UNIVERSITY OF CALIFORNIA
AT LOS ANGELES
1^
FORNI A
LES
IN LIK-ORY OP
KA'rHERIlIE HOOKER
CIlFT OF :.:ARIATvI HQOK-m
DELIZIE
DEGLI
ERUDITI TOSCANI.
TOMO IV.
f^m6 2
DELLE POESIE
D I
ANTONIO PUCCI
CELEBRE VERSIFICATORE FIORENTINO
DEL M C G C.
E PRIMA 5 DELLA CRONICA
DI GIOVANNI VILLANI
RIDOTTA IN TERZA RIMA,
PUBBLICATE, E DI OSSERVAZIONI ACCRESCIUTE
D A
FR. ILDEFONSO DI SAN LUIGI
CARMELITANO SCALZO
DELLA PROVINCIA DI TOSCANA
ACCADEMIGO DELLA CRUSCA
VOLUME SECONDO.
^ IN FIRENZE V ANNO MDCCLXXIIL
PER <5AET. CAMBIACI STAMPATOR GRANDUCALE /
C' ^TT— — — ■l—lll — —M l—WI—l «Ili I ■ ■— — ■!■ ■■
CON LICENZA DR* SWP£RIORI.
dA^'i Vii
4ao|
A^X3 V
AL NOBILISSIMO
SIGNOR MARCHESE
CARLO CERINI
CIAMBERLANO DI S, A. REALE.
.^
PR.ILDEFONSO DI S. LUIGI CARM. SCALZO.
IL fingolare patrocinio , che nel-
vla Voftra Illuftre Afcendenza
hanno fempre avuto, ed in Voi
hanno tuttavia le fcienze ^ e le
j *3 bcl-
belle arti ^ e tutti coloro 9 che
fulP etfempio Voftro medefimo le
fCokivàiX), è il particolare motivo,
che ora eccita me a coofacrare al
Nome Voftro, per tante altre ca-
gioni Ghiariflimo , quefto quarta
Tomo delle Delizie degli Eruditi
Tofcaniy che il profeguimento con-
tiene della Cronica di Giovanni
Villani , traportata in verfo dal no*
ftro Antonio Pucci. Imperciocché
quantunque foprabbondevole copia
di Itiminofiffimi titoli fofs' io , e
folle ognuno per ritrovare ne' Fa-
lli memorabili di Voftra Nobiliiri-
ma Profapia , ch^ a fé richiamalo
focilmente ogni maniera di ofle-
;«jnìofa tributo ; pure né le anguftic
fli qufìfto luc^o , né la Voftra infi-
gne Modéflia vogliono in alcun
modo acconfenrire , eh' io qui li
rammenti . Ma non poflb fenza bia-
fimo tacere l'ampliflìmo favore e
privato, e pubblico, fempremai pre-
fiato da' Voftri gloriofì Antenati
agli ftudj più liberali , e più uti-
li all'umana focietà, ed il como-
do , ed i larghi fufTidj fommini-
ftrati agli ftudiofi, ed a' Letterati
per loro maggiore avanzamento^
Del che fra le altre cofe moltilTimc
faranno eterna , laudevoliflìma te-*
monianza le magnifiche raccolte di
eccellenti dipinture , e difegni con
grandi fpefe , e diligenze nella Vo-
fira Cala rannate , e quindi non
tanto ad ornamento della Pittura,
dell' Architettura y e della Storisi
vnj
naturale , rendute a tutti comuni pei'
mezzo di finilTime incifioni in rame ,
ma fatte ancora 1' ammirazione , e 'l
piacere univerfale di tutta V Euro-
pa . Perlochè non Vi rechi maravi-
glia, fé confiderando io in Voi ere-
ditata la porzione migliore di quefto
nobil genio j e di quefta generale
beneficenza de^ Marchefi Cerini in-
verfo chi ama la coltura del pro-
prio 'ngegno, preii ardimento di
riporre lotto !a Voftra Luminofa
Tutela quePca parte di mie priva-
te applicazioni ; la quale avvegna-
ché per fé fleffa del Voftro riguar-
do degna non lia , lo può effere
almeno rifpetto ali' Autor princi-
pale , ed a queir onore , che co-
tanto Ibpra ogni mio merito, e per
fola
m
fola grazia liberalifTima di noftra
rinomata Accademia della Crufca
porta in fronte quefto Libro j il
quale ben richiedea perciò di effe-
re pe '1 Voftro Splendidiffimo Nome
da fua piccolezza , e 'nfofficienza
innalzato. Degnatevi di riceverlo
con quella benigna facilità, eh' è
tanto propria di Voi , e di accet-
tarlo infieme per umile , ma lince-
rò, e perpetuo atteftato di queir
altiffima venerazione, ed offequio,
col quale mi pregio di potermi a
Voi qui profondamente inchinare •
Adì 13. Ottobre 177J.
-^tO/ Infrafcrìtti Cenforì ^ e Deputati delP Ac*
j^i endemìa della Crufca 5 riveduta a forma della
Legge frefc ritta dalla Generale Adunanza dell' an^
no 1705. la prefente Opera dell' Innominato nojiro
Accademico Fr» lldefonfo di 5. Luigi Carmelitano
Scalz^o della Provincia di Tofcana 5 intitolata :
Delie Poede di Antonio Pucci celebre Verfifi-
catore Fiorentino del igeo, e prima della Cro-
nica ci Giovanni Villani ridotta in terza rima,
pubblicate , e di oflervazioni accrefciute da, ec.
Volume fecondo: Kon abbiamo in ejìa ojìervati
errori di lingua,
Inn. Domenico Maria Mann! )^ .^ r. -
Inn. Ab. Orazio Marrini ) f'' ' ^'"■f""; .
Inn. Zanobi Covoni . ) n ♦, * *•
Inn. Francefco Mazzinghi . ) ^^M^^' -
Atte fa la fopraddetta relazione Jt dà facoltà
air Innominato noJìro Accademico Fr. lldefonfo di
S, Luigi Carmelitano Scalzo della Provincia di
^ofcana di poterji denominare nella pubblicazione
di detta fua Opera Accademico della Crufca,
Inn. Francefco M.BuondelmontiArciconfolo .
Inn. Vincenzio Alamanni Vicefegretario ,
PROEMIO
DELL' EDITORE.
§. L
VEntuno fono i Canti contenuti In quello fe-
condo Volume del Centiloquio del noftrp
Verfifìcatore Antonio Pucci , le cui iniziali
formano le prime tre parole del Diftico riferito
nel I. Volume Proemio pag, xxvii. cioè, Antonio
Pucci Fiorenùìny de' quali il XL, in ferie manca
nel MS. della Magliabechiana , come fi avvisò , ivi ,
pag. XXXII. Altro non ci occorre qui da avverti-
re, (e non che il Codice Tempi tratto tratto in
quefli Canti peggiora a fegno , per negligenza del
Copifta, che in molti luoghi non folamente T ab-
biamo abbandonato, ma né pure abbiamo creduto
dicevole T accennarne le varianti. Al contrario il
noftro Poeta col progreflb del iuo cantare fembra,
che addolcil'ca fempre più, ed inefchi il luo verfo,
iìccome arricchifce certamente la noftra Lingua di
nuove voci, e maniere, delle quali fi dà qui, fe-
condo noftro coftuoie , il Catalogo quanto a quel-
le, che fi trovano iu quello Tomo.
Voi. IV. a §. IL
II
§. II.
Catalogo delle Voci tifate ne fegnenti Canti ,
che wancam nel Vocabolario della Critfca ,
0 che poco fono in ufo oggidì.
ABBONDARE , per Concorrere in moltitudine ;
Can. 54 ftr. 53. v. 3. psg. 116. Qual per ve-
dere, e qual per altro abbondai nel fignifìcato del
Vocabolario al §. I. lotto quefta voce,
ALBITRO, per Albìtrio ; Can. 28. (l. 3.V. 2.
pag. 4>. pienamente dato^Ogni albi tro gli fu^ e
ogni balia ; nel Teil. Scr^2i. e Magi. E di nuovo
fenza necelTlcà né di rima» né di verlo, Can. 36.
11. 62. V. 2. pag. 139. in tutti e tre i Codici . Man-
ca quefta cadenza nel Vocabol. tanto fotto la voce
Albitrio , che lòtto Arbitrio; dico, nel fignifìcato
già addotto , e coli' accento nella penultima , poiché
parlandofi di perfona vi è Albitro , come Arbitro ;
forfè perchè è alTai famigliare a noi il lafciare , o
porre in sì fatti nomi quelP I tramezzo all' ultima
iìUaba tra la R , e r O , come Afuro , e Augurio ,
Mifterio , e Mi fi ero 9 Monafterio , e Munifiero , Ma-
teria , e Mittera .
ARGOGLIO, per Orgoglio; Can. 38. ft. 82. 3,
pag, 163. Ecco una di quelle metatelì di noftra
Lin'^ua tanto ufate da' noltri buoni Antichi. V. il
Vocab. a quella Voce •
ARTATO, per Artijiciato ;Csn, ^2, ([, 21. v. 2.
Y). 201, Accefe un fuoco artato di fu a ;;?^;;c? . Qiieflo
è un eiempio aHai buono, e acconciamente ado-
perato di una voce ommefTa nel Vocabolario, for-
fè per quello canto, di non avere un'autorità in
pron-
Ili
pronto da allegare. E veramente efrendovi pedo
Artatamente 9 con pafli di ottimi Scrittori confer-
mato , pare, che ora , che abbiamo eziandio que-
fto autorevole efemplo , non pofìa rigettarfi Arta*
to^ da cui quello, come daMoro Addiettìvi tutti
sì fatti Avverbi, deriva col medefimo iìgniiìcato.
ARTESE , per Avtejia , Contea delle Fiandre;
Can. 33. ft. 48. v. 3. pag.105. e così Tempre, an«
che ne' Canti antecedenti. Il Villani e qui lib. 8^
€. 20. ed altrove lo fcrive con doppia S, Artejje »
Si noti qui apprefìb , alla ft. 49. v. i. che ove (1
legge tanto ne' MSS. che nel noftro impreflb, 7V-
fjantìo il Conte Art e fé a Guafcogna , va letto (ècon-
do il Teflo del Villani , ivi , e fecondo la più giu-
fta mifura del verfo, da Guafcogna , Ecco le paro-
le del Villini: // Conte d' Art e fé , con grande ca*
valleria di Francefcbi , tornando di Guafogna in.
Artejp ,
ASSECUTORE , per Efecutore ; Can. 44. fi. 62»
V. 2. pag. 227. fecondo il Tefto Tempi . V. il Vo-
cabol. a quefta Voce. Anche il Villani in quella
luogo, 1. 8. e. 87. drive A(fei:utore , come anche al-
trove non meno , che Efecutore , od Effeguìtore 9,
che in tutte quelle maniere ben fi dice .
ATTESO, per Fermo \ Can. ^fu ft. 45. v. 1,
pag. 27. Tegnendo uno per la redina attefo , In
quello fèntimento usò il verbo Attendere ancha
Dante , Infer, 1 6, Alle lor grida il mio Dottor s' af-
tefe ', cìoQ 9 Jt fermo > E Par. 13.
CofKpiè 7 cantare , ^ 7 volger fan mifura ,
£ atteferfi a noi que\faì2ti hnni •
Il qual fignificato, ed i quali efèmpli fono pure
riportati nel Vocab. V. Attendere fiouo lì §. IV,
a 2 «ti
nel (ignliìcato neutro pailivo ; ma vi manca poi
fono r Addiettivo, Attefo . Pare, che iìa in u(b
ancora nella fignificazione avverbisle , quafi per Fer^
vio (laute 9 mentre diciamo, e Icriviamo liberamen-
te dopo lungo difcorfò : Attefo ciò , Atte fé le cofe
dette , alquanto diverfamente da Confiderato ; e mol-
to più vi fi accoda T Attero che \ ivi §. II.
AVE , per l' Avemmarìa ; Can. 28. ft. 49. v. i.
pag. 50. N^ vdìfe il dire il Vatemoftro , e V Ave »
Manca nel Vocabolario fotto tal voce femplice que-
llo fignificato .
REGOLARE , per Burlare ^ o Cicalare-, Can. 29.
11. 84. V. 3 , p. 64 H di quejio non tegolo . Par ,
che (ìa pfefo dalla voce antica Be^ole , che nel
Vocab. colla fola autorità ò.q\ Pataffio ^^x fpiega per
bagattelle , Chiacchiere , Invenzioni ; tutti fignifica-
ti , che fi pofTono qui adattare a quello verbo o
creato lui fatto dal Pucci per compier la Tua ri*
ma , o uiato almeno nel volgo a' fuoi dì , per Bur-
lare , Chiacchierare , Inventare alcuna cola per ilcher-
zo. Tenendo però il lècondo di quedi fentimenti,
ovvero anche traendolo a quello di Piagnere , o
hnmentarfi y non fareMungi dal credere, che fofTe
\in allungamento à\ Belare ^ e quafi il fiio frequen-
tativo, renduto in ufo dal popolo; ficcome ora fi
ode fpefle fiate nel parlar famigliare noftro la vo-
ce Piangolare ? o Piagnolare , ( che non è pofla nel
Vocabolario , e dalla quale vengono le ^ià ammef-
fé , Piangolente , e Piangolofo , ec. ) e meglio ? e più
legittimamente fi direbbe Piagnucolare y come pone
il Vocabolario,* le quali da Piagnere certamente
fono allungate, per dinotare colla innata propie-
tà di noftra Lingua, la frequenzo faftidiofa di quelT
atto . Che fé più piace quella maniera j vadafi
a' fi-
a' fignìlicati del §. T. e IT. della ftefTa voce Bela*
re y che tutti poflbno qui convenire all' intendi-
menro del noflro Pucci.
BFRNABA\ per 8jr;;^/;^ ; Can. 20. ft. 86. v. 3,
pag. 53, // dì giocondo Dì Santo Bernabà diero alle
fchtere i così parlava antic-^mente !a noilra plebe,
e così parla non di rado anche a' dì noftri , dicen-
do o Berfiiiba ienz* accento , o Bernabà coli' accen*
to full' ultima .
ROLOGNASo EOLOGNAN , fecondo la va-
ria lezione da noi notata ,Can. 3 6.rt. 76. v, 2. p. 140.
B ruppe ti Bologna fenza rnìfura , che interamente
fi dice Bolognano , Era in Firenze anticamente nel
Palagio del Podeftà una prigione , che fi chiamava
la Bolcgnana . Il nome alla prigione (fcrive nella
Tua Epiftola a Bernardo juo Figliuolo Lapo da Ca-
iliglionchio , par, 3. pag, 51. pubblicata dal noilto
Erudito Sig Ab. Lot-enzo Mehu$, in Bologna Tan-
no 1753.) diede M^jpr Filippo da Volognano , cb$
avendo rubellato ti Caftello di Santo Ularo alComU"
ne , // Comune vi cavalco , e preje Mejjer Filippo 9
e più fuoi Conforti , e mifegli nella Torre vecchie^
del Podeftà : e d* allora in qua fi chiamo la Volo-
gnana , e fetnpre fn poi ad ujo dì prigione i così
fcrive Giovanni Villani nella Cronica neir ottavo li-
bro nel xvm. Capìtolo , ( che dee leggerli xlviìi. )
E per la facile metatefi dell* V in B, e viccver-^
i^tBùlognana ancora fi dicea. In fatti Franco Sac^
chetcì, intorno agli fieiTi tempi, nella Novella 52f
parlando dell' aftuzia di quel fuo Sandro Tornabel-
li , dice , che fu prefò da Totto Feì , e menalo in
palagio del Podeftà , e meffo nella Bohgnana ^ U
qual nome, fé al finonimo Carcere piuttofto , che
a Prigione fi voglia riferire > Bolognana , 0 Veto-
gnano a dirà , come ha intefo qui ij^ noftro Poeta #
a 5 al
VI
al quale torna ancora più in acconcio e per la mì-
fura del verfo , e per la troncatura , che ne* nomi
femminini fi vuol fugG;ìre quanto fi può. Quello
troncameoito poi, benché dai MS. Tempi fi ficcia
dcir ultima lettera folamcnte , come porta l* ufo piiì
comune, e più pulito, contuttociò gli altri due
più d'atti , e più antichi Codici lafciano eziandio
h N , e tutta l' intera fillaba ultima , e leggono
Bologfià 9 maniera più popolare, ed in fimili cafi
frequente alla nollra plebe Fiorentina . Ricorre que-
fla voce così fcritta, ma intera, iècondo il Tedo
Tempi nel Can. 42. ft, 3. v. i. pag» 199. dove però
gli altri MSS. lecj^ono Volognano .
BONlNFAZlO, iper Bo^iifazio , fecondo il MS.
di Cala Tempi; Can. 32. ftr. 99, v. 2. pag. 99, Ftf
Boiiwfazio contro a Federigo ; e Can. 38. ft. 100. v. 2.
pag, 1Ó5. E così Tempre quello Codice, e forfe
non è lontano dalla pronunzia del nodro Popolo.
BGRDELLA, per Bordeaffx, nome di Città
«ella Gualcogna , che oggi più comunemente col
fuo natio nome Francefe {{ appella ; Can. 24. fi. i i.
V. 2. pag. 2. Premi (e d' efjer quel dì a Bor della .
Così lì chiama ancora il Villani tanto in quefto
luogo lib.y.cSs, che altrove, e così generalmen-
te i noilri buoni Antichi, che amavano quanto più
poteano di icollarfi dalle voci, e dalle cadenze
foreftiere .
BRAMANTE , per Brabante ; Can. 29. fi. 46.
V. 3. pag, 60. e Can. 33. fi. 39, v. 2. pag. 104 // Duca
di Bramante mife in Guanto . E così (èmpre , come
ufa anche il Villani, e qui lìb, 8. f. 19. e per lo
più, e come amavano di dire i noilri più Antichi,
V. Voi. I. V. Btamanzoni .
BRANDiZIA, per Brindifi ; Can. 25, fi. 23.
V. 2, pag. 14. Ed e^ n' andò a Brandizìa ; e così fem-
pre
VII
pre. V. il Voi. T. a queft.i Voce. Il Villini amt
nìeglio di dire Brandìzio , com* è qui , lib. 7. f. 95,
B lo Hr Carlo fi andò per terra vsrfu Brandìzio •
BUONGIORNO, per BaJIoy^e -, Can. 38.(1.7 5.
V. 2, p. 162 eia [cuna avea un baftofie di due brac-
cia , Col capo grullo , chiamato buon giorno [ti noftra
Ltvgua^ Quello (ìgnilicato al Buon giorno viene,
fecondo il Villani in queflo luogo? lib. 8. cap* 55.
dalia voce Fiamminga Godendac , o Godendard , co-
me pronunzia il noftro Pucci, colla quale chiama-
no il qui defcritco frumento , e flgnifica in noitra
Lingua Buongiorno, In quello fenfo è certamente
prelò da noi , quando per popolare ironia didimo."
Ti darò il buon giorno ; minacciando alcuno di ba-
ftonace . Ed ecco donde talora nafcono certe eti-
mologie , che a volerle ripetere di fuori della (io-
ria, danno occafione a mille non vere, né fuiìl-
ftenti fottigliezze o Ricorre di nuovo nello (ledo
iènfo nel Canto leg. 3p. rtr.23.v. 2. pag. 168,
CAPITAN ANZ A, per Ufìcio di Capitano ;C^v\.
to 40, 11. 21. V. 3. pag. 179- £ lui privo della
Capii ananza . Il Vocab. arreca di quefta vece tre
elèmpli del lòlo Petrarca , nell' Opera degli Uomi-
ni liluftri .
CAVALCATI , per Soldati a Cavallo ; Cnn. 27.
ft, 56, V. 2» pag. 39. Fero ottocento a cavai cavallari .
Il Villani, ivi, hb. 7. e. 119, dice così: Impìiofono
tra loro 800, cavallate con ricchi , e grolfl cavalli , ec,
e poco apprefTo : Ciò furono 8co. Cavalieri delle
Cavallate di Firenze di grandi popolani ^ e e» Il Vo-
cabolario ha la voce Cavallata , per ij'pezie di mi^
lizia antica a cavallo, e cita in elèmpio quel pri-
mo pafib medefimo del Villani; ma lotto quello
noffl» primitivo non adduce altro derivativo , né
a 4 que-
vili
quello fleiroC^i;/?//^^^, che pure fi vede per Io no-
Itro Poeta , che dovea allora eflere in ufo per dino-
tare il loldaco particolare di quella ipezìe di milizia
a cavallo; e potendo bene efaminare tanti altri pre-
zioH MSS. non ancora venuti alla luce di quel buon
fecolo , troveremmo peravventura eziandio il loro
Verbo Cavallare» quafi per prima radice di que-
fti nomi. Non è maraviglia, fé anche dopo 1* ul-
time già note ricerche de' noftri Compilatori , tro-
viamo tutto dì da fare veraci , e legittime aggiun-
te a quello gran Teforo di voci Toicane é EU* è
la dovizia immenfa di noftra Lingua la cagione di
ciò . Nel noftro calo prelente quanti derivativi
mancanti de' Tuoi primitivi , e viceveria , non erano
iìati oflervati neir antica edizione del medefimo Vo-
cabolario, che poi Tono tlati aggiunti nella nuova?
come delia voce Orbare, benché vi i'oiVe Orbato f
oftèrva Monflg. Bottari , Len. Fr, Guitt. Not, 2 5.
CE DONI A , per Re din a , o Briglia ; Can. 16.
fi. 45. V. 2. p. 27. £^ Ce {Ioni a taglio della man manca .
Non vi ha dubbio , che di quella voce tale fia il
fignificato , rilevandofi troppo chiaramente e da
tutto il difcorfo, e dal contefto del Villani , //^. 7.
e. 103. ove così avea fcritto: Ma egli con tutta
la ferita fu accorto , e colla fpada taglio le redine
del fuo cavallo, ec. Manca affatto nel Vocabolario
quello nome, eh' io credo o ritrovato bizzarra-
mente dal Pucci, o ufuo a' tempi fuoi nel volgo
per ciò fignilìcare , e non fenza giudiziolà etimo-
logia, fé dal verbo Cedere, ^ dal participio C^'^ì'/zì^^
il voglia dirivare, che così dinoterebbe a maravi--
t^lia l'azione, e T uficio principale della Redina *
Collume è anche de* Poeti di dare ad arbitrio no-
mi proprj alle cofe de* loro Eroi, e fpezialmente
a quelle, colle quali efercicarono il loro valore, ile-*
come
come r ufa l* Arioflo nella Spada d* Orlando, che
Durindana, o Durlindana, ed in quella di RinaU
do, che Fttsherpa y o Fru sberta , e finalmente in
quella di Ruggieri , che Balifarda appella ; ed il
Zipoli, citato dal Vocabolario ,Ci;;^//j//é'v/ quella di
Pfiche , Can. 12, 51. I quali nomi, e madìmamente
il primo, e T ultimo, fono poi rlmafi famigliariUimi
nel nodro volgo, per fignificare la ftefs' arme;
né io fapre' il perchè, flccome quelV ultimo, così
gli altri non fieno fiati tutti regifirati nello i\e(io
Vocabolario. Può efiere, che così abbia fatto il
Pucci alle redine del Re Piero.
CESTO, per Perjona ^ o Fanciullo; Can. 30.
fi. 82. V. 3* pag. 7 5. ^* Fiorentini il la feto pi eco l cefto .
Nel Vocabolario fotto quefta Voce al §. II. evvi
quel noftro proverbio d' ironìa . che Ci dice ad noni ,
che fi tenga bello : Bjjere un bel cefto ; che a que-
fio molto s' apprefla, che (ènza ironia, ma per me-
tafora è appropiato a Fanciullo ; e credo , che in
fenfo fpezialmente di fcherzo , fi poffa adattare »
e fi adatti generalmente a perfbna , e che ciò pro-
venga da quelle tante comparazioni di avvilimen-
to , che abbiamo ne' noftri detti volgari, come:
Fftiniare gli uomini come cavoli : Far conto d' alcuno
come d' un cavolo : Predicare a* cavoli , oda"* porri 9 ec^
piante, che fi diftinguono fpezialmente per la ^ian-
dezza de' loro cefii , donde la metafora farà poi
pafiata a quefta voce «
CHI MENTO, per Clemente-, Can. 44. fir. 9.
v. 2. pag. 222. F^gli accetto, e fu Papa Cbimento^
Così parlavano allora non folamente in Firenze,
ma in molti altri luoghi della Tofcana , e così hanna
feguitato i noftri per molto tempo dopo; anzi tut-
tora molte Chieiè fotto il titolo di S, Clemente
fi dicono Gomuneraente i*. Chim^nto •
GIOC
X
CIOCCHE, per Cocche ^ cioè Navi, feconda
i due Tefli Magi. cTem. Can.42. ft. 4. v, !• p, 210.
Entrh in mare con galee , e con ciacche . Si può cre-
dere corfo di penna de' Copiili ; pur fappiamo,
quanto i noftri Antichi foiTero facili ad aggiugne-
re , o levare in fiaiiii voci qu.fta Itttern ì .
COLONEZZARE , per Cnlovrzzare ^ o Cano-*
ntzzare ; Can. 32. fi. 56. v 2. pag, 94. Colonezzò con
£ran folennitade . Così parlavano, e così fcrivevano
i noftri antichi Fiorentini, e così tuttora parla la
noftra plebe . Il più comune però è Calonizzare ,
o Calonezzare f ficcome Calonaco , o Calon i co ;t^i\to
è vero, che quelle lettere A con O , ed E coni
hanno avuta feinpre preHb i noftri ftretta amicizia
tra loro. Nel Vocabolario è folamente Calonezzare 9
e Calonizzare .
COiVIBlBBIA , per Lega ^ Amifià , ec, Can. 36,
fi. 20. V. 3. pag. 146. E qual fé co' Pifani Grande
combibbia , come fi ragiona È^ un fignificato me-
taforico, che manca nel Vocabolario, prelò dal
bere, che fanno più perfone inlìeme all' ofteria ,
eh' è il fuo primiero, e naturale fignificato, fendo
quello uno de* pili forti contrafìegni di grande ami-
cizia , e congiunzione d' animi. Conbibia , o Conbib"
bia , fecondo V ortografia più comune di que* tem-
pi, fcrivono qui i noftri tre Tefti a penna,
COMUNO , per Comune ; Can. 36. ft. 30. v. 3.
pag. 136. Col grande aiuto del noftro Cornano^ In
quefta maniera di fuftantivo il Vocabol. pone a que-
lla voce un folo efemplo di ber Brunetto Latini ,
Noi r abbiamo ofTervata ancora ne* Tomi antece-
denti tra 1' Opere di Fr. Girolamo da Siena ; e (i
troverà tra' buoni Antichi non lòlamente Commi 0 ^
ma ancora Comuna ^ìqv Comunità , ned è nuovo ^^\\
eruditi, ch'eglino in moke finali di voci, che ora
più
XI
pm generalmente fi fanno terminare in E , amaf-
fero di ufare l'O-, onde diceano Como per Come.
CONSIGLIO , per Concilio , o Conàglio all' ufe
poetico ; Can. 44. fi. 94. v. i. pag. 230. V. il Tom»
antecedente, V. Concilio,
CONTRONE , per Cotrone ^ o Crotone ^ Città
della Calabria ; Can. 25. ft. 24. v. 2. pag. 14. Pafso In
Calavria ; quando fu a Controne . È^ quella 9 di cui
parla Ovidio lìh. 15. Metam.
„ Invenit AEjarei fatalia flujninis ora ,
9, Nec pruculhinc tumulum ,fub quofacrata Crotonis
9i Ojjà tegebat humus 9 ec.
E' particolare la lezione del Villani neir imprefTo ,
di cui mi fervo io , lìb, 7. <:. 93. dove Conciane l'ap-
pella . Onde fèmpre più fi fcopre la necefiìtà , che
vi farebbe , che qualche molto erudito noftro To-
(cano ci fornifle di un Dizionario geografico di
tutte le voci antiche o fincere , o corrotte col con-
fronto delle moderne ^ e de' nomi , che hanno pre-
fentemente gli ftefii paefi , come nelle iue Note
alle Lettere di Fr. Guittone eforta ancora il vaien-
te Monfig. Bottari da noi citato nel Tomo ante-
cedente .
CONVENTIGIA, e CONVENTIGIO, per
Convenzione , Patto 9 ec, Can. 43. ft. 52. v. 1 , p. 2 1 5,
B riaveffer per la conventigia ; e Can. 44. fi". 97. v. 3.
pag> 23©. Secondo loro nfanza , e conventhgi , Non è
nel Vocabolario né l'uno, né l' altro j ma non può
nei^arfi, che fia d' ottima dirivazione, ficcoroe
Convento 9 Conventicolo , Convenimento, Convegna ^
e fé altri vi fono, che nafcano da Conventre; ed
cfprime anche vivamente e la conformità , e I3
fermezza, e l' eflenfione nell'atto del pattuire,
Hice
XII
Elee finalmente con leggiadria, come Franchìgia ^
Grandìgia , Alterìgia , ed altri sì farti .
CROSCIA, per zJo//^ , in fentimeiito metafori-
co , o per Ridonda , Trabocca , ec Can. 27. fi: io v. i.
pag. 35. D' altra materia ornai il mio dir crofeia.
Lo notiamo qui, perchè nel Vocabolario fottoque-
(ta voce non è , le non al §. I. Per metaf. Alati-
dar giù , e C07i violenza; e nel §. III. per Bollire
in colmo 9 e a fcrofcio , non s' adduce eièmpio al-
cuno né del fignilicato naturale > né del metafori-
co; onde vi fi potrebbe adattare queflo del Pucci .
DANARA forfè, per Danari-, Can. 31. ft, 38.
V. 2. pag. 82» Bifognando al Comun danar pa-
recchie » Qx^ào ^oh^, così piuttofto debba intenderli
quella (ìncope, che dire, che Danari^ come San-
guijQcì altri (ìmilì nomi , folle ufato in femminino
con quella ufcita ; tanto più , che non farà forfè
nuova all'atto all' orecchio de' noftri Fiorentini que-
lla definenza , fentendofi anch' oggidì qualche vol-
ta, Tante Denara, o Danara , flccome Sacca , Mog^
già , Braccia , Legna , Dita , Fora , Ciglia , Labbra ,
e moltìdimi altri , fpezialmente di quelli , che nel
Latino fon di genere mafcolino ,0 neutro nella fe-
conda declinazione . Altrove abbiamo ancora dimo-
ftrata la facilità de' noftri Antichi di mutare T l
perfino nelle terminazioni de' fingolari in A , dicen-
do Ogna per Ogni ; del che V. la Tav* Gr. S, GiroL
V. Ogna , Qjialunqua , ec*
DICE .Sb:TTti , per Diciajjette ; Can. 34. fi. ?6.
v. I. pag. Il 4. E così molte altre volte in tutti e
tre i MSS.
DlCRINARE , per Declinare ^ cioè Recitare ^
Narrare ; Can. 36. fi. 13. v. 3. pag. 134. /t gli altri
non dicrirjQ , E^ nel me de fimo fenfo, che fi vide
(Voi.
(Voi. I. a quefta voce) nel Can. 3. ftr, 57. Io per
me credo, che (13 tolta la metaforica flgnificazio-
ne dal recitare per ordine i cafi de^ nomi ^ che fi
dice Declinare 9 ( Vocab= §. III. ) ed è una mecafo»
ra , che pu'* tuttofa Ti fence in Firenze, quafi in
fentimento di fcherzo ; fui qual proposto mi pare
avere talora udito in motto burlevole:?"/ declinerò
/tddofjò il nome , e 7 verbo . Nel (ignificato di Nar*
rare non è nel Vocabolario , né fotto la voce Dì-
crinare , ne lotto Declinare .
DIGIUNE, per Quattrotempora-, Can. 44.
11. 16. V. I. paf^. 222, V. il Vocabolario,
DILITTO, per Delitto \ Can. 32. {1.23. v. i.
pag. 91. Ed egli il tolfe , e per total dilitto , ec. per
la foiita metacefi della E nell'I, come Dinotare^
Diliziofo'i Dilicato^ Dijìo ^ e mille altre, in vece
é\ Denotare ^ec. del che abbiamo parlato più volte
ne' Tomi antecedenti. Se ben fi oflerva , tuttavia
la ncflra plebe ama di dire Dilitto piuttodo, che
Delitto .
DIMOLTE, Tper Molte ; Can. 43. ft. 32. v. 5.
p. 213. e Can. 44. fi. 11. v. 3. pag. 222, V. il Voi. I.
hlOT A , ^per Idiota ; Can. 36. {I.43.V. 3. p. 137.
Gli nitri eran tutti piccoli, e dioti ; fenza nccelTìtà
nefìuna, come (ì vede, e Iblamente per idiotifmo,
e per quella proprietà di noftra Lingua , onde fpedc
volte la prima vocale di una parola refla ingoiata >
ed incorporata* nelì' ultima delV antecedente , ficco-
me Dificio , Stante , Minente , per Edificio » Jfian-
te , Imminente , e e.
DO AGIO, per Doai ^ oggi Dovai 9 Cittadella
Fiandra; Can. 39. flr. 76. v. 2, pag. 173. A Doagio
fi' a;-! do la gente gaia; e cosi quafi Tempre.
DOMILA , per Duwila; Can. 38. fi. 32. v. :,
png. 158. V. il Tom. ante:, a quefta voce*
D\J^
XIV
DUGEN^NOVANTANOVE , per Dtigento no^
vantanove; Can. 57. ft. P7« v. i. pag. 1 53. Non è nel
Vocabolario .
EGLI , per Lui in calo obliquo; Can. 40. (!r. 97.
V. i.pag. 186. E fé ira egli ^ e gli altri fofji-
tienti • Il Vocabolario cita foltanto più efempli di
Francelco da Barberino al §. I, focto quefta voce.
Ma ne citano molti più ancora del Dante, e del
Petrarca il Cinonio 1 Partic. e* loi. il Sig. Manni
Lez, 5. il Corticelli lib. i. cap, 20. ed altri. E' ben
vero , che difficilmente fi troveranno autorevoli e-
fempli dì queft' ufo d* Egli ne' cafi obliqui , fuorché
ne' Poeti
ELIENOR A Str. EHanora Tem. Alienora Magi,
per Lionora t o Elionora , Leonora , o Eleonora ;
Can. 37. fi. 30. V. 2. pag. 147. La quale aveva nome
Elienora> Ecco tre , o quattro mutazioni in un fol
nome , e tutte e quattro in ufo tuttora nel noftro
Popolo , e nel Contado, fra* quali fi ode anche A"
lianoraicneì Tuo maggior troncamento Nora-, tan-
to è vero, che quafi fra tutte le noftre vocali è
fcambievole parentela . E* da notare , che gì* im-
prefiì del Villani in quello luogo /. 8. ^.49, porta-
no per lo più Altenora 9 ch'io eftimo errore, con-
▼enendo ancora gli altri Storici nel chiamarla Le»©-
fiora , tra' quali è il Muratori , Annali d* Italia
An. Dcccii. Correggafi pure un errore corfo qui
nel noftro ftampato , dove la nota (b) in fine del
Canto chiama il numero della Itrofa 37. dovend©
leggerfi 30.
ERBAGGIO , per Erbaggio , o Erbaccia ; Can.
34. ftr. 85. V. 2. pag. 119. Ma come pecore pajcon
f erbaccio . Per minor fatica , s' io T amafll , direi ,
all' uiò di alcuni vecchi Comencatori di Dante ,
ciler
XV
efler qui quefla metateil per forza di rima. Ma
come i' non elHmo , che al nodro Verfìfìcatore nato
mancaflero vime , Tpezialmente sì facili , com' è quella
in Aggio ,così la credo piuctodo una di quelle liber-
tà y che tanto facilmente iì prendeano gli Antichi ,
di cambiare il G in C , e viceverfa ; onde e Federigo »
e Federico egualmente (ì trova fcritro , e ^i dice
Aguto , e Acuto , Aggaffare , -e Accanare , cioè Ag^
graffare y Ar affare , o Aggrappare , Graffo , e Cr af-
fo , Segreto , e Secreto , Trugìulare , e Truciolare •
ed altri moltiffimi, e tutti que' più , che altrove
abbiamo dimoftrato aver cambiato il C in G , Che
poi Erbaccia fi a porto qui per Erbaggio da paftura
nel fentimento del Vocabol. nel §. fotto quefta vo-
ce, e non per Erbaccia in fignificato peggiorativo,
collo (cambio pure ufato in antico dell'AnelTO,
è chiaro per lo contefto del Villani in queflo luo-
go , /. 8. r. 3 5, E non bifugna loro ferri in pie , ne
orzo , 0 altra biada , ma vivono d' erbaggio ^ e di
fieno, E lo ripete nel luogo addotto ancora dal
Vocab. cioè /. 9. e. 241. E la loro pajiura d' erbag^
£Ìo 9 e di [irarne .
ERRONIA, \iQr Erronea ; Can. 37. {1.44. v. 2,
pag. 148. Che per la preda quella gente erronia .
Così non tanto per la rima, quanto per la facile
conilieta fcambievolezza delP E , e dell' I , come in
Bftraneo , ed Efiranio . Contuttociò con quefta ca-
denz.a non è nel Vocabolario.
F\CESSI , forfè per Facejie ; Can. 40. d. 32. v. 2.
pag. 180. Guadagnar mi faceffi , che potete*
Pare qui ufato per lo folito noftro idiotifmo , ed
errore volgare nella feconda perfona del numero
del pili, benché in qualche modo fi pofTa anche
prendere nella feconda del numero del meno.
FAN.
XVI
FANCIU*, per Fanchlli-y Can. 37.(1.92. v. i.
p.ì^. 153. Uomini 9 e donne ^ e fanciu^ con fofpiro m
Troncato così da noi per la mifiira del verfo , fe-
condo le regole de' Gramatìci , ( Buomm. Tran. 7.
e» 12. )come Be\ €ava\ Frafe\ e fimili , ^qv Belli f
Cavalli 9 Fratelli.
FIERE, per Fiero; Can. 38/ ftr. 85. v. 3.
p3g. 165. Acciocché ciafcun fofjè ardito ^ e fiere •
Non lo, fé debba dirmi, che nell* E terminata ab-
bia il Pucci quefta voce > per ièrvire alla rima y
che (ìiol elTere creduto troppa facile ricorfo de'
Comencatori meno attenti de' noftri Poeti, o piut»
tofto , che fia una di quelle tante , che prefTo gli
Antichi fpezialmente con sì doppia ufcita libera-
mente finivano, come offerva con molti efempli
Monfig. Bottari nelle Note a'Gr. S GìroL V. Anel-
le, e nella 32. e 328. alle Lett. di Fr. Guittone , e
noi nel Tom. antec. V. In perpetua, ed in molti
altri luoghi. Diflb dunque o per Tufo di que' tem-
pi, o con legittima libertà poetica Fiere^ per Fiero >
come oggidì ancora fi dice Leggiere , e Leggiero ,
Veritiere , e Veritiero , Menzognere , o Menzonier
re , e Menzognero , o Menzoniero , Meftiere , e Me^
Jiieroy Penfiere,^ Venfieroy ed i tanti più partìco-
hrmente de* fuftantivi , che sì ne' luoghi detti , e sì
prellb il Buomm. Ijng, lofc» Trat. 8. cap» 19. 20, e 21,
e preflb il Sjg. Manni Lez, 4. e preHb altri molti
il podbno facilmente rifcontrare ; e fuori di quella
deflnenza in Ere , o in Ero , anche Violente pur (1
difle, ed ancor da alcuni fi dice, per Violento 9. a
Violenta , ficcome fcrive il Buonarroti nella fua
Fiera 2. 2. 5.
„ Non venga violente,
„ E non penetri qua difordinato^
yf Che c^ è de fi derato ,
,> E utilità ??' apporta . FOR*
XVII
FORBONDI , per Furibondi', Can. 30. flr. 50.
V. I. png. 72. Sicché t fuo* Saracin paffar forboiìdì .
Due mucazioni fi oflervano in quella voce fuori
del più comun pronunziare; T una nella lettera O
della prima fillaba, pofta per U , e quefta fenza
iiecefTuà , ma non icnza frequentidìma vicendevo-
lezza di noftra Lingua in quelle due lettere , che
fecondo il Varchi, Lez, a r. 507. hanno gran fo-
jnìglìanza infieme , e fi pongono fpeffo /' una per
l* aln-a ; onde Dante fece , che Jjime rimìf a Come ,
Jl'ri vendo Lo me :
Non fiere gli occhi jnoi il dolce lo me ;
e così fecondo tutti i noftri Gramatici hanno flret-
ta parentela tra loro; del che vedi anche i noflri
Proemj a' Tomi antecedenti. E molto d' apprelTo
al noltro cafo fi legge in un ottimo Codice della
Vaticana n. 3223. di Guid. G. lib,ii.c.i, veduto,
e citato da Monllg. Settari , Lett» Fr.Guin. N, 124»
Non penjate , che lo Re Priamo abbia tra noi for-
tivamente ifpiatori ; in vece dì Furtivamente »L* al-
tra mutazione confille nella (Incope dell'I nella fe-
conda fillnba ; e quella per la neceflltà della mifura
del verfo, llccome è molto famigliare a'Poeti;on«
de Bla fino , Carco 9 ed anche Ram marta , in cambia
di Ra77ìmarifa , dille Dante nel luogo citato dal Vo-
cabolario fotto la voce Rammaricare , §• I. e Lorenzo-
de' Medici nelle fue Rime spirituali -
Poiché invan tanto tempo fi rammarca .
E Rammarco fi notò pure nel Tomo antecedente.
Di quelli fpefll troncamenti nella noftra Lingua ve-
di la Nota 85. alle Lettere dì Fr. Gtnttone , Nel
Vocabolario non è né Furibondi , né Forbondi .
FqI.IF. b FOR-
XVIII
FORENS, per /^3^/;^x, nella Fiandra; Can.55.
fi:. 52. V. I. pag. 105. Prefe Forens dopo la fconfttùa ,
Il Villani qui ìTo* 8, cap. 20. la chiama coftantcmen-
te Fornes , che oggi fi dice più comuneniente Fìì'-
«(?y , o F«r;;(?j , per gli foliiri a noi facili cangiansctiti ,
e fcnnibievolezze dell' O in U , e dell' F in V,
FORO , pei- Furo ■ Can. sj.fr. 91. v. 5. p, icp.
E co-iuiitì foro ; in forza di rima . Vedi il Vcl. L
V./v/3r(?;ed agli efempli ivi addotti (1 può ag^jiu-
gnere quello di Fr. Giordano , e dello Scrittore
delle ^vx Frediche, che licn pur Foro, ma Fuoro ,
come in molti MSS. antichi fi trova, ufarono;
Pred, XXIV. di Qnar, nel ttt* pag, 244. Io ito;i
fui a quefla Predica , ma riebhìla da molte perfo-
ne y che vi fioro .
FRULr,e/vW> fecondo il MS, Te m. E/r/l fe-
condo il MS. iVIagliab. e Str. per Forlì , fecondo
il più confjeto del Vilbni, e fecondo il più co-
mune d'oggidì; Can. 30. fi:. 79. v. 5. pag. 7 5. e così
altrove . EU' è una di quelle noftre tanto frequenti
nietatcfi, e trafpofizioni di lettere in una medefi-
ma voce, delle quali ho più volte parlato. V. ii
Toni, antec, V. Frolì ,
FUMALE, per Fanale; Can. 30. fi, 16, v. 3.
pag. 68. FJ il Fumale , e 7 Porto anche guaftaro .
Il Villani , ivi , cap. i 34. dice Fanale , e così oggidì
comunemente. Ne' due MSS. Strozzi , e Magliabe-
chi par, che H legga piuttofto Fani al e , iè pare la
feconda lettera non è un // co'due capi \x\\ poco
più ferrati del dovere. Evvi In voce Latina iv/».-?.
/À7,che molto fi accoila a quefto fignificato;e tra
le voci dell' infima Latinità il celebre Du-Cange
riferifce anche queda Famaginm ^ e Fumale <t ulate
per quelle inipofìzloni , che {v efigevano di' Princi-
pi per ojni Famiglia, che ^\ dilHnguevano , e fi
... nu •
XIX
numeravano da' fuochi , o cammini fumanti; onde
anch* oi^gi fuoco (ìgniiìca talora in noflra lingua F<7-
m'igUa '■, ( Vocab. Y* Fuoco §. VJ. ) e perciò Fuma-
gtum ^ e Fumale par, che (ìa prefo originalmente
dal no Pero Fiitnmaiuolo , o Rocca del Cammino per
la quale e fata- il fummo , Perlochè anche Fanale
potè da* no (tri buoni Scrittori efi'er detto, non per
necelTuà o dì rima, o di verfa, ma per ottima
dirivnzionc , ed erìmologia , Filmale , dal fumo , che
fu dall' ap-ertura della lanterna manda continuamen-
te il fanale accefo , ficcome per tal cagione F////m/^
nel corrotto Latino , ^Fninmaìolo nel buonTofcano
la gola , o condotto efterno del cammino fu detta .
FUOCA , per Fuochi; Cnn. 26. flr. 31. v. 2.
pag. 26. fecondo il Tello Strozzi; Mi fé- fioca nel
Borgo a mano , a mano ; benché abbiamo fcelta T uni-
forme lezione degli altri due MSS. F> certo , che
i noftri Antichi amavano molto queftà maniera di
terminazione in A de' nomi mafchili nel nuaiero
del più; onde Ca^npora ^ Tempora ^ Fuocora , Le*
gna , Faftelta , Anella , Letta , Mulina , Mura , Pec^
cata^ Sacca, Fratta^ e fimili altri moltifUmi ; tra*
quali anche Fuoca per Fuochi ^ come qui fi vede,
diceano; del che leggafi fra gli altri il nollro S'i^
gnor: ìAinni^ Lezione ^,
e;, i. ■ O"
GENNA', per GennàhrC-m, 25. fi. 74. v. i. p. 19,
E di Genna'* vegnente il detto Conte* Così bi-
fogna leggere a riguardo del verfo , benché ne'
MSS. Ha icritto intero Gennaio , fecondo V ortogra-
fìa anche poetica di que' tempi ; come i^/f//<z', 5/^%
che qui polTono vederfi*
GESTA, per IJìirpé , Schiatta , 'Progenie, Can.
58. ft. 94. v. 2. pa-g.* 1 64. E capo il Conte - D' Artefe ,
eh' era della deità gefla . V. il Vocab. a oueda voce .
b 2 * .GIÀ-
GIANO,pèr(//>;/w; Can. 54.(1. 32. v. 1. p. 114^
Che Je non fojje^ il capo del Re Gìam . Così lo fcrU
vono fcmpre tutti e tre i MSS. e non già , come
qui* per neceflitì di rimai ma perchè più Tpeffo
ì ttoftri Antichi, che noi non facciamo, ponevano
la N ove noi pognam V ?vl, eziandio iènza icrupolo
fiifiuno avanti al B, ed al P, come pure in quefti
lìoftri perpetuamente s'ofìerva; nel che noi gli ab-
biamo corretti iecondo le regole d'ortografia fug-
geritc da' Signóri Compilatori del Vocabolario ; e
quanto a quedo nome ci fìamo parimente > quando
abbiamo potuto , attenuti al Villani > che fcrive
Giamo i ficcome ivi abbiamo notato.
GIUBBILEO , per Giubilo ; Can. 44. ft. 7, v. i.
pag. 221. Aliar con molta fefta^ e gitibbileo . Mo*
ilra il noftro erudito Sig. Ab. Marrini nella Nat. al-
lei Jì. ip. di Cec, da Vat-L quanto ila felice la no-
ilra plebe nel trarre ad altri diverfiflimi fignifìca-
ti, e fpefTe fiate burlevoli, alcune da efTa ftorpiate
paroie E cele il artiche male in tefe , e fra gli altri
molti, porta ancora T efemplo della voce Gaudea^
Unts y che s'è fatta poi anche Gaifdeamo , Caldea^
fjìus 9 e Gàldeamo . Querta traslazione del nortro Puc-
ci però della voce Gittbbileo al fentimento di Giu-
fcilo, o di canti, o di voci di letizia, non lòia-
mente s*aflbmiglia molto a quella, ma pare ezian-
dio , che la fupéri nella convenevolezza , sì per V af-
finità materiale del faoho, e sì ancora per la mol-
ta fimiglianza dell' etimologia dell' uno, e dell' altro
-vocabolo. Imperocché o venga la voce lobel^ch^
rell' Ebreo corrifponde al noftró Latino lubilaettm
Ìà,ove di ciò fi parla la prima volta efpreffamente
iiella Scrittura , Levit, 25. 8. dal Corno , 0 Tromba
fatta a quella foggia, che fi fonava in quell'anno
in legno di univerfal reoìiflione , pace » ed alU-
grez-
XXI
grezza ; o ven^a dall* altro Hbreo nome luhal » che
vuol à'ìVQ Sonare i o Caf?tare y o hrc ftrepito di gio^
ia, fendochè Tubai in fatti fu il ritrovatore della
ir.aiìca, e del cantare, e dei fonire (Gr;;. 4, 21.)
che di per fé fon tutti fegni di allegrezza , e di
fé fi: a ; o veniva finaimente > com'è d' oppenione il
vabrofo P, Calmet, da Hobil , che iìgniika Rìdur^
re,o PJcbiamare ; tutto alla fine viene a dire colà
di fella , e di pubblica letizia fcrepitofa in quell'an-
ro, in quo perciò clavgebatitr tttbis . V. S. Ifidoro
/* S'EtymoL e, ^7, Ed il noltro Giubilo non meno»
che queiio de' Latini , Jt è {Ce crediamo al Cavalca
Frutt, di Ling*) qtfatjdo sì ineffabil gaudio fi con*
ceps , che colla lingua non fi può ejprimere , jn^i
tacere non fi puote ; e però fi wanifejìa per certi
fegni , e atti giucondi di finora , avvegnaché per
nulla pruprietade fi puffa efpriwere . E così appunto
1:1 prima etimologia del Latino lubilum , che forfè
dalla fteHa parola ///^j/ ha origine, altro non vale,
dice S. Ilario in PfaU 65. fé non fé il fuonodi voce
]>aftoreccia , ed agrefte , quale appunto nella loro
lemplicità, per b*nterna pace dell'animo, Tufa^
no ne' loro Rifpetti , e Serenate i PaftorelU nelle
noRre di Mule feconde Montagne-, o qual ne' buo-
ni fuccefR d' arme s'ode (Irepiroiamente tra* mij*
fìcaii ftoi mentì negli eièrciti vitrorioiì • Ecco il te-».
fio inte!o del S. Dottore, in. P fai. 65. r. i. lubiluus
pafloralis , ^greflifque vocis fonttm nuucupannts ; cuni
in folitudinibus aut refpondens , ant requirens pef
fignificantiam diiBae in hngum , & e.^preffae ///
immenfum fonus vocis auditur . In Graecis vero li-
tris ( qui e^ Hehraeo prosimi funt ) mn eadem fi^
gnifi,cantia ficribituv . Namque ita fé habent : àkct^
^cc^ccTi Tù^ Kupio) Tiic^'iJ 9 & cum ilUs yf, àA-piA^ptàc ^
qttem teatine iubilum ponunt ffignificat voccin exer^
XXII
citus praellantis^ aiut in ccv.cnrfu pyoterentìs ho-*
fflenty aat fuccefjum v'ifloriae exultatìonìs voce te-
ftautis . Di quel villereccio c^iabilo psff , che p.irli
tra gli altri molti anche Silvio Icaiico , lib. 14.
le ri vendo :
„ Ef laetis /copuli s atidìviù i ubila Cyclops .
Del Giubilo militare poi de fc ritto da S. Ilario ra-
giona eziandio Ammiano Uh. 22I fccondocbè • in-
tende ivi , e (piega Carlo d' Aquino , mentre (I la-
menta, che infra l* altre riiailbrez/e della difciplina
militare lì fodero introdotte C-Mitilcnae prò iuhilo
molliores. Allegrezza , e gioia di maggiore folenni-
tà fignijìca (ìmigliafitemenre quefla voce in tutto
r ufo Ecclefìaftico ; e perciò quel ,, che da altri fi
dide AT^w;;;./ , da' più badi Scrittori fi è prefo a di-
re luhilinn 'i per dinotare quella cantilena prolun-
gata, o (irafcinamento dell'ultima nota, che fi fa
iieir organo, 0 nel canto ne* dì più fedivi. Ecco
dunque in breve , quanto ftretta parentela vie tra
Giubilo 9 e Giubbileo y G quanto il noftro popolo ha
rngione di ulare fcherzevolmente anche oggidì que-
llo per quello,
GfUDiV, per (7///^<?o; Can, 30. fi. 26. v. i.p.(^9.
Pfomife di portarlo , e 7 Giiide' trifto . Come Frate\
P'orre\m cambio di Fratelli, Vorrei y ec, e Po/-, e
Pro , per Porta , Vrvde , e mille altri . 1 MSS. peto
leggono Giudeo ,
GLI , per Loro ^ nel terzo cafo del mafcolina
del numero del più , e lenza precil.à neceffità ;
Can. 33. ft. p2. v. I. p. 109. Promettendogli in ogni
dignitade ìieftittiirli • Si trova non di rado preda
buoni , ed ottimi Scrittori o fuggito a cafo dalla
penna, o ali' uiànza del volgo; m:i e creduto moda
di
XXIIl
dì dire poco regolato, per fervirml delie parole del
Vocabolario a quella voce §. II. dove fon da ve-
dere nondimeno i molti elempll , che adduce a
f;^vore di quello idìotifmo . Vedi tutti i nollri Gra-
fìa cici , che dicono cofè aliai e prò, e conerà
quefì:* ufo .
GODENDARDI, per Baftorn armati di ferro
alla Fiamminga i Can. 38. ftr. 74. v. i, pag. 162.
/i godinidardì aveauo come fpledi , E Can. 39. d. 23,'
V. 2. p. i63. Co' lor buongiorni -, e co"* lor godendardi .
Quella voce , che viene dalla ^ummxng^LGcdcndac ^
fecondochè (crive il Villani , ed ora è così toica-
lìizzaca replicatamente dal noflro Pucci» è in cotiìl
guifa fpiegat.i , e delcritta dallo itedo Vilhnl nella
corriipondenza del primo paflb citato, cioè al /. b',
€» 5 5. Uno gran bajtone nodsrato . come manuo di
[piede , e dal lapo grojfj ferrato , et punta guto -^Is'
gato con anello dì ferro da ferire , et da forare »
et quefta felvaggia t et grufa arma dura chiamano
Gadendac , cioè in noftra lingua y Buon giorno , Si-
niigìianti badoni a quelli fi ferbatio forlè ora in
qualche Armeria di rilpetto , ed erano peravv^ntura
V arme più uliua de* Contadini, e de' Selvaggi del-
le noiire nelle' Maremme . Ma tornando alla voce,
che riguarda ilngolarmente , e indiyidu.ilmenre
queil* armndura Fiamminga , pare , che dobbiamo
ben riceverla così forcanegi^j;ita , e fìperne grado al
vivace ingegno à^ì Pucci noilro, cht quali iòlievan.
dofi (òpra il Villani, ha fapuro darle quel ougiior
Tuono Tofcano , che può avere j eh* e quel più,
cred'io, che poHa dìfiderarfi neli* uUima ueccfllcà
di ufare voci forellierejper i(j>iegarne te cofe a noi
fiuove , e diilirace , lìcccme ÒÀ molte voci Latine,
Spagnuole , e Franzeli giudiziofamenre è llaco, fatto
da' noilri baoiii Scriccori , come Fricre , e e, V. Buoìt^
giorno . b 4 GOL-
XXIV
GOLFO > per l^retto , o Suuro , o Pieno , in for-»
xa di addisccivo; Can. 30. (1. 92. v. 5. pac^. 72. Or mi
diletta - D/ wz/r^r cibo , prr //? j>* /)/^ golfo . Abbiamo
oflervata quella voce anche ne' Canti pafTati , Voi. T.
adoprata metaforicamente ora per nome addiettivo,
ed ora per fuftantivo; ed in un luogo ,C^7;. 2.7?. 83,
la fpiegimmo per Iftvetto , e Rinch'tufo a Jìcnrezza ,
Q.UÌ pare, che qualche coD Hmile vogTu dire, fé
non anche tutto , poiché fembra , eh* e* voglia fi*
gnificare di mutar materia, per e(ler più breve,
e meno (oggetto ad errore, od a pericolo nel par-
lare della fortuna de* Grandi . Ovvero potrebbe
prenderfl qui GoZ/ò per pieno ^ o Sizio, con fenti-
mento anche più prò/fimo al fuo naturale ; qua(i
volefle dire , dì pafl'are da un fatto air altro , per
render la fba ftoria più feconda, e più piena di
co(e memorabili, Supplr(cano altri pili di me in-
tendenti; che al mio proponimento bada qui ricor-
dare, efler cofa molta leggiadra , e frequente nella
noftra Lingua l* ufo de*^ fuftantivì in luogo degli
aggettivi, e vicever/à;. del che adduce efempli af-
fai il Menzini nella fua Coftruzione irregolare , e. f»
GRADA 7 per Grado ^Dignità , PÒfio, ec Can.
38. ft. 7. V. i. pag iS'j^Fu pofto il primo a così fat^
ta grada . VeggafI la Tav. fopra i Gradi di 5. Giro-
lamo ^ alle VV. Falla f Miiìaccio ^ Profete , Silen^
2/^ , qiuìnto fodero facili gli Antichi a mutare TO
nell* A , e viceverfa, fpezialmente i Poeti fìrretci d.i
Fieceflìtà di rima. Quefla voce è n^l V^ocnbolario
folamente nelP antico intendimento di Graticola ^
eh* è chiaro non poterfi qui adattare.
GRANDIZIA 9 per Grandigia vC^w 30.(1.47»^
V. I. pag, 71. E que\ che mn caravan fua grandi-'^
zia. Manca nel Vacabol. ma è forfè ufato altre
volte dai Pucci ne' Cauti ante cedenti , che non fo>
fé
XXV
fé (i3 finto da me trafciiraroj ed è certamente ri-
petuto ncir ultimo Tuo Cacto , ftampato già dietro la
Bella Mano di Giudo de' Conti, e riportato ancora
per efemnlo di quefla voce nella Giunta di Vocaholè
fatta neir edizione di efib Vocabol. in Napoli , ivi s
Firenze governa oggi fu a gran eli zia
Per otto pupolan , che jon Priori ,
E un Gonfalonier della giuftizia .
GUERRA GUERRIATA, per Guerra leggie-
ra y fatta con badalucchi; Can. 37. 11. 27. v. 3. p. 146.
Veci, Vocab. V. Guerriato •
ÌDDEO, o DEO, per iddio, 0 D/'o; Cnn. .14.
11. 6. V. 2. p. 221. Mefjer Ramando fervi dur d' Id-
deo . Così è fcritto in tutti e tre i Codici , benché
ila cafò obliquo. Il Vocabolario alfa voce Iddio j
porta un iblo efemplo di Luigi Pulci nel Morgan^
te; raa alla V. Deo dice laggiamente , che tali
cadenze di quede due voci erano molto in ulo
predo gli Antichi , ancora nei numero del meno »
com' è qui , e più frequentemente fi trovano ne'
Poeti .
IMPEGOL ARE , per Mpiaflrdre , in fentimen-
to metaforico, cioè, Mettere in carta ; Can. 29. fi. 84,
V. I. pag. 64. E nota ben , Lettor , dì) , eh' io t' im-
fegolo ♦ Nel Vocabolario è quello Verbo col ino
iblo (ìgnilicaro primitivo, d' Impiajlrar con pegola ,
o (la con pece • Ma non meno giudizioramente è
ilato qui adopraro nella maniera detta dal noflro
Pucci di quel, che appunto il Verbo flefTo Impìa*
prare foglia talora per metafora in un iimil Icnfo
anche di prefente ufarlljcome già l'usò acconcia-»
mente il Davanzaci ne* luojjhi riferiti nello fleilb
Va.
XXVI
Vocabolario (otto l.i voce Tmpìaftrare §. T. Tac*
tinn, t^. 17!. Poco fu d.t jnetn-jrare <, chi njn volffje
impia/ìrare h carte, E a?2n. 15. 224. Che r.-.fino al
tefl amento ìmpìaflvì) dì lamenti .
INFARSERATO, per Zazzeruto-, Cnn. 28.
il. 81. V, 3. vt7\g 53. i'ccondo il Tello di Cafn Tempi ;
QV infar levati coperti di maglia. Pare manifeftoer*
rore dei Coollt.i , che forlè ha avuto \\\ mente
r Infarcire de' Latini .
INFINGHI , per Infinga', Can.38, ft. 52. v. i.
pag. 160. Idiorìfmo tier forza dì rima.
TNGHHRONARE , per Circondare di gheroni ,
O Fregiare ; Can. 3 i. (1. 55. v. 2. p;ìg. 85. Fé inghero-
nar di inarmo San Giovanni, II Tello del Villani,
di cui mi fervo, dice così, Ub. 8. e. 3. Nel detto
tempo fi jecero intorno a S. Giovanni i gheroni
del marmo fieri e bianchi , con piccola dìverficà dr/l
paffo mede(ìmo, che fi eira nel Vocabolario ibtro
la V. Gherone al § 1. dove però non è né Inghe-
ronare y né Aggheronare , ma folamente Agghero^
nato, forfè per mancanza di efempli alla mano. E*
proprietà di noi altri Tofcani , ficcome de' Latini,
e de' Greci , da' nomi fuftantivi delle ccfe formar.»
ne, 0 comporne i Verbi colla prepofìzione /)/,
o\ A, ed alle volte indifFerenremenre coli' una, e
coir altra ; come Indorare , inchiodare , Incbiavare ,
Inchiavellare , Affondare , Affannare , Infocare , ed
Affocare , IndoUiare , Indolcire , e Addolciare , Ad-
dolcire , ec. Se non che mi pare, che la prepofìzione
//; facci.) paflare i' azione più addentro del pazien-
te, com'è nel noilro ca fo , ove Ingheronare figni-
iìca fafciare di fregi, o "gheroni incadrati di mar-
mo nella parete efterna di quella Chieia , quale an-
che oggidì fi vede.
