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Full text of "Della pubblica felicità : oggetto de' buoni principi"

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UTOPIA 


D    E    L    L    A 

PUBBLICA  FELICITA \ 

OGGETTO   DE'  BUONl  PRINCIPI, 

T  R  A  T  T  A  T  O 

D     I 

LODOVICO  ANTONIO  MURATQRI, 

BIBLIOTECARIO 
DEL    SERENJSSJMO     SIGNOR 

DUCA     DI    MODENA. 


IN       LUCCA, 

MDCCXLIX. 


Digitized  by  tine  Internet  Archive 
in  2010  with  funding  from 
Dul<e  University  Libraries 


http://www.archive.org/details/dellapubblicafelOOmura 


ALU  ALTEZZA  REVEP^ENDISS, 
Dl     MONSIGNORE 

ANDREA  JACOPO 

Arcivefcovo,  e  del  S.  R.  I.  Principe  Salisbur- 

genfe  ,    Legato    nato  delia  Santa  Scds  Apo- 

ftolica  J  e  Primate   della   Germania  , 

DELL'  ILLUSTRISS.  CASA  DE  CONTI 

DI    DIETRICHSTEIN. 


\^I  difputd  fra  i  Letter  at  i  Politici  ., 
qual  fia  da  prefenre  fra  t  Prwcipati  y 
o  quello  J     a    cut   (i  fer^ukne    cell'  els- 


*  z  zjone\ 


z^ione ,  0  pur  /'  altro ,  cPje  per  SucceJJione 
pajfa  da  i  Padn  ne  FigU  .  Certo  e  , 
che  doa^rebbe  darfi  U  preminenz^a  at 
primo  ,  perche  defiderando  i  Popoli  di 
mettere  /'  autoritd  del  Go'verno  m  chi 
fappia  e  '^oglia  pr  occur  are  la  maggwr 
loro  Felicita  ,  pojfono  jcegltcre  tl  creduto 
miglwre  y  e  ptu  at  to  a  (juefio  nohil  fine: 
laddorue  nel  Prmcipato  Succeffi^o  con^ 
njien  rimetterfi  alia  for  tuna  ,  che  jo- 
<U':yite  produce  Frincipi  otttmi  ,  come  a 
tempt  nojlri  n.'i^^gtamo ,  ma  altrt  ne  ha 
data  tal^z^olta  dt  tempra  di^erfa  .  Pure 
tante  fon  le  umane  "Utcende  ,  tanti  i 
raggiri  dell'  ambizjone  e  maliz^ia  abi^ 
tuata  nel  Aiondo ,  che  rari  non  fon  gli 
efemplt  di  chi  giunfe  ad  elei>gere  i  meno 
tnclmati  ,  o  t  meno  abili  a  feltcitare  i 
Sudditi  p^oprj  .  Dchbo  to  all  mcontro 
chicimar  tre  '^olte  felice  la  Chieja  e  Cttta 
dt  Sal'sbur^o  ,  giacche  merce  dt  una 
tanto  faggta  ed  acclamata  elez^ione  ne 
fu  depofitato  tl  Go<-oerno  in  mano  di 
Voftra  Altez^z^a  Renjerendijfima  .   Allor- 

che 


che  ft  tratto  di  dare  un  Succejfore  at  ft^ 
Arci'^efco^o  Giacomo  Contc  dt  Licten- 
ftemy  a  cotejio  Clero  ft  prefento  da^^an-' 
ti  la  gid  pro'-uata  rtguarde^ole  di  Lei 
Pietdy  lafuaAjjdbilita  e  Gentilez^z^a  y  la 
Jua  Carttd  '^erfo  i  Poijert  ed  opprejfi  > 
con  tante  alt  re  fue  lode^-uoli  doti  :  ond& 
foco  fi  Jiette  a  ccnofcere  ,  che  nella  di 
Let  perjona  concorre^vano  i  fentimenti  e 
defiderj  tanto  de  gli  Eletton  ,  che  del 
Fopolo  tutto  .  In  cib ,  dtco  ,  s'  accorda^ua 
ognuno  y  a  rifer^-ua  d'unfolo,  cioe  deW 
Altezj^a  Voftra  Reojerendtffima  la  quale 
efente  da  t  foffi  della  fempre  inquieta 
Amhizjone  y  bifogno  ehbe  di.  molte  ragio^ 
ni  e  preghiere  per  indurfe  a  confenttre  , 
cafo  che  in  Let  cadejfe  /'  elezjone  :  fic- 
come  m  fatti  ai^^enne  nel  di  i  o.  di 
Dicemhre  dell'  Anno  1747.  Per  lo  ftra- 
ordtnario  Platifo  ,  ed  tnfolito  umiJerfal 
giuUo  y  con  cut  tl  Popolo  accolfe  la  di 
Let  (xfjunzjone  a  cote  ft  a  tnfigne  Cattedra> 
e  Fnncipato  y  cotnparnje  allora  y  in  quale 
alto  concetto  fojje^  gtd  la  Ftrtu  e  H  f^^- 

*      ^  rit0 


yito  dp  Lei  y  e  qumto  amove  elU  fi  fojfe 
<rid  conciliato  frejfo  di  tutti  ,  Comune 
rvoce  e  fperanz^a  fu ,  che  tn  Lei  rijorge- 
rebhe  il  ceUbre  Franccelco  di  Dietrich*? 
jftein  ,  che  creato  Cardinale  nelt  Anno 
1598.  Vefco^o  d'Olmutz^,  e  Configlier^ 
intimo  di  pm  Jmperadori ,  per  le  fue  lu- 
minoje  doti  ed  az^iom  tanta  gloria  ac- 
quiftb  per  fc  ,  ed  aggmnfe  alt  antic  a 
iRobiltd  della  Cafa ,  m  cut  ancora  porta 
la  Digmtd  Prmcipefca  ,  con  trafmetterla 
pot  nel  Ntpote  Mallimiliano  ,  cioe  nell' 
A^olo  dt  V.  A.  Re'uerendifftma . 

£  che  altro  dee  cote/io  Popolo  afpetta^ 
re  da  cht  ha  portato  alt  Arciuefco^ile 
Sedia  e  Frmcipato  un  Cuore  si  amore^ 
ruole  ,  e  una  Adente  si  f^ggia  e  dint- 
taf  Amore  6c  Juftitia;  Tale  e  il  Sim- 
holo  da  Lei  prefo  ,  e  propoflo  per  regola 
a  fe  Jlejfa.  fielt  ufo  appunto  dt  queft^ 
due  Adajjime  [pezjalmente  e  ripojia  la 
Feltcita  fperahile  dt  un  terreno  Go-uerno , 
Amore  njerjo  i  Suddtti  per  far  loro  quel 
^ene  che  fi  puo  3  GtufiiZja  per  rendere  0 

man^ 


unantenere  d  ciafcuno  il  fuo  y  e  <rafli^ 
gare  t  cattiiJi.  Quanta  tn  fatti  fia  U 
pre?nura  di  V.  A.  Re^erendifftma  per 
I'  ammimftra^ions  delU  Giujitzjd  ,  we 
ban  gid  fatto  U  fruo'ua,  t  calunniatori  ^ 
[of Yd  de  quail  s  e  ro^efciatu  e^uclU  Pe^ 
na  y  d)  ejfi  indebitamente  fr occur a'Tfano 
ad  alert.  Ada  cosl  poco  e  ,  ch'  Ella  ha 
confeguito  cotefla  amflijjima  Dignita  c 
Signoria ,  che  non  ha  fotuto  finora  tl 
Clero  e  Popolo  fe  non  Ue^emente  rifen-- 
tire  y  qual  dono  fmgolare  ahhia  lor  fatto 
Jddio  nel  dare  ad  ejji  per  Paflore  e  Prin-^ 
cipCy  chi  ha  accettato  il  comando  prin- 
cipalmente  per  defidcrio  dt  fer^ire  al 
bene  d*  ognuno .  Pure  in  si  rijiretto  tem- 
po non  ha  Ella  mancato  dt  fare  rtfflen- 
dere  la  fua  Adagmficenz^a  col  compiere  e 
pcrfezjonare  (  e  con  danaro  fuo  proprio  ) 
la  pubbiica  Fabbrica  incominciata  dal 
fuo  Predecejfore  .  Zy^n  altro  piu  glonofo 
feopo  ft  Q  fll^  prefiffo  y  cioe  quello  dt  mi- 
gliorar  gU  affart  dt  cotefta  Chieja  e  Prin- 
0pato  y  d[  tmpiegar  i  penfieri ,  /'  erario ,  0 

^     4  .hn- 


I'  mdufiria  fua  in  pro  de  Sudditi  alia 
di  Lei  euro,  conjidati  da  Dw^  onde  tin- 
n/idtabil  titolo  di  Padre  del  Popolo  pro'T/- 
'i^enga  a  Let  '-vi'Tjente  ^  ed  anche  prejfo 
i  pojieri  la  dolce  rtcordanz^a  ne  dun, 

Ora  fra  le  nohili  idee  dell'  A.  V,  Ke~ 
n;erendi3^^  c  a  me  7ioto  y  che  la  pn- 
maria  e  quella  dt  contmuar  con  pin  *x'/- 
gore  che  mat  git  fpedienti  gtd  prefi  per 
ifradicar  affatio  la  gramigna  delle  Vottri- 
ne  firantere,  che  mjenfihilmente  s  era  in- 
trodotta  in  cotefle  montagne  con  difcapito 
della  Religione  Cattolicay  piantata  e  nu- 
drita  da  i  Santt  di  lei  Ancecejfori  .  Ag- 
giunta  la  di  Lei  '-uigdanz^a  e  zjlo  al 
Configlio  Ecclefiajiico ,  e  alle  Adijfioni  per 
(juejlo  fine  iftituice ,  e  ftante  la  rtfoluzjone 
da  Lei  prefa  di  njoler  conferire  le  Chiefe  , 
Dignitd  y  e  ^enefiz.j  al  memo  folo ,  e  non 
alle  raccomandazjoni  (  del  che  ha  a^^- 
""vertito  anche  /'  JllufiriJTimo  ftio  Fratello  ) 
[i  ""vedrd  fempre  ptu  rifiorir  cotefla  Chtefa^ 
e  Diocefi  ,  e  chiufa  la  porta  alle  Sette  , 
che  C  tnfefla'-uano  m  addietro  .    Ma   per 

one- 


I 


oitenere  piu  facilmente  queflo  jim  ,  nohil 
intenz^iom  Jua  e  dt  promuc^ere  lo  jiu- 
dto  delle  Lettere  ,  majfimcimente  ml 
Clero  s  ne  (olo  promuo^erlo  ^  ma  miglio- 
rarlo  per  quanta  e  pojfihile  .  Certamente 
m^eterato  pregio  di  cotejia  Citta  e  laijer 
moke  Scuole  ,  anzj  una  rtnomata  ^m~ 
^-uerfitd  5  e  non  mancano  dotti  Maejlrt , 
€  felict  fngegni  a  cotejlo  Cielo  .  Pure 
cjuejio  non  bajia.  Se  mai  durajje  qual- 
che  feme  deltantica  barharie  tn  ejfe  Scuo- 
le ;  fe  tuttanjia  ft  trattajfero  a^'ane  ed 
inutiU  J^uifiiont  nella  Logtca ,  nclld  Fi- 
jica  5  e  Adetafifica  y  fe  dt  quejie  dhbon- 
dajfe  anthe  la  Scolaftica  Theologia  :  chi 
non  >Zfede  la  neceffitd  d'  impiegar  meglio 
il  tempo  ?  Abbtamo  cor  ft  d'  cjja  Teologia 
Scolaftica  depurata ,  chc  abbraccia  anche 
la  Dogmatic  a  e  Polemic  a  .  Similmente 
cggtd\  anche  abbondano  Logtche  d'  ottimo 
met  alio  s  e  la  Fifica  Sperimentale  ,  e  le 
-Matematiche  ,  hanno  aperto  un  gran 
teatro  di  <uerttd  .  A^vran  conojciuto  a 
^uefi'     or  a    i  jaggi    Mae/in    di    cotejia 

Vni" 


ZJninjerfitay  ejfere  quefio  il  piu  lode^o^ 
k  cammino  delle  Letterc  .   Odo  ancora  , 
cl:e   il   ChiariJJimo    P.    Vdalruo   //[^afs 
Adonaco  2>enedetrmod'  Jsfeld  m  JfT^e^via  y 
avhia  recentemente  dedicato  at  SeremJJimo 
Gmfeppe  Fefco-^vo  d*  Augufla  ,  e  Land- 
grauio  d' AJ/ia  y   un   Libro    de  emen- 
datione  Intelledus  humani  ,  cot  pro- 
pone m  Germamct  ,    cio    che  tanti  anni 
fono  il  celebre  Padre  Mabillone  'Benedet^ 
tino  ancW efp)  tnfegno  tn  Francia  s  ^o- 
glio  dire  tl  metodo    migliore    de    Studj  . 
^ueflo  e  quello  y  che  anche  tl  Sant^Jftm) 
e  dottiljimo  regnante  Pontefice  3EN.E-- 
DETTO    XJF.    defidera    in    tmte    le 
Scuole  Cattoliche  y  e  fpezjalmente  in  Ger- 
mania  ,    do^e  maggiore    h  tl  bifogno  , 
per  foftener  /'  onore   della  Chiefa  Cattolt- 
ca  j  e  far  tacere    chi  de  Proteftanti    at^ 
tribmfce  la  barbarie  ,    la    Suferfliz.tone  , 
e  un  ignorant e  Scienz^a  a  qualche  contra- 
da  della  Germania  Cattolica  .    Pertanto 
non  e  da  dubitare  y  che  Voftra   Altezj^i^ 
U.e^ermdijfima  emulando  la  prcmurade. 

git 


p-//'  tlluflri  due  fuoi  PredeceJJori  in  frefai- 
rvsre  d  Adeglto  delle  Lttt.re  ,   fer    ren- 
dere  piu  glonofc  cotcjU  Scuole ,  con  dun d 
ci  fine  quejia  iummojci   /dca ,  e  col  pre^ 
dicare  rAmulemini  chariimata  me- 
liora    dell'  Apofiolo  ,     anche    per    quejia, 
njid    rechera    un    not  ah  1 1  gwvanAuto    e 
decora  at  Clero  e   topolo  Juo  .    £   gmc- 
che  £lU  njenne  alia  luce  net  di  17.  dl 
Aiaggio  del   1689.  tempo  ,    a  Dio  pta- 
cendo  y  le  rejierd    per    poter    perfez^ionare 
le  belle  imprefe  ,  che  cot  tempo  ^erran- 
no  alia  luce. 

Or  a  tro^ando  to  nelt  Altezj^a  Fofira 

ReT^erendiffima  tutte  quelle  l^irtu^  e  ri~ 

guarde^oU  doti ,  che  con'Zfengono  ad  un 

Prelato ,  defimato  da  Dto  anche  al  Go- 

fverno  temporale    di  un    copiojo    Popolo  : 

gran  moti^o   ho  aiJUto  to  per  umdiarlc 

e  dedicarlc  quefia  mta    Operetta  ,    e   m 

ejfa  d  di<^oto  e  profondo    ojjequto    mio  . 

^ando    talnjolta    Ella  ft    degnaffe    di, 

ftendere   il  guar  do  a   quanto  to  ho  jcrttto 

intorno  alia  Pubblica  Feiicica,  Jon  certo 

ch\ 


clo  Ella  Ji  rallegrerd  d'  a^jer  pre^TJentito 
me  in  conofcere  per  quant e  ^le  pojja  tl 
Prmcipe  proccurare  tl  "Bene  de  Sudditi 
fuot,  e  ccLttiTfarfene  t  amore  con  '-uert  e 
(iahili  benejiz^j .  Altro  dunque  a  me  non 
refla ,  fe  non  di  accompagnare  cjuefio 
mio  rinjerente  tributo  con  fer<^orofe  prc- 
ghiere  alt  Alti(Jimo  ,  affinchc  per  bene  di 
cotejio  tnfigne  Arcwejco'-vato  e  Frincipa- 
to  confer^-ui  a  Lei  lunga  e  profpera  '-ut- 
ta  ;  e  di  fupplicar  Lei ,  che  ijoglia  da 
qui  mnajizj  rtguardar  7ne  per  uno  de' 
maggtori  ijeneratori  delU  fctcra  fua  Per- 
fcna  ^  e  del  fuo  raro  merito  y  con  permet- 
tere  ^  cf/  to  poJJa  inutolarmi  ,  quale  per 
Jempre  mi  glortero  d*  ejjere 

Di  V.   A.    Re^erendifs, 


Modena  28.  Gennajo  1749. 


Um'thfs,  DIvotifs.  e  Riverentiff,   Serv, 
Lodovico  Antonio    Muratoru 


A    CHI     VORRA^ 


L  E  G  G  E  R  E. 


IL  cuor  deir  Uomo ,  nome  con 
cui  fi  fiiol  denotare  V  umana 
Volont^  ,  pud  ben  chiamarfi  iin 
mantice  indefefifo  e  perpetuo  di 
Defiderj .  Formato  che  ne  e  ap- 
pena  uno ,  ne  fuccede  un'  altro  ; 
e  pure  tanti  e  si  diverfi  Defiderj 
noftri  non  fono  per  lo  piu,  che 
un  folo  5  nella  fteffa  guifa  che 
tanti  rami  efcono  da  un  tronco, 
e  compongono  un'  Albero  folo  . 
Anche  in  noi  il  Defiderio  mae- 
ftro  5  e   padre    di  tanti  altri  ,   e 

ClUello    del    mftro  privato  Bene ,   della 
noftva    parti  col ar     Felicith    .     Cioe     il 

piii  ordinario  noftro  Defiderio  ha 

per 


per  inira  qualche  oggetto  o  mez- 
lo  5  che  poffa  o  poco  o  mol- 
to  ridondare  in  noftro  Bene  . 
Quefto  e  non  folamente  un  con- 
figlio  ^  ma  anche  un'  inceffante 
impulfo  della  Natura  noftra,  che 
ii  fa  fentire  tanto  al  Nobile  che 
air  Ignobile  ,  tanto  a  gl'  Ignoran- 
ti  che  a  i  Dotti .  Di  sfcra  poi 
pill  fublime  ,  e  di  origine  piu 
nobile  fi   e  un'  altro  Defiderio  , 

clod  quello  del  Bene  della  Societa  ^ 
del  Ben   Puhhlico    O    fia  della    Puhhlica 

Felicita  ,  Nafce  il  primo  dalla 
Natura  ,  quelV  altro  ha  per  ma- 
dre  la  virtil  .  Niun  merito  ci  e 
gi^  in  defiderare  e  procacciar  del 
Bene  a  noi  ftefli  (  parlo  de  i 
Beni  terreni  ).  Pud  anzi  quefto 
movimento  deli'  Anima  noftr^ 
divenir  Vizio ,  e  cagionar  deme- 
rito  ,    quando  fia  fregoiato  in  ri- 


guar- 


guardo  a  noi  ,  o  a  g!i  altri ,  o 
pur  contrario  al  Bene  della  Re- 
pubblica.  Di  gran  merito  all' in- 
contro  preflb  Dio  e  preffo  gli 
Uomini  fempre  e  il  bramare  e 
proccurare  il  pubblico  Bene,  pur- 
che  fi  efeguifca  con  onefti  mezzi. 
Ed  oh  volefle  Dio  ^  che  quefta 
nobil  brama,  quefto  generofb  af- 
fetto  5  maggiormente  fi  predicaf- 
le  5  fi  dilataffe ,  e  s'impoffeffaffe  del 
cuor  de' mortal! ,  e  maflimamente 
di  chi  prefiede  al  Governo  de  i 
Popoli,  e  di  chiunque  ha  genio, 
e  s'applica  alia  Letteratura .  Ne 
flarebbe  pur  meglio  il  Mondo  . 
Di  qui  nato  e  in  me  il  defiderio 
e  difegno  di  trattare  della  Puhblka 
Feiicita  ^  cio^  di  quefto  bell'  og- 
getto  ,  che  dovrebbe  effere  V  og- 
getto  giornaliere  ,  e  piu  caro  di 
chiunque    e    fcelto    dalla   Divina 

Prov- 


Provvidenza  al  trono  .  Che  pro- 
fitto  ne  fperi  tu?  dir^  qui  taluno. 
pretendi  forfe  di  poter  detroniz- 
zare  il  ^^«^  Prwato^  veterano  Pa- 
drone del  xMondo  ?  Nulla  rifpon- 
dero  io  ,  fe  non  che  fon  certo  , 
che  non  mi  pentiro  .niai  d'  aver 
configliato  e  lodato  il  Pubbluo 
Bene,  ancorche  per  difavventura 
avefli   parlato  al    vento  .    ^mare 

liceat  ,     Optars  liceat  ,    fi    Potiri    non 
licet . 


CAPITOLI 

DI  QUESTO  TRATTATO. 
CAPITOLO  PRIMO. 

Cke  s'  intenda  per  Tubblka  Felicit^  .  pag.  I 

CAPITOLO     II. 

Che  appunto  il  meftiere  de  huoni  Trincipi 
ba  da  ejfere  quello  di  proccurar  la  pub^ 
blica    Fclicith  .  1 1 

CAPITOLO     III. 

Effere  ufizio  anche  de'  Mmi/Jri  de  Trincipi 
il  proccurare    la  Tubblica    F  elicit  a,       23 

CAPITOLO     IV. 

Deil*  educazione  della  Gicmentu  ,  per  adde- 
flrarla  a  i  pubblici  Minifleri ,  3^ 


»* 


GAPirOLO    V. 

Dei  nohile  fcopo  ,  che  dovrebbero  prefiggerfi 
Principi  j  Miniftri  ^  e  LttkrAti  5  pn 
proccurare  il  Tubblico  Bene  i  4!^ 

CAPITOLO     VI. 

Delia  Religione .  57 

CAPITOLO     VII. 

DeUo  /Indict  delle  Lettere ,  0  fid  delle  Scien- 
te ,  68 

CAPITOLO     VIII. 

Delia  Crifliam  Filofojia  de'Co/lumi .  80 

CAPITOLO     IX. 

Delia  Ginrifprudenza  ^  e  dell  a  Giuftl^ia,   89' 

CAPITOLO     X. 

Delle    Leggi .  tot 


5APITOLO  XL 

^sUa    Medicina  »  i  3d 

CAPITOLO  XIL 

Dsllc    Matematkbe  i  1 4  j; 

CAPITOLO   xnr. 

beUa  Logicd  5  Fiftca  ,   c  Metafiftca  ,        150 
CAPITOLO     XIV. 

Delia    Storia  ,    Erudizione  5    Eloquenza  ,    e 
Toejia.  16^ 

CAPITOLO     XV. 

bell'  ^gricoltura .  lyS 

CAPITOLO     XVL 

bell*    ^rti    necejfarie    0  uHli  alio  Stato  ;  c 
del    Commerzio  >  ^05 


*  ♦ 


CAPITOLO    XVII. 

Veil*  attenzion  particolare  ,  cbe  dovrebbe  ave^ 
re  il  Trincipc ,  per  dar  caJore  all'  accrefci' 
memo  delC  ^rti  e  del  Commerzio  .      234 

CAPITOLO     XVIII. 

'Delt  xAnnona  ^  0  fia  Grafcia  ,  250 

CAPITOLO     XIX. 

Del    Lujfo .  265 

CAPITOLO     XX. 

D*  ahri  difordini  de  gli  Stati  ,  ad  impedire 
9  levare  i  quali  dee  vegliare  il  huon 
Trincipe .  287 

CAPITOLO     XXI. 

Delia  LuJJuria  ,  delle  IJbhriach ezze  ,  e  d'  altri 

Topolari  difordini  ,    che    il    Trincipe    dee 

•     togliere ,  0  frenare  .  311 


CAPITOLO     XXII. 

Vill*  impo/izion  de*  T'rihuti  .  330 

CAPITOLO     XXIIl. 

DeJf  ecctjfo  de*  Trihuti  ed  x^ggravj  ;  e  come 
s'  abbia  a   rimcdiarvi  .  352 

CAPITOLO      XXIV. 

DeJle  Monet e  .    '  375 

CAPITOLO      XXV. 

Z)f '  pubblici  ^Archiiii  e  Not  at ,  e  del  goyerno 
de'  Tovcri .  395" 

CAPITOLO     XXVL 

De  i  pubblici  onefti    Giuochi ,  412 

CAPITOLO   xxvn. 

Delld  Caccia  e  Tejca  ;    e    come    /  abbia    a 
permettere  ,  o  proibirc .  424 


GAPITOLQ     XXyiUo 

pdla  Milizia  .  43  J 

CAPITOLO     XXIX, 

Dellc  Fahbriche  ,  deJla  Tulizi^  ,  e  dtUa  pub-. 
.   blica  Sanita  delk  'terre  e  Citta  ,         446 

qAPlTOLO     XXX. 

Qonclu/ione  di  queflo    Trattato  ,  .  475 


I  N  D  I  C  E 

Pelle    Maceric  che  fi  concengono 
in  quefto  Tractaco. 


ACcademie  utili ,  e  quali  piu  utili .  41.  Lo« 
devolc  ne   farebbeuna,  dove  fi  crattaffcro  ie 

MalTirae  del  buon  Governo,  pag- 4* 

Agricoliura  ,    guanio    importantc    ne    fia  lo  ftu- 

dio.  I7J.  e    fegu.  Come  s' abbia  a  prorouove- 

re.  17B 

Annona  o  Grafcia  ,   fommamente    importante  Jl 

mantenimento  d'efla.  250.  e  feg.  C^uaato  eflTa. 

abbracci .  261 

Api ,  quanto  utile  la  coltura  d'efTe.  208 

Architciti  e  Ingegncri  fon  di  decoro,  ed  anche 

necefTar)  alle  Gitta.  148 

Archivi  pubblici,  quanco  antico,  quanto  lodevo- 

le  r  iflituto  d'  elli  ,    395.    Son    da  defiderare 

anche  i  Rural! .  401 

Arte  dclla  Seta.  Vedi  Seta,  Arte  dellaLanaccn 

quanta  cura  s'abbia  a  promuovere.  222 

Arti  neceflfarie  o  utjli  ad  ogni  p-»efe .  203.  e  feg. 

Quali  fi  dovrebbero  introdurre  .  207 

Ateilli  o  Deifti  ,    una  Repubblica  di  coftoro  fa- 

rcbbe  un  Caos.  ^Q 


Indice  delle  Materie<r 
B* 

BAmbagia ,  maoifacture  d'e0a  fon  dapromoo' 

vere.  225 

Benedetto  XIV.   Pontefice  regnante  ,  faggi  fuoi 

regolamcnti  per  bencdc'fuoi  Popoli .  227.  295 

Bologna  ,  fuo  nobile  IHicuco  delle  Sciezze.  7$ 


CAccJa,  abuG  oflfervati  in  efTa.  42 j.  c  fegu. 
427. 
Canape  ridotta  alia  fottigliezza  del  Lino.        195 
Carlo  Emmanuele   Re  di   Sardegna  iflicuifce  ona 

Cattedra  di  FilofoHa    Morale  .  86.  fuoi  nobrli 

fentimcnti.  95 

Carlo  Magno  iftiiuifce  i   Mefli  Regit,  cioeVifi- 

tatori  deUe  Provincie.  25^1 

Carlo  Antonio  Broggia  Napoletano,  intendentxf- 

fimo  del   Commerzio.  236   354   375 

Chioftri  de'Reltgiofi ,  non  afiTai  deccnti  in  efTi  it 

Commedie.  425 

Chirurgia  ^uanto  pregicvole  e  neceflfaria  per  tanti 

roali.  J41 

Ciroe  Trajanoefecnplari  de'buoni  Principi.  10 

Cittaltaliane  cjuali  applicate  al  Commerzio.     245 
Citta  ,  Pulizia  in  effenecefTaria.  450.  e  feg. 

Collegi ,  Seminar],  edaltri  Luoghi  per  TEducazro- 

ne  dellaGioventuquanto  utili.  34 

Colorno  ,  fuo  Bofcopienodi  Cignall,  quantodan- 

nofo  alle  terre  vicine.  426 

Conjojcdie  c  Twgedie  ,  che  correggano  i  Viz), 

e  in« 


lodice  delle  Materia  < 

e  infegniBo  Ic  Virtu  i  fon  dadcfiderarc      175 
Commedie  Italiane  bifognoredi  Correzione.  ^iS 

e    fegu»    Poco    lodevoli  nc'  Chioflii    de'Reli- 

giofi.  -^ij 

Commerzio,  quanto  Importi  ad  uno  (!ato  il  non 

difficultarlo .  z26,  Quaoto  fu  da  promuovere* 

234.  e  feg.  2^1* 
Contadioi,  non  fi  dovrebbe  caricarli  di  foverchi 

aggravi .  aoi 

Contraband! ,  pene  talrolca  rproporzionate    impo* 

ftc  a  chiinefli  incorre.  ^^^.efcg. 

CornelioTacito,  fuoi  Libri  noclvi ,  adalcuno.     9 
Coflantino  il  Grande  ,   fua  mirabil  Coflituzionc : 

305 


D 


D 


Ivertimenti  ,  ccceflTod'effi  biafimevolc  .  41$ 
c  fegu. 


EDili  dovrebbero  eflferc  nelleCitii.  448 

Eloquenza,  ftudio  mohocommeodabile.  169 
ErudizionC)  fua  vaHita,  e  calvolca  feccaggine  . 
166.  e  feguc,  Qual  fiala  giovevole  .  i^S 


]j*Abbriche  ben  fatic  DecorodeJJeCitt^.      447 

Fclicita  pubblica,  cofacon  queflo  nomefi  vo- 

glia  ^jgnificarc  .  i.   Non  puo  clta  acdat'eieni© 

d» 


Jndice  delie  Materie* 
i:L  moiti  mali.   6,  II  proccurarla  dee  efTere  U 
mcftierc  de'Principl.  i^ 

FideicomminTi,  quali  difordini  da  effi  provvenga- 
no.  loj.  B«I  regolamento  d-ito  ad  efli  dal  re- 
gnante  Iraperadore  in  Tufcana  .  105 

Fifco  I   moderazione  richieda    ne'fuoi  MiniUii  . 

Fifica,  o  Audio  dellc  cofe  Naurali,  quanto  di- 
iettevole  ed  utile.  157.  Sarebbe  da  defiderare  i 
che  i  Filofofi  faceffero  fpcrimenti  nell'Agricol' 
tura.  160 

Filofofia  Morale  Criftiana,  quanto  ne  fia  ioipor- 
cante  lo  fludio  .  80.  e  fegu.  Sue  ufizio  qual 
Ca.  8  J 

Francefco  I.  Imperador  regnante  >  fuo  regola- 
mento intorno  a  i  Fideicommilfi  in  Tolcana, 
105. 

Francefco  II.  Duca  di  Modena  ,  fua  bella  azio- 
ne .  ^10 

Frumentarie  iflituite  in  yarj  paefi  ,  fuggette  a 
fnolii  pericoii .  255 


Gloventu  de'noftri  tempi,  fao  tenore  dl  vi- 
ta. 35-37-40 
GiudJci  del  Popolo,  quali  s'abbiano    a  delidera- 
re.  55.104 
Giuochi  d'invito  ,  Lotti  ,e  BiribiflTi  efaminati .  344. 
GiuQch:  pubblici   fon   da   permettere.    412.  41^. 
Ma  ne  ebiafimevole  I'ecGeflTo.  417 
Giurifprudenza  e  Giuft'Zia,  quanto  neccflfario  nc 
fiii  lo  iiudio  in  ogaj  pacfe.                 S^.efeg; 

Gias 


Ipdice  delle   Materie, 
Gjos  Privativi  daonofi  al  Commerzio  ,  e  pregim 
diziali  ai   Popolo.  ?57»  ^  ^^g« 

(3of ti  abborrivano  lo  ftudio  delle  Lettere  .  6  g 


IGnoranza  ne'Secoli  barbari  d'ltalla  quanti  mail 
produceflTe.  7  5 

Ingegneri  neceflfarj  ad  cgni  Stato  eCitta.  »4? 

Ifpctton  0  Vifitatori  dovrebbero  inviarfi  nelle  Pro- 
yincie  per  indagar  gli  abufi .  19 o.  c  fegu. 


Ana .  Vedi   Arte, 
Lafcivia,  fuoi  ccceSi  oon  li  dee  tollerare  il 

buon   Principe.  5r4*  3*^ 

Leggi,  necelljta  ed  utilita  delle  medefime.       loi 

Gran  ponderazione  fi  ricerca  in  formarle  .        loa 

Quali  Leggi  hanno  da  comandare  al  Principe. 

izz. 
Lettere  e  Scienze  quanto  inn  port!  al  Pubblicc  BenCt 

chcfi  confervino  ed  accrefcano  .  ^? 

Levatrici  s' hanno  da  iftruire   nel  loro   meftierc. 

142. 
Libri  ,  (e  andata    all'  ccceflTo  la  flampa  d'  elTi  . 

Lodovico  XIV.  Redi  Francia,    fuegloriofe  azioni  . 

a6.  Promuove  gii  rtudj  delle  Lettere.  7^ 

Logica  ,    fuo  lludio  ad  ogni  Scicnza  fi  dee  pre- 

inettere.  150 

Longobarii  in  Italia  diedero  rultimo   crollo  alle 

Lettere.  75 

Loiti 


Id  dice  delle  Matcrle. 

Lotti  e  Biribifli  dannofi  al  Pubblico.  344.  Spe- 
zlalmente  quelle  di  Geoova.  347.  e  fcg. 

LuflTo  Ladro,  mafavorlto,  onde  venuto  inlcalia^ 
3,66.  Difefo  da  alcuni  ,  e  riprovaco  da  aicri  < 
2^7.  Ragionidi  procenfarlo.  27^.efegu* 

M 

MAtematiche  quanto  utili  o  neceflarie  al  pub- 
blico Bene.  143.6  fcgu. 
Meccanica,  quanto  il  fuo  ftudio,  c  le  fue  inven- 

zioni  fieno  utili  al  Pubblico  .  147 

Medicina  ,  fcreditata da  alcuni.    130,  Utile  e  ne- 

ceflTaria  a  ipopoli.  131.  Moke  tenebre  in  effa  . 

1^3.  Scarfa  di  Rioiedj.   138.  Alcuni  ufaci  dalle 

vecchicrelle.  140 

Mendicanti  validi  non  fon  da  fofferire.  409 

Mercatura  non  dec  pregiudicare  alia  Nobilti  .    zzS 

e  fegu. 
MefiTi  Kegii    iftituiti    da    Carlo  Magno  chi  fofle- 

ro.  29  r 

Milizia,  fua  necefHt^,  ma  madre  di  molti  roalix 

435,  Dorefiabcne  raddeftrarc  airarmi  il  Popo 

lo.  443 

Miniflri  de'Principi,  i  loro  ufizio  il  proccurare  la 
Fcliciti  del  popolo.  25.  e  fegu.  Quanta  cura 
fi  dovrebbe  avere  per  allevar  Giovani ,  chc  riu« 
fcilTero  atti  al  Miniftero.  3a 

Monete,  tjuanto  imbroglio  Ha  iltrattarne*  37$ 

Perfeguitate,  e  rlfufe.  375.  Moneta erofa  folo 
quanta  bafli  al  paefe.  3^9 


No- 


liidice  delle  Materle. 
N 

NObllt^  s'accorda  colla  Mercatura.  xiZ 

Notai ,  quantogelofo  illoroUEzio,  equali 
s'abbiano  da  eleggcre.  40 j.  c  feg- 

O 

OLio ,  qual  cura  s'avrebbe  d'avere  per  ricavarne 
dalle  Ulive  ,  c  da   varjfemi.   188.  e  fcgu. 
Olio    di    Sefamo    introdotto  da    i    Bologneli  . 

190. 

Oro  ed  Argento  ,  immenfa  copla  di  quefti  Ms- 
talli  condotti  in  Europa  dairAmerica.  380 
Quanto  cofti  il  ricavarli  dalle  Miniere .  38a 
Come  fi  diffondano  per  Je  Nazioni  Europee  •  3  8  5 
Come  vadano  a,  perderH  ne'paefi  d'Oriente  • 
38^.  e  fegu. 


PAnori  facri ,  e  Religlofe  perfone  neceflfarie  al- 
ia confcrvazione  ed   aumento  delU  Religio- 
ne.  63 

Pene  debbono  efTere  proporzionate  a  i  delicti. 
3^3.  In  alcun  paefe  ecceffive  fono  per  li  Con- 
traband!. 3^4 
Pefca  dovrebbe  efTere  libera.  433 
Pietroil  Grande  Imperador  della  RufTia  ,  fue  glo- 
nofeazioni.  iC.  Siarrogail  titolo  di  Capo  del- 
la  fua  Chiefa.  ^7.  Promuovc  lo  ftudio  delle 
Lettere.                                       78.  242.  245 

Poe- 


indice  delle  Materie; 

Poefia  ,  Audio  lodevole.  iji 

Poverellj,  quanta  cura  d'  edi  abbia  da  avere  il 
buon  Principe  406 

j?finc5pi,  cfTer  dee  il  loro  nieftiere  quello  di  proc- 
curare  ,  per  quanto  jiofTono  ,  il  Pubblico  Be* 
tie,  II.  Lor  gloria  »  fe  fono  Paftori  e  Padri 
del  Popolo.  14.  e  feg.  Doverfi  loro  ifpirar  que- 
lle Madime  da  chi  ha  cura  della  lore  educazio- 
ne.  18.  Singolarmente  obbligati  a  far'ammini- 
flrare  la  Giultizia.  ii^ 

Principi.  Niuna  parzialitii  debbono  moftrare  nel- 
le  Liti  fra  i  privati  .  izj.  Lor  cura  per  far 
fiorire  il  loro  Commerzio.  24 '•  ^  fegu.  Uti* 
litk  del  dare  udieoza  a  i  ricorfi  del  Popolo  • 
288.  D'inviarc  Ifpettori  acUe  Provincie.  290* 
c  fegUo 

Principi  come  Padri  del  Popolo  hanno  da  togliere 
ofrenare  certi  Popolari  difordini,  non  gaftigati 
dalle  Leggi.;  311.  e  fegu.  Debbono  dar  buon'e- 
fempio  di  continenza  .  31^ 

Privilegi,  che  tornino  in  danno  del  Pubblico,  non 
fon  da  concedere.  121 

Pulizia  nelle   Citt^  s'  ha  da  ^roccurare.     450* 


c  fegu. 


R 


RElIgione  ,  quanta  cura  debbono  avere  I  Priri 
cipi  per  conferv^rla  ne'Pcfuii .  57,  Quefta 
eflfere  quella  diCrifto,  e  laCattolica.  ^i.  £0- 
ceffi  accidental!   in  efla  .  ~6$ 

Richecourc  ^Conte)  ixjanifaMure  da  lui  introdot- 
tc  in  Tofcana^  *'/ 

Sani' 


Indice  delle  Materle*: 


S Anita  ,  Maglftrato  fopra  d'  efTa  la  ogns  Ck- 
t^.  455 

Seta  ,  quanto  fia  Ja  promuoverne  la  raccolta ,  e 
da  fame  buon'ufo.  aio.7.i2.Man)faiture,che  far 
fe  ne  po/Tono,  e  dovrebbero,  225 

Seta  proreniente  dall'Indienoa  pud  competereia 
finezza  e  bellezza  coll'Italiana  0  Cosi  s'ha  da 
leggere  nella   pag.  116. 

Sigifmondo  Imperadore  chiatnava  il  meftiere  TpiH 
difficile  di  cucti  quello  di  comandare  a  Popo- 
lio  a 

Spedale,  e  Confervator)  pii;  attentjone  del  Prin- 
cipe in  lor  favore.  40^ 

Scoria  utile  qual  debba  efifere  .  155.  e  feg.  Vite 
de  gli  Uonaini  illuftri  ScuoU  efficace  per  U 
Principi.  166 


TAbacco,  fua  coltivazlone  non  la  dovrebbero* 
trafcurare  i  Principi*  345 

lUeatro  Italiano  bifognofo  di  correzione  .  418 

Trajano    c    Giro    eferoplari    de'  buoni   PriDcipi  o 

10. 
Tfibuti  difcreci  ed  indifcreti .   330.  Nell'  iropor- 
li  gran   pefatezza  firichiede.   S5  5«  el'eg.  Quaii 
cccelTivi.  i$z.  Quei  delle  Comuniti  s'avreb- 
bero  a  ledimereo  tSt 


Vhth< 


lad'ice  delle  Msitent^ 
V 

UBbriachezzi ,  il  buon  Principe  non  ne  Ha  da 
tollerare  gli  cccelTi.  3za 

Veneta  Repubblica  promuove  lo  ftudio  delle  Let- 
tere  .  8o.  Familiariti  di  que'  Nobili  co'  Ne- 
gozianti  ed  Artifti.  145.  Onfervanza  ivi  delle 
I'Cggi  •  2^^*  2^5*  Inquidtori  da  eflfa  inviaei 
nelle  Provincie  .  393.  327.  Qual  caccia  ivi 
pcrmeflTa.  43' 

Vifitatori  delle  Provincie  per  rimediare  a  gli 
abufi.  290.6  fegu. 

Virc  dc'buoni  Principi  quanto  utili  a  chigovcr-; 
na  Popoli.  9 

Vice  de  gli  Uomini  illuftri,  Scuola  efficace  per 
li  Principi.  166 

Vittorio  Amedeo  Re  di  Sardegna,  fuc  gloriofe 
azioni.  7 S.9  7.104.245  .343 

Ufure  ed  Ufutai  non  s'hinno  a  tollerare.  30a* 
e  fegu. 


CAPITOLOI. 

Che  s'  imenda  per  TubbUca  Felicita  . 

PRima  di  parlare  della  Tubblica  Felici- 
ta ,  conviene  che  c'intendiamo  il  Let- 
tore  ed  io  .  Abbraccia  quefto  nome  di  Fe- 
licita due  diverfe  provincie  i  la  prima  dei- 
le  quali  confifte  nel  goder  moiti  Beni  qiiag- 
glii,  onde  pofTono  venire  alTairiimi  comodi 
ai  pollidence .  L'altra  confifte  nell'efcnzio- 
ne  da  i  Mali .  E  qiianto  a  queft'  ultimo , 
certo  Cj  che  ii  puo  chiamar  Felice  quag- 
giu,  chi  non  pruova  alcunadellc  tante  du- 
re penfioni,  alle  quali  si  facilmente  e  {^ug- 
gettoognun  de'figliuoli  d' Adamo  5  o  fi  ri- 
guardi  il  Corpo ,  o  (i  confideri  TAnimo . 
Cagione  d'Infelicita  fon  le  tante  e  varie 
nialattie  ,  dolori  ,  e  difagi  ,  che  pofTono 
perturbare  la  buona  armonia  de'corpi  no- 
ftri  5  ficcome  ancora  la  careftia  del  necef- 
fario  alimento ,  veflito  ,  e  tetto  ,  di  cui 
abbifogna  qualfivoglia  perfona  ,  Similmen- 
te  5  pofta  r  efenzione  da  i  Mali  del  Cor- 
po 5  fe  non  concorre  eziandio  T  efenzione 
da  i  Mali  dell'  Animo,  T  Uomo  tiitravia 

A  fca 


2  Capitolo  J. 

fla  conHnato  nella  Infelicita .  Chi  non  fa, 
che  la  perdita  della  Liberta ,  le  caUinnie, 
le  perfecuzioni  5  le  prepotenze,  itimorid' 
infulti  e  di  danni ,  e  cento  altre  fimili  tra- 
verfie ,  han  forza  tale  da  rodere  ciafcuna 
d'  cffe  SI  fattamente  il  cuore  deir  Uomo  , 
che  lo  fan  divenire  un  nido  almeno  di  ma- 
linconia?  Ora  datemi ,  chi  goda  queftopri- 
vilegio  di  non  provare  alcun  Male  ,  per- 
turbatore  delT  Animo  e  Corpofuo;  feco- 
ftui  ben  V  intendefse ,  ha  in  fe  il  principal 
fondamento  dell'umana  Felicita  .  Non  diro 
io,  che  il  piu  grande  de  i  Beni  quaggiu 
fia  il  non  avere  alcun  Male;  macettamen- 
te  diro ,  che  quelle  e  uno  inarrivabil  Be- 
ne ,  a  ciii  nondimeno  facciam  si  poca  ri- 
flefTione  ,  o  non  ne  conofciamo  quafi  mai 
il  pregio .  Siccorne  piu  Filofofi  hanno  av- 
vertito ,  e  n'  ho  trattato  anch'  io  nella  Fi- 
lofofia  Morale^  la  foftanza  della  Felicita  , 
che  fi  puo  fperar  fulla  Terra  ,  confifte 
nella  Tranquillita  deir  Animo  e  del 
Corpo  .  Anche  un  povero  Bifolco  ,  an- 
che  un  bafTo  Artigiano  ,  fe  prouva  pace 
in  amendue  i  componenti  dtlV  e/Iere  fuo , 
puo  ragionevolmente  ,  e  dovrebbe  anche 
chiamar  fc    (telTo   Felice  ,     e    dello    fta- 

to 


Che  s'  imenda  per  Tuhhlica  Felicita.     « 
to  fuo  rendere    grazle   alia  Divina  Prov*. 
videnza  . 

Ma  cosi  non  I'intende  ordinarlamentell 
genere  umano .  Benche  ognun  di  noi  qo^ 
nofca  ,  che  un  requifito  neceffario  a  fon- 
dare  la  Felicita ,  fia  I'dTere  fenza  Mali, 
pure  poco  o  nulla  quefto  a  noi  fembra  i 
non  altrimenti  di  quel ,  che  fi  faccia  a  i 
Palazzi ,  a  i  fondamenti  de'quali ,  che  pur 
tanto  importano  ,  niuno  in  mirar  quelle 
fabbriche ,  fuol  fare  rifleffione  .  Noi  dun- 
que ,  fe  non  unicamente  ,  alineno  princi- 
palmente  ,  riputiamo  formarfi  la  Felicita 
de'  viventi  dall'  abbondanza  e  godlmento 
di  molti  Beni .  Tali  noi  chiamiamo  le  Rjc- 
chezze ,  gli  Onori  5  i  Comandi  ,  i  Piace-r 
ri .  Qiielto  e  il  Palazzo ,  alia  cui  fabbri- 
ca  per  lo  piu  o  per  un  verfo  o  per  altro , 
ognano  afpira,  ognun  s'appiglia  nelcorfo 
del  fuo  vivere .  Qtii  s'  jmpiegano  penfieri 
e  fatiche  i  e  chi  non  puo  far  di  piii ,  die- 
tro  vi  fpende  e  confuma  i  fuoi  de/iderj  > 
e  chiama  poi  beato ,  chi  fenza  fua  fatica 
lo  truova  edificaro  da' fuoi  Maggiori .  N^ 
ii  puo  gia  negare  ,  che  il  poffelTo  di  si 
fatti  Beni  parrebbe  valevole  a  rendere  un' 
ijomo  Felice  .    Ma  11  chiede  •    acquift.itg 


'^  Capitoio  1. 

t^uefto  capital  di  Beni,  divien'  egli  vera- 
mente  Felice  un'  uomo  ?  La  fpeiienzjl 
giornaliera  del  Mondo  inida  ,  che  no  . 
Niun  v'  ha  di  que(H  Beni  ,  che  feco  noii 
pohi  un  mifcuglio  di  Mali .  11  pciTefTo  e 
■niantenimer.to  di  molta  roba  ,  e  il  ma- 
^neggio  delie  Cariche  e  Dignita ,  cofta  fu- 
dori  5  cure  molefte  ,  ed  affanni ;  e  fin  gli 
ftefTi  Piaceri  ibvente  o  fi  compferano,  oil 
fcontano  co  i  Difpiaceri  .  Chiedete  a  gli 
flejtfi  Principi  e  Monarchi ,  che  piii  degli 
xiltri  dal  volgo  fon  creduti  federe  neirau- 
ge  della  Felicita  ,  fe  pafTino  la  lore  vita 
fenza  puntura  alcuna  di  fpine  :  vi  confef- 
feranno  ,  che  lio  .  Non  ne  dico  di  piu  . 
Quefto  argomento  e  iinodi  quelli ,  intorno 
a  cui  la  Rettorica  ha  iln  largo  campo  da 
efercitarfi  .  Ma  non  fi  dee  tacere  una  delle 
follie  5  in  cui  cadono  i  piu  dt  viventi  . 
Per  quanto  fia  liberale  verfo  d'efli  la  Di- 
vina  Provvidenza  ,  fempre  vi  leftano  ,  o 
pur  nafcono  fempre  defiderj"  di  moltopiii, 
pochi  efrendo  coloro ,  che  dicano  hajfa ,  e 
"non  portino  invidia  a  chi  piu  di  loro  ab- 
bonda  di  Beni  .  Mirate  i  Monarchi ,  prov- 
veduti  da  Die  di  tanti  PopoJi  e  Regni  : 
fono  eglino  mai  percio  quieti  o  contenti  ? 

Oiler- 


Che  J-'  intcnda  pet  TMlica  F  elicit  a  .  5 
O/Iervate  rante  perfone  ,  aizate  a  grad] 
fiiblimi :  fe  iino  piii  alto  ve  n'  ha ,  a  cui 
pofTano  afpirare  ,  fembra  lor  troppo  poco 
i/gia  ottenuto ,  e  fi  van  marririzzando  per 
anfieta  di  quello  ,  che  forfe  non  potran 
mai  confeguire  ,  Lo  (lefTo  avvieqe  a  chj 
fi  da  ad  acciimulare  Ricchezze  .  Appagato 
un  defiderio,  ne  fpunta  tofto  un'altro,  al 
pari  del  ramod'oro  di  Vergilio  .  Ma  non 
fi  puo  d'  ordinario  cbiamar  Felice  un  cuo- 
re  5  fiicina  di  continui  defiderj  ,  perchc 
dove  c  r  Inquietudine  ,  dove  manca  la 
Tranqiiilitadeir  Animo  ,  ivi  non  fi  truov^ 
vera  Felicita  .  Molto  men  poi  partecipe  di 
cjueda ,  pofTiam  dire  quella  parte  di  Popo- 
io ,  che  ha  per  fua  porzione  la  Poverta , 
che  combatte  colbifogno,  fprzata  a  tante 
fatiche  e  (lenti  ,  per  poter  vivere  ,  ma 
fempre  poila  nella  Miferia  .  Finalmente 
quand'  anche  fi  goda  qualche  buona  dofe 
di  Felicita  quaggiu  ,  non  fuol  queftapro- 
metterfi  una  lunga  durata  .  Efcono  in 
campo  Guerre  ,  duro  flagello  del  genere 
umano  ;  vengono  Epidemic,  Carefiie ,  ed 
gitri  naturali  malanni,  che  uomo  non  pud 
fchivare :  ed  ecco  guafia  ogni  mifiira  an-. 
ch^  di   chi  fi  potea  pretendere  ben  fituato 

A     9  fr4 


§  tapitolo  t. 

fra  i  mortali,  e  ptivilcgiato  dalla  natura 
b  dalla  fortuna . 

Cio  pofto  5  non  fi  figurafTe  alcuno ,  che 
ptr  TMHca  felidta  intendelfi  io  uno  fla- 
to  5  fia  di  Monarchia  3  o  pur  di  Repubbli- 
ca,  in  cui  ognunoabbia  ad  eflferej  o  pof- 
ia  chiamarfi  Felice  .  Niun  Governo  v'  ha  , 
che  poffaefentare  da  i  morfi  dellaPover- 
ta ,  da  i  dolori  cd  aggfavj  deJJe  varie  In- 
fermita ,  buona  parte  del  Popolo  fuo  .  Non 
puo  impedire  Je  Difcordie  nelle  famiglie, 
ne  il  boJIore  di  tante  Paflioni ,  alle  quali 
e  fottopolto  ognuno ,  ne  le  Liti ,  pafcolo 
di  tanti  Tribunali :  tutti  fcminarj  d'  Infeli- 
cita  per  le  private  perfone;  e  molto  menO 
le  Gragnuole  ,  i  Tremuoti ,  le  Inondazio- 
Tii,  le  Sterilita,  ed  altre  pubbliche  Gala- 
mita  ;  e  ne  pure  le  Guerre  ,  fufcitate  dall* 
incontentabirambizione  de'Potenti.  Mali 
e  Beni  han  da  elTere  perpetui  abitatori  del 
Mondo  5  e  compartiti  fecondo  il  faggio 
volercj  o  la  permifiione  fempre  adorabile 
di  Chi  regola  il  Tutto .  Noi  dunque  per 
TMHca  Felicitra  altro  non  intendiamo,  {t 
non  quella  Pace  e  Tranquilita  ,  che  un 
faggio  ed  amorevol  Principe,  o  Minifte- 
to  3  fi  fludia  di  far  godcrc  ,  per  quanto 

puo  5 


Che  /  tntendaper  TMlica  F  elicit  a  .    ^ 
puo,  alPopoIo  fuo,  con  prevenire  ed  aU 
iontanare  i  difordini  temuti ,  e  rimediaie  a 
i  gia  fucceduti;  con  fare,  che  fieno  non 
rolo  in  falvo  ,    ma    in    pace  ,    la   Vita  ^ 
rOnore,  e  le  Softanze  di  qualfivoglia  de' 
Sudditi  5  merc^    di  un  efatta  Giuftizia  ? 
coir  efigere   si    difcrettamente  i  Tributi , 
che  (i  contenti    della  lana    delle    fue    pe- 
corelle,  fenza  volerne  anche   la  pelle  i    e 
in  oltre  col  procacciare    al    Popolo    qua- 
lunque  comodo ,  vantaggio ,  e  bene ,  che 
fia  in  mano  fua  :  Truovafi  il  felice  ftato 
d'  una  Repubblica ,  o  Monarchia  defcrit- 
to  nelle  facre  Carte  con    quefte    parole  , 
dove  (i  parla  del  governo    del    Re  Salo- 
mone  ;   (^a)  Innumerabik  e  fomigliante  alU 
vena    del    marc    era    il    Topoh    di    Giuda  e 
d*  jfraeUo ,  mangiando  e  bevendo  ognuno  ,  e 
ftando  in  allegria  ;    ed    ahitava    fenza  alcun 
timore  ciafcuno  fotto  la  vite  fua  ,  o  fotto  il 
fuo  fico  5     dall'  un    confine    del    Regno    all' 
<altro  ^  finchh  vijfe  Salomone,  Que  do  allegro 
vivere,  quefto  tranquillo  flato  di  un  Po- 
A     4  polo. 


(  a  )  Lib.  III.  Cap.  IV.  verf.  zo,  &  23.  Regum . 


g  Capitoh  I. 

'>oIo  5  lo  mlriamo  efprefTo  anche  nellc 
Monete  di  quegli  antichi  Romani  Impe- 
radori  ,  che  tramandarono  a  i  pofteri 
pieno  di  gloria  il  nome  loro  ,  e  furono 
la  delizia  de  i  lor  tempi ,  e  i'  invidia  de' 
liifleguenti ,  come  Tito  ,  Traiano  ,  Pro- 
bo ,  Codantino  il  Grande.  Ivi  fi  legge  : 
FELICITAS  PUBLICA,  o  pureTEM- 
PORUM  FELICITAS  ,  ovvero  FELI- 
CIA TEMPORA  ,  o  anche  FELICI- 
TAS SJECULl .  In  quefte  due  parole  fi 
chiudeva  iJ  piu  beir  elogio  ,  che  fi  po- 
ttG^c  formare  di  que*  Rcgnanti.  Veto  e, 
che  r  adulazione  ftefe  quefta  gloriofalode 
a  qualche  Principe  cattivo ;  macertameti- 
re  chi  de'  buoni  fe  la  merito  ,  fu  un  gran 
regalo  fatto  dalla  Provvidenza  ad  un 
Popolo ;  c  farebbe  da  defiderare  ,  che  le 
Virtu,  azioni  ,  e  governo  di  que'  buoni 
Principi  ,  e  de  i  due  Antonini  ,  e  di 
AlelTandro  Severo ,  fleffero  continuamente 
davanti  a  gli  occhi  di  chiunque  c  per 
falire ,  o  e  gia  falito  ful  Trono  . 

Quefto  dovrebbe  efTere  lo  ftudio  d'ogni 
Principe  giovane  ,  deftinato  a  tener  Je  re- 
dini  del  Governo  ,  e  di  chi  v'  e  anche 
pervenuto ,  per  ben'  apprendere  il  fuo  mini- 

ftero  5 


Cbe  s'  intcncla  per  Tuhhlica  Fclicita .  9 
ilero,  per  rendere  fe  ftefTo  gloriofo  prefTo 
il  fuo  Popolo  5  ed  immortalare  la  fua 
memoria  prefTo  i  pofteri .  II  l«gere  Storie 
alia  rinfufa  porrebbe  anche  fervire  a  gua- 
flare  un  Principe  naturalmente  biiono ,  fe 
pure  Principe  v'  ha  ,  che  giunto  al  coman- 
do  5  fi  degni  d'  impiegare  un  po'  di  tempo  > 
per  meglio  iftruirfl  ne'Libri.  Senza  fcelta 
di  buone  Storie  corre  pericolo  un  Regnan- 
te  di  apprendere  da  peflimi  efempli  il  re- 
golamento  del  fuo  Governo ;  cioe  fincli- 
nazione  alle  cabbale  ,  al  non  mantener  la 
fede  ,  a  farfi  lecito  fopra  i  fuoi  Popoli 
cio  5  che  gli  place  ,  e  a  foddisfare  tu^te 
le  fue  voglie  ,  reftandogli  in  mente  gli 
efempli  d'  altri  fuoi  pari  ,  che  han  fatto 
altrectanto  .  Noi  miriamo  incenfato  da  i 
Signori  Politici  CornelioTacito  j  ma  quel- 
la  e  bott»ga  ,  dove  fi  vende  Elettuario 
bensi  5  ma  anche  Veleno  .  Meglio  farebbe , 
che  in  mano  de'  Principi  folamente  fi  met- 
tefTero  le  Vite  de'  migliori ,  cioc  deTrin- 
cipi  celebri  per  le  loro  Virtu ,  per  la  dol- 
cezza  del  loro  Governo  ,  per  T  amore  ver- 
fo  de  i  fudditi  J  e  di  que' Regnanti ,  che 
han  comprovato  co  i  fatti  ,  che  intende- 
vano  il  principal  fine  delUi  Polirica ,  con- 

fiflente 


io  Capitoh  L 

fiftente  in  rcndere  felici   i   Popoli    fuoi  ; 

Senofontc    ci    lafcio   la    Vita    del  famofo 

Re  Giro,  ci  defcrifTe  il  fuo    valor  guer- 

riero ,  la  faviezza  ed  efecuzione    de'  fuoi 

difegai,  la  fiia  grandezza    d'  animo  ,    la 

liberalita,  la  frugalita,  e  tant'  aitri  fuoi 

piegi  ;    ma  fopra  tutto  il  fuo  afJecto  ve- 

ramente  paterno  verfo  i  fuoi    Popoli  ,    e 

dal    canto    de'  Popoli     un   contracambio 

d'  amore  e  di  ficurezza  verfo  di  lui ,  fic- 

che  il  confideravano    piii    toflo    per  loro 

Prorettore  e  Padre  ,  die  come  Padrone  . 

Quand'  anche  Senofonte  ci  aveffe  rappre* 

fcntato  quel  Regnante    folamente  ,    quale 

doveva  elfere  :  cosi  hello  e  il  Ritratto  ^ 

che  fe  ne  dovrebbe  innamorare   qualfivo- 

glia  Principe  ,  grande  o  picciolo  che  fia  * 

Plinio  il  giovane  alT  incontro    pennclleg- 

gio  r  Iraperador  Traiano  ,  tal  quale  egli 

fu  ,    e  lafcio  un  beir  efempio  a  gli  altri 

Principi  ,   che    afpirino  alia  vera  gloria  . 

Anche   il  celebre  Monfignore    di  Fenelon 

colla  fabbrica  d*  un  ingegnofo  e  dilettevol 

Romanzo    ci  lafcio    un'    infi^ne    mcdelia 

de  cattivi  Regnanti  ,    per   ifpirarne  Tor- 

rore  ,  e  de'  buoni  ,    per   incitarne    i    lor 

SuccefTori  all'  imitazione . 

CA- 


Che  appmto  il  mefliere  ec.        il 

C  A  P  I  T  O  L  O    II. 

Cb€  appimto  il  mefliere  de'  buoni  Trincipi 

ha  da    ejfere    quelh    di  proccurar 

la    pubblica    F  elicit  a  ^ 

POtrei  qui  fare  una  fparata  di  antica 
e  moderna  Erudizione  ,  con  allegar 
le  Divine  Scrltture  ,  c  tanti  Filofoti  e 
Scrittori  di  tutti  i  tempi  ,  che  a  riferva 
d'alcuniMacchiavellifti  ,  infegnanoe  pruo- 
vano,  confiftere  V  ufizio  ed  impiego  de' 
veri  e  faggi  Principi  nel  continuo  ftudio 
del  Tubblico  Bene  ,  piocacciando  al  ioro  Po- 
polo  quella  Felicita  ,  che  h  poflibile  nel 
Mondo,  patria  di  molti  guai ,  di  errori,  c 
di  tante  fregolate  PafTioni .  Lafcero  qiiefta 
curaadaltri,  e  verro  unicamente  dicendo  t 
Che  fe  i  Principi  li  degnaflero  di  tare 
alquanto  di  riflelKione  a!  Ioro  miniftero  , 
intenderebbero  da  per  fe  ftefTi  ,  qual  fia 
1'  iftituto  della  Natura  ,  e  quale  V  inten- 
zione  di  Dio ,  in  avere  confegnato  alia  lor 
curaPopoIi  da  governare .  Certamente  per 
proccurare  la  Felicita  a  tante  fudditeper- 
fonCj  e  non  gia  per  procacciar  lore  I'ln- 

feli- 


12  Capitolo   II. 

felicira;  die  quefto  Hu-ebbe  il  vero  ritrat- 
ro  de'  Tiranni  ,  1'  efempio  de'  qiiali  non 
v' ha  Principe    oggidi  ,    che    non    abbor- 
rifca  5  o  non  deggia  abborrire .  Facilmen- 
te  s'  intende ,  efTerii  accordati  gli  Uomini 
a  fottometterfi    ad    un    Capo    e    Rettore 
per  proprio  loio  bene  .    Con  queda  con- 
dizione  fiirono  eletti    i    primi    Principl  e 
Re  i    e    quefta    taciramente    paffa  ne'  lor 
Succeflbri  ;    anzi    con    pubbliche    proteftc 
J'hanno  riconofciuta  non  pochi  Monarchi , 
celebri  per  Je  loro  Virtu  nelle  Srorie  .  E 
che  quefta  fia  voce  e  legge  della    Naru- 
ra  5  fi  pno  ofTervare  anche    fra    tanti  Po- 
poli  5  che  noi  nominiamo  Barbarii  i  Ret- 
tori  de'qnali  non  ignorano  ,  che  1' ufizio 
loro  e  di    difendere  ,    di    trattar    bene    i 
proprj  fudditi  ,  e  di  promuovere  il  bene 
e  vantaggi  della  Repubblica  .  Or  quanto 
piu  dee  farlo  ,  e  intendere    d'  efTerc  ob- 
bligato    a    farlo    un    Principe  Criftiano  , 
profeflante  una  Legge  Maefha    della  Ca- 
rita,  e  una  Legge  ,  che  comanda  il  non 
far  Male  ,    e  configlia  il  far  del  Bene  a 
tutti  5  e  fino  a  i  nemici ,  e  che  dice  an- 
che a  i  Pfincipi ;  [a)  Tut  to  cib  ^  che  bra- 

merete 
(  a  ;  Matdisei  Cap.   VII.  vef.  iz» 


Che  appunto  il  mcflierc  ec.  i  ^ 

^nerete  jatto  a  voi  da  gli  JJomini  ,  fatteh 
ttncor  voi  ad  ejjt  .  Or  quanto  piu  li  co- 
nolceragiufto  c  comandaro  fin  dalla  Na- 
tura  5  che  fi  pratichi  V  A  more  e  la  Be- 
neticenza  verlo  de'  Sudditi ,  i  quali  colla 
lor  feivitLi  e  co  i  tributi  proccurano  al 
Principe  Ja  Magnificenza  ed  ogni  conten- 
to  e  delizia  ? 

Se  mai  ci  fofTe  Regnante  alciino  ,  che 
credefTe  di  non  avere  obbligazione  alcuna 
al  fuo  Popolo  per  queltanto,  ch' effo  Po- 
polo  fa  per  lui,  coverebbe  nel  fuo  capo 
un  biaiimevole  e  perniciofifTimo  errore ,  e 
in  cuore  un  maligno  indufTo  di  Superbia  . 
Dehito  e  ceriamcnte  de'  Sudditi  il  fervire 
al  Principe  ,  e  il  contribuire  al  convenev'ol 
mantenimento  e  decoro  fuo  con  parte  delT 
avere  e  deli'induflria  fua .  Ma  una  tacita 
convenzione  paffa  fra  eiH  e  il  Principe 
iteffo  3  efiendo  anch'  cgli  dal  canto  fuo 
caricato  di  var;  debiti :  cioe  dell'obligodi 
difendereil  Popolo 5  fe  puo ,  da  i  nemici , 
o  almeno  dalle  ingiurie ,  infultij  e  prepo- 
tenzc  interne  .  Eg!i  e  pagato  ,  affinche 
minillri  e  faccia  minidrare  buona  Giuftizia, 
anche  al  menomo  de'  Sudditi  fuoi  .  Fra 
quelle  obbligaxioni    il  Principe  buono  ri* 

CO*- 


1-4  Capitoh  IL 

conofce  quclla  non  Iblo  di  rlfparmlare  fc- 
condo  le  forze  fue  quanti  mai  mali,  do- 
lori  5  anguftie  ,  e  perturbazioni  poffono  ac- 
cadere  al  Popolo  fuo ,  ma  eziandio  di  pro- 
cacciargli  beni ,  comodi ,  e  vantaggi ,  quan- 
ti egli  mai  puo  .  Percio  i  buoni  Principi 
fono  flat!  appellati  Pafiori  e  Tadri  del  To- 
polo.  Gran  bene  recano  lePecorellc  alPa- 
flore  :  ognun  fel  vede  .  Ma  che  non  fa  dal 
canto  fuo  anche  11  Paftore    in  bene  delle 
Pecorellc  ,  difendendole  con  tanto  ardore 
da  chi  le  puo  offendere  ,  proccurando  ad 
ognuna  pafcoli  di  buon  nutrimento  ,  cu- 
randole  inferme  ,    ed  amandole  ,  come  T 
unico  foftentamento  e  teforo  fuo  P  Non  fan 
certamente  di  meno    pel    Principe  proprio 
i  Sudditi .  Qiianto  e  dunque  di  dovere  , 
che  anche  il  Principe  fi  accenda  d'amore 
verfo  di  loro ,  e  loro  proccuri  ogni  pofli- 
bil  bene  ^  E  per  conto  de'Padri ,  mirate , 
quale  ordinariamente  fia  la  lor  premura  a 
fin  di  beneficare  ed  efaltare  i  lor  Figli  , 
ancorche  per  lo  piii  non    ne   afpettino  Ja 
ricompenfa  fe  non  ne'  bifogni ,  o  pure  fuor- 
che  nella  vecchiaia.  Ma  i  Sudditi  conti- 
nuamcnte  fomminiftrano  beni  e  comodi  al 
Principe,  c  il  fanno  effere  queJlo,  che  h 

Vuol 


Cbe  aPpunto  il  mejiicre  ec.  15 
Vuol  dunque  la  giuftizia,  che  anch'  egli 
s'interefTi  in  ogni  lor  vantaggio,  c  U  ri- 
compenfi  coiramore  e  co' benefiz j .  Orrido 
troppo  farebbe  il  ritratto  di  quel  Regnan- 
te ,  che  comperafTe  la  felicira  propria  coU' 
infelicita  di  chi  rende  lui    felice . 

Oltre  a  cio  non  fi  trovei  a  Principe  ,  che 
non  ami  Ja  Gloria.  Quefto  defiderioein- 
nato  neir  Uomo ,  e  ipezialmente  alberga 
in  chi  ha  maggiore  intendimento,  perche 
conofce ,  efTere  un  Bene  non  fantaftico,  ma 
reale,  I'avere  un  buon  nome ,  T  efTere  in 
concetto  di  perfona  virtuofa,  eil  meritar 
lode  e  non  biafimo .  Non  ci  puogia  efTe- 
re Gloria  piu  ficura  e  maggiore  per  un 
Principe,  che  quella  di  bengovernare ,  e 
di  volere  e  fapere  rendere  felici  i  Popoli 
fuoi  5  elTendo  quefto  il  primoimpiego  eil 
pill  importante  fregio  della  fua  Corona  . 
La  Gloria  de' Conquiflatori ,  miratela  be- 
ne, patifce  delledifficulta,  perche  talvolta 
fcompagnata  dalla  Giuftizia,  o  perche  ac- 
quiftata  bene  fpefTo  con  tanto  fangue  e  con 
tame  lagrinae  del  proprio  Popolo  e  dell' 
altrui  i  c  maffimamente  fe  violenta  i  Sud- 
diti  ad  impiegare  le  vite  in  non  neceffa- 
rie  Guerre,  e  fpopola  un  granpaefe,  per 


J  6  Capitolo  11. 

aggiugnere  ad  efTo  una  picciola  porzione . 

Come  s'  ha  da  Giulio  Capitolino  ,  il  favio 

Imperadore  Antonino  Pio  diceva :  Cbe  mt^ 

glio  tra  il  conjcrvare  tin  folo  Cittadino  ,  chc 

lo  fconjiggere  mills  Nemici .   Vera  Gloria  ne 

pure  rechera  ad  un  Regnante  la  fuagran 

Magnificenza  ,  Tabbondanza  delle  fue  mi- 

lizie,  la  grandiofita  ddle  fue  Fabbriche, 

fe  per  far  quefto ,  fpolpa  e  rende  mirera- 

bilechi  e  a  lui  fuggetto.  Troppo  Tovente 

la  fallace  Opinion  de'  mortali  decreta  tiro- 

ii  gloriofi   a  chi  ha  fatto  tutto  ,  per  non 

merJtarli .  E  cio  fpezialmente  fi  ofTcrva  ne 

gli  Epitaffi  .  Ma  qualora  arrivi  il  Principe 

a  confegiiir  giuftamente  il  titolo  di  ^ma- 

torc  del  fuo  Topolo  ^  di   Bencfattore  dc  Sud- 

diti  [uoi -i  ammutilce  la  CenlUra,  percheil 

Principe  e  quale  vien  deflderato  dal  Po- 

polo  fuo .  In  Roiiia  pagana  li  vide  aflifo 

ful  Trono  Impcnale  qualche  moftro ,  dal- 

la  cui  bocca  ufci  quella  Tirannica  Maffi- 

raai  Odtrint  ^  dwn  menu  ant  .  Niun  trove- 

retc  oggidi  fra    i    Principi    profeflbri  del 

Vangelo,  che  nulla  curi,  ed  anchefprezzi 

rOdio  de'Siidditi  fuoi ;  anzi  ognun  d'effi 

in  fuo  cuore  bramera  d'efierne  veramente 

amato  ,  e  temuto  bensi  ,  ma  da  i  foli  cat- 

tivi . 


Che  appH'nto  il  mejiiere  ec.        ty 
tivi  :  Cio  non  oftante  fano  eglino  tutti  I 
Principi  Criltiani    la    maniera    di    ottener 
quefto  amore  ^    o  fc  la  fanno  ,    ftudianii 
ancora  di  metteria  in  opera  ?  Non  puo  a 
Hiio  credere  darii  piacere  maggioie  ,    che 
quello  di  un  Regnante,  il  quale  ad  altro 
non  penfi ,  che  a  giovare  e  far  del  Bene. 
al  fuo  Popolo  5  e  fa  d'efferne  guadagnato 
r  amore.  Principi  tali  Ton  ,  per  cos'i  dire, 
adorati .  Efcano  efli    in    pubblico  ;    corre 
la  gente  tutta  a  vederli  con  giubilo  ,  ad 
oiTequiarli  piii    col    cuore  ,    che    con    glL 
efterni  fegni .  Ecco  la  il    noftro    Padre  , 
ecco  chi  penfa ,    chi  veglia  per  noi .    Da 
quelle    bocche    si  ?    che    vengono    fincere. 
benedizioni  ,  ed  augurj    d'  ogni    felicita , 
dettati  da  un  vero  e  non  adulteratoaffer- 
to,  Pero  volete  voi  fapere  il  meritovero 
d'  im  Principe  ?  In  vece  di  chiederlo  a  L 
fuel  Panegirifti  ,    dimandacene  conto  a  i 
Popoli  fuoi .  L'amoit  e  la  lode  di  quefti 
tenetelo  pel  piii  fondato  Pancgirico  ,  che 
fe  gli  polla  tellcre  .  Nc  parlo  io  qui  defeat- 
tivi  e  rnaligniCenfori,  perchequantunque 
anche  coftoro    fogliano  IHmare  il  Principe 
buono,  pure  non  fanno    amarlo  ,    penbe 
contrario  alle  inique  loroazioni  e  voleii- 

B  Per- 


'iS  '       Capitolo  n. 

Percio  farebbe  da  deliderare  ,  cbe  clii- 
iinque  e  fceho  per  1'  Ediicazione  d'  un 
giovane  Principe  ,  fopra  ogni  altra  cofa 
fofleperfuafo  di  qiiefta  MaflTima,  per  pian- 
tarla  e  radicarla  ,  per  qiianto  e  mai  pof- 
fibile  ,  nel  cuore  di  cbi  e  deftinato  al 
Regno  .  Cioe  ,  che  la  princlpale  e  piu 
luminofa  Virtu  di  un  Rettor  di  Popoli 
ha  da  elTere  quell  a  di  amarli  ,  e  di  be- 
neficar  ciafcuno  fecondo  la  fua  condizio- 
ne,  per  qiianto  ii  flende  il  fuo  potere . 
A  quefto  fine  Dio  1'  ha  fatto  nafcere  , 
Diogli  da  deftinato  il  Trono  .  Per  que  ft  a 
via  li  Ton  renduti  gloriofi  tanti  de  gli 
Antenati  fuoi  >  per  quefta  i  Principi  ii 
rafTomigliano  a  Dio  ,  che  e  ,  e  gode 
d'ein^re  chiamato  ^marore  de  gli  Uomini  y- 
e  in  tanteguife  fa  a  noi  fentire  la  Bene- 
ficenza  fua  .  Ben*  imbevuto  di  fentimenti 
tali  i'Aio  d'un  Principe,  fe  fapraimpri- 
merli  e  ben  picciharli  in  capo  all'  allievo 
fuo,  (pLirche  d' indole  non  cattivajbuon 
frutro  fara  da  fperarne  a  fuo  tempo  .  St 
nella  camera  de'  Glovinetti  Principi  in 
cartelli  apped  alle  pareti  foflero  efprefli  i 
primarj  obblighi  e  doveri  di  chi  ha  da 
governar  Popoli  ;    e    quefli   con  giudizio 

fcelti. 


Che  appuritd  il  mefiiere  ec.  X^ 
iceiti  5  e  inculcati  in  forma  d'  afifiomi  dl 
tanto  in  tanro  nelle  loro  meiiti  :  farebb6 
ben  quefta  una  tapezzeria  ,  che  non  ifpi- 
rerebbe  magnificenza  ,  ma  che  potrebbe 
influire  a  ornare  il  Principe  fteOodipregl 
foftanziali,  Filippo  Re  di  Macedonia  Ri- 
pendiava  un'  uomo ,  che  ogni  d\  ,  prima 
di  dare  udienza  ,  gli  dicefTe :  Filippo ,  ri- 
cordati ,  che  fei  mortak  .  Sopra  tiitto  fcri- 
vere  a  lettere  d'  oro  :  Che  non  e  (lato 
inventato  il  Principato  ,  per  far  bene  a! 
folo  Principe  ,  ma  principalmente  per  far 
del  Bene  alia  Repubblica ,  cioe  per  proc- 
ciirare  la  Felicita  de'  Popoli  fottopofti  al 
Principato .  E  che  per  confeguente  il  vero 
Principe  5  il  gloriofo  Principe  e  quello , 
che  nulla  piu  ambifce  ,  che  di  rendere 
Felice  il  Popolo  fuo  ,  e  fa  e  pratica  i 
mezzi  per  renderlo  tale  .  St  poi  fi  ridu- 
ceffe  folaiTsente  a  manrener  In  Giuftizia  il 
dovere  d'  un  Principe  ,  egli  prenderebbe 
troppo  corte  le  mlfure  .  Certamente  ha 
quefto  da  cifere  ,  come  uno  de'  piu  rile- 
vanti  obblighi ,  a  Iiii  fempre  ricordato  ; 
pure  la  Maffraia  Generale  e  quella  di 
procciirare  in  tutte  'e  maniere  la  Feli^it^ 
del  Popolo .  Entra  poi   fra  i  mezzi  nccef- 

B     2  farj 


f6  Capitolo  11. 

Farj  per  proccurarla  ,  anche  la  fedele  ed 
cfatta  amminidrazion  della  Giuftizia  ,  fic- 
come  diremo  .  II  Conte  Fulvio  Paciani , 
Legifia  infigne  Modenefe  5  in  un  fao  breve 
Trattato  {a)  ridiiffe  tiitta  la  quintefTenza 
del  veio  iihzio  del  buon  Principe  a  quelle 
folo  3  cioe  a  sforzarfi  ditrattare  i  Suddid 
fuoi  nella  flefTa  maniera  ^  con  ciii  egli 
bramerebbe  d'  effere  trattato  da  un'  altro 
Principe  ,  che  gli  foiTe  Aiperiore  .  La 
Matfima  e  ottima  ;  e  volenfe  Dio  ,  che  i 
Principi  fe  V  imprimefTero  bene  in  ciiore  : 
il  che  non  e  tanto  difEjile  a  chi  dallo 
ftato  private  viene  afllinro  alia  grandezza 
del  Principato  ;  ma  incontra  ben  molte 
diiHcoIta  in  chi  nafce  Principe  ,  liccome 
quegli  5  che  non  ha  mai  imparaco  fld  ub- 
bidire ,  e  a  conofcere  cio  j  che  un  Popolo 
ragionevolmente  defidera  da  chi  il  governa  . 

E  quail  fono  i  giufli  defiderj  de'Popo- 
li  ?  Che  il  Principe  abbia  tutta  1' autorita 
fopra  loro  ;  ma  che  le  Leggi  della  Natu- 
ra  5  delleGentij  e  maffimamente  del  Van- 

gelo. 


(  a  )  Fulvio  Paciani  ,  Tratrato  ddV  Arte  di  ^o- 
'oernar  bene  i  Vopoli  ,  e  di  fare  ,  che  il  Vrincipf 
»el  niedefimo  tempo  fta  Amato^  e  Temuto , 


Che  appiinto  il  mefiicre  ec\  z  i 
^elo,  abbiano  autorita  fopra  di  lui .  Che 
abbia  una  potenza  aflbluta  per  far  del 
Bene  ,  e  le  mani  legate  quando  voglia 
far  del  Ma!e  .  Che  fempre  fl  ricordi  d- 
efTere  Padrone,  ma  anche  Padre  del  Po- 
polo  fiio .  Che  non  dimentichi  mai  d'  ef- 
fere  ftato  eletto  dalla  Provvidenza  ,  per  fer-,- 
virecolla  fua  Saviezza  ,  Moderazione ,  ed 
Attenzione  alia  Felicita  di  un  numero  si 
grande  di  Sudditi ,-  e  non  gia  perchc  que- 
{ti  tanti  Sudditi  lervano  colla  lor  miferia 
e  vile  fervitii  allaSuperbia  3  a  i  Capricci , 
e  alle  Delizie  d'un'Uomo  folo .  Cli  egli 
in  fine  confacri  il  meglio  delle  fuepremu- 
re  al  buon  regolamento  e  migliore  ftato 
de  fuoi  ainati  Popoli  :  perche  in  fine  la 
gloria  del  vero  Principe  coiillfle  nel  di- 
menticarfi  in  cerra  maniera  di  fe  fteflo  , 
per  facrificarfi  al  Titbblico  Bene .  Gran  co- 
la e,  diceva  Sigifmondo  Imperadore  ,  che 
regolarmente  ogni  Uomo  ricufa  d' eferci- 
tare  \\\\  Arte  ,  cui  non  abbia  imparato :  e 
pure  niun  ricufa  il  meftiere  di  comandare 
a  Popoli,  bench^  non  T  abbia  mai  ftudia-? 
to  ,  e  quefto  iia  il  piii  difHcile  di  tutti . 
Del  refto  beati  que'  Popoli ,  a'  quali  tocca 
ijn  ottimo  Regnante  ,    che  piii  ?  per  cos\ 

B     ?      .-       di- 


2  2  Cap!  t  oh  11. 

dire ,  ama  effi ,  che  ie  ilefTo  .  Gran  dono 
e  qu€llo  di  Dio  .  Lo  riconobbe  anchc 
un  Gentile  ,  cioc  Plinio  ii  giovine  ,  il 
quale  nel  Panegirico  di  Traiano  fcrifle  : 
{  a  )  Qua!  regalo  mat  piu  nobtle  e  hello  pub 
jarfi  da  Dio  a  i  mortali  ,  cht  il  dar  loro 
un  prtdiipe  cajlo  ^  c  funto  ^  e  lomigliantijfmo 
alio  JhJJ'j  Dio  ?  Ho  detto  di  Dio  cio ,  ch* 
egli  difie  de'  faoi  Dii  .  Riconobbe  del 
pari  Santo  Agoftino  (b)  per  un'atto  {\n- 
goiare  della  Mifericordia  di  Dio,  T  aver 
buoni  Principi ,  perche  da  queilo  dipende 
la  Fclicita  nelle  cofe  umane .  Per  chi  lia 
ottenuto  si  gran  Bene  ,  obbligo  c'  e  di 
ringrnziar  fovente  la  Divina  Munificen- 
za  .  Ma  infieme  s'ha  dn  chinare  il  capo  ,  fe 
non  ll  ortiene,  davanti  al  volere  dlDIo: 
il  che  fu  a  noi  coniigliato  anche  da  Ta- 
clto ,  benche  Scrittorc  Pagano  ,  con  dire : 
Poverft  dejidcrarc  i  Trincipi  buoni  ,   foppor- 

tare 


(  a  )  Plinius  in  Panegyrico  .  Quod  enim  eft 
pffffjiabilius  is^  pukh'hu  Dei  munus  erga  mortahs 
quam  infitis  iy  fan 8 us  l^  Deo  fimillimus  Prhiceps? 

(  b  )  Auguflinus    Lib.  V.  Cap.   19.    de  Civitate 
Dei  .  llli  autem  ,  qui  vera  pietate   prcediti  bene  vh 
"vun  ,    fi  habent  fcientiam    regendi    Vopulos  ,    nihil 
vji  fa.ilius  rebus  humanis  ,  quam  fi  Di'o  miferantc 
habeant  pot  eft  a  tern  . 


Cbe  appwito  il  mejliere  ec.        25 
fare  i  cattivi .  Per  altro  il  Principe  ,  che 
non  ama  ,    anzi  fprezza    i    fuoi  Sudditi , 
ne  ha  compa/Tione  per  loro  i  che  li  guar- 
da  e  tratta  non   come   Figli  ,    ma   come 
Schiavi  :  irapedir  non  puo  ,    che  fi  mor- 
mori  di  lui  in  fegreto,  ed  anche  in  piib- 
blico ;  che  fi  defideri  il  fine  del  fuo  im- 
perio;  che  fi  creda  un  gaftigo  di  Dio  il 
fuo  governo  .  Non  s'  ha  da  contentare  il 
buon  Principe  di  regnar  fopra    i   Sudditi 
fuoi :  dee  anche  regnare  nel    loro    cuore . 
Se  nol  cura,  e  pcggio  fe  anche  lo  fprez- 
za :  fegno  e ,  che  non  fa ,  qua!  fia  TOno- 
re  e  la  vera  Gloria  dt    Regnanti . 

C  A  P  I  T  O  L  O     III. 

Ejhe  ufizio  anche    de*  Miniftri    de   Trincipi 
il  pr  occur  are    la  Tubblka    F  elicit  a. 

DIro  ,  e  certamente  diro  con  difpia- 
cere  ,  che  ordinariamente  ne  tempo 
ne  vogliarefta  a  i  Principi  di  maneggiar 
Libri,  per  imparar  da  eflfi  il  propriome- 
ftiere .  Ora  egli  e  da  defiderare  ,  che  al- 
meno  i  Miniftri  fuoi  ne  conofcano  Ic 
principali  Malffme  ,  per  andarle  opportu- 
B     4  namcnte 


24  Capitolo  HI. 

namente  infinuando  al  loro    Sovrano  .  Se 
jl  Principe  non  ha    ftiidiato  ,    o    pure  fe 
ha    dhnenricato    le    buone    lezioni    a    lui 
date  neU'eta  giovanile  :    piio  ,    anzi   dee 
foccorrere  il  prudente  e  fedele    Miniftro^- 
con  fuggerirgii    cio  ,    che    maggiormente 
puo  tornare  ia  lode   di   chi    X  ha    eletto 
per  fuo  Configliere .  Ora  qual'  azionepiu 
lodevole  fi  puo  mai  ricordare  a  i  Regnan- 
ti  5    che  quella  di  Jiberar    da    i    Mali  il 
Popolo  3    e    di  accrefcergli    i  Beni  ?    nel 
che  appunto    confide    la    Felicita    d'  una 
Repubblica  .  Si  Ton  vedute  in  ogni  Secolo 
e  in  ogni  paefe  perfone  ,    portate    o    dal 
jnerito  o  dalla    fortuna  a  i  pubblici  Mi- 
ni fieri  3    ma  di  cuore  cosi    occupato  dair 
Amor  proprio ,  o  fia  dail'  InterefTe  ,    che 
han  riguaidato  unicamente  quelT  UfiziOj 
come  un  regalo  fatro  loro    dalla    Divlni- 
ta  5  per  poter  arrichire  ed  efaltare  la  pro- 
pria Famiglia  .    A    quefto    centro    vanno 
dipoi  tutte  le  loro  linee  .  Quel  Miniftero 
ha  da  fruttare  il  piii  mai    che    li    pofTa ; 
e    afHnche    non    venga    rneno  ,     o  non  fi 
icemi  la  grazia  del  Sovrano  ,  non  fe  gli  ha 
mai  da  contradire  ,    e  s'  ha  da  incenfare 
<?gni  fuo  volere    e  difegno  .    Quel    tanto 

pen- 


EJpre  ufizio  anche  dt  Minijiri  ec.  l  ^ 
penfare  al  proprio  cftmodo  e  vantaggio, 
ordinariamente  fa  ,  che  quefti  tali  niua 
penfiero ,  non  che  zelo ,  fi  mettono  ,  per 
togliere  certi  pubblici  difordini  ,  e  molto 
meno  per  pruomovere  il  Pubblico  Bene , 
che  quefto  poco  loro  importa .  Voglia  an- 
che Dio,  che  non  mai  entri  qualche  mal' 
offervato  interne  configlio  d'  InterefTe  o 
d'  ahra  Paflfione  ne'lor  Giudizj ,  ne'lor  Con- 
figli  3  e  nel  maneggio  fpezialmente  delk 
Roba  o  del  Principe  o  del  Pubblico  ftef- 
fo .  Pure  tanti  e  tant'  altri  all'  Incontro  in 
ogni  tempo  e  luogo  fi  fon  trovati  fceiti 
per  li  pubblici  Ufizj ,  che  han  volentieri 
accolta  quella  rugiada ,  cha  legittimamente 
ne  proviene  ,  effendo  ben  cio  di  dovere , 
e  pure  la  principal  mira  del  loro  impiego 
han  rivolto  al  buon  ferviglo  del  Principe , 
e  infierae  air  utilita  della  Repubblica  :  che 
quefte  due  azioni  fi  danno  facilmente  ma- 
no,  purche  il  Principe  dal  canto  fuo  non 
vi  metca  de  gK  inipedimenti  .  Ora  in  que- 
fti  tali  voi  trovate  un'  attenzione  a  tutto 
cio,  che  puo  ridondare  in  pubblico  van- 
t^ggio  3  o  per  levare  gli  abufi  e  le  corrut- 
tele  a  poco  a  poco  introdotte ;  o  per  dar^ 
un  regolamento  migliore    al  Commer^io, 


l6  Capitolo  111. 

e  alFArti  vecchie,  e  per  introdurne  utiU 

mente  delle    nuove  .    Tuttodi    vanno    effi 

mevUtando  cio  ,  che  maggiormente  torne- 

reb  )e  in   vera  gloria  del  Principe  ,    e    in 

pr^ricro  del  Paeie  .  Quello  ,    che    iomma- 

jTurnte  rencic  commendabile    prefTo    i    pre- 

ienti  e  i  pofleri   la  memoria    del  gloriofo 

Re  di  F-ancia  Lodovico  XIV.  non  furono 

le  concjui/ie  e  la  dilatazione  del  Regno  , 

perche    qaefto    punto    patiice    non    poche 

ditficulta  :   ma  bensi  V  avere  in  tante  ma- 

niere  migliorato  ed  accrefciuto  T  efercizio 

deli'Arci,  promofTo  lo  ftudio  delle  Lette- 

re  5  accalorato  il  Commerzio  5  idituiti  Spe- 

daii  5  Scuole  di  Milizia  ,  di  Marina ,  con 

tante  altre  invenzioni  o  ntili    o    decorofe 

al  fuo  Regno  .  Gran  fortuna  ,  ch'  gli  avefTc 

per  Conligliere  la  bella   mente  del  Signer 

Colbert,  e  d* altri  promotori    del  Bene  c 

del  Meglio ,  che  fon  da  defiderare  in  ogni 

o  grande  o    picciolo  paefe  .    E    pure    un 

nulla  fu  quefto  in  paragone    deli'  operato 

da  Tietro  il  Grande  Imperador  della  RuiTia  . 

Truovano  ordinariamente    gli    altri  Prin-- 

cipi  in  fuccedere  a  i  loro  Padri  ,  che  la 

parte  loro  data  da  Dio   in  governo  e  un. 

Giardino  mancante  bensi    di   molto  ,    ma 

pure 


Bjfcre  ufizio  anche  de  Minijlri  ec.  27 
pure  Giardino  .  Pietro  Aleffiovitz  trovQ 
efTere  1'  Imperio  fuo  un'  orrido  deierto  per 
tutti  i  verii  5  e  ne  tormo  dipianta  un  no- 
biie  Giardino ,  ancorclie  in  ogai  fua  par- 
te tinora  non  affai  coltivato  .  Ba(tava  a 
SI  vafta  imprefa  la  fua  gran  Mente  :  pure 
non  poco  V  aiutarono  i  lumi  e  le  iihu- 
zioni  di  molti  Letterati ,  Policici ,  e  Ne- 
gozianti  ftranieri  ,  ch'  egli  conhilto  ne' 
iuoi  viaggi ,  o  leco  trafTe  in  Rullla . 

Nelle  Repubbliche  ben  regolate  facile 
e  3  che  fi  truovino  perfone  piene  di  un 
vero  zelo  pel  Pubblico  Bene  5  ancorche 
talvolta  vi  fi  contino  di  coloro  ,  che  il 
proprio  intereffe  unicamenre  fanno  ne  gl'in- 
tereffi  del  Pubblico .  Puo  anche  darii  ,  e 
con  piu  facilita  ,  che  ne*  Governi  delle 
Monarchie  talun  de'Miniftri  penii  compe- 
tentemente  a  i  vantaggi  del  Principe ,  af^ 
faiflimo  a  i  proprj  ,  nulla  a  quei  del 
Popolo  .  Lo  fregolato  Amor  Proprio  troppi 
afTaflfinj  commette  nel  Mondo  .  Ma  Facile 
e  il  conofcere  ,  non  potere  mai  efl'ere  lode- 
voli  o  buoni  Miniftri  coloro ,  a'quali  poco 
impona,  che  il  Popolo  abbia  delle  Piaghe 
curabili,  fenza  metterli  penfiero  di  fugge- 
jfire  al  Principe  le  maniere  di  curarlci  ^ 

che 


2$  Capitoh  lU. 

che  intend  al  folo  proprio  profitto,  niun 
penfiero  vogliono  fpendere  per  migiorare 
i  pLibblici  aiiari  i  icnza  rifler*^ere  ,  che  il 
Bene  pubblico  ,  il  Bene  anche  dt  priva- 
ti ,  torna  in  bene  del  Principe  ftelfo  .  Sa- 
ranno  efli  granPolitici ,  gran  Legifti,  gran 
Maeftri  di  raggiri  e  ripieghi  ne'Gabinetti ; 
ma  s'  efli  poi  trafcurimo  di  togliere  o 
jninorare  i  Mali  della  Repubblica  ,  e  di 
aumentarne  i  bcni ,  non  meriterannogia  la 
pubblica  Jode  ,  perche  non  nati  ne  fatti 
pel  Pubblico  Bene  .  Mi  fon  fervito  del 
nome  di  Repubblica ,  ed  e  da  defiderare , 
che  ognuno  intenda  una  verita  :  cioe  ,  che 
■quantunque  iino  Stato  fia  governato  dai 
Principe  fuo  ,  non  Jafcia  per  c]iiefto  d'ef- 
le  quel  Popolo  una  Societa  e  Repubbli- 
ca, dicuiCapo  e  efTo  Principe,  e  Mem- 
bra fono  i  Sudditi ,  Ognun  di  quefti  do^ 
vrebbe  cooperare  alia  Fclicita  pubblica  , 
per  quanto  puo  .  Piu  fenza  paragone  il 
Principe  che  gli  altri  ;  ma  quand'  anche 
11  Principe  dimenticalTe  quefto  debito  ed 
uHzio  5  non  percio  s'avrebbono  a  ributrar 
gli  altri  dal  penfare  ed  efeguire  cio ,  che 
^ornaffe  in  comun  benefizio  :  non  eflfendo-^ 
vi  fncQmlo  bafrante  per  chi  fuperiore  all^ 

Amor 


EJlh'e  ujizio  anche  de  Miniflri  ec.    2  9 
Amor  Proprio  proccura    coranto    il  Bene 
altrui,  e  il  vantaggio  deirUniveiTita .  Or 
quanto  pi  a  fon   tenuti  ad  attendere  a  que-* 
flo  i  MiniQri  del  Principato  ,  alia  cura  de' 
quali  5  dopo  il  Principe  ,  c  appoggiato  il 
Governo  ,    e    fon    le  ruote    principal!  di 
qiieda  gran  maechina  ?    Non  dee  baftare 
ad  effi  d'impedirej  che  la  medelima  non 
vada  in  rovina  ,  ne  T  impiegare    cotanto 
i  loro  talenti  in  Caufe    Civili    e    Crimi- 
nali  5  perche  ognuno  abbi  il  iao ,  e  fieno 
puniti  i  misfatti .  Quefto  e  impiegod'ogni 
lemplice  Giufdiceme  .    Mafiime  piii  alte , 
voli  maggiori  ha  da  prendere  il  vero  Mi- 
niftro  y  cioe  metterfi  in  cuore  di  eccitare 
e  di  aiutare  i  Regnanti  a  rendere    il  piii 
che  li  puo  ,    beneflanre    e    felice    il  loro 
Popolo  .  Diilratti  Benefpeflb  i  Principi  non 
vi  penfano :  v'  ha  da  penfare  chi  e  ftato 
da  efli  fcelto  ,    per    dividere    il    pefo  del 
Governo  ,    per    valerfi  de  i  loro  lumi  in 
conofcere  non  folo  il  Giufto  nelle  occafioni 
rna   anche  il  migliore  e  piu  commendabile 
fifteraa  della  Repubblica  ,  affine  di  prati- 
earli  in  vanraggio  proprio ,  e  infieme  dt 
Sudditi  fuoi  .    Beato  quel  Principe  ,    che 
ha  onoratl  efperti  Miniflri  ,    zelanti  dell* 

000- 


30  Capita  Jo  HI. 

onore  e  della  vera  gloria  del  Sovranb  i 
e  infietne  del  pubblico  Bene .  Piu  beato  ^ 
SQgW  volentieri  afcolta  i  Joto  configli  , 
ne  crede  fempre  di  faperne  piu  di  loro . 
Ordinariamente  piii  ficuro  e  prudente 
fuor  elfere  il  parere  concorde  di  molti 
faggi  3  dorati  della  fperienza  ne  gli  affari 
del  Mondo ,  che  quello  d'  un  folo . 

Difli  3  che  non  pochi  Principi  per  varie 
cagioni  ignorano  cio,  che  potrebbe  rende- 
re  effi  piu  glorioli ,  e  piii  felici  i  lor  Sud- 
diti .  Non  fofTe  vero  ,  che  talvolta  fono 
entrate  nel  Minidero  perfone  ,  le  quali 
erano  poco  provvedute  di  quella  Politica  ■, 
the  infegna  la  fcherma  delle  offefe  e  dife- 
fe  3  e  delle  accortezze  ne'  Gabinetti  ^  e 
poco  conofcenti  dt\  GovernoEconomico  di 
uno  S'taro,  per  renderlo  piu  fioiito,  cioe 
piu  ricco ,  piii  ben  compoRo  ne'  coftumi , 
piuefente  da  i  Vizj  ,  piii  pullto  e  civile, 
pill  popolato,  e  cosi  difcorrendo  ,  onde  poi 
rifulti  la  Pubblica  Felicita  ,  di  cui  ora 
rrattiamo  .  A  quefto  Sapere  puo  pervenire 
la  medirazione  attenta  dell'  Uomo  ,  con- 
giunta  con  vero  zelo  ,  cioe  con  una  fer- 
vorofa  volonta  di  giovare  al  Pubblico  i  ma 
pill  fiicilmente  vi  perverra ,  chi  ha  cogni- 
tion 


Ejpire  ujizio  anche  dt  Minijlri  ec.  ^  i 
xiorr  ^elle  Storie ,  deXegislatori  antichi  e 
moderni ,  de' grand' Uomini  ^  che  han  go* 
vernato  paefi .  E  piu  vi  pervenachiunque 
Mons  hominum  muhorum  vidu  &  Urbes . 
Sarebbe  pur  la  nobil'  imprefa  ,  che  per- 
fona  giudiziofa  ,  capace  di  ben  diftinguere 
il  Male  dal  Bene  ,  e  da  efTo  Bene  il  Me- 
glio,  potefTe  girare  per  le  parti  piii  coJte 
dell'Europa,  per  notar  tutto  quel ,  che  fi 
pratica  di  utile  e  d'  induftriofo  in  tante 
diverfe  Citta,  e  le  finezze  della  Mercatu* 
ra  3  e  le  invenzioni  della  Cirurgia  .  delle 
Macchine  ^  e  di  tante  Arti  o  utili  o  ne- 
tcfTarie  alia  Repubblica  :  e  tutto  portafle 
dipoi  a  cafa  ,  per  fame  ufo  in  bene  della 
Patria  fua  .  Ando  il  fopra  mentovato  Im- 
perador  della  Ruffia  ,  condotto  dal  fuo 
gran  genio  ,  in  perfona  a  far  quefto  flu- 
dio  ne'migliori  Emporj  della  Criflianita; 
e  poi  con  premj  trafTe  nel  fuo  vafto  Im- 
perio  5  chi  per  una  parte  o  per  altra  po- 
teffe  fern  pre  piu  dirozzarlo  e  migliorarlo. 
Ora  fe  i  Miniftri  non  fi  fono  punto  ap- 
plicati  a  ftudio  tale  ,  non  h  mai  da  fpe- 
rare,  che  in  meglio  fi  muti  il  fifteraadel 
loro  Paefe  .  Ancorche  DIo  ci  abbia  fatti 
nafcere  in  tempi,  ne' quali  piuche  in  ad- 

die" 


32  X^apiiolo  111, 

dietro  regna  la  tranquillita  ,  la  civllta  ^ 
I'linione  de'  Cittadini  ,  e  fia  crefciuta  la 
Cleinenza  de'  Principi  :  pure  ci  leftano 
altri  Beni ,  che  potrebbonli  procacciare  a 
i  Popo/i ,  e  per  poca  conofcenza  ,  o  per 
mera  trafcuragine  niuno  li  proccura  ■. 

C  A  P  I  T  O  L  O     IV. 

Dell'  educazione    della    Gioventu    ,   per 
addeftrarla  a  i  pubblici  Minifteri . 

PRima  di  farlo ,  mi  reftano  qui  alcune 
poche  Rifleflioni  da  proporre  ,  e  le 
proporro ,  ma  titubando  ,  perche  qui  piii 
che  mai  conofco ,  quanto  fia  facile  il  for- 
mar  de'defiderj,  e  fommamente  poi  diffi- 
cile, per  non  dire  impoffibile  ,  il  vederii 
ridotti  alia  pratica .  Tuttavia  che  male  ci 
fara  in  efporre  anche  un  punto ,  che  fom- 
mamente potrebbe  ridondare  in  pubblico 
bene  .  Si  fon  gia  impiegate  alcune  poche 
pennellateper  rapprefentare,  quali  dovreb- 
bero  effere  i  Miniflri ,  fcelti  dallaProvvi- 
denza  del  Principe ,  per  cooperare  fotto  di 
lui  e  unitamente  con  lui  al  pubblico  Be- 
ne .  Ma  di  pianta  non  fi  fanno ,  nc  fi  pof- 

fono 


Dell'  educazione  delU  GioventUy  ec.  S^  ,. 
fono  fare  Miniftri  tali  ,  cioe  dotati 
tutte  le  prerogative  occorrcnti  al  buon 
maneggio  della  Giuftizia  ,  e  al  Governo 
$1  Politico  che  Economico  di  un  paefe  , 
A  formare  di  fimili  flatuc  ci  voglionodi 
moltc  fcarpcllate  ,  c  qui  e  ,  che  ogni  Taggio 
Principe  o  Repubblica  dovrebbe  aver  pre- 
mura  ed  attenzione  per  allevar  perfone  > 
che  (i  rendeflfero  degneedabili  a  foftcnere 
un  di  le  Cariche ,  Dignita  ,  ed  U£z j  pub- 
blici  con  tutto  decoro  del  Principato,  e  a 
proccurare  il  maggior  bene  anchede'Sud- 
diti.  Gli  attenti  Agricoltori  nudrifcono 
giovani  pianre  per  trapiantarle  a  fuo  tem- 
po in  luogo  delle  invecchiate  e  cadenti  : 
alrrettanto  gioverebbe  pure,  e  farebbe  an- 
chc  neccffario,  che  faceilero  i  Rettori  di 
qualiivoglia  Stato  .  Frequenti  vengono  i 
bifogni  ad  ogni  Principe  di  fceglicre  chi  fia 
atto  e  ben  formato  per  gli  impieghi  del 
Foro  5  del  Gabinetto  ,  della  Segreteria  , 
delle  Ambafciate  ,  o  che  fia  intendente 
del  Commerzio .  Si  lagneran  forfe  di  non 
trovar  cime  d'  uomini  nel  proprio  paefe  : 
in  tal  cafo  non  cadra  folamente  il  bialimo 
foprachi  de'particolarl  non  avra  voluto  o 
faputo  coltivarc  J  come  dovevaj  il  proprio 

C  In- 


34  Capitoh  IV. 

Ingegno  ;    ma    ne  tocchera    la    fua  parte' 
anche  al  Regnanre  ,  da  che  niuna  cura  egli 
sc  prefo  di  fomminiftrar  mezzi  ed  incita- 
menti  alia  Gioventix  ,  per  iflradarla  nella 
carriera  e  buona  conofcenza  del  Minifcero 
PrincipefcOj  nelle  MalTime  della  Giufllzia  ; 
nella  Segreteria  delle  Lettere    &c.    Senza 
Noviziato   ,    fenza    notabil'  efercizio    non 
pofTono  gli    umani  Ingegni  addefcrarfi  alle 
cofe  grandi  ,  quali  Ton  quelle  del  Pubblico 
Governo  .  E  glacche  ladifattenta  Gioven- 
tu  non  fa  metterfi    da    fe  ftefl'a  in  quefto 
cammino  :    opera  gloriofa    e  fommamente 
profittevole  al    medeiimo    Principe    fara  , 
s'egli   iinpieghera  il   fuo  zelo  per  1'  edu- 
cazione  della  Gioventu  ,    ftudinndofi    nel 
medefimo  tempo  di  trattenerla  da'Vizi ,  e 
di    animarla    al    confeguimento    di    qiiella 
Dottrina  ,    che    fi    richiede  per  efercitare 
I'imporrante  impiego  di  governar  gli  altri. 
Facile  e  il  conofcere ,  quantocoiwenga 
a  i  Piincipi  il   proreggere  tutci   i   Collegj, 
Seminarj,  e  Confervatorj  della  Gioveiitu 
tanto  Nobile,  che  Civile,  e  Plebea  dell' 
uno  e  deir  altro  feflo  .  Cieco  farebbe  ,  chi 
non  conofceffe  ,  quanto  fia  lodevole,   quan- 
to  giovevole  in  ogai  Popolazicne  e  Citta 

I'ifti- 


Dclt  ccliicaziom  della  Gioventi: ,  cc.  3  j 
riftituzione  di  si  fatti  Luoghi  ,  dove  e 
tenuta  in  educazione  la  Gioventu  .  Q^iella 
e  r  ti^i  pill  pericolofa  dell'Uomo .  P^ilTio- 
ni  focofe ,  poca  Prudenza  5  meno  Sperien- 
za,  concorrono  a  fovvertirla  ,  e  a  fare 
che  la  brama  ed  amor  de'Piaceri  vada  in 
effi  fopra  ogni  altro  riguardo  .  Cuftoditi  i 
Giovani  Nobili  lungi  dalle  occafionl  lu- 
finghevoli  del  Secolo ,  da  i  pervcrli  com- 
pagni  e  da  i  perniciofi  efcmpli  3  iinbevuti 
in  oltre  delleMaffinne  di  Pieta  ,  ed  applicati 
alle  opere  d'^i^x  e  alio  ftndio  delle  Lette- 
re  5  facilmente  poffono  confervare  rinnocen- 
za  5  o  almen  fare  un  buon  caplcale  di  faggi 
documenti  ,  per  ben  regoiare  la  lor  vita  in 
nvvenire.  Gl'Ignobili  poi  anch' effi  alle va- 
ti  ne  gli  efercizj  della  Piera  ^  e  in  qual- 
che  onefto  meftiere,  paffato  il  golfo  tem- 
pedofo  delTeta  giovanile.j  gran  fondainen- 
toportano  feco  di  riufcire  col  tempo  utili 
Cittadini  .  Ma  che  non  miriamo  noi  d'l 
conirario  a  queRe  fperanze  I  Da  che  uici- 
ti  da  quella  onorevol  prigione  i  Giovani 
N  Voili  entrano  nel  granMondo,  con  tnt- 
i.L  la  briglia  fiil  collo ,  eccone  molti  d'e/li. 
comf^  einancipati  darfi  in  preda  zXY  07.10 i 
cattivo  ConHgUere  maffimamente  della  Gio- 

C     2  ven- 


36  Capitolo  IV. 

rentii,  abbandonarfi  a  i  Piaceri  o  all'In- 
t€mpeianza ,  e  pcrdere  in  pochi  Mefi  il 
frutto  de  gii  Anni  faviamente  menati  in 
addietro  .  Ognun  fa,  qual  pendio  jbbia  la 
noftraNtura.  Un  Tentatore  di  piii  ha, 
chi  ha  molta  roba  .  E  v'  ha  pur  troppo 
de'paeli ,  dove  la  diffolutezza  e  il  cattlvo 
eft-mpio  vanno  air  ecceffo  .  Altri  poi  di 
miglior'  indole  ,  e  che  fentono  il  fieno 
della  Religione  e  della  Riputazione  ,  an- 
corche  fappiano  conteneiii  ne  i  doveri  della 
Criftiana  niorigeratezza  ,  pure  danno  il  . 
bando  a  gli  ftudj;  o  fepur  li  coltivano, 
non  e  per  cofe  fode  ;  ed  altri  piii  toflo 
nel  Giiioco ,  o  nelle  vane  Converfazioni 
pafTano  T  ore  ,  per  non  raorire  di  fonno , 
o  fpendono  tutto  il  loro  tempo  in  incenfar* 
Adrienne .  E  pure  quefto  e  il  Seminario, 
onde  le  Repubbliche  debbono  prendere , 
chi  dee  di  mano  in  mano  fubentrar  nel 
Governo  ;  ficcome  air  incontro  fotto  effi 
Principi  fe  1'  Ignobile  fupera  in  Ingegno , 
Sapere  ,  e  Merito  il  Nobile  ,  ragion  vuole, 
ch'  egli  fia  antepofto  nelle  Cariche  ed 
impieghi .  Ma  daro  ancora  ,  che  un  Giovane 
continui  a  coltivar  le  Lettere  :  chiedete, 
s'egli  ha  apprefo  quelle  ,  che    fervono  al 

Go- 


Deil  edHcazione  deli  a  Gio-bentu ,   eC.   ^J 
Governo  d' un  paefe .  Qucfta  e  una  Pro- 
vincia    feparata    cfal    Snpere    ufnale    della 
gente,  ne  le  Maflime  fue  s'infegnano  nelle 
5cuole  ordlnarie  .  Che  far  dunque  ^  Du« 
fon  le  \\[\t  ,    che    potrebbe    qui  avere  il 
iaggio  Governo  tanto  de' Priiicipi  che  deilc 
Repubbliche  .    Confide  V  una  in  vegliare 
ibpra  la  Gioventu  Nobilc    adulta  ,  ufcita 
che  e  da   i    Collegj    e    dalle    Scuole  ,    e 
come  lafciata    in    fua  balia  .    L'   alrra    e 
d'iliituire  unaparticolar'Educazionc  per  que' 
GiovanioNobilioCiyili,  che  riconofciiiri 
per  Ingeni  pill  ivegliati  de  gli  altri  potreb- 
bero  un  di  alzarii  al  pubblico  Miniftero. 
Qtianto  alia  prima  ,    pur    troppo  fra  i 
Giovani  non  e  cofa  rara  il  trovarne  de  i 
portati  alia  Superbia  ^  alia  Lafcivia  ,  all' 
Infolenza ,  all'lncivllta  ,  al  Giuoco ,  e  ad 
altre  viziofe  PafTioni ,  congiunte  coirigno- 
ranza  ,  macchie  brutte  in  chichelfia  ,    ma 
fpezialmente  deformi  in  chi  e  nobilmentc 
nato;  e  peggio  poi  per  chi  le  ha,  e  non 
le  conofce ,  o  ie  fprezza .  Per  quefli  tali 
converrebbe  prefcrivere    certe    Leggi  con- 
hftentialmeno  in  non  ammettere  a  i  pub^ 
blici  onori  ,  e  in  efcludernc  ancora  dopo 
cffervi    ammefTo  ,    chi    fi    moftra    coranto 

C     ^  alieno 


5?  Capitolo  If. 

alieno  dalla  Virtii  ,  confei-vatrice  de  giji 
Stati.  Ne  gia  pailo  di  que' Giovani  ica- 
peftrati,  che  commettono  delicti  degni  di 
prigionia,  e  d'altri  ma^giori  gaftighi  i  per- 
che  fuppongo,  non  elfervi  Principato ,  in 
cui  polfa  iiiipunemente  iin  Nobile  contrav- 
veniie  alle  Le_'gl  mairuie  del  Pubblico  Go- 
verno  .Parlo  di  coloro  ,  die  nelle  loro  efterne 
azioni  moftrano  di  non  avere ,  o  di  curar 
poco  i  primi  principj  della  Rel'gione, 
deirOnore,  e  della  Giufiizia  .  Non  com- 
mettono gia  micidj ,  non  levano  con  vio- 
lenza  le  Donne  altiui  ,  non  pagano  coj 
baftone  ,  chi  e  lor  creditore  ,  non  commet- 
tono altre  fimili  azioni  5  perturbatrici  della 
pubblica  qUifte;  ma  non  fanno  difierenza 
tra  le  Ch'efe  c  le  Piazzc  i  infolenticono 
contra  de  gl'inFeiiorij  e  parlano  ed  ope- 
rano ,  come  i  piu  vili  dd  Popolo  ;  fcia- 
lacquano  il  proprio  avere  ,  epokiaanvhe, 
fe  polTono ,  T  altrui  con  far  de  i  debiti , 
Q-iefti  da  loro  OefTi  fi  degradano  dalla 
Nobilra  i  e  pero  come  mai  pretendere  a 
gli  onori  liferbati  per  chi  e  nato  in  Cafe 
Illuitri  ,  e  dovicbbe  guadagnarfeli  colla 
Virrj  ^  Come  governar'altii  ,  chi  non  ha 
peranche  imparato  a  governar    fe  (tefTo  .^ 

Sem- 


DeW  educazionc  dclla  Giovcntu ,  er.   39 
Sembra  bene,  che  qualche  fpediente  fi  do- 
\t&  trovaie  ,  ove  ne  occorrefle  il  bifogno  . 
per  frenaie  il  corfo  fiegolato  di  queltiDi- 
fcoli;  e  giacche  elfi  non  fi  mettono  faftidio 
deJla  difapprovazion  pcpohire  ,  giufto  fareb- 
be  ,  che  anche  per  loro  bene  qualche  pena 
e  difapprovazion    del    Governo    li   facefTe 
ravvedere,  e  dcfiflere  dal  viziofomododi 
vivere .  Molto  piii  facile  poi    riufcira  ad 
un  Principe  zelante  ,  fe  vorra  ,  il  compri- 
mere  con  lievi  gaftighi,  ed  anche  con  fole 
riprenfioni  ,  la  Gloventu    Nobile    fviata : 
non  gia  ch'egli  abbia  da  entrare  nel  mi- 
nute efame  delle  loro  azioni,  e  ne  i  na- 
fcondigli  dtWt  loro  cofcicnze  ,    ma    fola- 
mente  in  quella  fregolatezza    dl    coftumi, 
che  da  ne  gli  occhi  del   Pubblico    ftcfTo. 
^    E  quefto  fia  detto    come    di    paffaggio 
del  bifogno  ,  che  ha  la  Nobil  Gioventii 
adulta  dt\  guardo  del  Principe,  perche  il 
Jibertinaggio  d'effa  divlen  facilmentecon- 
tdgiofo  ;    e  gloriofa  cofa  almeno  farebbe 
Tadoperar' in    cio  prefervativl    e    rirnedj, 
dovunque  s'ha  fommamente  in  mira  la  Pub- 
blicaFelicita  .  Ne' Secoli  barbari  fi  eferci- 
tava  la  nobil  Gioventii  in  Gioftre,  Tor- 
nei,  ed  altri  armeggiamenti,  in  C^cclc  c 

C     4  Giuo- 


40  Capitoh  IV. 

Giuochi  faricofi,  e  in  fuonar  varj  Srrii* 
mcnti .  Ne  fapevano  piu  de'  noftri  tempi  ^ 
ne'quali  veggiamo  ,  di  che  tempra  fieno 
1  folazzi  della  nobil  Gioventu  .  Quanto 
meno  fara  efT^  in  ozio  ,  dandoii  ad  ap- 
plicazioni  e  fatichc  oncfte ,  tanto  piii  fara 
lungi  dair  abbandonarfi  a  i  Vizj  -  Giac- 
che  moiti  non  hanno  mente  capace  d'altc 
e  nobili  applicazioni  ,  almcno  tengano  il 
corpo  applicato  ad  onefti  efercizj  ,  o  ad 
Arti  convenevoli  a  perfone  civili .  lonon 
oferei  dire ,  che  i  Giovani  deVecchi  tempi 
fofTero  migliori  de'noftri ;  ma  fi  puo  ben 
dire,  che  nel  loro  contegnocompariva  piii 
del  virile ,  non  perdendofi  effi  le  due  ore 
alia  Tolctta  ,  per  addottrinar  la  zazzera 
colle  maniere  femminili ,  e  per  prendere 
jn  preftiro  da  i  bulToIotti  quel  colore  , 
che  la  natura  loro  nego  .  E'  ftato  detto 
per  burla  ,  che  gii  Uomini  in  quefto  Se- 
colo  fi  cangeranno  in  Donne  .  Almeno  h 
certo,  che  la  loro  effeminatezza  va  cre- 
fcendo  ogni  di  piu ;  ch'  effi  ccdono  il  co- 
mando  e  la  fuperiorita  all*  altro  fefTo  , 
riferbandoii  Tola  mente  Tonore  d'cfTere  loro 
fchiavi  ,  non  di  parole  ,  ma  di  farti . 
Qucflo  e  bene  un  portare   in    trionfo   la 

pro- 


Tielf  educaziont  del  la  Gioventu ,  ec.  41 
propria  vilta  ;    quefto    un    rovefciamcnfo 
deirordine  pofto  daJla  ftefla  Natura. 

