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Dedicati a Sua EccJ^
A- R I. O
CONTE E SIGNORE
35>i: FIRMSAN
DI CRONMETZ , ME6GEL , £ LEOFOLDSCROK,
CAVALIERE DELL* INSIGNE ORDINE
DEL TOSON D'ORO,
GENTILUOMO DI CAMERA ,
E CONSIGLIERE INTIMO ATTUALE DI STATO
DELLE LL. MM« U. RR. AA.
• GENERALE SOVRAINJÈnDENTE
DELLE ITEGIE- POSTE D'ITALIA,
LUOGOTENENTE E VICE-GOVERNATORE
DE' DUCATI ivi. MANTOVA , " .
SABBIONETA, E PRINCÌPJprO DI BOZZOLO»
E MINISTRO FLENIFOTÉkZlARIO DI S. M. L R. A-
PRESSÒ IL GOVERNO GENERALE
DELLA LOMBARDIA AUSTRIACA , ec. ec. ec.
la Milano. ( 1774.) Appreffo Giufeppe Galeazzt
Regio Stampatore.
Con licenza de Superiori , e Privilegio .
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MerML-LMmÀ.
t^A puhhlica fama'i che ha
Vojlra Eccellenza di Mecenati
di tutte le Belle-Arti , porgi
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un gìufto diritto: agli autori di
dedxcare- aUfuo . marito le lette^
rane loro fatiche , Ma oltre que-
fio comune motivo io ne ho un
precifò dovere di prefentarle il
mio poema fulV AJlronomià , poi"
che quefio unicamente alla fua
Perfona deve V origine * Il mon-
do ben fa^ che v.E.fu V au-
tore precipuo delVinfigne OJJerva'*
torio di Brera . Ora col forsere
0f^pmto di quelva òpecolandcqtte
in me V ardito progetto di dare
al Tofcano Parnafo un poema
Aflronomico . Mi sbigottiva , è
vero , la grande^\a aelV idea^
e la novità delF argomentò . Im-
perocché fi -ìramva ' non meno
the dirincMud^réinnìetrp poe^
tìcù preffò àpoca quanto ànna
fio-
'\\
1
fcopeno nel vajlijlimo Cielo gli
Ajlrónomi più accurati , inco^
minciando dai Babilonefi fino ai
prefenti più avventurofi. Perciò
guai f araggine mi s* offeriva di
teorie , ejifiemij e leggio cfor-^
\e "y e movimenti , e rivoluzioni ,
e qualità ammirabili , che da pa^
7Ìenti' contemplatori degli AJlri
fi fono in tanti fecoli offervate
e /coperte ! Qual più difficile
materia che il favellare d^ innu-
merabili Stelle , di tanti Pianeti
e Satelliti^ e di/coprire le amn
bagl e la natura delle ritrofe
Comete , e defcriverne In oltre
la foggia e V ufo de moltiplici
'Aflrònomici ifiromenti',. e Vutì^
lità mofirarne e il pregio della
beir Arte d' Urania I UaW altra
3 par^
pane non mi fi prefentava alcu-
no ^cmplare d' imitazione . .
Ira tanti argomenti , che fi me^
ritarono gli encomj degV Italici
JPoeti, la bella AJlronomià era
per anco intatta -e negletta. . /
Vati antichi . le furono pia. cor^
tefi \ Manilio fra Latini diede
alla luce la fita AJlronomià .y. <
Arato fra Greci ci defcriffe ifir
nomeni celejli . Ma da entrambi
■niuna luce mi balenò , poiché
t Aftronomia di.que. tempi non
4Jtveva quel sì luminofo ammana
to.y e qué purifflmi raggi , che
le àn teffuti dappòi i Galilei , i
Caffihi , z New toni ; neper anco
gli occhi d'Urania erano rifchia'
rati dai lucidi crijlalli fcoprìtotl
delV Olimpo- . Il fola Ruggero
Bof-
Bofcovìch mi fu là parte coiU
dottiero pel novello calle coli*
egregia fua opera-poetica Jopra
gli ecclijfi delSole e della Urna ,
ove tratta da grande AJirànomò
di molati altri punti d' AJlróno^-^
mìa. Cionondimeno lajperanra
d incontrare il piacere di V, È,
colla trattazione d'una materia
tanto nobile e vantaggio/a , tni
fece Juperare ogni timore ed ojla-
colo. Né credo io già, che fià^
no andati falliti i miei voti.
I plaufi e le acclamazioni , che
■a V» E. fanno i più dotti ingegni ,
e le Beir Arti tutte , mojirano
quanto fi prenda a cuore il lor
coltivamento e progreffo . Ben io
potrei ad uno ad uno additare
i monumenti della fiia generofa
4 oro-
ffrote^ione verfo le Lettere , fé
non temeffi offendere lafua eróir
ca avverfione ad ogni fona di
lode j dalla quale è fiata la mìa
penna a ciò fare rattenuta . Ma
fra le fcien\e , che V, E, pro^
tegge , neh ànV Aflronomìa ^ la
Poetica t ultimo luogo. La fuck
gran mente ben comprende quatir
to la prima rechi di giovamento,
alla Navigazione , Cronologìa ,
Agricoltura e Geografia , e quan-^
to valga la feconda al diletto
deir_ animo , ed alla ifiru\ione
del cuore . Perciò quefio bafia
percK Ella avve^^^^a a promovere '
il pubblico bene , ne procuri il
progreffo e loflabilimento . Quin'^
di tanto s* è adoperata perchè for*
gèffe neir Infubria ancora il ìelH,
edi'
ix
edificio d* Urania y ^foJJ^ dipela
legrini ìflromentì j e £ eletti A--
flronomì a maraviglia fornito *
Quindi i Poeti anno in Lei uno
feudo air invidia , e ponnofotto.
r ombra dell' illuflre fuo Nome
far andare ficuri i loro poemi k
Io Jlejfo ne parlò colla propria
efperien\a , che tre anni fono
ebbi V onore di vedere da Vi E;
con gentile\\a accolti i giovanili
miei verfi , che romitamente canr
lavano il più bel fhà* metalli *
Fin d'allora io mi rendetti anik
mofo a promettere a K K di
follevarla dalle cupe miniere tra
gli AJlri lucenti . /il prefehie
l'opera è compiila ^ e ne va lieta
d ufiire fatto gli aiijpicj di -quél
gran Pérfònaggto^ fen^afUcm
5 mai
X
fHai nata non farebbe , né ere»
fcìuta , Io mi lufingò d avere
unito infieme V utile e il piacere .
L\utilità yien prodotta dàir ar-
gomento Jleffp , e il piacere ri*
dopda dalla poefia , Quella fi
può derivare dall' opere degli
' AJlronoTtfi , quejlo non già , che
folamente è-mcato da quelV Arte^
ehe dplcpnentes infinua neW aniy
mo , ed incatena i cuori. VAI-
gebraicke cifre , i no jofi calcoli
e le afciutte Jpecolaùoni àn fatto
perire V opere dei Timocari , de-
gli Ari/lilli , de\ Pojftdonj ^ e di
tnlir altri Aflronomi in/igni, men-
tre l- antichità ci conferva ì verfi
di /frate e-. Manilio . Ho pro^
curata pertanto di rèndere la
tra(taj{ipn€ facile e piaf evale >..
perchè la ftudiofa gioventù pojfà
agevolmente erudi/jì in unafcieU"
\a a nojlri tempi tanto appre^
\ata e colta .
■- Piaccia a V. E, d* accordarmi
un cortefe perdono , fé non cor»
rìfpondono i miei verji alla^an*
de\\a dell' argomentò , e più alla
dignità del Mecenate . Se,. come
dice r injtgne Boileau,
Pour chanter un Augufte
il faut étre un Virgile ,
Non men fi richiederebbe che
V aureo ftile di quel Romano
Poeta per celebrare un sì degno
Rapprefentante di più gloriofi
Augujli , che nello fplendor del-
le virtudi , nel patrocinio delle
fcieti\e^y' € nelia^ gloria deW armi
fi mofir.ano^iiv^ni Succeffori de-
6 gli
[
P.
g/i^ O'ttavj , de Trajani e di RU
dolfi . Che fé con piacere Ella
accoglierà la preferite mia opera ,
io profeguirò di mano in mano
a tributarle i frutti delle htte>-
rarie mie fatiche , e a dimqflrarlt.
in cotal guìfa quella profonda
venerazione y con cui miproteflo
Di VE.
• B
m «
\» .
VmUìfs. , Dìvóti/s. , ed Oiòìifi^si
fervi Jore
- Galpars Luigi CailbU* *
/
PREFAZIONE.
LE favorevoli cìrcoftanze fooo.fpeflb
la cagione d' impeniatì avvenimen-
ti . Così appunto nacque quefto
qualunque mio poema fopra l' Aftrono* ^
mia , poiché forfè in me cotal penfiero
col forgere dell' Offervatorio di Brera •
Siccome afcoltava gli encomj e le accla-
mazioni , che fi davano air ìlludre fuo
Autore per un' opera . tanto utile al bea
pubblico 3 quanto e vantaggiofa la fcienza
degli Aflri , C9SÌ mi pareva un lodevole
progetto il. rendermi poeta d'Urania.
Né punto dubitai ad efeguire fiffatta
idea 9 vedendo aver tra le mani un ar-
gomento il pi il grand iofo per l'oggetto,
di cui fi tratta , il più dilettevole per
la novità delle cofe , che s' apprendono ,
é il più ìntereflaote per le tante fcoperte
€; cognizioni , che fé ne ritra^no . Chi
alle iellate sfere alzi gli occhile contempli
J^fiinci notturne 9 e quindi matPMtine
Bellezze incorruttiiili e divine y
Bon potrà a. meno di noaefclamare coli'
attonito Rin^klo :
Luci il Tempio cele/ìe in fé raguna ì
Ha il fuogran carro il dì , F aurate /ielle
" ' . Spiega Mt mite sriT argentata Luna ! *
Perciò il providoCreatoreairuomo diede
alta la frpate , e iepf gli occhi elevati
dal fublo ^ -perchè poteffe godere di sì
leggiadfolfpéttacolo.* Iniaitti fìridal priii'»'
cifio 4ei mondo dovìetteiri' primo uomo
eftacico irrmirare un oggctto> sì ammirki^r
bile, e fiflàrne con maraviglia le ftabiH
rivoluzióni V, e il viceradevale aitcrnar'der
gli AftriiyOhde a:ragionc! r Apre Atìftof
i^omica chiamarfi puQ^c6e}anea còl mon<»
do. Se non di Adamo. ^ xie'lfuai nipot|
almeno ^^ci alCcufa Giù Teppe Ebreo hG
ferfì ritrovate dopo il diluvia un iv^rfalé
le AftreQòmiche oiTeruazioói .iricifeia un^
colonna c^ marmo*. ! Ma che the oe^ fié
dei tempi; antediluviaài 5 cié'^quali poco
fi pqò /faper <ii cerra feromancahzaixli
Sicuri, moìinmenti e di tradizioni, indu^
bitabile >fi .è ihe la .fciewttì. degli. Aftw
e aatichiffima , e innumerabili: fono ' (iati
gli ofTervatori del CieliE). . \ '. .
Il primo però, che rabbia 'lafci ara fama
d'Aftronprao , fi è Ur^tt^^i* che ^tteut»
mente
X7
meftte offervanda gli Mri ^ cominciò 4
diftingttere gli anni •' £ iiccome dal ge-
nitore le inclinazioni per lo più fi traC»
fondono nella prole , così Atlante di lui
figlio fu pur egli grande Aftroriomo , e
il primo inventò la sfera , detta perciò
Atlante. Un altro Atlante Redi Mauri-
tania , figlio del iòpra nominato , col-
tivò la fiefla fciénza con fommo (ludio 9
onde favoleggiarono i Poeti ^ che fofte-
iieife colle, fpalle il Cielo . Altri infignt
Agronomi vi fono preflò V antichità , i
quali da^ Poeti , che fempre nelle favole
alludono al vero , furoiìo tra le delle tra*^
fportati or fopra alati deft rieri , or fu
ràpidi carri, or coir ajuto d^ impennate
ali , o in altra guifa favolofa encomiati/
Abbaftanza fono noti nella floria poetica
Faetonte, €ailore e Polluce, Endimione,
Orfeo 5 Tirefia , Atreo , Ticfte , Bel loro-
fonte , Friffo , Dedalo , Mufeo , Lino figlia
di Mercurio é d"" Urania , Gefeo , Caflio-
pea , Prometeo ec. Si vegga la Lamie della
fila Afhronomia Tom.L pag. 68, 69. 70. ,
Luciano de Afirplogia 1. i., A^ato, Igi*
no, Manilio, Ricciolio.
Ma tra le Nazioni , che fiorirono neir
-4 » Aftro-
I
\
XVJ
Aftronótnht^ làOaldck fu la.prima • t fuoÌ
padori , che a que' tempi erano le perfone
più ricche e ingentilite , col favor delle
fiotturae vigilie , e aiutati dalle vaftepia^
aure di Sennaar , e dalla limpidezza delle
notti cominciarono ad oflervare il Cielo
con metodo. A poco a poco s- aggrandì
il regno d'Urania ^ e colla bellezza e van*^
taggio delie nuove cognizioni interefsò
anche i Monarchi . Belo ^e di Babilonia 4
cella fua Capitale introdu(& PiAAronomia
e la favoreggiò . Quindi i Babilonefi fi van*
tavano dell' antichità dcJle lóro oflcrva-*
xioni • Semiramide non meno di Belo 'por-
tata per r Agronomia, fece innalzare net
Tempio di Giove un' altiffìma torre ad ufo
4egli Aflronomi • Né fu fenza gran frutto
cotal edifìzio • Imperocché i Babilonesi
Aftrohomi furono i primi a ritrovare il
Zodiaco,. a dividere il Cido in'CoRella^
xioni , a determinare la ^rande^za della
Terra ^ e a conofcere le Comete raggi-
rantifi in orbite eccentriche.
. Dopo i Olidei e i Babllonefi appréfet^
gli Egizi, a coltivare lo (ludio dell' Aftro*
nomia, e fi rendettero in qucft'Arte ec-
cellenti. 0a loro vconero i nomi delle
Co-
xvii
Coftellaiioni . Effi conobbero l'errore ri-
guardo ài glorilo ) che al fine di mólti
anni crefce oltre ì 365. giorni mifurati
dalP annuo corfo del Sole • Eflfì i primi
prediffèro gli Eccliffi, e i primi amiferó
il mqto della Terra . Ebbero pure la pri-
ma idea della pluralità de' mondi . I fette
giorni della fettimana furono da loro in-
trodotti ad onore de' fette Pianeti . Cam-
bife Re dì Perfia tra i monumenti delle
fue conquide ritrovò nelP Egitto un cer-
chio d'oro pofto al fepolcro d'Ofyman-
dias R^ d'Cliopoli^ nel quale erano de-
ferirti i giorni deir anno , e il levare e tra-
montar degli aftri . Le piramidi parimente
deir Egitto ) fecondo M. Chazelles fpe«
dito dall' Accademia delle Scienze in Le*-
vante\ nel 1699. , erano fabbricate ia
modo , che potevano fervire all' ufo de-
gli Aftronomi .
Oliando poi cominciò Io ftudiò degli
Aftri a rattiepidirfi nell'Egitto, fotten-
trò la Grecia , la quale divenne pofcia
la madre di tutte le fcienze • Eua n' è
debitrice^ al grande Talete , il quale ri-
tornando dal viaggio intraprcfonell' Egit-
to , riportò nella patria il ^uflo dell'
Aftro-
• • •
XVllJ
Àftrononiìa. Formò qucfto infignc Filo-
fofo la fcuola d'Ionia, dondt fortirono
moJti valenti Àftronomi , e fra tutti Anaf-
fimandro . Fabbricò quedi a Sparta un
gnomone , l'ombra di cui notava T Equi-
nozio e il Solftizio. Fece egli il primo
le Carte Geografiche , e una sfera arti-
fiziale. Mifurò diligentemente Tobbli-
quità deir Ecclittica, e diffe eflervi un'
infinità di mondi . Fiorirono quindi Anaf*-
limene^ e Anaff^gora . Pitagora prima
di loro acquiftò nome d*Aftronomo , e
pofe il Sole nel centro dell' Univerfo,
e fece intorno a lui girar la Terra . Fi-
lolao pure ftabilì il movimento jterreftre,
e andato ad Eraclea , compofe tre libri
di Fifica 5 i quaH Platone comprò per
IO. mille denari . ? '
I Romani occupati, nel la conquifla del
Mondo 5 poco tempo avevano di contem-
plare U Cielo . Cionondimeno non la-
iciarooo d'ammirarne i contemplatori.
Ognun fa quanto da Marcello foffe il gran-
de Archimede onorato • Siracufa , patria
di quQ^o 'infigne Matematico ed Aflro^
nomo ) prodotto avea già prima il celebre
Niceta. .Lo (le^o Pompeo j ritornando
dalle
■ •
■^%]\e ymgth d* Oh'ctìW , tì tepatò, .for-
itun?ito per:iì.flerfi:,|-eCato io:R.Qdi a tkror
\
.vervi il grgnde Aftronondo.Poflkiflioìo > Né 1
y ignora f he Giulio Cejfare r^unq ia Romt m
lU Sor degli Aftronomi d' Europa i fra? ì
cjiiali Sofigenc y |?Qr. riformare il Calcar J
d^no. Regnando pofcja Ocwviano graii {
protettore delle jfcienze j tutte Je Bel»- ' \ I
le-Arti fiorirono IP Roma , e convicn dire \ ì
i:hc pur l' Aftronongiia vi folFe di que' tem- 1
pi in fiore , YirgilÌ4>iteiro 4ìc1 lób^ zy delle i
Georgiche ne 'invidia i coltivatori . A poco . j
a poco però,^ Jtccpme . addi viene t* delle
umane cof^^M.imme e.k atti ii, anda-
rono fcemando «elP It^lia^? n^ilvEuropa ^ ]
finché caddero- in; una totale obblj viene
per cagipflf$:delle t»nre incudìoni de' Bar-*
bari , e pel* decadimento del Romano Im*
pero nqlì' Occidepte . ^^ ^ . -
Si rifogiarono effe preifo {€ oaxìoni
prientali ^ e pfincipalmente preflb gli Arat
t>i , ì quali in (ingoiar modo ifìDrirono
liell'AftrohQmia. Quefti popoli impadro»
pitifi col:d^(>rÌQ degli anni delle Spagne ^
vi fecero fiorire rl'AftroiJomié v Celetrfi
fono i nomi. di Alamonc ,' Ali)»tegniufi #
Alfragan , Alhaoen A(lroiiomi4i qUel Rer
. ; A ^ gno .
XX
goo • Vanta pur l'Araba Urania UIùg-BeIg
Principe Tartaro . Celebre Aftronorho fu
pure Alfonfo X. Re di Caftiglia , che cor-
reflc le Tavole Aftronortìichc , dette per-
ciò Alfmfim. Contuttoché nelle Spagne
aveiTe principal fede la fcienza degli Aftri ,
non lafciarono T altre regioni di produrre
qualche iniigne Agronomo • Tale fra gli
altri lì fu Tolomeo di Pclufio troppo
noto e pel fuo Siftcma celcfte , e più per
l'accurata fuo Almagefto , tradotto io
quafi tutte le lingue . Dalle Spagne fi pro-
pagò queft' Arte per tutta Europa . Trop-
po vi vorrebbe a nominarne tutti gli egre-
gi fuoi coltivatori .
Pur non credo eh' altro tempo mai ^
quanto al prefente , fìoriflè i'Aftronomia ,
il che fì può comprovare col gran nu-
mero degli odierni Agronomi tutt' infi-
gni e chiari per le loro fcoperte, per le
teorie , per l'opere date alla luce , e pei
viaggi in tutta la Terra intraprefì a far
accurate oflervazioni .. Le fole Specole
e Oflervatori , e , dirò così , le reggic
d'Urania innalzate in tante regioni re-
Biotiflime 9 fanno abbaftanza conofcere
in quale credito fi tenga P Agronomia.
Av-
• .XSJ
Avvene adun^ Tdi eotiAi' hiohumentl
eretti dsrlla beoeificefitt» de' Prinèipi^ è de*
Mecenati, avvene ia DanzitaS^^^'lCop^
penaghen , Parigi , Martìglìa' / <3ìré^
wich , Londra ,' Norititberga , Lejrdaj
BtTÌioo , Altorf, GaflTib » Lisbona , Vie-
troburgo , Utreeh , UpfiI, Qieflèrfj Vieni
na d'Auftria, e tre neir Italici, cioè iti
Roma, in Bologna, e If tento-ià Milèfnd
tfOvelIamente eretto Q^t Collegio dtliperà
per omtatdel Mknchefe Abate 'FscTerie^
Maria>Fyfovkiflo ^lirtora R.mi>i%<H<queI^
la Univérfità ,-il qiiafó portato' dal ^nid
di promovere le fci«nae , e animato da
Sua Ecce! lenza il Sig.. Conte di Ffhniani
ìntraprefe generofaAiente , e còndu^
à'Hné la nuova Specola , che riuicV o(^
ttìi modo vaga pbr I» ììanmetria , buoif
guHoì <à pel* gli' Ylroment! afti^onoinici ^-
che vi Airono» provveduti , al c^e con«
còrfe affai V a^ftenza e i( difègno datd
dall' infigne Matemàtico BLuggeroBoTco»
vicb , e la fedula cura del l'egr^io Adiro*
nomo Luigi- La Grange, chiamato a tal
fine dall' OflérVatori^ diltférfigUa , ova
già s'era ac^uiftata gratldi(fi{iìa fama iti*
|a!e fcitnza* • - : .: i ^ . e .
Dal
*
mi
Dai detto fitt qui fi comprende àbhi*
fianza, che l' Att^oomia è una gfandfli
e ammh-abile feieota , avendo s\ chiari
uomipi a. lei fagrifìcate le vigilie e la vita *
Ma la pòeHa non fi contenta della mara-
viglia e della grandezza! dell* oggetto <
Alila tioa non fo qual novità , che di«
Jetti e forprenda . Quindi i migliori Poeti
O anno ne' loro poemi lavorato d' inved-^
tione , a fi fono appigliati ad argomenti
non maltrattati in primi. I^f invcnziono
à d' «loto. agJi Epici ^ Dramacici^j^oeti »
poco pero ai Didafcalici ,. i quali deb^
bono adoperare uno ftik avvicinantefi
al faofifgliare » e però efière fobrj nell'
ufo della favola» Quindi la loro ìndu^
Aria debb' ef&re rìpofta nella feelta di
nuovi argomenti , e nella trattazione «
che nuova fembri e inufitata < Io mi lu*
fingo , che 1' ^i^gomcsto da me trafcelto
fia di fimigliafitc tempra , febbre gli
mancano gli altri caratteri d'una buona
Poefia . Niùa Poeta Italiano ha trattato
peraiiche 4' una materia ^ .bella e dilet«
tevole *■ i4è tampoco ó potuto prevalermi
4' altro :e^plarai , poiché l' Afironomìa
di Manilio $ « i fenòmeni celefti di Arato
npa
non m'àa data alcuna hiec ,«flend(> VA^
ilronomià di^uc' tempi totalmente dn
verfa dalU modema . Troppo elfa àl^ròi
iènte è divenuta e {^iù ricca di cogni-^
kiotii , e più ficura pe' Tuoi metodi , e
più fiftemata m' fuoi ìflfegnaménti , é
più ingegoofa nelle fcoperte . Ne- volumi ,
è vero 5 degli fleffi Agronomi potrebbe
la (ludiofa gioventù attingere sì beli»
fcienza ; ma convìeo pur dirlo con pace
degPilluftrì Coltivatori d' Urania ^ i loro
calcoli, Talgebraiche cifre ) le arìde di**
moftrazioni non polfono avere quelle dol-
ci attrattive, che feco porta la Poelìa.
Qpindi r opere d' innumerabili antichi
Agronomi fono perite , mentre rendano
aocora i verfi d'Arato e di Manilio,
Ma il predio più bello della Poefia ef-
£er dee T utilità, che ne derivi. A qùe^
ilo fine mirano le opere di Omero e di
Virgilio . A quefto mirano la Bucolica
dell'Alamanni , e la Coltivazione del rifo
dello Spolverini • Perciò dove manchi Vu^
tìlità alla Poelìa , le manca il fuo prin-*
cipale coftitutivo , e va col fevero Pla^
tone allora sbandita dalle ben governate
R^publ>licbe , poiché il folo diletto e i' a^^
mo^
«
«
«
1
«
i '
^
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4
4
*
tuoni» , dflgpi IboOfHQttefk) degli on^ccbt
i}e> molli Sibariti • Spero che il fogget^o
(U 4n<p -trattato ptocjtirrà ^jualche .V9P«
faggio. Certamente l'Arte , di cui pren-
do a.favdlares'è^dì grande vtUicà allo
Stato^^ Il Libro^ièfto idi qijefta mia opera
poetica dimoftrerà chiaramente quanto
giovaménto dall' Agronomia tit.ragg^nd
la Navigazione, r Agricoltura^ la, Geo-?
grafia , la Cronologia , ed altre Scienze,
Intanto ,mi {x% lecito conchiudcre con Vir-
gilio^ Qcerg.lib. IL
Jlfe vtfo firUnumduhes ante ornhìa Mm/ìc^
. Quatum [aera fnoy hgemi prcuifus jfmfH^ ,
jiccìpìant ; calique vìas & ,fidera monfttent :: .
DefeElus Sotis vaìrios j Lùnxque ìabores :
Unde tremor tetris r qua vi [maria aka ttcmefeam
OHcibus ruptìsj^ tu^^HEguaiu ipfa tefidant: r .%
Quid tantum Oceano praferenf fé tiagpre Sales
Hiberm ; vel qua taràis^ mota noSiibus objìet • ,
» » ' * <
. #
. j)
«...*-
DElt^
3>xx,x:
3LIBRO PBJMO.
E pigct giaccia la terreftre mole ^
^ O veloce fi roti ,, e quante accenda
Fmmenfe faci lo (Iellato Olimpo ;
Come fiammeggi il Sol , fcititiltin gli Adii l
Qua| armi Urania, tratti , « qual derivi
Da fnoi coctefi don vaghetxa al Mondo»
Io camera fu la Tofcana. cetra y
MagnsyrnmQ Signor j fé V efiro ardito
Ch'or «l'^paalza dal.fiiol^ MQ^tofj^ e langve*
Ma Tu che glifA^rJ^lusiiakifi aifreni
Con certo cojffg , ^ al flàm^seggiante Cielid
Dai leg^e^jr UiMiiiìa i o fra T Aoaie SuofPe - -
La pid ptontt,a<liiAigar> e a porre in luce
L' occulte- ci^fi^ 9 fé ie piire $&ffe^' :
NorV;,i£ifigai cangiar GO*£foghi Afcrei,
Or qua ne vieni: che la mente accefa».
Dal desio di varcar T A<vìie cime i
Arde fv^lare i tnoi^liei doni al Pindo» <
£ fé fpiegb da \t pahiUri terre .
Su *1 dorfo già del volator ^defiriero
Perfeo e Q^U^^fonte al Cielo ii volo;
A E
> \
i
i
^ •
a Deli* jf/ìronamia
£ fé Palla poteo fu l'agii carro
Condur Prometeo al lacido Pianeta ;
Tu ì miei fragili vanni ufì a gir lungo
Le baffe rive del Caftalio fonte
Ergi animofi al tuo leggiadro regno.
Non temer che del Sole io troppo audace
I raggi involi : ben del Tracio Orfeo '
Rapir vorrei l.'armoniofo plettro,
Perchè la forza del vocale fuono
Dal livor vincitrice e de l'oblio .
A Te traeffe dagli Aolbnj lidi •' -j ' .
Cento fagaci ammirator d' intornoc;? *
£ Voi chiaro Signor,' per ctii fon' odi
Tanto liirtge dal fuol fpiegare il Volo,
• ^ C.h« giù mìniiTdo il precipizio orreaAl •
Impallidire e palpitar mi fento^
Voi Cai potete per l'intatte Vie ' '
Erger in guilà le mal ferme piWmeg
Ch« non tecm fegiur ra^io^^cille^
Qual Icaro nb\^el,' d'infondo nóme.
E ben i plaàfì , eh' a Vdi &nno - f àtorna -
I dotti ingégni e le beli' Arti tutte, '> "'"'
Moftran donde venir può l'alta aita»
E non degl'io farvi cotoha, e liete '*
A' benefici rai del Voftroàf petto / *^
Le fcienzé trillar i e, inover garàV \' ^
^Quarpìù fi^lnoftrt di bei pregi adorna? '^ "
Veggio
/
Libra Primo . j.
Veggio Matefi ravvivarli, e arditn •
Nuove Araiie tentar^ oflia ch'imbrigli
L'oade rapaci, o per novello calie
A gir te sforzi, e le firahiere merci
Portar fui dorib alla Città reina.
Qui s' aproQO Licei , qui forgoa moli
Al gratr Commercio , e qoi per. man di Palb
Verganfi ^ bpre degl' Infobri Ingegni •
Ma piì^ fra i lampi d'iaufata Ince .
Urania veggio dagli eterei cerchi
Scender amica a far rinfubria bella.
Pofe'ip facer de la novella fede,
Che perVoftro favor s^erfe a le nubi^
Se di lei T Alemaono , ifl Gallo, ifl Dano,;;
E r Inglisif e V Ibera e il Ruffo edrema ■
Odono favellar taqto alte cofe?
No, fé cortefe mi fi^ride ApoHo, ' ^^
Non fia pred? d'gbjio, e il Volba NouEie ~
'S%\ò fonar per le conveffe sfere •
Meco intanto, o Signor, fegnir vi faceta
. Pe* vani • immenfi la volubil Terra ,
Che fpnza Voi le ftrade ancor non tocche
Da poetico pie calcar pavento •
Fa chi i cerchi pensò del jgrande Olimpo {a] •
" :;" Kx Dì
' • ■■• ' • t ■ • , ^
> •- ■
{«3. Empedocle , Ansamene ^ ^d - Endoflo ìnfegnarooD la
folìdità de' Cieli. Tolomeo Aftronontti Egiziano gli. fece
4 DelV ÀflTommia
pi folido criftai contefli in guifa ^
Cui franger ooa porla feaaote carro
Sopra fcorrendo , o conridor feroce
Col fcalpitar delle ferrate zampe.
Ma fé qua! infrangibile diamante
Rèfifte a l'orto e fi condpnfa il Cielo |
Come fecuri i rapidi Pianeti,
Le Comete e le Stelle al d^o calte
Fonno affidarli , e non temere intoppo f
Che i periodi lor diftoriìi o eangi?
Con^ dagli Aftri si lacenti e pur!
Scendon ì raggi y e non gH afforbe ò allentai
Con il (blido tergo il corpo immenlb?
Dunque gli fpaitj del Ciel fluvidi e molli
Affomigliano al mar^ e come in qneflo
Van notando le prore, e fendon Tonde
De' pib foelli aquilon feguendo il corlb »
Così gli etipr^i corpf agili e pronti
di criftallo . Ma tutt* i moderni AftronoiQi .0 ridano di
colali penfamentf contrari a tntte le leggi meecaniche «
e formano i Cieli d' nn fiuido fottiliifimo . €e^bei\e in
due opinioni fi dividono i Saggi. I Cartefianl ammettoi*
no quello fluido fottiliffima« ehe chifimano, f ter* , difiTàro
per r immeofe sfere , che col fuo impulfo e rapido vqr*
tiee trafporta in giro i Piìineti. I Neatohiani «ll*.a|)-t
pofito efcludono ogni materia, che poflfa prodnrre fenfi*
olle reiìftenza. a* Pianetf, e il lor movimento ripetono
non da alcuno Impnlfo, ma'da cèrte forze , deltC qnslt
fi parlerà più a luago ^ ovecaderà il difcorfo fu la cai|(^
motrice degli Aftri*
^
\ libro Primo é 5
Oàdè^iao fìra lor cerohi^ e fenza ÌQCÌanì|kl
Corrono lieti il faticofo arriogo;
Qtìal Paretonia grìi Taere folca,
O fftnde i flatti lo f^namofo armeDtOé
Bda pofcia à tal rappiccioìifce e fceiìia
L'eterea maffa, che foffìrir non ponno
Al pèfiodi loro àtgfne è frerio^
3E bea di tàtita piccoleifea eftmtoà
Tu vedi anco tra noi nòiì dubbi efertìpu
Qaal tetìtii fumi e iflbttlgliati odori
L' mìz rapifee al pallido liguflro }
A r ambfa pireziofa ed à* profumi ^
Che n leiiofo Ifpàhait tttatida e il Sabeo ^
Onde Tetiòpio y o gtardin 5 o nobil cbioms|
ti\ Vapocofa nube intorno olezzai
Che iè pieni non vuoi gli eterei campi
'Paventando die gli Aftri imbrigli o aifrent
ti fluido rottile , ò il córfo allenti ,
la fóWà ifltìatà pèir gì* ittJnWnfi Vaili
Gli volve e gira con arcane /leggi*
Sebben còl vòrgó vadéggiandò Tpelfo
Voto èhtamiéiii ciò che dì pondo è fceVrO|
Come vacaa ana fonte, óve non goizzi
Il lóuto gregge t é noil laflipilli il flitttOi
Vacuo un abete a sfidar nato i venti ^
Se merce non gli grava, il vado (èno 4
Ai:.;:. ; ' fij.
6 Deir AfIrmofMit
Divifaté tal còFè àòh -è' tempo oniài f^j
Ch' io pur òfi caotar, (è nói ravvòlgaf
li Nume Reggitore, o intorno a noi'
La mole aggiri del conveflb Olimpo «^
Ma
[^] Tre fono i fiftemi di tutto il Moodo noti {Ita noi. II
primiero pone nel mezzo la sfera inerte della Terra »
e fa aggirarli intorno tutf i Ptanelf « Q^iefta fi ei'a V opi-
nione di Eudoflb, Caltppo , Arinotele, Archimede ^ So*
iigene, Ipparco ^ e d*aUri. Tolomeo a"" fiioi tempi ri-
{{turò quello liilexna , e opinò che il Cielo detto da lui
Mobili Frimiero con rapida vertigine traeflfe feco dall*
Oriente ^ll"" Occafo in 34. ore t corpi ceteftì « Nello ileTo
tempo per moto contrario faceva andare gli Aftri da
Occidente verfo Orieikte in diverfe lunghezze di tempo,
riufta il divtrfo ditrare del loro annuo movimento.. Al
Cielo ftellato poi concedeva un fimile movimento si pi-
Sro e lento ^ che fi compiva in asooa anni « e altri mo-
vimenti immaginava nel Cielo a mifura che parean ri-
chiedere le mutazioni ne* corpi celelli dagli Aftronomi
oflervate •
Il fecondo fiftema y che va poftcr per ordine di origine
dopo II Coj^ernicano , di cai in apprefio favelleremo »
jFtt ritrovato da Tico Brahe Filofofo infig^ne di Dani*
marca, il quale colloca immobile la Terra ^ ma divìde
gli altri Pianeti , àlt^i compagni del mobile Sole , - altri
raggirantifi intorno' alla inerte Terra. Ma Tico fu otti-
mo Aftronomoy non già felice paciere tra Tolomeo e Co-
pernico . Queiio chiariifimo Filofofo Prnifiano Ritrovò ,
effia rinnovellò il fiftema del moto della Terra ,* che già
avevano foftènuto nella Grecia Niceta r £gfanto , Filo-
lao e molti altri Egli impiegò 30. anni a perfezionar
queftor fiftemsr. Colloca adunque nel centro del Mondo
Planetario immobile il Sole, e fa intorno a lui girar la
Terra cogli altri Pianeti . Due movimenti fi ammettono
nella Terra, uno che fi chiama amiuff^ con cui compie
la fua rivoluzione intorno al Sole y e i* altro , che fi chia-
ma diurno^ con cuf il aggira. ognidì ftp» il fuo AiTe.
Ma fi deve notare che la Terra , benché abbia qucfti
4ne moti t conferva fempre il fuo parallelifmo •
Ubro Prima. 7
Ma non ti tratterrò eoa lunghe ambaBt
In capricciofe idee moftrando a dico
Qaaato aucciofi, rìbejlami e biechi
Andrebbero i Piaoeti, il Sol» le Stelle >
Se con fervaggio vile avefler tutti
La Tetra a circoadar quaG reina ».
Ch' a paraggio di loro un paatq afleaibra*
Ma chi OQO cfaiamefà la Terra errante j,:
Se in giti& tal gì* inedrical^l giri
Puoi de^i Aftri aflegaire , e tutjta addiifrr^ 7
La maccbìiia del Ci^lp ad ordia vago^
Ch'altrimenti verrebbe informe al ^gljo^^ %
£ qual laberinteo meandro ofcnraj
Dunque le Fiamme al firmamento affi (Te
Non che al corfo impenaar veloci i yanni 9
In pacifica fede Utm^ e falde
Non fi cangiaft di Ipco > e pigro il Spie ^,
Del Planetario Mondo il centro ingojoibra» .
Ma tal virtii dalle infiammiate rot^ » ^
E sì tenaci rai XclnxilU intorop.
Che fpinge 3. annoda^ ravviluppa ^ attrafi| .
Con 4uto freno <i docili Pianeti
Perdb la Terra 9 poiché, non da fimi.
Imbriglila' fi ^ince , ^ ^npa affida
A manooree. colpntie il tergo imma^f »
Dee r impeto iegiof re :, tttratia a forza
Enra^ jotomo al .Spi con Ifinghe ^Ufli •
A 4 Né
/
€ DetV jlflfommU
Né credi glàuche mieftofii e Urna
Sì tragga avanti , qual con regia poispa
Stt i verdi gioghi del froadofo Idea
Tra r Oreadi fue , tra i Coribaoti
Al gtoiofo echeggiar de' cavi fifiri
Va per la Frigia iafm t leoni affifa m
Hkm tante mai precipitò nel corib
Cillaro caro a T Amicleo Polluce »
Né Partica baledra , o gaerrier bromo
Va ipingendò per Tarra o pietra ^ o palla
Con sì grande affrettar , con si gran lena y
Con qvanto ella vigor così veloce»
Come qnafi il peirfier , (i volve in gira
Da duplicato moto (cofTa e fpinta •
Vorticofe il primier con (labii legge
io on ibi dì r aggira all' afTe intorno »
V altro la traggo rnroma al Sole ogn'artna*
Ma fempre rota ne* fuoi giri in gnifii ^
Che fra ié paralleli i poli ferba
Sempre volgenti ver fa parte iffefla.
Non altrimenti un rapido palèo »
Che mentre da guinzagli intorno fpinto
Si travofve ronrando» e a falti» a fcofle
Per gli atri fcorrei e rofeaiidò alletta
De^ (empirci fancicrlli ri lieto ftuolo.
Così nel fuol preclpitofo gira.
Che (empre (opra ki cotrafle incombe #
t
\
• liho Primule ♦
Da coàdoaotreflsor^ focaii aifine
Or s' alza palpitando , ora ^ abiiiia ;
Qaal per opra d'elafttca membrana
Il ventofo polmon a' allarga e ftrigoei
O per forza natia le mufcoloft
Cartilagini flende il con vivace y
Ctti poi ritira e tremolando allenta*
Ella vicina al Sol far feco intorno -
Cerchio e corona con angnfto giro
Vede r Malia e la Cillenia Fiamma |
!E piii lontani con piii lairghe mote
£ Marte e Giove ed il falcato Nuinef
Che tragge appena a paffi tardi e lenti
L* antico fianco ^ e il pie tremante e laflb
Rotto dagli anni 9 e dal ibvercbio pondo
Del grande diadema y e del regale ;
Paludamento afpro di gemme e d*attrO}
Pur quanto pub co* Fidi fuoi S* afta ^ '
Che durando con Ini perigli e xnre ^
Spiran lor fede ne l' efiglio ancora ^
£ s* aggavigoa a la lor delira e folce •
Qual vanne il vecchiafel canuto e chino
Col grave incaroo de* campeAri araefi
Seco traendo T egra famigliola "* ;;"
d villa in villa ^ allorché Marte il Càccia
f dolci campi, ov*hà fila età fornita 9
Preme languido il fnolo ina ^^^cò ^ iMe^'
■>
<lo Mi^, AJhmmita
Yacillaodaf ^moido «d ^tiielaiidor
Col foftegM de* figli e dd vìacaflro
A piccoler gioraa^ il firnticr compie*
La fuprema msigioa l'ainrate Stelle
Chiude ia immcàfi cencbi» e si le affreoe^
Ch'eternamente ioioiobilt e peodeoti
Altretuod elle Ibn fulgidi Soli.
Ma pria che t' apra al gran Siftema il vaice [#3
Uopo è faper i liiinioofi Segni ,
E gli A Ari ardenti de 1* etere» Farcia .
Scintilla il primo e soaU'eraodo .a T aure :
L' aerate corna altq co' pie S lancia
L'At^manceo Moutou, che FrifTo errante
Tiafle per l' Ellesponto ^ e, ìjx Col^o addufle
A iciorre a Giove il memorabil voto.
Dopo Itti folgoreggia il Toro ardito.
Che fu 1 dorfo rapi Ttacautii Europa.
Ahi ! quaote volte al gorgogliar de* flutti ,
Onde n' eia talor il piede afperfb ,
la
lei II Zodiaco 9 oifia eclittica i nna fafcia ideale nel Cielo
compatta di dbxHei coftefl^sioid^o.'respif pcr cni fenbra
apparentemente far fno cammino il Sole • Soqo ^aefti
fegnl racchiufi ne* Terfi foguentf^ • ' / *
Sunt Ariti , Taurus t Gemit^. , 4>«motr , I^q , ff^irg^ «
Zàhratpie ^ Scorfius ^ ArcHenens j Caper -^ Amphora^ rjjces ^
Il Leooe lia Mxt ftelle di prinu srandìnaa neijcnofe a^nella
coda : la Verdine una nella fpiga , che tiene in mano :
lo Soerptone una ntfl cuore . QjDando il Sole fembra ca*
ae4a lAjm ^ allora vi^ 1* eqttii|09i o » .
iM^
PrifMl .1t
La mifinra. grMb tranaiice « UOk j
£ tgaante rkonb^ h fiiggitivi
Patria rhrieira ^ e Vèr le Tif ie torri
Stefe la deftra fofpirofii iiifano !
Segue di Leda là Gemella prole »
L'uà forte cat^alier^ e fahro alletta;
Quindi il motboro Cancro anda e ferve j
£ qtAli il ^reme^ e eo'mgitì alTorda
Il rabbiofb Leon^ ch'Ercole ancife»
Pofcia Erigonc^ ancor di largo pianto
Bagnato il ciglio -verecondo appare: "^
Poi la Sitancia , che 1 diurno raggio
Co r ombre agguaglia ^ (la librata e ferma*
A lei vicino' lo Scorpion fi (Hìfcia
Raggiante il feno , e fi raggrojppà è torce
La venenofa coda ^ i curvi artigli ,
Quindi il Centauro a faettare accinto
L^aer minaccia còl Teflalio dardo;
£ a lui fovtafta il procellolb Capro *^
Per la neve e pel gelo ilpido e bi£jco ,
Cui con la rivoka urna Aquario incalia r
-Cuizzan i Pefci ne refiremaiede>
E del Frifieo Monton premono il doriot ì
Or grave non ti fia fpiegare appìeEJò^
Coml^ al lucido Sol la notte ofcfira
Ceda aiternan<Ì0 il tenebrofo h8Q(>« . i '
Se r emisfero I che 1 tuo lido atcogUe^ ' ' ' t
Nel ì
i
t •
I ;
♦
i m
Nel dioma MMr (] :volve a Fetof
Chiaro Ump^iai. il dì ) le fifgge iogratt^
Vede cadtr.fa :le. campagli^ « j colli
De la Figlia d* Ay^rmo i fofiihi orrori «
Come io palh addiviene a rtgj^ oppoda
Di lumiqafa facej in ^ui tal pr^ode
L'ombra rivale de^la luce Scherno i
Che Tempre alberga nel contrario loco}
E fé dal dèftro ver il manco lato
Intorno a T afle fiio girando U globo
Socceffive al fulgor le parti, volge |f
Onde fiammeggin liete , il cono, ombrofe
Sovra effe piomberà dal manco al deftro ^
Ónde fqQallidp velo il giorno ofcuri ,
QneAo pure é 1 fentier» che dritto mena [d\
>V i^per la cagjon d' ogni Cagione ,
Perchè /ifpido verno Tortóe prema:
Del pomiferd autunno ^ e T aria eflate*
Dopo il mite Favonio i cfiau>i incenda é
Or r ano or T altro de* f^oi Poli algenti ;
La mobil Terra al poro Sol rivolge ;
- paliti della Terra ciambiààdo iiùéfta*
nell* orbita. q|m|l>iaao,€$ jgaÌQ^4^4itvi^iio^ *fi£}^eXto al
Sole » onde efiendo Copra di elfi diverfa l* azìonp del
8ole in te«|»i «llterfi dell'anno, U tìt to la fèriaaioiNi
delle ^àeni •
lihro Ptiàó4\ ij
E quando ijel retar rAKicoFblo*'* .
Pih lungo tempo al foò- fplendor fdggiaee'i '
Allor T'eftate polvefofiil e pigra. • .: .. ** »
Arde H nodfo emisfero ^ e il 9do oppbftòi
Che fen fugge dal ^le , in' préda giace' - ^
Di chniò verno e di ghiacciati jneoibiutfjrf ^ ;
Ma quando alfin da: fue latebra eoaei^ger '"
JJ Antartico emisfero , e ìl^ Polo Auftrale /
Si. volge al vago Sol, lui icaida e adugge
Col (ìtibondo ardore il Sole amico; ^
£ il -nofìro Polo s'aUoQtaot, e Jntaat^t *
Noi Taer nàbild(b,.ej giorni brevi; .
(Gravare di aojai».;e:l mormorfinti .fiami » -.
Son legati: dal g^lo ;> e: i lidi, fftremi
Squallida notte rpfo^llofa ingooibraj
E quefto avvien?. allorché '1 bel: Pianeta
Col raggio' }at$Ì9ge i Tropici inietti , v ^
Se queiU.il Cancro venenofo, incontrati, r ' >
E par !cb* arretri il Sol tioiido «l*pt^cle^;
Allor cominett. la 0agione ardente ^
Nel Seaentrionale arfo emisfero ; ^
Né fi tempra il salot y finché' ì Fel^ -
Kaggio lucente m poca a poco arretri) i r
Ed a ferire l'Eqnator difcenda« .:!
Allor -fon L^onri>re al chiaro giormr.fi^Ii^
£ vJQB con.lieto >voIto il mite Aoimno/ .
Non (eco altra flagiDn.gai^ìió.^-Bvk t
La
14 DtlV JlflrmànU
La porporini fionte orni e cdort;
O fono al pondo di rigonfie fratta
Le piante incarvi 9 o le tnrgenti gemme
Del chiaro arbor di Palla apra e maturi •
Quindi fegnenda la terreflre mole
L* annuo fuo corib al' Iblar raggio afconde !
Il Tropico del Cancro , e l'altro oppofio
A ini prefenta ; e qnando quello ei tocca » .
Ardon d' efiivo ardor T Auftrali Terre 9 .
E noi con liete fiamme t molli velli
Ci facciam fchermo intanto aL verno iffuto.
