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UNIVERSITY
LIBRARY
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UTOPIA
D E L L A
PUBBLICA FELICITA \
OGGETTO DE' BUONl PRINCIPI,
T R A T T A T O
D I
LODOVICO ANTONIO MURATQRI,
BIBLIOTECARIO
DEL SERENJSSJMO SIGNOR
DUCA DI MODENA.
IN LUCCA,
MDCCXLIX.
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in 2010 with funding from
Dul<e University Libraries
http://www.archive.org/details/dellapubblicafelOOmura
ALU ALTEZZA REVEP^ENDISS,
Dl MONSIGNORE
ANDREA JACOPO
Arcivefcovo, e del S. R. I. Principe Salisbur-
genfe , Legato nato delia Santa Scds Apo-
ftolica J e Primate della Germania ,
DELL' ILLUSTRISS. CASA DE CONTI
DI DIETRICHSTEIN.
\^I difputd fra i Letter at i Politici .,
qual fia da prefenre fra t Prwcipati y
o quello J a cut (i fer^ukne cell' els-
* z zjone\
z^ione , 0 pur /' altro , cPje per SucceJJione
pajfa da i Padn ne FigU . Certo e ,
che doa^rebbe darfi U preminenz^a at
primo , perche defiderando i Popoli di
mettere /' autoritd del Go'verno m chi
fappia e '^oglia pr occur are la maggwr
loro Felicita , pojfono jcegltcre tl creduto
miglwre y e ptu at to a (juefio nohil fine:
laddorue nel Prmcipato Succeffi^o con^
njien rimetterfi alia for tuna , che jo-
<U':yite produce Frincipi otttmi , come a
tempt nojlri n.'i^^gtamo , ma altrt ne ha
data tal^z^olta dt tempra di^erfa . Pure
tante fon le umane "Utcende , tanti i
raggiri dell' ambizjone e maliz^ia abi^
tuata nel Aiondo , che rari non fon gli
efemplt di chi giunfe ad elei>gere i meno
tnclmati , o t meno abili a feltcitare i
Sudditi p^oprj . Dchbo to all mcontro
chicimar tre '^olte felice la Chieja e Cttta
dt Sal'sbur^o , giacche merce dt una
tanto faggta ed acclamata elez^ione ne
fu depofitato tl Go<-oerno in mano di
Voftra Altez^z^a Renjerendijfima . Allor-
che
che ft tratto di dare un Succejfore at ft^
Arci'^efco^o Giacomo Contc dt Licten-
ftemy a cotejio Clero ft prefento da^^an-'
ti la gid pro'-uata rtguarde^ole di Lei
Pietdy lafuaAjjdbilita e Gentilez^z^a y la
Jua Carttd '^erfo i Poijert ed opprejfi >
con tante alt re fue lode^-uoli doti : ond&
foco fi Jiette a ccnofcere , che nella di
Let perjona concorre^vano i fentimenti e
defiderj tanto de gli Eletton , che del
Fopolo tutto . In cib , dtco , s' accorda^ua
ognuno y a rifer^-ua d'unfolo, cioe deW
Altezj^a Voftra Reojerendtffima la quale
efente da t foffi della fempre inquieta
Amhizjone y bifogno ehbe di. molte ragio^
ni e preghiere per indurfe a confenttre ,
cafo che in Let cadejfe /' elezjone : fic-
come m fatti ai^^enne nel di i o. di
Dicemhre dell' Anno 1747. Per lo ftra-
ordtnario Platifo , ed tnfolito umiJerfal
giuUo y con cut tl Popolo accolfe la di
Let (xfjunzjone a cote ft a tnfigne Cattedra>
e Fnncipato y cotnparnje allora y in quale
alto concetto fojje^ gtd la Ftrtu e H f^^-
* ^ rit0
yito dp Lei y e qumto amove elU fi fojfe
<rid conciliato frejfo di tutti , Comune
rvoce e fperanz^a fu , che tn Lei rijorge-
rebhe il ceUbre Franccelco di Dietrich*?
jftein , che creato Cardinale nelt Anno
1598. Vefco^o d'Olmutz^, e Configlier^
intimo di pm Jmperadori , per le fue lu-
minoje doti ed az^iom tanta gloria ac-
quiftb per fc , ed aggmnfe alt antic a
iRobiltd della Cafa , m cut ancora porta
la Digmtd Prmcipefca , con trafmetterla
pot nel Ntpote Mallimiliano , cioe nell'
A^olo dt V. A. Re'uerendifftma .
£ che altro dee cote/io Popolo afpetta^
re da cht ha portato alt Arciuefco^ile
Sedia e Frmcipato un Cuore si amore^
ruole , e una Adente si f^ggia e dint-
taf Amore 6c Juftitia; Tale e il Sim-
holo da Lei prefo , e propoflo per regola
a fe Jlejfa. fielt ufo appunto dt queft^
due Adajjime [pezjalmente e ripojia la
Feltcita fperahile dt un terreno Go-uerno ,
Amore njerjo i Suddtti per far loro quel
^ene che fi puo 3 GtufiiZja per rendere 0
man^
unantenere d ciafcuno il fuo y e <rafli^
gare t cattiiJi. Quanta tn fatti fia U
pre?nura di V. A. Re^erendifftma per
I' ammimftra^ions delU Giujitzjd , we
ban gid fatto U fruo'ua, t calunniatori ^
[of Yd de quail s e ro^efciatu e^uclU Pe^
na y d) ejfi indebitamente fr occur a'Tfano
ad alert. Ada cosl poco e , ch' Ella ha
confeguito cotefla amflijjima Dignita c
Signoria , che non ha fotuto finora tl
Clero e Popolo fe non Ue^emente rifen--
tire y qual dono fmgolare ahhia lor fatto
Jddio nel dare ad ejji per Paflore e Prin-^
cipCy chi ha accettato il comando prin-
cipalmente per defidcrio dt fer^ire al
bene d* ognuno . Pure in si rijiretto tem-
po non ha Ella mancato dt fare rtfflen-
dere la fua Adagmficenz^a col compiere e
pcrfezjonare ( e con danaro fuo proprio )
la pubbiica Fabbrica incominciata dal
fuo Predecejfore . Zy^n altro piu glonofo
feopo ft Q fll^ prefiffo y cioe quello dt mi-
gliorar gU affart dt cotefta Chieja e Prin-
0pato y d[ tmpiegar i penfieri , /' erario , 0
^ 4 .hn-
I' mdufiria fua in pro de Sudditi alia
di Lei euro, conjidati da Dw^ onde tin-
n/idtabil titolo di Padre del Popolo pro'T/-
'i^enga a Let '-vi'Tjente ^ ed anche prejfo
i pojieri la dolce rtcordanz^a ne dun,
Ora fra le nohili idee dell' A. V, Ke~
n;erendi3^^ c a me 7ioto y che la pn-
maria e quella dt contmuar con pin *x'/-
gore che mat git fpedienti gtd prefi per
ifradicar affatio la gramigna delle Vottri-
ne firantere, che mjenfihilmente s era in-
trodotta in cotefle montagne con difcapito
della Religione Cattolicay piantata e nu-
drita da i Santt di lei Ancecejfori . Ag-
giunta la di Lei '-uigdanz^a e zjlo al
Configlio Ecclefiajiico , e alle Adijfioni per
(juejlo fine iftituice , e ftante la rtfoluzjone
da Lei prefa di njoler conferire le Chiefe ,
Dignitd y e ^enefiz.j al memo folo , e non
alle raccomandazjoni ( del che ha a^^-
""vertito anche /' JllufiriJTimo ftio Fratello )
[i ""vedrd fempre ptu rifiorir cotefla Chtefa^
e Diocefi , e chiufa la porta alle Sette ,
che C tnfefla'-uano m addietro . Ma per
one-
I
oitenere piu facilmente queflo jim , nohil
intenz^iom Jua e dt promuc^ere lo jiu-
dto delle Lettere , majfimcimente ml
Clero s ne (olo promuo^erlo ^ ma miglio-
rarlo per quanta e pojfihile . Certamente
m^eterato pregio di cotejia Citta e laijer
moke Scuole , anzj una rtnomata ^m~
^-uerfitd 5 e non mancano dotti Maejlrt ,
€ felict fngegni a cotejlo Cielo . Pure
cjuejio non bajia. Se mai durajje qual-
che feme deltantica barharie tn ejfe Scuo-
le ; fe tuttanjia ft trattajfero a^'ane ed
inutiU J^uifiiont nella Logtca , nclld Fi-
jica 5 e Adetafifica y fe dt quejie dhbon-
dajfe anthe la Scolaftica Theologia : chi
non >Zfede la neceffitd d' impiegar meglio
il tempo ? Abbtamo cor ft d' cjja Teologia
Scolaftica depurata , chc abbraccia anche
la Dogmatic a e Polemic a . Similmente
cggtd\ anche abbondano Logtche d' ottimo
met alio s e la Fifica Sperimentale , e le
-Matematiche , hanno aperto un gran
teatro di <uerttd . A^vran conojciuto a
^uefi' or a i jaggi Mae/in di cotejia
Vni"
ZJninjerfitay ejfere quefio il piu lode^o^
k cammino delle Letterc . Odo ancora ,
cl:e il ChiariJJimo P. Vdalruo //[^afs
Adonaco 2>enedetrmod' Jsfeld m JfT^e^via y
avhia recentemente dedicato at SeremJJimo
Gmfeppe Fefco-^vo d* Augufla , e Land-
grauio d' AJ/ia y un Libro de emen-
datione Intelledus humani , cot pro-
pone m Germamct , cio che tanti anni
fono il celebre Padre Mabillone 'Benedet^
tino ancW efp) tnfegno tn Francia s ^o-
glio dire tl metodo migliore de Studj .
^ueflo e quello y che anche tl Sant^Jftm)
e dottiljimo regnante Pontefice 3EN.E--
DETTO XJF. defidera in tmte le
Scuole Cattoliche y e fpezjalmente in Ger-
mania , do^e maggiore h tl bifogno ,
per foftener /' onore della Chiefa Cattolt-
ca j e far tacere chi de Proteftanti at^
tribmfce la barbarie , la Suferfliz.tone ,
e un ignorant e Scienz^a a qualche contra-
da della Germania Cattolica . Pertanto
non e da dubitare y che Voftra Altezj^i^
U.e^ermdijfima emulando la prcmurade.
git
p-//' tlluflri due fuoi PredeceJJori in frefai-
rvsre d Adeglto delle Lttt.re , fer ren-
dere piu glonofc cotcjU Scuole , con dun d
ci fine quejia iummojci /dca , e col pre^
dicare rAmulemini chariimata me-
liora dell' Apofiolo , anche per quejia,
njid rechera un not ah 1 1 gwvanAuto e
decora at Clero e topolo Juo . £ gmc-
che £lU njenne alia luce net di 17. dl
Aiaggio del 1689. tempo , a Dio pta-
cendo y le rejierd per poter perfez^ionare
le belle imprefe , che cot tempo ^erran-
no alia luce.
Or a tro^ando to nelt Altezj^a Fofira
ReT^erendiffima tutte quelle l^irtu^ e ri~
guarde^oU doti , che con'Zfengono ad un
Prelato , defimato da Dto anche al Go-
fverno temporale di un copiojo Popolo :
gran moti^o ho aiJUto to per umdiarlc
e dedicarlc quefia mta Operetta , e m
ejfa d di<^oto e profondo ojjequto mio .
^ando talnjolta Ella ft degnaffe di,
ftendere il guar do a quanto to ho jcrttto
intorno alia Pubblica Feiicica, Jon certo
ch\
clo Ella Ji rallegrerd d' a^jer pre^TJentito
me in conofcere per quant e ^le pojja tl
Prmcipe proccurare tl "Bene de Sudditi
fuot, e ccLttiTfarfene t amore con '-uert e
(iahili benejiz^j . Altro dunque a me non
refla , fe non di accompagnare cjuefio
mio rinjerente tributo con fer<^orofe prc-
ghiere alt Alti(Jimo , affinchc per bene di
cotejio tnfigne Arcwejco'-vato e Frincipa-
to confer^-ui a Lei lunga e profpera '-ut-
ta ; e di fupplicar Lei , che ijoglia da
qui mnajizj rtguardar 7ne per uno de'
maggtori ijeneratori delU fctcra fua Per-
fcna ^ e del fuo raro merito y con permet-
tere ^ cf/ to poJJa inutolarmi , quale per
Jempre mi glortero d* ejjere
Di V. A. Re^erendifs,
Modena 28. Gennajo 1749.
Um'thfs, DIvotifs. e Riverentiff, Serv,
Lodovico Antonio Muratoru
A CHI VORRA^
L E G G E R E.
IL cuor deir Uomo , nome con
cui fi fiiol denotare V umana
Volont^ , pud ben chiamarfi iin
mantice indefefifo e perpetuo di
Defiderj . Formato che ne e ap-
pena uno , ne fuccede un' altro ;
e pure tanti e si diverfi Defiderj
noftri non fono per lo piu, che
un folo 5 nella fteffa guifa che
tanti rami efcono da un tronco,
e compongono un' Albero folo .
Anche in noi il Defiderio mae-
ftro 5 e padre di tanti altri , e
ClUello del mftro privato Bene , della
noftva parti col ar Felicith . Cioe il
piii ordinario noftro Defiderio ha
per
per inira qualche oggetto o mez-
lo 5 che poffa o poco o mol-
to ridondare in noftro Bene .
Quefto e non folamente un con-
figlio ^ ma anche un' inceffante
impulfo della Natura noftra, che
ii fa fentire tanto al Nobile che
air Ignobile , tanto a gl' Ignoran-
ti che a i Dotti . Di sfcra poi
pill fublime , e di origine piu
nobile fi e un' altro Defiderio ,
clod quello del Bene della Societa ^
del Ben Puhhlico O fia della Puhhlica
Felicita , Nafce il primo dalla
Natura , quelV altro ha per ma-
dre la virtil . Niun merito ci e
gi^ in defiderare e procacciar del
Bene a noi ftefli ( parlo de i
Beni terreni ). Pud anzi quefto
movimento deli' Anima noftr^
divenir Vizio , e cagionar deme-
rito , quando fia fregoiato in ri-
guar-
guardo a noi , o a g!i altri , o
pur contrario al Bene della Re-
pubblica. Di gran merito all' in-
contro preflb Dio e preffo gli
Uomini fempre e il bramare e
proccurare il pubblico Bene, pur-
che fi efeguifca con onefti mezzi.
Ed oh volefle Dio ^ che quefta
nobil brama, quefto generofb af-
fetto 5 maggiormente fi predicaf-
le 5 fi dilataffe , e s'impoffeffaffe del
cuor de' mortal! , e maflimamente
di chi prefiede al Governo de i
Popoli, e di chiunque ha genio,
e s'applica alia Letteratura . Ne
flarebbe pur meglio il Mondo .
Di qui nato e in me il defiderio
e difegno di trattare della Puhblka
Feiicita ^ cio^ di quefto bell' og-
getto , che dovrebbe effere V og-
getto giornaliere , e piu caro di
chiunque e fcelto dalla Divina
Prov-
Provvidenza al trono . Che pro-
fitto ne fperi tu? dir^ qui taluno.
pretendi forfe di poter detroniz-
zare il ^^«^ Prwato^ veterano Pa-
drone del xMondo ? Nulla rifpon-
dero io , fe non che fon certo ,
che non mi pentiro .niai d' aver
configliato e lodato il Pubbluo
Bene, ancorche per difavventura
avefli parlato al vento . ^mare
liceat , Optars liceat , fi Potiri non
licet .
CAPITOLI
DI QUESTO TRATTATO.
CAPITOLO PRIMO.
Cke s' intenda per Tubblka Felicit^ . pag. I
CAPITOLO II.
Che appunto il meftiere de huoni Trincipi
ba da ejfere quello di proccurar la pub^
blica Fclicith . 1 1
CAPITOLO III.
Effere ufizio anche de' Mmi/Jri de Trincipi
il proccurare la Tubblica F elicit a, 23
CAPITOLO IV.
Deil* educazione della Gicmentu , per adde-
flrarla a i pubblici Minifleri , 3^
»*
GAPirOLO V.
Dei nohile fcopo , che dovrebbero prefiggerfi
Principi j Miniftri ^ e LttkrAti 5 pn
proccurare il Tubblico Bene i 4!^
CAPITOLO VI.
Delia Religione . 57
CAPITOLO VII.
DeUo /Indict delle Lettere , 0 fid delle Scien-
te , 68
CAPITOLO VIII.
Delia Crifliam Filofojia de'Co/lumi . 80
CAPITOLO IX.
Delia Ginrifprudenza ^ e dell a Giuftl^ia, 89'
CAPITOLO X.
Delle Leggi . tot
5APITOLO XL
^sUa Medicina » i 3d
CAPITOLO XIL
Dsllc Matematkbe i 1 4 j;
CAPITOLO xnr.
beUa Logicd 5 Fiftca , c Metafiftca , 150
CAPITOLO XIV.
Delia Storia , Erudizione 5 Eloquenza , e
Toejia. 16^
CAPITOLO XV.
bell' ^gricoltura . lyS
CAPITOLO XVL
bell* ^rti necejfarie 0 uHli alio Stato ; c
del Commerzio > ^05
* ♦
CAPITOLO XVII.
Veil* attenzion particolare , cbe dovrebbe ave^
re il Trincipc , per dar caJore all' accrefci'
memo delC ^rti e del Commerzio . 234
CAPITOLO XVIII.
'Delt xAnnona ^ 0 fia Grafcia , 250
CAPITOLO XIX.
Del Lujfo . 265
CAPITOLO XX.
D* ahri difordini de gli Stati , ad impedire
9 levare i quali dee vegliare il huon
Trincipe . 287
CAPITOLO XXI.
Delia LuJJuria , delle IJbhriach ezze , e d' altri
Topolari difordini , che il Trincipe dee
• togliere , 0 frenare . 311
CAPITOLO XXII.
Vill* impo/izion de* T'rihuti . 330
CAPITOLO XXIIl.
DeJf ecctjfo de* Trihuti ed x^ggravj ; e come
s' abbia a rimcdiarvi . 352
CAPITOLO XXIV.
DeJle Monet e . ' 375
CAPITOLO XXV.
Z)f ' pubblici ^Archiiii e Not at , e del goyerno
de' Tovcri . 395"
CAPITOLO XXVL
De i pubblici onefti Giuochi , 412
CAPITOLO xxvn.
Delld Caccia e Tejca ; e come / abbia a
permettere , o proibirc . 424
GAPITOLQ XXyiUo
pdla Milizia . 43 J
CAPITOLO XXIX,
Dellc Fahbriche , deJla Tulizi^ , e dtUa pub-.
. blica Sanita delk 'terre e Citta , 446
qAPlTOLO XXX.
Qonclu/ione di queflo Trattato , . 475
I N D I C E
Pelle Maceric che fi concengono
in quefto Tractaco.
ACcademie utili , e quali piu utili . 41. Lo«
devolc ne farebbeuna, dove fi crattaffcro ie
MalTirae del buon Governo, pag- 4*
Agricoliura , guanio importantc ne fia lo ftu-
dio. I7J. e fegu. Come s' abbia a prorouove-
re. 17B
Annona o Grafcia , fommamente importante Jl
mantenimento d'efla. 250. e feg. C^uaato eflTa.
abbracci . 261
Api , quanto utile la coltura d'efTe. 208
Architciti e Ingegncri fon di decoro, ed anche
necefTar) alle Gitta. 148
Archivi pubblici, quanco antico, quanto lodevo-
le r iflituto d' elli , 395. Son da defiderare
anche i Rural! . 401
Arte dclla Seta. Vedi Seta, Arte dellaLanaccn
quanta cura s'abbia a promuovere. 222
Arti neceflfarie o utjli ad ogni p-»efe . 203. e feg.
Quali fi dovrebbero introdurre . 207
Ateilli o Deifti , una Repubblica di coftoro fa-
rcbbe un Caos. ^Q
Indice delle Materie<r
B*
BAmbagia , maoifacture d'e0a fon dapromoo'
vere. 225
Benedetto XIV. Pontefice regnante , faggi fuoi
regolamcnti per bencdc'fuoi Popoli . 227. 295
Bologna , fuo nobile IHicuco delle Sciezze. 7$
CAccJa, abuG oflfervati in efTa. 42 j. c fegu.
427.
Canape ridotta alia fottigliezza del Lino. 195
Carlo Emmanuele Re di Sardegna iflicuifce ona
Cattedra di FilofoHa Morale . 86. fuoi nobrli
fentimcnti. 95
Carlo Magno iftiiuifce i Mefli Regit, cioeVifi-
tatori deUe Provincie. 25^1
Carlo Antonio Broggia Napoletano, intendentxf-
fimo del Commerzio. 236 354 375
Chioftri de'Reltgiofi , non afiTai deccnti in efTi it
Commedie. 425
Chirurgia ^uanto pregicvole e neceflfaria per tanti
roali. J41
Ciroe Trajanoefecnplari de'buoni Principi. 10
Cittaltaliane cjuali applicate al Commerzio. 245
Citta , Pulizia in effenecefTaria. 450. e feg.
Collegi , Seminar], edaltri Luoghi per TEducazro-
ne dellaGioventuquanto utili. 34
Colorno , fuo Bofcopienodi Cignall, quantodan-
nofo alle terre vicine. 426
Conjojcdie c Twgedie , che correggano i Viz),
e in«
lodice delle Materia <
e infegniBo Ic Virtu i fon dadcfiderarc 175
Commedie Italiane bifognoredi Correzione. ^iS
e fegu» Poco lodevoli nc' Chioflii de'Reli-
giofi. -^ij
Commerzio, quanto Importi ad uno (!ato il non
difficultarlo . z26, Quaoto fu da promuovere*
234. e feg. 2^1*
Contadioi, non fi dovrebbe caricarli di foverchi
aggravi . aoi
Contraband! , pene talrolca rproporzionate impo*
ftc a chiinefli incorre. ^^^.efcg.
CornelioTacito, fuoi Libri noclvi , adalcuno. 9
Coflantino il Grande , fua mirabil Coflituzionc :
305
D
D
Ivertimenti , ccceflTod'effi biafimevolc . 41$
c fegu.
EDili dovrebbero eflferc nelleCitii. 448
Eloquenza, ftudio mohocommeodabile. 169
ErudizionC) fua vaHita, e calvolca feccaggine .
166. e feguc, Qual fiala giovevole . i^S
]j*Abbriche ben fatic DecorodeJJeCitt^. 447
Fclicita pubblica, cofacon queflo nomefi vo-
glia ^jgnificarc . i. Non puo clta acdat'eieni©
d»
Jndice delie Materie*
i:L moiti mali. 6, II proccurarla dee efTere U
mcftierc de'Principl. i^
FideicomminTi, quali difordini da effi provvenga-
no. loj. B«I regolamento d-ito ad efli dal re-
gnante Iraperadore in Tufcana . 105
Fifco I moderazione richieda ne'fuoi MiniUii .
Fifica, o Audio dellc cofe Naurali, quanto di-
iettevole ed utile. 157. Sarebbe da defiderare i
che i Filofofi faceffero fpcrimenti nell'Agricol'
tura. 160
Filofofia Morale Criftiana, quanto ne fia ioipor-
cante lo fludio . 80. e fegu. Sue ufizio qual
Ca. 8 J
Francefco I. Imperador regnante > fuo regola-
mento intorno a i Fideicommilfi in Tolcana,
105.
Francefco II. Duca di Modena , fua bella azio-
ne . ^10
Frumentarie iflituite in yarj paefi , fuggette a
fnolii pericoii . 255
Gloventu de'noftri tempi, fao tenore dl vi-
ta. 35-37-40
GiudJci del Popolo, quali s'abbiano a delidera-
re. 55.104
Giuochi d'invito , Lotti ,e BiribiflTi efaminati . 344.
GiuQch: pubblici fon da permettere. 412. 41^.
Ma ne ebiafimevole I'ecGeflTo. 417
Giurifprudenza e Giuft'Zia, quanto neccflfario nc
fiii lo iiudio in ogaj pacfe. S^.efeg;
Gias
Ipdice delle Materie,
Gjos Privativi daonofi al Commerzio , e pregim
diziali ai Popolo. ?57» ^ ^^g«
(3of ti abborrivano lo ftudio delle Lettere . 6 g
IGnoranza ne'Secoli barbari d'ltalla quanti mail
produceflTe. 7 5
Ingegneri neceflfarj ad cgni Stato eCitta. »4?
Ifpctton 0 Vifitatori dovrebbero inviarfi nelle Pro-
yincie per indagar gli abufi . 19 o. c fegu.
Ana . Vedi Arte,
Lafcivia, fuoi ccceSi oon li dee tollerare il
buon Principe. 5r4* 3*^
Leggi, necelljta ed utilita delle medefime. loi
Gran ponderazione fi ricerca in formarle . loa
Quali Leggi hanno da comandare al Principe.
izz.
Lettere e Scienze quanto inn port! al Pubblicc BenCt
chcfi confervino ed accrefcano . ^?
Levatrici s' hanno da iftruire nel loro meftierc.
142.
Libri , (e andata all' ccceflTo la flampa d' elTi .
Lodovico XIV. Redi Francia, fuegloriofe azioni .
a6. Promuove gii rtudj delle Lettere. 7^
Logica , fuo lludio ad ogni Scicnza fi dee pre-
inettere. 150
Longobarii in Italia diedero rultimo crollo alle
Lettere. 75
Loiti
Id dice delle Matcrle.
Lotti e Biribifli dannofi al Pubblico. 344. Spe-
zlalmente quelle di Geoova. 347. e fcg.
LuflTo Ladro, mafavorlto, onde venuto inlcalia^
3,66. Difefo da alcuni , e riprovaco da aicri <
2^7. Ragionidi procenfarlo. 27^.efegu*
M
MAtematiche quanto utili o neceflarie al pub-
blico Bene. 143.6 fcgu.
Meccanica, quanto il fuo ftudio, c le fue inven-
zioni fieno utili al Pubblico . 147
Medicina , fcreditata da alcuni. 130, Utile e ne-
ceflTaria a ipopoli. 131. Moke tenebre in effa .
1^3. Scarfa di Rioiedj. 138. Alcuni ufaci dalle
vecchicrelle. 140
Mendicanti validi non fon da fofferire. 409
Mercatura non dec pregiudicare alia Nobilti . zzS
e fegu.
MefiTi Kegii iftituiti da Carlo Magno chi fofle-
ro. 29 r
Milizia, fua necefHt^, ma madre di molti roalix
435, Dorefiabcne raddeftrarc airarmi il Popo
lo. 443
Miniflri de'Principi, i loro ufizio il proccurare la
Fcliciti del popolo. 25. e fegu. Quanta cura
fi dovrebbe avere per allevar Giovani , chc riu«
fcilTero atti al Miniftero. 3a
Monete, tjuanto imbroglio Ha iltrattarne* 37$
Perfeguitate, e rlfufe. 375. Moneta erofa folo
quanta bafli al paefe. 3^9
No-
liidice delle Materle.
N
NObllt^ s'accorda colla Mercatura. xiZ
Notai , quantogelofo illoroUEzio, equali
s'abbiano da eleggcre. 40 j. c feg-
O
OLio , qual cura s'avrebbe d'avere per ricavarne
dalle Ulive , c da varjfemi. 188. e fcgu.
Olio di Sefamo introdotto da i Bologneli .
190.
Oro ed Argento , immenfa copla di quefti Ms-
talli condotti in Europa dairAmerica. 380
Quanto cofti il ricavarli dalle Miniere . 38a
Come fi diffondano per Je Nazioni Europee • 3 8 5
Come vadano a, perderH ne'paefi d'Oriente •
38^. e fegu.
PAnori facri , e Religlofe perfone neceflfarie al-
ia confcrvazione ed aumento delU Religio-
ne. 63
Pene debbono efTere proporzionate a i delicti.
3^3. In alcun paefe ecceffive fono per li Con-
traband!. 3^4
Pefca dovrebbe efTere libera. 433
Pietroil Grande Imperador della RufTia , fue glo-
nofeazioni. iC. Siarrogail titolo di Capo del-
la fua Chiefa. ^7. Promuovc lo ftudio delle
Lettere. 78. 242. 245
Poe-
indice delle Materie;
Poefia , Audio lodevole. iji
Poverellj, quanta cura d' edi abbia da avere il
buon Principe 406
j?finc5pi, cfTer dee il loro nieftiere quello di proc-
curare , per quanto jiofTono , il Pubblico Be*
tie, II. Lor gloria » fe fono Paftori e Padri
del Popolo. 14. e feg. Doverfi loro ifpirar que-
lle Madime da chi ha cura della lore educazio-
ne. 18. Singolarmente obbligati a far'ammini-
flrare la Giultizia. ii^
Principi. Niuna parzialitii debbono moftrare nel-
le Liti fra i privati . izj. Lor cura per far
fiorire il loro Commerzio. 24 '• ^ fegu. Uti*
litk del dare udieoza a i ricorfi del Popolo •
288. D'inviarc Ifpettori acUe Provincie. 290*
c fegUo
Principi come Padri del Popolo hanno da togliere
ofrenare certi Popolari difordini, non gaftigati
dalle Leggi.; 311. e fegu. Debbono dar buon'e-
fempio di continenza . 31^
Privilegi, che tornino in danno del Pubblico, non
fon da concedere. 121
Pulizia nelle Citt^ s' ha da ^roccurare. 450*
c fegu.
R
RElIgione , quanta cura debbono avere I Priri
cipi per conferv^rla ne'Pcfuii . 57, Quefta
eflfere quella diCrifto, e laCattolica. ^i. £0-
ceffi accidental! in efla . ~6$
Richecourc ^Conte) ixjanifaMure da lui introdot-
tc in Tofcana^ *'/
Sani'
Indice delle Materle*:
S Anita , Maglftrato fopra d' efTa la ogns Ck-
t^. 455
Seta , quanto fia Ja promuoverne la raccolta , e
da fame buon'ufo. aio.7.i2.Man)faiture,che far
fe ne po/Tono, e dovrebbero, 225
Seta proreniente dall'Indienoa pud competereia
finezza e bellezza coll'Italiana 0 Cosi s'ha da
leggere nella pag. 116.
Sigifmondo Imperadore chiatnava il meftiere TpiH
difficile di cucti quello di comandare a Popo-
lio a
Spedale, e Confervator) pii; attentjone del Prin-
cipe in lor favore. 40^
Scoria utile qual debba efifere . 155. e feg. Vite
de gli Uonaini illuftri ScuoU efficace per U
Principi. 166
TAbacco, fua coltivazlone non la dovrebbero*
trafcurare i Principi* 345
lUeatro Italiano bifognofo di correzione . 418
Trajano c Giro eferoplari de' buoni PriDcipi o
10.
Tfibuti difcreci ed indifcreti . 330. Nell' iropor-
li gran pefatezza firichiede. S5 5« el'eg. Quaii
cccelTivi. i$z. Quei delle Comuniti s'avreb-
bero a ledimereo tSt
Vhth<
lad'ice delle Msitent^
V
UBbriachezzi , il buon Principe non ne Ha da
tollerare gli cccelTi. 3za
Veneta Repubblica promuove lo ftudio delle Let-
tere . 8o. Familiariti di que' Nobili co' Ne-
gozianti ed Artifti. 145. Onfervanza ivi delle
I'Cggi • 2^^* 2^5* Inquidtori da eflfa inviaei
nelle Provincie . 393. 327. Qual caccia ivi
pcrmeflTa. 43'
Vifitatori delle Provincie per rimediare a gli
abufi. 290.6 fegu.
Virc dc'buoni Principi quanto utili a chigovcr-;
na Popoli. 9
Vice de gli Uomini illuftri, Scuola efficace per
li Principi. 166
Vittorio Amedeo Re di Sardegna, fuc gloriofe
azioni. 7 S.9 7.104.245 .343
Ufure ed Ufutai non s'hinno a tollerare. 30a*
e fegu.
CAPITOLOI.
Che s' imenda per TubbUca Felicita .
PRima di parlare della Tubblica Felici-
ta , conviene che c'intendiamo il Let-
tore ed io . Abbraccia quefto nome di Fe-
licita due diverfe provincie i la prima dei-
le quali confifte nel goder moiti Beni qiiag-
glii, onde pofTono venire alTairiimi comodi
ai pollidence . L'altra confifte nell'efcnzio-
ne da i Mali . E qiianto a queft' ultimo ,
certo Cj che ii puo chiamar Felice quag-
giu, chi non pruova alcunadellc tante du-
re penfioni, alle quali si facilmente e {^ug-
gettoognun de'figliuoli d' Adamo 5 o fi ri-
guardi il Corpo , o (i confideri TAnimo .
Cagione d'Infelicita fon le tante e varie
nialattie , dolori , e difagi , che pofTono
perturbare la buona armonia de'corpi no-
ftri 5 ficcome ancora la careftia del necef-
fario alimento , veflito , e tetto , di cui
abbifogna qualfivoglia perfona , Similmen-
te 5 pofta r efenzione da i Mali del Cor-
po 5 fe non concorre eziandio T efenzione
da i Mali dell' Animo, T Uomo tiitravia
A fca
2 Capitolo J.
fla conHnato nella Infelicita . Chi non fa,
che la perdita della Liberta , le caUinnie,
le perfecuzioni 5 le prepotenze, itimorid'
infulti e di danni , e cento altre fimili tra-
verfie , han forza tale da rodere ciafcuna
d' cffe SI fattamente il cuore deir Uomo ,
che lo fan divenire un nido almeno di ma-
linconia? Ora datemi , chi goda queftopri-
vilegio di non provare alcun Male , per-
turbatore delT Animo e Corpofuo; feco-
ftui ben V intendefse , ha in fe il principal
fondamento dell'umana Felicita . Non diro
io, che il piu grande de i Beni quaggiu
fia il non avere alcun Male; macettamen-
te diro , che quelle e uno inarrivabil Be-
ne , a ciii nondimeno facciam si poca ri-
flefTione , o non ne conofciamo quafi mai
il pregio . Siccorne piu Filofofi hanno av-
vertito , e n' ho trattato anch' io nella Fi-
lofofia Morale^ la foftanza della Felicita ,
che fi puo fperar fulla Terra , confifte
nella Tranquillita deir Animo e del
Corpo . Anche un povero Bifolco , an-
che un bafTo Artigiano , fe prouva pace
in amendue i componenti dtlV e/Iere fuo ,
puo ragionevolmente , e dovrebbe anche
chiamar fc (telTo Felice , e dello fta-
to
Che s' imenda per Tuhhlica Felicita. «
to fuo rendere grazle alia Divina Prov*.
videnza .
Ma cosi non I'intende ordinarlamentell
genere umano . Benche ognun di noi qo^
nofca , che un requifito neceffario a fon-
dare la Felicita , fia I'dTere fenza Mali,
pure poco o nulla quefto a noi fembra i
non altrimenti di quel , che fi faccia a i
Palazzi , a i fondamenti de'quali , che pur
tanto importano , niuno in mirar quelle
fabbriche , fuol fare rifleffione . Noi dun-
que , fe non unicamente , alineno princi-
palmente , riputiamo formarfi la Felicita
de' viventi dall' abbondanza e godlmento
di molti Beni . Tali noi chiamiamo le Rjc-
chezze , gli Onori 5 i Comandi , i Piace-r
ri . Qiielto e il Palazzo , alia cui fabbri-
ca per lo piu o per un verfo o per altro ,
ognano afpira, ognun s'appiglia nelcorfo
del fuo vivere . Qtii s' jmpiegano penfieri
e fatiche i e chi non puo far di piii , die-
tro vi fpende e confuma i fuoi de/iderj >
e chiama poi beato , chi fenza fua fatica
lo truova edificaro da' fuoi Maggiori . N^
ii puo gia negare , che il poffelTo di si
fatti Beni parrebbe valevole a rendere un'
ijomo Felice . Ma 11 chiede • acquift.itg
'^ Capitoio 1.
t^uefto capital di Beni, divien' egli vera-
mente Felice un' uomo ? La fpeiienzjl
giornaliera del Mondo inida , che no .
Niun v' ha di que(H Beni , che feco noii
pohi un mifcuglio di Mali . 11 pciTefTo e
■niantenimer.to di molta roba , e il ma-
^neggio delie Cariche e Dignita , cofta fu-
dori 5 cure molefte , ed affanni ; e fin gli
ftefTi Piaceri ibvente o fi compferano, oil
fcontano co i Difpiaceri . Chiedete a gli
flejtfi Principi e Monarchi , che piii degli
xiltri dal volgo fon creduti federe neirau-
ge della Felicita , fe pafTino la lore vita
fenza puntura alcuna di fpine : vi confef-
feranno , che lio . Non ne dico di piu .
Quefto argomento e iinodi quelli , intorno
a cui la Rettorica ha iln largo campo da
efercitarfi . Ma non fi dee tacere una delle
follie 5 in cui cadono i piu dt viventi .
Per quanto fia liberale verfo d'efli la Di-
vina Provvidenza , fempre vi leftano , o
pur nafcono fempre defiderj" di moltopiii,
pochi efrendo coloro , che dicano hajfa , e
"non portino invidia a chi piu di loro ab-
bonda di Beni . Mirate i Monarchi , prov-
veduti da Die di tanti PopoJi e Regni :
fono eglino mai percio quieti o contenti ?
Oiler-
Che J-' intcnda pet TMlica F elicit a . 5
O/Iervate rante perfone , aizate a grad]
fiiblimi : fe iino piii alto ve n' ha , a cui
pofTano afpirare , fembra lor troppo poco
i/gia ottenuto , e fi van marririzzando per
anfieta di quello , che forfe non potran
mai confeguire , Lo (lefTo avvieqe a chj
fi da ad acciimulare Ricchezze . Appagato
un defiderio, ne fpunta tofto un'altro, al
pari del ramod'oro di Vergilio . Ma non
fi puo d' ordinario cbiamar Felice un cuo-
re 5 fiicina di continui defiderj , perchc
dove c r Inquietudine , dove manca la
Tranqiiilitadeir Animo , ivi non fi truov^
vera Felicita . Molto men poi partecipe di
cjueda , pofTiam dire quella parte di Popo-
io , che ha per fua porzione la Poverta ,
che combatte colbifogno, fprzata a tante
fatiche e (lenti , per poter vivere , ma
fempre poila nella Miferia . Finalmente
quand' anche fi goda qualche buona dofe
di Felicita quaggiu , non fuol queftapro-
metterfi una lunga durata . Efcono in
campo Guerre , duro flagello del genere
umano ; vengono Epidemic, Carefiie , ed
gitri naturali malanni, che uomo non pud
fchivare : ed ecco guafia ogni mifiira an-.
ch^ di chi fi potea pretendere ben fituato
A 9 fr4
§ tapitolo t.
fra i mortali, e ptivilcgiato dalla natura
b dalla fortuna .
Cio pofto 5 non fi figurafTe alcuno , che
ptr TMHca felidta intendelfi io uno fla-
to 5 fia di Monarchia 3 o pur di Repubbli-
ca, in cui ognunoabbia ad eflferej o pof-
ia chiamarfi Felice . Niun Governo v' ha ,
che poffaefentare da i morfi dellaPover-
ta , da i dolori cd aggfavj deJJe varie In-
fermita , buona parte del Popolo fuo . Non
puo impedire Je Difcordie nelle famiglie,
ne il boJIore di tante Paflioni , alle quali
e fottopolto ognuno , ne le Liti , pafcolo
di tanti Tribunali : tutti fcminarj d' Infeli-
cita per le private perfone; e molto menO
le Gragnuole , i Tremuoti , le Inondazio-
Tii, le Sterilita, ed altre pubbliche Gala-
mita ; e ne pure le Guerre , fufcitate dall*
incontentabirambizione de'Potenti. Mali
e Beni han da elTere perpetui abitatori del
Mondo 5 e compartiti fecondo il faggio
volercj o la permifiione fempre adorabile
di Chi regola il Tutto . Noi dunque per
TMHca Felicitra altro non intendiamo, {t
non quella Pace e Tranquilita , che un
faggio ed amorevol Principe, o Minifte-
to 3 fi fludia di far godcrc , per quanto
puo 5
Che / tntendaper TMlica F elicit a . ^
puo, alPopoIo fuo, con prevenire ed aU
iontanare i difordini temuti , e rimediaie a
i gia fucceduti; con fare, che fieno non
rolo in falvo , ma in pace , la Vita ^
rOnore, e le Softanze di qualfivoglia de'
Sudditi 5 merc^ di un efatta Giuftizia ?
coir efigere si difcrettamente i Tributi ,
che (i contenti della lana delle fue pe-
corelle, fenza volerne anche la pelle i e
in oltre col procacciare al Popolo qua-
lunque comodo , vantaggio , e bene , che
fia in mano fua : Truovafi il felice ftato
d' una Repubblica , o Monarchia defcrit-
to nelle facre Carte con quefte parole ,
dove (i parla del governo del Re Salo-
mone ; (^a) Innumerabik e fomigliante alU
vena del marc era il Topoh di Giuda e
d* jfraeUo , mangiando e bevendo ognuno , e
ftando in allegria ; ed ahitava fenza alcun
timore ciafcuno fotto la vite fua , o fotto il
fuo fico 5 dall' un confine del Regno all'
<altro ^ finchh vijfe Salomone, Que do allegro
vivere, quefto tranquillo flato di un Po-
A 4 polo.
( a ) Lib. III. Cap. IV. verf. zo, & 23. Regum .
g Capitoh I.
'>oIo 5 lo mlriamo efprefTo anche nellc
Monete di quegli antichi Romani Impe-
radori , che tramandarono a i pofteri
pieno di gloria il nome loro , e furono
la delizia de i lor tempi , e i' invidia de'
liifleguenti , come Tito , Traiano , Pro-
bo , Codantino il Grande. Ivi fi legge :
FELICITAS PUBLICA, o pureTEM-
PORUM FELICITAS , ovvero FELI-
CIA TEMPORA , o anche FELICI-
TAS SJECULl . In quefte due parole fi
chiudeva iJ piu beir elogio , che fi po-
ttG^c formare di que* Rcgnanti. Veto e,
che r adulazione ftefe quefta gloriofalode
a qualche Principe cattivo ; macertameti-
re chi de' buoni fe la merito , fu un gran
regalo fatto dalla Provvidenza ad un
Popolo ; c farebbe da defiderare , che le
Virtu, azioni , e governo di que' buoni
Principi , e de i due Antonini , e di
AlelTandro Severo , fleffero continuamente
davanti a gli occhi di chiunque c per
falire , o e gia falito ful Trono .
Quefto dovrebbe efTere lo ftudio d'ogni
Principe giovane , deftinato a tener Je re-
dini del Governo , e di chi v' e anche
pervenuto , per ben' apprendere il fuo mini-
ftero 5
Cbe s' intcncla per Tuhhlica Fclicita . 9
ilero, per rendere fe ftefTo gloriofo prefTo
il fuo Popolo 5 ed immortalare la fua
memoria prefTo i pofteri . II l«gere Storie
alia rinfufa porrebbe anche fervire a gua-
flare un Principe naturalmente biiono , fe
pure Principe v' ha , che giunto al coman-
do 5 fi degni d' impiegare un po' di tempo >
per meglio iftruirfl ne'Libri. Senza fcelta
di buone Storie corre pericolo un Regnan-
te di apprendere da peflimi efempli il re-
golamento del fuo Governo ; cioe fincli-
nazione alle cabbale , al non mantener la
fede , a farfi lecito fopra i fuoi Popoli
cio 5 che gli place , e a foddisfare tu^te
le fue voglie , reftandogli in mente gli
efempli d' altri fuoi pari , che han fatto
altrectanto . Noi miriamo incenfato da i
Signori Politici CornelioTacito j ma quel-
la e bott»ga , dove fi vende Elettuario
bensi 5 ma anche Veleno . Meglio farebbe ,
che in mano de' Principi folamente fi met-
tefTero le Vite de' migliori , cioc deTrin-
cipi celebri per le loro Virtu , per la dol-
cezza del loro Governo , per T amore ver-
fo de i fudditi J e di que' Regnanti , che
han comprovato co i fatti , che intende-
vano il principal fine delUi Polirica , con-
fiflente
io Capitoh L
fiftente in rcndere felici i Popoli fuoi ;
Senofontc ci lafcio la Vita del famofo
Re Giro, ci defcrifTe il fuo valor guer-
riero , la faviezza ed efecuzione de' fuoi
difegai, la fiia grandezza d' animo , la
liberalita, la frugalita, e tant' aitri fuoi
piegi ; ma fopra tutto il fuo afJecto ve-
ramente paterno verfo i fuoi Popoli , e
dal canto de' Popoli un contracambio
d' amore e di ficurezza verfo di lui , fic-
che il confideravano piii toflo per loro
Prorettore e Padre , die come Padrone .
Quand' anche Senofonte ci aveffe rappre*
fcntato quel Regnante folamente , quale
doveva elfere : cosi hello e il Ritratto ^
che fe ne dovrebbe innamorare qualfivo-
glia Principe , grande o picciolo che fia *
Plinio il giovane alT incontro pennclleg-
gio r Iraperador Traiano , tal quale egli
fu , e lafcio un beir efempio a gli altri
Principi , che afpirino alia vera gloria .
Anche il celebre Monfignore di Fenelon
colla fabbrica d* un ingegnofo e dilettevol
Romanzo ci lafcio un' infi^ne mcdelia
de cattivi Regnanti , per ifpirarne Tor-
rore , e de' buoni , per incitarne i lor
SuccefTori all' imitazione .
CA-
Che appmto il mefliere ec. il
C A P I T O L O II.
Cb€ appimto il mefliere de' buoni Trincipi
ha da ejfere quelh di proccurar
la pubblica F elicit a ^
POtrei qui fare una fparata di antica
e moderna Erudizione , con allegar
le Divine Scrltture , c tanti Filofoti e
Scrittori di tutti i tempi , che a riferva
d'alcuniMacchiavellifti , infegnanoe pruo-
vano, confiftere V ufizio ed impiego de'
veri e faggi Principi nel continuo ftudio
del Tubblico Bene , piocacciando al ioro Po-
polo quella Felicita , che h poflibile nel
Mondo, patria di molti guai , di errori, c
di tante fregolate PafTioni . Lafcero qiiefta
curaadaltri, e verro unicamente dicendo t
Che fe i Principi li degnaflero di tare
alquanto di riflelKione a! Ioro miniftero ,
intenderebbero da per fe ftefTi , qual fia
1' iftituto della Natura , e quale V inten-
zione di Dio , in avere confegnato alia lor
curaPopoIi da governare . Certamente per
proccurare la Felicita a tante fudditeper-
fonCj e non gia per procacciar lore I'ln-
feli-
12 Capitolo II.
felicira; die quefto Hu-ebbe il vero ritrat-
ro de' Tiranni , 1' efempio de' qiiali non
v' ha Principe oggidi , che non abbor-
rifca 5 o non deggia abborrire . Facilmen-
te s' intende , efTerii accordati gli Uomini
a fottometterfi ad un Capo e Rettore
per proprio loio bene . Con queda con-
dizione fiirono eletti i primi Principl e
Re i e quefta taciramente paffa ne' lor
Succeflbri ; anzi con pubbliche proteftc
J'hanno riconofciuta non pochi Monarchi ,
celebri per Je loro Virtu nelle Srorie . E
che quefta fia voce e legge della Naru-
ra 5 fi pno ofTervare anche fra tanti Po-
poli 5 che noi nominiamo Barbarii i Ret-
tori de'qnali non ignorano , che 1' ufizio
loro e di difendere , di trattar bene i
proprj fudditi , e di promuovere il bene
e vantaggi della Repubblica . Or quanto
piu dee farlo , e intendere d' efTerc ob-
bligato a farlo un Principe Criftiano ,
profeflante una Legge Maefha della Ca-
rita, e una Legge , che comanda il non
far Male , e configlia il far del Bene a
tutti 5 e fino a i nemici , e che dice an-
che a i Pfincipi ; [a) Tut to cib ^ che bra-
merete
( a ; Matdisei Cap. VII. vef. iz»
Che appunto il mcflierc ec. i ^
^nerete jatto a voi da gli JJomini , fatteh
ttncor voi ad ejjt . Or quanto piu li co-
nolceragiufto c comandaro fin dalla Na-
tura 5 che fi pratichi V A more e la Be-
neticenza verlo de' Sudditi , i quali colla
lor feivitLi e co i tributi proccurano al
Principe Ja Magnificenza ed ogni conten-
to e delizia ?
Se mai ci fofTe Regnante alciino , che
credefTe di non avere obbligazione alcuna
al fuo Popolo per queltanto, ch' effo Po-
polo fa per lui, coverebbe nel fuo capo
un biaiimevole e perniciofifTimo errore , e
in cuore un maligno indufTo di Superbia .
Dehito e ceriamcnte de' Sudditi il fervire
al Principe , e il contribuire al convenev'ol
mantenimento e decoro fuo con parte delT
avere e deli'induflria fua . Ma una tacita
convenzione paffa fra eiH e il Principe
iteffo 3 efiendo anch' cgli dal canto fuo
caricato di var; debiti : cioe dell'obligodi
difendereil Popolo 5 fe puo , da i nemici ,
o almeno dalle ingiurie , infultij e prepo-
tenzc interne . Eg!i e pagato , affinche
minillri e faccia minidrare buona Giuftizia,
anche al menomo de' Sudditi fuoi . Fra
quelle obbligaxioni il Principe buono ri*
CO*-
1-4 Capitoh IL
conofce quclla non Iblo di rlfparmlare fc-
condo le forze fue quanti mai mali, do-
lori 5 anguftie , e perturbazioni poffono ac-
cadere al Popolo fuo , ma eziandio di pro-
cacciargli beni , comodi , e vantaggi , quan-
ti egli mai puo . Percio i buoni Principi
fono flat! appellati Pafiori e Tadri del To-
polo. Gran bene recano lePecorellc alPa-
flore : ognun fel vede . Ma che non fa dal
canto fuo anche 11 Paftore in bene delle
Pecorellc , difendendole con tanto ardore
da chi le puo offendere , proccurando ad
ognuna pafcoli di buon nutrimento , cu-
randole inferme , ed amandole , come T
unico foftentamento e teforo fuo P Non fan
certamente di meno pel Principe proprio
i Sudditi . Qiianto e dunque di dovere ,
che anche il Principe fi accenda d'amore
verfo di loro , e loro proccuri ogni pofli-
bil bene ^ E per conto de'Padri , mirate ,
quale ordinariamente fia la lor premura a
fin di beneficare ed efaltare i lor Figli ,
ancorche per lo piii non ne afpettino Ja
ricompenfa fe non ne' bifogni , o pure fuor-
che nella vecchiaia. Ma i Sudditi conti-
nuamcnte fomminiftrano beni e comodi al
Principe, c il fanno effere queJlo, che h
Vuol
Cbe aPpunto il mejiicre ec. 15
Vuol dunque la giuftizia, che anch' egli
s'interefTi in ogni lor vantaggio, c U ri-
compenfi coiramore e co' benefiz j . Orrido
troppo farebbe il ritratto di quel Regnan-
te , che comperafTe la felicira propria coU'
infelicita di chi rende lui felice .
Oltre a cio non fi trovei a Principe , che
non ami Ja Gloria. Quefto defiderioein-
nato neir Uomo , e ipezialmente alberga
in chi ha maggiore intendimento, perche
conofce , efTere un Bene non fantaftico, ma
reale, I'avere un buon nome , T efTere in
concetto di perfona virtuofa, eil meritar
lode e non biafimo . Non ci puogia efTe-
re Gloria piu ficura e maggiore per un
Principe, che quella di bengovernare , e
di volere e fapere rendere felici i Popoli
fuoi 5 elTendo quefto il primoimpiego eil
pill importante fregio della fua Corona .
La Gloria de' Conquiflatori , miratela be-
ne, patifce delledifficulta, perche talvolta
fcompagnata dalla Giuftizia, o perche ac-
quiftata bene fpefTo con tanto fangue e con
tame lagrinae del proprio Popolo e dell'
altrui i c maffimamente fe violenta i Sud-
diti ad impiegare le vite in non neceffa-
rie Guerre, e fpopola un granpaefe, per
J 6 Capitolo 11.
aggiugnere ad efTo una picciola porzione .
Come s' ha da Giulio Capitolino , il favio
Imperadore Antonino Pio diceva : Cbe mt^
glio tra il conjcrvare tin folo Cittadino , chc
lo fconjiggere mills Nemici . Vera Gloria ne
pure rechera ad un Regnante la fuagran
Magnificenza , Tabbondanza delle fue mi-
lizie, la grandiofita ddle fue Fabbriche,
fe per far quefto , fpolpa e rende mirera-
bilechi e a lui fuggetto. Troppo Tovente
la fallace Opinion de' mortali decreta tiro-
ii gloriofi a chi ha fatto tutto , per non
merJtarli . E cio fpezialmente fi ofTcrva ne
gli Epitaffi . Ma qualora arrivi il Principe
a confegiiir giuftamente il titolo di ^ma-
torc del fuo Topolo ^ di Bencfattore dc Sud-
diti [uoi -i ammutilce la CenlUra, percheil
Principe e quale vien deflderato dal Po-
polo fuo . In Roiiia pagana li vide aflifo
ful Trono Impcnale qualche moftro , dal-
la cui bocca ufci quella Tirannica Maffi-
raai Odtrint ^ dwn menu ant . Niun trove-
retc oggidi fra i Principi profeflbri del
Vangelo, che nulla curi, ed anchefprezzi
rOdio de'Siidditi fuoi ; anzi ognun d'effi
in fuo cuore bramera d'efierne veramente
amato , e temuto bensi , ma da i foli cat-
tivi .
Che appH'nto il mejiiere ec. ty
tivi : Cio non oftante fano eglino tutti I
Principi Criltiani la maniera di ottener
quefto amore ^ o fc la fanno , ftudianii
ancora di metteria in opera ? Non puo a
Hiio credere darii piacere maggioie , che
quello di un Regnante, il quale ad altro
non penfi , che a giovare e far del Bene.
al fuo Popolo 5 e fa d'efferne guadagnato
r amore. Principi tali Ton , per cos'i dire,
adorati . Efcano efli in pubblico ; corre
la gente tutta a vederli con giubilo , ad
oiTequiarli piii col cuore , che con glL
efterni fegni . Ecco la il noftro Padre ,
ecco chi penfa , chi veglia per noi . Da
quelle bocche si ? che vengono fincere.
benedizioni , ed augurj d' ogni felicita ,
dettati da un vero e non adulteratoaffer-
to, Pero volete voi fapere il meritovero
d' im Principe ? In vece di chiederlo a L
fuel Panegirifti , dimandacene conto a i
Popoli fuoi . L'amoit e la lode di quefti
tenetelo pel piii fondato Pancgirico , che
fe gli polla tellcre . Nc parlo io qui defeat-
tivi e rnaligniCenfori, perchequantunque
anche coftoro fogliano IHmare il Principe
buono, pure non fanno amarlo , penbe
contrario alle inique loroazioni e voleii-
B Per-
'iS ' Capitolo n.
Percio farebbe da deliderare , cbe clii-
iinque e fceho per 1' Ediicazione d' un
giovane Principe , fopra ogni altra cofa
fofleperfuafo di qiiefta MaflTima, per pian-
tarla e radicarla , per qiianto e mai pof-
fibile , nel cuore di cbi e deftinato al
Regno . Cioe , che la princlpale e piu
luminofa Virtu di un Rettor di Popoli
ha da elTere quell a di amarli , e di be-
neficar ciafcuno fecondo la fua condizio-
ne, per qiianto ii flende il fuo potere .
A quefto fine Dio 1' ha fatto nafcere ,
Diogli da deftinato il Trono . Per que ft a
via li Ton renduti gloriofi tanti de gli
Antenati fuoi > per quefta i Principi ii
rafTomigliano a Dio , che e , e gode
d'ein^re chiamato ^marore de gli Uomini y-
e in tanteguife fa a noi fentire la Bene-
ficenza fua . Ben* imbevuto di fentimenti
tali i'Aio d'un Principe, fe fapraimpri-
merli e ben picciharli in capo all' allievo
fuo, (pLirche d' indole non cattivajbuon
frutro fara da fperarne a fuo tempo . St
nella camera de' Glovinetti Principi in
cartelli apped alle pareti foflero efprefli i
primarj obblighi e doveri di chi ha da
governar Popoli ; e quefli con giudizio
fcelti.
Che appuritd il mefiiere ec. X^
iceiti 5 e inculcati in forma d' afifiomi dl
tanto in tanro nelle loro meiiti : farebb6
ben quefta una tapezzeria , che non ifpi-
rerebbe magnificenza , ma che potrebbe
influire a ornare il Principe fteOodipregl
foftanziali, Filippo Re di Macedonia Ri-
pendiava un' uomo , che ogni d\ , prima
di dare udienza , gli dicefTe : Filippo , ri-
cordati , che fei mortak . Sopra tiitto fcri-
vere a lettere d' oro : Che non e (lato
inventato il Principato , per far bene a!
folo Principe , ma principalmente per far
del Bene alia Repubblica , cioe per proc-
ciirare la Felicita de' Popoli fottopofti al
Principato . E che per confeguente il vero
Principe 5 il gloriofo Principe e quello ,
che nulla piu ambifce , che di rendere
Felice il Popolo fuo , e fa e pratica i
mezzi per renderlo tale . St poi fi ridu-
ceffe folaiTsente a manrener In Giuftizia il
dovere d' un Principe , egli prenderebbe
troppo corte le mlfure . Certamente ha
quefto da cifere , come uno de' piu rile-
vanti obblighi , a Iiii fempre ricordato ;
pure la Maffraia Generale e quella di
procciirare in tutte 'e maniere la Feli^it^
del Popolo . Entra poi fra i mezzi nccef-
B 2 farj
f6 Capitolo 11.
Farj per proccurarla , anche la fedele ed
cfatta amminidrazion della Giuftizia , fic-
come diremo . II Conte Fulvio Paciani ,
Legifia infigne Modenefe 5 in un fao breve
Trattato {a) ridiiffe tiitta la quintefTenza
del veio iihzio del buon Principe a quelle
folo 3 cioe a sforzarfi ditrattare i Suddid
fuoi nella flefTa maniera ^ con ciii egli
bramerebbe d' effere trattato da un' altro
Principe , che gli foiTe Aiperiore . La
Matfima e ottima ; e volenfe Dio , che i
Principi fe V imprimefTero bene in ciiore :
il che non e tanto difEjile a chi dallo
ftato private viene afllinro alia grandezza
del Principato ; ma incontra ben molte
diiHcoIta in chi nafce Principe , liccome
quegli 5 che non ha mai imparaco fld ub-
bidire , e a conofcere cio j che un Popolo
ragionevolmente defidera da chi il governa .
E quail fono i giufli defiderj de'Popo-
li ? Che il Principe abbia tutta 1' autorita
fopra loro ; ma che le Leggi della Natu-
ra 5 delleGentij e maffimamente del Van-
gelo.
( a ) Fulvio Paciani , Tratrato ddV Arte di ^o-
'oernar bene i Vopoli , e di fare , che il Vrincipf
»el niedefimo tempo fta Amato^ e Temuto ,
Che appiinto il mefiicre ec\ z i
^elo, abbiano autorita fopra di lui . Che
abbia una potenza aflbluta per far del
Bene , e le mani legate quando voglia
far del Ma!e . Che fempre fl ricordi d-
efTere Padrone, ma anche Padre del Po-
polo fiio . Che non dimentichi mai d' ef-
fere ftato eletto dalla Provvidenza , per fer-,-
virecolla fua Saviezza , Moderazione , ed
Attenzione alia Felicita di un numero si
grande di Sudditi ,- e non gia perchc que-
{ti tanti Sudditi lervano colla lor miferia
e vile fervitii allaSuperbia 3 a i Capricci ,
e alle Delizie d'un'Uomo folo . Cli egli
in fine confacri il meglio delle fuepremu-
re al buon regolamento e migliore ftato
de fuoi ainati Popoli : perche in fine la
gloria del vero Principe coiillfle nel di-
menticarfi in cerra maniera di fe fteflo ,
per facrificarfi al Titbblico Bene . Gran co-
la e, diceva Sigifmondo Imperadore , che
regolarmente ogni Uomo ricufa d' eferci-
tare \\\\ Arte , cui non abbia imparato : e
pure niun ricufa il meftiere di comandare
a Popoli, bench^ non T abbia mai ftudia-?
to , e quefto iia il piii difHcile di tutti .
Del refto beati que' Popoli , a' quali tocca
ijn ottimo Regnante , che piii ? per cos\
B ? .- di-
2 2 Cap! t oh 11.
dire , ama effi , che ie ilefTo . Gran dono
e qu€llo di Dio . Lo riconobbe anchc
un Gentile , cioc Plinio ii giovine , il
quale nel Panegirico di Traiano fcrifle :
{ a ) Qua! regalo mat piu nobtle e hello pub
jarfi da Dio a i mortali , cht il dar loro
un prtdiipe cajlo ^ c funto ^ e lomigliantijfmo
alio JhJJ'j Dio ? Ho detto di Dio cio , ch*
egli difie de' faoi Dii . Riconobbe del
pari Santo Agoftino (b) per un'atto {\n-
goiare della Mifericordia di Dio, T aver
buoni Principi , perche da queilo dipende
la Fclicita nelle cofe umane . Per chi lia
ottenuto si gran Bene , obbligo c' e di
ringrnziar fovente la Divina Munificen-
za . Ma infieme s'ha dn chinare il capo , fe
non ll ortiene, davanti al volere dlDIo:
il che fu a noi coniigliato anche da Ta-
clto , benche Scrittorc Pagano , con dire :
Poverft dejidcrarc i Trincipi buoni , foppor-
tare
( a ) Plinius in Panegyrico . Quod enim eft
pffffjiabilius is^ pukh'hu Dei munus erga mortahs
quam infitis iy fan 8 us l^ Deo fimillimus Prhiceps?
( b ) Auguflinus Lib. V. Cap. 19. de Civitate
Dei . llli autem , qui vera pietate prcediti bene vh
"vun , fi habent fcientiam regendi Vopulos , nihil
vji fa.ilius rebus humanis , quam fi Di'o miferantc
habeant pot eft a tern .
Cbe appwito il mejliere ec. 25
fare i cattivi . Per altro il Principe , che
non ama , anzi fprezza i fuoi Sudditi ,
ne ha compa/Tione per loro i che li guar-
da e tratta non come Figli , ma come
Schiavi : irapedir non puo , che fi mor-
mori di lui in fegreto, ed anche in piib-
blico ; che fi defideri il fine del fuo im-
perio; che fi creda un gaftigo di Dio il
fuo governo . Non s' ha da contentare il
buon Principe di regnar fopra i Sudditi
fuoi : dee anche regnare nel loro cuore .
Se nol cura, e pcggio fe anche lo fprez-
za : fegno e , che non fa , qua! fia TOno-
re e la vera Gloria dt Regnanti .
C A P I T O L O III.
Ejhe ufizio anche de* Miniftri de Trincipi
il pr occur are la Tubblka F elicit a.
DIro , e certamente diro con difpia-
cere , che ordinariamente ne tempo
ne vogliarefta a i Principi di maneggiar
Libri, per imparar da eflfi il propriome-
ftiere . Ora egli e da defiderare , che al-
meno i Miniftri fuoi ne conofcano Ic
principali Malffme , per andarle opportu-
B 4 namcnte
24 Capitolo HI.
namente infinuando al loro Sovrano . Se
jl Principe non ha ftiidiato , o pure fe
ha dhnenricato le buone lezioni a lui
date neU'eta giovanile : piio , anzi dee
foccorrere il prudente e fedele Miniftro^-
con fuggerirgii cio , che maggiormente
puo tornare ia lode di chi X ha eletto
per fuo Configliere . Ora qual' azionepiu
lodevole fi puo mai ricordare a i Regnan-
ti 5 che quella di Jiberar da i Mali il
Popolo 3 e di accrefcergli i Beni ? nel
che appunto confide la Felicita d' una
Repubblica . Si Ton vedute in ogni Secolo
e in ogni paefe perfone , portate o dal
jnerito o dalla fortuna a i pubblici Mi-
ni fieri 3 ma di cuore cosi occupato dair
Amor proprio , o fia dail' InterefTe , che
han riguaidato unicamente quelT UfiziOj
come un regalo fatro loro dalla Divlni-
ta 5 per poter arrichire ed efaltare la pro-
pria Famiglia . A quefto centro vanno
dipoi tutte le loro linee . Quel Miniftero
ha da fruttare il piii mai che li pofTa ;
e afHnche non venga rneno , o non fi
icemi la grazia del Sovrano , non fe gli ha
mai da contradire , e s' ha da incenfare
<?gni fuo volere e difegno . Quel tanto
pen-
EJpre ufizio anche dt Minijiri ec. l ^
penfare al proprio cftmodo e vantaggio,
ordinariamente fa , che quefti tali niua
penfiero , non che zelo , fi mettono , per
togliere certi pubblici difordini , e molto
meno per pruomovere il Pubblico Bene ,
che quefto poco loro importa . Voglia an-
che Dio, che non mai entri qualche mal'
offervato interne configlio d' InterefTe o
d' ahra Paflfione ne'lor Giudizj , ne'lor Con-
figli 3 e nel maneggio fpezialmente delk
Roba o del Principe o del Pubblico ftef-
fo . Pure tanti e tant' altri all' Incontro in
ogni tempo e luogo fi fon trovati fceiti
per li pubblici Ufizj , che han volentieri
accolta quella rugiada , cha legittimamente
ne proviene , effendo ben cio di dovere ,
e pure la principal mira del loro impiego
han rivolto al buon ferviglo del Principe ,
e infierae air utilita della Repubblica : che
quefte due azioni fi danno facilmente ma-
no, purche il Principe dal canto fuo non
vi metca de gK inipedimenti . Ora in que-
fti tali voi trovate un' attenzione a tutto
cio, che puo ridondare in pubblico van-
t^ggio 3 o per levare gli abufi e le corrut-
tele a poco a poco introdotte ; o per dar^
un regolamento migliore al Commer^io,
l6 Capitolo 111.
e alFArti vecchie, e per introdurne utiU
mente delle nuove . Tuttodi vanno effi
mevUtando cio , che maggiormente torne-
reb )e in vera gloria del Principe , e in
pr^ricro del Paeie . Quello , che iomma-
jTurnte rencic commendabile prefTo i pre-
ienti e i pofleri la memoria del gloriofo
Re di F-ancia Lodovico XIV. non furono
le concjui/ie e la dilatazione del Regno ,
perche qaefto punto patiice non poche
ditficulta : ma bensi V avere in tante ma-
niere migliorato ed accrefciuto T efercizio
deli'Arci, promofTo lo ftudio delle Lette-
re 5 accalorato il Commerzio 5 idituiti Spe-
daii 5 Scuole di Milizia , di Marina , con
tante altre invenzioni o ntili o decorofe
al fuo Regno . Gran fortuna , ch' gli avefTc
per Conligliere la bella mente del Signer
Colbert, e d* altri promotori del Bene c
del Meglio , che fon da defiderare in ogni
o grande o picciolo paefe . E pure un
nulla fu quefto in paragone deli' operato
da Tietro il Grande Imperador della RuiTia .
Truovano ordinariamente gli altri Prin--
cipi in fuccedere a i loro Padri , che la
parte loro data da Dio in governo e un.
Giardino mancante bensi di molto , ma
pure
Bjfcre ufizio anche de Minijlri ec. 27
pure Giardino . Pietro Aleffiovitz trovQ
efTere 1' Imperio fuo un' orrido deierto per
tutti i verii 5 e ne tormo dipianta un no-
biie Giardino , ancorclie in ogai fua par-
te tinora non affai coltivato . Ba(tava a
SI vafta imprefa la fua gran Mente : pure
non poco V aiutarono i lumi e le iihu-
zioni di molti Letterati , Policici , e Ne-
gozianti ftranieri , ch' egli conhilto ne'
iuoi viaggi , o leco trafTe in Rullla .
Nelle Repubbliche ben regolate facile
e 3 che fi truovino perfone piene di un
vero zelo pel Pubblico Bene 5 ancorche
talvolta vi fi contino di coloro , che il
proprio intereffe unicamenre fanno ne gl'in-
tereffi del Pubblico . Puo anche darii , e
con piu facilita , che ne* Governi delle
Monarchie talun de'Miniftri penii compe-
tentemente a i vantaggi del Principe , af^
faiflimo a i proprj , nulla a quei del
Popolo . Lo fregolato Amor Proprio troppi
afTaflfinj commette nel Mondo . Ma Facile
e il conofcere , non potere mai efl'ere lode-
voli o buoni Miniftri coloro , a'quali poco
impona, che il Popolo abbia delle Piaghe
curabili, fenza metterli penfiero di fugge-
jfire al Principe le maniere di curarlci ^
che
2$ Capitoh lU.
che intend al folo proprio profitto, niun
penfiero vogliono fpendere per migiorare
i pLibblici aiiari i icnza rifler*^ere , che il
Bene pubblico , il Bene anche dt priva-
ti , torna in bene del Principe ftelfo . Sa-
ranno efli granPolitici , gran Legifti, gran
Maeftri di raggiri e ripieghi ne'Gabinetti ;
ma s' efli poi trafcurimo di togliere o
jninorare i Mali della Repubblica , e di
aumentarne i bcni , non meriterannogia la
pubblica Jode , perche non nati ne fatti
pel Pubblico Bene . Mi fon fervito del
nome di Repubblica , ed e da defiderare ,
che ognuno intenda una verita : cioe , che
■quantunque iino Stato fia governato dai
Principe fuo , non Jafcia per c]iiefto d'ef-
le quel Popolo una Societa e Repubbli-
ca, dicuiCapo e efTo Principe, e Mem-
bra fono i Sudditi , Ognun di quefti do^
vrebbe cooperare alia Fclicita pubblica ,
per quanto puo . Piu fenza paragone il
Principe che gli altri ; ma quand' anche
11 Principe dimenticalTe quefto debito ed
uHzio 5 non percio s'avrebbono a ributrar
gli altri dal penfare ed efeguire cio , che
^ornaffe in comun benefizio : non eflfendo-^
vi fncQmlo bafrante per chi fuperiore all^
Amor
EJlh'e ujizio anche de Miniflri ec. 2 9
Amor Proprio proccura coranto il Bene
altrui, e il vantaggio deirUniveiTita . Or
quanto pi a fon tenuti ad attendere a que-*
flo i MiniQri del Principato , alia cura de'
quali 5 dopo il Principe , c appoggiato il
Governo , e fon le ruote principal! di
qiieda gran maechina ? Non dee baftare
ad effi d'impedirej che la medelima non
vada in rovina , ne T impiegare cotanto
i loro talenti in Caufe Civili e Crimi-
nali 5 perche ognuno abbi il iao , e fieno
puniti i misfatti . Quefto e impiegod'ogni
lemplice Giufdiceme . Mafiime piii alte ,
voli maggiori ha da prendere il vero Mi-
niftro y cioe metterfi in cuore di eccitare
e di aiutare i Regnanti a rendere il piii
che li puo , beneflanre e felice il loro
Popolo . Diilratti Benefpeflb i Principi non
vi penfano : v' ha da penfare chi e ftato
da efli fcelto , per dividere il pefo del
Governo , per valerfi de i loro lumi in
conofcere non folo il Giufto nelle occafioni
rna anche il migliore e piu commendabile
fifteraa della Repubblica , affine di prati-
earli in vanraggio proprio , e infieme dt
Sudditi fuoi . Beato quel Principe , che
ha onoratl efperti Miniflri , zelanti dell*
000-
30 Capita Jo HI.
onore e della vera gloria del Sovranb i
e infietne del pubblico Bene . Piu beato ^
SQgW volentieri afcolta i Joto configli ,
ne crede fempre di faperne piu di loro .
Ordinariamente piii ficuro e prudente
fuor elfere il parere concorde di molti
faggi 3 dorati della fperienza ne gli affari
del Mondo , che quello d' un folo .
Difli 3 che non pochi Principi per varie
cagioni ignorano cio, che potrebbe rende-
re effi piu glorioli , e piii felici i lor Sud-
diti . Non fofTe vero , che talvolta fono
entrate nel Minidero perfone , le quali
erano poco provvedute di quella Politica ■,
the infegna la fcherma delle offefe e dife-
fe 3 e delle accortezze ne' Gabinetti ^ e
poco conofcenti dt\ GovernoEconomico di
uno S'taro, per renderlo piu fioiito, cioe
piu ricco , piii ben compoRo ne' coftumi ,
piuefente da i Vizj , piii pullto e civile,
pill popolato, e cosi difcorrendo , onde poi
rifulti la Pubblica Felicita , di cui ora
rrattiamo . A quefto Sapere puo pervenire
la medirazione attenta dell' Uomo , con-
giunta con vero zelo , cioe con una fer-
vorofa volonta di giovare al Pubblico i ma
pill fiicilmente vi perverra , chi ha cogni-
tion
Ejpire ujizio anche dt Minijlri ec. ^ i
xiorr ^elle Storie , deXegislatori antichi e
moderni , de' grand' Uomini ^ che han go*
vernato paefi . E piu vi pervenachiunque
Mons hominum muhorum vidu & Urbes .
Sarebbe pur la nobil' imprefa , che per-
fona giudiziofa , capace di ben diftinguere
il Male dal Bene , e da efTo Bene il Me-
glio, potefTe girare per le parti piii coJte
dell'Europa, per notar tutto quel , che fi
pratica di utile e d' induftriofo in tante
diverfe Citta, e le finezze della Mercatu*
ra 3 e le invenzioni della Cirurgia . delle
Macchine ^ e di tante Arti o utili o ne-
tcfTarie alia Repubblica : e tutto portafle
dipoi a cafa , per fame ufo in bene della
Patria fua . Ando il fopra mentovato Im-
perador della Ruffia , condotto dal fuo
gran genio , in perfona a far quefto flu-
dio ne'migliori Emporj della Criflianita;
e poi con premj trafTe nel fuo vafto Im-
perio 5 chi per una parte o per altra po-
teffe fern pre piu dirozzarlo e migliorarlo.
Ora fe i Miniftri non fi fono punto ap-
plicati a ftudio tale , non h mai da fpe-
rare, che in meglio fi muti il fifteraadel
loro Paefe . Ancorche DIo ci abbia fatti
nafcere in tempi, ne' quali piuche in ad-
die"
32 X^apiiolo 111,
dietro regna la tranquillita , la civllta ^
I'linione de' Cittadini , e fia crefciuta la
Cleinenza de' Principi : pure ci leftano
altri Beni , che potrebbonli procacciare a
i Popo/i , e per poca conofcenza , o per
mera trafcuragine niuno li proccura ■.
C A P I T O L O IV.
Dell' educazione della Gioventu , per
addeftrarla a i pubblici Minifteri .
PRima di farlo , mi reftano qui alcune
poche Rifleflioni da proporre , e le
proporro , ma titubando , perche qui piii
che mai conofco , quanto fia facile il for-
mar de'defiderj, e fommamente poi diffi-
cile, per non dire impoffibile , il vederii
ridotti alia pratica . Tuttavia che male ci
fara in efporre anche un punto , che fom-
mamente potrebbe ridondare in pubblico
bene . Si fon gia impiegate alcune poche
pennellateper rapprefentare, quali dovreb-
bero effere i Miniflri , fcelti dallaProvvi-
denza del Principe , per cooperare fotto di
lui e unitamente con lui al pubblico Be-
ne . Ma di pianta non fi fanno , nc fi pof-
fono
Dell' educazione delU GioventUy ec. S^ ,.
fono fare Miniftri tali , cioe dotati
tutte le prerogative occorrcnti al buon
maneggio della Giuftizia , e al Governo
$1 Politico che Economico di un paefe ,
A formare di fimili flatuc ci voglionodi
moltc fcarpcllate , c qui e , che ogni Taggio
Principe o Repubblica dovrebbe aver pre-
mura ed attenzione per allevar perfone >
che (i rendeflfero degneedabili a foftcnere
un di le Cariche , Dignita , ed U£z j pub-
blici con tutto decoro del Principato, e a
proccurare il maggior bene anchede'Sud-
diti. Gli attenti Agricoltori nudrifcono
giovani pianre per trapiantarle a fuo tem-
po in luogo delle invecchiate e cadenti :
alrrettanto gioverebbe pure, e farebbe an-
chc neccffario, che faceilero i Rettori di
qualiivoglia Stato . Frequenti vengono i
bifogni ad ogni Principe di fceglicre chi fia
atto e ben formato per gli impieghi del
Foro 5 del Gabinetto , della Segreteria ,
delle Ambafciate , o che fia intendente
del Commerzio . Si lagneran forfe di non
trovar cime d' uomini nel proprio paefe :
in tal cafo non cadra folamente il bialimo
foprachi de'particolarl non avra voluto o
faputo coltivarc J come dovevaj il proprio
C In-
34 Capitoh IV.
Ingegno ; ma ne tocchera la fua parte'
anche al Regnanre , da che niuna cura egli
sc prefo di fomminiftrar mezzi ed incita-
menti alia Gioventix , per iflradarla nella
carriera e buona conofcenza del Minifcero
PrincipefcOj nelle MalTime della Giufllzia ;
nella Segreteria delle Lettere &c. Senza
Noviziato , fenza notabil' efercizio non
pofTono gli umani Ingegni addefcrarfi alle
cofe grandi , quali Ton quelle del Pubblico
Governo . E glacche ladifattenta Gioven-
tu non fa metterfi da fe ftefl'a in quefto
cammino : opera gloriofa e fommamente
profittevole al medeiimo Principe fara ,
s'egli iinpieghera il fuo zelo per 1' edu-
cazione della Gioventu , ftudinndofi nel
medefimo tempo di trattenerla da'Vizi , e
di animarla al confeguimento di qiiella
Dottrina , che fi richiede per efercitare
I'imporrante impiego di governar gli altri.
Facile e il conofcere , quantocoiwenga
a i Piincipi il proreggere tutci i Collegj,
Seminarj, e Confervatorj della Gioveiitu
tanto Nobile, che Civile, e Plebea dell'
uno e deir altro feflo . Cieco farebbe , chi
non conofceffe , quanto fia lodevole, quan-
to giovevole in ogai Popolazicne e Citta
I'ifti-
Dclt ccliicaziom della Gioventi: , cc. 3 j
riftituzione di si fatti Luoghi , dove e
tenuta in educazione la Gioventu . Q^iella
e r ti^i pill pericolofa dell'Uomo . P^ilTio-
ni focofe , poca Prudenza 5 meno Sperien-
za, concorrono a fovvertirla , e a fare
che la brama ed amor de'Piaceri vada in
effi fopra ogni altro riguardo . Cuftoditi i
Giovani Nobili lungi dalle occafionl lu-
finghevoli del Secolo , da i pervcrli com-
pagni e da i perniciofi efcmpli 3 iinbevuti
in oltre delleMaffinne di Pieta , ed applicati
alle opere d'^i^x e alio ftndio delle Lette-
re 5 facilmente poffono confervare rinnocen-
za 5 o almen fare un buon caplcale di faggi
documenti , per ben regoiare la lor vita in
nvvenire. Gl'Ignobili poi anch' effi alle va-
ti ne gli efercizj della Piera ^ e in qual-
che onefto meftiere, paffato il golfo tem-
pedofo delTeta giovanile.j gran fondainen-
toportano feco di riufcire col tempo utili
Cittadini . Ma che non miriamo noi d'l
conirario a queRe fperanze I Da che uici-
ti da quella onorevol prigione i Giovani
N Voili entrano nel granMondo, con tnt-
i.L la briglia fiil collo , eccone molti d'e/li.
comf^ einancipati darfi in preda zXY 07.10 i
cattivo ConHgUere maffimamente della Gio-
C 2 ven-
36 Capitolo IV.
rentii, abbandonarfi a i Piaceri o all'In-
t€mpeianza , e pcrdere in pochi Mefi il
frutto de gii Anni faviamente menati in
addietro . Ognun fa, qual pendio jbbia la
noftraNtura. Un Tentatore di piii ha,
chi ha molta roba . E v' ha pur troppo
de'paeli , dove la diffolutezza e il cattlvo
eft-mpio vanno air ecceffo . Altri poi di
miglior' indole , e che fentono il fieno
della Religione e della Riputazione , an-
corche fappiano conteneiii ne i doveri della
Criftiana niorigeratezza , pure danno il .
bando a gli ftudj; o fepur li coltivano,
non e per cofe fode ; ed altri piii toflo
nel Giiioco , o nelle vane Converfazioni
pafTano T ore , per non raorire di fonno ,
o fpendono tutto il loro tempo in incenfar*
Adrienne . E pure quefto e il Seminario,
onde le Repubbliche debbono prendere ,
chi dee di mano in mano fubentrar nel
Governo ; ficcome air incontro fotto effi
Principi fe 1' Ignobile fupera in Ingegno ,
Sapere , e Merito il Nobile , ragion vuole,
ch' egli fia antepofto nelle Cariche ed
impieghi . Ma daro ancora , che un Giovane
continui a coltivar le Lettere : chiedete,
s'egli ha apprefo quelle , che fervono al
Go-
Deil edHcazione deli a Gio-bentu , eC. ^J
Governo d' un paefe . Qucfta e una Pro-
vincia feparata cfal Snpere ufnale della
gente, ne le Maflime fue s'infegnano nelle
5cuole ordlnarie . Che far dunque ^ Du«
fon le \\[\t , che potrebbe qui avere il
iaggio Governo tanto de' Priiicipi che deilc
Repubbliche . Confide V una in vegliare
ibpra la Gioventu Nobilc adulta , ufcita
che e da i Collegj e dalle Scuole , e
come lafciata in fua balia . L' alrra e
d'iliituire unaparticolar'Educazionc per que'
GiovanioNobilioCiyili, che riconofciiiri
per Ingeni pill ivegliati de gli altri potreb-
bero un di alzarii al pubblico Miniftero.
Qtianto alia prima , pur troppo fra i
Giovani non e cofa rara il trovarne de i
portati alia Superbia ^ alia Lafcivia , all'
Infolenza , all'lncivllta , al Giuoco , e ad
altre viziofe PafTioni , congiunte coirigno-
ranza , macchie brutte in chichelfia , ma
fpezialmente deformi in chi e nobilmentc
nato; e peggio poi per chi le ha, e non
le conofce , o ie fprezza . Per quefli tali
converrebbe prefcrivere certe Leggi con-
hftentialmeno in non ammettere a i pub^
blici onori , e in efcludernc ancora dopo
cffervi ammefTo , chi fi moftra coranto
C ^ alieno
5? Capitolo If.
alieno dalla Virtii , confei-vatrice de giji
Stati. Ne gia pailo di que' Giovani ica-
peftrati, che commettono delicti degni di
prigionia, e d'altri ma^giori gaftighi i per-
che fuppongo, non elfervi Principato , in
cui polfa iiiipunemente iin Nobile contrav-
veniie alle Le_'gl mairuie del Pubblico Go-
verno .Parlo di coloro , die nelle loro efterne
azioni moftrano di non avere , o di curar
poco i primi principj della Rel'gione,
deirOnore, e della Giufiizia . Non com-
mettono gia micidj , non levano con vio-
lenza le Donne altiui , non pagano coj
baftone , chi e lor creditore , non commet-
tono altre fimili azioni 5 perturbatrici della
pubblica qUifte; ma non fanno difierenza
tra le Ch'efe c le Piazzc i infolenticono
contra de gl'inFeiiorij e parlano ed ope-
rano , come i piu vili dd Popolo ; fcia-
lacquano il proprio avere , epokiaanvhe,
fe polTono , T altrui con far de i debiti ,
Q-iefti da loro OefTi fi degradano dalla
Nobilra i e pero come mai pretendere a
gli onori liferbati per chi e nato in Cafe
Illuitri , e dovicbbe guadagnarfeli colla
Virrj ^ Come governar'altii , chi non ha
peranche imparato a governar fe (tefTo .^
Sem-
DeW educazionc dclla Giovcntu , er. 39
Sembra bene, che qualche fpediente fi do-
\t& trovaie , ove ne occorrefle il bifogno .
per frenaie il corfo fiegolato di queltiDi-
fcoli; e giacche elfi non fi mettono faftidio
deJla difapprovazion pcpohire , giufto fareb-
be , che anche per loro bene qualche pena
e difapprovazion del Governo li facefTe
ravvedere, e dcfiflere dal viziofomododi
vivere . Molto piii facile poi riufcira ad
un Principe zelante , fe vorra , il compri-
mere con lievi gaftighi, ed anche con fole
riprenfioni , la Gloventu Nobile fviata :
non gia ch'egli abbia da entrare nel mi-
nute efame delle loro azioni, e ne i na-
fcondigli dtWt loro cofcicnze , ma fola-
mente in quella fregolatezza dl coftumi,
che da ne gli occhi del Pubblico ftcfTo.