Paffiamo  air  altra  piu  riftretta  Educa- 
zione  ^  riguardante  1'  allevar  perfone  ca- 
paci  di  foftenere  i  pubblici  impieghi  ed 
Ufizj  .  Nelle  Repubbliche  Ariftocratiche 
ogni  Nobile  ha  diritro  al  Governo  .  E 
ficcome  non  s  avanza  ne  gli  affari  e 
nelle  Carjche  ,  fe  non  chi  porta  la  pa- 
tente  della  virtuofa  inclinazione  ;  cosi  la 
Gioventu  converfando  co  i  Savj  ,  difcor- 
rendo  de  gl'  interelT?  del  Pubblico  con  chi 
puo  effere  fuo  Maeftro ,  e  dando  pruove 
della  fua  onoratezza  e  del  fuo  intendi- 
mento ,  puo  fare  un  buon  Noviziato ,  per 
cfTere  promofTa  a  cofe  raaggiori .  In  altra 
forma  dovrebbe  regolarfi  il  faggio  Prinr- 
cipe  3  per  formar  de'  buoni  allievi  ,  che 
Taiutaflero  un  di  a  foftener  le  fatiche  cd 
applicazioni  del  buon  Governo  ,  efTendo 
appunto  i  varj  Magiftrati  Ic  mani  e  brac- 
cia  5  dellc  quali  abbifogna  il  Principe  Ca- 
po 5  per  aggirar  con  buona  maeflria  ed 
armonia  tutte  le  ruore  della  Repubhlica . 
Convien  dunque  oflervare  ,  che  i  noftri 
Vecchi  iftituirono  varie  Accademie  e  raunan^ 
ze  de'piu  fpiritofi  Ingegni ,  che  ineflecol- 

tiva- 


42  Capitolo  IF. 

tivavano  la  Poella  e  J'Eloquenza  .  Erano 
quefle,  e  fondalodare,  tuttoche  non  lieno 
di  molta  foitanza  .  Qtiindi  almeno  trarre  fi 
pofTono  perfone  abili  per  le  Segreterie  de' 
Principi  5  e  d'altri  Signori  ,  Altri  hanno 
pofcia  inventate  Accademie  di  Filofofia  fpe- 
rimentale,  d'Aftronomia,  di  Matematiche, 
di  Medicina  e  Cirugia  ;  cioe  Accademie  piu 
iitili  per  vnrj  riguardi  al  Pubblico  .  Chi 
ha  Ingegno  veramente  Filofofico  (  fotto  il 
qual  noma  non  vengono  i  Sofiftici  ,  e  i 
difputatori  de  i  BJidri  )  perche  avvezzoa 
fcoprire  il  vero  c  il  fodo  delle  cofe ,  e  a 
ravvifare  non  folo  il  Biiono,  ma  anche  il 
Meglio  delle  azioni  e  fatture  uinane ,  e  a 
diftinguere  le  apparenze  dalla  foftanza  : 
fapra  anche  valerii  di  quefto  fuo  difcerni- 
mento  per  li  pubblici  affarl  ,  e  verificare 
quel  detto  :  Folefe  Dio  ,  chs  i  Fihfofi  re- 
gnajftro ,  o  pure  che  i  Re  fapejfero  filofofare . 
Ora  farebbe  bene ,  che  il  Principe  ifti- 
tuiffe  una  particolare  Accademia  ,  in  cui  fi 
fludialTero  le  Resole  dti  h^^\o  Governo 
de'  Popoli  ,  meiliere  quanto  importantc  , 
altrettanto  difficile ,  liccome  gia  accennam- 
mo .  Dipende  la  Felicita  di  unPopolodal 
buon  Governo,  e  il  buon  Governo  da  un 

com- 


Ddf  educazione  dell  a  Qioventu  ,   ec.  Aq 
fompkifo  di  cognizioni  di  varie  claffii ,  rhf 
ienz-agran  fatica   non   (i   fogl.ono  uiilre  in 
una  folaperfotia  .  Converiei)be  dunque  ta- 
re  una   icelta  di   Giovani  ,    conolcuta  di 
retta  Morale  ,  e  di  buoda  comprendva  ,  per 
formaie  la  luddetta  AccaJeiiMa  ,  il  cui  im- 
piego  farebbe  di  tr.cttare  var)  argomenti , 
fpetcanci  alie  maniere  di  ra^^giameare    go- 
VCinar  Popoli    s\    pel    buoii    (ervigio    del 
proprio  Principe  ,    come  pel  bene  e  vaa- 
taggio  de'S^idditi.  Perfona  di  mol to  fen- 
no  cura   avrebbc  di  diftribuire  di  mano  in 
in   mano   le   materie ,  che  cadaunoavefle  a 
trattare  .  Un   faggio   Minifho    aviebbe  da 
allilkre  alie  Raunanze  ,  che  in  determinati 
tempi  fi  teneflero ,  non  tanto  per  impedire 
ogni  diibrdine,  e  per  corieggere  chi  tra- 
valicaffe  ,  quanto   per  animare  e  lodarechi 
ne  fofTe  degno  .  PieHggerli  di  proporre  tut- 
to  cio  5    che  fi  credefFe    utile    o    me^lio, 
purche  praricabile,  nel  paefe  s  e  tuttoquel 
che  e  dlfutile,  difordinaro  ,  o  nocivo  ,  per 
limediarvi  ,    ofTervando  fempre  il  dovuro 
rirpetto  al  Principe,  che  regna .  Ne  iLla- 
rnente    parlare  di  quel  che  e  giuffo,  de- 
corolo,  oneftamente  giovevole  o  nece/Tario 
ai  Regnante  e  al  Popolo  ,  di  quelJo  che 

puo 


44  Capitolo  iV. 

puo  fervire  a  perfezioaar  le  cofe ;  ma  arr*' 
che  efercitaie  W  fuo  talento  in  foraiar 
Lettere  ,  Relazioni ,  Apolooie  &c.  fecondo 
Ja  diveriita  delle  finte  eligcnze  .  Maggior' 
animo  poi  fi  darebbe  a  tali  Accademie  ,  fe 
il  Principe  talvolta  facefTe  loro  godere  la 
fua  prefenza  ,  o  qualche  atteftato  dclla 
Munificenza  fua  .  Ma  come  rrattar  si  fatti 
fludj  e  argomenti  5  de' quali  nulla  s'e  ap- 
prefo  nelle  ordinal ie  5cuole  ?  Chiunque 
ha  fludiaro  prima  una  faggia  Filofofia  Mo- 
rale, zioh  imparato  a  conofcere  I'Uomo, 
e  i  doveri  dell'  Uomo,  e  infieme  ha  (lu- 
diato  le  Leggi  di  Giuftiniano  :  feco  portcra 
un  buon  capitale  di  lumi  i  e  fenza  quefti 
due  preliminari  non  fi  dovrebbe  alcuno 
ajEmettere  nell'  ideata  Accademia  .  Bafla 
JaGiiirifprudenzaGiuflinianea  ad  un'ordi- 
naf^o.JSdagiftrato  ,  deputato  ad  ammini- 
Urar  la  Giuftizia Civile;  ma  per  chi  dee 
amminiftrare  il  Principato  ,  come  Confi- 
glicre  di  Stato  ,  farebbe  pur  bene  ,  anzi 
necefHirio ,  ch'egli  fapefle  anche  una  Giu- 
rifprudenza  fuperiore  ,  cioe  quella  ,  che 
infegna  i  primi  principj  della  Giuftizia  ,  e 
i  doveri  del  Principe  verfo  de'  Sudditi , 
e  de'  Sudditi  verlo  del  Principe  ;  cbe  fa 

giudi- 


Dtlt  educazione  della  Gioventu ,  ec.  45 
giudicaie,  le  Je  Leggl  AcfTe  lieno  rette  ,  o 
ic  ai[re  magglormente  convenilTero .  Chia- 
inafi  quefta  il  Gius  Tubblico^  ampiamente  trat- 
tato  e  iniegnato  nella  Germania  e  ne'Paefi 
bafli,  ma  trafcuratoper  lopiu  da  i  Giuri- 
fcunluiti  Italian!  ,  che  tutto  il  lor  Sapere 
reflfingono  a  i  Digefti    e   al    Codice  ,    e 
alia  gran  lilza  de  gii  ordinarj  Autori  Legali . 
L'altro  ftudio  ,    a  cui  ii  dovrebbe  ap- 
plicarc  ,    chi  per  la  fuddetta    Accademia 
fofle  fcelto ,  confifte  in  quello  delle  antiche 
e  moderne  Storie ,  nella  cognizinn  Geogra- 
fica  de'  Pacfi  e  de'  Principi ;  in  leggere  le 
Leghc  e  Paci ,  ed  altri  AttI  pubblici ;  ncl 
ben  conofcere  i  varj  interefli  de'Dominan- 
n  5  i  Coftumi  o  buoni    o    rei  delle  varie 
Nazioni ,  le  ben  regolate  Maflfime  concer- 
nenti  il  Commerzio,  TAnnona ,  leMone- 
te,  i  Tributi  6cc.  tutte  materie  ,  che  ca- 
dono  fotto  r  ifpezione   di    un  Configllerc 
di  Stato .  Quefto  paefe  e  vafto :  pure  non 
mancano  Libri ,  che  ne  parlano ,  e  quefti 
convicne  ftudiare  .  Ed  ecco  come  pofTa  il 
Principe  formarfi  una  provvifion  di  giova- 
ni  piante  ,    per  trafceglicre  pofcia  le  mi- 
gliori,  e  trapiantarle  negF  impieghi .  Non 
gia  che  la  fola    Teoiica   fia    fufficiente  a 

fab- 


^j.6  Capitolo  IV. 

fabbricare  un  Miniftro .  Si  efigeancora  la 
Pratica  e  Sperienzu   delle  cofe  j    e  quefta 
ordinariamente  m.inca  alia  Gioventu  .  Pcro 
dopo  im  competente  Noviziato  a  propor- 
zion  de' talenti ,  s'  hanno  alcuni  da  alza- 
re  alia  Segreteria   delle    Letteie    fotto    il 
primo  Direttor  d'efTa;  dellinarne  altri  al 
grado  d'  Ambafciatori  od  Inviati  i  ed  nitri 
perMiniftri  della  GiiifKizia  e  Governi  ne!- 
le  Citta  e  Terre :  dopo  il  quale  efercizio, 
a  inifura  della  lor  buona  liuf^jira  ,  potnn 
meritare  di   afcendere    a    gr^'di    fiiperiori'. 
D'ordinario  chi  noil   ha    migiior   provvi- 
fione  che  di  LeggI    Civili  .;    fi    dovrebbe 
contentare  dr    far    figura    nel  Palizzo    d' 
Aftrea ,  e"  non  gia  pretendere  al  Gabinetto 
de'  Priiicipl .  Pure  la  buona    menre    colla 
Pratica  puo  far  cofe  grandi .  Anzi  ii  Ton 
veduti  5  e  fi  poffono  di  tanto  in  tanto  ve- 
dere  uomini  di  si  buon  narurale ,  d'inten- 
dimento  si  penetr -nte  ,    e  di  Giudizio  si 
diritto,  che  fenza   entr^re   in  Accademia, 
ed  aiiche  fenz-^    molte  Letrere  ,   Ton  dive- 
nuti  eccellenti  M'niftii  ;  e  cio  per  la  loro 
fagacita   laffinata  neirerercizio  de  gli  affa  > 
ri  5  ne'Ia   prarica  delle  Corri ,  e  neilo  /^u- 
dio  delle  Iiiclinazioni  e    Paffioni    umanej 

che 


Deir  educazione  della  Giovemu     ec.  4,7 
the  gli  ha  renduti  abili  a  maneoo-jar^  2,^. 
che  gli  affj.ri  piii  aiti  del  Princfpato  ,    e 
a  fomminiftrar'  utili  configli ,  mercc  delle 
buone  Ma  (Time  5  che  loro  ha  fugoerito  la 
Sperienza  e    V  attenta    conllderazione    del 
Mondo  prefente  .  Badi  nondimeno  il  Prin- 
cipe di  non  valutare  per  grand' Ingesni  i 
gran  Ciarloni.  Dordinario  la  Saplenza  e 
di  poche  parole.  Abbia  in  orrore  i  Cab- 
baliiHi  perche  h  bensi  Virtii  T  Accortez- 
za,  manongia  la  Cabbala.  E  fe  coftoro 
fanno  ingannar'  altrui  con  trame  vjziofe  : 
chi  puo  far  figurta  ,    che    di    quefta  loro 
arte  non    fi    fervano    ancora    in  danno  o 
difonore  del  Principe  flefTo  ?    Badi  ,    che 
non  fieno  cervelli  focofi  e  Poetici ,  perche 
non  fempre  la  Ycdezz?  dd  configlio    efce 
di  telle  tali  .  Oilervi  fopra  tutto  ,    fe  in 
coftoro  abbia  buone    radici    la    Reliolone 
e    la    Morale    Criftiana  ;    altrimenti    non 
potra  mai  fidarfi  il  Principe    di    chi    non 
teine  Iddio  ,  nc  ha  aitra  Legge  ,  che  quelia 
del  ino  InrerefTe  e  volere ,  percio    capace 
^I'ogni  furfanreria ,    che    fi    poffa  nafcon- 
dere  al  guardo  de  gli  uomini^  o  di  nuo- 
cere  almeno  al  Pubblico ,  per  farfene  me- 
rito  col  difattento   P^-incipe  .    Daterni  uri 

di 


48  Capitoh  V. 

<di  coftoro  ,   che  fia  deputato    all'  Econo- 

mia,  o  fia  alia  Camera  ,    c  ad  altri  im- 

pieghi  dclle  rendite  e  fpele  Priiicipefche . 

Maraviglia  fara  ,    fe  coftui  non  inventera 

nuovc  angheric  in  danno    del    Pubblico  > 

c  non  rubera,  potendo  ,    al  fuo  Padrone 

medefimo.  In  fine  la  Probira  e  I'Onora- 

tezza  ha  da  efTere  il  primo    e    principale 

ingrediente ,  per  formare   iin  Miniftro  ,  e 

poi'cia    il    buon'   Intendimento    .    Quando 

manchi  il  primo  ,    e  per  difavventura  fia 

difattcnto  il   Principe ,  afpettatevi  querclc 

c  lamenti  6.t\  povero  Popolo , 

CAPITOLO     V. 

Del  nohile  fcopo  ,  che  dovrebbero  prefiggerfi 

primipi  ,    Miniftri  ,  e  Lttterati  ,   pcT 

proccurare  il  Tubblico  Bene . 

IN  mano  de'Principi ,  c  fe  pur  vogliono , 
o  fe  non  fono  impediti  da  chi  ha  piii 
forza  di  loro  ,  il  rendere  a  proporzion 
dellafituazionefelici  i  lorPopoIi.  Qnefto 
dicemmo,  che  dovrebbe  efTere  il  Iof  me- 
ftiere  ed  impiego  ;  e  tal  fu  Tintenzione 
di  Dio,  allorche  al  Trono  glialzo.  Sufie- 

giien- 


Del  nobile  fcopo^  chc  dovrebbono  ec.  40 
guentemente  confifte  la  riputazione  de'buo^i 
Miniftri  e  Configlieii  in  aiiitarc  il  Prin- 
cipe a  bcii  conipiere  cosi  nobile  imprefa, 
con  tenere  ben  viva  in  lor  cuore  quefra 
Maffima  :  Che  il  pMHco  Bene  e  Bene  del 
Trincipej  e  rinunTiiare  a  I  dove  re  e  alia  glo* 
ria  fua  quel  Regname  ,  eke  unicamente  penfa 
all'  ImereJJ'e  propria ,  con  dimenticur  qucllo  dc 
Sudditi  j'uoi .  Quefti  due  intereffi  hanno  da 
andare  uniti  .  L'  ampliare  i  confini  del 
dominio  proprio  ,  e  riferbato  a  ben  pochi 
Potentati  :  e  ordinariamente  quefto  van* 
taggio  fi  compra  coila  rovina  del  proprio 
paefe  .  Ma  facile  e  bensi  aqualfivoglia  dc* 
Principi ,  fe  pur  vogliono  daddovero  ,  il 
migliorarquella  porzione  di  Stati ,  che  Dio 
ha  afTegnato  al  loro  governo  .  Chiara  cofa 
^5  che  fpezialmente  da  cento  anni  in  qua 
grande  accrefcimento  han  fatro  le  Lettere 
e  le  Scienze.  Si  fon  cercati  con  piiiefat- 
t^za  che  mai  i  primi  principjdelle  cofe , 
e  le  cagioni  inrime  delle  opere  di  Dio ,  e 
delle  azioni  umane;  e  in  cio  s'e  fatto  gran 
vlaggio  5  e  ne  e  venuto  gran  prontto  e 
gloria  al  prefente  Secolo .  Qud  che  idia. 
da  defiderare  ,  f i  e  ,  che  tanto  fludio  e  mi- 
glioramento  delie  Lectere  tenda  e  fi  rivol- 

D  ga 


5  a  Capitoh  F. 

ga  a  migliorar  fempre  piu.  le  noflrelclee^ 
a  fin  di  migliorare  ,   per    quanto    fi    puo 
iriai  ,    il  Mondo  ,  gran  teatro  di  Beni  e 
di  Mali ,  di  Virtii  e  di  Vizj  .  A  quefto 
Miglioramento  del  Mondo  (  difficilifTima  si , 
ma  fempre  defiderabile  imprefa  )  doverebbe 
animarfi  ed  applicarfi  ogni  Principe    nella 
circonferenza  o  vafta    o  riftretta  del    fiio 
dominio  .  Se  non  puo  .    o    non  fa^  egli , 
avrebbero  da  fludiare  per  lui  i  fuoi.  Con- 
figlieri .  E  cafo  che  ne  pur  quefti  fapefTero 
Arte     d'l    tanta     importanza     dovrebbono 
sbracciarli    i  Filofofi  ,    per    iftudiarla    ed 
infegnarlaad  efli .  anzi  a  chiunque  puo  in 
qualche    maniera    contribuire     al    TMlico 
'Bene  .  Da  l  fegreti  infegnamenti    e    dalle 
fpinte  della  Narura  noftra  noi    tutti  (lam 
portati  al  Bene  privato  di  noi  flefTi  .  Pure 
trovando  noi ,  che  DIo  ci  ha  coftituiti  in 
maniera ,  die  dobbiaai  convivere  con  altri 
Uomini ,  e  che  T  un'Uomo  abbia  bifogno 
delTaltro,  e  per  confeguenteefTere  la  vita 
noftra  foci abile  :  ricliiede  la  Ragione  ,  che 
fe  defideriamo  ,    che  gli  altri  aiurino  not 
a  ftar  bene  qnnggiu  ,    ancor    noi  ci  ftu- 
diamo  di  prefbr    quel    fiiffidio  ,  che  pof- 
fiamo,  a  gli  altri,  afhnche  fopra  tutto  fia 

pro- 


J)el  nohik  fiopo  ,  che  dovrebbono  cc,  ^\ 
promoffo  il  Bene  dclla  Repubblica,  o  fi^ 
il  Pubblico  Bene  ,  perchc  della  pubblica 
Felicira  fogliono  partecipare  anche  tutti  i 
privati .  Peio  Vizio  ^,  qitalora  il  Bene  pri- 
vato  fi  opponc  o  pregiudica  al  pubblico  Bene  . 
■firtu  I'  unire  infieme  il  propria  Bene  con 
quelh  della  Repubblica  ,  Eroipmo  il  preferire 
al  Ben  propria  qucllo  del  Tuhblico  .  Ora 
in  quedi  illumlnati  tempi  non  folamencc 
chiunque  e  affunto  al  grado  di  Conllgliere 
de'  Principi  ,  ma  chi  cziandio  ha  buon 
polfo  nello  Studio  delle  Lettere  ,  dovrebbe 
prendei'e  per  fua  principal  mira  di  miglio  ■ 
rare  il  fuo  grande  o  plcciolo  Mondo  . 
Gloriofa  cofa  che  e  il  far  del  Bene  a  glj 
nltri  I  orquantopiu  11  fame  ad  iin' intero 
Popoio  5  e  impiegar  le  meditazioni  fue, 
affinchc  fi  fminuifcano  i  Mali,  e  crefcano 
i  Beni  della  Repubblica  ?  Non  e  gia  da 
tutti  queda  appllcazlone  .  Vi  fi  richiede 
abilita  ,  per  filofoFar  ftille  cofe  ,  e  in  oltie 
la  pratica  del  Mondo  .  PofTono  nondlme- 
no  anche  gl'Ingegni  minori  cooperar'  in 
parte  a  queflo  grandiofo  difegno  ,  con 
illuftrar  V  Arti  pirticolari  ,  e  proccurarne 
la  perFezione  .  Piii  a  mio  credere  c  da 
ftimare    ua    Libro  ,    che    infe^na    ad   un 

D     7.       ^     Mer- 


^^  Capitoh  M 

Mercatante  ,  ad  un  Marinaro  ^  ad  ud 
Giardiniero  o  Agrlcoltore  ,  ad  uno  iSpe- 
ziale  &c.  ii  fiio  nielliere  col  meglio  di 
queir  Arte,  .die  cenro  Libri  di  fecca  Fi- 
lofofia  ,  di  fmilza  Erudizione  ,  e  di  Poefie 
poc'  altro  contenenti  che  infilzate  parole  . 
A  i  Genj  pofcia  di  niaggior  penetrazione 
e  riferbato  il  trattar  con  piu  vigore  ed 
eflenfione  tutto  cio ,  die  puo  migliorare 
o  perfezlonare  il  Governo  Politico  ed 
Economico  de  gli  Stati  . 

E  qui  s  aprono  due  diverfe  vedute  , 
fulle  quali  dee  attentamente  fifTare  i  fuoi 
guardi  ed  efami  X  ingegno  Filofofico  .  La 
prima  e  ditutti  i  difetti  e  difordini  ,  cor- 
ruttele  ed  errori ,  cioe  di  certe  civili  malat- 
tie  che  fono  o  ereditarie  ,  o  di  mano  ia 
niano  vengono  introdotte  nel  paefe  dalla 
malizia  ^  dalT  infingardaggine  ,0  daJia  poca 
avvertenza  de' mortali .  Niun  paefe  in  fatti 
fi  moftrera ,  che  pofTa  vantarne  efenzione . 
Sovente  ancora  accade ,  eiTere  tanro  inve^ 
terate  alcune  di  quefte  magagne  ,  e  dive^ 
nute  abituali ,  che  ne  pur  cade  In  penfie- 
ro  al  Popolo  ,  che  utile  o  neceffaria  ne 
farebbe  Ja  correzione  i  perche  punto  non 
conoiciute  per  quel  che  fono  .   Di  quefti 

abufi  5 


Del  nohile  fcopo  ,  che  dovrebbona  ee.   y  3 
abu/i,  ecceffi,  difetti ,  e  Mali ,  co'quali  cj 
fiam  troppo  familiarizzati,  e  paiono  con- 
fecrati  dal  lungo  ufo,  fi  potrebbe  addur» 
re  una  frotta  d' efempli ,  a  noi  fommini^ 
ftrati  dal    Governo  SecoJarefco  .    La    fua 
parte  ne  ha  anche  VEcckihdko .  Perchi 
lia  buon  dircernimento  ,  facile  e  il  viag-, 
gio,  cioe  Jo  fcoprire  cio ,  che  difordina- 
to ,  nocivo  ,  o  poco  iodevole  fi  puo  rro- 
vare  in  un  Popolo  pel  Governo  e  per  le 
Ufanze  e  Coftumi .  Difficile  bensi  compa- 
rira  T  altra  veduta  ,  confiftente  nell'  accre-. 
fcere  il  patrimonio  de  i  Beni  d'unpaefe. 
I  Mali ,  fieno  Difetti  o  EccefTi ,  ci  faltanq 
fuori  fra  i  piedi :  bafla  avere  buon'occhio  , 
per    difcernerli  .    Ma  per  conto  de'  Beni 
mancanti  in  una  Contrada,  induftria  e  fa- 
tica  vi  vuole  ,  per  trafporrarveli  da  lontani 
paefi  3    o  pure  ingegno  non  Jieve  per  in^ 
ventarli ,  c  attivita  grande  per  introdurli 
e  mantenerli.  Ora  ecco  un  camponobile, 
per  farfi   meriro  col  fuo  Principe  in  fug- 
gerir  tutto  cio ,  che  puo  rendere  piii  in- 
dudnofo  ,  pill  facoltofo  e  abbondante  di 
Beni  lo  Stato  di  lui.  Gran  fortuna  Tave- 
re  di  queftiConfiglieri ,  e  non  gia  di  co- 
Joro  5    che  folamente  fanno  infegnare  a  \ 

P     3  Prin- 


J  4  Capitoh  V. 

l^rineipi  le  maniere  di  renderer  infelici  '\ 
Sudditi  loro  .    Ed    ecco  come  ancora  chl 
fenza    eilere    Miniftro  ,    coll'  indrizzare  i 
fuoi  ftudj    al    Pubblico    Bene  ,    potrebbe 
render!!  benexerito  dell' Univerfo  ,  inedi- 
rando  e  Infcgnando  tutto  quello,  che  puo 
toniare  in  profitto  de'  Popoli  ,    o  almeno 
della  propria  fiia  Patria  .  Tanto  fi  itudia  •, 
per    imparar    cofe    da    nulla  ,    e    tanto  fi 
lambicca  il  cervello ,  per  trattar  materie, 
che  fpremute  non  rendono    fugo    alcuno . 
Uii  Libro  ,    che    in    qualche  maniera  in 
fluilca  a  migliorar'  il  Mondo  ,  porta  con 
leco  un  pregio  vero ,  per  cui  gli  dee  re- 
Itare  obbligaro  chiunque    e    abitatore  del 
Mondo  .   Solamente    convien  qui   ofTervare 
una  diiavvehtura  del  genere  umano  .  Con- 
feifera  ognuno  ,  che  iiccome  i  Medici  de* 
Corpi  fono  a  noi  cari  ,    perche    ci  fcuo- 
prono  le  varie  m.'Iattie  ,    allc  quali  iiam 
fug;^ettl ,  e  fi  ftudiano,  perquantoe  pof- 
fibiie  )    di  guarirle  :    cosi    dovrebbero  da 
nOL  cercarfi  ,    o  almeno  egualmente  acca- 
rezzarfi  i  Medici  ,  che  conofcono  le  ma- 
iattie  d'  un  Pubblico  ,    e  ne  infegnano  la 
guarigione   .     Ma    quefto    benefpelTo    non 
liiGcede .  Troppo  delicati  ibno  i  Regnanr 

ti : 


Del  nohile  fcopo  -i  che  dovrebbono  ec.  ^f 
ti;  fembra  loro  un  rimprovero  qualunque 
slogatura ,  che  fi  faccia  conofcere  nel  loro 
Governo :  e  un  toccare  la  pupilJa  de'loro 
occhi  5  il  voler  metteie  qualche  reflrizione 
alia  loro  autoiita  e  volere  .  AfpettatevL 
anche  fchiamazzi  e  grida  da  i  privati  , 
qualora  1'  InterefTe  entra  In  certe  iifanze 
e  coftumi,  che  pure  tornerebbe  in  lode  e 
in  vantaggio  della  Repubblica  ,  fe  fi  ri- 
formafTero  o  levalfero  .  Povera  Verira  ! 
la  lodiamo  in  cafa  d'  altri ,  e  rabborrlamo 
nella  noflra  .  Pero  imprefa  perkolofa  fi  e 
il  meftiere  de' Medici  Politic! ,  e  quad  di- 
rei  3  che  il  Mondo  ama  piu  tofto  d'andaf 
fempre  zoppo  ,  che  di  fofferire  ,  chi  ne  gli 
affari  civili  gl'  infegni  a  camminar  dirit^ 
to.  Aggiungaii ,  che  in  cerri  paefi  qualfi- 
voglia  novita  e  mal  gradita  ,  fe  non  an- 
che abborrita  e  vierata  ;  quafiche  ie  v'  ha 
delle  novita  cattive  5  non  ve  ne  poffaefiere 
deiraltre  fommamentebuone,  anzi  ottime 
in  pro  deir  Univerfita.  Qijale  abbiam  tro- 
vato  nel  noftro  nafcere  raiidamento  e  rito 
del  vivere  5  delpenfare,  e  del  governare> 
tale  crediamo  meglio  di  farlo  pafTare  an- 
che a  i  pofteri  noitri  .  Sicche  a  gli  uni 
non  piace ,  che  fi  notino  i  Mali  del  Pub- 

D     4  blico  5 


^6  CapitoJo   V, 

blico  ,  be^nche  tanto  importi  11  levarli  ;  e 
ad  alrri  nc  pur  place  ,  che  s'  infegni  il 
Meglio  3  quantunque  tanto  gioverebbe 
r  introduilo  .  Altro  lo  non  ho  qui  da 
dire  ,  fe  non  che  e  da  defiderare ,  che 
dopo  efTerfi  coranto  in  quefti  ultimi  tempi 
difirrugginito  il  Mondo  nella  maggiorpar ' 
re  deirEuropa  ,  e  dopo  averci  Iddio  dato 
de'Principi  buoni  e  di  buona  intcnzione: 
cosi  loro  ifpirl  un  fincero  defio  di  ben 
conofcere  cio  ,  che  loro  lice  o  non  lice  ; 
e  cio  che  torna  in  danno  del  Popolo  per 
rimediarvi  5  o  cio  che  puogiovare  ,  per  ab- 
bracciarlo  .  E'  in  oltre  da  augurare  al  Piib- 
blico,  che  non  fia  da  qualche  indlfcreto 
Miniftro  impedito  a  gli  onefti  e  zelanti 
Scrittori  il  produrre  cio  ,  che  puo  ridon- 
dare  in  Pubblico  Bene,  purch' elli  confer- 
vino  il  dovuto  rifpetto  alia  Rcligioneeal 
Principato  .  Verro  io  intanto  efponendo 
le  differenti  vifte  ,  che  hanno  e  debbono 
avere  i  faggi  Principi  ,  c  le  perfone  d  onore 
fcelte  per  dar  loro  configlio ,  affinche  per 
quanto  fia  in  lor  mano  ,  fi  proccuri  la 
Felicita  del  Popolo  :  nel  che  e  ripofta  Ja 
vera  Gloria  de'Principi .  Ogni  altra  gloria 
che  quefta ,  in  effi  o  e  dubbiofa  ,  o  falfa . 


Delia  Religionel  ^y 

C  A  P  I  T  O  L  O    VI. 

Delia  Religione . 

CHiunque  fa,  che  c*e  DIo  (enon  lo 
puo  negare ,  fe  non  chi  ha  travolto 
il  cervello  ,  benche  ii  creda  di  aver  piii 
ingegno  e  fenno  de  gli  altri  )  e  fad'efTe- 
re  nato  e  di  vivere  ncl  Mondo  per  puro 
volere  e  bonta  di  Lui ,  non  dovrebbe  du-> 
tar  fatica  ad  intendere ,  a  che  fia  tenuta 
una  Creatura  verfodel  fuo  Creatore:  cioe 
ad  amarlo ,  e  a  rendergli  iin  ciilto  degno 
di  Lui  5  e  ad  ubbidirlo ,  qualora  conofca 
le  Leggi  pubblicate  da  lui,  le  quali  non 
pofTono  eflfere  fenonfante,  giufle,  ed  uni- 
formi  a  cio ,  che  la  ftefla  Ragione  a  noi 
infegna .  Quefla  conofcenza  di  Die  ,  e  de' 
noftri  doveri  verfodiLui  e  verfo  ilProf- 
fimo  noftro  ,  fonna  quella  ,  che  noi  diman- 
diamo  Religiom  ,  e  che  ci  propone  fra  tan- 
te  altre  Verita  quella  si  importante,  cioe 
che  r  Anima  noftra  fia  immortale,  edan^ 
corche  feparata  dal  Corpo,  continuera  a 
vivere,  e  vi  fara  nell'altra  Vita  premio  ^ 
pena  alle  Opere  noftre  .   V  ha  Religion 


58  Capltoh  VI. 

Nacurale^  c  v'  ha  Religion  Rivelata  ;  t 
t]uefl'  ultima  altro  non  e  ,  che  la  Naturale 
illuftrata  dalla  Rivelazione  di  Dio  .  Dee 
ringraziare  la  divina  Clemenza  ,  chi  ha 
avuto  la  forte  di  nafcere  nella  Religione 
di  Crifto,  che  e  la  fola  vera  ,  ne  altri 
puo  effere  vera,  fecondoche  handimoftra^ 
to  tantiUomini  faggi .  Ora  egli  e  da  di- 
re, che  dalla  bonta  de'  Coftumi  ,  dalla 
rettitudine  delle  umane  azioni ,  e  dallefer- 
cizio  delle  Virtii ,  principalmente  dipende 
la  real  Felicita  di  unPopoIo.  Statotrop" 
po  infelice  d' una  Repubblica  farebbequel- 
lo,  dove  ne  la  Vita,  ne  Tonore  ,  ne  la 
Roba  fofTero  in  ficuro  per  la  malvagita  dc 
gli  altri  Cittadini  ,  e  tutto  fofTe  Difcor- 
dia  e  Prepotenza  de'forti  contro  i  deboli . 
Quella  Tola  all'incontro  puo  chiamarfi  Fe- 
lice Repubblica ,  dove  regna  la  Giuftizia  , 
dove  alberga  la  Concordia,  laCaritacon 
altre  Virtu.  La  Criftiana Religione  e  ap- 
punto  la  prima  e  piu  eflicace  Maeftra  di 
tali  Virtii .  Ufizio  fuo  non  e  folamente  di 
ammaeftrarci  nel  vcro  culto  di  Dio  ,  ma 
anche  di  predicare  e  perfuadere  i  piii  re- 
golati  Coftumi  ,  ogni  forta  di  Virtu  ,  ^ 
'd'introdurre  neTuoi  Pro fe (Tori  quella  Tran- 
quil: 


Delia  ReligioiK .  5^ 

■quilJita  privata  ,  e  quella  univerfaleUnio- 
pe  ed  Amorc  ,  che  appunto  e   voluto  da 
pio,  e  puo  rendere   felice  T  umanaSocie- 
ta .  A  qiieilofcopo  tende,  e  vero ,  anche 
la  Moral  Filofofia  i   ma  fe  quefta  precede 
difgiunta  dalla  vera    Religione  ,    non  ha 
gagliardia    fufficiente  ,     per    muovere    gli 
animi  ad  abbracciar  vigorofamente  le  Vir- 
tu e  praticarle.  Oltre  di  che  efTa  Filofofia 
e  per  pochi  ,    cioe  per    la    gente    dotta : 
laddove  la  Religione  ferve  per  tutto  il  Po- 
polo,  cioe  tanto  per  li    Dotti  ,    che    per 
gr  Ignoranti  .  Fate  dunque  ,  che  T  Uomo 
iia  perfuaio ,  che  c  e  Dio ,  che  viiol  pre- 
miare  le  buone  azioni ,  e  punir  le  cattive; 
e  fappiadiftingiiere  tali  azioni   col   lume  a 
lui   lomminiltrato  dalla  fteffa  Religione  di 
Crifto :  Ecco  che  V  Uomo  ha  un  poifentc 
freno  al  Male  ,    un  gagliardo  impulfo  al 
Bene  ;  ed  ecco  fe  non  ceiTar  tutte  le  ini- 
quita  5    capaci    di    fconvolgere    e  rendere 
miferabile  unPopoJo;  celfare  nondimeno  in 
maniera  ,  che  fe  alia  forza  della  Religione 
fi  unifTe  I'altra  del  Principe,  conlervarore 
della   Giuftizia  ,    puo    quella    Repubbiica 
chiaraarfi  Felice  .    Si    fon    trovati   de  gli 
empj  a  di  noftri ,  che  han  pretefo ,  porere 

un 


60  Capitolo  VL 

un  Popolo  di  Ateifti  ,  guidato  dalle  fol^ 
Leggi  umane,  e  daiTautorita  del  Principe, 
vivere  in  pace  fra  loro ,  praticar  le  azloni 
virruofe  ,  ed  abborrir  le  cattive .  Si  rifpon- 
de ,  non  effere  impoflfibile  ,  che  qualche 
particolarperfonapolfa,  benchc  mifcreden- 
te  5  operare  nella  guifa  fuddetta  ;  ma  non 
effere  cio  poffibile  in  un  Popolo  ,  la  maggior 
parte  compoflo  di  perfone  ignoranti  ,  ed 
anclie  di  perfone  di  grande  ingegno  e  Let-< 
terate,  nelle  quali  predominio  lia  Tlrafci-n 
bile  e  la  ConciipifcibiJc .  Qiiando  cofloro 
nulla  operaffero  di  quello,  che  c  vietato 
dalle  Leggi  de  gli  Uomini ,  non  fapranno 
gia  guardarfi  da  quelle  cattive  azioni ,  che 
non  cadono  fotto  gli  occhi  delT  umana 
Giuflizia  .  Se  potran  farlo  a  man  falva  , 
i-uberanno5Commetterranno  adulter)  cdaltre 
nefande  difonefta ,  faran  vendette  fegrete , 
ridendo  prenderanno  giuramenti  falfi ,  ne- 
gheranno  il  confidato  loro  Depofito  ,  e  cosi 
difcorrendo  .  Tolto  il  Timore  di  Dio  ,  che 
trattiene  i  piu  del  Popolo  dal  malfarecol 
terrore  delle  Pene  preparate  nelTaltra  Vi- 
ta 3  e  levata  di  cuore  a  gli  Uomini  \2i 
credenza  e  fperanza  di  una  gran  ricompenf^ 
R?l  Mondp  avv^nire  ,  onde  tanti  e  tanti 


btUa  Religione  .'  61 

animati  a  fare  il  Bene  morale ,  e  a 
fuggire  il  fiio  contrario :  non  ci  refta  piu 
freno  baftante  a  reprimere  in  infiniti  cafi 
V  uinana  Concupifcenza  deir  Opere  cattive  . 
Quefto  e  il  paefedelleTentazioni .  Ognun 
puo  rendere  teftimonianza  a  fe  ikflb  di 
quanto  ha  fatto  ,  ed  avrebbe  fatto  ,  fe 
r  Amore  e  Timore  di  Dio ,  e  le  Maffime 
della  Religione  non  V  aveflero  teniito  in 
briglia  .  Pero  fon  deliij  d'  alcuni  Ateifti , 
o  Deifti  5  il  non  conofcere ,  quale  nonac- 
cidentale  ,  ma  efFenziale  influffo  abbia  nel- 
JaPubblica  Tranquillita  la  vera  Religione  . 
E  dico  vera ,  come  abbiam  detto  eflere 
qiiella  di  Gesii  Crifto  ;  percioGche  fi  puo 
avere  un  principio  di  Religione,  cioe cre- 
dere Dio  Rimuneratore  e  Punitore  ;  ma 
Il  puo  anche  un  tale  principio  corrompere 
con  varie  falfe  ed  empie  Opinioni  aggiun- 
te  3  di  modo  che  il  profefTare  una  Religio- 
ne fia  un  profeffar  nulla  ,  come  fi  ofTervo 
ed  ofTerva  in  tante  ,  che  furono  diverfe 
dalla  Giudaica  5  e  nacquero  dopo  la  venu^ 
ta  di  Crido ,  differenti  dalla  vera  Criftia- 
na  .  Imperciocche  anche  quefta  fantiflima 
Religione  puo  guaflarfi  ,  come  farebbe  ,  fe 
talunonegafie  il  Libero  Arbitrio,  ie  fpacf 

ciaf- 


6 1  Capitolo  VI.  ■ 

claffe  Dio  autore  del  Male  morale  y  fq 
facefTe  credere  al  Popolo  ,  che  bafti  la 
Fcde  fenza  Opere  buone ,  e  col  fame  an- 
che  delle  cattive ,  per  acquiftare  il  Para- 
dlfo .  Con  tali  Opinion!  erronee  e  conden- 
rate  maraviglia  farebbe ,  fe  alcuno  il  cu- 
rafe  di  refiftere  alle  fue  malnate  voglie , 
e  non  commettefTe  fenza  rimorfo  azioni 
contrarie  alia  Legge  di  Dio  e  al  Pubblico 
Bene .  Ed  oh  !  volefTe  Dio ,  che  ognuno 
efeguifTe  cio  ,  che  viene  infegnato  e  pre- 
fcritto  dalla  vera  Religion  di  Gesu  Crifto  , 
Ja  quale  e  la  Cattoiica  Romana  ;  non  fi 
puo  dire  ,  quanta  Felicita  fi  goderebbe 
allora  anche  in  Terra  ,  c  in  qualfivoglia 
Popolazione  ;  percioche  quefta  ftefla  Reli- 
gione  ha  per  mira  cosi  il  Bene  iiniverfale 
che  il  particolare,  e  tanto  il  rendere  buo- 
no,  giufto ,  benefico  ,  e  ben  regolato  in 
tutte  le  lue  azioni  il  Principe,  che  tutti 
i  Sudditi  luoi.  Se  quefto  gran  Bene  per- 
fettamente  non  s'ottiene,  colpa  e  mancanza 
h  de  gli  Uoinini  5  creature fuggette  air er- 
rore  e  al  vizio ,  e  non  gia  della  Maeftra, 
che  infegna  a  tutti  ed  efige  da  ognuno 
opere  coiiformi  alia  retta  Ragione  si  in  ri- 
guardo  a  iroi  ,    che    al  Proilimo  noftro  , 

P^rcio 


DeUa  Religione .  6^ 

^CYCio  intendiaino  quanto  debba  fiarc  a 
cuore  de'  Regnanti  ,  e  di  chiiinque  ama 
la  Citta  e  il  Pubblico  fuo ,  che  vi  fi  con- 
fervi  ed  aumenti  Ja  vera  Religione ,  affin- 
che  vi  fi  mantenga  ancora  referzizio  dellc 
Virtu,  il  buon  regolamento  dt  Coftumi-^ 
e  fopra  tutto  il  vicendcvole  onefto  amore 
fra  i  Cittadini  :  dal  che  principalmente 
fcaturifce  la  Felicitad'  una  Repubblica . 
Secondariamente  fi  fcorge,  di  quanta  ne- 
ceflita  ed  utilita  fieno  al  Popolo  i  facri 
Paftori  3  e  T  altre  Religiofe  perfone  deir 
uno  e  deir  altro  Clero  ,  che  attendono  fe- 
condo  la  lor  profellione  a  correggere  1 
cattivi  5  e  ad  accrefcere  il  fervore  de'buo- 
ni  5  ed  affaticanii  per  inculcare  al  Popolo 
r  amore  delle  Virtu  e  V  orrore  de'  Vizj  . 
Potrebbe  eflere  Y  efemplare  e  fanta  vita 
d'  alcuni  Religiofi  una  Predica  ,  per  fare 
innamorar  la  gente  delT  operar  virtuofos 
e  confeguentemente  per  quello  ,  che  con- 
cerne  la  pubblica  utilita  ,  certo  e  ,  che  pof- 
fono  giovare  coirefempio  dellaPieta  e  de' 
retti  coftumi  colore,,  che  attendendo  fola- 
mente  allaContemplativa,  impiegano tutto 
il  lorocapitale  in  fare  fe  fteffi  buoni ,  an- 
corche  non  fatichino,  >  per  far  tali  anch^. 


^4  Capitolo  VL 

gli  altri  .    Pure  tanto  piu  giovar  poffono 
quegli  altri  ,    che    colla  bonta  della  vita 
unilcono    il    Sapere    o    fia    la    Dottrina  , 
cioe  un  mezzo  ,  che    ben'  adoperato  puo 
fommamente  conferire  all'  emendazion  de' 
cattivi  3    e    al    retto    regolamento    de  gli 
uomini  di  biiona  volont^ ;  e  molto  piii  fe 
fanno  anche  acconciamente  efporre  al  Po- 
polo  nelle  Prediche  ,    Sermoni  ,    e    Cate- 
chlfmi  la  parola  di  Dio  ,  percbe    di    qui 
proviene    un'  immenfo    Bene  .    Da    tutto 
quefto  pol  rifulta  ne  gli  altri  Ecclefiaftici 
la  neceilita  di  ftudiar  le  Divine  Scritture 
e  la  Teologia;  della  quale  Scienza ,  come 
ancora  d' altri  ftudj  ,  fpettanti  alleperfone 
Ecclefiaftiche  ,  luogo  non  e  qui  di  parlare. 
Diro  io  qui  folamente  alia  sfuggita  ,  che 
la   Rdigione  ,  in  fe  ftefTa  nobililTima  e  fan- 
tifTima  Virtu,  pure  anch'efTa  al  pari  dell' 
altre  Virtu  s'  ha  da  contenere    fra  il  Di- 
fetto  e  rEcceffo ;  i  quali  nondimeno  non 
ad  efTa  ,  ma  a  gli  Uomini  fon    da  attri- 
buire  .  Non  occorre  provare  la  mancanza 
e  debolezza  di  quefta  Virtu  ne'  mortali  . 
Pur  troppo  ne  abbiam  frequenti  gli  efem- 
pli ,  anzi  ne  miriam  talvolta  di  quelli ,  che 
poflTono  far  fofpettare  in  cuore  d'alcuni  T 

op- 


DelU  Religione.  6^ 

oppofto  della  Religione  .  Qiianto  ali'. 
Eccelfo  ,  vi  ii  puo  anche  trafconere  col 
laiciarii  trafportare  alia  Superftizione  ,  o 
col  tanto  darli  airopere  arbitrarie  e  fiiper- 
fiziali  della  ReJigione ,  che  ii  trafcurinoi 
doveri  comandati  da  Dio  al  particolaie 
flato  delle  perfone  .  Si  puo  anche  cadere 
nel  Troppo ,  che  nou  involva  gia  peccato 
alcuno;  e  pure  iia  da  defiderare,  che  ne 
meno  abbia  luogo  nella  Religione  :  per  ^ 
che  del  Troppo  ha  fempre  cTa  giiardarli 
la  Sapienza  .  Ed  allora  noi  diremo  d'  in- 
contrarci  nel  Troppo ,  che  per  cagion  deli' 
EccefTo  nelle  facre  funzioni  o  de'  facri 
Mlniftri  fi  avvilifce  la  Religione  fteffa  e 
la  Divozione  ,  o  pure  fi  pregiudica  al 
Bene  temporale  della  Repubblica  ;  gi^'ic- 
che  la  Religione  di  Gesii  Crifto  fu  ifti- 
tuita  per  giovare  anche  alio  flato  civile 
de'  Popoli  3  e  non  gia  per  nuocergli  . 
Sante  per  efempio  fono  le  Proceffioni  , 
fante  ed  utiliflime  le  facre  Miffioni  j  ma 
il  Troppo  in  effe  non  farebbc  gia  da  lo- 
dare,  e  maflimamente  fe  non  pocodillra- 
eflfe  la  povera  gente  da  1  lavori  si  necef- 
farj  al  foftentamento  loro  .  Sa 'ite  ,  e  par- 
te neceflVirie  ,   parte  utili  foii  le  Ciiiefe  ; 

E  ma 


66  Capita /a  Vl. 

ma  fe  di  foverchio  fi  moltiplIcafTero  ia 
una  Citta  o  Luogo  ,  ne  pur  quefto  me- 
rirerebbe  lode;  e  ranto  meno  in  que'pae- 
li  5  dove  preftano  ficuro  alilo  a  i  delin-. 
quenti ,  perch^  tanta  abbondanza  impedi- 
lebbe  1'  efercizio  della  GiiifHzia  .  Cosi  gli 
ordini  Religioli  Ton  da  commendare ,  per- 
che  fommamente  utili  ,  e  alcuni  d'  elli 
anche  necefTarj .  Ma  non  ci  fara  chi  giu~ 
dichi  effere  bene  il  moltiplicar  di  troppo 
qiiefli  Ordini  in  una  fola  Citta  o  Ter- 
ra. E  Jo  flefTo  dico  del  troppo  numero 
de  gli  Ecclefiaftici  Secolari  .  Sarebbe  da 
defiderare  ,  che  ne  aveffimo  ua  difcreto 
numero  ,  e  quefti  di  foli  ben'  offer vanti 
della  fanta  lor  profeffione  ed  efemplari  ; 
giacche  quefto  Bene  non  e  da  fperare  , 
dove  e  il  Troppo  . 

Ci  furono  ne'Secoli  addietro  de'  gravi 
combattiraenti  fra  X  autorita  de'  facri  Pa~ 
flori  5  e  quella  de'  Principi  Secolari  ;  dal 
che  nacquero  fconcerti  e  rivoiuzioni  de- 
plorabili  in  detriinento  della  PubblicaFe- 
iicita .  Ci  fa  vedere  la  Storia  Regnanti , 
che  ban  voluto  dominare  fopra  i  Dogmi 
della  Chiefa  di  Dio  i  che  hanno  ufurpato 
I  diritti  e    i    Beni  del  Clero  >    con   alrri^ 

ftmili 


Delia  Religio/ie .  $j 

iimili  eccefli.  Han  pretefo  altri,  che  unl 
voira  il  Sacerdozio  fi  atrribuifTe  tro^-jpa 
autorita  fopra  i  Regnanti,  e  fopra  il  lo- 
ro  Governo ,  Non  e  qui  luogo  di  efami- 
nare ,  fe  a  toito  o  a  ragione  di  cio  iieno 
accufati  i  facri  Pail:ori  d*  allora  .  Pur 
troppo  e  vero ,  che  di  queflo  preteHiO  fra 
gli  altri  fi  fon  feiviti  i  fabbricarori  del!c 
liltime  SI  lagrimcvoli  Erefie ,  per  fepararfi 
della  vera  Chiefa  di  Dio  ,  e  calpeflare  la 
facra  Gerarchia  5  iftituita  da  GesiiCrif^o; 
per  abolire  rEplfcopato  ;  e  per  non  piii 
riconofcere  nella  Sede  Apodolica  que'  di- 
ritti  e  privilegi,  che  anclie  i  primi  Secoli 
della  Chiefa  riconobbei"o  e  venerarono  in 
efTa  .  Giunfe  Arrigo  VIII.  Re  d'  Inghil- 
terra  fino  a  dichiararfi  Capo  della  Chiefa 
nel  fuo  Regno  con  temerita  non  maifcu- 
fabile  da  chiunque  fa ,  cofa  e  la  Chiefa  ^ 
Ed  ha  poi  fervito  V  efempio  fuo  a  di 
noQri  5  perche  il  famofo  laiperador  deila 
Ruflla  Pietro  fi  arrogaffe  lo  HefTo  tito'o, 
o  pure  La  medefima  antorita  ,  ed  eflin- 
gueffe  il  Patriarcato  nel  fuo  Imperio  col 
pretefto,  che  troppa  potenza  ed  autorita 
avefTcro  que'  Patriarch!  .  Pertanto  giailo 
fara,  che  chiunque  ama  la  PubbiicaTran- 

E     2  quil- 


S^  Capitdo  VL 

qtiiJIira  e  il  Pubblico  Bene ,  defideri  liriS 
perfetra  coftaiue  armonia  fra  il  Sacerdo^ 
zio  e  rimperio,  Heche  J' uno  lafci  intat- 
ti  i  diiitti  veii  t  noa  immaginarj  dell' 
altro  5  e  amendue  concordeinente  cofpirino 
a  rendere  fpiritualmente  e  temporalmente 
felici  i  Popoli  -. 

C  A  P  I  T  O  L  O     VII. 

DtUo  ftudio  dclle  Latere  ,  o  Jia  dcllc  Scienisie  . 

lErfona  pratica  6.1  un  certo  Regno  mi 
dicea  ,  correre  quivi  una  Maflima  di 
Politica  5  cioe  meglio  eflere  ,  che  un  Prin- 
cipe comandi  ad  un  Popolo  ignorante  , 
che  ad  un  Popolo  dotto ;  pcrche  piii  fa- 
cilmente  T  ignorante  ubbidifce  ,  e  W  Jafcia 
maneggiare  ,  ne  conofce  i  difetti  ed  akri 
Vizj  ditl  Governo.  E  quantunque  ivi  non 
fi  poiTa  dire ,  che  reg:ii  I'lgnoranza  ,  per- 
che  v'  ha  Scuole  ed  univerfita  ;  pure  H 
vuole,  che  non  ahro  vi  s' infegni ,  che  il 
fapere  de' Secoli  bsrbarici  ,  i  quali  for- 
mano  una  dorta  ignoranza  ,  fenza  che al- 
cuno  ardifca  di  migliorar  ie  Scienze  e  il 
gufto  delle  Lettere,  e  d'introdurre  MetO:* 

di 


Delia  fludio  cklle  Let i ere  ^  ee,  ^^ 
di  e  CognizionI  piu  utili ,  e  bandire  neU 
h  fteffo  tempo  dalle  Scuole  lo  ftudio  di 
tante  cole ,  dopo  avere  apprefo  le  quaii , 
flulla  s'e  apprefo.  Maflima  tale,  fe  pure 
e  vera  ,  fecondo  me  ha  del  barbarico ,  o 
del  maliziofo  aflai .  Anche  i  Goti ,  impa- 
dronltill  deliltalia  ,  fecero  un  procefTo  alia 
vedova  Regina  Amalafunta  ,  perche  alle- 
vafTe  nelle  Lettere  il  giovinetto  fi^lio  Re 
Teoderico  5  pretendendo,  che  il  folo  ma- 
neggio  deir  armi  fofTe  il  meftier  de'  Re- 
gnanri .  Stoltl  che  era  no  ,  non  fapendo  , 
che  anche  lo  fludiodelle  Lettere  mirabji- 
nicnte  puo  fervire  a  formare  dc  gll  eccel- 
lenti  Capitani,  e  che  i  Re,  per  ben  riu- 
fcire  nel  Governo  civile  e  inilitare  ,  fe 
non  nelle  Scuole  ,  almeii  per  mezzo  di 
biioni  Configlieri  e  Minirtri  ,  dotti  nella 
lor  profedione  5  hanno  da  imparar  qiiello, 
che  I'erve  a  rendcre  un  Re  prudente  iul 
Trono  5  e  fperto  e  valorofo  nella  Milizia , 
Se  poi  Miniftri  fi  ritrovaflero ,  che  amaf-* 
fero  Tignoranza  nel  Principe  ftelTo  ,  e  in 
ogni  altro ,  per  rendere  maggiormente  fe 
ileiTi  pill  necefl^4rj  e  (liraabili  prefTo  del 
Principe,  ftrabocchevole  troppo  farebbe  in 
ffli  iin  tanto  aniore  di  fe  medeflmi  .  JVIa 

E     5  non 


7©  Capitolo  Vll. 

1^'oh  occorre  difcorrerne  ,    perche    di  per- 
fone  tali  alcuna  forfe  fl  potrebbe  trovare 
in  qualche  paefe  di  Barbari ,  ma  non  gia 
in    Europa  .    Dichiarao    adunque    franca- 
mcnte ,  che  a  formare  ,  confervare  ed  ac- 
crefcere  la  Feliclta    d'   una    Repubblica  , 
parte  fon  necedarie ,  e  parte  urili  le  Let* 
tere,  o  vogliam  dire  ,    le    Scienze  .  Noi 
veramente    pofTiamo     immnginar     Popoli  5 
che  fenza  ftudio  alciino  di  Lettere  ,    go- 
vernandoii  co'  iumi  della    fola    Ragione  , 
menino  vita  felice .  Lettere  non  avcano  i 
Re  o  Imperadori  del  Mellico  e  del  Peru; 
e  pure  lembra  ,  che  non  ne  (teflero   male 
que'    Popoli  5    e    che    anzi    godeirero    un 
buono  e  piacevol  governo  .    Ma    fi    viiol 
rifpondere   ,     che    cefrarono     que'    Popoli 
d'elfere  Barbari ,  e  diventarono  gente  col- 
ta ,  da  che  formarono  Citta  ,  e  colla  riflef- 
ficne  OiTervarono    cio  ,    che    era    utile    o 
neceirario    alia    Societa  i     e    pero    ebbero 
Leggi  ed  Arti  ,  ed  uflirono  nncora  Can- 
zoni  5    che  tramaiidavano    a    i    pofleri  le 
azioni    de'  lore    Antenati  .    Poterono    per 
confeg'jcnte   fapere    ed    efercitare  quello  , 
che  coirviene    al  bene    e    vantaggio    della 
Repubblica,  fenza  che  godelfero    il   gran.. 


Dello  Jiiidio  delle  Latere  ,  cc.  '^  i 
fegreto  delle  Lettere  per  rendere  fenfibile 
quefto  loro  Sapere  .  II  che  fia  detto  , 
fenza  voler'  efaminare  ,  fe  prima  della 
conquifla  de  gli  SpagnuoJi  abitalfe  si  o 
no  in  quelle  Nazioni  la  Fellcita. 

Ora  tanto  la  Ragioneche  la  Spcrienza 
dimortrano ,  come  lleno  atte  le  S'cienze  a 
rendere  un  Popolo  Felice.  Haniiodacon- 
correre  molti  ingredlenti  ,  acciocche  ii 
poiTa  formare  un'  Eliffire  ,  che  fparga  la 
contenrezza  per  tutte  le  categoric  della 
gente  5  onde  e  compofta  una  Repubblica; 
di  raaniera  che  ciafcuno  a  proporzlone 
dello  ftato  fuo  pofTa  dire  di  flar  bene  in 
quefto  Mondo ,  fe  pure  T  Invidia  ed  altre 
malnate  Paffioni  nol  fanno  ftar  male  per 
propria  fua  colpa .  Abbonda  di  raali  que- 
fla  terrena  abitazione,  nafcenti  parte  dalla 
coftitution  della  Natura  ,  parte  dallo  fre- 
golatogovcrno  di  noi  fleffi ,  e  parte  dalla 
malizia  de  gli  altri  Uomini .  A  prevedere 
ed  impedire,  per  quanto  e  mai  pofTibile, 
quefta  folia  di  slogature  e  malanni  ,  ac- 
ciocche non  arrivino ,  o  non  nuocano ,  o 
pure  fe  non  fi  f a ,  o  non  (i  puo  fchivar- 
ne  racceffo ,  e  volervi  porre  rim.edio :  che 
giudizio,  che  fapere,  che  arte  non  fi  ri- 

E     &.  chie- 


72  Capitolo  Vll. 

chiede  ?  Atto  certamente  a  tanto  non  e 
colle  fue  corte  e  fallaci  Malfime  il  rozzo 
ed  inefperto  Popolo .  Da  i  foli  Dotti ,  e 
da  chi  fa  k  resole  del  Giufto  ,  e  del 
retto  Governo ,  o  pure  da  chi  ha  bene 
iludiato  fenza  libri  il  gran  Libro  del 
Mondo,  e  feco  porta  una  buona  Volonta 
(  die  ienza  quefto  requifito  nulla  vale  il 
refto  )  fi  pu6  fperare ,  non  gia  in  tutto , 
ma  in  buona  parte ,  quefto  riparo ,  Que* 
felici  e  ben'  iftruiti  Ingegni  ,  provveduti 
di  Scienze  e  delle  piii  belle  Arti  ,  ed 
olTervatori  de'  migliori  Coftumi  ,  de  i  fe- 
greti  della  Natura ,  e  di  tutto  cio  ,  che 
e  ordine  o  difordine  ;  inunaparola,  que* 
fono  5  che  pofTono  col  loro  fenno  proccu- 
rare  alT  univerfita  la  piii  lodevole  ,  agia- 
ta  5  e  tranquilla  manieia  di  vivcre  ,  Ed 
oh  voleflTero  e  potefTero  i  Principi  leggere 
alcuna  delle  mieliori  Storie  de  gli  anti- 
chi  e  de'moderni ,  e  qualche  altro  Libro 
d' iftruzione  per  efTi .  Giugnerebbono  ben 
loro  a  notizia  certe  Verita ,  che  niai  non 
fi  atrentano  di  prefentarli  al  loro  Trono 
per  bocca  di  chi  li  ferve  o  configlia . 

Non  abbiam  poi  da  ricorrere  lontano, 
ne  alle  ftraniere  Storie  ,    per   intendeie  j 

quai 


Dello  JJudio  cklle  Lett  ere  ,   er.      72 

qua!  frutti  diverfiprocedanodair  Ignoran- 

za  e  dal  Sapere .  Da  che  giunfero  i  Lon- 

gobardi  nel  SecoIoSefto  ad  occupar  quafi 

I'intera  Italia  ,  allora  fu  ,    che  lo  ftudio 

delle  Lettere ,  gia  per  le  guerre  de'  Goti 

afTai  fcadute  5  diede  rulrimo  crollo  .  S'im- 

padroni  la  barbaric  e  1'  ignoranza  di  tutte 

quelle  contrade 5  e  ftefefi  da  li  a  non  mol- 

to  quefto  maligno  influfTo  a  Roma  flefTa  , 

tuttoche    gran  Maeftra    delle  altre  Citta. 

Tempi  cerramente  anche  allora  vi  furono  , 

ne'  quali  cio  non  oftante  fi  puo    credere , 

che  foffero  afTai  content!  di  fe  fteffi  i  Po- 

poll  5  merce  del    buon    governo    d'  alcuni 

I'aggi  e  pii  Roman!  Pontefici ,  e  di  alcuni 

Jodati  Re  deXongobardi ,  ed  Imperadori 

Franchi .  Quella  fapienza  ,  die  manca  al 

Popolo  5  fe  almen  fi  truovanel  Regnante, 

puo  baftar  benefpeflb  a  mantener  la  Giu- 

flizia,  la  Concordia  ,  e  T  Abbondanza  , 

cioe  i  principali  requiliti  pel  buono  flato 

de'Sudditi.  Ma  quefta  barbarie  finalmen- 

te  nel  Secolo  Decimo  ruppe  gli  argini ,  e 

da  li  innanzi    impunemente    trionfarono  i 

Vizj  3    le  Guerre  ,    le    Prepotenze  ^  e  U 

ferocia  ed  iftabilita  de  gli  animi  i  forfero 

Tiranni  e  Tirannetti;  e  fi  giunfe  in  fia« 

8jr. 


74  CapitoJo  Vll. 

2\V  inft'edlbile  ,   ma  pur  troppo  vero  Fa- 
narifmo  ,    o    vogliamo    dire    Pazzia  delle 
Fazioni  Guelfa  e  Ghibellina,  forgenti  di 
tante  difcordiecivili ,  e  di  mille  fconcerti 
nelle  Citta  Italiane .  Voile  Dio,  che  Ipe- 
xialmente  nel  Secolo    Quattordicefimo    ri- 
forgefTero  le    Lettere  ;    che  fi  cotninciaffe 
a  far  guerra  alle  Favole  ,  alle  impofhirci 
alle  vane  Qiiiftioni,  o  alia  goftaggine  pra- 
tlcata  in  varie  mwiniere  da  i  Sccoli  prece- 
dent! .  Qiianto  pill  poi  crebbe  Iti  colrura 
deir  Arti  e  Scienze ,  tanto  piu  fi  andaro- 
no  ripulendo  i  Coftumi  ,    calarono  i  Vi- 
zj,  crebbe  il  favio  e  ben  regolato  Gover- 
no  e  la  Pieta  :  di  modo  che  abbiamo  da 
ringraziar  Dio  ,  d'  eilere  piu  tofto  nati  in 
quefti  tempi ,  che  ne  gli  altri  da  noi  cbia- 
mati  barbarici .  Non  mancano  certamente 
deiie  magagne  anche  al  Secolo  noftro  ,  e 
di  prefente  a  cagione  della  lunga  Guerra 
e  deirEpidemia  de'Buoi ,  portata  in  Ita- 
lia 5    o    almen  tanto  dilatata    per    cagion 
d'  efTa  Guerra  ,  varie  Provincie  noii  conta- 
no  che  guai  e  miferie .  Ma  fi  vuol  ripe- 
tere  ,    che  da  fimili  dure  penfioni  non  e 
andato  ,   nc  andera  efente  mai  Secolo  al- 
^unOj  perche  non  avra  nrai  fine  I'Ambr- 

zion 


Dello  Jiiidio  delk  Lett  ere  ,   ec.      yr 
zion  de'  Regnanti  ,    ne  in  mano  noftra  e 
Jo  fchivare    o    frenare    ranti    Mali  ,    che 
provengono  da  cagioniNatuiali .  Q^uello . 
die  diciam  deir  Itaiia  ,  s'  c    provato  an- 
che  ne'Regni  di  Francia  e  d'Lighilterra, 
e  in  moltiffime  parti  della  Germania ,  per 
tacere  altri  paefi  .  Alia  rifufcirata  coitura 
delle  Lettere  e  dovuto  quel   tanto  di  piu 
di  Utile  e  Bello ,  che  oggidi  ll  gode  ,  e 
di    cui    furono    privi    i  Secoli    addietro  . 
Ed  oh  volefle  Dio  ,    che  tutti  i  Piincipi 
d' Italia    gareggiaiTero  infieme  ,    per    pro- 
muovere  le  Scienze  ,    e  il    miglior  Guflo 
delle  Lettere  .    Gli    Antichi    decretarono 
Statue    ed    altri    infigni    monumenti    a    i 
cofpIcLii  Letterati  ,    si  per  premio  al  me- 
rito  loro,  come  per  eccitare  i  pofteri  all* 
imitazione.  Almeno  oggidi  buon  falario, 
o  altro  premio  metteffe  in  iftato    i    valo- 
rofi  Ingegni   di    non    avere    a    pen  fare  fe 
non  al  lavoro  d'  Opere  utili  e  gloriofe  pel 
Pubblico  5  e  a  fcoprir  nuove  miniere  nel 
Regno  del  Sapere  .    Dove  premio  manca. 
a  1  degni  Letterati ,   maraviglia    fara  ,  fe 
ivi  fiorifcano    le    Lettere  .    Puo    gloriard 
Bologna ,  quella  Bologna  ,    che    da   tanti 
Secoii  e  dedita  a  gli  Studj  delle  Lettere , 

di 


76  Cap  it  oh  VU. 

di  avere  un  nobililTimo  Iftitiito  ,  unico 
in  Italia ,  e  capace  di  far'  onore  a  tutu 
r Italia  .  Madie  ella  anche  fu  cli  felici 
Ingegni .  Contuttocio  per  ben  valerfi  de' 
privilegi  della  Natura  ,  e  de  gli  aiuti 
deir  Arte ,  han  bifogno  quegl'  Ingegni  di 
piu  abbondanti  rugiade  5  perche  T  amor 
della  Gloria  c  ben  forte  ftimolo  alle  bek 
Ic  imprefe  ,  pure  piu  pofTcnte  d'  efTo  e 
quelle  de  i  comodi  della   vita  . 

Ma  un  vaflo  paefe  e  quello  della  Let- 
teratura  ,  moitiflimi  e  diverfi  i  fuoi  argo- 
menti ,  innumerabili  oramai  i  Libri  ,  che 
ne  trattano  .  Un'  incomparabil  benefizio 
noi  certo  riconofciamo  dalla  mirabil'  in- 
venzione  della  Stampa  ,  potendo  noi  oggi- 
di  5  fe  vogliamo  ,  con  poca  fpefa  divenir 
dotti .  Ma  dappoiche  fenza  mifura ,  fenza 
fcelta  alcuna  han  £uicato  e  faticano  i 
torchi  5  per  imprimere  tanti  Libri  5  che 
non  meritavano  la  luce ;  e  tanti  ancora  , 
che  meritano  di  perderla  ;  abbiamo  anche 
di  che  lagnarci  di  quefto  benefizio .  Con^ 
vien  dunque  riflettere ,  che  tanto  le  Pro- 
felTioni  de'  Letterati  ,  quanto  gli  flefTi  lo- 
JO  parti  3  eioe  i  Libri  ,  formano  diverfe 
claffi  per   quello    che   riguarda   T  umana 


DcJIo  Jludio  dclk  Latere  ,  ec.  77 
Feiicita  3  feeondo  la  qiial  miia  s  ha  qui 
da  confiderare  maggiore  o  minore  il  lor 
valore ,  e  non  gia  feeondo  il  piii  o  meno 
Ingegno  de  gli  Autori  .  Cioc  altri  fon 
Libri  ed  nrgomenti  neceffarj  ,  altri  non 
pill  clie  utili ,  altri  folamene  dilettevoli  , 
altri  fuperflui ,  altri  in  fine  perniciofi  e  con- 
trarj  a  quefta  Felicita  .  Noi  miriamo  le 
Biblioteche  :  ho  quanta  copia  di  Libri  I 
Ma  chi  tanti  volumi  chiama  alTefame  3  e 
fa  bilanciarnc  il  merito  ,  iti  ogni  Profef- 
fione  anche  piii  neccifaiia  ed  utile  vi 
fcorgera  tutte  le  fuddette  claffi  .  E  forfe 
che  non  gioverebbe  una  si  fatta  crifi  ? 
Noi  pur  troppo  confumiam  tanto  di  tempo 
in  iftudiare  ed  imparar  cofe  ,  che  nulla 
fon  per  giovare  a  noi  o  ad  altri  :  fors' 
anche  ci  poffono  nuocere .  Qiianto  miglior 
trafEco  farebbe  il  noftro,  fe  ci  applicafli' 
mo  per  profeffione  a  quello  ,  che  fapuro 
puo  fruttare  o  poco  o  molto  qualche  vero 
Bene  a  noi  ,  o  pure  al  Pubblico  noftro, 
fenza  pregiudicare  al  merito  di  que'  Li- 
bri 3  che  ci  poffono  oneflamente  dilettare  ? 
Intanto  s'  ha  da  conchiudere  ,  che  cofa 
di  fomma  importanza  ad  ogni  paefe  fi  e 
la     fondazione    e    il    mantenimento    delle 

pub- 


jS  Capitolo  yil. 

pubbliche  Scuole  .  E  ben  privllegiata  de^ 
dirfi  quclla  Citta ,  dove  col  nome  d'Uni- 
Verfira  s  infegnano  da  ProfefTori  falariati 
dal  Principe  ,  o  dal  Pubblico  tutte  le 
Scienze  .  Non  fi  puo  pagare  abbaftanza 
il  comodo  di  apprendere  in  cafa  propria 
il  Sapere  ,  e  di  efTere  ivi  promolfo  alia 
Laurea  Dottorale ,  che  nc'  pafTati  Secoli 
conveniva  con  molto  difpendio  cercare 
altrove  .  Pero  i  faggi  Principi  gran  ciira 
fempre  ebbero ,  affinche  le  Lettere  fioril- 
fero  nc'proprj  Stati ,  di  ergere  Scuole,  e 
di  ftabilir'  ivi  Maeftri  ben'  informati  delle 
antiche  e  moderne  dottrine ,  e  feguaci  di 
quello  3  che  viene  appellato  buon  Giifto  . 
Copiofe  Biblioteche  ancora  occorrono  per 
chi  vuol  navigare  in  tanti  Mari  delT 
umano  Sapere :  e  quefte  fi  fono  formate 
da  gli  ottimi  Principi  ,  e  da  i  Private 
anfiofi    del  Pubblico  Bene . 

Gloria  lingolare  per  cjueflo  (i  fono  ac- 
quiftati  a  i  di  noftri  LuigiXlV.  il  Grande 
Re  di  Franc i a  ,  e  ^iaro  il  Grande  Impe- 
rador  della  RufTia ,  a'  quali  s  ha  da  ag- 
giugnere  Vittorio  ^medeo  Re  di  Sardegna  , 
la  cui  mente  fublime  e  bel  genio ,  cono- 
fcendotutto  cio,  che  puo  infltiire  al  Bene 

e  alU 


t)eIlo  fludio  delk  Lettcre ,  ec.      7^ 
t  alia  Gloria  d'  un  paefe  ,    proinoflTe  am- 
piamente  lo  Studio  delle  Lettere ,  la  col- 
tivazion  delle  Arti  e  del  Commerzio  ,  e; 
gli  efercizj  della  Milizia  nel  fuo  Piemon- 
te .  Oltre  all'Univerfita  da  lui  fondata  in 
Torino  ,    erefTe    egli    ancora    un  Collegio 
per  la  Teologia ,  Giurifprudenza  ,  Medi- 
cina  5  e  Cirugia ,  dove  gratis ,  cloe  a  fue 
fpefe  fi  mantenefTero  cento  Giovani  fcelti 
da'  fuoi  Stati  ,    venticinque    per    cadauna 
ProfefTione  .   A    tai    credit©    e  poi  afcefo 
quefto  iftituto  ,    che    piii  di  quattrocento 
altri  Giovani  fono  concorfi  a  convivere  a 
proprie  fpefe  in  quel    raagniHco    edificio, 
prendendo  lezioni  da  i  Maeftri  dcIfUni- 
verfita ,  t  avendo  poi  Riperitori  nel  Col- 
legio.  Iftitui  egli  parimente    un  ritiro  di 
dodici  Nobili  Sacerdoti ,  proweduti  a  fue 
fpefe  nel  funtuofo  Tempio  da  lui  fabbri- 
cato  per  voto  fuori  di  Torino  5    con    al- 
\bergo  corrifpondente  3  acciocche  perfezio- 
nandofi  nella  Pieta  e  nelle  Scienze  Eccle- 
fiaftiche  ,  fi  rendelfero  degni  d'eifere  pro- 
molfi  a  i  Vefcovati .  Quelle  fono  gloriofe 
ed  Eroiche  azioni .  Sonofi  ancora  difiinti 
a  di  noftri  alcuni  Principi    della    Genna- 
flia  3  che  piu  de  gli  altri  intendono  ^    in' 

che 


§d  Capitolo  Vll 

che  canfifta  il  Decoro  e  il  Vantaggio  de' 
Popoli  5  con  tirare  alle  loro  Univerlita  i 
Letterati  di  maggior  credito  :  il  che  hnora 
ha  praticato  anche  T  inclita  Repubblica  di 
Vcnc-Ja  per  TUniverfita  di  Padova  ,  con 
biioni  flipendj  e  granlicazioni  a  i  Profef^ 
fori  delle  Scienze  nella  medelima  .  Refta 
folo  da  defiderare  ,  che  il  tanto  Sapere 
d*  oggidi  ferva  ad  edificare  ,  e  non  a 
diftruggere  ;  a  fortificare  e  diiatare ,  e 
non  ad  abbattere  la  Religioiie  ;  a  fofte- 
nere  e  non  a  Iconvolgere  Ja  Giuftizia  . 
Pur  troppo  fi  fan  fervire  piu  che  mai  a 
di  noftri  le  Lettere  ad  aiitorizzare  ogni 
rotrura  della  pubblica  fede  .  Ma  a  me  non 
convien  dime  di  piu  .  PafTiamo  ora  a  di- 
fcernere  ,  quali  ftudj  fieno  principalmente 
da  promuovere  ,  iiccome  ptili  e  necelfarj 
ad  accrefcere  la  Felicita  d*!  un  Popolo , 

CAPITOLO     VIII. 

DtUa  Cri/iiana  Filofofia  de'Coflumi . 

ORA  che  io  Ton  per  favellare  in  pri- 
mo  luogo  della  Moral  Filofofia  ^  co- 
me di  Facoita  rommamente  atta  a  proccu- 

rare 


DelJa  Cri/iiana  Filofofia  de' Cojlumi .    St 
rare  la  Felicita  nel  genere  umano ,  io  non 
vorrei ,  che  altre  Facolta  ,  e  maffimamentc 
la  Legale  e  la  Medica  veniffero  alle  mani 
con  quefta ,  pretendendo  precedenza  fopra 
di  lei  .    Potrebbero    qui    i  Giurifconfulti 
sfoderar  tutti  i  pregi  della  loro  Scienza , 
efaltarne  la  neceffita  per  mantenere  la  Giu- 
ftizia  in  unPopolo,  fia  efTa Civile,  o  fia 
Punitiva  s  e  pero  pretendere  la  preminen- 
za  ,    mentre    anche    in  pratica  la  godono 
con  tanti  Magiftrati  ,  alia  lor  profeflfione 
appoggiati .  Gran  romore  fi  potrebbe  an- 
che afpettare  da  i  Medici  ,  al  faperc  de' 
quali  e  raccomandata    la    cotanto  impor- 
tante  confervazione  ,  o  ricuperazione  della 
Sanita  a  i  Corpi  noftri .  Ne'tempi  addie- 
tro  faticarono  alcuni  begl'  Ingegni  in  di- 
fputare  del   maggior  merito,  e  de'privile- 
gi  di  quefte  Scienze .  Aveano  gran  voglia 
di  malamente  impiegare  il  tempo  .  Chi  ben 
fapra  riflettere  ,  non  iftentera  a  conofcere, 
che  di  maggior'  importanza  e  fopra  ogni 
altra  umana  Facolta  la  bonta  e  faggia  re- 
golatezza  de'Coftumi  di  un  Popolo  .  Da 
quefla  dipende  una  lunga  ferie  di    Beni , 
per  cui  ogni  privata   perfona  puo  procac- 
ciarfi  nel  fuo  grado  quello  liato  felice  ,  che 

F  puo 


§2  Capitolo  VIU, 

fjuo  dare  il  Mondo  i    giacche    T  oggettd' 
iippiinro  di  quefia  Facolta    alcro    non  e  5 
che    r  infegnare    quel    che    conduce    alia 
Felicita   ,     o    ne    allontana   .    Da    quefla 
Scienza  eziandio  ii  piio  fperare  una  dolce 
amorevolezza  e  quiere  in  ogni    Repubbli- 
ca  ;    iuiperciocche  fe    ognuno  efeguifce   i 
doveri  5  de'quali  quefta  Facolta  e  maeftra, 
ogni  ordine  di  perfone ,  come  iin  concer- 
to di  Mufica  compoflo    di    varj    fuoni  e 
voci ,  formerebbe  una  dilettevor  arnionia 
con  tutti  gli  altri  .  Delia  Giurifprudenza 
e  Medicina  non  ha  bifogno  5  chi  non  ha 
liti ,  ed  e  fano .  Ma  non  v'  ha  perfona  , 
che  non  abbifogni  di  lume  3  per  ben  re- 
golare  i  proprj  Coftumi  :  al  quale   uiizio 
appunto  c  deftinata  quella,  die  noi  chia- 
miamo  Filofofia  Morale  ,  o  fia  di  Coftu- 
mi 5  ma  Filofofia  Criftiana  ,  cioe  accom- 
pagnata  dalle  Mafllme  del  Vangelo  :    Li- 
bro  dettato    da    un    M.ieftio    venuto    dal 
Cielo,    e    pero    contenente    il  buono  e  il 
meglio  ,  per  ben  regolare  la  vita  de'mor- 
taii ,  e  per  guardarli  da  cio,  che  la  puo 
rendere  infclice. 

Noi  {ia  n  foliti  a  mirare  fotto  tre  dif- 
ferenti  vedute  gli  eccQfll   e  difetti  de  gli* 

Uoml" 


Delia  Crijli ana  Filofofia  de*  Co/I umi ,    83 
Uomini  .  Dimandiamo  Dclitti  quel  ,    die 
•turbano  la  QLilete  pubblica,  e  la  Giuili" 
zla  3  ia  quale  liccome  delideriamo  che  gli 
altri   Todervino  verfo  dv  noi ,  cosi    ancor 
nci  fiam  tenuti  ad  OiTervarla  verfo  dc  gU 
altri  .    II    conofcere    e    corregi^eie    quelti 
mail  umori ,  privatlvamente  fpetta  al  Prin- 
cipe   e    a'  fiioi    Magiftrati  .     Chiaiiiiair.o 
Pcccati  tutte  le  azioni ,  parole  ,    penfieri , 
c    defiderj    cattivi    che    fon    contrarj    all.i 
Legge  di  Bio  ,  e  ci  pofTono  privare  deli*. 
eredita  ch\Fgli    promette    a'  fuoi    Figli  J 
Di  quefti  diktti    ipezialmente    trattano  i 
Minlflri  della  fanta    Religione    di    QniXo 
o  nella  Moral  Theologia,  o  nelie  Prcdi- 
che  5  alle  quali  e  invirato  ii  Popolo    tut- 
to  5  e  die  fono  in   fatti    la    piu  comoda 
e  rpedita  via,  per  iflrinre  anche    il  Vol- 
go  3  ed   infegnargli    la  borita    o    dirittura 
de'  Co!iumi  .    FiLialmente  diamo  nome  di 
Plzj    a    tutto    cio  ,    che    contravviene    al 
beil'orcline  delia  Narura  umana  ,    a    ncit 
pfefritto  dalla  retta  Ragione  ,  ed    appa- 
rente  dal  confionto  co  i  difordini:  ordi- 
ne,  che  dobbiaino    praticar    verfo    Dio  y 
in  noi   (leffi  ,    e    verfo    gll    altri  Uomini 
confratelli  noftri  .    II    dar    cognlzlone    di 

F     z  qaeft" 


$4  CapiioJo   nil. 

queft'Ordlne ,  e  deTuoi  contrarj  ,  e  prin- 
cipaimenre  impiego  della  Moral  Filofofia . 
Nella  giurifdizlone  d' efTa  alcuni  mettono 
anche  la  Tolnica  ;  non  gia  quella  ,  che  e 
niaeftra  diCabhale,  coniiglieradeirAmbl- 
zioiie,  manticc  delle  Guerre,  flagello  de' 
proprj  e  degli  altrui  Sudditi ;  ma  quella, 
che  infegiia  un  Tagglo  ed  amorevol  Go* 
verno  de'Popoli :  ficcome  ancora  vi  coin- 
prendono  1'  Economica  ,  che  ammaefira 
i'Uoiiio  nel  bijon  governo  della  fua  Cafa 
e  Famiglia  .  I  principj  (leffi  della  Giuftizia  , 
tanto  efaltata  da  i  Giufperiti  ,  certo  e, 
che  s'hanno  da  prendere  da  queflo  fonte  . 
Ora  i  documenti  della  Filolbfia  de' Co- 
ftumi  fiuxbbe  da  deiiderare  ,  che  oguno 
li  fapeffe  ,  perche  niun  c  e  ,  che  noii  ne 
abbilogni .  Grande  obbligo  intanto  abbia- 
mo  anche  per  queflo  ,  iiccome  dicemmo, 
alia  Religione  di  Crifto  ,  e  a'luoi  Mini- 
flri ,  perche  per  loro  mezzo  il  rozzo  Po- 
polo  partecipa  non  poco  di  tale  ftudio  . 
Le  Prediche  ,  tor  no  a  dirlo  ,  fono  la 
Sciiola  anche  de  gF  ignorant!  ;  e  pero 
quanto  e  il  merito  di  chi  le  fa  ,  alrret- 
tanto  puo  efTere  il  profitto  di  chi  le 
^fcolta  .    Ma    certo    per    chi  attende  alio 

ftudio 


Delia  Criftiana  Filofojia  dt  Coflumi .  85 
ftijdio  della  Letteratura  ,  vergogna  fareb'''* 
be,  fe  s'applicaffe  a  tanti  altri  argotnen- 
ti  5  e  rrafcLirafTe  poi  quefto  ,  che  pure  e 
pill  importante  de  gli  a!tri  .  Tii  ftiidi  la 
Giurifprudenza  ,  tii  la  Medicina  per  folo 
giiadagno  ;  tu  unicamente  per  vaghezza 
d'imparnr  qualche  cola ,  ti  dai  airErudi- 
zlone  5  alia  FilofoHa  Naturale ,  alle  Mi- 
temntiche.  Ti  par' egli  forfe  cofa  di  poco 
rilievo  Timparar'a  conofcere  te  flefTo ,  le 
tiie  PaiTioni  5  i  tnoi  Vizj  ?  Timpanre  > 
qual  fia  rOnefia  ,  la  Moderazione  ,  la 
Pulizia  5  che  fi  ricerca  per  fare  una  lode- 
vol  comparfa  nel  Mondo  ,  e  per  guada-* 
gnarli  il  concetro  ben  fondafo  d'  uomo 
Savio,  e  di  perfona  ,  che  (a  farfi  am^re 
e  ftimare  da  ogniino?  Giacclic  non  hai, 
e  forfe  non  vuoiperfone,  che  ti  fcuopra-* 
no  i  cnoi  difetti  :  cerca  almeno  ne'Libri  ^ 
chi  fenza  tuo  rolfore  ti  pnle(i  le  magngne 
tue;  chi  ti  faccia  accorto  della  tualngra-' 
titudinc  ,  della  tua  Alterigia  ,  Invidia  ,  In- 
civilta  ,  Doppiczza  ,  Maldicenza  ,  foverchi6 
Interefle  &c.  Benche  cerramente  una  buo-^ 
na  Dofe  di  Giudizio,  congiunta  zoKwxwd. 
buona  Volonta  ,  e  colla  pratica  de'Miglio- 
ri,  poiTli  fervire  a  forma  re  un'Uomo  ndT 

F     3  in- 


S6  Capitolo  Fill. 

interno  e  nelT  elterno  ,  cjunle  lo  defidersi 
Ja  Filofofia  :  pure  cio  di  rado  accade  . 
II  cammino  piu  corto  ,  per  ben  regolare 
Je  noftre  voglie ,  azioui ,  o  co(tumi ,  li  h 
lo  ftudio  de'Llbri  dellu  Relgione  e  della 
Moiv^I  Filofbna  .  Non  li  pjo  abbaihiiza 
rioetere  ,  che  fe  tbiTero  Filofofi  anche  i 
i  Regnanti  ,  ne  ftarebbono  pur  bene  i 
PopoTi  .  Tali  e  da  deuderar  ,  che  ;ilmeii 
iieno  i  lor  Coniiglieri,  Miniftri  ,  e  Ma- 
giftrati  ;  nlt:imenii  gran  pericolo  corrono 
i  Siiddiri  di  pngar  caro  gli  errori  e  le 
niali'.ie  di  chi  aiuta  e  dirige  il  Principe 
nei  Governo  ,  neli'  ammi  liflrazion  della 
Giuftizia,  e  nelT  imporre  gli  Aggravj  . 
Era  i  tanti  pregi  ,  che  rendeianiiO  im- 
mortale  il  nome  di  Carlo  Emmamtelc ,  Re 
vivente  di  Sardegna  ,  non  lara  cerra men- 
re  r  ultimo  q'.iello  di  avere  iltiruira  ncila 
fua  Reale  Univerfita  di  Torino  una  Cat- 
tedra  di  Filofofici  Morale  .  Gran  gloria 
d' u  1  Principe,  T  aiutare  ,  per  quanto  11 
puo  ,  ad  eiTere  Buoni  e  Saggi  ,  o  piu 
Bu  Ml!   c  Saggi   i  Sudditi   iuoi  . 

La  Li'ireria  della  Moral  Filofofia  fi 
flende  a  pochiffiaVi  Libri  de  gli  Anticlii , 
€  non  a  mold  de'Moderni .  Di  belle  cofe 

vi 


Delia  Crijliana  Filofofia  dt*  Cojlumi .  S  J 
yi  dira  un  Seneca  ,  un'Epitteto ,  un  PIu« 
tax  CO  .  Convieci  fucciarne  il  buono  ,  e  cor- 
reggere  poi  cio,  che  v' ha  di  difettofone 
gli  Stoici  colle  MafTime  purgate  della  Mo- 
rale Criftiana  .  Son  da  ftiaiare  in  quefto 
argomento  i  Trattati  di  Ariftotele  e  di 
Cicerone  ;  ma  non  baftano  al  bifogno  . 
.S'  iia  da  ricorrere  anche  a  i  Moderni  , 
che  maggiormente  hanno  fminuzzato  gli 
Andamenti  ,  gli  Appetici  ,  e  Je  PafTioni 
deir  Uotno  si  nelle  grandi  che  nelle  mi- 
nute azioni  della  vita  noftra  .  Qitand'anche 
trafcuraiTero  i  Principi  e  Magiflrati  il 
loro  gran  debito  di  proccurare  la  Pubblica 
Felicita  ,  ove  la  peribna  privata  ben  fappia 
ed  efeguifca  cio ,  che  infegna  la  Filolofia 
Criftiana ,  regolando  a  tenor  d'efTa  i  Co- 
ftumi  e  le  Operazioni  fue ,  puo  anch'egll 
fabbricare  a  fe  (lefTo  una  fpezie  di  Feli- 
cita tanto  nella  profcera  che  nell'  avverfa 
fortiina .  Datemi  nondimeno  perfone ,  che 
fi  diftinguano  per  Ja  faviezza  del  penfa- 
re ,  per  V  illibatezza  de'  coftumi  ,  e  per 
r  abbondanza  del  fapere  :  ben  di  rado 
avverra,  che  manchi  loro  qualche  o  deco- 
rofo  o  vantaggiofo  nicchio  fopra  la  terra. 
Si  puo  eflere  Filofofo ,  e  far'  anche  buoa 

F     4  volto 


88  Cepttoh  ym. 

volto  alle  Dignita  cfibite  .  Per  alcro  il 
vero  Filofofo  non  fi  fente  mai  il  cuore 
inquieto  per  deliderj  di  grand!  o  lucrofi 
impieghi ,  e  fa  anche  fprezzarli .  Contento 
della  fua  mediocre  fortuna  (  che  quefta 
non  difconvlene  il  defiderare  )  reputa  fe 
flelTo  piu  fclice  deTrincipi  o  de'  Monar- 
ch! non  mai  contenti  della  lor  grandez- 
za  5  e  che  portano  in  capo  Corone  auree, 
ma  benefpeffo  tempeftate  di  fpine  .  Con- 
tiittocio  fe  ad  Uomini  di  probita  cono- 
fciuta,  di  raro  Sapere ,  e  di  merito  par- 
ticolare ,  fofTero  efibiti  Governi  c  Dignita 
lublimi  5  ful  rifleffo  ch'  efli  meglio  di 
molt'  altri  potrebbero  cooperare  alia  Fell- 
cita  deTopoli  ,  fi  puo  chiedere  ,  fe  fofle 
lodevole  ,  o  no  ,  il  pertinace  rifiuto  de' 
pubblici  impieghi  .  Cio  avvena  ben  di 
rado;  tuctavia  puo  avvenire  .  Rifpondo  , 
aver  noi  de  i  Santi  ,  che  per  fomma 
Umilta  han  ricufato  i  piu  luminoli  Mi- 
nifteri .  Ma  che  ordinariameme  riufcirebbe 
troppo  Filofofo,  chi  contento  d'effere  utile 
e  buono  per  fe  ftelfo  ,  ricufaife  d'  effere 
tale  per  gli  altri ;  e  maggiorinente  a  Dio 
piacera ,  chi  dotato  di  molti  tnlenti  ,  gl* 
impieghi  anche  in  beneficio  altrui. 

"    '  CA- 


Delia  Giurifprt^denza  y  ec.        Sp 
C  A  P  I  T  O  L  O     IX. 

Delia  Giurifprudenza  J  e  dell  a  Ginfti^ia. 

DA  che  entro  nel  Moncio  il  Mio  e 
il  Tuo  5  v'  entro  anche  V  Invidia , 
ringiuftizia ,  la  Rapina ,  con  liti  innume- 
rabiii ,  e  con  altre  pefti ,  che  pur  troppo 
ognun  conofce ,  perchc  nlun  paefe  ne  va 
efente  .  Qiiindi  ebbe  origine  la  neceffita 
delle  Leggi ,  per  iftabilire  fra  i  Popoli  uno 
ilato  ragionevole  ^  riguardante  la  quiete 
delle  perfone ,  e  il  polfeffo  de  i  lor  Beni . 
Noi  dimandiamo  Gipmfpritdenza  lo  ftudio 
di  quefte  Leggi ,  fieno  elle  procedenti  dal 
Diritto  della  Natnra  o  delle  Genti  ,  ov- 
vero  raccolte  ,  prefcritte  ,  ed  autenticate 
da  Giuftiniano  Augufto  ,  oppure  particolari 
de  i  Regni  e  delle  Citta  .  Chiunque  le 
ha  ftefe  e  publicate  ,  fenza  fallo  ha  cre- 
duto  di  prefcrivere  Regole  dettate  dalla 
Giuftizia  ,  quali  Ton  veramente  da  dire 
quafitutte  quelle  de  i  Dige(H  e  del  Codice 
d'effo  Auguito,  non  pregiudicando  a  cio 
Taver  tanti  Popoli  creduto,  che  meglio  e 
pill  giqfto   fia  il  regolare  ia  altra  guifa, 

cio^ 


.90  Capitoh  IX. 

f:\oh    con    different!    Leggi    ,    non    poche 
azioni  civiii  delieperfone  .  Di  q  tie  ft  a  G///- 
jtizia   appunto  ,  e  di  chi  rarnminiftii ,  c'e 
"ibmma  neceffira  in  qualfivoglia  Repubbli- 
ca  ;  perche  fenza  di  lei ,  e  fenza  di  chi  abbia 
I'autorita  di  efercitarla,  ii  Mondo,  qiial' 
e,  e  feraprefara,  diverrebbe  un  bofco  jun 
Caosd'iniquita,  di  prepotenzc,  d' omici- 
d]^  di  difcordie.  Se  mancaffero  Giudici , 
che  puniffero  i  maJfattori,  chedecideffero 
le  controveriie  de'Beni   fra  i  privati,  pre- 
tenderebbe  ognuno  di  farii  la  Giuftiziada 
/e,  ed  altro  per  lo  piu  non  commettereb- 
be,  che  Ingiuftizie  .  Pero  s'  e  conofciiito 
il  bifogno  di  fcegllere  perfone  faggie  ,  ti- 
morate  di  Dio  ,  e  ben  pratiche  dtWt  Leggi 
(  tali  ahncno  avrebberoquefte  da  effere  ) 
c  di  raetrere  in  lor    mano    la    facolta    di 
determinare    cio  ,    che    cammina   a    tenor 
delle  Leggi  ,  o  fembra    lor    giiifto  si  nel 
Foro  Civile ,  che  nel  Criminale  .  E  dove 
quefta  Giiiftizia  e  ben  miniftrara  ,  mirabil- 
mente  efli  influlfce    nella    Felicita    di  un 
Popolo .  Ora  convien*  ofTervare  ,  effere  la 
Giuftizia  una  fola  Virtu,  il  cui  lume  puo 
comparire  ne  i  Libri    interni  della  noftra 
Ragione ,  o  pure  ne  gli  efterni  delle  Leggi 

fcrlt- 


Delia  Giitrifprtidenza  ^    ec.  .91 

^crirre  per  oidme  de  i  Rc^nanti  .  Certo 
e,  che  I'Intelletto  Umano,  fenza  pe  care 
ne'Libri,  truova  in  ie  ftt^fp3  non  po^be 
Idee  del  Giudo  e  dell' Ingiado  ,  acquiitate 
coiiriflette.e  a  cio,  che  11  ricerca  al  man- 
tenimentodeJla  Socieca ,  o  da  qneilo,  che 
dehdenamo  f.itto  da  gli  altri  a  noi ,  o  dal 
coiifronto  delle  cole  ed  azioni ,  comparen- 
do  a  noi  facilmente  Tuna  regoiata  a  fron- 
te  deda  iregoldta  5  o  pur  q')e{la  piii  rego- 
lata  dtW'  altra  .  Qj^ieflo  Ordine  ,  di  cui 
pare,  che  fia  maeftia  la  Natura  ,  o  che 
certamente  coba  Rifleflione  e  forza  deli' 
Inreiletto  lovente  vien  chiaramente  lico- 
nolriuto,  ii  (tendc  non  meno  alle  azioni 
dcW  Uomo  5  che  nlle  cofe  mjteriali ,  fcor- 
geado  noi  5  fe  quella  opeiaAJone  ,  o  pur 
quella  cola  lla  ordiiiara  ,  o  no  ;  e  per 
quel  ,  che  coiviene  all'  Uono  ,  porta  il 
nome  di  Giufto,  O  leiio  ,  Decoro,  Dove- 
re  ,  ed  iilti  fimili  .  Chi  maggiormente  e 
forniro  d'Ingegno,  ed  ha  piu  pratica  del 
Mondo  5  piu  p  116 fco; Tire  di  queflopaefe, 
che  le  perione  idiore  :  e  puie  anche  gl' 
idioti  hanno  regolarmente  .ifTai  luce,  per 
poter  decidere  in  afT.-drim:  .aii  ,  e  dire  : 
(queflo  e  giufto  e  convenevoie,  queU'rdcrq 

in- 


01  C^pitolo  IX. 

ingiuflo  o  fconvenevole  .  Ma  percioccFi^ 
iniiumerabili  fono  le  azioni  iimane,  delfe 
quali  per  cagion  delle  circoftanze  o  diffi- 
cilmente  fi  ravvifa,  o  fi  mette  in  difpiita 
la  Giuftizia  cd  Ingiuftizia  :  e  ftatod'uopa, 
che  i  Princlpi  per  quello ,  che  apparciene 
al  Governo  Civile  ,  formino  Leggi  e 
Decreti  ,  indicanti  cio  ,  che  s'  ha  o  non 
s'  ha  da  fare  in  afTaiffime  occafioni  ;  fic- 
come  aneora  i  Teologi  Moral!  gran  copla 
di  Libri  han  piibblicato  per  quello  ,  che 
rigiiarda  il  Governo  delle  Cofcienze  . 

Si  dinnanda  ora  .-  qiiefta  Giuftizia  , 
quello  gran  Bene  ,  la  cui  confervazione 
dee  tanto  ftar'  a  cuore  a  i  Regnanti  ,  c 
fenza  di  cui  non  potra  mai  dirfi  fe  non 
Infelice  un  Popolo  :  li  gode  ella  vera- 
mente  dapertutto  ?  Se  voleflimo  credere 
a  i  Poeti  ,  la  Giuftizia  fdegnata  5  per 
veder  tante  iniquita  fulla  Terra  ,  fe  ne 
V0I6  al  Cielo ;  e  coftoro  han  poi  dimen- 
ticato  di  dirci ,  s'  ella  tornafle  quaggiu : 
Ultima  c^Iefsum  terras  y^ftraea  reliqt^tit . 
Ma  quefte  Ton  fole ;  e  la  verita  fi  c ,  che 
regolarmente  fi  puo  dire  ,  che  in  ogni 
paefecolto  dell'Europa  ha  il  fuo  luogola 
Giuftizia  J  perciocch^  niun  paefe  {i  trove- 


Delia  Giurifprudtnzci ;  95 

ra,  ill  <:5Ji  non  fieno  deputati  Gludici  e 
Magiftrati  per  farla  ;  e  Principe  non  mi 
moftrercte  in  Europa  ,  che  fommamente 
non  delideri  di  vederla  fatta  da  i  Mini- 
flri  fuoi .  E  pure  ( convien  dirlo)  e  fug- 
getta  a  non  pochi  rovefci  e  flrapazzi  Ja 
Giuftizia  de  gli  Uomini  ,  o  perche  cosi 
porta  la  condizion  delle  cofe  umane ,  ncl- 
Je  quali  fpeffe  volte  non  ii  puo  trovare , 
o  e  troppo  difficile  il  trovare  il  Vero  e 
11  Giufto;  o  perche  cadono  per  difavven- 
tura  le  bilance  fue  in  mano  di  perfone 
poco  provvedute  di  Sapere  ,  o  molto  di 
cattiva  volonta .  A  me  diceva  il  favilfimo 
e  benignifilmo  oggidi  regnante  Re  di  Sar- 
degna  Carlo  EmmanueJe  ,  che  il  fuo  raag- 
gior  penfiero ,  in  cui  trovava  piu  difficul- 
tii  e  pena  ,  era  la  fcelta  dc'  Miniftri  ; 
fentimento  ben  conveniente  a  chi  cotanto 
afpira  alia  gloria  de' Principi  buoni  .  Ed 
e  ben  felice  quel  Principe  ,  che  fapendo 
pcfare  e  difcernere  le  perfone  ,  mette  a  I 
timone  della  Giuftizia  ,  chi  timorato  di  Dio 
non  ha  Vizj  peccaminoli  ;  colla  dottrina 
unifce  un  buon  Giudizio;  ed  allorche  h^ 
dagiudicare,  attentamente  cerca ,  fe  alcu- 
na  fe^reta  Affezione  o  PafTione  intervenif. 

fe. 


94  C'ipitolo  IX. 

fe,  per  farlo  penJere  \hIi  dalT  una  parte 
che  dair  altra  .  A  qiieRo  (i  bada  egli 
fempre  ?  Diifi  un  biiod  Gjudi?io  5  confi- 
ftente  in  un  certo  liime  dell'  Inte'.letto, 
di  cui  poco  fa  parhinmo^  conofcitore  di 
cio,  che  ha  proporzione  ed  o  dine,  o  pure 
il  contrario  :  lume  ,  che  e  maggiore  o 
minore  ne  gli  Uomini  a  proporzlon  della 
forza  della  Ragione  e  Razioclnio  d'  effi . 
Chi  ha  quefta  acurezza  di  Mente  5  quello 
difcernimento  ,  e  arto  con  men  Sapere  a 
giudicar  meglio  di  chi  ha  gran  dottrina  3 
nia  non  ugual  penetr:izion  d'  Intellctto  . 
Non  bafta  il  faper  pa:agrafi  a  migliaia  : 
bifogna  ben  fapere  adatrai'efTi  a  i  diverfi 
cafi  5  alle  diverfe  circoflanze  .  E  pure 
(  mirate  la  miferia  nofira  )  noi  tutti  ci 
crediamo  gran  te(te  ;  e  ne  pur  le  vere 
gran  tefle  vanno  efcnti  d  li  fallare  ,  forfe 
perche  fi  flimnno  troppo,  e  ii  credono  da 
tanto  di  poter  fare  i  corrertori  della  Leg- 
ge  (lefla ,  e  dicono  in  lor  ci:ore  :  il  Le- 
gislatore  la  dovea  intendeie  rosi  i  e  fe 
non  Tintefe  e^Ii ,  cosi  rinrendo  lo .  Che 
fe  le  caufe  riercono  intricate  e  fcabrofe, 
(i  flimano  in  certa  suifa  padroni  ci' elfe , 
cioe  di  poter  daiela  vitroria  a  chi  e  piii 

loio 


Delia  Giurifprude'/i^a  ^  cc.  0/ 

ioro  in  grado  j  ed  allora  tanto  fottillz-T 
zano  col  Ioro  cervello  ,  che  par  Ioro  di 
vedere  chiara  la  ragion  da  quel  canto  i 
e  dimenticando  d'  elfere  Giudici  ,  diven- 
tano  Avvocati  della  parte  ben  veduta ; 
ed  avendo  gia  fentenziato  prima  di  dar 
la  fentenza  ,  niuna  ragione  ,  per  forte 
che  fia  5  vale  a  far  Ioro  mutar  parere  . 

II  pcggio  fi  e  5  chf^  qiiantunque  concor- 
rano  tutte  le  piu  neceffaiie  doti  in  chi 
ha  da  giudicare  del  Mio  e  del  Tuo ,  o 
ha  da  aflblvere  ^  o  pure  punire  i  inalfat- 
tori :  tuttavia  ci  refta  un  gran  buio  da 
fuperare  o  Sa  anche  ogni  menoir.o  Dottc- 
rello  decidere  que'  punti  ,  dove  chiara  e 
la  Legge  o  lo  Statuto  i  anzi  di  tali  punti 
lite  ordinariamente  non  fi  forma  .  Ne' 
Tribunal!  per  lo  piu  non  fi  agita  ,  fe  non 
qualche  punto  controverfo  di  ragione  o 
di  fatto  5  intorno  a  cui  militano  in  amen- 
due  le  parti  ragioni  probabili  e  verifimi- 
n  ;  e  (i  truova  Ibvente  I'lntelletto  in  dub- 
bio  -3  a  qual  de'  contendenti  fia  dovuto  il 
favorevole  voto  ,  A  render'  anche  maggior- 
mcnte  imbrogliata  la  moderna  Giunfpru- 
denza  3  hanno  affaifiimo  conrribuito  i  Giu-° 
rifconfulti  ^  nati  dopo  il  riforgimehto  del* 

Ic 


9^  'Capltolo  IX, 

Je  Leggi  dl  Gluftiniano ,  talche  s'  incon- 
trano  dapertutto  battaglie  fra  loro  ,  ri- 
dondanri  pofcia  in  gran  confufione  per  li 
Giudici  meno  fperti  e  men  penetrant! ,  de' 
quali  careftia  mai  non  fi  pruova .  Sicche 
noi  afpettiam  la  Giuftizia ,  cotanto  necef- 
faria  al  buono  flato  di  un  Popolo  j  e 
pacfe  non  fi  trovera  ,  dove  non  s  odano 
Jamenti,  ed  anche  giufti,  perlapoca  for- 
tuna  della  Giuftizia,  e  per  leternitadelle 
Liti :  male ,  che  quand'  anche  foife  folo , 
bafterebbe  a  far  dare  il  titolo  d'lngiufti- 
2ia  alia  Giuftizia  de'  noftri  tempi  ;  ben- 
che  a  dir  vero  piu  privilegiata  non  e 
ftata  ne  pur  quella  de' tempi  addietro .  E 
pure  con  tutto  quefto,  forfe  raaniera  efti- 
cace  di  liberar  quefta  importante  Facolta 
da  tante  incertezze ,  e  da  tante  fpefe  oc- 
correnti  nelle  Liti ,  per  le  quali  moXx^  per- 
fone  oppreHfe  dalla  forruna  {o\\  ritenute 
dal  litigare  ,  mai  non  ft  trovera .  Finch^ 
ci  faranno  Teftamenti  ,  Suftituzioni  j  Fi- 
deicommifti,  e  Contratti ,  fempre  ci  faran 
Liti  5  e  ft  dovran  logorare  le  fcalc  de* 
Giudici  5  Avvocati ,  Proccuratori ,  Spedi- 
zionieri  ,  e  Notai  ,  per  comperar  caro 
una  3  anzi  piu  fentenze ,  benefpeffo  diverfe 

da 


Delia  Gimifprudenza  ^   ec.  gf 

da  tante  fperanze  ,  date  da  gli  Avvocatl 
airinfelice  Cliente  .  Sarebbe  giovevolifli- 
ma ,  anzi  neceflaria  ,  qualche  riforma  e 
decifione  di  tante  Opinion!  oppode  ne' 
Libri  dt  noftri  Legifti  ,  e  rimedio  all* 
immenfa  lunghezza  delle  Liti .  Ma  perche 
tale  riforma  non  riufcirebbe  per  chi  ha 
bifogno  di  mantener  Liti  il  piii  che  puo , 
quefto  ripiego  fembra  confinato  nel  centre 
della  Luna  ,  e  forie  mai  non  ne  difcen- 
dera.  Odeii ,  che  il  Regnante  RediPruf- 
lia  Federigo  III.  abbia  pubblicato  de'buoni 
regoiamenti  fu  quefto.  Altrettanto  fece  a 
fuoi  di  Vittorio  ^medco  Re  di  Sardegna  : 
fe  con  vero  frutto ,  nol  fo  dire .  Ben  fo , 
che  grande  Infelicita  e  vergogna  e  dl 
qualcliepaefe  5  dove  per  venti  e  trent'anni 
11  vede  piu  d'una  caufa  ftrafcinata  a  [Aa. 
Tribunali  ,  e  in  died  o  dodici  fentenze , 
r  una  all'  altra  contrarie  ,  ora  trionfante 
ed  ora  condennata  la  petizion  delle  par- 
ti,  con  coftare  talvolta  piu  ie  rpefedciia 
Lite,  che  ciochc  (i  fpera  della  Lite  ileira  . 
Altro  dunque  a  me  non  refta  ,  fe  non 
di  tornare  al  primo  principio  ,  cioe  di 
augurare  a  i  Popoli  ,  che  dal  Principe 
fia  appoggiata  la  Giudicatura  ad  Uooiini 

G  forniti  " 


g$  Capitolo  IX, 

forniti  dl  quelle   prerogtive  ,    die   accen- 
nammo  d\  Ibpra  .    Ne  qui  s'  ha  da  fer- 
mare  la  di  lui  diligenza  ,    perche  ha  da 
eiigere  ogni  Mefe  elTo    Principe  ,    o    chl. 
preiiede  al  Governo  per  lui  ,    la  nota  di 
tutte    le    Caufe    Civili    e    Criminali     col 
tempo  del  principio  d'efTe,  per  gaRigare, 
chi  fenza  giuTia  cagione  tira  in  lungo  la 
fpedizion  delle  Caufe ,  e  chi  ancora  ofafle 
d'  ingannarlo  con    falfe    relazioni  .    Delia 
Giuftizia  Criminale  larebbe    da  defidera- 
re  5  che  qualche  onorato  ,  animofo ,  e  ben 
pratico  Curiale  ci  veniile  efponendo  tutti 
i  difordini  e  le  m^gagne,  che  porTono  in- 
tervenire  neirefercizio  d'efTii.  lo  per  me 
ne  ho  veduti  alcuni  ,    ma    non  abbaftan- 
za ,  per  trattarne  tx  prafefsa .  Si  puo  maf- 
fimamente  offervare ,  che  molto   pericolo- 
fo  mezzo  ,    per    ricavare    la    verita    da  i 
pretefi  colpevoli  ,    e    il    crudele  de'  Tor- 
jmenti ,  ed  il  ricorrere  a  i  Teflimonj,  che 
tutti  non    fempre    fono    veridici  ;    perche 
puo  far  patire,    e   talvolta  anche  far  pe- 
rire  gl'  innocenti  .  So  ,    che  i    faggi  Mi- 
niftri  camminano  qui  con    gran    circoipe- 
zione  :    tali  nondimeno    tutti    non    fono, 
ne  mancano   Scrittori  ,    che    rapportando 

ca(i 


Delia  Giurifpnidm7(jx  ,  ec.  q^ 

cafi  feguiri ,  ripruovano  quefto  tormentofq 
tentativo  della  noftra  Giiifilzia  ficcome 
ancora  il  dar  Giiiramento  di  dir  la  ve- 
rita  a  gl'  inquifiti  per  gravi  delitti  :  il 
che  ha  finalmente  indotto  molti  Criftiani 
Principi  ad  ordinare  ,  che  ^i  difmetta 
quell'  iifo,  (iccome  rip'jgnante  al  diritto 
della  Natura.  Flnahiiente  dim  ,  elTere  dX 
tale  importanza  per  la  Felicita  di  uii 
Popoio  r  amminiflrargli  buona  Giuftizia, 
che  gloriofo  fara  quel  Principe,  che  con- 
tinuainente  vegliera ,  o  fara  vegliare  per 
quefto  ;  e  ilende ra  i  fuoi  fguardi  anche 
fopra  Avvocati ,  Proccuratorl ,  e  Notai  , 
per  non  permettere  si  fatti  impieghi  fe 
non  in  perfone  di  retta  cofcienza  c  fufH- 
ciente  fapere  ,  e  per  gaftigare  ,  chi  tra- 
diffe  la  fede  pubbiica  ,  e  i  Calunniatori 
e  i  Cabbalifti.  Un  folo  pubblico  efempio 
di  gaftigo  dato  a  quedi  tali  ,  a  propor- 
zioii  del  loro  deir.erito  ,  ne  rifparmla 
mille  in  avvenire .  Di  si  fatte  ommilTioni 
renderebbono  conto  a  Dio  il  Principe  e 
i  fuoi  Minidri ,  fe  mai  fapendo  le  ini- 
quita  de'  Giudici  o  urbani  o  forenfi  , 
pure  non  cacciaffero  quefti  mali  arneli  j 
fors'  anche  per  ioro  particolari  riguardi  Ij 

G     3  pro- 


tdd  Cap!  f oh  iX. 