Finché la Terra riteflen^o il calle
A prefentare T Equator rftorni
Al folar raggio « AUor s! addolce il dima »
£ la ridente Primavera aprica
>^inoveIla del Mondo il mefto volto»
No de' bei giorni di Ciprigna e Clori
Altri non va» piì^ gai • Tornano ai campi -
L' erbe » e tornano i fiori allora ai colli »
E di vaghi color s'^inolfaa e inaura
La pinta Terra, s'avverdifce e ride»
Lieta allor né la tremola marina
Tuffa Je piume la macchiata Progne 9
E la dolente fpofii di Ceice : .
Su gemnnti arbofcei cantando affiede •
Non aktd tempo piii s'allena il cofpo9
O al mttlar de* zefiri ibavi :
Sì
Uhra Primo. ly.
Si rifveglia Io fptrto e fi rinfrtnea, -
Qaindt Caprai ' cl)« rtflfetate genti
Pofte a l'arfo Equatore in teitipò ^afte^ /
La notte tenebfofa e il puro giorno
An divifo maiffempre; e come i lidi i * -*
• • • •
Che d'ambi i lati à TEquator^fon pófii
Anno altehiando i giorni or InhgTii , br brevi ;
E còme pib 1^ Etiope brnno, il Cafro/
L'arenofa Abifllnia , e Nnbia, e Cohgo
Sentan del caldo Sol l' accefa vampa » '
Perchè là preHÒ a l' affocato Cancro
Piii diritto fu ler Febo fiammeggia •
Saprai i diverfi climi y e qnai felici
An temperato Cìel, qnai freddo, e quali
Senz'alternare di ftagione &n lieti ^
Una gioconda primavera ereìrna/ • * "' '^^
Saprai tu ancor perchè ne' Poli eftremì
Un giorno ibi pef'tA continui meli* ~
Chiaro rtfplenda » ed una cWca notw
Per akret lauto tempo il Cieto «fooff^
Né meraviglia fla, fé ben contendi '
Che quegli abftatof de' freddi Poli
Per oriiionte àn 4' equatore ardènte/ "
E perchT per IM' tnefi il Solr fonano
Da lui fen giace verlb il Cancro -àdtiflof
Ed altrettanti verfo il Capro <^poflÓ9-
QuiiuM ' ahérnaodo per lèi tatù interi
A
A nn Polo fplenderà lacido giorno , ^
£ r altro anoebbieran la notite e T ombre f
Se 000 che i hioghi tenebrofi némbi
Per due mefi il crépafcolo Febeo
Con i tremoli ni rìfchiara e alluma •
Felici abitator ne* lidi eftremi
Pofti del Mondo , fé la lor ventura
Comprender fanno! Qaal pii!i lieta forte ^
Che fomigliarfi agl'immortali Nomi»
Coi non s* alconde rȓ V Aftro lucente f
Traggono.^ è ver^ rinchìufi in cavi fpechi
Kel verno i giorni ^ e irrigidite e curve
Scrofcian le piante pe '1 nervofo incaico*
Il freddo noto e il foriofo gelo .^,. .
Vincon co le vivaci acide forbe» .
£ co r arder interi abeti ed olmi. .
Ma <}oando alfine a tremolar comincia ,
Il poro raggio > che le jpim^ indora
Degli alti motui.y l' allegrezza e il tifo
' Per le. torpide membra alter ferp^Sgiaw
Allor non tewo T alternar tioioip .
Di luce e d* ombra > hi mai «nòtte ofcura
Gli chivBA addietro del fegiHC la tr^accia
D'alpeftre fieni» ^ diagli allegri fiochi , :,
O (k le faticoiè opre di Marte»
Ma dove Tedro mi trafporu? è pure
Quefto r Italo mol? Son ^t^O^ i lidi» .
Ove
Libro Primo. \j
Ove il coflume, la mollezza e il fonao
Fan che poco s' apprezzi il fao bel dono ?
Sorge al mattino il lucido Pianeta »
£ r occhio all^rarore intorno aggira ^
£ vede folo negli ondofi (tagni
Dorfi inarcati di nocchier robu{H,
O fopra gli edilizi 9 o là ne campi
Callofe mani d'aratori e fabri.
Ma qnei che piii forfè Namra e il cielo
AI gran pubblico bene idonei han fatto ^
Chiudon le luci al giorno^ e fanfi fchermo
Con feriche cortine al puro raggio»
Che richiamare gli dovrebbe a Topre.
O Italia y Italia, e qual sì folle moda»
Qpal sì (uranio penfar t'alletta e infegaa
A corcarti oziofa in molli piume
Quando il vigile angel col rauco canto
Da i brevi fonni ti deflava, un tempd
Per armar di lorica il fprte petto»
O per iìidar in faticofe lotte?
Forfè prendi roflfor che io molle ammanto f
Inanellata il crine» e piota il volto
Di purpureo cinabro» e tutta aromi
girante intorno e femminili vezzi
Languida al fianco d'amator fallaci
Te miri il puro Sol » che già forgendo
Vi^ fu U Gange fcintillarti in doflb
B
^
t9 De li* 4f!rommfa
V armi teinùtei e'^iulmiaar cpl brando; ^
£ già cadendo ne l' e^ieno mare
Pofar ti vide il polverolb fiasco
Su '1 fredda fiiol del Gaotabro feroce?
Non fenti là fu rugiadofe frondi,
L' innocente augellin eoa dolci note
Salutar il leggiadro AAro che forge?
Non vedi i campi riavetdirfì e tutto
Gioir fefloib e ravvivarli il Mondo >
Onde par che in lor lingua il Ciel) la Terra
Riagrazin lui, che con sì ftabil legge
Fa fa loro fpootar il bel Pianeta ?
Ma non oreder però che m tante aoabagt
'Veracemente la volnbil Terra
Or retrograda fn^a, or alto afcenda.
Sol una parte de Timmenfo Cielo ,
Più che r altre non fan , dritta fovrada
A la noAra cervice aflai più pieflb,
Che il punto oppofio, tà H terreftre globo
Sempre con ampie mote acoNKhta il Sole»
£ in Ogni parte degli eterei vani
Giace tra Febo e lui didanza uguale:
Che non voglio curar un tenue alzarli
Verfo il Sole o arretrar, che a tanca alteesm
Ogni lungo fentiero è breve aflbi •
Ma fé più lenta nel Perielio e fioca
Cade virtù da T affocato Sole ,
E
/
^Mhro Primo. 19
£ oc r Afelio foQ pi2l accelì ì r;^gÌ9
Ti porge abil cagione il Sole iOeflò \
Poiché nel verno piti veloce afconde
Il fembiante divin cinto di lampi ^
£ gr infiammati Arali Qbliqnoi fcocca ^
Cai dritto avventa, negli ardenti giorni y
£ fopra noi fpinge i corfiet filmanti
Con pib lungo indugiar, e già da mille
Igniti corpicei ritrova U grembo
Ferver de* campi e divampar la Terra •
Ma quel eh* affai piik vai y potrai far piane
Le torte (Irade e gì* intricati giri
Di quegli Aftri ritrofi, a cai dar legge
Npn valfer mai T eccentriche rivolte ^
O que' famofì epicicli di M^nfi •
Tu dei penfar cbe^ mentre immobil ièmbri,
Ciafcun dì ti ravvolgi a Tade intorno ,
£ ogni anno tratto da la Terra in alto
Il Sol circondi eoa immenfo giro.
Quindi faprai quanti il diurno moto
Inganni al ciglio » e quai^ti T annuo adduca.
Poiché la Terra a le dMntorno gira [e] y
B 2 Col
[e] Movendoli la Terra intorno al proprio affé da Desi-
dente in Oriente, il Sole e gU'Aftrl fembrano andare
da Oriente in Occidente , e u vedono fuccellìvamente
alzarli fopra 1* Orizzonte , e tramontare a ragione che
il punto, in cui ci traviavo , amanza verfò Oriente %
20 Deir AfÌYonomìa
Col diurno rotar gli obbietti tutti, ^
Che fu 'I dorfo fodien , di mano in mano
Moftran la fronte ad una parte iftefla
De r ampio Cielo e fegnan vadi cerchi.
Perciò fembrano gli Aftri al ciglio incauto
SuccefHva modrar la pura chioma.
Ed ogni di, rotar con moto uguale
A Taffe inforno òiA terredre globo.
Tu pur faprai perchè le fiffe ftelle
Sembrin andar ver T Occidente ofcuro ,
E perchè fembri il Sei da Tonde eoe
Sorger raggiante, e polverofo e ftalico
AttufTarfi dappoi nel mare Ifpano. /.q
£ chiaramente tu potrai col guardo
Preveder la ragion, le bea rammenti
Che la rapida Terra incontro agli Aftrl
Ne va con moto tal che fi ravvolve
Dal freddo occafo ver T aprica aurora «
Or poiché toglie di fpiarae 11 corfo
A noi de* corpi la diftan^a uguale^
Uopo è eh' affembri ne T oppofta parte
Impetuofamente andar T Olimpo
Co r aureo Sole e le ftellanti fiamme»
Come addivien, fé con gonfiate vele
Fende Tondofo mar veloce abete,
Ch*arretrao le cittadi e fugge il lido,
£ le torri e le rupi indietro vanno
Con
libro Primo # a i
Con retrogrado pie precipitofe.
Che fé d'entrar ne'pib profondi arcani [/]
Urania dòn eontefìde a l^èRrp aadace^
£^irò perchè pria de Tufatò téiDpò
Affrettln gli equlaozj il pie veloce ,
H perchè obliqua a poco a poco incurvi
La gràù Fafcia del ciel là ttìòbil frónte •
H chi hon fa qual fu TaàiiCa Terra
Strano poter co la traente fona
Serbi Latona , che pur fegue ancella ì
Ognor ìa preaie> e gravitando il corfd
Le turba , e incerto tremolar & 1^ afle
Con tanto: pi il vigor , quanto ^ii frale
Men regge a T orto la terreftre maifa • ^
Che fé la Terra tondeggiafle a foggia
I>i iifcio globo > ed omo^nei. in feno
Chiudefle i corpi) la centrai fiia forza
Non mai diverfa pofitura indurre
\
^m^
m^
^-t.
q ffhiili
i 1»
f/3 L* itìdlnazionre dì 23. rtadi e mezzo incirca dèli* kflfé
della Terrji fui l^iano deU* ecclittica fpi?g? 1' obbliquità
della ftefla fopra r Equatore. Ke* vcrfi faucguenti pot-
tò una fpiegazione di quefta obbliquità tratta dagli ile-
menti d' Agronomia delV Abate La-CàiUe . Ma per noi^
recar nel %eì tégno pòeticfo ìì: à((Huttè dintoftra2Ìonf dt
quel profondo Aftronomo ^ rimetto alla fua^ Opera chi n0
Itrolefle edere appieno erudito . Conte pure dà que* beU
liffimi eleihenti potrà ricavare la fpiegaztoae dilFufa di
altri fenQmooi cele(ti| eh* io nelU note aecenbo di fuga*
i
'-^ 4 i'
22 DeiV ^fìronofftia
Porrfa ne V affé ; ma perchè rotando
Si fchìaccia ai fianchi , e di sferoide in gui(a
Moftra il fembiante, e lei d'intorno avvolge
Inamenfa mtfla , che G ftringe ai poli ,
E quanto pib ver TEquator fi ftende,
Crefce, s'allarga ed il volume addoppia.
Quindi la maffe, che le gira intorno >
La forma prende di rotondò anello.
Che là , dove più denfo il globo ondeggia ^
Pofa lambendo a l'Equatore il piede»
I nodi allor de la rotante maffa
Fendendo a Timo la celeiUe Fafcia
Forman del ^Capro e de la Libra i punii J
E perchè ognun de'corpicei rotanti*
Travolto vien da triplicata forza.
Onde fon fpmti a gravitar nei centro,
E infiem dal Sole e da la Luna attratti.
Perciò dovraa per tante fcoffe i Nodi
Con retrogrado pie ritrarC indietro,
E con loro arretrar la linea ancora.
Che TEcclitica fende e il cerchio ardente.
Onde pili fnello l'Equinozio affretti.
Ma non ugual periodar collante
Condurrà gli Equinozi ; or piii veloci
S* affretteran , fé più la Delia Fiamma
A r Equator s' inchina : il corfo or fia
Rapido men , fé men i incurva e piega
Al
Ubro Primo. 23
Al cerchio Eqainoziari P argentea Lona*
Né per altra cagione in (iranie ^aife
L'Eccl ittica fi moftra obliqua e torta.
L' imperiofa mafla , e |nù la fqrz^
Del gran Difco Lunar lei fpinge e attrae»
£ lei raggira a tal che doppio moto
In effa induce • Dai primiero appena
Nel lungo volger di ben quattro etadi
D^ un^ ora ibi la feflagefma parte
Vedi fcemarfi la fiia .forma obliqua :
U altro con fiabil legge il torto fianco
Per note anni pili torce , e in altrettanti
Ne va. drbzandp i tortuofi giri.
JPuK v*ha chi Arano e portentofo in guifa
- Penìa moto cotal ^ -che ibi del ciglio
Lo crede inganno, e nella Terra induce
II variar de le celefti ifere ,
- Poiché 4a forza vapi^trice fcoflò
[ S'agita l'affé e palpitando trema.
Ma già'UfcfHr vo' sì felvaggto campo»
Ove copia maggior di bronchi irfuti
Che dfe' fior d'Elicona annida e fofrge^
l£ gli alir4 utghi e -^ilettofì arcani
Far dolce ^00 al bel desiò "febeo ,
Che l'ardue 'ftrade a volitar del Cielo
Lieto mi fpinge » e là fpìegare i vanni »
Ove di iTofco vate orma non miro.
B 4 ' Sem.
• 11
24 Dell^ AflronomU
Sempre addi vieti che da T incauto ciglio f^J
Ne la fede non foa T Aflro fi miri y ^
£ mentre Credi che dai freddo occaio
Scorran le Stelle a V Oriente aprico ,
Il inobirAfle, che con lor fi torce
Con paflb non ugnale » or quefti, or quelli
Aftri travolve a T Iperboree piagge ^
£ quafi al fermo cardine gf imperna •
Tempo quindi verrà che '1 vago Olimpo
Cangerà forma, né Elice le Graie,
Né l'altra reggerà le Tirie antenne.
Vedrà Roma fpuntar le fiamme in alto^
Che nel Libico mar giaccion fepolte.
' Fuor
Igì Tutte le Stelle ancor fiiTe • oltre il moto diurno. ap«
parente^ anno un altro , che u fa da Occidente in Óii'en«
te, il qaal è lentiflìmo, compiendoiì il fuo giro.folìan-
to nello fpazio di ss. mille anni. In aueftì movimenti
non fi fa mutazione alcuna riguardo alla Mutua pofitu»
ra delle Stelle» fé fi mirino da un dato luogo proifimo
al centro della Terra ; ma per chi le ofierva dalla fu-
perficie della fteflfa fi fa ^laUhe mutaalodt di pofiturt
per quella , che ParalaJJt fi chiama dagli Aftronomi , U
quale abbafTa gli Aftri . EiTa deriva dall* obbliquità del
raggio vifuale , il quale s' inclina, alla retta , che paiTs
tra *1 centro della Terra , e tra T Aftro , e perciò fa 'che
lo fteiTo Aftro non fi riferifca a quel punto di Cielo ^
al quale riferirebbe , fé. fi guardale dal centro della
Terra . E* pertanto la paralaffi tanto maggiore , quanto
r Aftro è più remoto dal Zenith , e più vicino airC^iz"
zonte. £* parimente ella tanto maggiore, oaanto TAftro
è più vicino alla Terra, e perciò nelle Stelle fiflTe d
quafi infenfibile , ne* pianeti tutti è tenniffima , f uo^ch^
jiella Luna , in cui alle volte paiia in là d' tin grado »,
^
v.^
- libro 'Primo . ay
fuor de F onde trarrà la tórva Croate
LUndian faretrato, e di Giaooae
L'Augel fuperbo i colorati vanni,
E r ampia fpi^herà gemoiaca coda •
Altri nocchier impallidir nafcendo
Farà l'Arturo ed Orion cmcciofo.
Ed altri gioghi imbiancheran le nevi
Del freddo Aquario e de T irfuto Capro.
Pur tanti moti e taoto {brani errori
Tu non vedrefti nei profondo centro
Dei Sole immoto. Eternamente gli Aftrt
Parte intervallo reguale , e van concordi
Con pari cerchi e con immobil legge.
Io (b che Taer denfo infrange e piega [hi
I puri raggi y onde nel proprio leggio
Non mai vedrefti le lucenti Stelle ,
Ancorché giaccia la gran Terra' immota •
Pur tanto vedi deviar dal corfo
Oltre il coftume la (Iellata luce.
Che non puoi dubitar che fieno i raggi
Da ta rotante impetuolà Terra
Portati lungi e roveiciati ai fianchi.
Qual
ih} V aberrazione delle fifle , come Brtdley il primo mo-
ftro , fl fpiega ottimamente per V torto ^ che foffre U
luce propagata in tempo dall' occhio di uq OflerTàtore
portato dal movimento della Terra , pel qual urto cam-
icia direzione il faggio lumiaofo.
ttf Dell' JifimibìÀia
Qaal fa ^MoHIe f fan ^eofla ibapr^»
Non dritta £ede , lìia 9 fé fcior rai lioe
|à (Irania voce gli ApoUìaei accenti ,
Torta Dta^onal defiirive e fegna •
Né altronde pool ridurre a certa legge
V aberrar de le Stelle ^ lAlorcfaè feftìfipre
Il ponto VéYtical dSfigiati titrdfe ,
Se non col tnòto del té^réftìft globo.
In quella gutfii che in aperto campo
Addiverf^Hbé > ove fli 1>ion'de fpigtie
Sorge'flèr vóti éatialetti itive<%>
Se d'aitò rfevictir di fiori tthnembìo
Glori focteflfe ; fc fé divelto a forza
Seo giffe il tìampò pe ì gr*n ^«too a volo y
Duopo ferebbe 'alltJr qàe* piccfcl tubi
Piegare alquanto ^ quai V aurate arifte
Zefir fconendo lièvemente inchina.
Perchè da l'ahò entro i anVati fori
Poifan piombare i 4ior cadehd indietro •
Tu pur vedrai maravigUando In Cielo
L'erranti fiamme ór «Uentarfi, « l'aie
Immobili 'jtoeftare^ or fciolio il volo
Préclpitofe affaticare il fianco,
Or arretrando ricalcar ie yìe
Dinanzi cor(è , e teffer mille al ciglio
Stranie rivolte e tohciofe fpire*
Com' aogUe fuol 9 che fia dal Cancro ardente
Fuor
fé
nho Pfimo. i7
Fuor dè't*W& rp^lbne^ k l'httra ì^liktb,
O fi Ihifci affetató a puro fonte ^
Nel gir col voltò inalberato e fero
Si ripiega , s' attorce , ondeggia e guizza •
Né già tu puoi le capricciofe ambagi
Penfar veraci , che dovrian del corfo
Le meccaniche leggi turbar tutte ;
Né dal difco Febeo già le vedreHi
la tal §uifa fprezzar fdègnofe il freno.
La Terra a te , poiché fi volve in giro ,
La Terra fa apparir sì ftranie vie ;
E poiché del fup corfo affai più fnelle
Vener lucente e la Cillenia fiamma •
Ch^abitan 1 ime fottopofie sfere 9
CompioQ l'orbita loro intorno a Febo,
Quindi fembran rotar per dritto' calle ^
Se van ne Talto al Sol congiunte e flrette^
Ma fé ne V imo a lui congiunte vanno ^
Ci fembran ritornar crncciofe addietro :
£ quando incerte dMnoltrarfi in aitò »
O d' ar/etrar pendon dubbiofe , allora
Sembran pigre giacer la fial)il feggio.
Ma Giove e Marte e la*^ Sam/nia Stella ,
Ch'ànfotto àlTeggio lor T umile *Yerra ,
Ora 'diritti moftreranfi al ciglio»
Or retrogradi , òr fermi in quella guifa »
Che lor ìi mofiri là magiod lèrreRre
Ora
V
28 DeW AfiromjnU
Ora cQogioota ed. ora al Sole Qppo(b« .
Ma znentre rapidifTimo t* aggiro
Più che volante falmine o fiigace
Strifcia di lampo, tu paventi incanto
Che Tordin vago dèi terréftre globo
In mille guife fi fcompigli ; e oieatre
Il patrio nido, qual penfiero alato.
Si fpinge rovinofó, ove fu prioìa
Il fréddo Enfino ed Aftracan incolto |
O il divifo dal mar Quebec eftremo,
Veder tu credi le torrite moli,
Le piante e i monti tremolar nel cor fo*
Tu temi che T. aligera famiglia
Non pia poita trovar i cari nidi.
Poiché, mentre aliando a T aure in feno
S' arredano gli augeì librando i vanni ,
Fuggirebbe di lotto ai pie la Terra,
E dal veloce turbine rapite
Con effa andrian perìo gran vano a vólo
Le felve, i nidi ed i loquaci . tìgli •
Temi che i dardi e gli affocati Arali ,
Onde Marte omicida urta a dirocca
Le campagne pagnaci e T ardne tòrti . .
Non per dritto fentiet travolti e (pinti
Si vedrebbon piombar (Iridendo al ^uoIo«
E che non temi ì Ma. tu temi indarno ,
jSe ben comprendi chel veloce corib
De
^
ì
9
Lihro Primo. i§
De r agir Terra non diftorna o càngia
De la Natura il magiftero e l'arte.
Saper tu dA* eh' ella rotando ib giro
Non che ne' corpi, che nel feno abbraccia.
Ma in quel circolo ancora il moto induce.
Che d'ognintorno la circonda è avvolge,
Cui con greco parlar chiami Atmosfera.
Quindi l' aer veloce , gli alti abeti ,
I lidi , i monti e le canq^agne tutte ,
£ tutti gli animali andar dovranno
Con pari corfo e con didanza uguale,
Da cui l' un V altro con piacere o doglia
Vedria divifo, fe'l terreftre globo
Su gran cardini fuoi giaceflìe immoto •
£ fé vuoi cont^plar ficura immago
Dà di piglio ad un fecchio, ov' entro ondeggi
II liquor d' Acheloo, e lievi palle
Vegganfi galleggiare, e pofcia in cerchio
Rotar il deggl , che tra pochi iftaati '
Con eguale vedrai diftanza e corfo
Ire uniformi i galleggianti e l' acque •
Vedi per V ampio mar quel pino ardito
D'antica felva fmifurata prole
Spiegar al vento le gonfiate vele?
Non molto varcherà de' gorghi ondofi.
Che quanti ' accoglie la magion natante
Non piìi $' accorgeraa del moto impreffo
Entro
3Q Dell' Afirtmmia
Entro la poppa ed i ricurvi, fia^aclù •
Piombiao al faoio da Tecceire aqteao^
^Veloci 1 gravi 9 o da gagliarda maao
Volino fpiati a flagellare i lidi ;
dal bronzo gaprrier con fiero tuono
Lanci Vulcano 1% terribil arme)
Che fa fotto a la prua tremar Nettuno > '
Vedrai tutto a^vvepir nei Qiodo ftefloi
Quando nel porto l'ancora pefance
Mordea teqace T areoofo fondo^
Che pi^ dunque t'affirena» o che pi ^ temi
A tr%F veloce per gli eterei campi
Il terreftre Pianeta a Taure in preda?
Forfè s'arrederà con falfe idee
L' afcofo fenfo » che nel noflro ingegno
Da la tenera età fcolpì Natura
Quanto in altro cortefe , in q^x^^o ^vara ?
Mifero! in quanti errojr andredi avvolto
Col folle volgo 9 che ragion non prezza.
Non tu faprefti ancor per quale forza
Febo il lucido, crin turbi e fcolori.
Né per quale virtil fi gonfi il mare
Gli argìn rompendo » e di bel nuovo avvalli |
E qual figura l'ampia Terra informi*
Tu chiameredi pur ai corpi affinfi
1 diverfi color » cui pinge il Sole,
Ed alto il mar pii^ de le fponde e i Cieli ,
Come
Come grave metsd 3^ Ipaaritì e dt^i «.
Ma qyal 61 » Afiiùk Dm ) il Nuiii9 amico ,
Che ae fcoprì T arcano , e come qutflq
Bel fifteoi^ tea aoi s' aperte il varco}
Là tra i gelidi lidi , ove s' agg^iaacija
li freddo V<^a » in ibUurio aibei;gp.
Un buo» vecchio, traeva i giorni in pace •.
Quivi lontano dai romori ^ e fciolcor
D'ogni vogUai e desfo,. che 'i core afEmw^
Preadea dilecto a contemplare il Cielo 9
E le incide fleUe. Aeria torre
S' avea perciò fii picciol colle aprico
Egli innalzata 9 e gii ornamenti e i fregi
Eran dotti vobmi, iiiduOfi AtUmt!,
Sfere « compaffi , telefcopj e lenti .
Qnivi la tavda fera , allorché igooib^vo
Da i nebbioli vapor brillava il Cielo »
Cheto falendo nel (Iellato manto
Pafceva il guardo 9 ed ammirava i lampi
Degli Aftri immenfi , la natura; e il corfo ;
E talor anelando i cupi arcani
Scoprir d' Urania , o ahi i felici vanm t
Egli dicea, del buon Crecen(e Fabro
M' impenna al te«gD \ Non (u T ardne rocche
Mi poferei d'Atene. O vago Olimpo,
Tu mi vedrefti ammirator beato
•Di tne leggiadre meraviglie • Ab ! Divia ,
Ura*
3* Dell' Aflronomta
Uraaia Diva» perchè to cortefe
Noa ni apri la tua regìa ? Io da prim* anni
A la canata età fa qoefte torri
Per te V armi trattai . Per te fei ladri
Irrigidì infra i gelati nenribi,
. £ non ancor per ritrovato illnftre
Sen va chiaro il mio nome. Ah! perchè folle
Le beir Arti di Pailade e Sofia
Non fegnii giovinetto? Almeno avrei
O qualche lauro al crine , o nome al mondo •
Mifer, che dici? lo interrompe e infieme
Gli fi moftra improvifa Urania al guardo
Con ghirlanda di delle e in puro ammanto*
No non andran le tue fatiche al vento 9
O Copernico, fparfe, e forfè avrai
Fib che da Febo e Palla eterno onore.
E sì dicendo nel ceruleo carro
L'accoglie e il tragge pe '1 gran vano a volo
£i r ignoto fentier varca animo(b ,
E lieto paffa la tiimbofa fede
Del freddo Borea , e giù da T alte sfere
Già va cercando il patrio lido invano •
Quando fuor de i confin terredri e fuori
De TEtra ufciti, che la Terra accerchia,
Spiran Taure più pure, Urania allora
Gli alipedi corfieri aneda e il cocchio*
Volge il Sarmato Eroe Io fguardo intorno , «
E
Ubro Primo. 33
£ flnpefatto da novelli obbietti
MMngaano, efclatnay.o nel fuo feggio ìasmoto
Giace il bel Sole, e a lui d'intorno io veggo
Con sì rapido moto errar la Terra?
SI tu f Urania , rifponde , il Sol tu miri ,
Come fon gli AAri y immobile e fofpefo ,
Equel che vedi rapido Pianeta
Tra Marte e Ci teresa rotar veloce
£' il terredre tuo globo • Ah i mira » o Figlio ,
Per quali erti fentier, fra quante ambagi
Varca la Terra da l'ofcuro occafo .
Verfo il chiaro Oriente. A voi mortali
Suo mòto è afcofo, poiché tutto intorno
Pur fi move con lei.' Tu quel eh' or vedì^
Quando là fcenderai , fa chiaro al Mondo «^£
Orride guerre ti predico , e tutfio ,
jFiglio, vedrai il Peripato ifi armi.
Pur tu quefti tumulti e quefte pugne
Afpre e crudeli corraggiofo incontra »
Che sforzerai tu vincitore alfine
Il poflente nemico a dar le fpalle ^
E da te nome avrà i] fiihma e regno •
Non che il Sarmato fu^ , ma tutta Europa
Ri fonerà de le tue lodi >. e a gara
Te per lor Dnce i miei cultori avranno»
Così color y che da la verde etade
Coitivan l'arte a me diletta, onoro.
C A»-
3 4 ^^'^' AflronomtA
Ancor , Figlio , non fai quanto grand' arte
Annidi in feno . Pria eh' a T ime Terre
10 ti ritorni , vo' che ponga il piede
Ne la Regia d'Urania, e là vedrai
Se più Palla e Sofia d' invidia è degna «
Scote fu '1 dorfo ai €orridor focofi
L' argentee briglie , e in un balen fendendo
De l'aere, che sfugge, i tratti immenfi
t Viene la Dea nel fuo bel regno .\Ei giace
FreflTo - il globo Lunare , e come fuole
11 Giapon fofpettofo, il lieto ingreflb
Da torve fchiere agli ftranieri è tolto.
Già va il Sarmato Eroe maravigliando
Le belle torri e le fuper.be mura
Di criftal lucidifiimo coateile,
£d ammirando del- leggiadro albergo
Attonito le parti egli contempla
Qua e là fparfi aurati fcettri , e d' oro
Pur ampie maflfe, e fu fpiranti bronzi
Incife fpade , e curvi aratri e abeti , .
Che fpumofa facean Inonda d' argento ^
Ed infiniti popoli tremanti •
Quefti, a lui diife, in alto tuon la Dea
Sono i trionfi miei» Quelli aurei fcettri
Men ,fur cari ai Sefoftri ed agli Alfonfi ,
Che gli Aftrdabi ; e quel metal lucente ,
Che d' afpre cure e lunghi affanni è preSa ,
Al
.*--•.
Ubro Primo. 35
AI mio primo apparir mi diero ih clono
I regni adoratori . Io di quel!' armi
Scinfi i gqerrier col fol fegoare in Cielo
Torbida eecliflfe . Io quegli fcabri aratri
Faccio allora venir Incidi e terfi ,
Ch* annunzio ali* arator de T opre i tempi ;
£ fola io feguo a quegli abeti il corfo
Per r ampio mare , e i naviganti allegro
Co lo fpuotar de la Tindària A^lla.
Quel negli omeri ftretto immenfo Auolo
£' il volgo ignaro , che s* agghiaccia » e trema f
Se fofca il crine 9 oppnr traendo al tergo
Rofleggiaote Cometa in Ciel paffeggio.
Ma non ancora di mia Regia ammiri
ti più beir ornamento • .E' duopo il piede
Por entro in quella foglia. E diflfe appena |
Che dentro il- mife a maefiofo Tempio.
Quivi repente brulicare intorno
A cento telefcopi , e gir ronzando
Di qua di Jà di lievi pecchie in guift
Mirò d' anime o fpirti alloro 0uolo >
£ fovra il margo d'odorofa ampolla
Difender T ale e %\h tuffarle , e liete
Ufcir guizzando a l' aura , onde rivolto
O» difle, Urania > che prodigio è quedo?
£ che gentie, e che fonte , e che concorib;
L* Anime, gli rifpofe, a cui fia lacra
C z L'Arte
/
/
^6 De ir j^Jlranomia
V Arte celefle , a queff ampolla accolto
BeoQ le fpiritofe acque vitali,
Ch' io (iefla ò fparfe di polTecfei fughi »
Onde .fiaar\atte al graa celelle ÌQCarca«,
De la lenta .tefiuggine la flemma
Là deatro è miAa, e vi temprai di linc9
L'occhio vivace. Né ti prendi a fcberno,
S* odi dir che per dentro i pingui umori
De la nottola ho fparfi • £' vile augello
Preflò di voi ; ma fin natura e iliinto
Dee l'Ailronomo aver, cui duopoè fuori
Sbucciar^la notte ed appiattarfi il giorno»
Ma più là dentro d* Aquila vittriee
Sparti il cor generoib , onde ficcome
Tra gli altri augelli ella fen va leuia ^
Cosi guati TAdrooomo fagace
C ome ligie V altr' arti : e bene è quefta
Sublime sì , che può '1 Cultor ielice
Tutte r altre ignorar , e fame ancóra
Senza mover te ri(à an^aro intuito* .
Or que' sì fnelU fpiriti vivaci
Attingon quella fonte , infinchè *l bagno
A puro eterio fenfo gli riduca •
Àltor nel voftro globo a fceoder* anno
Abitator co la terrena falma» e
Ma ne la mente e nel desio celeflf •
O quante in picciol tempo anime illadri -
Scea-
Libro Primo, 37
Seénderanno iti Europa 1 Io tutte a dito
Non vo' moftrarle, che la pura notte
A contemplare i bei fpiendor m'invita.
Vedi quelle addenfate infieme e ftrette^
Che fin d'or inquiete in tanti giri
Vanno aliando ì Son i' anime invitte
Di Piccard 5 Condamine e tanti Eroi ^
Che la Patria lafciando e le natfe
Dolci campagne eftremi lidi e terre
Impen^tràbir ài bei fai del Sole
Tra nembi e (irti cercheranno audaci 9
Ove il pubblicò ben gl'inviti e chiami
A por legge ai confini, agli Aftri il nomet
Od a nuovi .fcoprir lontani clirtit»
Vedi colà que' ù penfofi e gravi ?
Quefti , Figlio , faran d' ignote lent!
I fagaci inventori, ed altri a' leg^e .
Paran foggetto de' Pianeti il corfo».
Per altri vo veggo (Viluppate^ chiara .
De le rjtroftL indocili Cx}mete
Le tortuofe ambagi • I due che vedi
Sì rifplender nel volto e eh' or concòrdi
Sembrano gin > del pari^ oh! fé a la vita
Vengon tra voi V quanto crudele guerra
Faran: tra; loro !' Il pii^ giovin da Seàna 5
II più canuta dal real Tamigi
Verrà T un contrd l' altea k, Ah i figli » ah ! %tl f
'j C 3 Koa
»
3 S DeìV Aflronomia
Uoa così rio furor d'armar Liceo
Contro Liceo ; e tu Cartefio il primo ^
Tu gitta Tarmi. I vortici rapaci
Cedaa il campo a la traente forza,
£ tua vittoria fia che fol ti vinca
li gran Mentono. E dove lafcio i prodi
Geni d'Italia? Eccone un folo uguale
A mille infieme. Al fuo fagace guardo
Tutto s' apre T Olimpo : Ottica ifteffa
D' inufato fplehdor gli alluma il calle.
A te d'indole fia conforme, e ardito
Per farti feudo fcenderà tra T armi •
Infortunato lui, che in tanta guerra
Vittima cadef Ma l'Italia affine
De r infortunio fuo fatta dolente
Gli ergerà adoratrice e tomba ed ara»
L' Italia , che d' ogn' arte é madre e feggio , .
JM'è cara si, eh' 6 già difegno e cura
Di porvi il re&|no mio • Felfina e Roma ,
E piti di queda ancor felice Infubria»
Tu mi vedrai fu le tue torri affifa
Trattar lo fcettro . Ivi dal marx Foceo
Verrà Dedal novellò , e fia eh' addeflri
Icari più felici a gire a volo
Per l' arduo Olimpo con piik de(fare peone •
Dopo cib detto, là in difparte vide •
Copernico vagar eoa mefto'vifo
Un*
^
Ubro Primo. jp.
Un* alma contegnòfa , onde a la Dea
£ chi y diffe , è coflui , che me sì bieco
Gaata , e par che mi tema ? O quale e quanto
Di già mi fembraf Qual fulgor sfavillai/
La Diva rofpirando gli rirpofe^
Amaro defìderio il cor ti tocca
A voler ravvifar chi ì tuo gran nome
Ahi! fparger tenterà d* eterno obblio.
£' quelli) o Figlio, il sì famofo TicOy
Che dal Baltico mare al Tago eflremo
Ingombrerà sì di fua fama il Mondo,
Che i tuoi Licei farà folinghi e matt
Ritrovatore di noveififtemà.
Ma fìa che pofcia il tuo faver trionfi
De r invidia e del tempo . In breve avvolto
Fia ne T ombre -il rivale , e vieppiù bella
A te germoglierà: fama perenne •
A taì , da tanta Diva uditi arcani
Prefe gioja e copforio il faggio Eroe,
E fatto altero pe -l futuro onore
Tornb veloce a riveder la Terra.
Fìm del Libro Primo.
DBir
4^
3LIBRO FECONDO.
Fin or cantai d^ la volnbil Terra
Del mifero mortai cortefe altrice.
Or di Te canterò , leggiadro Febo j
Del mondo allegrator, fiderò e luce,
Che i fratti, Terbe, i fiori, e i corpi totti
Contempri, agiti, fcaldi, induri e nutrì;
Degno perciò che la famiglia alata
Sa rofcidi arbbfcei cantando afltfa
Ti faluti al venir con feda e pIaofO|
£ che Canopo, il Perfiano e Menfi
Si faccia al nafcer tao feftofo incontro
Scotendo i cavi /ìihi , e per le vie
Di odoriferi fior fpargendo an nembo ;
£ che lange il nòcchier ti vegga In Ròdi
Col gigantefco pie premer- Nettuno;
£ che Cirra, Aganippe e i gioghi Afcrei
Odan cantar la taa gran mole, il corlb^
La para luce, e la dorata chioma*
£ per incominciar da l'ampia mole [a]
Dirò
M ìi Sole» Aftro il più bello, il più utile, e il più ae*
Deir jiflrmomìa Ubro Secondo . 41
Dirò che T Ocean 4 che tutta iatonio
Chiude la Terra e i regni interi ìnghiotte.
Tanto a Timmenfo Sol cede in grandezza 9
Quanto garrulo a lui negletto rivo..
Fingi si fmifurato ardente globo ,
Cui Tempre affaticando Aqoila i vanni »
O dal bronzo guerrier per Taer fpinta
Senza il corfo arreftar volante palla
Circonderebbe in quattro luftri appena ,
Non anco pareggiar puoi T ampio difco}
Tanto s' allunga e fi didende in giro »
Ma fé rappicciplire al ciglio aflembra ^
D'Ar^
cefTario, è un millione di volte più g^rande della Terra*
Dopo le diligenti ofiervazioni dell* Abate La Calile al
Capo di Bnona-fperanza fi é {coperto , che la diftanaa
del Sole dalla Terra contiene femidiametri terreilrì 19444.
La circonferenza di qualunque circolo è per riguardo al
diametro dello fteflb preflb a poco 9 come 710. a 113.
Quindi ad efprimere quefte diftanze iì adoprano qui tre
mille circonferenze , che fanno i88So. femidiametri ,
e fi dice , che un filo , il quale fi avvolgere tre mille
Tolte intorno a tutta la Terra , fé fi fvllnppaflTe yerfo
il Spie, non vi arriverrebbe • Perciò alla grande lonta-
nanza u deve attribuire 1* apparenza , che moilra di un '
piccolo difco.
La fua figura è rotonda , e fomigliante ad un globo ; ma
fembra un difco circolare a noftri occhi , perchè in una
'tal lontananza niente ci fa difcernere, che le parti del
onezzo fono piilk avvanzate yerfo di noi , che quelle del-
la eftremità , e perchè le linee femicircolarì , che for«
mano la fua conveffità anteriore , s* imprimono nel fon*
do de* noftri occhi , come linee rette , La ftefla fpiega-
zione dee fervire per la Luna piena , e< per gli altri Pia*
netiy che fi guardano col Tomcopio.
4* Deir Aftrommd
D' Argiva targa, a d'atma trotto in guifa^
Penfa che in alto per gli eteiel campi
Tanto s' eftolle 9 che fé gli ardui monti ^
Le valli e i mari di tre mille terre
Foder al CìeI dai tuo penfìer fofpinti.
Attinger fperi invan TAftro Febeo.
Quindi fegnendo le già ardite tracce \h\^
D^ ardenti fiamme e d'ondeggianti vampe"
Sembra poterfi dir il Sole un mare.
E ben la luce fua ciò moftra aperto.
Che in lenti accolta incenerifce e sface
Il pefante metal , le félci e i marmi •
Né d'altronde addivien Tedi va arfura,
Ch'afciuga i fonti e le campagne adugget
Ne d' altronde affocar fi fente il piede
Sa Tarfe arene il Garamanto ignudo,
L' Etiope adufto e l' Arabo vagante ;
Né per altra cagione i Saggi antichi
L' àn cinto intorno d^ infiammate pietre ,
D' igni-
■ ■ ■ . Il ■ I I I — ■ Il ■ \ m
\}i\ Dflgli effetti di calore e di accenfìone, che produce II
Sole, fi crede uà globo imadenfo di materia ficcefa finp
dalla creassione del Mondo , che arde continiiamentc.
Gli antichi Filofi>fi quafi tutti convennero nel crediese
i|uefto Aftro compofto d' una materia lucida , ardente ,
• fluida. Cionondimeno Detio^rito e Metrodoro penfa-
rono , che foOTe un globo di ferro rovente , o un gran
sionte affocato . Filolao lo credette .una vaftifiima mole
di vetr» Uicidi%io , che trsMva dal celefte fuoco lo if kn-
dore , e a noi lo rifietteva •
Libro Secondo. 4$
D' ignito ferro e di crtftàllo ordente.
Ma tu più faggio un Ocean di foco
Penfar lo deggi y eh- agitato e (ceffo
Si voi ve y fi rimefcola ed ondeggia •
H perchè Tempre quella immenfa fonte [c\
D' ardenti fiamnie ne gorgoglia e Mie ;
Perciò vedrai ìcome del fluffo immalne
Nafcer poflfa virtà, che feco adduca
De' lominofi corpicei la fchiera ;
Poi-
■Mi
[r] Cartefio pretende, che la luce non efca ^ì. dal Sole ,
ma che con£fte in un fluido diffufo per gli fpazj cele^
fti , che dal Sole agitato con fmifurato impnlfo a noi
deriva in quella gttila , che pe* tremori dell' aria fi ^ ro»
paga il fuono . So che quella opinione non è pofitiva- ^•
mente centro la ragione : ma (kive * fi può fpiegare il
tutto per folo mezzo del Sole , perchè ricorrere a due
cagioni ? Si creda adunque colla comune opinione « che
il Sole è la fonte perenne della luce \ e quella forza »
che i Cartefiani danno al Pianeta , onde fpingere sì lon*'
tano'il finvido lucido , o 1' etere , fi conceda allo ftefib
Sole per lanciare dal fao feno il luminofo nembo de*
raggi.
Quefta forzs|^ tmmeofa può provenire da una violenta fer^
xnentazione , che fi .& in quel vafto oceano di luce , di
che n'abbiamo una immagine nelle Chimiehe mifture ,
ove il rapido moto cagiona maggiore evaporazione , e
più lontsmi manda gli e^nvj. ili pìik v*ii chi attrìboi<*
m al Sole il moto continuo di Siilole e Diaftole , oiEa
una continua attrazione e ripulfione, onde quando per
Così dire , fi fdiiude , e slancia ia^uctda materia , con molta
. violenza. la. dee rtfpingere ^e èon gran velocità fprigio-
nasla . Non è peeò iftantanea la propagaztoa della luce ,
ma progrediva , e Roémero fcoperfo che la luce de' Sa«
telliti di Giove V* impiega 6. a 7. minuti a ptopagarfi
a. noi*
(
/
44 t>iìP Jfftrmòmia
Poiché veder jfn noi fi potè ancora i
. Che d* effluvi maggior ne cinge il corpo ^
Che pih va fluttuando, e ferVe e fpuma*
Di pili con (labi! legge e alterno moto
Ora 3* allarga ) ora -fi (Iringe il Sole;
£ quando impetoofo in fé ricade ^
Chi può 'l'urto fpiegar, con cui dal grembo
Lancia la luce e la fofpinge intorno?
Qual per forta ttatfa, fé 'I molto al poco
Convenga pareggiar, le mufcolofe
Cartilagini ftende il cor vivace,
E dal fen difprigiona e caccia il fangue
lu moltiplici rivi e cento fpirc
A diramarfi per le gonfie vene.
• Pur da impeto cotal fofpinta e fco(Ta
d Non già vedrai precipitar da T alto
L'alata luce nel medefimo iftante,'
Poiché fomiglia rapido tonence,
Che romorofo pria la valle àlTorda,
Pofcia ìnafBa il lavor del pio colono/
Quindi dilata i puri argenti in lago.
Ma febbeu T ampio Sol le sfere allumi [d] ,
, . . . ) •
lil Ogni giorno infiniti corpufcoU lacMi petde il Sole ^
né perciò fcenn fenfibilmente il fno Volume* Per ragion
ne di ciò ricorrono molti ali* infinita fotti^ieaza delle
parttcdle < e dicono avvenire ili quella gnifa che gli
artmi di Ceilan e delle Molucche empiono d*ogQ*.iii«
Ubro Secondo . . 4 j
E fa i Pianéti e fu la Terra opaca
Spanda da l'igneo feno i pori raggi,
Pur r ufato. non mai volume accorcia ;
O perchè lo fplendòr di flelle ardenti ,
Che gli piombano in len , riftaura i danni ; ^
O perche tanto aflbttigUati i Arali
Cadon da T ampia elamica òiinzsfi ,
Che fol ponno ingombrare in molte etadi
Quanto fpazio riachiude un picciol cubo.
Non io qui lafcerò ne T ombre avvolta [«]
De'
torno a piì!l miglia iH fragranza V afia* n^ perciò danno
a vedere alcuno fcemamento . La rottigUczza de' coriu-
celli ncHa Natura è maravigli ofa » e tale 3 che M, Lewe-
noech trovò col microfcopio infetti così piccoli , cHe eia-
fcun di ^ loro tante volte è piò piccolo d'un granellino
d' arena I «quan te un granellino d'arena è più piccolo,
della gran montagna di Teneriffk . Onde non mi H più
maraviglia, fé l'Abate Ruggero Bofcovich airerifcc 9 che
tutta la luce perduta dal Sole , dacché illumina la Ter«
xa , appena potrebbe riempiere un piccoliffimo cubo •
Cionondimeno altri fanno maggiore nel Sole la perdita
della materia Incida^ ma la riftorano col farvi entro ca-
dere l'atmosfera, delle ftelle fìOe, il InmeZodiocale, e
talvolta le ileflTe Comete.
lei La natura della Luce prima delle fcoperte di Newton
era ignota . (Xuefto grande Filofofo qe ritrovò la tcfliiturAy
e i diverCi colori , e al prefente quella materia è così di-
lucidata, che ancora ai. femminili. intelletti. In propone
chiaramente il Conte Algarotti nell'opera intitolata il
Neutonitmijmo per le Dame . Newton ritrovò adunque ,
che il raggio deila lucere- compofto-di fili df diverfa na*«
•tura , i quali hanno due proprietìi ,- cioè la rifrangtbilità,
e la ritleflìone . Le claiTi di qucfti coloriti fili , a qnali
fi fon datidivcrfi nomi, fono fette ^ e perciò fette fon©
i primitivi e femplici colori 9 eioé : ^Roff , Dotato « Bio»-»
4<5 DeW Aflrommia
De bei raggi Febei 1* indole vaga ,
Argomento gentil, che forfè fegno
Un tempo fia di piùi fonora cetra*
Qaefti non altro fon che fili indaftri
Di diverfì color tefluti infiemet
Cui veneto criftallo accoglie e parte»
Roflfo è il primier , quàl l'alma Aurora , o il fangue,
Che ne Uè gonfie vene arde e roflfeggia.
Dal dorato metal T altro s'appella»
Ahi fatale color! Quante afprecure
Fra miferi mortai , quant' empie guerre ,
Quante frodi e rapine accendi e movi •
I laflfi agricoltori allegra il biondo,
La cui falce a tagliar le fpighe invita*
Ride ne T erbe e ne le frondi il verde ,
E tanto è il fuo decor, che Tale altero
Con Perfe gemme e orientai fmeraldi
A mitre circondar diademi e fcettri .