^ E quefto fia detto come di paffaggio
del bifogno , che ha la Nobil Gioventii
adulta dt\ guardo del Principe, perche il
Jibertinaggio d'effa divlen facilmentecon-
tdgiofo ; e gloriofa cofa almeno farebbe
Tadoperar' in cio prefervativl e rirnedj,
dovunque s'ha fommamente in mira la Pub-
blicaFelicita . Ne' Secoli barbari fi eferci-
tava la nobil Gioventii in Gioftre, Tor-
nei, ed altri armeggiamenti, in C^cclc c
C 4 Giuo-
40 Capitoh IV.
Giuochi faricofi, e in fuonar varj Srrii*
mcnti . Ne fapevano piu de' noftri tempi ^
ne'quali veggiamo , di che tempra fieno
1 folazzi della nobil Gioventu . Quanto
meno fara efT^ in ozio , dandoii ad ap-
plicazioni e fatichc oncfte , tanto piii fara
lungi dair abbandonarfi a i Vizj - Giac-
che moiti non hanno mente capace d'altc
e nobili applicazioni , almcno tengano il
corpo applicato ad onefti efercizj , o ad
Arti convenevoli a perfone civili . lonon
oferei dire , che i Giovani deVecchi tempi
fofTero migliori de'noftri ; ma fi puo ben
dire, che nel loro contegnocompariva piii
del virile , non perdendofi effi le due ore
alia Tolctta , per addottrinar la zazzera
colle maniere femminili , e per prendere
jn preftiro da i bulToIotti quel colore ,
che la natura loro nego . E' ftato detto
per burla , che gii Uomini in quefto Se-
colo fi cangeranno in Donne . Almeno h
certo, che la loro effeminatezza va cre-
fcendo ogni di piu ; ch' effi ccdono il co-
mando e la fuperiorita all* altro fefTo ,
riferbandoii Tola mente Tonore d'cfTere loro
fchiavi , non di parole , ma di farti .
Qucflo e bene un portare in trionfo la
pro-
Tielf educaziont del la Gioventu , ec. 41
propria vilta ; quefto un rovefciamcnfo
deirordine pofto daJla ftefla Natura.
Paffiamo air altra piu riftretta Educa-
zione ^ riguardante 1' allevar perfone ca-
paci di foftenere i pubblici impieghi ed
Ufizj . Nelle Repubbliche Ariftocratiche
ogni Nobile ha diritro al Governo . E
ficcome non s avanza ne gli affari e
nelle Carjche , fe non chi porta la pa-
tente della virtuofa inclinazione ; cosi la
Gioventu converfando co i Savj , difcor-
rendo de gl' interelT? del Pubblico con chi
puo effere fuo Maeftro , e dando pruove
della fua onoratezza e del fuo intendi-
mento , puo fare un buon Noviziato , per
cfTere promofTa a cofe raaggiori . In altra
forma dovrebbe regolarfi il faggio Prinr-
cipe 3 per formar de' buoni allievi , che
Taiutaflero un di a foftener le fatiche cd
applicazioni del buon Governo , efTendo
appunto i varj Magiftrati Ic mani e brac-
cia 5 dellc quali abbifogna il Principe Ca-
po 5 per aggirar con buona maeflria ed
armonia tutte le ruore della Repubhlica .
Convien dunque oflervare , che i noftri
Vecchi iftituirono varie Accademie e raunan^
ze de'piu fpiritofi Ingegni , che ineflecol-
tiva-
42 Capitolo IF.
tivavano la Poella e J'Eloquenza . Erano
quefle, e fondalodare, tuttoche non lieno
di molta foitanza . Qtiindi almeno trarre fi
pofTono perfone abili per le Segreterie de'
Principi 5 e d'altri Signori , Altri hanno
pofcia inventate Accademie di Filofofia fpe-
rimentale, d'Aftronomia, di Matematiche,
di Medicina e Cirugia ; cioe Accademie piu
iitili per vnrj riguardi al Pubblico . Chi
ha Ingegno veramente Filofofico ( fotto il
qual noma non vengono i Sofiftici , e i
difputatori de i BJidri ) perche avvezzoa
fcoprire il vero c il fodo delle cofe , e a
ravvifare non folo il Biiono, ma anche il
Meglio delle azioni e fatture uinane , e a
diftinguere le apparenze dalla foftanza :
fapra anche valerii di quefto fuo difcerni-
mento per li pubblici affarl , e verificare
quel detto : Folefe Dio , chs i Fihfofi re-
gnajftro , o pure che i Re fapejfero filofofare .
Ora farebbe bene , che il Principe ifti-
tuiffe una particolare Accademia , in cui fi
fludialTero le Resole dti h^^\o Governo
de' Popoli , meiliere quanto importantc ,
altrettanto difficile , liccome gia accennam-
mo . Dipende la Felicita di unPopolodal
buon Governo, e il buon Governo da un
com-
Ddf educazione dell a Qioventu , ec. Aq
fompkifo di cognizioni di varie claffii , rhf
ienz-agran fatica non (i fogl.ono uiilre in
una folaperfotia . Converiei)be dunque ta-
re una icelta di Giovani , conolcuta di
retta Morale , e di buoda comprendva , per
formaie la luddetta AccaJeiiMa , il cui im-
piego farebbe di tr.cttare var) argomenti ,
fpetcanci alie maniere di ra^^giameare go-
VCinar Popoli s\ pel buoii (ervigio del
proprio Principe , come pel bene e vaa-
taggio de'S^idditi. Perfona di mol to fen-
no cura avrebbc di diftribuire di mano in
in mano le materie , che cadaunoavefle a
trattare . Un faggio Minifho aviebbe da
allilkre alie Raunanze , che in determinati
tempi fi teneflero , non tanto per impedire
ogni diibrdine, e per corieggere chi tra-
valicaffe , quanto per animare e lodarechi
ne fofTe degno . PieHggerli di proporre tut-
to cio 5 che fi credefFe utile o me^lio,
purche praricabile, nel paefe s e tuttoquel
che e dlfutile, difordinaro , o nocivo , per
limediarvi , ofTervando fempre il dovuro
rirpetto al Principe, che regna . Ne iLla-
rnente parlare di quel che e giuffo, de-
corolo, oneftamente giovevole o nece/Tario
ai Regnante e al Popolo , di quelJo che
puo
44 Capitolo iV.
puo fervire a perfezioaar le cofe ; ma arr*'
che efercitaie W fuo talento in foraiar
Lettere , Relazioni , Apolooie &c. fecondo
Ja diveriita delle finte eligcnze . Maggior'
animo poi fi darebbe a tali Accademie , fe
il Principe talvolta facefTe loro godere la
fua prefenza , o qualche atteftato dclla
Munificenza fua . Ma come rrattar si fatti
fludj e argomenti 5 de' quali nulla s'e ap-
prefo nelle ordinal ie 5cuole ? Chiunque
ha fludiaro prima una faggia Filofofia Mo-
rale, zioh imparato a conofcere I'Uomo,
e i doveri dell' Uomo, e infieme ha (lu-
diato le Leggi di Giuftiniano : feco portcra
un buon capitale di lumi i e fenza quefti
due preliminari non fi dovrebbe alcuno
ajEmettere nell' ideata Accademia . Bafla
JaGiiirifprudenzaGiuflinianea ad un'ordi-
naf^o.JSdagiftrato , deputato ad ammini-
Urar la Giuftizia Civile; ma per chi dee
amminiftrare il Principato , come Confi-
glicre di Stato , farebbe pur bene , anzi
necefHirio , ch'egli fapefle anche una Giu-
rifprudenza fuperiore , cioe quella , che
infegna i primi principj della Giuftizia , e
i doveri del Principe verfo de' Sudditi ,
e de' Sudditi verlo del Principe ; cbe fa
giudi-
Dtlt educazione della Gioventu , ec. 45
giudicaie, le Je Leggl AcfTe lieno rette , o
ic ai[re magglormente convenilTero . Chia-
inafi quefta il Gius Tubblico^ ampiamente trat-
tato e iniegnato nella Germania e ne'Paefi
bafli, ma trafcuratoper lopiu da i Giuri-
fcunluiti Italian! , che tutto il lor Sapere
reflfingono a i Digefti e al Codice , e
alia gran lilza de gii ordinarj Autori Legali .
L'altro ftudio , a cui ii dovrebbe ap-
plicarc , chi per la fuddetta Accademia
fofle fcelto , confifte in quello delle antiche
e moderne Storie , nella cognizinn Geogra-
fica de' Pacfi e de' Principi ; in leggere le
Leghc e Paci , ed altri AttI pubblici ; ncl
ben conofcere i varj interefli de'Dominan-
n 5 i Coftumi o buoni o rei delle varie
Nazioni , le ben regolate Maflfime concer-
nenti il Commerzio, TAnnona , leMone-
te, i Tributi 6cc. tutte materie , che ca-
dono fotto r ifpezione di un Configllerc
di Stato . Quefto paefe e vafto : pure non
mancano Libri , che ne parlano , e quefti
convicne ftudiare . Ed ecco come pofTa il
Principe formarfi una provvifion di giova-
ni piante , per trafceglicre pofcia le mi-
gliori, e trapiantarle negF impieghi . Non
gia che la fola Teoiica fia fufficiente a
fab-
^j.6 Capitolo IV.
fabbricare un Miniftro . Si efigeancora la
Pratica e Sperienzu delle cofe j e quefta
ordinariamente m.inca alia Gioventu . Pcro
dopo im competente Noviziato a propor-
zion de' talenti , s' hanno alcuni da alza-
re alia Segreteria delle Letteie fotto il
primo Direttor d'efTa; dellinarne altri al
grado d' Ambafciatori od Inviati i ed nitri
perMiniftri della GiiifKizia e Governi ne!-
le Citta e Terre : dopo il quale efercizio,
a inifura della lor buona liuf^jira , potnn
meritare di afcendere a gr^'di fiiperiori'.
D'ordinario chi noil ha migiior provvi-
fione che di LeggI Civili .; fi dovrebbe
contentare dr far figura nel Palizzo d'
Aftrea , e" non gia pretendere al Gabinetto
de' Priiicipl . Pure la buona menre colla
Pratica puo far cofe grandi . Anzi ii Ton
veduti 5 e fi poffono di tanto in tanto ve-
dere uomini di si buon narurale , d'inten-
dimento si penetr -nte , e di Giudizio si
diritto, che fenza entr^re in Accademia,
ed aiiche fenz-^ molte Letrere , Ton dive-
nuti eccellenti M'niftii ; e cio per la loro
fagacita laffinata neirerercizio de gli affa >
ri 5 ne'Ia prarica delle Corri , e neilo /^u-
dio delle Iiiclinazioni e Paffioni umanej
che
Deir educazione della Giovemu ec. 4,7
the gli ha renduti abili a maneoo-jar^ 2,^.
che gli affj.ri piii aiti del Princfpato , e
a fomminiftrar' utili configli , mercc delle
buone Ma (Time 5 che loro ha fugoerito la
Sperienza e V attenta conllderazione del
Mondo prefente . Badi nondimeno il Prin-
cipe di non valutare per grand' Ingesni i
gran Ciarloni. Dordinario la Saplenza e
di poche parole. Abbia in orrore i Cab-
baliiHi perche h bensi Virtii T Accortez-
za, manongia la Cabbala. E fe coftoro
fanno ingannar' altrui con trame vjziofe :
chi puo far figurta , che di quefta loro
arte non fi fervano ancora in danno o
difonore del Principe flefTo ? Badi , che
non fieno cervelli focofi e Poetici , perche
non fempre la Ycdezz? dd configlio efce
di telle tali . Oilervi fopra tutto , fe in
coftoro abbia buone radici la Reliolone
e la Morale Criftiana ; altrimenti non
potra mai fidarfi il Principe di chi non
teine Iddio , nc ha aitra Legge , che quelia
del ino InrerefTe e volere , percio capace
^I'ogni furfanreria , che fi poffa nafcon-
dere al guardo de gli uomini^ o di nuo-
cere almeno al Pubblico , per farfene me-
rito col difattento P^-incipe . Daterni uri
di
48 Capitoh V.
<di coftoro , che fia deputato all' Econo-
mia, o fia alia Camera , c ad altri im-
pieghi dclle rendite e fpele Priiicipefche .
Maraviglia fara , fe coftui non inventera
nuovc angheric in danno del Pubblico >
c non rubera, potendo , al fuo Padrone
medefimo. In fine la Probira e I'Onora-
tezza ha da efTere il primo e principale
ingrediente , per formare iin Miniftro , e
poi'cia il buon' Intendimento . Quando
manchi il primo , e per difavventura fia
difattcnto il Principe , afpettatevi querclc
c lamenti 6.t\ povero Popolo ,
CAPITOLO V.
Del nohile fcopo , che dovrebbero prefiggerfi
primipi , Miniftri , e Lttterati , pcT
proccurare il Tubblico Bene .
IN mano de'Principi , c fe pur vogliono ,
o fe non fono impediti da chi ha piii
forza di loro , il rendere a proporzion
dellafituazionefelici i lorPopoIi. Qnefto
dicemmo, che dovrebbe efTere il Iof me-
ftiere ed impiego ; e tal fu Tintenzione
di Dio, allorche al Trono glialzo. Sufie-
giien-
Del nobile fcopo^ chc dovrebbono ec. 40
guentemente confifte la riputazione de'buo^i
Miniftri e Configlieii in aiiitarc il Prin-
cipe a bcii conipiere cosi nobile imprefa,
con tenere ben viva in lor cuore quefra
Maffima : Che il pMHco Bene e Bene del
Trincipej e rinunTiiare a I dove re e alia glo*
ria fua quel Regname , eke unicamente penfa
all' ImereJJ'e propria , con dimenticur qucllo dc
Sudditi j'uoi . Quefti due intereffi hanno da
andare uniti . L' ampliare i confini del
dominio proprio , e riferbato a ben pochi
Potentati : e ordinariamente quefto van*
taggio fi compra coila rovina del proprio
paefe . Ma facile e bensi aqualfivoglia dc*
Principi , fe pur vogliono daddovero , il
migliorarquella porzione di Stati , che Dio
ha afTegnato al loro governo . Chiara cofa
^5 che fpezialmente da cento anni in qua
grande accrefcimento han fatro le Lettere
e le Scienze. Si fon cercati con piiiefat-
t^za che mai i primi principjdelle cofe ,
e le cagioni inrime delle opere di Dio , e
delle azioni umane; e in cio s'e fatto gran
vlaggio 5 e ne e venuto gran prontto e
gloria al prefente Secolo . Qud che idia.
da defiderare , f i e , che tanto fludio e mi-
glioramento delie Lectere tenda e fi rivol-
D ga
5 a Capitoh F.
ga a migliorar fempre piu. le noflrelclee^
a fin di migliorare , per quanto fi puo
iriai , il Mondo , gran teatro di Beni e
di Mali , di Virtii e di Vizj . A quefto
Miglioramento del Mondo ( difficilifTima si ,
ma fempre defiderabile imprefa ) doverebbe
animarfi ed applicarfi ogni Principe nella
circonferenza o vafta o riftretta del fiio
dominio . Se non puo . o non fa^ egli ,
avrebbero da fludiare per lui i fuoi. Con-
figlieri . E cafo che ne pur quefti fapefTero
Arte d'l tanta importanza dovrebbono
sbracciarli i Filofofi , per iftudiarla ed
infegnarlaad efli . anzi a chiunque puo in
qualche maniera contribuire al TMlico
'Bene . Da l fegreti infegnamenti e dalle
fpinte della Narura noftra noi tutti (lam
portati al Bene privato di noi flefTi . Pure
trovando noi , che DIo ci ha coftituiti in
maniera , die dobbiaai convivere con altri
Uomini , e che T un'Uomo abbia bifogno
delTaltro, e per confeguenteefTere la vita
noftra foci abile : ricliiede la Ragione , che
fe defideriamo , che gli altri aiurino not
a ftar bene qnnggiu , ancor noi ci ftu-
diamo di prefbr quel fiiffidio , che pof-
fiamo, a gli altri, afhnche fopra tutto fia
pro-
J)el nohik fiopo , che dovrebbono cc, ^\
promoffo il Bene dclla Repubblica, o fi^
il Pubblico Bene , perchc della pubblica
Felicira fogliono partecipare anche tutti i
privati . Peio Vizio ^, qitalora il Bene pri-
vato fi opponc o pregiudica al pubblico Bene .
■firtu I' unire infieme il propria Bene con
quelh della Repubblica , Eroipmo il preferire
al Ben propria qucllo del Tuhblico . Ora
in quedi illumlnati tempi non folamencc
chiunque e affunto al grado di Conllgliere
de' Principi , ma chi cziandio ha buon
polfo nello Studio delle Lettere , dovrebbe
prendei'e per fua principal mira di miglio ■
rare il fuo grande o plcciolo Mondo .
Gloriofa cofa che e il far del Bene a glj
nltri I orquantopiu 11 fame ad iin' intero
Popoio 5 e impiegar le meditazioni fue,
affinchc fi fminuifcano i Mali, e crefcano
i Beni della Repubblica ? Non e gia da
tutti queda appllcazlone . Vi fi richiede
abilita , per filofoFar ftille cofe , e in oltie
la pratica del Mondo . PofTono nondlme-
no anche gl'Ingegni minori cooperar' in
parte a queflo grandiofo difegno , con
illuftrar V Arti pirticolari , e proccurarne
la perFezione . Piii a mio credere c da
ftimare ua Libro , che infe^na ad un
D 7. ^ Mer-
^^ Capitoh M
Mercatante , ad un Marinaro ^ ad ud
Giardiniero o Agrlcoltore , ad uno iSpe-
ziale &c. ii fiio nielliere col meglio di
queir Arte, .die cenro Libri di fecca Fi-
lofofia , di fmilza Erudizione , e di Poefie
poc' altro contenenti che infilzate parole .
A i Genj pofcia di niaggior penetrazione
e riferbato il trattar con piu vigore ed
eflenfione tutto cio , die puo migliorare
o perfezlonare il Governo Politico ed
Economico de gli Stati .
E qui s aprono due diverfe vedute ,
fulle quali dee attentamente fifTare i fuoi
guardi ed efami X ingegno Filofofico . La
prima e ditutti i difetti e difordini , cor-
ruttele ed errori , cioe di certe civili malat-
tie che fono o ereditarie , o di mano ia
niano vengono introdotte nel paefe dalla
malizia ^ dalT infingardaggine ,0 daJia poca
avvertenza de' mortali . Niun paefe in fatti
fi moftrera , che pofTa vantarne efenzione .
Sovente ancora accade , eiTere tanro inve^
terate alcune di quefte magagne , e dive^
nute abituali , che ne pur cade In penfie-
ro al Popolo , che utile o neceffaria ne
farebbe Ja correzione i perche punto non
conoiciute per quel che fono . Di quefti
abufi 5
Del nohile fcopo , che dovrebbona ee. y 3
abu/i, ecceffi, difetti , e Mali , co'quali cj
fiam troppo familiarizzati, e paiono con-
fecrati dal lungo ufo, fi potrebbe addur»
re una frotta d' efempli , a noi fommini^
ftrati dal Governo SecoJarefco . La fua
parte ne ha anche VEcckihdko . Perchi
lia buon dircernimento , facile e il viag-,
gio, cioe Jo fcoprire cio , che difordina-
to , nocivo , o poco iodevole fi puo rro-
vare in un Popolo pel Governo e per le
Ufanze e Coftumi . Difficile bensi compa-
rira T altra veduta , confiftente nell' accre-.
fcere il patrimonio de i Beni d'unpaefe.
I Mali , fieno Difetti o EccefTi , ci faltanq
fuori fra i piedi : bafla avere buon'occhio ,
per difcernerli . Ma per conto de' Beni
mancanti in una Contrada, induftria e fa-
tica vi vuole , per trafporrarveli da lontani
paefi 3 o pure ingegno non Jieve per in^
ventarli , c attivita grande per introdurli
e mantenerli. Ora ecco un camponobile,
per farfi meriro col fuo Principe in fug-
gerir tutto cio , che puo rendere piii in-
dudnofo , pill facoltofo e abbondante di
Beni lo Stato di lui. Gran fortuna Tave-
re di queftiConfiglieri , e non gia di co-
Joro 5 che folamente fanno infegnare a \
P 3 Prin-
J 4 Capitoh V.
l^rineipi le maniere di renderer infelici '\
Sudditi loro . Ed ecco come ancora chl
fenza eilere Miniftro , coll' indrizzare i
fuoi ftudj al Pubblico Bene , potrebbe
render!! benexerito dell' Univerfo , inedi-
rando e Infcgnando tutto quello, che puo
toniare in profitto de' Popoli , o almeno
della propria fiia Patria . Tanto fi itudia •,
per imparar cofe da nulla , e tanto fi
lambicca il cervello , per trattar materie,
che fpremute non rendono fugo alcuno .
Uii Libro , che in qualche maniera in
fluilca a migliorar' il Mondo , porta con
leco un pregio vero , per cui gli dee re-
Itare obbligaro chiunque e abitatore del
Mondo . Solamente convien qui ofTervare
una diiavvehtura del genere umano . Con-
feifera ognuno , che iiccome i Medici de*
Corpi fono a noi cari , perche ci fcuo-
prono le varie m.'Iattie , allc quali iiam
fug;^ettl , e fi ftudiano, perquantoe pof-
fibiie ) di guarirle : cosi dovrebbero da
nOL cercarfi , o almeno egualmente acca-
rezzarfi i Medici , che conofcono le ma-
iattie d' un Pubblico , e ne infegnano la
guarigione . Ma quefto benefpelTo non
liiGcede . Troppo delicati ibno i Regnanr
ti :
Del nohile fcopo -i che dovrebbono ec. ^f
ti; fembra loro un rimprovero qualunque
slogatura , che fi faccia conofcere nel loro
Governo : e un toccare la pupilJa de'loro
occhi 5 il voler metteie qualche reflrizione
alia loro autoiita e volere . AfpettatevL
anche fchiamazzi e grida da i privati ,
qualora 1' InterefTe entra In certe iifanze
e coftumi, che pure tornerebbe in lode e
in vantaggio della Repubblica , fe fi ri-
formafTero o levalfero . Povera Verira !
la lodiamo in cafa d' altri , e rabborrlamo
nella noflra . Pero imprefa perkolofa fi e
il meftiere de' Medici Politic! , e quad di-
rei 3 che il Mondo ama piu tofto d'andaf
fempre zoppo , che di fofferire , chi ne gli
affari civili gl' infegni a camminar dirit^
to. Aggiungaii , che in cerri paefi qualfi-
voglia novita e mal gradita , fe non an-
che abborrita e vierata ; quafiche ie v' ha
delle novita cattive 5 non ve ne poffaefiere
deiraltre fommamentebuone, anzi ottime
in pro deir Univerfita. Qijale abbiam tro-
vato nel noftro nafcere raiidamento e rito
del vivere 5 delpenfare, e del governare>
tale crediamo meglio di farlo pafTare an-
che a i pofteri noitri . Sicche a gli uni
non piace , che fi notino i Mali del Pub-
D 4 blico 5
^6 CapitoJo V,
blico , be^nche tanto importi 11 levarli ; e
ad alrri nc pur place , che s' infegni il
Meglio 3 quantunque tanto gioverebbe
r introduilo . Altro lo non ho qui da
dire , fe non che e da defiderare , che
dopo efTerfi coranto in quefti ultimi tempi
difirrugginito il Mondo nella maggiorpar '
re deirEuropa , e dopo averci Iddio dato
de'Principi buoni e di buona intcnzione:
cosi loro ifpirl un fincero defio di ben
conofcere cio , che loro lice o non lice ;
e cio che torna in danno del Popolo per
rimediarvi 5 o cio che puogiovare , per ab-
bracciarlo . E' in oltre da augurare al Piib-
blico, che non fia da qualche indlfcreto
Miniftro impedito a gli onefti e zelanti
Scrittori il produrre cio , che puo ridon-
dare in Pubblico Bene, purch' elli confer-
vino il dovuto rifpetto alia Rcligioneeal
Principato . Verro io intanto efponendo
le differenti vifte , che hanno e debbono
avere i faggi Principi , c le perfone d onore
fcelte per dar loro configlio , affinche per
quanto fia in lor mano , fi proccuri la
Felicita del Popolo : nel che e ripofta Ja
vera Gloria de'Principi . Ogni altra gloria
che quefta , in effi o e dubbiofa , o falfa .
Delia Religionel ^y
C A P I T O L O VI.
Delia Religione .
CHiunque fa, che c*e DIo (enon lo
puo negare , fe non chi ha travolto
il cervello , benche ii creda di aver piii
ingegno e fenno de gli altri ) e fad'efTe-
re nato e di vivere ncl Mondo per puro
volere e bonta di Lui , non dovrebbe du->
tar fatica ad intendere , a che fia tenuta
una Creatura verfodel fuo Creatore: cioe
ad amarlo , e a rendergli iin ciilto degno
di Lui 5 e ad ubbidirlo , qualora conofca
le Leggi pubblicate da lui, le quali non
pofTono eflfere fenonfante, giufle, ed uni-
formi a cio , che la ftefla Ragione a noi
infegna . Quefla conofcenza di Die , e de'
noftri doveri verfodiLui e verfo ilProf-
fimo noftro , fonna quella , che noi diman-
diamo Religiom , e che ci propone fra tan-
te altre Verita quella si importante, cioe
che r Anima noftra fia immortale, edan^
corche feparata dal Corpo, continuera a
vivere, e vi fara nell'altra Vita premio ^
pena alle Opere noftre . V ha Religion
58 Capltoh VI.
Nacurale^ c v' ha Religion Rivelata ; t
t]uefl' ultima altro non e , che la Naturale
illuftrata dalla Rivelazione di Dio . Dee
ringraziare la divina Clemenza , chi ha
avuto la forte di nafcere nella Religione
di Crifto, che e la fola vera , ne altri
puo effere vera, fecondoche handimoftra^
to tantiUomini faggi . Ora egli e da di-
re, che dalla bonta de' Coftumi , dalla
rettitudine delle umane azioni , e dallefer-
cizio delle Virtii , principalmente dipende
la real Felicita di unPopoIo. Statotrop"
po infelice d' una Repubblica farebbequel-
lo, dove ne la Vita, ne Tonore , ne la
Roba fofTero in ficuro per la malvagita dc
gli altri Cittadini , e tutto fofTe Difcor-
dia e Prepotenza de'forti contro i deboli .
Quella Tola all'incontro puo chiamarfi Fe-
lice Repubblica , dove regna la Giuftizia ,
dove alberga la Concordia, laCaritacon
altre Virtu. La Criftiana Religione e ap-
punto la prima e piu eflicace Maeftra di
tali Virtii . Ufizio fuo non e folamente di
ammaeftrarci nel vcro culto di Dio , ma
anche di predicare e perfuadere i piii re-
golati Coftumi , ogni forta di Virtu , ^
'd'introdurre neTuoi Pro fe (Tori quella Tran-
quil:
Delia ReligioiK . 5^
■quilJita privata , e quella univerfaleUnio-
pe ed Amorc , che appunto e voluto da
pio, e puo rendere felice T umanaSocie-
ta . A qiieilofcopo tende, e vero , anche
la Moral Filofofia i ma fe quefta precede
difgiunta dalla vera Religione , non ha
gagliardia fufficiente , per muovere gli
animi ad abbracciar vigorofamente le Vir-
tu e praticarle. Oltre di che efTa Filofofia
e per pochi , cioe per la gente dotta :
laddove la Religione ferve per tutto il Po-
polo, cioe tanto per li Dotti , che per
gr Ignoranti . Fate dunque , che T Uomo
iia perfuaio , che c e Dio , che viiol pre-
miare le buone azioni , e punir le cattive;
e fappiadiftingiiere tali azioni col lume a
lui lomminiltrato dalla fteffa Religione di
Crifto : Ecco che V Uomo ha un poifentc
freno al Male , un gagliardo impulfo al
Bene ; ed ecco fe non ceiTar tutte le ini-
quita 5 capaci di fconvolgere e rendere
miferabile unPopoJo; celfare nondimeno in
maniera , che fe alia forza della Religione
fi unifTe I'altra del Principe, conlervarore
della Giuftizia , puo quella Repubbiica
chiaraarfi Felice . Si fon trovati de gli
empj a di noftri , che han pretefo , porere
un
60 Capitolo VL
un Popolo di Ateifti , guidato dalle fol^
Leggi umane, e daiTautorita del Principe,
vivere in pace fra loro , praticar le azloni
virruofe , ed abborrir le cattive . Si rifpon-
de , non effere impoflfibile , che qualche
particolarperfonapolfa, benchc mifcreden-
te 5 operare nella guifa fuddetta ; ma non
effere cio poffibile in un Popolo , la maggior
parte compoflo di perfone ignoranti , ed
anclie di perfone di grande ingegno e Let-<
terate, nelle quali predominio lia Tlrafci-n
bile e la ConciipifcibiJc . Qiiando cofloro
nulla operaffero di quello, che c vietato
dalle Leggi de gli Uomini , non fapranno
gia guardarfi da quelle cattive azioni , che
non cadono fotto gli occhi delT umana
Giuflizia . Se potran farlo a man falva ,
i-uberanno5Commetterranno adulter) cdaltre
nefande difonefta , faran vendette fegrete ,
ridendo prenderanno giuramenti falfi , ne-
gheranno il confidato loro Depofito , e cosi
difcorrendo . Tolto il Timore di Dio , che
trattiene i piu del Popolo dal malfarecol
terrore delle Pene preparate nelTaltra Vi-
ta 3 e levata di cuore a gli Uomini \2i
credenza e fperanza di una gran ricompenf^
R?l Mondp avv^nire , onde tanti e tanti
btUa Religione .' 61
animati a fare il Bene morale , e a
fuggire il fiio contrario : non ci refta piu
freno baftante a reprimere in infiniti cafi
V uinana Concupifcenza deir Opere cattive .
Quefto e il paefedelleTentazioni . Ognun
puo rendere teftimonianza a fe ikflb di
quanto ha fatto , ed avrebbe fatto , fe
r Amore e Timore di Dio , e le Maffime
della Religione non V aveflero teniito in
briglia . Pero fon deliij d' alcuni Ateifti ,
o Deifti 5 il non conofcere , quale nonac-
cidentale , ma efFenziale influffo abbia nel-
JaPubblica Tranquillita la vera Religione .
E dico vera , come abbiam detto eflere
qiiella di Gesii Crifto ; percioGche fi puo
avere un principio di Religione, cioe cre-
dere Dio Rimuneratore e Punitore ; ma
Il puo anche un tale principio corrompere
con varie falfe ed empie Opinioni aggiun-
te 3 di modo che il profefTare una Religio-
ne fia un profeffar nulla , come fi ofTervo
ed ofTerva in tante , che furono diverfe
dalla Giudaica 5 e nacquero dopo la venu^
ta di Crido , differenti dalla vera Criftia-
na . Imperciocche anche quefta fantiflima
Religione puo guaflarfi , come farebbe , fe
talunonegafie il Libero Arbitrio, ie fpacf
ciaf-
6 1 Capitolo VI. ■
claffe Dio autore del Male morale y fq
facefTe credere al Popolo , che bafti la
Fcde fenza Opere buone , e col fame an-
che delle cattive , per acquiftare il Para-
dlfo . Con tali Opinion! erronee e conden-
rate maraviglia farebbe , fe alcuno il cu-
rafe di refiftere alle fue malnate voglie ,
e non commettefTe fenza rimorfo azioni
contrarie alia Legge di Dio e al Pubblico
Bene . Ed oh ! volefTe Dio , che ognuno
efeguifTe cio , che viene infegnato e pre-
fcritto dalla vera Religion di Gesu Crifto ,
Ja quale e la Cattoiica Romana ; non fi
puo dire , quanta Felicita fi goderebbe
allora anche in Terra , c in qualfivoglia
Popolazione ; percioche quefta ftefla Reli-
gione ha per mira cosi il Bene iiniverfale
che il particolare, e tanto il rendere buo-
no, giufto , benefico , e ben regolato in
tutte le lue azioni il Principe, che tutti
i Sudditi luoi. Se quefto gran Bene per-
fettamente non s'ottiene, colpa e mancanza
h de gli Uoinini 5 creature fuggette air er-
rore e al vizio , e non gia della Maeftra,
che infegna a tutti ed efige da ognuno
opere coiiformi alia retta Ragione si in ri-
guardo a iroi , che al Proilimo noftro ,
P^rcio
DeUa Religione . 6^
^CYCio intendiaino quanto debba fiarc a
cuore de' Regnanti , e di chiiinque ama
la Citta e il Pubblico fuo , che vi fi con-
fervi ed aumenti Ja vera Religione , affin-
che vi fi mantenga ancora referzizio dellc
Virtu, il buon regolamento dt Coftumi-^
e fopra tutto il vicendcvole onefto amore
fra i Cittadini : dal che principalmente
fcaturifce la Felicitad' una Repubblica .
Secondariamente fi fcorge, di quanta ne-
ceflita ed utilita fieno al Popolo i facri
Paftori 3 e T altre Religiofe perfone deir
uno e deir altro Clero , che attendono fe-
condo la lor profellione a correggere 1
cattivi 5 e ad accrefcere il fervore de'buo-
ni 5 ed affaticanii per inculcare al Popolo
r amore delle Virtu e V orrore de' Vizj .
Potrebbe eflere Y efemplare e fanta vita
d' alcuni Religiofi una Predica , per fare
innamorar la gente delT operar virtuofos
e confeguentemente per quello , che con-
cerne la pubblica utilita , certo e , che pof-
fono giovare coirefempio dellaPieta e de'
retti coftumi colore,, che attendendo fola-
mente allaContemplativa, impiegano tutto
il lorocapitale in fare fe fteffi buoni , an-
corche non fatichino, > per far tali anch^.
^4 Capitolo VL
gli altri . Pure tanto piu giovar poffono
quegli altri , che colla bonta della vita
unilcono il Sapere o fia la Dottrina ,
cioe un mezzo , che ben' adoperato puo
fommamente conferire all' emendazion de'
cattivi 3 e al retto regolamento de gli
uomini di biiona volont^ ; e molto piii fe
fanno anche acconciamente efporre al Po-
polo nelle Prediche , Sermoni , e Cate-
chlfmi la parola di Dio , percbe di qui
proviene un' immenfo Bene . Da tutto
quefto pol rifulta ne gli altri Ecclefiaftici
la neceilita di ftudiar le Divine Scritture
e la Teologia; della quale Scienza , come
ancora d' altri ftudj , fpettanti alleperfone
Ecclefiaftiche , luogo non e qui di parlare.
Diro io qui folamente alia sfuggita , che
la Rdigione , in fe ftefTa nobililTima e fan-
tifTima Virtu, pure anch'efTa al pari dell'
altre Virtu s' ha da contenere fra il Di-
fetto e rEcceffo ; i quali nondimeno non
ad efTa , ma a gli Uomini fon da attri-
buire . Non occorre provare la mancanza
e debolezza di quefta Virtu ne' mortali .
Pur troppo ne abbiam frequenti gli efem-
pli , anzi ne miriam talvolta di quelli , che
poflTono far fofpettare in cuore d'alcuni T
op-
DelU Religione. 6^
oppofto della Religione . Qiianto ali'.
Eccelfo , vi ii puo anche trafconere col
laiciarii trafportare alia Superftizione , o
col tanto darli airopere arbitrarie e fiiper-
fiziali della ReJigione , che ii trafcurinoi
doveri comandati da Dio al particolaie
flato delle perfone . Si puo anche cadere
nel Troppo , che nou involva gia peccato
alcuno; e pure iia da defiderare, che ne
meno abbia luogo nella Religione : per ^
che del Troppo ha fempre cTa giiardarli
la Sapienza . Ed allora noi diremo d' in-
contrarci nel Troppo , che per cagion deli'
EccefTo nelle facre funzioni o de' facri
Mlniftri fi avvilifce la Religione fteffa e
la Divozione , o pure fi pregiudica al
Bene temporale della Repubblica ; gi^'ic-
che la Religione di Gesii Crifto fu ifti-
tuita per giovare anche alio flato civile
de' Popoli 3 e non gia per nuocergli .
Sante per efempio fono le Proceffioni ,
fante ed utiliflime le facre Miffioni j ma
il Troppo in effe non farebbc gia da lo-
dare, e maflimamente fe non pocodillra-
eflfe la povera gente da 1 lavori si necef-
farj al foftentamento loro . Sa 'ite , e par-
te neceflVirie , parte utili foii le Ciiiefe ;
E ma
66 Capita /a Vl.
ma fe di foverchio fi moltiplIcafTero ia
una Citta o Luogo , ne pur quefto me-
rirerebbe lode; e ranto meno in que'pae-
li 5 dove preftano ficuro alilo a i delin-.
quenti , perch^ tanta abbondanza impedi-
lebbe 1' efercizio della GiiifHzia . Cosi gli
ordini Religioli Ton da commendare , per-
che fommamente utili , e alcuni d' elli
anche necefTarj . Ma non ci fara chi giu~
dichi effere bene il moltiplicar di troppo
qiiefli Ordini in una fola Citta o Ter-
ra. E Jo flefTo dico del troppo numero
de gli Ecclefiaftici Secolari . Sarebbe da
defiderare , che ne aveffimo ua difcreto
numero , e quefti di foli ben' offer vanti
della fanta lor profeffione ed efemplari ;
giacche quefto Bene non e da fperare ,
dove e il Troppo .
Ci furono ne'Secoli addietro de' gravi
combattiraenti fra X autorita de' facri Pa~
flori 5 e quella de' Principi Secolari ; dal
che nacquero fconcerti e rivoiuzioni de-
plorabili in detriinento della PubblicaFe-
iicita . Ci fa vedere la Storia Regnanti ,
che ban voluto dominare fopra i Dogmi
della Chiefa di Dio i che hanno ufurpato
I diritti e i Beni del Clero > con alrri^
ftmili
Delia Religio/ie . $j
iimili eccefli. Han pretefo altri, che unl
voira il Sacerdozio fi atrribuifTe tro^-jpa
autorita fopra i Regnanti, e fopra il lo-
ro Governo , Non e qui luogo di efami-
nare , fe a toito o a ragione di cio iieno
accufati i facri Pail:ori d* allora . Pur
troppo e vero , che di queflo preteHiO fra
gli altri fi fon feiviti i fabbricarori del!c
liltime SI lagrimcvoli Erefie , per fepararfi
della vera Chiefa di Dio , e calpeflare la
facra Gerarchia 5 iftituita da GesiiCrif^o;
per abolire rEplfcopato ; e per non piii
riconofcere nella Sede Apodolica que' di-
ritti e privilegi, che anclie i primi Secoli
della Chiefa riconobbei"o e venerarono in
efTa . Giunfe Arrigo VIII. Re d' Inghil-
terra fino a dichiararfi Capo della Chiefa
nel fuo Regno con temerita non maifcu-
fabile da chiunque fa , cofa e la Chiefa ^
Ed ha poi fervito V efempio fuo a di
noQri 5 perche il famofo laiperador deila
Ruflla Pietro fi arrogaffe lo HefTo tito'o,
o pure La medefima antorita , ed eflin-
gueffe il Patriarcato nel fuo Imperio col
pretefto, che troppa potenza ed autorita
avefTcro que' Patriarch! . Pertanto giailo
fara, che chiunque ama la PubbiicaTran-
E 2 quil-
S^ Capitdo VL
qtiiJIira e il Pubblico Bene , defideri liriS
perfetra coftaiue armonia fra il Sacerdo^
zio e rimperio, Heche J' uno lafci intat-
ti i diiitti veii t noa immaginarj dell'
altro 5 e amendue concordeinente cofpirino
a rendere fpiritualmente e temporalmente
felici i Popoli -.
C A P I T O L O VII.
DtUo ftudio dclle Latere , o Jia dcllc Scienisie .
lErfona pratica 6.1 un certo Regno mi
dicea , correre quivi una Maflima di
Politica 5 cioe meglio eflere , che un Prin-
cipe comandi ad un Popolo ignorante ,
che ad un Popolo dotto ; pcrche piii fa-
cilmente T ignorante ubbidifce , e W Jafcia
maneggiare , ne conofce i difetti ed akri
Vizj ditl Governo. E quantunque ivi non
fi poiTa dire , che reg:ii I'lgnoranza , per-
che v' ha Scuole ed univerfita ; pure H
vuole, che non ahro vi s' infegni , che il
fapere de' Secoli bsrbarici , i quali for-
mano una dorta ignoranza , fenza che al-
cuno ardifca di migliorar ie Scienze e il
gufto delle Lettere, e d'introdurre MetO:*
di
Delia fludio cklle Let i ere ^ ee, ^^
di e CognizionI piu utili , e bandire neU
h fteffo tempo dalle Scuole lo ftudio di
tante cole , dopo avere apprefo le quaii ,
flulla s'e apprefo. Maflima tale, fe pure
e vera , fecondo me ha del barbarico , o
del maliziofo aflai . Anche i Goti , impa-
dronltill deliltalia , fecero un procefTo alia
vedova Regina Amalafunta , perche alle-
vafTe nelle Lettere il giovinetto fi^lio Re
Teoderico 5 pretendendo, che il folo ma-
neggio deir armi fofTe il meftier de' Re-
gnanri . Stoltl che era no , non fapendo ,
che anche lo fludiodelle Lettere mirabji-
nicnte puo fervire a formare dc gll eccel-
lenti Capitani, e che i Re, per ben riu-
fcire nel Governo civile e inilitare , fe
non nelle Scuole , almeii per mezzo di
biioni Configlieri e Minirtri , dotti nella
lor profedione 5 hanno da imparar qiiello,
che I'erve a rendcre un Re prudente iul
Trono 5 e fperto e valorofo nella Milizia ,
Se poi Miniftri fi ritrovaflero , che amaf-*
fero Tignoranza nel Principe ftelTo , e in
ogni altro , per rendere maggiormente fe
ileiTi pill necefl^4rj e (liraabili prefTo del
Principe, ftrabocchevole troppo farebbe in
ffli iin tanto aniore di fe medeflmi . JVIa
E 5 non
7© Capitolo Vll.
1^'oh occorre difcorrerne , perche di per-
fone tali alcuna forfe fl potrebbe trovare
in qualche paefe di Barbari , ma non gia
in Europa . Dichiarao adunque franca-
mcnte , che a formare , confervare ed ac-
crefcere la Feliclta d' una Repubblica ,
parte fon necedarie , e parte urili le Let*
tere, o vogliam dire , le Scienze . Noi
veramente pofTiamo immnginar Popoli 5
che fenza ftudio alciino di Lettere , go-
vernandoii co' iumi della fola Ragione ,
menino vita felice . Lettere non avcano i
Re o Imperadori del Mellico e del Peru;
e pure lembra , che non ne (teflero male
que' Popoli 5 e che anzi godeirero un
buono e piacevol governo . Ma fi viiol
rifpondere , che cefrarono que' Popoli
d'elfere Barbari , e diventarono gente col-
ta , da che formarono Citta , e colla riflef-
ficne OiTervarono cio , che era utile o
neceirario alia Societa i e pero ebbero
Leggi ed Arti , ed uflirono nncora Can-
zoni 5 che tramaiidavano a i pofleri le
azioni de' lore Antenati . Poterono per
confeg'jcnte fapere ed efercitare quello ,
che coirviene al bene e vantaggio della
Repubblica, fenza che godelfero il gran..
Dello Jiiidio delle Latere , cc. '^ i
fegreto delle Lettere per rendere fenfibile
quefto loro Sapere . II che fia detto ,
fenza voler' efaminare , fe prima della
conquifla de gli SpagnuoJi abitalfe si o
no in quelle Nazioni la Fellcita.
Ora tanto la Ragioneche la Spcrienza
dimortrano , come lleno atte le S'cienze a
rendere un Popolo Felice. Haniiodacon-
correre molti ingredlenti , acciocche ii
poiTa formare un' Eliffire , che fparga la
contenrezza per tutte le categoric della
gente 5 onde e compofta una Repubblica;
di raaniera che ciafcuno a proporzlone
dello ftato fuo pofTa dire di flar bene in
quefto Mondo , fe pure T Invidia ed altre
malnate Paffioni nol fanno ftar male per
propria fua colpa . Abbonda di raali que-
fla terrena abitazione, nafcenti parte dalla
coftitution della Natura , parte dallo fre-
golatogovcrno di noi fleffi , e parte dalla
malizia de gli altri Uomini . A prevedere
ed impedire, per quanto e mai pofTibile,
quefta folia di slogature e malanni , ac-
ciocche non arrivino , o non nuocano , o
pure fe non fi f a , o non (i puo fchivar-
ne racceffo , e volervi porre rim.edio : che
giudizio, che fapere, che arte non fi ri-
E &. chie-
72 Capitolo Vll.
chiede ? Atto certamente a tanto non e
colle fue corte e fallaci Malfime il rozzo
ed inefperto Popolo . Da i foli Dotti , e
da chi fa k resole del Giufto , e del
retto Governo , o pure da chi ha bene
iludiato fenza libri il gran Libro del
Mondo, e feco porta una buona Volonta
( die ienza quefto requifito nulla vale il
refto ) fi pu6 fperare , non gia in tutto ,
ma in buona parte , quefto riparo , Que*
felici e ben' iftruiti Ingegni , provveduti
di Scienze e delle piii belle Arti , ed
olTervatori de' migliori Coftumi , de i fe-
greti della Natura , e di tutto cio , che
e ordine o difordine ; inunaparola, que*
fono 5 che pofTono col loro fenno proccu-
rare alT univerfita la piii lodevole , agia-
ta 5 e tranquilla manieia di vivcre , Ed
oh voleflTero e potefTero i Principi leggere
alcuna delle mieliori Storie de gli anti-
chi e de'moderni , e qualche altro Libro
d' iftruzione per efTi . Giugnerebbono ben
loro a notizia certe Verita , che niai non
fi atrentano di prefentarli al loro Trono
per bocca di chi li ferve o configlia .
Non abbiam poi da ricorrere lontano,
ne alle ftraniere Storie , per intendeie j
quai
Dello JJudio cklle Lett ere , er. 72
qua! frutti diverfiprocedanodair Ignoran-
za e dal Sapere . Da che giunfero i Lon-
gobardi nel SecoIoSefto ad occupar quafi
I'intera Italia , allora fu , che lo ftudio
delle Lettere , gia per le guerre de' Goti
afTai fcadute 5 diede rulrimo crollo . S'im-
padroni la barbaric e 1' ignoranza di tutte
quelle contrade 5 e ftefefi da li a non mol-
to quefto maligno influfTo a Roma flefTa ,
tuttoche gran Maeftra delle altre Citta.
Tempi cerramente anche allora vi furono ,
ne' quali cio non oftante fi puo credere ,
che foffero afTai content! di fe fteffi i Po-
poll 5 merce del buon governo d' alcuni
I'aggi e pii Roman! Pontefici , e di alcuni
Jodati Re deXongobardi , ed Imperadori
Franchi . Quella fapienza , die manca al
Popolo 5 fe almen fi truovanel Regnante,
puo baftar benefpeflb a mantener la Giu-
flizia, la Concordia , e T Abbondanza ,
cioe i principali requiliti pel buono flato
de'Sudditi. Ma quefta barbarie finalmen-
te nel Secolo Decimo ruppe gli argini , e
da li innanzi impunemente trionfarono i
Vizj 3 le Guerre , le Prepotenze ^ e U
ferocia ed iftabilita de gli animi i forfero
Tiranni e Tirannetti; e fi giunfe in fia«
8jr.
74 CapitoJo Vll.
2\V inft'edlbile , ma pur troppo vero Fa-
narifmo , o vogliamo dire Pazzia delle
Fazioni Guelfa e Ghibellina, forgenti di
tante difcordiecivili , e di mille fconcerti
nelle Citta Italiane . Voile Dio, che Ipe-
xialmente nel Secolo Quattordicefimo ri-
forgefTero le Lettere ; che fi cotninciaffe
a far guerra alle Favole , alle impofhirci
alle vane Qiiiftioni, o alia goftaggine pra-
tlcata in varie mwiniere da i Sccoli prece-
dent! . Qiianto pill poi crebbe Iti colrura
deir Arti e Scienze , tanto piu fi andaro-
no ripulendo i Coftumi , calarono i Vi-
zj, crebbe il favio e ben regolato Gover-
no e la Pieta : di modo che abbiamo da
ringraziar Dio , d' eilere piu tofto nati in
quefti tempi , che ne gli altri da noi cbia-
mati barbarici . Non mancano certamente
deiie magagne anche al Secolo noftro , e
di prefente a cagione della lunga Guerra
e deirEpidemia de'Buoi , portata in Ita-
lia 5 o almen tanto dilatata per cagion
d' efTa Guerra , varie Provincie noii conta-
no che guai e miferie . Ma fi vuol ripe-
tere , che da fimili dure penfioni non e
andato , nc andera efente mai Secolo al-
^unOj perche non avra nrai fine I'Ambr-
zion
Dello Jiiidio delk Lett ere , ec. yr
zion de' Regnanti , ne in mano noftra e
Jo fchivare o frenare ranti Mali , che
provengono da cagioniNatuiali . Q^uello .
die diciam deir Itaiia , s' c provato an-
che ne'Regni di Francia e d'Lighilterra,
e in moltiffime parti della Germania , per
tacere altri paefi . Alia rifufcirata coitura
delle Lettere e dovuto quel tanto di piu
di Utile e Bello , che oggidi ll gode , e
di cui furono privi i Secoli addietro .
Ed oh volefle Dio , che tutti i Piincipi
d' Italia gareggiaiTero infieme , per pro-
muovere le Scienze , e il miglior Guflo
delle Lettere . Gli Antichi decretarono
Statue ed altri infigni monumenti a i
cofpIcLii Letterati , si per premio al me-
rito loro, come per eccitare i pofteri all*
imitazione. Almeno oggidi buon falario,
o altro premio metteffe in iftato i valo-
rofi Ingegni di non avere a pen fare fe
non al lavoro d' Opere utili e gloriofe pel
Pubblico 5 e a fcoprir nuove miniere nel
Regno del Sapere . Dove premio manca.
a 1 degni Letterati , maraviglia fara , fe
ivi fiorifcano le Lettere . Puo gloriard
Bologna , quella Bologna , che da tanti
Secoii e dedita a gli Studj delle Lettere ,
di
76 Cap it oh VU.
di avere un nobililTimo Iftitiito , unico
in Italia , e capace di far' onore a tutu
r Italia . Madie ella anche fu cli felici
Ingegni . Contuttocio per ben valerfi de'
privilegi della Natura , e de gli aiuti
deir Arte , han bifogno quegl' Ingegni di
piu abbondanti rugiade 5 perche T amor
della Gloria c ben forte ftimolo alle bek
Ic imprefe , pure piu pofTcnte d' efTo e
quelle de i comodi della vita .
Ma un vaflo paefe e quello della Let-
teratura , moitiflimi e diverfi i fuoi argo-
menti , innumerabili oramai i Libri , che
ne trattano . Un' incomparabil benefizio
noi certo riconofciamo dalla mirabil' in-
venzione della Stampa , potendo noi oggi-
di 5 fe vogliamo , con poca fpefa divenir
dotti . Ma dappoiche fenza mifura , fenza
fcelta alcuna han £uicato e faticano i
torchi 5 per imprimere tanti Libri 5 che
non meritavano la luce ; e tanti ancora ,
che meritano di perderla ; abbiamo anche
di che lagnarci di quefto benefizio . Con^
vien dunque riflettere , che tanto le Pro-
felTioni de' Letterati , quanto gli flefTi lo-
JO parti 3 eioe i Libri , formano diverfe
claffi per quello che riguarda T umana
DcJIo Jludio dclk Latere , ec. 77
Feiicita 3 feeondo la qiial miia s ha qui
da confiderare maggiore o minore il lor
valore , e non gia feeondo il piii o meno
Ingegno de gli Autori . Cioc altri fon
Libri ed nrgomenti neceffarj , altri non
pill clie utili , altri folamene dilettevoli ,
altri fuperflui , altri in fine perniciofi e con-
trarj a quefta Felicita . Noi miriamo le
Biblioteche : ho quanta copia di Libri I
Ma chi tanti volumi chiama alTefame 3 e
fa bilanciarnc il merito , iti ogni Profef-
fione anche piii neccifaiia ed utile vi
fcorgera tutte le fuddette claffi . E forfe
che non gioverebbe una si fatta crifi ?
Noi pur troppo confumiam tanto di tempo
in iftudiare ed imparar cofe , che nulla
fon per giovare a noi o ad altri : fors'
anche ci poffono nuocere . Qiianto miglior
trafEco farebbe il noftro, fe ci applicafli'
mo per profeffione a quello , che fapuro
puo fruttare o poco o molto qualche vero
Bene a noi , o pure al Pubblico noftro,
fenza pregiudicare al merito di que' Li-
bri 3 che ci poffono oneflamente dilettare ?
Intanto s' ha da conchiudere , che cofa
di fomma importanza ad ogni paefe fi e
la fondazione e il mantenimento delle
pub-
jS Capitolo yil.
pubbliche Scuole . E ben privllegiata de^
dirfi quclla Citta , dove col nome d'Uni-
Verfira s infegnano da ProfefTori falariati
dal Principe , o dal Pubblico tutte le
Scienze . Non fi puo pagare abbaftanza
il comodo di apprendere in cafa propria
il Sapere , e di efTere ivi promolfo alia
Laurea Dottorale , che nc' pafTati Secoli
conveniva con molto difpendio cercare
altrove . Pero i faggi Principi gran ciira
fempre ebbero , affinche le Lettere fioril-
fero nc'proprj Stati , di ergere Scuole, e
di ftabilir' ivi Maeftri ben' informati delle
antiche e moderne dottrine , e feguaci di
quello 3 che viene appellato buon Giifto .
Copiofe Biblioteche ancora occorrono per
chi vuol navigare in tanti Mari delT
umano Sapere : e quefte fi fono formate
da gli ottimi Principi , e da i Private
anfiofi del Pubblico Bene .
Gloria lingolare per cjueflo (i fono ac-
quiftati a i di noftri LuigiXlV. il Grande
Re di Franc i a , e ^iaro il Grande Impe-
rador della RufTia , a' quali s ha da ag-
giugnere Vittorio ^medeo Re di Sardegna ,
la cui mente fublime e bel genio , cono-
fcendotutto cio, che puo infltiire al Bene
e alU
t)eIlo fludio delk Lettcre , ec. 7^
t alia Gloria d' un paefe , proinoflTe am-
piamente lo Studio delle Lettere , la col-
tivazion delle Arti e del Commerzio , e;
gli efercizj della Milizia nel fuo Piemon-
te . Oltre all'Univerfita da lui fondata in
Torino , erefTe egli ancora un Collegio
per la Teologia , Giurifprudenza , Medi-
cina 5 e Cirugia , dove gratis , cloe a fue
fpefe fi mantenefTero cento Giovani fcelti
da' fuoi Stati , venticinque per cadauna
ProfefTione . A tai credit© e poi afcefo
quefto iftituto , che piii di quattrocento
altri Giovani fono concorfi a convivere a
proprie fpefe in quel raagniHco edificio,
prendendo lezioni da i Maeftri dcIfUni-
verfita , t avendo poi Riperitori nel Col-
legio. Iftitui egli parimente un ritiro di
dodici Nobili Sacerdoti , proweduti a fue
fpefe nel funtuofo Tempio da lui fabbri-
cato per voto fuori di Torino 5 con al-
\bergo corrifpondente 3 acciocche perfezio-
nandofi nella Pieta e nelle Scienze Eccle-
fiaftiche , fi rendelfero degni d'eifere pro-
molfi a i Vefcovati . Quelle fono gloriofe
ed Eroiche azioni . Sonofi ancora difiinti
a di noftri alcuni Principi della Genna-
flia 3 che piu de gli altri intendono ^ in'
che
§d Capitolo Vll
che canfifta il Decoro e il Vantaggio de'
Popoli 5 con tirare alle loro Univerlita i
Letterati di maggior credito : il che hnora
ha praticato anche T inclita Repubblica di
Vcnc-Ja per TUniverfita di Padova , con
biioni flipendj e granlicazioni a i Profef^
fori delle Scienze nella medelima . Refta
folo da defiderare , che il tanto Sapere
d* oggidi ferva ad edificare , e non a
diftruggere ; a fortificare e diiatare , e
non ad abbattere la Religioiie ; a fofte-
nere e non a Iconvolgere Ja Giuftizia .
Pur troppo fi fan fervire piu che mai a
di noftri le Lettere ad aiitorizzare ogni
rotrura della pubblica fede . Ma a me non
convien dime di piu . PafTiamo ora a di-
fcernere , quali ftudj fieno principalmente
da promuovere , iiccome ptili e necelfarj
ad accrefcere la Felicita d*! un Popolo ,
CAPITOLO VIII.
DtUa Cri/iiana Filofofia de'Coflumi .
ORA che io Ton per favellare in pri-
mo luogo della Moral Filofofia ^ co-
me di Facoita rommamente atta a proccu-
rare
DelJa Cri/iiana Filofofia de' Cojlumi . St
rare la Felicita nel genere umano , io non
vorrei , che altre Facolta , e maffimamentc
la Legale e la Medica veniffero alle mani
con quefta , pretendendo precedenza fopra
di lei . Potrebbero qui i Giurifconfulti
sfoderar tutti i pregi della loro Scienza ,
efaltarne la neceffita per mantenere la Giu-
ftizia in unPopolo, fia efTa Civile, o fia
Punitiva s e pero pretendere la preminen-
za , mentre anche in pratica la godono
con tanti Magiftrati , alia lor profeflfione
appoggiati . Gran romore fi potrebbe an-
che afpettare da i Medici , al faperc de'
quali e raccomandata la cotanto impor-
tante confervazione , o ricuperazione della
Sanita a i Corpi noftri . Ne'tempi addie-
tro faticarono alcuni begl' Ingegni in di-
fputare del maggior merito, e de'privile-
gi di quefte Scienze . Aveano gran voglia
di malamente impiegare il tempo . Chi ben
fapra riflettere , non iftentera a conofcere,
che di maggior' importanza e fopra ogni
altra umana Facolta la bonta e faggia re-
golatezza de'Coftumi di un Popolo . Da
quefla dipende una lunga ferie di Beni ,
per cui ogni privata perfona puo procac-
ciarfi nel fuo grado quello liato felice , che
F puo
§2 Capitolo VIU,
fjuo dare il Mondo i giacche T oggettd'
iippiinro di quefia Facolta alcro non e 5
che r infegnare quel che conduce alia
Felicita , o ne allontana . Da quefla
Scienza eziandio ii piio fperare una dolce
amorevolezza e quiere in ogni Repubbli-
ca ; iuiperciocche fe ognuno efeguifce i
doveri 5 de'quali quefta Facolta e maeftra,
ogni ordine di perfone , come iin concer-
to di Mufica compoflo di varj fuoni e
voci , formerebbe una dilettevor arnionia
con tutti gli altri . Delia Giurifprudenza
e Medicina non ha bifogno 5 chi non ha
liti , ed e fano . Ma non v' ha perfona ,
che non abbifogni di lume 3 per ben re-
golare i proprj Coftumi : al quale uiizio
appunto c deftinata quella, die noi chia-
miamo Filofofia Morale , o fia di Coftu-
mi 5 ma Filofofia Criftiana , cioe accom-
pagnata dalle Mafllme del Vangelo : Li-
bro dettato da un M.ieftio venuto dal
Cielo, e pero contenente il buono e il
meglio , per ben regolare la vita de'mor-
taii , e per guardarli da cio, che la puo
rendere infclice.
Noi {ia n foliti a mirare fotto tre dif-
ferenti vedute gli eccQfll e difetti de gli*
Uoml"
Delia Crijli ana Filofofia de* Co/I umi , 83
Uomini . Dimandiamo Dclitti quel , die
•turbano la QLilete pubblica, e la Giuili"
zla 3 ia quale liccome delideriamo che gli
altri Todervino verfo dv noi , cosi ancor
nci fiam tenuti ad OiTervarla verfo dc gU
altri . II conofcere e corregi^eie quelti
mail umori , privatlvamente fpetta al Prin-
cipe e a' fiioi Magiftrati . Chiaiiiiair.o
Pcccati tutte le azioni , parole , penfieri ,
c defiderj cattivi che fon contrarj all.i
Legge di Bio , e ci pofTono privare deli*.
eredita ch\Fgli promette a' fuoi Figli J
Di quefti diktti ipezialmente trattano i
Minlflri della fanta Religione di QniXo
o nella Moral Theologia, o nelie Prcdi-
che 5 alle quali e invirato ii Popolo tut-
to 5 e die fono in fatti la piu comoda
e rpedita via, per iflrinre anche il Vol-
go 3 ed infegnargli la borita o dirittura
de' Co!iumi . FiLialmente diamo nome di
Plzj a tutto cio , che contravviene al
beil'orcline delia Narura umana , a ncit
pfefritto dalla retta Ragione , ed appa-
rente dal confionto co i difordini: ordi-
ne, che dobbiaino praticar verfo Dio y
in noi (leffi , e verfo gll altri Uomini
confratelli noftri . II dar cognlzlone di
F z qaeft"
$4 CapiioJo nil.
queft'Ordlne , e deTuoi contrarj , e prin-
cipaimenre impiego della Moral Filofofia .
Nella giurifdizlone d' efTa alcuni mettono
anche la Tolnica ; non gia quella , che e
niaeftra diCabhale, coniiglieradeirAmbl-
zioiie, manticc delle Guerre, flagello de'
proprj e degli altrui Sudditi ; ma quella,
che infegiia un Tagglo ed amorevol Go*
verno de'Popoli : ficcome ancora vi coin-
prendono 1' Economica , che ammaefira
i'Uoiiio nel bijon governo della fua Cafa
e Famiglia . I principj (leffi della Giuftizia ,
tanto efaltata da i Giufperiti , certo e,
che s'hanno da prendere da queflo fonte .
Ora i documenti della Filolbfia de' Co-
ftumi fiuxbbe da deiiderare , che oguno
li fapeffe , perche niun c e , che noii ne
abbilogni . Grande obbligo intanto abbia-
mo anche per queflo , iiccome dicemmo,
alia Religione di Crifto , e a'luoi Mini-
flri , perche per loro mezzo il rozzo Po-
polo partecipa non poco di tale ftudio .
Le Prediche , tor no a dirlo , fono la
Sciiola anche de gF ignorant! ; e pero
quanto e il merito di chi le fa , alrret-
tanto puo efTere il profitto di chi le
^fcolta . Ma certo per chi attende alio
ftudio
Delia Criftiana Filofojia dt Coflumi . 85
ftijdio della Letteratura , vergogna fareb'''*
be, fe s'applicaffe a tanti altri argotnen-
ti 5 e rrafcLirafTe poi quefto , che pure e
pill importante de gli a!tri . Tii ftiidi la
Giurifprudenza , tii la Medicina per folo
giiadagno ; tu unicamente per vaghezza
d'imparnr qualche cola , ti dai airErudi-
zlone 5 alia FilofoHa Naturale , alle Mi-
temntiche. Ti par' egli forfe cofa di poco
rilievo Timparar'a conofcere te flefTo , le
tiie PaiTioni 5 i tnoi Vizj ? Timpanre >
qual fia rOnefia , la Moderazione , la
Pulizia 5 che fi ricerca per fare una lode-
vol comparfa nel Mondo , e per guada-*
gnarli il concetro ben fondafo d' uomo
Savio, e di perfona , che (a farfi am^re
e ftimare da ogniino? Giacclic non hai,
e forfe non vuoiperfone, che ti fcuopra-*
no i cnoi difetti : cerca almeno ne'Libri ^
chi fenza tuo rolfore ti pnle(i le magngne
tue; chi ti faccia accorto della tualngra-'
titudinc , della tua Alterigia , Invidia , In-
civilta , Doppiczza , Maldicenza , foverchi6
Interefle &c. Benche cerramente una buo-^
na Dofe di Giudizio, congiunta zoKwxwd.
buona Volonta , e colla pratica de'Miglio-
ri, poiTli fervire a forma re un'Uomo ndT
F 3 in-
S6 Capitolo Fill.
interno e nelT elterno , cjunle lo defidersi
Ja Filofofia : pure cio di rado accade .
II cammino piu corto , per ben regolare
Je noftre voglie , azioui , o co(tumi , li h
lo ftudio de'Llbri dellu Relgione e della
Moiv^I Filofbna . Non li pjo abbaihiiza
rioetere , che fe tbiTero Filofofi anche i
i Regnanti , ne ftarebbono pur bene i
PopoTi . Tali e da deuderar , che ;ilmeii
iieno i lor Coniiglieri, Miniftri , e Ma-
giftrati ; nlt:imenii gran pericolo corrono
i Siiddiri di pngar caro gli errori e le
niali'.ie di chi aiuta e dirige il Principe
nei Governo , neli' ammi liflrazion della
Giuftizia, e nelT imporre gli Aggravj .
Era i tanti pregi , che rendeianiiO im-
mortale il nome di Carlo Emmamtelc , Re
vivente di Sardegna , non lara cerra men-
re r ultimo q'.iello di avere iltiruira ncila
fua Reale Univerfita di Torino una Cat-
tedra di Filofofici Morale . Gran gloria
d' u 1 Principe, T aiutare , per quanto 11
puo , ad eiTere Buoni e Saggi , o piu
Bu Ml! c Saggi i Sudditi iuoi .
La Li'ireria della Moral Filofofia fi
flende a pochiffiaVi Libri de gli Anticlii ,
€ non a mold de'Moderni . Di belle cofe
vi
Delia Crijliana Filofofia dt* Cojlumi . S J
yi dira un Seneca , un'Epitteto , un PIu«
tax CO . Convieci fucciarne il buono , e cor-
reggere poi cio, che v' ha di difettofone
gli Stoici colle MafTime purgate della Mo-
rale Criftiana . Son da ftiaiare in quefto
argomento i Trattati di Ariftotele e di
Cicerone ; ma non baftano al bifogno .
.S' iia da ricorrere anche a i Moderni ,
che maggiormente hanno fminuzzato gli
Andamenti , gli Appetici , e Je PafTioni
deir Uotno si nelle grandi che nelle mi-
nute azioni della vita noftra . Qitand'anche
trafcuraiTero i Principi e Magiflrati il
loro gran debito di proccurare la Pubblica
Felicita , ove la peribna privata ben fappia
ed efeguifca cio , che infegna la Filolofia
Criftiana , regolando a tenor d'efTa i Co-
ftumi e le Operazioni fue , puo anch'egll
fabbricare a fe (lefTo una fpezie di Feli-
cita tanto nella profcera che nell' avverfa
fortiina . Datemi nondimeno perfone , che
fi diftinguano per Ja faviezza del penfa-
re , per V illibatezza de' coftumi , e per
r abbondanza del fapere : ben di rado
avverra, che manchi loro qualche o deco-
rofo o vantaggiofo nicchio fopra la terra.
Si puo eflere Filofofo , e far' anche buoa
F 4 volto
88 Cepttoh ym.
volto alle Dignita cfibite . Per alcro il
vero Filofofo non fi fente mai il cuore
inquieto per deliderj di grand! o lucrofi
impieghi , e fa anche fprezzarli . Contento
della fua mediocre fortuna ( che quefta
non difconvlene il defiderare ) reputa fe
flelTo piu fclice deTrincipi o de' Monar-
ch! non mai contenti della lor grandez-
za 5 e che portano in capo Corone auree,
ma benefpeffo tempeftate di fpine . Con-
tiittocio fe ad Uomini di probita cono-
fciuta, di raro Sapere , e di merito par-
ticolare , fofTero efibiti Governi c Dignita
lublimi 5 ful rifleffo ch' efli meglio di
molt' altri potrebbero cooperare alia Fell-
cita deTopoli , fi puo chiedere , fe fofle
lodevole , o no , il pertinace rifiuto de'
pubblici impieghi . Cio avvena ben di
rado; tuctavia puo avvenire . Rifpondo ,
aver noi de i Santi , che per fomma
Umilta han ricufato i piu luminoli Mi-
nifteri . Ma che ordinariameme riufcirebbe
troppo Filofofo, chi contento d'effere utile
e buono per fe ftelfo , ricufaife d' effere
tale per gli altri ; e maggiorinente a Dio
piacera , chi dotato di molti tnlenti , gl*
impieghi anche in beneficio altrui.
" ' CA-
Delia Giurifprt^denza y ec. Sp
C A P I T O L O IX.
Delia Giurifprudenza J e dell a Ginfti^ia.
DA che entro nel Moncio il Mio e
il Tuo 5 v' entro anche V Invidia ,
ringiuftizia , la Rapina , con liti innume-
rabiii , e con altre pefti , che pur troppo
ognun conofce , perchc nlun paefe ne va
efente . Qiiindi ebbe origine la neceffita
delle Leggi , per iftabilire fra i Popoli uno
ilato ragionevole ^ riguardante la quiete
delle perfone , e il polfeffo de i lor Beni .
Noi dimandiamo Gipmfpritdenza lo ftudio
di quefte Leggi , fieno elle procedenti dal
Diritto della Natnra o delle Genti , ov-
vero raccolte , prefcritte , ed autenticate
da Giuftiniano Augufto , oppure particolari
de i Regni e delle Citta . Chiunque le
ha ftefe e publicate , fenza fallo ha cre-
duto di prefcrivere Regole dettate dalla
Giuftizia , quali Ton veramente da dire
quafitutte quelle de i Dige(H e del Codice
d'effo Auguito, non pregiudicando a cio
Taver tanti Popoli creduto, che meglio e
pill giqfto fia il regolare ia altra guifa,
cio^
.90 Capitoh IX.
f:\oh con different! Leggi , non poche
azioni civiii delieperfone . Di q tie ft a G///-
jtizia appunto , e di chi rarnminiftii , c'e
"ibmma neceffira in qualfivoglia Repubbli-
ca ; perche fenza di lei , e fenza di chi abbia
I'autorita di efercitarla, ii Mondo, qiial'
e, e feraprefara, diverrebbe un bofco jun
Caosd'iniquita, di prepotenzc, d' omici-
d]^ di difcordie. Se mancaffero Giudici ,
che puniffero i maJfattori, chedecideffero
le controveriie de'Beni fra i privati, pre-
tenderebbe ognuno di farii la Giuftiziada
/e, ed altro per lo piu non commettereb-
be, che Ingiuftizie . Pero s' e conofciiito
il bifogno di fcegllere perfone faggie , ti-
morate di Dio , e ben pratiche dtWt Leggi
( tali ahncno avrebberoquefte da effere )
c di raetrere in lor mano la facolta di
determinare cio , che cammina a tenor
delle Leggi , o fembra lor giiifto si nel
Foro Civile , che nel Criminale . E dove
quefta Giiiftizia e ben miniftrara , mirabil-
mente efli influlfce nella Felicita di un
Popolo . Ora convien* ofTervare , effere la
Giuftizia una fola Virtu, il cui lume puo
comparire ne i Libri interni della noftra
Ragione , o pure ne gli efterni delle Leggi
fcrlt-
Delia Giitrifprtidenza ^ ec. .91
^crirre per oidme de i Rc^nanti . Certo
e, che I'Intelletto Umano, fenza pe care
ne'Libri, truova in ie ftt^fp3 non po^be
Idee del Giudo e dell' Ingiado , acquiitate
coiiriflette.e a cio, che 11 ricerca al man-
tenimentodeJla Socieca , o da qneilo, che
dehdenamo f.itto da gli altri a noi , o dal
coiifronto delle cole ed azioni , comparen-
do a noi facilmente Tuna regoiata a fron-
te deda iregoldta 5 o pur q')e{la piii rego-
lata dtW' altra . Qj^ieflo Ordine , di cui
pare, che fia maeftia la Natura , o che
certamente coba Rifleflione e forza deli'
Inreiletto lovente vien chiaramente lico-
nolriuto, ii (tendc non meno alle azioni
dcW Uomo 5 che nlle cofe mjteriali , fcor-
geado noi 5 fe quella opeiaAJone , o pur
quella cola lla ordiiiara , o no ; e per
quel , che coiviene all' Uono , porta il
nome di Giufto, O leiio , Decoro, Dove-
re , ed iilti fimili . Chi maggiormente e
forniro d'Ingegno, ed ha piu pratica del
Mondo 5 piu p 116 fco; Tire di queflopaefe,
che le perione idiore : e puie anche gl'
idioti hanno regolarmente .ifTai luce, per
poter decidere in afT.-drim: .aii , e dire :
(queflo e giufto e convenevoie, queU'rdcrq
in-
01 C^pitolo IX.
ingiuflo o fconvenevole . Ma percioccFi^
iniiumerabili fono le azioni iimane, delfe
quali per cagion delle circoftanze o diffi-
cilmente fi ravvifa, o fi mette in difpiita
la Giuftizia cd Ingiuftizia : e ftatod'uopa,
che i Princlpi per quello , che apparciene
al Governo Civile , formino Leggi e
Decreti , indicanti cio , che s' ha o non
s' ha da fare in afTaiffime occafioni ; fic-
come aneora i Teologi Moral! gran copla
di Libri han piibblicato per quello , che
rigiiarda il Governo delle Cofcienze .
Si dinnanda ora .- qiiefta Giuftizia ,
quello gran Bene , la cui confervazione
dee tanto ftar' a cuore a i Regnanti , c
fenza di cui non potra mai dirfi fe non
Infelice un Popolo : li gode ella vera-
mente dapertutto ? Se voleflimo credere
a i Poeti , la Giuftizia fdegnata 5 per
veder tante iniquita fulla Terra , fe ne
V0I6 al Cielo ; e coftoro han poi dimen-
ticato di dirci , s' ella tornafle quaggiu :
Ultima c^Iefsum terras y^ftraea reliqt^tit .
Ma quefte Ton fole ; e la verita fi c , che
regolarmente fi puo dire , che in ogni
paefecolto dell'Europa ha il fuo luogola
Giuftizia J perciocch^ niun paefe {i trove-
Delia Giurifprudtnzci ; 95
ra, ill <:5Ji non fieno deputati Gludici e
Magiftrati per farla ; e Principe non mi
moftrercte in Europa , che fommamente
non delideri di vederla fatta da i Mini-
flri fuoi . E pure ( convien dirlo) e fug-
getta a non pochi rovefci e flrapazzi Ja
Giuftizia de gli Uomini , o perche cosi
porta la condizion delle cofe umane , ncl-
Je quali fpeffe volte non ii puo trovare ,
o e troppo difficile il trovare il Vero e
11 Giufto; o perche cadono per difavven-
tura le bilance fue in mano di perfone
poco provvedute di Sapere , o molto di
cattiva volonta . A me diceva il favilfimo
e benignifilmo oggidi regnante Re di Sar-
degna Carlo EmmanueJe , che il fuo raag-
gior penfiero , in cui trovava piu difficul-
tii e pena , era la fcelta dc' Miniftri ;
fentimento ben conveniente a chi cotanto
afpira alia gloria de' Principi buoni . Ed
e ben felice quel Principe , che fapendo
pcfare e difcernere le perfone , mette a I
timone della Giuftizia , chi timorato di Dio
non ha Vizj peccaminoli ; colla dottrina
unifce un buon Giudizio; ed allorche h^
dagiudicare, attentamente cerca , fe alcu-
na fe^reta Affezione o PafTione intervenif.
fe.
94 C'ipitolo IX.
fe, per farlo penJere \hIi dalT una parte
che dair altra . A qiieRo (i bada egli
fempre ? Diifi un biiod Gjudi?io 5 confi-
ftente in un certo liime dell' Inte'.letto,
di cui poco fa parhinmo^ conofcitore di
cio, che ha proporzione ed o dine, o pure
il contrario : lume , che e maggiore o
minore ne gli Uomini a proporzlon della
forza della Ragione e Razioclnio d' effi .
Chi ha quefta acurezza di Mente 5 quello
difcernimento , e arto con men Sapere a
giudicar meglio di chi ha gran dottrina 3
nia non ugual penetr:izion d' Intellctto .
Non bafta il faper pa:agrafi a migliaia :
bifogna ben fapere adatrai'efTi a i diverfi
cafi 5 alle diverfe circoflanze . E pure
( mirate la miferia nofira ) noi tutti ci
crediamo gran te(te ; e ne pur le vere
gran tefle vanno efcnti d li fallare , forfe
perche fi flimnno troppo, e ii credono da
tanto di poter fare i corrertori della Leg-
ge (lefla , e dicono in lor ci:ore : il Le-
gislatore la dovea intendeie rosi i e fe
non Tintefe e^Ii , cosi rinrendo lo . Che
fe le caufe riercono intricate e fcabrofe,
(i flimano in certa suifa padroni ci' elfe ,
cioe di poter daiela vitroria a chi e piii
loio
Delia Giurifprude'/i^a ^ cc. 0/
ioro in grado j ed allora tanto fottillz-T
zano col Ioro cervello , che par Ioro di
vedere chiara la ragion da quel canto i
e dimenticando d' elfere Giudici , diven-
tano Avvocati della parte ben veduta ;
ed avendo gia fentenziato prima di dar
la fentenza , niuna ragione , per forte
che fia 5 vale a far Ioro mutar parere .
II pcggio fi e 5 chf^ qiiantunque concor-
rano tutte le piu neceffaiie doti in chi
ha da giudicare del Mio e del Tuo , o
ha da aflblvere ^ o pure punire i inalfat-
tori : tuttavia ci refta un gran buio da
fuperare o Sa anche ogni menoir.o Dottc-
rello decidere que' punti , dove chiara e
la Legge o lo Statuto i anzi di tali punti
lite ordinariamente non fi forma . Ne'
Tribunal! per lo piu non fi agita , fe non
qualche punto controverfo di ragione o
di fatto 5 intorno a cui militano in amen-
due le parti ragioni probabili e verifimi-
n ; e (i truova Ibvente I'lntelletto in dub-
bio -3 a qual de' contendenti fia dovuto il
favorevole voto , A render' anche maggior-
mcnte imbrogliata la moderna Giunfpru-
denza 3 hanno affaifiimo conrribuito i Giu-°
rifconfulti ^ nati dopo il riforgimehto del*
Ic
9^ 'Capltolo IX,
Je Leggi dl Gluftiniano , talche s' incon-
trano dapertutto battaglie fra loro , ri-
dondanri pofcia in gran confufione per li
Giudici meno fperti e men penetrant! , de'
quali careftia mai non fi pruova . Sicche
noi afpettiam la Giuftizia , cotanto necef-
faria al buono flato di un Popolo j e
pacfe non fi trovera , dove non s odano
Jamenti, ed anche giufti, perlapoca for-
tuna della Giuftizia, e per leternitadelle
Liti : male , che quand' anche foife folo ,
bafterebbe a far dare il titolo d'lngiufti-
2ia alia Giuftizia de' noftri tempi ; ben-
che a dir vero piu privilegiata non e
ftata ne pur quella de' tempi addietro . E
pure con tutto quefto, forfe raaniera efti-
cace di liberar quefta importante Facolta
da tante incertezze , e da tante fpefe oc-
correnti nelle Liti , per le quali moXx^ per-
fone oppreHfe dalla forruna {o\\ ritenute
dal litigare , mai non ft trovera . Finch^
ci faranno Teftamenti , Suftituzioni j Fi-
deicommifti, e Contratti , fempre ci faran
Liti 5 e ft dovran logorare le fcalc de*
Giudici 5 Avvocati , Proccuratori , Spedi-
zionieri , e Notai , per comperar caro
una 3 anzi piu fentenze , benefpeffo diverfe
da
Delia Gimifprudenza ^ ec. gf
da tante fperanze , date da gli Avvocatl
airinfelice Cliente . Sarebbe giovevolifli-
ma , anzi neceflaria , qualche riforma e
decifione di tante Opinion! oppode ne'
Libri dt noftri Legifti , e rimedio all*
immenfa lunghezza delle Liti . Ma perche
tale riforma non riufcirebbe per chi ha
bifogno di mantener Liti il piii che puo ,
quefto ripiego fembra confinato nel centre
della Luna , e forie mai non ne difcen-
dera. Odeii , che il Regnante RediPruf-
lia Federigo III. abbia pubblicato de'buoni
regoiamenti fu quefto. Altrettanto fece a
fuoi di Vittorio ^medco Re di Sardegna :
fe con vero frutto , nol fo dire . Ben fo ,
che grande Infelicita e vergogna e dl
qualcliepaefe 5 dove per venti e trent'anni
11 vede piu d'una caufa ftrafcinata a [Aa.
Tribunali , e in died o dodici fentenze ,
r una all' altra contrarie , ora trionfante
ed ora condennata la petizion delle par-
ti, con coftare talvolta piu ie rpefedciia
Lite, che ciochc (i fpera della Lite ileira .
Altro dunque a me non refta , fe non
di tornare al primo principio , cioe di
augurare a i Popoli , che dal Principe
fia appoggiata la Giudicatura ad Uooiini
G forniti "
g$ Capitolo IX,
forniti dl quelle prerogtive , die accen-
nammo d\ Ibpra . Ne qui s' ha da fer-
mare la di lui diligenza , perche ha da
eiigere ogni Mefe elTo Principe , o chl.
preiiede al Governo per lui , la nota di
tutte le Caufe Civili e Criminali col
tempo del principio d'efTe, per gaRigare,
chi fenza giuTia cagione tira in lungo la
fpedizion delle Caufe , e chi ancora ofafle
d' ingannarlo con falfe relazioni . Delia
Giuftizia Criminale larebbe da defidera-
re 5 che qualche onorato , animofo , e ben
pratico Curiale ci veniile efponendo tutti
i difordini e le m^gagne, che porTono in-
tervenire neirefercizio d'efTii. lo per me
ne ho veduti alcuni , ma non abbaftan-
za , per trattarne tx prafefsa . Si puo maf-
fimamente offervare , che molto pericolo-
fo mezzo , per ricavare la verita da i
pretefi colpevoli , e il crudele de' Tor-
jmenti , ed il ricorrere a i Teflimonj, che
tutti non fempre fono veridici ; perche
puo far patire, e talvolta anche far pe-
rire gl' innocenti . So , che i faggi Mi-
niftri camminano qui con gran circoipe-
zione : tali nondimeno tutti non fono,
ne mancano Scrittori , che rapportando
ca(i
Delia Giurifpnidm7(jx , ec. q^
cafi feguiri , ripruovano quefto tormentofq
tentativo della noftra Giiifilzia ficcome
ancora il dar Giiiramento di dir la ve-
rita a gl' inquifiti per gravi delitti : il
che ha finalmente indotto molti Criftiani
Principi ad ordinare , che ^i difmetta
quell' iifo, (iccome rip'jgnante al diritto
della Natura. Flnahiiente dim , elTere dX
tale importanza per la Felicita di uii
Popoio r amminiflrargli buona Giuftizia,
che gloriofo fara quel Principe, che con-
tinuainente vegliera , o fara vegliare per
quefto ; e ilende ra i fuoi fguardi anche
fopra Avvocati , Proccuratorl , e Notai ,
per non permettere si fatti impieghi fe
non in perfone di retta cofcienza c fufH-
ciente fapere , e per gaftigare , chi tra-
diffe la fede pubbiica , e i Calunniatori
e i Cabbalifti. Un folo pubblico efempio
di gaftigo dato a quedi tali , a propor-
zioii del loro deir.erito , ne rifparmla
mille in avvenire . Di si fatte ommilTioni
renderebbono conto a Dio il Principe e
i fuoi Minidri , fe mai fapendo le ini-
quita de' Giudici o urbani o forenfi ,
pure non cacciaffero quefti mali arneli j
fors' anche per ioro particolari riguardi Ij
G 3 pro-
tdd Cap! f oh iX.