I^roteggeffero  .  lo  fo  di  un  gloi  io fo  Rd- 
gnante  ,  die  ca(s6  tutti  i  Miniftri  dell  a 
fuvi  Camera  per  una  fentenza  ingluita 
dau  da  loro  ,  e  da  lui  farta  efaiuinare 
fuori  dello  Stato  da  perfone  inrendenti 
ed  impaiiiali.  Ma  in  alcun  paele  troppo 
di  ra  io  li  veggono  gaftigati  i  Caluaniato- 
ri  5  e  i  Giudici,  che  o  per  fupina  dilat- 
tenzione  3  o  per  conofciuta  parziihta  ,  o 
per  foverchia  liberta  ne  gli  Arbitrj  , 
credendofi  Padroni  della  roba  altrui  ,  al- 
lorche  una  Lite  capita  al  lor  Ttibunale, 
malamente  efercitano  il  loro  miniftero  . 
Truovanfi  ancora  Giufdicenti  ,  che  al 
Sindicato  fanno  quetare  e  trattenere  i 
loro  AiCifarori  ,  con  pofcia  fegultare  o 
in  quello  o  in  altro  Luogo  ad  efercitarc 
triontalmente  la  loro  malvagita  .  Pero 
non  baiha  fempre  il  Sindicato  a  fcoprire  , 
chi  tradike  1'  intcnzione  del  Principe  ne' 
Governi  .  Biiogna  afcoltare  in  fegreto 
chi  puo  dar  iicuie  informazioni  del  lor 
buono  o  cattivo  contegno  .  Ma  percioc- 
che  ho  abbaftanza  trattato  de  i  Difitti 
dtlla  Giurifpnidenzci  in  una  mia  Operetta , 
gia  data  al  a  luce,  piii  oltre  non  mi  vo 
ftenderc  fu  queflo  argoniento  .  Solamente 

con- 


Delia  Giurifprtidenzd  ^  ec,  i  o  i 
conchiudcro  con  dire  ,  che  fe  mai  lr\ 
qualche  Luogo  le  fentenze  de'  Giudlci 
dlpendeffero  piii  dalle  raccomandazioni 
delle  Dame ,  che  da  gl'  infegnamenti  de* 
Tefti  Civili :  fara  ben  da  condolerfi  con 
quel  paefe  per  V  infelicita  del  fuo  fifte^ 
ma  , 

CAPITOLO    X. 

Pelle    Leggi , 

Nulla  e  pill  necefTario    ed  importantQ 
al  Popolo  5  quanto  le  Leggi ,  perche 
in  quefte  ii  contengono  i  piii  faggi  rego- 
lamenti  per  V  amminiftrazion  della  QiufU-- 
zia  in  ranti  diverli  cafi ,  a  fin  di  mante- 
nere  ia  Pubblica  quiete ,  e  a  ciafciin  pri- 
vato  i  fuoi  diritti  ,  ficche  niun  torto  fia 
fatto  alia  Vita,  all' Onore  5  e  alia   Roba 
alrriii  .  Ci  provvide  Giufliniano  Augufto 
di  Leggi  cotanto  fenfate  ,  e  piene  per  U 
inaggior  parte  d'Equita  e  Giuftizia ,  che 
con  ragione    furono    prefe    per  regolatrici 
di  quafi  tutti  i  Tribunali  d' Italia;  fe  non 
che  le  Citta  col  formare    i    loro    Statutj 
mutarono  0  agglunferoquello,  che  giudi^ 
G     3  ^arong 


t^t  Capitcio  X. 

Caronopiu  conEicevole  od  utile  al  fiftema 
de  i  loro  Popoli  i    e    colT  accoppiamento 
di  quefte  due  forte  di  Cofrituzioni  ii  re- 
gola  oggidi    la    Giuiifprudenza  Italiana  . 
VolefTe  Dio  ,    die  da  tutti    i    Giudici  fi 
fapeffero  ben'  appiicare  quefti  bei  liimi  a 
tutte  le  Controvelie  forenfi  ,  e  che  1'  ini- 
menfa    folia    di    taiiti    Libri    Legali    non 
zvt^^Q  fervito  piu  ad  imbrogliare  ,  che  a 
itiaggiormente  ilUiminare    quclla   si  nobile 
e  rilevantc  Scienza  .    Ora    pofTono  anche 
oggidi  i  Prlnclpi  formar  nuove  Lcggi ,  c 
abrogar  le  vecchie  ,   ogniqualvolta    com- 
parifca  cio  piu  conforme  alia  Giuftizia  e 
sil  comuii  Bene  de'loro  Sudditi .  Nel  che 
e  ben  da  defiderare  ,    che    tiattandofi  di 
Coflituzioni ,  le  quali    abbiano    fempre  a 
fufTidere  ,    non    fi    faccia  quefto  fenza  il 
Conflglio  delle  migliori  tede ,  e  fenza  ac- 
cuiato  efamc  di  tutti    i    lati  della  deter- 
minazione,  che  s' e  per  prendere  ,   confi- 
derando  ,  fe  ne  preponderi  il  Meglio  ,  o 
pure  fe  ne  pofTono  venir  confeguenze  col 
tempo  pregiudiziali  al  Pubblico ,  o  a'Pri- 
vati .  Ho  conofciuto  paefe ,  dove  un  folo 
Miniftro    zelante  ,     per  '  frenare    qualche 
^forbitanza  ne  gli  Stupri,  induffe  11  Prin- 
cipe 


Belle  Leggi,  lo^ 

cipe  a  pubblicar  tale  Editto  ,   che    facile 
riufciva  1'  accufare    e  coftrignere  gli  Stu- 
pratori  a  fpolare    o    a    dotar  le  Zitelle  » 
pa  li  a  non  molto  fi  vide    non    calare  , 
ma  crefccre  quefto  delitto ,  perchc  le  po- 
vere  Fanciulle  fi  fentivano  tratte  a  falla- 
re  per  la    facilita    loro    fomminiilirata    di 
veder  premiati  o  ricompenfati  i  lor  falli . 
Conveiine  percio  moderar    quella   Legge, 
e  riduria    a    termini    piu    convenevoli  ed 
equitativi,  onde  non  men  T  uno  che  Tal- 
tro  lefTo  andafTe    ritenuto    dai    cadere    in 
SI  fatti  difordini .  Non  e  gia  cosi  d'  una 
Legge  promulgata    nell'  Anno    1747.  per 
ordiiie  deirAugudiirimo  Imperadore  Fran- 
ce fco  I,  nel  fuo  Gran  Ducato    di    Tofca- 
na  fopra    i  Ftdeicommijp    e    Trimogemtiire  . 
Furono  ben'  efaminati  e  pefati  tutti  i  di- 
fordini     provenienti    da    quefta    iftitiizion 
de'vecchi  tempi  ,    crefciuta    poi  a  difmi- 
fura  per  li  tanti  aggravj  ,  che    ne  rifen- 
tono    i    Cadetti    e    le    Figlie    delle  Cafe 
Nobili  5    e    mafifimamente  per    V  afraffinio 
di  tanti  Creditor! ,  i  quali  per  lo  fcopri- 
mento  de'  legarni    anterior!    fopra  i  Beni 
de'    Debitor!   ,    vengono    foddisfatti    con 
mandarii    in  pace  :    per    nulla    dire    dell' 

G     4  aver' 


104  Cap  it  oh  X. 

aver'anclie  le  perfone  dozzinali  introdotto 
di  non  efTere  da  meno  de  i  Nobill ,  per 
confervare  le  loro    ignobili   Famiglie  ;    e 
del  danno  ,    che    viene    al    Pubblico    per 
tanti  beni  vincolati ,  che  non  tornano  piii 
in  Commerzio.  Nc  li  bada  ,   che  quefte 
Primogeniture    e    Fideicommitfi  ,    iftituiti 
per  confervar  le  Cafe  Nobili  nel    conve- 
nevol  Decoro,  quel  fono  ,    che    le  fanno 
fovente  perire  •■>  giacche  a    i    Cadetti  ca- 
paci  e  voglioli  di   Matrimonio    dai    corto 
avere  e  tolto  il  modo  di  accafarfi  ,  e  di 
iupplire  col  tempo  alle  mancanze  dc'Pri- 
mogeniti .  Ne  aveva  anch'io  parlatonella 
fuddetta  mia  Operetta  ,  e  ricordato  ,  che 
la  gran  mente  di  Vittorio  ^medeo  gia  Re 
di  Sardegna  vi  avea  rimediato    colle    fiie 
nuove  Coftituzioni .  Ma  perciocche  TEdit- 
to  di  Firenze  a  me  fembra  piu  circoflan- 
ziato  5  non  potra  fe  non    placere    a    Lec- 
tori,  chMo  r  inferifca  qui    per   extenfum . 
Fors  anche  potra    eiTo    fervire    di    norma 
ad  altri  Principi  ,    tuttavia  di  quefto  re- 
golomento  bifognofi  . 

^^c?c?^  Jopra  i  FidcicommiJJt  e  Trimogem- 
ture  ^  da  ofservarft  ml  Gran  Ducato  di  To- 
fcana . 

FRAN' 


Delle  Leggt .  toj 

FRANCESCO 

PER     LA    GRAZIA    Dl    DIO 

IMPERADOR  DF  ROMANI 

SEMPRE    ADGUSTO. 

RE   DI   GERMANIA   E   DI  GERUSALEMME , 

DUCA   DI    LORENA    E    DI    BAR  , 

GRAN  DUCA  DI  TOSCANA. 

IL  bene  e  vantaggio  denoftri  fedeli  Sudditi 
movendoci  a  ftahilire  una  regola  ,  chiara, 
ftabile  ,  ed  uniforme  ,  concernente  li  Fideicom- 
mijft  nel  no  fir  o  Gran  Due  at  o  di  Tofcana  : 
pereib  coUa  nofira  piena  Todefta  ,  e  fi)vrana 
^utorita  ordiniamo ,  tcomandiamo  quanto  fegue . 

I.  yAvendo  le  Trimogeniture  e  li  Fidei- 
commijjt  per  oggeto  la  conjervazione  e  /o- 
fiegno  delle  principali  Famiglie  de  gli  Stati , 
permettiamo  a  tutti  quelli ,  che  godono  della 
Kobilta  nel  nofiro  Gran  Ducato  di  Tofiana , 
di  potere  in  avvenire  iftituire  Trimogeniture 
e  Fideicommijp ,  o  per  ^Atti  fra  vivi  ?  o  di 
ultima  Volonta. 

II.  Le  Trimogeniture  o  FideicommiJJi -,  che 
fitranno  cost  in  avvenire  ifittuiti  ^  nonpotran^ 
no  fienderft  oltre    H    ^uattro  Gradi  ,    ^o^o  i 


to6  Capitoh  X. 

quali  cejfera  ogni  vincolo  o  gravame  ^  e  i 
Bern  fajferanno  alt  Erede  nafurale  e  kgitti- 
mo  del  quarto  ed  ultimo  jojlituito  . 

in.  /  quattro  Grandi  fi  conteranno  in 
capita  &  non  in  fHrpes  ,  frnza  pero  com- 
prendervi  f  Ercde  ijlituito  , 

IV.  Le  Trimogeniture  e  Fideicommiffi  -non 
potranno  in  avvcnire  fondarfi  ,  fe  non  fopra 
■Bent  immohili  ^  o  fopra  Luoghi  di  Monte  de 
noflri  Stati ,  fen^i^  cbe  pojfano  aver  luogo 
fopra  altre  renditt  cenfuarie  o  redimihili  , 
crediti ,  danaro^  'mobilie  ,  o  altri  effetti  mobili  . 

V.  Siccome  per  altro  ne'  noflri  Stati  al- 
cune  Famiglie  pojfeggono  raccolte  di  cofe  rare 
€  preziofe  ,  le  quali  preme  che  fi  confci'vino 
con  diligenza  de'  noflri  Stati :  potranno  que/le 
efsere  fottopofte  a  Trimogenitura  o  Fideicom- 
mifso  3  con  ottenerne  pero  da  Noi  la  permif 
fone  5  la  quale  accorderemo  volenticri ,  quan- 
do  ci  parr  a  ^  c}/  efse  la  meritino . 

VI.  Hon  fara  permefio  a  i  Cittadini ,  ne 
a  gli  altri  ^  i  quali  non  godano  prcrogativa 
di  Nobilta^  bcnche  avefsero  il  titolo  di  Dot- 
tore  di  Legge  o  Medicina  ,  ne  a  i  Bamhie- 
ri  J  Mercatanti ,  o  altre  perfone  di  condizione 
inferiore  alk  fuddette  ,  di  fare  Trimogeniture 
o  Fideicommiffi  .    E    quando    da   i    medcfimi 

in 


belle  Leggi .  toy 

in  avvenire  fi  facefsero    tali    difpojizoni ,  fa-- 
rano  nulle  ,    di  niun    ejjetto  e  valore  . 

VII.  Non  intendiamo  per  altro  di  com- 
prendere  ?7cif  KArticoh  precedence  i  Nobili 
de'  noftri  Stati ,  che  fi  applicafsero  al  Banco 
0  commerzio  :  i  quali  pcrcib  non  vogliamo  ^ 
che  perdano  il  loro  rango  e  prerogativa  di 
Hobiha  j  anzi  che  U  riguardererno  fempre 
con  una  fpecial  Clemenza ,  come  utiHJfimi  alia, 
loro  Tatria  . 

VIII.  Le  Trimogeniture  e  H  Fideicom- 
mijp  iftituiti  nel  pafsato ,  in  vigor  della  pre^ 
feme  noftra  Legge  ,  faranno  egtdalmente  ri- 
ftretti  a  quattro  Gradi  ,  da  contarfi  da  I  pof- 
fefsore  attuale  della  detta  Trimogcnitura  o 
fideicommifso ;  finiti  i  quali  ,  tutti  i  vinco^ 
li  0  pefi  cefseranno  ^  e  i  Beni  p-afseranno 
(  come  ^  flato  di  fopra  ordinato  alt ^rticolo 
jfecondo  )  all'  Erede  naturak  e  legit timo  del 
quarto   ed  ultimo  foftituito  . 

IX.  Se  per  altro  le  Trimogeniture  o  Ft'- 
deicommijfi  fopra  efprejji  faranno  per  durare 
mem  di  detti  quattro  Gradi :  non  intendiamo 
prolungarli  col  la  pre  feme  noflra  Legge  i  ma 
hensl  fpireranno  al  termine  prcfifso  . 

X.  Quello ,  che  fondera  una  TrimogenitU' 
ra    0    Fideicommifso    ,    conforme   fopra  fi   e 

detto  5 


lo8  Capitolo  X. 

detto  5  0  per  contratto  fro.  i  vivi  ,  o  per 
difpofizione  d' ultima  volonta  ,  far  a  teniito  egli , 
0  il  fuo  Eredc  ,  di  jar  I'  InveiUario  di  dctti 
Bent ,  in  cut  jaranno  defcriui  efattamente  e 
fedehnente  la  loro  quantith  ,  ft tu anions  ,  e 
conjini ;  del  quale  J/ivc?2tario  dovra  rimetttrc 
in  termine  di  trc  Meft  una  copia  infieme  con 
quella  ddt  ^tto  ,  in  cui  fara  iflituita  la  del- 
ta Triraogenitura  o  FideicommiJJo  ^  al  Magi- 
Jlrato  Supremo  della  noflra  Citta  di  Firenze , 
e  rifpettivamente  in  Siena  a  I  Tribunale  del 
Giudice  Ordinario  :  per  il  qual' ejjetto  ne  fa- 
ranno  tenuti  particolari  Regiflri  i  e  /'  Origin 
nale  reflera  alia  Cancelleria  de'  Tribunali 
rifpettivi  de  Lttoghi  ,  ove  i   Bcnifono  fttuati . 

XI.  T'ale  difpofizione  o  fra  i  vivi ,  o  TV- 
flamentaria  ,  che  indidca  Trimogenitura  o  Fir- 
deicomrnijfo  ^  dovra  ejfere  puhblicata  tamo  net 
detto  no/ho  Magiflrato  Supremo  ,  e  rifpetti- 
vamente av^inti  il  Giudice  Ordinario  di  Sie^ 
na  5  che  avanti  li  Giufdicenti  de'  Luoghi  , 
dove  fan  pojli  i  Bent  ^  in  tre  pubblicheUdien- 
^e  5  una  per  jettimana  confecutivamente  i  del-r 
la  qual  pubblicazionc  dovra  co/lare  per  un 
xAtto  de  medefimi  Tribnnali . 

XII.  Le  dette  pubblica^ioni  non  li  difobhli- 
gherarino  da  i  Qarichi  ^  Qrediti  ^  ed  Jpoteche 


Ddle  Leggi  .  109 

miteri'or'i ,  vna  folamente  da  q^uelU ,  che  potreb-^ 
hero  ejser  create  dopo  i  ed  in  mancanTia  di  det^ 
u  pnhhlica:^iQni  i  Creditori  de  gli  Bredi  ,  0 
dc'  jojiittiiti ,  potranno  farfi  pagare  de'  loro 
Crediti  Jopra  detti  Bern  ,  come  Je  mn  fofsc' 
ro  fottopofii  a  I  Fideicommifso  0  Trimogenitura  . 

XIII.  In  riguardo  a  lie  Trimogenitttre  e 
fidekommijp  J  eretti  in  pafsate  ,  ordiniamo  , 
che  i  Tofsefsori  attuali  di  ejjl  fmio  tenuii 
nel  termine  di  fei  Mefi  di  conjotmarfi  a 
quant 0  ft  e  di  fopra  difpojio  rifpetto  a  lie 
Trimogeniture  t  F ideicommijfi  da  fondarfi  in 
^vvenire ;  e  in  cafo  di  contravenzione  li  di- 
chiariamo  devohiti  al  piu  projjlmo  chiamato , 
il  quale  dovra  efeguir  quanto  fopra . 

XIV.  E  ficcome  potrehhe  accadere  ,  che  i 
FideicommiJ]t  dipendano  da  qualche  conditio- 
7ie  ,  non  pcranche  purificata  ,  0  che  il  primo 
chiamato  non  fofse  ancor  nato  :  in  tal  cafo 
far  a  deputAto  tin  Cttratore  a  i  Beni  fuddet- 
ti  3  per  confervarne  i  Jrutti  a  chi  di  ragio- 
ne  apparteranno  . 

XV.  Qualora  non  fara  jijfata  una  regoh 
panicolare  ,  per  Juccedere  in  una  Trimoge- 
nitura 3  Ji  confiderera  in  primo  luogo  la  Li' 
nea  ,  in  fecondo  luogo  il  Grado  ,  in  terzo 
luogo  il  Sefso^  in  quarto  luogo  t Eta  . 

XVL 


1 1  o  CapitoJo  X. 

XVI.  J  Figliuoli  ,  0  i  Figliuoli  de'  Ft- 
gliuoli  5  pojfi  in  condizione  in  avvenire  non 
Ji  rePuteranno  cbiamati ,  talche  qualunque  Fi- 
dcicommijfo  iflituito  in  cafo  di  mortt  fenza 
Figliuoli  far  a  rifoluto  p(r  la    hro  ejiftmza . 

ll^\i.  Quando  per  ahro  /  Eredita  per  la 
morte  ab  inteftato  dell'Erede  ft  dovra  deferire 
a  i  Figliuoli ,  the  da  I  Tc/lafore  fono  pofti  in 
condii(ione  con  qualihe  qualita  difliniiva  :  in 
queflo  cafo  voglia7no  ed  ordmiamo  ,  che  quelli  , 
chc  fono  Jlati  po/ii  in  condizione  dal  Tejlatorc 
colla  detta  qualita  ,  ejcludano  dall'  Eredita 
quelli^  che  non fonopo/li  in cojidizione ^  e  ftic- 
cedano  come  Eredi ,  e  non  come  Fideicommijfarj  . 

XVIII.  La  condizione  fi  fine  iiberis  , 
appofla  a  piu  perfone  cbiamate  collettivamen- 
te  e  Jimultaneamentc  fi  reputera  per  purifi- 
cata  rifpetto  a  tutti  ,  fe  uno  di  loro  ahbia 
Figliuoli.  E  percioil  fo/lituito  rimarraefclufo  . 

XIX.  La  detta  condizione  fi  fine  Iiberis, 
fi  dovra  fempre  intendere  appofla  in  tutti  i 
Fideicommiffi  ^  quando  fi  trattera  di  efchtders 
eflranei ;  chiunque  cjft  fieno ,  E  a  quefl'  effet- 
to  fotto  nome  di  Figliuoli  o  Figliuole  Jarli 
comprefa  la  difcendmza  . 

XX.  EJfendo  luogo  a  duhitare ,  fe  la  Tri" 
mogenitura  o  Fideicommi/Jo  fieno  flatifondati , 

Q  fe 


Delle  Leggi.  m 

Q  fi  durino  ancora ,  mn  ft  avr^  alcun  riguaf" 
do  a  lie  fols  conge  tture ,  fulk  qitaU  fe  ne  vo- 
lejfe  fondare  l'  origine ,  o  fqflenerne  la  dura" 
zione  :  ma  folamente  faranno  confiderate ,  ah 
hraquando  ejjendo  efprejje  tiflituzionc  e  cert" 
tinuazion  del  Fideicommijfo  o  dell  a  Trimoge- 
nitura ,  Ji  mettera  di  fpiegare  la  volonta  del 
Teftatore  o  del  Difponeme  ,  per  riconofcere  ^ 
chi  dcbba  efsere  comprcfo  o  preferito  .  11  che 
a^'ra  luogo  ancora  quanta  alle  Primogeniture 
G  FideicommiJJl  fatti  per  h  pafsato ,  le  di  cut 
controuerjie  nonjieno  ancora  decife  o  tranfatte . 

XXI.  Si  potra  in  jujjtdio  fcorporare  o 
ipotecare  k  Primogeniture  e  li  Fidcicommijji 
afcendentali  ,  come  ancora  li  trafverfaU  in 
favor  delle  Figliuole  e  delle  Nipoti  ex  Fra- 

tre  dclf  Erede  gravato ,  o  del  Tofsefiore  del 
Fideicommifso  ,  folamente  perb  ad  oggetto  di 
coftituire  ad  efse  una  Dote  congrua  ;  e  cio 
anco  nel  cafo  che  vi  jofse  un  ejprefsa  proi- 
hizione  .  //  che  ancora  procedera  per  la  >t- 
Jlituzion  delle  Deti  ,  e  per  /'  aurnento  delle 
medejime  ,  convenute  nel  contratto  di  Matri- 
monio^  e  nan  altrimenti  . 

XXII.  ^pparterra  alle  noflre  Conjulte  di 
Firenv^e  e  Siena  rifpettivameme  ,  dopo  averne 
nndiito  conto  al  noftro  Conf.glio  diReggenzay 

di 


ii2  Capitoh  X.  / 

di  permettere  fa/ienaziom  o  ipoteca  de  Bent 
Fideicommijp  ,  o  delle  Tri'mogcniture  ,  non 
folameme  per  la  cojiituziom  ,  rejiituzione  , 
D  aumento  delle  Doti  ,  ma  amora  per  gli 
KAlimenti  puramente  mcejfarj  ,  o  pu  k  fpe- 
je  5  cbe  co'averra  fare  ne'  rijarcimenti  e  mi* 
gliora'memi  de'Beni ,  o  per  la  difeja  o  aumen- 
to  del  Fideicommifso  ,  o  per  fare  qualche 
permuta  o  furrogazione  de'  Fondi . 

XX  III.  Troibiamo  di  pot  ere  infer  ire  nelk 
Primogeniture  o  FideicommiJJi  da  farfi  in  av- 
i)enire ,  Claujule  contrarie  al  Ben  Tubblico  , 
al  No/ho  5  0  a  quello  de'  Tarticolari  j  come 
farebbe  quelle  di  dichiarare  decaduto  il  Tof 
feffore  della  Tnmogenitura  o  Fideicommifso , 
eke  jojfe  fallito  tm  Mefe  avanti  il  fuo  falli- 
mento ,  ed  altre  fimili  ;  le  quali  annulliamo 
e  aboliamo  rifpetto  a  tutte  le  Trimogeniture 
0  Fideicommijft  ,  Jlabiliti  per  lo  pajpito . 

XXIV.  Qualunque  reflituzion  volontaria  , 
o  anticipata  del  Fideicommifso  non  porterh 
maipregiiidi^io  a  i  Creditori ,  /  quali  potran^ 
no  cib  non  oft  ante  efercitare  le  loro  azioni 
fopra  i  Beni  Fideicommijft  ^  e  reftituiti  ^  come 
fopra  3  Jino  a  cbe  la  condi:(^ione  fia  purificata  , 
fenza  che  abbiano  alcun  obbligo  di  giuftifica- 
re  p  ckc  tal  reftituziom  Jia  fegnita  in  frauds  . 

XXVI. 


Delk  Leggi.  U^ 

XXVI.  Non  intendia7m  compreji  nella  prcn 
feme  Legge  U  Fcudi ,  che  rilevano  dal  nc/iro. 
Gran  Ducato ,  /  quali  Ji  regokranno  f^condo 
nnvejliture  ,  Leggi ,  e  Regolamenti  de' No/hi 
Tra^decejfori  ^  ed  altri  j  che  giudicheremo  No/ 
a  propojito  di  fare ,  a  n'firva  pcrd  dc'  frmti 
di  qmjli  medefimi  Feudi ,  che  potranno  fiquc- 
ftrarfi  e  perciperfi  da  i  Creditm  de  Fcudatar] 
nclt  iflcffaguifa  ,  che  fopra  /'  abhianw  crdina- 
to  5  rifpstto  alle  Primogeniture  e  FidcicommiJJi, 

XXVn.  Eccetmiamo  parimente  dalla  pre- 
fente  Legge  i  Trior  at  i  ^  Baliati  ^  e  Cornmen- 
de  del  Noftro  Ordinc  di  Santo  Stefano  ,  fo- 
pra le  quali  Ji  ojferveraiitio  le  dtfpojjziom 
contenutc  m  gli  ^tti  di  Fondazione  ,  cotj-- 
jermati  da  Koi ,  o  da'  noflri  Tr^sdecejfori ,  c 
rifpetto  a  i  frutti  Ji  attenderajmo  gli  Statuti 
del  detto  Nofir  Ordine  di  Santo  Stefano . 

Data  in  Conjiglio  di  reggenza  li  22, 
Giugno   1747. 

IL   PRINCIPE    DI   CRAON. 
Glo.   ANTON    TORNAQUINCI. 
GAETANO    ANTIMORJf 

Ma  ordinariamente  gli  Editti  e  le  Leg- 
gi de'Principl  in  inaterie  civili  fono  rarif^ 
iime  ;  piu  frequent!  Ton  quelle  ,  che  riguar- 

H  dano 


1  S  4  Capifolo  X 

iiano  il  bucn  Governo  ,    e  frequentlfTima 
poi  le  fpettanti  alia  lor  Camera  e  Fifed  * 
Sovente  in  ogn/  Popolazione  intervengono 
cafi,  che  efigono  la  Provvidenza  del  Prin- 
cipe 5    e    coiivien    percio   publicar    nuovi 
Editti  .  E  quefti  poi  o  fono  per  qualche 
inconveniente  e  biibgno  prefente  ,  o  pure 
anche  per  ravvenire  .  Se  il  primo  ^  cefTato 
il  bifogno  5  celTa  anche  la  forza    d'  efTi. 
Ma  quaiora  vengono  formati ,  affinche  fer- 
vano  anche  a  i  tempi    avvenire  ,    cadono 
qui  alcune  ofTervazioni  5  che  il  buon  Prin- 
cipe ,  e  gli  onorati  ruoi  Minifni  non  deb- 
bono  trafcurare  .    Corre  difierenza  fra  le 
Leggi  Statutarie  ,    e   gli    Editri  e  Gride 
fuddette  .  Le   prime  ,    perche    inferite  in 
quel  Libre  ^    che    dee    fervire    di  norma 
ogni  tempo  ,    poirono    fcmpie    obbligare  , 
perche  ef{:>ofte  in  un'  Opera,  che  ognuno 
puo  confultare    alle    occorrenze    .    Non  c 
cosidelle  Gride,  efiftenti  in  fogli  volanti . 
Troppo  farebbe,  che  il  Popolo  fofle  tenu- 
to  a  tener  piefTo  di  fe ,  e  ftudiare  quella 
gran  farragine  di  Gride ,  che  di  mano  in 
mano  ii  van  pubblicando    dal    Governo  . 
(Pero  pafHito  un  difcreto    corfo    d'  anni  , 
^uando  quefte  non  fieno  ripubblicate  ,  co- 
rn in- 


Delk  Leggl:  jj^ 

mincia  a  correre  Ja  Prefcrizlone  contra 
d'efTe,  fapendo  noi  ,  che  il  difufo  e  la 
contraria  Confuetudinc  toglie  il  vif^or  an- 
Qht  a  gli  flefTi  Stacuti  e  Leggi  comuni  ; 
e  pero  raolto  piu  a  gli  Editti  non  com- 
preii  in  efli  Statuti  .  Ho  veduto  ,  chi  in 
certi  particolari  call  ha  voluto  diffotterar 
Gride  ,  compose  quaranta  e  cinquanta 
anni  prima,  delle  quali  memoria  non  re- 
ftava,  con  pretendere  di  farle  valere  con- 
tro  chi  non  aveva  oiTervato  un  divieto 
tanto  tempo  fa  pubblicato  in  una  Grida ' 
Cio  era  contra  ragione  .  Ne'  Privilegi  e 
nelle  cofe  favorcvoli  Ja  longinquita  ditl 
tempo,  favorita  anche  dairufo  e'pofTefTo, 
fi  foftiene :  ma  non  gia  nelle  cofe  odiofe , 
che  levano ,  o  riftringono  la  Liberia  ;  fe 
pur  non  fi  tratta  di  azioni  o  cofe  per  fe 
ftefTe  cattive  ,  e  riprovate  almen  dalle 
Leggi  generali  delF  umana  5ocieta  .  Per 
quefte  ultime  si  non  v' e  Prefcrlzione ,  e 
il  Principe  dee  fempre  vegliare  ,  affmche 
fieno  puntualmente  efeguite  ,  e  in  cio  ha 
da^  preftare  man  forte  ed  ordini  rifoliiti  a 
chi  prefiede  al  maneggio  dejia  Giuftizia . 
Legge  non  fi  puo,  nc  /i  iXco^  fare;  ma 
farebbe  ben  ,  che  ci  i^[{z  qualche  Aggio 
H     2  i|ie- 


1 1 5  Capitolo  X. 

fpediente,  che  inoderafTe  il  tanto  fujiio  ^ 
che  in  alciine  Citta  cmpie    Ja  te(b  delJe 
perfone  Nobili,  le  quali  guardano  d'alto 
in  bafTo  chiunque  non    e    lor    pari   nella 
condizione  i  e  purche  portino  il  titolo  di 
Conte  o  Marchefe  (  ancorche  nondi  rado 
quefto  fi  riduca  ad  unmero  nome ,  perche 
fcompagnato  da  Feudi  )  fembra  lorod'efTere 
luperiori  al  grado  degli  nltri  Gentiiuomi- 
ni.  Moltopiu  fanno  fentire  la  loro  fuper- 
bia  al  refto  del  Popolo,  non  ammettendo 
nel  commerzio  loro  ne  pur  Cittadini  one- 
rati  5  e  trattando  la  genre  baflfa  fecondo  i 
dettami  deirinnata  loro  alterigia .  Ciechi 
e  miferi  che  fono .  E^  egli  forfe  megiio  il 
comperarfi  T  odio ,  o  pur  Tamore  altrui  ? 
Non  cosi  fa  la  mnggior  parte  dell' Italia  , 
dove  i  Grand!  amorevolmente  e  familiar- 
mente  converfano  co'  Cittadini  e  Mercatan- 
ti,  e  ne  pur  degli  ArtiftI  e  del  rimanen- 
te  del  Popolo  rnollrano  alcun  difprezzo  ,  e 
punto  per  queflo  non  ifcemano    della  lor 
Nobilta  e  Grandezza  .  Qiianto  a  i  Prin- 
cipl  faggi  e  buoni ,  ognun  fa  ?  ch'  efll  trat- 
tano  conmoltaftima  e  diftinzione  la  No- 
bilr^  de'  loro  Stati ;  ma  fi  ftende  la  loro 
benignita  anche  fopra    il    reflo    dd   loro 

Po- 


t)dh  Leggi.  II J 

Popolo,  e  fin  fopra  la  bajGTagente,  iicoi> 

devoli  ferapre ,  che  fono  e  debbono  eflere 

Padri  d'ognuno.  Da  tutti  cercanodi  fau- 

fi  amare  ,    e  fta  in  loro    mano  V  ottener 

quefta  gloria .  Ora  s'  efli  non  pofTono  ca- 

var  di  capo  alia  Nobilta  il  Demonio  della 

Superbia  ,  almeno  atrentamente  provvegga- 

no  3  ailinche  niun  d'  effi  Nobili  faccia  da 

prepotente  contra    chi  e  loro  inferiore  di 

condizione  e  di  foftanze.  Se  un  Grande, 

e  peggio  fe  un  Miniftro  ,    indebitamente 

maltratta  un  Cittadino,  non  fi  puodire, 

che  bisbiglio  ne  faccia  ,    che    sdegno    ne 

concepifca  tutto  il  refio  della  Citta  ,    In 

quel  Iblo  ciafcuno  ftima  oflfefo  fe  fieflb  .  E 

qualora  il  Principe  lafciaiTe  impunita  tanta 

baldanza  e  violenza,  contra  dilui  ftefib  fi 

rivolgerebbe  Todio  di  tutto  il  Popolo  .  Per 

la  ftelTa  ragione  non  ha  mai  da  permette- 

re  il  Regnante ,  che  i  Potenri  fi  credano 

elentidairobbligo  di  pagare  i  lor  debit! , 

o  paghino  folamente    con    minaccie  ,    od 

oltraggiofe  ed    afpre   parole  i  Mercatanti 

creditor! .  Non  e  egii  forfe  qiiefto  un  cal- 

peflare  leRegole  della  Giufiizia  ,  ordinate 

non  men  per  U  grand!,  che  per  li  piccio- 

li?  In  cafitaliuiio  de' pin  celebri  Principi 

H     3  or- " 


Ii8  Capitoh  X 

ordinava  ,  che  la  fua  Camera  pagaffe  il 
Creditore  ,  a  lui  ricorfo  per  ajuto  .  Si 
puo  immaginar  ciafcuno ,  che  divenuta  la 
Camera  creditrice  di  quel  Nobile  e  Po- 
tente,  a  lei  non  mancava  maniera  e  for- 
za  per  farfi  rimborfare .  Non  c  e  cofa  , 
che  pill  debba  flare  a  cuore  a  i  Princi- 
pi,  quanto  T  impedire  ogni  prepotcnza, 
perchc  ogni  cattivo  ed  impunito  cfempio 
fe  ne  tira  dietro  moiti  altri,  da'  quali  e 
tenuto  il  Principe  a  prefervare  ,  chi  per 
eflere  debole  non  ha  fe  noa  la  protezio- 
ne  e  Giuflizia  del  Sovrano  ,  che  il  pofTa 
difendere  .  Concorrono  qiiefli  motivi  a 
farci  del  pari  intendere  la  necelfita  ,  che 
il  Principe  ,  ficcome  di  fopra  abbiamo 
accennato,  tenga  gli  occhi  aperti  fopra  i 
ValTalli ,  acciocche  non  inipongano  onori 
indebiti  a  i  Sudditi  ,  e  non  commettano 
angherie  ed  ingiuftiziecon  abufo  manifefto 
delle  loro  Inveftiture  e  delleLeggI  comu- 
niy  maflimamente  fapendofi  ,  che  talvolta 
i  vefTati  ne  pur'  ofano  d'  impJorare  il 
braccio  del  Sovrano  per  timore  di  peggio  . 
Se  ricorrono,  il  Principe  gli  ha  da  afcol- 
tare  con  gran  benignita  ,  e  fegretamente 
chiarita  la  yerita  de'ricorfi,  dee  (  e  non 

man- 


Di'lle  Lt'ggi  ,  11^ 

mancano  maniere  )  indagar  gU  andamenil 
e  il  governo  de'  fuoi  VafiTalli ,  e  di  qual- 
liv^aglia  Gi  lid  ice  urbano  e  forenfe  ,  e  prov- 
vedere  con  forza ,  perche  da  qiiefle  mote 
dipende  la  quiete  o  la  perturbazione  di 
non  poca  parte  del  fuo  Popolo .  E  cafo 
che  egli  non  poiTa  o  non  voglia  accndire  a 
quefto  J  ha  almeno  da  incaricarne  forte  la 
ricerca  a^  fuoi  Minlftri  ,  e  fcoprendo  che 
vi  mancano  5  fe  n' ha  da  rifentireconeffi. 
Per  conto  de  gli  Editti  ,  fpetttanti  al 
Fifco  e  Camera  del  Principe ,  che  si  fo- 
vente  faltano  fuori ,  folamente  e  da  offer- 
vare,  che  finche  da'  medefimi  fi  confervi 
ogni  Diritto  ad  effa  Camera  competente , 
niuno  ha  giufla  cagion  di  dolerfene .  Ma 
che  i  Miniflri  ogni  di  piu  vadano  fenza 
neceffira  accrefcendo  gli  oneri  in  pregiin 
dizio  del  PubbHco  i  che  fempre  piu  fi 
riflringa  la  Liberta  de'  Sudditi,  e  talora 
con  dimenticar  le  grazie  e  i  Privilegi  , 
accordati  e  confermatida  i  piii  benigni  e 
benefici  Regnanti  alio  Stato  ,  o  a  certe 
Citta  ;  che  s'  inventino  rigori  nuovi  e 
trappole  ,  onde  facilmente  la  gente  cada  in 
contrabando:  quefto  non  e  mai  onorede' 
Principi ,  anzi  fi  converte  in  loro  difcre-. 
H     4  diCO 


iio  Capitolo  X. 

tiito  r  iniqua  premiira  di  coloro ,  che  tan« 
te  fottigliezze  fpremono  dal  loro  cervello , 
.  affinche  fempre  piii  fiutti  la  vjgna  del 
Sovrano  .  AUorche  il  Popolo  fcorge  la  vera 
e  giufta  iiecelTita  d' aumencare  gli  aggravj, 
Ji  ibffre.  per  lo  piu  con  pazienza  ,  cono- 
fcendo ,  che  non  d^l  volere  del  Principe , 
ma  dalle  correnti  difgrazie,  provien  quell' 
accrefcimento  di  Mali.  Tolta  laneceilita, 
non  piio  fchivarfi  Ja  pubblica  mormorazio- 
ne  e  fdegno  contro  i  Configlieri  di  si  gra- 
vofe  novita. :  e  credere  voi ,  che  ne  pofTa 
andare  efente  il  Principe  flefTo  ?  Le  Leggi 
pofcia  5  che  riguardano  i  pubblici  inevita^ 
bili  aggravj,  quando  fia  giuftamente  com- 
partitQ  il  pefo,  ne  C\  eccettui,  ie  non  chi 
vienc  eccettuato  dnlla  Legge  comune  ,  veg- 
gonfi  parimenre  efeguite  con  pazienza  dal 
Popolo  .  Quand'  anche  a  molte  povere  fa- 
migi'ie  s'  abbia  conimiferazione  ,  e  s  nil 
indulge nza  ,  li  va  tolierando  .  Ma  fe  niai 
iion  i  Poveri  ,  ma  i  Ricchi  e  Potenti ,  c 
chi  ha  buoiii  appoggi ,  reflano  efentati ,  fca- 
ricandof'  fopra  gli  altri  T  oncre  ,  ch'  effi 
con  piu  rohufte  foallc  poteano  o  doveano 
portaie  ;  ch?  puo  irnpedire  allora  il  Popolo^ 
•zi\L  noa  gridi  airingiiiflizia?  Che  fe  tale 

efecu- 


Delk  Leggi,  121 

efecuzion  provenifle  da'  Principi  fteffi  pef 
Privilegi  a  quefto  e  quello  conceduti ,  con* 
vien  qui  ricordare ,  che  finche  il  Principe 
vogiiadifpenfarperfone  dal  pagare  in  par- 
te o  in  tutto  i  Tributi  airerario  fuodo- 
vuti,  egli  non  ne  ha  da  rendet  conto  ad 
alcuno  ,  facendo  egii  del  fuo  quell'  ufo  , 
che  gli  e  piu  in  grado .  Ma  che  fi  accor- 
dino  Privilegi  con  poi  ripetereda  glialtri 
cio ,  che  avrebbe  dovuto  pagaie  il  Privilegia- 
to  J  e  che  fi  concedano  eienzioni  di  quel  che 
appartiene  al  Pubblico  e  alia  Communita  di 
uno  State:  quefto  e  undonare  la  roba  al- 
trui,  ne  puo  mai  fcufarfi,  tornandoque- 
fta  liberalita  in  daniio  di  tanti  altri  for- 
zati  a  contribuire  il  di  piu  ,  che  vien  loro 
tolto  con  quella  liberalita  ^  E  chi  vuol  fo- 
ftenere  si  fatte  grazie  colla  granpodefta, 
che  il  Principe  ha  fopra  i  Beni  di  tutti  i 
Sudditifuoi,  nondiro,  che  fi  guardi  dall* 
imbrogliare  la  Cofcienza  propria  e  quella 
del  Principe ,  ma  si  bene  ch'  egli  la  fa  da 
Adulatore ,  e  non  da  onorato  Configliere  , 
ed  amatoredellavera  gloria  del  Sovrano, 
il  quale  col  fuo  ,  e  non  coll'  altrui ,  ha  da 
premiare  i  fuoi  Favoriti  .    Pero    i   buoni 
Principi  fi  guardano  dal  concedere  fomlglian* 

ti 


12  2  Capitolo  X. 

ti  Privilegi  ,  e  venendo  i  bifogni  del  Pub- 
hlkoj  li  cafTano  ;  anzi  fifonoveduti  alcuui 
SI  mifericordiofi  del  Popolo  ,  che  nelle  pub- 
bliche  calamita  ne  pure  ban  voluto  efenti 
c  privilcgiati  i  lor  proprj  Beni  e  villani . 

Molto  piu  poi    s'  hanno    a  ricordare  i 
Principi,  chc  s' efli  comandano  al  Popolo, 
anche    le    Leggi    debbono    coinandare    al 
Principe  .    S'  ha    qui    da  avvertire  ,    che 
due  forte  di  Leggi  abbiamo :  le  Civili  e 
Criminali  dipendcnti  dair  arbitrio  de' Le- 
gislator! ;    e  le  Leggi  di  Natiira  e  delle 
Genti ,  moltiflime  dclle  quali  fono  ancora 
efprefle  e  comprefe  nelle  prime  .  Quanto 
alle  prime,  non  e  talmente  legata  la  Po- 
defta  dc  Regnanti ,  che  non  pollanoconce- 
dere  Difpenle  in  call  particolari  .  Avreb-' 
bero  efli  potuto  dare    un    diverfo  regola- 
mento  a  i  Contratri,  Teftamenti  ,  azioni 
Grudiciarie  &c.  Qtialora  dunqiie  credono 
bene  di  recedere  dal  gia  ftabilito,  legit- 
timo  e  da  dire  rufo  della  loro  autorita . 
Proprio  nondimeno  de'buoni  c  faggi  Prin-» 
cipi  ha  da  diere  di  non  dcrogare    a  ca- 
priccio  allc  fiiddettc  Leggi,  ina  bensi  di 
cfercitare  efia  autorita ,  allorche  ragione- 
Yoll  nioEivi  concorrono  per  far lo  p  fieno  di 

pub^ 


DeUe  Leggi .  12^ 

pubblica  Utilita ,  o  di  Equita ,  o  di  Ca- 
rita  verfo  i  particolari  .  Cio  avviene  per 
efempio  nel  difpenfare  da  i  vincoli  d'  un 
FideicommifTo  ,  perche  cosi  richiede  il  Ben 
comune,  e  il  bifogno  di  maritar  Figlie  , 
che  refterebbono  indotate  i  di  afliciirar  Do- 
ti  5  fenza  la  qual  ficurezza  fi  troverebbero 
difficolta  a  i  Matrimonj  ,  e  cosi  difcor- 
rendo.  Sopra  tuttopiio,  e  dee  talvolta  il 
Principe  andar  fopra  le  Leggi  Criminali , 
perche  la  Clemenza  ha  da  elfere  una  delle 
piu  luminofe  gemme  della  fua  Corona ,  e 
il  rigor  di  quelle  ha  da  fuffiftere  contra  di 
coloro,  che  perturbano  la  pubblica  quiete 
con  furti  qualificati ,  con  Micidj  a  fangue 
freddo,  AfTaffini  ,  Falfarj  &c.  e  non  gia 
contra  tant'  altri ,  che  o  per  bollore  acci- 
dental di  pallioni,  o  per  pocaavvertenza , 
e  fenz'  abito  di  malizia  ,  contravengono 
alle  Leggi  ,  o  cadono  in  Contrabandi . 
Allorche  in  quelH  ultimi  cafi  indulgente  e 
fiilfericordiofo  fi  fa  conofcere  il  Principe , 
e  molto  piu  fe  nepur' amad' unireallera- 
rio  fuo  le  multe  de  i  Delinquenti ,  rifcuo- 
tera  benedizioni  e  gloria  da'  Sudditi  fuoi 
Non  cammina  cosi  per  le  altre  l^^gg^  - 
fondate  fu  i  primi  principj  della  Giufti^^ 

zia^ 


124  Capitolo  X. 

^ia,  deirEquitaj  e  della  Carita  .  Qiiefti 
fonlegami,  che  ftringono  non  meno  i  par- 
ticolari ,  che  il  Principe  ftefTo .  V  ha  chi 
fe  ne  ricordaanche  nel  bollor  dclle  guer- 
re col  guardarfi  da  ogni  barbaric  ,  e  da 
gli  eccellivi  aggravj,  verfo  i  Popoii  inno- 
centi .  Ma  non  tutti  fanno  cosi .  Ne  man- 
carOno  Principi  in  altri  tempi  ,  i  quali 
fenza  chiare  pruove  addoffarono  reati  ad 
alciino  de'  VafTalli  e  Sudditi  fuoi  ,  per 
ingoiare  i  lor  Beni  e  diritti  .  Di  quefti 
oggidi  niun  paefe  ne  conofce ,  o  ne  pruova  . 
Per  la  ftefTa  ragione  fi  guardino  tutti  i 
buoni  Principi  da  ogni  parzialita  per  quel ;, 
che  riguarda  le  Lici  dedotte  davanti  a  i 
Giudici  fra  le  private  perfone  .  UHzio 
d'efli  e  il  vegliare,  affinchequefti  Giudici 
tengano  diritte  le  bilance  j  non  fi  lafcino 
volgere  il  cervello  dalle  raccoraandazioni 
di  chicheffia  i  non  prendano  altri  regali  che 
i  permelTi  dalle  Leggi  >  e  fe  aiancano ,  gli 
hanno  da  cafTare  c  da  gaftigare  a  mimra 
del  demerito  .  Del  refto  non  folamente  la- 
rebbe  un^enorme  abufo  della  potenza  ,  e 
una  manifefta  ingiuftizia  ,  qualora  il  Prin- 
cipe, proteggendo  1'  una  delle  parti  liti- 
gant] 5  ordinaffe  a  i  Giudici  di  fentenziare 

fe- 


Delk  Leggi  .  125 

feconcfo  lafuavolonta  (  il  die  tiittavia  a'' 
tempi  noftri  niun  de'Principi  e  si  dimen- 
tico  di  fe  flefTo,  che  ofidifarlo  )  ma  ne 
pure  di  far  loro  deftramente  conofcere 
nnclinazione  fua  per  defiderio  di  travolgere 
le  menti  di  chi  ha  da  giudlcare .  In  cafi 
tali,  fe  maioccorrefTero,  fanno  i  Giudici 
timorati  di  Dio  di  dover' nbbidire  nonal 
Principe,  ma  a  chi  e  fuperlore  a  tutti  i 
Re  della  Terra  ,  e  piii  todo  hanno  da  ef- 
fere  pronti  a  dimettere  le  loroCaricheed 
Ufizj.  Similmente  i  Camerali  ,  perfuaii  > 
che  quefta  fia  la  mentedel  Sovrano,  deb- 
bono  veftire  una  totale  indifierenza  nelle 
Caufe  5  dove  il  private  litiga  col  Fifco  . 
Quefto  Fifco  fotto  i  Principi  buoni ,  am- 
miniftrato  da  Uomini  veneratori  del  Van- 
gelo,  e  amanti  del  vero  onore,  hadaef- 
fere  confiderato  come  un  prlvato,  che  li- 
tighi  coir  altro  privato  .  Ne  convien  si  fa- 
cilmente  attendere  quella  deforme  Maifmia  , 
che  la  Camera  del  Principe  e  femprePu- 
pilla,  e  ne  pure  la  gran  filza  de' Privile- 
gi ,  che  oltre  a  i  determinati  dalle  Leggi 
comuni  gU  hanno  accordato  gli  adulator! 
Legifti.  Ad  egual  partito  nelle  Litifra  il 
Povero  e  il  Ricco  s'ha  da  pronunziare  ia 

fa- 


126  C apt  tola  X 

favor  del  primo  5  e  non  gla  del  fecondo : 
Di  piu  non  ne  dico,  e  folamenteaggiun- 
go,  che  fecondo  i  principj  fopra  eipofti 
Jocfevole  5  anzi  necefflirio  impiego  del  Prin- 
cipe fara  il  provvedere  alia  mala"  ammi- 
nillrazione  delle  rendite  del  Pubblico ,  de 
gli  Spedali  5  e  d*  altre  Opere  pie  i  T  im- 
pediie  e  gaftigare  i  Matrimonj  indecent! 
delle  perlbne  Nobili  ;  il  provvedere  a 
certi  ingiufti  Teftamenti .  Ma  troppo  dif- 
direbbe  all'onor  fuo,  e  talvolta  ne  refte- 
rebbe  Jefa  Ja  cofcienxa  ,  ove  pafTafTe  a 
difporre  de'Beni  ed  entrate  della  Repub- 
blica  a  fuo  capriccio,  e  la  fteiTa  illimita- 
ta  e  difpotlca  autorita  voleiTe  efercitare 
fopra  i  Lunghi  pii  ,  ed  impedire  la  Ji- 
berta  de  gli  onefti  Matrimonj  ,  e  delle 
ultime  Volonta ,  fe  pur  quefte  non  ridon- 
daflero  in  danno  del  Pubblico.  Gloria  del 
Principe  e  la  Moderazione  ;  ne  i  faggi 
iftitutl  de'  Maggiori  s'  hanno  a  gualiare 
fenza  qualche  potente    e    giufla    ragione  .' 

Hanno  le  pubbliche  Leggi  fpezialmente 
da  avere  per  mira  la  PubbiicaTrnnquilli- 
ta  ,' cioe  unode'principali  ingredienti  della 
Felicita  d'  un  Popolo  ,  confifiente  nel  gode- 
re  la  quiete  e  la  Ijberra  di  operareilBe^ 

ne^ 


Dclk  Leggi .  127" 

M  5  e  di  accudire  fenza  turbazione  a  gll 
one/ti  fuoi  affari  e  meftieri  .  II  manteni- 
mento  di  quefto  defiderato  fereno  dipcnde 
dalla  CLira  ed  attenzione  del  Principe  e  de' 
Minillri  da  lui  deputati  all'  efecution  delle 
Leggi  contra  chiunque  ofa  di  nuocere  alia 
Roba  de'Sudditi.  Allorche  s'  ode  per  la 
Citta  o  pel  diftretto ,  chi  infefta  le  ftra- 
de ;  chi  attende  a  latrocinj ;  chi  cornmetre 
micidj  :    ancorche  ad  iino  o  due  foli  lla 
avvenuta  quella  fuperchieria  e  danno  ,  pu- 
re fe  ne  rifente    e    tiirba  il  Populo  tutto 
per  r  apprenfione  che  a  lui  poffa  toccare 
un  fimile  attentato  contro  laGiuftizia  .  Ne' 
paeli ,  dove  fi  pruovabuon  Governo,  faol 
provarfi  un'  invidiabil  quiete ,  e  fi  puo  por- 
tar  r  oro  in  mano  per  le  flrade ;  non  gia 
che  manchino  mai  uomini  perverfi  ,  ladri , 
piepotenti,  truftatori ,  e  fpargltori  delfan- 
gue  iimano ;  n:ia  perche  fempre  va  a  cac- 
cia  di  tali  capeftri  la  vigilanza  e  fagacita 
de'Gludici  ,  e  de  i  loco  fubordinati  Mi- 
nidri .  Se  per  avventura  alcun'altropaefe 
oggidi  vi  fbffe  ,  dove  mancafTe  la  (icurczza 
delle  ftrade  ,    mancherebbe    anche   molto 
alia  gloria  di  quel  Governo .  Nel  Secolo 
Seftodecimo  crebbe  si  fmifaratamente  la  fol- 
ia 


'128  Capitolo  X. 

la  de'Banditi,  co'quali  s*  univano  tutti  1 
malviventi  5  che  il  Regno  di  Napoli  elo 
StatoEccIefiafhco  ne  rifentirono  graviflimi 
infulti  e  danni ;  e  gran  forza  vi  voile  per 
purgar  le  contrade  da  tanti  iniqui  mafna- 
dieri  .   All'  incontro    nel    Secolo  proximo 
palTato  regnarono  in  varj  Luoghi ,  maffima- 
mente  della  Lombardia,  Ic  nemicizie  pri- 
vate, le  uccifioni  vicendevoli  ,   e  grande 
fu  r  affluenza  de'  Sicarj .  Anche  a  quefto 
han  provveduto  i  faggi  Principi ,  talmente 
che  oggidi  la  femente  de' prepotent!  e  de 
gli  fgherri  h  quafi  eftinta .  Contuttocio  di 
queite  male  erbe  dapercutto  ne  va  fempre 
puUulando,  e  maflimamente  nella  ladreria , 
bel  meftlere  efTeiido  quello  di  voler  vivere 
coir  altrui  fenza  faticare  .  II  tener  buone 
fple,  o  il  gratificare  i  cacciatoridi  quefle 
male  beftie,  tanto  invogliate  d' una  forca 
o  d'un  remo,  fuoltenere,  perquantomai 
fi  puo,  quieto  il  paefe  .  Non  occorredirne 
di  pill  5  perche  difficilmente  a'  tempi  no- 
llri  fi  trovera   Principe    o  Governo  ,  die 
con  premura  non  accudifca  alia  conferva- 
zione  dellaPubblicaTranquillita  5  e  faccia 
valer  le  Leggi  contro  i  perturbatori  d'  ef- 
fa .  Quantunque  poi  s'  abbia  con  fermez- 
N  xa 


DeJle  Leggi .  12^ 

za  a  procedere  contra  de'malviventi ,  pure 
non  fi  dovrebbe  mai  permettere  ,  che  i 
malfattori  marcifTero  nelle  career! ,  e  maf- 
limamente  nelle  fegrete  ,  fe  pur  quefla  non 
folTe  la  pena  loro  deftinata  .  Manca  in 
-alcun  paefe  T  Ufizio  de'  Vifitatori  delle 
prigioni ,  e  manca  un  rcquifito  del  buon 
Governo  e  della  Carita  Criftiana  .  Da  elTi , 
o  in  diFetto  loro  da  i  Giudici  ,  dee  di 
t^nto  in  tantoeiigere  il  Principe  una  no- 
ta  fedcle  di  tutti  i  carcerati  e  del  tempo , 
in  cui  furono  chiufi  ,  per  efaminare ,  fe  i 
Grudici  foifero  da  efTere  condennati ,  per- 
che  tanto  tardano  a  condennare  o  afTolve- 
re  que'  malfattori  o  miferabili  .  Ma  le 
Leggi  poiTono  efler  buone,  e  faggiamente 
formate  non  mcno  pel  Civile  ,  che  per 
TEccleliaftico  Governo;  e  pure  mutan- 
dofi  le  circoftanze  de'tempi ,  e  de  gli  af- 
fari  5  e  fuccedendo  abufi  e  difordini ,  puo 
darli  che  meglio  fia  il  mutarle  con  pren- 
dere  un  regolamento  piii  faggio  ,  o  piii 
adattato  a  i  prefenti  bifogni .  Riferifce  il 
P.  Pecavio  de  Poenitentia  Lib.  VII.  Cap. 
1 8.  una  Propofizione  di  'Ttcjilo  Bracheto 
MiJeterio  nel  Libro  intitolato  Ferus  Tacifi- 
cHs  3  il  quale  afferi :  Efe  Hxrefim  ,  /  ?^^"^ 

I  ere- 


1^0  Capitolo  X. 

ircdat  5  ah  Eakfia  ,  mutari  fojft  infliiutioms 
^po/hlicas  .  Sopra  tali  parole  ecco  la 
Cenfura  della  Facolta  Teologica  della 
Sorbona  .  Ha  Tropojitioucs  ,  in  quantum  ae" 
gam  auBoritatcm  penes  Ecchfiam  ejfe  con^ 
dendi  novas  Leges  ^  &  aliud  ftatucndi^  quam 
quod  yApoftoH  ftatuerunt ,  Jive  circa  ca  ,  quiS 
ad  regime?}  Ecclefiafticum ,  fi''oe  qjix,  ad  Cultum 
divimtm ,  Officium  ,  if  Cteremonias  pertinent , 
Temeraria  Junt,  Ecclcfix  injuriofa  ,  <b>  Htz- 
reticcc .  Or  quanto  piu  fara  cio  permefib 
e  Jodevole  nel  Civile  Governo  ,  ove  la 
richiegga  la  Prudenza  e  il  bifogno  ? 

CAPITOLO     XI 

Delia    Medicina  . 

O'  lo  mi  mettero  a  dire,  chedigrande' 
1^  jm porta n7.a  c  I'^r/e  J<fic^/f^  per  la  Fe- 
licita  di  un  Popolo  ,  ed  elTeie  per  confe- 
guente  iicccfTario,  che  ve  n' abbia  un  di- 
fcrero  nuinero  per  quallivoglia  Popolazio- 
ne :  io  non  vorrei  ,  che  mi  veniflTe  incon- 
tro  qualche  Plinio,  od  alcun'altro  o  poco 
a'^uco,  non  che  nemico  de  Medici  ,  che 
fi  mettefTe  a  icreditare  qiielFAne  ^  lino  a- 

pre- 


Delia  Mtdicina'i  i^i 

pretendcre ,  che  meglio  flarebbe  il  Mondd 
lenza  d'  eCi ,  ed  ellere  piu  il  Male  che  il 
.Bene  ,  che  da  lei  deriva  .  Noii  raancano 
Medici^  da' quail  vien  dipinta  T  hicertezza 
della  Mediclna  e  de'  Medicamenti  i  ed 
altri ,  che  giungono  a  trattarla  da  Ciarla-- 
tanifrao,  e  da  meflicre  ifiituito^  non  per 
recare  la  falute  a  gli  iiomini  ,  ma  per 
ifmugnere  labor  fa  di  chi  loro  crede .  Cian- 
cie  nondimeno  rali  me  piinto  non  cracter- 
ranno  5  e  molto  meno  la  gente  fa^^gia  5  d:il 
ficonofcer  nella  Medicina  un'  Arte  ,  non 
Iblo  degna  di  (lltna  e  di  onore  ,  ma  aa- 
che  a  rlguardarla  come  un'ajuto  ,  di  cui 
abbifogna  ogni  ben  regolata  Repubblica 
per  la  faliite  e  vita  de'  Cittaclini :  il  che 
viea  anche  avvalorato  dalT  aiitorita  delle 
Divine  Scritture  .  Preziofa  troppo  e  la 
Sanita  de'CorpinoPtri;  e  dappoiche  quefca 
fi  truova  fus^etta  a  tanti  diverfi  mail ,  ri- 
chiede  pare  i'Amor  di  no!  ftefTi  e  la  Prii- 
denza  ,  che  ricorriamo  a  chi  ci  da  baone 
lezioni  per  cuftodirla  ,  e  probabilmente  pio 
recare  qualche  ritredio  per  ricuperarla  .  Mi 
f\  chiedera,  s' io  creda  da  tanto  la  Medici- 
na. Rifpondo,  noa  elf^rci  dubbio  ,  porere 
i  faggi  Medici  romminiflrarci  liirni  di  mol- 

1     2  to 


132  Capitoh  XL 

to  utili  5  affinche  li  mancenga ,  per  quan- 
to  e  mai  polTibile ,  la  Sanita ,  e  li  fchivi- 
no  i  malori .  Son  da  leggere  i  loro  Trat- 
tad  de  Vaktudim  tucnda  ^  il  fugo  ordinario 
de'quali  fi  riduce  ad  infegnaici  la  Tem- 
pera nza  e  moderazione  nel  mangiare  e 
bere ,  e  in  altri  Piaceri  del  Corpo  i  nel 
tenere  in  efercizlo  il  medelimo  Corpo  i  in 
proccurare  una  baon'  Aria  ;  e  in  guardarci 
dalle  gagliarde  Paflioni  .  Chi  la  e  puo  far 
queflo,  larii  un  b lion  Medico  di  fe  fie/To  ; 
c  purche  la  mefchina  compleffione  fua  non 
gli  faccia  guerra ,  non  avra  ordinariamen- 
te  da  implorare  il  foccorfo  de  gli  Efcula- 
pj .  Concuttocio  tanti  error! ,  tanti  eccefli 
li  commettono  da  gli  Uomini ,  tanto  puo 
r  Aria  e  la  varieta  delle  Sragioni ,  che  per 
colpa  3  ed  anche  fenza  colpa  noftra  ,  ven- 
gono  a  trovarci  le  malatrie ,  c  Y  efenzion 
da  quefte  e  privilegio  di  pochiiTimi .  Ora 
di  ranti  mali ,  che  arrivano  ,  alcuni  Ion 
licvi .  Con  un  po'  di  pazienza  e  di  diera , 
e  con  rimedjj  che  per  lo  piii  foncogniri 
anche  al  Volgo ,  li  guarifcono  .  Un'  atto 
di  molta  delicattezza  e  fovente  lo  fcomo- 
dare  per  queflo  i  Medici .  Ma  abbondano 
i  mali  gravi,  le  febbri  di  piii  forte  ,  ed 

altri 


btliia  McdieitU .  i|| 

altri  diTairiimi  fconcerti  del  Corpoiimano"^ 
difegnati  con  varj  nomi  (  Greei  non  pa- 
chi  )  e  derlvati  da  vizio  ne'  fl'jidi  o  ne" 
folidi ;  e  chi  vuol  fu  quefto  delle  belle 
lezioni ,  e  de  i  Siftemi  combattenti  V  uri 
Tnltro,  non  che  ha  da  aprire  i  Librl  de 
gll  antichi  e  moderni  Medici ,  o  d'l  afcoN 
tare  gli  fteflfi  nelle  lor  Confulte  e  batra- 
glie  iopra  deterniinati  Infermi  .  Ora  ve- 
nendo  si  fatti  nemici  di  mali  ad  infeii-nre 
la  parte  macchinale  deir  Uomo  ,  fe  ne 
fuccede  la  giiarlgicne  ,  ne  pretendono  la 
gloria  i  Medici  e  forfe  con  ragione  ;  li 
gente  pia  inclin:^  ad  attribuirne  il  buon' 
eCito  alia  protezionede'Santl  ,  e  puo  anch' 
eiTere  -  D'  ordinario  nondlmeno  e  la  Na- 
tura,  che  decide  quefia  lite  .  S'efTa  ha  for- 
za  5  e  il  malorenon  e  eftremo ,  efTaperio 
piu  ,  e  non  gia  il  mcdicamento ,  la  vince* 
Se  poicia  la  forza  del  male  h  fuperiorc 
8  quella  dellaNatura,  bifogna  andarfene. 
E  certo  ad  o^nun  di  noi  tocchera  nnz 
malattia  ,  che  fi  riJera  di  cento  Medici  • 
Oraches'ha  qui  da  dire  ^  Qnal  gran  van- 
^^So'^  poffiam  noi  fperaredalla  Medicina? 
Primieramente  confeffino  i  finceri  Me« 
dici  ,  noil  faoer'  eglino  le  cigioni   interne 

I     3  di 


J  54  Cap  it  oh  XJ. 

di  parecchi  mali ,  ne  il  lavoro  fegreto  dtU 
ja  NatLira  ia  quel  combattimento  .  E  quand' 
anche  fi  credano  di  poter'  indicare ,  onde 
proccda  un  male  ,  e  qual  via  s'  abbia  a 
tenere  per  curarlo  ,  le  pure  lia  pofllbile  ; 
tuttavia  quell  a  cagione  e  complicata  non 
rade  volte  con  tante  altre  afcofe ,  che  non 
giovera  ,  fors'  anche  nocera  un  rimedio, 
a  cul  s'  e  attribuita  la  felice  guarigione 
d'  un'  altro  (imile  .  E  pero  Dio  vi  guardi 
da  una  Febbre  acuta  .  Poco  piii  ne  fa  allora 
il  Medico  che  il  ciabattino,  e  gli  convie- 
ne  afpettare  dalla  Natura  la  buona  o  la 
rea  fentenza  .    In    fatti    fa^^io  Medico  e 

CO 

quegli ,  che  fa  ben'  ofTervare  e  fecondarc 
la  Natura  in  cafi  tali  .  Secondariamente , 
non  niegano  i  Medici  I'incredibilc  fcariez- 
za  di  Rimedj ,  per  guarire  i  mali  ,  ben- 
che  v' abbia  un' infinita  di  Ricette  ,  maffi- 
mamente  ne' loro  vecchiLibri,  riducendo- 
fi  J  per  dir  ben  molto  ,  ad  una  dozzina 
fola  i  Medicament!  ncurl ,  purche  adope- 
rati  a  tempo  e  luogo,  e  con  molta  avve- 
dutezza  .  Se  ad  ogni  vifita  il  Medico  fcri- 
ve  qualche  Recipe  ne'  morbi  gravi ,  e  per 
conlblare  la  Fantafia  de  gl'Infermi  e  de  i 
lor  domedici  5  e  non  gia  per  ifperanzadi 

ri- 


Delia  Medicina  ,  135 

lifanar  chi  e  in  ietto  ,  e  nel  torchioTer- 
%o  5  ne  vecchi  tempi ,  benche  non  apparif- 
ie,  pure  talvolta  fuccedeva,  che  gli  ftefTi 
Riiiiedj  in  vece  di    guarire  il  malato    da 
ua  male ,  il  guarivano  da  tutti ,  con  libe- 
railo  da  qi,ie(ta  valle  di  lagrime  .  Oggidi 
i  biioni  Medici  fi  rengono  ben  lungi  dal 
trafgredire    il    qiiinto    Comandamento    di 
Dio  i  con  prefcrivere  Rimedjinnocenti ,  e 
fe  non  polfono  guarire  ,  almen  i\  guardano 
dair  uccidere  .  Nonc'e  pero  ficurezza  ,  che 
non  pofla  anche  oggidi  avvenire  clo ,  che 
non  era  cafo  raro  unavolta.  Ognl  Medi- 
co ,  fe  bene  efaminera  la  ferie  de'  cafi  a  lui 
avvenuti  ,  trovera  ,  che  in  alcuno  d'eili  s'e 
ingannato  con  pregiudizio  grave  d'un' In- 
fermo  ,  o  per  non  aver  conofciuto  il  male  , 
o  in  predirne  I'efito  5  o  per  aver  tralafciato 
qualche  mezzo  ,    o    per  averne  adoperato 
un'  altro  tucto  contrario  al  blfogno  di  lui . 
II  SalafTo  ,  che  e  tanto  in  ufo  fra  noi ,  fi 
fa,  quanto  fia  contraflato  ed  abborrico  da 
altri    della  Scuola  Medica ;  e  contuttoch^ 
cvidente  ne  fia  Tutilita  in  varjcafi,  pure 
in  non  pochi  altri  non  v'ha  barba  d'uomo, 
che   poffa  afficurare  ,  che  quefto  Rimedio 
( raaflimameate  fe  il  Medico  e  molto  fan- 

l     4  guina- 


1^6  Cdpiioh  XL 

guinarlo  )   non    abbia    affrettata  la  morte 
a  i  malati  ,    cd    anche    proccurata  a  chi 
fenza  d'ciTo  farebbe  guariro .  La  diveriita 
dc'Si/lemi  fa  conofcere  ,  che  i  Medici  la- 
vorano  nel  biiio  .    Quarto  ,  la    fperienza 
dimoftra,  che   un  Rimedio  dato  per  certo 
male ,  e  guaritivo  d'efTo ,  ne  ha  fufcitato 
de' peggiori ,  e  fin  di  quelli ,  che  condu- 
cono  al  cataletto .  E  gli  antichi  Medici  con 
tanti  purganri,  fciloppi ,  e  vota-fpecicrie , 
indeboiendo  lo  ftomaco  della  biionagente, 
preparavano  a  ie  fle/fi   tin  nuovo  guadagno 
colle  vere  malattie ,  che  loro  poi  foprave- 
nivano.  Finalmentemali  ci  fono ,  a' quali 
non  v'  ha  o  non  fi  conofce  Rimedio  .  Non 
s'ha  per  quefto  da  ritirare  o  Jicenziare  jl 
Medico  5  perche  fi   accorerebbe  Tlnfcrmo; 
e  fe  non  fi  pu6  guarire  il  Corpo  ,  s    ha 
con  Prudenza  da  guarire  la   di   hii   Fan- 
tafia ,  e  da  difporre  tantolui,  che  i  Pa- 
rent! 5    al   maT  efito    prevediuo  ,    quando 
manchino  forze  alia  Natuta  per  far  quel- 
Jo ,  che  non  puo  la  Medicina  .  Solamente 
in    tal    cafo   la    Carita    richiede    di    non 
aggravar  di  fpefe  la  Famiglia  con  Medi- 
camenti  e  Rimedjinutili  e  di  caroprezzo . 
Contuttocio  e  da  dire  ,    che    eflendofi 

rifor- 


Dell  A  Medicina  .  i^j 

rifoi'mata  da  un  Secolo  in  qua  la  Medici-' 
na  5  e  liberata  da  moltiprcg'udizj,  e  pe- 
ricoli  piu  tofto  di  nuocere .  che  di  giova- 
re,  avvegnache  pOGO  fi  fia  profittato,  per 
guarrir  la  gente  :  pure  da  faggio  fempre 
far  a  il  ricorrere  a  i  Profeffori  d'  efTa  ne' 
bifogni  occorrenti  alia  noftra  fanlta  .  Se 
altro  non  faceffero  eglino  nelle  roftre  ma- 
]attie  5  che  di  dare  un  buon  regolamento 
al  governo  deir  infermo  ,  bafterebbe  que- 
fto  folo  per  cercarne  I'afTiftenza  e  i  confi- 
gli .  Ma  certo  e  ,  ch'efli  fanno  di  piu  , 
perche  fecondo  le  indicazioni  ii  ftudiano 
da  aiutar  la  Natura  ne'  fuol  sforzi  ,  per 
efpellere  i  mali  umori  con  varie  crifi  i  e 
chiamati  a  tempo  pofTono  prevenire  ed  im- 
pedire  alcuni  malori  ,  onde  e  minacciata 
efTa  Natura .  Ne  li  puo  negare  ,  che  in 
alcuni  cafi  chiaramente  effi  prefervano 
Fuomo  da  morte ,  come  avviene  in  mini- 
ftrare  a  tempo  la  Cliina-ciiina  ,  allorch^ 
le  Terzane  fi  cangiano  in  Perniciofe  e 
mortifere ;  e  che  alieggerifcc^no  il  Sangue 
ne  gr  infulti  ,  patiri  da  i  plettorici  ;  ed 
hannoRimedjper  le  DifTentcrie  ,  che  prefo 
non  abbiam  troppo  piede  ;  e  pereftingue- 
re  altri  mali,  provenienti  dali/ Incontinent 

za. 


133  C  apt  tola  XI. 

%2l  .  Purche  fia  tanto  faggio  il  Medico  , 
che  non  poffa  nuocere  ,  fern  pre  iara  in 
^ualche  maniera  giovevole  il  fuo  conligllo 
ed  aiuto.  II  perche  e  cfa  chiamar  fortu- 
nato  quel  paefe  ,  chc  puo  aver  Medici 
giudiciofi  ,  fludiofi  della  miglior  Tcorica 
della  lor  profeflione,  e  raffinati  nellaPra- 
tica  d'  efla  .  II  Giudizio  chi  non  T  ha, 
non  trovcra  bottega  ,  dove  comperarlo  . 
Ma  per  conto  dd  Saper  bene  un'Arte  si 
importante  e  gelofa  ,  non  mancano  Libri 
delle  piu  colte  e  dotte  Nazioni  ,  e  di 
Medici  infigni ,  che  pofTono  fomminiftrare 
utili  afTiomi,  fperimenti ,  cafi  feguiti  ,  ed 
altri  lumi,  per  ben  condurfi  in  cosi  im- 
portante e  gelofo  mefliere  .  Una  notizia 
aiuta  Taltra;  il  fucceduto  un  di  piio  fer- 
vir  di  maeftro  air  altro  giorno  .  DifHcil 
cofa  fara ,  che  pervenga  niai  alia  gloria 
d'eccelente  Medico  ,  chi  molto  non  leg- 
ge ,  e  chiude  in  pochi  Libri  ,  una  volta 
letti ,  tutto  il  capitale  della  fua  fcienza , 
attenendofi  unicamente  a  qualche  Antido- 
tario  o  Ricettario ,  abbondante  per  lo  piti 
di  mercatanzia  0  falfa  o  diftitile  ,  e  tal- 
volta  anche  nociva  .  Gran  cofa  e  ,  come 
tutte  le  Scienze  ed  Arti  da  dueSecoli  in 

qua 


Delle  Medicina  .  j  ^  ^ 

qua  abbiano  maggior  perfezione ,  a  rifer- 
va  della  Medicina  ,  \d  quale  li  e  ben  piu. 
depurata  da  moltiabufi,  ma  poco  o  nul- 
la di  viaggioha  fatto  nella  cognizion  de* 
Rimedj,  per  guarire  i  mali  :  che  pure  h 
\o  fcopo  d'ogni  Medico  ,  e  il  deiiderio  c 
fperanza  d'  ogn'  InFermo  .  Voglia  anche 
Dio  5  che  in  qualche  paefe  tolto  affarto 
li  fia  da  queft'Arte  il  pericolo  di  fpedire 
air  altra  Vita  que'  malati ,  che  fenz'  alcun 
Recipe  da  fe  ftefTi  farebbero  guariti  .  Se 
TAmerica  non  ci  avefTe  regalati  d'  alcuni 
pochi  fpecifici  j  quail  farebbe  fallita  fra 
noi  la  fonderia  de'  Rimedj  veri .  E  certo 
almen  per  alcuni  Medici  (i  puo  dire  ,  che 
piu  fi  fapeva  di  Medicina  a'tempi  d'lppo- 
crate  ,  che  2.'  giorni  noftri  ,  Chi  non  (i 
flanca  di  leggere  i  Libri  de'migliori  mo- 
derni,  e  delle  piu  rinomate  Accadeinie  , 
puo  elfere  ,  che  vada  fempre  imparando 
qualche  giovevol  notizia  e  Medicamento 
per  li  bifogni  .  Pativa  io  mal  d'  occhi  ; 
feci  ricorfo  ad  un  prirnario  Medico ,  che 
mi  prefcrifTe  laSalfa  .  La  prefi ;  niun  gio- 
vamento  vcnne  a  gli  occhi  ,  e  folamente 
in  SI  fatta  guifa  mi  s'indebolirono  i  ner- 
vi  5  che  facendo  alquanto   di   sforzo    coa 

un 


14^  Cap  it  oh  XL 

tin  piede  ,    mi  fi  ruppe    il  teridine  di  trs 
dito,  e  n'ebbi   lungamalattia  .  Mi  fu  poi 
da  chi  non  era  Medico  ,    ma    avea  letto 
Libri  di  Medicina ,  infegnato  il  Rimedio 
per  gli  occhi  :    Rimedio    innocente    e  di 
poca  fpefa  j  ed  ora  con  provvederne  chi  ne 
abbifogna  nella  Citta  ,    rifcuoto    benedi- 
zioni :  tanto  Ton  pronci  i  fuoibuoni  effetti. 
Ne  convien  rlderfi  dcWQ    veccliierelle  ,    e 
di  chiunque  (3.  11  Medico  fenza  la  Laurea 
Dottorale ,  fe  Vanta  Segrcti ,  per  guarire 
ia  Sciatica,  Je  Emorroidi ,   i  Dolori  coli- 
ci  ,  e  certi   altri  mali  .  PoRoehe  veramen- 
te  guarifcarjo  ,    e    perche  fprezzarli^  Oh 
non  guariranno:   bifogna  prima  acccrtarle- 
ne .  Perche  di  nlcuni  Segreti   non    ii    co- 
ncfce  la  cagionFillca  ,  tofto  Ton  creduti  fu- 
pcrftiziofi ,  benche  non  v'intervengano  cofe 
o  parole  facrej  o  (1  ricorre  a  nonfoquali 
patti   taciri  col    Diavolo  ,    piii  difficili  da 
intendeie ,  cbe  le  ftefife  guarlgioni  .  Con- 
vien prima  chinrire,  fe  Ton  fole  o  veriri 
quefti  vantati    Segreti  .    Polio    che    veri , 
hanno  i  faggi  Medici    e    Filofofi  attenta-* 
mente  da  difaaiinarli ,  ne  s'ha  dzi'tnttn" 
ziare  con  tanta  franchezza  .  Entra  forfe  il 
DiavoionellaCalamita  J  e  neU'Elettricita  ? 

Chi 


T>t:Uct   Mtdicina  .  I4I 

Clii  poi  fi  mettefTe  a  dire  ,  che  anche  piu 
de' Medici  importa  alia  Repubbllca  d'ave- 
re  de  i  valenti  Cirufici  ,  perche  i  primi  a 
tentone  pofToDO  dar  la  vita  ,  ma  gli  altri 
con  ficurezza  la  dannoinvari  call :  coftui 
anderebbe  cercando  ,  che  i  Medici  il  lapi- 
dairero.  Diro  io  dunque,  non  efTere  men 
neceifarj  ed  utili  gli  uni  che  gli  akri  i  e 
fbrtuna  e  di  que!  pacfe,  dove  fi  truovano 
pericifTimi  di  taKArte  si  nelia  Teorica  che 
nclla  Pratica.  Dee  invidiarll  chi  ne  e  pri- 
vo  .  E  giacche  qiieft^  Arte  anch'  efTa  da  un 
Secolo  in  qua  s'e  maggiormente  perfezio- 
nata  coll'  acquifto  di  molti  lumi ,  per  fal- 
var  gli  uomini  dal  tracollo  nel  Volvolo , 
jie'  mali  della  Pietra  ,  e  nelle  morficaturc 
delle  Vipre  ,  de'  Cani  arrabbiati ,  e  d'  al- 
tri velenoii  animali ,  e  per  aiutar  le  Par- 
torienti  in  certi  pericoli  5  levarleCatarat- 
tc ,  curar  graviFerite,  Tumori ,  Slogatu- 
re  &c.  gran  lode  ,  che  meritcranno  que' 
Principi  e  Comuni  ,  1  quali  non  lafceran 
delidcrare  al  loro  Popolo,  e  a'  loro  Spe- 
dali ,  chi  iia  addottrinato  di  tutto  quello  , 
che  puo  far  la  Cirugia .  Fra  le  glorie  di 
un  Principe  Padre  de'  fuoi  Sudditi  e  da 
dcfiderare,  che  ii  conti  quella  d'avereiti- 

via- 


tiati  e  ttiantenuti;  a  fueMpefe  Giova 
rnolta.r-abilitd  nellfe"  S|:uo'e  migliori  o 
montah^V  per  /  iijiparai^  qxieilo  i  che^i  ro, 
ti'  noftri  paeii  ;  liccome^  il  >iJbmminS^^ 
tiitti  i  raezzrper' lo  ftudiMella  Notc«^v 
Lo  flefTo  e  da  dire  dehe  ^yiblVliche  Le^a- 
trici  e  Mammane  ,  T  impi^^x^  delle  ;;t|uali 
tanto  iinporta  al  Piibblico.  per  la  Felicita 
de  i  paefi  .  Ben  di  dovere  c^  clifeMe  Cit- 
ta  o  il  Principe  deputinoquakhe  Medico  3 
O  altra  perfona  intendente  di  Notomia,  e 
di  queii'Arte  (  giacch^  Libri  Italian!,  e 
uiolto  plii  Francefi  ci  fono  ,  che  1'  infe- 
gnano  )  i  qiiali  facciano  fcuola  alle  Don- 
ne elette  per  tale  Ufizio  .  Se  in  Francia' 
fanno  quefto  mefliere  gli  Uomini ,  e  ben 
pill  decente ,  ch'efTb  venga  efercitato  dalle 
Donne  in  Italia.  Non  pochi  difordini ,  e 
la  morte  o  de'  F^nciulli  o  delle  Madri , 
noi  rimiriamo  talvolta  avvenire  per  Tigno- 
ranza  ed  irnperizia  delle  Mnmmane  .  Per- 
che  diinque  non  iftriiirle  prima'  in  talpro- 
feflione  ?  Ne  parlano  ancora  le  Lcggi  di 
Giufliniano.  Si  ha  da  aggiugnere  ,  aver 
bifogno  r  Iralia  ,  che  lia  tradotto  nella 
Roftra  Lingua  il  Dirjonario  itnivcrfale  di 
Msdkinn  &:c.  di  Cimgia  <5cc.  coiP-pofla  do: 

Me- 


Delia  Msdicina  :  14^ 

Medici  Inglefi  ,  tradotto  pofcia  in  Fran*^ 
zefe.  Buona  Biblioteca  per  11  Medici  e 
Chirurgi  c  qiiefla  .  Sono  alia  moda  i 
Dixionarj ,  e  fon  anche  utiliffimi ,  purchc 
vi  fi  tratti  d'  una  Scicnza  0  Arte  fbla  . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XII. 

Delle    Matematiche . 

Ran  paefe  prendequedaScicnza  5  per- 
che  comprende  tutto    cio  5    che    ha 
ordine,  proporzione,  numero ,  e  mifura  , 
ed  e  un  compleflo    di    moite  e  varie  no- 
zioni  ,  che  fembrano  non  avere  attinenza 
Tuna  coU'altra  ,    e  pure  fi    partono  tutte 
dalla  medefima  radice  .  Tale  e  laGeometria 
aflratta  5  e  la  Geometria  pratica  ,  T  Alge- 
bra ,  I'Aftronoinia,  rOroIogia,  la  Nauti-- 
ca,  ia  Geograiia  5  la  Statica,  rOttica,  la 
Fortihcazione  militaie  e  Civile,  I'Archi- 
tettiira ,  la   Meccanica  ,  ed  altre    fezioni  , 
ch' iotralafcio  .  Mirabile  e  ravvanzamen- 
to  5    che    da    un  Secolo  in   qua  ha   fatto 
quefta  Scienza  con  tutic  I'Arti  da  effa  di- 
pendenti  ;   ne  fi   puo  abbaRanza  dire  ,quan- 
ti  Beni  e  Con:iodi  pofTano    prov venire  at 

Pub- 


144  Capitolo  XIL 

Pubblico  da  quefta  gran  fiera  di  cognlzio- 
ni  .  Qiiel  Principe  ,  che  delidera  di  far 
fiorire  i  fuoi  Staci  ,  cura  particolar  dee 
averc  ,  perche  nulla  vi  manchi  di  queite 
Profellioni ,  anteponcndo  nondimeno  quel- 
le ,  onde  puoridondare  utilita  piii  grande 
al  Popolo  5  alTaltre ,  che  raeno  fcrvono  al 
Pubblico  bifogno ,  e  alia  pofitura  deTuoi 
Stati .  Chi  ha  Stati  mediterranei  ,  non  ab- 
bifogna  di  Kautica ,  che  pure  e  Arte  fom- 
niamente  profittevole  per  chi  puo  aver  Le- 
gniinMare.  Nobiliflima  e  altresi  V^Jiro- 
nomia .  Ogni  ricerca  e  ben'impiegata  e  de- 
gna  di  lode  in  quel  gran  Teatro  della 
Potcnza  di  Dlo  .  A  molte  cofe  puo  eila 
glovare ,  mafnmamente  alia  Nautica  ,  ed 
^  poi  necefTaria  per  fapere  con  iicurezza 
llabilirc  i  Calendarj,  le  Eccliffi ,  i  Meri- 
diani ,  le  Longitudinl  &c.  E  pure  non  v'ha 
precifo  bifogno  in  varie  contrade  di  fimi- 
li  Profeffori".  Con  pochi  Libri  fi  foddisfa 
a  quefto  bifogno .  NotifTiina  cofa  e ,  che 
la  Geomctria  aflrarta  ,  la  quale  fi  aggira  fo- 
lamente  intorno  a  Linee  ,  Quadrati ,  Cur- 
ve 5  Triangoli ,  Calcoli ,  ed  altre  fottlliffime 
combinazioni  con  Lettere  ,  Numeri ,  Linee  , 
e  Cifre  ,  tratrata  da  eccellentiffimi  Inge- 


DeJle  Matematiche  .  145 

gni  3  fpezialmenre  a  dinoftri,  fi  puoquad 
dire  giunto  al  7ion    plus    ultra  .    Tutto  e 
da  flimare ,  mirabilmente  in   quefta  Scieii- 
za .  Ma  ove  noi  raifuriamo    if    fapere  de 
gli  Uomini    con    riguardo    all'  utilita  del 
Pubblico  :  potra  forfe  apparire  ,  che  alcu- 
na  parte  d' efTa ,  rrattata  ne' tempi  addie- 
tro  5  andava  a  finire  in  una  fecca  per  cosi 
dire  Metafifica ,  la  quale  poco  influiva,  o 
pure  folamente  ben  da  lungi  poteva  influi- 
re  nel  Pubblico  Bene ,  di  cui  ora  parlia- 
mo.  Anche  oggldi    in    quefta   parte    non 
mancano  delle  oziofe  fpeculazioni  ,    delle 
Infruttuofe  fatiche  fopra  tante  Curve ,  de' 
vani  sforzi  e  paralogifmi  fulla  Quadratura 
del  Circolo  ,    &c.    Certamente    Icuoprono 
quad  fempre  efTi  Matematici    delle  Verita 
(  il  chc  e  un  Bene )  e  alcune  di  tali  fco- 
perte  degne  fon  d'  ammirazlone  ,  non  po- 
tendole  fare  fe  non  Uomini  dotati  di  una 
rara  penetrazion  di  mente  .  Le  ultime  in- 
figni  fcoperte  abbbreviano  anche    mirabil- 
mente il  viaggio  a  chi  vuol  giiignere  ne' 
pill  reconditi  gabinetti  di  que(ia  nobileed 
importante  Scienza  .    Contuttocio    fempre 
fara  vero  ,    che  chi  ha  V  occhio  fitto    al 
Bene  del  la  Repubblica  ,  amera  e  ftimera  piii 

K  quel- 


i^6  Capitoh  XlL 

Quelle  parti  della  Geometria  ,  che  dirit-* 
tamente  conducono  a  queflo  fine  ,  che 
r  altre  ,  per  le  quali  ci  vuole  una  lunga 
gradazione  ,  per  fame  conofcere  la  pub- 
blica  utilita.  Anche  a  di  noftri  s'adopera 
la  Geometria  nella  Medicina  :  con  che 
friitto  5  Dio  lo  fa.  Gran  faccende  ha  pa- 
rimente  il  Caicolo ,  per  ifviluppareenimmi 
e  fottili  qiiiftioni,  che  non  fon  da  meno 
deU'  Ente  di  Ragione  ,  e  d'  altre  inutili 
ricerche  ,  ufate  tal  volta  nella  Logica  e 
MetaSfica .  L'  Ingegno  lavora  ,  e  coglie 
folamente  mofche .  II  che,  torno  a  dire, 
nulla  pregitidica  al  merlto  di  quefta  Scien- 
za ,  la  quale  e  da  defiderare ,  che  fia  ben 
coltivata  in  ogni  paefe  in  ogni  genere  , 
peiche  troppi  Beni  da  eflk  fcaturifcono  m 
pubblico  benefizio  ,  E  cioavviene,  quand' 
efTa  difcende  ad  unirfi  colla  Pratica  ,  di- 
ramandofi  nelF  Arti  a  lei  fubordinate  , 
ileile  quali  non  pin  in  aftratto  contempla 
le  propofizioni  ,  ne  fi  va  a  perdere  ne 
^\'  Infiniti  ;  ma  fatra  lega  col  Raziocinio 
e  colle  informazioni  de'Senfi  ,  rende  ra- 
gione delle  particolari  Opere  ddia  Naru- 
fa,  o  Artefatte,  e  va  ogni  d\  piii  fco- 
prendo  o  invenrandocofe  nuove  jchemira-* 

bil* 


t>tlle  Materriaticbe .  147 

l)ilmente  fervono  al  progrefTo  deir  Arc!  f 
e  al  cotnodo  od  utile  delTamana  Societa  ^ 
Che  bei  avanzamenti  fi  fon  veduti  nel- 
h  Statica  ^  e  mWOttka^  da  cento  quaraiu 
anni  in  qua  !  E  colT  ajuto  d'eila,  mer- 
Ce  de'Telefcopj ,  ha  pur  fatto  maraviglioli 
pafTi  rAftronomia  ,  e  coll'  aiuto  de'  Mi- 
crofcopj,  de'Barometri  5  e  delia  Macchina 
Pneumatica  3  la  Fifica  .  S' h  afTaiffimo  rct- 
tificata  la  Geografia  .  Tante  Macchlne  ,  e  di 
tante  forte  vcggiamo  inventate  per  como- 
do  maggiore  ed  utillta  del  PubLIico  .  La 
Trofpeniva  e  gli  Orologi  fempre  piii  con-- 
dotti  alia  perfezione  ;  e  cosi  difcorrendo' 
di  tutte  Taltre  Arti  o  fcienze  ,  comprefe 
nella  vafta  Provincia  deile  Matematiche  . 
Pero  farebbeda  defiderare  ,  che  ogni  Prin- 
Cipe  promoveiTe  un  tale  ftudio  ne'fuoi  Sta- 
ti  3  e  che  foiTero  deftinati  premj  per  chi 
prodaceffe  nuove  Invenzioni  e  Macchine 
profltcevoli  a  vaf}  bifogni  della  Vita  e  del 
Commerzio  umano  .  E^  anche  da  ftimare 
r  indudria  di  chi  fa  Macchine  nuove  fo- 
lamente  dilettevoli  .  Ho  io  conofciuto  per- 
fone  portate  da  un  natural  talento  alie 
Meccanlche  ,  c  capaci  di  far  voli  rnolfo  piu 
grandi  5  fe  fofiferoftate  animate  ed  alTlftite. 

K     %  da. 


14^  Capitolo  XII . 

da  chi  potrcbbe  .  Ma  quefti  vol!  certo  e 
che  richiedono  una  buona  conofcenza  delle 
Macematiche  fuddette  .  Gloria  e  ipezial- 
mente  de'  Franzeli  il  promovere  fempre 
pill  lo  ftudio  e  la  pratica  d'eilc:  Meccani- 
che  .  Sembra  folamente,  che  non  s'  abbia 
a  correre  toflo  a  decidere  delT  iitilita  e 
merlto  delle  Macchine  fenza  molte  e  re- 
plicate fperienze  .  Si  ciecanta  oggidi  il 
Vaucanfon  Franzefe  ,  come  inventore  d'una 
Macchina  per  fabbricare  Stoffe  di  ieta  , 
merce  di  cui  una  Donna  bafla  per  con- 
durre  dieci  o  dodici  meftieri ,  qiiaado  nelT 
ordinaria  pratica  fon  due  perfone  per  far' 
andare  ciafcun  meftiere  .  Maravjolie  tali 
hail  biiogno  di  molte  pruovc  .  ApprefTo 
fommamente  conferi fee  al  decoro  della  Cit- 
ta  r  aver  buoni  ^rchitctti ;  ma  necefTarj  poi 
fono  ^' Jngegnieri  per  le  Fortlficazioni  dt 
Fiumi  5  condotti  di  Canali,  ufo  di  qual- 
che  Navigazione  per  Fiumi  in  paefi  medi- 
terranei .  Grantrafcuraggine  farebbe  quella 
di  que'  Principi  ,  che  ne  foffero  privi  . 
S' e  nondimeno  veduto  in  tutti  i  tempi, 
che  non  meno  de' Medici  han  bifogno  gl' 
Ingegneri  di  una  lunga  pratica  e  di  moltc 
fperienze ,  per  ben  riufcire  nella  lor  pro- 

fef- 


Dellc  Matematkbe ,  i^f 

feilione  .  Richiedefi  aache  la  probita  ne* 
Militan^  perche  noa  celferebbono  mai  di 
fare  Fortificazioni  con  utile  proprio  ed 
aggravio  de'  Popoli  .  Talvolta  ancora  fi 
rnira ,  che  T  uno  Ingegnere  fuccedendo  , 
giiafta  r  operato  deiralrro  5  e  venendo  poi 
Toccafion  della  Guerra ,  li  truova ,  che  ne 
pur  quefti  avea  fatto  buon'  opera  .  Qiianto 
pofcia  a  chi  vuol  mettere  in  briglia  i  Fiii- 
mi  5  ed  infegnare  ad  t'Xx  un  nuovo  corfo  5 
%h  pill  d'una  voltaveduto,  che  T  Acquc 
(i  ridono  di  quefti  Maeftri ,  e  mandano  ad 
un  tratto  in  fafcio  lavori  5  che  ban  cofta- 
to  fatiche  e  fbmine  riguardevoli  di  dana- 
ro  .  Talora  ne  {x  piu  un  Villano  colla 
pratica  de'Fiumi  e  de  i  loro  ripari ,  che 
ghi  facilmenre  maneggia  il  Calcolo  inte- 
nrale  o  differenziale ,  e  tratta  de  gl'  Infi- 
citl  .  Imperciocche  fapra  bene  un  valente 
Matemacico  inventare  e  ftendere  in  carta 
un' ingegnofo  edilizio  perregolare  i  Fiumij 
ma  fe  non  prevedetutto  quel  potere ,  che 
ha  la  forza  deli'  Acque  con  tante  circo- 
fhnze  5  fernpre  fara  in  pericolo  la  fua  fa- 
tica  ,  meffa  che  fia  in  praticM ,  di  tracol- 
lare ,  o  di  fcoprirfi  vana  .  Percio  beat! 
que' paefi  3  dove  fi  truovano  Ingegneri  di 

K     5  men- 


1 5©  Ci^pitolo  Xll, 

inenre  ben  penetrante ,  di  molto  fapere  it 
.cautela  ,  e  infieine  dalla  fperienza  bene 
ammaeftrati  5  per  far  opere  non  meno  uti- 
li  5  che  necefTarie ,  ma  Itabili .  Meritereb- 
be  eziandio  gran  lode  quel  Principe,  che 
iftituifTe  una  Scuola  di  Difigno  ^  a  cuicon- 
i;orrefrero  i  Pittori ,  Architetti ,  Argentic- 
ri  5  Gioiellieri ,  Muratori ,  Falegnami ,  ed 
altri ,  che  abbifognano  di  qued'  Arte  pe' 
loro  lavorieri .  Sarebbe  ben'  impiegato  In 
effa  il  tempo  i  e  queflo  potrebbe  clfere  nel 
<lopo  pranzo  delle  Fefie,  terminate  le  fa- 
cre  funzioiii  della  Chiefa.  Con  tale  aiuto 
chi  non  vede  ,  come  piu  acconciamente 
$:ofloro  potrebbero  formare  i  loro  lavori? 

C  A  P  I  T  O  L  O     XIII. 

Delia  Logka ,  Fifica  ,   e  Metafijica , 

Glacche  gli  ultiml  Secoli  han  fatto 
conofcere  il  Regno  della  Filofofia  ne 
i  tre  (tudj  della  Logic  a  ^  Fifica^,  e  Metafi- 
fica  ,  con  avere  negletta  o  obbliata  la  Mo- 
ral Filofofia,  che  ne  gli  antichi  Secoli  ne 
era  la  Regina  ;  d'  effi  conviene  ora  dir 
qualche  cofa  ,    cpnfiderando   ancor  quefti 

con 


DeJla  Logka  a  Fijica  ,  e  Metafifica  .    i  y  i 
con  riguardo  al  pubblico    ^tat  .    Tale  c 
tanta  ^5  non  diro  ruriiita,  ma  la  necef- 
fita  dell  a  Logka ,  che  chi  non  e  ben  fon~ 
dato  in  queita  ,  non  puo  mai  prometterii 
di  difcorrere  con  lode  in  quaifivoglia  alta 
o  baifa  materia  ,  iia  Scienza  3    fia    Arte . 
Quefta  e  una  Chiave  0  Strumento ,  di  cui 
abbifogna  ogni  noftro  ragionamento  i  per- 
cioche  la  forza    d'  elfi    dee    confiftere  nel 
plantar  buone  MalTune,  e  ficuri  Principj , 
con  faperne  poi  dedurie    legittime    confe- 
guenze;  in  conofcere  cio  ,  che  e  Sofifraa 
o  Verita;  in  ben  difcernere  le  Ragioni  e 
Cagioni  delle  cofe  ,  e  le  loro  Relazioni; 
in  ravvilare  i  nodri  e  gli  altrui    Error! , 
Prevenzioni ,  o  fia  Pregiudizj  ,  efaminan- 
do.,    fe  fia  Vero  e  Certo  cio  ,    che    noi 
fenza  efame  abbiamcrcdutotale;  in  diftin- 
guere  il  Certo  dal  Probabile ,  il  Vero  dal 
Dubbiofo  3  il  Buono  dal  Cattivo ,  il  Bel- 
lo  dal  Brutto,  e  il  Giufto  dairingiufto, 
per  quanto  c  pofiibile  alia    Mente  rroppo 
limitata  e  fievole  de'mortali.  S*  ha  anche 
da  imparare  di  Taper  faggiamente  dubita- 
re  ,    dove  occorre  ,    fenza  lafciarfi  trarre 
allapericolofaScuola  de  gli  Accademici  e 
allapazza  ed  efecrabile  deTirronifti .  Cer- 

K     4  ta- 


152  Capita  Jo  XllL 

tamente  giova  afTaiHimo  il  conofcere ,  cola 
fieno  i  Sillogifmi  e  la  lor  forza ,  ed  altre 
forme  d'  argomenti  ;  ma  non  per  tediare 
il  Pubblico  con  quelle  fecche  iilatc  di  Mag- 
giore  3  Minore  &c.  In  chi  fa  pefatamente 
ragionar  delle  cofe ,  fi  triiova  nafcofa  la 
forza  de'  buoni  Sillogifmi  ed  Entimemi , 
ma  fenza  che  ne  apparlfca  la  forma .  So- 
Jamente  la  Difpura  puo  aver  bifogno  di 
Sillogifmi  in  forma .  II  volerne  imbandire 
altrove  la  menfa ,  e  un  far  perdere  1'  ap- 
perito  di  tutto .  In  una  parola  non  altro 
ha  la  Logica  Artifiziale  da  fare  ,  che  di 
perfczionar  la  noftra  Logica  Naturale  , 
della  quale  ultima  chi  e  mancante ,  itidarno 
fludiera  ,  o  almen  poco  fapra  efercicare  i 
lumi  deli'  altra .  Grande  obbligazione  ab- 
biamo  a  gl'  Ingegni  M  proflimo  pafTato 
Secolo  e  del  prefente  ;  perche  han  tratra 
fuori  dalle  Scuole  e  Cattedre  antiche  la 
Logica,  e  le  hanno  infegnato  a  pafTeggiar 
per  li  Palagi ,  Piazze ,  e  Cafe  ^  con  fare 
ofTervare  nella  pratica  dclle  umane  azioni 
quantiErrori  e  Paralogifmi  fi  commettono 
alia  giornata  ,  e  come  noi  abbiam  prefo 
tante  Favole  per  Verita  contanti,  e  come 
fovente  falliamo  ne'noftri  Raziocin;,  tal- 

volta 


Delia  Logica ,  Fifica  ,  e  Metafiftca .  15^ 
volta  ancora  con  danno  e  difcredito  no- 
ftro.  Logiche  tali  non  fipuo,  dire,  quan- 
to  aiutino  T  umano  Intendimento  a  ben 
riflettere  fulle  cofe  ,  fenza  fermarfi  alia  loro 
apparenza  ^  e  con  penetrare  nel  midollo 
d'  t& ,  purche  fieno  di  quelle  ,  che  ap- 
partengono  alia  giurifdizion  della  Ragione , 
cjoe  non  troppo  aftrufe,  come  avviene  in 
tante  ricerche  di  cofe  naturali  ,  e  molto 
piu  delle  fopranaturali .  Nel  mio  Tratta- 
tello  delle  Forze  delF  Intelletto  annoverai 
alciine  di  qiiefte  Logiche  ,  alle  quali  ora 
aggiungo  quelle  del  Padre  Fortunato  da 
Brefcia  ,  Lettore  de'  Minori  OfTervanti 
Riformati ,  e  del  Signor'Antonio  Genovefi 
Napoletano ,  che  gran  credito  hanno  con- 
feguito  in  Italia  ,  Ora  efTendo  uno  de' 
meftieri  piu  importanti  delF  Uomo  quello 
del  faper  ben  Raziocinare  e  Giudicar 
delle  cofe ,  perche  cio  mirabilmente  ferve 
non  folo  alio  ftato  noftro  privato  ed  Eco- 
nomico  ,  per  guardarci  da  raolti  mali  ed 
errori ,  ma  anche  air  umano  Commerzio  , 
ed  alio  ftefTo  Governo  Politico  ;  ed  aiutan- 
doci  non  poco  la  Logica  migliore  a  for- 
mare  i  fodi  e  regolati  Giudizj  in  tanre 
occafioni  :  pei  eonfeguente  h  intereffc 
^  del 


154  Capitolo  J^JJJ. 

del  Pubblico ,  che  quefta  s'infegni  e  s'im- 
pari  da  chiunque  vuol  fare  buona  Hgura 
nel  Mondo  .  Ne  occorre  ricordare  ,  che 
s*han  da  bandire  dalla  Logica  tante  ri- 
dicole  e  vane  Quiftioni  ,  che  m  elfa 
v'  aveano  intrufo  i  Secoli  barbarici  .  Gia 
a  quefto  v'  han  penfato  e  rimediato  i 
moderni    Aiitori    della    Logica    fuddetta . 

Per  conto  della  Metafifica  ,  efTa  e  da 
dire  una  Scienzanobiliflima  ,  e  fommamente 
giovevole  per  chi  vuol  pofcia  apphcarli  a 
meditar  fulle  cofc ,  alzandoli  fopra  il  fen- 
fibile  della  materia  ,  e  mailimamente  per 
quanto  fia  poflfibile ,  T  Efiflenza  e  le  Per- 
fezioni  di  Dio  >  e  la  SpirituaUta  ed  Im- 
mortalita  dell'  Anima  umana  :  due  punti 
di  grande  importanza  per  la  Vita  noftra . 
Vero  e  nondimeno ,  che  non  mancanoLi- 
bri  5  i  quali  iftruifcono  abbaftanza  il  Popolo 
di  quelle  due  gran  Verita :  laonde  per  im- 
pararle  non  occorre  fare  ricorfo  alle  fotti- 
gliezze  della  Metafifica  ,  capite  da  pochi. 
Convien'  anche  guardarfi  dal  troppo  fotti- 
lizzare  ,  avendo  noi  veduto  di  quefti  in- 
gegni  Merafidci  andar  tanto  innanzi  colle 
loro  aflrrazioni  ,  che  fi  fon  perduti  nelle 
nuvole^  ed  hanno  fpacciato  o  Propofizioni 

pe- 


Delia,  Logica  ,  Ftfica ,  e  Metajifica  ,  15-3' 
pericoiofe,  o  Sentenze  nulla  diffeienti  da 
i  5ogni .  Per  chi  e  per  darfi  alia  Teolo- 
gia,  e  vuol  tratrare  de  i  principj  delle 
umaneAzioni,  necelfaria  cofa  e,  I'entrare 
ne  gli  arcani  gabinetti  della  Metaiifica  .  An- 
che  per  ogni  altro  ftudio  giovera  fempre 
il  prenderne  una  breve  idea  .  Qaalora  i 
Macftri  non  fi  perdano  in  frafche,  non  il 
lichiede  piii  di  quattro  Mefi  ad  iniegnar* 
elTa  Logica..  11  tempo  e  cofa  troppo  pre- 
ziofa  :  tra  1' Imparar  cofe  inutili  e  il  per- 
derlo  5  niuna  difierenza  c'  e.  Ne  fi  dica, 
darfi  Quiftioni  Metafiliche  e  fottiii  ,  per 
aguzzar  I'Intelletto  ,  perche  i  piu  non  haa 
bifogno  d'imparar  cofe  tanto  aeree  i  e  quan- 
do  pur  s'abbia  la  mira  fuddetta  ,  mancano 
forfe  argomenti  ,  e  Qiiiftioni  fode  ,  fulle 
quali  fi  poffa  far  pruova  deli'  acutezza  e 
penetrazion  de  gl'  Ingegni  ?  Q^ianto  alia 
Fijica  ^  confiderandolacoa  riguaido  al  pub- 
blico  Bene ,  mi  fia  permefTo  di  dire  ,  che 
la  Generale ,  cioe  queila  ,  che  trarta  de' 
prirai  principj  delle  cofe ,  e  un  campo  di 
battaglia ,  da  cui  poco  fugo  d\  fenfibile 
pubblica  Utilita  fi  ricava  .  Non  fara  fe 
non  da  lodare  ,  chi  brevemente  iropara  cio , 
xhe  d*  efTa  han  creduto  varj  Filofofi  anti- 

chi 


15^  Capiiolo  Xlll. 

chl  e  moderni  ,  ma  fenza  far'  ivi  lunga 
pofata  .  Tirati  i  conti  ,  ii  difpiita  ivi  di 
jbli  nomi ,  e  di  cofe  irnmaginate.  Se  uno 
-efaltagli  Atomi ,  come  princlpj  delle  cofe, 
cioe  Corpicciuoli  di  tal  picciolezza  ,  che 
non  ammettono  divilibilita  :  potra  ben  un' 
altro  pretenderej  che  ogni  Corpo  fia  di- 
vifibile  in  infinito;  ma  in  fine  qucfti  an- 
cora  dovra  accordare  ,  che  Y  Intelletto 
concepifce  bene  quella  divilibilita  infinita  , 
ma  non  poterii  la  medefiraa  dare  Fificamente 
e  di  fatto .  Dichiarn  pure  lo  fteflo  di  tan- 
te  liti  intorno  a  i  Vortici ,  e  delle  contro- 
verfie  intorno  il  Vacuo  .  Quando  ii  con- 
cepifca,  che  fenza  qualche  Vacuo  farebbe 
impoifibile  il  Moto  ne' CorpI  ;  s'eimpara- 
10  afl'ai .  E  quefto  fi  verifica  ancora  nell' 
immaginare  c  fupp©rre  TEtere ,  che  niuna 
ha  mai  veduto ,  e  pure  rettamente  fu  ri- 
conofciuto  da  gli  Antichi  ,  e  li  ammctte 
da  i  Moderni ,'  perche  ne  pur'efTo  fi  po- 
trebbe  muovere  fenza  qualche  Vacuo  .  Qiie- 
fle  per  le  Scuole  fono  ingegnofe  Qiiiltio- 
ni ;  ma  di  poco  profitto  per  chi  v'impie- 
ga  tanto  di  tempo  .  Non  fi  veggonoqui  fe 
non  battaglie,  fenza  mai  fapere ,  chi  s'ab- 
bia  vittoria  .  Troppoaftrufa  e  quefla  par* 

te 


Delia  Logica ,  Fiftca  ,  e  Metafifica  .    157 
te  della  Filofofia  .  Padroni  del  campo  per 
affaiilimi  Secoii  furonoPiatone  ed  Arifto- 
tele .   ill  quefti   ultimi  tempi  fi  credettero 
di    averli    me/Ti    in    rotta    i    Gaflendifti  e 
Carteiiani  i   ma  ful  piu  bello  del  loro  trion- 
fo,  ecco  vrnir  loroIncontroNevvtoniani  5 
Leibnitziani  ,    Wolfiani    &c.    tutti  brava 
genre  ,  che  poilono  nondiineno  afpettare  un' 
egual  fortuna  a  i  loroSiftemi.   Qiianti  ca- 
fteili  in  aria  formano  mai  anche  i  Filofofi  ! 
Quandopoi  la  Fificacomincia  a  difcen- 
dere  al  Partlcolare ,  trattando  de  gli  Ele- 
menti ,  della  Luce,  e  feguitamente  d' in- 
numerabili  Ccrpi  celefti  o  terreftri  ,  ani- 
mati  o  inanimati  :  allora  si  ,    che  s'  apre 
un  vafliflimo  Libro  ,    da    cui  chi  fa  ben 
valerfene ,  puo  trarne  iniigni  benefizj  .  II 
primo  e  quel  di  ravvifare  in  tanti  oggetti , 
e  maffimamente  nella  mirabile  architettura 
deir  Uomo ,  e  nelle  proprieta  e  nella  va- 
rieta  de  gli  Animali  ,  e  de'  Vegetabili  , 
r  Efillenza   d'  un'  Artefice     infinitamente 
Sagglo  ed  Onnlpotente  .  L'altro  e,  che  lo 
ftudiodelle  cofeNaturali ,  ficcome  intento 
a  fcoprire  gli  arcani  delle  fatture  di  Dio , 
puo  fommamente  giovare    alia  Medicina , 
airAgricoltura,  airEconomia,  alia  Navi- 


ijS  Capitoh  Xlli. 

gazione,  aH'iimano  Commerzio  ,  e  a  tantc' 
altre  ArtI ,  bifogni,  e  comodi  della  Vita* 
iioftra  .  Degne  ben  d'invidia  fono  Parigi^ 
Londra  ,  Berlino  ,  Pietroburgo  ,  Bologna 
&c.  per  i'iftituzione  delle  loro  Accademie' 
delle  Scienze  ,  che  hnnno  per  oggetto 
tutti  quefti  vanraggi  e  Beni  .  La  Speri- 
jmental  Filofofia  ,  che  fopra  tutto  fi  dee 
attendere ,  da  un  Secolo  e  mezzo  in  qua 
Iia  fcoperto  grandi  miniere  di  utiliffime 
Verita,  e  ne  va  fcoprendo  ogni  d\  piu. 
Tutto  quelle  5  che  e  ftudio  dt[\tco{t  Na- 
tural! ,  per  rintracciarne  le  cagioni  ,  gli 
cfferti,  la  forza  ,  il  cofUtutivo  &c.  ancof- 
ch^  fi  tratti  di  picciole  cofe  5  e  daflimare. 
In  quefto  Regno  una  Verita  aluta  T  altra  , 
e  di  grandi  Verita  dianzi  ignore  ci  hanno 
fomminiftrato  gli  Snerimenti  de  gl' infigni 
Filofofi  de  gli  ultimi  tempi.  Che  non  ab- 
biam  veduto  poco  fa  ?  L'  Elettricita  cOn 
tanta  progrefTion  di  moto ,  con  si  grandi- 
latazione  di  Fiammelle  e  di  Luce  ,  e  corf 
altri  SI  diverli  Fenomeni  inafpettati  e  ilra- 
t\\  3  ha  a  noi  fcoperto  un  Mondo  nuovo  ,- 
€  fvelato  un  fegreto  si  mirabile,  chelun- 
ga  materia  porgefa  alle  Meditazioni  Filo- 
fofiche .  E  quand'  anche  non  fc  ne  inren^- 

def- 


t)elU  Logica  j  Fijtcd  ,  t  Metajifica  .  159" 
defTero  tutte  le  cagioni  e  fibre  ,  pure 
avra  fempre  un  nuovo  motivo  di  ammi- 
rare  la  Sapienza  e  Potenza  di  Chi  ha 
create  e  congegnato  il  tutto  con  tame 
maravigliofe  ruote  ,  della  maggior  piirte 
delle  quali  Je  noftre ,  benche  ii  fuperbe , 
tefte  hanno  poco  o  nulla  di  cognizione  o 
Se  tofto  non  s'  intende  T  utilita  di  que' 
Fenomeni ,  puo  efTere  ,  che  un  di  vi  fi 
arrivera .  E  intanto  refta  da  ben  chiarire, 
fe  quel  mirabile  fcrollo  veramente  influifca 
alia  ftabile  guarigione  di  certi  incoraodi 
della  fanita  .  Conobbero  gli  Anrichi  la 
forza  attrattiva  della  Calamita  ;  ma  non 
$' avvifarono  3  ch'efTa  guard  afTe  il  Polo,  e 
che  potefTe  fervire  a  i  Naviganti  ,  come 
da  alcuni  Secoli  in  qua  coq  tanto  van- 
taggio  della  Nautica  fi  e  ofTervato  .  Cosi 
abbiamo  fcoperto  ,  o  meglio  conofciuto  3 
come  FAria  pefi,  come  s' inceppi  e  s'in- 
durifca  ne'  Corpi  ;  come  il  fuoco  fcono- 
fciuto  alberghi  parimente  in  efTi ;  e  che  la 
Luce  e  un  Elemento  diflinto  da  gll  altri . 

