  mandan  quefti,  e  fono  apparecchiati. 
Ad  ubbidir  vottri  comandamenti. 

14.  Rifpoiè  il  Prenze  allor  :  Mal  fete  flati 
Fedeli  a  Cario,  e  non  fo  la  cagione; 
Ond' efli  fi  partir  molto  turbati. 

15.  11  Prenze,  e'fuoi  fur  menati  a  prcgìone 
Nel  Caftcl  di  Medina,  ed  ivitittaW 
Rinchiufi  fur  con  grande  afflizione. 

1(5.  II  dì  feguente  dopo  la  fconfitta  , 
E  Io  Re  Carlo  arrivò  a  Gaeta , 
Con  grande  armata ,  e  con  fuo  'nfegna  ritta  • 

17.  Quando  feppe  la  rotta  fé  gran  pietà, 
E  dille  del  figliuolo;  Or  fofs' el  morto , 
Dappoiché  l'ubbidirmi  al  tutto  vieta. 

18.  Ch'i* 


14  CENTILOOyiO    CANTO   XXV. 

i8.  Ch'i' gli  ayia  comandato,  che  del  Porco 
Di  Napoli  giammai  e' non  ufciffe, 
Finch'  i'  non  ritornaffi  al  fuo  conforco . 

ip.  Appreso  a  quefto  moftra,  eh' e' fentiflè, 
Che  la  Cicca  di  Napoli  era  corta. 
Che  muoia  Io  Re  Carlo,  vi  fi  dilFe. 

AC.  Ond'  egli  il  navicar  mai  non  dimorfa, 
Ch'  a  Napoli  ne  giunfe ,  a  'ncendimenco 
D'  arder  quella  Cicca  ;  ma  fu  foccorfa . 

ai.  Ch' un  Cardinal,  che  feppe  il  fuo  talenco, 
Mifericordia  gli  chiefe ,  e  piecade  ; 
Ond*  el  muco  lo  fuo  proponimenco . 

22.  Ma  benché  perdonafTe  alla  Ciccade 
Fece  impiccar  di  lor  cencocinquanca  > 
E  poi  pensò  feguir  fua  voloncade. 

23.  E  la  fua  grande  armaca  cucca  quanca 
Mandò  a  Medina,  ed  e'  n'  andò  a  Brandizia  , 
E  fenne  in  Puglia ,  e  'n  Principato  alquanta  • 

24.  Quindi  fi  mofle  con  queda  milizia, 
Pafsò  in  Calavria  ;  quando  fu  a  Concrone 
L'armace  s'accozzaron  con  lecizia. 

25.  E  quivi  fi  trovò  a  fuo  pecizione 
Cencocinquanca  tra  galee  armace. 

Ed  alcri  legni,  con  gran  gucrnigionc. 

16.  E  quefte  cofe  furon  nella  (late, 
Perocch'eri  di  Luglio,  ed  a  fua  pofta 
Volea  in  Cicilia  provar  fua  boncate. 

37.  Ed  attendendo  quivi  la  rifpofta 
Da'  Cardinal ,  eh'  a  Pier  mandaci  avea 
Il  Papa  a  craccar ,  con  ciò  fanza  fofta 

28.  S?p- 


AN*  DI  CRISTO  1284.  E  SEGG.  15 

28.  Seppe,  che  Pier  con  arce  li  tenea 
Pure  in  parole ,  perchè  non  andafle 
Carlo  in  Ciciha  ,  com'  e*  fi  credea . 

ip.  ApprelTo  vide,  che  fé  dimoraiTe 
Gli  mancava  la  roba  ;  e  per  partito 
Prefc  ,  che  a  Brandizia  fi  tornaffe  • 

30.  E  così  fece;  ond'egli  sbigottito 
Sì  del  figliuolo ,  e  sì  della  fortuna  , 
Che  '1  nimicava ,  ficcom'  hai  udito , 

31.  Accomiatò  le  navi  ad  una  ad  una, 
E  a  Napoli  tornato  fi  penfava 

Di  fare  a  primavera  altra  rauna . 
31.  E  come  quel,  che  giammai  aon  penfava 
Tornò  in  Puglia ,  e  niente  s' alloggia 
Nel  verno,  quando  più  il  freddo  grava. 

33.  >E  mareggiando,  come  giunfe  a  Foggia, 
Infermò  forte ,  e  prendendo  il  Signore  , 
DifTe,  con  gli  occhi  corrotti  alla  pioggia: 

34.  Onnipotente  ,  vero  Salvatore  , 
Conofco,  che  tu  fé' figliuol  di  Dio, 
Che  fofti  morto  per  me  peccatore , 

35.  E  tu  conofci  veramente  I  eh*  io 
Per  Santa  Chiefa  mi  fono  affannato 

Al  mondo  più,  che  pe'l  bifogno  mio; 

36.  Ma  per  qualunque  modo  i' ho  peccato, 
Perdon  ti  chreggio  ;  e  così  dolcemente 
Di  Gennaio  a'  dì  fette  fu  paflato. 

37.  A  Napoli  portato  di  prefente , 
Dopo 'I  grande  lamento  fu  fepolto, 
Come  fi  convenia,  ornatamente. 

38.  Qjic. 


\6  CEKTILOQyfO   CANTO  XXV. 

38.  Quefti  fu  il  più  valentre  Signor  molto. 
Che  fofTe,  poi  delia  W  Cafa  di  Francia 
Che  Carlo  Magno  fu  del  mondo  fcioico , 

3p.  Ruberto  Conte  d'Artefe  prò  iancja, 
Cugin  di  detto  Carlo  ebbe  il  governo 
Di  tutto  il  Regno  ,  e  non  gli  parve  ciancia, 

40.  Col  figliuolo  del  Ppenza  di  Salerno, 
Ch'era  del  detto  Re  Carlo  nipote  j 

E  nome  avie  per  lui ,  fc  ben  difcerno  • 

41.  Ed  altra  reda  di  lui  non  (i  paote 
Trovare,  che'l  detto  Prenza,  che  avia 
La  bella  donna,  e  grandiiTìma  dote, 

42.  Figliuola,  e  reda  del  Re  d'Ungheria  \ 
E  fette  figlino'  n'  ebbe  ,  ciafcun  bello  , 
E  ciafcuno  ebbe  grande  Signoria . 

43.  E '1  primo  di  lor  fu  Carlo  Martello, 
Incoronato  d'  Ungheria  Signore  ; 
Luigi  fu  il  fecondo,  e  fuo  fratello, 

44.  Il  qual  fi  fece  poi  Frate  Minore , 
Poi  non  curando  il  mondo  una  fiftuca, 
Fu  di  Tolofa  Vefcovo ,  e  Paftore  ; 

45.  Ruberto  il  terzo  di  Calavra  Duca  $ 
Filippo  il  quarto  Prenza  di  Taranto , 
La  cui  memoria  ancor  par,  che  riluca; 

46.  Ramondo  Berlinghier  fé '1  quinto  canco, 
Ch«  dovev'  cffcr  Conte  di  Proenza  ; 

E  '1  fedo  fu ,  s*  i'  ho  veduto  tanto  , 

47.  Mefier  Giovan  della  Morea  Prenza, 
E  Meffer  Pier  fu  l'ultimo  de' fette, 
E  Cpnce  d'  Cboli  di  gran  potenza  • 

48.  Ba- 


AN*  DI  CRISTO  12 84.  E  SEGG.  I7 

48.  Baftin  di  Carlo  le  parole  dette, 
E  ritorniantio  a'  Cardinal  Legati , 

A  cui  il  Re  Piero  niun  bene  impromette- 

49.  Partirfi  ,  e  furfi  in  Corte  ritornati, 
E  fer  gravar  la  fcomunicazione , 

E  d'ogni  beneficio  fur  privati 

50.  1  Ciciliani  ;  onde  per  tal  cagione 
Que'di  Meffina  (0  corfer ,  per  uccidere 
Tutti  i  Francefchi,  eh'  erano  in  pregione. 

51.  Penfa  ,  eh'  ebbero  allor  caro  di  ridere, 
E  poche  fi  difefs^r  colle  mani, 

E  que'col  fuoco  li  fecer  conquidere. 

52.  Appreffo  di  concordia  i  Ciciliani 
li  Prenze  voller  metcere  al  dichino. 
Ch'era  in  preglon  co'fuo'Baron  fovrani, 

53.  E  condennarlo,  ficcome  mefchino. 
Gli  doveffeCO  efler  tagliata  la  teda  , 
Come  avie  fatto  il  Padre  a  Curradino. 

54.  E  la  Reina  Goihnza  fu  prefla 

Allo  fcampo  del  Prenze,  e 'n  fuo  pendere 
Diceva;  Queft'è  pur  di  nobil  gefla , 
§5,  Ed  ha  lette  figliuol  di  gran  podere , 
Ancor  porrebbono  aver  tale  flato , 
Che  lo  Re  Pier  fé  ne  porre' pentere . 

55.  Mandò  perque',  che  i'avien  condannato, 
E  difle  :  Quefto  mi  faria  vergogna, 

S'el  foflè  fanza  il  Re  qui  dicollaco  : 
57.  Mandianlone  a  lui  in  Catalogna, 
Ed  e'  ne  faccia  pofcia  che  gli  pare  j 
E  così  fu  fornica  la  bifogna  * 

Voi.  IV.  B  58.  E  qui 


iS  «ENTILOQyiO   GANTa   XXV% 

58.  E  qui  fo  fine  al  detto  ragionare. 
Ed  a  parlarti  di  Firenze  arrivo, 
Corne  la  piova  Arno  fé  traboccare. 

5p.  Dì  due  d*  Aprii ,  Domenica  d'  Uliv® 
Corfe  quel  fiume  per  molti  rigagnoli 
Della  Città,  com' al  prefente  ferivo. 

éo.  E  moke  cafe  dier  la  via  a  ragnoli. 
Che  infìeme  rovinarono  col  poggio. 
Che  dirimpetto  allo  Spedai  de'Magnoli, 

^i.  E  fu  a  molti  amar  più,  che  ftar  loggio.(2) 
Lafciamo  fiar  chi  fi  folTon  gli  offefi. 
Perocché  nuova  matera  ci  appoggio. 

61.  ApprefTo  poi  Fiorentini,  e  Saaefi, 
Piilolefi,  Pratefi  ,  e  Volterrani, 
E  li  Lucchefi,  e' Guelfi  Genovefi, 

63.  E'  Sangemignanefi  ,  e'  Colligiani , 
Tutti  fer  lega  infitme  ad  una  ferra. 
Giurando  di  confondere  i  Fifani. 

64.  E  i  detti  Tofcani  dovien  per  terra 
Guaftar  d'intorno  a  Fifa,  e  mane,  e  fera, 
E' Genovefi  per  mar  far  la  guerra. 

6s*  I  Fiorentini,  e  gli  altri  per  Valdera, 
E  in  altre  parti  ;  più  Terre  ac^uiftaro , 
Guadando ,  e  dirubbando  ciò  che  v'  era  • 

6^,  E  guerreggiando ,  era  loro  ordinaro 
D' affcdiar  Fifa,  e  metterla  al  dichino, 
E  non  vi  fi  vedeva  alcun  riparo. 

67.  Come  Iddio  volle,  il  buon  Conte  Ugolino 
De' Ghcrardefchi,  con  molta  prudenza. 
Di  Fifa  Guelfo,  e  grande  Cittadino, (h) 

68.  Ac- 


AS.  DI  CRISTO  I  284.  E  SEGG.  I9 

(58.  Accordo  venne  a  trattare  in  Fiorenza 
Con  cucci  quanti  i  Collegati ,  eccecco 
Genova,  e  Lucca;  e  pur  fi  fece  fenza. 

dp.  E  quefto  fu  dell'  accordo  Y  effetto  , 
Che  cacciaffer  di  Pila  i  Ghibellini, 
E' Guelfi  la  reggefier  con  diletto. 

70.  E  quefto  acconfentiro  i  Fiorentini , 
Solo  perch'  ebber  de*  Pifan  piecadc  , 
Come  debbono  avere  i  buon  vicini  • 

71.  Perchè  disfar  fi  dovea  la  Cittadc  ; 
Ma  e'  non  voller  fotto  le  lor  braccia 
Acconfentir  sì  (0  fatta  iniquitade. 

72.  Diffefi  allor,  che 'ncambio  di  Vernaccia 
Diecimila  fiorin  vennero  in  fiafchi 

A  certi  Fiorentin  della  procaccia. 

73.  Ma  io  no'l  credo  ;nè  Wpenio,  ch'e'nafchi 
In  quella  ,  eh'  è  d'  ogni  leanza  fonte  , 

Sì  facto  vizio  negli  uomini  mafchi . 

74.  E  di  Genna'  vegnente  il  detto  Conte 
Della  Città  di  Pifa  cacciò  fuori 

I  Ghibellin  con  difpetto  ,  e  con  onte, 

75.  Ed  egli ,  e  gli  altri  Guelfi  fur  Signori . 
Genovefi,  e  Lucchefi  fi  dolieno 

De' Fiorentin  ,  perch'erano  i  maggiori. 

76.  E  con  fectanta  galee  nondimeno 
Andarono  a  guaftar  Porto  Pifano  , 
E  li  Lucchefi  andaro  pe  '1  Terreno , 

77.  E  prefer  più  Cartella  per  lo  piano. 
Ma  certo  fia ,  come  s'  è  della  morte , 
Che']  prefo  alTedio  non  veniva  invano. 

15  2  78,  Ma 


10  CENTlLOQiriO    CANTO    XXV. 

78.  Mafe'J  Fiorentiii  fofle  ftaco  forte^   ^ 
Alla  promelTa,  Fifa  farla  ftaca 
A  borghi  fanza  mura,  e  fanza  porte. 

7p.  Ma  ella  fu  del  benificio  ingrata 
Contro  a  Firenze,  che  le  die  falute. 
Ed  ella  Tempre  poi  (0  T  ha  nemicata. 

80.  Sicché  avuce  n'  ha  mille  pentute 

11  Fiorentin  .  Lafciamo  flar  di  Fifa  , 
E  feguitian  d'altre  cofe  avvenute. 

81.  Pur  neirottantaquatcro  ancor  t' avvifa, 
Firenze  in  buono  flato  era  ficura , 

E  di  borghi  crefciuta  in  ogni  guifa. 

82.  E' Fiorentini ,  non  già  per  paura. 
Fondar  le  porti,  donde  leguitato 
N'è  poi  li  cerchj  delle  nuove  mura 

83.  Da  San  Francefco  alla  Porta  del  Prato. 
Ma   poi  s'abbandonò  quel  lavorio 

Per  la  Iconficca  del  Prenze  contato. («0 

84.  Ed  in  quel  tempo  ancora,  al  parer  mio. 
Si  fé  la  loggia  d'Orto  San  Michele, 
Dove  s'  onora  W  la  Madre  di  Dio  . 

85.  Nel  detto  tempo  Bagan,  WCan  crudele, 
Fu  Signore  de'  Tartari  chiamato  ; 
Ond'el  negò  poi  le  Criftiane  vele. 

86.  Perocché  fendo  prioia  battezzato, 
E  chiamato  Niccola  ,  con  effetto , 
Siccome  el  fu  Signore ,  ebbe  negato  ; 

87.  E  fecefi  chiamar  poi  Macometto, 
E  fu  nimico  del  popol  Criftiano 
Due  anni,  che  regnò  quel  maladetto. 

S8,  Un 


AN.  DI  CRISTO  I  284.  E  S£GG.  Il 

88.  Un  fuo  nipote,  e  padre  di  Cafano 
Si  rubellò  da  lui ,  e  '1  Signoraggio 
Gli  colfè,  e  poi  la  vita  di  fua  mano. 

8p.  E  Gargon  (p)  ebbe  nome  ,*e  come  iàggio 
De' Criftiani  fu  amico,  e  dì  palefe 
A'Saracin  faceva  fempre  oltraggio, 

pò.  E  a' Criftiani  facie  rifar  le  Chiefe,(^ 
Che  Macom^^tto  avea  fatte  disfare  , 
E'  Saracin  cacciò  di  fuo  paefe , 

pi.  E' Templi  lor  per  terra  fé  cacciare. 
Quefti  in  fua  legge  fu  Signor  diritto , 
Ma  pur  mai  non  (i  volle  battezzare . 

92.  L'anno  feguente ,  che '1  Soldan  d'Egitto 
I  falfi  Saracini ,  e  pien  d'  inganni ,  :^ 

Vennero  ad  ode,  come  qui  è  fc  ri  tto , 

P3.  A  un  Cafìello  in  Soria ,  con  affanni^ 
Che  fi  chiamava  Caftel  di  Margotto, W 
Ch'era  dello  Spedai  di  San  Giovanni, 

P4.  Ed  aflediarlo,  e  cavarlo  di  fotto , 
E  quafi  tutto  il  mifero  in  puntelli. 
Sicché  affocandolo  cadea  di  bocto . 

p^.  Quando  que' dentro  videro  i  faftelii 
Intorno  intorno  venir  della  ilipa, 
E  le  lumiere  con  accefi  panelli , 

p<5.  Della  fperanza  ciafchcdun  fi  ftipa , 
E  differì  Megli'è  campar  le  perfouej 
Che  lafciarfi  morire  in  quefla  ripa. 

P7.  E  dierfi  allor  con  quella  condizione  ^ 
E'I  Cartel  pe '1  modo,  eh- udirai,      , 
De'  Saracin  per  la  detta  cagione  # 

B  3  p8e  So 


22  CENTlLOOyiO  CANTO  XXV. 

98.  So  ben.  Lettor,  che  mi  riprenderai. 
Che  troppo  brieve  ti  dico  ogni  cofa  , 
Perchè'!  dir  lungo  m' ene  grave  aflai . 

99.  Se  vuogli  efler  più  chiar ,  leggi  la  profa , 
Ch'  a  quefto  mo  i'  ho  fatto  a  mio  diletto , 
E  d'  altri ,  fchifi  della  lunga  chiofa . 

100.  Molto  ne  lafcio,  e  niente  ne  metto: 
Non  più  di  queftoj  nell'altro  per  mancia, 
Poich'  è  compito  il  numero  perfetto , 

Diren  del  gran  Filippo  Re  di  Francia . 

FINE     DEL     CANTO    XXV. 


NOTE     AL     CANTO     XXV. 

Arg.  (t)  M^gL  E  guerra. 

5.  (a)  Magi,  co/t  diferti  di  chiavi , 

è,  (b)  Magi,  con  Carlo  malvolentieri , 
15.  (e)  Srr.  ivevitta  *  Tem.  in  verità, 
38.  (d)  Magi,  che  la, 

50.  (e)  Str.  Que*  di  MeJJi ;  forfè  per  ifcorfo  di  penna. 
53.  (f)  Magj.  Che  gli  dovejfe . 
61,  (g)  M7ig\,  Jlr alaggio , 
67.  (h)  Magi,  e  Str.    e  com  gran  Cittadino , 
71»  (i)  Srr.  così,         73.  (k)  Magi,  e  Srr.  «r// 
79.  (I)  Magi. /)/àf.         83.  (m)  Magi,   nomato, 
84.  (n)  MSS.  Dov^  e  finora  ;  forfè  errore  de'  Copifti . 
S^.  (o)  Villani  e.  99.  Tangodar  ,  fratello  d'Abagà» 
^9'  (P)  Villani  »  ivi ,  Argon  , 
90.  (q)  Magi,  qui  falta   al  fecondo  vcrfo  della  ftrofa  fc« 

giiente . 
93.  (r)  Vili.  e.  100.  Margatte. 


CAN. 


CANTO        XXVI. 


ARGt7MENT«, 


Aum  DI  Cowe  dalRff  dì  Francia  fu  fconfittor  \^]llani 

CR.  1184.      Quel  diRaona^e  rimafa  prigionei^i       1.7.£.ioi, 

e  fegg.       h  come  fi  fuggi ,  ficcom'  è  /crino  ,         e  fegg. 

J?  ców^  ;'/  Rl'  di  Frauda  fi  ?;zorio 

In  hriavg  tempo  ,  com^  piacque  a  Dio  . 

I^^T^Ant'era  inanimato,  ed  infiammato 
JL     Filippo  Re  di  Francia  contro  a  Piera 
Re  di  Raooa  del  tempo  paffato,     ^ 
t.  Ch'ogni  fuo  voglia,  ed  ogni  fuo  penderò 
Era  di  fare  afpriffima  vendetta  , 
^E  quefto  far  non  potie  di  leggiero, 

3.  Da  ogni  parte  molta  gente  alletta, 
E  Cavalisr  fi  trovò  in  Tolofana  , 
Poiché  la  Chiefs  fu  con  lui  riftretta , 

4.  Ben  ventimila  di  gente  fovrana  , 
E  duo  cotanti  pedoni  crociati, 

E  di  pecunia  piena  la  fontana  . 

5.  Moffe  di  Francia,  e  feco  ebbe  menati 
Due  tuo' figliuoli  quel  Signor  Reale, 
Filippo ,  e  Carlo  bene  accompagnati , 

6.  E*l  buon  Mefler  Cervagio  Cardinale 
Non  fi  partì  giammai  dalla  Corona» 
Rapprelentando  la  forza  Papale  . 

7.  E  così  cavalcarono  a  Nsrbona, 
Per  paflar,  ficcome  avea  ordinato 
A  prendere  il  Reame  di  Raona. 

B  4  8.  Ofl» 


14  CENTILOQyiO    CANTO    XXTI* 

8.  Onde  il  figliuolo  era  privilegiato 
Da  Santa  Chiefa ,  eh'  aveva  in  Proenzai 
Grandiflìmo  navilio  apparecchiato . 

j.  E  Giacomo  trovò  in  Tua  prelenza 
Fratello  del  Re  Piero,  e  fuo  ninìico  , 
Che  gii  avea  fatto  tor  con  fua  potenza 

IO.  Maiolica  d'Anfufo,  com'io  dico. 
Del  fuo  Padre  Re  Pier  primo  figliuolo, 
£  felnel  (f)  Re  ,  ed  e'  ne  fu  nen[ìJC0  . 

TI.  Di  Maggio  da  Nerbona  il  grande  ftuolo 
Si  mofiè,  e  cavalcaro  a  Perpignaao 
Per  le  Terre  d'Anfufo  di  Riuolo. 

12..  Milledugento  ottantacinque  invano 
Aviene  allora  in  quefta  caminata, 
Dalla  nazion  del  Salvator  Sovrano. 

13.  E  la  Città  d'AganneW  ebber  trovata. 
Che  per  Re  di  Raona  li  tenea , 

Fd  era  al  detto  Anfufo  rubellata. 

14.  E'I  Re  di  Francia,  quando  ciò  fapea. 
La  prefe  per  battaglia,  e  fé  morire 
Uomini ,  e  donne  quante  ve  n'  avea . 

15.  Che  non  ne  campò  altro,  allo  ver  dire» 
Che  lo  Baftardo  fol  di  R^ofiglione, 
Che'!  campanile  a  patti  voile  aprire* 

16.  E  lo  Re  poi  fanza  dimorazione 
Disfece  quella  Terra,  e  le  campagne 
Pcnfa  mandare  a  fimil  condizione . 

17.  Andonne  poi  appio  delle  Montagne > 
Che  per  confini  fon  di  Catalogna , 

E  lo  Re  Pier  co'fuoi  di  ciò  compiagne .  (^) 

18.  E  pre- 


AN%  DI  CRISTO  I  285.  E  SEGG.  2$ 

18.  E  prefe  il  paflb,  e  ciò,  che  ne  bifogna, 
Sì  la  forzò,  ed  in  perfona  vi  ftecce. 
Per  non  ricever  danno  ,  né  vergogna  • 

ip.  Sentendo  il  grande  efercico  ,  cemecte; 
Ma  pur  fi  confidò  nel  forte  paflb, 
Ch'ai  danno  arroge  chi  più  vi  fi  mette. 

20.  Già  era  dello  flar  Filippo  laflTo, 
Quando  il  Bafl:ardo  ,  a  cui  lafciò  la  vita, 
Difs*;  Io  vi  guiderò  per  altro  paffo. 

21.  E  *1  Re  prefe  de'fuoi  una  partita, 
E  feguitò  di  notte  quel  Baftardo, 
Che  li  guidò  per  un'  afpra  falita. 

22.  Onde  il  Re  Pier  non  pigliava  riguardo. 
Perchè  di  pruni,  e  fprocchi  era  sì  piena > 
Che  ufcir  non  ne  dovia  il  liopardo. 

23.  Ma  que' pur  la  falir ,  non  fanza  pena, 
Che  a'  cavalli  parea  con  gli  flocchi 
Forato  il  corpo,  ed  aperta  ogni  vena. 

24.  E  lo  Re  Pier  alzando  all'  alba  gli  occhi 
Vide  i  nemici ,  e  difle  ;  La  fperanza 

Da  ora  innanzi  non  vo',  che  m' imbocchi  ^ 

25.  E  con  fuo  gente  fanza  dimoranza 
Di  quindi  fu  partito  incontanente, 
E  rifuggi  dove  avie  più  fidanza. 

2(5.  Allor  pafsò  T  avanzo  della  gente 
Del  Re  di  Francia ,  e  nel  piano  fchicrata  s 
Mancando  vittuaglia  di  prefente. 

27.  Acquiftaron  Fighiera ,  e  Pietralata  ,(c) 
Ed  altre  Terre  ; 'n  queflo  giunfe  un  melfo  , 
6he  recò  lor  novelle  dell'  armata , 

28.  E  lo 


26  CBNTILOOyiO   CANTO    XXVI. 

aS.  E  lo  Re  fé,  che  le  porcaflb  ad  eflb 
Al  Porto  Roflèfens,  Dall'Acqua  Morta, 
Ch'era  da  quattro  migha  all'olle  preflb* 

29.  E  '1  Re  di  Francia  di  ciò  fi  conforta , 
Ed  affèdiò  Gironda,W  che  lo  iprona  , 
Avendo  vittuaglia ,  colla  fcorta 

30.  Della  fua  armata  ;  e  dentro  li  ragiona, («) 
Che  per  lo  Re  Pier  v'era  Capitano 

Il  buon  MeiTer  Ramondo  di  Cardona  : 

31.  Il  qual  ve<TfTendo  Torte  a  mano  a  mano, 
Mife  fuoco (f)  nel  Borgo  a  fuo  vantaggio. 
Per  iftar  poi  nella  Città  più  fano. 

32.  E  dava  all'ofte  si  grande  dannaggio, 
Che  '1  Re  giurò  di  non  partirfi  mai , 
Se  non  avcffe  quindi  fignoraggio. 

3J,  Ed  dll'afledio  dimorando  aliai, 
fi  l'olle  cominciò  molto  a  fcemarc  , 
Che  per  caldo,  e  per  puzzo  traen  guai; 

34.  E  cominciarli  quivi  a  raunare 
Alla  carogna  le  mofche ,  e*  tafani 
Tante,  che  alcun  non  vi  poteva  ftarej 

^S.  Ed  cran  peggio ,  che'  morii  di  cani 
Le  lor  punture ,  e  sì  fatta  femcnza 
Corrupper  l'aria,  e  morieno  i  Criftiani, 

36.  E  crebbe  tanto  quella  peftilenza. 
Che '1  Re  del  faramento,  eh' avie  fatto, 
Si  pente,  né  però  fece  partenza, 

37.  E  lo  Re  Pier  s'ingegnava  ogni  tratto 
Colla  fuo  gente  ftarfi  di  nafcofo , 

P«r  impedir  di  vittuaglia  ogni  atto. 

38.  E  '1  iilì 


AN.  DI  CRISTO  I  285.  E  SEGO.  2/ 

38.  E '1  di  dinanzi  alla  Donna  d'Agoflo 
Con  cinquecento  Cavalier  s'appaga 
Di  ftarc  in  guaco  con  gli  alcri  riporto; 

3p.  Che  gli  fu  detto ,  eh*  allora  la  paga 
Doveva  andare  a' Cavalier  Francefchi; 
Credette  averla,  ed  ebbe  piggior  piaga. 

40.  Perchè  certi  Baron  gagliardi,  e  frefchi  > 
Come  Dio  volle,  fepper  dell' aguaco, 

E  furo  a  cavalcar  molto  manefchi; 

41.  E  diflbno  :  Il  Re  Piero,  com'  è  ufato» 
Non  ufcirà  contr'a  noi  a  battaglia. 

Se  non  fi  vede  molto  vantaggiato, C) 

42.  Andianvi  pochi,  e  T  un  per  fette  vaglia* 
E  così  moffero  infieme  trecento, 

E  quando  furon  preflb  all'  avvifaglia , 

43.  E  lo  Re  Piero,  c'fuoi  con  ardimento 
Percofl'ero  a*  Francefchi ,  e  que'  Baroni 
Andaron  (l)  verfo  lor  di  buon  talento 

44.  Con  lance  prim^,  e  poi  con  gli  fpuntoni; 
Pier  fu  fconfitto,  e  poi  fedito,  e  prefo; 
Ma  poi  buon'  arme  gli  furon  gli  fproni  • 

45.  Tegnendo  uno  per  la  redina  actefo. 
La  cedonia  tagliò  della  man  manca  , 
E  con  gli  fpron  da  lor  fi  fu  difefo  5 

46.  E  poi  fuggendo  con  fua  gente  franca, 
Lafciando  affai  de'fuoi  fediti,  e  morti. 
Per  fuo  fcampo  n'  andò  in  Villafranca . 

47.  E 'I  Re  di  Francia,  e  fuo' Baroni  accorci, 
Sentendo  Piero  fconfitto  ,  e  fedito , 

Si  ilrinfono  a  Gironda  molto  forti. 

48.  Qu$* 


28  CENTlLOQyiO    CANTO    XXVI. 

48.  Que' dentro  prefon  fubico  partito, 
E  dierfi  a  patti ,  e  '1  Re  di  Francia  poi 
Fornì  di  ciò  >  che  bilognava  il  (ito  . 

49»  Già  n'  eran  molti  partiti  de*  fuci 
Legni  dai  Porto,  ed  andatine  via 
Ver  le.  cagion  ,  che  udite  aver  tu  puoi  : 

50.  Quando  Ammiraglio ,  Ruggier  deli* Oria ,  (^) 
Vegnendo,  per  (occorrere  il  Re  Piero 
Con  tutta  quanta  l'armata,  eh' a  via, 

51.  Perchè  fallato  fi  vide  il  penderò. 
Ed  il.  navilio  Francefco  fcemato, 
Percorre  nell'avanzo  ardito,  e  fiero • 

52.  E  per  abbreviar  noflro  trattato 

E'  gli  Iconfiffe  ,  e  MelFer  Inghirramo 
Del  Re  di  Francia  Ammiraglio  pregiato 
Sj»  Ne  menò  prefoj  e  poi  di  ramo  in  ramo 
Affocò  le  galee,  e  parte  n'arfe; 
Di  che  Filippo  fu  poi  molto  gramo. 

54.  Partiffi  il  vincitore,  e'  legni  fparfe. 
Giugnendo  il  Re  Filippo,  alla  rifcoffa 
Tutte  le  forze  fue  furono  fcarfe . 

SS»  Quella  gli  fu  al  cor  sì  gran  percola, 
Ch'  egli  ammalò ,  e  per  partito  prefe 
D'andarne  in  Tolofana,  e  fé  la  moffa. 

55.  La  gente  con  poc' ordine  fi  flcfe  , 
Chi  me' potev' andarne,  era'l  migliore, 
Sanza  pcniar  di  riceverne  ofifefe. 

gj.  E' Ragoneu ,  e' Catalan  di  core, 
Veggcndogliene  andar  così  sfidati , 
Prefero  il  paffo  con  molto  valore . 

S2.  Come 


AN.  DI  CRISTO  I285.ESEGG.  29 

58,  Come  i  Francefchi  ne  furo  avvifati  ,  * 
Mandar  da  parte  ii  Re  guardato  in  bara, 
Ed  e'  percoHèr  come  difperati . 

5^.  Ruppergli,  e  vinibnWdel  paffo  la  gara. 
Voi  cavalcaron  tanto  con  difìo  , 
Ch'  a  Perpignan  fu  la  lor  giunta  amara . 

60,  Perocché  quivi ,  come  piacque  a  Dio , 
Dì  due  d'  Ottobre  del  fopraddetto  anno  g 
II  Re  di  querta  vita  fi  p.^rtio. 

Ci.  La  fuo  morte  alla  Chiefa  fu  gran  danno> 
Che  per  crelcere  la  fua  lìgnoria  , 
Non  curò  mai   periglio  ,  ned  affanno . 

62.  E  la  (uo  Donna,  Reina  Maria 

Fé  gran  lamento;  e' parenti ,  e  gli  amici» 
E' figliuol  fero  il  corpo  portar  via, 

63.  Per  più  onore  de'  Reali ,  a  Parigi  ; 
E  quivi  fu  ripofto ,  ed  onorato  , 
Con  gli  altri  fuoi  m  Santo  Dionigi  • 

64.  Apprefib  fu  di  Francia  incoronato 

lì  fuo  primo  figliaol,  Filippo  il  Bello, 
Colla  Reina  Giovanna  dallato,^ 
6$.  Ritornoti  al  Re  Pier,  ficcome  a  quello > 
In  cui  valore  ogni  fiata  abbonda  « 
Come  pafl'ato  fentì  il  fuo  ribello , 

66.  Colla  fuo  gente  racquiftò  Gironda, 

E  que',  che  v'  eran  per  lo  Re  di  Francia 
Poveramente  n' andaro  alla  tonda. 

67.  E  lo  Re  Pier,  ch'aveva  d'una  lancia 
Nel  vifo  ricevuta  una  fedita 

Alla  fconficta;  e  tenevala  a  ciancia, 

(58.  Fri. 


30  CENTILOQUIO   CANTO     KXVI. 

68.  Prima  che  foffe  faldata,  o  guarita» 
Prefe  con  una  donna  tal  diietto  » 
Che  di  Novembre  ufcl  di  quefta  vica . 

6p.  E  nota ,  che  nell'  anno  fopraddetto 
Quattro  maggior  Signori  andato  ai  chino , 
Che  fofler  tra'  Criftiani,  in  vero  effetto: 

70.  Il  Re  Carlo  di  Puglia ,  e  po'  vicino 

Gli  fu  il  Re  di  Francia,  e  Pier  fu  il  terzo 
Re  di  Raona,  e  poi  Papa  Martino. 

71.  Non  è  al  mio  parer  sì  belio  fchsrzo, 
Che  non  rincrefca,  e  però  m*  aumilio, 
E  di  nuova  materia  ornai  ti  sferzo. 

72.  Nel  detto  tempo  vegnendo  W  navilio 
Di  Romania,  ch'era  di  Genovefi, 

E  d'altri  mercatanti  ad  un  concilio, 

73.  Li  rapportò  fortuna  ne'  paefi 

Di  Pifa,  e  da' Pifan  furon  per  fapa 
Tutti  rubati,  e  menatine  prcfi. 

74.  Dì  ventitré  di  Maggio  Martin  Papa 
In  Perugia  morì  ;  e  'n  (0  fuo  mortorio 
Non  fu  di  manco  il  valer  d'  una  rapa . 

!$•  Apprcffb  a  lui  fu  il  quarto  Papa  Onorio 
De'  Savelli  da  Roma ,  che  vivettc 
Due  anni  ;  e ,  come  ognuno  è  tranfitorio , 

76.  Morì,-  ma  infra '1  tempo,  ch«  ci  flette. 
Come  dicemmo  addietro ,  il  Conte  Guido 
Da  Montefeltro  a  Romagna  premette . 

77.  Ed  avendo  el  già  (««)  perduto  il  nido 

Di  Faenza  ,  e  di  Cervia ,  e  d'  altre  Terre , 
AH'ubbidenza  venne  fanza  grido 

78.  Del 


AN.  DI  CmSTO  I  2  85. 1  SEGG.  3  I 

7f.  Del  decco  Papa,  per  lafciar  la  guerre; 
Ed  e' gli  perdonò,  ed  in  Piemonte 
Il  coafinò  i  e  quivi  ebbe  le  ferre. 

79.  E  fece  apprelTo  di  Romagna  Conte 
iMeffer  Guiglielmo,  Provenza!  novello; 
E  di  lui  baftin  le  parole  conce. 

80.  Allora  i  Frati  di  Monte  Carmello , 
Che  del  Carmino  fon  da  noi  chiamati , 
E  Santo  Elia  fu  lor  Padre,  e  Fratello, 

8j.  Veftivan  tutti  di  panni  torchiaci 
Per  Io  traverlo  di  bigio,  e  di  bianco. 
Che  piuttufto  parean  buffon,  che  Frati. 

S2.  E'I  detco  Papa  valorofo ,  e  franco 
Fece  lor  far  la  Cappa  bigia  intera  , 
Comecché  poi  mutata  fi  è  quclT  an'To.W 

83.  E'I  Soldan  Saracin ,  che 'n  quel  temprerà. 
Benché  de' Criftian  foffe  quel  Convento, 
Avie  'n  divozion  cotale  fchiera. 

84.  Ma  poich'ebber  mutato  veftimentOj 
E  non  vedien,  come  Santo  Elia 
Avie  veftito  nel  cominciamento, 

85.  Pe'l  Papa  difpettar  li  cacciò  via, 
E  '1  Monte  fu  da'  Saracin  da  fezzo  ; 
E  quefto  badi  di  tal  diceria. 

t6.  Apprcffo  poi  il  Vefcovo  d*  Arczz© 

Fé  rubellare  a'  Sanefi  vicini 

Caftel  Sanca  Cecilia ,  e  mutar  vezzo . 
$7.  A  priego  di  molti  altri  Ghibellini , 

E'  diede  a'  Guelfi  gran  turbazione  ; 

Ma  colla  forza  poi  de' Fiorentini , 

88.  E  del. 


31  CENTlLOOyiO   CANTO   XXVI. 

88.  E  della  Taglia ,  eh' avia  per  Campione 
Il  franco  Conte  Guido  di  Monforte  , 
V'andò  il  Sanefe  a  ofte  per  ragione; 

8p.  E  cinque  meli  ftecce  in  quelle  forte, (o) 
Gittandovi  i  trabocchi ,  com'  i'  ferivo , 
Nè'l  Vefcovo  al  Cartel  dar  potia  fcorte  .(p) 

90.  Onde  que'  dentro  il  Sabato  d'  Ulivo 
Se  n'  ufcir  fuori ,  e  furne  morti  affai , 
E  chi  fu  prefo,  fu  impiccato  vivo. 

pi.  E  '1  Caftel  fu  disfatto  con  lor  guai 
Infino  a'  fondamenti  a  mano  a  mano  : 
E  vo'che  fappi  quel,  eh'  ancor  non  fai; 

92.  Che  in  Firenze  era  car  tenuto  il  grano, (4) 
Che  valea  lo  (0  fta'  foldi  diciotto , 

E  trentafei  il  fiorin;  queft' è  certano. 

93.  Nel  detto  tempo  in  Firenze  condotto 
Fu  dello 'mperio  Vicario  di  frefco, 
E'n  Cafa  Mozzi  fece  fuo  ridotto, 

94.  Meffer  Giovanni ,  e  fu  di  que' dal  Fiefco , 
Mandato  da  Ridolfo  Imperadore, 

E  Papa  Onorio  quel  fé  far  di  frefco  • 
^5.  A  tutte  Terre  Guelfe  ambalciadore 
Mandò ,  che  compariffer  eotal  giorno 
A  giurar  d'ubbidire  al  fuo  Signore. 
^6,  Ma  ninno  ce  ne  venne ,  e  con  ifcorno 
N'andò  Arezzo,  e  là  fece  sbandire, 
I  Fiorentini,  e  gli  altri  Guelfi  intorno, 
^j.  E  non  veggendo  ad  alcuno  ubbidire, 
(Forfè  che  peggio  acquiftar  fi  credette,) 
È'  cornò  nella  Magna  al  maggior  Sire . 

98.  L'an- 


Af^.  DI  CRISTO  1287.  E  SEGG.         .  33 

98.  V  anno  milledugento  ottantafecce 
Onorio  Papa  fi  morio  a  Roma  , 
Che  poco  tempo  in  fu' letto  giacecte. 

pp.  E  lecondochè  il  Libro  di  lui  noma. 
Con  parte  Ghibellina  tenne  al  mondo, 
E  della  Guelfa  poft  giù  la  foma. 

lOD.  Dei  prefente  Capirol  fiamo  al  fondo; 
Nel  principio  dell'altro,  di  Fiorenza, 
Lettore  ,  alquanto  ti  farò  giocondo , 

Sv  tu  fé' vago  di  giufla  fenrenza. 

FINE    DEL     CANTO     XXVI. 


NOTE     AL     CANTO     XXVI, 

IO.  (t)  Str.  Fd^ue  .  Tem.  Fene!  , 
13.  (a)  Villani  ì.j.c.  loi.Gaftne , 
17.  (b)   Magi.  B  lo  Rl' Piero  di  ciò  coi*  fuoi  compì agn^ . 
27.  {Q)Fichiera,  Così  Vili.  1.  git.  i  X^SS,  Ficht:ra ,  e  Pe- 
tra Ita  . 
a 8.  n  Vili,  ivi,  Rofes. 

29.  (d)  Villani  L.cit.  Girotta. 

30.  (e)  Magi.  Della  fuQ  armata  dentro  jl  ragiona  > 

31.  (f  )  Str.  fuoca  . 

40.  (*)  MSS.  molto  gran  vantaggia  » 

43.  (g)  Magi-  Andavan\ 

50.  (h)  Magi.  deW  Oria, 

5?'  (Ó  Str.  vìnfel,  Tem.  Ruppegli ,  e  vìnfer , 

'ji.  (k)  Magi,  veggendo.         74.(1)  Ivi,  morì  y  in  fuo , 

77.  (m)  Magi.  Ed  avendo  già.      Zi.  {n)\vìy  quel  bianco  .  . 

%9.  (o)  Maghe  Szr.fojìe-  (p)Ne'l  Vefco  al  Cajìel  dar potiefirte, 

^2.  (q)  Magi,  e  Su.  iafgian©  il  grano .  (r)  Magi.  Ch  varca . 


Voi,  ir.  C  CAN- 


H 

CANTO        XXVII- 

AKGVMZKr«« 

viL.l.y.c.ijf* 
Aitili  m  Dì  Totto  de'  MdzzÌHghì ,  e  pò*  dell*  ofle  ,     e  iegg. 
CR.  1 2S7.      C/y  andò  (f)  Arezzo ,  eficcomé  a  quel  tempo 
e  i"cgg.        Fuor  di  Firenze  le  ^nfegne  eran  p^fie , 
^^         E  che  dagli  Aretini  i  Icr  paeji  [tLy 
Al  Toppo  furo  /confitti  i  Sane  fi  ^ 

1.  /^Tcantafccte  con  milledugento 

V-/  Corrcvaa  gli  anni  dei  Signor  Sovrano, 
Quand'era  Podeftà  in  Firenze  accento 

2.  MeflTer  Matteo  di  quelli  (^  da  fogliano, 
A  così  fatto  uficio  lavio ,  e  dotto  ; 

Ed  al  fuo  tempo  gli  fu  meflb  in  mano 

3.  Un  micidial ,  eh'  aveva  nome  Totto 
De'  Mazzinghi  da  Campi ,  e  nella  tefta 
Per  lo  ftatuco  il  condannò  di  bocco  . 

4.  E  poi  mandando  la  Giuftizia  prefta, 
Meffer  Corto  Donati  alla  Famiglia 

Il  volle  cor  con  altri  a  Cao  richiedi. 

5.  Ma  pur  difefo  con  ardite  ciglia 

Lo  rimenard  addietro  al  primo  ftallo, 
E  fu  tenuto  albr  gran  maraviglia. 

€.  Il  popol  traffe  a  piede,  ed  a  cavallo. 
Gridando  tutti  giuftizia  ,  e  ragione  ; 
E  '\  Podefta'd'  allora  fanza  fallo 

^r.  Rivolfe  tutta  la  condannagipne , 
E  condenriol,  eh' e'  fofle  ftrafcinato 
Per  tutta  la  Città  come  fellone  , 

8.  E  per 


AN.  DI  CRISTO  1287.  E  SEGO.  35 

8.  E  per  la  gola  poi  foffe  impiccato; 

E  cosi  fu  per  maggior  fua  triflizia. 

E  poiché '1  popol  lì  fu  racquecato  , 
j).  Minacciar  poco  valfe ,  od  amicizia  ; 

Che  molti  condannati  ne  fur  pofcia , 

Ch'avien  voluto  impedir  la  giuflizia . 
jo.  D'altra  materia  ornai  il  mio  dir  crofcia. 

Perocché  i  Ghibellin  crebber  baldanza , 

E  morto  il  Papa  diero  a'  Guelfi  angofcia  • 
li.  Ed  effondo  creata  nuova  ufanza 

In  Arezzo,  e  fattovi  un  Caporale, 

Che  fi  chiamò  Prior  di  popolanza» 
|2.  E  fu  di  molto  grande  ardire;  il  quale 

Perfeguitò  molto  i  Grandi,  e'pQ(Ien|i; 

Onde  parendone  a  lor  molto  male, 

13.  I  Guelfi,  e' Ghibellin  co' faramenti 
Infjeme  fur  ,  goflolì ,  e  Tarlaci, 

E  ch'abbattere  il  popol  far  concenti < 

14.  Corfer  la  Terr-a,  per  modi  ordinati > 
E  fur  vincenri;  e  fé  tu  mi  domandi 
Del  Priore:  gii  ocphi  gli  fur  cavati- 

15.  E  poi  i  Ghibellini,  e\GuelfiQraiKÌt 
.Furpa  Signor;  ma  poco  vi  duraro, 
Com/ udirai  innanzi  ,  che  più  vadi, 

16.  I  Ghibellini  era  loro  ordinare. 
Che  '1  Vefcovo  facefle  raunata 

Di  fuori  ,eVGurelfì  non  fé  ne  guardare. 

1 7.  Que*>  ci\'  eran  denjtro ,  una  porta  ^bbon  data. 
A  que'  di  fuor  ;  pa  r  uno ,  e  T  altr<>  infieme 
•La  parcc  Guelfa  fuor  o' ebber  cacciata. 

C  a  18.  E'I 


36  CENTILOQIJIO    CANTO   XXVII. 

l8.  E'I  Vefcovo  con  tanto  sforzo  pneme, 
Che  fu  Signor  del  Connune  Aretino  , 
Ed  ogni  Guelfo  allocra  di  lui  teme. 

fp.  Gli  ufciti  Guelfi  il  Monte  Sanfov-ino, 
Ed  il  Cartel  di  Rondine  ebber  prefo  , 

.   E  fecer  lega  poi  co!  Fiorentino  • 

20.  E  con  molti  altri  Guelfi  ebber  comprefo, 
Ch'e<][li  ebber  da  coftor  si  buone  fpalle> 
Che'Ghibellin  dubitaron  del  pefo, 

ai.  E  fecer  sl>  che  Aveller  Prenzivalle 
Venne  ad  Arezzo  Vicaro  d'Imperio, 
E  d' ogni  parte  da  monte,  e  da  valle 

22.  Raunò  Ghibellin  ,  con  difiderio 

Di  far  portar  la  foma  al  Fiorentino, 
Ed  al  Sanefe  di  lor  vitiperio. 

23.  A  Montevarchi  fu  il  primo  camnf>ino, 
Arfon  d'intorno,  ed  andaronne  a  Chiufi  , 
E  cacciaronne  i  Guelfi  a  lor  dimino» 

24.  B' Ghibellini  a  lega  ebber  conchiufi, 
E  così  fecer  di  Montepulciano , 
Benché  di  volger  màntcl  fi  fieno  ufi. 

25.  Nér  detto  tempo  in  Cafa  il  Cerretano 
S'apprefe  il  fuoco;  (dico'i  per  gli  avari) 
Ch'una  balia  fuggì  col  fanciul  fano. 

26.  Ricordandofi  poi  de'  fuo'  danari, 
Tornò  per  cffi ,  e  col  fanciullo  in  braccio 
Rimafero  amendue  nel  fuoco  pari. 

27.  Ancor  nel  detto  tempo  non  ti  taccio 
L'arrnata,  eh' a  vie  fatta  il  Conte  Art^fe, 
Balio  dii  Carlo >  e  per  fuo  gran  procaccio 

28,  Da 


AN.  DI  CI^ISTO  llSj.E  S£GG.  }? 

2,8»  Da  Napoli  fi  rnoffe  di  palefe  ; 
Mailer  Rinaldo  Daneìli  a  fao  pofta 
Paisò  in  Cicilia ,  e  là  per  forza  prefe 

2p.  Subitamente  la  Città  d'  Agolb , 
Ed  a  Brandizia  rimandò  il.navile> 
Per  rifornir  la  Terira  fanza  folla  • 

30.  Ma  come  i[  feppe  quel  Signor  gentile,  ^ 
Don  Giamo  (e)  Re  di  Cicilia  ,  e  Raona  » 

,  Raunò  gente,  e  non  fé  come  vile.   ,. 

31.  E  la  detta  Città  non  abbandona^  .  t 
Ed  afTediolla  intorxio ,  intorno ,  a  fine 
Di  racquiftarla  ,  e  ne  mandò  „in  perfona 

32.  Mclier  Ruggieri  a  guardar  le  marine, f^) 
Perchè  T  A<?orta  non  folle  fornita , 

Ned  altra  armata  s' aggiugneffe  quine.W 
33»  E.  quando  la  novella  fu  fentita  •  ,        ..  ^ 
Dal  Conte  Artefe ,  fece  grande  armata-,^' 
Per  dar  Ibccorfo  air  Agoda  sfornica  > 

34.  Ed  Ammiraglio  fé  di  tal  brigata 
Il  Genovefe,  Mefier  Arrighino, 

Ne  fu  la  prima  j  eh*  egli  avie  guidata» 

35.  Mefler  Ruggier,  che'l  feppe  inrrò  in  cammino 
Colla  fua  armata,  e*l  giorno  de!  Batifta 
Fu  nel  Porto  di  Napoli  il  rnattino. 

36.  E  dentro  faettar  eoa  moka  villa, ,-^^^ 
jViilaneggiando  di  parole  molto  • 

11  Conte  Artefe,  e  gli  altri  di  Tuo  liHa. 

37.  Onde  i  Baron,'che  fìavano  in  afcolco , 
Comandamento  non  voller ,  nò  cenno. 
Gorfero  alle  galee  con  chiaro  volto 

c  3  33.  Il 


4.27998 


3$  CENTILOOyiO   CANTO   XXVIt. 

38.  Il  Conce  di  Monforte,  e  quel  di  BrcftnOi 
Da  più  Francefchi,  e  Provenzal  feguiti  * 
Sanz' ordine ,  con  farla,  e  fenza  fenno* 

39.  E*Cacalan,  che  s'eran  già  partiti, 
E  dilungati  delle  miglia  fci , 
Veggendofi  per  tal  modo  aflaliti , 

40.  A  lor  fi  volfer  con  gli  animi  rei , 
E'FrarKefchi  percofler  francamente 

Con  tal  romor  ,  che  contar  na'l  potrei. 

41.  La  battaglia  fu  grande,  é  finalmente    '^ 
Perderano  i  Francefchi,  perchè  in  mare 
Della  battaglia  non  fapean  niente . 

42»  Molti  ne  furon  morti ,  ciò  mi  pare , 
E  prefi  affai,  che  la  candannagione 
Pagarono,  e  poi  far  lafciati  andare. 

43.  Quel  di  Monforte  fi  morì  in  pregiòi»c  ,* 
Carlo  Martello  ne  dibafsò  molto  » 

E'I  Come"  Arcefe  ,  ed  ogni  foo  Barone; 

44.  E  non  fperando  aver  foccorfo  mai, 
Agofta  s'arrendè  dopo  T  affanno. 
Saputa  la  fconfitta,  erudirai. 

'45.  E  tra  le  dette  parti  per  un  anno 
Sr  fece  pofcia  triegua  generale. 
Or  ti  muco  maceria  d'altrui  danno. 

46.  Nei  detto  tempo  il  dì  di  Carnafciale 
S' apprefe  in  Firenze  il  fuoco,  e 'n  vampo 
Arfe  un  palagio  nobile,  e  reale, 

47.  Che  teneva  di  vero  fanza  inciamp'o^, 
E  non  pcnfar  ,  che  qui  bugìa  coperchi. 
Dà  Cafa  i  Pazzi  a  Santa  Maria  in  Campo; 

48.  11 


AjJ.  DI  CltlSTO  i  287.  É  SEGG,  3^ 

48.  Il  quale  allotta  era  di  Neri  Cerchi, 
Pognan,  fch'egli  il  rifecer  viepiù  bello  ^ 
Perocché  di  danari  avien  foperchi. 

4p.  E  nel  dece'  anno  ,  còm'  io  ti  favello , 
Per  Cattedra  San  Piero,  al  fuo  onore^ 
I  Cardinali  fer  Papa  novello 

^o.  Niccola  quarto,  e  fu  Frate  Minore: 
Regnò  quattf'  anni  ,  e  nella  Papal  gonna 
A' Ghibellini  die  molto  favore, 

51.  E  fece  Mefser  Pier  della  Colonna 
Di  Roma  fuo  Cardinal,  nonoftante  , 
Ch'  egli  aveffe  in  quel  tempo  fpofa  ,  e  donna* 

j2.  E  lei  fé  monacar  con  altre  alquante; 
E  fece  degli  Orfin  Cardinal  poi 
MeiFer  Napoleone  a  lui  davante , 

53.  Peroch' egli  era  nemico  de' fuoi 
Conforti  ,  eh'  eran  Guelfi  ,  e  ftu  (^)  fé'  dotto  ^ 
Perch*  egli  il  fece,  omai  conofcer  puoi. 

54.  Negli  anni  milledugento  ottantotto 
I  Fiorentih  con  più  Guelfi  fer  lega  , 
Volendo  mettere  Arezzo  al  difotto  ; 

§$.  Perchè  il  Vefcovo  lor  metteva  in  piega 
Con  altri  Ghibellini  il  lor  Contado, (&) 
E  quel  di   Siena  con  fimile  fega. 

$6.  E  folamente  del  lor  Vefcovado 
Fero  ottocento  a  cavai  cavallati ,    . 
Grandi,  e  popolan  ,  di  lor  buon  gfadd^ 

57.  E  fer  trecento  Fiorentin  fòldati  j 
Sicché  fi  ritrova ronì  con  gli  fproni 
Pa  dumila  fecento  bene  armati, 

C  4  5^.  E  (J#^ 


4©  CENTlLOQyiO    CANTO   XXVIU 

58.  E  dodici  migliaia  di  pedoni, 
E- Torte  fcr  bandir  fanza  fallanza  , 
E  pofcia  dier  le  'nfegne  ,  e'  Gonfaloni  ♦ 

S^.  A  Ripoli  otto  di  fer  dimoranza. 
Perocché  folamente  per  grandigia 
Tenie  Firenze  allora  quel!"  ufanza  ; 

60.  Perchè  la  moffa  lor  non  fofìQ  bigia, 
Ma  chiara  a  tutta  ^ente ,  e  cheM  nemico 
Poteffe  riformar  la  fuo  valigia . 

61.  S'io'ldiffi  per  addietro,  ed  anche  il  dico^ 
Il  fo ,  perchè  mi  piaccion  le  propofte 
Del  bel  coftume,  ch'era  a  tempo  antico* 

62.  Il  primo  dì  di  Giugno  moffe  T  oite  , 
E  nel  Contado  fur  degli  Aretini  > 

E  Leone  W  disfecer  fanza  fofre. 

63.  Poi  prefer  Caftiglion  degli  Ubertini, 
E  ben  quaranta  d'  altre  lor  Fortezze 
Innanzi,  ch'egli  ufcifTer  de' confini. 

64.  A  Laterina  poi  moftrando  afprezze 
Capitan  v'era  Lupo  degli  Ubsrti, 
Ch'  a  patti  s  arrendè  fanza  durezze  . 