I^roteggeffero . lo fo di un gloi io fo Rd-
gnante , die ca(s6 tutti i Miniftri dell a
fuvi Camera per una fentenza ingluita
dau da loro , e da lui farta efaiuinare
fuori dello Stato da perfone inrendenti
ed impaiiiali. Ma in alcun paele troppo
di ra io li veggono gaftigati i Caluaniato-
ri 5 e i Giudici, che o per fupina dilat-
tenzione 3 o per conofciuta parziihta , o
per foverchia liberta ne gli Arbitrj ,
credendofi Padroni della roba altrui , al-
lorche una Lite capita al lor Ttibunale,
malamente efercitano il loro miniftero .
Truovanfi ancora Giufdicenti , che al
Sindicato fanno quetare e trattenere i
loro AiCifarori , con pofcia fegultare o
in quello o in altro Luogo ad efercitarc
triontalmente la loro malvagita . Pero
non baiha fempre il Sindicato a fcoprire ,
chi tradike 1' intcnzione del Principe ne'
Governi . Biiogna afcoltare in fegreto
chi puo dar iicuie informazioni del lor
buono o cattivo contegno . Ma percioc-
che ho abbaftanza trattato de i Difitti
dtlla Giurifpnidenzci in una mia Operetta ,
gia data al a luce, piii oltre non mi vo
ftenderc fu queflo argoniento . Solamente
con-
Delia Giurifprtidenzd ^ ec, i o i
conchiudcro con dire , che fe mai lr\
qualche Luogo le fentenze de' Giudlci
dlpendeffero piii dalle raccomandazioni
delle Dame , che da gl' infegnamenti de*
Tefti Civili : fara ben da condolerfi con
quel paefe per V infelicita del fuo fifte^
ma ,
CAPITOLO X.
Pelle Leggi ,
Nulla e pill necefTario ed importantQ
al Popolo 5 quanto le Leggi , perche
in quefte ii contengono i piii faggi rego-
lamenti per V amminiftrazion della QiufU--
zia in ranti diverli cafi , a fin di mante-
nere ia Pubblica quiete , e a ciafciin pri-
vato i fuoi diritti , ficche niun torto fia
fatto alia Vita, all' Onore 5 e alia Roba
alrriii . Ci provvide Giufliniano Augufto
di Leggi cotanto fenfate , e piene per U
inaggior parte d'Equita e Giuftizia , che
con ragione furono prefe per regolatrici
di quafi tutti i Tribunali d' Italia; fe non
che le Citta col formare i loro Statutj
mutarono 0 agglunferoquello, che giudi^
G 3 ^arong
t^t Capitcio X.
Caronopiu conEicevole od utile al fiftema
de i loro Popoli i e colT accoppiamento
di quefte due forte di Cofrituzioni ii re-
gola oggidi la Giuiifprudenza Italiana .
VolefTe Dio , die da tutti i Giudici fi
fapeffero ben' appiicare quefti bei liimi a
tutte le Controvelie forenfi , e che 1' ini-
menfa folia di taiiti Libri Legali non
zvt^^Q fervito piu ad imbrogliare , che a
itiaggiormente ilUiminare quclla si nobile
e rilevantc Scienza . Ora pofTono anche
oggidi i Prlnclpi formar nuove Lcggi , c
abrogar le vecchie , ogniqualvolta com-
parifca cio piu conforme alia Giuftizia e
sil comuii Bene de'loro Sudditi . Nel che
e ben da defiderare , che tiattandofi di
Coflituzioni , le quali abbiano fempre a
fufTidere , non fi faccia quefto fenza il
Conflglio delle migliori tede , e fenza ac-
cuiato efamc di tutti i lati della deter-
minazione, che s' e per prendere , confi-
derando , fe ne preponderi il Meglio , o
pure fe ne pofTono venir confeguenze col
tempo pregiudiziali al Pubblico , o a'Pri-
vati . Ho conofciuto paefe , dove un folo
Miniftro zelante , per ' frenare qualche
^forbitanza ne gli Stupri, induffe 11 Prin-
cipe
Belle Leggi, lo^
cipe a pubblicar tale Editto , che facile
riufciva 1' accufare e coftrignere gli Stu-
pratori a fpolare o a dotar le Zitelle »
pa li a non molto fi vide non calare ,
ma crefccre quefto delitto , perchc le po-
vere Fanciulle fi fentivano tratte a falla-
re per la facilita loro fomminiilirata di
veder premiati o ricompenfati i lor falli .
Conveiine percio moderar quella Legge,
e riduria a termini piu convenevoli ed
equitativi, onde non men T uno che Tal-
tro lefTo andafTe ritenuto dai cadere in
SI fatti difordini . Non e gia cosi d' una
Legge promulgata nell' Anno 1747. per
ordiiie deirAugudiirimo Imperadore Fran-
ce fco I, nel fuo Gran Ducato di Tofca-
na fopra i Ftdeicommijp e Trimogemtiire .
Furono ben' efaminati e pefati tutti i di-
fordini provenienti da quefta iftitiizion
de'vecchi tempi , crefciuta poi a difmi-
fura per li tanti aggravj , che ne rifen-
tono i Cadetti e le Figlie delle Cafe
Nobili 5 e mafifimamente per V afraffinio
di tanti Creditor! , i quali per lo fcopri-
mento de' legarni anterior! fopra i Beni
de' Debitor! , vengono foddisfatti con
mandarii in pace : per nulla dire dell'
G 4 aver'
104 Cap it oh X.
aver'anclie le perfone dozzinali introdotto
di non efTere da meno de i Nobill , per
confervare le loro ignobili Famiglie ; e
del danno , che viene al Pubblico per
tanti beni vincolati , che non tornano piii
in Commerzio. Nc li bada , che quefte
Primogeniture e Fideicommitfi , iftituiti
per confervar le Cafe Nobili nel conve-
nevol Decoro, quel fono , che le fanno
fovente perire •■> giacche a i Cadetti ca-
paci e voglioli di Matrimonio dai corto
avere e tolto il modo di accafarfi , e di
iupplire col tempo alle mancanze dc'Pri-
mogeniti . Ne aveva anch'io parlatonella
fuddetta mia Operetta , e ricordato , che
la gran mente di Vittorio ^medeo gia Re
di Sardegna vi avea rimediato colle fiie
nuove Coftituzioni . Ma perciocche TEdit-
to di Firenze a me fembra piu circoflan-
ziato 5 non potra fe non placere a Lec-
tori, chMo r inferifca qui per extenfum .
Fors anche potra eiTo fervire di norma
ad altri Principi , tuttavia di quefto re-
golomento bifognofi .
^^c?c?^ Jopra i FidcicommiJJt e Trimogem-
ture ^ da ofservarft ml Gran Ducato di To-
fcana .
FRAN'
Delle Leggt . toj
FRANCESCO
PER LA GRAZIA Dl DIO
IMPERADOR DF ROMANI
SEMPRE ADGUSTO.
RE DI GERMANIA E DI GERUSALEMME ,
DUCA DI LORENA E DI BAR ,
GRAN DUCA DI TOSCANA.
IL bene e vantaggio denoftri fedeli Sudditi
movendoci a ftahilire una regola , chiara,
ftabile , ed uniforme , concernente li Fideicom-
mijft nel no fir o Gran Due at o di Tofcana :
pereib coUa nofira piena Todefta , e fi)vrana
^utorita ordiniamo , tcomandiamo quanto fegue .
I. yAvendo le Trimogeniture e li Fidei-
commijjt per oggeto la conjervazione e /o-
fiegno delle principali Famiglie de gli Stati ,
permettiamo a tutti quelli , che godono della
Kobilta nel nofiro Gran Ducato di Tofiana ,
di potere in avvenire iftituire Trimogeniture
e Fideicommijp , o per ^Atti fra vivi ? o di
ultima Volonta.
II. Le Trimogeniture o FideicommiJJi -, che
fitranno cost in avvenire ifittuiti ^ nonpotran^
no fienderft oltre H ^uattro Gradi , ^o^o i
to6 Capitoh X.
quali cejfera ogni vincolo o gravame ^ e i
Bern fajferanno alt Erede nafurale e kgitti-
mo del quarto ed ultimo jojlituito .
in. / quattro Grandi fi conteranno in
capita & non in fHrpes , frnza pero com-
prendervi f Ercde ijlituito ,
IV. Le Trimogeniture e Fideicommiffi -non
potranno in avvcnire fondarfi , fe non fopra
■Bent immohili ^ o fopra Luoghi di Monte de
noflri Stati , fen^i^ cbe pojfano aver luogo
fopra altre renditt cenfuarie o redimihili ,
crediti , danaro^ 'mobilie , o altri effetti mobili .
V. Siccome per altro ne' noflri Stati al-
cune Famiglie pojfeggono raccolte di cofe rare
€ preziofe , le quali preme che fi confci'vino
con diligenza de' noflri Stati : potranno que/le
efsere fottopofte a Trimogenitura o Fideicom-
mifso 3 con ottenerne pero da Noi la permif
fone 5 la quale accorderemo volenticri , quan-
do ci parr a ^ c}/ efse la meritino .
VI. Hon fara permefio a i Cittadini , ne
a gli altri ^ i quali non godano prcrogativa
di Nobilta^ bcnche avefsero il titolo di Dot-
tore di Legge o Medicina , ne a i Bamhie-
ri J Mercatanti , o altre perfone di condizione
inferiore alk fuddette , di fare Trimogeniture
o Fideicommiffi . E quando da i medcfimi
in
belle Leggi . toy
in avvenire fi facefsero tali difpojizoni , fa--
rano nulle , di niun ejjetto e valore .
VII. Non intendiamo per altro di com-
prendere ?7cif KArticoh precedence i Nobili
de' noftri Stati , che fi applicafsero al Banco
0 commerzio : i quali pcrcib non vogliamo ^
che perdano il loro rango e prerogativa di
Hobiha j anzi che U riguardererno fempre
con una fpecial Clemenza , come utiHJfimi alia,
loro Tatria .
VIII. Le Trimogeniture e H Fideicom-
mijp iftituiti nel pafsato , in vigor della pre^
feme noftra Legge , faranno egtdalmente ri-
ftretti a quattro Gradi , da contarfi da I pof-
fefsore attuale della detta Trimogcnitura o
fideicommifso ; finiti i quali , tutti i vinco^
li 0 pefi cefseranno ^ e i Beni p-afseranno
( come ^ flato di fopra ordinato alt ^rticolo
jfecondo ) all' Erede naturak e legit timo del
quarto ed ultimo foftituito .
IX. Se per altro le Trimogeniture o Ft'-
deicommijfi fopra efprejji faranno per durare
mem di detti quattro Gradi : non intendiamo
prolungarli col la pre feme noflra Legge i ma
hensl fpireranno al termine prcfifso .
X. Quello , che fondera una TrimogenitU'
ra 0 Fideicommifso , conforme fopra fi e
detto 5
lo8 Capitolo X.
detto 5 0 per contratto fro. i vivi , o per
difpofizione d' ultima volonta , far a teniito egli ,
0 il fuo Eredc , di jar I' InveiUario di dctti
Bent , in cut jaranno defcriui efattamente e
fedehnente la loro quantith , ft tu anions , e
conjini ; del quale J/ivc?2tario dovra rimetttrc
in termine di trc Meft una copia infieme con
quella ddt ^tto , in cui fara iflituita la del-
ta Triraogenitura o FideicommiJJo ^ al Magi-
Jlrato Supremo della noflra Citta di Firenze ,
e rifpettivamente in Siena a I Tribunale del
Giudice Ordinario : per il qual' ejjetto ne fa-
ranno tenuti particolari Regiflri i e /' Origin
nale reflera alia Cancelleria de' Tribunali
rifpettivi de Lttoghi , ove i Bcnifono fttuati .
XI. T'ale difpofizione o fra i vivi , o TV-
flamentaria , che indidca Trimogenitura o Fir-
deicomrnijfo ^ dovra ejfere puhblicata tamo net
detto no/ho Magiflrato Supremo , e rifpetti-
vamente av^inti il Giudice Ordinario di Sie^
na 5 che avanti li Giufdicenti de' Luoghi ,
dove fan pojli i Bent ^ in tre pubblicheUdien-
^e 5 una per jettimana confecutivamente i del-r
la qual pubblicazionc dovra co/lare per un
xAtto de medefimi Tribnnali .
XII. Le dette pubblica^ioni non li difobhli-
gherarino da i Qarichi ^ Qrediti ^ ed Jpoteche
Ddle Leggi . 109
miteri'or'i , vna folamente da q^uelU , che potreb-^
hero ejser create dopo i ed in mancanTia di det^
u pnhhlica:^iQni i Creditori de gli Bredi , 0
dc' jojiittiiti , potranno farfi pagare de' loro
Crediti Jopra detti Bern , come Je mn fofsc'
ro fottopofii a I Fideicommifso 0 Trimogenitura .
XIII. In riguardo a lie Trimogenitttre e
fidekommijp J eretti in pafsate , ordiniamo ,
che i Tofsefsori attuali di ejjl fmio tenuii
nel termine di fei Mefi di conjotmarfi a
quant 0 ft e di fopra difpojio rifpetto a lie
Trimogeniture t F ideicommijfi da fondarfi in
^vvenire ; e in cafo di contravenzione li di-
chiariamo devohiti al piu projjlmo chiamato ,
il quale dovra efeguir quanto fopra .
XIV. E ficcome potrehhe accadere , che i
FideicommiJ]t dipendano da qualche conditio-
7ie , non pcranche purificata , 0 che il primo
chiamato non fofse ancor nato : in tal cafo
far a deputAto tin Cttratore a i Beni fuddet-
ti 3 per confervarne i Jrutti a chi di ragio-
ne apparteranno .
XV. Qualora non fara jijfata una regoh
panicolare , per Juccedere in una Trimoge-
nitura 3 Ji confiderera in primo luogo la Li'
nea , in fecondo luogo il Grado , in terzo
luogo il Sefso^ in quarto luogo t Eta .
XVL
1 1 o CapitoJo X.
XVI. J Figliuoli , 0 i Figliuoli de' Ft-
gliuoli 5 pojfi in condizione in avvenire non
Ji rePuteranno cbiamati , talche qualunque Fi-
dcicommijfo iflituito in cafo di mortt fenza
Figliuoli far a rifoluto p(r la hro ejiftmza .
ll^\i. Quando per ahro / Eredita per la
morte ab inteftato dell'Erede ft dovra deferire
a i Figliuoli , the da I Tc/lafore fono pofti in
condii(ione con qualihe qualita difliniiva : in
queflo cafo voglia7no ed ordmiamo , che quelli ,
chc fono Jlati po/ii in condizione dal Tejlatorc
colla detta qualita , ejcludano dall' Eredita
quelli^ che non fonopo/li in cojidizione ^ e ftic-
cedano come Eredi , e non come Fideicommijfarj .
XVIII. La condizione fi fine iiberis ,
appofla a piu perfone cbiamate collettivamen-
te e Jimultaneamentc fi reputera per purifi-
cata rifpetto a tutti , fe uno di loro ahbia
Figliuoli. E percioil fo/lituito rimarraefclufo .
XIX. La detta condizione fi fine Iiberis,
fi dovra fempre intendere appofla in tutti i
Fideicommiffi ^ quando fi trattera di efchtders
eflranei ; chiunque cjft fieno , E a quefl' effet-
to fotto nome di Figliuoli o Figliuole Jarli
comprefa la difcendmza .
XX. EJfendo luogo a duhitare , fe la Tri"
mogenitura o Fideicommi/Jo fieno flatifondati ,
Q fe
Delle Leggi. m
Q fi durino ancora , mn ft avr^ alcun riguaf"
do a lie fols conge tture , fulk qitaU fe ne vo-
lejfe fondare l' origine , o fqflenerne la dura"
zione : ma folamente faranno confiderate , ah
hraquando ejjendo efprejje tiflituzionc e cert"
tinuazion del Fideicommijfo o dell a Trimoge-
nitura , Ji mettera di fpiegare la volonta del
Teftatore o del Difponeme , per riconofcere ^
chi dcbba efsere comprcfo o preferito . 11 che
a^'ra luogo ancora quanta alle Primogeniture
G FideicommiJJl fatti per h pafsato , le di cut
controuerjie nonjieno ancora decife o tranfatte .
XXI. Si potra in jujjtdio fcorporare o
ipotecare k Primogeniture e li Fidcicommijji
afcendentali , come ancora li trafverfaU in
favor delle Figliuole e delle Nipoti ex Fra-
tre dclf Erede gravato , o del Tofsefiore del
Fideicommifso , folamente perb ad oggetto di
coftituire ad efse una Dote congrua ; e cio
anco nel cafo che vi jofse un ejprefsa proi-
hizione . // che ancora procedera per la >t-
Jlituzion delle Deti , e per /' aurnento delle
medejime , convenute nel contratto di Matri-
monio^ e nan altrimenti .
XXII. ^pparterra alle noflre Conjulte di
Firenv^e e Siena rifpettivameme , dopo averne
nndiito conto al noftro Conf.glio diReggenzay
di
ii2 Capitoh X. /
di permettere fa/ienaziom o ipoteca de Bent
Fideicommijp , o delle Tri'mogcniture , non
folameme per la cojiituziom , rejiituzione ,
D aumento delle Doti , ma amora per gli
KAlimenti puramente mcejfarj , o pu k fpe-
je 5 cbe co'averra fare ne' rijarcimenti e mi*
gliora'memi de'Beni , o per la difeja o aumen-
to del Fideicommifso , o per fare qualche
permuta o furrogazione de' Fondi .
XX III. Troibiamo di pot ere infer ire nelk
Primogeniture o FideicommiJJi da farfi in av-
i)enire , Claujule contrarie al Ben Tubblico ,
al No/ho 5 0 a quello de' Tarticolari j come
farebbe quelle di dichiarare decaduto il Tof
feffore della Tnmogenitura o Fideicommifso ,
eke jojfe fallito tm Mefe avanti il fuo falli-
mento , ed altre fimili ; le quali annulliamo
e aboliamo rifpetto a tutte le Trimogeniture
0 Fideicommijft , Jlabiliti per lo pajpito .
XXIV. Qualunque reflituzion volontaria ,
o anticipata del Fideicommifso non porterh
maipregiiidi^io a i Creditori , / quali potran^
no cib non oft ante efercitare le loro azioni
fopra i Beni Fideicommijft ^ e reftituiti ^ come
fopra 3 Jino a cbe la condi:(^ione fia purificata ,
fenza che abbiano alcun obbligo di giuftifica-
re p ckc tal reftituziom Jia fegnita in frauds .
XXVI.
Delk Leggi. U^
XXVI. Non intendia7m compreji nella prcn
feme Legge U Fcudi , che rilevano dal nc/iro.
Gran Ducato , / quali Ji regokranno f^condo
nnvejliture , Leggi , e Regolamenti de' No/hi
Tra^decejfori ^ ed altri j che giudicheremo No/
a propojito di fare , a n'firva pcrd dc' frmti
di qmjli medefimi Feudi , che potranno fiquc-
ftrarfi e perciperfi da i Creditm de Fcudatar]
nclt iflcffaguifa , che fopra /' abhianw crdina-
to 5 rifpstto alle Primogeniture e FidcicommiJJi,
XXVn. Eccetmiamo parimente dalla pre-
fente Legge i Trior at i ^ Baliati ^ e Cornmen-
de del Noftro Ordinc di Santo Stefano , fo-
pra le quali Ji ojferveraiitio le dtfpojjziom
contenutc m gli ^tti di Fondazione , cotj--
jermati da Koi , o da' noflri Tr^sdecejfori , c
rifpetto a i frutti Ji attenderajmo gli Statuti
del detto Nofir Ordine di Santo Stefano .
Data in Conjiglio di reggenza li 22,
Giugno 1747.
IL PRINCIPE DI CRAON.
Glo. ANTON TORNAQUINCI.
GAETANO ANTIMORJf
Ma ordinariamente gli Editti e le Leg-
gi de'Principl in inaterie civili fono rarif^
iime ; piu frequent! Ton quelle , che riguar-
H dano
1 S 4 Capifolo X
iiano il bucn Governo , e frequentlfTima
poi le fpettanti alia lor Camera e Fifed *
Sovente in ogn/ Popolazione intervengono
cafi, che efigono la Provvidenza del Prin-
cipe 5 e coiivien percio publicar nuovi
Editti . E quefti poi o fono per qualche
inconveniente e biibgno prefente , o pure
anche per ravvenire . Se il primo ^ cefTato
il bifogno 5 celTa anche la forza d' efTi.
Ma quaiora vengono formati , affinche fer-
vano anche a i tempi avvenire , cadono
qui alcune ofTervazioni 5 che il buon Prin-
cipe , e gli onorati ruoi Minifni non deb-
bono trafcurare . Corre difierenza fra le
Leggi Statutarie , e gli Editri e Gride
fuddette . Le prime , perche inferite in
quel Libre ^ che dee fervire di norma
ogni tempo , poirono fcmpie obbligare ,
perche ef{:>ofte in un' Opera, che ognuno
puo confultare alle occorrenze . Non c
cosidelle Gride, efiftenti in fogli volanti .
Troppo farebbe, che il Popolo fofle tenu-
to a tener piefTo di fe , e ftudiare quella
gran farragine di Gride , che di mano in
mano ii van pubblicando dal Governo .
(Pero pafHito un difcreto corfo d' anni ,
^uando quefte non fieno ripubblicate , co-
rn in-
Delk Leggl: jj^
mincia a correre Ja Prefcrizlone contra
d'efTe, fapendo noi , che il difufo e la
contraria Confuetudinc toglie il vif^or an-
Qht a gli flefTi Stacuti e Leggi comuni ;
e pero raolto piu a gli Editti non com-
preii in efli Statuti . Ho veduto , chi in
certi particolari call ha voluto diffotterar
Gride , compose quaranta e cinquanta
anni prima, delle quali memoria non re-
ftava, con pretendere di farle valere con-
tro chi non aveva oiTervato un divieto
tanto tempo fa pubblicato in una Grida '
Cio era contra ragione . Ne' Privilegi e
nelle cofe favorcvoli Ja longinquita ditl
tempo, favorita anche dairufo e'pofTefTo,
fi foftiene : ma non gia nelle cofe odiofe ,
che levano , o riftringono la Liberia ; fe
pur non fi tratta di azioni o cofe per fe
ftefTe cattive , e riprovate almen dalle
Leggi generali delF umana 5ocieta . Per
quefte ultime si non v' e Prefcrlzione , e
il Principe dee fempre vegliare , affmche
fieno puntualmente efeguite , e in cio ha
da^ preftare man forte ed ordini rifoliiti a
chi prefiede al maneggio dejia Giuftizia .
Legge non fi puo, nc /i iXco^ fare; ma
farebbe ben , che ci i^[{z qualche Aggio
H 2 i|ie-
1 1 5 Capitolo X.
fpediente, che inoderafTe il tanto fujiio ^
che in alciine Citta cmpie Ja te(b delJe
perfone Nobili, le quali guardano d'alto
in bafTo chiunque non e lor pari nella
condizione i e purche portino il titolo di
Conte o Marchefe ( ancorche nondi rado
quefto fi riduca ad unmero nome , perche
fcompagnato da Feudi ) fembra lorod'efTere
luperiori al grado degli nltri Gentiiuomi-
ni. Moltopiu fanno fentire la loro fuper-
bia al refto del Popolo, non ammettendo
nel commerzio loro ne pur Cittadini one-
rati 5 e trattando la genre baflfa fecondo i
dettami deirinnata loro alterigia . Ciechi
e miferi che fono . E^ egli forfe megiio il
comperarfi T odio , o pur Tamore altrui ?
Non cosi fa la mnggior parte dell' Italia ,
dove i Grand! amorevolmente e familiar-
mente converfano co' Cittadini e Mercatan-
ti, e ne pur degli ArtiftI e del rimanen-
te del Popolo rnollrano alcun difprezzo , e
punto per queflo non ifcemano della lor
Nobilta e Grandezza . Qiianto a i Prin-
cipl faggi e buoni , ognun fa ? ch' efll trat-
tano conmoltaftima e diftinzione la No-
bilr^ de' loro Stati ; ma fi ftende la loro
benignita anche fopra il reflo dd loro
Po-
t)dh Leggi. II J
Popolo, e fin fopra la bajGTagente, iicoi>
devoli ferapre , che fono e debbono eflere
Padri d'ognuno. Da tutti cercanodi fau-
fi amare , e fta in loro mano V ottener
quefta gloria . Ora s' efli non pofTono ca-
var di capo alia Nobilta il Demonio della
Superbia , almeno atrentamente provvegga-
no 3 ailinche niun d' effi Nobili faccia da
prepotente contra chi e loro inferiore di
condizione e di foftanze. Se un Grande,
e peggio fe un Miniftro , indebitamente
maltratta un Cittadino, non fi puodire,
che bisbiglio ne faccia , che sdegno ne
concepifca tutto il refio della Citta , In
quel Iblo ciafcuno ftima oflfefo fe fieflb . E
qualora il Principe lafciaiTe impunita tanta
baldanza e violenza, contra dilui ftefib fi
rivolgerebbe Todio di tutto il Popolo . Per
la ftelTa ragione non ha mai da permette-
re il Regnante , che i Potenri fi credano
elentidairobbligo di pagare i lor debit! ,
o paghino folamente con minaccie , od
oltraggiofe ed afpre parole i Mercatanti
creditor! . Non e egii forfe qiiefto un cal-
peflare leRegole della Giufiizia , ordinate
non men per U grand!, che per li piccio-
li? In cafitaliuiio de' pin celebri Principi
H 3 or- "
Ii8 Capitoh X
ordinava , che la fua Camera pagaffe il
Creditore , a lui ricorfo per ajuto . Si
puo immaginar ciafcuno , che divenuta la
Camera creditrice di quel Nobile e Po-
tente, a lei non mancava maniera e for-
za per farfi rimborfare . Non c e cofa ,
che pill debba flare a cuore a i Princi-
pi, quanto T impedire ogni prepotcnza,
perchc ogni cattivo ed impunito cfempio
fe ne tira dietro moiti altri, da' quali e
tenuto il Principe a prefervare , chi per
eflere debole non ha fe noa la protezio-
ne e Giuflizia del Sovrano , che il pofTa
difendere . Concorrono qiiefli motivi a
farci del pari intendere la necelfita , che
il Principe , ficcome di fopra abbiamo
accennato, tenga gli occhi aperti fopra i
ValTalli , acciocche non inipongano onori
indebiti a i Sudditi , e non commettano
angherie ed ingiuftiziecon abufo manifefto
delle loro Inveftiture e delleLeggI comu-
niy maflimamente fapendofi , che talvolta
i vefTati ne pur' ofano d' impJorare il
braccio del Sovrano per timore di peggio .
Se ricorrono, il Principe gli ha da afcol-
tare con gran benignita , e fegretamente
chiarita la yerita de'ricorfi, dee ( e non
man-
Di'lle Lt'ggi , 11^
mancano maniere ) indagar gU andamenil
e il governo de' fuoi VafiTalli , e di qual-
liv^aglia Gi lid ice urbano e forenfe , e prov-
vedere con forza , perche da qiiefle mote
dipende la quiete o la perturbazione di
non poca parte del fuo Popolo . E cafo
che egli non poiTa o non voglia accndire a
quefto J ha almeno da incaricarne forte la
ricerca a^ fuoi Minlftri , e fcoprendo che
vi mancano 5 fe n' ha da rifentireconeffi.
Per conto de gli Editti , fpetttanti al
Fifco e Camera del Principe , che si fo-
vente faltano fuori , folamente e da offer-
vare, che finche da' medefimi fi confervi
ogni Diritto ad effa Camera competente ,
niuno ha giufla cagion di dolerfene . Ma
che i Miniflri ogni di piu vadano fenza
neceffira accrefcendo gli oneri in pregiin
dizio del PubbHco i che fempre piu fi
riflringa la Liberta de' Sudditi, e talora
con dimenticar le grazie e i Privilegi ,
accordati e confermatida i piii benigni e
benefici Regnanti alio Stato , o a certe
Citta ; che s' inventino rigori nuovi e
trappole , onde facilmente la gente cada in
contrabando: quefto non e mai onorede'
Principi , anzi fi converte in loro difcre-.
H 4 diCO
iio Capitolo X.
tiito r iniqua premiira di coloro , che tan«
te fottigliezze fpremono dal loro cervello ,
. affinche fempre piii fiutti la vjgna del
Sovrano . AUorche il Popolo fcorge la vera
e giufta iiecelTita d' aumencare gli aggravj,
Ji ibffre. per lo piu con pazienza , cono-
fcendo , che non d^l volere del Principe ,
ma dalle correnti difgrazie, provien quell'
accrefcimento di Mali. Tolta laneceilita,
non piio fchivarfi Ja pubblica mormorazio-
ne e fdegno contro i Configlieri di si gra-
vofe novita. : e credere voi , che ne pofTa
andare efente il Principe flefTo ? Le Leggi
pofcia 5 che riguardano i pubblici inevita^
bili aggravj, quando fia giuftamente com-
partitQ il pefo, ne C\ eccettui, ie non chi
vienc eccettuato dnlla Legge comune , veg-
gonfi parimenre efeguite con pazienza dal
Popolo . Quand' anche a molte povere fa-
migi'ie s' abbia conimiferazione , e s nil
indulge nza , li va tolierando . Ma fe niai
iion i Poveri , ma i Ricchi e Potenti , c
chi ha buoiii appoggi , reflano efentati , fca-
ricandof' fopra gli altri T oncre , ch' effi
con piu rohufte foallc poteano o doveano
portaie ; ch? puo irnpedire allora il Popolo^
•zi\L noa gridi airingiiiflizia? Che fe tale
efecu-
Delk Leggi, 121
efecuzion provenifle da' Principi fteffi pef
Privilegi a quefto e quello conceduti , con*
vien qui ricordare , che finche il Principe
vogiiadifpenfarperfone dal pagare in par-
te o in tutto i Tributi airerario fuodo-
vuti, egli non ne ha da rendet conto ad
alcuno , facendo egii del fuo quell' ufo ,
che gli e piu in grado . Ma che fi accor-
dino Privilegi con poi ripetereda glialtri
cio , che avrebbe dovuto pagaie il Privilegia-
to J e che fi concedano eienzioni di quel che
appartiene al Pubblico e alia Communita di
uno State: quefto e undonare la roba al-
trui, ne puo mai fcufarfi, tornandoque-
fta liberalita in daniio di tanti altri for-
zati a contribuire il di piu , che vien loro
tolto con quella liberalita ^ E chi vuol fo-
ftenere si fatte grazie colla granpodefta,
che il Principe ha fopra i Beni di tutti i
Sudditifuoi, nondiro, che fi guardi dall*
imbrogliare la Cofcienza propria e quella
del Principe , ma si bene ch' egli la fa da
Adulatore , e non da onorato Configliere ,
ed amatoredellavera gloria del Sovrano,
il quale col fuo , e non coll' altrui , ha da
premiare i fuoi Favoriti . Pero i buoni
Principi fi guardano dal concedere fomlglian*
ti
12 2 Capitolo X.
ti Privilegi , e venendo i bifogni del Pub-
hlkoj li cafTano ; anzi fifonoveduti alcuui
SI mifericordiofi del Popolo , che nelle pub-
bliche calamita ne pure ban voluto efenti
c privilcgiati i lor proprj Beni e villani .
Molto piu poi s' hanno a ricordare i
Principi, chc s' efli comandano al Popolo,
anche le Leggi debbono coinandare al
Principe . S' ha qui da avvertire , che
due forte di Leggi abbiamo : le Civili e
Criminali dipendcnti dair arbitrio de' Le-
gislator! ; e le Leggi di Natiira e delle
Genti , moltiflime dclle quali fono ancora
efprefle e comprefe nelle prime . Quanto
alle prime, non e talmente legata la Po-
defta dc Regnanti , che non pollanoconce-
dere Difpenle in call particolari . Avreb-'
bero efli potuto dare un diverfo regola-
mento a i Contratri, Teftamenti , azioni
Grudiciarie &c. Qtialora dunqiie credono
bene di recedere dal gia ftabilito, legit-
timo e da dire rufo della loro autorita .
Proprio nondimeno de'buoni c faggi Prin-»
cipi ha da diere di non dcrogare a ca-
priccio allc fiiddettc Leggi, ina bensi di
cfercitare efia autorita , allorche ragione-
Yoll nioEivi concorrono per far lo p fieno di
pub^
DeUe Leggi . 12^
pubblica Utilita , o di Equita , o di Ca-
rita verfo i particolari . Cio avviene per
efempio nel difpenfare da i vincoli d' un
FideicommifTo , perche cosi richiede il Ben
comune, e il bifogno di maritar Figlie ,
che refterebbono indotate i di afliciirar Do-
ti 5 fenza la qual ficurezza fi troverebbero
difficolta a i Matrimonj , e cosi difcor-
rendo. Sopra tuttopiio, e dee talvolta il
Principe andar fopra le Leggi Criminali ,
perche la Clemenza ha da elfere una delle
piu luminofe gemme della fua Corona , e
il rigor di quelle ha da fuffiftere contra di
coloro, che perturbano la pubblica quiete
con furti qualificati , con Micidj a fangue
freddo, AfTaffini , Falfarj &c. e non gia
contra tant' altri , che o per bollore acci-
dental di pallioni, o per pocaavvertenza ,
e fenz' abito di malizia , contravengono
alle Leggi , o cadono in Contrabandi .
Allorche in quelH ultimi cafi indulgente e
fiilfericordiofo fi fa conofcere il Principe ,
e molto piu fe nepur' amad' unireallera-
rio fuo le multe de i Delinquenti , rifcuo-
tera benedizioni e gloria da' Sudditi fuoi
Non cammina cosi per le altre l^^gg^ -
fondate fu i primi principj della Giufti^^
zia^
124 Capitolo X.
^ia, deirEquitaj e della Carita . Qiiefti
fonlegami, che ftringono non meno i par-
ticolari , che il Principe ftefTo . V ha chi
fe ne ricordaanche nel bollor dclle guer-
re col guardarfi da ogni barbaric , e da
gli eccellivi aggravj, verfo i Popoii inno-
centi . Ma non tutti fanno cosi . Ne man-
carOno Principi in altri tempi , i quali
fenza chiare pruove addoffarono reati ad
alciino de' VafTalli e Sudditi fuoi , per
ingoiare i lor Beni e diritti . Di quefti
oggidi niun paefe ne conofce , o ne pruova .
Per la ftefTa ragione fi guardino tutti i
buoni Principi da ogni parzialita per quel ;,
che riguarda le Lici dedotte davanti a i
Giudici fra le private perfone . UHzio
d'efli e il vegliare, affinchequefti Giudici
tengano diritte le bilance j non fi lafcino
volgere il cervello dalle raccoraandazioni
di chicheffia i non prendano altri regali che
i permelTi dalle Leggi > e fe aiancano , gli
hanno da cafTare c da gaftigare a mimra
del demerito . Del refto non folamente la-
rebbe un^enorme abufo della potenza , e
una manifefta ingiuftizia , qualora il Prin-
cipe, proteggendo 1' una delle parti liti-
gant] 5 ordinaffe a i Giudici di fentenziare
fe-
Delk Leggi . 125
feconcfo lafuavolonta ( il die tiittavia a''
tempi noftri niun de'Principi e si dimen-
tico di fe flefTo, che ofidifarlo ) ma ne
pure di far loro deftramente conofcere
nnclinazione fua per defiderio di travolgere
le menti di chi ha da giudlcare . In cafi
tali, fe maioccorrefTero, fanno i Giudici
timorati di Dio di dover' nbbidire nonal
Principe, ma a chi e fuperlore a tutti i
Re della Terra , e piii todo hanno da ef-
fere pronti a dimettere le loroCaricheed
Ufizj. Similmente i Camerali , perfuaii >
che quefta fia la mentedel Sovrano, deb-
bono veftire una totale indifierenza nelle
Caufe 5 dove il private litiga col Fifco .
Quefto Fifco fotto i Principi buoni , am-
miniftrato da Uomini veneratori del Van-
gelo, e amanti del vero onore, hadaef-
fere confiderato come un prlvato, che li-
tighi coir altro privato . Ne convien si fa-
cilmente attendere quella deforme Maifmia ,
che la Camera del Principe e femprePu-
pilla, e ne pure la gran filza de' Privile-
gi , che oltre a i determinati dalle Leggi
comuni gU hanno accordato gli adulator!
Legifti. Ad egual partito nelle Litifra il
Povero e il Ricco s'ha da pronunziare ia
fa-
126 C apt tola X
favor del primo 5 e non gla del fecondo :
Di piu non ne dico, e folamenteaggiun-
go, che fecondo i principj fopra eipofti
Jocfevole 5 anzi necefflirio impiego del Prin-
cipe fara il provvedere alia mala" ammi-
nillrazione delle rendite del Pubblico , de
gli Spedali 5 e d* altre Opere pie i T im-
pediie e gaftigare i Matrimonj indecent!
delle perlbne Nobili ; il provvedere a
certi ingiufti Teftamenti . Ma troppo dif-
direbbe all'onor fuo, e talvolta ne refte-
rebbe Jefa Ja cofcienxa , ove pafTafTe a
difporre de'Beni ed entrate della Repub-
blica a fuo capriccio, e la fteiTa illimita-
ta e difpotlca autorita voleiTe efercitare
fopra i Lunghi pii , ed impedire la Ji-
berta de gli onefti Matrimonj , e delle
ultime Volonta , fe pur quefte non ridon-
daflero in danno del Pubblico. Gloria del
Principe e la Moderazione ; ne i faggi
iftitutl de' Maggiori s' hanno a gualiare
fenza qualche potente e giufla ragione .'
Hanno le pubbliche Leggi fpezialmente
da avere per mira la PubbiicaTrnnquilli-
ta ,' cioe unode'principali ingredienti della
Felicita d' un Popolo , confifiente nel gode-
re la quiete e la Ijberra di operareilBe^
ne^
Dclk Leggi . 127"
M 5 e di accudire fenza turbazione a gll
one/ti fuoi affari e meftieri . II manteni-
mento di quefto defiderato fereno dipcnde
dalla CLira ed attenzione del Principe e de'
Minillri da lui deputati all' efecution delle
Leggi contra chiunque ofa di nuocere alia
Roba de'Sudditi. Allorche s' ode per la
Citta o pel diftretto , chi infefta le ftra-
de ; chi attende a latrocinj ; chi cornmetre
micidj : ancorche ad iino o due foli lla
avvenuta quella fuperchieria e danno , pu-
re fe ne rifente e tiirba il Populo tutto
per r apprenfione che a lui poffa toccare
un fimile attentato contro laGiuftizia . Ne'
paeli , dove fi pruovabuon Governo, faol
provarfi un' invidiabil quiete , e fi puo por-
tar r oro in mano per le flrade ; non gia
che manchino mai uomini perverfi , ladri ,
piepotenti, truftatori , e fpargltori delfan-
gue iimano ; n:ia perche fempre va a cac-
cia di tali capeftri la vigilanza e fagacita
de'Gludici , e de i loco fubordinati Mi-
nidri . Se per avventura alcun'altropaefe
oggidi vi fbffe , dove mancafTe la (icurczza
delle ftrade , mancherebbe anche molto
alia gloria di quel Governo . Nel Secolo
Seftodecimo crebbe si fmifaratamente la fol-
ia
'128 Capitolo X.
la de'Banditi, co'quali s* univano tutti 1
malviventi 5 che il Regno di Napoli elo
StatoEccIefiafhco ne rifentirono graviflimi
infulti e danni ; e gran forza vi voile per
purgar le contrade da tanti iniqui mafna-
dieri . All' incontro nel Secolo proximo
palTato regnarono in varj Luoghi , maffima-
mente della Lombardia, Ic nemicizie pri-
vate, le uccifioni vicendevoli , e grande
fu r affluenza de' Sicarj . Anche a quefto
han provveduto i faggi Principi , talmente
che oggidi la femente de' prepotent! e de
gli fgherri h quafi eftinta . Contuttocio di
queite male erbe dapercutto ne va fempre
puUulando, e maflimamente nella ladreria ,
bel meftlere efTeiido quello di voler vivere
coir altrui fenza faticare . II tener buone
fple, o il gratificare i cacciatoridi quefle
male beftie, tanto invogliate d' una forca
o d'un remo, fuoltenere, perquantomai
fi puo, quieto il paefe . Non occorredirne
di pill 5 perche difficilmente a' tempi no-
llri fi trovera Principe o Governo , die
con premura non accudifca alia conferva-
zione dellaPubblicaTranquillita 5 e faccia
valer le Leggi contro i perturbatori d' ef-
fa . Quantunque poi s' abbia con fermez-
N xa
DeJle Leggi . 12^
za a procedere contra de'malviventi , pure
non fi dovrebbe mai permettere , che i
malfattori marcifTero nelle career! , e maf-
limamente nelle fegrete , fe pur quefla non
folTe la pena loro deftinata . Manca in
-alcun paefe T Ufizio de' Vifitatori delle
prigioni , e manca un rcquifito del buon
Governo e della Carita Criftiana . Da elTi ,
o in diFetto loro da i Giudici , dee di
t^nto in tantoeiigere il Principe una no-
ta fedcle di tutti i carcerati e del tempo ,
in cui furono chiufi , per efaminare , fe i
Grudici foifero da efTere condennati , per-
che tanto tardano a condennare o afTolve-
re que' malfattori o miferabili . Ma le
Leggi poiTono efler buone, e faggiamente
formate non mcno pel Civile , che per
TEccleliaftico Governo; e pure mutan-
dofi le circoftanze de'tempi , e de gli af-
fari 5 e fuccedendo abufi e difordini , puo
darli che meglio fia il mutarle con pren-
dere un regolamento piii faggio , o piii
adattato a i prefenti bifogni . Riferifce il
P. Pecavio de Poenitentia Lib. VII. Cap.
1 8. una Propofizione di 'Ttcjilo Bracheto
MiJeterio nel Libro intitolato Ferus Tacifi-
cHs 3 il quale afferi : Efe Hxrefim , / ?^^"^
I ere-
1^0 Capitolo X.
ircdat 5 ah Eakfia , mutari fojft infliiutioms
^po/hlicas . Sopra tali parole ecco la
Cenfura della Facolta Teologica della
Sorbona . Ha Tropojitioucs , in quantum ae"
gam auBoritatcm penes Ecchfiam ejfe con^
dendi novas Leges ^ & aliud ftatucndi^ quam
quod yApoftoH ftatuerunt , Jive circa ca , quiS
ad regime?} Ecclefiafticum , fi''oe qjix, ad Cultum
divimtm , Officium , if Cteremonias pertinent ,
Temeraria Junt, Ecclcfix injuriofa , <b> Htz-
reticcc . Or quanto piu fara cio permefib
e Jodevole nel Civile Governo , ove la
richiegga la Prudenza e il bifogno ?
CAPITOLO XI
Delia Medicina .
O' lo mi mettero a dire, chedigrande'
1^ jm porta n7.a c I'^r/e J<fic^/f^ per la Fe-
licita di un Popolo , ed elTeie per confe-
guente iicccfTario, che ve n' abbia un di-
fcrero nuinero per quallivoglia Popolazio-
ne : io non vorrei , che mi veniflTe incon-
tro qualche Plinio, od alcun'altro o poco
a'^uco, non che nemico de Medici , che
fi mettefTe a icreditare qiielFAne ^ lino a-
pre-
Delia Mtdicina'i i^i
pretendcre , che meglio flarebbe il Mondd
lenza d' eCi , ed ellere piu il Male che il
.Bene , che da lei deriva . Noii raancano
Medici^ da' quail vien dipinta T hicertezza
della Mediclna e de' Medicamenti i ed
altri , che giungono a trattarla da Ciarla--
tanifrao, e da meflicre ifiituito^ non per
recare la falute a gli iiomini , ma per
ifmugnere labor fa di chi loro crede . Cian-
cie nondimeno rali me piinto non cracter-
ranno 5 e molto meno la gente fa^^gia 5 d:il
ficonofcer nella Medicina un' Arte , non
Iblo degna di (lltna e di onore , ma aa-
che a rlguardarla come un'ajuto , di cui
abbifogna ogni ben regolata Repubblica
per la faliite e vita de' Cittaclini : il che
viea anche avvalorato dalT aiitorita delle
Divine Scritture . Preziofa troppo e la
Sanita de'CorpinoPtri; e dappoiche quefca
fi truova fus^etta a tanti diverfi mail , ri-
chiede pare i'Amor di no! ftefTi e la Prii-
denza , che ricorriamo a chi ci da baone
lezioni per cuftodirla , e probabilmente pio
recare qualche ritredio per ricuperarla . Mi
f\ chiedera, s' io creda da tanto la Medici-
na. Rifpondo, noa elf^rci dubbio , porere
i faggi Medici romminiflrarci liirni di mol-
1 2 to
132 Capitoh XL
to utili 5 affinche li mancenga , per quan-
to e mai polTibile , la Sanita , e li fchivi-
no i malori . Son da leggere i loro Trat-
tad de Vaktudim tucnda ^ il fugo ordinario
de'quali fi riduce ad infegnaici la Tem-
pera nza e moderazione nel mangiare e
bere , e in altri Piaceri del Corpo i nel
tenere in efercizlo il medelimo Corpo i in
proccurare una baon' Aria ; e in guardarci
dalle gagliarde Paflioni . Chi la e puo far
queflo, larii un b lion Medico di fe fie/To ;
c purche la mefchina compleffione fua non
gli faccia guerra , non avra ordinariamen-
te da implorare il foccorfo de gli Efcula-
pj . Concuttocio tanti error! , tanti eccefli
li commettono da gli Uomini , tanto puo
r Aria e la varieta delle Sragioni , che per
colpa 3 ed anche fenza colpa noftra , ven-
gono a trovarci le malatrie , c Y efenzion
da quefte e privilegio di pochiiTimi . Ora
di ranti mali , che arrivano , alcuni Ion
licvi . Con un po' di pazienza e di diera ,
e con rimedjj che per lo piii foncogniri
anche al Volgo , li guarifcono . Un' atto
di molta delicattezza e fovente lo fcomo-
dare per queflo i Medici . Ma abbondano
i mali gravi, le febbri di piii forte , ed
altri
btliia McdieitU . i||
altri diTairiimi fconcerti del Corpoiimano"^
difegnati con varj nomi ( Greei non pa-
chi ) e derlvati da vizio ne' fl'jidi o ne"
folidi ; e chi vuol fu quefto delle belle
lezioni , e de i Siftemi combattenti V uri
Tnltro, non che ha da aprire i Librl de
gll antichi e moderni Medici , o d'l afcoN
tare gli fteflfi nelle lor Confulte e batra-
glie iopra deterniinati Infermi . Ora ve-
nendo si fatti nemici di mali ad infeii-nre
la parte macchinale deir Uomo , fe ne
fuccede la giiarlgicne , ne pretendono la
gloria i Medici e forfe con ragione ; li
gente pia inclin:^ ad attribuirne il buon'
eCito alia protezionede'Santl , e puo anch'
eiTere - D' ordinario nondlmeno e la Na-
tura, che decide quefia lite . S'efTa ha for-
za 5 e il malorenon e eftremo , efTaperio
piu , e non gia il mcdicamento , la vince*
Se poicia la forza del male h fuperiorc
8 quella dellaNatura, bifogna andarfene.
E certo ad o^nun di noi tocchera nnz
malattia , che fi riJera di cento Medici •
Oraches'ha qui da dire ^ Qnal gran van-
^^So'^ poffiam noi fperaredalla Medicina?
Primieramente confeffino i finceri Me«
dici , noil faoer' eglino le cigioni interne
I 3 di
J 54 Cap it oh XJ.
di parecchi mali , ne il lavoro fegreto dtU
ja NatLira ia quel combattimento . E quand'
anche fi credano di poter' indicare , onde
proccda un male , e qual via s' abbia a
tenere per curarlo , le pure lia pofllbile ;
tuttavia quell a cagione e complicata non
rade volte con tante altre afcofe , che non
giovera , fors' anche nocera un rimedio,
a cul s' e attribuita la felice guarigione
d' un' altro (imile . E pero Dio vi guardi
da una Febbre acuta . Poco piii ne fa allora
il Medico che il ciabattino, e gli convie-
ne afpettare dalla Natura la buona o la
rea fentenza . In fatti fa^^io Medico e
CO
quegli , che fa ben' ofTervare e fecondarc
la Natura in cafi tali . Secondariamente ,
non niegano i Medici I'incredibilc fcariez-
za di Rimedj , per guarire i mali , ben-
che v' abbia un' infinita di Ricette , maffi-
mamente ne' loro vecchiLibri, riducendo-
fi J per dir ben molto , ad una dozzina
fola i Medicament! ncurl , purche adope-
rati a tempo e luogo, e con molta avve-
dutezza . Se ad ogni vifita il Medico fcri-
ve qualche Recipe ne' morbi gravi , e per
conlblare la Fantafia de gl'Infermi e de i
lor domedici 5 e non gia per ifperanzadi
ri-
Delia Medicina , 135
lifanar chi e in ietto , e nel torchioTer-
%o 5 ne vecchi tempi , benche non apparif-
ie, pure talvolta fuccedeva, che gli ftefTi
Riiiiedj in vece di guarire il malato da
ua male , il guarivano da tutti , con libe-
railo da qi,ie(ta valle di lagrime . Oggidi
i biioni Medici fi rengono ben lungi dal
trafgredire il qiiinto Comandamento di
Dio i con prefcrivere Rimedjinnocenti , e
fe non polfono guarire , almen i\ guardano
dair uccidere . Nonc'e pero ficurezza , che
non pofla anche oggidi avvenire clo , che
non era cafo raro unavolta. Ognl Medi-
co , fe bene efaminera la ferie de' cafi a lui
avvenuti , trovera , che in alcuno d'eili s'e
ingannato con pregiudizio grave d'un' In-
fermo , o per non aver conofciuto il male ,
o in predirne I'efito 5 o per aver tralafciato
qualche mezzo , o per averne adoperato
un' altro tucto contrario al blfogno di lui .
II SalafTo , che e tanto in ufo fra noi , fi
fa, quanto fia contraflato ed abborrico da
altri della Scuola Medica ; e contuttoch^
cvidente ne fia Tutilita in varjcafi, pure
in non pochi altri non v'ha barba d'uomo,
che poffa afficurare , che quefto Rimedio
( raaflimameate fe il Medico e molto fan-
l 4 guina-
1^6 Cdpiioh XL
guinarlo ) non abbia affrettata la morte
a i malati , cd anche proccurata a chi
fenza d'ciTo farebbe guariro . La diveriita
dc'Si/lemi fa conofcere , che i Medici la-
vorano nel biiio . Quarto , la fperienza
dimoftra, che un Rimedio dato per certo
male , e guaritivo d'efTo , ne ha fufcitato
de' peggiori , e fin di quelli , che condu-
cono al cataletto . E gli antichi Medici con
tanti purganri, fciloppi , e vota-fpecicrie ,
indeboiendo lo ftomaco della biionagente,
preparavano a ie fle/fi tin nuovo guadagno
colle vere malattie , che loro poi foprave-
nivano. Finalmentemali ci fono , a' quali
non v' ha o non fi conofce Rimedio . Non
s'ha per quefto da ritirare o Jicenziare jl
Medico 5 perche fi accorerebbe Tlnfcrmo;
e fe non fi pu6 guarire il Corpo , s ha
con Prudenza da guarire la di hii Fan-
tafia , e da difporre tantolui, che i Pa-
rent! 5 al maT efito prevediuo , quando
manchino forze alia Natuta per far quel-
Jo , che non puo la Medicina . Solamente
in tal cafo la Carita richiede di non
aggravar di fpefe la Famiglia con Medi-
camenti e Rimedjinutili e di caroprezzo .
Contuttocio e da dire , che eflendofi
rifor-
Dell A Medicina . i^j
rifoi'mata da un Secolo in qua la Medici-'
na 5 e liberata da moltiprcg'udizj, e pe-
ricoli piu tofto di nuocere . che di giova-
re, avvegnache pOGO fi fia profittato, per
guarrir la gente : pure da faggio fempre
far a il ricorrere a i Profeffori d' efTa ne'
bifogni occorrenti alia noftra fanlta . Se
altro non faceffero eglino nelle roftre ma-
]attie 5 che di dare un buon regolamento
al governo deir infermo , bafterebbe que-
fto folo per cercarne I'afTiftenza e i confi-
gli . Ma certo e , ch'efli fanno di piu ,
perche fecondo le indicazioni ii ftudiano
da aiutar la Natura ne' fuol sforzi , per
efpellere i mali umori con varie crifi i e
chiamati a tempo pofTono prevenire ed im-
pedire alcuni malori , onde e minacciata
efTa Natura . Ne li puo negare , che in
alcuni cafi chiaramente effi prefervano
Fuomo da morte , come avviene in mini-
ftrare a tempo la Cliina-ciiina , allorch^
le Terzane fi cangiano in Perniciofe e
mortifere ; e che alieggerifcc^no il Sangue
ne gr infulti , patiri da i plettorici ; ed
hannoRimedjper le DifTentcrie , che prefo
non abbiam troppo piede ; e pereftingue-
re altri mali, provenienti dali/ Incontinent
za.
133 C apt tola XI.
%2l . Purche fia tanto faggio il Medico ,
che non poffa nuocere , fern pre iara in
^ualche maniera giovevole il fuo conligllo
ed aiuto. II perche e cfa chiamar fortu-
nato quel paefe , chc puo aver Medici
giudiciofi , fludiofi della miglior Tcorica
della lor profeflione, e raffinati nellaPra-
tica d' efla . II Giudizio chi non T ha,
non trovcra bottega , dove comperarlo .
Ma per conto dd Saper bene un'Arte si
importante e gelofa , non mancano Libri
delle piu colte e dotte Nazioni , e di
Medici infigni , che pofTono fomminiftrare
utili afTiomi, fperimenti , cafi feguiti , ed
altri lumi, per ben condurfi in cosi im-
portante e gelofo mefliere . Una notizia
aiuta Taltra; il fucceduto un di piio fer-
vir di maeftro air altro giorno . DifHcil
cofa fara , che pervenga niai alia gloria
d'eccelente Medico , chi molto non leg-
ge , e chiude in pochi Libri , una volta
letti , tutto il capitale della fua fcienza ,
attenendofi unicamente a qualche Antido-
tario o Ricettario , abbondante per lo piti
di mercatanzia 0 falfa o diftitile , e tal-
volta anche nociva . Gran cofa e , come
tutte le Scienze ed Arti da dueSecoli in
qua
Delle Medicina . j ^ ^
qua abbiano maggior perfezione , a rifer-
va della Medicina , \d quale li e ben piu.
depurata da moltiabufi, ma poco o nul-
la di viaggioha fatto nella cognizion de*
Rimedj, per guarire i mali : che pure h
\o fcopo d'ogni Medico , e il deiiderio c
fperanza d' ogn' InFermo . Voglia anche
Dio 5 che in qualche paefe tolto affarto
li fia da queft'Arte il pericolo di fpedire
air altra Vita que' malati , che fenz' alcun
Recipe da fe ftefTi farebbero guariti . Se
TAmerica non ci avefTe regalati d' alcuni
pochi fpecifici j quail farebbe fallita fra
noi la fonderia de' Rimedj veri . E certo
almen per alcuni Medici (i puo dire , che
piu fi fapeva di Medicina a'tempi d'lppo-
crate , che 2.' giorni noftri , Chi non (i
flanca di leggere i Libri de'migliori mo-
derni, e delle piu rinomate Accadeinie ,
puo elfere , che vada fempre imparando
qualche giovevol notizia e Medicamento
per li bifogni . Pativa io mal d' occhi ;
feci ricorfo ad un prirnario Medico , che
mi prefcrifTe laSalfa . La prefi ; niun gio-
vamento vcnne a gli occhi , e folamente
in SI fatta guifa mi s'indebolirono i ner-
vi 5 che facendo alquanto di sforzo coa
un
14^ Cap it oh XL
tin piede , mi fi ruppe il teridine di trs
dito, e n'ebbi lungamalattia . Mi fu poi
da chi non era Medico , ma avea letto
Libri di Medicina , infegnato il Rimedio
per gli occhi : Rimedio innocente e di
poca fpefa j ed ora con provvederne chi ne
abbifogna nella Citta , rifcuoto benedi-
zioni : tanto Ton pronci i fuoibuoni effetti.
Ne convien rlderfi dcWQ veccliierelle , e
di chiunque (3. 11 Medico fenza la Laurea
Dottorale , fe Vanta Segrcti , per guarire
ia Sciatica, Je Emorroidi , i Dolori coli-
ci , e certi altri mali . PoRoehe veramen-
te guarifcarjo , e perche fprezzarli^ Oh
non guariranno: bifogna prima acccrtarle-
ne . Perche di nlcuni Segreti non ii co-
ncfce la cagionFillca , tofto Ton creduti fu-
pcrftiziofi , benche non v'intervengano cofe
o parole facrej o (1 ricorre a nonfoquali
patti taciri col Diavolo , piii difficili da
intendeie , cbe le ftefife guarlgioni . Con-
vien prima chinrire, fe Ton fole o veriri
quefti vantati Segreti . Polio che veri ,
hanno i faggi Medici e Filofofi attenta-*
mente da difaaiinarli , ne s'ha dzi'tnttn"
ziare con tanta franchezza . Entra forfe il
DiavoionellaCalamita J e neU'Elettricita ?
Chi
T>t:Uct Mtdicina . I4I
Clii poi fi mettefTe a dire , che anche piu
de' Medici importa alia Repubbllca d'ave-
re de i valenti Cirufici , perche i primi a
tentone pofToDO dar la vita , ma gli altri
con ficurezza la dannoinvari call : coftui
anderebbe cercando , che i Medici il lapi-
dairero. Diro io dunque, non efTere men
neceifarj ed utili gli uni che gli akri i e
fbrtuna e di que! pacfe, dove fi truovano
pericifTimi di taKArte si nelia Teorica che
nclla Pratica. Dee invidiarll chi ne e pri-
vo . E giacche qiieft^ Arte anch' efTa da un
Secolo in qua s'e maggiormente perfezio-
nata coll' acquifto di molti lumi , per fal-
var gli uomini dal tracollo nel Volvolo ,
jie' mali della Pietra , e nelle morficaturc
delle Vipre , de' Cani arrabbiati , e d' al-
tri velenoii animali , e per aiutar le Par-
torienti in certi pericoli 5 levarleCatarat-
tc , curar graviFerite, Tumori , Slogatu-
re &c. gran lode , che meritcranno que'
Principi e Comuni , 1 quali non lafceran
delidcrare al loro Popolo, e a' loro Spe-
dali , chi iia addottrinato di tutto quello ,
che puo far la Cirugia . Fra le glorie di
un Principe Padre de' fuoi Sudditi e da
dcfiderare, che ii conti quella d'avereiti-
via-
tiati e ttiantenuti; a fueMpefe Giova
rnolta.r-abilitd nellfe" S|:uo'e migliori o
montah^V per / iijiparai^ qxieilo i che^i ro,
ti' noftri paeii ; liccome^ il >iJbmminS^^
tiitti i raezzrper' lo ftudiMella Notc«^v
Lo flefTo e da dire dehe ^yiblVliche Le^a-
trici e Mammane , T impi^^x^ delle ;;t|uali
tanto iinporta al Piibblico. per la Felicita
de i paefi . Ben di dovere c^ clifeMe Cit-
ta o il Principe deputinoquakhe Medico 3
O altra perfona intendente di Notomia, e
di queii'Arte ( giacch^ Libri Italian!, e
uiolto plii Francefi ci fono , che 1' infe-
gnano ) i qiiali facciano fcuola alle Don-
ne elette per tale Ufizio . Se in Francia'
fanno quefto mefliere gli Uomini , e ben
pill decente , ch'efTb venga efercitato dalle
Donne in Italia. Non pochi difordini , e
la morte o de' F^nciulli o delle Madri ,
noi rimiriamo talvolta avvenire per Tigno-
ranza ed irnperizia delle Mnmmane . Per-
che diinque non iftriiirle prima' in talpro-
feflione ? Ne parlano ancora le Lcggi di
Giufliniano. Si ha da aggiugnere , aver
bifogno r Iralia , che lia tradotto nella
Roftra Lingua il Dirjonario itnivcrfale di
Msdkinn &:c. di Cimgia <5cc. coiP-pofla do:
Me-
Delia Msdicina : 14^
Medici Inglefi , tradotto pofcia in Fran*^
zefe. Buona Biblioteca per 11 Medici e
Chirurgi c qiiefla . Sono alia moda i
Dixionarj , e fon anche utiliffimi , purchc
vi fi tratti d' una Scicnza 0 Arte fbla .
C A P I T O L O XII.
Delle Matematiche .
Ran paefe prendequedaScicnza 5 per-
che comprende tutto cio 5 che ha
ordine, proporzione, numero , e mifura ,
ed e un compleflo di moite e varie no-
zioni , che fembrano non avere attinenza
Tuna coU'altra , e pure fi partono tutte
dalla medefima radice . Tale e laGeometria
aflratta 5 e la Geometria pratica , T Alge-
bra , I'Aftronoinia, rOroIogia, la Nauti--
ca, ia Geograiia 5 la Statica, rOttica, la
Fortihcazione militaie e Civile, I'Archi-
tettiira , la Meccanica , ed altre fezioni ,
ch' iotralafcio . Mirabile e ravvanzamen-
to 5 che da un Secolo in qua ha fatto
quefta Scienza con tutic I'Arti da effa di-
pendenti ; ne fi puo abbaRanza dire ,quan-
ti Beni e Con:iodi pofTano prov venire at
Pub-
144 Capitolo XIL
Pubblico da quefta gran fiera di cognlzio-
ni . Qiiel Principe , che delidera di far
fiorire i fuoi Staci , cura particolar dee
averc , perche nulla vi manchi di queite
Profellioni , anteponcndo nondimeno quel-
le , onde puoridondare utilita piii grande
al Popolo 5 alTaltre , che raeno fcrvono al
Pubblico bifogno , e alia pofitura deTuoi
Stati . Chi ha Stati mediterranei , non ab-
bifogna di Kautica , che pure e Arte fom-
niamente profittevole per chi puo aver Le-
gniinMare. Nobiliflima e altresi V^Jiro-
nomia . Ogni ricerca e ben'impiegata e de-
gna di lode in quel gran Teatro della
Potcnza di Dlo . A molte cofe puo eila
glovare , mafnmamente alia Nautica , ed
^ poi necefTaria per fapere con iicurezza
llabilirc i Calendarj, le Eccliffi , i Meri-
diani , le Longitudinl &c. E pure non v'ha
precifo bifogno in varie contrade di fimi-
li Profeffori". Con pochi Libri fi foddisfa
a quefto bifogno . NotifTiina cofa e , che
la Geomctria aflrarta , la quale fi aggira fo-
lamente intorno a Linee , Quadrati , Cur-
ve 5 Triangoli , Calcoli , ed altre fottlliffime
combinazioni con Lettere , Numeri , Linee ,
e Cifre , tratrata da eccellentiffimi Inge-
DeJle Matematiche . 145
gni 3 fpezialmenre a dinoftri, fi puoquad
dire giunto al 7ion plus ultra . Tutto e
da flimare , mirabilmente in quefta Scieii-
za . Ma ove noi raifuriamo if fapere de
gli Uomini con riguardo all' utilita del
Pubblico : potra forfe apparire , che alcu-
na parte d' efTa , rrattata ne' tempi addie-
tro 5 andava a finire in una fecca per cosi
dire Metafifica , la quale poco influiva, o
pure folamente ben da lungi poteva influi-
re nel Pubblico Bene , di cui ora parlia-
mo. Anche oggldi in quefta parte non
mancano delle oziofe fpeculazioni , delle
Infruttuofe fatiche fopra tante Curve , de'
vani sforzi e paralogifmi fulla Quadratura
del Circolo , &c. Certamente Icuoprono
quad fempre efTi Matematici delle Verita
( il chc e un Bene ) e alcune di tali fco-
perte degne fon d' ammirazlone , non po-
tendole fare fe non Uomini dotati di una
rara penetrazion di mente . Le ultime in-
figni fcoperte abbbreviano anche mirabil-
mente il viaggio a chi vuol giiignere ne'
pill reconditi gabinetti di que(ia nobileed
importante Scienza . Contuttocio fempre
fara vero , che chi ha V occhio fitto al
Bene del la Repubblica , amera e ftimera piii
K quel-
i^6 Capitoh XlL
Quelle parti della Geometria , che dirit-*
tamente conducono a queflo fine , che
r altre , per le quali ci vuole una lunga
gradazione , per fame conofcere la pub-
blica utilita. Anche a di noftri s'adopera
la Geometria nella Medicina : con che
friitto 5 Dio lo fa. Gran faccende ha pa-
rimente il Caicolo , per ifviluppareenimmi
e fottili qiiiftioni, che non fon da meno
deU' Ente di Ragione , e d' altre inutili
ricerche , ufate tal volta nella Logica e
MetaSfica . L' Ingegno lavora , e coglie
folamente mofche . II che, torno a dire,
nulla pregitidica al merlto di quefta Scien-
za , la quale e da defiderare , che fia ben
coltivata in ogni paefe in ogni genere ,
peiche troppi Beni da eflk fcaturifcono m
pubblico benefizio , E cioavviene, quand'
efTa difcende ad unirfi colla Pratica , di-
ramandofi nelF Arti a lei fubordinate ,
ileile quali non pin in aftratto contempla
le propofizioni , ne fi va a perdere ne
^\' Infiniti ; ma fatra lega col Raziocinio
e colle informazioni de'Senfi , rende ra-
gione delle particolari Opere ddia Naru-
fa, o Artefatte, e va ogni d\ piii fco-
prendo o invenrandocofe nuove jchemira-*
bil*
t>tlle Materriaticbe . 147
l)ilmente fervono al progrefTo deir Arc! f
e al cotnodo od utile delTamana Societa ^
Che bei avanzamenti fi fon veduti nel-
h Statica ^ e mWOttka^ da cento quaraiu
anni in qua ! E colT ajuto d'eila, mer-
Ce de'Telefcopj , ha pur fatto maraviglioli
pafTi rAftronomia , e coll' aiuto de' Mi-
crofcopj, de'Barometri 5 e delia Macchina
Pneumatica 3 la Fifica . S' h afTaiffimo rct-
tificata la Geografia . Tante Macchlne , e di
tante forte vcggiamo inventate per como-
do maggiore ed utillta del PubLIico . La
Trofpeniva e gli Orologi fempre piii con--
dotti alia perfezione ; e cosi difcorrendo'
di tutte Taltre Arti o fcienze , comprefe
nella vafta Provincia deile Matematiche .
Pero farebbeda defiderare , che ogni Prin-
Cipe promoveiTe un tale ftudio ne'fuoi Sta-
ti 3 e che foiTero deftinati premj per chi
prodaceffe nuove Invenzioni e Macchine
profltcevoli a vaf} bifogni della Vita e del
Commerzio umano . E^ anche da ftimare
r indudria di chi fa Macchine nuove fo-
lamente dilettevoli . Ho io conofciuto per-
fone portate da un natural talento alie
Meccanlche , c capaci di far voli rnolfo piu
grandi 5 fe fofiferoftate animate ed alTlftite.
K % da.
14^ Capitolo XII .
da chi potrcbbe . Ma quefti vol! certo e
che richiedono una buona conofcenza delle
Macematiche fuddette . Gloria e ipezial-
mente de' Franzeli il promovere fempre
pill lo ftudio e la pratica d'eilc: Meccani-
che . Sembra folamente, che non s' abbia
a correre toflo a decidere delT iitilita e
merlto delle Macchine fenza molte e re-
plicate fperienze . Si ciecanta oggidi il
Vaucanfon Franzefe , come inventore d'una
Macchina per fabbricare Stoffe di ieta ,
merce di cui una Donna bafla per con-
durre dieci o dodici meftieri , qiiaado nelT
ordinaria pratica fon due perfone per far'
andare ciafcun meftiere . Maravjolie tali
hail biiogno di molte pruovc . ApprefTo
fommamente conferi fee al decoro della Cit-
ta r aver buoni ^rchitctti ; ma necefTarj poi
fono ^' Jngegnieri per le Fortlficazioni dt
Fiumi 5 condotti di Canali, ufo di qual-
che Navigazione per Fiumi in paefi medi-
terranei . Grantrafcuraggine farebbe quella
di que' Principi , che ne foffero privi .
S' e nondimeno veduto in tutti i tempi,
che non meno de' Medici han bifogno gl'
Ingegneri di una lunga pratica e di moltc
fperienze , per ben riufcire nella lor pro-
fef-
Dellc Matematkbe , i^f
feilione . Richiedefi aache la probita ne*
Militan^ perche noa celferebbono mai di
fare Fortificazioni con utile proprio ed
aggravio de' Popoli . Talvolta ancora fi
rnira , che T uno Ingegnere fuccedendo ,
giiafta r operato deiralrro 5 e venendo poi
Toccafion della Guerra , li truova , che ne
pur quefti avea fatto buon' opera . Qiianto
pofcia a chi vuol mettere in briglia i Fiii-
mi 5 ed infegnare ad t'Xx un nuovo corfo 5
%h pill d'una voltaveduto, che T Acquc
(i ridono di quefti Maeftri , e mandano ad
un tratto in fafcio lavori 5 che ban cofta-
to fatiche e fbmine riguardevoli di dana-
ro . Talora ne {x piu un Villano colla
pratica de'Fiumi e de i loro ripari , che
ghi facilmenre maneggia il Calcolo inte-
nrale o differenziale , e tratta de gl' Infi-
citl . Imperciocche fapra bene un valente
Matemacico inventare e ftendere in carta
un' ingegnofo edilizio perregolare i Fiumij
ma fe non prevedetutto quel potere , che
ha la forza deli' Acque con tante circo-
fhnze 5 fernpre fara in pericolo la fua fa-
tica , meffa che fia in praticM , di tracol-
lare , o di fcoprirfi vana . Percio beat!
que' paefi 3 dove fi truovano Ingegneri di
K 5 men-
1 5© Ci^pitolo Xll,
inenre ben penetrante , di molto fapere it
.cautela , e infieine dalla fperienza bene
ammaeftrati 5 per far opere non meno uti-
li 5 che necefTarie , ma Itabili . Meritereb-
be eziandio gran lode quel Principe, che
iftituifTe una Scuola di Difigno ^ a cuicon-
i;orrefrero i Pittori , Architetti , Argentic-
ri 5 Gioiellieri , Muratori , Falegnami , ed
altri , che abbifognano di qued' Arte pe'
loro lavorieri . Sarebbe ben' impiegato In
effa il tempo i e queflo potrebbe clfere nel
<lopo pranzo delle Fefie, terminate le fa-
cre funzioiii della Chiefa. Con tale aiuto
chi non vede , come piu acconciamente
$:ofloro potrebbero formare i loro lavori?
C A P I T O L O XIII.
Delia Logka , Fifica , e Metafijica ,
Glacche gli ultiml Secoli han fatto
conofcere il Regno della Filofofia ne
i tre (tudj della Logic a ^ Fifica^, e Metafi-
fica , con avere negletta o obbliata la Mo-
ral Filofofia, che ne gli antichi Secoli ne
era la Regina ; d' effi conviene ora dir
qualche cofa , cpnfiderando ancor quefti
con
DeJla Logka a Fijica , e Metafifica . i y i
con riguardo al pubblico ^tat . Tale c
tanta ^5 non diro ruriiita, ma la necef-
fita dell a Logka , che chi non e ben fon~
dato in queita , non puo mai prometterii
di difcorrere con lode in quaifivoglia alta
o baifa materia , iia Scienza 3 fia Arte .
Quefta e una Chiave 0 Strumento , di cui
abbifogna ogni noftro ragionamento i per-
cioche la forza d' elfi dee confiftere nel
plantar buone MalTune, e ficuri Principj ,
con faperne poi dedurie legittime confe-
guenze; in conofcere cio , che e Sofifraa
o Verita; in ben difcernere le Ragioni e
Cagioni delle cofe , e le loro Relazioni;
in ravvilare i nodri e gli altrui Error! ,
Prevenzioni , o fia Pregiudizj , efaminan-
do., fe fia Vero e Certo cio , che noi
fenza efame abbiamcrcdutotale; in diftin-
guere il Certo dal Probabile , il Vero dal
Dubbiofo 3 il Buono dal Cattivo , il Bel-
lo dal Brutto, e il Giufto dairingiufto,
per quanto c pofiibile alia Mente rroppo
limitata e fievole de'mortali. S* ha anche
da imparare di Taper faggiamente dubita-
re , dove occorre , fenza lafciarfi trarre
allapericolofaScuola de gli Accademici e
allapazza ed efecrabile deTirronifti . Cer-
K 4 ta-
152 Capita Jo XllL
tamente giova afTaiHimo il conofcere , cola
fieno i Sillogifmi e la lor forza , ed altre
forme d' argomenti ; ma non per tediare
il Pubblico con quelle fecche iilatc di Mag-
giore 3 Minore &c. In chi fa pefatamente
ragionar delle cofe , fi triiova nafcofa la
forza de' buoni Sillogifmi ed Entimemi ,
ma fenza che ne apparlfca la forma . So-
Jamente la Difpura puo aver bifogno di
Sillogifmi in forma . II volerne imbandire
altrove la menfa , e un far perdere 1' ap-
perito di tutto . In una parola non altro
ha la Logica Artifiziale da fare , che di
perfczionar la noftra Logica Naturale ,
della quale ultima chi e mancante , itidarno
fludiera , o almen poco fapra efercicare i
lumi deli' altra . Grande obbligazione ab-
biamo a gl' Ingegni M proflimo pafTato
Secolo e del prefente ; perche han tratra
fuori dalle Scuole e Cattedre antiche la
Logica, e le hanno infegnato a pafTeggiar
per li Palagi , Piazze , e Cafe ^ con fare
ofTervare nella pratica dclle umane azioni
quantiErrori e Paralogifmi fi commettono
alia giornata , e come noi abbiam prefo
tante Favole per Verita contanti, e come
fovente falliamo ne'noftri Raziocin;, tal-
volta
Delia Logica , Fifica , e Metafiftca . 15^
volta ancora con danno e difcredito no-
ftro. Logiche tali non fipuo, dire, quan-
to aiutino T umano Intendimento a ben
riflettere fulle cofe , fenza fermarfi alia loro
apparenza ^ e con penetrare nel midollo
d' t& , purche fieno di quelle , che ap-
partengono alia giurifdizion della Ragione ,
cjoe non troppo aftrufe, come avviene in
tante ricerche di cofe naturali , e molto
piu delle fopranaturali . Nel mio Tratta-
tello delle Forze delF Intelletto annoverai
alciine di qiiefte Logiche , alle quali ora
aggiungo quelle del Padre Fortunato da
Brefcia , Lettore de' Minori OfTervanti
Riformati , e del Signor'Antonio Genovefi
Napoletano , che gran credito hanno con-
feguito in Italia , Ora efTendo uno de'
meftieri piu importanti delF Uomo quello
del faper ben Raziocinare e Giudicar
delle cofe , perche cio mirabilmente ferve
non folo alio ftato noftro privato ed Eco-
nomico , per guardarci da raolti mali ed
errori , ma anche air umano Commerzio ,
ed alio ftefTo Governo Politico ; ed aiutan-
doci non poco la Logica migliore a for-
mare i fodi e regolati Giudizj in tanre
occafioni : pei eonfeguente h intereffc
^ del
154 Capitolo J^JJJ.
del Pubblico , che quefta s'infegni e s'im-
pari da chiunque vuol fare buona Hgura
nel Mondo . Ne occorre ricordare , che
s*han da bandire dalla Logica tante ri-
dicole e vane Quiftioni , che m elfa
v' aveano intrufo i Secoli barbarici . Gia
a quefto v' han penfato e rimediato i
moderni Aiitori della Logica fuddetta .
Per conto della Metafifica , efTa e da
dire una Scienzanobiliflima , e fommamente
giovevole per chi vuol pofcia apphcarli a
meditar fulle cofc , alzandoli fopra il fen-
fibile della materia , e mailimamente per
quanto fia poflfibile , T Efiflenza e le Per-
fezioni di Dio > e la SpirituaUta ed Im-
mortalita dell' Anima umana : due punti
di grande importanza per la Vita noftra .
Vero e nondimeno , che non mancanoLi-
bri 5 i quali iftruifcono abbaftanza il Popolo
di quelle due gran Verita : laonde per im-
pararle non occorre fare ricorfo alle fotti-
gliezze della Metafifica , capite da pochi.
Convien' anche guardarfi dal troppo fotti-
lizzare , avendo noi veduto di quefti in-
gegni Merafidci andar tanto innanzi colle
loro aflrrazioni , che fi fon perduti nelle
nuvole^ ed hanno fpacciato o Propofizioni
pe-
Delia, Logica , Ftfica , e Metajifica , 15-3'
pericoiofe, o Sentenze nulla diffeienti da
i 5ogni . Per chi e per darfi alia Teolo-
gia, e vuol tratrare de i principj delle
umaneAzioni, necelfaria cofa e, I'entrare
ne gli arcani gabinetti della Metaiifica . An-
che per ogni altro ftudio giovera fempre
il prenderne una breve idea . Qaalora i
Macftri non fi perdano in frafche, non il
lichiede piii di quattro Mefi ad iniegnar*
elTa Logica.. 11 tempo e cofa troppo pre-
ziofa : tra 1' Imparar cofe inutili e il per-
derlo 5 niuna difierenza c' e. Ne fi dica,
darfi Quiftioni Metafiliche e fottiii , per
aguzzar I'Intelletto , perche i piu non haa
bifogno d'imparar cofe tanto aeree i e quan-
do pur s'abbia la mira fuddetta , mancano
forfe argomenti , e Qiiiftioni fode , fulle
quali fi poffa far pruova deli' acutezza e
penetrazion de gl' Ingegni ? Q^ianto alia
Fijica ^ confiderandolacoa riguaido al pub-
blico Bene , mi fia permefTo di dire , che
la Generale , cioe queila , che trarta de'
prirai principj delle cofe , e un campo di
battaglia , da cui poco fugo d\ fenfibile
pubblica Utilita fi ricava . Non fara fe
non da lodare , chi brevemente iropara cio ,
xhe d* efTa han creduto varj Filofofi anti-
chi
15^ Capiiolo Xlll.
chl e moderni , ma fenza far' ivi lunga
pofata . Tirati i conti , ii difpiita ivi di
jbli nomi , e di cofe irnmaginate. Se uno
-efaltagli Atomi , come princlpj delle cofe,
cioe Corpicciuoli di tal picciolezza , che
non ammettono divilibilita : potra ben un'
altro pretenderej che ogni Corpo fia di-
vifibile in infinito; ma in fine qucfti an-
cora dovra accordare , che Y Intelletto
concepifce bene quella divilibilita infinita ,
ma non poterii la medefiraa dare Fificamente
e di fatto . Dichiarn pure lo fteflo di tan-
te liti intorno a i Vortici , e delle contro-
verfie intorno il Vacuo . Quando ii con-
cepifca, che fenza qualche Vacuo farebbe
impoifibile il Moto ne' CorpI ; s'eimpara-
10 afl'ai . E quefto fi verifica ancora nell'
immaginare c fupp©rre TEtere , che niuna
ha mai veduto , e pure rettamente fu ri-
conofciuto da gli Antichi , e li ammctte
da i Moderni ,' perche ne pur'efTo fi po-
trebbe muovere fenza qualche Vacuo . Qiie-
fle per le Scuole fono ingegnofe Qiiiltio-
ni ; ma di poco profitto per chi v'impie-
ga tanto di tempo . Non fi veggonoqui fe
non battaglie, fenza mai fapere , chi s'ab-
bia vittoria . Troppoaftrufa e quefla par*
te
Delia Logica , Fiftca , e Metafifica . 157
te della Filofofia . Padroni del campo per
affaiilimi Secoii furonoPiatone ed Arifto-
tele . ill quefti ultimi tempi fi credettero
di averli me/Ti in rotta i Gaflendifti e
Carteiiani i ma ful piu bello del loro trion-
fo, ecco vrnir loroIncontroNevvtoniani 5
Leibnitziani , Wolfiani &c. tutti brava
genre , che poilono nondiineno afpettare un'
egual fortuna a i loroSiftemi. Qiianti ca-
fteili in aria formano mai anche i Filofofi !
Quandopoi la Fificacomincia a difcen-
dere al Partlcolare , trattando de gli Ele-
menti , della Luce, e feguitamente d' in-
numerabili Ccrpi celefti o terreftri , ani-
mati o inanimati : allora si , che s' apre
un vafliflimo Libro , da cui chi fa ben
valerfene , puo trarne iniigni benefizj . II
primo e quel di ravvifare in tanti oggetti ,
e maffimamente nella mirabile architettura
deir Uomo , e nelle proprieta e nella va-
rieta de gli Animali , e de' Vegetabili ,
r Efillenza d' un' Artefice infinitamente
Sagglo ed Onnlpotente . L'altro e, che lo
ftudiodelle cofeNaturali , ficcome intento
a fcoprire gli arcani delle fatture di Dio ,
puo fommamente giovare alia Medicina ,
airAgricoltura, airEconomia, alia Navi-
ijS Capitoh Xlli.
gazione, aH'iimano Commerzio , e a tantc'
altre ArtI , bifogni, e comodi della Vita*
iioftra . Degne ben d'invidia fono Parigi^
Londra , Berlino , Pietroburgo , Bologna
&c. per i'iftituzione delle loro Accademie'
delle Scienze , che hnnno per oggetto
tutti quefti vanraggi e Beni . La Speri-
jmental Filofofia , che fopra tutto fi dee
attendere , da un Secolo e mezzo in qua
Iia fcoperto grandi miniere di utiliffime
Verita, e ne va fcoprendo ogni d\ piu.
Tutto quelle 5 che e ftudio dt[\tco{t Na-
tural! , per rintracciarne le cagioni , gli
cfferti, la forza , il cofUtutivo &c. ancof-
ch^ fi tratti di picciole cofe 5 e daflimare.
In quefto Regno una Verita aluta T altra ,
e di grandi Verita dianzi ignore ci hanno
fomminiftrato gli Snerimenti de gl' infigni
Filofofi de gli ultimi tempi. Che non ab-
biam veduto poco fa ? L' Elettricita cOn
tanta progrefTion di moto , con si grandi-
latazione di Fiammelle e di Luce , e corf
altri SI diverli Fenomeni inafpettati e ilra-
t\\ 3 ha a noi fcoperto un Mondo nuovo ,-
€ fvelato un fegreto si mirabile, chelun-
ga materia porgefa alle Meditazioni Filo-
fofiche . E quand' anche non fc ne inren^-
def-
t)elU Logica j Fijtcd , t Metajifica . 159"
defTero tutte le cagioni e fibre , pure
avra fempre un nuovo motivo di ammi-
rare la Sapienza e Potenza di Chi ha
create e congegnato il tutto con tame
maravigliofe ruote , della maggior piirte
delle quali Je noftre , benche ii fuperbe ,
tefte hanno poco o nulla di cognizione o
Se tofto non s' intende T utilita di que'
Fenomeni , puo efTere , che un di vi fi
arrivera . E intanto refta da ben chiarire,
fe quel mirabile fcrollo veramente influifca
alia ftabile guarigione di certi incoraodi
della fanita . Conobbero gli Anrichi la
forza attrattiva della Calamita ; ma non
$' avvifarono 3 ch'efTa guard afTe il Polo, e
che potefTe fervire a i Naviganti , come
da alcuni Secoli in qua coq tanto van-
taggio della Nautica fi e ofTervato . Cosi
abbiamo fcoperto , o meglio conofciuto 3
come FAria pefi, come s' inceppi e s'in-
durifca ne' Corpi ; come il fuoco fcono-
fciuto alberghi parimente in efTi ; e che la
Luce e un Elemento diflinto da gll altri .