Intorno  alia  Notomia  de  gli  Alberi  e 
delle  Pi  ante  forfe  nulla  fi  puo  defiderare 
di  pill  dopo  tante  fcoperte  fatte  da  i  Mo- 
derni .  Molto  ancora  a  di  noftri  ha  guat 

da-' 


l6o  Capitolo  XIIL 

dagnato  il  Giardinaggioper  le  Offer vazio- 
Tii  di  valenti  Giardinieri .  Solamente  fi  po- 
trcbbe  deiiderare,  che  i  piu  ingegnoli  Fi- 
lofofiraaggiormente  s'applicafTero  all' Agri- 
colcura ,  per  confiderar  tutto  quello  ,  che 
mai  puofervire  ali'accrefcimento  e  miglio- 
ramento  della  medefima,  e  per  rimediare , 
fc  pur'  e  poffibile ,  a  i  luoi  difetti  si  pel 
terreno ,  come  per  le  piante  ,  e  per  V  or- 
to .  Quanto  mai  farebbe  da  fperare  ,  fe 
chi  provv^eduto  di  acutezza  di  mente  per 
faper  ben  fiiofofare ,  facefle  tanti  fperimen- 
tl  fulla  coltivazion  delle  terre  &c.  quanti 
fe  ne  fanno  talvolta  per  cofe ,  nelle  quali 
fi  fcoprira  bensi  qualche  fegreto  della  Na- 
tura,  utile  al  ccrto  al  progrefTo  della  Fi- 
lofofia ,  ma  fenza  apparirne  utilita  veruna 
pel  comune  de  gli  Uomini  ?  Recchercbbe 
a  mio  credere  maggior'  benefizio  al  Pub- 
biico  ,  chi  fapefTe  infegnargli  la  maniera 
di  liberare  i  campi  da  tanti  afTaffini  o  fot- 
terranei  o  vilibili ,  congiurati  per  mandare 
a  male  le  fatiche  de'  poveri  Agricoltori , 
che  chi  recafTe  qualche  nuovofperimento, 
fatto  nella  Macchina  Boiliana  ,  nella  Chi- 
inica  &c.  Per  piu  anni  abbiam  veduto 
Vermi  fotterra  divorar  tutti  i  ffrani  in  er- 

ba 


t)eUa  Logka  ^  Fiftca  ^  e  Metafifjca  .  16 1 
ba  per  intere  campagne ;  e  Grilli,  e  Sor- 
ci  3  e  Locufte ,  e  Rughe ,  chc  fan  guerra 
a  i  campi .  Sarebbe  pure  gran  Bene  ,  fe 
la  maefta  Filofofica  fi  abbalTaffe  a  cercare , 
fe  mai  vi  fia  mezzo,  per  ifchiantar quel- 
le pefti  .  Non  pochi  io  conofco  ,  i  quali 
refterebbero  piii  obbligati  ad  un  Filofofo  5 
f€  lor  fapefife  infegnare  la  maniera  d'eftir- 
pare  da  i  prati  ed  orti  le  Talpe  fotterra- 
nee ,  o  il  Tarlo  da  gli  alveari ,  che  fe  li 
trattenefle  piii  ore  ad  udire  una  pompofa 
DifTertazione  fopra  le  cagioni  dclFlulib  e 
RiflufTo  del  Mare  .  Per  quefla  ragione  e 
da  dire,  chc  fono  afTailTimo  da  ftiinareed 
amare  i  Dizionarj  deirArti ,  del  Gommer- 
zio  5  e  deirEconomia  ,  pubblicati  in  Fran- 
cia  in  quefti  ultimi  tempi .  Si  dira  5  che 
neir  Economico  abbondano  Segreti  e  Ri- 
medj  di  niun  valore .  Tanta  nondimeno  ^ 
la  quantita  delle  notizie  utili  allaRepub- 
blica,  quivi  infegnate,  che  e  ben  da  de- 
fiderare,  che  fe  rq  continui  la  Traduzione 
comlnciata  ,  per  cui  fi  poffano  rendere 
familiari  a  tutto  il  Popolo  d' Italia  i  anzi 
e  vergogna  ,  che  fe  ne  fia  interroto  il 
corfo  .  In  Parigi  non  (i  da  fuori  Manifefto 
oer  qiiglche  Libro  da  ftampare ,  fe  non  fia 

L  ap- 


i6z  Capitolo  XII I. 

^pprovato  dal  Magiilrato  ;  n^  fi  appruo-- 
va,  fe  il  Libraio  o  SramDatore  non  e  ri- 
conofduto  abile    a    mantenere    quanto  ha 
promefTo    fenza     burlare     i    concorrenti    o 
Viene  in  quefta  maniera  a  mantenerii  an- 
che  il    credito    delle    Piazze  .    Del    refto 
buon  per  noi ,  Te  perfpicaci  Filofofi  Spe- 
rimenrati   fi   nufchiaflero  in    quelle    Arti  ,. 
c\\t      pofTono     ricevere     miglioramento    . 
Dovrebbero    efTe   allora     fperare    inaggior 
pulizia  5  facilita ,  e  vaghezza  .  Fra  le  lodl 
del  celebre  Signer    Reomur  ,    Socio    dell* 
Accademia  Reale  delle  Scienze  di  Parigl, 
fi  conta  la  fiia    nobil    cuiiofita  ,    da    cui 
condotto    fi    cacciava    daperrutto  ,    ofler- 
vando  quel  che  mancava  ed  era  difettofo 
neU'Arti ,  e  cio  clie  fi   poteva  aggiugnere 
ad  effe .  Era  Y  altre  cofe  invento  egli  la 
maniera  di   far   manifattiire  di    Acciaio  o 
di  Ferro  fondendolo  ;  e  quefle  con   iiora- 
mi ,  ffgi^re,  e  gruppl  ifloriati ,  e  di  prezzo 
aflfai  difcreto  :.    ed    anche    una    Vernice  > 
che  difende  quefto'  Ferro  dalla  Ruggine. 
Quant'  altre   utill   fcoperte    non    aboiamo 
noi   ner  cnra   di    qnelT  infi^ne    Filof^^f-o  . 
Anche  nelle  minute  cofe  ,   purche  ^iovcvoli 
alia  Sanita,  al  Comodo,  al  biibgnodella. 

Vita , 


Delia  Logicct  ,  Fiftca  ,  €  Metafiftca  .  1 5| 
Vita  ,  e  al  Commerzio  de  gli  uoniini  ^ 
degrto  e  di  encomj  chi  fa  filofofare  q 
fcoprire  il  Bene  o  il  Meglio  .  GranFllo^ 
ibfo  dovette  efTerecoIui ,  che  invento  i'or- 
digno ,  per  fabbricar  Calze  al  telaio . 

C  A  P  I  T  O  L  O     XIV. 

Delhi  Storia  5  Bntdizione  ,  Eloquenza^  e  Toejia  , 

NON  occorre,  che  io  m'affatichi ,  per 
provare  di  quanta  utilita  pofTa  ef- 
fere  lo  fludio  della  Scoria  si  Ecciefiaftica 
che  Civile  al  bene  della  Repubblica  .  Par- 
la  la  cofa  da  per  fe  ftefTa  ,  ne  v'  ha  chi 
non  commendi  quefta  lettura  .  Abbiamo 
volenti  Maeftri  di  Filofofia  Morale  ,  di 
Politica  5  di  Miiizia,  pel  biion  regolamento 
di  noi  fteffi ,  pel  faggio  governo  deTopo- 
li,  pel  regolato  meftier  della  guerra  ..  La 
Storia  e  una  Maeftra  della  Pratica ,  fa- 
cendoci  vedere  nelle  azioiii  altrui  cio ,  che 
h  Teorica  de  gli  altri  c'  infegna  ;  cioe 
quelle  ,  che  han  faputo  operar  di  bene 
tanti  faggl  Principi  ,  ed  Uomini  ilhiflri , 
o  di  male  tanti  altri  o  imprudenti  o  cat- 
tivi .  Pero  ogni  Storia,  purche  non  favo-^ 

L     2  lofa  p 


Sofa,  ne  abbigliara  con  glunte  Romnni^f- 
tht^  meiita  itima  ,    peichc  la  conoiccnza 
del  Mondo  pafTato  puo  fervire  non    poco 
a  re^oKiie    il    Mondo    prefente  .    Yoiefle 
Dio  ,  ihe   almeno  in   lor  gioventu  forte  un 
fd^^io   Maeliro  i  Principi  s'applic  fTefo  a 
queito  tfudo,  lalciando  a  petibae  d'altra 
sfera  le  quiftioni  Cronologiche  ,  e  la  me- 
moria  di  tante  batraglie    e    perfo.ie  ,    che 
fecero  una   volta  qualche  figura  nel  Mon- 
do.  Ohc]ua;ito  potrebbono  imparare  I   Ma 
non  (i  eredefTe  alcuno  ,    che    ogni  Sroria 
f(  fTedel  medelimo  calibro  J  e  porelTc  egual- 
mente  giovaie    a  i  Lettori  e  alia  Repub- 
blica  .    Quelle  Ton  da  nntepoire  ad  ogni 
altra,  che   fono   fcritte  da   Uomini   giudi- 
xiofi  5  e  con  Iiberta  ,    e    r«nza  paTicolari 
paflioni  ;    che  fenza    fofifHeare    penetrano 
jiel  cuore  delle  perfone ;  che  ufanobuone 
bilance  in  decidere  del  meiito  o  demeritb 
delle  azioni  a'trui;  che  fanno  diftinguerc 
le  furbciie^  gii  errori  ,  i  colpi  di   Fortu- 
fia,  i  veri  diritti  5  e  i  pretcfti  e  le  pallia- 
te r;igioni  di   far  fiiperchierie  e  gnerra  a 
i  vicini  ,  e  linaili  altri  avvenimenti  uma^ 
ni-:  onde  ammaeftrato  chi  legge  ,  in  pro"^ 
-6tto  pofcia  proprio  o  del  PubbJico  rivol- 


Delia  Storia^  Erudizione  ^  cc.  1$^ 
ga  tail  nocizie  .  Niuna  parte  nondiip?n<| 
delia  S'loria  e  tanto  da  prezzare  ,  quantQ 
Je  Vice  de  gli  Uoaiini  grandi  ed  iilullri, 
die  pofTono  fervire  di  fpecchio  e  irjodellg 
a  chi  e  iftradato  per  la  medefima  profef? 
iione  .  V  ha  delle  Vice  di  anrichi  veri 
Maitiri ,  o  Confeffori  ,  o  Vergini  o  Ve- 
dove  di  molta  Santita.  Ma  perche  eranq 
perite  le  vecchie  loro  memorie  ,  vennerQ 
tempi  5  ne'  quali  alcuni  Scrittori  prellaiono 
a  que'Servi  del  Signore  azioni  e  iniraco- 
li ,  qualiimmaginarono,  ch'efli  avrebbero 
potLito  fare,  cio^  che  avrebbe potuto ope^ 
rar  Dio  per  mezzo  loro  h  fenza  metterfi 
fcrupolo  5  fe  le  aveflero  veramente  fatte , 
Ma  non  mancanoVite  vere  ed  autentiche 
tanto  de*  piu  antichi  ,  quanro  de'  fuflTer? 
giienti  Secoli  fino  a  di  noftri ,  degne  ben 
d'  efTere  lette  da  chiunque  conofce  ed 
ama  i  pregidella  Pieta  e  deli'altre  Virtu. 
Abbiamoiina  Libreria  di  Libri  di  Divo- 
zione ,  e  di  materie  Afcetiche  i  ma  a  fare 
de  i  Santi  e  de  gli  Uomini  veramente 
dabbene  ,  nulla  tanto  con tribui fee  ,  quanta 
il  leggere  le  Vite  de'Santi .  La  via  deTrer 
cetti  alle  Virtu  e  lunga  ,  ma  quella  deirEfern-? 
pio  e  breve  e  facile  .  Per  Ja  fteiTa  ragipnf 


\S6  CapitoJo  XIV. 

rielle    Vlte    de'  buoni    Princlpi    e    de  gli 
Uomini  Eccellenti  e  favj  si  de  gli  ancichi 
che  de  gli  ultimi  Secoli ,  fi  truova  la  piu 
utile  ed  efficace  Scuola ,  per  ben  reggere 
glialtri.  Qualora  i  Principi  leggeflero  tali 
Vice  ,  purchc  con  faggia  intenzion  di  pro- 
fittarne  ,    troverebbero  in  que'  nobili  Ri- 
tratti  cio,  che  loromanca;  imparerebbero 
la  Clemenza ,  la  Moderazione  ,  il  Corag- 
gio    nelle    avverlita  ,     la    Modeftia    nelle 
profperita ,  T  Amore  dovuto  a  i  Sudditi , 
e  tantealtre  Virtu  5  le  qualihan  piii  forza 
di  muov^ere  mirate  in  chi  c  rapprefentato 
vivo  e  in  moto  ,  che  i  precetti  ed  infegna- 
menti  delle  morte    Carte  .    E'   da  dire  lo 
ftedb  di  chi  legge  le  Vitede'piu  accredi- 
tati  Mlniftri  di  Staro  ,  de'  Capitani  piu  rino- 
mati ,  e  cosi  d'altre  Profeflioni .  Per  altro  e 
vero  J  che  il  Sapere,  benche  fia  un  nobile 
ornamento  dell' Uomo ,  e  unvalevole  foe- 
corfopercrefcere  nelle  Virtu,  ed  aumentar* 
anche  la  propria  fortuna  :  pure  fe  queflo 
grano  cade  fu  terra  cattiva  ,  folamente  fer- 
Ve  a  rendere  gli  Uomini  piu  perniciofi    e 
catrivi ,  che  fe  foffero  vivuti  ignoranti . 

U  Erudizione  poi  e  un  vaftomare,  che 
•cntra  nella  giiirifdizione  di  quafi  tutte  Ic 

Scien- 


Delia  Storia -,  Erudizione  ^  ec,  167 
Scienze  ed  Arti,  rigiiardando  i  Detti  •  ^ 
IFatti,  i  Cofturai  5  le  Religion! ,  e  i  Ri^j^ 
de  gli  antichi  ,  i  lor  Governi ,  le  Mani- 
fattiire,  le  Fabbriche  ,  e  tance  altre  ve- 
dute  de'Secoli  lontani  da  noi  ,  e  la  co- 
gnizione  e  Lettura  de'Libri  ,  che  ci  Ton 
rimaiti  deir  Antichita  .  Certo  non  v' ha 
parte  alcuna  deir  Erudizione  antica  (  bi- 
ibgiia  confelTarlo  )  che  non  pofHi  glovare 
fe  non  ad  altro,  almeno  adiatendere  me- 
glio  i  medefimi  ^nticlii  Libri ,  e  i  Coftu- 
mi  dt  vecchi  Secoli ,  e  a  pafcere  Tonefta 
Curiolita  delTuomo.  Dicoonefta,  perche 
altrimenri  F  Erudizione  li  convertirebbein 
veleno  .  Contuttocio  mi  fia  lecito  di  dire, 
che  fi  da  qualche  mitiutaglia  di  fecca  e 
fterile  Erudizione  ,  che  puo  forfe  fervire 
a  qualche  ornamemo  e  progrefTo  delle 
Lettere  ,  e  nulla  poi  a  qualche  utilita 
della  Repubblica  :  11  che  Ipezialmente  (i 
verifica  in  tante  difpute,  di  Gramatica  e 
di  Ortografia  ;  in  tante  ardite  conietture 
fopra  le  parole  e  fenfi  de  gli  antichi  Li- 
bri,  in  Trattati  delle  Fibbie,  delle  Coro- 
ne,  e  di  tantiDii,  o  fia  Idoli  e  Tavole 
deir  Antichita  .  Perche  mai  (  mi  fi  perdoni ) 
confumar  tatuo   tempo    ed    ingegno  ,  per 

L     4  impa- 


i68  Capitoh  XIV. 

imparar  notizie  di  poco  pefo  ,  e  talvolta 
invoke  nelle  tenebre  ,  che  nulla  podono 
contribuire  alia  Felicita  dell'  Uomo  ,  e 
neir  imparar  quelle  ,  nulla  %  impara  per 
r  ufo  della  Vita  noftra  ?  Sono  (  nol  niego ) 
onefti  divertimenti;  s'impara  fempre  qual- 
che  cofa ,  che  pafce  la  curiofita  i  ma  in 
fine  a  mifura  dell'  Utile  ,  che  puo  venire 
da  gii  argomenti  deirErudizione  al  Pub- 
blico ,  piti  e  meno  fi  dovrebbe  efla  ftima- 
l:e .  Ora  parlando  noi  di  cio ,  che  a  dirit- 
tura  puo  ridondare  in  pubblico  benefizio , 
converebbe  fcegliere  ed  anteporre  que* 
Trattati  d' Erudizione,  dove  fi  contengo- 
no  lumi  tali  d'  Anticaglie ,  d'infegnamen- 
ti  5  o  di  fatti ,  che  poffono  fervire  a  noi 
di  fcorta ,  per  migliorar  T  Arti ,  per  ben 
regolare  noi  fteffi  ^  e  per  promuovere  i 
vantaggi  della  Repubblica  .  Pafcolo  gio- 
vevole  noi  troveremmo  neHoffervare ,  co- 
me (i  regolafTero  ne'  lor  Governi  ,  nelle 
lor'  Arti  ,  e  quali  Coftumi  prefefTaflero 
gU  Antichi  Romani ,  Egizziani ,  Perfiani , 
le  Repubbliche  della  Grecia ,  e  (imili  al- 
tri  Popoli  coiti  dell'  Antichita  ;  e  quali 
foffero  le  lore  Leggi  ,  la  Milizia  ,  la 
Mercatura  ,    la   Navigaziooe   &c,   Infin 

ci6> 


Delia  StoHa^  Erudizione  ^  eel  16^ 
CIO  5  che  era  difettofo  in  efli  ,  chi  Ca, 
che  non  aiuti  noi  a  correggere  gl'  ingan- 
ni ,  errori ,  e  mancamenti  noftri  ?  E  per 
conto  de  i  Documenti ,  tai  Libri  abbiamo 
a  noi  lafciati  da  gli  antichi  ,  maflima- 
mente  da  chi  profefso  la  Filofofia  della 
vita  5  comePIatone,  Ariftotele,  Cicerone, 
Plutarco,  Seneca,  Epitteto  ,  che  pofTono 
ben  chiamarfi  miniere  del  fapere ,  fe  pure 
vi  fi  aggiugne  quel  di  piu  ,  che  hanno 
anche  ofTervato  i  mjgliori  fra  i  Moder- 
ni  ;  e  cio  fpezialmente  ,  che  impariamo 
ne' Dogmi  del  Criftianefimo  5  contenenti  in 
fupremo  grado  la  Rettitudine  e  la  Veri- 
ta .  Parlo  cosi  ,  perche  privi  gli  antichi 
Scrittori  Pagani  di  quella  Luce  ,  che  il- 
lumina  ogni  Uomo  vegnente  in  quefto  Mon- 
do,  benefpeffo  vi  porgono  pane  coir  una 
mano,  ma  talvoltaancora  velenocoiraltra. 
DelF  Eloquenza  parra  facilmente ,  che  il 
bifogno  (1  ftenda  a  poco  ,  giacche  oggid\ 
1'  ufo  fuo  e  riftretto  a  facri  Oratori .  Con- 
tuttocio  va  piu  in  la  il  merito  d'  queft* 
Arte,  ed  influifce  anch'  efTa  al  pubblico 
Bene .  S'  hanno  a  fcrivere  Lettere ;  convien 
fare  Relazioni ,  comporre  Libri ,  ftendere 
AlIegazioniLegali,  ed  Arnnghe  perlitij 

0  per 


Ijo  CapitoJo  XIV. 

o  per  affarl  politic!  ,    come  fi    pratica  in 
qiialche  Cirta  ,  o  pure  Confulti  Medici , 
oitre  a  tant' altreScritture,  appartenenti  a 
d  pubblici  o  privati  intereffi .  Se  I'Eloquen- 
za,  che  pulifce  ed  aumenta  1' Ingegno  de 
gli  Uomini  5  ed  infcgna  la  leggiadria  dello 
(Hie  5  e  la  bella  maniera  d'efporre  i  Ten- 
timenti  e  le  ragioni  con  forza  e  conchia- 
rezza  nobile  e  lenza  aflettazione :  ie  dico 
cfTa  entrera  in  quegli    fcritti    o    ragiona- 
menti  ,    fenza    fallo    piu  perfuadera  ,  piu 
otterra  i  e  fe  non  altro  ,  dilettera  e  ripor- 
tera  piii  lode  e  plaufo  ,  che  il  dozzinale 
e  rozzo  parlare    o    fcrivere  altrui  .    Pero 
queflo  e  da  direun*  ingredienteuniverfale, 
che  da  buon  fapore  e  bel  lume  anche  ad 
ogni  Storia,  anzi  ad  ogn i  Li bro  di  qual- 
fiiia  argomento  .    II  perche  dobbiam  de/i- 
derare  ,    che  ogni  amatore  e  profe/Tor  di 
Lettere  li  procacci  queflo  nobile  ornamen- 
to  :  con  ricordar(i ,  che  la  vera  Eloquenza 
nonconfifte  in  frafche  e  fole  parole,  noa 
in  concetti  o  fterili  amplificazioni  i   ma  si 
bene  in  dir  cofe  di  foftanza  con  bella  gra- 
zia  5  e  in  far  che  I'ingegno  e  la  Fantafia 
s  accord i no  in  faviamente  efporre  le  Veri- 
ta,  le  Ragioai  ,  e  gli  Ammaeftramenti  a 

chi 


Delia  Storia  ,  Erudizione  ,   ec.      171 
chi  iegge,  od  afcoira  .    E    non  e  gia  da 
iprezzare,  anzi  e  da  Jodare  Ja  Tof//^  ,  maf- 
liinamente  dappoiche    a'  giorni  noftri  efla 
comparifce  affai  depurata  da  varie  macchle 
del  Secolo  pro/Timo  paiTato.  Trovavano  gli 
antichi  Filofofi  de' bei  dociimenti  nel  loro 
Omero ,  e  in  tant'  altil  Poeti  di  que'  tem- 
pi 5  e  ne  infioravano  i  loro  Libri .  Pofliamo 
trovarne  ancor  noi  in  quelli ,  e  ne  i  migliori 
fra  i  LatinI,  e  in  altri  rinomati  dellaLin- 
gualtaliana,  non  per  fame  pompa ,  e  in- 
filzare  i  lor  Verfi  dapertutto ,  ma  perim- 
parar  fentenze  utili  j    fuggendo  folamente 
quelli  3    che  pofTono  portar  V  infezione  a 
chi  ha  premura    di    confervare    la    fanita 
dtW  Anima  .  Merita  in  oltre  la  Poefia  un 
buon'  accoglimento  ,  percbe  anch'efTa  diroz- 
za  rintelletto ,  ed  aguzza  Tlngegno  i  e  fe 
nonaltro,  puodilettare  :  il  che  cun  Bene, 
a  cui  non  mancail  ftio  pregio  .  Oltre  di  che 
chi  fa  formare  un  leggiadro  e  ben  fenfato 
ComponimentoPoerico  3  purche  non  abbia 
il  cervello  troppo  Poetico ,  cioetroppo  vi- 
vo 5  fantaftico  ,  ed  iftabile ,  come  e  acca- 
duto  e  puo  accadere  ad    alcuni  di  qiiefta 
Profeflione  :  coftui  porta  una  Patente  kco^ 
per  elfere  creduto  capace  d'altri  impieghi , 

ef- 


172  Capitoh  XIV. 

efTendo  quella  una  pruova  del  fuo  felice 
ingegno.  Diro  di  piu  :  farebbe  dadeiide- 
rare,  che  ci  foffero  Volenti  ed  onelii  Poe- 
ti,  ricchi  d'  Invenzione  ,  i  quali  o  per 
amor  della  Gloria  ,  o  per  ire  in.  zione  a 
promuoveie  il  benPubblico,  compoiielleio 
Commedie  morate ,  cioe  di  buoni  coftumi , 
e  in  tal  copia  ,  che  non  occorrelfe  ricorrere 
adaltrifonti  che  a  quefH  ,  perdiverrirc  il 
Popolo .  II  Teatro  per  fc  fiefTo  non  e  11* 
lecito  .  Tale  lo  fan  divenire  le  ofcenita  de' 
Comici  5  e  le  Commedie  di  cattivo  coftu- 
me  :  il  che  tioppo  difdice  ad  un  ben  re- 
golato  Governo,  e  molto  piii  alia  purita 
del  Criftianelimo  .  II  vedere  quivi  infegnn- 
re  le  malizie,  fcredltata  e  meffa  in  ridi- 
colo  la  Virtu,  il  Vizio  alio  ftrignere  de' 
conti  felice ,  non  ci  vuol  gia  un  Catone , 
per  riconofcere  la  deformira  di  un  tale 
abufo ,  tanto  piu  perniciofo ,  quanto  mag* 
giore  c  la  folia  de  gli  Spettatori  .  Com- 
medie adunque  o  in  Profa  o  in  Verfi ,  le 
quali  fapefTero  far  ridere ,  correggeffero  il 
ridicolo  de'  Coftumi  ,  delle  Ufanze  mal 
concertate,  delle  Opinioni  ftolte  del  Nq\- 
go  5  e  deftramente  porgelfeio  buoni  am- 
maeftramenti ,  o  almeno  nuocere  non  po^ 

teC- 


t>cUa  Sioria  j  Erudizhne  ,  ec.  1 7  j 
tcflero :  r^nderebbono  il  Teatrb  una  Scuo^ 
]a  fe^reta  dt\  ben'  operare  ,  e  pero  utile 
alia  Repubblica.  Se  Principi  laggi  oggid\ 
jmpiegafTero  ftipendj  e  regali  a  chi  prov- 
vedefTe  il  Teatro  di  Commedie  tali ,  s'ha 
egli  da  dubitaie,  che  non  ne  riportofeo 
lode  ed  onore  nel  Mondo  ,  e  diro  anche 
pagamento  da  Dio  ?  Lo  ftefTo  e  da  dire 
delie  belle  e  favie  Trdgedie;  ma  di  que^ 
fte  non  ne  fcarfeggia  V  Italia  .  Appefta- 
rono  in  addietro  i  Poeti  V  Italia  con  tan^ 
ti  vcrfi  di  argomento  Amorofo ,  e  talora 
ofceni  5  e  v'  introdulfero  ariche  il  cattivo 
gufto .  Sembra  oggidi  ,  che  lia  declinato 
di  molto  queir  entufiafmo,  t  s  h  rimefib 
3I  buon  gufto  5  ma  cio  non  oftante  Ja 
Poefia  5  per  altro  verfo  dalla  fortuna  e  dal 
grado  d'onoie,  in  cui  era  ne' tempi  pa ifa- 
ti  5  fi  vede  oggidi  piii  d'  un  poco  decadu* 
ta  .  II  perche  non  mi  vo  perdere  a  cercarlo  . 
Altre  Arti  ci  fono ,  che  fervono  fola- 
mcnte  al  diletto  de  gli  occhi  ,  come  Ja 
Tittttra  ^  t  la  Statuaria  ^  e  dell'udito,  co* 
me  la  Mujica.  Pur  tale  e  il  merito  d'ef- 
fe ,  che  fe  n  ha  da  lodare ,  anzi  da  de/i- 
derare  Tufo  in  qualfivoglia  ben  regolato 
Governo  .  Lo  fteffo  diletto ,  ch'eiTe  porgo- 

no. 


174  Capitolo  XIV. 

iio  3  mirato  per  altro  verfo,  dee,  ficcome 
io  diceva,  appeJlarii  pubblico  Bene;  per- 
ciocche  un  Bene  nppunto  e  il  confervar  le 
fattezze  de  gli  Uomini  per  Santita  lino- 
fliati  5  de' Principi  e  d'altre  perfone  illu- 
Uri  i  e  a  chi  non  fa  leggere ,  s'  ha  da  far 
leggere  i  fatti  de  gli  antichi  e  de'moder- 
ni  l"u  le  Tele  e  nelle  Statue .  Similmente 
ha  bifogno  T  umana  Natura  talvolta  di 
oneftamente  ricrear  TAnimo  ed  allegrarfi . 
QLiefto  glier  Apprefta  la  Muiica  de'  canti 
e  de'  fuoni .  Sa  nondimeno  ognuno  ,  che 
la  PlttLira  e  Statuaria  dilbnefta  non  e  un 
Bene  ma  un  manifefto  Male  ,  e  pero  di 
pill  non  ne  dico  .  Per  conto  poi  della 
Mufica  flefTa ,  ancorche  fi  metta  fra  i  cibi 
fani  e  dilettevoli  deirAnimo,  pure  none 
diverfa  da  quei  del  Corpo ,  chequantun- 
que  fani  e  guflofi,  prefi  inecccflb ,  diven- 
tano  veleni  .  A  chi  li  guadagna  il  pane 
con  quelt'  Arte ,  appartiene  rinternarli  nel 
fuo  lludio  e  nella  fua  pratica;  mafareb- 
be  dildicevole  a  gli  altri  il  far  divenire 
proteflione  cio,  che  dee  eife re  divertimen- 
to .  Mo  J  to  poi  fa  re  b  be  da  dire  inrorno  a 
certi  cattivi  effetti  della  Miilkaefteminata  , 
c  tanto  piu  in  bocca  delle  Donne  i  e  di 

quel- 


Delia  S  tori  a,  ErudiT^ione  '^  er.  175 
qiiella,  die  nelle  Chiefe  in  vece  di  con-^ 
ciliar  \:i  Divozione ,  la  fa  perdere  ;  e  At 
gli  ecceffi  delle  moderne  Opere  in  Mufi- 
ca.  Ma  di  queftolafcero  ad  altriJacura, 
perche  converebbe  entrare  in  argomento  5 
che  menerebbe  troppo  lontano  ,  e  bafta 
per  me  il  darne  qui    un    femplice  tocco.. 

C  A  P  I  T  O  L  O    XV. 

Dclt  ^gricoltura  ,■ 

ALIorche  fi  paria  della'  Coltiva^^ion  del-- 
la  Terra  ,  (embra  5  che  li  tratti 
d' una  delTArti  piii  baffe  e  vili  .  E  puo 
efTer'  ella  altro  5  da  che  non  mirianno  fe 
non  poveri  e  rozzi  villani  ,  applicati  ad 
elfa  5  colle  mani  callofe  per  le  tante  fatiche  , 
e  talvolta  ancoradopo  tanti  fudori ,  mife- 
ramcnte  pafciuti  ?  Ma  non  cosi  I'intende- 
vano  i  primi  tempi  della  Romana  Repub^ 
blica,  e  di  molt'  altre  della  Grecia ,  che 
tenevano  V  ^^gricoltura  e  la  Milizia  per  li 
due  piu  important!  ftudj  de'loro  Stari ;  e 
neir  uno  e  nelT  altro  iappinmo  ,  che  fi 
fegnalarono  i  piu  riguardevoli  Cittadini  di 
Roma.  Aitri  poi  tal  conco  ne  fecero,  che; 

for. 


\^S  Capifoh  Xf, 

formarono  Trattati  d'effa ,  per  infcgnarne 
i  precetti .  In  una  parola ,  non  v'  ^  fra  le 
Artialcunatanto  raccomandata  da  i  Filo- 
fofi  5  quanto  la  Coltura  della  Terra »  Seno- 
fonte  in  un  fuo  Dialogo  fa  vedere ,  qual 
vantaggio  farebbe  per  uno  Stato  j  fe  il 
Principe  premiafTe  chiunque  fi  moftra  ec- 
cellente  nel  Lavoro  della  terra  ,  nel  Com- 
merzio  5  e  in  altre  Arri .  Ipfa  KAgricultura  , 
dice  egli  5  magnum  incrementum  fumeret ,  Jt 
^uis  vel  peragros^  vel  pervicos  j  optime  ter^ 
ram  excolentibus  pramia  conftitueret .  Parlere- 
mo  a  fuo  tempo  del  pericolofo  meftier  del- 
la Milizia :  miriamo  ora  Tinnnocente  dell' 
^gricohura  .  Sarebbe  di  dovere ,  che  ogni 
Citta  e  Popolazione  aveflfe  in  dote  tanra 
Gopia  di  territorio ,  che  regolarmente  po- 
telTe  fomminiftrar  grano  o  altra  forta  di 
alimento  z  fuoi  abitanti  .  Ma  il  Mondo 
non  ferba  qui  alcuna  proporzione  .  Alcunc 
Citt^  fovrabbondano  di  grani  ,  altre  nc 
fcarfeggiano ,  ed  altre  ne  fon  prive  afFat- 
to ,  fupplendo  poi  colTraffico,  coITArti , 
c  con  altre  induftrie  al  loro  difetto  e 
bifogno.  Ora  ognunvede,  che  fopra  ogni 
altra  cofa  h  neceflTario  il  foftentamento  del- 
I4  Vita  >  e  qucfto  non  puo  venire  fe  non 

dal- 


DeU  s^-lgricoltura .  i  ^7 

dalla  Terra  ,  che  dia  grani ,  legumi ,  vin,  o 
olio  5  frutti  5  erbaggi ,  c  limili  produzioni 
di  co^t  deftinate  al  cibo  dc  gli  Uomini  j 
iiccome  Lino ,  Canape ,  Seta ,  e  Lana  pel 
Joro  veftire  :  ne  effa  tali  aiuti  fommini- 
ftrera ,  fe  non  e  ben  coltivata .  Quefto  e 
appunto  Toggetto  ed  ufizio  deir  Agricol- 
tiira  5  o  fia  dclia  Coltivazion  de'  campi , 
iiccome  anche  T  abbondanza  e  manteni- 
mento  de'  beftianai  .  O  molto  dunque  o 
fcarfo  che  fia  il  territorio  di  un  Popolo , 
MafTima  efTenziale  di  un  buon  Governo 
e  ii  fare  ,  che  quefto  renda  quel  frutto , 
che  mai  puo .  II  di  piii ,  che  occorra  al 
bifogno  interno  del  Paefe  ,  venduto  ad 
altri  fi  cangia  in  oro  ed  argento .  O  non 
fanno  o  non  pofTono  molti  Popoli  colla 
Mercatura,  colTArti ,  colla  Pefca,  e  con 
altre  invenzioni  dell'  umana  induftria  far 
guadagni  ed  arricchire  j  ma  ordinariamen- 
te  loro  non  manca  terra  ,  onde  poflano 
ricavare  i  principali  ingredienti  ,  per  vi- 
vere  agiatamente  quaggiii .  Meritano  ben 
d'  elTere  Poveri ,  fe  non  (i  prevalgono  di 
quefto  dono  ,  fatto  loro  da  Dio  ,  e  fe 
non  faticano  ,  per  infegnare  alia  terra 
d'eifere  feconda  di  Beni  per  loio  fervigio . 

M  Ora 


278  Capitoh  XV. 

Ora  non  (i  puo  negare  j  che  come  fort 
Varj  gl'Ingegni,  le  incHnazioni ,  le  forze, 
e  le  fattezze  de  gli  Uomini ,  cosidiverle 
iieno  le  qualita  delle  Teire .  Alciine  graf* 
fe  e  feconde  ,  altre  magre  e  fterili;  que-p- 
fie  fatte  per  certi  grani  ed  alberi  ,  e 
quelle  per  altri .  Noi  incontriamo  fin  delle 
terre  nel  piano,  piu  affai  nelle  inontagne, 
che  appena  prodticono  un  filo  d'  erba  . 
Contiittocio  i  Saggi  hanno  da  piantare 
quefta  Maffima  :  Che  niuna  Terra  1;'  ha  si 
mcfchina  ed  avara ,  la  quale  render  non  pojfa 
pii  0  meno  di  rendita  e  jrutto  alfUomo  ,  il 
quale  s'  imenda  del  la  Coltivazione  ,•  e  non 
tema  la  jatica  .  Secondariamente  :  Cura  ed 
attenzione  ha  da  ejfere  non  folo  de'  faggi  Cit' 
tadini  ^  ma  de  Trincipi  JhJJl  ^  che  ji  accrefca 
la  Coltura  delle  campagne  ,  per  quanto  mat 
Ji  pub  .  Certo  e ,  che  v'  ha  dt  paeii  ,  ne'' 
quali  le  II  attendeffe  con  applicazione  mag- 
giore  a  queflo  trafiico  3  che  noneiigeliin- 
ghi  viaggi ,  che  non  mette  a  pericolo  la 
vita  nelle  tempefte  de'mari,  renderebbero 
le  terre  un  terzo  di  piu  di  rendita  di  quel 
che  ora  fi  cava  .  Tutto  dipende  dalT  in- 
telligenza  ,  dalT  induftria,  e  dall'  atcivita 
cic' Villani ,  Ove  c6(loro  lieno  gente  pigra> 

diiat* 


dlfattenta  ,  e  chc  non  voglla  a  dovere 
aiutar  la  Natura  alle  fue  produziom :  un 
podere  5  che  in  mano  de  i  dillgenti  frut- 
terebbe  rnille,  appena  in  man  Joro  rendera 
iecento .  Si  truova  in  cio  gran  differenza 
tra  paefe  e  paefe.  Alcuni  Ton  cotanto  in- 
duftriofij  che  fino  ne  i  raonti  ,  non  che 
nelle  pianure  ,  fanno  far  maraviglic  allc 
lor  terre ;  non  ne  lafciano  particellla  oziofa  ; 
fempre  in  moto ,  per  correggere  quel  che 
e  difetto  ne'lor  campi ;  e  fempre  penfoli, 
come  ne  pofTano  accrefcere  la  fecondita  * 
Paiono  anche  giardini  le  loro  terre  :  tanto 
fono  ben  tenute  le  file  de  i  loro  alberi , 
SI  vaghe  e  forti  le  fiepi ,  si  ben  compar- 
tite  CO  i  loro  fofli .  Non  e  gia  cosid'akri 
Ruftici  5  che  non  iftimano  un  gran  male 
la  dappocaggine ;  che  non  fanno  aMovuti 
tempi  tanti  lavori  e  diiigenze,  dellequali 
abbifogna  ogni  campagna  ;  e  par  loro 
d'  aver  fatto  delle  prodezze  ,  fe  ban  no 
arato  le  terre  una  volta  fola  e  feminaro^ 
lafciando  poi  con  tutta  pace ,  che  la  Na- 
tura faccia  il  reflo  ,  fenza  guardare  i 
campi  dall'acque  ftagnanti ,  fenza  monda- 
ire  dall'  erbe  e  grani  catcivi  i  crefcluu 
frumenti  ,    fenza   agevolar   colla  zappa  ii 

M     2  pro- 


\%6  Capitolo  Xf. 

progreflb  delle  Fave ,  e  del  grano  Turco , 
o  fia  Frumentone  . 

Sarebbe  dunque  da  defiderare  ,  chc  fi 
poteiTe  animar  Ja  gente  ruHica  a  far  me- 
glio  il  fuo  mellierc  ;  anzi  farebbe  defide- 
rabile,  ch'  efTi  imparafTero  meglio  c]ueilo 
meftiere  .  Non  (i  puo  fare  (  e  voleilepur 
Dio  che  far  fi  poteflfe  )  conlorocio,  chc 
fi  pratica  nella  Milizia,  dove  tanti  Mae- 
flri  5  e  SI  fovente  ,  danno  Iczioni  a  i  lor 
tiovelli  foldati  .  Avrebbero  parimente  bi- 
fogno  i  Ruftici  di  chi  facelfe  Joro  fcuola 
d' Agricolrura  .  Refterebbe  anche  tempo 
per  addortrinarli ,  cioe  nelle  Felle  ,  nelle 
quali  dopo  i  Divini  Ufizj  fi  perdono  in 
vani  cicalecci  5  in  giuochi ,  fe  non  anchc 
in  appHcazioni  peggiori  .  Ma  fe  quedo 
non  e  fperabile,  almeno  gioverebbe ,  che 
i  lor  Padroni  pafiQindo  alia  villeggiatura^ 
ftudiaflero  i  migiiori  Libri  ,  che  tratrano 
di  queft'  Arte ,  per  poi  far  conofcere  a  i 
lor  Javoratori  cio  5  che  e  difettofo,  utile, 
o  pill  utile  nella  Coltivazione  .  CI  fon 
quefti  Libri  ,  benche  pochi ,  e  capaci  an- 
che  di  miglioramento  e  perfezione ;  e  pero 
gioverebbe  il  fame  de'  nuovi  raccogliendo 
<3uel  5    che   di  meglio  hanno  intorno    ali' 

Agri- 


Dell'  yAgricoltivra  ,  t  S  f 

Agricoltura  fcritto  anche  faggi  ed  cfperti 
OJtramontani  .    Chi    fa  c  mette  in  opera 
tutti  i  document!  e  fegreti  di  tal  profef- 
Hone  5     puo   ben    promerterfi    ricOmpenfej 
magglori  da  i  fuoi  terreni .  N^  s'avrebbera 
a  vergognare    di    si    fatta    applicazione  i 
Nobili  ftefli  e  gran  Signori .  Perciocche  f® 
noi  tanrolodiamo  e  ftimiamo ,  come  h  di 
dovere  ,  que' valentuomini    Filofofi  ,    chc 
tuttodi    vanno    fludiando    il   Libro    della 
Natura  colla  Fifica  Sperimentale ,  per  co- 
nofcere  il  pefo  e  le  forze    dell'  Aria  ,  il 
coftitutivo  e  il  moto  della  Luce  :  Torigine 
dc   Colori  ,  la  bizzarria    deir  Elettricita, 
la  diverfltk  degl'    Infetti ,  deU'Erbe,  dc 
Fosfori  &c.  e  cosi    difcorrendo  :    bench^ 
tanti  Sperimenti  e  fcoperte,  fempre  merite- 
voli  a!  certo  di  lode,  riefcano talvolta  di 
poca  utilita  al  Pubblico:  perchc  non  fara  > 
ed  anche  piu  ,    da  pregiare    ugualmente , 
chi  ftudia  i  fegreti  deH'Agricoltura :  Arte 
cos!  utile  e  neceffaria  al  genere  umano  ^ 
Anzi  fartibbe  da  defiderare  (mi  fi  perdoni, 
fe  lo  ripeto  )  che  le  acute  tefte  de  i  Filofofi 
s'  innamoralTero    di    fpenderc    qui  le  Joro 
applicazioni  ,  con  fare  de  gli  fperimenti, 
come  ufano  fopra  tame  altre    parti    ddlt 

M     5  Fi- 


iSj  Capitolo  XV, 

Fifica.  Gran  plaufo,  e  con  raglone ,  fi  e 
farto  a  chi  con  tanre  fatiche  ha  fcoperta 
r  interna  reffirura  de  gli  Alberi  ,  la  ma- 
niera  d'  alimentarli  e  di  crercere  ,  con 
farci  veJeiC  le  lor  vene  per  cosidire,  e 
qui]  pirte  in  elU  abbia  I'Aria,  con  aitre 
belje  norlzie ,  Pure  maggior'  obbiigazione 
avremmo  a  chi  prevalendoii  di  quelH  lu- 
mi ,  c'iniegnirie  ia  pratica  5  per  renderc 
piu  frurtiferi  elfi  Alberi  i  perdifenderli  o 
curarli  da  certe  lor  malattie  ;  per  molti- 
pljcaili  con  piu  facilita  .  Di  piii  non  fa 
un  Contadino  ,  che  qaanto  ha  veduto  fare 
a'fuoi  Maggiori ,  o  vede  fare  da  glialtri 
fiioi  pari.  Che  di  grazia  non  fi  potrebbe 
fpeiare  da  un  FiloloFo,  diligente  offerva- 
tore  deirEcononiia  della  Natura  ?  Ho  ve- 
duto montagne  e  coilinefpelate:  appena  in 
efle  nafce  un  po'di  Ginepro,  o  razze ,  o 
fpine  .  Tengo  io  per  fermo  ,  che  cjueila 
terra  in  mano  di  chi  facelTe  variepruove , 
e  fapeffe  ben'  intendere  la  qualita  de  i 
terreni  ,  e  onde  venga  la  loro  flerilita, 
non  lafcerebbe  di  ricavarnequalche  frutco, 
Se  non  puo  fervire  quel  terreno  perfemi- 
narvi ,  fervira  per  fare  dit\  bofco .  Molte 
volte  miriamo  terra,  che  ne  pure  hauno 

fterpo , 


Dell\  ^gricohura  .  i  S  ? 

Herpo,  non  ha  un  filo  d'  erba  .  Ma  cio 
avviene,  perche  appena  di  la  efce  qualche 
cofa  di  verde  ,  che  tofto  Je  pecore  (  e 
peggio  poi  fe  le  Capre  )  radono  e  rodono 
tutto.  Chi  vi  plantaffe  del  bofco  5  e  queflo 
ii  cuftodiffe,  probabilmeme  fe  ne  vedreb- 
be  buoneffetto.  Nelle  falde  piu  alte  del 
noftro  Apennino  abbiamo  St\\t  diFaggi: 
quefti  non  verrebbono  nei  piano  e  nelle 
colline.  Vi  fon  parimente  de  gli  Abeti  o 
Pialle  .  Mi  vien  detto ,  che  quefte  piantate 
anche  nelle  colline  vi  fi  allignano  molto 
bene.  Perche  non  ifperimentare  ,  fe  fof^ 
fero  capaci  di  e(fe  tante  parti  dell  a  mon- 
tagna ,  cbe  vanno  incolte ,  ne  rendono  ve- 
run  frutto?  II  punto  fta  conofcere,  quail 
Alberi  amino  piii  il  Settentrione  che  il 
Mezzodi,  piu  il  Monte  che  il  Piano ,  per 
dare  ad  eifi  il  piu  convenevole  foggiorno . 
Anche  nel  piano  truovafi  gran  varieta 
di  terreni ,  parte  naturalmente  grafll ,  qua- 
li  per  lo  piu  fogliono  effere  i  vicini  a  i 
gran  Fiumi  ,  parte  di  mezzana  bonta  ,  e 
parte  flerili  .  II  Filofofo  fa  raziocinar  fu 
taliterre,  e  coirofrervazione  aniva  a  fcor- 
gere  le  cagioniintrinfeche  di  tal  differen- 
za  .  Quelle ,  perche  fono  tenaci  e  difficil- 

M    4  men- 


184  Captioh  XV. 

mente  fi  fpolverizzano  ;    altre  perclie  ab- 
bondanti  di  calcinelli ,  di  gefTo ,  di  iabbia 
groffa ;  alrre  pcrche  gia  ftate  letto  di  Ma- 
re ;    altre  perche  prive    in    parti   oleofe , 
infeftate  dairacquefotterranee,  o  che  nofi 
ritengono  il  nitro  ^  portato  dalle  Tramon- 
tane :  fi  fcuoprono  in  cattivaqualita.  Per- 
cio  penfa  egli ,  qual  rimedio  fi  potefTeap- 
preftare  ,    qual    mezzo  potrebbe  giovare  , 
per  fuperar  la  mala  indole  di  que'  terreni , 
e  forfe  ne  trovera .  Altro  Recipe  non  fan- 
no  i  noftri    Contadini  ,   per    fecondar  le 
terre ,  che  il  Letamc ,  il  quale  col  fuo  zolfo 
o  nitro  da  vigore  alle  piante ,  e  prcmuove 
TErbe  e  i  femi  de'  Grani,  ancorche  tal- 
volta  (i  truovino  terreni  SI  difgraziari ,  che 
mangiano,  per  cosi  dire,  eflo  Letaine,  o 
almeno  per  poco  ne  ritengono  le  vantag- 
giofe  influenze .  Piio  cffere  che  il  Filofofo 
colle  ofTcrvazioni  fue  fomminiftri  qualche 
altro  mezzo  ,  per  rendere  meno  infeconde  , 
o  piu  feconde  le  terre .  Contafi  d'un  pae- 
fe  in  Francia ,  dove  fotterra  fi  truova  un 
prodigiofo  ftrato  di  Nicchi  o  fia  Conchi- 
glie,  che  cavate  o  flrirolate    ingrafTano  i 
campi .  Tutte  le  orine ,  ie  acque  faponate 
de  i  buccati ,  le  fpazzature  delle  cafe  (  ics 

Ve^ 


Delf  ,^gricohura.  1S5 

Venezia  fe  ne  tiene  buon  conto  )  le  foglle 
degli  alberi  ,  che  cadono  full'  avvicinarfi 
dt\  Verno ,  i  bachi  morti ,  chc  reftano  dopo 
efTerne  eftratta  la  Seta,  ed  :iltre  cofe,  o 
noi  non  le  curiarao ,  o  le  gittiamo  ne'ca- 
nali .  Per  noftra  incuria  benefpefTo  fi  perde 
^elle  Citta  c  Terregran  copia  di  materie 
e  umori ,  che  gioveiebbero  a    i    prati ,  a 
gli  orti,  a  i  feminati .  V'ha  fin  de'pacli 
SI  trafcurati  (  e  dovrei  dire  di  piu  )  che 
vendono  a  i  confinanti  le  lor  colombine  > 
pecorine ,  ed  altri  fimili ,  da  noi  chiamate 
grafline,  quali  che  ncn  ne  abbifognino  le 
Joro  campagne  .    Una    delle    doglianze  di 
raolti  Contadini  ne' paefi  5  che  fono  per  fe 
poco  feconde  le  terre  ,  (i  ^  di  non  elTere 
fovvenuti  con  letame  da  i  Padroni .  E  fo- 
vente  avviene  ^  che  gli  ftelTi  Padroni  ve- 
ramente  poveri  non  poffono  far    di    piu  ; 
oltre  di  che  non  v'  ha  miniera  di  Conci- 
me ,  che  pofTa  foddisfare  ad  ognuno .  Ma 
fe  conofceflero  i  Villani  tutto  quello ,  chc 
puo  aumentar  I'Erba  ne'loro  Prati ,  e  dar 
loro  comodo  di    tener    piu    beftiami  ?    fe 
facelTero  conto  di  tutto  quello  ,  che  puo 
marcire  e  formare  ftabbio :  puo  cffere  ,  che 
in  parte  almeno  provvedeffcro    al   proprio 

bifo- 


i85  Capitolo  Xr, 

bifogno.  Converrebbe  far  conto  di  tiittij 
quelio ,  che  la  terra  produce,  e  di  tutto 
quel  che  e  Corpo  o  tizt  dai  Corpo  di 
qualfivoglia  Animale  ^  cominciando  dali' 
Uomo.  Capelli,  Unghle,  Penne  ,  Peli  , 
Pelli,  Corna  ,  Stracci  di  panni  di  lana, 
.cd  altre  produzioni  della  Natura  ,  atri 
fono  ad  ingraffare  i  campi ,  e  a  promuo- 
vere  la  vegetazion  della  Canape  ,  perche 
contengono  o  Zolfo ,  o  Olio  ,0  Nitro  . 
Fin  la  terra  fminuzzata,  e  la  polve  dellc 
Strade,  e  molto  piii  la  fuligine  de'  cam- 
mini,  puo  giovare  a  i  prati;  e  gP  indu- 
ftriofi  Eolognefi  vengono  a  comperare  da 
i  buoni  Modenefi  le  penne  grofle  de'polli 
e  d'  altri  uccelli  per  le  loro  Canape :  lad- 
dove  altri  ne  fanno  falo . 

Sommamente  e  da  defiderare  d'  aver 
Contadini  induftriofi  ,  che  non  perdano 
■oncia  di  tempo,  e  non  temano  la  fatica. 
A  farli  divenir  tali  occorre  in  parte  la 
forza,  e  in  parte  il  premio  .  Gioverebbe 
ancora  aflTailTimo  il  far  venire  de  i  fore- 
ftieri,  che  infegnaffero  coir  efercizio  a  i 
pigri  il  faticare  ,  e  una  migiior  maniera 
di  far  fruttare  le  terre  .  V'ha  molti  Sta- 
$uti  in  Icalia  compofli  da  gente,  che  s'in- 

ten- 


Pell'  ^^gricohura .  i^y 

tendcva  d'  Agricoltura  i  ne'quali  fon  pre- 
fcritte  e  comandate  molte  Regole  buone^ 
che  s'avrebbero  da  oiTervare  nella  colti- 
vazion  dellc  campagne  ;  e  propofte  pene 
a  i  trafgreiTori ,  e  deftinati  premj  per  chi 
fa  tavolieri ,  pianta  aiberi  ,  tira  le  viti , 
o  altre  fimili  azioni  rurali.,  Blfognerebbe 
fcegliere  da  ogni  paefe  quel  ,  che  v'  ha 
di  meglio  5  e  poi  farJo  olfervarc  ,  E  qui 
convien  dire  ,  che  anche  i  Principi  per 
mezzo  de  i  lor  Magifhati  dovrebbono  te- 
ner  I'occhjo  aperto ,  per  togliere  gi' impe- 
dimenti  alia  felice  Agricoltura ,  e  perpro- 
iruoverne  V  accrefcimento  .  Puo  ben  per 
efempio  un'attento  Padrone  d'un  fondo, 
o  il  fuo  Fattore  V  muovere  i  fuoi  Ruftici 
a  far  si,  che  con  facilita  fi  fcolino  i  fuoi 
campi  dali'acque,  che  ilagnanti  uccidono 
erbe  e  grani  ,  ordinando  i  fofTi  e  fcoli 
convenevoli .  Ma  quefto  fovente  non  gio- 
vera  ,  fe  non  v'ha  un  Magillrato  ,  il  quale 
ordini  e  faccia  efeguire  lo  fcavamento  de' 
folTi  e  fcoli  maeftri ,  che  di  tanta  impor- 
tanza  fono  in  ogni  pnefe ;  in  guifa  che  fe 
quei  di  fopracavano,  molto  piu  queflo  fi 
faccia  da  grinferiori  i  che  vegli  al  rifar- 
cimento  o  mantenimento  de  gliArginide' 

Fiumi 


l88  C  apt  to  Jo  Xf. 

Fiumi  e  Torrenti ;  che  faciliti  Fufo  delF 
acque ,  per  irrigar  le  campagne  .  V  ha 
^depaefi,  dove  fon  paludi,  che  fi  potreb- 
bono  feccare,  o  pur  farle  pefcareccie :  ma 
niiino  vi  penfa  .  Altri  ve  n'  ha  dove  fi 
lafcia  perdere  gran  copia  d'  acque  per 
trafcuraggine  de  gli  abitanti  ,  o  di  chi 
comanda  .  Dio  da  loro  de  i  tefori ,  c  norr 
Ji  conofconOj  o  non  fe  ne  fanno  fervire . 
Chi  ha  letto  le  Relazioni  della  Cina,  e 
del  Peru,  fa  con  che  mirabirinduftria  e 
pazienza  que'  Popoli  tirino  T  Acque  da 
iontano  in  pro  de'  loro  campi .  Un'  oncia 
d!  ^{!i.t  atta  aH'irrigazione  e  perduta  ,  ac- 
cufa  di  poco  fenno  gli  abitanti . 

Non  ha  molti  anni  ,  che  i  Modenefi 
hanno  apprefo  a  cavar'Oh'o,  e  ne  cavano 
non  poco,  da  i  vinacciuoh*.  Non  caveran 
gia  olio  ns  effi  ne  gli  abitanti  delJaLom- 
bardia  di  qua  dal  Po ,  per  valerfene  ne'cibi^ 
perche  non  penfano  ,  o  poco  penfano  ad 
aver  de  gli  Ulivi .  Certo  e  ,  che  Alberi  tali 
amano  le  coiiine;  ha  bifognodi  paefe  cal- 
do  ;  temono  le  Tramontane  j  e  deiiderano 
Taria  Marina  .  Pure  mi  /ia  lecito  dire: 
vien  dall'incuria  noftra  ,  che  non  fi  rica- 
vi  anche  da  quefti  paefi    una    competent® 

por- 


DcU*  iAgricoltura  .  i  g  ^ 

porzionc  d'olio  d'UJivo,  come  11  fa  nella 
Riviera  di  Salo ,  e  in  altri  fiti .  Abbia- 
ino  ie  bafTe  colline,  che  fon  capaci  di  que* 
iioblli  arbofcelli  i  e  quand'anche  non  ren- 
delTero  qucIT  abbondante  frutto,  che  ren- 
dono  gli  Ulivi  in  tutra  la  cofta  dt\  Mare 
Tofcano  e  Liguftico:  pure  non  poco  fe  ne 
3  icaverebbe  .  Evidente  cofa  e  ,  che  alcuni 
in  efle  colline  tengono  Ulivi  di  due  for- 
te,  cioe  producenti  Ulive  ordinarie  ,  ed 
Uiivoni .  Taluno  ne  fa  Olio  il  refto  va 
a  conciar  le  Ulive  ,  per  mangiarle  alia 
tavoLi :  clbo  gittato,  e  di  niuna  foftanza. 
Meglio  farebbe  il  trarne  quell'  Olio ,  che 
(i  puo  .  Quefte  poche  Ulive  ancora  vengo- 
no  dalla  liberalita  ,  per  cosi  dire  ,  della 
Natura  i  perche  i  noftri  Contadini  poco  o 
nulla  fanno  della  coltura  di  quelle  piante, 
e  le  trafcurano  ,  e  non  le  rinforzano  col 
dovuto  concime.  Ora  che  farebbe,  fe  iin 
faggio  Principe  amante  del  fuo  Popolo, 
o  pure  unaCitta,  faceffe  venir  di  la  dalF 
Apennino  due  ben  pratiche  perfone  della 
coltivazion  de  gli  Ulivi ,  le  quali  viiiraf- 
fero  tutte  le  baffe  colline  ,  riconofcendo 
i  fiti  pill  proprj  per  piantarli ,  e  mallima- 
mente  le  code  5  che  guardano  il  Mezzodi , 

con 


190  Capitolo  XV, 

€on  infegnar  pofcia  a  i  Ruftlci  noftri  \t 
,  maniera  di  governar  quelle  piante?  Util- 
mente  impiegato  farebbe  t|uel  danaro ,  e 
col  tempo  ne  rifulterebbe  gran  bene :  be-^ 
He,  che  non  priva  de  gli  altri  confueti, 
perche  gli  Uliveti  non  impedifcono  il  fe- 
minarvi  anche  il  grano.  Ma  il  non  efle- 
re  noi  avvezzi  a  certe  benche  utili  cofe, 
fa  che  non  ne  conofciamo  11  pregio  ,  nc 
defideriamo  di  metterle  a  ufo/  e  lo  ftol to 
ed  infingardo  grid  a  :  Hon  V  ban  fatto  i 
no/Iri  vccchi  :  perche  h  debbo  far  io  ?  Olio 
ancora  (1  pao  cavare  dal  Lino  ,  e  da  i 
Ravizzi  5  ficcome  ognun  fa  .  Ma  pochi 
fanno  ,  che  in  maggior  copia  fe  ne  puo 
anche  cavare  dall' Erba  Scfamo .  Scrive  il 
Mattioli,  che  nella  Morea  e  Grecia  mol- 
to  fi  feminaditarErba ,  con  raccoglierne 
Olio  5  if  quale  ferve  eziandio  al  cibo  . 
Avvedutifi  di  quefla  prerogativa  e  guada- 
gno  tre  faggi  Nobili  ,  uno  Ravegnano  e 
gli  altri  due  Bologncfi  ,  nc  hanno  poco 
fa  introdotta  la  feminagione  ne'  loro'  po- 
deri  5  con  impetrar' anche  dal  Pubblicodi 
Bologna  il  Gius  privativo  per  queda  Arte 
niiova  .  Meritano  ben  h)Je  .  Vien'  alto  il 
fufto  di  queft'  Erba    un  piede  e  mezzo  , 

pill 


Del?  ^gricoltura .  19I 

|)iu  gvoi^o  e  ramofb  di  quelle  del  Migllo  : 
Produce  baccelli  lunghi  un'oncia  e  mezza 
ia  circa  5  pieni  di  femi  bislunghi ,  alquan- 
to  piu  grofli  del  Miglio;  i  cuali  conten- 
gono  tanto  d'  efToOlio  ,  che  una  Libra 
d'effi  dara  ottaOncied'OIiOj  limpidiflTimo 
e  giallo .  Non  ha  quefto  alcun  odore  :  fo- 
lamente  bruciandolo  fadelpuzzo.  Ricerca 
tar  Erba  o  Pianta  terreno  graflb  ed  irri- 
gabiie ,  confeffando  gl'  intendenti ,  ch'  eflo 
immagrifce  la  terra «  Ma  non  fa  di  meno 
il  Frumentone  i  e  pure  fe  ne  va  fcmpre 
piu  dilatando  la  coltura  .  Fllorofi  e  Me- 
dici dovrebbono  bea'efaminare  la  quality 
dt\  Seiamo  3  e  inforraarfi  meglio  deirufo  5 
che  ne  fanno  i  Greci .  Qiiand'anche  non 
parelfe  a  propofito  per  li  cibi  ,  mancano 
forfe  tant'altri  uli ,  a'quali  porrebbe  fer- 
vire  ?  Ogni  di  fi  puo  imparar  qualche 
cofa  i  ma  fenza  ftudiare  non  s'impara  .  < 
Fra  i  coftumi  pregiudiziali  airAgricoI-'- 
tufa  fi  dee  norare  il  trovarfi  in  qualche 
paefe  troppo  trinciati  i  campi ,  di  maniera 
che  Poderi  vi  faranno  ,  che  avranno  piu 
e  piu  pezze  di  terreno  feparate ,  ed  anche 
talvolta  alTai  lontane  dal  centro  .  Altrr 
terreni  ancora  (i  troveranno  in  roezzo  a  i 

cam- 


ipi  Capitolo  XV. 

campi  alrrui ,    e  per  la  lor  tenulta  fenia 
cafa  5  e  fenza  proprio  coltivatore .  La  re- 
gola  e,  cheqiiefti  si  fcomodi ,  fegregati, 
c  lontani  campi  Ton  trattati  alia  peggio  > 
vendicandofi  poi  anch'  efli  del  poco  amor 
de'  Contadini ,  con  rendere  loro  ne  pur  la 
meta  di    quel    frutto  ,    che    renderebbero 
fotto  i  lor'occhi,  oltre  al  non  poterii  ivi 
mertere  ne  frutti ,  ne  viti  ,  ne  fave  ,  nc 
altre  blade  ,  che  muovono  T  appetito  de* 
Jadri ;  altrimenti    la    minor   parte  farebbc 
quella,  che  toccherebbe  a  i  Padroni.  Cir- 
ca cinquecent'  anni  fono  i  Modeneii  rime- 
diarono  colla  forza  a  si  fatto    difordine, 
ch'era  troppo  crefciuro  ,    con  obbligare  i  ' 
portidenti    a  vendere  ,  a  livellare  ^  a  per- 
mutare  co    i    confinanti    quefti    ritagli    di 
terre ,  con  varj  ben  penfati  ordini ,  e  con 
deputar  pubblici  Eftimatori    ad  acconciar 
tante  offa  s legate  :    non  gia    per  formar' 
ample  polfelTioni ,  ma  bensi  delle  mediocri 
c  difcrete  ,  le  quali  regolarmente  rendono 
pill  fructoche  le  troppo  vafte .  Laudato  in- 
gtntia  rura  .  Exiguum  coUito  :  ce  ne  avverti 
Vergilio.  Stendete  anche  Tocchio  ad  un'al- 
tra  lieve  forta  di  terreni ;  per  ofTervare  la 
lore  crifta  %ura  5  e  come  e  qiiivi  coftretta. 

la 


Dclf  ^gricoJiura  I  1 9  j 

la  Natura  ad  effere  non  quellabuona  Ma-^' 
dre  5  che  e ,  ma  bensi  Matrigna  .  Pailo 
de' Maggiorafchi  ,  Fideicommifli  vicini  a 
pafTare  in  altre  mani ,  Commende  ,  Pre- 
bende  ,  Benefizj  fcmplici ,  ed  altri  Beni  , 
de'  quali  non  fi  puo  teftare  ,  e  de'  quali 
dopo  la  morte  di  chi  ne  gode  1'  ufuiVut- 
to  5  i  fuoi  Difcendenti  o  Parent!  non  po- 
tran  piu  godere  .  Non  mancano  al  certo 
Ecclefiaftici  timorati  di  Dio  ,  e  Secolari 
perfone  d'  onore  i  quali  non  minor  cura 
ed  amorc  hanno  di  tali  Beni  ,  che  de'  pro- 
prj.  Ma  altri  pur  troppo  abbondano,  che 
dimentichi  del  loro  dovere  ,  e  fordi  alle 
A'oci  della  cofcienza ,  unicamente  penfano 
a  fpremere  quel  fugo  5  che  poffono  da 
quelle  terre  non  fue  ,  fenza  rifarcire  e 
mantener  le  fabbriche  5  fenza  rimettere  gli 
alberi  tagliati  5  e  fenza  voler' impiegare  uii 
foldo  in  bene  di  quelle  difgraziate  terre , 
k  quali  bafta  il  mirarle  per  conofcere  ,  chi 
n  e  il  Padrone.  Ognun  vede ,  quanto  di 
piu  efle  renderebbero  in  inano  di  chi  Ic 
potefle  tramandare  a  i  fuoi  pofteri  ,  e  in 
qaanto  danno  della  Repubblica  torni  la 
condizione  di  si  fatti  Beni  .  Sarebbe  ben 
da  defiderare ,  che  fi  livellaffero  terreni  di 

N  que- 


194  Capita lo  XV. 

quefta  fatta  con  difcreta  e  flabil  penflone 
a  chi  li  trattafTe  con  amore  :  al  che  mi- 
riamo  condifcendere  anche  la  benignita 
de'  Sommi  Pontefici  per  quel  che  riguar- 
da  gli  Eccleiiaftici  5  in  bene  de' qiiali  tor- 
na  r  aver  da  Ii  innanzi  ficura  la  penfio- 
ne ,  perche  non  fottopofta  a  gragnuole  o 
ad  altri  cafi  fortuiti  i  ficcome  torna  in 
profitto  del  Livellario  e  del  Pubblico  il 
frutto  maggiore ,  che  V  induflria  fua  puo 
far  rifultaie  da  quelle  terre .  Hafli  anche 
a  notare  la  negligenza  de  gli  Agricolto- 
ri .  Potrebbero  aver  friitti  migliori  ,  uve 
migliori  ;  poca  fatica  coflerebbe  il  pro- 
cacciarne  da  chi  ne  ha  :  e  pure  mai  non 
vi  penfano  ,  o  poco  fe  ne  curano  .  <fd 
che  tanti  pcnjieri  ?  dicono  elli  .  Non  hafluk 
forfe  qiiclh  ,  che  j'  ha  ? 

Sarebbe  anche  bene  ,  che  perfone  in^ 
tendenti  efaininafTero  ,  qual  maggiore 
vantaggio  rifulti  ad  un  paefe  dal  feminar 
Lino  o  Canape  .  Ne  gli  antichi  Secoli  , 
per  quanto  ho  io  offervato  nelle  perga- 
mene  di  que'  tempi  ,  non  ufava  il  nofiro 
Contado  le  non  la  coltura  del  Lino ,  che 
certo  e  da  anteporre  alia  Canape  per  le 
tele,  oltre  alTOUo  ,  che  fe  ne  puo  rica* 

vare  J 


DcU  ^gricoUura .  j  ^  5» 

varei  W  cui  ufo  ferve  anche  alia  Medl- 
cjna  e  a  i  Pittori  .  Oggidi  qui  noa  (i 
metre  che  Canape  .  Probabilmente  cofta 
men  fatica  ,  e  ne  vien  maggior  bene  , 
perche  piii  ahbondanza  d^\  tela  puo  far- 
I'ene  ,  e  quefta  ferve  aiiche  alia  baffa 
gente  ,  la  quale  di  gran  liinga  fupera  in 
numero  Taltra.  Ma  e  da  ofTervare ,  farfi 
in  German! a  e  liel  Piemonte  delle  belle 
tele  fine  e  bianche ,  e  quelle  di  fola  Ca- 
nape ;  perciocche  raanlera  c'  e  di  ridurre 
efla  Canape  alia  fottigliezza  del  Lino  , 
con  qualche  fpefa  si  ;  fpefa  nondimcno  , 
che  vien  bene  ricompenfata  .  Mi  e  anche 
flato  infegnato  il  come  i  ma  piu  ficuro 
iara  ,  che  un'  attento  Principe  o  Magi- 
ftrato  ne  fnccla  prendere  le  piu  efatre 
informazioni ,  per  introdurre  ,  fe  tornaffe 
il  conto,  nel  proprio  paefe  qiiefta  proht- 
tevole  ufanza  .  A  noi  avvezzi  a  far  ve- 
nire aitronde  le  tele  fine  ,  comperate  con 
tanto  oroj  non  cnde  mai  in  mente  ,  che 
potremmo  far  noi  quello,  che  tanti  altri 
piu  induftrloll  fanno  per  vendeilo  appref- 
fo  alia  noftra  pigrizia.  Qtiando  poi  rinr- 
ciffe  air  induftria  di  migliorar  \2l  Canape 
|5  di  fame  belle  Tele  ,  a  quelle  converr^ 

N     2  mutar 


\c}fS  Capitolo  XV. 

tnutar  iiolne :  alcrimenti  pericolo  ci  fareb- 
be  5  che  non  poccffe  prendere  fonno  in 
v^uelle  3  chi  noa  li  crede  diftinro  dal  Vol- 
go  5  fe  non  uia  robe  ftraniere  .  Ma  per 
buona  forte  ho  trovato  dipoi  in  Modena 
tio,  ch' io  cercava  altiovcj  cioe  un' alrro 
men  dilpendiofo  Segreto  per  ridurre  la 
Canape  alia  ibtt^gliezza  del  Lino .  Me  lo 
ha  comunicaro  il  Signor  Marchefe  Alfonfo 
Fontanel!!  ,  Cavaliere  per  varj  fuel  pregi 
diftinto  5  c  maflimamente  per  \z  foda  ed 
anche  amena  Lctteratura  fiia  ,  talche  ne 
pofTo  anch'  io  far  parte  al  Pubblico ,  e  la 
fo  ben  volentieri  .  Forfe  per  la  Canape 
troppo  groffa  non  produrra  si  biion'  eftetto  . 

MODO  PER  RIDURRE  LA  CANAPE 
SOMIGLIANTE  AL  LINO  . 

SI  fa  prima  ia  Lifcia  con  cencrc  huona  , 
6'  1)/  fi  mette  itn  poco  di  Cake  viva  a 
giiidizio  5  feconda  la  quamita  dclla  Canape  , 
ihe  fi  vmt  acconciare  .  Si  leva  dal  iitoco  , 
-lafciandola  chiarificare  .  Si  prcnde  poi  la 
Canape^  t  ft  pefa  ,  e  per  \ogni  dieci  Libre 
d'  ejfa  vi  ft  pone  una  Libra  e  meza  di  Sa- 
^one  grattato  ,  e  Ji  mette  a  molle ,  facendola 

(hrs 


flare  per  24.  ore  nclJa  fadctta  Lifcia  bt4 
chiara  .  Indi  fi  fa  bollire  per  due  ore  conti-r 
nue  5  e  poi  fi  leva  ,  ponendola  ad  afciugars 
all'  ombra ;  ed  afciugata  che  e  ^  fi  fa  gra- 
molarc  con  ridiirla  in  manellctie  ;  e  poi  fi 
ja  cone i are  ad  nfo  di  Lino . 

Moftrommi  la  Signora  Marchefa  Foiir 
tanelli,  Dama  di  Coftumi  antichi  ,  una 
manclla  di  Canape  acconciata  nella  forma 
fuddetta ,  e  talmente.Tpinata ,  che  ognuno 
la  prendera  per  Lino:  tanra  h  la  fiiafotr 
tigliezza  ,  e  col  colore  ftefTo  del  Lino  .  Fors' 
anche  meiita  d'effere  ftimata  piu  del  Li- 
no ,  perche  la  fua  fibra  e  piii  forte  delT 
altra .  HafTi  in  oltre  da  offervare  ,  che  i 
noflri  Contadini  5  perche  Fuggifatica,  ta- 
gliando  le  gainbe  della  Canape  ,  ve  ne 
lafciano  tie  o  quatro  dita  fopra  la  terra  , 
I  Bolognefi  ,  liccome  piu  induftriofi  ,  la 
tsgliano  con  ferro  appofla  fotterra  :  di 
modo  che  guadagnano  anche  due  o  tre  alcie 
dita  dclla  medelima  gamba .  Ma  in  Fran? 
cia  per  nulla  perderecavanointera  la  bac- 
chetta  colle  radici .  Macerata  poi  che  e  , 
e  feccata  la  Canape  ,  da  noi  fi  ufa  dt 
romperla  con  baftoni .  Cagione  fon  queile 
percoffe  ,    che  fi  rompano  moltifllmi    hla? 

N     ^         menti 


IpS  tapitolo  Xf. 

menti  d'efTa  Canape  :  dal  che  poi  Vicne 
una  buona  perdita  ,  cioe  la  ftoppa  ,  che 
li  ricava  in  gramolaria  .  Qtiefta  perdita  la 
rifparmiano  i  Franzefi  ,  perche  colle  dita 
comincjando  dal  fondo ,  frangono  le  bac- 
chette,  e  fanno  tirare  intera  la  talda  iino 
alia  cima ,  con  gramolaria  poi  foVvemen- 
te .  Altre  manieie  ancora  piii  utili  con- 
verebbe  apprendere  da'paefi  ftranieri ,  do- 
ve fi  fabbrica  gran  copia  di  tele  o  ordj- 
narie  o  ibrtili  ,  si  per  filar  la  Canape 
alia  rocca  o  al  mulinello  ,  come  anchc 
per  teliere  e  imbiancar  le  tele  .  Ulano 
per  efempio  Je  noftre  Donne  d'  avvolgere 
alia  rocca  il  garzLiolo  della  Canape:  lad- 
dove  in  Francia  ii  lafciano  pendenti  dal- 
la  rocca  le  faldc  ,  come  fi  fa  in  filare  la 
Lana;  e  vien  meglio  il  filo.  Se  il  telaio 
non  e  ben  fermo  ,  fovente  fi  truova  non 
efTeie  u^iiale  in  tiitti  i  lati  la  tela  .  Per 
la  bozzima  le  teilitrici  noftre  ufano  la 
crufca  .  Altro  effetto  fa  il  fior  di  farina , 
come  'i\  prati:a  in  qaalche  pacfe  d'oltra- 
monti  .  In  lomma  tutte  le  Arti  conver- 
'rebbe  perfeJonaile  per  quanto  'ii  puo  , 
ofTervando  ne'  varj  paefi  il  Meglio  delle 
Manifatture.  Tali  ricerclie  fono    ben  piu 

da 


Delf  ^gricoltuTa .  19^ 

da  ftimare  ,    che  le  vane  fpeculazioni  di 
certi  Filofofi  ,  ed  anche  Teologi  ,   impa- 
rate  Je  quali  nulla  s'impara.  Sapone  oc- 
corre  per  fottilizzar  la  Canape  .  Ne  puo 
facilmenre  fare  ogni  Citta  per  iifo  e  co- 
modo  proprio .  Che  goffagine  e  mai  quel- 
la  d'  un  paefe  ,    che    tutto  fe  lo  procacci 
da  altri  paefi  ,    e    ne   pur  fappia  far  Sa- 
ponette  per  le  barbe  !  In  quelle  contrade 
ancora ,  dove  il  medefimo  Sapone  fi  fab- 
brica  5  ma  di  cattivaqualita  ,  nieiita  d'ef- 
fere  derifa  tanta  negligenza:  giacche  Cit- 
ta vi  fono,  che  ne  fabbricanodeirottimo 
e  del  piu  fodo  ,    dalle    quali    fi  puo  coa 
tanta  facilita  imparare  la  vera  dofe  .  Di- 
chiamo  ancor  quefta .  Niuna  fatica  dura- 
no  i  Contadini  a  far  nafcere  Urtighe  ne' 
campi  loro  .  La  Natura  fenz/efTere  prega- 
ta  3  fa  loro  fpontaneamente  quefto  brutto 
regalo  ;    quanto    piii  graffe  ion  le  terre , 
tanto  piu  volentieri  quefta    mal'  erba  ivi 
s' alligna  j    e  non    moleftata  3    a    poco  a 
poco  li  dilata  ,    e  forma  de'  piccioli  bof- 
chi .  In  vece  di  fchiantarla    dalle  radici, 
fogliono  per    lo    piu    i    Villani    tagliaria 
fopra  terra  .:    ed    ecco  la  medefima  rifor- 
^ere   come    prima  .    Ma    almeno    fapeflj 

N     4  quefta 


loo  CapitoJo  XV. 

quefta  gente  convertir  si  fatto  male  117 
bene  .  Non  mancaoo  Popoli  iiiduftriofi  , 
che  a  guifa  della  Canape  e  deMLiino  , 
fanno  m.-icerar  le  Urtighe  colla  rugiada  o 
in  altra  guifa ,  e  formarne  poi  Tela ,  ap- 
pellata  Urtighina ,  fors'  anche  piu  forte  di 
quella  di  Canape  .  Se  i  noftri  lavoratoii 
ban  paura  di  pungerfi  le  mani ,  troveran- 
no  ben  preflo ,  chi  loro  infegnera  la  ma- 
niera  di  difenderfi  da  quelle  piinture . 

Bene  farebbe  ,  che  i\  faceflero  correre 
ftampati  per  le  mani  del  Popolo  certi  uti- 
li  e  llcuri  fegreti ,  per  aumentare  TAgii- 
coltura ,  ed  altrc  Invenzioni  di  Macchine 
vantaggiofe  al  Piibblico  .  Ha  bifogno  la 
gente  rozza  ed  ignorante  d'  effere  aiiitata 
e  commofia  .  Iflruita  che  fia  in  cofe  ,  del^ 
le  quali  riconofca  Tutilita  ,  allora  talun 
mette  mano  a  quel  profittevole  impiego  , 
e  r  efeinpio  eccica  all'  emulazione  .  Nel 
Veronefe,  Vicentino,  e  Trivigiano,  fatto 
che  e  il  raccolto  de'grani ,  toilo  fi  femina 
il  Sorgo  ^  forta  di  legume  5  onde  fi  fa  farina 
migllore  e  piii  falnbre  ,  che  quella  del 
Frumentone  o  fia  Maiz  i  e  fe  le  pioggie 
favorifcono  ,  fe  ne  ricava  buon  frutto  . 
Non  convcrra  quefto  legume  ad  ogni  pae^ 

fe : 


Dclf  ^gricohuTa .  201 

fe  :  ma  certo  non  fi  dovrebbe  trafcurare 
di  fame  la  pruova  in  quel  ,  che  hanno 
del  terreno  raffofo  ;  perche  folaraente  ia 
quefto  riefce  bene  .  In  Francia  ufano  mol- 
to  il  Grano  Saraceno  ,  che  ha  la  corteccia 
nera,  laonde  s'  ha  da  vedere  ,  fe  fia  lo 
i\t{^o  i  che  il  Sorgo  .  Flnahnente  fe  alcuno 
mcrita  d'  efTere  trattato  con  foavita  e  pefo 
difcreto  ,  principal mente  degna  e  d'  ogni 
riguardo  V  univerfita  de'  Contadini ,  dalle 
fatiche  de'  qiiali  dipende  uno  de'  primarj 
tefori  della  Repubbiica :  che  tafe  appunto 
fi  dee  chiamare  V^gricoliura  .  Qualora  quel 
poveroPopolo  venga  indifcretamente  carir 
cato  di  gravezze  ,  e  patifca  varie  anghe- 
lie  5  che  con  facilita  vanno  fempreinven- 
tando  i  Miniftri  del  Principe  o  del  Pub- 
blico  5  e  fenza  diftinzione  alcuna  di  taffe, 
fra  chi  coltiva  biioni  terreni  ,  e  chi  e 
condennato  a  coltivarnede'catrivi  e  fterili; 
troppo  il  fcoraggifce  con  incredibil  danno 
della  campagna  e  del  Piibblico .  Chi  non 
vede  la  neceffita  di  rimediare  a  queflo 
difordine ,  e  di  animare  i  poveri  Lavora- 
tori  al  troppo  neceffario  loro  meftiere ,  in 
vece  di  difanimarli?  Sarebbe  anche  da  de-» 
fiderare ,  che  ogni  Citta  imitaffe  V  iftituto 
^  ^       '  MX 


'2  0  2  'Capita  Jo  XV. 

deir  antico  e  priidentifllmo  Re  Numa ,  il 
quale  per  atteflato  di  Dionifio  Alicarnaf- 
{to ,  deputo  per  ogni  Villa  un  Soprain- 
tendente  air  Agricoltura  .  Vilitava  quefti 
le  caiijpagne  ,  olTervando  ,  quali  fofTero 
bene  e  quaii  mal  coltivate  ?  e  tutto  met- 
teva  in  ifcritto  ,  per  informarne  il  Re, 
il  qual  pofcia  facea  lodare  e  premiare 
gr  induftrioli  ,  e  ammonire  e  correggere 
i  pigri  .  Dove  e  la  Congregazione  del 
buon  Governo  ,  potrebbonli  ad  effa  por- 
tare  fomiglianti  Relazioni  ,  acciocche- 
provvedelfe  .  In  altri  paefi  bafterebbe  ua 
Miniftro  deputato  a  quefta  facenda  ,  Di 
troppa  iraportanza  e  V  Agricoltura ,  ne  11 
dovrebbe  trafcurar  diligenza  alcuna  ,  per 
emendarne  i  difetti  e  mi^liorarne  lo  fla- 
to.  Da  elTa  (  convien  ripeterlo  )  dipen- 
de  rAlimento  e  il  Veftito  del  Popolo  ; 
da  efTa  la  materia  per  le  Manifacture  ,  e 
il  tirar  danaro  col  di  piii  delle  Sete  , 
Lane,  Grani,  Vino,  Olio,  Beftiami  &c. 
Ma  noi  per  poca  avvertenza  ftimiamo 
afTai  ed  onoriamo  certe  Arti  inutili  ,  o 
folamente  deftinate  al  LiifTo  ;  poco  conto 
facciam  di  quelia  ,  che  h  la  piii  impor* 
tante  delFaltre. 

CA- 


i)cll'^rti  o  neccjfarie  o  utili  ec.    203 

C  A  P  I  T  O  L  O     XVI. 

-Z3f//'  \yirti  0  necejfarie  0  utili  alio  Stato  5 
e   dell'  Commcrzio  . 

LE  Guerre  talvolta  arricchifcono  uil 
paefe,  facendo  colare  in  elTo  non 
poco  del  danaro,  tolto  alKaltre  Provincie. 
Ma  pill  lb vente  fogliono  impoverirlo  ,  fe 
jion  anche  rovinarlo  colle  contnbuzioni  e 
faxheggi,  reftando  i  Popoli  fmunti  della 
Pecunia  prefente ,  e  caricati  anche  di  gra- 
viflTima  foma  di  debiti  per  Tavvenire  .  Le 
Careftie  per  lo  coarrario ,  fetiipre  che  ac- 
cadono,  fnervaiio  una  Provincia,  col  por- 
tar  fuori  d'efHi  tanta  quaatita  di  Peculio  ; 
ma  quefte  in  fine  fuccedono  di  rado.  Una 
tignuola  perpetua  bensi ,  che  fegretamente 
va  rodendo  uno  Stato,  fi  e  la  Icarfezza  o 
mancanza  dell'Arti  .  I  Principi  dil'attenti 
e  melenfi  nulla  penfano  a  quefto  dirordi- 
ne,  e  molto  men  proccurano  di  rimedi  )r- 
vi,  aniie  quando  lo  conofcoao.  M  •  chi 
fra  i  Principi  intende  il  fiiomediere,  eJ 
ama  il  proprio  Bene  ,  e  quelle  de'  fuoi  Sud- 
diti  5  feriamente  vi  penfa  e   vi    prov^ved^ 

nel' 


3  04  Ciipitoh  XVI. 

nella  miglior  maniera  pofTibile,  e  fecondo 
che  conviene  nlla  pofitura  de'fuol  Stati  , 
S'  ha  dunqiic  fopra  ogni  altra  cofa  da  av- 
vertire ,  che  tutto  il  Goverao  Economico 
di  iin  paefe  fi  riducc  ad  una  fola  impor- 
tantiflima  Mafl!ima  :  cioe  a  fare  che  efca 
dallo  Stato  il  men  Danaro  ,  che  fi  puo, 
e  che  ve  ne  s'  introduca  il  piu ,  che  fi  puo  . 
Ognun  fa  ,  che  biion'  Amico  fia  qiiefto  per 
]1  bifogni  pubblici  e  privati  i  come  queflo 
influifca  nel  Coinmerzio  ;    e    che    quanto 
piLi  Ton  ricchi  i  Privari ,  tanto  piu  ancora 
ne  flnnno  bene  i  Regnanti .  Sicche  primie- 
fainente  1'  attenzione    del  Principe    fagglo 
ha  da  eifere    di    confiderar  tiuto  quello, 
the  porta  fuoii  del  fuo  dominio  T  ore  e 
Targcnto  j  e  fe  convenevol  maniera  fi  truo- 
yi  5  per  impedire  almeno  in  parte  quefio 
falaiTo  .    Second  a  riamente    dee  ben'  infor- 
marli  di  tntto  quello  ,  che  puo  tirare  la 
Pecunia  altrui  nel  proprio  Stato.  Qiianto 
al  primo  punto ,  due  fon  le  fpezie  di  Ro- 
ba  3  per  ottenere  le  quali  fuccede  V  efira- 
zion  del  Danaro  ,    fe    pure  non  s   hanno 
merci  proprie  ,  che  fervano  per  acqnifiar 
le    ftraniere  .  Le  une    necelTarie  ad    ogni 
paefe  ,    ma    che    pr    non  uafcere  in  eifa 

pa?. 


M 


bslf^rti  0  necejjarie  o  utili  ec.    105^ 
p'aei'e/ indirpenfabilmente  fi  debbono  proc-^ 
cararedaaltri  Stati .  Tali  fono  il  Sale  ,  gli 
Aromati ,  le  Droghe  ,  e  tante  forte  di  cofe 
Medicinal! ,  e  di  Legni  per  la  tintiira  ,  e 
il  Ferro,  Rame,  Stagno  ,  Zolfo,  ove  ne 
mancano  le  Miniere ;  e  T  Olio ,  il  Pefce, 
e  fopratutto  il  Grano  e  il  Vino,  fe  per 
avventura  poco  o  nulla  quivi  ne  nafce  .  Lo 
fteffo  e  da  dire  di  n^olt'  alcre  produzioni 
della  Natura  5  neceffarieal  vivere,  o  pure 
aironefto  comodo  de' Citradini  .  Entrano 
in  quefta  caregoria  ancor  quelle ,  che  non 
Ion  veramente  di  neceflTita ,  ma  dipendono 
I'olamente  dalla  tirannia  del  Luffo,  o  del- 
la  noftra  Intemperanza  :  come  il  Ciocco- 
late,  il  Cafl'^,  il  The  ,  i  Vini  gagliardi 
ibreftieri  ,  i  Marrai  ,  e  cosi  difcorrendo . 
Quanto  a  i  primi  capi  ,    convien  chinare 
il  capo  davanti  alia  Provvidenza  e  difpo- 
iizione  di  Chi  ha  con  varieta  ,  ma  lem- 
pre    con    infinita    Saplenza  ,    diftribuiti  i 
fuoi  doni  a  gli  Uomini ,  con  volere ,  che 

72on  omnis  jvrat  omnia  ttJlus ; 

acciocche  fi  mantenelfe  un  perpetuo  com- 
merzio  fra  i  diverii  Popoli  ,  e  T  abbon- 
danza  de  gli  uni  fuppliffe  la  penuria  d6 
gli  altri  .  Per  tante  cofe  neceffarie  ,    che 

man- 


2o5  Capitoh  XFL 

mancana  ad  una  Gente  ,  ne  fi  pno  farle 
uafcere  nel  paefc ,  nes'hamododi  procac- 
ciarfele  da  i    vicini    o    lontani    con    altri 
Baturali  o  manifattiue ,  non  fi  puofchivar 
reflrazion  delDanaro,   e  ripiego  a  quefio 
non  c  e .  Del  LufTo  parleremo  fra  poco  . 
Confide  Taltra  forta  di  cofe  ne^efTarie 
bensi  al  con:iodo  e  air  ornamtnto  conve- 
nevole  de' Popoli  colti ,  le  quali  non  fono 
in  un  paefe ,  ma  vi   potiebbero  elfei'e ,  fe 
vi  Ci  applicnfTe  V  induflria  de  gli  abitan^ 
ti .  Ora  qui  c,  dove  avrebbeda  sfavillare 
il  genio  de' buoni  Principi,  per  roigliorar 
la  fortuna  de'  proprj  Sudditi  .    Non    gia 
che  efli  debbano    o  pofTano  difcendere  al 
niinuto  deirArti  ,    e  attendeie  a  rutto  , 
jna  per  eleggere  perfone  atte  a  quefto  im- 
portantiffimo  impiego  3  e  per  roflenerlecon 
braccio    forte    nelle    rifoluzioni  .    Balfera 
anche  J'  avere  per  tal  miniflei  o  un  folo  Per- 
ibnaggio  5  purche  pieno  di   zelo  ,  diiinte- 
reffato  ,  e  intendente  di   turto  quel  Jo  ,  di 
che  fia  capace  iino  Staro    a   rrilura  della 
fua  fituazione  e  delle  fue  forze .  Se  fofle 
durata  in  Ifpagna   la   fortuna   d'  un  Car- 
dinale    Alberoni  ,    avrebbe    forfe    mutato 
faccia  quel  Regno.  Ma  per  isfortuna  de' 

Po- 


J^^^ 


Delt  ^Arti  o  nectffarie  o  utili  ec.  207 
Popoli  non  fono  molti  que'  Regnanti  j  che 
vogliono  impiegare  i  lor  penfieri  per 
rEconomia  del  Pubblico ,  fenza  badarc 
aH'obligoproprio  di  promuovere  anche  il 
Bene  del  fuo  Popolo  ,  e  fenza  riflettere, 
che  il  Pubblico  Bene  ridonda  fempre  in 
vantaggiodeir  erario  de'medefimi  Principi, 
(iccome  direiiK) .  Facciamo  dunque  conto> 
che  il  faggio  Governo  efiga  da  i  Doga- 
nieri  e  Mercatanti  una  nota  efatta  di  tutti 
i  capi  delie  cofe  naturali  o  artefatte ,  che 
annualmente  s' introducono  in  uno  Stato. 
Sara  queftaben  lunga.  Troverete  prenderfi 
dal  di  fuorivarie  forte  drDrappi ,  Stoffe , 
Pani  5  Tele,  Merletti  ,  Galloni  d'  oro  e 
d'  argento  j  di  Merceria  minuta  ,  come 
Pertini ,  Coralli ,  Ingranate ,  Scatole  ,  ed 
ahre  infinite  bazzecole  j  gran  quantita  di 
Droghe  e  Medicinali;  di  fatture  di  Cera  ^ 
di  Corami  ,  Vacchette  &c.  di  Stagno  , 
Ottone,  Rame ,  Latta,  e  di  molte  fpezic 
di.  Ferro  lavorato  ;  di  molte  manifatture 
d'oro  e  d'argento;  di  Libri ,  di  Speech!, 
Cridalli  ,  e  Vetri  di  diverfe  fpezie  ;  di 
Cappelli;  di  Carrozze ,  Sterzi ,  Svimeri, 
ed  aitre  figure  di  Cocchi ;  di  Grano ,  <^'i^ 
Pefccj  di  Formaggio  ,  d'OIio,  di  Zolfo  ^ 

di 


-oS  Capitolo  XV L 

dl  Pece,  di  Lana  ,  e  cosi  difcorrendo  * 
Mettete  ora  da  parte  tutte  Je  difterenti 
cofe  5  le  quali  non.poflono  nafcere  ^  ne  fi 
pofTono  fabbricar  nel  Paefe  :  giacche  iin 
Popolo  li  truova  condennato  a  doverfele 
proccacciar  dal  di  fiiori ,  d'  uopo  e,  ch' 
egli  s'  2ccomodi  alle  mancanze  del  proprio 
fiftema,  o  alle  difgrazie  fopravvenute ,  col 
comperare  altronde  i  fuppiementi  al  fuo 
bifogno  .  Ma  pel  catalogo  deir  altre  cole  , 
che  fi  potrebbero  far  nafcere  nel  proprio 
Paefe  ,  o  quivi  li  potrebbero  lavorare  : 
mi  lia  permeifo  ii  dire  ,  che  gran  difat- 
tenzione ,  gran  negligenza  farebbe  quella 
di  chi  prefiede  al  Gov^erno  5  il  non  pen- 
far  mai  3  quale  incredibile  utilita  farebbe 
per  uno  Stato ,  fe  quivi  potefTe  far  nafce- 
re cio  ,  che  convien  mendicare  da  gli 
Stranieri  ,  o  fe  quivi  s'  introducefle  la 
fabbrica  di  tutro  quello  ,  di  che  c  capa- 
ce  il  proprio  p.;.efe    al    pari  de  gli  alrri . 

Offervate  un  Popolo .  Non  gli  manca- 
no  Api .  Tale  e  il  pregio  di  quefti  mira^ 
bili  Infetti  5  che  efaltati  fi  veggono  nelle 
antiche  Carte  ,  e  fe  ne  parlo  anche  nell' 
Iftituta  3  Hit.  de  Rer.  divif.  Dovrebbe  ogni 
Principe  far  qualche  regolamento  non  coat- 

tivo. 


DeJl^  ^rli  o  nuefsarie   o   utili  cc.    209 
tivo ,  ne  fuggetto  a  pene  pecuniarie ,  ac- 
ciocchc  tanto  i  Padroni  ,  quanto  i  VlUani 
in  ciafcun  poderc  (    fe    pure  non  ofta  la 
qualita  del  terreno  ,  la  mancanza  de'fiori , 
o  delfacqua  ,  o  altro  fperimenrato  impe- 
dimento  )  tenelTero  Pecchie ,  e  fapelferola 
maniera  di  governarle  e  cuftodirle  .  Spefe 
non  cofta  quefta  mercatanzia  ,    folamente 
richiedendo    attenzionc  ,    e    fe    ne    rkava 
tanto  guadagno  .  Ma  dato  che  quel  Popolo 
iia  fornito  d*  Api ,  e  ne  ricavi  molta  cera  , 
per  venderla  poi  fuori  di  State  a  chi  fab- 
brica  le  diverfe  fpecie  di  candele  ,  dopple- 
ri,  cerei,  cerini  &c.  fi  potra  egli  attribui- 
re  ad  infolenza  o  temerita  ,    s'io  trattero 
quefto  Popolo  da  fpeniierato ,  da  che  egli 
vende    i    proprj    Beni  ,    per    ricompcrarli 
pofciapiu  caro  da  chi  li  compera  a  buon 
mercato  P  Piano  nondimeno ,  che  non  ca- 
derebbe  quefta  cenfura  fopra  il  povero  Po- 
polo 5  il  quale  non  puo  far  di  meno ,  ma 
SI  bene  fopra   chi   trafcurntamente  il  go- 
vernafTe  ,  e  potcndo  provvedere  ,    non  vi 
provvedefTe  .    Q  vorrebbe    egli    tanto  ad 
imparar  I'Arte  d'imbiancar  la  Cera?  Nel- 
lo  Stato  Pontifizio  s'  e  quefta  introdotta  . 
Quand'anche  non  riufcife  cosi  Candida  , 

O  come 


2  10  Capitolo  XVI. 

come  quella  d'alcuni  paeli ,  che  importe* 
rebbe  mai  a  i   bifogni  ed  ufi  d'unPubbJU 
CO?  Q'c  di  piu .  Si  mette  in  alcunipaefi 
gran  copia  diBachi ,  o  vogliam  dire  Ver- 
mi  da  Seta,  e  di  quefla  Seta  ie  ne  rica- 
vano  non  folo  migliaia  ,  ma  centinaia  di 
migliaia  di  Libre  .    Eccettiiatane  qiialche 
porzione ,  che  rimane  nello  State  per  al- 
quanti  lavori  dl  non  molta    confeguenza  j 
il  refto  va  fuori  ,    per    tornar  poi  efTo  a 
ricomperar  quella  medefiina  fua  Seta  ,  con- 
verrita  in  Drappi  e  Stofie  di'i  fpecie  dilFe- 
renti  con  aumcnto  si  grande    di    prezzo  . 
Certo  e ,  che  non  mancherebbero  mani  ed 
ingegni  a  gli  abitanti    fotto    quel  Cielo , 
per  tbrmar  quelle  medefi me  arrifiziole  tele  , 
fc  ne  foffe  loro  infegnara  T  Arte  .  E  in- 
trodotta  che    fofTe    qiiefta  ,    cefTerebbe    il 
bifognodi  tributar'tanto  oro  a  quegliStra- 
nieri,  i  quali  a   ridono  e  profittano  della 
balordaggine  e  dappocaggine    altrui  .    Ma 
di  eio  niuno  fi  mette  penliero ,  ne  riflette 
al  grave  torto  ,    che    fi  fa  alia  Natura  , 
Jiberale  de'  fuoi   tefori  verfo  chi  poi  non 
fe  ne  fa  fervire  ,    e  fpende  e  {^^\^^t  per 
ottener  da  altri  cio ,  ch'  effo    ha  in  cafa 
propria  ,    e    fi    potrebbe  lavoiar'  ivi    co« 

tanto 


Dell*  ^rti  o  nectjfarie  o  utili  ec.  %l% 
tanto  vantaggio  de  poveri  Artefici  e  dot 
Pubblico  flefib  .  A  quefti  due  efempli  \\ 
'aggiunga  ancor  quello  dtl  Ferro  .  In  at-. 
xuni  pochi  Liioghi  d'ltalia  nafce  il  Ferro, 
-metallo  ben  piii  utile  e  ncceflario  ,  chc 
rOro  e  TArgento .  Ne  Ton  privi  infiniti 
altri ,  facile  nondimeno  efTendo  a  ciafciui 
paefe  il  provvederfene  .  Contate  quante 
manifatture  fi  fjcciano  con  efTo  metallo. 
Tolrene  alcune  poche  fpecie ,  che  convlen 
prendere  a  dirittura  da  i  Padroni  d'  eile 
Miniere  ,  tutto  il  refto  potrebbe  ogni 
Paefe  fabbricarfelo  per  ufo  proprio,  pur- 
che  vi  fia  chi  promuova  V  Arti  utili  e 
neceffarie  ad  uno  Stato  .  Ci  vuol'  egli 
tanto  a  fabbricar  coltelli ,  forbici ,  rafoi  5^ 
chiodcria  di  varie  forte  ;  zappe  ,  badili , 
manale  ,  ed  altri  cnpi  di  ferrarezza  ^ 
Grande  conviene  ben  dire  ,  che  fia  la 
melv^nia,ef^nne  di  un  PodoIo  ,  allorche  fi 
rende  tributario  d'  un  idtro  Popolo  piu 
indufl-riofo  cd  accorto  ,  quando  farebbe 
s\  facile  anche  a  lui  il  rilparmiare  quel 
danaro,  con  far  le  fleffe  manifatture ,  per 
le  quali  tanto  guadagnano  i  fuot  vicini. 
Conofco  ancora  un  paefe  ,  dove  c  Mi- 
niera  di  Ferro,  ma  oggidi  difaielia  .    E 

O     2  per- 


Ill  titpitoh  XVh 

berche?  Per  efTere ,  diceano,  troppo  cFu^ 
do  quel  Ferro  .  Ma  quale  e  mai  quel 
Ferro  ,  che  non  porti  dalla  Miniera  la 
crude2:za  ?  II  Fuoco  e  quelle  ,  che  depu- 
rate ammollifce  quel  rozzo ,  ma  tamofie- 
cefTarlo  Meuallo .  Si  dovea  prima  chiaiire 
con  licurezza  ,  fe  quel  Ferro  era  (i  con- 
tumace  da  reliftere  alle  Leggi  dell'  altre 
Miniere  ,  onde  fi  potefTe  chiamare  indonia- 
bile.  Lo  fteffo  e  da  dire  delle  diverfe 
forte  di  Cocchi ,  Garozze ,  CalefTi  &c.  e 
di  varj  utenfili  di  legno  per  ornamento 
delle  cafe  e  comodo  de  gli  abitanti  .  Lo 
ilefTo  de'  Vetri  ,  de'  lavorieri  d'  Oro  e 
d'  Argento  j  di  Stagno ,  Ortone  ,  Rame  ^ 
e  Piombo,  e  d' altre  fiaiili   merci . 

Gra  che  fanno  i  buoni  ed  attenti  Prin- 
cipi  5  o  che  feelto  e  da  effi  per  accudire 
al  Pubblico  Bene  ?  Gran  capitale  di  ric- 
chezza  per  un  Popolo  dee  dirh  fra  le  cofe 
artifiziali  quello  della  Seta  .  Puo  efTere  5 
the  per  la  trafcuraggine  de' Padroni  delle 
terre  poco  o  nulla  fi  proccuri  il  piantamen- 
to  e  la  confervazione  de  i  GeKi  3  o  vo- 
gliam  diie  Mori,  per  alimentare  i  Bachi . 
Converrebbe  trovar  maniera  ,  per  muovere 
-ciafcuno  ad  averne    fem.pre    una    quantita 

pro* 


Dell*  ^I'ti  0  necejsarie  o  utili  ec.  ^  i  j 
proporzionata  all'  edenfion  de'  poderi ,  § 
alio  frnaltimento  di  quella  foglia  ;  e  intiOt? 
durre  quella  fpGcie  di  foglia  ,  cheviencre-? 
duta  la  migliore  dell'altra;  ficcomeanco- 
ra  animare  i  Contadini  alia  buona  cura 
d'efll  Gelfi  ,  mafTimamente  dove  la  rendira 
di  qucfti  Alberi  h  tutta  rifcrvata  a  i  Padro- 
ni ;  con  aver  nondimeno  fempre  riguardo 
di  eccitare  la  diligenza  altrui ,  fe  ii  puo , 
conpremj,  e  non  gia  con  pene  ,  che  fpian- 
tino  la  poveragente  ;  e  con  riflettere,  che 
pofTono  ben  tiitti  i  Contadini  aver  de  i 
Gelfi  5  ma  non  tiitti  han  tempo  e  mani  3 
per  metrere  Vermi  da  Seta  .  Una  dellc 
maniered'incoraggire  il  Popolo ,  pertrarre 
ninggior  copia  di  quefta  preziofa  merce , 
fi  h  quella  di  cfentarla  da  Dazj  e  Gabelr 
le  ,  o  almeno  di  caricarla  di  un  difcretif- 
fimo  aggravio  .  Truovali  qualche  pacfe, 
dove  Tavvedutezza  deVecchti  ha  introdot- 
to  molti  Filatoi  da  Seta  :  ingegnofiiliina 
invenzion  de'  Bolognefi  ;  e  pure  oggidi  fi 
mira  parte  d'effi  trafcurata  ed  oziola  .  Por 
trebberfiquivi  mantenere  non  poche  fami- 
glie  di  povera  genre,  come  gia  fi  ufava  ; 
jion  importa,-  quei  Filatoi  reftano  immobir 
Ji  e  chiufi,  ne  alcun  penfa  a  Kpvarne  1^ 

P     5  chiar 


Si 4  CapitoJo  XVI . 

tliiave  -.  Tanta  fonnolenza  di  Governo  fe 
iia  da  iodare,  nuino  ha  bifogno  d' impa- 
rarlo  da  me  .  Aggiungafi  ,  che  fi  danno 
paeli  di  mirabil'  indaiiria  torniti  ,  dove 
ton  pill  perFetta  maniera  fi  trae  la  Seta 
da  i  Filugelli  5  o  iia  dalle  Galletre  ;  dove 
11  orfoiano  piu  perfettamente  le  Sete  ne' 
Filatoii  dove  s' ha  attenzione  ,  che  colla 
Seta  forte  de'buoni  Filugelli  non  fi  mifchi 
Ja  debole  di  qiiei  ,  che  noi  chiamiamo 
Ciocchetti ,  affinche  pofla  fervire  a  i  Vel- 
Jiiti :  perche  non  copiaie,  non  introdurre 
tai  lodevoli  collumi  ,  per  li  quali  e  piii 
'fliaiata  e  meglio  pagata  la  Seta  ?  In  que- 
lii  ultimi  teaipi  fi  Ion  fempre  piu  perfe- 
^ionate  le  arti,  ma  non  gia  per  que'paefi  , 
dove  regna  la  fonnolenza  .  II  vivere  Mo- 
vihus  antiqiiis  c  gloria  di  alcuni  Popoli ;  ma 
queRo  folamente  rigiiarda  gli  atti  Morali 
de  gli  uomini  ,  cioe  la  buona  fedc  ,  la 
femplicita  nel  vitto  e  veflito  ,  la  mode- 
Vazion  de'  Piaceri ,  e  fimili  cofiumi  .  Ma 
non  fi  ftende  gia  all' Arti  .  Se  v'  ha  di 
Tnegho  oggidi,  gran  buona  gente  convien 
the  1K1  qiiella,  che  vuoie  in  cio  vivere 
■all'antica,  e  non  migliorare  la  Cirugia, 
r  Architettura,  la  Meccanica  ,  I'Agricol- 

tura  5 


Dell'  ^ni  0  nectjfarie  o  utili  ec.  215: 
tura,  la  Mercatura  ,  e  le  altre  Arti  0 
profitrevoli  o  necelTarie  alia  Repubblica  -. 
,  Non  v'  ha  dubbio  ,  daireftrazion  dclle 
6ete  ^  ancorche  greggie ,  puo  provvenire 
una  riguardevole  utilita  ad  uno  Statoi  e 
tanto  pill  fe  quefte  fieno  ftate  prima  quivi 
orfoiate :  il  che  almeno  avrebbe  a  proccu- 
rare  chiunque  puoedha  giiidizio.  Se  non 
v'  ha  Filatoi ,  fi  poffono  fare  .  Qui  nondi- 
menonon  fi  ferma  T  attenzione  dd  Prin- 
cipe, buon  Padre  de' fuoi  Popoli .  Siilu- 
dia  egli  5  ovvero  chi  opera  per  lui  ,  di 
fare  in  maniera  ,  che  s'impieghi ,  per  quan- 
to  mai  fi  puo ,  encro  il  fuo  proprio  Stato 
la  Seta  medefima  in  varie  manifatture, 
delle  quali  abbiibgna  il  paefe  .  Velluti  , 
Stoffe  3  Drappi ,  Damafchi ,  Zendali ,  Rafi , 
Luftrini  ,  Spumilioni  ,  Anioeri ,  e  fimiii 
altre  fatture  .  Gran  guadagno  che  e  que/lo 
( e  lo  poffono  vedere  anche  i  ciechi )  per 
uno  Stato  ,  fomminiftrando  quefti  telai  a 
tante  perfone  il  loro  foftentamento ,  e  ri- 
fparmiandofi  Teftrazione  di  moltodanaro, 
ehe  cofterebbe  il  far  venire  altronde  que- 
lle medefime  prcziofe  Tele  .  Felice  poi  quel 
paefe,  il  quale  tanto  potefse  fare  di  quefti 
^nobili  lavorij  che  non  folamente  foddisfa* 

O     4  cef- 


2i6  Capitoh  XVL 

ceflero  al  proprio  bifogno ,  ma  ne  abbon- 
dit^t  in  maniera  da  inviarnc    anche  fuori 
dello  Stato  .    Prima  del  Millccinquecento 
quefta  era  una    delle  piu  feconde  miniere 
dell'Italia .  La  Pcpolazione  e  le  Manifat- 
ture  formano  la  ricchezza  de'paefi  .  Con- 
tuttocio  v'  ha    tuttavia    qualche  Citta  fra 
noi,  che  fofliene    il    fuo    dccoro    e    pro- 
fitto ,  ed  efita  oltre  a  i  Monti  i  fuoi  la- 
vori;  giacche  non  mancheranno  mai  paefi 
in    Europa    ,    dove    Seta    non    puo    far(i 
(  e  convien  prenderJa  anche  dalFItalia)  o 
non  vi  fi  lavorano  Tele  d'  efTa  .  Oltre  di 
che  molte  Sete  delTIndie  e  d'  altri  Popoli 
Orientali  pofTono  competcre  in  bcllezza  e 
finezza  con  molte  d'ltalia  .  Gloria  e  dun- 
que  d'un  Principe  ,  che  prevalendofi  de  i 
tefari  nari  nel  paefe  fuo  per  rindiiftria  de 
gli  abitanri ,  fa  convertire  quefti  Beni   in 
maggior  vantaggio  de  i  medefimi  Sudditi , 
introducendo  e  fortemenre  promovendo  la 
maniera    di    accrefcere    quefti    tefori    per 
mezzo  d'Arti  utilifTime  a  qualftvoglia  Po- 
polo  5  che  fe  ne  ierva .  Air  incontro  che 
dappocagglne  (  bifogna  ripeterlo   )  e  mai 
quella  di  coloro  ,  iti  cafa  dc'  quali  fi  fa 
gran  copia  di  Sere  ,    c  Sete  ottime  ,    ma 

fenza 


Dclf  kAyu  0  necejparie  o  utili  ec.  217 
fenza  curarfi  cglino  di  farne  quell'  ufo  , 
che  arricchifce  tanti  Olrramontani  ?  Co- 
nofco  un  Popolo  ,  che  colle  Bavelle  c 
Stracci  di  Seta  forma  di  belle  manifattu- 
re  ,  un  traffico  non  mediocre  .  Cosi  fra  gli 
clogi  del  Come  di  Richecoun ,  Miniftro  di 
rara  attivita  dcirAuguftoRegnante  Impe- 
rador  Francefco  1.  Gran  Duca  di  Tofcana  , 
fl  dovra  regiftrar  quello  d'aver  introdotto  in 
Firenze  nuove  manifattiire  di  Seta  ,  che 
felice  fpaccio  fi  promettono  in  Germania 
ed  Ungheria .  E  che  non  ha  fatto  la  Real 
Cafa  di  Savoia  In  Torino,  perintrodurvi 
TArti  tutte  ?  Napoli  anch'efla  fi  proteftera 
fommamente  tenuta  al  nobililTimo  genio  di 
Carlo  Re  delle  due  Sicilie  ^  allorche  avra  la 
Maefta  fua  coli'aumento  o  coirintroduzione 
di  nuove  Arti  obbligati  i  Poveri  a  guada- 
gnarfi  il  vitto  coU'efercizio  delle  medefime . 