6$.  E  quando  biafimato  fu  da  certi, 
Rifpofe  motteggiando:  1' mi  vi  fcufo, 
Ched  i'  avea  molti  ma' dì  fofFerti  : 

66*  E  fapete  ,  che '1  lupo  non  è  ufo 
Di  flar  ferrato  fanza  manicare  ; 
Ond' io  ftar  non  volli  più  rinchiufo. 

67.  Giugnendo  poi'  Sanefi  a  guerreggiare  > 
Con  quattromila  a  pie  fanza  dimoro, 
E  quattrocento  Cavalier  d'  armare , 

68.  Da 


Al^.  DI  CRISTO  I  288.  E  SEGG.  4I 

(58.  Da  parte  voller  far  campo  per  loro , 
Guadando,  e  dirubando  arne/ì,  e  panni, 
E  tagliar  l'Olmo,  ch'era  lor  teforo. 

6^.  La  vilia  di  MeiTer  Santo  Giovanni 
li  vento  (tracciò  lor  trabacche,  e  tende, 
E  die  lor  fegno  di  futuri  danni. 

70.  Il  di  di  San  Giovanni  il  cor  s'  accende 
A' Fiorentini ,  e  fchieranfi  inful  prato, 
PreiTo  alla  porta  d'  Arezzo  ,  s' intende  ; 

71.  E  fer  correre  il  palio  al  modo  ufato , 
Come  in  Firenze  fanno  per  la  fefta, 

E  fer  più  Cavalier  dall'altro  lato. 

72.  E  l'altro  di  fi  mofl^er  fanza  refla, 
Volendo  ritornare  in  lor  paefi. 
Fuggendo  i  Fiorentini  gran  tempefla. 

73.  E  richiefer  ai  muovere  i  Saaeii  , 
Che  per  lor  ficurtà  da  Montevarchi* 
Con  loro  infieme  n'andaffer  palefi. 

74.  Ed  e*rifpofon:  Non  vi  date  incarchi 
De' noftri  fatti  ;  noi  fappian  la  via, 

E  non  abbiam  bifogno  de' voftri  archi. 

75.  E  con  fuo  gente  fé  lor  compagnia 
Il  buon  Conte  Aleffandro  di  Romena , 
Che  della  Taglia  aveva  fignoria  . 

76.  Partiti  i  Fiorentin  da  que'di  Siena, 
Ritornato  W  a  Firenze  con  vettoria. 
Che  d'  allegrezza  fubito  fu  piena . 

77.  E^  Sanefi  n'andaron  pien  di  boria. 
Per  guaftar  Lucignan  di  Valdichiana, 
Non  per  bifogno,  ma  per  vanagloria. 

78.  Quan- 


42        CÈì^fWisiàSt^  ékl^fè  xxvir. 

78*  Quando  fentl  la  lóro  andata  vana 
Mellèr  Guighelmo  Pazzo,  e  favio  troppo, 
D'  Arezio  ufcl  còri  ju'g  gente  fovrana, 

7p.  E'à  guato  fÌQnc  dilla  Pieve  al  Toppo,* 
Dòv^é  giùgnendo  i  Béfli  con  baldanza, 
E  fprovvedùti  /  li' èbb'er  rtiafc  intoppo. 

80.  Che  gii  Aretini  con  rìnofta  arditanzà 
Scórifiiìcfo  i  Sa'néfi ,  e  dibaffaro 

Per  quéfto  fatto  i  Guelfi  lor  poffanza  . 

81.  E  gli  Aretini  ih  faperbia  móntaro  , 
Come  più  innanzi  àe  faren  contata  ;W 
E  quéfto  bafti  al  dólce,  e'd  all'amaro  * 

82.  In  quéfto  tempo  elTendo  ili  Fifa  nau 
Una  divifibhc  infra  tre  Sette , 

Per  cui  la  Signoria  età  bra^'ata  » 

83.  E  Capòral  dell'  uria'  delle  dette 

Fu  di  Calavra  il  buoh  Giudice  Nino^ 
Con  c^rte  Cafe  a  lui  più  riftxetrc  ; 

84.  DeiraltVa  Capò  fu  il  Conte  Ugolino, 
Con  altri  Guelfi ,  eh'  eran  volentieri 

A  feguirarlo  la  fera ,  e  'ì  mattino  ; 

85.  Dair  altra  l' Arcivefcovo  Ruggieri    . 
Co^  Lanfraachì ,  Gualandi ,  e  Srimondi , 
Ed  altri  Ghibellini  a  ciò  leggieri; 

8(5.  If  détto  Conte  con  penfier  profondi 
Tradì  il  nipote ,  fil  della  figliuola, 
Giudice  Nino  ,  e  fuo*  Guelfi  fecondi  j 

87.  E  fé  coir  Arcivefcovo  fuo  fcuola, 
Ed  ordinò  ,  che  quel  foftè  cacciato 
Go'  fuoi  feguaci  »  e  prefo  alla  tagliuola. 

8S.  Quan- 


AN.  DI  CRISTO  1288.1  itóG.  4f 

88.  Quando  il  Giudice  Nin  fencl  il  trattato  / 
Ch'àvia  facto  il  Conce,  e  eon  l'uo' tralci 
Non  f(inténdofi  force  a  tal  mercato-r    ^^ 

8p.  Ulcì  di  Fifa,  ed  andoffcne  a  Calci,      .^ 
E  co'  Lucchefi  ,  e  co'  Fiorentin  fece 
Compagna,  e  lega  d' altro ,  che  di  falci, 

5)0,  Contro  a' Pi  fa  ni ,  ficcome  gli  lece, 
E'I  Conte  prefc  poi  la  fignoria  ,     i-'i^vi 
Curando  della  Lega  men  rì' an  cece^'-^' 

pi.  Ma  piacque  a  Dio,  ed  a  Sanca  M^riaV 
Che  per  gli  fuo'  tradimenti ,  ed  inganni , 
TenelTè  poco  sì  fatt^  bali^.  ' 

92.  Perocché  non  dinanzi  a  quel  molti  anni, 
li  Conte^  A  nfelmo  fece  avvelenare     ----- 
Figlino]  di-  fua  firocchia  con  affanni . 

93.  Avvenne,  che  nel  fuo  fignofeggiare  ,* 
•' Veggéfìdcj  i' A rcivèfcovo  partici 

Parte  ^d' Guelfi,  Ir  volle  ca(^ciare,  . 

94^  Moflfando ,  ch'egli  avie  i  Pifan  traditi. 
Rendendo  a' Fio^entitii  j  ed  a' Lucchefi       ^ 
Certe  Caftella  ;  onde  per  ta^  partici ,  : .,  \-' 

95.  Due  fuo' figliuoli,  e  tre  nipoti  preffi,  .:'S 
Furon  con  lui  infiemé ,  e  fuvvi  mòrto  -^^ 
Il  bàftardo,  e  '1  nipote  ,  a  ciò  che'ntefi  :  W'^ 

$6,  E  que' mefil  in  pregion  fanza  conforco  ^^ 
E  tutti  i  fuo'  feguaci  fuor  di  Pifa 
Cacciati  furo,  ed  amico, ('")e  conforto. 

97.  D'  Agofto  poi  n'  ebbe  caro  di  rifa 
Pifa ,  perocché  i  fuoi  Guelfi  cacciati, 
Lucchefi,  e  Fiorsntin  fanza  divifa 

^S.  Coir 


44        CENTiLooyio  cAìN^ro  xx7ir. 

98.  Coli' ode  far  nel  fao  Contado  andati, 
E  coxiquiftaro  il  bel  Cailel  d'.A("cunai  ("ì 
Onde  i  Lucchefi  a  cala  ritornaci  ,^f<ckl 

9p.  N^Ua  Torre  di  quello,  a  mano,; a  mano 
Fecer  d' intorno  por  dimoiri  Xpecchi , 
.Perchè  vi  fi  fpecchiafTe  entro'  il  Filano^ 

loo.  I|  qual  pot^^a  ben  dir  :  Tu  là  ci  becchi. 
Lalbian  di  loro  ,  cii'  ancor  troverrai ,    . 
Che  la  vendécca  tempera  gli  orecchi,'^ 

Se  più  innanzi  aìquanco  leggerai  • 

"fine.,  pìè  ti  jpì#:n  T^OQ,^ié^riié\  t .-  -^jT 


N  O  T  E    A  V    C  A  N  T  O  ^  XXVtì.^' '  5^  '' 


<TM 


l.. 


Arg.  (t)  Magi,  mandò,     (a)  Magi.  Che  d&gUArfini  «7  V 
paefi  ,  ^^tv,  E  che  dagli  Eritini  il  /or  ^«^  ,..,  ^.j 
i,Xh)  Szvldi  que',,  '     ''     :  ■        'l'V" 

3»    (e)  Sc'r.  e  Tem.  'Giano  .  Magi.  Gano  .Villani  Giamu  ^ 
32,  (d)  Magi,  /a  'marina.  ■  {e  ivi  ,  Sl'^^^  ' .'-i  ^^^ 
53.  (f)  Magi,  fé  tu,  intero,  .     '^l^  Tit^O 

5>«  (g)  Magi,  al  lor' contado  .Temè  in  lor  ire,    ■  *^"- 
($z,  {h).  M^g\.  E  LiònZ- '    -    ,Li\ 
'jó.  (ì)  Str.  e  Tem. /TGruara,    ■> 
i  I .,  .(k)  Magi,  fa  raccontata  . 

j)^^  (1)  Magi,  e  Tem.  ìhmtefì y  forfè  per  eh'  io  'ntefi . 
^6.  \jm)MA%\.Q  Tem.  amici ..         .    :::^'?.    . 
$?^.  (n)  ì^lhgì.  di  Scmna.. 


CAH^ 


C    A    N    T    O        XXVIII. 


ARGUMEKTO 


A^iMl  DI    De!  Vìfan  Conte  IJgoli»/) ,  e  de'  fuoi ,  (i^  viLC  A>^;! 

CR.  1288.      E  come  la  Reni  jt  portò  prima  ,  I.7.C.122. 

e  fegg.       E  cofne  P  Arno  fé  oltraggio  a  noi  y  efeg^r 
E  Carlo  fue  incoronato  a  tondo  , 

Ed  Arezzo  f con  fitto  a  Certomondo  .  ^  ^\ 

ì.  ^^fEl  detto  tempo  ,  fé  '1  libro  non  err^»- 
ìN    In  Fifa  eletto  fu  pe' Cittadini 
lì  Conte  Guido  Capitan  di  i^uerra  ; 

2.  Ch'  era  in  Piemonte  ,  W  e  rompendo  i  confini 
A  Fifa  venne,  e  fu  Icomunicato 

Con  tutti  i  fuoi  grandi  ,  e   piccolini. 

3.  E  giunto  in  Fifa  ,  pienamenre  dato 
Ogni  albitrio  (b)gli  fu,  e  ogni  balìa, 
E  fugli  il  Conte  Ugolino  allegnato, 

4.  Co' figliuoli ,  e' nipoti  in   pregionia 
In' una  Torre  preÌTo  agli  Anziani, 
E  poich'  egli  ebbe  udita  fuo  follia  , 

5.  Chiefe  le  chiavi,^  po' colle  fue  mani 
Le  gittò  in  Arno,  e  fec^  conficcare 

La- porta,  e  tutti  i  lor  penfier  fur  vàQi* 

6.  Iftati  eran  due  di  fanza  mangiare j'^'P/^^'V 
E  fanza  ber,  quando  a  bod  levate 
Dimandar  di  poterfi  conf;;(Tare  , 

7.  Né  conceduto  fu  Prete,  né  Frate, 
E 'n  pochi  giorni^  morir  di  fame, 
E^  fiìortà  era  per  toro  ogìni  pierate  . 

8.  Qjan- 


46         CENTILOQUIO    CANTO    XXVIII. 

8.  Quando  alla  Torre  s'aperfc  il  ferrame, 
V  un  lòpra  T  altra  fur  mojrci  trovati  » 
E  tiratine  (e)  fuor  come  letame, 

p.  E' fur  miferamence  forte r rati  ; 

,  J^flja.  delU  crodeUà  ,  eh'  avieoo  afata 

.:!  Pifan,  furon  molto  biafimati . 

iduD^ allora  in  qua  fu  la  pregion  chiamata» 
La  Torre  della  iàme,  e  fa  ragione. 
Di  Fifa  bafti  per  quefta  fiata . 

\\.  Nd^  4etto  tempo  ufcì  fuor  di  prigione 
Il  Pre-nze  Carlo;  e  lo  Re  Adoardo 
Deir  Inghilterra  fé  ne  (q  Campione . 

%2f.  Promife  il  Prenze,  che  fanza  riguardo 
Con  Cario  di  Valofa  adoperrebbe, 
Ch'ai  privilegio,  ch'egli  avia  gagliardo» 

13.  Della  Raona  fi  rifiuterebbe, 

E  fé  cr^  non  faceffe  fra  tre  anni  , 
Che  nella  fuo  prpgion  ritornerebbe? 

14.  E  per  iftatichì  die  fanza  inganni 

Tre  fuo' figlino',  che']  primo  fu  Ruberto, 
L'altro  Ramondo,e'J  terzo  fu  Giovanni. 

15.  Ruberto  fu  colui ,  che  fu  per  certo 
Re  di  Gerufalem ,  e  di  Cicilia , 

Più  che  altro  Signor  mai  favio ,  e  fperco. 

j6.  Quefti  fu  quel  ,ch'alFArme,che  figigha. 
Fé  di  vermiglio  arrogere  il  raftrello , 
E  di  cui  i  Guelfi  fempre  fur  famiglia. 

ly.  Ritorno  al  Prenza ,  che  n'  andò  al  fratello 
Del  Re  di  Franpia ,  Carlo  di  V^Jofa , 
E  lui  pregò ,.  che  riaunzialTe  a  quello; 

i8,  M4 


AN.  DI  CRISTO  I  288.  E  SEGO.  47 

18.  Ma  e'  non  volle  fare  niuna  cofa» 
E  quefto  bafti  ;  che  macera  nuova 
Pigliar  cooviemmi,  e  feguicar  la  ptofa . 

ip.  Nel  detto  tempo  in  Firenze  ,  per  piova,f 
Il  fiunne  d'Arno  pafsò  i  fuo' confini, 
E  come  chiaro  fcritto  ancor  fi  trova , 

20.  Fé  cader  del  palagio  degli  Spini, 
E  certe  cafe  ancor  de'  Gianfigliazzi , 
E  danneggiò  i   Pifanì  ,  e  lor  vicini  ; 

21.  E  furon  di  Dicembre  i  detti  guazzi. 
ApprefTo  poi  gli  Aretin  con  lor  gente 
A  Montevarchi  venner ,  come  pa2zi, 

22.  E  non  lafciaron  dintorno  niente: 
Arfero  il  Borgo,  e '1  Caftel  combatterò; 
Ma  nulla  v' acquiftaro  finalmente. 

23.  Gli  uiciti  di  Firenze  alJor  di  vero 
Si  raunarono  infieme  a  Figghine  , 

A  cavallo  ,  ed  a  pie  per  tal  miftiero  * 

24.  A  San  Donato  vennero  in  Colline, 
Ardendo,  ed  abbruciando  d'ogni  lato  ^ 
E  donde  fnoffer  (J  torparo  al  fine. 

25.  Onde  poi  per  fofp^tto  di  trattato, 
Ch'^ebbe  dc'^Ghib^llini  il  popolano. 
Ne  fu  alcuno  di  Firenze  cacciato. 

2Ó.  Poi  gli  Aretjn  f^pe;  ó/le  a  CacchJainf) , 
Che  s'era  rupell^to,  ciò  mi  p.a^ie  # 
Ed  accerchialo  T  a,vie,n  d'ogni  lato. 

27.  E'Fiorentjn  per  ^.rgliene  levare, 
A  Caterina  n' anelar  di  fcoperto. 
Con  quanta  gente  àllor  poteron  fare. 

'    28.  E  la 


48  CENTtLOQTJIO   CANTO   XXVIII. 

sS.  E  la  'nfegna  di  Carlo  per  lo  certo 
Diero  ad  un  Cavalier  di  buona  gvjlla  , 
Ciò  fu  de'  Frcfcobaldi  MelFer  B^irco. 

2p.  Nota,  che  fu  la  prima  volta  quefta, 
Che' Fiorentin  per  Torte  generale 
Portafler  (<J)  tale  infegna  manifefta. 

30.  E'  d'  allora  prefero  tal  fegnale , 
Come  amadori ,  e  fervidor  di  quello  , 
E  di  ciafcun  fuo  Signor  naturale. 

31.  Sentendo  gli  Aretin  cotal  zimbello. 
Di  notte  fi  levar  dal  campo  in  rotta  , 
E  ad  Arezzo  tornar  fanza  drappello. 

32.  Ma  per  vergogna  poi  in  poca  d'otta 
Ufciron  fuori,  ed  a  petto  n'andaro, 
Du  a  campo  era  il  Fiorentino  allotta: 

33.  Salvo  ch'egli  era  in  mezzo  il  fiume  d'Arno, 
E  la  battaglia  chiefer  per  meffaggio, 
Che  con  gran  fefta  accettata  fu  indarno; 

54.  Perchè  ogni  parte  volea  il  vantaggio 
Della  battaglia,  e  niun  pafsò  il  fiume. 
Per  non  ricever  dal  nimico  oltraggia. 

35.  Vedendo  gli  Aretin  cotal  coftume  , 
A  Nona  verfo  Arezzo  fé  n'andaro, 
E  parve  a  me ,  che  vedeflcr  lume . 

3^.  E'Fiorentin  rin  al  Vefpro  fonaro 
Le  nacchere,  e  le  trombe  in  cennamella» 
E  poi  per  lor  Concado  cavalcaro. 

37.  I>e'  Pazzi  di  Valdarno  tre  Cartella 
Ebber  per  forza,  e  mifero  ai  dichiria 
Infino  a' fondamenti,  fi  novella, 

38.  Mon- 


AN,  DI  CRISTO  I  2 88.  E  SEGG.  4p 

38.  Monte  Marciano,  e  poi  Monte  Fortino, 
E  Poggio  W  Tazzi ,  a  curri  fu  la  fchiena 
Rocca,  e  disfacca  allor  dal  Fiorentino. 

3p.  Gente  degli  Aretin,  ch'era  a  Bibbiena, 
Con  gli  sbandici  Fiorencin,  di  lieve, 
Per  vendicarfi  di  si  facca  mena  , 

40.  Venncr  guadando  infino  il  PonteaSieve, 
E  con  gran  preda  poi  in  lor  paefe 
Si  ritornaro  ;  e  baflici  il  dir  bricve . 

4U  Nel  predecc' anno,  e  di  Settembre  il  mef« 
Moffcr  di  Roma  dugento  Soldati , 
Che  a  Pifa  ne  vcnivan  di  palefe , 

42.  Dal  Conticin  di  Maremma  guidati. 
E'  Fioientin  ne  mandar  (^ )  duo  cotanti , 
Acciocché  i  paffi  Jor  foffer  vietati  ; 

43.  De' qua' fu  Meffer  Guelfo  Cavalcanti^    «  ,^ 
E  Bernardo  da  Rieti  Capitani,  S> 
In  Maremma  furono  a  lor  davanti .  ' 

44.  E  poiché  furon  venuti  alle  mani , 
La  battaglia  fu  dura,  e  finalmente 
Rotti,  e  Iconfitti  fur  que' de'  Pifani. 

4*5.  E  vennerne  qua  prcli  una  gran  gente , 
De' qua' fu  il  fopraddetto  Cpncicino, 
Con  loro  infegne  (s)  recate  vilmente  . 

46.  E  Bernardo  da  Rieti  Paladino 

Fu  fatto  Cavalier  per  le  fae  prove , 
Con  grande  onor  dal  Comun  Fiorentino. 

47.  E  nel  milledugento  octantanovc 
Alla  Città  di  Tripoli  (^)  in  Soria , 
Venne  il  Soldan,  che  dell' Egitto  muove, 

Fffl.  IK  D  4S.  Ed 


gO  CENTILOQyiO   CANTO   XXVIIF. 

48.  Ed  afTediolla  con  fuo  gente  ria, 
E  ranco  fé  con  trabocchi,  e  con  cave^ 
Che  lì  acquifiò  per  forza  iignoria  . 

4p.  Né  valfe  il  dire  il  Paternoftro,e  l'Ave 
A  que'  Criflian,  che  dentro  vi  trovare. 
Che  a  rutti  quanti  fu  Ja  morte  grave. 

^o.  E  puicelle ,  e  garzoti  viciperaro, 
E  poi  gliene  menarono  in  Servaggio  , 
E  la  Città  disfecero,  e  rubaro. 

^i.  Lafciando  il  Saracin,  conrie  felvaggio  , 
Del  Prenze  Carlo  ti  vo'far  menzione. 
Che  giunfe  qui  il  fecondo  dì  di  Maggio  , 

52.  Ed  onorato  ci  fu  per  ragione, 
E  furgli  fatti  di  ricchi  prefenti 

Per  lo  Comune ,  e  non  fanza  cagione  • 

53.  Ond-egli,  e*fuoi  lì  partiron  contenti 
Il  terzo  giorno,  e  prefero  il  cammino 
Inverfo  Siena  ;  e'  Fiorentini  attenti 

^4,  Ebber  novella,  come  l'Aretino 
Guardava  d' aifalirlo  infulla  flrada. 
Come  nemico  d'ogni  Ghibellino ♦ 

SS.  Allora  vi  fi  mandò  la  mafnada 
De*  Cavalier  foldati ,  e  Cavallate  , 
Che'l  ficuraffer  per  ogni  contrada. 

5(J.  Quando  in  0)  Arezzo  il  fentir  le  brigate, 
Non  ufcì  fuor  perfona  per  paura  j 
E'  Fiorentin  feguiron  le  pedate . 

S'^,  Giunfero  al  Prenze,  ed  egli  oltra  mifura 
L'ebbe  per  ben  ,  che  ferjza  dimandata 
Y'iàQ  chi  ebbe  di  fua  vita  cura . 

5^\  Quaa- 


AN.  DI  CRISTO  I  2  8p.  E  SEGG*  5  I 

§S.  Quand'egli  ebber  la  Bricola  paffaca, 
E  li  confin  di  Siena,  quel  Signore 
Li  ringraziò,  e  pofcia  gli  accomiata. 

$^'  E*FiorentÌB  gli  chiefer  con  amore 
Un  Capitan  di  guerra  Generale, 
Che  folle  vago  d'acquiftare  onore, 

60»  E  di  poter  la  fua  infegna  Reale 

Portar  neir  ode 5  ed  e':  La  mia  perfona, 
Diffe,  fia  voflra  con  ciò,  ch'ella  vale. 

di.  Poi  chiamò  Amerigo  dì  Nerbona, 
E  fece!  Cavaliere ,  e  diffe  a  loro  : 
Quefti  è  queli'  uom,  che  per  voi  (I  ragiona 

^2.  Ed  a  lai  dille;  Vanne  coti  cofloro 
Per  Capitano ,  ed  infìno  alla  morte 
Fa,  che  ti  metta  in  ogni  lor  lavoro. 

6}»  Vennefene  a  Firenze  ;  e  Carlo  forre 
Cavalcò  tanto ,  che  fu  giunto  a  Rieti , 
Dove  il  Papa  teneva  allor  la  Corte. 

64.  E  '1  Papa  ,  e'  Cardinal  fur  molto  lieti 
Della  venuta  fua ,  e  fanza  folta 

D'un  voler  tutti,  (Iccome  difcreti , 

65.  Fecer,  che'!  giorno  della  Pentecofta, 
Dì  ventinove  del  Maggio  contato. 
Dal  Padre  Santo,  con  loro  alla  corta, 

66.  Di  Puglia  ,  e  di  Cicilia  confegrato 
Fu  Re  con  molto  trionfo ,  ed  onore , 
E  da  Papa  Niccola  incoronato  j 

6y.  E  ricevette  don  dì  gran  valore 
Da  Santa  Chiefa  ,  ilccom'era  degno, 
Ed  aUre  grazie  5  onde  ne  fu  maggiore, 
D  2  68,  Poi 


5Z  CENTILOOyiO    CANTO     XXVIII. 

(JS.  Poi  fi  parti,  ed  andonne  nel  Regno; 
Ne  più  di  lui  a!  prelence  c'intrigo. 
Per  partorir,  di  che  rimad  pregno, 

6^,  Giunto  in  Firenze  Aveller  Anne  rigo  , 
Colla  Cavalleria  ,  e  ripofato 
Alquanti  dì,  com2  d' inchiodro  rigo, 

70.  I  Fiorenrin  per  l'oltraggio  pafTaco, 
Bandir  Toile  ad  Arezzo ,  e  dier  Jc'nfegne, 
Ch' a  Ripoli  W  n'andaro  al  modo  ufaco. 

71.  EG)  alla  Real ,  ch'era  delle   più  degne 
Meffer  Gherardo  Venerai'  O  Tornaqainci 
Ne  fu  Campion  con  diritte  convegne. 

72.  E  moftrando  voler  far  la  via  quinci  j 
Cioè  ,  donde  Je  'nfegne  s'  eran  pofle  , 
PalTaron  l'Arno,  come  piacque  a' Princi* 

73.  E  feguitar  volendo  ior  propofte 

Si  raunaron  tutti  a  Monte  al  Pruno, 
E  raunati ,  infieme  cucca  T  ofte , 

74.  Si  ritrovar,  fanza  manco  niuno. 
Ben  mille  novecento  Cavalieri , 

Con  diecimila  a  piedi,  e  non  men  un^, 

75.  Coli'amiftà,  che  v'era  volentieri. 
Che  vi  fur  cucti  a  piedi,  ed  a  cavallo 
Que',  eh' udirai ,  fecondo  Ior  poderi. 

76.  Secento  chiari  fur ,  come  criftallo , 
I  Cavalier  Fiorentin  di  Fiorenza, 

E  farvi  due  de'  Prior  fanza  fallo  ; 

77.  E  ramiflà,  non  vo',  che  fia  credenza, 
Siena  ,  Bologna ,  Volterra  ,  e  Pjftoia  , 

E  Lucca,  e  Prato,  e  Sanmeniato  lenza. 

78.  Col- 


AN.  DI  CRISTO  IlSp.  ESEGG.  55 

7S.  Colle,  e  Sangimignan  vi  fur  eoa  gioia, 
E  Mainardo  ancor  deli'  Ubaldìno 
Co^  Romagnol  vi  venne  /anza  noia  . 

7p.  Quindi  fi  fcefer  («n)  giù  nel  Cafenciao, 
Sopra  le  Terre  di  Guido  Novello, 
Allora  Podeftà  deliWretino. 

80.  E  que'd'  Arezzo  udendo  il  gran  macello , 
Che'Fiorencin  facien  con  lor  brigata. 
Con  loro  sforzo  u/cir  fuori  a  pennello  ; 

Si.  E  vennerne  a  Bibbiena,  e  di  battaglia 
I  Fiorentin  rich'ef,ir  ,  dilpregiando. 
Gì*  infazzeraciC»^)  coperti  di  miglia. 

82.  E' Fiorentini  accectaron ,  trombando 
Dall'allegrezza,  e  furono  fchierati 
AppreiTo  a  Poppi,  i  nimici  aCpettando* 

83.  E 'l  franco  Melftir  Corfo  de' Donati  ^ 
Fu  Capitan  di  tutta  Taitiiftade, 

Ch' a  piede,  ed  a  cavai  v'erano  armati. 

84.  Diife '1  Maggiore;  Colle  tuo  mafaade 
Non  fedir  mai ,  fé  non  T  hai  da  mia  parte  ;(p) 
Allor  co'  tuoi  procaccia  la  boncade . 

^j;*  EiTendo  ancora  T  una  ,  e  l'altra  parte 
Nel  piano,  al  luogo  detto  Certomondo, 
Più  che  mai  foife  gente,  e  con  più  arte, 

8(5.  A  undici  di  Giugno ,  il  dì  giocondo 
Di  Santo  Bernabà  dicro  alle  fchi:re 
Il  nome  ,  come  s'  ufa  in  fimil  pondo*- 

87.  I  Fiorentin  Nerbona  Cavaliere, 
E  gli  Arecin  chiamaron  San  Donato  , 
E  leguitar  lo  ftormo  afpro  ,  e  maniera. 
D  3  SS.  E  da> 


54         CENTILOOyiO    CANTO   XKVIIf^ 

88.  E  dalla  fchiera  grofla  feguitaro 
Fu  loro  affa  Ito  sì,  che  rinculare 
Fecero  i  Fiorentin  dall'altro  lato. 

8p.  Ma  pur  foftenner  fanza  diferrare, 
E  francamente  fi.  mifono  avanti , 
Dando,  e  togliendo,  come  lapien  fare. 

5)0.  E  Mefler  Corfo,  Capitan  de' Fanti, 
E  Cavalieri  amici,  come  franco, 
Vergendo  innanzi  a  fé  combatter  tanti , 

pi.  Non  afpettò il  chiamare  ,  e  die  per  fianco; 
E  tutti  gli  altri  d'ogni  parte  a  grido. 
Ed  a  romore  allor  percofibn  anco. 

92.  Ma  '1  Podeftà  d'  Arezzo,  Conte  Guido r 
Veggendofi  ivi  alle  fue  Terre  pi^iTo , 
Ben  con  dugento  fi  fuggì  nel  nido. 

j)3»  E  dopo  lungo  combattere  adedò, 
Rimafe  la  vettoria  a'  Fiorentini , 
Come  Iddio  terminò  cotal  proceflbr 

P4.  E  furono  fconfitti  gli  Aretini, 
E  furne  morti  mille  fettecento 
Da  cavallo,  e  da  pie  in  que' confini .^ 

P5.  E  furne  prefi  fanza  fallimento 
Più  di  domilia ,  che  ricomperati 
Molti  ne  fur  per  oro,  e  per  argento. 

5)5.  E  nondimeno  a  Firenze  legati 
Venner  di  loro  fettecenquaranta ,. 
Che  alquanto  fletter  poi  incarcerati  ^ 

p7.  Morta  rimafe  quafi  tutta  quanta 
Lor  Maggioranza;  tre  degli  Ubertinr, 
E  '1  Vefcovo ,  di  cui  ancor  fi  canta  ,- 

p8.  Di 


AS.  DI  CRISTO  I  iSp.  E  SEGG*  gg 

pB.  De'Valdarnefi  moki  Ghibellini 
De' Pazzi,  e  da  Figghine  de' Grifoni, 
E  moki  degli  ufcici  Fiorentini  ; 

$p,   E  Guiderei  da  Orbivieco  (p)  poni , 
Degli  Arecin  di  guerra  Capitano  , 
E  di  moki  akri,  eh'  i' non  fo  lermqni. 

lOo.  ^arrebbemi  oggimai  parlare  invano. 
S'io  paflaffi  il  iegnal  di  cento  verii  ; 
E  fo  qui  fine,  e  poi  a  manOj  a  mano 

Seguicelo  de' Fiorentini  a   verfi- 

FINE     tìEt     CANTO     XXVIII. 


NOTE     AL      CANTO     XXVIIL 

Arg.  (t)  Stri  lafcia  de'  fuoi» 

1,  (a)  Str.  Piafmionte  . 

3.  (b)   Str.  e  Tem.  alhitro  , 

8.  (e)  Tem.  tiratoli. 
2p.  (d)  Magi,  e  Str.  portajjln, 
38.  (e)  Magi,  l'oggitfizzi . 
42.  (f)  Magi.  /  Fiorentin  ve  lì*  andav  .- 
45.  (g)  Tem.  hifieme . 
47.  (h>  Tem.  e  Str.  Tipolì .  Magi.-  Ripolii 
S6.  l'i)  Magi,  e  Str.  ad  Arezzo . 

70.  (k)  Str.  Ripole  . 

71.  (1)  Str.  e  Tem.  E  la  real  *         (*)  Cioè  ^  Venir  a:  a 
7P.  (m)  Tem.  difcefer . 

Si.  (n)  Tem.  ittfarferati . 

84.  (o)  Magi,  y^  Hon  da  mia  parte  > 

99'  (p)  Magi,  e  Tem.  Orvieto. 


t>  4  CAN- 


5<f 

CANTO        XXIX. 

AROUMINTO. 

AKJ^i  DI  Qj*d  che  fegut  della  vitterU  intt^na ,       villani 
GR.i2Ìp.      E  come  fu  tiueir anno  graziofo  y  I.7.  c»i3o* 

e  feg^j.       E  di  battaglie  ,  che  fur  nella  Magna ,       t  fcgg. 
E  come  Arezzo y  e  Ft^fa  tra([:r  guai, 
E  S  èlitre  C9f§  ,  ci}  io  non  dico  ,  affai . 

1.  T'Ti  contai  il  danno  de' perdenti; 

JL  Or  è  di  niciflà,  ch'io  dica,  come 
Arrivare  color,  che  far  vlnceaci . 

2.  Bicocche  non  vi  rimas'  uon  da  nonìe , 
Se  none  il  franco  Guigliclmo  Bercaldi> 
Di  Mcflèr  Amerigo  Balio,  e  Pome, 

3.  E  certi  j  perchè  fletter  fermi,  e  faldi, 

I  qua' fon  certo,  che  tu  vo' eh' it' nomini. 
Ed  io  il  farò,  perchè  non  fur  ribaldi» 

4.  E  V  Mn  fu  MefTcr  Tici  de'Bifdomini, 
E  l'altro  Meilcr  Bindo  della  Tofa  , 

Ed  amendun  valentri  ,  e  gentili  uomini* 

5.  E  de' fediti  non  ti  vo' far  chiofa. 
Che  furon  molti  ;  ma  fenza  dimora 
Ti  vo' conta  re  una  mirabil  cofa  , 

6.  Che  avvenne  in  Fiorenza  in  fuqueiroray 
Che  la  vertoria  fu,  fanza  fallire, 
Siccome  Iddio  in  un  punto  lavora. 

7.  Effendofi  i  Prior  giti  a  dormire 

Dopo  mangiar,  eh' eran  la  notte  afflitti  ^r 
E  r  ufcio  fu  pcrcoflò  con  ul  dire  : 

%.  Ifta- 


AN.  DI  CRISTO  I  2  8p.  E  SEC».  5  7 

8.  Iftate  fu  Signori,  che  fconfitci 

Son  gli  Aretini,  e  lor  laperbia  cala, 
E' Gigli  ion  con  veccoria  diricci. 

p.  Levarli  fu,  né 'n  camera,  né 'n  fala 
Non  vidoa  criatura,  e  tutti  in  guato 
Scavan  ,  che  *lMeflb  giugneile  alla  fcala, 

10.  E  per  Firenze  era  Vefpro  (t)  fonato» 
Quando  giuns'  uno  a  cavai  colT  ulivo, 
Ch*  e' raccontò,  conìe '1  fatto  er' andato. 

11.  Aìlor  non  c'ebbe  né  buon,  né  cattivo, 
Che  non  facetre  fefta  fmifurata, 

Per  più  diverfi  modi,  eh'  i'  no  ferivo. 

12.  Ritorno  all'ofte,  che  tutta  fchierata 
Cavalcò  a  Bibbiena,  e  per  paura 
Que' dentro  s'arrender  quella  fiata. 

13.  Rubarla  tutta,  e  poi  disfcr  le  mura, 
Ed  infra  gli  otto  dì  molte  Caflella 
Vennero  ad  ubbidire  a  lor  mifara» 

14.  Se  cavalcato  foffe  Y  oftc  bella 
Sanza  riftar  diritto  alla  Cittadc , 
Arezzo  aveva  chiaro ,  come  ftelia . 

15.  Ma  quc' prefero  intanto  ficurtade, 
E  riempicron  la  Città  di  gente , 

Sì  di  fuggiti  ,  e  sì  d' altre  Contrade  «> 

16.  Ma  Rientcdimcn  ficuramente 

L*  ofte  v'andò,  e  guailando  d'intorno, 
Ebber  molte  Cartella  di  prefsnte  ,* 

17.  Le  quali  fcr  guadar  fanza  foggiorno, 
Salvochè  fi  ritenncr  per  ifpecchio 

Il  Monte  SanfovioQ  forte,  e  adorno, 

i3.  E  Ci^ 


58  CENTILOQylO   CANTO    XXIX. 

i8.  E  Civicella,  e  Rondine,  e  MontecchiO^ 
Cadìglione  Aretino,  e  Uacerina  . 
Aopreffo  Siena  fece  fuo  apparecchio, 

ip.  Sentendo  Arezzo  in  sì  fatta  ruina, 
Mandò  la  gente  fua  alla  lìcura, 
E   prefe  alcuna  Terra  a  fé  vickia  ; 

20.  Caftel  di  Lucignano,  e  la  Chiufura, 
Che  gli  Aretin  tenieno  a  mal  liio  grado, 
Tornarfi  a  Siena  con  buona  ventura* 

21.  E' Fiorentini  al  Vecchio  Vefcovado 
D*  Arezzo  ftecter  venti  dì  ,  tra'  quali 
Vitiperar  la  Cittade,  e 'i  Contado. 

22.  Perocché  afini ,  e  si  altri  animali 
JVIitrati  W  dentro  gittar  con  dificj , 
Spregiando  il  Vefcovo  ^  e  fuo' Paiiurali^ 

23.  E  torri  dì  legname  fi  fcv  quici , 
Ed  altri  ingegni  ,  e  miferii  alla  ferra 
Tirando  gli  flecc;5ti,  e  le  pendici  - 

24.  E  veramente ,  eh'  egli  avien  la  Terra , 
Se  non  che  fecer  fonare  a  raccolta 

I  Caporali,  e  tradèro  alia  guc'rra- 

25.  E  diffefi,  che  allor  pecunia  molta 
V  era  giucata  ;  onde  tutti  turbati 
Furo  i  combattitori  a  quella  volta . 

2Ó.  Vergendo  gli  Aretini  abbandonati 
I-  badalucchi  ,  e  poi  da  canto  porre 

II  ben  guardar,  perch'erano  ammollati^ 
27.  Arfon  la  notte  il  dificio,  e  la  corre  , 

E  cominciaro  a  ripigliar  baldanza, 
Perchè  la  gente  a  niente  foccorre. 

28.  E' Fio. 


AN.  DI  CRISTO  I  289.  E  SEGG.  5^ 

28.  E'Fiorencin  lafciaro  la  fperanza, 
E'I  dì  di  San  Giovanni  preffo  Arezzo 
Fecer  correre  il  palio  a  loro  ufanza. 

jp,  E  le  Caftella  avute  di  fcavezzo 
Forniron  di  vantaggio  ,  perchè  poi 
Agli  Aretin  faceffon  mutar  vezzo. 

30.  ApprefTo  il  Capitan,  con  tutti  i  fuoi , 
A' dì  quactro  di  Luglio  fu  tornato, 
Con  quella  fefta,  che  penfar  tu  puoi:(^) 

31.  Perocché  a  prociflìone  il  Chericato 
Incontro  gli  fi  fece  colle  Croci , 
Siccome  fanno  talvolta  al  Legato,  • 

32.  Cantando  tutti  ad  altiffime  boci. 
Te  Deu?n  laudar?) u(,(^)  con  gli  onori. 
Che  'ntorno  a  ciò  fi  convien  ,  veloci , 

33.  E  le  brigate  degli  armeggiatoti , 
E  ciafcun'Arte  fé  (<ì)  fanza  dimoro 
Sua  compagnia  con  diverfi  colori, 

34.  E  fu  da' Cavalieri  un  palio  d'oro 
Portato  fopra  '1  capo  al  Capitano  , 
E  dietro  a  lai  .con  fimile  lavoro, 

35.  Venne  MeiTere  Ugolin  Parmigiano, 
Podeflà  di  Firenze,  allor  palefe , 

Ed  in  queir  ofte  fu  molto  fovrano* 
S6.  Nota,  Lettor,  che  tutte  quelle  fpefc. 
Che  fi  fecero  allor  nel  tempo  gaio, 
Si  fecer  d'una  libbra,  che  fi  prefe.  («) 
jj.  Sei  lire  ,  e  cinque  foldi  il  centinaio 
D'eftimo  a' Contadini,  e  Cittadini, 
Ed  era  a  tutti  colmo  par  lo  fiaio* 

38.  E  trcH- 


6o  CEKTlLOOyiO    CANTO    XXlX. 

38.  E  trentafei  migliaia  di  fiorini 

Monrò  in  tutto,  fé  me  ne  domandi, 
Né  più  gr;5Vt;zze  fero  i  Fiorentini. 

3p.  Tornata  l'oite,  i  Popoian  de' Grandi 
Ebber  fofpetto,  e  fette  maggior' Arti 
Si  legarono  infieme  a  tutti  i  bandi , 

40.  Colle  cinque  feguenti  prima  fparti , 
Ed  impofon  tra  loro  infegne,  ed  armi,(0 
Come  più  innanzi  convien ,  eh'  io  t' incarti .  (s) 

41.  E  principio  di  popol  qusfto  parmi , 
E  la  Città  ne  monta  divantaggio 

In  buono  flato,  e  poi  fanza  rifparmj 

42.  Ogni  anno  molti  del  mQÌQ  ài  Maggio 
Facean  brigate  ,  e  veftimenti  cari , 
Contraffacendo  ogni  gran  Baronaggio, 

43.  E  ftavan  fcmprc  in  cene,  e 'n  definari, 
E  ancor  le  donne  faccvan  brigata , 

Ed  ognun  guadagnava  affai  danari, 

44.  Quello  fu  il  miglior  tempo  ogni  fiata, 
Che  avcfle  mai  Firenze  infino  all'ora, 
Poch'ella  fu  di  prima  edificata. 

45.  E  così  fece  gran  tempo  dimora. 
Lafciando  queflo ,  per  mutar  vivande, 
E  pur  nel  detto  tempo  furo  ancora. 

46.  Effendo  nata  la  difcordi^  grande 

Tra  due  gran  Signor,  com' io  ti  porgo 
Quel  di   Bramante  i'  una  delle  bande  ; 

47.  Dall'altra  parte  il  Conte  Luzzimborgo, 
E  di  battaglia  V  un  1'  altro  richiefio , 
Per  cagion  del  Ducato  di  Lamborgo. 

48.  Già* 


AN.BI  CRISTO  I2  8p.ESEGG.  6l 

48.  Ciafcuno  a  raunar  gente  fu  prcflo, 
Mille  trecento  Cavalier  fé  'i  Conce , 

EM  buon  Duca  dugento  più,  che  queftoj 

49.  E  r  uno ,  e  V  altro  con  ardita  fronte 
Iniiemc  combatter  si  afpramcncc , 
Che  molti  fecer  dì  lor  fangue  fonte . 

50.  Cinquecento  fur  morti  di  lor  gente; 
Ma  la  vittoria  fu  tra'  principali 

Del  Duca  di  Bramante  finalmente  . 

51.  E 'i  Conte,  con  tre  fuo' frate' carnali 
Rimafe  morto  nel  prefente  ftuolo , 
Poi  fer  la  pace  certi  pacìali  ; 

52.  Et  ad  Arrigo  del  Conte  figliuolo 
La  figliuola  del  Duca  di  Bramante 
Dieder  per  moglie,  per  cacciar  via  il  duolo  ^ 

53.  Il  qual  crefciuco  poi  fu  molto  atantc. 
Come  più  innanzi  ti  farò  vedere  *, 

Ma  d'altre  cofe  prima  dirò  alquante.      3 

54.  Nel  predetc'anno  avendo  il  Conce  Arcefe 
Afrediaco  il  Caftel  di  Cacanzano, 

Che  i'avie  coleo  a  Carlo  il  Raonefc, 
SS'  ^^^  di  Raona  il  foccorfe  Don  GanoW 

Colla  fuo  armaca ,  e  molti  Cavalieri , 

E  la  battaglia  prefe  a  mano  ,  a  mano» 
$6.  E  fu  fconfitco  con  Meffer  Ruggieri 

Suo  Ammiraglio,  con  tutta  fuajgentc 

A' legni  rifuggiron  volentieri; 
■57.  E  canto  navigar  fubicamenre, 

Ch'  egli  affediar  la  Città  di  Gaeta» 

S3Uopofìa  ai  Re  Carlo,  ed  ubbidente, 

58.  Ac- 


02  CENTILOQUIO    CANTO    XXlX. 

58.  Acciocché  rofte,ch'era  di  lor  lieta. 
Di  quel  Cufici  Ci  lavair^r  le  mani  , 
Per  dar  foccorfo  a  tanto  maggior  pietà. 

59»  Ma  eflì  fteccer  forti  i  Gaecani , 
Allo  Re  Carlo  mandaron  di  hocco, 
Per  lo  foccorfo  de*  Napoletani . 

60,  Ond'el  fi  moffe  più  racco,  che ^1  trotto, 
E  da  tutta  fuo  gente  fu  feguico , 
E  fcrifle  al  Conte  ,  ed  e'  non  Y  ebbe  a  motto • 

6i'  Ma  fubito  lafciò  il  Caftel  fornico 
Di  gente,  e  coli'  avanzo  fi  fu  modo, 
Per  andar  dove  il  Re  Carlo  er'ito. 

62.  Santendofi  venir  tal  gente  addoffb 
Don  Gano  a  Carlo  ùcq  chieder  triegua. 
E  leverebbe  il  fuo  affedio  groffo  , 

dj.  Contento  fon  ,  fé  tofto  fi  dilegua, 
Rifpofc  lo  Re  Carlo  fanza  inganni , 
Ma  non  vo',  che  in  Calavra  il  patto  fegua* 

^4.  E  così  feron  triegua  per  due  anni , 
La  qual  non  piacque  a  niun  fuo  Barone, 
Perchè  vedien  Don  Gano  in  grandi  affanni  ♦ 

^5.  E  parea  loro  averlo  già  pregione  ; 
Per  lui  non  vedieno  alcun  rimedio  , 
Ed  e'  tornò  ficuro  a  fua  magione . 

66.  E '1  Conte  Artefe  fi  tornò  all'afledio, 
E  lo  Re  Carlo  tutto  allegro  ,  e  bello  . 
A  Napoli  tornò  a  fuo  rìfedio . 

67.  E  fece  Cavalier  Carlo  Martello, 
Sao  primo  figlio,  e  fu  incoronato, 
Siccome  Re  dell'Ungheria  novello  • 

<58-  Dal 


AN.  DI  CRISTO  1 289.  E  SEGG.  6^ 

6S,  Dal  Cardinal^  che '1  Papa  avie  mandato, 
E  la  cagion ,  perchè  'n  ciò  fu  accorco  , 
Fu ,  perchè  poco  dinanzi  pafTaco , 

6p.  Il  vecchio  Re  d'  Uigheria  s'  era  morto  , 
E  la  più  llretca  reda ,  eh*  egli  avia  , 
Che  doveffe  venire  a  quello  porto, 

70.  Si  era  allor  la  Reina  Maria , 
Spofa  dello  Re  Cario,  e  del  garzone 
Carlo  Marcel  verace  madre  pia , 

71.  Alla  qual  fuccedeva  per  ragione. 
Ma  morto  il  detto  Re  ,  e  AndreafTo 
Di  Cafa  d'Ungheria  per  nazione, 

72.  Prefe  il  Reame,  e  non  fi  vide  laflb; 
Ch'alia  più  gente  fi  fece  ubbidire, 

E  fedi  far  Signor,  ch'era  neirafib. 

73.  Lafcioti  di  quefto  ,  volendoti  dire 
D'altra  matera  brevemente,  e  tofto. 
Acciocché  non  ti  rincrefca  d'  udire. 

74.  Nel  predett*  anno  del  mefe  d' Agoflo, 
Guelfi  ufcici  di  Chiufi  avendo  prefo 
Ponte,  eh' è  fovra  la  Chiana  pofio, 

75.  E'  Ghibellini ,  a  cui  era  gran  pefo , 
Popolo,  e  Cavalier  dell'arme  fperti  , 
Ufcir  di  Chiufi  ;  e  fé  bene  ho  comprefoj 

7(5.  Fu  Meffer  Lapo  Farinata  Uberei , 
Di  tutta  quella  gente  Capitano  j 
Ed  affediaro  il  Ponte ,  e  prima  certi 

77.  Fur  giti  a  Siena  ,  ed  a  Montepulciano 
Per  lo  ibccorfo,  e' Sanefi  difcretì 
Vi  mandar  la  lor  gente  a  mano,  a  mano. 

7S.  Mef- 


64  CENTILOQyiO    CANTO   XXIX. 

78.  Meflèr  Bernardo,  Capitan  da  Ricci, 
Capo  ne  fu  ,  e  con  ardite  fronti 
Quc'di  Montcpulcian  v' andaron  lieti. 

7p.  Gaidogli  Meffer  Bonghi  Buondelmonti , 
Ed  ifconfllTer  V  ofte  Ghibellina , 
E  c^ncovcnti  furo  i  morti  conti, 

80.  Pregion  dugcnto;  ma  Lapo  Farina 
Si  fu  rivolto ,  con  fuo'  compagnoni , 

E  verfo  Arezzo  ,  quanto  può  ,  cammina , 

81.  E'Chiufan  poi  per  avere  i  prigioni 
Cacciato  i  Ghibellini,  e' Guelfi  in  Chittfi 
Rimi(èr  tutti,  e  finir  le  quiflioni  . 

Si.  Nel  detto  tempo,  come  s'eran  ufi 

I  LucchefI  col  braccio  Fiorentino 
Fgr  ode  a  Fifa  con  arditi  mufi  ; 

83,  E  fer  correre  il  palio  a  lor  dimino 

II  dì  della  lor  fefta  ,  Santo  Regolo, (0 
E  guattarle  d' intorno  ogni  cammino . 

S4.  E  nota  ben,  Lettor,  ciò ,  eh' io  t'impegolo ,  {^) 
Ch' e' guadar  tutto  il  Caftel  di  Caprona, 
E  Val  di  Buti ,  e  di  quello  non  begolo , 

85.  E  tutta  Val  di  Calci ,  fi  ragiona, 
E'ntorno  a  Vico,  e  poi  prefer  comiato; 
E  'I  dir  de'  fatti  lor  qui  s' abbandona  • 

56.  Poi  di  Settembre  tenendo  trattato 
I  Fiorentin,  d'aver  per  tradimento 
Arezzo,  ficcome  s'era  ordinato; 

57.  Nel  Vefpro  un  di  fi  fé  comandamento p 
Che  cavallate,  W  foldati,  e  pedoni, 

Ed  altra  gente  d'arme,  fteffe  intento, 

88.  E  fé* 


AN.  DI  CRISTO  1 289.  E  SEGG.  6$ 

88.  E  feguiffer  le'nfegne,  e' Gonfaloni , 
E  così  fu  cucca  Ja  gente  accorta  (p) 
Subitamence  focto  i  lor  pennoni , 

Sp.  E  la  candela  fi  pofe  alia  porta, 
E  bando  andò ,  eh'  a  pena  della  tefta 
Foffe  ogni  uom  prima,  che  foiTe  morca; 

pò.  La  Campana  a  marcel  fonava  preda, 
E  cucca  nocce  andò  la  gence  bella 
Infinch'a  Moncevarchi  fece  refta. 

91.  E  la  mattina  furo  a  Civitella , 

Ma'l  Meffaggio,  che  quivi  s'afpettava, 
Giugnendo,  recò  torbida  novella; 

92.  Cioè,  che  quel ,  che  'i  trattato  menava  , 
Era  caduto  in  terra  d'un  verone  , 

E  della  vita  fua  Ci  dubitava, 

93.  E  detto  avie  nella  confeffione 

Al  Frate  ,  da  cui  s'  era  confeffato, 
L'  ordine  tutto  della  tradigione . 

94.  Come  di  quefta  vita  fu  paffaco, 
E  quel  Frace  11  moffe  con  lecizia , 
E  tutto  rivelò  a  Meffer  Tarlato, 

95.  Il  qual  de'  traditor  fé  far  giuftizia. 
L' ofle  a  Firenze  tornò  («)  tutta  quanta. 
Poiché  fcoperca  fu  tanta  malizia . 

95.  Negli  anni  mille  dugento  novanta 
S' apprefe  il  fuoco  in  Cafa  i  Fegolotti» 
Ed  arfèvi ,  fé  'i  Libro  non  millanta , 

97.  MefTer  Neri,  e  '1  figliuolo  ,  favj ,  e  dotti , 
Ed  una  donna,  con  fuo'  tre  figliuoli, 
Ed  una  fante  lì  pagò  gli  fcocci. 

VoL  IV.  E  9S.  Or 


66  CENTILOQUIO    CANTO    XXIX. 

pS»  Or  merci  la  ragione  a  quarteruoli , 
Di  quel  ,che  *J  fuoco  fé;  ch'arfe  le  cafc. 
Ed  a  cotanti  die  moitali  duoli  ; 

pp.  Che  di  quefla  famiglia  non  rimafe , 
Se  non  alcun,  perchè  quivi  non  era; 
Ma  chiunque  ivi  fu,  di  vita  rale . 

100.  Ch'era  famiglia  d'ogni  pregio  intera, 
Orrevole,  e  da  bene,  e  molto  antica. 
Lafcio  di  lor ,  per  mutarti  matera  ; 

Che  ragion  vuole  ornai,  chT d'altro  dica. 

FINE     DEL     CANTO    XXIX. 

Il  ■«■■«■■■.■«■■■■■■■■■■■. I..... ■■■    .MI  ■MI. _  ..jlMJ^L 


NOTE    AL    CANTO    XXIX. 

IO.  (t)  Magi,  ve/per-,  e  così  altre  volte. 

a 2    (a)  Srr.  Miurafì  . 

30.  (b)  M.-igl.  penfar  puoi  • 

32.  (e)  Srr.  Teddeo  , 

33.  (d)  AlagI./«. 
3<J.  (e)  Magi,  fi  poj}, 

40.  (f  )  Magi,  iwmi .     (g)  ?vlagl.  e  Str.  c/y  i'  ti  canti . 
55.  (h)  Str.  Do!t  Giafw,  e  altre  volte  G^«o  .  Noi  or  l'uno, 
or  V  altro  abbiamo  ritenuto  ,  perchè  anche  il  Vili,  varia . 
Sj.  (i)  Srr,  e   Magi.  Santo  Reco/o  . 
84.  (k)  Str.  E  nota  Lettor  ben  ciò  cJj  io  f  impelago  . 
«7.  (1)  Magi.  C/jL'  cavalcare. 
Ì%.  (m)  Magi.  0  Str.  U  genti  accerti. 
5^5.  (n)  Magi,  torna. 


CAN- 


67 
CANTO        XXX. 


ARGUMENTO 


ANNI  DI  Ancor  come^  Pifani ,  ed  Aretini  villani 

CR.  1 2po.      Amando  più  la  guerra  ,  che  la  pace ,       1. 7 .  e.  1 3  ^, 

efegg.        Perfeguitati  fur  da' Fiorentini  ;  c  fet^g. 

£"  de l Giudeo  1  che  fé  dell'  Oftia  prova, 

Onde  fu  arfo  ,  ficcome  fi  trova  . 

1.  /^Gni  fcritco ,  eh'  io  trovo  ,  che  fla  fama 
V^   Della  Cicca  di  Firenze,  mi  leva 

Gli  altri  penfieritcd  a  rimar  mi  chiama. 

2.  Miliedugenco  novanca  correva , 
Quando  coll'ofte  dal  piede  alla  cima 
Firenze  Arezzo  guaftò  ciò,  ch'aveva; 

3.  E  dielfi,  (t)  al  dar  delle 'nfei^ne ,  da  prima 
Il  pennon  mezzo  Real  dall' un  lato, 

E  l'  altro  mezzo  ,  come  qui  lì  rima  ; 

4.  Il  Giglio  rodo  nel  campo  argentato  ; 
Non  ti  dico  di  più,  che  t^  è  palefe. 
Di  quefto  diffi ,  perchè  difufato . 