Intorno alia Notomia de gli Alberi e
delle Pi ante forfe nulla fi puo defiderare
di pill dopo tante fcoperte fatte da i Mo-
derni . Molto ancora a di noftri ha guat
da-'
l6o Capitolo XIIL
dagnato il Giardinaggioper le Offer vazio-
Tii di valenti Giardinieri . Solamente fi po-
trcbbe deiiderare, che i piu ingegnoli Fi-
lofofiraaggiormente s'applicafTero all' Agri-
colcura , per confiderar tutto quello , che
mai puofervire ali'accrefcimento e miglio-
ramento della medefima, e per rimediare ,
fc pur' e poffibile , a i luoi difetti si pel
terreno , come per le piante , e per V or-
to . Quanto mai farebbe da fperare , fe
chi provv^eduto di acutezza di mente per
faper ben fiiofofare , facefle tanti fperimen-
tl fulla coltivazion delle terre &c. quanti
fe ne fanno talvolta per cofe , nelle quali
fi fcoprira bensi qualche fegreto della Na-
tura, utile al ccrto al progrefTo della Fi-
lofofia , ma fenza apparirne utilita veruna
pel comune de gli Uomini ? Recchercbbe
a mio credere maggior' benefizio al Pub-
biico , chi fapefTe infegnargli la maniera
di liberare i campi da tanti afTaffini o fot-
terranei o vilibili , congiurati per mandare
a male le fatiche de' poveri Agricoltori ,
che chi recafTe qualche nuovofperimento,
fatto nella Macchina Boiliana , nella Chi-
inica &c. Per piu anni abbiam veduto
Vermi fotterra divorar tutti i ffrani in er-
ba
t)eUa Logka ^ Fiftca ^ e Metafifjca . 16 1
ba per intere campagne ; e Grilli, e Sor-
ci 3 e Locufte , e Rughe , chc fan guerra
a i campi . Sarebbe pure gran Bene , fe
la maefta Filofofica fi abbalTaffe a cercare ,
fe mai vi fia mezzo, per ifchiantar quel-
le pefti . Non pochi io conofco , i quali
refterebbero piii obbligati ad un Filofofo 5
f€ lor fapefife infegnare la maniera d'eftir-
pare da i prati ed orti le Talpe fotterra-
nee , o il Tarlo da gli alveari , che fe li
trattenefle piii ore ad udire una pompofa
DifTertazione fopra le cagioni dclFlulib e
RiflufTo del Mare . Per quefla ragione e
da dire, chc fono afTailTimo da ftiinareed
amare i Dizionarj deirArti , del Gommer-
zio 5 e deirEconomia , pubblicati in Fran-
cia in quefti ultimi tempi . Si dira 5 che
neir Economico abbondano Segreti e Ri-
medj di niun valore . Tanta nondimeno ^
la quantita delle notizie utili allaRepub-
blica, quivi infegnate, che e ben da de-
fiderare, che fe rq continui la Traduzione
comlnciata , per cui fi poffano rendere
familiari a tutto il Popolo d' Italia i anzi
e vergogna , che fe ne fia interroto il
corfo . In Parigi non (i da fuori Manifefto
oer qiiglche Libro da ftampare , fe non fia
L ap-
i6z Capitolo XII I.
^pprovato dal Magiilrato ; n^ fi appruo--
va, fe il Libraio o SramDatore non e ri-
conofduto abile a mantenere quanto ha
promefTo fenza burlare i concorrenti o
Viene in quefta maniera a mantenerii an-
che il credito delle Piazze . Del refto
buon per noi , Te perfpicaci Filofofi Spe-
rimenrati fi nufchiaflero in quelle Arti ,.
c\\t pofTono ricevere miglioramento .
Dovrebbero efTe allora fperare inaggior
pulizia 5 facilita , e vaghezza . Fra le lodl
del celebre Signer Reomur , Socio dell*
Accademia Reale delle Scienze di Parigl,
fi conta la fiia nobil cuiiofita , da cui
condotto fi cacciava daperrutto , ofler-
vando quel che mancava ed era difettofo
neU'Arti , e cio clie fi poteva aggiugnere
ad effe . Era Y altre cofe invento egli la
maniera di far manifattiire di Acciaio o
di Ferro fondendolo ; e quefle con iiora-
mi , ffgi^re, e gruppl ifloriati , e di prezzo
aflfai difcreto :. ed anche una Vernice >
che difende quefto' Ferro dalla Ruggine.
Quant' altre utill fcoperte non aboiamo
noi ner cnra di qnelT infi^ne Filof^^f-o .
Anche nelle minute cofe , purche ^iovcvoli
alia Sanita, al Comodo, al biibgnodella.
Vita ,
Delia Logicct , Fiftca , € Metafiftca . 1 5|
Vita , e al Commerzio de gli uoniini ^
degrto e di encomj chi fa filofofare q
fcoprire il Bene o il Meglio . GranFllo^
ibfo dovette efTerecoIui , che invento i'or-
digno , per fabbricar Calze al telaio .
C A P I T O L O XIV.
Delhi Storia 5 Bntdizione , Eloquenza^ e Toejia ,
NON occorre, che io m'affatichi , per
provare di quanta utilita pofTa ef-
fere lo fludio della Scoria si Ecciefiaftica
che Civile al bene della Repubblica . Par-
la la cofa da per fe ftefTa , ne v' ha chi
non commendi quefta lettura . Abbiamo
volenti Maeftri di Filofofia Morale , di
Politica 5 di Miiizia, pel biion regolamento
di noi fteffi , pel faggio governo deTopo-
li, pel regolato meftier della guerra .. La
Storia e una Maeftra della Pratica , fa-
cendoci vedere nelle azioiii altrui cio , che
h Teorica de gli altri c' infegna ; cioe
quelle , che han faputo operar di bene
tanti faggl Principi , ed Uomini ilhiflri ,
o di male tanti altri o imprudenti o cat-
tivi . Pero ogni Storia, purche non favo-^
L 2 lofa p
Sofa, ne abbigliara con glunte Romnni^f-
tht^ meiita itima , peichc la conoiccnza
del Mondo pafTato puo fervire non poco
a re^oKiie il Mondo prefente . Yoiefle
Dio , ihe almeno in lor gioventu forte un
fd^^io Maeliro i Principi s'applic fTefo a
queito tfudo, lalciando a petibae d'altra
sfera le quiftioni Cronologiche , e la me-
moria di tante batraglie e perfo.ie , che
fecero una volta qualche figura nel Mon-
do. Ohc]ua;ito potrebbono imparare I Ma
non (i eredefTe alcuno , che ogni Sroria
f( fTedel medelimo calibro J e porelTc egual-
mente giovaie a i Lettori e alia Repub-
blica . Quelle Ton da nntepoire ad ogni
altra, che fono fcritte da Uomini giudi-
xiofi 5 e con Iiberta , e r«nza paTicolari
paflioni ; che fenza fofifHeare penetrano
jiel cuore delle perfone ; che ufanobuone
bilance in decidere del meiito o demeritb
delle azioni a'trui; che fanno diftinguerc
le furbciie^ gii errori , i colpi di Fortu-
fia, i veri diritti 5 e i pretcfti e le pallia-
te r;igioni di far fiiperchierie e gnerra a
i vicini , e linaili altri avvenimenti uma^
ni-: onde ammaeftrato chi legge , in pro"^
-6tto pofcia proprio o del PubbJico rivol-
Delia Storia^ Erudizione ^ cc. 1$^
ga tail nocizie . Niuna parte nondiip?n<|
delia S'loria e tanto da prezzare , quantQ
Je Vice de gli Uoaiini grandi ed iilullri,
die pofTono fervire di fpecchio e irjodellg
a chi e iftradato per la medefima profef?
iione . V ha delle Vice di anrichi veri
Maitiri , o Confeffori , o Vergini o Ve-
dove di molta Santita. Ma perche eranq
perite le vecchie loro memorie , vennerQ
tempi 5 ne' quali alcuni Scrittori prellaiono
a que'Servi del Signore azioni e iniraco-
li , qualiimmaginarono, ch'efli avrebbero
potLito fare, cio^ che avrebbe potuto ope^
rar Dio per mezzo loro h fenza metterfi
fcrupolo 5 fe le aveflero veramente fatte ,
Ma non mancanoVite vere ed autentiche
tanto de* piu antichi , quanro de' fuflTer?
giienti Secoli fino a di noftri , degne ben
d' efTere lette da chiunque conofce ed
ama i pregidella Pieta e deli'altre Virtu.
Abbiamoiina Libreria di Libri di Divo-
zione , e di materie Afcetiche i ma a fare
de i Santi e de gli Uomini veramente
dabbene , nulla tanto con tribui fee , quanta
il leggere le Vite de'Santi . La via deTrer
cetti alle Virtu e lunga , ma quella deirEfern-?
pio e breve e facile . Per Ja fteiTa ragipnf
\S6 CapitoJo XIV.
rielle Vlte de' buoni Princlpi e de gli
Uomini Eccellenti e favj si de gli ancichi
che de gli ultimi Secoli , fi truova la piu
utile ed efficace Scuola , per ben reggere
glialtri. Qualora i Principi leggeflero tali
Vice , purchc con faggia intenzion di pro-
fittarne , troverebbero in que' nobili Ri-
tratti cio, che loromanca; imparerebbero
la Clemenza , la Moderazione , il Corag-
gio nelle avverlita , la Modeftia nelle
profperita , T Amore dovuto a i Sudditi ,
e tantealtre Virtu 5 le qualihan piii forza
di muov^ere mirate in chi c rapprefentato
vivo e in moto , che i precetti ed infegna-
menti delle morte Carte . E' da dire lo
ftedb di chi legge le Vitede'piu accredi-
tati Mlniftri di Staro , de' Capitani piu rino-
mati , e cosi d'altre Profeflioni . Per altro e
vero J che il Sapere, benche fia un nobile
ornamento dell' Uomo , e unvalevole foe-
corfopercrefcere nelle Virtu, ed aumentar*
anche la propria fortuna : pure fe queflo
grano cade fu terra cattiva , folamente fer-
Ve a rendere gli Uomini piu perniciofi e
catrivi , che fe foffero vivuti ignoranti .
U Erudizione poi e un vaftomare, che
•cntra nella giiirifdizione di quafi tutte Ic
Scien-
Delia Storia -, Erudizione ^ ec, 167
Scienze ed Arti, rigiiardando i Detti • ^
IFatti, i Cofturai 5 le Religion! , e i Ri^j^
de gli antichi , i lor Governi , le Mani-
fattiire, le Fabbriche , e tance altre ve-
dute de'Secoli lontani da noi , e la co-
gnizione e Lettura de'Libri , che ci Ton
rimaiti deir Antichita . Certo non v' ha
parte alcuna deir Erudizione antica ( bi-
ibgiia confelTarlo ) che non pofHi glovare
fe non ad altro, almeno adiatendere me-
glio i medefimi ^nticlii Libri , e i Coftu-
mi dt vecchi Secoli , e a pafcere Tonefta
Curiolita delTuomo. Dicoonefta, perche
altrimenri F Erudizione li convertirebbein
veleno . Contuttocio mi fia lecito di dire,
che fi da qualche mitiutaglia di fecca e
fterile Erudizione , che puo forfe fervire
a qualche ornamemo e progrefTo delle
Lettere , e nulla poi a qualche utilita
della Repubblica : 11 che Ipezialmente (i
verifica in tante difpute, di Gramatica e
di Ortografia ; in tante ardite conietture
fopra le parole e fenfi de gli antichi Li-
bri, in Trattati delle Fibbie, delle Coro-
ne, e di tantiDii, o fia Idoli e Tavole
deir Antichita . Perche mai ( mi fi perdoni )
confumar tatuo tempo ed ingegno , per
L 4 impa-
i68 Capitoh XIV.
imparar notizie di poco pefo , e talvolta
invoke nelle tenebre , che nulla podono
contribuire alia Felicita dell' Uomo , e
neir imparar quelle , nulla % impara per
r ufo della Vita noftra ? Sono ( nol niego )
onefti divertimenti; s'impara fempre qual-
che cofa , che pafce la curiofita i ma in
fine a mifura dell' Utile , che puo venire
da gii argomenti deirErudizione al Pub-
blico , piti e meno fi dovrebbe efla ftima-
l:e . Ora parlando noi di cio , che a dirit-
tura puo ridondare in pubblico benefizio ,
converebbe fcegliere ed anteporre que*
Trattati d' Erudizione, dove fi contengo-
no lumi tali d' Anticaglie , d'infegnamen-
ti 5 o di fatti , che poffono fervire a noi
di fcorta , per migliorar T Arti , per ben
regolare noi fteffi ^ e per promuovere i
vantaggi della Repubblica . Pafcolo gio-
vevole noi troveremmo neHoffervare , co-
me (i regolafTero ne' lor Governi , nelle
lor' Arti , e quali Coftumi prefefTaflero
gU Antichi Romani , Egizziani , Perfiani ,
le Repubbliche della Grecia , e (imili al-
tri Popoli coiti dell' Antichita ; e quali
foffero le lore Leggi , la Milizia , la
Mercatura , la Navigaziooe &c, Infin
ci6>
Delia StoHa^ Erudizione ^ eel 16^
CIO 5 che era difettofo in efli , chi Ca,
che non aiuti noi a correggere gl' ingan-
ni , errori , e mancamenti noftri ? E per
conto de i Documenti , tai Libri abbiamo
a noi lafciati da gli antichi , maflima-
mente da chi profefso la Filofofia della
vita 5 comePIatone, Ariftotele, Cicerone,
Plutarco, Seneca, Epitteto , che pofTono
ben chiamarfi miniere del fapere , fe pure
vi fi aggiugne quel di piu , che hanno
anche ofTervato i mjgliori fra i Moder-
ni ; e cio fpezialmente , che impariamo
ne' Dogmi del Criftianefimo 5 contenenti in
fupremo grado la Rettitudine e la Veri-
ta . Parlo cosi , perche privi gli antichi
Scrittori Pagani di quella Luce , che il-
lumina ogni Uomo vegnente in quefto Mon-
do, benefpeffo vi porgono pane coir una
mano, ma talvoltaancora velenocoiraltra.
DelF Eloquenza parra facilmente , che il
bifogno (1 ftenda a poco , giacche oggid\
1' ufo fuo e riftretto a facri Oratori . Con-
tuttocio va piu in la il merito d' queft*
Arte, ed influifce anch' efTa al pubblico
Bene . S' hanno a fcrivere Lettere ; convien
fare Relazioni , comporre Libri , ftendere
AlIegazioniLegali, ed Arnnghe perlitij
0 per
Ijo CapitoJo XIV.
o per affarl politic! , come fi pratica in
qiialche Cirta , o pure Confulti Medici ,
oitre a tant' altreScritture, appartenenti a
d pubblici o privati intereffi . Se I'Eloquen-
za, che pulifce ed aumenta 1' Ingegno de
gli Uomini 5 ed infcgna la leggiadria dello
(Hie 5 e la bella maniera d'efporre i Ten-
timenti e le ragioni con forza e conchia-
rezza nobile e lenza aflettazione : ie dico
cfTa entrera in quegli fcritti o ragiona-
menti , fenza fallo piu perfuadera , piu
otterra i e fe non altro , dilettera e ripor-
tera piii lode e plaufo , che il dozzinale
e rozzo parlare o fcrivere altrui . Pero
queflo e da direun* ingredienteuniverfale,
che da buon fapore e bel lume anche ad
ogni Storia, anzi ad ogn i Li bro di qual-
fiiia argomento . II perche dobbiam de/i-
derare , che ogni amatore e profe/Tor di
Lettere li procacci queflo nobile ornamen-
to : con ricordar(i , che la vera Eloquenza
nonconfifte in frafche e fole parole, noa
in concetti o fterili amplificazioni i ma si
bene in dir cofe di foftanza con bella gra-
zia 5 e in far che I'ingegno e la Fantafia
s accord i no in faviamente efporre le Veri-
ta, le Ragioai , e gli Ammaeftramenti a
chi
Delia Storia , Erudizione , ec. 171
chi iegge, od afcoira . E non e gia da
iprezzare, anzi e da Jodare Ja Tof//^ , maf-
liinamente dappoiche a' giorni noftri efla
comparifce affai depurata da varie macchle
del Secolo pro/Timo paiTato. Trovavano gli
antichi Filofofi de' bei dociimenti nel loro
Omero , e in tant' altil Poeti di que' tem-
pi 5 e ne infioravano i loro Libri . Pofliamo
trovarne ancor noi in quelli , e ne i migliori
fra i LatinI, e in altri rinomati dellaLin-
gualtaliana, non per fame pompa , e in-
filzare i lor Verfi dapertutto , ma perim-
parar fentenze utili j fuggendo folamente
quelli 3 che pofTono portar V infezione a
chi ha premura di confervare la fanita
dtW Anima . Merita in oltre la Poefia un
buon' accoglimento , percbe anch'efTa diroz-
za rintelletto , ed aguzza Tlngegno i e fe
nonaltro, puodilettare : il che cun Bene,
a cui non mancail ftio pregio . Oltre di che
chi fa formare un leggiadro e ben fenfato
ComponimentoPoerico 3 purche non abbia
il cervello troppo Poetico , cioetroppo vi-
vo 5 fantaftico , ed iftabile , come e acca-
duto e puo accadere ad alcuni di qiiefta
Profeflione : coftui porta una Patente kco^
per elfere creduto capace d'altri impieghi ,
ef-
172 Capitoh XIV.
efTendo quella una pruova del fuo felice
ingegno. Diro di piu : farebbe dadeiide-
rare, che ci foffero Volenti ed onelii Poe-
ti, ricchi d' Invenzione , i quali o per
amor della Gloria , o per ire in. zione a
promuoveie il benPubblico, compoiielleio
Commedie morate , cioe di buoni coftumi ,
e in tal copia , che non occorrelfe ricorrere
adaltrifonti che a quefH , perdiverrirc il
Popolo . II Teatro per fc fiefTo non e 11*
lecito . Tale lo fan divenire le ofcenita de'
Comici 5 e le Commedie di cattivo coftu-
me : il che tioppo difdice ad un ben re-
golato Governo, e molto piii alia purita
del Criftianelimo . II vedere quivi infegnn-
re le malizie, fcredltata e meffa in ridi-
colo la Virtu, il Vizio alio ftrignere de'
conti felice , non ci vuol gia un Catone ,
per riconofcere la deformira di un tale
abufo , tanto piu perniciofo , quanto mag*
giore c la folia de gli Spettatori . Com-
medie adunque o in Profa o in Verfi , le
quali fapefTero far ridere , correggeffero il
ridicolo de' Coftumi , delle Ufanze mal
concertate, delle Opinioni ftolte del Nq\-
go 5 e deftramente porgelfeio buoni am-
maeftramenti , o almeno nuocere non po^
teC-
t>cUa Sioria j Erudizhne , ec. 1 7 j
tcflero : r^nderebbono il Teatrb una Scuo^
]a fe^reta dt\ ben' operare , e pero utile
alia Repubblica. Se Principi laggi oggid\
jmpiegafTero ftipendj e regali a chi prov-
vedefTe il Teatro di Commedie tali , s'ha
egli da dubitaie, che non ne riportofeo
lode ed onore nel Mondo , e diro anche
pagamento da Dio ? Lo ftefTo e da dire
delie belle e favie Trdgedie; ma di que^
fte non ne fcarfeggia V Italia . Appefta-
rono in addietro i Poeti V Italia con tan^
ti vcrfi di argomento Amorofo , e talora
ofceni 5 e v' introdulfero ariche il cattivo
gufto . Sembra oggidi , che lia declinato
di molto queir entufiafmo, t s h rimefib
3I buon gufto 5 ma cio non oftante Ja
Poefia 5 per altro verfo dalla fortuna e dal
grado d'onoie, in cui era ne' tempi pa ifa-
ti 5 fi vede oggidi piii d' un poco decadu*
ta . II perche non mi vo perdere a cercarlo .
Altre Arti ci fono , che fervono fola-
mcnte al diletto de gli occhi , come Ja
Tittttra ^ t la Statuaria ^ e dell'udito, co*
me la Mujica. Pur tale e il merito d'ef-
fe , che fe n ha da lodare , anzi da de/i-
derare Tufo in qualfivoglia ben regolato
Governo . Lo fteffo diletto , ch'eiTe porgo-
no.
174 Capitolo XIV.
iio 3 mirato per altro verfo, dee, ficcome
io diceva, appeJlarii pubblico Bene; per-
ciocche un Bene nppunto e il confervar le
fattezze de gli Uomini per Santita lino-
fliati 5 de' Principi e d'altre perfone illu-
Uri i e a chi non fa leggere , s' ha da far
leggere i fatti de gli antichi e de'moder-
ni l"u le Tele e nelle Statue . Similmente
ha bifogno T umana Natura talvolta di
oneftamente ricrear TAnimo ed allegrarfi .
QLiefto glier Apprefta la Muiica de' canti
e de' fuoni . Sa nondimeno ognuno , che
la PlttLira e Statuaria dilbnefta non e un
Bene ma un manifefto Male , e pero di
pill non ne dico . Per conto poi della
Mufica flefTa , ancorche fi metta fra i cibi
fani e dilettevoli deirAnimo, pure none
diverfa da quei del Corpo , chequantun-
que fani e guflofi, prefi inecccflb , diven-
tano veleni . A chi li guadagna il pane
con quelt' Arte , appartiene rinternarli nel
fuo lludio e nella fua pratica; mafareb-
be dildicevole a gli altri il far divenire
proteflione cio, che dee eife re divertimen-
to . Mo J to poi fa re b be da dire inrorno a
certi cattivi effetti della Miilkaefteminata ,
c tanto piu in bocca delle Donne i e di
quel-
Delia S tori a, ErudiT^ione '^ er. 175
qiiella, die nelle Chiefe in vece di con-^
ciliar \:i Divozione , la fa perdere ; e At
gli ecceffi delle moderne Opere in Mufi-
ca. Ma di queftolafcero ad altriJacura,
perche converebbe entrare in argomento 5
che menerebbe troppo lontano , e bafta
per me il darne qui un femplice tocco..
C A P I T O L O XV.
Dclt ^gricoltura ,■
ALIorche fi paria della' Coltiva^^ion del--
la Terra , (embra 5 che li tratti
d' una delTArti piii baffe e vili . E puo
efTer' ella altro 5 da che non mirianno fe
non poveri e rozzi villani , applicati ad
elfa 5 colle mani callofe per le tante fatiche ,
e talvolta ancoradopo tanti fudori , mife-
ramcnte pafciuti ? Ma non cosi I'intende-
vano i primi tempi della Romana Repub^
blica, e di molt' altre della Grecia , che
tenevano V ^^gricoltura e la Milizia per li
due piu important! ftudj de'loro Stari ; e
neir uno e nelT altro iappinmo , che fi
fegnalarono i piu riguardevoli Cittadini di
Roma. Aitri poi tal conco ne fecero, che;
for.
\^S Capifoh Xf,
formarono Trattati d'effa , per infcgnarne
i precetti . In una parola , non v' ^ fra le
Artialcunatanto raccomandata da i Filo-
fofi 5 quanto la Coltura della Terra » Seno-
fonte in un fuo Dialogo fa vedere , qual
vantaggio farebbe per uno Stato j fe il
Principe premiafTe chiunque fi moftra ec-
cellente nel Lavoro della terra , nel Com-
merzio 5 e in altre Arri . Ipfa KAgricultura ,
dice egli 5 magnum incrementum fumeret , Jt
^uis vel peragros^ vel pervicos j optime ter^
ram excolentibus pramia conftitueret . Parlere-
mo a fuo tempo del pericolofo meftier del-
la Milizia : miriamo ora Tinnnocente dell'
^gricohura . Sarebbe di dovere , che ogni
Citta e Popolazione aveflfe in dote tanra
Gopia di territorio , che regolarmente po-
telTe fomminiftrar grano o altra forta di
alimento z fuoi abitanti . Ma il Mondo
non ferba qui alcuna proporzione . Alcunc
Citt^ fovrabbondano di grani , altre nc
fcarfeggiano , ed altre ne fon prive afFat-
to , fupplendo poi colTraffico, coITArti ,
c con altre induftrie al loro difetto e
bifogno. Ora ognunvede, che fopra ogni
altra cofa h neceflTario il foftentamento del-
I4 Vita > e qucfto non puo venire fe non
dal-
DeU s^-lgricoltura . i ^7
dalla Terra , che dia grani , legumi , vin, o
olio 5 frutti 5 erbaggi , c limili produzioni
di co^t deftinate al cibo dc gli Uomini j
iiccome Lino , Canape , Seta , e Lana pel
Joro veftire : ne effa tali aiuti fommini-
ftrera , fe non e ben coltivata . Quefto e
appunto Toggetto ed ufizio deir Agricol-
tiira 5 o fia dclia Coltivazion de' campi ,
iiccome anche T abbondanza e manteni-
mento de' beftianai . O molto dunque o
fcarfo che fia il territorio di un Popolo ,
MafTima efTenziale di un buon Governo
e ii fare , che quefto renda quel frutto ,
che mai puo . II di piii , che occorra al
bifogno interno del Paefe , venduto ad
altri fi cangia in oro ed argento . O non
fanno o non pofTono molti Popoli colla
Mercatura, colTArti , colla Pefca, e con
altre invenzioni dell' umana induftria far
guadagni ed arricchire j ma ordinariamen-
te loro non manca terra , onde poflano
ricavare i principali ingredienti , per vi-
vere agiatamente quaggiii . Meritano ben
d' elTere Poveri , fe non (i prevalgono di
quefto dono , fatto loro da Dio , e fe
non faticano , per infegnare alia terra
d'eifere feconda di Beni per loio fervigio .
M Ora
278 Capitoh XV.
Ora non (i puo negare j che come fort
Varj gl'Ingegni, le incHnazioni , le forze,
e le fattezze de gli Uomini , cosidiverle
iieno le qualita delle Teire . Alciine graf*
fe e feconde , altre magre e fterili; que-p-
fie fatte per certi grani ed alberi , e
quelle per altri . Noi incontriamo fin delle
terre nel piano, piu affai nelle inontagne,
che appena prodticono un filo d' erba .
Contiittocio i Saggi hanno da piantare
quefta Maffima : Che niuna Terra 1;' ha si
mcfchina ed avara , la quale render non pojfa
pii 0 meno di rendita e jrutto alfUomo , il
quale s' imenda del la Coltivazione ,• e non
tema la jatica . Secondariamente : Cura ed
attenzione ha da ejfere non folo de' faggi Cit'
tadini ^ ma de Trincipi JhJJl ^ che ji accrefca
la Coltura delle campagne , per quanto mat
Ji pub . Certo e , che v' ha dt paeii , ne''
quali le II attendeffe con applicazione mag-
giore a queflo trafiico 3 che noneiigeliin-
ghi viaggi , che non mette a pericolo la
vita nelle tempefte de'mari, renderebbero
le terre un terzo di piu di rendita di quel
che ora fi cava . Tutto dipende dalT in-
telligenza , dalT induftria, e dall' atcivita
cic' Villani , Ove c6(loro lieno gente pigra>
diiat*
dlfattenta , e chc non voglla a dovere
aiutar la Natura alle fue produziom : un
podere 5 che in mano de i dillgenti frut-
terebbe rnille, appena in man Joro rendera
iecento . Si truova in cio gran differenza
tra paefe e paefe. Alcuni Ton cotanto in-
duftriofij che fino ne i raonti , non che
nelle pianure , fanno far maraviglic allc
lor terre ; non ne lafciano particellla oziofa ;
fempre in moto , per correggere quel che
e difetto ne'lor campi ; e fempre penfoli,
come ne pofTano accrefcere la fecondita *
Paiono anche giardini le loro terre : tanto
fono ben tenute le file de i loro alberi ,
SI vaghe e forti le fiepi , si ben compar-
tite CO i loro fofli . Non e gia cosid'akri
Ruftici 5 che non iftimano un gran male
la dappocaggine ; che non fanno aMovuti
tempi tanti lavori e diiigenze, dellequali
abbifogna ogni campagna ; e par loro
d' aver fatto delle prodezze , fe ban no
arato le terre una volta fola e feminaro^
lafciando poi con tutta pace , che la Na-
tura faccia il reflo , fenza guardare i
campi dall'acque ftagnanti , fenza monda-
ire dall' erbe e grani catcivi i crefcluu
frumenti , fenza agevolar colla zappa ii
M 2 pro-
\%6 Capitolo Xf.
progreflb delle Fave , e del grano Turco ,
o fia Frumentone .
Sarebbe dunque da defiderare , chc fi
poteiTe animar Ja gente ruHica a far me-
glio il fuo mellierc ; anzi farebbe defide-
rabile, ch' efTi imparafTero meglio c]ueilo
meftiere . Non (i puo fare ( e voleilepur
Dio che far fi poteflfe ) conlorocio, chc
fi pratica nella Milizia, dove tanti Mae-
flri 5 e SI fovente , danno Iczioni a i lor
tiovelli foldati . Avrebbero parimente bi-
fogno i Ruftici di chi facelfe Joro fcuola
d' Agricolrura . Refterebbe anche tempo
per addortrinarli , cioe nelle Felle , nelle
quali dopo i Divini Ufizj fi perdono in
vani cicalecci 5 in giuochi , fe non anchc
in appHcazioni peggiori . Ma fe quedo
non e fperabile, almeno gioverebbe , che
i lor Padroni pafiQindo alia villeggiatura^
ftudiaflero i migiiori Libri , che tratrano
di queft' Arte , per poi far conofcere a i
lor Javoratori cio 5 che e difettofo, utile,
o pill utile nella Coltivazione . CI fon
quefti Libri , benche pochi , e capaci an-
che di miglioramento e perfezione ; e pero
gioverebbe il fame de' nuovi raccogliendo
<3uel 5 che di meglio hanno intorno ali'
Agri-
Dell' yAgricoltivra , t S f
Agricoltura fcritto anche faggi ed cfperti
OJtramontani . Chi fa c mette in opera
tutti i document! e fegreti di tal profef-
Hone 5 puo ben promerterfi ricOmpenfej
magglori da i fuoi terreni . N^ s'avrebbera
a vergognare di si fatta applicazione i
Nobili ftefli e gran Signori . Perciocche f®
noi tanrolodiamo e ftimiamo , come h di
dovere , que' valentuomini Filofofi , chc
tuttodi vanno fludiando il Libro della
Natura colla Fifica Sperimentale , per co-
nofcere il pefo e le forze dell' Aria , il
coftitutivo e il moto della Luce : Torigine
dc Colori , la bizzarria deir Elettricita,
la diverfltk degl' Infetti , deU'Erbe, dc
Fosfori &c. e cosi difcorrendo : bench^
tanti Sperimenti e fcoperte, fempre merite-
voli a! certo di lode, riefcano talvolta di
poca utilita al Pubblico: perchc non fara >
ed anche piu , da pregiare ugualmente ,
chi ftudia i fegreti deH'Agricoltura : Arte
cos! utile e neceffaria al genere umano ^
Anzi fartibbe da defiderare (mi fi perdoni,
fe lo ripeto ) che le acute tefte de i Filofofi
s' innamoralTero di fpenderc qui le Joro
applicazioni , con fare de gli fperimenti,
come ufano fopra tame altre parti ddlt
M 5 Fi-
iSj Capitolo XV,
Fifica. Gran plaufo, e con raglone , fi e
farto a chi con tanre fatiche ha fcoperta
r interna reffirura de gli Alberi , la ma-
niera d' alimentarli e di crercere , con
farci veJeiC le lor vene per cosidire, e
qui] pirte in elU abbia I'Aria, con aitre
belje norlzie , Pure maggior' obbiigazione
avremmo a chi prevalendoii di quelH lu-
mi , c'iniegnirie ia pratica 5 per renderc
piu frurtiferi elfi Alberi i perdifenderli o
curarli da certe lor malattie ; per molti-
pljcaili con piu facilita . Di piii non fa
un Contadino , che qaanto ha veduto fare
a'fuoi Maggiori , o vede fare da glialtri
fiioi pari. Che di grazia non fi potrebbe
fpeiare da un FiloloFo, diligente offerva-
tore deirEcononiia della Natura ? Ho ve-
duto montagne e coilinefpelate: appena in
efle nafce un po'di Ginepro, o razze , o
fpine . Tengo io per fermo , che cjueila
terra in mano di chi facelTe variepruove ,
e fapeffe ben' intendere la qualita de i
terreni , e onde venga la loro flerilita,
non lafcerebbe di ricavarnequalche frutco,
Se non puo fervire quel terreno perfemi-
narvi , fervira per fare dit\ bofco . Molte
volte miriamo terra, che ne pure hauno
fterpo ,
Dell\ ^gricohura . i S ?
Herpo, non ha un filo d' erba . Ma cio
avviene, perche appena di la efce qualche
cofa di verde , che tofto Je pecore ( e
peggio poi fe le Capre ) radono e rodono
tutto. Chi vi plantaffe del bofco 5 e queflo
ii cuftodiffe, probabilmeme fe ne vedreb-
be buoneffetto. Nelle falde piu alte del
noftro Apennino abbiamo St\\t diFaggi:
quefti non verrebbono nei piano e nelle
colline. Vi fon parimente de gli Abeti o
Pialle . Mi vien detto , che quefte piantate
anche nelle colline vi fi allignano molto
bene. Perche non ifperimentare , fe fof^
fero capaci di e(fe tante parti dell a mon-
tagna , cbe vanno incolte , ne rendono ve-
run frutto? II punto fta conofcere, quail
Alberi amino piii il Settentrione che il
Mezzodi, piu il Monte che il Piano , per
dare ad eifi il piu convenevole foggiorno .
Anche nel piano truovafi gran varieta
di terreni , parte naturalmente grafll , qua-
li per lo piu fogliono effere i vicini a i
gran Fiumi , parte di mezzana bonta , e
parte flerili . II Filofofo fa raziocinar fu
taliterre, e coirofrervazione aniva a fcor-
gere le cagioniintrinfeche di tal differen-
za . Quelle , perche fono tenaci e difficil-
M 4 men-
184 Captioh XV.
mente fi fpolverizzano ; altre perclie ab-
bondanti di calcinelli , di gefTo , di iabbia
groffa ; alrre pcrche gia ftate letto di Ma-
re ; altre perche prive in parti oleofe ,
infeftate dairacquefotterranee, o che nofi
ritengono il nitro ^ portato dalle Tramon-
tane : fi fcuoprono in cattivaqualita. Per-
cio penfa egli , qual rimedio fi potefTeap-
preftare , qual mezzo potrebbe giovare ,
per fuperar la mala indole di que' terreni ,
e forfe ne trovera . Altro Recipe non fan-
no i noftri Contadini , per fecondar le
terre , che il Letamc , il quale col fuo zolfo
o nitro da vigore alle piante , e prcmuove
TErbe e i femi de' Grani, ancorche tal-
volta (i truovino terreni SI difgraziari , che
mangiano, per cosi dire, eflo Letaine, o
almeno per poco ne ritengono le vantag-
giofe influenze . Piio cffere che il Filofofo
colle ofTcrvazioni fue fomminiftri qualche
altro mezzo , per rendere meno infeconde ,
o piu feconde le terre . Contafi d'un pae-
fe in Francia , dove fotterra fi truova un
prodigiofo ftrato di Nicchi o fia Conchi-
glie, che cavate o flrirolate ingrafTano i
campi . Tutte le orine , ie acque faponate
de i buccati , le fpazzature delle cafe ( ics
Ve^
Delf ,^gricohura. 1S5
Venezia fe ne tiene buon conto ) le foglle
degli alberi , che cadono full' avvicinarfi
dt\ Verno , i bachi morti , chc reftano dopo
efTerne eftratta la Seta, ed :iltre cofe, o
noi non le curiarao , o le gittiamo ne'ca-
nali . Per noftra incuria benefpefTo fi perde
^elle Citta c Terregran copia di materie
e umori , che gioveiebbero a i prati , a
gli orti, a i feminati . V'ha fin de'pacli
SI trafcurati ( e dovrei dire di piu ) che
vendono a i confinanti le lor colombine >
pecorine , ed altri fimili , da noi chiamate
grafline, quali che ncn ne abbifognino le
Joro campagne . Una delle doglianze di
raolti Contadini ne' paefi 5 che fono per fe
poco feconde le terre , (i ^ di non elTere
fovvenuti con letame da i Padroni . E fo-
vente avviene ^ che gli ftelTi Padroni ve-
ramente poveri non poffono far di piu ;
oltre di che non v' ha miniera di Conci-
me , che pofTa foddisfare ad ognuno . Ma
fe conofceflero i Villani tutto quello , chc
puo aumentar I'Erba ne'loro Prati , e dar
loro comodo di tener piu beftiami ? fe
facelTero conto di tutto quello , che puo
marcire e formare ftabbio : puo cffere , che
in parte almeno provvedeffcro al proprio
bifo-
i85 Capitolo Xr,
bifogno. Converrebbe far conto di tiittij
quelio , che la terra produce, e di tutto
quel che e Corpo o tizt dai Corpo di
qualfivoglia Animale ^ cominciando dali'
Uomo. Capelli, Unghle, Penne , Peli ,
Pelli, Corna , Stracci di panni di lana,
.cd altre produzioni della Natura , atri
fono ad ingraffare i campi , e a promuo-
vere la vegetazion della Canape , perche
contengono o Zolfo , o Olio ,0 Nitro .
Fin la terra fminuzzata, e la polve dellc
Strade, e molto piii la fuligine de' cam-
mini, puo giovare a i prati; e gP indu-
ftriofi Eolognefi vengono a comperare da
i buoni Modenefi le penne grofle de'polli
e d' altri uccelli per le loro Canape : lad-
dove altri ne fanno falo .
Sommamente e da defiderare d' aver
Contadini induftriofi , che non perdano
■oncia di tempo, e non temano la fatica.
A farli divenir tali occorre in parte la
forza, e in parte il premio . Gioverebbe
ancora aflTailTimo il far venire de i fore-
ftieri, che infegnaffero coir efercizio a i
pigri il faticare , e una migiior maniera
di far fruttare le terre . V'ha molti Sta-
$uti in Icalia compofli da gente, che s'in-
ten-
Pell' ^^gricohura . i^y
tendcva d' Agricoltura i ne'quali fon pre-
fcritte e comandate molte Regole buone^
che s'avrebbero da oiTervare nella colti-
vazion dellc campagne ; e propofte pene
a i trafgreiTori , e deftinati premj per chi
fa tavolieri , pianta aiberi , tira le viti ,
o altre fimili azioni rurali., Blfognerebbe
fcegliere da ogni paefe quel , che v' ha
di meglio 5 e poi farJo olfervarc , E qui
convien dire , che anche i Principi per
mezzo de i lor Magifhati dovrebbono te-
ner I'occhjo aperto , per togliere gi' impe-
dimenti alia felice Agricoltura , e perpro-
iruoverne V accrefcimento . Puo ben per
efempio un'attento Padrone d'un fondo,
o il fuo Fattore V muovere i fuoi Ruftici
a far si, che con facilita fi fcolino i fuoi
campi dali'acque, che ilagnanti uccidono
erbe e grani , ordinando i fofTi e fcoli
convenevoli . Ma quefto fovente non gio-
vera , fe non v'ha un Magillrato , il quale
ordini e faccia efeguire lo fcavamento de'
folTi e fcoli maeftri , che di tanta impor-
tanza fono in ogni pnefe ; in guifa che fe
quei di fopracavano, molto piu queflo fi
faccia da grinferiori i che vegli al rifar-
cimento o mantenimento de gliArginide'
Fiumi
l88 C apt to Jo Xf.
Fiumi e Torrenti ; che faciliti Fufo delF
acque , per irrigar le campagne . V ha
^depaefi, dove fon paludi, che fi potreb-
bono feccare, o pur farle pefcareccie : ma
niiino vi penfa . Altri ve n' ha dove fi
lafcia perdere gran copia d' acque per
trafcuraggine de gli abitanti , o di chi
comanda . Dio da loro de i tefori , c norr
Ji conofconOj o non fe ne fanno fervire .
Chi ha letto le Relazioni della Cina, e
del Peru, fa con che mirabirinduftria e
pazienza que' Popoli tirino T Acque da
iontano in pro de' loro campi . Un' oncia
d! ^{!i.t atta aH'irrigazione e perduta , ac-
cufa di poco fenno gli abitanti .
Non ha molti anni , che i Modenefi
hanno apprefo a cavar'Oh'o, e ne cavano
non poco, da i vinacciuoh*. Non caveran
gia olio ns effi ne gli abitanti delJaLom-
bardia di qua dal Po , per valerfene ne'cibi^
perche non penfano , o poco penfano ad
aver de gli Ulivi . Certo e , che Alberi tali
amano le coiiine; ha bifognodi paefe cal-
do ; temono le Tramontane j e deiiderano
Taria Marina . Pure mi /ia lecito dire:
vien dall'incuria noftra , che non fi rica-
vi anche da quefti paefi una competent®
por-
DcU* iAgricoltura . i g ^
porzionc d'olio d'UJivo, come 11 fa nella
Riviera di Salo , e in altri fiti . Abbia-
ino ie bafTe colline, che fon capaci di que*
iioblli arbofcelli i e quand'anche non ren-
delTero qucIT abbondante frutto, che ren-
dono gli Ulivi in tutra la cofta dt\ Mare
Tofcano e Liguftico: pure non poco fe ne
3 icaverebbe . Evidente cofa e , che alcuni
in efle colline tengono Ulivi di due for-
te, cioe producenti Ulive ordinarie , ed
Uiivoni . Taluno ne fa Olio il refto va
a conciar le Ulive , per mangiarle alia
tavoLi : clbo gittato, e di niuna foftanza.
Meglio farebbe il trarne quell' Olio , che
(i puo . Quefte poche Ulive ancora vengo-
no dalla liberalita , per cosi dire , della
Natura i perche i noftri Contadini poco o
nulla fanno della coltura di quelle piante,
e le trafcurano , e non le rinforzano col
dovuto concime. Ora che farebbe, fe iin
faggio Principe amante del fuo Popolo,
o pure unaCitta, faceffe venir di la dalF
Apennino due ben pratiche perfone della
coltivazion de gli Ulivi , le quali viiiraf-
fero tutte le baffe colline , riconofcendo
i fiti pill proprj per piantarli , e mallima-
mente le code 5 che guardano il Mezzodi ,
con
190 Capitolo XV,
€on infegnar pofcia a i Ruftlci noftri \t
, maniera di governar quelle piante? Util-
mente impiegato farebbe t|uel danaro , e
col tempo ne rifulterebbe gran bene : be-^
He, che non priva de gli altri confueti,
perche gli Uliveti non impedifcono il fe-
minarvi anche il grano. Ma il non efle-
re noi avvezzi a certe benche utili cofe,
fa che non ne conofciamo 11 pregio , nc
defideriamo di metterle a ufo/ e lo ftol to
ed infingardo grid a : Hon V ban fatto i
no/Iri vccchi : perche h debbo far io ? Olio
ancora (1 pao cavare dal Lino , e da i
Ravizzi 5 ficcome ognun fa . Ma pochi
fanno , che in maggior copia fe ne puo
anche cavare dall' Erba Scfamo . Scrive il
Mattioli, che nella Morea e Grecia mol-
to fi feminaditarErba , con raccoglierne
Olio 5 if quale ferve eziandio al cibo .
Avvedutifi di quefla prerogativa e guada-
gno tre faggi Nobili , uno Ravegnano e
gli altri due Bologncfi , nc hanno poco
fa introdotta la feminagione ne' loro' po-
deri 5 con impetrar' anche dal Pubblicodi
Bologna il Gius privativo per queda Arte
niiova . Meritano ben h)Je . Vien' alto il
fufto di queft' Erba un piede e mezzo ,
pill
Del? ^gricoltura . 19I
|)iu gvoi^o e ramofb di quelle del Migllo :
Produce baccelli lunghi un'oncia e mezza
ia circa 5 pieni di femi bislunghi , alquan-
to piu grofli del Miglio; i cuali conten-
gono tanto d' efToOlio , che una Libra
d'effi dara ottaOncied'OIiOj limpidiflTimo
e giallo . Non ha quefto alcun odore : fo-
lamente bruciandolo fadelpuzzo. Ricerca
tar Erba o Pianta terreno graflb ed irri-
gabiie , confeffando gl' intendenti , ch' eflo
immagrifce la terra « Ma non fa di meno
il Frumentone i e pure fe ne va fcmpre
piu dilatando la coltura . Fllorofi e Me-
dici dovrebbono bea'efaminare la quality
dt\ Seiamo 3 e inforraarfi meglio deirufo 5
che ne fanno i Greci . Qiiand'anche non
parelfe a propofito per li cibi , mancano
forfe tant'altri uli , a'quali porrebbe fer-
vire ? Ogni di fi puo imparar qualche
cofa i ma fenza ftudiare non s'impara . <
Fra i coftumi pregiudiziali airAgricoI-'-
tufa fi dee norare il trovarfi in qualche
paefe troppo trinciati i campi , di maniera
che Poderi vi faranno , che avranno piu
e piu pezze di terreno feparate , ed anche
talvolta alTai lontane dal centro . Altrr
terreni ancora (i troveranno in roezzo a i
cam-
ipi Capitolo XV.
campi alrrui , e per la lor tenulta fenia
cafa 5 e fenza proprio coltivatore . La re-
gola e, cheqiiefti si fcomodi , fegregati,
c lontani campi Ton trattati alia peggio >
vendicandofi poi anch' efli del poco amor
de' Contadini , con rendere loro ne pur la
meta di quel frutto , che renderebbero
fotto i lor'occhi, oltre al non poterii ivi
mertere ne frutti , ne viti , ne fave , nc
altre blade , che muovono T appetito de*
Jadri ; altrimenti la minor parte farebbc
quella, che toccherebbe a i Padroni. Cir-
ca cinquecent' anni fono i Modeneii rime-
diarono colla forza a si fatto difordine,
ch'era troppo crefciuro , con obbligare i '
portidenti a vendere , a livellare ^ a per-
mutare co i confinanti quefti ritagli di
terre , con varj ben penfati ordini , e con
deputar pubblici Eftimatori ad acconciar
tante offa s legate : non gia per formar'
ample polfelTioni , ma bensi delle mediocri
c difcrete , le quali regolarmente rendono
pill fructoche le troppo vafte . Laudato in-
gtntia rura . Exiguum coUito : ce ne avverti
Vergilio. Stendete anche Tocchio ad un'al-
tra lieve forta di terreni ; per ofTervare la
lore crifta %ura 5 e come e qiiivi coftretta.
la
Dclf ^gricoJiura I 1 9 j
la Natura ad effere non quellabuona Ma-^'
dre 5 che e , ma bensi Matrigna . Pailo
de' Maggiorafchi , Fideicommifli vicini a
pafTare in altre mani , Commende , Pre-
bende , Benefizj fcmplici , ed altri Beni ,
de' quali non fi puo teftare , e de' quali
dopo la morte di chi ne gode 1' ufuiVut-
to 5 i fuoi Difcendenti o Parent! non po-
tran piu godere . Non mancano al certo
Ecclefiaftici timorati di Dio , e Secolari
perfone d' onore i quali non minor cura
ed amorc hanno di tali Beni , che de' pro-
prj. Ma altri pur troppo abbondano, che
dimentichi del loro dovere , e fordi alle
A'oci della cofcienza , unicamente penfano
a fpremere quel fugo 5 che poffono da
quelle terre non fue , fenza rifarcire e
mantener le fabbriche 5 fenza rimettere gli
alberi tagliati 5 e fenza voler' impiegare uii
foldo in bene di quelle difgraziate terre ,
k quali bafta il mirarle per conofcere , chi
n e il Padrone. Ognun vede , quanto di
piu efle renderebbero in inano di chi Ic
potefle tramandare a i fuoi pofteri , e in
qaanto danno della Repubblica torni la
condizione di si fatti Beni . Sarebbe ben
da defiderare , che fi livellaffero terreni di
N que-
194 Capita lo XV.
quefta fatta con difcreta e flabil penflone
a chi li trattafTe con amore : al che mi-
riamo condifcendere anche la benignita
de' Sommi Pontefici per quel che riguar-
da gli Eccleiiaftici 5 in bene de' qiiali tor-
na r aver da Ii innanzi ficura la penfio-
ne , perche non fottopofta a gragnuole o
ad altri cafi fortuiti i ficcome torna in
profitto del Livellario e del Pubblico il
frutto maggiore , che V induflria fua puo
far rifultaie da quelle terre . Hafli anche
a notare la negligenza de gli Agricolto-
ri . Potrebbero aver friitti migliori , uve
migliori ; poca fatica coflerebbe il pro-
cacciarne da chi ne ha : e pure mai non
vi penfano , o poco fe ne curano . <fd
che tanti pcnjieri ? dicono elli . Non hafluk
forfe qiiclh , che j' ha ?
Sarebbe anche bene , che perfone in^
tendenti efaininafTero , qual maggiore
vantaggio rifulti ad un paefe dal feminar
Lino o Canape . Ne gli antichi Secoli ,
per quanto ho io offervato nelle perga-
mene di que' tempi , non ufava il nofiro
Contado le non la coltura del Lino , che
certo e da anteporre alia Canape per le
tele, oltre alTOUo , che fe ne puo rica*
vare J
DcU ^gricoUura . j ^ 5»
varei W cui ufo ferve anche alia Medl-
cjna e a i Pittori . Oggidi qui noa (i
metre che Canape . Probabilmente cofta
men fatica , e ne vien maggior bene ,
perche piii ahbondanza d^\ tela puo far-
I'ene , e quefta ferve aiiche alia baffa
gente , la quale di gran liinga fupera in
numero Taltra. Ma e da ofTervare , farfi
in German! a e liel Piemonte delle belle
tele fine e bianche , e quelle di fola Ca-
nape ; perciocche raanlera c' e di ridurre
efla Canape alia fottigliezza del Lino ,
con qualche fpefa si ; fpefa nondimcno ,
che vien bene ricompenfata . Mi e anche
flato infegnato il come i ma piu ficuro
iara , che un' attento Principe o Magi-
ftrato ne fnccla prendere le piu efatre
informazioni , per introdurre , fe tornaffe
il conto, nel proprio paefe qiiefta proht-
tevole ufanza . A noi avvezzi a far ve-
nire aitronde le tele fine , comperate con
tanto oroj non cnde mai in mente , che
potremmo far noi quello, che tanti altri
piu induftrloll fanno per vendeilo appref-
fo alia noftra pigrizia. Qtiando poi rinr-
ciffe air induftria di migliorar \2l Canape
|5 di fame belle Tele , a quelle converr^
N 2 mutar
\c}fS Capitolo XV.
tnutar iiolne : alcrimenti pericolo ci fareb-
be 5 che non poccffe prendere fonno in
v^uelle 3 chi noa li crede diftinro dal Vol-
go 5 fe non uia robe ftraniere . Ma per
buona forte ho trovato dipoi in Modena
tio, ch' io cercava altiovcj cioe un' alrro
men dilpendiofo Segreto per ridurre la
Canape alia ibtt^gliezza del Lino . Me lo
ha comunicaro il Signor Marchefe Alfonfo
Fontanel!! , Cavaliere per varj fuel pregi
diftinto 5 c maflimamente per \z foda ed
anche amena Lctteratura fiia , talche ne
pofTo anch' io far parte al Pubblico , e la
fo ben volentieri . Forfe per la Canape
troppo groffa non produrra si biion' eftetto .
MODO PER RIDURRE LA CANAPE
SOMIGLIANTE AL LINO .
SI fa prima ia Lifcia con cencrc huona ,
6' 1)/ fi mette itn poco di Cake viva a
giiidizio 5 feconda la quamita dclla Canape ,
ihe fi vmt acconciare . Si leva dal iitoco ,
-lafciandola chiarificare . Si prcnde poi la
Canape^ t ft pefa , e per \ogni dieci Libre
d' ejfa vi ft pone una Libra e meza di Sa-
^one grattato , e Ji mette a molle , facendola
(hrs
flare per 24. ore nclJa fadctta Lifcia bt4
chiara . Indi fi fa bollire per due ore conti-r
nue 5 e poi fi leva , ponendola ad afciugars
all' ombra ; ed afciugata che e ^ fi fa gra-
molarc con ridiirla in manellctie ; e poi fi
ja cone i are ad nfo di Lino .
Moftrommi la Signora Marchefa Foiir
tanelli, Dama di Coftumi antichi , una
manclla di Canape acconciata nella forma
fuddetta , e talmente.Tpinata , che ognuno
la prendera per Lino: tanra h la fiiafotr
tigliezza , e col colore ftefTo del Lino . Fors'
anche meiita d'effere ftimata piu del Li-
no , perche la fua fibra e piii forte delT
altra . HafTi in oltre da offervare , che i
noflri Contadini 5 perche Fuggifatica, ta-
gliando le gainbe della Canape , ve ne
lafciano tie o quatro dita fopra la terra ,
I Bolognefi , liccome piu induftriofi , la
tsgliano con ferro appofla fotterra : di
modo che guadagnano anche due o tre alcie
dita dclla medelima gamba . Ma in Fran?
cia per nulla perderecavanointera la bac-
chetta colle radici . Macerata poi che e ,
e feccata la Canape , da noi fi ufa dt
romperla con baftoni . Cagione fon queile
percoffe , che fi rompano moltifllmi hla?
N ^ menti
IpS tapitolo Xf.
menti d'efTa Canape : dal che poi Vicne
una buona perdita , cioe la ftoppa , che
li ricava in gramolaria . Qtiefta perdita la
rifparmiano i Franzefi , perche colle dita
comincjando dal fondo , frangono le bac-
chette, e fanno tirare intera la talda iino
alia cima , con gramolaria poi foVvemen-
te . Altre manieie ancora piii utili con-
verebbe apprendere da'paefi ftranieri , do-
ve fi fabbrica gran copia di tele o ordj-
narie o ibrtili , si per filar la Canape
alia rocca o al mulinello , come anchc
per teliere e imbiancar le tele . Ulano
per efempio Je noftre Donne d' avvolgere
alia rocca il garzLiolo della Canape: lad-
dove in Francia ii lafciano pendenti dal-
la rocca le faldc , come fi fa in filare la
Lana; e vien meglio il filo. Se il telaio
non e ben fermo , fovente fi truova non
efTeie u^iiale in tiitti i lati la tela . Per
la bozzima le teilitrici noftre ufano la
crufca . Altro effetto fa il fior di farina ,
come 'i\ prati:a in qaalche pacfe d'oltra-
monti . In lomma tutte le Arti conver-
'rebbe perfeJonaile per quanto 'ii puo ,
ofTervando ne' varj paefi il Meglio delle
Manifatture. Tali ricerclie fono ben piu
da
Delf ^gricoltuTa . 19^
da ftimare , che le vane fpeculazioni di
certi Filofofi , ed anche Teologi , impa-
rate Je quali nulla s'impara. Sapone oc-
corre per fottilizzar la Canape . Ne puo
facilmenre fare ogni Citta per iifo e co-
modo proprio . Che goffagine e mai quel-
la d' un paefe , che tutto fe lo procacci
da altri paefi , e ne pur fappia far Sa-
ponette per le barbe ! In quelle contrade
ancora , dove il medefimo Sapone fi fab-
brica 5 ma di cattivaqualita , nieiita d'ef-
fere derifa tanta negligenza: giacche Cit-
ta vi fono, che ne fabbricanodeirottimo
e del piu fodo , dalle quali fi puo coa
tanta facilita imparare la vera dofe . Di-
chiamo ancor quefta . Niuna fatica dura-
no i Contadini a far nafcere Urtighe ne'
campi loro . La Natura fenz/efTere prega-
ta 3 fa loro fpontaneamente quefto brutto
regalo ; quanto piii graffe ion le terre ,
tanto piu volentieri quefta mal' erba ivi
s' alligna j e non moleftata 3 a poco a
poco li dilata , e forma de' piccioli bof-
chi . In vece di fchiantarla dalle radici,
fogliono per lo piu i Villani tagliaria
fopra terra .: ed ecco la medefima rifor-
^ere come prima . Ma almeno fapeflj
N 4 quefta
loo CapitoJo XV.
quefta gente convertir si fatto male 117
bene . Non mancaoo Popoli iiiduftriofi ,
che a guifa della Canape e deMLiino ,
fanno m.-icerar le Urtighe colla rugiada o
in altra guifa , e formarne poi Tela , ap-
pellata Urtighina , fors' anche piu forte di
quella di Canape . Se i noftri lavoratoii
ban paura di pungerfi le mani , troveran-
no ben preflo , chi loro infegnera la ma-
niera di difenderfi da quelle piinture .
Bene farebbe , che i\ faceflero correre
ftampati per le mani del Popolo certi uti-
li e llcuri fegreti , per aumentare TAgii-
coltura , ed altrc Invenzioni di Macchine
vantaggiofe al Piibblico . Ha bifogno la
gente rozza ed ignorante d' effere aiiitata
e commofia . Iflruita che fia in cofe , del^
le quali riconofca Tutilita , allora talun
mette mano a quel profittevole impiego ,
e r efeinpio eccica all' emulazione . Nel
Veronefe, Vicentino, e Trivigiano, fatto
che e il raccolto de'grani , toilo fi femina
il Sorgo ^ forta di legume 5 onde fi fa farina
migllore e piii falnbre , che quella del
Frumentone o fia Maiz i e fe le pioggie
favorifcono , fe ne ricava buon frutto .
Non convcrra quefto legume ad ogni pae^
fe :
Dclf ^gricohuTa . 201
fe : ma certo non fi dovrebbe trafcurare
di fame la pruova in quel , che hanno
del terreno raffofo ; perche folaraente ia
quefto riefce bene . In Francia ufano mol-
to il Grano Saraceno , che ha la corteccia
nera, laonde s' ha da vedere , fe fia lo
i\t{^o i che il Sorgo . Flnahnente fe alcuno
mcrita d' efTere trattato con foavita e pefo
difcreto , principal mente degna e d' ogni
riguardo V univerfita de' Contadini , dalle
fatiche de' qiiali dipende uno de' primarj
tefori della Repubbiica : che tafe appunto
fi dee chiamare V^gricoliura . Qualora quel
poveroPopolo venga indifcretamente carir
cato di gravezze , e patifca varie anghe-
lie 5 che con facilita vanno fempreinven-
tando i Miniftri del Principe o del Pub-
blico 5 e fenza diftinzione alcuna di taffe,
fra chi coltiva biioni terreni , e chi e
condennato a coltivarnede'catrivi e fterili;
troppo il fcoraggifce con incredibil danno
della campagna e del Piibblico . Chi non
vede la neceffita di rimediare a queflo
difordine , e di animare i poveri Lavora-
tori al troppo neceffario loro meftiere , in
vece di difanimarli? Sarebbe anche da de-»
fiderare , che ogni Citta imitaffe V iftituto
^ ^ ' MX
'2 0 2 'Capita Jo XV.
deir antico e priidentifllmo Re Numa , il
quale per atteflato di Dionifio Alicarnaf-
{to , deputo per ogni Villa un Soprain-
tendente air Agricoltura . Vilitava quefti
le caiijpagne , olTervando , quali fofTero
bene e quaii mal coltivate ? e tutto met-
teva in ifcritto , per informarne il Re,
il qual pofcia facea lodare e premiare
gr induftrioli , e ammonire e correggere
i pigri . Dove e la Congregazione del
buon Governo , potrebbonli ad effa por-
tare fomiglianti Relazioni , acciocche-
provvedelfe . In altri paefi bafterebbe ua
Miniftro deputato a quefta facenda , Di
troppa iraportanza e V Agricoltura , ne 11
dovrebbe trafcurar diligenza alcuna , per
emendarne i difetti e mi^liorarne lo fla-
to. Da elTa ( convien ripeterlo ) dipen-
de rAlimento e il Veftito del Popolo ;
da efTa la materia per le Manifacture , e
il tirar danaro col di piii delle Sete ,
Lane, Grani, Vino, Olio, Beftiami &c.
Ma noi per poca avvertenza ftimiamo
afTai ed onoriamo certe Arti inutili , o
folamente deftinate al LiifTo ; poco conto
facciam di quelia , che h la piii impor*
tante delFaltre.
CA-
i)cll'^rti o neccjfarie o utili ec. 203
C A P I T O L O XVI.
-Z3f//' \yirti 0 necejfarie 0 utili alio Stato 5
e dell' Commcrzio .
LE Guerre talvolta arricchifcono uil
paefe, facendo colare in elTo non
poco del danaro, tolto alKaltre Provincie.
Ma pill lb vente fogliono impoverirlo , fe
jion anche rovinarlo colle contnbuzioni e
faxheggi, reftando i Popoli fmunti della
Pecunia prefente , e caricati anche di gra-
viflTima foma di debiti per Tavvenire . Le
Careftie per lo coarrario , fetiipre che ac-
cadono, fnervaiio una Provincia, col por-
tar fuori d'efHi tanta quaatita di Peculio ;
ma quefte in fine fuccedono di rado. Una
tignuola perpetua bensi , che fegretamente
va rodendo uno Stato, fi e la Icarfezza o
mancanza dell'Arti . I Principi dil'attenti
e melenfi nulla penfano a quefto dirordi-
ne, e molto men proccurano di rimedi )r-
vi, aniie quando lo conofcoao. M • chi
fra i Principi intende il fiiomediere, eJ
ama il proprio Bene , e quelle de' fuoi Sud-
diti 5 feriamente vi penfa e vi prov^ved^
nel'
3 04 Ciipitoh XVI.
nella miglior maniera pofTibile, e fecondo
che conviene nlla pofitura de'fuol Stati ,
S' ha dunqiic fopra ogni altra cofa da av-
vertire , che tutto il Goverao Economico
di iin paefe fi riducc ad una fola impor-
tantiflima Mafl!ima : cioe a fare che efca
dallo Stato il men Danaro , che fi puo,
e che ve ne s' introduca il piu , che fi puo .
Ognun fa , che biion' Amico fia qiiefto per
]1 bifogni pubblici e privati i come queflo
influifca nel Coinmerzio ; e che quanto
piLi Ton ricchi i Privari , tanto piu ancora
ne flnnno bene i Regnanti . Sicche primie-
fainente 1' attenzione del Principe fagglo
ha da eifere di confiderar tiuto quello,
the porta fuoii del fuo dominio T ore e
Targcnto j e fe convenevol maniera fi truo-
yi 5 per impedire almeno in parte quefio
falaiTo . Second a riamente dee ben' infor-
marli di tntto quello , che puo tirare la
Pecunia altrui nel proprio Stato. Qiianto
al primo punto , due fon le fpezie di Ro-
ba 3 per ottenere le quali fuccede V efira-
zion del Danaro , fe pure non s hanno
merci proprie , che fervano per acqnifiar
le ftraniere . Le une necelTarie ad ogni
paefe , ma che pr non uafcere in eifa
pa?.
M
bslf^rti 0 necejjarie o utili ec. 105^
p'aei'e/ indirpenfabilmente fi debbono proc-^
cararedaaltri Stati . Tali fono il Sale , gli
Aromati , le Droghe , e tante forte di cofe
Medicinal! , e di Legni per la tintiira , e
il Ferro, Rame, Stagno , Zolfo, ove ne
mancano le Miniere ; e T Olio , il Pefce,
e fopratutto il Grano e il Vino, fe per
avventura poco o nulla quivi ne nafce . Lo
fteffo e da dire di n^olt' alcre produzioni
della Natura 5 neceffarieal vivere, o pure
aironefto comodo de' Citradini . Entrano
in quefta caregoria ancor quelle , che non
Ion veramente di neceflTita , ma dipendono
I'olamente dalla tirannia del Luffo, o del-
la noftra Intemperanza : come il Ciocco-
late, il Cafl'^, il The , i Vini gagliardi
ibreftieri , i Marrai , e cosi difcorrendo .
Quanto a i primi capi , convien chinare
il capo davanti alia Provvidenza e difpo-
iizione di Chi ha con varieta , ma lem-
pre con infinita Saplenza , diftribuiti i
fuoi doni a gli Uomini , con volere , che
72on omnis jvrat omnia ttJlus ;
acciocche fi mantenelfe un perpetuo com-
merzio fra i diverii Popoli , e T abbon-
danza de gli uni fuppliffe la penuria d6
gli altri . Per tante cofe neceffarie , che
man-
2o5 Capitoh XFL
mancana ad una Gente , ne fi pno farle
uafcere nel paefc , nes'hamododi procac-
ciarfele da i vicini o lontani con altri
Baturali o manifattiue , non fi puofchivar
reflrazion delDanaro, e ripiego a quefio
non c e . Del LufTo parleremo fra poco .
Confide Taltra forta di cofe ne^efTarie
bensi al con:iodo e air ornamtnto conve-
nevole de' Popoli colti , le quali non fono
in un paefe , ma vi potiebbero elfei'e , fe
vi Ci applicnfTe V induflria de gli abitan^
ti . Ora qui c, dove avrebbeda sfavillare
il genio de' buoni Principi, per roigliorar
la fortuna de' proprj Sudditi . Non gia
che efli debbano o pofTano difcendere al
niinuto deirArti , e attendeie a rutto ,
jna per eleggere perfone atte a quefto im-
portantiffimo impiego 3 e per roflenerlecon
braccio forte nelle rifoluzioni . Balfera
anche J' avere per tal miniflei o un folo Per-
ibnaggio 5 purche pieno di zelo , diiinte-
reffato , e intendente di turto quel Jo , di
che fia capace iino Staro a rrilura della
fua fituazione e delle fue forze . Se fofle
durata in Ifpagna la fortuna d' un Car-
dinale Alberoni , avrebbe forfe mutato
faccia quel Regno. Ma per isfortuna de'
Po-
J^^^
Delt ^Arti o nectffarie o utili ec. 207
Popoli non fono molti que' Regnanti j che
vogliono impiegare i lor penfieri per
rEconomia del Pubblico , fenza badarc
aH'obligoproprio di promuovere anche il
Bene del fuo Popolo , e fenza riflettere,
che il Pubblico Bene ridonda fempre in
vantaggiodeir erario de'medefimi Principi,
(iccome direiiK) . Facciamo dunque conto>
che il faggio Governo efiga da i Doga-
nieri e Mercatanti una nota efatta di tutti
i capi delie cofe naturali o artefatte , che
annualmente s' introducono in uno Stato.
Sara queftaben lunga. Troverete prenderfi
dal di fuorivarie forte drDrappi , Stoffe ,
Pani 5 Tele, Merletti , Galloni d' oro e
d' argento j di Merceria minuta , come
Pertini , Coralli , Ingranate , Scatole , ed
ahre infinite bazzecole j gran quantita di
Droghe e Medicinali; di fatture di Cera ^
di Corami , Vacchette &c. di Stagno ,
Ottone, Rame , Latta, e di molte fpezic
di. Ferro lavorato ; di molte manifatture
d'oro e d'argento; di Libri , di Speech!,
Cridalli , e Vetri di diverfe fpezie ; di
Cappelli; di Carrozze , Sterzi , Svimeri,
ed aitre figure di Cocchi ; di Grano , <^'i^
Pefccj di Formaggio , d'OIio, di Zolfo ^
di
-oS Capitolo XV L
dl Pece, di Lana , e cosi difcorrendo *
Mettete ora da parte tutte Je difterenti
cofe 5 le quali non.poflono nafcere ^ ne fi
pofTono fabbricar nel Paefe : giacche iin
Popolo li truova condennato a doverfele
proccacciar dal di fiiori , d' uopo e, ch'
egli s' 2ccomodi alle mancanze del proprio
fiftema, o alle difgrazie fopravvenute , col
comperare altronde i fuppiementi al fuo
bifogno . Ma pel catalogo deir altre cole ,
che fi potrebbero far nafcere nel proprio
Paefe , o quivi li potrebbero lavorare :
mi lia permeifo ii dire , che gran difat-
tenzione , gran negligenza farebbe quella
di chi prefiede al Gov^erno 5 il non pen-
far mai 3 quale incredibile utilita farebbe
per uno Stato , fe quivi potefTe far nafce-
re cio , che convien mendicare da gli
Stranieri , o fe quivi s' introducefle la
fabbrica di tutro quello , di che c capa-
ce il proprio p.;.efe al pari de gli alrri .
Offervate un Popolo . Non gli manca-
no Api . Tale e il pregio di quefti mira^
bili Infetti 5 che efaltati fi veggono nelle
antiche Carte , e fe ne parlo anche nell'
Iftituta 3 Hit. de Rer. divif. Dovrebbe ogni
Principe far qualche regolamento non coat-
tivo.
DeJl^ ^rli o nuefsarie o utili cc. 209
tivo , ne fuggetto a pene pecuniarie , ac-
ciocchc tanto i Padroni , quanto i VlUani
in ciafcun poderc ( fe pure non ofta la
qualita del terreno , la mancanza de'fiori ,
o delfacqua , o altro fperimenrato impe-
dimento ) tenelTero Pecchie , e fapelferola
maniera di governarle e cuftodirle . Spefe
non cofta quefta mercatanzia , folamente
richiedendo attenzionc , e fe ne rkava
tanto guadagno . Ma dato che quel Popolo
iia fornito d* Api , e ne ricavi molta cera ,
per venderla poi fuori di State a chi fab-
brica le diverfe fpecie di candele , dopple-
ri, cerei, cerini &c. fi potra egli attribui-
re ad infolenza o temerita , s'io trattero
quefto Popolo da fpeniierato , da che egli
vende i proprj Beni , per ricompcrarli
pofciapiu caro da chi li compera a buon
mercato P Piano nondimeno , che non ca-
derebbe quefta cenfura fopra il povero Po-
polo 5 il quale non puo far di meno , ma
SI bene fopra chi trafcurntamente il go-
vernafTe , e potcndo provvedere , non vi
provvedefTe . Q vorrebbe egli tanto ad
imparar I'Arte d'imbiancar la Cera? Nel-
lo Stato Pontifizio s' e quefta introdotta .
Quand'anche non riufcife cosi Candida ,
O come
2 10 Capitolo XVI.
come quella d'alcuni paeli , che importe*
rebbe mai a i bifogni ed ufi d'unPubbJU
CO? Q'c di piu . Si mette in alcunipaefi
gran copia diBachi , o vogliam dire Ver-
mi da Seta, e di quefla Seta ie ne rica-
vano non folo migliaia , ma centinaia di
migliaia di Libre . Eccettiiatane qiialche
porzione , che rimane nello State per al-
quanti lavori dl non molta confeguenza j
il refto va fuori , per tornar poi efTo a
ricomperar quella medefiina fua Seta , con-
verrita in Drappi e Stofie di'i fpecie dilFe-
renti con aumcnto si grande di prezzo .
Certo e , che non mancherebbero mani ed
ingegni a gli abitanti fotto quel Cielo ,
per tbrmar quelle medefi me arrifiziole tele ,
fc ne foffe loro infegnara T Arte . E in-
trodotta che fofTe qiiefta , cefTerebbe il
bifognodi tributar'tanto oro a quegliStra-
nieri, i quali a ridono e profittano della
balordaggine e dappocaggine altrui . Ma
di eio niuno fi mette penliero , ne riflette
al grave torto , che fi fa alia Natura ,
Jiberale de' fuoi tefori verfo chi poi non
fe ne fa fervire , e fpende e {^^\^^t per
ottener da altri cio , ch' effo ha in cafa
propria , e fi potrebbe lavoiar' ivi co«
tanto
Dell* ^rti o nectjfarie o utili ec. %l%
tanto vantaggio de poveri Artefici e dot
Pubblico flefib . A quefti due efempli \\
'aggiunga ancor quello dtl Ferro . In at-.
xuni pochi Liioghi d'ltalia nafce il Ferro,
-metallo ben piii utile e ncceflario , chc
rOro e TArgento . Ne Ton privi infiniti
altri , facile nondimeno efTendo a ciafciui
paefe il provvederfene . Contate quante
manifatture fi fjcciano con efTo metallo.
Tolrene alcune poche fpecie , che convlen
prendere a dirittura da i Padroni d' eile
Miniere , tutto il refto potrebbe ogni
Paefe fabbricarfelo per ufo proprio, pur-
che vi fia chi promuova V Arti utili e
neceffarie ad uno Stato . Ci vuol' egli
tanto a fabbricar coltelli , forbici , rafoi 5^
chiodcria di varie forte ; zappe , badili ,
manale , ed altri cnpi di ferrarezza ^
Grande conviene ben dire , che fia la
melv^nia,ef^nne di un PodoIo , allorche fi
rende tributario d' un idtro Popolo piu
indufl-riofo cd accorto , quando farebbe
s\ facile anche a lui il rilparmiare quel
danaro, con far le fleffe manifatture , per
le quali tanto guadagnano i fuot vicini.
Conofco ancora un paefe , dove c Mi-
niera di Ferro, ma oggidi difaielia . E
O 2 per-
Ill titpitoh XVh
berche? Per efTere , diceano, troppo cFu^
do quel Ferro . Ma quale e mai quel
Ferro , che non porti dalla Miniera la
crude2:za ? II Fuoco e quelle , che depu-
rate ammollifce quel rozzo , ma tamofie-
cefTarlo Meuallo . Si dovea prima chiaiire
con licurezza , fe quel Ferro era (i con-
tumace da reliftere alle Leggi dell' altre
Miniere , onde fi potefTe chiamare indonia-
bile. Lo fteffo e da dire delle diverfe
forte di Cocchi , Garozze , CalefTi &c. e
di varj utenfili di legno per ornamento
delle cafe e comodo de gli abitanti . Lo
ilefTo de' Vetri , de' lavorieri d' Oro e
d' Argento j di Stagno , Ortone , Rame ^
e Piombo, e d' altre fiaiili merci .
Gra che fanno i buoni ed attenti Prin-
cipi 5 o che feelto e da effi per accudire
al Pubblico Bene ? Gran capitale di ric-
chezza per un Popolo dee dirh fra le cofe
artifiziali quello della Seta . Puo efTere 5
the per la trafcuraggine de' Padroni delle
terre poco o nulla fi proccuri il piantamen-
to e la confervazione de i GeKi 3 o vo-
gliam diie Mori, per alimentare i Bachi .
Converrebbe trovar maniera , per muovere
-ciafcuno ad averne fem.pre una quantita
pro*
Dell* ^I'ti 0 necejsarie o utili ec. ^ i j
proporzionata all' edenfion de' poderi , §
alio frnaltimento di quella foglia ; e intiOt?
durre quella fpGcie di foglia , cheviencre-?
duta la migliore dell'altra; ficcomeanco-
ra animare i Contadini alia buona cura
d'efll Gelfi , mafTimamente dove la rendira
di qucfti Alberi h tutta rifcrvata a i Padro-
ni ; con aver nondimeno fempre riguardo
di eccitare la diligenza altrui , fe ii puo ,
conpremj, e non gia con pene , che fpian-
tino la poveragente ; e con riflettere, che
pofTono ben tiitti i Contadini aver de i
Gelfi 5 ma non tiitti han tempo e mani 3
per metrere Vermi da Seta . Una dellc
maniered'incoraggire il Popolo , pertrarre
ninggior copia di quefta preziofa merce ,
fi h quella di cfentarla da Dazj e Gabelr
le , o almeno di caricarla di un difcretif-
fimo aggravio . Truovali qualche pacfe,
dove Tavvedutezza deVecchti ha introdot-
to molti Filatoi da Seta : ingegnofiiliina
invenzion de' Bolognefi ; e pure oggidi fi
mira parte d'effi trafcurata ed oziola . Por
trebberfiquivi mantenere non poche fami-
glie di povera genre, come gia fi ufava ;
jion importa,- quei Filatoi reftano immobir
Ji e chiufi, ne alcun penfa a Kpvarne 1^
P 5 chiar
Si 4 CapitoJo XVI .
tliiave -. Tanta fonnolenza di Governo fe
iia da iodare, nuino ha bifogno d' impa-
rarlo da me . Aggiungafi , che fi danno
paeli di mirabil' indaiiria torniti , dove
ton pill perFetta maniera fi trae la Seta
da i Filugelli 5 o iia dalle Galletre ; dove
11 orfoiano piu perfettamente le Sete ne'
Filatoii dove s' ha attenzione , che colla
Seta forte de'buoni Filugelli non fi mifchi
Ja debole di qiiei , che noi chiamiamo
Ciocchetti , affinche pofla fervire a i Vel-
Jiiti : perche non copiaie, non introdurre
tai lodevoli collumi , per li quali e piii
'fliaiata e meglio pagata la Seta ? In que-
lii ultimi teaipi fi Ion fempre piu perfe-
^ionate le arti, ma non gia per que'paefi ,
dove regna la fonnolenza . II vivere Mo-
vihus antiqiiis c gloria di alcuni Popoli ; ma
queRo folamente rigiiarda gli atti Morali
de gli uomini , cioe la buona fedc , la
femplicita nel vitto e veflito , la mode-
Vazion de' Piaceri , e fimili cofiumi . Ma
non fi ftende gia all' Arti . Se v' ha di
Tnegho oggidi, gran buona gente convien
the 1K1 qiiella, che vuoie in cio vivere
■all'antica, e non migliorare la Cirugia,
r Architettura, la Meccanica , I'Agricol-
tura 5
Dell' ^ni 0 nectjfarie o utili ec. 215:
tura, la Mercatura , e le altre Arti 0
profitrevoli o necelTarie alia Repubblica -.
, Non v' ha dubbio , daireftrazion dclle
6ete ^ ancorche greggie , puo provvenire
una riguardevole utilita ad uno Statoi e
tanto pill fe quefte fieno ftate prima quivi
orfoiate : il che almeno avrebbe a proccu-
rare chiunque puoedha giiidizio. Se non
v' ha Filatoi , fi poffono fare . Qui nondi-
menonon fi ferma T attenzione dd Prin-
cipe, buon Padre de' fuoi Popoli . Siilu-
dia egli 5 ovvero chi opera per lui , di
fare in maniera , che s'impieghi , per quan-
to mai fi puo , encro il fuo proprio Stato
la Seta medefima in varie manifatture,
delle quali abbiibgna il paefe . Velluti ,
Stoffe 3 Drappi , Damafchi , Zendali , Rafi ,
Luftrini , Spumilioni , Anioeri , e fimiii
altre fatture . Gran guadagno che e que/lo
( e lo poffono vedere anche i ciechi ) per
uno Stato , fomminiftrando quefti telai a
tante perfone il loro foftentamento , e ri-
fparmiandofi Teftrazione di moltodanaro,
ehe cofterebbe il far venire altronde que-
lle medefime prcziofe Tele . Felice poi quel
paefe, il quale tanto potefse fare di quefti
^nobili lavorij che non folamente foddisfa*
O 4 cef-
2i6 Capitoh XVL
ceflero al proprio bifogno , ma ne abbon-
dit^t in maniera da inviarnc anche fuori
dello Stato . Prima del Millccinquecento
quefta era una delle piu feconde miniere
dell'Italia . La Pcpolazione e le Manifat-
ture formano la ricchezza de'paefi . Con-
tuttocio v' ha tuttavia qualche Citta fra
noi, che fofliene il fuo dccoro e pro-
fitto , ed efita oltre a i Monti i fuoi la-
vori; giacche non mancheranno mai paefi
in Europa , dove Seta non puo far(i
( e convien prenderJa anche dalFItalia) o
non vi fi lavorano Tele d' efTa . Oltre di
che molte Sete delTIndie e d' altri Popoli
Orientali pofTono competcre in bcllezza e
finezza con molte d'ltalia . Gloria e dun-
que d'un Principe , che prevalendofi de i
tefari nari nel paefe fuo per rindiiftria de
gli abitanri , fa convertire quefti Beni in
maggior vantaggio de i medefimi Sudditi ,
introducendo e fortemenre promovendo la
maniera di accrefcere quefti tefori per
mezzo d'Arti utilifTime a qualftvoglia Po-
polo 5 che fe ne ierva . Air incontro che
dappocagglne ( bifogna ripeterlo ) e mai
quella di coloro , iti cafa dc' quali fi fa
gran copia di Sere , c Sete ottime , ma
fenza
Dclf kAyu 0 necejparie o utili ec. 217
fenza curarfi cglino di farne quell' ufo ,
che arricchifce tanti Olrramontani ? Co-
nofco un Popolo , che colle Bavelle c
Stracci di Seta forma di belle manifattu-
re , un traffico non mediocre . Cosi fra gli
clogi del Come di Richecoun , Miniftro di
rara attivita dcirAuguftoRegnante Impe-
rador Francefco 1. Gran Duca di Tofcana ,
fl dovra regiftrar quello d'aver introdotto in
Firenze nuove manifattiire di Seta , che
felice fpaccio fi promettono in Germania
ed Ungheria . E che non ha fatto la Real
Cafa di Savoia In Torino, perintrodurvi
TArti tutte ? Napoli anch'efla fi proteftera
fommamente tenuta al nobililTimo genio di
Carlo Re delle due Sicilie ^ allorche avra la
Maefta fua coli'aumento o coirintroduzione
di nuove Arti obbligati i Poveri a guada-
gnarfi il vitto coU'efercizio delle medefime .
Confiderando noi le cagioni , per cui
fi fon cotanto addormentati varj Popoli
d'ltalia , e che s'^ non poco fcemata V in-*
duftria per cui i vecchi Italiani fi procac-
ciavanotantoguadagno, fpezialmcnte coll'
Arti della Seta e dalla Lana : ne troveremp
alcune , che fon da attribuire a i Popoli
ftcffis edaltre a i loro Rettgri . V'hadeW
is
2i8 Capitolo XVI.
ic genti , che fembrano aver nemicizis
colle faciche della Meicatura , o fia perch^
la qualita dell' aria non renda gli uomini
si atcivi , come qiiei che godono aria lot-
tile e pura ; o venga , pcrche content!
della parxialita, che per loro ha moftrato
I'Autore della Natura con fornirli di buone
e fertili terre , tengono per fuperfluo lo
ftudiarfi d' avere de i Beni di piu . Ma
perciocche niiinaPopolazione fi da, dove
non fia una porzione d' ingegni fvegliati ,
cioe di mente moltovigorola, e capaci di
muovere i pigri ; purche il Principe e i
Magiftrati dicano daddovero di voler mi-
gliorare il fiftema del paefe , tutto fi ot-
terra. Dalla parte ancora de'Popoli fuole
intervenire, che chi e incllnato aJ Lulfo,
e malTimamente il Seffo debole , nel cui
cuore niiina Legge rta si forte imprelTa,
che quella della Moda e delle fiie varie-
ta , non fa compiacerfi , fe non delle Mer-
ci foreftiere , naufeando tutto cio , che li
fabbrica nel proprio paefe . In alcune Cit-
ta s' e provato , che Stoft'e ingegnofamen-
te ivi fabbricate , folamente han cefTato
d' eiTere difpregievoli cofe, e fono/i ripu-
tate fatture degnc d'abbigliar Nobili per-
fone ,
Dell' ^rti 0 necejfarie o tit Hi ec. 219
fone 5 allorche so. fatto credere d' aver
elle palfati i monti , e d'eflere ufcire di
Lione . ConfefTano anche i Franzefi d'aver
provato il medefimo incanteiimo per gli
Orologi fabbricati in Inghilterra . Tutto-
che {i foiTero tirati a Parigi aJcuni valenti
Orologieri Inglefi : pure il Popolo nulla
flimava le lor fatture , perche non profu-
mate coirodorc del carbone di terra In-
glefe . Ma non manca a i faggi Principi
maniera di guarir le fantafie guafte de'
lor Popoli i e da che fi foao introdotte
belle Manifatture in cafa propria, di fare
in guifa che tutti s accomodino ail' ufo
d' elfe . Quand' anche quefte tbffero men
belle e fine ; quand' anche coftafTero piii
delle flraniere : tornando in bene delloStato
il confumo di quefte e non dell' altre , a
me non occorre d' infegnar loro , come
s' abbia a foftenere il credito e finaiti-
mento de'Beni domeftici , perche bafta il
volerlo . Ma il male , ed anche il mag-
glore , (i e , che talvolta alcuni Principi
niuna cura fi vogliono prendere , per dare
miglior fefto a i coftumi de' fuoi Popoli,
per quel che riguarda la Mercatura; anzi
ii puo dare, che fedotti da qualche cat-
tivo
2 20 Capitoto XVI.
tivo ConfigHere non gradifcano T introdu-
zione di alcune Arti, per altro utilillime
^d uno Srato . Noq fuole nondimeno fuc-
cedeie quefto nelle Repubbliche , perche
in effe T InterefTe del Pubblico va con-
giunto con quel de'Privati: laddove nello
Staro Monarchico puo accadere , che Tin-
terefTe del Popolo non fi accord! con quei-
lo del Sovrano . In fatti ove (i tratti d'in-
trodurre I'Arti , per Ic quali abbiam detto ,
che s' impedifce I'eftrazion del Danaro di
uno Stato : ecco fubito ufcire in campo il
facile rifleflb , che la Dogana del Principe
ne ha da patire . Tuttoquel, che fi paga
ora per le Merci foreftiere , qualora que-
(le fieno fabbricate nel paefe , fi verra a
perdere . Caleranno percio i Dazj , e il
Principe volcndo far del Bene a i Sud-
dici proprj , fara del Male a fe fteflo .