Confiderando  noi  le  cagioni  ,  per  cui 
fi  fon  cotanto  addormentati  varj  Popoli 
d'ltalia ,  e  che  s'^  non  poco  fcemata  V  in-* 
duftria  per  cui  i  vecchi  Italiani  fi  procac- 
ciavanotantoguadagno,  fpezialmcnte  coll' 
Arti  della  Seta  e  dalla  Lana :  ne  troveremp 
alcune ,  che  fon  da  attribuire  a  i  Popoli 
ftcffis  edaltre  a  i  loro  Rettgri .  V'hadeW 

is 


2i8  Capitolo  XVI. 

ic  genti  ,  che  fembrano  aver  nemicizis 
colle  faciche  della  Meicatura  ,  o  fia  perch^ 
la  qualita  dell'  aria  non  renda  gli  uomini 
si  atcivi ,  come  qiiei  che  godono  aria  lot- 
tile  e  pura  ;  o  venga  ,  pcrche  content! 
della  parxialita,  che  per  loro  ha  moftrato 
I'Autore  della  Natura  con  fornirli  di  buone 
e  fertili  terre  ,  tengono  per  fuperfluo  lo 
ftudiarfi  d'  avere  de  i  Beni  di  piu  .  Ma 
perciocche  niiinaPopolazione  fi  da,  dove 
non  fia  una  porzione  d'  ingegni  fvegliati , 
cioe  di  mente  moltovigorola,  e  capaci  di 
muovere  i  pigri  ;  purche  il  Principe  e  i 
Magiftrati  dicano  daddovero  di  voler  mi- 
gliorare  il  fiftema  del  paefe ,  tutto  fi  ot- 
terra.  Dalla  parte  ancora  de'Popoli  fuole 
intervenire,  che  chi  e  incllnato  aJ  Lulfo, 
e  malTimamente  il  Seffo  debole  ,  nel  cui 
cuore  niiina  Legge  rta  si  forte  imprelTa, 
che  quella  della  Moda  e  delle  fiie  varie- 
ta  ,  non  fa  compiacerfi ,  fe  non  delle  Mer- 
ci  foreftiere ,  naufeando  tutto  cio ,  che  li 
fabbrica  nel  proprio  paefe  .  In  alcune  Cit- 
ta  s'  e  provato ,  che  Stoft'e  ingegnofamen- 
te  ivi  fabbricate  ,  folamente  han  cefTato 
d' eiTere  difpregievoli  cofe,  e  fono/i  ripu- 
tate  fatture  degnc  d'abbigliar  Nobili  per- 

fone , 


Dell'  ^rti  0  necejfarie  o  tit  Hi  ec.  219 
fone  5  allorche  so.  fatto  credere  d'  aver 
elle  palfati  i  monti  ,  e  d'eflere  ufcire  di 
Lione  .  ConfefTano  anche  i  Franzefi  d'aver 
provato  il  medefimo  incanteiimo  per  gli 
Orologi  fabbricati  in  Inghilterra .  Tutto- 
che  {i  foiTero  tirati  a  Parigi  aJcuni  valenti 
Orologieri  Inglefi  :  pure  il  Popolo  nulla 
flimava  le  lor  fatture ,  perche  non  profu- 
mate  coirodorc  del  carbone  di  terra  In- 
glefe  .  Ma  non  manca  a  i  faggi  Principi 
maniera  di  guarir  le  fantafie  guafte  de' 
lor  Popoli  i  e  da  che  fi  foao  introdotte 
belle  Manifatture  in  cafa propria,  di  fare 
in  guifa  che  tutti  s  accomodino  ail'  ufo 
d'  elfe  .  Quand'  anche  quefte  tbffero  men 
belle  e  fine  ;  quand'  anche  coftafTero  piii 
delle  flraniere  :  tornando  in  bene  delloStato 
il  confumo  di  quefte  e  non  dell'  altre  ,  a 
me  non  occorre  d'  infegnar  loro ,  come 
s'  abbia  a  foftenere  il  credito  e  finaiti- 
mento  de'Beni  domeftici ,  perche  bafta  il 
volerlo .  Ma  il  male  ,  ed  anche  il  mag- 
glore ,  (i  e  ,  che  talvolta  alcuni  Principi 
niuna  cura  fi  vogliono  prendere  ,  per  dare 
miglior  fefto  a  i  coftumi  de' fuoi  Popoli, 
per  quel  che  riguarda  la  Mercatura;  anzi 
ii  puo  dare,  che  fedotti  da  qualche  cat- 

tivo 


2  20  Capitoto  XVI. 

tivo  ConfigHere  non  gradifcano  T  introdu- 
zione  di  alcune  Arti,  per  altro  utilillime 
^d  uno  Srato .  Noq  fuole  nondimeno  fuc- 
cedeie  quefto  nelle  Repubbliche  ,  perche 
in  effe  T  InterefTe  del  Pubblico  va  con- 
giunto  con  quel  de'Privati:  laddove  nello 
Staro  Monarchico  puo  accadere ,  che  Tin- 
terefTe  del  Popolo  non  fi  accord!  con  quei- 
lo  del  Sovrano .  In  fatti  ove  (i  tratti  d'in- 
trodurre  I'Arti ,  per  Ic  quali  abbiam  detto  , 
che  s'  impedifce  I'eftrazion  del  Danaro  di 
uno  Stato :  ecco  fubito  ufcire  in  campo  il 
facile  rifleflb ,  che  la  Dogana  del  Principe 
ne  ha  da  patire  .  Tuttoquel,  che  fi  paga 
ora  per  le  Merci  foreftiere ,  qualora  que- 
(le  fieno  fabbricate  nel  paefe  ,  fi  verra  a 
perdere  .  Caleranno  percio  i  Dazj  ,  e  il 
Principe  volcndo  far  del  Bene  a  i  Sud- 
dici  proprj  ,  fara  del  Male  a  fe  fteflo . 
Voleffe  DIo  ,  che  talora  non  foffe  quefla 
cantilena  quelT  incanto  ,  per  cui  anche 
i  piu  faggi  e  buoni  Princlpi  fono  dC\- 
(lolti  dal  proccurare  al  loro  paefe  que" 
vantaggi  5  che  fi  offer  va  no  nelle  ben  rego- 
late  Repubbliche  ,  ed  anche  in  qualche 
Stato  Monarchico  ,  dove  e  piii  raffinato  il 
giadizio  di  chi  comanda  e  dichiconfiglia. 


belt  ^rti  0  necejfarie  o  utili  ec.  lit 
Ma  iion  avra  buona  fortuna  ['  adiTiLa- 
tore  zelo  de'Camerali  preflb  quel  Regnan- 
te  5  il  quale  terra  davanti  a  gli  occhi 
J'AfTioma  fondamencale,  propofto  da  Ari- 
ftotcle  5  e  comandato  da  tutti  i  Saggi ,  cioe  : 
■Quello  ejsere  il  huon  Trincipe  ,  che  al  fuopro- 
prio  antepone  il  Bene  e  vantaggio  de'  Sudditi ; 
del  che  s'e  parlato  di  fopra  .  Una  delle 
lodi  5  che  per  atreftato  di  Lampridio  fu  data 
ad  AlefTandro  Severo  ,  fu  ch'egli  (a)  ijlitm 
mohijjtmi  Meftieri  Mcccanici  in  Roma  i  e  die- 
■de  a  i  Negozianti  delle  grandijjtme  ejenrjoniy 
affinchv  eglino  concorrefsero  volemieri  a  Roma  . 
Quel  che  e  piu:  Configlieri  si  fatti  non 
fanno  ben  fare  i  conti  ^  e  moftrano  di  aver 
troppo  corta  vifta  ,  perche  non  conofcono  , 
quanto  anche  in  profitto  del  Principe  pof- 
fa  ridondare  V  accrefcimento  dell'  Arti  . 
Mettiamo  ,  che  per  un  verfo  venga  con 
cio  a  fminuire  la  rendita  del  Sovrano  ; 
ma  per  moiti  altri  efTa  crefcera  con 
guadagno  magglore  ,  Perciocche  ove  fi 
moltiplica  il  Popolo ,  trovante  il  foftenta- 
mento  fuo    nell'  efereizio    di  queir  Arti; 

ove 

{  a  )  Lampridius  in  Alexaiid.  Sever.  Mechanka 
'Opera  plurima  Romcs  injiituit  i  Negotiatoribufque^  utK'o- 
mam  vokntes  eoncurrerent ,  maximam  immunnatem  dedit « 


2  2  2,  Capita h  XVI. 

ove  tanta  Genre ,  la  quale  oggldi  per  1* 
fua  poverta  frutta  poco  al  Principe  ,  fa- 
ticando  nelT  Arti  abbia  con  che  vivere 
meglio  :  indubitata  cofa  e  ,  che  le  Gabelle 
e  gli  altri  D.izj  del  Principe  renderanno 
inaggior  provento  .  E  tanto  piii  fe  li 
giugnera  a  far  lavorieri  ,  che  fi  pofTano 
eftraere  dal  paefe  .  Una  dalle  piu  rilevan- 
ti  rendite  della  Repubblica  Fiorentina  ne' 
vecchi  tempi  erano  T  Arti  della  Seta  e 
della  Lana  ,  perche  vi  s'  impiegavano 
tante  migliaja  di  Cittadini  .  Ed  appunto 
cio ,  che  s  t  detto  della  Seta  ,  fi  dee  dire 
AtVi  ^rte  della  Lana.  Gran  vergogna  e  di 
que'paefi  ,  ^o\t  nafce  Lana  allki  buona 
e  fottile  ,  che  (i  trafcuri  da  quel  Popolo 
di  fabbricar  panni  civili  almeno  per  pro- 
prio  ufo.  Alquanti  telai  d'eflfo  panno  oh 
quanta  gente  impiegano  e  foftentano  ! 
Quand' anche  nons'abbia  Lana  a  propofito 
nel  paele  5  o  non  fc  n' abbia  abbaflanza  , 
s'  ha  da  fare  il  poffibile  per  trarne  da' 
paefi,  che  T  hanno  d'ottima  qualita  e  ne 
abbondano  .  Conviene  incoraggire  a  tali 
importanti  Manifatture  i  Mercatanti  con 
Privilegi  ,  con  elenzioni  ,  con  carattere 
d'onore.  Non  fara  mai  cosi  ben'impiegatq 

il 


Delf  ^^rti  0  necefsarie  o  i  titili  ec.  2  2,^ 
ll  danaro  ,  che  in  far  venire  ArteHci  periti 
d'l  belle  manifatture  di  Lana ,  che  iiften- 
dono  non  folo  a  i  Panni  per  veftirfi ,  ma 
anche  a  Fanelle,  Stamine  ,  Calze  pannate  , 
Guanti,  Berrette  ,  ed  altre  fimili  cofe  . 
Oltre  a  quefta  rilevantiflima  applicazione 
di  parte  del  Popolo ,  bene  farebbe  il  pen- 
fare  alia  fabbrica  di  manifatture  di  Bam* 
bagiii  y  effendo  facile  V  acquifto  deli  a  me- 
dedma  .  Con  filarla  e  fame  varie  fatture, 
fi  rifparmla  non  poco danaro,  che  oggidi 
efce  dallo  Stato  .  Manca  forfe  al  Popolo 
talento  e  capaclta  per  far  fomiglianti  la^ 
vori  P  Delia  Canape  e  del  Lino  non  occor- 
re  parlarne  3  perchc  non  v' ha  Citta,  che 
non  fi  prevalga  in  ufo  proprio  di  qucfti 
dorii  dellaNatura.  Qiielle ,  che  anche  im- 
piegano  il  fuperfluo  i\t\  loro  bifogno ,  per 
far  Telebianche,  o  Jifcie,  o  Cordami  da 
vendere  fuori  dello  Sraro  ,  han  certamentc 
piu  giudizio  ,  che  Taltre  Fuggifatica  ,  le 
quali  mandano  fuori  la  lor  Canape  greg- 
gia  ,  o  fia  non  ridotta  in  manifatture  . 
Non  ci  vuol  gia  un'  ingegno  ftraordina- 
rio,  per  far  tali  lavorieri  .  Ip  Francia  fin 
col  pelo  delle  Vacche  e  Capre  li  fmno 
coperte  da  lettp  pr r  la  povera  gente  .  For- 

jnan- 


2  24  Capitolo  XVL 

tnanfi  ancora  grofle  Tapezzcric  di  varj  co- 
lori  con  orditura  di  Canape  e  teffitura  di 
materie  filate  di  Lana ,  Cotone  ,  Pelo  di 
Bue  5  Vacca ,  Capra  .  Chiamafi  tal  Tapez- 
zeria  Bergame ,  credendoll  portata  cola  da 
Bergamo  quefta  invenzione  .  Fra  i  Popoli 
induftriofi  non  folo  le  Donne,  ma  anche 
gli  Uomini  filano  Bavella  ,  Bambagia  ,  Ca- 
nape ,  e  Lino  i  mafTimainente  nel  verno , 
tempo  in  cui  cefTano  per  lo  piu  le  fac- 
cende  della  campagna  ,  e  per  Je  nevi  e 
pioggie  conviene  Itarfene  rilhetto  in  cafa , 
e  fonosiJunghe  le  notri  .  Allorche  i  Par- 
rochi  rural!  inveifcono  contro  gli  abufi 
delle  Veglie  contadinefche  del  verno  ,  de- 
plorando  i  mali  effetri  ditVC  ozio  :  non 
dovrebbono  mai  dimenticare  di  eforrar  tutti 
a  qualche  onefto  lavoro ,  e  di  rapprefen- 
tarne  T  utilita  non  meno  per  \o  fpirituale 
che  pel  temporale  .  L'  inerzia  del  Popolo 
ha  bifogiio  di  chi  Teforti  ,  lo  fproni ,  e 
fe  conviene,  ancora  lo  sforzi  a  far  quel- 
lo,  che  e  utile  luo  e  delPubblico.  Nelle 
Citta,  dove  non  mancano  maniere  di  dar 
da  lavorare  a  i  Poveri  fani  ,  ed  atti  a 
quegl'  impieghi  ,  la  Provvidenza  di  chi 
comanda  ha  da  obbligarli  a  guadagnarfi  in 

quel- 


'Dell'  ^Ani  0  necejfarie  o  utili  ec     li$ 
queilaguifa  il  pane.  Pu6  anche  il  Cieco 
e  il  Zoppo  adoperarfi  a  varj  lavorl . 

Quanto  s'e  detto  iinqul  dell'  Arti  ri- 
guardanti  il  Veftito  dc  gli  uoinini ,  1'  at- 
tento  e  biion  Principe  I'ha  da  flendere  a 
tutte  r  altre  Arti  utili  ed  anche  volut- 
tuofe  per  lino  Stato  5  acciocche  il  Danaro 
del  paefe  il  meno  che  fi  puo  faccia  le 
all  e  fe  ne  voli  altrove.  5e  mancano  ivi 
Maeftri  ,  lo  zelo  del  buon  Principe  dee 
chiamarli  da  altre  ed  anche  lontane  con- 
trade  .  Ognun  potrebbe  fabbricare  in  cafa 
propria  Cappelli  fini  o  Cuoi  ,  Vacchette, 
cd  altre  Pelli ,  Carta  di  varie  forte ,  Pet- 
tini  3  Vali  di  terra  ordinaria  ,  Vali  di 
Maiolica ,  e  fimili  altre  fatture  .  Nel  che 
fi  dee  ofTervare  la  diverfita  de'  paefi ,  per 
diflribuire  grimpieghi,  perciocche  in  iino 
fi  trovera  magglore  abilita  ed  induflria  , 
in  un'  altro  miglior  terra  ,  in  un^  altro 
piu  vivi  e  durevoli  i  colori  a  cagion  dell* 
aria  o  dell'  acqua  ,  e  cosi  difcorrendo  . 
Scioperata  fi  puo  ben  chiamar  quella 
Citta  5  che  chiatna  gente  foreftiera  per 
felciare  le  Strade,  per  voltaf  Coppi  In  i 
tetti,  per  fare  f  ufizio  de'  Muratori ,  per 
conciar  Liqo    e    Canape  ,    e    fiinili    aitri 

P  im- 


liS  Capitoh  XVI. 

impieghi ,  per  portarne  poi  cffi  nel  verilcy 
a  cala  il  danaro  raccolto.  Mancano  forfe 
ad  alcuni  paed  mani  e  telle  capacl  d'ap- 
prendere  e  di  efercltar  que'  meftieri  ? 
Qiianto  pofcia  c  utile  ogni  ben  regolata 
provvifione ,  acciocche  noii  fi  eflragga  il 
Danaro  fe  non  per  cofe ,  che  non  poffono 
produrii  dal  paefe ,  e  per  manifatture,  le 
quali  e  impoflfibile  e  troppo  difpendiofo 
il  farle  in  que'  paefi  :  nltiettanto  i  Ret- 
tori  ^t\  Popolo  hanno  da  facilitar  I'eftra' 
zione  di  que'naturali  ,  e  di  quegli  arti- 
£zj  5  che  fovrabbondano  al  paefe ,  e  pof- 
fono  introdurre  Danaro  nello  Stato  .  Col 
caricare  indifcretamente  di  Dazj  tali  Mer- 
ci  ci  vien  troppo  a  difHcuItare  ,  fors'an- 
cbe  ad  annientare  il  Commerzio  ,  che  e 
dopo  rAgncoltura  I'anima  de'paeli.  Noi 
veggiaiPiO  Popoli ,  che  dali'  eftrazione  de' 
Grani ,  del  Rifo  ,  delT  Olio  ,  del  Vino 
deir  Acquevite ,  delle  Sete  ,  de'  Beftiami , 
delle  Manifatt'.ire  5  e  d'altre  cofe,  tirano 
afTai  Danaro  nello  Stato  ,  e  per  quefla 
via  li  confervano  in  forze  ,  fervendo  fpe'- 
zialniente  qdeflo  rinforzo  per  pagare  i  tri- 
buti .  Allorche  li  vuol  di  troppo  aggra- 
var  1'  ulcira  ^  o  fe  ne  vuoi  fare   un  Giiis^ 

Pri- 


Deir  KAfti  o  mccjfarie  o  utiji  ec.  I27 
Privativo  ,  ii  fa  perdere  il  coraggio ,  e 
venir  voglia  di  mutar  Cielo  alia  gente  5 
H  quale  gluflamenre  fi  duole  di  vedere 
Si  mal  pagata  Tinduflria  e  le  fatiche  fue  i 
ne  puo  ri fa rii  fopra  i  Compratori  fore- 
ftieri ,  perche  volendofi  alterare  i  prezzi  5 
fanno  cflfi  volgcrfi  ad  altii  paefi  ,  dove 
truovano  miglior  mcrcato .  Ma  fe  e  male 
il  dilTicuItare  1'  introduzion  del  Danaro 
coll'  eforbitanza  delle  Gabelle  :  peggio  e 
ben  poi  il  non  concedere  la  Tratta  ,  o 
fia  Teftrazione  de'  Beni  fuperflui  .  V  ha 
de'paefi,  la  ricchezza  de'quali  principal- 
mente  confifte  nelia  fovrnbbondante  copia 
dc'  Grani .  Fa  par  brutto  vedere  ,  che  i 
pubblici  Minirtri  vogliano  fopra  qaefla 
derrata  fare  iiii'  ingiudo  guadagno  ,  fe 
non  anche  un  inonopolio  .^  ovvero  impe- 
dirne  lo  fmaltimenro  fuori  del  paefe ,  col 
lie  purs  talvolta  permettere  ,  che  V  una 
Provincia  ne  foccorra  un'  altra  ,  benche 
fottopofta  anch'  effa  ai  medefimo  Sovra- 
iio  .  Miravafi  quefto  difordine  nello  Sta- 
to  Pontifizio  :  v' ha  provediito  il  regnan- 
te  zelantiffimo  PonteHce  BENEDETTO 
XIV.  Da  che  s'  e  aflicurata  la  conve- 
ftiente  provvifione  pel  proprio  paefe ,  taa^ 

P     2  to  la 


528  Capitolo  XV  1. 

to  la  Giuftizla  che  il  Pubblico  Bene  ri- 
cercaao  la  liberta  del  Commemo  c  I'ac- 
crefcimento  del  peculio  di  quel  Popolo  , 
il  quale ,  altrimenti  facendofi  ,  reflerebbe 
povero  nella  fua  flelTa  ricchezza  . 

Fecero  i  noftri  Vecchi  una  tafTa  ,  chc 
dura  ruttavia  in  vari  paefi ,  cioe  :  che  la 
Mercatura  pregiudichi  alia  Nobilta  ;  di 
inodo  che  per  effere  ricevuto  in  alcuni 
Ordini  Cavallerefchi ,  ofta  I'avcre  i  Mag- 
giori  efercitata  quell'  Arte  ,  ancorche  per 
fe  fteffi  fofrero  di  Nobile  fchiatta  .  E 
fembra  veramente  poco  compatibile  il 
mefller  della  Guerra  ,  a  cui  fon  deftinati 
i  Cavalicri ,  coll'  altro  del  Traffico  i  per- 
che  il  primo  efige  il  Valore  ,  cio^  un' 
animo  grande  ,  fuperiore  alT  amor  della 
Vita  fteffa  non  che  della  Roba  ;  laddovc 
nel  Mercatante  pare  che  manchi  quefto 
pregio,  anzi  prevalga  il  vile  amor  della 
Roba  5  e  per  confeguente  molto  piu  della 
Vita .  Ha  buoni  fondamenti  quefla  rego- 
la  5  e  pure  in  lei  concorrono  troppe  tzzt- 
zioni .  Non  mancano  ,  anzi  fon  frequen- 
ti,  le  perfone  Militari ,  che  fpiriti  gene- 
rod  e  guerrieri  nudrifcono  nel  loro  pet- 
to, e  ncllo  ftefTo  tempo  attendono  a  fare 

Ro- 


DeJf  ^rti  o  necejarie  o  utili  ec.  229 
Roba  5  efTendo  Mercatanti  non  di  nome 
ma  di  fatti .  Son  tratti  appunto  all'  Arte 
della  Milizia  anch'  eflli  per  fegreta  fma- 
nia  di  profittare  per  qiiella  via  ,  e  di 
accrefcere  i  comodi  della  propria  famiglia 
CO  i  pofli  lucrofi ,  co  i  bottini  e  con  al- 
tri  giufti  ed  anche  ingiiifti  proventi  della 
Guerra ;  (  puo  rendere  buon  conto  di 
Mercatanti  anche  V  Italia  )  ma  non  per 
quefto  li  vedete  meno  arditi  ne'  pericoli 
e  men  pronti ,  qijando  occorre  a  facrifi- 
car  la  vita  per  la  confervazion  del  pro- 
prio  Onore  .  Secondariamente  puo  l^en 
correre  qiialche  prefunzione  d'animo  baf- 
{o  e  non  convenevole  all'  indole  della 
Nobilta  in  chi  difcende  a  viii  iifizj,  per 
guadagnare ;  ma  non  gia  in  chi  nelle  vie 
del  gnadagno  ritiene  il  decoro  competente 
al  fuo  grado  .  E  cio  perche  regolarmente 
niuna  vjlta,  niun  difonore  ,  niuna  man- 
canza  d'  animo  generofo  cade  nel  Nobi- 
le ,  che  fi  ftudia  di  accrefcere  le  fue  fa- 
colta  coir  induftria  e  coU'  ingegno  ,  afte- 
nendofi  folamente  da  cio ,  che  fecondo  la 
comune  opinione  moftra  balfezza  d'  ani- 
mo e  rende  un  fordido  e  vile  guadagno. 
Percio  faRgiameote  fu  decifo  ^   che  nelle 

P     3  Citt^ 


2^0  Capitolo  XVI, 

Cittii  Mercantlli  di  Genova  ,  FIrenze  , 
Pil'a,  Lucca  ed  altre  ,  non  fi  fcemafTe  il 
pregio  della  Nobilta  per  la  Mercatura  , 
ne  oftaiTe  qiiefta  al  confeguimenro  della 
Croce  di  Malta  .  Con  pari  f:iviezza  e 
vera  attenzione  al  bene  de'  Sudditi  fuoi 
decrcto  con  faa  Bolla  uno  de  gli  ultinii 
Romani  Pontefici ,  che  correffe  per  tutti 
oli  Stati  della  Chiefa  Romana  una  buo- 
na  amifia  fra  TefTcre  Nobile,  e  X  atten- 
dere  al  Traffico  ,  piirche  il  Nobile  fi 
<7uardi  dal  vendere  al  minuto  le  robe  . 
Non  faranno  per  quefio  men'abili  per  la 
Milizia  i  lor  Figli  e  Nipoti  .  E  volefle 
Dio,  che  tanti  della  Nobilta  d'  Italia  , 
i  quail  oggidi  fuggono  i  perlcoli  della 
Guerra  ,  e  quantunque  potefTero  in  qual- 
che  guifa  coltivar  le  Scienze  e  le  buone 
Q  belle  Lettere  ,  pure  ne  abborrifcono  la 
fatica  ;  e  pero  marcifcono  neir  ozio  ,  o 
pure  impiegano  il  tempo  loro  in  idola- 
trare  il  debile  SefTo  :  ii  applicadero  piii 
toflo  a  far  fiorire  1'  Agricoltura  e  la 
Mercatura  .  Sarebbe  quefto  anche  un  bel 
traffico  del  loro  ingegno  ,  c  ne  racco- 
glierebbc  gran  frutto  il  Piibblico  fte/To  . 
Ma  non  poca  parte  del  Mondo  e  conden^ 

nata 


Delt  ^rti  0  mcejfarie  o  utili  ec.   231 

nata  a  lalciarli  condurre    dal    Coftume  o 

dall'Opinione  fenza  eleggere    il  Meglio  » 

che  pur  non  c  difficile  a  vederfi . 

Conchiudiamo  .     Piii     1'    opulenza     fi 

truova  in  quel  paefe  ,    che    niaggiormen- 

te  attende  all'  Agricoltura  ,    alia  Merca- 

tura  5  al    Commerzio  ,    e    dove    fono    ia 

credito     1'  Arti   ,    e    fpezialmenre    quelle 

della  Seta    e    della  Lana  .    Gran    dappo- 

caggine  air  incontro  di  uti  Popolo ,  gran 

dilattenzione  di  Governo  Ci  dovrebbe  dir 

quella  d'  uii  paefe ,  dove  tanto  di  piu  far 

fi  potrebbe  ,  per  migliorare    i    proprj  in- 

terelli  5  e  nulla  i\  faceffe;  dove  fi  vivefTe 

alia  giornata ,  e  punto  non  (i  penfafTe  all' 

avvenire  ;    dove  regnaflero    i    Vizj  ,    che 

impoverifcono  5  e  non  gia  le  Virtix    e    la 

faggia  Economia  ,    che  arricchifce  .    Chi 

brama  nel  Popolo  fuo  maggiore  induftria  > 

certamente  defidera  il  di  lui  maggiorBene 

temporale ;  e  fe  il  Popolo    non   fa    dive- 

nhe  da  fe  induHriofo  ,  dee  chi  il  gover- 

na  aiutarlo  e  muoverlo    per  quanto  puo . 

La  mano  de  i  dappoco  (  dicea    il    piii  fag- 

gio  de  i  Re  d'lfraele  )  (a)  fi  tira  dietro 

P     4  la 

,    {  a)  Proverb.  Cap.  10.  verr.4.  Ege/}atcmoperata  eji 
manus  rcmiffa .  Manns  antem  fwtium  Dhidas  parat , 


1^1  Capitob  XVI. 

la  Toverta .  ^11'  incontro  la  mano  de  i  jortl 
produce  le  Ricchezze .  V  ha  de'  paefi  ,  do- 
ve fi  dipingono  vagamente  ie  tele  di  Li- 
no; dove  fi  addamafcano  con  forza  arti- 
fiziofa  quelle  di  Seca  ;  dove  con  far  ve- 
nir  di  Levante  il  pelo  di  certe  Capre , 
o  quel  de'Camelli  5  fi  fabbrlcano  Sale  for- 
ti,  e  Cammellotti  funtuofi  .  Perche  mai 
non  fi  ftudia  di  far  fue  le  utili  inven- 
zioni  altrui  ?  Secondo  il  parere  del  Si- 
gnor  Melon  (  ^  )  la  piu  grande  delle 
Maflime  e  la  piii  conofciuta  e  ,  Che  il 
Commerzio  ricbiede  Liberta  e  Trotezione  . 
Se  v'  ha  della  reftrizlone  per  li  Grani  , 
non  ve  ne  ha  da  eflere  per  T  altre  der- 
rate  e  mercatanzie .  I  Principi  ,  che  ne' 
bifogni  fcannano  il  Mercatante  ;  che  in- 
troducono  Gius  Prjvativi  i  che  impongo- 
no  gravofe  Gabelle  a  gli  Artifti  ;  che 
eccedono  ne  i  rigori  de'  Contraband!  ; 
rovinano  aftktto  il  Commerzio  .  Pero 
nelle  Repubbliche,  piii  che  nella  Monar- 
chia  5  ordinariamente  fiorifce  la  Mercatu- 

ra. 


(a)  Dq  Melon,  Ejpijf  Politique  fur  le  Commene ^ 


Delf  ^rti  o  neceffarie  o  utili  ec.  2^3; 
ra .  5e  ne  dee  nondimeno  eccettuare  la 
Francia  .  Degna  ancora  d'  encomj  fi  dee 
confeflare  la  riroluzion  prefa  dal  fuddetto 
regnantc  Pontefice  BENEDETTO  XIV. 
per  configlio  deir  Eminentiffimo  Vaknti  , 
Segretario  di  Stato  e  Camerlengo  della 
Santa  Romana  Chiefa :  cioe  di  concedere 
efenzioni  a  chiiinque  fa  manifatture  di 
Seta  ,  Lana  ,  e  Barabagla  ,  con  efentar 
anche  da'Dazj  e  Gabelle  I'eftrazion  d'effe  . 
Qiiefto  e  un'amare  il  fuo  Popolo  ,  e  un 
proccurar  nello  fteflTo  tempo  del  vautaggio 
air  Erario  Principefco ;  perche  (  convien 
dirlo  e  ridirlo  )  quarto  piu  crefce  la 
Popolazione ,  la  Mercatura  ,  e  la  dovizia 
de'  Privati  5  tanto  piu  per  altro  verfo 
viene  a  profittarne  la  Camera  del  Prin- 
cipe .  E  poi  non  e  forfe  Tufizio  del  buon 
Principe  il  proccurare  quanto  mai  Bene 
fi  puo  a'Sudditi  fuoi  ?  Un'  anima  ezian- 
dio  del  Commerzio  fono  le  Fiere  e  i 
Mercati  .  S'  introducono  col  concedere 
efenzioni  e  liberta  .  Niuno  probabilmente 
ha  bifogno  ,  che  gli  fi  ricordi  ,  che  il 
confervar  tali  privilegi  importa  troppo  a! 
Bene  del  Principe ,  del  Pubblico  ,  e  de' 
Privati , 

CA-. 


2J4  Capitoh  XVll.  ^ 

C  A  P  I  T  O  L  O      XVII. 

Dell^  attention  particolare  ,  cbe  dovrcbhe  ave- 

re  il  Triacipe ,  per  dar  calore  alt  accrefii- 

mento  delt  yArti  e  del  Commerzio  , 

MA  non  bafta  il  propone  folamente 
come  un'Aflioma  di  grande  utilita 
ad  un  paefe  1'  introduzione  delT  Arti  , 
r  accrefcimento  della  Mercatura  e  del 
Commerzio  .  II  punro  fla  a  cercare  i 
mezzi  piii  proprj ,  per  effettuar  queflo  di- 
fegno  .  V  ha  delle  contrade  ,  dove  ,  come 
fi  e  poco  fa  detto ,  (i  fa  tutto  il  contra- 
rio  5  cioe  dove  fi  tagliano  le  gambe  ?\ 
Commerzio ,  e  ^\  ricorre  in  ogni  bifogno 
alle  borfe  de'Mercatanti  e  Cambifti ,  die 
trovandofi  poi  fmuiiti  o  fanno  punto 
fermo  ,  o  fi  alienano  da  quel  ranto 
importante  meftiere.  Ora  i  faggi  Principi 
in  primo  luogo  rirauovono  grimpedlmen- 
ti  del  Traffico  e  della  Civile  Induftria  . 
Pofcia  attendono  a  farlo  fiorzre  ,  il  piu 
che  e  pofTibile ,  attefa  ferTipre  la  firuazio- 
ne  e  le  forze  del  paefe  .  Ordlnariamente 
non  potendo  ,   o  non  fapendo  elfi  quefta 

difficil 


Delt  attenzion  particolare  ^  ec,  235 
difficil  dottrina  ,  V  unico  fpediente  (i  ri* 
duce  a  depucar  perfone  abili  e  intenden- 
ti ,  che  propongano  e  con  acciirato  efame 
pelino  le  maniere  di  rendere  piii  indu- 
itriofo ,  abbondante  d'  Aiti  e  di  Merci- 
monio  il  paefe .  II  coftume  e  d'introdiir- 
re  anche  in  si  fatte  Deputazioni  qualche 
Miniftro  di  proFedion  Legale  ,  il  quale 
peiTuafo,  che  neTuoi  Codici  e  Digefti  (i 
truovi  tutto  lo  fcibile  ,  eiitri  in  Catte- 
dra  5  e  voglia  anteporre  il  fuo  venerabil 
parere  a  quello  de  Mercatanti ,  f!:clti  per 
trattare  di  quefto  argomento  .  E  pure 
dipendendo  fomiglianti  materie  non  da 
MafTime  fpeculative  ,  ma  bensi  dalla  Spe- 
rienza ,  miglior  maeftra  nelle  cofe  agibi- 
Ji :  fembra  ben  di  dovere  ,  che  lieno  da 
preferire  i  fentimenti  di  chi  e  meglia 
addottrinato  nella  pratica  del  Mondo  ;  fe 
pure  ancor  quefti  (i  potran  farilmente  ac^ 
cordare  infieme,  perchetalvolta  il  privato 
interefTe  fi  oppone  al  Pubblico  .  Conve- 
nevol  cofa  dunque  iarebbe  ,  che  il  Mi- 
niftro  i\Q([o  adoperaffe  in  tali  congrefTi  le 
orecchie  e  non  la  voce,  riferbandoii  fola- 
mente  di  approvare  quel  fentimento ,  che 
la  maggior  parte  e  i  piii  faggi  de  i  De- 

putati 


t^6  Capitoh  XVU. 

putati  avran  conchiufo  ,  Pare  ben  giufto 
il  credere ,  che  chi  e  dell'  Arte  ,  piu  ne 
lappia,  che  chi  folamente  puo  parkr  dc 
gli  aff'ari  ia  aftratto.  Stabilitopoi  che  fia, 
quali  Manifatture  fi  poffkno  accrefcere  , 
quali  inigliorare  ,  quali  introdurre  di  nuo- 
vo  5  convenient!  alia  qualita  del  Paefe  e 
Popolo  :  ordinariamente  T  efecuzion  di 
tutto  dipende  dal  tirare  cola  foreftieri 
abili  5  e  piii  d'uno ,  che  vi  portino  quel- 
lo  5  che  manca ,  c  (ieno  atti  a  perfezionar 
quello  5  che  imperfettamente  fin  qui  s'  e 
fatto .  Per  ottener  quefto ,  non  rilparmia- 
no  diligenza  alcuna  ed  anche  fpefa  i 
buoni  Principi  .  Qiiedo  e  un'  impiegare 
il  danaro  a  groffa  ufura. 

Ho  detto  di  lopra ,  che  a  chi  introduce 
nuove  utili  Arti  in  uno  Stato  ,  s'  hanno 
da  concedere  Privilegi  ,  Efenzioni  ,  e  il 
GiusPrivativo  per  un  determinato  tempo. 
Ma  debbo  qui  riferire  quanto  a  me  fcrif- 
fe  il  Signor  Carl'Antonio  Broggia,  Mer- 
catante  e  injleme  Letterato  Napoletano  , 
pcrfona  intendentilTima  del  gran  LibrodeJ 
Mondo  .  Kdf  introdnrfi  (  dice  egli  )  un  ^r- 
te  0  Trojejfione  fi  fogliono  concedere  Trivilegi 
d'  EfcJufione  per  certo  tenr^o  a  que  Mae/hi  y 


Dell*  attenzion  panicolare  J  ec.  237 
Mercatami  ^  ed  Jmprefarj  ,  che  introducono  . 
Ma  che  m  viene  ordinariamente  da  cib  ?  Fi~ 
nito  il  tempo  che  gli  xyirtefici  ft  fono  anic 
chiti  5  e  t  i^rte  s'  e  tenuta  come  in  fegreto : 
i  medefimi  fe  'ae  tornano  alle  Tatrie  loro  j 
/  iArte  non  re/la  nel  tuo  Stato  i  e  fe  pure 
1)1  refta ,  cib  fegue  con  grandijjimo  difetto  ,  e 
come  fe  non  vi  fofse .  P'orrei  dunqite  che  in 
vece  di  Trivilegi  fofsero  gl'  Imprefsarj  ben 
pagaii  e  premiaii  ,  per  avcre  infegnata  a  quei 
dello  Stato  f^rte  fiefsa  con  ogni  perfe'^ione , 
Dopo  di  che  vorrei  ,  che  loro  fe  afsegnafscro 
huone  Tenfeoni ,  le  quali  avefsero  a  cefsare  5 
/  ejfe  volefsero  andare  altrove  .  Certamente 
a  nulla  fervirebbe  T  introduzione  d'  un* 
Arte,  qualora  non  fi  comunicafTe  a  quei 
del  paefe,  e  con  fame  Scuolanon  ii  for- 
ftiafTero  mold  Allievi ,  a'  quali  nulla  fi 
afcondefTe  per  la  perfezione  d'efTa  .  Anchc 
fenza  parlare  di  foreflieri ,  (i  pruova  non 
di  rado  una  geloiia  di  perfone  ed  Arte- 
fici,  che  pofTeggono  Segreti  in  qualche 
Arte  ,  e  foli  V  efercitano  ,  non  voiendo 
effi  infegnarla  ad  altri  per  timore,  che  fi 
fcemi  o  cefTi  affatto  il  loro  guadagno  . 
Ho  fin  veduto  nel  mio  paefe  un  fabbrica- 
tore  di  Rafol  di  tempra  si  fina,  cheerano 

ii- 


l^S  Capitolo  XVU. 

richiefti  anche  da  lontaniflimi  paefi  ,  n^ 
egli  potea  foddisf'ijre  al  concorfo  di  tan- 
i\ .  Aveva  iin  figlio  :  ne  pure  a  lui  voile 
jnfegnare  \\  Segreto  ,  e  fe  ne  mori  fenza 
lafciarlo  erede  di  quelle  ,  che  farebbe 
ftato  un  boon  patiimonio  per  lui .  Se  ci 
folfe  un  Magiftrato  ^  ma  zelante  ,  delT 
Arti  5  non  ne  fuccederebbero  di  quefte  . 
Fra  le  glorie  de'  Principi  e  Re  benefici 
ii  conta  ancor  quella  d'  aver  comperato 
da  i  particolari  qualche  riguadevol  Se- 
greto, f]:ettante  alia  Medicina  ,  alia  Mec- 
canica,  alia  Marina  &c.  per  divolgarlo 
in  beneficio  del  Popolo . 

Con  tutra  nondimeno  la  buonavolonta 
e  gli  efficaci  fpedienti  prefi  dal  Principe . 
per  rendere  Mercantile  e  applicato  al 
Commerzio  lo  Stato  fuo:  s'incontra  tal- 
volta  lino  inafpettato  intoppo  ,  non  facile 
a  fuperarfi  ,  cioe  il  Genio  del  Popolo 
fleflb  .  Una  gran  pefante  Macchina  in 
alcuni  paefi  e  il  Popolo  tanto  de'  Nobili 
che  della  P!ebe  ,  ne  baftano  argani  per 
muoverlo  .  Vorrebbe  il  Taggio  Principe 
fargli  del  Bene,  ed  effo  flolramenie  talora 
lo  ricufa  .  La  Nobilta  mafchile  avvezza 
ad  un  vergognoib  far  nulla ,  o  pur  vagaf 

foLv 


Df //  ammion  pmkoJcin  ,  ec .  239 
folamente  di  Divertimenti  e  di  ConverT 
fazioni  donnefche ,  per  tutto  1'  oro  del 
Mondo  non  lafcerebbe  si  comcda  e  beata 
vita  .  A  che  tanta  pazienza ,  a  che  tanto 
logorarli  il  capo  de'  Mercatanti ,  e  quefto 
per  iin  vile  guadagno  ?  Dio  abbaflanza 
loro  ha  dato  ,  per  non  cercarne  di  piii  . 
Pero  prefTo  di  loro  poca  fcrtana  incontre- 
ranno  gli  utiliffitni  progetti  del  Principe. 
Per  conto  poi  della  Plebe  ,  allorchc  eifa 
Vive  in  pacfi  ,  dove  la  Mercatiira  e  ia 
varietadeli'Arti  3  che  alimentano  il  Com- 
merzio ,  fon  pcco  introdotte  ,  piii  amore 
deir  Ozio  che  della  fatica  facilraente  fi 
trovera  in  molti  d'  effi  .  Avvezzi  colloro 
a  guadagnar  tanto,  che  vivono  alia  gior- 
nata  ^  non  iaorebbero  ne  vo^liono  muo- 
vere  \m  pafTo,  per  migliorar  la  loro  for- 
tuna  .  Sforzanfi  piii  tofto  di  fedurre  e  di 
tirar  nel  lor  partito ,  chi  con  si  viliMaf- 
fiine  non  li  regge ,  e  van  dicendo  in  lor 
cuore  cio  ,  che  dello  Stolto  ha  detto 
\  ^adtSiz'iiz  {  a  )  ',  Mcglio  e  tm  pizzicotto 
con  ripofo  5  che    f  aver  pime  ambe   k  mani 

con 

(  a  )  Eccleliart.  Cap.  IV.Terf..  6.  Stulturiuit  i 
Melior  eft  pugiUus  cum  rcquie  ,  quam  plena  utraqu^ 
fna/ius  cum  lakore , 


240  Capitolo  XV  11. 

con  fatica .  Non  cosi  avvicne  in  altri  Po- 
poli  5  gia  da  gran  tempo  allevati  nelle 
fatiche  ,  affuefatti  al  Traftico  ,  dati  all' 
induftria  ,  e  maffimamente  fe  d'  ingegno 
fvegliato  .  L'efempio  de  i  piu  ,  e  della 
fteffa  Nobilta  ,  anima  ed  eccita  i  meno 
a  gareggiarc  infieme ,  per  vivcre  con  piu 
agio  5  per  accrefcerc  il  capitale  della  Fa- 
miglia :  il  che  torna  in  vantaggio  anche 
della  Repiibblica  fteflfa ,  Ora  trattandoii  di 
SI  fatta  genre  ,  poca  difficulta  provera  il 
Principe  ad  introdurre  nel  paefe  nuove 
Arti  e  maniere  di  auinentareil  Mercimonio 
e  il  Commerzio  .  Popolo  afTuefatto  alia 
nemicizia  con  T  Ozio,  tanto  piu  li  ralle- 
grera ,  tanto  piu  volentieri  abbracciera  i 
mezzi  per  far  guadagni  .  Che  non  fanno 
gli  Ebrei  ,  dove  fono  ?  La  neceffita  , 
Tefempio  e  coftume  de  gli  altri  lor  confra- 
telli  5  arriva  a  rendere  induftrioli  anche  i 
pill  grolTolani  e  vili  fra  efli ,  Scabrofo  im- 
pegno  airincontro  fara  il  promuovere  belle 
imprefe  in  un  Popolo  abituato  nclTiiifin- 
gardaggine ,  dedito  al  Giuoco  e  alle  Ofte- 
rie  5  ancorche  non  gli  manchi  V  ingegno . 
Si  lamentera  forfe  e  li  adirera  iin  Princi- 
pe ben  xnclinato  zl  maggior  vantaggio  de' 

Sud- 


Delf  attenzion  partkolare  ^  ec,  24 1 
Sudditi  fuoi ,  per  avere  un  terreno  si  re- 
nitente  alia  buoiia  coltura  ;  ma  s  ha  piii 
tofto  da  lagnare  de  gli  Anteceffori  fuoi , 
che  niuna  cura  (i  prefero  di  correggere 
e  di  meglioeducare  il  Popolo,  dalla  Di- 
vina  Provvidenza  loro  comaiefTo  i  che 
niun  penfiero  vollero  fpendere ,  per  fofte- 
nere  ed  aumcntare  la  Mercatura  e  I'Arti  ; 
e  voglia  Dio  ,  che  non  abbiano  anche 
cooperato  alia  rovina  d'  efTe  con  tanti 
Dazj ,  procefli,  e  contrabandi  eforbitanti . 
In  tale  ftato  di  cofe  adunque  che  dee 
fare  im  Principe  faggio  ?  Non  s'  ha  da 
perdere  d'animo.  Dee  tentar  cio  ,  che  fi 
pratica  dalle  perfone  private  ,  le  qiiali  tro- 
vando  un  lor  podere  trafcuratodi  troppo , 
anzi  fmantellato  da'  Predeceflori  ,  fi  met- 
tono  al  forte  per  ripiantarlo,  capitalarlo, 
e  ridarlo  alia  miglior  pofTibile  forma  .  Se 
nonfuccedera  di  far  mutare  regiftro  a  chi 
ha  formato  V  abito  alia  pigrizia ,  fi  potra 
fperar  quefto  da  i  lor  Figliuoii ,  che  s'edu- 
cheranno  nell' Arti  .  E  cosi  avvera  ,  al- 
lorche  fi  vorra  rimettere  in  un  paefe  lo 
ftudio  e  il  buon  Gurto  delle  Lettere. 
Potevafi  egli  dare  un  Popolo  piii  rozzo , 
piiiincoltO;  e  marabituato  di  quello  delia 

q_  graa 


242  C^tpitoh  XV  11. 

gran  Ruffia  ?  E  pur  venne  ^ietro  il  Gran- 
de ,  che  niiina  attenzione  ommife  ,  per 
fargli  mutar  faccia :  e  in  buona  parte  vi 
riufci.  Niuna  Citta  ,  niun  paefe  ha  Tlta- 
liaj  doveoccorra  tanto  sforzo,  per  mette* 
re  in  buon  fefto  gli  affari  di  un  Popolo . 
Per  difavventura  noflra  11  gran  Commerzio 
e  TArti  piu  lucrofe  Ton  paiTate  in  Fran- 
cia  5  in  Inghilterra  ,  ed  Ollanda ,  con  dl- 
venir'  anche  quelle  Potenze  padrone  del 
Mare  in  grave  noftro  pregiudizio  .  Con- 
tuttocio  diafi  un'occhlata  alia  Germania - 
Ivi  gran  copia  di  lavori  e  di  manifattu- 
re  ;  ivi  un'  invidiabil  Commerzio  i  Cirta 
ricchlflime  ;  non  tollerati  i  poltroni  ;  non 
perracfTo  il  mendicare  ,  fe  non  a  chi  e 
veramente  inabile  ,  e  quefti  afTai  rari . 
Ho  fcntitoOItramontani  ftupirfi  di  trovar 
tantiPoveri  in  Italia,  ed  accorgerfi  d'effere 
arrivati  nel  noftro  per  altro  si  bello  e 
privilegiato  paefe  ,  fubito  che  fcorgevano 
quefta  gran  copia  di  Mendicanti  .  Troppo 
male  e  il  lafciar'  avvezzare  il  Popolo  all' 
oziolita .  Mentre  poi  parlo  cosi ,  non  in- 
tendo  gia  di  pregiudicare  alia  riputazione 
e  gloria  d'  alcuni  Popoli  Italian! ,  che  al 
pari  de  gli  Oltramontani  s'induftriano  colla 

Mer- 


Dclf  attenzfon  particolare  ^  tc,  243 
Mercatura  e  colic  Manifatture  .  Anche  i| 
Savary  Franzefe  nel  fuo  Dizionario  fr^ 
Je  Citta  d'  Italia  ,  che  fanno  il  maggior 
Commerzio  ,  mette  Venecia  ,  Genova ,  e 
MeJ/ina ,  per  clTerePorti  di  Mare.  Pofcla 
fcrive  ,  che  Torino  ,  Mi/a  no ,  firenze  ,  j^(3- 
/(?^;?<?  3  Modena ,  Reggio  ,  Tarma  ,  e  Lucca 
fanno  anch'  efTe  buon  Commerzio  .  Ma  vi 
doveva  anche  aggiugnere  Verona  ,  Padova, 
Brefcia  5  Roma,  Napoli,  Lodi  ,  ed  altre 
Citta  .  Anche  in  ForJi  con  lode  del  Conte 
Francefco  Piazza  fi  fono  introdotte  varie 
Manifatture ,  e  fi  fan  lavorare  i  Poveri . 
Ma  fpezialmente  puo  gloriarfi  oggidiVi- 
cenza  d'  avere  introdotto  gran  copia  di 
lavori  di  Seta  ,  de'  quali  fa  commerzio 
coliaGermania  ,  e  Venezia  .  Non  era  afTai 
informato  il  Savary  de'  noftri  aftari .  Con- 
tuttocio  convien  confefTarla  :  mettendo  in 
paragone  T  Italia  coIiaFrancia,  Inghilter- 
ra,  Fiandra  5  Ollanda  3  e  conqualche  pae- 
fe  della  Germania  ,  buona  parte  delT  Italia 
refta  inferiore  nelF  indu(hia  c  Commerzio 
a  i  fuddetti  Oltramontani  .  Non  v'  ha 
Citta  in  Francia ,  non  v'  ha  quafi  Terra 
alcuna,  che  non  faccia  qualche  Manifat- 
tura  c    Traffic©  .    OfTervate    all'  incontro 

Q^    2  tant^ 


^44  Capitoh  .Xr^lL 

tante  Citta  e  Tene  Icaliane;  e  moflrate- 
mi  che  lavoricii   vi  li  faxiano,  capacidi 
tirar  cola  dd  danaro  de  gW  Oitraaioiua- 
ni  5  o  almeno  de'vicini  .    Tutto  quel  chc 
vi   li   fa  5  lerve  pel   fervigio    necefl  rlo  di 
quel  la  Popoiazione  .  E  volefle  Dio  ,    chc 
anche   vi   fj   fapelle  Livorare  ,    onde    iiopo 
non  folTe  di  pagar    contribazione  a  i  piu 
induftrioli   lontani  :    farebbe    da  dire  ric- 
chiiTimo  quel  paefe  .   A   riferva  d'  alcune 
gia    additate    molto    fa^Jigie    ed    awedute 
Cirta  d'ltalia  5  che  hinno  Manifatture  ben 
ricevute  da  g!i  Oirramonrani ,  I'altre  qaali 
tutte  riftringono  il   trafEo  loroallc  fovrab- 
bondanti  produzioni  deilt  ior  canipagne  e 
beftiami  ,    o  p.ire  aile    Sete  ,    all'  Oiio  e 
Pefca,   poco  o  nulla  di  lavorleri    facendo 
da  fmalrirc  in   aJtri  paell ,  cof^rette  percio 
a  prendere  a  danaro  contante  quel  ,    che 
Joro  manca  ,  da  i  piu  induftrioli  Srranie- 
ri .  Perche   mai  non  profittare  delF  efem- 
pio  di  tant'  alrri   paeli  piu   ricchi    di  noi , 
peiche  dari  piii  di    noi    all'  Arti    lucrofc 
e  al  Coinmerzio  per  mare  e    per    terra  ? 
Certo  non  manca  I'ingegno  a  gl'Italiani : 
manca  chi  introdiica    o    accrei'ca    1'  Arti , 
e  dia  ftimolo  all'  induftria  e  al  Commer- 

zio . 


t)ell''  attention  farticohre  j  ec.  24^ 
i:io  .  E  intanto  gli  Oltramontani  ie  ne 
portano  il  noftro  danaro  ;  e  per  maggior 
noftra  vergogna  ci  fpogliano  anche  dclle 
Doftre  Antichira,  Statue  ,  Pitture  ,  Ma- 
nufcritti  &c. 

Nonbafta  poi ,  che  il  Principe,  chiufo 
jn  un  Gabinerto,  dia  ordine  a  i  Miniftri 
fuoi  perl'avvanzamentodeli'Arti .  Dovreb- 
be  anche  Tocchio  fuo  intervenire  aU'efe- 
cuzione  ;  oflervare  quel  che  li  fa  i  incorag- 
gire  e  lodaregli  Artefici ,  Grande  influffo 
che  darebbe  al  ben  fare  la  favorevol  vifi- 
ta  fua  a  i  lavorleri ,  e  ranto  piu  fe  cadef- 
fe  talvolta  qualche  rugiada  dalla  fua  mu- 
nificenza  fopra  i  poveri  Operai.  Gran  co- 
fa  ^ ,  che  alcuni  Principi  Europei ,  a  gui- 
fa  de  gli  Orientali ,  facciano  confiftere  la 
confervazione  della  lor  Dignita  nella  riti- 
ratezza  5  e  (i  figurinodi  fcemarla  ,fe  punto 
fi  familiarizzaffero  col  bafToPopolo.  Non 
cosi  faceano  il  fuddetto  Imperator  della 
RuJJta  \  non  cos\  Vittorio  K^medco  gia  Re 
di  Sardegna  ,  amendue  gran  tefle  .  Non 
cosi  i  faggi  Vcneti ,  vedendofi  ivi  i  principal! 
Direttori  del  Governo  familiarmente  e  cor- 
reren:ientetrattare  co  i  Negozianri  ed  Ar- 
%xi\\;  vilitare  i  lor  Fondachi,  Officinej  e 

Q.   3  La- 


%^6  Capitoh  Xfll. 

Lavoratori,  lodarli,  quando  lo  merltano; 
animarii  a  perfezionar  le  Manifatture  ;  ed 
alutarli  colia  prorezione  .  Quanto  giove- 
rebbe  mai ,  die  chi  e  incaiicato  di  pro- 
muoverc  il  Pubblico  Bene  ,  s'  informafle 
pienamente  de'Regolamenti  e  delle  azioni 
tutte  de'  faggi  Principi  c  Governi  ,  per 
ottener  queito  gloriofo  fine  !  Scuola  piu 
efHcace  di  que(ta  io  non  faprei  additar- 
gli .  Tornando  ora  al  propofito  :  II  Princi- 
pe Tempre  e  qiiello  die  c  ;  ne  perche  egli 
dilcenda  dal  Trono  ,  giammai  vien  meno 
il  rifpetto  della  gentealTalto  fuo  gtado . 
Fa  anzi  iin'  infigne  guadagno  qualunque 
Principe  5  allorche  divien  Popolare  ,  trat- 
tando  amorevolmente  co'Sudditi  anche  dell* 
infima  sfera  ,  perche  fe  ne  compera  con 
poca  fatica  I'Amore  .  E  qual  piii  bel  pregio 
d'un  Regnante  ,  che  TefTere  amato  e  be- 
nedetto  dal  Popolo  I'uo .  II  regnare  e  co- 
mandare  e  proprio  di  chiimque  fiede  ful 
Tiono  ;  ma  il  regnare  nel  ciior  de'Sudditi  , 
folamente  conviene  all'Anime  grandi  e  a 
gli  Eroi .  Oltre  di  che  chi  de'  Principi  fa 
ben  praticare  il  lodevol  inefiiere  di  dimc- 
fticarli  CO*  Suddici  di  quahivoglia  condi- 
Eione ,  iia  con  dar  loro  facile  udienza  ,  fia 

con 


Dell'  attenzion  panicolare  ,  ec.  2  47 
con  trasferirii  a  vilitare  gli  efercizj  de* 
Lavoratori  di  varie  Arti  pu6  ricavarne 
molti  lumi ,  per  ifcoprire  i  mangiamenti  e 
It  frodi  5  che  poffono  occorrere ;  e  quello 
che  potrebbe  conferire  al  miglioramento 
delle  cofe  .  Nella  ftefTa  giiifa  gli  accorti 
Principi  coll'  efaminar  nelle  udienze  le  va- 
rie perfone ,  che  ii  prefcntano  loro  davanti 
per  li  proprj  bifogni  ,  poffono  venire  in 
cognizione  ,  fe  i  pubblici  Miniftri ,  Giudici , 
ed  Ufiziali  manchino  al  loro  dovere ,  fac- 
ciano  eftorfioni ,  prepotenze  ,  e  guadagni 
illeciti  5  con  altri  abiifi  ,  a'  quail  il  retto 
Governo  edge  che  (i    apporti  rimedio . 

Simiimente  e  da  oflervare  ,  che  volen- 
tieri  s'  ha  da  accogliere  qualfivoglia  Fore- 
ftiere  ,  che  col  fuo  venga  a  fare  il  Mer- 
catante  nel  voftro  paefe  ,  e  quivi  pianti 
cafa .  Ma  fomma  circofpezione  fi  richiedc 
in  mettere  nelle  mani  di  gente  tale  il 
Danarodel  Pubblico  o  del  Principe  ftefTo  . 
Sogliono  coftoro  prefentarfi  con  villofi  af- 
petti  d'  ingordi  guadagni ,  con  magnifichc 
fparate  di  lucrofe  compagnie  e  corrifpon- 
denze  eftere  .  Rifchio  fi  corre  di  trovar' 
in  fine  ne  i  negozj  e  maneggi  di  cofroro 
quel  profitto  ,  che  fi  ricava  da  gli  elo- 
Q^   4  quenri 


2  4.8  Capitolo   XVllt 

qiieiui  promettitori  del  Lapis  Thilofophormn  j 
Pill  ficLiro    parrito    adunque    fempre    fara 
J'interefTare  ,    per    quanto  fia  poffibile  ,  i 
Mercaranri  del  paefe ,  e  i  Nobili  facoltod 
ne'progetti  prohabilmeme    utili    alio    Sta- 
te :  fcandagliato  ben  prima  ,  fe  1'  affare  ab- 
bia  fodi  fondamenti ,  o  pure  flia  folamen- 
te  appoggiato  fopra  facili  Defiderj  e  vane 
Speranze  .  Chi  vuol  pentirfi  d'  aver  trop- 
po  creduto,  verra  ben  fervito  da  chi  gli 
rapprefenta  come  indubirata  la  fcoperta  di 
una  Miniera  di  qiialche  Metallo ,  o  di  un' 
afcofo  Teforo  ,  o  pure  di  un  mirabil  Traf- 
fico  5    o    di  un'  indubitato  groffo  Guada- 
gno.  Se  ne  fon  vcduti  efcmpli  ,  e  quefli 
probabilmente  non  farannogli  ultimi .  Fi- 
nalmente  prefe  le  buone  rifoluzioni  ,  fta- 
biliti  i  faooi  reoolamenti  ,    i    quali    tutti 
s  nanno  da  mettere  in  ifhmpa ,  (I  efige  la 
piena  efecuzione  ed  oiTervanza  d'eflfi .  Non 
vi  potra  accudire  il  Principe  colla  necef- 
faria  attenzione  :    dee  almeno  incaricarla 
con  ordini  preciii  a  chi  ne  h  Prefidenre, 
e  andarii  informando,  fe  tanto  egli ,  che 
altri  fubordinati  foddisfacciano  a  dovere  al 
loro  ufizio :  perfiiafifTimo  ,    che    ogni  piii 
faggia  ordinanza    ddk    cofe    pubbJiche   e 

trop- 


Delt  attcmion  pankolare  ^  eel  249 
troppo  efpofta  a  gli  abufi ,  e  fempre  ten^ 
de  al  declive  j  e  fe  non  vi  s'  ha  Focchio 
fopra,  va  o  per  malizia  o  per  dappocag- 
gine  de'  mortali  in  difiifo  e  rovina  .  Ci 
Ton  poi  altre  ArtI  ,  che  han  bifogno  di 
particolari  Infpettori  ,  fcelti  dal  Corpo 
d'  effe  ,  o  Deputati  dal  Principe  ;  e  fpe- 
zialmente  TArti  della  Seta  e  dellaLana, 
ficcome  quella  de  gli  Speziali ,  fottopofta 
air  efame  de'  Medici  ,  e  quelle  de'  Dro- 
ghieri  ,  Tintori  &c.  Ne'  paefi  ,  dove 
1'  Arti  fono  in  maggior  credito  ,  non 
mancano  sx  fatti  Efaminatori  e  Giudici 
per  vedere  5  fe  le  Manifatture  fieno  fatte 
a  dovere  5  fe  olfervati  i  Capitoli  deli' 
Arte  5  acciocche  i  Guafl-ameftieri  non  fae- 
ciano  da  Maeftri  ;  fe  fi  vendono  a  con- 
venevoli  prezzi  le  robe  o  fatture  j  fe 
v'intervengano  frodi .  Non  tutti  gli  Spe- 
ziali per  efempio  fon  gente  d'onore ,  e  fi 
pofTono  trovnre  Medicamenti  falfi  ,  Aro- 
mati  e  Droghe  adulterate  .  Stabilito  poi 
che  fia  un  buon  credito  e  fpaccio  di  cer- 
te  Manifatture  co'  foreftieri ,  non  s'  ha  da 
permettere  ,  che  fe  ne  muti  Ja  qualita  e 
forma  5  come  farebbe  il  farle  piu  ftrette , 
con    un    filo    di   meno  ,    o    col    mifchiar 

filo 


2^0  Capitolo  XVll. 

filo  di  Lino  ,  dove  prima  non  entrava  j 
r  adulterare  i  Vini  &c.  al  che  e  portata 
r  ingordigia  e  avarizia  d'  alcuni  Artifti  e 
Mercatanti ,  fenza  badare  die  fcreditano 
le  lor  fatrure ,  c  a  poco  a  poco  ne  per- 
dono  lo  fpaccio  .  Per  li  Garzoni  dell' 
Arti  v'  ha  ancora  le  proprie  Leggi  in 
Francia  ,  ed  altri  paefi  d'  Italia  . 

CAPITOLO    XVIII. 

Dclt  ^nnona ,  o  fict  Grafcia , 

TEngo  per  fermo  ,  che  non  v'  abbia 
Citta  e  paefe,  la  quale  non  lia  prov- 
veduta  d'ottimi  regolamenti ,  per  avere  la 
compctente  provviiione,  e  fe  ii  puo,  an- 
che  r  abbondanza  del  Grano  ,  Farine ,  e 
Pane  pel  mantenimento  del  Popolo  si  ur- 
bano  che  forenfe  .  Che  una  delle  prima- 
rie  applicazioni  d'  ogni  faggio  Governo 
abbia  da  efTerc  quefta ,  non  c'  e  chi  nol 
coiiofca  e  confefTi  i  perche  la  bafe  princi- 
pale  della  Pubblica  temporale  Felicita  con- 
fifte  nella  vita  de'Cittadini :  vita  che  non 
puo  quafi  fudiftere  fenza  Pane  ,  di  qua- 
lunque  forta  che  fia?  ns  c'ecofa,  che  piii 

ralle- 


DeW  ^^finona  y  o  fia  Grafcia  .  251 
rallegri  e  tenga  c]uie;o  il  baflb  Popolo , 
co(i\t  labbondanz-a  de'viveri,  e  fe  mai  li 
puo ,  il  Pane  a  buon  mercato  .  Ne'  tempi 
di  carelUa  allora  prinjipalmente  ha  da  taifi 
conoiceie  il  paterno  zelo  de'  Piiiicipi  ,  e 
Tatteazione  de'  Magi  (Ira ti  a  fin  di  foe- 
correre  al  bifogno  del  Popolo  ,  Occorre 
fpogliar  d'  010  il  paefe  ?  tutto  fara  l^ene 
fpefo  allora,  per  falvar  la  vita  del  Popo- 
lo. Ora  danli  Citta  ,  le  cjudi  non  aieno 
in  tempi  di  penuria  che  d*  abbondaiua 
cosi  fag^iamenre  (i  governano  ,  che  nulla 
mai  manca  di  Grano  ,  Farina  ,  e  Pane  ; 
e  quefti  a  prezzo  gluflo ,  cioe  proporzio- 
nato  alia  maggiorc  o  minor  felicita  de^ 
raccoiti  .  Sono  anche  da  lorlare  quelle 
Citta  5  dove  il  Governotiene  in  Tut  balia 
tutto  il  diritto  di  fpianare  il  Pane  pub- 
blico  ,  mmrenendolo  fempre  al  medelimo 
prezzo,  tamo  nell*  abbondanza  che  nelhi 
careftia :  dal  che  regolarmente  rifutapoca 
perdita  e  molto  guadagno  al  G'^verno . 
Ma  in  altri  Luog'u  fi  (on  veduri  ralvoira 
diiordini  mafficLi  in  quefto  genere .  Cioe 
perfone  de(\inate  a  regol  ir  l"A:inon*i  ,  ma 
fenza  q'le'  iunrii  di  fperienza  e  d'  acror- 
tez-za^  che  richiede  il  maneggio  di  qoeito 

alia- 


ij^  Capitolo  XVni. 

affare ,  dove  occorrono  tante  confidera/io- 
ni  ed  avvertenze  .    Altri    Direttori    dell* 
xAnnona  fi  fon  rrovari ,  che  han  fatto  un 
ficuro    traffico    della    loro    autorira  ,    per 
trar  guadagno  dalle  difgrazie  del  Pubbli- 
co .  Altri  guidati    da    un'  indifcrero    zelo 
hanno  si  fattamente    anguftia^i    i    Merca- 
tanti   di    Grano    col    fine    di    prevenir  le 
loro  frodi  ,    che  non  attentandofi  piu  efli 
di  fare    quel    mercimonio  ,    ne    elTendovi 
chi  A^^t  Grani  a  credenza  ,  i  poveri  Con- 
tadini  fi  fon  trovati  in  gravifllmi    ftenti , 
ed  alcuni  ancora  han  finito  di  mangiare . 
Altri  in  paefe  fovrabbondante  di  Grano , 
col  negare  le  Tratte ,  han  faputo  fare  il 
proprio  negozio  ,    concedendole    poi    con 
vergognofo  monopolio    a    foli    alcuni  po- 
chi .  Altri  in  fine    colla    finoderata    con- 
ceffion  delle  Tratte  ,    fruttuofa    alia    loro 
borfa    J     talmente    hanno    eftenuato    quel 
paefe ,  ricco  di  Grani ,  che  n'  e  fuccedu- 
ta  la  careftia  nel  Popolo  ,  ed  e  convenu- 
to  comperar  caro  altrove  cio  ,    che  tanto 
meno  coftava  in  cafa    propria  .    Ed    ecco 
quanti  o  per  malizia  o  per   jgnoranz.i  di 
vengono  perturbatoii  del    Pubblico  Bene. 
Non    e    queda    per    yero  dire  piccioU 

pro- 


Delf  i^irnona  -i  o  Jta  Grafcia  '.  253 
provincia  .  Giacche  d' ordinario  ncnhanno 
i  buoni  Piincipi  ne  tempo  ne  baftantein- 
teiiigenza  ,  per  poter'  accudire  a  quefto 
fcabrolo  ufizio  ,  luggiamente  fogliono  de- 
putaie  una  Coiigregazion  di  perfone  ,  nelle 
qiiali  concorra  la  prudenza ,  la  pratica  del 
Mondo  3  e  fopratutto  I'onoratezza  .  Ognun 
fa  5  che  a  i  Minidri  ,  e  a  chiunque  dee 
regolar  r  Annona,  troppo  e  vietato  Taveie 
una  zampa  nel  traffico  o  rmaltimento  delle 
Biade  5  e  ne'pubbliciForni  .  Guai  fe  Tln- 
terefTe  privato  entra  ne'Configli ,  e  mafli- 
mamente  fe  in  quefto  .  S'hanno  a  ri  cord  are 
que(ti  Deputati ,  che  il  principal  loro  guar- 
do  ha  da  eflere  in  difefa  del  povero  Po- 
polo,  peiche  i  beneftanti  per  lo  piu  non 
comperano  Pane  :  lo  comperano  i  Poveri . 
Ora  qui  e  fempregran  battaglia  .  I  Mer- 
caranti  di  Grano  ,  e  i  beneftanti  non  pen- 
fano  che  a  vendere  il  piu  caro ,  che  pof- 
fono,  le  loro  derrate  .  I  Fornai  anch'efli 
nulla  piu  cercano  ,  che  d'  ingrafTarfi  nel 
loro  meftiere  .  Chi  proteggeia  la  povera 
gente  ,  fe  non  Ton  coloro ,  che  per  ordine 
del  Principe  foprintendono  all'  Annona  ? 
Hanno  percio  elTi  da  ftar  vigilanti ;  affin- 
che    r  altrui    ingordigia    non    ecceda  ne* 

gua« 


2  54  Capita lo  XVUl. 

guadagni  addoffo  all.i  Pie.^e  .  DIffi ,  non 
ecceda  .  Imperciocchc  e  di  dovere  ,  che 
tanto  i  Mercatanti  die  i  Fornai  facciano 
un'onefto  guadagno  i  ne  s'haino  da  ifran- 
golare  con  indifcreti  Calmieri :  altrimenti 
per  voler  curare  un'eccefTo  ,  fi  cade  in  un' 
altro  .  Obbligo  e  deTornai  ,  il  dar  Pane 
di  buona  qiialita  ,  ben  cotto  ,  e  del  peib 
taffato  da  pubblici  Miniftri  .  Fate  ,  che 
non  s'abbia  alcun  riguardo  alle  loro  fpefe, 
fatiche  ,  lucro  ceflimte  ,  e  da n no  emergen te, 
e  che  fi  trinci  il  competente  loro  profitro : 
{i  ftudieran  bene  di  vendicarii  e  rifarfi  . 
Nafcera  e  crefcera  in  efli  la  voglia  di 
adoperar  Grani  immondi ,  di  raal  cuocere 
il  Pane,  edanche,  fe  donniranno  i  Giu- 
dici,  di  minorarnei!  j)efo  .  Cosi  i  Merca- 
tanti trovandoli  tenngJiati  dal  troppo  zelo 
altrui  5  cefTerannodi  far  venire  Grani  ftra- 
nieri .  E  chi  ne  patira  ?  il  povero  Popolo  . 
Talvolta  ancora  li  fdlla  ncl  voler  tenere 
troppo  baffo  il  prezzo  delle  Biade ,  efTen- 
do  quefto  un  chiudere  la  porta  al  e  fore- 
ftlere,  fenza  le  qiali  non  potra  fufTilkre 
la  popolazion  d'un  paefe.  Crefce  int.mto 
il  bifogno  5  e  crefciuto  il  prezzo  de' Gra- 
ni, convien  pofcia  comperar   caro  ^^^  di 

fuo- 


Dslf  vAnnona  ,  o  Jia  Grafcia  .  1 5  5 
fuori  cio,  chc  dianzi  farebbe  coflato  tan- 
to  meno .  II  Grano  va  da  per  fe ,  ove  il 
Venditore  truova  piii  vantaggiofo  il  mer- 
cato .  Hanno  i  favj  di  piu  e  plu  Citta  e 
Teire  penfato  a  premunirfi  contra  i  gra- 
viiUmi  dannl  delle  poflibili  e  pur  troppo 
facili  Caieftie  ,  e  con  formar  delle  Fru" 
memarie ,  cioe  con  tener  fempre  una  mafTa 
tale  di  pubblicoFrumenro  inriferva^  che 
polTa  fervire  al  bifogno  d'  uno  o  due  al- 
tri  anni,  talmenteche  fe  falla  il  raccolto 
deir  uno,  s'  abbia  con  che  mautenere  il 
Popolo  neiraltro ,  fenza  mendicare  altron- 
de  con  grofTe  fpefe  il  necefTario  alimento. 
Sommamente  e  lodevole  queflo  ripiego , 
ed  effo  ancora  fi  vede  in  qualche  paefe 
diligentemente  ofTervato  con  evidente  be- 
nefizio  del  Pubblico .  Ma  si  numerofi  Ton 
gli  efempli  ^  che  quefte  Frumentarie  han 
corta  vita  ,  e  fi  difperde  in  fine  tutto  il 
danaro  impiegato  in  fimili  provvifioni  s\ 
facilmente ,  che  non  e  da  dare  o  da  ap- 
provare  il  configlio  di  tale  iftituto  ,  fe 
non  dove  fi  pofTono  dar  ficurezze  di  un 
legittimo  e  fedel  vantaggio  d'efTo:  il  che 
e  troppo  difficile  .  Le  foftanze  di  un  Pubbli- 
co ban  fempre  avutoed  avranno  ladiigra- 

zia 


255  CapitoJo  XVlll. 

zia  di  non  efTere  governate  con  queir  at- 
tenzione  ,  con  cui  ogni  privato  fuol  ma- 
neggiare  le  proprie  .  Cominciano  bene  : 
non  va  molto  che  fi  truovano  alTagonia. 
C  e'  di  piu  .  Gran  copia  d'  Infetti  fa 
guerra  a  i  Frumenti  raunati ,  e  peio  ca- 
lano  .  Spefe  occorronoper  li  Soprintendenti 
a  i  Grani  e  Forni  pubblici  ;  e  in  oltre 
quefti  tali  ordinariamente  non  content!  de' 
loro  afTegni  ,  vogliono  e  fanno  profittare 
fulia  roba  altrui ,  (  che  le  maniere  non  man- 
cano  mai  )  e  tutto  in  dannodel  Pubblico, 
per  nulla  dire  de' Ladri  diprofeflione  ,  de' 
quali  niun  paefe  va  fenza  .  II  perche  non 
fempre  i  pochi  efempli  di  tali  iftituzioni 
rettamente  amtniniftrate  fon  da  attendere  , 
ma  bensi  i  molti  delle  infedelmente  ma- 
neg^iate ,  con  attenerfi  pofcia  al  men  ma- 
le i  o  per  bene  ftudiare  le  Regole  di  chi 
felicementecontinua  queft'  utile  invenzione  . 
Per  altro  allorche  Dio  manda  qualche 
Anno  d'abbondanza  ,  e  tale  i  che  a  vil 
prezzo  li  venga  a  vendere  il  Grano  :  in 
tempo  SI  propizio  fara  prudente  ed  utile 
rifoiuzione,  che  un  Pubblico  ,  o  pure  lo 
{lefTo  Principe  ,  amatore  de'  fuoi  Sudditi , 
faccia  groirilTima  provvlfione  ed  incetta  di 

Gra- 


Delf  Kyinnona  ,  o  Jia  Grafcia  i"  2^7 
Grani,  da  confervarli  per  uno  o  due  O 
tre  anni  avvenire .  La  fperienza  ha  fatto 
conofcere  ,  che  dopo  un'  anno  di  copiofo 
raccolto  ,  poco  fta  a  fuccedere  la  Care- 
ftia;  e  chi  ha  preparato  un  cosi  notabil 
rinforzo  di  Blade,  puo  e  dee  allora  fov- 
veoire  al  bifogno  del  fuo  Popolo .  Ne  in 
ca(i  tali  il  buon  Principe  o  il  Ptibblico 
dee  faria  da  Mercatante  ,  doe  non  dee 
penfare  a  farvi  guadagno ,  dovcndobafta- 
re,  che  gli  fieno  bonificate  tutte  le  fpefe, 
e  che  nulla  vi  perda  la  Cafla  fua  .  Da 
qiiando  in  qua  un  Padre  (tale  e  II  Principe 
e  il  Governo  del  Pubblico  rifpetto al  Popolo) 
dee  prerendere  di  mercantare  e  guadagna- 
re  fopra  i  Figli  fuoi  ?  Per  quefta  ragione 
dovrebbe  ogni  ben  regolata  Citta  aver 
PubbliciGranai  di  grolle  mura  ,  ben  difeli 
dair  umidita ,  da  i  venti  pregiudiziali ,  e 
dal  tropo  caldo  ,  con  perfone  5  che  fap- 
pianocuftodireda  i  forci,  uccelli ,  e  per- 
niciofi  Inferti  il  Grano  ,  fpiirgandolo  in 
determinati  tempi  col  vagllo ,  e  adoperan- 
do  erbe  ed  altri  ingredient!  contra  di  que* 
perfecutori  di  quanto  e  deftinaro  al  vitto 
umano.  Cafo  che  neil  Principe  ne  il  Pub- 
blico vogliano  o  pofTano  accudire  a  queflo 

R  proY- 


258  Capitoh  XrjIL 

provvedimento  5  ii  dovra  permettere  ,  anzi 
far'  animo    alle    private  perfone  ,    perche 
facciano  ammaflo  di  Grani  ,  con  preftar' 
anche  ioro  grath  i  Pubblici   Granai  .    A 
quefti  Incettatori    regolarraente  ha  da  ef- 
fere  permefib  il  fiire  tali  Incetre  non  gia 
di  Grano  del  paefe  ,    che  ordinariamente 
ne  fcarfeggia  ,    ma    bensl    di    fo!e  Blade 
forefliere  .    Qiiando    nondimeno    il    paefc 
tale  fia  ,    che   per    lo  piii  raccolga  copia 
SI  abbondante  di  Grano,  che  fovrabbon- 
di  moltiiTirno  al  proprio  bifogno  i  o  pure 
quand'  anche  fia  di   fcarfa  ordinaria  ren^ 
dita  5  fe  verraiin'Anno  di  doviziofo  rac- 
colto  5  non  fara  proibito    il  fare    c]ualche 
difcretta    incetra    del    Grano    domeftico  ; 
benche  meglio    e    piu    ficuro  fempre  fara 
il  farla  col   foreftiere  .    Ora   imprendcndo 
tali  incetre  Je  perfone  private  ,    e    mafli^ 
inamente  fe  godeffero  il  benefizio  de' Pub- 
blici Granai,  farebbe  giufto,  che  foprav- 
venenda    ne'    due    feguenti    anni    qualche 
rniferabil  raccolto    e    fpezie    di  Careftia  y 
non  prcndeffero  di    vendere    i    lor    Grani 
a  rigore    e    con    ingordo  guadagno :    ma 
che  a  contentafTero  di  un'  onefto  profitto  ^ 
fenza   volere     fvenare   i   lor    Cittadini  . 

Quefta 


Dell' ^nnona  ^  o  fta  Qrafcia  ,  if^ 
Qiiefta  tafTaThanno  da  fare  i  faggi  ]V|a* 
girtrati ,  e  piu  toflo  con  larga  che  fcarfa, 
mano  ia  loro  favore  . 
'  Sanno  poi  i  prudent!  Principi  ,  che  a 
chiunque  introduce  Grani  in  uno  Stato : 
non  folamente  niun  Dazio  o  gravezza  il 
dee  imporre ,  ma  fi  ha  da  far  godere  ogni 
forta  di  carczze .  I  buoni  antichi  Romani 
Imperadori  (  (iccome  abbiaoi  detto  )  a 
quefti  tali  accordavano  anche  varj  Privi- 
legi .  Per  Teftrazione  si  convien  procederc 
con  qualche  rigore  ,  ne  mai  permetterla , 
fe  non  dopo  eflerfi  allicurato  ,  che  fine 
al  novello  raccolto  fia  ben  provveduto 
della  vettovaglia  necefTaria  il  proprio  pae- 
fe  ,  con  ricordarfi  nondimeno  fempre  di 
non  tiranneggiar  tanto  i  Mercanti  ,  che 
defiftano  dal  negozio  de'  Grani  .  Obbligo 
pofcia  (  non  fi  puo  ripetere  abbaftanza  ) 
e  fommo  interefle  del  Principe  fi  ^ ,  al- 
allorche  fopraggiungono  calamitod  tempi 
di  Careftja  ,  il  non  perdonare  a  fpcfi  e 
fatica  alcana  5  per  far  venir  Grani  anche, 
feoccorre,  da  i  piu  lontani  paefi  .  Altri- 
menti  dee  chi  governa  afpettarfi  ,  che  o 
per  le  malattie  fuffeguenti  della  Fanie ,  e 
caglonate  dalla  poca  quantita  e  della  no- 

K     3  ci- 


Kih  c^pitoio  xrnii. 

Viva  quallta  de'cibi  del  bafTo  Popolo ,  '6 
per  la  Aiga  delle  Fa-niglie  difperate  fuori 
del  paefe  ,  venga  a  fpopolarfi  lo  Staco. 
Ne  folamente  ha  il  Prirxipe  da  provve- 
dere  alia  Capitale  ,  ma  dee  ftendere  la 
fua  vigUanza  e  provvidenza  fopra  ogni 
altra  parte  diiche  remota  del  iiio  Domi- 
nio  .  Sarplamo  di  Perugia,  Citta  benche 
pofra  ia  vanraggioHi  lituazione  ,  che  al- 
quanti  anni  Ibno  non  elTendo  fovvenuti  i 
Villani  del  diftretro  in  occafione  di  Ca- 
reflia  ,  ed  avendo  elTi  per  gli  flenti  ed 
improprio  alimento  contratta  una  rnicidiale 
Epidemia ,  entro  quefta  anche  ndla  Citta 
fiefTa  pel  concorfo  de'  miferi  ^  che  cola  d 
rifugiavano  per  chiedere  Pane  .  Cotanto 
fiero  e  contagiofo  fi  fe'fentire  quel  malo- 
re  3  che  tu  detto  effere  perici  quattro  o 
cinque  mila  di  que'  Cittadidi  ,  e  certa- 
mente  C\  eftinfcro  aft'atto  non  poche  ono- 
rate  Famiglie  di  quella  nobil  Citta  .  A 
chi  (i  atcribuifce  tanta  difattenzione ,  lo 
fapran  dire  que'  Signori  .  PofTono  anche 
akrove  arrivar  difordini  si  la^rimevoli :  e 
!ie  gli  anni  addietro  non  fece  in  Mefllna 
minore  flrage  la  Fame  Ciio:  la  Pefte.  Ma 
'facilmente  non  arriveranno  gia  efli,  dove 

il 


Belt  ^nnona  ,  o  fia  Grafci:^  ,  ^  ^  | 
il  Principe  molto  b^n'  intenda  il  proprlQ 
interefle ;  e  vie  piu  ,  fe  riguarda  tutti  \ 
Sudditi  fuoi  con  amore  di  Padre  .  Sali^s 
Tapuli  Jhmma  Lex  eflo ,  faggiamente  Icrif- 
fe  Cicerone  (  ^  )  .  Troppo  necclTaria  per 
quefto  h  r  Annona  ,  fenza  di  ciii  non 
puo  ftalTiftere  la  vita  de  gii  Uomini  ;  e 
mancando  a  queflo  dovere  i  Rettori  del 
Popolo  hanno  da  temer  fedizioni  ;  o  al- 
men  contra  di  lore  infinite  mormorazionx 
e  maledizioni  non  mancheranno  .  E  que' 
Principi ,  che  per  far  guerre  non  necef- 
farie  fpogliono  di  Lavoratori  la  campa- 
gna  5  rovinano  il  proprio  paefe  ,  ed  ?n- 
che  preparano  la  Careftia  a  chi  non  fa 
n^  fa  fare  1' ufizio  di  Agricoltore. 

Non  al  foloPane  poi  s' ha  da  fcendere 
la  vigilanza  del  buon  Governo  .  Abbifo- 
gna  il  Popolo  anche  di  Carni  ,  Pefci  ^ 
Legumi ,  Frutta ,  Ortaglia  ,  Formagglo  > 
Burro  5  Vino  jOlio  &c.  Se  tutto  quefto  non 
nafce  nel  paefe  ,  convien  proccurarne  da 
gli  altri  la  competente  provvifione .  E  qui 
fi  ricercano  onorati  e  intendenti  Giudici 
e  Miniftrl,  curade'quali  fia  di  difendere 
R     3  ^^ 

(  a  )  Cicero.  J^ib,  III,  de  Legibus  ^  Cap.  s^ 


iSt  Capitoh  XVni 

11  Popoia  da  i  Monopolj,  e  dalle  Sopef* 
cherie ,  e  da  tantc  frodi ,  che  poilbno  in- 
tervenire  in  quefta  Mercatufa  ,    la    quale 
e' di  grande  eftenfione ,  per  ben  regolarnc 
i  prezzi  ,    e    confiderarne  la  buona  e  rea 
qualit^  3    acciocche    fi    ofTervi   una  giufta 
mifura    fra    chi    vende    e    compra    .    Un' 
onefto  guadagno  e  dovuto  a  i  Venditor!  j 
ma  eilendo  Iroppo  ordinaria    T  ingordigia 
deila  gente  ,    di    alcuni  principal]  capi  fi 
dee  tafHire  ii  prezzo  ,  mutandolo  di  taiito 
in  ranto  a  proporzione  (\tVi   abbondanza  e 
fcarfezza  de'  medeiimi .  Convien  tenere  in 
freno  i  Rivenderuoli ,  vifitare  i  Peli  e  le 
Mifuie  con  altre  attenzioni ,  che  regolar- 
mente  in  ogni  Citta  e  Terra  fon  prefer] t- 
te    a    chi    €    Deputato  fopra    la    Grafcia  ^ 
ma  per  difgrazia  non    fempre    ben'  olfer- 
V  .re  .  Pero  non  bafta   aver    quefti    Depu- 
tati  ,  anche  fopra  de' 'medeiimi    s'  ha    da 
tener  T  o  chio ,  affinrhe  non  ufino  parzia- 
Ilraviion   Fac  iano  bottega  del   nobile  loro 
Unzio,  o  non  rubino  il  falario  del   Pub- 
blico  fenza  voler    faticare  ,    e    foddisfare 
a!Ie  leggi  di   quefio    necejQTarJo    impiego  . 
Conofco  Citta  vicina  a!  Mare  ,    e    marc 
^bbondante  di  Pefce,  cosi  bengovernata, 

che 


Delf  ^nnona  ^  o  Jia  Grafda  ,      26^ 

che  vi  fi  fcarfeggia  di  Pefce  piuchenelli" 

Citra  Mcditerranee.  .  V  ingannerefte  ,    fe 

ne  defte  la  colpa  a  i  Pefcatori .  In  Fran- 

cia  niuno  o  pochi  aggravj    fono    fopra  il 

Grano  e  la  Carne  ;    faggio    configlio    da 

praticarfi  in  qualfivoglia  altro  paefei  per- 

che  al  mantenimento  del  Popolo    fpezial- 

mentc  fi  richiedono  quefti   due  natural!  . 

Cariilimo  alT  incontro  v'  e    il   Vina  .    E 

forfe  che  non  ne  abbonda  quel    Regno  ? 

Tanta  quantita  in  alcuneProvincle  ie  ne 

fa  5  che  principalraente  del  Vino  di  Fran- 

cia  fi  prov^ede  T  Inghilterra  ,  TOlIanda, 

e  tanti  pacfi  del  Nort .  Spaccio  si  grande 

di  quella  derrata  porta  immenfo  teforoin 

Francia .  Poco  quivi  importa ,  fe  il  bafTo 

Popolo  non  puo  fguaSLzare  ed  empierfi  di 

Vino .  Con  tal  ripiego  (1  rifparmiano  gli 

ubbriaconi ,  e  fi  gode  piii  fanita  .  Certo 

e  air  incontro  5  che  in  molte  parti  d' Italia 

non  mancano  Vini  generofi ,  e  tanta  copia 

di  quefti  ne  abbonda  ,  che  fi  gitta  per  ie 

Taverne  5    e  T  ubbriachezza    trionfa  .    In 

qualche    paefe    pochiflimo    e    lo  fpaccio  , 

che  del  noftroVino  fi  fa  di  la  dairAlpi* 

Pure    tamo   piu  fe  ne  potrebbe    fpacciare 

almeno  in  Germania  ,    con   ifpedirlo  .  per 

R     4  Triefte 


2(54  Capitolo  XFUh 

Triefte  cola .  Ma  noi  neghittofi  non  Tap- 
piam  cercare  ed  imparare  le  maniere  tenu- 
te  da  grinduflriofi  Franzefi  nel  far  varie 
condizioiii  di  Vini;  ne  fappiam  depurarli 
dalle  feccie  con  Ja  Colla  di  pefce  Ruffia- 
na  J  non  profumar  con  Zolfo  o  Canfora 
Je  Bottl  prima  di  mettervi  il  Vino,  onde 
pofTa  durare  ,  e  foftener  le  navigazioni. 
Come  abbiam  veduto  fare  a'  noitri  vec- 
chi  5  facciamo  ancor  noi  ,  ne  fi  vuole 
fpendere  un  penfiero  di  piii  per  migliorare 
i  noftri  intereffi  .  Cento  miglia  lungi  di 
qua  v'  ha  perfona  induftriofa ,  (Jie  fa  Vini 
di  Borgogna  e  fciampagna  con  Uve  di 
Viti,  fatte  gia  venire  di  Francia  .  Anzi 
odo  ,  che  vi  fia  un  Libretto  ftampato  , 
che  infegna  il  modo  di  piantare  e  colti- 
var  quelle  Viti ,  e  fame  Vino  a  fuo  tern- 
po  .  Non  bifognerebbe  mai  flancarfi  di 
prendere  da  ogni  Paefe  quel  Bene  o  quel 
Meglio,  di  cui  e  capace  anche  il  noftro. 
Mi  vien  detto  ,  che  T  accennata  perfona 
fa  anche  Vini  fomiglianti  a  quei  delle 
Canarie :  cofa  ch'io  non  fo  credere.  Fa- 
tica  a  tutto  fi  ricerca  :  ma  e  ben  pagata 
da  chi  mette  la  gloria  d^tW^  Tavole  ne* 
Vioi  sfoggiati  e  foreftieri. 


Del  Lujo  .  2^5 

C  A  P  I  T  O  L  O     XIX. 

Del    Lujfo, 

TAnti  c  tanti  Scritrori  fi  fono  sfiatati 
in  dir  male  del  LuJJo ,  ma  fonofl  in 
fine  accorti  d'  aver  gittate  quelle  belle 
fentenze  e  parole  al  vento .  Se  ne  parlero 
anch'io  ;  non  mi  afpettero  miglior  ventura  . 
Pure  convien  parlarne  .  Se  ad  altro  non 
fervifiTe  ,  che  a  guarire  da  quefto  male 
qualche  privata  perfona  :  farebbe  quefto  un 
Bene  .  Perciocche  non  e  fi  facilmente  da 
fperare  di  mettere  freno  al  Pubblico  in 
quefloparticolare,  da  che  il  Luffo  e  una 
confeguenza  quafi  indifpenfabile  di  quelle 
piu  vigorofe  paflioni  ,  che  nafcono  coll' 
Uomo  .  Noi  abborriamo  i  Ladri :  anche  il 
Luffo  e  un  Ladro,  maunLadro  favorlto 
o  almen  tollerato .  V  ha  chi  in  fua  cafa 
il  mira  ridendo  i  e  v'  ha  chi  con  ifdegno 
k)  foffre,  ne  fa  o  non  ofa  cacciarlo .  Nc 
quefto  e  male  de'  foli  noftri  tempi .  Se  ne 
truova  Tecceffo  ne  gli  antichiPopoliAfia- 
tici.  Da  loro  colle  ricchezze  pafso  nella 
Grecia ,  e  nelU  nio.nfante  Roma  >  e  quivi 


i66  Capitoh  XIX. 

di  troppo  alJignata  quefta  mala  urtiga 
s'  uni  con  altre  cagioni  a  diroccare  il  gia 
SI  gloriofo  Romano  Imperio  .  Occiipato 
poi  5  ciie  ebbero  i  Barbari  il  Regno  Ita- 
Jico,  per  molti  Secoli  flctte  bandito  dalT 
Italia  il  Luflo  ,  finche  dopo  la  meta  del 
Secolo  Decimoterzo  ,  venuti  i  Franzefi  alia 
conqullla  del  Regno  di  Napoli  e  Sicilia, 
become  genteanche  da' vecchi  tempi  dedita 
alio  sfarzo  ,  cominciarono  ad  introdurre 
fra  gV  Italiani  mutazion  di  coftumi  ,  e 
quefta  di  mano  in  mano  fempre  andata 
crefcendo  nella  pompa  de  gli  abiti  ,  ed 
addobbi ,  nella  funtuofita  delle  tavole  >  delle 
Cafe  5  dt  Giardini ,  nelle  Carozze  e  Scu- 
derie  ,  ne'  Giuochi  e  divertimenti  ,  nelle 
Doti  ed  arredi  donnefchi ,  e  in  (imili  al- 
tre dlfpendiofe  ufanze ,  e  giunta  al  fegno  , 
che  miriamo  ,  e  che  probabilmente  qui 
non  fi  fermera  .  AH'  udire  i  vecchi  del 
noftro  tempo  ,  men  fafto  e  fcialacquamento 
di  roba  ,  e  maggior  moderazione  fi  of- 
fervava  nel  Secolo  precedente :  altrettanto 
diceano  di  quell' altro,  in  cui  nacquero  i 
vecchi  precedenti  j  talche  fecondo  loro 
fempre  s'e  andato  di  male  in  peggio .  II 
bello  fi  hj  che  noa  mancano    perfone    di 

ere- 


Del  LuJJb ,  iiSy 

credito,  che  in  Libii  o  in  voce  fi  fannO 
Avvocati  del  LuiTo  .  Uno  fpezialmenre  di 
quefti  e  il  Signor  di  Melon ,  AutorFran- 
zefe  neli'  Ejf/ai  ToUtique  fur  k  Commerce . 
II  LufTo  (  dice  egli  )  va  ad  accrefceie  la 
Civilta  e  Tornamento  delle  Citta .  Quefto 
mantiene  ed  anima  il  Comraerz,io  ;  ne 
nuoce  alPubblico,  perche  fe  unoproFonde 
il  fuo  5  lo  raccoglie  un'  altro  .  Anzi  il 
LufTo  e  la  Moda  fon  quelli  ^  che  manten- 
gono  cd  animano  tante  Arti  ,  circolando 
in  quefta  maniera  dal  Ricco  al  Poveio  e 
dal  Povero  al  Ricco  il  danaro  .  Altri 
fenza  comparazione  piu  di  numero  ,  e 
maggiormente  provveduti  di  lenno ,  li  fcal- 
dano  forte  contra  del  Lnflb  ,  come  divora- 
tore  delle  foftanze  de' Cittadini,  molti  de* 
quali  fiduce  alia  poverta  i  che  impedifcc 
tanti  dal  prender  Moglie  ,  per  non  foc- 
combere  alle  eccefTive  fpefe  delle  mal'  in- 
trodotte  ufanze  j  che  torna  in  grave  prr-- 
giudizio  M  Pubblico  pel  troppo  Co  ed 
Argento,  ch'efce  dalloStatOi  e  per  altre 
ragioni ,  che  ora  tralafcio  .  E  che  quefta 
fia  un  indomabil  beftia  ,  la  fperienza  \o 
pruova  .  Paefe  non  troverete  ,  in  cui  varie 
Prammatiche  non  fieno  ftate  fatte  ora   in 

uno 


268  Capiioh  XIX, 

uno  ed  ora  in  altro  tempo  ,  per  frenare 
gli  eccefTi  e  le  peflime  confe^?  :enze  deJ 
LufTo.  Ma  quefte  Leggifunraarie,  che  fi 
truovano  anche  fra  gli  antichi  Romani  , 
e  COS!  lodevoli  ripieghi  non  hanno  avuto 
ne  hanno  per  lor  difgrazia  altra  vita  , 
che  quella  dt  funghi .  Se  fi  eccettua  I'in- 
clita  Repubblica  di  Venezia  ,  Ja  quale' 
pefatamente  fa  le  fue  Leggi ,  e  rigorofa 
mente  le  vuol  rifpettate  e  mantenute :  ne 
gli  aitri  paefi  V  orgogliofa  Confuetudine 
da  11  a  non  molto  li  mette  fotto  i  piedi 
la  Legge  5  come  i  Fiiimi  ritenuti  da  qual- 
che  rofta  ,  che  per  poco  fi  fermano ,  e 
vincendo  gli  oppofli  ritegni  ,  ripigliano 
I'inveterato  lor  corfo  .  Cosi  e  avvenuto 
anche  al  miopaefe,  dove  neir  Anno  1672. 
fu  pubblicata  un' utile  e  ben  pefata  Ri for- 
ma ,  che  pocoduro.  Un' altra  ne  fu  fatta 
a  i  miei  di ,  e  non  ebbe  miglior  fortuna  . 

Di  quefto  inconveniente  fenza  fatica  ii 
fcorge  la  ragione .  La  Vanira  3  che  intro- 
duce il  LuiTo  ,  quella  e  ancora ,  che  fa  di 
mani  e  di  piedi  per  foflenerlo  ,  e  rompe 
ogni  mifura  al  difpetto  de'  faggi  Legisla- 
tori .  II  Nobile  facoltofo  mira  ad  alzare 
il  capo  fopra  gU  altri  Nobili  ,   non  cosj 


Del  Luffo,  260 

ben  veduti  dalla  Fortuna  ;  e  pero  sfoggia 
nel  fuo  trattamento  .    Rinciefcendo  cio  a 
gii  altri  Nobili ,  fi  mettono  a  gareggiare 
CO  i  primi ,  per  non  comparire  da  meno , 
E  il  Citcadino ,  anfando  fempre  anch'  cgli 
ad  un  grado  fuperiore    al    fuo    ftato  ,    ii 
paoneggia,  fe  puo  ,  nelle  coinparfe  iigua- 
gliard  a  chi  e  naro  Nobile ,  Msggior  for- 
za  ha  poi  quefta  Vanita  ncl    Sellb  Don- 
nefco,  il  quale  mai  non  rifina  di  cercare 
arredi    ed    abbigliamenti    ricchi    e    Mode 
nuove  ,    SI    per  cattivarfi  la  ftima  de  gli 
XJomini ,  come  per  non    reftare  indietro  , 
anzi  5  fe  puo  ,  per  andare  innanzi  all'  alrre 
fue  pari .  Quanto  piii  niiovi  ,  magnifici , 
e  di  maggior  prezzo  fono  i  loro  ornamen- 
ti ,  tanto  piu  in  lor  ciiore  efultano ,  figu- 
randofi  crefciuta    la    Belta    ed  efaltata  la 
Condizione  ,  Per  ottenere  quefto  gran  pun- 
to,  bene  fpefo  e  ogni  danaro  ,  e  giufta-, 
raente  fi    fanno    grofTi    debiti  .    Fate    ora 
una  Prammatica  colla  proibizion  di  cent 
difpendiofe  Mode  ;  toflovedrete  la  Vanita 
traboccare  per  altre  vie    in    altri    ecceffi  ^ 
Bifognerebbe  poter  guarire  quefto  Vizio  e 
Paflione  ,  ed  uopo    allora  non  vi  farebbe 
di  Piaramatiche  :  ma  quefta  febbre  trop- 

po 


27<5  Capitolo  XIX, 

po  e  difEcIIe  il  curarla  ,  e  molto  piu  io 
fchianrarla  .  Zeleuco  Legislator  de'Locre- 
fi,  per  togliere  il  LufTo,  proibi  alle  Don* 
ne  ogni  abito  ricco,  Gemme,  Braccialet- 
ti  «&c.  efentando  folamenre  da  queftaLeg- 
ge  le  Femmine    da    partite  .    Altrettanro 
fece  per  gli  Uomini,  concedendo  Tola  men- 
te  la  briglfa   a    chi    voIefTc  comparir  dif- 
foluto  ed  in  fame  .    Che    ripiego  prendef- 
fe  il  debil  S^i^o  ,    per    deludere  T  accor- 
tezza  di  que(la  rifoluzione,  non  (o  dire. 
Per  altro  non  fi    dee    cosi    in    un    fafcio 
condennare  o  riprovare    con    oeneral  fen- 
tenza  tutte  le  invenzioni  del  LufTo  ,  e  il 
LufTo  medefimo  .    Al    pari  di  tante  altre 
cofe  del  Mondo ,  che  han  duQ  faccie  df- 
verfe  ,    perche    corripofte    di    Bene    e    di 
Male,  anthe  il  LufTo  ha  il   fuo  diritto  e 
il  f uo  rovcfcio  ,  si   in   rigiiardo  del  Pubbli- 
co  5  che  in  riguardo  alle  perfone  private; 
il  che  fi  dee   ben  diflinguere  .  Qiianto  al 
Pubblico,  evidentemente  torna  in  fuopro, 
che  le  Arti  5  onde  fi  manriene  il  Popolo , 
fiorifcano  ;   che    i    Ricchi    non  in.  affino . 
ma  fpendano  ,    ficche  per  tutto    il    corpo 
politico  circoli    il    fangiie  della  Pecunia  . 
La  copiofa   famiglia  di    Servi    mantenut^ 

4»  i 


Del  l.ujjo  .  271 

da  i  beneflanri  ;    i  fuperbi  Joro  arredi  e 
addobbi  i  le  lor  fcfle  e  conviti  i  che  altro 
fono  fe  lion  un  far  parte  a  tanta  povera 
genre  del  doviziofo  lor  patrimonio  ?  All' 
incontro  fe  le  fitcoltofe  perfonc  fi  procac- 
ciano  varie  comodita  della  vita  ;    fe    ab- 
borrendo  il  vizio  dell'  Avarizia  ,    abbrac- 
ciano  la  Magnificenza ,  che  entra  ncl  nu- 
mero  delle  Virtu  civMli ,  chi  con  ragione 
potra  mai  biafimarli  ^  Quand'  anche  taluno 
nello    sfoggio    fconcerti     le    mifure    della 
propria  economia,  andra  1'  ecceflb  fuo  a 
lupplire  cio,  che  manca  a  tanti  altri ,  ne 
tornera  in  danno  deila  Repubblica ,  che  i 
Beni  da  una  mano  paflfino  in  altra ,  pur- 
che  ne'  Sudditl  fuoi  .    Quefto   e  quelle  , 
che  in  favore  del  LufTo  in  poche   parole 
fi  puo  allegare  ;  ma  che  non  abbatte  gia 
le  ragioni  addotte  da  altri  ,  e  toccate  di 
fopra  3    per    querelarfi    del   medefimo  ,    e 
per  defiderarne  la  Riforma.  Che  e  dun- 
que    da    dire   ?    Convien    qui    difcendere 
dalja  generalita  a  i  particolari  ,    e  allora 
fi   fiormera  un  piu  accurato  giudizio, 

Primieramente  alia  partita  de  i  danni 
del  Luffo  non  s  hanno  da  mettere  le  Ca- 
fe ,  Palngi ,  ed  altre  fabbriche  di  Citta  o 

di 


jys  CapiioJo  XIX. 

di  Villa ,  per  funtuofe  che  fieno ;  peixh^ 
quand'  anche  fi  trovaffe  alcun  prefo  da 
tanta  Vanita ,  che  per  fare  una  grandiofa 
e  deliziofa  abitazione  ,  11  fabbncafTe  la 
propria  rovina  coll'  impoverlrfi  :  quefto 
cafo  e  afTai  raroi  laddove  d'ordinarlo  non 
fabbrica  ,  fe  non  chi  ha  buon  polfo  ,  c 
puo  aggiungere  al  fuo  capitaie  quello  di 
una  Cafa  agiata  per  fe  e  per  gli  eredi 
faoi .  Fra  i  Beni  del  Mondo  fenza  fallo 
e  da  annoverarfl  il  pofreffo  ed  ufo  di  un 
buon'  alloggio  ,  c  fpezialmente  perche  ne 
puo  durare  il  goditnento ,  finchc  dura  la 
vita  .  Per  conto  poi  del  Pubblico  ,  ogni 
ben  regolata  Citta  ha  da  elfere  tenuta  a 
chi  coHs  bellezza  e  magnificenza  delle  fab- 
briche  cerca  il  comodo  proprio ,  e  iofieme 
proccura  ladi  lei  maggiore  vnghezza  .  Sag- 
giamente  in  alcuni  paefi  fi  veggono  accor- 
dati  varj  privilegi  a  chi  con  nuovi  e  ben' 
intefi  edlHzj  coopera  air  abhellimento  della 
Citta :  ed  uno  ve  n'  ha ,  che  applica  una 
rendita  pubblica  a  chi  intende  di  fabbri- 
care  ,  con  modello  nondimeno  appi'ovato 
da  i  pubblici  Deputati  .  Sarebbe  percio 
da  defiderare  ,  che  chi  non  fa  guardar 
mifure  nello  fpendcre  il  fuo  per  farfi  /lima- 

re 


)De}  Lufso  .  ^  7 1 

i-e,  sfogafTe  quefto  fuo  amblziofb  caprice 
cio  in  beJle  Fabbriche  ,  perche  la  fconfi-* 
gliata  fua  paffione  rornerebbe    almeno    in 
pubblico    benefizio  .    Secondariamente    nc 
pure  fra  i  difordini    del    LufTo  s   ha    da 
regiftrare    lo    sfoggio   in    vafellamertti    ed 
altri  lavori  d'  Oro  e  d'  Argento  ;    perch^ 
quefto  non  e  gittare  il  danaro ,  ma  fola- 
mente  mutargli  faccia  .    Se  non  ne  vienc 
guadagno  ,    ne  rifulta  almeno  diletto  ,    e 
credit©  anche  di  perfona  beneftante  .  Oltre 
a  cio  entra  qui  TinterefTe  e  Bene  del  Pub- 
blico ,    pcrche  venendo    eftremi  bifogni  > 
pofTono  i  parricolari  foccorrere  la  Repub- 
blica  con  quefto    valfente  ,    non    gia   per 
perderne  il  capitale  o  prezzo ,  ma  per  for- 
marne  Cenfi  ,  come  s'  e  veduto  in  qualche 
Governo .  Parrebbe  ,   che  s'  avefte  a  dire 
lo  fteffo  anche  delle  Gioie  ,    perche  cofc 
di  prezzo  ,  che  non  fi  confumano ,  e  che 
polfono  nelle  occorrenze  fervire  al  follievo 
di  chi  le  pofiTiede  .    Ma  non  e  la  partita 
uguale  .    II    pregio    delle  Perle    e    Pietre 
preziofe  e  fondato  non  gia  nella  foftanza 
e  nel  merito  intrinfeco  di  quelle  luminofe 
produzioni  della  Natura  ,  ma  neirOpinio- 
ne  fola  de  gli  Uomini  i    c    quefta   anche 

S  va- 


i74  Capitoh-  XIX. 

Karia  e  tuttodl  fuggetta  a  mutationi  .  II 
4^aIore  delT  Oro    e  deir  Argento    fi    pud 
dire  anch'efTo  figlio  deir  Opinione  :    ma 
perciocche  di  quefti  Metalli  ft  forma  o  ii 
puo  formar  la  Pecunia  o  ila  il   Danaro , 
cioe  un  veicolo  e    mezzo    troppo    utile  e 
necefTario  air  umano  Cotnmerzio  ,    fi  foa 
percio  accordaee    quafi    tutte   le    Nazioni 
delia  Terra  a  dare  un  si  flabilito  credita 
ad  e/Ti  due  Metalli  ,    che    non  fi  mutera 
Biai  ,    ne  verra  mai  meno  ,    fe  non  vien 
meno  H  mondo .  Non  polfiara  dire  altret- 
XdLxxtQ  delle  Perle   e   Gemme  .   D'  eflfe   e 
fempre  ,  e  fempre  fara  incerto  ed  i  (labile 
il  valore.  L'indiiftria  pofcia  de  gli  Uomi- 
ni  e  giunra  a'  tempi  noftri    a    contrafare 
si  ingegnolamente    la    forma  delle  Perle, 
che  le  finte-  gareggiano  colle  vere  ;   e  ad 
imitar  cosi    artihziafamente    con    Brilli  c 
Parte  i  Diamanri  5  i.  Rubini ,  gli  .Smeral-* 
di,  ed  altie  Gioie ,  che  ftentano  talvolta 
gli  ftedi  Gioiellieri    a  diftinguere  le  vere 
4aile  faife.  E  percjocche    nell'  apparenza 
pdncipalmente  confifte  il  preglo  delle  Pie- 
rre chiamate  preziofe  ,    e    il  PuSblico  in 
mirarle  xndofTo  ad  altrui,  alrrn  regola  noa 
ba  per  giudicare  della  lor  verita  o  fallita 

fe 


Del  Lu£a  .  %j^ 

ie  non  fa  qualita  delle  perfbne  ,  prefiiir 
mendofi  vere  le  ufate  da  i  Rlcchi  ,  falfe 
ie  ufate  da  i  Poveri ,  benche  polfano  aa- 
che  i  Ricchi  far  pompa  con  dtWt  flilft 
mifchiate  colie  vere  (  il  che  talvolta  av- 
viene  )  e  chi  noa  vede  ,  quanta  gran 
parte  abbia  I'Opinione  in  si  farte  merci  ^ 
Contuttocio  finche  durera  quefta  si  anti- 
ca  Opinione  ,  le  confiftera  il  LuiTo  nelle 
Cemme  .  fara  eiTo  tollerabile  ,  perche  m 
fine  quefto  e  un  valfeate  ,  il  quale  pua 
produrre  Oro  ed  Argento  nelle  iiecellita , 
benche  fovente  con  difcapito  de'  poffef- 
fori  .  Di  inolta  inferior  condizione  e , 
anzi  ne  pure  fi  puochiamrirLuflTo,  quello 
delle  Pitture  ,  e  de  Gabinetti  di  Meda-« 
glie  e  d'ahre  Anticliita.  Solamentefi  pao 
oiTervare  ,  che  un  beir  ornamento  delle 
Cafe  fignorili  fon  quefte  Raccolte  .  Ma 
eHendo  la  (lima  tanto  d'effe  ,  come  pure 
delle  Anticaglie  ,  rhlretta  a  pochi  Dilet- 
tanti, s'accorgera  ne'  bifogni  chi  le  pof- 
fiede ,  quanto  fia  difficile  lo  fmaltir  tali 
merci,  e  come  vile  fembri  ad  altri  cio, 
ch'egli  ftima  cotanto  .  Finalmente  confi- 
derato  in  fe  fteffo  ,  e  politicamente  par- 
Undo,  il  LufTo  de  i  Ricchi,  fi  rruova  in 
'     -  S     3  fatti 


§7^  apit^Io  XIX. 

Fatti  non  ndclvo  ad  effi  ,  qualora  v'ini^ 
pieghino  il  loro  fuperfluo;  anzi  ricfce  di 
ibmmo  utile  alia  Repubblica  per  le  ragio- 
ni  allegate  .  Finqui  il  LufTo  e  in  falvo 

PafTiamo  ora  ad  un'  altra  veduta  ,  per' 
cui  troveremo  ,  ch'  efTo    giuftamente  vien 
procciTato  da    i  Saggi  .    11    iuo    principal 
Tcato  coniifte  nelT  u(o    di  cofe  preziofe  ^ 
che  (1  confumano ,  ne  nafcono  \  ne  (i  fab- 
bricano  nel  proprio  paefe .  Tali  fono  pan- 
ni  e  tele  fine ,  drappi ,  ftofie  ,    merletti  j 
galloni  i  e  molt'  altre  invenzioni ,  deftinate 
per  la  maggior  parte  a  nutriie  la  Vanira 
Donnefca  .  Ove  quefte  fi  fabbncafTero  nel 
paefe,  lafciariio  pure  tutta  la  briglia  alio 
sfoggio^  perche  in  finepalfando  il  danaro 
dalla  boria  de' Beneftanti  a  quella  de  gli 
Arrifti  ^  il  Pubblico  nulla  vi  perde ,  e  le 
Ai'ti  intinto  fi  alimen.tano  ,    e    in  quefta 
giiifa  tanto  i  poveri  Operai  che  i  RicchI 
fi  danno  T  uno  alTaltro  mano :  quefti  per 
far  bella  comparfa,  e  gli  altri  per  onora- 
tamentc  mantener  le  loro    famiglie  .    Ma 
fate  5  che  quefte  voluttuofe  e  preziofe  ro- 
be ed  abbigliamenti  di  tanto  cofto  ,  que- 
fie  tele  di  ragno  pagate  si  caro,  s'abbia- 
^0  a  prendere  dal  di  faori  :  ecco  aperta 

una 


iina  porta  ,    per  cui  continuamcnte  ufcir^ 
dello  Stato  Oro  ed  Argento    con  fegret^ 
SI  e  non  avvertito  5  ma  pur  grave  difcapi* 
to  della  Repiibblica  ,  la  quale  per  vanita 
impoverendofi     va    a     rendere    ricchi    gU 
Stranieri  .  Che  divien  fra  qualche  tempo 
d'una  Cuffia  5  che  tante  doble  cofto.-^  Dove: 
va  a  finire  quel  si  fuperbo  Abito ,  in  cui 
tanta  moneta  s'impiego.^  O  fi  logora  coi 
tempo  5   o    la    Moda  prima  del  tempo  \o 
condanna  ali'efilio.  Curiofo  fpettacoio  c  la 
Fiera  di  una  grande  Citta ,  dove  i  Rigat- 
tieri,  o  vogliam  dire  Rivenderuoli  di  maf- 
farizie  5  fanno  pompa  in  piii  botteghe  del 
loro  valfente  in  tante  Andrienne  ,  Cotti^ 
ni  3  Zimarre,  Abiti  ricamati ,    con    punti 
di  Spagna ,  ed  altri  funtuofi  merletti  &c. 
Vi  fi  veggono  anche  Vefti  ed  abiti ,  che 
lembrano  allora  ufciti  dalle  mam  del  Sar~ 
tore .  Ecco  dove  vanno  a  iinire  le  pazzie 
del  Luffo  con  tantofcapito  di  chi  cangia 
si  prcflo  appetiti  e  veftiti .  Dovrebbe  pur 
ridere  della  fcioochezza  noftra  >  chiciven- 
de  si  caro  le  fue  manifatture ,  e  manifat- 
ture  bene  fpeflb  fabbricate  colla  Seta ,  che 
noi  flefTi  loro  abbiamo  venduto ,  e  fa  ch^ 
^iyenti  fuo  tribiuario ,  chi  non  e  Suddit^ 

5     3  ftip. 


^J%  tapkoJo  XIX. 

fuo .  DIco  fciocchezza ,  perche  fi  potret> 
be  anche  nobilmente  vivere  e  comparire 
ton  pill  ffioderati  ornamentij  e  fenza  co- 
tanto  intaccare  il  private  e  il  pubblico 
erarlo  .  S'  e  detto  poco  fa  ,  non  efTere 
politicamente  per  unaragione  da  conden- 
nare  il  lulfo  de'Ricchi;  ma  iin'  altra  ne 
fuccede  piu  forte  ,  per  cui  politicamente 
non  s'  avrebbe  efTo  da  permettere  .  Molti 
non  fon  gia  d'  ordinario  coloro  ,  che  in 
un  Popolo  foprabbondino  di  Richezze  in 
paragon  di  taoit*  altri  ,  che  godono  una 
med-ocre  fortuna .  Poflbno  i  |)rimi  larga** 
mente  fpendere  fenza  incomodarfi  ?  altret- 
tanto  non  pofTond  gli  altri  ,  che  ban  piu. 
corte  le  mifure  .  E  pure  ancor  que/H  d 
mirano  voler  garegglare  in  pompa  e  LufTo 
CO  i  piu  facoitofi  .  Se  ttOn  fi  puo  nella 
foftanza  3  fi  ftudia  almeno  nelle  apparcnze 
di  andare  del  pnri  con  chi  piu  grandeg- 
gia  .  Ne  vi  mettefte  a  parlare  in  contra- 
rio  5  perche  vi  {\  rifpondera  :  che  cost 
porta  r  Onore  .  S'  avrebbe  a  dire  •  cosi 
config^'^  Tinnatanoftra  Superbia  .  Si  paga 
pur  caro  quedo  piacere  ,  perche  talvolta 
non  baf^ando  le  entrate  convien'  intaccare 
4iel  capitale ,  Altre  non  men  trifle  confe*- 

^uenze 


DcJLufo.  ^y0 

guenze     di   quefte    credute    indifpcnfabili 
ufanze,  eccole  in  poche  parole. 