INSAZZERATO, oer Zazzeruto', Can. 28,
11.81..
xxvn
H. Sr. V. 5. p;^g. $5. Dìfpyegìaììdo - CA' infazzerati co-
perti di maglia ; dove il Tedo Mjsg'Uabechi par ,
che leg^^a , Gli fazzerati . E' certo , che vuol dire ,
come lì è pofto, corrìipondendo a quel pafTo del
Villani , lih, 7. e. 130. che dice cesi : Dìppregtfìndolì r
dicendo ^ che fi li fcìav ano coms d/jnne ^ e pettin^vanfi
le zazzere. Nel Vocabolario non v' è né luzazze*
rati -i come meglio iì fcriverebbe, ne molco meno
Infazzerati , né iìnnlmente Sazzerati , 0 Z azzerati ^
ma bensì Zazzeruti* Da quello elèmplo però po-
trebbe inferirli , che i noftri buoni Antichi fecon-
difilnii nel ccmpor verbi da sì fatti nomi, dicefle-
ro ancora trzazzerare ^ per fare la Zazzera, tic-
come dice-ino Inzuccherare da Zucchero, Inzaijlra^
re da Zaffiro, Inzeppare da Zeppa , Inzuppare da
Zuppa t e mille altri fimill.
IVIRITTA, per/i;/;C3n. 25.il. i 5. v. 2, p. 13.
AV/ Caftcl di Mefjlua , ed iviritta , V. il Vocab. a
quella voce, e qui apprelTo V. Ojini *
LABBIA , per l^alto', Can. 40. 11. 91. v. 2. p. » 8<5.
La bella labbia ■ Si tra franto "ha co fa maladetta .
V. jI Voi. J. di quelle PocHe .
LANDRA, credo per Landrec) , in Lat. X^;;.
drecyn77i , Cailello dell* Annonia . Cnn. 39, ilr. 38.
V, 3. parr. 170. Non fon per lato mafcoliiìo^ Di/cefi
dagli antichi , ina di Landra .
LIBRA, per Libbra^ o Lira moneta; Can. 29.
11,36. V. 3.pair. 59. Anche P edizione di Gio. Vil-
lani di Venezia del 1559. ed altre, che ho vedu-
te , fcrivono in quePro luogo per una Libra di Li-
bre fei f e così coflantemente in tutte l'altre oc-
correnze . Così pure nel Tello a penna , che in que,
ila noftra Libreria di S.Paolino fi conferva , delia
Cronichetca delio lleiTo Gio, Villani , li fcrive quafi
le;n.
/
KKVUI.
ièmpre con un B folo. Slmilmente nel (rgnificsto
à! Impofizione y neìl* efempio llefFo addorto dal Vo-
c3bol. tanto di e(Ib Gio. Villani negl* imprefli , e
ne* MSS. HidJetti , clie di Ricordano Vlnleibina > fe-
condo l' imprefllonc de' Giunti di Firenze del 159^.
cap, 141, fi legge propriamente Z/'/t/? . Non abbia-
mo nel Vocabolario quefta voce Icritta così, (e
non nel fencimento dì uno de^ Jegni del Zodiaco •
lo per me crederei , che quefta fofTe una di quelle
voci, che, come in/egna il noftro SIg. Domenico
Maria Manni, dipendendo dalla maggiore, o mi-
nore preffione delle labbra di cialcun, che la prò-
nunzia, anche i noftri Antichi ora col b femplice,
ora col raddoppiato la proferiflero , e così varia-
mente ancora la Icriveflero, come (ì rincontra ap-
punto in quefti MSS. del noftro Pucci • V. Voi. !•
voce Livra .
LI VERO , per Finito; Can. }i. ft. i 5. v 3. p. 79.
Le quali (leggi) regnaro ^ e ancor non fon livere *
Nel Vocabolario manca quefta voce in ferie , ben-
ché vi lia Ltverare , e Livrare in quefto medefimo
fentimento, ma con un iblo efemoio delie Nov»
anP, 20. 5, che pure fa per noi , dicendo : Ancor
non era livero di dar r acqua , ec, Lhro , in quefto
fteftb lignificato dicono tuttora i Lucchefi .
L17.7. fìi t per Gara; Can. 5 5. ft. 42. v. 2. p. 126.
Lizza tra ior jnaggionffente s' accefc , E' qui in un
llgnifìcaco metaforico, e figurato , molto però ufa-
to anche di preferite , nlmeno nel noflro parlar fa-
migliare, pre.'ò lenza dubbio dalP ardore fcambie^
vole , che iuoie accenderfi tra' cavaUi , e tra' Ca-
valieri nelle gioftre , neile quali la Lizza, dice il
Vocabolario fotto quefta voce §• H. è quel Tavo*.
lato , Muro , o Tela , rapnte la quale corrono i Ca^
valierl nelle giofire • Veggafi ii Menzini , Delibi
Co-
XXIX
iCoftruzione irtegol. è ì ncitri Gramatici , ed Urna-
nidi .
LOGGIO , per Mogio , o Balogio , Balorda ,
M^[io ^ e di Cattivo umore; Can. 25. It. 61, v. i.
pig, 18. £ fu a mvlfi amar pia 9 che ftar loggia,
r avrei qui volentieri corretta quella voce , e
icritto M)S[gio in lignificato di Mogio , per Mefto ,
o Sbalordito 9 lafciando ibltanco il G raddoppiato
per ia necefluà della rima ; ma l* uniformità de* MSS.
m' hanno ritenuto. Io non ho di prefente altri
efempli di quella voce , che le veramente è del
Pucci, e non piuttoilo de' Copìfti , che Loggia m
cambio à\ Maggio abbiano detto, la crederei piut-
toilo una di quelle arbitrarie, che s* inventano
molti Scrittori anche del buon fecolo , fpezialmen-
te poeti, nella llrettezza del difcorfo, o della ri-
ma > di quel che dovefle crederli comune in quell*
età , ficcome per altra cagione dilli della voce A/if-
ciolfof Voi. I. ivi. Né Itrana farebbe affatto que-
lla libertà del nollro Verfeggiatore, qualora, com* 10
penfo me^^liu , Loggio foOe qui di fatto un tronca-
mento di Balogio , per forza della giuila mifurj
del verfo : imperciocché come proprietà di noflra
Lingua i\ è il potere a piacere , e con vaghezza
allungare molte voci d'intere fiilabe , lenza variar-
ne il lignificato, come Mercatante ^ o Mercaante
ne' più antichi, Discolpare ^ Difconofcenza , Difco^
rare 9 Dijciogliere , e sì fatte altre moitillime, per
Mercante , come più frequentemente oggidì , e
Scolpare , Sconofcenza , Scorare , Sciogliere , ec> così
è pur proprio di ella il troncarne molte altre e nel
principio,' e nel mezzo, e nel fine l'otto lo {xQÌ^,'o
fentimento, fpezialmente a comodo delle compofi-
zioni legate ; liccome diffufamente dimofrra Monfig.
I^QCtari nelle Note 11, 85. i2o^ ip2. 30*:. 390. slle
Lei-
XXX
Lettere di Fr* Guittone : ned io ardirei di negare
alla mia memoria di ^vere anche più volte udito
nella noftra plebe qOefla ripetizione quafi accrefci-
tiva 9 Logio , Balogio , come pure Locco , Balocco »
quafi (bmmamente balordo, melenfo, e baloccone.
Il Teflo Magliabechi qui iegge , Straloggio , in vece
di Si^ay loggia ; che o dee ftimarfi allblatamente
sbaglio di penna del Copiila , o, per quel, che a
ine pare, piuttbflo fiaccato leggerfi dovrebbe, co-
sì , S'arai oggio , in fentimento molto diverfo dall' al-
tro ; che efler potrebbe quefro , Più , che fìmle
maefiro , o diritto , o cofa fimile , che alP Occhio
con metaforica applicazione pofla riferirli ,* ben fa-
pendofi , che i poco più antichi del Pucci, fpe-
zialmente in poefia, 0^i?ed Ogli adoperavano ta-
lora per Occhi 'j del che Moniig. Rottari , Lett. Fr>
G///Vr. M 1 Si, adduce efempli parecchi; donde O^i»
peravventura, e per comodo di rima Oggio, Per-
lochè , fé mai vale alcuna cofa quella mia interpe-
trazione, Strale occhio pare, che potefle lignifìcnre
ftrale bene incoccato, e indirizzato al fegno. Ma
kfcio volentieri ali* altrui più erudita ammenda
quello mio ferneticare .
MA', per MaH\ Can. 37. fi. 51. v. 3. pag. 149,
Ma" cammifti . E appreflb , fi. 54. v. 3. Ma' par-
titi. E di nuovo fi. 65. v. 3. pag. 150, Ma' partiti -y
è forfè più altre volte. V. il' Vocabolario , V. Malo ,
nell'ultimo efempio ; e gener.-ìlmente , quanto a sì
fatti troncamenti , vedi" il Tomo antecedente di
quefle n'olire Delizie ^ alle Voci Caprai' 9 Frimai' ,
e Sta' 9 con gir Autori, e con gli efempli ivi ri.
portati .
À4ACO.METTO, per Alaowctto 9 nome pro-
prie 'j Can» 25. d, 87. V, i. pa^. 20. per roftro idio-
ti fmo ,
XXXi
tifmo, He come Pagolo f Fragola 9 Pagode per Pa-
vone , Lavoro , ec.
Al AF ATTORIE , per MrJfcittore ; Can. 30. fl.47,
V. I. p2'.^. 71. E che Tnaudafpr pyeji i inafattorì ;
benché nello flampato Ha corlò , non fo come , 31;/-
f attori ; e più altre vol^e così fi feri ve in quelli
Canti, come lo pone anche il Vocabol. con due
efempli , del Paflavanti , e del Boccaccia. Si con-
ferma Tempre piii quella ofTervazione, che gli An-*
t^chi cercavano di ichìfare quar.co poteano, P afprez-
za di più confonanti diverfe infleme .
MAGGIO , per Maggiore ; Can. 24. 11. 55. v. 2,
pag. 7. S' avverte folamente, perchè da alcuno non
fi credefTe errore di ilampa . V. Vocab. a quella V.
M A L A GU RIA, per Maiagura , o Malagario ;
Can. 24. il. 86. V. 2. pag. io. E quefla 77ìalaguria - 7V-
nuta fu ' E Can. ^ 5. II. 73. V. 2. pag. 129. parimente
in fine di verfo • Con quefla defìnenza manca nel
Vocabolario; ma è la lolita libercà fpezialmente
degli Antichi neli* ufo mditferente deli' I in Umili
voci, fìccome in quello fatto medefìmo diceano
Agtirlo i e Agùro 9 fpezirslmente quando facea co-
modo alla rima, ed al verfo.
Al ANDRA , per NaziaJie , Popolo , Gente , me-
taforico; Can. 39. fi. 37. V. 2. p3g. 169. E quefto ha-
jìi di sì (atea rnandra . Vedi il Vocabolario al §.
fotto quella voce .
MANIERE , per Manìerofo , Defiro^ ffc. Can. 28.
fi. 87. V. 3. pag. 53. E feguhar Io fiorwo afpro , e
maniere • Di quello veàì il Vocabolario fotro que-
lla voce; né qui è molta difficoltà. Ricorre però
queda voce aggiunta ad azione, e. non a perfon.i,
ed in lignifica co un po' di ver 10 , cioè , dì Opporttf'
no , Comod.-) ^ Acconcio 9 ec, nel Can. 33. 11. 25. v. 3.
p, 102. ÓHando il p^jptggio - Incontro a' Sarad:i folje
ina •
XXXII
mnniere . Così tutti i MSS. concordemente , de' qua-
li fin quando fi ftampava quefto pafTo ebbi dubbio»
i'e potefiero dal primo tutti gli altri avere errato;
5Ì veramente, che e per quefto dubbio, e per
rendere a tutti la lezione più corrente ardii di mu-
tare nel tetto quefta voce in Alefihre , cioè , Uopo r
Bìfogne^ec, accennando nella Nota quefira mia mu-
tazione. Ma non è, che fin d'allora, e fin dalia
prima lettura non mi parefle ciò, che ora molto
più mi pare , che quefta voce , per licenza poetica,
da Aggiunto, che naturalmente è , di aftore , o di
uomo pofia edere (lata traslacata , quafi nel mede-
fimo lèntimento , al fijllantivo Pajpiggio , e che ven-
ga a dire, che il Fapa fé Don Giamo Ammiraglio
m mare di S. Chiefa per quando fofie fiato accon*
ciò f opportttuo t comodo il paflaggio contro a' Sara-
ci ni . Dal Vocabolario ^\ riporta in forza di Ad-
diettivo^ per Manìerofo , Piacevole y adattandolo a'
ioli falconi, ed agli uomini, come l'ufarono Fran-
ecfco da Barberino, e Franco Sacchetti . L' ufo , che
re fa qui il nollro Poeta , per fervire alla rima ^
non pare fpregevolc anche di per fé folo, fé noa
anche leggiadro , e bene accomodato .
M ASÉN ADA , e MASINADA , per Mafnada r.
Can. 38. ft. 14. v. I. pag. 156. fecondo il Tello MagU
e fecondo la giufia mifura del ver/ò ; e di nuovo
anche iècondo il Tefto Tem. a Can. 40. fi. 8.v. i.
pag. 178. E fopraggittnti dalla Mafinada . Dell* al-
lungamento, o piuttofto dell' originale giacitura di
quefta voce abbiamo detto alfai nel Tomo antece-
dente alla voce Mafinadieri ,
MASINADIER! » per Mafnadieri; Can. 40.
ih 84. v. 2. pag. 185. Che da* Masnadieri era guar-
dato, E di nuovo, Can. 42. ih 26. v. %. piig. zoi*
V. Voi, I. di quelle Fuefic foeco tal vcce.^
■ MA*
XXXIII
MATER A , per Materia ; Can. 14. fi. 78. v. 3.
pJig. 9' Vedi il Vocabolario a quefte voci.
ME', per Alio; Can. 44. ft. 5- v. 2. pag» 221.
Ond' og^i in queflo giorno per me^ canto; che il Te-
llo Tempi legge ^er me tanto ^ meno prò inamen-
te , com* io credo. Il ^^' in cambio del Mio ^ Mia ,
e Miei , è idiocifmo tanto frequente di noi altri
Fiorentini, che niuno, che fia ihto in Firenze >. e
per tutto il Tuo Contado ne può dubitare; del
quale ne fa le fcene? e le beffe \\Qi\g\\',Di:àonar,
.Cateritu q Lez. di Ltng,Tofc. pag» Sll^^ q^^'^ 5^f5*
i notiti flefll Gramatici con ragione ce lo attribuì-
fcono ad errore. Non lafciò di bene, e natural-
mente rnpprefentarlo il Raldovini nel Lamento di
Cecco da Varlun^Oi Ji, 12. con quelle parole:
,9 E fentii farmi il cuor , carne lo flaccio ,
„ (Quando me' Mae fi mette a abburattare.
E di nuovo alla y?. 31. fuUe quali fono da vedeffi
le Note del noflro Sig. Ab. Martini a quello flelTo
intendimento . Ma lafciando ora il Me\ e pren-
dendo qui occafione di notare un* odervazione ,
che da molto erudito Amico mi fu fatta fare, non
ha gran tempo , fulU noftra voce Oggiy che ricor-
re nel ver/o prelente-, benché io non mi voglia ora
mettere a f.ir da Antiquario, mi fa però una gran-
de fpecie ciò, che drce ne* fuoi tempi di quefta
voce preflb gì' Italiani S. Ifidoro , /. 2©. Etym,c»Ji.
con quefle poche parole: Mozicia, quafi Modicia :
unde & Modicum > z* prò d. Jìcut folent Itali dice-^
re OZIE prò Hudi:^ , Dopo tanti ìiluilri indagatori
della prima origine, e l'ergente di noftra Lingua,
Varchi, Bembo, e ultimamente Ben voglienti, Mu-
ratori ,e tanti altri, che nal'cita molto più snoder-
■VqL IV. ' e ^^^
XXKTV
na le hanno data, potrò io da quedo folo Teflo
avere ardimento d'inferire, che nell'età di S. }fw
doro , vaie a dire nel vii> fecoio della Chiefa vi
fode in Italia un principio di parlare diverlo dal
Li tino , e da; Provenzale ? e che Ozi, o Oz/V, od
032/ diceOero fra l* a. tre , in cambio d* Oggi , e Ho-
<//^ ? L* eruditiflìmo Sig. Ab. Sebaftiano Donati di
Lucca , alTai conofciuto nel mondo letterato per tan-
te in^gni Opere, che ha date, e che dà continua-
mente alia luce , ipezialmente in fatto d* antichità ,
in un piccolo compendio della l^iia di S. Anfano $
ftampato in Lucca nell' anno 1758. ci dà a pag. 57.
il monumento forfè più antico, che fiafì finora
trovato di noftra Lingua Tofcana ; ed è un' I/cri-
zione , che fi legge nella Campana minore della
Chiefa di S. Maria Filicorbì di Lucca , volgarmen-
te detta di S. Anfano, che efprime i nomi e del
Rettore ( crei' io ) di quella Chiefa , che la fece fa-
re , e del Fonditore, o Fabbricatore di elTa carn*
pana , così :
BARTOLOMEO * NOHCI o f
OPERA o
VINCENTI o DA o MASVDRI o
A, D, MXII. t
Se nel principio dell' xi. fècolo tanto bene fi parla-
va la no(tra Lingua , e tanto era in ufo , che fc
ne fervivano perfino i Fonditori di Campane per
porre in effe le loro memorie , che pure anche ne*
fecoli pin baflì fono fl^ati foliti di nvéttére quafi fem-
pre in Latino , pare , che non fi renda improbabi-
le , che per un primo , e più rozzo principio del
favellar Tolgano fia ueceffario amìar^ indietro an-
che
XXXV '
che più d* un fecolo. Ma h(ciamo aMottì una sì
fpinofa quiftione ; intorno alla quale già dae Opu-
fcoii del Saneiè Benvogllenti abbiamo prodocci nell*'^
Appendice al fecondo Tomo di quelle Delizie •
' MIGLIA', per Migliaia', Can.43. fi. i. v.z.ej.
p. ilo. Cosi troncato da noi per necedità di ver-
fo tanto qui, che altrove > mentre i MSS. com'era
in que* tempi ufo coftante, lo hanno intero. DI
quefti troncamenti abbiamo più volte parlato e
neir antecedente , ed in quello medeilmo Tomo,
alle Voci Caprai\ Sta\ es,
MISTI ERO , per Mefiiero', Can. 28. ft. 2.3. v. j.v
pa^ 47. e così altre volte, rpezìalmente nel Codice
Stroziano. V. Voi. 3. Proem. §. HI. V. Meflerio*
MITERATl, per Guemiti di mitera-, Can. 29.
il. 22. V. 2. p. 58. Ed altri animali- Nllterati dentra
gittar con dific]; fecondo il Tefto Stroz. Diriva
bene à^Miterarey che è nel Vocabolario in qu^fto
lleflo fignìiicato, di porre in capo quefta'nlègna
d'ignominia, e di vergogna; e pare, che quando
è in quefto fenfb fi dica meglio così allungato, che
tronco, come Mitrato ^ o Mitriato ^ e Mitra yMi^
trave , ec^ e così T avremmo lafciato iècondo quefta
lezione, fé la mifura del verfo non ci avefle in*
dotti a fcegliere quella degli altri due Codici ^Pu-^
re anche il Villani T adopra troncato in quello luo-
go , e nel medefimo fen cimento , così , Uh, 7. ^« 31»
E manganeggiarotivi afini colla mitra in capone e*
MOLESTA , per Moleftia ; Can. 39. H. 92. v. 2.
P^g» »7 5« £ confefsar fanza troppa molefta , In due
maniere può eifer qui prefa quefta voce ; o come
sroncata, e monca dell' I, fèeojido V ufo molto fa-
migliare di que' tempi, particolarmente ove ragion
di verfo, 0 di rima, Cccome in quefto luogo, il
richiedea j 0 come intera , ma fempre fuftantiva-
c 2 men-
XXXVI
Ihence , in cambio di Motefto puf fuftantiVo > llfat©
frequentemente dal Villani. Se per (ìncope dì Mo-
leftia (i prenda , abbiamo flmìgliantl efcmpli in Ma»
ter a , Mandra , Vicaro , Martìro , M/ fiero , Munifle^
rot Auguro fo , Augurare ì egualmente che Materia <^
Mandria , Vicario , Martirio , Mi ft erto , Manrfterio ,'
^ugitriofo, Auguriare -> ec* ed in quelli Canti del
naftro Pucci Albitro per Albifrio , Calavra per G?«
lavi'ia. Così dìceano ancora i noftri buoni Antichi
Superba per Superbia , Mjmentano , o Moventano >
Subì tatto , Supervacano , Upicuri , per Momentaneo , S//-
bitaiieo -, Siipervacaneo vEpicur'j , o Epicurei ^ elidendo
con pari facilità da (ìmili voci e T E , e TI, ovve-
ro aggiugnendcle ove ora comunemente fi tolgono,
fècondochè loro meglio pareva , come in Superbio^
Invidio i e perfino Virginia , ed altrettali , per ^;/-
perbo , Invida t Virgine , ec» de' quali (I pofTono ve-
dere i paili degli Autori riportati da Monfig. Bor-
tari> LettV Fr. Guitt. Not. 20. e 386. Se poi per in-
tero fuftantivo fi voglia intendere, fi è parimente
dìnìofirato ne' Proemf de' Tomi antecedenti , quan-
to in sé fatti cafi foOc^ed in parte ancor fia facile
queda Icambievolezra dell' A, e dell' O finali; onde
Mart^ora y G -Mi^rtoro , Por poro 9 e Porpora y Bran^
dizio , e Brandizia , Minaccio y e Minaccia , Silenzio >
e Silenzta , Cruno , e Cruna , Spero , e Spera per
Ifpsranza , iVó/<? , e 2Vb/^ , ed altri molti , che fi
troveranno bene autorizzaci nelle dette Note > e
nella Tavola a' Gr, di S. GiroU Più d* apprefib al
noftro cafo mi viene Stretta , e Stretto fuftantivo,
per luogo, e cofa angufta, o difficile, com'è nel
Vocabolario, come Ricolto , e Ricolta, Prejlo 9 e*
Prejìa pev prejìanza , ed altri, che quafi come neu-
tri confiderar potrcbbonfi , le pure ha neutro ia
noflra lealidìma Lingua. V. Manni lez* Tofi, 4, e
Menzlni Cojir, irregoL e, io. MOL-
\
AfOLTIPRIC ARE , per Moltiplicare ; Can. 3©*
ft. 77, V. I. pag. 74. Molti prìch sì , J^^ /// fy/or fofco .
E di nuovo , Can. 55. (1:. 18. v. 2. pag. 124 e (ì:. 67.
V. I. pag. 128. e così per Io più. Di qiiefto facile
cambiamento predo i noflri biu)ni Antichi della L
nella R abbiamo parlato abbndanza nel I. Volume,
alle voci Fhgellondei ^ e Difcìprhia* Si ^ènte conti-
nuamente nel noftro Volgo, e nel noftro Contado
Fiorentino; e della voce preiente, benché taciuta
Tìd Vocabolario, abbiamo efpreflb effempro nella
Stor, di Bari, 25. ove fi legge: Iddio amò tanto
lui , e la fua femenza , che molto gli Multipricò , ec»
Dice .bene, e con ficurezza di fatto il Sìg. Ab.Mar-
rini nelle Tue erudite Note a Cecco da Varl.ft» 33.
pag, 168. „ che quafi in tutti i vecchj Autori Ipar-
„ (amente fi trova Moltiplicare , Obriare , Is'igri»
„ genza , Repricare , Semprice , Vbbrigato , Affrit^
ii to y Afempro , Incrinazione , In f ruffa , Vragello , e e*
,, le quali voci fi lèntono anche oggidì in becca
„ della noftra plebe, e de' Contadini „ e iònQ,di.
re' io , fenza numero .
NACQUE , per Nacquero ; Can. 39. (l, 97. v. i,
pag. 175. Onde ne nacque poi inolti contefii ^
Di quella a noi frequente filleli ycgjafi quel , che *
dice Benedetto Menzini , Coji r* irreg, cap, ZS' e noi
nel Tomo antecedente , V. Campò .
N ASCH! , per Nafca ; Can. 25. {l. 73. v. i. p.19.
Ma io no 7 credo y ne peufoy eh'' e^ najchi , Manii.^lro
idiotifmo nollro più popolare, e qui licenza poeti.»
ca per la rima .
NEQUIZIA, per VilUvìia , Vitupero, Vergo- I
ji:na ; Can. 30. ft. 48. v. 1. pag. 72. Sicché U Solda?iQ '
empierò di nequizia* In quello lèn lo non è punto
^ei Vocabolario ne lotto quella voce ? nò ibtco
e 3 A'^-^
XXXVIII
Nequità y Iniquità ^ee- tà evvi folamente nel %nì-
iìcaco comune di Malvagità , Scelleratezza , ec. Io
intendo qui, che i Criftiani d* Acri infieme colle
negative dicefTero agli Ambalciadori del Soldano
molte villanie , e vituperi ; ovvero » che colla ne-
gativa fteda veniflero a far gran vergogna al Sol-
dano, per eitere così da loro fchernito. Oggidì
pure n ode in bocca di molti , Dire ad alcuno ini^
quità , 0 Empiere alcuno d' iniquità , ^^er Villane^*
giarlo ; al che s' apprefla T Inìque altquem habere
de* Latini .
NOVELLE, per Armi 9 e Tormenti bellici;
Can. 43. Ih 3 2. V. 3. pag, 2 1 3. F/ gittav entro M not-
te , e di giorno - Ditnolte pietre , con altre novelle •
Il Tefto del Villani /. 8. e. 78 dice così : Gittavano
pietre , e dardi alle fchiere . Quello del Pucci è
parlare poetico , e figurato , che non può trovarli
nel Vocabolario.
OSTERICH, per Auflria ; Can. 40, ft.4},v. 2.
pag. 181. Alberto d' Oftericb * Così ancora ne* /
Canti antecedenti, e così fenlpre il Villani, e gli
altri Scrittori di que' tempi , che pure molti altri
nomi propri , particolarmente di Geografia , pronun-
ciarono afiiù diverfamente da noi; come Ingle-
terra per Inghilterra , Caftello per Caviglia , Bran^
di zio 9 o Brandizia per Brindijt, Legge per Liegi»
Danoia ^ev Danubio ^ Valofa per Valois , e tanti al*
tri, che ^anche nel noftro Pucci fi ^onó oflervati»
e viepiù fi ofierveranno.
PALVIA, per Pavia Città; Can. 4. ft. 17. r. 2.
pag. 178. fecondo lo Stroz. V. il primo Voi.
PARECCHIE, per Parecchi 9 femminino per
mafc olino ; Can. 31. il. 3^'. v. 2. pag. 82. Bifognando
al
XXXIX
al Ccfffun danar parecchie • Se vogliamo dire, che
qiK-l a fincope ded' ahim^ leccera accenni Danari^
e non Dunara , con^ ^o^i^à ho opinaro di qutfla
voce, bifognerà co'chadere, che almeno fonè di
quelle^ luile quali i noftrì buoni Antichi non fa-
ccino tanta difficoltà di ufare-in genere comune,
lecondochè meOic^e, o vaghezza n'aveano, ficco»
me delia voce Sangue , e di altre molte moftrar pò-
trebbeli * Vedi qui fb)r3,V. Danara ,
PATERNOSTRO, per T Orazione Domenica-
le; Can. 28, il. 49. V. 1. pag. 50* Vedi il Vocabolario
a quella vece é
PENTUTA , per Pentimento t Can. 25. ft. 80.
V. I. pag 20. Sicché avute n'ha mille pentute . II
Vocabolario adduce un folo eièmplo delia Cronaca
del Velluti.
PIAGENZA jperP/jr^f/z;^ Città; Can. 40. ft.i^,
V. i, page 178. Meffer Alberto Scotti da Piagenza;
che i MSS. hanno Piagienza * E' nota la facile mc-
tated del C in G , fpezialmente preflu i noflri An-
tichi ; end* è , che in Dante, Purg, 17. lì trova Seg9
per Sec'j , e nell' iiJKtiortrde Comenratore del Ibo
Infer, Gio. Boccaccio, G/;/. i6. Aguto per Acuto ^
e nell* altro , cioè nel Buti , /;/", 20 2. Arregarè
per Arrecare , e 21. i . Sigura , e più volte Qroliare j
e Orollo ; e così in altri Crini , Cattivo , Crojia f
Fangiulli f Fattga y o Fadiga , Catrigday Gcjlare 9
Cattività , Nutrì gamento , Segando 9 D'ga , Pago ^
\)e^ Qini , Cattivo > ec. che in gran quan.uà fi poi-
fono vedere neiie Note alle Lett. di Pi\Guictone 1
e nella Tav* Crad, di S, Cirol. Ma per appreflarfi
a noi è certo , eh' era molco u'aco Piagere , Pia-
gente 9 Piagentare 9 ec» che iòno già inferiti nel
Vocabolario, per Piacere 9 Piacente 9 ec* dond<r fi*
caramente fi fece Piagenza 9 per la Gicrà , che
€ 4 colla
XL
4oUa moderna rodra ortografia oggi fi fcrìve piut-
toflo piacenza .
PODESTÀ fenza accento full' ultima , per Po-
cefla ; Can. 37. fi, 48. v. 1. png. 149. E* molto ufato
fptzialmente da' Poeti per bifogno di Tuono, e di
lima, come Pietà per Pietas ec. V. il Vocabola-
rio , V. Podeftà , che ne adduce un efempio dì Dante •
POME, per Sinifcalco , 0 Balio, ec. Can. 29.
fi. 2. V. 3. pag. 56. Di Mefjer Amerigo Balio , e Pome •
E* un parlar figurato, per cui dà il nome dell* i-
ilrumento, o della 'nlegna alia Perfbna^ od alla di-
gnità 5 cui quello fi compete . Porfjo poi , o Pome
non fi dice folamente del frutto degli alberi, ma
ancora del Pomo deila fpada, della verga , o della
Corona Re.'ile, ec. iniegne , che al Sinifcalco fi dan-
no a cudodire, ed a portare. Nel Vocabol. però
§. Le II. fotro quefie voci non è , fé non la fi-
gnificazione figurata di tali ftrumenti.
POPOLANZA, perPo/>(;/<?;Can.27. fi. 11. v 3.
pag. 35. Che fi chiamo Piior di Popolanza* Il ViU
lani /. 7. e, 114* dice coi termine più comune , ed
ufato , Priore del Popolo . Ma ecco , per la legge
della rima , ritrovata , o adoperata da uno Scrittore
del buon recolo una voce di ottima, e legittima
dirivazione , e di Tofcanìfilma ufcita , che non pare
pofTa chiamarfi in quiftione . Manca nel Vocabo-
lario , nel quale vi fono però Adunanza , Affembran^
za, Adornanza y Dimorartzay leggiadramente , e per
buona regola di noftra Lingua > da* lóro Verbi di-
rivati , e pofli in ufo poi da approvatifilmi Scrittori .
PORPORE'O , per Purpureo y o Porporino i
Can. 30. fi. 23. V. 3. pag. 6^. Avea - Preftaio [opra
tifi vejìir porporéo , Così per fare la rima a Giu-
deo. Benché però non fia nel Vocabolario, ha la
ilefià ottima forgente , come tutti gli altri dirivati
am»
ammefli , da PorporM , o Torpore , ficcome in antico
ancor iì dicea •
QUEGLI, per Quello nel quarto cafo; Can. 37,.
ft 29. V. 2. pag. 147. Pace tratto tra lo Re
Carlo . e quegli ,-che è permenb talora , ipezialmente
a' Poeti , (ìcccme Fgli per Lui , che occorre qui
nei Can 40 V. il Vocab. al §. II. (bcro quella voce.
QUlN'l , per Quivi ; Can. 24. fi:. 28. v. 3. p. 4.
£ V i?^ /// Francia , <? ///oi rimafer quini . Pare , che
i noftri Antichi fodero molto liberali nel variare
quando a piacere, e quando per biibgno Tinflef-
lione di quefto,edi altri sì fatti nìonofillabi; onde
frequentifllmo fi trova ne* loro icritti Quie ^ Lh »
e Quitie i Line i hae ^ Quae , e Lane , Quane\ e
così Quid f Liei , Quiviritta 9 e Quiciritta , ec. della
qual cofa fon tanti , che hanno icritto eruditamene
te , che anche il citarli farebbe cofa non molto
breve . Mi occorrono qui a mente oltre Monfign.
Bottari nella Tav» de' Gr. di S. Gir. e nelle Note 2p,
102. e 150. alle Lett, di Fr. Guitta ed il Sig. Abate
Marrini Not.a Ceccda Varl.ft^ 3 pag, i^. e Ji, !$•
^ag.7^. con tutti quelli, che eccitano, ed altri
molti de' noftri; mi occorrono, dico, il Gigli nel
{\xo Vocab. Cater» pag* ic^^ il Cinonio , il Cortìcel-
li, ed altri molti, che non è d* uopo fopra cofa
nótiflìma , e che ancora rimane viva nel noftro Con-
tado, allegare . V Vi Qui dunque, (ìccome fi fece e
S^ivi i e Quid, e Qute ^ e Quine , così potè fard
Quini y almeno • per biiògtio ; che in quefti Canti
non è la prima volta, né l'ultima, che occorre,
fìccome (ì può vedere di nuovo in fine di verfo
al Can. 31.(1. 70. v^ 1. pag. 85. B non avendo quini*'
Tra lor concordia ^ ec»
REO
XLII
REO, per Reezza y^ Peccato % Delitto ;C^r\» -^a^
ft. 12. V. 2. pa^. 6g Che per danari, e non per
altro reo* II Vocaboljrio none (blamente Rio in
queflo fentimento , con trli eiempli di Dnice , Iif 4»
Per tai difetti , e non per altro ria , E Vurg, 7,
Jo fon Virgilio , e per nulV altro yio , E Reo fufl:.
vi è pure in tutti gli slfi iìgnlficìti, \o Qveào f
che il primitivo fia propriamente /?fo in tutti que*
fti fenfi , e Rio (ìa un derivativo piurto^o di gra-
xiofo vezzo dì noflra Lingua , 0 di neceflltà , o di de-
licatezza di verfo , e di rima, fuorché nel r^miei'-
cato di Rivo f nel quale s* ufa Rio per fincope .
RESI A , per Difcordia^ Diffen pone , Scandalo ;.
Can. 35. ft. 67. V. I. pag:. 12S Allor fi inoltiprico sì
ia refia . V. il Vocabolario lotto quefta voce , ne» §♦
e ia bella fpiegazione del noftro Borghini ivi addotta •
RIMANE', per Rimaje ; Can 30. ft. 5}. v. 5.
pag. 72. £ chi rimane quivi molto male. E* nodro
idiotifmo, come nota lotto quefto Ve^bo il Piilo-
lefi , de* quali tutti i nodri baom Scrittori fi lòno
fpefTe fiate valuti o per ilcorlb di penna, o piuc-
tofto per farne veder Tufo del popolo, o (ivve^o
finalmente per qualche neceflicà , ie erano Poeti .
Qui però potrebbe foriè prenderfi ancora oer tron*
camenco di Rimanea , feri vendoii così , Rimane\
non fenza corrifpondenza peravventura migliore al
fentimento di Ibpra , E chi per mar fuggiva II
MS. Strozzi in qaefto luogo legge così ; E chi ri-
mane quivi con molto male', ma non fi può ammet-
tere per la lunghezza . Il Magi, ha forlc meglio :
S, chi vi rimania con molto male .
SA
v^
XUII
SALERN A , per Salerno ; Can. 14. {l. 9. v. i. p. i>
C'to era Carlo di Salerna Prenza» Come Bran^
d'tzia i Bardella t Schema , ed altri moltiffimi , per
la fcambievolezza tanto famigliare a' noftri Antichi
deirO neirA, di cui fi è molte volte parlato-
SANGUI jìn femminino ; Can, 34. ft. 91, v. j«.
p. 120. Che delle [angui a fuo piacer gli ba tratte .
V. il Vocabolario a quefts voce,
SCAPRESTRARE, per Scapefirare^ fecondo
il Teflo Tem. Can,'4U fi. 29. v. i, pag. 191. La
Città cominciò a fcapre^rare , Nel Vocabolario è
Scspeftrare , ed anche Scaprejìare , benché quefto
fecondo vi fla lènza e/èmpli . E per verità è facile
alla noftra Lingua limile trafpofizlone di confonan-
ti, e maiUmamente della R, (ìccome è chiaro in
Interpetrare , Interpetre , e Interpretare 9 tnferpre»
te , e ne' fuoi dirivati ; in Chermona , e Cremona y
Criminale, e Cherminale y uCztì anche da Gio, Villa-
ni ; e predò i noftn Contadini Gralìme 9 e Grali^
mare , Grolia , L'ffrigerio f ed altrettali . Ma è al-
tresì veriflimo, che i noftri Antichi aveano va-
ghezza di frapporre in molte voci la R , e fpe-
zidlmente dopo il T, come oiTerva faggiamente il
Sig. Abate Marrini, Cecc* da Vari, ft, i^» pag, 65.
oiìde volentieri diceano Celefiriale^ Deflrino , Pale-
ftrina , Valentre , Valentremente , Ifcientre » Nefci-
entremente t Intronare ^ e Troni ^ por Intonare ^ e
Tuoni t Celebrino per Celeftino •» e sì fjtti ; molti
de' quali e in queftì Canti > e nel Villani meded-
ino il poflbno notare. Perlochè è anche facile , che
nei cafo iioftro non Iblamente trafponeffero la R
medefima da una Hllaba all'altra, ma lalciandohi
ferma nel Ino fito , altra ve ne aggiugneflèro per
quefto vezzo, eh' e' ^enfàvano di dare alU pro-
imn-
,1,
. • ;
XLIV
nunzia, e del fempllce Scapeftrare 7 o Scapreftare
facefTero Scapreflrare .
SCHEDONE 9 per Ifcfy'tdo-'ìey o Schidione \C^tì4
41. ft. 79. V. 2. pa;T. 106. Ò/7//' tf/^r/r av^a graticole ,
e fchedofii , Il iblo MS. Str. le^ge qui Sc/^/Vo^i, Ma
noi abbiamo fcelta l'altra lezione, per notare, che
è molto probabile, che a* tempi del Pucci in Firen-
ze fi dicefì'e più Schedof?e , ed anche Scedone y che
Schidone coli' I , poiché veggio , che il Tuo coeta-
neo , ed amiciffimo Franco Sacchetti T ufa vclen-
tieri così, fpeziplmei^e nella Nov* 130. dove in tre
modi fi legge Scedojte, Schedane ^ ed anche Schiedo»
«^ , come ora fi dice più frequentemente dal popo-
lo; quantunque i* fappìa , che altrove Nov. 50. ufa
eziandio Scbidone , Scedone Icrifle anche il Buri,
l?urg. IO, iez. 2. per la vaghezza, eh' aveano allora
di lafciare facilmente l' afpirazione H . II Vocabol.
pone foltanto Schidione 9 e Schidone, forfè per non
avere efempli a mano di tutti quefi:i altri modi .
L' Autore delle Giunte fatte in Napoli vi aggiugne
folamente Scedone nel fenfo , e col paflb accennato
del Buti . V. le Note alle Leti, di Fr, Guitt. N. 178.
SCHERNA , per [fcherno; Can^. 24. fi:, 81. v. 2.
pag. 9, Facendoci di loro beffa , e Jcherna . Vedi il
Vocabolario a quefla voce.
SGREXN \^ per Ifcberna , o Scherno ', Can. 44.
fi. 99. V, I. pag. 231. E un dì per ifcrefwa - Si /^
partito, e gitone a Vignane , l'mi credea qui, alla
prima lettura di quefto pafTo, di dover fare una
lunga nota iflorìca fu quella voce Schrenna ^ e an-
dava ferneticando fui fiume Clain , o Clin, dett©
da* Latini Clenus, che bagna la Città di Pittieri ,
oPoitiers, come ora fi dice, ovvero fulla Vigenna,
nella quale fi fgrava ; e eh' i' dovefli o correggere i
MSS. co^ì ; £; un dì per la Qlenna , ovvero , per Vi-
gen-
XLV
pernia ; o firtalmente darmi ad intendere , che Screma
poteflè allora fra* noftri Toicani chiamare alcuno di
que' due Fiumi : quando a un tratto mi avvidi , che
fenza mutare iftituto , di altro non dovea avvertire
chi legge, fé non fé delle notlre rolite,e frequenti
trarpoiizioni di lettere nelle (lefle voci*, e partico-
larmente della R , e che alla fine , fecondo tutto
il contefto dell* Autore, altro non è quedi Screnna ,
che \2k Schema ^ o Scherma de' noftri Antichi, che
oggi più ufualmente fi ama di dire in mafcolino
Scherno 9 cioè Difprezzo . Ciò .è chiaro per lo ver-
fò feguente, che dice.* Dove curava il Re men d*
una penna; che conferma il fentimento anteceden-
te di difprezzo, e di fdegno conceputo da Papa
Clemente in quei folenne Congreflb, contro alle for-
ti, ed ardimenrole pretenfioni del Re Filippo. Che
da Schema poi fi pocefTe fare dal noftro Pucci , fpe-
zialmente in neceffità di rima , Strenna , ognuno il
vedrà chiaro come il criftallo, che fappia, quanto
fofTe famigliare allora , ed in parte lo lìa anche og-
gidì quefto traportamento da una fiilaba ali* altra
della R ; onde e Mandrola , e Stormento , e Prieta , e
Fornitolo 9 e Caprvfto 9 e Scapreftare y e Fracido^ ^
Grolìa , e Gràlìme , e Drietro , e Uhieto , e Drento >
e Aljfierrei 9 Qon tutte le feconde perfone fimiglianci
deir Imperfetto del Congiuntivo, e Inter petre ^ e
Chermona, e Chermonejt y e fino Perfetto per Pre-
feùto{^i\\,L/^ e. i.)ficcome ora fi ode dal noftro
volgo Purfia ^^qv Pru/JIa, Qà altre di tal fatta moU
tiffime voci così proferivano, egualmentechè Man^
dorla , Strumento 9 Pietra y Frugnuolo , e e* La giunti
finalmente di un' N a Schema può eìlèr per. miglior
fuono , ned è nuova in fimili tralpofizioni come da
Storpio non fi fa Stropio y ma Stroppio y e così i luoi
diri vati, Straccurare da Trafcurare y ec»
SE-
xtvi
SEGUAGIO , per Segutto\ Can. 56. ft. 36. v. ì.
p. 156. G/* Interminelli f ed ogni lor fé gu agio . Forfè
è di quelle voci, che i noftri buoni Poeti antichi,
ftrecti dalla rima, componevanD, non fenza però
buona dirivazìone, qual* è quefta, che viene da
Seguire , dal quale ben fi dice Seguace , e da Se-
guace il noflro Pucci avrà fatto Seguagio , che vo-
lendola ridurre ad ufo, meglio peravventara (ì
difebbe Seguaggto , che vale Seguitamento , Comi^
tiva f ec. Così Dante da Maiano riferito nel Vo-
cabolario, à^ Grado y e Gradire fece Gradaggio per
Gradimento» Il Du- Gange pone Sequacicas ^ colle
autorità di Sidonio, e di S. Cipriano, per Corteg-
giamento , o ieguito d' onore , e di vaflallaggìo .
SEGUIRE, ner Efeguire ; Gin. 3i.ft. s^v. i.
pag, 83. Del malfattof fi feguì la Jentenza . Qui è
chiaro, che non è nel fignifìcato trasiato del Ver«
bo primitivo Seguire , che lòtto il §. IH. adduce
il Vocabol. e che pure in Latino fi direbbe , Sequi
confilium 9 fententiam 9 mandatum^ exeniplunii ee.
Ma è un troncamento del Verbo dirivato, o com-
porto Efeguire y com* è la voce Secuzione 9 fegnata
coir efempio del Villani , e del Morelli nello fteflb
Vocabolario. Troncamento a noi tanto famigliare,
e più anche alla noftra plebe sì in quefta , e sì ia
mille altre voci , che tuttora e leggiamo in buoni
Scrittori , ed afcoltìamo nel popolo, coftante confer-
vadore del più Semplice, ed antico dialetto, Difi-
ciò 9 Dificare , Dificatore , Lezione ner Elezione , Stre-
mo , Stremamente , Spertg , Pitaffio , Piftola , Reti^
£0 f Refia , Reda , Redare , Rede , Re dita , Scremen»
to , Screfcenza , Sclamare , Sclamazione , e perfino
Scire , e Scita per E^fcire , tàEjcita ,Scandefcenza ,
e Sempio per Efempio , Same per Sfarne , Remita f
Quilibrare , QuHibrio , QuivQCy , e e. ^prejfi'jne , Spri-
me^
\ XLVII
wfre f Spficare 9 o Spmaye', e Splieaztone ^ oSprìxa^
ztone , Se^iòci oer EJfenza , S^rarre , Snatto , i'rrtf .
2; o^.vé» t S-t^^uere^ Sunto per Eftinguere $ ec* Striti'
jfoot Tntt) logia, i/'idenza 9 Vidente per Evidenza^
ìivid^nte ^ec. E partendoli dalla corapofiz?one dell' R,
altrettante troncature, e (incogli s'incontreranno
dell' altre voc:Ui chiamate prima in compolizione di -
verbi, € di nomi, ler ia c;ran facilità d' intieifioni,
che ha comune co' Greci, e co' Lstini il noftro
parlare , e poi quali rigettate o dal vezzo, o dalla
jii3i2:gior dolcezza della pronunzia 9 nella quale la /
prima vocale di una parola ama, dirò così, di eC
fere ingoiata, ed incorporata dall' ultima dell' an-
tecedente, come fi oflervò con Monfignor Bottari
nel I. Voi. di quelle Poefie, alla Voce Vidente y
pag, xcvi. Quindi fi fcrilTe , e fi ode anche oggidì
nel noftro voìgo Scoltare 9 per Afcoltare . ShUb. qual
voce cade appunto in acconcio, ed a me fra mano
r ofl'ervare , che non folamente i noltri buoni Scrit-
tori la poi'ero così tronca in bocca de' noftri Con-
tadini, come fece il Baldovini nel Tuo Ceffo da Var^
lungo Lam.Jìan. 7. così :
„ Ma propio gli ene un predicare a porri ,
„ Che cu non \oì fcoltarmi a verun patto i
ma r adoprarono ancora in arguraenti feriofi, e
gravi , e nella più terfa Poefia , come moftrano gli
efempli -addotti qui, fu quello paflb di Cecco da Vari,
dall' Erudito noftro Sig. Ab. Marrini , in un Sonetto
morale di Fr. Guittone d' Arezzo, della Raccolta
dell'Allacci pag. jpo. ove fi legge j
„ E tempo è di parlare, e di tacere,
^> £ tempo di fcoltare , e d' imprentìf re •
ed
XLvrii
ed in quel verfo del Petrarca P. i.Canz» s.Ji. 7.
• >» Et altre mìHe» ch'ha fcolt a te , e lecce.
E da quefto troncamento è venuco poi Far^ la /col-
ta 9 che vuol dire forfè qualche cofj più del fem-
pi ice Afcoltar^.f cioè Afcoitare con atteiizione , e fi
tifa fpe?ialme«te per Afcoitare in giro , e per or-
dine qualche ceto di perfone *, ed in fentimento
bìafimevole, anche per Ifpiàre 9 o AfcoUare per
ridire; donde quel motto equivoco del Lippi,
Malm. Gan* 8. ft> 72.
i> Faceva Io fcultore , ideft la fpia •
E tornando alle fincopì della componente A , tali
ibr.o> e fi fèntono tutto dì, Sciugare , Sdutto , Saf-
finare , Semhlea , Siftenza , Sifiere , Stinenza , Ste-
nerftf Strolago 9 Strolagare , Scendere , Friggere per
Affirtgcre 9 Prendere ^ Prefb per Appre?rdere, o im-
parare , ec. Ricchire^ e Ricchito , Reftare , e Reftato
per Ar refi are , e e. Vedere , Viflo per Av veder e , ed
Avvifto; fulla quale abbiamo, oltre gli addotti da
noi nel volume antecedente, alla V. F///^»^^ » T au-
torità del lodato Baldovini , ivi , fi. 15;.
f, 9> Bafta , me ne fo viflove flommi chiotto.
E nel medeflmo fenfo non farà difficile 1* udire nel
noflfo popolo, e nelContado, Corto coir© largo,
per Accorto , Così V I refla eiifo molte volte nelle
voci Gnudo, come fi è veduto nel Tom. 11. e IH. di
quefte Delizie, e Stiufo per Ifti?ito , Maginare y e
Mag inazione , N/qffità y Isìiquitofo, e Ntqtio , Pocri^
ji<i 9 e Pocrita > Taiiam per Italia fu , come ufa talo-
ra
XLIX
ra anche il noflro Facci , ( Vedi VoL T. V. Taliam )
Stnizhne , e Strutto , per Injlruzione , ed Inlirtttto ,
Retire , e Rettto , per Irretire , ed Irretito , Stitu-
zione , e Stituto , e mille altre sì fatre . E T O pa-
rimente viea divorato dall' ultima vocale nel par-
lar popolare in quefte ,ed in altrettali voci , BrobhJo
per Obbrobrio, Bldiente ^ o Bidente pcv Qbbldiejitfff
o Ubbidente , Bligazione , e Biigato per Obbliga-
zione 9 obbligato > Mi ci dio per Omicidio , Fi e tufi pet*
Ofyiiofcf , Sti fiato jC St in a zione per Oftirtato , Oftiiìci'
ztone ; ed io ho lèntito ancora Rgoglio , eRgogUo»
fi , per Orgoglio i ed Orgoglio (o , ed appreilb vedre-
mo dal noftro Pucci ulàto Tramoutaìii per Oltra-
montani* Forfè meno frequente è il troncamento
delP U , e direi per la maggiore afp^'ezza , e forza
di qiiefta lettera ; ma pure fi trova Sbergo per Usber-
go ^ ed è facile nel noitro Fiorentino idiotifmo udire
Surpazione , Surpato , per Ufrrpazione » ec, Ovo , e
Ovolo 9 per Uovo y ed Uovolo 9 Livaftro per Uliva-
ftro • Ma non più; chi altro vuole , veda le citate
Note a Cecco da FarlungOf e quelle alle I^^r. ^i F/'.
Guitt. fpezìalmente la 1P4. e noi nel Tomo sntec*
alle voci Fidente 9 e Gnudo.
SEGUITATO N' E' , per Seguitati ne fono ;
Can, 25. fi", 83. v. 2. e3. png. 20. Donde feguitato»
N'è poi li cerch] delle nuove mura. E' quella fìgu-
iM, che i Gramatici chiamano Sillefi , di cui vedi
il nollro Menzini , Tratt. della Coftr. irreg. e. 25.
e*l Corticelli /. 2.^.1. A queflo par limile l'efeni-
plo, che abbiamo nel tit, del cap. 62. itb. 2, delle
Storie di Matteo Villani : Come fu in Firenze ta-
gliate le tefte a più , ec, ed in Pier Crefcenzj lib. 5.
€, 2. Per ci aj cu no di quefli Jì corrompe le biade , ei,
SIREA , o SIRREA, credo per la Capitale
della Fiandra Olandefe, og^i dettai comunemenrs
VqI^ ly d Slms9
Sluis 9 in Franzefè Eclufe , in Latino Claujutae ;
Can. 43. fi. 3. V. 3. pag. 210, perche il Conte ài Fian*
di' a ave a affé di at a - Sire a , ov'' era tutto il dì a ber-,
zaglio . Il Villani in quello fteflb cap> 77. /. 8. la
chiama ora Sirifen, ora Sirifea , ed or Silifea , le
pure non è o arbitrio, o errore de' Copifti , o del-
le flampe ,
SO , per So7?o ; Can. 41. ù. 63. v. 2. pag. 19 5. fe-
condo i due MSS, migliori Str. e Magi. Al MeJJb
del Signor, che fa defs' io ; quantunque per la più
coniane abbiamo feguicata nella llampa la lezione
del Tempi, Di quella voce parlammo nel Tom. T.
di quelle Delizie, Proem. pag. clxx, e fi diffe ef-
fère Ipezialmente troncn mento de' Sanefì ; che è ve-
ro , parlandofi dei dialetto anche moderno • Del
rello tra i noftri Antichi era in ufp tanto predo
i Sanefì, che prefTo gli altri Tofcani, come brava»
niente dimodra con gli eièmpli ilSig. Ab. Marrini nel
iuo Cecco da Varlungo , che almeno ben due volte
in Lingna pretta Fiorentina lo ripete; cioè, fi. 2.
„ E quanto Tempre piùe ti fo fedele,
5, Sempre ti veggo pii^e meco *ngr ugnata •
E di nuovo 11. 1^.
,, Bafla, me ne fo viflo , e llommi chiotto.
Dante Ivi citato , In fé r. 22.
,, Per un ch'io i^o, ne farò venir fette*
Ed il Petrarca, Son. 34. P. i.
p Io fò colei , che ti die tanta guerra .
Do-
LI
Dove ilTaiToni Io àiCQ Fior enti ni fmf) purOy che non
è paljato in ujo nella favella comune . • V. le Ginn»
ìXqì Caftelvecro al Bembo, lib, 5. part> ^9.
SOPR AGGRAVI , per Gravi oUreworfo ;Vo].T.
Can. 20. (t. 77. V. 5. pag. 232. Avie vietati tutti gii
u furari , - Siccovie fopraggravi peccatori . Qaefta
voce era pallata alla noftra attenzione nel Tomo
antecedente , che non è veramente nel Vocabolario;
ma è bensì dì quelle, che raoilra Iplendid amente,
come direbbe il Sig. Manni, Lez. 3. T abbondmza
sfoggiatiilìma della noftra Lingua nel potere con
tutta proprietà , e lec^giadria formare anche con
queita j ed altre fìmiìi prepoflzioni sì fatti accrefci-
rivi, come fanno i Greci, ed i Latini, oltre a
quelli , che ha di fua propia natura .
SOSPINGHI, per Sofpinga ; Can. 38. ù. 52. v. 3.
pag. 160. Idiotiimo per forza di rima .
SPECCHIO, per Pulito 9 Lindo, Lucido, e e,
in forza di Addiettivo ; Can. 31. ft. 39. v. 3. p. 82.
Venderò allora , e fer le ccje fpeccbie . Abbiamo no-
tato altrove, e fpezialmente fotto la voce Golfo ^
quefto noftro parlar figurato , di ufare il Sudanti-
vo per P Addiettivo, Così Inferno ^ e Purgatorio 9
che per Te foli Hanno in forza di faftantivi, con
qualche aggiunto di cofe diventano fperte fiate ad-
diettivi , come la Valle inferna , che diile Dante
citato nel Voeabol. Purgai, Così Donna, e Donno t
per addiettivi lòno ftati vezzofamente adoperati;
Dante, Purg. 19. V anime donne. Lo ftelfo dimo-
erà il Menzini , Cvfr. irreg, e, 7. nelle voci Solda-
to , e Romito , ed in molte altre , che pofTono ef-
fere? e lòno addiettivi, e faftantivi. Quella però[,
di cui parliamo, manca nel VocaboL per Addiet-
tivo ; ma evvi per Suflantivo ancora nel fentimen-
to pre lente del Pucci lotto i §§. I. e ÌV. di Spec^
d 2 chio ,
Llt
chfo , ed è molto famigliare ,pcr dinotare cofe luci-
de, e nette. Per dir però tutto ciò, eh' i* vo pen-
fando di mano in mano,parmi, che qui Specchie 9
nel medeiìmo ilgnilìcato, fìa bensì addiettivo, co-
me fi è detto, ma pofTa anch' efTere troncato da
Specchiate , o per comodo di rima , o per proprietà
di noflro Linguaggio, che fofFre mirabilmente, e
copiofamente sì fatti troncamenti deir ultime intere
fìllabe, maffimamente negli Addiettivi terminati in
Jlto ; come Tronco , Tocco , ec.
STA', per Jftaìo'-, Can.41. il. 3^. v. 2. p. 192.
V. Voi. T. di quefte Poefìe .
STARLINO, per Jfterlino^ moneta ; Can. 3^
il. 46, V. 3. pag. 104. Trentamila marchi - Di ftar-
Un gli mando fanza ìnagagna* Così leggeafi an-
cora ne' Canti antecedenti. Nel Vocabolario è fo-
lamente Stcrltno ^ e n' è citato fra gli altri quefto
fìelTo paflò del Villani, Uh, 8. 20. i. E' ftretta pa-
rentela nel nollro parlare tra quefle due lettere A,
ed E, come ofTervammo nel Tomo antecedente, alle
yooi Effetto f eS.Arcolano, e come fra gli altri di-
moftra molto eruditamente il S'tg. Ab. Marrini nelle
Note a Cecco da Vari, ft. 3. pag> 16. e jeg* nella
voce Aterno ; ed è verifllmo , che non (blamente
i noftri buoni Scrittori antichi, ma eziandio oggidì
il noflro Volgo , e Contado dicono Accezione , Ac-
cettuare , Ahreo , Afemph , Afercito , Sagreto , 5^-
naca , Laggenda , Sanatare , Splatato , ArmelUno »
Delfino f e mille altri « fatti.
TED-
LUI
TEDDEO , 0 TEDEO , per Te Deum ; G^n. ip.
fi. 33. V. 2. pag. 59. fecondo Io Srr. e Can. 44.
ft. 7. V. 3. p3g. 221. fecondo tutti i MSSr V. Voi. I,
Piceni, voce Tcddeo .
TERRAI*, per 7Vrfj/oCaftello; Caii. si.ft. 41.
V. 2. pag. 82. come Capraia per Capraia^ di cui
vedi il Voi. I.
TOSO, e RASO, per Vmia vile y e plebeo %
Can. 44. fi. 31, V. 2, pag. 224. V andavan così il tofo^
(ome il rajo . Nel Vocabolario non v' è efpreda-
mence, ne in paragrafo ^ parte quello fìgnifìcato;
na fi deduce con affai chiarezza dagli efèmpli ad-
dottivi , e fpezialmente da quello del Libro , o Trat^
tato d* Amore 18. Quefio fanno i tofi ^ e i rafij ec,
TRAMONTANI, ^^r Oltramontani \ fecondo
i MSS. Magi, e Str. Can. 31. fi. 73. v. 2. pag. 85.
Che fur la maggior parte Tramont ani : ficcome 7'//-
iiani per Italiani , Retini per Aretini , Rede , Re*
fico per Erede y Bt'etico^ e molti altri troncamenti
fimili, de' quali vedi fbpra alla voce Seguire.
TRANELLO, ^t^ Inganno 9 AJluzia , e-^. Can.
44. il. 26. V. I. pag. 223. L' ufa in quello luogo ,/. 8.
ìt, 80. anche il Villani . V. il Vocah. a quefla voce •
TRUGLIO, per Troglio\ Can. 24. fi. 75. v. 2.
p. 9* E poco vai fé hI Vi Jan 0 effer triirglio . E Can. 34.
il. 28. V. 2. p. 114. Ammaefira jua gente come tru^
glio . (iuì pare, che l' adopri in fentimento d' /«-
ejperto , e Poco accorto , come avviene a chi tar-
taglia per confuiìone, e fpa vento • Di quefla voce
veggafi il Tomo antededente; e qui ofìervo di più ,
che il noflro Pucci è coflante nello fcrtverla femprc
coir U in cambio à^ìV 0 , e 1* afa in moke maniere •
VA'
IIY
VAGLI, per Viì^lla; Can. 5/J. fi. 84. v. ^.p. 163,
Idiotifmo , per fervire in quefto "luogo alla rima .
VALOSA , per Valois; Can. 40. 11. 42. v. 2.
pag. 181. Qjiel Carlo di Valojn, [no Fratello \ e così
altre volte . Il Vili, tanto qui , /. 8. e. 62. che altrove >
dice di Valoh , come più comunemente ora fi direb-
be . Pare , che il noflro Autore abbia voiiuo meglio
tofcanizzare quella voce. Vedi lopra V. Oftericb^
VEDEREBBE, in cambio del più ufato oggi-
dì > F^z/r^^Z^^ ; Can. 41.fl. 75. V. 3. p. i^^,DeW altra
vita veder ebbe H faggio * Dell' interezza di quella
voce, ufata fpezialmente appo gli Antichi, e molto-
anch'oggi in alcuni dialetti Tolcani , vedi quel che
dice con grande erudizione il Piftolefi , Profp* de^
Ver, fotto qiiefco Verbo, e Tempo, N» 33. raunan-
do , ed amplificando con ottimi elèmpli ciò , che
c!etto ne aveano il Bembo, il Cailelvetro , ed altri •
Vedi il n olirò Proem, gen. all' Opere di Fr. Gir oh
da Siena , pag. gli, e fcg,
VESCO', per Vefiovo ; Can. 26. il. 8p. v. 3.
p2ig. 32. fecondo il Tello Maghe Scr. A"^ 7 Vefco'* al
^ €ajiel dar potie /corte , Piaò eficre tralafciaraento
di penna pailato d'uno in .altro Codice , non emen-
do qui rheceflhrio al verlb quePiO troncamento; ma
f& mai folTe tale» non dovrebbe lembrare ilrano
iìeila noftra Lingua capaciflima di sì fatte fincopi,
come Or per Orto 9 Por per Porta, Pro per Prode ^
oltre alle tante, che ne abbiamo addotte nel Vo-
hime antecedente, coli' autcrltà del Baommnttei , e
mille altre , che allegare potute fi farebbono ,. Of-
ièrvo, che la noflra più bafTa Plebe pe 'l vizio,
che ha di lafciare in fimili cali l' V conibnante , o
il T, o il C , od altre lettere, dice facilmente Fejloo p
iìccome Latfro per Lavoro f Bray per ^ravo .