Voleffe DIo , che talora non foffe quefla
cantilena quelT incanto , per cui anche
i piu faggi e buoni Princlpi fono dC\-
(lolti dal proccurare al loro paefe que"
vantaggi 5 che fi offer va no nelle ben rego-
late Repubbliche , ed anche in qualche
Stato Monarchico , dove e piii raffinato il
giadizio di chi comanda e dichiconfiglia.
belt ^rti 0 necejfarie o utili ec. lit
Ma iion avra buona fortuna [' adiTiLa-
tore zelo de'Camerali preflb quel Regnan-
te 5 il quale terra davanti a gli occhi
J'AfTioma fondamencale, propofto da Ari-
ftotcle 5 e comandato da tutti i Saggi , cioe :
■Quello ejsere il huon Trincipe , che al fuopro-
prio antepone il Bene e vantaggio de' Sudditi ;
del che s'e parlato di fopra . Una delle
lodi 5 che per atreftato di Lampridio fu data
ad AlefTandro Severo , fu ch'egli (a) ijlitm
mohijjtmi Meftieri Mcccanici in Roma i e die-
■de a i Negozianti delle grandijjtme ejenrjoniy
affinchv eglino concorrefsero volemieri a Roma .
Quel che e piu: Configlieri si fatti non
fanno ben fare i conti ^ e moftrano di aver
troppo corta vifta , perche non conofcono ,
quanto anche in profitto del Principe pof-
fa ridondare V accrefcimento dell' Arti .
Mettiamo , che per un verfo venga con
cio a fminuire la rendita del Sovrano ;
ma per moiti altri efTa crefcera con
guadagno magglore , Perciocche ove fi
moltiplica il Popolo , trovante il foftenta-
mento fuo nell' efereizio di queir Arti;
ove
{ a ) Lampridius in Alexaiid. Sever. Mechanka
'Opera plurima Romcs injiituit i Negotiatoribufque^ utK'o-
mam vokntes eoncurrerent , maximam immunnatem dedit «
2 2 2, Capita h XVI.
ove tanta Genre , la quale oggldi per 1*
fua poverta frutta poco al Principe , fa-
ticando nelT Arti abbia con che vivere
meglio : indubitata cofa e , che le Gabelle
e gli altri D.izj del Principe renderanno
inaggior provento . E tanto piii fe li
giugnera a far lavorieri , che fi pofTano
eftraere dal paefe . Una dalle piu rilevan-
ti rendite della Repubblica Fiorentina ne'
vecchi tempi erano T Arti della Seta e
della Lana , perche vi s' impiegavano
tante migliaja di Cittadini . Ed appunto
cio , che s t detto della Seta , fi dee dire
AtVi ^rte della Lana. Gran vergogna e di
que'paefi , ^o\t nafce Lana allki buona
e fottile , che (i trafcuri da quel Popolo
di fabbricar panni civili almeno per pro-
prio ufo. Alquanti telai d'eflfo panno oh
quanta gente impiegano e foftentano !
Quand' anche nons'abbia Lana a propofito
nel paele 5 o non fc n' abbia abbaflanza ,
s' ha da fare il poffibile per trarne da'
paefi, che T hanno d'ottima qualita e ne
abbondano . Conviene incoraggire a tali
importanti Manifatture i Mercatanti con
Privilegi , con elenzioni , con carattere
d'onore. Non fara mai cosi ben'impiegatq
il
Delf ^^rti 0 necefsarie o i titili ec. 2 2,^
ll danaro , che in far venire ArteHci periti
d'l belle manifatture di Lana , che iiften-
dono non folo a i Panni per veftirfi , ma
anche a Fanelle, Stamine , Calze pannate ,
Guanti, Berrette , ed altre fimili cofe .
Oltre a quefta rilevantiflima applicazione
di parte del Popolo , bene farebbe il pen-
fare alia fabbrica di manifatture di Bam*
bagiii y effendo facile V acquifto deli a me-
dedma . Con filarla e fame varie fatture,
fi rifparmla non poco danaro, che oggidi
efce dallo Stato . Manca forfe al Popolo
talento e capaclta per far fomiglianti la^
vori P Delia Canape e del Lino non occor-
re parlarne 3 perchc non v' ha Citta, che
non fi prevalga in ufo proprio di qucfti
dorii dellaNatura. Qiielle , che anche im-
piegano il fuperfluo i\t\ loro bifogno , per
far Telebianche, o Jifcie, o Cordami da
vendere fuori dello Sraro , han certamentc
piu giudizio , che Taltre Fuggifatica , le
quali mandano fuori la lor Canape greg-
gia , o fia non ridotta in manifatture .
Non ci vuol gia un' ingegno ftraordina-
rio, per far tali lavorieri . Ip Francia fin
col pelo delle Vacche e Capre li fmno
coperte da lettp pr r la povera gente . For-
jnan-
2 24 Capitolo XVL
tnanfi ancora grofle Tapezzcric di varj co-
lori con orditura di Canape e teffitura di
materie filate di Lana , Cotone , Pelo di
Bue 5 Vacca , Capra . Chiamafi tal Tapez-
zeria Bergame , credendoll portata cola da
Bergamo quefta invenzione . Fra i Popoli
induftriofi non folo le Donne, ma anche
gli Uomini filano Bavella , Bambagia , Ca-
nape , e Lino i mafTimainente nel verno ,
tempo in cui cefTano per lo piu le fac-
cende della campagna , e per Je nevi e
pioggie conviene Itarfene rilhetto in cafa ,
e fonosiJunghe le notri . Allorche i Par-
rochi rural! inveifcono contro gli abufi
delle Veglie contadinefche del verno , de-
plorando i mali effetri ditVC ozio : non
dovrebbono mai dimenticare di eforrar tutti
a qualche onefto lavoro , e di rapprefen-
tarne T utilita non meno per \o fpirituale
che pel temporale . L' inerzia del Popolo
ha bifogiio di chi Teforti , lo fproni , e
fe conviene, ancora lo sforzi a far quel-
lo, che e utile luo e delPubblico. Nelle
Citta, dove non mancano maniere di dar
da lavorare a i Poveri fani , ed atti a
quegl' impieghi , la Provvidenza di chi
comanda ha da obbligarli a guadagnarfi in
quel-
'Dell' ^Ani 0 necejfarie o utili ec li$
queilaguifa il pane. Pu6 anche il Cieco
e il Zoppo adoperarfi a varj lavorl .
Quanto s'e detto iinqul dell' Arti ri-
guardanti il Veftito dc gli uoinini , 1' at-
tento e biion Principe I'ha da flendere a
tutte r altre Arti utili ed anche volut-
tuofe per lino Stato 5 acciocche il Danaro
del paefe il meno che fi puo faccia le
all e fe ne voli altrove. 5e mancano ivi
Maeftri , lo zelo del buon Principe dee
chiamarli da altre ed anche lontane con-
trade . Ognun potrebbe fabbricare in cafa
propria Cappelli fini o Cuoi , Vacchette,
cd altre Pelli , Carta di varie forte , Pet-
tini 3 Vali di terra ordinaria , Vali di
Maiolica , e fimili altre fatture . Nel che
fi dee ofTervare la diverfita de' paefi , per
diflribuire grimpieghi, perciocche in iino
fi trovera magglore abilita ed induflria ,
in un' altro miglior terra , in un^ altro
piu vivi e durevoli i colori a cagion dell*
aria o dell' acqua , e cosi difcorrendo .
Scioperata fi puo ben chiamar quella
Citta 5 che chiatna gente foreftiera per
felciare le Strade, per voltaf Coppi In i
tetti, per fare f ufizio de' Muratori , per
conciar Liqo e Canape , e fiinili aitri
P im-
liS Capitoh XVI.
impieghi , per portarne poi cffi nel verilcy
a cala il danaro raccolto. Mancano forfe
ad alcuni paed mani e telle capacl d'ap-
prendere e di efercltar que' meftieri ?
Qiianto pofcia c utile ogni ben regolata
provvifione , acciocche noii fi eflragga il
Danaro fe non per cofe , che non poffono
produrii dal paefe , e per manifatture, le
quali e impoflfibile e troppo difpendiofo
il farle in que' paefi : nltiettanto i Ret-
tori ^t\ Popolo hanno da facilitar I'eftra'
zione di que'naturali , e di quegli arti-
£zj 5 che fovrabbondano al paefe , e pof-
fono introdurre Danaro nello Stato . Col
caricare indifcretamente di Dazj tali Mer-
ci ci vien troppo a difHcuItare , fors'an-
cbe ad annientare il Commerzio , che e
dopo rAgncoltura I'anima de'paeli. Noi
veggiaiPiO Popoli , che dali' eftrazione de'
Grani , del Rifo , delT Olio , del Vino
deir Acquevite , delle Sete , de' Beftiami ,
delle Manifatt'.ire 5 e d'altre cofe, tirano
afTai Danaro nello Stato , e per quefla
via li confervano in forze , fervendo fpe'-
zialniente qdeflo rinforzo per pagare i tri-
buti . Allorche li vuol di troppo aggra-
var 1' ulcira ^ o fe ne vuoi fare un Giiis^
Pri-
Deir KAfti o mccjfarie o utiji ec. I27
Privativo , ii fa perdere il coraggio , e
venir voglia di mutar Cielo alia gente 5
H quale gluflamenre fi duole di vedere
Si mal pagata Tinduflria e le fatiche fue i
ne puo ri fa rii fopra i Compratori fore-
ftieri , perche volendofi alterare i prezzi 5
fanno cflfi volgcrfi ad altii paefi , dove
truovano miglior mcrcato . Ma fe e male
il dilTicuItare 1' introduzion del Danaro
coll' eforbitanza delle Gabelle : peggio e
ben poi il non concedere la Tratta , o
fia Teftrazione de' Beni fuperflui . V ha
de'paefi, la ricchezza de'quali principal-
mente confifte nelia fovrnbbondante copia
dc' Grani . Fa par brutto vedere , che i
pubblici Minirtri vogliano fopra qaefla
derrata fare iiii' ingiudo guadagno , fe
non anche un inonopolio .^ ovvero impe-
dirne lo fmaltimenro fuori del paefe , col
lie purs talvolta permettere , che V una
Provincia ne foccorra un' altra , benche
fottopofta anch' effa ai medefimo Sovra-
iio . Miravafi quefto difordine nello Sta-
to Pontifizio : v' ha provediito il regnan-
te zelantiffimo PonteHce BENEDETTO
XIV. Da che s' e aflicurata la conve-
ftiente provvifione pel proprio paefe , taa^
P 2 to la
528 Capitolo XV 1.
to la Giuftizla che il Pubblico Bene ri-
cercaao la liberta del Commemo c I'ac-
crefcimento del peculio di quel Popolo ,
il quale , altrimenti facendofi , reflerebbe
povero nella fua flelTa ricchezza .
Fecero i noftri Vecchi una tafTa , chc
dura ruttavia in vari paefi , cioe : che la
Mercatura pregiudichi alia Nobilta ; di
inodo che per effere ricevuto in alcuni
Ordini Cavallerefchi , ofta I'avcre i Mag-
giori efercitata quell' Arte , ancorche per
fe fteffi fofrero di Nobile fchiatta . E
fembra veramente poco compatibile il
mefller della Guerra , a cui fon deftinati
i Cavalicri , coll' altro del Traffico i per-
che il primo efige il Valore , cio^ un'
animo grande , fuperiore alT amor della
Vita fteffa non che della Roba ; laddovc
nel Mercatante pare che manchi quefto
pregio, anzi prevalga il vile amor della
Roba 5 e per confeguente molto piu della
Vita . Ha buoni fondamenti quefla rego-
la 5 e pure in lei concorrono troppe tzzt-
zioni . Non mancano , anzi fon frequen-
ti, le perfone Militari , che fpiriti gene-
rod e guerrieri nudrifcono nel loro pet-
to, e ncllo ftefTo tempo attendono a fare
Ro-
DeJf ^rti o necejarie o utili ec. 229
Roba 5 efTendo Mercatanti non di nome
ma di fatti . Son tratti appunto all' Arte
della Milizia anch' eflli per fegreta fma-
nia di profittare per qiiella via , e di
accrefcere i comodi della propria famiglia
CO i pofli lucrofi , co i bottini e con al-
tri giufti ed anche ingiiifti proventi della
Guerra ; ( puo rendere buon conto di
Mercatanti anche V Italia ) ma non per
quefto li vedete meno arditi ne' pericoli
e men pronti , qijando occorre a facrifi-
car la vita per la confervazion del pro-
prio Onore . Secondariamente puo l^en
correre qiialche prefunzione d'animo baf-
{o e non convenevole all' indole della
Nobilta in chi difcende a viii iifizj, per
guadagnare ; ma non gia in chi nelle vie
del gnadagno ritiene il decoro competente
al fuo grado . E cio perche regolarmente
niuna vjlta, niun difonore , niuna man-
canza d' animo generofo cade nel Nobi-
le , che fi ftudia di accrefcere le fue fa-
colta coir induftria e coU' ingegno , afte-
nendofi folamente da cio , che fecondo la
comune opinione moftra balfezza d' ani-
mo e rende un fordido e vile guadagno.
Percio faRgiameote fu decifo ^ che nelle
P 3 Citt^
2^0 Capitolo XVI,
Cittii Mercantlli di Genova , FIrenze ,
Pil'a, Lucca ed altre , non fi fcemafTe il
pregio della Nobilta per la Mercatura ,
ne oftaiTe qiiefta al confeguimenro della
Croce di Malta . Con pari f:iviezza e
vera attenzione al bene de' Sudditi fuoi
decrcto con faa Bolla uno de gli ultinii
Romani Pontefici , che correffe per tutti
oli Stati della Chiefa Romana una buo-
na amifia fra TefTcre Nobile, e X atten-
dere al Traffico , piirche il Nobile fi
<7uardi dal vendere al minuto le robe .
Non faranno per quefio men'abili per la
Milizia i lor Figli e Nipoti . E volefle
Dio, che tanti della Nobilta d' Italia ,
i quail oggidi fuggono i perlcoli della
Guerra , e quantunque potefTero in qual-
che guifa coltivar le Scienze e le buone
Q belle Lettere , pure ne abborrifcono la
fatica ; e pero marcifcono neir ozio , o
pure impiegano il tempo loro in idola-
trare il debile SefTo : ii applicadero piii
toflo a far fiorire 1' Agricoltura e la
Mercatura . Sarebbe quefto anche un bel
traffico del loro ingegno , c ne racco-
glierebbc gran frutto il Piibblico fte/To .
Ma non poca parte del Mondo e conden^
nata
Delt ^rti 0 mcejfarie o utili ec. 231
nata a lalciarli condurre dal Coftume o
dall'Opinione fenza eleggere il Meglio »
che pur non c difficile a vederfi .
Conchiudiamo . Piii 1' opulenza fi
truova in quel paefe , che niaggiormen-
te attende all' Agricoltura , alia Merca-
tura 5 al Commerzio , e dove fono ia
credito 1' Arti , e fpezialmenre quelle
della Seta e della Lana . Gran dappo-
caggine air incontro di uti Popolo , gran
dilattenzione di Governo Ci dovrebbe dir
quella d' uii paefe , dove tanto di piu far
fi potrebbe , per migliorare i proprj in-
terelli 5 e nulla i\ faceffe; dove fi vivefTe
alia giornata , e punto non (i penfafTe all'
avvenire ; dove regnaflero i Vizj , che
impoverifcono 5 e non gia le Virtix e la
faggia Economia , che arricchifce . Chi
brama nel Popolo fuo maggiore induftria >
certamente defidera il di lui maggiorBene
temporale ; e fe il Popolo non fa dive-
nhe da fe induHriofo , dee chi il gover-
na aiutarlo e muoverlo per quanto puo .
La mano de i dappoco ( dicea il piii fag-
gio de i Re d'lfraele ) (a) fi tira dietro
P 4 la
, { a) Proverb. Cap. 10. verr.4. Ege/}atcmoperata eji
manus rcmiffa . Manns antem fwtium Dhidas parat ,
1^1 Capitob XVI.
la Toverta . ^11' incontro la mano de i jortl
produce le Ricchezze . V ha de' paefi , do-
ve fi dipingono vagamente ie tele di Li-
no; dove fi addamafcano con forza arti-
fiziofa quelle di Seca ; dove con far ve-
nir di Levante il pelo di certe Capre ,
o quel de'Camelli 5 fi fabbrlcano Sale for-
ti, e Cammellotti funtuofi . Perche mai
non fi ftudia di far fue le utili inven-
zioni altrui ? Secondo il parere del Si-
gnor Melon ( ^ ) la piu grande delle
Maflime e la piii conofciuta e , Che il
Commerzio ricbiede Liberta e Trotezione .
Se v' ha della reftrizlone per li Grani ,
non ve ne ha da eflere per T altre der-
rate e mercatanzie . I Principi , che ne'
bifogni fcannano il Mercatante ; che in-
troducono Gius Prjvativi i che impongo-
no gravofe Gabelle a gli Artifti ; che
eccedono ne i rigori de' Contraband! ;
rovinano aftktto il Commerzio . Pero
nelle Repubbliche, piii che nella Monar-
chia 5 ordinariamente fiorifce la Mercatu-
ra.
(a) Dq Melon, Ejpijf Politique fur le Commene ^
Delf ^rti o neceffarie o utili ec. 2^3;
ra . 5e ne dee nondimeno eccettuare la
Francia . Degna ancora d' encomj fi dee
confeflare la riroluzion prefa dal fuddetto
regnantc Pontefice BENEDETTO XIV.
per configlio deir Eminentiffimo Vaknti ,
Segretario di Stato e Camerlengo della
Santa Romana Chiefa : cioe di concedere
efenzioni a chiiinque fa manifatture di
Seta , Lana , e Barabagla , con efentar
anche da'Dazj e Gabelle I'eftrazion d'effe .
Qiiefto e un'amare il fuo Popolo , e un
proccurar nello fteflTo tempo del vautaggio
air Erario Principefco ; perche ( convien
dirlo e ridirlo ) quarto piu crefce la
Popolazione , la Mercatura , e la dovizia
de' Privati 5 tanto piu per altro verfo
viene a profittarne la Camera del Prin-
cipe . E poi non e forfe Tufizio del buon
Principe il proccurare quanto mai Bene
fi puo a'Sudditi fuoi ? Un' anima ezian-
dio del Commerzio fono le Fiere e i
Mercati . S' introducono col concedere
efenzioni e liberta . Niuno probabilmente
ha bifogno , che gli fi ricordi , che il
confervar tali privilegi importa troppo a!
Bene del Principe , del Pubblico , e de'
Privati ,
CA-.
2J4 Capitoh XVll. ^
C A P I T O L O XVII.
Dell^ attention particolare , cbe dovrcbhe ave-
re il Triacipe , per dar calore alt accrefii-
mento delt yArti e del Commerzio ,
MA non bafta il propone folamente
come un'Aflioma di grande utilita
ad un paefe 1' introduzione delT Arti ,
r accrefcimento della Mercatura e del
Commerzio . II punro fla a cercare i
mezzi piii proprj , per effettuar queflo di-
fegno . V ha delle contrade , dove , come
fi e poco fa detto , (i fa tutto il contra-
rio 5 cioe dove fi tagliano le gambe ?\
Commerzio , e ^\ ricorre in ogni bifogno
alle borfe de'Mercatanti e Cambifti , die
trovandofi poi fmuiiti o fanno punto
fermo , o fi alienano da quel ranto
importante meftiere. Ora i faggi Principi
in primo luogo rirauovono grimpedlmen-
ti del Traffico e della Civile Induftria .
Pofcia attendono a farlo fiorzre , il piu
che e pofTibile , attefa ferTipre la firuazio-
ne e le forze del paefe . Ordlnariamente
non potendo , o non fapendo elfi quefta
difficil
Delt attenzion particolare ^ ec, 235
difficil dottrina , V unico fpediente (i ri*
duce a depucar perfone abili e intenden-
ti , che propongano e con acciirato efame
pelino le maniere di rendere piii indu-
itriofo , abbondante d' Aiti e di Merci-
monio il paefe . II coftume e d'introdiir-
re anche in si fatte Deputazioni qualche
Miniftro di proFedion Legale , il quale
peiTuafo, che neTuoi Codici e Digefti (i
truovi tutto lo fcibile , eiitri in Catte-
dra 5 e voglia anteporre il fuo venerabil
parere a quello de Mercatanti , f!:clti per
trattare di quefto argomento . E pure
dipendendo fomiglianti materie non da
MafTime fpeculative , ma bensi dalla Spe-
rienza , miglior maeftra nelle cofe agibi-
Ji : fembra ben di dovere , che lieno da
preferire i fentimenti di chi e meglia
addottrinato nella pratica del Mondo ; fe
pure ancor quefti (i potran farilmente ac^
cordare infieme, perchetalvolta il privato
interefTe fi oppone al Pubblico . Conve-
nevol cofa dunque iarebbe , che il Mi-
niftro i\Q([o adoperaffe in tali congrefTi le
orecchie e non la voce, riferbandoii fola-
mente di approvare quel fentimento , che
la maggior parte e i piii faggi de i De-
putati
t^6 Capitoh XVU.
putati avran conchiufo , Pare ben giufto
il credere , che chi e dell' Arte , piu ne
lappia, che chi folamente puo parkr dc
gli aff'ari ia aftratto. Stabilitopoi che fia,
quali Manifatture fi poffkno accrefcere ,
quali inigliorare , quali introdurre di nuo-
vo 5 convenient! alia qualita del Paefe e
Popolo : ordinariamente T efecuzion di
tutto dipende dal tirare cola foreftieri
abili 5 e piii d'uno , che vi portino quel-
lo 5 che manca , c (ieno atti a perfezionar
quello 5 che imperfettamente fin qui s' e
fatto . Per ottener quefto , non rilparmia-
no diligenza alcuna ed anche fpefa i
buoni Principi . Qiiedo e un' impiegare
il danaro a groffa ufura.
Ho detto di lopra , che a chi introduce
nuove utili Arti in uno Stato , s' hanno
da concedere Privilegi , Efenzioni , e il
GiusPrivativo per un determinato tempo.
Ma debbo qui riferire quanto a me fcrif-
fe il Signor Carl'Antonio Broggia, Mer-
catante e injleme Letterato Napoletano ,
pcrfona intendentilTima del gran LibrodeJ
Mondo . Kdf introdnrfi ( dice egli ) un ^r-
te 0 Trojejfione fi fogliono concedere Trivilegi
d' EfcJufione per certo tenr^o a que Mae/hi y
Dell* attenzion panicolare J ec. 237
Mercatami ^ ed Jmprefarj , che introducono .
Ma che m viene ordinariamente da cib ? Fi~
nito il tempo che gli xyirtefici ft fono anic
chiti 5 e t i^rte s' e tenuta come in fegreto :
i medefimi fe 'ae tornano alle Tatrie loro j
/ iArte non re/la nel tuo Stato i e fe pure
1)1 refta , cib fegue con grandijjimo difetto , e
come fe non vi fofse . P'orrei dunqite che in
vece di Trivilegi fofsero gl' Imprefsarj ben
pagaii e premiaii , per avcre infegnata a quei
dello Stato f^rte fiefsa con ogni perfe'^ione ,
Dopo di che vorrei , che loro fe afsegnafscro
huone Tenfeoni , le quali avefsero a cefsare 5
/ ejfe volefsero andare altrove . Certamente
a nulla fervirebbe T introduzione d' un*
Arte, qualora non fi comunicafTe a quei
del paefe, e con fame Scuolanon ii for-
ftiafTero mold Allievi , a' quali nulla fi
afcondefTe per la perfezione d'efTa . Anchc
fenza parlare di foreflieri , (i pruova non
di rado una geloiia di perfone ed Arte-
fici, che pofTeggono Segreti in qualche
Arte , e foli V efercitano , non voiendo
effi infegnarla ad altri per timore, che fi
fcemi o cefTi affatto il loro guadagno .
Ho fin veduto nel mio paefe un fabbrica-
tore di Rafol di tempra si fina, cheerano
ii-
l^S Capitolo XVU.
richiefti anche da lontaniflimi paefi , n^
egli potea foddisf'ijre al concorfo di tan-
i\ . Aveva iin figlio : ne pure a lui voile
jnfegnare \\ Segreto , e fe ne mori fenza
lafciarlo erede di quelle , che farebbe
ftato un boon patiimonio per lui . Se ci
folfe un Magiftrato ^ ma zelante , delT
Arti 5 non ne fuccederebbero di quefte .
Fra le glorie de' Principi e Re benefici
ii conta ancor quella d' aver comperato
da i particolari qualche riguadevol Se-
greto, f]:ettante alia Medicina , alia Mec-
canica, alia Marina &c. per divolgarlo
in beneficio del Popolo .
Con tutra nondimeno la buonavolonta
e gli efficaci fpedienti prefi dal Principe .
per rendere Mercantile e applicato al
Commerzio lo Stato fuo: s'incontra tal-
volta lino inafpettato intoppo , non facile
a fuperarfi , cioe il Genio del Popolo
fleflb . Una gran pefante Macchina in
alcuni paefi e il Popolo tanto de' Nobili
che della P!ebe , ne baftano argani per
muoverlo . Vorrebbe il Taggio Principe
fargli del Bene, ed effo flolramenie talora
lo ricufa . La Nobilta mafchile avvezza
ad un vergognoib far nulla , o pur vagaf
foLv
Df // ammion pmkoJcin , ec . 239
folamente di Divertimenti e di ConverT
fazioni donnefche , per tutto 1' oro del
Mondo non lafcerebbe si comcda e beata
vita . A che tanta pazienza , a che tanto
logorarli il capo de' Mercatanti , e quefto
per iin vile guadagno ? Dio abbaflanza
loro ha dato , per non cercarne di piii .
Pero prefTo di loro poca fcrtana incontre-
ranno gli utiliffitni progetti del Principe.
Per conto poi della Plebe , allorchc eifa
Vive in pacfi , dove la Mercatiira e ia
varietadeli'Arti 3 che alimentano il Com-
merzio , fon pcco introdotte , piii amore
deir Ozio che della fatica facilraente fi
trovera in molti d' effi . Avvezzi colloro
a guadagnar tanto, che vivono alia gior-
nata ^ non iaorebbero ne vo^liono muo-
vere \m pafTo, per migliorar la loro for-
tuna . Sforzanfi piii tofto di fedurre e di
tirar nel lor partito , chi con si viliMaf-
fiine non li regge , e van dicendo in lor
cuore cio , che dello Stolto ha detto
\ ^adtSiz'iiz { a ) ', Mcglio e tm pizzicotto
con ripofo 5 che f aver pime ambe k mani
con
( a ) Eccleliart. Cap. IV.Terf.. 6. Stulturiuit i
Melior eft pugiUus cum rcquie , quam plena utraqu^
fna/ius cum lakore ,
240 Capitolo XV 11.
con fatica . Non cosi avvicne in altri Po-
poli 5 gia da gran tempo allevati nelle
fatiche , affuefatti al Traftico , dati all'
induftria , e maffimamente fe d' ingegno
fvegliato . L'efempio de i piu , e della
fteffa Nobilta , anima ed eccita i meno
a gareggiarc infieme , per vivcre con piu
agio 5 per accrefcerc il capitale della Fa-
miglia : il che torna in vantaggio anche
della Repiibblica fteflfa , Ora trattandoii di
SI fatta genre , poca difficulta provera il
Principe ad introdurre nel paefe nuove
Arti e maniere di auinentareil Mercimonio
e il Commerzio . Popolo afTuefatto alia
nemicizia con T Ozio, tanto piu li ralle-
grera , tanto piu volentieri abbracciera i
mezzi per far guadagni . Che non fanno
gli Ebrei , dove fono ? La neceffita ,
Tefempio e coftume de gli altri lor confra-
telli 5 arriva a rendere induftrioli anche i
pill grolTolani e vili fra efli , Scabrofo im-
pegno airincontro fara il promuovere belle
imprefe in un Popolo abituato nclTiiifin-
gardaggine , dedito al Giuoco e alle Ofte-
rie 5 ancorche non gli manchi V ingegno .
Si lamentera forfe e li adirera iin Princi-
pe ben xnclinato zl maggior vantaggio de'
Sud-
Delf attenzion partkolare ^ ec, 24 1
Sudditi fuoi , per avere un terreno si re-
nitente alia buoiia coltura ; ma s ha piii
tofto da lagnare de gli Anteceffori fuoi ,
che niuna cura (i prefero di correggere
e di meglioeducare il Popolo, dalla Di-
vina Provvidenza loro comaiefTo i che
niun penfiero vollero fpendere , per fofte-
nere ed aumcntare la Mercatura e I'Arti ;
e voglia Dio , che non abbiano anche
cooperato alia rovina d' efTe con tanti
Dazj , procefli, e contrabandi eforbitanti .
In tale ftato di cofe adunque che dee
fare im Principe faggio ? Non s' ha da
perdere d'animo. Dee tentar cio , che fi
pratica dalle perfone private , le qiiali tro-
vando un lor podere trafcuratodi troppo ,
anzi fmantellato da' Predeceflori , fi met-
tono al forte per ripiantarlo, capitalarlo,
e ridarlo alia miglior pofTibile forma . Se
nonfuccedera di far mutare regiftro a chi
ha formato V abito alia pigrizia , fi potra
fperar quefto da i lor Figliuoii , che s'edu-
cheranno nell' Arti . E cosi avvera , al-
lorche fi vorra rimettere in un paefe lo
ftudio e il buon Gurto delle Lettere.
Potevafi egli dare un Popolo piii rozzo ,
piiiincoltO; e marabituato di quello delia
q_ graa
242 C^tpitoh XV 11.
gran Ruffia ? E pur venne ^ietro il Gran-
de , che niiina attenzione ommife , per
fargli mutar faccia : e in buona parte vi
riufci. Niuna Citta , niun paefe ha Tlta-
liaj doveoccorra tanto sforzo, per mette*
re in buon fefto gli affari di un Popolo .
Per difavventura noflra 11 gran Commerzio
e TArti piu lucrofe Ton paiTate in Fran-
cia 5 in Inghilterra , ed Ollanda , con dl-
venir' anche quelle Potenze padrone del
Mare in grave noftro pregiudizio . Con-
tuttocio diafi un'occhlata alia Germania -
Ivi gran copia di lavori e di manifattu-
re ; ivi un' invidiabil Commerzio i Cirta
ricchlflime ; non tollerati i poltroni ; non
perracfTo il mendicare , fe non a chi e
veramente inabile , e quefti afTai rari .
Ho fcntitoOItramontani ftupirfi di trovar
tantiPoveri in Italia, ed accorgerfi d'effere
arrivati nel noftro per altro si bello e
privilegiato paefe , fubito che fcorgevano
quefta gran copia di Mendicanti . Troppo
male e il lafciar' avvezzare il Popolo all'
oziolita . Mentre poi parlo cosi , non in-
tendo gia di pregiudicare alia riputazione
e gloria d' alcuni Popoli Italian! , che al
pari de gli Oltramontani s'induftriano colla
Mer-
Dclf attenzfon particolare ^ tc, 243
Mercatura e colic Manifatture . Anche i|
Savary Franzefe nel fuo Dizionario fr^
Je Citta d' Italia , che fanno il maggior
Commerzio , mette Venecia , Genova , e
MeJ/ina , per clTerePorti di Mare. Pofcla
fcrive , che Torino , Mi/a no , firenze , j^(3-
/(?^;?<? 3 Modena , Reggio , Tarma , e Lucca
fanno anch' efTe buon Commerzio . Ma vi
doveva anche aggiugnere Verona , Padova,
Brefcia 5 Roma, Napoli, Lodi , ed altre
Citta . Anche in ForJi con lode del Conte
Francefco Piazza fi fono introdotte varie
Manifatture , e fi fan lavorare i Poveri .
Ma fpezialmente puo gloriarfi oggidiVi-
cenza d' avere introdotto gran copia di
lavori di Seta , de' quali fa commerzio
coliaGermania , e Venezia . Non era afTai
informato il Savary de' noftri aftari . Con-
tuttocio convien confefTarla : mettendo in
paragone T Italia coIiaFrancia, Inghilter-
ra, Fiandra 5 Ollanda 3 e conqualche pae-
fe della Germania , buona parte delT Italia
refta inferiore nelF indu(hia c Commerzio
a i fuddetti Oltramontani . Non v' ha
Citta in Francia , non v' ha quafi Terra
alcuna, che non faccia qualche Manifat-
tura c Traffic© . OfTervate all' incontro
Q^ 2 tant^
^44 Capitoh .Xr^lL
tante Citta e Tene Icaliane; e moflrate-
mi che lavoricii vi li faxiano, capacidi
tirar cola dd danaro de gW Oitraaioiua-
ni 5 o almeno de'vicini . Tutto quel chc
vi li fa 5 lerve pel fervigio necefl rlo di
quel la Popoiazione . E volefle Dio , chc
anche vi fj fapelle Livorare , onde iiopo
non folTe di pagar contribazione a i piu
induftrioli lontani : farebbe da dire ric-
chiiTimo quel paefe . A riferva d' alcune
gia additate molto fa^Jigie ed awedute
Cirta d'ltalia 5 che hinno Manifatture ben
ricevute da g!i Oirramonrani , I'altre qaali
tutte riftringono il trafEo loroallc fovrab-
bondanti produzioni deilt ior canipagne e
beftiami , o p.ire aile Sete , all' Oiio e
Pefca, poco o nulla di lavorleri facendo
da fmalrirc in aJtri paell , cof^rette percio
a prendere a danaro contante quel , che
Joro manca , da i piu induftrioli Srranie-
ri . Perche mai non profittare delF efem-
pio di tant' alrri paeli piu ricchi di noi ,
peiche dari piii di noi all' Arti lucrofc
e al Coinmerzio per mare e per terra ?
Certo non manca I'ingegno a gl'Italiani :
manca chi introdiica o accrei'ca 1' Arti ,
e dia ftimolo all' induftria e al Commer-
zio .
t)ell'' attention farticohre j ec. 24^
i:io . E intanto gli Oltramontani ie ne
portano il noftro danaro ; e per maggior
noftra vergogna ci fpogliano anche dclle
Doftre Antichira, Statue , Pitture , Ma-
nufcritti &c.
Nonbafta poi , che il Principe, chiufo
jn un Gabinerto, dia ordine a i Miniftri
fuoi perl'avvanzamentodeli'Arti . Dovreb-
be anche Tocchio fuo intervenire aU'efe-
cuzione ; oflervare quel che li fa i incorag-
gire e lodaregli Artefici , Grande influffo
che darebbe al ben fare la favorevol vifi-
ta fua a i lavorleri , e ranto piu fe cadef-
fe talvolta qualche rugiada dalla fua mu-
nificenza fopra i poveri Operai. Gran co-
fa ^ , che alcuni Principi Europei , a gui-
fa de gli Orientali , facciano confiftere la
confervazione della lor Dignita nella riti-
ratezza 5 e (i figurinodi fcemarla ,fe punto
fi familiarizzaffero col bafToPopolo. Non
cosi faceano il fuddetto Imperator della
RuJJta \ non cos\ Vittorio K^medco gia Re
di Sardegna , amendue gran tefle . Non
cosi i faggi Vcneti , vedendofi ivi i principal!
Direttori del Governo familiarmente e cor-
reren:ientetrattare co i Negozianri ed Ar-
%xi\\; vilitare i lor Fondachi, Officinej e
Q. 3 La-
%^6 Capitoh Xfll.
Lavoratori, lodarli, quando lo merltano;
animarii a perfezionar le Manifatture ; ed
alutarli colia prorezione . Quanto giove-
rebbe mai , die chi e incaiicato di pro-
muoverc il Pubblico Bene , s' informafle
pienamente de'Regolamenti e delle azioni
tutte de' faggi Principi c Governi , per
ottener queito gloriofo fine ! Scuola piu
efHcace di que(ta io non faprei additar-
gli . Tornando ora al propofito : II Princi-
pe Tempre e qiiello die c ; ne perche egli
dilcenda dal Trono , giammai vien meno
il rifpetto della gentealTalto fuo gtado .
Fa anzi iin' infigne guadagno qualunque
Principe 5 allorche divien Popolare , trat-
tando amorevolmente co'Sudditi anche dell*
infima sfera , perche fe ne compera con
poca fatica I'Amore . E qual piii bel pregio
d'un Regnante , che TefTere amato e be-
nedetto dal Popolo I'uo . II regnare e co-
mandare e proprio di chiimque fiede ful
Tiono ; ma il regnare nel ciior de'Sudditi ,
folamente conviene all'Anime grandi e a
gli Eroi . Oltre di che chi de' Principi fa
ben praticare il lodevol inefiiere di dimc-
fticarli CO* Suddici di quahivoglia condi-
Eione , iia con dar loro facile udienza , fia
con
Dell' attenzion panicolare , ec. 2 47
con trasferirii a vilitare gli efercizj de*
Lavoratori di varie Arti pu6 ricavarne
molti lumi , per ifcoprire i mangiamenti e
It frodi 5 che poffono occorrere ; e quello
che potrebbe conferire al miglioramento
delle cofe . Nella ftefTa giiifa gli accorti
Principi coll' efaminar nelle udienze le va-
rie perfone , che ii prefcntano loro davanti
per li proprj bifogni , poffono venire in
cognizione , fe i pubblici Miniftri , Giudici ,
ed Ufiziali manchino al loro dovere , fac-
ciano eftorfioni , prepotenze , e guadagni
illeciti 5 con altri abiifi , a' quail il retto
Governo edge che (i apporti rimedio .
Simiimente e da oflervare , che volen-
tieri s' ha da accogliere qualfivoglia Fore-
ftiere , che col fuo venga a fare il Mer-
catante nel voftro paefe , e quivi pianti
cafa . Ma fomma circofpezione fi richiedc
in mettere nelle mani di gente tale il
Danarodel Pubblico o del Principe ftefTo .
Sogliono coftoro prefentarfi con villofi af-
petti d' ingordi guadagni , con magnifichc
fparate di lucrofe compagnie e corrifpon-
denze eftere . Rifchio fi corre di trovar'
in fine ne i negozj e maneggi di cofroro
quel profitto , che fi ricava da gli elo-
Q^ 4 quenri
2 4.8 Capitolo XVllt
qiieiui promettitori del Lapis Thilofophormn j
Pill ficLiro parrito adunque fempre fara
J'interefTare , per quanto fia poffibile , i
Mercaranri del paefe , e i Nobili facoltod
ne'progetti prohabilmeme utili alio Sta-
te : fcandagliato ben prima , fe 1' affare ab-
bia fodi fondamenti , o pure flia folamen-
te appoggiato fopra facili Defiderj e vane
Speranze . Chi vuol pentirfi d' aver trop-
po creduto, verra ben fervito da chi gli
rapprefenta come indubirata la fcoperta di
una Miniera di qiialche Metallo , o di un'
afcofo Teforo , o pure di un mirabil Traf-
fico 5 o di un' indubitato groffo Guada-
gno. Se ne fon vcduti efcmpli , e quefli
probabilmente non farannogli ultimi . Fi-
nalmente prefe le buone rifoluzioni , fta-
biliti i faooi reoolamenti , i quali tutti
s nanno da mettere in ifhmpa , (I efige la
piena efecuzione ed oiTervanza d'eflfi . Non
vi potra accudire il Principe colla necef-
faria attenzione : dee almeno incaricarla
con ordini preciii a chi ne h Prefidenre,
e andarii informando, fe tanto egli , che
altri fubordinati foddisfacciano a dovere al
loro ufizio : perfiiafifTimo , che ogni piii
faggia ordinanza ddk cofe pubbJiche e
trop-
Delt attcmion pankolare ^ eel 249
troppo efpofta a gli abufi , e fempre ten^
de al declive j e fe non vi s' ha Focchio
fopra, va o per malizia o per dappocag-
gine de' mortali in difiifo e rovina . Ci
Ton poi altre ArtI , che han bifogno di
particolari Infpettori , fcelti dal Corpo
d' effe , o Deputati dal Principe ; e fpe-
zialmente TArti della Seta e dellaLana,
ficcome quella de gli Speziali , fottopofta
air efame de' Medici , e quelle de' Dro-
ghieri , Tintori &c. Ne' paefi , dove
1' Arti fono in maggior credito , non
mancano sx fatti Efaminatori e Giudici
per vedere 5 fe le Manifatture fieno fatte
a dovere 5 fe olfervati i Capitoli deli'
Arte 5 acciocche i Guafl-ameftieri non fae-
ciano da Maeftri ; fe fi vendono a con-
venevoli prezzi le robe o fatture j fe
v'intervengano frodi . Non tutti gli Spe-
ziali per efempio fon gente d'onore , e fi
pofTono trovnre Medicamenti falfi , Aro-
mati e Droghe adulterate . Stabilito poi
che fia un buon credito e fpaccio di cer-
te Manifatture co' foreftieri , non s' ha da
permettere , che fe ne muti Ja qualita e
forma 5 come farebbe il farle piu ftrette ,
con un filo di meno , o col mifchiar
filo
2^0 Capitolo XVll.
filo di Lino , dove prima non entrava j
r adulterare i Vini &c. al che e portata
r ingordigia e avarizia d' alcuni Artifti e
Mercatanti , fenza badare die fcreditano
le lor fatrure , c a poco a poco ne per-
dono lo fpaccio . Per li Garzoni dell'
Arti v' ha ancora le proprie Leggi in
Francia , ed altri paefi d' Italia .
CAPITOLO XVIII.
Dclt ^nnona , o fict Grafcia ,
TEngo per fermo , che non v' abbia
Citta e paefe, la quale non lia prov-
veduta d'ottimi regolamenti , per avere la
compctente provviiione, e fe ii puo, an-
che r abbondanza del Grano , Farine , e
Pane pel mantenimento del Popolo si ur-
bano che forenfe . Che una delle prima-
rie applicazioni d' ogni faggio Governo
abbia da efTerc quefta , non c' e chi nol
coiiofca e confefTi i perche la bafe princi-
pale della Pubblica temporale Felicita con-
fifte nella vita de'Cittadini : vita che non
puo quafi fudiftere fenza Pane , di qua-
lunque forta che fia? ns c'ecofa, che piii
ralle-
DeW ^^finona y o fia Grafcia . 251
rallegri e tenga c]uie;o il baflb Popolo ,
co(i\t labbondanz-a de'viveri, e fe mai li
puo , il Pane a buon mercato . Ne' tempi
di carelUa allora prinjipalmente ha da taifi
conoiceie il paterno zelo de' Piiiicipi , e
Tatteazione de' Magi (Ira ti a fin di foe-
correre al bifogno del Popolo , Occorre
fpogliar d' 010 il paefe ? tutto fara l^ene
fpefo allora, per falvar la vita del Popo-
lo. Ora danli Citta , le cjudi non aieno
in tempi di penuria che d* abbondaiua
cosi fag^iamenre (i governano , che nulla
mai manca di Grano , Farina , e Pane ;
e quefti a prezzo gluflo , cioe proporzio-
nato alia maggiorc o minor felicita de^
raccoiti . Sono anche da lorlare quelle
Citta 5 dove il Governotiene in Tut balia
tutto il diritto di fpianare il Pane pub-
blico , mmrenendolo fempre al medelimo
prezzo, tamo nell* abbondanza che nelhi
careftia : dal che regolarmente rifutapoca
perdita e molto guadagno al G'^verno .
Ma in altri Luog'u fi (on veduri ralvoira
diiordini mafficLi in quefto genere . Cioe
perfone de(\inate a regol ir l"A:inon*i , ma
fenza q'le' iunrii di fperienza e d' acror-
tez-za^ che richiede il maneggio di qoeito
alia-
ij^ Capitolo XVni.
affare , dove occorrono tante confidera/io-
ni ed avvertenze . Altri Direttori dell*
xAnnona fi fon rrovari , che han fatto un
ficuro traffico della loro autorira , per
trar guadagno dalle difgrazie del Pubbli-
co . Altri guidati da un' indifcrero zelo
hanno si fattamente anguftia^i i Merca-
tanti di Grano col fine di prevenir le
loro frodi , che non attentandofi piu efli
di fare quel mercimonio , ne elTendovi
chi A^^t Grani a credenza , i poveri Con-
tadini fi fon trovati in gravifllmi ftenti ,
ed alcuni ancora han finito di mangiare .
Altri in paefe fovrabbondante di Grano ,
col negare le Tratte , han faputo fare il
proprio negozio , concedendole poi con
vergognofo monopolio a foli alcuni po-
chi . Altri in fine colla finoderata con-
ceffion delle Tratte , fruttuofa alia loro
borfa J talmente hanno eftenuato quel
paefe , ricco di Grani , che n' e fuccedu-
ta la careftia nel Popolo , ed e convenu-
to comperar caro altrove cio , che tanto
meno coftava in cafa propria . Ed ecco
quanti o per malizia o per jgnoranz.i di
vengono perturbatoii del Pubblico Bene.
Non e queda per yero dire piccioU
pro-
Delf i^irnona -i o Jta Grafcia '. 253
provincia . Giacche d' ordinario ncnhanno
i buoni Piincipi ne tempo ne baftantein-
teiiigenza , per poter' accudire a quefto
fcabrolo ufizio , luggiamente fogliono de-
putaie una Coiigregazion di perfone , nelle
qiiali concorra la prudenza , la pratica del
Mondo 3 e fopratutto I'onoratezza . Ognun
fa 5 che a i Minidri , e a chiunque dee
regolar r Annona, troppo e vietato Taveie
una zampa nel traffico o rmaltimento delle
Biade 5 e ne'pubbliciForni . Guai fe Tln-
terefTe privato entra ne'Configli , e mafli-
mamente fe in quefto . S'hanno a ri cord are
que(ti Deputati , che il principal loro guar-
do ha da eflere in difefa del povero Po-
polo, peiche i beneftanti per lo piu non
comperano Pane : lo comperano i Poveri .
Ora qui e fempregran battaglia . I Mer-
caranti di Grano , e i beneftanti non pen-
fano che a vendere il piu caro , che pof-
fono, le loro derrate . I Fornai anch'efli
nulla piu cercano , che d' ingrafTarfi nel
loro meftiere . Chi proteggeia la povera
gente , fe non Ton coloro , che per ordine
del Principe foprintendono all' Annona ?
Hanno percio elTi da ftar vigilanti ; affin-
che r altrui ingordigia non ecceda ne*
gua«
2 54 Capita lo XVUl.
guadagni addoffo all.i Pie.^e . DIffi , non
ecceda . Imperciocchc e di dovere , che
tanto i Mercatanti die i Fornai facciano
un'onefto guadagno i ne s'haino da ifran-
golare con indifcreti Calmieri : altrimenti
per voler curare un'eccefTo , fi cade in un'
altro . Obbligo e deTornai , il dar Pane
di buona qiialita , ben cotto , e del peib
taffato da pubblici Miniftri . Fate , che
non s'abbia alcun riguardo alle loro fpefe,
fatiche , lucro ceflimte , e da n no emergen te,
e che fi trinci il competente loro profitro :
{i ftudieran bene di vendicarii e rifarfi .
Nafcera e crefcera in efli la voglia di
adoperar Grani immondi , di raal cuocere
il Pane, edanche, fe donniranno i Giu-
dici, di minorarnei! j)efo . Cosi i Merca-
tanti trovandoli tenngJiati dal troppo zelo
altrui 5 cefTerannodi far venire Grani ftra-
nieri . E chi ne patira ? il povero Popolo .
Talvolta ancora li fdlla ncl voler tenere
troppo baffo il prezzo delle Biade , efTen-
do quefto un chiudere la porta al e fore-
ftlere, fenza le qiali non potra fufTilkre
la popolazion d'un paefe. Crefce int.mto
il bifogno 5 e crefciuto il prezzo de' Gra-
ni, convien pofcia comperar caro ^^^ di
fuo-
Dslf vAnnona , o Jia Grafcia . 1 5 5
fuori cio, chc dianzi farebbe coflato tan-
to meno . II Grano va da per fe , ove il
Venditore truova piii vantaggiofo il mer-
cato . Hanno i favj di piu e plu Citta e
Teire penfato a premunirfi contra i gra-
viiUmi dannl delle poflibili e pur troppo
facili Caieftie , e con formar delle Fru"
memarie , cioe con tener fempre una mafTa
tale di pubblicoFrumenro inriferva^ che
polTa fervire al bifogno d' uno o due al-
tri anni, talmenteche fe falla il raccolto
deir uno, s' abbia con che mautenere il
Popolo neiraltro , fenza mendicare altron-
de con grofTe fpefe il necefTario alimento.
Sommamente e lodevole queflo ripiego ,
ed effo ancora fi vede in qualche paefe
diligentemente ofTervato con evidente be-
nefizio del Pubblico . Ma si numerofi Ton
gli efempli ^ che quefte Frumentarie han
corta vita , e fi difperde in fine tutto il
danaro impiegato in fimili provvifioni s\
facilmente , che non e da dare o da ap-
provare il configlio di tale iftituto , fe
non dove fi pofTono dar ficurezze di un
legittimo e fedel vantaggio d'efTo: il che
e troppo difficile . Le foftanze di un Pubbli-
co ban fempre avutoed avranno ladiigra-
zia
255 CapitoJo XVlll.
zia di non efTere governate con queir at-
tenzione , con cui ogni privato fuol ma-
neggiare le proprie . Cominciano bene :
non va molto che fi truovano alTagonia.
C e' di piu . Gran copia d' Infetti fa
guerra a i Frumenti raunati , e peio ca-
lano . Spefe occorronoper li Soprintendenti
a i Grani e Forni pubblici ; e in oltre
quefti tali ordinariamente non content! de'
loro afTegni , vogliono e fanno profittare
fulia roba altrui , ( che le maniere non man-
cano mai ) e tutto in dannodel Pubblico,
per nulla dire de' Ladri diprofeflione , de'
quali niun paefe va fenza . II perche non
fempre i pochi efempli di tali iftituzioni
rettamente amtniniftrate fon da attendere ,
ma bensi i molti delle infedelmente ma-
neg^iate , con attenerfi pofcia al men ma-
le i o per bene ftudiare le Regole di chi
felicementecontinua queft' utile invenzione .
Per altro allorche Dio manda qualche
Anno d'abbondanza , e tale i che a vil
prezzo li venga a vendere il Grano : in
tempo SI propizio fara prudente ed utile
rifoiuzione, che un Pubblico , o pure lo
{lefTo Principe , amatore de' fuoi Sudditi ,
faccia groirilTima provvlfione ed incetta di
Gra-
Delf Kyinnona , o Jia Grafcia i" 2^7
Grani, da confervarli per uno o due O
tre anni avvenire . La fperienza ha fatto
conofcere , che dopo un' anno di copiofo
raccolto , poco fta a fuccedere la Care-
ftia; e chi ha preparato un cosi notabil
rinforzo di Blade, puo e dee allora fov-
veoire al bifogno del fuo Popolo . Ne in
ca(i tali il buon Principe o il Ptibblico
dee faria da Mercatante , doe non dee
penfare a farvi guadagno , dovcndobafta-
re, che gli fieno bonificate tutte le fpefe,
e che nulla vi perda la Cafla fua . Da
qiiando in qua un Padre (tale e II Principe
e il Governo del Pubblico rifpetto al Popolo)
dee prerendere di mercantare e guadagna-
re fopra i Figli fuoi ? Per quefta ragione
dovrebbe ogni ben regolata Citta aver
PubbliciGranai di grolle mura , ben difeli
dair umidita , da i venti pregiudiziali , e
dal tropo caldo , con perfone 5 che fap-
pianocuftodireda i forci, uccelli , e per-
niciofi Inferti il Grano , fpiirgandolo in
determinati tempi col vagllo , e adoperan-
do erbe ed altri ingredient! contra di que*
perfecutori di quanto e deftinaro al vitto
umano. Cafo che neil Principe ne il Pub-
blico vogliano o pofTano accudire a queflo
R proY-
258 Capitoh XrjIL
provvedimento 5 ii dovra permettere , anzi
far' animo alle private perfone , perche
facciano ammaflo di Grani , con preftar'
anche ioro grath i Pubblici Granai . A
quefti Incettatori regolarraente ha da ef-
fere permefib il fiire tali Incetre non gia
di Grano del paefe , che ordinariamente
ne fcarfeggia , ma bensl di fo!e Blade
forefliere . Qiiando nondimeno il paefc
tale fia , che per lo piii raccolga copia
SI abbondante di Grano, che fovrabbon-
di moltiiTirno al proprio bifogno i o pure
quand' anche fia di fcarfa ordinaria ren^
dita 5 fe verraiin'Anno di doviziofo rac-
colto 5 non fara proibito il fare c]ualche
difcretta incetra del Grano domeftico ;
benche meglio e piu ficuro fempre fara
il farla col foreftiere . Ora imprendcndo
tali incetre Je perfone private , e mafli^
inamente fe godeffero il benefizio de' Pub-
blici Granai, farebbe giufto, che foprav-
venenda ne' due feguenti anni qualche
rniferabil raccolto e fpezie di Careftia y
non prcndeffero di vendere i lor Grani
a rigore e con ingordo guadagno : ma
che a contentafTero di un' onefto profitto ^
fenza volere fvenare i lor Cittadini .
Quefta
Dell' ^nnona ^ o fta Qrafcia , if^
Qiiefta tafTaThanno da fare i faggi ]V|a*
girtrati , e piu toflo con larga che fcarfa,
mano ia loro favore .
' Sanno poi i prudent! Principi , che a
chiunque introduce Grani in uno Stato :
non folamente niun Dazio o gravezza il
dee imporre , ma fi ha da far godere ogni
forta di carczze . I buoni antichi Romani
Imperadori ( (iccome abbiaoi detto ) a
quefti tali accordavano anche varj Privi-
legi . Per Teftrazione si convien procederc
con qualche rigore , ne mai permetterla ,
fe non dopo eflerfi allicurato , che fine
al novello raccolto fia ben provveduto
della vettovaglia necefTaria il proprio pae-
fe , con ricordarfi nondimeno fempre di
non tiranneggiar tanto i Mercanti , che
defiftano dal negozio de' Grani . Obbligo
pofcia ( non fi puo ripetere abbaftanza )
e fommo interefle del Principe fi ^ , al-
allorche fopraggiungono calamitod tempi
di Careftja , il non perdonare a fpcfi e
fatica alcana 5 per far venir Grani anche,
feoccorre, da i piu lontani paefi . Altri-
menti dee chi governa afpettarfi , che o
per le malattie fuffeguenti della Fanie , e
caglonate dalla poca quantita e della no-
K 3 ci-
Kih c^pitoio xrnii.
Viva quallta de'cibi del bafTo Popolo , '6
per la Aiga delle Fa-niglie difperate fuori
del paefe , venga a fpopolarfi lo Staco.
Ne folamente ha il Prirxipe da provve-
dere alia Capitale , ma dee ftendere la
fua vigUanza e provvidenza fopra ogni
altra parte diiche remota del iiio Domi-
nio . Sarplamo di Perugia, Citta benche
pofra ia vanraggioHi lituazione , che al-
quanti anni Ibno non elTendo fovvenuti i
Villani del diftretro in occafione di Ca-
reflia , ed avendo elTi per gli flenti ed
improprio alimento contratta una rnicidiale
Epidemia , entro quefta anche ndla Citta
fiefTa pel concorfo de' miferi ^ che cola d
rifugiavano per chiedere Pane . Cotanto
fiero e contagiofo fi fe'fentire quel malo-
re 3 che tu detto effere perici quattro o
cinque mila di que' Cittadidi , e certa-
mente C\ eftinfcro aft'atto non poche ono-
rate Famiglie di quella nobil Citta . A
chi (i atcribuifce tanta difattenzione , lo
fapran dire que' Signori . PofTono anche
akrove arrivar difordini si la^rimevoli : e
!ie gli anni addietro non fece in Mefllna
minore flrage la Fame Ciio: la Pefte. Ma
'facilmente non arriveranno gia efli, dove
il
Belt ^nnona , o fia Grafci:^ , ^ ^ |
il Principe molto b^n' intenda il proprlQ
interefle ; e vie piu , fe riguarda tutti \
Sudditi fuoi con amore di Padre . Sali^s
Tapuli Jhmma Lex eflo , faggiamente Icrif-
fe Cicerone ( ^ ) . Troppo necclTaria per
quefto h r Annona , fenza di ciii non
puo ftalTiftere la vita de gii Uomini ; e
mancando a queflo dovere i Rettori del
Popolo hanno da temer fedizioni ; o al-
men contra di lore infinite mormorazionx
e maledizioni non mancheranno . E que'
Principi , che per far guerre non necef-
farie fpogliono di Lavoratori la campa-
gna 5 rovinano il proprio paefe , ed ?n-
che preparano la Careftia a chi non fa
n^ fa fare 1' ufizio di Agricoltore.
Non al foloPane poi s' ha da fcendere
la vigilanza del buon Governo . Abbifo-
gna il Popolo anche di Carni , Pefci ^
Legumi , Frutta , Ortaglia , Formagglo >
Burro 5 Vino jOlio &c. Se tutto quefto non
nafce nel paefe , convien proccurarne da
gli altri la competente provvifione . E qui
fi ricercano onorati e intendenti Giudici
e Miniftrl, curade'quali fia di difendere
R 3 ^^
( a ) Cicero. J^ib, III, de Legibus ^ Cap. s^
iSt Capitoh XVni
11 Popoia da i Monopolj, e dalle Sopef*
cherie , e da tantc frodi , che poilbno in-
tervenire in quefta Mercatufa , la quale
e' di grande eftenfione , per ben regolarnc
i prezzi , e confiderarne la buona e rea
qualit^ 3 acciocche fi ofTervi una giufta
mifura fra chi vende e compra . Un'
onefto guadagno e dovuto a i Venditor! j
ma eilendo Iroppo ordinaria T ingordigia
deila gente , di alcuni principal] capi fi
dee tafHire ii prezzo , mutandolo di taiito
in ranto a proporzione (\tVi abbondanza e
fcarfezza de' medeiimi . Convien tenere in
freno i Rivenderuoli , vifitare i Peli e le
Mifuie con altre attenzioni , che regolar-
mente in ogni Citta e Terra fon prefer] t-
te a chi € Deputato fopra la Grafcia ^
ma per difgrazia non fempre ben' olfer-
V .re . Pero non bafta aver quefti Depu-
tati , anche fopra de' 'medeiimi s' ha da
tener T o chio , affinrhe non ufino parzia-
Ilraviion Fac iano bottega del nobile loro
Unzio, o non rubino il falario del Pub-
blico fenza voler faticare , e foddisfare
a!Ie leggi di quefio necejQTarJo impiego .
Conofco Citta vicina a! Mare , e marc
^bbondante di Pefce, cosi bengovernata,
che
Delf ^nnona ^ o Jia Grafda , 26^
che vi fi fcarfeggia di Pefce piuchenelli"
Citra Mcditerranee. . V ingannerefte , fe
ne defte la colpa a i Pefcatori . In Fran-
cia niuno o pochi aggravj fono fopra il
Grano e la Carne ; faggio configlio da
praticarfi in qualfivoglia altro paefei per-
che al mantenimento del Popolo fpezial-
mentc fi richiedono quefti due natural! .
Cariilimo alT incontro v' e il Vina . E
forfe che non ne abbonda quel Regno ?
Tanta quantita in alcuneProvincle ie ne
fa 5 che principalraente del Vino di Fran-
cia fi prov^ede T Inghilterra , TOlIanda,
e tanti pacfi del Nort . Spaccio si grande
di quella derrata porta immenfo teforoin
Francia . Poco quivi importa , fe il bafTo
Popolo non puo fguaSLzare ed empierfi di
Vino . Con tal ripiego (1 rifparmiano gli
ubbriaconi , e fi gode piii fanita . Certo
e air incontro 5 che in molte parti d' Italia
non mancano Vini generofi , e tanta copia
di quefti ne abbonda , che fi gitta per ie
Taverne 5 e T ubbriachezza trionfa . In
qualche paefe pochiflimo e lo fpaccio ,
che del noftroVino fi fa di la dairAlpi*
Pure tamo piu fe ne potrebbe fpacciare
almeno in Germania , con ifpedirlo . per
R 4 Triefte
2(54 Capitolo XFUh
Triefte cola . Ma noi neghittofi non Tap-
piam cercare ed imparare le maniere tenu-
te da grinduflriofi Franzefi nel far varie
condizioiii di Vini; ne fappiam depurarli
dalle feccie con Ja Colla di pefce Ruffia-
na J non profumar con Zolfo o Canfora
Je Bottl prima di mettervi il Vino, onde
pofTa durare , e foftener le navigazioni.
Come abbiam veduto fare a' noitri vec-
chi 5 facciamo ancor noi , ne fi vuole
fpendere un penfiero di piii per migliorare
i noftri intereffi . Cento miglia lungi di
qua v' ha perfona induftriofa , (Jie fa Vini
di Borgogna e fciampagna con Uve di
Viti, fatte gia venire di Francia . Anzi
odo , che vi fia un Libretto ftampato ,
che infegna il modo di piantare e colti-
var quelle Viti , e fame Vino a fuo tern-
po . Non bifognerebbe mai flancarfi di
prendere da ogni Paefe quel Bene o quel
Meglio, di cui e capace anche il noftro.
Mi vien detto , che T accennata perfona
fa anche Vini fomiglianti a quei delle
Canarie : cofa ch'io non fo credere. Fa-
tica a tutto fi ricerca : ma e ben pagata
da chi mette la gloria d^tW^ Tavole ne*
Vioi sfoggiati e foreftieri.
Del Lujo . 2^5
C A P I T O L O XIX.
Del Lujfo,
TAnti c tanti Scritrori fi fono sfiatati
in dir male del LuJJo , ma fonofl in
fine accorti d' aver gittate quelle belle
fentenze e parole al vento . Se ne parlero
anch'io ; non mi afpettero miglior ventura .
Pure convien parlarne . Se ad altro non
fervifiTe , che a guarire da quefto male
qualche privata perfona : farebbe quefto un
Bene . Perciocche non e fi facilmente da
fperare di mettere freno al Pubblico in
quefloparticolare, da che il Luffo e una
confeguenza quafi indifpenfabile di quelle
piu vigorofe paflioni , che nafcono coll'
Uomo . Noi abborriamo i Ladri : anche il
Luffo e un Ladro, maunLadro favorlto
o almen tollerato . V ha chi in fua cafa
il mira ridendo i e v' ha chi con ifdegno
k) foffre, ne fa o non ofa cacciarlo . Nc
quefto e male de' foli noftri tempi . Se ne
truova Tecceffo ne gli antichiPopoliAfia-
tici. Da loro colle ricchezze pafso nella
Grecia , e nelU nio.nfante Roma > e quivi
i66 Capitoh XIX.
di troppo alJignata quefta mala urtiga
s' uni con altre cagioni a diroccare il gia
SI gloriofo Romano Imperio . Occiipato
poi 5 ciie ebbero i Barbari il Regno Ita-
Jico, per molti Secoli flctte bandito dalT
Italia il Luflo , finche dopo la meta del
Secolo Decimoterzo , venuti i Franzefi alia
conqullla del Regno di Napoli e Sicilia,
become genteanche da' vecchi tempi dedita
alio sfarzo , cominciarono ad introdurre
fra gV Italiani mutazion di coftumi , e
quefta di mano in mano fempre andata
crefcendo nella pompa de gli abiti , ed
addobbi , nella funtuofita delle tavole > delle
Cafe 5 dt Giardini , nelle Carozze e Scu-
derie , ne' Giuochi e divertimenti , nelle
Doti ed arredi donnefchi , e in (imili al-
tre dlfpendiofe ufanze , e giunta al fegno ,
che miriamo , e che probabilmente qui
non fi fermera . AH' udire i vecchi del
noftro tempo , men fafto e fcialacquamento
di roba , e maggior moderazione fi of-
fervava nel Secolo precedente : altrettanto
diceano di quell' altro, in cui nacquero i
vecchi precedenti j talche fecondo loro
fempre s'e andato di male in peggio . II
bello fi hj che noa mancano perfone di
ere-
Del LuJJb , iiSy
credito, che in Libii o in voce fi fannO
Avvocati del LuiTo . Uno fpezialmenre di
quefti e il Signor di Melon , AutorFran-
zefe neli' Ejf/ai ToUtique fur k Commerce .
II LufTo ( dice egli ) va ad accrefceie la
Civilta e Tornamento delle Citta . Quefto
mantiene ed anima il Comraerz,io ; ne
nuoce alPubblico, perche fe unoproFonde
il fuo 5 lo raccoglie un' altro . Anzi il
LufTo e la Moda fon quelli ^ che manten-
gono cd animano tante Arti , circolando
in quefta maniera dal Ricco al Poveio e
dal Povero al Ricco il danaro . Altri
fenza comparazione piu di numero , e
maggiormente provveduti di lenno , li fcal-
dano forte contra del Lnflb , come divora-
tore delle foftanze de' Cittadini, molti de*
quali fiduce alia poverta i che impedifcc
tanti dal prender Moglie , per non foc-
combere alle eccefTive fpefe delle mal' in-
trodotte ufanze j che torna in grave prr--
giudizio M Pubblico pel troppo Co ed
Argento, ch'efce dalloStatOi e per altre
ragioni , che ora tralafcio . E che quefta
fia un indomabil beftia , la fperienza \o
pruova . Paefe non troverete , in cui varie
Prammatiche non fieno ftate fatte ora in
uno
268 Capiioh XIX,
uno ed ora in altro tempo , per frenare
gli eccefTi e le peflime confe^? :enze deJ
LufTo. Ma quefte Leggifunraarie, che fi
truovano anche fra gli antichi Romani ,
e COS! lodevoli ripieghi non hanno avuto
ne hanno per lor difgrazia altra vita ,
che quella dt funghi . Se fi eccettua I'in-
clita Repubblica di Venezia , Ja quale'
pefatamente fa le fue Leggi , e rigorofa
mente le vuol rifpettate e mantenute : ne
gli aitri paefi V orgogliofa Confuetudine
da 11 a non molto li mette fotto i piedi
la Legge 5 come i Fiiimi ritenuti da qual-
che rofta , che per poco fi fermano , e
vincendo gli oppofli ritegni , ripigliano
I'inveterato lor corfo . Cosi e avvenuto
anche al miopaefe, dove neir Anno 1672.
fu pubblicata un' utile e ben pefata Ri for-
ma , che pocoduro. Un' altra ne fu fatta
a i miei di , e non ebbe miglior fortuna .
Di quefto inconveniente fenza fatica ii
fcorge la ragione . La Vanira 3 che intro-
duce il LuiTo , quella e ancora , che fa di
mani e di piedi per foflenerlo , e rompe
ogni mifura al difpetto de' faggi Legisla-
tori . II Nobile facoltofo mira ad alzare
il capo fopra gU altri Nobili , non cosj
Del Luffo, 260
ben veduti dalla Fortuna ; e pero sfoggia
nel fuo trattamento . Rinciefcendo cio a
gii altri Nobili , fi mettono a gareggiare
CO i primi , per non comparire da meno ,
E il Citcadino , anfando fempre anch' cgli
ad un grado fuperiore al fuo ftato , ii
paoneggia, fe puo , nelle coinparfe iigua-
gliard a chi e naro Nobile , Msggior for-
za ha poi quefta Vanita ncl Sellb Don-
nefco, il quale mai non rifina di cercare
arredi ed abbigliamenti ricchi e Mode
nuove , SI per cattivarfi la ftima de gli
XJomini , come per non reftare indietro ,
anzi 5 fe puo , per andare innanzi all' alrre
fue pari . Quanto piii niiovi , magnifici ,
e di maggior prezzo fono i loro ornamen-
ti , tanto piu in lor ciiore efultano , figu-
randofi crefciuta la Belta ed efaltata la
Condizione , Per ottenere quefto gran pun-
to, bene fpefo e ogni danaro , e giufta-,
raente fi fanno grofTi debiti . Fate ora
una Prammatica colla proibizion di cent
difpendiofe Mode ; toflovedrete la Vanita
traboccare per altre vie in altri ecceffi ^
Bifognerebbe poter guarire quefto Vizio e
Paflione , ed uopo allora non vi farebbe
di Piaramatiche : ma quefta febbre trop-
po
27<5 Capitolo XIX,
po e difEcIIe il curarla , e molto piu io
fchianrarla . Zeleuco Legislator de'Locre-
fi, per togliere il LufTo, proibi alle Don*
ne ogni abito ricco, Gemme, Braccialet-
ti «&c. efentando folamenre da queftaLeg-
ge le Femmine da partite . Altrettanro
fece per gli Uomini, concedendo Tola men-
te la briglfa a chi voIefTc comparir dif-
foluto ed in fame . Che ripiego prendef-
fe il debil S^i^o , per deludere T accor-
tezza di que(la rifoluzione, non (o dire.
Per altro non fi dee cosi in un fafcio
condennare o riprovare con oeneral fen-
tenza tutte le invenzioni del LufTo , e il
LufTo medefimo . Al pari di tante altre
cofe del Mondo , che han duQ faccie df-
verfe , perche corripofte di Bene e di
Male, anthe il LufTo ha il fuo diritto e
il f uo rovcfcio , si in rigiiardo del Pubbli-
co 5 che in riguardo alle perfone private;
il che fi dee ben diflinguere . Qiianto al
Pubblico, evidentemente torna in fuopro,
che le Arti 5 onde fi manriene il Popolo ,
fiorifcano ; che i Ricchi non in. affino .
ma fpendano , ficche per tutto il corpo
politico circoli il fangiie della Pecunia .
La copiofa famiglia di Servi mantenut^
4» i
Del l.ujjo . 271
da i beneflanri ; i fuperbi Joro arredi e
addobbi i le lor fcfle e conviti i che altro
fono fe lion un far parte a tanta povera
genre del doviziofo lor patrimonio ? All'
incontro fe le fitcoltofe perfonc fi procac-
ciano varie comodita della vita ; fe ab-
borrendo il vizio dell' Avarizia , abbrac-
ciano la Magnificenza , che entra ncl nu-
mero delle Virtu civMli , chi con ragione
potra mai biafimarli ^ Quand' anche taluno
nello sfoggio fconcerti le mifure della
propria economia, andra 1' ecceflb fuo a
lupplire cio, che manca a tanti altri , ne
tornera in danno deila Repubblica , che i
Beni da una mano paflfino in altra , pur-
che ne' Sudditl fuoi . Quefto e quelle ,
che in favore del LufTo in poche parole
fi puo allegare ; ma che non abbatte gia
le ragioni addotte da altri , e toccate di
fopra 3 per querelarfi del medefimo , e
per defiderarne la Riforma. Che e dun-
que da dire ? Convien qui difcendere
dalja generalita a i particolari , e allora
fi fiormera un piu accurato giudizio,
Primieramente alia partita de i danni
del Luffo non s hanno da mettere le Ca-
fe , Palngi , ed altre fabbriche di Citta o
di
jys CapiioJo XIX.
di Villa , per funtuofe che fieno ; peixh^
quand' anche fi trovaffe alcun prefo da
tanta Vanita , che per fare una grandiofa
e deliziofa abitazione , 11 fabbncafTe la
propria rovina coll' impoverlrfi : quefto
cafo e afTai raroi laddove d'ordinarlo non
fabbrica , fe non chi ha buon polfo , c
puo aggiungere al fuo capitaie quello di
una Cafa agiata per fe e per gli eredi
faoi . Fra i Beni del Mondo fenza fallo
e da annoverarfl il pofreffo ed ufo di un
buon' alloggio , c fpezialmente perche ne
puo durare il goditnento , finchc dura la
vita . Per conto poi del Pubblico , ogni
ben regolata Citta ha da elfere tenuta a
chi coHs bellezza e magnificenza delle fab-
briche cerca il comodo proprio , e iofieme
proccura ladi lei maggiore vnghezza . Sag-
giamente in alcuni paefi fi veggono accor-
dati varj privilegi a chi con nuovi e ben'
intefi edlHzj coopera air abhellimento della
Citta : ed uno ve n' ha , che applica una
rendita pubblica a chi intende di fabbri-
care , con modello nondimeno appi'ovato
da i pubblici Deputati . Sarebbe percio
da defiderare , che chi non fa guardar
mifure nello fpendcre il fuo per farfi /lima-
re
)De} Lufso . ^ 7 1
i-e, sfogafTe quefto fuo amblziofb caprice
cio in beJle Fabbriche , perche la fconfi-*
gliata fua paffione rornerebbe almeno in
pubblico benefizio . Secondariamente nc
pure fra i difordini del LufTo s ha da
regiftrare lo sfoggio in vafellamertti ed
altri lavori d' Oro e d' Argento ; perch^
quefto non e gittare il danaro , ma fola-
mente mutargli faccia . Se non ne vienc
guadagno , ne rifulta almeno diletto , e
credit© anche di perfona beneftante . Oltre
a cio entra qui TinterefTe e Bene del Pub-
blico , pcrche venendo eftremi bifogni >
pofTono i parricolari foccorrere la Repub-
blica con quefto valfente , non gia per
perderne il capitale o prezzo , ma per for-
marne Cenfi , come s' e veduto in qualche
Governo . Parrebbe , che s' avefte a dire
lo fteffo anche delle Gioie , perche cofc
di prezzo , che non fi confumano , e che
polfono nelle occorrenze fervire al follievo
di chi le pofiTiede . Ma non e la partita
uguale . II pregio delle Perle e Pietre
preziofe e fondato non gia nella foftanza
e nel merito intrinfeco di quelle luminofe
produzioni della Natura , ma neirOpinio-
ne fola de gli Uomini i c quefta anche
S va-
i74 Capitoh- XIX.
Karia e tuttodl fuggetta a mutationi . II
4^aIore delT Oro e deir Argento fi pud
dire anch'efTo figlio deir Opinione : ma
perciocche di quefti Metalli ft forma o ii
puo formar la Pecunia o ila il Danaro ,
cioe un veicolo e mezzo troppo utile e
necefTario air umano Cotnmerzio , fi foa
percio accordaee quafi tutte le Nazioni
delia Terra a dare un si flabilito credita
ad e/Ti due Metalli , che non fi mutera
Biai , ne verra mai meno , fe non vien
meno H mondo . Non polfiara dire altret-
XdLxxtQ delle Perle e Gemme . D' eflfe e
fempre , e fempre fara incerto ed i (labile
il valore. L'indiiftria pofcia de gli Uomi-
ni e giunra a' tempi noftri a contrafare
si ingegnolamente la forma delle Perle,
che le finte- gareggiano colle vere ; e ad
imitar cosi artihziafamente con Brilli c
Parte i Diamanri 5 i. Rubini , gli .Smeral-*
di, ed altie Gioie , che ftentano talvolta
gli ftedi Gioiellieri a diftinguere le vere
4aile faife. E percjocche nell' apparenza
pdncipalmente confifte il preglo delle Pie-
rre chiamate preziofe , e il PuSblico in
mirarle xndofTo ad altrui, alrrn regola noa
ba per giudicare della lor verita o fallita
fe
Del Lu£a . %j^
ie non fa qualita delle perfbne , prefiiir
mendofi vere le ufate da i Rlcchi , falfe
ie ufate da i Poveri , benche polfano aa-
che i Ricchi far pompa con dtWt flilft
mifchiate colie vere ( il che talvolta av-
viene ) e chi noa vede , quanta gran
parte abbia I'Opinione in si farte merci ^
Contuttocio finche durera quefta si anti-
ca Opinione , le confiftera il LuiTo nelle
Cemme . fara eiTo tollerabile , perche m
fine quefto e un valfeate , il quale pua
produrre Oro ed Argento nelle iiecellita ,
benche fovente con difcapito de' poffef-
fori . Di inolta inferior condizione e ,
anzi ne pure fi puochiamrirLuflTo, quello
delle Pitture , e de Gabinetti di Meda-«
glie e d'ahre Anticliita. Solamentefi pao
oiTervare , che un beir ornamento delle
Cafe fignorili fon quefte Raccolte . Ma
eHendo la (lima tanto d'effe , come pure
delle Anticaglie , rhlretta a pochi Dilet-
tanti, s'accorgera ne' bifogni chi le pof-
fiede , quanto fia difficile lo fmaltir tali
merci, e come vile fembri ad altri cio,
ch'egli ftima cotanto . Finalmente confi-
derato in fe fteffo , e politicamente par-
Undo, il LufTo de i Ricchi, fi rruova in
' - S 3 fatti
§7^ apit^Io XIX.
Fatti non ndclvo ad effi , qualora v'ini^
pieghino il loro fuperfluo; anzi ricfce di
ibmmo utile alia Repubblica per le ragio-
ni allegate . Finqui il LufTo e in falvo
PafTiamo ora ad un' altra veduta , per'
cui troveremo , ch' efTo giuftamente vien
procciTato da i Saggi . 11 iuo principal
Tcato coniifte nelT u(o di cofe preziofe ^
che (1 confumano , ne nafcono \ ne (i fab-
bricano nel proprio paefe . Tali fono pan-
ni e tele fine , drappi , ftofie , merletti j
galloni i e molt' altre invenzioni , deftinate
per la maggior parte a nutriie la Vanira
Donnefca . Ove quefte fi fabbncafTero nel
paefe, lafciariio pure tutta la briglia alio
sfoggio^ perche in finepalfando il danaro
dalla boria de' Beneftanti a quella de gli
Arrifti ^ il Pubblico nulla vi perde , e le
Ai'ti intinto fi alimen.tano , e in quefta
giiifa tanto i poveri Operai che i RicchI
fi danno T uno alTaltro mano : quefti per
far bella comparfa, e gli altri per onora-
tamentc mantener le loro famiglie . Ma
fate 5 che quefte voluttuofe e preziofe ro-
be ed abbigliamenti di tanto cofto , que-
fie tele di ragno pagate si caro, s'abbia-
^0 a prendere dal di faori : ecco aperta
una
iina porta , per cui continuamcnte ufcir^
dello Stato Oro ed Argento con fegret^
SI e non avvertito 5 ma pur grave difcapi*
to della Repiibblica , la quale per vanita
impoverendofi va a rendere ricchi gU
Stranieri . Che divien fra qualche tempo
d'una Cuffia 5 che tante doble cofto.-^ Dove:
va a finire quel si fuperbo Abito , in cui
tanta moneta s'impiego.^ O fi logora coi
tempo 5 o la Moda prima del tempo \o
condanna ali'efilio. Curiofo fpettacoio c la
Fiera di una grande Citta , dove i Rigat-
tieri, o vogliam dire Rivenderuoli di maf-
farizie 5 fanno pompa in piii botteghe del
loro valfente in tante Andrienne , Cotti^
ni 3 Zimarre, Abiti ricamati , con punti
di Spagna , ed altri funtuofi merletti &c.
Vi fi veggono anche Vefti ed abiti , che
lembrano allora ufciti dalle mam del Sar~
tore . Ecco dove vanno a iinire le pazzie
del Luffo con tantofcapito di chi cangia
si prcflo appetiti e veftiti . Dovrebbe pur
ridere della fcioochezza noftra > chiciven-
de si caro le fue manifatture , e manifat-
ture bene fpeflb fabbricate colla Seta , che
noi flefTi loro abbiamo venduto , e fa ch^
^iyenti fuo tribiuario , chi non e Suddit^
5 3 ftip.
^J% tapkoJo XIX.
fuo . DIco fciocchezza , perche fi potret>
be anche nobilmente vivere e comparire
ton pill ffioderati ornamentij e fenza co-
tanto intaccare il private e il pubblico
erarlo . S' e detto poco fa , non efTere
politicamente per unaragione da conden-
nare il lulfo de'Ricchi; ma iin' altra ne
fuccede piu forte , per cui politicamente
non s' avrebbe efTo da permettere . Molti
non fon gia d' ordinario coloro , che in
un Popolo foprabbondino di Richezze in
paragon di taoit* altri , che godono una
med-ocre fortuna . Poflbno i |)rimi larga**
mente fpendere fenza incomodarfi ? altret-
tanto non pofTond gli altri , che ban piu.
corte le mifure . E pure ancor que/H d
mirano voler garegglare in pompa e LufTo
CO i piu facoitofi . Se ttOn fi puo nella
foftanza 3 fi ftudia almeno nelle apparcnze
di andare del pnri con chi piu grandeg-
gia . Ne vi mettefte a parlare in contra-
rio 5 perche vi {\ rifpondera : che cost
porta r Onore . S' avrebbe a dire • cosi
config^'^ Tinnatanoftra Superbia . Si paga
pur caro quedo piacere , perche talvolta
non baf^ando le entrate convien' intaccare
4iel capitale , Altre non men trifle confe*-
^uenze
DcJLufo. ^y0
guenze di quefte credute indifpcnfabili
ufanze, eccole in poche parole.
Son crefciute a poco a poco a dimifu*
n Je Doti . Nelle ^^ntichitd Italicht ho io
moftrato, come con poco fi maritafTero ne'
Secoli addrctro le nobili FanciuHe, e cosl
i'altre a proporzione : coftume tuttavia
vigorofo in qualche parte deli' Europa . E
fi pu6 egli far di meno , da che ad ad-
dobbare una Spofa e a celebrar le Nozze ,
talora non bafta ia Dote ftelTa ? Grave
incomodo che e qiieflo per le Cafe , e
dove Ton piu Figlie : e intanto chi riceve
quella Dote , poco ne profitta , avendone
aflbrbita tanta parte ilLuflo; e peggiopoi
neavviene, occorrendo \\ cafo di refHtiiir-
la . Aggiugnete il danno di molte Nobill
ma povere Zittelle , le quali o non v' h
manicra di maritarle, o altro ripiego non
v'ha per ifgravarne la Cafa , che di con-
finarle in un Moniftcro , dove Ton fortu-
nate 5 fe con vera vocazione rinanziano
al Mondo: infelici , fe il conrrario . Ora
i Saggl riflettendo a i difordini cagionatr
dal Luflb , fonofi non rade volte invogliati
di rimediarvi , coflrignendo colla forra
alia moderazione • dclle - fpefe voluttuofe
S 4 nella
2 So Capitoh XIX.
iiella pompa de gli Abiti , dt Conviti ,
delle Nozze , e de' Funerali , chi da fe
flefTo non fa farlo, firafcinato dairerem-
pio della corrente di tant' akii pari fuoi
o fuperiori . Con qual frutto , s' e accen-
nato di fopra . Le Prammatiche chiamatelc
per r ordinario Leggi di quattro giorni ,
Molti poi fono i Principi , che abborifco-r
no di farle; qacgli ancora , che giungo-'
no a farle , fe ne pentono in breve , e ne
gradifcono V ino/Tervanza . A gli occhi
Joro fa troppo bel vedere anche ne' Sud-
diti Ja pompa delle Vefti , deJleCarozze,
delle Livree, e di tant' altri ornamenii ,
che fa ben'inventare lo sfogglo . In oltre
a quella vifta hanno i foreftieri , che ca-
pitano di pafTaggio , da perfuader/i , quel-
le efTere un' aiTai florido e doviziofo pae-
fe. V'e di pili . Confiftendo , come di-
cemmo, il Luffo piu perniciofo neir in-
troduzion di Manifatture preziofe , ve-
gnenti da altri Stati , non fa il Principe
indurfi a vietarla , perche ne rifentirebbero
danno le fue Pogane; e quando pur con-
difcenda a bandirle, quelle fteffe Dogan«
van perorando in fuo cuore , aflinche /I
ricuperi il perduto guadagno . Ma i Reii
,gnan-
D(l Lufsol 281
gnantl , che meglio intendono la carta
dti navigare , volentieri antepogono al
proprio il Pubblieo vantaggio , ed animo^
famcnte al LufTo divoratore provvcggono .