5.  Quivi  flette  due  giorni  men  d'  un  mefe , 
Tagliando  albori ,  vigne  ,  ed  altri  danni 
Faccendo,  quanti  potien  nel  paefe. 

6.  E  correr  fero  W  il  dì  di  San  Giovanni 
11  palio ,  difpettando  T  Aretino  , 

E  poi  fi  dipartiron  fanza  affanni, 

7.  E  la  via  fecer  per  lo  Cafencino, 
E  moke  Tc^^re  di  Guido  Novello 
Prefer  per  fd?za ,  e  mifèro  al  dichino. 

E  2  8.  Ca- 


68  CENTILOQUIO    CANTO    XXX. 

S.  Cartel  Sant'Ange!,  ch'era  forte  ,  e  bello, 
E  Fronzole  .  e  Reggiuolo  ,  (^  e  Montaguto , 
Cecina  ;  (e)  e  *n  Poppi  menaro  il  ra({rello, 

^.  Disfer  la  Rocca,  e'I  Palagio  connpiuco , 
Ch'era  pien  degli  arnefi,  che  icoperci 
Rubò  in  Firenze,  quand'egli  era  ilTuto 

IO.  Pe' Ghibellini  dopo  Monte  Aperti 
Capitano  in  Firenze  ,  e  fu  il  primo; 
Sicché  a  ragione  ebbe  sì  fatti  merci. 

XI.  Ben  difie  il  vero  il  buon  Conte  Tegrimo, 
Quando  Guido  Novel  tra  le  fuo  mura 
G)j  difle  :  Sto  io  ben',com'io  mi  Aimo? 

12.  Che  gli  rifpofe  molto  alla  ficura: 
Voi  fiate  molto  bene ,  ma'  Fiorentini 
Son  molto  gran  prefiacori  ad  ufura. 

13.  L' oftc  tornò,  e  tutti  i  Cittadini 
Ne  fecer  fefta  ,  e  legname ,  e  panelli 
Ci  s' arfer  molti,  ed  intorno  a' confini  • 

14.  MefTer  Rodò  d'  Agobbio  Gabrielli 
Per  Podefìà  er'  in  Firenze  allora, 

E  d'altro  ornai  convien,  ch'io  ti  favelli. 

15.  Nel  predett'anno  di  Settembre  ancora 
I  Fiorentin  colf  ofte  a  Pifa  andare , 

E  prefer ,  come  fortuna  lavora  , 

16.  Porto  Pifano ,  e  Livorno,  e  tagliaro 

Le  quattro  Torri,  che  guardano  il  Porto, 
Ed  il  Fumale  ,{^)  e'I  Porto  anche  guaftaro. 

17.  Poi  n'andar  per  Va!  d'Era,  e'n  tempo  corto 
Prefer  certe  Cafielia  ,  e  Capitano 
Lafciar  nella  Val  d'Era  per  conforto. 

18.  Ma 


AN.  DI  CRISTO  I  2po.  E  SEGG.  6p 

l8.  Ma  tornati  in  Firenze  a  mano,  a  mano  » 
Conce  da  Montefeltro,  che  allotta  era 
Per  Capitan  di  guerra  coi  Filano , 

ip.  Con  molta  gente  cavalcò  in  Val  d'Era,  - 
E  prefe  Montefofcoli ,  e  Montecchio, 
E'I  detto  Capitan,  con  fua  bandiera. 

20r  E  quando  al  Fiorencin  venne  alf  orecchiai 
Fue  a  Volterra  tofto  cavalcato , 
E'I  Conte  iì  parti  con  fuo  apparecchio. 

21.  Nel  dett' anno  il  Marchefè  Monferrato  W 
In  Alleffandria  fu  da' Terrazzani 

Prefo  per  tradimento,  (f)  e  'ncarceraco. 

22.  E  ferlo  a  petizion  degli  Artigiani, 
Che  per  danari,  e  non  per  altro  reo, 
Miilero  addodo  il  March^fe  le  mani. 

23.  Nel  detto  tempo  un  preftator  Giudeo, 
Ch'era  in  Parigi,  ad  una  donna  avea 
Predato  fopra  un  veflir  porporeo  ; 

24t  La  donna  per  la  Pafqua  il  rivolea 
Volendo  farfì  bella  per  la  fefla , 
Nota  ,  come  '1  Giudeo  le  rifpondea  : 

25.  Sanza  danar  ti  renderò  la  velia  , 
Se  tu  mi  rechi  quel   Corpo  di  Grillo, 
Che  nel  communicar  pigliate;  e  queda 

16.  Promife  di  portarlo,  e  *1  Giude' trillo 
Le  rendè  i  panni  ;  ed  al  comunicare 
La  donna  fé  del  iacrificio  acquido, 

27.  E  portello  al  Giudeo  fanza  tardare. 
Oiìd' egli  avendo  la  padella  al  fuoco, 
Vel  sittò  dentro  a  farlo  confumare. 

E  3  27.  Noa 


o 


7©  CENTILOQIJIO   CANTO   XXX. 

28.  Non  mutando  fua  forma  affai,  né  poco, 
Prefe  un  coltello,  ed  all' Odia  Santa 
Feri  di  punta  ,  e  non  gli  parve  giuoco; 

2p.  Perocché  la  padella  tutta  quanta 

S*  empiè  di  fangue  ,  e  gìugnendo  un  Criftiano 
Per  ricoglier  quel  pegno,  che  s'ammanta, 

50.  E'I  Sacrificio  fuor  ne  faltò  fano. 
Veggendo  queflo  il  Criftian  fé  romore. 
Onde '1  Giudeo  fu  prefo  a  mano,  a  manO;, 

31.  E  fubito  fiinn' arfo  con  furore. 
Ed  in  quel  luogo  fi  fé  di  prefente 
Un  Tempio  a  riverenza  del  Signore  ; 

32.  Che  fi  chiamò  Salvador  dei  Bogliente, 
E  chiama  ancor  ,  fecondochè  n'  accenna 
Colui,  che  fcriffe{g)di  tal  convenente . 

33^  Nel  detto  tempo  fu  prefo  in  Ravenna 
Meflere  Stefan  Colonnefe,  Conte 
Della  Romagna  ;  ciò  mo/lra  la  penna  ; 

34>  E  morte,  e  prefe  le  perfone  pronte 
Di  fua  famiglia  ;  onde  fi  rubellaro 
Dimoire  Terre,  ch'io  non  ho  conte. 

35.  Mainardo  Ubaldin  fanza  riparo 
Prefe  Faenza,  e*  Bolognefi  armati 
Ad  Imola  di  botto  cavalcare, 

35.  E  tirarono  a  terra  gli  fìeccati  ; 
E 'I   Papa  vi  mandò  MefTer  Bandino 
Paftor  d  Arezzo,  e  de*  Conti  nomati: 

3-.  11  quii  fé  tanto  con  dolce  latino. 
Che  quali  a  rutti  fé  feguir  fuo  flile  ; 
E  quello  badi  al  Vefcovo  Aretino . 

38.  Mil- 


AN.  DI  CRISTO  I291.  E  SEGG.  7f 

38.  Mille  dugenco  novantun  d'  Aprile 
L'efercito  grandiffinio  era  ad  Acri , 
E  tutti  i  Saracini  avieno  a  vile . 

3p.  Molti  Signor  v'avia  mondani,  e  facri , 
E  diciotto  miglia' di  pellegrini, 
E  dimolc' altra  gente  graffi,  e  nrjacri. 

40.  Non  avie  Terra  allor  tra'  Saracini , 
Ch'ubbidente  foiTe  a  Santa  Chiefa, 
Da  quefta  in  fuor,  da  cui  eran  vicini. 

41-T  Perchè  l'anno  dinanzi  egli  avien  prefa 
Ed  Antioccìa,  e  Trapali  ,  e  Suri  ^W 
E  dimolc' altre,  ch'io  non  fo  didefa, 

42.  La  Città  d'  Acri,  fé  chiaro  W  mifuri , 
Era  crefciuta  in  tutti  modi,  e  vie. 
Ed  afforzata  di  foffi,  e  di  muri  , 

43»  Ed  avea  diceffette  Signorie  , 

E  ognun  di  fangue,  fìccome  qui  tratta, 
Avea  fanza  mancar  piene  b:>.lie. 

44.  Ed  in  quel  tempo  avean  W  triegua  fatta 
Saracini,  e  CriHian  per  meli  alquanti, 

E  de'Criftiani  alcuna  gente  marca 

45.  Cominciaro  a  rubare  i  Mercatanti, 
Ch'a  ficurtà  della  triegua  venieno, 
Con  ogni  mercatanzia  ,  e  Icr  contanti. 

46.  Quando  il  Soldan  fentl  quel,  che  hckno , 
Mandoe  in  Acri  fuoi  Ambnfciadori , 
Raddomandando  ciò,  che  tolto  avieno; 

47.  E  che  mandalTer  W  prefi  i  malfattori 
A  lui,  che  ne  volea  far  giuflizia  , 
Poiché  non  la  facieno  i  lor  maggiori. 

E  4  48.  E  qua' 


ya  CENTILOOyiO    CANTO   XXX, 

48.  E  que',  che  non  caravan  tua  gràndizia 
Negaron  tutte  quante  fue  domande  ; 
Sicché  '1  Soldano  empierò  di  nequizia. 

4p.  E  modo  fu  colTefercito  grande, 
E  venne  ad  Acri ,  e  fuo'  foffi  profondi 
Subito  riempiè  di  più  ("^)  vivande. 

50.  Sicché  i  fuo'  Saracin  paffir  forbondi, 
E'\  primo  cerchio  prefon  delle  mura, 
E  con  dificj  andarono  a' fecondi  ; 

51.  Alli  qua'  fecer  sì  grande  rottura, 

Che  valicaron  dentro,  e  a  quella  ftrettaW 
Ne  fur  morti  di  loro  oltramifura. 

52.  E  conquiftar  la  Torre  maladetta , 
E  '1  Maeftro  del  Tempio  principale 
Quivi  nnorì  d' attofcata  faetta . 

«^3.  Gli  altri  veggendo  morto  il  Caporale 
Isbigottiro,  e  chi  per  mar  fuggiva, 
E  chi  rimane  quivi  molto  male. 

54.  Perchè  la  gente  d*  ogni  pietà  priva 
Uccidiè  chi  venia  loro  alle  mani , 
Quafi  perfona  non  lafciavan  viva. 

SS'  Rubar  la  Terra ,  e  furono  i  Criftiani 
SefTantamìla  ,  e  più  tra  morti,  e  prefi^ 
Poi  a  guadarla  fur  peggio,  che  cani. 

$6,  E  non   rimafe  in  que' fanti  paefi 
Alcuna  Terra,  ove  i  Criftian  famiglia 
Faceffer  poi,  che  in  Acri  furo  offefi. 

57.  S' eir  era  gran  Città,  non  maraviglia  » 
Ch' eir  era  quafì  nel  mezzo  del  mondo, 
Preflb  a  Gerufaiem  W  fettanta  miglia . 

SB.  Nel^ 


AN.  DI  CRISTO  12^1.  E  SEGG.  7J 

58.  Nel  dece' anno  cacciò  la  morte  al  fondo 
Il  Re  Ridolfo,  che  dal  Baronaggio 
Stato  era  eletto 'mperador  giocondo. 

5p.  Nel  dett'  anno  ancor  per  calen  di  Maggio 
Filippo  il  Bello,  allotta  Re  di  Francia, 
Distar  moftrando  chi  preilava  a  gaggio» 

^o.  Fece  di  notte  prender  fanza  ciancia 
Del  fuo   Reame  tutti  gì'  Italiani , 
E  di  pecunia  die  lor  mala  mancia. 

61.  Nel  detto  tempo  Capo  de'Pifani 
Il  Conte  Guido  da  Montefeltro  era. 
Come  dett' è  per  altri  verfi  flrani; 

62,  II  qual  fentendo,  come  il  Ponte  ad  Era, 
Del  quale  i  Fiorentini  avien  Je  chiavi, 
Ma' guardat' era  da  mane,  e  da  (era, 

^3.  Vi  cavalcò  di  notte,  e  colle  navi, 
Ch'  avien  menate  (p)  paffarono  i  fofiì , 
E  con  ifcale  di  funi  foavi, 

^4.  Da  certe  guardie  ,  ch'egli  avean  commoffi, 
Saliron  fufo,  e  prefo  il  Cartellano, 
Che  v'era  allor  ,  Meffer  Guido  de' Rolli» 

6^.  Morto  vi  fu  un  fuo  cugin  germano. 
Che  sì  contefe  ,  e  poi  Verin  Fizzoni,(qi 
Ed  alquanti  de' fanti  a  mano,  a  mano» 

^6,  Gli  altri  menaci  ne  furo  a  prigioni  j 
E  fpelTo  fi  riceve  tale  fcherzo. 
Quando  non  fon  guardate  le  magioni. 

67.  Nota  ,  Lettor  ,  dove  al  prefente  sferzo^ 
Che  qui  doveva  aver  centocinquanta 
Fanti  a  guardare,  e  avievene  (ó  il  terzo. 

6B.  Ap- 


74  CENTILOQt;iO   CANTO    XXX. 

6S,  ApprefTo  Fifa,  come  qui  fi  canta, 
Fer  rubellar  Vignale  in  Camporena  , 
Che'i  Fiorencin  tenea  fotco  la  pianta. 

<Jp.  Onde  r  ofte  v'  andò  molto  di  vena , 
E  con  trabocchi ,  e  manganelle  in  giro 
li  combatterò,  e  dopo  lunga  mena, 

70.  Que',  ch'eran  dentro  di  notte  n'ufciro, 
E  valicaron  per  mezzo  del  campo 

D^' Fiorentini,  che  non  gli  fentiro. 

71.  E  quando  T  ode  feppe  loro  fcampo. 
Ne  parve  a  tutti  quanti  molto  male. 
Ch'egli  eran  valicati  fenza  inciampo. 

72.  Tornarfi  a  cafa ,  ed  ode  generale 
Ordinar  contro  a  Pifà ,  e  MefTer  Corfb 
De' Donati  ebbe  la 'nfegna  Reale. 

73»  Moftra,  che  qu\  nafcedé  alcun  foccorfo , 
Onde  la 'mprefa   poi  non  fi  feguio. 
Forfè,  che  alcun  ne  bevve  qualche  forfo  . 

74.  Onde  ne  nacque  grande  W  mormorio 
Per  la  Città,  e  Mcfièr  Vier  de' Cerchi 
Di  Parte  Capitan  ,  con  gran  difio  , 

75.  Confiderando  moiri  gran  foperchi 
Ricevuti  da  Fifa  ,  fece  tanto  , 
Ch'egli  fcoperfè  i  malvagi  coperchi. 

76.  E  contro  a  Pifa  l'ode  andò  d'accanto, 
E  come  furono  a  Cadel  del  Bofco, 

La  piova,  ch'era  già  durata  alquanto, 

77.  Moltipricò  si,  che  di  color  folco 
L'aria  fi  fece,  e  per  forza  convenne. 
Che  fi  partifler,  lè'l  ver  ne  cognofco. 

78.  Nel 


AN.  DI  CRISTO  I  29 1.  E  SEGG.  7  J 

78.  Nel  predetc'  anno  ,  quando  più  fi  tenne 
Per  Santa  Chiefa  la  Romagna  fana 
Col  Vefcovo ,  che '1  Papa  Conce  fenne, 

7p.  Di  furto  prefe  quel  da  Sufinana, 
l'dico  Mainardo,  fanza  pena. 
La  Città  di  FurllW  con  gente  flrana; 

80.  E'n  quella  prefe  il  Conte  di  Romena 
Fratel  del  detto  Vefcovo  Aretino, 
E  poi  aflldiò  il  Vefcovo  in  Cefena . 

Si.  Quel  Mainardo  fu  gran  Ghibellino, 
Salvochè  gli  era  Guelfo  manifefto 
Contr'  a  ogni  uom ,  per  lo  Comun  Fiorentino 

82.  E  non  fanza  cagion  faceva  quefto  , 
Che '1  padre  fuo,ch'avea  nome  Pagano, 
A' Fiorentini  il  lafciò  picco]  cedo, 

83.  E  le  fue  Terre  mife  loro  in  mano; 
E  qusl  Comun,  come  benigno  Padre, 
Gli  rendè  tutto  di  queto ,  e  di  piano; 

84.  Ond' el  Firenze  tenne  poi  per  madre. 
Ed  ogni  Fiorentin  per  fuo  Fratello, 

E  fé  per  lor  molte  cofe  leggiadre  • 

85.  Nel  detto  tempo  prefe  nel  Mugello 
Manfredi  Conte  il  Cartel  d' Ampinana, 
Qual  era  di  ragione  a  fuo  pennello; 

86.  Onde  Y  ofte  v'  andò  molto  fovrana  , 
Poi  gli  dier  quattromila  fiorin  d'oro. 
Perchè  loro  fperanza  vedien  vana. 

87.  Ed  e'  fi  dipartì  fenza  dimoro  , 
Poch*  ebbe  date  tutte  fue  ragioni 

Al  Comun  di  Firenze;  onde  coloro 

88.  D'ai. 


7(5  CENTILOQUIO    CANTO   XXX. 

88.  D'allóra  in  qua  le  Ville,  e  Pofleffioni 
Hanno  tenute  ,  e  le  perfone  fue 
Hanno  ubbidito  a'  Fiorentin  fermoni. 

8p.  L'  anno  mille  dugennovantadue 
Papa  Niccola  fu  di  vita  mondo, 
E  la  Chiefa  vacò  due  anni,  e  pine. 

90.  Nel  detto  tempo,  come  qui  fecondo, 

In  Francia  il  fuoco  s'  apprefe  a  Noione  ,M, 
Ed  arfe  tutta  la  Cittade  a  tondo . 

91.  Nel  detto  tempo  d'Imperio  Campione 
Eletto  nella  Magna  fue  Aftolfo  , 

Ma  non   pervenne  aila'ncoronazione, 
p2.  Perocché  dal  figliuol  del  Re  Ridolfo 
In  battaglia  fu  morto.  Or  mi  diletta 
Di  mutar  cibo  per  iftar  più  golfo. 

93.  Nel  detc'anno  di  Giugno,  per  vendetta 
Del  Ponte  ad  Era  ,  andato  i  Fiorentini 
Ad  ode  a  Pifa  colla  Guelfa  fetta  . 

94.  Capitan  fu  Meflèr  Gentile  Orfini , 
E  la'nfegna  Real  ,  con  tutti  onori. 
Fu  data  a   MelTer  Gieri  degli  Spini, 

p^.  E  fu  dato  il  Pennon  de'  Feditori 
A  Me  ile  re  Giovan  de'  Mozzi ,  e  andaro 
Guadando  a  Pifa  ciò,  ch'era  di  fuori  (x) 

p6.  Alla  Badia  a  San  Senno  (yJ  arrivaro, 
E  tagliarle  da   piede  il  campanile, 
Ed  un  belliilìm' ^Iber ,  che  trovare. 

97.  E'I  dì  di  San  Giovanni  in  quello  flile, 
Corfero  il   palio  a  Pifa  in  fu  le  porti, 
Ched  a  Firenze  s'  ufa  in  dì  fimile . 

S^.  Ar- 


AN.  DI  CRISTO  I  292.  E  SEGG.  77 

93.  Arfero  il  folfo  Arnonico,  ed  accorci 
Si  cornare  a  Firenze  molco  adorni. 
Guardando  il  Foncé  ad  Era  ad  occhi  corei. 

9p.  Ma  non  dubitar,  che 'n  venticrè  giorni. 
Che  in  quel  di  Fifa  fteccer  fanza  fofta. 
Col  (z)  fuoco  fer  di  tance  cafe  forni  ; 

100.  Che  r  un  diceva  all'  altro  :  Car  ci  coda 
Il  Ponce  ad  Era;  ed  era  apparecchiaco, 
Deh  come  ben  ci  fta  !  per  la  rifpofta . 

Che  Ci  pencevan  d'  averlo  pigliaco , 

FINE     DEL     CANTO     XXX. 


NOTE     AL     CANTO     XXX. 

3.  (t)  Tem.  E  dife  . 
>  6    (a)  Tem.  E  csrfe  forte  . 

8.  (b)  Scr.  Razuolo  .  Vili.  Giazuolo .  (e)  Vili.  Cechìta  . 
16.   (d)  Str.  e  Magi.  Famale . 

il.  (e)  Tem.  di  Monferrato,    (f)  Ivi ,  pe' tradmefttU 
32.  (g)  Tem.  eh' e  fcritto  . 

41.  (h)  Vili.  Tripoli.  Tem.  Sori , 

42.  (i)  Tem.  vero,         44.  (k)  Iwì,  avea, 

47.  (Ij  Tem.  E  fé  n^  and  a  (fono  .         49.  (m)  Ivi  >  di  fue  > 

51.  (nj  Tem.   dentro  in  quella  ftretta  . 

57'  (oj  Tem.  lerufalém .  Str.  Gerufalétt . 

^3.    p)  Tem.  portate  . 

C^,  (q)  MSS.  Nerin  Tizzoni;  Vili.  così. 

67.  ^r}  Tem.  e  avevano»         74.  (s)  Ivi  ,  qualche  . 

79.  (t)  Tem.  iv*;^/? .        pò.  (u)  MSS.  iV«?;w>v .  Vili,  così . 

9).  (x)  Magi,  e  Str.  r/ò,  c^u'  vi  trovaro  . 

Sf6,  (y)  Via.  S.  Sovin9.        9^.  (z)  Tem.  Nel. 


CAN- 


78 

CANTO        XXXL 


ARGUMENT« 


ANNI  DI    D*  Of  (f  )  Sa»  Michele  ,  e  di  Gian  della  Bella  , 
CR.  1 2p2.      Che  gV  ordini  fé  far  della  Giuftizia ,         viL.I.y.c. 
e  fegg.       E  'nfino  allor  non  e*  ebbe  mai  gabella .     1 54.e  1.8. 

DiSan  Giovanni  y  e  Santa  Croce  fpazio,  c.i.ifegg. 

Di  ì^apa  Cileftrino  -,  e  Bonifazio  . 

1.  T^Er  contentare  alquanto  il  tuo  diflo, 
X     Sappi ,  Lettor ,  che  San  Michele  in  Orco 
Era  una  Chiefa  al  fervigìo  di  Dio. 

2.  E  fu  disfatta  ,  e  ricevette  torto 
Nonantola ,  cui  era  per  ragione , 

Per  piazza  far,  eh' è  di  gran  foffè  porto» 

3.  Poi  per  non  perder  la  divozione, 
Si  fece  far  la  Vergine  Maria 

In  un  pilaftro  di  cotal  magione; 

4.  Ed  i  laici  ogni  fera  tuttavia 
Vi  cantavano  laude,  e  contento 
Era  ciafcun  d'  udir  tal  melodia  • 

5.  Novantadue  più  di  mille  dugento 
Corria ,  di  Luglio,  quando  noftra  Donna 
Miracoli  moftrò  di  valimento  . 

6.  Perocch' appiè  della  detta  Colonna 
Sanaro  infermi,  e  dirizzaro  attratti 

Di  più  ragion  ,  come  piacque  a  Madonna  • 

7.  Poi  pe' miracoli,  ch'ella  avea  fatti. 
Si  fparfe  tanto  la  fama  fovrana , 

Cile  fi  vedea  negli  affetti,  e  negli  atti  ,• 

;    8.  Che 


AS.  DI  CRISTO  I  292.  E  SEGG.  Jp 

Z.  Che  per  la  fella  di  tutta  Tofcana 
Venian  le  genti  a  farle  riverenza , 
Uomini ,  e  donne  colla  mente  fana  . 

p.  E  venne  in  brieve  in  tal  fufficienza , 
Che  fi  facea  carità  dell'  entrata 
Seimila  lire  ogni  anno  per  Firenza. 

10.  Nel  detto  tempo  efl'endo  confolata 
La  Città  di  Firenze  di  vantaggio  , 
La  gente  fu  in  fuperbia  formontata  ; 

11.  E  cominciaro  i  Grandi  a  fare  oltraggio 
In  beni ,  ed  in  perfone  a'  Popolani , 

O  per  invidia,  o  per  volere  omaggio, 

12.  Villaneggiando  fpeffo  colle  mani, 
E  quando  adoperando  le  coltella; 
E  rincrefcendo  agli  uomini  fovrani , 

13.  Spezialmente  ad  un  Gian  della  Bella, 
Gran  Popolan  del  Popol  San  Martino  , 
Che  fi  fé  capo  di  cotal  novella  , 

14.  E  come  valorofo  Cittadino 

Diffe ,  con  altri  vaghi  di  ben  vivere. 
Far  ci  convien  del  grande  piccoHno. 

15.  Ed  afpre  leggi  fer  di  nuovo  fcriverc 
A  rifrenar  de' Grandi  la  malizia. 

Le  qua'regnaro,  e  ancor  non  fon  liverc. 

16.  Chiamarfi  ordinamenti  di  giuftizia, 
E  perchè  fofTer  melli  di  leggiere 
Ad  efecuzion  fanza  pigrizia, 

17.  Di  giuftizia  un  fer  Gonfaloniere 
Tra'  fei  Priori; il  qual  di  fefto,  in  feftoW 
Poi  fi  traeva  a  sì  fatto  miftiere , 

18.  Ed 


8o  CENTILOQUIO    CANTO    XXXI. 

i8.  E  air  entrar  de' Priori  manifefto 
Prendeva  il  crociato  Gonfalone , 
Ed  al  dì  d' oggi  ancora  fi  fa  quefto  • 

15).  Ed  ordinar,  che  dove  di  ragione 
Forcano  efler  de'  Grandi  più  Priori  ^ 
In  uno  uficio  ,  ed  in  una  ftagione, 

2.0.  Non  potefle  effer  più ,  eh'  un  de'  Signori 
Per  volta  ;  e  qaefto  fecero  a  buon  fini , 
Perchè  non  foperchiaffono  i  minori. 

il.  E  poi  elefler  mille  Cittadini, 
Con  certi  Banderai ,  eh'  ad  una  boce 
Traeffero  a  romor  de'  Fiorentini , 

12.  Con  fopravefta,  e  feudo  colla (^)  Croce, 
Con  tutta  l'arme,  ad  ogni  petizione 
Di  tal  Gonfalonier  prefto,  e  veloce, 

23.  Quando  volefTe  fare  efecuzione 
Contro  alcun  Grande;  e  poi  fi  crebbe  il  novero, 
E  fedi  di  dumila  la  lezione . 

24.  Ancor  parendo  al  popolo  effer  povera^ 
Ne  fece  quattromila,  e  qui  ti  nomo 
Chi  prima  fu  del  Gonfalon  ricovero: 

15.  Baldo  W  di  Ruffbl  di  Porta  del  Duomo; 
Ed  al  fuo  tempo  di  cafa  de' Galli  W 
Di  Por  Santa  Maria  fé  fare  il  tomo , 

a6.  Perch'un  di  loro  avea  per  certi  falli 
In  Francia  morto  a  ghiado  un  popolano, 
E  quell'Ordine  vuol,  che'l  fuo  avvalli. 

27.   Ma  non  farebbe  mai  fatta  di  piano 
Si  fatta  legge,  fé  non  che  la  briga. 
Che' Grandi  avicn  tra  lor  ci  tenne  mano. 

28.  Come 


AN*  DI  CRISTO  1  292.  E  SEGG.  81 

28.  Come  addivien,  che  i' un  "altro  gaftiga, 
E  le  vendette  non  vanno  di  pari , 
E  chi  comincia  zuffa,  non  la  ftriga. 

2p.  Tofinghi  briga  avien  cogli  Adimari, 
E'  Tornaquinci  i'  avevan  co'  Roffi  , 
E  Bardi,  e  Mozzi  erano  avverfari. 

30.  Boftichi,  e  Forabofchi  eran  percofli , 
Così  ancor  Gherardini  >  e  Manieri ,  («) 
E' Cavalcanti,  e' Bondelmonti  groffi. 

31.  Bifdomini  eran  contro  a' Falconieri, 
E'  Donati  tra  lor  ,  non  fo  perchè  ; 

Di  più  non  dico,  che  non  fa  (^)  miftieri . 

32.  Nel  feguent' anno  del  novantatrò 
A' Fiorencin  chiefe  pace  il  Pifano, 
E  co'  prefenti  patti  a  lor  fi  fé  : 

33.  Che  cacciaffer  di  Pifa  il  Capitano, 
Conce  da  Moncefelcro  ,  e  la  grandigia 
Del  Ponte  ad  Era  fi  recalTe  al  piano , 

34.  E'  Fiorentini  avcffer  la  franchigia 
Di  non  pagar  di  lor  mercatanzia  , 

Ch'  ufciffe  ,  o  entrafTe  in  Toma  ,  od  in  valigia  > 

35.  Per  tutto  lor  terren ,  dove  che  fia, 
Alcuna  cofa  ;  e  per  fuggir  le  guerre  , 
Fero  ogni  cofa,  e  non  fecer  follia. 

36.  Ed  alla(g)  pace  fur  tutte  le  Terre, 
Ch' a  parte  Guelfa  fi  tengon  d'intorno, 
Ch' avien  con  lor  valicate  le  ferre. 

37.  Nota,  Lettor ,  che 'nfiuo  a  quefto  giorno 
Non  il  pagava  in  Firenze  gabella, 

Ne  mai  ferrava  Porta  il  Giglio  adorno. 
Fol.IK  F  37- H  per 


82  CEKTILOQyrO    CANTO  XXXI. 

38»  E  per  non  farci  gravezza  novella, 
Bifognando  al  Comua  danar  parecchie, 
Trovaron  modo,  e  fer  la  Città  bella. 

3p.  Perocché  '1  cerchio  delle  mura  vecchie , 
F  terrea  dentro,  e  di  fuori  i  Reggenti 
Venderò  allora,  e  fcr  le  cofe  fpecchic. 

40.  E  per  gii  fopraddetti  ordinamenti 
Il  Cornuti  di  Firenze  fi  fé  caldo, 

E  gP  infrafcritii  a  fé  fece  ubbidenti , 

41.  Cartel  di  Poggibonizi,  e  Certaldo, 
Viefca,  Terrai',  Catignano,  e  Moncione, 
E'I  Barberifchio  ,(^)e  Gambaffi,  di  faldo, 

42.  E  Gangereca,0)  come  qui  fi  pone, 
Cafa  Guicciardi  ,(*)  e  Loro ,  eh'  ognuno  ftaco 
Era  gran  tempo  in  fua  giuridizione. 

43.  Lo  Spedai  di  San  Sebio  racquiftato 
Fu,  ch'era  del  Comune,  ed  era  prefo 
Di'Grandi,  che  l'avevano  occupato. 

44.  Molto  degno  farei  d*  effer  riprefo, 
Ssd  io  taceffi  il  caro  Cittadino, 

Che  feflj  capo  a  far  ciò,  ch'hai  intefo. 

45.  Di  popol  fu  antico  Fiorentino  , 

E  Caruccio  del  Verre  fu  chiamato  , 
Ched  abitava  Oltrarno  a  fuo  dimìno. 

46.  Nel  detto  tempo  rifuggito  in  Prato 
Er' un ,  ch'avie  fatco  un  gran  malificio 
Dentro  in  Firenze,  donde  e'  fu  mandato 

47.  A'  Pratefi  per  parte  dell'  Uficio 
De'  Signori  Prior  ,•  che  '1  malfattore 
MandalTer  di  prefwnce  al  ior  giudicio . 

48.  E'  Pra, 


AN.  DI  CRISTO  I2p3.  E  S£GG.  83 

48.  E' Frate  fi  per  non  perder  l'onore. 
Negarono  il  mandare,  e  noi  mandaro»(^ 
E'  Fiorentini  fenza  più  tenore, 

49.  In  diecimila  lire  condannaro 
Prato  ,  fé  '1  giorno  non  fofle  venato 
Il  malfattor ,  ed  e'  fé  ne  gabbaro . 

50.  Ma  ficcome  fu  il  termine  compiuto 
I  Fiorentini  T  ofte  vi  bandirò, 

E  'n  queftp  modo  era  il  Comun  temuto. 

51.  Come  i  Pratefi  dei  bando  fentiro, 
'Si  mofler  co' danari,  e  col  prigione, 
E  vennero  a  Firenze  con  fofpiro , 

52.  Molla  era  l'ofìe  già  col  Gonfalone, 
Quando  il  pregion  fu  venuto  m  Firenza> 
E  pagaro  anco  la  condannagione  . 

53»  Del  malfattor  fi  feguì  la  fentenza, 
L'  ode  rimafe ,  e  non  feguicò  il  giuoco , 
E'  Pratefi  di  peggio  ebber  temenza. 

54,  Nel  dett'anno  in  Firenze  apprefe  il  fuoco 
In  Torcicoda,  e  ftefe  tanto  T  ala  , 
Ched  arfe  trenta  cafe  in  molto  poco. 

5$.  Nel  detto  tempo  T  Arte  a  CalimalaO 
Fé  ingheronar  di  marmo  San  Giovanni , 
La  cui  bellezza  per  ancor  non  cala  ; 

56.  Che  di  macigno  era  flato  molti  anni, 
E  tutte  arche ,  e  fepolchri  fur  levati . 
Che  di  fuor  davano  a  molti  occhi  affanni. 

57.  Nel  detto  tempo  effendo  in  mar  rubati 
Normandi  fottopofli  al  Re  di  Francia  , 
Da'Guafcon  d'Inghilterra,  richiamati 

F  2  sSs  Si 


84  CENTILOQTJIO    CANTO    XXXI. 

58.  Si  furo  al  Re ,  ed  e'  non  V  ebbe  a  ciancia  9 
E  fé  richiedere  il  Re  d'Inghilterra, 
Il  quai  teneva  per  forza  di  lancia 

S^.  Tutta  Guafcogna ,  fé  il  libro  non  erra, 
E  dovevane  dare  alcuno  omaggio 
Al  Re  di  Francia  ,  per  non  aver  guerra. 

60.  E  coniandogli,  che  tutto  il  dannaggio. 
Che  ricevuto  avea  la  fua  gente 
ReflicaifTe  ;  non  già  per  meffaggio, 

61.  Ma  comparine  a  lui  perfonalmente, 
E  pagaffe  il  tributo  di  Guafcogna  , 
Fra  certo  tempo  rerminatamenre. 

61.  Onde  Adoardo  fel  recò  in  vergogna. 
Mandò  Mefler  Amondo  fuo  fratello 
A  far  l'ammenda,  e  tutta  la  bifogn^. 

63.  Ma'l  Re  di  Francia  non  accettò  quello, 
E  foiamente  per  aver  cagione 

Di  torgli  la  Guafcogna  fanz' appello. 

64.  Onde  fi  cominciò  guerra ,  e  tendone 
Tra  la  gente  Francelca ,  e  Tlnghilefe, 
Come  più  innanzi  ne  faren  menzione- 

65.  L'  anno  feguente  il  Re  di  Francia  prefe 
11  fratel  MelTer  Carlo  di  Valofa, 

Ed  in  Guafcogna  il  mandò  ài  palefs 

66.  Con  molta  gente,  e  mai  non  ebbe  pofa, 
Ch*  egli  acquiftò  la  Città  di  Bordella  , 

Ed  altre  Terre,  ch'io  non  ne  fo  chiofa , 
6j.  E  mife  in  mare  Armata  grande ,  e  bella 
Contro  al  IÌe  d' Inghilterra  ;  e  partimento 
Da  qaefro  fo  per  dir  d'alerà  novella. 

6S*  No- 


AN.  DI  CRISTO  I  2p4.  E  SEGG,  85 

ÓS.  Novantaquaccro  con  miiJedugenco 
Corrie  ài  Luglio,  e  la  Ghiefa  era  ftaca 
Più  di  due  anni  fanza  reggimento. 

(Jp.  De' Cardinali  turca  la  brigata 
Era  in  Perugia ,  e  dalli  Perugini 
Eran  coltretti  di  far  la  chiamata 

70.  Del  nuovo  Papa  ,*  e  non  avendo  quini 
Tra  lor  concordia  ,  ma  gran  quiftione , 
Non  volendo  de' lor  ,  nò  de' vicini , 

71.  ElefTer  Frate  Pietro  del  Murrone,G) 
Ch'era  a  Sermona  ("^)  nel  Monte  romito, 
E  Papa  Cclellin  nome  fi  pone . 

72.  E  mandato  per  lui,  e  comparito. 

Fu  'ncoronaco  ;  e  'i  Settembre  vegnente  , 
Come  con  Cario  prima  aveva  ordito, 

73.  Dodici  Cardinal  fé  di  prefente. 

Che  fur  la  maggior  parte  Oltramontani ,  (") 
Ciafcun  del  Re  di  Cicilia  fervente . 

74.  E  fatto  queiìo ,  tra'  Napoletani 
Tirò  la  Corte  ,  e  f u  ben  ricevuto 
Dal  Re,  e  poi  da  tutti  i  Terrazzani. 

75.  Poco  vi  flette,  che  fu  conofciuto 
Per  ignorante,  non  alletterato, 

E'  1  Papa  poi ,  che  fi  fu  avveduto, 

76.  Ch'era  da' Cardinal  poco  apprezzato. 
Pensò  come  pocelTc  tal  compagna 
Lafciare  ,  e  rinunziar  tutto  il  Papato . 

77.  E'I  Cardinal  Benedetto  da  Lagna 
Savio,  ed  aftuco,  e  grande  Ghibellino, 
Come  colui  ^ch'era  perfona  magna, 

F  3  78.  Sea- 


8<J  CENTILOOyiO    CANTO   XXXI. 

78.  Sentl'i  voler  del  Papa  Cileftino, 
E  difle  al  Re  dì  Cicilia  da  canto 

Tutto  r  effetto  con  dolce  latino , 
7p.  Giugnendo;  Stu  fai  ch'io  iìa  Padre  Santo  ^ 

r  (alò  medicina  de'  tuo'  mali , 

Contro  a  colui,  che  ti  nimica  tanto. 
80.  E  Carlo  fé,  che' nuovi  Cardinali, 

Ed  alcun  altro  amico  fuo  perfetto, 

Promifer  dargli  le  boci  leali. 
8i.  E  fatto  quello,  Meffer  Benedetto 

Al  Padre  Santo  andò,  e  diffe  :  Io  odo. 

Che  voi  di  rinunziare  avere  detto. 

82.  Ed  a  volere  fcioglier  quefto  nodo, 
Vi  convien  far  nuova  legge ,  e  dicreto , 
Che  parli  in  quefta  forma, e 'n  quefto  modo: 

83.  Che  fé  alcun  Papa  foflè  si  difcreco. 
Che  rìnunziar  per  fantità  voleffe, 

Il  poffa  fare;  ed  e' ne  fu  sì  lieto, 

84.  Che  mili'anni  gli  parve,  che  faceflc 
Chiamare  i  Cardinali  a  conceftoro,         ' 
E  fatte  ch'ebbe  le  cofe  promefle, 

85.  Ed  e'  fi  traffe  in  prefenza  di  loro 

La  Corona,  e'I  manto,  e  gli  altri  arnefi  ; 
Lafciò  il  Papato,  e  tornò  al  Romitoro. 

85.  Regnato  avea  otto  dì,  con  cinque  mefi,(o) 
Poi   fu  eletto  in  picciolino  fpazio 
Q^iel  Cardinal,  che  di  (opra  diftefi  , 

87.  E  fu  chiamato  Papa  Bonifazio; 
E  di  N?poli  ufcì  fanza  indugiare, 
E'nfinchè  non  fu  a  Roma,  non  fu  fazio. 

88.  E  là 


AN.  DI  CRISTO  1 294.  E  SEGG,  8/ 

88.  E  là  con  feda  fi  fc  'ncoronare, 
E  Guelfo  diventò,  perchè  gli  lece* 
E  fé  per  Carlo  ciò,  che  potè  fare. 

8p.  E  la  primaia  provvifion,  che  fece. 
Volle  provar  di  far  tra  i  due  Re  pace, 
E  de' fuoi  Cardinal  vi  mandò  diece. 

pò.  Ma  loro  andata  fu  tutta  fallace. 
Perchè  pace  tra  lor  non  vi  capeva, 
E  ritornarli  al  luogo  lor  verace. 

pi.  Sentendo  il  Papa,  ch'alcuno  diceva, 
Ch'e'non  era  vero  Papa  infino, 
Che  quel,  eh' avie  rifiutato,  viveva, 

p2.  Tanto  ne  fé  cercare  ogni  cammino  , 
Che  a  Fummon  (p)  fu  trovato ,  ed  ivi  flette 
Prefo  ,  al  voler  di  chi  l'avea  in  dimino. 

p3.  Ma  poco  tempo  in  quel  luogo  vivette, 
E  quivi  volle,  che  fi  ibtterrafiè 
Addentro  delle  braccia  più  di  fette, 

P3.  Perchè  '1  fuo  corpo  mai  non  fi  trovaffe. 
Vivendo  Bonifazio  ,  che  tu  hai 
Comprefoj  ma  non  fo,  che  fi  montaffe 

^^,  Iddio  per  lui  fé  miracoli  affai , 

E  fu  San  Piero  del  Marron  chiamato, 
Come  più  innanzi  ancora  troverai . 

^6,  Bonifazio  fu  fa^vio  ,  ed  infegnato , 
Ed  aggrandì  la  Chiefa  ,  e*  fuo'  parenti, 
E  fedì  molto  temer  d'  ogni  lato . 

97.  Nel  detto  tempo  fero  i  fondamenti 
Di  Santa  Croce  i  noftri  Fra' Minori, 
£  furvi  moki  Vefcovi  prefenti  > 

F  4  p8.  E  pi4 


88  CENTILOQUIO    CANTO    XXXU 

p8.  E  più  Prelati ,  e  li  Signor  Priori , 
E  fuvvi  il  Capitano,  e '1  Poteftade, 

."    E  viepiù  altri  Ufìciaii ,  e  Rettori , 

pp.  Uomini,  e  donne  di  queila  Cittade, 
Con  iitormenti ,  e  canti  ad  alta  boce  , 
Con  molta  fella,  e  gran  Iblennitade  . 

100.  E  fa  di  Maggio  il  dì  di  Santa  Croce  p 
E  cominciar  di  notte  alle  Cappelle  ; 
Ma  poco  innanzi  allora  andò  la  foce  • 

Parcomi  ornai  da  sì  fatte  novelle . 

FINE     DEL     CANTO      XXXU 


NOTE     AL     CANTO     XXXI. 

Arg.  (t)  MSS,  D'Orto  San  Michele. 

1 7.  (.1)  Tem.  Co'  fei  Priori  quaji  di  fefio  in  feflo  • 

-;.  (b)  Srr.  e  Magi    djlla , 

25.  (d/  Srr.  e  Magi.  Baralo  .        (d)  Ivi,  Gialli. 

30.  (e)  Ivi,  Amidei ',  errore. 

31.  (£)  Tem.  e  di  ciò  nanfa. 
35.    g)  Tem.  E  della, 

41.  (h)  Vili.  1.  8.  e.  2.  Barhifchi, 

42.  (i)  Str    e  Magi  Gangbereta ,     (*)Yi\\,  Guicciardini  ^ 
48.  ik     MSS.  mandarono . 

55.   (*;  MSS.  di  Calimala  , 

71.  ^1)  Vili  J.  8  e.  «?  Morrone .     (m)  Ivi ,  Selmona . 
73.  (n)  Magi    e   Scr.  Tramontani  , 

85.   (o)  MSS.  Regnato  avea  cinqu'  anni  ,e  otto  mejì '■,  n\ti.m- 

feftn  errt-re  ,  che  bifcgna  correggere  ,  come  fi  è  poflo  , 

^2.  (p)  jMao;).  Che   Snnoa  »   Str»  e  Tem.  Che    a  Frimon 

Vili.;  COiì  i 


CAN- 


«9 


CANTO        XXXII. 

ARGUMENTO. 

ANNI  DI  Di  Meffer  Corfo  noflro  Fiorentino ,  villani 

CR.  12^4.      E  di  crear  Santa  Maria  del  Fiore  t         1.8.  e.  8, 
e  fegg.       E  che  (f)  mori  Ser  Brunetto  Latino  ,       e  fegg. 
E  della  Baronia ,  che  in  Fiorenza 
Si  ritrovò  (a)  il  Re  Carlo  in  fua  frefenza . 

1.  T  TN  MeOer  Gianni  di  Lucin  da  Gommo  W 
U    Podeftà  di  Firenze  ,  di  Gennaio  , 
Era  il  dece' anno  nell' ufìcio  in  fommo; 

2.  Quando  due  Cavalier  conforti  in  paio 
Colle  coltella  s'  erano  azzuffaci  , 

Non  riguardando  T  un  l'altro  pe '1  Vaìo^ 

3.  Meffer  Corfo,  e  Meffer  Simon  Donati, 
Ed  un  famiglio  di  Meffer  Simone 
Morto  per  colpi,  che  gli  furon  dati. 

4.  Avuta  il  Podeftà  informagione. 

Che  Meffer  Cor(ò  avea  morto  il  famiglia 3 
Formò  contro  di  lui  la  'nquifizione  . 

5.  E  Meffer  Corfo  ,  per  altrui  configlio, 
Andò  dinanzi  con  ardito  volto  , 

E  tutto M  popol  ne  flava  in  bisbiglio, 

6.  Maravigliandofi  cìafchedun  molto. 
Che '1  Cavalier  s'era  rapprefentato. 
Ed  egli  in  breve  tempo  fu  profciolto, 

7.  E  quel  Meffer  Simon  fu  condannato. 
Perchè  quell'altro  aveva  ricevuto, 

E 'i  Podeftà  ne  fu  vitiperato  .(e) 

S,  Per. 


JO  CENTILOOyiO   CANTO   XXXII. 

8.  Perchè  al  romor  cucco  '1  popol  minuco 
S'armò,  e  crafTero  a  Gian  della  Bella, 
Ch'era  lor  Caperai  gran  cempo  iffuco. 

9.  Ed  e*  veggendo  si  fatta  novella , 

N'  andò  a*  Priori ,  e  quella  gente  accorta , 
Muoia  la  Podeftà  ,  gridando  (^)  in  quella  » 

10.  E  del  Palagio  fuo  arfè  la  porca, 
Rubaro  il  Podeftà,  e  fua  famiglia, 
E  MelTer  Corfo  fuggì  fenza  fcorta. 

11.  E  pare  a  me  una  gran  maraviglia. 
Come  la  vita  in  quel  furor  cam.paro  , 
Che  pure  a  legger  paura  mi  piglia  • 

12.  E  li  Signor  Prior  fé  ne  turbato. 

Ma  pur  crovaron  modi  con  lor  bandi  , 
Che'l  popolo  arrabbiaco  racchecaro. 

13.  Apprefìò  a  quefto  cucci  quanci  i  Grandi; 
Che  giammai  non  dormivano  in  penfare 
D'  abbaccer  Gian  ,  ficchè  più  non  comandi  ; 

14.  Perchè  fu  quel ,  eh'  aveva  facri  fare 
Gli  ordini  di  giuftizia  ;  anche  fu  quello. 
Che  volle  cor  ,  pe'  Grandi  dibadare  , 

15.  A'Gapican  della  Parce  il  fuggello , 

E  'l  mobil ,  eh'  era  grande  quancicade , 
E  metcere  in  comun  fanza  rappello. 

16    E  nop  perchè  non  folle  in  veritade 
Verace  Guelfo;  ma  per  quel,  ch*èdecco> 
E  per  c^refcere  al  popol   libercade  . 

17.  Veggendo  farfi  cocanto  difpecco 
A  quefto  Gian  ,  che  non  pofavan  mai  , 
E  ciò  ,  che  volea,  quafi  aveva  effecco, 

18.  Col 


AN.  DI  CRISTO  I  294.  E  SEGS.  9I 

18.  Col  Collegio  di  Giudici,  e  Notai, 
Che  fi  tenean  gravati  da  Giano , 

E  con  molti  altri  popolani  affai , 

19.  Si  riftrinfero,  e  poi  fecerW  di  piano 
A  lor  modo  T  uficio  de'  Priori , 

Che  a  quel  tempo  fé  ne  faceanoC^")  a  mano; 

20.  E  innanzi  tempo  poi  fi  trafler  fuori, 
Poi ,  come  furo  entrati  neir  uficio. 
Mandar  pel  Capitan  come  Signori, 

21.  E  differgli;  Tu  fai  lo  malificio , 
Ch'è  fiato  inverfo  al  Podefìà  commeflb. 
Con  vergogna  comune ,  e  progiudicio  ; 

22.  E  però  fa,  che  tu  formi  il  procefib 
Contro  a  coftoro  ;  e  diergli  per  ifcritto 
Gian  della  Bilia,  e  più  altri  con  efl*o. 

23.  Ed  egli  il  tolfe ,  e  per  cotal  dilitto 
Formò  la'nquifizione,  e  fu  richiefto 
Ciafcun  di  loro,  come  giufto,e  dritto,  (g) 

24.  Quando  il  popol  minato  fentl  quefto, 
Andonne  in  San  Martino  a  Giano  (^)  accorto, 
E  'n  fiia  difefa  fi  profferfer  pretto . 

25.  E  'l  fuo  Fratello  a  San  Michele  in  Orto 
Traflb  di  botto  fuori  il  Gonfalone  ; 
Vedren,  dicendo,  chi  ci  farà  torto. 

26.  Gian,  eh* era  favio,  e  con  difcrezione. 
Quando  fi  vide  ingannato,  e  tradito 

Da  chi  dovia  difender  fua  ragione, 
27    E '1  grande  raunare  ebbe  fentito, 
Ch'  avevan  fatto  i  Grandi  per  lo  certo. 
Fra  gli  altri  rei  prefe  il  miglior  partito, 

28.  E  di(- 


pi  CBNTILOQyiO   CANTO    XXXII. 

28.  E  dille;  Io  voglio  innanzi  efTer  diferto  » 
Ch'  a  mia  cagìon  fi  gualH  la  Ciccade  , 
Bench'io  riceva  per  ban  far  mal  merco, 

29.  Poi  fi  partì,  fperando  ,  per  pìecade 
De*  popolani ,  d*  eflèr  cancellaco  ; 

Ma  e'  potè  viepiù  la  crudelcade . 

30.  E  con  molti  altri  allor  fu  condannato 
Nella  perfona,  ed  i  lor  bsn  disfatti. 
Per  tuibator  ad  pacifico  flato; 

Ji,  Né  potè  mai  aver  criegaa,  né  patti 
Della  tornata  coi  popolo  arcigno, 
Ed  in  efilio  morì  per  que' fatti. 

32.  Bea  diile  Dance   Poeta  benigno, 
De*  Fiorentin  parlando  nell'  affanno: 
Ma  quello  ingrato  popolo  maligno 

33.  Di  quel  Gian  della  B^lia  fu  gran  danno  j 
Ma  furgli  contro  tutte  le  fortune. 
Perchè  in  Firenze,;/penfe  ogni  tiranno.  W 

34.  Quefti  fue  amavòr  del  ben  comune. 
Con  lealtà  più,  che  non  fé  Fabbrizio, 
E  fempre  del  ben  fari  tirò  la  fune; 

35.  Ma  potè  più,  che  la  virrude  ,  il  vizio. 
Ver' è  ,  che  molto  fu   prefuntuofo , 

E  vendicar  Ci  volle  d'ogni  indizio, 

36.  E  fece  di  pale  le ,  e  di  nafcofo 

Col  braccio  del  Comun  contro  agli  Abati  > 
Sicché  di  fua  vendetta  fu  gioiofo. 

37.  Forfè  per  quefto,e  per  altri  peccati. 
Piacque  al  Signor,  eh*  e' foffe  giudicato 
Con  gli  ftacuci ,  W  eh'  egli  avea  criati . 

i8.  Ma 


AN.  DI  CRISTO  1294.  E  SEGC.  p3 

38.  Ma  certo  Ila,  che  net  tempo  paiTato 
Niun  s'è  facto  del   popolo  campione, 
Che 'n  fine  non  ne  lìa  male  arrivato» 

3p.  E  tieni  a  mente,  amico,  il  mio  lermone> 
Che'!  popol  di  Firenze  poiché  Giano 
Ci  fu  cacciato ,  non  valfe  un  bottone  . 

40.  N^l  detto  tempo,  quafi  a  mano,  a  mano 
Si  volle  crefcer  la  Chiefa  maggiore  > 

E^l  Cardinal  la  fondò  di  fua  mano , 

41.  E  confecrolla  ,  a  grandillìmo  onore  , 
Settembre,  il  giorno  di  Santa  Maria, 
Nomando  lei  Santa  Maria  del  Fiore» 

42.  Che  Santa  Reparata  era  di  pria  ; 
Ed  ordinar  di  farla  molto  bella, 
Come  a  Firenze  allor  fi  convenia  , 

43.  E  farvi  per  la  Santa  una  Cappella, 
E  ch'ella  fofTe  di  marmo  murata, 
Sicché  avanzaflc  ogni  altra  Chiefa  quella. 

44.  Ed  affegnato  allor  le  fu  d'  entrata 
Quattro  danar  per  lira,  fi  ragiona, 
Della  pecunia  dal  Comun  pagata  , 

45.  E  due  foldi  per  capo  di  perfona. 
Poi  è  crefciuta ,  e  paflato  il  fegnale  ; 

Ma  quando  gli  ha  ,  e  quando  s'  abbandona . 

4(5.  E  fappi ,  che  lo  detto  Cardinale 
Concedette  a  ciafcun  gran  perdonanza  , 
Che  le  faceffe  aiuto  temporale . 

47.  Nel  detto  tempo,  com'  è  loro  ufanza  , 
I  Ghibellin  trattar,  che  MelTer  Gianni 
Vicar  d'Imperio,  colla  fua  pofTanza 

48.  Ve- 


5^4  CENTILOQyiO   CANTO   XXXII. 

48.  Veniflè,  e  venne  a  Arezzo  ne' detti  anni . 
Qnivi  ranno  gente  d'  ogni  canto  , 
E  diede  a*  Guelfi  un  anno  molti  affanni . 

4p.  Al   fine  tanto  fece  il  Padre  Santo, 
A  richieda  de'  Guelfi  Fiorentini  , 
Ch'c'fi  parti,  quand'ebbe  fotto'I  manto 

50.  Trentacinque  migliaia  di  fiorini. 
Tornoffi  a  cafa,  e  con  molto  fofpetto 
Lafciò  in  Tofqana  tutti  i  Ghibellini . 

51.  Nel  detto  tempo  morì  Ser  Brunetto, 
Che  compilò»  e  fece  il  gran  Teforo, 
E  le  chiavi  di  quello,  e'I  Teforetto, 

52.  E  di  più  altri  libri  fé  lavoro, 

E  fu  il  maggior  Filofafo  per  certo. 
Che  *n  quefte  parti  faceffe  dimoro. 

53.  E  Rettorico  fu  valentre  •  e  fperto. 
Del  Comun  di  Firenze  X)ettatore> 

E  fcorfe  i  Fiorentin  nel  dire  aperto. 

54.  In  rima  fu  folenne  dicftore , 

Né  fu  in  Firenze  a'fuo'dl  Cittadino 
Con  più  ingegno,  né  di  più  valore. 
SS'  Salendo  Dante  ,  e  quegli  andava  al  chino, 
E  fé  menzion  nel  fuo  primo  Trattato  (0 
Del  fopraddetto  Brunetto  Latino. 

56.  Nel  detto  tempo  il  Papa  nominato 
Colonezzò  con  gran  folennitade 
Luigi  Re  di  Francia  incoronato. 

57.  Il  qual  morì  per  la  Criftianitade 

A  Tunifi,  e  moftrò,  fé  ben  comprendo. 
Di  ;niracoli  grande  quantitade. 