VESCO-.
LV
VESCOVA', per Vefcovadì ; Can. ^o. H. 45.
V. 5. pag. 181. Vefcova* fottopofti al fuo paefe . Così
bifogna leggere per ragJon del verlb , quantunque
ne' MSS. fìa intero, Vejcovadi ; ed è buon tronca-
mento fecondo il Buommattei , Tratt, 7. e, 13. fìcco-
me G/i;/7', Fi ,e C^ per C7/2r , che usò Dante Inf, i J,
e r Autore del Volgarìzz, del Vaiig, di S, Matteo ,
Slmile fé ne legge nel Somm.ìr. degli Argumenti dì
quefti Canti medeiìmi del Pucci , fecondo il MS.Magl.
ai Canto 57. pag. lxiii. cioè Duca^ per Ducato »
VITIFERATO, per Vituperato ;CBn, 32.11.7.
V. 3, pag. S'p. e così altre volte, fpezialmente nel
MS. Scr. e tanto ne' Canti pafTatì, che ne' feguen-
ti , e ciò per la parentela , che è tra T I , e T U ,
come dice il Sig, Domenico M. Manni , Lez» io- che
oflerva di più, edere ftata iu ufo ancora prefTo aU
tri Antichi queila voce.
VIVANDE, i-a tnetaf. per Truppe di faldati ;
Can. 30. fi:, 4©. v. 3. pag. 72 , £ fuo' fiffl profondi - 5"/;-
hito riempiè di più vivande . Il Vili, quivi , lìh, 7.
e* 138. riferifce quello fatto così; E per la moltitu^
dine della gente ^ cF egli avea , per forza «' eiTt"
pierono parte de' fojf , eh' erano dalla parte di ter-
ra , / quali erano ir.olto profondi , ec. Onde quello
parlare del Pucci (ì dee prendere per figurato.
VOLOGNANO , P;7^/(?;;é' così appellata in Fi-
renze ,- Can. 42. fi. 3. V. I. pag. 199- Ed ejjendo prt-
giotte in Volognano é V. qui fopra alla V. Bologna*.
UCCI DIE j per Uccidiamo Uccideva; Czn. -^o.
il. 54. V. 2, pag. 72. Uccidi e chi venia loro alle mani .
Quella ufcita nella terza perfona dell'Imperfetto
de' Verbi terminati in/:r^,è famigliarifiìma ni no«
ftro Pucci, e fpezialmente fecondo P ottimo MS.
Stroziano , che noi abbiamo per lo più feguitaco.
L'approva generalmente il Cinonio, ca^, 5.e'lPi^
d 4 f^o
LVI
ftoled nel Ver. Conofcere , benché quefll né pui^
jcr;^' Poeti la reputi molto frequente . Balii I' averlo
notato qui , per nioltiflimi altri rincontri fimili , fra*
quali i più frequenti faranno peravventura Avie ,
potie ^ €C* che il Piftoled tralafcia ancora ne' modi
Poetici .
UNCHE , ^evDmche, o Dunque-, Can. 59,
fi-, 54. V. I. pag. 171. Rifpofr Gianni: Unche fon io
figliuolo t ec. Qui non è in cambio di Unque , cioè »
ij/j/, ma in luogo di Dunque, troncato il D per
ragion della giufta mifura del verfo; ch^ leggendo^
fecondo il Tello del Tempi, Dunque viene ad ef»
fere piiì lungo d' un piede , (è non H legge Oia/t
per Giaiìui .
URECCHIO, per Orecchio, fecondo il Teflo
Magi. Can. 39. ft. 29, v. i. pag. 169. Qi^ello Teflo è
collante in quefla ortografìa, di cui v^di il Vola-
jne antecedente a quefla voce .
UROSIO, per Oro/io; Can. 35. fi. 4, v. 2.
pag. 122. Paulo , e Utofio , Salufiio > e Ijicano. E' la
fblita frequente metatefi dell* O nelPU, come an-
che Paulo , che in gran parte degli antichi Scrit-
tori ^\ legge non meno , che Aguftino; e fuori de*
nomi proprj , iV/// , Vuiy Cului, Cusì 9 Tribulazio»
ney Lunta?w t Culpa 9 Uvero^ Ugni ^ e Ugnuno 9 e
molti altri (ìmili fi trovano, ficcome altrove fi è
riferito, Voi. I. VV. Truglio 9 e Urecchio.
USCETTI , per UjcierÌ9 cioè , fpezie di navi ;
Can. 2^. fi. 83. V. I. pag. 9. Armo galee 9 e ujcetti
centotrenta . Così fecondo il Tello Magi, dal quale
fenza volere è pafiato nel noflro flampato, 4ove
avrernmo amato meglio di leggere CT/oVr/Tccondo
gii altri due Codici? e fecondo il vero ufo di
(juefta voce,
Er- • ■
Errori occorE. Correzioni*
l^ag . 9. T7. 8 5. ufcetti . meglio ufcifri •
105. V* 49. a Guafcogna da Guafcogna.
I43«w. (l) 97. 9^-
162, V. 71. E'nfu'l E'nful.
LIX
SOMMARIO DEGLI ARGUMENTI
DF XXI. CANTI,
CHE SI CONTENGONO
JN SJ^ESTO SECONDO TOMO,
COME SONO ne' AIANOSClUTTi .
MS.C.40. Canto XXIV. fag, l.
Del Re dì Francia^ e dì quel dì 'Retori a ;
E come r Arno allagò Fiorenza ^(^)
Dì Genovejì^ e dì Fi fan ragiona ,
Del buono flato , che Firenze avea ,
JE che compagne ^ (2) e brigate face a .
MS. e. 42. Canto XXV* fag. 11.
Siccome V Ammiraglio Raonefe
Il figliuolo fconfijfe del Re Carlo j
E come il detto Re morì f ale fé ,
E guerra iì) tra'Fifanì^ e^ Fiorentini ^
Ed ancor tra' Crifiianì , e Sar acini .
Gan-
ci) Magi. Firenza . (2) MSS. cfìmpagnie . Scr. (Lhe compa'^
gnìt , fenza 1' it, (3) Sa. guerrs ,
LX SOMMARIO
MS. e. 4J. Cantò XXVI. pa^. i^.
Come dal Re di Francia fu /confitto
Quel di Raona^ e rima/e prigione^ (0
E come Jt fuggì , com^ è fcrìtto ,
jE come il Re di Francia fi morio
In breve temfo ^ come piacque a Dio .
MS. e. 4J. Canto XXVIL pag, 34.
Di Totto di Mazzinghi^ e po^ dell* ojle,
eh* andò Arezzo 5 (^) e ficcome a quel temp9
Fuor di Firenze le^nfegne eran pojle ^
Che dagli Aretini t lor paefi ^ {ì)
Al Toppo furo /confitti i Sanefi^
MS. e. 46. Canto XXVIII. pag. 45.
Del Fifan Conte Ugolino^ e de*fuoi^{^)
E come la Real fi portò prima ,
E come /' Arno fé oltraggio a noi :
E Carlo fu incoronato a tondo ,
Ed Arezzo /confitto a Certomond$ .
MS.c.4§. Canto XXIX- pag.^ó.
Quel ) che feguì della vittoria magna ,
E come fu queir anno grazio/o >
E di battaglie 3 che fur nella Magna y
E come Arezzo y e Fi/a tra/fer guai ^
E d'altre co/e^ eh' io non dico^ afai.
Gan-
ci) yi^g^prefriotte, (2) Magi. Mandò Arezzo .
(3) Magl.C/;'(? degli ArPini in Iqrpae/^ (4) Str.lalcia de^/wnl .
DEGLI ARGUMENTI» tXI
MS. e. 49. Canto XXX. f^g* 67.
Ancora come" (i) Vtfani , e Aretini
Amando più la guerra , che la face ^
Terfegiàtati fur da' fiorentini;
E del Giudèo , che fé dell' Oftia fruova 3
Ond' el fu arfo 5 ficcome fi truova .
MS. e. 51. Canto XXXI. f ^i:- 7^
D'Or San Michele, e dì Gian della Bella y
Che gli Ordini fé far della giufìizia^i^)
E'nfino allor non ci ebbe mai gabella ;^
Di San Giovanni, e Santa Croce /pazie^
Di Papa Cilejlrino , (3) e Bonifazio .
MS. e. 52. C A N T o XXXII. tftg. ^,
Di Mefìer Corfo , nojlro Fiorentino 5
E di crear Santa Maria del Fiore ^
E che morì Ser Brunetto Latino,
E della Baronìa , che in Fiorenza (4)
Si trovò il Ke Carlo in faa prefenza .
MS. e. 53. Canto XXXIII. f^^. 100.
Di Saracini alcuna co/a conta,
Di Cajlelfranco , e Cajlel San Giovanni,
Del Re di Francia ancora , che più monta .
Del Conte a Monte feltro Fra Minore ,
E di più altre cofc dì valore.
Cam-
(i) Str. e Pìfatjt . (a) Ivi, gìoflit.ia,
0) Magi CeUJirino* (4) Ivi» Fircnza,
LXir SOMMARIO
MS. c. 55. Canto XXXIV. fa^.iiu
Come fcoftfitti furo i Vintzìanì^
E fondato il Palagio de' Priori ,
E la Porta del Prato ; e d' altri flrani ,
Cioè j di Pratici a , e de"" T^ art ari alquanto ^
E d' altre cofe dice quejio Canto .
MS. e. 56. Canto XXXV. "j^ag. IZ2.
Come Giovanni Villani autore
Dice 5 che cominciò il f re/ente Libro ,
E com (i) de' Bianchi -^ e Keri fu V errore^
E come pace fer le dette Partì ^
E memoria, dell' Idolo di Marti .
MS. e. 5 8. Canto XXXVI. pag. i g 5.
Di Ser Keri degli Abati Soprajlante ,
Il qual condì d' arfenìco il migliaccio ,
Onde moriron certi a lui davante ;
E come Carlo rimi/e in Fiorenza (^)
Mejfer Corjo , con altri di valenza .
MS. e. 59. Canto XXXVIL f^^. 144.
De' Keri , e Bianchi , e poi del Ke di Francia .
Della Compagna (3)^ che per forza prefe
il Ducato d' Atene , e non fu ciancia 5 (4)
E come i Fiorentini , e^ Lucchejì
Fer ojie in/teme addoifb a' Pijlolejt,
Gan-
ci) yiSS. EcDins . (2) Magi. Flrenza, (5) Ivi , Comp.'^gni'it
(4j x>I::gì, // Duca d' Attcne ; e ciò nQufa ciane.
' T 1
DEGLI ARGUMENTI. LXIII
MS.c.di. Canto XXXVIII. F^. 155»
Di Vìer Leroì ^ (0 ch^ era un Teffttore ^
Coni" é' fu Capo del popol di Fiandra
Contro cC Signor , per fuo fenno , e valore ;
E come il Re di Francia fé gran gente ^
Credendo de' Fiamminghi ejfer vincente .
MS. e. 62. Canto XXXIX. pag. 166.
' Come i Fiamminghi -vinfero i Francefchi ,
E come il Ke di Francia rifè V ojle ^
E poi fer triegua^i^) e rltornarjt frefchi ^
E di Fulcier di Calvoli crudele^
Che in Firenze fé gonfiar le vele .
MS. e. .' . . Canto XL. (3) pag. 177.
Giujlizia^ che fi fé per Vtdicciano ^
Che fu tagliato il capo a dicejfette^
E de' Vi/conti 5 e Torre di Melano ,
Del Re di Francia , e come Santa Cbiefa
Fer Bonifazio ricevette ojfefa .
MS. e. 63. Canto XLL pag. 18S.
Dì Montanina^ e di Mejfer Din Kofoni ^
E ficcome Firenze combattea ;
Del Cardinal da Frato anche ragioni ;
Di Fapa Benedetto a mano , a mano ,
E della Compagnia di San Friano .
Can-
(i) Magi. Bcroi . (1) Ivi , gu:rra .
(3) -Manca nel MS.jMaji. e perciò non fi pone il niim. delle
cnrre .
LXIV SOMM. DEGLI ARGUMENTI .
MS. c. 6j. Canto XLIL pag. igg.
De' Cavktull ^ cheH Vodejlà fedirò^
E del gran fuoco , chi* arfe C dimala 5
£ riempe dì pianto , e dì fifpìro ,
E come t Bianchi rìentraroi) in Firenza^
E far cacciati con gran penitenza,
MS^c. 66. Canto XLIII. pag. zio.
Come f 'fiamminghi furono fconfittì
Dal Re di Francia^ e come poi fer pacey
Ter tema dì non effer più trafitti ;
E come il Cardinal da Frato folle
Con fenno fé quel Fapa 5 che volle .
MS. e. 68. Canto XLIV. pag. 221.
Di FìHoia ajfediata ancor ti dico ,
P^ Firenze^ e da Lucca ;{2) e di Ser Lande
Bargel d' Agobbio^ e di Monf Accinico ^
E dì Frate Dolcin pien dì rejta;
E fot del Campami della Badia .
(i) Stf. Qui rientro» ; in fronte al Canto propio r/Vw-
trarno'-, dove però da noi fi è fccita la lezione de!
MS. Tem. entrarono •
(2) Magi. Di Firenze , e di Lucca ,
CENTI
e E N T I L O (I.U I O
ANTONIO PUCCI
CHE CONTIENE
LA CRONICA
DI GIOVANNI VILLANI
IN TERZA R I M A%
CANTO XXIV.
ARGUMENTO.
anjjiÌdi Dd Re di Francia , e di quel di Raona , villani
CR. 1282. E come V Arno allagò Fiorenza; 1.7.0,84,
eA-'gg. DiGenovcJt ,e di Vi fan ragiona y cfcgg.
Del huono flato , che Firenze avea ,
E eòe compagne , (f) e brigate facea •
1^ yV L W principio del libro mi credetti ,
/-% Abbreviar sì , eh' e' foffe caputo
X -* Neir Abbiccì co* verfi fopra detti.
2. Mad il fuo detto m'è tanto piaciuto.
Che mi fon nelle rime dilatato W
Viepiù affai , ch'i' non arei voluto.
3. Or torno a Carlo , che 'n Corte n' è andato ,
E dinanzi allo Papa con dolore
Si lamenta di Pier, che 1* ha ingannato;
VqI.IV. a 4- Di-
* CENTILOQUIO CANTO XXIV.
4. Dicendo : E' m' ha tradico , e traditore W
Dinanzi a voi. Padre Santo l'appello,
E'I vuo' provar co)]' arme di buon cuore.
5. Pier di Raona poi fentendo quello,
Mandoe Ambafciador, che contraddice
A Carlo, e poi ad ogni fuo libello;
€. E poi moftrò, conrie il Re Piero fcrifle,
Ch' egli era di Cicilia ver Caoìpione ,
E quando Carlo non lo acconfentiffe ,
7. Ch'egli era apparecchiato ogni ftagione.
Di farne pruova colla fpada in mano ,
E quando , e dove Riffe di ragione .
8. Molti Baron venuti di lontano
Aveva Carlo allora in fua prefenza.
Tra' quali era il fuo figliuol fovrano.
p. Ciò era Carlo di Salerna Prenza,
Che fé tre Cavalier de'Buondelnionti,
Effendo pria ricevuto in Firenza »
10. E dimolti altri, che con chiare fronti
Furon prefenti quando Tavvifaglia
Li due Re furo a comprometter pronti,
I^ Cialcun con faramento, perchè vaglia,
Promife d'efler quel di a Bordella,
Ched ordinata avevan la battaglia,
12. E cosi flette l'ordine di quella;
Che ciafchedun con cento compagnoni»
Qnal e* volefTe , fofTe armato in fella,
13. E qual vinceffe, tutte le ragioni
Aveilè vinto, e fofle conceduto
Per Santa Chiefa , e per gli fuoi Campioni;
14* E chi
AN. DI CRISTO 1282. I SEGG. }
14. E chi t)erdefle , avefle anche perduto
Ciafcuno onore, e come misleale >
E tradicor malvagio ricredaco
15. Mai non porcaffe pregio di Reale.
Parcifll ognun concento di que'pacti,
Ma Carlo più, tegnendofi leale.
16. Ed all' efecuzion di quefti fatti
Si profferfero a lui per fua compagna
Molti buon Cavalier dell'arme adacci,
17. Francefchi, e Provenzali, e della Magna,
Molti d' Italia , e certi Fiorentini ,
Che v' eran di buon cuor, fanza magagna»
18. Al Re Piero Spagnuoli , e Compagnini,
Alcun Tedefco , e come qui ti tocco ,
Di Talia certi grandi Ghibellini ,
ip. E '1 Saracin figliuolo di Morocco ,
E di farfi Criftiano ancor promife ,
Se bi fogna (Te , e qui e' non fu fciocco.
20. Moflcfi Pier guernito in tutte guife,
E Don Giacomo fuo figliuol fecondo,
Come diritto Re in fuo luogo mife.
lì. E'n Catalogna fé n'andò giocondo.
Per effer a Bordella il di nomato ,
Che '1 dovea por fortuna in cima,o in fondo.(^)
22. E cosi Carlo fu apparecchiato ,
Lafciò al fuo figliuolo a guardia il Regno,
E mofiè di vantaggio accompagnato •
23. Giunfc a Firenze , eh' era di fuo fegno
L' anno milledugento ottantatrè ,
Ed ebbe grande onor, com'era degno.
A 2 24. E oc-
4 «EhTTILOQyiO CANTO XXIV.
ff,^» Ed otto Cavalicr novelli fé.
Cavalcò a Mucrone, ed entrò in marCf
E fac in Francia col nipote Re •
^5. Parcìffì di Parigi a non tardare ,
Il Re di Francia gli fé compagnia ,
Con bea tremilia Cavalier da armare .
tó. E tanto cavalcarono a lor via ,
Che fur preffb a Bordella una giornata»
E ripofar ; eh' ognun mcflicr «'avia.
^7. ApprelTb Carlo acconciò fuo brigata.
Cioè, quc' cento Cavalier più fini,
Che far dovien )a battaglia ordinata.
28. E poi fi mofTer come Paladini,
E valorofamenc* andaro al campo,
E'I R3 di Francia, e' fuoi rimafer quinu
itp. Di mezzoGiugno, W quand'è il gran vampo,
Afpettar tutto giorno nella Serra
Quel di Raona, che cefsò lo'nciampo.
|o. E '1 Sinìfcalco del Re d'Inghilterra,
Nel cui tcrren fi dovea far la zuffa,
E dovia terminar la detta guerra,
31. Veggendo a Piero fchifar la baruffa,
E la fera venire , a Carlo diffc :
Partitevi, che quefli è aom di buffa.
31. E Carlo prima che fi dipartiffe, '^
Fece fonar le trombe , ed ogni lato
Fece guardar , fé '1 Re Piero appariflc ,
53. Dal Sinìfcalco poi prefe commiato.
Il Re di Francia fi tornò a Parigi,
g Carlo a Roma quafichè Icornato.
34. E dif.
AK. DI CRISTO I 283. E S£GG. ^
5(4. E dlfTcfi> che Pier con panni big!
La fera al tardi andò ifconolciuto
Al Sinifcalco in luo' propj (ervigj ,
35. E proteiftò , coni* egli era venato;
E '1 Sinifcalco tik del fuo decco>.
E'I Re Pier fi parti dopo il faluto.
^(5. E ben novanta miglia per rofpecco>
Ch'avia di Carlo, andò fanza polare,
Confiderando il commelFo difetto.
37. Or di dubbio, Lettor, ti vo' cavare.
Che Pier non ebbe mai intenzioiie
Di Si fatta battaglia feguitare •
38. So, che tu dì: Dunque per che cagione
Fece alla 'mprefà cotanto del groffo ,
Se non penfava far T efecuzione ?
3p. Fé '1 perchè Carlo non gli andaffe addodoj
Pensò: fé viene in Cicilia a furore,
E' Cicilian gli chineranno il doffo :
40. Vedeva si, ch'è'J lor nuovo Signore #
£ poi non fi fentiva da rifpondere
Allo Re Carlo, ch'era pur maggiore.
41. Penfoflì ancor fotco quefto naicondsre^
Per paflar tempo, che fubitamencs
Non fi vedefie per forza confondere.
42. Ritorniamo al Re Carlo , che ^tq^^zé
Papa Martino, e tutti i Cardinali ,
Ebbe narrato tutto il convellente.
43. Onde accozzando quel con gli altri mali ^
Che fatti avea il Re Piero, e^i ma preiènz^
Eran contaci , (f) ed eran tanti , e tali y
A j 44- Ch^
6 CENTlLOOyiO CANTO XXIV.
44. Chc'l Papa contro a lui diede lèntenza ,
E '1 maladifife, ed ifcomunicollo ;
E quale iftefle a fua ubbidienza ,
45. Della Corona, e d'ogni onor privollo.
Siccome tradicore , ed ifpergiuro ,
E rubel della Chiefa anche chiamollo,
46. E chi'l chiamaffe Re, fé ben procuro.
Scomunicato foife, ciò mi pare.
Ma qucfto(g) allo Re Pier fa poco duro:
47. Perocché e' fi fece intitolare
Pier di Raona Cavaliere adeflb,
E Padre di due Re, Signor del mare.
4S« Facto che'] Papa ebbe il detto proceflb.
Privilegiò , e fé Re di Raona
Carlo figliuol del Re di Francia apprclTo ;
4p. E mandò in Francia a dargli la Corona
Un Cardinale, e predicar la Croce
Contro a quel Pier, di cui fi ragiona,
50. Siccome a uomo malvagio, e feroce.
Dando indulgenza, ed affbluzione
À chi n' andafle contro a lui veloce.
51. E Carlo poi, con difpenfazlone
Del Papa , diede al detto Re novello
La figlia del fuo figlio W per ragione.
52. Poiché fpofata l'ebbe per anello.
Gli die per dota la Contea d'Angiò,
Acciocché contro a Pier fuffe più fello *
53. Non dico più di quefto, ma dirò.
Che nel milledugento ottantadue
UArno per piova Firenze allagò.
54- E queir
AN. DI CRISTO 1 282. E SEGG. f
54. E quell'anno di Gran gran caro fue ,•
Valfe quattordici foldi lo ftaio,
E trentatrè il fiorino, e non piue.
$$. L'anno l'eguence fu col tempo gaio ^
Perchè Firenze fu nel nìaggio flato ,
Che fofTe mai dall' ultimo al primaio ;
5(5. Che i Cittadini avien del guadagnato,
E da niuna parte eran percoflì,
Ma sì temuti molto d'ogni lato.
57. Per San Giovanni allor da Cafa Roffi
Si fé brigata veftita di bianco ,
Che più di mille fi trovaron grofiì.
58. I Roflì n' eran capo, e nullo manco
Tra loro aveva, ed avieno un Signore^
Che delio (pender non fi vedea ftanco;
^^, Il quale era chiamato Iddio d'amore»
E ciafchedun de' fuoi era di razzo,
Faccendo agli altri Cittadini onore.
éo. Di tutri i lor pender fatto avien raazzo^
E gittatolfi dietro , e con piacere
A tutte Tore vivean con follazzo.
^i. Facevan corte di mangiare, e bere>
Andavan per la Terra convitando
Le Donne, e' Cavalieri a tal miftiere,
6i. Con più ragion di dormenti fonando*
E due mefi durò sì fatta fella,
Avendo dato all'avarizia bando.
dj. E renditi, Lettor, ficur , che quefls
Fu la maggior, che fi ricordi mai
Nclk parti d' Italia manifefta •
A4 6j.E moU
8 CENTILOQUIO CANTO XXIV.
64* E mole' altre brigate n' avca affai
E d'uomini, e ài donne, i cui penfleri
Tutti eran pofti in quel, che udirai.
6$* Firenze avie trecento Cavalieri ,
Tutti a fproa d' oro , ed erano onorati
Da* Fiorentini a gara i foreftieri;
66. Ed eran per le Pafque prelèntati
I men poiTenti da' Cittadini cari ,
E fpefl'e volte a mangiare invitati ;
67. E d' ogni parte buffoni, e giullari
Venieno a dare a'Fiorentin diletto,
E avien doni di robe^ e di danari^
<J8> E durò queffo tempo benedetto
Fino al mille dugennovantanove,
E poi fi mutò il nome coli' effetto.
6^. Nuovo dii'io a dir altro mi muove >
Che nel dett' anno , e mcie eiTendo moffe
Della Sardigna , per andare altrove ,
70, Cinque galee, e cinque navi groffey
Con mille cinquecento Cittadini
Di Fifa, benché d' altri alcun vi foffe,
71. E con mercatanzia di cofe fini
Tanca , che fu /limata con gli arnefi
CcncinquantdW migliaia di fiorini,
72t Con quindici galee i Genovefi
Gli fconfiffero, e fer di loro firazio
A CapoGorfo, e menargliene prefi.
73. L'altr'anno poi di Giugno il Conte Fa^lo
Trenta galee armate , ed una nave
. Con molti altri Pifanì in quello fpazio ,
74. Me-
AN. DI CRISTO 1 2 84. E SEGG. 9
74. Menò inSardigna, ed egli era la chiave»
Cort crentacinque galee il Gcnovefe
A lor percolTe con toriBcnco grave,
75. E 'ì Conce Fazio, e la tao gente prefe ,
E poco valfe al Pifano eder cruglio ,
Ch' a Genova n*andaro di palelè .
76. Poi nel detto anno del mefe di Luglio
I Pifan di far gente fi sforzaro,
E di molte galee fecer cefpuglio.
'^j. E'nfino ai' Porto di Genova andaro^
E dentro baleftrar per la maniera
L'argento, che altra volta faectaro .
7è. E fraaftando d'intorno la Riviera»
I Genovefi chiamaro alla gioftra ,
Ed e'rifpofon: Per quefta matera
7p. Non ci farebbe onore a cafa noflra
Sconfiggervi; però, fé v*è in piacere,
.Tornate coli' armata a cafa voftra,
80. E fenza indugio verrenvi a vedere»
E la battaglia prendere , e lafciare
Potrete , come fia '1 voftro volere .
8i. E'Pifan (I parti ron 0) con gridare,
Facccndofi di loro beiFa , e fcherna ,
Tornarli a Pifa> e lafciarono il mare. .
82. E*i Genovefc fuoMegni governa,
E d* aver molta gente s' argomenta.
Per non moflrar vefcica per lanterna.
83. Armò galee, e ufcetti centotrenta,
E verfo Pifa colla voglia acuta
N'andò Tarmata d^l difio contenta ^
84. Qaan^
IO CBNTILOQUIO CANTO XXIV.
84. Quando i Pifan fentir la lor venuta,
Corlono alle galee, eh' egli avien pronte
Neil' Arno, (*») dell' Armata prima ifl'uta •
85. E r Arcivefcovo loro di fui Ponte
L'Armata benedl con alta boce ,
Ed e' fi mofl'er con ardita fronte.
8(5. Allor cadde la mela colla Croce
Dallo Stendale , e quefta malaguria
Tenuta fu 5 ma pur n'andaro a foce.
87. Paflato il Porto, e poi co^n molta furia
PercofTero i nemici alla Meloria »
Credendo vendicar* la loro ingiuria .
88. Da Genova Ammiraglio Uberto Doria
Co' fuoi difefa fé con tanto ardire ,
Che ruppe loro , .ed ebbene vettoria •
8p. Il danno de* Pifan non potre' dire ;
Che mille cinquecento fi trovaro
Tra prefi , e morti allor , fenza fallire *
90. Ed a Genova ancora ne menare
Quaranta lor galee fanza le rotte ,
E fenza quelle , che in mar profondato .
91. Pifa di pianto rimife le dotte ;
Che quella gente , che v' era rimafa ,
Non calava di piagnere di e notte;
9i. Perocché *n Pifa non aveva caia.
Che non fentiffe parte di quel duolo ,
E che non fofle di letizia rafa .
93. Che chi piagnea il padre, e chi il figliuolo,
E chi il fratel, che non fa, fé s'è vivo,
E ciafcun fi graffiava a fuolo a fuolo.
94. In
AN. DI CRISTO I 284. E SEGG. 1 1
P4. Io Genova tornati coir ulivo
I Genovefi , non furono ingrati ,
Come Ibn molti , e nota ciò, eh' io ferivo.
P5. Ma per la Terra co' Preti , e co' Frati
Uomini, e donne andare a prociffione , ^
E confeffati delli lor peccati, r
9<J. Iftavan per le Chiefe in orazione,
Divoramento ringraziando Iddio ,
Ch' avie lor data tal confolazione .
py. Non fanno così quegli, il cui difio
E^ tutto dato alla pompa del mondo ,
Ma e' fanno il lor peggio, al parer mio.
p8. Che tal fi crede rimaner giocondo.
Che fanza dir, tu hai qucfto per quefto.
Per giudici© divin fi trova al fondo.
99. Del ragionar de' Genovefi refto;
Bafti, che furon molto commendati.
Che tenner modo divoto, ed onefto.
100. Nuova materia di nuovo ha chiamati
r verfi miei, ond'io muto penfiero.
Abbandonando que' , che fon paflati ,
E torno all' Ammiraglio del Re Piero.
FINE DEL CANTO XXIV.
NOTE AL CANTO XXIV.
Arg. (t) Magi, compagnie . i . (a) Magl-Nc-/ , Tem.//; errore.
2. (b) Magi, e Tem dilettato . 4. (e) Ivi , tradìf iltraditotc.
ai. (d) MSS. Che 7 dovea fntunét potreste. 29. (e) Ivi , gi§rtjo .
43. (f) Magi, e Tem. il Re Fino in fua prejenza, E racconta-
ti , ec. 4^ . (g) Magi. E quefto .
51. (h) Str. e Tem. del figlimi fuo . 71.(1) Ville. 5^. centoventi^
ti. (l) Magi. E 7 ?ifan ft parti .
54' (m) Magi, e Str. ì^eW arf . CAN-
CANTO XXV.
ARGUMBNfO.
4KHI DI Siccome V Ammiraglio Raonefe villani
eR. 1284. Il figlìuQlo fconfijfe del ReCarht l.y.c.^a.
• fcgg. E come il detto Re morì palefe . e fcgf .
E guerre (t; f / a' Rifatti , «?* Fiorentini ,
£^ /7A;for ?;•<«* Criftiam , e' Sar acini .
!• ^^El detc'anno di Giugno T Ammiraglie»
JlN Dei Re Pier fece guerra al Pnncipaco,
Curiudofi dì Carlo men d'un vaglio.
2. Poi con Tuo gente a Napoli arrivaci ,
Perchè fapea , che'] Re Carlo non v'era,
Gridò: Elei fuori Re vituperato.
|. E qutflo fece f jl , per dar matera
Al Frenza iuo figliuol, eh' uf e afe fuori»
Per ilconfigger lui , e la fua Ichiera.
4, Il quale udendo tanti difonori
Dei padre fuo, co' faoi corfe alle mani^
Ed a' nemici n' andò con furori .
5. E color, ch'erano avvifati , e fani ,
Vcggendolo fanz' ordine venire
Serrani! infiennie con difcrcte chiavi. (a)
4. Mefler Ruggier dell'Oria prefe a dira?
Signori ♦ alla galea dello (tendale ,
Là dov'è il Prenze, ognun vada a ferire*
7, E così fé l'armata generale;
Sconfiffe l'altre, e poi percofle a quella j
Prefono il Prenze , e la gente Reale .
8. Que'
AN. DI CRISTO I 284. E SJSG. IJ
B. Que'di Sorrcnti, avendo la novella,
Ch'eran con Carlo, ma malvolencieri,W
Subitamente mucaron gonnella.
5?. Ed ai vincente Ammiraglio Ruggieri
Dugento Agoftan d*oro prefcncaro,
E fichi fior ben trecento panieri*
10. Ma i loro Ambafciador prima troVaro
Quella galea, dov'era prefo il Prenza,
E che Meilèr Ruggier fofle, penlaro.
11. Corfero a lui, dicendo in fuo prefenza*
Piaceffe a Dio, com' bai prefo lo figlio,
Ch' aveffi anche lo padre in tuo potenza.
12. Il Prenza allor con tutto il fuo periglia
Sorrife, e que'gli diedero i prefcnti.
Dicendo ancora con allegro ciglio:
13. I voftri amici, e fervi di Borrenti
Vi mandan quefti, e fono apparecchiati.
Ad ubbidir vottri comandamenti.
14. Rifpoiè il Prenze allor : Mal fete flati
Fedeli a Cario, e non fo la cagione;
Ond' efli fi partir molto turbati.
15. 11 Prenze, e'fuoi fur menati a prcgìone
Nel Caftcl di Medina, ed ivitittaW
Rinchiufi fur con grande afflizione.
1(5. II dì feguente dopo la fconfitta ,
E Io Re Carlo arrivò a Gaeta ,
Con grande armata , e con fuo 'nfegna ritta •
17. Quando feppe la rotta fé gran pietà,
E dille del figliuolo; Or fofs' el morto ,
Dappoiché l'ubbidirmi al tutto vieta.
18. Ch'i*
14 CENTILOOyiO CANTO XXV.
i8. Ch'i' gli ayia comandato, che del Porco
Di Napoli giammai e' non ufciffe,
Finch' i' non ritornaffi al fuo conforco .
ip. Appreso a quefto moftra, eh' e' fentiflè,
Che la Cicca di Napoli era corta.
Che muoia Io Re Carlo, vi fi dilFe.
AC. Ond' egli il navicar mai non dimorfa,
Ch' a Napoli ne giunfe , a 'ncendimenco
D' arder quella Cicca ; ma fu foccorfa .
ai. Ch' un Cardinal, che feppe il fuo talenco,
Mifericordia gli chiefe , e piecade ;
Ond* el muco lo fuo proponimenco .
22. Ma benché perdonafTe alla Ciccade
Fece impiccar di lor cencocinquanca >
E poi pensò feguir fua voloncade.
23. E la fua grande armaca cucca quanca
Mandò a Medina, ed e' n' andò a Brandizia ,
E fenne in Puglia , e 'n Principato alquanta •
24. Quindi fi mofle con queda milizia,
Pafsò in Calavria ; quando fu a Concrone
L'armace s'accozzaron con lecizia.
25. E quivi fi trovò a fuo pecizione
Cencocinquanca tra galee armace.
Ed alcri legni, con gran gucrnigionc.
16. E quefte cofe furon nella (late,
Perocch'eri di Luglio, ed a fua pofta
Volea in Cicilia provar fua boncate.
37. Ed attendendo quivi la rifpofta
Da' Cardinal , eh' a Pier mandaci avea
Il Papa a craccar , con ciò fanza fofta
28. S?p-
AN* DI CRISTO 1284. E SEGG. 15
28. Seppe, che Pier con arce li tenea
Pure in parole , perchè non andafle
Carlo in Ciciha , com' e* fi credea .
ip. ApprelTo vide, che fé dimoraiTe
Gli mancava la roba ; e per partito
Prefc , che a Brandizia fi tornaffe •
30. E così fece; ond'egli sbigottito
Sì del figliuolo , e sì della fortuna ,
Che '1 nimicava , ficcom' hai udito ,
31. Accomiatò le navi ad una ad una,
E a Napoli tornato fi penfava
Di fare a primavera altra rauna .
31. E come quel, che giammai aon penfava
Tornò in Puglia , e niente s' alloggia
Nel verno, quando più il freddo grava.
33. >E mareggiando, come giunfe a Foggia,
Infermò forte , e prendendo il Signore ,
DifTe, con gli occhi corrotti alla pioggia:
34. Onnipotente , vero Salvatore ,
Conofco, che tu fé' figliuol di Dio,
Che fofti morto per me peccatore ,
35. E tu conofci veramente I eh* io
Per Santa Chiefa mi fono affannato
Al mondo più, che pe'l bifogno mio;
36. Ma per qualunque modo i' ho peccato,
Perdon ti chreggio ; e così dolcemente
Di Gennaio a' dì fette fu paflato.
37. A Napoli portato di prefente ,
Dopo 'I grande lamento fu fepolto,
Come fi convenia, ornatamente.
38. Qjic.
\6 CEKTILOQyfO CANTO XXV.
38. Quefti fu il più valentre Signor molto.
Che fofTe, poi delia W Cafa di Francia
Che Carlo Magno fu del mondo fcioico ,
3p. Ruberto Conte d'Artefe prò iancja,
Cugin di detto Carlo ebbe il governo
Di tutto il Regno , e non gli parve ciancia,
40. Col figliuolo del Ppenza di Salerno,
Ch'era del detto Re Carlo nipote j
E nome avie per lui , fc ben difcerno •
41. Ed altra reda di lui non (i paote
Trovare, che'l detto Prenza, che avia
La bella donna, e grandiiTìma dote,
42. Figliuola, e reda del Re d'Ungheria \
E fette figlino' n' ebbe , ciafcun bello ,
E ciafcuno ebbe grande Signoria .
43. E '1 primo di lor fu Carlo Martello,
Incoronato d' Ungheria Signore ;
Luigi fu il fecondo, e fuo fratello,
44. Il qual fi fece poi Frate Minore ,
Poi non curando il mondo una fiftuca,
Fu di Tolofa Vefcovo , e Paftore ;
45. Ruberto il terzo di Calavra Duca $
Filippo il quarto Prenza di Taranto ,
La cui memoria ancor par, che riluca;
46. Ramondo Berlinghier fé '1 quinto canco,
Ch« dovev' cffcr Conte di Proenza ;
E '1 fedo fu , s* i' ho veduto tanto ,
47. Mefier Giovan della Morea Prenza,
E Meffer Pier fu l'ultimo de' fette,
E Cpnce d' Cboli di gran potenza •
48. Ba-
AN* DI CRISTO 12 84. E SEGG. I7
48. Baftin di Carlo le parole dette,
E ritorniantio a' Cardinal Legati ,
A cui il Re Piero niun bene impromette-
49. Partirfi , e furfi in Corte ritornati,
E fer gravar la fcomunicazione ,
E d'ogni beneficio fur privati
50. 1 Ciciliani ; onde per tal cagione
Que'di Meffina (0 corfer , per uccidere
Tutti i Francefchi, eh' erano in pregione.
51. Penfa , eh' ebbero allor caro di ridere,
E poche fi difefs^r colle mani,
E que'col fuoco li fecer conquidere.
52. Appreffo di concordia i Ciciliani
li Prenze voller metcere al dichino.
Ch'era in preglon co'fuo'Baron fovrani,
53. E condennarlo, ficcome mefchino.
Gli doveffeCO efler tagliata la teda ,
Come avie fatto il Padre a Curradino.
54. E la Reina Goihnza fu prefla
Allo fcampo del Prenze, e 'n fuo pendere
Diceva; Queft'è pur di nobil gefla ,
§5, Ed ha lette figliuol di gran podere ,
Ancor porrebbono aver tale flato ,
Che lo Re Pier fé ne porre' pentere .
55. Mandò perque', che i'avien condannato,
E difle : Quefto mi faria vergogna,
S'el foflè fanza il Re qui dicollaco :
57. Mandianlone a lui in Catalogna,
Ed e' ne faccia pofcia che gli pare j
E così fu fornica la bifogna *
Voi. IV. B 58. E qui
iS «ENTILOQyiO GANTa XXV%
58. E qui fo fine al detto ragionare.
Ed a parlarti di Firenze arrivo,
Corne la piova Arno fé traboccare.
5p. Dì due d* Aprii , Domenica d' Uliv®
Corfe quel fiume per molti rigagnoli
Della Città, com' al prefente ferivo.
éo. E moke cafe dier la via a ragnoli.
Che infìeme rovinarono col poggio.
Che dirimpetto allo Spedai de'Magnoli,
^i. E fu a molti amar più, che ftar loggio.(2)
Lafciamo fiar chi fi folTon gli offefi.
Perocché nuova matera ci appoggio.
61. ApprefTo poi Fiorentini, e Saaefi,
Piilolefi, Pratefi , e Volterrani,
E li Lucchefi, e' Guelfi Genovefi,
63. E' Sangemignanefi , e' Colligiani ,
Tutti fer lega infitme ad una ferra.
Giurando di confondere i Fifani.
64. E i detti Tofcani dovien per terra
Guaftar d'intorno a Fifa, e mane, e fera,
E' Genovefi per mar far la guerra.
6s* I Fiorentini, e gli altri per Valdera,
E in altre parti ; più Terre ac^uiftaro ,
Guadando , e dirubbando ciò che v' era •
6^, E guerreggiando , era loro ordinaro
D' affcdiar Fifa, e metterla al dichino,
E non vi fi vedeva alcun riparo.
67. Come Iddio volle, il buon Conte Ugolino
De' Ghcrardefchi, con molta prudenza.
Di Fifa Guelfo, e grande Cittadino, (h)
68. Ac-
AS. DI CRISTO I 284. E SEGG. I9
(58. Accordo venne a trattare in Fiorenza
Con cucci quanti i Collegati , eccecco
Genova, e Lucca; e pur fi fece fenza.
dp. E quefto fu dell' accordo Y effetto ,
Che cacciaffer di Pila i Ghibellini,
E' Guelfi la reggefier con diletto.
70. E quefto acconfentiro i Fiorentini ,
Solo perch' ebber de* Pifan piecadc ,
Come debbono avere i buon vicini •
71. Perchè disfar fi dovea la Cittadc ;
Ma e' non voller fotto le lor braccia
Acconfentir sì (0 fatta iniquitade.
72. Diffefi allor, che 'ncambio di Vernaccia
Diecimila fiorin vennero in fiafchi
A certi Fiorentin della procaccia.
73. Ma io no'l credo ;nè Wpenio, ch'e'nafchi
In quella , eh' è d' ogni leanza fonte ,
Sì facto vizio negli uomini mafchi .
74. E di Genna' vegnente il detto Conte
Della Città di Pifa cacciò fuori
I Ghibellin con difpetto , e con onte,
75. Ed egli , e gli altri Guelfi fur Signori .
Genovefi, e Lucchefi fi dolieno
De' Fiorentin , perch'erano i maggiori.
76. E con fectanta galee nondimeno
Andarono a guaftar Porto Pifano ,
E li Lucchefi andaro pe '1 Terreno ,
77. E prefer più Cartella per lo piano.
Ma certo fia , come s' è della morte ,
Che'] prefo alTedio non veniva invano.
15 2 78, Ma
10 CENTlLOQiriO CANTO XXV.
78. Mafe'J Fiorentiii fofle ftaco forte^ ^
Alla promelTa, Fifa farla ftaca
A borghi fanza mura, e fanza porte.
7p. Ma ella fu del benificio ingrata
Contro a Firenze, che le die falute.
Ed ella Tempre poi (0 T ha nemicata.
80. Sicché avuce n' ha mille pentute
11 Fiorentin . Lafciamo flar di Fifa ,
E feguitian d'altre cofe avvenute.
81. Pur neirottantaquatcro ancor t' avvifa,
Firenze in buono flato era ficura ,
E di borghi crefciuta in ogni guifa.
82. E' Fiorentini , non già per paura.
Fondar le porti, donde leguitato
N'è poi li cerchj delle nuove mura
83. Da San Francefco alla Porta del Prato.
Ma poi s'abbandonò quel lavorio
Per la Iconficca del Prenze contato. («0
84. Ed in quel tempo ancora, al parer mio.
Si fé la loggia d'Orto San Michele,
Dove s' onora W la Madre di Dio .
85. Nel detto tempo Bagan, WCan crudele,
Fu Signore de' Tartari chiamato ;
Ond'el negò poi le Criftiane vele.
86. Perocché fendo prioia battezzato,
E chiamato Niccola , con effetto ,
Siccome el fu Signore , ebbe negato ;
87. E fecefi chiamar poi Macometto,
E fu nimico del popol Criftiano
Due anni, che regnò quel maladetto.
S8, Un
AN. DI CRISTO I 284. E S£GG. Il
88. Un fuo nipote, e padre di Cafano
Si rubellò da lui , e '1 Signoraggio
Gli colfè, e poi la vita di fua mano.
8p. E Gargon (p) ebbe nome ,*e come iàggio
De' Criftiani fu amico, e dì palefe
A'Saracin faceva fempre oltraggio,
pò. E a' Criftiani facie rifar le Chiefe,(^
Che Macom^^tto avea fatte disfare ,
E' Saracin cacciò di fuo paefe ,
pi. E' Templi lor per terra fé cacciare.
Quefti in fua legge fu Signor diritto ,
Ma pur mai non (i volle battezzare .
92. L'anno feguente , che '1 Soldan d'Egitto
I falfi Saracini , e pien d' inganni , :^
Vennero ad ode, come qui è fc ri tto ,
P3. A un Cafìello in Soria , con affanni^
Che fi chiamava Caftel di Margotto, W
Ch'era dello Spedai di San Giovanni,
P4. Ed aflediarlo, e cavarlo di fotto ,
E quafi tutto il mifero in puntelli.
Sicché affocandolo cadea di bocto .
p^. Quando que' dentro videro i faftelii
Intorno intorno venir della ilipa,
E le lumiere con accefi panelli ,
p<5. Della fperanza ciafchcdun fi ftipa ,
E differì Megli'è campar le perfouej
Che lafciarfi morire in quefla ripa.
P7. E dierfi allor con quella condizione ^
E'I Cartel pe '1 modo, eh- udirai, ,
De' Saracin per la detta cagione #
B 3 p8e So
22 CENTlLOOyiO CANTO XXV.
98. So ben. Lettor, che mi riprenderai.
Che troppo brieve ti dico ogni cofa ,
Perchè'! dir lungo m' ene grave aflai .
99. Se vuogli efler più chiar , leggi la profa ,
Ch' a quefto mo i' ho fatto a mio diletto ,
E d' altri , fchifi della lunga chiofa .
100. Molto ne lafcio, e niente ne metto:
Non più di queftoj nell'altro per mancia,
Poich' è compito il numero perfetto ,
Diren del gran Filippo Re di Francia .
FINE DEL CANTO XXV.
NOTE AL CANTO XXV.
Arg. (t) M^gL E guerra.
5. (a) Magi, co/t diferti di chiavi ,
è, (b) Magi, con Carlo malvolentieri ,
15. (e) Srr. ivevitta * Tem. in verità,
38. (d) Magi, che la,
50. (e) Str. Que* di MeJJi ; forfè per ifcorfo di penna.
53. (f) Magj. Che gli dovejfe .
61, (g) M7ig\, Jlr alaggio ,
67. (h) Magi, e Str. e com gran Cittadino ,
71» (i) Srr. così, 73. (k) Magi, e Srr. «r//
79. (I) Magi. /)/àf. 83. (m) Magi, nomato,
84. (n) MSS. Dov^ e finora ; forfè errore de' Copifti .
S^. (o) Villani e. 99. Tangodar , fratello d'Abagà»
^9' (P) Villani » ivi , Argon ,
90. (q) Magi, qui falta al fecondo vcrfo della ftrofa fc«
giiente .
93. (r) Vili. e. 100. Margatte.
CAN.
CANTO XXVI.
ARGt7MENT«,
Aum DI Cowe dalRff dì Francia fu fconfittor \^]llani
CR. 1184. Quel diRaona^e rimafa prigionei^i 1.7.£.ioi,
e fegg. h come fi fuggi , ficcom' è /crino , e fegg.
J? ców^ ;'/ Rl' di Frauda fi ?;zorio
In hriavg tempo , com^ piacque a Dio .
I^^T^Ant'era inanimato, ed infiammato
JL Filippo Re di Francia contro a Piera
Re di Raooa del tempo paffato, ^
t. Ch'ogni fuo voglia, ed ogni fuo penderò
Era di fare afpriffima vendetta ,
^E quefto far non potie di leggiero,
3. Da ogni parte molta gente alletta,
E Cavalisr fi trovò in Tolofana ,
Poiché la Chiefs fu con lui riftretta ,
4. Ben ventimila di gente fovrana ,
E duo cotanti pedoni crociati,
E di pecunia piena la fontana .
5. Moffe di Francia, e feco ebbe menati
Due tuo' figliuoli quel Signor Reale,
Filippo , e Carlo bene accompagnati ,
6. E*l buon Mefler Cervagio Cardinale
Non fi partì giammai dalla Corona»
Rapprelentando la forza Papale .
7. E così cavalcarono a Nsrbona,
Per paflar, ficcome avea ordinato
A prendere il Reame di Raona.
B 4 8. Ofl»
14 CENTILOQyiO CANTO XXTI*
8. Onde il figliuolo era privilegiato
Da Santa Chiefa , eh' aveva in Proenzai
Grandiflìmo navilio apparecchiato .
j. E Giacomo trovò in Tua prelenza
Fratello del Re Piero, e fuo ninìico ,
Che gii avea fatto tor con fua potenza
IO. Maiolica d'Anfufo, com'io dico.
Del fuo Padre Re Pier primo figliuolo,
£ felnel (f) Re , ed e' ne fu nen[ìJC0 .
TI. Di Maggio da Nerbona il grande ftuolo
Si mofiè, e cavalcaro a Perpignaao
Per le Terre d'Anfufo di Riuolo.
12.. Milledugento ottantacinque invano
Aviene allora in quefta caminata,
Dalla nazion del Salvator Sovrano.
13. E la Città d'AganneW ebber trovata.
Che per Re di Raona li tenea ,
Fd era al detto Anfufo rubellata.
14. E'I Re di Francia, quando ciò fapea.
La prefe per battaglia, e fé morire
Uomini , e donne quante ve n' avea .
15. Che non ne campò altro, allo ver dire»
Che lo Baftardo fol di R^ofiglione,
Che'! campanile a patti voile aprire*
16. E lo Re poi fanza dimorazione
Disfece quella Terra, e le campagne
Pcnfa mandare a fimil condizione .
17. Andonne poi appio delle Montagne >
Che per confini fon di Catalogna ,
E lo Re Pier co'fuoi di ciò compiagne . (^)
18. E pre-
AN% DI CRISTO I 285. E SEGG. 2$
18. E prefe il paflb, e ciò, che ne bifogna,
Sì la forzò, ed in perfona vi ftecce.
Per non ricever danno , né vergogna •
ip. Sentendo il grande efercico , cemecte;
Ma pur fi confidò nel forte paflb,
Ch'ai danno arroge chi più vi fi mette.
20. Già era dello flar Filippo laflTo,
Quando il Bafl:ardo , a cui lafciò la vita,
Difs*; Io vi guiderò per altro paffo.
21. E *1 Re prefe de'fuoi una partita,
E feguitò di notte quel Baftardo,
Che li guidò per un' afpra falita.
22. Onde il Re Pier non pigliava riguardo.
Perchè di pruni, e fprocchi era sì piena >
Che ufcir non ne dovia il liopardo.
23. Ma que' pur la falir , non fanza pena,
Che a' cavalli parea con gli flocchi
Forato il corpo, ed aperta ogni vena.
24. E lo Re Pier alzando all' alba gli occhi
Vide i nemici , e difle ; La fperanza
Da ora innanzi non vo', che m' imbocchi ^
25. E con fuo gente fanza dimoranza
Di quindi fu partito incontanente,
E rifuggi dove avie più fidanza.
2(5. Allor pafsò T avanzo della gente
Del Re di Francia , e nel piano fchicrata s
Mancando vittuaglia di prefente.
27. Acquiftaron Fighiera , e Pietralata ,(c)
Ed altre Terre ; 'n queflo giunfe un melfo ,
6he recò lor novelle dell' armata ,
28. E lo
26 CBNTILOOyiO CANTO XXVI.
aS. E lo Re fé, che le porcaflb ad eflb
Al Porto Roflèfens, Dall'Acqua Morta,
Ch'era da quattro migha all'olle preflb*
29. E '1 Re di Francia di ciò fi conforta ,
Ed affèdiò Gironda,W che lo iprona ,
Avendo vittuaglia , colla fcorta
30. Della fua armata ; e dentro li ragiona, («)
Che per lo Re Pier v'era Capitano
Il buon MeiTer Ramondo di Cardona :
31. Il qual ve<TfTendo Torte a mano a mano,
Mife fuoco (f) nel Borgo a fuo vantaggio.
Per iftar poi nella Città più fano.
32. E dava all'ofte si grande dannaggio,
Che '1 Re giurò di non partirfi mai ,
Se non avcffe quindi fignoraggio.
3J, Ed dll'afledio dimorando aliai,
fi l'olle cominciò molto a fcemarc ,
Che per caldo, e per puzzo traen guai;
34. E cominciarli quivi a raunare
Alla carogna le mofche , e* tafani
Tante, che alcun non vi poteva ftarej
^S. Ed cran peggio , che' morii di cani
Le lor punture , e sì fatta femcnza
Corrupper l'aria, e morieno i Criftiani,
36. E crebbe tanto quella peftilenza.
Che '1 Re del faramento, eh' avie fatto,
Si pente, né però fece partenza,
37. E lo Re Pier s'ingegnava ogni tratto
Colla fuo gente ftarfi di nafcofo ,
P«r impedir di vittuaglia ogni atto.
38. E '1 iilì
AN. DI CRISTO I 285. E SEGO. 2/
38. E '1 di dinanzi alla Donna d'Agoflo
Con cinquecento Cavalier s'appaga
Di ftarc in guaco con gli alcri riporto;
3p. Che gli fu detto , eh* allora la paga
Doveva andare a' Cavalier Francefchi;
Credette averla, ed ebbe piggior piaga.
40. Perchè certi Baron gagliardi, e frefchi >
Come Dio volle, fepper dell' aguaco,
E furo a cavalcar molto manefchi;
41. E diflbno : Il Re Piero, com' è ufato»
Non ufcirà contr'a noi a battaglia.
Se non fi vede molto vantaggiato, C)
42. Andianvi pochi, e T un per fette vaglia*
E così moffero infieme trecento,
E quando furon preflb all' avvifaglia ,
43. E lo Re Piero, c'fuoi con ardimento
Percofl'ero a* Francefchi , e que' Baroni
Andaron (l) verfo lor di buon talento
44. Con lance prim^, e poi con gli fpuntoni;
Pier fu fconfitto, e poi fedito, e prefo;
Ma poi buon' arme gli furon gli fproni •
45. Tegnendo uno per la redina actefo.
La cedonia tagliò della man manca ,
E con gli fpron da lor fi fu difefo 5
46. E poi fuggendo con fua gente franca,
Lafciando affai de'fuoi fediti, e morti.
Per fuo fcampo n' andò in Villafranca .
47. E 'I Re di Francia, e fuo' Baroni accorci,
Sentendo Piero fconfitto , e fedito ,
Si ilrinfono a Gironda molto forti.
48. Qu$*
28 CENTlLOQyiO CANTO XXVI.
48. Que' dentro prefon fubico partito,
E dierfi a patti , e '1 Re di Francia poi
Fornì di ciò > che bilognava il (ito .
49» Già n' eran molti partiti de* fuci
Legni dai Porto, ed andatine via
Ver le. cagion , che udite aver tu puoi :
50. Quando Ammiraglio , Ruggier deli* Oria , (^)
Vegnendo, per (occorrere il Re Piero
Con tutta quanta l'armata, eh' a via,
51. Perchè fallato fi vide il penderò.
Ed il. navilio Francefco fcemato,
Percorre nell'avanzo ardito, e fiero •
52. E per abbreviar noflro trattato
E' gli Iconfiffe , e MelFer Inghirramo
Del Re di Francia Ammiraglio pregiato
Sj» Ne menò prefoj e poi di ramo in ramo
Affocò le galee, e parte n'arfe;
Di che Filippo fu poi molto gramo.
54. Partiffi il vincitore, e' legni fparfe.
Giugnendo il Re Filippo, alla rifcoffa
Tutte le forze fue furono fcarfe .
SS» Quella gli fu al cor sì gran percola,
Ch' egli ammalò , e per partito prefe
D'andarne in Tolofana, e fé la moffa.
55. La gente con poc' ordine fi flcfe ,
Chi me' potev' andarne, era'l migliore,
Sanza pcniar di riceverne ofifefe.
gj. E' Ragoneu , e' Catalan di core,
Veggcndogliene andar così sfidati ,
Prefero il paffo con molto valore .
S2. Come
AN. DI CRISTO I285.ESEGG. 29
58, Come i Francefchi ne furo avvifati , *
Mandar da parte ii Re guardato in bara,
Ed e' percoHèr come difperati .
5^. Ruppergli, e vinibnWdel paffo la gara.
Voi cavalcaron tanto con difìo ,
Ch' a Perpignan fu la lor giunta amara .
60, Perocché quivi , come piacque a Dio ,
Dì due d' Ottobre del fopraddetto anno g
II Re di querta vita fi p.^rtio.
Ci. La fuo morte alla Chiefa fu gran danno>
Che per crelcere la fua lìgnoria ,
Non curò mai periglio , ned affanno .
62. E la (uo Donna, Reina Maria
Fé gran lamento; e' parenti , e gli amici»
E' figliuol fero il corpo portar via,
63. Per più onore de' Reali , a Parigi ;
E quivi fu ripofto , ed onorato ,
Con gli altri fuoi m Santo Dionigi •
64. Apprefib fu di Francia incoronato
lì fuo primo figliaol, Filippo il Bello,
Colla Reina Giovanna dallato,^
6$. Ritornoti al Re Pier, ficcome a quello >
In cui valore ogni fiata abbonda «
Come pafl'ato fentì il fuo ribello ,
66. Colla fuo gente racquiftò Gironda,
E que', che v' eran per lo Re di Francia
Poveramente n' andaro alla tonda.
67. E lo Re Pier, ch'aveva d'una lancia
Nel vifo ricevuta una fedita
Alla fconficta; e tenevala a ciancia,
(58. Fri.
30 CENTILOQUIO CANTO KXVI.
68. Prima che foffe faldata, o guarita»
Prefe con una donna tal diietto »
Che di Novembre ufcl di quefta vica .
6p. E nota , che nell' anno fopraddetto
Quattro maggior Signori andato ai chino ,
Che fofler tra' Criftiani, in vero effetto:
70. Il Re Carlo di Puglia , e po' vicino
Gli fu il Re di Francia, e Pier fu il terzo
Re di Raona, e poi Papa Martino.
71. Non è al mio parer sì belio fchsrzo,
Che non rincrefca, e però m* aumilio,
E di nuova materia ornai ti sferzo.
72. Nel detto tempo vegnendo W navilio
Di Romania, ch'era di Genovefi,
E d'altri mercatanti ad un concilio,
73. Li rapportò fortuna ne' paefi
Di Pifa, e da' Pifan furon per fapa
Tutti rubati, e menatine prcfi.
74. Dì ventitré di Maggio Martin Papa
In Perugia morì ; e 'n (0 fuo mortorio
Non fu di manco il valer d' una rapa .
!$• Apprcffb a lui fu il quarto Papa Onorio
De' Savelli da Roma , che vivettc
Due anni ; e , come ognuno è tranfitorio ,
76. Morì,- ma infra '1 tempo, ch« ci flette.
Come dicemmo addietro , il Conte Guido
Da Montefeltro a Romagna premette .
77. Ed avendo el già (««) perduto il nido
Di Faenza , e di Cervia , e d' altre Terre ,
AH'ubbidenza venne fanza grido
78. Del
AN. DI CmSTO I 2 85. 1 SEGG. 3 I
7f. Del decco Papa, per lafciar la guerre;
Ed e' gli perdonò, ed in Piemonte
Il coafinò i e quivi ebbe le ferre.
79. E fece apprelTo di Romagna Conte
iMeffer Guiglielmo, Provenza! novello;
E di lui baftin le parole conce.
80. Allora i Frati di Monte Carmello ,
Che del Carmino fon da noi chiamati ,
E Santo Elia fu lor Padre, e Fratello,
8j. Veftivan tutti di panni torchiaci
Per Io traverlo di bigio, e di bianco.
Che piuttufto parean buffon, che Frati.
S2. E'I detco Papa valorofo , e franco
Fece lor far la Cappa bigia intera ,
Comecché poi mutata fi è quclT an'To.W
83. E'I Soldan Saracin , che 'n quel temprerà.
Benché de' Criftian foffe quel Convento,
Avie 'n divozion cotale fchiera.
84. Ma poich'ebber mutato veftimentOj
E non vedien, come Santo Elia
Avie veftito nel cominciamento,
85. Pe'l Papa difpettar li cacciò via,
E '1 Monte fu da' Saracin da fezzo ;
E quefto badi di tal diceria.
t6. Apprcffo poi il Vefcovo d* Arczz©
Fé rubellare a' Sanefi vicini
Caftel Sanca Cecilia , e mutar vezzo .