II quinto da Nettun fi chiama azzurro,
Che vedi ne la tremola marina ,
Quando dal violento Africo o Noto
Rotto agli fcogli non biancheggia il flutto.
L'altro da T India, e da le rance il fezzo
• ^ r . Fer-
ilo, Vtr^^ Ceruleo^ Indico, Violaceo. V^ggafi fu tale
materia il Lib. V. de DefeOibus SoUs ^ Lume , delP Ab.
Ruggero Bof«ovich« Il celebre Hizzetto inyentè un aitai
Teoria b^m i colori, ma non è feguitsi. 4a wUi.
Uhro Secondo • 47
Ferrugginee viole à prefo il nome»
E quafi col pallor langue e s' aanera .
Or fe gli fparfi colorali fili [/]
Lo fteffo nodo ravviluppa e allaccia ,
Innocente candor gli obbietti imbianca,
Qual neve alpina ed odorofo giglio;
Ma fe poi nullo de' lucenti raggi;
Sopra gli opachi corpi il Sol rifrange ,
Ahi ! tutti gli vedrai d' orrore avvolti ,
Qual aero ammanto, o lugubre cipreffo.
Che fe pi^ .fili, ma non tutti annodi.
Tanti varj color tra T Aureo e T Indo ,
Tra 'i verde e 'l porporin verranno al ciglio,
. Qiiante
^^^^— ^—————i— ———»•—— ——»——«— i—fc ■ ■ — — —
[/] Se tntti qiiefti lucidi fili fi unifcono infieme, ne de«
riva il color bianco; ma fe alcuni s* unifcono , e non
tutti 9 allor ne nafce qualche colore d^lla Ic^ mìfcliianza ,
compofto . £* ben vero , che il color compofto bene fpefTo
è cosi fomigliante ad alcun de* femplid > cfce 1* occhio
non ne ravvifa la diverlìtà. Allora per diftingnerli è
duopo d* una nuova rifrazione , che il coìnpoièo difcio-
clie ne'fuoi fili primigeni, e il femplice ladcia fempce
lolo fenza alcuna- nuova torcitura. Il color nero altro
non è, che la negazione di luce. Infine V origine unica
de* colori deriva dalla fola mifcliianza di alcuni de' fili
colorati. Qui però devefi ognun guardare dal credere
i colori inerenti ai corpi , poiché il colore altro non è
che una difpofizione, o vogliam dire certa telBtma de*
corpi idonea a riflettere i fili colorati , dalla di coi mi-
ftura ne nafee quella impresone, che nel noftro fenfo*
rio deità la lucida immagine , e in qnefta fenfo fi pren*
de da* Pittori il nome dei colWi , i quaU per capprefea-
tare certi colori adoprano certe determinate Ibièanze ,
nel qual fenfo i colori fono nelle 9us!SU .cofe • .
48 Deir ^/ìronomia
Quante iatrecciaa fra lor diverfe forme»
Quindi faprai perchè biondeggi l'oro^
La perla impallidifca ^ arda il piropo \
Onde vedano i fior , le piante , i fratti
Di sì vaghi fulgor Cleri e Pomona»
£ come i bei moltiplici colori
Ne r aere piovofo Iride pinga •
Non già cred' io eh' origine terreftre [g]
Da fuifurei vapor, dal nitro olente
Trarre mai poffa la Taumanzia Diva;
Ma i lucenti del Sol raggi rifranti
Ne le gocce fottil d'acqua che (tilla
Le impìglian sì, che dal bibace feno
I bei color ripercotendo vanno.
Non
f^} Tra ì molti fenomeni , che derivano dalla luce , uno
de* più beili iì è T Iride . Q,ueIlo lucido arco di varj co-
lori imbevuto ^ che nel malie aere vaporofo à noi fi mo-
ftra nella parte oppofta al Sole., nafce da' raggi Solari,
che cadendo fn le gocce dell' acquofo vapore le penetra-
no, è tofto fuori guizzando , dopo efferiì due volte ri-
franti , ed una riflettuti , air occhio del terreftre fpetta-
tore difcendono , e ferifcono V organo vifuale obliqua-
mente • Che eie fia in tal maniera , non v' a chi ne du-
biti , e la ftefia efperienza lo conprova . Le verdi erbe
«lei prato , fé la mattutina rugiada le imbianchi , al na-
fcer del Sole apprefentano una vaga Iride \ come pure
i varj colori dell' Iride fono efprem , quando per ifcher-
zo i fanciulli dalla bocca verfo 1* oppofta parte del Sole
diffondono le piìk minute fpruzzaglie d' acqua . Infine
veggiamo , quando ne' giardini da qualche tubo fi fa fa-
lire inulto r acqua fotterranea, da' raggi Solari imbe-
vuti fjpiegar varj colori que' puri sampilU •
Libro Secondo . ^ 49
Non vedi tu qaando da tubi afcofi
Sprigionandofi r oada alto 2ampUIa,
£ eoa Io fprazzo tra le rifa e il 'plaufo '
L'incaute fronti repentina inaffia;
Non vedi come allor s' indora , e 1* arco
Piega Taumanzia, fé la Sede il Sole?
Non vedi pur, fé da la gonfia bocca
Tu l'onda inchiufa vai fpingendo a Taura
Rivolto il tergo al luminofo Febo ,
Che (Itibonda bee gli aurati rai ,
Ed Iride gentil pinge e colora,
Mentre fparfo il liquor con tenui ftille
Ne Taere gorgoglia € lento cade?
O bella Figlia dèF pRt bel'Pianeta ,
O la pi il vaga tra l' aerie Ninfe
De'raiferi mortali arra e riftauro, •
Non io rammenterò che fei de' Numi
La Foriera gentil^ che falfo onore
Troppo leve ti fia • Te '1 Nume eterno
A dolce fegno d! tranquilla pace
Pmfe nel Cielo, allorché tutta giacque •
Nel naufragio fatai la Terra avvolta ,
£ te mirando i turbini fonanti
Sgombra d'intorno e il ciglio irato addolce*
Deh tu pietofa, òr che 1 feroce Martè^^ ^
Sopra ci aggira d'atra guerra un nembo,
Fuor ttaggi il rofeo volto, e col bel ciglio
D t'ire
»-»».
-e
jo Deir AfÌYommh
V ire temprando e i bellicod fpirti
Di frugifera pace Europa allegra »
Poco flrazio ornai pare al Tracio Nume^
Che rOrfa Aquilonar dal freddo fpeco
Fremendo sbocchi a por gli artigli in feno
A TEmol Mufolmano, e tutta gocci
Di fangue i velli e le bramofe canne»
Poco gli par che U marzial Polono
Da viperea dìicordia accefo fcenda
Ad ardere e fchiantar le patrie mura,
£ contro fé crudel fé fteflfo eftingua ;
Se per terra e per mare Europa tutta
Non fpinga a Tarmi , Ahi ! quante fquadre e quante
Già r infelice palpitando intorno
Fremer fi mira^ e quante acute lance
Brandir già vede T Alemanno, il PrufTo,
£ r Ibero e '1 Britanno e il Gallo ardente »
Deh Tu, tranquilla Dea, Tu vieni omai,
Che le pallide madri, i figli imbelli
A Te iiendon la deffara , e Te da Y onde
Chiama il nocchier , Te L' arator dal folcQ •
Ma come fon trafcorfi or i miei carmi
Dagli eterei coni^n, dal vago Sole
Infra r orrende immagini di Marte ì
Già r antico feniier riprendo e deggio [h]
Mo-
Ih} La luce avrebbe nn aìovimento rettilineo , fé pafìafTe
pfr mezzo omogeneo 9 ma poiché fi avviene in corpi ete-
tf>
Libro Secondo. 51
Moftrar qaal vieti da la fcherzevoi luce
Al ciglio inganno 9 allorché 1 paro raggio
O fi rifrange negli oppofii corpi ,
O in altro venga da aemica forza
D 2 Spinto
ti— — — *N— 1 ■■■ Il ■ Il ■ ■■■ I I. ■■■■■■
Togenei, quindi ne fiegae la rifrazione e U rifleffione.
La rifrazione della luce è la deviazione del raggio dalU
linea retta caj|;ioQata dalle denfità de* mezzi , per cui
fi diffonde la luce . La rifilane della luce (i è 1* arre-
tramento del raggio Inminofo dalla lifcia fuperficie d*ua
corpo opaco , e fi divide in diretto e rijlejo . Quindi
quando il lume obliquamente pafla da un mezzo pijk
raro in un piii denfó, fi rifrange, oifia muta la direzio.
ne del fuo cammino ; ma fé da un mezzo più denfo o più
pingue pafla ad uno più raro e men pingue , li rifrange
arretrandofi dal perpendicolo , e ferba certa legge , a «ut
s* appoggia tutta la Diottica , che s' appella la ragione
coftante de* feni dell* angolo d* incidenza e rifranto .
Ciò che j^iù a noi s* appartiene fi è , che « queile rifra*
. %ioni e rifejìoni dobbiamo attribuire molti fenòmeni ,
che incannano la noftra vifta , il minor de* quali fi è il
remo ,* che par nell' acqua torto e infranto . In quefto
modo fi fpiega, che il Sole fembra sfavillarci full* Ori*
zonte , mentre s* è già appiattato , e come avvengano
ìParelj , e come talvolta uanfi veduti fino a tre, e, an-
che fette Soli , come viddero gli OUandefi nella nuova
Zembla , i quali pur viddero il Sòie full' Orizonte 14.
giorni prima , che dovelTe forgere fecondo i principi
d* Agronomia \ né fa duopo farli qua e. là ondeggiare
per 60. leghe fopra un* Ifola mobile e fluttuante .
Agli Antichi non erano affatto ignote quelle leggi dellt
luce . Ariftotele agitò una quiUione fopra la piegatura
apparente de* remi nell* acqua . Archimede compoTe un
piccolo libro fopra l'apparenza d*un anello entro dell*
acqua. Albazan Autore Arabo ci parlò degli angoli d* in*
cidenza .e di rifrazione , fcbbenc con falfe cónfeguehze ^
Keplero fece fu eie molte belle efperienze; ma Snellii
Willebrord dopo molte diffìcili prove fu il primo , che
fcoperfe la vera proporzione delle inciderne^ e delle
rifrazioni i e tanto baili a nollra fufficicnte erudizione.
5* Deir J/lronomìa
Spinto e trafmeffo. Per diritto calle
Scende la luce , infinchè T aer denfo ,
O folido, o liquor le torca il corfo • ;
Allor obliqua, ed io diverfa parte
Finge r immago ; e fé tal corpo alluma ,
Che la rifpinga e la trasfonda altrove 7".
Allor addoppia il luminofo obbietto.
Quindi faprai perchè ne l'onda infranto
Ti pare il remo, e il Sol sfavilla al guardo,
Quando già fotto a Toriizonte è afcofo.
Saprai qua! forza a la gelata zona
Moftri più giorni il bel Pianeta innanzi
Che dal mar levi là raggiante fronte \
E qual talor tra le fulgenti nubi
Faccia nel Cielo sfavillar più Soli ;
Né più afcofo ci fia che fempre.gli. Aftri
Ne la fede non lor fplender tu miri .
Pur il lucido Sol non fempre volge. [/]
Se-
li] Si fcoprono nel Sole col Telefcopio delle macchie ne-
re , e circondate da una buona nebbia, che alquanto
biancheggia ai lati . Efle furono fcopqrte fino a cin«
quanta lìel i6ii. dal P. Scheiner. Gefuita . In feguitQ
fono efle fcemate di numero . Non fi poflbno attribuire
a' Pianeti , poiché anche quando non paflano fotto al
difco folate , nondimeno quefte fi offervtlno » Molti pre*
tendono, che Cane aderenti al corpo fteffb del Sole.
Alcuni anno créduto , che il Sole fia un. corpo opaco avente
delle prominenze e ineguaglianze fomiglianti ai monti
della Terra, le quali fono coperte d'un fluido lucido $
che quello flnido qua e U portato a gulfa 4i marino
Lihro Secondo é 5|
Serebi i rai^ aè fempre puro il v»Ito«
Speflb addivìeh che la purpurea chioma
Par ri fcclorìi e il rilucente ammamo
iTiata tu vegga di nébbiofi neì^
E di fijttàllidó velo avvolto il cocchio •
Or divifandò de le tetre macchie j
E del denfo pallor Y alta cagione
S^gli opachi Pianeti il tergo efcludo»
Né mwi voglio penfar j che '1 fuo bel crine
Abbia d' dfcùra polve allora fparfo ,
Ch' a le fponde d* Abfrifo i pingui armenti
Pafcea rammiugp al fortunato Admeto»
Troppo' concordi andrian di mole e feggio^
Kè lervedrefti con inftabil legge
Or forger fbfche ^ or dileguar -ne T aura *
Par quanto i Sàggi le vorriàn affiffe
A Febo ifteffò * Altri il gentil Pianeta
D -3 Ctln*
it t ' • ' \ ' I I II
flutti laftta 'apparire quatche ftt|re *o montagna , intorna
. % cyxì ^ forma -dalle cadenti onde . luminose una fj^ecie
. di {poma «.e poi di bel nuova rifal/?ndo eolla 'lucida
• tnaffa la rieopte e alluma.. ...
Altri anno penfato , che liel centro del Sole y* abbia tint
fpecie di caverna 4.0 corpo opaco tutto fparfo è ripieno
. di materia luminofaì ehe dentro a quello corpo opaco
. vi fodo piantati Vulcani <, ò VeÀivj < ardenti i che lan-
ciano di tempo in tempp mintene bitumiiiofei le quali
foao portate fopra la. fuperfieie. del Sole v ove fanno
. apparire le fquallide macchie ,, in quella gu i fa appunto |
che la nuova Ifola £ iotiaò neir Arcipelago preiTo l' Ifola
. SaaWxia > «ame quella >, che ai^parve ve rio le Azoridi <
54 Dtir Àflromrnia
Cfngoa d'opaóo corpo y e (parli fanno
Torr^giar ardui monti e alpeftri rocche ,
. Coi di luce ampio mar circonda e copre.
E perchè anco lalsil le lacid'onde
II Tuo vento travolve, e il torbin' fcote/
Or quefto fcogUo, or quello ignudo appare
Del laminofo flutto ^ e d'ombre avvolto
Ti mofira il feno, a cui d'intorno ondeggia
Torbida fpuma, che par nube olcara*
Altri nel centro del Pianeta ardente
Locan tmmenfo fpeco intorno cmto
Dal fluvido lucente ^ e là pnr fono
I Vulcan fiammeggianti . Efce talvolta
Da quefti monti a l'aura informe nube
Mifta d'atro bitume» e nero fiunov-^ .' .
£ di caliginofe orride fiamme.
Che van guizzando a fcolorire il Sole*
Ma ta lodando |il lor fàgace ingegno [^]
Ifti Le' opinioni fopra citate fembrana piii poetiche , che
veraci . U più veroGmile , e^ più comune fentimento re»
cato dal Abate Bofcovich fi è , che sf abbian quelle nrac«
chie a derivare dall' Atmosfera del Sole • Che queft*
Aftro abbia T Atmosfera , fi conofce apertamente nelle
cccliffi.. Ecco ciò che dice Keplero in Epit, Jftnmm
lib. 6. Suhftantia crajfa circa Solem ncn hic in noftro aerc^
fed in ip/a fede Solis intcrdum circumfufa detegitur , quae
refplendet radiis Solis ^ apparetque , etiam te&o Sole^ uè
fiamma circulariter twicans^ tantumque iuminis prafirens ^
ut mera nox ejfe nequeat. Ella ii forma dalie efalazioni
dello fteOo Sole, dalle code fulfiiree delle Comtte^ e
Libro Secondo. 5}
A pilli facii fenderò il piede affida »
Ed il Febeo fqttallor^ le turpi macchie
Da quel deriva ftnifurato cerchio »
Che d* ognidtomò il Sol ctrcooda e avvolger
lu fai che di fiidor famaoti e molli
Gli aftimofi deftrier del biondo Nume
SbufFan nitrendo per le gonfie nari
Fumo e faville; fai che fuor fciatilla
Da r ignee rote il iumioofo carro
Globi di fiammtoy e che rifteflfo Febo
Da r asfe^ faud aere vampe efala •
Aggiugnr che per Tetra ondeggia fpaifo
Imnìenlb fhiol di corpicellf alati 1
Cui gli Aftri opachi e le Comete erranti
Dal vaflo (èno e da la chioma incoltt
Spandono roteando. Ox de le lievi
D 4 Pa».
dair atmosfera degli Aftri « Quindi s* intende come or fi
dileg;Ufno , ora fi moftrino , or in ^\h luoghi forgano *
Che fé quelle macchie anno un movimentp regolato fp«
pra la fui^erficie del Sole, il motivo (i è che il Sole (i
gira intorpo'al fìio affé, e travolge cori qaefta tivola**
zione r Atmosfera 9 e per confegiteqza le macchie. Il
lor movimémaapj^ai'ente veduto dalla Terra fi fa d'Otien«
te in Occidente. Non t* à poi regola certa della lot
grandezza , numero , figura e durazione 9 al prefente
xnolte fé ne olfervatlo , e alcune grandi , come 1* Europa,
e altre più • Se fi deve preflar fede ad -un Commenta-
tore di Virgilio , r anno in cui morì Giulio Cefare «
furono quefte macchie si denfe e cofhinti • che ofcara-
tono il confueto calore del Sole, onde i frutti non ven*
aero a matnranza •
/
5^ Deir 4flr(monAa
Particelle .voiami il folto nembo
S' attorce e addenfà e fopra il Sol ripiomba
Come tu puoi veder T ^cqnofe nubi
Cader fu i verdi can^i , e donde &a tratta
L'umil forgente» là tornar difciolte
In Iene pioggia , o in candida rugiada » >
O ftrette in denfa grandine fonora.
Ma perchè ferban le pallenti nebbie
Al forgere , al cadere e al vario moto
Stabil periodar ^ feorger potrai
Ch'intorno* a Taffe fiio.Eebo fi.fota*
Ahi l che vedovo Padre i fiochi lami
Sempre raggira in qnefia parte e in quella
De r infelice Faeronte in. traccia,
£ fempre il pie tremante e il laflTo fiaiKQ
Intorno ravvolgendo ogni . contrada
Stanca del Cielo co le fide querele.
£ come vedi al noftro globo intomo
Or folto 9 or raro, or paflaggero» or lungo
Spiegar le nebbie il tenebrofo manto »
Tal diftendon que' fu;nt il fofco velo,
Ondeforman le macchie or tenui , or granali y
Quanto lunge fi (tende Africa ed Afia» «
E de Torbe talor piìi vafte affai*
Effe da r Oriente ai fredcte Occafo
Errando vanno, e tanto lunga vita
Menan talvolta , che col denfo orrore
Saer<^
< r
I
Zihm Secando» ij
Saervando i raggi y non pub Febo i- frutti
A naturai maturità condurre • ' ^
E per tale cagìon tu forfè un tempo »
Quando barbara man Cefare eftinfe,
Mifera Italia, non vedefti ì campi
Del famoib Vultumo e di Galeib
Languide al fno Signor moftrar le biade ? V
Pendean da tralci fcoiorite allora
* Le Maflfiche uve e i Calabri racemi « ' ^
E quai fiori forgean focchìufi e chini , <
Cui d'angue il morfoi o duro aratro impiaghi,
L'erbe Galene del guerriero armento ,
£ de' buoi faticofì amato pafco.
S'ingommavano i cedri e gli aurei pomi'
Degli Euganei giardin ricchezza e fàfto •
Né fra sì gravi guai l'Eufrate e il- Gange
Vider liete efultar l'Etiope felve '"
Di balzamo òdorofe, e i colli Affiri,
Medi , Arabi e Sabei gemer ai pondo
Degli aurdi bachi e del frondofo acanto |
'Ch'ogni parte fquallor fpirava e lutto
la mezzo a T aer nubilofo e lento .
Invano il pio cultdr di duolo impreflfo
* L' ifpida fronte , e le campefirl Ninfe , .
; Feralmente intonaro infaufti carmi /
De' benefìci rai pregando Febo,
Che de Tufato ardor frodò ia Terra
Pel
5? DeìV AflrtmomU
Pe 'i non: hreve girar é' un anno intero •
Ma piti non ve* celar qual forma fpieghi [/]
L* Atmosfera di Febo , e qnale al teVgo
Gran cocU allunghi . AlV^rchè 1 Sol (i rota ^
L' aura , che fHÙ prefTo lo cinge e fafcia »
Rapidamente fecoavvincbia e tira 9
E qnefta in giro trae di mano in mane <
La piil remota, e l'Atmosfera immenfa
Dal vorace ond^giar rapita e fpinta
Precipitofo vortice raflembra •
Qual vedi gorgogliar nel Po fuperbo^
Allorché gonfio per l'alpine nevi
Gli argini fdegna , e par eh' orribil guerra
Porti fu '1 corno» e non tributo a T Adria»
Quindi il rapido moto i fianchi fchiaccia
In gnifa a lei che Pehifìaca lente
Si mo{fara al ciglio • Or qual mirabil forza
Tanto
[/] Mentre it Sole fi raggira intorno al proprio affé , feco rav-
volge la faa atmosfera , la quale euendo per cagion della
forza centrifuga maggiore air £9uatore , che verfo t
Poli, deve, prender la figura d*ana sferoide comprefTa
e avvicinantefi alla forma d' una lente . E' vero che
r atmosfera gravita nel Sofe, ma a motivo* della gran-
de faa fottiglie^za , la forza che nafce dalla mutua
azione delle parti di efla ,* è quafi nulla rifpetti vamente
alla forza dei Sole, la quale agiCce. in ragion reciproca
duplicata delle diftanze; è quindi le parti piik pefanti
reuftono piti ali* urto del Sole » le più lievi fono sbal«
aate più lontano , onde fi toglie V equilibrio , che refti«
tuir non fi può , fé il fluido non fi riduce ad una sfe«
tolde comprefi» ai Péli , come addiviene nella Terra .
Lìhm Sicòndd. ^S9
Tanto ftrana figura m eflii iuduea
Io vi dir&^ fé con novella lena»
Generofo Signor, ei^er vi piaccia
V aerio volo , che s' innalza ardito ;
E forfè v' %irb sì vaghi arcani 9 *
E sì ricchi tefor, che doke fia
Avvolger noi nel luminòfo nembo»
I corpi tutti, fé gli fpingi al corfo»
Ne van diritti per inerzia it^nata ,
Né mai torcon la via , fe forza alcuna
Seco non gli rapilce. Allenta e rota
Su molle praticel rotondo globo 1
£i dritto innoltra, né ripiega il calle »
Se fd^nofetta noi refpìnge ed uru
Afcofa pietra é Per V aerio vano
Spingi lo fleffo : ei piegherà la fronte ^
Ma fol là dove il grave pondo il tira
Lento e ritrofb a ripiombar fu 1 campo.
Quindi addivien che quando sforzi un corpo
A ripiegar la via 9 crucciofo il freno
Romper ei tenta, e dal fuo centro irato
Portar fi lunge con mirabil' arte »
Cui centrifuga forza Urania appella •
Or il pondo natio , che fcoflfa uguale
Ne r aure induce , ed ugualmente intórno
Le volve a Febo, pui^ ugual figura
Lor irebbe fpiegar di tondo ^obo.
Ma
6q ÙéW A/trtmómia
'Ma itf tal pondo or 6^ aggraodìfoa » or fcetfli
La parte ) ovd plil: abbonda'; uopo é ^*abim}^
£ vinta arretri la f\\x leve e i erga
Sdegaofa longft da T amato Febo é
Non vedi cptkie battagliando vantìo
' L'Attico fugo, e h. chiara ofìda infiemet
£ come inchiufi nel criftallo ideflfo
I rivali liquor^ Ton T altro annoda ^
Urta e fofpinge) ed or incalza) or cede^
Finché il piiì leve alfin fiaccato e virlto
Da la mifcbia fuggendo ako galleggiai
Mentre il pi^ grave con tenace nodo
Ne Timo fen vittoriofo affiede? ,
Non altrimenti s* affatica e pugna
L'aere che Febo acc^erchia 5*e l'alto giro
Su '1 cerchio inferior piomba e rovina
Vago di ritornar al patrio fonte *
Ma il pi!^ forte vapor fatto egli donno
I lievi fumi riflbiping^ e s^b^lza
Imperiofi addietro. Aggiugni a qtiefioi :
Che l'aura ai poli piii gagliarda, e gravcf \
Gli preme e fcbiaccia} e per^gli eterei vasi
Gli sforza a foUevarfié Arrogi ancora 9
Che fpinti a l'Equator da. l'urto immenfd
Si (ènton rifvegliar più grande in feno
L' orror del centro . Or ecco come dfggi4
Spiegar al tergo Inmiaoia coda
1^ aura
Zilro Secondo., 6%
L'aura di Febo, e affottiglia^ in guifa»'
Che concavo crìftallo , o rombo aflembri }
Quai nel cerchio fatai Teffala Maga
Notturna aggira per giti trar dal cocchio
L'argentea Luna. Anzi qual lifcio acciaro
Io quafì la direi, che d'? ambi i fianchi
A poco a poco fi riftringe. e allunga
In mortifera lancia n o acuto brando*
Quindi quegli Aftri , che gì' immenfi giri [m]
Drizzan precipitofi al Sole «itorno ,
Ed or con lunga e fanguinofa coda ,
Or con ceruleo crine, e barba al mento
Per r aer vanno turbitiofi a volo , .
Non vedi altronde innanellar U chioma,.
E di lampi afficar il tergo ardente w.
Se non allor che la Titaaia nub? . ^ . * '
■ Nel
Im] Tre priocipall feaomeni produce l'Atmosfera del Sole .
j. la coda in parte delle Comete: a. il Lume Zodiaca-
le ; 3. V Aurora Boreale.
Bì oQerva che le Comete caudate aumentano in lunghe^
za e. chiarore la lor coda a mifiira che s' avvicinano al
Sole, e che di m^no^ in mano che s'allontanano, fi fce*.
ma il lumiiiofo' ftrafcico ; e quando la Cometa è Afelia
appena le refta uq|fegnale dell' ampia fua coda . Or noi
par fuor di ragione*, che concorra l'Atmosfera del Sole
B render caudate )e Comete , poiché la forza attrattiva
di queir Aftro immenfo avvicinandofi alla fplare Atmo-
sfera ne ftrafcìna fepo parte , la quale più non può nel**
gllontanarfi rapire, poiché nella dìftauza la forza gli
saa^a, e prevale la gravità del Sole,
^Vkrs.,
6t Deir Ajlrmomla
Nel laminofo mar gli attragge e aflbrbe,
E gran parte di fé, divelta a forza
Da Furto rapitor» lor lafcia ia preda.
Forfè per lei Tadada Nubia e il Nilo [»],
O quando forge il Sole , o quando imbruna ,
Non mira a T Equatore arder le branche
Del fìer Scorpione, «r roffeggiare il Cancro?
E non vedi per lei nel mite Autunno
Al
[»] Il fecondo fenomeno prodotto dair Atmosfera folare
li è quel lume, che fi chiama Zodiacale y ferchè fotto
al Zodiaco fi ofTerva. Il primo ad^ifcoprirlo fu il cele-
bre Caflini . Egli fi ftende fotto al Zodiaco a una gran-
de diftanza del Sole verfo Oriente, e verfo Occidente
con la forma d' un rombo , o d* una lente . Qnefto fi è
un tenue lume a guifa di Quello della via Lattea , che
proviene daU* Atmosfera Solare , o perchè riflette i rag-
gi del Solevov* è dìù denfa, o perchè la fua ftefTa luce
3ifiPbnde, Ji che più chiaro apparirà, favellando dell*
Aurora Boreale •
Secondo le oflervaziont del Caffini non fempre fi vede
emetto lume Zodiacale . Nella Primavera appare alla
lera , nelP Autunno e . nella State alla mattina . Rare
•volte può nella fteffa notte vederti e alla fera , e alla
mattina, cio^ ouando molto fi dilunghi dal Sole , il che
accadde al. fuddetto Aftronomo nella notte tra i 4. e ^.
di Dicembre del 1687. , nel qual tempo ritrovò ambe le
]punte diihnti dal Sole 30. gradi con la latitudine di
sradi so. Ma^negli altri anni quella punta fi è veduta
toolto più vicina al Sol» fino a gradi 60. e '^o. , la qua!
li erala diftanza più freauente circuiranno 1633. , anzi
ai 4^. fi ridnfTe. Talvolta però è molto più remota,
come circa T anno 1686. arrivò fino ai gradi 90. , 99. ',
xoo*« ed anche 103. fecondo le ofiervazioni del Caffi ni «
M. Mairan in brevifiìmo intervallo di pochi giorni rin-
venne grandi mutazioni nella fua diftanza ^ come efpone
fed. X. cap. t*
Ubro Secondo. éj
Al ventilar de Raare mattuctine «
£ ne la lieta Primavera al vefpro
Avvampar le contrade d* Occidente t
E fra le corna e i fetolofi velli
Del Tauro e Capricorno immenfa luce
Strifciar a foggia d* un acuto, brando ì
£ non ravvi fì la pih chiara parte .
De la liquida lente ^ cui ne l'onde
AttufFato già il Sol trae feco al tergo,
O cui nafcendo innanzi manda al cocchio »
Allorché pingue l'Atmosfera in feno
Allarga e i giri fpaziofa addoppia?
£ che dirò de' lumìnofì lampi [o].
Onde l'Artico Polo accende e infiamma,
Am-
^— W<— 1^— — — — ■!■ !■ ■ I »■ ^11 llll I M I ■ «Il ■ Il , I M
Ip] Il terzo e più mirabile fenomeno fi è VAurora Boreale^
di cui qui reco la defcrizione. Saole al principio fall*
imbrunir della fera apparir fuU* Orizonte un fegmento
di vafto globo nebbiofo e ofcuro tra Borea ed Occiden«
te . Il di lui lembo fi fa quindi Incido , e fpeflb fi for-
mano piti archi alla vifta concentrici alternativamente
difpofti , altri intorno ad altri, parte lucidi, e parte
tenebrofi t Quindi fuori ne guizzano più raggi a guifa
di affocate colonne, e per gran tratto fi diffondono, e
cangiano perennemente figura , e fpefib oqeir ofcuro
globo fi apre, e quafi con novello incendio tntto il
Cielo rifchiara e alluma. Talvolta una ghirlanda o co*
rona fi telTe dai raggi , o lucide colonne , che rannatefi
nello fteiTo zenlth in giro torreggiano.. Quando poi
grande è la luce , i vapori e le nubi rofleggiando tutti
eli ogget# di fangutnel colori tingono e funeftano • Ma
infine quel ferale fpettacolo rapprefenta una placida e
quieta Aurora a quella del rugiadofo mattino forni-*
gliante •
.4««V>V^<
r
$
1 \
«
« .
64 Deir Afìronomia
Ammirando fpettacolo tremendo
Al volgo ignaro, che di gire aflfofto
Ne' rofTeggianti vortici fi crede ì
E non vid'io ne l'Iperboree sfere
Arder repente la notturna Aurora,
£ tatti intorno di fangaigno manto
Velarfi i monti, i campi, l'erbe, i fiumi?
Io vidi allor che moribondo, il giorno
Avea i tremoli raggi eftinti appena,
Vidi d'ofcura nebbia un vado globo
Sorger da l'Orizzome, e tòfto al ciglio
Rapir l'Orfa e Boote e il bianco Orette.
Quand'ecco fplender l'atro lembo, e in mille
Archi e fafce lucenti aprire il feno.
Ecco lampi guizzar , ardere faci ;
Scintillar fiamme e folgorar baleni.
Ecco cento voragini dì foco
Lanciar da T ampio feno accefe travi ,
Ardenti brandi e ftral, cerchi e corone.
Ecco per l'igneo Ciel onde e torrenti
Precipitar dì fanguinofa piova.
Ahi ! già la fredda zona arde e fi sface
Ne l'ampio incendio. Ahi! l'infelice Terra
A pianger torna chi mal reffe il lume •
Ma no non temi, che in breve intejiàllo
Qjjel ferale vapor s'addolce e indora
V Artico Polo di rofata luce ,
E
i' f
Ubro Siccndo. 6$
E par che riconduca lo Ciel la Figlia
Del bel mattino* e tutto il Mondo ailegri»
Se dunque volto al JLicaoaio plauftro [p]
Ne v^di U.iìdmmeggiar-, e le cagioni
Tracciando , vai di si lucente Aurora ^
Deh fprezza il fol^ggi^r de' Saggi antichi '^
Che /|e* febei vapor, de l'aura ignari
L*àn. fatta figlja di zulfuree nubi,
O, dJ ge^aje névi e ghiacci Artoi,
Che ripercoffi dagli ardenti raggi,
Rifflettono la luce , e rifofpinta
La ∋io balenar ne l'aer puro*
Come potrà da T Artica Califlo . -
E fW
» l \ ■ WM I
r^] Venendo tlie ctgioni di qqefto fenomeno tralafciò la
ridicola opinione di coloro^ che lo derivano dalle rilu-
centi fquamme de* pesciolini qua e là trafportati e on-
deggianti* Alcuni penfapo, cìlq VAiirara Boreale pror
venga dà raggi del Sole riflettuti da quelle nevofe monX
tagne entro le nubi i nà quella fentensa viene atterrata
ir
!
qual tempo ancora molte Aurore Boreali s* accendo •-
no • Altri attribuifcono quefto fenomeno; a fulfuree efa-
lazioni^ jche in alto prendono fuoco 9 ma né si glande
copia di efalazioni ^uò. aveffi Ju paefi cosi foeddi» ne
le terreftri efalazioni ponna afcendere tant'alto oltre i
confini della noUra* Atmo'sfei'a,'óve deve aecenderfì T Au-
rora Boreale , perchè. fi^ ^l&bil« a tanta porzione di Terra •
«-4 *
66 Deir AfìrmomU
Fino a Imitalo Ciel moftrarfi a Toccliio
L* aura terreflre , che divampa ed arde »
L* aura terreftrc, che fol tanto s eige ,
Quanto in due giorni di fentier mifiira
Traendo il lento fiine anela alfana ?
Ne già la Terra d*un aprico campò
Si ftende a foggia» onde a noi fenza intoppo
Fia l'eftremo emisfero aperto e chiaro;
Ma ben tondeggia, e d^ogni parte incurva
La fronte e il tergo » onde gli obbietti afconde
Co la proporzion a loro altezza*
Quindi talvolta il Cle! fereno e puro
Vededi , e T aureo Sol con bionda chioma »
£ altrove intanto fpaventofi tuoni
Aflbrdan l'aria, e per gli aerei campi —
Komoreggiando i nembi orrida e aera
Kaddoppian la tempetU, e i Urali accefi
A ferir vanno o torre , o rupe alpina •
Or fé la curvità del globo invola
Di non lontane nubi il fofco manto ,
Quanto pili afconderà nel cufvo feno
I remoti vapor de T Orfa efirema »
Eppur nel punto fteflfo a quanti regni
; Folgoreggiò la Boìreafle Aurora •
Lei vide chi ì Sebeto , U Tebro e T Amo
L* Adda t Po , Gariglianp e Liri beve •
Lei vide T aIpi|^ano irftttó e il fiero
JUbro Secondo. 6y
Abitator de' Pirenei felvaggioy
£ gli Angli , e i Traci ^ e Guadiana e Tale •
Perciò quanto alto oltre gli aeri cerchi
Arde r Aurora, che lucente alluma
Sì gran parte di Mondo. Io sì già veggio
L'aura Febea, rimperiofa lente
Vaga di formontare il cerchio ufato J
Scender talor a T Iberboreo Polo •
Tu (ai che in tutti i corpi in (Iranie guife [q\
E 2 Na._
\qi II celebre M. Mairan ne feoperfe la vera origine, e
r attribuì air Atmosfera Solare. Quando ella s* avvicina
alla Terra in modo , che la gravità verfo lei fia mag-
giore, che la gravità verfo il Sole, trabocca verfo la
Terra , e arriva non alla di lei atmosfera pingue e den>
fa , ma ali* etere fottiliffimo , che comunica colla terre-
fire atmosfera , e altiffimo 'li ftende , il quale è però im-
potente a lilettere i raggi, dufiidi in quefifo etere eHa ,
più rara s* immerge , vi gallegghi , e mentre fi dibatte
e ondeggia e qua e là fi diffonde, talvolta s'affoca e ri*
fplende . Speflo per{^ , aazi quafi fempre , prima d* info-
carfi vinta cade , e verfo il Polo Boreale trafcorre , sì
per la forza centrifuga del moto diurno , che più è ga«
gliardo , quanto più air equatore fi avvicina , e la fteifa
aura folare ondeggiante rifpinge; si perchè dal calo r del
Sole infiammata r aria terreftre verfo 1* equatore e rare-
fatta 8* innalza, e quindi trafeorre ai Poli, e feco trae
la malfa dell* atmosfera folare, la quale colà raunata più
agevolmente fi rifcalda e ferve, e mentre è ancora altif-
fima , o quando fi è addenfata , e ali* aria rettiepidita fi
frammifcnia, difcende al baffo.
Con sì fatta Teorfa M. Mairan fpiega chiaramente tiitt* i
fenomeni ali* Aurora Boreale appartenenti . Il più delle
volte fi comincia a vedere' alla fera verfo 1* Occidente «
la qual regione è I* ultima rivolta al Sole fra giorno ,
e perciò alla patte della di lui atmosfera ' più vicina al
Sole I e più denfa . Appare a gaifa d* un globo , o di cir-
>
I
\
68 DeìF yljlfommia
Natura afcofe h traeate forza,
Che eoa routu^ ritorte e arcane leggi
Uno ne r altro a gravitare adduce.
Or da tal forza avviluppata e Tpinta
De U rapace Terra in grembo fcende
L'Atmosfera di Febo. Avvien fovente
Ch'ella bramofa d'allargar l'impero
Dal patrio lido fi dilunga , e ardita
Per
colo , nel ^uale li diffonde la vada mafla giù trafcorren*
te , come una goccia d* oglio f^arfa entro T acqua fi con^
forma in un circolo , Ofcuro fi e quello globo prima d*af«
focarfi , poiché la parte (uperiore, come più fottile , s*in-
£amma prima • e viene dall* inferiore piii denfa nafcoiJtai
ma a poco a V^co avvanzandofi pin^e intorno ad eflTa
una lucida fafcia, e fé più maflfe giù piombino, altre
maggiori delle altre, mentre qnefte fu quelle fi dififon*
dono, in quel tnmulfcp rapprefentano vari circoli lumi»
nofi « l4a veemente s^^itaaione fk che fi forigionino fuo«
, t\\ raggi , tremolanti e incerti a uà e la , quafì fpruzt
paglie di zampillante fontana « fi soaudegginQ e sfavillio
nq« ed agitati rofieggino,
>la più alTai ingegnofa è la fplegaziono, c|i« M^ de Mai«
ran adduce, della corona, ohe fi vede preflb il Zenith«
Mentre più gocce itninori giù cadono, la parte di cia^
fcung più denfa difcende nella parte più cratfa della no-,
ilra atmosf(;ra, la più tenue rimane più aitai e {leroiQi
fi formano quafi certe colonne verticali , le quali chi vedo
dalla fuperncie della Terra, deve veder inclinate verfo
. il fuo aenith, eATendo ohe i corpi più remoti appajono
fecondo le leggi dell* Ottica più vicini tra loro; come
fé più ordini paralleli di piante fi trovino, a chi ftà fi^
la prima orìgine di quelle , appaiono come unite infieme
in maggior dtilaaza . Talvolta dal moto della noftra, !^t%
mosfera può avvenire, che quefte eolonne alquanto s*in-«
clinino, nel qual.cafo non nello fteflb zenith» ma app^
li) ftefiQ appare quella forma di «oloona*
Uhro Secondò. 69
Pel" te sfere s'ianòltra, e qnafi attinge
t tenreftiri cotifini « Ailor la Terra .
Con cento lacci invidiofa affale
L' incauta Diva , che dolente indarno
JDe r amato Pianeta il Nome invoca •
Già Febo T abbandona, e già vien manco
Mifera, e langue, an^i ondeggiar già fenttf
L'ira, che lunge la trafporta e trae
Dal ftto centro natio. Perciò doppiando
La Terra i nodi, T avviluppa e (Iringef
E ne' Tuoi . gorghi vincitrice aflbrbe ^
Ma non creder però che V aer denfi) »
Ove i gravi vapor notando vanno»
Sia quello fieflò ^ che di lei s' indonna #
Già troppo preflb a noi l'ii vifto, e tro^
Da lui lontana la notturna fiamma é
Ma ben quel piik legger, che gli fovraftaf
E che di mano in man rappicdoteodo
S' innaltn a tal , eh' al puro ètra s' unifce >
Et pur la Terra fegue, avvolge e copfe,
E le fa d'ognintorno ampia coroùa}
£ fé non vale a ratténer di Febo
I fuggitivi raggi 5 e giù rifranti
Torcerli a T imo, o a foftener fu i vanni
Gli. agili filmi, cui la Terra efala;
Pure de l'etra e de' vapor Febei
Egli è più denfo e ponde^fo affai «
£ 3 Qjiinfi
70 Delf AJIfonomU
Quindi addivien che la Titanta imbt
In piii grave liquor avvolta e immerft
Deggia allentar V impetoofo corfo ,
E a poco a poco volt^giando incerta
Arredar laffa il pie' • Mentr* ella invano
S* affanna , e romper tenta il lento guado y >
Ecco altra fu lei piomba , e T urta e (cote 9 '
E feco .fi divincola e fi mefce »
E ferve e bolle , onde s' infiammai! tutte »
E roffeggiando di fanguigne vampe
Accendon Tarla, e le campile e i monti*
E quando fianca di lottaìr fi pola '
L' accefii maffa , ed abbonaccia ì flutti 9
Allora par la fpaventofa fiamma
Lieta guizzando allegrerà l'Olimpo 9
E quando a pòco a poco le vien meno
L'etereo pafco, e illanguidifce e muore ^
Allor vedrai pria tremolante e fioca
L'Artica luce, indi Velarfi al ciglio*
Se poi r aura Febea rapida cade ,
£ nel pilli denfo e grave etra s' immerge ^
Uopo è s'addenfi, e gih fcendendo in giro
Per ogni parte fi riverfi e torca ;
Come ampia goccia dei palladio fiigo
Su piii grave onda fi sbandella e fpaùde*
Eccoti quindi il fofco globo, ed ecco
Come mokiplicar fi denno i cerichiy
t.^ Ac-
libro Stcmtdù. Ji
Accavallate k cadenti mafle*
£ perchè Inaura Inalinola ai fianchi
Scorrendo varca i fofchi giri Intorno »
Vedrai V eftremità lucente e chiara ;
£ fi! da Tnrto^ o da le fiamme incefo
In pìii parti fi fenda il n^ro velo^
Vedrai inori fpiccarfi i lunghi raggi»
£ ferpeggiar le fiammeggianti vampe*
Vedrai Taura di Febo a mila a ftiUa'
Gocciar aUMaiOi ed ingorgarfi in stila
L* eterea pioggia » che librau in alca
Torreggi in mille fulgide colonne i
£ perchè da intervallo ngoal divife
Le vede il ciglio» fi confonde e tnrba»
£ gli crede altrettanti aurati ferti •
Che (è del fiio fulgor la vaga Ninfa
Liete ugualmente non fa lauree afere #
Ma tutta fiigge à la gelau unat
£ là s* a^tta a la cruda Orfii in fimo»
Kon lei 9 ma T Equatore iatdeate accula g
O de la Terra il vorticofo moto.
Tu fai che V aer non in altro clima t
Che. al cerchio equioozial ph fienre e bolle |
Perciò là gonfio fi difiende ed erge.
Onde da V alto in giik cadendo feorre
' Su i baffi fianchi 9 e verib i poU piombit
E fèco f aifi galleggiante nddnce» '
È4 <•
72 DiìV AflYonomia
Io qnella guifa che affocata linfa V ^
Nel turgido lebete gorgogliando
Seco pur tragge le ondeggianti fpunie
Su Taccefo Vulcan, che fireme e Aride «;
Di pìii la Terra nel rotar piti lenta
Si volve ai poli y e più veloce affretta \
A la torrida zona , ove alto forge.
Quindi Taura Febea refpinta a forza
Dal rapido Equator cadrà ove pigro
V attende in feti Boote e V Or& algente •
Qua! onda fparfa fu volubit rota^
Che pili r irriga , fé languente gira , ,
E che la fugge e in un balicno arretra ,
Se la trasporta impetuofo còrfo •
Ma mentre io canto Te, lucente Aurora [r],
Cte rOr(a Aquilonar orni e colori,
iForle
■*i^a«Mia«
|r] Somigtiante fenomeno deve ancora avrenire al Polo
Aoftrale. Che fé non fi è per anco fcoperto, fi deve at«
tributte dia grande lontananza, poiché per quanto fianfi
sH Europei ver quello inoltrati, ]^ur vi refta ancor piik
lungo tratto fgnoto^i quello, che occupila quinta par«
te della Terra. Si può bene fp«rare» che le inflameabili
nazioni d' Europa accrefceranno fenpre più le fcoperte •
Chi non fa le f^mòfe fpedizioni de' Franr^ verfa la La*
ponia , e i felici awanzamenti degP In^efi , e molto piik
degti Ollandefi verfo la parte Auftrale? EfÉ già fon pe-
netrati fin«^ «Ha Terra MFoeo^ paefe barbai:», e ripie-
no di Vulcani. Or con fondamento qui li fanno felici
auenrf per la (coperta di regioni piik vieine afi* Auftro.
Allora pure s* avranno notìzie di novelli abitatori e pat&y
e di novella ^ottoniA Aurora.
V
i
Zdhr& Secando . 73
Forfè a V oppoftò polo il bel fembiante
Sdegtìofa celi? Ah! che par TAudro zmmìtn
Le tue rofee ghirlande e i biondi crini •
£d oh non foffe per sì Inngo calle .
Remoto tanto e fconofciato al ciglio,
Come de' tuoi fulgor vedriafi adorno
Far lieta pompa e gareggiar con l'Orfa» **
Ma pur tempo verrà che vegga Europa
Dal Tamigi Yeal , da Senna e Tago
Nuovi Argonauti e nuovi Tifi ufcire»
E tra inofpite (irti e mari ignoti
Agr incerti nocchieri aprire il varco •
Ben ponno T affocate immenfe arene ,
E r aere morbofo, e le cocenti
Del cerchio Equinozial torride vampe
Far che tra felve e cupi antri s'appiatti
L' aduQo Cafro e V Ottentoto ignudo •
Ben pon V onde correnti , e T ondeggiante
Immenfa mole di ghiacciati monti
Spinger addietro, o imprigionar le prore*
Ben il Botnico fuolo e Zembla efirema
Ponno veder gli abitator fotterra
Irrigiditi da gelati nembi •
Ma né r Anglo animofo e V emol Gallo »
Né 1 prode Oliando de V ardente lona
Temon le fiamme , uè arretrar gli ponno
Il languido torpor de V arfe membra »
Ò
ji^ DelfAflrmmialjhrùSecoìfA.
O il (jiffeur? Timelaati lànci
Co r ooda wpumdita , o il grave e lento
Aer maligno, e il pullular moIeOp
De* rei tumor fn la fcaglioia pelle •
Qtiefti già veggo con itnmobil ciglio
Disfidar le Finlaadicbe tempefte»
£ gir con fragU l^gno a le petrole
Romqre^ianti cateratte in pr^da* ;
Veggio aprirli il (eatier per eniro a l-allt
Nevofe rupi con fenati planftri;
Né già paveaun i natanti moOri,
E i nimbofi oracani } né lor tema
Gli Antropqfagi fan, che i ceffi intrifi
An d* Oman Cingoe » e gli ftillaati teichi
Moftran pendenti a. le petrofe tane*
Uraaia si Ibpra lor prore affifa
A r Andro fpingerà gli audaci abeti
Viuoriofi di procelle ignote.