58.  NV 


AN.  DI  CRISTO  I  2p5.  E  S£GG-  9$ 

58.  Negli  anni  miiledugenco,  arrogendo 
Novancacinque ,  di  Luglio ,  i  Magnaci 
li  Popol ,  ch'era  allor,  disfar  volendo, 

55P.  In  parte  infieme  fur  pacificati , 
Ed  a  baldanza  de'  Priori  anìici , 
Poch'ebber  molti  fanti  raunati , 

60.  Prefente  que'  Priori ,  ed  altri  Uficj , 
Difler  :  Voglian ,  che  quegli  ordinamenti 
Della  giuftizia  fien  corretti  quici. 

61.  E  quando  fi  lènti ,  fra  T  altre  genti 
Tutta  la  Terra  ad  arme  fanza  fallo 
Andò  >  perocché  n'  eran  malcontenti. 

62.  E' Grandi  armati  a  piede,  ed  a  cavallo. 
Col  feguito,  che  avevan  fi  fchieraro 

In  tre  luoghi,  più  chiari,  che '1  criftallo. 

63.  A  San  Giovanni  una  parte  n'andaro, 
E  la'nfegna  ebbe,  fecondoch*  i'  truovo, 
Meffèr  Forefe  degli  Adimari   chiaro. 

^4.  E  la  feconda  fu  in  Mercato  nuovo, 
Meffer  Geri (n^) Spini ,  con  chiara  fronte. 
Ebbe  tra  lor  la'nfegna,  e  cosi  pruovo. 

65.  La  terza  fu  al  Ponte  Rubaconte, 
Meffer  Vanni  de' Mozzi  ebbe  la'nfegna 
Di  quella  gente,  ch'era  al  detto  Ponte. 

66.  E 'I  popol  tutto  a  riparar  s'ingegna, 
Aflerragliando  le  vie  d'ogni  parte, 
Perchè  la  gente  addoffo  lor  non  vegna  ; 

67.  E  raunarli  con  fenno,  e  con  arte 
Cpl  Podeftà  ,  e  co'  Prior  predetti , 

Che  'q  Cafa  Cerchi  eran,  dicon  le  carte. 

(58.  E  per. 


9^       /    CENTILOQyiO   CANTO  XXXII. 

68.  E  perchè  que'  Priori  eran  fofpatti 
Al  popol ,  fei  compagni  fi  die  loro. 
D'ogni  Sefto  un,  valoroG,  e  perfetti. 

6p.  Sentendo  i  Grandi  i  modi  di  coftoro, 
Perderono  ogni  ardir,  perchè  più  forti 
Vedieno  i  Popolani  in  quel  dimoro. 

70.  Certi  buon  uomini  allor  furo  accorti , 
E  fer,  che  cìafchedun  fu  difarmato, 

E  volentier  tornarono  a'  lor  porti  • 

71.  E  gli  ordini  campar  nel  primo  flato, 
Salvochè  dove  dice  lo  ftatuto , 

Che  per  due  Teftimon  fofTe  provato, 
7*2.  Che  fofler  tre  ;  e  ciò  fu  conceduto 
Da  que'  Priori  contro  a  ogni  volere 
De'  Popolan ,  che  non  Y  avien  faputo . 

73.  Ma  quando  ufcir  d'  uficio  ,  al  mio  parere, 
Furon  lor  dietro  le  panche  picchiate. 

E  bifognò  lor  di  peggio  cernere. 

74.  E  non  paflaron  poi  molte  giornate, 
Secondochè  lo  libro  ci  ammaeftra , 
Che  le  parole  aggiunte  fur  dannate. 

75.  E  furo  a'  Grandi  tolte  le  baleftra, 
E  per  iftima  ne  furo  pagate, 

E  mefle  nella  Camera  maeftra. 

76.  E  tutti  quanti  i  piccoli  Cafati 
Fur  fatti  nuovamente  popolani. 
Acciocché  i  Grandi  fofTer  dibaflati . 

77.  Ed  a  far  quefto  facto  fur  fovrani 
Mancini ,  e  Magalotti ,  ed  Alcoviti , 
Psruzzi ,  ed  Acciaiuoli,  e  Cerretani. 

78.  Ne. 


AN.  DI  CRISTO  I  295 .  E  SEGG.  97 

7S.  Negli  anni,  che  za  hai  dinanzi  uditi. 
Morì  il  Re  Anfafo  di  Raona , 
E  Don  Giam  fuo  frarei,  iànz' altri  inviti, 

7p.  Di  quei  Reame  prefe  la  Corona , 
E  Cicilia  cenea  conerà  al  volere 
Di  Carlo,  che  col  cuor  non  T abbandona. 

So.  Veggendofi  coca!  forza,  e  podere. 

Temendo,  eh'  entro  non  v'  entraiFe  il  tarlo. 
Pensò  ,  com'  e'  potelTe  pace  avere 

Si.  Con* Santa  Chiefa  ,  e  colf  alto  Re  Carlo. 
E  Papa  Bonifazio  fé  '1  trattato , 
Ed  accordogli,  copie  qui  ti  parlo, 

82.  Che'l  Re  Don  Giam  doveva  dal  fuo  lato 
Render,  come  colui,  che  l'altrui  toglie, 
L'Ifola  a  Carlo  in  pacifico  flato, 

83.  E  dovea  la  figliuola  tor  per  moglie, 
t   E  doveva  gli  (latichi  lafciare. 

Che  lafciò  Carlo,  per  ufcir  di  doglie: 

84.  Ciò  fur  coloro,  che  udirti  contare, 
Ruberto ,  con  Giovanni ,  e  con  Ramondo 
Figliuol  del  detto  Carlo,  ciò  mi  pare. 

85*  E  dal  fuo  lato  il  Re  Carlo  giocondo 
Promilè  ,  che  farebbe  rinunziare 
A  Carlo  di  Valofa  ,  fanza  pondo  , 

^6.  Al  privilegio ,  che  poteva  ufare 
Contro  Aragona,  (Iccome  conceflb 
Gli  avea  Papa  Martin,  per  fuo.  ben  fare. 

87.  E  per  fornire  ciò,  eh'  1'  ho  detto  adefTo, 
Non  mandò  Carlo  a  Carlo  di  Valofa, 
Ma  in  perfona  v'andonne  egli  freHo, 
VqI.JV.  G  88.  e  per. 


p8  CENTILOQUIO    CANTO   XXXII. 

88.  E  perch'egli  adentìffe  ad  ogni  cofa. 
La  Contea  d'  Angiò  gli  ebbe  donata , 
E  r  altra  iiglìa  gii  die  per  ifpofa . 

8p.  Tornando  il  Re  colia  W  cofa  ordinata  , 
E  co'  figlino'  cavaci  di  prigione, 
Giunfe  a  Firenze  colla  fua  brigata  5 

pò.  Dove  trovò  il  fao  quarto  garzone  , 
Carlo  Martello  Re  deli'  Ungheria  , 
Inconcrogli  venuto  a  tal  cagione. 

pi.  Dugento  Cavalieri  in  conripagnia 

Avea  a  fpron  d'or  veftiti  d' una  velia ^ 
Che  non  fu  mai  sì  bei!a  Baronia . 

p2.  Penfa  ,  Lettor,  che  letizia  fu  quefia, 
Giugnendo  Carlo,  e  quel  di  Monferrato, 
Che  la  terza  figliuola  aveva  chiefta.Co) 

P3.  Non  potre'dir,  com'egli  fa  accettato 
Da' Fiorentini  onorevolrneute, 
E  quanto  egli  ebbe  quell'onore  a  grato; 

P4.  E  molti  Cavaiier  fé  di  prefente. 
Poi  fi  tornò  a  Napoli  di  botto. 
Co' fuo'  figliuoli,  e  con  tutta  fua  gente. 

^^,  Fornito,  ch'ebbe,  come  favio,  e  dotto> 
Ciò  ,  che  doveva  far  dalla  fua  parte , 
Della  Cicilia  fi  trovò  al  difotto . 

9^.  Don  Giam ,  che  v'  era,  fen'  andò  da  parte, 
E  Federigo  fuo  frate!  carnale , 
Per  fé  la  tenne,  e  fé  contro  alle  carte, 

P7.  E  feffi  dar  la  Corona  Reale 

Contro  al  voler  ódh  Chiefa,  e'ngannato 
Rimafe  Cario ,  offendo  lui  leale. 

pS.  E1 


ANe  DI  CRISTO  I  295.  E  SEGG.  99 

98.  E'iPapa  contro  aDonGiam  ne  fu  indegnaco,(p) 
E  fe'l  citar,  che  comparifl'e  a  Coree, 
E'I  feguente  anno  ubbidì  al  mandato. 

99.  Ed  appreilb  crucciato  molto  forte 
Fu  Bonifazio  (a)  contro  a  Federigo, 
Che  di  Cicilia  teneva  le  porte. 

100.  Di  cui  fi  folle  il  fallo  non  ti  ftrigo. 
Perchè  no  4  trovo  ,  e  ragion  mi  comanda, 
Ch'immuti  verfo,  e  però  me  ne  sbrigo, 

E  nel  feguente  muterò  vivanda. 

.     FINE     DEL     CANTO     XXXII. 


NOTE    AL    CANTO    XXXIL 

Aig.  (f)  Tem.  E  co?ne .    (a)  Magi,  e  Sti\  fi  trovò  . 

I.  (b)  Tvlagl.  Mejfer  Gìa7ini  di  Luccio  da  Cornino  ,  Str.Ufi. 
Mejfer  i  ec.  Tem.  di  Luciano  ,  Villani ,  Gianni  da  Lu- 
cido di  Cornino . 

7.  (e)  Tem.  vituperato;  e  così  quali  fempre . 

ff.  (d)  Tem.  il  Podefià  ,  gridavo . 
ip.  (e)  Tem.  fece .      (f)  \s\,fifacea. 
^3.  (g)  Magi,  e  Str.  Cifcun  di  loro  giufto )  e  diritto* 
24.  (h)  Tem.  con  Giano  ;  errore . 
33.  (i)  Tem.  danno . 
37.  (k)  Str.  e  Magi.  E  gli  ftatuti  * 
55-  (1)  Màgi,  e  Str.  Canto, 
6^.  (m)  MSS.  Ruggieri, 
%9.  (n)  Tem.  colla  fua  cofa , 
92.  (0}  Quefta  ftanza  manca  nel  Codice  Tempi . 
<>8.  (p)     EHVapa  contro  a  Gian  fu  ingannato, 
99'  l<l)  Tem.  Bmnfaz,io',  e  cosà'^uall  fempre. 


CAN' 


100 


CANTO        XXXIII. 

ARGUMENTO. 

ANNlt)!  Tie^  Snr  acini  alcuna  cofa  contai  villani 

©u.  1 25?  j.      Di  Cafidfi-anco  ,  e  Caftel Sangiovanni ,    1.8.  c.14, 

e  fegg.        DelRe  di  Francia  ancora  ,  che  più  monta ,  e  fegg. 

Del  Conte  a  Monte  feltro  Fra  Mimre  ; 

E  di  più  altre  co  fé  di  "valore , 

l./'^Ento  novantacinque,  cento,  e  mille 
V-.i  Correvan  gii  anni  per  quefti  paelì^ 
Di  quel  ,  che  /ìgnoreggia  tutte  ville  ; 

2.  (piando  tra  loro  iniieme  i  Genove/i 
Si  combatterò  Guelli,  e  Ghibelieni  ; 
E  poich'  e'  furon  duramente  offe  li , 

g.  Si  moiìer  certi  lor  buon  Cittadini , 
Per  mecter  pace,  o  triegua  nel  trattare» 
Spinoli,  ed  Orj  mandar  per  vicini i 

4.  E  quando  vider  di  poterlo  fare, 

I  Guelfi  ne  cacciar ,  come  ribaldi , 
Che  s'eran  iti  già  a  difarmare. 

5.  Principalmente  furono  i  Grimaldi, 
E  molti  lor  feguaci  n'  ufcir  faore  > 
E'  Ghibellini  fi  rimafer  faldi . 

6>  Nei  predett*  anno  eflendo  Imperadore 
De*  Tartari,  e  de' Perfi  Baldo  Cane,(t) 
Fratel  d'  Argon,  eh' a  Criftian  portò  amore ^ 

7«  Viepiù  di  lui  fece  opere  Crifliane  ; 
Onde  li  Saracin  fer,  che'l  figliuolo 
D'  Argone,  contro  a  lui  fé  cofe  ftrane  ; 

8.  E  ven- 


AN.  DI  CRISTO  1 195.  E  SEGG.  lOt 

8.  E  venne  a  pecco  a  lui  con  grande  fìuolo, 
E  veggendofl  Baido  aiTalire  , 

Al  iuo  nipoce  ,  non  fenza  gran  duolo, 

9.  Volfe  le  (palle  ,  e  mifefi  a  fuggire . 
Caffano  il  fopraggiunfe,  ed  ebbe!  morco  , 
Ed  ifconiicci  i  fuoi ,  com' ho  da  dire .  W 

10.  Ed  a  pigliar  la  Signoria  fu  accorto. 
Con  moki  Saracin  ,  che  feco  avia , 
Né  trovò  chi  dicelTe;  cu  hai  il  torco. 

11.  Quando  fi  vide  nella  Signoria, 
De' Saracini  diventò  nimico, 

E  de' Criftiani  voHe  compagnia, 

12.  E  diftruffe  ciafcurì,  che  per  antico 

Daci  gli  avea  più  configli  rei.  *^ 

Lafcio  di  quello,  e  d' alcre  cofe  dico* 

13.  Nel  mille  poi  du^ento  novanzei, 
Eilèndo  il  Bolognese  con  lor  genc^ 
Ad   Imola,  ficcome  intender  dei, 

14.  Mainardo  Ubaldini  di  prefente 
Giunie  ,  e  percoiTe  colle  fue  mafnad^i 
Ed  ebbei^li  fconfitci  incontanente  , 

15.  E  lènza  indugio  ebbe  poi  la  Cictade> 
Ed  ebbe  prefi  ne  ila  faa  p  re  lenza  , 

De'  Bolognefi  grande  quanticade. 

16.  Nel  predett' anno  il  popol  di  Firc:3za^ 
Volendo  alquanto  dibalT'aré  il  grado 
De' Pazzi ,  ed  Ubertini ,  e  Idr  potenza  * 

17.  E  farfi  forti  i  Guelfi  nel  Contado, 
Che  dì  foccorfo  non  aveller  manco  , 

Fé  due  Caftella  in  mezzo  piccol  guado  (^) 
G  3  iS.  Sii 


102  CENTILOQyiO    CANTO    XXXIII.- 

i8.  Sa* nel  Vald^rno  ;  e  T  un  fu  Caftelfranco  , 
E  J' altro  poi  ^  fu  Caft'el  San  Giovanni, 
Che  d' abbellirfi  non  fu  mai  fianco. 

ip.  Gli  abitanti  fur  franchi  per  dieci  anni 
D'ogni  fazion  ,  onde  multipricaro  , 
Perchè  moki  fedel  fuggir  gli  affanni 

10.  De' Conti,  ed  altri,  che  vi  s'accafaro- 
Lafciamo  fìar  di  quel,  che  fi  ragiona, 
E  diretti  d'altro,  che  ci  fia  più  caro. 

21.  Nel  detto  tempo  Don  Giam  di  Raona, 
Colla  fua  madre  Reina  Goflanza  , 
Dinanzi  al  Papa  comparì  in  perfona  » 

22.  Ed  in  fua  man  giurò,  e  con  leanza 
La  fcufa  fé,  che  contro  a  fuo  volere. 
Don  Federigo  a  Carlo  fé  fallanza  ; 

2  2.  Profferendo  fua  forza,  e  fuo  podere, 
Prefente  Carlo,  a  racquiftar  Cicilia, 
Contro  al  fra  tei ,  perch'era  dei  dovere. 

24.  Allora  il  Papa  inver  lui  s' aumilia, 
E  ricomunìcollo  di  leggiere, 

E  dielli  benedizion  ben  centomilia». 

25.  E  della  Chiefa  il  fé  Gonfaloniere , 

Ed  Ammiraglio  in  mar, quando  il  pafTaggio 
Incontro  a' Saracin  fo0'e  mefliere,(c) 

26.  E  diegii  di  Sardigna  fìgnoraggio  , 

E  fé  ,  che  Carlo  a  Ruggier  dell'Oria, 
Dimife  in  tutto  ogni  pafTato  oltraggio. 

27.  Fc'j  fuo  Ammiraglio,  ma  quando  lentia 
Don  Federigo,  che  contro  a  lui  puore, 
Prìvollo  di  ciò,  che'n  queflo  mondo  a  via, 

28.  Eia 


AN.  DI  CRISTO  I29<5.  E  SEGG*      .    ÌO5 

28.  E  la  teda  ragliata  ebbe  al  Nipote. 
Non  più  di  quella,  ma  d' un' altra  guerra. 
Che  fi  comincia  con  dolenti  note  , 

2p.  Nel  detto  tempo,  k'I  libro  non  erra. 
Guido  Conte  di  Fiandra,  e  quel  di  Bari 
Lafciaron  Francia  ,  e  dierfi  all'  Inghilterra  , 

30,  E  quel,  perchè  fi  fecero  avverfarj. 

Fu  ,  perchè  il  Conte  di  Fiandra  avie  data 
La  fua  figliuola  con  molti  danari 

31,  Per  moglie  ad  un,  che  non  T  avia  menataj, 
Figiiuol  del  Re  d'Inghilterra,  nimico 

Del  Re  di  Francia,  e  della  fua  brigata. 
3i.  Ond'  e!  mandò  pe  'i  Conte,  coni' io  dico. 
Per  la  Contefia  ,  e  per  la  fìia  figliuola  ; 
E  compariti  al  lor  Signore  antico , 

33.  E  lo  Re  diffe:  Senza  mia  parola, 
Conte,  dalla  Città  non  ti  partire, 
E  in  prigion  mife  la  fanciulla  fola  , 

34.  Acciocché  non  fi  potelìe  feguire , 
D' eiìcr  di  que',  che  l'avea  Ipafata  . 
Poco  vivetre,  e  dopo  il  fuo  morire, 

35.  Si  difie,  ch'era  Hata  avvelenata. 
Udendo  il  Conte  tal  novella  poi, 
Si  partì  di  Parigi  alla  celata. 

^6,  Tornato  in  Fiandra  fi  dolfe  co'fuoi, 
E  fé  tutte  fue  Terre  rubelicir$ 
Dal  Re  di  Francia,  come  intender  puou 

37.  Ruberto  primo  fuo  figlio  W  a  guarda r^ 
In  Lilla  mife,  e  in  Dosi  GuìgUelmo(^) 
Il  fuo  figliuol  fecondo  fece  (lare; 

G  4  38.Mef- 


ÌÒ4        CENTILOQUIO    CANTO    XXXIII. 

38.  Mefler  Giovanni  il  terzo  ebbe  coir  elmo 
La  guardia  della  Terra  di  Colerai , 
Ed  il  Conte  rimafe  (end' io  mi  l'melmo) 

3p.  A  guardia  a  Bruggia ,  e,  ficconne  udirai. 
Il  Duca  di  Bramante  mife  in  Guanto, 
Dicendo;  Guarda  come  puoi  affai  . 

40.  E  '1  Re  di  Francia  lì  fu  moffo  intanca 
Con  più  di  diecimila  Cavalieri, 

E  popol  tal,  ch'i'  non  potre'dir  quanto; 

41.  E  giunfe  in  Fiandra,  e  per  tutti  i  fentieri 
Guaftando  andava  ogni  contrada,  e  villa, 
Siccome  s'  ufa  in  sì  fatti  meftieri  ; 

42.  E  pole  Torte  alla  Città  di  Lilla, 
Dove  guardava  il  Sir  ài  Falcamonte^ 
Nella  qual  vittuaglià  poco  ftilla. 

43.  Più  non  poffendo  ,  fé  calare  ri  ponte  > 
Ed  arrendere,  fàlve  le  perlòne, 

Poi  fi  partì  con  vergognofa  fronte. 

44.  E  '1  Re  prefe  la  Terra  per  ragione. 
Ed  a  Bari  mandò  le  genti  dette , 
Anche  guaftando  per  cotal  cagione  « 

45.  Nel  mille  poi  dagento  novanzetce-- 

Re  d' Inghilterra  ,  e' Conti,  e  lor  compagna 
Avendo  fatto  lega,  e  cofe  firette 

46.  Collo  Re  Attaulfo  della  Magna, 
Quel  d*  IniyhiJTerra  trentamila  marchi 
Di   ftarlin  (0  gli  mandò  fanza  magagna, 

47.  Perch' el  venide  con  baleftre,  ed  archi, 
E  con  tutto  fuo  sforzo  ,  ed  e'  in  perfona 
Prornife  di  portare  i  detti  incarchi- 

48.  Dall' 


AN.  DI  CRISTO  I2P7*  E  SEGG.         lOJ 

48.  Dair  altra  parte ,  come  fi  ragiona , 
FurTedefchi ,  e  Fiamminghi  a  far  vergogna 
Alla  Contea  d'Artefe,  che  qui  fuona. 

49.  Tornando  il  Conte  Artefc  a  Guafcogna 
Con  gran  Cavalleria  di  Francefchi , 

Si  fece  loro  incontro  aUa  bifogna. 

50.  Ed  abboccati  infieme,  far  manefchi, 
E  percofl'ero  a  lor  per  tal  conforto, 

Ch'  egli  fconfifTer  (g)  Fiamminghi , e  Tedefchi^ 

51.  Ed  il  Conte  Guiglielmo  vi  fu  morto, (^) 
E  ben  tremilia  per  cotal  trafitta 

Furon  tra  morti  ,  e  prefi  a  quefto  porto* 

52.  Prefe  Forens  O  dopo  la  fconfitta, 
E  quante  Terre  avie  nella  marina 
Fero  i  comandamenti  alla  diritta. 

53.  Attanto  il  Re  d'Inghilterra  cammina, 

E  con  gran  gente ,  e  grande  armata  appreffo 
Fu  arrivato  in  Fiandra  una  mattina,, 

54.  Come  a!  Re  della  Magna  avea  promefla* 
Ed  afpettando  a  Guanto,  eh' el  venifie, 
E'I  Re  di  Francia  ebbe  ordinato  ad  effo, 

$$.  Che  della  Magna  non  fi  dipartiffe . 
Come  fé  '1  fece ,  rimafe  fotterra  ; 
Ma  tanto  ti  fò  dir,  che  alior  fi  difTe  , 

$6.  Che'n  fuo  paefe  gli  fé  muover  guerra  j 
Ed  altri  diflè  ,  che  pecunia  il  tenne 
Viepiù,  che  quella  del  Re  d'Inghilterra, 

57.  E  quel  fu  la  cagion  perchè  non  venne  • 
Trovandofi  Adoardo  si  ingannato. 
Da  Guanto  tofto  partir  gli  convenne. 

58.  E  ia 


106         CENTILOQUIO    CANTO   XXXIII. 

58.  E  in  Inghilterra  (I  fu  ricornacó , 

E  quel  Conte  di  Fiandra  ,  che  udit'  hai , 
Lafciò  ia  Guanto  molto  addolorato. 

5p.  E'I  Re  di  Francia  arrivaco  a  Colerai, 
Appreifando  del  verno  la  ftagione , 
Ebbe  novelle,   ficcome  udirai, 

60.  Che  '1  Re  di  Paglia  per  commiilìone 
Del  Papa,  in  Francia  veniva  per  fare 

0  pace,  o  triegua  di  cotal  quiftione. 

61.  Ond'el  fi  moile  lanza  dimorare, 
Lafciando  in  Lilia  ,  e  *n  Coltrai  molta  gente  , 
Ed  in  Parigi  fi  tornò  a  pofare. 

62»  Trovando  Carlo  di  Puglia  prefente , 
Ne  fé  gran  fefta,  e  la  criegua  ordinaro 
Per  du'anni,  e  non  più  ,  sì  veramente, 

63. Che  Brugcia  ,e  Lilla,  e  Colerai  ,ch'  acquiftaro 

1  Cavalier  Francefchi ,  rimanedb 

Al  Re  di  Francia,  e  cosi  Taffermaro. 

^4.  prima,  che'l  detto  termine 0')  compielfe, 
E  lo  Re  d' Inghilterra  buona  mancia  , 
Pensò  di  fare  ,  perchè  pace  avelie  ;  W      ^ 

6$.  E  la  fuora  carnai  del  Re  di  Francia 
Tolfe  per  moglie,  e  fece  buona  pace, 
E  cìafcun  l'ebbe  caro,  e  non  a  ciancia. 

66.  Della  detta  matera  qui  Ci  tace, 

Perchè  abbian  detto  del  tempo  nomato. 
Del  quale  ancor  parletem  ,  s'  a  Dio  piace, 

Ò7#  Nel  detto  anno  tenendofi  gravato 
Il  Bonifazio  da  due  Cardinali , 
Che  nella  fua  lezion  V  aveaa  noiato  ; 

6B.  De 


AN.  DI  CRISTO  I  2p7.  E  SEGG.  I07 

<58.  De'CoIonnefi  furo,  e  fappi  quali  > 
MefFer  Iacopo  V  uno,  e  MefTer  Piero; 
E  loro  avendo  a  nimici  morcaii, 

dp.  AvvQnnQ,  ficcome  avvien  di  leggiero  > 
Che  Sciarra  lor  conforto  alcune  fome 
Alia  Chiefa  rubò,  e  ciò  fu  vero, 

70.  EiTendo  al  Papa  rapportato ,  come 
Alcun  della  Colonna  avie  rubata 

La  Santa  Chiefa,  e  raccontava  il  nome, 

71.  Alla  malavoglienza  ,  che  portata 
Avea  un  tempo  contro  a'  Colonnefi , 
Aggiunfe  quefta  peflima  ambafciata. 

72.  E'I  procelfo  formò,  s' i' ben  compre(I> 
Contro  a  que'due  Cardinal  nomati, 0) 

E  lor  conforti  celati,  e  palefi: 

73.  Che  in  quel  dì  s' intendefler  privati 
Del  Cappello,  e  degli  altri  benificj. 
Cosi  dell'avvenir,  come  acquiftati, 

74.  E  le  lor  cafe  mi(è  alle  pendici, 
E'  Colonnefi  allor  fi  rubellaro 

Dal  Papa,  comparenti,  e  con  gli  amici, 

75.  E  molti  de' Roman  li  feguicaro , 
Perocch'  egli  eran  forti ,  e  in  lor  dimino 
Avien  più  Terre,  le  quali  guardaro , 

76.  Cioè,  Colonna,  Nepi ,  e  Peleftrino, 
Con  quali  al  Papa  facien  guerra  piena  , 
Rubando  ognun,  ch'andava  per  cammino. 

77»  E  '1  Papa  die  perdon  di  colpa  ,  e  pena 
A  ciafchedun,  che 'n  avere,  o  ^n  perlbna 
Gli  danneggiale  per  sì  fatta  mena , 

78.  E  Ne- 


Io8         CENTILOQyiO    CANTO    XXKIIU 

78.  E  Nepi,  ficcome  qui  fi  ragiona, 
Fece  aflediare ,  e'  Fiorencin  richiefe 
Di  baleftrieri ,  e  d'alerà  genre  buona» 

7p.  I  quali  vi  mandaro  a  loro  fpefe 
Tra  baleftrieri,  e  pal/efar  fecento , 
E  fletter  fin  che  la  Città  fi  prefe , 

80.  Con  certi  patti, in  quello  affembramento  . 
Per  lo  paefe  dall'aria  corrotto, 

Molti  infermaro,  e  morirono  a  fiento. 

81.  Negli  anni  milledugento  ottantotto 
I  Prenci  della  Magna  ebber  privato 
Dello 'mperio  Attaulfo ,  e  queflo  botto 

82.  Fecion  ,  perch'era  traditore  flato 
Allo  Re  d'Inghilterra,  e  per  procaccio, 
Che'l  Doge  Alberto  ne  facea  dallato. 

83.  Il  qual ,  poiché  '1  fentì,  fi  moffe  avaccio 
Con  gente  ,  e  vec^e  ad  Attaulfo  addoflò 
Che']  nimicava^  e  qui  la  cagion  caccio. 

84.  Sentendo  que',  che  Alberto  s'era  moflb 
Per  venir  contro  a  lui ,. dalla  fua  parte 
Si  fé  il  più,  che  potè,  di  gente  groflb. 

Bs»  Giugnendo  Alberto ,  fenz'  ufar  tropp'  arte , 
Alla  battaglia  venne  incontanente, 
E  in  ifconfitta  gli  cacciò  in  difparte. 

86.  Quando  vide  Attaulfo ,  francamente 

Gli  coffe  addoffo ,  e  con  fue  proprie  mani 
L'abbattè  a  terra  del  cavai  prefente  . 

87.  Dopo  quefta  vettoria ,  e  gli  Sovrani 
Prencipi,  a  cui  flava  la  lezione. 
Fecero  Alberto  Re  delli  Romani; 

88.  E  po5 


AS.  DI  CRISTO  I  298.  E  SEGG,  lOp 

88.  E  poi  fu  dello 'mperio  per  ragione 
Da  Papa  Bonifazio  incoronato  ; 
E  quefto  baiii  di  cocal  fermone . 

^p.  Nel  predecc'  anno  eflendo  già  trattato 
Tra'l  Papa,  e'Colonnefi  la  concordia, 
A  Rieti  andaron  ,  dov'era  il  Papato, 

90,  E  gittarglifi  a' pie  fenza  difcordia, 
E  'nginocchiati  faccendo  dimoro  , 
Domandaro  la  fua  mifericordia  , 

pi.  E'i  Papa  perdonò  a  tutti  loro  ; 
Poi  volle ,  che  lafciafTer  la  Cittade 
Di  Peleftrino  ;  e  contenti  foro , 

92.  Promettendogli  (ni)  in  ogni  degnitad« 
Reftituirli ,  fs'l  libro  non  erra> 
Ma  niente  ne  fece  in  veritade, 

P3.  Ma  Peleftrin   disfece,  ed  una  Terra 
Fé  fare  a  pie  del  poggio ,  perchè  tale 
Fortezza  mai  non  gli  facefle  guerra.  (") 

94.  La  quale  fé  chiamar  Città  Papale, 
E'Colonnefi  ebbero  male,  e  peggio 
Dopo  l'accordo,  fé  prima  avien  male. 

^S.  Per  quefto  diffè  Dance,  fé  ben  veggio: 
Lunga  impromefla  coli*  attender  corto 
Ti  farà  triunfar  nell'alto  feggio. 

96.  E'  Colonnefi  poi  per  lo  gran  torco , 
Che  ricevecter ,  fi  fur  rubellati , 
Lafciando.  ogni  fperanza,  e  ogni  conforto- 

P7.  E  tutti  furon  poi  fcomunicaci 

Con  gran  procedo ,  acciocché  ritenuti 
D'altrui  non  foffer,  ma  più  nimicati. 

98.  E  per 


no         CENTILOQyiO    CANTO   XXXIII.  ^ 

98.  E  per  lo  moado  Iparci ,  e  fconofciuti         ' 
N' andaron  poi,  e  mentre,  che  vivecce 
Il  detto  Papa ,  fur  come  perduti  ; 

pp.  E  fconofciuto  in  efilio  fi  flette 
Ciafcun  di  loro,  ficcome  rubello 
Di  Santa  Chiefa ,  e  di  morte  temette  ; 

ICQ.  Spezialmente  chi  perde  il  Cappello , 
E  bifognava  ,  perchè  Bonifazio 
Non  fi  curava  degli  altri  un  chiavello. 

Ma  di  coloro  avrebbe  fatto  ftrazio. 

FINE     DEL     CANTO     XXXIII. 


NOTE     AL     CANTO     XXXUI- 

6.  (t)  Tem.  Baio,  Vili.  e.  5.  BaUo. 
9.  (a)  Tem.  cowc  volle  dìre^ 
17.  (b)  Magi,  e  Scr.  grado. 
ij.  (e)  MSS.  maniere  . 

37.  (d)  Magi.  Ruberto  primo  figliuolo  *   ec.     "  (e)  Tem,  In 
Bilia ,  ec,  e  in  Acri ,  ec.  che  è  manifefto  sbaglio  de* 
Copifti ,  da  noi  corretto  col  Villani ,    e  co'  due  mi- 
gliori Str.  e  Magi,  che  pure  apprefTo  dicono  Lilla  >  ec^ 
46.  (f)  ?er  fterlini. 

50.  (g)  Magi,  e  Str.  fconfijfe , 

51.  (h)  Magi,  e  Str.  accorto, 

52.  Q  Vili,  e,  10.  Porne s , 

64.  (i  j  Tem.  tempo .         (k)  Ivi ,  facejfe , 

72.  (1)  Magi,  e  Srr.  nomiuati . 

5?2.  (m)  Così  i  MSS.  e  vale  Vromettenào  Uro . 

i?3.  (n)  Tem.  non  ave  (fé  guerra. 


CAN' 


Ili 
CANTO        XXXIV. 


ARGUMENTO 


ANNIDI    Come  fcQufìtti  furo  i  Vinizianì  y  villaS'i 

CR.  1298.      E  fondato  il  Palagio  de' Priori  ,  1.8.  e   24. 

e  ^^gg.       E  la  Porta  dd  Prato  ;e  d'  altri  ftraiit ,     e  fegg, 
Ciol'  di  Francia  ,  e  de'  Tartari  alquanto  , 
E  d' altre  co  fé  dice  quefto  Cauto  . 

1.  /"^Orrendo  quel  medefimo  ,  eh'  è  detto 
v-i  Nei  Capicol  dinanzi,  i  Genovefi 

I  VinÌ7Ìan  fi  recaro  a  difpetto  , 

2.  E  fecer  grande  armata  in  ior  paefi 
Ad  intenzion  d'andarne  a  Vinegia> 
E  molli  fur  valorofi ,  e  accefi, 

3.  Ed  Ammiraglio  della  gente  egregia 
Fu  MefTer  Lamba  (t)  Doria  valente. 

La  cai  memoria  ancor  per  me  fi  pregia» 

4.  Tra  via  trovar  chi  dìire  veramente, 
Che  i  Viniziani  fono  in  Schiavonia 
Con  molto  grande  efercito  di  gente; 

5.  Ed  e' ne  fecer  fefla,  e  quella  via, 
Fecer,  come  color,  che  làn  del  mare 
Ogni  argomento,  e  ogni  maefrrla. 

6.  Giunfono  a  loro ,  e  fanza  millantare. 
Subitamente  vennero  alle  mani, 

E  dopo  lungo  ricevere,  e  dare, 

7.  Furo  fconfitti  allora  i  Veneziani, 
E' Genovefi  ne  menar  D  fettanta 
Le?ni  carchi  di  loro,  e  degli  ftrani. 

8.  Nel 


112         CENTILOOyiO   CANTO   XXXIII. 

f.  Nel  predett' anno ,  come  qui  fi  canta, 

/     A  Rieti,  ed  a  Spuleti,(a)  ed  a  Piftóia, 

Tremò  la  Terra  quafi  tutta  quanta , 

p.  Cadder  corri ,  e  palagi ,  e  quefta  noia 

Fu  quafi  fegno  di  futuro  danno  , 

Come  udirai,  fé  legger  non  ti  noia. 

10.  Nel  fopraddetto  millefimo ,  ed  anno 
Il  Popò!  di  Firenze  nuovamente 
Fondò  il  Palagio,  ove  i  Priori  flanno; 

11.  Perocché  a'Popolan  ficuramente 

Non  parea  bene  ftar  ne'  bianchi  Cerchi , 
Dove  abitar  foleano  primamente, 

12.  Solo  per  maggioranza,  e  per  foperchi 
De' Grandi,  che  rompien  degli  ftatuti, 
E  delle  leggi  a  lor  pofta  i  coperchi. 

13.  Onde  ficcome  favj ,  e  provveduti , 
A  ciò  chiamar©  certi  popolani, 
Ch'eran  da  molto  in  quel  tempo  tenuti. 

14.  Quefti  il  fondaro  allato  a'calolari. 
Che  furon  degli  Uberti,  e  non  volendo 

Toccar  del  lor,  non  fu  il  palagio  pari. 

15.  Di  che  ancora  molto  gli  riprendo, 
Perocché  non  dovien  ,  fé  bene  fquadro. 
Dargli  difetto,  fchifarló  polTendo.         ^ 

i5.  Che  fe'l  Palagio  foffe  flato  quadro, 
E  più  di  lungi  a  San  Piero  Scheraggio, 
Non  avea  nel  mondo  un  sì  leggiadro. 

17.  Nel  feguente  anno  del  mefe  di  Maggio 
Si  fé  la  pace  per  molte  ragioni 
Tra  Genova,  e  Vinegia  d'ogni  oltraggio, 

18.  Eciafche- 


A^.  DI  CRISTO  I  298.  E  SEGG.  II  J 

18^.  E  ciafchedun  riebbe  i  fao'  pregioni 
Con  qae' patti,  che  volle  il  Genovefe  , 
Cioè,  ch^' Vinizian ,  né  lor  Padroni 

ip.  Navicar  non  doveiFero  il  paefe 
Preffo  a  Goftantinopoli,  né  'n  Soria 
Fra  tredici  anni,  e  così  fi  comprefe. 

20.  Nel  predett' anno,  elTendo  molto  pria. 
Durata  tra  Bologna  guerra  amara  , 

E  *1  Marchefe  Azzo,  eh' avea  Signoria 

21.  Di  Modena, (t>)  di  Reggio,  e  di  Ferrara, 
-E  Mainardo  ancor  degli  Ubaldini, 

Ch'  era  con  lui ,  a  così  fatta  gara , 
5,2.  Per  procaccio,  e  virtù  de •  Fiorentini , 
(^Ch'erano  amici  di  ciafcuna  parte, 

Fecer  la  pace,  e  furo  amici  fini: 
23.  Baciarfi  in  bocca,  e  fecerfi  le  carte. 

In  Firenze,  in  prcfenza  de' Priori, 

P^r  findacato  colla  diritta  artei 
.2'4.  E' Fiorentini  fur  mallevadori 

Di  ciaCcheduno  ;  ed  a  quefta  fiata 
♦    Làfciam  lor  fatti,  per  dir  de' maggiori • 
25*  Nel  detto  tempo  fé  gran  rannata 

Carlo  di  Puglia ,  perchè  volentieri 

Sopra  Cicilia  conducea  l'armata, 
:i6.  Ed  Ammiraglio  fu  Mefier  Ruggieri', 

E  lo  Re  Giam ,  poch'a  ciò  fu  richiedo. 
Con  Carlo  fu  con  molti  Cavalieri. 
27,  Quando  Don  Federigo  fencì  qujefto. 

Con  Ciciliani ,  ed  altri  a  Capo  Orlando 
Alpectò  Carlo  al  campo  manifefto. 
l'ol.jy.  H  28.  Quan- 


114        CENTlLOQyiO   CANTO  XXXIV. 

?8.  Quando  il  Re  Carlo  fi  venne  appreffandò 
Ammaeftrò  fua  gente ,  come  truglio  , 
Che  percoteflc  a  loro,  e  come,  e  quando. 

ip    E  poi  giugnendo  a' quattro  di  di  Luglio  > 
Die  la  battaglia  ;  e  per  Y  Ifola  i  morti 
Fer  brievemente  in  più  luoghi  cefpuglio; 

30.  E-  Cicilian  furo  al  fuggire  accorti 
In  iiconfitta  >  ma  pur  ne  menaro 
Ben  quattromilia  Cavalier  più  forti. 

51.  Per  la  qual  cofa  aperto  dimoftraro 
Giamo,  e  MeiTer  Ruggier ,  che  lealmente 
Ne' fatti  della  pace  fi  portaro; 

32.  Ma  ben  fi  dille  per  alcuna  gente. 

Che  ie  non  folTe  il  capo  del  Re  Giano, («) 
Don  Federigo  era  prefo  al  prefente  > 

33.  E  finiva  la  guerra  a  mano,  a  mano; 
Non  è  da  biafimar,  perchè '1  fratello 
Campar  face  fife ,  fé  gli  venne  a  mano. 

34    Lalciamo  andar,  non  diciam  più  di  quello. 
Ch'egli  è  talvolta  ben  mutar  propofto, 
E  pare  a  me,  che'l  giuoco  fia  più  bello. 

35.  Nel  predett*  anno ,  del  mefe  d'Agofto 
Fu  pace  tra'Pifani,  e'Genovefi, 
Ch'  era  durata  la  guerra  col  eofto 

$6.  Dicieflett*anni,  e  più,  fé  ben  comprefi;. 
Ma  non  dovieno  i  Pifan  navicare 
Fra  certo  tempo  per  certi  paefi. 

37.  N^l  detc*  anno  Firenze  fé  fondare 
Le  nuove  mura  al  Prato  d' Ogni  (Tanti  ; 
Ed  alla  Porta  far  nel  cominciare 

38.  Tre 


AN.  DI  CRISTO  I  298.  E  SEGG.         1 1^ 

38.  Tre  Vefcovi,  co'Cherchi  cuui  quanci, 
Fiorentin ,  Piftolefe  ,  e  FiefoUno  , 
Ed  ajcre  cole  dirò  piue  avanci. 

2p.  Nel  detto  tempo  il  Re  Carlo  fovrano 
Mandò  in  Fiandra  W  Carlo  di  Valofa, 
Che  Guanto  guerreggiò  a  mano,  a  manOf 

40.  Dov'  era  il  Conce  con  ogni  fua  cola  >     Z 
E  tutte  r  aUre  Terre  (e)  di   marina 

A  Carlo  fi  renderò,  e  quel  non  ofa. 

41.  Ma  cominciò  con  dìfcreca  dottrina 
Carlo  a  trattar  col  detto  Conte  Guido, 
E  r  una  bocca  all'  altra  fu  vicina , 

42.  Dicendo:  Scu  mi  dai  di  Guanto  il  nido* 
Io  ti  farò  maggior ,  che  folle  mai , 

E  non  temer ,  che  fopra  te  mi  fido. 

43.  Rifpofe  il  Conte  ,  udito ,  eh'  ebbe  alTai  ;. 
r  m' arrendo  al  Re  Carlo,  eh' è  ragione, 
Faccendo  quel,  che  tu  promeffo  m'hai. 

44.  Quando  Carlo  ebbe  la  poffellionet 
Mandò  a  Parigi  il  Conte  co' figliuoli, 
E'I  Re  di  botto  gli  mifc  in  prigione. 

45.  Ben  puoi.  Lettor,  confidcrar,  fé  vuoli^l 
Quanto  fortuna  contro  a  lor  fu  rea  > 

E  come  raddoppiar  tutti  lor  duoli . 

46.  Carlo  poi  prefe  tutta  la  Contea, 
E  Meffer  Giacche  vi  lafciò  Signore , 
E 'a  Francia  fi  tornò,  com'è!  dovea. 

47.  E  poiché  Meffer  Giacche  fu  '1  maggiore, 
A' Fiamminghi  ogni  dì  crebbe  gravezza* 
E  di  lui  fi  dolea  grande ,  e  minore  ; 

H  2  48.  Pe- 


Il6         CENTILOQUIO   CANTO  XXXIV. 

48.  i:^c;rocche  gli  cenea  con  tanta  apprezza,.: 
Che  alcuno  non  ardiva  a  dir  nience. 
Per  la  tennenza  di  fiia  rigidezza. 

4p.  Av^venne  poi  per  la  Pa?qaa.  vegnente  ^. 
Ch  '1  Re  diFrancin  andò  in  Fiandra  a  vedere 
Quel,  che  acquiftaco  aveva  nuovamente,. 

^o.  Onde  tutti  i  Fiamminghi  d' un  volere 
Incontro  gli  fi  fecero  armeggiando  , 
Siccome  a  tal  Signore  è  del  dovere,   ^-^ 

51.  E  poiché  fa  fmontato,  rinnovando       j..,. 
Venner  le  felle  (f)  a  brigata,  .a  brigata. 
Con  nuovi  giuochi  ;  a  tutt'ore«  danzando, 

52*  E  per  certi  profi' uomini  ordinata (g)   .  ^ 
In  Guanto  fu  la  tavola  ritonda, 
E  d'ogni  parte  la  gente  invitata:  > 

1:3.  Sicché  quivi  giugnendo,  ad  ogni  fpond-a 
D  >nzelli^  e  Cavalieri ,  e  gran  Baroni, 
Qual  per  vedere ,. e  qual  per  altro  abbonda, 

14.  Donando  robe^  giullari,  e  bufifoni, 
Con  tanta  feda,  ch*  io  noi  pocrq'dire, 
Ne  quanti  fur  gli  fmifurati  àanì, 

SSr  Qnando  il  Re <  Carlo  fi  venne  a  partirCj,,^ 
Gridava  i!  popol,  che  fcemaffe  il  dazio  , 
Mad  e' non  voile,  e  non  potè  udire  •    . 

56.  Com' el  fi  fu  partito,  in  corto  fpazio,.^. 
Non  che  ifcemate  foffer  per  la  fefta 

Le  pene  lor ,  ma  raddoppiò  Io  ftrazio* 

57.  E  dicefi  volgarmente  ,  che  quefta  ^^ 
L'ultima  fefta  fu,  e  quefto  nota. 

Che  pe  Fxancefchi  folte  manifefta; 

58.  Per- 


AN*  DI  CRISTO  I  2pp.  E  SEGS.  *        C  1 7 

58.  Perchè  fortuna  poi  volfe  la  rota 
Per  lo  contrario,  (come  fia  contato 
A  luogo,  e  tempo)  percoffe  per  gota* 

5p.  E  forfè,  che  addivenne  pe'l  peccato. 
Che  fu  commelTo  contro  la  donzella, 
E  contro  al  padre  fuo,  che  fu  ingannato.» 

60.  E  poco  tempo  dopo  tal  novella , 
x\lberro  Imperador  fé  parentado 
Col  Re  di  Francia  ,  e  con  fua  figlia  bella  j 

ói.  La  qual  diede  al  figliuolo  ,  e  fugli  a  grado 
Per  Tamiflà,  che  già  era  commeffa. 
Quando  affali  d' Attaulfo  il  Contado, 

62.  Acciocché  non  fornilTe  la'mpromeffa. 
Ch'alio  Re  d'Inghilterra  fé  d'accanto. 
Di  fare  addoffo  a  quel  di  Francia  preffao 

63.  Nel  detto  tempo  il  Prenze  di  Taranto, 
Avendo  pofto  a  Trapali  W  T  afièdio, 
Don  Federigo  di  fui  poggio  alquanto 

64.  Guardò,  e  vide  1' ordine >  e'i  rifedio  , 
E'I  modo,  che  cenevan  quc' deli' olle. 
Ed  il  vantaggio  prefe  per  rimedio.  W 

65.  ìfcefe  il   poggio  ,  e  fu  loro  alle  cofte, 
ElTendo  il  Capitan  de'fuoi  Don  Brafco» 
E  prefe  la  battaglia  fanza  forte. 

d<5.  Alia  gente  del  Prenze  venne  il  cafcOj, 
Onde  furo  fconfitti  ,  e'I  Prenze  prefo 
E  più  di  tal  matera  non  t'infralco. 

éj.  Nei  fopraddetto  tempo ,  eh'  hai  compfefo  1 
Cadano  Imperador  di  Tartaria 
Venne  in  Soria  contro  al  Soldano  accefo, 
r  H  3  e58.  A  fian- 


IlS         CENTILOQyiO   CANTO   XXXIV* 

68.  A  ftanzia,  e  prego  ad  Re  d*  Erminia , 
Con  dugento  tiìigha*  (^)  di  Cavalieri 
Tra  Tartari,  e  Criftiani  in  compagnia, 

6p.  Perchè  la  Terra  Sanca  volentieri 
Ajucava  acquiftare  ;  onde  '1  Soldano 
Moiìh  d'Egitto  centomilia  arcieri, 

70.  E  vennene  in  Saria  a  mano,  a  mano; 
Ed  ifconcrarli  gli  efercìti  infieme, 
E  furono  a  battaglia  in  un  bel  piano. 

71*  A  ferir  d'ogni  parte  gente  preme. 
Alla  perfine  il  Soldan  fu  fconfitto, 
E  in  lui  campo  de'fuoi  non  campò  feme. 

72    Qual  vi  fu  morto,  e  qual  vi  fu  trafitto y 
E  molti,  e  moki  (0  ne  camparon  pr^fi. 
Sicché  di  lor  tornar  (n^)  pochi  in  Egitto. 

73.  E  in  fui  campo  laiciaron  tanti  arneli , 
E  lor  gioielli  d'ariento,  e  d'oro. 
Trabacche,  e   padiglion,  ih  ben  comprefit 

74.  Che  valien  certamente  un  gran  teforo. 
Gerufalem  ,  e  poi  tutta  Soria 

A  CalTan  s^ arrender,  fanza  dimoro,. 

75.  Ood' el  fi  mode  con  fua   Baronia, 
Ed  al  Smro  Sepolcro  voile  gire 

Di  voto  ficcome  fi  convenia  * 
yó,  i*oi  convenendogli  al  tutta  partire, 
Scrifie  ai  Papa,  ed  al  Re  di  Franca;  Fate, 
Pochi>  non   poffo  mia  voglia  leguire, 
77.  Ch'a  quelleTerre.ch'iov'  ho  racquiftatCr 
Mandiate  gente  tal ,  che  la  difelà 
Faccia  sì  ben,  ch'elle  fien  ben  guardare. 

78.  Fu 


AN.  DI  CRISTO  1 299.  E  SEGG.         1 1^ 

78.  Fii  l'ambafeiaca  volentieri  incefa. 
Ma  non  fi  rhife  ad  efecuzione. 
Perchè  a  ciafcun  viepiù  fuo  fiato  pefa^ 

79.  Che  non  fé  W  quel  della  comunione. 
Ch'era  falute  del  popol  Crifiiano; 
Non  fi  fa  (o)  qualche  foflè  la  cagione . 

80.  Farciflì  adunque  di  Sorìa  CaiTano  , 
Perocché  gli  era  in  Pcrfia  moda  guerra  t 
Da  un  Signor  di  quel  paefe  ftrano . 

81.  E  poco  appreiFo,  fé  il  libro  non  erra^ 
Il  Saracin  cominciò  a  racquiftare 
Gerafalem,  e 'n  So  ria  ogni  Terra  • 

ti.  Caflano  appreiTo  fi  fé  battezzare , 
È  feguitato  fu  da  fuà  famiglia, 
E  da  molti  altri  de' Tuoi,  ciò  mi  parct 

83.  E  perchè  non  ti  facci  maraviglia 
Delle  migliaia  dette,  fenza  fallo 

Il  ver  te  ne  dirò  con  chiare  ciglia • 

84.  E  fappi,  ch'ogni  Tarter  tien  cavallo. 
Perchè  a  niuno  andare  a  piede  aggrada, 
E  coftan  poco  in  cosi  fatto  ftallo; 

85.  Perocch'a  roder  mai  non  hanno  biada  ,^ 
Ma  come  pecore  pafcon  rerbaccio. 

Del  qual  v'  è  molto  piena  ogni  contrada  j 
Ì6.  E  di  ferrarli  mai  non  hanno  impaccio  £ 
Perchè  del  ferro  non  hanno  la  vena, 
E  non  bifogna  >  e  la  cagion  mi  taccio  v 
^7.  Ciafcun,  fecondoch'è  polTeate,  meni 
Venti ,  o  trenta  cavalli  a  tal  novella  » 
E  r  un  tie»  dietro  all'altro  fanza  pena/ 
II  ^  88.  Cotf 


Ilo         CENTILOQUIO    CANTO    XXXIY. 

88.  Con  fottìi  briglia,  e  con  povera  fella, 
E  fenza  guida  vanno ,  e  fon  fegnati 
Qual  nella  pelle,  e  qual  nella  bardella. 

8p.  Gli  uomini  van  di  cuoio  cotto  armati. 
Con  archi,  e  con  faette,  e  con  turcaln. 
Ed  in  battaglia  paiono  arrabbiati. 

^o.  E  perchè  fappi  come  vivon  graffi. 
La  lor  vivanda  (P)  è  carne,  pefce,  e  latte. 
Con  poco  pan,  perchè  tu  non  erraffi . 

51.  S' alcuno  ha  fete  ,  e  al  bere  non  s'  abbatte, 
Ferifce  un  de*  cavalli ,  e  tanto  fuccia  , 
Che  delle  languì  a  fuo  piacer  gli  ha  trattCé 

92.  x^lcuna  volta  col  cavai  fi  cruccia. 
Sicché  r  uccide ,  e  mangialo  a  diletto 
Con  fuoi  compagni  perfino  alla  buccia. 

93.  Non  penfar  ,  che  ninno  abbia  altro  letto, 
Ched  un  tappeto,  che 'n  terra  diflende, 
E  quivi  ilar  gli  par  fenza  difetto. 

P4   Non  più  però  ,•  che  '1  lungo  dir  m'  offende, 
E  tu  debbi  efl'er  di  tal  tema  fazio, 

•     E'I  mio  cor  d'altro  ornai  diletto  prende. 

pf.  Negli  anni  mille  trecen  Bonifazio 
Concedette  a  ciafcun,  che  vicitafle 
San  Paolo  ,  e  San   Piero  in  quello  fpazio 

p6.  De' trenta  dì,  eh'  alcun  non  ne  fallafl^e, 
Perdon  di  colpa  ,  e  pena,  fé  confeffo 
Allora  foiTe,  o  poi  fi  co  n  fella  ile  ; 

P7.  E  poi  per  confolar  la  gente  apprefib, 
E   perchè  nullo  ricevefi'e  inganno, 
Il  Sudario  nìoflrar  faceva  fpeffa. 

p8-  No» 


AN.  DI  CRISTO  1 300.  E  SEGG.  1 2 1  i 

98.  Nota,  Lettor,  che  tutto  quanto  Tanno, 
Ogni  dì  s'  avvisò  ,  che'  pellegrini , 
Che  a  Roma  fi  trovaro  in  quello  affanno, 

pp.  FofTer  dugento  migliaia,  e^'cammini 
Tutti  eran  pieni,  e  tutti  ebber  mangiare» 
Le  perfone,  e  le  beftie,  ed  acque,  e  vini» 

100.  Ornai  intende  di  voler  parlare 
Quel  Giovanni  Villan  ,  eh' i' nominai^ 
La  cui  virtù  non  fi  poria   contare, 

E  nel  Tegnente  Canto  T  udirai . 

FINE     DEL     CANTO    XXXIV. 


^ 


NOTE    AL    CANTO    XXXIV. 


7.  (t)  Tem.  ne  lafdar . 

8.  (a)  Magi,  q  Str.  Spoleto,  :    ' 
ir.  (b)  Tem.  Modìna , 

32.  (e)  Così  fempre  i  MSS.  e  così  in  queflo  luogo  bifo* 
gna  leggere  per  la  necedìtà  della  rima  .  Altrove  ab- 
biamo per  lo  più  feguicaro  il  Vili.  q)xq  ìqiìwq  Giamo 

39.  rd)  Tem.  in  Francia ,  errore. 

40    fej  Magi,  e   Str.  cofe , 

51.  (f)  MSS.  le  vefte. 

$■"  'S^  Tf^rn.  E  ptiir  eerù  uomini  prudenti  e  ordinata  » 

63,  ih,   MSS.  Trapoli. 

^4.  (ij  M:  gì    e  Str.  del  rimedio» 

é8.  (k;  MSS.  migliaia. 

7_.  (1     Str.  non  io  ripete.         (mi  MSS.  ne  tornar^ 

79.  (n)  Tem.  fu  ,         (o)   Str.  e  Magi.  Non  fi  fé  * 

$0.  (p)  Tem.  Lor  vivande , 


.3 


CAN- 


CANTO   XXXV. 