$7. A priego di molti altri Ghibellini ,
E' diede a' Guelfi gran turbazione ;
Ma colla forza poi de' Fiorentini ,
88. E del.
31 CENTlLOOyiO CANTO XXVI.
88. E della Taglia , eh' avia per Campione
Il franco Conte Guido di Monforte ,
V'andò il Sanefe a ofte per ragione;
8p. E cinque meli ftecce in quelle forte, (o)
Gittandovi i trabocchi , com' i' ferivo ,
Nè'l Vefcovo al Cartel dar potia fcorte .(p)
90. Onde que' dentro il Sabato d' Ulivo
Se n' ufcir fuori , e furne morti affai ,
E chi fu prefo, fu impiccato vivo.
pi. E '1 Caftel fu disfatto con lor guai
Infino a' fondamenti a mano a mano :
E vo'che fappi quel, eh' ancor non fai;
92. Che in Firenze era car tenuto il grano, (4)
Che valea lo (0 fta' foldi diciotto ,
E trentafei il fiorin; queft' è certano.
93. Nel detto tempo in Firenze condotto
Fu dello 'mperio Vicario di frefco,
E'n Cafa Mozzi fece fuo ridotto,
94. Meffer Giovanni , e fu di que' dal Fiefco ,
Mandato da Ridolfo Imperadore,
E Papa Onorio quel fé far di frefco •
^5. A tutte Terre Guelfe ambalciadore
Mandò , che compariffer eotal giorno
A giurar d'ubbidire al fuo Signore.
^6, Ma ninno ce ne venne , e con ifcorno
N'andò Arezzo, e là fece sbandire,
I Fiorentini, e gli altri Guelfi intorno,
^j. E non veggendo ad alcuno ubbidire,
(Forfè che peggio acquiftar fi credette,)
È' cornò nella Magna al maggior Sire .
98. L'an-
Af^. DI CRISTO 1287. E SEGG. . 33
98. V anno milledugento ottantafecce
Onorio Papa fi morio a Roma ,
Che poco tempo in fu' letto giacecte.
pp. E lecondochè il Libro di lui noma.
Con parte Ghibellina tenne al mondo,
E della Guelfa poft giù la foma.
lOD. Dei prefente Capirol fiamo al fondo;
Nel principio dell'altro, di Fiorenza,
Lettore , alquanto ti farò giocondo ,
Sv tu fé' vago di giufla fenrenza.
FINE DEL CANTO XXVI.
NOTE AL CANTO XXVI,
IO. (t) Str. Fd^ue . Tem. Fene! ,
13. (a) Villani ì.j.c. loi.Gaftne ,
17. (b) Magi. B lo Rl' Piero di ciò coi* fuoi compì agn^ .
27. {Q)Fichiera, Così Vili. 1. git. i X^SS, Ficht:ra , e Pe-
tra Ita .
a 8. n Vili, ivi, Rofes.
29. (d) Villani L.cit. Girotta.
30. (e) Magi. Della fuQ armata dentro jl ragiona >
31. (f ) Str. fuoca .
40. (*) MSS. molto gran vantaggia »
43. (g) Magi- Andavan\
50. (h) Magi. deW Oria,
5?' (Ó Str. vìnfel, Tem. Ruppegli , e vìnfer ,
'ji. (k) Magi, veggendo. 74.(1) Ivi, morì y in fuo ,
77. (m) Magi. Ed avendo già. Zi. {n)\vìy quel bianco . .
%9. (o) Maghe Szr.fojìe- (p)Ne'l Vefco al Cajìel dar potiefirte,
^2. (q) Magi, e Su. iafgian© il grano . (r) Magi. Ch varca .
Voi, ir. C CAN-
H
CANTO XXVII-
AKGVMZKr««
viL.l.y.c.ijf*
Aitili m Dì Totto de' MdzzÌHghì , e pò* dell* ofle , e iegg.
CR. 1 2S7. C/y andò (f) Arezzo , eficcomé a quel tempo
e i"cgg. Fuor di Firenze le ^nfegne eran p^fie ,
^^ E che dagli Aretini i Icr paeji [tLy
Al Toppo furo /confitti i Sane fi ^
1. /^Tcantafccte con milledugento
V-/ Corrcvaa gli anni dei Signor Sovrano,
Quand'era Podeftà in Firenze accento
2. MeflTer Matteo di quelli (^ da fogliano,
A così fatto uficio lavio , e dotto ;
Ed al fuo tempo gli fu meflb in mano
3. Un micidial , eh' aveva nome Totto
De' Mazzinghi da Campi , e nella tefta
Per lo ftatuco il condannò di bocco .
4. E poi mandando la Giuftizia prefta,
Meffer Corto Donati alla Famiglia
Il volle cor con altri a Cao richiedi.
5. Ma pur difefo con ardite ciglia
Lo rimenard addietro al primo ftallo,
E fu tenuto albr gran maraviglia.
€. Il popol traffe a piede, ed a cavallo.
Gridando tutti giuftizia , e ragione ;
E '\ Podefta'd' allora fanza fallo
^r. Rivolfe tutta la condannagipne ,
E condenriol, eh' e' fofle ftrafcinato
Per tutta la Città come fellone ,
8. E per
AN. DI CRISTO 1287. E SEGO. 35
8. E per la gola poi foffe impiccato;
E cosi fu per maggior fua triflizia.
E poiché '1 popol lì fu racquecato ,
j). Minacciar poco valfe , od amicizia ;
Che molti condannati ne fur pofcia ,
Ch'avien voluto impedir la giuflizia .
jo. D'altra materia ornai il mio dir crofcia.
Perocché i Ghibellin crebber baldanza ,
E morto il Papa diero a' Guelfi angofcia •
li. Ed effondo creata nuova ufanza
In Arezzo, e fattovi un Caporale,
Che fi chiamò Prior di popolanza»
|2. E fu di molto grande ardire; il quale
Perfeguitò molto i Grandi, e'pQ(Ien|i;
Onde parendone a lor molto male,
13. I Guelfi, e' Ghibellin co' faramenti
Infjeme fur , goflolì , e Tarlaci,
E ch'abbattere il popol far concenti <
14. Corfer la Terr-a, per modi ordinati >
E fur vincenri; e fé tu mi domandi
Del Priore: gii ocphi gli fur cavati-
15. E poi i Ghibellini, e\GuelfiQraiKÌt
.Furpa Signor; ma poco vi duraro,
Com/ udirai innanzi , che più vadi,
16. I Ghibellini era loro ordinare.
Che '1 Vefcovo facefle raunata
Di fuori ,eVGurelfì non fé ne guardare.
1 7. Que*> ci\' eran denjtro , una porta ^bbon data.
A que' di fuor ; pa r uno , e T altr<> infieme
•La parcc Guelfa fuor o' ebber cacciata.
C a 18. E'I
36 CENTILOQIJIO CANTO XXVII.
l8. E'I Vefcovo con tanto sforzo pneme,
Che fu Signor del Connune Aretino ,
Ed ogni Guelfo allocra di lui teme.
fp. Gli ufciti Guelfi il Monte Sanfov-ino,
Ed il Cartel di Rondine ebber prefo ,
. E fecer lega poi co! Fiorentino •
20. E con molti altri Guelfi ebber comprefo,
Ch'e<][li ebber da coftor si buone fpalle>
Che'Ghibellin dubitaron del pefo,
ai. E fecer sl> che Aveller Prenzivalle
Venne ad Arezzo Vicaro d'Imperio,
E d' ogni parte da monte, e da valle
22. Raunò Ghibellin , con difiderio
Di far portar la foma al Fiorentino,
Ed al Sanefe di lor vitiperio.
23. A Montevarchi fu il primo camnf>ino,
Arfon d'intorno, ed andaronne a Chiufi ,
E cacciaronne i Guelfi a lor dimino»
24. B' Ghibellini a lega ebber conchiufi,
E così fecer di Montepulciano ,
Benché di volger màntcl fi fieno ufi.
25. Nér detto tempo in Cafa il Cerretano
S'apprefe il fuoco; (dico'i per gli avari)
Ch'una balia fuggì col fanciul fano.
26. Ricordandofi poi de' fuo' danari,
Tornò per cffi , e col fanciullo in braccio
Rimafero amendue nel fuoco pari.
27. Ancor nel detto tempo non ti taccio
L'arrnata, eh' a vie fatta il Conte Art^fe,
Balio dii Carlo > e per fuo gran procaccio
28, Da
AN. DI CI^ISTO llSj.E S£GG. }?
2,8» Da Napoli fi rnoffe di palefe ;
Mailer Rinaldo Daneìli a fao pofta
Paisò in Cicilia , e là per forza prefe
2p. Subitamente la Città d' Agolb ,
Ed a Brandizia rimandò il.navile>
Per rifornir la Terira fanza folla •
30. Ma come i[ feppe quel Signor gentile, ^
Don Giamo (e) Re di Cicilia , e Raona »
, Raunò gente, e non fé come vile. ,.
31. E la detta Città non abbandona^ . t
Ed afTediolla intorxio , intorno , a fine
Di racquiftarla , e ne mandò „in perfona
32. Mclier Ruggieri a guardar le marine, f^)
Perchè T A<?orta non folle fornita ,
Ned altra armata s' aggiugneffe quine.W
33» E. quando la novella fu fentita • , .. ^
Dal Conte Artefe , fece grande armata-,^'
Per dar Ibccorfo air Agoda sfornica >
34. Ed Ammiraglio fé di tal brigata
Il Genovefe, Mefier Arrighino,
Ne fu la prima j eh* egli avie guidata»
35. Mefler Ruggier, che'l feppe inrrò in cammino
Colla fua armata, e*l giorno de! Batifta
Fu nel Porto di Napoli il rnattino.
36. E dentro faettar eoa moka villa, ,-^^^
jViilaneggiando di parole molto •
11 Conte Artefe, e gli altri di Tuo liHa.
37. Onde i Baron,'che fìavano in afcolco ,
Comandamento non voller , nò cenno.
Gorfero alle galee con chiaro volto
c 3 33. Il
4.27998
3$ CENTILOOyiO CANTO XXVIt.
38. Il Conce di Monforte, e quel di BrcftnOi
Da più Francefchi, e Provenzal feguiti *
Sanz' ordine , con farla, e fenza fenno*
39. E*Cacalan, che s'eran già partiti,
E dilungati delle miglia fci ,
Veggendofi per tal modo aflaliti ,
40. A lor fi volfer con gli animi rei ,
E'FrarKefchi percofler francamente
Con tal romor , che contar na'l potrei.
41. La battaglia fu grande, é finalmente '^
Perderano i Francefchi, perchè in mare
Della battaglia non fapean niente .
42» Molti ne furon morti , ciò mi pare ,
E prefi affai, che la candannagione
Pagarono, e poi far lafciati andare.
43. Quel di Monforte fi morì in pregiòi»c ,*
Carlo Martello ne dibafsò molto »
E'I Come" Arcefe , ed ogni foo Barone;
44. E non fperando aver foccorfo mai,
Agofta s'arrendè dopo T affanno.
Saputa la fconfitta, erudirai.
'45. E tra le dette parti per un anno
Sr fece pofcia triegua generale.
Or ti muco maceria d'altrui danno.
46. Nei detto tempo il dì di Carnafciale
S' apprefe in Firenze il fuoco, e 'n vampo
Arfe un palagio nobile, e reale,
47. Che teneva di vero fanza inciamp'o^,
E non pcnfar , che qui bugìa coperchi.
Dà Cafa i Pazzi a Santa Maria in Campo;
48. 11
AjJ. DI CltlSTO i 287. É SEGG, 3^
48. Il quale allotta era di Neri Cerchi,
Pognan, fch'egli il rifecer viepiù bello ^
Perocché di danari avien foperchi.
4p. E nel dece' anno , còm' io ti favello ,
Per Cattedra San Piero, al fuo onore^
I Cardinali fer Papa novello
^o. Niccola quarto, e fu Frate Minore:
Regnò quattf' anni , e nella Papal gonna
A' Ghibellini die molto favore,
51. E fece Mefser Pier della Colonna
Di Roma fuo Cardinal, nonoftante ,
Ch' egli aveffe in quel tempo fpofa , e donna*
j2. E lei fé monacar con altre alquante;
E fece degli Orfin Cardinal poi
MeiFer Napoleone a lui davante ,
53. Peroch' egli era nemico de' fuoi
Conforti , eh' eran Guelfi , e ftu (^) fé' dotto ^
Perch* egli il fece, omai conofcer puoi.
54. Negli anni milledugento ottantotto
I Fiorentih con più Guelfi fer lega ,
Volendo mettere Arezzo al difotto ;
§$. Perchè il Vefcovo lor metteva in piega
Con altri Ghibellini il lor Contado, (&)
E quel di Siena con fimile fega.
$6. E folamente del lor Vefcovado
Fero ottocento a cavai cavallati , .
Grandi, e popolan , di lor buon gfadd^
57. E fer trecento Fiorentin fòldati j
Sicché fi ritrova ronì con gli fproni
Pa dumila fecento bene armati,
C 4 5^. E (J#^
4© CENTlLOQyiO CANTO XXVIU
58. E dodici migliaia di pedoni,
E- Torte fcr bandir fanza fallanza ,
E pofcia dier le 'nfegne , e' Gonfaloni ♦
S^. A Ripoli otto di fer dimoranza.
Perocché folamente per grandigia
Tenie Firenze allora quel!" ufanza ;
60. Perchè la moffa lor non fofìQ bigia,
Ma chiara a tutta ^ente , e cheM nemico
Poteffe riformar la fuo valigia .
61. S'io'ldiffi per addietro, ed anche il dico^
Il fo , perchè mi piaccion le propofte
Del bel coftume, ch'era a tempo antico*
62. Il primo dì di Giugno moffe T oite ,
E nel Contado fur degli Aretini >
E Leone W disfecer fanza fofre.
63. Poi prefer Caftiglion degli Ubertini,
E ben quaranta d' altre lor Fortezze
Innanzi, ch'egli ufcifTer de' confini.
64. A Laterina poi moftrando afprezze
Capitan v'era Lupo degli Ubsrti,
Ch' a patti s arrendè fanza durezze .
6$. E quando biafimato fu da certi,
Rifpofe motteggiando: 1' mi vi fcufo,
Ched i' avea molti ma' dì fofFerti :
66* E fapete , che '1 lupo non è ufo
Di flar ferrato fanza manicare ;
Ond' io ftar non volli più rinchiufo.
67. Giugnendo poi' Sanefi a guerreggiare >
Con quattromila a pie fanza dimoro,
E quattrocento Cavalier d' armare ,
68. Da
Al^. DI CRISTO I 288. E SEGG. 4I
(58. Da parte voller far campo per loro ,
Guadando, e dirubando arne/ì, e panni,
E tagliar l'Olmo, ch'era lor teforo.
6^. La vilia di MeiTer Santo Giovanni
li vento (tracciò lor trabacche, e tende,
E die lor fegno di futuri danni.
70. Il di di San Giovanni il cor s' accende
A' Fiorentini , e fchieranfi inful prato,
PreiTo alla porta d' Arezzo , s' intende ;
71. E fer correre il palio al modo ufato ,
Come in Firenze fanno per la fefta,
E fer più Cavalier dall'altro lato.
72. E l'altro di fi mofl^er fanza refla,
Volendo ritornare in lor paefi.
Fuggendo i Fiorentini gran tempefla.
73. E richiefer ai muovere i Saaeii ,
Che per lor ficurtà da Montevarchi*
Con loro infieme n'andaffer palefi.
74. Ed e*rifpofon: Non vi date incarchi
De' noftri fatti ; noi fappian la via,
E non abbiam bifogno de' voftri archi.
75. E con fuo gente fé lor compagnia
Il buon Conte Aleffandro di Romena ,
Che della Taglia aveva fignoria .
76. Partiti i Fiorentin da que'di Siena,
Ritornato W a Firenze con vettoria.
Che d' allegrezza fubito fu piena .
77. E^ Sanefi n'andaron pien di boria.
Per guaftar Lucignan di Valdichiana,
Non per bifogno, ma per vanagloria.
78. Quan-
42 CÈì^fWisiàSt^ ékl^fè xxvir.
78* Quando fentl la lóro andata vana
Mellèr Guighelmo Pazzo, e favio troppo,
D' Arezio ufcl còri ju'g gente fovrana,
7p. E'à guato fÌQnc dilla Pieve al Toppo,*
Dòv^é giùgnendo i Béfli con baldanza,
E fprovvedùti / li' èbb'er rtiafc intoppo.
80. Che gii Aretini con rìnofta arditanzà
Scórifiiìcfo i Sa'néfi , e dibaffaro
Per quéfto fatto i Guelfi lor poffanza .
81. E gli Aretini ih faperbia móntaro ,
Come più innanzi àe faren contata ;W
E quéfto bafti al dólce, e'd all'amaro *
82. In quéfto tempo elTendo ili Fifa nau
Una divifibhc infra tre Sette ,
Per cui la Signoria età bra^'ata »
83. E Capòral dell' uria' delle dette
Fu di Calavra il buoh Giudice Nino^
Con c^rte Cafe a lui più riftxetrc ;
84. DeiraltVa Capò fu il Conte Ugolino,
Con altri Guelfi , eh' eran volentieri
A feguirarlo la fera , e 'ì mattino ;
85. Dair altra l' Arcivefcovo Ruggieri .
Co^ Lanfraachì , Gualandi , e Srimondi ,
Ed altri Ghibellini a ciò leggieri;
8(5. If détto Conte con penfier profondi
Tradì il nipote , fil della figliuola,
Giudice Nino , e fuo* Guelfi fecondi j
87. E fé coir Arcivefcovo fuo fcuola,
Ed ordinò , che quel foftè cacciato
Go' fuoi feguaci » e prefo alla tagliuola.
8S. Quan-
AN. DI CRISTO 1288.1 itóG. 4f
88. Quando il Giudice Nin fencl il trattato /
Ch'àvia facto il Conce, e eon l'uo' tralci
Non f(inténdofi force a tal mercato-r ^^
8p. Ulcì di Fifa, ed andoffcne a Calci, .^
E co' Lucchefi , e co' Fiorentin fece
Compagna, e lega d' altro , che di falci,
5)0, Contro a' Pi fa ni , ficcome gli lece,
E'I Conte prefc poi la fignoria , i-'i^vi
Curando della Lega men rì' an cece^'-^'
pi. Ma piacque a Dio, ed a Sanca M^riaV
Che per gli fuo' tradimenti , ed inganni ,
TenelTè poco sì fatt^ bali^. '
92. Perocché non dinanzi a quel molti anni,
li Conte^ A nfelmo fece avvelenare -----
Figlino] di- fua firocchia con affanni .
93. Avvenne, che nel fuo fignofeggiare ,*
•' Veggéfìdcj i' A rcivèfcovo partici
Parte ^d' Guelfi, Ir volle ca(^ciare, .
94^ Moflfando , ch'egli avie i Pifan traditi.
Rendendo a' Fio^entitii j ed a' Lucchefi ^
Certe Caftella ; onde per ta^ partici , : ., \-'
95. Due fuo' figliuoli, e tre nipoti preffi, .:'S
Furon con lui infiemé , e fuvvi mòrto -^^
Il bàftardo, e '1 nipote , a ciò che'ntefi : W'^
$6, E que' mefil in pregion fanza conforco ^^
E tutti i fuo' feguaci fuor di Pifa
Cacciati furo, ed amico, ('")e conforto.
97. D' Agofto poi n' ebbe caro di rifa
Pifa , perocché i fuoi Guelfi cacciati,
Lucchefi, e Fiorsntin fanza divifa
^S. Coir
44 CENTiLooyio cAìN^ro xx7ir.
98. Coli' ode far nel fao Contado andati,
E coxiquiftaro il bel Cailel d'.A("cunai ("ì
Onde i Lucchefi a cala ritornaci ,^f<ckl
9p. N^Ua Torre di quello, a mano,; a mano
Fecer d' intorno por dimoiri Xpecchi ,
.Perchè vi fi fpecchiafTe entro' il Filano^
loo. I| qual pot^^a ben dir : Tu là ci becchi.
Lalbian di loro , cii' ancor troverrai , .
Che la vendécca tempera gli orecchi,'^
Se più innanzi aìquanco leggerai •
"fine., pìè ti jpì#:n T^OQ,^ié^riié\ t .- -^jT
N O T E A V C A N T O ^ XXVtì.^' ' 5^ ''
<TM
l..
Arg. (t) Magi, mandò, (a) Magi. Che d&gUArfini «7 V
paefi , ^^tv, E che dagli Eritini il /or ^«^ ,.., ^.j
i,Xh) Szvldi que',, ' '' : ■ 'l'V"
3» (e) Sc'r. e Tem. 'Giano . Magi. Gano .Villani Giamu ^
32, (d) Magi, /a 'marina. ■ {e ivi , Sl'^^^ ' .'-i ^^^
53. (f) Magi, fé tu, intero, . '^l^ Tit^O
5>« (g) Magi, al lor' contado .Temè in lor ire, ■ *^"-
($z, {h). M^g\. E LiònZ- ' - ,Li\
'jó. (ì) Str. e Tem. /TGruara, ■>
i I ., .(k) Magi, fa raccontata .
j)^^ (1) Magi, e Tem. ìhmtefì y forfè per eh' io 'ntefi .
^6. \jm)MA%\.Q Tem. amici .. . :::^'?. .
$?^. (n) ì^lhgì. di Scmna..
CAH^
C A N T O XXVIII.
ARGUMEKTO
A^iMl DI De! Vìfan Conte IJgoli»/) , e de' fuoi , (i^ viLC A>^;!
CR. 1288. E come la Reni jt portò prima , I.7.C.122.
e fegg. E cofne P Arno fé oltraggio a noi y efeg^r
E Carlo fue incoronato a tondo ,
Ed Arezzo f con fitto a Certomondo . ^ ^\
ì. ^^fEl detto tempo , fé '1 libro non err^»-
ìN In Fifa eletto fu pe' Cittadini
lì Conte Guido Capitan di i^uerra ;
2. Ch' era in Piemonte , W e rompendo i confini
A Fifa venne, e fu Icomunicato
Con tutti i fuoi grandi , e piccolini.
3. E giunto in Fifa , pienamenre dato
Ogni albitrio (b)gli fu, e ogni balìa,
E fugli il Conte Ugolino allegnato,
4. Co' figliuoli , e' nipoti in pregionia
In' una Torre preÌTo agli Anziani,
E poich' egli ebbe udita fuo follia ,
5. Chiefe le chiavi,^ po' colle fue mani
Le gittò in Arno, e fec^ conficcare
La- porta, e tutti i lor penfier fur vàQi*
6. Iftati eran due di fanza mangiare j'^'P/^^'V
E fanza ber, quando a bod levate
Dimandar di poterfi conf;;(Tare ,
7. Né conceduto fu Prete, né Frate,
E 'n pochi giorni^ morir di fame,
E^ fiìortà era per toro ogìni pierate .
8. Qjan-
46 CENTILOQUIO CANTO XXVIII.
8. Quando alla Torre s'aperfc il ferrame,
V un lòpra T altra fur mojrci trovati »
E tiratine (e) fuor come letame,
p. E' fur miferamence forte r rati ;
, J^flja. delU crodeUà , eh' avieoo afata
.:! Pifan, furon molto biafimati .
iduD^ allora in qua fu la pregion chiamata»
La Torre della iàme, e fa ragione.
Di Fifa bafti per quefta fiata .
\\. Nd^ 4etto tempo ufcì fuor di prigione
Il Pre-nze Carlo; e lo Re Adoardo
Deir Inghilterra fé ne (q Campione .
%2f. Promife il Prenze, che fanza riguardo
Con Cario di Valofa adoperrebbe,
Ch'ai privilegio, ch'egli avia gagliardo»
13. Della Raona fi rifiuterebbe,
E fé cr^ non faceffe fra tre anni ,
Che nella fuo prpgion ritornerebbe?
14. E per iftatichì die fanza inganni
Tre fuo' figlino', che'] primo fu Ruberto,
L'altro Ramondo,e'J terzo fu Giovanni.
15. Ruberto fu colui , che fu per certo
Re di Gerufalem , e di Cicilia ,
Più che altro Signor mai favio , e fperco.
j6. Quefti fu quel ,ch'alFArme,che figigha.
Fé di vermiglio arrogere il raftrello ,
E di cui i Guelfi fempre fur famiglia.
ly. Ritorno al Prenza , che n' andò al fratello
Del Re di Franpia , Carlo di V^Jofa ,
E lui pregò ,. che riaunzialTe a quello;
i8, M4
AN. DI CRISTO I 288. E SEGO. 47
18. Ma e' non volle fare niuna cofa»
E quefto bafti ; che macera nuova
Pigliar cooviemmi, e feguicar la ptofa .
ip. Nel detto tempo in Firenze , per piova,f
Il fiunne d'Arno pafsò i fuo' confini,
E come chiaro fcritto ancor fi trova ,
20. Fé cader del palagio degli Spini,
E certe cafe ancor de' Gianfigliazzi ,
E danneggiò i Pifanì , e lor vicini ;
21. E furon di Dicembre i detti guazzi.
ApprefTo poi gli Aretin con lor gente
A Montevarchi venner , come pa2zi,
22. E non lafciaron dintorno niente:
Arfero il Borgo, e '1 Caftel combatterò;
Ma nulla v' acquiftaro finalmente.
23. Gli uiciti di Firenze alJor di vero
Si raunarono infieme a Figghine ,
A cavallo , ed a pie per tal miftiero *
24. A San Donato vennero in Colline,
Ardendo, ed abbruciando d'ogni lato ^
E donde fnoffer (J torparo al fine.
25. Onde poi per fofp^tto di trattato,
Ch'^ebbe dc'^Ghib^llini il popolano.
Ne fu alcuno di Firenze cacciato.
2Ó. Poi gli Aretjn f^pe; ó/le a CacchJainf) ,
Che s'era rupell^to, ciò mi p.a^ie #
Ed accerchialo T a,vie,n d'ogni lato.
27. E'Fiorentjn per ^.rgliene levare,
A Caterina n' anelar di fcoperto.
Con quanta gente àllor poteron fare.
' 28. E la
48 CENTtLOQTJIO CANTO XXVIII.
sS. E la 'nfegna di Carlo per lo certo
Diero ad un Cavalier di buona gvjlla ,
Ciò fu de' Frcfcobaldi MelFer B^irco.
2p. Nota, che fu la prima volta quefta,
Che' Fiorentin per Torte generale
Portafler (<J) tale infegna manifefta.
30. E' d' allora prefero tal fegnale ,
Come amadori , e fervidor di quello ,
E di ciafcun fuo Signor naturale.
31. Sentendo gli Aretin cotal zimbello.
Di notte fi levar dal campo in rotta ,
E ad Arezzo tornar fanza drappello.
32. Ma per vergogna poi in poca d'otta
Ufciron fuori, ed a petto n'andaro,
Du a campo era il Fiorentino allotta:
33. Salvo ch'egli era in mezzo il fiume d'Arno,
E la battaglia chiefer per meffaggio,
Che con gran fefta accettata fu indarno;
54. Perchè ogni parte volea il vantaggio
Della battaglia, e niun pafsò il fiume.
Per non ricever dal nimico oltraggia.
35. Vedendo gli Aretin cotal coftume ,
A Nona verfo Arezzo fé n'andaro,
E parve a me , che vedeflcr lume .
3^. E'Fiorentin rin al Vefpro fonaro
Le nacchere, e le trombe in cennamella»
E poi per lor Concado cavalcaro.
37. I>e' Pazzi di Valdarno tre Cartella
Ebber per forza, e mifero ai dichiria
Infino a' fondamenti, fi novella,
38. Mon-
AN, DI CRISTO I 2 88. E SEGG. 4p
38. Monte Marciano, e poi Monte Fortino,
E Poggio W Tazzi , a curri fu la fchiena
Rocca, e disfacca allor dal Fiorentino.
3p. Gente degli Aretin, ch'era a Bibbiena,
Con gli sbandici Fiorencin, di lieve,
Per vendicarfi di si facca mena ,
40. Venncr guadando infino il PonteaSieve,
E con gran preda poi in lor paefe
Si ritornaro ; e baflici il dir bricve .
4U Nel predecc' anno, e di Settembre il mef«
Moffcr di Roma dugento Soldati ,
Che a Pifa ne vcnivan di palefe ,
42. Dal Conticin di Maremma guidati.
E' Fioientin ne mandar (^ ) duo cotanti ,
Acciocché i paffi Jor foffer vietati ;
43. De' qua' fu Meffer Guelfo Cavalcanti^ « ,^
E Bernardo da Rieti Capitani, S>
In Maremma furono a lor davanti . '
44. E poiché furon venuti alle mani ,
La battaglia fu dura, e finalmente
Rotti, e Iconfitti fur que' de' Pifani.
4*5. E vennerne qua prcli una gran gente ,
De' qua' fu il fopraddetto Cpncicino,
Con loro infegne (s) recate vilmente .
46. E Bernardo da Rieti Paladino
Fu fatto Cavalier per le fae prove ,
Con grande onor dal Comun Fiorentino.
47. E nel milledugento octantanovc
Alla Città di Tripoli (^) in Soria ,
Venne il Soldan, che dell' Egitto muove,
Fffl. IK D 4S. Ed
gO CENTILOQyiO CANTO XXVIIF.
48. Ed afTediolla con fuo gente ria,
E ranco fé con trabocchi, e con cave^
Che lì acquifiò per forza iignoria .
4p. Né valfe il dire il Paternoftro,e l'Ave
A que' Criflian, che dentro vi trovare.
Che a rutti quanti fu Ja morte grave.
^o. E puicelle , e garzoti viciperaro,
E poi gliene menarono in Servaggio ,
E la Città disfecero, e rubaro.
^i. Lafciando il Saracin, conrie felvaggio ,
Del Prenze Carlo ti vo'far menzione.
Che giunfe qui il fecondo dì di Maggio ,
52. Ed onorato ci fu per ragione,
E furgli fatti di ricchi prefenti
Per lo Comune , e non fanza cagione •
53. Ond-egli, e*fuoi lì partiron contenti
Il terzo giorno, e prefero il cammino
Inverfo Siena ; e' Fiorentini attenti
^4, Ebber novella, come l'Aretino
Guardava d' aifalirlo infulla flrada.
Come nemico d'ogni Ghibellino ♦
SS. Allora vi fi mandò la mafnada
De* Cavalier foldati , e Cavallate ,
Che'l ficuraffer per ogni contrada.
5(J. Quando in 0) Arezzo il fentir le brigate,
Non ufcì fuor perfona per paura j
E' Fiorentin feguiron le pedate .
S'^, Giunfero al Prenze, ed egli oltra mifura
L'ebbe per ben , che ferjza dimandata
Y'iàQ chi ebbe di fua vita cura .
5^\ Quaa-
AN. DI CRISTO I 2 8p. E SEGG* 5 I
§S. Quand'egli ebber la Bricola paffaca,
E li confin di Siena, quel Signore
Li ringraziò, e pofcia gli accomiata.
$^' E*FiorentÌB gli chiefer con amore
Un Capitan di guerra Generale,
Che folle vago d'acquiftare onore,
60» E di poter la fua infegna Reale
Portar neir ode 5 ed e': La mia perfona,
Diffe, fia voflra con ciò, ch'ella vale.
di. Poi chiamò Amerigo dì Nerbona,
E fece! Cavaliere , e diffe a loro :
Quefti è queli' uom, che per voi (I ragiona
^2. Ed a lai dille; Vanne coti cofloro
Per Capitano , ed infìno alla morte
Fa, che ti metta in ogni lor lavoro.
6}» Vennefene a Firenze ; e Carlo forre
Cavalcò tanto , che fu giunto a Rieti ,
Dove il Papa teneva allor la Corte.
64. E '1 Papa , e' Cardinal fur molto lieti
Della venuta fua , e fanza folta
D'un voler tutti, (Iccome difcreti ,
65. Fecer, che'! giorno della Pentecofta,
Dì ventinove del Maggio contato.
Dal Padre Santo, con loro alla corta,
66. Di Puglia , e di Cicilia confegrato
Fu Re con molto trionfo , ed onore ,
E da Papa Niccola incoronato j
6y. E ricevette don dì gran valore
Da Santa Chiefa , ilccom'era degno,
Ed aUre grazie 5 onde ne fu maggiore,
D 2 68, Poi
5Z CENTILOOyiO CANTO XXVIII.
(JS. Poi fi parti, ed andonne nel Regno;
Ne più di lui a! prelence c'intrigo.
Per partorir, di che rimad pregno,
6^, Giunto in Firenze Aveller Anne rigo ,
Colla Cavalleria , e ripofato
Alquanti dì, com2 d' inchiodro rigo,
70. I Fiorenrin per l'oltraggio pafTaco,
Bandir Toile ad Arezzo , e dier Jc'nfegne,
Ch' a Ripoli W n'andaro al modo ufaco.
71. EG) alla Real , ch'era delle più degne
Meffer Gherardo Venerai' O Tornaqainci
Ne fu Campion con diritte convegne.
72. E moftrando voler far la via quinci j
Cioè , donde Je 'nfegne s' eran pofle ,
PalTaron l'Arno, come piacque a' Princi*
73. E feguitar volendo ior propofte
Si raunaron tutti a Monte al Pruno,
E raunati , infieme cucca T ofte ,
74. Si ritrovar, fanza manco niuno.
Ben mille novecento Cavalieri ,
Con diecimila a piedi, e non men un^,
75. Coli'amiftà, che v'era volentieri.
Che vi fur cucti a piedi, ed a cavallo
Que', eh' udirai , fecondo Ior poderi.
76. Secento chiari fur , come criftallo ,
I Cavalier Fiorentin di Fiorenza,
E farvi due de' Prior fanza fallo ;
77. E ramiflà, non vo', che fia credenza,
Siena , Bologna , Volterra , e Pjftoia ,
E Lucca, e Prato, e Sanmeniato lenza.
78. Col-
AN. DI CRISTO IlSp. ESEGG. 55
7S. Colle, e Sangimignan vi fur eoa gioia,
E Mainardo ancor deli' Ubaldìno
Co^ Romagnol vi venne /anza noia .
7p. Quindi fi fcefer («n) giù nel Cafenciao,
Sopra le Terre di Guido Novello,
Allora Podeftà deliWretino.
80. E que'd' Arezzo udendo il gran macello ,
Che'Fiorencin facien con lor brigata.
Con loro sforzo u/cir fuori a pennello ;
Si. E vennerne a Bibbiena, e di battaglia
I Fiorentin rich'ef,ir , dilpregiando.
Gì* infazzeraciC»^) coperti di miglia.
82. E' Fiorentini accectaron , trombando
Dall'allegrezza, e furono fchierati
AppreiTo a Poppi, i nimici aCpettando*
83. E 'l franco Melftir Corfo de' Donati ^
Fu Capitan di tutta Taitiiftade,
Ch' a piede, ed a cavai v'erano armati.
84. Diife '1 Maggiore; Colle tuo mafaade
Non fedir mai , fé non T hai da mia parte ;(p)
Allor co' tuoi procaccia la boncade .
^j;* EiTendo ancora T una , e l'altra parte
Nel piano, al luogo detto Certomondo,
Più che mai foife gente, e con più arte,
8(5. A undici di Giugno , il dì giocondo
Di Santo Bernabà dicro alle fchi:re
Il nome , come s' ufa in fimil pondo*-
87. I Fiorentin Nerbona Cavaliere,
E gli Arecin chiamaron San Donato ,
E leguitar lo ftormo afpro , e maniera.
D 3 SS. E da>
54 CENTILOOyiO CANTO XKVIIf^
88. E dalla fchiera grofla feguitaro
Fu loro affa Ito sì, che rinculare
Fecero i Fiorentin dall'altro lato.
8p. Ma pur foftenner fanza diferrare,
E francamente fi. mifono avanti ,
Dando, e togliendo, come lapien fare.
5)0. E Mefler Corfo, Capitan de' Fanti,
E Cavalieri amici, come franco,
Vergendo innanzi a fé combatter tanti ,
pi. Non afpettò il chiamare , e die per fianco;
E tutti gli altri d'ogni parte a grido.
Ed a romore allor percofibn anco.
92. Ma '1 Podeftà d' Arezzo, Conte Guido r
Veggendofi ivi alle fue Terre pi^iTo ,
Ben con dugento fi fuggì nel nido.
j)3» E dopo lungo combattere adedò,
Rimafe la vettoria a' Fiorentini ,
Come Iddio terminò cotal proceflbr
P4. E furono fconfitti gli Aretini,
E furne morti mille fettecento
Da cavallo, e da pie in que' confini .^
P5. E furne prefi fanza fallimento
Più di domilia , che ricomperati
Molti ne fur per oro, e per argento.
5)5. E nondimeno a Firenze legati
Venner di loro fettecenquaranta ,.
Che alquanto fletter poi incarcerati ^
p7. Morta rimafe quafi tutta quanta
Lor Maggioranza; tre degli Ubertinr,
E '1 Vefcovo , di cui ancor fi canta ,-
p8. Di
AS. DI CRISTO I iSp. E SEGG* gg
pB. De'Valdarnefi moki Ghibellini
De' Pazzi, e da Figghine de' Grifoni,
E moki degli ufcici Fiorentini ;
$p, E Guiderei da Orbivieco (p) poni ,
Degli Arecin di guerra Capitano ,
E di moki akri, eh' i' non fo lermqni.
lOo. ^arrebbemi oggimai parlare invano.
S'io paflaffi il iegnal di cento verii ;
E fo qui fine, e poi a manOj a mano
Seguicelo de' Fiorentini a verfi-
FINE tìEt CANTO XXVIII.
NOTE AL CANTO XXVIIL
Arg. (t) Stri lafcia de' fuoi»
1, (a) Str. Piafmionte .
3. (b) Str. e Tem. alhitro ,
8. (e) Tem. tiratoli.
2p. (d) Magi, e Str. portajjln,
38. (e) Magi, l'oggitfizzi .
42. (f) Magi. / Fiorentin ve lì* andav .-
45. (g) Tem. hifieme .
47. (h> Tem. e Str. Tipolì . Magi.- Ripolii
S6. l'i) Magi, e Str. ad Arezzo .
70. (k) Str. Ripole .
71. (1) Str. e Tem. E la real * (*) Cioè ^ Venir a: a
7P. (m) Tem. difcefer .
Si. (n) Tem. ittfarferati .
84. (o) Magi, y^ Hon da mia parte >
99' (p) Magi, e Tem. Orvieto.
t> 4 CAN-
5<f
CANTO XXIX.
AROUMINTO.
AKJ^i DI Qj*d che fegut della vitterU intt^na , villani
GR.i2Ìp. E come fu tiueir anno graziofo y I.7. c»i3o*
e feg^j. E di battaglie , che fur nella Magna , t fcgg.
E come Arezzo y e Ft^fa tra([:r guai,
E S èlitre C9f§ , ci} io non dico , affai .
1. T'Ti contai il danno de' perdenti;
JL Or è di niciflà, ch'io dica, come
Arrivare color, che far vlnceaci .
2. Bicocche non vi rimas' uon da nonìe ,
Se none il franco Guigliclmo Bercaldi>
Di Mcflèr Amerigo Balio, e Pome,
3. E certi j perchè fletter fermi, e faldi,
I qua' fon certo, che tu vo' eh' it' nomini.
Ed io il farò, perchè non fur ribaldi»
4. E V Mn fu MefTcr Tici de'Bifdomini,
E l'altro Meilcr Bindo della Tofa ,
Ed amendun valentri , e gentili uomini*
5. E de' fediti non ti vo' far chiofa.
Che furon molti ; ma fenza dimora
Ti vo' conta re una mirabil cofa ,
6. Che avvenne in Fiorenza in fuqueiroray
Che la vertoria fu, fanza fallire,
Siccome Iddio in un punto lavora.
7. Effendofi i Prior giti a dormire
Dopo mangiar, eh' eran la notte afflitti ^r
E r ufcio fu pcrcoflò con ul dire :
%. Ifta-
AN. DI CRISTO I 2 8p. E SEC». 5 7
8. Iftate fu Signori, che fconfitci
Son gli Aretini, e lor laperbia cala,
E' Gigli ion con veccoria diricci.
p. Levarli fu, né 'n camera, né 'n fala
Non vidoa criatura, e tutti in guato
Scavan , che *lMeflb giugneile alla fcala,
10. E per Firenze era Vefpro (t) fonato»
Quando giuns' uno a cavai colT ulivo,
Ch* e' raccontò, conìe '1 fatto er' andato.
11. Aìlor non c'ebbe né buon, né cattivo,
Che non facetre fefta fmifurata,
Per più diverfi modi, eh' i' no ferivo.
12. Ritorno all'ofte, che tutta fchierata
Cavalcò a Bibbiena, e per paura
Que' dentro s'arrender quella fiata.
13. Rubarla tutta, e poi disfcr le mura,
Ed infra gli otto dì molte Caflella
Vennero ad ubbidire a lor mifara»
14. Se cavalcato foffe Y oftc bella
Sanza riftar diritto alla Cittadc ,
Arezzo aveva chiaro , come ftelia .
15. Ma quc' prefero intanto ficurtade,
E riempicron la Città di gente ,
Sì di fuggiti , e sì d' altre Contrade «>
16. Ma Rientcdimcn ficuramente
L* ofte v'andò, e guailando d'intorno,
Ebber molte Cartella di prefsnte ,*
17. Le quali fcr guadar fanza foggiorno,
Salvochè fi ritenncr per ifpecchio
Il Monte SanfovioQ forte, e adorno,
i3. E Ci^
58 CENTILOQylO CANTO XXIX.
i8. E Civicella, e Rondine, e MontecchiO^
Cadìglione Aretino, e Uacerina .
Aopreffo Siena fece fuo apparecchio,
ip. Sentendo Arezzo in sì fatta ruina,
Mandò la gente fua alla lìcura,
E prefe alcuna Terra a fé vickia ;
20. Caftel di Lucignano, e la Chiufura,
Che gli Aretin tenieno a mal liio grado,
Tornarfi a Siena con buona ventura*
21. E' Fiorentini al Vecchio Vefcovado
D* Arezzo ftecter venti dì , tra' quali
Vitiperar la Cittade, e 'i Contado.
22. Perocché afini , e si altri animali
JVIitrati W dentro gittar con dificj ,
Spregiando il Vefcovo ^ e fuo' Paiiurali^
23. E torri dì legname fi fcv quici ,
Ed altri ingegni , e miferii alla ferra
Tirando gli flecc;5ti, e le pendici -
24. E veramente , eh' egli avien la Terra ,
Se non che fecer fonare a raccolta
I Caporali, e tradèro alia guc'rra-
25. E diffefi, che allor pecunia molta
V era giucata ; onde tutti turbati
Furo i combattitori a quella volta .
2Ó. Vergendo gli Aretini abbandonati
I- badalucchi , e poi da canto porre
II ben guardar, perch'erano ammollati^
27. Arfon la notte il dificio, e la corre ,
E cominciaro a ripigliar baldanza,
Perchè la gente a niente foccorre.
28. E' Fio.
AN. DI CRISTO I 289. E SEGG. 5^
28. E'Fiorencin lafciaro la fperanza,
E'I dì di San Giovanni preffo Arezzo
Fecer correre il palio a loro ufanza.
jp, E le Caftella avute di fcavezzo
Forniron di vantaggio , perchè poi
Agli Aretin faceffon mutar vezzo.
30. ApprefTo il Capitan, con tutti i fuoi ,
A' dì quactro di Luglio fu tornato,
Con quella fefta, che penfar tu puoi:(^)
31. Perocché a prociflìone il Chericato
Incontro gli fi fece colle Croci ,
Siccome fanno talvolta al Legato, •
32. Cantando tutti ad altiffime boci.
Te Deu?n laudar?) u(,(^) con gli onori.
Che 'ntorno a ciò fi convien , veloci ,
33. E le brigate degli armeggiatoti ,
E ciafcun'Arte fé (<ì) fanza dimoro
Sua compagnia con diverfi colori,
34. E fu da' Cavalieri un palio d'oro
Portato fopra '1 capo al Capitano ,
E dietro a lai .con fimile lavoro,
35. Venne MeiTere Ugolin Parmigiano,
Podeflà di Firenze, allor palefe ,
Ed in queir ofte fu molto fovrano*
S6. Nota, Lettor, che tutte quelle fpefc.
Che fi fecero allor nel tempo gaio,
Si fecer d'una libbra, che fi prefe. («)
jj. Sei lire , e cinque foldi il centinaio
D'eftimo a' Contadini, e Cittadini,
Ed era a tutti colmo par lo fiaio*
38. E trcH-
6o CEKTlLOOyiO CANTO XXlX.
38. E trentafei migliaia di fiorini
Monrò in tutto, fé me ne domandi,
Né più gr;5Vt;zze fero i Fiorentini.
3p. Tornata l'oite, i Popoian de' Grandi
Ebber fofpetto, e fette maggior' Arti
Si legarono infieme a tutti i bandi ,
40. Colle cinque feguenti prima fparti ,
Ed impofon tra loro infegne, ed armi,(0
Come più innanzi convien , eh' io t' incarti . (s)
41. E principio di popol qusfto parmi ,
E la Città ne monta divantaggio
In buono flato, e poi fanza rifparmj
42. Ogni anno molti del mQÌQ ài Maggio
Facean brigate , e veftimenti cari ,
Contraffacendo ogni gran Baronaggio,
43. E ftavan fcmprc in cene, e 'n definari,
E ancor le donne faccvan brigata ,
Ed ognun guadagnava affai danari,
44. Quello fu il miglior tempo ogni fiata,
Che avcfle mai Firenze infino all'ora,
Poch'ella fu di prima edificata.
45. E così fece gran tempo dimora.
Lafciando queflo , per mutar vivande,
E pur nel detto tempo furo ancora.
46. Effendo nata la difcordi^ grande
Tra due gran Signor, com' io ti porgo
Quel di Bramante i' una delle bande ;
47. Dall'altra parte il Conte Luzzimborgo,
E di battaglia V un 1' altro richiefio ,
Per cagion del Ducato di Lamborgo.
48. Già*
AN.BI CRISTO I2 8p.ESEGG. 6l
48. Ciafcuno a raunar gente fu prcflo,
Mille trecento Cavalier fé 'i Conce ,
EM buon Duca dugento più, che queftoj
49. E r uno , e V altro con ardita fronte
Iniiemc combatter si afpramcncc ,
Che molti fecer dì lor fangue fonte .
50. Cinquecento fur morti di lor gente;
Ma la vittoria fu tra' principali
Del Duca di Bramante finalmente .
51. E 'i Conte, con tre fuo' frate' carnali
Rimafe morto nel prefente ftuolo ,
Poi fer la pace certi pacìali ;
52. Et ad Arrigo del Conte figliuolo
La figliuola del Duca di Bramante
Dieder per moglie, per cacciar via il duolo ^
53. Il qual crefciuco poi fu molto atantc.
Come più innanzi ti farò vedere *,
Ma d'altre cofe prima dirò alquante. 3
54. Nel predetc'anno avendo il Conce Arcefe
Afrediaco il Caftel di Cacanzano,
Che i'avie coleo a Carlo il Raonefc,
SS' ^^^ di Raona il foccorfe Don GanoW
Colla fuo armaca , e molti Cavalieri ,
E la battaglia prefe a mano , a mano»
$6. E fu fconfitco con Meffer Ruggieri
Suo Ammiraglio, con tutta fuajgentc
A' legni rifuggiron volentieri;
■57. E canto navigar fubicamenre,
Ch' egli affediar la Città di Gaeta»
S3Uopofìa ai Re Carlo, ed ubbidente,
58. Ac-
02 CENTILOQUIO CANTO XXlX.
58. Acciocché rofte,ch'era di lor lieta.
Di quel Cufici Ci lavair^r le mani ,
Per dar foccorfo a tanto maggior pietà.
59» Ma eflì fteccer forti i Gaecani ,
Allo Re Carlo mandaron di hocco,
Per lo foccorfo de* Napoletani .
60, Ond'el fi moffe più racco, che ^1 trotto,
E da tutta fuo gente fu feguico ,
E fcrifle al Conte , ed e' non Y ebbe a motto •
6i' Ma fubito lafciò il Caftel fornico
Di gente, e coli' avanzo fi fu modo,
Per andar dove il Re Carlo er'ito.
62. Santendofi venir tal gente addoffb
Don Gano a Carlo ùcq chieder triegua.
E leverebbe il fuo affedio groffo ,
dj. Contento fon , fé tofto fi dilegua,
Rifpofc lo Re Carlo fanza inganni ,
Ma non vo', che in Calavra il patto fegua*
^4. E così feron triegua per due anni ,
La qual non piacque a niun fuo Barone,
Perchè vedien Don Gano in grandi affanni ♦
^5. E parea loro averlo già pregione ;
Per lui non vedieno alcun rimedio ,
Ed e' tornò ficuro a fua magione .
66. E '1 Conte Artefe fi tornò all'afledio,
E lo Re Carlo tutto allegro , e bello .
A Napoli tornò a fuo rìfedio .
67. E fece Cavalier Carlo Martello,
Sao primo figlio, e fu incoronato,
Siccome Re dell'Ungheria novello •
<58- Dal
AN. DI CRISTO 1 289. E SEGG. 6^
6S, Dal Cardinal^ che '1 Papa avie mandato,
E la cagion , perchè 'n ciò fu accorco ,
Fu , perchè poco dinanzi pafTaco ,
6p. Il vecchio Re d' Uigheria s' era morto ,
E la più llretca reda , eh* egli avia ,
Che doveffe venire a quello porto,
70. Si era allor la Reina Maria ,
Spofa dello Re Cario, e del garzone
Carlo Marcel verace madre pia ,
71. Alla qual fuccedeva per ragione.
Ma morto il detto Re , e AndreafTo
Di Cafa d'Ungheria per nazione,
72. Prefe il Reame, e non fi vide laflb;
Ch'alia più gente fi fece ubbidire,
E fedi far Signor, ch'era neirafib.
73. Lafcioti di quefto , volendoti dire
D'altra matera brevemente, e tofto.
Acciocché non ti rincrefca d' udire.
74. Nel predett* anno del mefe d' Agoflo,
Guelfi ufcici di Chiufi avendo prefo
Ponte, eh' è fovra la Chiana pofio,
75. E' Ghibellini , a cui era gran pefo ,
Popolo, e Cavalier dell'arme fperti ,
Ufcir di Chiufi ; e fé bene ho comprefoj
7(5. Fu Meffer Lapo Farinata Uberei ,
Di tutta quella gente Capitano j
Ed affediaro il Ponte , e prima certi
77. Fur giti a Siena , ed a Montepulciano
Per lo ibccorfo, e' Sanefi difcretì
Vi mandar la lor gente a mano, a mano.
7S. Mef-
64 CENTILOQyiO CANTO XXIX.
78. Meflèr Bernardo, Capitan da Ricci,
Capo ne fu , e con ardite fronti
Quc'di Montcpulcian v' andaron lieti.
7p. Gaidogli Meffer Bonghi Buondelmonti ,
Ed ifconfllTer V ofte Ghibellina ,
E c^ncovcnti furo i morti conti,
80. Pregion dugcnto; ma Lapo Farina
Si fu rivolto , con fuo' compagnoni ,
E verfo Arezzo , quanto può , cammina ,
81. E'Chiufan poi per avere i prigioni
Cacciato i Ghibellini, e' Guelfi in Chittfi
Rimi(èr tutti, e finir le quiflioni .
Si. Nel detto tempo, come s'eran ufi
I LucchefI col braccio Fiorentino
Fgr ode a Fifa con arditi mufi ;
83, E fer correre il palio a lor dimino
II dì della lor fefta , Santo Regolo, (0
E guattarle d' intorno ogni cammino .
S4. E nota ben, Lettor, ciò , eh' io t'impegolo , {^)
Ch' e' guadar tutto il Caftel di Caprona,
E Val di Buti , e di quello non begolo ,
85. E tutta Val di Calci , fi ragiona,
E'ntorno a Vico, e poi prefer comiato;
E 'I dir de' fatti lor qui s' abbandona •
56. Poi di Settembre tenendo trattato
I Fiorentin, d'aver per tradimento
Arezzo, ficcome s'era ordinato;
57. Nel Vefpro un di fi fé comandamento p
Che cavallate, W foldati, e pedoni,
Ed altra gente d'arme, fteffe intento,
88. E fé*
AN. DI CRISTO 1 289. E SEGG. 6$
88. E feguiffer le'nfegne, e' Gonfaloni ,
E così fu cucca Ja gente accorta (p)
Subitamence focto i lor pennoni ,
Sp. E la candela fi pofe alia porta,
E bando andò , eh' a pena della tefta
Foffe ogni uom prima, che foiTe morca;
pò. La Campana a marcel fonava preda,
E cucca nocce andò la gence bella
Infinch'a Moncevarchi fece refta.
91. E la mattina furo a Civitella ,
Ma'l Meffaggio, che quivi s'afpettava,
Giugnendo, recò torbida novella;
92. Cioè, che quel , che 'i trattato menava ,
Era caduto in terra d'un verone ,
E della vita fua Ci dubitava,
93. E detto avie nella confeffione
Al Frate , da cui s' era confeffato,
L' ordine tutto della tradigione .
94. Come di quefta vita fu paffaco,
E quel Frace 11 moffe con lecizia ,
E tutto rivelò a Meffer Tarlato,
95. Il qual de' traditor fé far giuftizia.
L' ofle a Firenze tornò («) tutta quanta.
Poiché fcoperca fu tanta malizia .
95. Negli anni mille dugento novanta
S' apprefe il fuoco in Cafa i Fegolotti»
Ed arfèvi , fé 'i Libro non millanta ,
97. MefTer Neri, e '1 figliuolo , favj , e dotti ,
Ed una donna, con fuo' tre figliuoli,
Ed una fante lì pagò gli fcocci.
VoL IV. E 9S. Or
66 CENTILOQUIO CANTO XXIX.
pS» Or merci la ragione a quarteruoli ,
Di quel ,che *J fuoco fé; ch'arfe le cafc.
Ed a cotanti die moitali duoli ;
pp. Che di quefla famiglia non rimafe ,
Se non alcun, perchè quivi non era;
Ma chiunque ivi fu, di vita rale .
100. Ch'era famiglia d'ogni pregio intera,
Orrevole, e da bene, e molto antica.
Lafcio di lor , per mutarti matera ;
Che ragion vuole ornai, chT d'altro dica.
FINE DEL CANTO XXIX.
Il ■«■■«■■■.■«■■■■■■■■■■■. I..... ■■■ .MI ■MI. _ ..jlMJ^L
NOTE AL CANTO XXIX.
IO. (t) Magi, ve/per-, e così altre volte.
a 2 (a) Srr. Miurafì .
30. (b) M.-igl. penfar puoi •
32. (e) Srr. Teddeo ,
33. (d) AlagI./«.
3<J. (e) Magi, fi poj},
40. (f ) Magi, iwmi . (g) ?vlagl. e Str. c/y i' ti canti .
55. (h) Str. Do!t Giafw, e altre volte G^«o . Noi or l'uno,
or V altro abbiamo ritenuto , perchè anche il Vili, varia .
Sj. (i) Srr, e Magi. Santo Reco/o .
84. (k) Str. E nota Lettor ben ciò cJj io f impelago .
«7. (1) Magi. C/jL' cavalcare.
Ì%. (m) Magi. 0 Str. U genti accerti.
5^5. (n) Magi, torna.
CAN-
67
CANTO XXX.
ARGUMENTO
ANNI DI Ancor come^ Pifani , ed Aretini villani
CR. 1 2po. Amando più la guerra , che la pace , 1. 7 . e. 1 3 ^,
efegg. Perfeguitati fur da' Fiorentini ; c fet^g.
£" de l Giudeo 1 che fé dell' Oftia prova,
Onde fu arfo , ficcome fi trova .
1. /^Gni fcritco , eh' io trovo , che fla fama
V^ Della Cicca di Firenze, mi leva
Gli altri penfieritcd a rimar mi chiama.
2. Miliedugenco novanca correva ,
Quando coll'ofte dal piede alla cima
Firenze Arezzo guaftò ciò, ch'aveva;
3. E dielfi, (t) al dar delle 'nfei^ne , da prima
Il pennon mezzo Real dall' un lato,
E l' altro mezzo , come qui lì rima ;
4. Il Giglio rodo nel campo argentato ;
Non ti dico di più, che t^ è palefe.
Di quefto diffi , perchè difufato .
5. Quivi flette due giorni men d' un mefe ,
Tagliando albori , vigne , ed altri danni
Faccendo, quanti potien nel paefe.
6. E correr fero W il dì di San Giovanni
11 palio , difpettando T Aretino ,
E poi fi dipartiron fanza affanni,
7. E la via fecer per lo Cafencino,
E moke Tc^^re di Guido Novello
Prefer per fd?za , e mifèro al dichino.
E 2 8. Ca-
68 CENTILOQUIO CANTO XXX.
S. Cartel Sant'Ange!, ch'era forte , e bello,
E Fronzole . e Reggiuolo , (^ e Montaguto ,
Cecina ; (e) e *n Poppi menaro il ra({rello,
^. Disfer la Rocca, e'I Palagio connpiuco ,
Ch'era pien degli arnefi, che icoperci
Rubò in Firenze, quand'egli era ilTuto
IO. Pe' Ghibellini dopo Monte Aperti
Capitano in Firenze , e fu il primo;
Sicché a ragione ebbe sì fatti merci.
XI. Ben difie il vero il buon Conte Tegrimo,
Quando Guido Novel tra le fuo mura
G)j difle : Sto io ben',com'io mi Aimo?
12. Che gli rifpofe molto alla ficura:
Voi fiate molto bene , ma' Fiorentini
Son molto gran prefiacori ad ufura.
13. L' oftc tornò, e tutti i Cittadini
Ne fecer fefta , e legname , e panelli
Ci s' arfer molti, ed intorno a' confini •
14. MefTer Rodò d' Agobbio Gabrielli
Per Podefìà er' in Firenze allora,
E d'altro ornai convien, ch'io ti favelli.
15. Nel predett'anno di Settembre ancora
I Fiorentin colf ofte a Pifa andare ,
E prefer , come fortuna lavora ,
16. Porto Pifano , e Livorno, e tagliaro
Le quattro Torri, che guardano il Porto,
Ed il Fumale ,{^) e'I Porto anche guaftaro.
17. Poi n'andar per Va! d'Era, e'n tempo corto
Prefer certe Cafielia , e Capitano
Lafciar nella Val d'Era per conforto.
18. Ma
AN. DI CRISTO I 2po. E SEGG. 6p
l8. Ma tornati in Firenze a mano, a mano »
Conce da Montefeltro, che allotta era
Per Capitan di guerra coi Filano ,
ip. Con molta gente cavalcò in Val d'Era, -
E prefe Montefofcoli , e Montecchio,
E'I detto Capitan, con fua bandiera.
20r E quando al Fiorencin venne alf orecchiai
Fue a Volterra tofto cavalcato ,
E'I Conte iì parti con fuo apparecchio.
21. Nel dett' anno il Marchefè Monferrato W
In Alleffandria fu da' Terrazzani
Prefo per tradimento, (f) e 'ncarceraco.
22. E ferlo a petizion degli Artigiani,
Che per danari, e non per altro reo,
Miilero addodo il March^fe le mani.
23. Nel detto tempo un preftator Giudeo,
Ch'era in Parigi, ad una donna avea
Predato fopra un veflir porporeo ;
24t La donna per la Pafqua il rivolea
Volendo farfì bella per la fefla ,
Nota , come '1 Giudeo le rifpondea :
25. Sanza danar ti renderò la velia ,
Se tu mi rechi quel Corpo di Grillo,
Che nel communicar pigliate; e queda
16. Promife di portarlo, e *1 Giude' trillo
Le rendè i panni ; ed al comunicare
La donna fé del iacrificio acquido,
27. E portello al Giudeo fanza tardare.
Oiìd' egli avendo la padella al fuoco,
Vel sittò dentro a farlo confumare.
E 3 27. Noa
o
7© CENTILOQIJIO CANTO XXX.
28. Non mutando fua forma affai, né poco,
Prefe un coltello, ed all' Odia Santa
Feri di punta , e non gli parve giuoco;
2p. Perocché la padella tutta quanta
S* empiè di fangue , e gìugnendo un Criftiano
Per ricoglier quel pegno, che s'ammanta,
50. E'I Sacrificio fuor ne faltò fano.
Veggendo queflo il Criftian fé romore.
Onde '1 Giudeo fu prefo a mano, a manO;,
31. E fubito fiinn' arfo con furore.
Ed in quel luogo fi fé di prefente
Un Tempio a riverenza del Signore ;
32. Che fi chiamò Salvador dei Bogliente,
E chiama ancor , fecondochè n' accenna
Colui, che fcriffe{g)di tal convenente .
33^ Nel detto tempo fu prefo in Ravenna
Meflere Stefan Colonnefe, Conte
Della Romagna ; ciò mo/lra la penna ;
34> E morte, e prefe le perfone pronte
Di fua famiglia ; onde fi rubellaro
Dimoire Terre, ch'io non ho conte.
35. Mainardo Ubaldin fanza riparo
Prefe Faenza, e* Bolognefi armati
Ad Imola di botto cavalcare,
35. E tirarono a terra gli fìeccati ;
E 'I Papa vi mandò MefTer Bandino
Paftor d Arezzo, e de* Conti nomati:
3-. 11 quii fé tanto con dolce latino.
Che quali a rutti fé feguir fuo flile ;
E quello badi al Vefcovo Aretino .
38. Mil-
AN. DI CRISTO I291. E SEGG. 7f
38. Mille dugenco novantun d' Aprile
L'efercito grandiffinio era ad Acri ,
E tutti i Saracini avieno a vile .
3p. Molti Signor v'avia mondani, e facri ,
E diciotto miglia' di pellegrini,
E dimolc' altra gente graffi, e nrjacri.
40. Non avie Terra allor tra' Saracini ,
Ch'ubbidente foiTe a Santa Chiefa,
Da quefta in fuor, da cui eran vicini.