Tornaben piu il conto al Principe d'ave^
re Sudditi ricchi nella foftanza , che di
vederli ricchi folamentc neir apparenza .
Non c'e, chi non lodi la Legge, de-
gna della Saviezza Veneta , che vieta Tin-
troduzlon di molte robe foreftiere , come
Panni d' oltramonte , Stoffe con ore ed
argento , Manifatture ftraniere di Seta ,
Ludrini 3 Cendadi&c. e il rigorc, che fi
adopera 3 perche iia ofTervato quefto divie^
to . Ne occorre dire , che il Popolo dee
godere la liberta di appagare la fua Va^
nit^ ; e vi penfi , chi vuole fpiantarfi i
ne efTendo veriino aftretto alio sfarzo ,
puo lecitamente profittar la Dogana del
Principe del volontario altrui pagamento.
Imperocche fe il Popolo fa de i pazzi
contratti , ne fa emendarfi da fe ftefTo : il
Principe dee farla da buon Padre, impe^
dendo e correggendo coirautorita i pub-r
blici fpropofiti de'fuoi Figli . E tanto piu
perche , ficcome dicemmo , la primaria cura
fipl Ggverno Econoipico d' m^ Stato h%
itz Capitolo XIX.
da efTere quclla di lafciar ufcire il mefi
che li pao di Danaro fiiori del paefe ; c
potendo ogni Popolo far buona ligura coll*
uio di pill modefti e men difpendiofi or^
xiamenti: non li addurra mai alcuiia buo-
na ragione, perche s' abbia da tollcrare,
noa che da lodare , lo fcialaquamenio ,
che fi fa della Pecunia, per tirare dal di
fuori robe preziofc , non neceffarie , che
o fi confumano prcito , o fi rendono inu-
tili per la tirannia della fcmpre iftabilc
Moda . Ne una Prammatica ben penfata
impedifcc al Nobile facoltofo il difiinguerfi
da chi meno abbonda di roba . Non puo
cgli forfe, fe vuole , fpiegare la magnifi-
ccnza fua , ficcome poco fa difli, in fab-
briche grandiofe , e delizic di Citta o di
Villa? Chi gli vieta di far pompa della
fua opulenza nc proprj Palazzi coll' ab-
bondanza de'vafi e lavori d'Oro e d'Ar^
gcnto 5 di Gerame , Statue, Pitture^ Che
fc pure quefti voleflTc rendere fopra gli
altri fuoi pari gloriofo il fuo nome :
perche non metterfi ad alzare Edifizj in
pro del Piibblico, come Ponti , CanaJi ,
Monti della Carita , Accademie utili per
le fcienze , Seminar j , Biblioteche , -OfpL*
Dei Lujjb . 2S3
2j 5 per impiegare in lavori la Povera
gente, Spedali per foccorfo de gl' Infer-
mi e de grinvaJidi, ed altre limili Ope-
re in benefizio della fua Citta ? Quefto
SI, e non gia le vane tranfitorie com-
parfe , formerebbero una foda diftinzione
fra lui e gli altri Cittadini e rendereb-
bero anche immortale Ja di lui raemoria .
Ma difperdere in tante Vanita e Delizie
tanto danaro , e fovente col far debiti,
e con profondere il capitale , non faia
mai cofa da Sao^gio > anzi tutto al con-
CD
trario . E fe T amorevol cura de' Principi
e delie Leggi provvede a i Prodighi ,
con levar loro il maneggio de' beni : non
fara gia fe non lodevol' imprefa il fre-
nare con ben giudiciofe Prammatiche
tanta parte del Popolo, che vuol ridendo
andarfene in malora .
Ne a i Principi fta bene il Lufso .
Soddisfatto che abbiano al decorofo e
convenevol mantenimento della lor Di-
gnita , il di piu e gittato . Vi faprei ad-
ditar Principi pentiti col tempo d' aver
profufa gran copia d' Oro in Vanita, e
in tranfitorie coinparfe . Ne' bifogni , che
anche ad ogni Monarca pQfTojio av veni-
re.
2^^ Capitolo XIX.
re, allora s'augura cio , che con pocc^
Prudenza e per fola Vanagloria s' e but^
tato via . Veggo i migliori Politici apr
provare, che il Principe vada facendo uii
difcreto rifparmio di Pecunia per le ne-
ceflita , che pofTono accadere . Quell' Ora
ben'adoperato nelle occaiioni pud difen-
dere da molti pericoli ; pu6 fervire ad
accrefcere i proprj Stati i pii6 divcnire un
gran fulTidio in tanti alrri cafi , fenza do-
ver correre rofto a fucclar le borfe de''
poveri Sudditi . Pare , che V Economia ,
Jontana da ogni ombra d' Avarizia , fia
Virtii de'Privati: ma poco fenno moftre-
rebbe chi non la giudicafTe Virtii anche
de' Principi i e forle piii loro utile e ne-
cefTaria che a gli altri . Gran virtu ha
anche Tefempio loro , per frenare e cor-
reggere gli abufi ed ecceffi del LufTo .
Co7Yiponitur Orhis Regis ad txemflum . Non
fu picciola novita la mutazion de'coftumi
in Roma , 1' antica Roma , tutta immerfa
nel LufTo, al quale tante Leggifuntuarie
non aveano poturo appreftare rimedio aU
cuno fe non di pochi giorni . VenneVefpa-
iiano Augufto. L' efempio della fua Mo-
fkrazione e P^rfimonia , baftante fu ^
guarif
pel Lufso . 2S5
^uaril* Ja sfrenatezza delle Pompe , e la
pazzia de i piu de gli fcialacquatori 5
prodighi del proprio ed avidi deli' altrui ,
Anche fra le giufte lodi di Teodoiio il
Grande annovero Latino Pacato nel di
lui Panegirico que (hi , fcrivendo : { a )
E giacche 0 per la hmga fratica coll' Qrirn-
te 5 0 per la connivenza di molti Tyincipi
pafsati J aveva il Lujso gua/li cotanto alcu-
m 3 che 3 crefciuta /' ufanza dello fcialacquar
h jo/ianze , fembrava che non fofse per
libbidire si facilmente ai rimedio : 'Tu volefli
'incominciarne da t€ 'ffefso /' emenda ', e con
ifcemare le Speje di Corte , e non folamen-
/e rigettar le Spefc Superflue , ma ne meno
ufare la necefsaria mifura ( cofa dijjicillif'
fima per natura ) hai introdotta la riforma
'in chiunqne / ha ricevuta *", Final mente
chi
*- . — ■..
{ a ) Latinus Pacatus, Panegyric. Theodofii Aug,
Cap. XIII. Et quia vel lon^o Orientis ufu ^ vel mul-
tOYum retro Principum remifjxone , tantu's quofdam
Luxus infecernt , ut adulta confuetudo lafcivi^ haud-
quaquam facile videretur obtemperdtura medicin£ ; ne
/^'uts fe pati injuriam putaret ^ a Te volui/ii tncipere
Cenfuram ; O" impendia Palatina mlnuendo , nee folum
Mbundantem rejiciendo Sumptum , fed vix neceffnriiirn
iifurpando dimenfum , quod natura difficilHmUm eji i,
cmendajii volentes . . . , *
286 Capitoh XIX.
chi abbonda di giudizio, non ha bifognoi
di Prammatica alcuna . Sa , che la pro-
prieta del veiiire conviene a tutti fecondo
il fuogradoi lo sfarzo ne pure a i Gran-
di . Sa 5 che la parca ^lenfa e un potente
requifito per mantenere la Sanit^ j Bene
pill prezzabile, che tutti i gufti della no-
flra Gola i e pcro fi contiene nelle mifure
proporzionate al fuo ftato , e alT attivita
del fuo flomaco , guardandofi da ogni ec-
cefTo. Puo anche la Cucina fare ful fine
deir anno sbilanciare i conti : e noi cara-
peremo piu , con lafciare a i Golofi le lor
falfe 5 intingoli 5 nianicaretti , e cibi com-
pofti 5 e men falubri . Che ne' paeli , do-
ve non nafce Vino , fel procacci la %tiMt
da gli Stranieri , e da compatire . Ma in
Italia mancano forfe gcneroii Vini ,, onde
s' abbia a contentare il noftro gufto ? Po-
tremmo anche rifparmiar tante Specierie .
Dio ci ha daro Erbe odorofe e fane ,
Timo , Serpillo, Bafilico&c. da condirle
noftre vivande : e noi ricorriamo all'Indie
per pagar caro cio , che puo ancora nuo-
cere alia noftra Sanita. Lo fteflb fia det-
to del Thh ^ che ci vien condotto fin dlla
Cina; e forfe non e che un' Opinions ^
Ab-
:Pel iMfo. 287
Abbiamo ancor noi Erbe odorifere nclle
monragne, abbiam della Salvia, che ado-
perata in vece di The , non la cede a
quelle ia buon' odore , c probabilmente
lo fupera in virtu . Ma noi non fappiam
guarire le noftre Opinioni, Se queft'Erbe
veniflero dall' Indie , Te coftafTero molto
danaro > allora si che farebbero onorate
dalla noftra ftima .
C A P I T O L O XX.
If ahri difordinl d€ gli Static ad imptdire
e kvare i quali dee v eg Hare it
buon Trincipe .
PEr quanto fia buona la volonta e
continua rapplicazione de gli ottimi
Principi , affinche regni la buona armonia
ne' fuo Stari , e fi pruovi da i Sudditi
quella Felicita , benche non maipcrfettij
cbe fi pud fperare nel Mondo : pure non
fara raai tanto , che non vadano fpuntando
difordini e slognture nel Corpo politico 5 di
cui Jl Principe h Capo. Bandite, quanto
volete, ringiudizia : nome, che abbraccia
tutii i rnoftri, da' quali e turbata Turaana
5SS Cd'pitoh XX.
Societa : non fi potra cfTa per quefto sbaN'
bicarc giammai affatto , perche ha troppo
alte radici , e diirera > finche la Conciipi-
fcenza e la Malizia con tant'altre Paflioni
domineranno il ciior de' mortal! : il che
mai non cefTera . Ora che fa qui ii buon
Principe , tutto pieno di zelo pel Bene de'
Sudditi fuoi ? Non gli bafta d' avere Mi-
niftri e Giudici deputati ad amminiftrarc
retta giuftizia si nel civile che nel cri-
minalc : fi ftudia anche di fapere , s efTa
veramente fia amminiftrara a dovere , e
d'intendere tanti altri difordini , che pofTo-
no intervenire nel paefe, fenza che fieno
dedotti a i Tribunali dellaGiuftizia . Un
Prin:ipe, che non dia udienza al Aio Po-
polo , che non oda colle proprie orecchie
i ricorfi de' Sudditi, affedlato fcmpre da
foil pochi Miniftri , che s'intendono infie-
me 5 corre un' gran pericolo di non afcol-
tare la Verita di raolte cofe , e d'ignora-
re cio , che abbifognerebbe di rimedio ■.
Ma fe ammettera i privati alia fua udien-
za, e fara in concetto d'afcoltar volentie-
ri 5 chi domanda Giuftizia 5 e di gradire ^
chi gli rivela le pubbliche magagne , con
fapere poi occultare , chi rilluraina : egli
ver-
D* altri difordini de gli Static ec. 2^9
verra a tenere in frcno i Mmiftri , e po-
tra provvedere al pubblico bifogno . Non
gia , c\\ egli abbia da elTere troppo facile
a credere il Male i non gia , che fubito
vogliacondennare in fuocuore, fenza fer-
bare T altro orecchio per le ragioni di chi
h, accufato ; e molto meno ch' egli debba
preftar fede a Lettere e Polizze orbe ,
iielle quali fempre convien fofpetrare malizia
o faliita : ma s\ bene per valerfi poi di
tali notizie ad efaminar meglio le perfone
e gli affjri . Ora qui li ricerca gran difcer-
nimento e giudizio , per non efTere ingan-
nato 3 e non ingannarfi : difgrazia , a cui
niuno e tanto fottopofto , come i Princi-
pi 5 perche troppo c il numero di coloro ,
che fembrano congiurati 0 per tacere la
verita, o per vendere la Bugia a chi li
governa . Succedeanche di peggio. V ha
de' Principi , che non amano le Verita
difguftofe 3 o contrarie al genlo e deliderj
loro : e pure tanto gloverebbe , che le
fapelfero . Vero e , che non facia m di
meno noi altri privati , e pero non ci iib-
biamo da maravigliare , fe nelle Corti la
Sincerita e mal veduta , gradita TAdulazio-
iie. Beato air incontro quel Principe , che
T gode
2 00 Capitolo XX.
£ode tanta fiiperiorita d' animo da bra-
mar daddovero la Verita , e fa conofcc-
re, che di troppo abborrifce , chi non gli
paila fchietto , e tende colT adulare a
guadagnarii la grazia dilui. Gloriofo pa-
rimente quel Principe , che non fi ftanca
d' udirc i ricorfi de'fuoi Sudditi . Celebre
e Tardire di quella povera Donna, che,
rifpondendo Filippo Re di Macedonia di
non aver tempo da afcoltarla , alterata-
mente gli difTe : Ma fc non avete tempo
per udirmi e farmi giujtizia , Jafciate dunqut
cCeJJere Re . Profitto ben di queih rifpolla
queir accorto Monarca .
Ma pcrciocche e impofllbile , che 11 Prin-
cipe venga in cognizione di tutti i difor-
dini pubblici c privati del fuo dominio,
e meno lo puo , chi ha molta eftenlione
di Stati 5 gemendo molti lontani dal Tro-*
no fotto TopprefTione ed ingiiiriizia fenza
rimedio : puo egli ed anche dovrebbe in
altra guifa fupplire al bifogno; cioe eleg-
gendo perfone onorate e intendenti , che
per lui veglino alia correzion de'Coftuini
ed abiifi . Ebbe in ufo per qiieito ia Ro-
mana Repubblica , e cosi c?Itre deilaGre-
cia, di deputaie i\ particolnre Ufizio de^
Cen-
tf attri difordini de gli Stan ^ ec. zgi
Cenfori , dando loro grande aiitorita , pef
emendar le cofe mal fatte , per gafligare ^
per riformare. Gli fteffi Secoli barbarici ^
ehe noi liam foliti a iprezzarc , fe noft
anche a deridere, non mancaronodi buont
regolamenti per qiiefto bifogno . Fu intro-
trodottodaCarloMagno 5 Principe digran
mente, e piu (ludiofamente ancora efegui-
to da gli AugLuli fuoi Succeffori , il co-
ftiime d' inviare di tanto in tanto allavi-
fita di tutti i loro Stati , chi fi crcdeva
piu a propofito 3 per ifcopriree eorreggere
le pubbliche magagne . Erano ornati que-
fli tali col titolo di Mcjjl Rcgii ^ e prov-
veduti di autorita fopra tutti i Governa-
tori ed Ufiziali delle Provincie e Citta .
Solevanfi icegliere a quefto impiego per \o
piu Nobili, ne'quali fi accoppiafle il ere-
dito della Picta, dell'Onoratezza , e dell*
Intendimcnto . Si ricercava cziandio , che
fodero perfone facoltofe 5 e di buon petto,
acciocche la povcrta e la cupidigia non II
faceife prevaricare , e per timiditaed uma-
ni riguardinondefiftcfTero dal fare giufti-
zia , dove piii occorreva . In oltre percbe
egual premura aveano que'Regnanri , che
eamminafle coo buon'ordinc non ir>eno il
T 3 Se-
tgi Capitoh XX.
Sccolarefco che Y Eccleiiaftico Governo ,
cd allora fi attribuivano piti aiitorita di
quel che oggidi loro compete : foleano
afTociare col MefTo Laico qualche Eccieiia-
flicodi Dignita e Probita diftinta; accioc-
che unitanicnte ofTervaffero tutto quanto
abbifognafle di correzione . Ne folamente
paffavano efli alle Citta , fi f^endevano
tinche alle Caftella e Ville , piendendo da
pertutto fegretc informazioni delle manie-
re 5 che tenevaiio nel Joro reggimento i
Vcfcovi e i Conti , cice i Govcrnatori
d'efleCitra, e i loro Ufiziali fubalterni ;
e come crano regolati i Monifteri tnnto
de* Monaci che delle Monache j e gover-
I] ate le Chiefe da i Parrochi , e ie era
niorigerato ii Clero ; fe ben teniiti gli
Spedali •■> fe introdotte angherie addofTo al
povero Popolo . Sopra tutto afcoltavano
chiunque ii pretendeva gravato nelT ufo
dellaGiuftizia 5 e fbmmariamente decideva-
no le liti , abbattendo i Piepotenti , gli
Omicidi, i Ladri , i Falfarj &c. proteg-
gendo con particolar cura i Poveri , le
Vedove 5 e gli Orfani i ordinando i r'lh-
cimenti delle Chiefe , de' Ponti , dtWt Stra-
^iC J e calfando gli 5cabini ed altri Giudi-
ci.
tS altri difordini de gli Slati ^ ec. l^J
ci , che fi abufavano del loio miniftero ,-^
Qiiefle ed altre fimili eraiio le incumbenz^
de'Meffi Regil , I'uh'zio de'qiialt fe era fedel-
menre efercitato a narma deiha pia inten-
zione delTi AagufH : ognun vede , quanta
potefre contribuire al Pabblico Bene . Ope-
ravano effiin fatti con mano forte e fpeditiva
Giiiftizia; e la dove rrovavano del duro,
e pofTenti proteziani ed nitri fcogli : era-
no teniiti a ragguagliarne V Imperadore,
acciocche egli provvedefTe a quelle fcabro-
fe infermira , ch' efli non aveano potiito
GLirare • Tale era il fiflema di que' tempi ;
nh a potea fd non lodare una tal teoria *
SeiTipre ha meritato e merlta la Sere--
nilfijiia Rcpubb/ica di f^cmzia d' efTere ri-
guardata quale fpecchlo di buoii Gover-
no. Oraegli ^ notifUmo , coftumare anch'
e/Ta di deputare Inquilnori , cioe i piu-
rSavj ed Incorrotci Fra I'inclira fua Nobi!-
ta ; i quali con plena autorita padano in
certi tempi a!la vifica delie Citta e Pro-
vincie 5 per ind^igare, le vi iia ben'ammi-
niftrata la GiufHzia tanto ne gli alti , che
ne ii bafli Tribanali ; fe v'abbia prepoten-
ze, mangerie del Pubblica , rmicidiarj o
turbatori della Pubblica Tranquilita &c.
T 3 L»
2 94 Capitolo XX.
La Tola apprenfione di Minldri di tanto
polfo fuol tenere in fieno del pari chi
governa e chi e governato , e maggiormente
poi al vedere, che Chirurghi tali ianno
adoperar ferro e fuoco fecondo ii bifogno
delle piaghe. Un' altra lodevole maniera
d'impedire o di riiiiiiovere i difordini , (i
oflerva dalla Real Cafa di Savoia , che nel
buon governo deTuoi Popoli moItifTimo fi
diftingiie in Italia. Cloe deputa un'Inten-
dente per ogni Provincia , o fia un'Ifpet-
tore fornito di molta autorita , il cui ufi-
xio confifte non folamente in accudire a
tuttigr intcreflidella Regia Camera, e in
proccurare la giufta diftribuzion de gli
aggravj , e di difendere il Popolo da cer-
te avanie de' Pubblicani ed Ei'attori , ma
eziandio in vegliare a gl' intereffi delle
Comunita , e aU'elezionedi Miniftri buoni,
air efclufion de' cattivi , e iimili altre in-
cumbenze . Anciie in Ifpagna mi vien det-
to, che fieno in ufo Vifitatori incaricati
del medefimoUiizio. Ora in quegliStati,
dove non fono introdotti cosi falutevoli
regolamenti , farebbe almen da defiderare ,
che il Principe ad ogni tre o quattro
Anni eleggefTe un Viiitatore di nora integri-
D' altri difordini de gU Static ec. 29J
ta ed abiiica, a cui tanto nelle Citta quan*
to nelle Caftella e Ville del territorio ap-
parteneiTe di cercare, fe v' ha difordini,
per provvedervi egli , fe puo colTautorita
a lui conferita dal Principe ; o fe non
puo , per riferirlo al Principe fteHTo . La-
fccro efaminare ad altri , fe fofTe anche
bene , che i Principi paffando di concerto
to' Vefcovi , a qiiefto Vilitatore Secolare ,
ne aggiugnefTero uno Ecclefiaftico , il qua-
le potrebbe poi riferire a' fuoi Superior!
cio, che merita correzione . Vero e, che
facendo i Vefcovi le Vifitedelle lor Did-
cefi , potr^ parere fuperflua unatalpropo-
fizione . Ma non fempre fi fanno quefte
Vilite, ed anche facendole , non fi vede
tutto quel che vedra V occhio d'un Seco-
lare 5 unlto con quello d' iin Ecclefiaftico .
E che di tali Vifire di pubblici Efamina-
tori ogni paefe abbifogni 5 la fperienza pur
troppo r infegna . Non v'ha ordinariamen-
te Comunita e Univerfita alcuna , dovt
non (i polTa ofTervare ed avvertire qual-
che abufo . Non mancano mai Giudici e
Notai di poca cofcienza 5 o Birri e Spie,
che mettono in contribuzione 5 chi hapau-
ra di loro . Oltre ancora a gli onorati ma-
T 4 neg-
ig6 Capiiolo XX,
fieggianti delle foflanze d' un Comune ^•
altri ve ne pofT^no eflere , che per vie
indiretre accrefcono il proprio patrimonio ,
con ifmugnere qiiello della lofo Univerii-
ta ; che ab'oiano la Jor parte di profitto
nelle fabbriche, rifarcimenti , ed altre fpe-
fe deIJa Comuiiita . Pero utile ed anche
neceilaria cofa fara , che al Miniftra del
Principe fi renda fedelmente conto delle
rendite pubbliche , e in qual'ufo vengano
elfe convertite ; e perchc , potendo , non
fieftinguano i debit! j e fi efamini , fe le
TafTe delle Spefe fieno flate fatte a do-
vere . Un Diavolo tencatore fta fempre a
1 fianchi di chl maneggia la roba altrui ,
e miifTHiiamente quella delle Comunita .
Non (i pLio abbaftnnza dire , quanta fia
la facilitadeir jntrodurre abufi e mangerie
ne' pubblici Ufizj . Pare fempre un nulla
il Salario ad e/Ti accordato , e il va flu-
diando ogni d\ qiialche invenzione o la-
dreria , perche m iggiormente frutti quell'
impiego : e tutto in danno del PubbJico.
Chi nondimeno mai penfa a rimediarvi ?
Un folo efempio di gaftigo, che (ide/Te,
farebbe camminar piu diritto tant' alrri .
Per confeguente, anzi xnolto piu richiede
il
b^ altri difordini de gli Stati ^ ec. 197
11 Put)blico Bene, che ii ftenda la Vifita
a gfi Spedali e a i Monti pii da pegni ,
a i Collegj de'poveriFanciulli e Fanciul-
Je , e alle facre Confraternite de' Secolari.
II trovar quefti Luoghi Pii ben regolati
fara di confola7.ione al Principe . Se tali
non fi trovafTero : chi non vede la neceffi-
ta del rimedio? Le fegrete informazioni,
che fi poffono prendere , hanno da fervire
non gia per correre tofto a giudicare i ma
fokmcnte per efaminare i Auti colla dovuta
attenzione . Niun paefe v' ha che non
abbia Deputati fopra Ponti , Strade, Ar-
gini 5 Cavamenti de'Canali , Foili, Scoii,
Irrigazion della Campagna , e fimili altrc
ifpezioni , tutte di molta importanza per
rAgricoltLira, Commerzio, e Felkita del
Pubblico . Conruttocio convien chiarire ,
s' effi abbiano ben foddisfatto al loro
Uiizio, perche la tiepidezza e negligenza
d'alcuni , e la parziaiita d'alcri , lafcia alle
volte correre gli abuii ;, ne rimedia a i
difordini. Talvolta ancora fon dati buoni
ordini, ma non efeguiti per riguardi verfo
un Miniflro , o per rimore di un Potente ,
Male va per quel paefe , dove chi ferve
al Principe 3 vuolfare da Principe, e do-
ve
298 Capitolo XX.
ve ciii e fopra gli altri per le ricchez-
zc , pretende anche d'efTere fuperiore allc
Leggi e alia Giuftizia . Quefto non fuc-
cede focto Principi di gran fenno 5 e che
afpirano alia gloria d' efTere Padri del
loro Popolo; perch' effi ne pure efentano
i lor Miniftri c Servi da quelle provvi-
denze , che riguardano \x neceflita del
Pubblico Bene . Ne s ha mai da fofferi-
re 5 che alcuno, fia grande quantovuole,
imbrogli V ordine convenevole e necefliirio
alia Repubbiica , e impedifca il corfo
della Giuftizia , che ha da eftere la pa-
pilla de gli occhi di tutti i Regnanti .
Certo e, chei Vifitatori ordinariamente
non avran ne cuore ne braccio , per far
fronte a i Potenti : ma almeiio dee il Prin-
cipe obbligarii a notare e portar tutto
alia fua conofcenza . Puo per V appunto
avvenire , che fra tantiFeudatarj e VafTalli
trattanti amichevolmcate i loro Sudditi ,
alcun ve ne fia, che operi il contrario ,
con aggravarli A' indebici oneri e confuc-
tudini illecite , come accadde anche a i
tempi di Carlo Magno Augufto , i cui
Editti contra di tale abufo efiftono tutta-
Via . Anche qui fi fcorge la necefTita di
far
D" i}lm di for dint de gli Stati -y ec. 299
far pafl'are i Vifitatori ne'Feudi, per of^
fervare o rifcrire , fe v' ha di fomiglianti
corruttele ; fe pure non foffe talvolta piu
ficuro partito Tandare a i conhni , e citar
varie perlone fottopofte a i VafTalli , a
fine d'indagare piu liberaaiente coll' efamc
e confronto di varie relazioni il fiflemadi
que'Feudi. Talora parimente accade, chc
quaiche Prepotente fi rruovi in un Caflel-
lo o Villa . Tengono coftoro la bufTola di
quel paefe ; e guai a chi punto fi oppone
al loro volere . Purche guadagnino il
Gufdicentc, eccoli comandarquivi a bac-
chetta . Meritano ben'effii che il Principe
faccia loro la grazia di chiamarli alia
Citta 5 per quivi far loro godere un piu
deliziofo foggiorno . Ne pure difdice a si
fatti Vifitatori V ofTervare , fe fieno bene
o mal regolati i Monafteri deTrati e delle
Monache, per avvifar , fe occorre il Prin-
cipe de groccorrenti difordini , affinche egli
poi fe I'intenda co \ loro Superior! . Nellc
Comunita Religiofe , che vivono con lo-
devole ofTervanza delle loro fante Rego-
le, non s'ha da ingerire il Principe, per-
che non mancano quivi de i faggi Ifpet-
tori, gelofi della confervazione del buon'
or-
Joo Capitolo XX.
Ordine . Ma a lui molco ben converrebbs
di rener Tocchio aperto fopra quegli Or>
dini Religiofi , che foiTero per difavven-
tura fcaduti dalT antica buona lor difcipli-
na 5 divenuti perciodifutili , fe non anche
di pefo alia Repubblica . Fra le Jorodif-
grazic non e i' ultima quella , che le Yi-
fite di certiini tornano fempre in vantag-
glo de' Vifitatori Clauftrali , ma non de'
Luoghi facri . Se il Principe per cfempio'
non foiTrira ne! fuo paeie , clii per avven-
tura fofTe Icandalofo; le non permetrera ,
Ghe nelTelezion de'Superiori lieno antepofli
i Cattivi a i Buoni ( con giiardarfi non-
diraeno dalle Cabbale e ftiggeftioni interef-
fateditaluno ) e fe amera, die lia prefe-^
rlto 5 chi di vita efemplare niente ambifce gli
Onori : fara certamente lodato per quello.
A qiiefte minutaglie veramenre o non
fogliono , o non vogliono , o nonpolTono
attendere i Principi . Ma poiTono ben'ave-
re qnalche onorata e difintereffata perfo-
na 5 chevegli e riferifca. Similmente fen-
Z2L qualche gran raglone , non hanno da
permettere in Gitfa , Terre , e Ville , nuo-
ve fondazioni d'Ordini Religioli , viventi
colie Ible Limolinede'Fecfeli, contL'ttocbc
D* altri difordint de gli Stati ^ ec. ^oi
quefti iieno cminenti nella Pieta : ricor-
danio/i , che allora fi mette una nuova
Contribuzione al Popolo . Anzi fe mai
nelle gia farte Fondazioni fi trovalfe indi-
fcretezza pel numero tcctdtntt e non nc-
cefTario de' Religioli , i quali potrebbe
darli , che niun penliero fi metteflero di
tanta Famiglia , perche altri Thadaman-
tenere : bene farebbe , che il Principe vo-
lelfe in quefto della moderazione . AlKin-
contro dovrebbe efigere , che i Monifleri
e Convent! ricciii di proprj benimanrenef-
fero il numero de' Religioii proporzionato
alle rendite : non effendo di dovere , che
pochivivano indelizie, e che le entrate fi
difperdano fuori del paefe . Certo e poi ,
che il mantenimento de'Vifitatori deftinati
dal Principe dee toccare ad ogni Comuni-
ta per la fua rata . Non fara grave una
s\ fatta fpefa alle particolari Popolazioni ,
perche il Vifitatore non menera feco fe
non un Cancelliere, e uno o due Servito^
ri , ne fi fermera ordinariamente che poco
tempo in qualfivoglia luogo . GK Impera-
doriPranchi taffavano quel , che fi dovea
contrlbuire a tali Ifpettori si pel cibo che
per le vetture : tutto con parfirnonia . Noi
pa-
^0 2 Capitolo XX.
paghiamo i Medici , perche vengano a
guarirci da i mali delCorpo, per quanto
pofTono ; e talvoita la lor venuta nont
torna in Bene fe non de gli Speziali .
Non dovrebbe gia rincrefcere ad un Pub-
blico quefta fpeia ftraordinaria per un Me-
dico J che va a guarire i Mali d'un Co-
mune , fc ve n' ha bifogno : e tanto piu
perche ogni anno non fi loggiaccra a quefto
aggravio . Xante e tante Comunitagittano
il pubblico Danaro per vanita , per ca-
pricci , e per non necefTarie novita : fara
cgli poi giufto, che fi lagnino d'un rego-
Jamento, che puo ranto ridondare in loro
vantaggio ^ Bene fara ancora il ricordare,
che fra i faggi decreti della Real Cafa
di Savoia v'ha quello , che niuno de' Mi-
niftri e pubblici Ufiziali ha da accettare
o prendereRegali da chicheflia ( cio non-
comprende le bagattelle ) anzi e obbhgato
a rivelare chi ha rentato di rcgalare .
Avea ben giudizio , chi fcce quefta Legge .
Potrebbe 3nci}e eflere , che i Vifitatori
s' abbatteffero in paefi , dove TUfura ha
fatto buone radici in grave prcgiudizio
fpczialmente della povera genre . Non parlo
io qui di que' Contratti noininati o in no-
mi-
D' ahri difordini de gU Static ec. 305
ininati , che permeffi ed ufati in qualfivo-
glia Governo contengono una ragionevol
inoderazione ne' guadagni , fe non per al-
tro 5 per ragione del Lucro ceffante o
Danno emergente ; perche qnivi non ha
luogo il brutto nome d' ufura . Parlo di
chi vuol fare sfoggiati guadagni nel dare
Grani a crcdenza , nel Ibmminiftrare ar-
menti e greggie a Socida , e in alcune
Societa mercantili ma leonine ; e nel ven-
dere Grani, Farina, Pane, Olio , Garni
ed altri comeftibili . Non puo fuffiftere
r umano Commerzio fenza certi ufi , co'
quali fi facillta a gli uni rinduftriarfi , e
il provvedere a i proprj bifogni prefenti
col danaro o colla roba de gii altri . Per-
ciocche febbene la Carita in alcuni callc
di Precetto , in altri di folo Configlio :
pure noi miriamo piir troppo poco ofler-
vato quello , che e comandato , e meno
poi quel che e configliato . U interefTe
proprio femprc fu e iempre fara jl gran
Motore delle azioni umane . Ma pcr'-h^
di un' oneflo guadagno non fi contentano
i troppo accanitidierro alia roba, € ren-
dono a fcorticare, chi ha bifogno di lo-
fo; ufizio ^ del Principe il non permette^
504 Capitoh XX.
re, anzi il gafligarc quefti troppo ingordi
divoratori deiic loitanze altmi , e il far'
efegiiire le Leggi, chc proibiicono il dare
a Minori di era, a Figii d; iamigliada-
naro , che frutti o non fiutti , fenza le
folennita prefcritte . Evidente coj'a e ( e lo
raccomandano anche le divine S.ritture )
che i Regnanti hanno da tenere un' oc-
chio particolare per la difefa de i Poveri
( nome , che abbraccia anche tutti i La-
voratori , Contadini , e non poca parte
dclla Cictadinanza ) affinche ad un giufto
prezzo fia mantenuto il Pane con gli al-
tri Viveri piii necelfarj ; nc fia iecito alia
potenza e a i rigori delFifco, o ali'avi-
dita delle particolari fanguiilighe , di mag-
giormenre opprimere, chi non fi puo di-
fendere , ed ufa folamente delle mjledi-
iioni contra del mal Governo , le quali
Dio , fe non fempre , almeno fovente
efaudifce . Non {\ puo fe non deteftare la
maniera crudele tenuta in qualche paefe
neir cfigere i Tributi , perche h uno fpian-
tamento delle Famiglie i fenza voler confi-
derare Timporenza e le difgrazie de' par-
ticolari 5 e con ridurre inabile da ii in-
nanzi a rendere frutto alcuno al Princi-
pe,
D' ahri difordini de gli Static ec. 205
pe , chi refta fpogliato di tutti i fuoi ar-
neii.
Non puo 5 e vero , un Principe Taper
tutto e provvedere a tutto : pure di "ran
Bene fara , fe tenendo onorari Miniftri
loro incarichera con forzad' inda^aie e ri-
ferire gli occorrenti difbrdini ; e allti man-
canza e negfigcnza d' efli fupplira egli n:e-
delimo con dar'udienza al Popolo , e far
correie voce , che ha da eiTerc Jibero a
ciafcuno rcfporgli in fegreto ogni fcon-
certo riguardante il Pubblico . Si dira ,
che quedo e un' aggravar di troppo il
Principe : ma in fine bifogna raccoinanda-
-re a i Principi il Joro meftiere; e chi ri-
tirato ne' fuoi gabinetti abboirifce di afcol-
tare i fuoi Sudditi , fi truova efpofto a
inoiti inganni; e talvolta avverra^ ch'egli
ritenga il nome di Principe, ed alfri ne
goda la pofTanza , e ch' cgli fi gu^.dagni
il pubblico odio per colpa altrui . Giovcra
ancora il ricordare , che Aleflc^ndro Seve-
1*0, queirindgne Imperador de' Romani ,
teneva molti referendaij o fple , rep?a .he
I'uno fapeffe dell' altro ; e comblnando
pofcia infieme le relazioni loro, ri.J ava
per lo pill le verita di <iUiinto gli occoi-
V' re.
§0$ Opitoh XX.
t€v2L di-fapere. Pericolofa cofa e il fidaf-i
li in quello impiego di perfone vili , fe
pur non fi adopera il ripiego fuddetto.
E certamente con grdfn circofpezione il dee
cammlnare in tutti i cafi , qualor fi tratta
d' accufatori 5 fenza aver peranche intefc le
ragioni dell' accufato . Torno nondimeno a
dire 5 che un gran ritegno a'Miniftri , e
a tutti gli Ufiziali del Governo, fa ra fern-
pre la facilita del Principe in amraettere
ognuno alia fua udienza. Stupenda in que-
fto propodto merita d' cfTere chiamata una
Coftituzione di Cofhntino Auguflo il Gran-
de 5 che non (\ legge nel Codice di Giu-
fliniano, cd e percio ignota a moiti Giu-
rifperiti , ma che c fiata confervata dal
Codice Teodofiano ( ^ ) . Se v ha alamo
( cos'i
(a) Lex IV. de Accufat. Lib. IX. Tit. L Cod.
Theodol. Si quis ejl cu;uCcumque Loci ^ Ordinis ^ Di-
gnitatis: ^ gut fe in quemcumque Judicum , Comitum ^
Amiconrm , vel Valatirtorum meorum aliquid ver^citer
& manifcjie prohare po'Te confidit , quod non integre
atque jnfte peTiffe videatur : intrepidus & fecurus ac
cedat ; inter pellet me. Jpfe audi am omnia; ipfe coano'
fcam j <& fi fue-'it cnmprobatum : ipfe me vsndicabo .
Dicat fecurus ^ & bene nbi confcius dicat . Si proba-
i>erit y ut dixi J ipfs mevindicabo d: eo y qui me ufaue
b^ attri difordini de gU Static es, 307
( cosi pari a quell' inOgnc Imperadore ) di
qualunque Lmgo , or dim 5 c Dignith , // ^^^.•
k confidi di poter verameme 0 concludente-^
meme provare contro cbichejpa de* Giudici
Governatori J Favoriti^ e Cortigiani miei al-
cuna cofa , cbe fembri non aver ejjl fatta con
rettitudine e giu/iizia : a me ft accofti pure
fenxa timore e con liherth , e me m renda
informato , Jo afcolterh tutto'-, iojhjfo ne faro
giudice . E fe cib verra picnamente provato ,
to medejimo ne prenderb vendetta . Chi e ben
ftcuro di dirt l» nerita , parJi e dica purfran^
camente . Se come dijjt , egli avra provato :
io mi vendicherd di colui , che mi avra con
Jimulata integritajtnora ingannato . E chi avrh
Tivelato e comprovato , io il promovero , e il
beneficherb . Cos} mi Jiafempre propizio il Som-
mo Dio 5 t mi confervi fano come defidero pel
felicijpmo e florido flato del Tubblico . Cosi
parla, cosi fa un Principe veramente araan-
V 2 te
ad hoc tempHS fimulata inte^r^tate deceperit . Ilium
autemy qui hoc prodident , <& comprobaverit , & Di-
gnitatibui & Kebus auqebo . ha mihi Summa Div!-
nitas femper propitia ftt\ & me incolumen prajiet ^ ut
Ci^pio , Felicijima & floreme Republica .■
5o8 Capitolo XX.
te della PLibblica Felicita. Nondimeno fi
badi a qad /i pyobaverh & comprobavcrit i
alrrimenti le Calunnie verrebbero troppo
a buon aie c.iro .
Ma pe.ciocche d' ordlnarlo i Miniftri de'
Principi foa per Tone luperiori alia cenfu-
ra 5 perche ben fornite di Maflfime diPro-
bita ed Onore : egli e di dovere , che an-
che il Principe lafci loro la liberta di ef-
porre cio , che fembra ad cHi piiigiufto^
piu utile, e di maggior decoro , ancorchc
contrario alle proprie fue idee e deliderj.
Troppo in vero delicata e perlcolofa cola
e il contradire a chi , perche puo tutto ,
crede anche di faper tutro ; e gran de-
l^rezza e finezza fi ricerca qui , perche
troppo avvezzi i Principi al canto de gli
Adulatori , non fan no poi fofferire , chi
vuolc far loro da Maefiro , e comparir di
faperne piij che efTi . Turtavia chi e fag-
gio fra' Principi 3 potra ben riiolvere cio ,
che a lui piace ; ma non moflrera mai mal
voho a chi dt Miniftri onoratamente gli
dira il fuo fcntimento e configiio . Un io-
lo rabbuffo, che indifcretamente faccia il
Principe al Mlniftro, allorchc gli dice la
verita, e da un buon configiio , bafta a
chiu-
T>^ altri difordini de gli Stati ^ ec. 509
ehiudergli la bocca per fempre . Ad ogni
Principe dovrebbc fervir d'efempio il po-
co fa rammentato ortimo Imperadore Alef-
fandro Severo , di cui fi legge nella fua
Vita (a)'. Fit di tanta moderazione ^ che fuo
dcftderio era , che ognun Uheramcnte gli di"
cefse il fuo parere ; e f aJcoUava vokmicri :
dopo di che , co7ne conveniva , correggeva Ic
cofe . Nh raai fi avra a male un faggio
Principe , che il Miniftro parli in favore
delPopoIo, e il diFenda da chi il configlia
di valerfi difpoticamente della fua autorita
in aggravio e danno de' Sudditi . Strana
cofa farebbe , che uno per effe re Miniftro ;>
avefte a dimenticare d' efTere Cittadino , e
non doveffe piu amar lafua Parrla , quaii-
do per difavventiira il Principe non ben
rillertefTe a' fuoi doveri verfo di quella .
Anzi iin'accorto Principe fcoprira efTere
un cattivo Miniftro , nerche privo d'ono-
re e diGiuftizia, colui , che niun riguar-
V 3 do
(a) Lampridius in Alexandr. Sever. Moderationis-
tantx futt , nt fibi ab omnibus libere , qux fenticbant ,
d'ic'i cuperet ; & <]UHm diSum effet , audiret y & quum
audijfct , ita ut res pofcebat , emendaret & corrigeret*
^lo Capitojo XX.
Ao ha del proprio paefe, e tutto facnlic4
al defiderio d' accrefcere e confervare 1^
propria fortuna . Merita d' efTere riferito
f\b 3 che fece Framefco JI. ottimo Duea di
Modena. Credette di f^rfi gran merito
prefTo di lui un CommifTario delle Milir
jtie, con fargli conofcere il fuo grande atr
taccamcnto , per avere aggravato piu dc
gli altri Paefi Fanano fua Patria nel de-
fcrivere i Soldati. II premio , che coftui
ne riporro , fu d'cflergli rolto ogni Ufi-
zio 5 faviamente giudicando quel Princi-
pe , che in quel corpo f? chiudefTe ua
anima nera , da che coftui pretendeva di
acquiftarfi il fuo amore col moftrarne niu-
no alia Patria fua , c conjmettere un'in-
giuftizia . VolefTe Dio , che ogni Principe
conofcefTe , quegli effere i foli veri e fe-r
deli Miniflri , che non incenfano le di
lui PafTioni j perche quefti amano la di
lui vera Gloria piu che il proprio inte-
relFe . Indegnamente porta il nome di Con-
(igliere, chi nop e fe non AduUtore.
DflJa Lujfuria ^ ec. 311
CAPITOLO XXI.
'Delia Lujfuria , delk IJbbr i acb ezze ^ e crahri
"Poplar i di for dim , cbe il Trincipe dee
togliere , 0 frenare .
DA che nol abbiamo V immacolata Mo-
rale di Crifto Signor noftro , con
cui Je Divine Scricture, iS^nti Padri, e
i Teologi piii aflennati , ci porgono ogni piii
defiderabil lume , acciocche facciaaio il
Bene c ci aftenghiamo dal Male: fembra,
che iPrincipi d^l SecoJo niun penfiero s'
abbiano a prendere di certi Vizj Popola-
r\ 5 che propriamente appartengono al Trl-
bunale della Cofcienza , e non a quello
del Politico buon Governo . Cioe fottoia
loro ifpezione cade bensi tutto cio , che
puo Kirbare la Pubbiica Qjjiete, come le
Ferite, i Micidj, gli AflTaflinj , i Ruba-
menti , le Ingiurie , le Prepotenze , e fo-
miglianti altri Delitti , ma non gia quelle
Azioni , che unicamente confiftono nel
trafgredire la Legge di DIo, fenza intor-
bidare la Pubbiica Tranquillita : e fon
chiamati Peccati, de'quali ha rUomoda
V 4 ren-
J>tl Capitolo XXL
rendere conto folimenre a Dlo . Ha ccr-*
tamente da delioeiare il Pri'cipe , che
tutri i Suddiri fuoi menino una vita Cri-
fliana e morigerata , e che non ce/Iino i
facri Minifl-ri c Predicatori della parola di
Dlo d' inciilcare i Pieccetti e i Conligli del
Vangelo : pure a lui non tocca di deputar
gaftighi a chi folamcnte manca a i ftioi
dovei i con Dio , fc non quaiora la traf-
grefllon della Divina I.egge andafl'e unira
col difprezzo delJe Leggi Politiche : nel
cjual cafo anche ogni Delitto grave con-
tra del buon Governo non va difgiunto
da un Peccato grave contro la Leggc di
Dio . Qiielia e la Regola : ma Regola ,
che ammette le fiie eccezioni . Imperocche
il buon Principe, a cui dee ftare coranto
a cuore il Bene e la Felicita del fuo Po-
polo, ha duevedute, e due direzioni ado-
pera , per ottener quefto fine . Come So-
vrano fi ftudia <\i manrener coUa forza
delle Leggi la Pace , b Giufrizia , e 1'
Abbondanza fra i Sudditi fuoi : poi come
Padre deila Patria , e qnafi Padre di Fa-
miglla 5 dee anche rimediare coneconomi-
ca provvifione a i diibrdini delle perfone
private, ancorche non oroibiti ne puniti
dal-
Delia Liijfuria ^ ec. ^ I g
dalle Leggi del Mondo. Confidera egli
come fuoi F'gli tutti coloro , che fon fot-
ropofti alio fcettro fuo \ e mirandoli trop-
po fconfigliati ed operant! in daino della
propria Sanita , Roba , ed Onore , fi fer-
ve dell' aurorita di Padre , per farli rav-
vedere 5 e liberarli dal preciplzio, dove li
guida la lor cecita e ftoltizia. Un Prin-
cipe 5 che li prenda tal cura , o pure or-
dini a i fuoi Miniftri di prenderfela , piio
vcramente parere , che ecceda i limiti fuoi ;
ma cosi parra a i foli cattivi . e a chi
non confidera attentamente cio, che con-
venga al Bene non folo de'PrivatI , ma
anche della Repubblica . Perciocche e ve-
ro, che i Peccati particolari delTUomo,
non riguardati dalle pubbliche Leggi , e
folamente vietati dalla Legge Divina , fpet-
tano al giudiz.io e alia correzione di Dio
e de' facri fuoi Miniftri : ruttavia qualora
da Peccati tali ne vien grave pregiudizio
non folo al Bene fpirituale de'Sudditi,
ma anche al Joro Bene temporale : chi raai
ofera dire , che non convenga al Principe
amante del fuo Popolo , T accorrere in foc-
corfo de' fuoi Figli , acciocche nonconfu-
^ino la Sanita 5 e leSoftanze, eT Onore,
quan*
514 CapiioJo XXL
quando cgli e fpezialmentc deputato da
Dio pel Bene temporale de'Sudditi fuoi?
E tanto pill v' ha egli da accorrere , ove
I Peccati de'Privati ridondafTero in detri-
mento della Repubblica ftefla , come ap-
parira da i cafi , che andremo ora conli-
derando
La Lafcivia , O fia T Impudicizia , LuJJit'
ria y e Difonejia ^ confiflenti nelT ufoillegir-
timo de' Piaceri carnali , e una Pefte , che
non verra mai meno nel Mondo. Ovc
plu , ove meno eflfa alllgna , ed anche trion-
f a . L'abbondanza dell'oro e de i como-
di fielle gran Citta piio far quivi piii che
altrovc abbondare Tocculto fuo veleno.
Noi veggiamo , che I'Aria fottlle dcJIe
montagne , piii che quella delle pianure ,
coopera a quefto incendio: iagran Liber-
t4 e TEfempio facilmente ahrovc lodila-
tano. Men fottopofti fogliono eflere d'or-
dinario al fuo influflo i Contadini dt\ pia-
no, perche meno maliziofi , e piu occu-
pati nelle fatiche . II legamedelMatrimo-
nio per lo piu lega ogni lor perverlb ap-
petlto . Ora g!i fregolati ecccfli di quefta
Paflione brutale , parte fi triiovano proibi-
ti non men dalle Leggi Civili , che da gl*
in-
Delia LuJJuria , er. 3 j f
infegnamenti della Religione , e parte daU
la fola Religione . Guai , fe freno, e frc-
no forte noa fi metcefTe qui alT impulfo
delia guafta Natura: peggio di lunga ma-
no opererebbono gli Animali ragionevoli
che gl' irragionevoli . E pure non bafla il
timore e il gaftigo di tante Leggi Divine
cd Umane a trattener quefto impetuofo
torrente, cioe una delle miferie de' Morca-
li . Che dunque dee far qui il Principe
faggio, affinche il fuo Popolo non imbe-
ftialifca ? Non lieve ha da eflTere il fuo
Zelo : maggiore nondimeno la fua Pru-
denza in quefto afBre . Zelo, per impedi-
re ; 0 fe non togliere , almeno frenaie il
Male 5 confiderando , quante perniciofe con-
feguenze in danno del fuo Popolo si pub-
bliche che private fi tiri addietro quefto
sbrigliato Appetito. E Prudenza fonima,
perche al Principe non conviene il voler
rimediare a tutto quello, che e peccami-
nofa LufTuria; e in quello ancora, ache
fi ftende la giurifdizione fua Legislativa,
c molto pill dove folamente egli puoe dec
operate con economica e paterna prowi-
denza , obbiigo fuo e di camminar covi
yarj riguardi, a guifad^'giudizioliMedi^
• ci.
3l6 Capitoh XX J.
ci, i quali non alia rinfiifa applicano i Ri-
med j 3 ma SI bene fecondo le varie com-
pleflioni de'malati, ne ciirano con gagliar-
de Medicine ogni picciolo Male. Cio ,
che fogliono fare i migliori fra i Princi-
pi in quefto particolare , andiamo era a
vederlo .
Primieramcnte affinche fi pofTa il Prin-
cipe animoiamente opporre nlle fregolatez-
ze della Luffuria, dee precedeie coirefem-
pio fuo , cioe colla continenza e pudicizia
fua : dote e Virtii lode vole in ognuno , ma
gloiiollflima poi ne'Principi, perche Per-
fonaggi efpofli piu de gli altri alle tenta-
zioni in quefla parte . Di troppa importan-
za e quefto buon'efempio, eche fiHippia,
che il Principe abborrifce in chiche/Tia qiie-
ila difordinata inclinazione . S' e in ogni
tempo e luogo ofTervato , che dove il Prin-
cipe fi lafcla prender la mano dalTIncon-
tinenza , anche il Popolo , o almcno la
Nobilta, (i laibia rrafportare ad imitarlo.
L' ofTervo anche Platone con dire . Qualts
in Rcpublica Trincipes firat , talcs rtliquos:
folcYc cjje Gives: e fpezialmente in quefto
difetto. E come poter'il Principe difap-
provare in altri un Vizio , ch'egli (ieHo
ap-
Delia Lujjuria , ec. ^ly
appruova cd infcgna , o fa credere dco^.o
di fcufa P Certiflima cofa e , che il Prin-
cipe, 11 quale da catrivi efempli, giuftifi-
ca piu il vizio colla fua condotta , di
quel che lo condanni co' fuoi Editti . Fu
icritto (a): Cbiinfegna colla Legge ^ e nuo^
ce pot col/' EJempio ^ tjuoce pu di quello che
infegna . E il Grifoftomo dicea ; Colt in fe-
gnare il Bene , e vivere male , tu infegni a
Dio 5 comQ Egli ti abbia a condennare . Son
pieni i Libri di quefto avvertimento, trop-
po necefTario a i Regnanti . E tanto piii
fi fpargerebbe ne'Siidditi quefto velenofo
fermento , fe 11 Principe portafTe in trion-
fo le fue debolezze . Quand' anche egli
zoppicaffe , farebbe almeno defiderabile ,
che foffero falve le apparenze , e che nel
bulo delle tenebre fi feppellllTero i fuoi
trafcorli : febbene non fi piio dir , quanto
alle pruove fi truovi difficile , che uii Prin-
cipe fiippia e poflfa nafcondere le malattie
del genio fuo , perche troppi fon gli oc-
chi 3 che per curiofita o malizia vanno fempre
fpi-
(a) Qui Lege docet , & Exempio nocet , plus
Nocet, quam Docet,
3i8' Capitoh XXL
fpirando i di Jui andamenti. E quefto (i
dee avvertire anche ne'Miniflri e Giudici
del Popcio . Non mai in mano di chi h
tirito di queda pece , s'hanno da raettere
le bilance della Giuftizia, perche fi efpor-
rebbero a troppi pericoli di traballare .
Secondariameate dovrebbe \\ Principe con
fegrete ammonizioni farconofcere , che non
appruova ccrri ecceffi di Cicisbeato , quail
fono il pubblico corteggio de'Nobilialle
Dame in Carrozza , e fino nelle Chiefe .
Non e in gran concetto di faviezza certa
Nobilta Oltramontana : pure li guarda:
^^2L tali apparenze . Non vi fara Male di
foftanza , ma non manca Scandalo , e
r Efempio de' grandi faci'mente pafTa ne'
minori , Vergogna de' noftri tempi e la;
tanra fervitu , che prefta con tanta pubbli-
cita un Marito alia Moglie alrrui , conren-
tandofi poi che un' altro faccia !o fteffo"
colla Mogliefua. Terzo , dee ii Principe
efercitare il rigor delfe Leggi contro di
chi commetteDelirticarnali nefani^i i e (o-
Jamente in tal cafo fi puo mertere all'
efame , fe convenga punire fe^renifnentc
o pubblicamente queftl infami delinquenti ;
perche ben farebbe^ che la folia de gFigno-
Delia LuJjituA , ec. 519
ranti ne pur fentlfle favellare di que'fpor-
chiHimi ecceffi . Ma ove 11 tratta d' altri
Delitti di carne vietati dalle Leggi , non
difcende mai il Principe faggio a gafti-
garli 5 qualora fieno fegreti , fe pur non
foffe chiefta gluftizia da chi ha legittimo
diritto 3 prefcritto dalle Leggi , come puo
aceadere neir Adulterio e nello Stupro ,
dove non e permeffb fe non a determinate
perfone 1' accufare . Appartiene al Princi-
pe , fe pu6 3 il provvedere fegretamente a
quefti occaiti misfatti , guardandofi bene
di non mettere in luce cio, che fta nelle
tenebre, a fin di rifparmiare Tinfamia a
i Parenti onorari , e fchivar le nemicizie
e le morti . If> quarto luogo , fe le Dif-
folutezze vietate dalle Leggi fuccedono
con pubblicita , non le puo in cofcienza
dllTimulare il Principe , e dee dar mano
al gaftigo, percbe fe imp'inemcnte fi com-
metteflero quefti obbrobrj , il marefempio
ne produrrebbe degli altri, come avvien
deir erbe cattive , che lafciate in lor ba-
11a motiplicano con tanta facilita .
E^ parimente obbligato il Principe a
non tollerar ne' fuoi Stati le Azioiu fcan-
dalofe 3 quaii fono i Balii impudichi , i
nub-
'520 Capitolo XXL
pubblici Adulterj .e Concubinati ; c ill'
livvifo fpeziaimente de'Velcovi e Parro-
chi zelanti ha con braccio forte da ac-
correre alia difefa delJa piibblica Oneila .
Non mancano alle umane Leggi motivi
ragionevoli > per tollerare la femplice For-
nicazione , rimcrtendoiie il gaftigo al Tri-
bunale flipremo di Dio . Ma due cofe fon
qui da avverrire . La prima e , che s' haa-
no da indagar con diligenza, e flerminar
con rigoie i Ruffiani e le Ruffiane , me-
ritando afpro trattamento , chi feduce T
anime ionocenti ^ e mantienc fcuolad'ini-
quita . Starebbe pur' anche bene talvolta
qualche efempio di pubblica feverita con-
tra di quelle inique Madri , che mettono
a malfare le lor proprie Figlie. L' altra
e, che non s' avrebbe da permettere Me-
retrici nelle Ofterie e Taverne . Capitando
cola per neceflita i Viandanti , ed altri
per fola avidita dd Vino, ma fenza vo-;
glia alcuna di Difonefta , e un'iniquita , che
quivi (Heno incitamenti ed inciampi tali
di Tentazione ; c tanto piu perche oltre
aU'oftefa di Dio ne puo venire la rovina
della Sanita alle incaute perfone . Stienp
quelle miferabili a vendere la lor cattiva
mer-
Delk Lujfuriii ^ ec. 021
merce ne' proprj tiigurj , ne vadano i
tendere inddie , dove capita chi non le
cura ne cerca . lo poi non dico , che fi
pofTa rimediare , o s'abbia da rimediare,
nia folamente dico, che farbbe dadelide-
rar manicra , che gF Incontmeiiti , giac-
che non fi pofTono trattenere dalio sFogo
delle lor brutali paffioni , almeno non ri-
portafTero feco un dolorofo , fchifofo , e
fors'anche perpetuo gaftigo della sfrenara
lor concupifcenza . Quando tal pena ft
riftrignefle a i foli deiinquenti , farebbe
forfe tollerabile, perche meritata . Maeiia
fi diflende alle povere innocenti Mogli i e
veggiam rovinate le Famiglie , allorch^ ne'
Cap! di Cafa prende piede quefta pefti-
lenza o malattia , che feco porta Tinabili*
ta a i lavori. Di cio s'ha da inrerroga-
re J chi fa , onde vengano le miferie di
tante Cafe de' Poveri . Pero abbiam ve-
duto i Franzefi mettere lul cavallo di le-
gno 5 e pofcia cacciare inefjlio quelle iozze
femmine 3 che li hn pagare , per fare di
si brutti regali a chi balordaoiente s' im-
paccia con loro . lo nulla propongo fti
qiiefto, baftandomi di folamente accennare
queda cotanto perniciofa deformita i c che
X fe
^Z% Capitoh XXL
k le LeggI vietanri I' ulo de'Veleni , non
hiin finora cieduto ne credo no bene di
mcttere freno a quefto velenofo Morbo :
almeno ogni Citta dee caritativamente te-
ller Medici e Spedali , per rimettere la
Sanita in chi fcioccamente I'ha pcrduta .
Un altro pubblico inconvcniente fi c
J' UbbridLchczza , vizio ordinariamente ri-
itretto nei bafToPopolo, ma vizio, che ia
alcuni paefi ha gian voga , fenza che al-
cuno fe ne metrapenfiero . E perchc pren-
derfene ? Ha forfe da importare al Capo
della Repubblica o adahri, che un' uomo
ibero mangi lo beva alleccefTo ? Per que-
flo , quantunque non fieno mai mancati
faggi regolatori de' Popoli , pure niuno ha
niai creduto dover proibire e punire la
femplice Ubbriachezza ; e ha da effere
fiferbato a i foli Banditori del Vangelo
d'inveire contra di qiiefto Vizio . Ha ra-
gione, chi cosl la difcorre . Contuttocio
confiderando noi il Principe come Padre
del fuo Popolo 5 e gelofo del Bene e della
Fellcita de'liioi Figli , non fi puo di me-
no di non fuggerire, che s' eg!i flendefTe
Ja cura e deftrezza fua per rnoderare o
frenare que do difordine altneno in que"
Luo-
l.iioghi 5 dove ecceflivo fe ne commettc?
Tabufo : non g!i mancherebbe gloria per-
xt\t attenzione . AI mirare , come tanti
de'Popoli abituati in queft'atto d'lntem-
peranzc'». ( poiche non fi paria qui. di chi
accidentalmente o poche volte in efTo
trafcorre ) vanno a cercar malattie , ed
anche ad abbrevjarfi Ja vita ; confum^na
nel Vino quel pcco guadagno della fetti-
mana , che dovrebbe iervlre per alimentar
la propria famiglia > che fbttopongono ^
un duromartirio, da che fon mezzo fu or i
di fen no 3 le povere Mogli e grinnocentl
Figli ; che dal bollore del Vino fontratti
a rifTe , difonefia , ed aliri incopveniemi ,
de'quali e capace T uomo , divenuto cbe
e beftia , o peggiore delle bcRie : alTafpet-
to di si funefti fpettacoli il Principe
amante del carofuoPopoIo, n'ha da fen-
tire pieta e defiderar, fe puo , d'impedir
e giiarire almeno ne gli ammogliati quefla
voiontaria frenefia , non con violent! rimedj,
ma con lenitivi . Nelle Citta il non dar
luogo nelle pie Confraternita , nel riiolo
delTArti, o pure efcluderne , chi fenza
necellita frequenta fegreti Ridorti , Ode-
rle J e Bettole vinarie , riterrebbe moiti da
X 2 que-
^^ Cap it oh XX'L
lliiiefto Vizio . L'ottimo Aiiguf^o C<?/7^ /^i.
-z noftri giorni libeto i luoi Miniftri e
Cortigiani dal troppo addimellicarli col
Vino, mandando a chiamare ora uno ora
?dtro nel dopo pranzo . Oltre a cio nellc
Prediche, ns;le Milnoni s'ha da inculcnre
la ferie de' aiidanni , proveiiienti dal trop-
po amore del Vino . Altri rimed j fapra
inventare , chi ne fa piii di me. Dirafli,
che fon minuragiie. Ma piii di quel che
ll crede , quefte Ton macchie e deformir^
notabili e pregiudiciali in alcuni Popoli .
Noi paghiamo ( convien lipeterlo ) i Me-
dici, perche ci prefervino o giiaiifcanoda
i Mali del Corpo . Alcri pagano i Ma-
li 5 perche vengano a trovarli . Certamen-
te una gran lorgente di Mali Fiiici e
Politici e V Ubbriachezza , a chi ben vi
iilfa il guardo . Meritera percio il nome
di Medico glorlofo , chi s' applica con
•faviezza a levarla dalle ben' ordinate Re-
pubbliche . Che fe mai accadefTe , che al
proporre qualche onefio regolamento di
)si fatto dilbrdine li opponefTe 1' interefle
del Principe, o di qualche altra perfona :
s' ha allora da confiderare , fe fia di do-
vere , che al pubblico Bene prevalga il
Pri-
Dclh' LtifsHYia ec. ^sf
Privato , e ie convenevole fia al decQfQ
del Principe il voler profittare della paz^-
zia del Popolo fuo in vece di fanarla 31
eoine il iuo ufizio richiederebbe .
Un' altra deformita fi troveia in quaN
chc popolazione , dove niiin penfiero ii
metre il Governo , perche i poveri Ra-
gazzi e Ragazze s' allevino in qualche
Arte : in difetto di che s' avvczzano efU
pofcia air Ozio e alia Mendiclta . Uii
Ragazzo , die fi dia a quefta foggla di
vivere, ordinariamente contatelopeniomo
perduto . II patibolo o la galera ha da
elfere il fuo fine . Troppo c difficile, che
non imparino colT arte di far nulla quella
del rubare con altre non'poche iniquita,
alle quali R fa qual premio e doviito ,
Tuttavia puo fuccedere , che in un Fan-
ciullo daco al mendicare , e perduto ia
una fconcia liberta , col crefcerc de gU
anni crefca il giudizlo, onde poi s'appli-
chi a qualche cnefta maniera di guada-
gnarfi il pane . Ma quafi e impolfibile ^
che una Fanciulla alTuefatta alia poltrone-
ria 3 coir andare tuttodl liniofinando , e
converfando colla feccia dt piu impuri e
ifapeftrati Ragazzi , fi rimetta ful bupa
X 3 fen-?
yi6 Capitolo XXI. .
ftntiero . Ha perduta la verecondia , pof-
iente guardia deir onefta , anzi avendo
imparara , fors' anche praticata , la quint-
cfTenza de* vizj : qual' altro luogo puo mai
afpettarla 5 fe non unpoftribolo, e pofcia
un Jetamaio? Grande atto di paternaCa-
rita e ftato quello di varic Signorie e
Citta d' Italia 5 che a fin di prevenlre la
rovina di qacfta porzione del Popolo ,
hannotrovata maniera, per impiegaria nell'
Arti , e liberarla dall'Ozio (padre d'uiia
fchiera numerofa di Vizj ) con tanri Con"
lervatorj , Spedali , e Liioghi Pii , dove
ii allevano poveri FanciuUi e FanciuUe
nel timore di Dio , e ne' raeftieri conve-
nienti al loro ftato . Bene impiegate fono
ancor qui le Limofine . In molte parti
della Germania fi truovano altre lodevoli
Leggi e pratiche in qiiefto genere i nequivi
abbonda la razza de' Mendichi , come in
Italia con vergogna noftra . La Giuftizia
anche tC^^t , che fi proceda con fcverita
contro de'Rr'gazzi fcapeftrati , i quali di
buon' ora fi fcuoprono allievi della fcuola
del Rubare . II proporzionato gadigo ,
fara loro mutar coftumi , o almeno mute-
ran cielo . Tanto piu s ha da vegliare,
per
Deild Luffuna ^ ec. ^^j
per non foffrire in un paefe Glovinaftri
ed Uomini fatti , chefenza rendite , len^a
Arte o forma alcuna di guadagnare il
vivere , pure vivono , ficno vagabondi , o
fieno dclla Tera fteflfa . Che altro mai fl
puo credere , chc facciano colioro per
cainparc , fe non il rneftiere del Baro ,
del Ladro , o del Sicario . Contra di co-
ftoro riputati rei foJamente , perchc O^iofi ,
Leggi fevere ebbero Je Greche Repubbli-
che . Anche oggidi la Veneta fnggia Re-
pubblica , intentiflima in tutto alia Pub-
blica Tranquillitii , fa ben trovar , dove
han ricovero quefte male beftie , e fcari-
carne il Mondo . Bafta voler pdgare chi
tenga buon' occhio ne' bordelli , nelle
bifche, nclieOfleriee Taverne : ivi a man
falvaper lo piii fi colgono i Maiviventi.
Ccrto h , che non mancheranno mai
ladronecci : ma una gran parte ne puo
rifparmiare il Principe vigilante , e gli
telanti Minidri e Giudici fuoi , con far'
efaminarc gli andamentidi chiunque fpende,
fenza apparire , ondeglivenga il danaro,
e maffimamente fe foreiliere oziofo capita
in que' pericolofi Luoghi . Ho veduto a
mici giorni toUerarli Cingani in qualchc
X 4 pae-
528 Capitoh XXL
paefe , die pur ii fa effere Lwidri cii pro-
felfione . Ho veduto quetamente foggior-
nare in un' altro , perfone , che pubblica-
mente vantavano il gran Segreto di far
r Oro e di cavar Tefori . Se ne Ton poi
iti , da che hanno attrappolaro piu d' uno
flolto 5 e in vece del hncoOro, nehanna
afportato il veio . Ogni volta che ruccedo-
no di romiglianti cali , il Governofcapira
di ripiitazione . Ho detto di fopra j e mi
convien di nuovo lodare la bella inven-
zione de gli antichi Greci e Romani ,
cio^ di deputar Cenfori , affinche vegliaf-
fero per indagare e correggere que'Coftu-
mi del Popolo , che non iogliono efTere
coniiprefi o vietati dalle pubbliche Leggi .
Incumbenza loro fu di andare invefligan-
do , in che maniera fi regohifTero le Fa-
miglie private j come i Mariti trattadero
le Mogli , Parent! 5 e Vicini; qual'educa-
zione li defie a i Figli ; di qual' Arte a
Induftria vivelTero ; fe co-nfumaflcro le rcn-
dite loro in Taverne , in Giuochi , in Lu-
panari , in troppo laiite Menfe , o in altro
LiiiTo ecceflivo , e in Piaceri indegni : fe
contravenivano al decoro della Nobilta con
vili azioni ; fe per avarizia c ingordigia
di
Delk Lufstiria ^ ec, ^29
di Danaro dimenticavano i doveri delF
Uomo Oncflo i fe i lor Figliuoli erano
difcoli . Qiiindi correggevano con gagliarde
riprenfioni chiunqiie ne avea bifogno , ed
cfigevano da tutti il camminodella Problta
e del I a Saviezza . Perche mai niuno penfa
a rifufcitar nelle Citta si utile e lodevol
Magiflrato ? V ha qualche Repubblica ,
che ne conferva un ritaglio colla vigilan-
za fopra i Difcoli e Prodighi . Ne gia
pietendo io , che a tante parti , e a tan-
ti privati difordini abbia da badare un
Magiflrato. Bafterebbe che almeno rime-
dhUe ad alcuni de piii rilevanti , e piii
nocivi alia Famiglie de' Cittadini . Non
ceffano , e vero , i facri Oratori di toe-
car tutte quede corde da i pulpiti , per
inculcar la correzione de' different! difor-
dini e mancamenti : ma parlano in gene-
rale quefti zelanti Cenfori ; e il colpo or-
dinariamente non pnila la pelle, nc i\ ar-
roffifce 5 e molto meno li emenda per
quefto . Altro eftetto (i potrebbe promettere
da una forte parlata fatta in particolare
da un Magiftrato , che alle parole puo far
Aiccedere il gaftigo . Qjielle CIrra poi 5
che non harrno la Cafa della Correzione
3^o Cttpitoh XXL
per li raggazzi e Giovani popolari difco
Ji 5 cd anche per le Ragazzc , fon privc
di un gran Bene , c debbono augurarfe-
\o . Dovrebbefi predicar da i pulpiti il
il gran merito , chc acquiftei-cbbc prefTo
Dio, chi JmpiegafTe ( non avendo Eredi )
la roba fua , per iftltuire un' Opera di
tanta Carita e Utilita del Popolo .
C A P I T O L O XXII.
DeW impofnion dc' ^Trihuti .
NOn piio fuQiftere lo ftato , fia Mo*
narchico , fia di Repubblica , fenza
gravi fpefe , tutte necefTarle al manccnl-
mento del Principe, e al biion regolamen-
to e difefii del pacfe .• e per confcguente
giufti ancora e necefTlirj fi riconofcono i
Trihuti . 5e quefti fono difcreri , fii ben
po(H e regolati colla dovuta proporzione
e fenza avanie : ha quel Popolo da tener
fc ftefTo ben grivilegiato . 5e poi le cir-
coilanze delle Guerre e d' altre Calamita
aumentafTero di troppo la dole de gli
aggravj : ha da umiliarfi fotto la manodi
Dio , c chiedergli il dono della Pazienza .
Per
Deir impojition de' Trihuti . 331
Per altro i Priacipi buoni , per quanto
mai pofTono , fi guardano dall' accrefcere i
Tributi , perche fempre ricordevoli d'aver
Iddio dato loro i Popoli , perche li trat-
tlno non gia da Schiavi ma si bene da
Figli . Contuttocio non lafciano anche i
migliori Principi d' efTere fovente efpofti
alle fuggeflioni di chi fpera di farfi gran
merito, coir infegnar nuove vie di Imu-
gncre il fangue de' Sudditi i e cafo mai
che di tali Tentatori fcarfeggiafTe il pae-
fe , mancano forfe Foreflieri ( tali ion
d' ordinario coftoro ) che accorrono per
infegnare e pcrfuadere il mirabil fegreto
di ftendere fempre piii la giurildizione del
Fifco fopra le foftanze del Popolo ? Fii
fcritto, che al Padre del regnanre Federi-
go HI. Re di Priiffia fu i principj del
fuo governo fi prefento uno di quefti
Alchimifti, per proporgli non gia la ma-
niera di far rimpoflibile Lapis Thilofopbo-
rum , ma la cotanto facile di cavar piii
Oro dalle borfe de' Sudditi fuoi . II pre-
mio 5 che coftui riporto per cosi nobll
conilglio , fu che quel Sovrano il fece
fruftare per mano del Carnefice e poi
Tefilio . Per qucfta deteflabir Arte nel
Secolo
3_^2 Cdfitoh XXI J.
Secolo feftodecimoerano affai difFainatl in
Fraiicia gF Italiani : ma puo prodarre
ogni pafe di cjuefte mal' erbe . Bene fa-
rebbe , che ogni Principe fi ricordafTe di
cio, che rifpofe ^^Ijonfo Re di Spngna a
chi il configliava nelle angiiftie d' una
gnerra d' imporre nuovi aggravj . ^ me ^
diffe 3 Jan pin paura k hgri'me del mio
Topolo , che Ic forze de' miei Nemici . Ceiv
to e che fenza vera neceflita non e lecito
al Principe , che nrofeffa la Lef?ee di
Crifto, I'imporre nuovi Tributi a i Sud-
diti fuoi . E qui c dove fpezialmente
dovrebbe il Principe immaginarfi d'eflere
iin Private, d'cfTere un Suddito i e fe-r
riamente penlare , cofa bramerebbe egli
da! Principe J fe veramente foffe na to Sud-
dito . E come gli dara il cuore di trat-
tar diverfamente il Popolo fuo da quello,
cb'egli (le(lb deiiderafle , fe fofTe u no del
Popolo ^ 11 giovine Imperador yaknti'aia-r
iio ^ come s'ha da Santo Ambrofio nella
fiia Orazion funebre , mni non voile met-
tere gravezze { a ) . Se non pojjuno , di-»
ceva
» I "< ■. . i I I t Ml I I HI. I. I in
( a ) S. Ambroiiu.? Oration, in YalentinianJ
11. funere . Vr.vterita non qu€ur>: folvcre : tior^
be If mfo/izion de %-ihuti . 333
ceva egli , pagare i v tec hi aggravj , vulcte
poi , cbc iofttngano i tvtoui ? E Marco
Aurelio Imperadore , tuttoche Pagano ,
nei bifogno della guerra Marcomanica ,
piu toiio che aggravar le Provincie , fece
\'€ndere tutti gli arredi c mobili preziofi
del Palazzo per fupplire allc fpefe . Pri-
ma ancora d' imporre niiovi pefi a' Siid-
diti fiioi, penfi il Principe, ie mai egli
fcialacquade in Pompe, Solazzi , Fabbri-
che fuperfiue , troppa Corte , i Tributi
confueti . Qiiando cio fofie , di piu non
fi ricerca per conoicere , che necefllta non
v' ha di affliggere con altre LnpoRe il
gia abbaftanza aggravaro paefe; ma v'ha
ben neceiTita , clie il Principe riFormi fe
fleflb . Diffi , che Y Economia e Virtii
anche de' Principi . Se manca jn efTi ,
guai a que' Popoli .
Dato pofcia il vero e non palliato bi-
fogno di accrefcere i Tributi 5 ogni ragion
di faviczza richiede , che il buon Principe
confuki colleperfonepiii intendenti e libere
da ogni private inrerefTe , cosi importantc
facenda ; perche altn'menti o T ignoran-
za o la malizia potrebbe far mettere
Taglie , TafTe , Dazj 5 e Gabelle fl^ro-
por-
554 dapiiolo XX JI.
porzionate e mal compartite, trafcuranda
aitre vie piu equitative e men gravofe .
Ha dottamenre tratrato de' Tributi il Si-
gner Carl' Antonio Broggia Mercatante
Napoletano in una fua Opera llampatain
Napoli TAnno 1743. dove ficcome perfo-
na di moltaintelligenza e pratica del pub-
pubblico Commerzio , meglio di chi ma-
neggia Digefti e Paragrafi , fa conofcere,,
in chc rettamente s' abbiano a fituare i
Tributi, e quanti difordini pofTono prov-
venire da i Tributi Perfonali , e da que-
gli altri 5 die impedifcono il Commerzio,
e fpezialmcnte vanno a cadere fopra gll
Agricoltori 5 Artifti , ed altre perfone co-
tanto colla loro indufiria e fntica utili
o neceffarj ai Pubblico . A quelJ'Opera io
rimetto il Lettore . Ho conofciuta perfona ,
che s'era mefTo in tefta di perfuadere ad
lin Principe di far pruova del governo
Economico Turchefco in una parte del
fuo Stato, colJlntrodurre cola una Capi-
tazione , la cui rendita equivalefle a i
Dazj e Gabelle, ed altri foliti aggravjdi
quel Popolo, e col fofpendere tuttele fud-
dette Gabelle . Figuravafi egli , che quel
pspfe con tpnta liberta d' intrcduzionee4
eftra-
Ddt impofition de' Tvihuti , 135
eflrazlon di vettovaglie e di merci diver-
rebbe un ricchlfTimo Emporio con foinmo
profitto del Popolo e dd Principe fteffo .
Gli feci io conofcerc , a quante ingiufti-
zie e fmanclu fofle foggetta la Capitazio-
ne per vaiic ragioni , die non importa
riferire : e che i noftri Maggiori , a'quali
nort mancava fen no e fperienza , aveano
conofciuto 3 effere 11 piii giufto e meglio
divifo aggravio quello deirEftimo, o fia
Cenfimento de' terreni , e de i Dazj e
delle Gabelle, pergh^ cosi ognuno pagava
a proporzione del fuo- valfente . Oltre di
che come obbligare ad una Capitazionc
gli Ecdeliaftici ^ Goiio fd uta queftaverita 5
non pafso egli innanzi nel fuo difegno .
Maravigliandomi io una volta con uno de'
Mercaranti Iraliani , abituato in un certo
Regno de' tanti aggravj di quel paefe , mi
difleegli, che quel torch io fer viva a ren-
dere piii induftriofa la gente , per poter
fod'disfare al mantenimento della propria
vita 5 e al pagamento de'Tributi . Sentite
che bella ragione ! Anche gli Schiavi
antichi erano trattati cosi . Ma che un
Popolo libero abbia da faticar cotanto
iglamente per vivere , e che tutto il di
5S^ Capitoh XXIJ.
plii, ch'egli coHMndiiftria guadagiia oltre
al vitto 5 in vece di fervire a niegliorar
]o ftato fuo e della famiglia , abbia da
coJare ne gli fcrigai del Principe : mi fi
perdoni , s' io non fo credere afTai felice
la condizione fua . Per Io piu i Prlncipi
non lencono i lamenti e le maledizionide'
SiidJiti : ma farebj^e bene che gli udifTero .
Ora tornando al propoiito , ha anche il
faggio Principe da aprir ben gli occhi ,
affinch^ nel bifogno d' imporre nuovi Tri-
buti non v' intervenga alcuna vifta interef-
fata di chi dee conligliare . Avra fempre
il Mondo di colore , che fanno negozio
dapertutto . Pcrcio i Legislatorihanno fe-
veramenre proibito a i Minlflri del Principe
o lia della Repiibblica 5 Taver parte alca-
na lotto mano ne gli appalti de 1 Dazj c
deile Gabclle : Legge , che dovrebbe efle-
re inviolabilmenteofTervata 5 perchc chi fi
lafcia cotanto allacciare dalT InterefTe , puo
effere , che piii penfi al profitto del pro-
prioerario che del Principefco ; ed Infid-
libilmente ne verra dell' oppreffione al Po-
polo, da '-che chi dee fargli giuftizia , di-
vien fegreto Avvocato di chi T opprime .
Ma fopra tutto avrebbcro a giiardarh i
buo-
Delt impofizion dt Trihuti .' ^37
buoni Principi dairintrodurnc quella fpc-
2.ie di tributi, che fi chiaraa Gius Triva-
t/voy o lia Jus prohibertdi . Curiofa cofa
€ il vedere , come effi fi lafcino imbar-
care ad accordar quefto perniciofo cd ini-
quo Privilegio . Si fa loro toccar coa
mano , che niun danno nc rifuliera al
Pubblico 5 perche dal folo Appaltatorc fi
vendera quella fpezie di roba al prezzo 5
(he corre allora , e fara dcJla fteda qua-
lita, che li ufa a quel tempo , Vi iara
cgii perfona , che non confcffi efente da
cenfura 11 profitto annuo , che ne verraal
Principe, giacche quefto fi ricavera fcnza
menomo difpendio de' Sudditi fuoi P Ed
ecco, come refta colto nella rete il buon
Principe . Ne fi penfa , ne fi parla del
prcgiudizio del pubblico Commerzio ; nc
di privar tante perfone dclla loi-o indu-
ftrla e guadagno, con arricchire unfolo;
ne delle avanie , che.^ commetcera quefto
folo, giacche non da altri che da lui fi
potra comperar quclla mercc o derrata ;
ne deir altre cattivS confeguenze , che col
tempo ne provveranno . II tempo in fatti
fa vedere , che non fi fla al prezzo fullc
prime taffato i fi fpaccia quella raerce ,
Y ma
5jS Capitolo XXll.
ilia d' affal inferior condizione , per non
dire di peggio: laddovelafciata Ja liberta
del Commerzio , fa a gara Ja gente , per
venderne della migliore , ed ha piii con-
corfo 5 chi la da a piu buon mercato .
Potrei fpecificare tutte le magagne , che
occorrono nelle diverfe fpezie di quelle
s'l mal concertate Impofte , le quali contro
la prima intenzion del Principe (i rivol-
gono in gravilTimo danno del Pubblico ;
ma non occorredirne di piu, perche non
ferve a'que'J)ae(i , dove npn fon conofciiiti
ne provati i Gius Trivativi ^ e i lor pef-
fimi indifpenfabili effetti ; e dove fon co-
nofciuti 3 ognun fa per pratica fin dove
ne arrivi I'abufo in pubblico pregiudizio .
Allorcke fotto Papa Bensdetta XIII. il
Cardinale Cofcia voile introdurre il Gius
Privativo del Sapone e Corame, per cui
poco manco , che la Plebe non gittafle
in Tevere quel Porporato : il Cardinale
Imperiale, perfonaggio di gran fenno ,
diffe in una Congregazlone , che data la
vera neceflira della Camera , men male
farebbe I'imporre un Dazio nuovo, onde
fi ricavaffe il doppio provento di quel
che fi fperava dal fuddetto Gius Priva-*
tivo.
t)cil' impo/ition de' Trihutt . 5^9
tivo , die il permettere T introduzione
d'effo Gius ; onde fecondo il fbjito pro-
cederebbono troppc avanie in pregiudizio
del Pubblico e delle private perfone .
Ma non vo lafciar di accennare cio ,
che avvenne ad un Principe , il quale
pur* era di mente fvegliata e di buona
intenzione pel Popolo fuo . Da aicuni
foreftieri , venditor! di vefciche , ajutati
da un Miniftro, che ne Tperava profitto ,
gli fu propofto il Gins Trivativo ddU
Bamhagia; di maniera che niuno fuorch^
loro potefTe vendere e fabbricar manifat-
ture di quella merce, con obbligarfi egli-
no d'introdurrenello Stato una tai copia
di Telai di qualfivoglia tela d'eiTa Bam-
hagia , che vi s' impiegherebbero molte
centinaja di perfone e d'Operai, e tanta
quantita fe ne fabbricherebbe , che non
folo ne verrebbe provveduto lo Stato ,
fenza piu fame venire altronde , ma fe
ne farebbe grande fpaccio anche al di
fuori. Che viftofa propofizione , che bel
vantaggio fia queflo per un paefe , cgpun
fel vede . Vi falto dentro a pie' pari il^
Principe , non per alcun guadagno della-
iua Camera 5 perche niuno ne dimando y
y 2 unica-
54© Capitolo XXII.
unicamente penfando al Ben comune dt\
iuo Popolo . Accordato il Gius, Piivati-
vo, a diedero coftoro a vcndere le rna-
nifatture di Bambagia , ma fabbricate
fuori di State . Gridava un immenfa
quantita di Donne deila montagna , foli-
tc a far Velette ed altri lavori di Cot-
tone : comIn:iaroao coftoro a dar Jlcenza
a chiunqiie volea di fabbricarnei ma coa
far pagare un tanto per perfona ; dalche
ricavavano una fifla annua entrata . Niuno
intanto di que' maravigliofi Telai e La-
vorieri da loio proir.eHi il vedea ; talvol-
ta ancora mancava nella lor Boctega al-
cuaa deUe manifatture , che occorrevano
al Popolo. Avrefte creduto , che i Mi-
niftri ne avvertirebbero il Principe ; ma
o non ofTervavano il difordine , o ofTervan-
dolo 5 noLi fe ne doveano mettere gran
penfiero . Conofco io perfona , che al mi-
rare ranta altrui indolenza , s' animo ad
infortnarnc il Principe: neriporto, e ve-
ro 5 qualche difguftofa parola ; pure non
cadde in terra T avvifo i'uo . Fu abolito
qaeir iinpriidente contratto : ma non fi
vide alcun gaftigo , come era di dovere j
<li que' truiiatori . Uditene un' altra . Sul
prin-
Dill^ impo/izion de* Tributi . 341
princlpio del fuo Governo un'altro Pfiit*
cipe, che ben fi figurava d'aver conofclu-
to 1 iniquica de i GtusPrivativi , li lafcio
intendere di volerli levarturti: voce, che
non poca allegrezza reco al Popolo fuo.