Allor non pili tra le volgari Ninfe t
Vaga Figlia di Febo, afcola andrai;
E Te del bel fulgor lieti e contenti
Canteranno i paftor con rozza avena t
Te canteranno fu la cetra i vati*
Fine del libra Secondo,
VEIV
y
ILIBRO TERZO-
TE pai Triforme Diva y e Voi che fcidti
Ondeggiate » o Piaoeti » a V aura in preda ;
E Voi por canteri^ di Giotre alunni :
E Voi che fidi la Satnraia Stella
In guardia avete «Mi» da i vaghi cerchi
Scenda vinile che coi bel raggio infpiri
A la languente poefia i colori, .
E faccia il rozzo flil leggiadro e dolce*
E Tu pria fcendi da T argenteo globo ,
Candida Delia } né t'arredi, o Diva,
Col sfavillar de le fereni luci
Il caro Endimion fu '1 Latmio %ìùgp .
Che fé r eifaro m' accendi , e vibri un raggio s
Che lucido rifchiari il bujo calle.
Te canterò fu V Apollinea cetra ,
O ti piaccia pe ì Ciel fpander la luce
Candida pia che biancheggiante giglio ;
O fia pinttofto che co T aurea verga
L* ombre raffireni entro il tartareo flutto ;
O piti ti caglia tra le deofe felve
Co le agii Ninfe af&ticar le fiere >
E
\
\
/
75 DeW Jfironofnta
E or zannnto cidghialef or fulva tigne <
Stender al faol col formidabìl telo •
Quella che miri con argenteo manto [al
Latonia Fiamma de la braua notte
L'ombre fiigar co* tremolanti raggi ^
Non de'fuoi doni, né di fua beltade
Fa vaga pompa. Ella deforme e fofcaf
£ di fenili rughe orrida il volto
Si moArerebbe» ie '1 Cerman leggiadro
Non
■MMBM^MtewartriHirf^B^toiMrtMi
fa] La Luna è Fra tutti ì Pianeti quello , che pia vicino k
alla Terra, anzi Tuo Satellite fedelmente lei fegiie e cir-»
• conda. Fa creduta da AnaflTagota e Democritcy accefa
della propria luce: ma dalle ottervazioni delle Eccliffi,
che produce nel Sole , e prora in fé per 1* oppoGzion
della Terra , fi fit manifefto ^ eh* ella è un corpo opa*
co , il qual riceve dal Sole la luce . £1U però non mo<<
ftra fempre lo fteflfo afpetto , poiòhè or h moftra pie<'
aa, ora fcema, ora falcata, or cornuta, le quali di-
Terfe apparenze fi chiamano Fafi delli Luna, che fo'no
Srodotte. dalla foa diverfa fituasiooe per riguardo al
ole.
1.8 Luna piena , ovvero oppofizione , fi è lo ftato , in tni
élla fi trova allorquando il fno difca ci compare inttew
ramente illuminato. La Luna nuova, o congiunzione^
I quella, in cui ella cefla intieramente di apparirei
r una e 1* altra di quefte Fafi fi chi amo no Sizigie .
Il primo quarto di Luna é lo flato , in cui ella appare in
n>rma d* un femi<<ircolo , la dicai circonferenza riguar-
da il ponente, e l'ultimo quarto è quello, in cui la
fi vede colla ftefla figura , avendo la^ fua circo»fereitzs
rivolta verfo Levante . Quefte due Fafi s* appellaocr
X^uadratute .
U tempo dopo la Luna nuova fino alla piena s* appella
Crtfcente $ e fi dice Calante quello , ohe paOTa tra bl
Lana piena e la nuova *
libro TtYU . 77
Non la chìamafle di foa luce a parte •
£ perchè Febo a lei con parca mano
Alternamente un folo fianco alluoia »
£ qaedo or meno, or piili (i moUra al ciglio',
]>ovrà Cinzia apparir con vario afpettoy
Or vedraila allungar la bianca faccia ,
Or il tergo curvar» or coma acute
Rotar feroce , vor tondeggi are in globo •
Ma non pofsMo con breve fiton di cetra
Cantar la Dea , che da le cime Afcree
Ella le Mufe e' me pur chiama al canto ;
Né già fì fdegna de'(éntìeri fuoi
Svelarmi i giri, cui gelofa un tempo
Avvolfe in mille tenebrofe ^ambagi •
E Tu meco la fegu! , e le foe pefte
Maravigliando premi. In pria quand'ella
Fida compagna il terren globo accerchia.
Seco s'aflfrena co. le leggi ifteffej
Né per driwo fentier fi leva iu alto ,
Né per rotondi circoli fi torce;
Ma allungandofi a TafìTe, ed ambi i fianchi
Schiacciando move per ritorte Elifli .
Quindi fé forge per gli eterei campi ,
Rappicciolifce il volto, e fé s*abima,
E a la Tèrra appropinqua il carro eburno,
Allor sMmpingua, e il tondo voltò allarga,
£ col Difco Febeo ne viene a gara •
Folle !
/
78 D€W •Aflrùnomìa
folle ! che tanto a T emolo Pianeta
Cede in grandezza e raccorciati giri.
Quanto la region , che l' Ifiro bagna
Da r Illiriche fonti al Tracio Enfino •
Né già per T arduo Ciel con legge uguale \V\
Rattiene o allenta ai corridori il freno.
Mentre ver Terra riconduce il cocchio ,
S'aflfrettano i oorfieriy e giù le rote
Dal pondo tratte fdrucciolando vanno;
E quanto piili difcende a T ime Terre ,
Tanto raddoppian piil la Iena e il corfo •
Ma mentre in alto fi folleva, invano
Co le ond^gianti redini gli fcote»
E co le torte sferze , e co le voci
Gli rappella , gli cruccia » e fifchia e fiede ;
Che con languida fronte il lento carro
Traggon appena , ed arredare il corfo
Sembrano là, dove pih pure in alto
Ventilan i'aore le 'dorate chiome.
Pur il tardo falire a T ardue cime \c\
Non
[^j L* orbita , che defcrive la Luna , fi è £llittica , come
fi è quella degli altri Pianeti : quindi talora è più re-
nuota nell'apogeo, talor piò vicina nel perigeo : in quel
cafo appar minore , in quello maggiore, e mentre a{cen«
de air apogeo, fi fcema la dilei velocità, mentre di*
fcende , fi aumenta per la gravità , che à verfo la Ter-
ra, onde avviene, che nelr apogeo il dilei moto è len.
timmo , nel perigeo velociifimo ,.
[e] Tutto il celeilio circolo , che il Sole trafcorre in un*
Vhro Terzo. 79
Non troppo errante la trattìén 9 fiè tròppo
De r afato -fentier rallunga il tempo ;
Poiché in tre volte nove alati giorni
Or il pigro Fratel feguendo al tergo ,
Or valicando i (noi deftrier fumanti -
Al termin gingne tra gli orrèndi ceffi
De*cele(li Animai. Ma il bieco ciglio -
Del Tauro atroce , e il fiammeggiar del Cancro
Tale fpargon terror di Cinzia in grembo ,
Che tremante s^ affretta, e accorcia il calle
Fendendo il cerchio ne Toppofte parti.
Cui Nodi Urania appella, a cui non lite
In ftabil region fermar la fede.
Chi di quelli ridir potrebbe appieno {d\
II
tm^mam
- #
anno intiero , compie la Luna in 27. giorni , or« 7. , mi-
miti 43., fecondi 12. Ma gli Aftronomi conGderano quat-
tro rìvolnzioni della Luna, La prima ò snella, che già
fi è defcritta , e fi fa rifpettivamente alle Stelle Ft^ ,
e fi ehiama Periodica i la feconda fi fa riguardo airapo-
geo Lunare, che t'avanza, e fi forma da 97. giorni,
ore 13. i min. 18. , fec. 34. $ e fi dice Anttmalifiica : la
- terza fi fa riguardo ad uno de' fnoi nodi , i quali entram*
bi retrocedono, ed è di giorni 23. , ore ^., min. e , fec.
95. La quarta è quelli, che fi fa riguardo al Sole, che
u appella Sinodica^ colla quale partendoti dalla eonginn-
Sione col Sole, gli tien dietro, e lo raggiugne. Quefta
rivoluzione è di giorni 99. , ore is. , min. 44. , fec. 3. ,
e fi è quella, che volgarmente chiamiam Lunnione, e
per mezzo di cui gli Ebrei dividevano Tanno in mefi.
ti] La Luna non batte col Sole lo ftelTo fentiero fotto al
Zodiaco , offia non perpetuamente fi tiene full* Eocltttica ,
ma da elTa di ^ua e di là declina , con tal legge però ,
che la foa orbita fende I* Ecclittica in due punti a fo
8o DelP Aflromnh
Il vario meco e gt' intricati ^tri?
^Or innoltran veloci , ove nafceado
Indora il Sol T Orientai marina :
Or arredano il corfo : or carolando »
Arretran verfo la gelata zona , ^
E tutto il Ciel con trepidante piede
Scorrono ritornando al feggio antico
Dopo il girar di quafì venti autunni •
E che dirò che la Laronia (Iella
Da continuo tretnor fofpfnta e fcofifa
Or s* alza palpitando , ora s' incurva ?
. Ma deh qual forza in tanto ftrani errori
Torce la Diva, e la travolve incerta
De'tortaofi laberinti in peda?
L* emola
diametralmeate oppofti, i quali fono chiamati Noài dagli
Aftrooomi. Queili Koài ora s* avanzano, ora s*arre|ra«
no ; ma in oiafcuna rivoluzione piìl| retrocedono in gui-
fa , ehe fui fine di ciafcun giro foiio alquanto piti occi-
dentali , e van- perciò fpaziando per tut^ T Ecclittica
con tal movimento , che riguardo al principio dell* Ariete
fi Compie in anni 18*9 giorni vi^^ ore s- Oltre a qoefti
movimenti Galileo attribi^ifce a quello Satellite il movi-
mento di librazione . Avendo egli olfervato , che le Lu*
nari macchie talora intorno al margine fi dannV impro*
vife a vedere, talora fi dileguano, ftabilì che, il corpo
Lunare ha un certo moto di libraziope, col qiiale d^lT
Jluftro verfo Borea, e a vicenda da Borea ver^^Auftro,
come pure dair Oriente all*Occafo, e dall' Occafo aH*
Oriente con un certo guizzare, o vogliam dir palpita-
mento agitato fi travolge • Lo ftefTo fu confermato dalla
oiferviizioni d! M. Evelio.
Ubro Teno. 81
L' emola Terra e il Sol con mutuo impèro [e]
Allacciaa Delia » e or il Gérman V annoda^
* Or la Terra Tawinchia, e (èco attragge.
£ quando entrambi con robuIH nodi
Van gareggiando chi di lei s' indonni ^
£lla dnbbiofa di chi 1 cenno afcoln»
Ora fi lancia in queda parte e in quella.
Or monta» or fcende, e paufofa Tempre
Mille intreccia rivoice e ftranie vie;
Ma fé ligia di lor ne fente il freno,
Pnr eUa Dea fi oioftra , e (a pur leggi
A r ima Terra ed al Germano imporre •
O Ta de V onde fcotitor Nettuno ,
F Che
[fj (^ai fi accedoa Isi caiifa iielle Lunari pertarbaiioni , là
quale fi è la gravità generale Netttbniiana« offia la mu-
tua generale attrazione . Da auefta virtù fi deduce la
jcravità de* òorpi terreftri nella Terra , i anali corpi, fé
Sofferò in quella diilanza dalla Luna, che il quadrata
della diftanza della Terra fuperaOTe il quadrato della di-
itanza della Luna pili di quel che la mafia della Terra
fnperi la mafia della Luna , caderebbono nella Luna ,
xion nella Terra . Da quefta mntua gravità derivano le
perturbazioni di tutt* i jnovimenti della Luna .
Se la Terra e la Luna fofiero fole nella Natura, fi mo-
verebbero ia circoli ellittici : ma la gravità d* entrambe
nel Sole perturba queftt movimenti. Ne* Noviluni la
Luna pofta tra *1 Sole e la Terra è più vicina al Sole
che la ftefia Terra, e ali* oppofto ne* Pleniluni è pia
remota s quindi in tali cafi la direzion delle forze è la
ftefia , ma le direzioni convergono al Sole , e perciò
fono diverfe , e le diftanze ineguali , Qiiefta inegua-
glianza produce afiaifiime pertarbazioni , delie qusUi ab
cune fi fono accenaate •
8 a DeW Jfìronòmia
Che crato intorno da fquammofe tonne
D'agili Piflri e di BaleQje iqimani:
Sovra de T alto tuo ceruleo cocchio
Scorri da T Inde a T Iperboree fpoode 9
£ fai pofar del gràil Tridente al fuonq -
Le fìrchianti tempefle e il gonfio flutto ; '.
E Tti di cento Ninfe arbitra 9O Teri ,
E Voi fnelli Triton : Voi d' Ino e Forco
Allegre Figlie, che vi fate albergo
La tremolante limpida marina,
Venite a dir fra noi chi *1 voftro regoo
Fin «Àrf profondo fea fcompigH, e in alte '
L^ onde fpumstoti eòa alterno moto
Soì^inga , e pofcia impetuofo arretri •
Non è^ Cariddi , -a fevolofa Scilla [/],
Che ne'fpechi marini albeì'ghi e frema ^^
E dal, vorace ventre i flutti indietro
Lanci
C/J ^/«/^ e rifiuS« del mare fi chiama quel movimento ,
con cut il mare ognidì, con certa reciproca- agitazione
ora fcoTfe fu i lidi s e fi gonfia, ora lt|ritira, e in cer-
to modo e* avaUa> Gli Stoici attribuivaSio quefto movi*
])i«tYt'o air anima del globo Terraqueo^ che dalle mari-
ne caverne, quafi per le nari refpirando , fuori lancia-
va irrequieta i flutti . Apollonio Tianeo io derive da
- certi fpiriti anelanti fotto 1* Oceano ; e a Timeo preffb
Platone parve , che provenifle dair impeto de' rapidi
fiumi , che dalle celtiche montagne neli* i\t)antÌQ0 mure
rovinofi fi fcarieano . Ma le accurate oATervazioni de*
jnoderni ci toìgoBo ogni dubbio, eh* effe provenga datf
ilttrazio^ della Luna.
Xftnci ver Oriente, e poi gli tragga
Iglotra le fauci , e gli trangugi ingorda . .
Kè pon già i fiumi ^ che co f ampia pieàa ^
Di pi^ torcenti per lo calle aflbrti
OgQor ne vanno rovinofì al .marte ,
Portar tal guerra a lui fu '1 corno irato ^
Che 4^1 fondo fi t(irbi , ondeggi e ferva j
£ con (labile legge or forga^ or icemi«
Ma di traenti forze Delia adoma -
Seco rapiice i non ricrofi flutti
Né* fuoi moti giurai ^ in quella guifa
Che m^etica ma(fa il ferro attrae.
Contempla come al fuo diurno corfo £jj ^
Tutto rifponda il portentofo fiuflò,
£ i periodi fegua . Allor che nafce
Al lieto fuon de'Tefiàfi oricalchi
La bèlla febe^.U J(par fi gonfia e fpanSè
[g] Quefto marinò' Hùn^'Jegtie'fcni^olofameDte i periodi
della Luna . AUorch* ella nafce , il mare fì gonfia , e fa
i lidi tVàfcorre^ La Luna dal Meridiano air Occidental
parte éelV 0riE<mte dìfeeade , • « il mare (ì abbaflfa' « fi
ritira . i!4entre ta Luna s* avvicina al circolo della mez-
za notte, di bel nuovo li def^a il marino fluflfo , e ibt^
tentra il riilaflb , qiiand* ella~ compie l'ultimo quadran-
te , ^flia fé |i£ ritorna ali* Orizonte . Inoltre , ficcom^ la
Luna , fé pon dopo 34. ore e ^o. minuti incirca , ritor-
na allo fleffo Meridiano^ cosi il fluATo del mare ritarda
ogi4 di $0. minati . Ke* Koifilqnj finalmente e ne* Ple-
niluni , come negli £qpiqo2J , grandiffimo ondi^ggiamen-
to avviene nel .m^re » .JK tenuijfimo nelle QiDadntnre,
e ne' Solftizj •
f
ss Deir Aflronomia
La forza rapitrice , e ftleno affai
De r Artica Nor^/egia i mari eftrefRi,
Che fi lunge da Febo e da Latona
Giaccioa tra ghiacci e tra perenni nevi •
Io non vorrei però che in nulla a parte [/]
Del mar fi chiami la natura, e quanto
Può 'l fluflo variar. Chi meno abbonda
Del liquido elemento , e in foce angufta
Racchiufo rompe al Vicin lido i nembi t
Sebben al cerchio Eqpinpzial s' appreffi %
Ò de' lenti Solftizj al pigro fegno ,
Noe può tanto talir turgido e colpao
^ • : Ri.
— - (VI
tiì La difpofizione de*. mari ancora concorre ,a auefto* fe-
nomeno; e fecondo 4a minore- o matìjgìoi^e ttbbòAdaUza
4' acqua, profondità ,. eflcp^ne e, larghez» jipe?pno
maxèore o minore inii^mfo, e più o roen^o fi tMttrano
e ondeggiano • Né. A dev^ efcHrdere la ftcflb innato' atoo-
vimcnto dell* acque marine; che non fi può liegve,
ofiia erli effetto, della rotaftion della Tetra ^tntarno al
proprio aift , » della Attrazion deHa Luna e del Sj^e ,
o d* altra cagione. Adnlì^e è ecrtaf offervazione ,* che *
il mare à un pc'rerfne movimento da' Oriente air Occrfo .
la alcune ragioni apertamente fi conofce y come^ da chi
naviga , dice M. Varenio , dair India al Madagafcar e
air Africa : così nel mar Pacifico tra la nuova Spagna
e la Cin^ e le Molucche; Beir Oceano ttarAfrica' e il
Brafile: nello ftretto Magellanico, a Mainife^ aJle Mal-
dive. Nel feno di Para è aflai impetuoia la corrente,
che perciò quello ilrttto è chiamato *<k?w ii Dhiir»:
nel mar di Tartarfa verfo ,la nuova ZemWa , nel Qia-
pone verfo la Cina, neir Atlàtatic^ vcrfo Tltmerica , e
principalmente tra 11 Gotfo di Panami^ 4». ^-iwa^ 8*«<>
fc^ciò Cèto in correntes .
lihro 7(r7A . %f
Riverfar ibi le fyxAe il gonfio omor6^ -
Che la forza viea liieiio y e lofio iehté
Imprigionarfi da wciiii lidr* '
M^ chi ^\\k ricco d! (alati flutti
Spaziòfo fl ftehde , e fi profónda) ' r,- ì
Benché pih preflb al gelido Boote
Fioca ne fenta la traente forza»
Pur fenza inciacnpa a pt& foUiine àltiei^l. ".
V orgogiiofe ergesà correnti fpiitpe. . .. /
Né per akra cagione 41 Tracio Enfino ^
Ed il triplice 0>ar., i^' Italia fora 9
Meno s'efloUei € m^n ond^ia e bolle 9
Che la pih Bofeal ^Sfitanna Dori f
£ il Belgico Nettuno , o quel cui fanno
I fiatavi di dighe ar^e e feudo. ,^^ .
Che fé co' vanni deI.C?et^ofe Fabio [4;J,-
F 4 O
là} E- fuor d* ogni dubbio ^ ^kc la Luna. è un globo opa-
co, fomigltante alla nollra Terra « ove fono mari , moti*
. lagne 9 itole , campi e fiumi denominati da* loro Scopri**
tori . Quindi fi pafla ad alTerire , che fianvi ancora .de«
gli abitatori . Alpuni Ira gli antichi FiloCofi ciò crede-
: vano , e fra gli altri Ciceroiie nel Sogna di Scrpione ri-
ferii Aa ftateaga di Senofonte ^ il qjiale giudicava,
hahitarl 19 iMnn 9 eamfue, fjfe tfrtfi*f^ mtfltarum UrbiuM
& wentiwn . U principal fondameato ài tale opinione
. rfi riduce « che mancando gli Abitatori a ^uefto Pianeta «
. vane riufcStebbero e inutili quelle pianure , glie' monti ,
^ Otte* mari . A qaeAa ragione appoggiai la mia poetica aHer-
, £one de*LunicoU.. Del redo parlando fenza ftudio di
patito (ono poflibili Ifenz* alcun dubbia quéfti iLunicoli ,
€ mi movono a pietà ^ue^U Scolaftici , che li dichiara*
fi DtW Afìtommié
O ad alato eorfier lencaodo ii mòiibì
Agevol foffe vaticar le sfere ^
E le ignote affinnrar Lunari fpondCf
Forfè vedre(K da L'irata Terra
Con legge ognal rimefcolarfi i mari^
Che cingon Delia d'ona e d'altra parte t
Vedrefti ancor eh' a la tenèftre mole
Kel 4lenlb s' aifimiglìa opaco corpo
D* ampie fcabrezze e promontori eccelli
Intorno cinto • Ivi por ardni monti 9
Qnai di Ceraonia , o del nevoib Atlante %
Di Pelio e d* Ato le fcofcefe mpi ,
Levaoli torreggiando infìno al Cielo.
Ivi qnel globo pur ^avvalla e parte
Or in umili valli e poggi ameni.
Or fi chìnde fra lelve 9 or apre il lène
Io
no impoffibili , perchè converrebbe lor dare nn altr* or-
dine di grazia, e un altro Adamo. Chi puà penetrare
negli arcani della Divina Sapienza, e'milararne T infi-
nito potere ? Chi può negare , che poflk Iddio creare
altri mondi con altri dìverfi bomini, e diverfi regola-
menti ? or nella ftefla maniera può aver popolato non
che la Luna , ma gli altri Pianeti di abitatori infiniti,
che abbiano altri ordini diverfi dal noftro, fenttmenti
nel corpo e anima o piit perfètta della noftra , meno •
l^iuna impoffibilità tutto ciò arreca, né ripognanza.
Sfa che realmente abbia ciò fatto , è temerità 1* afTerir-
lo, e vi vorrebbe qualche Peeàfo volatore, o qualche-
Ippogqfo , che colà ad accettartene vi trarportalfe non
favoiofamentey un audace Ferfeo , un ralduie w^
moft.
K
Terza é ^9.
la crìftaUint laghi e ia fimni oodo0«
£ forfè là forgoQ chtadi e regni ^
£ fotco leggi e condottier fiigact
VivoQ «bicator , che (hana foggia
Avran d*afpetio, cKdioaia e gcmoa* ^
E chi vtrrà cb* abbandonata e foli
Tratti Latonà il fren di vuoto Imparo?
Tn fol danqne vedrai , Latonia Diva »
Erme forefte^ inabitate terre»
Spinofi onidi campi » e fia che felo
Da le folinghe mpi eco rifpoada ?
Come n'andrai lènza le vaghe Ninfe»
£ i feroci garzoni e gli agii veltri
Affaticando i folitar) bofchi? ^
Ah ! non aed' io che tn » Dea , regni indarno
£ indarno il boon German di vaga luce
Ammanti nude balze e incolti lidi.
Tu pur di cento torri armata in fronte
Con cento figli in ièno » e cento al fianco
Ne vai reina per T eteree sfere . .
Di popoli poflente e di reami. •
Sebben là forfe de le ferree leggi
Non lèntono il rigor, né lor fan tem^
I popolari fafti » o il r^al o(bo ; .
Ma con prdin novello e nuovo idintó »
Che non (colpì nel noftrò cor Natura $
Sciolti di freno « ficcioU Monchi
Vanno
ffo Deli* Afifwomia
Vanno ^mwdb i Lnnkoii beati •
Forfè dal fctto de'petrofì monti
Non traggoa i meuUi, i marmi e Toro;
Né fplendoti getisme, né le molli lane
Di mentilo color lofleggian tinte ;
Ma ricovro fi fan cN tafie e grotte ' ' ^
Di frondi (parfe e verdeggianti toft,
E le tor gonne toa virgnUi e fbg(le
D* arbor frondolà , o di fcitoitta fiert
Le ancora, fangnnofe iffote prìli •
Forfè né fpighe lor germoglia , o fimtti
Da lerman non fervili il fooi non colto;
Ma fin da i ;ienèr'anm al oanspo, id bolèo
Lieti pafcendo van f erbe fal^ibri ,
>£ il chiaro umor. de*<riftalHni rivi
Dentro la cava man faevaoa coniisnci •
Forfè là fono T «tifi Arti e beile
Tutte neglette « ne T obblìo &p(dte ,
E forfè ancor non con diritta fronte ,
Con alto collo, e gH occhi td Ciel tevati.
Ma van con croH voltò e i 'cwvi ca^
Animalefcamente al ibol rlvolci ,
E armati f3n i^ aéanchi noghiMi , e il crine
Lafeiano fcàrmig^aco ^rtfr fa> -l tèrgo •
Ma rozw mlieme e foHtario oghiioo
Vive tranqaftlo, tiè van tMti in preda
D' afpra lÉiom iwanaam ^ affiocfai 1 fatto
Cor*
' b'hfi) feria .
Corrompa 1 purf e femplici co(!umi;
Né per desìo cl't)nore, o ingorda voglia
D* ampliar la fua fcrirte il fren s^ allenta
A mille pafTion , eh' empiòn i tetti
Di drfcordia e livor , dr pianto e ftragi •
O fagace Anfione , o Divo Orfeo »
Come cangiato in le congiunte genti
Le prifche leggi*! "e il focial Conimercio,
Ch' ai dì ^rimie> del pargoletto Mondo
Fa di belle virtù ìpéccliiò , e. foave '
Congìungitor de* popoli felici ,
Come s'è volto in lagrimevdl fonte
Di frodi ) di ^ror, dfi vizi infami !
E non* lemBràn tra lòr rabbiofe^ tlgrf
* - ' • • « *
Gli uomini , e dTlpietati orli ciuièli ^
E famelici lupi , é volpi aftuté , ' '
Ed altrettanti mofiri, che fan l'altro
S' addentano feroci , e quel piti gode ,
Che yiù s' impingua co lo flrazio altrui ?
E non fon le città f^gio inielice
D* efTemminato hiflb e fado alterò ,
Di mt^Ae lufitighìere e d'oziò Tn^rte
Che U iatacu vista ira auUc 4a6ci
Awiluppan incauta? E non è duopo
la padoral capanna, o tetto agrefte
Ora cercar il mutuo amor, la pam
Candida fede, T innocenza antica'^ '
II
9t DeW Aftrammia
Il (lacero parlar , F intatta Aftrea ?
E perchè T uonlo con piii facil mano
Al vi%io il fren rallenta , e corre al peggio ;
Così rapito da l'efempio altmi
L' uno da T altro ad effer empio apprende *
Così tra i popol pria femplici e pnri
Ai piii atroci delitti aprifTì il varco;
Onde fembranq pii^ felici e care
L' inofpite alpi , o T Irochefi felve »
£ meno perigUofe ai bei cofiumi
Le cupe tane d'afiEamata fiera.
Or de le EcdiflS , che T argentea fronte [/]
. Annebbian di Latona, e fpargon d'ombre
Il Sole » io, ti dirò le caufe e i (egni «
Non cred'io gii che la gemella pjole
Moftrì'l fembi^nte in.denfa nébbia immerfo^
O perchè Febo la fiammante bócca [m].
Da cui fi lancia la rinchiufa ince y
Chiuda tenacemente ; o perchè i r^ii [»]
Degli oppofli vapor varcando i nembi
Perdan lor forza , e fien ne' gorghi avvolti.
Né perchè Trivia abbia lucente il feao [6]^
E
C/J II P. Ricciolio nel fuo Almagefto lib v. ^cap. i. racco-
glfc tutte le fentcnze aflarde degli Antichi intorno alle
ecclifli , delle qualf alcune .qui fi accennano .
tm] Così Anaffimene della Luna, Anaffimandro del Sole.
{«] Lucrezio lib. v. • .
o] Fa £niclite di tal parere • . <
■jm.4 k^ « . -••..■_•. ...^. ■?■ «««^ .. »*■..
Libro Terzo. 9Ì
E d'ombre fparfa la oonvefla parte ^
Che fdegnofa talor rivolge al Mondo;
O perchè Drago ^ che del Cielo ingombra [>] ;
Co la fqadmmofa mole i fpazj immenfi>
E r aria intorno di terrpr colora ,
Sopra le piombi con bramofe canne »
E fero la trangngi al ventre immondo ^
Onde fia daopo col fragor de' fiftri ,
Col roco fquillo di ritorte trombe >
Con voci orrende e . fuon di man con elle
Fngar la belva di terror dipinta;
Ma ^perchè fra di lor fi (tende un corpo
A chiudere de' rai T ufato varco •
JAz non credi tu già che T alte flelle {q\
- Eter-
[f] Ancora al prefente in più parti ciell'Afia vi dura «l
. coftume di menar alto fra|:ore in_ tempo dell' Ecclifìc
Lunare , penfando il volgo , che la Luna verrebbe da
' XLVL gran Drago divorata , fé non fu^gilTe da quello ftre-
.pito sbigottito . PrefTo gli Antichi U credeva , che i ma-
gici incanteilmi V avrebbero giik del cerchio tirata , fé
il rimbombo dfelie nacchere e de' cembali non le aflbr-
dava r orecchio . Giovenale nella Satira vz* così parla
d* una donna ciarliera »
Verhùrum tanto cadH vis^
Tot fMfiter fehes 9 & tintinnohula , d^cas ,
^ Pulfari, Jan» nemo tubas^ atque aerafatiget: ^
Una Uéoranti poterti fuccurrere Lunat •
[^J Un corpo opaco è quello , che frapponendofi di mez*
zo tra il Soie e la Luna ne cagiona T eccliflTe . Ma que-*
" -fto non può «fiere alcuna Stella fiflfa, poiché rifplendo-
no tutte della propria luce , e fono in remotifi^ma di«
ftanza . I Pianeti fono in vero opachi , né tanto remo-
tij ma Saturno, Giove e Marfe coli* orbita loro abbac*-
94 ^^'' Afhànmìa
Eternamente fifle e ^i Aflri erraati
Poflan velar di Febo il chiaio volto «
Ardori le fifle in piii remeta sfera ^
D' iigual fulgor fuperbe , e tra '1 Febeo
Difco e tra noi non mai fpiogon lor corfo«
L'erranti pofeia lumioofe \% fronte, i -
Vanno pe^ raggi ^ che lor dona il Sole y
Né s'ergon tanto infra i coletti giri.
Ma il vecchio Genitore, il Figlio e Marte
Cìngon la Terra e la -Titania fiamma-
Con lunghe ambagi, e quindi lor non lice *
Oppone, a T. aureo Febo, il dorfo opaco •
La Dea di Pafo e la Cillenia Prole \
A r Emcdò talor obice fanno, . :;; I
Ma noi ponno annebbiar , sì tenue parte
"Ce-
cisno 1^ Terra, e perciò non poimo frapporfitra'l Sole
eia Terra. Venere e Mercurio Pianeti inferiori entra-
no Tpcflb tra il Sole e la Terra , ma non ponno cagio-
nare le cònfttete Eccliffi conorrìiltè dal volgo , poiché
primieramcnfce , paffando queftl Pianati fotto al difco
Solare , vi devono entrare dalla parte orientale , e ufcir-
ne dalla occidentale, méntre r ombra nelle Ecclifll del
Sole airóppoifto incomincia dalla occidentale, e termi-
na nella orientala . In fecondo luogo , perchè il lor di-
fco apparente è alfai tenue per «guardo al difco Sola-
re , di cui può foUanto afcondcre una menoma paHè-
Finalménte efchidere fi debbono pur^^ Cómetcì, come
Aftri ravvolgentifi per le più alte sfere del Ciel«^, e come
illuminati da un'ardente atmosfera, e da un oceano di
luce ^ che ftrafcinano icco a tutto empiere il Cielo di
lampi.
UhroTena. gf
Cdan de 1* ampia mole » onde Britanna
Lucida l^nta può fcoprire appena
Allorché fono al gran Pianeta oppoRi,
La veloce Ccineta il calle tifato ,
Ove fra vari mollri il Sol s* aggira ,
Fugge fdegfiol^, e poi la cfcioma ardente
Tanto fparge fulgor , che 'I Cielo alluma . ■.
Dunque di Febo la Sorella apporta [rj.
Sì reo danno a le Terre, e fola ofcura
De r irato Fratel l' almo fembiante ,
Allorché, giunti al fine i preiti mefì,
Svede de' rai la chioma , e i bianchi ccvaì
Dal crin depone. Ella per l'erte vie
D' Aracinto ^(ècndendo a l'ime valli
Aggrandifc^ la mole , e gonfia il volto ,
E
Ir] EfoluG tutti gli altri Aftri , riniMe U fola Luna, i
cui G deve attribuir la cagione ileglt ecciiffi Salari
come (quella , che viene dal Sole illuninata , ed à nn
ftsparenU grandeZEa' eguale alla gruidtzia del Sole
Effa ciafcun meli: nel Novilunio entra tra il Scile e I;
■ Terra , corri fponden ilo alla AelTrt parte del Zodiaco _
ftnindi deve coprire e nafcondere il Snle, Te iitllo ièelTi»
'Novilunio non abbia la latiludine, o diftanza aiTai gran-
ile boreale, o loUtale dall' Ecclittica . Né rempre ac-
cade r EeclitTe oc' Pleniluni , poicliè Ih fua orbita è ab-
lliqua al piano dell' Ecclitlica , il quale kade in dui
punii , che tì chiamano NoJi . Q.uìndi Te nel Plenilunii
molta luntana è d^'^i'iJii lniflto laiitaifa farà pur qulnc
e quindi dall' Ecclittica, e ^iiijsirà dal S-ile ; il quali
fai3 da lei totalmeuCG , alniL^no in parte rlcopeito
■' (Ita attinteti lo IteUo Haio, o vi lari vicina .
/
96 Deir Aflrmùmìu
E ne r ampiezza tie le piagai gote
Di Febo nguaglia il laminofo difco •
Quindi , fé al Nume il denfo tergo oppone ^
D^ognintorao Io chiude, e tutta ingombra
La fiammeggiante chioma, e i lampi afcoode*
Ma fé lontana dal terreftre globo
La Dea rappicciolendo il feno aftringe y
Non può tutto vdar il bel fembiante,
E foto il grembo tenebroCi annera.
Onde lucido lembo, o fafcia ardente
Si fpiega affianchi, fi ritonda e fplende.
Né tacerò per qual cagione in pria
Arda e sfavilli quel dorato anello ,
E pofcia impallidifca e un rombo afleipbri.
Chi '1 chiaro Serto da fulgenti raggi [/]
Def
[/J II Feaomeao pia confiderabile dell* EcclifTe Salare fi
è un certo lacido anello, o quafì un rombo . che cir-
conda il Soie , e (i affila quau in dne Innghiuìme pnn«
te^ e nel chiarore afTomiglia la via Lattea. In primo
Inogo il lucido anello non pbòi derivare da* raggi ri-
franti del Sole. So che fecondo Tefperienze di M. de
r Isle in una camera ofcnra 1* eccliflata. immagine .del
Sole moftra intorno a fé lucidi anelli colorati $ ma que-
lli nafcono dalla diffraanone de* raggi , che paiTano per
quel tenue foro lafciato nella cima del tubo , laddove
ì raggi Solari difcendono liberi alla Luna • Elfi non
anno quella diftanza , in cui agifce là forza , che torce
i raggi , e perchè troppo tenne fi è la piccolezza di quel-
la luce, e neir immenfo cammino fi iiierva e fi perde.
' Alcuni derivano quefto luminQfo anello dall* atmosfera Lu-
nare ; e Wolfio afficura, che' olTervò in elTa in tempo
d* eccliflfo e folgori e baleni • Ma forfè la fervida \xxmz*
• «
Del Sol deriva, che piegati e franti
Nel tergo opaco del rivai ì^iaaeta .
Si sbandeggiano ai fianchi , in quella gaiA
Che i lucidi color ne' prifrai acpoiii
Al primo entrare in tenebrofa cella
Vedrai ritorti e riverfaii Jpt^no
Ciafcun partirfi , e ne T ombrate mura
Balenando fcolpir lucente ipmago.
£ chi temendo che fiaccata « fianca
G A
ginazione vi avrà coloriti quc* lampi , i quali certo noa
eliftono ne* Lunàri contorni ; an^i non v* efifte neppnr
l'atmosfera fomigliante almeno alla noftra. Le preci pne
ragioni fi deducono i. dal lume delle Stelle fitte ,' che
fi occultano dalla Luna, ove 1* imnjerfione ed emerfìone
non fuccede per gradi , ma tutta ali* improvifo . s. Dalla
occultazion de' Pianeti, i quali neppur un menomo can-
giamento foffrojK^ dair atmosfera Lunare, cbe febbcn
foflTe d* immcnjfate ntiità , dome vuole Eulero , pur qual-
che rifraziojri dovrebbe produrre . js. Dalla coftante fibr-
ina e -uguaglianza, che rapprefentano i fuoi oggetti^
come i monti, che fempre apppajóno locidilFimi 4n ci-
sn^ ofcuri-fiimi alla radica, il che non fegue fu le oo-
ftrè montagne, ove dal 1* atmosfera tei*reftre i raggi fi
riflettono, e 4ove le nevi, o le njiyole v* inducono* di-
verfe fembianze .
Quefl:e fono le ragioni addoffe dalÌ*AbW Bofcòvièi c'en-
tro l'Atmosfera Lunare. Egli aggiugne. che fparrp vi
è attorno un flnvido omogeneo ibmi§lianie all'acqua
de' noArl fonti o. mari , il quale aifomjglia. M eterea ina
neppur da quello fiuvido deriva il citato Autore l'auel-
lo, offia rombo Solare. Egli lo at'tfFbnifeé all'Atmosfera
del Sole, > quale, i^ome già Ji, è detto , ftendendofi
per lungo tratto, empie di fiàiiish'e il Cielo e còtta fòr-
za centrifuga fi fcdiaccia > ai fianchi ,- 'e ro^ndo infpe*
tuofa feco'pur rota la materia , eh' efala, e l'attorci'
l^lia ia «a aHéUo i^'lii-Mìnb^ la eoRfor^à, , .
9$ DeW 4ftronomta
A sì luogo dorar fenderò iimnane
Guizzar non ' (wAfa T egra luce ai fianchi ^
Si T^olge à r ^rà , che nebbiofa cinge
La vaga fbbe» ed eUa pur fi mefce
Da folce nubi e da piovofi nembi.
Aggiugni pur che nel Latonio regno
Raggiar fiir vide repentine fiamme 9
Arder alate- folgori e baleni,
Onde par ache la deofa aura rifranti
Deggi^ fpingere i raggi , e parte in giro
Torcere in -fronte , e foUevare in aìlto •
Por non direi che la Lunar corona
Di mano in mano s^aflbttigli e adegui
L'aura terrefire. Io fo che Cinzia fpande
.. Ognor da T aureo slembo ardente luce ^ •• .
Che por dovrebbe ^ poco a poco immerfa
f ' Nel flovido pia denfo aflbttigliarfi ,
£ moriboiida impallidire ^ e lafla
Spiegar gli \jM\xs\\ guizzi. Io fo chel tei^o
Dei Tauro rapitor, di Marte il cocchio,
. £ te Page Col^mNf , e i fieri artigli
\'Dc l'Erculeo Leon col dorfo annebbia
* Nei punto fleflò •* So che mai non «cangia
D' afpetto il bimei o diei^fa neve imbianchi
L^erie rupi, o y|ghi fior;}' ed èrbe / ^
* Ammantino le fiepi, r colli e i campi; j
O palleké iqndUQr,4'ombieoric0pra . r.. ' 1
Sk Le ij
Libro TèuA . 99
Le felve, i bofcfii e ì cavernoiì Tpeclu .
Perciò direi che la Latonta mole
Sotto liquide liafe afcofa giaccia.
Ma del tutto ineguali a l'aura lieve ^
Che noi circoiida » e che di mano in aiaso
Scema di pondo . Fo le direi fiinllì-
Ai falli flutti de lloodofó inaK» '
Che concordi tra ìdt ftfn tanto i primi , -
' Quanto i fezzai d'ugual natura adorni.
Quindi altra fonte al lumìoofo cerchio
Tracciar è duopo , e da piil nobll fegn« '
L'otigin AcrìHre. E1 lieto e baldo
Irifuperbifce d'effer figlio a Febo,
£ ne l'aura Solare w Ueve, or denOi
O i raggi avviva, o gif rintuzza e frange,
£ la roMttte ìmpetiicrfà Inite '
Seguendo ia giro s' attòTÉiglia e fpr^ ■ ■ *
Magico foaka. Or fe l'iaiiAebilb tnaie (f>], '
[*J 'Molti altri fenomeni accailono nelle Eccliflì h rpii>
^ztme de- quali fi trova chiara e elegante n'ell' oueri
poetica del citato Abate Bofcovicli intitulata De Defa-
Sibui ^bUs ES" Lan^. Q.iii baiti Jir qualche parola fo-
pra i plinti accennati .
LÌIell'Eceliire Solate fi veggono talvolti ie Stali? , per-
ché ti Sole fi «la ancora alle ptoffirae parti deli' atmo-
sfèra , e a tutta la fnperficie , cìie giace intorno la Ter-
ra, ondt i ra^i ddle ftelle non Amo dai Solari rin-
tuiMti. :. Se nel tempo della congiiinzionB della Luna
col Sole , la LHna arrt piccioli la latitniiiiie boteiie
1 op Dejr Aftrot^mta
Ch'io vò' folcàado eoa sì^debil prora
Non tn' afTretcaflfe^ al perigliofa guado y
>Foffe ancor canterei per qoal cagione
Al dilegnar de la Titanra fiamma
Or (cHitiilino gU Aftri ^ era gelofi
Afcondan T aurea fronte ^ e come or l'AuIìro^
Or il freddo Aquilone , af. qneda, or qa^U.^
Del Mondo region z<^ iVftbfiI elegge
Frodi del vago lume il bel Pianeta • , ,
Né avrei taciuto deg)i be' eccliifi i tempi i
£ le B^npmbre^.e de la faiorta luce
I pili minuti ondeggiamenti e foofle. . ';;
Ma chiufo ìq troppa angndo fpaiio io lafcr»
Tai coft r^mtjieatar al gran Rujgg^ro ,
Ch^..il tergo armato <? io^ncabil penne ^ .
Spiccò sì eccelfo v<rf9[,/e Lazio ciglio
Fé del &K>y>canto rifonar pii^ lidi
L9 '(Baioni additando ici -tuono Jk&x^ ^ , _ -
■.>»"> Per-
vi face recctiffe imU^ parti boreali; le pAÌ<^vrà p^'c- •
clola la latitudine auilrale, TEcclifiè vi farà nelle, re*
^ioni auftrali. 3. I tempi deUe^ficoiilE Salari fonfl^. fe-
conda il già' detto i Noviluni j^aiiando la- Luna ii tjrova
In congiunzione i;ol Sole • 4. y.nella^ che ju ohiama vP^r
j^wbra f dììror non .è ohe. uno fquallore j. oiÈa '»a}lide«* ^
^z^j ehe appare negli Ecclil5./oaìiisHajq| air ombra,*
.sua infieme un poeo lùdiinofa, poiché nl^eve'^a) l'egre*
.ma reg;ione del Sole la luce» e a pòco, a poco.fi^ìfchìa*
ra , e fiammeggia nel .fenq, che yolge al centro del
Sole» • appena^fi diftiague oa an vivace fplcndore.
:^
'.}
lihro Terzo. loi
Perché il lucido cria Febo fcolori;
D degno Eroe de Y Apollinea fronda , 7
Se dolte canti ! E (ù per T arduo Olimpo
Dietro gli aftri IncefUrt! il volò fpieghi, '
Degno di contranar <ol gran Neutonó!
Da lunge ofo fegair le tue beJPorme, *
E ne' gioghi retar del Tofco Dirce
Que' vaghi arcani , eh* ài Tamigi in riva
Con ^ dolce piacer le Ninfe udire.
Or mi rimai? a dir che Cinzia ancora [«] '
D' improvi fa caligiiie G tinge '
La bianca gonna , ed al Germano e ad Opi
Paga crucciofa il fio. D'amara doglia -
Per r oltraggio fatai punta la Terra»
Mentre Latona col faperbo carro
Tra le Mie s'innoUra« e Tatra notte /
Foga C9' lampi, e a lei.&n cerchio iatorao:
G 3 Mille
iMJki
C«] Or li fa pa^aggio agli fivcliffi LuUàH, f filali atea-
dono ti£l PleiìilUn'io t alloi^Qando la. fiaccia . dtUa -Luna
rivolta alla t'erra totalmente s^ oftura , poicnè la Terra
cinquanta volte più grande déìÙL Luna latta la .ricépre
e la ingombra . Se poi moftra quello Pianeta neir bc*
cbfle qualche macchia toiTeggiante e fangnigna^ fi dev6
il fenomeno derivare dahftggi) ehe fopra la Luna fi
diffbndonro , e per lunghiffimo tratto fono per 1! atmo**
sfera trafmeffi , entro la qualv prima difcendoilo vf rfó
la Terra, poi trafvolindo da quella rimontano. QiliBdi
Te molto vaporofo fia *l Cielo, qua e là ondeggiano I
e deve avvenire alla Lana da tali rag^ illuminata ci^
che avviena alla nuiii UUftratf 4tl Sole aafcaftf fan«
l*OxùonU*
» «4 ^ ^* * à
.1 ot Deir Aftfonomìa
Mille Niafe leggiadre, e il vado Cielo
Di plaufi echeggia, difdegnolà e fiera
Si tra^e avanti, e fa la nobil pompa
Stende co l'ampio corpo un cono ombrofo^
Che tatto avvolve in tenebrofo nembo.
Le Driadi di pailor cofparfe il volto
Attonite sì ftanno, e Delia afflitta
Tarba il fembiante , e la vaghezza antica
Sgombra. dal ciglio: i corridori incerta
Regge pe ì bajo regno, e gaance e fena
Graffia co T agne , onde da X afpra piaga
Sangae diOiila , e tutto il corpo inonda •
Ma troppo indugio a far de' carmi dono \9i\
Ai rapidi Pianeti , e troppo Tento
Con fonoro fragor T antica Veda ,
L'Arcadico Pador, Saturno e il Figlio,
E Marte e Gtterea chiamarmi ornai ,
l^eMbè ne' regni lor rivòlga il piede.