41-T Perchè l'anno dinanzi egli avien prefa
Ed Antioccìa, e Trapali , e Suri ^W
E dimolc' altre, ch'io non fo didefa,
42. La Città d' Acri, fé chiaro W mifuri ,
Era crefciuta in tutti modi, e vie.
Ed afforzata di foffi, e di muri ,
43» Ed avea diceffette Signorie ,
E ognun di fangue, fìccome qui tratta,
Avea fanza mancar piene b:>.lie.
44. Ed in quel tempo avean W triegua fatta
Saracini, e CriHian per meli alquanti,
E de'Criftiani alcuna gente marca
45. Cominciaro a rubare i Mercatanti,
Ch'a ficurtà della triegua venieno,
Con ogni mercatanzia , e Icr contanti.
46. Quando il Soldan fentl quel, che hckno ,
Mandoe in Acri fuoi Ambnfciadori ,
Raddomandando ciò, che tolto avieno;
47. E che mandalTer W prefi i malfattori
A lui, che ne volea far giuflizia ,
Poiché non la facieno i lor maggiori.
E 4 48. E qua'
ya CENTILOOyiO CANTO XXX,
48. E que', che non caravan tua gràndizia
Negaron tutte quante fue domande ;
Sicché '1 Soldano empierò di nequizia.
4p. E modo fu colTefercito grande,
E venne ad Acri , e fuo' foffi profondi
Subito riempiè di più ("^) vivande.
50. Sicché i fuo' Saracin paffir forbondi,
E'\ primo cerchio prefon delle mura,
E con dificj andarono a' fecondi ;
51. Alli qua' fecer sì grande rottura,
Che valicaron dentro, e a quella ftrettaW
Ne fur morti di loro oltramifura.
52. E conquiftar la Torre maladetta ,
E '1 Maeftro del Tempio principale
Quivi nnorì d' attofcata faetta .
«^3. Gli altri veggendo morto il Caporale
Isbigottiro, e chi per mar fuggiva,
E chi rimane quivi molto male.
54. Perchè la gente d* ogni pietà priva
Uccidiè chi venia loro alle mani ,
Quafi perfona non lafciavan viva.
SS' Rubar la Terra , e furono i Criftiani
SefTantamìla , e più tra morti, e prefi^
Poi a guadarla fur peggio, che cani.
$6, E non rimafe in que' fanti paefi
Alcuna Terra, ove i Criftian famiglia
Faceffer poi, che in Acri furo offefi.
57. S' eir era gran Città, non maraviglia »
Ch' eir era quafì nel mezzo del mondo,
Preflb a Gerufaiem W fettanta miglia .
SB. Nel^
AN. DI CRISTO 12^1. E SEGG. 7J
58. Nel dece' anno cacciò la morte al fondo
Il Re Ridolfo, che dal Baronaggio
Stato era eletto 'mperador giocondo.
5p. Nel dett' anno ancor per calen di Maggio
Filippo il Bello, allotta Re di Francia,
Distar moftrando chi preilava a gaggio»
^o. Fece di notte prender fanza ciancia
Del fuo Reame tutti gì' Italiani ,
E di pecunia die lor mala mancia.
61. Nel detto tempo Capo de'Pifani
Il Conte Guido da Montefeltro era.
Come dett' è per altri verfi flrani;
62, II qual fentendo, come il Ponte ad Era,
Del quale i Fiorentini avien Je chiavi,
Ma' guardat' era da mane, e da (era,
^3. Vi cavalcò di notte, e colle navi,
Ch' avien menate (p) paffarono i fofiì ,
E con ifcale di funi foavi,
^4. Da certe guardie , ch'egli avean commoffi,
Saliron fufo, e prefo il Cartellano,
Che v'era allor , Meffer Guido de' Rolli»
6^. Morto vi fu un fuo cugin germano.
Che sì contefe , e poi Verin Fizzoni,(qi
Ed alquanti de' fanti a mano, a mano»
^6, Gli altri menaci ne furo a prigioni j
E fpelTo fi riceve tale fcherzo.
Quando non fon guardate le magioni.
67. Nota , Lettor , dove al prefente sferzo^
Che qui doveva aver centocinquanta
Fanti a guardare, e avievene (ó il terzo.
6B. Ap-
74 CENTILOQt;iO CANTO XXX.
6S, ApprefTo Fifa, come qui fi canta,
Fer rubellar Vignale in Camporena ,
Che'i Fiorencin tenea fotco la pianta.
<Jp. Onde r ofte v' andò molto di vena ,
E con trabocchi , e manganelle in giro
li combatterò, e dopo lunga mena,
70. Que', ch'eran dentro di notte n'ufciro,
E valicaron per mezzo del campo
D^' Fiorentini, che non gli fentiro.
71. E quando T ode feppe loro fcampo.
Ne parve a tutti quanti molto male.
Ch'egli eran valicati fenza inciampo.
72. Tornarfi a cafa , ed ode generale
Ordinar contro a Pifà , e MefTer Corfb
De' Donati ebbe la 'nfegna Reale.
73» Moftra, che qu\ nafcedé alcun foccorfo ,
Onde la 'mprefa poi non fi feguio.
Forfè, che alcun ne bevve qualche forfo .
74. Onde ne nacque grande W mormorio
Per la Città, e Mcfièr Vier de' Cerchi
Di Parte Capitan , con gran difio ,
75. Confiderando moiri gran foperchi
Ricevuti da Fifa , fece tanto ,
Ch'egli fcoperfè i malvagi coperchi.
76. E contro a Pifa l'ode andò d'accanto,
E come furono a Cadel del Bofco,
La piova, ch'era già durata alquanto,
77. Moltipricò si, che di color folco
L'aria fi fece, e per forza convenne.
Che fi partifler, lè'l ver ne cognofco.
78. Nel
AN. DI CRISTO I 29 1. E SEGG. 7 J
78. Nel predetc' anno , quando più fi tenne
Per Santa Chiefa la Romagna fana
Col Vefcovo , che '1 Papa Conce fenne,
7p. Di furto prefe quel da Sufinana,
l'dico Mainardo, fanza pena.
La Città di FurllW con gente flrana;
80. E'n quella prefe il Conte di Romena
Fratel del detto Vefcovo Aretino,
E poi aflldiò il Vefcovo in Cefena .
Si. Quel Mainardo fu gran Ghibellino,
Salvochè gli era Guelfo manifefto
Contr' a ogni uom , per lo Comun Fiorentino
82. E non fanza cagion faceva quefto ,
Che '1 padre fuo,ch'avea nome Pagano,
A' Fiorentini il lafciò picco] cedo,
83. E le fue Terre mife loro in mano;
E qusl Comun, come benigno Padre,
Gli rendè tutto di queto , e di piano;
84. Ond' el Firenze tenne poi per madre.
Ed ogni Fiorentin per fuo Fratello,
E fé per lor molte cofe leggiadre •
85. Nel detto tempo prefe nel Mugello
Manfredi Conte il Cartel d' Ampinana,
Qual era di ragione a fuo pennello;
86. Onde Y ofte v' andò molto fovrana ,
Poi gli dier quattromila fiorin d'oro.
Perchè loro fperanza vedien vana.
87. Ed e' fi dipartì fenza dimoro ,
Poch* ebbe date tutte fue ragioni
Al Comun di Firenze; onde coloro
88. D'ai.
7(5 CENTILOQUIO CANTO XXX.
88. D'allóra in qua le Ville, e Pofleffioni
Hanno tenute , e le perfone fue
Hanno ubbidito a' Fiorentin fermoni.
8p. L' anno mille dugennovantadue
Papa Niccola fu di vita mondo,
E la Chiefa vacò due anni, e pine.
90. Nel detto tempo, come qui fecondo,
In Francia il fuoco s' apprefe a Noione ,M,
Ed arfe tutta la Cittade a tondo .
91. Nel detto tempo d'Imperio Campione
Eletto nella Magna fue Aftolfo ,
Ma non pervenne aila'ncoronazione,
p2. Perocché dal figliuol del Re Ridolfo
In battaglia fu morto. Or mi diletta
Di mutar cibo per iftar più golfo.
93. Nel detc'anno di Giugno, per vendetta
Del Ponte ad Era , andato i Fiorentini
Ad ode a Pifa colla Guelfa fetta .
94. Capitan fu Meflèr Gentile Orfini ,
E la'nfegna Real , con tutti onori.
Fu data a MelTer Gieri degli Spini,
p^. E fu dato il Pennon de' Feditori
A Me ile re Giovan de' Mozzi , e andaro
Guadando a Pifa ciò, ch'era di fuori (x)
p6. Alla Badia a San Senno (yJ arrivaro,
E tagliarle da piede il campanile,
Ed un belliilìm' ^Iber , che trovare.
97. E'I dì di San Giovanni in quello flile,
Corfero il palio a Pifa in fu le porti,
Ched a Firenze s' ufa in dì fimile .
S^. Ar-
AN. DI CRISTO I 292. E SEGG. 77
93. Arfero il folfo Arnonico, ed accorci
Si cornare a Firenze molco adorni.
Guardando il Foncé ad Era ad occhi corei.
9p. Ma non dubitar, che 'n venticrè giorni.
Che in quel di Fifa fteccer fanza fofta.
Col (z) fuoco fer di tance cafe forni ;
100. Che r un diceva all' altro : Car ci coda
Il Ponce ad Era; ed era apparecchiaco,
Deh come ben ci fta ! per la rifpofta .
Che Ci pencevan d' averlo pigliaco ,
FINE DEL CANTO XXX.
NOTE AL CANTO XXX.
3. (t) Tem. E dife .
> 6 (a) Tem. E csrfe forte .
8. (b) Scr. Razuolo . Vili. Giazuolo . (e) Vili. Cechìta .
16. (d) Str. e Magi. Famale .
il. (e) Tem. di Monferrato, (f) Ivi , pe' tradmefttU
32. (g) Tem. eh' e fcritto .
41. (h) Vili. Tripoli. Tem. Sori ,
42. (i) Tem. vero, 44. (k) Iwì, avea,
47. (Ij Tem. E fé n^ and a (fono . 49. (m) Ivi > di fue >
51. (nj Tem. dentro in quella ftretta .
57' (oj Tem. lerufalém . Str. Gerufalétt .
^3. p) Tem. portate .
C^, (q) MSS. Nerin Tizzoni; Vili. così.
67. ^r} Tem. e avevano» 74. (s) Ivi , qualche .
79. (t) Tem. iv*;^/? . pò. (u) MSS. iV«?;w>v . Vili, così .
9). (x) Magi, e Str. r/ò, c^u' vi trovaro .
Sf6, (y) Via. S. Sovin9. 9^. (z) Tem. Nel.
CAN-
78
CANTO XXXL
ARGUMENT«
ANNI DI D* Of (f ) Sa» Michele , e di Gian della Bella ,
CR. 1 2p2. Che gV ordini fé far della Giuftizia , viL.I.y.c.
e fegg. E 'nfino allor non e* ebbe mai gabella . 1 54.e 1.8.
DiSan Giovanni y e Santa Croce fpazio, c.i.ifegg.
Di ì^apa Cileftrino -, e Bonifazio .
1. T^Er contentare alquanto il tuo diflo,
X Sappi , Lettor , che San Michele in Orco
Era una Chiefa al fervigìo di Dio.
2. E fu disfatta , e ricevette torto
Nonantola , cui era per ragione ,
Per piazza far, eh' è di gran foffè porto»
3. Poi per non perder la divozione,
Si fece far la Vergine Maria
In un pilaftro di cotal magione;
4. Ed i laici ogni fera tuttavia
Vi cantavano laude, e contento
Era ciafcun d' udir tal melodia •
5. Novantadue più di mille dugento
Corria , di Luglio, quando noftra Donna
Miracoli moftrò di valimento .
6. Perocch' appiè della detta Colonna
Sanaro infermi, e dirizzaro attratti
Di più ragion , come piacque a Madonna •
7. Poi pe' miracoli, ch'ella avea fatti.
Si fparfe tanto la fama fovrana ,
Cile fi vedea negli affetti, e negli atti ,•
; 8. Che
AS. DI CRISTO I 292. E SEGG. Jp
Z. Che per la fella di tutta Tofcana
Venian le genti a farle riverenza ,
Uomini , e donne colla mente fana .
p. E venne in brieve in tal fufficienza ,
Che fi facea carità dell' entrata
Seimila lire ogni anno per Firenza.
10. Nel detto tempo efl'endo confolata
La Città di Firenze di vantaggio ,
La gente fu in fuperbia formontata ;
11. E cominciaro i Grandi a fare oltraggio
In beni , ed in perfone a' Popolani ,
O per invidia, o per volere omaggio,
12. Villaneggiando fpeffo colle mani,
E quando adoperando le coltella;
E rincrefcendo agli uomini fovrani ,
13. Spezialmente ad un Gian della Bella,
Gran Popolan del Popol San Martino ,
Che fi fé capo di cotal novella ,
14. E come valorofo Cittadino
Diffe , con altri vaghi di ben vivere.
Far ci convien del grande piccoHno.
15. Ed afpre leggi fer di nuovo fcriverc
A rifrenar de' Grandi la malizia.
Le qua'regnaro, e ancor non fon liverc.
16. Chiamarfi ordinamenti di giuftizia,
E perchè fofTer melli di leggiere
Ad efecuzion fanza pigrizia,
17. Di giuftizia un fer Gonfaloniere
Tra' fei Priori; il qual di fefto, in feftoW
Poi fi traeva a sì fatto miftiere ,
18. Ed
8o CENTILOQUIO CANTO XXXI.
i8. E air entrar de' Priori manifefto
Prendeva il crociato Gonfalone ,
Ed al dì d' oggi ancora fi fa quefto •
15). Ed ordinar, che dove di ragione
Forcano efler de' Grandi più Priori ^
In uno uficio , ed in una ftagione,
2.0. Non potefle effer più , eh' un de' Signori
Per volta ; e qaefto fecero a buon fini ,
Perchè non foperchiaffono i minori.
il. E poi elefler mille Cittadini,
Con certi Banderai , eh' ad una boce
Traeffero a romor de' Fiorentini ,
12. Con fopravefta, e feudo colla (^) Croce,
Con tutta l'arme, ad ogni petizione
Di tal Gonfalonier prefto, e veloce,
23. Quando volefTe fare efecuzione
Contro alcun Grande; e poi fi crebbe il novero,
E fedi di dumila la lezione .
24. Ancor parendo al popolo effer povera^
Ne fece quattromila, e qui ti nomo
Chi prima fu del Gonfalon ricovero:
15. Baldo W di Ruffbl di Porta del Duomo;
Ed al fuo tempo di cafa de' Galli W
Di Por Santa Maria fé fare il tomo ,
a6. Perch'un di loro avea per certi falli
In Francia morto a ghiado un popolano,
E quell'Ordine vuol, che'l fuo avvalli.
27. Ma non farebbe mai fatta di piano
Si fatta legge, fé non che la briga.
Che' Grandi avicn tra lor ci tenne mano.
28. Come
AN* DI CRISTO 1 292. E SEGG. 81
28. Come addivien, che i' un "altro gaftiga,
E le vendette non vanno di pari ,
E chi comincia zuffa, non la ftriga.
2p. Tofinghi briga avien cogli Adimari,
E' Tornaquinci i' avevan co' Roffi ,
E Bardi, e Mozzi erano avverfari.
30. Boftichi, e Forabofchi eran percofli ,
Così ancor Gherardini > e Manieri , («)
E' Cavalcanti, e' Bondelmonti groffi.
31. Bifdomini eran contro a' Falconieri,
E' Donati tra lor , non fo perchè ;
Di più non dico, che non fa (^) miftieri .
32. Nel feguent' anno del novantatrò
A' Fiorencin chiefe pace il Pifano,
E co' prefenti patti a lor fi fé :
33. Che cacciaffer di Pifa il Capitano,
Conce da Moncefelcro , e la grandigia
Del Ponte ad Era fi recalTe al piano ,
34. E' Fiorentini avcffer la franchigia
Di non pagar di lor mercatanzia ,
Ch' ufciffe , o entrafTe in Toma , od in valigia >
35. Per tutto lor terren , dove che fia,
Alcuna cofa ; e per fuggir le guerre ,
Fero ogni cofa, e non fecer follia.
36. Ed alla(g) pace fur tutte le Terre,
Ch' a parte Guelfa fi tengon d'intorno,
Ch' avien con lor valicate le ferre.
37. Nota, Lettor , che 'nfiuo a quefto giorno
Non il pagava in Firenze gabella,
Ne mai ferrava Porta il Giglio adorno.
Fol.IK F 37- H per
82 CEKTILOQyrO CANTO XXXI.
38» E per non farci gravezza novella,
Bifognando al Comua danar parecchie,
Trovaron modo, e fer la Città bella.
3p. Perocché '1 cerchio delle mura vecchie ,
F terrea dentro, e di fuori i Reggenti
Venderò allora, e fcr le cofe fpecchic.
40. E per gii fopraddetti ordinamenti
Il Cornuti di Firenze fi fé caldo,
E gP infrafcritii a fé fece ubbidenti ,
41. Cartel di Poggibonizi, e Certaldo,
Viefca, Terrai', Catignano, e Moncione,
E'I Barberifchio ,(^)e Gambaffi, di faldo,
42. E Gangereca,0) come qui fi pone,
Cafa Guicciardi ,(*) e Loro , eh' ognuno ftaco
Era gran tempo in fua giuridizione.
43. Lo Spedai di San Sebio racquiftato
Fu, ch'era del Comune, ed era prefo
Di'Grandi, che l'avevano occupato.
44. Molto degno farei d* effer riprefo,
Ssd io taceffi il caro Cittadino,
Che feflj capo a far ciò, ch'hai intefo.
45. Di popol fu antico Fiorentino ,
E Caruccio del Verre fu chiamato ,
Ched abitava Oltrarno a fuo dimìno.
46. Nel detto tempo rifuggito in Prato
Er' un , ch'avie fatco un gran malificio
Dentro in Firenze, donde e' fu mandato
47. A' Pratefi per parte dell' Uficio
De' Signori Prior ,• che '1 malfattore
MandalTer di prefwnce al ior giudicio .
48. E' Pra,
AN. DI CRISTO I2p3. E S£GG. 83
48. E' Frate fi per non perder l'onore.
Negarono il mandare, e noi mandaro»(^
E' Fiorentini fenza più tenore,
49. In diecimila lire condannaro
Prato , fé '1 giorno non fofle venato
Il malfattor , ed e' fé ne gabbaro .
50. Ma ficcome fu il termine compiuto
I Fiorentini T ofte vi bandirò,
E 'n queftp modo era il Comun temuto.
51. Come i Pratefi dei bando fentiro,
'Si mofler co' danari, e col prigione,
E vennero a Firenze con fofpiro ,
52. Molla era l'ofìe già col Gonfalone,
Quando il pregion fu venuto m Firenza>
E pagaro anco la condannagione .
53» Del malfattor fi feguì la fentenza,
L' ode rimafe , e non feguicò il giuoco ,
E' Pratefi di peggio ebber temenza.
54, Nel dett'anno in Firenze apprefe il fuoco
In Torcicoda, e ftefe tanto T ala ,
Ched arfe trenta cafe in molto poco.
5$. Nel detto tempo T Arte a CalimalaO
Fé ingheronar di marmo San Giovanni ,
La cui bellezza per ancor non cala ;
56. Che di macigno era flato molti anni,
E tutte arche , e fepolchri fur levati .
Che di fuor davano a molti occhi affanni.
57. Nel detto tempo effendo in mar rubati
Normandi fottopofli al Re di Francia ,
Da'Guafcon d'Inghilterra, richiamati
F 2 sSs Si
84 CENTILOQTJIO CANTO XXXI.
58. Si furo al Re , ed e' non V ebbe a ciancia 9
E fé richiedere il Re d'Inghilterra,
Il quai teneva per forza di lancia
S^. Tutta Guafcogna , fé il libro non erra,
E dovevane dare alcuno omaggio
Al Re di Francia , per non aver guerra.
60. E coniandogli, che tutto il dannaggio.
Che ricevuto avea la fua gente
ReflicaifTe ; non già per meffaggio,
61. Ma comparine a lui perfonalmente,
E pagaffe il tributo di Guafcogna ,
Fra certo tempo rerminatamenre.
61. Onde Adoardo fel recò in vergogna.
Mandò Mefler Amondo fuo fratello
A far l'ammenda, e tutta la bifogn^.
63. Ma'l Re di Francia non accettò quello,
E foiamente per aver cagione
Di torgli la Guafcogna fanz' appello.
64. Onde fi cominciò guerra , e tendone
Tra la gente Francelca , e Tlnghilefe,
Come più innanzi ne faren menzione-
65. L' anno feguente il Re di Francia prefe
11 fratel MelTer Carlo di Valofa,
Ed in Guafcogna il mandò ài palefs
66. Con molta gente, e mai non ebbe pofa,
Ch* egli acquiftò la Città di Bordella ,
Ed altre Terre, ch'io non ne fo chiofa ,
6j. E mife in mare Armata grande , e bella
Contro al IÌe d' Inghilterra ; e partimento
Da qaefro fo per dir d'alerà novella.
6S* No-
AN. DI CRISTO I 2p4. E SEGG, 85
ÓS. Novantaquaccro con miiJedugenco
Corrie ài Luglio, e la Ghiefa era ftaca
Più di due anni fanza reggimento.
(Jp. De' Cardinali turca la brigata
Era in Perugia , e dalli Perugini
Eran coltretti di far la chiamata
70. Del nuovo Papa ,* e non avendo quini
Tra lor concordia , ma gran quiftione ,
Non volendo de' lor , nò de' vicini ,
71. ElefTer Frate Pietro del Murrone,G)
Ch'era a Sermona ("^) nel Monte romito,
E Papa Cclellin nome fi pone .
72. E mandato per lui, e comparito.
Fu 'ncoronaco ; e 'i Settembre vegnente ,
Come con Cario prima aveva ordito,
73. Dodici Cardinal fé di prefente.
Che fur la maggior parte Oltramontani , (")
Ciafcun del Re di Cicilia fervente .
74. E fatto queiìo , tra' Napoletani
Tirò la Corte , e f u ben ricevuto
Dal Re, e poi da tutti i Terrazzani.
75. Poco vi flette, che fu conofciuto
Per ignorante, non alletterato,
E' 1 Papa poi , che fi fu avveduto,
76. Ch'era da' Cardinal poco apprezzato.
Pensò come pocelTc tal compagna
Lafciare , e rinunziar tutto il Papato .
77. E'I Cardinal Benedetto da Lagna
Savio, ed aftuco, e grande Ghibellino,
Come colui ^ch'era perfona magna,
F 3 78. Sea-
8<J CENTILOOyiO CANTO XXXI.
78. Sentl'i voler del Papa Cileftino,
E difle al Re dì Cicilia da canto
Tutto r effetto con dolce latino ,
7p. Giugnendo; Stu fai ch'io iìa Padre Santo ^
r (alò medicina de' tuo' mali ,
Contro a colui, che ti nimica tanto.
80. E Carlo fé, che' nuovi Cardinali,
Ed alcun altro amico fuo perfetto,
Promifer dargli le boci leali.
8i. E fatto quello, Meffer Benedetto
Al Padre Santo andò, e diffe : Io odo.
Che voi di rinunziare avere detto.
82. Ed a volere fcioglier quefto nodo,
Vi convien far nuova legge , e dicreto ,
Che parli in quefta forma, e 'n quefto modo:
83. Che fé alcun Papa foflè si difcreco.
Che rìnunziar per fantità voleffe,
Il poffa fare; ed e' ne fu sì lieto,
84. Che mili'anni gli parve, che faceflc
Chiamare i Cardinali a conceftoro, '
E fatte ch'ebbe le cofe promefle,
85. Ed e' fi traffe in prefenza di loro
La Corona, e'I manto, e gli altri arnefi ;
Lafciò il Papato, e tornò al Romitoro.
85. Regnato avea otto dì, con cinque mefi,(o)
Poi fu eletto in picciolino fpazio
Q^iel Cardinal, che di (opra diftefi ,
87. E fu chiamato Papa Bonifazio;
E di N?poli ufcì fanza indugiare,
E'nfinchè non fu a Roma, non fu fazio.
88. E là
AN. DI CRISTO 1 294. E SEGG, 8/
88. E là con feda fi fc 'ncoronare,
E Guelfo diventò, perchè gli lece*
E fé per Carlo ciò, che potè fare.
8p. E la primaia provvifion, che fece.
Volle provar di far tra i due Re pace,
E de' fuoi Cardinal vi mandò diece.
pò. Ma loro andata fu tutta fallace.
Perchè pace tra lor non vi capeva,
E ritornarli al luogo lor verace.
pi. Sentendo il Papa, ch'alcuno diceva,
Ch'e'non era vero Papa infino,
Che quel, eh' avie rifiutato, viveva,
p2. Tanto ne fé cercare ogni cammino ,
Che a Fummon (p) fu trovato , ed ivi flette
Prefo , al voler di chi l'avea in dimino.
p3. Ma poco tempo in quel luogo vivette,
E quivi volle, che fi ibtterrafiè
Addentro delle braccia più di fette,
P3. Perchè '1 fuo corpo mai non fi trovaffe.
Vivendo Bonifazio , che tu hai
Comprefoj ma non fo, che fi montaffe
^^, Iddio per lui fé miracoli affai ,
E fu San Piero del Marron chiamato,
Come più innanzi ancora troverai .
^6, Bonifazio fu fa^vio , ed infegnato ,
Ed aggrandì la Chiefa , e* fuo' parenti,
E fedì molto temer d' ogni lato .
97. Nel detto tempo fero i fondamenti
Di Santa Croce i noftri Fra' Minori,
£ furvi moki Vefcovi prefenti >
F 4 p8. E pi4
88 CENTILOQUIO CANTO XXXU
p8. E più Prelati , e li Signor Priori ,
E fuvvi il Capitano, e '1 Poteftade,
." E viepiù altri Ufìciaii , e Rettori ,
pp. Uomini, e donne di queila Cittade,
Con iitormenti , e canti ad alta boce ,
Con molta fella, e gran Iblennitade .
100. E fa di Maggio il dì di Santa Croce p
E cominciar di notte alle Cappelle ;
Ma poco innanzi allora andò la foce •
Parcomi ornai da sì fatte novelle .
FINE DEL CANTO XXXU
NOTE AL CANTO XXXI.
Arg. (t) MSS, D'Orto San Michele.
1 7. (.1) Tem. Co' fei Priori quaji di fefio in feflo •
-;. (b) Srr. e Magi djlla ,
25. (d/ Srr. e Magi. Baralo . (d) Ivi, Gialli.
30. (e) Ivi, Amidei ', errore.
31. (£) Tem. e di ciò nanfa.
35. g) Tem. E della,
41. (h) Vili. 1. 8. e. 2. Barhifchi,
42. (i) Str e Magi Gangbereta , (*)Yi\\, Guicciardini ^
48. ik MSS. mandarono .
55. (*; MSS. di Calimala ,
71. ^1) Vili J. 8 e. «? Morrone . (m) Ivi , Selmona .
73. (n) Magi e Scr. Tramontani ,
85. (o) MSS. Regnato avea cinqu' anni ,e otto mejì '■, n\ti.m-
feftn errt-re , che bifcgna correggere , come fi è poflo ,
^2. (p) jMao;). Che Snnoa » Str» e Tem. Che a Frimon
Vili.; COiì i
CAN-
«9
CANTO XXXII.
ARGUMENTO.
ANNI DI Di Meffer Corfo noflro Fiorentino , villani
CR. 12^4. E di crear Santa Maria del Fiore t 1.8. e. 8,
e fegg. E che (f) mori Ser Brunetto Latino , e fegg.
E della Baronia , che in Fiorenza
Si ritrovò (a) il Re Carlo in fua frefenza .
1. T TN MeOer Gianni di Lucin da Gommo W
U Podeftà di Firenze , di Gennaio ,
Era il dece' anno nell' ufìcio in fommo;
2. Quando due Cavalier conforti in paio
Colle coltella s' erano azzuffaci ,
Non riguardando T un l'altro pe '1 Vaìo^
3. Meffer Corfo, e Meffer Simon Donati,
Ed un famiglio di Meffer Simone
Morto per colpi, che gli furon dati.
4. Avuta il Podeftà informagione.
Che Meffer Cor(ò avea morto il famiglia 3
Formò contro di lui la 'nquifizione .
5. E Meffer Corfo , per altrui configlio,
Andò dinanzi con ardito volto ,
E tutto M popol ne flava in bisbiglio,
6. Maravigliandofi cìafchedun molto.
Che '1 Cavalier s'era rapprefentato.
Ed egli in breve tempo fu profciolto,
7. E quel Meffer Simon fu condannato.
Perchè quell'altro aveva ricevuto,
E 'i Podeftà ne fu vitiperato .(e)
S, Per.
JO CENTILOOyiO CANTO XXXII.
8. Perchè al romor cucco '1 popol minuco
S'armò, e crafTero a Gian della Bella,
Ch'era lor Caperai gran cempo iffuco.
9. Ed e* veggendo si fatta novella ,
N' andò a* Priori , e quella gente accorta ,
Muoia la Podeftà , gridando (^) in quella »
10. E del Palagio fuo arfè la porca,
Rubaro il Podeftà, e fua famiglia,
E MelTer Corfo fuggì fenza fcorta.
11. E pare a me una gran maraviglia.
Come la vita in quel furor cam.paro ,
Che pure a legger paura mi piglia •
12. E li Signor Prior fé ne turbato.
Ma pur crovaron modi con lor bandi ,
Che'l popolo arrabbiaco racchecaro.
13. Apprefìò a quefto cucci quanci i Grandi;
Che giammai non dormivano in penfare
D' abbaccer Gian , ficchè più non comandi ;
14. Perchè fu quel , eh' aveva facri fare
Gli ordini di giuftizia ; anche fu quello.
Che volle cor , pe' Grandi dibadare ,
15. A'Gapican della Parce il fuggello ,
E 'l mobil , eh' era grande quancicade ,
E metcere in comun fanza rappello.
16 E nop perchè non folle in veritade
Verace Guelfo; ma per quel, ch*èdecco>
E per c^refcere al popol libercade .
17. Veggendo farfi cocanto difpecco
A quefto Gian , che non pofavan mai ,
E ciò , che volea, quafi aveva effecco,
18. Col
AN. DI CRISTO I 294. E SEGS. 9I
18. Col Collegio di Giudici, e Notai,
Che fi tenean gravati da Giano ,
E con molti altri popolani affai ,
19. Si riftrinfero, e poi fecerW di piano
A lor modo T uficio de' Priori ,
Che a quel tempo fé ne faceanoC^") a mano;
20. E innanzi tempo poi fi trafler fuori,
Poi , come furo entrati neir uficio.
Mandar pel Capitan come Signori,
21. E differgli; Tu fai lo malificio ,
Ch'è fiato inverfo al Podefìà commeflb.
Con vergogna comune , e progiudicio ;
22. E però fa, che tu formi il procefib
Contro a coftoro ; e diergli per ifcritto
Gian della Bilia, e più altri con efl*o.
23. Ed egli il tolfe , e per cotal dilitto
Formò la'nquifizione, e fu richiefto
Ciafcun di loro, come giufto,e dritto, (g)
24. Quando il popol minato fentl quefto,
Andonne in San Martino a Giano (^) accorto,
E 'n fiia difefa fi profferfer pretto .
25. E 'l fuo Fratello a San Michele in Orto
Traflb di botto fuori il Gonfalone ;
Vedren, dicendo, chi ci farà torto.
26. Gian, eh* era favio, e con difcrezione.
Quando fi vide ingannato, e tradito
Da chi dovia difender fua ragione,
27 E '1 grande raunare ebbe fentito,
Ch' avevan fatto i Grandi per lo certo.
Fra gli altri rei prefe il miglior partito,
28. E di(-
pi CBNTILOQyiO CANTO XXXII.
28. E dille; Io voglio innanzi efTer diferto »
Ch' a mia cagìon fi gualH la Ciccade ,
Bench'io riceva per ban far mal merco,
29. Poi fi partì, fperando , per pìecade
De* popolani , d* eflèr cancellaco ;
Ma e' potè viepiù la crudelcade .
30. E con molti altri allor fu condannato
Nella perfona, ed i lor bsn disfatti.
Per tuibator ad pacifico flato;
Ji, Né potè mai aver criegaa, né patti
Della tornata coi popolo arcigno,
Ed in efilio morì per que' fatti.
32. Bea diile Dance Poeta benigno,
De* Fiorentin parlando nell' affanno:
Ma quello ingrato popolo maligno
33. Di quel Gian della B^lia fu gran danno j
Ma furgli contro tutte le fortune.
Perchè in Firenze,;/penfe ogni tiranno. W
34. Quefti fue amavòr del ben comune.
Con lealtà più, che non fé Fabbrizio,
E fempre del ben fari tirò la fune;
35. Ma potè più, che la virrude , il vizio.
Ver' è , che molto fu prefuntuofo ,
E vendicar Ci volle d'ogni indizio,
36. E fece di pale le , e di nafcofo
Col braccio del Comun contro agli Abati >
Sicché di fua vendetta fu gioiofo.
37. Forfè per quefto,e per altri peccati.
Piacque al Signor, eh* e' foffe giudicato
Con gli ftacuci , W eh' egli avea criati .
i8. Ma
AN. DI CRISTO 1294. E SEGC. p3
38. Ma certo Ila, che net tempo paiTato
Niun s'è facto del popolo campione,
Che 'n fine non ne lìa male arrivato»
3p. E tieni a mente, amico, il mio lermone>
Che'! popol di Firenze poiché Giano
Ci fu cacciato , non valfe un bottone .
40. N^l detto tempo, quafi a mano, a mano
Si volle crefcer la Chiefa maggiore >
E^l Cardinal la fondò di fua mano ,
41. E confecrolla , a grandillìmo onore ,
Settembre, il giorno di Santa Maria,
Nomando lei Santa Maria del Fiore»
42. Che Santa Reparata era di pria ;
Ed ordinar di farla molto bella,
Come a Firenze allor fi convenia ,
43. E farvi per la Santa una Cappella,
E ch'ella fofTe di marmo murata,
Sicché avanzaflc ogni altra Chiefa quella.
44. Ed affegnato allor le fu d' entrata
Quattro danar per lira, fi ragiona,
Della pecunia dal Comun pagata ,
45. E due foldi per capo di perfona.
Poi è crefciuta , e paflato il fegnale ;
Ma quando gli ha , e quando s' abbandona .
4(5. E fappi , che lo detto Cardinale
Concedette a ciafcun gran perdonanza ,
Che le faceffe aiuto temporale .
47. Nel detto tempo, com' è loro ufanza ,
I Ghibellin trattar, che MelTer Gianni
Vicar d'Imperio, colla fua pofTanza
48. Ve-
5^4 CENTILOQyiO CANTO XXXII.
48. Veniflè, e venne a Arezzo ne' detti anni .
Qnivi ranno gente d' ogni canto ,
E diede a* Guelfi un anno molti affanni .
4p. Al fine tanto fece il Padre Santo,
A richieda de' Guelfi Fiorentini ,
Ch'c'fi parti, quand'ebbe fotto'I manto
50. Trentacinque migliaia di fiorini.
Tornoffi a cafa, e con molto fofpetto
Lafciò in Tofqana tutti i Ghibellini .
51. Nel detto tempo morì Ser Brunetto,
Che compilò» e fece il gran Teforo,
E le chiavi di quello, e'I Teforetto,
52. E di più altri libri fé lavoro,
E fu il maggior Filofafo per certo.
Che *n quefte parti faceffe dimoro.
53. E Rettorico fu valentre • e fperto.
Del Comun di Firenze X)ettatore>
E fcorfe i Fiorentin nel dire aperto.
54. In rima fu folenne dicftore ,
Né fu in Firenze a'fuo'dl Cittadino
Con più ingegno, né di più valore.
SS' Salendo Dante , e quegli andava al chino,
E fé menzion nel fuo primo Trattato (0
Del fopraddetto Brunetto Latino.
56. Nel detto tempo il Papa nominato
Colonezzò con gran folennitade
Luigi Re di Francia incoronato.
57. Il qual morì per la Criftianitade
A Tunifi, e moftrò, fé ben comprendo.
Di ;niracoli grande quantitade.
58. NV
AN. DI CRISTO I 2p5. E S£GG- 9$
58. Negli anni miiledugenco, arrogendo
Novancacinque , di Luglio , i Magnaci
li Popol , ch'era allor, disfar volendo,
55P. In parte infieme fur pacificati ,
Ed a baldanza de' Priori anìici ,
Poch'ebber molti fanti raunati ,
60. Prefente que' Priori , ed altri Uficj ,
Difler : Voglian , che quegli ordinamenti
Della giuftizia fien corretti quici.
61. E quando fi lènti , fra T altre genti
Tutta la Terra ad arme fanza fallo
Andò > perocché n' eran malcontenti.
62. E' Grandi armati a piede, ed a cavallo.
Col feguito, che avevan fi fchieraro
In tre luoghi, più chiari, che '1 criftallo.
63. A San Giovanni una parte n'andaro,
E la'nfegna ebbe, fecondoch* i' truovo,
Meffèr Forefe degli Adimari chiaro.
^4. E la feconda fu in Mercato nuovo,
Meffer Geri (n^) Spini , con chiara fronte.
Ebbe tra lor la'nfegna, e cosi pruovo.
65. La terza fu al Ponte Rubaconte,
Meffer Vanni de' Mozzi ebbe la'nfegna
Di quella gente, ch'era al detto Ponte.
66. E 'I popol tutto a riparar s'ingegna,
Aflerragliando le vie d'ogni parte,
Perchè la gente addoffo lor non vegna ;
67. E raunarli con fenno, e con arte
Cpl Podeftà , e co' Prior predetti ,
Che 'q Cafa Cerchi eran, dicon le carte.
(58. E per.
9^ / CENTILOQyiO CANTO XXXII.
68. E perchè que' Priori eran fofpatti
Al popol , fei compagni fi die loro.
D'ogni Sefto un, valoroG, e perfetti.
6p. Sentendo i Grandi i modi di coftoro,
Perderono ogni ardir, perchè più forti
Vedieno i Popolani in quel dimoro.
70. Certi buon uomini allor furo accorti ,
E fer, che cìafchedun fu difarmato,
E volentier tornarono a' lor porti •
71. E gli ordini campar nel primo flato,
Salvochè dove dice lo ftatuto ,
Che per due Teftimon fofTe provato,
7*2. Che fofler tre ; e ciò fu conceduto
Da que' Priori contro a ogni volere
De' Popolan , che non Y avien faputo .
73. Ma quando ufcir d' uficio , al mio parere,
Furon lor dietro le panche picchiate.
E bifognò lor di peggio cernere.
74. E non paflaron poi molte giornate,
Secondochè lo libro ci ammaeftra ,
Che le parole aggiunte fur dannate.
75. E furo a' Grandi tolte le baleftra,
E per iftima ne furo pagate,
E mefle nella Camera maeftra.
76. E tutti quanti i piccoli Cafati
Fur fatti nuovamente popolani.
Acciocché i Grandi fofTer dibaflati .
77. Ed a far quefto facto fur fovrani
Mancini , e Magalotti , ed Alcoviti ,
Psruzzi , ed Acciaiuoli, e Cerretani.
78. Ne.
AN. DI CRISTO I 295 . E SEGG. 97
7S. Negli anni, che za hai dinanzi uditi.
Morì il Re Anfafo di Raona ,
E Don Giam fuo frarei, iànz' altri inviti,
7p. Di quei Reame prefe la Corona ,
E Cicilia cenea conerà al volere
Di Carlo, che col cuor non T abbandona.
So. Veggendofi coca! forza, e podere.
Temendo, eh' entro non v' entraiFe il tarlo.
Pensò , com' e' potelTe pace avere
Si. Con* Santa Chiefa , e colf alto Re Carlo.
E Papa Bonifazio fé '1 trattato ,
Ed accordogli, copie qui ti parlo,
82. Che'l Re Don Giam doveva dal fuo lato
Render, come colui, che l'altrui toglie,
L'Ifola a Carlo in pacifico flato,
83. E dovea la figliuola tor per moglie,
t E doveva gli (latichi lafciare.
Che lafciò Carlo, per ufcir di doglie:
84. Ciò fur coloro, che udirti contare,
Ruberto , con Giovanni , e con Ramondo
Figliuol del detto Carlo, ciò mi pare.
85* E dal fuo lato il Re Carlo giocondo
Promilè , che farebbe rinunziare
A Carlo di Valofa , fanza pondo ,
^6. Al privilegio , che poteva ufare
Contro Aragona, (Iccome conceflb
Gli avea Papa Martin, per fuo. ben fare.
87. E per fornire ciò, eh' 1' ho detto adefTo,
Non mandò Carlo a Carlo di Valofa,
Ma in perfona v'andonne egli freHo,
VqI.JV. G 88. e per.
p8 CENTILOQUIO CANTO XXXII.
88. E perch'egli adentìffe ad ogni cofa.
La Contea d' Angiò gli ebbe donata ,
E r altra iiglìa gii die per ifpofa .
8p. Tornando il Re colia W cofa ordinata ,
E co' figlino' cavaci di prigione,
Giunfe a Firenze colla fua brigata 5
pò. Dove trovò il fao quarto garzone ,
Carlo Martello Re deli' Ungheria ,
Inconcrogli venuto a tal cagione.
pi. Dugento Cavalieri in conripagnia
Avea a fpron d'or veftiti d' una velia ^
Che non fu mai sì bei!a Baronia .
p2. Penfa , Lettor, che letizia fu quefia,
Giugnendo Carlo, e quel di Monferrato,
Che la terza figliuola aveva chiefta.Co)
P3. Non potre'dir, com'egli fa accettato
Da' Fiorentini onorevolrneute,
E quanto egli ebbe quell'onore a grato;
P4. E molti Cavaiier fé di prefente.
Poi fi tornò a Napoli di botto.
Co' fuo' figliuoli, e con tutta fua gente.
^^, Fornito, ch'ebbe, come favio, e dotto>
Ciò , che doveva far dalla fua parte ,
Della Cicilia fi trovò al difotto .
9^. Don Giam , che v' era, fen' andò da parte,
E Federigo fuo frate! carnale ,
Per fé la tenne, e fé contro alle carte,
P7. E feffi dar la Corona Reale
Contro al voler ódh Chiefa, e'ngannato
Rimafe Cario , offendo lui leale.
pS. E1
ANe DI CRISTO I 295. E SEGG. 99
98. E'iPapa contro aDonGiam ne fu indegnaco,(p)
E fe'l citar, che comparifl'e a Coree,
E'I feguente anno ubbidì al mandato.
99. Ed appreilb crucciato molto forte
Fu Bonifazio (a) contro a Federigo,
Che di Cicilia teneva le porte.
100. Di cui fi folle il fallo non ti ftrigo.
Perchè no 4 trovo , e ragion mi comanda,
Ch'immuti verfo, e però me ne sbrigo,
E nel feguente muterò vivanda.
. FINE DEL CANTO XXXII.
NOTE AL CANTO XXXIL
Aig. (f) Tem. E co?ne . (a) Magi, e Sti\ fi trovò .
I. (b) Tvlagl. Mejfer Gìa7ini di Luccio da Cornino , Str.Ufi.
Mejfer i ec. Tem. di Luciano , Villani , Gianni da Lu-
cido di Cornino .
7. (e) Tem. vituperato; e così quali fempre .
ff. (d) Tem. il Podefià , gridavo .
ip. (e) Tem. fece . (f) \s\,fifacea.
^3. (g) Magi, e Str. Cifcun di loro giufto ) e diritto*
24. (h) Tem. con Giano ; errore .
33. (i) Tem. danno .
37. (k) Str. e Magi. E gli ftatuti *
55- (1) Màgi, e Str. Canto,
6^. (m) MSS. Ruggieri,
%9. (n) Tem. colla fua cofa ,
92. (0} Quefta ftanza manca nel Codice Tempi .
<>8. (p) EHVapa contro a Gian fu ingannato,
99' l<l) Tem. Bmnfaz,io', e cosà'^uall fempre.
CAN'
100
CANTO XXXIII.
ARGUMENTO.
ANNlt)! Tie^ Snr acini alcuna cofa contai villani
©u. 1 25? j. Di Cafidfi-anco , e Caftel Sangiovanni , 1.8. c.14,
e fegg. DelRe di Francia ancora , che più monta , e fegg.
Del Conte a Monte feltro Fra Mimre ;
E di più altre co fé di "valore ,
l./'^Ento novantacinque, cento, e mille
V-.i Correvan gii anni per quefti paelì^
Di quel , che /ìgnoreggia tutte ville ;
2. (piando tra loro iniieme i Genove/i
Si combatterò Guelli, e Ghibelieni ;
E poich' e' furon duramente offe li ,
g. Si moiìer certi lor buon Cittadini ,
Per mecter pace, o triegua nel trattare»
Spinoli, ed Orj mandar per vicini i
4. E quando vider di poterlo fare,
I Guelfi ne cacciar , come ribaldi ,
Che s'eran iti già a difarmare.
5. Principalmente furono i Grimaldi,
E molti lor feguaci n' ufcir faore >
E' Ghibellini fi rimafer faldi .
6> Nei predett* anno eflendo Imperadore
De* Tartari, e de' Perfi Baldo Cane,(t)
Fratel d' Argon, eh' a Criftian portò amore ^
7« Viepiù di lui fece opere Crifliane ;
Onde li Saracin fer, che'l figliuolo
D' Argone, contro a lui fé cofe ftrane ;
8. E ven-
AN. DI CRISTO 1 195. E SEGG. lOt
8. E venne a pecco a lui con grande fìuolo,
E veggendofl Baido aiTalire ,
Al iuo nipoce , non fenza gran duolo,
9. Volfe le (palle , e mifefi a fuggire .
Caffano il fopraggiunfe, ed ebbe! morco ,
Ed ifconiicci i fuoi , com' ho da dire . W
10. Ed a pigliar la Signoria fu accorto.
Con moki Saracin , che feco avia ,
Né trovò chi dicelTe; cu hai il torco.
11. Quando fi vide nella Signoria,
De' Saracini diventò nimico,
E de' Criftiani voHe compagnia,
12. E diftruffe ciafcurì, che per antico
Daci gli avea più configli rei. *^
Lafcio di quello, e d' alcre cofe dico*
13. Nel mille poi du^ento novanzei,
Eilèndo il Bolognese con lor genc^
Ad Imola, ficcome intender dei,
14. Mainardo Ubaldini di prefente
Giunie , e percoiTe colle fue mafnad^i
Ed ebbei^li fconfitci incontanente ,
15. E lènza indugio ebbe poi la Cictade>
Ed ebbe prefi ne ila faa p re lenza ,
De' Bolognefi grande quanticade.
16. Nel predett' anno il popol di Firc:3za^
Volendo alquanto dibalT'aré il grado
De' Pazzi , ed Ubertini , e Idr potenza *
17. E farfi forti i Guelfi nel Contado,
Che dì foccorfo non aveller manco ,
Fé due Caftella in mezzo piccol guado (^)
G 3 iS. Sii
102 CENTILOQyiO CANTO XXXIII.-
i8. Sa* nel Vald^rno ; e T un fu Caftelfranco ,
E J' altro poi ^ fu Caft'el San Giovanni,
Che d' abbellirfi non fu mai fianco.
ip. Gli abitanti fur franchi per dieci anni
D'ogni fazion , onde multipricaro ,
Perchè moki fedel fuggir gli affanni
10. De' Conti, ed altri, che vi s'accafaro-
Lafciamo fìar di quel, che fi ragiona,
E diretti d'altro, che ci fia più caro.
21. Nel detto tempo Don Giam di Raona,
Colla fua madre Reina Goflanza ,
Dinanzi al Papa comparì in perfona »
22. Ed in fua man giurò, e con leanza
La fcufa fé, che contro a fuo volere.
Don Federigo a Carlo fé fallanza ;
2 2. Profferendo fua forza, e fuo podere,
Prefente Carlo, a racquiftar Cicilia,
Contro al fra tei , perch'era dei dovere.
24. Allora il Papa inver lui s' aumilia,
E ricomunìcollo di leggiere,
E dielli benedizion ben centomilia».
25. E della Chiefa il fé Gonfaloniere ,
Ed Ammiraglio in mar, quando il pafTaggio
Incontro a' Saracin fo0'e mefliere,(c)
26. E diegii di Sardigna fìgnoraggio ,
E fé , che Carlo a Ruggier dell'Oria,
Dimife in tutto ogni pafTato oltraggio.
27. Fc'j fuo Ammiraglio, ma quando lentia
Don Federigo, che contro a lui puore,
Prìvollo di ciò, che'n queflo mondo a via,
28. Eia
AN. DI CRISTO I29<5. E SEGG* . ÌO5
28. E la teda ragliata ebbe al Nipote.
Non più di quella, ma d' un' altra guerra.
Che fi comincia con dolenti note ,
2p. Nel detto tempo, k'I libro non erra.
Guido Conte di Fiandra, e quel di Bari
Lafciaron Francia , e dierfi all' Inghilterra ,
30, E quel, perchè fi fecero avverfarj.
Fu , perchè il Conte di Fiandra avie data
La fua figliuola con molti danari
31, Per moglie ad un, che non T avia menataj,
Figiiuol del Re d'Inghilterra, nimico
Del Re di Francia, e della fua brigata.
3i. Ond' e! mandò pe 'i Conte, coni' io dico.
Per la Contefia , e per la fìia figliuola ;
E compariti al lor Signore antico ,
33. E lo Re diffe: Senza mia parola,
Conte, dalla Città non ti partire,
E in prigion mife la fanciulla fola ,
34. Acciocché non fi potelìe feguire ,
D' eiìcr di que', che l'avea Ipafata .
Poco vivetre, e dopo il fuo morire,
35. Si difie, ch'era Hata avvelenata.
Udendo il Conte tal novella poi,
Si partì di Parigi alla celata.
^6, Tornato in Fiandra fi dolfe co'fuoi,
E fé tutte fue Terre rubelicir$
Dal Re di Francia, come intender puou
37. Ruberto primo fuo figlio W a guarda r^
In Lilla mife, e in Dosi GuìgUelmo(^)
Il fuo figliuol fecondo fece (lare;
G 4 38.Mef-
ÌÒ4 CENTILOQUIO CANTO XXXIII.
38. Mefler Giovanni il terzo ebbe coir elmo
La guardia della Terra di Colerai ,
Ed il Conte rimafe (end' io mi l'melmo)
3p. A guardia a Bruggia , e, ficconne udirai.
Il Duca di Bramante mife in Guanto,
Dicendo; Guarda come puoi affai .
40. E '1 Re di Francia lì fu moffo intanca
Con più di diecimila Cavalieri,
E popol tal, ch'i' non potre'dir quanto;
41. E giunfe in Fiandra, e per tutti i fentieri
Guaftando andava ogni contrada, e villa,
Siccome s' ufa in sì fatti meftieri ;
42. E pole Torte alla Città di Lilla,
Dove guardava il Sir ài Falcamonte^
Nella qual vittuaglià poco ftilla.
43. Più non poffendo , fé calare ri ponte >
Ed arrendere, fàlve le perlòne,
Poi fi partì con vergognofa fronte.
44. E '1 Re prefe la Terra per ragione.
Ed a Bari mandò le genti dette ,
Anche guaftando per cotal cagione «
45. Nel mille poi dagento novanzetce--
Re d' Inghilterra , e' Conti, e lor compagna
Avendo fatto lega, e cofe firette
46. Collo Re Attaulfo della Magna,
Quel d* IniyhiJTerra trentamila marchi
Di ftarlin (0 gli mandò fanza magagna,
47. Perch' el venide con baleftre, ed archi,
E con tutto fuo sforzo , ed e' in perfona
Prornife di portare i detti incarchi-
48. Dall'
AN. DI CRISTO I2P7* E SEGG. lOJ
48. Dair altra parte , come fi ragiona ,
FurTedefchi , e Fiamminghi a far vergogna
Alla Contea d'Artefe, che qui fuona.
49. Tornando il Conte Artefc a Guafcogna
Con gran Cavalleria di Francefchi ,
Si fece loro incontro aUa bifogna.
50. Ed abboccati infieme, far manefchi,
E percofl'ero a lor per tal conforto,
Ch' egli fconfifTer (g) Fiamminghi , e Tedefchi^
51. Ed il Conte Guiglielmo vi fu morto, (^)
E ben tremilia per cotal trafitta
Furon tra morti , e prefi a quefto porto*
52. Prefe Forens O dopo la fconfitta,
E quante Terre avie nella marina
Fero i comandamenti alla diritta.
53. Attanto il Re d'Inghilterra cammina,
E con gran gente , e grande armata appreffo
Fu arrivato in Fiandra una mattina,,
54. Come a! Re della Magna avea promefla*
Ed afpettando a Guanto, eh' el venifie,
E'I Re di Francia ebbe ordinato ad effo,
$$. Che della Magna non fi dipartiffe .
Come fé '1 fece , rimafe fotterra ;
Ma tanto ti fò dir, che alior fi difTe ,
$6. Che'n fuo paefe gli fé muover guerra j
Ed altri diflè , che pecunia il tenne
Viepiù, che quella del Re d'Inghilterra,
57. E quel fu la cagion perchè non venne •
Trovandofi Adoardo si ingannato.
Da Guanto tofto partir gli convenne.
58. E ia
106 CENTILOQUIO CANTO XXXIII.
58. E in Inghilterra (I fu ricornacó ,
E quel Conte di Fiandra , che udit' hai ,
Lafciò ia Guanto molto addolorato.
5p. E'I Re di Francia arrivaco a Colerai,
Appreifando del verno la ftagione ,
Ebbe novelle, ficcome udirai,
60. Che '1 Re di Paglia per commiilìone
Del Papa, in Francia veniva per fare
0 pace, o triegua di cotal quiftione.
61. Ond'el fi moile lanza dimorare,
Lafciando in Lilia , e *n Coltrai molta gente ,
Ed in Parigi fi tornò a pofare.
62» Trovando Carlo di Puglia prefente ,
Ne fé gran fefta, e la criegua ordinaro
Per du'anni, e non più , sì veramente,
63. Che Brugcia ,e Lilla, e Colerai ,ch' acquiftaro
1 Cavalier Francefchi , rimanedb
Al Re di Francia, e cosi Taffermaro.
^4. prima, che'l detto termine 0') compielfe,
E lo Re d' Inghilterra buona mancia ,
Pensò di fare , perchè pace avelie ; W ^
6$. E la fuora carnai del Re di Francia
Tolfe per moglie, e fece buona pace,
E cìafcun l'ebbe caro, e non a ciancia.
66. Della detta matera qui Ci tace,
Perchè abbian detto del tempo nomato.
Del quale ancor parletem , s' a Dio piace,
Ò7# Nel detto anno tenendofi gravato
Il Bonifazio da due Cardinali ,
Che nella fua lezion V aveaa noiato ;
6B. De
AN. DI CRISTO I 2p7. E SEGG. I07
<58. De'CoIonnefi furo, e fappi quali >
MefFer Iacopo V uno, e MefTer Piero;
E loro avendo a nimici morcaii,
dp. AvvQnnQ, ficcome avvien di leggiero >
Che Sciarra lor conforto alcune fome
Alia Chiefa rubò, e ciò fu vero,
70. EiTendo al Papa rapportato , come
Alcun della Colonna avie rubata
La Santa Chiefa, e raccontava il nome,
71. Alla malavoglienza , che portata
Avea un tempo contro a' Colonnefi ,
Aggiunfe quefta peflima ambafciata.
72. E'I procelfo formò, s' i' ben compre(I>
Contro a que'due Cardinal nomati, 0)
E lor conforti celati, e palefi:
73. Che in quel dì s' intendefler privati
Del Cappello, e degli altri benificj.
Cosi dell'avvenir, come acquiftati,
74. E le lor cafe mi(è alle pendici,
E' Colonnefi allor fi rubellaro
Dal Papa, comparenti, e con gli amici,
75. E molti de' Roman li feguicaro ,
Perocch' egli eran forti , e in lor dimino
Avien più Terre, le quali guardaro ,
76. Cioè, Colonna, Nepi , e Peleftrino,
Con quali al Papa facien guerra piena ,
Rubando ognun, ch'andava per cammino.
77» E '1 Papa die perdon di colpa , e pena
A ciafchedun, che 'n avere, o ^n perlbna
Gli danneggiale per sì fatta mena ,
78. E Ne-
Io8 CENTILOQyiO CANTO XXKIIU
78. E Nepi, ficcome qui fi ragiona,
Fece aflediare , e' Fiorencin richiefe
Di baleftrieri , e d'alerà genre buona»
7p. I quali vi mandaro a loro fpefe
Tra baleftrieri, e pal/efar fecento ,
E fletter fin che la Città fi prefe ,
80. Con certi patti, in quello affembramento .
Per lo paefe dall'aria corrotto,
Molti infermaro, e morirono a fiento.
81. Negli anni milledugento ottantotto
I Prenci della Magna ebber privato
Dello 'mperio Attaulfo , e queflo botto
82. Fecion , perch'era traditore flato
Allo Re d'Inghilterra, e per procaccio,
Che'l Doge Alberto ne facea dallato.
83. Il qual , poiché '1 fentì, fi moffe avaccio
Con gente , e vec^e ad Attaulfo addoflò
Che'] nimicava^ e qui la cagion caccio.
84. Sentendo que', che Alberto s'era moflb
Per venir contro a lui ,. dalla fua parte
Si fé il più, che potè, di gente groflb.
Bs» Giugnendo Alberto , fenz' ufar tropp' arte ,
Alla battaglia venne incontanente,
E in ifconfitta gli cacciò in difparte.
86. Quando vide Attaulfo , francamente
Gli coffe addoffo , e con fue proprie mani
L'abbattè a terra del cavai prefente .
87. Dopo quefta vettoria , e gli Sovrani
Prencipi, a cui flava la lezione.
Fecero Alberto Re delli Romani;
88. E po5
AS. DI CRISTO I 298. E SEGG, lOp
88. E poi fu dello 'mperio per ragione
Da Papa Bonifazio incoronato ;
E quefto baiii di cocal fermone .
^p. Nel predecc' anno eflendo già trattato
Tra'l Papa, e'Colonnefi la concordia,
A Rieti andaron , dov'era il Papato,
90, E gittarglifi a' pie fenza difcordia,
E 'nginocchiati faccendo dimoro ,
Domandaro la fua mifericordia ,
pi. E'i Papa perdonò a tutti loro ;
Poi volle , che lafciafTer la Cittade
Di Peleftrino ; e contenti foro ,
92. Promettendogli (ni) in ogni degnitad«
Reftituirli , fs'l libro non erra>
Ma niente ne fece in veritade,
P3. Ma Peleftrin disfece, ed una Terra
Fé fare a pie del poggio , perchè tale
Fortezza mai non gli facefle guerra. (")
94. La quale fé chiamar Città Papale,
E'Colonnefi ebbero male, e peggio
Dopo l'accordo, fé prima avien male.
^S. Per quefto diffè Dance, fé ben veggio:
Lunga impromefla coli* attender corto
Ti farà triunfar nell'alto feggio.
96. E' Colonnefi poi per lo gran torco ,
Che ricevecter , fi fur rubellati ,
Lafciando. ogni fperanza, e ogni conforto-
P7. E tutti furon poi fcomunicaci
Con gran procedo , acciocché ritenuti
D'altrui non foffer, ma più nimicati.
98. E per
no CENTILOQyiO CANTO XXXIII. ^
98. E per lo moado Iparci , e fconofciuti '
N' andaron poi, e mentre, che vivecce
Il detto Papa , fur come perduti ;
pp. E fconofciuto in efilio fi flette
Ciafcun di loro, ficcome rubello
Di Santa Chiefa , e di morte temette ;
ICQ. Spezialmente chi perde il Cappello ,
E bifognava , perchè Bonifazio
Non fi curava degli altri un chiavello.
Ma di coloro avrebbe fatto ftrazio.
FINE DEL CANTO XXXIII.
NOTE AL CANTO XXXUI-
6. (t) Tem. Baio, Vili. e. 5. BaUo.
9. (a) Tem. cowc volle dìre^
17. (b) Magi, e Scr. grado.
ij. (e) MSS. maniere .
37. (d) Magi. Ruberto primo figliuolo * ec. " (e) Tem, In
Bilia , ec, e in Acri , ec. che è manifefto sbaglio de*
Copifti , da noi corretto col Villani , e co' due mi-
gliori Str. e Magi, che pure apprefTo dicono Lilla > ec^
46. (f) ?er fterlini.
50. (g) Magi, e Str. fconfijfe ,
51. (h) Magi, e Str. accorto,
52. Q Vili, e, 10. Porne s ,
64. (i j Tem. tempo . (k) Ivi , facejfe ,
72. (1) Magi, e Srr. nomiuati .
5?2. (m) Così i MSS. e vale Vromettenào Uro .
i?3. (n) Tem. non ave (fé guerra.
CAN'
Ili
CANTO XXXIV.
ARGUMENTO
ANNIDI Come fcQufìtti furo i Vinizianì y villaS'i
CR. 1298. E fondato il Palagio de' Priori , 1.8. e 24.
e ^^gg. E la Porta dd Prato ;e d' altri ftraiit , e fegg,
Ciol' di Francia , e de' Tartari alquanto ,
E d' altre co fé dice quefto Cauto .
1. /"^Orrendo quel medefimo , eh' è detto
v-i Nei Capicol dinanzi, i Genovefi
I VinÌ7Ìan fi recaro a difpetto ,
2. E fecer grande armata in ior paefi
Ad intenzion d'andarne a Vinegia>
E molli fur valorofi , e accefi,
3. Ed Ammiraglio della gente egregia
Fu MefTer Lamba (t) Doria valente.