AftGUMENTO. 


iKKtDt  Come  Giovanni  Viliani  Autore  villani 

€B.  1 300.      Dice ,  che  cominciò  il  pr  e  fante  Lthfo  »      1. 8^  e.  3(J. 
O  fegg.       E  com  de'  Bianchi ,  é  Neri  fu  /'  errore  i      C  fegg» 
E  come  pace  fer  le  dette  parti , 
E  memoria  delV  Idola  di  Martin 

I.  TO  mi  trovai  in  Roma  pellegrino 
JL  Negii  anni  Domini  mille  trecento, 
Non  con  qael  fenno  ,  che  vuol  tal  cammino^ 

%^  E  cominciai  a  por  lo  'ntendimenca 
Agli  edificj,  ch'io  vedea  disfatti, 
Pcnfando  dell'antico  reggimento, 

3.  E  di  color  i  che  fcrilTero  i  gran  fatti 
Della  patria  lor  cort  magifterio, 

Di  che  fi  fon  già  molti  efempri  tratti; 

4.  Siccome  fu  Tito  Livio,  e  Valerio, 
Paulo,  e  Uroiio,  Saluftio,  e  Lucano, 
E  di  molti  altri,  non  fenzà  mifterio. 

5.  Bench'io  riorf  fia  d'ingegno  si  fovrano. 
Come  far  quei,  eh' appreflb  rìónìinai. 
Ma   Mercatante,  figliuol  di  Villano» 

6é  Volendo  feguitarli ,-  mi  pcnfai: 
Roma  fu  madre  della  mil  Fiorenza , 
Di  cui  parlare  intendo;  e  cominciai , 

7*  A  laude,  onore,  gloria,  e  riverenza  (t) 
Di  Dio ,  e  del  Batida  Sani  Giovanni , 
Fer  cui  nomato  fui  ia  faa  prefenza. 

8.  Cer. 


AV.  DI  CRISTO  1300.  E  8EGG*         I2| 

8«  Cercando  trovai  cofe  di  molti  anni» 
Le  qua'  facieno  al  mio  proponimento» 
E  n  gran  diietto  mi  recai  gli  affanni* 

p#  Della  gran  Torre  feci  fondamento, 
E  le  Croniche,  ch'io  potè' trovare  > 
Tutte  recai  ai  mio  ordinamento. 

IO4  E  perch'io  intendea  di  parlare 
DJla  Patria  mia,  di  molti  fiori, 
Cooì'  ella  ha  il  nome  ^  la  volli  adornarci 

li.  D'antiche  ftorie,  e  degl' Imperadori , 
De' Papi,  e  Re  Criftiani,  e  Saracini , 
E  di  più  altri  Comuni ,  e  Signori , 

12-  E  di  mia  Terra,  e  di  mie'  Cittadini 
Singularmente  ragionar  volendo. 
De' fatti  antichi,  ed  anche  de' vicini. 

13.  E  ad  onore  di  Dio  feguire  intendo  t 
Mencrcchè  Iddio  mi  prederà  la  vita^ 
Ogni  colà  notabile  fcrivendo* 

1-^*  Dal  dir  dell'  Autore  ornai  partita 
Mi  convien  far;  pognan ,  che  mi  fia  noia; 
La  nuova  ftoria  a  rimar  m'invita. 

15.  Nel   predett' anno ,  cffendo  allor  Piftoia 
Iri  grande  buono  ftaro ,  e'  fuoi  Terrieri 
Ift^ndo  tutti  in  allegrezza,  e*n  gioia» 

lò*  Una  Cafa  chiamata  i  Cancellieri, 
Il  cui   principio  canterò  davanre  , 
Perchè  non  fur  gentil,  ma  molta  altieri» 

17.  Vo  SwT  Cancellier  fu  gran  Mercatante» 
Che  di  due  donne  ebbe  figliuoli  affai, 
E  a  tucci  die  laoglie ,  al  mondo  (fante. 

18.  Do 


124        CENTFL0ÓL7I0 -CACTO   XXXV. 

i8.  Dopo  la  morte  luà  ,  com' udirai  i 
Moltipriicaron  si ,  che  più-  di  cento 
Uomini  fur,  fecondo  ch'io  'trovai  , 

ip.  Poilènci,  e  ricchi,  e  di  gran  valimento, 
E  maggior  di  PiUoia  ,  e  di  Tofcana , 
Mentrechè  'nfìeme  furo  d*  un  talento- 

20.  Ma  quel ,  eh'  e  fempre  d' ogni  mal  fontana^ 
Tanto  mal  (t)  mife  tra' detti  fratelli^ 

Che  la  lor  fratellanza  fece  vana. 

21.  E  fur  divifi  ,  e  ftavan  per  fé  quelli 
Deir  una  donna,  e  qae' deli' altra  armati. 
Ed  eran  tutti  appariicenti ,  e  belli. 

22.  Un  dì,  che 'nlieme^^  s' erano  sfidati, 
L'un  diede  ad  un  degli  altri  d'un  coltello. 
Non  principal ,  ma  de*  loro  appoggiati. 

23.  La  parte  di  colui ,  che  fece  quello. 
Per  aver  pace  ,  con  grande  difdetta 
Mandar  l'offendicore  al  fuo  ribi^lio, 

24.  Dicendo  ,  eh'  e'  prendefle  ogni  vendetta , 
Ch'a  lui  piace  (Te  ,  e  cne  milericordia , 
Per  Dio  chiedea  ;  donde  1'  altra  fetta 

25.  In  una  ftalia  i)  menar  di  concordia , 
E  in  iula  mangiatoia  quella  mano 

Gii  ebber  tagliata  ,  e  crebbe  la  difcordia. 

26.  E  per  lo  modo,  che  fu  si  villano, 
Divifi  fur^  dov'  egli  erano  interi, 

Dqì  nome  óeìÌB  Cafa  a  mano,  a  mano. 

27.  L'un  lato  fi  chiamar  (a) Csncellier  Neri ,  5 
E  gh  altri  fi  chiamar  Canceliier  Bianchi, 

i    E  non  fur  pur  tra  lor  quefli  atti  feri , 

28.  Ch$ 


AK.  DI  CRIjSTO  I  300.  E  SEGG. ,        I  25 

28.  Che  gli  amici ,  e'  parenti  erano  a'  fianchi 
Ad  ogni  pane  per  sì  facca  gpifa,: 
Cile  del  ferirli  npn.  parieno  flan.chi .    .'»{ 

2'p,  Sicché.  Pitloia  n'era  già  ciivifa,>,i<,,j    q^ 
Che  chi  cenea  colla  Bianca  par<f^^  f,  2. 
Chi  colia  Nera  ,  tuccp.  alla  riciftp,  i^/^   y 

30.  E  moiciplicò  cancQ.iSl  fate'  arce ^.:j^ Ci. -.e*. 
Che  quali  parte  Guelfa,  e  Ghibellina '.1. 
Non  fi  nomava  j  -ciò  dicon  le  carc^, .     / 

31.  Onde  la.  parte  Guelfa  Fiorentina t- f  ^.5  j.. 
Temendo ,  che  Piftoia  non  volgel^e.:  _'t 
Ad  altra  parte  ,  eireqdo  lor  vicina,   ^  ^ 

32.  Perchè  concordia  tra  lor  fi  inette (lè,  . 
Prefon  ja  :Signopia.con   lor  potenza  ;     ; 
Nò  tue  alcun  ,  che  contro  a  :ciò  dicefle, 

33.  E  confinar  Tuna^.c  1' altra  a  Fiorj^r^a;^ 
I  Neri  s'accoftaro  a' Frefcobaldi ,  t   rO 
Gli  altri  co' Cerchi  del  Garbo  fé r  lenza.. 

34.  Nel  tecnpo  che  a  Firenze  fletter  faldi^v. 
Erano  in  grande, flato  i  Figreotini ,     .4 
E,  Popolani,  e  Grandi  graflì,,  ^e  caldi.;;) 

35.  E  facea  trentamila  Cittadini  •/  ,-.^ 
.IJentro  alle  mura ,;e 'I Contado, e  4iftf etti 
Settantamilia,  e  più  di  Contadini..*    ;} 

$6»  E  di  ricchezze;,  e  d' ognh-akro  diletto  3^ 
Bilico  di^Tofca^a  Firenze  er^;, 
.Ma  il  Piflolefe  la  mife  in  difetto. 
37.  Che  per  ^  la  fopraddetta  lor  matera 
I  Fiorentin  tra  lor  furon  partiti  , 
Chi  tenea  parte  Bianca,  e  chi  la  Nera; 

38.  E  do- 


125   CENTltOQyiO  CANTO  XXXY» 

38.  E  dove  prima  ftàvano  iq  convici 
Tutti  i  diletti  loro  ebber  lafciaci  $ 
E  folo  a  quello  avevan  gli  appetiti. 

3p,  Cozzaro  infienic  i  Cerchi  co*  Donati  ,:W 
Era  capo  de' Cerchi  Meffer  Vieri, 
E  Meflcr  Corfo  de'  qontrarj  lati . 

40.  Donati  cran  gentili,  e  buon  guerrieri, 
E' Cerchi  grandi,  e  ricchi  mercatanti, 
Venuti  dal  niente  molto  altieri  ; 

41.  Ingrati,  e  fconofgenti  tutti  quanti 

E'n  Contado,  «in  Città  (e)  erano  infiemei 
Ma  Tun  dell'altro  poco  erano  amanti. 

42.  6  per  fuperbia,  e'nvidiat  che  preme t 
l,i?^a  tra  lor  maggiormente  $'accefe,^ 
P^r  la  cagion  del  maUdetto  feme  » 

4;.  Ch'aveva  feminato  il  Piftolefe, 
Onde  i  Cerchi  fi  fec^r  Caporali 
De'  Bianchi ,  (iccome  poi  fi^  pale(è  » 

44.  E  gli  Adimari  fur  di  que'cocali. 
Ma  Cavìcciulti  f  benché  fien  conforti 
Con  loro  a  queftp  non  furono  igualì  « 

45.  Gli   Abati  rutti  fur (<i)  con  loro  accorti, 
De'Tofinghi.  e  de' Bardi  vi  fur  parte. 
Cosi  dc'Rofli,   e  Frefcobaldi  forti  j^ 

4^.  E  Mozzi ,  e  Nerli ,  e  Mannelli  in  difparte^ 
Scali,  Bellichi .  e'n  parte  Gherardini, 
Vecchietti,  Pigli,  e  Falconier  con  arte. 

47.  Giandonati,  Arrigucci,  e  Malefpini, 
E  Cavalcanti,  e  con  lor  s' accoftarp 
Quaiichè  tutti  i  maggior  Ghibellini, 

48.  E  cer- 


AN.  DI  CRISTO  1500.  B  SEGG.  1*7 

48.  E  ceree  Arti  minor  lì  fcguìcaro  ; 

E  per  lo  grande  feguito ,  che  avieno^ 
I  Cerchi  eran  maggior  fanza  riparo.    ; 

49.  Di  parte  N^ra  Caporale  appiano 
Fa  interamente  la  cafa  de' Pazzi, 
Bifdomini,  e  Donati  li  feguieno, 

50.  E  Tornaquinci ,  Spini ,  e  Gianfigliazzi  » 
Brunellefchi,  Agli,  Bagnefi  ,  e  Manieri, 
De'Cavicciulli,  e  d'altra  cafe  fprazzi  j 

51.  E  chi  coir  una  parte  i  fuo'  penfieri 
Non  accollava  per  cotal  follia» 
Con  l'altra  s'accodava  volentieri. 

52.  La  parte  Guelfa  allor  per  gelofia. 
Che  'n  Ghibellina  non  fi  convertifl'Q     a 
La  parte  Bianca,  fece  ambafceria 

53.  Al  Padre  Santo  n  per  la  qual  fi  diflfcf  :  ^ 
Siccome  forte  fi  temea  per  loro,  '^ì^.^ 
Che'l  fopraddetto  cafo  non  venifle. 

54.  Onde  il  Papa  mandò  fanza  dimoro 

P   Per  Mefler  Vieri,  e  ficcorti' io  ti  dico, 
Diiregli  a  lui  da  parte  in  Concedoro; 

SS'  Tu  tratti  Mefler  Corfo  per  nimico^  .^^ 
E  li  conforti  fuoi,  e  la  cagione  ~ 

Nonvo'fapcri  ma  vo',che  fia  tuQ  amico^ 

56.  E  voglio  in  te  rimetter  la  qujftiooe. 
Che  ciò,  che  tu  vorrai,  ne  iarà  fatto, 
E  poi  da  me  n'avrai  gran  guiderdone. 

57.  E  bcnch'el  fofle   ùvio,  a  quefto  tratto 
Non  fu  così  ,•  ma  ,  c/^me  fi  ragiona , 
Riipofe  ficcomc  bizzarro,  e  rnatco, 

58.  E  dif. 


\ìt         CENTILOOyiO    CANTO   XXXV, 

58.  Ediffe:  Io  non  vó' W  guerra  con  perfona, 
Fàcciafi  i  fatti  Tuoi  chi  v'ha  pregato, 
E'  noftri  lafci  far  Santa  Corona. 

^p.  E  Bonifazio  gli  die  commiato, 
E  crollò  il  capo,  qaafi  minacciando. 
Ed  el  fi  ftt  a  Firenze  ritornato . 

éo.  '  Avvenne  poi ,  per  Città  cavalcando 
Alquanti  d' ogni  parto  ben  armati, 
Com'è  ufanza  ta:lvoIca  fpaffàndo, 

61»  In  compagnia  di  certi  de' Donati 
Eran  de'  Pazzi ,  e  degli  Spini  a  fchiera  ^ 
Ed  altri  lor  feguaci ,  ed  appoggiati , 

€1.  E  con  certi  de*  Cerchi  il  BafGhiera^ 
E  Baldinaccio  ,  e  Naidofanza  fallo, 
De' Malifpini,  é  de'Giacotti  v'era. 

d3*  ^<ichè  da  trenta  per  parte  a  cavallo» 
PreflTo  a  càfa  gli  Spini  nel  viaggio-  -^^i^- 
Si  rifcontrar  fopra  a 'vedere  il  ballo; 

6^.  E  fu  la  fera  di  Caten  di  Maggio, 
Uccellando  1' un  l'altro,  e  la  baruffa- 
si cominciò  coli'  arme ,  e  coli'  oltraggio  » 

6$.  E  furne  aiTai  fediti 4n  quella  zuffa. 

Ed  a  Ricòverin  de*  Cerchi  il  naiò 
:   Tagliato  fu,  che  non  gii  parve  bufila  •• 

^6.  Ortde  la  fera  poi  per  quefto  calò 
Tutto  il  pò  poi  s' armò  per  gelofia , 
Benché '1  furor  fi  foffcCf)  già  rimafo* 

57.  Allor  fi  multipricò  sì  la  refia , 
Che-non  folo  Firenze  n'ebbe  guai, 
Ma'puoffi  dir  Tofcana,  e  Lombardia. 
.:  ..  68.  Pe- 


AN.DI   CRISTO  1300.    SEGG.  Iip 

68.  Perocché  ne  feguiro  mali  affai 
A  tutta  Italia,  e  diverfè  fortune. 
Come  più  innanzi  fcricto  troverai. 

6^.  Nota  ,  che  T  anno  dinanzi  il  Comune 
Volendo  far  certe  cafe  Lungarno  , 
Ver  acquiftarne  poi  rendite  alcune, (g) 

70.  Da  un  pilaiiro  ,  che  v'  era  levarno 
L'Idolo  óì  Marte,  che  in  San  Giovanni 
I  Fiorentini  gran  tempo  adorarno, 

71.  Il  qual  fé  n'era  tratto  di  molti  anni; 
Ed  in  quel  luogo  fattone  apparecchio. 
Per  dilegion  dQg\'  idolatri  inganni , 

72.  Poi  fi  murò  appiè  del  Ponte  vecchio; 
Ma  dove  prima  era  volto  a  Levante, 
Di  Tramontana  poi  faceva  fpecchio. 

73.  Onde  la  gente,  ch'era  aguriante, 
Diffe  :  Per  certo  queft' è  malaguria, 

'     D'  aver  mutato  a  Marte  fuo  fembiante  ; 

74.  E  voglia  Iddio  ,  che  contro  a  noi  con  furia 
Non  fi  rivolga  pe'l  cafo  prefente. 
Volendo  vendicar  sì  fatta  'ngiuria  . 

75.  Onde  Firenze  poi  T  anno  feguente 
Battuto  fu  di  si  fatto  vincaftra> 
Che  dov'ell'era  lieta,  fu  dolente. 

76i  E  fappi  ancor  da  me.  Lettore,  e  Maftro, 
Che  'atàgliato  vid'  io  appiè  del  Ponte 
Marte  a  cavallo  ad  alto  in  un  pilaftro, 

77.  E  porta  gli  era  la  ghirlanda  in  fronte 
Di  fiori  (h)  quando  Marzo  andava  afciutto. 
Quando  era  molle,  per  difpetto,  ed  onte 
VùL  IV.  I  7^-  Gli 


IJO         CENTILOQyiO    CANTO    XXXV. 

78.  Gli  era  gitcato  il  fango,  e  fatto  brutto 
Da' portatori ,  che  quivi  facien  loggia. 
Sicché  coperto  n'era  quafi  tutto. 

7p.  Poi  il  diluvio,  che  venne  per  pioggia. 
Ne  menò  il  Ponte,  e  Marte  ,  e  fé  non  erra 
11  Libro,  mai  non  fé  ne  vide  foggia. 

80.  Ma  fo  io  ben ,  che  ma'  poi  quefta  Terra 
Non  ebbe  pace ,  comecché  fi  fuoni 

Il  nome  fuo  ,  ma  fempre  è  (lata  in  guerra^ 

81.  Appreflb  i  Ghibellin  tenuti  buoni 
Eran  montati  agli  uficj  in  Fiorenza 
Nel  detto  tempo  ,  e  per  quefte  cagioni 

82.  La  parte  Guelfa  avendone  temenza. 
In  Corte  al  Papa  ne  mandò  Avvocato, 
Che  riparafle  a  sì  fatta  Temenza  ; 

83.  Perocch'elTendo  il  Ghibellin  montato, 
La  parte  Guelfa  veniva  a  niente , 

E  Santa  Chiefa  abbaflava  fuo  flato, 

84.  E  Papa  Bonifazio  incontanente 

Ci  mandò  il  Cardinale  d' Acquafparta  ^ 
Che  riparafle  a  cotal  convenente. 

85.  Giunto  in  Firenze  ,  diffe:  1'  vo'  per  carta 
Di  poter  metter  pace,  e  riformare 
Quefta  Cittade  innanzi,  ch'io  mi  parta. 

85.  Poich'egli  ebbe  balia  di  poter  fare. 
Temendo  i  Bianchi ,  che  '1  Papa ,  e  '1  Legato 
Non  gi' ingannafl^er,  non  vollon  fervare. 

87.  E  '1  Cardinal  fi  dipartì  sdegnato 
Contro  alla  parte  della  Bianca  fetta, 
E  fufli  al  Papa  in  Corte  ritornato. 

88.  La- 


AN.  DI  CRISTO  1300.  E  SEGO.  13  I 

88.  Lafciogli  in  male  flato ,  e  per  vendetta 
Della  fetta  ,  che  fu  difubbidente  , 
La  Città  di  Firenze  ebbe  incraddetta.  (0 

8p.  Avvenne,  che  il  Dicembre  poi  feguence 
Andando  Meffer  Corfo  con  fua  fcorta , 
E  certi  Cerchi ,  con  altra  lor  gente 

pò.  A  cafa  i  Frefcobaldi  ad  una  morta. 
Guardarli  infieme  ,  e  voilonfi  affalire , 
Onde  la  gente  fé  ne  fu  accorta, 

91.  E  cominciaro  a  gridar  col  fuggire  ; 
Air  arme,  ali*  arme;  e  fu  la  gente  armata 
In  men,  chMo  non  te  i'  ho  penato  a  dire, 

pi.  Ed  ogni  parte  a  cafa  fua  tornata. 
Di  amici,  di  parenti,  e  d'altri  fanti 
Ciafchedun  fece  grande  rannata, 

p3.  Meffer  Gentile,  e  Guido  Cavalcanti, 
Bafchicra  Baldinaccio  ,  e  Naldo,  e  molti 
Altri  feguaci,  ch'egli  avien  davanti, 

P4.  Corfero  a  cafa  de' Donati  folti, 

E  non  trovandogli,  a  San  Pier  maggiore 
A  cavallo ,  ed  a  pie  (1  furon  volti  ; 

P5.  E  Meffer  Corfo  con  molto  valore  , 
Con  fua  compagna  gli  ebbe  rincalciati, 
E  fece  lor  gran  danno,  e  difinore, 

p6.  E  poiché  molti  ne  fur  condannati , 
Tornando  i  Cerchi  un  dì  da  Nepozzano, 
Furo  affaliti  da  certi  Donati, 
^']>  E  infieme  fi  fedir,  coli' arme  in  mano. 
Da  ogni  parte  ,  e  gran  condannagione 
Anche  ne  feguitò  a  mano  ,  a  mano  ; 

I  2  p8.  On- 


132         CENTILOOyiO   CANTO  XXXV. 

pS.  Onde  i  Donati  n  andaro  in  pregione . 
Difle  Meflfer  Torrigian;  Com'egli  hanno 
Disfatti  i  Tedaldin  per  tal  cagione, 

g^.  Veracemente  noi  non  disfaranno 
Per  pagar  di  moneta  :  e'  fuo'  conforti 
Mife  in  prigione  a  fimigliante  affanno. 

ICO.  Ornai  convien ,  che'  verfi  miei  fien  corti , 
Perch*è  compiuto  il  mifurato  fafcio  ; 
Ma  di  fperanza  vo* ,  che  ti  conforti. 

Che  tofto  cornerò  ,  dov'  io  ti  lafcio . 

F.INE     DEL     CANTO     XXXV. 


NOTE     AL     CANTO    XXXV. 

46.  (t)  Tem.  dip  ,  e  mijfe  . 

ty    (a)  Tem.  Jì  chiamò  . 

39.  (b)  Tem.  Cozzavo  i  Cerchi  allora  co^  Donati  ^ 

41.  (e)  Tem.  e^n  Firenze, 

4j.  (d)  Magi,  e  Str.  fur  tutti» 

58.  (e)  Magi,  e  Str.  non  ho  , 

€6.  (f  )  Magi,  e  Str.  furore  5'  era , 

69.  (g)  Magi,  e  Str.  al  Comune  « 

77.  {h)  Tem.  di  Maggio» 

$S.  (i)  Tem.  fu  intr addetta , 


CAN- 


»33 
CANTO        XXXVI. 

àRGU   MENTO, 

ANNI  DI    Di  Ser  Ner  degli  Abati  Sopraftante ,  villani 

CR.  1 300.      //  qual  condì  d'  arfeuico  il  migliacci»  >      1.8.  0.40» 

e  fegg.        Onde  morirò  certi  a  lui  davante  y  e  Ìqo^^ 

E  cofjje  Carlo  rimife  in  Fiorenza 

Mejfer  Corjo ,  con  altri  di  valenza  . 

1.  TIj^U  Sopraftante  degli  incarcerati 

X"^    Un,  ch'era  tutto  deli' animo  Bianco, 
Ch'avia  nome  Ser  Neri  degli  Abati. 

2.  Quelli  mangiando  con  loro  ad  un  banco, 
Da  caia  fua  fé  venire  un  migliaccio, 

li  qual  non  ebbe  d'arfenico  manco, 

3.  Ai  quale  i  giovani  dieder  lo  fpaccio, 
E  Ser  Neri ,  eh'  avea  falfata  i'  arte , 

Già  non  diftefe  per  mangiarne  il  braccio» 

4.  Sicché  due  ne  morirò  da  ogni  parte  > 
Ed  altri  ne  rimafer  sì  mal  conci. 
Che  poco  poter  più  (t)  tirar  le  farte  . 

5.  Morinne  apprelTo  Ferrarin  W  de' Bronci» 
E  feguitol  Pigel  de'  Portinari , 

Ed  altri  ne  camparo  molto  fconci  • 

6.  Né  coftaron  però  que'  cibi  cari , 
Che  condannato  alcuno  non  fu  poi 

In  perfona  ,  né  in  membro,  né  in  danari o 

7.  Appreffo  Mefler  Corfo ,  e  gli  altri  fuoi^ 
Co'  Capitan  della  Parte  ordinare 

A  lor  vantaggio,  come  ved^r  puoi, 

I  I  8.  Chs 


IJ4        CENTILOQC/IO   CANTO  XXXVI. 

8.  Che  fi  mandafTe ,  e  fubito  mandato 
Al  Papa  ,  che  mandaffe  un  de*  Reali , 
Che  al  popol  fofFe,  ed  a'  Bianchi  avverfaro, 

p.  Dicendo  :  S*  egli  avvien  ,  che  4  popol  cali , 
Sormonterà  la  voflra  dignitade , 
Se  di  Firenze  faren  Caporali. 

10.  Ma  quando  ^i  fencì  per  la  Cittade, 
Che  facean  contro  al  pacifico  flato, 
Contro  a  lor  procedette  il  Poteftade, 

11.  E  fanne  Mefl'er  Corfo  condannato 
Per  Caporale,  in  avere,  e  in  perfona. 
Ed  in  danar  chi  Tavea  feguitato. 

12.  De' qua' ,  ficconne  per  me  fi  ragiona. 
Fu  Meffer  RofTo,  e  Meffer  Rofièllino , 
E  Mefler  Giachinotto  ,  che  qui  fuona, 

13.  E  poi  de' Pazzi  fu  Mefler  Pazzino, 
E  Mefler  Ceri  Spina,  e  de' Donati 
Fu  Sinibaldo,  e  gli  altri  non  dicrino. 

14.  Quefti  poiché' danari  ebber  pagati, 
Fur  confinati  a  Caftel  della  Pieve  ,- 
E  poiché  tutti  là  ne  furo  andati , 

15-  Veggendo  il  popol,  eh' a  lui  era  lieve. 
Dall'altra  parte  mandò  a  Serrezzano, 
(  Pognam,  che  allor  parefle  molto  grieve,  )r 

16.  Mefler  Gentile,  e  Mefler  Torrigiano, 
E  Baldinaccio,  Bafchiera,  e  Carbone, 

E  Naldo ,  e  Guido ,  ed  altri  a  mano  ,  a  mano . 

17.  Ma  fletter  quefti  meno,  e  fu  ragione. 
Perocché  Guido  ne  tornò  malato, 

E  poi  mori  per  sì  fatta  cagione. 

18.  De! 


AN.  DI  CRI  STO  1 3  00.  E  SEGG.         I  3  5 

i8.  Del  qual  fu  grande  danno,  e  gran  peccato, 
Perocch'  egli  era  con  molca  faenza , 
E  dicicor  lovra  ogni  altro  pregiato. 

ip.  Quefti  tornar  tutti  quanti  a  Fiorenza, 
Veggendo ,  che  la  ftanza  era  mortale. 
Fu  lor  dimeira  cotal  penitenza. (W 

20.  ApprelFo  avendo  dal  fuo  Cardinale 
Il  Papa  tutte  le  cofe  fentite , 

E  ficcooie  Firenze  flava  male, 

21.  E  poi  appreflo  le  cofe  feguite 

Da  Meifer  Gerì,  e  dagli  altri  davante, 
Che  ne'confin  facean  cofe  fiorite, 

22.  E'I  detto  Meflèr  Geri  mercatante 
Era  del  Papa,  e  Melfer  Corfo  in  Corte 
Soliicitò  le  cofe  tutte  quante  » 

23.  Onde  '1  procaccio  lor  fu  molto  forte 
Con  Papa  Bonifazio;  per  qual  cofa 
Piegato  (e)  al  lor  voler  per  quefte  forte, 

24.  Mandò  per  Meffer  Carlo  di  Valofa, 
Sì  perchè  in  Firenze  rimettede 

I  fopraddetti  confinati  in  pofa , 

25.  E  si  perchè  fornito  quello,  defle 
A  Carlo  di  Cicilia  ogni  valore. 
Acciocché  la  Cicilia  riavefle. 

26.  E  promife  di  farlo  Imperadore, 
O  dello 'mperio  almen  Luogotenente 
Per  Santa  Chiefa ,  che  n'era  datore; 

27.  E  Carlo  fi  fu  moffo  di  prefente. 
Cosi  riman  quefta  materia  in  fubbio,(^) 
Perocché  '1  mille  trecento  corrente  , 

I  4  28.  Co* 


I3<J  CENTILOQUIO    CANTO   XXX VI. 

28.  Come  dece' è,  i  Ghibellid  d' Agubbio,(e) 
Di  Maggio ,  col  poder  degli  Aretini , 
Cacciaro  i  Guelfi,  per  u(cir  di  dubbio. 

2p,  E  di  Giugno  feguence  i  Perugini 
Vi  rimifero  i  Guelfi,  e  ciafcheduno 
Fue  a  cacciarne  fuori  i  Ghibellini. 

30.  L'  anno  correndo  mille  trecentuno, 
Cacciaro  i  Bianchi  di  Piftoia  i  Neri , 
Col  grande  aiuto  dei  noftro  Comuno, 

31.  Perchè  gli  ufic)  quafi  aveano  inceri 
I  Bianchi  di  Firenze,  e' Reggimenti , 
Onde  potien  feguire  i  lor  voleri  ; 

32.  E' lor  Palazzi  inflno  a' fondamenti 
Cacciar  per  terra ,  e  fra  gli  altri  Damiata , 
Ch'era  un  palazzo  con  molti  ornamenti. 

33.  Appreffo  eflendo  Lucca  follevata 
Per  la  detta  cagion  ,  gì'  Inccrmìneili , 
Che  a  parte  Bianca  facean  brigata  , 

34.  Credendo  far  come  avien  fatto  quelli. 
Che  di  Piftoia  i  Guelfi  avien  cacciaci , 
Co' Ghibellini  fi  fecer  fratelli; 

35.  E  poiché  furo  infieme  raunati 
Uccifon  Meflere  Obizzo  :  onde  tutti 
Gli  altri  Lucchefi  Neri  furo  armati, 

36.  E  cacciaro  di  Lucca  come  brutti 

GÌ*  Incerminelli ,  ed  ogni  lor  feguagio, 
E  li  lor  beni  fur  guaiti,  e  diftrutti; 

37.  Ne  cafa  vi  rimafe,  né  palagio  , 
E  più  di  cento  cafe  furo  accefe 

Dì  fuoco  in  fondo  Porta  San  Cervagio; 

38.  Ap. 


AN.  DI  CRISTO  130I;E  SEGG.  IJ7 

38.  Appreflb  nel  dctc' anno  il  Genovefe 
Di  Genova  cacciato,  com' intonaco, 
Fer  con  que' dentro  concordia  palefe. 

3p.  Tornati  dentro  ne  renderò  il  Monaca, 
Col  quale  guerreggiavan  la  lor  Terra 
Con  Carlo  ,  che  a  que'  dentro  fu  rintonaco  • 

40.  Nel   predett'  anno  fi  moffe  gran  guerra 
Tra' Veronelì,  e'I  Vefcovo  di  Trento, 
Sconfitti  fur  da  lui,  fé 'i  dir  non  erra. 

41.  E  poco  appreffo,  di  ciò  non  ti  mento. 
Mori  Mefler  Alberto  della  Scala  , 

Che  di  Verona  fu  Signor  contento; 

42.  Ma  prinia  come  quel ,  eh'  a  morte  cala , 
Fé  Cavalier  tra  figliuoli ,  e  nipoti 

Sette  de' fuoi ,  e 'i  maggior  refe  l'ala, 

43.  11  qual  fu  MelTer  Can ,  che'luoglii  voti 
Empiè  del  Sìgnoraggìo  in  dodici  anni  : 
Gli  altri  eran  tutti  piccoli ,  e  dioti . 

44.  Apprefib  di  Settembre  fenza  inganni 
Una  ftella  cornata  nel  Ponente 
Apparve,  in  fegno  di  futuri  danni, 

45.  Secondo  alcuno  Strolago  valente , 

Che  difle  :  Dubbio  a  tutta  Italia  moftra» 
Ed  a  quefta  Cictade  fpezialmente, 

46.  Perchè  Saturno,  e   Marte  ad  una  gioflra 
Congiunti  fon  nel  fegno  del  Lione , 
Ch'è  attribuito  alla  Provincia  voftra. 

4.7.  E  ben  feguì  la  fua  intenzione  , 

Che  Carlo  di  Valofa,e  fua  compagna, 
Ch'  a  Firenze  die  grande  afflizione , 

48.  Giun- 


138         CENTILOQUIO   CANTO    XXXVI. 

48.  Giunfe  in  quel  mefe  alla  Città  d' Alagna  > 
Là,  dove  il  Papa  tenea  Corte  allora, 
E  viddel  volencier  con  fefta  magna  • 

4p.  E  lo  Re  Carlo  poi  fenza  dimora 
In  Corte  co'figliuol  venne  a  parlare 
Della  Cicilia  a  Carlo,  ed  in  un'  ora, 

50.  Ordinarono  infieme  di  paflare 

A  primavera  ,  e  '1  (iio  antico  Regno 
Al  lor  poder  per  forza  racquiftare  . 

51.  Ed  il  Papa,  ch'ancora  avea  lo  fdegno 
Contro  alla  parte  Bianca  Fiorentina, 
Informò  Carlo  di  fenno ,  e  d' ingegno  , 

52.  E  fecelo  pacial  con  fua  dottrina 
Della  Tofcana  ,  e  mandollo  a  Fiorenza 
Per  dare  a' Bianchi  amara  difciplina. 

53.  Gli  ufciti  Neri  allor  fenza  fallenza 

Il  feguitaro  per  piano,  e  per  piaggia. 
Ed  ebbe  in  Siena  (0  onore  ,  e  riverenza . 

54.  Quando  fu  giunto  con  fua  gente  a  Staggia 
Que' ,  che  reggean  Firenze  fer  configlio 
D'  aprire,  o  no  a  gente  si  felvaggia, 

55.  Dicendo:  Noi  ci  mettiamo  a  periglio, 
E  cai  negata  prima  avie  la  via , 

Che  fi  fé  Guelfo,  ed  amico  del  Giglio • 

56.  E  mandargli  di  botto  ambafceria. 
Con  quella  riverenza,  e  quel  faluto. 
Che  a  tanta  Maeftà  fi  convenia . 

57.  Ed  el  diffe:  Signori  io  fon  venuto 
Per  voftro  bene,  e  per  riporvi  in  pace. 
Siccome  il  Papa,  e  la  Chiefa  ha  voluto* 

58.  E  poi 


AN.  DI  CRISTO  I JOI.  E  SEGG.         l^^ 

58.  E  poi  fi  moffe,  e  quel  Signor  verace. 
Come  a  Firenze  fi  venne  appreffando, 
E' Neri  Guelfi,  a  cui  fuo  facto  piace, 

5p.  Incontro  gli  fi  fecero  armeggiando , 
Ed  i  Religiofi  tutti  quanti 
A  procilfion  colle  Croci ,  cantando . 

60.  E'I  giorno  della  fefta  d'OgnifTanci 
Entrò  in  Firenze,  e  poiché  fu  pofato 
In  cafa  i  Frefcobaldi  giorni  alquanti, 

61.  Il  Popolo,  e'I  Comun  fu  raunato 
Nella  Chiefa  de'  Fra'  Predicatori , 

E  Carlo  poi  in  fui  Pergamo  andato, 

62.  Diffe  nella  prefenza  de'  Priori  : 

r  vo'  da  voi  pieno  albitro,  e  balia 
Di  metter  pace,  e  riformar  gli  onori. 

63.  E  quand'  egli  accettò  la  fignoria 
Giurò  di  confervar  tutta  la  gente 
A  fuo  podere  in  pace  tuttavia. 

^4.  E  dice  l'Autor,  che  fu  prefente. 
Che  il  contrario  per  lui  ne  fu  fatto, 
Come  vedrai,  fé  tu  porrai  ben  mente» 

6$,  Che  per  configlio  di  MefTer  Mufciatto 
Franzefi,  che  n*  avea  fatta  la 'mprefa , 
Siccome  ordinato  era  innanzi  tratto, 

66.  Prima ,  che  Carlo  ufcifie  della  Chiefa 
Tutta  la  gente  fua  fi  vide  armata , 

E'  Cittadin  temendo  deiP  offefa  , 

67.  La  Città  ebber  tutta  afferragliata , 
E  tutti  i  Popolan  fi  furo  armaci. 
Ed  a  cafa  ì  Prior  fecer  brigata  • 

6S.  Ap- 


I4O  CENTILOOyiO    CANTO    XXXVI.     ' 

68.  ApprefTo  poi  Meffer  Corfo  Donati 
S'  appreflava  alla  Terra  ,  per  entrare 
Nella  Città,  com'erano  i  craccaci. 

dp.  Quando  fi  fu  fencico  il  fuo  tornare» 
Diffe  Meflère  Schiatta  Cancellieri  : 
Lafciatem' ire  a  lui  a  contattare. 

yo.  Allor  de' Cerchi  diiTe  Meder  Vieri, 
Lafciatel  pur  venire  con  fua  fcorta, 
Che']  popol  ne  farà  ciò,  eh' è  nieftieri. 

71.  Attanco  il  Cavalier  giunfe  alla  porta 

Di  Pinti  ,  ch'era  allor  era  gli  Uccellini, (g) 
E  le  fue  cafe,  ov'era  la  via  corta 

72.  Dal  maggior  Piero  a  lor,  eh' eran  vicini, 
E  quella  fer  tagliar  dentro,  e  di  fuore, 

E  pafsò  dentro  co*  Ino'  Paladini  ; 

73.  E'n  fulla  piazza  di  San  Pier  maggiore, 
Poiché  fchierato  fu  co'  fuoi  sbanditi, 

S'  aggiunfe  gente  affai  in  fuo  favore  ; 

74.  E  con  lui  furon  tutti  quanti  uniti 
A  romper  le  prigioni,  e'  fuo'contrarj 
Di  contraddirgli  non  furono  arditi. 

<;$.  Ed  era  la  prigion  dove  i  Bailari 
Abitano  al  dì  d'  oggi  molto  adagio , 
Che']  (ito  comperar  di  lor  danari. 

75.  E  fatto  quefto  fé  n'andò  al  Palagio, 
E  ruppe  il  Bologna  W  (enza  mifura. 
Cacciando  fuor  chi  v'era  con  difagio, 

77.  E  li  Prior  fuggiron  per  paura  , 
Tornarli  a  cafa  lor,  com'io  ti  parlo, 
E  fero,  al  rnio  parer,  la  più  Hcura, 

78.  Per 


AN.  DI  CRISTO  I3QI.E  SEGG.  I4I 

78.  Per  cucco  quefto  ancora  MelTer  Cario, 
Né  alcuno  di  iua  gence  apparì  fuori 
Con  parole,  o  con  facci  a  concaftarlo, 

7p.  E  gli  sbandici ,  e  gli  alcri  malfaccori 
Veggendo  la  Cicca  sì  fcapreftare , 
E  non  faceano  uficio  i  Reccori , 

80.  Subicamence  fi  diero  a  rubare 
Cafe,  bocceghe,  e  fondachi,  ferendo 
Coir  arme  ognun,  che  volea  riparare. 

81.  E  cinque  dì  durò,  fé  ben  comprendo. 
Che  chi  il  vifo  moftrò,  fu  morco  a  ghiado^ 
Ed  ebbecene  affai  con  quefto   mendo. 

82.  E  poi  n'andò  la  ruba  nel  Concado, 
Ed  occo  dì  durò  ,  meccendo  fuoco , 
Che  dove  furon  non  rimafe  un  dado , 

83..  Poiché  sfogaca  fu  la  gence  un  poco, 
E  Meffer  Carlo  fé  comandamento  , 
Che  non  feguiffe  più  sì  facto  giuoco; 

S4.  E  riformò  la  Terra  a  piacimento 
Di  parte  Nera,  e  diede  il  Priorato 
A' Popolani,  ed  ogni  reggimqnco., 

85.  Appreffo  ricornò  il  decco  Legaco , 
Per  far  pacificare  i  Cittadini, 
Poiché  r  un  r  alerò  ebbefi  gaftigaco  , 

86.  E  mife  pace  con  dolci  lacini 

Tra' Cerchi,  ed  Adimari,  e  lor  feguaci , 
Dall'una  parce  Bianchi,  e  Ghibellini, 

87.  Dairalcra(k)  Pazzi,  e  Donaci  veraci 
Neri,  e  Guelfi,  ed  alcri  compagnoni. 
Che  fur  prefenci  a' pacifichi  baci, 

88.  E  era 


1 


t43^         CENTILOOyiO   CANTO    XXXVI. 

S8.  E  tra  lor  fece  certi  matrimonj ,  ' 
Acciocché  foffer  parenti,  ed  amici, 
Né  mai  tra  loro  aveffer  più  quiftioni  • 

8p.  Volendo  poi  raccumanar  gli  uficj. 
La  parte  Nera,  e  Carlo  contraddiffe ; 
Onde  il  Legato  non  flette  più  quici , 

90.  TornoflI  in  Corte,  e  Firenze  intraddiflè. 
La  pace  durò  poco ,  per  lo  male , 
Che'l  Libro  moftra  poi  ne  fcguifle: 

91.  Ch'effendo  il  dì  di  Pafqua  di  Natale 
Meffer  Niccola  Cerchi ,  ed  altri  andati 
Alle  mulina  fue,  di  che  gli  cale, 

92.  E  Simon  di  Meffer  Corfo  Donati 
Figliuol  della  figliuola,  e  fuo  nipote, 
Neir  Affrico  con  molti  fanti  armati 

93.  Il  fopraggiunfc ,  e  fubito  il  percuote, 
Ond'el  gridando:  Omé,  Nipote  mio, 
Si  volfe ,  per  difender  quanto  puote  ;    . 

94.  Finalmente  il  nipote  uccife  il  zio, 
E  fu  da  lui  entro  '1  fianco  fedito , 
Sicché  la  notte ,  come  piacque  a  Dio , 

95.  Della  prefente  vita  fu  partito , 
E'n  quefto  modo  fu  la  pace  rotta 
In  brieve  tempo  ,  ficcom'  hai  udito. 

96.  Così  ne  fu  vendetta  in  poca  d'otta; 
Che  chi  uccife  vedi,  che  fu  morto, 
Pognam,  che  non  moriffono  ad  un  otta. 

^T.  E  benché '1  Vaio  riceveffe  torto. 
La  gente  fi  dolea  più  di  Simone , 
Perch'era  ad  ogni  cofa  molto  accorto. 

p8.  E  non 


AN.  DI  CRISTO  I3OI.  E  SEG«.         I43 

98.  E  non  fu  T  allegrezza  del  Barone , 
Quando  tornò  in  Firenze  collo  ftuolo  , 
Il  quinto  grande  W  per  nulla  ragione, 

^p.  Che  fu  lo  fmifurato,  e  grieve  duolo 
Ch'egli  ebbe  nel  iuocuor,  quando  udì  dire, 
Che  gli  era  morto  un*^  si  fatto  figliuolo. 

100.  Da  quefte  rime  mi  convien  partire. 
Non  perchè  la  materia  fia  finita , 
Che  fo  ,  che  ciò  difiavi  d'udire; 

Ma  toflamentQ  fia  da  me  feguita. 

FINE    DEL     CANTO    XXXVI. 


NOTE    AL    CANTO    XXXVI.  j 

4.  (t)  Tem.  poi. 

5.  (a)  Vili.  e.  40.  Ferrano, 

Ip.  (b)  Tem  fentenza . 

53.  (e)  Magi,  e  Str.  Pregato, 

37.  (d)  Or  fi  riman  qttefta  materia,  al  fMìo  (  anzi  per 

errore  al  fubito  ,  ) 
aS.  (e)  Vili,  e,  43.  e  MSS.  d' Agohhio , 
52.  (f)  Tem.  infieme . 
72.  (g)  Magi,  e  Str.  tra  gli  Ucceiliui  » 
74.  (h;  Tem.  Ed  erano  i  prigion . 
7j.  (i)  Tem.  il  Bologna», 
«7.  (k)  MSS.  Dair  altra  parte  . 
^7.  (i)  //  quinto  grande  *,  cioè ,  L' allegrezza  del  Barone 

non  fu  una  quinta  parte  grande  a  ciò ,  che  fi  crcdea,  ec. 


CAN- 


J44 

CANTO        XXXVII. 

ARGUMENTO. 

ANNI  DI  Dc^Ner'h  e  Bianchi,  e  poi  del  Re  diFrancia  ,  villani 
CR.  1301.      Della  compagna  i  chu per  forza  prefe       ì.^.c.^^, 
e  ^cgg.        //  Ducato  d'  Atene  ,  e  non  fu  ciancia  ,         e  fegg» 
E  come  i  Fiorentini ,  e^  Lucche/i 
Fer  ofie  inpeme  addoffo  a*FiftoleJi* 

i.T  Neri  di  Firenze  ancora  pregni 

A   Rimafi  conerò  a' Bianchi,  con  ogni  arce 
Penfar  di  partorire  i  lor  difdegni;(t) 

2.  E  fecer  contraffar  lettere ,  e  carte 
Falfate  di  fcrittura,  e  di  Tuggegli, 
Che  parean  fatte  per  la  Bianca  parte; 

3.  E  fcritti  v'erano  i  nomi  di  quegli. 
Che  fi  facean  capo  altre  fiate , 
Sicché  moftrava  ben,  che  fofler  egli, 

4.  Le  lettere  dicevano  Se  voi  fate, 
Che  voi  ci  rin:ietciate  in  fignoria, 
Vencinmila  fiorin  vogham,  che  abbiate; 

5.  Voi  avete  ia  gente,  e  la  balia, 

E  noi  faren  tutti  armaci  con  voi, 

E  ciò,  eh' è  fcritto ,  promettiam,  che  fia» 

6.  Ed  ordinate  quefte  cofe,  poi 
Trattar  con  un  Baron ,  ch'era  davante 
A  Meffer  Carlo  fovra  gli  altri  fuoi, 

7.  Quale  avie  nome  Meffer  Pier  Ferrante  ^ 
Ed  ordinar,  eh' el  teneffe  trattato 

Con  ccici  Bianchi  di  limi!  fcmbiante, 

8.  E  prò- 


AN.  DI  CRISTO  I30I.E  StGG.         Ì45 

8.  E  promectefle  render  lor  lo  flato 
Contro  alla  volontà  del  fuo  Signore, 
Moftrando  di  lai  metter  poco  piato . 

9.  Poi  fi  partir ,  ed  e*  fanza  tenore 

Mandò  per  certi  Bianchi ,  e  ciò ,  eh-  è  detto. 
Ragionò  lor,  colorando  Terrore. 

10.  E  poi,  acciocché  veniffe  ad  eiFètto* 
SoUecitavaa  da  mane,  e  da  fera, 

E  quel  Baron  ne  traeva  diletto. 

11.  Quando  fu  tempo,  e  quella  parte  Nera 
Portar  le  dette  lettere  bollate 

A  quel,  che  gli  fervia  di  tal  matera; 
IJ.  E  quel  Baron  torto  l'ebbe  portate 
A  Meffer  Cariote  diffe:  Signor  mio, 
Quefte  fon  lettere,  che  m*  han  mandate 

13.  Certi  de' Bianchi,  che  volean  ,  ch'io 
Rendeffi  lor  lo  flato,  e  gran  promettere 
Mi  facean,  s' io  fornifli  lor  difio, 

14.  Quando  Carlo  ebbe  vedute  le  lettere  ^ 
Difle  :  Contro  a  coftor  fi  vuol  procedere  3 
Perocché  non  è  cofa  da  dimettere; 

15.  E  cominciò  perfettameate  a  credere, 

E  diffe  a  quel  Baron  :  Fa*  che  non  manchi^ 
Che 'ncontanente  li  facci  richiedere. 

l6  Richiefti  furon  tutti  i  Cerchi  Bianchì, 
Degli  Adimari  Corfo  ,  e  Baldinaccio, 
Con  quafi  tutti  i  Bellincioni  franchi, 

17.  E  Naldo  Gherardin ,  O  con  tutto  il  braccio 
Del  lato  fuo ,  e  de'  Tofinghi  alquanti , 
Che'nfieme  col  Bafchiera  fur  nel  laccio. 
Vii.  IV.  K  i8.  Eccr. 


,14^        CENTlLOQyiO   CANTO   XXXVIT. 

i8.  E  Cerri  ancor  di  cafa  Cavalcanti, 
Giacocti ,  e  Malafpini,  i  qua' temendo 
Delle  perfone,  fuggir  tutti  quanti; 

ip.  Per  la  qual  cofa  poi ,  non  comparendo  , 
Per  contumaci  in  avere,  e 'n  perfona 
Fur  condannati ,  i  lor  ben  disfaccendo  . 

20.  E  chi  n' andò  a  Arezzo,  echi  a  Cortona, 
Quale  a  Piftoia  ,  e  qual  fé  co'  Pifani 
Grande  conribibbia ,  come  fi  ragiona. 

ai.  E' lor  feguaci  Grandi,  e  Popolani, 
E  Guelfi,  e  Ghibellini  alle  man  fue 
Fur  condannati  a  diventar  lontani; 

a2.  E' fu  d'Aprii  mille  trecentodue. 
E  Mefler  Carlo  fi  partì  appreffb. 
Poiché  Firenze  sì  purgata  fue . 

23.  E  poi  fenza  lunghezza  di  proceflb 
Arrivò  in  Corte,  e  dopo  il  partimento 
A  Napoli  così  n  andoe  adeflb  , 

^4.  E  trovò  fatto  T  apparecchiamento 
Allo  Re  Carlo,  moiTo  per  andaro 
Nella  Cicilia  coli*  ade mbramento: 

45.  Onde  fubito  entrò  con  lui  in  mare  t 
Ed  in  Cicilia  pafsò  con  Ruberto 
Figliuol  del  detto  Re  a  guerreggiare.. 

26.  Ailor  Don  Federigo,  com'eiperto. 
Non  polTendo  refiftere  ali'  armata 

Del  detto  Re  ,  quand'  ebbe  affai  fofferto , 

27.  Si  recò  a  ftar  con  tutta  fua  brigata 
Alle  difefe  fenza  far  battaglia. 

Con  lor  faccendo  guerra  guerriata. 

28-  Più 


AN.  DI  CRISTO  1302,  E  SEGO.         I47 

iS.  Più  volte  ne  'mpedl  lor  viccaaglia  , 
Onde  per  quefta ,  e  per  altra  cagione 
Si  partir  con  vergogna,  e  con  travaglia, 

2p.  Allora  Carlo  con  difcrezione 
Pace  trattò  tra  lo  Re  Carlo,  e  quegli. 
Che  Cicilia  tenea  contro  a  ragione , 

30.  E  la  figlia  del  Re  per  moglie  diegli. 
La  quale  aveva  nome  Elienora,W 

E  poi  dall'altra  parte  promifs' egli, 

31.  Che  fé  la  Chiefa,  e  lo  Re  Carlo  ancora 
L'  attafiero  a  montare  in  fulla  rota , 

Che  lafcerebbe  T  Ifola  in  un'  ora  ; 

32.  E  fé  ciò  non  faceffe,  per  fua  dota 
La  confeflava,  e  dopo  la  fua  vita 
Lafciar  la  fedia  allo  Re  Carlo  vota, 

33.  Ma  fé  lafciaffe  reda  alla  partita, 
Ceutomilia  once  d'  oro  nelT  entrata 
Doveano  aver  dal  Re  per  bene  ufcita*, 

54.  Fatta  la  pace,  promelTa,  e  giurata, 
A  Napoli  tornaro,  e  la  fanciulla 
Al  Re  Don  Federigo  ebber  mandata, 

35.  Dell'altre  cofe  promeffe  fu  nulla, 
E  fe'n  Tofcana  Carlo  ebbe  vergona. 
Con  poco  onore  in  quefto  fi  traftulla. 

36.  E  di  Novembre  poi  per  fua  bifogna 
Si  tornò  in  Francia ,  avendo  la  (uo  gente 
Confumata  con  danno,  e  con  rampogna* 

37.  Dopo  la  pace  tutto  il  rimanente 
Di  ciafcheduna  parte  i  Cavalieri 
Fer  compagnia  'nfieme  arditamente, 

K  2  38.  E  fer 


148        CBNTlLOQyiO   CANTO   XXXVII. 

38.  E  fer  lor  Capitano  W  un  Fra  Ruggieri 
Del  Tempio,  ch'era  pien  d'ogni  refia , 
E  con  lor  legni,  gales,  ed  ufcieri 

3p,  Paffar  fabitamence  in  Romania, 
Poi  in  Goftantinopoli  n'andaro. 
Guadando  ciò,  che  alle  lor  maa  venia., 

40.  Ed  a  lor  forza  non  avea  riparo , 
Perocché  fempre  crefcea  la  compagna 
Di  gente,  che '1  mal  far  teneanW  caro; 

41.  Cioè  fcacciatì  ,  e  pien  d*ogni  magagna, 
E  d'  ogni  ria,  e  mala  condizione  , 

E  lènza  legge  ,  come  cane ,  e  cagna  , 

42.  Rubando,  ed  uccidendo  le  perfone , 

E  Terre,  che  acquiflaffer  ,  non  tenieno. 
Ma  colla  ruberia ,  e  coli'  arfione 

43.  Ogni  paefe  affattto  diftruggicno  ; 

E  durar  dodici  anni  in  quefti  errori, 
Ch'  uom  del  mondo  non  li  tenne  a  freno  ; 

44.  E  mutaro  tra  lor  molti  Signori, 
Che  per  la  preda  quella  gente  erronia. 
Tratto  tratto  uccidieno  i  lor  maggiori; 

45.  E  nel  paefe  andar  di  Macedonia  , 
Guadando  d'ogni  parte,  e  d'ogni  lato. 
Sicché  '1  Paefe  ancora  il  teftimonia . 

46.  Al  fine  fé  n'andaro  nel  Ducato 
D'Atene,  avendo  per  lor  Capitan© 
Il  Duca  del  paefe  già  chiamato. 

47.  Da  lui  fi  rubellaro  a  mano,  a  maoo» 
Preferlo  poi,  e  tagliargli  la  teda, 

E  del  Ducato  fur  Signori  a  piano. 

48.  Par- 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGO.  149 

48.  Partir  le  Terre ,  eh' avieno  in  podefta, 
E  que'  ,ch'eran  tra  lor  maggior  colonne  t 
Si  prefero  i  vantaggi  a  lor  richieda . 

4p.  E  cacciar  via  fanciulli,  uontiini,  e  donne, 
Salvochè  ciafchedun  fi  rirenea 
Qual  più  gli  piacque ,  e  V  altre  via  mandonne  • 

50,  E  cos\  fero  ancor  nella  Morea, 
Uccidendo  ,  e  cacciando  i  Cittadini , 
E  rubando  a  ciafcun  ciò,  ch'egli  avea. 

5  I.  E  così  le  dijizie  de*  Latini , 

Pe'  Franccfchi  acquisiate  anticamente  , 
Com' Iddio  volle,  tenner  ma  cammini» 

52.  E  quefto  bafti  di  tal  convencnte  , 
Perchè  credo  tornare  altra  fiata 

A  ragionarne  più  compiutamente. 

53.  Nel  detto  tempo  elTendo  rubellata 
Da'  Fiorentin  Piftoia ,  per  gli  ufciti 
Bianchi,  che  dentro  vi  facean  brigata, 

54.  Lucchefi ,  e  Fiorentin  coli'  ode  giù 
Vi  fur  fubitamente ,  e  d'  ogni  mano 
Mifer  ciò ,  che  trovaro  a  ma'  partiti  e 

5$.  Stati    che    far  ventitré  dì  nel  piano, 
E  li  Lucchefi  ragionar  tra  loro: 
Penfar  d'aver  Piftoia  è  penfier  vanoj 

$6.  Didero  a'  Fiorentin  fenza  dimoro  : 
Deh  non  le  vi  partite  dalle  f palle, 
E  noi  andremo  a  fare  altro  lavoro , 

^j.  Partironfi,  ed  andaro  a  Seravalle  , 
Che  come  dei  faper,  briev'ò'l  cammino. 
Ed  aflediarlo  da  monte,  e  da  valle. 