Son  crefciute  a  poco  a  poco  a  dimifu* 
n  Je  Doti .  Nelle  ^^ntichitd  Italicht  ho  io 
moftrato,  come  con  poco  fi  maritafTero  ne' 
Secoli  addrctro  le  nobili  FanciuHe,  e  cosl 
i'altre  a  proporzione  :  coftume  tuttavia 
vigorofo  in  qualche  parte  deli' Europa  .  E 
fi  pu6  egli  far  di  meno  ,  da  che  ad  ad- 
dobbare  una  Spofa  e  a  celebrar  le  Nozze , 
talora  non  bafta  ia  Dote  ftelTa  ?  Grave 
incomodo  che  e  qiieflo  per  le  Cafe  ,  e 
dove  Ton  piu  Figlie  :  e  intanto  chi  riceve 
quella  Dote  ,  poco  ne  profitta  ,  avendone 
aflbrbita  tanta parte  ilLuflo;  e  peggiopoi 
neavviene,  occorrendo  \\  cafo  di  refHtiiir- 
la .  Aggiugnete  il  danno  di  molte  Nobill 
ma  povere  Zittelle  ,  le  quali  o  non  v'  h 
manicra  di  maritarle,  o  altro  ripiego  non 
v'ha  per  ifgravarne  la  Cafa ,  che  di  con- 
finarle  in  un  Moniftcro ,  dove  Ton  fortu- 
nate 5  fe  con  vera  vocazione  rinanziano 
al  Mondo:  infelici ,  fe  il  conrrario  .  Ora 
i  Saggl  riflettendo  a  i  difordini  cagionatr 
dal  Luflb  ,  fonofi  non  rade  volte  invogliati 
di  rimediarvi  ,  coflrignendo  colla  forra 
alia    moderazione  •  dclle  -  fpefe    voluttuofe 

S     4  nella 


2  So  Capitoh  XIX. 

iiella  pompa  de  gli  Abiti  ,  dt   Conviti  , 
delle  Nozze  ,  e  de'  Funerali  ,    chi  da  fe 
flefTo  non  fa  farlo,  firafcinato  dairerem- 
pio  della  corrente  di  tant'  akii    pari  fuoi 
o  fuperiori .  Con  qual  frutto ,  s'  e  accen- 
nato  di  fopra  .  Le  Prammatiche  chiamatelc 
per  r  ordinario  Leggi    di  quattro  giorni  , 
Molti  poi  fono  i  Principi ,  che  abborifco-r 
no  di  farle;  qacgli  ancora  ,  che  giungo-' 
no  a  farle ,  fe  ne  pentono  in  breve ,  e  ne 
gradifcono    V  ino/Tervanza  .    A    gli   occhi 
Joro  fa  troppo  bel  vedere  anche  ne'  Sud- 
diti  Ja  pompa  delle  Vefti ,  deJleCarozze, 
delle  Livree,  e  di  tant'  altri  ornamenii  , 
che  fa  ben'inventare  lo  sfogglo .  In  oltre 
a  quella  vifta  hanno  i  foreftieri ,  che  ca- 
pitano  di  pafTaggio ,  da  perfuader/i ,  quel- 
le efTere  un'  aiTai  florido  e  doviziofo  pae- 
fe.  V'e  di  pili  .    Confiftendo  ,   come  di- 
cemmo,  il  Luffo  piu  perniciofo    neir  in- 
troduzion    di    Manifatture    preziofe  ,    ve- 
gnenti  da  altri  Stati  ,  non  fa  il  Principe 
indurfi  a  vietarla  ,  perche  ne  rifentirebbero 
danno  le  fue  Pogane;  e  quando  pur  con- 
difcenda  a  bandirle,  quelle  fteffe  Dogan« 
van  perorando  in  fuo    cuore  ,    aflinche  /I 
ricuperi  il  perduto  guadagno .  Ma  i  Reii 

,gnan- 


D(l  Lufsol  281 

gnantl  ,  che  meglio  intendono  la  carta 
dti  navigare  ,  volentieri  antepogono  al 
proprio  il  Pubblieo  vantaggio ,  ed  animo^ 
famcnte  al  LufTo  divoratore  provvcggono . 
Tornaben  piu  il  conto  al  Principe  d'ave^ 
re  Sudditi  ricchi  nella  foftanza  ,  che  di 
vederli  ricchi  folamentc  neir  apparenza  . 
Non  c'e,  chi  non  lodi  la  Legge,  de- 
gna  della  Saviezza  Veneta  ,  che  vieta  Tin- 
troduzlon  di  molte  robe  foreftiere  ,  come 
Panni  d'  oltramonte  ,  Stoffe  con  ore  ed 
argento  ,  Manifatture  ftraniere  di  Seta , 
Ludrini  3  Cendadi&c.  e  il  rigorc,  che  fi 
adopera  3  perche  iia  ofTervato  quefto  divie^ 
to .  Ne  occorre  dire  ,  che  il  Popolo  dee 
godere  la  liberta  di  appagare  la  fua  Va^ 
nit^  ;  e  vi  penfi  ,  chi  vuole  fpiantarfi  i 
ne  efTendo  veriino  aftretto  alio  sfarzo  , 
puo  lecitamente  profittar  la  Dogana  del 
Principe  del  volontario  altrui  pagamento. 
Imperocche  fe  il  Popolo  fa  de  i  pazzi 
contratti ,  ne  fa  emendarfi  da  fe  ftefTo :  il 
Principe  dee  farla  da  buon Padre,  impe^ 
dendo  e  correggendo  coirautorita  i  pub-r 
blici  fpropofiti  de'fuoi  Figli .  E  tanto  piu 
perche ,  ficcome  dicemmo ,  la  primaria  cura 
fipl  Ggverno  Econoipico  d'  m^  Stato  h% 


itz  Capitolo  XIX. 

da  efTere  quclla  di  lafciar  ufcire    il    mefi 
che  li  pao  di  Danaro  fiiori  del  paefe ;  c 
potendo  ogni  Popolo  far  buona  ligura  coll* 
uio  di  pill  modefti  e  men  difpendiofi  or^ 
xiamenti:  non  li  addurra  mai  alcuiia  buo- 
na ragione,  perche  s'  abbia  da  tollcrare, 
noa  che  da  lodare  ,    lo    fcialaquamenio  , 
che  fi  fa  della  Pecunia,  per  tirare  dal  di 
fuori  robe  preziofc  ,  non  neceffarie  ,    che 
o  fi  confumano  prcito ,  o  fi  rendono  inu- 
tili  per  la    tirannia    della    fcmpre    iftabilc 
Moda .  Ne  una  Prammatica    ben    penfata 
impedifcc  al  Nobile  facoltofo  il  difiinguerfi 
da  chi  meno  abbonda  di  roba .  Non  puo 
cgli  forfe,  fe  vuole ,  fpiegare  la  magnifi- 
ccnza  fua  ,  ficcome  poco  fa  difli,  in  fab- 
briche  grandiofe  ,  e  delizic  di  Citta  o  di 
Villa?  Chi  gli  vieta  di  far  pompa    della 
fua  opulenza  nc  proprj    Palazzi    coll'  ab- 
bondanza  de'vafi  e  lavori  d'Oro  e  d'Ar^ 
gcnto  5  di  Gerame  ,  Statue,  Pitture^  Che 
fc  pure  quefti    voleflTc    rendere    fopra    gli 
altri    fuoi    pari    gloriofo    il    fuo    nome  : 
perche  non  metterfi  ad   alzare    Edifizj  in 
pro  del  Piibblico,  come  Ponti ,  CanaJi  , 
Monti  della  Carita ,  Accademie  utili  per 
le  fcienze ,  Seminar j ,  Biblioteche  ,  -OfpL* 


Dei  Lujjb  .  2S3 

2j  5  per  impiegare  in  lavori  la  Povera 
gente,  Spedali  per  foccorfo  de  gl'  Infer- 
mi  e  de  grinvaJidi,  ed  altre  limili  Ope- 
re  in  benefizio  della  fua  Citta  ?  Quefto 
SI,  e  non  gia  le  vane  tranfitorie  com- 
parfe  ,  formerebbero  una  foda  diftinzione 
fra  lui  e  gli  altri  Cittadini  e  rendereb- 
bero  anche  immortale  Ja  di  lui  raemoria . 
Ma  difperdere  in  tante  Vanita  e  Delizie 
tanto  danaro  ,  e  fovente  col  far  debiti, 
e  con  profondere  il  capitale  ,  non  faia 
mai  cofa  da  Sao^gio  >    anzi    tutto  al    con- 

CD 

trario .  E  fe  T  amorevol  cura  de'  Principi 
e  delie  Leggi  provvede  a  i  Prodighi  , 
con  levar  loro  il  maneggio  de'  beni :  non 
fara  gia  fe  non  lodevol'  imprefa  il  fre- 
nare  con  ben  giudiciofe  Prammatiche 
tanta  parte  del  Popolo,  che  vuol  ridendo 
andarfene  in  malora . 

Ne  a  i  Principi  fta  bene  il  Lufso  . 
Soddisfatto  che  abbiano  al  decorofo  e 
convenevol  mantenimento  della  lor  Di- 
gnita ,  il  di  piu  e  gittato  .  Vi  faprei  ad- 
ditar  Principi  pentiti  col  tempo  d'  aver 
profufa  gran  copia  d'  Oro  in  Vanita,  e 
in  tranfitorie  coinparfe  .  Ne'  bifogni ,  che 
anche  ad  ogni  Monarca  pQfTojio  av veni- 
re. 


2^^  Capitolo  XIX. 

re,  allora  s'augura    cio  ,    che    con    pocc^ 
Prudenza  e  per  fola  Vanagloria  s'  e  but^ 
tato  via .  Veggo    i    migliori    Politici  apr 
provare,  che  il  Principe  vada  facendo  uii 
difcreto  rifparmio  di  Pecunia    per  le  ne- 
ceflita ,  che  pofTono  accadere  .  Quell'  Ora 
ben'adoperato  nelle  occaiioni    pud    difen- 
dere  da  molti    pericoli  ;    pu6    fervire   ad 
accrefcere  i  proprj  Stati  i  pii6  divcnire  un 
gran  fulTidio  in  tanti  alrri  cafi  ,  fenza  do- 
ver  correre  rofto    a    fucclar    le  borfe  de'' 
poveri  Sudditi .  Pare  ,  che  V  Economia  , 
Jontana  da  ogni  ombra    d'  Avarizia  ,    fia 
Virtii  de'Privati:   ma  poco  fenno  moftre- 
rebbe  chi  non  la  giudicafTe  Virtii    anche 
de'  Principi  i  e  forle  piii  loro  utile  e  ne- 
cefTaria  che  a  gli  altri  .    Gran    virtu    ha 
anche  Tefempio  loro  ,  per  frenare  e  cor- 
reggere  gli  abufi    ed    ecceffi    del    LufTo  . 
Co7Yiponitur  Orhis  Regis  ad  txemflum  .  Non 
fu  picciola  novita  la  mutazion  de'coftumi 
in  Roma ,  1'  antica  Roma ,  tutta  immerfa 
nel  LufTo,  al  quale  tante  Leggifuntuarie 
non  aveano  poturo  appreftare  rimedio  aU 
cuno  fe  non  di  pochi  giorni .  VenneVefpa- 
iiano  Augufto.  L' efempio  della  fua  Mo- 
fkrazione    e    P^rfimonia  ,    baftante    fu    ^ 

guarif 


pel  Lufso .  2S5 

^uaril*  Ja  sfrenatezza  delle  Pompe  ,  e  la 
pazzia  de  i  piu  de  gli  fcialacquatori  5 
prodighi  del  proprio  ed  avidi  deli' altrui , 
Anche  fra  le  giufte  lodi  di  Teodoiio  il 
Grande  annovero  Latino  Pacato  nel  di 
lui  Panegirico  que  (hi  ,  fcrivendo  :  {  a  ) 
E  giacche  0  per  la  hmga  fratica  coll'  Qrirn- 
te  5  0  per  la  connivenza  di  molti  Tyincipi 
pafsati  J  aveva  il  Lujso  gua/li  cotanto  alcu- 
m  3  che  3  crefciuta  /'  ufanza  dello  fcialacquar 
h  jo/ianze  ,  fembrava  che  non  fofse  per 
libbidire  si  facilmente  ai  rimedio  :  'Tu  volefli 
'incominciarne  da  t€  'ffefso  /'  emenda  ',  e  con 
ifcemare  le  Speje  di  Corte  ,  e  non  folamen- 
/e  rigettar  le  Spefc  Superflue  ,  ma  ne  meno 
ufare  la  necefsaria  mifura  (  cofa  dijjicillif' 
fima  per  natura  )  hai  introdotta  la  riforma 
'in     chiunqne    /   ha    ricevuta  *",    Final mente 

chi 

*-  .  — ■.. 

{  a  )  Latinus  Pacatus,  Panegyric.  Theodofii  Aug, 
Cap.  XIII.  Et  quia  vel  lon^o  Orientis  ufu  ^  vel  mul- 
tOYum  retro  Principum  remifjxone  ,  tantu's  quofdam 
Luxus  infecernt  ,  ut  adulta  confuetudo  lafcivi^  haud- 
quaquam  facile  videretur  obtemperdtura  medicin£  ;  ne 
/^'uts  fe  pati  injuriam  putaret  ^  a  Te  volui/ii  tncipere 
Cenfuram ;  O"  impendia  Palatina  mlnuendo ,  nee  folum 
Mbundantem  rejiciendo  Sumptum  ,  fed  vix  neceffnriiirn 
iifurpando  dimenfum  ,  quod  natura  difficilHmUm  eji  i, 
cmendajii  volentes .  .  .         ,         * 


286  Capitoh  XIX. 

chi  abbonda  di  giudizio,  non  ha  bifognoi 
di  Prammatica  alcuna  .  Sa  ,    che  la  pro- 
prieta  del  veiiire  conviene  a  tutti  fecondo 
il  fuogradoi  lo  sfarzo  ne  pure  a  i  Gran- 
di .  Sa  5  che  la  parca  ^lenfa  e  un  potente 
requifito  per  mantenere  la  Sanit^  j    Bene 
pill  prezzabile,  che  tutti  i  gufti  della  no- 
flra  Gola  i  e  pcro  fi  contiene  nelle  mifure 
proporzionate  al  fuo  ftato ,  e  alT  attivita 
del  fuo  flomaco ,  guardandofi  da  ogni  ec- 
cefTo.  Puo  anche  la  Cucina  fare  ful  fine 
deir  anno  sbilanciare  i  conti :  e  noi  cara- 
peremo  piu ,  con  lafciare  a  i  Golofi  le  lor 
falfe  5  intingoli  5  nianicaretti ,  e  cibi  com- 
pofti  5  e  men  falubri .  Che  ne'  paeli  ,  do- 
ve non  nafce  Vino ,  fel  procacci  la  %tiMt 
da  gli  Stranieri ,  e  da  compatire  .  Ma  in 
Italia  mancano  forfe  gcneroii  Vini ,,  onde 
s'  abbia  a  contentare  il  noftro  gufto  ?  Po- 
tremmo  anche  rifparmiar  tante    Specierie . 
Dio  ci  ha    daro    Erbe    odorofe    e    fane  , 
Timo  ,  Serpillo,  Bafilico&c.  da  condirle 
noftre  vivande :  e  noi  ricorriamo  all'Indie 
per  pagar  caro  cio ,  che  puo  ancora  nuo- 
cere  alia  noftra  Sanita.  Lo  fteflb  fia  det- 
to  del  Thh  ^  che  ci  vien  condotto  fin  dlla 
Cina;  e  forfe  non  e    che    un'  Opinions  ^ 

Ab- 


:Pel  iMfo.  287 

Abbiamo  ancor  noi  Erbe  odorifere  nclle 
monragne,  abbiam  della  Salvia,  che  ado- 
perata  in  vece  di  The  ,  non  la  cede  a 
quelle  ia  buon'  odore  ,  c  probabilmente 
lo  fupera  in  virtu  .  Ma  noi  non  fappiam 
guarire  le  noftre  Opinioni,  Se  queft'Erbe 
veniflero  dall' Indie  ,  Te  coftafTero  molto 
danaro  >  allora  si  che  farebbero  onorate 
dalla  noftra  ftima . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XX. 

If  ahri  difordinl  d€  gli  Static   ad  imptdire 

e  kvare    i    quali    dee  v  eg  Hare  it 

buon  Trincipe . 

PEr  quanto  fia  buona  la  volonta  e 
continua  rapplicazione  de  gli  ottimi 
Principi ,  affinche  regni  la  buona  armonia 
ne'  fuo  Stari  ,  e  fi  pruovi  da  i  Sudditi 
quella  Felicita  ,  benche  non  maipcrfettij 
cbe  fi  pud  fperare  nel  Mondo :  pure  non 
fara  raai  tanto  ,  che  non  vadano  fpuntando 
difordini  e  slognture  nel  Corpo  politico  5  di 
cui  Jl  Principe  h  Capo.  Bandite,  quanto 
volete,  ringiudizia  :  nome,  che  abbraccia 
tutii  i  rnoftri,  da' quali  e  turbata  Turaana 


5SS  Cd'pitoh  XX. 

Societa :  non  fi  potra  cfTa  per  quefto  sbaN' 
bicarc  giammai  affatto ,  perche  ha  troppo 
alte  radici ,  e  diirera  >  finche  la  Conciipi- 
fcenza  e  la  Malizia  con  tant'altre  Paflioni 
domineranno  il  ciior  de'  mortal!  :  il  che 
mai  non  cefTera  .  Ora  che  fa  qui  ii  buon 
Principe  ,  tutto  pieno  di  zelo  pel  Bene  de' 
Sudditi  fuoi  ?  Non  gli  bafta  d'  avere  Mi- 
niftri  e  Giudici  deputati  ad  amminiftrarc 
retta  giuftizia  si  nel  civile  che  nel  cri- 
minalc :  fi  ftudia  anche  di  fapere ,  s  efTa 
veramente  fia  amminiftrara  a  dovere  ,  e 
d'intendere  tanti  altri  difordini ,  che  pofTo- 
no  intervenire  nel  paefe,  fenza  che  fieno 
dedotti  a  i  Tribunali  dellaGiuftizia .  Un 
Prin:ipe,  che  non  dia  udienza  al  Aio  Po- 
polo ,  che  non  oda  colle  proprie  orecchie 
i  ricorfi  de'  Sudditi,  affedlato  fcmpre  da 
foil  pochi  Miniftri ,  che  s'intendono  infie- 
me  5  corre  un'  gran  pericolo  di  non  afcol- 
tare  la  Verita  di  raolte  cofe ,  e  d'ignora- 
re  cio ,  che  abbifognerebbe  di  rimedio  ■. 
Ma  fe  ammettera  i  privati  alia  fua  udien- 
za, e  fara  in  concetto  d'afcoltar  volentie- 
ri  5  chi  domanda  Giuftizia  5  e  di  gradire  ^ 
chi  gli  rivela  le  pubbliche  magagne ,  con 
fapere  poi  occultare ,  chi  rilluraina  :  egli 

ver- 


D*  altri  difordini  de  gli  Static  ec.  2^9 
verra  a  tenere  in  frcno  i  Mmiftri ,  e  po- 
tra  provvedere  al  pubblico  bifogno .  Non 
gia ,  c\\  egli  abbia  da  elTere  troppo  facile 
a  credere  il  Male  i  non  gia  ,  che  fubito 
vogliacondennare  in  fuocuore,  fenza  fer- 
bare  T  altro  orecchio  per  le  ragioni  di  chi 
h,  accufato ;  e  molto  meno  ch'  egli  debba 
preftar  fede  a  Lettere  e  Polizze  orbe  , 
iielle  quali  fempre  convien  fofpetrare  malizia 
o  faliita  :  ma  s\  bene  per  valerfi  poi  di 
tali  notizie  ad  efaminar  meglio  le  perfone 
e  gli  affjri .  Ora  qui  li  ricerca  gran  difcer- 
nimento  e  giudizio ,  per  non  efTere  ingan- 
nato  3  e  non  ingannarfi  :  difgrazia ,  a  cui 
niuno  e  tanto  fottopofto ,  come  i  Princi- 
pi  5  perche  troppo  c  il  numero  di  coloro , 
che  fembrano  congiurati  0  per  tacere  la 
verita,  o  per  vendere  la  Bugia  a  chi  li 
governa  .  Succedeanche  di  peggio.  V  ha 
de'  Principi  ,  che  non  amano  le  Verita 
difguftofe  3  o  contrarie  al  genlo  e  deliderj 
loro  :  e  pure  tanto  gloverebbe  ,  che  le 
fapelfero  .  Vero  e  ,  che  non  facia m  di 
meno  noi  altri  privati ,  e  pero  non  ci  iib- 
biamo  da  maravigliare ,  fe  nelle  Corti  la 
Sincerita  e  mal  veduta  ,  gradita  TAdulazio- 
iie.  Beato  air  incontro  quel  Principe  ,  che 

T  gode 


2  00  Capitolo  XX. 

£ode  tanta  fiiperiorita  d'  animo  da  bra- 
mar  daddovero  la  Verita  ,  e  fa  conofcc- 
re,  che  di  troppo  abborrifce ,  chi  non  gli 
paila  fchietto  ,  e  tende  colT  adulare  a 
guadagnarii  la  grazia  dilui.  Gloriofo  pa- 
rimente  quel  Principe  ,  che  non  fi  ftanca 
d' udirc  i  ricorfi  de'fuoi  Sudditi .  Celebre 
e  Tardire  di  quella  povera  Donna,  che, 
rifpondendo  Filippo  Re  di  Macedonia  di 
non  aver  tempo  da  afcoltarla  ,  alterata- 
mente  gli  difTe  :  Ma  fc  non  avete  tempo 
per  udirmi  e  farmi  giujtizia  ,  Jafciate  dunqut 
cCeJJere  Re .  Profitto  ben  di  queih  rifpolla 
queir  accorto  Monarca  . 

Ma  pcrciocche  e  impofllbile ,  che  11  Prin- 
cipe venga  in  cognizione  di  tutti  i  difor- 
dini  pubblici  c  privati  del  fuo  dominio, 
e  meno  lo  puo  ,  chi  ha  molta  eftenlione 
di  Stati  5  gemendo  molti  lontani  dal  Tro-* 
no  fotto  TopprefTione  ed  ingiiiriizia  fenza 
rimedio  :  puo  egli  ed  anche  dovrebbe  in 
altra  guifa  fupplire  al  bifogno;  cioe  eleg- 
gendo  perfone  onorate  e  intendenti  ,  che 
per  lui  veglino  alia  correzion  de'Coftuini 
ed  abiifi .  Ebbe  in  ufo  per  qiieito  ia  Ro- 
mana  Repubblica  ,  e  cosi  c?Itre  deilaGre- 
cia,  di  deputaie  i\  particolnre  Ufizio  de^ 

Cen- 


tf  attri  difordini  de  gli  Stan  ^  ec.  zgi 
Cenfori ,  dando  loro  grande  aiitorita  ,  pef 
emendar  le  cofe  mal  fatte ,  per  gafligare  ^ 
per  riformare.  Gli  fteffi  Secoli  barbarici  ^ 
ehe  noi  liam  foliti  a  iprezzarc  ,  fe  noft 
anche  a  deridere,  non  mancaronodi  buont 
regolamenti  per  qiiefto  bifogno  .  Fu  intro- 
trodottodaCarloMagno  5  Principe  digran 
mente,  e  piu  (ludiofamente  ancora  efegui- 
to  da  gli  AugLuli  fuoi  Succeffori ,  il  co- 
ftiime  d' inviare  di  tanto  in  tanto  allavi- 
fita  di  tutti  i  loro  Stati  ,  chi  fi  crcdeva 
piu  a  propofito  3  per  ifcopriree  eorreggere 
le  pubbliche  magagne .  Erano  ornati  que- 
fli  tali  col  titolo  di  Mcjjl  Rcgii  ^  e  prov- 
veduti  di  autorita  fopra  tutti  i  Governa- 
tori  ed  Ufiziali  delle  Provincie  e  Citta . 
Solevanfi  icegliere  a  quefto  impiego  per  \o 
piu  Nobili,  ne'quali  fi  accoppiafle  il  ere- 
dito  della  Picta,  dell'Onoratezza ,  e  dell* 
Intendimcnto .  Si  ricercava  cziandio ,  che 
fodero  perfone  facoltofe  5  e  di  buon  petto, 
acciocche  la  povcrta  e  la  cupidigia  non  II 
faceife  prevaricare  ,  e  per  timiditaed  uma- 
ni  riguardinondefiftcfTero  dal  fare  giufti- 
zia ,  dove  piii  occorreva .  In  oltre  percbe 
egual  premura  aveano  que'Regnanri ,  che 
eamminafle  coo  buon'ordinc  non  ir>eno  il 

T     3  Se- 


tgi  Capitoh   XX. 

Sccolarefco  che    Y  Eccleiiaftico  Governo  , 
cd  allora  fi  attribuivano   piti    aiitorita   di 
quel  che    oggidi    loro    compete  :    foleano 
afTociare  col  MefTo  Laico  qualche  Eccieiia- 
flicodi  Dignita  e  Probita  diftinta;  accioc- 
che  unitanicnte  ofTervaffero    tutto    quanto 
abbifognafle  di  correzione  .  Ne  folamente 
paffavano    efli    alle  Citta  ,    fi    f^endevano 
tinche  alle  Caftella  e  Ville ,  piendendo  da 
pertutto  fegretc  informazioni  delle  manie- 
re  5    che  tenevaiio    nel    Joro  reggimento  i 
Vcfcovi  e   i   Conti  ,    cice    i    Govcrnatori 
d'efleCitra,  e  i  loro  Ufiziali  fubalterni  ; 
e  come  crano  regolati    i    Monifteri  tnnto 
de*  Monaci  che  delle  Monache  j  e  gover- 
I] ate  le  Chiefe  da  i  Parrochi  ,    e    ie  era 
niorigerato  ii   Clero  ;    fe    ben    teniiti    gli 
Spedali  •■>  fe  introdotte  angherie  addofTo  al 
povero  Popolo  .    Sopra    tutto  afcoltavano 
chiunque  ii  pretendeva    gravato    nelT  ufo 
dellaGiuftizia  5  e  fbmmariamente  decideva- 
no  le  liti  ,  abbattendo  i  Piepotenti  ,    gli 
Omicidi,  i  Ladri ,  i   Falfarj  &c.  proteg- 
gendo  con  particolar    cura    i    Poveri  ,    le 
Vedove  5  e  gli  Orfani  i  ordinando  i   r'lh- 
cimenti  delle  Chiefe  ,  de'  Ponti ,  dtWt  Stra- 
^iC  J  e  calfando  gli  5cabini  ed  altri  Giudi- 

ci. 


tS  altri  difordini  de  gli  Slati  ^  ec.  l^J 
ci  ,  che  fi  abufavano  del  loio  miniftero ,-^ 
Qiiefle  ed  altre  fimili  eraiio  le  incumbenz^ 
de'Meffi  Regil ,  I'uh'zio  de'qiialt  fe  era  fedel- 
menre  efercitato  a  narma  deiha  pia  inten- 
zione  delTi  AagufH  :  ognun  vede  ,  quanta 
potefre  contribuire  al  Pabblico  Bene  .  Ope- 
ravano  effiin  fatti  con  mano  forte  e  fpeditiva 
Giiiftizia;  e  la  dove  rrovavano  del  duro, 
e  pofTenti  proteziani  ed  nitri  fcogli :  era- 
no  teniiti  a  ragguagliarne  V  Imperadore, 
acciocche  egli  provvedefTe  a  quelle  fcabro- 
fe  infermira  ,  ch'  efli  non  aveano  potiito 
GLirare  •  Tale  era  il  fiflema  di  que'  tempi ; 
nh  a  potea  fd  non  lodare  una  tal  teoria  * 

SeiTipre  ha  meritato  e  merlta  la  Sere-- 
nilfijiia  Rcpubb/ica  di  f^cmzia  d'  efTere  ri- 
guardata  quale  fpecchlo  di  buoii  Gover- 
no.  Oraegli  ^  notifUmo ,  coftumare  anch' 
e/Ta  di  deputare  Inquilnori  ,  cioe  i  piu- 
rSavj  ed  Incorrotci  Fra  I'inclira  fua  Nobi!- 
ta ;  i  quali  con  plena  autorita  padano  in 
certi  tempi  a!la  vifica  delie  Citta  e  Pro- 
vincie  5  per  ind^igare,  le  vi  iia  ben'ammi- 
niftrata  la  GiufHzia  tanto  ne  gli  alti ,  che 
ne  ii  bafli  Tribanali ;  fe  v'abbia  prepoten- 
ze,  mangerie  del  Pubblica  ,  rmicidiarj  o 
turbatori  della    Pubblica   Tranquilita  &c. 

T     3  L» 


2  94  Capitolo  XX. 

La  Tola  apprenfione  di  Minldri    di    tanto 
polfo  fuol  tenere    in    fieno    del    pari  chi 
governa  e  chi  e  governato  ,  e  maggiormente 
poi  al  vedere,  che  Chirurghi    tali  ianno 
adoperar  ferro  e  fuoco  fecondo  ii  bifogno 
delle  piaghe.  Un'  altra    lodevole  maniera 
d'impedire  o  di  riiiiiiovere  i   difordini ,  (i 
oflerva  dalla  Real  Cafa  di  Savoia  ,  che  nel 
buon  governo  deTuoi  Popoli  moItifTimo  fi 
diftingiie  in  Italia.  Cloe  deputa  un'Inten- 
dente  per  ogni  Provincia  ,  o  fia  un'Ifpet- 
tore  fornito  di  molta  autorita ,  il  cui  ufi- 
xio  confifte  non    folamente    in  accudire  a 
tuttigr  intcreflidella  Regia  Camera,  e  in 
proccurare  la    giufta    diftribuzion    de    gli 
aggravj ,  e  di  difendere  il  Popolo  da  cer- 
te  avanie  de'  Pubblicani  ed  Ei'attori ,    ma 
eziandio  in    vegliare    a    gl'  intereffi    delle 
Comunita  ,  e  aU'elezionedi  Miniftri  buoni, 
air  efclufion  de'  cattivi ,  e  iimili  altre  in- 
cumbenze  .  Anciie  in  Ifpagna  mi  vien  det- 
to,  che  fieno  in  ufo    Vifitatori  incaricati 
del  medefimoUiizio.  Ora  in  quegliStati, 
dove  non  fono    introdotti    cosi    falutevoli 
regolamenti ,  farebbe  almen  da  defiderare  , 
che  il    Principe    ad    ogni    tre    o    quattro 
Anni  eleggefTe  un  Viiitatore  di  nora  integri- 


D'  altri  difordini  de  gU  Static  ec.   29J 
ta  ed  abiiica,  a  cui  tanto  nelle  Citta  quan* 
to  nelle  Caftella  e  Ville  del  territorio  ap- 
parteneiTe  di  cercare,    fe  v'  ha  difordini, 
per  provvedervi  egli ,  fe  puo  colTautorita 
a  lui  conferita  dal    Principe  ;    o    fe    non 
puo ,  per  riferirlo  al  Principe  fteHTo .  La- 
fccro  efaminare  ad  altri  ,    fe    fofTe  anche 
bene ,  che  i  Principi   paffando  di  concerto 
to' Vefcovi ,  a  qiiefto  Vilitatore  Secolare  , 
ne  aggiugnefTero  uno  Ecclefiaftico  ,  il  qua- 
le potrebbe  poi  riferire    a'  fuoi    Superior! 
cio,  che  merita  correzione .  Vero  e,  che 
facendo  i  Vefcovi  le  Vifitedelle  lor  Did- 
cefi ,  potr^  parere  fuperflua  unatalpropo- 
fizione  .    Ma  non  fempre  fi  fanno  quefte 
Vilite,  ed  anche  facendole  ,  non    fi  vede 
tutto  quel  che  vedra  V  occhio  d'un  Seco- 
lare 5  unlto  con  quello  d'  iin  Ecclefiaftico  . 
E  che  di  tali  Vifire  di  pubblici  Efamina- 
tori   ogni  paefe  abbifogni  5  la  fperienza  pur 
troppo  r  infegna  .  Non  v'ha  ordinariamen- 
te  Comunita  e  Univerfita  alcuna  ,    dovt 
non  (i  polTa  ofTervare    ed    avvertire  qual- 
che  abufo  .  Non  mancano  mai  Giudici  e 
Notai  di  poca  cofcienza  5  o  Birri  e  Spie, 
che  mettono  in  contribuzione  5  chi  hapau- 
ra  di  loro  .  Oltre  ancora  a  gli  onorati  ma- 

T    4  neg- 


ig6  Capiiolo  XX, 

fieggianti  delle  foflanze  d'  un  Comune  ^• 
altri  ve  ne  pofT^no  eflere  ,  che  per  vie 
indiretre  accrefcono  il  proprio  patrimonio  , 
con  ifmugnere  qiiello  della  lofo  Univerii- 
ta ;  che  ab'oiano  la  Jor  parte  di  profitto 
nelle  fabbriche,  rifarcimenti ,  ed  altre  fpe- 
fe  deIJa  Comuiiita .  Pero  utile  ed  anche 
neceilaria  cofa  fara  ,  che  al  Miniftra  del 
Principe  fi  renda  fedelmente  conto  delle 
rendite  pubbliche  ,  e  in  qual'ufo  vengano 
elfe  convertite ;  e  perchc ,  potendo  ,  non 
fieftinguano  i  debit!  j  e  fi  efamini ,  fe  le 
TafTe  delle  Spefe  fieno  flate  fatte  a  do- 
vere .  Un  Diavolo  tencatore  fta  fempre  a 
1  fianchi  di  chl  maneggia  la  roba  altrui , 
e  miifTHiiamente  quella  delle  Comunita  . 
Non  (i  pLio  abbaftnnza  dire  ,  quanta  fia 
la  facilitadeir  jntrodurre  abufi  e  mangerie 
ne'  pubblici  Ufizj  .  Pare  fempre  un  nulla 
il  Salario  ad  e/Ti  accordato  ,  e  il  va  flu- 
diando  ogni  d\  qiialche  invenzione  o  la- 
dreria  ,  perche  m  iggiormente  frutti  quell' 
impiego  :  e  tutto  in  danno  del  PubbJico. 
Chi  nondimeno  mai  penfa  a  rimediarvi  ? 
Un  folo  efempio  di  gaftigo,  che  (ide/Te, 
farebbe  camminar  piu  diritto  tant'  alrri . 
Per  confeguente,  anzi  xnolto  piu  richiede 

il 


b^  altri  difordini  de  gli  Stati  ^  ec.  197 
11  Put)blico  Bene,  che  ii  ftenda  la  Vifita 
a  gfi  Spedali  e  a  i  Monti  pii  da  pegni , 
a  i  Collegj  de'poveriFanciulli  e  Fanciul- 
Je ,  e  alle  facre  Confraternite  de'  Secolari. 
II  trovar  quefti  Luoghi  Pii  ben  regolati 
fara  di  confola7.ione  al  Principe  .  Se  tali 
non  fi  trovafTero  :  chi  non  vede  la  neceffi- 
ta  del  rimedio?  Le  fegrete  informazioni, 
che  fi  poffono  prendere ,  hanno  da  fervire 
non  gia  per  correre  tofto  a  giudicare  i  ma 
fokmcnte  per  efaminare  i  Auti  colla  dovuta 
attenzione  .  Niun  paefe  v'  ha  che  non 
abbia  Deputati  fopra  Ponti ,  Strade,  Ar- 
gini  5  Cavamenti  de'Canali ,  Foili,  Scoii, 
Irrigazion  della  Campagna ,  e  fimili  altrc 
ifpezioni ,  tutte  di  molta  importanza  per 
rAgricoltLira,  Commerzio,  e  Felkita  del 
Pubblico  .  Conruttocio  convien  chiarire  , 
s'  effi  abbiano  ben  foddisfatto  al  loro 
Uiizio,  perche  la  tiepidezza  e  negligenza 
d'alcuni ,  e  la  parziaiita  d'alcri ,  lafcia  alle 
volte  correre  gli  abuii  ;,  ne  rimedia  a  i 
difordini.  Talvolta  ancora  fon  dati  buoni 
ordini,  ma  non  efeguiti  per  riguardi  verfo 
un  Miniflro  ,  o  per  rimore  di  un  Potente  , 
Male  va  per  quel  paefe  ,  dove  chi  ferve 
al  Principe 3  vuolfare  da  Principe,  e  do- 
ve 


298  Capitolo  XX. 

ve  ciii  e  fopra  gli  altri  per  le  ricchez- 
zc ,  pretende  anche  d'efTere  fuperiore  allc 
Leggi  e  alia  Giuftizia  .  Quefto  non  fuc- 
cede  focto  Principi  di  gran  fenno  5  e  che 
afpirano  alia  gloria  d'  efTere  Padri  del 
loro  Popolo;  perch'  effi  ne  pure  efentano 
i  lor  Miniftri  c  Servi  da  quelle  provvi- 
denze  ,  che  riguardano  \x  neceflita  del 
Pubblico  Bene .  Ne  s  ha  mai  da  fofferi- 
re  5  che  alcuno,  fia  grande  quantovuole, 
imbrogli  V  ordine  convenevole  e  necefliirio 
alia  Repubbiica  ,  e  impedifca  il  corfo 
della  Giuftizia  ,  che  ha  da  eftere  la  pa- 
pilla de  gli  occhi    di    tutti    i    Regnanti . 

Certo  e,   chei  Vifitatori  ordinariamente 
non  avran  ne    cuore    ne    braccio ,  per  far 
fronte  a  i  Potenti :  ma  almeiio dee  il  Prin- 
cipe obbligarii    a    notare    e    portar    tutto 
alia  fua  conofcenza  .    Puo  per  V  appunto 
avvenire  ,  che  fra  tantiFeudatarj  e  VafTalli 
trattanti  amichevolmcate  i  loro    Sudditi  , 
alcun  ve  ne  fia,  che  operi  il    contrario  , 
con  aggravarli  A'  indebici  oneri  e  confuc- 
tudini  illecite  ,   come    accadde  anche  a  i 
tempi  di  Carlo  Magno    Augufto  ,    i    cui 
Editti  contra  di  tale  abufo  efiftono  tutta- 
Via  .  Anche  qui  fi  fcorge    la  necefTita  di 

far 


D"  i}lm   di for  dint  de  gli  Stati  -y  ec.   299 
far  pafl'are  i  Vifitatori  ne'Feudi,  per  of^ 
fervare  o  rifcrire ,  fe  v'  ha  di  fomiglianti 
corruttele ;  fe  pure  non  foffe  talvolta  piu 
ficuro  partito  Tandare  a  i  conhni ,  e  citar 
varie  perlone  fottopofte  a    i    VafTalli  ,    a 
fine  d'indagare  piu  liberaaiente  coll'  efamc 
e  confronto  di  varie  relazioni  il  fiflemadi 
que'Feudi.  Talora  parimente  accade,  chc 
quaiche  Prepotente  fi  rruovi  in  un  Caflel- 
lo  o  Villa  .  Tengono  coftoro  la  bufTola  di 
quel  paefe  ;  e  guai  a  chi  punto  fi  oppone 
al    loro    volere  .     Purche    guadagnino    il 
Gufdicentc,  eccoli  comandarquivi  a  bac- 
chetta  .  Meritano  ben'effii  che  il  Principe 
faccia    loro    la    grazia    di    chiamarli    alia 
Citta  5  per  quivi   far  loro  godere  un  piu 
deliziofo  foggiorno .  Ne  pure  difdice  a  si 
fatti  Vifitatori  V  ofTervare  ,  fe  fieno  bene 
o  mal  regolati  i  Monafteri  deTrati  e  delle 
Monache,  per  avvifar  ,  fe  occorre  il  Prin- 
cipe de  groccorrenti  difordini ,  affinche  egli 
poi  fe  I'intenda  co  \  loro  Superior!  .  Nellc 
Comunita  Religiofe  ,  che  vivono  con  lo- 
devole  ofTervanza  delle  loro  fante    Rego- 
le,  non  s'ha  da  ingerire  il  Principe,  per- 
che  non  mancano    quivi  de  i  faggi  Ifpet- 
tori,  gelofi  della  confervazione  del   buon' 

or- 


Joo  Capitolo  XX. 

Ordine  .  Ma  a  lui  molco  ben  converrebbs 
di  rener  Tocchio  aperto  fopra  quegli  Or> 
dini  Religiofi  ,  che  foiTero  per  difavven- 
tura  fcaduti  dalT  antica  buona  lor  difcipli- 
na  5  divenuti  perciodifutili  ,  fe  non  anche 
di  pefo  alia  Repubblica  .  Fra  le  Jorodif- 
grazic  non  e  i' ultima  quella ,  che  le  Yi- 
fite  di  certiini  tornano  fempre  in  vantag- 
glo  de'  Vifitatori  Clauftrali  ,  ma  non  de' 
Luoghi  facri .  Se  il  Principe  per  cfempio' 
non  foiTrira  ne!  fuo  paeie  ,  clii  per  avven- 
tura  fofTe  Icandalofo;  le  non  permetrera , 
Ghe  nelTelezion  de'Superiori  lieno  antepofli 
i  Cattivi  a  i  Buoni  (  con  giiardarfi  non- 
diraeno  dalle  Cabbale  e  ftiggeftioni  interef- 
fateditaluno  )  e  fe  amera,  die  lia  prefe-^ 
rlto  5  chi  di  vita  efemplare  niente  ambifce  gli 
Onori :  fara  certamente  lodato  per  quello. 
A  qiiefte  minutaglie  veramenre  o  non 
fogliono ,  o  non  vogliono ,  o  nonpolTono 
attendere  i  Principi  .  Ma  poiTono  ben'ave- 
re  qnalche  onorata  e  difintereffata  perfo- 
na  5  chevegli  e  riferifca.  Similmente  fen- 
Z2L  qualche  gran  raglone  ,  non  hanno  da 
permettere  in  Gitfa  ,  Terre  ,  e  Ville  ,  nuo- 
ve  fondazioni  d'Ordini  Religioli ,  viventi 
colie  Ible  Limolinede'Fecfeli,  contL'ttocbc 


D*  altri  difordint  de  gli  Stati ^  ec.  ^oi 
quefti  iieno  cminenti  nella  Pieta  :  ricor- 
danio/i  ,  che  allora  fi  mette  una  nuova 
Contribuzione  al  Popolo  .  Anzi  fe  mai 
nelle  gia  farte  Fondazioni  fi  trovalfe  indi- 
fcretezza  pel  numero  tcctdtntt  e  non  nc- 
cefTario  de'  Religioli  ,  i  quali  potrebbe 
darli  ,  che  niun  penliero  fi  metteflero  di 
tanta  Famiglia  ,  perche  altri  Thadaman- 
tenere :  bene  farebbe ,  che  il  Principe  vo- 
lelfe  in  quefto  della  moderazione .  AlKin- 
contro  dovrebbe  efigere  ,  che  i  Monifleri 
e  Convent!  ricciii  di  proprj  benimanrenef- 
fero  il  numero  de'  Religioii  proporzionato 
alle  rendite  :  non  effendo  di  dovere  ,  che 
pochivivano  indelizie,  e  che  le  entrate  fi 
difperdano  fuori  del  paefe  .  Certo  e  poi , 
che  il  mantenimento  de'Vifitatori  deftinati 
dal  Principe  dee  toccare  ad  ogni  Comuni- 
ta  per  la  fua  rata  .  Non  fara  grave  una 
s\  fatta  fpefa  alle  particolari  Popolazioni , 
perche  il  Vifitatore  non  menera  feco  fe 
non  un  Cancelliere,  e  uno  o  due  Servito^ 
ri ,  ne  fi  fermera  ordinariamente  che  poco 
tempo  in  qualfivoglia  luogo  .  GK  Impera- 
doriPranchi  taffavano  quel ,  che  fi  dovea 
contrlbuire  a  tali  Ifpettori  si  pel  cibo  che 
per  le  vetture :  tutto  con  parfirnonia .  Noi 

pa- 


^0  2  Capitolo  XX. 

paghiamo  i  Medici  ,  perche  vengano  a 
guarirci  da  i  mali  delCorpo,  per  quanto 
pofTono  ;  e  talvoita  la  lor  venuta  nont 
torna  in  Bene  fe  non  de  gli  Speziali  . 
Non  dovrebbe  gia  rincrefcere  ad  un  Pub- 
blico  quefta  fpeia  ftraordinaria  per  un  Me- 
dico J  che  va  a  guarire  i  Mali  d'un  Co- 
mune  ,  fc  ve  n'  ha  bifogno  :  e  tanto  piu 
perche  ogni  anno  non  fi  loggiaccra  a  quefto 
aggravio  .  Xante  e  tante  Comunitagittano 
il  pubblico  Danaro  per  vanita  ,  per  ca- 
pricci ,  e  per  non  necefTarie  novita  :  fara 
cgli  poi  giufto,  che  fi  lagnino  d'un  rego- 
Jamento,  che  puo  ranto  ridondare  in  loro 
vantaggio  ^  Bene  fara  ancora  il  ricordare, 
che  fra  i  faggi  decreti  della  Real  Cafa 
di  Savoia  v'ha  quello ,  che  niuno  de' Mi- 
niftri  e  pubblici  Ufiziali  ha  da  accettare 
o  prendereRegali  da  chicheflia  (  cio  non- 
comprende  le  bagattelle )  anzi  e  obbhgato 
a  rivelare  chi  ha  rentato  di  rcgalare . 
Avea  ben  giudizio  ,  chi  fcce  quefta  Legge . 

Potrebbe  3nci}e  eflere ,  che  i  Vifitatori 
s' abbatteffero  in  paefi  ,  dove  TUfura  ha 
fatto  buone  radici  in  grave  prcgiudizio 
fpczialmente  della  povera  genre  .  Non  parlo 
io  qui  di  que'  Contratti  noininati  o  in  no- 
mi- 


D'  ahri  difordini  de  gU  Static  ec.  305 
ininati ,  che  permeffi  ed  ufati  in  qualfivo- 
glia  Governo  contengono  una  ragionevol 
inoderazione  ne'  guadagni ,  fe  non  per  al- 
tro  5  per  ragione  del  Lucro  ceffante  o 
Danno  emergente  ;  perche  qnivi  non  ha 
luogo  il  brutto  nome  d'  ufura  .  Parlo  di 
chi  vuol  fare  sfoggiati  guadagni  nel  dare 
Grani  a  crcdenza  ,  nel  Ibmminiftrare  ar- 
menti  e  greggie  a  Socida  ,  e  in  alcune 
Societa  mercantili  ma  leonine  ;  e  nel  ven- 
dere  Grani,  Farina,  Pane,  Olio  ,  Garni 
ed  altri  comeftibili  .  Non  puo  fuffiftere 
r  umano  Commerzio  fenza  certi  ufi ,  co' 
quali  fi  facillta  a  gli  uni  rinduftriarfi ,  e 
il  provvedere  a  i  proprj  bifogni  prefenti 
col  danaro  o  colla  roba  de  gii  altri .  Per- 
ciocche  febbene  la  Carita  in  alcuni  callc 
di  Precetto  ,  in  altri  di  folo  Configlio  : 
pure  noi  miriamo  piir  troppo  poco  ofler- 
vato  quello ,  che  e  comandato  ,  e  meno 
poi  quel  che  e  configliato  .  U  interefTe 
proprio  femprc  fu  e  iempre  fara  jl  gran 
Motore  delle  azioni  umane  .  Ma  pcr'-h^ 
di  un'  oneflo  guadagno  non  fi  contentano 
i  troppo  accanitidierro  alia  roba,  €  ren- 
dono  a  fcorticare,  chi  ha  bifogno  di  lo- 
fo;  ufizio  ^  del  Principe  il  non  permette^ 


504  Capitoh  XX. 

re,  anzi  il  gafligarc  quefti  troppo  ingordi 
divoratori  deiic  loitanze  altmi  ,  e  il   far' 
efegiiire  le  Leggi,  chc  proibiicono  il  dare 
a  Minori  di  era,  a  Figii  d;   iamigliada- 
naro  ,    che  frutti  o  non   fiutti  ,  fenza  le 
folennita  prefcritte  .  Evidente  coj'a  e  (  e  lo 
raccomandano  anche  le  divine  S.ritture  ) 
che  i  Regnanti  hanno    da  tenere    un'  oc- 
chio  particolare  per  la  difefa  de  i  Poveri 
(  nome ,  che  abbraccia  anche  tutti  i  La- 
voratori  ,  Contadini  ,    e    non  poca  parte 
dclla  Cictadinanza  )  affinche  ad  un  giufto 
prezzo  fia  mantenuto  il  Pane  con  gli  al- 
tri  Viveri  piii  necelfarj ;  nc  fia  iecito  alia 
potenza  e  a  i  rigori   delFifco,  o  ali'avi- 
dita  delle  particolari  fanguiilighe ,  di  mag- 
giormenre  opprimere,  chi   non   fi  puo  di- 
fendere  ,    ed  ufa  folamente  delle  mjledi- 
iioni  contra  del  mal  Governo  ,    le    quali 
Dio  ,    fe    non    fempre  ,    almeno    fovente 
efaudifce  .  Non  {\  puo  fe  non  deteftare  la 
maniera  crudele  tenuta    in    qualche  paefe 
neir  cfigere  i  Tributi ,  perche  h  uno  fpian- 
tamento  delle  Famiglie  i  fenza  voler  confi- 
derare  Timporenza  e  le  difgrazie  de'  par- 
ticolari 5  e    con  ridurre  inabile  da  ii  in- 
nanzi  a  rendere  frutto  alcuno    al   Princi- 
pe, 


D'  ahri  difordini  de  gli  Static  ec.    205 
pe  ,  chi  refta  fpogliato  di  tutti  i  fuoi  ar- 
neii. 

Non  puo  5  e  vero  ,  un  Principe  Taper 
tutto  e  provvedere  a  tutto :  pure  di  "ran 
Bene  fara  ,  fe  tenendo  onorari  Miniftri 
loro  incarichera  con  forzad' inda^aie  e  ri- 
ferire  gli  occorrenti  difbrdini ;  e  allti  man- 
canza  e  negfigcnza  d' efli  fupplira  egli  n:e- 
delimo  con  dar'udienza  al  Popolo ,  e  far 
correie  voce  ,  che  ha  da  eiTerc  Jibero  a 
ciafcuno  rcfporgli  in  fegreto  ogni  fcon- 
certo  riguardante  il  Pubblico .  Si  dira  , 
che  quedo  e  un'  aggravar  di  troppo  il 
Principe  :  ma  in  fine  bifogna  raccoinanda- 
-re  a  i  Principi  il  Joro  meftiere;  e  chi  ri- 
tirato  ne'  fuoi  gabinetti  abboirifce  di  afcol- 
tare  i  fuoi  Sudditi  ,  fi  truova  efpofto  a 
inoiti  inganni;  e  talvolta  avverra^  ch'egli 
ritenga  il  nome  di  Principe,  ed  alfri  ne 
goda  la  pofTanza  ,  e  ch' cgli  fi  gu^.dagni 
il  pubblico  odio  per  colpa  altrui .  Giovcra 
ancora  il  ricordare ,  che  Aleflc^ndro  Seve- 
1*0,  queirindgne  Imperador  de' Romani  , 
teneva  molti  referendaij  o  fple ,  rep?a  .he 
I'uno  fapeffe  dell'  altro  ;  e  comblnando 
pofcia  infieme  le  relazioni  loro,  ri.J  ava 
per  lo  pill  le  verita  di  <iUiinto  gli  occoi- 

V'  re. 


§0$  Opitoh  XX. 

t€v2L  di-fapere.  Pericolofa  cofa  e  il  fidaf-i 
li  in  quello  impiego  di  perfone  vili  ,  fe 
pur  non  fi  adopera  il  ripiego  fuddetto. 
E  certamente  con  grdfn  circofpezione  il  dee 
cammlnare  in  tutti  i  cafi ,  qualor  fi  tratta 
d' accufatori  5  fenza  aver  peranche  intefc  le 
ragioni  dell'  accufato .  Torno  nondimeno  a 
dire  5  che  un  gran  ritegno  a'Miniftri  ,  e 
a  tutti  gli  Ufiziali  del  Governo,  fa ra  fern- 
pre  la  facilita  del  Principe  in  amraettere 
ognuno  alia  fua  udienza.  Stupenda  in  que- 
fto  propodto  merita  d'  cfTere  chiamata  una 
Coftituzione  di  Cofhntino  Auguflo  il  Gran- 
de 5  che  non  (\  legge  nel  Codice  di  Giu- 
fliniano,  cd  e  percio  ignota  a  moiti  Giu- 
rifperiti  ,  ma  che  c  fiata  confervata  dal 
Codice    Teodofiano    (  ^ )  .    Se  v  ha  alamo 

(  cos'i 


(a)  Lex  IV.  de  Accufat.  Lib.  IX.  Tit.  L  Cod. 
Theodol.  Si  quis  ejl  cu;uCcumque  Loci  ^  Ordinis  ^  Di- 
gnitatis: ^  gut  fe  in  quemcumque  Judicum  ,  Comitum  ^ 
Amiconrm  ,  vel  Valatirtorum  meorum  aliquid  ver^citer 
&  manifcjie  prohare  po'Te  confidit  ,  quod  non  integre 
atque  jnfte  peTiffe  videatur  :  intrepidus  &  fecurus  ac 
cedat ;  inter  pellet  me.  Jpfe  audi  am  omnia;  ipfe  coano' 
fcam  j  <&  fi  fue-'it  cnmprobatum  :  ipfe  me  vsndicabo . 
Dicat  fecurus  ^  &  bene  nbi  confcius  dicat .  Si  proba- 
i>erit  y  ut  dixi  J  ipfs  mevindicabo  d:  eo  y  qui  me  ufaue 


b^ attri  difordini  de  gU  Static  es,   307 
(  cosi    pari  a  quell'  inOgnc  Imperadore  )  di 
qualunque  Lmgo ,  or  dim  5  c  Dignith ,  //  ^^^.• 
k  confidi  di  poter  verameme    0    concludente-^ 
meme  provare  contro    cbichejpa   de*  Giudici 
Governatori  J  Favoriti^  e  Cortigiani  miei  al- 
cuna  cofa ,  cbe  fembri  non  aver  ejjl  fatta  con 
rettitudine  e  giu/iizia  :    a  me  ft  accofti  pure 
fenxa  timore  e  con  liherth  ,    e  me  m   renda 
informato ,  Jo  afcolterh  tutto'-,  iojhjfo  ne  faro 
giudice .  E  fe  cib  verra  picnamente  provato , 
to  medejimo  ne  prenderb  vendetta .   Chi  e  ben 
ftcuro  di  dirt  l»  nerita ,  parJi  e  dica  purfran^ 
camente .  Se  come  dijjt  ,   egli  avra  provato : 
io  mi  vendicherd  di  colui  ,  che  mi  avra  con 
Jimulata  integritajtnora  ingannato  .  E  chi  avrh 
Tivelato  e  comprovato ,  io  il  promovero  ,  e  il 
beneficherb .  Cos}  mi  Jiafempre  propizio  il  Som- 
mo  Dio  5  t  mi  confervi  fano  come  defidero  pel 
felicijpmo  e  florido  flato  del  Tubblico  .    Cosi 
parla,  cosi  fa  un  Principe  veramente  araan- 

V     2  te 


ad  hoc  tempHS  fimulata  inte^r^tate  deceperit .  Ilium 
autemy  qui  hoc  prodident ,  <&  comprobaverit ,  &  Di- 
gnitatibui  &  Kebus  auqebo .  ha  mihi  Summa  Div!- 
nitas  femper  propitia  ftt\  &  me  incolumen  prajiet  ^  ut 
Ci^pio ,  Felicijima  &  floreme  Republica  .■ 


5o8  Capitolo  XX. 

te  della  PLibblica  Felicita.  Nondimeno  fi 
badi  a  qad /i  pyobaverh  &  comprobavcrit  i 
alrrimenti  le  Calunnie  verrebbero  troppo 
a   buon   aie  c.iro  . 

Ma  pe.ciocche  d'  ordlnarlo  i  Miniftri  de' 
Principi   foa  per  Tone  luperiori  alia   cenfu- 
ra  5   perche  ben  fornite  di  Maflfime  diPro- 
bita  ed  Onore  :  egli  e  di  dovere ,  che  an- 
che  il  Principe  lafci  loro  la  liberta  di  ef- 
porre  cio ,  che  fembra  ad  cHi  piiigiufto^ 
piu  utile,  e  di   maggior  decoro ,  ancorchc 
contrario  alle  proprie  fue  idee  e  deliderj. 
Troppo  in  vero  delicata  e  perlcolofa  cola 
e  il  contradire  a  chi ,  perche  puo   tutto , 
crede    anche  di  faper  tutro  ;    e  gran  de- 
l^rezza    e    finezza   fi  ricerca  qui  ,    perche 
troppo  avvezzi  i  Principi   al  canto  de  gli 
Adulatori  ,    non  fan  no  poi   fofferire  ,  chi 
vuolc   far  loro  da  Maefiro  ,  e  comparir  di 
faperne  piij   che  efTi .  Turtavia  chi  e  fag- 
gio   fra' Principi  3  potra  ben   riiolvere  cio , 
che  a  lui  piace  ;   ma   non  moflrera  mai  mal 
voho  a  chi  dt  Miniftri  onoratamente   gli 
dira  il   fuo  fcntimento  e  configiio  .  Un  io- 
lo  rabbuffo,  che  indifcretamente  faccia  il 
Principe   al  Mlniftro,  allorchc  gli  dice  la 
verita,  e  da  un  buon  configiio  ,  bafta  a 

chiu- 


T>^  altri  difordini  de  gli  Stati  ^   ec.   509 
ehiudergli  la  bocca  per  fempre .  Ad  ogni 
Principe  dovrebbc  fervir  d'efempio  il  po- 
co  fa  rammentato  ortimo  Imperadore  Alef- 
fandro  Severo  ,  di  cui  fi  legge  nella  fua 
Vita  (a)'.  Fit  di  tanta  moderazione  ^  che  fuo 
dcftderio  era  ,  che  ognun  Uheramcnte  gli   di" 
cefse  il  fuo  parere  ;   e  f  aJcoUava  vokmicri : 
dopo  di  che ,   co7ne  conveniva  ,  correggeva   Ic 
cofe .    Nh  raai  fi    avra  a  male  un    faggio 
Principe ,  che  il  Miniftro  parli  in  favore 
delPopoIo,  e  il  diFenda  da  chi  il  configlia 
di  valerfi  difpoticamente  della  fua  autorita 
in  aggravio  e  danno  de'  Sudditi .    Strana 
cofa  farebbe  ,  che  uno  per  effe re  Miniftro  ;> 
avefte  a  dimenticare  d'  efTere  Cittadino  ,  e 
non  doveffe  piu  amar  lafua  Parrla  ,  quaii- 
do  per  difavventiira  il  Principe  non    ben 
rillertefTe    a' fuoi  doveri  verfo    di    quella . 
Anzi   iin'accorto    Principe  fcoprira    efTere 
un  cattivo  Miniftro ,  nerche  privo  d'ono- 
re  e  diGiuftizia,  colui  ,  che  niun  riguar- 

V     3  do 


(a)  Lampridius  in  Alexandr.  Sever.  Moderationis- 
tantx  futt ,  nt  fibi  ab  omnibus  libere ,  qux  fenticbant , 
d'ic'i  cuperet ;  &  <]UHm  diSum  effet ,  audiret  y  &  quum 
audijfct ,  ita  ut  res  pofcebat ,  emendaret  &  corrigeret* 


^lo  Capitojo  XX. 

Ao  ha  del  proprio  paefe,  e  tutto  facnlic4 
al  defiderio  d' accrefcere  e  confervare  1^ 
propria  fortuna  .  Merita  d'  efTere  riferito 
f\b  3  che  fece  Framefco  JI.  ottimo  Duea  di 
Modena.  Credette  di  f^rfi  gran  merito 
prefTo  di  lui  un  CommifTario  delle  Milir 
jtie,  con  fargli  conofcere  il  fuo  grande  atr 
taccamcnto  ,  per  avere  aggravato  piu  dc 
gli  altri  Paefi  Fanano  fua  Patria  nel  de- 
fcrivere  i  Soldati.  II  premio  ,  che  coftui 
ne  riporro  ,  fu  d'cflergli  rolto  ogni  Ufi- 
zio  5  faviamente  giudicando  quel  Princi- 
pe ,  che  in  quel  corpo  f?  chiudefTe  ua 
anima  nera  ,  da  che  coftui  pretendeva  di 
acquiftarfi  il  fuo  amore  col  moftrarne  niu- 
no  alia  Patria  fua  ,  c  conjmettere  un'in- 
giuftizia .  VolefTe  Dio ,  che  ogni  Principe 
conofcefTe  ,  quegli  effere  i  foli  veri  e  fe-r 
deli  Miniflri  ,  che  non  incenfano  le  di 
lui  PafTioni  j  perche  quefti  amano  la  di 
lui  vera  Gloria  piu  che  il  proprio  inte- 
relFe  .  Indegnamente  porta  il  nome  di  Con- 
(igliere,  chi  nop  e  fe  non  AduUtore. 


DflJa  Lujfuria  ^  ec.  311 

CAPITOLO      XXI. 

'Delia  Lujfuria  ,  delk  IJbbr i acb ezze  ^  e  crahri 

"Poplar i  di for  dim  ,  cbe  il  Trincipe  dee 

togliere ,  0  frenare  . 

DA  che  nol  abbiamo  V  immacolata  Mo- 
rale di  Crifto  Signor  noftro  ,  con 
cui  Je  Divine  Scricture,  iS^nti  Padri,  e 
i  Teologi  piii  aflennati ,  ci  porgono  ogni  piii 
defiderabil  lume  ,  acciocche  facciaaio  il 
Bene  c  ci  aftenghiamo  dal  Male:  fembra, 
che  iPrincipi  d^l  SecoJo  niun  penfiero  s' 
abbiano  a  prendere  di  certi  Vizj  Popola- 
r\  5  che  propriamente  appartengono  al  Trl- 
bunale  della  Cofcienza  ,  e  non  a  quello 
del  Politico  buon  Governo .  Cioe  fottoia 
loro  ifpezione  cade  bensi  tutto  cio  ,  che 
puo  Kirbare  la  Pubbiica  Qjjiete,  come  le 
Ferite,  i  Micidj,  gli  AflTaflinj  ,  i  Ruba- 
menti ,  le  Ingiurie ,  le  Prepotenze ,  e  fo- 
miglianti  altri  Delitti ,  ma  non  gia  quelle 
Azioni  ,  che  unicamente  confiftono  nel 
trafgredire  la  Legge  di  DIo,  fenza  intor- 
bidare  la  Pubbiica  Tranquillita  :  e  fon 
chiamati  Peccati,  de'quali  ha  rUomoda 

V     4  ren- 


J>tl  Capitolo  XXL 

rendere  conto  folimenre  a  Dlo  .  Ha  ccr-* 
tamente  da  delioeiare  il  Pri'cipe  ,  che 
tutri  i  Suddiri  fuoi  menino  una  vita  Cri- 
fliana  e  morigerata  ,  e  che  non  ce/Iino  i 
facri  Minifl-ri  c  Predicatori  della  parola  di 
Dlo  d'  inciilcare  i  Pieccetti  e  i  Conligli  del 
Vangelo :  pure  a  lui  non  tocca  di  deputar 
gaftighi  a  chi  folamcnte  manca  a  i  ftioi 
dovei  i  con  Dio ,  fc  non  quaiora  la  traf- 
grefllon  della  Divina  I.egge  andafl'e  unira 
col  difprezzo  delJe  Leggi  Politiche  :  nel 
cjual  cafo  anche  ogni  Delitto  grave  con- 
tra del  buon  Governo  non  va  difgiunto 
da  un  Peccato  grave  contro  la  Leggc  di 
Dio .  Qiielia  e  la  Regola  :  ma  Regola  , 
che  ammette  le  fiie  eccezioni .  Imperocche 
il  buon  Principe,  a  cui  dee  ftare  coranto 
a  cuore  il  Bene  e  la  Felicita  del  fuo  Po- 
polo,  ha  duevedute,  e  due  direzioni  ado- 
pera ,  per  ottener  quefto  fine .  Come  So- 
vrano  fi  ftudia  <\i  manrener  coUa  forza 
delle  Leggi  la  Pace  ,  b  Giufrizia  ,  e  1' 
Abbondanza  fra  i  Sudditi  fuoi :  poi  come 
Padre  deila  Patria  ,  e  qnafi  Padre  di  Fa- 
miglla  5  dee  anche  rimediare  coneconomi- 
ca  provvifione  a  i  diibrdini  delle  perfone 
private,  ancorche  non  oroibiti  ne    puniti 

dal- 


Delia  Liijfuria  ^  ec.  ^  I  g 

dalle  Leggi  del  Mondo.  Confidera  egli 
come  fuoi  F'gli  tutti  coloro ,  che  fon  fot- 
ropofti  alio  fcettro  fuo  \  e  mirandoli  trop- 
po  fconfigliati  ed  operant!  in  daino  della 
propria  Sanita ,  Roba  ,  ed  Onore ,  fi  fer- 
ve  dell'  aurorita  di  Padre  ,  per  farli  rav- 
vedere  5  e  liberarli  dal  preciplzio,  dove  li 
guida  la  lor  cecita  e  ftoltizia.  Un  Prin- 
cipe 5  che  li  prenda  tal  cura  ,  o  pure  or- 
dini  a  i  fuoi  Miniftri  di  prenderfela ,  piio 
vcramente  parere ,  che  ecceda  i  limiti  fuoi ; 
ma  cosi  parra  a  i  foli  cattivi  .  e  a  chi 
non  confidera  attentamente  cio,  che  con- 
venga  al  Bene  non  folo  de'PrivatI  ,  ma 
anche  della  Repubblica  .  Perciocche  e  ve- 
ro,  che  i  Peccati  particolari  delTUomo, 
non  riguardati  dalle  pubbliche  Leggi  ,  e 
folamente  vietati  dalla  Legge  Divina ,  fpet- 
tano  al  giudiz.io  e  alia  correzione  di  Dio 
e  de' facri  fuoi  Miniftri :  ruttavia  qualora 
da  Peccati  tali  ne  vien  grave  pregiudizio 
non  folo  al  Bene  fpirituale  de'Sudditi, 
ma  anche  al  Joro  Bene  temporale  :  chi  raai 
ofera  dire  ,  che  non  convenga  al  Principe 
amante  del  fuo  Popolo  ,  T  accorrere  in  foc- 
corfo  de' fuoi  Figli  ,  acciocche  nonconfu- 
^ino  la  Sanita  5  e  leSoftanze,  eT  Onore, 

quan* 


514  CapiioJo  XXL 

quando  cgli  e  fpezialmentc  deputato  da 
Dio  pel  Bene  temporale  de'Sudditi  fuoi? 
E  tanto  pill  v'  ha  egli  da  accorrere ,  ove 
I  Peccati  de'Privati  ridondafTero  in  detri- 
mento  della  Repubblica  ftefla  ,  come  ap- 
parira  da  i  cafi ,  che  andremo  ora  conli- 
derando 

La  Lafcivia ,  O  fia  T  Impudicizia  ,  LuJJit' 
ria  y  e  Difonejia  ^  confiflenti  nelT  ufoillegir- 
timo  de'  Piaceri  carnali ,  e  una  Pefte  ,  che 
non  verra  mai  meno  nel  Mondo.  Ovc 
plu ,  ove  meno  eflfa  alllgna ,  ed  anche  trion- 
f a .  L'abbondanza  dell'oro  e  de  i  como- 
di  fielle  gran  Citta  piio  far  quivi  piii  che 
altrovc  abbondare  Tocculto  fuo  veleno. 
Noi  veggiamo  ,  che  I'Aria  fottlle  dcJIe 
montagne ,  piii  che  quella  delle  pianure , 
coopera  a  quefto  incendio:  iagran  Liber- 
t4  e  TEfempio  facilmente  ahrovc  lodila- 
tano.  Men  fottopofti  fogliono  eflere  d'or- 
dinario  al  fuo  influflo  i  Contadini  dt\  pia- 
no, perche  meno  maliziofi  ,  e  piu  occu- 
pati  nelle  fatiche .  II  legamedelMatrimo- 
nio  per  lo  piu  lega  ogni  lor  perverlb  ap- 
petlto .  Ora  g!i  fregolati  ecccfli  di  quefta 
Paflione  brutale ,  parte  fi  triiovano  proibi- 
ti  non  men  dalle  Leggi  Civili ,  che  da  gl* 

in- 


Delia  LuJJuria  ,  er.  3  j  f 

infegnamenti  della  Religione ,  e  parte  daU 
la  fola  Religione .  Guai ,  fe  freno,  e  frc- 
no  forte  noa  fi  metcefTe  qui  alT  impulfo 
delia  guafta  Natura:  peggio  di  lunga  ma- 
no  opererebbono  gli  Animali  ragionevoli 
che  gl' irragionevoli .  E  pure  non  bafla  il 
timore  e  il  gaftigo  di  tante  Leggi  Divine 
cd  Umane  a  trattener  quefto  impetuofo 
torrente,  cioe  una  delle  miferie  de' Morca- 
li .  Che  dunque  dee  far  qui  il  Principe 
faggio,  affinche  il  fuo  Popolo  non  imbe- 
ftialifca  ?  Non  lieve  ha  da  eflTere  il  fuo 
Zelo  :  maggiore  nondimeno  la  fua  Pru- 
denza  in  quefto  afBre  .  Zelo,  per  impedi- 
re  ;  0  fe  non  togliere  ,  almeno  frenaie  il 
Male  5  confiderando  ,  quante  perniciofe  con- 
feguenze  in  danno  del  fuo  Popolo  si  pub- 
bliche  che  private  fi  tiri  addietro  quefto 
sbrigliato  Appetito.  E  Prudenza  fonima, 
perche  al  Principe  non  conviene  il  voler 
rimediare  a  tutto  quello,  che  e  peccami- 
nofa  LufTuria;  e  in  quello  ancora,  ache 
fi  ftende  la  giurifdizione  fua  Legislativa, 
c  molto  pill  dove  folamente  egli  puoe  dec 
operate  con  economica  e  paterna  prowi- 
denza  ,  obbiigo  fuo  e  di  camminar  covi 
yarj  riguardi,  a  guifad^'giudizioliMedi^ 
•  ci. 


3l6  Capitoh  XX J. 

ci,  i  quali  non  alia  rinfiifa  applicano  i  Ri- 
med j  3  ma  SI  bene  fecondo  le  varie  com- 
pleflioni  de'malati,  ne  ciirano  con  gagliar- 
de  Medicine  ogni  picciolo  Male.  Cio  , 
che  fogliono  fare  i  migliori  fra  i  Princi- 
pi  in  quefto  particolare  ,  andiamo  era  a 
vederlo  . 

Primieramcnte  affinche  fi  pofTa  il  Prin- 
cipe animoiamente  opporre  nlle  fregolatez- 
ze  della  Luffuria,  dee  precedeie  coirefem- 
pio  fuo ,  cioe  colla  continenza  e  pudicizia 
fua  :  dote  e  Virtii  lode  vole  in  ognuno  ,  ma 
gloiiollflima  poi  ne'Principi,  perche  Per- 
fonaggi  efpofli  piu  de  gli  altri  alle  tenta- 
zioni  in  quefla  parte  .  Di  troppa  importan- 
za  e  quefto  buon'efempio,  eche  fiHippia, 
che  il  Principe  abborrifce  in  chiche/Tia  qiie- 
ila  difordinata  inclinazione .    S'  e  in  ogni 
tempo  e  luogo  ofTervato ,  che  dove  il  Prin- 
cipe fi  lafcla  prender  la  mano  dalTIncon- 
tinenza  ,    anche  il  Popolo  ,    o  almcno  la 
Nobilta,  (i  laibia  rrafportare  ad  imitarlo. 
L'  ofTervo  anche  Platone  con  dire  .  Qualts 
in    Rcpublica    Trincipes  firat  ,  talcs  rtliquos: 
folcYc  cjje  Gives:  e  fpezialmente  in  quefto 
difetto.    E  come  poter'il  Principe    difap- 
provare  in  altri  un  Vizio  ,  ch'egli  (ieHo 

ap- 


Delia  Lujjuria  ,  ec.  ^ly 

appruova  cd  infcgna ,  o  fa  credere  dco^.o 
di  fcufa  P  Certiflima  cofa  e  ,  che  il  Prin- 
cipe, 11  quale  da  catrivi  efempli,  giuftifi- 
ca  piu  il  vizio  colla  fua  condotta  ,  di 
quel  che  lo  condanni  co' fuoi  Editti .  Fu 
icritto  (a):  Cbiinfegna  colla  Legge  ^  e  nuo^ 
ce  pot  col/'  EJempio  ^  tjuoce  pu  di  quello  che 
infegna  .  E  il  Grifoftomo  dicea  ;  Colt  in fe- 
gnare  il  Bene ,  e  vivere  male ,  tu  infegni  a 
Dio  5  comQ  Egli  ti  abbia  a  condennare .  Son 
pieni  i  Libri  di  quefto  avvertimento,  trop- 
po  necefTario  a  i  Regnanti .  E  tanto  piii 
fi  fpargerebbe  ne'Siidditi  quefto  velenofo 
fermento ,  fe  11  Principe  portafTe  in  trion- 
fo  le  fue  debolezze .  Quand'  anche  egli 
zoppicaffe  ,  farebbe  almeno  defiderabile  , 
che  foffero  falve  le  apparenze ,  e  che  nel 
bulo  delle  tenebre  fi  feppellllTero  i  fuoi 
trafcorli  :  febbene  non  fi  piio  dir ,  quanto 
alle  pruove  fi  truovi  difficile  ,  che  uii  Prin- 
cipe fiippia  e  poflfa  nafcondere  le  malattie 
del  genio  fuo ,  perche  troppi  fon  gli  oc- 
chi  3  che  per  curiofita  o  malizia  vanno  fempre 

fpi- 


(a)  Qui    Lege  docet  ,   &  Exempio  nocet  ,   plus 
Nocet,  quam  Docet, 


3i8'  Capitoh  XXL 

fpirando  i  di  Jui  andamenti.  E  quefto  (i 
dee  avvertire  anche  ne'Miniflri  e  Giudici 
del  Popcio .  Non  mai  in  mano  di  chi  h 
tirito  di  queda  pece ,  s'hanno  da  raettere 
le  bilance  della  Giuftizia,  perche  fi  efpor- 
rebbero  a  troppi   pericoli    di    traballare  . 
Secondariameate  dovrebbe  \\  Principe  con 
fegrete  ammonizioni  farconofcere  ,  che  non 
appruova  ccrri  ecceffi  di  Cicisbeato ,  quail 
fono  il  pubblico  corteggio  de'Nobilialle 
Dame  in  Carrozza ,  e  fino  nelle  Chiefe . 
Non  e  in  gran  concetto  di  faviezza  certa 
Nobilta    Oltramontana  :    pure    li    guarda: 
^^2L  tali  apparenze .  Non  vi  fara  Male  di 
foftanza  ,    ma    non    manca    Scandalo  ,    e 
r  Efempio  de' grandi    faci'mente  pafTa  ne' 
minori  ,    Vergogna  de'  noftri    tempi    e  la; 
tanra  fervitu  ,  che  prefta  con  tanta  pubbli- 
cita  un  Marito  alia  Moglie  alrrui ,  conren- 
tandofi  poi  che  un'  altro    faccia    !o    fteffo" 
colla  Mogliefua.  Terzo ,  dee  ii   Principe 
efercitare  il  rigor  delfe  Leggi    contro    di 
chi  commetteDelirticarnali  nefani^i  i  e  (o- 
Jamente  in  tal  cafo    fi    puo    mertere    all' 
efame  ,  fe  convenga   punire    fe^renifnentc 
o  pubblicamente  queftl   infami  delinquenti  ; 
perche  ben  farebbe^  che  la  folia  de  gFigno- 


Delia  LuJjituA  ,  ec.  519 

ranti  ne  pur  fentlfle  favellare  di  que'fpor- 
chiHimi  ecceffi .  Ma  ove  11  tratta  d'  altri 
Delitti  di  carne  vietati  dalle  Leggi ,  non 
difcende  mai  il  Principe  faggio  a  gafti- 
garli  5  qualora  fieno  fegreti ,  fe  pur  non 
foffe  chiefta  gluftizia  da  chi  ha  legittimo 
diritto  3  prefcritto  dalle  Leggi ,  come  puo 
aceadere  neir  Adulterio  e  nello  Stupro  , 
dove  non  e  permeffb  fe  non  a  determinate 
perfone  1'  accufare .  Appartiene  al  Princi- 
pe ,  fe  pu6  3  il  provvedere  fegretamente  a 
quefti  occaiti  misfatti  ,  guardandofi  bene 
di  non  mettere  in  luce  cio,  che  fta  nelle 
tenebre,  a  fin  di  rifparmiare  Tinfamia  a 
i  Parenti  onorari  ,  e  fchivar  le  nemicizie 
e  le  morti .  If>  quarto  luogo ,  fe  le  Dif- 
folutezze  vietate  dalle  Leggi  fuccedono 
con  pubblicita  ,  non  le  puo  in  cofcienza 
dllTimulare  il  Principe  ,  e  dee  dar  mano 
al  gaftigo,  percbe  fe  imp'inemcnte  fi  com- 
metteflero  quefti  obbrobrj ,  il  marefempio 
ne  produrrebbe  degli  altri,  come  avvien 
deir  erbe  cattive ,  che  lafciate  in  lor  ba- 
11a  motiplicano  con  tanta  facilita  . 

E^  parimente  obbligato  il  Principe  a 
non  tollerar  ne'  fuoi  Stati  le  Azioiu  fcan- 
dalofe  3  quaii  fono    i    Balii  impudichi  ,  i 

nub- 


'520  Capitolo  XXL 

pubblici  Adulterj  .e  Concubinati  ;  c  ill' 
livvifo  fpeziaimente  de'Velcovi  e  Parro- 
chi  zelanti  ha  con  braccio  forte  da  ac- 
correre  alia  difefa  delJa  piibblica  Oneila . 
Non  mancano  alle  umane  Leggi  motivi 
ragionevoli  >  per  tollerare  la  femplice  For- 
nicazione  ,  rimcrtendoiie  il  gaftigo  al  Tri- 
bunale  flipremo  di  Dio  .  Ma  due  cofe  fon 
qui  da  avverrire  .  La  prima  e  ,  che  s'  haa- 
no  da  indagar  con  diligenza,  e  flerminar 
con  rigoie  i  Ruffiani  e  le  Ruffiane ,  me- 
ritando  afpro  trattamento  ,  chi  feduce  T 
anime  ionocenti  ^  e  mantienc  fcuolad'ini- 
quita .  Starebbe  pur'  anche  bene  talvolta 
qualche  efempio  di  pubblica  feverita  con- 
tra di  quelle  inique  Madri ,  che  mettono 
a  malfare  le  lor  proprie  Figlie.  L' altra 
e,  che  non  s' avrebbe  da  permettere  Me- 
retrici  nelle  Ofterie  e  Taverne  .  Capitando 
cola  per  neceflita  i  Viandanti  ,  ed  altri 
per  fola  avidita  dd  Vino,  ma  fenza  vo-; 
glia  alcuna  di  Difonefta  ,  e  un'iniquita ,  che 
quivi  (Heno  incitamenti  ed  inciampi  tali 
di  Tentazione  ;  c  tanto  piu  perche  oltre 
aU'oftefa  di  Dio  ne  puo  venire  la  rovina 
della  Sanita  alle  incaute  perfone .  Stienp 
quelle  miferabili  a  vendere  la  lor  cattiva 

mer- 


Delk  Lujfuriii  ^  ec.  021 

merce  ne'  proprj  tiigurj  ,  ne  vadano  i 
tendere  inddie  ,  dove  capita  chi  non  le 
cura  ne  cerca  .  lo  poi  non  dico  ,  che  fi 
pofTa  rimediare  ,  o  s'abbia  da  rimediare, 
nia  folamente  dico,  che  farbbe  dadelide- 
rar  manicra ,  che  gF  Incontmeiiti  ,  giac- 
che  non  fi  pofTono  trattenere  dalio  sFogo 
delle  lor  brutali  paffioni ,  almeno  non  ri- 
portafTero  feco  un  dolorofo  ,  fchifofo  ,  e 
fors'anche  perpetuo  gaftigo  della  sfrenara 
lor  concupifcenza  .  Quando  tal  pena  ft 
riftrignefle  a  i  foli  deiinquenti  ,  farebbe 
forfe  tollerabile,  perche  meritata  .  Maeiia 
fi  diflende  alle  povere  innocenti  Mogli  i  e 
veggiam  rovinate  le  Famiglie  ,  allorch^  ne' 
Cap!  di  Cafa  prende  piede  quefta  pefti- 
lenza  o  malattia ,  che  feco  porta  Tinabili* 
ta  a  i  lavori.  Di  cio  s'ha  da  inrerroga- 
re  J  chi  fa  ,  onde  vengano  le  miferie  di 
tante  Cafe  de'  Poveri  .  Pero  abbiam  ve- 
duto  i  Franzefi  mettere  lul  cavallo  di  le- 
gno  5  e  pofcia  cacciare  inefjlio  quelle  iozze 
femmine  3  che  li  hn  pagare ,  per  fare  di 
si  brutti  regali  a  chi  balordaoiente  s'  im- 
paccia  con  loro  .  lo  nulla  propongo  fti 
qiiefto,  baftandomi  di  folamente  accennare 
queda  cotanto  perniciofa  deformita  i  c  che 

X  fe 


^Z%  Capitoh  XXL 

k  le  LeggI  vietanri  I' ulo  de'Veleni ,  non 
hiin  finora  cieduto  ne  credo  no  bene  di 
mcttere  freno  a  quefto  velenofo  Morbo  : 
almeno  ogni  Citta  dee  caritativamente  te- 
ller Medici  e  Spedali  ,  per  rimettere  la 
Sanita   in  chi  fcioccamente  I'ha  pcrduta  . 

Un  altro  pubblico  inconvcniente  fi  c 
J'  UbbridLchczza  ,  vizio  ordinariamente  ri- 
itretto  nei  bafToPopolo,  ma  vizio,  che  ia 
alcuni  paefi  ha  gian  voga  ,  fenza  che  al- 
cuno  fe  ne  metrapenfiero  .  E  perchc  pren- 
derfene  ?  Ha  forfe  da  importare  al  Capo 
della  Repubblica  o  adahri,  che  un' uomo 
ibero  mangi  lo  beva  alleccefTo  ?  Per que- 
flo  ,  quantunque  non  fieno  mai  mancati 
faggi  regolatori  de'  Popoli ,  pure  niuno  ha 
niai  creduto  dover  proibire  e  punire  la 
femplice  Ubbriachezza  ;  e  ha  da  effere 
fiferbato  a  i  foli  Banditori  del  Vangelo 
d'inveire  contra  di  qiiefto  Vizio  .  Ha  ra- 
gione,  chi  cosl  la  difcorre  .  Contuttocio 
confiderando  noi  il  Principe  come  Padre 
del  fuo  Popolo  5  e  gelofo  del  Bene  e  della 
Fellcita  de'liioi  Figli  ,  non  fi  puo  di  me- 
no  di  non  fuggerire,  che  s'  eg!i  flendefTe 
Ja  cura  e  deftrezza  fua  per  rnoderare  o 
frenare  que  do  difordine   altneno    in    que" 

Luo- 


l.iioghi  5  dove  ecceflivo  fe  ne  commettc? 
Tabufo  :  non  g!i  mancherebbe  gloria  per- 
xt\t  attenzione  .  AI  mirare  ,  come  tanti 
de'Popoli  abituati  in  queft'atto  d'lntem- 
peranzc'».  (  poiche  non  fi  paria  qui.  di  chi 
accidentalmente  o  poche  volte  in  efTo 
trafcorre  )  vanno  a  cercar  malattie ,  ed 
anche  ad  abbrevjarfi  Ja  vita  ;  confum^na 
nel  Vino  quel  pcco  guadagno  della  fetti- 
mana ,  che  dovrebbe  iervlre  per  alimentar 
la  propria  famiglia  >  che  fbttopongono  ^ 
un  duromartirio,  da  che  fon  mezzo  fu or i 
di  fen  no  3  le  povere  Mogli  e  grinnocentl 
Figli ;  che  dal  bollore  del  Vino  fontratti 
a  rifTe ,  difonefia ,  ed  aliri  incopveniemi , 
de'quali  e  capace  T  uomo  ,  divenuto  cbe 
e  beftia  ,  o  peggiore  delle  bcRie  :  alTafpet- 
to  di  si  funefti  fpettacoli  il  Principe 
amante  del  carofuoPopoIo,  n'ha  da  fen- 
tire  pieta  e  defiderar,  fe  puo ,  d'impedir 
e  giiarire  almeno  ne  gli  ammogliati  quefla 
voiontaria  frenefia  ,  non  con  violent!  rimedj, 
ma  con  lenitivi  .  Nelle  Citta  il  non  dar 
luogo  nelle  pie  Confraternita  ,  nel  riiolo 
delTArti,  o  pure  efcluderne  ,  chi  fenza 
necellita  frequenta  fegreti  Ridorti  ,  Ode- 
rle  J  e  Bettole  vinarie  ,  riterrebbe  moiti  da 

X     2  que- 


^^  Cap  it  oh  XX'L 

lliiiefto  Vizio  .  L'ottimo  Aiiguf^o  C<?/7^ /^i. 
-z  noftri  giorni  libeto  i  luoi  Miniftri  e 
Cortigiani  dal  troppo  addimellicarli  col 
Vino,  mandando  a  chiamare  ora  uno  ora 
?dtro  nel  dopo  pranzo  .  Oltre  a  cio  nellc 
Prediche,  ns;le  Milnoni  s'ha  da  inculcnre 
la  ferie  de' aiidanni ,  proveiiienti  dal  trop- 
po amore  del  Vino  .  Altri  rimed j  fapra 
inventare  ,  chi  ne  fa  piii  di  me.  Dirafli, 
che  fon  minuragiie.  Ma  piii  di  quel  che 
ll  crede  ,  quefte  Ton  macchie  e  deformir^ 
notabili  e  pregiudiciali  in  alcuni  Popoli . 
Noi  paghiamo  (  convien  lipeterlo )  i  Me- 
dici, perche  ci  prefervino  o  giiaiifcanoda 
i  Mali  del  Corpo  .  Alcri  pagano  i  Ma- 
li 5  perche  vengano  a  trovarli .  Certamen- 
te  una  gran  lorgente  di  Mali  Fiiici  e 
Politici  e  V  Ubbriachezza  ,  a  chi  ben  vi 
iilfa  il  guardo  .  Meritera  percio  il  nome 
di  Medico  glorlofo  ,  chi  s'  applica  con 
•faviezza  a  levarla  dalle  ben' ordinate  Re- 
pubbliche  .  Che  fe  mai  accadefTe ,  che  al 
proporre  qualche  onefio  regolamento  di 
)si  fatto  dilbrdine  li  opponefTe  1'  interefle 
del  Principe,  o  di  qualche  altra  perfona  : 
s' ha  allora  da  confiderare  ,  fe  fia  di  do- 
vere ,  che  al    pubblico    Bene    prevalga  il 

Pri- 


Dclh'  LtifsHYia  ec.  ^sf 

Privato  ,  e  ie  convenevole  fia  al  decQfQ 
del  Principe  il  voler  profittare  della  paz^- 
zia  del  Popolo  fuo  in  vece  di  fanarla  31 
eoine  il  iuo  ufizio  richiederebbe . 

Un'  altra  deformita  fi  troveia  in  quaN 

chc  popolazione  ,    dove    niiin    penfiero  ii 

metre  il  Governo  ,  perche    i    poveri  Ra- 

gazzi  e    Ragazze    s'  allevino    in    qualche 

Arte  :  in  difetto  di  che  s'  avvczzano  efU 

pofcia    air  Ozio    e    alia    Mendiclta  .  Uii 

Ragazzo  ,    die  fi  dia  a  quefta  foggla  di 

vivere,  ordinariamente  contatelopeniomo 

perduto  .    II    patibolo  o  la  galera  ha  da 

elfere  il  fuo  fine  .  Troppo  c  difficile,  che 

non  imparino  colT  arte  di  far  nulla  quella 

del  rubare  con  altre  non'poche  iniquita, 

alle  quali  R  fa    qual    premio   e    doviito  , 

Tuttavia  puo  fuccedere ,  che  in  un  Fan- 

ciullo  daco  al    mendicare  ,    e    perduto  ia 

una  fconcia  liberta  ,    col    crefcerc  de  gU 

anni  crefca  il   giudizlo,  onde  poi  s'appli- 

chi   a  qualche  cnefta   maniera    di    guada- 

gnarfi  il   pane  .    Ma    quafi  e  impolfibile  ^ 

che  una  Fanciulla   alTuefatta  alia  poltrone- 

ria  3  coir  andare  tuttodl    liniofinando  ,    e 

converfando  colla   feccia  dt  piu  impuri  e 

ifapeftrati  Ragazzi  ,   fi    rimetta  ful  bupa 

X     3  fen-? 


yi6  Capitolo  XXI.  . 

ftntiero  .  Ha  perduta  la  verecondia  ,  pof- 
iente  guardia  deir  onefta  ,  anzi  avendo 
imparara  ,  fors'  anche  praticata  ,  la  quint- 
cfTenza  de*  vizj  :  qual'  altro  luogo  puo  mai 
afpettarla  5  fe  non  unpoftribolo,  e  pofcia 
un  Jetamaio?  Grande  atto  di  paternaCa- 
rita  e  ftato  quello  di  varic  Signorie  e 
Citta  d' Italia  5  che  a  fin  di  prevenlre  la 
rovina  di  qacfta  porzione  del  Popolo  , 
hannotrovata  maniera,  per  impiegaria  nell' 
Arti ,  e  liberarla  dall'Ozio  (padre  d'uiia 
fchiera  numerofa  di  Vizj  )  con  tanri  Con" 
lervatorj ,  Spedali ,  e  Liioghi  Pii  ,  dove 
ii  allevano  poveri  FanciuUi  e  FanciuUe 
nel  timore  di  Dio ,  e  ne'  raeftieri  conve- 
nienti  al  loro  ftato  .  Bene  impiegate  fono 
ancor  qui  le  Limofine  .  In  molte  parti 
della  Germania  fi  truovano  altre  lodevoli 
Leggi  e  pratiche  in  qiiefto  genere  i  nequivi 
abbonda  la  razza  de'  Mendichi ,  come  in 
Italia  con  vergogna  noftra  .  La  Giuftizia 
anche  tC^^t  ,  che  fi  proceda  con  fcverita 
contro  de'Rr'gazzi  fcapeftrati ,  i  quali  di 
buon'  ora  fi  fcuoprono  allievi  della  fcuola 
del  Rubare  .  II  proporzionato  gadigo  , 
fara  loro  mutar  coftumi ,  o  almeno  mute- 
ran  cielo  .    Tanto  piu  s   ha  da  vegliare, 

per 


Deild  Luffuna  ^  ec.  ^^j 

per  non  foffrire  in  un  paefe  Glovinaftri 
ed  Uomini  fatti ,  chefenza  rendite ,  len^a 
Arte  o  forma  alcuna  di  guadagnare  il 
vivere ,  pure  vivono ,  ficno  vagabondi ,  o 
fieno  dclla  Tera  fteflfa .  Che  altro  mai  fl 
puo  credere  ,  chc  facciano  colioro  per 
cainparc  ,  fe  non  il  rneftiere  del  Baro  , 
del  Ladro ,  o  del  Sicario .  Contra  di  co- 
ftoro  riputati  rei  foJamente  ,  perchc  O^iofi , 
Leggi  fevere  ebbero  Je  Greche  Repubbli- 
che  .  Anche  oggidi  la  Veneta  fnggia  Re- 
pubblica  ,  intentiflima  in  tutto  alia  Pub- 
blica  Tranquillitii  ,  fa  ben  trovar  ,  dove 
han  ricovero  quefte  male  beftie ,  e  fcari- 
carne  il  Mondo  .  Bafta  voler  pdgare  chi 
tenga  buon'  occhio  ne'  bordelli  ,  nelle 
bifche,  nclieOfleriee  Taverne :  ivi  a  man 
falvaper  lo  piii  fi  colgono  i  Maiviventi. 
Ccrto  h  ,  che  non  mancheranno  mai 
ladronecci  :  ma  una  gran  parte  ne  puo 
rifparmiare  il  Principe  vigilante  ,  e  gli 
telanti  Minidri  e  Giudici  fuoi  ,  con  far' 
efaminarc  gli  andamentidi  chiunque  fpende, 
fenza  apparire ,  ondeglivenga  il  danaro, 
e  maffimamente  fe  foreiliere  oziofo  capita 
in  que'  pericolofi  Luoghi  .  Ho  veduto  a 
mici  giorni  toUerarli  Cingani    in  qualchc 

X     4  pae- 


528  Capitoh  XXL 

paefe ,  die  pur  ii  fa  effere  Lwidri  cii  pro- 
felfione .  Ho  veduto  quetamente  foggior- 
nare  in  un'  altro ,  perfone ,  che  pubblica- 
mente  vantavano  il  gran  Segreto  di  far 
r  Oro  e  di  cavar  Tefori  .  Se  ne  Ton  poi 
iti ,  da  che  hanno  attrappolaro  piu  d'  uno 
flolto  5  e  in  vece  del  hncoOro,  nehanna 
afportato  il  veio  .  Ogni  volta  che  ruccedo- 
no  di  romiglianti  cali ,  il  Governofcapira 
di  ripiitazione .  Ho  detto  di  fopra  j  e  mi 
convien  di  nuovo  lodare  la  bella  inven- 
zione  de  gli  antichi  Greci  e  Romani , 
cio^  di  deputar  Cenfori ,  affinche  vegliaf- 
fero  per  indagare  e  correggere  que'Coftu- 
mi  del  Popolo  ,  che  non  iogliono  efTere 
coniiprefi  o  vietati  dalle  pubbliche  Leggi . 
Incumbenza  loro  fu  di  andare  invefligan- 
do  ,  in  che  maniera  fi  regohifTero  le  Fa- 
miglie  private  j  come  i  Mariti  trattadero 
le  Mogli ,  Parent!  5  e  Vicini;  qual'educa- 
zione  li  defie  a  i  Figli ;  di  qual'  Arte  a 
Induftria  vivelTero  ;  fe  co-nfumaflcro  le  rcn- 
dite  loro  in  Taverne  ,  in  Giuochi ,  in  Lu- 
panari ,  in  troppo  laiite  Menfe  ,  o  in  altro 
LiiiTo  ecceflivo  ,  e  in  Piaceri  indegni :  fe 
contravenivano  al  decoro  della  Nobilta  con 
vili  azioni  ;    fe  per  avarizia  c  ingordigia 

di 


Delk  Lufstiria  ^  ec,  ^29 

di  Danaro    dimenticavano    i    doveri    delF 
Uomo  Oncflo   i    fe    i  lor  Figliuoli  erano 
difcoli .  Qiiindi  correggevano  con  gagliarde 
riprenfioni  chiunqiie  ne  avea  bifogno ,  ed 
cfigevano  da  tutti  il  camminodella  Problta 
e  del  I  a  Saviezza  .  Perche  mai  niuno  penfa 
a  rifufcitar  nelle  Citta  si  utile    e  lodevol 
Magiflrato  ?    V  ha  qualche  Repubblica  , 
che  ne  conferva  un  ritaglio  colla  vigilan- 
za  fopra  i  Difcoli  e    Prodighi  .    Ne    gia 
pietendo  io ,  che  a  tante  parti ,  e  a  tan- 
ti  privati  difordini    abbia    da    badare    un 
Magiflrato.  Bafterebbe  che  almeno  rime- 
dhUe  ad  alcuni  de  piii  rilevanti  ,    e    piii 
nocivi  alia  Famiglie    de'  Cittadini  .    Non 
ceffano ,  e  vero  ,   i  facri  Oratori  di  toe- 
car  tutte  quede  corde  da    i  pulpiti  ,    per 
inculcar  la  correzione  de' different!  difor- 
dini e  mancamenti  :  ma  parlano  in  gene- 
rale  quefti  zelanti  Cenfori ;  e  il  colpo  or- 
dinariamente  non  pnila  la  pelle,  nc  i\  ar- 
roffifce  5    e    molto    meno    li    emenda    per 
quefto  .  Altro  eftetto  (i  potrebbe  promettere 
da  una  forte  parlata    fatta    in  particolare 
da  un  Magiftrato  ,  che  alle  parole  puo  far 
Aiccedere  il  gaftigo  .    Qjielle    CIrra  poi  5 
che  non  harrno  la  Cafa  della    Correzione 


3^o  Cttpitoh  XXL 

per  li  raggazzi  e  Giovani  popolari  difco 
Ji  5  cd  anche  per  le  Ragazzc  ,  fon  privc 
di  un  gran  Bene  ,  c  debbono  augurarfe- 
\o  .  Dovrebbefi  predicar  da  i  pulpiti  il 
il  gran  merito  ,  chc  acquiftei-cbbc  prefTo 
Dio,  chi  JmpiegafTe  (  non  avendo  Eredi ) 
la  roba  fua  ,  per  iftltuire  un'  Opera  di 
tanta  Carita  e  Utilita  del  Popolo . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XXII. 

DeW  impofnion    dc'  ^Trihuti  . 

NOn  piio  fuQiftere  lo  ftato  ,  fia  Mo* 
narchico  ,  fia  di  Repubblica ,  fenza 
gravi  fpefe  ,  tutte  necefTarle  al  manccnl- 
mento  del  Principe,  e  al  biion regolamen- 
to  e  difefii  del  pacfe  .•  e  per  confcguente 
giufti  ancora  e  necefTlirj  fi  riconofcono  i 
Trihuti .  5e  quefti  fono  difcreri  ,  fii  ben 
po(H  e  regolati  colla  dovuta  proporzione 
e  fenza  avanie  :  ha  quel  Popolo  da  tener 
fc  ftefTo  ben  grivilegiato  .  5e  poi  le  cir- 
coilanze  delle  Guerre  e  d'  altre  Calamita 
aumentafTero  di  troppo  la  dole  de  gli 
aggravj :  ha  da  umiliarfi  fotto  la  manodi 
Dio ,  c  chiedergli  il  dono  della  Pazienza  . 

Per 


Deir  impojition  de'  Trihuti  .  331 
Per  altro  i  Priacipi  buoni  ,  per  quanto 
mai  pofTono ,  fi  guardano  dall'  accrefcere  i 
Tributi ,  perche  fempre  ricordevoli  d'aver 
Iddio  dato  loro  i  Popoli ,  perche  li  trat- 
tlno  non  gia  da  Schiavi  ma  si  bene  da 
Figli  .  Contuttocio  non  lafciano  anche  i 
migliori  Principi  d'  efTere  fovente  efpofti 
alle  fuggeflioni  di  chi  fpera  di  farfi  gran 
merito,  coir  infegnar  nuove  vie  di  Imu- 
gncre  il  fangue  de'  Sudditi  i  e  cafo  mai 
che  di  tali  Tentatori  fcarfeggiafTe  il  pae- 
fe ,  mancano  forfe  Foreflieri  (  tali  ion 
d'  ordinario  coftoro  )  che  accorrono  per 
infegnare  e  pcrfuadere  il  mirabil  fegreto 
di  ftendere  fempre  piii  la  giurildizione  del 
Fifco  fopra  le  foftanze  del  Popolo  ?  Fii 
fcritto,  che  al  Padre  del  regnanre  Federi- 
go  HI.  Re  di  Priiffia  fu  i  principj  del 
fuo  governo  fi  prefento  uno  di  quefti 
Alchimifti,  per  proporgli  non  gia  la  ma- 
niera  di  far  rimpoflibile  Lapis  Thilofopbo- 
rum ,  ma  la  cotanto  facile  di  cavar  piii 
Oro  dalle  borfe  de'  Sudditi  fuoi  .  II  pre- 
mio  5  che  coftui  riporto  per  cosi  nobll 
conilglio  ,  fu  che  quel  Sovrano  il  fece 
fruftare  per  mano  del  Carnefice  e  poi 
Tefilio  .   Per   qucfta    deteflabir  Arte  nel 

Secolo 


3_^2  Cdfitoh  XXI J. 

Secolo  feftodecimoerano  affai  difFainatl  in 
Fraiicia  gF  Italiani  :  ma  puo  prodarre 
ogni  pafe  di  cjuefte  mal' erbe  .  Bene  fa- 
rebbe  ,  che  ogni  Principe  fi  ricordafTe  di 
cio,  che  rifpofe  ^^Ijonfo  Re  di  Spngna  a 
chi  il  configliava  nelle  angiiftie  d'  una 
gnerra  d' imporre  nuovi  aggravj .  ^  me  ^ 
diffe  3  Jan  pin  paura  k  hgri'me  del  mio 
Topolo  ,  che  Ic  forze  de'  miei  Nemici .  Ceiv 
to  e  che  fenza  vera  neceflita  non  e  lecito 
al  Principe  ,  che  nrofeffa  la  Lef?ee  di 
Crifto,  I'imporre  nuovi  Tributi  a  i  Sud- 
diti  fuoi  .  E  qui  c  dove  fpezialmente 
dovrebbe  il  Principe  immaginarfi  d'eflere 
iin  Private,  d'cfTere  un  Suddito  i  e  fe-r 
riamente  penlare  ,  cofa  bramerebbe  egli 
da!  Principe  J  fe  veramente  foffe  na to  Sud- 
dito .  E  come  gli  dara  il  cuore  di  trat- 
tar  diverfamente  il  Popolo  fuo  da  quello, 
cb'egli  (le(lb  deiiderafle  ,  fe  fofTe  u no  del 
Popolo  ^  11  giovine  Imperador  yaknti'aia-r 
iio  ^  come  s'ha  da  Santo  Ambrofio  nella 
fiia  Orazion  funebre  ,  mni  non  voile  met- 
tere  gravezze    {  a  )  .  Se  non  pojjuno  ,  di-» 

ceva 

»  I  "<  ■.     .     i         I  I  t  Ml  I  I  HI.  I.  I  in 

(  a   )  S.     Ambroiiu.?    Oration,    in    YalentinianJ 
11.  funere  .  Vr.vterita  non    qu€ur>:  folvcre  :    tior^ 


be  If  mfo/izion  de  %-ihuti .  333 
ceva  egli  ,  pagare  i  v  tec  hi  aggravj  ,  vulcte 
poi  ,  cbc  iofttngano  i  tvtoui  ?  E  Marco 
Aurelio  Imperadore  ,  tuttoche  Pagano  , 
nei  bifogno  della  guerra  Marcomanica  , 
piu  toiio  che  aggravar  le  Provincie ,  fece 
\'€ndere  tutti  gli  arredi  c  mobili  preziofi 
del  Palazzo  per  fupplire  allc  fpefe  .  Pri- 
ma ancora  d'  imporre  niiovi  pefi  a'  Siid- 
diti  fiioi,  penfi  il  Principe,  ie  mai  egli 
fcialacquade  in  Pompe,  Solazzi  ,  Fabbri- 
che  fuperfiue  ,  troppa  Corte  ,  i  Tributi 
confueti .  Qiiando  cio  fofie  ,  di  piu  non 
fi  ricerca  per  conoicere ,  che  necefllta  non 
v'  ha  di  affliggere  con  altre  LnpoRe  il 
gia  abbaftanza  aggravaro  paefe;  ma  v'ha 
ben  neceiTita  ,  clie  il  Principe  riFormi  fe 
fleflb  .  Diffi  ,  che  Y  Economia  e  Virtii 
anche  de'  Principi  .  Se  manca  jn  efTi  , 
guai  a  que'  Popoli . 

Dato  pofcia  il  vero  e  non  palliato  bi- 
fogno di  accrefcere  i  Tributi  5  ogni  ragion 
di  faviczza  richiede  ,  che  il  buon  Principe 
confuki  colleperfonepiii  intendenti  e  libere 
da  ogni  private  inrerefTe ,  cosi  importantc 
facenda ;  perche  altn'menti  o  T  ignoran- 
za  o  la  malizia  potrebbe  far  mettere 
Taglie  ,    TafTe  ,  Dazj  5    e  Gabelle  fl^ro- 

por- 


554  dapiiolo  XX JI. 

porzionate  e  mal  compartite,  trafcuranda 
aitre  vie  piu  equitative  e  men  gravofe  . 
Ha  dottamenre  tratrato  de'  Tributi  il  Si- 
gner Carl'  Antonio  Broggia  Mercatante 
Napoletano  in  una  fua  Opera  llampatain 
Napoli  TAnno  1743.  dove  ficcome  perfo- 
na  di  moltaintelligenza  e  pratica  del  pub- 
pubblico  Commerzio ,  meglio  di  chi  ma- 
neggia  Digefti  e  Paragrafi  ,  fa  conofcere,, 
in  chc  rettamente  s'  abbiano  a  fituare  i 
Tributi,  e  quanti  difordini  pofTono  prov- 
venire  da  i  Tributi  Perfonali ,  e  da  que- 
gli  altri  5  die  impedifcono  il  Commerzio, 
e  fpezialmcnte  vanno  a  cadere  fopra  gll 
Agricoltori  5  Artifti ,  ed  altre  perfone  co- 
tanto  colla  loro  indufiria  e  fntica  utili 
o  neceffarj  ai  Pubblico  .  A  quelJ'Opera  io 
rimetto  il  Lettore  .  Ho  conofciuta  perfona  , 
che  s'era  mefTo  in  tefta  di  perfuadere  ad 
lin  Principe  di  far  pruova  del  governo 
Economico  Turchefco  in  una  parte  del 
fuo  Stato,  colJlntrodurre  cola  una  Capi- 
tazione  ,  la  cui  rendita  equivalefle  a  i 
Dazj  e  Gabelle,  ed  altri  foliti  aggravjdi 
quel  Popolo,  e  col  fofpendere  tuttele  fud- 
dette  Gabelle  .  Figuravafi  egli ,  che  quel 
pspfe  con  tpnta  liberta  d' intrcduzionee4 

eftra- 


Ddt  impofition  de' Tvihuti  ,  135 
eflrazlon  di  vettovaglie  e  di  merci  diver- 
rebbe  un  ricchlfTimo  Emporio  con  foinmo 
profitto  del  Popolo  e  dd  Principe  fteffo  . 
Gli  feci  io  conofcerc  ,  a  quante  ingiufti- 
zie  e  fmanclu  fofle  foggetta  la  Capitazio- 
ne  per  vaiic  ragioni  ,  die  non  importa 
riferire :  e  che  i  noftri  Maggiori ,  a'quali 
nort  mancava  fen  no  e  fperienza  ,  aveano 
conofciuto  3  effere  11  piii  giufto  e  meglio 
divifo  aggravio  quello  deirEftimo,  o  fia 
Cenfimento  de'  terreni  ,  e  de  i  Dazj  e 
delle  Gabelle,  pergh^  cosi  ognuno  pagava 
a  proporzione  del  fuo-  valfente  .  Oltre  di 
che  come  obbligare  ad  una  Capitazionc 
gli  Ecdeliaftici  ^  Goiio fd uta  queftaverita  5 
non  pafso  egli  innanzi  nel  fuo  difegno  . 
Maravigliandomi  io  una  volta  con  uno  de' 
Mercaranti  Iraliani  ,  abituato  in  un  certo 
Regno  de'  tanti  aggravj  di  quel  paefe  ,  mi 
difleegli,  che  quel  torch  io  fer  viva  a  ren- 
dere  piii  induftriofa  la  gente  ,  per  poter 
fod'disfare  al  mantenimento  della  propria 
vita  5  e  al  pagamento  de'Tributi .  Sentite 
che  bella  ragione  !  Anche  gli  Schiavi 
antichi  erano  trattati  cosi  .  Ma  che  un 
Popolo  libero  abbia  da  faticar  cotanto 
iglamente  per  vivere  ,    e    che  tutto  il  di 


5S^  Capitoh  XXIJ. 

plii,  ch'egli  coHMndiiftria  guadagiia  oltre 
al  vitto  5  in  vece  di  fervire  a  niegliorar 
]o  ftato  fuo  e  della  famiglia  ,  abbia  da 
coJare  ne  gli  fcrigai  del  Principe  :  mi  fi 
perdoni ,  s'  io  non  fo  credere  afTai  felice 
la  condizione  fua  .  Per  Io  piu  i  Prlncipi 
non  lencono  i  lamenti  e  le  maledizionide' 
SiidJiti :  ma  farebj^e  bene  che  gli  udifTero  . 
Ora  tornando  al  propoiito ,  ha  anche  il 
faggio  Principe  da  aprir  ben  gli  occhi  , 
affinch^  nel  bifogno  d'  imporre  nuovi  Tri- 
buti  non  v'  intervenga  alcuna  vifta  interef- 
fata  di  chi  dee  conligliare  .  Avra  fempre 
il  Mondo  di  colore  ,  che  fanno  negozio 
dapertutto  .  Pcrcio  i  Legislatorihanno  fe- 
veramenre  proibito  a  i  Minlflri  del  Principe 
o  lia  della  Repiibblica  5  Taver  parte  alca- 
na lotto  mano  ne  gli  appalti  de  1  Dazj  c 
deile  Gabclle  :  Legge ,  che  dovrebbe  efle- 
re  inviolabilmenteofTervata  5  perchc  chi  fi 
lafcia  cotanto  allacciare  dalT  InterefTe  ,  puo 
effere  ,  che  piii  penfi  al  profitto  del  pro- 
prioerario  che  del  Principefco  ;  ed  Infid- 
libilmente  ne  verra  dell' oppreffione  al  Po- 
polo,  da  '-che  chi  dee  fargli  giuftizia  ,  di- 
vien  fegreto  Avvocato  di  chi  T  opprime . 
Ma   fopra    tutto    avrebbcro  a  giiardarh  i 

buo- 


Delt  impofizion  dt  Trihuti .'  ^37 
buoni  Principi  dairintrodurnc  quella  fpc- 
2.ie  di  tributi,  che  fi  chiaraa  Gius  Triva- 
t/voy  o  lia  Jus  prohibertdi  .  Curiofa  cofa 
€  il  vedere  ,  come  effi  fi  lafcino  imbar- 
care  ad  accordar  quefto  perniciofo  cd  ini- 
quo  Privilegio  .  Si  fa  loro  toccar  coa 
mano  ,  che  niun  danno  nc  rifuliera  al 
Pubblico  5  perche  dal  folo  Appaltatorc  fi 
vendera  quella  fpezie  di  roba  al  prezzo  5 
(he  corre  allora  ,  e  fara  dcJla  fteda  qua- 
lita,  che  li  ufa  a  quel  tempo  ,  Vi  iara 
cgii  perfona  ,  che  non  confcffi  efente  da 
cenfura  11  profitto  annuo ,  che  ne  verraal 
Principe,  giacche  quefto  fi  ricavera  fcnza 
menomo  difpendio  de'  Sudditi  fuoi  P  Ed 
ecco,  come  refta  colto  nella  rete  il  buon 
Principe .  Ne  fi  penfa  ,  ne  fi  parla  del 
prcgiudizio  del  pubblico  Commerzio  ;  nc 
di  privar  tante  perfone  dclla  loi-o  indu- 
ftrla  e  guadagno,  con  arricchire  unfolo; 
ne  delle  avanie  ,  che.^  commetcera  quefto 
folo,  giacche  non  da  altri  che  da  lui  fi 
potra  comperar  quclla  mercc  o  derrata ; 
ne  deir  altre  cattivS  confeguenze ,  che  col 
tempo  ne  provveranno .  II  tempo  in  fatti 
fa  vedere ,  che  non  fi  fla  al  prezzo  fullc 
prime  taffato  i    fi    fpaccia   quella  raerce  , 

Y  ma 


5jS  Capitolo  XXll. 

ilia  d'  affal  inferior  condizione  ,  per  non 
dire  di  peggio:  laddovelafciata  Ja  liberta 
del  Commerzio ,  fa  a  gara  Ja  gente ,  per 
venderne  della  migliore  ,  ed  ha  piii  con- 
corfo  5  chi  la  da  a  piu  buon  mercato  . 
Potrei  fpecificare  tutte  le  magagne  ,  che 
occorrono  nelle  diverfe  fpezie  di  quelle 
s'l  mal  concertate  Impofte ,  le  quali  contro 
la  prima  intenzion  del  Principe  (i  rivol- 
gono  in  gravilTimo  danno  del  Pubblico  ; 
ma  non  occorredirne  di  piu,  perche  non 
ferve  a'que'J)ae(i ,  dove  npn  fon  conofciiiti 
ne  provati  i  Gius  Trivativi  ^  e  i  lor  pef- 
fimi  indifpenfabili  effetti ;  e  dove  fon  co- 
nofciuti  3  ognun  fa  per  pratica  fin  dove 
ne  arrivi  I'abufo  in  pubblico  pregiudizio  . 
Allorcke  fotto  Papa  Bensdetta  XIII.  il 
Cardinale  Cofcia  voile  introdurre  il  Gius 
Privativo  del  Sapone  e  Corame,  per  cui 
poco  manco  ,  che  la  Plebe  non  gittafle 
in  Tevere  quel  Porporato  :  il  Cardinale 
Imperiale,  perfonaggio  di  gran  fenno  , 
diffe  in  una  Congregazlone  ,  che  data  la 
vera  neceflira  della  Camera  ,  men  male 
farebbe  I'imporre  un  Dazio  nuovo,  onde 
fi  ricavaffe  il  doppio  provento  di  quel 
che  fi  fperava  dal  fuddetto    Gius   Priva-* 

tivo. 


t)cil'  impo/ition  de'  Trihutt .      5^9 
tivo  ,    die    il    permettere    T  introduzione 
d'effo  Gius  ;  onde  fecondo  il  fbjito  pro- 
cederebbono  troppc  avanie  in  pregiudizio 
del  Pubblico  e  delle  private  perfone . 