La cai memoria ancor per me fi pregia»
4. Tra via trovar chi dìire veramente,
Che i Viniziani fono in Schiavonia
Con molto grande efercito di gente;
5. Ed e' ne fecer fefla, e quella via,
Fecer, come color, che làn del mare
Ogni argomento, e ogni maefrrla.
6. Giunfono a loro , e fanza millantare.
Subitamente vennero alle mani,
E dopo lungo ricevere, e dare,
7. Furo fconfitti allora i Veneziani,
E' Genovefi ne menar D fettanta
Le?ni carchi di loro, e degli ftrani.
8. Nel
112 CENTILOOyiO CANTO XXXIII.
f. Nel predett' anno , come qui fi canta,
/ A Rieti, ed a Spuleti,(a) ed a Piftóia,
Tremò la Terra quafi tutta quanta ,
p. Cadder corri , e palagi , e quefta noia
Fu quafi fegno di futuro danno ,
Come udirai, fé legger non ti noia.
10. Nel fopraddetto millefimo , ed anno
Il Popò! di Firenze nuovamente
Fondò il Palagio, ove i Priori flanno;
11. Perocché a'Popolan ficuramente
Non parea bene ftar ne' bianchi Cerchi ,
Dove abitar foleano primamente,
12. Solo per maggioranza, e per foperchi
De' Grandi, che rompien degli ftatuti,
E delle leggi a lor pofta i coperchi.
13. Onde ficcome favj , e provveduti ,
A ciò chiamar© certi popolani,
Ch'eran da molto in quel tempo tenuti.
14. Quefti il fondaro allato a'calolari.
Che furon degli Uberti, e non volendo
Toccar del lor, non fu il palagio pari.
15. Di che ancora molto gli riprendo,
Perocché non dovien , fé bene fquadro.
Dargli difetto, fchifarló polTendo. ^
i5. Che fe'l Palagio foffe flato quadro,
E più di lungi a San Piero Scheraggio,
Non avea nel mondo un sì leggiadro.
17. Nel feguente anno del mefe di Maggio
Si fé la pace per molte ragioni
Tra Genova, e Vinegia d'ogni oltraggio,
18. Eciafche-
A^. DI CRISTO I 298. E SEGG. II J
18^. E ciafchedun riebbe i fao' pregioni
Con qae' patti, che volle il Genovefe ,
Cioè, ch^' Vinizian , né lor Padroni
ip. Navicar non doveiFero il paefe
Preffo a Goftantinopoli, né 'n Soria
Fra tredici anni, e così fi comprefe.
20. Nel predett' anno, elTendo molto pria.
Durata tra Bologna guerra amara ,
E *1 Marchefe Azzo, eh' avea Signoria
21. Di Modena, (t>) di Reggio, e di Ferrara,
-E Mainardo ancor degli Ubaldini,
Ch' era con lui , a così fatta gara ,
5,2. Per procaccio, e virtù de • Fiorentini ,
(^Ch'erano amici di ciafcuna parte,
Fecer la pace, e furo amici fini:
23. Baciarfi in bocca, e fecerfi le carte.
In Firenze, in prcfenza de' Priori,
P^r findacato colla diritta artei
.2'4. E' Fiorentini fur mallevadori
Di ciaCcheduno ; ed a quefta fiata
♦ Làfciam lor fatti, per dir de' maggiori •
25* Nel detto tempo fé gran rannata
Carlo di Puglia , perchè volentieri
Sopra Cicilia conducea l'armata,
:i6. Ed Ammiraglio fu Mefier Ruggieri',
E lo Re Giam , poch'a ciò fu richiedo.
Con Carlo fu con molti Cavalieri.
27, Quando Don Federigo fencì qujefto.
Con Ciciliani , ed altri a Capo Orlando
Alpectò Carlo al campo manifefto.
l'ol.jy. H 28. Quan-
114 CENTlLOQyiO CANTO XXXIV.
?8. Quando il Re Carlo fi venne appreffandò
Ammaeftrò fua gente , come truglio ,
Che percoteflc a loro, e come, e quando.
ip E poi giugnendo a' quattro di di Luglio >
Die la battaglia ; e per Y Ifola i morti
Fer brievemente in più luoghi cefpuglio;
30. E- Cicilian furo al fuggire accorti
In iiconfitta > ma pur ne menaro
Ben quattromilia Cavalier più forti.
51. Per la qual cofa aperto dimoftraro
Giamo, e MeiTer Ruggier , che lealmente
Ne' fatti della pace fi portaro;
32. Ma ben fi dille per alcuna gente.
Che ie non folTe il capo del Re Giano, («)
Don Federigo era prefo al prefente >
33. E finiva la guerra a mano, a mano;
Non è da biafimar, perchè '1 fratello
Campar face fife , fé gli venne a mano.
34 Lalciamo andar, non diciam più di quello.
Ch'egli è talvolta ben mutar propofto,
E pare a me, che'l giuoco fia più bello.
35. Nel predett* anno , del mefe d'Agofto
Fu pace tra'Pifani, e'Genovefi,
Ch' era durata la guerra col eofto
$6. Dicieflett*anni, e più, fé ben comprefi;.
Ma non dovieno i Pifan navicare
Fra certo tempo per certi paefi.
37. N^l detc* anno Firenze fé fondare
Le nuove mura al Prato d' Ogni (Tanti ;
Ed alla Porta far nel cominciare
38. Tre
AN. DI CRISTO I 298. E SEGG. 1 1^
38. Tre Vefcovi, co'Cherchi cuui quanci,
Fiorentin , Piftolefe , e FiefoUno ,
Ed ajcre cole dirò piue avanci.
2p. Nel detto tempo il Re Carlo fovrano
Mandò in Fiandra W Carlo di Valofa,
Che Guanto guerreggiò a mano, a manOf
40. Dov' era il Conce con ogni fua cola > Z
E tutte r aUre Terre (e) di marina
A Carlo fi renderò, e quel non ofa.
41. Ma cominciò con dìfcreca dottrina
Carlo a trattar col detto Conte Guido,
E r una bocca all' altra fu vicina ,
42. Dicendo: Scu mi dai di Guanto il nido*
Io ti farò maggior , che folle mai ,
E non temer , che fopra te mi fido.
43. Rifpofe il Conte , udito , eh' ebbe alTai ;.
r m' arrendo al Re Carlo, eh' è ragione,
Faccendo quel, che tu promeffo m'hai.
44. Quando Carlo ebbe la poffellionet
Mandò a Parigi il Conte co' figliuoli,
E'I Re di botto gli mifc in prigione.
45. Ben puoi. Lettor, confidcrar, fé vuoli^l
Quanto fortuna contro a lor fu rea >
E come raddoppiar tutti lor duoli .
46. Carlo poi prefe tutta la Contea,
E Meffer Giacche vi lafciò Signore ,
E 'a Francia fi tornò, com'è! dovea.
47. E poiché Meffer Giacche fu '1 maggiore,
A' Fiamminghi ogni dì crebbe gravezza*
E di lui fi dolea grande , e minore ;
H 2 48. Pe-
Il6 CENTILOQUIO CANTO XXXIV.
48. i:^c;rocche gli cenea con tanta apprezza,.:
Che alcuno non ardiva a dir nience.
Per la tennenza di fiia rigidezza.
4p. Av^venne poi per la Pa?qaa. vegnente ^.
Ch '1 Re diFrancin andò in Fiandra a vedere
Quel, che acquiftaco aveva nuovamente,.
^o. Onde tutti i Fiamminghi d' un volere
Incontro gli fi fecero armeggiando ,
Siccome a tal Signore è del dovere, ^-^
51. E poiché fa fmontato, rinnovando j..,.
Venner le felle (f) a brigata, .a brigata.
Con nuovi giuochi ; a tutt'ore« danzando,
52* E per certi profi' uomini ordinata (g) . ^
In Guanto fu la tavola ritonda,
E d'ogni parte la gente invitata: >
1:3. Sicché quivi giugnendo, ad ogni fpond-a
D >nzelli^ e Cavalieri , e gran Baroni,
Qual per vedere ,. e qual per altro abbonda,
14. Donando robe^ giullari, e bufifoni,
Con tanta feda, ch* io noi pocrq'dire,
Ne quanti fur gli fmifurati àanì,
SSr Qnando il Re < Carlo fi venne a partirCj,,^
Gridava i! popol, che fcemaffe il dazio ,
Mad e' non voile, e non potè udire • .
56. Com' el fi fu partito, in corto fpazio,.^.
Non che ifcemate foffer per la fefta
Le pene lor , ma raddoppiò Io ftrazio*
57. E dicefi volgarmente , che quefta ^^
L'ultima fefta fu, e quefto nota.
Che pe Fxancefchi folte manifefta;
58. Per-
AN* DI CRISTO I 2pp. E SEGS. * C 1 7
58. Perchè fortuna poi volfe la rota
Per lo contrario, (come fia contato
A luogo, e tempo) percoffe per gota*
5p. E forfè, che addivenne pe'l peccato.
Che fu commelTo contro la donzella,
E contro al padre fuo, che fu ingannato.»
60. E poco tempo dopo tal novella ,
x\lberro Imperador fé parentado
Col Re di Francia , e con fua figlia bella j
ói. La qual diede al figliuolo , e fugli a grado
Per Tamiflà, che già era commeffa.
Quando affali d' Attaulfo il Contado,
62. Acciocché non fornilTe la'mpromeffa.
Ch'alio Re d'Inghilterra fé d'accanto.
Di fare addoffo a quel di Francia preffao
63. Nel detto tempo il Prenze di Taranto,
Avendo pofto a Trapali W T afièdio,
Don Federigo di fui poggio alquanto
64. Guardò, e vide 1' ordine > e'i rifedio ,
E'I modo, che cenevan quc' deli' olle.
Ed il vantaggio prefe per rimedio. W
65. ìfcefe il poggio , e fu loro alle cofte,
ElTendo il Capitan de'fuoi Don Brafco»
E prefe la battaglia fanza forte.
d<5. Alia gente del Prenze venne il cafcOj,
Onde furo fconfitti , e'I Prenze prefo
E più di tal matera non t'infralco.
éj. Nei fopraddetto tempo , eh' hai compfefo 1
Cadano Imperador di Tartaria
Venne in Soria contro al Soldano accefo,
r H 3 e58. A fian-
IlS CENTILOQyiO CANTO XXXIV*
68. A ftanzia, e prego ad Re d* Erminia ,
Con dugento tiìigha* (^) di Cavalieri
Tra Tartari, e Criftiani in compagnia,
6p. Perchè la Terra Sanca volentieri
Ajucava acquiftare ; onde '1 Soldano
Moiìh d'Egitto centomilia arcieri,
70. E vennene in Saria a mano, a mano;
Ed ifconcrarli gli efercìti infieme,
E furono a battaglia in un bel piano.
71* A ferir d'ogni parte gente preme.
Alla perfine il Soldan fu fconfitto,
E in lui campo de'fuoi non campò feme.
72 Qual vi fu morto, e qual vi fu trafitto y
E molti, e moki (0 ne camparon pr^fi.
Sicché di lor tornar (n^) pochi in Egitto.
73. E in fui campo laiciaron tanti arneli ,
E lor gioielli d'ariento, e d'oro.
Trabacche, e padiglion, ih ben comprefit
74. Che valien certamente un gran teforo.
Gerufalem , e poi tutta Soria
A CalTan s^ arrender, fanza dimoro,.
75. Ood' el fi mode con fua Baronia,
Ed al Smro Sepolcro voile gire
Di voto ficcome fi convenia *
yó, i*oi convenendogli al tutta partire,
Scrifie ai Papa, ed al Re di Franca; Fate,
Pochi> non poffo mia voglia leguire,
77. Ch'a quelleTerre.ch'iov' ho racquiftatCr
Mandiate gente tal , che la difelà
Faccia sì ben, ch'elle fien ben guardare.
78. Fu
AN. DI CRISTO 1 299. E SEGG. 1 1^
78. Fii l'ambafeiaca volentieri incefa.
Ma non fi rhife ad efecuzione.
Perchè a ciafcun viepiù fuo fiato pefa^
79. Che non fé W quel della comunione.
Ch'era falute del popol Crifiiano;
Non fi fa (o) qualche foflè la cagione .
80. Farciflì adunque di Sorìa CaiTano ,
Perocché gli era in Pcrfia moda guerra t
Da un Signor di quel paefe ftrano .
81. E poco appreiFo, fé il libro non erra^
Il Saracin cominciò a racquiftare
Gerafalem, e 'n So ria ogni Terra •
ti. Caflano appreiTo fi fé battezzare ,
È feguitato fu da fuà famiglia,
E da molti altri de' Tuoi, ciò mi parct
83. E perchè non ti facci maraviglia
Delle migliaia dette, fenza fallo
Il ver te ne dirò con chiare ciglia •
84. E fappi, ch'ogni Tarter tien cavallo.
Perchè a niuno andare a piede aggrada,
E coftan poco in cosi fatto ftallo;
85. Perocch'a roder mai non hanno biada ,^
Ma come pecore pafcon rerbaccio.
Del qual v' è molto piena ogni contrada j
Ì6. E di ferrarli mai non hanno impaccio £
Perchè del ferro non hanno la vena,
E non bifogna > e la cagion mi taccio v
^7. Ciafcun, fecondoch'è polTeate, meni
Venti , o trenta cavalli a tal novella »
E r un tie» dietro all'altro fanza pena/
II ^ 88. Cotf
Ilo CENTILOQUIO CANTO XXXIY.
88. Con fottìi briglia, e con povera fella,
E fenza guida vanno , e fon fegnati
Qual nella pelle, e qual nella bardella.
8p. Gli uomini van di cuoio cotto armati.
Con archi, e con faette, e con turcaln.
Ed in battaglia paiono arrabbiati.
^o. E perchè fappi come vivon graffi.
La lor vivanda (P) è carne, pefce, e latte.
Con poco pan, perchè tu non erraffi .
51. S' alcuno ha fete , e al bere non s' abbatte,
Ferifce un de* cavalli , e tanto fuccia ,
Che delle languì a fuo piacer gli ha trattCé
92. x^lcuna volta col cavai fi cruccia.
Sicché r uccide , e mangialo a diletto
Con fuoi compagni perfino alla buccia.
93. Non penfar , che ninno abbia altro letto,
Ched un tappeto, che 'n terra diflende,
E quivi ilar gli par fenza difetto.
P4 Non più però ,• che '1 lungo dir m' offende,
E tu debbi efl'er di tal tema fazio,
• E'I mio cor d'altro ornai diletto prende.
pf. Negli anni mille trecen Bonifazio
Concedette a ciafcun, che vicitafle
San Paolo , e San Piero in quello fpazio
p6. De' trenta dì, eh' alcun non ne fallafl^e,
Perdon di colpa , e pena, fé confeffo
Allora foiTe, o poi fi co n fella ile ;
P7. E poi per confolar la gente apprefib,
E perchè nullo ricevefi'e inganno,
Il Sudario nìoflrar faceva fpeffa.
p8- No»
AN. DI CRISTO 1 300. E SEGG. 1 2 1 i
98. Nota, Lettor, che tutto quanto Tanno,
Ogni dì s' avvisò , che' pellegrini ,
Che a Roma fi trovaro in quello affanno,
pp. FofTer dugento migliaia, e^'cammini
Tutti eran pieni, e tutti ebber mangiare»
Le perfone, e le beftie, ed acque, e vini»
100. Ornai intende di voler parlare
Quel Giovanni Villan , eh' i' nominai^
La cui virtù non fi poria contare,
E nel Tegnente Canto T udirai .
FINE DEL CANTO XXXIV.
^
NOTE AL CANTO XXXIV.
7. (t) Tem. ne lafdar .
8. (a) Magi, q Str. Spoleto, : '
ir. (b) Tem. Modìna ,
32. (e) Così fempre i MSS. e così in queflo luogo bifo*
gna leggere per la necedìtà della rima . Altrove ab-
biamo per lo più feguicaro il Vili. q)xq ìqiìwq Giamo
39. rd) Tem. in Francia , errore.
40 fej Magi, e Str. cofe ,
51. (f) MSS. le vefte.
$■" 'S^ Tf^rn. E ptiir eerù uomini prudenti e ordinata »
63, ih, MSS. Trapoli.
^4. (ij M: gì e Str. del rimedio»
é8. (k; MSS. migliaia.
7_. (1 Str. non io ripete. (mi MSS. ne tornar^
79. (n) Tem. fu , (o) Str. e Magi. Non fi fé *
$0. (p) Tem. Lor vivande ,
.3
CAN-
CANTO XXXV.
AftGUMENTO.
iKKtDt Come Giovanni Viliani Autore villani
€B. 1 300. Dice , che cominciò il pr e fante Lthfo » 1. 8^ e. 3(J.
O fegg. E com de' Bianchi , é Neri fu /' errore i C fegg»
E come pace fer le dette parti ,
E memoria delV Idola di Martin
I. TO mi trovai in Roma pellegrino
JL Negii anni Domini mille trecento,
Non con qael fenno , che vuol tal cammino^
%^ E cominciai a por lo 'ntendimenca
Agli edificj, ch'io vedea disfatti,
Pcnfando dell'antico reggimento,
3. E di color i che fcrilTero i gran fatti
Della patria lor cort magifterio,
Di che fi fon già molti efempri tratti;
4. Siccome fu Tito Livio, e Valerio,
Paulo, e Uroiio, Saluftio, e Lucano,
E di molti altri, non fenzà mifterio.
5. Bench'io riorf fia d'ingegno si fovrano.
Come far quei, eh' appreflb rìónìinai.
Ma Mercatante, figliuol di Villano»
6é Volendo feguitarli ,- mi pcnfai:
Roma fu madre della mil Fiorenza ,
Di cui parlare intendo; e cominciai ,
7* A laude, onore, gloria, e riverenza (t)
Di Dio , e del Batida Sani Giovanni ,
Fer cui nomato fui ia faa prefenza.
8. Cer.
AV. DI CRISTO 1300. E 8EGG* I2|
8« Cercando trovai cofe di molti anni»
Le qua' facieno al mio proponimento»
E n gran diietto mi recai gli affanni*
p# Della gran Torre feci fondamento,
E le Croniche, ch'io potè' trovare >
Tutte recai ai mio ordinamento.
IO4 E perch'io intendea di parlare
DJla Patria mia, di molti fiori,
Cooì' ella ha il nome ^ la volli adornarci
li. D'antiche ftorie, e degl' Imperadori ,
De' Papi, e Re Criftiani, e Saracini ,
E di più altri Comuni , e Signori ,
12- E di mia Terra, e di mie' Cittadini
Singularmente ragionar volendo.
De' fatti antichi, ed anche de' vicini.
13. E ad onore di Dio feguire intendo t
Mencrcchè Iddio mi prederà la vita^
Ogni colà notabile fcrivendo*
1-^* Dal dir dell' Autore ornai partita
Mi convien far; pognan , che mi fia noia;
La nuova ftoria a rimar m'invita.
15. Nel predett' anno , cffendo allor Piftoia
Iri grande buono ftaro , e' fuoi Terrieri
Ift^ndo tutti in allegrezza, e*n gioia»
lò* Una Cafa chiamata i Cancellieri,
Il cui principio canterò davanre ,
Perchè non fur gentil, ma molta altieri»
17. Vo SwT Cancellier fu gran Mercatante»
Che di due donne ebbe figliuoli affai,
E a tucci die laoglie , al mondo (fante.
18. Do
124 CENTFL0ÓL7I0 -CACTO XXXV.
i8. Dopo la morte luà , com' udirai i
Moltipriicaron si , che più- di cento
Uomini fur, fecondo ch'io 'trovai ,
ip. Poilènci, e ricchi, e di gran valimento,
E maggior di PiUoia , e di Tofcana ,
Mentrechè 'nfìeme furo d* un talento-
20. Ma quel , eh' e fempre d' ogni mal fontana^
Tanto mal (t) mife tra' detti fratelli^
Che la lor fratellanza fece vana.
21. E fur divifi , e ftavan per fé quelli
Deir una donna, e qae' deli' altra armati.
Ed eran tutti appariicenti , e belli.
22. Un dì, che 'nlieme^^ s' erano sfidati,
L'un diede ad un degli altri d'un coltello.
Non principal , ma de* loro appoggiati.
23. La parte di colui , che fece quello.
Per aver pace , con grande difdetta
Mandar l'offendicore al fuo ribi^lio,
24. Dicendo , eh' e' prendefle ogni vendetta ,
Ch'a lui piace (Te , e cne milericordia ,
Per Dio chiedea ; donde 1' altra fetta
25. In una ftalia i) menar di concordia ,
E in iula mangiatoia quella mano
Gii ebber tagliata , e crebbe la difcordia.
26. E per lo modo, che fu si villano,
Divifi fur^ dov' egli erano interi,
Dqì nome óeìÌB Cafa a mano, a mano.
27. L'un lato fi chiamar (a) Csncellier Neri , 5
E gh altri fi chiamar Canceliier Bianchi,
i E non fur pur tra lor quefli atti feri ,
28. Ch$
AK. DI CRIjSTO I 300. E SEGG. , I 25
28. Che gli amici , e' parenti erano a' fianchi
Ad ogni pane per sì facca gpifa,:
Cile del ferirli npn. parieno flan.chi . .'»{
2'p, Sicché. Pitloia n'era già ciivifa,>,i<,,j q^
Che chi cenea colla Bianca par<f^^ f, 2.
Chi colia Nera , tuccp. alla riciftp, i^/^ y
30. E moiciplicò cancQ.iSl fate' arce ^.:j^ Ci. -.e*.
Che quali parte Guelfa, e Ghibellina '.1.
Non fi nomava j -ciò dicon le carc^, . /
31. Onde la. parte Guelfa Fiorentina t- f ^.5 j..
Temendo , che Piftoia non volgel^e.: _'t
Ad altra parte , eireqdo lor vicina, ^ ^
32. Perchè concordia tra lor fi inette (lè, .
Prefon ja :Signopia.con lor potenza ; ;
Nò tue alcun , che contro a :ciò dicefle,
33. E confinar Tuna^.c 1' altra a Fiorj^r^a;^
I Neri s'accoftaro a' Frefcobaldi , t rO
Gli altri co' Cerchi del Garbo fé r lenza..
34. Nel tecnpo che a Firenze fletter faldi^v.
Erano in grande, flato i Figreotini , .4
E, Popolani, e Grandi graflì,, ^e caldi.;;)
35. E facea trentamila Cittadini •/ ,-.^
.IJentro alle mura ,;e 'I Contado, e 4iftf etti
Settantamilia, e più di Contadini..* ;}
$6» E di ricchezze;, e d' ognh-akro diletto 3^
Bilico di^Tofca^a Firenze er^;,
.Ma il Piflolefe la mife in difetto.
37. Che per ^ la fopraddetta lor matera
I Fiorentin tra lor furon partiti ,
Chi tenea parte Bianca, e chi la Nera;
38. E do-
125 CENTltOQyiO CANTO XXXY»
38. E dove prima ftàvano iq convici
Tutti i diletti loro ebber lafciaci $
E folo a quello avevan gli appetiti.
3p, Cozzaro infienic i Cerchi co* Donati ,:W
Era capo de' Cerchi Meffer Vieri,
E Meflcr Corfo de' qontrarj lati .
40. Donati cran gentili, e buon guerrieri,
E' Cerchi grandi, e ricchi mercatanti,
Venuti dal niente molto altieri ;
41. Ingrati, e fconofgenti tutti quanti
E'n Contado, «in Città (e) erano infiemei
Ma Tun dell'altro poco erano amanti.
42. 6 per fuperbia, e'nvidiat che preme t
l,i?^a tra lor maggiormente $'accefe,^
P^r la cagion del maUdetto feme »
4;. Ch'aveva feminato il Piftolefe,
Onde i Cerchi fi fec^r Caporali
De' Bianchi , (iccome poi fi^ pale(è »
44. E gli Adimari fur di que'cocali.
Ma Cavìcciulti f benché fien conforti
Con loro a queftp non furono igualì «
45. Gli Abati rutti fur (<i) con loro accorti,
De'Tofinghi. e de' Bardi vi fur parte.
Cosi dc'Rofli, e Frefcobaldi forti j^
4^. E Mozzi , e Nerli , e Mannelli in difparte^
Scali, Bellichi . e'n parte Gherardini,
Vecchietti, Pigli, e Falconier con arte.
47. Giandonati, Arrigucci, e Malefpini,
E Cavalcanti, e con lor s' accoftarp
Quaiichè tutti i maggior Ghibellini,
48. E cer-
AN. DI CRISTO 1500. B SEGG. 1*7
48. E ceree Arti minor lì fcguìcaro ;
E per lo grande feguito , che avieno^
I Cerchi eran maggior fanza riparo. ;
49. Di parte N^ra Caporale appiano
Fa interamente la cafa de' Pazzi,
Bifdomini, e Donati li feguieno,
50. E Tornaquinci , Spini , e Gianfigliazzi »
Brunellefchi, Agli, Bagnefi , e Manieri,
De'Cavicciulli, e d'altra cafe fprazzi j
51. E chi coir una parte i fuo' penfieri
Non accollava per cotal follia»
Con l'altra s'accodava volentieri.
52. La parte Guelfa allor per gelofia.
Che 'n Ghibellina non fi convertifl'Q a
La parte Bianca, fece ambafceria
53. Al Padre Santo n per la qual fi diflfcf : ^
Siccome forte fi temea per loro, '^ì^.^
Che'l fopraddetto cafo non venifle.
54. Onde il Papa mandò fanza dimoro
P Per Mefler Vieri, e ficcorti' io ti dico,
Diiregli a lui da parte in Concedoro;
SS' Tu tratti Mefler Corfo per nimico^ .^^
E li conforti fuoi, e la cagione ~
Nonvo'fapcri ma vo',che fia tuQ amico^
56. E voglio in te rimetter la qujftiooe.
Che ciò, che tu vorrai, ne iarà fatto,
E poi da me n'avrai gran guiderdone.
57. E bcnch'el fofle ùvio, a quefto tratto
Non fu così ,• ma , c/^me fi ragiona ,
Riipofe ficcomc bizzarro, e rnatco,
58. E dif.
\ìt CENTILOOyiO CANTO XXXV,
58. Ediffe: Io non vó' W guerra con perfona,
Fàcciafi i fatti Tuoi chi v'ha pregato,
E' noftri lafci far Santa Corona.
^p. E Bonifazio gli die commiato,
E crollò il capo, qaafi minacciando.
Ed el fi ftt a Firenze ritornato .
éo. ' Avvenne poi , per Città cavalcando
Alquanti d' ogni parto ben armati,
Com'è ufanza ta:lvoIca fpaffàndo,
61» In compagnia di certi de' Donati
Eran de' Pazzi , e degli Spini a fchiera ^
Ed altri lor feguaci , ed appoggiati ,
€1. E con certi de* Cerchi il BafGhiera^
E Baldinaccio , e Naidofanza fallo,
De' Malifpini, é de'Giacotti v'era.
d3* ^<ichè da trenta per parte a cavallo»
PreflTo a càfa gli Spini nel viaggio- -^^i^-
Si rifcontrar fopra a 'vedere il ballo;
6^. E fu la fera di Caten di Maggio,
Uccellando 1' un l'altro, e la baruffa-
si cominciò coli' arme , e coli' oltraggio »
6$. E furne aiTai fediti 4n quella zuffa.
Ed a Ricòverin de* Cerchi il naiò
: Tagliato fu, che non gii parve bufila ••
^6. Ortde la fera poi per quefto calò
Tutto il pò poi s' armò per gelofia ,
Benché '1 furor fi foffcCf) già rimafo*
57. Allor fi multipricò sì la refia ,
Che-non folo Firenze n'ebbe guai,
Ma'puoffi dir Tofcana, e Lombardia.
.: .. 68. Pe-
AN.DI CRISTO 1300. SEGG. Iip
68. Perocché ne feguiro mali affai
A tutta Italia, e diverfè fortune.
Come più innanzi fcricto troverai.
6^. Nota , che T anno dinanzi il Comune
Volendo far certe cafe Lungarno ,
Ver acquiftarne poi rendite alcune, (g)
70. Da un pilaiiro , che v' era levarno
L'Idolo óì Marte, che in San Giovanni
I Fiorentini gran tempo adorarno,
71. Il qual fé n'era tratto di molti anni;
Ed in quel luogo fattone apparecchio.
Per dilegion dQg\' idolatri inganni ,
72. Poi fi murò appiè del Ponte vecchio;
Ma dove prima era volto a Levante,
Di Tramontana poi faceva fpecchio.
73. Onde la gente, ch'era aguriante,
Diffe : Per certo queft' è malaguria,
' D' aver mutato a Marte fuo fembiante ;
74. E voglia Iddio , che contro a noi con furia
Non fi rivolga pe'l cafo prefente.
Volendo vendicar sì fatta 'ngiuria .
75. Onde Firenze poi T anno feguente
Battuto fu di si fatto vincaftra>
Che dov'ell'era lieta, fu dolente.
76i E fappi ancor da me. Lettore, e Maftro,
Che 'atàgliato vid' io appiè del Ponte
Marte a cavallo ad alto in un pilaftro,
77. E porta gli era la ghirlanda in fronte
Di fiori (h) quando Marzo andava afciutto.
Quando era molle, per difpetto, ed onte
VùL IV. I 7^- Gli
IJO CENTILOQyiO CANTO XXXV.
78. Gli era gitcato il fango, e fatto brutto
Da' portatori , che quivi facien loggia.
Sicché coperto n'era quafi tutto.
7p. Poi il diluvio, che venne per pioggia.
Ne menò il Ponte, e Marte , e fé non erra
11 Libro, mai non fé ne vide foggia.
80. Ma fo io ben , che ma' poi quefta Terra
Non ebbe pace , comecché fi fuoni
Il nome fuo , ma fempre è (lata in guerra^
81. Appreflb i Ghibellin tenuti buoni
Eran montati agli uficj in Fiorenza
Nel detto tempo , e per quefte cagioni
82. La parte Guelfa avendone temenza.
In Corte al Papa ne mandò Avvocato,
Che riparafle a sì fatta Temenza ;
83. Perocch'elTendo il Ghibellin montato,
La parte Guelfa veniva a niente ,
E Santa Chiefa abbaflava fuo flato,
84. E Papa Bonifazio incontanente
Ci mandò il Cardinale d' Acquafparta ^
Che riparafle a cotal convenente.
85. Giunto in Firenze , diffe: 1' vo' per carta
Di poter metter pace, e riformare
Quefta Cittade innanzi, ch'io mi parta.
85. Poich'egli ebbe balia di poter fare.
Temendo i Bianchi , che '1 Papa , e '1 Legato
Non gi' ingannafl^er, non vollon fervare.
87. E '1 Cardinal fi dipartì sdegnato
Contro alla parte della Bianca fetta,
E fufli al Papa in Corte ritornato.
88. La-
AN. DI CRISTO 1300. E SEGO. 13 I
88. Lafciogli in male flato , e per vendetta
Della fetta , che fu difubbidente ,
La Città di Firenze ebbe incraddetta. (0
8p. Avvenne, che il Dicembre poi feguence
Andando Meffer Corfo con fua fcorta ,
E certi Cerchi , con altra lor gente
pò. A cafa i Frefcobaldi ad una morta.
Guardarli infieme , e voilonfi affalire ,
Onde la gente fé ne fu accorta,
91. E cominciaro a gridar col fuggire ;
Air arme, ali* arme; e fu la gente armata
In men, chMo non te i' ho penato a dire,
pi. Ed ogni parte a cafa fua tornata.
Di amici, di parenti, e d'altri fanti
Ciafchedun fece grande rannata,
p3. Meffer Gentile, e Guido Cavalcanti,
Bafchicra Baldinaccio , e Naldo, e molti
Altri feguaci, ch'egli avien davanti,
P4. Corfero a cafa de' Donati folti,
E non trovandogli, a San Pier maggiore
A cavallo , ed a pie (1 furon volti ;
P5. E Meffer Corfo con molto valore ,
Con fua compagna gli ebbe rincalciati,
E fece lor gran danno, e difinore,
p6. E poiché molti ne fur condannati ,
Tornando i Cerchi un dì da Nepozzano,
Furo affaliti da certi Donati,
^']> E infieme fi fedir, coli' arme in mano.
Da ogni parte , e gran condannagione
Anche ne feguitò a mano , a mano ;
I 2 p8. On-
132 CENTILOOyiO CANTO XXXV.
pS. Onde i Donati n andaro in pregione .
Difle Meflfer Torrigian; Com'egli hanno
Disfatti i Tedaldin per tal cagione,
g^. Veracemente noi non disfaranno
Per pagar di moneta : e' fuo' conforti
Mife in prigione a fimigliante affanno.
ICO. Ornai convien , che' verfi miei fien corti ,
Perch*è compiuto il mifurato fafcio ;
Ma di fperanza vo* , che ti conforti.
Che tofto cornerò , dov' io ti lafcio .
F.INE DEL CANTO XXXV.
NOTE AL CANTO XXXV.
46. (t) Tem. dip , e mijfe .
ty (a) Tem. Jì chiamò .
39. (b) Tem. Cozzavo i Cerchi allora co^ Donati ^
41. (e) Tem. e^n Firenze,
4j. (d) Magi, e Str. fur tutti»
58. (e) Magi, e Str. non ho ,
€6. (f ) Magi, e Str. furore 5' era ,
69. (g) Magi, e Str. al Comune «
77. {h) Tem. di Maggio»
$S. (i) Tem. fu intr addetta ,
CAN-
»33
CANTO XXXVI.
àRGU MENTO,
ANNI DI Di Ser Ner degli Abati Sopraftante , villani
CR. 1 300. // qual condì d' arfeuico il migliacci» > 1.8. 0.40»
e fegg. Onde morirò certi a lui davante y e Ìqo^^
E cofjje Carlo rimife in Fiorenza
Mejfer Corjo , con altri di valenza .
1. TIj^U Sopraftante degli incarcerati
X"^ Un, ch'era tutto deli' animo Bianco,
Ch'avia nome Ser Neri degli Abati.
2. Quelli mangiando con loro ad un banco,
Da caia fua fé venire un migliaccio,
li qual non ebbe d'arfenico manco,
3. Ai quale i giovani dieder lo fpaccio,
E Ser Neri , eh' avea falfata i' arte ,
Già non diftefe per mangiarne il braccio»
4. Sicché due ne morirò da ogni parte >
Ed altri ne rimafer sì mal conci.
Che poco poter più (t) tirar le farte .
5. Morinne apprelTo Ferrarin W de' Bronci»
E feguitol Pigel de' Portinari ,
Ed altri ne camparo molto fconci •
6. Né coftaron però que' cibi cari ,
Che condannato alcuno non fu poi
In perfona , né in membro, né in danari o
7. Appreffo Mefler Corfo , e gli altri fuoi^
Co' Capitan della Parte ordinare
A lor vantaggio, come ved^r puoi,
I I 8. Chs
IJ4 CENTILOQC/IO CANTO XXXVI.
8. Che fi mandafTe , e fubito mandato
Al Papa , che mandaffe un de* Reali ,
Che al popol fofFe, ed a' Bianchi avverfaro,
p. Dicendo : S* egli avvien , che 4 popol cali ,
Sormonterà la voflra dignitade ,
Se di Firenze faren Caporali.
10. Ma quando ^i fencì per la Cittade,
Che facean contro al pacifico flato,
Contro a lor procedette il Poteftade,
11. E fanne Mefl'er Corfo condannato
Per Caporale, in avere, e in perfona.
Ed in danar chi Tavea feguitato.
12. De' qua' , ficconne per me fi ragiona.
Fu Meffer RofTo, e Meffer Rofièllino ,
E Mefler Giachinotto , che qui fuona,
13. E poi de' Pazzi fu Mefler Pazzino,
E Mefler Ceri Spina, e de' Donati
Fu Sinibaldo, e gli altri non dicrino.
14. Quefti poiché' danari ebber pagati,
Fur confinati a Caftel della Pieve ,-
E poiché tutti là ne furo andati ,
15- Veggendo il popol, eh' a lui era lieve.
Dall'altra parte mandò a Serrezzano,
( Pognam, che allor parefle molto grieve, )r
16. Mefler Gentile, e Mefler Torrigiano,
E Baldinaccio, Bafchiera, e Carbone,
E Naldo , e Guido , ed altri a mano , a mano .
17. Ma fletter quefti meno, e fu ragione.
Perocché Guido ne tornò malato,
E poi mori per sì fatta cagione.
18. De!
AN. DI CRI STO 1 3 00. E SEGG. I 3 5
i8. Del qual fu grande danno, e gran peccato,
Perocch' egli era con molca faenza ,
E dicicor lovra ogni altro pregiato.
ip. Quefti tornar tutti quanti a Fiorenza,
Veggendo , che la ftanza era mortale.
Fu lor dimeira cotal penitenza. (W
20. ApprelFo avendo dal fuo Cardinale
Il Papa tutte le cofe fentite ,
E ficcooie Firenze flava male,
21. E poi appreflo le cofe feguite
Da Meifer Gerì, e dagli altri davante,
Che ne'confin facean cofe fiorite,
22. E'I detto Meflèr Geri mercatante
Era del Papa, e Melfer Corfo in Corte
Soliicitò le cofe tutte quante »
23. Onde '1 procaccio lor fu molto forte
Con Papa Bonifazio; per qual cofa
Piegato (e) al lor voler per quefte forte,
24. Mandò per Meffer Carlo di Valofa,
Sì perchè in Firenze rimettede
I fopraddetti confinati in pofa ,
25. E si perchè fornito quello, defle
A Carlo di Cicilia ogni valore.
Acciocché la Cicilia riavefle.
26. E promife di farlo Imperadore,
O dello 'mperio almen Luogotenente
Per Santa Chiefa , che n'era datore;
27. E Carlo fi fu moffo di prefente.
Cosi riman quefta materia in fubbio,(^)
Perocché '1 mille trecento corrente ,
I 4 28. Co*
I3<J CENTILOQUIO CANTO XXX VI.
28. Come dece' è, i Ghibellid d' Agubbio,(e)
Di Maggio , col poder degli Aretini ,
Cacciaro i Guelfi, per u(cir di dubbio.
2p, E di Giugno feguence i Perugini
Vi rimifero i Guelfi, e ciafcheduno
Fue a cacciarne fuori i Ghibellini.
30. L' anno correndo mille trecentuno,
Cacciaro i Bianchi di Piftoia i Neri ,
Col grande aiuto dei noftro Comuno,
31. Perchè gli ufic) quafi aveano inceri
I Bianchi di Firenze, e' Reggimenti ,
Onde potien feguire i lor voleri ;
32. E' lor Palazzi inflno a' fondamenti
Cacciar per terra , e fra gli altri Damiata ,
Ch'era un palazzo con molti ornamenti.
33. Appreffo eflendo Lucca follevata
Per la detta cagion , gì' Inccrmìneili ,
Che a parte Bianca facean brigata ,
34. Credendo far come avien fatto quelli.
Che di Piftoia i Guelfi avien cacciaci ,
Co' Ghibellini fi fecer fratelli;
35. E poiché furo infieme raunati
Uccifon Meflere Obizzo : onde tutti
Gli altri Lucchefi Neri furo armati,
36. E cacciaro di Lucca come brutti
GÌ* Incerminelli , ed ogni lor feguagio,
E li lor beni fur guaiti, e diftrutti;
37. Ne cafa vi rimafe, né palagio ,
E più di cento cafe furo accefe
Dì fuoco in fondo Porta San Cervagio;
38. Ap.
AN. DI CRISTO 130I;E SEGG. IJ7
38. Appreflb nel dctc' anno il Genovefe
Di Genova cacciato, com' intonaco,
Fer con que' dentro concordia palefe.
3p. Tornati dentro ne renderò il Monaca,
Col quale guerreggiavan la lor Terra
Con Carlo , che a que' dentro fu rintonaco •
40. Nel predett' anno fi moffe gran guerra
Tra' Veronelì, e'I Vefcovo di Trento,
Sconfitti fur da lui, fé 'i dir non erra.
41. E poco appreffo, di ciò non ti mento.
Mori Mefler Alberto della Scala ,
Che di Verona fu Signor contento;
42. Ma prinia come quel , eh' a morte cala ,
Fé Cavalier tra figliuoli , e nipoti
Sette de' fuoi , e 'i maggior refe l'ala,
43. 11 qual fu MelTer Can , che'luoglii voti
Empiè del Sìgnoraggìo in dodici anni :
Gli altri eran tutti piccoli , e dioti .
44. Apprefib di Settembre fenza inganni
Una ftella cornata nel Ponente
Apparve, in fegno di futuri danni,
45. Secondo alcuno Strolago valente ,
Che difle : Dubbio a tutta Italia moftra»
Ed a quefta Cictade fpezialmente,
46. Perchè Saturno, e Marte ad una gioflra
Congiunti fon nel fegno del Lione ,
Ch'è attribuito alla Provincia voftra.
4.7. E ben feguì la fua intenzione ,
Che Carlo di Valofa,e fua compagna,
Ch' a Firenze die grande afflizione ,
48. Giun-
138 CENTILOQUIO CANTO XXXVI.
48. Giunfe in quel mefe alla Città d' Alagna >
Là, dove il Papa tenea Corte allora,
E viddel volencier con fefta magna •
4p. E lo Re Carlo poi fenza dimora
In Corte co'figliuol venne a parlare
Della Cicilia a Carlo, ed in un' ora,
50. Ordinarono infieme di paflare
A primavera , e '1 (iio antico Regno
Al lor poder per forza racquiftare .
51. Ed il Papa, ch'ancora avea lo fdegno
Contro alla parte Bianca Fiorentina,
Informò Carlo di fenno , e d' ingegno ,
52. E fecelo pacial con fua dottrina
Della Tofcana , e mandollo a Fiorenza
Per dare a' Bianchi amara difciplina.
53. Gli ufciti Neri allor fenza fallenza
Il feguitaro per piano, e per piaggia.
Ed ebbe in Siena (0 onore , e riverenza .
54. Quando fu giunto con fua gente a Staggia
Que' , che reggean Firenze fer configlio
D' aprire, o no a gente si felvaggia,
55. Dicendo: Noi ci mettiamo a periglio,
E cai negata prima avie la via ,
Che fi fé Guelfo, ed amico del Giglio •
56. E mandargli di botto ambafceria.
Con quella riverenza, e quel faluto.
Che a tanta Maeftà fi convenia .
57. Ed el diffe: Signori io fon venuto
Per voftro bene, e per riporvi in pace.
Siccome il Papa, e la Chiefa ha voluto*
58. E poi
AN. DI CRISTO I JOI. E SEGG. l^^
58. E poi fi moffe, e quel Signor verace.
Come a Firenze fi venne appreffando,
E' Neri Guelfi, a cui fuo facto piace,
5p. Incontro gli fi fecero armeggiando ,
Ed i Religiofi tutti quanti
A procilfion colle Croci , cantando .
60. E'I giorno della fefta d'OgnifTanci
Entrò in Firenze, e poiché fu pofato
In cafa i Frefcobaldi giorni alquanti,
61. Il Popolo, e'I Comun fu raunato
Nella Chiefa de' Fra' Predicatori ,
E Carlo poi in fui Pergamo andato,
62. Diffe nella prefenza de' Priori :
r vo' da voi pieno albitro, e balia
Di metter pace, e riformar gli onori.
63. E quand' egli accettò la fignoria
Giurò di confervar tutta la gente
A fuo podere in pace tuttavia.
^4. E dice l'Autor, che fu prefente.
Che il contrario per lui ne fu fatto,
Come vedrai, fé tu porrai ben mente»
6$, Che per configlio di MefTer Mufciatto
Franzefi, che n* avea fatta la 'mprefa ,
Siccome ordinato era innanzi tratto,
66. Prima , che Carlo ufcifie della Chiefa
Tutta la gente fua fi vide armata ,
E' Cittadin temendo deiP offefa ,
67. La Città ebber tutta afferragliata ,
E tutti i Popolan fi furo armaci.
Ed a cafa ì Prior fecer brigata •
6S. Ap-
I4O CENTILOOyiO CANTO XXXVI. '
68. ApprefTo poi Meffer Corfo Donati
S' appreflava alla Terra , per entrare
Nella Città, com'erano i craccaci.
dp. Quando fi fu fencico il fuo tornare»
Diffe Meflère Schiatta Cancellieri :
Lafciatem' ire a lui a contattare.
yo. Allor de' Cerchi diiTe Meder Vieri,
Lafciatel pur venire con fua fcorta,
Che'] popol ne farà ciò, eh' è nieftieri.
71. Attanco il Cavalier giunfe alla porta
Di Pinti , ch'era allor era gli Uccellini, (g)
E le fue cafe, ov'era la via corta
72. Dal maggior Piero a lor, eh' eran vicini,
E quella fer tagliar dentro, e di fuore,
E pafsò dentro co* Ino' Paladini ;
73. E'n fulla piazza di San Pier maggiore,
Poiché fchierato fu co' fuoi sbanditi,
S' aggiunfe gente affai in fuo favore ;
74. E con lui furon tutti quanti uniti
A romper le prigioni, e' fuo'contrarj
Di contraddirgli non furono arditi.
<;$. Ed era la prigion dove i Bailari
Abitano al dì d' oggi molto adagio ,
Che'] (ito comperar di lor danari.
75. E fatto quefto fé n'andò al Palagio,
E ruppe il Bologna W (enza mifura.
Cacciando fuor chi v'era con difagio,
77. E li Prior fuggiron per paura ,
Tornarli a cafa lor, com'io ti parlo,
E fero, al rnio parer, la più Hcura,
78. Per
AN. DI CRISTO I3QI.E SEGG. I4I
78. Per cucco quefto ancora MelTer Cario,
Né alcuno di iua gence apparì fuori
Con parole, o con facci a concaftarlo,
7p. E gli sbandici , e gli alcri malfaccori
Veggendo la Cicca sì fcapreftare ,
E non faceano uficio i Reccori ,
80. Subicamence fi diero a rubare
Cafe, bocceghe, e fondachi, ferendo
Coir arme ognun, che volea riparare.
81. E cinque dì durò, fé ben comprendo.
Che chi il vifo moftrò, fu morco a ghiado^
Ed ebbecene affai con quefto mendo.
82. E poi n'andò la ruba nel Concado,
Ed occo dì durò , meccendo fuoco ,
Che dove furon non rimafe un dado ,
83.. Poiché sfogaca fu la gence un poco,
E Meffer Carlo fé comandamento ,
Che non feguiffe più sì facto giuoco;
S4. E riformò la Terra a piacimento
Di parte Nera, e diede il Priorato
A' Popolani, ed ogni reggimqnco.,
85. Appreffo ricornò il decco Legaco ,
Per far pacificare i Cittadini,
Poiché r un r alerò ebbefi gaftigaco ,
86. E mife pace con dolci lacini
Tra' Cerchi, ed Adimari, e lor feguaci ,
Dall'una parce Bianchi, e Ghibellini,
87. Dairalcra(k) Pazzi, e Donaci veraci
Neri, e Guelfi, ed alcri compagnoni.
Che fur prefenci a' pacifichi baci,
88. E era
1
t43^ CENTILOOyiO CANTO XXXVI.
S8. E tra lor fece certi matrimonj , '
Acciocché foffer parenti, ed amici,
Né mai tra loro aveffer più quiftioni •
8p. Volendo poi raccumanar gli uficj.
La parte Nera, e Carlo contraddiffe ;
Onde il Legato non flette più quici ,
90. TornoflI in Corte, e Firenze intraddiflè.
La pace durò poco , per lo male ,
Che'l Libro moftra poi ne fcguifle:
91. Ch'effendo il dì di Pafqua di Natale
Meffer Niccola Cerchi , ed altri andati
Alle mulina fue, di che gli cale,
92. E Simon di Meffer Corfo Donati
Figliuol della figliuola, e fuo nipote,
Neir Affrico con molti fanti armati
93. Il fopraggiunfc , e fubito il percuote,
Ond'el gridando: Omé, Nipote mio,
Si volfe , per difender quanto puote ; .
94. Finalmente il nipote uccife il zio,
E fu da lui entro '1 fianco fedito ,
Sicché la notte , come piacque a Dio ,
95. Della prefente vita fu partito ,
E'n quefto modo fu la pace rotta
In brieve tempo , ficcom' hai udito.
96. Così ne fu vendetta in poca d'otta;
Che chi uccife vedi, che fu morto,
Pognam, che non moriffono ad un otta.
^T. E benché '1 Vaio riceveffe torto.
La gente fi dolea più di Simone ,
Perch'era ad ogni cofa molto accorto.
p8. E non
AN. DI CRISTO I3OI. E SEG«. I43
98. E non fu T allegrezza del Barone ,
Quando tornò in Firenze collo ftuolo ,
Il quinto grande W per nulla ragione,
^p. Che fu lo fmifurato, e grieve duolo
Ch'egli ebbe nel iuocuor, quando udì dire,
Che gli era morto un*^ si fatto figliuolo.
100. Da quefte rime mi convien partire.
Non perchè la materia fia finita ,
Che fo , che ciò difiavi d'udire;
Ma toflamentQ fia da me feguita.
FINE DEL CANTO XXXVI.
NOTE AL CANTO XXXVI. j
4. (t) Tem. poi.
5. (a) Vili. e. 40. Ferrano,
Ip. (b) Tem fentenza .
53. (e) Magi, e Str. Pregato,
37. (d) Or fi riman qttefta materia, al fMìo ( anzi per
errore al fubito , )
aS. (e) Vili, e, 43. e MSS. d' Agohhio ,
52. (f) Tem. infieme .
72. (g) Magi, e Str. tra gli Ucceiliui »
74. (h; Tem. Ed erano i prigion .
7j. (i) Tem. il Bologna»,
«7. (k) MSS. Dair altra parte .
^7. (i) // quinto grande *, cioè , L' allegrezza del Barone
non fu una quinta parte grande a ciò , che fi crcdea, ec.
CAN-
J44
CANTO XXXVII.
ARGUMENTO.
ANNI DI Dc^Ner'h e Bianchi, e poi del Re diFrancia , villani
CR. 1301. Della compagna i chu per forza prefe ì.^.c.^^,
e ^cgg. // Ducato d' Atene , e non fu ciancia , e fegg»
E come i Fiorentini , e^ Lucche/i
Fer ofie inpeme addoffo a*FiftoleJi*
i.T Neri di Firenze ancora pregni
A Rimafi conerò a' Bianchi, con ogni arce
Penfar di partorire i lor difdegni;(t)
2. E fecer contraffar lettere , e carte
Falfate di fcrittura, e di Tuggegli,
Che parean fatte per la Bianca parte;
3. E fcritti v'erano i nomi di quegli.
Che fi facean capo altre fiate ,
Sicché moftrava ben, che fofler egli,
4. Le lettere dicevano Se voi fate,
Che voi ci rin:ietciate in fignoria,
Vencinmila fiorin vogham, che abbiate;
5. Voi avete ia gente, e la balia,
E noi faren tutti armaci con voi,
E ciò, eh' è fcritto , promettiam, che fia»
6. Ed ordinate quefte cofe, poi
Trattar con un Baron , ch'era davante
A Meffer Carlo fovra gli altri fuoi,
7. Quale avie nome Meffer Pier Ferrante ^
Ed ordinar, eh' el teneffe trattato
Con ccici Bianchi di limi! fcmbiante,
8. E prò-
AN. DI CRISTO I30I.E StGG. Ì45
8. E promectefle render lor lo flato
Contro alla volontà del fuo Signore,
Moftrando di lai metter poco piato .
9. Poi fi partir , ed e* fanza tenore
Mandò per certi Bianchi , e ciò , eh- è detto.
Ragionò lor, colorando Terrore.
10. E poi, acciocché veniffe ad eiFètto*
SoUecitavaa da mane, e da fera,
E quel Baron ne traeva diletto.
11. Quando fu tempo, e quella parte Nera
Portar le dette lettere bollate
A quel, che gli fervia di tal matera;
IJ. E quel Baron torto l'ebbe portate
A Meffer Cariote diffe: Signor mio,
Quefte fon lettere, che m* han mandate
13. Certi de' Bianchi, che volean , ch'io
Rendeffi lor lo flato, e gran promettere
Mi facean, s' io fornifli lor difio,
14. Quando Carlo ebbe vedute le lettere ^
Difle : Contro a coftor fi vuol procedere 3
Perocché non è cofa da dimettere;
15. E cominciò perfettameate a credere,
E diffe a quel Baron : Fa* che non manchi^
Che 'ncontanente li facci richiedere.
l6 Richiefti furon tutti i Cerchi Bianchì,
Degli Adimari Corfo , e Baldinaccio,
Con quafi tutti i Bellincioni franchi,
17. E Naldo Gherardin , O con tutto il braccio
Del lato fuo , e de' Tofinghi alquanti ,
Che'nfieme col Bafchiera fur nel laccio.
Vii. IV. K i8. Eccr.
,14^ CENTlLOQyiO CANTO XXXVIT.
i8. E Cerri ancor di cafa Cavalcanti,
Giacocti , e Malafpini, i qua' temendo
Delle perfone, fuggir tutti quanti;
ip. Per la qual cofa poi , non comparendo ,
Per contumaci in avere, e 'n perfona
Fur condannati , i lor ben disfaccendo .
20. E chi n' andò a Arezzo, echi a Cortona,
Quale a Piftoia , e qual fé co' Pifani
Grande conribibbia , come fi ragiona.
ai. E' lor feguaci Grandi, e Popolani,
E Guelfi, e Ghibellini alle man fue
Fur condannati a diventar lontani;
a2. E' fu d'Aprii mille trecentodue.
E Mefler Carlo fi partì appreffb.
Poiché Firenze sì purgata fue .
23. E poi fenza lunghezza di proceflb
Arrivò in Corte, e dopo il partimento
A Napoli così n andoe adeflb ,
^4. E trovò fatto T apparecchiamento
Allo Re Carlo, moiTo per andaro
Nella Cicilia coli* ade mbramento:
45. Onde fubito entrò con lui in mare t
Ed in Cicilia pafsò con Ruberto
Figliuol del detto Re a guerreggiare..
26. Ailor Don Federigo, com'eiperto.
Non polTendo refiftere ali' armata
Del detto Re , quand' ebbe affai fofferto ,
27. Si recò a ftar con tutta fua brigata
Alle difefe fenza far battaglia.
Con lor faccendo guerra guerriata.
28- Più
AN. DI CRISTO 1302, E SEGO. I47
iS. Più volte ne 'mpedl lor viccaaglia ,
Onde per quefta , e per altra cagione
Si partir con vergogna, e con travaglia,
2p. Allora Carlo con difcrezione
Pace trattò tra lo Re Carlo, e quegli.
Che Cicilia tenea contro a ragione ,
30. E la figlia del Re per moglie diegli.
La quale aveva nome Elienora,W
E poi dall'altra parte promifs' egli,
31. Che fé la Chiefa, e lo Re Carlo ancora
L' attafiero a montare in fulla rota ,
Che lafcerebbe T Ifola in un' ora ;
32. E fé ciò non faceffe, per fua dota
La confeflava, e dopo la fua vita
Lafciar la fedia allo Re Carlo vota,
33. Ma fé lafciaffe reda alla partita,
Ceutomilia once d' oro nelT entrata
Doveano aver dal Re per bene ufcita*,
54. Fatta la pace, promelTa, e giurata,
A Napoli tornaro, e la fanciulla
Al Re Don Federigo ebber mandata,
35. Dell'altre cofe promeffe fu nulla,
E fe'n Tofcana Carlo ebbe vergona.
Con poco onore in quefto fi traftulla.
36. E di Novembre poi per fua bifogna
Si tornò in Francia , avendo la (uo gente
Confumata con danno, e con rampogna*
37. Dopo la pace tutto il rimanente
Di ciafcheduna parte i Cavalieri
Fer compagnia 'nfieme arditamente,
K 2 38. E fer
148 CBNTlLOQyiO CANTO XXXVII.
38. E fer lor Capitano W un Fra Ruggieri
Del Tempio, ch'era pien d'ogni refia ,
E con lor legni, gales, ed ufcieri
3p, Paffar fabitamence in Romania,
Poi in Goftantinopoli n'andaro.
Guadando ciò, che alle lor maa venia.,
40. Ed a lor forza non avea riparo ,
Perocché fempre crefcea la compagna
Di gente, che '1 mal far teneanW caro;
41. Cioè fcacciatì , e pien d*ogni magagna,
E d' ogni ria, e mala condizione ,
E lènza legge , come cane , e cagna ,
42. Rubando, ed uccidendo le perfone ,
E Terre, che acquiflaffer , non tenieno.
Ma colla ruberia , e coli' arfione
43. Ogni paefe affattto diftruggicno ;
E durar dodici anni in quefti errori,
Ch' uom del mondo non li tenne a freno ;
44. E mutaro tra lor molti Signori,
Che per la preda quella gente erronia.
Tratto tratto uccidieno i lor maggiori;
45. E nel paefe andar di Macedonia ,
Guadando d'ogni parte, e d'ogni lato.
Sicché '1 Paefe ancora il teftimonia .
46. Al fine fé n'andaro nel Ducato
D'Atene, avendo per lor Capitan©
Il Duca del paefe già chiamato.
47. Da lui fi rubellaro a mano, a maoo»
Preferlo poi, e tagliargli la teda,
E del Ducato fur Signori a piano.
48. Par-
AN. DI CRISTO 1302. E SEGO. 149
48. Partir le Terre , eh' avieno in podefta,
E que' ,ch'eran tra lor maggior colonne t
Si prefero i vantaggi a lor richieda .
4p. E cacciar via fanciulli, uontiini, e donne,
Salvochè ciafchedun fi rirenea
Qual più gli piacque , e V altre via mandonne •
50, E cos\ fero ancor nella Morea,
Uccidendo , e cacciando i Cittadini ,
E rubando a ciafcun ciò, ch'egli avea.
5 I. E così le dijizie de* Latini ,
Pe' Franccfchi acquisiate anticamente ,
Com' Iddio volle, tenner ma cammini»
52. E quefto bafti di tal convencnte ,
Perchè credo tornare altra fiata
A ragionarne più compiutamente.
53. Nel detto tempo elTendo rubellata
Da' Fiorentin Piftoia , per gli ufciti
Bianchi, che dentro vi facean brigata,
54. Lucchefi , e Fiorentin coli' ode giù
Vi fur fubitamente , e d' ogni mano
Mifer ciò , che trovaro a ma' partiti e
5$. Stati che far ventitré dì nel piano,
E li Lucchefi ragionar tra loro:
Penfar d'aver Piftoia è penfier vanoj
$6. Didero a' Fiorentin fenza dimoro :
Deh non le vi partite dalle f palle,
E noi andremo a fare altro lavoro ,
^j. Partironfi, ed andaro a Seravalle ,
Che come dei faper, briev'ò'l cammino.
Ed aflediarlo da monte, e da valle.
K 3 58» Ap*
ijo ceNTiLooyio canto xxxvii.
58. ApprelTo fu nel campo Fiorentino,
Che rubellaco s' era nel Valdarno
Pian di Trevigne, e teneval Carlino;
5p. Onde fubitamente cavalcamo:
Parte di lor lafciarono a'Lucchefi,
Che a Seravalle non ftavano indarno;
^o. Ma con trabocchi, e con molti altri arneC
La notte , e '1 dì combattevan le porti ;
Ma più di fuor, che dentro eran gli offe fi i
éi* Perocché'] Cartello era tanto forte.
Che chi vi s'appreffava era fedito,
E molti ancor vi ricevetter morte,
62. Perch'egli era di gente ben fornito.
Che Piftolefi affai v'erano entrati.
Per aver pregio di cotal partito,
63. E fé cento anni vi foffero ftati ,
Non Tavieno i Lucchefi per battaglia.
Come tre mefi avevan già paffati .
64. Ma come mancò lor la vittuaglia ,
Perderono ogni ardire, ogni valore.
Né fapean che fi far di lor travaglia.
65. E finalmente non fcnza dolore
S'arrenderò a pregion con gran lamento,
E quel de' ma* partiti fu '1 migliore .
66. E li Lucchefi con molto ardimento,
Prefa la Terra , a Lucca ne mandaro
De'Pifìolefi legati trecento;
6j. E tutti i Terrazzan , che vi camparo.
Giurarono a' Lucchefi fedeltade ;
Pognan , che pofcia molti fé n' andaro .
6B. E li
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG. 1$ l
6S. E li Lucchefi con folennitadc
Vi fer fare una Torre maeftrevole
Per più fortezza, e per più libercade,
6^ La quale ancora è volta a Val di Nicvole ;
E fer fortificar la Rocca vecchia,
Che al Piftoiefe fi moftra piacevole.
70. Nota, Lettore, e F animo apparecchia
Accender , eh* io al Fiorencin ricorno ,
Doveri mio cor più , eh' altrove fi fpecchia»
71. Come in Firenze fur , fenza foggiorno
Nel detto piano di Trevigne andaro ,
E 'I Caftello accerchiaro incorno incorno •
72r Ma dentro entrati v'erano a riparo
Dimoici ufcici Bianchi Fiorentini ,
Sicché al combatter faria flato amaro •
73. E ciò veggendo i favi Citcadini ,
Traccaron con Carlin de' Pazzi decco,
E diergli , mi cred' io > moki fiorini.
74. Ed e' ufcl del Caftello , e con effecco
A' fuo' fedeli fece aprir la porca,
E poi cavalcò via a fuò dilecco .
75. E come dencro fu la Guelfa fcorta.
Rubar la Terra, e poi vi mifer fuoco,
E molta gence allora vi fu morca.