In pria dir mi convien eh' al Sole fmmoto ,
Quafi a loro Signor ^ ftn cerchio intorno
L' erranti fièlle i jqual piik preflò al fianco ,
■ E
ÉÉBM^MMlMMi
fjif}'Dòpo aver livellato del Sole e della Lana , rimane a
^ iftegare la Teoria de* cinfne altri Pianeti, a* quali fi
' agntinga il lefto , che (t è la noftra Terra , di oai già
' vMemmo i ibovimcntì,, ed or ne vedremo la figara , e
'altre fae doti: intomo alla fituazione de* faceennati
FkaéH, e al tempo, che occupano nelle lor rivolafeio*
ni 9 fi i già parlato nel lib. i.
libro Terv^. 103
E qual lontana affai forgendo ia alto
Con immenfi intervalli « li Figlio alato
De r Atlantica Maja il primo i raggi
Di Febo accoglie t e con dorati vanni
L'aure fendendo per non lunghe vie
AI girar di tre mefi al feggio antico
Torna veloce; e TAcidalia Dea»
Di cui lieti aleggiai Cillenio al tergo
Ode i gementi teneri Colombi »
In. otto al termìn giunge. A lei fovrafta
Dei mifero mortai Tinfaufta fede«
Pofcia Marte crude! minaccia e freme
A gran lancia appoggiando il fiancò irtiffiateri
£ qua fi trema al balenar de Tarmi
L' Olimpio Giove in pi&i alto Ciel locato , :
Cui da altezza maggior cod torve luci
Saturno guata de* Cretenfi (\6xi f
' £ de r antro Ditteo membrando j fati«
£ a sì vafti fentieri, a tante atf|feagi
Fidano il pie , che qual fiaccato e fianco
Torna a le moffe a lo fpirar degl7 iinni ;
£ qua! piii volte ne le Greche arene
Vede affocarfi le volanti rote^ .
Ma non perciò tumuitnofi e OAoltl
Gli erratici fylendor vagando vanno ,
Che certa legge gli rafiBrena e guida •
G 4 fere-
1 04 D^IP 4/ìronomia
L'eterea gravità, che indace in effi [yl
Forza poffeate a variar lor corfo.
\y] I fflovimenti de* Pianeti fembrano alTai pertarbati e ir* ^
regolari al noftfo occhio , ma fono ellì regolati 9 e ofler-
vano invariabilmente quefte tre leggi {coperte dal bt^
mofo Keplero : La prima Legge fi è ,'Che i Pianeti de-
fcrivono intorno del Sole una linea ovale da' Geometri
chiamata Elijfé\ e Quello per la forza dt gravità, che
continuamente lor ra nautar direzione , e per la forza
proiettile, la quale fé fola agilTe, i Pianeti andrebbero
per la tangente $ ma infieme unendofi e la forza di
proiezione» e l'attrattiva, portano il coi pò per la dia-
gonale, e dividendo fi tempo in infinito, s*uirìfcono
quelle piccole dtà|:onaH , e fi forma una curva .
Ita feconda è , che 1 Pianeti deferivano aree proporzionali
ai tempiV cioè 1 -radj vettori , per parlare il linguaggio
. ile* Mateinatici , oflia qnella linea ideale , che fi conce-
pifce congiungere col centro del Sole il Pianeta, lafcta
dietro di fé , e defcrive aree , triangoli e fpaz) propor-
zionali, ai .tempi. «Di q[ua ne viene, che la velocità ,
eoa cui fi movono i Pianeti , è fempre difugnale , or
maggiore, or minore $ e mentre il Pianeta fi trova nel
perielio , né viene ,, che la velocità , con cut è portato
intorno del Sole , è la maggiore , che pofla mai efiere :
per la ragione oppoflia, euendo il Pianeta neir afelio ,
il radio vettore allora è il più lungo , che vi pofia mai
efière, e perciò la velocità fi è la minima.
La terza fi è , che fé confrontiamo il tempo , in cui it
Pianeta A defciive intorno ilei Sole la fu9 traiettoria ,
oflìa la fua orbita , con il tempo , che iinpiega il Pia»
seta B a defcriver la fua , troveremo quetta analogia ,
è quefta legge oflervarfi dai Pianeti $ cioè com* è il qua-
drato del tempo del Pianeta A al quadrato del tempo
del Pianeta B , cosi 'farà il cubo della diftanza del Pia-
neta A al cubo della diftanza del Pianeta B . In fomma ,
Ji parlar da geometra, la velocita reale è in ragion re-
ciproca fudduplicata , e 1' apparente in ragion reciproc»
feiquipUcata della diftanza. In poche parole : i quadrati
dei tempi periadici fono come i cuoi della diftanza*
Intorno all'apparire i Pianeti or diretti, or retrogadi»
ora taionarj, fi è vedati la cagione nel lib. u
Uìtq Terzal 105
E rìmpnlfo natfo, che gli Aftri erranti
Fatto folo figaor trarrebbe in preda ^
Di diritto fentiero, aggianti infieme
Curvar gli fanno per ritorte EHffì.
Quindi gli vede il Sol dal doppio impulfo
Divelti a forza dal lor centro in alto
Spiegar ritrofo Tabborrito volo,
Poiché fé 'n vanno a pafli tardi e lenti
Per l'arduo Cielo, e quanto piii la mole
Veggon fcemarfi del maggior Pianeta,
Tanto lentano più Tamaro corfo;
E quando appena lampeggiare il volto v
Miran da Innge, ribellanti allora,
Scoton il freno , e impetuofi addietro
Ripetono i fentier doppiando il calle
Ognor per appreflfarfi a l'Adro amico.
Qual da cancelli fprigionata pietra
Di Ihperbo obelifco alto ornamento
Fende T aer flridendo , e ver la Terra
Si fcaglia a piombo , e più e piii s* affretta
Per todo ritrovare il centro amato.
Ai altre gli vedrai ignote (irade
Fidar il piede, e or per diritto calle
Prender l'arringo non ofando a dedra,
O a la manca piegar l' impreflfo moto ;
Quando repente sbigottiti e incerti
Impennare , arreftaxfi , e torcer anco
Con
«a
>
io6 DtW AflrmmU
Con pie pwcl^tòfo addietro i paffi.
Qaal ritrofo deflrier, cni ftagno o iiame
D' improvifo dia tema , il piede arreda i
Né vai del cavalier o sferza o fprone
A farlo entro lanciar con agii falto^
Che leva la cervice alta e fuperba »
Sbuffa , nitrifce ^ fì dibatte « arretra •
Ma tu non credi che à firani enori
Addivengano in Cielo » e fol gli chiama
Del ciglio inganno 9 cui per (labil legge
La Terra errante nel rotar de&rive*
Ma non inganno chiamerai , fé fpeflò [%]
Tinti
—————— ^—i— ————■■■ ■ ■■ ■ ■■
[2] Nella fuperficie de' Pianeti fi olTervano delle macchie
ofcare , le quali cambian fituazione , fi nafcondono dietro
al Pianeta , e poi tornano a moftrarfi in fronte , e fem*
pre ne feguono il fno movimeoto uniforme. Dal che
8* inferifce , che fono qnefte macchie inerenti al corpo
del Pianeta. La cagione di qnefta ofctirità fi può in tal
modo fpiegare • I rianeti fono corpi opachi , fecondo
fi è già veduto, e fi vedrà in appre(fo, e rifchiarati
dal Sole a noi tramandano, la luce ; or quefte macchie
altro efier non pofibno, che alcune parti della fuperfi«
eie del Pianeta meno capaci^ di rimandare i raggi , come
farebbero i mari, le forefte ec. £* agevole a concepire
crome la noftra Terra iftcfia da lontano dovrebbe com-
parire coperta di macchie difpofte col medefimo ordine
€ maniera , che le parti del Mondo fon difegnate fopra
il globo terreftr^. I mari afibrbendo quafi tutta'' la luce
dovrebbero apparire , come ampie campagne ofcure ; le
piccole itole e i nudi fcogli , come punte brillanti , i
vafti continenti, come grandi piazze illuminate, ma
però fparfi di ofcuri luoghi , e di men luminofi fpazj ,
poiché le terre coltivate , interrotte da* laghi , e fparfe
di bofcaglie devon riflettere poca luce , e le arene bian«
\
Uko Tervf .
Tinti vedrai di tenébrofe mtochiel.
I lucidi Pianeti • Anco ^ annera
De l' Olioipicp Giove il bel fembiante ,
Ed il fulgido ciglio , ond' arfe tanto
Danae ed Europa e V infelice Alcmena •
E la fleffa d' amor madre leggiadra
, Il biondo crin fcoloni , e a tale incre^a
Le rofee luci e T amorofa fronte »
Che '1 Troiano Paftor, tornando gara
Di beltft tra le Dee, non più 1 bel dono
A lei farebbe de l'aurato pomo,
E Tu , mifera Troja , aria e diftrutta
Non giaceredi al fuol moftrando al IVIondo
Quanto poceo ne la fnperba Giuno .
L' onta fatai de la fprezzata forma •
Ora tracciando de*nebbiófi nei
L'origine verace uop'd che Febo
L'opaco tergo de' Pianeti allumi >
Che fcevri di fuà luce in ombre, eterne
Avvolgerian la ferri:@inea fronte)/
Come il vario apparir, e il fofco velo,
' Che nel difco Febeo ftendon col dorfo^
Del nativo fquallor fan fede appieno; '
Quindi macchiato il bel Pianeta appare
In quelle parti, che gli ardenti raggi
Meno rifranger ponno. I mari ondofi.
Ove U fioca Ince afforta giace ,
Im*
/
1 08 tkll' Ajìrtmmìa
Immenfi ti parran Iqnallenri campi ;
Ma Talpedri ifoletce e i nadi fecali
Vedrai laccati ^ qaal di notte brilla
Vagò fplendor d^ Orientai fmeraldò «
I vaili continenti e gli ampli regni ^^
Or luminofì aflembreranno , or fofchi f
Poiché le Terre da (lagnanti laghi
Rigate, o fparfe di forefte ombrofe
Poco lange vibrar potranno t raggi ;
£ le candide zolle e i monti alpeftri
O di frondi fppgliati , o l' ardua cima
Ognor avvolti di gelate nevi
Vivaci vibreran lucidi lampi «
Non tai macchie però nel loco fteflb [ad]
Pi-
cheggiantt , 1* alte montagne , 1* aride e peerofe bal^e
ammantate di nevi ne devono molto più rimaQdare. Si
può leggere a tal propofito ciò che feri ve M. de Fon-
tenelle ne' fuoi Mondi , e M. HuygHens nel fno Cofmo*
theoros»
laàì II movimento, con ctii le macchie li rotano Tempre
in giro , prova che ciafcun Pianeta è un globo , che fi
fira fopra il fuo alfe, e che per confeguenza ciafcan
ianeta à nello ftefìTo tempo due movimenti , 1* uno per
vui egli lì rota intorno a £e in poco tempo , e V altro «
per cui gira attorno al Sole . Il primo 'li chiama moVi<«
mento dimmo , o di rotazioni , « il fecondo movimento
annuo ^ di rk/oluziont.
Prima della fcoperta de* Telefcopi, che fu verfo il i66j.,
non fi fofpettò mai , che i Pianeti aveflfero un moto di
rotazione, Keplero Aftronomo Tedeféo, chtf fiofì in tal
tempo y avca ciò nondimeno conchinfo colle fue ipoteA
fifiche, che il Sole dovea aver fomigUante movimento,
il che fi è confermalo coUc oiTervaztoai* Si 'è trovato.
. Lihrd T€YZ$. 109
Pigre giacer vedrai , ma fnelle e fcioU^
Cangiar di feggio , e or qaedo fianco , or quella
Attingere rotando, or dietro al tergo
Fuggir ritrofe , ora moftrarfi in fronte ;
Onde tu fcorgi ch'ai Pianeta affiffe
Qneir^ombre fono, e che pur TAftro intorno
Al rapìd' affé irrequieto rota •
Scorgi pur che rotando, il tondo globo
S'appiana ai poli, e tanto piik s'avvalla^
Quanto pia l' Aftro rapido fi volve ;
Né per altra cagion counto ai fianchi
Si fc^iiaccia Giove e la. terredre mole.
Ciprigna e Marte e il Melfaggero alato [bb]
Go-
che il Sole ^ota fopra il fuo aiTe in 35. giorni e mez«
zo. Giove in 9^ ^\ Marte in 24* 40 , Venere in aj^
20', e la Terra in (23^ S^' 4 • La lontananza e la dls«
b olezza della luce .di Satunno , la piccolezza ài Mercu-*
rio , e la fua gr:inds vicinanza al Sblé Inno impedita
di riconofcervi le. macchie, e per confegiicnz^ di deter*
menare il \ebpò delle loro rivoluzioni diurne . Ciò non-
dimeno egli è veroiimile per analogia , che quefti due
^Pianeti fi rotano fopra il lor afie, eome gli-^ltrt.
(hhy Venere e Mercurio , e in parte ancor Marte fono
llog^etti alla ftcflpi fafi , che la Lun^ « fecondo i lorp
^differenti afpetti con.il Sóle i poiché appàjono intera-
* niente illufninati e rotondi , quando fono verfo la con»
i;iunzione fuperiofe col Sole ; e appajono calanti e' fce«
'irìi , quando s* appreflfano verfo là congiunzione inferjo*
tGL, nella anale u dileguai^o , -a mifura clip , non àna«
molto di lacitddine.
Giove e Saturni) non cijfeihbrano foggetti a^q^efte fafi,
^ichè (onot così lontani dalla Terra y ck^ n9i |;li ve- '
I •
no DelF J/ironomia
Godono variare il chiaro afpectOf
. Ed emulando la Latonia Fiamma
Or crefcere, or fcemar con vàrie FaC,
Allorché meno ò piii col tergo opaco
S' appropinquan dì Febo al difco ardente.
Ma il Falcifero Vecchio , e ì Nume Eleo
Non mai cangian d'afpetto; a sì alte vie
Fidano il pie , che gli ravvifi appena •
Pur non puoi dubitar che a quefli ancora
Tenebrofo fquallor la fronte ingombri ;
Poiché ver t* aureo Sol dal denfo fena '
Tentan f ombre lanciarvi inerti Te Ranche
A sì loiigo varcar fentierp inamenfo y
Ma che il lucido fluol de* fidi Alunni ,
Onde yeggiono farfi intorno cerchio, \
CeUn^^l aglio con ombcolb ifi^ntoi
. £ Mvcli cffi talor fon S altra nebbia
; Da Satenijd lor ravvolti e timU, ' .
O femofi Citienrier- del Cielo Figli- [<?^]-f
•► ■■..'-■•.,' • ^ .Del
^ HM l H I->»i[^^i#— iyyi^»if»P^W^^*— I— <i»^
T
'diamo preflro\^'pòco egualmente che fé follimo nel Sole,
ina iiccome eglino; eittano evidentemente im* ombra op^
pofta al Sole , che » fcompanre i lor Satelliti , quando
vengono a4 attraverfar qneft* ombra , e poiché i medè-
■fìmi 'Satelliti gfttailo fopra la fuperficte loro un' ombra
fenfibiic , quando fi trovano precifamente tra elfi e il
^dle , non V-à ilu*;Mo , die qoefti Pianeti , e i lor Sa-
telliti o.on fiano corpi opachf .
[ce] i^ grandézza de' Fianet! èdivcift. Satnrno è più
graaét ifteìlr Terr» iatlle volte- in circa , Gfove più 4i
Biro Terzo. IH
Del tni fornaio valor fan. chiara fede
£ r Olimpiche lizze e il Lazio e Creta »
Ahi! Creta a Giove troppo illuftre, e troppo
Al Padre amara per quegli antri Tuoi».
£ pe i fatali cembali fonanti^
Chi potrebbe contar quanto anco iti Cielo
Jnfra gli altri Pianeti andate alteri?
Mentre T emole Fiamme avvolge e ferra
Del lerreAre conjfin pid ang^Ito cerchio ,
A te fu data ^ o gran Satureia Stirpe ,
Come a Nume n;iaggtor più vaila mole,
.E
400. , Venere due volte ;, ma dalia Terra « cui danno i
Geografi 29000. miglia di circuito , vien fuperato Marte
cinque volte in ||;raQdeaza , lé. Merenrio , e 57. la Luna .
La forma ài Saturno è capricciofa , poiché or compare
rotondo, ar ellittico, ora* oreccliiiito , «d - ora novello
Gerione vefte tre 'corpi. Ugeoio e la CaiUe. .pcnf^n^ , \
che quello Pianeta fia circondato fda un corpo circolare ,, \
di materia fottile e rara , il quale (i gjka intorno a Sa-
turno fenza toccarlo , e vi lafcia uno fpazio confiderà- i
bile tra la Tua circonferenza interiore, e il «orpo del . . ^
Pianeta. Quefto chiamano Anello tLi faiumo. Qjuùidi. fe-
condo la diverfa inclinazione di quefto Anello addiveiii
sono le multiformì.fafi del Piaòeta. Intorno a $aH^no
8^ aggirano cinque piccoli Pianeti , oifia Satelliti , uno
de* quali fu da Ugenio- fcoptrto', e gli altri 4. da Bo- ^
menico Caffini . Non mancano pur a Giove i luoi com-
pagni , i quali fi riducono a 4. ritrovati da Galileo , e *.f
chiamati Stelle Mtditff: f n 'grazia di GinUan» d«* Medici :
Gran Duca di Tofcana foo Mecenate . Invece d* anello
à Giove fparfe intorno alcune Bifce già olKei'vate' da
Francefco Fontana, e poCcia da RiqcioJio, Gsin^aldi
e Ugeniò , le quali fi derivano dalla diverfa ftfuttnra
deli' opaco Fianeta^come da' fitusi , ialle h^ùstgXyi %qi
•*
r
■J
f
*
112 DeH* Afirommia
£ il vecchio Genicor ben mille volte
Vince in grandezza la mortai magione;
£ fi vede raggiar 1' angufio Serto
Su r indomita fronte i e regie bende ^
Picciol foliievo de l'immenfo danno,
Scender Tn U tei^o e avviluppargli il bufto •
Pur fi vede'addoppiarfiy ed in tre cor^
Anco allargar la gigantefca falma: ;
Qual «r ampio Gerion , cni di tre vite
Spogliò' fii *1 Tago il vincitore Alcide •
Seco movono il pie le fide fchiere ,
Gne fuggendo con lui 1 ijgrata prole
Seguonlo ancor di lido in lido errante •
Né mancano al Figliuol regali fafce,
£ feroci gnerfi«r intorno al fianco
De lo icettro. non Tuo cnflo^i etecni,. "^
' Che Sftdie Medipee fur dette un tempo
Dal famofb Signor I che tanto in pregi*
: Fece Urania falir ne' Tofchi lidi •
rp fenza traviar in lunghe ambagi
^ Andrò moftrahdo di sì ftrani obbietti
L'ammirande cagioni. Adunque interno
A la fronte regal 'del buon Saturno
Sì gira tra corpo, che sì raiti e frale
Non pub luQge moftrar T efangue afpetto •
Ei lo pirconda, ma non majV attinge,
Né mai gli oìa velar rirfutb.moifia.
Onde
Libro Terzo. lij
Onde par che tornai il regio Serto •
£ perchè fempre il iuminofo Aaello
Incerto cangia lède > or alto , or imo j
Or ad un fianco, ora nel centro errando^
Dovrà TAftro apparire or torto io arco,
Or triplicato, or orecchiuto, or tondo»
Non altrioaeìati dei regale ammanto
Puoi tracciar la cagion nel difco opaco.
Cui per Tombrofe ièlve, o pe 1 perenne
Variar di ftagion cangiando for^a
Il biondo Febo inegualmente alluma.
Ma più forfè a faper 1* invogli quale [^^]
^ De* celedi Satelliti fia '1 corfo ,
Qual la natura • Io m' ardirei chiamarli
Altrettanti forieri , o fnelli araldi ,
Ch^ a degnaci lor Numi apron la vii
Per le (Iellate sfere, ed ora in fronte
Al lor Pianeta, ed or al tergo i vanni
H Sco-
[^(fl I Satelliti , offii Lune di Saturno , di Giove 'e della
Terra fi chiamano Pianiti fecondar} , i quali feguono
fedelmente il loro Aftro np^ggiore., §.fono alternativa-
( mente kll' Oriente , poi air Occidentfe, del lor Pianeta ,
allontahandofi fucceffivamente d' una parte , e dair altra •
Ciafcuno offendo arrivato alla fua più grande digreffio-
ne 9 fi trova tanto allontanato da una parte , quanto fi
era già dati* altra, e s* impiega quindi ognidì un Inter-
Tallo di tempQ preiTo a poco egualiifìaio a ritornare alla
medefima digremoae dalla medefima parte . Dalle cofe
già dette conila, eh* eglino pure fono corpi opachi , e
dal Sole iilumlnati •
\' '-^
114 Deir AjÌYonomìa
Scoton con flabtl legge, e Tempre uguale
Ne le diftanze lor fpazto gli parte •
E perchè lor di nuvolofa eccliffe
Spargon il volto co Toppofto corpo
L'erranti Stelle,- ed effi pure audaci
Agli emolì rplendor fan bujo ll-froiifc, -
Dirai eh' han d' ombre il denfo fewo avvcJlto ,
E che cortefe i rai tor dona il Sote
Fonfe pererine di perenne luce. ^
Che, fé quando la notte il manto azzurro [e^]
Di fcintillanti faci indora e pinge ,
Vuoi tracciare i Pianeti, il vario lume
Daratti chiari iègni • Arde e rofleggia
Il fiero Marte, e par che tutto avvampi
D' incendio marzial le torve luci . .
Dolce fcintilU Giove, e tal vaghezza i, - ;
Tale fplendor dal maeftofo ciglio
Rag.
\jié\ I Pianeti fi diftinguono dalle Stelle fitle alla luce,
mentre qnefte inquiete fcintillano, e quelli placidi ri-
fptendono . Ctafcnn di loro fi conofce pure alla diverfità
del colore e^de' raggi . Marte arde e roiTeggìa , e par
affocato. Giove lieto e maeftofo fiammeggia. Venere
più di tutti brilla vivace ,'• e fi chiama £«l'(/ft*0 Fo^
sforo , quando precede al mattino il Sole , e fi appella
' Efpero , quando lo fegiie nel tramonto . Mercnrio quafi
fempre per la fua vicinanza al Sole refta rmmierfo ne*
' fuoi raggi , e quando appare ; la fua Ince è dorata . Sa-
turno infine fqtiallido ci fi moftra, e quafi 9*^avWcina
il color di' fua luce al colore del piomtro a motivo che
dagli altiflimi fpazj fé udii languida ci può pervenire la
luce •
»
Libro Terzo. 115
Raggiando fplende, che fol cede appena
A la Figlia leggiadra alma Ciprigna,
Che più d'ognaltra in Ciel lucente ftella
Lieta fiammeggia, o Fosforo vivace
Annunzi al Mondo che ne viene il giorno.
Od Efpero vermiglio i palfi e T orme-
Prema del Sole, che s'appiatta e fugge*
Vedrai Cillenio di colore aurato
Mortrarfi ptnto, purché dentro al nembo
De' fuoi fulgidi rai Febo noi copra.
Ma'l buon Saturno il crefpo volto infetto
Ti moftrerà di pallidezza eftrema,
E fparfo il crine di fquallor fenile.
Quivi forfè vorrai che l'alte sfere,
E gli aflri abbandonando il corfo addrizzi
*' Al bel noftro Pianeta,. à l'alma Terra.
Tracciar dunqtte fi dee tqual forma fpieghi,
£ quali abitatori accolga in feno,
E in quante parti i regni fuoi divida.
la pria la Terra non d' aprico campo [j^}
H 2 Si
Iffl Secondo che riferifce Plutarco , Talete *e gli Stoici
facevano la Terra rotonda , Anaffirtiandro a guifa di
colotinìi, Anaffitnene fomigltant^ ^ una ^nenfa, Leu-
cippo ad un timpano . Ma prima di tutti Parmenide la
dille sferica . Eratoftene comprovò quefto parere colle
fne oITervaziofli fatte nell' Africa , nelle, città di Syene
e d* AleiTandria , e defBni 1* ambitiO del maiI;mo circolo
della Terra di ftadj %%oooo, PolTidonio dopQ TeCperien-
2a prefa in Rodi attribuì a tutta I4 circonferenza ter-
I
i
né De ir AfìròmmU
Si flende a foggia , o d' oadeggiante velo ^
Che gli ampli fori e la clamofa plebe
Coi feao ombreggia a le vicende iatenta
Or d'Olimpici ludi) ora d'Elei.
Che fé ciò foflfe) ne lo fleflo tempo
Co' bei crin d'oro e col rofato cocchio
Si moftreria l' aurora a tutti i regni ,
Non
reftre ftadj 34000C. Gli Arabi pure nel fecolo ottava
fotto il Re Maimone ne' campi di Sinsar anno trovata
«ferioa la Terra ^ il che fi provava daUe eccliffi della
Lana , ov* ella entrando nelP ombra della Terra rap-
prefenta una fignra circolare ; e al fucceffivo nafcere e
tramontare degli Aftri in diverfe regioni del Sole .
Ma le moderne Tcoperte , e le dimenuoni prefe da' Signori
Manpertuis , Clairaut 9 Camos , e Moinier nella Lapo-
nia, da Godin, Bouguer, e la Condamine nel Qtiitoi
dall' Abate la Calile e Rtcher al Capo di Buona-fperan-
za ci tolgono ogni dubbio, che la Terra fia pìuttoilo
una sferoide fchiacciata ai Poli , ed elevata all' Equa-
tore . Le prove di queft' aflersione fi derivano dalle oicil-
lazioni de* pendoli , le quali fono pii^ lente air Equa*
tore* che ai Poli, onde lo ftefifo corpo, di mano in
mano che s'apprelfa all'Equatore, à minor pefo, oflla
minor gravità , e perciò dal centro più di mano in mano
s' allontana . Di più i gradi del Meridiano terreftre »
andando dal mezzodì verfo Settentrione , fi danno a di-
vedere minori , in guifa che quanto più s' avanziamo
verfo i Poli , minor parte del terreftre Meridiano dà noi
fi deve trafcorrere , affinchè il Polo più alto d' nn gra-.
do afcenda fn V Orizonte .
Kè già la sferoidale , e protuberantc figura della Terra
▼tene dall' efcrefcenza delle montai2[ne alterata, poiché
a rizoardo delta fna vaftità e ampiezza fon elleno da
conuderarfi nulla più che atomi di polvere intorno ad
una rota, e le fcabrezze e prominenze d'una palla.
Intorno ali* origine di quefti monti fi parlerà nel fegu^nte
libro I ove delle Comete caderà il duborfo é
I
I
I
I
Uhro Terzo* 117
Kbn primt ài Garatnanto , al Nabateo ,
E a Taltrici di perle Indiche fponde»
Che a Senna, a 1* Idrq, a la gelata Ta|Eia$
A Svecjil ghiacci , e tra le Dane nevi •
Né r ardito nocchier , cV al patrio lido
Dal velivolo mar r;torn;i onoJJo
Di GiapponeH tele» o de'metaUiy - «
Che It ricco Potosì tribataal Tago»
Priitfa vedrebi^e le fuperbe rupi»
£ r^ke faci fie I^ torri accefe ,
Che r pnjil porto pi le fecure arene •
Né chi vas da rOccalb ai regni ;Epi i r<
Védrfa le Stelle e il Sol forger piiìi pre(f0t
E piti pefto cadere^ onde piìi brevi --•- •
i Ne (corrano per lui le notti e i giorni*
'". Né r aurea Lana alSn 9 allorché giace
• De la Terra rivai ne l'ombra immerfa,
^Si vedrebbe fpiegar un atro globo.
Dunque dirai eh* ella tondeggia in giro »
Quaf ventofo pallon > cui nobil fehiera
< Di forti giovinetti il braccio armata.
D' ifpide punte né T aperto campo
. Pereote e lancia con rimbombo a 1 «trai
17é già r aerio Pico , il vaQo Icnao »
Il Tauro,. rApennin>rAndincvofej ,
. Né i più alti monti , che celar la fffOnte.i
Sembrano torreggiando infra le nubi» .. :
H j Ta»
liS Ddr À/ìrònomia
Turbaft la, forma dì ròtMdo cercliio^
Perchè adeguati a la tèri^ftfe mole
Sottile ti parran volante polve ;
Che di fervida rota i raggi imbianca J
Pur non credi che tutta in ogni parte
Egualmente tond^ggiv Alto s* eflolle
A r ardente Equator^ e T ampio dorfo
Modra gibbofò: ma di mano* in mauO'
S' allunga e incurva , e verfo i frecUi poli '
II fianco fchlaccia tli quél frutto in gnifà ^
Che negli orti Egìzian Nume forgea »
Or vi re(ìa a faper che cmque zone [ggl
Cin*
tg^ì La divifione. delle Terre in ^one è antichiiSìma , e
fino a' tetnpi dr Talete e di. Pitagora u&ta. Per zona
sMntende uno fpazio nella fnperficie del globo terreftre
comprefo dalle periferie de* circoli della sFera , onde
vien cinto la fteub- gibbo , quali d^ altrettante fafce .
Cinque fi annoverano» delle quali in mezzo ila la Tor-
rida y e quindi le due' Temperate a lei fono di qùH e di
là vicine » e ultime fono le Fredde > olfia Boreale e Au^
ftrale.
La zona torrida fi chiude da entrambi i Tropici del Can«
ero e Capricorno, e dall*^ Equatore , che pafla per mez-
zo ad eifa , fi divide in Boreale e Auftrale . Sotto la
zona torrida giacciono quefti paefi : grandiffima^ parte
d* Africa, TAoiffinia» l* Oceano Indico, parte dell* Ara-
bia , Camba ja , P India ^ 1* Ifole delP Oceano Indico ,
cioè Java, Ceilan e ^Itre moltifiime ; il Perù, il Mef-
fico , gran parte dell' Oceano Atlantico , V Ifola di Santa
Elena , il Brafile , e la nuova Guinea » L' Equatore pafTa
per r Ifole di S. Tornato » nelP Oceano Etiopico , per
Y Oceano Indico , per mezzo a Somatra , per I* aurea
Cherfonefo , j>er le Molucche , per P Oceano Pacifico »
indi lambc il principio del Perii , e pafia per il Laga
libro Ttrzo. ttg
Ciagon la T^rra. intorao» Una, che fotto ^
Al ce[£bioc giace Eqiilopzi^l t da Febo .
'.. • • •>■' H iti hU .'.r-v'. • .'»T0ft
^tlt^Pàriina', per P Ocèan'd'^'Stlantico fino air Ifoù, dì
S. To9Mro;%/*Ma U Tropunf delr£aù(»<l paflTa un (loco
oltre del monte Atlante . per i confini della LibU • e
altre regioni interiori dclrJAlrfcil,*t)tV S^ne d'Etio/ia.
QjDindi ^ ^^f^cato jl«9)ar JR^fifoi^ ^1^ «L «icfote ^nf^ e
la Mecca patria di "Maóm'etto', patta per. l'Arabia feli-
ce . Eofoia'intraivdb neir O^efhd. hidico tocca i'confeni
della Perfia. e. penetra Camboia^ e. L confini deir Im-
pero defii'tìn^V fiì^cftè arrfVi hef thtf Pacifico, il ^la-
le fuperiiM'fij^é^efadKHlclr^eiVaQCpIi^rnmì e; di bel
nuovo entrandp nelP Oceano Atlantica per il feno Mef-
iìcano radd/i:JlDli*^.Ctt9«^e^tìtbrAi( ftllido Oeci<Ìen«
tale dell* Afi^ic?,^ .', ;. ■ • r^-,. ì^lì^/ì
Le zone tethfème' giaifdtfno ttk iiìi Tìofico e il cirfola
Polace;;a.ff ióVnb >' Si chiapnna remp«»^a*e 4alhi tem-
perie del, calore e del freddo, che fentono gli ahilato-r
ri. Due '£ìtó*tllétio-r una Tién' detta Tetf^evittà Bh^le^
r altra Temperata AufiraU . Qne|la viene racchtiifr^iat
Tropico del Cancro 9 e dal Circolo polare Artico", e
■ queftiti4ai:'Trofnéo del Capriqotsq ,:i^^i, Cinirio.Jf ma-
re Antartico . Nella'^zona temper,at^ BoVeajle siace .9uafi
tutta 1* Eureka*, |;rab.parte ^*Aii^'^ #^tfW' AMèrìcà^et:'
tentrionale, e deirOceaxu} il^ntica e Pacifico. ,|ftfla
temperala Auftrale vitn riafcchinto il Litjprale dell* Afri-
ca, il lÒ«QiiVDtàpa^'H;9ifòfiniiitofia'^d< Biìona^fper^
parte dell^ Terra Magellanica,^ il Chili, lo llretto Mar
gellantro^^je parte rfett'-Òceinò A:tiaft1ff«> , Indico « Pai»
cificc^ . Le zone fredde fi contengono da Circoli Polari ,
e fìiiifcono il globo della Terra , e fi chiamano Fredde
per lUnteaTo Visuur^elato^. elle vi xeigna • La zonafresU
,da SeiUntì^aU- oontiene parte deir Irlaa4a , la Norve-t
;gia, LappQ^ia , ]f^«oTa Zambia, la Groenlandia » é.jz
parte incognita dell* America Settentrionale, la^ztmst
fregia Jii^mle è affatto igno^ta « I Geografi dividcj^a
queile zo^g in climi ^ i quali fino a. 30*. fi fiducoiAO «
Finalniente gli abitatori $:nao .varj nopki ,,fecoiMlo ìm yÀ«
ria loro fituasione , o diverfi^à dell*, ombcs 9 che sicl
. Mezzodì fopr^ lU elfi fi gitta , .e & cfiiaimaiia Ferieci.^
Antecfy Antipodi , A/ci ^ Amfipsi ^ \B$r^9Ì f ^erifcif
Afii'Amfifci^.4fii'&fri/(;i,fC»
1 20 DtW Afirmoma
Torrida è fempre, e deir'fiio foco aecefii;
L* altre' due òàfo Ié^'eottceflè -at Mondo' -^^
Ftfi^'dono degli Dei né troppo adogge
L'ardarWhK), ti?r troppo aggliiàccià il.vèriKl
Hiz le dae eflreme dal xammin ilei Sole •
LoDgi difliele fon' coperte fenópre :
Di forchi némbi e <K péréntte ghiaccio. ; .
Come a la Scizia -e a l' Iperboiee rocche .
Alto torreggU,^ 19 n Jollcva il Jyjjpn^o;
• Cod i avvalla e fi^Mofonda a f Aaftiù
Verfo la. Libia ie.il iìfaCunoiie.adafio. • :r. !
Perciò l'Artico Polo. al nofiro guardo ''\''^'
Sempre lì moftrarma TAùdral Ibi ppuiio
Gli Antipodi veder, che fottòaipu^ '\(\ ^
O ftanno in altri fpaziofi Itjli •
Gli altri popoli pur, ch'ai globo ìatorao]
Diverfe. «ibican ledi , e fan la Terra
Infoperbir di pqpolpfi regni, '^ : ; .
Prendon dal variar.de l'ombre i nomi* ^
£ perchè errando pe 1: terreftre globp [hh]
In^
lhh\ La Terra d* ognintorno è circondata dall' ac^e , il
quale amaflb Mwrt fi chiama • Con fomma pròvidenxa
in lociaic vominviviu te più cernute jnitaiuuif v pvj «via*
niaiftrare alle nnbi i vapori, e alle fonti il-nvtrìnien-
to . Secondo le diverfe regioni , che bagna « o la natura
dell'acque, o gli Eroi, che ne fcoprììrono qualche trat*
to , ottiene dtverfi nomi • La più vaila cftenfione vita
detta OccQUoi il mare , ohe datt' Enfino catra dentro
Libro Tenuti 121
Infinita vedrai ' d' acque fia'gnanti
Immenfa mole , che '1 circonda e ferra ;
Quefto è '1 grande Ocean , che varj nomi
Trae da le regioa , cai bagaa iiTtotilb.
Quiadi Atlantico mar s^ appella V onda ,
Ch*ar Mauro Atlante fi travolve e frange;
£ Perfico chiamiam quel che fui i lidi
Di Perfia fremei ed Iperboreo quello »
Che volvé al Boreal ghiacciato polo.
Che pii^ rammenterò V Eufìno , il Bianco f
Il Marmarico feno, e quel che Rodo
L^ Egizio noma, o de T infido Egeo,
Di Groenlanà» di Davi, e CafFa e Sonda
I barbarici nomi? Affai tu puoi ' '*
Segnarli a dito fu le Franche carte,
£ 1 corfo ancora e le rigate terre
Moftrar ficuro • Or lafcia ornai ch^ io volgt
Ai varj abitator Teftremo canto.
In quattro parti quefta immenfa mole [//],
Che
i«M^
nel Continente , e va lino ali* Eritreo , fi chiama Mc^-
diterraneo » La natura di ^uefto elemento è diverfa dalla
• natura de* fonti , de* laghi , e dell' acque terreflri ; ma
fono le fue acqne falfe, amare e dìmiftofe^ la qual
falfedine e amarezza gli è naturale fin dalla creazton
del Mondo più verofimilmente , che a poco a poco dalle
miniere di fai e acqniftata. In alcuni luoghi è cosi pro-
fondo, che con funi, o altri arnefi non fi potè mai tro-
varne il fondo , come attefta Olao del mar di Norvegia ,
e Fremendo del Pacifico.
b'i] Gli Antichi cooofcevano foltanto tre parti nella Ter-
za, Europa I Africa, Afii. Fu rìrnvato'lo fcoprirc U
• »
\
t
X
10% ^^
1 2 X Deìr AflYonomìA
Che gli uommiy le fiere^ i tnpati, i vc^ni
£ l'altere cittadi abbraccia in feno.
Cui noi Terra chiamiam , partono i Saggi .
L'America di là dal mare ondofo
Tal apre un' ampia e fmifurata fede ^
Ch'ella fola le tre altre in mole avanza.
Ma l'anelante paflagger s'aggira
Per erme arene e taciturne felve»
£ fpefTo incolte terre e alpei^ri tane •
Di popoli felvaggi e orrendi ceffi
Andar lo fanno con tremante core.
L' Àfia piti bella e piti gentil confina »
Che d' immenfe città fa pompa altera •
Di popolo ondeggiar vedi il Catai \
L'In.
quarta a Criftoforo Colombo Genovefe , e il darle il no-
me d* America ad Americo Vefpucci- Nobile Fiorentino.
A tal propofito fi conchiude con una digrelfione fopra
le illuftri Nazioni , che vennero a popolare P Italia •
Curiofo/quefito farebbe, come gli nomiqi fianfi per tutta
la Terra diffufi, e per le pii^ remote Ifole propagati.
\Chi ne brama veder lo fcioglimento vegga T Opera di
Annio da Viterbo . intitolata Eirofi Cbaldaei Sacerdttis^
reliquorumque cot^fimilis argumenti AuSiorum di Antiqui^
tate Italiae , or totius érbis Qfc, 2'omus prior « Tomus
alter ^c. lA<me 1SS4- £ ne troverà fino a diciafiette.
In quelli Scritti fi parla delle origini , e delle più re-
mote antichità ài qnafì tutt' i popoli della Terra ; ma
fi guardi il leggitore dalle favole per entro fparfe. Io
folo parlerò degli Abitatori primieri della noAra Italia,
in guifa però che prefib a poco ài tutte le illuftri Na-
zioni faro menzione, le quali ad abitarla fi trasferirono
dalle più celebri parti del Mondo; e in quafi tutta la
digreifione mi farà ficnra fcorta l'opera belliifima del
F. Bardetti intitolata Deprimi Abitatori shW Italia.
' Libro Terza. laj
L'India, là Fetfiav^ Nibaie» felice^ -
L'Arabia moUeVc ia ^tmifa e negra
Gente vedrefii dVEciopia e Battrp,
£ Media , e i 'regni dei fuperbo A0irQ • *
Quindi fi ftà dopò un marino firétto
L'Africa, cui oegb Natura i doni ;
È le forefie e T affocata fabbia
Rimbombar! Tempre per rugiti ed urli
Di tigri , leopardi ^ angui e leoni :
«£ là vi ftilla col iQorbofo ardore
Il Sirio adu(b gli aoónid e i fughi
Mortiferi de. F erbe. Ah! lungi fuggi, .
«
Fuggi , socchier j da T Africane fpidgge, ' ^
Che ai mofiri agaal l'abitator rapace .
Fa de i miler^rapiflfty oflrtnge in ceppi» .
Jtìfìa Europa bellicola attrice
HDi'^chiare geq» e~3ì virtJi. fi moftra • "' ; '
Qui vedi il pJròde Trace, il Daco errante,
i II faretrato .Geta., il Greco indurre,
; L'Illirico ppgnàcó, il faticofo
' Biondo Alemanno, il forte Elvezio alpeftre;
, Il colto Gallo , il grave Ifpano y e aduQp
' Dal caldo, clima ULufitano eftremo*. ^
. Qui ì penfofo Britàn > lo Sveco , il Dano ,
• Il Polono guerriero, e a l'armi avvezzo
* L' accorto Pruflfo , e il Mofcovita impera y
'Il qnal fentiatn ch'or l'Ottomane torri
Crolla
124 Jidr ^/ìronomia
Crolla tra V anni , e fulminando in mare
S' aore il fentiei'o a la Leandria foce.
Ma quella pa^te, phe piti Europa abbeUa, [kkl
E tanto al Mondo fa flantar la fama,
Tu , bella Italia » fei , cui 1 Ciel cortefe
Die fu l'altre portar e fcettro e vanto.
Taccio il tepido clima, i fertil campii
I feroci dedrieri, i pingui armenti ^
I criftallini- laghi , i fiumi ondofi ,
Le torrtte città, le pompe e il fafto.
Ma tacer non pofsMo da quali Eroi
L* invitta germogliò toa chiara gente ,
Che ti fece iàlir fu V alltre in pregio ^
Di virtil , di valor , d' imperio e fdrza •
Poco fia dir che da V Emonie fponde [//] ..
Il
*— — — Wi— — ^■■— ■ Il ■ '"'Il ^ mmmmmmmmtmmmmmtmmm
Ikkj Non V* à Poeta , che non apoftrofi l' Italia o lodando^
ne i pregi « o rampoenando la mifera naufeata di tmti
rimproveri . Veggo tal fogeetto eflere ornai troppo anti-
co edufitatOf pare non lafcerÒ d* entrarvi, perchè fper«
di tenere una ftrada del tntto nuova . L* argomento adun-
Que del mìo lodar V Italia farà derivato dagli abitatori
laoi primieri i pii!^ chiari e gloriofi fra tutt* i popoli »
onde non riufcirà maraviglia, che da si nobili progeni-
tori fiano pullulati tanti EVoi nelle noftre contrade »
quanti non vanta tutta la Terra infieroe ; e fiano gcr«
mogliati gV invitti conqtiiftatori del Mondo.
im Ap^pena fi troverà regione nella Terra co^ ritiercata
dagli ftranieri, qnanto 1* Italia « Tacendo per ora de*
Liguri, Umbri e Taurifci, de^ quali caderà dà qui a
poco il difcorfo , fette nobili Colonie trafmarine , in-»
nanzfche foflfe Troja prefa da* Greci vennero in Italia.
La prima e più antica è quella de* Ftiafgi » giunte» fc*
libro Terz». fzy.
Il Pelafgo animofo al Po s* annidi ,
E gli Arcadici gioghi Eaotro cangi
Co r Adriache rive ; o che fu ì Tebro
Giano bifronte il chiaro regno affireni ,
Che d' ognaltro maggior die leggi al Mondo .
Boco fia dir che de'Cretefi il fiore
Il gran Spofo d* Europa al Lazio addnca>
E cogli anrei co(bmi e i dolci modi
Faccia' forger de T Or la beila etade •
Veggio fio d' Afia e del Scamandro ufcire
Le Lidie prore e le Troiane genti ,
E
condo Dionifio AlicarnafTeo , che pafsò dal Peloponeio
nell'Emonia, detta poi TeflTaglias di là andò a Dodona
ueir Epiro , t quindi , non potendo . il g^fi£e tanta mol-
titodine alimentare, venne neli* Italia preflb il fiume
Pò . Dionif. Ant, Roman, lib, l. pag. 14. 1$.
I.a feconda Colonia è quella de* compagni di Enotro , di
Peucezio, di Japige, e fors* anco di Danno , figliuoli di
Licaone Re dell'Arcadia. Japige occupò iapenifola,
eh' è al mezzodì , e air Oriente di Taranto e Brindisi .
Peucezio il territorio di Bari e Venofa : Ilanno 14 refto
di quella parte fino al fiume Tortore,. dove fono Man-,
fredonia , S. Severo ec. Enotro la parte occidentale dell*
Italia , e le die il nome d* Enotria *
La terza Colonia è quella , che da Giano nativo della
Perrebbia fu condotta dove Roma venne fabbricata . Si
- veggano Dragone di Corfii preflTo Ateneo , TAutore dell*
origine del Popolo Romano , e Plutarco . La quarta è
quella d«' Crctefi , che fecondo un gran numero di Scrit-
tori accompagnarono Saturno nel paefe degli Aborrige-
ni, quando Giano quivi era Re. E^eb, Edit, Fallar/,
num, 8;7. La Quinta è quella di certi Lidi , detti pofcia
Tirreni , Etruici ed anche Tofchi , Nazione fiorenb'ffima
• nella Tofcana fecondo Virgilio fino ai tempi d'Enea
e di Turno • La fefta è quella degli Arcadi condotti da
125 Deìr AjÌTonomU
E quelle a T Arno de la Etrofca fama
Empier T Italia e le Tirrene fponde ;
-Quefle al Timavo e di Lavinio in riva
Erger Città di Dardano ai Nipoti .
Veggio fu i gioghi tuoi, felvofa Ofcela,
I prò Gaerrier del vincitore Alcide
Fermar lor fede , e germogliar gif Eroi ,
Che, quale il Date, ne le patrie infegne
De* feroci Colubri alzto la fronte*
Elide veggo e io Spartano Eurota ^
Veggio Itaca e Larifla e Loai cEubea
Far
Evandro nelle terre degli Aborrigeni, anni circa 60.
avanti la guerra di Troja. La fettima è quella de*Pe-
lopoAefi , reneati ^ Epe! deU' Elide , Trojani e Lepon-
zj compagni di Ercole , che , oltre mólti altri paetì dell*
Italia, abitarono ì gioghi 'd*Oicela, oggidì J>omo d^ Offitta^
paefe celebre del Lago Maggiore , dal quale ebbero an«
tica origine i famo4ì Duchi Vifconti , de* quali lo ftem-
tna fu la ferpe, che di Brcote poteva pur eiTerlo con
ragione per le due ferpi da lui pargoletto ftrangolate ,
per' l' idra di Lerna eftinta .
Si poiTono aggiugnere altre Colonie Trojane condotte da
Enea a Laurehto , e da Antenore a Padova : I Lacede*
monj parimente , fecondo Strabone , £ (labilirono a Ta-
ranto, i Locrefi a Ippona, gli Euboici a Cuna fecondo
Livio, i quali Cumani, al dir di Lattanzio fabbricarono
Fartenope , offia Napoli , i Pili fondaron Metaponto .
Sibari fu fondata dagli Achei, e i Cretefi e gì* Illirici
unitifi agi* Italiani formarono la chiara Gente de* Sa-
lentini. I Focei vennero nella Lucania, e molte altre
Colonie Greche vennero in quel tratto d* Italia racchiufo
fra Taranto e Cuma . a cui diedero il nome di Magnai
Grecia . Finalmente 1 Popoli di Vannes dalla baffa Bret-
tagna venendo iti Italia verfo V Adriatico diedero il no-
me alla Venezia .
Ubro TerzjD. 127
Far ne T Italo fool di chiaro nome
Grecia pii^ grande, e ne rAufonie Terre
Ripullulare i Vincitor di Troja •
Ma che gli Achei, gli Argivi, Ercole e Danno
...£ cent'alirl con loro ia va^ cantando ,
Se qoand'Argo e Micene e Tebe e Sparca
VedeanO/fol por la deferta fabbia
Errar Torride fiere, Italia Jn feno
Un popolo chiudea di prodi Eroi?