K  3  58»  Ap* 


ijo      ceNTiLooyio  canto  xxxvii. 

58.  ApprelTo  fu  nel  campo  Fiorentino, 
Che  rubellaco  s'  era  nel  Valdarno 
Pian  di  Trevigne,  e  teneval  Carlino; 

5p.  Onde  fubitamente  cavalcamo: 
Parte  di  lor  lafciarono  a'Lucchefi, 
Che  a  Seravalle  non  ftavano  indarno; 

^o.  Ma  con  trabocchi,  e  con  molti  altri  arneC 
La  notte  ,  e  '1  dì  combattevan  le  porti  ; 
Ma  più  di  fuor,  che  dentro  eran  gli  offe  fi  i 

éi*  Perocché']  Cartello  era  tanto  forte. 
Che  chi  vi  s'appreffava  era  fedito, 
E  molti  ancor  vi  ricevetter  morte, 

62.  Perch'egli  era  di  gente  ben  fornito. 
Che  Piftolefi  affai  v'erano  entrati. 
Per  aver  pregio  di  cotal  partito, 

63.  E  fé  cento  anni  vi  foffero  ftati , 
Non  Tavieno  i  Lucchefi  per  battaglia. 
Come  tre  mefi  avevan  già  paffati . 

64.  Ma  come  mancò  lor  la  vittuaglia , 
Perderono  ogni  ardire,  ogni  valore. 
Né  fapean  che  fi  far  di  lor  travaglia. 

65.  E  finalmente  non  fcnza  dolore 
S'arrenderò  a  pregion  con  gran  lamento, 
E  quel  de'  ma*  partiti  fu  '1  migliore  . 

66.  E  li  Lucchefi  con  molto  ardimento, 
Prefa  la  Terra ,  a  Lucca  ne  mandaro 
De'Pifìolefi  legati  trecento; 

6j.  E  tutti  i  Terrazzan ,  che  vi  camparo. 
Giurarono  a'  Lucchefi  fedeltade  ; 
Pognan ,  che  pofcia  molti  fé  n'  andaro . 

6B.  E  li 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGG.         1$  l 

6S.  E  li  Lucchefi  con  folennitadc 
Vi  fer  fare  una  Torre  maeftrevole 
Per  più  fortezza,  e  per  più  libercade, 

6^    La  quale  ancora  è  volta  a  Val  di  Nicvole  ; 
E  fer  fortificar  la  Rocca  vecchia, 
Che  al  Piftoiefe  fi  moftra  piacevole. 

70.  Nota,  Lettore,  e  F  animo  apparecchia 
Accender ,  eh*  io  al  Fiorencin  ricorno , 
Doveri  mio  cor  più ,  eh' altrove  fi  fpecchia» 

71.  Come  in  Firenze  fur  ,  fenza  foggiorno 
Nel  detto  piano  di  Trevigne  andaro , 

E 'I  Caftello  accerchiaro  incorno  incorno  • 
72r  Ma  dentro  entrati  v'erano  a  riparo 
Dimoici  ufcici  Bianchi  Fiorentini , 
Sicché  al  combatter  faria  flato  amaro • 

73.  E  ciò  veggendo  i  favi  Citcadini , 
Traccaron  con  Carlin  de' Pazzi  decco, 
E  diergli ,  mi  cred' io  >  moki  fiorini. 

74.  Ed  e'  ufcl  del  Caftello ,  e  con  effecco 
A' fuo' fedeli  fece  aprir  la  porca, 

E  poi  cavalcò  via  a  fuò  dilecco . 

75.  E  come  dencro  fu  la  Guelfa  fcorta. 
Rubar  la  Terra,  e  poi  vi  mifer  fuoco, 
E  molta  gence  allora  vi  fu  morca. 

Ifó.  Appreffb  poi  peggiorarono  il  giuoco. 
Ch'egli  il  disfero  infino  a' fondamene! , 
Sicché  non  ne  campò  molto,  né  poco* 

77.  E  molti  ne  menaro  malcontenti 
Prefi  a  Firenze ,  ched  in  quel  Caftello 
Si  riducean  per  rubar  le  genti. 

K  4  6S.  Tor* 


IJ2      CENTiLOQirie  CANTO  xxxvrr<r 

78.  Tornata  l'ode  col  Giglio ,  e  Raftrello, 
Poco  ripofo  prefono  in  Fiorenza, 
Che  cavalcaron  forti  nel  Mugello , 

7p.  Per  dare  agli  Ubaidin  gran  penitenza  > 
Perchè  co*  Bianchi  s' eran  rubeliati 
Da'  Fiorentin  per  ufar  violenza  j 

8a.  Ed  avendogli  in  parte  danneggiati , 
A' Caporali  un  meffo  fu  venuto, 
Che' Bianchi  due  Cartelli  avean  pigliati, 

81.  Ciò  eran  Montaglieri,  («)  e  Montaguto, 

I  quali  eran  vicini  in  Val  di  Grieve, 
E'I  Capitan,  come  l'ebbe  faputo, 

82.  Con  tutta  Torte  rlpafsò  la  Sieve  ^ 
E  non  riftette  mai  di  cavalcare. 
Che  nel  paefe  fu  giunto  di  lieve; 

83.  E  r  uno ,  e  V  altro  fé  'ntorno  cerchiare 
Di  gente  si,  che  per  nulla  cagione 

Ne  potea  alcuno  ufcire,  o  dentro  entrare» 

84.  Quando  que'  dentro  vider  per  ragione , 
Che  riparar  non  potieno  a  tal  ferra, 

S'  arrender  tutti ,  falvo  le  perfone . 

85.  Rubata,  ed  arfa  ciafcheduna  Terra, 
Infino  a'  fondamenti  fu  disfatta , 
Acciocché  mai  non  facefle  più  guerra. 

i6.  Nota ,  Lettor ,  ciò  che  per  me  fi  tratta. 
Che  in  quel  tempo  non  pigliava  cofa 

II  Fiorentin  ,  che  non  venilFe  fatta  : 
87.  Sempr'era  la  Città  vittoriofa 

In  ogni  parte,  perocch'era  unita, 
E  non  com'oggi  la  gente  ritrofa* 

8S«  Da 


AN.  DI  CRISTO  1 502.  £  SEGG.         1 5 1 

88.  Da  tal  matera  ornai  faccio  partita, 
E  nel  mio  dire  un  miracol  fi  niifchia  > 
Per  dare  affempro  a  molti  in  quefta  vitao 

?p.  Nel  detto  tempo  neirifola  d'Ifchia» 
Che  dal  Napoletan  poco  divaria  , 
Come  fa  chi  talvolta  vi  s' arrifchia  ^ 

pò.  Ufcl  fuari  della  fua  zolfonaria 
Un  fuoco  tal,  che  tutto  quel  paefe 
Ne  sbigottì  i  si  n'  era  piena  V  aria  ; 

pi»  E  poiché '1  fuoco  alle  cafe  s' apprefe 
Neil'  Ilbla  di  Procida  ,  fuggirò 
Molti  di  quella  gente  alle  dife{e> 

p2.  Uomini ,  e  donne ,  e  fanciu'  (^)  con  fofpirs> 
Abbandonando  ciò  >  che  avieno  al  mondo  ^ 
Fuggivan  per  campar  di  tal  martiro. 

93.  E  due  mefi  durò  sì  fatto  pondo  > 
Mettendo  cafe,  perfone ,  e  beftiame. 
Ed  altre  cofe,  tutte  quante  al  fondo. 

P4.  E  que',  che  ne  camparo  uomini,  e  dame^ 
Veggendo  lor  paefe  si  confufo, 
Dovetter  viver  poi  dolenti,  e  grame. 

tf^.  Di  quefto  badi ,  ed  or.  Lettor,  mi  fcufo, 
Che  m*è  di  niciftà  di  ritornare 
Addietro  alquanto,  e  malvolentier  l'ufo; 

pd.  Ma  pur  volendo  il  libro  feguitare  > 
Conviemmi  dir  come  lo  fcritto  muove* 
Se  fallo  eie,  non  è  mio  il  fallare} 

$y^  Che  nel  mille  dugennovantanove  > 
Dove  racconta  ,  che  il  Re  di  Francia 
Di  Fiandra  vinfe  tutte  le  fue  prove, 

p8.  Ri- 


XJ4       CENTILOQUro  CANTO  xxxvir* 

98.  Ritornerò  nella  feguencc  mancia. 
Perocché  quinci  mi  convien  partire  > 
Poche  di  verfi  è  piena  la  bilancia  . 

5p.  Dio  mi  conceda,  ch'io  pofTa  feguire 
La  ftoria  si,  che  Jo  tuo  *ntelletto 
Non  s' impedifca  dilungando  il  dire; 

100.  Ma  faviamente  riprenda  T  effetto 

Di  quel ,  eh'  io  iafcio,  col  Canto  feguentc^ 
Che  chiaro  ti  farà  d*  ogni  Ibfpetto  , 

Se  quel,  eh' è  detto,  ti  rechi  alia  mente. 

FINE     DEL     CANTO     XXXVII. 


NOTE    AL    CANTO    XXXVIL 

I.  (t)  Magi,  e  Tem.  i/degni, 
4.  (a)  Tem.  Che  noi  ci  rimettiamo» 
17.  (*)  Vili.  Gerardini , 

37.  (b)  Tem.  Elianora  •  Magi.  Alienora . 

38.  (e)  Tem.  E  fecer  Capitan. 
AO.  (d)  Tem.  ;/'  nvean  . 

éi.  (e)  Magi.  Monfaglieri . 
^a.  (f)  T^m,  fanciulli i  intero. 


CAN- 


iss 
CANTO       xxxvia 

ARGUMENTO. 

AKHi  DI  Dì  Pier  Leroi  ,  ch^  era   im  Tejfttore ,         villani 
CR.  1302.      Com*  e'  fu  capo  del  popol  di  Fiandra      1.  8.  e.  54. 
e  fegg.       Contro  a*  Signor  ,  per  fiio  fenno  ,  e  valore ,    e  f^gg» 
E  come  il  Re  di  Francia  fé  gran  gente  , 
Credendo  de*  Fiamminghi  ejjer  vÌ7icente . 

1.  /^R  n^ì  convien  pigliar  ov'io  lafciai, 
v^  Che'l  Re  di  Francia  in  Fiandra  feftatuti, 

Ch' a  molti  parver  falvacichi  affai. 

2.  Cioè ,  che  tutti  artefici  minuti 

Della  Città  di  Bruggia,  Qé{\)  appoggiati. 
Non  foffero  in  ragione  udir  voluti . 

3.  Partito  il  Re  >  perch'eran  mal  trattati, 
Ai  Balio  diero  una  pitizione , 

E  domandaron  d'effer  dirizzati* 

4.  Quegli  a  preghiere  di  ricche  perfone 
Fece  il  contrario,  allegando  la  legge, 
Che.'ntender  non  gli  dovea  a  ragione  , 

5.  E  due,  ch'erano  i  capi  W di  tal  gregge. 
Fé  mettere  in  prigione  ,  ed  altri  poi  , 
De' qua' due  1' un  ,  fecondochè  fi  legge, 

6.  Fu  Tefiìtor  ,  chiamato  Pier  Leroi, 
Saputo,  e  fperto  Capo  di  contrada, 
Come  Gian  della  Bella  fu  tra  noi , 

7.  E  r  altro  nominato  fu  Gian  Brada , 
E  fu  Beccato  :  or  ti  dirò  perchè 

Fu  pofto  il  primo  a  così  fatta  grada, (t) 

8.  Che 


Ifó        CENTILOQUIO   CANTO   XXXVIII, 

8.  Che  tanto  viene  a  dir,  quanto  Pier  Rss 
Quefti  fu  il  primo,  confìe  fi  ragiona. 
Che  Bruggia  a  communanza  tornar  fé. 

j>.  Che  benché  folTe  povera  perfona, 
E  con  un  occhio  affai  vile,  e  fparuto^ 
Per  vertude  era  degno  di  corona  ; 

IO*  Onde  s'armò  tutto '1  popol  minuto, 
Corfe  la  Terra,  di  pregion  cavato 
Que',  che  a  lor  davan  configlio,  ed  aiuto, 

11.  Uccidendo  ciafcun  ,  che  fé  riparo: 
Poi  fecer  triegua  ,  appellando  a  Parigi , 
E  la  fentenza  venne  lor  contraro  ; 

12.  Che  que*,  che  avevan  piene  le  valigi 
Di  fiorin  ,  valfer  molto  più  in  quella , 
Che  non  valieno  i  poveri  fervig). 

13.  Quando  fi  feppe  a  Bruggia  la  novella. 
Da  capo  corfe  a  romor  la  Citcade  , 
Perchè  '1  minuto  popol  fi  rubella . 

14.  Ma  per  temenza  (e)  delle  mafenade  ,(<9 
Si  fuggir  tutti  alla  Terra  del  Damo, 
Ch'è  d'otto  miglia  appreffo  fue  contrade* 

15.  Come  fur  dentro  poi,  di  ramo,  in  rama 
La  gente  ricca  tutta  fu  rubata , 

E  morto  chi  del  Re  facea  (^)  richiamo } 

16.  E  poi,  ficcome  gente  difperata, 

N'  andarono  alla  Terra  d'  AngiborgO  , 
E  fimilmente  l' ebber  governata. 

17.  A  Mala  n'andar  poi,  fé  bene  fcorgo, 
Preffo  a  tre  miglia  a  Bruggia  là, dov'era 
Di  Bruggia  il  Balio ,  come  qui  ti  porgo, (O 

tS.  E  pre- 


AN.  DI  CRISTO  I  302.  E  SEGS.  I57 

18,  E  prefa  la  Fortezza  alla  primiera , 
Senza  mifericordia  fur  manefchi, 
Rubando  ognun  dal  mattino  alla  fera  ; 

ip.  E  morto  il  Balio  poi ,  tutti  i  Francefchi , 
E  Gran  Borgefi  andavano  uccidendo , 
Ed  ifpezzando ,  come  carne  in  defchi. 

20.  E  gli  altri,  che  camparon,  ciò  veggendo, 
Mandarono  a  Parigi  per  foccorfo, 

E  'i  Re  Vi  mandò  poi,  fé  ben  comprendo, 

21.  Il  Sovran  Balio  di  Fiandra,  che  corfo 
Vi  fu  con  più  di  mille,  che  a  cavallo 
Più  fier  ,  che  accaneggiato  verro,  od  orfo, 

22.  Giunfero  a  Bruggia  chiar,  come  criftallo, 
E  fornir  le  Fortezze  con  effetto 

Di  ciò  ,  che  bifognava  ,  fenza  fallo . 

23.  Regnando  la  Cittade  in  gran  fofpetto, 
E  quel  minuto  popol  pur  montava. 
Come  Iddio  volle,  per  altrui  difetto, 

24.  E  la  minuta  gente,  che  reftava 

In  Bruggia  indeme  fer  lega ,  e  paftura 
D'uccider  ciafchedun,  che  contro  dava, 
^5.  E  mandaron  per  que',  che  per  paura 
S' eran  ceflati,  e  dieder  loro  il  nome. 
Che  tenevan  per  lor  dentro  alle  mura. 

26.  Dentro  paffar,  non  bifogna  dir  come^, 
Uomini,  e  donne  con  molta  baldanza, 
Perocch*  avevano  aflaggiaro  il  pome, 

27.  Gridando;  Viva  nofira  Comunanza, 
E  muoiano  i  Francefchi,  e  fieno  ofTefi, 
Acciochè  n  tutto  manchi  lor  polTanza» 

zS.  Ma 


158         CENTILOaUTO   CANTO   XXXVIII. 

28.  Ma  da' Francefchi  non  erano  intefi, 
E  chi  gli  aveva  in  cafa  gli  uccidea. 
Od  alla  piazza  gli  menava  predi 

ap.  Dove  mifericordia  non  s'avea. 
Che  tagliaci  eran  ficcome  tonnina 
Da  quella  gente,  come  alcun  giugnea, 

30.  E  felle  ,  e  freni  con  favia  dottrina 
Erari  lor  tolte,  e  fé  alcun  cavalcava. 
Dalle  fineftre  fentia  la  ruina, 

31.  Tutta  la  notte,  e '1  dì,  che  feguitava. 
Non  fi  fé  altro,  e  ben  milledugento 

Se  ne  trovaron  morti,  onde  mi  grava, 

32.  De' Cavalieri ,  ed  a  pie,  non  ti  mento. 
Che  far  domila, (g)  e  più  gli  annoverati. 
Che  ne  doveva  il  fème  effere  ifpento  ; 

33.  E'n  tre  dì  poi  non  furon  fotterrati. 
Portandogli  di  fuori  in  fulle  carra, 

E  per  le  folTe  de' campi  gittati , 

34.  E  ricoperti  appreiTo  colla  marra, 
E  fé  leggi  oltre,  troverai  di  corto. 
Che  di  viemaggior  danno  fu  queft'arra. 

35.  De' Gran  Borgefi  ciafchedun  fa  morto. 
Che  fu  trovato,  e  molti  fero  il  volo 

Di  fuor  campando  da  così  mal  porto. 

36.  Campoe  Meffer  Iacopo  San  Polo 
Balio  maggior»  perocch*  a  fua  Fortezza, 
Che  v'  era  preffo  ,  fuggì  quafi  folo . 

37.  Quando  i  Fiamminghi  fer  tal  crudelezza^ 
Corrie  mille  trecento  per  ragione, 

Poi  raddoppiò  de' Fraacefchi  l'afprezza, 

38.  Dopo 


AN.  DI  CRISTO  1300.  E  SEGG.  I5p 

38.  Dopo  la  detta  rubellagione 

Di  Bruggia,  e  de' FrancelchiW  peftilenza. 
Che  hai  intefa,  ed  anche  la  cagione, 

3p.  I  Cittadin  di  Bruggia  con  prudenza 
Penfar  T  offefa  fatta  al  Re  di  Francia , 
E  che  a  rilpetto  della  fua  potenza 

40.  Tatta  la  forza  loro  era  una  ciancia, 
E  che  non  riparando  a  ta'meftieri, 
Potrebbe  in  brieve  dar  lor  mala  mancia, 

41.  Mandare  per  Guiglielmo  da  Giulieri, 
Fratel  di  quel ,  che  prigione  era  ihto 

Del  Conte  Artefe,  e  morto  in  que'fentieri. 

42.  Effendo  grande  Cherico ,  e  Prelato 
Guiglielmo  detto,  come  fentì  quello, 
Lafciò  da  parte  tutto  ii  Chericato  : 

43»  Per  vendicar  la  morte  del  fratello 

Contro  a'Francefchi ,  a  Bruggia  fanza  Ibfte 
Ne  venne  ,  e  fatto  fu  Signor  novello, 

44.  E  'ncontanente  a  Guanto  andò  coli'  ofte  > 
Il  qual  trovò  sì  forte ,  che  die  fine 

A  quella  0)  imprefa,  e  mutò  fue  propofte, 

45.  Ed  affali  poi  le  Terre  marine , 
Le  qua'  fentendo  quafi  pure  il  grido 
Della  fua  gente,  ubbidir  fue  dottrine* 

46.  Quando  quefto  fentl  il  giovan  Guido 
Figliuol  del  buon  Conte  di  Fiandra ,  e  zio 
Di  quel  Guiglielmo,  fi  partì  dal  nido, 

47.  E  venne  in  Fiandra,  che  n' avea  difio» 
Perchè  del  Re  di  Francia  quanto  puote 
Era  grande  nimico  al  parer  mio. 

4g,  GiuQ' 


48.  Giunfc  nell*  ofte ,  ed  egli ,  e  'I  fuo  Nipote 
Di  nuovo  furono  eletti  Signori, 

Ed  ebber  la  balia  con  piene  note 

49.  Di  cinquecento  rapi ,  e  guidatori 

Di  tutto  il  popol  di  Francia ,  e  tornando 
Dalle  marine ,  come  vincitori , 

50.  Ebbero  a  patti >  guidandole,  e  quando 
Fu  nella  Terra  di  lor  gente  affai , 

E  MefTcr  Guido  fènz- altro  domando 

51.  Subitamente  n'andò  a  Colerai 

Con  quindici  migliaia  di  Fiamminghi, 
1S  tutti  a  pie,  fecondoch' io  trovai, 

52.  E  non  penfar,  che  quivi  alcun  s^infinghi. 
Ma  fon  sì  valorod  nella  guerra, 

Ch*  non  bifogna,  ch'altri  li  fofpinghi, 

53.  E  brievemente  conquiftar  la  Terra, 
Salvo  il  Caftel  del  Re,  dove  ficuro 
Iftà  ciafcun ,  che  dentro  vi  fi  ferra  • 

34,  Dair  altra  parte  Guiglielmo  afpro,  e  duro- 
Fole  l'afledio  al  Caftel  di  Catella, 
Qua!  era  forte  di  foflb,  e  di  muro* 

$S.  E  dimorando  quefta  gente,  e  quella 
Que'  di  Pro ,  e  que'  di  Camma  (*)  d' un  volere 
A  Meflèr  Guido  dieder  le  Caftella. 

56.  Onde  a'  Fiamminghi  crebbe  sì  il  poder^^ 
Che  r  ofte  raddoppiava  d'ogni  lato, 

E'I  Caftel  fi  potea  poco  tenere, 

57.  E  per  foccorfo  al  Re  ebber  mandato. 
Ed  e'  vi  mandò  tofto  il  Conte  Artefe  ^ 
Con  fettemila  Cavalieri  armato» 

58.  Con 


Al^.  PI  CRISTO  I30I.E  SEGG.         l6l 

58.  Con  molti  alcri  Signor  di  lor  paefe , 
Duchi ,  e  Conci ,  e  Cailellan  valenti ,    rj 
Ed  alcun  altro  franco  Banderefè^  -'^ 

5p.  Con  quaranta  migliaia  di  Sergenti, 
Con  diecimila  Baleilrier  tra  loro, 
Tutti  del  Re  fedeli,  ed  ubbidenti. 

do.  Quando  furo  a  Coltrai ,  fenza  dimoro 
Formaro  il  campo  prelTovi  ad  un  miglio; 
Diciam  del  Re,  e  laibiam  di  coftora. 

61,  Il  detto  Re  di  Francia  per  configlio 
Di  MelTer  Biccio,  e  di  Meffer  Mufciatco 
Franzefi ,  e  nati  alla  Città  del  Giglio, 

éi.  Fé  falfar  la  moneta,  e  qui  fu  matto, 
E  fella  peggiorar  tanto,  che  '1  terzo 
Valfe  di  quel ,  che  valea  innanzi  trattai- 

63.  Onde  alla  gente  ciò  non'par-v^e  ichereoi 
E  molti  Fiorentin  ne  far  diferti  ; 

Per  tornare  a  Coltrai  ornai  mi  sferzo;/ 

64.  Meffer  Guido  di  Fiandra  fra^^ii  fpertl^ 
Savio,  e  difcreto  giovane  figliuolo,     • 
Veggendo  tanti  Francefchl  fcoperti, 

6$.  E  che  partir  non  potea  fenza  duolo, 
O  ch^e 'a  battaglia  noa  provaffe  Telmo 
Contro  a  sì  grande,  e  valorofo  ftuolo> 

66.  Mandò  a  Cafella  per  Meffer  Guiglielmoj 
E  fubito  ne  venne  con  Sergenti iuìt    .\.' 
Che  parve  ,  che  diceffe  :  V  me  ne  fmelrtio 

éj.  E  ventimila  fi  trovar  prefenci  • 
Uomini  a  pie,  che  niuna  a  cavallo 
V  era  tra  lor ,  fé  non  i  Maggiorenti . 


l6l         CENTlLOOyiO   CANTO   XXXVIII, 

(58.  Muraro  il  campo  del  fuo  primo  ftallo, 
E  di  Coltrai  ulcì  la  gente  armata, 
E  tutti  s'aflembraron  fa nza  fallo 

6^.  Predo  alla  Terra  in  fu  una  fpianata 
Sagacemente ,  e  con  molta  mifura , 
Pigliando  lor  vantaggio  alla  fiata  ;W 

70.  Che  a  traverfo  di  quella  pianura 
;: 'Aveva  un.foffb,  il  quale  rallargaro 

Ben  cinque  bracciale  tre  crebbero  altura. 

71.  E 'nfu'l  cigliar  del  fofTo  fi  fchieraro , 
Che  a  modo  d'  una  luna  fi  torcea, 

E 'n  fimil  Jmodo  tutti  s' acconciare  • 

72.  Da  lungi  il  foffo  già  non  fi  parQa, 
Che  prima  v^cra  la  perfona  fufo , 
Che  s' accorgefTe (^  ove  cader  potea^ 

73.  E 'I  Popò!  de!Eiamminghi  n^era  chiufo, 
E  chi  v'era  a  caival  ne  fcefe  a  piede, 
Volendo  «fiere  al  par  degli  altri  giufo; 

74.r'E  godisndardi  (^)  avean  come  fpiedi , 
Ed  acconciarfi ,  lìccome.  alla  caccia 
S'  afpettano  i  cinghiari  ;  e  qui  provvedi; 

75.  Cialcuno  avea  un  baflone  di  due  braccia. 
Col  capo  groflb  ,.  chiamato  buon  giorno 
In  noftra  lingua,  e  d'  altro  non  s'impaccia. 

76.  Quafi  tìiua  v' ebbe  altrimenti  adorno, 
eh'  erap; povera  gente,  e  poco  ufati 

Di  guerreggiare,  e  dell'andar  d'intorno; 

77.  E  ben  fapien  ,  che'  lor  nimici  armati 
■    E  ran  duo  tanti ,  e  viepiù  fofficienti  ; 

Ma  e'  facevah  come  difperati , 

78.  E  vo- 


AN.  DI  CRISTO  I301.ESEGG.  1^3 

78.  E  voleano  anzi  qui  morir  contenti. 
Che  a  que' Franceschi  venire  alle  mauì*^ 
Che  gli  uccidefler  con  nuovi  cornfienti.*. 

7p.  E  come  debbon  fare  i  buon  Criftiani  ^ 
Fecero  il  Corpo  di  Crifto  portare 
Per  tutto  il  Campo  i  lor  buon  Capitani, 

80.  E  poi  in  luogo  di  comunicare 
Ciafcun  fi  mife  della  terra  in  bocca,   ,, 
E'nfieme  fi  baciar  con  lagrlmare ,       ,    * 

81.  E*  lor  Signori,  a   cui  partiene,,  e  cocca 
Guiglielmo,  e  Guido,  andavan  confortando 
Del  bene  adoperare,  a  ciocca,  a. ciocca. 

82.  picean:  Peniate,  a  che  farefte,  qi^ndo 
Venifte  W  a  man  delli  voftri  nenciici, 
L'argoglro(o)  de' Francefchi  rlcordandW 

83.  Adunque  procacciate  efler  felici*  ^j  ^q 
E  ninna  paura  non  vi  abbagli,-     /j.:«r> 
Acciocché  non  vegnate  aVbr  giudicj, 

84^  E  date  io  fulle  cefte  de' cavagli,      j  ,^^ 
Perocché  non  farà  sì  buon  guerriere-, 'r^' 
Che  a  pie  con  voi  una  cicala  vagli. 

85.  E  Pier  le  Roi  fecer  Cavaliere, 

E  ben  quaranta  poi  di  lor  migliori. 
Acciocché  ciafcun  folFe  ardito,  e  fiere» 

86.  Dicenda  lor  :  Se  noi  fiam  vincitori 
r  vi  darò-  ben  tanto,  ch^  a  mie  fpefe 
Potrete  vker  ficcome  Signori. 

87^ -Dall' altra  parte  il  gran  Conce  d' x4.rtefe, 
E  de' Francefchi  Duca,  e  Capitano, 
Vegsendo  ì  Fiamminghi  alle  difefe, 

L  ^  88.  Ap- 


164         CENTILOQyiO    CANTO    kXXVlU. 

88.  ApprefFo  loro  fcefe  giù  nel  piano, 
E  dieci  fchiere  fé  di  Cavalieri, 
Ed  a  ciafcuna  die  Capo  fovrano» 

8p.  La  prima  millecrecenco  (p)  guerrieri  , 
Provenzali,  e  Gaalconi,  e  Navarefi  , 
E  Spagnuoli ,  e  Lombardi  ardici  ,  e  fieri  ; 

90.   E  fanne  Capitan,  fé  ben  comprefì , 
Meffer  Gianni  di  Barla,  e  fu  contento, 
Per  far  pruova  di  fé  in  que'pae/ì. 

pi.  E  la   feconda  fvi  di  cinquecento  , 
MelTer  Rinaldo  d' Iftria  (q)  ù.  novella. 
Che  ne  fu  Capitano  prefto,  e  attento  .^-^ 

92.  La  terza  fu  di  gente  adorna,  e  bella, '^ 
E  fu  di  fetrecento,  e  Caporale 

Ne  fu  alior  Mefler  Tano  di  Noella  . 

93.  La  quarta  fu  d' ottocento  ,  la  quale 
Guidò  MefTer  Luigi  Chiaramonce  , 
Nato  di  que' della  Cafa  Reale. 

94.  La  quinta  fu  di  mille,  e  capo  il  Conte 
D'Artefe,  ch'era  della  detta  gefta. 
Savio,  e  difcreto  con  ardita  fronte. 

95.  Di  fetcecento  a  cavai  fu  la  fefta. 
La  qual  fu  governata  fotto  Tala 
Del  Conte  di  San  Polo,  ardita  tefta. 

96.  La  fettima  ebbe  il  Conte  d*  Albamala,tó 
E  fu  di  mille,  come  fi  ragiona, 

Che  non  curavan  gli  altri  una  cicala. 
^j.  E  Meffer  Ferri ,  e  '1  Conte  di  Sanfona 
D'ottocento  a  cavai  guidar  1* ottava; 
E  poi  dì  cinquecento  fu  la  nona, 
^  ^  ^%.  La 


AN.  DI  CRISTO  I  30  I.  E  SEGG.  10$ 

5)8.  La  qual  Mefler  Gotcifredi  guidava , 
Ch'era  di  Bramanzoni ,  ed  Anoieri , 
E  MefTer  Gian  d'  Analdo  il  feguitava, 

pp.  V  ultima  fu  di  dugento  Corfieri 
Forniti  ben  di  tutte  guernigioni. 
Con  diecimila,  franchi  Baleftrieri, 

100.  E  trentamila  d'altri  buon   Pedoni, 
Della  qual   Bonifazio  Mantovano 
Caporal  fu;  e  vo* ,  che  mi  perdoni, 

S'i'lafcio  qui  chi  fegue  a  mano,  a  mano.  M 

FINE     DEL     CANTO    XXXVIII. 


NOTE     ALCANTO    XXXVIIL. 

2.  (t)  Magi,  e  Str.  lafciano  la  (? „  "'"  r?  ,. 

5.  (a)  Tcm.  il  capo .  •    ;^-^    '^ 

7.  (b)  Magi,  e  Str.  in  si  fatto  grrJo  ;  eh'  è  rima  £alfa  • 

i^.{q)  Tarn,  .potenza  .    (à)  Str.cTer:ì,mafnade»^ 
e)  Tem.  ft^ce*  "      _  •    «•. 

17.  (f)  TQm.  ficcomé  ti  porg9.       ~    ■-''■''    ;         • 

32.  (g)  Tem.  duvtila ,     ;    ■ 

38.  (h)  Tem.  pifloknza , 

4<f.  (i)  Magi,  e  Srr.  Alla  imprefa, 

55.  {*)  I  Tedi  del  Villani  altri  leggono  Canm  j  altri  Camo. 

09.  (k)  Magi,  e  Str.  la  fiata  * 

72.  (1)    TqT[\,  s^  avvede (]e  .^  ,^    .  . 

74.  (m)  Tem.  Co7itentàfdi  \  ViW.  Godetidac  ,  alla  Fiamminga . 

82.  (n)  MSS.  F<?«/^.    (o)  Tem.  Il  rigoglio^ 

8p.  (p)  Villani,   1400. 

^i .  (q)  MSS.  ^'  Etna  ,  o  <^'  ^rW^  . 

^6.  (r)  MSS.  della  Mala. 

ioo.  (s>  Tcm.  Caporal  fu  ik>n- altri  ConipagnBm  Ì  Lafcìott 
quit  poi  torm  a  mamt  amano. 

L  3  CAN* 


1^6 

"à^/^    N    T    O        XXXIX. 

l^       -     A-R    G   U    M    E    N   T    O  . 

ANNI  DI  Come  i  Fiamminghi  vinfero  i  Ftancefchi  ,     villanF 
CR.  1302.      E  coiìie  il  Re  di  Francia  ri/è  V  o^a ,  1.8.c.5(J. 

e  fcgg.        Epotfer  tnegua  ,  ^  ritornarfi  frefchi  ;        e  feggr 
£  ^/  Ftilcier  de^  Calvo  li  crudele  , 
Chejjt^Firenz^fe  gonfiar  le  vele* 

I.  TTl  Aunaronfi  allor  certi  da  canto  , 
-I%-   E  andarono  davanti  al  Conce  Artefe,. 
In  cui  flava  il  facto  tacco  quanto. 

t.  E '1  Conefiabol  diffe  alla  corcefe: 
Quefta  farà  battaglia  difperaca. 
Poiché '1  Fiammingo  è  fuori  alfe  difefe  ; 

3*  La  gente,  eh' è  qui  con  voi  affembrata 
E'  'I  fior  del  fangue  di  Francia  gentile  , 
E  di  gran  fama  più,  ch'altra  pregiata ^ 

4.  E  que'fon  gente  difpettofa ,  e  vile  j 
Non  fia  tenuta  prodezza  veruna 
Vincendo  gente  di  sì  fatto  flile* 

5.  E  fé  ci  fofle  inconcrp  la  fortuna , 
Che  potrebb'  effer ,  fiam  vitiperati 
Più ,  che  gente ,  che  fia  fotto  la  hma . 

d.  Lafciate  fare  a  noi  con  gli  foldati , 
E  fanti  a  pie  ,  che  fon  più  di  due  canti. 
Che  non  fono  i  Fiamminghi  annoverati. 

7.  Se  ci  mectiam  tra  là  Terra,  e' Briganti  r 
•Fie  Jor  di  vetcuaglia  il  eammin  guaftp^ 
E  badalucchi  aran  dà  tutti  i  canti. 

.         8.  E  li 


AN.  DI  CRISTO  1301.  E  SEGG.  I<^7 

8.  E  li  Fiamminghi  fon  di  sì  gran  pafto,  ^ 
Che  non  porranno  fodenere ,  e  poi 

Si  porrà  lor  m^' caricare  il.  bafto, 

9.  O  e' fuggiranno ,  o  verran  ve^rfo  noi; 
Allora  manderete  alla  bifogna 

Della  Cavalleria,  che  fia  con  voi.,.j3  ^^ 

10.  Che  al  mio  parere  egli  è  di  gran  vergogna , 
Che  tanta   Baronia  ,  quant'è  la  voftra  , 
Con  sì  vii  gente  a  combatter  fi  pogna  * 

11.  Rilpofe  il  Conce:  Qui  non  fi  dimollra 
La  lealtà,  che  porti  a  Monfignore,  j^ 
Che  vile  fai  invilir  la  gente  noftra.     rj 

12.  Ond'el  fi  volle  non   fenza  dolore, 

E  diffe:  Sir,  todo  vedrete  s'io     .    .   ^j 
Ho  detto  quefto  per  viltà  di  coreV^:'^ 

13.  Con  ina  compagna  s'accomanda  a  Dio, 
E  correndo  a*  nemici  ii  fu  moffo, 

E  gli  altri  il  feguìtaro  con  difio  ; 

14.  Ma  perchè  non  s' accorfe  del  gran  foilb. 
Colla  brigata  fua  di  botto  affonda  , 

E  fimilmente  poi  gli  cadde  addoffo 

15.  La  prima  fchiera ,  ed  anche  Ja  feconda 
E  la  terza,  e  la  quarta,  che  pignendo 
Così  addpdo  i' una  all'altra  abbonday^ 

16.  E  poi  la  quinta,  e  la  feda  credendo. 
Che '1  pigner  deffe  vinto  il  lavorio, 

•  Nel  foflb  tutti  n'andaron  correndo* 

17.  Ed  era  tanto  grande  il  polverio. 
Che  que'di  dietro  non  potien  vedere 
S'egli  erana  a  partito  buono,  o  rio, 

L4  x5J.  0«- 


\6i         CENTILOQUIO    CANTO    KXXIX. 

i8.  Onde  feguiron  tutte  T  altre  fchiere 
Tra  loro  urtando ,  e  votando  gli  arcioni, 
E  riempiendo  dovunque  era  miftiere . 

ip.  E*  Fiamminghi  d'intorno  co*  baftoni 
Pure  ammazzare  i  cavagli  intendieno , 
E  sbudellargli  co'  loro  fpiedoni  ; 

2ò,  Sicché  in  poca  d*  otta  fu  ripieno 
Il  fofib  ,  e  li  Francefchi  si  annodati , 
Che  pur  tra  loro  fieffi  s'uccidieno. 

2ié  Guiglielmo ,  e  Guido  Capitan  pregiati 
De'  Fiamminghi  »  ciafcun  guardò  fuo  corno  , 
E  molti  a  pie  n'  aveano  atterrati . 

22.  E  la  lor  gente  gridavan  d'intorno; 
La  roba  è  voflra  ,  attendete  a  fedire , 
Che  onorati  (lete  in  que/ìo  giorno. 

23/  Ed  a'  Fiamminghi (t)  crefcendo  l'ardire. 
Co' lor  buongiorni,  e  co' lor  godendardi. 
Cavagli,  e  Cavalier  facean  morire j 

24.  Ed  il  foffo  paffar  come  gagliardi , 
Ed  accerchiaro ,  e  ruppon  come  vetro 
Color,  che  giunfer  più  che  gli  altri  tardi, 

2$.  E  niun  ne  potie  tornare  addietro. 
Che  dovunque  volgieno  ,  eran  trafitti, 
Com' i'  ti  moflro  con  diritto  metro. 

2(5.  Cosi  i  Francefchi  furono  fconfitti , 
E  fur  de' Cavalier  fernila  morti, 
E  de'  Pedon  rimafer  pochi  ritti . 

27.  E'  poveri  Fiamminghi  furo  accorti 
A  difarmargli,  e  portar  via  gli  arnefi. 
Onde  fur  pofcia  più,  che  prima  forti* 
^  ^  -  28.  E  non 


AN.  DI  CRISTO  13OI.  E  SEGG.  ì6(jf 

28.  E  non  penfar,  che  ne  menafler  prefi. 
Ma  tutti  gli  fvcnaro  come  becchi  , 
Que',  che  per  mazza  non  eran  diflefi. 

2p.  Se  tu,  che  afcolti,  aprirai  ben  gli  orecchi,  (»> 
E  gli  occhi  della  mente ,  tu  vedrai , 
Come  tu  vedi  te ,  quando  ti  fpecchi , 

30.  Quel  che  fu  quefto,  e  poi  conofcerai. 
Che  veramente  fu  di  Dio  fentenza. 

Per  punir  que',  ch'avien  fuperbia  affai. 

31.  Deh  ferma  alquanto  qui  la 'ntelligenza, 
Confiderando,  che  dovea  parere 

11  fodo,  e'I  pian  di  cotal  peftilenza  ; 

32.  E  nota  ancor,  che  non  fi  debba  avere 
Ferma  fperanza  nella  molta  gente. 
Che  fpeflb  i  pochi  i  molti  fan  cadere. 

33.  Non  fare  oltraggio  al  tuo  menìpoffente, 
Che  fpedè  volte  Iddio  è  dai  fuo  lato, 

S' a  combatter  fi  muove  giuftamente. 

34.  Quando  fu  quefta  guerra  t'ho  contato; 
Ma  nondimeno  ,  acciocché  non  t'  inganni 
Il  lungo  feri  ver,  eh' è  poi  feguitato, 

35.  Mille  treccntodue  correvan  gli  anni 
Di  Crifto ,  il  giorno  di  San  Benedetto  , 
Quando  Francia  foftenne  i  detti  danni. 

36.  Onde  i  Francefchi  poi  in  fatto,  e'n  detto 
Per'r  univerfo  molto  diba (Taro, 

E  per  viltà  fur  tenuti  a  fofpetto, 

37.  E  li  Fiamminghi  molto  ne  montaro  ; 
E  quefto  bafti  di  sì  fatta  mandra  , 
Per  farti  d'altro  lo  ntelletro  chiaro. 

38.  E  vaof 


I70         CENTILOCSJIO    CANTO   XXXIX, 

38»  E  vuocci(b)  dir  come  i  Conti  di  Fiandra 
D'oggi  ,  non  ion  per  lato  rnalcoluio 
Difceii  dagli  antichi,  ma  di  Londra. 

39.  L' antico  fu  il  buon  Conte  Baldovino, 
Ch'  ebbe  CoftantinopoJi  davante, 

E  fanne *mperadore  a  fuo  dimino, 

40.  Poi  fu  il  valente»  e  buon  Conte  Ferrante, 
Che  combattè  collo 'mperador  Otto, 

E  fu  di  fua  perfona  molto  atante. 

41.  Ciafcun  di  lor  fu  molto .favio,  e  dotto, 
E  portavano  un'  arme  aggheronata 

Di  giallo ,  e  nero  ,  e  poich'  andato  fotto 

42.  Fu  il  detto  Conte ,  teda  ebbe  lafciata 
Una  fanciulla  femmina,  ch*avia 

La  Margherita  per  nome  chiamata  ► 
45.  Quefta  rimafe  a  guardia  ,  e  tutoria 
Di  Meffer  Gianni  di  Vannes  Prelato, 
Che  tenne  poi  per  lei  la  Signoria  ; 

44.  E  poi  crefciuta  la  fi  renne  a  lato , 
Ed  ebbene  un  figliuol  chiamato  Gianni, 
Per  la  qual  cofa  lafciò  il  Chericato , 

45.  Ed  ifpofolla  con  allegri  panni, 
Ond'  ella  fu  Conteffa  Margherita  , 

Ed  ci  Conte  di  Fiandra  fanza  affanni. W 
4(J.  Poich'  ella  fu  flia  donna  {labilità 

N'ebbe  un'altro  figliuol  nomato  Guido,  W 
E'I  Conte  poi  pafsò  di  quefta  vita. 
47.  Ella  rimafe  vedova  nel  nido 

Con  due  fanciulli ,  e  guidava  ella  ftefla 
Tutta  la  fua  Contea ,  ben  te  ne  fido . 

48.  E  mol- 


AN.  DI  CRISTO  I  302.  E  SEGG.  I7 Y 

48.  E  molte  leggi  fé  quefta  Conteffa , 
Che  ancor  fono  enervate  in  più  maniere 
In  Fiandra,  dov' ell'era  PrincipeffaR»r'''   -^ 

4p.  Ella  s'armava  come  ur^  Cav^alier^^'-'  •  .^ 
E  faciefi  temer  per  fua  bontade     -- '    ' 
In  ogni  parte,  che  facea  meftiere. 

50.  Quando  i  figliuoli  furono  in  etade 
Poler  dinanzi  al  Re  di  Francia  il  piato. 
Perchè  ciafcan  volea  la  dignìtade.    ' 

51.  E  lo  Re  per  la  madre  ebbe  mandato, 
E  domandolla  r  qual'era  più  degno 
D'effer  di  Fiandra  Conte  nominato. 

52.  Ed  ella  come  favia  difTe  :  T  tegno 
Ciafcuti  per  mio  figliuol;  ma  teftimonio. 
Che  Guido  è  ilConte ,  e  la  ragion  n^  affegno  'y 

53.  Perch' egli  è  nato  di  ver  matrimonio,  •  '^ 
E  Gianni  no,  benché  mi  fia  gran  duolo 

A  dir,  com' io  fu    vinta  dal  Dimonio. 

54.  Rifpofe  Gianni  :  Unche  W  fon'  io  figliuolo 
Della  maggior  puttana,  ch^  abbia  il  mondo  j 
Prefente  il  Re  ,  e  tutto  l'altro  ftuoio. 

55.  La  favia  donna  col  vifo  giocondo 
Non  fi  turbò  di  così  fatto  oltraggio, 
Ma  difiegli  ridendo:  Io  ti  rifpondo  ; 

55.  Io  non  ti  poffo  torre  il  tuo  retaggio, 
,     Ma  l'  arme  sì;  e  voVche'l  Lion  nero 

Nel  campo  d'  or,  che  tiene  il  fignorag^io, 
SJ.  Da  ora  innanzi  tu  non  porti  iatefo , 
Ma  portil  fanza  lingua  ,  e  fanza  unghioni 
Per  quel>  che  tu  m-  ha' detto  contr'al  vero. 
^  S^.  Al. 


IJZ         CENTILOOyfO    CANTO    XXXIX. 

58.  Allora  il  Re  co' favj  fuoi  Baroni, 
Sentenziò  ciò,  eh' ella  <3iilè  di  faldo  , 
E 'ntorno  a  ciò  le  die  piene  ragioni. 

5p.  Di  Gianni  fcefero  i  Conti  d'Analdo; 
Di  Guido  i  Conci  di  Fiandra  per  cerco 
Della  fuo  prima  ipofa,  e  di  fuo  caldo; 

60,  Ciò  fu  Guiglielmo,  Filippo,  e  Ruberto. 
Dall'altra  Gianni,  Arrigo,  e  Guidone, 
De' qua' ciafcun  fu  molto  favio,  e  fperto, 

61.  Di  cui  prodezze  ancor  faren  menzione. 
Or  ti  ritorno  (f)  a' Fiamminghi  vincenci , 
Che  a  ciafchedun  parea  elìèr  lione. 

6u  Venuti  tutti  a'  lor  comandamenti 
Coltrai,  e  Guanto,  e  gli  altri  de' paell, 
E' Francefchi  di  Fiandra  quafi  fpenti , 

63.  r  poveri  Fiam.minghi  erano  accefi 
D'ardire,  e  di  baldanza  tanto  pieni. 
Che  ne  cacciato  fuori  i  Gran  Borgefi. 

(J4.  Ma  come  in  Francia  fur  giunti  i  veleni 
Delie  male  novelle  ,  donne  ,  e  dame 
A  piagnere,  e  flridir  fur  fenza  (g)  freni  ;  :r 

65.  E  di  pianto  era  pien  tutto '1  Reame, 
Che  chi  piangea  il  fratello,  e  chi  il  marito, 
E  tutte  genti  v' cran  trifte  ,  e  grame. 

66.  Nel  predett'anno  il  Re  di  Francia  ardito^ 
PaiFaco  alquanto  il  dolor,  bandì  1' ofte 
Sopra'  Fiamminghi  con  afpro  partito  j 

6j.  Con  Cavalier  diecimila  alle  cofle,     . 
Tra' quali  furon  molti  gran  Baroni, 
Qk^  ^laun^iì  avevan  fanza  fofte,  .    . 

.1 A  j  6B.  E  con' 


AN.  DI    CRISTO    I302éS£GG,  i  7J 

62»  E  con  feffanta  miglia*  (h)  di  pedonV'      •■ 
Cavalcò  a  Darazzo  W  di  prefence*. 
Per  gire  irt  Fiandra  con  baccuci  fproni . 

^9»  QuaDdo'-il  Popò!  di  Fiandra  quello  fence. 
Per  Meiler  Gianni  Goi>té  di  Namurro 
Mandar  ,  perocch'  èra  faviò  ,  e  vaknce  » 

70.  Non  bifognò  mettergli  fotto  cuttò , 
Che  mofTe  ,  e  venne  per  lor  Capitano  , 
Contro  alla  gente  del  Gigliato  azzurro. 

71.  Come  fu  giunto  quel  Conte  W  fóvranor' 
Trovò  la  gente  ordinata  in  disparte, 
Come  tra  loro  avien  fatto  di  piano. 

72.  Date  le'nfegne,  e  per  fé  éiafcun' Arte 
Nel  Gonfalon  fi  vedea  manifefta, 

Così  d'ogni  mefliere  a  parte  a  parte - 

73.  E  fimijmente  n^ila  fopravvefta 
Ciafcun  moilrava  di  faa  Arte  afTai , 
Per  conofcerli  infieme  a  tale  inchicfta. 

74»  E  come  baldanzofi  di  Coltrai 

Ufciro  a  campo  tutti  arditi, W  e  frefchi, 
E  tanto  bella  gente  non  fu -mai. 

75.  Trabacche  ,  e  padiglioni  avean  manefch?^ 
E  tutti  èrano  armati  di  vantaggio, 

Per  la  vectoria  avuta  de' Francefchi  ; 

76.  E  col -buon  Capitan,  di-fcreto,  e  faggio 
A  Doagio(^)  n'andò  là  gente  gaia>^^ 
E  quivi  fecer  fine  al  lòr  viaggio^- 

77.  E  ritrovaronfi  ottanta  migliaia 

D*  uomini  a  pie,  con  tanta  falmeria  , 
Che  cenea  più,  che  di  buoi  mille  paia. 

78,  Ac- 


174         CEKTILOÙyiO    CANTO   XXXIX. 

yS.  Attanto  il  Re  colla  fua  Baronia 

Pafsò  in  Fiandra,  e  furonfi  accampaci (i^) 
Con  tutta  quanta  lor  Cavalleria. 

7^.  E  li  Fiamminghi ,  eh' eran  bpn  guidati, 
MolTero  il  campo  arditi ,  e  di  gran  vaglia , 
Ed  aVnimici  fi  furo  appreffati , 

So,  Gridando  fempre  :  Battaglia,  battaglia, 
Badaluccando,  e  vincendo  ogni  prova. 
Avendogli  per  men  d*  un  fil  di  paglia* 

8i.  AHor  dal  Gel  fi  cominciò  gran  piova, 
E  durò  canto ,  che  pareva  un  lago 
Tutto  quel  pian,  dove  la  gente  cova  v 

82.  Ed  ^avie  d*  ogni  parte  tanto  brago  ^^  , 
Che  vittuaglia  non  potea  vemrer  ^j  i^"^ 
Al  Re  di  trancia^^,  che  valefle  un  agov) 

^3*  Veggendo,  .^he  gli  ponvenia  partire-,     - 
Co' Fiamminghi  fé  triegua  per  un  anno, 
Degìiì altri  patti  non  m' impaccio  a  dire. 

84.  Voi  fi  parti uon  fuo  vergogna,  e  danpo^ 
E  fi^  fiamminghi  fé  n'^andar  con  fefta ,. 
E  li  Francefchi  con  pena,  ed  afFanno^f 

Sj-  Qi?^  J^  detta  materia-  alquan^:©  refta ,    . 
Volendo  farti  di  nofi:ra  Cittade 
Alcuna  cofa  aperta  ,  e  manifefta .         •  i 

86.  Nel  detto  tempo  effendo  Poteftade 
Diilla;  Città  di  Firenze  Fulcieri  x 
Da  Calvoii ,  pien  d'ogni  crudekade, 

87.  Ad  iftanza  di  certi  Guelfi,  e  Neri/ 
Di  fatto  certi  Bianchi,  e  GhibeUini 
Jece  pigliar  di  notte  a'  berrovieri  ; 

88.  De' 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGG.  1'/$ 

88.  De*  qua'  fu  Mei^r  Berto  Gherardini , 
,  E  Mafino  ,.  e:.E|pnaco  Cavalcanti , 
Tignofo  Macci,  e  Bindo  Godecini  • 

Sp.  Degli  Abati  volendo  anccira  alquanti 
Fare  uncicare  a  itanza  de' Fr^nzefi  , 
Ck'  eran  nemici ,.  e  de'  Reggenti  avanti , 

pò.  Fuggiron  di  Firenze,:  e  de'  Paefl ,. 
Abbandonando  ogiiii  Jor  pofleflÌQne,-(o) 
E'I  Maflar  delle  cafe  O  fu  de'preii. 

pi.  La  Podeflà  formò  la  'nqui&ione  , 
Che  contro  al  buono  flato ,  e  regginìento 
Trattar  ddla.Cittade  riibeilione, 

p2.  E  fegli  ad  uno  ad  un  porre  al  tormento, 
E  confeffa^  fai^a  troppa  motefta-;^^:^^-^^^ 
Come  voleyan^  far  quel  tradimento. 

93.  Ond' egli  a  tutti  fé  tagliar  la  tefta , 
Salvochè  al  detto  Tignofo  de'M^ci  , 
C4ìe 'n  fulla  colla  (?)  ebbe  tanta  cempefta,- 

94.  Che  come  panno  ,  eh'  à  fór^a  fi  ftracci.  ■ 
Si  apri,  perch'era  di  carne  camprelToj  . 
Né  fa  miftier,  che  più  di  ftrr  m' impaccr. 

^$.  Gli  Abati  furoa  condannati  'appreflQ;^ 

.  Come  rubelli  in  aver^,  e 'a  p.eriona»"'  ^^-» 
Per  fimigliante  delitto,  e  proceflb, 

96.  E  i  lor  beni  ,  come  qu>  (ì  ragiona , 
Infino  a' fondamenti  furon  gtiafti,- 
In  Contado,  e  in  Cicca,  come  qui  fuona^ì 

^j.  Onde  ne  nacque  poi  molti  contadi  :     ^ 
Gli  Abati  per  lo  mondo  fé  n'  andare  , 
E  de'  leu*  fatti  quel  ^  eh'  è  detto  ,  bafti  • 

98.  Nel 


If6          GENTILOQUIO    CANTO   XXXIX. 

p8.  Nel  predect^anno  il  gran  fu  molco  caro. 
Ed  irpezialmente  per  coloro  > 
Ch'  avieno  a  comperar  ,  fu  molto  amaro , 

99.  Che;  parve  lor,  che  valefle  un  tsforo 
Ventidue  foldi  di  quella  moneta , 

Che  vai  quarantadue  (^)  il  fiorin  d'  orov 

100.  Non  dico  più  di  còsi  fatta  pietà  , 
Perch'io  fon  giunto  al  termine  ordinato. 
Dove  di  rime  fi  vuol  far  dieta ,  -: 

Per  dar  fua  parte  al  (eguente  trattato.. 

■  ■■■■,-.  '■*"• 

FlKrÈ'DEL     CANTO    XXXIX.  "      '^^ 


N  Q  T  E    A  L    Q  ANTO    XXXIX. 

23.  (t)  Tetri»  E4i  Fiamminghi  i 

29.  (a)  Tem.  aprimi  bm  gli  oreccH  *  Magi,  ur^ecchi,^^ 

38.  (b)  StT.E.vo'  dh'. 

45.  (e)  Tem.  inganni. 

45.  (d)  Tem.  chiamato  Guido  •. 

54.  (e)  Tem.  dunque , 

^i.  (f)  Str.  ti  ritornerò, 

^4.  (g)  Tom.  e  a  ftridere  fén'%a  . 

68.  (h)  MSS.  migliaia .  (i)  Vili.  e.  $8*  Arazo ,  e  così  Tempre, 

71.  (k)  Tem.  Signor , 

74.  (1)  Tem.  allegri . 

^6.  (m)  Vili,  e,  sS.Doai, 

78.  (n)  Magi,  è  Str.  abboccati, 

50.  (o)  Magi,  e  Szr.  procijjìone ,.      (*)  Vili.  C  $9*  Mflpti^ 

delle  calze . 
9Ì'  (P)  Tem.  cofa 
99'  (9)  Vili.  e.  $^.  foldi  cinquantuno  » 


CAN- 


i 


177 


CANTO        XL.a) 


ARGUMElfTO. 