Acclocche i MinUlri non dlflurbaircro
cosi lodevol difegno con far valere tl
danno , che nc rifenttrebbe k Camera ,
da certa perfoaa fu fuggcrito al Principe ,
che fi pagaft'e per via di Dazio quel da^
naro , che fi ricavava per mezzo delGiu-s
Privativo i perciocchc verrebbe almeno a
rimettere in liberta 11 Commerziodi quel-
le merci , fenza piii dipendere dalle an-
gherie d' un folo . Volete altro ^ tantodo-
vetcero maneggiarfi i Miniflri, cheinvcce
di ajutare , guailarono \3l buona intenzioa
del Sovrano, e nulla fe ne fece. II per-
che di cio , lafcero che altri lo cerchi .
La conclufione fi e , che il Principe
inventando un Gins Trivativo , \i fa do.
Mercatante , il quale di quella tal merce
in parte tira a fe , e in paite concede ad
altri il guadagno, che (1 diffbndevafopra
inolti de' fudditi fuai ; e commetre un
Monopolio , che pure da i Principi vica
cotanto riprovat© in altri . Raccont^vaft
y J d' ua
342 Capitolo XX 11,
d* un Principe , che era il folo Merca-
tante dt fuoi Srari , perch6 non poteano
i fuoi Popoli vendere fe non a lui i lor.
Grani e le lor Manifatture , con fame
poi egli il traffico pui vantaggiofo in fuo
pro. Se e vero , dovea ben credcrfi daro
il fuo governo . Pero i buoni Principi
s' avrebbono fempre a guardare dair im-
porre fomiglianti aggravj, con provv^ede-
re in altra piu toilerabil guifa al loro
bifogno ; o fe pur ne hanno impofto ,
gran lode loro verra dall' abolirli . Da
quefto ruolo nondiraeno s'ha da efclude-
re il Gius del Sale , ficcome cofa nata
nelle Saline del Principe , o che il Prin-
cipe per antichillima confuetudine compra
da altri Sovrani . Siccome ancora il Gius
Privativo del Tabacco , gran rendita oggldi
di cjualfivoglia Sovrano; e di qualche al-
tra fimile merce voluttuofa, e al Pubbli-
co non neceffaria , perciocche chiunquc
vuole 3 puo efentarfi da quefte Gabelle .
Sarebbe folamente da defiderare , che fofTe
prefcritto a gli Appaltatori del Tabacco
di non porerne a lor talento ogni di piu
accrefcere il prezzo ; e che con t{^o Ta-
bacco non mifchialfero ingredienti fom-*
ma-
Delf impojizion de' Trihuti . ^4^
mamcnte fordidi , che per riverenza noh
ofo nomlnare . In oltre avrebbono gli at-
tenti Principi a proccurare , che ne' lor
paefi nafcelfe e fi coltivafTe la pianta del
Tabacco, fenza doverlo prendere da paefi
ftranieri . Vittorio ^m^deo gia Re di Sar-
degna fece venir perfonc pratichc della
coltivazion del Tabacco , e di rldurlo ia
polve in varie maniere. Perconto fuo ne
fece feminare al Raconigi , e lavorarlo ,
fenza volerlo appaltare . Gran guadagno
ire ricavo , ed ebbe preziofi Tabacchi .
A provvedere una Provincia di quel che
occorre si in polve , che per fumare ,
pochi poderi irrlgabili baftano i e quefta
non e gran perdita. Efigendo la femina-
gione , coltura , e governo delle foglie
del Tabacco molte diligenze: s'impieghe-
rebbe quivi gran quantita di poveragen-
te 5 e vi guadagnerebbe il fuo vitto . Sa-
rebbe anche da vedere , fe in Luoghi
inutili e fterili potefle allevarfi il Tabac-
co . Verrebbefi con cio a rifparmiare il
buon terreno, e tutto il danaro, ch'efce
dallo Stato per comperar quello , che
ognun puo far nafcere in cafa propria ,
Del pari giufto fara I'accordare gratis il
Y 4 Gius
^44 Capitolo XX 11.
Gius Piivativo a chi Introduce un' Am
nuova utile in uno Stato , ma fenza le-
varc Ja iiberta al Popolo di comperare
altronde quella manifattura i altrimenti
quell a nuova Arte fi convertira in un
Monopoiio dannofo al Pubblko . S' ha
anche da concedere tal Privileglo per un
tempo limitato e non per fempre .
Non fi vuol diffimulare un alira fpezic
dl Tributo , che in qualche paefe fi pra-
tica 5 ed e queilo , che fi ricava dalla
permiffione de' Giuochi d' invito , Lotti ,
Biribifli , e fimili altre invenzioni dell*
umana furberia. lo fo, che non mancano
Teologi , prefTo i quaJi fta in ficuro la
cofcleiiza de'Principi :, allorche permettono
quefle Rti per li merlotri ; perciocche
nitino c forzato da effi a giuocare . Reftando
in arbltrio della gentc il valerfi a capiic-
clo del fuo danaro : perche ( dicono efli)
non dovra efiere led to alle perfone di
trafficarlo nel Giuoco , in cui , fe fi c
fortunato, gran guadagnopuo farfi ? Met-
tiamo da parte queflo punto , non volen-
do io qui cntrare in facriftia , ma fola-
niente efaminare cio colle bi lance Filofofi-
che . Non parlo ioqui dc'G'uochL di di-
ver-
Dsit in^pojition dc Trihutt . 345
vertimento, ma bensi di quei d' invito 5
BafTerra , Faraone , ed alrri di queRa fpezie,
fia con Dadi o con Carte . Prefcindendo
dalle fuperchierie , che pofTono far qui i
Bari e Guntatori , fembra, che intrinfeco
difctto non occorra in effi , perche v' ha
ijguaglianza d'armi fra i combattenti , po-
tendo egualmcnte vinccre e perdere tanto
chi tiene il banco , quanto chi vi mette .
E pure v^ ha del divario perqualche leg-
gier vantaggioj competente al Banchierc ,
e capace di renderc Ini per lo piu vinci-
tore; e inoltre v' ba certe regole fegrete,
praticate ne' Giuocbi d' azzardo da chi ne e
profe{I(}r vcteraao, ed anche avvertite da
acuti Matematici, per le quali piu facile
c 5 che vinca T addottorato in efle , che i
femphciotti condotti a quel mercato fen-
za faperle. II difetto principal nondimeno
di Giuochi tali viene da un tacito antico
accordo fatto fra gli Uomini di fervirfidi
queflo mezzo per avidita di guadagnare la
pecunia altrui , raa con pericolo di perde-
re la propria. Ognun la, quanta gente (i
fpianti per quefti dcteflevoli Giuochi, quan-
te penitenze f:icciano Je povereFaniigiie a
cagion d' eifi i qui^nre beP.emmie , rifle,
frodij
54^ Capit'oh XXII.
frodi, e ladrerie intervengono per quefio
nel bafib Popolo. II Signer Pluche neilo
Spettacolo della Natura fa una bella fcap-
para con fenfate rifledioni fopra Gioca-
tori tali di profefFione e da Giuoco grof-
fo . EfTa meriterebbe d' aver luogo qui .
Ma efTendo afTai divolgato quel Libro in
Italia 5 quivi potr^ leggerla , chi fe ne
fente voglia . Ora avendo conofciuto varj
Principi i pregiudiciali eftetti di fomi-
glianti Giuochi , gli hanno percio fevera-
mente proibiti : nel che certo merlta gran-
lode la loro attenzione . Ma per una
delle bizzarie deli' Intereflc , gran domi-
natore del Mondo, ii vienpofcia a fcor-
gere , non fatta ad altro fine una tal
proibizione , fe non per trarne danaro , o
- fia per fondare un Dazio fopra de'Giuo-
chi fuddetti . Veggonfi quefti deteftati ne
gli Editti con parole pregnanti , come
troppo nocivi alJa Repubblica i ma deb-
bono ceffare d'effere tali, da che la Ca-
mera del Sovrano ne ricava profitto , con
dar la licenza ad alcuni Appaltatori dc'
Giuochi. Se quefto facciaonore a i Prin-
cipi 5 non tocca a me il deciderlo . Ben
fo, che Giuochi tali fon giunti oggidi
air
Dell' impo/izion de Tdhnti . 547
air ecceflo , e Hno il fefTo Donnefco vuol
gareggiare colT altro in quefte paz^ie .
D' altra forta fon que'Guochi d'azzar-
do, che fi chiamano Zom e BiribiJ/^ , ne'
quali parimente niun luogo ha 1' ingegno
e r induftiia dell' Uomo , ed e rimeifo
tutto alia forte , e dove fi arrifchia poco
per volta per Ifperienza di guadagnar
molto . Veduti fi fono Lotti con tal
macftria concertati e propofli da alcune
potenze , che in efli nulla s' e defiderato
della Giuftizia commutativa . II rifchio
de' concorrenti fi riduceva a poter perde-
re poco con probabilita di poter guada-
gnar molto 5 e con ficurezza almeno di
falvare il capitale . Altri Lotti parimenti
onefti fono ftati inventati , dove era taf-
fato il difcreto guadagno , che ne dovea
toccare all' iftitutore , dividendo poi tutto
il reflo del capitale fra i concorrenti .
Ma qui non s'e fermata V umana cupi-
digia . Altri Lotti fi fanno tuttodi vede-
re o di danaro o di robe , che abbaglia-
no gli occhi del Popolo con ccceflb di
guadagno per chi li propone, e di per-
dita per chi vi cor re a tefta baffa . Re
di Giuochi tali e pqfcia il Lotto di Ge-
nova :
'^^S Capifolo xxtl:
nova; mirabil' invenzione perndefcare un*^
infinita di perfone , Je quali incantate dal-
ia propofta d' un' immenfogundag'^o , cua-
Jor fi colga un'Ambo, e inolto j'iu fe un
Tcrno 5 vanno a feppellir" ivi una prodi-
giofa quantira di danaro. Alcuni pochi
fortuDati in quel Giuoco fi traggono die-
tro come con un filchio , che ammalia ,
migliaia di perfone, le quail non han te-
fla per difcernere, che incrcdibil difficul-
:a 3 e quafi impcflibilira (la , Tincontrare
la dcdderara combinazione de'Nomi prefi ,
fra Je migliaia ditantealtre contrarie com-
binazioni 5 che inchiude un'Ambo, e piu
fenza comparazione un Terno j ficcome han
fatto conofcere iaggi Ca.'colatori di que/lo
Giuoco . Pcro turrodi li veggono in ogni
eftrazione guadagni per parte de i Diret-
rori del Lotto , fenza nondimeno , che Y
jncauta <^cnte in qucfto fpecchio giamir.al
il difinganni . Avvedutlfi di si confidera-
bil profitto gli alcri Principi d' Italia , i/li-
luirono anch' cfTi ne' loro Srati il medefi-
ino Giuoco o fcparatamente, o affociandofi
con gli altri ; e vi fu y chi accrebbe Ja
fomma del dannro dcftinato a chicolpiva
iid fegnoj per cirarc a fe maggior copla
di
di avventori . La granragione, chc fi fe-
ce fDilitare in giuftificazione diqucftacon-
tribuzione de'Sudditi ^ fu perch' efTa era
volontarla i e giacche non fapeva il Po-
poio contenerfi dalconcorrere a quel Giuo-
co : conveniente cofa era , che almeno re-
flafTe nel paefe quel danaro , e piu tofto
ne profictafTc il Principe proprio , che i
Principi (Iranlcri . Ma per quefto Giuoco
facea delle pazzie la gente , vagheggiando
fempre coll' Immaginazione come vicino
quel gran guadagno , che pur' era lonta-
no le inille miglia . 5i dava percio mano
zd afTaiflime Superftizioni y erano in voga
i Sogni 5 gli Augurj , le Cabbale i per
avere con che giuocare, li vendeva Tone-
Ita 5 fi comniettevano domeftici ladronec-* '
ci , s' impegnava il meglio della cafa , (i
prometteva a i Santi una parte del gua-
dagno .
II Giuoco era ed e tuttavia aocreditato
dalla permhiione de' Principi , e mantenu-
to dall'oftinaca cupidigia di chi afpetta
quel beato momento , che non vien mai ,
di arricchirfl con poca fpefa , coli'impove-
rire intanto fe ftefTo . Vero c , ch' cfTo
Giuoco non godc piii la gran voga dc'
pri-
350 Capitolo XX 11,
primi Ann! : pure apparenza non refta >
che gli abbiano a vcnir meno le pene .
Finche ci faran de gli avidi d' arricchi-
re 5 ci fara quefto con altri Giuochi ; c
fempre ci fara della troppo buona gente j
che vuorimbrogliare neTuoi fpropoliti Ja
Provvidenza di Dio . Ma perche i Prin-
cipi credono men male il ricavar quefta
volontaria Contribuzione da i dannarofi >
che r imporre nuovi aggravj toccanti ogni
Suddito : io ammutiico , ne fo dime di
piu . Halli anche ad ofTervare , qual
fiera tentazione fi apprefti alia gente
dozzinale col permetrere , che fl efpon-
gano nclle pubbliche Piazze Lotti ,,
formati di Speech! , Vafi d' argento , ed
altre viftofe MaiTerizie , ftimate talvdl-
ta quafi il doppio del loro valore .
A queir afpetto fi commiiove Ja fantafia
delU povera gente , agitata dal defiderio
e dalla fperanza del giiadagno . Sentefi a
fuon di trombe proclamata la fortuna di
quel tale , che ha guadagnato : perche
non puo avvenire la fteffa buona forte
anche a me ? E intanto non fi bada a
quelle centinpja 5 o migliaja d' altre per-
fone J che nella cafTa de gF innumerabili
bigliet-
Belt impojtzion de' Trikpiti . ^$1
biglletti altro non ha faputo pefcare , che
jl rammarico d' aver cosi mar a propofito
biittato il proprio danaro . Non (i riflet-
te , che nel permettere cosi fatti Giuochi
s'impone, per cosi dire una contribuzion
foJamente a chi ha poco giudizio . Se a
Giuochi tali non concorrefTe , fe non chi
ha troppo danaro , e puo buttarne via
una parte : farebbe forfe toller.abile que-
fta invenzione i ma i piu, che concorrono
a (imlli Giuochi , fon coloro che piii de
gli altri avrebbero bifogno di confervare
cjuei poco che hanno , o che can tanra
fmca. hanno guadagnato . Finalmente oc-
chio fi dovrebbe avere nelle pubbllche
Fiere a certi Giuochi di niano, inventa-
ti dair umana malizia per uccellare i
rozzi Villani , e trarre loro di borfa a
man falva il danaro ricavato dalla ven-
dita delle derrate e de gli animali di
loro ragione . Si veggono quefti proibiti
ne gli Statuti di alcune faggie Citta •
Ma chi de Giufdicenti profitta del dar
le licenze ampie dc Giuochi , niun cafo
fa di fimili Divieti , ne del pianto della
povera giuntata plebe .
^J2 Capitolo XX 111.
c A p I TO L o xxm.
Delf ecccjjo de* Trihuti ed ^Aggravj ; t come
s* abbia a rimediarvi .
MOlti pofTono edere i Mali , che
affliggono un Popolo , parte di
corca c parte di lunga durata : di alcuni
ancora noa li vede niai il tine . Noii puo
gia chiamarii fe non infelice quel paefe,
dove i Tributi vanno all' ecceflb , purche
bea s'intenda , che voglia dire ecceffo .
Imperciocch^ v'ha dc'PopoIi, i quali vi
conteranno moltifTimi Aggravj del loro
paefe, e quefti piii numcroti ed anche piii
pefami , che quei del voftro : e pur li
dara, che quei non cefTino d' eflere felici in
paragone di voi , e voi infelice in compa-
razione d'elli . U efTere piu o men lievc
quefto pefo , dipende dair abbondanza o
fcarfezza del Commerzio, e dallamoltao
pocacircQlazion del Danaro . Dove e gran
Coramerzio 5 ivi ancora abbonda TOro e
I'Argento : faran grofTi i Dazi e le Ga-
belle; ma T induftria e I'Arti fan ritor-
nare in vpftra borfa quel danaro, che v'
ha
Dtlt cccejffo de Trihuti , 3 j 3
ha tolto la Dogana . Vi parra , che il
Principe efiga affaillimo, anzi troppo : ma
s'egli rifondera nei Popolo per altra via
reiatco, coir una mano faldera le piaghe
fatte dair akra . Voi venderete meglio e
pill caro le voftre derratei faran le Bot-
teghe pill faccende; veranno ben pagati i
lavorieri e le manifatture i troveran tutti
maniera di vivere o lavorando , o ferven-
dOjO militando . Cio fpezialraente avvie-
ne nelle Citta Dominanti . Perciccche ou^
dinariamente quelle , che fon ridotte in
Provincia , qualora non fi foftentino col
Commerzio e coir abbondanza deir Arti ,
efTe rifentono piu il pefo deile contribu-
zioni 5 perche allora sbilanciano le partite
del dare e dell' avere . Solamente percio
quivi fi riconofce T eforbitanza de' Tribu.
ti 5 dove tanto fangue fi cava dal Popolo
lenzarifonderlo 3 che il baffo Popolo e -^
poveri Agricolrori flentano troppo a vive-
re , € i beneftanti re(tano privi di quel co-
modi 5 per li quali fi diftinguevano una volta
dalla Plebe . Paefe v' ha , dove fon tanti
gli Aggravj fopra le terre , che i Padroni
le lafciano piu toflo andare incolte . Que-
ilo e fegnq di cattivo governo in quelle
Z par-
1/4 Capitoio xxni.
parti . Pur troppo pochifTimi , e forfe
niuno de' tanti paeli d' Italia mi li mo-
flrera g in cui dal principio del prefente
Secolo fino a qiiefti d\ non fieno crefciu-
ti o per un verfo o per Taltro i pubbli-
ci Aggravj , e cio a cagion delle Guerre
arrabbiate e delle Careftie, o d'altri ma-
lanni . Chi ne ha meno de gli altri , fi
dee riputar felice , o certamente il para-
gonarli con chi p:u abbonda di miferie; ,
gli dee fervir di confolazione j cmaffima-
mente fpecchiandoii in qualche Popolo ,
che di troppo ha provato le calamitapro-
venienti da chi per lo piu non ha manic-
r'a di far guerra a i netnici , fenza farla
ben fiera a i Sudditi proprj.
Torninm diimue a dire, che abborrlf-
cono i buoni Principi V imporre nuovi
Tributi, fe non allorche la giufta neceffi-
ta ve li coftrigne . Impofli poi che fono,
ragion vorrebbe , che c'efTata la necefTita ,
cefTafTero anch'effi : ma fi oflerva ordina-
riamente una difgrazia , cioe cosi forte-
mente abbnrbicaili in alcuni paefi e far
profonde radici i nuovi Tributi , che
acquirtano 11 vigore fteiTo de gli nntichi 5
ne piu alcun penfa ad abbatt'erJi . Truova
chi
DcIl' eccejfo de Tributi ec. 955"
chi gV impofe , che il Popolo non oftcinte
quella glunta d' aggravio mangia , bee, e
fi fludia di fhre allegro , e s' ^ mirabil-
mente accomodato a qiiella foma di piii ;
perchc fcaricarlo , fe cosi bravaiiiente U
porta .^ Moiro aieno il cura il Succeflore
di privar fe ftefTo di quella rendita; per-
ciocche fe alcuno fe ne lagna , fulTAnte-
cefTore e non fopra di lui ban da cader
le qiierele . E certo chi prendeffe a for-
mar la genealogla di non poche Tafife ,
Colte 5 e Dazj 5 troverebbe , che il bifo-
gno dello Stato le introdiifse ; il coftuaie
le ha fortificate; e qualche mendicato co-
lor di raglone non manchera maipercon-
tinuarle ne'Secoli avveaire. In cerro pae-
fe irnpoila fu una Conrribiizione , per pa-
garc i Cavalli morti o u:ci(i nella giier-
ra . Doveano ben'efsere que'Dertrieri pa-
rent! di quei del Sole, e pero daltiiliiTia
prezzo 5 perche dopo cir:a ceat'anni noii
s'e giunto finora a pagarlo tiitro, e dura
piu che mai queirimnoila . Ma feil Prin-
cipe arriva ad eftinguere un debito , per
cui fu pofto un piibblico Aggravio , non
fara mai di dovere, che q-jeito Aggravio
feguiti a vivere : e certa nente il Princi-
Z 2 pe 5
■355 Capitoh XXI 11,
pe 5 di buon cuore e di buona legge prov-
veduto, lo rogliera , e con cio verra a
raccoglieie una copiofa mefTe di benedi-
^ioni dai Popolo luo . Ma I'intenderanno
cosi i Miniltri e Conliglieri d' eflb Prin-
cipe r^ Non certamente chi fempre al vile
interelfe 5 e non mai alia vera gloria del
Principe, ha confecrati tutti i (uoi penfie-
ri ed induftrie. Piu di quel, ch' io pofla
dire in morte carte, diranno coi'Oio colla
viva voce in contrario , e pero non log-
giungo fu quefto , fe non che s' lia da
pregar Dio, che conceda Principi amanti
daddovero del Popolo luo , perche quefto
araore prevalera fempre fopra chiiinque con-
ilglia d'amare fblo fe ftelTb . Ma oltre a
i debiri , che puo aver contratto un Sovra-
no 3 e per cagion de' quali furono invenra-
te cerre Gravezze , in adai paefi fi truo-
vano i debiti dello Staro , diverfi da quel
del Regnante . Cice ne' pubblici bifogni
han dovuto le Citta e Comunita prendere
danari a Cenfo, iftiruir Monti, e in al-
tra guifa provvederfi di pecunia, conob-
bligare la pubblica Fede e gli ftabili del
Comune al pagamento de gli annui friit-
ti . Per confeguente e convenuto imponc
nuo-
Dell' ecctjfo de' Tributi ec. ^57
nuove Gravezze , deftinatc a quefto pa-»
gamento : del che troppi efempli s' incon-
trano dentro e fuori d' Italia .
Dappoiche quello Stato comincers a
refpirare e a godere i doici frutti della
Pace , la Ragion vuole , la Carita grida ,
che s' abbia ferlamente a penfare alle ma-
niere di eftinguere a poco a pocoque'de-
biti 5 per levare fiifregiientemente i corre-
fpettivi impofti Aggravj : ne ofera alcuna
faggia perfona di metterlo in dubbio . E
pure non e C051 . Sempre fi fon trovatee
fempre (i troveraii peiTone , che arringhe-
lanrro contro chiunque propone di fgrava-
re il Pubblico da queftidebiti, con lofte-
nere , efTere fe non necefH^rj. ahneno uti-
liflimi al Pubblico flelfo fondachi tali , da'
qnali puo tanta gente ricavare il proprio
foQentamento . S'e moltodifputato fu que-
fto a i d] noflri in Inghilterra , cice in
iin paefe.j dove negli anni addietroafcen-
devano i pubblici debiti a piu di quaran-
ta Milioni di Lire Sterline , e 11 debbona
credere vie piu accrefciuti nelT oftlnato
impegno di quefti ultimi anni . Xante Ve-
dove ci fono ( dicono i Partigiani deli'
Erario formatoper foddisfare a i frutti de'
Z 5 de-
358 Capitolo XXllI.
debiti della Nazione, o CItta , o Cornu*-
nita ) rami PuplIJi e Famiglie , che non
pofseggono fondi , ne polsono applicarli
alia Mercatura , ed altra maniera di vive-
re non hanno per far fruttare il poco o
molto lor danaro, che collocarlo in mano
della Repubblica . Cefsando quefto rifug-
gio 3 gravifTimo danno ne provverrebbe a
noa poca parte del Popolo , che non fa-
prebbe dove impiegare il danaro. In que^
fta maniera va circolando ia pubblica pe-
.ciinia; li fa coraggio alia gente , perfom-
miniftrarne in altri bifogni ; e perciocche
d'uopo farebbe , a volere eflinguere tali de-
biti, i'inventare qualche nuovo Aggravio ,
in vcce di godere i viventi qualche follie-
vo da quefto rimedio 5 ne proverebbero fo-
lamente maggiore incomodo . Son. certo ,
.che altre plauilbili ragioni (i addurranno da
chi mal volentieri vedrebbe feccato un fon-
te afsai comedo , a cui Ci abbevera cosi
gran copia dl gente . Tuttavia s' ha da
riflettere alia qualita di chi fiopponealla
propofizlon di guarire lepiaghe d'unPub-
blico , giacche un Pubblico fieramentein-
debitato merita ben d' efTere pofto nella
.clafse de Malati . Non v' afpettate mai
DeJf eccejfo de* Trihuti ec. 959
;i!in retto conliglio da chi unicamente fi
configlia col proprio interefie . • — ~'
Ora chi fon colore , che vorrebbono
,etcrni i Cenfi e Monti pubblici , e fors'
anche s adirano contro chi medita di le-
varli ? Sono perfone , che piii dcir altre
han grofli crediti addoffo al Pubblico , e
fommo profitto ricavano da quella non mai
fallacc .minlera : gente , che intende , qual
vantaggio fia il mettere la fua pecufiia fo-
pra un fondo , dove ficuro e il capitale ,
certa la rendita , Sara quefta rendita mi-
nore al certo, che quella della Mercatu-
ra; ma piu guftofa, perche vegnentefen-
za fatica alcuna , ed efente da varj peri-
coli 5 a' quaii refta efpofta la fortuna e
induftria dt Mercatanti , Jmmaginatevi
dunque, fe tal gente proporra mai di far
feccare queft'utile vena, ofegradira, cli'
altri ne promiiova reftini?iione . Ha un
bel dire chiunque configlia il lafciare ie
Comunira cariche di debit! , efagerando,
che ivi truovano di che vivere tante pove-
re Vedove e Famiglic. Ancor voi trove-
rete , che i maggiori e piii numerofi Cre-
ditor! di s\ fatta Comunira fono iRicchi
c L Meglioftanti . Percio coftoro parlano
Z 4 per
35o CupitoJo XXIIL
per fe ftelH, allorche parlano In favore de'
Poveri ; e la compaiTione , che moftrano
d'alrrui, non e che una mafcherata dell'
amor proprio . Ora una ragione invincibi-
le 5 e che le val tutte , per conofcere , che
fe mai fia poffibile , s ha da perfuadere e
proccurare lo fgravio d' elfi debiti , non cit
vuol molto a fcoprirla . Per pagare i frutti
de' Cenii e Monti Pubblici , piu. e piii
Aggravj farano ftati impofti al Pubblico .
Facciamo conto , che il Pubblico fia com-
pofto di cento mila perfone ; e che tre o
cjLiattra mila fieno le creditrici d'eflb Pub-
blico : ecco che fuiliftendo i debiti fud-,
detti , novjnta fei mila perfone faticano ,
e fi levano , per cosi dire , il pane di
bocca, a fin di mantenereuna flabile ren-
dita a quelle quattro mila , che ban fom-
minifirato danaro allaCirta, e qneileper
la maggior parte hciho^t . Cio baftar
dee per conchiudere, reclamare ogni Leg-
ge della Giufiizia e della Carita , perche
il piu prefto pofiibile {i provvegga al fol-
lievo e alT indennita di tanta parte del
Popolo 5 con ifgravarlo da i contratti de-
biti 5 fenza afcoltar le voci da i pochi
in paragone ? che bramerebbono eterno
qiieU
Delt eccejh dc trihuti ec. ^61
queir erario . Sc a quefti fi reftituiffe
quello, che han dato , niun torto loro fi
h . S' ingegnino e(l^ di far fruttare in
altra parte il reftituito danaro, ma fenza
pill obbligare le tante migliaja d'innocen--
ti a pagar loro quel frutto .
Pertanto accadendo > che cefTate le ca-
lamita, per le quali un Pubblico s' e cari-
catodidcbiti 5 fi vpglia e fi fappia trovar
maniera di curar le piaghe fatte : fanno i
faggi 3 che la prima attenzione ha da ef-
fere quelladi eflinguere tutti i debit! frut-
tiferi foreftieri , perpoipafTare a i domefti-
ci . Finche un Pubblico e folamente dcbi-
tore a i fuoi Cittadini , generalmente par-
lando, non ne vien danno all' Univerfita,
perche il danaro fi fermanelpaefe y e pe-
ro nulla fi perde del peculio di quello
Stato o Citta , ufcendo il danaro delle
borfe del Pubblico in quelle de' Privati^
e fpargendofi fra loro , mutando padrone
ma non paefe . All' incontro allorche ii
danaro efca dallo Stato , fi fminuifce il
pubblico peculio , e ne refta fempre piu
indebolita la Popolazione . II perche s'ha
prima da rimediare , che gli Stranieri non
conrinuino a fucciare il fangue del Popo^
5^2 Capitolo XXIIl.
lo . E quand'anche maggior frutto coftaf--
fe il prendere danaro dal di dentfo del
paeie , che il prefo dal di fuori : nulladi-
meno tornera piii il como nell' ingralfare
i prOjjrj che gli altrui Cittadini . Eftinti
pofcia i debiti foreftierl , non s'ha da la-
fciare per qiiefto di adoperar , fe fi pu6,
la falce ancora con qaei del paefe , per
rindilpenlabll ragione , che fi e accennata
di fopra . Troveranno i Principi il proprio
interefTe in quefto , perche fgravato il Po-
polo di quefio pefo , piii facilmentepaghe-
ra i Tributi loro dovuti . Ed e una fcioc-
chezza e ingiudizia il dire , che giacche
la gente s'^ avvezzata a portare un cari-
co 5 non s' ha quefto mai da difmcttere ,
perche troppo le rincrefcera , ove torni V
occafione di rinovarlo . Rlncrefcerebbe ben
piu ad un Popolo , gia afflitro per le non
mai celTate Gravezze , fe alcuna .di piu ,
venendo il bifogno , fe ne aggiugneife ;
laddove trovandoii egliinbuon polfo, non
fentira cotanto la foma , che gli fi vuol
di nuovo imporre . E fi offervi i che que-
fta maniera d'impiegare il fuo danaro n»
fondi Pubblici non giova molro, per non
dire , che e pregiudiciale al Bene d' uno
Sta-
peir Eccejfo de Tribttti ec. 363
Stato : perciocche trovando tante perfom
un fi facile veicolo per farlo fenza fatica
vertina fruttare , o non fi danno o rinun-
ziano alle Arti e al Traffico 3 cioe a que'
mezzi , die maggiormente fervono a ren-
dere doviziofo il paefe . Per altro i Prin-
cipi attenti al buon Governo e alia Fell-
cita del fuo Popolo 5 fanno anche trovare
ripiego al bifogno di quella parte deTuoi
Sudditi 5 che non fanno ne pofTono accu-
dire alia Mercatura , affinche renda frutto
il loro danaro per mezzo deU'altrui indu-
llria . Ma a ,me non convien dime dl
pill .
Aggiugnero bensi, cffer dehito del buoa
Principe il proccurare , che le Pene fieno
corrifpondenti alia qualira de'Delitti , e
non mai eforbitanti , D'ordinario le de-
terminate dalle Leggi antiche da gli Sta-
tuti per li Delitci Criminali , non fi pof-
fono accufare d'eccefTo. Ma fopravenendo
niiovi cafi particolari in alcuni paefi , do-
ve s'ha un gran prurito di far tutcodi de
i nuovi Editti , Gride , e Proclami , (1
puo forfe offervare qualche fmoderatezza
neirimpofizion delle Pene . Piu freqiiente-
mente nondimeno inrervien qiieflo abufo ne
3^4 CapMo XXllL
gli Editl'i fpettanti alia Camera del Pr'm-'
cipe in qualche paefe della CrllHanita, o
anchc ne gli Editti riguardanti lapubbiica
Annona . Veggonfi per ogni Contrabaado
ftatuite fmilurate Pene peciiniarie , afHitti-
ve, e con riferva ancora d'altre maggiori
ad arbitrio del Principe . Un gran facra-
rio debbono certamente credere que'Mini-
flri, che (ia I'Erario del Principe, quan-
do per ogni contravenzione a i diritti del
medefimo impongono si rlgorofi ed infof-
frlbili gaftigi . In alcuni Srati , dove il
faggro Governo ben pefa e mifura i De-
litti di qaefla fatta , chi fa Contraband! ,
folamente perde Ja roba non denunziata i
ma in altri ii Fifco ftende Ic mani anchc
ibpra le carra , vetture , ed animali por-
tanti eflfa roba; i padroni o vetturini Ton
condotti a penar nelle career! con altri ri-
gori 5 che non imporra riferire , ma che
facilmente fi riconofcono per Ingiuftizie,
portanti il nome di Glufllzia . Perquanto
iieno giufti i Tributi , Da^-^j , e Gabelle
del Principe, non mai c da parngonare il
Delitto di chi contraviene ad effi con chi
commette Delitti CKlminali , come Ladro-
necci , Micidj , Stupri , Incendj .^ cd altre
of-
Bdi' ccceffb dt Trihuti ec. 565
'oHefe al corpo, allonore, e alia roba al-
trui . Perciocche troppo divario pafTa fra
I'operar cofe riprovate dal diritto dellaNa-
tura o delle Genti , ed alrro il fottrarli
dal pagire un'Aggravio impofto dal Prin-
cipe con fiftrlgnere la Liberta competente
al Popolo . Se uno non paga quefto Ag-
gravio , puo gluftamente elTo Principe for-
zarla al pagamenro , ma non gia dee con-
dennarlo per la difubbidienza o morofita
a gravi pene . Ne' Contraband! dovrebbe
efigerfi lo lleffo : conturtocio meritando
gaftigo Ja malizia di chi occulta le robe
itiggette al Dazio, e per frenare la licen-
za de gli altri colT efcmpio del gaftigo ,
giuftificata piio dirii la perdita d'efTe ro-
be. II di pill e un'ecceffo della porenza .
Conofco perfona, la quale rapprefenta-
va ad iin Sovrano un giorno , come tro-
po fconvencvole Y eforbitanza delle Pene
impoftc da' fuoi Miniftri a chi commette
Contrabando , ed anche per Delicti lievi
riguardanri la pubblica quiete, o la cufto-
dia deirAnnona 5 moftrando, che gli Ufi-
ziali nello ftendere gli Editi duravano la
medefima facilita a fcrivere cento, cbedu-
cenro e trecento Scud 1 di Pena , fenza pun-
to
i66 Capitolo XXllL
io rifiettere alTirragionevoIezza del gafti-^
go . Rifpofe il Principe , che non (i elige-
vano poi tali Pene a rigore , e che a i
fupplicanti fe ne condonava una parte .
Replica qi:ella perfona , che fe non racco-
glieva la Camera tutto quel profitto , non
lafciavano per quefto i Giiidici , i Fifcali ,
i Notai 5 i Bargelli, e i preteli Accufato-
ri di efigere le TafTe corrifpondenti a tut-
ta r intera fomma con gravilTimo danno
de i Delinquenti; e che da' fuoi Miniftri
non {[ confiderava mai per pagamento di
Pena la prigionia , che ii faceva anchepa-
tire a que' miferi . Ebbe un bel dire: gli
Editti erano farti . Solamente ne riporto ,
che vi fi avrebbe rlgtiardo in avvenire .
Del refto Theologicamente fi potrebbe pro-
vare , che peccano i Miniftri del Principe,
iraponcndo Pene ecceffive a i Delitti , e
malTimamente ove folo fi tratta di defrau-
dar Dazj e Gabelle . Ne loro fervirebbe
di fcufa il dire , farii TafTe cosi eforbi-
tanti folamente per incutere terrore , ac-
ciocche fi dia rifalto alia Clemenza del
Principe , pronto fempre a rimettere una
parte della condanna. Imperocchc non fi
ferma in fole parole que! terrore , ficcome
ab-
DeW cccejfo dtfrihuti ec. ^6j'
abbiamo offervaro , anzi {[ tira 2ddietro
delle peffiine confeguenze ; ne vera gloria
c mai d'lin Principe il donar cio ^ ch'eoli
raglonevolmente non dovca efi^ere .
E pure non fi fermo qui in alcuni pae-*
fi r ingordigia inefpJicabile del Fifco , o
fia de' fuoi Miniftri . Vi fa introdotto
( non Co fe fia ceffato affatto) il crudele
abufo di procedere, come dicono, per In-
quifizione ne'cafi di Contrabando : cioe di
proccfTare si fatti delinquenti anche dopo
alquanti anni della pretefa contravenzione,
come iarebbe di avere eflratro Grani o al-
tre merci fuori di Stato fenza foddisfare
il Dazio; e cio ancorche piu Vxon fi truo-
vi il corpo del Delitto « Che fi pratichi
quefto rigore per alcuni Delitti capitalied
enormi , egli e ben giufto 5 cosi richieden-
do la confervazion della pubblica quiete
e ficurezza j fapendofi per altro , che ii da
la Prefcrizion di poco tempo , ed anche
di unanno 5 o di un biennio per \l De-
litti criminali minori . Ma che fi vcg'ia
ftendere la fuddetta inquifizione a i DeliN
ti folamente di Dazio defraudatOj queiio
bafta per ifcrcditar- un p:ie[e, vog;io di-
re, chi governa q..l paefe. Non trovere-
tc
36S Capitoh Xnil
tc certamente rigor tale ne'domlnj de'Prin-
cipi moderati e buoni . Sotto di loro il
Fifco non cfercita quella fterminata filza
di Privilegi , che la famelica tuiba de gli
Adulator! gli attribuifce ; ne li fperimenta
da' PafTeggieri e Terrieri alk Porte della
Citta e alle Dogane quella gran fottigliez-
za e rigore , che in alcuni paeli ofTervia^
mo. Solamente fotto i Principi difattenti
o cattivi il Fifco fi fcuopre un Baiilifco .
E' anche da avvertire un'altro Aggra/io ,
Bon ignoto a qualche paefe . Che i Prin-
cipi con appaltare , o (ia affittare i lor
Dazj e Gabelle , truovino oblatori , che piu
paghino del folito , e ne torni vantaggio
alia lor Camera : non e da dirfi ingiufto
ii loro profitto . Ma che i Financieri 11
vogliano poi rifare fopra il popolo con
accrefcere a lor capriccio quella forra
d'AggravIo, efigendo dalla poveragente il
di piu pagato al Principe : quefto e un
abufo iatollerabile . Non puo mai creder-
fi , che il Principe lafci loro tanta licen-
5La ; e non lafciandola , fi fanno coftoro
rei d' un' enorme concuflione , degna percio
d* efcmplare gaftigo . Gia s' e detto , do-
vere il faggio Principe informarli anche
del-
VtW eccejfo de' Trihuti . 3 69
dcUa condotta de' Financier! , e trova^"
do novit^ d' angherie , dee punirne gli
autori . Se lo trafcura , lopra di lui li
rovefcera il biafimo d' un mal Gover-
no . Non fanno ordinariamente i Prin-
cipi queftc magagne de i dipendenti dal
Fifco : ma dovrebbero faperle , ed in-
caricare i lor Miniiiri di vegliar fu
quefto.
Ma mentre io tratto del la Pubblica
Felicita , e die confidero , non poterii
quefta mai trovare , dove ecceffivi fieno
i Tributi ed Aggravj del Popolo : quafi
mi cade la pcnna di mano al penfare ,
qual fia il prefente fiftema dell' Europa ,
e come paja diveniito alia moda 1' ^cct{-
fo de' medefimi Aggravj . S' introduce
qiiefto 5 allorche i Potenrati fan guerra i
c che i tanti debiti conrratti in tempo
di giierra lo facciano continiiare anche
dopo feguita la Pace : non e da ftu-
pirfene . Ma s' e introdotto oggidi un'
altro ftile . Venuta la Pace , vogliono i
Monarchi tuttavia ftarii gagliardamente
armati , per eflere pronti fcmpre , chi al-
le conquitte , e chi alia difefa . Ed ec-
co la Pace fpofata colla Guerra , e per
A a con-
^yo Capitoh XXlli.
coafegueate la neceflfira di leguitar* a fpre-
mere come prima il fangue dc' pover\
PopoJi 5 e di conriniiare feaza Guerra le
calamita della Guerra . Se mai penetrafle
aache in qualche parte d' Italia s\ catti-
vo influilb 5 potra ben' efTa defiderare
d'effer Felice , ma certamente tale noii
fara. Imperciocche mancando qui certi
giiadagni e induftrie ^ che in altri paefi
pofTono rifarcire la gravezza delle Im-
pofte 3 fe ne rifentira forte il pefo ; e
quand' anche in apparenza vi continui
r allegria , pure in loftanza vi 11 prove-
ra rjnFelicira . Per altro qualora il da-
naro della Milizia vada circolando nello
Staco 5 viene in qualche guila ad alle-
viarli 1' aggrayio , perchc il Popolo ven-
de meglio le fue derrate e varie mani-
fatture , e gli torna in borfa parte del
perduto . Oltre di che il trovarli i Prin-
cipi grandi coH'armi pronte al bifogno ,
puo talvoica rilparmiare a i Popoli una
Guerra efFettiva . Ma e fuperfluo il dime
di piu .
. Conviea' eziandio aver V occhio alle
Cancellerie , a i Tribunali de' Giudici
civili e criminali , e alle officine de' No-
tai -
belt eccejfo de Trihjti , 371
fai ,• acciocch^ non s' introducano noviti>
in pregiudizio del Popolo . E' quefta vl\\ .
altra fpccie dl Tributi , cafuali si , rna"
pur ncceffarj . Non penfo , che pnefe beii
regolato ci iia ^ che non abbia Taffe dl
tutto quello 3 che il dee pagare per Gra-
zle 5 Difpenfe, Atti Giudiciali , Rogitidi
Teftamenti 5 Contratti &c. Ove I' umnna.
malizia ( il che pur troppo e facile) cer-
cafle di far raaggiormente fruttare la fua
bottega feriza Tappiovazion del Principe y
e contro T ordine ftabilito : un' ingiiiftizia
fara il non rimediare a cjueftaingiuftizia.
Sarebbe anche da vedere 5 fe nelle Caiife
Criminali di Delitti e Contrabandi qual-
che ecceflb fi trovaffe nelle medefime Tal-
fe', air offer va re J che qaantunque il Prin-
cipe facciagrazie, tali e tante nondimeno
fon le propine de gli Uhziali delia Gia-
ftizia 5 che ne pia ne meno fe nevafcor-
ticato il povero Reo . Finalmente doveva
io dii'lo di fopra, ma mi Iia penneQo il
dirlo qui ; cioe toccar di paffaggio i' ob-
bligo, che ha 11 Principe di mantenere e
far mantenere la Pu'^blicaFede , tant'egU
che i Comuni delio Stata fuo . Occorren-
do nelle neceffita danarl al Sovrario o aller
A a z Co-
572 Capitoio XXIII.
Comunita , ne fogliono prendere a friit-
to >, e ne truovano o ncl paefe o fuori .
Promellc Lirghe ancora fi fanno in erge-
re Monti . Ma fe non fi foddisfa a gli
obblighl e alle promefle , naturalmente
al mancamento della Pubblica Fede fuc-
cede il gaftigo . Piu a tnle invito non fi
crede , ed occoirendo altri bifogni , chi
jngannato lefto alia prima volta , non fi
fente voglia di efporfi al rifchio medefi-
mo n^IIa feconda . Pero cjuand* anche il
furor delle difgrazie non permettefTe per
qualche tempo V adempimento delle ob-
biigazioni .- Giuftizia , ed anche Intereffe
e di chi governa , tornato che fia 11 fe-
reno , dl rimediare al pafiato , e di ine-
glio profeguire , finche onoratamente Ci
eftinguano i debiti fatti . Non abbiam
da vivere alia giornata > cioc peniar folo
al guadagno prefente, nulla alle fue con-
feguenze . Non cosi fa chi e faggio . Ncl
tempo fieffo egli penfa al di prefente , e
a tiitti gli altri avvenire . Finiamo con
un nobile fentimento di AlefTandro Ma-
gno [ a ) '. Un Re non dee mat mancar di
P^'
"^ { a } Arrianus in VJt2 Alexandri M.
Dtlk jlfomte . ^-j^ ^
parotii (i S^dditi jitoi i ne i Sudditi fofpef"
tare , che un Trincipc fia capact di unci si
'vergognofa prevarica^iane .
C A P I T O L O XXIV.
Dcl/e Monet c .
UN pefato ed utile Trattato delle
Monete fu dato al Pubblico in
Napoli neirAnno 1743. dal ibpra loda-
to Signer Carl' Antonio Broggia , a cai
puo ricorrere , chiunque brama di vede-
dere ben dlkiiih qiiefta materia ia bene-
fizio del prOprio Paefe . Poco diro io in-
torno ad effo , perche ne dipende la
cognizione noii folo daJla Ipeculazione ,
ma anche dalla pratica del Commerzio :
e quefl' ultima a me manca . Credo non-
dimeno di poter dire 5 che neir empo-
rio del Mondo non v' ha partita piii
imbrogliata di quefta ; non v' ha foftan-
^a piu ricercata , e iniieme piii perfe-
giiitata che la Afoueta . Belliflima inven-
zione fu quella di formaf Pecunia coll'
Oro 5 Argento , e Rame , per fucihtiU
r umaPjO CoiDnaerzio , troppo riuicendo
A a 3 gra-
374 Capitoh XXIK
^rave 1' acquiftare una inerce o derrata
col camblo d'un\altra5 come anche a' di
noftri fi prntica in qualche paele , non
ufcito peranche dell' infanzia del Mondo.
Ma quefta Pecunia ^^ppena nata comincio
a provare i dilaftri delle cofe umane ,
tutte iug^ette a rivoluzioni e cangiamen-
ti ; e fpezialmente nel Secolo noftio fi pu6
xifTervare ^ come fi vada moko di radp
diminuendo , e fpeflififimo accrefcendo ij
fuo vaiore , o fia prezzo eflrinfeio . Tut-
todi ftudia 1' avidita della gente di far
guadagno fulle Moncte ilefle con alterar-
iie il prezzo ; conono ^Icuni Principi a
queflo mercato j piii anche d' efli vi cof'-
rono i Negoziann • Truovanf! paefi , ne'
quali 5 purche fi paghino ?! Principe in
buone valine, fioe ui Mone^e ftabilmente
ta riliate , i Tributi , nulla importa al Go-
yerno , che la Piazza aizi a fuo talentQ
e mutl il prezzo deile pio[)r!e Monetc , e
ne introduca delle ftraniere , A'alutandole
a fuo capriccio : il che non fi doytebbe
compoirare per varj riguardi; ed e tenu*
to il Prin.cipe ad imped ire i mali effetti
della Cu['idigia altrui , allorch^ poiff^no
naocere ai Pubblicp Commerzio , e tor-
nare
DelJe Monet e . 3^5;
nare in danno dello Stato medefimo . E
pure miriamo farii un' altra perfecuzione
alle Monetc medelirae : perche battendo-
fene, fi da loro un prezzo troppo fupe-
riore e fproporzionato al valore intrlnfeco
con gran pregiudizio di chi e Suddito ;
e fenza badare , che piu anche ne patifce
la Camera del Principe j pcrciocche fe per
efempio eflfa guadagna cento in una volta
con alterare ii Pefo e la Eonta dclle
proprie Monete, ne peide poi mille coir
andarc ricevendo ne'Tributi per piii anni
quefta medefima Pecunia , mancante delT
intrinfeco valore , e pero rigettara da
chiunque non e Suddito . Abbiam veduto
Principi , che ii Ion lafciati burlare dalla
fpeciofita di quefto iftantaneo guadagno,
e ne hanno poi fatra elTi la penitenzacol
tempo 5 o r hanno fatta fare al loro Po-
polo . Ne qui fi ferma la perfecuzione .
Si rifondono le Monete de' proprj Ante-
ceiTori, fenza rifpctto alcuno alia lor me-
moria ed effigie per dare ad e{Ce una va-
luta maggiore . La Francia ha veduto in
quefto genere delle lagrimevoli fcene. In
oltre qualunque Moneta d' Oro e d'Ar-
gento d' altie Zecche , contenente Pefo ,
A a 4 Bon-
lyS Capifolo XXir.
Bonta, e Gonvenevol Valuta, che capit;^
alle Jor mani , fi fquaglia, con farle pren-
cfere un niiovo afpetto, per picciolo gua-
dagno che ne rifuJti. Ma fempre van peg-
giorando Ic Monete o per la Lega o pel
Pefo; e noi miriamo da un mezzo Seco-
lo rn qua abolita un' infinira deJle prece-
dent! con diminuzione fempre del lor vs-
ro valore . Quello che s' e fatto in qucfti
ulrimi tempi , 1' umana perverfa induftria
I'ha parimente praticato in addietro . An-
dra anche crefcendo quefto Male , finche •
non s' accordi 1' Italia , come ha fatto la
Germania , a ftabilire Moneta d' Oro c
d' Argento , immutabiie nel fuo valore
intrinfeco: jl che chi dira mai , chepofTa
fuccedere , ftanre la varieta delle Maifmie
e degr Interelfi de' tanti Principi •^ S'han-
no nondimeno a lodar quel , che inten-
dendo il retto Governo, ritengono faldo
]a primiera qualita delle lor principal!
Monete; come gli Zecchini d! Venezia »
i Gigliati ed altre Monete di Firenze , i
Filippidi Milano J le Genovine , i Ducati
d'Oro di Germania, e fimili altri pezzi .
Strane cofe ii veggono fuccedere in
quefto particolare. Se alciina Citta v'ha>
che
Pelle Monete . ' ^77
che pofTa foftener con decoro il crcdito
delle proprie Monete , ella e Roma : quella
Roma, dove cola tanto Ore ed Argenrode
gli altri paefi . E pure ne gli anniprolTirai
pafTati fi trovo quella Cirta troppo fcarfa
di fpecie d'Argenro, c d' altra inferiore
Moneta . Fu creduto utile ripiego il fare
una copiofa battuta di Denari d' Oro c
d'Argento , inferior! nel pefo e nella bonta
della materia a i precedent! , acciocche
quefto divario ne impedifle 1' eftrazione , e
Ji rendeffe inaccettabili nelle altre Piazze ,
E pure s'h veduto ricornare la fcarfezza
medefima, ed oggidi chi quivi abbifogna
di minute fpecie , dee comperarle benefpelfo
eolla perdita di un cinqueper cento, dan-
do oro in cambio . Si truova con queft'
aggio la Moneta rainiita : fenza, non fi
truova; e ogni di per quanto viendetto,
pafTa , o almeno e pafTata gran copia di
Paoli e Teftoni in Francia . Mirate , fin
dove arrivi Tinduftria, o per dir meglio
la non mai fazia ingordigia delle perfone ,
la quale s'inoltra anche a tofar le Mone-
te, ed ha maniera piu fina per Ifminuirle
di pefo fenza tofarle . Intanto e cei to >
che il Principe nuoce al fuo Stato , ogni-
volta-
37^ Capitpio XXIF.
voltachc batre M.)nere d'Oro e d'Argen*
to 5 inancanti o nei Pefo o nella Bonta,
cioe non cornlpondcnti al valore intrin-
feco ; perche puo ben coftringere il fuoPo-
polo a prenderJe , ma non gia gli Stranie-
ri i e chi vaol valerlene fuori dello Sta-
to, allora s'accorgc , qual Pecunia maga-
gnata gli abbia fomminiftrato il Principe
iuo . All' incontro ove fi battano Monete
con prezzo eftrinfeco corrifpondente all'
intrinfeco , cioe con poco o niiin' aggio
deila Zecca, volano facilmente fuori del
paefe 5 e vanno a terminare i lor giorni
nelle Zecche ftraniere . Granguazzabuglio
in fooima che e quello della Pecunia !
E Principi e Privati gareggiano per trarne
profitto, con alterar tuttodi e cangiare o
per confuetudine o per legge Ja fua va-
luta : talche chi confidera in qual corfo
fofTero in Italia le Monete dal Mille e
quattrocento al Mille e cinquecento , e le
paragona col feguente Secolo Mille e fei-
cento , e poi coll' altro fuffeguente Mille
e fettecento fino a'noftri giorni , vi truova
una ftrabocchevol differenza , avendo i p\\'i
alzato il prezzo d'efle , o alterato Je Le-
ghe. K da vedere intorno a cio, quanta
ne
Pelk Monetc , 57^
ne hanno fcritto il Nevizzano e il Gob*
bio , amendue Legifti , che rapporrano le
inutazioni fuddette . V ha eziandio chi
perduta la propria Moneta fi ferve , ma
£on difcapito, dell' altrui ; ed altrove la
genre o per pagare i pubblici carichi o
per bifogno deila Mercarura , e obbligata
a comperar TOro e T Argento a prezzo
pill caro dello /tabilito dal Principe ,
Tanti m una parola fono grimbrogli ca-
gionati dalTavidita , dalla fuberia dalia
neceflita ii) qupfta parte 5 che per ben
tratrarne a fondo , c per rimediare a i
dilordini continuaniente occorrcnij , vi fi
ricercano jefte di jinirabir accoriezza , c
jnfienie ammaeftrate colla pratica e fpe-
rienza del Mondo di tutto quelle , che
concerne quefta materia , una delle piii
fottili 5 che s' abbia il pubblico Governo ,
e che non la cede alle piii aftrufe deila
Metafifica e della Geometria .
E qui fi vuor ofTervare una delle blz-
zarrie delle Nazioni Europee . Roma ne
gli antichi tempi flefe la fua potenza fo-
pra la maggior parte deli' Furopa , e fo-
pra moltilTime Piovincie delTAlia e deir
Affnca . Si sfafcio poi quell a gnm Si-
gnoria .
5 So Capitolo XXll^.
gtioria . ContLittocio da due Secoir e mez20
\n qua le Nazioni deU'Europa Ton giiinte
-a dominare in aflaillimi paeli delJe dac
Americhe , e in non poche contrade dell'
Indie Orieotali , ed anche in qualche parti-
cella dell'Afi'iica . E perche mai tanti viag-
oi , guerre , e fatiche ? Non per altro y
che per trarre dall'Alia Gemme , Droghe,
Mcrci , e il si adorato Oro ed Argento
de i paeti Americani . Ora puo venir vo-
glia a raliino dichiedere, che e dlveniito
dellagraii copia di tante Pietre preziofe c
di tante Perle , eftratte dalT Alia per si Iiinga
ferie d'anni ? e che e fuccediitode i tefori
immenfi cavati dal Peril, dal Chile, da'l
Braille , e da non poche altre parti dellc
Aineriche ? Dovrebbe nuotare oramai
i'Europa nelT abbondanza delle Ricchezze
ineftimabili , perche nello fpazio di circa
ducento cinquanta proffimi pafTati anni I'Oro
ed Argento portato a quefta parte del
Mondo afcende a milioni di milioni . E
pure non e cosi . Prima che ii fcopriffero le
Indie Occidenrali , ccrto e , che molto
minore era in Europa ilpeculioMonetario
che a' giorni noftri . Certo h altresi , che
per quella fcoperta crebbe a dimifura effo
DeUc Mo-f2Cte : 3S1
pcculio, ed oggidi abbondando piu T Oro
e rAigenro, dieci voire piu fe ne jm-
piega di quel che anticamente fi facea per
comperare la ftelTa merce o (labile. Tut-
tavia noi non troviamo fra gli Europei
quelle montagne di preziofi metalli , che
ci dovrebbono effere . Anzi ofTerviamo ,
che in qualche paefc va il prezzo eftrin-
feco d'efli crefcendo, quantunque I'intrin-
leco fia fempre lo (lefTo . In quefli tempi
ancora fi offervadivenuto piii fcarfo TAr-
gento 5 trovandofi molto efaufte le minie-
re del Potosi , e piu correre le fpsciedelT
Oro, che dell' altro metallo . Nelle Vite
de i Papi di Anaflafio Bibliotecario , co-
minciando da Papa Adriano I. per tutto
il fulTcguente Secolo Nono voi troverete
nella fola Citta di Roma tante fatture
d'Argento, che potrebbero farvi credere ,
che fino in que' tempi ne avefTe 1' Italia
grande abbondanza . Pure evidente cofa
e, trovarfi oggidi in Europa piu Argento
ed Oro di lunga mano , che ne' tempi
precedenti alia fcoperta dell'America , acca-
duta poco prima del Mille e cinquecento.
Per altro cofta ben caro qaefta ricchezza ,
perchc a fin di cavare dalle vifcere delle
terre .
gSi Capitoh XXW,
terre Americane fomiglfanti tefori , deb-"
bono gli Spagnuoli in America comperare'
ogni anno le migliaia di poveri Mori
AfFricani » de' quali fi fa un' efecrando'
mercimonio da i Mercatanti Europei ;
gente che pol va miferamente a. per ire'
nelle Miniere, e nel difficil nieftiere di
trarre I'Oro e T Argento dalle durifTime
pietre. Fanno ben peggio i Portogheli per
Je lor Miniere del Brafile . Comperano
anch' effi quafche brigata d'infelici Scbla-
vi Mori ; ma queiti non baflando 3 vanno
a caccia de gl' Indian! felvaggi , come fi
fa delle fierCj con attribuirfi non minor
dominio fopra d' elTi di quel che fi pra-
tica colle fteffe beftie ielvatiche . 5i
avanti fon giunte le loro fcorrerie per*
r America Meridionale , che per piu di
due o tre mila miglia fi rruova oggidi
una total defolazione e folirudine , non vi
reftando piu abitatore alcuno . N^ pur
qui s'^ fermata la lorcupidigia e violen-
za. Hanno infin coflretto e coftringono
gli fteffi Indiani liberi battczzari e Cri-
ftiani ai penofo e mortifero impiego delle
Miniere , fenza far cafo de' ranti ordini
in contrario de'piiflimi Re di Porroga!Io5,
e con-*
Delle Monde. 3^3
t contravenendo non folo alia giufta e
pia intenzione di que'Monarchi, ma;tuttc
le Leggi del Vangelo e deli' umanita.
Ora di tant'oro ed argento ^ che coti
tanti fudori e coll a flentata vita e poi
moite di tante imigliaia di perfone Ci ri-
cava dairindie Occidental! 5 qual'e pofcia
il deftino ? Corrono gF Inglefi colle lor
merci manifatture in Porrogallo 3 ed af-
foibifcono la maggior parte di que^tanto
itimati metalli . Le Miniere Porrogheii
diventano una facil Miniera j per arricchire
r ingegnofa Nazione Inglefe . II refto di
que' telori paffa per altre vie d^lla. borfa
del Re a paeii Stranieri . Afpiiando pari-
mente el'fi Inglefi alle ricchezze , che tira
la Corona di Spagna da i fuoi vafti do-
jiiinj deir America, tanto fecero 3 che or-
tennero di poter' inviare cola ogni anno
un folo Vafcello, carlco di merci da efi-
tare in quelle parti. Riufci que;-a Nave
lenza paragone piii ampia e fmifurata che
1' Area di Noe . Cioc co.iteneva efTa piii,
merci , che non conrengono molti ordinarj
Vafcelli : e pur quefio era poco . Appena
aveaaogl' Inglefi depoPro jl loro carico e
fatto vela per tornarfenc jndietro 3 che Ci
ve«
'3^4 Capitolo XXIF.
vedeano cola comparir di nuovo fra poco ;
carichi d' altre merci , gia venute loro
incontro col mezzo d'altri Vafcelli , o gia
pr^parate nella Glammaica : di modo che
quel folo felicc Vafcello facea gran parte
del Traffico dell' Indie Spagnuole , e ne
riporto la Nazione Inglefe incredibili te-
fori . Tardi s'avvide il Cattolico Re Fi-
iippo V. deir inganno , o per dir meglio
della fagacita Inglefe ; ne piii volendo
Rare al Trattato , vennc a guerra aperta.
Profittarono di quefla rottura i Franzefi ,
ed ottcnero di poter' inviare ciafcua'anno
air America Spagnuola non uno , ma fei
Vafcelli di merci . Hanno poi nella Pace
del precedente Anno 1748. ottcnuto gl'
Inglefi di rimandare air America il Vafcel-
lo fuddetto . lo tralafcio la parte, che
hanno tanto effi, che alrrcNazioni Euro-
pee fotto nomc di tefte Spagnuole ne'Ga-
leoni di quella Corona. Ed ecco , come
i gran tefori delle Provincie Americane
Spagnuole in gran parte fi difFondonoanch'
cffi fopra chi in efTe non ha dominio al-
cuno > e quel che pcrviene nell' erario Re-
gie, t{z^ di poi anche fuori del Regno,
a cagion delle guerre. Dimandatc intanto .
che
t^clle Monete : ? g r
che pro facciano a i Regni di Spagna
di Porrogallo le ricche rugiade de^Reani
loro Oltramarini : vi fi rifpondera , che
Regna in effi , cioe nel Popolo piu \ofto
Ja poverta che Ja ricchezza i e la Popola-
zione ftefia ne ha patitoper li tanti . che
corrono a cercare il Velio d' Oro nell'
America : talche arditamente e arrivato
uno Scrittore a dire, non efservi Potenta-
te alcuno nel Mondo , che piii fgraziata^
mente della Monarchia Spagnuola e della
Turchefca fappia far'ufo della porenzafua .
Ma da^ che abbiam detto , che le ric-
chezze de'menrovati due Regni fanno tra-
gitto in altre Nazioni deirEuropa, voi vi
crederelle, che almen quefle altre fofsero
tune oro ed argento . Pofsono al certo
chiamarfi doviziofe , ma ne pure ivi cor-
rono i fiumi di que' beati metalli . SI
figurano alcuni , che il non abbondare
TEuropaoggidi di rant' Oro ed Argento,
comepotrebbe, e dovrebbe avvenire, pro-
ceda dalle tante indoratture , dalle tante
drappede, dove entra I'Oro e T Argento ,
e dalle piatterie e vafselami d' argento i
venuti alia modaanche fra le perfone pri-
vate, Qiiefle fon bngattelle . Oitre di che
B b non
3S5 Capitoh XXIK
non ii perde rutto T Oro e T Argento
adoperato per indorare e far Drappi furn
tuofi . U ampio portone, per cui efcono
i tefori dell'Europa, e la Mercatura coll*
Oriente , dove di mano in mano fi va
trafportando cio , che con tanta induftria
e penc fl r;?ccogIie dalle contrade Ameri-
cane. Labuona Moneta batruta in Tofca-
na pafTa in Turchia : v' ha il guadagna
d'un fedanta o fetianta per cento . II me-
dcfimo viaggio fa Taltra buona , ch'efec
della Zecca di Venezia , con profitto d'ua
cinquanta per cento . Inglefi , Ollandefi ,
ed alcriEuropei porcanochi piu chi meno
immenfa Pecunia per altra via alle Indie
Orientali , farendone per cosl dire un
tributo airimperio del Mogol , dellaPer-
fia , dellaCina, del Giappone, e ad altre
Provincie e Piazze dt Regni Orientali .
Imperciocche non foggiacendo que'Popoli
al difpendiofo fanatifmo della Moda , e
ftabili efl'endo e/Ii nelle lor maniere di
Vefti 5 delle qiiali il paefe li provvede ,
poro {pi^ccio fra loro truovano tante ma-
nifatrure del Luflb Etiropeo; e all'incon-
tro le loro Sete , Tele , Droghe ;, e coi^
Medicinalij cocvien comperarJe per lo piu
a da-
Delle Monete . 3^7
a danaro contante . Sia per fuperftizione^
fia per non confumar le vitede gliUom'H
ni , abborrifcono i Maomettani il tvarrc
J'Oro e TArgento dalle Miniere . I noftri
Europei per pieta di loro fomnrmiRrano
ad efTi , e ad altri Monarch! deirAfia di
che far lavorare le loro Zecche . Non gla
che manchi Commerzio d' Oro e d' Ar-
gento neir Indie Oriental! : ma incompa-
rabilmente piii e qucllo , che vi portano
gli Europe! di quello, che ne riportano .
Ecco diinqiie la curiofa trafmigrazione
delle Monete , ed ecco dove vanno a
naufragare i tcfori deTotentati Criftiani*
Rigorofe proibizioni di eftrarre Oro ed
Argento fuor! del Regno fi veggono in
Francia, ne io fo ben dire , come fi re-*
gol! quella Nazione pel Commerzio coIT
Oriente . Anche in Ollanda un fimile di-
vieto fu fatto : fegno che rifentivano dan-
no dalla foverchia eflrazione . E pure co*
me foftenere il Commerzio con si fatte
LeggiP Fuor di dubbio h , che gran co-
pia d*Oro e d' Argenro vien rrafportara
da gringlefi alle Indie Oriental! , efTendo
folamente vietata fra loro Teftrazion del
battuto alia Zecca , o fia ridotto in Mo^
Bb 2 neta.
'5^8 tapitoh XXI f.
5ieta . Fu percio propofto nel Parlamentd
di Londra, fe s' avea da continuaie una
tal Mercatura , ed inclinavano i piu al
parere 5 che li deiifleffe \ perche il nerbo
mnggioie di iino Stato e il Danaro ,
e tante fatiche per raunarne ad aitro
poi non fervivano , che ad arricchime
gli Stranicii . Ma prevalfe il fcnrimento
d' altri , i qua!i offervarono, che tutco il
Commerzio coil' Indie OnentaJi andreobe
in mano d' altre Porenze , da le quali
converebbe poi prendere , e a caropiezzo
cio , che di neceflita vien di cola.
Nel la gran guerra , che fanno fra lorQ
e Piincipi e Popoli , per tirare a fe I'Oro
c r Argento altrui , e le private perfone
per cavarnc c]i]al':he vantaggio o coiriin-
miflione nello Staro , o coll' eftrazionc -
gran vigilanza fi richiede nel Principe a fin
d'impedire 5 che non s' introducano ahufio
difordini per ignoranza o malizia della gen-
te , e per rimediare a gl' infcnfibilmente
jntrodotti . Non baffa fare oggi un'Edltto I
fe occorre , convien fame un' altro nel diO-
mani j perciocche I'affare delle Monete e
fuggetto -al fluffo e rifluffo i e lafciando
crefceie di trop^ o un' abufo , pofcia non
vi ii
Ddic Monete , ^ S ^
vi fi puo rimediarc , Tenza che ne rifultl
un grave danno al Pubblico , e maflTima''
mente a gl' innocenti , i quali niiina part©
hanno avuta nelle frodi delT altrui ingor-
digia . Uufo pofcia de'buoni Principi , aU
lorche s' hanno da formare Editti fopra le
Monete, e quello di regolar le cofe non
fecondo il configlio de' loro foli Camerali ,
noa fulle MaflTime fpeculative deToIi fuoi
Miniilri Legifti i ma a quefti due Tribu-
nal! s' ha eziandio da aggiugnere il voto
de'Mercatanti , cheficcorae gente piu iftrui-
ta della pratica di quello , che torna m
vantaggio o pregiudizio di unoStato, puo
fomminiftrar lumi piu accertati nelle clr-
coftanze prefenti . Le MafTirae poi del buon
Governo fono , che ogni paefe ha da ef-
fere fornito di tanta quantita di Monet^
Erofa , che bafti al quotidiano minuro Com-
merzio del Popolo , col band ire le fore^
ftiere di iimile fpecie . L' eccefTo in quefta
parte e pregiudiziale non al folo ^o^olOi
ina al Principe ftelTo , i cui Tributi tan-
to men valgono , quanto piu. e privo
d' interno valore il danaro , che ii paga
alia Camera. E perciocch^ordinariamente
non e ricevuta da gli altri paefi quelU
Bb ^ m^^
^^O Capitoh XXJK
materia erofa , le ve ne ha un' eccedentc
^opia , con cui fi facciano i pagamenti >
{i diiliculta il corfo delle buone valute ,
deile quali abbiibgna chiunque ha negoz;
o dcbiti fuori dello Stato , e maflimamen-
te aliorche vengono calainita di CarelUe
e Guerre . Benche fembri , che niiiii pre-
gludizio fi rechi ad un Popolo con fab-
bricar Moncta di foloRame e di Lega (i
bafFa, che di troppovenga ad efTere ecce-
dente il fuo prezzo eftrinfeco , cioe il
valore che le da 11 Principe , perchc fola-
mente fpendendoii elfa fra quel Popolo ,
ne fcrvendo pel Commcrzio co'foreftieri ,
fe ne ricava il medelimo effetto per Tufo
di quel Popolo, cone fe foire d' ottima
Lega: pure per confentimento di tutti i
Saggi s ha da confervare anche in quefta
fpecie la dovuta proporzione del fuo va-
lore eilrinfeco a quello delle piu preziofe
Monete , eflfendo il Rame Merallo , che
regola il prezzo delT Argento , ed anche
mediatamente quello deir Oro . Quando vi
iia il valore intrinfeco , puocotal Moncta
trovar' anche fuori dello Snito chi I'ac-
cetti , e fervire al bifogno dt privati .
Avvxcne talvolta, che il PecuJio di Mo-
ncta
Dclk Monet e . 391
n«ta crofa, conveniente aU'ufo e bifogno
giornaliere del Popolo, fcappi fuori dello
Stato o per cagione delle guerre , o per-
che i vicini fcarfeggiano della propria .
Pill tofto che fabbricarne della nuova ,
s ha da fludiare ogni altra via c!i ricu-
peraila, o pure fe n'ha a battere il men
poffibile 3 per fupplire al bifogno : ricor-
dandofi fcmpre , che fe i vicini bandlfTero
un di la voftra Moneta , tornando efTa
indietro , verrebbe lo State a reftar troppo
carico di una Moneta, la quale ordinaria-
mente non fcrve al Commerzio co' fore-
ftieri . Ed affinche tal Moneta di Ranic
o di Lega non elca si facilmente fuori
del paele , la fperienza ha fatto conofcere,
che convien darle un prezzo eftrinfeco in-
feriore , purche moderato , all' intrinfeco :
altrimenti fe fofTe valutata prefTo a poco
fecondo il vero valore del Metallo , vole-
rcbbe facilmente anch'elTa fuori dello Sta-
te, e i vicini ne trarrebbono giiadagno
con rifoaderla. Ne ho veduto le pruove.
Qpanto alle Monete d'Oro e d'Argen-
to, regola generale , predi.ata da tutti i
Macftri 3 ha da effere , che non fi deb-
bono mai bandire, ma folamente coavien
B b 4 taiif-
^9^ Capitolo XXW.
tariftarle fee on do il merito d'efse . Q^iianto
pill uno 5rato abbonda di quefii due Me-
talii, tantopiii ha di forze pel Commer-
2io, e per W pubblici bifogni . Sia pro-
pria del paefe o fia foreftiera tal Monera ;
fia di tenue o men tenue Lega , purch^
d' oro e d' Argento, e ben tnflato a pro-
porzione il fuo prezzo : fempre torna in
Bene di uno Stato il corfo delle medefi-
me 5 perche con elfe fi puo commerziar
fempre co i vicini e co i lontani . Ln gran
difficulta confifte nel formar le TarifJe . E
qui e diQ\it necelTaria cofa e, che i Prin-
cipi, o per dir meglio i faggi Magiftrati
aprano ben gli occhi , afHnche le fegrete
mire de i Condurtori dc'Dazj , o de'Mer-
catanti 5 in pregitidizio della Camera , o
del Popolo 5 non imbroglino le carte , giac-
che ficcome abbiam detto, ognuntende a
far negozio e gur^dagno privato fulle Mo-
nete . A ta!i rifoluzioni occorrono perfone
Ilbere da ogni particolare intercfle . Non
bafta . S' hanno da adoperar perfone dl
gran pratica del Commerzio , c Saggiarori
efperti 5 per difting.ere finrerno valor del-
le Monete , I'aggio delle Zecche , e fimili
altre qualita del Danaro . Nc pur baih.
Si
Delle Monet e . ^gi
Si richieggono perfone di una rara com-
prenfione , che arrivino a combinare c
difcernere tuttoquelchc e ordine o difor-
dine nell' ufo delle Monete, affinche s'in-
troduca il piii chc fi puo di Monete ftra-
niere; non (i valutino di troppo ne quelle
ne le proprie / e non torni in danno del
Pubblico r alzamento foverchio delle mc-
defimc : il che fi pruova , allorche la ec-
cefiita obbliga alia loro eftrazione , o la
taffa troppo minore non ne impedifce
r introduzione nelJo Stato. Di fomiglianti
tefle abbifognano i Principi anchepelbuon
regoiamento delle loro Zecche , e non gia
di que'Configlieri adulatori , che fi fanno
merito per procacciare al Sovrano un pre-
fente groffo guadagno , di cui fono parte-
cipi anch'effi, fenza riflettere allaperdita,
che a piu doppjne verra , andando innan-
zi 5 al Popolo o al Sovrano ftefso . Corre
un proverbio : che // Mondo ft govcwa da
fe ftefso : ed ofservafi veramente in alcuni
cafi la verita ed utilita di quefta Mafli-
ma, che talvolta i Minifiri del Principe,
crcdendo di fiir meglio , imbrogliano e
dannegiano il Pubblico co i regolamenti,
co' quali pretendono di fargli del Bene,
394 Capitob XXIV.
pcrche non ben pefanotutte le circoftanzfe
pre lend e le confeguenze cattive , che
poirono provvenire da i loro Editti . Cio
noij oitante per lo piu noi troviamo , che
il Mondo ha bifogno di chi lodirigga e
corregga , effendo t^o troppo proclive all'
ingannare e ali'ingannarfi , e fempre mili-
tando il Piivato Intereffe contra quelle del
Pubbiico. Cio principahiiente occorre nel
troppo combattuto affare delle Monete ,
dove con facillta enrra , e con diiliculta
(i leva il difordine . E quand' anche 11
rimuove la caglon del difordine , non nc
cefTano i perniciofi efletti . Noi vediamo ,
che alzandofi il prezzo eftrinfeco delle Mo-
nete , fa il Mondo da fe fteffo rifarli con ac-
crefcere il prezzo delle Merci e de'Coraefli-
bili . Dovrebbc accadere a proporzione lo
flelTo neir abbaffamento del valore eftrinfeco
d'efle Monete; e pureio hoveduto, che
avvezzoil Popolo a vendere caro airaiflfime
fpecie dl Comeftibili , allorche le Monete go-
devano un corfo ecceifivo , anche dopo la Ri-
duzione e riformad'eflTe , ha fapiito conti-
fiuare nel poflfefro del prefo coftume ^ c s'e
ftefo un ta!e abufo anchs ad alcune Merci >
benchc tutto dovefle calare di prezzo.
CA-
De pubblici syfrchivi e Not at , ec. 397
C A P I T O L O XXV.
De* pubblici .Archivi e Notai ^ e del
govcrno de' Toveri .
FRA le attenzioni , che il fagglo Prin-
cipe dee avere pel ^tnt e maggior
Bene de'Sudditi , non e di poca impor-
tanza la fondazione , mantenimento f e
buon ordine de' pubblici Ar^hivi , cioe
di que'Luoghi , dove dee confervarli co-
pia di tutti gli Srrumenti , Teihmenti »
ed alrri Contratti durevoli , che (1 fanno
da i Notai. Anche ne gli anrichi Secoli
ogni Principe e Re, ogni Chiefa avea il
proprio Archivio, chiamato ancoia Chiv-
tarium-i e da'Greci Chartophyhcium . San
Girolamo parla fino deir Archivio de gli
antichi Ebrei . Che vi folTero ancora
quelli dove li ciiftodivano gli Strumenti
fpettanti alle perfone private', o iia al
Popolo , puo apparire da Ulpiano , il
quale fcriffe ( ^ ) , Che non ft pongano a
jtdere
{ a ) Lex moris eft ff. de Poenis . Ne eo loci fe-
{leant , quo in Pubblico Injlrumenta deponuntm : ./^r-
cbivo forte vel Grammatophylaeio ,
39<5 Capitolo XXV.
fidcre in quel Ltwgo , ml quale ft depongo^
no prtfso il Tuhhlico gli Strumenti : detto
per avvemura ^rchivo ovvero Grammatofi^
la^io . I raigllori tcfti Latini hanno ^r-
cbio e non gia ^rchivo , e tal voce fi
truova prelso Tertulliano ( (t ) . \J anti-
CO Giuiifconfulto Paolo anch' egli ce ne
fa conofcere 1' u(o a' fiioi tempi con dire
deir apertura del Teftamento { h ) : Ri-
conofciiiti i SigilH , rotto lo Spago , Ji apra
e ft reciti . E dipoi fia libtro il trarne co-
pia . Dopo di che col puhhlico Sigillo fi ri-
ponga cjso ne gli ^rchii , acciocche fe mai
Je ne perdefse f Efemplare , s* abbia dove
trovarlo . Fu eziandio V Archivio chia-
inato ( c ) ^rmario Pubblico , dove gli «>////
f /■ Libbri fi riponevano . Tra le formole
deir antichifTimo Marcolfo 5 come noto
il
{ a ) Tertulianus in Apologetico Cap. XX.
{ b ) Lib. IV. Cap. VI. recept. Sentent. Jgniris
fignis , fupto lino , aperiatur <& recitetur y atque itif.
defcribendi exempli fiat potejlax . Ac deinde Signo Pu'
tlico tn Archiis redigatur ^ ut ^ fi quay^do exemplum
ejus inter ciderit , fit , unde quxrati'.r .
( c ) Aurhent. ad hac , Cod. de Fide Inrtrum,
Armarium Publicum, ubi ABa & Libri exponehntuy ,
Dc' puhblici ^ilrcbivi c Not at ^ ec. ^gj
l\ Cuiacio , una ve n' e , che mirabiU
mente rapprefenta il coftume Romano
intorno ad clTi Teflaraenti . Quivi fi leo-gc
( a ) : 1/ Dijfnjore ( o fia Confervatore )
t i Curiali difsero : // TcjUmento , che ^
ftato Ittio , fia infcrito ne gli ^tti Tubblici
6'C' B^ cofa giufla , che gli ^tti , quando
far anno ftati fottofcritti da Noi , e pubblica-
ti da I Copifta , Jieno a tc confegnati , fc con-
do il coftume , accioccbe ft confirviuo ne'
Tubblici ^nhivi . Abbiamo pari mente
menzione di que/li Pubblici Archivi
prefso Suida i e Santo Agoftino dice
( b ) : Noi non trattiamo di Carte vec-
(hie , ne d' Archivi Tubblici i ne d' ^tti
■FoYcnfi 0 Ecckfiaftici . Cosi in Affrica i
Vefcovi della Numidia aveano FArchivio
lor
( <;: ) Marculfi Formul. apud Cujacium .• Defenfor
& Curiales dixerunt : T ejlamentum , quod recitatum
ffi J Cejlis Pubhcis tnferatur &c, Rquum eji , ut
(jefla^ qu£ a Nobis fuertnt fubfcripta , & ah Ama-
vuenfi edita , Tibi ex more reddantur , eademque in
Arc onus PuhUcis confervcntm .
( b ) S. AugLiflinus Epift. XLIII. num.25. -^^''^•
Benedi^. Non Chartis veteribus , non Archivis Puhli-
C!S, non Gejiis Forenfibus am Bcclejiafticis ^gimiis .
398 Capitolo XX^.
lor generale, come cofta da un Concillo
Cartaginefe , in cui fi ordina { a ) \ Ch6
la Matricola e f K^rchivio della NumidiM
fia prtjfo la prima Sede , Confervavanli dun*
que i pubblici Strumenti in un determi*
nato Luogo , cioe dove fi regiaravano
tutti gli Atti pubblici . San Gregorio
Magno , aflinche non venifle meno un
Privilegio da Jui conceduto, fcrive {b):
Quefla medejjma Coflitu^iom fi dee infcrire
ne gli xy^tti Tubblici . E che anche foflero
in ufo ne' vecchi Secoli tali Archivi in
Francia , fi puo raccogllere da un Pro-
logo fatto da Lodovico Pio Augufto al
Concilio di Aquifgrana delT anno 8i5.
con dire (c): Ci piacque di riunir tutti
inficme gli ^Atti gia fatti , e notarli fotto i
rifpettivi low Capitoli , e riporli ml Tub-
hlico Kyirchivio , per render e /labile la hro
memoria .
Non
( a ) Concilium Carta^inenfe.
( 6 ) Greizorius Masnus Epift. VIII. Lib. XI
Hsc eadem Confittutio Gejiis eji Fuhlicis infer enda .
( c ) Concilium Aquifojranenfe : Libuit nobis ea^
qujt gejia funt ^ ob memorix j\rmttati[que gratiam., in
ttnum JlriBim congerere , & fubkBis CapituUs annota-'
re, & in Publud Arehivo rfconder:*
De* pubblici *y^rchi<vi e Hot at ^ ec. 39^
Non/faprei gia io dire , fe veramenu
ne' /iiddetti antichi Secoli qualfivoolia
privato 5rrumento , che efigeffe durabili-
ta, andafTe al PubblicoArchivio . Proba-
bile e bensi , che da che i Babari fifTaro-
no il piedc in Italia , e fconcertaroro noa
pochi de'buoni regolamenti Romani , cef-.
fafTe aocherufo de gli Archivi , deftinati
pef le^Carte del Popolo . Ma nfufcitate
dopo i'anno iciile c cento in Italia k
Leggi Romane , d:iQdt nell' occhio delle
perfone dotte la provvidenza di Giafti*
niano I. Imperadore , il quale cfTervo il
danno proveniente alle Citra (a), quando
eJJ} mn ahbiano .^rcbivio akuno^ in cui ri^
fongano i loro ^tti '-, perche cosi fi veni-
va a perdere un'infinita di pubbliche me-
morie . Laonde kct ordinare dal Prefetto
del Pretorio { b ) : Che fi trafcelga ?7€lia
Ciitd qualcbe pubblka abitazione , in cui r
_ cofa
U ) Autentic. De Defeiifor. Civir. Quum riullunt
habeant Archivum , in quo Gejta apud [e repomnt .
U- i^^^^'" • "^ ^^ Civitatitus habitatio quadam
publtca diflrtbuamr , in qua conveniens eji , Defenfo-
re^ monumenta recondere , eUgcndo quemdam in Pro-
vtncia, qui horum habeat cujicdiam : qualitir incor-
rupta maneant hxc ^ & velociter inveniantur a rcqui-
rentibus; & fit apud eos Archivium : & quod ha^e*
nus prxtsmiffum ejl in Civmibm mmdstur.