Ma  non  vo  lafciar  di  accennare  cio  , 
che  avvenne  ad  un  Principe  ,  il  quale 
pur*  era  di  mente  fvegliata  e  di  buona 
intenzione  pel  Popolo  fuo  .  Da  aicuni 
foreftieri ,  venditor!  di  vefciche  ,  ajutati 
da  un  Miniftro,  che  ne  Tperava  profitto , 
gli  fu  propofto  il  Gins  Trivativo  ddU 
Bamhagia;  di  maniera  che  niuno  fuorch^ 
loro  potefTe  vendere  e  fabbricar  manifat- 
ture  di  quella  merce,  con  obbligarfi  egli- 
no  d'introdurrenello  Stato  una  tai  copia 
di  Telai  di  qualfivoglia  tela  d'eiTa  Bam- 
hagia ,  che  vi  s'  impiegherebbero  molte 
centinaja  di  perfone  e  d'Operai,  e  tanta 
quantita  fe  ne  fabbricherebbe  ,  che  non 
folo  ne  verrebbe  provveduto  lo  Stato  , 
fenza  piu  fame  venire  altronde  ,  ma  fe 
ne  farebbe  grande  fpaccio  anche  al  di 
fuori.  Che  viftofa  propofizione  ,  che  bel 
vantaggio  fia  queflo  per  un  paefe  ,  cgpun 
fel  vede  .  Vi  falto  dentro  a  pie'  pari  il^ 
Principe  ,  non  per  alcun  guadagno  della- 
iua  Camera  5  perche  niuno  ne  dimando  y 

y     2  unica- 


54©  Capitolo  XXII. 

unicamente  penfando  al    Ben    comune  dt\ 
iuo  Popolo  .   Accordato    il    Gius,  Piivati- 
vo,  a  diedero  coftoro  a  vcndere    le    rna- 
nifatture    di    Bambagia  ,     ma     fabbricate 
fuori    di    State  .     Gridava    un    immenfa 
quantita  di  Donne  deila  montagna ,  foli- 
tc  a  far  Velette  ed  altri  lavori    di  Cot- 
tone  :  comIn:iaroao  coftoro  a    dar  Jlcenza 
a  chiunqiie  volea  di   fabbricarnei  ma  coa 
far  pagare  un  tanto  per  perfona  ;  dalche 
ricavavano  una  fifla  annua  entrata  .  Niuno 
intanto  di  que'  maravigliofi  Telai    e    La- 
vorieri  da  loio  proir.eHi  il  vedea ;  talvol- 
ta  ancora  mancava  nella    lor    Boctega  al- 
cuaa  deUe  manifatture  ,    che  occorrevano 
al  Popolo.  Avrefte  creduto  ,    che  i  Mi- 
niftri   ne   avvertirebbero  il    Principe  ;    ma 
o  non  ofTervavano  il  difordine  ,  o  ofTervan- 
dolo  5    noLi    fe    ne  doveano  mettere  gran 
penfiero .  Conofco  io  perfona ,  che  al   mi- 
rare  ranta  altrui  indolenza  ,    s'  animo  ad 
infortnarnc  il  Principe:  neriporto,  e  ve- 
ro  5  qualche  difguftofa  parola  ;    pure  non 
cadde  in  terra  T  avvifo  i'uo  .   Fu  abolito 
qaeir  iinpriidente  contratto  :    ma    non    fi 
vide  alcun  gaftigo ,  come  era  di  dovere  j 
<li  que'  truiiatori .  Uditene  un'  altra  .  Sul 

prin- 


Dill^  impo/izion  de*  Tributi .  341 
princlpio  del  fuo  Governo  un'altro  Pfiit* 
cipe,  che  ben  fi  figurava  d'aver  conofclu- 
to  1  iniquica  de  i  GtusPrivativi  ,  li  lafcio 
intendere  di  volerli  levarturti:  voce,  che 
non  poca  allegrezza  reco  al  Popolo  fuo. 
Acclocche  i  MinUlri  non  dlflurbaircro 
cosi  lodevol  difegno  con  far  valere  tl 
danno  ,  che  nc  rifenttrebbe  k  Camera  , 
da  certa  perfoaa  fu  fuggcrito  al  Principe , 
che  fi  pagaft'e  per  via  di  Dazio  quel  da^ 
naro ,  che  fi  ricavava  per  mezzo  delGiu-s 
Privativo  i  perciocchc  verrebbe  almeno  a 
rimettere  in  liberta  11  Commerziodi quel- 
le merci  ,  fenza  piii  dipendere  dalle  an- 
gherie  d' un  folo  .  Volete  altro  ^  tantodo- 
vetcero  maneggiarfi  i  Miniflri,  cheinvcce 
di  ajutare ,  guailarono  \3l  buona  intenzioa 
del  Sovrano,  e  nulla  fe  ne  fece.  II  per- 
che  di  cio ,  lafcero  che  altri  lo  cerchi  . 
La  conclufione  fi  e  ,  che  il  Principe 
inventando  un  Gins  Trivativo  ,  \i  fa  do. 
Mercatante  ,  il  quale  di  quella  tal  merce 
in  parte  tira  a  fe ,  e  in  paite  concede  ad 
altri  il  guadagno,  che  (1  diffbndevafopra 
inolti  de'  fudditi  fuai  ;  e  commetre  un 
Monopolio  ,  che  pure  da  i  Principi  vica 
cotanto  riprovat©  in    altri  .    Raccont^vaft 

y    J         d'  ua 


342  Capitolo  XX  11, 

d*  un  Principe  ,  che  era  il  folo  Merca- 
tante  dt  fuoi  Srari  ,  perch6  non  poteano 
i  fuoi  Popoli  vendere  fe  non  a  lui  i  lor. 
Grani  e  le  lor  Manifatture  ,  con  fame 
poi  egli  il  traffico  pui  vantaggiofo  in  fuo 
pro.  Se  e  vero  ,  dovea  ben  credcrfi  daro 
il  fuo  governo  .  Pero  i  buoni  Principi 
s'  avrebbono  fempre  a  guardare  dair  im- 
porre  fomiglianti  aggravj,  con  provv^ede- 
re  in  altra  piu  toilerabil  guifa  al  loro 
bifogno  ;  o  fe  pur  ne  hanno  impofto  , 
gran  lode  loro  verra  dall'  abolirli  .  Da 
quefto  ruolo  nondiraeno  s'ha  da  efclude- 
re  il  Gius  del  Sale  ,  ficcome  cofa  nata 
nelle  Saline  del  Principe  ,  o  che  il  Prin- 
cipe per  antichillima  confuetudine  compra 
da  altri  Sovrani .  Siccome  ancora  il  Gius 
Privativo  del  Tabacco ,  gran  rendita  oggldi 
di  cjualfivoglia  Sovrano;  e  di  qualche  al- 
tra fimile  merce  voluttuofa,  e  al  Pubbli- 
co  non  neceffaria  ,  perciocche  chiunquc 
vuole  3  puo  efentarfi  da  quefte  Gabelle . 
Sarebbe  folamente  da  defiderare ,  che  fofTe 
prefcritto  a  gli  Appaltatori  del  Tabacco 
di  non  porerne  a  lor  talento  ogni  di  piu 
accrefcere  il  prezzo ;  e  che  con  t{^o  Ta- 
bacco non   mifchialfero   ingredienti    fom-* 

ma- 


Delf  impojizion  de' Trihuti  .  ^4^ 
mamcnte  fordidi ,  che  per  riverenza  noh 
ofo  nomlnare .  In  oltre  avrebbono  gli  at- 
tenti  Principi  a  proccurare  ,  che  ne'  lor 
paefi  nafcelfe  e  fi  coltivafTe  la  pianta  del 
Tabacco,  fenza  doverlo  prendere  da  paefi 
ftranieri .  Vittorio  ^m^deo  gia  Re  di  Sar- 
degna  fece  venir  perfonc  pratichc  della 
coltivazion  del  Tabacco  ,  e  di  rldurlo  ia 
polve  in  varie  maniere.  Perconto  fuo  ne 
fece  feminare  al  Raconigi  ,  e  lavorarlo  , 
fenza  volerlo  appaltare  .  Gran  guadagno 
ire  ricavo  ,  ed  ebbe  preziofi  Tabacchi  . 
A  provvedere  una  Provincia  di  quel  che 
occorre  si  in  polve  ,  che  per  fumare  , 
pochi  poderi  irrlgabili  baftano  i  e  quefta 
non  e  gran  perdita.  Efigendo  la  femina- 
gione ,  coltura  ,  e  governo  delle  foglie 
del  Tabacco  molte  diligenze:  s'impieghe- 
rebbe  quivi  gran  quantita  di  poveragen- 
te  5  e  vi  guadagnerebbe  il  fuo  vitto .  Sa- 
rebbe  anche  da  vedere  ,  fe  in  Luoghi 
inutili  e  fterili  potefle  allevarfi  il  Tabac- 
co .  Verrebbefi  con  cio  a  rifparmiare  il 
buon  terreno,  e  tutto  il  danaro,  ch'efce 
dallo  Stato  per  comperar  quello  ,  che 
ognun  puo  far  nafcere  in  cafa  propria  , 
Del  pari  giufto  fara  I'accordare  gratis  il 

Y    4  Gius 


^44  Capitolo  XX 11. 

Gius  Piivativo  a  chi  Introduce  un'  Am 
nuova  utile  in  uno  Stato  ,  ma  fenza  le- 
varc  Ja  iiberta  al  Popolo  di  comperare 
altronde  quella  manifattura  i  altrimenti 
quell  a  nuova  Arte  fi  convertira  in  un 
Monopoiio  dannofo  al  Pubblko  .  S'  ha 
anche  da  concedere  tal  Privileglo  per  un 
tempo  limitato  e  non  per  fempre  . 

Non  fi  vuol  diffimulare  un  alira  fpezic 
dl  Tributo ,  che  in  qualche  paefe  fi  pra- 
tica  5  ed  e  queilo  ,  che  fi  ricava  dalla 
permiffione  de'  Giuochi  d'  invito  ,  Lotti  , 
Biribifli  ,  e  fimili  altre  invenzioni  dell* 
umana  furberia.  lo  fo,  che  non  mancano 
Teologi  ,  prefTo  i  quaJi  fta  in  ficuro  la 
cofcleiiza  de'Principi :,  allorche  permettono 
quefle  Rti  per  li  merlotri  ;  perciocche 
nitino  c  forzato  da  effi  a  giuocare  .  Reftando 
in  arbltrio  della  gentc  il  valerfi  a  capiic- 
clo  del  fuo  danaro  :  perche  ( dicono  efli) 
non  dovra  efiere  led  to  alle  perfone  di 
trafficarlo  nel  Giuoco  ,  in  cui  ,  fe  fi  c 
fortunato,  gran  guadagnopuo  farfi  ?  Met- 
tiamo  da  parte  queflo  punto ,  non  volen- 
do  io  qui  cntrare  in  facriftia  ,  ma  fola- 
niente  efaminare  cio  colle  bi lance  Filofofi- 
che  .  Non  parlo  ioqui  dc'G'uochL  di  di- 
ver- 


Dsit  in^pojition  dc  Trihutt .  345 
vertimento,  ma  bensi  di  quei  d'  invito  5 
BafTerra  ,  Faraone  ,  ed  alrri  di  queRa  fpezie, 
fia  con  Dadi  o  con  Carte  .  Prefcindendo 
dalle  fuperchierie  ,  che  pofTono  far  qui  i 
Bari  e  Guntatori ,  fembra,  che  intrinfeco 
difctto  non  occorra  in  effi ,  perche  v'  ha 
ijguaglianza  d'armi  fra  i  combattenti ,  po- 
tendo  egualmcnte  vinccre  e  perdere  tanto 
chi  tiene  il  banco ,  quanto  chi  vi  mette . 
E  pure  v^  ha  del  divario  perqualche  leg- 
gier vantaggioj  competente  al  Banchierc , 
e  capace  di  renderc  Ini  per  lo  piu  vinci- 
tore;  e  inoltre  v' ba  certe  regole  fegrete, 
praticate  ne'  Giuocbi  d'  azzardo  da  chi  ne  e 
profe{I(}r  vcteraao,  ed  anche  avvertite  da 
acuti  Matematici,  per  le  quali  piu  facile 
c  5  che  vinca  T  addottorato  in  efle ,  che  i 
femphciotti  condotti  a  quel  mercato  fen- 
za  faperle.  II  difetto  principal  nondimeno 
di  Giuochi  tali  viene  da  un  tacito  antico 
accordo  fatto  fra  gli  Uomini  di  fervirfidi 
queflo  mezzo  per  avidita  di  guadagnare  la 
pecunia  altrui ,  raa  con  pericolo  di  perde- 
re la  propria.  Ognun  la,  quanta  gente  (i 
fpianti  per  quefti  dcteflevoli  Giuochi,  quan- 
te  penitenze  f:icciano  Je  povereFaniigiie  a 
cagion  d'  eifi  i   qui^nre    beP.emmie  ,  rifle, 

frodij 


54^  Capit'oh  XXII. 

frodi,  e  ladrerie  intervengono  per  quefio 
nel  bafib  Popolo.  II  Signer  Pluche  neilo 
Spettacolo  della  Natura  fa  una  bella  fcap- 
para  con  fenfate  rifledioni  fopra  Gioca- 
tori  tali  di  profefFione  e  da  Giuoco  grof- 
fo .  EfTa  meriterebbe  d'  aver  luogo  qui  . 
Ma  efTendo  afTai  divolgato  quel  Libro  in 
Italia  5  quivi  potr^  leggerla  ,  chi  fe  ne 
fente  voglia .  Ora  avendo  conofciuto  varj 
Principi  i  pregiudiciali  eftetti  di  fomi- 
glianti  Giuochi ,  gli  hanno  percio  fevera- 
mente  proibiti :  nel  che  certo  merlta  gran- 
lode  la  loro  attenzione  .  Ma  per  una 
delle  bizzarie  deli'  Intereflc  ,  gran  domi- 
natore  del  Mondo,  ii  vienpofcia  a  fcor- 
gere  ,  non  fatta  ad  altro  fine  una  tal 
proibizione ,  fe  non  per  trarne  danaro ,  o 
-  fia  per  fondare  un  Dazio  fopra  de'Giuo- 
chi  fuddetti .  Veggonfi  quefti  deteftati  ne 
gli  Editti  con  parole  pregnanti  ,  come 
troppo  nocivi  alJa  Repubblica  i  ma  deb- 
bono  ceffare  d'effere  tali,  da  che  la  Ca- 
mera del  Sovrano  ne  ricava  profitto ,  con 
dar  la  licenza  ad  alcuni  Appaltatori  dc' 
Giuochi.  Se  quefto  facciaonore  a  i  Prin- 
cipi 5  non  tocca  a  me  il  deciderlo  .  Ben 
fo,  che  Giuochi  tali   fon   giunti    oggidi 

air 


Dell'  impo/izion  de  Tdhnti  .      547 
air  ecceflo ,  e  Hno  il  fefTo  Donnefco  vuol 
gareggiare  colT  altro  in  quefte  paz^ie . 

D'  altra  forta  fon  que'Guochi  d'azzar- 
do,  che  fi  chiamano  Zom  e  BiribiJ/^ ,  ne' 
quali  parimente  niun  luogo  ha  1'  ingegno 
e  r  induftiia  dell'  Uomo  ,  ed  e  rimeifo 
tutto  alia  forte ,  e  dove  fi  arrifchia  poco 
per  volta  per  Ifperienza  di  guadagnar 
molto  .  Veduti  fi  fono  Lotti  con  tal 
macftria  concertati  e  propofli  da  alcune 
potenze ,  che  in  efli  nulla  s'  e  defiderato 
della  Giuftizia  commutativa  .  II  rifchio 
de' concorrenti  fi  riduceva  a  poter  perde- 
re  poco  con  probabilita  di  poter  guada- 
gnar molto  5  e  con  ficurezza  almeno  di 
falvare  il  capitale .  Altri  Lotti  parimenti 
onefti  fono  ftati  inventati  ,  dove  era  taf- 
fato  il  difcreto  guadagno  ,  che  ne  dovea 
toccare  all'  iftitutore  ,  dividendo  poi  tutto 
il  reflo  del  capitale  fra  i  concorrenti  . 
Ma  qui  non  s'e  fermata  V  umana  cupi- 
digia  .  Altri  Lotti  fi  fanno  tuttodi  vede- 
re  o  di  danaro  o  di  robe  ,  che  abbaglia- 
no  gli  occhi  del  Popolo  con  ccceflb  di 
guadagno  per  chi  li  propone,  e  di  per- 
dita  per  chi  vi  cor  re  a  tefta  baffa  .  Re 
di  Giuochi  tali  e  pqfcia  il  Lotto  di  Ge- 

nova : 


'^^S  Capifolo  xxtl: 

nova;  mirabil' invenzione  perndefcare  un*^ 
infinita  di  perfone  ,  Je  quali  incantate  dal- 
ia  propofta  d'  un' immenfogundag'^o  ,  cua- 
Jor  fi  colga  un'Ambo,  e  inolto  j'iu  fe  un 
Tcrno  5    vanno  a  feppellir" ivi  una  prodi- 
giofa  quantira  di    danaro.    Alcuni    pochi 
fortuDati  in  quel  Giuoco  fi  traggono  die- 
tro    come  con  un  filchio  ,    che  ammalia , 
migliaia  di  perfone,  le  quail  non  han  te- 
fla  per  difcernere,  che  incrcdibil  difficul- 
:a  3  e  quafi  impcflibilira  (la  ,  Tincontrare 
la  dcdderara  combinazione  de'Nomi  prefi , 
fra  Je  migliaia  ditantealtre  contrarie com- 
binazioni  5  che  inchiude  un'Ambo,  e  piu 
fenza  comparazione  un  Terno  j  ficcome  han 
fatto  conofcere  iaggi  Ca.'colatori  di  que/lo 
Giuoco .  Pcro  turrodi  li  veggono  in  ogni 
eftrazione  guadagni  per  parte  de  i  Diret- 
rori  del  Lotto  ,  fenza  nondimeno  ,  che  Y 
jncauta  <^cnte  in  qucfto  fpecchio  giamir.al 
il  difinganni .  Avvedutlfi  di   si  confidera- 
bil  profitto  gli  alcri  Principi  d' Italia  ,  i/li- 
luirono  anch' cfTi  ne' loro  Srati  il  medefi- 
ino  Giuoco  o  fcparatamente,  o  affociandofi 
con  gli   altri  ;  e  vi   fu  y    chi  accrebbe   Ja 
fomma  del  dannro  dcftinato  a  chicolpiva 
iid  fegnoj  per  cirarc  a  fe  maggior  copla 

di 


di  avventori .  La  granragione,  chc  fi  fe- 
ce  fDilitare  in  giuftificazione  diqucftacon- 
tribuzione  de'Sudditi  ^    fu  perch' efTa  era 
volontarla  i  e  giacche  non  fapeva    il    Po- 
poio  contenerfi  dalconcorrere  a  quel  Giuo- 
co  :  conveniente  cofa  era ,  che  almeno  re- 
flafTe  nel  paefe  quel  danaro  ,  e  piu  tofto 
ne  profictafTc  il  Principe  proprio  ,    che    i 
Principi  (Iranlcri .  Ma  per  quefto  Giuoco 
facea  delle  pazzie  la  gente ,  vagheggiando 
fempre    coll'  Immaginazione    come    vicino 
quel  gran  guadagno  ,    che  pur' era  lonta- 
no  le  inille  miglia .  5i  dava  percio  mano 
zd  afTaiflime  Superftizioni  y  erano  in  voga 
i  Sogni  5    gli  Augurj  ,  le  Cabbale  i    per 
avere  con  che  giuocare,  li  vendeva  Tone- 
Ita  5  fi  comniettevano  domeftici  ladronec-*  ' 
ci ,  s'  impegnava  il  meglio  della  cafa  ,   (i 
prometteva  a  i  Santi  una  parte  del    gua- 
dagno . 

II  Giuoco  era  ed  e  tuttavia  aocreditato 
dalla  permhiione  de'  Principi ,  e  mantenu- 
to  dall'oftinaca  cupidigia  di  chi  afpetta 
quel  beato  momento ,  che  non  vien  mai , 
di  arricchirfl  con  poca  fpefa ,  coli'impove- 
rire  intanto  fe  ftefTo .  Vero  c  ,  ch' cfTo 
Giuoco    non    godc  piii  la   gran  voga   dc' 

pri- 


350  Capitolo  XX 11, 

primi  Ann!  :  pure  apparenza  non  refta  > 
che  gli  abbiano  a  vcnir  meno  le  pene  . 
Finche  ci  faran  de  gli  avidi  d'  arricchi- 
re  5  ci  fara  quefto  con  altri  Giuochi  ;  c 
fempre  ci  fara  della  troppo  buona  gente  j 
che  vuorimbrogliare  neTuoi  fpropoliti  Ja 
Provvidenza  di  Dio .  Ma  perche  i  Prin- 
cipi  credono  men  male  il  ricavar  quefta 
volontaria  Contribuzione  da  i  dannarofi  > 
che  r  imporre  nuovi  aggravj  toccanti  ogni 
Suddito  :  io  ammutiico  ,  ne  fo  dime  di 
piu  .  Halli  anche  ad  ofTervare  ,  qual 
fiera  tentazione  fi  apprefti  alia  gente 
dozzinale  col  permetrere  ,  che  fl  efpon- 
gano  nclle  pubbliche  Piazze  Lotti  ,, 
formati  di  Speech! ,  Vafi  d'  argento  ,  ed 
altre  viftofe  MaiTerizie  ,  ftimate  talvdl- 
ta  quafi  il  doppio  del  loro  valore  . 
A  queir  afpetto  fi  commiiove  Ja  fantafia 
delU  povera  gente  ,  agitata  dal  defiderio 
e  dalla  fperanza  del  giiadagno  .  Sentefi  a 
fuon  di  trombe  proclamata  la  fortuna  di 
quel  tale  ,  che  ha  guadagnato  :  perche 
non  puo  avvenire  la  fteffa  buona  forte 
anche  a  me  ?  E  intanto  non  fi  bada  a 
quelle  centinpja  5  o  migliaja  d'  altre  per- 
fone  J  che  nella  cafTa    de  gF  innumerabili 

bigliet- 


Belt  impojtzion  de' Trikpiti .  ^$1 
biglletti  altro  non  ha  faputo  pefcare ,  che 
jl  rammarico  d'  aver  cosi  mar  a  propofito 
biittato  il  proprio  danaro .  Non  (i  riflet- 
te ,  che  nel  permettere  cosi  fatti  Giuochi 
s'impone,  per  cosi  dire  una  contribuzion 
foJamente  a  chi  ha  poco  giudizio  .  Se  a 
Giuochi  tali  non  concorrefTe ,  fe  non  chi 
ha  troppo  danaro  ,  e  puo  buttarne  via 
una  parte  :  farebbe  forfe  toller.abile  que- 
fta  invenzione  i  ma  i  piu,  che  concorrono 
a  (imlli  Giuochi  ,  fon  coloro  che  piii  de 
gli  altri  avrebbero  bifogno  di  confervare 
cjuei  poco  che  hanno  ,  o  che  can  tanra 
fmca.  hanno  guadagnato .  Finalmente  oc- 
chio  fi  dovrebbe  avere  nelle  pubbllche 
Fiere  a  certi  Giuochi  di  niano,  inventa- 
ti  dair  umana  malizia  per  uccellare  i 
rozzi  Villani  ,  e  trarre  loro  di  borfa  a 
man  falva  il  danaro  ricavato  dalla  ven- 
dita  delle  derrate  e  de  gli  animali  di 
loro  ragione  .  Si  veggono  quefti  proibiti 
ne  gli  Statuti  di  alcune  faggie  Citta  • 
Ma  chi  de  Giufdicenti  profitta  del  dar 
le  licenze  ampie  dc  Giuochi  ,  niun  cafo 
fa  di  fimili  Divieti ,  ne  del  pianto  della 
povera  giuntata  plebe . 


^J2  Capitolo  XX 111. 

c  A  p  I  TO  L  o  xxm. 

Delf  ecccjjo  de*  Trihuti  ed  ^Aggravj  ;  t  come 
s*  abbia  a  rimediarvi . 

MOlti  pofTono  edere  i  Mali  ,  che 
affliggono  un  Popolo  ,  parte  di 
corca  c  parte  di  lunga  durata  :  di  alcuni 
ancora  noa  li  vede  niai  il  tine  .  Noii  puo 
gia  chiamarii  fe  non  infelice  quel  paefe, 
dove  i  Tributi  vanno  all'  ecceflb ,  purche 
bea  s'intenda  ,  che  voglia  dire  ecceffo  . 
Imperciocch^  v'ha  dc'PopoIi,  i  quali  vi 
conteranno  moltifTimi  Aggravj  del  loro 
paefe,  e  quefti piii  numcroti  ed  anche  piii 
pefami  ,  che  quei  del  voftro  :  e  pur  li 
dara,  che  quei  non  cefTino  d' eflere  felici  in 
paragone  di  voi ,  e  voi  infelice  in  compa- 
razione  d'elli  .  U  efTere  piu  o  men  lievc 
quefto  pefo  ,  dipende  dair  abbondanza  o 
fcarfezza  del  Commerzio,  e  dallamoltao 
pocacircQlazion  del  Danaro  .  Dove  e  gran 
Coramerzio  5  ivi  ancora  abbonda  TOro  e 
I'Argento  :  faran  grofTi  i  Dazi  e  le  Ga- 
belle;  ma  T  induftria  e  I'Arti  fan  ritor- 
nare  in  vpftra  borfa  quel  danaro,  che  v' 

ha 


Dtlt  cccejffo  de  Trihuti ,        3  j  3 
ha  tolto  la  Dogana  .    Vi    parra  ,    che  il 
Principe  efiga  affaillimo,  anzi  troppo :  ma 
s'egli    rifondera  nei  Popolo  per  altra  via 
reiatco,  coir  una  mano  faldera  le  piaghe 
fatte  dair  akra  .  Voi  venderete  meglio  e 
pill  caro  le  voftre  derratei  faran  le  Bot- 
teghe  pill  faccende;  veranno  ben  pagati  i 
lavorieri  e  le  manifatture  i  troveran  tutti 
maniera  di  vivere  o  lavorando ,  o  ferven- 
dOjO  militando .  Cio  fpezialraente  avvie- 
ne  nelle  Citta  Dominanti .  Perciccche  ou^ 
dinariamente  quelle  ,    che    fon    ridotte  in 
Provincia  ,    qualora  non  fi    foftentino  col 
Commerzio  e  coir  abbondanza  deir  Arti , 
efTe  rifentono  piu  il  pefo  deile    contribu- 
zioni  5  perche  allora  sbilanciano  le  partite 
del  dare  e  dell'  avere  .    Solamente  percio 
quivi  fi  riconofce  T  eforbitanza  de' Tribu. 
ti  5  dove  tanto  fangue  fi  cava  dal  Popolo 
lenzarifonderlo  3  che  il  baffo  Popolo  e    -^ 
poveri  Agricolrori  flentano  troppo  a  vive- 
re ,  €  i  beneftanti  re(tano  privi  di  quel  co- 
modi  5  per  li  quali  fi  diftinguevano  una  volta 
dalla  Plebe .  Paefe  v'  ha  ,  dove  fon  tanti 
gli  Aggravj  fopra  le  terre  ,  che  i  Padroni 
le  lafciano  piu  toflo  andare  incolte .  Que- 
ilo  e  fegnq  di  cattivo  governo    in  quelle 

Z  par- 


1/4  Capitoio  xxni. 

parti  .  Pur  troppo  pochifTimi  ,  e  forfe 
niuno  de' tanti  paeli  d' Italia  mi  li  mo- 
flrera  g  in  cui  dal  principio  del  prefente 
Secolo  fino  a  qiiefti  d\  non  fieno  crefciu- 
ti  o  per  un  verfo  o  per  Taltro  i  pubbli- 
ci  Aggravj ,  e  cio  a  cagion  delle  Guerre 
arrabbiate  e  delle  Careftie,  o  d'altri  ma- 
lanni  .  Chi  ne  ha  meno  de  gli  altri  ,  fi 
dee  riputar  felice  ,  o  certamente  il  para- 
gonarli  con  chi  p:u  abbonda  di  miferie; , 
gli  dee  fervir  di  confolazione  j  cmaffima- 
mente  fpecchiandoii  in  qualche  Popolo  , 
che  di  troppo  ha  provato  le  calamitapro- 
venienti  da  chi  per  lo  piu  non  ha  manic- 
r'a  di  far  guerra  a  i  netnici  ,  fenza  farla 
ben  fiera  a  i  Sudditi   proprj. 

Torninm  diimue  a  dire,  che  abborrlf- 
cono  i  buoni  Principi  V  imporre  nuovi 
Tributi,  fe  non  allorche  la  giufta  neceffi- 
ta  ve  li  coftrigne  .  Impofli  poi  che  fono, 
ragion  vorrebbe ,  che  c'efTata  la  necefTita , 
cefTafTero  anch'effi  :  ma  fi  oflerva  ordina- 
riamente  una  difgrazia  ,  cioe  cosi  forte- 
mente  abbnrbicaili  in  alcuni  paefi  e  far 
profonde  radici  i  nuovi  Tributi  ,  che 
acquirtano  11  vigore  fteiTo  de  gli  nntichi  5 
ne  piu  alcun  penfa  ad  abbatt'erJi .  Truova 

chi 


DcIl'  eccejfo  de  Tributi  ec.  955" 
chi  gV  impofe ,  che  il  Popolo  non  oftcinte 
quella  glunta  d' aggravio  mangia ,  bee,  e 
fi  fludia  di  fhre  allegro  ,  e  s'  ^  mirabil- 
mente  accomodato  a  qiiella  foma  di  piii ; 
perchc  fcaricarlo  ,  fe  cosi  bravaiiiente  U 
porta  .^  Moiro  aieno  il  cura  il  Succeflore 
di  privar  fe  ftefTo  di  quella  rendita;  per- 
ciocche  fe  alcuno  fe  ne  lagna ,  fulTAnte- 
cefTore  e  non  fopra  di  lui  ban  da  cader 
le  qiierele  .  E  certo  chi  prendeffe  a  for- 
mar  la  genealogla  di  non  poche  Tafife  , 
Colte  5  e  Dazj  5  troverebbe  ,  che  il  bifo- 
gno  dello  Stato  le  introdiifse  ;  il  coftuaie 
le  ha  fortificate;  e  qualche  mendicato  co- 
lor di  raglone  non  manchera  maipercon- 
tinuarle  ne'Secoli  avveaire.  In  cerro  pae- 
fe  irnpoila  fu  una  Conrribiizione ,  per  pa- 
garc  i  Cavalli  morti  o  u:ci(i  nella  giier- 
ra  .  Doveano  ben'efsere  que'Dertrieri  pa- 
rent! di  quei  del  Sole,  e  pero  daltiiliiTia 
prezzo  5  perche  dopo  cir:a  ceat'anni  noii 
s'e  giunto  finora  a  pagarlo  tiitro,  e  dura 
piu  che  mai  queirimnoila  .  Ma  feil  Prin- 
cipe arriva  ad  eftinguere  un  debito  ,  per 
cui  fu  pofto  un  piibblico  Aggravio ,  non 
fara  mai  di  dovere,  che  q-jeito  Aggravio 
feguiti  a  vivere  :  e  certa  nente  il  Princi- 

Z     2  pe  5 


■355  Capitoh  XXI 11, 

pe  5  di  buon  cuore  e  di  buona  legge  prov- 
veduto,  lo  rogliera  ,  e  con  cio  verra  a 
raccoglieie  una  copiofa  mefTe  di  benedi- 
^ioni  dai  Popolo  luo  .  Ma  I'intenderanno 
cosi  i  Miniltri  e  Conliglieri  d'  eflb  Prin- 
cipe r^  Non  certamente  chi  fempre  al  vile 
interelfe  5  e  non  mai  alia  vera  gloria  del 
Principe,  ha  confecrati  tutti  i  (uoi  penfie- 
ri  ed  induftrie.  Piu  di  quel,  ch' io  pofla 
dire  in  morte  carte,  diranno  coi'Oio  colla 
viva  voce  in  contrario  ,  e  pero  non  log- 
giungo  fu  quefto  ,  fe  non  che  s'  lia  da 
pregar  Dio,  che  conceda  Principi  amanti 
daddovero  del  Popolo  luo  ,  perche  quefto 
araore  prevalera  fempre  fopra  chiiinque  con- 
ilglia  d'amare  fblo  fe  ftelTb  .  Ma  oltre  a 
i  debiri ,  che  puo  aver  contratto  un  Sovra- 
no  3  e  per  cagion  de' quali  furono  invenra- 
te  cerre  Gravezze  ,  in  adai  paefi  fi  truo- 
vano  i  debiti  dello  Staro ,  diverfi  da  quel 
del  Regnante  .  Cice  ne'  pubblici  bifogni 
han  dovuto  le  Citta  e  Comunita  prendere 
danari  a  Cenfo,  iftiruir  Monti,  e  in  al- 
tra  guifa  provvederfi  di  pecunia,  conob- 
bligare  la  pubblica  Fede  e  gli  ftabili  del 
Comune  al  pagamento  de  gli  annui  friit- 
ti .  Per  confeguente  e  convenuto  imponc 

nuo- 


Dell' ecctjfo  de' Tributi  ec.        ^57 
nuove  Gravezze  ,    deftinatc  a    quefto  pa-» 
gamento  :  del  che  troppi  efempli  s'  incon- 
trano  dentro  e  fuori  d'  Italia  . 

Dappoiche  quello  Stato  comincers  a 
refpirare  e  a  godere  i  doici  frutti  della 
Pace  ,  la  Ragion  vuole  ,  la  Carita  grida  , 
che  s'  abbia  ferlamente  a  penfare  alle  ma- 
niere  di  eftinguere  a  poco  a  pocoque'de- 
biti  5  per  levare  fiifregiientemente  i  corre- 
fpettivi  impofti  Aggravj :  ne  ofera  alcuna 
faggia  perfona  di  metterlo  in  dubbio  .  E 
pure  non  e  C051 .  Sempre  fi  fon  trovatee 
fempre  (i  troveraii  peiTone  ,  che  arringhe- 
lanrro  contro  chiunque  propone  di  fgrava- 
re  il  Pubblico  da  queftidebiti,  con  lofte- 
nere  ,  efTere  fe  non  necefH^rj.  ahneno  uti- 
liflimi  al  Pubblico  flelfo  fondachi  tali ,  da' 
qnali  puo  tanta  gente  ricavare  il  proprio 
foQentamento  .  S'e  moltodifputato  fu  que- 
fto a  i  d]  noflri  in  Inghilterra  ,  cice  in 
iin  paefe.j  dove  negli  anni  addietroafcen- 
devano  i  pubblici  debiti  a  piu  di  quaran- 
ta  Milioni  di  Lire  Sterline  ,  e  11  debbona 
credere  vie  piu  accrefciuti  nelT  oftlnato 
impegno  di  quefti  ultimi  anni .  Xante  Ve- 
dove  ci  fono  (  dicono  i  Partigiani  deli' 
Erario  formatoper  foddisfare  a  i  frutti  de' 

Z     5  de- 


358  Capitolo  XXllI. 

debiti  della  Nazione,  o  CItta  ,  o  Cornu*- 
nita  )  rami  PuplIJi  e  Famiglie  ,  che  non 
pofseggono  fondi  ,  ne  polsono  applicarli 
alia  Mercatura ,  ed  altra  maniera  di  vive- 
re  non  hanno  per  far  fruttare  il  poco  o 
molto  lor  danaro,  che  collocarlo  in  mano 
della  Repubblica .  Cefsando  quefto  rifug- 
gio  3  gravifTimo  danno  ne  provverrebbe  a 
noa  poca  parte  del  Popolo  ,  che  non  fa- 
prebbe  dove  impiegare  il  danaro.  In  que^ 
fta  maniera  va  circolando  ia  pubblica  pe- 
.ciinia;  li  fa  coraggio  alia  gente ,  perfom- 
miniftrarne  in  altri  bifogni  ;  e  perciocche 
d'uopo  farebbe  ,  a  volere  eflinguere  tali  de- 
biti,  i'inventare  qualche  nuovo  Aggravio , 
in  vcce  di  godere  i  viventi  qualche  follie- 
vo  da  quefto  rimedio  5  ne  proverebbero  fo- 
lamente  maggiore  incomodo  .  Son.  certo  , 
.che  altre  plauilbili  ragioni  (i  addurranno  da 
chi  mal  volentieri  vedrebbe  feccato  un  fon- 
te  afsai  comedo  ,  a  cui  Ci  abbevera  cosi 
gran  copia  dl  gente  .  Tuttavia  s'  ha  da 
riflettere  alia  qualita  di  chi  fiopponealla 
propofizlon  di  guarire  lepiaghe  d'unPub- 
blico ,  giacche  un  Pubblico  fieramentein- 
debitato  merita  ben  d'  efTere  pofto  nella 
.clafse  de    Malati  .    Non  v'  afpettate  mai 


DeJf  eccejfo  de*  Trihuti  ec.       959 
;i!in    retto    conliglio    da  chi  unicamente  fi 

configlia  col  proprio  interefie  .  • — ~' 

Ora  chi    fon    colore  ,    che  vorrebbono 
,etcrni  i    Cenfi  e  Monti  pubblici  ,  e  fors' 
anche  s  adirano  contro  chi  medita  di  le- 
varli  ?  Sono  perfone  ,  che  piii  dcir  altre 
han  grofli  crediti  addoffo  al  Pubblico  ,  e 
fommo  profitto  ricavano  da  quella  non  mai 
fallacc  .minlera  :  gente  ,  che  intende  ,  qual 
vantaggio  fia  il  mettere  la  fua  pecufiia  fo- 
pra  un  fondo  ,  dove  ficuro  e  il  capitale , 
certa  la  rendita  ,  Sara  quefta  rendita  mi- 
nore  al  certo,  che  quella  della  Mercatu- 
ra;   ma  piu    guftofa,  perche  vegnentefen- 
za  fatica  alcuna  ,  ed  efente  da  varj  peri- 
coli  5    a'  quaii  refta    efpofta  la  fortuna  e 
induftria    dt    Mercatanti    ,    Jmmaginatevi 
dunque,  fe  tal  gente  proporra  mai  di  far 
feccare  queft'utile  vena,  ofegradira,  cli' 
altri  ne    promiiova    reftini?iione  .    Ha  un 
bel  dire    chiunque    configlia  il  lafciare  ie 
Comunira  cariche  di  debit!  ,  efagerando, 
che  ivi  truovano  di  che  vivere  tante  pove- 
re  Vedove  e  Famiglic.  Ancor  voi  trove- 
rete ,  che  i  maggiori  e  piii  numerofi  Cre- 
ditor! di  s\  fatta  Comunira  fono  iRicchi 
c  L  Meglioftanti  .    Percio    coftoro  parlano 

Z     4  per 


35o  CupitoJo  XXIIL 

per  fe  ftelH,  allorche  parlano  In  favore  de' 
Poveri ;  e  la  compaiTione  ,  che  moftrano 
d'alrrui,  non  e  che  una  mafcherata  dell' 
amor  proprio .  Ora  una  ragione  invincibi- 
le  5  e  che  le  val  tutte ,  per  conofcere  ,  che 
fe  mai  fia  poffibile ,  s  ha  da  perfuadere  e 
proccurare  lo  fgravio  d'  elfi  debiti ,  non  cit 
vuol  molto  a  fcoprirla  .  Per  pagare  i  frutti 
de' Cenii  e  Monti  Pubblici  ,  piu.  e  piii 
Aggravj  farano  ftati  impofti  al  Pubblico . 
Facciamo  conto ,  che  il  Pubblico  fia  com- 
pofto  di  cento  mila  perfone  ;  e  che  tre  o 
cjLiattra  mila  fieno  le  creditrici  d'eflb  Pub- 
blico :  ecco  che  fuiliftendo  i  debiti  fud-, 
detti ,  novjnta  fei  mila  perfone  faticano  , 
e  fi  levano  ,  per  cosi  dire  ,  il  pane  di 
bocca,  a  fin  di  mantenereuna  flabile  ren- 
dita  a  quelle  quattro  mila ,  che  ban  fom- 
minifirato  danaro  allaCirta,  e  qneileper 
la  maggior  parte  hciho^t  .  Cio  baftar 
dee  per  conchiudere,  reclamare  ogni  Leg- 
ge  della  Giufiizia  e  della  Carita ,  perche 
il  piu  prefto  pofiibile  {i  provvegga  al  fol- 
lievo  e  alT  indennita  di  tanta  parte  del 
Popolo  5  con  ifgravarlo  da  i  contratti  de- 
biti 5  fenza  afcoltar  le  voci  da  i  pochi 
in   paragone  ?    che    bramerebbono    eterno 

qiieU 


Delt  eccejh  dc  trihuti  ec.  ^61 
queir  erario  .  Sc  a  quefti  fi  reftituiffe 
quello,  che  han  dato ,  niun  torto  loro  fi 
h  .  S'  ingegnino  e(l^  di  far  fruttare  in 
altra  parte  il  reftituito  danaro,  ma  fenza 
pill  obbligare  le  tante  migliaja  d'innocen-- 
ti  a  pagar  loro  quel  frutto . 

Pertanto  accadendo  >  che  cefTate  le  ca- 
lamita,  per  le  quali  un  Pubblico  s' e  cari- 
catodidcbiti  5  fi  vpglia  e  fi  fappia  trovar 
maniera  di  curar  le  piaghe  fatte :  fanno  i 
faggi  3  che  la  prima  attenzione  ha  da  ef- 
fere  quelladi  eflinguere  tutti  i  debit!  frut- 
tiferi  foreftieri ,  perpoipafTare  a  i  domefti- 
ci .  Finche  un  Pubblico  e  folamente  dcbi- 
tore  a  i  fuoi  Cittadini ,  generalmente  par- 
lando,  non  ne  vien  danno  all' Univerfita, 
perche  il  danaro  fi  fermanelpaefe  y  e  pe- 
ro  nulla  fi  perde  del  peculio  di  quello 
Stato  o  Citta  ,  ufcendo  il  danaro  delle 
borfe  del  Pubblico  in  quelle  de'  Privati^ 
e  fpargendofi  fra  loro  ,  mutando  padrone 
ma  non  paefe  .  All'  incontro  allorche  ii 
danaro  efca  dallo  Stato  ,  fi  fminuifce  il 
pubblico  peculio  ,  e  ne  refta  fempre  piu 
indebolita  la  Popolazione .  II  perche  s'ha 
prima  da  rimediare ,  che  gli  Stranieri  non 
conrinuino  a  fucciare  il  fangue  del  Popo^ 


5^2  Capitolo  XXIIl. 

lo .  E  quand'anche  maggior   frutto  coftaf-- 
fe  il  prendere    danaro    dal    di  dentfo  del 
paeie ,  che  il  prefo  dal  di  fuori :  nulladi- 
meno  tornera  piii  il  como  nell'  ingralfare 
i  prOjjrj  che  gli  altrui  Cittadini  .  Eftinti 
pofcia  i  debiti   foreftierl ,  non  s'ha  da  la- 
fciare  per  qiiefto  di  adoperar ,  fe  fi  pu6, 
la  falce    ancora    con  qaei  del  paefe  ,    per 
rindilpenlabll  ragione  ,  che  fi  e  accennata 
di  fopra  .  Troveranno  i  Principi  il  proprio 
interefTe  in  quefto ,  perche  fgravato  il  Po- 
polo  di  quefio  pefo ,  piii  facilmentepaghe- 
ra  i  Tributi  loro  dovuti .  Ed  e  una  fcioc- 
chezza  e  ingiudizia  il  dire  ,  che  giacche 
la  gente  s'^  avvezzata  a  portare  un  cari- 
co  5  non  s'  ha  quefto    mai  da  difmcttere , 
perche  troppo  le  rincrefcera ,  ove  torni  V 
occafione  di  rinovarlo .  Rlncrefcerebbe  ben 
piu  ad  un  Popolo ,  gia  afflitro  per  le  non 
mai  celTate  Gravezze  ,    fe  alcuna  .di  piu , 
venendo  il  bifogno  ,    fe  ne  aggiugneife  ; 
laddove  trovandoii  egliinbuon  polfo,  non 
fentira  cotanto  la  foma  ,    che  gli  fi  vuol 
di  nuovo  imporre .  E  fi  offervi  i  che  que- 
fta  maniera  d'impiegare  il  fuo  danaro  n» 
fondi  Pubblici  non  giova  molro,  per  non 
dire  ,  che  e  pregiudiciale  al  Bene  d'  uno 

Sta- 


peir  Eccejfo  de  Tribttti  ec.  363 
Stato  :  perciocche  trovando  tante  perfom 
un  fi  facile  veicolo  per  farlo  fenza  fatica 
vertina  fruttare  ,  o  non  fi  danno  o  rinun- 
ziano  alle  Arti  e  al  Traffico  3  cioe  a  que' 
mezzi  ,  die  maggiormente  fervono  a  ren- 
dere  doviziofo  il  paefe .  Per  altro  i  Prin- 
cipi  attenti  al  buon  Governo  e  alia  Fell- 
cita  del  fuo  Popolo  5  fanno  anche  trovare 
ripiego  al  bifogno  di  quella  parte  deTuoi 
Sudditi  5  che  non  fanno  ne  pofTono  accu- 
dire  alia  Mercatura ,  affinche  renda  frutto 
il  loro  danaro  per  mezzo  deU'altrui  indu- 
llria  .  Ma  a  ,me  non  convien  dime  dl 
pill . 

Aggiugnero  bensi,  cffer  dehito  del  buoa 
Principe  il  proccurare  ,  che  le  Pene  fieno 
corrifpondenti  alia  qualira  de'Delitti  ,  e 
non  mai  eforbitanti  ,  D'ordinario  le  de- 
terminate dalle  Leggi  antiche  da  gli  Sta- 
tuti  per  li  Delitci  Criminali ,  non  fi  pof- 
fono  accufare  d'eccefTo.  Ma  fopravenendo 
niiovi  cafi  particolari  in  alcuni  paefi ,  do- 
ve s'ha  un  gran  prurito  di  far  tutcodi  de 
i  nuovi  Editti  ,  Gride  ,  e  Proclami  ,  (1 
puo  forfe  offervare  qualche  fmoderatezza 
neirimpofizion  delle  Pene .  Piu  freqiiente- 
mente  nondimeno  inrervien  qiieflo  abufo  ne 


3^4  CapMo  XXllL 

gli  Editl'i  fpettanti  alia  Camera  del  Pr'm-' 
cipe  in  qualche  paefe  della  CrllHanita,  o 
anchc  ne  gli  Editti  riguardanti  lapubbiica 
Annona  .  Veggonfi  per  ogni  Contrabaado 
ftatuite  fmilurate  Pene  peciiniarie  ,  afHitti- 
ve,  e  con  riferva  ancora  d'altre  maggiori 
ad  arbitrio  del  Principe  .    Un  gran  facra- 
rio  debbono  certamente  credere  que'Mini- 
flri,  che  (ia  I'Erario  del  Principe,  quan- 
do  per  ogni  contravenzione  a  i  diritti  del 
medefimo  impongono  si  rlgorofi  ed  infof- 
frlbili  gaftigi  .    In    alcuni  Srati  ,    dove  il 
faggro  Governo  ben  pefa  e  mifura  i  De- 
litti  di  qaefla  fatta ,  chi  fa  Contraband! , 
folamente  perde  Ja  roba  non  denunziata  i 
ma  in  altri  ii  Fifco  ftende  Ic  mani  anchc 
ibpra  le  carra ,  vetture  ,  ed  animali  por- 
tanti  eflfa  roba;  i  padroni  o  vetturini  Ton 
condotti  a  penar  nelle  career!  con  altri  ri- 
gori  5  che  non  imporra  riferire  ,    ma  che 
facilmente   fi  riconofcono    per  Ingiuftizie, 
portanti  il  nome  di   Glufllzia  .  Perquanto 
iieno  giufti  i  Tributi  ,   Da^-^j  ,  e  Gabelle 
del  Principe,  non  mai  c  da  parngonare  il 
Delitto  di  chi  contraviene  ad  effi  con  chi 
commette  Delitti   CKlminali ,  come  Ladro- 
necci ,  Micidj  ,  Stupri ,  Incendj  .^  cd  altre 

of- 


Bdi' ccceffb  dt  Trihuti  ec.  565 
'oHefe  al  corpo,  allonore,  e  alia  roba  al- 
trui  .  Perciocche  troppo  divario  pafTa  fra 
I'operar  cofe  riprovate  dal  diritto  dellaNa- 
tura  o  delle  Genti  ,  ed  alrro  il  fottrarli 
dal  pagire  un'Aggravio  impofto  dal  Prin- 
cipe con  fiftrlgnere  la  Liberta  competente 
al  Popolo  .  Se  uno  non  paga  quefto  Ag- 
gravio ,  puo  gluftamente  elTo  Principe  for- 
zarla  al  pagamenro ,  ma  non  gia  dee  con- 
dennarlo  per  la  difubbidienza  o  morofita 
a  gravi  pene  .  Ne'  Contraband!  dovrebbe 
efigerfi  lo  lleffo  :  conturtocio  meritando 
gaftigo  Ja  malizia  di  chi  occulta  le  robe 
itiggette  al  Dazio,  e  per  frenare  la  licen- 
za  de  gli  altri  colT  efcmpio  del  gaftigo  , 
giuftificata  piio  dirii  la  perdita  d'efTe  ro- 
be. II  di  pill  e  un'ecceffo  della  porenza . 
Conofco  perfona,  la  quale  rapprefenta- 
va  ad  iin  Sovrano  un  giorno  ,  come  tro- 
po  fconvencvole  Y  eforbitanza  delle  Pene 
impoftc  da'  fuoi  Miniftri  a  chi  commette 
Contrabando  ,  ed  anche  per  Delicti  lievi 
riguardanri  la  pubblica  quiete,  o  la  cufto- 
dia  deirAnnona  5  moftrando,  che  gli  Ufi- 
ziali  nello  ftendere  gli  Editi  duravano  la 
medefima  facilita  a  fcrivere  cento,  cbedu- 
cenro  e  trecento  Scud  1  di  Pena  ,  fenza  pun- 
to 


i66  Capitolo  XXllL 

io  rifiettere  alTirragionevoIezza  del  gafti-^ 
go  .  Rifpofe  il  Principe  ,  che  non  (i  elige- 
vano  poi  tali  Pene  a  rigore  ,    e    che  a  i 
fupplicanti  fe  ne  condonava    una    parte  . 
Replica  qi:ella  perfona ,  che  fe  non  racco- 
glieva  la  Camera  tutto  quel  profitto ,  non 
lafciavano  per  quefto  i  Giiidici ,  i  Fifcali  , 
i  Notai  5  i  Bargelli,  e  i  preteli  Accufato- 
ri  di  efigere  le  TafTe  corrifpondenti  a  tut- 
ta  r  intera    fomma   con  gravilTimo    danno 
de  i  Delinquenti;  e  che  da' fuoi  Miniftri 
non  {[  confiderava  mai  per    pagamento  di 
Pena  la  prigionia ,  che  ii  faceva  anchepa- 
tire  a  que' miferi  .    Ebbe  un  bel  dire:  gli 
Editti  erano  farti  .  Solamente  ne  riporto , 
che  vi    fi    avrebbe    rlgtiardo  in  avvenire . 
Del  refto  Theologicamente  fi  potrebbe  pro- 
vare  ,  che  peccano  i   Miniftri  del  Principe, 
iraponcndo  Pene  ecceffive  a  i  Delitti  ,    e 
malTimamente  ove  folo  fi  tratta  di  defrau- 
dar  Dazj  e  Gabelle  .  Ne  loro  fervirebbe 
di  fcufa  il  dire  ,    farii    TafTe  cosi  eforbi- 
tanti   folamente  per  incutere  terrore  ,    ac- 
ciocche  fi    dia    rifalto    alia  Clemenza  del 
Principe  ,  pronto  fempre  a  rimettere  una 
parte  della  condanna.    Imperocchc  non  fi 
ferma  in  fole  parole  que!  terrore  ,  ficcome 

ab- 


DeW  cccejfo  dtfrihuti  ec.         ^6j' 
abbiamo  offervaro  ,    anzi    {[  tira  2ddietro 
delle  peffiine  confeguenze  ;  ne  vera  gloria 
c  mai  d'lin  Principe  il  donar  cio  ^  ch'eoli 
raglonevolmente  non  dovca  efi^ere . 

E  pure  non  fi  fermo  qui  in  alcuni  pae-* 
fi  r  ingordigia  inefpJicabile  del  Fifco  ,  o 
fia  de'  fuoi  Miniftri  .  Vi  fa  introdotto 
(  non  Co  fe  fia  ceffato  affatto)  il  crudele 
abufo  di  procedere,  come  dicono,  per  In- 
quifizione  ne'cafi  di  Contrabando :  cioe  di 
proccfTare  si  fatti  delinquenti  anche  dopo 
alquanti  anni  della  pretefa  contravenzione, 
come  iarebbe  di  avere  eflratro  Grani  o  al- 
tre  merci  fuori  di  Stato  fenza  foddisfare 
il  Dazio;  e  cio  ancorche  piu  Vxon  fi  truo- 
vi  il  corpo  del  Delitto  «  Che  fi  pratichi 
quefto  rigore  per  alcuni  Delitti  capitalied 
enormi  ,  egli  e  ben  giufto  5  cosi  richieden- 
do  la  confervazion  della  pubblica  quiete 
e  ficurezza  j  fapendofi  per  altro ,  che  ii  da 
la  Prefcrizion  di  poco  tempo  ,  ed  anche 
di  unanno  5  o  di  un  biennio  per  \l  De- 
litti criminali  minori  .  Ma  che  fi  vcg'ia 
ftendere  la  fuddetta  inquifizione  a  i  DeliN 
ti  folamente  di  Dazio  defraudatOj  queiio 
bafta  per  ifcrcditar-  un  p:ie[e,  vog;io  di- 
re,  chi  governa  q..l  paefe.  Non  trovere- 

tc 


36S  Capitoh  Xnil 

tc  certamente  rigor  tale  ne'domlnj  de'Prin- 
cipi  moderati  e  buoni  .  Sotto  di  loro  il 
Fifco  non  cfercita  quella  fterminata  filza 
di  Privilegi ,  che  la  famelica  tuiba  de  gli 
Adulator!  gli  attribuifce ;  ne  li  fperimenta 
da' PafTeggieri  e  Terrieri  alk  Porte  della 
Citta  e  alle  Dogane  quella  gran  fottigliez- 
za  e  rigore ,  che  in  alcuni  paeli  ofTervia^ 
mo.  Solamente  fotto  i  Principi  difattenti 
o  cattivi  il  Fifco  fi  fcuopre  un  Baiilifco . 
E'  anche  da  avvertire  un'altro  Aggra/io , 
Bon  ignoto  a  qualche  paefe .  Che  i  Prin- 
cipi con  appaltare  ,  o  (ia  affittare  i  lor 
Dazj  e  Gabelle ,  truovino  oblatori ,  che  piu 
paghino  del  folito  ,  e  ne  torni  vantaggio 
alia  lor  Camera :  non  e  da  dirfi  ingiufto 
ii  loro  profitto  .  Ma  che  i  Financieri  11 
vogliano  poi  rifare  fopra  il  popolo  con 
accrefcere  a  lor  capriccio  quella  forra 
d'AggravIo,  efigendo  dalla  poveragente  il 
di  piu  pagato  al  Principe  :  quefto  e  un 
abufo  iatollerabile .  Non  puo  mai  creder- 
fi ,  che  il  Principe  lafci  loro  tanta  licen- 
5La ;  e  non  lafciandola  ,  fi  fanno  coftoro 
rei  d'  un'  enorme  concuflione ,  degna  percio 
d*  efcmplare  gaftigo  .  Gia  s'  e  detto ,  do- 
vere   il   faggio  Principe  informarli   anche 

del- 


VtW  eccejfo  de'  Trihuti  .  3  69 

dcUa  condotta  de'  Financier!  ,  e  trova^" 
do  novit^  d'  angherie  ,  dee  punirne  gli 
autori  .  Se  lo  trafcura  ,  lopra  di  lui  li 
rovefcera  il  biafimo  d'  un  mal  Gover- 
no  .  Non  fanno  ordinariamente  i  Prin- 
cipi  queftc  magagne  de  i  dipendenti  dal 
Fifco  :  ma  dovrebbero  faperle  ,  ed  in- 
caricare  i  lor  Miniiiri  di  vegliar  fu 
quefto. 

Ma    mentre    io   tratto    del  la    Pubblica 

Felicita  ,    e    die    confidero  ,    non  poterii 

quefta  mai    trovare  ,    dove  ecceffivi  fieno 

i  Tributi  ed  Aggravj  del  Popolo  :    quafi 

mi  cade  la  pcnna  di    mano    al    penfare  , 

qual  fia  il  prefente  fiftema  dell'  Europa  , 

e  come  paja  diveniito  alia  moda  1'  ^cct{- 

fo    de'  medefimi    Aggravj  .     S'  introduce 

qiiefto  5  allorche  i  Potenrati  fan    guerra  i 

c  che    i    tanti    debiti    conrratti  in  tempo 

di  giierra    lo    facciano    continiiare    anche 

dopo  feguita    la    Pace  :     non    e    da    ftu- 

pirfene  .    Ma    s'  e    introdotto  oggidi  un' 

altro  ftile  .    Venuta  la  Pace  ,    vogliono  i 

Monarchi    tuttavia     ftarii    gagliardamente 

armati ,  per  eflere  pronti  fcmpre ,  chi  al- 

le  conquitte  ,  e  chi  alia  difefa  .    Ed    ec- 

co  la  Pace  fpofata  colla   Guerra  ,    e    per 

A  a  con- 


^yo  Capitoh  XXlli. 

coafegueate  la  neceflfira  di  leguitar*  a  fpre- 
mere  come  prima  il  fangue  dc'  pover\ 
PopoJi  5  e  di  conriniiare  feaza  Guerra  le 
calamita  della  Guerra  .  Se  mai  penetrafle 
aache  in  qualche  parte  d'  Italia  s\  catti- 
vo  influilb  5  potra  ben'  efTa  defiderare 
d'effer  Felice  ,  ma  certamente  tale  noii 
fara.  Imperciocche  mancando  qui  certi 
giiadagni  e  induftrie  ^  che  in  altri  paefi 
pofTono  rifarcire  la  gravezza  delle  Im- 
pofte  3  fe  ne  rifentira  forte  il  pefo  ;  e 
quand'  anche  in  apparenza  vi  continui 
r  allegria  ,  pure  in  loftanza  vi  11  prove- 
ra  rjnFelicira  .  Per  altro  qualora  il  da- 
naro  della  Milizia  vada  circolando  nello 
Staco  5  viene  in  qualche  guila  ad  alle- 
viarli  1'  aggrayio  ,  perchc  il  Popolo  ven- 
de  meglio  le  fue  derrate  e  varie  mani- 
fatture  ,  e  gli  torna  in  borfa  parte  del 
perduto .  Oltre  di  che  il  trovarli  i  Prin- 
cipi  grandi  coH'armi  pronte  al  bifogno  , 
puo  talvoica  rilparmiare  a  i  Popoli  una 
Guerra  efFettiva  .  Ma  e  fuperfluo  il  dime 
di  piu . 

.  Conviea'  eziandio  aver  V  occhio  alle 
Cancellerie  ,  a  i  Tribunali  de'  Giudici 
civili  e  criminali  ,  e  alle  officine  de'  No- 

tai  - 


belt  eccejfo  de  Trihjti ,  371 
fai  ,•  acciocch^  non  s'  introducano  noviti> 
in  pregiudizio  del  Popolo  .  E'  quefta  vl\\  . 
altra  fpccie  dl  Tributi  ,  cafuali  si  ,  rna" 
pur  ncceffarj .  Non  penfo ,  che  pnefe  beii 
regolato  ci  iia  ^  che  non  abbia  Taffe  dl 
tutto  quello  3  che  il  dee  pagare  per  Gra- 
zle  5  Difpenfe,  Atti  Giudiciali ,  Rogitidi 
Teftamenti  5  Contratti  &c.  Ove  I'  umnna. 
malizia  ( il  che  pur  troppo  e  facile)  cer- 
cafle  di  far  raaggiormente  fruttare  la  fua 
bottega  feriza  Tappiovazion  del  Principe y 
e  contro  T  ordine  ftabilito  :  un' ingiiiftizia 
fara  il  non  rimediare  a  cjueftaingiuftizia. 
Sarebbe  anche  da  vedere  5  fe  nelle  Caiife 
Criminali  di  Delitti  e  Contrabandi  qual- 
che  ecceflb  fi  trovaffe  nelle  medefime  Tal- 
fe',  air  offer va re  J  che  qaantunque  il  Prin- 
cipe facciagrazie,  tali  e  tante  nondimeno 
fon  le  propine  de  gli  Uhziali  delia  Gia- 
ftizia  5  che  ne  pia  ne  meno  fe  nevafcor- 
ticato  il  povero  Reo .  Finalmente  doveva 
io  dii'lo  di  fopra,  ma  mi  Iia  penneQo  il 
dirlo  qui ;  cioe  toccar  di  paffaggio  i'  ob- 
bligo,  che  ha  11  Principe  di  mantenere  e 
far  mantenere  la  Pu'^blicaFede ,  tant'egU 
che  i  Comuni  delio  Stata  fuo  .  Occorren- 
do  nelle  neceffita  danarl  al  Sovrario  o  aller 

A  a     z  Co- 


572  Capitoio  XXIII. 

Comunita  ,  ne  fogliono  prendere  a  friit- 
to  >,  e  ne  truovano  o  ncl  paefe  o  fuori  . 
Promellc  Lirghe  ancora  fi  fanno  in  erge- 
re  Monti  .  Ma  fe  non  fi  foddisfa  a  gli 
obblighl  e  alle  promefle  ,  naturalmente 
al  mancamento  della  Pubblica  Fede  fuc- 
cede  il  gaftigo  .  Piu  a  tnle  invito  non  fi 
crede  ,  ed  occoirendo  altri  bifogni  ,  chi 
jngannato  lefto  alia  prima  volta  ,  non  fi 
fente  voglia  di  efporfi  al  rifchio  medefi- 
mo  n^IIa  feconda  .  Pero  cjuand*  anche  il 
furor  delle  difgrazie  non  permettefTe  per 
qualche  tempo  V  adempimento  delle  ob- 
biigazioni  .-  Giuftizia  ,  ed  anche  Intereffe 
e  di  chi  governa  ,  tornato  che  fia  11  fe- 
reno  ,  dl  rimediare  al  pafiato  ,  e  di  ine- 
glio  profeguire  ,  finche  onoratamente  Ci 
eftinguano  i  debiti  fatti  .  Non  abbiam 
da  vivere  alia  giornata  >  cioc  peniar  folo 
al  guadagno  prefente,  nulla  alle  fue  con- 
feguenze .  Non  cosi  fa  chi  e  faggio .  Ncl 
tempo  fieffo  egli  penfa  al  di  prefente ,  e 
a  tiitti  gli  altri  avvenire  .  Finiamo  con 
un  nobile  fentimento  di  AlefTandro  Ma- 
gno  [   a  )  '.    Un  Re  non  dee  mat  mancar  di 

P^' 

"^  {  a  }  Arrianus  in  VJt2  Alexandri  M. 


Dtlk   jlfomte .  ^-j^  ^ 

parotii  (i  S^dditi  jitoi  i   ne  i  Sudditi  fofpef" 

tare ,  che  un  Trincipc  fia  capact    di  unci  si 
'vergognofa  prevarica^iane  . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XXIV. 

Dcl/e   Monet c . 

UN  pefato  ed  utile  Trattato  delle 
Monete  fu  dato  al  Pubblico  in 
Napoli  neirAnno  1743.  dal  ibpra  loda- 
to  Signer  Carl'  Antonio  Broggia  ,  a  cai 
puo  ricorrere  ,  chiunque  brama  di  vede- 
dere  ben  dlkiiih  qiiefta  materia  ia  bene- 
fizio  del  prOprio  Paefe .  Poco  diro  io  in- 
torno  ad  effo  ,  perche  ne  dipende  la 
cognizione  noii  folo  daJla  Ipeculazione  , 
ma  anche  dalla  pratica  del  Commerzio  : 
e  quefl' ultima  a  me  manca .  Credo  non- 
dimeno  di  poter  dire  5  che  neir  empo- 
rio  del  Mondo  non  v'  ha  partita  piii 
imbrogliata  di  quefta  ;  non  v'  ha  foftan- 
^a  piu  ricercata  ,  e  iniieme  piii  perfe- 
giiitata  che  la  Afoueta  .  Belliflima  inven- 
zione  fu  quella  di  formaf  Pecunia  coll' 
Oro  5  Argento  ,  e  Rame  ,  per  fucihtiU 
r  umaPjO  CoiDnaerzio  ,    troppo    riuicendo 

A  a     3  gra- 


374  Capitoh  XXIK 

^rave    1'  acquiftare    una  inerce    o   derrata 
col  camblo  d'un\altra5  come  anche  a' di 
noftri  fi  prntica    in    qualche    paele  ,    non 
ufcito  peranche  dell' infanzia  del  Mondo. 
Ma   quefta  Pecunia   ^^ppena  nata  comincio 
a  provare    i    dilaftri    delle    cofe    umane  , 
tutte  iug^ette  a  rivoluzioni  e  cangiamen- 
ti  ;  e  fpezialmente  nel  Secolo  noftio  fi  pu6 
xifTervare  ^    come    fi    vada    moko  di  radp 
diminuendo  ,  e  fpeflififimo    accrefcendo    ij 
fuo  vaiore ,  o  fia  prezzo  eflrinfeio .  Tut- 
todi  ftudia    1'  avidita    della    gente  di  far 
guadagno   fulle  Moncte  ilefle  con  alterar- 
iie  il  prezzo  ;    conono   ^Icuni  Principi  a 
queflo  mercato  j  piii  anche  d'  efli  vi  cof'- 
rono  i  Negoziann  •  Truovanf!  paefi  ,   ne' 
quali  5  purche  fi  paghino    ?!    Principe  in 
buone  valine,  fioe  ui  Mone^e  ftabilmente 
ta riliate  ,  i  Tributi ,  nulla  importa  al  Go- 
yerno ,  che  la  Piazza  aizi    a    fuo  talentQ 
e  mutl   il   prezzo  deile  pio[)r!e  Monetc ,  e 
ne  introduca  delle  ftraniere  ,   A'alutandole 
a  fuo  capriccio  :  il  che  non    fi  doytebbe 
compoirare  per  varj  riguardi;  ed  e  tenu* 
to  il  Prin.cipe  ad   imped  ire    i    mali  effetti 
della  Cu['idigia    altrui  ,    allorch^    poiff^no 
naocere  ai  Pubblicp  Commerzio  ,   e  tor- 

nare 


DelJe  Monet e  .  3^5; 

nare  in  danno  dello  Stato  medefimo  .  E 
pure  miriamo  farii  un'  altra  perfecuzione 
alle  Monetc  medelirae  :  perche  battendo- 
fene,  fi  da  loro  un  prezzo  troppo  fupe- 
riore  e  fproporzionato  al  valore  intrlnfeco 
con  gran  pregiudizio  di  chi  e  Suddito  ; 
e  fenza  badare ,  che  piu  anche  ne  patifce 
la  Camera  del  Principe  j  pcrciocche  fe  per 
efempio  eflfa  guadagna  cento  in  una  volta 
con  alterare  ii  Pefo  e  la  Eonta  dclle 
proprie  Monete,  ne  peide  poi  mille  coir 
andarc  ricevendo  ne'Tributi  per  piii  anni 
quefta  medefima  Pecunia ,  mancante  delT 
intrinfeco  valore  ,  e  pero  rigettara  da 
chiunque  non  e  Suddito .  Abbiam  veduto 
Principi ,  che  ii  Ion  lafciati  burlare  dalla 
fpeciofita  di  quefto  iftantaneo  guadagno, 
e  ne  hanno  poi  fatra  elTi  la  penitenzacol 
tempo  5  o  r  hanno  fatta  fare  al  loro  Po- 
polo .  Ne  qui  fi  ferma  la  perfecuzione  . 
Si  rifondono  le  Monete  de'  proprj  Ante- 
ceiTori,  fenza  rifpctto  alcuno  alia  lor  me- 
moria  ed  effigie  per  dare  ad  e{Ce  una  va- 
luta maggiore  .  La  Francia  ha  veduto  in 
quefto  genere  delle  lagrimevoli  fcene.  In 
oltre  qualunque  Moneta  d'  Oro  e  d'Ar- 
gento  d'  altie  Zecche  ,    contenente  Pefo  , 

A  a    4  Bon- 


lyS  Capifolo  XXir. 

Bonta,  e  Gonvenevol  Valuta,  che    capit;^ 
alle  Jor  mani ,  fi  fquaglia,  con  farle  pren- 
cfere  un  niiovo  afpetto,  per  picciolo  gua- 
dagno  che  ne  rifuJti.  Ma  fempre  van  peg- 
giorando  Ic  Monete  o  per  la  Lega  o  pel 
Pefo;  e  noi  miriamo  da   un  mezzo  Seco- 
lo  rn  qua  abolita  un'  infinira  deJle  prece- 
dent! con  diminuzione  fempre  del  lor  vs- 
ro  valore .  Quello  che  s'  e  fatto  in  qucfti 
ulrimi  tempi ,  1'  umana  perverfa  induftria 
I'ha  parimente  praticato  in  addietro .  An- 
dra  anche  crefcendo  quefto  Male ,  finche  • 
non  s'  accordi  1'  Italia  ,  come  ha  fatto  la 
Germania ,  a    ftabilire    Moneta    d'  Oro  c 
d'  Argento  ,    immutabiie    nel    fuo  valore 
intrinfeco:  jl  che  chi  dira  mai ,  chepofTa 
fuccedere  ,  ftanre  la  varieta  delle  Maifmie 
e  degr  Interelfi  de' tanti  Principi  •^  S'han- 
no  nondimeno    a    lodar  quel  ,  che  inten- 
dendo  il  retto  Governo,  ritengono    faldo 
]a    primiera    qualita    delle    lor    principal! 
Monete;  come  gli  Zecchini    d!  Venezia  » 
i  Gigliati  ed  altre  Monete  di  Firenze  ,  i 
Filippidi  Milano  J  le  Genovine ,  i  Ducati 
d'Oro  di  Germania,  e  fimili  altri  pezzi . 
Strane    cofe    ii    veggono     fuccedere    in 
quefto  particolare.  Se  alciina  Citta  v'ha> 

che 


Pelle  Monete .  '   ^77 

che  pofTa  foftener  con  decoro  il  crcdito 
delle  proprie  Monete ,  ella  e  Roma :  quella 
Roma,  dove  cola  tanto  Ore  ed  Argenrode 
gli  altri  paefi .  E  pure  ne  gli  anniprolTirai 
pafTati  fi  trovo  quella  Cirta  troppo  fcarfa 
di  fpecie  d'Argenro,  c  d'  altra  inferiore 
Moneta  .  Fu  creduto  utile  ripiego  il  fare 
una  copiofa  battuta  di  Denari  d'  Oro  c 
d'Argento  ,  inferior!  nel  pefo  e  nella  bonta 
della  materia  a  i  precedent!  ,  acciocche 
quefto  divario  ne  impedifle  1'  eftrazione  ,  e 
Ji  rendeffe  inaccettabili  nelle  altre  Piazze  , 
E  pure  s'h  veduto  ricornare  la  fcarfezza 
medefima,  ed  oggidi  chi  quivi  abbifogna 
di  minute  fpecie  ,  dee  comperarle  benefpelfo 
eolla  perdita  di  un  cinqueper  cento,  dan- 
do  oro  in  cambio  .  Si  truova  con  queft' 
aggio  la  Moneta  rainiita  :  fenza,  non  fi 
truova;  e  ogni  di  per  quanto  viendetto, 
pafTa ,  o  almeno  e  pafTata  gran  copia  di 
Paoli  e  Teftoni  in  Francia  .  Mirate  ,  fin 
dove  arrivi  Tinduftria,  o  per  dir  meglio 
la  non  mai  fazia  ingordigia  delle  perfone  , 
la  quale  s'inoltra  anche  a  tofar  le  Mone- 
te,  ed  ha  maniera  piu  fina  per  Ifminuirle 
di  pefo  fenza  tofarle  .  Intanto  e  cei  to  > 
che  il  Principe  nuoce  al  fuo  Stato ,  ogni- 

volta- 


37^  Capitpio  XXIF. 

voltachc  batre  M.)nere  d'Oro  e  d'Argen* 
to  5  inancanti  o  nei  Pefo  o  nella  Bonta, 
cioe  non  cornlpondcnti  al  valore  intrin- 
feco  ;  perche  puo  ben  coftringere  il  fuoPo- 
polo  a  prenderJe ,  ma  non  gia  gli  Stranie- 
ri  i  e  chi  vaol  valerlene  fuori  dello  Sta- 
to,  allora  s'accorgc  ,  qual  Pecunia  maga- 
gnata  gli  abbia  fomminiftrato  il  Principe 
iuo  .  All'  incontro  ove  fi  battano  Monete 
con  prezzo  eftrinfeco  corrifpondente  all' 
intrinfeco  ,  cioe  con  poco  o  niiin'  aggio 
deila  Zecca,  volano  facilmente  fuori  del 
paefe  5  e  vanno  a  terminare  i  lor  giorni 
nelle  Zecche  ftraniere  .  Granguazzabuglio 
in  fooima  che  e  quello  della  Pecunia  ! 
E  Principi  e  Privati  gareggiano  per  trarne 
profitto,  con  alterar  tuttodi  e  cangiare  o 
per  confuetudine  o  per  legge  Ja  fua  va- 
luta :  talche  chi  confidera  in  qual  corfo 
fofTero  in  Italia  le  Monete  dal  Mille  e 
quattrocento  al  Mille  e  cinquecento  ,  e  le 
paragona  col  feguente  Secolo  Mille  e  fei- 
cento ,  e  poi  coll'  altro  fuffeguente  Mille 
e  fettecento  fino  a'noftri  giorni ,  vi  truova 
una  ftrabocchevol  differenza ,  avendo  i  p\\'i 
alzato  il  prezzo  d'efle ,  o  alterato  Je  Le- 
ghe.  K  da  vedere  intorno  a  cio,  quanta 

ne 


Pelk  Monetc ,  57^ 

ne  hanno  fcritto  il  Nevizzano  e  il  Gob* 
bio ,  amendue  Legifti ,  che  rapporrano  le 
inutazioni  fuddette  .  V  ha  eziandio  chi 
perduta  la  propria  Moneta  fi  ferve  ,  ma 
£on  difcapito,  dell'  altrui  ;  ed  altrove  la 
genre  o  per  pagare  i  pubblici  carichi  o 
per  bifogno  deila  Mercarura ,  e  obbligata 
a  comperar  TOro  e  T  Argento  a  prezzo 
pill  caro  dello  /tabilito  dal  Principe  , 
Tanti  m  una  parola  fono  grimbrogli  ca- 
gionati  dalTavidita  ,  dalla  fuberia  dalia 
neceflita  ii)  qupfta  parte  5  che  per  ben 
tratrarne  a  fondo  ,  c  per  rimediare  a  i 
dilordini  continuaniente  occorrcnij  ,  vi  fi 
ricercano  jefte  di  jinirabir  accoriezza  ,  c 
jnfienie  ammaeftrate  colla  pratica  e  fpe- 
rienza  del  Mondo  di  tutto  quelle  ,  che 
concerne  quefta  materia  ,  una  delle  piii 
fottili  5  che  s'  abbia  il  pubblico  Governo , 
e  che  non  la  cede  alle  piii  aftrufe  deila 
Metafifica  e  della  Geometria  . 

E  qui  fi  vuor  ofTervare  una  delle  blz- 
zarrie  delle  Nazioni  Europee  .  Roma  ne 
gli  antichi  tempi  flefe  la  fua  potenza  fo- 
pra  la  maggior  parte  deli'  Furopa ,  e  fo- 
pra  moltilTime  Piovincie  delTAlia  e  deir 
Affnca  .   Si    sfafcio    poi    quell  a  gnm  Si- 

gnoria . 


5  So  Capitolo  XXll^. 

gtioria  .  ContLittocio  da  due  Secoir  e  mez20 
\n  qua  le  Nazioni  deU'Europa  Ton  giiinte 
-a  dominare  in  aflaillimi  paeli  delJe  dac 
Americhe ,  e  in  non  poche  contrade  dell' 
Indie Orieotali ,  ed  anche  in  qualche  parti- 
cella  dell'Afi'iica .  E  perche  mai  tanti  viag- 
oi ,  guerre ,  e  fatiche  ?  Non  per  altro  y 
che  per  trarre  dall'Alia  Gemme  ,  Droghe, 
Mcrci  ,  e  il  si  adorato  Oro  ed  Argento 
de  i  paeti  Americani  .  Ora  puo  venir  vo- 
glia  a  raliino  dichiedere,  che  e  dlveniito 
dellagraii  copia  di  tante  Pietre  preziofe  c 
di  tante  Perle ,  eftratte  dalT  Alia  per  si  Iiinga 
ferie  d'anni  ?  e  che  e  fuccediitode  i  tefori 
immenfi  cavati  dal  Peril,  dal  Chile,  da'l 
Braille ,  e  da  non  poche  altre  parti  dellc 
Aineriche  ?  Dovrebbe  nuotare  oramai 
i'Europa  nelT  abbondanza  delle  Ricchezze 
ineftimabili ,  perche  nello  fpazio  di  circa 
ducento  cinquanta  proffimi  pafTati  anni  I'Oro 
ed  Argento  portato  a  quefta  parte  del 
Mondo  afcende  a  milioni  di  milioni .  E 
pure  non  e  cosi .  Prima  che  ii  fcopriffero  le 
Indie  Occidenrali  ,  ccrto  e  ,  che  molto 
minore  era  in  Europa  ilpeculioMonetario 
che  a'  giorni  noftri .  Certo  h  altresi ,  che 
per  quella  fcoperta  crebbe  a  dimifura  effo 


DeUc  Mo-f2Cte :  3S1 

pcculio,  ed  oggidi  abbondando  piu  T  Oro 
e  rAigenro,  dieci  voire  piu  fe  ne  jm- 
piega  di  quel  che  anticamente  fi  facea  per 
comperare  la  ftelTa  merce  o  (labile.  Tut- 
tavia  noi  non  troviamo  fra  gli  Europei 
quelle  montagne  di  preziofi  metalli  ,  che 
ci  dovrebbono  effere  .  Anzi  ofTerviamo  , 
che  in  qualche  paefc  va  il  prezzo  eftrin- 
feco  d'efli  crefcendo,  quantunque  I'intrin- 
leco  fia  fempre  lo  (lefTo  .  In  quefli  tempi 
ancora  fi  offervadivenuto  piii  fcarfo  TAr- 
gento  5  trovandofi  molto  efaufte  le  minie- 
re  del  Potosi ,  e  piu  correre  le  fpsciedelT 
Oro,  che  dell' altro  metallo  .  Nelle  Vite 
de  i  Papi  di  Anaflafio  Bibliotecario ,  co- 
minciando  da  Papa  Adriano  I.  per  tutto 
il  fulTcguente  Secolo  Nono  voi  troverete 
nella  fola  Citta  di  Roma  tante  fatture 
d'Argento,  che  potrebbero  farvi  credere  , 
che  fino  in  que'  tempi  ne  avefTe  1'  Italia 
grande  abbondanza  .  Pure  evidente  cofa 
e,  trovarfi  oggidi  in  Europa  piu  Argento 
ed  Oro  di  lunga  mano  ,  che  ne'  tempi 
precedenti  alia  fcoperta  dell'America  ,  acca- 
duta  poco prima  del  Mille  e  cinquecento. 
Per  altro  cofta  ben  caro  qaefta  ricchezza , 
perchc  a  fin  di  cavare  dalle  vifcere  delle 

terre    . 


gSi  Capitoh  XXW, 

terre  Americane  fomiglfanti  tefori  ,  deb-" 
bono  gli  Spagnuoli  in  America  comperare' 
ogni  anno  le  migliaia  di  poveri  Mori 
AfFricani  »  de'  quali  fi  fa  un'  efecrando' 
mercimonio  da  i  Mercatanti  Europei  ; 
gente  che  pol  va  miferamente  a.  per  ire' 
nelle  Miniere,  e  nel  difficil  nieftiere  di 
trarre  I'Oro  e  T  Argento  dalle  durifTime 
pietre.  Fanno  ben  peggio  i  Portogheli  per 
Je  lor  Miniere  del  Brafile  .  Comperano 
anch' effi  quafche  brigata  d'infelici  Scbla- 
vi  Mori ;  ma  queiti  non  baflando  3  vanno 
a  caccia  de  gl'  Indian!  felvaggi  ,  come  fi 
fa  delle  fierCj  con  attribuirfi  non  minor 
dominio  fopra  d'  elTi  di  quel  che  fi  pra- 
tica  colle  fteffe  beftie  ielvatiche  .  5i 
avanti  fon  giunte  le  loro  fcorrerie  per* 
r  America  Meridionale  ,  che  per  piu  di 
due  o  tre  mila  miglia  fi  rruova  oggidi 
una  total  defolazione  e  folirudine ,  non  vi 
reftando  piu  abitatore  alcuno  .  N^  pur 
qui  s'^  fermata  la  lorcupidigia  e  violen- 
za.  Hanno  infin  coflretto  e  coftringono 
gli  fteffi  Indiani  liberi  battczzari  e  Cri- 
ftiani  ai  penofo  e  mortifero  impiego  delle 
Miniere  ,  fenza  far  cafo  de'  ranti  ordini 
in  contrario  de'piiflimi  Re  di  Porroga!Io5, 

e  con-* 


Delle  Monde.  3^3 

t  contravenendo  non  folo  alia  giufta  e 
pia  intenzione  di  que'Monarchi,  ma;tuttc 
le  Leggi  del  Vangelo  e  deli'  umanita. 

Ora  di  tant'oro  ed  argento  ^    che  coti 

tanti  fudori    e    coll  a  flentata    vita    e    poi 

moite  di  tante  imigliaia  di  perfone  Ci  ri- 

cava  dairindie  Occidental!  5  qual'e  pofcia 

il  deftino  ?  Corrono   gF  Inglefi  colle    lor 

merci  manifatture  in  Porrogallo  3    ed   af- 

foibifcono  la  maggior  parte  di  que^tanto 

itimati    metalli  .    Le   Miniere   Porrogheii 

diventano  una  facil  Miniera  j  per  arricchire 

r  ingegnofa  Nazione  Inglefe  .    II  refto  di 

que'  telori  paffa  per  altre  vie  d^lla.  borfa 

del  Re  a  paeii  Stranieri .  Afpiiando  pari- 

mente  el'fi  Inglefi  alle  ricchezze ,  che  tira 

la  Corona  di  Spagna  da  i  fuoi  vafti  do- 

jiiinj  deir  America,  tanto  fecero  3  che  or- 

tennero  di  poter'  inviare    cola    ogni  anno 

un  folo  Vafcello,  carlco  di  merci  da  efi- 

tare  in  quelle  parti.  Riufci  que;-a    Nave 

lenza  paragone  piii  ampia  e  fmifurata  che 

1'  Area  di  Noe  .  Cioc  co.iteneva  efTa  piii, 

merci ,  che  non  conrengono  molti  ordinarj 

Vafcelli :  e  pur  quefio  era  poco  .   Appena 

aveaaogl' Inglefi  depoPro  jl  loro  carico  e 

fatto  vela  per  tornarfenc  jndietro  3  che  Ci 

ve« 


'3^4  Capitolo  XXIF. 

vedeano  cola  comparir  di  nuovo  fra  poco ; 
carichi  d'  altre  merci  ,  gia  venute  loro 
incontro  col  mezzo  d'altri  Vafcelli ,  o  gia 
pr^parate  nella  Glammaica :  di  modo  che 
quel  folo  felicc  Vafcello  facea  gran  parte 
del  Traffico  dell'  Indie  Spagnuole  ,  e  ne 
riporto  la  Nazione  Inglefe  incredibili  te- 
fori .  Tardi  s'avvide  il  Cattolico  Re  Fi- 
iippo  V.  deir  inganno  ,  o  per  dir  meglio 
della  fagacita  Inglefe  ;  ne  piii  volendo 
Rare  al  Trattato  ,  vennc  a  guerra  aperta. 
Profittarono  di  quefla  rottura  i  Franzefi , 
ed  ottcnero  di  poter' inviare  ciafcua'anno 
air  America  Spagnuola  non  uno  ,  ma  fei 
Vafcelli  di  merci .  Hanno  poi  nella  Pace 
del  precedente  Anno  1748.  ottcnuto  gl' 
Inglefi  di  rimandare  air  America  il  Vafcel- 
lo fuddetto  .  lo  tralafcio  la  parte,  che 
hanno  tanto  effi,  che  alrrcNazioni  Euro- 
pee  fotto  nomc  di  tefte  Spagnuole  ne'Ga- 
leoni  di  quella  Corona.  Ed  ecco  ,  come 
i  gran  tefori  delle  Provincie  Americane 
Spagnuole  in  gran  parte  fi  difFondonoanch' 
cffi  fopra  chi  in  efTe  non  ha  dominio  al- 
cuno  >  e  quel  che  pcrviene  nell' erario  Re- 
gie, t{z^  di  poi  anche  fuori  del  Regno, 
a  cagion  delle  guerre.  Dimandatc  intanto  . 

che 


t^clle  Monete  :  ?  g  r 

che  pro  facciano    a    i    Regni    di    Spagna 
di  Porrogallo  le  ricche   rugiade  de^Reani 
loro  Oltramarini  :    vi    fi  rifpondera  ,  che 
Regna  in  effi ,  cioe  nel  Popolo  piu  \ofto 
Ja  poverta  che  Ja  ricchezza  i  e  la  Popola- 
zione  ftefia  ne  ha  patitoper  li  tanti .  che 
corrono  a  cercare    il    Velio    d' Oro    nell' 
America  :    talche  arditamente   e    arrivato 
uno  Scrittore  a  dire,  non  efservi  Potenta- 
te alcuno  nel  Mondo  ,  che  piii  fgraziata^ 
mente  della  Monarchia  Spagnuola  e  della 
Turchefca  fappia  far'ufo  della  porenzafua  . 
Ma  da^  che  abbiam  detto  ,  che  le  ric- 
chezze  de'menrovati  due  Regni  fanno  tra- 
gitto  in  altre  Nazioni  deirEuropa,  voi  vi 
crederelle,  che  almen  quefle  altre  fofsero 
tune  oro  ed  argento  .    Pofsono    al    certo 
chiamarfi  doviziofe ,  ma  ne  pure  ivi  cor- 
rono   i    fiumi    di    que'  beati  metalli  .    SI 
figurano  alcuni  ,   che    il    non    abbondare 
TEuropaoggidi  di  rant' Oro  ed  Argento, 
comepotrebbe,  e  dovrebbe  avvenire,  pro- 
ceda  dalle  tante  indoratture  ,    dalle  tante 
drappede,  dove  entra  I'Oro  e  T Argento , 
e  dalle  piatterie    e    vafselami    d' argento  i 
venuti  alia  modaanche  fra  le  perfone  pri- 
vate, Qiiefle  fon  bngattelle .  Oitre  di  che 

B  b  non 


3S5  Capitoh  XXIK 

non  ii  perde    rutto   T  Oro   e   T  Argento 
adoperato  per  indorare  e  far  Drappi  furn 
tuofi  .  U  ampio  portone,   per  cui  efcono 
i  tefori  dell'Europa,  e  la  Mercatura  coll* 
Oriente  ,    dove    di    mano    in  mano  fi  va 
trafportando  cio ,  che  con  tanta  induftria 
e  penc  fl  r;?ccogIie  dalle  contrade  Ameri- 
cane.  Labuona  Moneta  batruta  in  Tofca- 
na  pafTa  in  Turchia  :    v'  ha  il  guadagna 
d'un  fedanta  o  fetianta  per  cento .  II  me- 
dcfimo  viaggio  fa  Taltra  buona ,  ch'efec 
della  Zecca  di  Venezia ,  con  profitto  d'ua 
cinquanta  per  cento  .    Inglefi  ,  Ollandefi  , 
ed  alcriEuropei  porcanochi  piu  chi  meno 
immenfa  Pecunia  per  altra  via  alle  Indie 
Orientali  ,    farendone    per    cosl    dire    un 
tributo  airimperio  del  Mogol ,  dellaPer- 
fia  ,  dellaCina,  del  Giappone,  e  ad  altre 
Provincie  e  Piazze    dt    Regni    Orientali  . 
Imperciocche  non  foggiacendo  que'Popoli 
al  difpendiofo    fanatifmo    della    Moda ,  e 
ftabili  efl'endo    e/Ii    nelle    lor    maniere    di 
Vefti  5  delle  qiiali  il  paefe    li    provvede  , 
poro  {pi^ccio  fra  loro  truovano  tante  ma- 
nifatrure  del  Luflb  Etiropeo;  e  all'incon- 
tro  le  loro   Sete ,  Tele ,  Droghe  ;,  e  coi^ 
Medicinalij  cocvien  comperarJe  per  lo  piu 

a  da- 


Delle  Monete .  3^7 

a  danaro  contante  .  Sia  per  fuperftizione^ 
fia  per  non  confumar  le  vitede  gliUom'H 
ni  ,  abborrifcono  i  Maomettani  il  tvarrc 
J'Oro  e  TArgento  dalle  Miniere .  I  noftri 
Europei  per  pieta  di  loro  fomnrmiRrano 
ad  efTi ,  e  ad  altri  Monarch!  deirAfia  di 
che  far  lavorare  le  loro  Zecche  .  Non  gla 
che  manchi  Commerzio  d'  Oro  e  d'  Ar- 
gento  neir  Indie  Oriental!  :  ma  incompa- 
rabilmente  piii  e  qucllo  ,  che  vi  portano 
gli  Europe!  di  quello,  che  ne  riportano . 
Ecco  diinqiie  la  curiofa  trafmigrazione 
delle  Monete  ,  ed  ecco  dove  vanno  a 
naufragare  i  tcfori  deTotentati  Criftiani* 
Rigorofe  proibizioni  di  eftrarre  Oro  ed 
Argento  fuor!  del  Regno  fi  veggono  in 
Francia,  ne  io  fo  ben  dire  ,  come  fi  re-* 
gol!  quella  Nazione  pel  Commerzio  coIT 
Oriente  .  Anche  in  Ollanda  un  fimile  di- 
vieto  fu  fatto :  fegno  che  rifentivano  dan- 
no  dalla  foverchia  eflrazione .  E  pure  co* 
me  foftenere  il  Commerzio  con  si  fatte 
LeggiP  Fuor  di  dubbio  h  ,  che  gran  co- 
pia  d*Oro  e  d'  Argenro  vien  rrafportara 
da  gringlefi  alle  Indie  Oriental! ,  efTendo 
folamente  vietata  fra  loro  Teftrazion  del 
battuto  alia  Zecca ,  o  fia  ridotto  in  Mo^ 

Bb     2  neta. 


'5^8  tapitoh  XXI f. 

5ieta .  Fu  percio  propofto  nel  Parlamentd 
di  Londra,  fe  s'  avea  da  continuaie  una 
tal  Mercatura  ,  ed  inclinavano  i  piu  al 
parere  5  che  li  deiifleffe  \  perche  il  nerbo 
mnggioie  di  iino  Stato  e  il  Danaro  , 
e  tante  fatiche  per  raunarne  ad  aitro 
poi  non  fervivano  ,  che  ad  arricchime 
gli  Stranicii  .  Ma  prevalfe  il  fcnrimento 
d' altri  ,  i  qua!i  offervarono,  che  tutco  il 
Commerzio  coil' Indie  OnentaJi  andreobe 
in  mano  d'  altre  Porenze  ,  da  le  quali 
converebbe  poi  prendere ,  e  a  caropiezzo 
cio ,  che  di   neceflita   vien  di  cola. 

Nel  la  gran  guerra  ,  che  fanno  fra  lorQ 
e  Piincipi  e  Popoli ,  per  tirare  a  fe  I'Oro 
c  r  Argento  altrui  ,  e  le  private  perfone 
per  cavarnc  c]i]al':he  vantaggio  o  coiriin- 
miflione  nello  Staro  ,  o  coll'  eftrazionc  - 
gran  vigilanza  fi  richiede  nel  Principe  a  fin 
d'impedire  5  che  non  s' introducano  ahufio 
difordini  per  ignoranza  o  malizia  della  gen- 
te ,  e  per  rimediare  a  gl'  infcnfibilmente 
jntrodotti .  Non  baffa  fare  oggi  un'Edltto  I 
fe  occorre  ,  convien  fame  un'  altro  nel  diO- 
mani  j  perciocche  I'affare  delle  Monete  e 
fuggetto -al  fluffo  e  rifluffo  i  e  lafciando 
crefceie  di  trop^  o  un' abufo  ,  pofcia  non 

vi  ii 


Ddic  Monete  ,  ^  S  ^ 

vi  fi  puo  rimediarc ,  Tenza  che  ne  rifultl 
un  grave  danno  al  Pubblico  ,  e  maflTima'' 
mente  a  gl'  innocenti ,  i  quali  niiina  part© 
hanno  avuta  nelle  frodi  delT  altrui  ingor- 
digia  .  Uufo  pofcia  de'buoni  Principi ,  aU 
lorche  s' hanno  da  formare  Editti  fopra  le 
Monete,  e  quello  di  regolar  le  cofe  non 
fecondo  il  configlio  de' loro  foli  Camerali , 
noa  fulle  MaflTime  fpeculative  deToIi  fuoi 
Miniilri  Legifti  i  ma  a  quefti  due  Tribu- 
nal! s'  ha  eziandio  da  aggiugnere  il  voto 
de'Mercatanti ,  cheficcorae  gente  piu  iftrui- 
ta  della  pratica  di  quello  ,  che  torna  m 
vantaggio  o  pregiudizio  di  unoStato,  puo 
fomminiftrar  lumi  piu  accertati  nelle  clr- 
coftanze  prefenti .  Le  MafTirae  poi  del  buon 
Governo  fono ,  che  ogni  paefe  ha  da  ef- 
fere  fornito  di  tanta  quantita  di  Monet^ 
Erofa  ,  che  bafti  al  quotidiano  minuro  Com- 
merzio  del  Popolo  ,  col  band  ire  le  fore^ 
ftiere  di  iimile  fpecie  .  L'  eccefTo  in  quefta 
parte  e  pregiudiziale  non  al  folo  ^o^olOi 
ina  al  Principe  ftelTo  ,  i  cui  Tributi  tan- 
to  men  valgono  ,  quanto  piu.  e  privo 
d'  interno  valore  il  danaro  ,  che  ii  paga 
alia  Camera.  E  perciocch^ordinariamente 
non  e  ricevuta   da    gli    altri  paefi   quelU 

Bb     ^  m^^ 


^^O  Capitoh  XXJK 

materia  erofa ,  le  ve  ne  ha  un'  eccedentc 
^opia  ,  con  cui  fi  facciano  i  pagamenti  > 
{i  diiliculta  il  corfo  delle  buone  valute  , 
deile  quali  abbiibgna  chiunque  ha  negoz; 
o  dcbiti  fuori  dello  Stato ,  e  maflimamen- 
te  aliorche  vengono  calainita  di  CarelUe 
e  Guerre .  Benche  fembri ,  che  niiiii  pre- 
gludizio  fi  rechi  ad  un  Popolo  con  fab- 
bricar  Moncta  di  foloRame  e  di  Lega  (i 
bafFa,  che  di  troppovenga  ad  efTere  ecce- 
dente  il  fuo  prezzo  eftrinfeco  ,  cioe  il 
valore  che  le  da  11  Principe ,  perchc  fola- 
mente  fpendendoii  elfa  fra  quel  Popolo  , 
ne  fcrvendo  pel  Commcrzio  co'foreftieri , 
fe  ne  ricava  il  medelimo  effetto  per  Tufo 
di  quel  Popolo,  cone  fe  foire  d'  ottima 
Lega:  pure  per  confentimento  di  tutti  i 
Saggi  s  ha  da  confervare  anche  in  quefta 
fpecie  la  dovuta  proporzione  del  fuo  va- 
lore eilrinfeco  a  quello  delle  piu  preziofe 
Monete ,  eflfendo  il  Rame  Merallo  ,  che 
regola  il  prezzo  delT  Argento  ,  ed  anche 
mediatamente  quello  deir  Oro  .  Quando  vi 
iia  il  valore  intrinfeco  ,  puocotal  Moncta 
trovar'  anche  fuori  dello  Snito  chi  I'ac- 
cetti  ,  e  fervire  al  bifogno  dt  privati . 
Avvxcne  talvolta,  che  il  PecuJio  di  Mo- 
ncta 


Dclk  Monet e  .  391 

n«ta  crofa,  conveniente  aU'ufo  e  bifogno 
giornaliere  del  Popolo,  fcappi  fuori  dello 
Stato  o  per  cagione  delle  guerre  ,  o  per- 
che  i  vicini  fcarfeggiano  della  propria  . 
Pill  tofto  che  fabbricarne  della  nuova  , 
s  ha  da  fludiare  ogni  altra  via  c!i  ricu- 
peraila,  o  pure  fe  n'ha  a  battere  il  men 
poffibile  3  per  fupplire  al  bifogno  :  ricor- 
dandofi  fcmpre ,  che  fe  i  vicini  bandlfTero 
un  di  la  voftra  Moneta  ,  tornando  efTa 
indietro  ,  verrebbe  lo  State  a  reftar  troppo 
carico  di  una  Moneta,  la  quale  ordinaria- 
mente  non  fcrve  al  Commerzio  co'  fore- 
ftieri  .  Ed  affinche  tal  Moneta  di  Ranic 
o  di  Lega  non  elca  si  facilmente  fuori 
del  paele ,  la  fperienza  ha  fatto  conofcere, 
che  convien  darle  un  prezzo  eftrinfeco  in- 
feriore  ,  purche  moderato  ,  all'  intrinfeco  : 
altrimenti  fe  fofTe  valutata  prefTo  a  poco 
fecondo  il  vero  valore  del  Metallo ,  vole- 
rcbbe  facilmente  anch'elTa  fuori  dello  Sta- 
te, e  i  vicini  ne  trarrebbono  giiadagno 
con  rifoaderla.  Ne  ho  veduto  le  pruove. 
Qpanto  alle  Monete  d'Oro  e  d'Argen- 
to,  regola  generale  ,  predi.ata  da  tutti  i 
Macftri  3  ha  da  effere  ,  che  non  fi  deb- 
bono  mai  bandire,  ma  folamente  coavien 
B  b     4  taiif- 


^9^  Capitolo  XXW. 

tariftarle  fee  on  do  il  merito  d'efse  .  Q^iianto 
pill  uno  5rato  abbonda  di  quefii  due  Me- 
talii,  tantopiii  ha  di  forze  pel  Commer- 
2io,  e  per  W  pubblici  bifogni  .  Sia  pro- 
pria del  paefe  o  fia  foreftiera  tal  Monera  ; 
fia  di  tenue  o  men  tenue  Lega  ,  purch^ 
d' oro  e  d' Argento,  e  ben  tnflato  a  pro- 
porzione  il  fuo  prezzo  :  fempre  torna  in 
Bene  di  uno  Stato  il  corfo  delle  medefi- 
me  5  perche  con  elfe  fi  puo  commerziar 
fempre  co  i  vicini  e  co  i  lontani .  Ln  gran 
difficulta  confifte  nel  formar  le  TarifJe  .  E 
qui  e  diQ\it  necelTaria  cofa  e,  che  i  Prin- 
cipi,  o  per  dir  meglio  i  faggi  Magiftrati 
aprano  ben  gli  occhi  ,  afHnche  le  fegrete 
mire  de  i  Condurtori  dc'Dazj ,  o  de'Mer- 
catanti  5  in  pregitidizio  della  Camera  ,  o 
del  Popolo  5  non  imbroglino  le  carte  ,  giac- 
che  ficcome  abbiam  detto,  ognuntende  a 
far  negozio  e  gur^dagno  privato  fulle  Mo- 
nete  .  A  ta!i  rifoluzioni  occorrono  perfone 
Ilbere  da  ogni  particolare  intercfle  .  Non 
bafta  .  S'  hanno  da  adoperar  perfone  dl 
gran  pratica  del  Commerzio  ,  c  Saggiarori 
efperti  5  per  difting.ere  finrerno  valor  del- 
le Monete ,  I'aggio  delle  Zecche  ,  e  fimili 
altre  qualita  del  Danaro .  Nc  pur  baih. 

Si 


Delle  Monet e .  ^gi 

Si  richieggono  perfone  di  una  rara  com- 
prenfione  ,  che  arrivino  a  combinare  c 
difcernere  tuttoquelchc  e  ordine  o  difor- 
dine  nell' ufo  delle  Monete,  affinche  s'in- 
troduca  il  piii  chc  fi  puo  di  Monete  ftra- 
niere;  non  (i  valutino  di  troppo  ne  quelle 
ne  le  proprie  /  e  non  torni  in  danno  del 
Pubblico  r  alzamento  foverchio  delle  mc- 
defimc :  il  che  fi  pruova ,  allorche  la  ec- 
cefiita  obbliga  alia  loro  eftrazione  ,  o  la 
taffa  troppo  minore  non  ne  impedifce 
r  introduzione  nelJo  Stato.  Di  fomiglianti 
tefle  abbifognano  i  Principi  anchepelbuon 
regoiamento  delle  loro  Zecche ,  e  non  gia 
di  que'Configlieri  adulatori ,  che  fi  fanno 
merito  per  procacciare  al  Sovrano  un  pre- 
fente  groffo  guadagno ,  di  cui  fono  parte- 
cipi  anch'effi,  fenza  riflettere  allaperdita, 
che  a  piu  doppjne  verra ,  andando  innan- 
zi  5  al  Popolo  o  al  Sovrano  ftefso .  Corre 
un  proverbio  :  che  //  Mondo  ft  govcwa  da 
fe  ftefso  :  ed  ofservafi  veramente  in  alcuni 
cafi  la  verita  ed  utilita  di  quefta  Mafli- 
ma,  che  talvolta  i  Minifiri  del  Principe, 
crcdendo  di  fiir  meglio  ,  imbrogliano  e 
dannegiano  il  Pubblico  co  i  regolamenti, 
co'  quali  pretendono  di  fargli  del  Bene, 


394  Capitob  XXIV. 

pcrche  non  ben  pefanotutte  le  circoftanzfe 
pre  lend  e  le  confeguenze  cattive  ,  che 
poirono  provvenire  da  i  loro  Editti .  Cio 
noij  oitante  per  lo  piu  noi  troviamo ,  che 
il  Mondo  ha  bifogno  di  chi  lodirigga  e 
corregga ,  effendo  t^o  troppo  proclive  all' 
ingannare  e  ali'ingannarfi  ,  e  fempre  mili- 
tando  il  Piivato  Intereffe  contra  quelle  del 
Pubbiico.  Cio  principahiiente  occorre  nel 
troppo  combattuto  affare  delle  Monete  , 
dove  con  facillta  enrra  ,  e  con  diiliculta 
(i  leva  il  difordine  .  E  quand'  anche  11 
rimuove  la  caglon  del  difordine  ,  non  nc 
cefTano  i  perniciofi  efletti .  Noi  vediamo , 
che  alzandofi  il  prezzo  eftrinfeco  delle  Mo- 
nete ,  fa  il  Mondo  da  fe  fteffo  rifarli  con  ac- 
crefcere  il  prezzo  delle  Merci  e  de'Coraefli- 
bili .  Dovrebbc  accadere  a  proporzione  lo 
flelTo  neir  abbaffamento  del  valore  eftrinfeco 
d'efle  Monete;  e  pureio  hoveduto,  che 
avvezzoil  Popolo  a  vendere  caro  airaiflfime 
fpecie  dl  Comeftibili ,  allorche  le  Monete  go- 
devano  un  corfo  ecceifivo ,  anche  dopo  la  Ri- 
duzione  e  riformad'eflTe ,  ha  fapiito  conti- 
fiuare  nel  poflfefro  del  prefo  coftume  ^  c  s'e 
ftefo  un  ta!e  abufo  anchs  ad  alcune  Merci  > 
benchc  tutto  dovefle  calare  di  prezzo. 

CA- 


De  pubblici  syfrchivi  e  Not  at ,  ec.  397 
C  A  P  I  T  O  L  O    XXV. 

De*  pubblici  .Archivi  e  Notai  ^  e  del 
govcrno  de'  Toveri  . 

FRA  le  attenzioni ,  che  il  fagglo  Prin- 
cipe dee  avere  pel  ^tnt  e  maggior 
Bene  de'Sudditi  ,  non  e  di  poca  impor- 
tanza  la  fondazione  ,  mantenimento  f  e 
buon  ordine  de'  pubblici  Ar^hivi  ,  cioe 
di  que'Luoghi  ,  dove  dee  confervarli  co- 
pia  di  tutti  gli  Srrumenti  ,  Teihmenti  » 
ed  alrri  Contratti  durevoli  ,  che  (1  fanno 
da  i  Notai.  Anche  ne  gli  anrichi  Secoli 
ogni  Principe  e  Re,  ogni  Chiefa  avea  il 
proprio  Archivio,  chiamato  ancoia  Chiv- 
tarium-i  e  da'Greci  Chartophyhcium  .  San 
Girolamo  parla  fino  deir  Archivio  de  gli 
antichi  Ebrei  .  Che  vi  folTero  ancora 
quelli  dove  li  ciiftodivano  gli  Strumenti 
fpettanti  alle  perfone  private',  o  iia  al 
Popolo  ,  puo  apparire  da  Ulpiano  ,  il 
quale  fcriffe  ( ^  )  ,    Che    non  ft  pongano  a 

jtdere 

{  a  )  Lex  moris  eft  ff.  de  Poenis .  Ne  eo  loci  fe- 
{leant ,  quo  in  Pubblico  Injlrumenta  deponuntm  :  ./^r- 
cbivo  forte  vel  Grammatophylaeio , 


39<5  Capitolo  XXV. 

fidcre  in  quel  Ltwgo  ,  ml  quale  ft  depongo^ 
no  prtfso  il  Tuhhlico  gli  Strumenti  :  detto 
per  avvemura  ^rchivo  ovvero  Grammatofi^ 
la^io .  I  raigllori  tcfti  Latini  hanno  ^r- 
cbio  e  non  gia  ^rchivo  ,  e  tal  voce  fi 
truova  prelso  Tertulliano  (  (t  )  .  \J  anti- 
CO  Giuiifconfulto  Paolo  anch'  egli  ce  ne 
fa  conofcere  1'  u(o  a'  fiioi  tempi  con  dire 
deir  apertura  del  Teftamento  {  h  )  :  Ri- 
conofciiiti  i  SigilH  ,  rotto  lo  Spago  ,  Ji  apra 
e  ft  reciti  .  E  dipoi  fia  libtro  il  trarne  co- 
pia  .  Dopo  di  che  col  puhhlico  Sigillo  fi  ri- 
ponga  cjso  ne  gli  ^rchii  ,  acciocche  fe  mai 
Je  ne  perdefse  f  Efemplare  ,  s*  abbia  dove 
trovarlo  .  Fu  eziandio  V  Archivio  chia- 
inato  (  c  )  ^rmario  Pubblico ,  dove  gli  «>//// 
f  /■  Libbri  fi  riponevano  .  Tra  le  formole 
deir  antichifTimo    Marcolfo  5    come    noto 

il 


{  a  )  Tertulianus  in  Apologetico   Cap.  XX. 

{  b  )  Lib.  IV.  Cap.  VI.  recept.  Sentent.  Jgniris 
fignis ,  fupto  lino  ,  aperiatur  <&  recitetur  y  atque  itif. 
defcribendi  exempli  fiat  potejlax .  Ac  deinde  Signo  Pu' 
tlico  tn  Archiis  redigatur  ^  ut  ^  fi  quay^do  exemplum 
ejus  inter ciderit ,  fit ,  unde  quxrati'.r . 

(  c  )  Aurhent.  ad  hac  ,  Cod.  de  Fide  Inrtrum, 
Armarium  Publicum,  ubi  ABa  &  Libri  exponehntuy , 


Dc'  puhblici  ^ilrcbivi  c  Not  at  ^  ec.  ^gj 
l\  Cuiacio  ,  una  ve  n'  e  ,  che  mirabiU 
mente  rapprefenta  il  coftume  Romano 
intorno  ad  clTi  Teflaraenti .  Quivi  fi  leo-gc 
(  a  ) :  1/  Dijfnjore  (  o  fia  Confervatore  ) 
t  i  Curiali  difsero  :  //  TcjUmento  ,  che  ^ 
ftato  Ittio  ,  fia  infcrito  ne  gli  ^tti  Tubblici 
6'C'  B^  cofa  giufla  ,  che  gli  ^tti  ,  quando 
far  anno  ftati  fottofcritti  da  Noi ,  e  pubblica- 
ti  da  I  Copifta  ,  Jieno  a  tc  confegnati ,  fc  con- 
do  il  coftume  ,  accioccbe  ft  confirviuo  ne' 
Tubblici  ^nhivi  .  Abbiamo  pari  mente 
menzione  di  que/li  Pubblici  Archivi 
prefso  Suida  i  e  Santo  Agoftino  dice 
(  b  )  :  Noi  non  trattiamo  di  Carte  vec- 
(hie  ,  ne  d'  Archivi  Tubblici  i  ne  d'  ^tti 
■FoYcnfi  0  Ecckfiaftici  .  Cosi  in  Affrica  i 
Vefcovi  della  Numidia  aveano  FArchivio 

lor 


(  <;:  )  Marculfi  Formul.  apud  Cujacium  .•  Defenfor 
&  Curiales  dixerunt  :  T ejlamentum  ,  quod  recitatum 
ffi  J  Cejlis  Pubhcis  tnferatur  &c,  Rquum  eji  ,  ut 
(jefla^  qu£  a  Nobis  fuertnt  fubfcripta  ,  &  ah  Ama- 
vuenfi  edita ,  Tibi  ex  more  reddantur  ,  eademque  in 
Arc  onus  PuhUcis  confervcntm . 

(  b  )  S.  AugLiflinus  Epift.  XLIII.  num.25.  -^^''^• 
Benedi^.  Non  Chartis  veteribus ,  non  Archivis  Puhli- 
C!S,  non  Gejiis  Forenfibus  am   Bcclejiafticis  ^gimiis . 


398  Capitolo  XX^. 

lor  generale,  come  cofta  da  un  Concillo 
Cartaginefe ,  in  cui  fi  ordina  {  a  )  \  Ch6 
la  Matricola  e  f  K^rchivio  della  NumidiM 
fia  prtjfo  la  prima  Sede  ,  Confervavanli  dun* 
que  i  pubblici  Strumenti  in  un  determi* 
nato  Luogo  ,  cioe  dove  fi  regiaravano 
tutti  gli  Atti  pubblici  .  San  Gregorio 
Magno  ,  aflinche  non  venifle  meno  un 
Privilegio  da  Jui  conceduto,  fcrive  {b): 
Quefla  medejjma  Coflitu^iom  fi  dee  infcrire 
ne  gli  xy^tti  Tubblici .  E  che  anche  foflero 
in  ufo  ne'  vecchi  Secoli  tali  Archivi  in 
Francia  ,  fi  puo  raccogllere  da  un  Pro- 
logo  fatto  da  Lodovico  Pio  Augufto  al 
Concilio  di  Aquifgrana  delT  anno  8i5. 
con  dire  (c):  Ci  piacque  di  riunir  tutti 
inficme  gli  ^Atti  gia  fatti ,  e  notarli  fotto  i 
rifpettivi  low  Capitoli  ,  e  riporli  ml  Tub- 
hlico  Kyirchivio  ,  per  render e  /labile  la  hro 
memoria . 

Non 


(  a  )  Concilium  Carta^inenfe. 

(  6  )  Greizorius  Masnus  Epift.  VIII.  Lib.  XI 
Hsc  eadem  Confittutio  Gejiis    eji    Fuhlicis    infer enda . 

(  c  )  Concilium  Aquifojranenfe  :  Libuit  nobis  ea^ 
qujt  gejia  funt  ^  ob  memorix  j\rmttati[que  gratiam.,  in 
ttnum  JlriBim  congerere ,  &  fubkBis  CapituUs  annota-' 
re,  &  in  Publud  Arehivo  rfconder:* 


De*  pubblici  *y^rchi<vi  e  Hot  at  ^  ec.   39^ 
Non/faprei  gia  io  dire  ,    fe  veramenu 
ne'   /iiddetti     antichi     Secoli    qualfivoolia 
privato  5rrumento  ,  che  efigeffe  durabili- 
ta,  andafTe  al  PubblicoArchivio .  Proba- 
bile  e  bensi ,  che  da  che  i  Babari  fifTaro- 
no  il  piedc  in  Italia  ,  e  fconcertaroro  noa 
pochi  de'buoni  regolamenti  Romani ,  cef-. 
fafTe  aocherufo  de  gli  Archivi ,  deftinati 
pef  le^Carte  del  Popolo  .    Ma  nfufcitate 
dopo  i'anno    iciile    c  cento    in    Italia    k 
Leggi  Romane  ,  d:iQdt   nell'  occhio    delle 
perfone  dotte  la    provvidenza    di    Giafti* 
niano  I.  Imperadore  ,  il  quale  cfTervo  il 
danno  proveniente  alle  Citra  (a),  quando 
eJJ}  mn  ahbiano  .^rcbivio  akuno^  in  cui  ri^ 
fongano  i  loro  ^tti '-,  perche  cosi    fi    veni- 
va  a  perdere  un'infinita  di  pubbliche  me- 
morie .  Laonde  kct  ordinare  dal  Prefetto 
del  Pretorio  {  b  )  :    Che  fi  trafcelga  ?7€lia 
Ciitd  qualcbe  pubblka  abitazione  ,    in  cui  r 
_ cofa 

U  )  Autentic.  De  Defeiifor.  Civir.  Quum  riullunt 
habeant  Archivum ,  in  quo  Gejta  apud  [e  repomnt . 

U-  i^^^^'"  •  "^  ^^  Civitatitus  habitatio  quadam 
publtca  diflrtbuamr ,  in  qua  conveniens  eji  ,  Defenfo- 
re^  monumenta  recondere  ,  eUgcndo  quemdam  in  Pro- 
vtncia,  qui  horum  habeat  cujicdiam  :  qualitir  incor- 
rupta  maneant  hxc  ^  &  velociter  inveniantur  a  rcqui- 
rentibus;   &  fit  apud  eos  Archivium  :  &  quod  ha^e* 

nus  prxtsmiffum  ejl  in  Civmibm  mmdstur. 