ANNI  DI    Giuftìzia  ,  che  fi  fi  per  PuUcciano  ,  villani 

CR.  1302.      Che  fu  tagliato  il  capo  a  dicejptte ,      1.8.c.6o> 
e  fegg,        E  de*  Vifconti ,  e  Torre  di  Melano  .      e  fegg. 
Del  Re  di  Francia ,  e  come  Santa  Chiefa 
Per  Bonifazio  ricevette  ojfefa^ 


-E 


Sfendo  infieme  Bianchi  >  e  Ghibellini 
Ufcici  di  Firenze,  e  di  lontano, 
Romagnuol,  Bolognefi  ,  ed  Ubaldini, 
Ottocento  a  cavai  con  Capitano  , 
E  femila  pedon  ,  con  allegrezza 
Prefero  il  Poggio,  e  Borgo  a  Pulicciano , 
Ed  affediar  dintorno  una  Fortezza  > 
Che'  Fiorentin  vi  tenien  naolto  bella , 
Credendofela  aver  fenza  durezza. 
Quando  a  Firenze  giunfe  la  novella* 
Popolo,  e  Cavalier  fubitamente 
Fur  cavalcati  a  difefa  di  quella  y 
E*  "Bolognefi  dell'  avverfa  gente 
Si  tenner  tutti  ingannati»  e  traditi > 
Sentendo  i  Fiorentin  sì  di  prcfente  ^ 
Perocché  avien  lor  detto  i  noftri  ufclti  : 
Egli  ha  nella  Città  tanti  di  noi , 
Che  gli  altri  d'ufcir  fuor  non  fieno  arditi  > 
E  con  paura  fé  n'andaron,  poi 
Si  dipartir  fenza  colpo  di  fpada 
Gli  altri  di  notte,  conae  penfar  puoi. 
Voi  IV.  M  8.  E  fo- 


17?  CENTILOQUIO    CANTO   XI. 

8.  E  fopraggiuQci  dalla  mafinada, 

Ve  De  rimafer  morti ,  e  pred  certi 
Guelfi,  a  cui  la  parte  Guelfa  aggrada; 

9.  De' qua^  fu  i' un  Mcfrer  Donato  Berti, (») 
Nanni  Ruffoli(b)  poi  dal  Vefcovado , 
Che  venendone  prefo  pef  fuoi  merti , 

10.  Fu  da  un  de'  Toiinghi  morto  a  ghiado, 
E  due  de' Caponfacchi,  de'più  cari. 

Ne  fur  menati  prefi  a  mal  lor  grado. 

ji,  Ed  ebbevi  un  di  cafa  gli  Scolari, 
E  Lapo  Cipriano  ancor  mi  lece 
Di  raccontarti,  con  Nisrlo  Adimari , 

j2.  Ed  altri  di  minore  flato  diece  : 
Sicché  in  tutto  furon  diceirette  , 
A  cui  il  Comun  tagliar  la  tefta  fece. 

J3,  Come  contar  le  prinie  rime  dette, 
Mille  trecentodue  ayea  il  Sovrano  ^ 
E  quefto  bafti  delle  Cofe  dette, 

14.  Nel  detto  tempo  elTendo  Capitano 
Regnato  all'ai  Melfer  Maffeo  Vifconti 
Della  Città ,  e  Comune  di  Melano , 

15.  Con  lui  indeme  i  fìgliuo'  faron  pronti 
A  voler  tutta  la  fignoria  torre. 

Come  che  'J  popò)  contro  a  lor  n'  aonti. 

|6.  Attanto  certi  di  que'  della  Torre 
Dal  Patriarca  ebber  tanta  potenza  , 
Che  fecer  Tolte  preffo  a  Melan  porre» 

17,  Mefl'er  Alberto  Scotti  da  Piagenza, 
E')  buon  Conte  Filippo  da  Pavia, (0 
Ed  aldi  li  feguir  con  provvedenza. 

18.  Mef- 


AN.  DI  CRISTO  1302. E  SEGG.  I79 

i2    Meffer  Maffeo  contro  a' nemici  ufcia. 
Ma  fu  da*  Tuo'  mal  leguico  per  certo, 
Perchè  intera  volea  la  fignoria  . 

ip.  Allor  fi  fé  mezzan  MelTer  Alberto, 
Che  bench'aveffe  1' aninio  giudeo. 
Era  pure  tenuto  favio,  e  iperto, 

20.  Q«e'  della  Torre  con  Meffer  Maffeo 
Si  rimifero  in  lui  con  gran  fidanza, 

Ma  fu  per  lui  più,  che  per  gli  altri  reo 

21.  Che  ficcome  el  fi  vide  la  poffanza 
Diede  a  que- della  Torre  il  fignoraggio  , 
E  lui  privò  della  Capitananza  . 

22.  Meffer  Maffeo  per  onta  dell'oltraggio 
In  Melan  poi  non  volle  W  ritornare , 

E  Meffer  Mofca  della  Torre  faggio 

23.  Fu  Capitano,  e  dopo  il  fuo  regnare 
Fu  il  conforto  fuo  Meffer  Guidetto  , 
11  qual  fi  fé  remere,  e  ridottare, 

24.  E  profeguì  Meffer  Maffeo  predetto, 
E  fuo'  figliuo',  che  flavano  a  Ferrara 
Per  ficurtade  in  picciol  Cafielletto. 

25.  E  r  uno  avea  per  fua  fpofa  cara 
La  figlia  del  Marchefe  di  quel  loco. 
Dove  fi  riducìen  per  quefta  gara, 

26.  M«ffer  Guidetto,  che  fentiva  al  poco 
Meffer  Maffeo,  diffe  ad  un  buffone, 
Moftrando  di  parlar  quafi  per  giuoco: 

27.  Vo' tu  cavallo,  e  roba  da  Barone? 
Rifpofe:  Meffer  sì  ;  ed  egli  :  Andrai 
Dov'è  Meffer  Maffeo  col  mio  fermone, 

M   2  28.  E  quan- 


l!!o  CENTILOQ(/fO    CANTO   XL. 

28.  E  quando  fé' con  lui,  domanderai: 
Meffer  Maffeo  ,  come  vi  pare  flare  ? 
E  qael,  che  ti  rifponde,  mi  dirai. 

29.  E   poi  domanda  ,  quando  ritornare 
Crede  a  Melano  ;  e  quel  eh'  i'  ho  promeffb 
Ti  darò  volentier,  ma  non  tardare, 

30.  E  que' fi  mife  per  cammino  adeffo  ^ 
Gianib  a  Ferrara  ,  ed  ebbs  ritrovato 
Meiler  Maffeo,  e  fu  con  lui  appretto , 

31.  E  poich'egli  ebbe  con  lui  defìnato. 
Dopo  molte  novelle,  fenza  fallo 

Diffe  ;  r  fon  fempre  vollro  fervo  flato, 

32.  Vorrei,  che  una  roba,  ed  un  cavallo 
Guadagnar  mi  faceffi ,  che  potete  , 

Se  voi  volete,  chiar  come  criftallo. 
35.  In  mala  parte  pefca  la  tua  rete, 
Diffe  Meffer  Maffeo,-  e  que'rifpofe: 
Io  non  la  vo'  da  voi  ;  ma  rifpondete 

34.  Alla  domanda  mia  fol  ài  due  cofe  ; 

E  quel  Signor,  che'l  ratto  ebbe  comprefo, 
Gli  diffe:  Di';  e  quel  Buffon  propofe  : 

35.  Come  vi  pare  ftar  ?  que(F  è  T  un  pefo  : 
Quando  a  Melan  tornate,  mi  conviene 
Saper  da  voi;  e  que*,  che  l'ebbe  intefò, 

36.  -Diffe  alla  prima:  A  me  pare  flar  bene, 
Ch'  io  fo  viver  col  poco  ,  ed  in  diletto 
Mi  reco  tutte  quante  le  mie  pene  . 

37.  All'altra  diffe:  Di' a  Meffer  Guidetro, 
Ch'  i'  tornerò  quando  i  peccati  fuoi 
Feferan  piiì,  che' miei  per  fuo  dife;tq. 

38.  E  quel 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGG.  l&I 

38.  E  quel  Buffon  lo  ringraziò,  e  poi 
Portò  rifpoiìa  a  chi  1'  avia  mandato , 
Con  quel  tener,  che  tu  intender  (e)  puoi. 

3p.  Quando  Meffer  Guidetto  ebbe  penfaco 
Quel,  che  Mefier  Maffeo  avea  rifpoilo , 
Dille:  Coftui  fu  bene  ammaeftrato. 

40.  Veftì  il  Buffone  a  vaio ,  e  diegli  toflo 
Un  palafreno  il  più  bel ,  che  trovaile  ; 
E  queflo  bafti  di  quel,  eh'  è  propofto. 

41.  Nel  detto  tempo,  benché  cominciaffe 
Aliai  di  prima  io  sdegno,  e  Terrore 
Tra '1  Re  di  Francia,  e 'I  Papa  rinnovaiTe> 

42.  Perch'el  promife  fare  Imperadore 
Quel  Cario  di  Valofa  fuo  fratello. 
Che  in  Tofcana  mandoe  con  furore, 

43.  E  poi  no*l  f(^ce  ,  ma  confermò  quello 
Alberto  d' Ofterich  ;  end*  el  fi  tenne 
Tradito  dalla  mitra ,  e  dal  cappello, 

44.  E  per  difpctto  poi  feco  ritenne 
Stefan  della  Colonna  di  palefe. 

Il  quale  il  Papa  nimicar  convenne. 

45.  ApprefTo  fé  pigliare  in  Carcafccf€ 
Il  Vefcovo  di  Parma,  e  li  vacanti 
Vefcova'  fottopofti  al  fuo  paefe 

46.  Goderlifi  volea  tutti  quanti:  ^ 
Laonde  il  Papa  infuperbito  forte  ' 
Fu  fuo  nimico  in  fatti ,  ed  io  fembianti  j 

47.  E  Lettere  mandò  prefte ,  ed  accorte 
A'  Prelati  di  Francia ,  che  venire , 
Sotto  gran  pena,  dov«fi'eTo(Oa  Corte. 

M  3  4^'  E  lo 


|8i  CENTILOQyiO    CANTO  XL. 

48.  E  lo  Re  poi  non  li  lafciò  partire, 
E  'i  Papa  maggiormente  inanimato 

Fu  concr'  a  lui  *  e  poi  gli  mandò  a  dire 

49.  Per  uno  Ambafciadore ,  e  luo  Legato, 
Che  infra  certo  termine  dovefle 
Riconofcer  da  luì  ogni  fuo  flato; 

50.  Concioffiacofachè  le  no  '1  faccffe , 
Come  ifcomunicato ,  ed  intraddetto 
D'allora  innanzi  ciafcuno  il  tenede» 

51*  E  come  in  Francia  fu  il  Legato  detto  > 
Le  letter  gli  fur  tolte  ,  e  piuvicare 
Non  le  potè,  né  mettere  ad  effetto. 

52.  Poi  l'ebbe  il  Conte  Artefe,  ciò  mi  pare, 
E  gittolle  nel  fuoco,  e  tutto  intorno 
Fece  il  Reame  di  Francia  guardare 

53.  Per  modo  tal,  che  di  notte ,  e  di  giorno 
Noti  vi  poteva  entrar  fenza  licenza 
Lettera,  o  melTo;  onde  per  tale  fcorno 

54.  Il  Papa  contro  al  Re  die  la  fentenza. 
Il  quaì  (èntendofi  fcomunicato 
Contro  à  ragion  >  fecondo  cofcìeiiza 

SS*  Dì  Frància  raunò  il  Chericato, 
E  dove  furoh  tutti  i  fuoi  Baroni , 
Di(Te,  che'l  Papa  avea  molto  fallato, 

§6.  E  moftrò  lor  ^  che  per  molte  ragioni   ; 

*  Egli  era  eretico,  e  pien  di  refia; 
Onde  per  quefla  ,  e  per  altre  cagioni, 

57.  E   perchè  commettea  flmonia  , 
DovefTe  (g)  efler  difpoflo;  che  chi  falla 
In  ciò,  non  de' tener  tal  flgnoria. 

sS.  E  di- 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGG*  l8j 

58.  E  dinanzi  all'Abate  di  Reftalla 
Appellava  fecondo  la  bifogna  ^ 
Ma  el  fu  faggio,  e  volfegli  la  fpalla , 

§p.  Né  volle  fare  al  Papa  tal  vergogna; 
Ma  non  volendo  ricever  T  appello 
Ufcl  di  Francia,  e  torncfli  in  Borgogna* 

60.  E'I  Papa,  e'I  Re  T  un  dell'altro  mbello 
Per  modo  fu,  che  1'  un  T  altro  guardava 
Di  fpodeftar,  fé  fi  vedeffe  il  bello* 

61.  Il  Papa  a  fuo  poder  favoreggiava 

I  Fiamminghi,  perch*efan  faci  nimici  ^ 
Ed  ogni  giorno  il  Re  fcomunicava  , 

61,  Privandol  del  Reame,  q  degli  uficj. 
Studiando  il  Re  Alberto  >  che  pafTafìc 
A  compier  dello  ^mperio  i  benificj  , 

63.  Acciocché  il  Regno  poi  fi  rubeliaffe 
Allo  Re  Carlo  fuo  flretto  conforto. 
Ed  a' confin  di  Francia  guerreggiafle.- 

(^4.  Ma  fé '1  Papa  era  dal  fuo  lato  accorto^ 

II  Re  Filippo  dal  fuo  non  dormia , 
-Come  udiiai  a  diritto,  ed  a  torto- 

(J5.  Al  fuo  configlio  in  quefti  fatti  aviaW 
Stefan  della  Colonna ,  ch^  era  lieto 
Di  ciò,,  che  contro  al  Papa  fi  facia, 

66.  Ed  un  MeiTér  Guiglielmo  Lunghereta 
Cherico  efperto  più,   che  *n  qac'paefi 
Ne  folFe  un  altro  palefe,  o  fegreto;{i) 

67.  E  con  Mefler  Mufciatto  de'  Franzefi 
Gli  mandò  a  Staggia  con  moki  contanti. 
Per  poter  feminar  ne' fatti  imprefi , 

M  4  <58.  MoK 


184  CENTILOQyiO   CANTO   XL. 

6d.  Moftrando  d'  effer  quivi  tutti  quanti 
Per  fare  il  Papa,  e'I  Re  pacificare. 
E  quivi  fìando  con  queftiW  fembianti, 

ép.  Incominciar  fottilnDCnte  a  trattare    ' 
La  (trazione  (0  di  Papa  Bonifazio  , 
E  con  più  meli],  e  lettere  mandare. 

70.  E  quivi  fer  Venire  in  corto  fpazio 
Molti  di  que',  ch'ai  fatto  s'accoftaro, 
E  che  poteano  il  Re  far  di  lui  fazio, 

71.  E  tutti  con  danar  gli  avvelenaro; 
Sicché  contenti  furo ,  a  quel ,  eh'  hai  intefo , 
Baroni,  e  famigliar  fanza  riparo; 

72.  Ed  ordinar ,  che  '1  Papa  foffe  prefo 
Nella  Città  di  Lagna,  onrfera  nato, 
E  dov'  egli  era  quando  fu  ofFefo  ; 

73.  E  molti  Cittadin  fur  nel  trattato. 
Perchè  ciafcuno  avea  avuta  l' arra , 
Talché  gli  era  contento  del  mercato. 

74.  Di  quello  fatto  Ciporal  fu.Ifciarrà 
Della  Colonna,  e  tutti  i  fuo'  penfieri 
Pofti  avia  a  far  quel,  che'l  libro  narra, 

ys*  Seco  menò  trecento  Cavalieri, 
E  molti  fanti  a  piedi  in  fua  compagna  ;, 
Che  per  rubar  n' andavan  volentieri. 

76.  Come  fu  giunto  ,  alla  Città  d'  Alagna 
Pafsò  gridando  :  Viva  iJ  Re  di  Francia , 
E  muoia  il  Papa  pien  d'ogni  magagna. 

77.  La  gente  cominciò  a  dar  mala  mancia 
Rubando,  e  ih  alcun  fi  rubellava 
Sentiva  chi 'J  coltello,  e  chi  la  lancia. 

7B.  E'I 


AN.  DI  CRISTO  1302.  E  SEGG.  185 

78.  E'I  Papa,  che  di  ciò  nofi  fi  guardava, 
Veggendo  i  Cardinal  ciafcun  fuggito , 
E  fol  co*  fuo'  famigli  fi  trovava , 

7p.  Come  Signor  magnanimo,  ed  ardito. 
Parar  fi  fece,  e  colle  chiavi  in  mano, 
E  colla  Croce ,  e  T  ammanto  veftico , 

80.  E  la  Corona  di  valor  fovrano , 
Che  fu  di  Goftantino  Imperiale, 
Si  fece  porre  in  tcfta  a  mano ,  a  mano  ? 

Si.  e  nella  fedìa  fua  Pontificale  ^^•^^; 
Dilfe  :  r  fon  Papa,  e  Papa  vo' morire, 
Tradito  come  il  Re  Celeftiale  . 

82.  Giugnendo  Ifciarra  ,  gli  cominciò  a  dire 
Parole  difonefte,  e  fcellerate» 

Ma  di  toccarlo  niuno  ebbe  ardire, 

83.  Per  confervar  la  Papal  dignitade 
Non  volle  Iddio,  che  in  tal  diligiono 
El  foffe  morto  nella  maeftadc  ; 

84.  Ma  tre  dì  flette  in  tal  modo  preglone , 
Che  da'  mafinadieri  era  guardato  , 

Né  bevve  in  quel ,  né  manicò  boccone . 

85.  E  come  il  terzo  dì  rifufcitato 
Fu  veramente  il  noftro  Salvadore , 
Il   Papa  il  terzo  dì  fu  liberato  . 

8(5.  E  rilevofiì  la  Terra  a  tomore  , 
Credo  ,  che  foflé  per  grazia  divina , 
Che'Cittadin  cognobber  loro  errore, 

87.  Gridando:  Muoian  que' della  rapina, 
E  muoian  tutti  quanti  i  traditori, 
'E  viva  il  Papa,  e  Sanca  Chiefa  fina. 

8B.  E  Sciar. 


l86  CBNTILOOyiO    CANTO    XL. 

88.  E  Sciarra,  t*  fuoi  feguaci  cacciar  fuori  ^ 
E  morti  ,  e  prefì  ne  furono  affai , 
Siccome  piacque  al  Signor  de' Signori. 

8p.  Per  turco  quefto  non  s'  allegrò  mai 
Il  Padre  Santo,  che  già  concepuco 
Aveva  in  cuore. il  dolor,  ch'udirai; 

90,  E  tofto  a  Roma  fé  ne  fu  venuto 
A  ^ntendimento  di  far, gran  vendetta 
Di  quell'oltraggio,  ch'avia  ricevuto. 

pi*  Ma  già  la  fua  perfona  era  corretta 
Da  'nfermità  ,  ficchè  la  bella  labbia 
Si  trafmutò  in  cofa  maledetra, 

92.  E  tutto  fi  rod^a  per  la  fcabbia, 
E  brievemente  ufci  di  quefta  vita  , 

Per  lo  dolor  comprefo  ,  pien  di  rabbia. 

93.  E  Ja  prefura ,  che  tu  hai  udita 

Fu  di  Settembre  fatta  ,  e  con  inganni 
La  Santa  Chiefa  rubata,  e  fchernita  . 

94»  Correndo  mille  trecentotre  gli  anni 
Del  Salvatore  j  in  San  Fiero  fepolco 
D'Ottobre  fu,  con  pianto,  e  con  affanni- 

^S.  Quefti  fu  valorofo ,  e  favio  molto. 
Credo,  che  fia  a  porto  di  falute. 
Se  la  fuperbia  fua  non  gliel  ha  tolto* 

96.  Secondo  il  mondo  fu  pien  di  vertute 
Fa  di  gran  core ,  ed  amici ,  e  parenti 
Sempre  innalzò  colle  grazie  compiute . 

97.  E  fé  tra  egli,  0^)  ed  altri  fofficienti 
Il  fefto  Libro  delle  Dicretali , 

Che  alluminò  tutti  altri  ordinamenti .  (") 

98.  Mol' 


AN.  DI  CRISTO  1303.  E  SEGG.  187 

p8.  Molti  Prelati  fece  ,  e  Cardinali , 
I  Guelfi  tenne  molto  per  amici , 
E' Ghibellin  per  nemici  mortali. 

^p,  E  delli  fopraddetti  malificj 

I  Ilio' conforti ,  che  ne  avien  difio. 
Si  vendicar  contro  a'  minor  nemici  , 

100.  E  contro  al  Re  di  Francia  h  fé  Iddio, 
Come  più  innanzi  ancora  troverai, 
O  per  altrui  fcritto ,  o  per  il  mio  ; 

Ma  d'  altre  cofe  prima  leggerai . 

FINE.  DEL     CANTO     XU 


NOTE     AL     CANTO    XL. 

Tit.  (t)  Quello    è  Uno    di    quelli    tralafciato  nel  Tello 

della  Magliabechiana  . 
p.  (a)  Str.  Dona  Barti ,     (b)  Tqxìx,  Vanni  t  Villani  q,6q. 

Rido! fi, 
17.  (e)  Str.  Palvla  . 
0.2,  (d)  Tem.  poi  volle  , 
38.  (e)  Tem.  comprender* 
47.  (f)  Str.  dovefftno, 
57.  (g)  Str.  doveva. 

6^.  (h)  Tem.  A  ftioi  Conlìglt  in  queflo  fatto  avia  • 
66.  (i)  Tem.  fap tao ,  e  difcreto  . 
6%.  (k)  Tem.   con  cheti  femhianti . 
<Jp.  (1)  Str.  flruzzione  . 
^7.  (m)  Egli  t  c[uì  per  Ini,    (n)  Str.  adornamenti. 


GAN- 


i88 

CANTO        XLI. 


ARGUMENTO 


AKNl  DI  Di  Montanina  ,  e  Meffcr  t>in  Rofoni ,  Vìllanì 

GR.  1303.      E  ficcotnc  PiYCH%e  combattè  ai  1.  8.c.  (J5. 

^  e  fegg*       Di?/  Cardinal  da  Prato  anche  ragioni  *       e  fegg* 

Di  Papa  Benedetto  a  mano  ,  a  mano , 

E  della  Compagnia  di  San  Fri  ano . 

1.  '^TEglì  anni  ancor  mille  trecentotrò 
-LN    Ebbe  Firenze  il  Cartel  di    Montale 
Preffo  a  Piftoia ,  e  di  botto  (t)  il  disfè, 

2.  E  la  campana  poi  di  quel  cotale, 
ConciofTiacofach*  era  molco  fina. 
Al  Podeflà  fi  pofe  per  legnale. 

3.  Fu(a)femprc  poi  chiamata  Montanina, 
E  chi  dicea  campana  de' Melfi  > 
Perchè  per  lor  fonava  ogni  mattina. 

4.  Appreflo  poi  in  qnefli  tempi  (lelfi 
Fiorentini,  e  Lucchefi  andar  coirofte 
Sopra  Piftoia  per  falli  commefui 

5.  Tutto  guadando  W  dincorno  le  cofte  ; 
Poi  fi  tornarono  alle  lor  magioni 
Senza  contafto ,  e  fenza  lunghe  lode  . 

6.  Nel  predetc'  anno  Meffer  Din  Rofoni 
Eccellente  Dottore,  e  Fiorentino 
Morì  in  Bologna  ,•  Crifto  gli  perdoni  • 

7.  E'I  Maeftro  Taddeo  fé  quel  cammino, 
Grandiflimo  Filofafo;  ringrazio 

Iddio ,  perchè  fu  noftro  Cittadino . 

8.  Dopo 


AN»  DI  CRISTO  1303.  E  SEGG*  l8p 

8.  Dopo  il  morir  di  Papa  Bonifazio 
Elecco  fu  un  Papa  B^nedecco, 

Che  del  Cappello  fu  p^r  (uà  man  fazio. 

9.  Querti  fu  uom  grazio/ò  ,  e  perfetto  , 
E  re  pacificar  la  Santa  Chiefa 

Col  Re  di  Francia  d'  ogni  accefo  detto . 

10.  Nel  detto  tempo  ancor  fegul  la 'mprefa 
11  Re  di  Francia,  eh' a  quel  d'Inghilterra 
La  Guafcogna  rendè  fanza  conte  fa , 

11.  Acciocché  contro  non  foffeW  alla  guerra, 
Ch'egli  intendeva  a' Fiamminghi  di  fare. 
Come  udirai  ancor ,  fé  '1  dir  non  erra , 

12.  Nel  detto  tempo  gli  Scotti,  mi  parQ, 
Che  mofler  guerra  al  (<1)  detto  Re  Adoardo; 
Ond*  el  malato  fi  fece  portar^, 

13.  Siccome  que',  ch'avea  il  cor  gagliardo, 
E  con  fua  gente  fconfiffe  gli  Scotti  , 
Bcnch'egli  fteffe  da  parte  a  riguardo; 

14.  E  poche  gli  ebbe  cosi  mal  condotti 
Del  paefe  di  Scozia  in  fua  potenza 
Ebbe  gran  parte;  ed  or  d'altro  dirotti* 

15.  Nsl  detto  tempo  cominciò  in  Fiorenza  . 
Grande  difcordia,  e  matazion  di  (lati 
Tra'  Cittadin ,  ccn  molta  differenza',- 

16.  Perocché  MefTer  Corfo  de' Donati 
Parendogli  eifer  di  più  flato  degno 
Tra'  Guelfi  ,  eh'  $ran  molto  formontati  j 

17.  Come  quel,  ch'era  di  fottile  'ngcgno 
Sì  s'accoìiò  co' Bianchi  Cavalcanti, 

Per  partorir  di  quel,  ch'egli  era  pregno, (e) 

18.  E  dif- 


1 


ipo  CENTILOQyiO    CANTÒ   XLI. 


i8.  E  difle  :  E' farla  ben,  che  tutti  quanti 
Que'j  eh'  hanno  quel  del  Comun  traHinato 
Da  cotal  tempo  in  qua  cofe ,  e  contanti , 

ip.  Moftraffef  come  V  hanno  ben  guidato . 
Gli  altri ,  che  quefto  udivan  volentieri , 
Differ:  Meffer  bene  avete  penfato  ; 

20.  E  fecer  Capo  a  ciò  Meifer  Lottieri 
Vefcovo  di  Firenze,  e  della  Tofa, 

Che  a  parte  Bianca  aveva  i  fuo'  penfieri* 

21,  Il  qual  propofe  a' Prior  quefta  cofa, 
E  ^1  popolo  il  fentì  ;  e  'ncontanentc 

Fu  fotto  l'arme,  e  mai  non  trovò  pofa. 
21.  più  dì  fi  combatterono  afpramente  C^ ) 
I  Grandi,  e' Popolani ,  e  lor  brigate, 
E  di  quel  fatto  non  fi  fé  niente . 

23.  E  molte  Torri  per  Firenze  armate 
Si  furon,  faettando  le  quadrelli 
Contr'agli  avverfi  a  tutte  le  fiate. 

24.  Quella  del  Vefcovo  era  armata ,  e  bella  » 
E  grofle  pietre  contìnuamente 

Gittava  ognor  con  una  manganella. 

25.  I  Prior  s'  afForzaro,  e  francamente 
Fecer  difefa  da  que' Cittadini , 

Da'  qua'  fur  combattuti  fpelTamente  ; 

26.  Perchè  co'  lor  feguaci  i  Gherardini 
Col  Popol  tenner  con  gran  vigoria, 
E  riffancarlo,  ch'era  a  ma' confini  ; 

27.  Ed  un  di  loro  in  Por  Santa  Maria 

Fu  morto  alla  battaglia  d'un  quadrello, 
Che  Meffsr  Lotteringo  nome  avia . 

28.  Di- 


AN.  DI  CRI3TO  1303.  E  SEGG.  Ipl 

^B>  Dico,  Lettor,  che  per  amor  di  quello 
Il  Popolo  è  tenuto  d' onorare 
Sempre  la  Cafa  pe '1  fervigio  bello. 

29.  La  Gttà  comjnciò  a  fcapeftfare(g) 
Con  ruberie ,  e  micidj  palefi  > 

Sicch' ella  s'era  al  tutto  per  guadare. 

30.  Ma  i  noftri  fratelli  cari  Lucehefi 
Incontanente  corfero  a  Fiorenza 

A  piede,  ed  a  cavai  con  begli  arnefi, 

31.  E  domandaro  ,  ed  ebber  la  licenza 
Di  poter  terminare  ogni  quiftione , 

Né  poteflefi  opporre  (h)  a  Jor  fentenza  • 

32.  E  riformar  la  Terra  per  ragione 
Ad  ogni  lor  piacere,  e  lor  comando, 
E  fur  contente  tutte  le  perfone. 

33.  Da  parte  de'Lucchefi  andando  il  bando* 
A  Ponciardo  de'  Ponci  ifpiacque  molto, 

E  innanzi,  eh' el  finifTe  fuo  dimando, 

34.  D'  una  fpada,  ch'avea.gli  dio  nel  volto; 
Ma  nondimeno  il  bando  fu  (ervato, 

Ch'  ognun  coli*  arme  in  cafa  fu  ricolto  > 

35.  E  le  botteghe  aperte  in  ogni  lato . 
Tornato  il  Banditore  a  que*  cotali , 
Ch'  a  fare  il  bando  T  avevan  mandato  , 

3(5.  Come  difcreti ,  e  favj  naturali 
Fecer  mutar  latino  a' Banditori, 
E  fer  da  parte  dir  de' Faciali, 

37.  Poi  riformar  T  uficio  de*  Priori  , 
E  molte  paci  fer  con  grande  affanno, 
Né  punirono  alcun  de'  mafattori  ; 

38.  Ma 


192  CfiNTILOOyiO   CANTO   XLI. 

38.  Ma  chi  fu  oltraggiato  s'ebbe  il  danno. 
A  Lucca  fi  tornar  fenza  dimoro , 

E  ciò,  che  fecer ,  durò  nien  di  un  anno. 

39.  Nel  detto  tempo  i  Fiorentin  tra  loro 
Ebber  tal  fame,  che  lo  ila' del  grano 
Si  vendè  quafi  un  mezzo  fiorin  d' oro  ; 

40.  E  della  povera  gente  Criftiano 
Non  ci  campava,  fé  mutata  foggia 

H  Comun  non  aveffe  a  mano,  a  mano; 

41.  Perocché  ventifei  miglia'  di  moggia 
Ne  fé  venir  di  Puglia  bello,  e  netto. 
Sicché  goder  potè  la  gente  a  loggia. 

42.  Nel  detto  tempo  Papa  Benedetto 
Mandò  a  Firenze  il  Cardinal  da  Prato, 
Ch' a' Fiorentin  deffe  flato  perfetto. 

43.  Come  fu  giunto,  ed  ebbe  piuvicato 
Il  Privilegio ,  chiefe  la  balia 

Di  poter  por  Firenze  in  buono  flato, 

44.  E  di  poter  far  pace ,  e  compagnia 
Tra  que'  dì  fuori,  e  que' della  Cittade* 
E  pienamente  ebb'  ogni  fignoria  ; 

45.  E  come  fi  fentì  là  Poteftade, 
Fece  far  paci  di  molte  quiftioni. 
Ed  al  popol  crefcè  la  libertade, 

45.  E  rinnovò  gli  antichi  Gonfaloni, 
Come  folevano  efler  ,  dicennove  , 
E' Grandi  dibaflar  per  ta' cagioni. 

47.  Ond'  ci  cercaron  fempre  cofe  nuove 
Incontro  al  Cardinal,  per  ifturbare  , 
Che  non  vinceffe  tutte  le  fue  prove  ; 

4S.  Cioè 


AN.  DI  CRISTO  I303.ESEGG.  I<>3 

48.  Cioè ,  di  fare  in  Firenze  tornare 

I  Ghibellini,  e' Bianchi ,  per  godere 
Tutti  i  lor  beni,  come  fi  fblien  fare. 

4p.  Per  tutto  quello  non  lafciò  il  dovere 

II  Cardinale,  e  fé  venire  adeffo 
Sindachi  degli  ufciti  al  fuo  piacere. 

50.  Egli  era  in  Cafa  i  Mozzi,  e  color  preffo 
Abitavano  a  lui ,  ficchè  a  configlio 

Si  rivedieno  infienie  molto  fpeflb, 

51.  Parendo  a' Neri ,  ed  agli  altri  del  Giglio, 
Che' foffe  più  con  gli  altri,  che  con  loro, 
Prefer  fofpetto  di  maggior  periglio  ; 

52.  E  lettere  trovar  fenza  dimoro 
Scritte,  e  bollate,  ficcome  bifogna, 
Che'l  Cardinal  mandate  avia  a  coftoro,' 

53.  A' Bianchi  di  Romagna,  e  di  Bologna > 
Le  qua' dicean  :  Venite,  e  non  tardate, 
A  Firenze  a  foccorrer  mia  vergogna. 

54.  Ben  dille  alcun,  ch'elle  fur  limulate. 
Ma  comecch'  elle  folTer  nel  Mugello , 
Di  quella  gente  venne  airai  brigate , 

^$.  il  Cardinal  ne  fu  riprefo,  ed  elio 
Rifpofe  ,  che  non  era  fua  fattura  , 
Ma  ch'era  contraffatto  fuo  fuggello, 

56.  1  Sindachi  fentendo  okra  mifura 

La  gente  mormorar  contro  al  Legato, 
Se  n' andato  ad  Arezzo  per  paura. 

57.  La  gente  ,  poiché  fu  fcoperto  il  gu^to  , 
Si  tornò  addietro,  ed  e',  per  lo  migliore, 
Ch'alquanto  fi  partilT^i  fu  pregato. 

VdL  IV,  N  58.  A  Pra- 


194  CExN,TlL0QLTIO    CANTO    XLI. 

58.  A  Prato  fé  n'andò  fcnza  tenore, 
E  domantlò,  ed  ebbe  Ja  balia, 
Come  a  vie  avuta  quh  ovver  maggiore.. 

$^.  Ma  i  Guelfi  ne  pigliaron  gelofia  , 
.  Ed  ordinar,  che '1  romor  li  leva  (Te  , 
Per  dar  maceria,  ch'egli  andaiTe  via. 

00,  Non  bifognò  ,  ched  e' s' accomiataìTe  , 
I  *      Che  ilccome '1  romor  fi  fu  levato, 

Mill'  anni  parve  a  lui ,  che  fi  fgombrafie . 

<5i.  Partifiì  allora,  ed  ifcommunicaco. 
Ed  incradd^cco  lafciò  il  Caftello, 
Ed  a  Firenze   fi  fu  ritornato. 

<^2.  A' Fiorentin  facendofi  fratello. 
Seppe  sì  dir,  trovandogli  di  vena. 
Che  bandir  i' ofi:e  a  Prato  iènz' appello. 

63.  E'i  Cardifial  perdonò  colpa,  e  pena 
y\  chi  v'andafie  a  cavallo,  od  a  piede 
A  danaeggiarli  di  cofa  terrena. 

(64.  E  molti  Fiorentin  di  buona  fede. 
Udendo  la 'ndulgenzia  conceduta. 
S'apparecchiar,  per  acquifiar  mercede. 

65.  A'  Guelfi  fu  la  gelofia  crefciuca  , 
Temendo  ,  che  non  fofie  facto  ad  arte 
Ciò ,  che  fate'  era  per  la  fua  venuta  . 

66.  E  la  gente  s'armò  da  ogni  parte  5 
Ve^rgendo  quefl:o  quel  favio  Prelato 
DeUa  fua'mprefa  ricolfe  le  farce. 

67.  E  poi  pigliando  da'  Prior  comiiaco  , 
Dille  :  r  ci  venni  per  mettervi  in  pace, 

E  racco  ho  ciò  >  eh'  io  debbo  dal  mio  lato  ; 

68.  Non 


AN.  DI  CRISTO  1303.  E  SEGG,  Ip5 

6S,  Non  volete  ubbidire,  e  ciò  mi  fpiace, 
Al  meffo  4^1  Signor,  che  fonW  defs'io,  ' 
Ma  ciafchedun  tutto '1  contrario  face, 

6^.  State  colla  maladizion  di  Dio, 
Come  fcommunicati ,  ed  intraddettij 
E  per  paura  di  fé  fi  partio. 

70.  Poi  non  s'  andò  contro  a'  Pratefi  detti , 
Perocché  non  avieno  il  benificio 

I  Fiorentin  ,  poch^eran  maladetti . 

71.  Correvan  gli  anni  ailor  del  fagrificlo 
Mille  trecentoquattro,  che  lontano 

Si  fece  il  Cardinal  da  tale  uficio. 

72.  Nel  detto  tempo  in  Borgo  San  Friano 
Di  giovani  fi  fece  una  brigata 

A  (or  diletto,  e  poi  d' ogni  Criftiano, 

73.  Con  nuovi  giuochi,  e  si  bene  ordinata. 
Che  malagevol  mi  farebbe  a  dire. 
Come  (k)  fu  prò  piamente  affimigliata. 

74.  Per  tutta  la  Città  fecer  bandire  , 
Che  chi  volie  novelle  di  vantaggio 
Dell'altro  mondo  vedere,  ed  udire, 

75.  Andaffe  il  giorno  di  Calen  di  Maggio 
Al  Ponte  alla  Carraia  ,  e  di  prelence 
Dell'  altra  vita  vederebbe  il  faggio  . 

76.  Onde  vi  traffe  quel  dì  tanta  gente , 
Ch'egli  era  pieno  il  Ponte,  e  d'ogni  parte 
Le  cafe  luniro  1'  Arno  fimilmence , 

77.  E,  fecondo  eh' ancor  dicon  le  carte, 
Sopra  le  pile;  il  Ponte  era  di  travi, 
p  non  di  pietra  murato  con  arte  ; 

N  2  7S.  E  in 


Ip5  CENTILOQUro    CANTO    XLI. 

78.  Ed  ia  fall' Arno  aveva  piatte,  e  navi. 
Con  palchi  d' aiU  9  or  udirai  bel  giuoco, 
E  come  qae',  che'!  facieno  eran  favj, 

7p.  Dall'una  parce  avea  caldaie  a  fuoco, 
Dair  altra  avea  graticole,  e  fchedonì,0) 
Ed  un  gran  Diavol  quivi  era  per  cuoco. 

80.  Nella  fi;ntina  avea  moki  Dimonj , 
I  qua'recavan  i' anime  a' tormenti, 
Ch'  ordinati  eran  ,  di  moke  ragioni . 

81.  Qual  fi  ponia  fopfa  carbon  cocenti, 
E  qual  nella  caldaia,  che  bolliva, 

E  di  lentina  ufcivano  i  lamenti. 

82.  La  gente  ,  che  d'intorno  il  pianto  udiva, 
E  poi  vedea  a  s\  fatto  governo 

Co'  raffi,  e  con  gli  uncin  gente  cattiva, 

83.  Che  parean  tutti  Diavoli  d'inferno 
Ifpaventevoli  a  chi  li  vedea. 
Immaginando  que'del  luogo  eterno, 

84.  Chi  piangea  di  quello,  e  chi  ridea; 
Ma  chi  avea  d'uom  conofcimenco, 
La  verità  del  fatto  conofcea . 

85.  L'anione,  eh' eran  pofte  a  tal  tormento, 
Eran  camice  di  paglia  ripiene  , 

E  vefciche  di  bue  piene  di  vento 
^85.  Per  modo  acconcio,  che  parevan  bene 
Guardando  dalla  lunge  le  perfone , 
Che  foiTer  pofle  a  cosi  fatte  pene. 
87.  Sette  tormenti  v'eran  per  ragione. 
Punendo  i  fette  peccati  mortali, 
E  fovra  oga«no  icritto  in  un  pennone  i 

S'è.  In 


AN.  DI  CRISTO  1304.  E  SHGG.  Ip7 

88.  In  quefio  luogo  fon  puniti  i  cali. 
Alcuna  volca  v'(n^)  avrefti  vedati 
Serpenti,  e  draghi  feroci  con  ali, 

8p.  E  contraffatti  Diavoli  cornuti, 

Che  forcon  da  le:ame  avieno  in  mano. 
Di  più  ragion  ,  tutti  neri ,  e  fannuti . 

pò.  E  per  vedere  il  detto  giuoco  vano 
Abbondò  tanta  gente  fovr'al  Ponte, 
Che  '1  Ponte  ruppe,  e  cadde  a  mano,  a  mano, 

pi.  Ed  affogarone  aiTai  in  quella  fonte, 
E  molti  guafii  poi  della  perfona 
Rimaièr,  qual  di  gamba,  e  qua!  di  fronte •- 

p2.  E'I  giuoco  allora  tutto  s'abbandona, 
E  ritornò  la  bella  fefta  in  pianto, 
Com' al  prefente  per  me  fi  ragiona. 

93.  Uorhini  ,  e  donne  veriien  d'ogni  canto. 
Cercando  chi '1  fratello,  e  chi'l  figliuolo/ 

^    E  chi '1  trovava,  s'allegrava  alquanto. 

p4.  Ma  chi  l'aveva  men  ,  con  doppio  duolo 
Si  dipartiva ,  e  non  porre'  dir  mai 
Le  Arida,  che  facea  quello  fìuolo . 

P5.  Penfa  ,  Lettor  ,  dov'  i'  mi  cominciai , 
Che  per  novelle  aver  delF  altro  mondo ,^ 
La  gente  trafle,  ficcome  udit'  hai. 

p5.  Moftra,  che  Iddio  volefl'e,  che  nel  fonda' 
AndalTe  moka  gente  all'  altra  vira  , 
Che  le  novelle  fepper  tutte  a  fondo.- 

P7.  Ma  per  ancora  in  qua  non  è  redita^ 
Perfona,  che  rapporti  le  novelk. 
Ma  dolorofa  pur  fu  la  parcita.     ^ 

N  }  p8.  Moh^ 


Ip8  CENTILOQIJIO   CAN'TO   XLI* 

p8.  Mondan  dilecco  non  vuol  dir  cavelle, 
Che'l  mondo  moftra  il  bianco  per  Io  nero, 
E  poi  ci  fa  mangiar  ibvra  la  pelle. 

pp.  Così  ii  da  beffe  tornò  daddovero  , 
Che  rade  volte  di  cofe  mondane 
Se  n'ha  diletto  compiuto,  ed  intero, 

100.  Concioiiiacofachè  tutte  fon  vane  ; 
Dunque  fermar  dobbiam  nortro  diletta 
Alle  cofe  divine,  e  non  umane. 

Della  prefence  materia  abbiam  detto • 

FINE     DEL     CANTO     XLU 


NOTE    AL    CANTO    XLI. 

I.  et)  Tem.  fuhito, 

5,  (a)  Magi,  e  Str.   E  fcmpre , 

%.  (b)  Magi,  e  Srr.  guajlandole , 

11.  (e j  Magi,   e   Str.  ;/<?;/  facejfe  . 

12.  ià)  Tem.  mojfo  guerra.  Magi,  e  Str.  al  Re  Adoàr  de  ^ 
ly.  (e)  Mngl.  e  *Str.  degno.  Tcm.  pegno. 

22.  (f)  Magi,  e  Scr.   ajpri  y  e  fieri  i  errore, 

ip.  (g)  Tem.  fcapreftrare . 

51.  (h)  Tem.  apporre. 

6%.  (i)  Magi,  e  Str.  che  fo y^GV  foìw  ^  cori  dialetto  Sane- 
fé  .  Ved,  quefte  noftre  Delizie ,  Tom.  I.  Proem.  p.  clxx. 

73.  (k)  Tem.-  Quanto  , 

79.  (1)  Str.  fi  hi  doni  . 

18.  (m)  Tem.  Alcuna  cofa  n*  arejli» 


CAN- 


IP9 


CANTO         XLII. 

A    R    G   U    M    E    N    T    O  . 

ANNI  DI  Df'  Cavìcciuli ,  che  7  Podeftà  fedirò  ,  villani 

CR.  1 3 04.      E  del gra-fi  fuoco  ,  co  arfe  Qalìmala  i        1.8. c- 7  i, 

e  fegg.        E  rìciìipie  di  piànto  ,  e  di  fofpiro  .         e  fegg. 

E  come  i  Bianchi  entrarono  in  Fiorenza , 

E  far  cacciati  con  gran  penitenza  . 

i^  ^TpRecentoquattro,  e  mille  (t)corrien  gli  anni 
X     Quando  Taiano  di  Meiler  Boccàccio 
De'  Cavicciul  fu  prefo  con  airaani 

2.  Per  nnalincio',  in  cui  pi^rfona  taccio  , 
Com'  e  (Io  fu  ,  ma  era   Popolano  , 
Ch'era  di  maggior  pena  ,e  di  più  irnppxcio. 

3.  Ed  effondo  prigione  in  Voiognano  (^; 
11  Podefià  rornaodo  da' Priori, 

E  li  coniòrci  del  detto  Talano 

4.  PercQffer  la  farniglia  ,  e  de'  maggiori 
Uccifer  due,  e^  Podeftà  fedirò 

Per  modo  tal ,  che  gli  alcri  fuo'  minori     , 

5.  In  qua,  e'n  là  tutti  quanti  fuggirò, W 
E'Cavicciuli  intrarono  in  Palagio, 

E  traffejrne  Talan  fenz a  fofpiro  . 

6.  Poi  fi  tornaro  a  cafa  loro  ad;^gio  , 
E'I  Podefià  s'andò  pe' fatti  faoi , 
Lafciando  fiato  qui  molto  malvagio. 

7.  Come  la  Città  flava',  penfar  puoi. 
Poiché  punito  non  fu  tale  errore , 
Che  non  fu  forfè  maì^gjore  a*  dì  tuoi . 

N  '4^  8.  Ri- 


200  CEiNTTILOOyiO    CANTO    KLlU 

8.  Rimafe  la  Città  fanza  Rettore  , 

Chiamarfi  allor  due  Cittadin  per  Sefto^ 
Che  fofler  Podeftà  per  Jo  migliore  , 

5?.  Tantoché  Podeftà  veniOè  pretto . 
Or  muto  cibo  per  darti  appetito, 
E  di  cotal  materia  batti  quetto . 

10.  Nel  predett'anno  il  Cardinal  partita, 
Ili  male  flato  rimafe  Fiorenza  , 
Siccome  puoi  dinanzi  avere  udito. 

11.  I  Popolan  de' Grandi  ebber  temenza, 
E  certe  cafe  fi  fornir  di  fanti 

Per  riparar  contro  alla  lor  potenza. 

12.  Albizzi,  Strozzi,  e  Ricci  fur  davantr»- 
Mancini  ,  Magalotti ,  ed  Anteliefi  , 
Peruzzi,  e  Baroncelli,  e  rutti  quanti, 

13.  Medici,  e  Giugni;  ma  i  primi  contefi 
Furono  i  Giugni  da'Ceìchi  vicini. 
Che  combarcer  la  notte,  e'I  dì  palefi. 

14.  Al  fine  Cavalcanti,  e  Gherardini, 
E  Cerchi,  e  lor  feguaci  furo  ad  una:, 
E  vinfer  quafì  gli  aìrri  Cittadini. 

15.  E  profperando  fempre  con  fortuna 
Corfer  la  Terra  infino  a  San  Giovanni, 
Senza  contatto  di  perfona  alcuna  ; 

16.  E  poco  avieno  a  ttar,che  fenza  ingannì 
Eran  vincenti,  e  poi  cacciati  avrieno 

I  lor  nemici  con  vergogna,  e  danni; 

17.  Cioè  color,  che  offefi  gli  avieno 

Nel  far  tagliar  la  tetta  a  'Meffer  Betta/ 
Ed  a  Mafin^  che  fu  di  veitù  pieno, 

18.  E  co- 


AN,  DI  CRISTO  1304.  E  SE<^G.         20l 

18.  E  come  fur  per  venire  ad  effetto 
D'acqaiftar  di  Firenze  il  Signoraggio, 
Che -quafi  lor  non  era  contraddetto, 

ip.  Ed  un  Prior  di  San  Piero  Scheraggio, 
Ch'avie  nome  Ser  Neri  degli  Abati, 
Uom  diflbiuto ,  e  reo  fenza  paraggio  y 

20.  Il  quale  avea  gran  tempo  nimicati 
I  fuoi  conforti ,  veggendofi  il  bello  ,    , 
Penfoffi  di  punire  i  lor  peccati  j 

li*  E  nelle  cafe  lor  fen^a  rappello 
Accefe  un  fuoco  artato  di  fua  mano, 

.    Al  qual  non  bifognò  poi  zoffanello  j 

12.  Perchè  foifiò  sì  force  il  tramontano, 
Gh'arfe  la  Loggia  d'Orto  San  Michele, 
E  chi  vi  fu  dintorno  profllmano  . 

23.  Poi  fi  diftefe  quel  fuoco  crudele 
A' Caponfacchi  nel  Mercato  vecchio  > 
E  poi  per  Calimala  alzò  le  vele, 

24.  Dove  ogni  cofa  parve  di  capecchio  ; 
E  cosi  arfe  tutta  quella  via , 

Come  in  più  parti  ancor  di  fé  fa  fpccchio  • 
±$.  Or  chi  potrebbe  la  mercatanzia 

Di  Calimala  ftimar  pienamente  , 

E  quella,  ch'era  in  Por  Santa  Maria. 
26.  E  fé  alcuno  fgombrava  ,  incontanente 

Era  rubato  da^Mafinadierj; 

E  quefti  furon  la  diferta  gente, W 
17.  Abati,  Macci ,  Tofinghi ,  ed  Amieri, 

E  Caponfacchi ,  Bacchini ,  e  Lamberti ,  W 

Cipria»,  Buiamonci  Bianchi,  e  Neriy 

28.  Ds' 


202  CENTILOQtJIÒ    CANTO   XLII. 

28.  De'  Cavalcanti  tucri  fuf  diferci , 

E  Gherardini ,  e   Pulci ,  ed  Amidei , 
E  Lucardefi ,  e  lun^o  T  Arno  certi . 

29.  Il  danno  fu  infinito,  fa  per  dei, 
Cafe ,  e  Palagi  mille  cinquecento 
Guadò  quel  fuoco ,  de'  buoni  >  e  d.e'  rei . 

30.  E  per  cagioii  di  quello  impedimento  («) 
I  Cavalcanti  ,  eh'  erano  i  maggiori , 
E'Gherardin  perderò  ogni  ardimento; 

31.  E  dopo  il  fuoco  fur  cacciati  fuori 
Della  Cittade ,  ficcome  rubeili, 

E'  lor  nimici  rimafer  Signori . 

32.  l'ho  jafciati  aliai  nomi  di  quelli. 
Che  per  dir  breve  contar  non  mi  lece , 
Perchè  non  dichi,  ch'io  lungo  favelli. 

33.  L'anno  predetto  di  Giugno,  a' di  diecc 
Ser  Neri,  che  di  fopra  ho  nominato. 
Lo  fmifurato  mal  commife  ,  e  fece . 

34.  Nel  detto  tempo  il  Cardinal  da  Prato 
In  Corte  al  Papa,  ed  a' fuo' Cardinali , 
De'  Guelfi  fi  fu  molto  richiarnato  ; 

35.  E  dilTe  di  lor  tanti  ,  e  sì  gran  mali, 
Che'l  Papa  fé  di  Cubito  citare 
Dodici  Fiorèntin  de' Caporali; 

3(5."  De' quali  far,  fecondochè  mi  pare, 
Meffer  Corfo  Donati,  e  MeiTer  Betto 
De' Brunellefchi  di  nobile  affare , 

37.  E  MeiTer  Rolfo  della  Tofa  detto, 
Meffer  Fazzino  ,  e  MeiTer  Geri  Spina; 
Gli  altri  non  fo,  però  non  gli  rimetto. 

38.  An- 


AN.  DI  CRISTO  1 304,  E  SEGG.  20  J 

38.  Andare  al  Papa ,  e  con  bella  dottrina 
Si  fcufarono  a  lui,  ch'era  in  Perugia, 
E '1  Cardinal,  che  di  mal  far  non  fina, 

39.  A' Ghibellini,  e  a' Bianchi  non  s'indugia 
A  fcriver ,  battere  i  Guelfi  volendo 

Con  peggior  forza  affai ,  che  di  nìinugia , 

40.  A  Fifa,  ed  a  Piftoi',  fé  ben  comprendo, 
A  Arezzo  ,  ed  a  Bologna  ,  ed  in  Ronnagna , 
Ed  in  più  parti ,  eh'  io  non  mi  flendo  ;  O 

4t.  Che  veduta  la  lettera,  compagna 
Di  gente  d'arme,  con  gran  provvedeuza 
Ciaicun  facefle,  e  colla  gente  magna, 

42*  Subito  andafTero  a  prender  Firenza , 
Dicendo  ;  Qua  fon  tutti  i  fuoi  Reggenti  ,(sJ 
Sicché  non  vi  bifogna  aver  temenza  ; 

43.  E'i  Papa,  escardinai  non  fon  contenti, 
E  darannovi  a  ciò  ogni  favore  'r 

Or  fate  si^  che  voi  fiate  vincenti. 

44.  Quando  vi  (ete,  ne  cacciate  fuore 

La  parte  Nera,  e' Guelfi,  che  m'  aggrada, 
Percii'  a  me  fecer  grande  difinore  v 

45.  Ed  io  farò  coftor  tenere  a  bada 
Tanto  che  la  Cictade  avrete  prefa  , 
E  molto  ben  purgata  ogni  contrada. 

46.  Poiché  ciafcun  la  lettera  ebbe  intefa  » 
Prefero  ardir  ,  poiché  favoreggiati 
Speravan  d'effer  dalla  Santa  Chiefa. 

4y\  E  certi  (^)  noftri  ufciti  raunati 
Fur  co'Pifani,  e  vennerfène  a  Marti 
A  cavallo ,  ed  a  piedi  bexie  armati .- 

48.  Si- 


204  CENTILOQUia   CANTO    XLIf/ 

4S.  Similemente  poi  di»  molte  pare} 
La  gente  in  fulla  ftrada  Bolognefe 
Si  raunar ,  e  per  più  chiaro  farti , 

4p.  Al  luogo  detto  al!a  Laftra  difcelè 
Alcun  dì  prima,  che  lo  dì  ordinato^ 
Perchè  Ja  voglia  noftri  ufciti  accefè. 

50.  E  quivi  fi  trovaron ,  fé  ben  guaco. 
Più  di  mille  fecento  Cavalieri, 

E  novemila  fanti  d'ogni  lato. 

51.  Pigliando  cui  rrovavan  volentieri. 
Perchè  niun  portafTe  novitadeO 

Di  lor  venuta,  e  di  lor  meftiéri* 

52.  Se  non  fofTer  pofaci  W  in  quelle  ftrade , 
Ed  aveffer  pur  oltre  cavalcato. 

In  quella  fera  egli  avien  la  Cittade  5 

53.  Ma  degli  Uberti  Meffer  Tofolato, 
Qual  era  allor  Podeftà  di  Piftoia , 
Con  molta  gente  feguiva  il  trattato. 

54.  La  fera  T  afpetcar,  non  fanza  noia, 

E  non  giugnendo ,  per  tempo  il  mattino 
Gli  ufciti  noftri,  fperando  aver  gioia, 
$$»  Con  quella  g^nte  ,  eh' avieno  in  dimino, 
1  Bolognefi  lafciandò  alla  Laftra, 
Che  per  viltà  non  feguìro  il  cammino, 

56.  (Ben  fi  fapeva  nella  Città  maftra 
La  lor  venuta ,  ma  non  ben  fornica 
Era  di  gente  coperta  di  piaftra.) 

57.  La  parte  Bianca  colla  fronte  ardita 
Entraron  per  gli  Borghi  di  San  Gallo, 
Di  Luglio,  il  dì  di  Santa  Margherita. 

58.  Vs- 


AN.  DI  CRISTO  1304*  E  SJSG3.  205 

58»  Vera  cos'è,  e  chiar  come  criftallo , 
Che  non  avea  ancor  W  mura,  né  foffi , 
Sicché  paflar  porevan  fenza  fallo. 