O Liguria , Liguria altera applaudi [mm\ . '
Al
Ifìtm] Tralafcio qui la troppo antica e favolofa origine ,
che 'lì da a* primi Abitatori della noilra Italia da chi
^li fìi di&endere da una colonia condottavi da Noè icS*
«anni dopo ài dilùvio , onde fa poi chiamata Noetria $
né peneremo a •difcredece.ydie lo fciavrato Cam vi con-
duceflTe egli pare, alla finiftra del Tevere'le fue Colonie .
A volere attenerci alfa' verità , i primi Abitatori furono
1 Lipari . La prova principale i! e che al tempo , in cui
Rickio , £liano , e altri moltiffimì Autori gli pongono
nell* Italia , cioè prima del diluvio di Deucalione « niaa
altro popolo vi ootea elTere giunto prima di loro • Non
per mare , poiché la navigazione fecondo tatt* i più ac«
ereditati Scrittori ebbe principio fol dopo il fuccennato
dilnvio , come fi vedrà nel lib. 6. Solamente per terra ;
ma per terra appunto effi furono i primi a venirvi .
X loro capi furono Ligure ^ da cui preiero il gloriofo nome,
Mares , t Cigno troppo tenero amatore di Fetonte . Que«
ili popoli diicefera dai Celti abitatori della Gallia , per
attediato di Polibio , Strabene , Plutarco « e pii^ per la
loro tradizione } poiché fino ai tempi di Mario trenta
milla Ambroni , offia Celti unitìfi a Cimbri ripetendo
con grande fchiannzzo il proprio nome , udironfi rifpon-
• dere da Liguri alleati di Mario , che Amhrùnt era anche
il loro nome . paterno .
Chi bramaff!^ udire. P origine di quèfti Celti tantp celebri
128 Deir jt/ironmia
Al Tuo Cigno giierrier, cb'a Te cogM^
La prode 9 invitta, bellicoià, antica
Celtica gente > onde felice e prima
. Ne
nellQ Storie , fappia che i Celti diibeiidono da Gomer
primogenito di Jafet . Quefta Nazione abitò la graa Fri-
gia : dalla Frigia i Gomeri vennero tra V Enitno e it
Cafpio , poi al Tanai , al Boriftene : paflfarono il Bosfo-
ro . Thyras Fratello di Gomer fu fondatore de' Traci .
Si gettarono quindi ali* Iftro • Da un loro corpo ebber
principio i fapiofi Clmmer; , oegi Crimea , da un altro i
Cimbri 9 oggi Danimarca , e la Jutlandia . Dair Iftro
l^iunfero al Reno: ài là dalla Gallia Narbonefe calarono
in Italia , e furono detti Liguri per la cagione fuccen-
jiata. Strah^, JErad. Mem. four fervi''' à PHiJiùire des
QauUs .
Quefta dunque illuftre Nazione de* Liguri cominciò ad abi-
tare la deferta Italia nelle vicinanze del fiume Pò, e
da ^nefto nobil ceppo prefto germogliasoào altri felici
rami per T Italia. Da loro.diCcefcro i Cozlani, che oc-
cuparono r Alpi da lor détte Cazie^ e ii ftefero ne* ter-
ritori di Snfa : ì Taurini , la di cui capitale era Tau-
raGa > oggi Torino : I Veliati « che fi ftaoilirono in Luc-
ca e Parma $ i Salluvj , che abitarono tra V Adda e il
Teiino : gli Orobj , che popolarono le montagne , ov*
anno la forgente l'Adige, il Mincio e il Lambro: I Li-
bui fondatori di Brefcia e Verona , >gli Euganei , che
arrivarono fin preflb Triefte , i Medoaci , che formarono
11 porto di Chioggia, i Sicani abitatori della Sicilia.
Cluverio nella fna Italia antiqua ftampata in Leiden il
16160 Ma la lor gloria maggiore fi è che quefta bellif-
fima Regione fu detta Italia da Italo Re de* Liguri 9 e
che a loro fi' deve l'origine di molte Arti, fra le quali
di quella del cavalcare ritrovata da Mares, il quale
montò accavallo prima affai di Bell erof onte e de* Lapi-
tiy e (iella Poefia e del Canto, onde Socrate invocando
le Mufe lor dà 1* epìteto kiy^mf* e nell* operetta dell*
ammirabil forza di dare i» Demofiene alta pag. 166. tra-
duce così : ^ve fropter cantUs fpeciem , ^ve froptir illam
Li^ursim 2faiionetn b9Q nomiu babuiftit.
Ubro Terzo. 129
Ne ritdico fool tacito ed ermo
Vedefti amane gonne e umane forme.
Da Te qual da vivace arbor feconda '
Scefer gK Orobj, ed i Marici audaci
Domator di deftrieri , e i Libai a T armi
Nati ed al ferro. Per Te l'ardue rocche
Sorfer in cima a le pendici alpine ;
E per Te T Adda, 51 P6, T Adige e Trebbia
Dora , Mincio e Tefin van piìr faftofi ,
Perchè avvezzi a cozzar co' nudi fcogU
Or d^ altere città lambon il piede.
Per Te le Siciliane antiche genti
D'A'gatocle q Gierone al chiaro regno
Già dan principio; e già d'Italia il nome
If' Italo tuo fa rifonàre al Mondo, '
Ch òde penfofo e ne paventa il grido.
Ma piti veggo per Tè r incolta Europa ~
Farli leggiadra e ingentilir ne l'arti, '"
Onde prima inventrice altrui fai dono .
Or degli Umbri dirò, che fcender veggio [nn]
I Da
Inrìì Ai Liguri chiamati ancora Ahorrigini per la loro anti-
chità vengono dietro gli Umbri appellati Indigeni per
ciTere pur elfi antichìffimi Abitatori dell* Italia . Dadi
Apennini calarono in Italia i Celto-Ligiiri , e dair Arei
gli Umbri, che furono phr eHì Celti, offia delle Gallie
chiamati dagli Scrittori Galli per anticipazione . La loro
fede fecondo Probo ed Erodìoto era alla foce del Lago
Lario, e di là fi fparfero per 1* Italia. Da lor nacquero
*
\ •
f 3 o DdV Aflrommia
Da la tua foce , e da tuoi gtcghi ameni •
mìo Larie gentil y fede felice
r Degr Ital primi e di bennati ingegni ? ,
Dirò conte da lor nacquer gì' Infuòri,
1 Sabini animoS , gli Ofci antichi ,
I prodi Aarunci reggiror di regni ,
£ la guerriera gioventù Sannite?
£ come il fuolo , che tra T Efì giace.
Tra l'Adria e il Rubicon , trae d* Umbri» il nonae)
Dirò i Tauri&i) che dal Svevo clima .
Varcano T Alpi ? E farò fegao al plettro. . ,
Le Noriche icaftelU » .e T ardua; foce
Del Rodano fonante, e il fìer Leponzio^.
L'acre Salluvio e il bellicofo Reta?
Qui i anefla ) o mia oaufa , aadace aflài . .
gr Ifumbrì , o lAfnbri , e iaoltrandofi entro il Continente
occuparono quella regione , che fi ftendeva fr« 1' Adria-
tico , e i fiumi Robico<iq , Tevere , Nar ed Efì » eja»
chiamarono Umbria , e fra gli altri popoli da loro eb-
bero r ajigine. gii : Àextinei \ il oni gran: domifM* coti
defcrive Diontfio Periegete ^ il quale per AufonJ ioten-
^ gli flelfì Aurnnci , v, 98*
Ai lawmn vero Anpmiwum expoudilur immefifui Uthmus ^
J^onge porreéius , tribus circumfluus maribus , ,
Ti'yrrenoy Sictiloque ^ att^ut Adriano aiventante.
In fiiK dalla Germania vennero neir Italia giù per PAlpf
Noriche i Taurifci condotti dal Re Tauri fco . (^udli
erano della celebre Nazione Germanica , che fi fa di-
fcendere da Afcencz primogenito di Gemer . Da qtìeftl
traiTero origine i Reti , i Salaffi , la cui capitale fli Avo-
ila , ì Leponzi abitatori del Lago Verb'ano •
Libro Tefzjo . 131
Nel premer T orme di' sì chiare genti' .
CoQ debil Iena • Che fé fervid' eftro
Agitatore alto ievafle il canto ,
Potrefti dir come i faoi figii invitti
U Italia vide folgorando ixx guerra
Scorrer il Monió, ^e ipopgli ' legge e freno* '
Potrefti dir de-frolverofa eadufta ,
E molte il cria di militar ftidòre
Aacor sfaviHa dal gaerrièrfembiance
Tal tiatiim faeità , che viike e alletta
Anco i nemici e i più feroci còri»
Là Bellovéfo ed AtinibUl fo PAIpi M
Finger potrefti>ch'à le iftàttche fchiere
Moftran il dólce eHma e ir Indio ameno.
Colà fFèutoAi e Ctmbris « fin da 1 fpeehi
De r Offa feftreraa i LorigobJirdi e i Goti .
\po\ Chi può tatt' i po^li ttranieri contare , clre calarono
in Italia ? Note a ognun Cono le Colonje condottevi dalle
Gallie da Sigovefo e Bello^efo , e le^ defciizrònf ♦an-
taggiofe, che fecero di nuetté paefe a lor Soldati, fra
gli altri Annibale, per allettarli. Ogpi Autor parla àel-
fuoi Vandali, de* quali altrove verrà il ragionamento.
Oggidì pure quanto tì è guerVeggiato dalle maggiori Po-
tenze d'Europa per porvi il dotitiaio. Ma la pSjii HHU
lode mi fembra eh* ella raccolga in Ceno tante Profapie
Principefche e Reali delle piti antiche e più ftlùferì di
tutta Europa . Bafbi rivolge^'c attorno lo fgiiardo a' Frin*
cipi , eh* or vi regaand , per rimanerne convinti •
1 5 2 Dell' jAfìromnAa
Vedrìanfi ufcir a far d'Italia acqaUb;
£ a mea remoti dì vedrianfì fpeflò
£ r Ibero e il Gertnaa , T Inglefe e il Gallo
Tra loro contraftar per porvi il feggio*
Ma quel ch'aflfai più vai, Principi e Regi
Vedrta T Italia da (Iraaieri ^liéi
A lei portar de*piili famofi ceppi..
I germogli , gli Eroi , la gloria e il nome*
Non vedoa Dora e Po forger altero
£ r Eftenfe e il Sabaudo Arbor vetofto ì .
Non veggon Trebbia ed Arno e il bel Sebeto
L' avventuroTe frondi e gli aurei, rami
Pullulare i Borbonici germc^U?
NoQ'Vede Italia tutta al Ciel levarG
II Lauro Imperiai , T Anftriaca Pianta »
£ in pia tralci diftefa empier di luce
Bartenope , T Etruria* , Infubria e Taro ?
Deh sì gentil Arbor felice al Cielo
Sempre frondeggi, e rabbellito e cdto
Da la man iàggia de rAuftriaca Diva
Degni del bel lavor frutti germogli !
Entro r amiche frondi al rezzo aflìeda
La lieta pace » e la vittoria annidi ,
£ r Aquila real vegli a difefa »
£ fol fi parta per tornar veloce
Gli allor portando nel dorato rpftro.
Kon di Aagìone, né di tempo edace
Onta
Zibro Terz». 13 j
Onta mal lènta , b lìgi^iofo e tetie
Crefca fecondo a sì fablioie altezza.
Che co' vivaci rami ombreggi e allegri
KoQ libo e Italia fol , ma il Mondo iatera •
Firn del libro Terzo.
lì
pBu:
134
ASTRONOMIA
IJStKO QtTAK.TO-
là Taerio fentier riprendo e fento
^' Sonar al tergo le Dedalee piume,
Tao dono, o bella Urania • Ecco giàtafta
S* afconde Infii|)ria e la Città Reina :
Ecco r Italia fugge : ecco la Terra ,
La fmifurata Terra un punto affembra.
O di cl^ vaghe aurate delle vegga,
O di che ardenti faci ir Cielo adorno,
O di che deità, cui fiammeggianti
Ametidì , e piropi , e T oro , e l' odro
Fanno il crin lampeggiar , lo fcettro , e il manto !
Ma perchè fpaziar libero pofTa [a]
II
[a] Per evitare la confufione, e per fegnare una qualun«
que ftella fenza dare a ciafcaaa un proprio nome*
anno gli Aftroaòmi divifo il Cielo in più groppi , offis
amucchiamentt di ftelle , in ciafcuna delle quali fegna*
Tono una figura a capriccio, come d*un montone t d*uiì
drago , d* un ercole ec« ; in guifa che tutte le ftelle ,
che compongono rammalTo determinato, iìano rinchiufe
nella figura fegnata , e corrifpondano alle fue ditFerenti
parti , detle quali prendono il nome . Per efempio , re-
gnandoli il Toro, quella che rifponderà all' occhio,
fi chiamerà ftella^ deil* occhio del Toro » e cosi li dica
deir altre •
'" De II* Agronomi a Libro Quarto •135
II pie tr^ gir aftri , né V occhio erri invano 9
T'interterrò moftrando i nomi e il feggio
Della ftellata innutnerabii fchiera .
In due vaffi emifpen'^if Ciel fi parte; -^
V un verge all' Aqiiiilon , e T altro atf Auftro ,
Ambi delle Tue (Ielle adorni e chiari ,
Cui ne'proprj confin addotte, e ehiufe '
Dirai codellazion di Per fea alato » *
O di Tiirinzio , 6 d* altro prode Eroe 9 • ^
Augello ) b fera, cui T Egitto, o Atene
Con cento altri Qrfendor féguaci e ligi *
Locò nel cielo, o cui fi fero'i nomi ". *^ ^
Sol dopo l'arte <f aggrandirle al ciglid.
Là ve r artico Polo alto fl moftfa [*]
I 4
ib} Le più antiche ofTervazioni intornò al numero dflle
ilelle AiriMO fatte da Timocari e Ariftitlo « jocx inni
in circa pcima della naCclta di Crtfto « Quindi Jpparco
di RodF reco i^o. anni in circa avanti dell* Era Votgare
un Catalogo di tutte le.ft«Ue yi1ìbiii« e s6o. anni d^po
lui Tolom^a Aftronoma d* Aleifandria pubblicò uà. no-
vello CataloKO 9 che conteneva ì naini e le pofizfbni
di 1026. ftelle , e né Bstmò 48. CofteUazioni « ciqè si.
nella parte Settentrionale, 12.' attorno dell* Ecclittica ,
e 15. nelU putQ Auitoite • .. ':
Coflellazioni àelV EmisftYo Seitentrionati •
V Oria magglocfi « V OdGi hujiai»^. Dcagooa ^ Qm&ui^Jìoq^
te , la Corona Boreale , Ercole « la Lira« il Cigno , Caf-
fiopea, Perfeo, T Auriga « il Serpentario ^^ il Serpente «
Il Sagittario ^ 1^ Aquila ^ il Delfino , il Cavalco OTtnacc,
Fegato, Andromeda , irXriangolo • (lui&di ven^góno le ts*
Coftellazioni dell* £60litti<;ia a Zodiacp già deferitce
nel lib, u • " '
\
- /
i^6 De ir JflronomU
Di nebbie avvoho, e di cerulee nubi,
Fìanuneg^Q pria la Ciaofara un tempo
Fida foriera alle Sidonie prore »
Ad Elice alle Graje : Elice altera
Di fette aftri laccati • È^vcèx Boote
Guarda , ma fotto le ferine fpoglie , ,
V\\x noQ ravviai da fuoi ftrali ancifii
Mifero Figlio T bfelice Madre •
Quindi il fier Drago dall* aperte nari
Fiamme fpirante con immenfe fpire
Lubrico fi travolve. Il grande Alcide
Col pie gli preme lo fquammofo dorfo.'
Colà tu vedi con ferena luce
Di Berenice biondeggiar la chioma ^
£ folgorar TAriaduea corona
Dalle Linci di Bacco in cielo addotta.
Né Inngi fplende il Serpentario, intorno
A cui fan cerchio atre cerafte, e nodo.
Il rapace avoltojo ì carvi artigli
Contro gli ftende. Ivi fcintilla il Plettro >
Al di cai fuon \t rocche Rodopee
Fean con T alto Fangeo Eco dolente .
Gniz^
Cojiellazktti delT Emisfero Au/irali,
La Balena , V Orione , il Pò , la Lepre , il Cane maggiore ,
il Cane minore , offia Procione , Argo , V Idra , la Cop-
pa , il Corvo 9 il Centauro , il Lupo , V Altare , la Co*
Tona Meridionale , il Ftb$ Aqftrale #
Uhfo inatto: / 137
Guizza a lai jMrefTo T sigile Delfino»
Che il caaoro Antioa al lido intatto
P^prtb fu 'i dorfo* O d'Apollinea cetra
Dolce armonia I che fin i gonfi flutti
Puoi del mare addolcir col flebil faono »
£ a pietade deftar i muti pefci ! «
Ben colui d*irta quercia à cinto il core 9
£ r intelletto d^atro^velo avvolto »
Ch& non piange al tuo duol, aurea téSudo*
Tu i fier kon, tu le rabbiofe tigri
Seguir fai Torme del Cantor Febeo;
Tu i duri cor intenerirci e fnodi, '
£ fai tra iJpechi e le fquallenti felve
Sorger cittadi • Degli Eroi tu lei ,
Tu fé* de' Numi la vivace fama ,
E più 1 tuo fuon y che cento (latue vale 9
Che gli Acaici allor, o bronzo^ o marmo.
Quindi vedi aliar con grave rombo
L' alma Aquila Real , che agli anni antiqui
Col Romano Guerrier vittrice i vanni
Spiegò dal Tebro al Babiionio. Eufrate »
E eh' or éA pi^ode Imperador deli' Iftro
Di fcorrer s' apparecchia fulmintudo
Altre terre > altri regni . Ai bèi cria d' oro
Cui l' aura increfpa , ed al brillar del ciglio
Il vago ravvifar Antinoo puoi : ^
Al roco gorgheggiare» al bianco dorfo
II
• ^
1 3 S Z)f //* AflrommU
Il Dioneo angello , ai,* fren ' botato ,
Che rimordendo d'ampia ìfpuma imbianca ^
Air ondeggiar del crine , at pie fofpefb
L* animofo corfier , che fuggitivo
Fé fa '1 Pindo fgòi^ar Tonda Dircea. -
Seco annitrir agii Poliedro afcolti,
Che fcalpita il terren, sbuffa, e s' impenna «
Cefeo per -fcettro , e per beltà fnperba
I CafTiope' fplende , e la tremante Figlia
Le fegna lagrin^ando il bieco mo9lro ,
E le tenere mani al fcogtio avvinte;
Ma Perfeo -di piti (Ielle adorno il manto
Lo feudo imbraccia , e col Gorgq^ tefchio
Fa pietra divenir Torrida cete.
Qui pur raggia il Trigono, e curvo. auriga
Rota la torta sferza, a cui nel tergo
Di nembi ap^ortator fplendon gli agnelli.
Poi gli fplendor, che già cantai, fan bella
L'*etereà Faftia. Gli altri alT andrò aprico
Volgon da B^rea, e la B;^letia immane
Ampia parte di Ciel col «corpo ifigombra*
Poi rofleggia Drion di fpkàda^armato ,
E cinto il cfifa di prooeliofe nubi .
Non fi creda il nocchier , aHorch* ei forge ,
Fidar gli abeti impunemente alTonde,
Che terra e mar co' turbini fcompiglia.
Guerriera £ùe gli kanipeggia al dorfo ^
E
l.ihro Quarto. 139
È ceruleo fplendor le ptante e l'fena
OrrìbilmeRte altama . Ivi cblt'uma
Di denfa pioggia ampi torrenti elìce
D' ogni fiume Signor il Pò fonante .
Palpita , e trema l'oTecchiiita' lepre
Per r agii can, che le fla fopra, e fiera
Le anela al tei^. A lui vicino latra
L'aridS Procion, che ì campi aAigge.
Colà vedrai ne' pari raggi imtnerfo '
Il nero Corvo, la fputnante Taiza,
La tortuofa Serpe, il fier Centanro,
Il famelico Lupo, l'Ara, il Pefce,
Ed il real Diadema. In quefla parte
Argo fiammeggia, e le fublimi antenne
Ud tempo onor delle Peliache felwe ,
E gli fcofli da Borea alberi , e làfte
Sparfe ti modra di fulgenti Ideile.
Aggkigat gli afbi , coi lì fero i nomi [f]
Sol quiBdo all'Avftró a^ropisquar te ptate
L'ar-
re] U K.ivigMÌone a ftocurato ai moilcrni Aftrnnnmi it
modo i!i anjar ad oCTcrvare le parti ikll' EmisFcrn Au-
ftrale incognite agli Antichi, e le ^aali anche noi «vre-
aa Ignorate, yaichè tin gran niimera di (quelle il^llc
non coirli ari reo no damimi fu 1' Oritzontp in Enrtipa .
Perciò i:. altre Còltelliiziiini oltre le dg- di Tolomeo
fi fono aggiunte , e fona le fegnentl : il Pavone , la
Gru , r Oca l\inericana , la Fenice , il Pefce volante ,
r Idra marchio , ìl Camaleonte , 1' Ape . 1' Uceello di Pa-
txtifo, it Triansòlo Aafttalc, l'IodìanD, l'Antinoo .
140 Delf Aflronomia
L'ardito Franco, e TOlUodere ofaro.
Qui veggioQ balenar l'oppofte genti
La Fenice inamortal, redemo Grne,
L'Indian di faetta armato e d*àrco.
Il facrato a Ginnon Pavone occhiuto,
li Felce voiator » i' Oca (tridente
£ quel leve animai che d'aria vive;
L' Idro fquammofo , e la Triquetra fiamma ,
Che fra tutti i fplendor par vada altera
Pe \ vago matematico fembiante.
Pe' manca in Ciel TApe amorofa indurre.
Che nell'antro Ditteo già diede cibo
Tra *1 fuon de liAri al Pargoletto Giove •
Né fenza alta ragion sì varj nomi [^]
Eb.
M Per argomentare 1* origine de' nomi dati alle ftelle ri-
ferirò come dagli Egiziani furono dati Ì nomi ai Segni
del Zodiaco . M. Fréret rapporta tai nomi ai dodici
precipui Numi degli Egiziani , che prefiedevano ai do*
dici mefi \ M. Loqnet a Geroglifici s M. Schmidt alle
Divinità dTpreflTe in tre fegni . L'Ariete facro era a Giove
Ammone, il Toro ad Api , i Gemelli ad Boro e Arpo-
crate « il Cancro ad Anubi , ed Ifi , la Bilancia a Tifa-
ne, il Saj^ttario ad Ercole, il Capricorno a Pan o a
Mendes , i Pefci a Venere , il Lione al Sole e ad Oiirì •
Cosi pen&no Igino, Proclo, Eufebio, e Kireher.
JKa l'Abate le Phiche porta diverfii fpiegazione . Secondo
lui r Ariete fu pofto' nella primavera dagli Egiziani , e
datogli tal nome, j>erchè allora le agnelle deponevano
sii agnelletti \ il Toro nel mefe feguente per la fecon-
dità delie Vacche , i Gemelli per l' nbertà dèlie Capre »
il Cancro per la retrogradazione del Sole « il Leone pe'l
calor della (bigione , la Vergine con la fpiga per le rac-
colte , la Bilancia per l' eguagUania de* giorni con le
Libro J^uarto. 141
Ebboqo gli Aftri. Qaal dal ftrano afpetto .
D* Augello, o Fera, o modraofo ceffo
Chiamò l'antica, e U moderaa etade •
Quali chiamati far da forti iaAQfT],
Che attraggon feco al mondo, e quai dall'opre.
Che al lor lieto fpuntar quaggiù fi fanno •
Chi de' paterni Dei , del faggio Ofiri
Del latrator Anubi , d' Horo , e d' Api ,
i Nemeii fatai , di quel «he Deb
AI
notti , lo Scorpione per le malattie dell' aotaono , il Sa-
gittario per Ja caccia. Il Capricorno indicava il tempo,
quando il Sole ritorna, e i Pcfci Tufo della pefcagìonc
alla fin? d' invemp . M. Newton rapporta tai nomi alle
favole Greche 5 altri gli derivano dalle cerimonie reli,
giofe degli Etiopi, Egizj, Fenicj, e Caldei 5 altri dalla
fantaua degli Agronomi.
Per apprendere il nome e la collocazione delle ftelle è
daopo aver grandi Carte celefti, come quelle di Bayer.
quelle del P. Pardies, di Royer , di Senex. o ancWe
^f' Atlante celefte di Flaraftead , almeno un globo
celefte affai groffo. Quindi in una notte ferena conviea
trovare in Cielo alcune di quelle ftelle , che fon note a
tutti , come per efempio quelle che gli Aftronomi chia-
Ijano le Fkjadt , che fono un ammaflS di fei ftelle nella
Coftellazione del Toro, ovvero quelle che fon dette
i tre Ke^ che fono le tre ftclJe del brando d'Orione
o pure le fette , che fi appellano il Carro di Boote, chi
fono le fette principali ftelle della grand' Orfa . Ciò cfe-
guito , è duopo ricercarle nelle Carte , al luogo ove fono
^"n^^ii^S-*^^"*^*?"*» e pofcia fi difporrà la Carta quali
nella ftcffa maniera, che le ftelle riconofciute lo fona
in Cielo , e di mano in mano fi troverà il nome , 1* or-
dine e la figura delle Coftellazioni, facendofi il para-
gone di CIÒ che v^dcfi in Cielo con qucUp , che fi tio-
va IO fu la Carta • ,
142 Deir Aflfommìa
Al Mondo dte<le , di Tirinzio , ed IG
Alle lucide fteUe i nortìi impofé;
E chi chiamolle dagl' illaftti Eroi ,
Che col fenno e valor, coli' ardue imprefe
Fioo alle fteile andar noti per fama.
Non i giorni poltrir in ozte vile ,
Non gemme ed auro , né fulgor di fcettro ,
Cui toglie cieca forte, o il tempo rode.
Ma la bella virti^ , gli egregi &tti ,
L*amor del retto, e gli onorati (ludi
Ci fan falir del Ciel Tedrema altezza.
Ma che m'affatico io moftraado al guardo \t\
Ad
M LMnvenzione de' Canocchiali contribuì molto ad In-
>;roflare il catalogo delle fteHe , e a formare nuove Co-
ltella/ioni anche nella parte Settentrionale, di modo
' che Ticho Brahè nel 1600. , Evelio nel 1670. Anno tef-
futo un piìì àmpio catalogo . Flamftead Agronomo In-
glefe nel principio di qtiefto fecolo ridùflfe & 3000. il
numero di quelle flelle , che fi oflcrvano col Telefcoo
pio 9 il quale è ftato accrefciutò di piil mfgliaja dall*
efatto e iempre infaticabile Abate de la Caille. Alcune
fteile fi conofcono folamente coir ajuto del Canocchiale •
In una notte fereha al piil fé ne conteranno col nudo
occhio 1200. Se poi a noi fembra di vederne miilioni ,
Ja ragione fi è , che qne* lumi vivi e fdntillanti fanno
delle impreifioni troppo frequenti . Cionondimeno , per-
chè fé fie fcopre un numero fempre maggiore di mano
in mano t che i Teiefcopi fi perfezionano, fi dee cre-
dere che fìa Coralmente impoUtbile il numerarle .
Si' vedono ancora in Cielo certe piccole macchie bianca-
fttte f che li chiamano StdU 'Hehulofe . Andromeda è una
di effe , ed Orione . Ve n* à un* altra nella tefta del Sa-
gittario, la di cui fcoperta da M. Kirch s*attribuifce
ad Abramo Ishle : ut' altra ne fcopri io fteflb Ishle ver«
JUbro Quarto. 143
Ad una ad. una le (Iellate fìaniqiet
Cui chi vorria contar, potrebbe ancora
Saper quante fu Terme Ar^be (ponde
Il Sirio affoca polverofe arene,
O quanti nell' immenfo Indico mare
Gli Oracan turbinoli innalzan flutti •
Altre, che foa d'innumerabil torma ^
Sparfe fcintillan per gli eterei vani,. .
Cui rocchio fceroe nelle notti appena
Piìi limpide e lereu?. Altre gelofe ,
Del lor aurieo fpleador ne* piii alti carchi ..
Vagando, vanno al mortai ciglio ignote^ ,
Ch^ forfè fian , fé l'inventrice affini
Ottica 1 vetri e le conveffe lenti ,
Da feduli Niooti attratte all' imo ,
* • • •
E tracciati i fentier, e avvezze al freno
i)* imperiofo Aftronomo fagace»
Altre che fol pè* lucidi fpiragli
D' Anglici vetri , e di Francefi tubi
A noi trafmetton moribondi i raggi ,
Se vanno indeme a ribacciarfì in fronte ,
\^
fo il piede fioreale d'Antinoo, e Caflini un* altra nel
1714. in Ercole. Altri ne fcoprirono in Caffiopea , in
MeJufò , nel Cigno , Sascittario , ec. Neir Emisfero Aii-
ftrale A V Abate la CaìUe fcoperte 42. I^ebulofe . Due
prelTo il Polo Auftrale aflai bianche fon dette Nuhi iti
Magfitanof é dagli OfllandcG e fi^nefl 2/iAi'di Cafe .
1 44 -^^'^^ Aflfonomìa
£ per lo folto ftuol brulica il calle ^
Spiegan candido volto, e bianco amaranto,
E raffomiglian le terrene nubi
Ond'efle nubilofe Urania appella.
Non 4' ape Iblea fufile cera, o intatta
Nevo(a falda , eh' Apennino imbianchi ,
Né puro latte, o verginal liguftro
Seco in purezza a gareggiar non forga.
Tra quefte fplende di Giunon la vìa [/],
Che dal latteo color di latte & *1 nome^
Per cui fi va degli immortali Dei
Al grande Olimpo , e alla Màgion di Giove •
Ne
r/i Tra le ftelle Nehulofe la più celebre fi è una fafcia,
fpecic di cintura d* un colore lattiginc^o , la qnaW
perciò fi nominala Via Lattea^ oflia Gallazia^ Ovidio
così la defcrive nelle Metam.
Efi via fuhlimis Coeh manifia fereno ,
IjxBta nomen babet , candore ttotahilis iffo ;
Hoc ittr 9fi Superis ad Mt^i regna Tonantis ,
Regalemque domuin .
Ridicoli fono i (ogni degli Antichi fopra qnefto candore .
Ariftotele lo deriva da' vapori qua e là ondeggianti :
FoEidonio da un ammafiamento di focofe particelle i
AnafTagora dall' ombra terreftre , che fin colà fi ftende :
s Pitagorici da qualche (bella abbruciatafi » e caduta dal-
la fua fede . Ma migliore è V opinione degli Aftronomi
t noi più vicini. Galileo e Caflini attribuifcono queiU
bianchezza alla foverchia lor vicinanza , per cui la luce
' (t confonde . Tal fentenza non e tanto nuova , poiché
Democrito difie )o ftefib . L' Abate La Calile , e M. de
Mairsn penfano il tutto accadere per le atmosfere di
più ftelle infieme frammifchiate e rifrante , e fembra
quefta opinione piik probabile ,
Uhro Quarto. 145
He d' altro vico la biancheggiofite flrifcia ,
Che da pit tenui rai d'adri infiniti
Tra lor midi , e confali e inlieme avvinti ^
O dalle vaporofe ampie ataiosfere
l>i mille delle, che tra loro attratte
S' artan , tenteonan , e rifrante e fparfe
lòfomo fanno biancheggiare il Cielo.
Qpal da limpida fonte onda che ftilla»
Se ferpeggiando per roufcofi feni»
Argine trova, i liquidi criftalli
Frange ritrofa, e gorgogliando arretra;
Ma Tana all'altra con alterno impalfo
Accavallate le correnti linfe ,
S' ingorga e (bride , e col lottar $' inalba ^
E fa in alto falir le bianche fpume .
Or fé brami fcoprir tja gli aftri tutti [^]
Le fiffe ftelle, il lor fulgor vivace
K D^
[g} I Pianeti , fé crediamo a* noftri fenfi , ci fembrsino
tanto lontani , quanto le ftelle • Quindi per non ingan-
narci bifogna ouervare, che una ileUa fiammeggia per
vibrazione , il che fi chiama moto, di fcintillamento \ lad-
dove il Inme d'un Pianeta è ^\^ uniforme, e più tran-
quillo . Ora di fiffatto fci^itillare efler ne può la cagio-
ne o il rapido rotarti degli Aftri , o molto più il lor
lume vivace e robufto, che'pereotendo e ftringendo le
pupille ne induce \\ ^tqqre. £,in fatti Veeere e Mer-
curio a oiel fereno uiolto tremolano € fcintillatfo , per-
chè qnefti Pianeti fbno.fbrtfiti.dt viva luce; all'eppofte
£oco fcintilla Marte , e niente Saturno , Oiovt 9 e te
una 9 perchè da {ama lue t fdfta iUonùnati •
1 46 Dtìì* jiflronwTìia
Daratti chiari fegni. la vaga guift "
Irrequiete fcintillar le vedi,
E con lucidi guizzi , e a Calti , a fcofTe
Vibrar incerte i f remolanti raggi
Invaa tu fperi che nell'aurc'o difco
Il fiammeggiante tremolio fi pofi j
Che mai Tempre s' increfpa , oadeggia ^ e fariUar
Colle rotanti rapide fcintille, . ^.
Kè già credMo che fenz' arcana forza
Cotanto guizzi la (Iellata luce ^
Ma ciò forfè addiviene o dal veloce
Rotar deir Aftro , onde fra lor confai!
I Iqminofì corpicei tremante
PingOn r immago , o dàgl' immenfi lampi ,
Che col foverchio fiammeggiar vivace
Abbarbagliin le luci , o perchè t i^aggf
Degli opporli vapor varcando i nembi
Percoton fiochi e vacillanti U ciglio.
Io noli' votrei pert> -rfìe^ quan do ifivit»--^
Limpida notte v^iopjpu il manto • i
A contemplar le fcindllaats Aelle
Tu le ccedeflG n^ir Olimpo infitte ,
,p9me zafiro orientale, ó perla
' DeU\Egizie marenfwiè ad aureo anello
l.DJ,U"e»(,fpQfa,,)fM J* ^loJii Jmpffff '. ' , :"••;*
^■iVIutiìtetóii t cdM. Aghi «-fcioitó* ' '
Erraa le delio ) ove Uloi^,, o l'aiusiV
Le
Uhro Quarto . r 47
Le fpìnge e move, e 'a/aa balia trafporta.
Ma perchè nel vafto etere ondeggiando
Serban' Tempre tra lor difbnza eguale,
Né mai l'aoa s'allunga, e l'altra arretra,
Sembraa pigre giacer nel feggio (leffo.
Se tanto poi rappicciolir le vedi [A] , .
Che il nudo ciglio le difcerne appena ,
K » Poo
W La diftafizt delie Fiffe è immane, né finora s* è tro-
vato metodo per determinarla , non effeadofi potuto
fcoprìre parallafli alcuna . Ciò nondimeno il Si?. Maske
lyne Aftronomo Ingiefe propofe il dì 26. di Qiujjoo del
1760. alla. Jopieta Reale la parallaffi del Sirio, deducen-
dola dalle bflefvaiioni dell' Ab. U Cailie fatte al Capo
di Buona-fperanza, la quale addita, che la diftanza^el
Sirio per riguardo alla diftaàza del Sole dalla Terra è
di dianiefcri 27^0^ Lo fteffq fi è offervato nel!' Ifola di
Hant Elejia coir Qccafione del paiTa^jia A\ Venere ; ma
il Sirio è H (btta più lucida, e piar proffima; Si^no
offervazionj d'altre Fiffe, che s. appreATano al noftro
Zenith, nelle quali ninna parallaffi (enllbiie fi ravvifa
onde ò, deduce, che gli Aftri fono a fmifurata dtftanfa*
Da ciò ne deriva, che le ftelle fono corpi per fé fteffi
luminofi , non potendo a tale alteziia fmifurata arrivare
la luce del Sole sì viva e brillante, mentre affai j>iù
al baffo, come in Saturnio, tanto illangtiidìfce . ItfTe-
condo luogo li arguifcc , che U loro ^r«^d««2a è aìaie
no eguale a quella del Sole , il che àn tentato di oro-
vare con calcoli Ugenio e BoTig«er argomentando ;.\he
Il Sole a tale diftapza in fimil foggi» fi, rappi^ciolinpb.
be. Gli Aftronomi dividono le ftelle in più claffi e
chlamaiio ftfllc. di w«a graadeaza autt^ uhe fono fiù
brillanti , come il Sino , l'Arturo , Aldebarara . La fni-
ea della Vergine, Procione > Rcjjalo, la Lira, Foma-
« » ^^\ì r^^^^^^f ^^^ &90, uà pwo nica. lyminpfe ap-
pellano di feconda grandezza , e così di mano in mano
fino a fitte e ottO'Ci più :4iyifitm..
i 4$ Deli' J/frmomia
Fon mente che ritrofe ai piik alti cerchi
Lunge dal Soie» e dal falcato Name
Ergoafi in gniià , che né Febo i raggi
Puote lanciarvi» né Satarno Tombré
A sì kingo dtirar fentiero inerti •
Qaittdi altrettanti lomtnofi Sóli
Xe chiamerei della iba Ince adorai
Che pon la notte nobilofa e nera
Sparger di lampi ed allnmar ti gtornOé
KoQ io qui traviando in vane ambagi
Dirò fé vaQe Lune» o Terre opache
£rrln mtomo a sì lucenti fiamme ^
I cai monti e terrea rifchiari e abbettf^^
Fecondi e nutra Io (Iellato raggio •
Dirò ch^agti aftri non ha il Cid conceflb
Egual Q>teQdor , né mole eguale* li luoae
Raggiante, o fioco ti fia chiaro fegno
Di lor grandezza » e quelle fiamme adunque
Nel prinx) orditi porrai » che feigoraodo
Accendon Tetra di pii!i chiari lampi »
£ pi6 vicine roteando vanno
AI nodro globo : nel iècondo gli aflri ^
Che fi ditangan daHa terra , e quindi
Scintillan meno^ e s) di mano in mano,
! Che lor fcema la mole» e il fulgor langue»
\^ In ordid vario gli porrai : ma quelli ^
Che gelofi di feneir ardue sfere
Vali
Libro QMfrt0,é «49
Vàa ^ftiando , ed il fembiaote ^ppen»
Moftran al ciglio di criftalli armalo ^ .
Kel fezzo, riporrai lucido. duolo» . .
Ma tutte alfiu col gigantefco corpb
Sì gran farce di cielo empioo rttpeTbe9
Che F^ iQvan al paragon difcende y
E tutte (chive del Febeo camoiiiio
Drizzati il corfo , ove fiù puri? in, alto
Veutilaa Taure le. dorate chipaie.
M« ie forco A^apor^ o deofo corpo {/]
K i . Mat
Zi} ÙnrarQ prodigio fi è otfervato in alcnne llelle. Uilft
noova^ftelfà fn tai^viratà <là Tteho Brahè nel 1572., t
a pBcb a poco fu vifta fvanire . Nel 16S4. a* 19. Otto*
hvt apparve una novetìa Ilei la nel Serpentario . li tan»
|;ìameT)to Mìsl Balena fa revvifato ne* 1%, Agofto del
* 1996. ^ e nel 1600. quello del. Cigno da Keplero , e. dal
P. Antlielmo Certofint). L'Sqtìlla cangiò di iute e ^ran»
dezza. Nel Sagiturio e Serpentari^ vi fo^o^iftelje va«
tiabili. Ecco in ènc corno quelli cangiamenti deferire
Jtfonfig. Stay nel li^. ft. 'delia {va, Fihofofia , Ceguendo
V onerva^iqni di Grifchow Ailrooomo di Berlino , del
Caffim'c Biaftcbìnì :
4dde Quod itUerium -iivif; luiftine ^uéeéMm
Affarere folent Jtelke ; veìut Arietis una
thryxtiei ififo in gtmimùs farHfitr ignei %
Fi/a etiam alterutrp fuae vertice fu^urat alia .
ìtyitdctHittm : qkuéàam. quinta & HtttUmtie Séi rovi Hu
jpiejaium e numero^ medioque in Orionis ff|/>
Jbuae nitet 9 £/ tripUcem quanieque emittere flammmt
Voyrfpfciwrtur ^ Htmque ^tm t r r nu t jfki ge r e 4ttie > > - - ^
Per irpiegare tali fenomeni il P. Rlcc.iolio e..Bovjlt|ibd
penfano) che aloune ftelle non foho liuÉin'oie In tiitte
te fce parti^ Cartefio è di parere ^ ^ke le ftelle fi^no
opache per le fteflfe « ma tutte animate dà un fuoco in*
temo , il quale Faofi «TalUtad^ ^ome da tèrreftri Voi*
•^^■•■p»^
156 iDeir Aflfonomia
Mai Éon (tende fa gli Adri opaco velo^
Pur dileguali fpeflò altre fdegnoie
Non allamando pii!i le fpente faci»
Altre dopo più lane raccendendo »
Altre vide non mai fpii^aado i ra|gf«
Aggiagni che talòr con Arano eventò
L* aftro medeftno fé medefmo addoppia ,
Anzi Tovente in tre lulgeatt ftelle
Si parte , ed anco qnattro fiamme alluma •
Or la cagion di sì novello arcano
Divilando le pingui macchie efcludo^
Ciii col fpefTo alitar la ftella e&Ia 9
Perchè fian trc^po inftabili e volanti
A nafcere e fvantr con certa legge ^
E perchè agli altri di natara egaale
Non ofan annebbiar la pura fronte • ^
Ma ben direi che nel rotar la della
S'alluoghi e appiani, o fi rovefci in fianco^,
O che la fronte aggia lucente e il lèno ^
£ d'ombre fpar& la convdTa parte ^
O che sboccando in fervidi torrenti
LMmmeafe vampe» a poco a poco il difeo
? an-
cani , a poco a poco fi confuma , e quando totto^ è
fpento , r Aftro perdendo qtiafi ^a fna anima , pi^riibs
entro del Sole. M. de Maupertuìs penfa , che nel ro-
taffi gli Aftri fopra il lor alit, producono in fé on a^
fiaoameirtoTiotwiW.fc - ^
JUhro Qj4art0. 151
ST anneri intcurao » fioche tutto eftinto
L^ardétìte foco, dentro il fol ne piombi •
Ma ff akuné di fron nemiche efehive [k\
yedi rdegnoiè gir per Arano calle ,
Serbalo T altre imperturbabil legge |
£ in un baleno per immenfe firade
Dall'orto aprico al aubilofo occafo
. Trafcorran eh' è li penlier men fnelfo e lieve •
Pur da moto ineguar nel tempo (leflb
Si lèntOQo agitar 9 e trarre a forza
Con giti air Eqaator chinati alquarUo*
Ma il retrogrado pie^ sì grave e lento
Movendo vatux), che in mill* anni.e mill^r
Tornan appena al ibfpirato albei^o*
Forfè pur aedi che coli* auree trecce [/ji
K4-— Gei-
■«A.
[A] II movimeiito apparente delle Filfe è doppio « cioè
diurno € periodico . Il diurno è caafa , cbe boi ire^t^t^mo
^ il Cielo den« ftelle fiflìe fare in 24, ore uni rivoluzione
intiera attorno di noi da Oriente in Occidente , oddtf in
un minuto una ilella di prima grandezza compie più di
. mielia 9iòAi9M* H fifiodico e 'quel (novimento , the
à altri Foliyciod i Poli delP ecelitiicà , e perciò la Tua
direzione ' è obbliqua relativamente alla direziona del
moto j)riiiiiero ^ e li fa da Occidente in Oriente « ed è
si lentojK^^che V impiega à compiere 11 giro id circa
1%. miir .aipii^ '
] Sempre il 1
dello ftfitlaló
de' Tuoi' raggi hon ci afìTortliffe la luce degli k^xl •
Q.oindi.» allorché s'ecclififa, id laafi(p tenebrofo fatto
ad arte*' come-, nel celebra dóiao d! Pà^in , anche di
mesaodi vedefi il Ciclo dadlacrdlA&Hi £A cosÌi hììU
• «
I $2 DelP Ajìronomia
Ck>'rofei lampi di Ticaa la Figlia
In foga €acci lo (Iellato ftuolo
Per dar loco al maggior aflro lucenCeg
Che fra il lieto applaudir de* pinti aiigeUi y
Tra' il colorarli d* ogni cofa ^ e '1 vario
Premer de' tetti , d' dEciae | e fori
Vien atiivillando» e de' fecondi raggi
Empie l'Olimpo 9 gli ardui monti e i ctaspi
Non mai fi fpoglia del fidereo manto
Il vago cielo: ma nell'ampio mare
De' fnoi fnlgidi nembi il Sole aflbrbe
L' alma lor Ince > che d' immenfe ambagf
Varcando t cerchi vien tremola e fioca •
£ & quando pih Febo il Mondo irraggi).
In
lantato . Non però fempre le ftefife ftelle ci fi noftrano ^
poiché vanno continuamente altre nafcendo , altre tra*
montando . Gli Agronomi dicono % che nafge un Aftro »
quando fiL 1* Orizzonte afcende « e dicono , che tramon-
ta , quando fotto 1* Orizzonte fi nafconde . I Poeti fe«
Fiendo Eiiodo dividono tanto il nafcimento , quanto
occafd deeli Aftri in Cofmico^ Acronico ^ ed Eliaco.
n Cqfiuieo nafcimento d*an Aftro è il foo afcendere fu
rOrizzonte nello fteffb punto , in' cui vi afcende il Sole .
Il Cefmico occafo è 1* apoiattarfi dell* Ailro , mentre il
Soie fale fu l'Orizzonte. V Acronico fia fermento , è quiin-
do monta TAftro fu l'Orizzonte in quel momento, iacui
fotto allo fteifo s*i9piatta il Sole: l'occilb Acronico ^
i il difcendere dell* Albo fotto 1* Orizzonte infieme .col
iole . Finalmente il nafcimento Eliaco d* un Aftro fi fa »
4|uando egli da* raggi foiari a poco a poco emerge , e
incomincia, ad apparire, L* occafo Eliaco^ è quando
r Aftro n«' raggi 4^1 Sole y' immerge in guifii} cae non
compatì; ' • * •• • ' '
ZJhfo Scarti. 15J
la cupo fpeco, ed in montana àiva,
O io loco fcenderai d' orror sì cinto
Che il bèi raggio folar entro non ftrifcì 9
Vedrai V azzurro Cielo in mezzo al giorni '
L'oro mofirar delle rotanti delle*
Effe por vanno il polverofo crine
A tnifiir nella limpida marina /
-Qaando piti grande in alto Ciel sFavilla
Il bel Pianeta • Altre del biondo Niime
Tracciando l' orme all' Orizzonte inGeme
Sorgon raggianti ^ e con alterna legge
Avvicendando van l'Orto 9 e rOccafo.
Ma già oltre gli adri dagli audaci vanni [mi
Rapir mi Tento • Sì n' andrò là dove
Di Tofco volator orma non veggio ^
£ canterò di quelle ardenti faci ^ \
Che dal fumante fen idi foco e vampe.
Vibrando nembi colla chioma irfuta,
O con fanguigna coda, e barba al mento
Per
[w] La teoria delle Comete farebt)e più efatta, fé gli
Antichi non le «aveflefo confiderate , come meteore , o
come corpi compofti di pli^ materie adniiate a cafo nell'
aria , le quali s* accendevano e eonfìimavàno a poòo a
poco ;^ onde non ci^ tramandarono attente olTervazìont •
Ma da due fecoli in qua fi fono otfervate con diligen-
za , e dalla lord immenfa altezza , corfo e durazfone
fi è. comprefo fuor d' ogni dubbio eilèr elleno veri cerpi
cdefti.