400  Capitolo  JiXV. 

lofa  convenieme  ,  che  i  Confervatori  ripoTi" 
^ano  le  Memorie  ,  con  eleggtre  ml  Paefe 
qiiakbe  perfona ,  che  m  abbia  cuftodia  :  ac^ 
ciocch^  ejji  ^tti  fi  confervino  incorrotti  ,  e 
prontamente  fi  tntovino  da  chi  li  riccrca  i  e 
Jia  prefso  Joro  /'  x^nhivio ,  c  cost  fc  tje  cor- 
rcgga  la  mancanza  ,  procedente  finora  dall' 
ommijfiom  deUe  Citta .  Ancorche  non  bene 
apparifca  da  tali  parole  ,  che  gli  Archivi 
d'allora  folfero  deftinati  a  confervare  gli 
Strumcnti  tutti  delle  perfone  private  ,  o 
pure  gli  Atti  folamente  de'  Difenfori  o 
Confervatori  del  Pubblico  e  del  Cover- 
no  :  tuttavia  i  Saggi  col  liime  ricevuto 
dalla  fuddetta  Autentica  promofsero  Ja 
fondazion  de  gli  Archivi  .  Sulle  prime 
obbligarono  folamente  i  Notai ,  fatto  che 
era  uno  Strumento  ,  di  darne  un'  Eftrat- 
to  o  (la  un  ^bbreviatura  al  Pubblico 
Archivio  .  Col  tempo  pofcia  accortifi  , 
che  quefto  non  baftava  al  bifogno  del 
Popolo  5  ordinarono  ,  che  in  tho  Archi- 
vio fi  tenefse  autentica  copia  di  tutti  gli 
Strumenti  fcritti  pe?  extcnfttm  ,  a  riferva 
de  i  contenenti  Conrratti  di  poca  dura- 
ta,-  e  che  dopo  la  morte  d'  eili  Norai  i 
loro  Pfotocolli  pafsafsero  tutti  al  medefi- 

mo 


De'  pubblici  ^Archivi  e  Not  at  ^  ec.  401 
mo  Archivio,  acciocche  non  fi  dirneidcf- 
fero,  o  non  ne  feguiffe  quakhe  alterazio- 
ne  .  Troppo  ccrrameote  importa  al  Pubbli- 
co  ,  che  lieno  fedelmente  coiilervatiTcfta- 
menti ,  Cenli ,  Donazioni ,  Vendite  ,  Per- 
mute ,  Dotazioni ,  ed  altri  limiji  Atti ,  ri- 
guardanti  non  folamenre  il  tempo  preien- 
te,  ma  anche  Tavvenire;  perche  potendo 
contmuamenteinforgere  Liti  i'opra  g!i  llelli 
Teftamenti  e  Contiatti ,  ed  anche  moltilfi- 
mi  anni  dopo  la  celebrazione  d'etfi ,  coa- 
vien  ricorrere  a  tali  Atti  o  per  chitfdere 
giuftamente  il  fuo ,  o  per  ripulfare  le  in- 
giiifte  altrui  preteniioni.  Gran  vei-gogna  e 
negligenza  che  e  mai  di  quelle  Ci":i^,  le 
quali  ne  pure  oggidl  fon  giuike  a  prov'- 
vederfi  di  quello  politico  m  gizzino  per 
li  tempi  avvenire  !  Sino  a  Pjua  Urbano 
VIII.  non  s'era  abbaftanza  plowed uto  in 
Roma  a  quefto  bifogno  .  Yi  provvide 
queir  attento  Ponteike  .  Ne  folamente 
s'avrebbe  a  penfare  aile  Citta  :  anche  le 
Terre  e  Caftella  del  di^lretto  abbiro.:a  mo 
d'  un  fomlgliante  fo:corib  ;  c  tamo  pi'i 
dove  i  Notai  forefticri  facendo  -inove 
trafn-jigrazioni ,  feco  portano  tutti  1  K^^i^ 
ti  ioro  5  impoflibilitando'ii  per  conie^^Jeiite 

Cc  col 


402  Capitoh  XXK 

col  tempa  a  chi  ha  fmarrite  le  Carte ,  ii 
potere  riparar  quefto  danno.  Sara  pertan- 
to  gran  lode  a  que'  Princlpi ,  che  fapran 
trovar  maniera  di  fondar'  anche  Archivi 
rurali  ,  potendofi  quedi  iftituire  nelle 
principali  Terre  del  Diftretto,  e  con  ob- 
bligare  1'  adiacente  tratto  del  paefe  a 
prefentar  quivi  i  loro  Strumenti ,  per  re- 
nerne  regiitro.  Siille  prime  noii  fi  rifente 
il  frutto  di  quedo  benellzio  ;  ma  nel 
progelfo  del  tempo  fi  pruova,  e  ne  rice- 
ve  benedizioni  5  chi  Tiditui. 

II  piu  iicuro  partito  di  confervar  tali^ 
memorie ,  fara  fempre  il  far  copiare  per 
mano  fedcle  ogni  Striimento  ,  ben  colla- 
zionato  coU'originale  5  in  Libri  chiamati 
Campioni  ,  Carafti ,  o  Regiftri  .  Troppo 
e  fuggetto  il  Mondo  alle  frodi  e  alia 
malizia  de  gli  iiominl  ,  e  maffimamente 
dove  manca  il  Pubblico  Archivio  .  Ma 
anche  eflendovi  ,  il  dar  folamente  ccpie 
autentiche  ad  un'ArchivIo  non  ci  afficure- 
rebbe  ,  che  que'  fogli  volanti  non  facciano 
Tali  un  giorno  .  Sipoffono,  e  vero ,  anche 
togliere  ed  afportare  i  fogli  d'  un  Regi- 
flro  j  ma  non  e  si  facile ,  e  prefto  fi  ver- 
rebbe  in  cognizione  di  rale  iniquita  .    A 

buon 


De  puhhlici  ^Aichm  e  Kotai  ^  ec.  4«5f 
buon  conto  s'ha  da  aprire  gli  occhi,  per 
noa  deputare  a  gli  Archivi  fe  non  per-* 
fone  di  fperimentataonoratezza  e  timorate 
di  Dio.  Dee  adunque  effere  il  Regiilro  dl 
Carta  grofTa  e  di  forte  colla  .  Molto  co- 
ftava  agli  antichi  Secoli  lo  fcrivere  in 
pergamena  o  in  papiro  d'  Egitto  :  ma  in 
fine  potea  la  fcrittiira  porta  in  si  buon  fon- 
do  prometterfi  la  vita  di  moltifTimiSecoli . 
Oggidi  i  noftri  Notai  adoperano  per  In  loro 
funzione  Carte  poco  different!  dalle  tele 
di  ragno  .  Non  andra  gran  tempo ,  che  quel 
carattere  fi  fmarrira,  anzi  perira  la  Carta 
fteffa  .  Deftinato  V  Archivio  a  perpetua- 
re  il  pnu  chs  (i  puo  le  pubbliche  memorie  , 
richiede  percio  Carta  forte  e  buon'Inchio^ 
ftro,  acciocchc  il  tuttorefifta  al  tempo  il 
piu  che  fi  polTa .  Obbligo  pofcia  del  Pre- 
fidente  alTArchivio  fi  e  di  vegliare ,  per- 
che  fieno  folleciti  i  Copifti  a  regiflrare  i 
Rogiti  fenza  fame  maffa  .  E  debbonfi  fce^ 
gliere  a  quefto  ufizio  per  Tone,  che  abbia- 
no  bel  carattere  ,  e  fcrivano  fenza  abbre- 
viature .  Fa  venir  la  rabbia  il  vedere  , 
come  ne'SecoIi  pafTati  i  Notai  fcrivelTerQ 
con  caratteri  fcomunicati  e  con  tante  ab* 
breviature  .  Da  una  fola  parolamale  fcrit<«- 

C  c     2  ta 


404  Capifolo  XItK 

ta  o  male    intefa    puo    dipendeie    1'  efitd 
d'  una  Lite  .  Sopra  tutto  dovrebbe  ,    chi 
gov'erna,  credere  cofa  importaiite  al  Bene 
e  al  Decoro  di  uno  Scato  il  provveje,  !o 
d'ottimi  Notai  ,    e    di  ordinare   fopra    di 
cio   un  rigoiofo  erame  .   Anticamente  noii 
li  ammertevano  a  quefto  gelofo  Uhzio  fe 
iion  perfone  Nobili  ,    regolarmente    elenti 
dal  fofpetto  d' azioni  difoiiorare  ,  e  dura 
tuttavia  talcoftLime  in  cjualche  naefe  .  Ma 
in  fine  tal  qiialita  non  e  neceilaria  a  quefto 
impiego  .  Richiedeli  ben>i ,  clie  non  vi  iia 
promofTo  ,  fe  non  chi  porta  feco  il  concet- 
to di  perfona  onefia  ^  dabbene  ,  e  incapace 
di  mancare  alia  pubblica  fede  ,  che  verra 
depo^tara  nelle  fue  niani .  Non  fi   {qw  for/e 
veduti  Falfarj  o  Adulteratori  del  la  inente 
de'TeQarori  e  Contraenti  ?    Oltre    a    cio 
inde^.ii   fono  di   tale  impiego  grignorantl , 
<^ioe  coloroclie  non  hanno  fufficientemente 
iludiatc  le  Leggi  coniiinl  ,    e    gli  Statuti 
del   paele,  ne  fanno  ftendere  comperente-^ 
fnente    le    altrui     intenzioni    e    volonta  . 
Chicdere  a  chi  e  pratico  del  Foro  .  Non 
poca    parte    delle    Liti    vi    diranno  ,    che 
precede  da  i  garbiigli    e  daH'imperiziade' 
-Notai  3  i  quali  non  han  faputo  ben  com* 

prcn- 


prencfere  o  ben'  efprimere  i  fentimenti  d| 
chi  fa  Contratti  ,  0  di  chi  loro  confida 
i^ultimafua  volonta.  Vergogna  certament? 
e  di  q'le'paefi,  dove  alia  rinfufa  fi  cieano 
Notai  lenza  badare  alle  lor  macchie  paffate  : 
o  a  i  poco  regolati  lor  cofhimi ,  o  al  trop- 
po  limitato  loro  talento  :  non  baftandp 
gia,  ch'  elU  fappiano  ftenderc  un  Rogito 
ordinario,  copiiuo  o  imparato  di  pefo  da 
'i  Formolarj  fiampati  .  E  pure  tempi  vi 
furono  {  e  forfe  dura  in  qualche  Luogo 
il  coftume  )  che  i  Notai  fi  facevanoalla 
rinfufa,  e  per  un  prcfciutto,  da  i  Conti 
Palatini.  Cima  d'uomini  doveano  ben'ef- 
fere  JMotai  di  tal  fatta .  Dee  anche  edere 
regolato  e  non  eforbitante  il  numero  de' 
Notai  in  un  paefe  i  e  cafe  che  i  medefimi 
manchino  al  tempo  prefiflb  da  gli  Editti 
per  denunziare  ,  e  poi  prefentare  all'  Ar- 
chivio  i  Rogiti  da  lor  fatti  ,  giufto  fa- 
ra,  fe  non  adduccano  legittime  fcufe,  di 
fofpendere  ad  efll  la  penna  .  La  poca  at- 
tenzione  nella  fcelta  de' Notai  in  qualche 
contrada  ,  e  Tindolenza  in  fofierire  i  loro 
involontarj  ed  anche  volontarj  mancamen- 
ti ,  non  fa  onore  a  chi  governa  e  si  pocq 
cura  il  Pubblico  Bene  .    Merita    d'  elfere 

C  c     ^  lett^ 


4.66  Capitolo  XXV. 

letta  una  ben  pefata  Bolla  di  Papa  i5r- 
nedetto  XI 11.  in  quefto  propoiito  ^  emana- 
ta  neir  Anno   1728, 

Chi  poi  de'  Principi  intende  cio  ,    che 
J)u6  ridondare  in  Jorcredito  e  gloria,  fa^ 
che  gli  ha  da  flare  ibmmamente  a  cuore 
il  Governo    e    foccorfo    de'  Poverelli  i  si 
perch^  cotanto  premarofamente  dallaLeg- 
ge  fanta  5  che  profelTiamo,  vienraccoman- 
dato  ad  ogniino  il  fovvenimento  de'  bifo- 
gnofi  5  e  SI  perche  principalrnente  fpetta  a 
i  Capi    del    Popolo    tanto    Spirituali    che 
Temporali  quefia  cura  .   Ed  oh  che  beli' 
elogio  per  efli  ,    ove   fieno  riconofciuti  e 
proclamati  non  folo  come  Padri  del  Popo- 
Jo  ,   ma  eziandio  come  Padri  in  particolare 
de'  Poveri    !    Ha    dunquc  il  Principe  da 
promuovere  o  da  confervar  tutto  quello, 
che  puo  ridondare  in  Bene    e    vantagglo 
della  povera  gente  fuddita  fua  .  Antichif- 
fimo   iftituto    della  Carita    Criftiana  fi  e 
Terezione  de  gli  Spedali  per  li  poveri  In- 
fermi  ,  e  per  li  Fanciulli  efpofti .  Non  fi 
moftrera  Citta  del  Criftianefimo ,  ove  non 
ne  fia  uno  almeno  ,  ed  aiTai  piu  ne  mo- 
ftrano  le  Metropoli  e  Citta  di  gran  popo- 
lazione.  Londra  ,    Citta  di  51  flerminata 

^0' 


De  pubblici  <Anhivi  e  Not  at  ^  ec.  407 
Popolazione,  si  provveduta  d'Opereonc- 
ceiiarie  o  utili  ai  Pubbiico  (e  da  ftupir- 
fene  )  non  ha  peranche  aiTai  provyeduto 
al  bifogno  d'  elTi  Panciulli .  Merirano  ben 
quefti  Luoghi  Pii  ,  cotanto  alia  Poverta 
neceflarj  ,  V  attenzlone  di  chi  governa  il 
Popolo  5  afEnche  nc  fieno  ben'  ararx^iniftra- 
te  le  rendite ,  ben  trattati  i  Poverelli  ,  e 
vi  prefiedano  folamente  perfone  di  molta 
Pieta  e  Prudenza ,  che  non  penfino  anche 
a  fare  U  proprio  intereffe  fii  quello  de' 
Poveri .  Debbono  flendere  i  buoni  Principi 
la  fteiTii  attenzione  fu  gli  altri  Luoghi , 
iftitiiiti  dalla  Pieta  deTedeli  in  beneiizio 
del  povero  Popolo  ,  fia  per  alimentar  gli 
Orfani  dell'uno  e  deli'altro  feiTo,  0  Vec- 
chi  inabili  ,  o  Pazzerelli  ,  o  Incurabili, 
fia  per  diftribuir  Limofine  a'  Poveri  ver- 
gognofi  5  o  alle  Vedove  e  loro  £gli  ,  o 
per  dotare  povere  Fanciulle:  con  richicde- 
re  almeno  una  volta  1'  anno  efatta  e  fe- 
dele  informazione ,  fe  fieno  ben'efeguiti  i 
Capitoli  di  tali  Opere  Pie;  fe  fodd  is  fa  tto 
all'  intenzione  de'  pli  Fondatori  o  Teftato- 
ri :  che  quefta  non  fi  dee  mn  fenza  qual- 
che  gran  raglone  alterare ;  altrimenti  dcCi- 
itera  la  gente  dalBeneficare  i  Poveri ,  al 

Co     4  che 


40  8  CapitoJo  XXV. 

the  pure  fi  avrebbe  da  anlmar  ciafcuno  , 
Non  c'  e  al  Mondo  iftituzione  ,  regoJa- 
mento,  e  ordinanza  per  bella  che  fia  ,  la 
quale  non  fia  fempre  efpofta  alia  declina- 
zione  e  a  gli  abuli.  Ne  pur  vannoefenti 
da  quefta  duia  penfione  quelle,  che  rice- 
rjofcono  da  Dio  Toriginenella  Chiefa  fua 
fanta  .  Ora  pur  troppo  puoaccadere,  che 
nel  maneggio  de'  Luoghi  Pii  ,  licconie 
iivvertimmo  di  fopra  ,  fi  fieno  a  poco  a 
poco  introdotti  difordini  in  danno  deTo- 
verelli;  che  vi  fieno  fegrcte  o  paled  ma- 
gagne  i  che  fieno  traicurate  le  faggie  Or- 
dinanze  d'  effi  Luoghi  ,  e  mahrattati  i 
Poveri  .  Gran  vergogna  fempre  farebbe 
d' un  Governo,  che  non  vi  appreftafle  ri- 
medio  .  Anzi  s'  avrebbe  ogni  di  piii  a 
penfare  di  migliorar  quivi  le  cofe ,  affin- 
che  chi  vuol  pure  impiegare  il  fiio  in 
vita  o  in  raorte  in  bene  delTAnima  fua, 
e  fa  qual  gran  merito  prello  Dio  prov- 
venga  dalla  Lirnofina  :  al  vedere  si  ben* 
ammini(}rato  il  patrimonio  de'  Poveri  , 
s'  invogli  di  concorrere  anch'  t^\i  al  loro 
follievo,  come  fi  ufiva  ne' vecchi  tempi. 

Similmente  gloiia  e  di  un  paefe,  dove 
r  attenzioue  del  Principe  fi  ftei.de  a  proc- 

curar 


De  pubbUci  \/irchivi  c  Not  at  ^  ec.  409 
eurar  tutti  i  mezzi  pofTibili  ,  perche  la 
povera  PJebe  abbia  da  lavorare ,  e  da  po- 
terfi  guadagnare  il  pane  colle  fue  fatiche , 
mafTimamente  neir  Arti  della  Seta  e  della 
Lana  ,  come  abbiatn  detto  di  fopra  al 
Capitolo  Decimo  fefto  .  S'  ha  ancora  ne 
faggi  Governi  da  aver  Tocchio  a  i  Men- 
dicant! validi  3  cioe  a  colore  che  dati  alia 
plgrizia  ,  ancorche  per  la  lor  fanita  potef- 
fero  procacciarli  il  vitto  con  qualche  me- 
ftiere ,  o  colle  fatiche  delle  lor  biaccia  , 
pure  prendono  il  dolce  partito  di  limofina- 
re,  con  adoperar  fovente  la  mafchera  di 
varie  fimulate  infermita  .  Ho  parlato  ab- 
baftanza  di  codoro  nel  mio  Trattato  della 
Carita  Criftiana  ;  ma  giova  il  ri  cord  are , 
che  cofloro ,  come  triiffatori  delle  ruglade 
della  Pleta  de'  Fedell  ,  non  fon  mai  da 
comportare  ,  ne  s'  ha  da  permettere,  che 
rubino  le  Limofinegiiifiamentedovute  a  i 
veri  Poveri  invalid!  :  alia  protezione  e 
difefa  de'  quali  c  fpezialmente  tenuto  chi 
goveina  .  Nel  Codice  Giuflinianeo  vi  ha 
Legge  affai  forte  contro  di  quefti  maliziofi 
infingardi  .  Anche  Innocenzo  XII.  cioe 
quel  Pontefice  d'  immortale  memoria  per 
tante  fue  gloriofe  azioni ,  neIJa  BolJadeir 

ere- 


4IO  Capitolo  XXV. 

erezione  dello  Spedale  de'Poveri  invalidi, 

efpreire  il  fuo  zelo  contra    di    coloio  ,    i 

quail  5    (  '^  )  ^^'^^  efsmdo  In^oalidi  ,    f    ci'e 

ricujando  o  ne  pitr  proccurando  di  guadagnarfi 

il  viito  colic  proprie  jatichc    e  coW  induftria 

fecondo  la   loro  abilita  ,  avran  piu  tofto  vo- 

luto  men  are  una  vita    oziofa    e    men  die  are  : 

con  ordinare  percio    al    Vicario  Generale 

di  Roma  (b)  rifpctto  a   i  ramdicanti  entro 

k  Chiefe  J  o  fit  le ports  ^  o  ne'porticalid'efsc  y 

e  al  Governatore  di  Roma  (  c  )  in  rigitardo 

a  i  mendicami  per    la    medefima    Citta    &€. 

cbe  item  pofti  in    Prigione  ,    e  Ji  punifcano 

con  pena  di  care  ere  ad  tempHS  ,    d'  ejilio  ,  e 

con  altre  pene  ad  arbitrio  ;  e  che    Si    /'  una 

€he  faltro  jacciano  il  pojjibile  ,  affinche  qu^- 

fta   razza  di  mendicanti  fia  cacciata  affatto  . 

Altre 


(  ^)  Bulla  XXXVIII.  Innocentii  XII.  §.  XXI. 
invalid!  non  exijlentes  ,  feu  alias  proprio  labore  & 
induflria  juxta  fuam  aptttudinem  viBum  acguirere  re- 
cufantes ,  feu  non  exquirentes  y  deftdiofam  vitam  agere 
ac  mendicare  maluerint, 

{  b  )  Ibidem  :  quoad  mendicantes  in  Eccleftis  , 
earumque  Portts  vel  Porticibus . 

i  c  )  Ibidem ;  quoad  mendicantes  per  eamdem  Ur- 
hem  &c.  Hujufmodi  mendicantes  carcerandos  ,  &  p<Xr 
Tiis  carceris  ad  taapus ,  exfilii ,  aliifque  eorum  arbitrio 
coercendos  curare;  &  ut  hujufmodi  mendicantes  pror- 
f^s  climinentur ,  fatagerc . 


Vc*  pubbUci  xy^rchivi  e  Notai  ^  ec.  411 
^^Itre  provvifioni  e  pene  fi  leggono  quivl 
contro  i  Vagabond! ,  peiione  leaipre  por~ 
tanci  la  prefunzione  di  manipoiatori 
d'  iniquita  o  di  falii  Poveri  .  In  queito 
juolo  debbono  cntrar  colore  ,  che  lotto 
Home  di  Pellegrini  vanno  continuaineiite 
girando  dall'  un  lato  air  altro  dell'  Italia, 
e  finito  un  corfo  ne  incoininciano  un'  al- 
tro .  A  chi  per  vera  divozione  va  in  pel- 
legrinaggio ,  ben  conipartito  e  i'ofpizio  e 
il  vitto  ne  gli  Spedali  a  cio  deputati  ; 
ma  per  chi  a  motivo  folamente  di  bir- 
banteria  porta  il  bordone ,  ed  ofa  ancora 
limofinare  per  le  Citta  ,  liccome  fcioc- 
chezza  e  dar  loro  ricovero  e  aiimento  , 
cosi  giuftodee  dirfi  il  ributtarli ;  e  tanto 
pill  peiche  in  loro  cade  fofpetto  d'  effere 
perfone  malviventi  .  Flnalinente  debbo 
chiamar  beate  quelle  Citta  (  poche  fono 
in  vero  )  le  quali  non  altro  gafHgo  pof- 
fono  dare  a  falfi  Poveri  ,  a  gli  O/ioli  e 
poltroni  ,  e  a  i  Vagabond!  ,  che  q  ello 
di  forzarli  a  lavorare  e  a  guadagnani 
onoratamente  il  vitto  ,  avendo  Conlerva- 
torj  appofta  per  quefto  e  manifatture  ,  la- 
vori  ,  e  fatiche  da  impiegare  afT  ifTma 
gente  ,    Perclocche  fe  mai    ii    puo  ,    noa 

s'  ha 


4 1  i  Capitoio  Xiy. 

s'  ha  da  efillare  cofloio  ,  ma  corrcgerli 
ed  obbligarii  a  mutar  vita  .  Ho  vediuo 
la  prigioiiia  e  \\  pane  e  1'  acqua  far  de' 
mirabili  effete!  di  converfione  ;  e  chi  s'  e 
meiTo  fuJJa  biiona  ftrada  ,  ringraziar  po- 
Icia  chi  T  aveva    addottrinato  con  queRo 


ngore . 


C  A  P  I  T  O  L  O     XXVL 

Dt  i  pMlici  omfti    Giuocbi . 

IL  tenere  oneH-amente  allegro  11  fua 
PopoJo  5  ben  Hce  chiamarlo  lodevol 
Maflima  di  buon  Governo.  Qiie'  Principi 
niifimtropi,  che  non  fanno  ridere ,  e  non 
vorrebbero  ,  chc  ne  pur  gli  altri  ridefle- 
ro  3  ignorano  una  delle  maniere  di  farfi 
amare  da'  Sudditi  fuoi  .  Certo  c  ,  chc  fi 
vuole  In  primo  hiogo  la  gente  laboriofa, 
applicata  alle  fue  Arti  e  faccende ,  e  nc- 
mica  deir  ozio  .  In  fecondo  luogo  fi  dee 
non  folo  permettere  ,  ma  moftrar'  ezian- 
dio  piacere  ,  che  fucceda  alhi  fcrieta  I'al- 
legrezza  ,  e  che  la  gente  goda  qualche 
alleviamento  alle  fiuiche  .  Di  qiieRa  al- 
ternauva  di  efercizlo,  di  ripofo ,  e  d' aU 

leg  r  14 


De  i  piihhlici  onefti  Giuochi .  41^5 
Jegria  non  meno  il  Corpo  che  1'  Animo 
ha  bilogno  per  vivere  fano .  Solamenre  fi 
c/jge  J  the  i  Divertimenti  (ieno  onelH  ,  e 
non  fieno  troppo  frequent!  .  V  ha  delle 
perfone ,  le  quali  ad  altio  non  pcnfano  5 
che  a  divertiiTi  ^  paiTando  fempre  da  un 
'Piacere  ad  un'  alcro  ,  e  credendoli  nate 
ibiaraente  per  iflar  tuttodi  in  gioie  e  io- 
iazzi :  fe  pure  li  puo  parlarc  di  di ,  per- 
che  quelle  ordinariamente  fanno  piii  fer- 
vir  le  notti  che  il  giorno  al  traffico  delle 
loro  geniali  ricreazioni  .  Qiiefto  Epicu- 
reifmo  e  divenuto  la  moda  in  qualchc 
paefe ,  fenza  badai*e  ,  che  di  piu  non  ci 
VLioIe  per  rendere  effeminati  gli  Uomini , 
e  per  corrompere  anche  i  buoni  cofturai . 
fe  in  bocca  di  perfone  obbligate  dalF  eta 
matura  ad  aver  fenno  ,  e  maflimamente 
fe  Padri  e  Madri  ,  altro  non  li  fente  fe 
non  che  Bifogna  divertirji  e  poi  Divertirjii 
MalTima  si  fmoderata ,  e  si  cattivo  efem- 
pio,  puo  effere  la  rovina  della  tenera  ed 
inefperta  Gioventii  .  Mi  fia  permelTo  il 
far  qui  da  Laudator  ttmporis  aBi ;  ne  dico 
gia  de  i  tempi  precedenti  al  Mille  e  fe- 
cento  5  perchc  non  fon  da  paragonare  co' 
fuffegu^nti    nella     bonta     de'    Coftami   . 

Sola- 


414  Capitoh  XXFL 

Solamente  intende  di  dire  ,  che  quantun«' 
que  io  creda  migliorato  di  inolto  il  Se- 
Colo  prefente  rifpetto  a  gli  anrichi  :  pure 
indubi:ata  cofa  e,  che  prima  della  venu- 
ta  in  Italii  di  certi  Oltratiiontani  (  fu 
cio  nel  principio  del  prefente  SecoIo)coa 
piu  rifparmio  fi  attendeva  alle  ricreazioni . 
PafTavano  i  Nobili  prudenti  tutta  la  gior* 
nata  ne'loro  affari ;  le  Donne  onefte  e  fa- 
vie  ne  i  lor  Livorieri  5  riferbandoper  qual- 
che  era  della  notte  il  ricrearli .  Pero  men 
frequent!  erano  allora  le  Converfazioni ,  e 
il  mifcuglio  delT  uno  e  delKaltro  feffo  ;  e 
il  Giuoco  divertiva,  ma  non  incomodava 
mai  di  troppo  la  borfa .  Vennero  gli  Stra- 
nieri ,  niaeftri  del  be!  tempo  ,  e  fecero  de' 
buoni  alHevi  in  nlcuni  Luoghi .  Preffo  gli 
aotichi  noftri  la  parola  InWznsi  Divenimen^ 
to  e  Pivertifsemcnt  Francefe ,  flgnificava  il 
divTrtire  per  qualche  difcretto  tempo  I'Anl- 
mo  dalle  applicazioni  ferie  e  il  Corpo  dal- 
le fatiche .  Tale  era  nnche  il  fenfo  dxRi- 
creazione  ^  e  di  Solazzo ,  Duraqucftoligni- 
ficato  tuttavia  prefTo  tanti  Uomini  faggi* 
che  fi  gloriano  6.\  vi'^tvt  Moribm  ^ntiquis . 
Cosi  praticano  ancora  tante  faggie  Donne 
SI  Nobili.  che  Cittadine 5  Je  quali  impiega-^ 

no 


De  i  pMUci  onefti  Qiuochi,  41^ 
Ko  la  maggior  parte  del  giorno  ne  i  lor 
lavorieri ,  e  prendono  pofcia  coUe  dovute 
mifure  qualche  Ricreazione .  Non  cosi  le 
Scimie  de  i  coftuml  Oltramontani .  II  Di- 
vertimento y  che  era  un  fuffidio,  s'e  con- 
vertito  nel  principale,  anzi  neH'unico  im- 
piego  della  lor  vita.  Per  effe  lo  ftare  un'' 
ora  fenza  Converfazione  5  fenza  Giuoco,- 
fenz' altra  forta  di  Piacere,  vien  ripurato 
un  dimorar  i^IIe  fpine .  Qua  e  Ja  precio 
corrono  i  cacciatori  de'  bei  pafTatempi  a 
divertir  F  altro  fefTo  e  a  divertirli  .  Uno 
de'gran  penfieri  di  quefta  gente  (i  e  quel- 
le di  penfar  fempre  a  nuovi  fpafli  e  tra- 
flulli .  Che  fe  voi  volete  cavare  una  gran 
rifata  da  certe  perfone  ,  leggete  loro  il 
ritratco  della  Donna  forte,  cioe  aiTennata  , 
lafciatoci  da  Salomone  ,  e  farete  fervito . 
Niun  c'e,  checontenda  a  chi  vive  nel 
Secolo  (  e  con  qualche  proporzione  ancora 
a  chi  e  fuori  del  Secolo  )  il  ricrearfi  ,  e 
il  rallegrarfi  5  purche  difcreta  fia  la  taffa 
e  dofe  de  i  Divertimenti .  Perclocche  chi 
non  refpira  fe  non  Piaceri  ed  Allegrie, 
difficilmente  perfuadera,  chenonfieno  cor- 
rotti  i  fuoi  coftumi  :  ed  e  certo  ,  che  la 
fua  non  puo  dirfi  vita  da  veroCrifliano^ 

quand* 


41 6  Capitoh  XXP^L 

quand'  anche  ad  un  per  uno  fofTero  onefli 
tutti  i  5oIazzi  luoi .  Peggio  poi  ,  fe  ne 
gli  fteffi  Pairatempi  ii  deiideraffe  TOnefla , 
comene  i  Giuochi  grofTi  di  Carte  e  Dadi, 
che  pofTono  tirani  dietro  deile  brutte  con- 
fegLienze ;  e  in  certe  Conveiiazioni  ,  Ve- 
glie,  e  Giuochi  chiamati  ingegnofi,  dove 
ha  luogo  la  DifTolutezza  ,  e  Ion  da  ^\x^ 
traffici  o  palell  o  copertl  della  Difoneftii . 
Oltre  a  i  privati  palfatempi  v'  ha  i  Pub- 
blici ,  i  quali  ogni  faggio  Principe  dee  per- 
mettere  ,  godendo  ,  che  abbia  11  Popolo 
con  che  divertirfi ,  perche  ancor  quefta  e 
fra  r  arti  di  tenerlo  contento .  Si  fa  quel 
che  faceva  Augufto  a  i  fuoi  tempi  ,  per 
incantarc  e  aver  dalla  fua  il  Popolo  Ro- 
mano .  Q^iel  Principe  intendeva  egregia- 
mente  Tar  e  del  navigare  .  Purche  concor- 
rano  in  Divertimenti  tali  le  condizioni  fud- 
dette  deirOnefta  e  dellaRarita,  non  dee 
il  baon  Governo  Secolare  vietarne  I'u fo . 
Cosi  e  il  tempo  At\  Carnevale ,  le  Com- 
medie  o  pubbliche  o  private ,  T  Opere  in 
Mafica  5  ed  altri  Spettacoli  ,  il  Ballo ,  e 
Canti  e  Suoni  .  Dift  la  Rarita  .  Daper- 
tutto  il  H^  Quid  Kimis  s'ha  da  offer vare 
comeingrediente  di  troppa  importanza ,  e 

maf- 


De  i  pubhiici  omfli  Giuochi .     417 
mafTimamente  qui  .  Perciocche  non  v'  ha 
eoia  5  che  maggiormente  poteffe  depravare 
un  Popolo  3  o  Inervare  gli  animi  della  gcn- 
te ,  che  ii  permetterle    non  diro  d'  eiTcue 
tuttodi  5  ma  d'eflere  fpefTo  in  fefta  e  tri- 
pudio  .  Le  applicazioni  alio  ftudio  delle 
Lettere ,  e  del  Negozio  ,  Tefercizio  di  tut- 
te  le  Arti  ,    T  amore  all'  Induftria  e  alle 
fatiche ,  fon  gli  alimenti  necelTarj  ad  ogni 
Repubblica :  fenza  di  quefti  effa  in  breve 
precipiterebbe  in  rovina .  Chi  dunqae  vo- 
lefTe  afsaffmarla  5  altro  non  occorrerebbe, 
che  nudrirla  di  Spadi,  Delizie,  e  Pafsa- 
tempi  5  ed  avvezzarla  a  far  nulla :  al  che 
facihnente  s'accomodano    non  pochi  della 
fconfigliata  Plebe  ,  prevalendo  fov^ente  il 
piacere  de  i  Divenimenti  a  gli  altri  riflef- 
li  della  Cofcienza  e  della  Pi  udenza  ,  a  cui 
e  tenuto  ciafcuno  pel  mantenimento  delle 
proprie  Famiglie  .  Oltre  di  che  i  Piaceri 
del  Mondo  fono  in  credlto    e  toccano  il 
cuore  5  fe  arrivano  di  rado :  I'ufo  fover- 
chio  ne  fminuifce ,  o  ne  fa  perdere  il  gu- 
fto.  Percio  i  faggi  Legislatorihan  limita- 
to  ad  uno  o  due  Me(i  il  Carnevale  ,  ne  con- 
cedono  fe  non  rade  v^olte  Fuori  di  quel  tem- 
po le  pubbliche  Danze  ,  e  fimiii  altri  Sol azzi. 

Dd  Ab- 


41^  Capitolo  XXri. 

Abbinm  ricordato  ,  che  ne'  Piibblki 
Divertimenti  ha  fempie  da  intervenire 
rOnefta.  Pure  convien  fame  di  nuova 
menzione  ,  perche  purtroppo  il  Teatro 
Italiano  ha  qui  bifogno  di  non  lieve  at- 
tenzione :  e  mi  Ti  perdoni  ,  fe  torno  a  ri- 
toccar  quefto  qunto  .  11  fine  delle  Corn- 
media  ( fpettacolo  fommairente  dilettevole 
pel  Popolo  )  avrebbe  da  effere  quello  di 
correggere ,  col  fariidere,  i  difetti  e  co-' 
ftumi  Itravoiti  Popolari  :  il  perche  le  Com- 
medie  ben  fatre  egualmente  pofTono  fervi- 
re  di  diletto  e  di  utilita  a  gliSpettatori. 
Or  che  fa rebbe ,  fe  qiieflo  Teatrale  Spet- 
tacolo  oper>iffe  tutro  ii  contrario  coll'  in- 
fegnnre  h  Difonefta  ed  altriVizj,  e  con 
lodare  le  azioni  mcritevoli  folo  di  biali- 
nio  ^  Ufarono  gli  nntichi  Romani  delle 
Commcdie  ben  lavorate ,  e  pur  molto  li- 
cenziofe  .  Altie  n'  ebbero  affatto  buffb- 
nelche  e  piene  di  laidezza  ,  prive  benclpeflo 
di  regolato  Intieccio  ,  e  che  poteano  chia- 
marli  iin  mifcuglio  di  Lazzi  rnalamente 
cuciti  infieme .  Si  le  une  che  le  altre  ne' 
due  precedenti  Secoliil^  ravvivarono  ful 
Teatro  Italiano  \  e  fpezialmenre  ne'  pub- 
blici  Teatriprefe  gran  piede ,  e  non  poco* 

ve 


'Oe  i  puhhlici  oncfti  Giuochi^      419 
ve  lo  ritien  tuttavia  la  Commedia plena  di 
buflbncrie,  ingegnofc  talvolta  ,  ma  fpeflo 
groffolane,  inlipide,  e  contrarie  aU'onefta , 
ancorche    di    tutto    fi  vegga  fghlgnazzare 
la  ftolta  Plebe  .  O  fieno  dunque  lavorare 
ful  buontoino  le  Cominedie ,  o  fieno  me 
ramentebuffonefche,  e  compofte  d'infilzati 
ridicoli  aVvenimenti  ,  furberie  ,  e  goffag- 
gini :  ragioa  vuole  ,  che  i  faggi  Principi 
dieno  ordini  rigorofi  ,  che  non  fi  rappre- 
fentino  azioni ,  o  fi  lacciano  raglonamenti , 
o  fi  fpaccino    equivoci  ,    che    contengano 
Difonefta ,  e  fianocapaci  di  corrompere  i 
buoni  Cciiiimi  .    Si  puo  far  ridere  fenza 
cotanto  ftomachevoli  merci .  Ma  per  rae- 
glio  afiicurare  i!  Teatro  da  quefii  contra- 
bandi :  ripeto,  che  migliore  ripiego  fareb- 
be ,  che  dd  generofo  Principe  fi  facefFero 
compoire  da  chl  ha  la  ccnvenevole  abillta 
(  iono  qiiefti  ben  rari  in  fomigliante    nie- 
IHere  :    pure    fe    ne    potiebbero  trovarc  ) 
delleConimcdie  infieme  piacevoli  e  rnora- 
te;  o  almeno  fcegliere  fra  le  giacoiitpofle 
da  gl'Italiani,  Franzefi  ,    Spagnuoli  ,    ed 
Inglefi  quelle,  che  flu  \\  credono  arte  ad 
emendare    le  perniciofe  e  le  ridicole  Paf- 
fioni  del  Popolo  .  Non  ci  mancano  valenti 
D  d     2  e  ze- 


■420  Capitolo  XXVL 

e  zelanti  Uomini  ,  che  fu  i  facri  pulpiti 
difendono  e  promuovono  il  Regno  della  . 
Virtii  5  e  ci  dipingono  gli  fconci  mali 
efFetti  del  Viz-io  .  Le  ben  fatte  Tragedie 
e  Commedle  potrebbero  anch' eiTe  divenire 
utilififime  Prediche  pel  Popolo  ;  e  tanto 
pill  efficaci  per  conto  delle  ultime  ,  perche 
il  Ridlcolo  e  una  fpada  piii  acuta  e  pene- 
trante  deir  akre.  Pregio  ancora  puodirfi 
di  qucfta  forta  di  Divertimenti  Teatrali 
il  poterne  godere  anche  la  baflTa  gente 
per  la  tcnuita  del  pagamento :  II  che  non 
^sWZZ^Aq^  nelle  Opere  in  Mufica  cotanto 
difpendiofe ,  Ic  quali  riefcono  anche  dan- 
nofe  ad  uno  Stato  ,  allorch^  non  tirano  piu  , 
o  almen  tanto  di  danaro  dal  di  fuori ,  quan^ 
to  c  quelloche  ne  eftraggono  i  Mudci  e 
Ballerini  flranieri  ,  giacche  quefti  oggidi 
vendono  a  s'l  fmifurato  prezzo  i  lorcanti, 
fuoni ,  e  balli,  e  truovano  corrlvi  ad  ac^ 
cordarglielo .  Mirabilmente  ancora  giova- 
no  a  diffondere  I'allegria  nel  Popolo  altri 
pubblici  Divertimenti  e  Spettacoli  ,  foliti 
a  farfi  o  dal  Principe  o  dal  Popolo  in 
certi  glorni  delTanno,  come  le  Corfe  de' 
Cavalli  ,  le  Gioftre  ,  i  Carofelli ,  le  Mac-r 
chine  di  Fuochi  artifiziofi ,  le  Regatte  &c, 

Per-- 


De  i  piihhlid  onefli  Qiuochi  .  411 
Perciie  di  quefti  Spettacoli  puo  godere 
anche  it  Popolo  fenza  fpcndere  ,  piii  At 
gli  altri  eziandio  eflb  nc  feme  piacere  5  e 
poi  tutto  contento  fe  ne  torna  a  cafa  ^ 
fervcndo  la  mernoria  di  tali  fefte  di  un 
faporito  companatico  alia  povera  menfa 
della  maggior  parte  d'elTo  Popolo.  Certo 
e  3  che  ffa  le  maniere  di  farfi  amarc  da' 
fuoi  Popoli  i  Principi  faggi  nonhannoda 
trafcurar  quella  di  tenerli  in  alcune  parti 
deir  anno  oncftamente  allegri ,  fia  col  dare 
de'pubblici  SpcttacoH  e  Divertimenti ,  fia 
col  permettcre  eerti  onefti  PafTatempi  > 
che  il  Popola  fa  proccurare  a  fe  fteflo  * 
Altri  abufi  poi  ci  fono  ,  che  feco  piia 
portare ,  e  pur  troppo  porta  la  liceoza  ed 
allegria  del  Carnevale  .  Parte  anche  d'efli 
fi  vede  riprovata  e  detcftata  dal  noftro 
zelantilTima  Pontefice  BENEDETTO 
XlV.  in  una  fua  Circolare  a  i  Vefcovi 
delloStatoEccleiiaftIco .  E  pure  non  ha  if 
fanto  Padre  voluto  flenderfi  all'  altre  cor- 
ruttele  di  que'  parti colari  tempi .  Non  en^ 
trer6  ne  pur'  io  in  quefte  particolarita, 
baftando  a  me  di  ripetere ,  doverii  defide- 
rare  e  proccurare  per  quanto  fi  puo,  cheJ 
Taftkre  della  Religionc  non  patifca  nel  per- 
D  d     5  met- 


42  5  Capitolo  XXVI. 

Iiiettere  i  pubblici  Solazzi  :  benche  fia 
a/Tai  difficile  ,  che  laiciaca  la  briglia  al 
Popoio  5  egli  non  cada  in  eccedi .  I  Taggi 
banditori  della  parola  di  Dio  hanno  qui 
da  ab.are  la  voce:  ed  appartiene  anche  a 
\  Principi  il  concertare  colle  Popolari  alle- 
grie  5  per  quanto  mai  li  piio ,  la  pubblica 
Onefta,  e  il  rifpetto  alia  Religione  .  Me- 
rita lode  il  loro  zelo  .  Pur  troppo  I'anno 
che  maljgne  erbe  producano  cosi  viftofl 
ed  ameni  prati  -  Si  Ton  vedute  fin  TOperc 
in  Muiica  ,  una  volta  ferie  ,  declinare  in 
buftbnefchi  fuggetti  ,  non  diverfi  dalla 
Conimediaplebea ,  O  pure  al  ferio  argo- 
mento  d'  efle  fi  fono  aggiunti  difonefti 
Intermezzi  .  Ma  perciocchc  tutti  i  pub- 
blici SpafTi  ,  che  un  faggio  Principe  puo 
permettere  ,  tali  fono  ,  che  ii  pofTono  pren- 
dere  ienza  offefa  di  Dio ,  fia  pel  Teatro  , 
come  per  le  Mafchere  e  Danze  ;  percio 
il  Secolar  Governo  li  fuol  concedere  con 
riflettere  ancora  ,  che  non  fi  puo  preten- 
dere  nel  Popoio  la  fanta  vita  e  perfczion 
de'  Clauftrali .  Il  punto  fta  ,  come  difli ., 
Teligere  in  ogni  pubblico  Divertimento  e 
Solazzo  ,  e  in  ogni  anche  privata  Rau- 
nanza  di  perfone  una    tal    Moderazione, 

che 


Ve  i  puhhlici  one  ft  i  Giuochi  ,  423 
die  non  fi  fcrediti  la  Yirtu  e  U  buon 
Coftume  ,  ne  s'  infegni  e  molto  men  fi 
pratichi  il  Vizio .  Dilfi  de'CIauftrali :  ma 
mi  conviene  ora  aggiugnere  ,  efTervi  per- 
fone  di  molto  fenno  ,  all'  occhio  delle 
quail  fa  un  brutto  vedcre  ,  la  cotanto 
dilatata  licenza  di  alcuni  non  pochi  Chio- 
ftri  5  dove  fi  rapprefentano  Traeedie  e 
Commedie  ,  per  dar'  anche  fpado  al  Po- 
polo  5  die  a  gara  vi  concorre  .  Non  e 
mai  veramenteentrata  ufanza  tale  e  liberty 
ne'  Monifteri  e  Convenri ,  dove  abita  una 
modeftia  ftablle  e  un'efeinplare  morigera- 
tezza;  ma  in  altii  non  pochi  pofTi am  tro- 
vare ,  die  clii  ha  rinunziato  a  i  Solazzi 
del  Secolo  ,  torna  a  i  medefimi ,  ne  fi  fa 
fcrupolo  alcuno  di  rapprefentare  amoreg- 
giamenti  e  tenerezze  fra  V  uno  e  1'  altro 
feffo,  e  di  comparire  con  abiti  Donnefchi 
in  Teatro  (  il  che  troppo  indecente  ad 
Uomini  Religiofi  i]  dee  confeflare  )  e  di 
fpacciar  anche  merci  proibite  in  qualche 
allegro  Intermezzo,  con  renderfi  poi  lidi- 
coli  e  dllegiati  prefTo  gli  Spettatori  Seco- 
lari  .  Il  Chioftro  e  ,  o  dovrebbe  effere 
Teatro  di  penitenza  e  di  ritiratezza  ,  e 
/j^ecchio  d'  ogni    Virtu    al    guardo    de  i 

Dd     4  Po- 


4 14  Capitolo  XXJfl. 

PcpolWi .  Puo  efTere  ,  che  i  Saggi  fuddetti 
bramaflero  bandita  affatto  da  i  Chioflri 
una  licenza  tale  ,  che  certamcnce  per  tanti 
StcoW  non  avea  mefTo  il  piede  in  queTaeri 
Luoghi  .  Ma  almeno  e  da  credere  ,  tale 
efTere  la  loro  intenzione  ,  cioe  che  potendo 
competere  anche  a  i  Rcligiofi  qualche  tem- 
po di  ricreazione  ,  ficcome  decentementc 
nonpofTonocglino,  nc  debbono  inrervenire 
a  certi  Divertimenti  de'Secoiari ,  cosimol- 
to  pill  debbono  guardarfi  dal  darne  efli  al 
Popolo  de  i  poco  convenevoli  al  Decoro 
e  alia  Religiofita  del  loro  ftato  ,  e  dal 
cercare  plaufo  con  tali  Rapprefeotaziont 
da  chi  folamente  dee  concepire  venerazio- 
ne  per  efli,  e  pel  facro  Abito  loro. 

CAPITOLO    xxvir. 

Delia.  Caccia  e  Tefca ,  e  come    s'  abbia 
a  permettere  ,  o  proihirt , 

D^L  Gius  della  Caccia  si  per  li  qua- 
druped! che  per  gli  uccelli ,  e  della 
7e/c^  >  han  trattato  alcuiii  T heologi  e  varj 
Legifti  5  fra'qiiali  fpezialinente  Seoaftiano 
de' Medigi  Italiano  5  ed  AharueroEritfchia 

Te- 


Delia  Cdccid  e  T^efca  ^  ec      425 
Tiedefco  .    Truovanfi  raccolti  tali  Autori 
nel     Corpus   Juris    Venatorii     ftampato     in 
Lipfia  neJr  Anno    1702.   Per  quelle   chc 
appartiene  al  prcfente  mio  iftituto  ,  altro 
non  ricordero  io  5  fe  non  quello ,  che  con^ 
viene  al  buon  Principe  e  alia  Felicita  del 
fuoPopolo  in  quefto  propofito  .  Non  e  gia 
lieve  cofa  T  abufo ,  che  in  alcunl  paefi  ii 
puo  ofTervare  o  pel  troppo  rigorofo  divie- 
to  della  caccia  ,  o  per  1'  eccelfiva  perraif- 
fione  dellemedefima.  E  primieramente  che 
il  Principe  godendo  qualche   Bofco  o  te-^ 
nuta  di  Beni   fiioi   proprj    ed    Allodiali , 
rifervi  con  bando  il  Gius  della  Caccia  per 
ufo  fuo  :    ognun    tofto    lo    riconofce  per 
giufto  .  Ma  s'egli  vorra  ftendere  tal  proibi-* 
zione  anche  fopra  gli  Allodiali  de'Sudditi 
fuoi  ;    fe    vorra  concedere    quefto  diritto 
anche  a' fuoi  ValFalli  nelle  dipendenze  de' 
loroFeudi;  allora  ad  un  Principe  amante 
del  fuo  Popolo  s'  hanno  da  rapprefentard 
le  feguenti  olTervazioni .  Cioe  il  gran  dan- 
no,  che  ne  puo  provvenire  airAgricoItu- 
ra  5  di  cui  pure  tanta  cura  abbiam  vedu- 
to,  che  dee  profeffare  ogni  buon  Gover- 
no .  In  SI  fatte  bandite  noi  trovereroo  tal- 
voltavictato  il  lev^re  lemacchie;  Io  fter- 

par^u 


42  5  Capitolo  XXV  11. 

pare  dietro  a  i  fofll  \  ii  tagliar'alberi  nelU 
fua  felva;  ii  fegare  i  prati  al  tempo  debi- 
to;  il  mandare  il  beftiame  al  palcolo  ful 
fuo,  fe  non  quando  piace  a  i  Soprinten- 
denti  delle  Caccie,  per  timore  che  Ii  fcon- 
cino  r  uova  e  i  piccioli  de  gli  uccelli  . 
Peggio  poi  avviene  ,  qualora  volendofi  nu- 
drire  Cignali ,  Cervi ,  Daini ,  e  Caprioli 
in  bofchi  non  cinti  o  di  miiro  o  di  ftec- 
cati  di  legno  ,  fi  lafcia  a  tali  beftie  la 
liberta  di  fcorrere  fuori  ne' feminatialtrui, 
e  con  divieto  d'  ucciderli .  Certo  e  ,  che 
il  Principe  cio  permetrendo  ,  e  non  rifa- 
cendo  i  danni ,  pecca  contro  la  Legge  di 
Dio .  Ho  io  pill  volte  udito  i  fieri  lamenti 
di  molti  Parmigiani  a  cagion  del  Bofco 
di  Colorno :  Bofco  lungo  circa  tremiglia, 
in  cui  gli  ultimi  DtichiFarnefi  ,  tuttoche 
buonifiimi  Principi ,  non  Ii  facevnno  fcrii- 
polo  di  tenere  una  fterminata  quantita  di 
Cignali .  Per  piu  miglla  d'  ogn'  intorno  fi 
ftendeva  la  defolazion  caglonata  da  tante 
beftie ,  che  ufcendo  del  bofco  faceano  da 
padroni  nelle  campagne  vicine  ed  anche 
lontane  .  A  nulla  fervivano  le  grida  del 
Popolo  per  cosi  eforbltante  aggravio  ;  e 
guai  fe  alcuno  aveffe  ofato  di  non  rifpet- 

tare 


Delia  Caccia  o  Tefca ,  ec.  427 
care  aflalfini  tali  ,  che  leco  portavano  il 
2\lo/i  me  tangere ,  quia  Trincipis  fum  .  Noa 
/i  pote  levar  di  tefta  a  niolte  di  queile 
danneggiate  peiTone,  che  V  eflere  venjca 
meno  quella  infigne  Principefca  Famiglia, 
ed  ite  in  rovina  le  DeJizie  di  Colo  mo  ,  e 
parte  di  quel  bofco  ,  foffe  un  colpo  delT 
ira  e  giuftizia  di  Chi  governa  ii  tutto  , 
commofTa  dalle  tante  maledizioni  di  chi 
vedea  le  fue  fatiche  e  rendite  dilapidate 
da  chi  appunto  avea  robbligo  •  di  proteg- 
gerle  e  difenderle  .  In  oltre  lappiamo  , 
quanto  male  inferifca  a  gli  Orti  la  molta 
copia  delle  Lepri  ,  e  quanto  riefcano  eile 
nocive  in  tempo  di  neve  alle  tenerepian- 
te  de  gli  aiberi  fruttiferi  .  Oltre  a  cio 
tante  pene  impofte  e  tanti  procefii ,  che  in 
alcun  Luogo  ii  fanno  per  cagion  della 
Caccia  yietata  ,  o  de  i  Cani  contadinefchi  , 
un  grandiflimo  fconcerto  producono  per  le 
^miglie  de'Villani ,  e  per  confegiiente  alia 
tantoneceffaria  coltura  delle  campagne.  lo 
taccio  il  danno  ,  che  ad  efli  provviene, 
allorche  fono  comandati  a  rafteL'ar  ne' 
bofchi  e  nelle  campagne  il  felyaggiifme 
per  Ii  Cacciatori ,  perdendo  effi  in  qa -llo 
le  intere  giornate,  e  talvolta  nel  biiogno 


mag- 


'42  S  Capitolo  XXrlh 

maggiore  dellefaccende  rufticali.  Ndn  piio 
mai  eiTere,  che  un  Principe,  nel  cui  ctiore 
abiti  ramor  vero  del  fuo  Popolo  ^  e  la 
paterna  Clcmenza,  permetta  limili  aggra- 
vj ,  e  comandi  tanti  rigori  .  E'  egli  mai 
di  dovere,  che  il  piacere  di  poche  perfo- 
ne  abbja  da  coftar  tanti  difpiaceri  e  pregiudi- 
2j  ad  un'intera  univerfita  ?  Non  v'ha  dub* 
bio  :  ogni  volta  che  viene  bandita  (  fuor- 
che  ne'propf  j  Allodiali )  unaCaccia,  s'im- 
pone  una  Gabella  al  Pubblico  j  e  quefta 
grave  per  li  danni ,  che  ad  elfo  nepofTo- 
no  derivare  ;  e  quefta  talvolta  ingiufta  , 
perche  in  fine  ogni  perfona  ha  dalle  Leg- 
gi  della  Natiira  diritto  di  difendere  i  pro- 
prj  beni  da  chi   vuol  danneggiarli . 

Che  poi  fi  poffa  giuftamente  vietare  la 
Caccia  di  certi  uccelli  ,  rfegolarmente  ri-^ 
ferbati  per  le  menfe  de'Grandi ,  come  fo- 
no  i  Fagiani ,  le  Pernici ,  e  le  Starne  :  non 
mancheranno  ragioni  e  convenienze  ,  cbe 
lo  perfuadano  .  Ma  che  fi  giunga  fino  a 
prohibire  quella  d'ogni  alrro  uccello  ;  que- 
fla  puo  chiamarfi  un'  infoffiibile  indifcre- 
tezza  .  Anzi  richiederebbe  il  Pubblico  Be- 
ne tutto  il  contrario  3  cioe  che  fi  animafle 
la  gen!e  a  far  la  ^uerra  a  tanti  ticcelli^' 

nari 


Delia  Caccia  e  Tefca  .  429 

oati  folamente  per  danneggiar  le  Campa- 
gne  ,  come  Storni ,  Merli ,  Tordi ,  Gazze  5 
Pafiere ,  ed  altri .  Noi  non  vi  facciam  xi- 
fleffione,  perche  avvezzi  a  iafciar  viverei 
yolatili  a  modo  loro  :  pure  chi  efaminera 
ben  I'affare  ,  trover^ ,  che  noi  troppo  buo- 
namente  foffriamo  in  cafa  noftra  de  i  La^ 
dri  5  lautamente  viventi  alle  fpefe  noftre, 
con  recar  danno  quotidianamente  a  i  fe- 
minati ,  alle  vigne  ,  e  a  i  frutti  della  Cam- 
pagna .  Ofservate  le  fole  Pafsere  :  oh  quan- 
ce  ne  Ton  Je  fchiere  e  in  ognl  paefe !  Al- 
lorche  {i  femina ,  allorche  \\  Grano  fa  il 
latte  3  o  pure  e  maturo ,  e  cosi  jl  Miglio  : 
eccole  tutte  congiiirate  a  rapirne  quel  che 
pofsono  o  a  guaftarlo  .  Le  Gazze  anch'elle 
fanno  buon  convito  fulle  pannocchie  del 
Frumenrone  ,  Poco ,  e  vero  per  volta  fe 
ne  prendono :  aia  mettendo  infieme  qucftj 
tanti  pochi ,  ne  rifulta  un  totale  di  gran- 
diillmo  danno  .  Oltre  di  che  infeftano  i 
nafcenti  pollonie  i  frutti,  tofto  che  indi- 
nano  alia  maturita;  e  fi  beccano  tanti  fe- 
mi  deirErbe  ,  che  pur  gioverebbero  afsaif- 
iimo  confervati .  Altri  uccelli ,  che  vivono 
di  Grano  ,  appcna  feminato  Jo  fcavano 
dalla  terra  con    diftruggere    in  un  grano 

al- 


43  o  Capita  Jo  XXV  11. 

almeno  una  fpjga  ,  che  da  effo  nafcereb- 
be  .  Nel  Veneziano  da  i  piu  diligenti 
Offervarori  fi  calcola,  che  le  P^flere  folo 
in  diverfi  tempi  portano  via  la  Dodicefima 
parte  del  Raccolto .  Chi  duiK]ue  s'imma- 
glnerebbe  mai ,  che  ci  fofleio  paefi  ,  ne' 
quali  fofTe  delitto  di  perieguitar  quefli 
pubblici  Ladri  ?  E  pur  ci  jono  .  Che  fe 
talun  diceife  5  ch§  in  que*  nnedefimi  paell 
pagando  fi  ottien  facilmcnte  la  licenza  di 
andare  a  Caccia  ,  reftera  fempre  da  pro- 
vare ,  come  quefta  non  (ia  una  fconvene- 
vol  botrega .  Avrebbonli  piu  pofto  a  pa- 
gar  le  perfone  ,  affinche  liberafTero  Ic 
Campagne  da  quefti  affaffini  ,  come  fi  fa 
con  chi  uccide  i  Lupi ,  Je  Volpi ,  cd  al- 
tri  animali  nocivi  ;  fcbbene  in  qualche 
Luogo  ne  pure  e  permefTo  a  andare  i^n- 
za.  la  licenza  a  caccia  delle  Volpi . 

Ora  che  e  qui  da  diie.^  Noi  non  pof- 
fiam  negare,  che  il  Principe  pofia  giufta- 
mente  interdirc  al  balfo  Popolo  il  portar' 
Armi  da  fuoco  ,  e  il  valerfene  per  la 
Caccia  J  a  cagion  de'molti  difordinl,  che 
potrebbero  intervenire  per  Tufo  univerfale 
cd  illimitato  d'  armi  cotanto  pericolo/e . 
Ma  perquelio  che  riguarda  il  cacciare  con 

re- 


Delia  Caccia  e  Tefca  ^  ec.  431 
reti  5  con  vifchio  ,  con  lacci  e  trappole  5 
trattandofi  d'uccelli  non  riferbati  al  Prin- 
cipe 3  o  ii  dovrebbe  permettere  ad  ognuno 
per  quel  diritto  naturale ,  che  compete  ad 
ogni  Uomofopra  i  quadruped!  ed  uccelli 
non  efiftenti  in  dominio  di  alcuno  ,  o 
almeno  s' avrebbe  a  concedere,  come  un 
privilegio  a  chi  tien  dell' Api ,  o  coopera 
in  qualche  altra  fingolar  maniera  a  i  van- 
taggi  del  Ptibblico,  fenza  volercavare  da 
cio  una  contribuzion  di  Patenti  .  I  faggi 
Vencziani  permetrono  a  chichelTia  quefta 
Caccia  innocente  Tenza  Tarchibugio  .  I 
Padroni  de'carapi  fomminiftr^ino  le  reti  a 
lor  Contadini ,  e  ne  ricavano  un  terzo 
della  preda  .  Raccontafi  di  un  Podefla 
della  Citta  di  Trivigi  .  che  comparendo 
davanti  a  lui  un  Villano  ,  a  cui  era  ftato 
tolto  lo  fchioppo  5  perche  fu  colio  con 
e/To  a  Caccia  (che  quefta  e  la  Tola  pena ) 
gli  (cct  quel  prudente  Mini/iro  una  fo- 
lenne  bravata  ,  e  pofcia  il  rimando  colla 
reftituzion  di  quelT^irme  .  Interrogato.  del 
percl)e  li  foife  contenrato  di  si  poco  , 
rifpofe:  Gajlighere/hvoi  ^  chi  anejfe  la  vir^ 
til  di  Jojpendtre  in  aria  t  di  difperdere  la 
'Gragnuola  "i  E  cio  per  la  coniiderazion  di 

tan- 


432  Capltoh  XXFIL 

tanti  danni  ^    che  i-ecaao  gli  uccelli  alle 
campagne  .   Ne  fuflifte  ,  che  la  gente  di 
contado  con  si  facta  licenza  troppo  fi  di- 
ftraerebbe  dalle  necefsarie    faccende    deir 
Agricoltura  .  Abbiamo  1'  efempio  in  con- 
trario  per  gli    Stati    della  Repubblica  di 
Venezia,  dove  gran  caccia  fi  fa  d'uccel- 
lami ,  e  non  ne  rifente  pregiudizio  lacol- 
tura  de'  campi .  L'ufo  di  farle  e  quando 
s'ha  dell'ozio ,  e  ful  far  del  giorno ,  o  la 
fera ,  o  pur  la  notte .  V'ha  de'paefi ,  che 
per  la  lor  politura    fcarfeggiano    forfe  d' . 
uccelli :  altri  aH'incontro  ne  abbondano  , 
fpezialmente  dove  e  il  pafsaggio  d'efli  o 
neirandare  o  nel  venire  da  i  climi  caldi  . 
Ma  niuno  forfe  v'  ha ,  che  non  fofFra  il 
guafto  delle  Pafsere ,  de  gli  Srorni  e  d'al- 
tri  fimili    nocivi    augelii  .    S' avrebbe  da 
premiare ,  ficcome  dicemmo ,  chi  fi  ftudia 
di  fcetnarli .  Almeno  s'ha  d' aver  caro  , 
che  da  tal  divertimento  tragga  profitto  U 
povera  gente  con  vendere  i  prefi  uccella- 
rni  5  c  fuppiire  con  cio  a  i  pubblici  ag« 
gravj  .  Campagne  ci  fono  ,  dove  le  migliaja 
di  Lodole  cantano  le  loro  ariette  in  aria, 
e  dolcemente  fi  nutrifcono  piombando  in 
terra,  fenza  che  alcuno  ofi  di  toccarle  . 

Noi 


DelU  Caccla  e  Tefca^  ec.      433 
Koi  ftolti    ingrafliamo    i    noftri    augelli  ; 
per  mandarli  poi  ad  altre  comrade ,  dove 
colla  prefa  d'  effi    buon    guadagno    fa  la 
gente  piii  accorta  .    lo    fo    d'  un    pacfe, 
dove  pure    non    e    grande    V  abbondanza 
delle  Lodole,  e  nondimeno    colla   Caccia 
d'  eile  molti  Contadini  fi  fono  arricchiti . 
Quanto  alia  Tefca ,  non  concorrono  gia 
ne'  Pefci  le  perniciofe  qualita  da  noi  oC- 
iervate  nelle  varie  fpecie  d'animali  felvag- 
gi  e  di  augelli  ,  che  infeftano    le  campa- 
gne.  Queir  innocente  Popolo  fi  raantiene 
fenza  danno  alcuno  de  gli  Uomini  e  delle 
lor  terre .  Vero  h ,  che  alcuni  d'eflfj  fanno 
gran  guerra  fra  lore  ,   e    vivono    fol    di 
rapina.  Ma  iiccome  la  Divina  Providenza 
ha  congegnato  in  inaniera  le  cofe ,  che  le 
Fiere  micidiali  fieno  poco  feconde ,  affin- 
che  troppo  non  fi  raoltiplichi  la  razza  lo- 
ro  in    pregiudlzio    dell'  Uomo  :    cosi    ha 
fatto,  che  la  fecondita  deTefci  innocent! 
iia  incredibile,  e  per  lo  contrario  riftrctta 
aflaiflitno  quellade'  Pefci  divoratori  .Ognun 
fa  5  che  non  e  lecito  11  pefcar  nelle  Valli , 
ne  i  Laghetti ,  e  nelle  Pefchiere  de'  par- 
ticolari  padroni :  ma  nel  Mare  e  ne'  pub- 
blici  Laghi  e  Fiumi  dovrebbe  cfferc  per- 

E  e  mefTo 


4J4  Capita  h  XXFlL 

ttiefib  il  farlo  ,  perche  que'  Pefci  nort 
fono  in  dominio  alcuno .  Pero  nel  faggio 
Governo  de'Signori  Venez.iam  ,  e  in  al- 
tri  paefi  vien  permeiTo  il  pefcare  con  reti 
e  nafTe  ;  c  cerrarnente  proprio  dt  buoni 
Principi  dovrebbe  efTere  il  non  far  fuo 
cio ,  che  c  del  Pubblico  ,  e  il  non  ira- 
pedire  qaeflo  bel  divertimento ,  e  infiemc 
guadagno  al  Popolo  fuo  .  E  cafo  mai 
che  godefTero  un'  immemorabil  pofTefTo  di 
vietare  nelle  Acque  pubbliche  T  ufo  delle 
reti,  farebbe  almen  di  doveie,  che  i  lore 
Miniftri  non  vendefTero  troppo  caro  Ic 
licenze  i  altrimenti  ii  ritrarrebbe  la  gente 
da  un' efercizio,  che  torna  in  tanto  pro- 
fitto  de'  privati  ,  e  d^\  Pubblico  ^itiXo  , 
Ma  qualunque  fia  la  condizione  dell' 
Acque  pefchereccie  del  Pubblico  ,  non 
s'  ha  mai  da  permettere  ,  che  chi  vuoi 
pefcare,  uu  Coccola  od  altre parte,  onde 
muojano  o  fi  sbalordifcano  i  Pefci  ;  per- 
che poco  profitto  ne  ricava  V  Uomo ,  e 
gravilTimo  danno  fi  reca  alia  pefca.  Olcrd 
di  che  s'  ha  ben  da  efaminare  ,  fe  fia 
vero  ,  che  i  Pefci  preli  in  quefta  guifa 
ii  vendicano  di  tanta  crudelta  con  dive- 
nir  cibo  noeivo  a  chi  ne  mangia .  Final-* 

raente 


Pelld  Milizia.  435 

inente  non  ha  da  elTere  leclto  a  i  PefcS-^ 
tori  colle  tantc  lor  manifatturc  ne'  Fiumi 
d'  impedirc  il  coffo  llbero  deU'Acque . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XXVIIL 

Delia  Milizia  . 

Ifogna  ch'  Ip  lo  confeili  :  mi  fento 
qualche  ripugnani^a  a  parlare  della 
Milizia ,  perche  quantunque  fia  quefta  un.' 
jftltuto  utile  ed  anehe  neceffario  alia  con- 
fervazione  della  Reptibblica  ,  pure  a  me 
fembra  una  difgrazia  Fobbligo  di  tenere 
armati  per  difela  5  e  molto  piu  il  volerne 
tenere  per  offefa.  Y'  ha  chi  ha  chi^maro 
Giiena  divina  la  Peftilenza,  quafiche  Dio 
faccia  guerra  a  gli  Uomini  ,  allorch^  i*^ 
Pede  infierifce  in  urt  Popolo .  Ma  c"^  in 
oltic  la  Guerra  ,  che  gli  Uomini  fanno 
fra  loro  per  ifcannarfi  F  un  T  altro  ;  e 
guerra  di  lunga  m.ano  piu  frequente  deir 
altre.  Gran  penfione  del  genereumano,  e 
penfione  d'ogni  Secolo ,  che  e  mai quefta! 
Ora  qua!  Fcilcita  puo  maitrovarfi,  do^^ 
danzano  1'  arm!  e  il  furor  militarc  ^  Col 
farmi  vivere  lungo  tempo  Dio  m'  ha  fatto 

Ee     2  o  vc- 


45^  Capitolo  XXV 111. 

o  veder  co'proprj  occhi ,  o  intendere  per 
iicure  relazioni,  che  flagcllo  de'Popoli  lia 
la  Guerra ,  non  ranto  per  li  mail ,  ch'efTa 
inferifce  nel  fuo  bollore  ,  quanto  perquel- 
li,  che  reftano  come  appendici  della  me- 
delima  a  cagion  delle  tante  rovine  de'par- 
ticolari ,  e  de  i  contratti  Debiti  pubblki. 
II  peggio  (i  e  5  che  quefto  Male  puo  dirfi 
jnevitabile ,  perche  mai  non  cefso  ne  cef- 
fera  I'Ambizione  de'  Principi  ,  nome  fi- 
gnificante  Tinnata  lor  voglia  di  conquifta- 
re  r  altrui  ,  e  di  slargare  i  confini  del 
proprio  dominio  .  Sicche  mirate  il  fiero 
garbugllo  del  Mondo  .  Chi  non  haarmi, 
fempre  fi  truova  efpofto  alle  fuperchierle 
e  prepotenze  di  chi  ne  ha .  Air  incontro 
chi  ne  ha ,  e  fuggetto  a  molte  pericolofe 
mutazioni.  Abbiam  veduto  Armate  fenza 
titolo  e  diritto  alcuno  far  da  padrone  nc 
gli  Stati  altrui  ,  c  taglieggiare  con  egual 
rigore  gl'  innocenti  Popoli  non  Sudditi 
fuoi,  come  i  Sudditi  proprj.  D*ordinario 
ancora  chi  ha  quefto  gran  prurito  di  far 
guerra  ,  non  puo  di  meno  ,  che,  fe  fa 
piagnere  i  fuoi  vicini  ,  non  faccia  lagri- 
mare  anche  il  proprio  Popolo  colle  molte 
gravezze,  con  cfporlo  all'  efterminio  ;  /e 

pre- 


Delia  Ait  If  Zi  a  .  437' 

prevagliono  i  nemici  i  coa  immolar  tanta. 
gente  a  quefta  fua  cara  paffione ,  e  ridurre 
con  tante  leve  di  gente  incolte  le  campa- 
gnc .  Frefchi  ne  abbiamo  gii  efempli  nelle 
ultime  guerre  .  Di  tanti  giiai  Ton ,  come 
difli  5  primaria  cagione  le  tefte  non  mai 
conrente  de'  Regnanti .  La  Milizia  poi ,  o 
fia  le  lor  foldatefchc  ,  quelle  fono  ,  chc 
efeguendo  gli  ordim  fovrani ,  o  per  necef- 
fita  5  o  per  barbarie  ,  e  ordlnariamenre 
contro  la  mente  de' lor  raedefimi  Signori  ^ 
portano  V  infelicita  a  tanti  paefi  .  Quello 
ancora  5  che  per  lo  piii  veggiamo  accade-/ 
re ,  quand'  anche  la  fortuna  s'accordi  coU* 
armi  d\\n  Principe,  ond'  egli  ne  divenga 
piu  grande  e  potente  conislargare  i  con- 
lini ,  non  vi  figurafte  ,  cheringrandimento 
fuo  fervifle  a  far  godere  uno  ftato  miglio- 
re  a'Sudditi  fuoi.  Qtiel  che  erano  ,  fe- 
guitanoquefti  ad  efTere  .  11  danno  da  I0-- 
10  patito  fnole  unicamente  tornare  in  pro-' 
fitto  del  Principe.  Molto  pericolofa  poi  ^ 
per  non  dire  infelice ,  e  la  fituazione  de' 
Principi  minori  .  Se  non  hanno  Fortezze 
o  Ciita  ben  fortificate ,  ogni  Potente  puo 
e  fuol  facilraente  calpeftarli  5  ed  anche 
impadronirii   de'  loro   Stati  .    Se   poi    ne 

Ee     3  han- 


43^  Capholo  XXrilL 

banno,  pur  troppo  le  abbiam  veduto  fciv 
yire  non  Jn  Jor  Bene ,  ma  contra  di  loro 
fteifi  e  per  loro  rovina  ,  qualor  vengono 
Guerre  .  Truova  chi  e  in  vicinanzi  ed 
ha  piu  forza ,  ne'  luol  Libri  fempre  qual- 
che  ragione  d'  impoiTerfarfi  dell'  altrui  ,  e 
di  rivoigere  que'  cannoni  contra  del  Pa- 
drone iegittimo;  e  convien  pregar  Dio^ 
che  un  di  ne  faccia  Ja  reftituxione . 

Ora  che  c  qui  da  dire?  Primieramente 
chiunque  ha  la  fortuna  di  godere  la  Pa^ 
ce ,  puo  eflere,  che  non  ingiuflamente  Cx 
lagni  d'  altri  Mali :  ma  certo  egli  gode  un 
Bene,  che  fra  quel  del  Mondo  e  fomma-r 
mcnte  ftimabile  e  invidiabile .  Secondaria- 
niente  allorche  la  Gucrra  e  fattadaTrin- 
cipi  modcrati  ,  e  ben  ricordevoli  delle 
MalTime  della  Criftiana  Carita  e  Giufti- 
2-ia  ,  e  che  poffeggono  il  convenevol  nerbo 
della  pecunia  3  troppo  importanterequifito 
di  quel  meftiere:  danni  ed  aggravj  certo 
non  mancheranno  al  paefe  ,  ma  pofTono 
efTere  foffribili  ;  anzi  puo  talvolta  acca- 
dere,  che  lieno  in  parte  compenfati  dall' 
abbondanza  delT  oro  ,  che  quivi  refta . 
DilTi  talvolta,  perche  d'  ordinario  i  guai 
fuccedono,  ne  rimane  dopo  d'efli  fe  non 

la 


DtUa  Milizta .  4^9 

la  povcrta.  Dio  poi  guardi    e   Sudditi  c 
Amici  e  Nemici  ,    aliorche    il  Regnantc 
prende  a  far  guerra  con  buona    copia  di 
combattenti ,  ma  con  troppa    fcarfezza  di 
contanti  .    Non    ci  vuol  molto  a  indovi- 
aare  a  chi  tocchera  di  fupplir  quefto  di- 
fetto.  Oltre  di  chc  gente  armata    e   mal 
pagata,  fi  figura  di  godere  un'ampiopri- 
vilegio  di  vivere  fenzadifciplina.  Terzo. 
chiunque  de'Principi  puo mantener  tri!ppe 
proporzionate  alle  forze  del    fuo    erario  , 
non  e  mai  da  biafimare :  fara  fors'  anche 
da  iodare ,  perche  il  Gius  naturale  infe- 
gna  di  difendere  i  propriStati  5    Citta  , 
Fortezze,  e  diritti,  per  quanto  puo  ,  da 
chi  tentalTe  d'  opprimerlo  :  anzi  corre  cb- 
bligo  al  Principe  di  prefervare  ,  e  liberate , 
fe  puo,  i  Popoli  fuoi  da  gl'infulti  altrui. 
Ma  farebbe  da  defiderare  ,  che  in  quefte 
si  giufte  mifure  fi  contenefTero    gli  animi 
de'Regnanti ,  Ne  metteffero  mano  airarmi , 
fe  non  forzati  da  un  vero  Male  prefentc , 
o  da  un  Male  ragionevolmente  temutoin 
avvenlre :  che  non  fara  mai  da  dirfi  glo- 
ria d'effi ,  anzi  fara  motivo  di  giufto  bia- 
iimo  5  r  entrare  in  guerra    fenza    necelfita 
veruna ,  con  cercare  pretefti ,  che  mai  non 

Ee     4  man- 


44<>  Capitoh  XXFUL 

mancano  5  per  ingojare  gli  altrui  dominj  5 
e  fenza  far/i  fcrupolo  di  rompere  la  fede 
pubblica  e  i  piu  folenni  Trattati  ,  per 
\  avidita  di  nuove  conquilk .  Finalmenre 
pofta  la  neceffita  e  confuetudine  di  tener 
Soldati  di  fortuna ,  niuno  de'buoni  Prin- 
cipi  ha  bifogno  de  gli  altrui  ricordi ,  per 
faperei'obbligo  fuo  di  contenere  in  difci- 
plina  Uomini  ,  che  fi  facilmente  pofTono 
o  abiifar  della  forza  o  foperchiare  i  de- 
boli .  Di  quefta  attenzione  fi  puo  fpezial- 
mente  gloriar  qualche  Principe  ,  ne'  cui 
Ufiziali  e  Soldati  ii  offerva  ogni  ragione- 
vol  contcgno .  Benchcnon  c  e  alcuna  colta 
Nazione  fra  i  Criftiani ,  che  non  viva  con 
difciplina  ;  purche  cosi  vogliana  i  lor  Ge- 
Herali  ed  UfiziaLi  maggiori  ,  Certamentc 
chi  profefTa  la  Legge  di  Crifto  ,  Legge 
di  Carita  e  Giuftizia  ,  non  dovrebbe  efTe- 
re  iomigliante  a  i  Leoni  e  alle  Tigri  , 
le  quali  benche  addimefticate ,  non  mai  fi 
fpogliano  del  fiero  e  malefico  lor  talento , 
Refta  ora  da  vedere  ,  fe  s'abbiano  da 
addeftrare  i  Popoii  alia  Milizla,  ficche  fi 
jcndano  abili  al  maneggio  deirarmi  nelle 
Guerre  d' offela  e  di  difcfa  .  Da  che  ne' 
Secoli  barbarici  le  Citt^  ^'Italia  comincia- 

rono 


Delia  Milizia:  441 

rono  a  reggerli  a  Repubblica,  e  il  Popo- 
lo  avea  parte  nel  Governo ,  bene  era  alio- 
ra,  che  anche  la  Plebe  fofTe  agguerrita 
per  li  pubblici  bifogni .  Trattavafi  di  di- 
fendere  la  Patria  ?  ognuno  per  lo  piu  efpo- 
neva  volenticri  la  vita  ,  per  falvare  un 
Bene  ,  comune  sj ,  ma  proprio  d'  ognuno  : 
cioe  la  Liberta  e  la  participazion  de  gU 
onori .  E  pure  fappiamo,  che  intervenne- 
ro  allora  troppe  turbolenze  e  Guerre  fra 
efTa  Plebe  e  i  Nobili .  Nelle  Repubbllche 
poi ,  dove  faggiamente  e  fiflato  il  Gover- 
no nella  Nobilta,  forfe  perkolofo  potreb- 
be  riufcire  il  rendere  bellicofo  il  Popolo . 
Airincontro  ncUo  Stato  Monarchico  rego- 
larmente  nulla  c  da  paventare  daH'addot- 
trinar'  il  Popolo  nell'  arte  della  Guerra  . 
Solamente  e  qui  da  offervare,  cofafipof- 
fa  il  Principe  promettere  da  si  fatti  guer- 
rieri .  Puo  egli  far' apprendere  ad  efTi  tut- 
ta  Tordinanza,  tutti  i  movimenti  ed  efer- 
cizj  milirari :  ma  e  da  vedere  ,  fe  polTa 
anche  ifpirar  loro  due  importantilfimi  re- 
quifitl,  per  ricavarne  buonfrutto;  cioeii 
Coraggio,  e  la  voglia  di  azzardare  la  vi- 
ta pel  Principe  fuo.  Si  moftrerebbe  fore- 
filere  nel  Mondo  ,  chi  non  fapelfe  ,   che 


44^  Capitolo  XXVlll. 

gente  dl  nuova  leva ,  ne  mai  ftata  al  fuo- 
co,  porta  feco  lo  fpavento  ad  ogni  fatto 
d'  arme .  Dieci  mila  veteran! ,  anzi  molto 
meno,  baflanti  fono  a  rovefciare  c  difper- 
dere  cinquanta  mila  di  quefti  novizzi  . 
PofTono  fervirc  per  reclute  ,  e  mifchiati 
con  gente  del  nriCfiiere,  animati  alloradeir 
cfempio  di  chi  non  moflra  paura  ,  puo 
efiere ,  che  tengano  faldo  il  piede .  Viene  W 
Coraggio  dal  defiderio  dclla  Gloria ,  dair 
Amore  verfo  il  fuo  Principe,  dall'Avidi- 
ta  del  bottino ,  dalla  Difperazione ,  e  da 
altre  cagioni  /  ma  ordinariamente  non  fe  lo 
fente  in  cuore  ,  fe  non  chi  ha  imparato ,  che 
•fi  puo  conabattere  fenza  lafciarvi  la  vita  i 
Ora  troppo  rara  cofa  c ,  che  in  gente  av- 
ve2,zata  a  vivere  fervihiiente ,  entrino  ge- 
nerou  penficri  di  Gloria  ;  che  in  Popolo 
opprefTo  da  indifcretiTriSutifi  truovi  rati- 
ta  afiezione  verfo  del  Signer  fuo ,  che  vo- 
glia  di  buon  cuore  andar'incontro  alia  mor- 
te  e  facrificarfi  per  lui .  Pero  non  e  mai  da  far 
gran  capltale  fopra  poveri  Villani ,  benche 
ben'  armatl  e  reggimentati ;  e  chi  non  ha  rai- 
gliori  truppc  di  quefte ,  puo  in  certa  manie- 
ra  dirii ,  che  niuna  ne  ha ,  eccetro  che  ^ovt  fi 
tratta  didifendere  il  didcntrodelleFortezze. 

Con- 


Delia  Militia ,  '443 

Contuttocio  non  potra  mai  raglonevol- 
mentc  biafimarfi  il  Principe  ,  che  ami  di 
ammaeflrare  i  Popoli  fuoi  neir  arte  della 
Guerra ,  oltre  a  i  Soldati  di  fortuna ,  che 
h  folito  a  tenure  per  ficurezza  della  fua 
potenza  .  In  certe  occafioni  e  bifogni  pof- 
fono  anch'  efli  preftar  buon  fervigio  alio 
Stato.  Ma  non  bafta  11  far  loro  fcuola 
de  gli  efercizj  milirari  ;  bifogna  animarli 
con  privilegi  e  vantaggi .  Strana  cola  e  5 
che  in  alcuni  paefi  i  Miliziotti  ,  cioe  la 
gente  di  campagna  5  che  fi  arriiolano  per 
Soldati  5  abbiano  per  queflo  non  defide- 
rato  onore  da  pagare  un'  annuo  Tributo 
al  Principe  ,  o  eflere  di  tanro  in  tanto 
coftrctti  a  contribuir  danaro  per  la  Mo- 
flra  .  Niuna  gravezzl  puo  dirfi  peggio 
collocata  di  quefta ,  perche  tutto  contraria 
alleLeggi  della  Milizia .  Quantunque  poi 
non  (la ,  ficcome  dicemmo  ,  da  far  gran 
conto  di  fimili  truppe  per  le  Guerre  in 
campagna:  pure  dal  rendeie  iperta  la  gen- 
te neir  ordinanzamilitare  e  nel  manigggio 
deirarmi  ,diie  Beni  pofTono  trarfi  .  l\  primo 
fpezialmente  riguarda  le  Citta  .  Qu.-^lora 
il  Principe  iftltuilTe  del'a  giovane  v^itta- 
diiiaiua  varie  Compaoni?e    e  Baitaglloai , 

fe- 


^44  Capitolo  XXVin. 

fccondo  la  diverfacondizione  d'effi  CItta- 
dini  5  fenza  obbligare  a  fpefa  alcuna  gli 
arniolati  ,  anzi  concedendo  Joro  qualche 
Privilegio  :  certo  e  ,  che  la  Gioventii  brio- 
fa  volentieri  fi  farebbe  fcrivere ,-  concorre- 
rebbe  con  piacere  ad  apprendere  i  miiira- 
rl  cfercizj  ;  ed  anche  volontariamente  fi 
procaccierebe  T  Uniforme.  La  vanita  di 
comparirc  in  armi  alia  vifta  dell'  altro 
Popolo  5  e  maflimamente  fotto  gli  occhi  di 
chi  per  editto  della  Natura  altr'arminon 
ha  da  mancggiare  che  la  conocchia  e 
Tago,  fommamentecaro  e  deliziofo  rende- 
rebbe  quefto  impiego  a  i  cuori  giovanili . 
Guerrieri  di  tal  fatta  ( convien  ripeterlo) 
non  s'  hanno  da  formare  ,  per  valerfene 
mai  in  impegni  di  Guerre  .  Potrebbero  efli 
nondimeno  giovare  aflaiffimo  per  la  difefa 
della  propria  Citta  .  Ne  abbiam  veduto , 
non  ha  molto,  egli  efempli  nelJeilrepitofe 
fcene  deirindita  Citta  di  Genova  .  II  vero 
motivo  d'aver  quefte  apparenti  truppe ,  dee 
efTere 'quello  di  valerfene  nelle  infigni  {q» 
lennit^  del  Principe,  ed  anche  della  Chie- 
fa  .  Bel  decoro  ,  che  e  d'  una  Citta  ,  il 
mirar'allora  la  Cittadinanza  in  gala  e  in 
armi  >  divifa  nelle  fue  fchiere  colle  varie 

Baa 


Delia  MUizia .  445 

Bandiere  ,  atteftare  il  fuo  giubilo  per  Ic 
felicita  del  Principe  ,  o  la  i'ua  divozionc 
alle  pill  riguardevoli  funzioni  delCriftia- 
nefimo.  Chiamarele,  quanto  volete,  inuti- 
li  pompe .  Fannofi  allora  tanti  addobbi:  11 
piu  hello  fempre  fara  il  mirar  copioie  fchie- 
re  d'armati  ben'ordinatc ,  e  tutte  in  bell' 
arnefe  .  Ualtro  Ben  conliftera  nella  ftef- 
fa  iftruzione  ed  cfercizio  mill  tare  dell  a  Gio- 
ventu .  Per  alquanti  Melidella  buona  fta- 
gione  5  e  folamente  nel  dopo  pranzo  dellc 
Fefte  compiuti  che  fono  i  Diviiii  CJfizj, 
la  raedefima  fcuola  potrebbe  farfi  aiSol- 
dari  urbani  ,  che  fi  pratica  con  quei  di 
fortLina .  Ecco  un'onefta  maniera  di  tener 
lungi  la  Gioventu  in  quelle  ore^^'ozioda 
altri  pcricolofi  paflfatempi  d'Ofterie,  d'Amo- 
reggiamenti ,  e  di  Giochi  d'azzardo  .  Par- 
te ancora  deiraltro  Popolo  concorrerebbe 
a  quello  fpettacolo ,  e  goderebbe  dello  ftef- 
fo  benefizio  .  Potrebbefi  parimente  nellc 
Caftellanze  tener  queflo  metodo  :  ma  per 
li  Contadini  occorrono  altri  riguardi.  In 
fine  e  da  ofTervare  ,  che  fe  il  Principe 
vorra  prendere  de  i  motivi  per  addeftrar 
k  gente  di  campagna  al  meftierdellaguer- 
ra  ,  e  per  valerfene  a  si  dura  funzione,  fi 

fpo- 


44<5  CapitoJo  XXVltt 

fpopoleranno  le  campagne  de'  plu  forti  t 
inigliori  ftrtimenti  deir  Agricoltura  ,  Be- 
Ke  tanto  importanre  ad  ogni  Stato  ;  dal 
che  provvera  un  danno  immenfo  .  Non 
fu  certamentc  contato  fra  le  glorie  di 
qualche  Monarca ,  Tavere  con  tante  guer- 
re fatto  un  SI  eforbitante  falaflTo  di  gen- 
te ,  che  ne  reftarono  incolte  le  terre  .  La 
neceflfita  della  difefa  ,  puo  fcufar  tali  ec- 
cefTi :  ma  non  mai  li  fcufera  T  Ambizio- 
ne,  e  11  capriccio  de'  Regnanti . 

C  A  P  I  T  O  L  O    XXIX. 

titlk  Fahbriche  ,  della  Tulizia ,  e  del  la 
piibhlica  Sanita  delle  Terre  e  Citta  , 

UN  contrafegno  infallibile deiropulen- 
za  d'  una  Citta  fono  le  belle  e  ma- 
i,t\iincht  Fahbriche  si  Ecclefiaftiche  che  Pro- 
fane ,  che  qulvi  fi  mirano  .  Solamente  vec- 
chie  indicano  la  dovizia  de'paflati  tempi ; 
fe  ancherecenti  5  atteftaao  la  prefente  Fe- 
Jicita  e  forza  di  quel  Popolo .  All'incon- 
tro  fe  volete  conofcere  la  poverra  o  me- 
diocrita  d'  una  Popolazione  ,  dimandatelo 
alle  Fabbriche  fue .  Gia  di  fopra  sh  det- 

to. 


Dclk  Fabbrlche  ,  della  TuU^ia  ,  ec.  447 
to,  eflere  da  defiderare,  che  ne'Cittadini 
entri  lo  fpiritc  ediiicatorio .  e  che  gareg* 
gino  indeme  eoir  alzare  funtuofi  edifizj  si 
per  agio  proprio,  come  per  pubblico  or- 
namento .  Da  cio  proviene  iin  bel  decoio 
alia  Citta .  Anzi  .dovrebbe  chiamarfi  giii* 
diciofa  quella  Citta  ,  che  tenefTe  un  annua 
fifTa  rendita  ,  unicamente  deflinata  a  far 
qualche  nuova  fabbrica  o  per  ornato  o 
per  utile  del  Pubblico:  come  Palazzi  del 
Comunei  Piazze,  Portici,  Spedali  ,  Cafe 
per  dar  ivi  da  lavorare  a  i  Povcri ,  Pon-* 
ti ,  Porti  &c.  Qualora  manchi  la  poflfibil-- 
ta  a  i  Privati  o  al  Pubblico  5  per  far 
grandiofe  Fabbriche  ^  almeno  concorrefTe  il 
buon  gufto  in  far  quelle  ,  che  fi  pu6  . 
Truovanli  Citta  entro  e  fuori  d'  Italia  ^ 
che  fon  grandi  ,  o  dove  non  potete  con- 
tare  fuperbi  Palagi :  tuttavia  fpirano  va- 
ghezza  tutte  le  lor  Cafe ,  Piazze ,  e  Con- 
trade  .  Puo  comparire  i!  buon*ordine  dell* 
Architetrura  tanto  nel  picciolo  che  nel 
grande.  Per  lo  contrario  v'  incontrate  irt 
altre Citta,  dove  fi  fabbrica ,  c  vero,  ina 
fenza  alcim  gufto  e  proprieta ,  dove  tut- 
Via  fi  mirano  colonne  di  legno  ^  a  i  por* 
tici,  Chiefe  ^   che  paigno  feGili.  Tugurj 

in 


44^  Capholo  XXIX. 

in  mezzo  a  buone  fabbriche  e  nel  cuore 
dellaCitta,  con  altre  deformita .  Dovreb- 
bono  pur  fapere  i  Principi ,  che  torna  in 
difonore  d'  un  Popolo ,  ed  anche  di  loro 
fteffi  5  il  troppo  trafcurare  quefta  parte  di 
Decoro;  e  che  eglino  fteffi,  fe  araano  la 
Gloria  ,  debbono  fpendere  qualche  parte 
de'  lor  penfieri  in  rendere  fempre  piii  fplen- 
dide  ed  ornat«  le  loro  Citta  .  La  grande , 
la  bella  Roma  ,  che  ogni  di  piii  va  cre- 
fcendo  in  belta  ,  ha  ottimi  regolamenri 
per  favorire,  quanto  fi  puo,  chi  vuoifar' 
nuovc  Fabbriche  ,  ondc  venga  maggior- 
mente  promofTo  il  Pubblico  ornato  e  decoro . 
Quivi  folainente  defiderano  alcuni ,  che  fi 
anteponga  il  fodo  dclla  vecchia  Architet- 
tura  al  troppo  ornato  della  moderna .  Al- 
trettanra  cura  e  premura  dovrebbe  avcre  dal 
canto  fuo  ogni  alcra  ben  regolata  Citta  . 

A  quefto  fine  avrebbe  ciafcuna  da  eleg- 
gere  i  fuoi  Edili ,  cioe  Soprintendcnti  a  i 
pubblici  o  privati  Edifizj ,  come  ufo  V  an- 
tica  Roma  ,  ed  anche  oggidi  li  coftuma  ^ 
dove  il  Governo  e  faggiamente  ordinato. 
Sopra  tutto  ricordarfi ,  che  ficcome  glorio- 
fa  cofa  per  una  Citta  dee  dirii ,  V  abbon- 
dar  di  belie  Fabbriche  5  cosi  gran  vergo- 

gna 


MlePMriche,  MUTuHzU,  ec.  449 
gna  farebbe  ,1  non    ofTervare  ,    ed    IfO-r 
vando  il  tollerar  pacificamcme  certe  pZ 
Wiche  deformxt^  ,    e    il    non  proccurarne 
|.amma,  ,    ove    fi    poffa  ,     i^  rimedio  ! 
&  ha  ancne  da  nflettere  ,    che  i  Principi 
ordinaramente     penfano     a    popolare    id 
ornare  la   lor    Capitale  ,    con    dimenticar 
po.  I  altre  fuddue  Citta  e  Terre  ,    delle 
qtial.  fi  avrebbe  pur'anche    a    proccurare 
'I  decoro,      ut|^e,e  la  confervazione  ed 
aumento  deila  Popolazione.  Nell'avei'  io 
vedute  alcune  deJIe   Citta    di   Terra  fer 
ma  della  Sereniflima   Repubblica    di    Vc- 
nezia  ,  e  trovatele  floride   e    ben  popola- 
te,  ne  andava  cercando  la  caglone.  Cer- 
tamente  a    mantenerJe    tali  ,    contribuifce 
irbuon  Governo  e  la  fertilitil    del  terre- 
oL.     J'     '^    ''ggi^gnere    un'  altra  ra- 
gone     Non  va    d'  ordinario    la    Nobiid 
d'  quelle  C,tt4  a  piantar  cafe    in    Vene- 
^.a    perche  troverebbe  ben'  ivi  molto  da 
pendere    ma  niuna  Carica    o  emolumen. 
to    da    fpeiare  .    Pero    nel    nido    de   lof 
Magg.or.fi  fermano  q,^'  Nobili  ,    e  ivi 
^mp.egando  le  rendite  de' lor  beni  ,   fan- 
no,  Che  fi  confervi  in  efk  Chtk  U    Po- 
ro-az,one  e  il  Decoro .  Non  cosi  avviene 

^  ^  per 


450  Capitolo  XXIX, 

per  Jo  pill  ne  gli  Srati  de'Principi.  AlLt 
Capitale  concorrono  non  pochi  Nobill 
delle  Citta  fottopofte  ,  per  ifperanza  dt 
pofti  in  Corte  ,  o  pure  d'  altri  liicroii 
impleghij  cola  ancora  vanno  a  finire  le 
migliori  Doti  dello  Stato  :  ficche  per 
efalrare  ed  ingrandire  una  Citta,  vengo- 
no  tutte  r  altre  ad  eftenuarfi  e  a  languid 
re  .  Pill  d'  un'  efempio  ne  abbiamo  in 
Italia  .  A  me  diceva  un'  Inglefe  ,  che 
nel  prefente  Secolo  s'  h  fatra  la  giunta 
di  una  niiova  Citta  a  Londra  :  tante 
fon  le  Fabbriche  qiiivi  fatte  da  chi  del- 
le Provincie  e  concorfo  a  ftabilirvifi  . 
Di  cosi  abbondante  trafmigrazion  di 
gente  fi  faranno  ben  rifentite  e  lagnate 
quelle  Provincie .  So  ancor'  io  ,  che  qui 
potrebbe  taluno  con  elegante  Orazione 
foftenere  il  partito  delie  Metropoli  o 
Capitale  :  ma  credo  ilmilmente  ,  che  con 
piu  forti  ragioni  fi  potrebbe  far  compa- 
rire  ii  pubblico  danno  ,  provenlente  dal 
dar  tanto  al  Capo  ,  che  V  altre  membra 
ne  reftino  deboli  e  fmunre . 

Non  ci  fara,  chi  non  defideri  ,  e  non 
conofca  troppo  covenev^ole  ad  oE^ni  Ter- 
va  e   Citta   la   Tulizia  :    cioe    che    fieno 

ben 


Dclk  Fabhriche  ,  della  Tulizia  ,  ec.  45 1 

ben  felciate  Je  Strade  ,    lodevolmente  Ia« 

ilricati  i  Portici  ,    toire  Ic  hnmandezze  , 

Dite  dl  grazia,  qual  concetto    s'  abbia  a 

formare  d'  uii    Popolo  ,    che    ha    le    fue 

Conrrade   lorde    di    polve    e    di    fozzure 

nella  State  ,    di    fango    nel  Verno  ?   che 

non  provvede    alle    nevi   e  ghiacci  ?    che 

ha  i  ftioi  Portici  5  ma  difagiati  per  fram- 

menti  di  pietre  mal    connefle  ,    felciarure 

di  faffi  5    come  le  Strade  ,    ed    orridi  ed 

incomodi  per  le   buche  ,    per    11    folchi  e 

monticelli    prodotti    dal    fango  ?    Grande 

indolenza  che   h  quefta    !    Non    fi   potra 

gia  dar  torto  ,    a   chi  chiamera  tali  abi- 

tanti  privi  di    Civilta    e    fprovveduti    di 

fpiriti  Nobili  .    Se    il  Popolo    avvezzo  a 

tali  deformita  niun  penfiere    fi   mette  per 

emendarle  ^  v'ha  da  penfare    il    Principe 

e  i  fuoi  Miniftri  per  decoro  della  Citta . 

E  ci  vnoF  egli  tanto  a    tener  pulita  una 

Terra    ?     Sporchiffima     era    la    Citta    di 

Manheim  in  Gennania  .    Si  efibi  iin   ac- 

corto    Lombardo     di    nettarla    e    tenerla 

htn  pulita  .    II    contratto  fu  flabilito  per 

dieci  Anni  con  groffo  pagamento    per  la 

fua    fatica  :     ed    egli    puntualmente    fod' 

disfece    air   obbligo    fuo  .    Terminato  A 

Ff     2  (fer 


45r^  tapitolo  XXIX. 

jecennio  ,  altri  li  eiibiiono  a  quell'  in1-^ 
piego  per  prezzo  moito  minore  .  A  tal 
fegno  arrivo  col  tempo  qut- ita  faccenda , 
che  qael  Pi-L)blico  ia  veee  di  pagare  al- 
tmi  5  trovo  chi  siiunfe  quel  peib  ,  coa 
pagare  aJ  Pubblico  un'  annua  fomma . 
Andate  ad  Ainiter»"!ani  Citta  di  tanta  po- 
polazione ,  e  troveiete ,  come  ii  fa  .  Non 
vi  venga  poi  voglia  di  portarvi  a  certe 
alcre  Citta:  che  torcerete  il  mufo  .  Non 
puo  gi?i  ogni  paefe  governarli  in  buona 
foraia  per  quel  cheriguarda  le  cloache  e 
i  lerami  ,  perche  di  troppa  imporranza  g 
la  confervazion  della  graffina  per  bifogna 
delle  campagne  .  Ia  altri  poi  gran  fozzu- 
ra  fi  vede  nelle  fcale  de'  pubblici  Palazzi 
per  r  orina ,  ch'  ivi  fi  raccoglie .  Se  per 
ufo  delle  fabbriche  de'  panni  ,  ha  qual- 
che  fcufa  :  ma  fe  altrimenti  fofTe  ,  fa^ 
rebbe  ben  quella  un'  enorme  improprie- 
ta .  Pure  ragion  vorebbe  ,  che  con  piu 
decente  maniera  ii  procurafTe  quella  uti- 
lita  3  perche  ad  ognuno  appartiene  il 
proccurare  col  miglior  modo  poflibile 
la  Pulizia  del  Pubbliro  ,  si  per  onore 
^el  fuo  paefc  ,    come    anche    per    la  Sa- 

Anche 


DtUe  Fahhrichc  ^  dellaTHlizia^  ec.  452 
Anche  di  quefta    Sanita     convien    dire 
due  parole  ,    benche    paja    fuperfluo  ,  d^ 
die  mi  figiiro  noa  eflTervi  Citta  veruna  , 
Ja    quale    non    abbia    Magiflrato    appofti^ 
per  difefli  di  quefto  ,    che    e    il  requifitQ 
piu    filevante    della    Pubblica    Felicita 
Sopra    gli    alrri    Luoghi    ne    abbifognano 
le  Citta  e  Terre  pofte  al  Mare  ,    e  tan- 
to     piu    fe    mercantili    e    provvedute     di 
Porto,  per  guardarfi dalla  Peftilenza,  che 
tenendo  11  fuo  imperio  nelle  contrade  del 
Levante  ,   puo   coa    tanta    facilita    pafTar 
per    Mare   in    Italia   .    Giacche   rimedio 
fpeclfico  non    s'  e    trovato    finora  n^  alia 
PeOe  de  gli   Uomini  ,    n^    a    qiiella    dt 
Buoi    e    Cavalli  ;   non    s'  ha    almeno  d^ 
rifparmiar   diligenza    veruna    per    precau- 
zionarfi    contra   di    iin    si    terribil    rnalo- 
re  5  acclocche  mai  non  penetri  nel  noflro 
Ciima   .    Qualiinque    rigore    che    adoperi 
per  quefto  un  btion  Principe  ,  tutto  fari 
da     iodare  ;    e    alT  incontro     biafimevoX 
iara    ogni    indulgenza     e    trafcnraggioe  . 
Pel*  V  ordinaria    Sanita    de'  paefi  abbiam 
gia    olfervato  5     quanto     import!    V  aver 
Medici  5    non    meno  per  la  miglior  Tto-- 
^ka^  che  per  la  molta  PraticaafTai  cpmr. 

F  f     3  racQ^ 


4  5"  4  C  apt  fob  XXlX. 

hiendabili  .  Ottimi  Libri  hanno  effi  pei' 
prefervarci  da  i  Mali  ,  c  cuftodiie  la 
Sanita  ;  ma  che  foa  letti  da  pochi  .  Leg- 
gendoli  ancora  ,  abbiam  tanti  nemici  le- 
greti ,  da' quail  3  fenza  avvedercene  noi  , 
puo  venir  rurbata  1'  armonia  della  mira- 
bil  macchjna  del  Coipo  umano,  che  noa 
fappiamo  come  difendercene  ,  e  ne  pure 
i  Medici  \o  poflbno  .  Un'  ingredieute  di 
gran  lilievo  per  tenerci  fani ,  fi  e  TAria 
pura  3  che  Terve  al  relpiro  ,  entra  nel 
Jangue ,  e  in  altre  nzlonl  del  Corpo  no- 
flro  i  quale  fuor  efl'ere  quella  dclle  Col- 
line  e  de'  Monti  ,  eel  anche  del  Piano  , 
fe  lontano  da  ogni  palude  .  V  ha  de' 
Venti  buoni ,  ve  n'  ha  de'  cattivi  .  Uno 
Scirocco  o  Libeccio  baftante  e  per  ifcon- 
certare  i  noflri  umori  :  e  ben  lo  pruo- 
va ,  chi  piLi  de  gli  altri  v'  e  fuggetto  . 
Un  te.npo  nuvolofo  o  nebbiofo  fi  fa 
fentlie  maflimamente  a  i  cagionevoli  ed 
infermi  ,  e  fopra  d'  efli  fembrano  anche 
aver  qualche  pofTanza  i  movimenti  della 
Luna  .  Qra  come  provvedere  a  chi  abita 
in  vicinanza  di  Pakdi  o  Rifare  ,  in 
arie  gi'offe  ed  efpofte  a  g'i  effluvj  dell' 
Accrue  ftngnanci  >  Noi  fappivimo  gli  effet- 

ti 


I) tile  Fahbriche  ,  dclla  TuU^ia  ,  ec.  455 
ti  delle  Campagne  di  Roma ,  e  di  varie 
Marcinme .  Qj_iefte  (i  vcrrebbc  pur  popo- 
ja/le:  ma  chi  paffa  cola  ,   va  a  popolarc 
i  fepolcri . 

Tuttavia  fc  ne    pure  i  Medici  poHbna 
iinpedir    1'  accelfo    a    varie    nialattie  ,     e 
talora    anche    Epidcmiche  ,    alle    quali  , 
anche^  fenza    far    difordini   ,    fiam    tutti 
fuggetti:  cura  almen  de    i    Deputati  alia 
pubblica  Sanita  ha  da  effere  di  non  per- 
mettere  ,     che   non    fi    vendano    Carni  , 
Pefci  3  e  Frutta  di  cattiva  qualita  .  Han- 
no  fommamente  da  vegliare  ,    che  la  Fa- 
rina   e    il   Pane  5    deflinato    all'  ufo  del 
Popoio  3  non  fia  logliofo  ,    onde    fi    per- 
turbi  lo  flomaco    e    la    mente    di    chi  fe 
ne  ciba  .  Quefto  farebbe    un    vendere  ve- 
leno  .    Lo    ilefTo    c    da  dire  delle  Farine 
frumento  guafto ,  fava ,  frnmentone  mar- 
cio .  Non  fono    mancati    Fornai    e    Fari- 
notti  di  corrotra  cofcienza ,  che  a  difpet- 
to  delle  buone  Leggi  di  ciafcuna    Citta, 
vogliono  e  fanno  fmaltire  il  Loglio    t  la 
Mondiglia  per  baon  Grano  ,   e  pregiudi- 
car    con    cio    alia    Sanita    del  Pubblico  . 
A  chi  rivelera  fimili  afTaflini  ,   s    ha    da 
proporre  ppemio;  da  ricavarfi  dal  gaftigo 

Ff    4  de 


^^6  Capitolo  XXIX, 

de  i  Delinquent!  .  Gran  difordlne  di 
quel  paefe  e  ,  dove  la  povera  gente  fi 
truova  talvoita  allogliata  ,  fenza  chc  al- 
cuno  fe  ne  prenda  penfiero  .  Alia  cura  poi 
de'  Piincipi  appartiene  ,  il  trovare  ogni 
polTibil  mezzo  ,  affinche  fi  fcolino  le  ter- 
re  paludofe  e  Tacque  morte  ,  coir  ordi- 
nar  cavi  e  fo(Ie  opportune  ,  purche  la 
fituazion  lo  permetta .  Chi  non  vl  penfa 
ne  provvede  ,  dimentica  d'  eflere  Padre 
comune  de'  Sudditi  fuoi  ,  e  non  bada  al 
danno  fuo  proprloper  le  malattie  e  mor- 
ti  di  quegli  abbandonati  abitanti  ,  e  per 
r  infelice  coltura  di  quelle  campagne  . 
Ove  pofcia  fi  truovi  paefe  ,  a  cui  man- 
chino  Acque  pure  e  falubri  ,  o  fia  for- 
zata  la  gente  a  berne  delle  crude  ,  pan- 
tanofe ,  di  cattivo  odore  e  qualita  :  glo- 
riofa  imprefa  fara  di  un  Principe  il  con- 
durne  cola,  e  fe  fia  pofiibile  ,  delle  buo- 
ne  con  Acquedotti  ,  ovvero  V  ordinare, 
che  fi  formino  pubbliche  e  private  ci- 
fterne  5  o  alraeno  ,  che  s'  infegni  la  ma- 
riera  di  purificare  il  meglio,  che  ^  puo, 
r  Acqua  cattiva  .  Non  fi  puo  abbafianza 
idire  i  di  che  importanza  fia  alia  falute 
de'  viventi  quefto   Elemento  ,   e   quante 

in- 


Delle  Fahbriche ,  della  TuHzia ,  tc.  45  7 
infermita  provvengano    dair  ufarne    della 
viziaca  .    In    InghiJterra  fi  veggoito    inti- 
mate pene  a  chi  macera  Lino    o  Canape 
ne'pubblici    Fiumi  ,    Laghi  ^   e    Canali 
Queflo  vien  riputato  Mn   avvclsnar  TAc- 
qua ,  onde  le  beftie  5  che  ne    beono  pof- 
fono   riportar    molto    danno  ,    e    cosl    ii 
pcfce  .    Neir    acqua    corrente    vien    pju 
bianca  la  Canape  e  il  Lino  ;  ma  quando 
da  quefto   Bene   veramente    rifultafle    un 
nnaleficio    per    le    beftie  ,      non    farebbe 
effo  mai  da  comportarc  .   Ne   lafccro   io 
Tefamc  ad  altri. 


45  S  Capitoh  XX1.~ 

C  A  P  I  T  O  L  O    XXX. 

Conclujione  di  qmflo    Trattato . 

DOpo  avere  finqui  parlato  della  Feli^ 
cita  Tiibblica  ,  convjene  in  fine  ri- 
tornare  a  do,  che  avvertiinmo  ful  prin- 
fjpio:  cioe  che  qui  fi  tratta  di  un  Bene 
deliderabile  bensi  fopra  la  Terra  ,  ina 
che  noi  puo  mai  efTere  ne  piiro  ne  ftabile  , 
perche  reinpremlfchiato  di  mold  Mali ,  ed 
efpofto  anche  a  mutazioni  tali  ,  cbe  re- 
ftando  foperchiato  da  troppi  Mali  il 
Bene  della  Repiibblica  ,  ivi  1'  Infelicira 
fucceda  alia  coinune  Felicita  .  Non  z  c 
altro  che  un  paefe  ,  dove  fe  per  Miferi- 
cordia  di  Dio  arriveremo ,  fi  godera  una 
compiuta  ed  immutabil  Tr^mquillita  e 
oontentezza  .  Per  fuoi  Taggi  decreti  ap- 
punto  Iddio  ha  determinato  ,  che  abitino 
fopra  la  Terra  tanti  guai  e  tante  fpecie 
di  Mali ,  che  turbano  il  Corpo  e  V  Ani- 
mo  3  acciocche  non  ci  perdiamo  nell' 
atiiore  di  queflo  baffo  foggiorno  ,  ma  ne 
cerchiamo  un  migliore  neir  altra  Vita  . 
Ora  che  il  Padrone  e  Rettore    del   tutto 

voglia 


Conclufwne  di  qmflo  Trattato .      4  $'9 
voglia  o  permetta  ,    che    le  Epidemie ,  t 
um  altre  Malattie ,  le  Carcftie  ,    i    Tre- 
muoti  5    le  Itiondazioni  ,    ed    akri    fimili 
Mali  J    appellati  Naturali  ,    vengano    tal- 
volta  a  flagellare  i  Popoli  :    noi   dobbla- 
mo  umilmente  inchinare  la  fronte  ,  e  ve- 
nerare  i  fuoi  fini  ,  con  perfuaderci  ,    che 
qiiella  sfcrza,  benche  fpiacevole,  e  indi- 
rizzata  al  noftro  Bene,  cioe  a  convertir- 
ci  dair  iniquita  ,    e    a    farci    guadagnare 
colla  pazienza    V  Immortalita    beata  .  La 
ftefTa  rafTegnazione  ed  umilta  fi  dee  pro- 
felfare  ,  allorche  infierifcono    per    permif- 
fione  di  Dio  le  Guerre    fopra  la  Terra  : 
cioe  un  Male    voluto    ed    efcguito    dalla 
malizia  de   gli    Uomini  .    Se    quefte    fon 
per  legittima  difefa  de'dirirtl  e  Stati  del 
Principe  :    inglufte    al  certo  farebbero  le 
querele    de'  Sudditl    contra    di    lui  .    Ma 
contra  di  chi  indebitamente  le  imprende , 
e  ne  coiora  T  ingiuftizia    con    varj  prete- 
tefti  5    iftigato    unicamente    dalla   potenza 
fua  5    e    dalla  voglia  di  slargare    le  fim- 
brie  ,  o  dall'  invidia    delT  ingrandimento 
altrui  benche    giufto  ,    ne    conofce    R^li- 
gione  ,  Parentela  e  Pubblica    Fede  ,    per 
•foddisfare  a  quefti  fuoi    fregolati   appeti- 

ti: 


4^0  Capitolo  XXX. 

ti  :  farebbono  /culabili  le  pcnne  de  gli 
Storici,  fe  ii  convertiifero  in  laette  con- 
tro  la  lcM*o  memorla.  E  pure  il  cofitrario 
fuole  avvenire  .  Niiino  e  plu  incenfato 
di  quefti  j  niuno  piu  facilmente  ripofto 
fra  gli  Eroi,  che  chi  ha  recato  piu  fcia- 
giire  3.1  genere  utnano  .  Qiiali  miferie 
poi  tragga  feco  la  Guerra ,  convien  chie- 
derlo  a  chi  ne  ha  fatta  la  pruova  ,  e 
non  gia  a  chi  folamente  ne  ha  conofcen- 
za  per  le  Gazzette  .  Ma  qunlunque  (ia 
la  condizion  del  paefe ,  ove  ciafjuno  abi- 
ta ,  pill  o  men  fottopofta  a  gl'inllufli  cat- 
tivi  dell'  Aria  e  a  i  pericoli  della  Guer- 
ra :  fempre  e  e  fara  vero  ,  che  ogni 
Principe  ed  ogni  Miniftro  dee,  perquan- 
to  "pufe,  promuovere  e  confervare  il  Pub- 
blico  Bene  ,  e  rimetterlo  nella  priftina 
armonia,  fe  talvolta  viene  fconcertato  da 
gli  umani  accidenti  .  Ha  quefla  da  eflers 
la  mira  particolare  e  il  punto  d'  onore 
di  chiunque  goveraa .  Non  bafta  la  Giu- 
flizia  e  r  Annona  a  rendere  fclice  iin 
Popolo .  Vi  fono  e  pofTono  eflere  aHaif- 
liiTii  altri  Beni  ,  che  gli  mancbino  ,  o 
fieno  da  procacciarg'i  ;  ed  anche  afTaifTi- 
mi  Mali,  per  li  quali   egli   tuttavia  noa 

ft 


Conciufwne  di  qmflo  Tyftato .  j\.St 
(i  poffa  dire  felice  .  Beatihue' Regnanti , 
gloriofi  que'Principi  ,  e  legni  delle  be- 
nedizioni  d'ognuno ,  cheiiaiendo  d'efTere 
deftinati  da  Dio  al  conardo  principal- 
mente  per  Bene  de'  Sudliti  qui  impie- 
gano  il  meglio  del  ]oro'ing<gno  e  dili- 
gcnza .  I  Santi  (  ripetiinolo  pure  )  han 
dato  a  Dio  un  dolce  tipio ,  thiamandolo 
Filantropo  ,  cioe  .^mat^e  de  lU  Vomini  . 
Cosi  niun  piu  belfeloio  fi  pno  form?rc 
di  un  Principe  ,  che  i  cagion  de'  fuoi 
benefizj  ,  appellandolo  vtro  ^matote  de 
Sudditi  fuoi. 


I    L 


N    E 


# 


II  preferte  Libro  Ji 
vende  Lire  4  •  -