Ifó. Appreffb poi peggiorarono il giuoco.
Ch'egli il disfero infino a' fondamene! ,
Sicché non ne campò molto, né poco*
77. E molti ne menaro malcontenti
Prefi a Firenze , ched in quel Caftello
Si riducean per rubar le genti.
K 4 6S. Tor*
IJ2 CENTiLOQirie CANTO xxxvrr<r
78. Tornata l'ode col Giglio , e Raftrello,
Poco ripofo prefono in Fiorenza,
Che cavalcaron forti nel Mugello ,
7p. Per dare agli Ubaidin gran penitenza >
Perchè co* Bianchi s' eran rubeliati
Da' Fiorentin per ufar violenza j
8a. Ed avendogli in parte danneggiati ,
A' Caporali un meffo fu venuto,
Che' Bianchi due Cartelli avean pigliati,
81. Ciò eran Montaglieri, («) e Montaguto,
I quali eran vicini in Val di Grieve,
E'I Capitan, come l'ebbe faputo,
82. Con tutta Torte rlpafsò la Sieve ^
E non riftette mai di cavalcare.
Che nel paefe fu giunto di lieve;
83. E r uno , e V altro fé 'ntorno cerchiare
Di gente si, che per nulla cagione
Ne potea alcuno ufcire, o dentro entrare»
84. Quando que' dentro vider per ragione ,
Che riparar non potieno a tal ferra,
S' arrender tutti , falvo le perfone .
85. Rubata, ed arfa ciafcheduna Terra,
Infino a' fondamenti fu disfatta ,
Acciocché mai non facefle più guerra.
i6. Nota , Lettor , ciò che per me fi tratta.
Che in quel tempo non pigliava cofa
II Fiorentin , che non venilFe fatta :
87. Sempr'era la Città vittoriofa
In ogni parte, perocch'era unita,
E non com'oggi la gente ritrofa*
8S« Da
AN. DI CRISTO 1 502. £ SEGG. 1 5 1
88. Da tal matera ornai faccio partita,
E nel mio dire un miracol fi niifchia >
Per dare affempro a molti in quefta vitao
?p. Nel detto tempo neirifola d'Ifchia»
Che dal Napoletan poco divaria ,
Come fa chi talvolta vi s' arrifchia ^
pò. Ufcl fuari della fua zolfonaria
Un fuoco tal, che tutto quel paefe
Ne sbigottì i si n' era piena V aria ;
pi» E poiché '1 fuoco alle cafe s' apprefe
Neil' Ilbla di Procida , fuggirò
Molti di quella gente alle dife{e>
p2. Uomini , e donne , e fanciu' (^) con fofpirs>
Abbandonando ciò > che avieno al mondo ^
Fuggivan per campar di tal martiro.
93. E due mefi durò sì fatto pondo >
Mettendo cafe, perfone , e beftiame.
Ed altre cofe, tutte quante al fondo.
P4. E que', che ne camparo uomini, e dame^
Veggendo lor paefe si confufo,
Dovetter viver poi dolenti, e grame.
tf^. Di quefto badi , ed or. Lettor, mi fcufo,
Che m*è di niciftà di ritornare
Addietro alquanto, e malvolentier l'ufo;
pd. Ma pur volendo il libro feguitare >
Conviemmi dir come lo fcritto muove*
Se fallo eie, non è mio il fallare}
$y^ Che nel mille dugennovantanove >
Dove racconta , che il Re di Francia
Di Fiandra vinfe tutte le fue prove,
p8. Ri-
XJ4 CENTILOQUro CANTO xxxvir*
98. Ritornerò nella feguencc mancia.
Perocché quinci mi convien partire >
Poche di verfi è piena la bilancia .
5p. Dio mi conceda, ch'io pofTa feguire
La ftoria si, che Jo tuo *ntelletto
Non s' impedifca dilungando il dire;
100. Ma faviamente riprenda T effetto
Di quel , eh' io iafcio, col Canto feguentc^
Che chiaro ti farà d* ogni Ibfpetto ,
Se quel, eh' è detto, ti rechi alia mente.
FINE DEL CANTO XXXVII.
NOTE AL CANTO XXXVIL
I. (t) Magi, e Tem. i/degni,
4. (a) Tem. Che noi ci rimettiamo»
17. (*) Vili. Gerardini ,
37. (b) Tem. Elianora • Magi. Alienora .
38. (e) Tem. E fecer Capitan.
AO. (d) Tem. ;/' nvean .
éi. (e) Magi. Monfaglieri .
^a. (f) T^m, fanciulli i intero.
CAN-
iss
CANTO xxxvia
ARGUMENTO.
AKHi DI Dì Pier Leroi , ch^ era im Tejfttore , villani
CR. 1302. Com* e' fu capo del popol di Fiandra 1. 8. e. 54.
e fegg. Contro a* Signor , per fiio fenno , e valore , e f^gg»
E come il Re di Francia fé gran gente ,
Credendo de* Fiamminghi ejjer vÌ7icente .
1. /^R n^ì convien pigliar ov'io lafciai,
v^ Che'l Re di Francia in Fiandra feftatuti,
Ch' a molti parver falvacichi affai.
2. Cioè , che tutti artefici minuti
Della Città di Bruggia, Qé{\) appoggiati.
Non foffero in ragione udir voluti .
3. Partito il Re > perch'eran mal trattati,
Ai Balio diero una pitizione ,
E domandaron d'effer dirizzati*
4. Quegli a preghiere di ricche perfone
Fece il contrario, allegando la legge,
Che.'ntender non gli dovea a ragione ,
5. E due, ch'erano i capi W di tal gregge.
Fé mettere in prigione , ed altri poi ,
De' qua' due 1' un , fecondochè fi legge,
6. Fu Tefiìtor , chiamato Pier Leroi,
Saputo, e fperto Capo di contrada,
Come Gian della Bella fu tra noi ,
7. E r altro nominato fu Gian Brada ,
E fu Beccato : or ti dirò perchè
Fu pofto il primo a così fatta grada, (t)
8. Che
Ifó CENTILOQUIO CANTO XXXVIII,
8. Che tanto viene a dir, quanto Pier Rss
Quefti fu il primo, confìe fi ragiona.
Che Bruggia a communanza tornar fé.
j>. Che benché folTe povera perfona,
E con un occhio affai vile, e fparuto^
Per vertude era degno di corona ;
IO* Onde s'armò tutto '1 popol minuto,
Corfe la Terra, di pregion cavato
Que', che a lor davan configlio, ed aiuto,
11. Uccidendo ciafcun , che fé riparo:
Poi fecer triegua , appellando a Parigi ,
E la fentenza venne lor contraro ;
12. Che que*, che avevan piene le valigi
Di fiorin , valfer molto più in quella ,
Che non valieno i poveri fervig).
13. Quando fi feppe a Bruggia la novella.
Da capo corfe a romor la Citcade ,
Perchè '1 minuto popol fi rubella .
14. Ma per temenza (e) delle mafenade ,(<9
Si fuggir tutti alla Terra del Damo,
Ch'è d'otto miglia appreffo fue contrade*
15. Come fur dentro poi, di ramo, in rama
La gente ricca tutta fu rubata ,
E morto chi del Re facea (^) richiamo }
16. E poi, ficcome gente difperata,
N' andarono alla Terra d' AngiborgO ,
E fimilmente l' ebber governata.
17. A Mala n'andar poi, fé bene fcorgo,
Preffo a tre miglia a Bruggia là, dov'era
Di Bruggia il Balio , come qui ti porgo, (O
tS. E pre-
AN. DI CRISTO I 302. E SEGS. I57
18, E prefa la Fortezza alla primiera ,
Senza mifericordia fur manefchi,
Rubando ognun dal mattino alla fera ;
ip. E morto il Balio poi , tutti i Francefchi ,
E Gran Borgefi andavano uccidendo ,
Ed ifpezzando , come carne in defchi.
20. E gli altri, che camparon, ciò veggendo,
Mandarono a Parigi per foccorfo,
E 'i Re Vi mandò poi, fé ben comprendo,
21. Il Sovran Balio di Fiandra, che corfo
Vi fu con più di mille, che a cavallo
Più fier , che accaneggiato verro, od orfo,
22. Giunfero a Bruggia chiar, come criftallo,
E fornir le Fortezze con effetto
Di ciò , che bifognava , fenza fallo .
23. Regnando la Cittade in gran fofpetto,
E quel minuto popol pur montava.
Come Iddio volle, per altrui difetto,
24. E la minuta gente, che reftava
In Bruggia indeme fer lega , e paftura
D'uccider ciafchedun, che contro dava,
^5. E mandaron per que', che per paura
S' eran ceflati, e dieder loro il nome.
Che tenevan per lor dentro alle mura.
26. Dentro paffar, non bifogna dir come^,
Uomini, e donne con molta baldanza,
Perocch* avevano aflaggiaro il pome,
27. Gridando; Viva nofira Comunanza,
E muoiano i Francefchi, e fieno ofTefi,
Acciochè n tutto manchi lor polTanza»
zS. Ma
158 CENTILOaUTO CANTO XXXVIII.
28. Ma da' Francefchi non erano intefi,
E chi gli aveva in cafa gli uccidea.
Od alla piazza gli menava predi
ap. Dove mifericordia non s'avea.
Che tagliaci eran ficcome tonnina
Da quella gente, come alcun giugnea,
30. E felle , e freni con favia dottrina
Erari lor tolte, e fé alcun cavalcava.
Dalle fineftre fentia la ruina,
31. Tutta la notte, e '1 dì, che feguitava.
Non fi fé altro, e ben milledugento
Se ne trovaron morti, onde mi grava,
32. De' Cavalieri , ed a pie, non ti mento.
Che far domila, (g) e più gli annoverati.
Che ne doveva il fème effere ifpento ;
33. E'n tre dì poi non furon fotterrati.
Portandogli di fuori in fulle carra,
E per le folTe de' campi gittati ,
34. E ricoperti appreiTo colla marra,
E fé leggi oltre, troverai di corto.
Che di viemaggior danno fu queft'arra.
35. De' Gran Borgefi ciafchedun fa morto.
Che fu trovato, e molti fero il volo
Di fuor campando da così mal porto.
36. Campoe Meffer Iacopo San Polo
Balio maggior» perocch* a fua Fortezza,
Che v' era preffo , fuggì quafi folo .
37. Quando i Fiamminghi fer tal crudelezza^
Corrie mille trecento per ragione,
Poi raddoppiò de' Fraacefchi l'afprezza,
38. Dopo
AN. DI CRISTO 1300. E SEGG. I5p
38. Dopo la detta rubellagione
Di Bruggia, e de' FrancelchiW peftilenza.
Che hai intefa, ed anche la cagione,
3p. I Cittadin di Bruggia con prudenza
Penfar T offefa fatta al Re di Francia ,
E che a rilpetto della fua potenza
40. Tatta la forza loro era una ciancia,
E che non riparando a ta'meftieri,
Potrebbe in brieve dar lor mala mancia,
41. Mandare per Guiglielmo da Giulieri,
Fratel di quel , che prigione era ihto
Del Conte Artefe, e morto in que'fentieri.
42. Effendo grande Cherico , e Prelato
Guiglielmo detto, come fentì quello,
Lafciò da parte tutto ii Chericato :
43» Per vendicar la morte del fratello
Contro a'Francefchi , a Bruggia fanza Ibfte
Ne venne , e fatto fu Signor novello,
44. E 'ncontanente a Guanto andò coli' ofte >
Il qual trovò sì forte , che die fine
A quella 0) imprefa, e mutò fue propofte,
45. Ed affali poi le Terre marine ,
Le qua' fentendo quafi pure il grido
Della fua gente, ubbidir fue dottrine*
46. Quando quefto fentl il giovan Guido
Figliuol del buon Conte di Fiandra , e zio
Di quel Guiglielmo, fi partì dal nido,
47. E venne in Fiandra, che n' avea difio»
Perchè del Re di Francia quanto puote
Era grande nimico al parer mio.
4g, GiuQ'
48. Giunfc nell* ofte , ed egli , e 'I fuo Nipote
Di nuovo furono eletti Signori,
Ed ebber la balia con piene note
49. Di cinquecento rapi , e guidatori
Di tutto il popol di Francia , e tornando
Dalle marine , come vincitori ,
50. Ebbero a patti > guidandole, e quando
Fu nella Terra di lor gente affai ,
E MefTcr Guido fènz- altro domando
51. Subitamente n'andò a Colerai
Con quindici migliaia di Fiamminghi,
1S tutti a pie, fecondoch' io trovai,
52. E non penfar, che quivi alcun s^infinghi.
Ma fon sì valorod nella guerra,
Ch* non bifogna, ch'altri li fofpinghi,
53. E brievemente conquiftar la Terra,
Salvo il Caftel del Re, dove ficuro
Iftà ciafcun , che dentro vi fi ferra •
34, Dair altra parte Guiglielmo afpro, e duro-
Fole l'afledio al Caftel di Catella,
Qua! era forte di foflb, e di muro*
$S. E dimorando quefta gente, e quella
Que' di Pro , e que' di Camma (*) d' un volere
A Meflèr Guido dieder le Caftella.
56. Onde a' Fiamminghi crebbe sì il poder^^
Che r ofte raddoppiava d'ogni lato,
E'I Caftel fi potea poco tenere,
57. E per foccorfo al Re ebber mandato.
Ed e' vi mandò tofto il Conte Artefe ^
Con fettemila Cavalieri armato»
58. Con
Al^. PI CRISTO I30I.E SEGG. l6l
58. Con molti alcri Signor di lor paefe ,
Duchi , e Conci , e Cailellan valenti , rj
Ed alcun altro franco Banderefè^ -'^
5p. Con quaranta migliaia di Sergenti,
Con diecimila Baleilrier tra loro,
Tutti del Re fedeli, ed ubbidenti.
do. Quando furo a Coltrai , fenza dimoro
Formaro il campo prelTovi ad un miglio;
Diciam del Re, e laibiam di coftora.
61, Il detto Re di Francia per configlio
Di MelTer Biccio, e di Meffer Mufciatco
Franzefi , e nati alla Città del Giglio,
éi. Fé falfar la moneta, e qui fu matto,
E fella peggiorar tanto, che '1 terzo
Valfe di quel , che valea innanzi trattai-
63. Onde alla gente ciò non'par-v^e ichereoi
E molti Fiorentin ne far diferti ;
Per tornare a Coltrai ornai mi sferzo;/
64. Meffer Guido di Fiandra fra^^ii fpertl^
Savio, e difcreto giovane figliuolo, •
Veggendo tanti Francefchl fcoperti,
6$. E che partir non potea fenza duolo,
O ch^e 'a battaglia noa provaffe Telmo
Contro a sì grande, e valorofo ftuolo>
66. Mandò a Cafella per Meffer Guiglielmoj
E fubito ne venne con Sergenti iuìt .\.'
Che parve , che diceffe : V me ne fmelrtio
éj. E ventimila fi trovar prefenci •
Uomini a pie, che niuna a cavallo
V era tra lor , fé non i Maggiorenti .
l6l CENTlLOOyiO CANTO XXXVIII,
(58. Muraro il campo del fuo primo ftallo,
E di Coltrai ulcì la gente armata,
E tutti s'aflembraron fa nza fallo
6^. Predo alla Terra in fu una fpianata
Sagacemente , e con molta mifura ,
Pigliando lor vantaggio alla fiata ;W
70. Che a traverfo di quella pianura
;: 'Aveva un.foffb, il quale rallargaro
Ben cinque bracciale tre crebbero altura.
71. E 'nfu'l cigliar del fofTo fi fchieraro ,
Che a modo d' una luna fi torcea,
E 'n fimil Jmodo tutti s' acconciare •
72. Da lungi il foffo già non fi parQa,
Che prima v^cra la perfona fufo ,
Che s' accorgefTe (^ ove cader potea^
73. E 'I Popò! de!Eiamminghi n^era chiufo,
E chi v'era a caival ne fcefe a piede,
Volendo «fiere al par degli altri giufo;
74.r'E godisndardi (^) avean come fpiedi ,
Ed acconciarfi , lìccome. alla caccia
S' afpettano i cinghiari ; e qui provvedi;
75. Cialcuno avea un baflone di due braccia.
Col capo groflb ,. chiamato buon giorno
In noftra lingua, e d' altro non s'impaccia.
76. Quafi tìiua v' ebbe altrimenti adorno,
eh' erap; povera gente, e poco ufati
Di guerreggiare, e dell'andar d'intorno;
77. E ben fapien , che' lor nimici armati
■ E ran duo tanti , e viepiù fofficienti ;
Ma e' facevah come difperati ,
78. E vo-
AN. DI CRISTO I301.ESEGG. 1^3
78. E voleano anzi qui morir contenti.
Che a que' Franceschi venire alle mauì*^
Che gli uccidefler con nuovi cornfienti.*.
7p. E come debbon fare i buon Criftiani ^
Fecero il Corpo di Crifto portare
Per tutto il Campo i lor buon Capitani,
80. E poi in luogo di comunicare
Ciafcun fi mife della terra in bocca, ,,
E'nfieme fi baciar con lagrlmare , , *
81. E* lor Signori, a cui partiene,, e cocca
Guiglielmo, e Guido, andavan confortando
Del bene adoperare, a ciocca, a. ciocca.
82. picean: Peniate, a che farefte, qi^ndo
Venifte W a man delli voftri nenciici,
L'argoglro(o) de' Francefchi rlcordandW
83. Adunque procacciate efler felici* ^j ^q
E ninna paura non vi abbagli,- /j.:«r>
Acciocché non vegnate aVbr giudicj,
84^ E date io fulle cefte de' cavagli, j ,^^
Perocché non farà sì buon guerriere-, 'r^'
Che a pie con voi una cicala vagli.
85. E Pier le Roi fecer Cavaliere,
E ben quaranta poi di lor migliori.
Acciocché ciafcun folFe ardito, e fiere»
86. Dicenda lor : Se noi fiam vincitori
r vi darò- ben tanto, ch^ a mie fpefe
Potrete vker ficcome Signori.
87^ -Dall' altra parte il gran Conce d' x4.rtefe,
E de' Francefchi Duca, e Capitano,
Vegsendo ì Fiamminghi alle difefe,
L ^ 88. Ap-
164 CENTILOQyiO CANTO kXXVlU.
88. ApprefFo loro fcefe giù nel piano,
E dieci fchiere fé di Cavalieri,
Ed a ciafcuna die Capo fovrano»
8p. La prima millecrecenco (p) guerrieri ,
Provenzali, e Gaalconi, e Navarefi ,
E Spagnuoli , e Lombardi ardici , e fieri ;
90. E fanne Capitan, fé ben comprefì ,
Meffer Gianni di Barla, e fu contento,
Per far pruova di fé in que'pae/ì.
pi. E la feconda fvi di cinquecento ,
MelTer Rinaldo d' Iftria (q) ù. novella.
Che ne fu Capitano prefto, e attento .^-^
92. La terza fu di gente adorna, e bella, '^
E fu di fetrecento, e Caporale
Ne fu alior Mefler Tano di Noella .
93. La quarta fu d' ottocento , la quale
Guidò MefTer Luigi Chiaramonce ,
Nato di que' della Cafa Reale.
94. La quinta fu di mille, e capo il Conte
D'Artefe, ch'era della detta gefta.
Savio, e difcreto con ardita fronte.
95. Di fetcecento a cavai fu la fefta.
La qual fu governata fotto Tala
Del Conte di San Polo, ardita tefta.
96. La fettima ebbe il Conte d* Albamala,tó
E fu di mille, come fi ragiona,
Che non curavan gli altri una cicala.
^j. E Meffer Ferri , e '1 Conte di Sanfona
D'ottocento a cavai guidar 1* ottava;
E poi dì cinquecento fu la nona,
^ ^ ^%. La
AN. DI CRISTO I 30 I. E SEGG. 10$
5)8. La qual Mefler Gotcifredi guidava ,
Ch'era di Bramanzoni , ed Anoieri ,
E MefTer Gian d' Analdo il feguitava,
pp. V ultima fu di dugento Corfieri
Forniti ben di tutte guernigioni.
Con diecimila, franchi Baleftrieri,
100. E trentamila d'altri buon Pedoni,
Della qual Bonifazio Mantovano
Caporal fu; e vo* , che mi perdoni,
S'i'lafcio qui chi fegue a mano, a mano. M
FINE DEL CANTO XXXVIII.
NOTE ALCANTO XXXVIIL.
2. (t) Magi, e Str. lafciano la (? „ "'" r? ,.
5. (a) Tcm. il capo . • ;^-^ '^
7. (b) Magi, e Str. in si fatto grrJo ; eh' è rima £alfa •
i^.{q) Tarn, .potenza . (à) Str.cTer:ì,mafnade»^
e) Tem. ft^ce* " _ • «•.
17. (f) TQm. ficcomé ti porg9. ~ ■-''■'' ; •
32. (g) Tem. duvtila , ; ■
38. (h) Tem. pifloknza ,
4<f. (i) Magi, e Srr. Alla imprefa,
55. {*) I Tedi del Villani altri leggono Canm j altri Camo.
09. (k) Magi, e Str. la fiata *
72. (1) TqT[\, s^ avvede (]e .^ ,^ . .
74. (m) Tem. Co7itentàfdi \ ViW. Godetidac , alla Fiamminga .
82. (n) MSS. F<?«/^. (o) Tem. Il rigoglio^
8p. (p) Villani, 1400.
^i . (q) MSS. ^' Etna , o <^' ^rW^ .
^6. (r) MSS. della Mala.
ioo. (s> Tcm. Caporal fu ik>n- altri ConipagnBm Ì Lafcìott
quit poi torm a mamt amano.
L 3 CAN*
1^6
"à^/^ N T O XXXIX.
l^ - A-R G U M E N T O .
ANNI DI Come i Fiamminghi vinfero i Ftancefchi , villanF
CR. 1302. E coiìie il Re di Francia ri/è V o^a , 1.8.c.5(J.
e fcgg. Epotfer tnegua , ^ ritornarfi frefchi ; e feggr
£ ^/ Ftilcier de^ Calvo li crudele ,
Chejjt^Firenz^fe gonfiar le vele*
I. TTl Aunaronfi allor certi da canto ,
-I%- E andarono davanti al Conce Artefe,.
In cui flava il facto tacco quanto.
t. E '1 Conefiabol diffe alla corcefe:
Quefta farà battaglia difperaca.
Poiché '1 Fiammingo è fuori alfe difefe ;
3* La gente, eh' è qui con voi affembrata
E' 'I fior del fangue di Francia gentile ,
E di gran fama più, ch'altra pregiata ^
4. E que'fon gente difpettofa , e vile j
Non fia tenuta prodezza veruna
Vincendo gente di sì fatto flile*
5. E fé ci fofle inconcrp la fortuna ,
Che potrebb' effer , fiam vitiperati
Più , che gente , che fia fotto la hma .
d. Lafciate fare a noi con gli foldati ,
E fanti a pie , che fon più di due canti.
Che non fono i Fiamminghi annoverati.
7. Se ci mectiam tra là Terra, e' Briganti r
•Fie Jor di vetcuaglia il eammin guaftp^
E badalucchi aran dà tutti i canti.
. 8. E li
AN. DI CRISTO 1301. E SEGG. I<^7
8. E li Fiamminghi fon di sì gran pafto, ^
Che non porranno fodenere , e poi
Si porrà lor m^' caricare il. bafto,
9. O e' fuggiranno , o verran ve^rfo noi;
Allora manderete alla bifogna
Della Cavalleria, che fia con voi.,.j3 ^^
10. Che al mio parere egli è di gran vergogna ,
Che tanta Baronia , quant'è la voftra ,
Con sì vii gente a combatter fi pogna *
11. Rilpofe il Conce: Qui non fi dimollra
La lealtà, che porti a Monfignore, j^
Che vile fai invilir la gente noftra. rj
12. Ond'el fi volle non fenza dolore,
E diffe: Sir, todo vedrete s'io . . ^j
Ho detto quefto per viltà di coreV^:'^
13. Con ina compagna s'accomanda a Dio,
E correndo a* nemici ii fu moffo,
E gli altri il feguìtaro con difio ;
14. Ma perchè non s' accorfe del gran foilb.
Colla brigata fua di botto affonda ,
E fimilmente poi gli cadde addoffo
15. La prima fchiera , ed anche Ja feconda
E la terza, e la quarta, che pignendo
Così addpdo i' una all'altra abbonday^
16. E poi la quinta, e la feda credendo.
Che '1 pigner deffe vinto il lavorio,
• Nel foflb tutti n'andaron correndo*
17. Ed era tanto grande il polverio.
Che que'di dietro non potien vedere
S'egli erana a partito buono, o rio,
L4 x5J. 0«-
\6i CENTILOQUIO CANTO KXXIX.
i8. Onde feguiron tutte T altre fchiere
Tra loro urtando , e votando gli arcioni,
E riempiendo dovunque era miftiere .
ip. E* Fiamminghi d'intorno co* baftoni
Pure ammazzare i cavagli intendieno ,
E sbudellargli co' loro fpiedoni ;
2ò, Sicché in poca d* otta fu ripieno
Il fofib , e li Francefchi si annodati ,
Che pur tra loro fieffi s'uccidieno.
2ié Guiglielmo , e Guido Capitan pregiati
De' Fiamminghi » ciafcun guardò fuo corno ,
E molti a pie n' aveano atterrati .
22. E la lor gente gridavan d'intorno;
La roba è voflra , attendete a fedire ,
Che onorati (lete in que/ìo giorno.
23/ Ed a' Fiamminghi (t) crefcendo l'ardire.
Co' lor buongiorni, e co' lor godendardi.
Cavagli, e Cavalier facean morire j
24. Ed il foffo paffar come gagliardi ,
Ed accerchiaro , e ruppon come vetro
Color, che giunfer più che gli altri tardi,
2$. E niun ne potie tornare addietro.
Che dovunque volgieno , eran trafitti,
Com' i' ti moflro con diritto metro.
2(5. Cosi i Francefchi furono fconfitti ,
E fur de' Cavalier fernila morti,
E de' Pedon rimafer pochi ritti .
27. E' poveri Fiamminghi furo accorti
A difarmargli, e portar via gli arnefi.
Onde fur pofcia più, che prima forti*
^ ^ - 28. E non
AN. DI CRISTO 13OI. E SEGG. ì6(jf
28. E non penfar, che ne menafler prefi.
Ma tutti gli fvcnaro come becchi ,
Que', che per mazza non eran diflefi.
2p. Se tu, che afcolti, aprirai ben gli orecchi, (»>
E gli occhi della mente , tu vedrai ,
Come tu vedi te , quando ti fpecchi ,
30. Quel che fu quefto, e poi conofcerai.
Che veramente fu di Dio fentenza.
Per punir que', ch'avien fuperbia affai.
31. Deh ferma alquanto qui la 'ntelligenza,
Confiderando, che dovea parere
11 fodo, e'I pian di cotal peftilenza ;
32. E nota ancor, che non fi debba avere
Ferma fperanza nella molta gente.
Che fpeflb i pochi i molti fan cadere.
33. Non fare oltraggio al tuo menìpoffente,
Che fpedè volte Iddio è dai fuo lato,
S' a combatter fi muove giuftamente.
34. Quando fu quefta guerra t'ho contato;
Ma nondimeno , acciocché non t' inganni
Il lungo feri ver, eh' è poi feguitato,
35. Mille treccntodue correvan gli anni
Di Crifto , il giorno di San Benedetto ,
Quando Francia foftenne i detti danni.
36. Onde i Francefchi poi in fatto, e'n detto
Per'r univerfo molto diba (Taro,
E per viltà fur tenuti a fofpetto,
37. E li Fiamminghi molto ne montaro ;
E quefto bafti di sì fatta mandra ,
Per farti d'altro lo ntelletro chiaro.
38. E vaof
I70 CENTILOCSJIO CANTO XXXIX,
38» E vuocci(b) dir come i Conti di Fiandra
D'oggi , non ion per lato rnalcoluio
Difceii dagli antichi, ma di Londra.
39. L' antico fu il buon Conte Baldovino,
Ch' ebbe CoftantinopoJi davante,
E fanne *mperadore a fuo dimino,
40. Poi fu il valente» e buon Conte Ferrante,
Che combattè collo 'mperador Otto,
E fu di fua perfona molto atante.
41. Ciafcun di lor fu molto .favio, e dotto,
E portavano un' arme aggheronata
Di giallo , e nero , e poich' andato fotto
42. Fu il detto Conte , teda ebbe lafciata
Una fanciulla femmina, ch*avia
La Margherita per nome chiamata ►
45. Quefta rimafe a guardia , e tutoria
Di Meffer Gianni di Vannes Prelato,
Che tenne poi per lei la Signoria ;
44. E poi crefciuta la fi renne a lato ,
Ed ebbene un figliuol chiamato Gianni,
Per la qual cofa lafciò il Chericato ,
45. Ed ifpofolla con allegri panni,
Ond' ella fu Conteffa Margherita ,
Ed ci Conte di Fiandra fanza affanni. W
4(J. Poich' ella fu flia donna {labilità
N'ebbe un'altro figliuol nomato Guido, W
E'I Conte poi pafsò di quefta vita.
47. Ella rimafe vedova nel nido
Con due fanciulli , e guidava ella ftefla
Tutta la fua Contea , ben te ne fido .
48. E mol-
AN. DI CRISTO I 302. E SEGG. I7 Y
48. E molte leggi fé quefta Conteffa ,
Che ancor fono enervate in più maniere
In Fiandra, dov' ell'era PrincipeffaR»r''' -^
4p. Ella s'armava come ur^ Cav^alier^^'-' • .^
E faciefi temer per fua bontade -- ' '
In ogni parte, che facea meftiere.
50. Quando i figliuoli furono in etade
Poler dinanzi al Re di Francia il piato.
Perchè ciafcan volea la dignìtade. '
51. E lo Re per la madre ebbe mandato,
E domandolla r qual'era più degno
D'effer di Fiandra Conte nominato.
52. Ed ella come favia difTe : T tegno
Ciafcuti per mio figliuol; ma teftimonio.
Che Guido è ilConte , e la ragion n^ affegno 'y
53. Perch' egli è nato di ver matrimonio, • '^
E Gianni no, benché mi fia gran duolo
A dir, com' io fu vinta dal Dimonio.
54. Rifpofe Gianni : Unche W fon' io figliuolo
Della maggior puttana, ch^ abbia il mondo j
Prefente il Re , e tutto l'altro ftuoio.
55. La favia donna col vifo giocondo
Non fi turbò di così fatto oltraggio,
Ma difiegli ridendo: Io ti rifpondo ;
55. Io non ti poffo torre il tuo retaggio,
, Ma l' arme sì; e voVche'l Lion nero
Nel campo d' or, che tiene il fignorag^io,
SJ. Da ora innanzi tu non porti iatefo ,
Ma portil fanza lingua , e fanza unghioni
Per quel> che tu m- ha' detto contr'al vero.
^ S^. Al.
IJZ CENTILOOyfO CANTO XXXIX.
58. Allora il Re co' favj fuoi Baroni,
Sentenziò ciò, eh' ella <3iilè di faldo ,
E 'ntorno a ciò le die piene ragioni.
5p. Di Gianni fcefero i Conti d'Analdo;
Di Guido i Conci di Fiandra per cerco
Della fuo prima ipofa, e di fuo caldo;
60, Ciò fu Guiglielmo, Filippo, e Ruberto.
Dall'altra Gianni, Arrigo, e Guidone,
De' qua' ciafcun fu molto favio, e fperto,
61. Di cui prodezze ancor faren menzione.
Or ti ritorno (f) a' Fiamminghi vincenci ,
Che a ciafchedun parea elìèr lione.
6u Venuti tutti a' lor comandamenti
Coltrai, e Guanto, e gli altri de' paell,
E' Francefchi di Fiandra quafi fpenti ,
63. r poveri Fiam.minghi erano accefi
D'ardire, e di baldanza tanto pieni.
Che ne cacciato fuori i Gran Borgefi.
(J4. Ma come in Francia fur giunti i veleni
Delie male novelle , donne , e dame
A piagnere, e flridir fur fenza (g) freni ; :r
65. E di pianto era pien tutto '1 Reame,
Che chi piangea il fratello, e chi il marito,
E tutte genti v' cran trifte , e grame.
66. Nel predett'anno il Re di Francia ardito^
PaiFaco alquanto il dolor, bandì 1' ofte
Sopra' Fiamminghi con afpro partito j
6j. Con Cavalier diecimila alle cofle, .
Tra' quali furon molti gran Baroni,
Qk^ ^laun^iì avevan fanza fofte, . .
.1 A j 6B. E con'
AN. DI CRISTO I302éS£GG, i 7J
62» E con feffanta miglia* (h) di pedonV' •■
Cavalcò a Darazzo W di prefence*.
Per gire irt Fiandra con baccuci fproni .
^9» QuaDdo'-il Popò! di Fiandra quello fence.
Per Meiler Gianni Goi>té di Namurro
Mandar , perocch' èra faviò , e vaknce »
70. Non bifognò mettergli fotto cuttò ,
Che mofTe , e venne per lor Capitano ,
Contro alla gente del Gigliato azzurro.
71. Come fu giunto quel Conte W fóvranor'
Trovò la gente ordinata in disparte,
Come tra loro avien fatto di piano.
72. Date le'nfegne, e per fé éiafcun' Arte
Nel Gonfalon fi vedea manifefta,
Così d'ogni mefliere a parte a parte -
73. E fimijmente n^ila fopravvefta
Ciafcun moilrava di faa Arte afTai ,
Per conofcerli infieme a tale inchicfta.
74» E come baldanzofi di Coltrai
Ufciro a campo tutti arditi, W e frefchi,
E tanto bella gente non fu -mai.
75. Trabacche , e padiglioni avean manefch?^
E tutti èrano armati di vantaggio,
Per la vectoria avuta de' Francefchi ;
76. E col -buon Capitan, di-fcreto, e faggio
A Doagio(^) n'andò là gente gaia>^^
E quivi fecer fine al lòr viaggio^-
77. E ritrovaronfi ottanta migliaia
D* uomini a pie, con tanta falmeria ,
Che cenea più, che di buoi mille paia.
78, Ac-
174 CEKTILOÙyiO CANTO XXXIX.
yS. Attanto il Re colla fua Baronia
Pafsò in Fiandra, e furonfi accampaci (i^)
Con tutta quanta lor Cavalleria.
7^. E li Fiamminghi , eh' eran bpn guidati,
MolTero il campo arditi , e di gran vaglia ,
Ed aVnimici fi furo appreffati ,
So, Gridando fempre : Battaglia, battaglia,
Badaluccando, e vincendo ogni prova.
Avendogli per men d* un fil di paglia*
8i. AHor dal Gel fi cominciò gran piova,
E durò canto , che pareva un lago
Tutto quel pian, dove la gente cova v
82. Ed ^avie d* ogni parte tanto brago ^^ ,
Che vittuaglia non potea vemrer ^j i^"^
Al Re di trancia^^, che valefle un agov)
^3* Veggendo, .^he gli ponvenia partire-, -
Co' Fiamminghi fé triegua per un anno,
Degìiì altri patti non m' impaccio a dire.
84. Voi fi parti uon fuo vergogna, e danpo^
E fi^ fiamminghi fé n'^andar con fefta ,.
E li Francefchi con pena, ed afFanno^f
Sj- Qi?^ J^ detta materia- alquan^:© refta , .
Volendo farti di nofi:ra Cittade
Alcuna cofa aperta , e manifefta . • i
86. Nel detto tempo effendo Poteftade
Diilla; Città di Firenze Fulcieri x
Da Calvoii , pien d'ogni crudekade,
87. Ad iftanza di certi Guelfi, e Neri/
Di fatto certi Bianchi, e GhibeUini
Jece pigliar di notte a' berrovieri ;
88. De'
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG. 1'/$
88. De* qua' fu Mei^r Berto Gherardini ,
, E Mafino ,. e:.E|pnaco Cavalcanti ,
Tignofo Macci, e Bindo Godecini •
Sp. Degli Abati volendo anccira alquanti
Fare uncicare a itanza de' Fr^nzefi ,
Ck' eran nemici ,. e de' Reggenti avanti ,
pò. Fuggiron di Firenze,: e de' Paefl ,.
Abbandonando ogiiii Jor pofleflÌQne,-(o)
E'I Maflar delle cafe O fu de'preii.
pi. La Podeflà formò la 'nqui&ione ,
Che contro al buono flato , e regginìento
Trattar ddla.Cittade riibeilione,
p2. E fegli ad uno ad un porre al tormento,
E confeffa^ fai^a troppa motefta-;^^:^^-^^^
Come voleyan^ far quel tradimento.
93. Ond' egli a tutti fé tagliar la tefta ,
Salvochè al detto Tignofo de'M^ci ,
C4ìe 'n fulla colla (?) ebbe tanta cempefta,-
94. Che come panno , eh' à fór^a fi ftracci. ■
Si apri, perch'era di carne camprelToj .
Né fa miftier, che più di ftrr m' impaccr.
^$. Gli Abati furoa condannati 'appreflQ;^
. Come rubelli in aver^, e 'a p.eriona»"' ^^-»
Per fimigliante delitto, e proceflb,
96. E i lor beni , come qu> (ì ragiona ,
Infino a' fondamenti furon gtiafti,-
In Contado, e in Cicca, come qui fuona^ì
^j. Onde ne nacque poi molti contadi : ^
Gli Abati per lo mondo fé n' andare ,
E de' leu* fatti quel ^ eh' è detto , bafti •
98. Nel
If6 GENTILOQUIO CANTO XXXIX.
p8. Nel predect^anno il gran fu molco caro.
Ed irpezialmente per coloro >
Ch' avieno a comperar , fu molto amaro ,
99. Che; parve lor, che valefle un tsforo
Ventidue foldi di quella moneta ,
Che vai quarantadue (^) il fiorin d' orov
100. Non dico più di còsi fatta pietà ,
Perch'io fon giunto al termine ordinato.
Dove di rime fi vuol far dieta , -:
Per dar fua parte al (eguente trattato..
■ ■■■■,-. '■*"•
FlKrÈ'DEL CANTO XXXIX. " '^^
N Q T E A L Q ANTO XXXIX.
23. (t) Tetri» E4i Fiamminghi i
29. (a) Tem. aprimi bm gli oreccH * Magi, ur^ecchi,^^
38. (b) StT.E.vo' dh'.
45. (e) Tem. inganni.
45. (d) Tem. chiamato Guido •.
54. (e) Tem. dunque ,
^i. (f) Str. ti ritornerò,
^4. (g) Tom. e a ftridere fén'%a .
68. (h) MSS. migliaia . (i) Vili. e. $8* Arazo , e così Tempre,
71. (k) Tem. Signor ,
74. (1) Tem. allegri .
^6. (m) Vili, e, sS.Doai,
78. (n) Magi, è Str. abboccati,
50. (o) Magi, e Szr. procijjìone ,. (*) Vili. C $9* Mflpti^
delle calze .
9Ì' (P) Tem. cofa
99' (9) Vili. e. $^. foldi cinquantuno »
CAN-
i
177
CANTO XL.a)
ARGUMElfTO.
ANNI DI Giuftìzia , che fi fi per PuUcciano , villani
CR. 1302. Che fu tagliato il capo a dicejptte , 1.8.c.6o>
e fegg, E de* Vifconti , e Torre di Melano . e fegg.
Del Re di Francia , e come Santa Chiefa
Per Bonifazio ricevette ojfefa^
-E
Sfendo infieme Bianchi > e Ghibellini
Ufcici di Firenze, e di lontano,
Romagnuol, Bolognefi , ed Ubaldini,
Ottocento a cavai con Capitano ,
E femila pedon , con allegrezza
Prefero il Poggio, e Borgo a Pulicciano ,
Ed affediar dintorno una Fortezza >
Che' Fiorentin vi tenien naolto bella ,
Credendofela aver fenza durezza.
Quando a Firenze giunfe la novella*
Popolo, e Cavalier fubitamente
Fur cavalcati a difefa di quella y
E* "Bolognefi dell' avverfa gente
Si tenner tutti ingannati» e traditi >
Sentendo i Fiorentin sì di prcfente ^
Perocché avien lor detto i noftri ufclti :
Egli ha nella Città tanti di noi ,
Che gli altri d'ufcir fuor non fieno arditi >
E con paura fé n'andaron, poi
Si dipartir fenza colpo di fpada
Gli altri di notte, conae penfar puoi.
Voi IV. M 8. E fo-
17? CENTILOQUIO CANTO XI.
8. E fopraggiuQci dalla mafinada,
Ve De rimafer morti , e pred certi
Guelfi, a cui la parte Guelfa aggrada;
9. De' qua^ fu i' un Mcfrer Donato Berti, (»)
Nanni Ruffoli(b) poi dal Vefcovado ,
Che venendone prefo pef fuoi merti ,
10. Fu da un de' Toiinghi morto a ghiado,
E due de' Caponfacchi, de'più cari.
Ne fur menati prefi a mal lor grado.
ji, Ed ebbevi un di cafa gli Scolari,
E Lapo Cipriano ancor mi lece
Di raccontarti, con Nisrlo Adimari ,
j2. Ed altri di minore flato diece :
Sicché in tutto furon diceirette ,
A cui il Comun tagliar la tefta fece.
J3, Come contar le prinie rime dette,
Mille trecentodue ayea il Sovrano ^
E quefto bafti delle Cofe dette,
14. Nel detto tempo elTendo Capitano
Regnato all'ai Melfer Maffeo Vifconti
Della Città , e Comune di Melano ,
15. Con lui indeme i fìgliuo' faron pronti
A voler tutta la fignoria torre.
Come che 'J popò) contro a lor n' aonti.
|6. Attanto certi di que' della Torre
Dal Patriarca ebber tanta potenza ,
Che fecer Tolte preffo a Melan porre»
17, Mefl'er Alberto Scotti da Piagenza,
E') buon Conte Filippo da Pavia, (0
Ed aldi li feguir con provvedenza.
18. Mef-
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG. I79
i2 Meffer Maffeo contro a' nemici ufcia.
Ma fu da* Tuo' mal leguico per certo,
Perchè intera volea la fignoria .
ip. Allor fi fé mezzan MelTer Alberto,
Che bench'aveffe 1' aninio giudeo.
Era pure tenuto favio, e iperto,
20. Q«e' della Torre con Meffer Maffeo
Si rimifero in lui con gran fidanza,
Ma fu per lui più, che per gli altri reo
21. Che ficcome el fi vide la poffanza
Diede a que- della Torre il fignoraggio ,
E lui privò della Capitananza .
22. Meffer Maffeo per onta dell'oltraggio
In Melan poi non volle W ritornare ,
E Meffer Mofca della Torre faggio
23. Fu Capitano, e dopo il fuo regnare
Fu il conforto fuo Meffer Guidetto ,
11 qual fi fé remere, e ridottare,
24. E profeguì Meffer Maffeo predetto,
E fuo' figliuo', che flavano a Ferrara
Per ficurtade in picciol Cafielletto.
25. E r uno avea per fua fpofa cara
La figlia del Marchefe di quel loco.
Dove fi riducìen per quefta gara,
26. M«ffer Guidetto, che fentiva al poco
Meffer Maffeo, diffe ad un buffone,
Moftrando di parlar quafi per giuoco:
27. Vo' tu cavallo, e roba da Barone?
Rifpofe: Meffer sì ; ed egli : Andrai
Dov'è Meffer Maffeo col mio fermone,
M 2 28. E quan-
l!!o CENTILOQ(/fO CANTO XL.
28. E quando fé' con lui, domanderai:
Meffer Maffeo , come vi pare flare ?
E qael, che ti rifponde, mi dirai.
29. E poi domanda , quando ritornare
Crede a Melano ; e quel eh' i' ho promeffb
Ti darò volentier, ma non tardare,
30. E que' fi mife per cammino adeffo ^
Gianib a Ferrara , ed ebbs ritrovato
Meiler Maffeo, e fu con lui appretto ,
31. E poich'egli ebbe con lui defìnato.
Dopo molte novelle, fenza fallo
Diffe ; r fon fempre vollro fervo flato,
32. Vorrei, che una roba, ed un cavallo
Guadagnar mi faceffi , che potete ,
Se voi volete, chiar come criftallo.
35. In mala parte pefca la tua rete,
Diffe Meffer Maffeo,- e que'rifpofe:
Io non la vo' da voi ; ma rifpondete
34. Alla domanda mia fol ài due cofe ;
E quel Signor, che'l ratto ebbe comprefo,
Gli diffe: Di'; e quel Buffon propofe :
35. Come vi pare ftar ? que(F è T un pefo :
Quando a Melan tornate, mi conviene
Saper da voi; e que*, che l'ebbe intefò,
36. -Diffe alla prima: A me pare flar bene,
Ch' io fo viver col poco , ed in diletto
Mi reco tutte quante le mie pene .
37. All'altra diffe: Di' a Meffer Guidetro,
Ch' i' tornerò quando i peccati fuoi
Feferan piiì, che' miei per fuo dife;tq.
38. E quel
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG. l&I
38. E quel Buffon lo ringraziò, e poi
Portò rifpoiìa a chi 1' avia mandato ,
Con quel tener, che tu intender (e) puoi.
3p. Quando Meffer Guidetto ebbe penfaco
Quel, che Mefier Maffeo avea rifpoilo ,
Dille: Coftui fu bene ammaeftrato.
40. Veftì il Buffone a vaio , e diegli toflo
Un palafreno il più bel , che trovaile ;
E queflo bafti di quel, eh' è propofto.
41. Nel detto tempo, benché cominciaffe
Aliai di prima io sdegno, e Terrore
Tra '1 Re di Francia, e 'I Papa rinnovaiTe>
42. Perch'el promife fare Imperadore
Quel Cario di Valofa fuo fratello.
Che in Tofcana mandoe con furore,
43. E poi no*l f(^ce , ma confermò quello
Alberto d' Ofterich ; end* el fi tenne
Tradito dalla mitra , e dal cappello,
44. E per difpctto poi feco ritenne
Stefan della Colonna di palefe.
Il quale il Papa nimicar convenne.
45. ApprefTo fé pigliare in Carcafccf€
Il Vefcovo di Parma, e li vacanti
Vefcova' fottopofti al fuo paefe
46. Goderlifi volea tutti quanti: ^
Laonde il Papa infuperbito forte '
Fu fuo nimico in fatti , ed io fembianti j
47. E Lettere mandò prefte , ed accorte
A' Prelati di Francia , che venire ,
Sotto gran pena, dov«fi'eTo(Oa Corte.
M 3 4^' E lo
|8i CENTILOQyiO CANTO XL.
48. E lo Re poi non li lafciò partire,
E 'i Papa maggiormente inanimato
Fu concr' a lui * e poi gli mandò a dire
49. Per uno Ambafciadore , e luo Legato,
Che infra certo termine dovefle
Riconofcer da luì ogni fuo flato;
50. Concioffiacofachè le no '1 faccffe ,
Come ifcomunicato , ed intraddetto
D'allora innanzi ciafcuno il tenede»
51* E come in Francia fu il Legato detto >
Le letter gli fur tolte , e piuvicare
Non le potè, né mettere ad effetto.
52. Poi l'ebbe il Conte Artefe, ciò mi pare,
E gittolle nel fuoco, e tutto intorno
Fece il Reame di Francia guardare
53. Per modo tal, che di notte , e di giorno
Noti vi poteva entrar fenza licenza
Lettera, o melTo; onde per tale fcorno
54. Il Papa contro al Re die la fentenza.
Il quaì (èntendofi fcomunicato
Contro à ragion > fecondo cofcìeiiza
SS* Dì Frància raunò il Chericato,
E dove furoh tutti i fuoi Baroni ,
Di(Te, che'l Papa avea molto fallato,
§6. E moftrò lor ^ che per molte ragioni ;
* Egli era eretico, e pien di refia;
Onde per quefla , e per altre cagioni,
57. E perchè commettea flmonia ,
DovefTe (g) efler difpoflo; che chi falla
In ciò, non de' tener tal flgnoria.
sS. E di-
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG* l8j
58. E dinanzi all'Abate di Reftalla
Appellava fecondo la bifogna ^
Ma el fu faggio, e volfegli la fpalla ,
§p. Né volle fare al Papa tal vergogna;
Ma non volendo ricever T appello
Ufcl di Francia, e torncfli in Borgogna*
60. E'I Papa, e'I Re T un dell'altro mbello
Per modo fu, che 1' un T altro guardava
Di fpodeftar, fé fi vedeffe il bello*
61. Il Papa a fuo poder favoreggiava
I Fiamminghi, perch*efan faci nimici ^
Ed ogni giorno il Re fcomunicava ,
61, Privandol del Reame, q degli uficj.
Studiando il Re Alberto > che pafTafìc
A compier dello ^mperio i benificj ,
63. Acciocché il Regno poi fi rubeliaffe
Allo Re Carlo fuo flretto conforto.
Ed a' confin di Francia guerreggiafle.-
(^4. Ma fé '1 Papa era dal fuo lato accorto^
II Re Filippo dal fuo non dormia ,
-Come udiiai a diritto, ed a torto-
(J5. Al fuo configlio in quefti fatti aviaW
Stefan della Colonna , ch^ era lieto
Di ciò,, che contro al Papa fi facia,
66. Ed un MeiTér Guiglielmo Lunghereta
Cherico efperto più, che *n qac'paefi
Ne folFe un altro palefe, o fegreto;{i)
67. E con Mefler Mufciatto de' Franzefi
Gli mandò a Staggia con moki contanti.
Per poter feminar ne' fatti imprefi ,
M 4 <58. MoK
184 CENTILOQyiO CANTO XL.
6d. Moftrando d' effer quivi tutti quanti
Per fare il Papa, e'I Re pacificare.
E quivi fìando con queftiW fembianti,
ép. Incominciar fottilnDCnte a trattare '
La (trazione (0 di Papa Bonifazio ,
E con più meli], e lettere mandare.
70. E quivi fer Venire in corto fpazio
Molti di que', ch'ai fatto s'accoftaro,
E che poteano il Re far di lui fazio,
71. E tutti con danar gli avvelenaro;
Sicché contenti furo , a quel , eh' hai intefo ,
Baroni, e famigliar fanza riparo;
72. Ed ordinar , che '1 Papa foffe prefo
Nella Città di Lagna, onrfera nato,
E dov' egli era quando fu ofFefo ;
73. E molti Cittadin fur nel trattato.
Perchè ciafcuno avea avuta l' arra ,
Talché gli era contento del mercato.
74. Di quello fatto Ciporal fu.Ifciarrà
Della Colonna, e tutti i fuo' penfieri
Pofti avia a far quel, che'l libro narra,
ys* Seco menò trecento Cavalieri,
E molti fanti a piedi in fua compagna ;,
Che per rubar n' andavan volentieri.
76. Come fu giunto , alla Città d' Alagna
Pafsò gridando : Viva iJ Re di Francia ,
E muoia il Papa pien d'ogni magagna.
77. La gente cominciò a dar mala mancia
Rubando, e ih alcun fi rubellava
Sentiva chi 'J coltello, e chi la lancia.
7B. E'I
AN. DI CRISTO 1302. E SEGG. 185
78. E'I Papa, che di ciò nofi fi guardava,
Veggendo i Cardinal ciafcun fuggito ,
E fol co* fuo' famigli fi trovava ,
7p. Come Signor magnanimo, ed ardito.
Parar fi fece, e colle chiavi in mano,
E colla Croce , e T ammanto veftico ,
80. E la Corona di valor fovrano ,
Che fu di Goftantino Imperiale,
Si fece porre in tcfta a mano , a mano ?
Si. e nella fedìa fua Pontificale ^^•^^;
Dilfe : r fon Papa, e Papa vo' morire,
Tradito come il Re Celeftiale .
82. Giugnendo Ifciarra , gli cominciò a dire
Parole difonefte, e fcellerate»
Ma di toccarlo niuno ebbe ardire,
83. Per confervar la Papal dignitade
Non volle Iddio, che in tal diligiono
El foffe morto nella maeftadc ;
84. Ma tre dì flette in tal modo preglone ,
Che da' mafinadieri era guardato ,
Né bevve in quel , né manicò boccone .
85. E come il terzo dì rifufcitato
Fu veramente il noftro Salvadore ,
Il Papa il terzo dì fu liberato .
8(5. E rilevofiì la Terra a tomore ,
Credo , che foflé per grazia divina ,
Che'Cittadin cognobber loro errore,
87. Gridando: Muoian que' della rapina,
E muoian tutti quanti i traditori,
'E viva il Papa, e Sanca Chiefa fina.
8B. E Sciar.
l86 CBNTILOOyiO CANTO XL.
88. E Sciarra, t* fuoi feguaci cacciar fuori ^
E morti , e prefì ne furono affai ,
Siccome piacque al Signor de' Signori.
8p. Per turco quefto non s' allegrò mai
Il Padre Santo, che già concepuco
Aveva in cuore. il dolor, ch'udirai;
90, E tofto a Roma fé ne fu venuto
A ^ntendimento di far, gran vendetta
Di quell'oltraggio, ch'avia ricevuto.
pi* Ma già la fua perfona era corretta
Da 'nfermità , ficchè la bella labbia
Si trafmutò in cofa maledetra,
92. E tutto fi rod^a per la fcabbia,
E brievemente ufci di quefta vita ,
Per lo dolor comprefo , pien di rabbia.
93. E Ja prefura , che tu hai udita
Fu di Settembre fatta , e con inganni
La Santa Chiefa rubata, e fchernita .
94» Correndo mille trecentotre gli anni
Del Salvatore j in San Fiero fepolco
D'Ottobre fu, con pianto, e con affanni-
^S. Quefti fu valorofo , e favio molto.
Credo, che fia a porto di falute.
Se la fuperbia fua non gliel ha tolto*
96. Secondo il mondo fu pien di vertute
Fa di gran core , ed amici , e parenti
Sempre innalzò colle grazie compiute .
97. E fé tra egli, 0^) ed altri fofficienti
Il fefto Libro delle Dicretali ,
Che alluminò tutti altri ordinamenti . (")
98. Mol'
AN. DI CRISTO 1303. E SEGG. 187
p8. Molti Prelati fece , e Cardinali ,
I Guelfi tenne molto per amici ,
E' Ghibellin per nemici mortali.
^p, E delli fopraddetti malificj
I Ilio' conforti , che ne avien difio.
Si vendicar contro a' minor nemici ,
100. E contro al Re di Francia h fé Iddio,
Come più innanzi ancora troverai,
O per altrui fcritto , o per il mio ;
Ma d' altre cofe prima leggerai .
FINE. DEL CANTO XU
NOTE AL CANTO XL.
Tit. (t) Quello è Uno di quelli tralafciato nel Tello
della Magliabechiana .
p. (a) Str. Dona Barti , (b) Tqxìx, Vanni t Villani q,6q.
Rido! fi,
17. (e) Str. Palvla .
0.2, (d) Tem. poi volle ,
38. (e) Tem. comprender*
47. (f) Str. dovefftno,
57. (g) Str. doveva.
6^. (h) Tem. A ftioi Conlìglt in queflo fatto avia •
66. (i) Tem. fap tao , e difcreto .
6%. (k) Tem. con cheti femhianti .
<Jp. (1) Str. flruzzione .
^7. (m) Egli t c[uì per Ini, (n) Str. adornamenti.
GAN-
i88
CANTO XLI.
ARGUMENTO
AKNl DI Di Montanina , e Meffcr t>in Rofoni , Vìllanì
GR. 1303. E ficcotnc PiYCH%e combattè ai 1. 8.c. (J5.
^ e fegg* Di?/ Cardinal da Prato anche ragioni * e fegg*
Di Papa Benedetto a mano , a mano ,
E della Compagnia di San Fri ano .
1. '^TEglì anni ancor mille trecentotrò
-LN Ebbe Firenze il Cartel di Montale
Preffo a Piftoia , e di botto (t) il disfè,
2. E la campana poi di quel cotale,
ConciofTiacofach* era molco fina.
Al Podeflà fi pofe per legnale.
3. Fu(a)femprc poi chiamata Montanina,
E chi dicea campana de' Melfi >
Perchè per lor fonava ogni mattina.
4. Appreflo poi in qnefli tempi (lelfi
Fiorentini, e Lucchefi andar coirofte
Sopra Piftoia per falli commefui
5. Tutto guadando W dincorno le cofte ;
Poi fi tornarono alle lor magioni
Senza contafto , e fenza lunghe lode .
6. Nel predetc' anno Meffer Din Rofoni
Eccellente Dottore, e Fiorentino
Morì in Bologna ,• Crifto gli perdoni •
7. E'I Maeftro Taddeo fé quel cammino,
Grandiflimo Filofafo; ringrazio
Iddio , perchè fu noftro Cittadino .
8. Dopo
AN» DI CRISTO 1303. E SEGG* l8p
8. Dopo il morir di Papa Bonifazio
Elecco fu un Papa B^nedecco,
Che del Cappello fu p^r (uà man fazio.
9. Querti fu uom grazio/ò , e perfetto ,
E re pacificar la Santa Chiefa
Col Re di Francia d' ogni accefo detto .
10. Nel detto tempo ancor fegul la 'mprefa
11 Re di Francia, eh' a quel d'Inghilterra
La Guafcogna rendè fanza conte fa ,
11. Acciocché contro non foffeW alla guerra,
Ch'egli intendeva a' Fiamminghi di fare.
Come udirai ancor , fé '1 dir non erra ,
12. Nel detto tempo gli Scotti, mi parQ,
Che mofler guerra al (<1) detto Re Adoardo;
Ond* el malato fi fece portar^,
13. Siccome que', ch'avea il cor gagliardo,
E con fua gente fconfiffe gli Scotti ,
Bcnch'egli fteffe da parte a riguardo;
14. E poche gli ebbe cosi mal condotti
Del paefe di Scozia in fua potenza
Ebbe gran parte; ed or d'altro dirotti*
15. Nsl detto tempo cominciò in Fiorenza .
Grande difcordia, e matazion di (lati
Tra' Cittadin , ccn molta differenza',-
16. Perocché MefTer Corfo de' Donati
Parendogli eifer di più flato degno
Tra' Guelfi , eh' $ran molto formontati j
17. Come quel, ch'era di fottile 'ngcgno
Sì s'accoìiò co' Bianchi Cavalcanti,
Per partorir di quel, ch'egli era pregno, (e)
18. E dif-
1
ipo CENTILOQyiO CANTÒ XLI.
i8. E difle : E' farla ben, che tutti quanti
Que'j eh' hanno quel del Comun traHinato
Da cotal tempo in qua cofe , e contanti ,
ip. Moftraffef come V hanno ben guidato .
Gli altri , che quefto udivan volentieri ,
Differ: Meffer bene avete penfato ;
20. E fecer Capo a ciò Meifer Lottieri
Vefcovo di Firenze, e della Tofa,
Che a parte Bianca aveva i fuo' penfieri*
21, Il qual propofe a' Prior quefta cofa,
E ^1 popolo il fentì ; e 'ncontanentc
Fu fotto l'arme, e mai non trovò pofa.
21. più dì fi combatterono afpramente C^ )
I Grandi, e' Popolani , e lor brigate,
E di quel fatto non fi fé niente .
23. E molte Torri per Firenze armate
Si furon, faettando le quadrelli
Contr'agli avverfi a tutte le fiate.
24. Quella del Vefcovo era armata , e bella »
E grofle pietre contìnuamente
Gittava ognor con una manganella.
25. I Prior s' afForzaro, e francamente
Fecer difefa da que' Cittadini ,
Da' qua' fur combattuti fpelTamente ;
26. Perchè co' lor feguaci i Gherardini
Col Popol tenner con gran vigoria,
E riffancarlo, ch'era a ma' confini ;
27. Ed un di loro in Por Santa Maria
Fu morto alla battaglia d'un quadrello,
Che Meffsr Lotteringo nome avia .
28. Di-
AN. DI CRI3TO 1303. E SEGG. Ipl
^B> Dico, Lettor, che per amor di quello
Il Popolo è tenuto d' onorare
Sempre la Cafa pe '1 fervigio bello.
29. La Gttà comjnciò a fcapeftfare(g)
Con ruberie , e micidj palefi >
Sicch' ella s'era al tutto per guadare.
30. Ma i noftri fratelli cari Lucehefi
Incontanente corfero a Fiorenza
A piede, ed a cavai con begli arnefi,
31. E domandaro , ed ebber la licenza
Di poter terminare ogni quiftione ,
Né poteflefi opporre (h) a Jor fentenza •
32. E riformar la Terra per ragione
Ad ogni lor piacere, e lor comando,
E fur contente tutte le perfone.
33. Da parte de'Lucchefi andando il bando*
A Ponciardo de' Ponci ifpiacque molto,
E innanzi, eh' el finifTe fuo dimando,
34. D' una fpada, ch'avea.gli dio nel volto;
Ma nondimeno il bando fu (ervato,
Ch' ognun coli* arme in cafa fu ricolto >
35. E le botteghe aperte in ogni lato .
Tornato il Banditore a que* cotali ,
Ch' a fare il bando T avevan mandato ,
3(5. Come difcreti , e favj naturali
Fecer mutar latino a' Banditori,
E fer da parte dir de' Faciali,
37. Poi riformar T uficio de* Priori ,
E molte paci fer con grande affanno,
Né punirono alcun de' mafattori ;
38. Ma
192 CfiNTILOOyiO CANTO XLI.
38. Ma chi fu oltraggiato s'ebbe il danno.
A Lucca fi tornar fenza dimoro ,
E ciò, che fecer , durò nien di un anno.