$^.  Po'  crovaron  di  legni  lunghi ,  e  groflì 
Facto  un  ferraglio,  il  quale  abbandonato 
Tacce  le  guardie,  come  far  percofli. 

60.  E  gli  Arecin,  quando  quivi  paffaro, 
Levaron  dal  ferrame  un  chiaviftello, 
Gìie  'n  San  Donato  a  Arezzo  Y  appiccare , 

61.  Ed  ancor  v'è,  per  memoria  di  quello. 
Non  fo  perchè  ih  ne  portar  quel  faggio. 
Che  di  lor  difinore  è  ver  fuggello. 

62.  La  gente  Ci  raccolfe  nel  Cafaggio^ 
ApprefTo  a' Ser^vi  di  Santa  Maria, 

E  quivi  fi  fchieraron  di  vantaggio. 

(J3.  Mille  dugento  la  Cavalleria 
Scimata  fu  ,  e  gente  viepiù  groffa 
Furo  i  Pedoni  alla  lor  compagnia. 

64.  Se  foffer  podi  nella  Città  rofla. 
Ch'era  fuor  delie  mura,  e  de' ferragli. 
Appreso  a' Fra' Minori  alla  rifcoffa, 

6$.  Avieuo  acqua  per  loro,  e.  pe' cavagli , 
E  potevano  fiar  fotto  il  coperto, 
E  dare  a' Cittadin  molti  travagli. 

66,  Già  era  Terza,  quando  alcuno  efperto 
De*  ncftri  ufcici  prefe  gente  alquanta, 
Lafciando  gli  altri  fchierati  per  certo, 

67.  E  poi  guidolLa  dove  ancor  fi  canta, 
Ch'eiìèr  Iblea  la  Porta  agli  Spadai, 
Bench'  oggi  fia  disfatta  tutta  quanta . 

68.  Qui- 


205  CENTILOQyiO    CANTO    XLII. 

68.  Quivi  a  difefa  aveva  gente  affai, 
Ma  pur  la  combatter  con  tanto  ardire, 
Che  que' dentro,  e  di  fuor  ne  tralTer  guai  r 

6^,  Ma  que'  di  fuor  cominciaro  a  fedire 
Colle  baleflra,  e  con  sì  fatta  fcorta, 
Cli'  a-  merli  alcun  non  ardiva  apparire , 

70.  E  colle  fcuri  ragliando  la  porta. 
Quando  que' dentro  udiron  tal  fracaffo, 
Addietro'fi  fuggir  per  la  più  corta, 

71.  E  que*di  fuor, per  acquiftare  il  paffo,  G) 
Cacciar  la  porta  in  terra  di  leggiere , 

E  poiché  Tebber  tutta  mcffa  al  baffo, 

72.  Paffaron  dentro  con  certe  bandiere  , 
E  giunfero  al  ferraglio  della  piazza, 
Dov*  era  gente  di  molte  maniere  y 

73.  Da  dugento  a  cavai  gente  di  mazza, 
E  forfè  cinquecento  erano  a  piede 

Dy  noftri  baleftrieri ,  e  d'ogni  razza. 

74.  Quel ,  che  allor  fi  credette ,  ancor  fi  crede. 
Che  molti  di  que' dentro  teniea  mano 

A  quel  trattato,  e  poi  rupper  la  fede; 

75.  Perchè  di  gente  dì  paefe  ftrano 
Temetter  più,  che  de' cacciati  Bianchi, 
E  prefer  la  difefa  a  mano,  a  mano. 

76.  Aperfero  il  ferraglio,  e  come  franchi 
Percoffero  a'  nemici  di  buon  cuore 
Colle  quadrella,  e  colle  lance  a'  fianchi; 

77.  Onde  dieder  la  volta,  e  fuggir  fuore 
Da  quella  parte  ,  onde  fu  la  venuta  , 
E  perderò  in  quel  punto  ogni  valore. 

73i  M^ 


AN.  DI  CRISTO  1304.  E  SEGG.  20/ 

78.  iMa  fé  que'  di  Cafaggio  combattata 
Avefler  la  Città  dall'altra  faccia,  '^ 
La  Città  faaza  fallo  avrieno  avuta  ; 

7p.  Ma  ilecterp  pur  fermi,  e  quefti  in  caccia 
Fi^ggiron  più ,  che  lor  non  bilbgnava  , 
Perocché  pochi  feguitar  la  caccia, 

80.  Che  nella  Terra  forte  fi  dottava 

Dei!' altra  gente  ,  eh'  era  grolfa  ,  e  bella, 
Che'n  fui  Cafaggio  ferma  ancora  flava. 

Si.  A' Bolognefi  detto  per  novella 

Fu,  che  la  gente  era  fconfitca ,  e  rotta, 
E  ver  non  era ,  che  poco  fu  quella. 

82.  Ma  nientedimeno  in  poca  dotta. 
Senza  voler  cercar  d'efler  più  certi. 
Si  mifero  a  fuggir  tutti  ad  un'otta. 

83.  E  Meffer  Tofolato  degli  Uberti 
Trovaron  ,  che  veniva  per  Mugello," 
Con  trecento  a  cavai  dell'  arme  fperti , 

84.  E  con  gran  Fanteria  a  fuo  pennello , 
E  volle  quella  gente  ritenere, 

E  rimenar  con  feco  a  tal  zimbello, 
ds-  E  non  poflendo,  il  franco  Cavaliere 
Verfo  Firenze  venne  arditamente. 
Come  colui ,  che  avea  gran  volere . 
86.  E  cavalcando  forte  ,  il  convenence 
De'  Bolognefi  ,  come  fi  ragiona  , 
Aveva  già  fentito  l'altra  gente. 
B7.  Edendo  flati  infin  paffata  Nona 

Senza  mangiare  ,  e  fenza  bere  a)  caldo, 
Ciafcun  psiisò  di  campar  la  perfona . 

SS.  Niu- 


208  CENTILOQyiO   CANTO   XLII. 

88.  Niuno  (lette  più  a  campo  faldo. 
Ma  in  un  punto  fi  furo  dileguati , 
Lafciando  1'  arme  ognun ,  come  ribaldo  • 

8p.  Da  pociii  furon  però  feguitati , 
E  pur  ne  furo  affai  morti,  e  fediti  , 
E  prefi ,  e  fu  pe' gli  alberi  impiccati, 

90.  E  Meffer  Tofolato  ne' fuggiti 

Si  rifcontrò,  ch'era  piena  la  ftrada, 
E  die  la  volta  con  gli  altri  fmarriti  ; 

91.  E  chi  potè  fi  tornò  in  fua  contrada 
Vitiperato  ficcome  tapino  , 

Perchè  fuggir  fenza  colpo  di  fpada. 

92.  Ben  fi  portò  adunque  V  Aretino , 
Ch'appiccò  il  Chiaviftello  in  San  Donato^ 
Perchè  a  Firenze  fé  del  paladino. 

93.  Pifanì,  ed  altri,  che  venien  dallato, 
E*  noftri  Contadin  volfer  difio  , 

f  Poiché  fentir  con  merito  il  mercato . 

94.  E  difie  l'Autore,  e  dicoFio, 
Che*  Fiorentini  ebber  quefta  vittoria  , 
Non  per  ben  far,  ma  per  grazia  di  Dio. 

^S^  E  farebbe  ben  fatto  per  memoria. 
Che  Santa  Margherita  fi  guardaffi?. 
Nel  cui  dì  fu  cofa  tanto  notoria. (»") 

96.  Non  volle  Iddio ,  che  allora  fi  guaftaflb 
Tanto  bella  Città ,  quant'  era  quefla  , 
Ma  che  di  bene  in  me'  multiplicaffe  » 

<^7.  E  però  dico,  che  la  detta  fetta 
Da' Guelfi  dovrebb' efiere  onorata, 
Poiché  la  Santa  in  lor  favor  fu  prefta, 

98.  Let- 


AK.  DI   CRISTO    I3©4.  SÈGG.         tOf 

p8.  Lettore,  io  ho  la  Scoria  abbreviata, 
E  più  intendo  ancora  d'  abbreviare  , 
Dove  Firenze  non  fìa  ricordata. 

pp.  Cìii  più  diftefamente  vuol  trovare , 
Legga  la  proià ,  W  eh'  io  per  me  ne  ferivo 
A  mio  diletto  quel ,  che  buon  mi  pare  . 

loo.  E  (eguirolla  infin ,  ch'ai,  mondo  vivo , 
Chi  mi  corregge  per  maeftro  accetto 
Poich'  i*  farò  di  quefto  mondo  privo  ; 

Ch'  io  fo  ben ,  che  '1  mio  dir  non  è  qorrecco . 

FINE     DEL     CANTO     XLU. 


NOTE    AL    CANTO    XLJI. 

I .  (t)  Magi,  col  mille  .  Str *  C9n  mille . 

3.  (a)  Tem.  Bologuano  >  V.  il  Proemio  a  qusfta  voce. 

5.  (b)  Str.  tutti  fuggirò .  Ma.o],  fi  fuggirò, 
a5.  (e)  Tempi  lafcia  tutta  quefta  ftrofa. 
^7.  (d)  Magi,  e  Str.  e  Ami  eri  di  nuovo,  per  isbaglio. 
30.  (e)  Tem.  intendimento , 
32.  (f)  Tem.  a  pigliar  Fiorenza.  (§)  Magi,  e  Str.  Ri^ggi' 

menti . 
40.  (*)  MSS.  eh'  io  non  m  diftendo . 
if7.  (h)  Magi.  E  tutti. 

51.  (*)  MSS.  in  veritade. 

52.  (i)  Magi,  e  Str.  Se  non  fo/Jt  pajjiìti  * 
58.  (k)  Tem.  Che  non  v*  avea  allora. 
71.  (1)  Tem.  fi  racquiflare . 

j5.  (m)  Magi,  sì  notoria.  Tem.  tanta  vimrìa  . 
^►^.  (n)  Magi,  e  Str.  la  fiorii. 


Voi  TV,  O  CAN. 


ZIO 


CANTO        XLIII. 

ARGUMIWTO. 

ANNI  DI  Come  ì  Fìain?ntnghi  furono  fconfitH  villani 

CR.  1 304»      -D<?/  Re  di  Francia ,  e  come  poi  fir  pace     1.8. e. 78. 
e  fegg-       l*er  tema  di  non  effer  più  trafitti ,  e  fegg. 

E  come  il  Cardinal  da  Prato  folle 
Con  fenno  fece  quel  Papa  ,  che  volle . 

1.  TNfra'I  detto  anno  il  Re  co'  fuo'  Baroni, 
X   Con  dodici  miglia' di  Cavalieri, 

E  con  feffanta  miglia' di  Pedoni ,  (t) 

2.  Moire  di  Francia  con  fermi  penfieri 

D' andar  fopra  i  Fiamminghi ,  e  T  Ammiraglio 
Mandò  per  mar;  ciò  fu  MefTer  Ruggieri ;(') 

3.  Con  quanti  legni  dir  non  mi  travaglio. 
Perchè  il  Conte  di  Fiandra  avea  affediata 
Sirea ,  ov*era  tutto  dì  a  berzàglio.(a) 

4.  E  quando  il  Conte  feppe  dell' armata, 
Entrò  in  mare  con  galee, e  eoa  cocche, W 
E  feffi  contro  lor  con  fua  brigata , 

5.  Navigando  si  forte,  che  le  bocche 
Percoffer  le  galee,  e  la  battaglia 
Incominciar,  poche  fi  furon  tocche; 

C.  E  dopo  molto  lunga ,  e  gran  travaglia 
CredendoG  effer  vincitore  il  Conte, 
Si  ritrovò  perdente  alla  fcarmaglia. 

7.  Ed  a  molti  de' fuoi  il  mar  fu  fonte. 
Ed  el  fu  prefo,  e  a  Parigi  menato. 
Con  altri  molti  con  turbata  fronte. 

B.  Qjtan' 


AN.  DI  CRISTO  1304.  E  SEGG.  211 

8.  Quando  fentir  com'egli  era  arrivato. 
La  gente,  ch*era  rimafa  ali' aiTedio, 
In  rotta  fi  fuggir  dall'altro  lato; 

p.  E  li  Fiamminghi  volendo  rimedio 

Trovar,  che'l  Re  non  paffaflè  a  lor  villa, 
Seffantamilia  furon  fanza  tedio, 

10.  E  con  lor  ofte  il  caraparo  a  Lilia, 
Rappreffandofi  il  Re ,  fi  prefe  il  palio 
Del  Ponte,  ove  neli'  Ifchia  (*)  il  pefce  grilla. 

11.  E  poi  quel  Popol  niente  fu  laffo 
Contro  a'  Franceìchi ,  ma  giugnendo  loco , 
Ne  fecer  più  ,  e  più  andare  al  baffo; 

12.  E  fuvvi  morto  Meffer  Buiafoco 

Di  que'  del  Re ,  e  in  fine  pur  paffaro , 
E  la  forza  Francefca  vinfe  il  giuoco. 

13.  E  poche  fur  paffati  s'accampato 

Nel  pian ,  eh' è  in  mezzo  tra  Lilla,  e  Doagio  , 
E  li  Fiamminghi  lor  campo  mutaro, 

14.  E  padiglioni,  e  vettuaglia  adagio 
In  fulle  carra  pofer  di  prefente. 

Che  di  mandargli  altrove  avien  difagio. 

15.  Poi  s' accampare  a  petto  a  quella  gente, 
E  di  carra  cerchiaro  il  campo  lorb , 
Che  girava  tre  miglia  veramente. 

16.  E  lì  Francefchì  fenza  alcun  dimoro 
Intorno  intorno  combatter  la  sbarra , 
Ed  e' fi  difendean  dentro  al  coro. 

17.  Ma  li  Francefchi  già  fu  per  le  carra 
Eran  montati  con  baleftri ,  e  dardi , 

E' Fiamminghi  veggendo  tal  caparra, 

O  2  18.  Ufcir 


212         GENTILOQUIO   CANTO  XLIII, 

|8.  Ufcir  di  fuori,  e  come  leopardi 
Percoflero  a' Francefchi  per  ragione, 
E  quafi  in  volca  li  fecer  co' dardi, 

19.  E  feguicargli  infino  al  padiglione 
Dov'  era  il  Re ,  che  da  mangiar  levato 
S'era  a  veder  la  fubita  cagione, 

^o.  E  no'l  cognobber,  ch'era  difarmato , 
Senza  moflrare  alcun  fegno  Reale  * 
Che  r  avrien  morto ,  e  '1  fatto  era  sbrigato  , 

21.  E'I  franco  Re,  e  Signor  naturale 

Si  fece  armare,  e  montò  a  deftriere, 
E  la  fua  gente  traffe  al  fuo  fegnale . 

22.  E  non  fu  mai  leon ,  che  l'altre  fiere 
Faceffe  dileguare  alla  bifogna  , 

Come  facea  quel  nobile  guerriere. 

23.  E' Cavalieri,  che  temean  vergogna, 
Veggendo  il  lor  Signor  tanto  valente. 
Il  feguitaro ,  e  fanza  dir  menzogna 

24.  E*  ringrofsò  la  battaglia  ,  e  la  gente , 
Per  modo  tale,  che  'n  piccolo  fpazio 
La  parte  de' Fiamminghi  fu  perdente* 

25.  E'  Francefchi  di  lor  fecero  ftrazio  à 
Che  femila  n' uccifer  volentieri, 

E  di  ciò  far  niun  fi  vedeva  fazio; 

26.  De' qua*  MefTer  Guiglielmo  di  Giulieri 
Rimafe  al  campo  allor  con  gli  occhi  torti, 
E  mille  cinquecento  Cavalieri 

27.  Dal  lato  de' Francefchi  furon  morti. 
Sopraggiugnendo  la  notte ,  al  fuggire 
Furo  i  Fiamminghi  per  lor  Terre  accorci. 

28.  Eì'aU 


AN*  DI  CRISTO  1304.  E  SEGG*         21  j 

28.  E  r  altro  giorno  il  Re  fé  foppellire 
Tutti  i  Francefchi ,  e  fé  pena  la  vita 
A  chi  toccar  Fiammingo  avefle  ardire < 

2p.  E  dopo  Ja  vittoria ,  eh'  hai  udita , 
Il  Re  aflediò  Lilla  là,  dov'era 
Rimafo  a  guardia  con  buona  partita 

30.  Meffer  Filippo,  che  con  franca  ceri 
Iniino  allora  1  avea  ben  guardata, 
Sollecitando  da  mane,  e  da  lèra. 

31,  E 'i  Re  co'fuoi  T  ebbe  sì  circundata* 
Che  dentro  non  poteva  entrar  cavelle  j 
Ned  anche  ufcirne  creatura  nata, 

3i.  E  con  molti  trabocchi,  e  manganelle 
Vi  gittav'  entro  di  notte,  e  di  giorno 
Dimolte  pietre  con  altre  novelle. 

33.  E  fappi  y  che  tenea  il  campo  adorno 
Più  di  fei  miglia  ,  sì  bene  ordinato , 
Che  avuta  Tavria  fanza  foggiornoj 

34é  Ma  il  Conte  di  Namurro  ricornato 
Dalla  feonficta  alii  Fiamminghi  fuoi, 
Riconfortogli  nel  lor  male  flato  : 

35.  Signor ,  dicendo  ,  ancora  è  me' ,  che  noi  M 
Rimagnam  morti  al  campo  tutti  quanti^ 
Ch' effer  qui  morti  ne' lervaggi  poì.(<^) 

3(5.  Dunque  diam  fine  a'dolorofi  pianti, 
Rifaccian  tcfta  ,  e  non  rimanga  alcuno  , 
Che  poffa  Tarme,  che  non  Ija  davanti* 

37.  O  noi  morrem  tutti  quanti  in  comuno,- 
O  noi  arem  col  Re  sì  buona  pace , 
Che  appagare  fé  ne  dovrà  ciafcuno . 

Ò  5  38.  AH 


Ì'I4         CENTlLOQyiO   CANTO    XLIII. 

38.  AlloT  con  cuor  magnanimo,  e  verace 
Rifpofer:  Noi  fiam  tutti  apparecchiati, 
E  faccia  Iddio  di  noi  ciò,  che  gli  piace. 

3p.  Ed  in  tre  fettimane  raunati 

Fur  più  di  cento,  e  cinquanta  migliaia. 
Secondo  loro  ufanza  bene  armati. 

40.  E  rifer  padiglioni  alla   primaia, 

E  non  avendo  del  panno  lin  tanto. 
Quanto  mefiier  facea ,  per  più  paia 

41.  Li  fer  di  panno  lan ,  di  prò,  e  di  guanto, 
E  fopravvefte  fer  bianche,  e  vermiglie. 
Con  fegno  di  fu'  arte  ognun  daccanto . 

42.  E  poi  lafciando  tutte  lor  famiglie 
Giurar  di  non  tornare  a  cafa  mai 
Senza  la  pace,  ed  altre  maraviglie. 

43.  Non  come  gente,  che  aveffe   a  trar  guai 
Di  due  fconficte,  come  fi  ragiona. 

Ma  come  arditi,  e  valorofi  ,  e  gai(<?) 

44.  S'  accamparono  al  Ponte  a  Guarafcona , 
E  per  ufcir  più  toflo  di  periglio, 
Richiefer  di  battaglia  la  Corona . 

45.  E  lo  Re  diflTe:  Ben  mi  maraviglio. 
Come  fon  anche  alla  morte  tornati. 

Che  fo,  che  ci  è  padre,  fratello,  e  figlio. 

46.  Rifpofe  r  un  de*  (uoi  Baron  pregiati  : 
Non  vi  maravigliate  Signor  mio , 
Che  fon  venuti  come  difperati. 

47.  Se  fi  combatte  ,  non  fo  veder'  io , 
Che  quefto  fia  fanza  gran  dannaggio, 
E  la  concordia  piace  molto  a  Dio. 

4S.  S'  ella 


AN.  DI  CRISTO  13 04.  E  SEGG.         21$ 

48.  S'ella  fi  puoce  aver  larà  vantaggio, 
E  cornerete  a  Parigi  con  gioia , 
Ed  al  Re  piacque  il  fuo  configlio  faggio. 

4p.  Duca  Bramante,  e '1  Conte  di  Savoia 
Al  trattar  della  pace  fé  mezzani, 
A' qua'  non  fu  cerai  lezione  a  noia. 

50.  Valentemente  (0  ci  mifcr  le  mani, 

E  come  piacque  a  Dio  in  pochi  giorni 
Fermar  la  pace  que' Baron  fovrani. 

51.  Cioè,  che'l  Re  co'fuoì  in  Francia  torni, (s) 
E  li  Fiamminghi  nella  lor  Franchigia 

Al  modo  antico  fi  foflero  adorni. 

52.  E  riaveffer  per  la  convencigia  (^) 

Tutti  i  prigion ,  che  '1  Re  di  Francia  aveva 
Di  Fiandra  ,  fottopofti  a  fua  grandigia , 

53.  E  certe  Terre,  che  Io  Re  teneva,, 
Doveva  liberamente  lafciare 

A  cerca  gente,  a  cui  apparteneva. 

54.  E' Fiamminghi  dovieno  abbandonare 
Lilla,  e  Bettona,  e  tutta  ,  come  parte 
Fiume  deirifchia,  che  di  Francia  pare; 

SS'  Ed  oltre  a  ciò  pagare  a  parte,  a  parte 
Dugentomila  lire  (0  Parigine  j 
E. fatto  fu  ciò,  che  dider  le  carte. 

$6,  E  così  ebbe  Tafpra  duerra  fine 

Tra  li  Fiamminghi ,  e  'i  Re ,  con  pieno  effetto , 
E  fu  la  pace  poi  perfetta,  e  fine .  • 

S'j.  Nei  detto  tempo  Papa  Benedetto 
Morì  in  Perugia ,  e  fu  avvelenato , 
Per  quel,  che  allor  per  moki  foffe  detto, 
O  4  58.Ecer. 


Il6         CENTILOQUIO    CANTO   KLIir* 

58.  E  cerei  Cardinal  fero  il  trattato, 
Che  un  giovane,  co m' una  Servigiale 
D'un  Muniftero  veftito,  e  velato, 

S^.  Fichi  fior  gli  portò  ,  con  parlar  tale , 
Che  ben  parea  del  Munifter  Commeffa, 
Dicendo,  dopo  il  /aiuto  Papale: 

60.  Quefti  manda  Madonna  la  Badefla 
Del  Munifter  di  Santa  Petornella , 
Di  voi  divota,  e  ferva,  ed  io  con  effa. 

di.  Egli  era  a  menfa,  e  contemplando,  ch'ella 
Era  ftaca  più  tempo  fiia  divota , 
Ed  era  molto  apparifcente,  e  bella  > 

62.  Di  que' fichi  mangiò  con  piena  gota. 
Ned  afpettò  di  far  far  la  credenza, 
Com'el  folea  fare,  e  quefto  nota, 

6}.  Forfè ,  che  volle  Iddio  per  penitenza . 
Poco  vi  vette  ,  che'n  Santo  Arcolano 
Sepolto  fu  con  molta  riverenza  • 

64.  Appreflb  poi  il  Collegio  fovrano 
De' Cardinal ,  per  far  nuova  lezione* 
RacchiufI  furo  in  Perugia  di  piano: 

65.  Dov'  egli  fletter  per  quefta  cagione 
Coftretti  nove  me(i ,  per  le  fette  , 
Ch'eran  tra  loro,  e  gran  divifione. 

66.  Eran  due  parti,  e  1' una  delle  dette 
Guidò  MefTer  Francefco  Gaetani, 

Che  a  parte  Guelfa  del  tutto  premette , 

67.  E  r  altra  parte  avea  tra  le  mani , 
Come  udirai,  il  Cardinal  da  Prato,         '' 
Da  cui  i  Guelfi  fempre  fur  lontani» 

d8.  E  prò- 


AH.  DI  CRISTO  1 304.  E  SEGG.  21/ 

(58.  E  procacciò  di  riporre  in  iftaco 

I  Colonnefi,  e  con  fagacicade 

Meffer  Francefco  chiamò  dali'  un  lato  » 
6p.  E  difle:  Noi  guaftiam  la  dignitade 
Di  Sanca  Chiefa,  e  fecondoch' i'odo. 
Ce  ne  riprende  la  Criftianicade. 

70.  Io  ho  penfato  in  quefti  facci  un  modo , 
Che  voi  ne  nominiate  tre,  e  poi, 

Qual  più  ci  piacerà,  (la  pofto  in  fodo. 

71.  O  volete,  che  fimilmente  noii 

Ne  chiamiaa  tre,  e  voi  prendete  l'uno 
Di  quefti  tre,  qual  più  diletta  a  voi  ; 

72.  S\  veramente ,  ch^  abbia  ciafcheduno 
Quaranta  giorni  termine  daccanto, 
E'nganno  qui  non  puot'efler  niuno, 

73.  E  quel  s' intenda  vero  Padre  Santo  > 

II  qual  da  noi  farà  così  eletto, 

Colla  Mitra  Papale,  e  coir  Ammanto. 

74.  Diffe  Meffer  Francefco;   Ben  hai  detto. 
Ala  noi  voglian  di  tre  far  la  lezione , 

E  VOI  pigliate  qual  v' è  più  diletto. 
75*  Furo  in  concordia,  e  fanza  più  tencione, 
MefTer  Francefco  fu  col  fuo  Collegio, 
E  nominarne  tre  ciafcun  Guafcone. 

76.  E  quefto  fera  in  danno ,  ed  in  difpregio 
Del  Re  di  Francia,  ch'era  lor  nimico. 
Per  Meffer  Carlo  fuo  nipote  egregio. 

77.  E  fuggellaci  i  nomi  al  modo  antico, 
E  giurato  credenza  di  prefente, 

Si  dipartì  ciafcun,  com' io  ti  dico. 
Voi.  IV.  O5         78.E'lCar* 


ai8  CENTILOQUIO    CANTO   XLiri. 

78.   E  '1  Cardinal  da  Prato  incontanente  , 
Di  volontà  degli  alcri  fao'cooipagni. 
Al  Re  di  Francia  fcrilTe  il  convenente , 

7p,  Dicendo  :  Acciocché  pofcia  non  ti  lagni , 
Di  qusftt  tre  eleggi  qual  ti  piace. 
Ma  fa,  che  prima  fua  amiftà  guadagni; 

80.  E  poiché  avrai  con  lui  concordia  ,  e  pace  , 
Fatti  pronnetter  quel,  che  ti  bifogna; 

E  la  rif  pofta  fia  toilo ,  e  verace . 

81.  E'I  Re-di Francia,  che  ciò  molto  agogna, 
Sicconi'egli  ebbe  intefa  la  novella  , 
Subitamente  ne  mandò  in  Guafcogna 

82.  Per  l' un  di  quegli ,  il  qual  più  tofto  appella, 
Ch'avea  nome  allor  MeflTer  Ramondo, 

Ed  Arcivefcovo  era  di  Bordella  . 

83.  Ed  a  lui  fcrifse  con  parlar  giocondo, 
Che  gli  volea  alla  cotal  Badia 

Parlar  di  cofe,  che  portavan  pondo. 

84.  Quand'el  fentì ,  che 'ncontro  gli  venia 
11  Re  di  Francia,  fanzà  più  tardare. 
Subitamente  fi  fu  meflb  u\  via . 

85.  Furono  infieme^  e  dopo  il  {aiutare, 
Faccendo  T  uno  ali*  altro  molto  onore. 
Il  Re  di  Francia  <:ominciò  .^  parlare: 

8(5.  Benché*!  nipote  mio  con  fuo  valore 
Fact'  abbia  al  tuo  paefe  violenza , 
I*^ vo',  che  gli  perdoni  per  mio  amore  f 

87.  E  vo',  che  fappi ,  ch'io  ho  la  potenza 
Di  chiamar  Papa  qual  più  rtii  diletta 
De' tre f  e  fegli  giurar  la  credenza. 

88/ E  poi 


AN.  or  CRISTO  1304.  E  SEGG.  2  1^ 

88.  E  poi  gli  dìiìh  :  V  vo  ,  che  mi  promerra  , 
S' i'  ti  fo  Papa,  che  cu  mi  fìuai 
Sei  grazie,  che  niuna  fi  dimetca. 

B^.  L'ana,  che 'n  Francia  la  Coree  terrai, 
E  di  quel  luogo  per  akro  vantaggio, 
Contro  a  mia  voglia,  non  ti  partirai. 

^o.  L' altra  ,  che  me ,  e  tatto  mio  Baronaggio,  W 
Ed  ogni  mio  feguace  farai  fazio 
D' aflblver  di  peccato,  e  d'ogni  oltraggio  • 

pi.  La  terza  ,  che  di  Papa  Bonifazio 
Annulli  ogni  m.emoria  fenza  inganni  » 
E  d'  ogni  fua  fcrittura  facci  flrazio . 

p2.  La  quarta,  che  mi  conceda  cinqu' anni 
La  decima  di  tutti  i  mie'pa^fi. 
Per  fopportare  alquanti  de' mie' danni  • 

^3.   La  quinta,  che  in  iftato  i  Colonnefi 
Rimetta,  e  renda  a  ciafcuno  il  Cappello, 
Ed  altri  amici  ancor  fatti  palefi. 

P4.  La  fetta  mi  riferbo  a  mio  appello  , 
E  vonne  faramento  ,  e  ficurtade. 
Che  tu  non  mancherai  quefto ,  né  quello» 

^S»  E  per  moftrargli  più  la  veritade, 
Le  lettere  gli  fé  tutte  vedere , 
Come  rimeffo  eia  in  fua  libertade. 

p5.    Quando  e'  cognobbe ,  eh'  egli  avia  il  podere 
Di  farlo  Papa,  gli  fi  gictò  a' piedi, 
Piagnendo  di  letizia,  al  mio  parere; 

^7,  E  dilTe  ;  Signor  mio  ciò,  che  tu  chicc*i  , 
Sarà  fornito;  e 'n  fui  Corpo  di  Crillo 
GJiel  giurò  poi,  e  qui  Lettor  provvedi  , 
O  6  9^'  Che 


119  CENTILOQyiO    CANTO   XUfl. 

98*  Che  fo!  per  far  del  Papato  Tacquifto, 
Gli  lafciò  per  ftadichi  i  nipoti. 
Ed  un  fratel ,  eh'  aveva  ,  motto  vifto . 

pp.  Baciarfi  in  bocca,  ficconne  divoti. 
Poi  fi  partirò;  e 'I  Re  per  pace  fatta 
Moftrò  menarne  gli  ftadichi  noti, 

100.  E  come  Tuo*  figliuo'  tutti  gli  tratta. 
Ma  non  più  or  della  prefente  tema. 
Che  'i  termine ,  ov'  i'  fon  del  dir ,  mi  matta  ; 

Nell'altro  compirò  la  floria  fcema. 

FINE     DEL     CANTO    XLIII. 


NOTE    AL    CANTO    XLIII. 

1,  (f)  ViW. Co ft  pia  di  joooo.  pedoni, 

1.  (•)  Vili.  Rimeri  de' Gn7nalài  di  Ge»ox>a  9  e  così  Cernete  ^ 

3 .  (a)  Tem,  Sirea  ,  ovvero  tutto  il  di  al  herzaglio . 
Magi.  Sirea ,  ov*  era  tutta  di  herzaglio .  Vili.  Sirifea . 

4.  (b)  Magi,  e  Tem.  ciocche. 
IO.  O  Vili.  Lifcia. 

55.  (e)  Tem.  anco  e  meglio  i  che  noi,   (d)  Ivi,  nel  fervi* 

gio  poi. 
45.  (e)  Tem.  valorofi  affai. 

50.  (f  )  Tem.  Valentremente . 

51.  (g)  Tem.  Cioè ->  che  il  Re  di  Francia  co*  fuoi  torni, 
42.  (h)  Magi,  per  quella  convegna  ;  errore . 

55,  (i)  Magi,  e  Str.  Dugento  migliaia  di  lire. 
jo.  (k)  Tem.  Qui  prende  il  primo  verfo  delia  flrofa  fe- 
guente  ',  La  terza ,  ec. 


CAN^ 


CANTO       XLIV. 

ARGVMIMTO. 

VJttkVt 
ANNI  DI  Dì  Tìfloìa  ajjediata  ancor  ti  die»  iJ.c.to. 

CR.  I  ?  o j.      DaFirettzet  e  da  Lucca  ,  (f)  e  di  SerLando  e  fegg^ 
e  fegg.       Barge/  d*  Agohhio  ,  e  ^i  Monte  AccinicQ  « 
£"  ^/  Frate  Dolci»   pien  di  rejìa^ 
E  poi  dfil  Campami  dilla  Badia , 

1.  ''^TEgli  anni  Domini  mille  trecento 
-LN    E  cinque  ^  poiché  'n  Parigi  tornato 
Il  Re  di  Francia  fu  lieto,  e  contento, 

2.  Subito  fcrifle  al  Cardinal  da  Prato 

Ciò ,  eh'  avea  fatto ,  e  mandò  la  rifpoffa 
In  trentacinque  dì,  ch'era  ordinato 

3.  D'aver  quaranta  d),  e  non  più  fotta | 
Onde  il  Collegio  fece  raunare 

De'  Cardinali ,  e  fece  la  propofla . 

4.  Come  fapete,  noi  dobbiam  chiamare 
Fra  dì  quaranta  il  noftro  Padre  Santp 
Delli  tre  1'  uno ,  e  così  vogliam  fare . 

5.  Ond'  oggi  in  queflo  giorno  per  me' canto, («) 
E  si  pe'  mie'  compagni ,  e  sì  per  quella 
Balia,  ch'ho  dal  Capirci  tutto  quanto» 

<J.  L' Arcivefcovo  chiamo  di  Bordella  > 
Meffer  Ramondo  fervidor  d'Iddea, 
Ed  amator  di  Santa  Chiefa  bella. 

7.  Allor  con  molta  feda ,  e  giubbileo  , 
Sonando  le  campane,  e  gli  ftormenti. 
In  boce  tutti  cantaro  il  Taddeo, 

S.  E  per 


2  22  CENTILOQyiO    CANTO   XLIV. 

8.  E  per  Ambafciador  favi,  e  valenti 
Gli  andò  là  lezione  in  fuo'  paeG, 
Ond'egli,  e' fuoi  ne  fur  molro  contenti. 

9.  Vacata  era  la  Chiefa  dieci  mefi. 
Egli  accettò ,  e  fu  Papa  Chimento 
Quinto  chiamato  poi,  fé  ben  comprefi. 

10.  E'ncontanente  fé  comandamenco 
A  tutti  i  Cardinali ,  che  a  Leone 
Sopra  il  Rodano,  fofle  ognuno  attento, 

11.  Prefente  a  fua  incoronazione 

E'I  Redi  Francia,  e  lo  Re  d'Inghilterra, 
E  dimolti  altri   Signori  per  ragione  . 

12.  A' Cardinali  di  Talia  fé  gran  guerra, 
Perchè  afpettavan,  eh' e'  venjife  a  Roma 
A 'ncoronarli ,  fé  il  libro  non  erra. 

13.  E 'I  primo  uficio ,  che  di  lui  fi  noma. 
Delle  *mpromeffe  fatte  nella 'mpreia  ,(b) 
Al  Re  di  Francia  fcaricò  la  foma, 

14.  E  riconciliol  con  Santa  Chiefa, 
Con  tutti  quanti  li  feguaci  fuoi, 

E  tutti  gli  affolvette  d'ogni  offe  fa  ; 

15.  E  concedette  le  decime,  e  poi 
Di^  nuovo  fé  dodici  Cardinali 

De*  fuoi  amici,  come  penfar  puoi, 
1(5.  Nelle  digiune  vegnenti;  tra' quali 
MQffer  Iacopo  fu ,  e  Meffer  Piero 
De' Colonnefi ,  e  furo  i  principali; 
17.  Ed  al  Re  di  Raona  di  leggiero 
Confermò  il  privilegio  di  Sardigna  1 
Ed  ufcl  di  più  cofe  di  penfiero. 

18.  La 


AN.  DI  CRISTO  1 3  05 .  E  SEGG.         1 2  J 

i£.  L'a  fua  venuta  qui  più  non  alligna. 
Ed  a  Bordclla  tornò  colla  Coree  5 
Qual  Cardini.1  ne  piagne,  e  qual  ne  ghigna. 

ip.  Nel  derco  tenipo  eflendo  a  tn^ìc  lorte 
Gii   ufciti  di  Firenze,  difcacciati 
Da  ogni  parte,  e  vietate  le  porte, 

20.  Sol  da  Piftoia  effendo  ricettati,  "t 
Perocché  fi  reggeva  a  parte  Bianca, 

E  quivi  fempre  flavano  in  trattaci , 

21.  La  parte  Guelfa,  che  in  ciò  non  fi  fianca, 
Mandò  al  Re  Carlo,  ch'era  uomo  fperto, 
Mandafle  lor  della  fua  gente  franca  ; 

22.  Ed  e' mandò  il  figliuol  Duca  Ruberto, 
Che  poi  fue  in  Firenze  onorato  : 

Fu  come  Re  d'ogni  cofa  per  certo. 

23.  E  come  fu  alquanto  ripofato,  -*^ 
I  Fiorentin  bandir  Y  ofte  a  Piftoia , 
E  così  Lucca  fé  dall'  altro  lato  ; 

24.  E  col  Duca  predetto ,  con  gran  gioia  , 
A'  dì  venti  di  Maggio  Y  affediaro , 

Ed  ifteccarla  tutta  per  più  noia. 

25.  E  guerreggiando  quivi  anche  mandaro 
Ofte  in  Valdarno  ad  Oftina,  e '1  Caftello 
Ebber  per  forza,  e  per  terra  il  cacciarot 

26.  Attanto  il  Papa  ,  per  altrui  tranello , 
Due  Cardinali  faputi ,  ed  arditi 

A  Firenze  mandò;  e  fanza  appello 

27.  A' Fiorentin  comandar,  che  gli  ufciti 
Dovefler  dentro  rimettere,  e  T  ofte 
Da  Piftoia  levare  5  e  oue'  partiti  < 

a 8.  Scrii. 


124         CENTlLOQyiO   CANTO  XLIV. 

38*  Scriflèro  al  Uuca,che  v'era  alle  code» 
Ed  a'  Lucchefi  fimigliantecnence  » 
Che  partir  fi  doveder  fanz)  folle. 

l^p.  E'I  Oaca  volendo  eflere  ubbidente 
Al  Papa,  fi  partì,  come  qui  tratta. 
Ed  a  Bordella  n*  andò  di  prefente, 

}o.  Lafciando  Meilèr  Dego  della  Ratta 
In  fuo  luogo  ;  e'  Lucchefl ,  e'  Fiorentini 
Di  fcomoiunicazion >  che  folTe  fatta, 

31.  Non  (I  curaro;  e  tutti  i  Cittadini 
V'andavan,  così  il  tolb,  come  il  rafo. 
Od  e'  pagava  de'  fuo'  bagattini  • 

32.  E  ftrinfer  sì  la  Terra  in  ogni  cafo, 
Ch'a  qual  n' ufcia  era  tagliato  il  piede. 
Ed  alla  femmina  era  mozzo  il  nafo. 

33.  E  Ser  Landò  d'Àgobbio,  che  mercede^ 
Ne  pietà  non  avea  di  criatura. 
Siccome  in  cotal  guerra  fi  richiede, 

34.  Tutti  gli  ripignea  dentro  aiie  mura  ^ 
E  flettevi  l'affedio  il  verno  intero, 

E  poi  di  peggio  ebber  sì  gran  paura, 

35.  Che  falve  le  perfone ,  s'  arrenderò , 
Mille  erecentofei  del  Signor  caro , 

A' dì  dieci  d'Aprile;  e  quefto  è  vero. 

j6.  E'  Ghibellini ,  e'  Bianchi  fen'  andaro 
Con  gran  dolor,  perchè  non  eran  certi 
Di  poter  fare  in  Tofcaoa  riparo* 

37.  E  MefTer  Tofolato  degli  Ubarti 
Era  di  quegli  ,•  e  poi  i  Piftol<^fi 
Comprender  puoi,  che  rimafer  difertK 

}»•  Ar 


AN.  DI  CftlSTO  1305.  E  SEGO.         lìj 

38.  Appreflb  poi  Fiorentini  ,  e  Lucchefi 
Le  mura,  e  gli  fteccati  a  mal  lor  grado 
Disfero  ,  e  i  foffi  riempier  palefi  5 

3p.  E  poi  tra  lor  divifero  il  Contado, 
E  clafcheduno  avìa  la  fignoria 
Della  Città,  che  non  valeva  un  dado; 

40.  E  r  uno  avea  la  Podefteria , 

E  r  altro  vi  metteva  Capitano , 
Privilegiati  con  pari  balfa. 

41.  E*  Fiorentin  la  Rocca  a  Carmignano 
Mijer  per  terra ,  e  poi  la  gente  accorta , 
Con  gran  triunfo  tornò  a  mano ,  a  mano  « 

42.  Entrando  Meder  Dego  nella  Porta, 
Un  palio  d'or  Cavalieri,  e  Donzelli 
Gli  portar  fopra  capo  per  ifcorta. 

43.  Così  a  Meder  Binde  (e)  de' Gabrielli, 
Che  Podeftà  di  Firenze  era  allora, 

E  fu  ad  ogni  cofa  ficcom*  elli  • 

44.  Nel  tempo,  eh' è  di  fopra  detto  ancorai 
Si  rubellar  dal  Signor  di  Ferrara 
Modona,  e  Reggio  per  lunga  dimora. 

45.  Appreso  un  Frate  Dolcin  di  Noara,W 
Alla  montagna  fempre  ftar  volea  , 
Moftrando  di  far  vita  molto  amara; 

46.  E  frajla  gente  fovente  diceà , 

Ch'  egli  era  vero  difcepol  di  Crifto , 
E  molta  gente  grofTa  gli  credea . 

47.  Diceva  ancor  quefto  eretico  triftoj 
Ch'  orini  cofa  doveva  efTer  comune  > 
Le  femmine  così>  com' altro  acquiftoj 

48.  Ed 


Il6         CeNTILOQIJIO   CANTO   XLIV. 

48.  Ed  ufar  colle  bianche,  e  colle  brune, 
E  tot  V  altrui  non  era  peccato 

Ne' fuoi  bifogni,  e  nelle  fue  fortune, 

49.  Ed  altre  cofe  dintorno,  e  dallato,* 
E  ben  tremila  a  cosi  fatti  inganni 
Uomini,  e  donne  T  avien  feguitato, 

50.  Qaando  mancava  lor  mangiare,  o  panni, 
Toglievan  della  roba  a  chi  n'  avea , 

E  quefta  vita  tenner  ben  du'annij 

51.  E  poi  perchè  la  cofa  rincrefcea 
A' fuoi  feguaci ,  il  lafciaron  fofpefo  , 
Che  poca  gente  dietro  gii  tenea . 

52.  Allor  da  que'di  Noara  fu  prcfo 
Con  più  altri,  e  menati  alla  Citcsde, 
Dove  dintorno  gli  fu  il  fuoco  accefo, 

53.  E  fu  arfo  egli  ,  e  Cornar  Caritade, 
Ch'era  fua  donna,  o  vogliam  dire  amica, 
E  di  quegli  altri  grande  quancltadc. 

54.  Nel  tempo  ,  che  dinanzi  fi  rubrica  » 
Ad  iftanza  de' Bianchi,  e  Ghibellini 

Il  Papa  indarno  ancor  fi  die  fatica, 
S$.  E  Meffer  Napoleon  degli  Orfini 
In  Italia  mandò  per  paciale, 
E  cominciar  volendo  a'  Fiorentini, 
$6.  Gli  fece  dir  T  Uficio  principale  ,  W 
Ch' andafTe  altrove  a  far  la  fua  bifogna. 
Che  non  avien  meftier  di  Cardinale. 
Sj.  Intraddifle  Firenze,  ed  a  Bologna 
N'andò,  e  qui  fu  accomiatato, 
E  partilfi  con  danno,  e  con  vergogna. 

58.  E  nel 


AN.  DI  CRISTO  1^06.  E  SEG(5.  227 

58.  E  nel  Contado  fu  pofcia  rubato, 
Ond'  egli  ancora  intraddiffe  la  Terra , 
E  quel  luogo  dì  ftudio  ebbe  privato. 

5p.  Nel  detto  tempo  i  Fiorentin  fer  guerra 
Agli  Ubaldini  fopra  Monte  Accìnico , 
Ed  acquiftarlo,  e  poi  il  mifero  in  terra, 

60.  E  poi  appiè  del  Cartel ,  eh'  io  ti  dico , 
La  Scarperia.  appreflb  edificaro  , 

San  Bernaba  chiamato  per  antico. 

61.  Appreso  poi  oltralpe  cavalcaro. 

In  quel  degli  Ubaldin  diedero  il  guado, 
E  fani ,  e  lieti  a  Firenze  tornaro . 

62.  Appreflb  i  Popolan  fenza  contado 
Chiamato  di  giuftizia  Efecutore ,  (^) 
Acciocch*  a' Grandi  caricaffe  il  bado, 

63.  Matteo  d'  Amelia  fu  il  primo  Rettore, 
E  pofe  i  Gigli  fopra  le  Bandiere , 

E' Gonfaloni,  ed  ebbe  grande  onore; 

64.  E  fu  dal  Popol  fatto  Cavaliere, 
Ma  fu  da'  Grandi  molto  difamato, 
Ferocch'a  lor  fi  fé  molto  temere. 

6$.  Mille  trecentofei ,  dall'  altro  lato 
Fer  lega  Mantova,  Brefcia,  e  Verona 
Incontro  al  buon  Marchefe  Azzo  pregiato, 

66.  S<^l  per  fofpetto ,  che  la  fua  perfona 
Nìndede  a  loro,  ed  anche  agli  altri  doglie. 
Volendo  eder  Signor  ,  come  qui  fuona, 

óy.  Perchè  la  figlia  tolta  avea  per  moglie 
Del  Re  di  Francia;  e  nel  fuo  cavalcaro, 
E  contentato  in  parte  le  lor  voslie. 

^8.  Ma 


laS       cÉMTiLOQiria  canto  xliv. 

6Ì.  Ma'l  feguence  anno  qaefto  Signor  càto 
Fé  la  vendetta ,  che  fi  convenia  , 
Poi  infermò,  e  fanza  alcan  riparo 

^9.  In  miferia  morì  per  fua  follia. 
E  dì  Jui  baftin  le  parole  dette. 
Che  quafi  fu  Signor  di  Lombardia. 

70.  Negli  anni  poi  mille  trecentofette. 
Il  Cardinal  Meffer  Napoleone 
Venne  ad  Arezzo,  e  quivi  tanto  flette # 

^i.  Che  gente  raunò  d'  ogni  ragione 
Per  guerreggiar  Firenze  con  gli  ufciti; 
E  Fiorentin  per  la  detta  cagione 

72.  Sentendo  ciò,  fur  di  gente  forniti, 
E  cavalcaron  fopra  gli  Aretini, 
Non  afpettando  d'eflere  aflaliti^ 

73.  Guaflando  intorno  per  tutti  i  cammiaii 
E  prefero,  e  disfero  più  Caftella 

E  sì  d'  Arezzo ,  e  sì  degli  Ubertini . 

74.  Ed  eflendo  a  Gargofa  (g)  T  offe  bella  > 
Il  Cardinal  co'fuoi  n'andò  a  Bibbiena^ 
Moftrando  di  Firenze  altra  novella, 

75.  Acciocché  Tolte,  che  gli  dava  pena, 
Da  quel  Cartel,  ch'egli  eran  per  avere. 
Si  dipartifle  per  la  detta  mena . 

j6.  I  Fiorentia  cominciando  a  temere 
Di  lor  Città,  partirfi  incontanente, 
E  a  Firenze  tornaro  di  leggiere* 

77.  E'I  Cardinale  allof  colla  fua  gente 
Fu  cavalcato  al  Cartel  della  Pieve, 
E'  Fiorentini  provvedutamente 

78.  Fe^ 


AN.  DI  CRISTO  1307.  E  SEGO.         12p 

78.  Fecer  con  lui  taftar  i'  accordo  in  brieve  i 
Ma  egli  aveva  cucca  la  fua  cura 
Di  metter  dentro  gli  ufciti  di  lieve. 

7p.  E  fopra  ciò  fu  tenuto  in  paftura. 
Tantoché  la  fua  gente  Icemò  forte, 
E  bifogno  gli  fu  d'aver  paura. 

80.  Allora  dentro,  e  di  fuor  delle  Porte 
IntraddilTe  Firenze,  e  fenza  folla, 
Con  gran  vergogna  Ci  tornóe  in  Corte  • 

81.  Appreffb  i  Fiorentin  fero  una  impoda 
Al  noltro  Chericato ,  della  quale 
Ricevendo  da  lor  mala  rifpofta , 

82.  Si  chiamò  fopra  ciò  un  Uficiaie , 
Il  qual  coftrinfe  colla  fua  balia 
Ogni  lor  fittaiuolo,  e  pigionale* 

^3.  E  quando  volle  entrar  nella  Badia 
Fur  ferrate  le  porte,  e  le  campane 
Sonaro  a  dormo  ;  quella  gente  ria 

84.  TraiTer  color,  ch'avien  manco  di  pane, 
E  per  conforto  de' viein  dintorno, 
Paffaro  dentro  quelle  genti  vane, 

2$^  E  la  Badia  rubar  fanza  foggiorno, 
E  perch' egli  ebbono  il  Comune  a  vile. 
Sonando  le  campane  per  ifcorno, 

$6.  Fu  lor  disfatto  mezzo  il  campanile , 
E  quefti,  e  gli  altri  poi  fenza  riguardo 
Pagar,  veggendo  prefò  tale  ftile, 

87.  Nel  dett'Anno  morì  il  Re  Adoardo, 
E'I  fuo  figliuol,  ch'avea  nome  com'egli. 
Per  poter  pofcia  far  più  del  gagliardo  , 

88.  Una 


23 O         CENTILOQyiO   CANTO   XLIV. 

88.  Una  fanciulla  con  biondi  capegli. 
Del  Re  di  Francia  figlia  ,  volencieri 
Tolfe  per  moglie  con  coftumi  begli. 

8p.  Nel  predecc*  anno  venuto  a  Piccieri 
Il  Papa  ,  e  'n  tutto  cooipiuta  la  pace 
Tra  '1  Re  di  Francia ,  e  li  Fiaaiminghi  altieri, 

$o.  Il  detto  Re ,  che  v'  era  ,  alior  non  tace , 
E  dille  al  Papa:  Or  ch'avete  la  poffa 
r  vo'  la  fefta  grazia ,  fé  vi  piace . 

5)1.  Rifpofe  :  Quale?  Ed  ci  :  Che  'ì  corpo ,  e  l'offa 
Di  Papa  Bonifazio  condannare 
Vi  piaccia  al  fuoco,  ogni  cagion  rimofla ^ 

p2.  Perocché  retico  fu  fenza  pare  i 
Quarantatre  capitol  di  refia 
Conerà  di  lui  intendo  di  provare  • 

93.  E'I  Papa  pregno  di  malinconia 
Al  Cardinal  da  Prato  die  di  piglio. 
Che 'i  configliò,  come  fi  convenia. 

P4.  Ed  e'  Rifpofe  al  Re ,  che  nel  Configlio 
Intendea  far  cotal  condannagione 
A  Vienna ,  che  n'  è  fuor  d*  ogni  periglio . 

95»  Veggendofi  indugiar  la  promeffione 
li  Re  di  Francia,  fi  tenne  ingannato. 
Ma  pur  fegul  la  fua  intenzione , 

96,  Perchè  molte  altre  grazie  avea  dallato  5 
E  diparcifli,  e  tornoffi  a  Parigi, 

E  come  avea  col  Papa  ordinato, 

97.  II  fuo  figliuol ,  eh'  avea  nome  Luigi 
Mandò  a  Navarra ,  e  fello  incoronare. 
Secondo  loro  ufanza ,  e  conventigi .  (^) 

98.  E'I 


AN.  DI  CRISTO  1307.  E  SEGG.         23  I 

^8.  E  'J  Papa  comiQciò  a  comandare 
A  cui  Ci  conveniva,  eh' a  Vienna 
Ivi  a  tre  anni  doveflbno  andare 

^p    AI  {uo  Concilio,  e  un  di  per  ifcrenna  (0 
Si  fu  partito ,  e  gitone  a  Vignone  , 
Dove  curava  il  Re  men  d*  una  penna  . 

loo.  Sicché  non  mife  ad  efecuzione 
Il  mal  voler,  che  aveva  il  Re  di  Francia, 
Ch'era  di  Santa  Chiefa  diftruzionc  ; 

Ed  ogni  Papa  poi  era  una  ciancia . 

FINE    DEL     CANTO     XLIV. 


NOTE     AL     CANTO    XLIV. 

Arg.  (t)  Magi,  e  Str.  Di  Firetize ,  e  di  Lucca. 

5.  (a)  Tem.  pe^'  me  tanto . 
33.  (b)  Tem.  Della  promeffa  fatta  della  ^mprefa . 
43.  (o)  Tem   Bino , 
45.  (d)  Così  fempre  Magi,  e  Str.    Al  contrario  il  Tem. 

Novara,  e  come  oggi  più  comunemente. 
5 5.  (e)  V  Uficio  principale  s  cioè  il  primo  Magiftrato. 
6^>  (f)  Str.  Effecutore, 
74.  (g)  Vili.  e.  S^.  Gaygenfa, 
97.  (h)  Tem.  converti gi , 
5p.  (i)  Tem.  ijierenna . 


FINE    DEL    QUARTO    VOLUME. 


AGGIUNTA  DI  ^^JOVI  ASSOCIATI . 


Arezzo  .  Sig.  Cancelliere  Giufeppe  Caftellari . 

■■  M.R.P.  Franccfco  Maria  di  S.  Terefa  Carmelitano 

Scalzo . 

Firenze  .  Illuftrifs.  e  Reverenjlifs  Sig.  Can.  Bonfo  Bonfi . 

Forlì  ,  M-  R.  Sigi  D.  Luigi  Zambianchi . 

^— -  M.R.  P.  Lett.  Giufeppe  M.  Piccirilli  Domenicano. 

-'■  M.  R.  P.  Pietro  di  S.  Gio.  Batifta  Priore  de'  Carme- 

litani òcalzi, 

Modena  .  V  Inlìgne  Ducale  Libreria  Eftenfe . 

Palermo  .  M.  R.  Sig.  Abate  Domenico  Salvagnini  Profeflbre 
di  Lettere  umane  nel  Collegio  Reale. 

Piacenza.  Reverendifs.  P.  Pietro  Lupi  Teatino  Regio  Pro* 
fé  flore  di  Fi  fica  . 

■  Reverendifs.  P   Luigr  Boli   Min.  Convent.  Regio 

ProfefTore  di  Logica,  Metafilica,  e  Filofofia. 

Pistoia  .  M.  R.  P  Giuftino  da  Pefcia  Cappuccino ,  Lettor© 
di  Teologia. 

«■■'  Eccellentifs.  Sig*  Dott.  Paolo  CiuUi  Cancelliere  del 

Vefcovado . 

Roma  .  Illuftrifs.  Sig.  Ab.  Roflì  Fiorentino ,  Segretario  di 
S.  Ecc.  il  Sig.  Principe  Corfini . 

Savignano  M.  R»  P.  Lett.  e  Predicatore  Francefco  Eugenio 
Sermalì  Min.  OiTerv. 

Siena  .  M.  R.  P.  Reggente  Giovannetti  Minore  Conven- 
tuale . 

Sorrento  .  M.  R.  P.  Pio  Maria  di  S.  Giufeppe  Carmelitano 
Scalzo . 

Triventi  .  M.  R.  P.  Lett.  Rofario  da  Marcone  Cappuccino . 


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THE  UNIVERSITY  LIBRARY 
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LOS  ANGELES 
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