400 Capitolo JiXV.
lofa convenieme , che i Confervatori ripoTi"
^ano le Memorie , con eleggtre ml Paefe
qiiakbe perfona , che m abbia cuftodia : ac^
ciocch^ ejji ^tti fi confervino incorrotti , e
prontamente fi tntovino da chi li riccrca i e
Jia prefso Joro /' x^nhivio , c cost fc tje cor-
rcgga la mancanza , procedente finora dall'
ommijfiom deUe Citta . Ancorche non bene
apparifca da tali parole , che gli Archivi
d'allora folfero deftinati a confervare gli
Strumcnti tutti delle perfone private , o
pure gli Atti folamente de' Difenfori o
Confervatori del Pubblico e del Cover-
no : tuttavia i Saggi col liime ricevuto
dalla fuddetta Autentica promofsero Ja
fondazion de gli Archivi . Sulle prime
obbligarono folamente i Notai , fatto che
era uno Strumento , di darne un' Eftrat-
to o (la un ^bbreviatura al Pubblico
Archivio . Col tempo pofcia accortifi ,
che quefto non baftava al bifogno del
Popolo 5 ordinarono , che in tho Archi-
vio fi tenefse autentica copia di tutti gli
Strumenti fcritti pe? extcnfttm , a riferva
de i contenenti Conrratti di poca dura-
ta,- e che dopo la morte d' eili Norai i
loro Pfotocolli pafsafsero tutti al medefi-
mo
De' pubblici ^Archivi e Not at ^ ec. 401
mo Archivio, acciocche non fi dirneidcf-
fero, o non ne feguiffe quakhe alterazio-
ne . Troppo ccrrameote importa al Pubbli-
co , che lieno fedelmente coiilervatiTcfta-
menti , Cenli , Donazioni , Vendite , Per-
mute , Dotazioni , ed altri limiji Atti , ri-
guardanti non folamenre il tempo preien-
te, ma anche Tavvenire; perche potendo
contmuamenteinforgere Liti i'opra g!i llelli
Teftamenti e Contiatti , ed anche moltilfi-
mi anni dopo la celebrazione d'etfi , coa-
vien ricorrere a tali Atti o per chitfdere
giuftamente il fuo , o per ripulfare le in-
giiifte altrui preteniioni. Gran vei-gogna e
negligenza che e mai di quelle Ci":i^, le
quali ne pure oggidl fon giuike a prov'-
vederfi di quello politico m gizzino per
li tempi avvenire ! Sino a Pjua Urbano
VIII. non s'era abbaftanza plowed uto in
Roma a quefto bifogno . Yi provvide
queir attento Ponteike . Ne folamente
s'avrebbe a penfare aile Citta : anche le
Terre e Caftella del di^lretto abbiro.:a mo
d' un fomlgliante fo:corib ; c tamo pi'i
dove i Notai forefticri facendo -inove
trafn-jigrazioni , feco portano tutti 1 K^^i^
ti ioro 5 impoflibilitando'ii per conie^^Jeiite
Cc col
402 Capitoh XXK
col tempa a chi ha fmarrite le Carte , ii
potere riparar quefto danno. Sara pertan-
to gran lode a que' Princlpi , che fapran
trovar maniera di fondar' anche Archivi
rurali , potendofi quedi iftituire nelle
principali Terre del Diftretto, e con ob-
bligare 1' adiacente tratto del paefe a
prefentar quivi i loro Strumenti , per re-
nerne regiitro. Siille prime noii fi rifente
il frutto di quedo benellzio ; ma nel
progelfo del tempo fi pruova, e ne rice-
ve benedizioni 5 chi Tiditui.
II piu iicuro partito di confervar tali^
memorie , fara fempre il far copiare per
mano fedcle ogni Striimento , ben colla-
zionato coU'originale 5 in Libri chiamati
Campioni , Carafti , o Regiftri . Troppo
e fuggetto il Mondo alle frodi e alia
malizia de gli iiominl , e maffimamente
dove manca il Pubblico Archivio . Ma
anche eflendovi , il dar folamente ccpie
autentiche ad un'ArchivIo non ci afficure-
rebbe , che que' fogli volanti non facciano
Tali un giorno . Sipoffono, e vero , anche
togliere ed afportare i fogli d' un Regi-
flro j ma non e si facile , e prefto fi ver-
rebbe in cognizione di rale iniquita . A
buon
De puhhlici ^Aichm e Kotai ^ ec. 4«5f
buon conto s'ha da aprire gli occhi, per
noa deputare a gli Archivi fe non per-*
fone di fperimentataonoratezza e timorate
di Dio. Dee adunque effere il Regiilro dl
Carta grofTa e di forte colla . Molto co-
ftava agli antichi Secoli lo fcrivere in
pergamena o in papiro d' Egitto : ma in
fine potea la fcrittiira porta in si buon fon-
do prometterfi la vita di moltifTimiSecoli .
Oggidi i noftri Notai adoperano per In loro
funzione Carte poco different! dalle tele
di ragno . Non andra gran tempo , che quel
carattere fi fmarrira, anzi perira la Carta
fteffa . Deftinato V Archivio a perpetua-
re il pnu chs (i puo le pubbliche memorie ,
richiede percio Carta forte e buon'Inchio^
ftro, acciocchc il tuttorefifta al tempo il
piu che fi polTa . Obbligo pofcia del Pre-
fidente alTArchivio fi e di vegliare , per-
che fieno folleciti i Copifti a regiflrare i
Rogiti fenza fame maffa . E debbonfi fce^
gliere a quefto ufizio per Tone, che abbia-
no bel carattere , e fcrivano fenza abbre-
viature . Fa venir la rabbia il vedere ,
come ne'SecoIi pafTati i Notai fcrivelTerQ
con caratteri fcomunicati e con tante ab*
breviature . Da una fola parolamale fcrit<«-
C c 2 ta
404 Capifolo XItK
ta o male intefa puo dipendeie 1' efitd
d' una Lite . Sopra tutto dovrebbe , chi
gov'erna, credere cofa importaiite al Bene
e al Decoro di uno Scato il provveje, !o
d'ottimi Notai , e di ordinare fopra di
cio un rigoiofo erame . Anticamente noii
li ammertevano a quefto gelofo Uhzio fe
iion perfone Nobili , regolarmente elenti
dal fofpetto d' azioni difoiiorare , e dura
tuttavia talcoftLime in cjualche naefe . Ma
in fine tal qiialita non e neceilaria a quefto
impiego . Richiedeli ben>i , clie non vi iia
promofTo , fe non chi porta feco il concet-
to di perfona onefia ^ dabbene , e incapace
di mancare alia pubblica fede , che verra
depo^tara nelle fue niani . Non fi {qw for/e
veduti Falfarj o Adulteratori del la inente
de'TeQarori e Contraenti ? Oltre a cio
inde^.ii fono di tale impiego grignorantl ,
<^ioe coloroclie non hanno fufficientemente
iludiatc le Leggi coniiinl , e gli Statuti
del paele, ne fanno ftendere comperente-^
fnente le altrui intenzioni e volonta .
Chicdere a chi e pratico del Foro . Non
poca parte delle Liti vi diranno , che
precede da i garbiigli e daH'imperiziade'
-Notai 3 i quali non han faputo ben com*
prcn-
prencfere o ben' efprimere i fentimenti d|
chi fa Contratti , 0 di chi loro confida
i^ultimafua volonta. Vergogna certament?
e di q'le'paefi, dove alia rinfufa fi cieano
Notai lenza badare alle lor macchie paffate :
o a i poco regolati lor cofhimi , o al trop-
po limitato loro talento : non baftandp
gia, ch' elU fappiano ftenderc un Rogito
ordinario, copiiuo o imparato di pefo da
'i Formolarj fiampati . E pure tempi vi
furono { e forfe dura in qualche Luogo
il coftume ) che i Notai fi facevanoalla
rinfufa, e per un prcfciutto, da i Conti
Palatini. Cima d'uomini doveano ben'ef-
fere JMotai di tal fatta . Dee anche edere
regolato e non eforbitante il numero de'
Notai in un paefe i e cafe che i medefimi
manchino al tempo prefiflb da gli Editti
per denunziare , e poi prefentare all' Ar-
chivio i Rogiti da lor fatti , giufto fa-
ra, fe non adduccano legittime fcufe, di
fofpendere ad efll la penna . La poca at-
tenzione nella fcelta de' Notai in qualche
contrada , e Tindolenza in fofierire i loro
involontarj ed anche volontarj mancamen-
ti , non fa onore a chi governa e si pocq
cura il Pubblico Bene . Merita d' elfere
C c ^ lett^
4.66 Capitolo XXV.
letta una ben pefata Bolla di Papa i5r-
nedetto XI 11. in quefto propoiito ^ emana-
ta neir Anno 1728,
Chi poi de' Principi intende cio , che
J)u6 ridondare in Jorcredito e gloria, fa^
che gli ha da flare ibmmamente a cuore
il Governo e foccorfo de' Poverelli i si
perch^ cotanto premarofamente dallaLeg-
ge fanta 5 che profelTiamo, vienraccoman-
dato ad ogniino il fovvenimento de' bifo-
gnofi 5 e SI perche principalrnente fpetta a
i Capi del Popolo tanto Spirituali che
Temporali quefia cura . Ed oh che beli'
elogio per efli , ove fieno riconofciuti e
proclamati non folo come Padri del Popo-
Jo , ma eziandio come Padri in particolare
de' Poveri ! Ha dunquc il Principe da
promuovere o da confervar tutto quello,
che puo ridondare in Bene e vantagglo
della povera gente fuddita fua . Antichif-
fimo iftituto della Carita Criftiana fi e
Terezione de gli Spedali per li poveri In-
fermi , e per li Fanciulli efpofti . Non fi
moftrera Citta del Criftianefimo , ove non
ne fia uno almeno , ed aiTai piu ne mo-
ftrano le Metropoli e Citta di gran popo-
lazione. Londra , Citta di 51 flerminata
^0'
De pubblici <Anhivi e Not at ^ ec. 407
Popolazione, si provveduta d'Opereonc-
ceiiarie o utili ai Pubbiico (e da ftupir-
fene ) non ha peranche aiTai provyeduto
al bifogno d' elTi Panciulli . Merirano ben
quefti Luoghi Pii , cotanto alia Poverta
neceflarj , V attenzlone di chi governa il
Popolo 5 afEnche nc fieno ben' ararx^iniftra-
te le rendite , ben trattati i Poverelli , e
vi prefiedano folamente perfone di molta
Pieta e Prudenza , che non penfino anche
a fare U proprio intereffe fii quello de'
Poveri . Debbono flendere i buoni Principi
la fteiTii attenzione fu gli altri Luoghi ,
iftitiiiti dalla Pieta deTedeli in beneiizio
del povero Popolo , fia per alimentar gli
Orfani dell'uno e deli'altro feiTo, 0 Vec-
chi inabili , o Pazzerelli , o Incurabili,
fia per diftribuir Limofine a' Poveri ver-
gognofi 5 o alle Vedove e loro £gli , o
per dotare povere Fanciulle: con richicde-
re almeno una volta 1' anno efatta e fe-
dele informazione , fe fieno ben'efeguiti i
Capitoli di tali Opere Pie; fe fodd is fa tto
all' intenzione de' pli Fondatori o Teftato-
ri : che quefta non fi dee mn fenza qual-
che gran raglone alterare ; altrimenti dcCi-
itera la gente dalBeneficare i Poveri , al
Co 4 che
40 8 CapitoJo XXV.
the pure fi avrebbe da anlmar ciafcuno ,
Non c' e al Mondo iftituzione , regoJa-
mento, e ordinanza per bella che fia , la
quale non fia fempre efpofta alia declina-
zione e a gli abuli. Ne pur vannoefenti
da quefta duia penfione quelle, che rice-
rjofcono da Dio Toriginenella Chiefa fua
fanta . Ora pur troppo puoaccadere, che
nel maneggio de' Luoghi Pii , licconie
iivvertimmo di fopra , fi fieno a poco a
poco introdotti difordini in danno deTo-
verelli; che vi fieno fegrcte o paled ma-
gagne i che fieno traicurate le faggie Or-
dinanze d' effi Luoghi , e mahrattati i
Poveri . Gran vergogna fempre farebbe
d' un Governo, che non vi appreftafle ri-
medio . Anzi s' avrebbe ogni di piii a
penfare di migliorar quivi le cofe , affin-
che chi vuol pure impiegare il fiio in
vita o in raorte in bene delTAnima fua,
e fa qual gran merito prello Dio prov-
venga dalla Lirnofina : al vedere si ben*
ammini(}rato il patrimonio de' Poveri ,
s' invogli di concorrere anch' t^\i al loro
follievo, come fi ufiva ne' vecchi tempi.
Similmente gloiia e di un paefe, dove
r attenzioue del Principe fi ftei.de a proc-
curar
De pubbUci \/irchivi c Not at ^ ec. 409
eurar tutti i mezzi pofTibili , perche la
povera PJebe abbia da lavorare , e da po-
terfi guadagnare il pane colle fue fatiche ,
mafTimamente neir Arti della Seta e della
Lana , come abbiatn detto di fopra al
Capitolo Decimo fefto . S' ha ancora ne
faggi Governi da aver Tocchio a i Men-
dicant! validi 3 cioe a colore che dati alia
plgrizia , ancorche per la lor fanita potef-
fero procacciarli il vitto con qualche me-
ftiere , o colle fatiche delle lor biaccia ,
pure prendono il dolce partito di limofina-
re, con adoperar fovente la mafchera di
varie fimulate infermita . Ho parlato ab-
baftanza di codoro nel mio Trattato della
Carita Criftiana ; ma giova il ri cord are ,
che cofloro , come triiffatori delle ruglade
della Pleta de' Fedell , non fon mai da
comportare , ne s' ha da permettere, che
rubino le Limofinegiiifiamentedovute a i
veri Poveri invalid! : alia protezione e
difefa de' quali c fpezialmente tenuto chi
goveina . Nel Codice Giuflinianeo vi ha
Legge affai forte contro di quefti maliziofi
infingardi . Anche Innocenzo XII. cioe
quel Pontefice d' immortale memoria per
tante fue gloriofe azioni , neIJa BolJadeir
ere-
4IO Capitolo XXV.
erezione dello Spedale de'Poveri invalidi,
efpreire il fuo zelo contra di coloio , i
quail 5 ( '^ ) ^^'^^ efsmdo In^oalidi , f ci'e
ricujando o ne pitr proccurando di guadagnarfi
il viito colic proprie jatichc e coW induftria
fecondo la loro abilita , avran piu tofto vo-
luto men are una vita oziofa e men die are :
con ordinare percio al Vicario Generale
di Roma (b) rifpctto a i ramdicanti entro
k Chiefe J o fit le ports ^ o ne'porticalid'efsc y
e al Governatore di Roma ( c ) in rigitardo
a i mendicami per la medefima Citta &€.
cbe item pofti in Prigione , e Ji punifcano
con pena di care ere ad tempHS , d' ejilio , e
con altre pene ad arbitrio ; e che Si /' una
€he faltro jacciano il pojjibile , affinche qu^-
fta razza di mendicanti fia cacciata affatto .
Altre
( ^) Bulla XXXVIII. Innocentii XII. §. XXI.
invalid! non exijlentes , feu alias proprio labore &
induflria juxta fuam aptttudinem viBum acguirere re-
cufantes , feu non exquirentes y deftdiofam vitam agere
ac mendicare maluerint,
{ b ) Ibidem : quoad mendicantes in Eccleftis ,
earumque Portts vel Porticibus .
i c ) Ibidem ; quoad mendicantes per eamdem Ur-
hem &c. Hujufmodi mendicantes carcerandos , & p<Xr
Tiis carceris ad taapus , exfilii , aliifque eorum arbitrio
coercendos curare; & ut hujufmodi mendicantes pror-
f^s climinentur , fatagerc .
Vc* pubbUci xy^rchivi e Notai ^ ec. 411
^^Itre provvifioni e pene fi leggono quivl
contro i Vagabond! , peiione leaipre por~
tanci la prefunzione di manipoiatori
d' iniquita o di falii Poveri . In queito
juolo debbono cntrar colore , che lotto
Home di Pellegrini vanno continuaineiite
girando dall' un lato air altro dell' Italia,
e finito un corfo ne incoininciano un' al-
tro . A chi per vera divozione va in pel-
legrinaggio , ben conipartito e i'ofpizio e
il vitto ne gli Spedali a cio deputati ;
ma per chi a motivo folamente di bir-
banteria porta il bordone , ed ofa ancora
limofinare per le Citta , liccome fcioc-
chezza e dar loro ricovero e aiimento ,
cosi giuftodee dirfi il ributtarli ; e tanto
pill peiche in loro cade fofpetto d' effere
perfone malviventi . Flnalinente debbo
chiamar beate quelle Citta ( poche fono
in vero ) le quali non altro gafHgo pof-
fono dare a falfi Poveri , a gli O/ioli e
poltroni , e a i Vagabond! , che q ello
di forzarli a lavorare e a guadagnani
onoratamente il vitto , avendo Conlerva-
torj appofta per quefto e manifatture , la-
vori , e fatiche da impiegare afT ifTma
gente , Perclocche fe mai ii puo , noa
s' ha
4 1 i Capitoio Xiy.
s' ha da efillare cofloio , ma corrcgerli
ed obbligarii a mutar vita . Ho vediuo
la prigioiiia e \\ pane e 1' acqua far de'
mirabili effete! di converfione ; e chi s' e
meiTo fuJJa biiona ftrada , ringraziar po-
Icia chi T aveva addottrinato con queRo
ngore .
C A P I T O L O XXVL
Dt i pMlici omfti Giuocbi .
IL tenere oneH-amente allegro 11 fua
PopoJo 5 ben Hce chiamarlo lodevol
Maflima di buon Governo. Qiie' Principi
niifimtropi, che non fanno ridere , e non
vorrebbero , chc ne pur gli altri ridefle-
ro 3 ignorano una delle maniere di farfi
amare da' Sudditi fuoi . Certo c , chc fi
vuole In primo hiogo la gente laboriofa,
applicata alle fue Arti e faccende , e nc-
mica deir ozio . In fecondo luogo fi dee
non folo permettere , ma moftrar' ezian-
dio piacere , che fucceda alhi fcrieta I'al-
legrezza , e che la gente goda qualche
alleviamento alle fiuiche . Di qiieRa al-
ternauva di efercizlo, di ripofo , e d' aU
leg r 14
De i piihhlici onefti Giuochi . 41^5
Jegria non meno il Corpo che 1' Animo
ha bilogno per vivere fano . Solamenre fi
c/jge J the i Divertimenti (ieno onelH , e
non fieno troppo frequent! . V ha delle
perfone , le quali ad altio non pcnfano 5
che a divertiiTi ^ paiTando fempre da un
'Piacere ad un' alcro , e credendoli nate
ibiaraente per iflar tuttodi in gioie e io-
iazzi : fe pure li puo parlarc di di , per-
che quelle ordinariamente fanno piii fer-
vir le notti che il giorno al traffico delle
loro geniali ricreazioni . Qiiefto Epicu-
reifmo e divenuto la moda in qualchc
paefe , fenza badai*e , che di piu non ci
VLioIe per rendere effeminati gli Uomini ,
e per corrompere anche i buoni cofturai .
fe in bocca di perfone obbligate dalF eta
matura ad aver fenno , e maflimamente
fe Padri e Madri , altro non li fente fe
non che Bifogna divertirji e poi Divertirjii
MalTima si fmoderata , e si cattivo efem-
pio, puo effere la rovina della tenera ed
inefperta Gioventii . Mi fia permelTo il
far qui da Laudator ttmporis aBi ; ne dico
gia de i tempi precedenti al Mille e fe-
cento 5 perchc non fon da paragonare co'
fuffegu^nti nella bonta de' Coftami .
Sola-
414 Capitoh XXFL
Solamente intende di dire , che quantun«'
que io creda migliorato di inolto il Se-
Colo prefente rifpetto a gli anrichi : pure
indubi:ata cofa e, che prima della venu-
ta in Italii di certi Oltratiiontani ( fu
cio nel principio del prefente SecoIo)coa
piu rifparmio fi attendeva alle ricreazioni .
PafTavano i Nobili prudenti tutta la gior*
nata ne'loro affari ; le Donne onefte e fa-
vie ne i lor Livorieri 5 riferbandoper qual-
che era della notte il ricrearli . Pero men
frequent! erano allora le Converfazioni , e
il mifcuglio delT uno e delKaltro feffo ; e
il Giuoco divertiva, ma non incomodava
mai di troppo la borfa . Vennero gli Stra-
nieri , niaeftri del be! tempo , e fecero de'
buoni alHevi in nlcuni Luoghi . Preffo gli
aotichi noftri la parola InWznsi Divenimen^
to e Pivertifsemcnt Francefe , flgnificava il
divTrtire per qualche difcretto tempo I'Anl-
mo dalle applicazioni ferie e il Corpo dal-
le fatiche . Tale era nnche il fenfo dxRi-
creazione ^ e di Solazzo , Duraqucftoligni-
ficato tuttavia prefTo tanti Uomini faggi*
che fi gloriano 6.\ vi'^tvt Moribm ^ntiquis .
Cosi praticano ancora tante faggie Donne
SI Nobili. che Cittadine 5 Je quali impiega-^
no
De i pMUci onefti Qiuochi, 41^
Ko la maggior parte del giorno ne i lor
lavorieri , e prendono pofcia coUe dovute
mifure qualche Ricreazione . Non cosi le
Scimie de i coftuml Oltramontani . II Di-
vertimento y che era un fuffidio, s'e con-
vertito nel principale, anzi neH'unico im-
piego della lor vita. Per effe lo ftare un''
ora fenza Converfazione 5 fenza Giuoco,-
fenz' altra forta di Piacere, vien ripurato
un dimorar i^IIe fpine . Qua e Ja precio
corrono i cacciatori de' bei pafTatempi a
divertir F altro fefTo e a divertirli . Uno
de'gran penfieri di quefta gente (i e quel-
le di penfar fempre a nuovi fpafli e tra-
flulli . Che fe voi volete cavare una gran
rifata da certe perfone , leggete loro il
ritratco della Donna forte, cioe aiTennata ,
lafciatoci da Salomone , e farete fervito .
Niun c'e, checontenda a chi vive nel
Secolo ( e con qualche proporzione ancora
a chi e fuori del Secolo ) il ricrearfi , e
il rallegrarfi 5 purche difcreta fia la taffa
e dofe de i Divertimenti . Perclocche chi
non refpira fe non Piaceri ed Allegrie,
difficilmente perfuadera, chenonfieno cor-
rotti i fuoi coftumi : ed e certo , che la
fua non puo dirfi vita da veroCrifliano^
quand*
41 6 Capitoh XXP^L
quand' anche ad un per uno fofTero onefli
tutti i 5oIazzi luoi . Peggio poi , fe ne
gli fteffi Pairatempi ii deiideraffe TOnefla ,
comene i Giuochi grofTi di Carte e Dadi,
che pofTono tirani dietro deile brutte con-
fegLienze ; e in certe Conveiiazioni , Ve-
glie, e Giuochi chiamati ingegnofi, dove
ha luogo la DifTolutezza , e Ion da ^\x^
traffici o palell o copertl della Difoneftii .
Oltre a i privati palfatempi v' ha i Pub-
blici , i quali ogni faggio Principe dee per-
mettere , godendo , che abbia 11 Popolo
con che divertirfi , perche ancor quefta e
fra r arti di tenerlo contento . Si fa quel
che faceva Augufto a i fuoi tempi , per
incantarc e aver dalla fua il Popolo Ro-
mano . Q^iel Principe intendeva egregia-
mente Tar e del navigare . Purche concor-
rano in Divertimenti tali le condizioni fud-
dette deirOnefta e dellaRarita, non dee
il baon Governo Secolare vietarne I'u fo .
Cosi e il tempo At\ Carnevale , le Com-
medie o pubbliche o private , T Opere in
Mafica 5 ed altri Spettacoli , il Ballo , e
Canti e Suoni . Dift la Rarita . Daper-
tutto il H^ Quid Kimis s'ha da offer vare
comeingrediente di troppa importanza , e
maf-
De i pubhiici omfli Giuochi . 417
mafTimamente qui . Perciocche non v' ha
eoia 5 che maggiormente poteffe depravare
un Popolo 3 o Inervare gli animi della gcn-
te , che ii permetterle non diro d' eiTcue
tuttodi 5 ma d'eflere fpefTo in fefta e tri-
pudio . Le applicazioni alio ftudio delle
Lettere , e del Negozio , Tefercizio di tut-
te le Arti , T amore all' Induftria e alle
fatiche , fon gli alimenti necelTarj ad ogni
Repubblica : fenza di quefti effa in breve
precipiterebbe in rovina . Chi dunqae vo-
lefTe afsaffmarla 5 altro non occorrerebbe,
che nudrirla di Spadi, Delizie, e Pafsa-
tempi 5 ed avvezzarla a far nulla : al che
facihnente s'accomodano non pochi della
fconfigliata Plebe , prevalendo fov^ente il
piacere de i Divenimenti a gli altri riflef-
li della Cofcienza e della Pi udenza , a cui
e tenuto ciafcuno pel mantenimento delle
proprie Famiglie . Oltre di che i Piaceri
del Mondo fono in credlto e toccano il
cuore 5 fe arrivano di rado : I'ufo fover-
chio ne fminuifce , o ne fa perdere il gu-
fto. Percio i faggi Legislatorihan limita-
to ad uno o due Me(i il Carnevale , ne con-
cedono fe non rade v^olte Fuori di quel tem-
po le pubbliche Danze , e fimiii altri Sol azzi.
Dd Ab-
41^ Capitolo XXri.
Abbinm ricordato , che ne' Piibblki
Divertimenti ha fempie da intervenire
rOnefta. Pure convien fame di nuova
menzione , perche purtroppo il Teatro
Italiano ha qui bifogno di non lieve at-
tenzione : e mi Ti perdoni , fe torno a ri-
toccar quefto qunto . 11 fine delle Corn-
media ( fpettacolo fommairente dilettevole
pel Popolo ) avrebbe da effere quello di
correggere , col fariidere, i difetti e co-'
ftumi Itravoiti Popolari : il perche le Com-
medie ben fatre egualmente pofTono fervi-
re di diletto e di utilita a gliSpettatori.
Or che fa rebbe , fe qiieflo Teatrale Spet-
tacolo oper>iffe tutro ii contrario coll' in-
fegnnre h Difonefta ed altriVizj, e con
lodare le azioni mcritevoli folo di biali-
nio ^ Ufarono gli nntichi Romani delle
Commcdie ben lavorate , e pur molto li-
cenziofe . Altie n' ebbero affatto buffb-
nelche e piene di laidezza , prive benclpeflo
di regolato Intieccio , e che poteano chia-
marli iin mifcuglio di Lazzi rnalamente
cuciti infieme . Si le une che le altre ne'
due precedenti Secoliil^ ravvivarono ful
Teatro Italiano \ e fpezialmenre ne' pub-
blici Teatriprefe gran piede , e non poco*
ve
'Oe i puhhlici oncfti Giuochi^ 419
ve lo ritien tuttavia la Commedia plena di
buflbncrie, ingegnofc talvolta , ma fpeflo
groffolane, inlipide, e contrarie aU'onefta ,
ancorche di tutto fi vegga fghlgnazzare
la ftolta Plebe . O fieno dunque lavorare
ful buontoino le Cominedie , o fieno me
ramentebuffonefche, e compofte d'infilzati
ridicoli aVvenimenti , furberie , e goffag-
gini : ragioa vuole , che i faggi Principi
dieno ordini rigorofi , che non fi rappre-
fentino azioni , o fi lacciano raglonamenti ,
o fi fpaccino equivoci , che contengano
Difonefta , e fianocapaci di corrompere i
buoni Cciiiimi . Si puo far ridere fenza
cotanto ftomachevoli merci . Ma per rae-
glio afiicurare i! Teatro da quefii contra-
bandi : ripeto, che migliore ripiego fareb-
be , che dd generofo Principe fi facefFero
compoire da chl ha la ccnvenevole abillta
( iono qiiefti ben rari in fomigliante nie-
IHere : pure fe ne potiebbero trovarc )
delleConimcdie infieme piacevoli e rnora-
te; o almeno fcegliere fra le giacoiitpofle
da gl'Italiani, Franzefi , Spagnuoli , ed
Inglefi quelle, che flu \\ credono arte ad
emendare le perniciofe e le ridicole Paf-
fioni del Popolo . Non ci mancano valenti
D d 2 e ze-
■420 Capitolo XXVL
e zelanti Uomini , che fu i facri pulpiti
difendono e promuovono il Regno della .
Virtii 5 e ci dipingono gli fconci mali
efFetti del Viz-io . Le ben fatte Tragedie
e Commedle potrebbero anch' eiTe divenire
utilififime Prediche pel Popolo ; e tanto
pill efficaci per conto delle ultime , perche
il Ridlcolo e una fpada piii acuta e pene-
trante deir akre. Pregio ancora puodirfi
di qucfta forta di Divertimenti Teatrali
il poterne godere anche la baflTa gente
per la tcnuita del pagamento : II che non
^sWZZ^Aq^ nelle Opere in Mufica cotanto
difpendiofe , Ic quali riefcono anche dan-
nofe ad uno Stato , allorch^ non tirano piu ,
o almen tanto di danaro dal di fuori , quan^
to c quelloche ne eftraggono i Mudci e
Ballerini flranieri , giacche quefti oggidi
vendono a s'l fmifurato prezzo i lorcanti,
fuoni , e balli, e truovano corrlvi ad ac^
cordarglielo . Mirabilmente ancora giova-
no a diffondere I'allegria nel Popolo altri
pubblici Divertimenti e Spettacoli , foliti
a farfi o dal Principe o dal Popolo in
certi glorni delTanno, come le Corfe de'
Cavalli , le Gioftre , i Carofelli , le Mac-r
chine di Fuochi artifiziofi , le Regatte &c,
Per--
De i piihhlid onefli Qiuochi . 411
Perciie di quefti Spettacoli puo godere
anche it Popolo fenza fpcndere , piii At
gli altri eziandio eflb nc feme piacere 5 e
poi tutto contento fe ne torna a cafa ^
fervcndo la mernoria di tali fefte di un
faporito companatico alia povera menfa
della maggior parte d'elTo Popolo. Certo
e 3 che ffa le maniere di farfi amarc da'
fuoi Popoli i Principi faggi nonhannoda
trafcurar quella di tenerli in alcune parti
deir anno oncftamente allegri , fia col dare
de'pubblici SpcttacoH e Divertimenti , fia
col permettcre eerti onefti PafTatempi >
che il Popola fa proccurare a fe fteflo *
Altri abufi poi ci fono , che feco piia
portare , e pur troppo porta la liceoza ed
allegria del Carnevale . Parte anche d'efli
fi vede riprovata e detcftata dal noftro
zelantilTima Pontefice BENEDETTO
XlV. in una fua Circolare a i Vefcovi
delloStatoEccleiiaftIco . E pure non ha if
fanto Padre voluto flenderfi all' altre cor-
ruttele di que' parti colari tempi . Non en^
trer6 ne pur' io in quefte particolarita,
baftando a me di ripetere , doverii defide-
rare e proccurare per quanto fi puo, cheJ
Taftkre della Religionc non patifca nel per-
D d 5 met-
42 5 Capitolo XXVI.
Iiiettere i pubblici Solazzi : benche fia
a/Tai difficile , che laiciaca la briglia al
Popoio 5 egli non cada in eccedi . I Taggi
banditori della parola di Dio hanno qui
da ab.are la voce: ed appartiene anche a
\ Principi il concertare colle Popolari alle-
grie 5 per quanto mai li piio , la pubblica
Onefta, e il rifpetto alia Religione . Me-
rita lode il loro zelo . Pur troppo I'anno
che maljgne erbe producano cosi viftofl
ed ameni prati - Si Ton vedute fin TOperc
in Muiica , una volta ferie , declinare in
buftbnefchi fuggetti , non diverfi dalla
Conimediaplebea , O pure al ferio argo-
mento d' efle fi fono aggiunti difonefti
Intermezzi . Ma perciocchc tutti i pub-
blici SpafTi , che un faggio Principe puo
permettere , tali fono , che ii pofTono pren-
dere ienza offefa di Dio , fia pel Teatro ,
come per le Mafchere e Danze ; percio
il Secolar Governo li fuol concedere con
riflettere ancora , che non fi puo preten-
dere nel Popoio la fanta vita e perfczion
de' Clauftrali . Il punto fta , come difli .,
Teligere in ogni pubblico Divertimento e
Solazzo , e in ogni anche privata Rau-
nanza di perfone una tal Moderazione,
che
Ve i puhhlici one ft i Giuochi , 423
die non fi fcrediti la Yirtu e U buon
Coftume , ne s' infegni e molto men fi
pratichi il Vizio . Dilfi de'CIauftrali : ma
mi conviene ora aggiugnere , efTervi per-
fone di molto fenno , all' occhio delle
quail fa un brutto vedcre , la cotanto
dilatata licenza di alcuni non pochi Chio-
ftri 5 dove fi rapprefentano Traeedie e
Commedie , per dar' anche fpado al Po-
polo 5 die a gara vi concorre . Non e
mai veramenteentrata ufanza tale e liberty
ne' Monifteri e Convenri , dove abita una
modeftia ftablle e un'efeinplare morigera-
tezza; ma in altii non pochi pofTi am tro-
vare , die clii ha rinunziato a i Solazzi
del Secolo , torna a i medefimi , ne fi fa
fcrupolo alcuno di rapprefentare amoreg-
giamenti e tenerezze fra V uno e 1' altro
feffo, e di comparire con abiti Donnefchi
in Teatro ( il che troppo indecente ad
Uomini Religiofi i] dee confeflare ) e di
fpacciar anche merci proibite in qualche
allegro Intermezzo, con renderfi poi lidi-
coli e dllegiati prefTo gli Spettatori Seco-
lari . Il Chioftro e , o dovrebbe effere
Teatro di penitenza e di ritiratezza , e
/j^ecchio d' ogni Virtu al guardo de i
Dd 4 Po-
4 14 Capitolo XXJfl.
PcpolWi . Puo efTere , che i Saggi fuddetti
bramaflero bandita affatto da i Chioflri
una licenza tale , che certamcnce per tanti
StcoW non avea mefTo il piede in queTaeri
Luoghi . Ma almeno e da credere , tale
efTere la loro intenzione , cioe che potendo
competere anche a i Rcligiofi qualche tem-
po di ricreazione , ficcome decentementc
nonpofTonocglino, nc debbono inrervenire
a certi Divertimenti de'Secoiari , cosimol-
to pill debbono guardarfi dal darne efli al
Popolo de i poco convenevoli al Decoro
e alia Religiofita del loro ftato , e dal
cercare plaufo con tali Rapprefeotaziont
da chi folamente dee concepire venerazio-
ne per efli, e pel facro Abito loro.
CAPITOLO xxvir.
Delia. Caccia e Tefca , e come s' abbia
a permettere , o proihirt ,
D^L Gius della Caccia si per li qua-
druped! che per gli uccelli , e della
7e/c^ > han trattato alcuiii T heologi e varj
Legifti 5 fra'qiiali fpezialinente Seoaftiano
de' Medigi Italiano 5 ed AharueroEritfchia
Te-
Delia Cdccid e T^efca ^ ec 425
Tiedefco . Truovanfi raccolti tali Autori
nel Corpus Juris Venatorii ftampato in
Lipfia neJr Anno 1702. Per quelle chc
appartiene al prcfente mio iftituto , altro
non ricordero io 5 fe non quello , che con^
viene al buon Principe e alia Felicita del
fuoPopolo in quefto propofito . Non e gia
lieve cofa T abufo , che in alcunl paefi ii
puo ofTervare o pel troppo rigorofo divie-
to della caccia , o per 1' eccelfiva perraif-
fione dellemedefima. E primieramente che
il Principe godendo qualche Bofco o te-^
nuta di Beni fiioi proprj ed Allodiali ,
rifervi con bando il Gius della Caccia per
ufo fuo : ognun tofto lo riconofce per
giufto . Ma s'egli vorra ftendere tal proibi-*
zione anche fopra gli Allodiali de'Sudditi
fuoi ; fe vorra concedere quefto diritto
anche a' fuoi ValFalli nelle dipendenze de'
loroFeudi; allora ad un Principe amante
del fuo Popolo s' hanno da rapprefentard
le feguenti olTervazioni . Cioe il gran dan-
no, che ne puo provvenire airAgricoItu-
ra 5 di cui pure tanta cura abbiam vedu-
to, che dee profeffare ogni buon Gover-
no . In SI fatte bandite noi trovereroo tal-
voltavictato il lev^re lemacchie; Io fter-
par^u
42 5 Capitolo XXV 11.
pare dietro a i fofll \ ii tagliar'alberi nelU
fua felva; ii fegare i prati al tempo debi-
to; il mandare il beftiame al palcolo ful
fuo, fe non quando piace a i Soprinten-
denti delle Caccie, per timore che Ii fcon-
cino r uova e i piccioli de gli uccelli .
Peggio poi avviene , qualora volendofi nu-
drire Cignali , Cervi , Daini , e Caprioli
in bofchi non cinti o di miiro o di ftec-
cati di legno , fi lafcia a tali beftie la
liberta di fcorrere fuori ne' feminatialtrui,
e con divieto d' ucciderli . Certo e , che
il Principe cio permetrendo , e non rifa-
cendo i danni , pecca contro la Legge di
Dio . Ho io pill volte udito i fieri lamenti
di molti Parmigiani a cagion del Bofco
di Colorno : Bofco lungo circa tremiglia,
in cui gli ultimi DtichiFarnefi , tuttoche
buonifiimi Principi , non Ii facevnno fcrii-
polo di tenere una fterminata quantita di
Cignali . Per piu miglla d' ogn' intorno fi
ftendeva la defolazion caglonata da tante
beftie , che ufcendo del bofco faceano da
padroni nelle campagne vicine ed anche
lontane . A nulla fervivano le grida del
Popolo per cosi eforbltante aggravio ; e
guai fe alcuno aveffe ofato di non rifpet-
tare
Delia Caccia o Tefca , ec. 427
care aflalfini tali , che leco portavano il
2\lo/i me tangere , quia Trincipis fum . Noa
/i pote levar di tefta a niolte di queile
danneggiate peiTone, che V eflere venjca
meno quella infigne Principefca Famiglia,
ed ite in rovina le DeJizie di Colo mo , e
parte di quel bofco , foffe un colpo delT
ira e giuftizia di Chi governa ii tutto ,
commofTa dalle tante maledizioni di chi
vedea le fue fatiche e rendite dilapidate
da chi appunto avea robbligo • di proteg-
gerle e difenderle . In oltre lappiamo ,
quanto male inferifca a gli Orti la molta
copia delle Lepri , e quanto riefcano eile
nocive in tempo di neve alle tenerepian-
te de gli aiberi fruttiferi . Oltre a cio
tante pene impofte e tanti procefii , che in
alcun Luogo ii fanno per cagion della
Caccia yietata , o de i Cani contadinefchi ,
un grandiflimo fconcerto producono per le
^miglie de'Villani , e per confegiiente alia
tantoneceffaria coltura delle campagne. lo
taccio il danno , che ad efli provviene,
allorche fono comandati a rafteL'ar ne'
bofchi e nelle campagne il felyaggiifme
per Ii Cacciatori , perdendo effi in qa -llo
le intere giornate, e talvolta nel biiogno
mag-
'42 S Capitolo XXrlh
maggiore dellefaccende rufticali. Ndn piio
mai eiTere, che un Principe, nel cui ctiore
abiti ramor vero del fuo Popolo ^ e la
paterna Clcmenza, permetta limili aggra-
vj , e comandi tanti rigori . E' egli mai
di dovere, che il piacere di poche perfo-
ne abbja da coftar tanti difpiaceri e pregiudi-
2j ad un'intera univerfita ? Non v'ha dub*
bio : ogni volta che viene bandita ( fuor-
che ne'propf j Allodiali ) unaCaccia, s'im-
pone una Gabella al Pubblico j e quefta
grave per li danni , che ad elfo nepofTo-
no derivare ; e quefta talvolta ingiufta ,
perche in fine ogni perfona ha dalle Leg-
gi della Natiira diritto di difendere i pro-
prj beni da chi vuol danneggiarli .
Che poi fi poffa giuftamente vietare la
Caccia di certi uccelli , rfegolarmente ri-^
ferbati per le menfe de'Grandi , come fo-
no i Fagiani , le Pernici , e le Starne : non
mancheranno ragioni e convenienze , cbe
lo perfuadano . Ma che fi giunga fino a
prohibire quella d'ogni alrro uccello ; que-
fla puo chiamarfi un' infoffiibile indifcre-
tezza . Anzi richiederebbe il Pubblico Be-
ne tutto il contrario 3 cioe che fi animafle
la gen!e a far la ^uerra a tanti ticcelli^'
nari
Delia Caccia e Tefca . 429
oati folamente per danneggiar le Campa-
gne , come Storni , Merli , Tordi , Gazze 5
Pafiere , ed altri . Noi non vi facciam xi-
fleffione, perche avvezzi a iafciar viverei
yolatili a modo loro : pure chi efaminera
ben I'affare , trover^ , che noi troppo buo-
namente foffriamo in cafa noftra de i La^
dri 5 lautamente viventi alle fpefe noftre,
con recar danno quotidianamente a i fe-
minati , alle vigne , e a i frutti della Cam-
pagna . Ofservate le fole Pafsere : oh quan-
ce ne Ton Je fchiere e in ognl paefe ! Al-
lorche {i femina , allorche \\ Grano fa il
latte 3 o pure e maturo , e cosi jl Miglio :
eccole tutte congiiirate a rapirne quel che
pofsono o a guaftarlo . Le Gazze anch'elle
fanno buon convito fulle pannocchie del
Frumenrone , Poco , e vero per volta fe
ne prendono : aia mettendo infieme qucftj
tanti pochi , ne rifulta un totale di gran-
diillmo danno . Oltre di che infeftano i
nafcenti pollonie i frutti, tofto che indi-
nano alia maturita; e fi beccano tanti fe-
mi deirErbe , che pur gioverebbero afsaif-
iimo confervati . Altri uccelli , che vivono
di Grano , appcna feminato Jo fcavano
dalla terra con diftruggere in un grano
al-
43 o Capita Jo XXV 11.
almeno una fpjga , che da effo nafcereb-
be . Nel Veneziano da i piu diligenti
Offervarori fi calcola, che le P^flere folo
in diverfi tempi portano via la Dodicefima
parte del Raccolto . Chi duiK]ue s'imma-
glnerebbe mai , che ci fofleio paefi , ne'
quali fofTe delitto di perieguitar quefli
pubblici Ladri ? E pur ci jono . Che fe
talun diceife 5 ch§ in que* nnedefimi paell
pagando fi ottien facilmcnte la licenza di
andare a Caccia , reftera fempre da pro-
vare , come quefta non (ia una fconvene-
vol botrega . Avrebbonli piu pofto a pa-
gar le perfone , affinche liberafTero Ic
Campagne da quefti affaffini , come fi fa
con chi uccide i Lupi , Je Volpi , cd al-
tri animali nocivi ; fcbbene in qualche
Luogo ne pure e permefTo a andare i^n-
za. la licenza a caccia delle Volpi .
Ora che e qui da diie.^ Noi non pof-
fiam negare, che il Principe pofia giufta-
mente interdirc al balfo Popolo il portar'
Armi da fuoco , e il valerfene per la
Caccia J a cagion de'molti difordinl, che
potrebbero intervenire per Tufo univerfale
cd illimitato d' armi cotanto pericolo/e .
Ma perquelio che riguarda il cacciare con
re-
Delia Caccia e Tefca ^ ec. 431
reti 5 con vifchio , con lacci e trappole 5
trattandofi d'uccelli non riferbati al Prin-
cipe 3 o ii dovrebbe permettere ad ognuno
per quel diritto naturale , che compete ad
ogni Uomofopra i quadruped! ed uccelli
non efiftenti in dominio di alcuno , o
almeno s' avrebbe a concedere, come un
privilegio a chi tien dell' Api , o coopera
in qualche altra fingolar maniera a i van-
taggi del Ptibblico, fenza volercavare da
cio una contribuzion di Patenti . I faggi
Vencziani permetrono a chichelTia quefta
Caccia innocente Tenza Tarchibugio . I
Padroni de'carapi fomminiftr^ino le reti a
lor Contadini , e ne ricavano un terzo
della preda . Raccontafi di un Podefla
della Citta di Trivigi . che comparendo
davanti a lui un Villano , a cui era ftato
tolto lo fchioppo 5 perche fu colio con
e/To a Caccia (che quefta e la Tola pena )
gli (cct quel prudente Mini/iro una fo-
lenne bravata , e pofcia il rimando colla
reftituzion di quelT^irme . Interrogato. del
percl)e li foife contenrato di si poco ,
rifpofe: Gajlighere/hvoi ^ chi anejfe la vir^
til di Jojpendtre in aria t di difperdere la
'Gragnuola "i E cio per la coniiderazion di
tan-
432 Capltoh XXFIL
tanti danni ^ che i-ecaao gli uccelli alle
campagne . Ne fuflifte , che la gente di
contado con si facta licenza troppo fi di-
ftraerebbe dalle necefsarie faccende deir
Agricoltura . Abbiamo 1' efempio in con-
trario per gli Stati della Repubblica di
Venezia, dove gran caccia fi fa d'uccel-
lami , e non ne rifente pregiudizio lacol-
tura de' campi . L'ufo di farle e quando
s'ha dell'ozio , e ful far del giorno , o la
fera , o pur la notte . V'ha de'paefi , che
per la lor politura fcarfeggiano forfe d' .
uccelli : altri aH'incontro ne abbondano ,
fpezialmente dove e il pafsaggio d'efli o
neirandare o nel venire da i climi caldi .
Ma niuno forfe v' ha , che non fofFra il
guafto delle Pafsere , de gli Srorni e d'al-
tri fimili nocivi augelii . S' avrebbe da
premiare , ficcome dicemmo , chi fi ftudia
di fcetnarli . Almeno s'ha d' aver caro ,
che da tal divertimento tragga profitto U
povera gente con vendere i prefi uccella-
rni 5 c fuppiire con cio a i pubblici ag«
gravj . Campagne ci fono , dove le migliaja
di Lodole cantano le loro ariette in aria,
e dolcemente fi nutrifcono piombando in
terra, fenza che alcuno ofi di toccarle .
Noi
DelU Caccla e Tefca^ ec. 433
Koi ftolti ingrafliamo i noftri augelli ;
per mandarli poi ad altre comrade , dove
colla prefa d' effi buon guadagno fa la
gente piii accorta . lo fo d' un pacfe,
dove pure non e grande V abbondanza
delle Lodole, e nondimeno colla Caccia
d' eile molti Contadini fi fono arricchiti .
Quanto alia Tefca , non concorrono gia
ne' Pefci le perniciofe qualita da noi oC-
iervate nelle varie fpecie d'animali felvag-
gi e di augelli , che infeftano le campa-
gne. Queir innocente Popolo fi raantiene
fenza danno alcuno de gli Uomini e delle
lor terre . Vero h , che alcuni d'eflfj fanno
gran guerra fra lore , e vivono fol di
rapina. Ma iiccome la Divina Providenza
ha congegnato in inaniera le cofe , che le
Fiere micidiali fieno poco feconde , affin-
che troppo non fi raoltiplichi la razza lo-
ro in pregiudlzio dell' Uomo : cosi ha
fatto, che la fecondita deTefci innocent!
iia incredibile, e per lo contrario riftrctta
aflaiflitno quellade' Pefci divoratori .Ognun
fa 5 che non e lecito 11 pefcar nelle Valli ,
ne i Laghetti , e nelle Pefchiere de' par-
ticolari padroni : ma nel Mare e ne' pub-
blici Laghi e Fiumi dovrebbe cfferc per-
E e mefTo
4J4 Capita h XXFlL
ttiefib il farlo , perche que' Pefci nort
fono in dominio alcuno . Pero nel faggio
Governo de'Signori Venez.iam , e in al-
tri paefi vien permeiTo il pefcare con reti
e nafTe ; c cerrarnente proprio dt buoni
Principi dovrebbe efTere il non far fuo
cio , che c del Pubblico , e il non ira-
pedire qaeflo bel divertimento , e infiemc
guadagno al Popolo fuo . E cafo mai
che godefTero un' immemorabil pofTefTo di
vietare nelle Acque pubbliche T ufo delle
reti, farebbe almen di doveie, che i lore
Miniftri non vendefTero troppo caro Ic
licenze i altrimenti ii ritrarrebbe la gente
da un' efercizio, che torna in tanto pro-
fitto de' privati , e d^\ Pubblico ^itiXo ,
Ma qualunque fia la condizione dell'
Acque pefchereccie del Pubblico , non
s' ha mai da permettere , che chi vuoi
pefcare, uu Coccola od altre parte, onde
muojano o fi sbalordifcano i Pefci ; per-
che poco profitto ne ricava V Uomo , e
gravilTimo danno fi reca alia pefca. Olcrd
di che s' ha ben da efaminare , fe fia
vero , che i Pefci preli in quefta guifa
ii vendicano di tanta crudelta con dive-
nir cibo noeivo a chi ne mangia . Final-*
raente
Pelld Milizia. 435
inente non ha da elTere leclto a i PefcS-^
tori colle tantc lor manifatturc ne' Fiumi
d' impedirc il coffo llbero deU'Acque .
C A P I T O L O XXVIIL
Delia Milizia .
Ifogna ch' Ip lo confeili : mi fento
qualche ripugnani^a a parlare della
Milizia , perche quantunque fia quefta un.'
jftltuto utile ed anehe neceffario alia con-
fervazione della Reptibblica , pure a me
fembra una difgrazia Fobbligo di tenere
armati per difela 5 e molto piu il volerne
tenere per offefa. Y' ha chi ha chi^maro
Giiena divina la Peftilenza, quafiche Dio
faccia guerra a gli Uomini , allorch^ i*^
Pede infierifce in urt Popolo . Ma c"^ in
oltic la Guerra , che gli Uomini fanno
fra loro per ifcannarfi F un T altro ; e
guerra di lunga m.ano piu frequente deir
altre. Gran penfione del genereumano, e
penfione d'ogni Secolo , che e mai quefta!
Ora qua! Fcilcita puo maitrovarfi, do^^
danzano 1' arm! e il furor militarc ^ Col
farmi vivere lungo tempo Dio m' ha fatto
Ee 2 o vc-
45^ Capitolo XXV 111.
o veder co'proprj occhi , o intendere per
iicure relazioni, che flagcllo de'Popoli lia
la Guerra , non ranto per li mail , ch'efTa
inferifce nel fuo bollore , quanto perquel-
li, che reftano come appendici della me-
delima a cagion delle tante rovine de'par-
ticolari , e de i contratti Debiti pubblki.
II peggio (i e 5 che quefto Male puo dirfi
jnevitabile , perche mai non cefso ne cef-
fera I'Ambizione de' Principi , nome fi-
gnificante Tinnata lor voglia di conquifta-
re r altrui , e di slargare i confini del
proprio dominio . Sicche mirate il fiero
garbugllo del Mondo . Chi non haarmi,
fempre fi truova efpofto alle fuperchierle
e prepotenze di chi ne ha . Air incontro
chi ne ha , e fuggetto a molte pericolofe
mutazioni. Abbiam veduto Armate fenza
titolo e diritto alcuno far da padrone nc
gli Stati altrui , c taglieggiare con egual
rigore gl' innocenti Popoli non Sudditi
fuoi, come i Sudditi proprj. D*ordinario
ancora chi ha quefto gran prurito di far
guerra , non puo di meno , che, fe fa
piagnere i fuoi vicini , non faccia lagri-
mare anche il proprio Popolo colle molte
gravezze, con cfporlo all' efterminio ; /e
pre-
Delia Ait If Zi a . 437'
prevagliono i nemici i coa immolar tanta.
gente a quefta fua cara paffione , e ridurre
con tante leve di gente incolte le campa-
gnc . Frefchi ne abbiamo gii efempli nelle
ultime guerre . Di tanti giiai Ton , come
difli 5 primaria cagione le tefte non mai
conrente de' Regnanti . La Milizia poi , o
fia le lor foldatefchc , quelle fono , chc
efeguendo gli ordim fovrani , o per necef-
fita 5 o per barbarie , e ordlnariamenre
contro la mente de' lor raedefimi Signori ^
portano V infelicita a tanti paefi . Quello
ancora 5 che per lo piii veggiamo accade-/
re , quand' anche la fortuna s'accordi coU*
armi d\\n Principe, ond' egli ne divenga
piu grande e potente conislargare i con-
lini , non vi figurafte , cheringrandimento
fuo fervifle a far godere uno ftato miglio-
re a'Sudditi fuoi. Qtiel che erano , fe-
guitanoquefti ad efTere . 11 danno da I0--
10 patito fnole unicamente tornare in pro-'
fitto del Principe. Molto pericolofa poi ^
per non dire infelice , e la fituazione de'
Principi minori . Se non hanno Fortezze
o Ciita ben fortificate , ogni Potente puo
e fuol facilraente calpeftarli 5 ed anche
impadronirii de' loro Stati . Se poi ne
Ee 3 han-
43^ Capholo XXrilL
banno, pur troppo le abbiam veduto fciv
yire non Jn Jor Bene , ma contra di loro
fteifi e per loro rovina , qualor vengono
Guerre . Truova chi e in vicinanzi ed
ha piu forza , ne' luol Libri fempre qual-
che ragione d' impoiTerfarfi dell' altrui , e
di rivoigere que' cannoni contra del Pa-
drone iegittimo; e convien pregar Dio^
che un di ne faccia Ja reftituxione .
Ora che c qui da dire? Primieramente
chiunque ha la fortuna di godere la Pa^
ce , puo eflere, che non ingiuflamente Cx
lagni d' altri Mali : ma certo egli gode un
Bene, che fra quel del Mondo e fomma-r
mcnte ftimabile e invidiabile . Secondaria-
niente allorche la Gucrra e fattadaTrin-
cipi modcrati , e ben ricordevoli delle
MalTime della Criftiana Carita e Giufti-
2-ia , e che poffeggono il convenevol nerbo
della pecunia 3 troppo importanterequifito
di quel meftiere: danni ed aggravj certo
non mancheranno al paefe , ma pofTono
efTere foffribili ; anzi puo talvolta acca-
dere, che lieno in parte compenfati dall'
abbondanza delT oro , che quivi refta .
DilTi talvolta, perche d' ordinario i guai
fuccedono, ne rimane dopo d'efli fe non
la
DtUa Milizta . 4^9
la povcrta. Dio poi guardi e Sudditi c
Amici e Nemici , aliorche il Regnantc
prende a far guerra con buona copia di
combattenti , ma con troppa fcarfezza di
contanti . Non ci vuol molto a indovi-
aare a chi tocchera di fupplir quefto di-
fetto. Oltre di chc gente armata e mal
pagata, fi figura di godere un'ampiopri-
vilegio di vivere fenzadifciplina. Terzo.
chiunque de'Principi puo mantener tri!ppe
proporzionate alle forze del fuo erario ,
non e mai da biafimare : fara fors' anche
da iodare , perche il Gius naturale infe-
gna di difendere i propriStati 5 Citta ,
Fortezze, e diritti, per quanto puo , da
chi tentalTe d' opprimerlo : anzi corre cb-
bligo al Principe di prefervare , e liberate ,
fe puo, i Popoli fuoi da gl'infulti altrui.
Ma farebbe da defiderare , che in quefte
si giufte mifure fi contenefTero gli animi
de'Regnanti , Ne metteffero mano airarmi ,
fe non forzati da un vero Male prefentc ,
o da un Male ragionevolmente temutoin
avvenlre : che non fara mai da dirfi glo-
ria d'effi , anzi fara motivo di giufto bia-
iimo 5 r entrare in guerra fenza necelfita
veruna , con cercare pretefti , che mai non
Ee 4 man-
44<> Capitoh XXFUL
mancano 5 per ingojare gli altrui dominj 5
e fenza far/i fcrupolo di rompere la fede
pubblica e i piu folenni Trattati , per
\ avidita di nuove conquilk . Finalmenre
pofta la neceffita e confuetudine di tener
Soldati di fortuna , niuno de'buoni Prin-
cipi ha bifogno de gli altrui ricordi , per
faperei'obbligo fuo di contenere in difci-
plina Uomini , che fi facilmente pofTono
o abiifar della forza o foperchiare i de-
boli . Di quefta attenzione fi puo fpezial-
mente gloriar qualche Principe , ne' cui
Ufiziali e Soldati ii offerva ogni ragione-
vol contcgno . Benchcnon c e alcuna colta
Nazione fra i Criftiani , che non viva con
difciplina ; purche cosi vogliana i lor Ge-
Herali ed UfiziaLi maggiori , Certamentc
chi profefTa la Legge di Crifto , Legge
di Carita e Giuftizia , non dovrebbe efTe-
re iomigliante a i Leoni e alle Tigri ,
le quali benche addimefticate , non mai fi
fpogliano del fiero e malefico lor talento ,
Refta ora da vedere , fe s'abbiano da
addeftrare i Popoii alia Milizla, ficche fi
jcndano abili al maneggio deirarmi nelle
Guerre d' offela e di difcfa . Da che ne'
Secoli barbarici le Citt^ ^'Italia comincia-
rono
Delia Milizia: 441
rono a reggerli a Repubblica, e il Popo-
lo avea parte nel Governo , bene era alio-
ra, che anche la Plebe fofTe agguerrita
per li pubblici bifogni . Trattavafi di di-
fendere la Patria ? ognuno per lo piu efpo-
neva volenticri la vita , per falvare un
Bene , comune sj , ma proprio d' ognuno :
cioe la Liberta e la participazion de gU
onori . E pure fappiamo, che intervenne-
ro allora troppe turbolenze e Guerre fra
efTa Plebe e i Nobili . Nelle Repubbllche
poi , dove faggiamente e fiflato il Gover-
no nella Nobilta, forfe perkolofo potreb-
be riufcire il rendere bellicofo il Popolo .
Airincontro ncUo Stato Monarchico rego-
larmente nulla c da paventare daH'addot-
trinar' il Popolo nell' arte della Guerra .
Solamente e qui da offervare, cofafipof-
fa il Principe promettere da si fatti guer-
rieri . Puo egli far' apprendere ad efTi tut-
ta Tordinanza, tutti i movimenti ed efer-
cizj milirari : ma e da vedere , fe polTa
anche ifpirar loro due importantilfimi re-
quifitl, per ricavarne buonfrutto; cioeii
Coraggio, e la voglia di azzardare la vi-
ta pel Principe fuo. Si moftrerebbe fore-
filere nel Mondo , chi non fapelfe , che
44^ Capitolo XXVlll.
gente dl nuova leva , ne mai ftata al fuo-
co, porta feco lo fpavento ad ogni fatto
d' arme . Dieci mila veteran! , anzi molto
meno, baflanti fono a rovefciare c difper-
dere cinquanta mila di quefti novizzi .
PofTono fervirc per reclute , e mifchiati
con gente del nriCfiiere, animati alloradeir
cfempio di chi non moflra paura , puo
efiere , che tengano faldo il piede . Viene W
Coraggio dal defiderio dclla Gloria , dair
Amore verfo il fuo Principe, dall'Avidi-
ta del bottino , dalla Difperazione , e da
altre cagioni / ma ordinariamente non fe lo
fente in cuore , fe non chi ha imparato , che
•fi puo conabattere fenza lafciarvi la vita i
Ora troppo rara cofa c , che in gente av-
ve2,zata a vivere fervihiiente , entrino ge-
nerou penficri di Gloria ; che in Popolo
opprefTo da indifcretiTriSutifi truovi rati-
ta afiezione verfo del Signer fuo , che vo-
glia di buon cuore andar'incontro alia mor-
te e facrificarfi per lui . Pero non e mai da far
gran capltale fopra poveri Villani , benche
ben' armatl e reggimentati ; e chi non ha rai-
gliori truppc di quefte , puo in certa manie-
ra dirii , che niuna ne ha , eccetro che ^ovt fi
tratta didifendere il didcntrodelleFortezze.
Con-
Delia Militia , '443
Contuttocio non potra mai raglonevol-
mentc biafimarfi il Principe , che ami di
ammaeflrare i Popoli fuoi neir arte della
Guerra , oltre a i Soldati di fortuna , che
h folito a tenure per ficurezza della fua
potenza . In certe occafioni e bifogni pof-
fono anch' efli preftar buon fervigio alio
Stato. Ma non bafta 11 far loro fcuola
de gli efercizj milirari ; bifogna animarli
con privilegi e vantaggi . Strana cola e 5
che in alcuni paefi i Miliziotti , cioe la
gente di campagna 5 che fi arriiolano per
Soldati 5 abbiano per queflo non defide-
rato onore da pagare un' annuo Tributo
al Principe , o eflere di tanro in tanto
coftrctti a contribuir danaro per la Mo-
flra . Niuna gravezzl puo dirfi peggio
collocata di quefta , perche tutto contraria
alleLeggi della Milizia . Quantunque poi
non (la , ficcome dicemmo , da far gran
conto di fimili truppe per le Guerre in
campagna: pure dal rendeie iperta la gen-
te neir ordinanzamilitare e nel manigggio
deirarmi ,diie Beni pofTono trarfi . l\ primo
fpezialmente riguarda le Citta . Qu.-^lora
il Principe iftltuilTe del'a giovane v^itta-
diiiaiua varie Compaoni?e e Baitaglloai ,
fe-
^44 Capitolo XXVin.
fccondo la diverfacondizione d'effi CItta-
dini 5 fenza obbligare a fpefa alcuna gli
arniolati , anzi concedendo Joro qualche
Privilegio : certo e , che la Gioventii brio-
fa volentieri fi farebbe fcrivere ,- concorre-
rebbe con piacere ad apprendere i miiira-
rl cfercizj ; ed anche volontariamente fi
procaccierebe T Uniforme. La vanita di
comparirc in armi alia vifta dell' altro
Popolo 5 e maflimamente fotto gli occhi di
chi per editto della Natura altr'arminon
ha da mancggiare che la conocchia e
Tago, fommamentecaro e deliziofo rende-
rebbe quefto impiego a i cuori giovanili .
Guerrieri di tal fatta ( convien ripeterlo)
non s' hanno da formare , per valerfene
mai in impegni di Guerre . Potrebbero efli
nondimeno giovare aflaiffimo per la difefa
della propria Citta . Ne abbiam veduto ,
non ha molto, egli efempli nelJeilrepitofe
fcene deirindita Citta di Genova . II vero
motivo d'aver quefte apparenti truppe , dee
efTere 'quello di valerfene nelle infigni {q»
lennit^ del Principe, ed anche della Chie-
fa . Bel decoro , che e d' una Citta , il
mirar'allora la Cittadinanza in gala e in
armi > divifa nelle fue fchiere colle varie
Baa
Delia MUizia . 445
Bandiere , atteftare il fuo giubilo per Ic
felicita del Principe , o la i'ua divozionc
alle pill riguardevoli funzioni delCriftia-
nefimo. Chiamarele, quanto volete, inuti-
li pompe . Fannofi allora tanti addobbi: 11
piu hello fempre fara il mirar copioie fchie-
re d'armati ben'ordinatc , e tutte in bell'
arnefe . Ualtro Ben conliftera nella ftef-
fa iftruzione ed cfercizio mill tare dell a Gio-
ventu . Per alquanti Melidella buona fta-
gione 5 e folamente nel dopo pranzo dellc
Fefte compiuti che fono i Diviiii CJfizj,
la raedefima fcuola potrebbe farfi aiSol-
dari urbani , che fi pratica con quei di
fortLina . Ecco un'onefta maniera di tener
lungi la Gioventu in quelle ore^^'ozioda
altri pcricolofi paflfatempi d'Ofterie, d'Amo-
reggiamenti , e di Giochi d'azzardo . Par-
te ancora deiraltro Popolo concorrerebbe
a quello fpettacolo , e goderebbe dello ftef-
fo benefizio . Potrebbefi parimente nellc
Caftellanze tener queflo metodo : ma per
li Contadini occorrono altri riguardi. In
fine e da ofTervare , che fe il Principe
vorra prendere de i motivi per addeftrar
k gente di campagna al meftierdellaguer-
ra , e per valerfene a si dura funzione, fi
fpo-
44<5 CapitoJo XXVltt
fpopoleranno le campagne de' plu forti t
inigliori ftrtimenti deir Agricoltura , Be-
Ke tanto importanre ad ogni Stato ; dal
che provvera un danno immenfo . Non
fu certamentc contato fra le glorie di
qualche Monarca , Tavere con tante guer-
re fatto un SI eforbitante falaflTo di gen-
te , che ne reftarono incolte le terre . La
neceflfita della difefa , puo fcufar tali ec-
cefTi : ma non mai li fcufera T Ambizio-
ne, e 11 capriccio de' Regnanti .
C A P I T O L O XXIX.
titlk Fahbriche , della Tulizia , e del la
piibhlica Sanita delle Terre e Citta ,
UN contrafegno infallibile deiropulen-
za d' una Citta fono le belle e ma-
i,t\iincht Fahbriche si Ecclefiaftiche che Pro-
fane , che qulvi fi mirano . Solamente vec-
chie indicano la dovizia de'paflati tempi ;
fe ancherecenti 5 atteftaao la prefente Fe-
Jicita e forza di quel Popolo . All'incon-
tro fe volete conofcere la poverra o me-
diocrita d' una Popolazione , dimandatelo
alle Fabbriche fue . Gia di fopra sh det-
to.
Dclk Fabbrlche , della TuU^ia , ec. 447
to, eflere da defiderare, che ne'Cittadini
entri lo fpiritc ediiicatorio . e che gareg*
gino indeme eoir alzare funtuofi edifizj si
per agio proprio, come per pubblico or-
namento . Da cio proviene iin bel decoio
alia Citta . Anzi .dovrebbe chiamarfi giii*
diciofa quella Citta , che tenefTe un annua
fifTa rendita , unicamente deflinata a far
qualche nuova fabbrica o per ornato o
per utile del Pubblico: come Palazzi del
Comunei Piazze, Portici, Spedali , Cafe
per dar ivi da lavorare a i Povcri , Pon-*
ti , Porti &c. Qualora manchi la poflfibil--
ta a i Privati o al Pubblico 5 per far
grandiofe Fabbriche ^ almeno concorrefTe il
buon gufto in far quelle , che fi pu6 .
Truovanli Citta entro e fuori d' Italia ^
che fon grandi , o dove non potete con-
tare fuperbi Palagi : tuttavia fpirano va-
ghezza tutte le lor Cafe , Piazze , e Con-
trade . Puo comparire i! buon*ordine dell*
Architetrura tanto nel picciolo che nel
grande. Per lo contrario v' incontrate irt
altre Citta, dove fi fabbrica , c vero, ina
fenza alcim gufto e proprieta , dove tut-
Via fi mirano colonne di legno ^ a i por*
tici, Chiefe ^ che paigno feGili. Tugurj
in
44^ Capholo XXIX.
in mezzo a buone fabbriche e nel cuore
dellaCitta, con altre deformita . Dovreb-
bono pur fapere i Principi , che torna in
difonore d' un Popolo , ed anche di loro
fteffi 5 il troppo trafcurare quefta parte di
Decoro; e che eglino fteffi, fe araano la
Gloria , debbono fpendere qualche parte
de' lor penfieri in rendere fempre piii fplen-
dide ed ornat« le loro Citta . La grande ,
la bella Roma , che ogni di piii va cre-
fcendo in belta , ha ottimi regolamenri
per favorire, quanto fi puo, chi vuoifar'
nuovc Fabbriche , ondc venga maggior-
mente promofTo il Pubblico ornato e decoro .
Quivi folainente defiderano alcuni , che fi
anteponga il fodo dclla vecchia Architet-
tura al troppo ornato della moderna . Al-
trettanra cura e premura dovrebbe avcre dal
canto fuo ogni alcra ben regolata Citta .
A quefto fine avrebbe ciafcuna da eleg-
gere i fuoi Edili , cioe Soprintendcnti a i
pubblici o privati Edifizj , come ufo V an-
tica Roma , ed anche oggidi li coftuma ^
dove il Governo e faggiamente ordinato.
Sopra tutto ricordarfi , che ficcome glorio-
fa cofa per una Citta dee dirii , V abbon-
dar di belie Fabbriche 5 cosi gran vergo-
gna
MlePMriche, MUTuHzU, ec. 449
gna farebbe ,1 non ofTervare , ed IfO-r
vando il tollerar pacificamcme certe pZ
Wiche deformxt^ , e il non proccurarne
|.amma, , ove fi poffa , i^ rimedio !
& ha ancne da nflettere , che i Principi
ordinaramente penfano a popolare id
ornare la lor Capitale , con dimenticar
po. I altre fuddue Citta e Terre , delle
qtial. fi avrebbe pur'anche a proccurare
'I decoro, ut|^e,e la confervazione ed
aumento deila Popolazione. Nell'avei' io
vedute alcune deJIe Citta di Terra fer
ma della Sereniflima Repubblica di Vc-
nezia , e trovatele floride e ben popola-
te, ne andava cercando la caglone. Cer-
tamente a mantenerJe tali , contribuifce
irbuon Governo e la fertilitil del terre-
oL. J' '^ ''ggi^gnere un' altra ra-
gone Non va d' ordinario la Nobiid
d' quelle C,tt4 a piantar cafe in Vene-
^.a perche troverebbe ben' ivi molto da
pendere ma niuna Carica o emolumen.
to da fpeiare . Pero nel nido de lof
Magg.or.fi fermano q,^' Nobili , e ivi
^mp.egando le rendite de' lor beni , fan-
no, Che fi confervi in efk Chtk U Po-
ro-az,one e il Decoro . Non cosi avviene
^ ^ per
450 Capitolo XXIX,
per Jo pill ne gli Srati de'Principi. AlLt
Capitale concorrono non pochi Nobill
delle Citta fottopofte , per ifperanza dt
pofti in Corte , o pure d' altri liicroii
impleghij cola ancora vanno a finire le
migliori Doti dello Stato : ficche per
efalrare ed ingrandire una Citta, vengo-
no tutte r altre ad eftenuarfi e a languid
re . Pill d' un' efempio ne abbiamo in
Italia . A me diceva un' Inglefe , che
nel prefente Secolo s' h fatra la giunta
di una niiova Citta a Londra : tante
fon le Fabbriche qiiivi fatte da chi del-
le Provincie e concorfo a ftabilirvifi .
Di cosi abbondante trafmigrazion di
gente fi faranno ben rifentite e lagnate
quelle Provincie . So ancor' io , che qui
potrebbe taluno con elegante Orazione
foftenere il partito delie Metropoli o
Capitale : ma credo ilmilmente , che con
piu forti ragioni fi potrebbe far compa-
rire ii pubblico danno , provenlente dal
dar tanto al Capo , che V altre membra
ne reftino deboli e fmunre .
Non ci fara, chi non defideri , e non
conofca troppo covenev^ole ad oE^ni Ter-
va e Citta la Tulizia : cioe che fieno
ben
Dclk Fabhriche , della Tulizia , ec. 45 1
ben felciate Je Strade , lodevolmente Ia«
ilricati i Portici , toire Ic hnmandezze ,
Dite dl grazia, qual concetto s' abbia a
formare d' uii Popolo , che ha le fue
Conrrade lorde di polve e di fozzure
nella State , di fango nel Verno ? che
non provvede alle nevi e ghiacci ? che
ha i ftioi Portici 5 ma difagiati per fram-
menti di pietre mal connefle , felciarure
di faffi 5 come le Strade , ed orridi ed
incomodi per le buche , per 11 folchi e
monticelli prodotti dal fango ? Grande
indolenza che h quefta ! Non fi potra
gia dar torto , a chi chiamera tali abi-
tanti privi di Civilta e fprovveduti di
fpiriti Nobili . Se il Popolo avvezzo a
tali deformita niun penfiere fi mette per
emendarle ^ v'ha da penfare il Principe
e i fuoi Miniftri per decoro della Citta .
E ci vnoF egli tanto a tener pulita una
Terra ? Sporchiffima era la Citta di
Manheim in Gennania . Si efibi iin ac-
corto Lombardo di nettarla e tenerla
htn pulita . II contratto fu flabilito per
dieci Anni con groffo pagamento per la
fua fatica : ed egli puntualmente fod'
disfece air obbligo fuo . Terminato A
Ff 2 (fer
45r^ tapitolo XXIX.
jecennio , altri li eiibiiono a quell' in1-^
piego per prezzo moito minore . A tal
fegno arrivo col tempo qut- ita faccenda ,
che qael Pi-L)blico ia veee di pagare al-
tmi 5 trovo chi siiunfe quel peib , coa
pagare aJ Pubblico un' annua fomma .
Andate ad Ainiter»"!ani Citta di tanta po-
polazione , e troveiete , come ii fa . Non
vi venga poi voglia di portarvi a certe
alcre Citta: che torcerete il mufo . Non
puo gi?i ogni paefe governarli in buona
foraia per quel cheriguarda le cloache e
i lerami , perche di troppa imporranza g
la confervazion della graffina per bifogna
delle campagne . Ia altri poi gran fozzu-
ra fi vede nelle fcale de' pubblici Palazzi
per r orina , ch' ivi fi raccoglie . Se per
ufo delle fabbriche de' panni , ha qual-
che fcufa : ma fe altrimenti fofTe , fa^
rebbe ben quella un' enorme improprie-
ta . Pure ragion vorebbe , che con piu
decente maniera ii procurafTe quella uti-
lita 3 perche ad ognuno appartiene il
proccurare col miglior modo poflibile
la Pulizia del Pubbliro , si per onore
^el fuo paefc , come anche per la Sa-
Anche
DtUe Fahhrichc ^ dellaTHlizia^ ec. 452
Anche di quefta Sanita convien dire
due parole , benche paja fuperfluo , d^
die mi figiiro noa eflTervi Citta veruna ,
Ja quale non abbia Magiflrato appofti^
per difefli di quefto , che e il requifitQ
piu filevante della Pubblica Felicita
Sopra gli alrri Luoghi ne abbifognano
le Citta e Terre pofte al Mare , e tan-
to piu fe mercantili e provvedute di
Porto, per guardarfi dalla Peftilenza, che
tenendo 11 fuo imperio nelle contrade del
Levante , puo coa tanta facilita pafTar
per Mare in Italia . Giacche rimedio
fpeclfico non s' e trovato finora n^ alia
PeOe de gli Uomini , n^ a qiiella dt
Buoi e Cavalli ; non s' ha almeno d^
rifparmiar diligenza veruna per precau-
zionarfi contra di iin si terribil rnalo-
re 5 acclocche mai non penetri nel noflro
Ciima . Qualiinque rigore che adoperi
per quefto un btion Principe , tutto fari
da iodare ; e alT incontro biafimevoX
iara ogni indulgenza e trafcnraggioe .
Pel* V ordinaria Sanita de' paefi abbiam
gia olfervato 5 quanto import! V aver
Medici 5 non meno per la miglior Tto--
^ka^ che per la molta PraticaafTai cpmr.
F f 3 racQ^
4 5" 4 C apt fob XXlX.
hiendabili . Ottimi Libri hanno effi pei'
prefervarci da i Mali , c cuftodiie la
Sanita ; ma che foa letti da pochi . Leg-
gendoli ancora , abbiam tanti nemici le-
greti , da' quail 3 fenza avvedercene noi ,
puo venir rurbata 1' armonia della mira-
bil macchjna del Coipo umano, che noa
fappiamo come difendercene , e ne pure
i Medici \o poflbno . Un' ingredieute di
gran lilievo per tenerci fani , fi e TAria
pura 3 che Terve al relpiro , entra nel
Jangue , e in altre nzlonl del Corpo no-
flro i quale fuor efl'ere quella dclle Col-
line e de' Monti , eel anche del Piano ,
fe lontano da ogni palude . V ha de'
Venti buoni , ve n' ha de' cattivi . Uno
Scirocco o Libeccio baftante e per ifcon-
certare i noflri umori : e ben lo pruo-
va , chi piLi de gli altri v' e fuggetto .
Un te.npo nuvolofo o nebbiofo fi fa
fentlie maflimamente a i cagionevoli ed
infermi , e fopra d' efli fembrano anche
aver qualche pofTanza i movimenti della
Luna . Qra come provvedere a chi abita
in vicinanza di Pakdi o Rifare , in
arie gi'offe ed efpofte a g'i effluvj dell'
Accrue ftngnanci > Noi fappivimo gli effet-
ti
I) tile Fahbriche , dclla TuU^ia , ec. 455
ti delle Campagne di Roma , e di varie
Marcinme . Qj_iefte (i vcrrebbc pur popo-
ja/le: ma chi paffa cola , va a popolarc
i fepolcri .
Tuttavia fc ne pure i Medici poHbna
iinpedir 1' accelfo a varie nialattie , e
talora anche Epidcmiche , alle quali ,
anche^ fenza far difordini , fiam tutti
fuggetti: cura almen de i Deputati alia
pubblica Sanita ha da effere di non per-
mettere , che non fi vendano Carni ,
Pefci 3 e Frutta di cattiva qualita . Han-
no fommamente da vegliare , che la Fa-
rina e il Pane 5 deflinato all' ufo del
Popoio 3 non fia logliofo , onde fi per-
turbi lo flomaco e la mente di chi fe
ne ciba . Quefto farebbe un vendere ve-
leno . Lo ilefTo c da dire delle Farine
frumento guafto , fava , frnmentone mar-
cio . Non fono mancati Fornai e Fari-
notti di corrotra cofcienza , che a difpet-
to delle buone Leggi di ciafcuna Citta,
vogliono e fanno fmaltire il Loglio t la
Mondiglia per baon Grano , e pregiudi-
car con cio alia Sanita del Pubblico .
A chi rivelera fimili afTaflini , s ha da
proporre ppemio; da ricavarfi dal gaftigo
Ff 4 de
^^6 Capitolo XXIX,
de i Delinquent! . Gran difordlne di
quel paefe e , dove la povera gente fi
truova talvoita allogliata , fenza chc al-
cuno fe ne prenda penfiero . Alia cura poi
de' Piincipi appartiene , il trovare ogni
polTibil mezzo , affinche fi fcolino le ter-
re paludofe e Tacque morte , coir ordi-
nar cavi e fo(Ie opportune , purche la
fituazion lo permetta . Chi non vl penfa
ne provvede , dimentica d' eflere Padre
comune de' Sudditi fuoi , e non bada al
danno fuo proprloper le malattie e mor-
ti di quegli abbandonati abitanti , e per
r infelice coltura di quelle campagne .
Ove pofcia fi truovi paefe , a cui man-
chino Acque pure e falubri , o fia for-
zata la gente a berne delle crude , pan-
tanofe , di cattivo odore e qualita : glo-
riofa imprefa fara di un Principe il con-
durne cola, e fe fia pofiibile , delle buo-
ne con Acquedotti , ovvero V ordinare,
che fi formino pubbliche e private ci-
fterne 5 o alraeno , che s' infegni la ma-
riera di purificare il meglio, che ^ puo,
r Acqua cattiva . Non fi puo abbafianza
idire i di che importanza fia alia falute
de' viventi quefto Elemento , e quante
in-
Delle Fahbriche , della TuHzia , tc. 45 7
infermita provvengano dair ufarne della
viziaca . In InghiJterra fi veggoito inti-
mate pene a chi macera Lino o Canape
ne'pubblici Fiumi , Laghi ^ e Canali
Queflo vien riputato Mn avvclsnar TAc-
qua , onde le beftie 5 che ne beono pof-
fono riportar molto danno , e cosl ii
pcfce . Neir acqua corrente vien pju
bianca la Canape e il Lino ; ma quando
da quefto Bene veramente rifultafle un
nnaleficio per le beftie , non farebbe
effo mai da comportarc . Ne lafccro io
Tefamc ad altri.
45 S Capitoh XX1.~
C A P I T O L O XXX.
Conclujione di qmflo Trattato .
DOpo avere finqui parlato della Feli^
cita Tiibblica , convjene in fine ri-
tornare a do, che avvertiinmo ful prin-
fjpio: cioe che qui fi tratta di un Bene
deliderabile bensi fopra la Terra , ina
che noi puo mai efTere ne piiro ne ftabile ,
perche reinpremlfchiato di mold Mali , ed
efpofto anche a mutazioni tali , cbe re-
ftando foperchiato da troppi Mali il
Bene della Repiibblica , ivi 1' Infelicira
fucceda alia coinune Felicita . Non z c
altro che un paefe , dove fe per Miferi-
cordia di Dio arriveremo , fi godera una
compiuta ed immutabil Tr^mquillita e
oontentezza . Per fuoi Taggi decreti ap-
punto Iddio ha determinato , che abitino
fopra la Terra tanti guai e tante fpecie
di Mali , che turbano il Corpo e V Ani-
mo 3 acciocche non ci perdiamo nell'
atiiore di queflo baffo foggiorno , ma ne
cerchiamo un migliore neir altra Vita .
Ora che il Padrone e Rettore del tutto
voglia
Conclufwne di qmflo Trattato . 4 $'9
voglia o permetta , che le Epidemie , t
um altre Malattie , le Carcftie , i Tre-
muoti 5 le Itiondazioni , ed akri fimili
Mali J appellati Naturali , vengano tal-
volta a flagellare i Popoli : noi dobbla-
mo umilmente inchinare la fronte , e ve-
nerare i fuoi fini , con perfuaderci , che
qiiella sfcrza, benche fpiacevole, e indi-
rizzata al noftro Bene, cioe a convertir-
ci dair iniquita , e a farci guadagnare
colla pazienza V Immortalita beata . La
ftefTa rafTegnazione ed umilta fi dee pro-
felfare , allorche infierifcono per permif-
fione di Dio le Guerre fopra la Terra :
cioe un Male voluto ed efcguito dalla
malizia de gli Uomini . Se quefte fon
per legittima difefa de'dirirtl e Stati del
Principe : inglufte al certo farebbero le
querele de' Sudditl contra di lui . Ma
contra di chi indebitamente le imprende ,
e ne coiora T ingiuftizia con varj prete-
tefti 5 iftigato unicamente dalla potenza
fua 5 e dalla voglia di slargare le fim-
brie , o dall' invidia delT ingrandimento
altrui benche giufto , ne conofce R^li-
gione , Parentela e Pubblica Fede , per
•foddisfare a quefti fuoi fregolati appeti-
ti:
4^0 Capitolo XXX.
ti : farebbono /culabili le pcnne de gli
Storici, fe ii convertiifero in laette con-
tro la lcM*o memorla. E pure il cofitrario
fuole avvenire . Niiino e plu incenfato
di quefti j niuno piu facilmente ripofto
fra gli Eroi, che chi ha recato piu fcia-
giire 3.1 genere utnano . Qiiali miferie
poi tragga feco la Guerra , convien chie-
derlo a chi ne ha fatta la pruova , e
non gia a chi folamente ne ha conofcen-
za per le Gazzette . Ma qunlunque (ia
la condizion del paefe , ove ciafjuno abi-
ta , pill o men fottopofta a gl'inllufli cat-
tivi dell' Aria e a i pericoli della Guer-
ra : fempre e e fara vero , che ogni
Principe ed ogni Miniftro dee, perquan-
to "pufe, promuovere e confervare il Pub-
blico Bene , e rimetterlo nella priftina
armonia, fe talvolta viene fconcertato da
gli umani accidenti . Ha quefla da eflers
la mira particolare e il punto d' onore
di chiunque goveraa . Non bafta la Giu-
flizia e r Annona a rendere fclice iin
Popolo . Vi fono e pofTono eflere aHaif-
liiTii altri Beni , che gli mancbino , o
fieno da procacciarg'i ; ed anche afTaifTi-
mi Mali, per li quali egli tuttavia noa
ft
Conciufwne di qmflo Tyftato . j\.St
(i poffa dire felice . Beatihue' Regnanti ,
gloriofi que'Principi , e legni delle be-
nedizioni d'ognuno , cheiiaiendo d'efTere
deftinati da Dio al conardo principal-
mente per Bene de' Sudliti qui impie-
gano il meglio del ]oro'ing<gno e dili-
gcnza . I Santi ( ripetiinolo pure ) han
dato a Dio un dolce tipio , thiamandolo
Filantropo , cioe .^mat^e de lU Vomini .
Cosi niun piu belfeloio fi pno form?rc
di un Principe , che i cagion de' fuoi
benefizj , appellandolo vtro ^matote de
Sudditi fuoi.
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II preferte Libro Ji
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