39. Nel detto tempo i Fiorentin tra loro
Ebber tal fame, che lo ila' del grano
Si vendè quafi un mezzo fiorin d' oro ;
40. E della povera gente Criftiano
Non ci campava, fé mutata foggia
H Comun non aveffe a mano, a mano;
41. Perocché ventifei miglia' di moggia
Ne fé venir di Puglia bello, e netto.
Sicché goder potè la gente a loggia.
42. Nel detto tempo Papa Benedetto
Mandò a Firenze il Cardinal da Prato,
Ch' a' Fiorentin deffe flato perfetto.
43. Come fu giunto, ed ebbe piuvicato
Il Privilegio , chiefe la balia
Di poter por Firenze in buono flato,
44. E di poter far pace , e compagnia
Tra que' dì fuori, e que' della Cittade*
E pienamente ebb' ogni fignoria ;
45. E come fi fentì là Poteftade,
Fece far paci di molte quiftioni.
Ed al popol crefcè la libertade,
45. E rinnovò gli antichi Gonfaloni,
Come folevano efler , dicennove ,
E' Grandi dibaflar per ta' cagioni.
47. Ond' ci cercaron fempre cofe nuove
Incontro al Cardinal, per ifturbare ,
Che non vinceffe tutte le fue prove ;
4S. Cioè
AN. DI CRISTO I303.ESEGG. I<>3
48. Cioè , di fare in Firenze tornare
I Ghibellini, e' Bianchi , per godere
Tutti i lor beni, come fi fblien fare.
4p. Per tutto quello non lafciò il dovere
II Cardinale, e fé venire adeffo
Sindachi degli ufciti al fuo piacere.
50. Egli era in Cafa i Mozzi, e color preffo
Abitavano a lui , ficchè a configlio
Si rivedieno infienie molto fpeflb,
51. Parendo a' Neri , ed agli altri del Giglio,
Che' foffe più con gli altri, che con loro,
Prefer fofpetto di maggior periglio ;
52. E lettere trovar fenza dimoro
Scritte, e bollate, ficcome bifogna,
Che'l Cardinal mandate avia a coftoro,'
53. A' Bianchi di Romagna, e di Bologna >
Le qua' dicean : Venite, e non tardate,
A Firenze a foccorrer mia vergogna.
54. Ben dille alcun, ch'elle fur limulate.
Ma comecch' elle folTer nel Mugello ,
Di quella gente venne airai brigate ,
^$. il Cardinal ne fu riprefo, ed elio
Rifpofe , che non era fua fattura ,
Ma ch'era contraffatto fuo fuggello,
56. 1 Sindachi fentendo okra mifura
La gente mormorar contro al Legato,
Se n' andato ad Arezzo per paura.
57. La gente , poiché fu fcoperto il gu^to ,
Si tornò addietro, ed e', per lo migliore,
Ch'alquanto fi partilT^i fu pregato.
VdL IV, N 58. A Pra-
194 CExN,TlL0QLTIO CANTO XLI.
58. A Prato fé n'andò fcnza tenore,
E domantlò, ed ebbe Ja balia,
Come a vie avuta quh ovver maggiore..
$^. Ma i Guelfi ne pigliaron gelofia ,
. Ed ordinar, che '1 romor li leva (Te ,
Per dar maceria, ch'egli andaiTe via.
00, Non bifognò , ched e' s' accomiataìTe ,
I * Che ilccome '1 romor fi fu levato,
Mill' anni parve a lui , che fi fgombrafie .
<5i. Partifiì allora, ed ifcommunicaco.
Ed incradd^cco lafciò il Caftello,
Ed a Firenze fi fu ritornato.
<^2. A' Fiorentin facendofi fratello.
Seppe sì dir, trovandogli di vena.
Che bandir i' ofi:e a Prato iènz' appello.
63. E'i Cardifial perdonò colpa, e pena
y\ chi v'andafie a cavallo, od a piede
A danaeggiarli di cofa terrena.
(64. E molti Fiorentin di buona fede.
Udendo la 'ndulgenzia conceduta.
S'apparecchiar, per acquifiar mercede.
65. A' Guelfi fu la gelofia crefciuca ,
Temendo , che non fofie facto ad arte
Ciò , che fate' era per la fua venuta .
66. E la gente s'armò da ogni parte 5
Ve^rgendo quefl:o quel favio Prelato
DeUa fua'mprefa ricolfe le farce.
67. E poi pigliando da' Prior comiiaco ,
Dille : r ci venni per mettervi in pace,
E racco ho ciò > eh' io debbo dal mio lato ;
68. Non
AN. DI CRISTO 1303. E SEGG, Ip5
6S, Non volete ubbidire, e ciò mi fpiace,
Al meffo 4^1 Signor, che fonW defs'io, '
Ma ciafchedun tutto '1 contrario face,
6^. State colla maladizion di Dio,
Come fcommunicati , ed intraddettij
E per paura di fé fi partio.
70. Poi non s' andò contro a' Pratefi detti ,
Perocché non avieno il benificio
I Fiorentin , poch^eran maladetti .
71. Correvan gli anni ailor del fagrificlo
Mille trecentoquattro, che lontano
Si fece il Cardinal da tale uficio.
72. Nel detto tempo in Borgo San Friano
Di giovani fi fece una brigata
A (or diletto, e poi d' ogni Criftiano,
73. Con nuovi giuochi, e si bene ordinata.
Che malagevol mi farebbe a dire.
Come (k) fu prò piamente affimigliata.
74. Per tutta la Città fecer bandire ,
Che chi volie novelle di vantaggio
Dell'altro mondo vedere, ed udire,
75. Andaffe il giorno di Calen di Maggio
Al Ponte alla Carraia , e di prelence
Dell' altra vita vederebbe il faggio .
76. Onde vi traffe quel dì tanta gente ,
Ch'egli era pieno il Ponte, e d'ogni parte
Le cafe luniro 1' Arno fimilmence ,
77. E, fecondo eh' ancor dicon le carte,
Sopra le pile; il Ponte era di travi,
p non di pietra murato con arte ;
N 2 7S. E in
Ip5 CENTILOQUro CANTO XLI.
78. Ed ia fall' Arno aveva piatte, e navi.
Con palchi d' aiU 9 or udirai bel giuoco,
E come qae', che'! facieno eran favj,
7p. Dall'una parce avea caldaie a fuoco,
Dair altra avea graticole, e fchedonì,0)
Ed un gran Diavol quivi era per cuoco.
80. Nella fi;ntina avea moki Dimonj ,
I qua'recavan i' anime a' tormenti,
Ch' ordinati eran , di moke ragioni .
81. Qual fi ponia fopfa carbon cocenti,
E qual nella caldaia, che bolliva,
E di lentina ufcivano i lamenti.
82. La gente , che d'intorno il pianto udiva,
E poi vedea a s\ fatto governo
Co' raffi, e con gli uncin gente cattiva,
83. Che parean tutti Diavoli d'inferno
Ifpaventevoli a chi li vedea.
Immaginando que'del luogo eterno,
84. Chi piangea di quello, e chi ridea;
Ma chi avea d'uom conofcimenco,
La verità del fatto conofcea .
85. L'anione, eh' eran pofte a tal tormento,
Eran camice di paglia ripiene ,
E vefciche di bue piene di vento
^85. Per modo acconcio, che parevan bene
Guardando dalla lunge le perfone ,
Che foiTer pofle a cosi fatte pene.
87. Sette tormenti v'eran per ragione.
Punendo i fette peccati mortali,
E fovra oga«no icritto in un pennone i
S'è. In
AN. DI CRISTO 1304. E SHGG. Ip7
88. In quefio luogo fon puniti i cali.
Alcuna volca v'(n^) avrefti vedati
Serpenti, e draghi feroci con ali,
8p. E contraffatti Diavoli cornuti,
Che forcon da le:ame avieno in mano.
Di più ragion , tutti neri , e fannuti .
pò. E per vedere il detto giuoco vano
Abbondò tanta gente fovr'al Ponte,
Che '1 Ponte ruppe, e cadde a mano, a mano,
pi. Ed affogarone aiTai in quella fonte,
E molti guafii poi della perfona
Rimaièr, qual di gamba, e qua! di fronte •-
p2. E'I giuoco allora tutto s'abbandona,
E ritornò la bella fefta in pianto,
Com' al prefente per me fi ragiona.
93. Uorhini , e donne veriien d'ogni canto.
Cercando chi '1 fratello, e chi'l figliuolo/
^ E chi '1 trovava, s'allegrava alquanto.
p4. Ma chi l'aveva men , con doppio duolo
Si dipartiva , e non porre' dir mai
Le Arida, che facea quello fìuolo .
P5. Penfa , Lettor , dov' i' mi cominciai ,
Che per novelle aver delF altro mondo ,^
La gente trafle, ficcome udit' hai.
p5. Moftra, che Iddio volefl'e, che nel fonda'
AndalTe moka gente all' altra vira ,
Che le novelle fepper tutte a fondo.-
P7. Ma per ancora in qua non è redita^
Perfona, che rapporti le novelk.
Ma dolorofa pur fu la parcita. ^
N } p8. Moh^
Ip8 CENTILOQIJIO CAN'TO XLI*
p8. Mondan dilecco non vuol dir cavelle,
Che'l mondo moftra il bianco per Io nero,
E poi ci fa mangiar ibvra la pelle.
pp. Così ii da beffe tornò daddovero ,
Che rade volte di cofe mondane
Se n'ha diletto compiuto, ed intero,
100. Concioiiiacofachè tutte fon vane ;
Dunque fermar dobbiam nortro diletta
Alle cofe divine, e non umane.
Della prefence materia abbiam detto •
FINE DEL CANTO XLU
NOTE AL CANTO XLI.
I. et) Tem. fuhito,
5, (a) Magi, e Str. E fcmpre ,
%. (b) Magi, e Srr. guajlandole ,
11. (e j Magi, e Str. ;/<?;/ facejfe .
12. ià) Tem. mojfo guerra. Magi, e Str. al Re Adoàr de ^
ly. (e) Mngl. e *Str. degno. Tcm. pegno.
22. (f) Magi, e Scr. ajpri y e fieri i errore,
ip. (g) Tem. fcapreftrare .
51. (h) Tem. apporre.
6%. (i) Magi, e Str. che fo y^GV foìw ^ cori dialetto Sane-
fé . Ved, quefte noftre Delizie , Tom. I. Proem. p. clxx.
73. (k) Tem.- Quanto ,
79. (1) Str. fi hi doni .
18. (m) Tem. Alcuna cofa n* arejli»
CAN-
IP9
CANTO XLII.
A R G U M E N T O .
ANNI DI Df' Cavìcciuli , che 7 Podeftà fedirò , villani
CR. 1 3 04. E del gra-fi fuoco , co arfe Qalìmala i 1.8. c- 7 i,
e fegg. E rìciìipie di piànto , e di fofpiro . e fegg.
E come i Bianchi entrarono in Fiorenza ,
E far cacciati con gran penitenza .
i^ ^TpRecentoquattro, e mille (t)corrien gli anni
X Quando Taiano di Meiler Boccàccio
De' Cavicciul fu prefo con airaani
2. Per nnalincio', in cui pi^rfona taccio ,
Com' e (Io fu , ma era Popolano ,
Ch'era di maggior pena ,e di più irnppxcio.
3. Ed effondo prigione in Voiognano (^;
11 Podefià rornaodo da' Priori,
E li coniòrci del detto Talano
4. PercQffer la farniglia , e de' maggiori
Uccifer due, e^ Podeftà fedirò
Per modo tal , che gli alcri fuo' minori ,
5. In qua, e'n là tutti quanti fuggirò, W
E'Cavicciuli intrarono in Palagio,
E traffejrne Talan fenz a fofpiro .
6. Poi fi tornaro a cafa loro ad;^gio ,
E'I Podefià s'andò pe' fatti faoi ,
Lafciando fiato qui molto malvagio.
7. Come la Città flava', penfar puoi.
Poiché punito non fu tale errore ,
Che non fu forfè maì^gjore a* dì tuoi .
N '4^ 8. Ri-
200 CEiNTTILOOyiO CANTO KLlU
8. Rimafe la Città fanza Rettore ,
Chiamarfi allor due Cittadin per Sefto^
Che fofler Podeftà per Jo migliore ,
5?. Tantoché Podeftà veniOè pretto .
Or muto cibo per darti appetito,
E di cotal materia batti quetto .
10. Nel predett'anno il Cardinal partita,
Ili male flato rimafe Fiorenza ,
Siccome puoi dinanzi avere udito.
11. I Popolan de' Grandi ebber temenza,
E certe cafe fi fornir di fanti
Per riparar contro alla lor potenza.
12. Albizzi, Strozzi, e Ricci fur davantr»-
Mancini , Magalotti , ed Anteliefi ,
Peruzzi, e Baroncelli, e rutti quanti,
13. Medici, e Giugni; ma i primi contefi
Furono i Giugni da'Ceìchi vicini.
Che combarcer la notte, e'I dì palefi.
14. Al fine Cavalcanti, e Gherardini,
E Cerchi, e lor feguaci furo ad una:,
E vinfer quafì gli aìrri Cittadini.
15. E profperando fempre con fortuna
Corfer la Terra infino a San Giovanni,
Senza contatto di perfona alcuna ;
16. E poco avieno a ttar,che fenza ingannì
Eran vincenti, e poi cacciati avrieno
I lor nemici con vergogna, e danni;
17. Cioè color, che offefi gli avieno
Nel far tagliar la tetta a 'Meffer Betta/
Ed a Mafin^ che fu di veitù pieno,
18. E co-
AN, DI CRISTO 1304. E SE<^G. 20l
18. E come fur per venire ad effetto
D'acqaiftar di Firenze il Signoraggio,
Che -quafi lor non era contraddetto,
ip. Ed un Prior di San Piero Scheraggio,
Ch'avie nome Ser Neri degli Abati,
Uom diflbiuto , e reo fenza paraggio y
20. Il quale avea gran tempo nimicati
I fuoi conforti , veggendofi il bello , ,
Penfoffi di punire i lor peccati j
li* E nelle cafe lor fen^a rappello
Accefe un fuoco artato di fua mano,
. Al qual non bifognò poi zoffanello j
12. Perchè foifiò sì force il tramontano,
Gh'arfe la Loggia d'Orto San Michele,
E chi vi fu dintorno profllmano .
23. Poi fi diftefe quel fuoco crudele
A' Caponfacchi nel Mercato vecchio >
E poi per Calimala alzò le vele,
24. Dove ogni cofa parve di capecchio ;
E cosi arfe tutta quella via ,
Come in più parti ancor di fé fa fpccchio •
±$. Or chi potrebbe la mercatanzia
Di Calimala ftimar pienamente ,
E quella, ch'era in Por Santa Maria.
26. E fé alcuno fgombrava , incontanente
Era rubato da^Mafinadierj;
E quefti furon la diferta gente, W
17. Abati, Macci , Tofinghi , ed Amieri,
E Caponfacchi , Bacchini , e Lamberti , W
Cipria», Buiamonci Bianchi, e Neriy
28. Ds'
202 CENTILOQtJIÒ CANTO XLII.
28. De' Cavalcanti tucri fuf diferci ,
E Gherardini , e Pulci , ed Amidei ,
E Lucardefi , e lun^o T Arno certi .
29. Il danno fu infinito, fa per dei,
Cafe , e Palagi mille cinquecento
Guadò quel fuoco , de' buoni > e d.e' rei .
30. E per cagioii di quello impedimento («)
I Cavalcanti , eh' erano i maggiori ,
E'Gherardin perderò ogni ardimento;
31. E dopo il fuoco fur cacciati fuori
Della Cittade , ficcome rubeili,
E' lor nimici rimafer Signori .
32. l'ho jafciati aliai nomi di quelli.
Che per dir breve contar non mi lece ,
Perchè non dichi, ch'io lungo favelli.
33. L'anno predetto di Giugno, a' di diecc
Ser Neri, che di fopra ho nominato.
Lo fmifurato mal commife , e fece .
34. Nel detto tempo il Cardinal da Prato
In Corte al Papa, ed a' fuo' Cardinali ,
De' Guelfi fi fu molto richiarnato ;
35. E dilTe di lor tanti , e sì gran mali,
Che'l Papa fé di Cubito citare
Dodici Fiorèntin de' Caporali;
3(5." De' quali far, fecondochè mi pare,
Meffer Corfo Donati, e MeiTer Betto
De' Brunellefchi di nobile affare ,
37. E MeiTer Rolfo della Tofa detto,
Meffer Fazzino , e MeiTer Geri Spina;
Gli altri non fo, però non gli rimetto.
38. An-
AN. DI CRISTO 1 304, E SEGG. 20 J
38. Andare al Papa , e con bella dottrina
Si fcufarono a lui, ch'era in Perugia,
E '1 Cardinal, che di mal far non fina,
39. A' Ghibellini, e a' Bianchi non s'indugia
A fcriver , battere i Guelfi volendo
Con peggior forza affai , che di nìinugia ,
40. A Fifa, ed a Piftoi', fé ben comprendo,
A Arezzo , ed a Bologna , ed in Ronnagna ,
Ed in più parti , eh' io non mi flendo ; O
4t. Che veduta la lettera, compagna
Di gente d'arme, con gran provvedeuza
Ciaicun facefle, e colla gente magna,
42* Subito andafTero a prender Firenza ,
Dicendo ; Qua fon tutti i fuoi Reggenti ,(sJ
Sicché non vi bifogna aver temenza ;
43. E'i Papa, escardinai non fon contenti,
E darannovi a ciò ogni favore 'r
Or fate si^ che voi fiate vincenti.
44. Quando vi (ete, ne cacciate fuore
La parte Nera, e' Guelfi, che m' aggrada,
Percii' a me fecer grande difinore v
45. Ed io farò coftor tenere a bada
Tanto che la Cictade avrete prefa ,
E molto ben purgata ogni contrada.
46. Poiché ciafcun la lettera ebbe intefa »
Prefero ardir , poiché favoreggiati
Speravan d'effer dalla Santa Chiefa.
4y\ E certi (^) noftri ufciti raunati
Fur co'Pifani, e vennerfène a Marti
A cavallo , ed a piedi bexie armati .-
48. Si-
204 CENTILOQUia CANTO XLIf/
4S. Similemente poi di» molte pare}
La gente in fulla ftrada Bolognefe
Si raunar , e per più chiaro farti ,
4p. Al luogo detto al!a Laftra difcelè
Alcun dì prima, che lo dì ordinato^
Perchè Ja voglia noftri ufciti accefè.
50. E quivi fi trovaron , fé ben guaco.
Più di mille fecento Cavalieri,
E novemila fanti d'ogni lato.
51. Pigliando cui rrovavan volentieri.
Perchè niun portafTe novitadeO
Di lor venuta, e di lor meftiéri*
52. Se non fofTer pofaci W in quelle ftrade ,
Ed aveffer pur oltre cavalcato.
In quella fera egli avien la Cittade 5
53. Ma degli Uberti Meffer Tofolato,
Qual era allor Podeftà di Piftoia ,
Con molta gente feguiva il trattato.
54. La fera T afpetcar, non fanza noia,
E non giugnendo , per tempo il mattino
Gli ufciti noftri, fperando aver gioia,
$$» Con quella g^nte , eh' avieno in dimino,
1 Bolognefi lafciandò alla Laftra,
Che per viltà non feguìro il cammino,
56. (Ben fi fapeva nella Città maftra
La lor venuta , ma non ben fornica
Era di gente coperta di piaftra.)
57. La parte Bianca colla fronte ardita
Entraron per gli Borghi di San Gallo,
Di Luglio, il dì di Santa Margherita.
58. Vs-
AN. DI CRISTO 1304* E SJSG3. 205
58» Vera cos'è, e chiar come criftallo ,
Che non avea ancor W mura, né foffi ,
Sicché paflar porevan fenza fallo.
$^. Po' crovaron di legni lunghi , e groflì
Facto un ferraglio, il quale abbandonato
Tacce le guardie, come far percofli.
60. E gli Arecin, quando quivi paffaro,
Levaron dal ferrame un chiaviftello,
Gìie 'n San Donato a Arezzo Y appiccare ,
61. Ed ancor v'è, per memoria di quello.
Non fo perchè ih ne portar quel faggio.
Che di lor difinore è ver fuggello.
62. La gente Ci raccolfe nel Cafaggio^
ApprefTo a' Ser^vi di Santa Maria,
E quivi fi fchieraron di vantaggio.
(J3. Mille dugento la Cavalleria
Scimata fu , e gente viepiù groffa
Furo i Pedoni alla lor compagnia.
64. Se foffer podi nella Città rofla.
Ch'era fuor delie mura, e de' ferragli.
Appreso a' Fra' Minori alla rifcoffa,
6$. Avieuo acqua per loro, e. pe' cavagli ,
E potevano fiar fotto il coperto,
E dare a' Cittadin molti travagli.
66, Già era Terza, quando alcuno efperto
De* ncftri ufcici prefe gente alquanta,
Lafciando gli altri fchierati per certo,
67. E poi guidolLa dove ancor fi canta,
Ch'eiìèr Iblea la Porta agli Spadai,
Bench' oggi fia disfatta tutta quanta .
68. Qui-
205 CENTILOQyiO CANTO XLII.
68. Quivi a difefa aveva gente affai,
Ma pur la combatter con tanto ardire,
Che que' dentro, e di fuor ne tralTer guai r
6^, Ma que' di fuor cominciaro a fedire
Colle baleflra, e con sì fatta fcorta,
Cli' a- merli alcun non ardiva apparire ,
70. E colle fcuri ragliando la porta.
Quando que' dentro udiron tal fracaffo,
Addietro'fi fuggir per la più corta,
71. E que*di fuor, per acquiftare il paffo, G)
Cacciar la porta in terra di leggiere ,
E poiché Tebber tutta mcffa al baffo,
72. Paffaron dentro con certe bandiere ,
E giunfero al ferraglio della piazza,
Dov* era gente di molte maniere y
73. Da dugento a cavai gente di mazza,
E forfè cinquecento erano a piede
Dy noftri baleftrieri , e d'ogni razza.
74. Quel , che allor fi credette , ancor fi crede.
Che molti di que' dentro teniea mano
A quel trattato, e poi rupper la fede;
75. Perchè di gente dì paefe ftrano
Temetter più, che de' cacciati Bianchi,
E prefer la difefa a mano, a mano.
76. Aperfero il ferraglio, e come franchi
Percoffero a' nemici di buon cuore
Colle quadrella, e colle lance a' fianchi;
77. Onde dieder la volta, e fuggir fuore
Da quella parte , onde fu la venuta ,
E perderò in quel punto ogni valore.
73i M^
AN. DI CRISTO 1304. E SEGG. 20/
78. iMa fé que' di Cafaggio combattata
Avefler la Città dall'altra faccia, '^
La Città faaza fallo avrieno avuta ;
7p. Ma ilecterp pur fermi, e quefti in caccia
Fi^ggiron più , che lor non bilbgnava ,
Perocché pochi feguitar la caccia,
80. Che nella Terra forte fi dottava
Dei!' altra gente , eh' era grolfa , e bella,
Che'n fui Cafaggio ferma ancora flava.
Si. A' Bolognefi detto per novella
Fu, che la gente era fconfitca , e rotta,
E ver non era , che poco fu quella.
82. Ma nientedimeno in poca dotta.
Senza voler cercar d'efler più certi.
Si mifero a fuggir tutti ad un'otta.
83. E Meffer Tofolato degli Uberti
Trovaron , che veniva per Mugello,"
Con trecento a cavai dell' arme fperti ,
84. E con gran Fanteria a fuo pennello ,
E volle quella gente ritenere,
E rimenar con feco a tal zimbello,
ds- E non poflendo, il franco Cavaliere
Verfo Firenze venne arditamente.
Come colui , che avea gran volere .
86. E cavalcando forte , il convenence
De' Bolognefi , come fi ragiona ,
Aveva già fentito l'altra gente.
B7. Edendo flati infin paffata Nona
Senza mangiare , e fenza bere a) caldo,
Ciafcun psiisò di campar la perfona .
SS. Niu-
208 CENTILOQyiO CANTO XLII.
88. Niuno (lette più a campo faldo.
Ma in un punto fi furo dileguati ,
Lafciando 1' arme ognun , come ribaldo •
8p. Da pociii furon però feguitati ,
E pur ne furo affai morti, e fediti ,
E prefi , e fu pe' gli alberi impiccati,
90. E Meffer Tofolato ne' fuggiti
Si rifcontrò, ch'era piena la ftrada,
E die la volta con gli altri fmarriti ;
91. E chi potè fi tornò in fua contrada
Vitiperato ficcome tapino ,
Perchè fuggir fenza colpo di fpada.
92. Ben fi portò adunque V Aretino ,
Ch'appiccò il Chiaviftello in San Donato^
Perchè a Firenze fé del paladino.
93. Pifanì, ed altri, che venien dallato,
E* noftri Contadin volfer difio ,
f Poiché fentir con merito il mercato .
94. E difie l'Autore, e dicoFio,
Che* Fiorentini ebber quefta vittoria ,
Non per ben far, ma per grazia di Dio.
^S^ E farebbe ben fatto per memoria.
Che Santa Margherita fi guardaffi?.
Nel cui dì fu cofa tanto notoria. (»")
96. Non volle Iddio , che allora fi guaftaflb
Tanto bella Città , quant' era quefla ,
Ma che di bene in me' multiplicaffe »
<^7. E però dico, che la detta fetta
Da' Guelfi dovrebb' efiere onorata,
Poiché la Santa in lor favor fu prefta,
98. Let-
AK. DI CRISTO I3©4. SÈGG. tOf
p8. Lettore, io ho la Scoria abbreviata,
E più intendo ancora d' abbreviare ,
Dove Firenze non fìa ricordata.
pp. Cìii più diftefamente vuol trovare ,
Legga la proià , W eh' io per me ne ferivo
A mio diletto quel , che buon mi pare .
loo. E (eguirolla infin , ch'ai, mondo vivo ,
Chi mi corregge per maeftro accetto
Poich' i* farò di quefto mondo privo ;
Ch' io fo ben , che '1 mio dir non è qorrecco .
FINE DEL CANTO XLU.
NOTE AL CANTO XLJI.
I . (t) Magi, col mille . Str * C9n mille .
3. (a) Tem. Bologuano > V. il Proemio a qusfta voce.
5. (b) Str. tutti fuggirò . Ma.o], fi fuggirò,
a5. (e) Tempi lafcia tutta quefta ftrofa.
^7. (d) Magi, e Str. e Ami eri di nuovo, per isbaglio.
30. (e) Tem. intendimento ,
32. (f) Tem. a pigliar Fiorenza. (§) Magi, e Str. Ri^ggi'
menti .
40. (*) MSS. eh' io non m diftendo .
if7. (h) Magi. E tutti.
51. (*) MSS. in veritade.
52. (i) Magi, e Str. Se non fo/Jt pajjiìti *
58. (k) Tem. Che non v* avea allora.
71. (1) Tem. fi racquiflare .
j5. (m) Magi, sì notoria. Tem. tanta vimrìa .
^►^. (n) Magi, e Str. la fiorii.
Voi TV, O CAN.
ZIO
CANTO XLIII.
ARGUMIWTO.
ANNI DI Come ì Fìain?ntnghi furono fconfitH villani
CR. 1 304» -D<?/ Re di Francia , e come poi fir pace 1.8. e. 78.
e fegg- l*er tema di non effer più trafitti , e fegg.
E come il Cardinal da Prato folle
Con fenno fece quel Papa , che volle .
1. TNfra'I detto anno il Re co' fuo' Baroni,
X Con dodici miglia' di Cavalieri,
E con feffanta miglia' di Pedoni , (t)
2. Moire di Francia con fermi penfieri
D' andar fopra i Fiamminghi , e T Ammiraglio
Mandò per mar; ciò fu MefTer Ruggieri ;(')
3. Con quanti legni dir non mi travaglio.
Perchè il Conte di Fiandra avea affediata
Sirea , ov*era tutto dì a berzàglio.(a)
4. E quando il Conte feppe dell' armata,
Entrò in mare con galee, e eoa cocche, W
E feffi contro lor con fua brigata ,
5. Navigando si forte, che le bocche
Percoffer le galee, e la battaglia
Incominciar, poche fi furon tocche;
C. E dopo molto lunga , e gran travaglia
CredendoG effer vincitore il Conte,
Si ritrovò perdente alla fcarmaglia.
7. Ed a molti de' fuoi il mar fu fonte.
Ed el fu prefo, e a Parigi menato.
Con altri molti con turbata fronte.
B. Qjtan'
AN. DI CRISTO 1304. E SEGG. 211
8. Quando fentir com'egli era arrivato.
La gente, ch*era rimafa ali' aiTedio,
In rotta fi fuggir dall'altro lato;
p. E li Fiamminghi volendo rimedio
Trovar, che'l Re non paffaflè a lor villa,
Seffantamilia furon fanza tedio,
10. E con lor ofte il caraparo a Lilia,
Rappreffandofi il Re , fi prefe il palio
Del Ponte, ove neli' Ifchia (*) il pefce grilla.
11. E poi quel Popol niente fu laffo
Contro a' Franceìchi , ma giugnendo loco ,
Ne fecer più , e più andare al baffo;
12. E fuvvi morto Meffer Buiafoco
Di que' del Re , e in fine pur paffaro ,
E la forza Francefca vinfe il giuoco.
13. E poche fur paffati s'accampato
Nel pian , eh' è in mezzo tra Lilla, e Doagio ,
E li Fiamminghi lor campo mutaro,
14. E padiglioni, e vettuaglia adagio
In fulle carra pofer di prefente.
Che di mandargli altrove avien difagio.
15. Poi s' accampare a petto a quella gente,
E di carra cerchiaro il campo lorb ,
Che girava tre miglia veramente.
16. E lì Francefchì fenza alcun dimoro
Intorno intorno combatter la sbarra ,
Ed e' fi difendean dentro al coro.
17. Ma li Francefchi già fu per le carra
Eran montati con baleftri , e dardi ,
E' Fiamminghi veggendo tal caparra,
O 2 18. Ufcir
212 GENTILOQUIO CANTO XLIII,
|8. Ufcir di fuori, e come leopardi
Percoflero a' Francefchi per ragione,
E quafi in volca li fecer co' dardi,
19. E feguicargli infino al padiglione
Dov' era il Re , che da mangiar levato
S'era a veder la fubita cagione,
^o. E no'l cognobber, ch'era difarmato ,
Senza moflrare alcun fegno Reale *
Che r avrien morto , e '1 fatto era sbrigato ,
21. E'I franco Re, e Signor naturale
Si fece armare, e montò a deftriere,
E la fua gente traffe al fuo fegnale .
22. E non fu mai leon , che l'altre fiere
Faceffe dileguare alla bifogna ,
Come facea quel nobile guerriere.
23. E' Cavalieri, che temean vergogna,
Veggendo il lor Signor tanto valente.
Il feguitaro , e fanza dir menzogna
24. E* ringrofsò la battaglia , e la gente ,
Per modo tale, che 'n piccolo fpazio
La parte de' Fiamminghi fu perdente*
25. E' Francefchi di lor fecero ftrazio à
Che femila n' uccifer volentieri,
E di ciò far niun fi vedeva fazio;
26. De' qua* MefTer Guiglielmo di Giulieri
Rimafe al campo allor con gli occhi torti,
E mille cinquecento Cavalieri
27. Dal lato de' Francefchi furon morti.
Sopraggiugnendo la notte , al fuggire
Furo i Fiamminghi per lor Terre accorci.
28. Eì'aU
AN* DI CRISTO 1304. E SEGG* 21 j
28. E r altro giorno il Re fé foppellire
Tutti i Francefchi , e fé pena la vita
A chi toccar Fiammingo avefle ardire <
2p. E dopo Ja vittoria , eh' hai udita ,
Il Re aflediò Lilla là, dov'era
Rimafo a guardia con buona partita
30. Meffer Filippo, che con franca ceri
Iniino allora 1 avea ben guardata,
Sollecitando da mane, e da lèra.
31, E 'i Re co'fuoi T ebbe sì circundata*
Che dentro non poteva entrar cavelle j
Ned anche ufcirne creatura nata,
3i. E con molti trabocchi, e manganelle
Vi gittav' entro di notte, e di giorno
Dimolte pietre con altre novelle.
33. E fappi y che tenea il campo adorno
Più di fei miglia , sì bene ordinato ,
Che avuta Tavria fanza foggiornoj
34é Ma il Conte di Namurro ricornato
Dalla feonficta alii Fiamminghi fuoi,
Riconfortogli nel lor male flato :
35. Signor , dicendo , ancora è me' , che noi M
Rimagnam morti al campo tutti quanti^
Ch' effer qui morti ne' lervaggi poì.(<^)
3(5. Dunque diam fine a'dolorofi pianti,
Rifaccian tcfta , e non rimanga alcuno ,
Che poffa Tarme, che non Ija davanti*
37. O noi morrem tutti quanti in comuno,-
O noi arem col Re sì buona pace ,
Che appagare fé ne dovrà ciafcuno .
Ò 5 38. AH
Ì'I4 CENTlLOQyiO CANTO XLIII.
38. AlloT con cuor magnanimo, e verace
Rifpofer: Noi fiam tutti apparecchiati,
E faccia Iddio di noi ciò, che gli piace.
3p. Ed in tre fettimane raunati
Fur più di cento, e cinquanta migliaia.
Secondo loro ufanza bene armati.
40. E rifer padiglioni alla primaia,
E non avendo del panno lin tanto.
Quanto mefiier facea , per più paia
41. Li fer di panno lan , di prò, e di guanto,
E fopravvefte fer bianche, e vermiglie.
Con fegno di fu' arte ognun daccanto .
42. E poi lafciando tutte lor famiglie
Giurar di non tornare a cafa mai
Senza la pace, ed altre maraviglie.
43. Non come gente, che aveffe a trar guai
Di due fconficte, come fi ragiona.
Ma come arditi, e valorofi , e gai(<?)
44. S' accamparono al Ponte a Guarafcona ,
E per ufcir più toflo di periglio,
Richiefer di battaglia la Corona .
45. E lo Re diflTe: Ben mi maraviglio.
Come fon anche alla morte tornati.
Che fo, che ci è padre, fratello, e figlio.
46. Rifpofe r un de* (uoi Baron pregiati :
Non vi maravigliate Signor mio ,
Che fon venuti come difperati.
47. Se fi combatte , non fo veder' io ,
Che quefto fia fanza gran dannaggio,
E la concordia piace molto a Dio.
4S. S' ella
AN. DI CRISTO 13 04. E SEGG. 21$
48. S'ella fi puoce aver larà vantaggio,
E cornerete a Parigi con gioia ,
Ed al Re piacque il fuo configlio faggio.
4p. Duca Bramante, e '1 Conte di Savoia
Al trattar della pace fé mezzani,
A' qua' non fu cerai lezione a noia.
50. Valentemente (0 ci mifcr le mani,
E come piacque a Dio in pochi giorni
Fermar la pace que' Baron fovrani.
51. Cioè, che'l Re co'fuoì in Francia torni, (s)
E li Fiamminghi nella lor Franchigia
Al modo antico fi foflero adorni.
52. E riaveffer per la convencigia (^)
Tutti i prigion , che '1 Re di Francia aveva
Di Fiandra , fottopofti a fua grandigia ,
53. E certe Terre, che Io Re teneva,,
Doveva liberamente lafciare
A cerca gente, a cui apparteneva.
54. E' Fiamminghi dovieno abbandonare
Lilla, e Bettona, e tutta , come parte
Fiume deirifchia, che di Francia pare;
SS' Ed oltre a ciò pagare a parte, a parte
Dugentomila lire (0 Parigine j
E. fatto fu ciò, che dider le carte.
$6, E così ebbe Tafpra duerra fine
Tra li Fiamminghi , e 'i Re , con pieno effetto ,
E fu la pace poi perfetta, e fine . •
S'j. Nei detto tempo Papa Benedetto
Morì in Perugia , e fu avvelenato ,
Per quel, che allor per moki foffe detto,
O 4 58.Ecer.
Il6 CENTILOQUIO CANTO KLIir*
58. E cerei Cardinal fero il trattato,
Che un giovane, co m' una Servigiale
D'un Muniftero veftito, e velato,
S^. Fichi fior gli portò , con parlar tale ,
Che ben parea del Munifter Commeffa,
Dicendo, dopo il /aiuto Papale:
60. Quefti manda Madonna la Badefla
Del Munifter di Santa Petornella ,
Di voi divota, e ferva, ed io con effa.
di. Egli era a menfa, e contemplando, ch'ella
Era ftaca più tempo fiia divota ,
Ed era molto apparifcente, e bella >
62. Di que' fichi mangiò con piena gota.
Ned afpettò di far far la credenza,
Com'el folea fare, e quefto nota,
6}. Forfè , che volle Iddio per penitenza .
Poco vi vette , che'n Santo Arcolano
Sepolto fu con molta riverenza •
64. Appreflb poi il Collegio fovrano
De' Cardinal , per far nuova lezione*
RacchiufI furo in Perugia di piano:
65. Dov' egli fletter per quefta cagione
Coftretti nove me(i , per le fette ,
Ch'eran tra loro, e gran divifione.
66. Eran due parti, e 1' una delle dette
Guidò MefTer Francefco Gaetani,
Che a parte Guelfa del tutto premette ,
67. E r altra parte avea tra le mani ,
Come udirai, il Cardinal da Prato, ''
Da cui i Guelfi fempre fur lontani»
d8. E prò-
AH. DI CRISTO 1 304. E SEGG. 21/
(58. E procacciò di riporre in iftaco
I Colonnefi, e con fagacicade
Meffer Francefco chiamò dali' un lato »
6p. E difle: Noi guaftiam la dignitade
Di Sanca Chiefa, e fecondoch' i'odo.
Ce ne riprende la Criftianicade.
70. Io ho penfato in quefti facci un modo ,
Che voi ne nominiate tre, e poi,
Qual più ci piacerà, (la pofto in fodo.
71. O volete, che fimilmente noii
Ne chiamiaa tre, e voi prendete l'uno
Di quefti tre, qual più diletta a voi ;
72. S\ veramente , ch^ abbia ciafcheduno
Quaranta giorni termine daccanto,
E'nganno qui non puot'efler niuno,
73. E quel s' intenda vero Padre Santo >
II qual da noi farà così eletto,
Colla Mitra Papale, e coir Ammanto.
74. Diffe Meffer Francefco; Ben hai detto.
Ala noi voglian di tre far la lezione ,
E VOI pigliate qual v' è più diletto.
75* Furo in concordia, e fanza più tencione,
MefTer Francefco fu col fuo Collegio,
E nominarne tre ciafcun Guafcone.
76. E quefto fera in danno , ed in difpregio
Del Re di Francia, ch'era lor nimico.
Per Meffer Carlo fuo nipote egregio.
77. E fuggellaci i nomi al modo antico,
E giurato credenza di prefente,
Si dipartì ciafcun, com' io ti dico.
Voi. IV. O5 78.E'lCar*
ai8 CENTILOQUIO CANTO XLiri.
78. E '1 Cardinal da Prato incontanente ,
Di volontà degli alcri fao'cooipagni.
Al Re di Francia fcrilTe il convenente ,
7p, Dicendo : Acciocché pofcia non ti lagni ,
Di qusftt tre eleggi qual ti piace.
Ma fa, che prima fua amiftà guadagni;
80. E poiché avrai con lui concordia , e pace ,
Fatti pronnetter quel, che ti bifogna;
E la rif pofta fia toilo , e verace .
81. E'I Re-di Francia, che ciò molto agogna,
Sicconi'egli ebbe intefa la novella ,
Subitamente ne mandò in Guafcogna
82. Per l' un di quegli , il qual più tofto appella,
Ch'avea nome allor MeflTer Ramondo,
Ed Arcivefcovo era di Bordella .
83. Ed a lui fcrifse con parlar giocondo,
Che gli volea alla cotal Badia
Parlar di cofe, che portavan pondo.
84. Quand'el fentì , che 'ncontro gli venia
11 Re di Francia, fanzà più tardare.
Subitamente fi fu meflb u\ via .
85. Furono infieme^ e dopo il {aiutare,
Faccendo T uno ali* altro molto onore.
Il Re di Francia <:ominciò .^ parlare:
8(5. Benché*! nipote mio con fuo valore
Fact' abbia al tuo paefe violenza ,
I*^ vo', che gli perdoni per mio amore f
87. E vo', che fappi , ch'io ho la potenza
Di chiamar Papa qual più rtii diletta
De' tre f e fegli giurar la credenza.
88/ E poi
AN. or CRISTO 1304. E SEGG. 2 1^
88. E poi gli dìiìh : V vo , che mi promerra ,
S' i' ti fo Papa, che cu mi fìuai
Sei grazie, che niuna fi dimetca.
B^. L'ana, che 'n Francia la Coree terrai,
E di quel luogo per akro vantaggio,
Contro a mia voglia, non ti partirai.
^o. L' altra , che me , e tatto mio Baronaggio, W
Ed ogni mio feguace farai fazio
D' aflblver di peccato, e d'ogni oltraggio •
pi. La terza , che di Papa Bonifazio
Annulli ogni m.emoria fenza inganni »
E d' ogni fua fcrittura facci flrazio .
p2. La quarta, che mi conceda cinqu' anni
La decima di tutti i mie'pa^fi.
Per fopportare alquanti de' mie' danni •
^3. La quinta, che in iftato i Colonnefi
Rimetta, e renda a ciafcuno il Cappello,
Ed altri amici ancor fatti palefi.
P4. La fetta mi riferbo a mio appello ,
E vonne faramento , e ficurtade.
Che tu non mancherai quefto , né quello»
^S» E per moftrargli più la veritade,
Le lettere gli fé tutte vedere ,
Come rimeffo eia in fua libertade.
p5. Quando e' cognobbe , eh' egli avia il podere
Di farlo Papa, gli fi gictò a' piedi,
Piagnendo di letizia, al mio parere;
^7, E dilTe ; Signor mio ciò, che tu chicc*i ,
Sarà fornito; e 'n fui Corpo di Crillo
GJiel giurò poi, e qui Lettor provvedi ,
O 6 9^' Che
119 CENTILOQyiO CANTO XUfl.
98* Che fo! per far del Papato Tacquifto,
Gli lafciò per ftadichi i nipoti.
Ed un fratel , eh' aveva , motto vifto .
pp. Baciarfi in bocca, ficconne divoti.
Poi fi partirò; e 'I Re per pace fatta
Moftrò menarne gli ftadichi noti,
100. E come Tuo* figliuo' tutti gli tratta.
Ma non più or della prefente tema.
Che 'i termine , ov' i' fon del dir , mi matta ;
Nell'altro compirò la floria fcema.
FINE DEL CANTO XLIII.
NOTE AL CANTO XLIII.
1, (f) ViW. Co ft pia di joooo. pedoni,
1. (•) Vili. Rimeri de' Gn7nalài di Ge»ox>a 9 e così Cernete ^
3 . (a) Tem, Sirea , ovvero tutto il di al herzaglio .
Magi. Sirea , ov* era tutta di herzaglio . Vili. Sirifea .
4. (b) Magi, e Tem. ciocche.
IO. O Vili. Lifcia.
55. (e) Tem. anco e meglio i che noi, (d) Ivi, nel fervi*
gio poi.
45. (e) Tem. valorofi affai.
50. (f ) Tem. Valentremente .
51. (g) Tem. Cioè -> che il Re di Francia co* fuoi torni,
42. (h) Magi, per quella convegna ; errore .
55, (i) Magi, e Str. Dugento migliaia di lire.
jo. (k) Tem. Qui prende il primo verfo delia flrofa fe-
guente ', La terza , ec.
CAN^
CANTO XLIV.
ARGVMIMTO.
VJttkVt
ANNI DI Dì Tìfloìa ajjediata ancor ti die» iJ.c.to.
CR. I ? o j. DaFirettzet e da Lucca , (f) e di SerLando e fegg^
e fegg. Barge/ d* Agohhio , e ^i Monte AccinicQ «
£" ^/ Frate Dolci» pien di rejìa^
E poi dfil Campami dilla Badia ,
1. ''^TEgli anni Domini mille trecento
-LN E cinque ^ poiché 'n Parigi tornato
Il Re di Francia fu lieto, e contento,
2. Subito fcrifle al Cardinal da Prato
Ciò , eh' avea fatto , e mandò la rifpoffa
In trentacinque dì, ch'era ordinato
3. D'aver quaranta d), e non più fotta |
Onde il Collegio fece raunare
De' Cardinali , e fece la propofla .
4. Come fapete, noi dobbiam chiamare
Fra dì quaranta il noftro Padre Santp
Delli tre 1' uno , e così vogliam fare .
5. Ond' oggi in queflo giorno per me' canto, («)
E si pe' mie' compagni , e sì per quella
Balia, ch'ho dal Capirci tutto quanto»
<J. L' Arcivefcovo chiamo di Bordella >
Meffer Ramondo fervidor d'Iddea,
Ed amator di Santa Chiefa bella.
7. Allor con molta feda , e giubbileo ,
Sonando le campane, e gli ftormenti.
In boce tutti cantaro il Taddeo,
S. E per
2 22 CENTILOQyiO CANTO XLIV.
8. E per Ambafciador favi, e valenti
Gli andò là lezione in fuo' paeG,
Ond'egli, e' fuoi ne fur molro contenti.
9. Vacata era la Chiefa dieci mefi.
Egli accettò , e fu Papa Chimento
Quinto chiamato poi, fé ben comprefi.
10. E'ncontanente fé comandamenco
A tutti i Cardinali , che a Leone
Sopra il Rodano, fofle ognuno attento,
11. Prefente a fua incoronazione
E'I Redi Francia, e lo Re d'Inghilterra,
E dimolti altri Signori per ragione .
12. A' Cardinali di Talia fé gran guerra,
Perchè afpettavan, eh' e' venjife a Roma
A 'ncoronarli , fé il libro non erra.
13. E 'I primo uficio , che di lui fi noma.
Delle *mpromeffe fatte nella 'mpreia ,(b)
Al Re di Francia fcaricò la foma,
14. E riconciliol con Santa Chiefa,
Con tutti quanti li feguaci fuoi,
E tutti gli affolvette d'ogni offe fa ;
15. E concedette le decime, e poi
Di^ nuovo fé dodici Cardinali
De* fuoi amici, come penfar puoi,
1(5. Nelle digiune vegnenti; tra' quali
MQffer Iacopo fu , e Meffer Piero
De' Colonnefi , e furo i principali;
17. Ed al Re di Raona di leggiero
Confermò il privilegio di Sardigna 1
Ed ufcl di più cofe di penfiero.
18. La
AN. DI CRISTO 1 3 05 . E SEGG. 1 2 J
i£. L'a fua venuta qui più non alligna.
Ed a Bordclla tornò colla Coree 5
Qual Cardini.1 ne piagne, e qual ne ghigna.
ip. Nel derco tenipo eflendo a tn^ìc lorte
Gii ufciti di Firenze, difcacciati
Da ogni parte, e vietate le porte,
20. Sol da Piftoia effendo ricettati, "t
Perocché fi reggeva a parte Bianca,
E quivi fempre flavano in trattaci ,
21. La parte Guelfa, che in ciò non fi fianca,
Mandò al Re Carlo, ch'era uomo fperto,
Mandafle lor della fua gente franca ;
22. Ed e' mandò il figliuol Duca Ruberto,
Che poi fue in Firenze onorato :
Fu come Re d'ogni cofa per certo.
23. E come fu alquanto ripofato, -*^
I Fiorentin bandir Y ofte a Piftoia ,
E così Lucca fé dall' altro lato ;
24. E col Duca predetto , con gran gioia ,
A' dì venti di Maggio Y affediaro ,
Ed ifteccarla tutta per più noia.
25. E guerreggiando quivi anche mandaro
Ofte in Valdarno ad Oftina, e '1 Caftello
Ebber per forza, e per terra il cacciarot
26. Attanto il Papa , per altrui tranello ,
Due Cardinali faputi , ed arditi
A Firenze mandò; e fanza appello
27. A' Fiorentin comandar, che gli ufciti
Dovefler dentro rimettere, e T ofte
Da Piftoia levare 5 e oue' partiti <
a 8. Scrii.
124 CENTlLOQyiO CANTO XLIV.
38* Scriflèro al Uuca,che v'era alle code»
Ed a' Lucchefi fimigliantecnence »
Che partir fi doveder fanz) folle.
l^p. E'I Oaca volendo eflere ubbidente
Al Papa, fi partì, come qui tratta.
Ed a Bordella n* andò di prefente,
}o. Lafciando Meilèr Dego della Ratta
In fuo luogo ; e' Lucchefl , e' Fiorentini
Di fcomoiunicazion > che folTe fatta,
31. Non (I curaro; e tutti i Cittadini
V'andavan, così il tolb, come il rafo.
Od e' pagava de' fuo' bagattini •
32. E ftrinfer sì la Terra in ogni cafo,
Ch'a qual n' ufcia era tagliato il piede.
Ed alla femmina era mozzo il nafo.
33. E Ser Landò d'Àgobbio, che mercede^
Ne pietà non avea di criatura.
Siccome in cotal guerra fi richiede,
34. Tutti gli ripignea dentro aiie mura ^
E flettevi l'affedio il verno intero,
E poi di peggio ebber sì gran paura,
35. Che falve le perfone , s' arrenderò ,
Mille erecentofei del Signor caro ,
A' dì dieci d'Aprile; e quefto è vero.
j6. E' Ghibellini , e' Bianchi fen' andaro
Con gran dolor, perchè non eran certi
Di poter fare in Tofcaoa riparo*
37. E MefTer Tofolato degli Ubarti
Era di quegli ,• e poi i Piftol<^fi
Comprender puoi, che rimafer difertK
}»• Ar
AN. DI CftlSTO 1305. E SEGO. lìj
38. Appreflb poi Fiorentini , e Lucchefi
Le mura, e gli fteccati a mal lor grado
Disfero , e i foffi riempier palefi 5
3p. E poi tra lor divifero il Contado,
E clafcheduno avìa la fignoria
Della Città, che non valeva un dado;
40. E r uno avea la Podefteria ,
E r altro vi metteva Capitano ,
Privilegiati con pari balfa.
41. E* Fiorentin la Rocca a Carmignano
Mijer per terra , e poi la gente accorta ,
Con gran triunfo tornò a mano , a mano «
42. Entrando Meder Dego nella Porta,
Un palio d'or Cavalieri, e Donzelli
Gli portar fopra capo per ifcorta.
43. Così a Meder Binde (e) de' Gabrielli,
Che Podeftà di Firenze era allora,
E fu ad ogni cofa ficcom* elli •
44. Nel tempo, eh' è di fopra detto ancorai
Si rubellar dal Signor di Ferrara
Modona, e Reggio per lunga dimora.
45. Appreso un Frate Dolcin di Noara,W
Alla montagna fempre ftar volea ,
Moftrando di far vita molto amara;
46. E frajla gente fovente diceà ,
Ch' egli era vero difcepol di Crifto ,
E molta gente grofTa gli credea .
47. Diceva ancor quefto eretico triftoj
Ch' orini cofa doveva efTer comune >
Le femmine così> com' altro acquiftoj
48. Ed
Il6 CeNTILOQIJIO CANTO XLIV.
48. Ed ufar colle bianche, e colle brune,
E tot V altrui non era peccato
Ne' fuoi bifogni, e nelle fue fortune,
49. Ed altre cofe dintorno, e dallato,*
E ben tremila a cosi fatti inganni
Uomini, e donne T avien feguitato,
50. Qaando mancava lor mangiare, o panni,
Toglievan della roba a chi n' avea ,
E quefta vita tenner ben du'annij
51. E poi perchè la cofa rincrefcea
A' fuoi feguaci , il lafciaron fofpefo ,
Che poca gente dietro gii tenea .
52. Allor da que'di Noara fu prcfo
Con più altri, e menati alla Citcsde,
Dove dintorno gli fu il fuoco accefo,
53. E fu arfo egli , e Cornar Caritade,
Ch'era fua donna, o vogliam dire amica,
E di quegli altri grande quancltadc.
54. Nel tempo , che dinanzi fi rubrica »
Ad iftanza de' Bianchi, e Ghibellini
Il Papa indarno ancor fi die fatica,
S$. E Meffer Napoleon degli Orfini
In Italia mandò per paciale,
E cominciar volendo a' Fiorentini,
$6. Gli fece dir T Uficio principale , W
Ch' andafTe altrove a far la fua bifogna.
Che non avien meftier di Cardinale.
Sj. Intraddifle Firenze, ed a Bologna
N'andò, e qui fu accomiatato,
E partilfi con danno, e con vergogna.
58. E nel
AN. DI CRISTO 1^06. E SEG(5. 227
58. E nel Contado fu pofcia rubato,
Ond' egli ancora intraddiffe la Terra ,
E quel luogo dì ftudio ebbe privato.
5p. Nel detto tempo i Fiorentin fer guerra
Agli Ubaldini fopra Monte Accìnico ,
Ed acquiftarlo, e poi il mifero in terra,
60. E poi appiè del Cartel , eh' io ti dico ,
La Scarperia. appreflb edificaro ,
San Bernaba chiamato per antico.
61. Appreso poi oltralpe cavalcaro.
In quel degli Ubaldin diedero il guado,
E fani , e lieti a Firenze tornaro .
62. Appreflb i Popolan fenza contado
Chiamato di giuftizia Efecutore , (^)
Acciocch* a' Grandi caricaffe il bado,
63. Matteo d' Amelia fu il primo Rettore,
E pofe i Gigli fopra le Bandiere ,
E' Gonfaloni, ed ebbe grande onore;
64. E fu dal Popol fatto Cavaliere,
Ma fu da' Grandi molto difamato,
Ferocch'a lor fi fé molto temere.
6$. Mille trecentofei , dall' altro lato
Fer lega Mantova, Brefcia, e Verona
Incontro al buon Marchefe Azzo pregiato,
66. S<^l per fofpetto , che la fua perfona
Nìndede a loro, ed anche agli altri doglie.
Volendo eder Signor , come qui fuona,
óy. Perchè la figlia tolta avea per moglie
Del Re di Francia; e nel fuo cavalcaro,
E contentato in parte le lor voslie.
^8. Ma
laS cÉMTiLOQiria canto xliv.
6Ì. Ma'l feguence anno qaefto Signor càto
Fé la vendetta , che fi convenia ,
Poi infermò, e fanza alcan riparo
^9. In miferia morì per fua follia.
E dì Jui baftin le parole dette.
Che quafi fu Signor di Lombardia.
70. Negli anni poi mille trecentofette.
Il Cardinal Meffer Napoleone
Venne ad Arezzo, e quivi tanto flette #
^i. Che gente raunò d' ogni ragione
Per guerreggiar Firenze con gli ufciti;
E Fiorentin per la detta cagione
72. Sentendo ciò, fur di gente forniti,
E cavalcaron fopra gli Aretini,
Non afpettando d'eflere aflaliti^
73. Guaflando intorno per tutti i cammiaii
E prefero, e disfero più Caftella
E sì d' Arezzo , e sì degli Ubertini .
74. Ed eflendo a Gargofa (g) T offe bella >
Il Cardinal co'fuoi n'andò a Bibbiena^
Moftrando di Firenze altra novella,
75. Acciocché Tolte, che gli dava pena,
Da quel Cartel, ch'egli eran per avere.
Si dipartifle per la detta mena .
j6. I Fiorentia cominciando a temere
Di lor Città, partirfi incontanente,
E a Firenze tornaro di leggiere*
77. E'I Cardinale allof colla fua gente
Fu cavalcato al Cartel della Pieve,
E' Fiorentini provvedutamente
78. Fe^
AN. DI CRISTO 1307. E SEGO. 12p
78. Fecer con lui taftar i' accordo in brieve i
Ma egli aveva cucca la fua cura
Di metter dentro gli ufciti di lieve.
7p. E fopra ciò fu tenuto in paftura.
Tantoché la fua gente Icemò forte,
E bifogno gli fu d'aver paura.
80. Allora dentro, e di fuor delle Porte
IntraddilTe Firenze, e fenza folla,
Con gran vergogna Ci tornóe in Corte •
81. Appreffb i Fiorentin fero una impoda
Al noltro Chericato , della quale
Ricevendo da lor mala rifpofta ,
82. Si chiamò fopra ciò un Uficiaie ,
Il qual coftrinfe colla fua balia
Ogni lor fittaiuolo, e pigionale*
^3. E quando volle entrar nella Badia
Fur ferrate le porte, e le campane
Sonaro a dormo ; quella gente ria
84. TraiTer color, ch'avien manco di pane,
E per conforto de' viein dintorno,
Paffaro dentro quelle genti vane,
2$^ E la Badia rubar fanza foggiorno,
E perch' egli ebbono il Comune a vile.
Sonando le campane per ifcorno,
$6. Fu lor disfatto mezzo il campanile ,
E quefti, e gli altri poi fenza riguardo
Pagar, veggendo prefò tale ftile,
87. Nel dett'Anno morì il Re Adoardo,
E'I fuo figliuol, ch'avea nome com'egli.
Per poter pofcia far più del gagliardo ,
88. Una
23 O CENTILOQyiO CANTO XLIV.
88. Una fanciulla con biondi capegli.
Del Re di Francia figlia , volencieri
Tolfe per moglie con coftumi begli.
8p. Nel predecc* anno venuto a Piccieri
Il Papa , e 'n tutto cooipiuta la pace
Tra '1 Re di Francia , e li Fiaaiminghi altieri,
$o. Il detto Re , che v' era , alior non tace ,
E dille al Papa: Or ch'avete la poffa
r vo' la fefta grazia , fé vi piace .
5)1. Rifpofe : Quale? Ed ci : Che 'ì corpo , e l'offa
Di Papa Bonifazio condannare
Vi piaccia al fuoco, ogni cagion rimofla ^
p2. Perocché retico fu fenza pare i
Quarantatre capitol di refia
Conerà di lui intendo di provare •
93. E'I Papa pregno di malinconia
Al Cardinal da Prato die di piglio.
Che 'i configliò, come fi convenia.
P4. Ed e' Rifpofe al Re , che nel Configlio
Intendea far cotal condannagione
A Vienna , che n' è fuor d* ogni periglio .
95» Veggendofi indugiar la promeffione
li Re di Francia, fi tenne ingannato.
Ma pur fegul la fua intenzione ,
96, Perchè molte altre grazie avea dallato 5
E diparcifli, e tornoffi a Parigi,
E come avea col Papa ordinato,
97. II fuo figliuol , eh' avea nome Luigi
Mandò a Navarra , e fello incoronare.
Secondo loro ufanza , e conventigi . (^)
98. E'I
AN. DI CRISTO 1307. E SEGG. 23 I
^8. E 'J Papa comiQciò a comandare
A cui Ci conveniva, eh' a Vienna
Ivi a tre anni doveflbno andare
^p AI {uo Concilio, e un di per ifcrenna (0
Si fu partito , e gitone a Vignone ,
Dove curava il Re men d* una penna .
loo. Sicché non mife ad efecuzione
Il mal voler, che aveva il Re di Francia,
Ch'era di Santa Chiefa diftruzionc ;
Ed ogni Papa poi era una ciancia .
FINE DEL CANTO XLIV.
NOTE AL CANTO XLIV.
Arg. (t) Magi, e Str. Di Firetize , e di Lucca.
5. (a) Tem. pe^' me tanto .
33. (b) Tem. Della promeffa fatta della ^mprefa .
43. (o) Tem Bino ,
45. (d) Così fempre Magi, e Str. Al contrario il Tem.
Novara, e come oggi più comunemente.
5 5. (e) V Uficio principale s cioè il primo Magiftrato.
6^> (f) Str. Effecutore,
74. (g) Vili. e. S^. Gaygenfa,
97. (h) Tem. converti gi ,
5p. (i) Tem. ijierenna .
FINE DEL QUARTO VOLUME.
AGGIUNTA DI ^^JOVI ASSOCIATI .
Arezzo . Sig. Cancelliere Giufeppe Caftellari .
■■ M.R.P. Franccfco Maria di S. Terefa Carmelitano
Scalzo .
Firenze . Illuftrifs. e Reverenjlifs Sig. Can. Bonfo Bonfi .
Forlì , M- R. Sigi D. Luigi Zambianchi .
^— - M.R. P. Lett. Giufeppe M. Piccirilli Domenicano.
-'■ M. R. P. Pietro di S. Gio. Batifta Priore de' Carme-
litani òcalzi,
Modena . V Inlìgne Ducale Libreria Eftenfe .
Palermo . M. R. Sig. Abate Domenico Salvagnini Profeflbre
di Lettere umane nel Collegio Reale.
Piacenza. Reverendifs. P. Pietro Lupi Teatino Regio Pro*
fé flore di Fi fica .
■ Reverendifs. P Luigr Boli Min. Convent. Regio
ProfefTore di Logica, Metafilica, e Filofofia.
Pistoia . M. R. P Giuftino da Pefcia Cappuccino , Lettor©
di Teologia.
«■■' Eccellentifs. Sig* Dott. Paolo CiuUi Cancelliere del
Vefcovado .
Roma . Illuftrifs. Sig. Ab. Roflì Fiorentino , Segretario di
S. Ecc. il Sig. Principe Corfini .
Savignano M. R» P. Lett. e Predicatore Francefco Eugenio
Sermalì Min. OiTerv.
Siena . M. R. P. Reggente Giovannetti Minore Conven-
tuale .
Sorrento . M. R. P. Pio Maria di S. Giufeppe Carmelitano
Scalzo .
Triventi . M. R. P. Lett. Rofario da Marcone Cappuccino .
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UNIVERSITY OF CALIFORNIA, LOS ANGELES
THE UNIVERSITY LIBRARY
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