154 Deir Afhr$mmla
Per r aer vanno tarbtnofe a volo ; ^
Parche T arduo camia con nuova aita ì
Magnanimo* Signor , aprir vi piaccia ^
E l'edro ravvivar > che s*erge ardito.
Piacqne air antica età negar lor (ede . ,.
Tra fochi eterni dei fublime Olimpo^, .
Poiché pingue vapor e il zolfo, ardente
Dall* affocata Terra attratto io alto
Per r aerie regioni ondeggia e bolle
Con urto tal, che di volanti fiamme «
E di nero fulgor tu vedi intorno
Ferver le nubi e divampare il Cielo.
Ma qual virtii di sì fnelle ale impeana
QueMievi fumi, cui la Terra e&la, .
A varcar T atmosfèra , e fopra a Febo
Non che a Cinzia poggiar | ove fdegnando
Umile feggio le comete altere
Pofer lor regno? E qual vivace pafco
D'agili fiamme, e d'ignei corpicelli
Qual perenne alitar gli allena e folce
A sì lunga durar vorace vita?
Non vedi tu i fulmini tremendi
Delle torri fuperbe alta rovina >
Le cadenti dal Ciel notturne fiamme ,
I fosfori innocenti , i lampi , e i fochi ,
Cui zulfureo vapor o^ elettro accende ,
Guizzar fugaci , e paflaggera al tergo
' StriI
1
Libro J^uartqé 155
Strìfcia lafciando dileguar repente?
Né ti piaccia caDgiàlr con qael di Febo
X' efalar della Terra , o di piii Hetle
' Da^ periodi loro aggiunte infieme
Denfar un globo. E qual vapor non fk
• Dal divampante ardor confunto e fciolto
All'^appreflfar delle comete al Sole?
£ qual por fa allacciar ardito nodo
Fra lor le ftelle » che <fovrian del corfo
Le meccaniche leggi turbar tutte ?
E fé Giuno il fentier di Tue orme impreflb
Vede d'aftri raggiar, cui parte appena
Argentea nube, che le nevi intatte,
' £ il piik puro alabaftro in candor vince,
» Non per quefto vedrai feral ;eometa
Spiegar la chioma , -e^^lManguigui fprozzi
Far che l' Olimpo rolfeggiando avvampi é
Dunque le chiamerai vaganti ftelle
Dell'alto Cielo abitatrici eteme.
Che fendon rovinofe i fpazj immend
Compiendo i giri lor, le ruote e i cerchi.
Altre ver Borea, altre ver l'aufiro, ed altre [n]
•ka*
In} Afiai irregolari a noi fembrano i moviménti delle Co»
mete. Alcune Tolte fembrano andare per linee rette
con moto equabile , quando fono afelie , alloròhè la lor
orbita à poca cnirvatura $ e perciò molti Agronomi le
* tnao cwdute andare per ifmifurati circoli , de* quali
ogni parte a noi vifibiie puà coniidertrlì peif retta . Ma
1 56 DtlV jtfirowmìa
Movofi ver Occidente il lungo corfo 9
Kè da freno imbrigliate ^ o in chiottro aftrette
Vali
i*a«MMtaM»«Mi«a*riHkMiBMi*«rtaMM«aM«fc««éMt»«
qaeftt ipotefi viene abbattuta dal lor moto curvilineo é
che anno nel lor perielio , allorquando nel ritorno dal
Sole Vanno per curvi giri , finche a poco a poco allon*
tanandofi fembrano teUere un moto rettilineo.
Anno di più le Comete diverfe direzioni , altre moven*
doQ da Oriente in Occidente , altre verfo Settentrione »
altre verfo Tramontana , e fono foggette a tutte le iU
lufioni Ottiche , come i precipui Pianeti 4 Girano effe
Intorno al Sole, e mentre T orbite de* Pianeti fi movo*
no per un angufto fpazio del Cielo , il quale viene oe«
cupato dal Zodiaco ^ elleno anno molto varie le dire«
zioni in gnifa che, mentre i Pianeti fi travolgono ia
giri qnafi circolari , eiTe il movono per elifii molto aU
lungate , e quali degeneranti in parabole , le quali van-
no in infinito. Cib nondimeno oflervano le fteflfe lejj;gi
de* Pianeti, onde relativamente al Sole non anno va^
zioni o retrogradazioni. Le loro orbite però non ànn»
alcun certo Zodiaco , come falfamente al dire deirAbate
Bofcovich opinò il Caflini « pcichè fi trovano diri:tte ia
tutte le parti del Cielo. 11 26diac9 loro prefcritto dal
Caffiui fi rinchiude ne* Tegnenti Aitri: Antinoo^ PtgnTo^
Andromeda , Tw^ , Orione , Cune maggiore , Idra , Ce»*
tauro , Scorpione , e V arco del Sagittario .
Il vero fi è , che le Comete vanno vagando per le pib
alte regioni 4e1 Cielo , uè fono di ritorno . fé non dop^
siolti anni , efiendo i tempi delle lor rivoluzioni perio-*
diche aflfai lunghi , poiché la lor velocità nell* afelio è
eih-emamente piccola . Per efempior ,'^fe la diftan2a d'una
Cometa afelia dal Sole è cento vol'e piik grande , che
la fua dillanza perielia , la fua velocità angolare liél
fuo afelio dev*.eflere loooo. volte pii!k piccola , che nel
fuo perielio j e per confeguenza, le nel perielio la Cop»
meta defcrive un grado in un -giorno , ella deve met*
tere loooo. giorni , o pii^ di A7. anni a compire un
grado nel fuo afelio . Non fi fa il ritorno di molte Co*
mete per mancanza d'oiTervàzioni j ma ora che gli AftroM
nomi fono fpÙeciti , agevolmente fé ne può predire il
loro ritorno. Se n* affetta uaa ad X7S9* già apparGl
ael x$33.y e n^u
libro !^uam. 157
Van per obbliiqaa ed intricata Eliffi •
Ma pur errando per gli eterei campi
Deggion effe rotar intorno a Febo,
E sì in Ini gravitar, che taior vinte
Dalla for^fl centripeta veloci '
Piombano dennro agli afibcati feni •
Ma cib rado' addi vìen , poiché le tragge
Per altre vie Pimpetnofo impulfo,
Onde fegnac»do eccentriche al Pianeta
V orbite imraenfe per T aperto Cielo
Ondeggian vorticofe, e ignote al ciglio.
£ quando par in arretrando, i palfi
Non piii poogio ' celar il voltoiaideote.
Con indabile pie le vedi ognora
Per tante ftradi^ raggirarli e' tante ,
Che di legge e di fren nemiche e fciolte
Vagar diredi, ove il capriccio impera*
Speflb to penG che per dritto calle
Compian T arringo non ofando a defira,
O alla manca piegar Timpreflò mòto.
Qnando repente per fentierl obbliqni »
Per ciechi laHerinti , ed archi e mote
Ecco torcere i pafli , ed oi fuggendo
Laaciarfi a volo, or allentarfi, or Tale
Immobili arredar , or carolando
Tornar addietro, or ricalcar le vie
Dianfi corÌe> or cHl^narfi in alto*
Qnai
158 DeW JJhonomta
Qaai fu le tive di Ceratita o d^ Iftro
I giovinetti Eroi efcono in campo
Sa Danefì corfìer lucenti e faelli
A dar gli aflfalti , ad armeggiare , a pòrG
In varie affìfe, a fpaziare intorno
Or cedendo, dr feguendo, or var} giri ,
E rivolte intrecciando, e mifchie, e foghe.
Ma piti tra gli aftri' manifefte e conte [0]
Pian le consete, alla filmante chiòma ,
£ a quella , che ^ atterga , ardènte i(hi(cia •
Se di gif* traviando anela e (lanca
Volge al Sol la Cometa il pie' veloce,
AUor la mibe le àfUeàfa al tergo ,
\pI Di varia figura tra loro fon le Comete , altre eflTeaiio
caudata, «Atre cNnitev altre barbute. Il tutto fi fpiega
coir oflervarne ifooooujii. (]^ando la Cometa, è qvaft
diritnpetfo al Sole, la coda s* aumenta in Itin^hez^a o
in lace, a mirurft.oli^ s*«i^priffih i\ $elev e vieppiù
s* aggrandire » allorché la Cometa forte fuori de* ra^gi
folari , dopo eflferc ftata perielià in congiunzione con
poco di latitudine. Allorché la Cometa affai ilal Sole
li è dilungata , ella non à quafi piìì Ai coda ; ina (ol-
tanto viene inghlrUnifaU. d* una fc^a f>]9hbta, che ci
vieta diftinguere il margine del Tuo difco . (Quindi par
^ verofimile , che '^u^^^oila fia nh vapore-, che' s* in-
nalza dal corpo della Cameta per razione >del calor
del Sóle , al quale ella s'avvicina ,' ioi^b eoerne ffata
lontanilioa per nioltp tempo , di|rmite'il:q4al« elU a
potuto ioipregnaru di. materia capace di evaporazione,
la quale componga Una vafta atmosfera. Q.Uandft poi la
Cometa è afem* e lungi dal Sole fi diparte, è evidente
che mancherà 1* evaporazione , e quindi ci moftrerà foU
tanto una chiDOiàf glìidanda fumante «
I
Libro Quarto • 159
E di tortile fpira , o coda io guifa
Si diftende » fiammeggia , e il Cielo ingombra \
E quando fuor de* Febei raggi 'emerge ,
I lampi, addoppia, e pii^ e p% s'allarga. ,
Ma fé dal Sole fi dilunga, il manto
Allor fi fcema, fi raggroppa, è langue,
O il mento iocn^fpa , o s^ attorciglia in fironte ,
Onde l'aftco vedrai fplender orrendo ^ '
Per crinita ghirlaridà , «o barba irfotà •
Da ciò puoi divifar che il Sóle ftefib
Sì flrana fòggia alle Comete inJace ,
Poiché co* raggi e col traente ardore - . ■-
Dair Atmosfera fmilurata e grave
« Olnebbiofi vapor nn jiemba attraCi»
Che,. quando TAAro $'wvìcmv z F^
Perr^er raiféfàrtQ immeqib ondeggia,
£ a ' poco à poeay iè difcende . all^ imo ,
Si icloglie a pofa f e U fofto margo i^ppeot
Còl languido allibar ^' annebbia e cing,;^ « ' ;
Che^ fe Id ftabii corfa, e T ardua fede \pl
}-. j . A^
b>J I) folgar timor? deUe Comete, in quanto elleno fiapo
. foriere di caUmjtà » o faci a^cefe a terror à%' p^pori ,
;,è divenuto rldioolo pre049 i $as^i , meatrj? /l'^ftrj^iion^ia
f' infegna «- che fono verj f^rpi celefti raggiraotifi «pn
,..ce.Tt.i.tegge, ,Ata i moderni Ailronomi temono. gfi eSàtti
itAei di qìiefti 4ftri . Credono efli , che in appre^andf)(i
alla 7«rra poQano darle un., qualche urto viofe nto , e ,
per $0sì dire» difi^anghcrarlai o. fego rapirla p^V gli ti-
tillimi fpaau 4(^1 Cinto loro ^tfiUte «, 274 W^A copgettu-
1 6# Deir AflroìKimia
A noi fgombra il timor che nanxi atroci
Siao le Comete di cfracciofi eventi ,
O faci accefe a minacciar la Terra ,
Lor maligna natora, il crine infetto , ^
£ il rotar tnrbioofo ^ e fenza 4egge
Ahi f qnal può dar al noflro globo af&nno •
Se ne'fuoi giri alcun Pianeta incontra
L'aftro ferale, o la terreflre mole.
Coir urto fcotitor dal prifco feggio
Sportar può i' affé della Terra e i Poli •
Allor vedrem fotto il gelato, arturo
L'Etiope adttfto, e T Ottentotto ignudo
Inri-
ra , cfi^ le pie miidi Comete fono rilegate alle mag-
giorr diftanze dai Sole » affinchi oolU. loro attrazione
.noti crollino troppo quel Pianeta. FhiU Nài. frincìp.
Mathem^t.^ lih.'lf pré^, 41. Non meno, il laaiofo Gregori
alla fpaventofa Coda attribuifce cangiamento notabile
degli elementi nella Terra , e roVefoiamento della Na-
tura f e conchimle , cbe non conviene ^ià a* Filofofi di
prendere troppo agevolmente queC timori per favola •
Jfiron. Phxpc. lib. F^i CwL IL frùp. IF. Più recente-
mente M. maupertuis ci fi temere orribili cataftrofi dal
ptflTaggio delle Comete , e ci afficura , che fé la Cometa
jel 1680. pacava nnpoco più vicina alla Terra, l^ivreb^
be incenerita , o vitrificata , poiché fecondo i caFcoU dì
Newton ella era ftata tanto dal Sole rifcaldata , cb^ era
dné mille volte più calda d'nn ferro rovente, e ehe vi
Voleano pìik di ^0000. anni a divenir fredda . Aggiugne
ehe « le la coda fola ci avefie toccata in paffimdo la
noftra atmosfera , la Terra era inondata da un oceano
di fiamme , e tutt* i fuoi abitatori rimanevano elminti la
un iftahte , come fi vede perire un formicajo neU* ac*
qua boiloaCe fopra verìatagli da -un vafajo « .
Libro Òj^arto. i5l
Irrigidir tra V aBimontate nevi ,
E fotto r Equator arder gli Sciti j
£ nel profondo mar Y arfìccio dorfo
Xuifar le Groenlandiche balene *
Se poi r orrènda coda arde vicina ^
Ahi! miferi' n andremo in ampio mare
Di fiamme avvolti , e le cittadi , e i regni
In cener fcioglierà l'immenfo foco;
O col rotante turbinofo nembo
Dai card in fcoteria la Terra, e fecft
Imperiofa la trarrebbe a volo
Satellite novel per calle ignoto,
Or dalle fiamme del vicino Sole
Arfa e combuda , or nell" eftrema altezza
Inaridita dall'algente bruma.
Ancor porrian la contraftante Terra,
£ l'adro avverfo infiem crollarfi, e infranti
FenderG in mille parti , onde T Olimpo
Naovi Pianeti, e. nuove Stelle ammiri»
£ tu. Luna gentil, potrefti ancora
Del violento turbine rapace
Andar In preda , e dileguarti in alto ^ <
Onde tua luce tremolante e pura
Cerchi il notturno pellegrino indarno.
Né maraviglia fia , fé Febo ideffo ,
V invitto Febo , allòr eh* intorno fente
Rombar Cometa, colla forza e l'arte,
L CvLtr
^
i6z Dell^ AftrmoYnta
Curvo, anelante, e di fudor cofperfo
I Tuoi robufii corridori appena
Ratcien fu \ calle , e fé nel cocchio afllfo }
£ fé pi^ preflb la nemica (Iella
II crolla addoppi, ei pur dovrebbe attratto .
Girne a feconda , e declinar dal calle • ^
Ma forfè io vani fpettri, e finti orrori [^]
Pin-
[^] Finora i timori accennati folamente appartengono al
campo immenfo dei poOdbilii ma il citato Maiipertuis
ci fa fapere, che probabilmente feguirono già per m.ez**
zo delle Comete notabili fconcerti . Reca T opinitene di
Wifton , che ne* fuoi calcoli trova , che la Cometa ap*
parfa nella morte di Giulio Cefare 44. anni avanti di
Gesù Criilo fìa molto veroiìmilmente la fteiTa , che fi
anoftrò nell* anno del diinvio ad avvolgere nell* acquofa
fua coda V Univerfo . Alle Comete attribuifce lo fteflo
Wifton r origine de* m«nti , e la fconcettata figora
della Terra 9 « in fatti aggiugne M Manpertuis CEuvres
Tom, IIL j La di/pofition irréguliere des coucbes des dif"
férentes matieres doni la Terre eft formée , V entajfement
des montagnes 9 rajfemhlent ett effet pìutót à des ruines d'un
mncien Monde 4 qu' à un itat frimiiif.
Inoltre colle Comete fpiegaii , come il mare fu dal lor
calore in certi Inoghi afciugato , onde divenne abitabile
r antica fede de* pefci , e jcome io altre regioni dall'
urto loro fa tolto aU* immenfo elemento l* equilibrio »
- onde inondò il Continente 1 e in quefto modo u favorii
fce al fiflema di M. Buffon , che pretende provare , come
la prefente arìda Terra era anticamente la fede del
inare , e dove oggidì il mare ondeggia , colà v* era lido
afcintto . Ma chi vuol vedere , come quefti Ailronomi
{lochino. di fantasia, veega Bnmeto , ove tratta della
origine de* monti t e VaUifneri , ove de* Croftacèr, e
Tournetfort^ ove parla della formazione de* fallì. Ve-
• 4rà y che le montagne piik alpcjftri anno pur efTo una
mirabile tellitura di varj ftrati 9 df vene , di meati , e
di concatenazione , e direnor ancora di antiekità , . che
Libro Quarto J 15^
Fingendo vo' coir agitata mmtt ì
E non piangerti tu , mifera Terra ,
Già tante volte de fplendor chiomati
La tirannica forza, e-4l duro impero?
Tu ben Io fai, che le Comete orrende
Dal crine ' infetto i velenoti'influffi
Or ti pìovvei. nel feno : ora crollfindo
Col rotar furiofo il debii fianco
La vaga lacerar tua prifca gonna,
E al maeftofo, e ben difpofto corpo
Tolfer proporzion , vaghezza e forma ,
E il fér gibbofo , inordinato , alpeftre ,
E di certo rovine orrida tomba.
Tu ben Io fai che lor traente forza.
Cui lò> fteffo Nettun contrafta indarno ,
Dal fondo follevò gl'Jtitmenfi mari
A ripiombarti rovinofi in feno ; / ^
£ tu lafciando ali' ampio flutto in preda
. L2 Gli
aoa le può derivare daU? Qomete ^ fe. non chi vimle
^al oaiualc rovcfciamfinUD della natura trarne un ben
.molg*o;, e organizzato: ^tto • Vedrà che non fon toate
1f.'5^^*^'*?M*"Ìr'"5"S'™®« ^"^^*^ battano a contentare
n»f»ziabae M. Buffon 5 e che ^Ucnne montagne, cEe
fi vogliono jff^ndate. dair acque, fono oorì alte che
converrebbe tuffar: fotf acqua tutta V Europa intiera
per ridurla ial naturale livello., Si conjjhinda con dire
che Urania pri?fide 4^gtó Aftri è pur una delle nuovi
Mufc , ond* talv^Ha fO^ ^l» cojnpiaoe delle poetiche
favolofe immagini . '
1 64 ^^ìi' AfìronomU
Gli antichi regni, altre cittidi etgeftii
* Ove primg guizzava il -muto armento..
Pur non fempre il fiammante Aftro crinito [r).
Scompiglio al Mondo, e fiero lutto adduce
Ai miferi mortali . Ei pu^ fovente
Splender benigno, e rallegrar la Terra
O il baffo Polo appropinquando a Febo ,
OJei torcendo per pi^ dritto calle.
Allor eterna primavera i ^ampi
Farebbe lieti , e in dolce clima aprica
Verrìa cangiato l' Iperbòreo Polo .
E le r Aftro in valor fia vinto e in mole ,
Porrla la Terra vincitrice al tergo
Seco trar U Cometa, « far che Torme
. , Offe-
[rl Per compeofare il terror delle Comete d fanno fpera-
re eli Aftronomi poflibili vantac:gi ; fra gli altri una
perènne primavera in tutta la Terr» ; foltanto che nn
piccolo urto cagioni un lieve movimento nella fua litna-
zlone rilevando 1* affé : anzi fecondo Hallcy citato dal
JVlaupertuis , è di dà feguitp 19 qualche regione quefto
si0^tÀ alla Iktituainè, fotto la quale fono oggidì :qtte
paefi , è il reftinte del freddò di quelle contrade , eh
«ano altre volte fitilate ^Wi preffo del Polo > •«he i
ghiacci, che fi trovano ancora in sì grah copia, fono
fi rtftantc di quegli , ond* erano già tìn' tempo ricoperà
te, che non fi fono per anche internmetìte liqucmtl .
Né altra migliore fpiegaiìonc fi ptiò addlftre, che l*iirtft
.41 qualche Confata , eh' alAfial tia^oitate quelle {eUtQ
Kgioni a clima migliore. • '" .- - • •
\
Libro Quatta. 1*5
Olisqxiiofii prema, e nuova. Lana
Di pUk puro fplendor le notti accenda »
O almen rapirle il fiasirmeggiante manto i
E fame ai {òfco cria 'chiara ghirlanda •
Forfè ^Qco atrverria che al mutuo fcòntro
Dai monti infranti e dagli aperti fpe chi
Nuovi metalli , e piir leggiadre gemme
Ufciffer preda del mortale ingordo»
Or tempo viene ornai che moftri aperto [/]
Qual ftrana forza tanto immani corpi
A fpìhger vaglia 9 e a giugoer V ale al corlb •
Breve è 1 fentiér : ma fenza onta e perigiit>
Lafciar noi deggio d^ orme intatto addietro »^
Ma lunge il folleggiar de' prifchi Saggi ,
Che n^ti Afiri e nel Cielo un^ alma infonde ,
L 3 O
, . " - • .... . ■ . ' -
t/J Grande prodigio è in vero, che gli Aftrì di sì ^afta
mole s'Aggirino (aon:>sì rapida velocità. I FtbfdV ne
inno indagata la forza motrice. Platone con altri Saggi
fu di parere , che uno fpitito atiimaiore inFonnàATe le
(Ielle , e le travolgefle . Virgilio in breve ci addita il
Siftema Platonico . MneìL Uh, 6.
Frincifio Cttlum ne ttrras campofyui HqUentti^'
Zucentffftque jglobum Lume Titaniaque aflrq .
Sfiritùi httus'alit ^ totatnqut infujh per aY^uì -
Juens agitai molem , £^ magno fé corpcfre mifQet ftfr.
Ariftotele infe^avche i corpi celefti da una thteìligenza
Suprema Tefi|bno mofii ; Cart^o Ticprre-fi .Hir£ftioil
vortici^ che leco avvolgono e raE»ìfcoiia gli Àftri,. Uopo
non è di efaminar qireflre fentenzfe , «ve oggidì d? «Uro
non lì favella ,-c^e di «rayiti «mralB^» ofiìa 4^>^
1 66 De ir jijìrommìa
O fpirto , o mente , che di lor s' iadoima ^
Gli regge e nutre , dt fé gli empie e (eco
Si volve, fì rimefcola, e s^aoifce. . .
Che fé r a^l rpttr colante e fermo ..
A lor fenno e ragione infpira e dona^ .
Chi lo fpirto negar potiebbe » o vita
A quella ciondolante macchinetta) '.-
Che fviluppaodo le dorate rote
Con certo periodar, diflingue l'ore;
O Talma pentatrice a'bnzti, a'pefeiy, >
Che guizzando j o finrpenda^ ed aliando
Spiegan sì vari ed intrecciati i mot! l
Né gli penfi aflbrbiti e vdti intomo \
Dal fluttuar deWQftici voraci 9
Che le Comete ancor immerfe appena
Nel turbinofo mar rapite a forza,
Quafi fianco paleo* con Marte e Giove
Andrebbe roteaodo a gorghi in preda,
£ non ritrofe per oppofti cerchi •
Fuggendo altrove con fdegnofa fronte •
Che piik dunque t' aSrena • o che pi&i temi
Nelle fteHe a locar traente forza ^ \
Che le travolva , e con arcane leggi
Una neiraltra a gravitare adduca,
. Se da mutue ritorte , puoi tu fteffo ^
Vedet gli Altri ^annòdàtL, e fpinti, e tratti?
Noli per diritte audrtan aceme vie*
Gii
Libro Quarto. 167
Oli «gii Pitoeti deirinerai in prtdaj
Se tenace virtà nel Sole afcofa
Non: gli ^raè(Te deviando il cor io
Per cum giri e andirivieni x>lib^iii ? '>
E perchè fegna torcuofe EUflS
Pur Ài Saturno e Giov^ il ligio duolo
E di Verta fi Satellite Latona ,
Chi al vecchio Genkore, al Figlio» ad Opi
Oferà di negar la forza ifteffa?-
Ma non Vó4i tu por la Stella Elea,
L' Adrò 'jcriiccìofo del falcato Nniae ».
E d' ambi il fido flaol fidar repeate . .
Ad altro calle il piede 9 e rtbellmtl :
Degli ofati cosfia varcando jl.fegno
Girfi a rincontro ^ e daH' aitetso irhpulfo^ ^ ^
Cprrere traiti a pareggiar le fronti ,
E mano à man giogneqdo il Padre e'I Figlio
Rinnovrilar Y amor tra dolci ampl^ffì ì .
E quat attro feotier raggmgne e (ègne ^
Deir orvrde Comete i dulbbj terrori ,
Se nonele pieghi, le mllenti > pronte
Di Febo imperiofo a{: eenoo aiFretti ?
E fé l'immenfo mar non fente il freno
T>\ Cin^^a iftefla , folleggiando ancora .
Non faprebbe fvelar Parnafo e Cirra A
Quale vìrth da* cavernofi fpechi
V onde fpumaati ver V aurora edolla ,
1.4 E
\
>
1 68 Djeìr AflrtmmU
E di beijmovo raggirando aflbrba.
Ma noQ però fempre a fermarfi iatento
Vo' nell'alto del Cièl ftancarti il guardo» «
Cento qoaggiàcmto portenti in terra
Ti moftreranno la mirabil forza.
£ non vedi i liquor , cai niefce) e affoca
Ke' Vetri ardenti il pallido Alcbimifia,
Ferver, divincolarli, e agli altri a gara
Drittamente affilarli, ed avvincbiaado
L'nmida maffa raggropparG in guifii
Cbe di flntdi aflai raffembri on fi>lo \
TL che dirò come il vivace Elettro
De* corpi rapitor guizzando invada
Gli oppofti fiti e gli avviticchi e Aringa; •
O come imperiofà calamita
S'avventi al ferro, e sì d' amor . T incenda ^
Che lei avido fegua , e in alto voli
Del centro fprezzator fofpefo e faldo;
Quai del freddo Pangeo T isrme forefte
Pe' Rifei ghiacci e le Strimonie nevi
Teco carfaro al fuon, vedovo Orfeo ^
Dalla flebile cetra; o qua! le pietre *
Intorno a'folcbi sì fpiccar di Tebe*
Tu pure di ragion tracciando l'orme \t\
Non
t#] Altra forza non può meglio fpiegare i fenomeni cele«
fti , chf iucUa ritrovata 4a Newton • Qjitfta li è 1;^
NoB a^orpi negar. U mutuo impero 9
£ fia qaefta lavor di legge innata ^
■M
sia detta Gravità generale, offia Attrazione;» virtù per
cui i cbrpt mntiiameiite s* attirano e s* avvicinauo . Se
quella virtù fia prodotta dal movimento di utialche fin-*
▼ido , o iìa una legge primordiale da Dio nabilita nel
crear la materia , non giova il difputarne ad un Aftro»
nomo, n partito ^iù faggio fi è d'approffittarne delle
fue leggi , ammettendola come una induzione tratta
fenz' alcuna contraddizione da tutt* i fenomeni celefti •
£in vero citi fenza forza d'Attrazione potrebbe fpie-
gar si bene le ilrane vicende de* Pianeti « le perturba-
zioni delia Luna , l'aberrazion delle Stelle , i giri delle
Comete , la figura .dcUa. Terra , e il fluflb del Marc ?
Già di tutti quefti fenoiheni altrove fi è favellato .
Il fiftema dell* Aftratlone ritrovato da Newton fu por^
zionato da Mac-Lanrino , Eulero , Bernoulli 9 Richero «
Ciairaut , e d* Alembert , i quali V anno ridotto a leggi •
Quelle fono , che tut^* t punti della materia mutuamen-
te s* attraggono : quefto sforzo non è alcuna fifica azio-
ne di un punte verfo il punto diilante , ma o è nna
naturale tendenza d' un punto verfo T altro , o una li-
bera legge dell' Autore della Natura , che' così à ftabi-
lito fecondo il fuo beneplacito, il che ricade nel fifte*
ma delle Caufe occafionali .
L'importante fi è, che quefta forza nelle maggiori diftafi-
ze è minore in quella ragione , che chiamano reciproca
duplicata ielle dylmze , offia reciproca del quadrato della
difianza , in guifa che in doppia diìlanza'fia due Tolte
più del doppio , offia- minor del quadruplo , nella tripla
tre volte più dek triplo ; offia noncuplo i nella decupla
dieci volte piir ilei decuplo , offia centuplo. Perciò
efprimere ficdncepifce tal forza , come una virtù, che
fuori fi ^ieca da ciafcuna particella, e che sMnoltra
con movimento uniforme, nel qual cafo tanto minor
«(Ter deve la fua intenfióne , quanto i^er maggior fuper«
• ficie d* una sfeta fi fporge d' ogn* inttorno . 'Ea fuperficie
' poi delle sfere , come dimoftrano i Geometri , crefcono
in quella iftefla ragion duplicata della diftahzà , offia
. in ragion femjiltcé def quadrato della: diftanza. Quindi
la mifura di ul foraa fi defume e dalla quantità deUa
1 7^ Dèìf 4fironoMi4
O prodigiofo meecanma, ia tutti '
Saggio diffondi la traente fòrza • — -• .
Per lei dai fommi gioghi in T ime valli
Trabo^can . rovinofl t faffi ali>éflri ;
Per lei mngghiàndo e impetuofo fcende
Il torrente rapace , e gli argin rotti .
Svelle le felve 9 e con gli fg^rfì armenti
Del pallido paftore i tetti avvolge '
* Entro all'onde correnti, e fatto gonfio
Di torbiJ* acque , che pe *I calle aflbrbe,
'Le piante atterra e le campagne inonda.
Per l«i dal £en di rofleggiante ^oobe
Si difprigiona la fulminea .fiamma ,
£ or guizza, or Tale, or hirbinofa piomba
A frangere di torre altera cima.
Tutt* i corpi per lei Tuno ^er l'altro
Da fcambfevole amor fi slanciati tratti •
Ma qual ìomnenfo mar con fragni remo [m]
Io
r
— Il IH I J II I II ^ '
. materia.^ yerfo cui ella teode, la quale quantità (i dice
mafa , .'e dalU diftan» $ e. Q cava, quefto Teorema ge-
nera e: Lmjhr^a attrattiva Ktut9niatm è in ragion com-»
fofia dalla àir^tta della m^a attraenti , f in reciproca
' duplicata' dalla diftanza della fiejfa fHajfa . Q.uefta attnu
zioue in fìue à la dote, che quandet il corpo è arrivato
a tal fegno , li cambia In reputfione . Tanto d* una for-
za eh« dell! al<^ra ii veggono gli ef^mpj anche ne* corpi
terreftri, come.oelle chimiche fermentazioni, nel flavi*
do elettrico , t; magnetU?© , ec,
[il] Le leggi di qpefte due forze Attrazione e Ripulfione^
ibno;ftat9 con molta divcrfiti Ridotte .a fiftema daU*Aba«
Uhro Scarto. 171
10 vo'foloindo? £ con qaal defafil prora
Come ardifco ffgiiir qae' grandi abeti »
Che van fkari con gonfiate vele?
Tu Roggero tmmortal 9 che del tuo nome
11 Mondo ingombri ^ eai le dotte icole
Sol
te Roggero Bofcovich nella fua filofofia » ove mirabil-
mente ipìega tutt* I fenomeni della itatura . Egli in prw
mo luogo ftabilifce che i corpi fono conpofti di psnti
matematici , indivifìbili , e gli nni dagli altri fep^rati t
onde V* è frappofto il vuoto . Qntndi ammette che i
f^unti della materia fono determinati fecondo una certa
egge ora ad avvicinarfi , ora a fuggtrfene . Quella leg-
ge egli ftabilifice cotale, die nelle minime dtftanzà le
forze iiano rìpulfive , e tanto ma^eiori in infinito »
quanto le diftanze fteffe fi diminni&ono in ìninito ,
coficchè fiano idonee ad eftioguere qualunque velocità
quanto fi voglia grande , colla quale un punto poiTa all'
altro avvicinarfi , pria che la lor diftanza ivanifca •
Crefcinte poi le diftanze , in tal gnifa fi fminuifcono. le
forze rìpulfive « che in certe diftanze piccolii&mc di^
viene la forza al nulla : pofcta di bel nuovo , creCcinta
la diilanza , fi mutano in attrattive , che nel principio
crefcono , poi fi foemano , e fi cambiano, in rìpulfive »
che nella ftelTa maniera crefcono , quindi fcemano e fva-
lìifcono , e ritornano a pafiare in attrattive , e quefto a
vicenda nelle varie diftanze piccole, finché « quando vi
fono difhinze alquanto maggiori , incominciano ad ef«
fere perennemente attrattive ^ ed al fenfo reciprocanten*
te proporzionate ai quadrati delle diftanze ; e quefto
addiviene ,' o fi accretcano le -diftanze ancora in infini-
to , o almeno fi pervenga alle diftanze alTai maggiori
de* Pianeti e delle Comete . Q.ueiia legge , come foglio-
no i Meccanici, efpone T Autore a^Ii occhi per mezzo
d* una curva , con la quale il tutto fpiega egregiamen-
te . Io rimetto il defiderofo di cotali notizie alla filo-
fofia ftefia deir Abate Bofcovich, ove potrà pafcere
r intelletto con frutto notabile di rilevarne importanti
arcani, e non lieve amaùraziMic.
1 7 i Deir ^flrommìa
Sol per gloria acqoiftar chiamano Figlio; *
Aa Oli- lice fcoprir col vafto idgegao
E d'Urania e Matefi ì cupi arcani,*
Ta non temi feguir il gran Nentonoi
Clairant, BernouUi, Etilero, e dove quefti •
Non gianfer mai , tu fpingi ardito il corfo 4
Per te fanno i Licei, che i corpi tutti-
Teflìiti fon da indivifibil parti ,
Che ftir monadi dette uà tempo, or punti ; '
£ che. quantunque quefti avvinci e Hretiti
Sembrin ne i corpi , pur tra T uno e T altro
Si giace il voto \ né perchè cotanto
Tenace anfembri e lento o vifco o cera , . ,
Pur non v*è Matematico contatto;
Né quefto dar fi pub , quand' anco il terg^
Dolga percoflb da nodofo cerro,
O prema il fuol pefante ruota o piede.
£ come avvenga sì leggiadro arcano
A noi de* corpi la natura ift^fTa , :ì
Affai chiaro ne moftra. I punti adunque ì
Ond' è formata la mi^teria inerte ,
Due forze àn fgco. Una leggiadra e dolce ^
Cui Tamorofo cor brilla nel volto,
Gli fpinge e tifa ad avvinchiarfi infieme^
Quefta è l' Attrazione L* altra ritrolà, •
E qual Megera di flagello armata
Smaniofa e feroce addietjeo .càccia
Gli
Libro Scarto:, 17J
Gli abbomioati obbietti , ed è la forza ,
Che Ripulfiva i.detu. Entrambe il freno
Seatoa di certa legge \ e quando è póllo
In mezzo ai corpi minimo intervallo^
Allor la forza Ripblfìva accende
V ire ritroiè, e pih'il contratto, addoppia »
Quanto piii s'appropinqua il corpo t>ppofto •
Ma quando crefce la diftanza, e lungi
Ne va i' obbietta i di crucciofa e fiera
Yìh, manfueta viene, e Tire addolce^
E fe piti s* al lontana, allora langae»
Anzi in tenace amor volgendo Tire
In improvvifa Attrazion fi cangia.
Ma come avvien nell'amorofa fiamma |
Ond* arde il core d' infelice amante ,
Che inftabil Tempre ora s' alluma e briUa«
Or fioca impailidilce, or fpenta giace,
E fpenta fi* ravviva , e pih fiammeggia ,
E fiammeggiante a illanguidir ritoma »
E cento volte rinnovella incerta
La vivezza e ,il languor, la lace e Tombre*
Tale la bella Attrazione ancora
Accefa appena vieppiù crefce ed arde ;
Ma poi temp¥a le fiiimmé, b illanguidita
Vien meno t ^o a pòco: )anzi tìfvtglia
L'antico fdegno, e fatta Ripulfiva
Da fé uccia gli obbietti , e pHi di prima
In-
1 74 ^^W Afirommia
Indomita divien : febbetl faa fdegne
Simile a foco la Jieve. paglia accefo
Torna ben prefto placido *e tranquillo ,
E qaal prima fi cambia in dolce amore.
In tal guifa incorante or Tono or l'altro
Affetto ama alternar , finché frappodo
E' picciolo intervallo. Che fé grande
Fia la diflanza , allor iiccome avviene
D' un caro obbietto , che lotttaiìo s' ama ,
Né mai fi fparge d'un ingrato obblio ;
Così pereqne Attrazione i corpi '
Con reciproco amor a girfi incontro
Sofpinge e tira . Perciò vedi in Cielo
L'un l'altro attrarfi i docili Pianeti »
E le Comete al Sol rapite iotomò »
E il, puro Sol dalle Comete attratto. .
Sebbeh che ti traxtengp in vane ambagi.
Se quanù T AtÌ9 > il Mar , la Terra , il Foco
Ammirandi Fenomeni produce
Tutto è d' Attrazion leggiadro effetto ,
O della Rifulfiya .emola iomì
Ma qual di voì^ Cadalie Dee, {U'ifrfpira
Edio diviOf che 1 granSUldma adegui »
E aK?to moftd i'iagegaofa^Pwrv*,; •.
Ond^. (oa , tf af ;i j cupi arcaai a hioe ì r
Ah! ctie avvezze all' erborar opache valli
Del vaga Pioda| e al mormorio fDave
Della
Libro Quarto^ ijy
Delle limpide fonti d'Ippocrene
Or ritrofe arretrate il molle piede
Dairafpre vie, che a Voi Matefi addita.
Voi fol potrefte con quell'aurea cetra,
Atmo.'Rugger, che in A fublime'fuono
Cantò le Eccliffi di Latona, e Febo,
L'afpro intrattabil' argpraento a tale » r.
Addolcendo abbellir , che adorno e cotto
De' poetici vezzi al Pindo piaccia,
Come già piacque a i pi^ dotti Licei
Nella facra .caligine ravvolto
Dell'accigliata e ruvida Matefì, .
Che i SiSemi obbliando al Mondo chiari ^
A voi Tolyolgc il ciglio^ e lieta applaude. 753. '
Fine dfil Libro Quiorìp.
/:>
1 I .,.if ,
» » ■ < . I ■ » » • <;
»i
DELU
. 175
ASTRONOMIA
X.IBIIO QUINTO.
R r ^rmì canterò d* Urania invitta >
i incidi criftal , le terfe lenti ,
Le sfere e 1 tubi. Voi di Bacco e Pale,
Di Minerva' e Nettuno induftri arnefi
Con quanV altri trovò T ingegno e V arte
Già ricantati fiete. E chi le curve
BaHiffe ignora, o T omicide bombe? . *,
Da chi le (arte e le velate antenne
Non fur defcritte, o gli erpici e le marre
De' campi feritrici ? Un calle intatto
Tentar è duopo, che da Timo volgo
M' alzi a le cime de' bei gioghi Afctei .
Oh chi le fonti e Todorofe felve
M* apre di Dirce , e fotto V ombre annofe
O de cedri m' accoglie , o d^li allori I
Io meco condurrò le To&he Mufe
Per le valli di Cirra , e lungo )i rivo,
Ch^ il volante corfier fuggendo aperfe ,
A l'onde infegnerò novelli arcani »
E novelle aprirò fucine Etnee
Di Vulcani miglior ; né più s' indugi 9 ^
Che
4
Che gii G»to ecfiee^txt piE) belle incBdfji
E noi chianu a veder U mole e l'arte
S'armi più vaghe e pia leggiadri -uneG.' '
Sorto, Dolload e rimnUH'ul Craaino. - v
E prfa aliò dì que* piti lunghi Tabi ,
Ch' aggraivlifcoa gli obbietti* e poooo al cigli»
SI preffo addurre le riirofe ftelle. -, -
Di lucido cridal s* ele^ in, prima [«]
Bea terfa mole, cui la doppia froate ;
F(dve oiiauta , o lieve lamioetta , . , -
M ' . O
W II piìk utile e priaci|uU obbietta (fella Diottrici fi i
il Telefcopio . SiTormnno qHdli in più maniere, e con
piìì Unti : ma i prìl camaot'Tono formati di iliie T'Ari
coavcf&, l'uno MiitiSvo , oculare l'altra. V abkiittìv»
tale efler Jtve , che rinnirca jn un punto foto tiitt' i
rassi che ne vengono dall' oUiietto , i qnaji ifinténdo
panlleli dall' oculare entrin n di' occhio ; il che {ìvit-
tiene, fé la lente da ambi l fianchi i ctmififià/'Ló ftef.
fo efietto -fi avrebbe , fé folTe la lente ancor dall' altr»,
parte piana o cfineava , e dati' altra cooTelfa , nta con
«na'conveffità , che aveSe una maggior curvatura offia
inioore il [aggio delU.ika.«Euìcità , ad i^ual cafo li-
. faol chiamate minifeoi ma il più delle volte fi cDilfima
" formarla da ambe le parti .conveflà , e tli più egual-
mente conveia . te lenti , che liano divcrfe curvatuce ,
e ì tfiini/ci ftnnq femprc Kna lente, dj cj^ale eonvcflìià
da atnhe le parti , U quale ad effe currirponde in "ui-
fa, che producano lo ItelTo effetto per ri[;uarJo a rac-
cogliere 1 raggi , Chi volcffe fapne, come fi lavorino
si' Illronienti Aftronomici , vegga l' Ottica di UT. Roìicrt"
Smith, traiolta dAii' inglcfi nell' lit/tma Fyanceh cm va-
?/**"¥'"» ",''S'.^- P'^^"'"- Di>**i ne dercrfve l'Arto
lAeai. Rial. d> Parisi ; e VM.B''feK^ich de Dfff^Tihui
Som iff LHfUe Ub- 2. adaot. 49, . '
ItS ■ Beìr Jfironomia
O «bile flfoppictìiar Sì lifcialcart^' " - -*
Vada ISlcaoio^ e la conoda è dòtbì.
Finche a fianchi appianata s* erge lA mezzo ^
Q.nal Pelatiaca lente, e i raggi accolti'
Torca dal 'gonfiò fen , rifranga 't pieghi .
Poi cara avrai , ch' ella toadeggt in gnifa
Di picciol cerchio, e in na fol pnato aduni
Quanti da un pònto fol partottfì rai .
Ma deh quamo'adoprar ingegno è dnops
Nel póne freno a V ìndomabH lace ,
Poich^ ella nri cader fii tonda lente
Della rferica forma ofle faperba - — -
Né fi rifrange, né fi volve appieno f
Anzi, quanti colori ,or biondo, e azzurro,
Ot verde e pMporin- fpi^no i Fili , ■
Tanti dove cader diverfì pnati
Amaà ritrqC d'voa fède iCleflà.
Come daaqne aSrenar de' pontaniaci [^]
Po-
tJ] l' oftacolo ma^ijiore per la. pnfezioae <i(' C^nocchìalT
è l'ineguale tefrangibiliti de' riggì diverfahi^nte colo-
rati • Eulero ^o{e intorno all' obbtettivo a tal fine dne
lame piene d'acqua, ma non vi liufd fecondo l'efp'e-
tienaa ili M. Maupertnit. E«lio & ofleivato , che il
criftallo iti rocca i. una rifrazione piil grande, olie_il
Tcirp di Verteiia, onde co nclu Ce quello non elTWe, idp-
nco a' Canocchiali , ma non avvertì , che la dilperfiorie
de' coleri prifmatioi era ancor» piò difierente ,' che la
TÌfraiione avuta con quelli. Faciments le curve, che
determinò CarteGo , e pofcia autori) Newton ^ n^
ticlcono all'intento. • .. _
Potrai la 1itr(tóa^^N^lldl 'Neatdili . -'^
In firagarcriffiil jiOtrifebè indurre J> f ^ ^ '•
E peKh>^iVtóarvfrNÌc^te'fói?triàV'^ -"- " ^
Ognot iJhè Wn^ llcFamfeofo 6bBfè?ftof \>
DiftattzaeCeae/Nè^ti placda'iVfroùW ^^
Locar del 'Tnbò ^ocì locentf larae^ ^'"^ • '"^ •
Del flutto^mà(lfij;fpumTOÌt e coirne^ - '
Che la luce tion'meóf di 4rea trtìròfa *^ ' • *
Per viriò caUe fi slwcrfJ^gtà ^pSrte'. ^ i '- -
Meglio fòra'^derìfare frifiémé \ vetri '
Di natnfà 'tra lor diverfì'hi §uifà*5; -^ — • ^
^èfit ne lo fteffo feno ì varj raggi
■ T revii Ha -fede -al 4or-defir xoofoiiM*. . . -^
'• -d.D ,'.."• '.M «^' •■• .) ••'■ Pwr-ri
Potlaod ingeenofo Artefice^ Inglef^p ^ ^ gr^pde Aftronomo
. fofiaà i pnimi » op^cioii ^àftgpli .j^foegenti.. i. Con
vetro giallo « e 4i <?plor di paglia ^ detto ^fir» ài Vt^
nezia • a. -Con il v«tfo d* Inghilt;erra , dfitto .i^e^r». (V^
. 00^0, perchè rotondo,, «Gonil criflallo bkii^o 4etto^is
^ Londra S^ilex^ donde formanfi vetri e qaraffe. Fprm Ì
prijCni di .qne^i due ultimi vetri produ^en^i aé** «o^ri
una eguale divergenza de* raggi ,, ofiiaégoat^ fte£a nelU
. ipottfo colora , OB^erdii^ | deve , oi^ ni*: abbietto rA|t
. tali ye.tri ecMnpofto Jion ronderit alcun polore prifoi«ti«o.
Koa è il p^foj che ìiffi>r2À la; rifcazioiie » p oìchè lo* fpi-
rito di Terebiutioa i preflb.vhe eeual rifrazfone, cfiane
il vetro , eppnr pefa affai meao. Un obbiettivo ecoeUcn-
te tu trpvatq nel 17163. da M. A^thea^lt9« M 7. {liedi .
Secondp.jy^. Claii;;aut i raggi d^Ue.cHrFajtiire delW pa-
reti latertori debbon ètTere eguali alla ^iliinta parte delle
^ dne efteriorì pareti. redi.N\^g la Land^ Afti^nómOf tve
parla dejj^* Iftromenti Agronomici • ^ < y. - a
r-'
Perciò r iodaftrd ed, iavMtdir iBrititiiié y
II ptllido criftallo. Vi vnètyVk hìmn^ r
E qael , cf^^ coronato* Anglia fi noma 9 2
£ altre dive|rfe mafle; io^me accoppfiafv^
Quindi 1.* d(bH^ ^i(hl Locato e fermo N .
Ne Carneo. Tubo accoglierà de i' AftrOr;
I pari rat f. che sbandeggiati e fparfi
Cader ^vedra^fi >iie T oppofta; .Ipnte,» . ; ^
Onde ti fpiccheran per dritto .cai le
De rAifaronomo al d|^, e valiqandp:,
I nervofi invìiappi» i cerchi >. i knlf
£ i moltipUci mnor Qe Tavea, p (rete./ ^-f
y— — i— M^w^MW— ' M ii I I l'Ili !■■■■ ■ jw ii ' g ! "! !"' " f f "
[c] Entro deir occhio ti è noa fpecie di lente , che fi.
appella umor eriftalUno^ la Quale dipinge nel sfondo
4Ìeir òcchio 1* Immagine aflai dilli nta, m» rivoltata dagli
oggetti efterlorì. Negli obbietti celeiir'lian!^ importa
auefto- itt«;oa¥enieiite , poiché i Corpi ^ che y (^erranfo ,
tono rotondi, e quindi Tempre {r veggono nella fteiTa
«òfitora ; ma per gli obbietti tdrr'eftri >er rkddrizzare
fa earvaftira de* raggi fa dnopo àggingnercf 4ao altre
lenti al Canocchiale ; e principalmente per ufo della
marina fino a fei Tetri fi adoprane pet non confondere
gli oggetti e rivoltarli . - « -
Che' fé l'umor i^riftallino A poca convefiltl , * cfò ehb fac«
ctAt ai vecchi , allora i Aggi ^eo ^ piegano , è di^
fceridono nei fondo dcU* occhia prima d* efTeré nnlti •
' Qaelli che anno qnefto difetto presbiti fi nomano , e^ il
~ loro rimedio fi i una lente convefia a^^preifata alP oc-
chio , la ovale fnppUfca alla mancanza della ^oca cor*
▼atara nella lente -interiore • Qjaelli che (bno foggetti
air oppofito difetto « cioè che Inno V umor criftallìno
troppo turgido , miopi fi chiamano , e ^il ior rimcdié
A'i un vetro coacave*
Folgoreggfando kfA^na rimniago^
Ma qnel pum li^r, che *a fondo- ^nk
Al lucid' occhio, e dal'crìftal lì noma.
La torce. in gnifa, che )a (tdba.parte
Volge a U maoca, e l' alta fronte abioit
A P-imo-ptedei e il pii felleva in alto.
Per iè ti cale a Io fconvolto obbietto
La prima ridonar forma natta ,
Per eatto al Tea del Telefcopio aj^iugoi.
Altre due leati a la primiera ugnali.
Che le vecchiezza -inaridire in p»te
Ti fé ne Tocchio il cristallino amore.
Onde fparfì cadraa nel fondo i raggi «
Allot convefla lente al ciglio appre(Ia« £
Che raccogliendo la fuggente lace
li vizio ammendi. E fé l'argentea linfa
Troppo turpida e gcofia i rat confonde.
Tu rocchio allor di cavo vetro ingombra i
Che 1 Lumiaort fili affinai e rompa.
Ib giùla tal tu j qual novello Lioce \d\ ,
' Mg V*;
i^ L'immagine, che la IcnEe apprerenti , i tinto mag-
giore , quanto piti lontii» i dalla fteiTa lente , fcrban-
dofi però te davute leggi , poiché le linee rette, die
■n elTi vicende oc lineate £ Ettctreigtiano , tanto più vi-
cendcTol mente retrocedano , giunto più lontane fì fpia-
gODO, « parilo , Eeneodofi n«l Tstbiite l' egu.islinnza ,
tanto mnissiare è l'imraasin? , quando è maggiore il fe-
nidiamet^a iii;lii sfe:ki;l , chp à la ììipeiScie della
lente . „ . „. , .
iSe DelVAfhommU
Vedrai le cofe fcònoftiate' «I VoIgOi^ *
E joitte fcómrrtf T eteree sfere • :
Ma ft 'dee colotarfi-. intatta e para
L* immagia iamkiofa ^ intomo %ombni
Dal
m^
Inoltre rimmaeinc ne viene aflfai più diftinta,,^fe dal
luogo , óve il rabcoglie » fi efclnda ogni eftranio lame
riflettuto dair atmosfera , ppicfaè la luce frammiCblSata
alla luce « che paflfa per entro alla lente « rende V im-
magine aflai conrofo e languida , e talvolta la nafconde •
Perciò fi applica la lente al foro d'una fineftra chinfa,
e fi ricevè 1* impiagine entro alla camera ben ofcnrata ^
Di più di giordo $*'adoprano oculari più deboli, di not-
te più efficaci « e fi annera ancora col fnmo^ la lente
per non > offendere co* foverclij raggi la vifta , ' la quale
molto foffre in tali oflervaiioni » e M. Caifini. divenne
cieco nel fin della vita^
Finalmente I Canocchiali àggrandifcono robbietto tante
. volte » qnante il fuoco del vetro obbiettivo contiene il
' fuoco dell* oculare • Cosi un Canocchiale Ai i8. piedi
con un oculare di a* pollici di fuoco aggrandifce 'un
obbietto ic8* volte. L'apertura dell* obbiettivo, offia
larghezza è la canfa del lume maggiore o minore , fe-
condo la iìia, grandezza. Quindi 1 maggior y.etri .racco*
guferanno maggior copia di raggi • Ma convien' tifiette-
xe , che V eccefib dell* apertnra produce fovarchia aber-
razion di. luce , e rende gli oegettt confufi . Perciò due
pollici e mezzo foltapto dar fi debbono d* apertura ad
un Canocchiale di ig.. piedi , fé fi vuol che fia molte
lutile «^ Ecco la tavola di M. Huyghens •
làm*
Foco
piedi
ì
6
9
Apertura
pollici
0, 97
1. 37
I, 67
%, 42
Oculare
pollici
1,07
1% 50
if S3
2, do
• Uhro Quinto à i%^
Dal Tf(e(copio la foverchia lacet - * *
Che del lame ftraniero alleata, i tag^^
O*kMr0:,il cade attraverfaado^ afloibe*
Perciò , quando il mcNrtal ricbiama a 1* opre
Coa il vivo fplendor 1* ardente Febo,
Dovrai trattar le mea robufte lenti
Serbando allor le pia vivaci e terfe,.
Che di pallida notte il Cielo ìmbratii ;
O di chiolk fine{fa(;a a picciol fero^
S'affidi il tubo, e'teaebrofa cella
Fra fuoi taciti orror Tobbietto accolga*
Né ti fugga al I>enfier9 che giova al ciglio .
Con il fumo annerar gli oppofti vetri ,
E la faccia allaigar tra '1 molto e /l poco»
Poiché dal Canocchial .perfetto e terfo
Tante volte aggrandH^paoffi TobbiectOy.
Quante il. vetrp prìxnrero il foco abbraccia
Drquel ctù ragli guardo Urania affida*
Ora gara d* onor tra regai forfè [fi
M 4
lei Molte nazioni contendono fi-a lóro per aver la' gloria
della fcoperta de* TelefcopJ. Ugenio rattribiiifce ad qn
certo Giacomo Metz Artence Ollandele, Sirtfirò a €ri«»
vanni Lippersheim , che primiero ^li fabbricò a Mid-
delbourg in Zelanda: Guglielmo Molineux al Monaco
Bacone Inglefe . Ma la comnne opinione fa nafcere si
bel ritrovato in Italia , e ne fa inventore il grande Ga-
lileo. Il certo fi è*, che quefto ipfigne Matematico fu
il primo a farne ufo , e a far con elfo novelle fcopertfc
in CielQ . Égli (copri nella Luna i moati » i Satelliti
i84 Dtìr AjirtmmU
QjUal di loro primier die forma e vfét ^
A sì «mirabir móIeV e TAnglia altera
l^on men de ToDde, che de T Arti doattÉ
Se r inveatriee avventarofa appella ;
Ma non 2^ avvede , che f indoftre Oliando^
£ TemoI Gatló le contrafta il vanto,
£ che TAufonia a primi allori avveizt
Nei foo gran Galileo le laci affifa.
Tu degli Etrurchi Re da l*aara fpinto;
Ornai ceda ti li^. Tu, 'grati Linceo $
De r amefe novello Urania armafti •
Né picciol merto al faticato ingegno
Fa non celarli a Te gli eterni fochi ^
Koa del tardo Saturno il fido ftnoloy
£ r aurato Diadema e T ampia fafcia)
KoQ r alte rupi e le profonde valli ,
£ i pellucidi mar df Cinzia opaca •
Te pòi gli altri , fegttir 9 die nuovi ordigni^
Agli antichi aggiugnendo , e in varie fi^ge
Inforcando i criftal to aebber vanto*
Chi per bene fcolpir T incerta immago (/]
Caa«
ÉMtfi
intorno a Giove « le (ali di Venere, la grande differeflz»
tra i diàmetri apparenti de* Pianeti e delle fteile fidb »
una moltitudine di ftelle molto più grande del numeft> »
«he fin allora era noto .
l/J Gli Aftronomi e gli Artefici in appreflb formaronsa
Più cfatU e più Iniighi i Telèfcopj . Cartefio forbib a
luo di tifteiSonc (atta di tre vetri t ti fao -ptire perf e.
ZSko S^im^ lif
^^Ogi& il bifjis vetro in chiari ^efoclii ^
E dii i tidii altttngb) dopfNÒ le lenti \
Come faole il nocchier da Talte anteam
La tremola fpeccfaiaiuio ampia marioa*
£ chi faggio ingombra di ^li il feno
CoQ tal* arte e faper. che Tiagegnoli^
Micrometro da lor ptiocipio addàfle:
Quella teflìita Ìq Cielo argentea rete »
Che da T alto chiamar poò gli Aflrì ignoti j^
Kon fol gli antichi accoilumare ai freno \
£ pub le fedi lor nK>(irare a dito ,
£ l'ampie membra e il gigantefco afpett04Ì
Né altro arnefe trattar T arfa Guinea ^
I dipinti Ottentotti e i Cafri irfuti
Vider la» Calile in fu le iponde edremo
De TAfricano mar fra nembi e (Irti ,
Allorché al cenno del gran Re de' Franchi
Narrò quapti fplendori accende e rota
QtieUa parte di Ciel, d^enrerge a V Auftro^
Al,!
»■ I I ' i ■ ■ ■ ■ ì .I M I ■
zionò Newton , a Cambridge : così Gregory , e Halley»
» altri ne compo&ro dei ^iu efatti , ponendovi due fpec*
* chj di metallo ne* Catadiottrici ; ma i migliori furono
cofirtitti dal celebre Campani a Roma • La più utile
iaggiunta al Telelcopio fu una reticella pdfta nel fuoco
' del Canocchiale chiamata Micrometro . (^uefto siiromen-
to , di cui fi parlerà da qui a poco , ferve a paragonare
i Pianeti , e le Comete alle delle fiife ; e 1* Abate la
• Calllcr fé ne fervi al Capo per fare un catalogo di prcf-
fo che dieci aiila fttUe nella parte Aaftrate del Cielo /
\
Ah ! fe per colpa di inoUesza ioi^é . ..^
Non >(iéa meno il vak>ir , T iog^ao 6: T a(te
Ne'ièduli nipoti je ne^Li^ei, .\ .
Tempq vena che T «iventrice affini
Ottica i vetri e le convefle lenti ,
Onde nuove fccmir eeUfti fiamme »
£ pih ficura enar pec 1 .arduo Olimpo «
Qj^al sì dnro lavor, qual afpra inaprefa \g\
^ attravqrfa dagli anni , o- da Natura »
Che
\j[i Si i fondanitnto 9a fperare nodVe fcoperte in genere
d'Ottica e d*Aftronoflua« $efaiben iian qaefte Scienze
tahto innoltrate , purè eflfendo la natura un téforo ine-
fanfto , fempre il poffono afpettare novelli ritrovati •
Bafta gettar uno fguardo (b r origine , i progredì , e U
perfezione dell* altre Arti peìr rimanerne convinti . Chi
ben fi i« ad efaminarle , conofce che al principio eb-
bero oridne rozza e mancante , e poi furono a poco a
poco aboellite e ridotte in feeuito > ali* eccellenza . In
oltre fi vedrà , che in ogni fecolo da qualche granda
e profondo Ingegno fi è fatta qualche novella fcoperta,
sei che 1* Italia devefi rallegrare d'aver prodotti molti
di quefti felici ingegni ritrovatori . Dagf* Italiani non
folo ebbe origine la mafiea « e Tarte di cavalcare , come
fi vide s ma Giano ritrovò le monete, i Leftrigoni Ta-
gricohura , i Ciclopi Parte di lavorare il ferro . A* tem«
f\ men rimoti quante feoperte fi fon fatte nell* Italia
riguardo all' Architettura coli* ordine Tofcano , alla Pit-
tura co* Àuovi e vivaci colori ^ alla Geografia colla fco-
perta ^el nuovo Mondo, alla navigazione coli* ufo della
oulTola, air arte militare colle fortificazioni ; alla Fifica
colla teoria de* Gravi e de* fluidi , e coli* invenzioni
de* Microfcopj ', ali* Aftronomfa col ritrovato delle Lenti
e de* Telefcopj . Piaccia al Cielo che non manchino in
Italia i Mecenati dtlle beli* Arti , che lo fpirito inven-
tore della Nazione non verrà meno , e fempre il Mon-
do farà di novcjyijl fcoperte arricchito»
• IShfo f^tnto . ì 87
Che rìngegDO niorul nob trovi é compia?
Noa>trov& rglt il metallo , il ferrò i il focO|
L' erbe falobri , i dilicati femi
)le r ime vene de la Terra alcoli,
;. Oode unto fiiU la bma in pregio
Bei Fillirìa Chiron , del Fabro Etneo ,
De U' Madie Eleafina é di Tubalca ? *
Qaindi venne il folcare i pingui campi »
V ^1 Xenunarlt, ed irrigali! , e pofda *
Con^finmenti e calor doppiar le biade»
Venqe. chi. fitoodb t »gsnto e f oro
In monete primiero , e chi Io vihfe
Intrecciando di Ini Ticami e tele ;
£ chi dopa «lIàfi;olla in lievi fòglie ,
In finitimi fili e vaghi intagli.
Venne chi palpitaniìo à (lagni e finmt
Fidò gli olmi cavati 9 e le rapaci
Onde infrenò • Chi per difela è fendo
Contro i feri animali, e centro i fnrtf
De r ingordo mortai cnrvò V acciaro
V In t«^e , itf elmi , in ' fanguinqfe ipàde f
E kL tlpati-e trincee s^adduffe e cinfe ;
Ma poi( nacqner gli Eroi > da cni fot i' Arti
AÌTai crefciute, rabbellite e colte.
Svelti ^lor da le felve i pini anno(i
De* pili remoti maif vìddero ì nembi ,
. £. piik fravofoiren fentiron r tc^ue
Iru
i88 DeltAfironomia
Imbrigliate tra dighe, o fpiate inalto,
£ dal lor alveo ancor fcacciate a forza.
Allor nel (èa di tnididiali biOQzt ^ '
Si chittfer ferrei globi , e il ottìro e il zólfo t
Che per V fxit gli awenuffe a &eaipio orreddo
De le torri a guerrier difefi invàno.
Che«on fu ritrovato, e addotto al fine
Pi qnwuo giova a T libertarie ^ al b&Oj
A Torecchio, al piacere, ai .gii(^o, a rocchio)
Kon venner gli Anfioa, i Trac; Orfei,.
I PraflTiteli» i Zeufi » e f idia e Apelie^ '
J Tizian» i Gnidi; i JBpnaroti,
Cr Inglèfi peaÌ4t^ » le^ mode Q^Ie $
£ r Italo inventòr» che U dolce canto 5
II teatrale fnon 9 le hobirArti*
Avvivatrici degli fpentt Erd^
La mnltiforme Architettura, il lalfo
fregiar d| luce e fer (altre al> eolmo ì
Ma fugge, intanto \ V inftancabil tempo f
Mentre tutti fcorriamo^i ?campi ameni •
Giova a V zìmì tornar dMJrania, e'mtte <
Tratur fenu- timor d'joltraggioce danno»
Or iè vuoi divilàr la Rete induQre.[^],>
. Che
Zlbfo Quinto. 1S9
Che al "fTafto CaaoccbisÀ la fronte ingombrai
Fingi "al penfier beaincrecciata maglia^
Qaal forfè Aracne gaceggiando ^ 6 Palla
Con divin magifieto Ivan teflendo.
Ma gli ondeggianti fili adatta in goifa.
Che Tnn Taltro^ii fenda > e che la fronte
De
i**aMM««i
Tuno air altro, exl altri Agronomi' variarono le reti-
celle romboidi dimenali . Avvi il. Miccometra di AL
Roemer abile ad oilervar recclifli , e a dividere in 12.
parti eguali il diajnetto del Sole t della Luna , fltalgra-
do i loro cangiamenti . Quejìo TeUfcojio è compofto , dice
M. ^Horcebow ^,éU due obbiettivi^ ^^J^ f àfono àllónta*
fiore r un daW a/^rof^i ..trova ne' fuoi libri la dejcrizio*
ne di molti altri' Stromcnli'Romeriani ,' é fra gli altri
d' un Canoepfaisle iWppio detto Tukus reciprocns ; Vi è
ancora 11 Micrometro Eliometro ^ ferchè mifara efatta*
mente il diamcti^ ^dét 'Sole i di queSo fa inventore
11. Bouguer • Za Ltt(de.:ijh^qm^ J^^Fézénas Ci^ff <rOj^
tique . Ugenio nella firn Aftrocofii • . ' -^
] fili , che formano 4Ì i)&iorottUlr<i , fi* eollèètnè nello
fieflb fnoco. della lente. obbietitiva » ove & pinge l^im«
magine delP' obfbièttb / è poiché interfe'cano la parte di
lui, che a(i.em.4:orrilAoa4e , s^p^ono ! nello fteiTo og-
getto • Sul principiò V formava , come una reticella di
più filit obe^fi rifrang^vAttd ad àngoli retti « colla qua!
maniera tattp, ij| 991OPO. d^l Telefcopio' era djvlfo io più
ficcoli qfaaaràti s ma ili tal mòdo avveniva'* che vi re-
Jtava walplwe^ aftrcnip (intervalltt non menfarabile , fé
non klV ingroITo . . berciò li aggionfe ai fili^ immobili
tino , aoohe^ il I^cdiido , che coir ajnto d' tttia coclea
Ci promove con .mpto parallelo a4>nao de* fili ^.
S* applica oueltò filo in mezzo d* nna^ forata laminettg ,
la qi]ale> na. naaliile; Ma il pi^cipao 'Milite IL è; che
quel filo paflTa con moto continuo parallelo e avanti
e indietro , ja. a. manca, e a deftra coaduxll,' efcorrere
^ tutto il campo del Telefcopio . BoIÌ(0!rfch liht z* dt Z)e«
/elibus Solis (^ Lmm ad^ot. 41. *'
De la ItttlcU leoce.» t cui fann'ombfa^ >
la piò. quadri fi parta. Alior contando r
Que* f iccioU intervalli > q fetti aigufti ' •
Degli [pzz'i fpqtni fermarla ferie^ >
E degli ot^iettl aflecurar l' artapiezza •
Ma peroh^ ooo apcor fe^uro e fido ^
Può dal dritto cammia torcere il cigli»
I Quadrati (gz^ai. lafciaudo addietro ^ ..... .
BeqiT provvide a l' error V eterea Diva
Aggragneudo un novello a fili immoti^
. Il qual deggia ladrar con lento piede
' Tutta di mano in man V errante immago ,
E i progréflTi fognar de' tardi pàffi » * "
£ i più minuti/òndeggiamenti appieno^
. E reftremo ofcnlar moflrare a dito.
Tonda terga ^perctS dr Ipfre atfort^ y-J
SecQ'forata lanjiaetta aggiri^ . > * I
C?hè rapida' tf^^U un filò mchiufo
In guifa* tal y- che 45011 perenne tnoto ' '!
Òr. piaghi 'VSani;hlf ora s'avanzi ,-o arretri ^'
Finché del Clanocchral.r aperto. campo "
Ttfttb traiborra«r U doppio fegna intanto;*' -
„C^be U votubll . chioccibletta aftiinge , .
I cerchi ftgtieA nel bronzò Incifi. \
Me mea fdeggi-M&Uc ie curve ^Armille [#]9
^i_i . : I l \ J.I I II
[f] Le ArmiUt Équ'àèorit ,, òpQra diTiii^o Brahé 9 Ioao uà
Cnì de' Bftltici flutti in meMd'i V'iti ■ -
A U celefte Diva U Dsofò AtUnte • ■■■ ''^
Sacrb primiera. Al cavo'^A ^'itf^etal '- '^
Del primo MeridiaoD imniobil cercìiic», '-' ^
Che di grandezza i dieci [né non varchi , -
Né fi (degni poitar K:alpitì in vòtto'
In tango ordine i gradi ,^e a l' Affé iAtóraó^
Una declive sfera adduca in giro, ■'' -' -
Che feco l'Equator rapìfca emovà. '' '' -
Non fia gravofo allór lègirir là traccia : ^
De l'Adro, ch'or s'edolle^ ora s'^biinav '
Or tormofo fi riverfa a fiaocW. • -^'-
Cbe fé l'Aaglo Graamoj e Sorto, o Senna F^]
- ' "■ ■-■ -Un*
cCTChio fi^D nel ttcridùiiki . -£^U. è. f. piedi ìddÌtcì di
ditunetTO, e fi divide in minati di gradi . Attorno all'
afi^ s'aggira od cerchio di declinazione, che cBendo
diMtto '¥v£o «a.1 A I t t a -T -few» -a-^awf-lii Cm. declina»
lionc , e la Tua diftanzi dal Meridiano . L' Equatore è
mobile per ragiooe d' un cerchio', che. fi rotanello ftef.
fo tempo ■ Quindi fi trova fecìlmente l' aTcenlìone (Tlin
Aftro oiTervato fopra qnefte Armille,
p] M. Graamo fece fabbricare Un grande Setfort nel 1725.
ad offervar più erattamente gli Afiri , e fu tofto fesùfto
da M. Brartfey i e nel ifn^. mifurò Graamo con etto la '
Laponia. Quello di M. (a Coinlamine fra tutti è il piil
. Semplice, fi ì fetvit? alla ntifura della Terra. E' com-
jofto d'Dn raggio verticale, d'un lembo pciito orizzon-
talmente al baffo del raggiò, e d'un \ihde , che Terve
alla forpenfioiie , BifogQa aver tTgiiardo a! fil di piom-
bo , Che troppo non s'uni , e fi ftroppicci , e meglio
torna, che nella fofpenfionE il iìlo non tocchi il centro.
SI adoperà quello liti lifiìmo Iftroiaento .con 11. piedi di
raggio pM l' abeiiazione , U ontaiione , e la figiira deL
Un* ionfiiii^ Settor ti i^ede in don»»
Sotrai r Olimpo eoa più certe leggi
Spitiar coniempUndo Aftrt e Pianeti ,
£ te lor Fa(i pareggiando o T ombre
Mofirar T ampiezza del gentil paefe»
Cui bagnano ;tr(3 mari^ e cingon TAIpi^
S.fegnare i cOnfin;d*ogn* altro regno »
£ di quanto , fé. VQoi , Tetl circonda •
K^n vedi là tra le perenni nevi
P^* geUti Trioni il prode Inglefe
Con tal macchina al fianco por la meta
A r ifpida Laponia 9 e il Gallo ardito
Al .truc^^MelTicano» al Chili edremo
Infegnar quanto di terreno innondi
LMmmenfa . Elata. e rAma;u>nio flutto? .
Né di molto4àvor fia X ampia mole»
la Terra. Coiififte dò ncir oflervarc la diftanza d'una
3fel1a (fai Zentth ad una due vicine • É' dqopo , cjie
quelli Stromenti fiano pòfti nel Meridiano, non tfer
via_ ideile altezze corrifpondcnti, e dei tempo del loc
per oj!:ni menomo moto d' occhio . La coftituzion dell*
atmosfera e dell* occhio , e la rcrpìrazionc poffbno im-
mutare le lenti,' e (faindi le oflervazioni. Perciò giova,
fecondo, Mv Bbuguer , adoperare un -obbiettivo legger-
mente tinto di roflb o di giallo , riftringere Ja Ai lui
•apertura , e concentrarto efattamente . I Micrometri In.
glefi , e molto più i Canocchiali Acromatici fonò ottimi
a sfuggir le. parallam •
Se ferreo taggio forgerà de V imo '' ' ' '
r ...
Seixa torcer la via diritto e fermo ;
E fé lambendo Orizzontaci la bafe : -^^
Dirpiegberaifi un lembo a piedi fuoi'i'
IL qual ferica fQffé,-o plombeo'iilo
Poffa a talento fuo librare in alto - - ^
Senza foverchio urtare o ftroppicdo,
£ fenza che del centro il punto- attinga • '^
Or l'ordine feguendó additò i Tubi [/],
Che Meridiani e * ParaUelì appella
L'Aftronomo inveotor d'oftranie voci.
Perchè T un s' accomanda al fòro in al<g f
N •. Xhe
ammtmtmt0t^tm
II] Quattro Iftromcnti Aftroiiomioi qui Ti acceritaàno. i'. Il
Canocchiale Meridiano . ». 11 parallelo . 5. Il Pjjralla-
tico . 4« n Sellante . Il Canocchiale Meridiano e uno
ftromento pofto nella Meridiana per niifurarc,rafcen-i
fione degli Aftri , il mezzogiorno, e precipuamente, le
Hello circoncolari . Di quefto fi fcrvirono Roemcro m
Danimarca» Halley , Graam;>v la Calile 5 e Monnieirlo
defcriffe . Egli fi move verticalmente p orizzontalmente,
e vi fi aggiugne una macchina per rifchiarare ì gli , e
r arte s* adopra per diminuire il fregamento de* pjeroi •
Il Canocchiale parallelo è detto con tal nome , perch* è
deftinato a feguiré il paratteto d'«n Aft^o, e il di. lui
moto d' Oriente in Occidente . J^arallaticn fi chiama
«nella macchina di Tolorafeo 'deftinata a conofcere le
«arallaffi . Ancora 4 lei fi aggiungono i livelli ^ bolle
d'aria per ravvifare e correggere P inclinazione ; che
potefle avere dal Nord iil Sud. Finalmente il S^fiante
è una fefta parte d' un circolo , macchina ritrovata da
Flamftcad picr correggere l difetti ne' catalogi della
Luna, allorquando Carlo Secondo ,di Svezia ^i ercffe
l'OlTcrvatorio di Gi??ettwich, ' ' •
IP4 ^^''' Aftrmomia
Che i vivi tti dd mn^odì rifoag»'»
£ il fecondo ac^omi^pa: g^i Aftri a. paro ,
Se da Taareo Ofieme a cader vurnù^
Ove il Qiar curvo al Sol lava le^ rote •
Ambi Snno al Canocchtal la ferma uguale j
Se noa che macohifRtta agile e terfa
Lor la fronte rifcbiara, e la fofpefa
Dirittiflima paUa i torci paOl
Equa mifiira^ e diltcata tela
Il nojofo fcfofciar de^ p«nii molce •
Che fé la postura t U varia in parte
Magidero gentil li- cangi e affini ,
Del Grande di Pelafio avrai la mole f
Che Mooi^ile^ fre» potrà fnpauba
A le ritrofe parallaffi imporre.
Kè qui ti prenda obbUo del fàggio araeie $
Cui la real roagion di Carlo Augnilo
Tra gli Svechi Licei locato in opra
Vide primiera. Egli s* incurva appena
Sdegnando valicar la fefta parte
Di pieghevole cerchio» e appena il pondo
Soffre fu '1 tergo del giievol Tubo^
£ i moltiplici fegni in fronte iocifi.
Pur non ti fia di larghi doni avaro y
Poiché di Cinzia infegnerà le doti ,
£ de* viaggi faoi le cieche ambagi »
£ come a lei t^Ior fj^gnofo Febo
Frotì
Frodi la ItiKj onde uo^biua afmé»
Ni l'alta toa iw^oa tawa. qo!» vaife [ai} .
J)e r Iadi«e.j a G(ipaiv»i«, o^de ^ ^ìvt
Splende Mar^gliS] ^ 1^ Ci(tà ji Flqia.»
E Seijiu e Tehto c,l^ ?rifiw Tosfc.
Allorché r «Ew la, BilIP«e.'<lbtPO¥i r*
Chinaa arficce », « cq !«. %«l aTsiUtt'
Da l'alto Spi p^roo^- »«4PI> i SUnUf ^ .
In mezzo al cariò l] af^to EeEjcr
Ve^ i xiì pniuiar pei .eotro 4 c^vp ^
D' alta parete U)d4o IpÌq»B^ , ' -
Che poi catleocto Tik. oparmore» (Irilcta
S^uin l'arfo lOTriggia. A.h! qnal dtfbwe
A r AflrononBQ fi* gu «ift» al vote»?
C|i* al par de' hnitl ài .fn vi v iguairo ,
Ni guidato dal temR9 il itolo. ^fc^lA»,
De la Natura in-^liSi^il VonQ*
Oltre il detto però sw* « W^ E»l ,
Nz Sa.
Iw] Il QbHwnoiw, olTia Indici, altro non è clie un foro
sSai elevato , per cui s' introduce un raggio folare fo-
pn una lima Meridiina perfettamente oriizontale , e
dove ftgu le tan^euti 'Iella diflanza dalZcnith. I Gap-
iDDDi pi* celebri fon que' di Pi»a. a Mirflglia di Tn-
Icanelli a Fiteme, liìUbilito e defcritto d^ P. Xiuie-
nes ■ Egli 4 ai-- P>='li '^' alleila : quel ili Bolosna de-
fcrìtt» à9\ Cafliai e da Enltachio Mantelli ne a piedi g3„
qnei àtv* Cettofa di Ruma nella Cliicla 6ì. piedi , e
80. quel di'Sao Sulpido j Parisi.
W Verfo il l3oa cominciò rulo degli otolosi Aftroiw-
niici, nentie pr:ma fi uirerTava l' al tea zi del Sole, o
»W"
«
Ì96 Deìr AflronomU .
Saper f ote fiigad i e tutte appieno '
Le predofe parti ; e mentre il ciglio
Ta ne* Pianeti , o ne le Stelle ii fermo »
Chi d^li arcani vien chiamato a parte
Sappia quelle ridirti • Adunque al tergo
Di tornita colonna a T aula in mezzo
Fenda Anglico orinolo ^ e le dentate
Ale 9 e gli intera! avvolgimenti e rote
Intorno giri , e difviloppi in guifa ,
Che de le varie sfere agili e pregne
Del buon licor de la vivace oliva
Qual tintinnendo f^ni T ore , e quale
JVIoftri di lor la feflagefnàa parte ,
Qual gli altrettanti da lei nati iftanti •
Kè ti fugga al penfier, che meglio adopra^
£ piii ficuro freno al tempo impone
Chi volubile palla affida a lunga
Di robufto metal verga tenace, *
La
d'itna ftella. Ticho ifàvca otiattro ofològj , che fegna-
vano i minuti, e i fecondi . Ugenio perfczfonolli , egli
fece ofcillatorj , offia a pendolo . Per avere un tnon
orologio a' fecondi baftano quattro ruote , e tre pignone
eiafcuno di 10. ali . La prima ruota avrà 120. denti , e
vi faran fegnate 1* ere :^ la feconda avrà denti loo. , e
•uarta n' avrà 30. denti » e porterà la srera oc teconai
lopra un quadrante eceentrico , come quella delV óre •
La quarta ruota , offia sfuggimento ili Graamo-, è la
migliore , poiché coofcrva 1* olio . .
JUhro Quinto: tpf
la q Al eia varie forze fpinta e iocerta
Cui deggia fecondare a manca e a delira
Senza moto cangiar tremola ondeggia*
Coa efla al fianco affaticar potrai
£ felve e monti e polverofi lidi ^
£ del naufrago mar varcar le firti
Senza crucciarti mai, eh* erri dal cord-
li Pendolo ofcillante » E fé T appendi
«
Là dove il cerchio Equinozial s'edollet
Ó Tedremo Pegù s'avvalla e perde,
Cento faprai di maraviglia pieni
Miracol di Natura ; e come i gravi
Scemin.di pefo a l'Equatore ardente ^
E fien pili ponderofi al freddo Polo »
E dove piii precipitofa roti
L' agile Terra , e nel rotar s' incurvi •
Ma pon mente che dee con^trarH in guifa [o]
N? ■ ; • 'ti
[o] La verga del pendolo dev* e^efe di tal metallo ^ che
fchivi il dilatarli ^ a il rift||ngerii fecondo le Cagioni •
M. Hartifon nel 1726. invento il itiiglìor pendolo pofto
ooicia in efecuzione da &raamo nej 1^40. per il MÌl,o;((
Macclesfield . Gli Àftronomi d* Inghilterra anno af&ai^
rato M. la Lande , che gli orologi a pendolo non va«
riavano più di^" in un anno , e che quel di M. Har*
rtfon non variò in 147. giorni di navigazione, c)ie %"•
M. Picard nel 1672. aveva un orologio, che non va^
riava che i'' in due mefì. Perfezionati gli orologi a
Sendolo , fioche non varino uno due fecondi per anno ,
troveranno agevolmente le piccole tneguatità delU
xotazion deila Terra , come con elfi fi è offervata la
maggior gravità de\corpi ai Foli , che air£^u%toce#
198 l^éll* Agronomìa
La metanica verga , die non bai
Uaère freddo, o H caìolr l'allenti, ftrmga;
Che non ponno i vapor? Che non pabl gelo?
Le piante allaccia edn tenaci fali ,
£ con impéto tal , che fe(fe i! feno
Scofcendono tàlor da Talto a Timo»
A fiami alteri i rapidi cridalli
Fa sì duri arredar , che fopra il dorfo
Diabeti invece e di nocchier ìrfuti
Senton il pondo di ferrate tregge,
E d'onufticorCer r unghia fonante»
I macipi , i metai ftipati e denfi
Per dar loco al furor de Tofte eftràno
Apron le véne con sì grave fcrofcio,'
Che trema il (bolo e ne rimbomba il Cielo;
£ non proviam noi pur denlàrfi in modo
La hebbiòfa Atmosfera,. cHe di piombo
^ 1/aer diretti» sì n'aggrava e preme
Imprigionando in fen gli fpirti e il focp2
. £ quando inaridita Éf^ìz e langue
Pe '1 morbofo calor h Terra aprica ,
Non.
■•^i
finopo'è per5 aU*Aftronoino un compagno , ^che vada
fegnando , mentre oitbrva i minuti fecojidi . Avvi final»
pente un iftromento detto Hetioflate da M. PafTement ,
sìiventor del medefiino . £gli fi trova nel gabinetto di
Fifica del Re preflTo U Caftello delia Mente , e che fer-
ve ad ofTervare con un orològio conducente il Telefco-
•jfìo* iadipendeatemf irte dal moto diurno.
ZJhro J^uinto. 199
KòD lì v^otlo flllor ientarG ì corpi >
£ mille in loro polìmre indurd*
Quei dUatKido la porola mole
Sciorfì ia lento fador , qDoi l' arra ^ne
Chinar languidi al fiiol , quefli alai attratte
Negar ie fibre al moto , e tutti al 'fine
Moftrar sì ^mo la ^lezii ifhema ,
Che Q(Hi iMUoi dabitai «h*or Tona, or Taltr»
Di tante ree cagìon di lors'-ìodoani , '
E gli sforzi 'a ambiar unuia ed opre ? ■
Quindi i globi urchmdo al poodnoEo [p]t "r ^
N 4 ■ ' * ■ E
tp] Nel 1*88. fthrarao.Stan?. ajotamlo Flainh««d gUftoc
un «co murale di 69. poUid i, col quale Ftamfteail
fece yo\ "pw 30. ■anni -le trfhrvatloni . Quetlu diisr» ^
«itc^fe itiiirsle à il piano GlTato Toiira un muro, e 14
di evi aliiaia trafcocij tinto il .piano liel Meri.liana
»er migrare T altezza. Tironc fé ne fml a Jererramar
la teuria del Sole. Un fomigliaute iftromenW fu lavo-
MUt a Londra Ja Giauata GilFon il 174" Totco U dirc-
' ziòncdi M. Granino, e fu portato a Berlino. Q.uattro
■ ortCrti ai rame e doppie fqiiaarB imprigionano il jnu-
rtle ; e quindi JW. Bousiier l' erpofe a un gratiiliaìmi.
calóre fenza trovare negli angoli nairuiaM una diiFcrcii-
zafeaGbile. Sopra la pietra, che pbrta rillrOMOnt^
fi pone ori zaontal mente im aflt perpendicolare al pia-
no, e che fenderebbe aIluni;ato n eentro . Sì divide il
murale l|i 96. parti. Ne fabbricò altri Cmili (tnwnenti
i^. Bìfd , e M. Canivet per Parigi , Greenwich , e Pic-
"troburgo. Si fiidillvide il Q,iiarto di circolo per mezzo
del Mleronietro, la ulte eHeriore e la tranfverrale con
■ tina alidada (Wvifa , e colla iliTrifione di Feraiir , la qua-
le confiRe hi dividere il Qiiarto in molte pam, e que-
lla vlen ora molt» IKinata . "
^oo DelV Afìrommia
£ fra tolti pi^tior Qiia4raQte •immane
Rivolgo il i^aarda^ ed oferò par anco
Moftrar la mole fmifurata^ e quale
A^^te a locarlo non s^ affanni invano 9:
E di qnanti tefor fia larga >foate*
Banqae 'f ampio Quadrante (^naltro amefe
Di grandezza e valo^ fovérchia e palBi ^
£ nulla ordigno ,. fé noa grande ^: feco •
Vada è^ la fronte, e fpaziofo il piano.
Cui di'ieraia muragHa-ril tergo : folce 9
£d ampie fono te ricurva orecchie 9
£ i ferrei denti , eh' agli aperti fpalti
. L*.imprigionano sì» che noa dia jcrollo J
' Sorge nel mezzo il Meridiano ^ e tutto
* Tra^
0tmammmmm^mmmmmmmmmmtmtmmmmmmm^*m»'m^
Il Quadrante Mitrate ò il t>iè 'Comodo , ma infieme il piik
diTpendiofo , e piò difficile^ a farfi • Si oiTenrano con
cffò^ i paraggi degli Aftri 5 ma è duopo drizzarlo bene ,
il che è malagevole, e T errore del Qiiadrante di M. de
, la KJre recoh do'' l'Abate là Caille fu — 15" a 18*^. Fu
Ìuefta diiBcoltà provata, graQdiffima à Berlino da M. 1«
Ande ilei collocare tale il^romento , ma agevolata con
la liberalità e favore di quel non meno guerr:' , ch9
; letterato ^yonarcà . A collocare fiffattà maccn ^ nel
^ jjovcllo pffervatofio di Brera molto e con felic Vito
s* adopro r Abate BofcovicK ' animato neir imprefa alla
̻roteiione verfo di lui di Sua Eccellenza il Sig. Conte
dì^Firmian, che qual Meccuàte delle Scienze volle im-
. ihun« dalle comntìi impofte auella belliffima -t difpen-
. diòfa macchina, che al pubblico vantaggio fera indiriz-
zata. Ma della nuova Spécoja di Brera fi ragionerà pii\
, alunèo nel Libro feg^cnte i ove fi farà jnetìziopt del
fto jlonoft) AtìtOie . ^
Libro ^intol lot
Trafcorlb intorno viea da vei^a eitante»
£ a r arco inferìor gran pjetm è bai^ »
Cui grava an fischio, ch'allungato e refe ,
Fender può Timo centro. Or via che indugi
La macchina famola « porre in opra ?
Ma ti fovvenga che fcabrofa imprefa
Degna d'alti penlier imprendi ^ e. degna )
Che la pia làggia man fi fianchi in effa.
£ fé non vuoi che le fatiche indarno
Tornino in breve , ^ual chi marmi i o brqiqi
Erge iii 1 tergo d' incorante arena ^ ^
Imitar deggi i providi nocchieri ^
Che da Breft romorofa, o dj^'l^olone
Traggon nel miare i torreggianti abeti*;
Altri. adattano a fianchi e cuni e vette»
• .......
Altri a la fronte, altri a la poppa intefi
Arman la nave di nodofe funi ; .
£ chi le affida a le t^riremi e a cento »
' Che ingombran la marina , alate fufte >
E chi d'oglio la praa cofparge ed ngne.
£ quando dà col fiion la tromba il fegno»
Le leve, i cerchi e le ferrate travi
Veggonfi fviluppar, e tutti i remi '
Tuflfarfi in mare, ed inarcarfi i dorG,
£ da la forza lor tkata e fpinta
Sprìgionarfi la nave, e quaR un nembo
Sa .ronde filrucciolar, che in vafU folchi
Apron
• aoft Dell' Aftr<mmi4
Apron a lei b bfaiicheggmnee via.
Guardi adaoque fieroe degli Aftri amico 9
Qeraodo vnói ifitialtar Tampio (jhaadraflie,
ÌÈ ftggio a Idi trovar , che ben 's'annodi ,
£ noa ^0^ 3 ^ féatteì' ìalendo na alto .
Guardi polcia viép{»ii ch*agevoI varco
Gli pòrga 'né l**entrsir l'aj^rto -tetto,
£ che iid davo (èa ben fermo affieda y
Ove rìvblta fla h fronte a i'Auftro*.
^Poi ^i «ti e criftil 'gli oàrchi il dorfo ,
Quei bttoftt a Ytiilbrare , e i^uefli ti trtUre
C\\x da Talto le ftelle. £ qoafe al guardo
Si può qttittdi cfehr di queflo Lince
A(lro*o ^tariéfò , che sì luogi Tplénda ,
Poiché tatti' cgttahnéntè il bdoù cultore
Pub Tcon 'eflb ttwftrar le Stelle e il Cielo?
Già tempo fora <ii piegare ài lido [y] •
• La
[q\ Non farà fuor di luogo parlar <|4ii brevemente degli
ftromenti d^'Ottica , tnolti^dè* qtlaTi àttnorekizioife coli*
Aftronomfa . -Fra "^efti fi &nnoveratio- i Fri/mi j de' oiialt
è propria dote dividere i colori dalla luce , e ciatcua
feparato moiìrare ali* occhio.. Si MùAe Quindi tlhi ca-
mera Ottica , antica maraviglia , ma fenpre dilettevole ,
come per entrt) a Un tttltre fóro -penetrando la luce in
una ofcura ' ftanzfi yi dipinga' e ombr«gf;i nelle pareti
gli oggetti éfteriori'. Di pili fi vUole, che T AUroòonio
non Ila privo de**Cfflit)c0hiaUeti' pinrioll^rvlre le piccole
diftanze . Ma il più bello e cnriofo iftramento in ^ue-
fto eenéro-'ir-è ìi Microfiopto ^'"onA^ 'i più mimtti cor-
piceili della Natura fi ag^andi(b«lio . tMifvenZione di
quello mirabile arnéfe da iJgenio- nella Tua Diolfrlca li
/
la ftaaca prora è tmAaamfl' fe U6fe r
Se di tua lode iiMùn fpiitga anidre
A non porre ia obblk ^eU' armi induftrì »
Che d'Ottica fon opta ^ e poano t aettp^
Util vanto recarti • A^^eb Ibveflte
Che il nevofo Apèmnoo» li mare ^e rAipt
Varca chiaro Signor » e al I^atio feeiuie
Del fuo Decarte o di Neutoa beato ^
A coi i riischi tefor de l'aureat IcÉe
II biondo Febo fblBomdo aperfe«
Vegga ei danqùe raggiare i Ptiiiiii iiMorao^
Coi l'Adria manda , o ie\ngati -« terfi
Da nebbiofi vapor T Itigli» infolda.
Vegga ì vìLì) icòlDr piegati e franti
Ai prTmo etìtrar del ténébtófe'^feggio
Andar vagando , e riverfati a fianchi
* Ciafcun partirfi » e ne le oppofle parti
Balenando fcòlpir diverta immago*
Né
< • ....
attrìbaifce a Drebelió in^lefiB nel t62t., ma già nel
i6iS' ii celebre Fontana mlhmo xvsa fitto o^nefto ri-
trovate, com* egli nel filo Libro d* Offervazioàì dato
alla luce nel 1646. attefl« e Ibftiene.
Il cert^ fi è, che da quefte ftoperte fi Còno trovate nella
Natnra maraviglie belliffime , e qnafi inctedibìli , ma
par veire. M. Leewenhoek f^a tatti à oiTervato bruli-
car nelV aoqaa quantità d'infetti dosi ntccoli , ohe 300C0.
potrebbero appena égnaliare Un ftaneUin .di fabbia . In
tutt' i liquori, neU' aria, nella neve, tJtit' foUdi fi
veggono formicolare infetti a milioni , e tutti dotati di
perfetta e organica ièrnttata. SI legga il Libro di Lte-
wenhoek, intitolato : arcana MitwradtUiim.
I
Né men deg^ curar qae* curvi fpecchtt
£ que^ cerfi criftal y che 'a ftranie gaife
Fan la lace fcherzar » « i piatoL corpi
PoDQo a grandi adegoar con dolce ingannò;*
Me la mole gàitil tn lafcia addietro.
Con cui ponfi aggrandite in varie fogge
I picclol corpicetli ^ e 1* importano
Vile ranocchio alto corfier fomigli »
£ in lui fi vegga per le gonfie vene ?
Spumando il iangne diramarli in mille '
Obbliqne fpire e tortnofe ambagi y /
£ i moltipUci rivi òr lieti^ or faelli
Cadere al biffo « qnaì f|Ure in alto,
£ quai per cento vie r^t le membra.
Ma che po0b io ^\h, dir , fé- non che cinto [r]
. •• ■ :• '/•' ■- . Sei
[r] Non baila aver gli ^ciftleoll Mconomici \ ma convieti
faperne f ufo, e conpfcffpe ;* difetti « offia faperli ve-
rificare. Di tutto ciò' ne parlano RotTcrto Smith nella
fua Ottica, e il P. Pézenas traduttore, e aumentatore :
M. la Lande nella fua Agronomia : V Abate Ruggero
Bofcovicli'nerTùo Xfbro fopra'gl* Iftromenti Aftronomici •
. Ma pii^ che dalla Teorica ^ debbono ricavar dalla pra-
tica le cognizioni.; onde ' molti anni deve 1* Aftronom*
novello dipeli(icre da chi già ne poifiede TArte. Di piÙL
è duopo , che il gener«fo Alunno d* Urania fappia le
Scienze necelSarie per calcolare il corfo de* corpi cele-
ri , per ifcoprirne la mutua relazione , per feguirne i
perìodi , e per far tutte le più difficili dimoftrazioni
con ficuri metodi. Q.nindi gli fa di meftieri T Algebra «
o la Geometria, TAnalifi, la fcienza degl* Infinitefimi,
le quali fcienze fono ardue, ma neceffarie per indagare
gli ultimi e più mihuti moti , o per dir così , ondeg-
giamenti degli . Aftri . In (bmma 1* Aihonomia è una
fcienza , . a cui fi deve applicare folo chi fi fonte bene
nhfQ Quinto: " aoy
Sei d^arme invaa, ie eoa luogo tifoed arte
Koa fai trattarle , e con fagaci inodi *
Scemer qual atil. fia» qaal frale e ottulà.
Perciò noQ Td^a per graa volger d'anni
Ligio giacer fottò il felice impero
D'Aftronomo vetoftoi e il cenno e Torme
Seguir mai iempre; che Tefempio altmi
Affai più vale in sì di£Bcii- Arie»,
Che con diurna e con notturna manù
Stancar cento volumi, e attinger cente
Ardui precetti tenebrofi e ofcuri
Più che gli arcan de ia Trioacria Dea «
Tu dei moflrarti alfiti ne T ardua imprefas
Qual prode alunno del feroce Marte,
Che pria d'ufcir al fier nemico incontro
Di militari attrezzi pnufto e fiero ^
Lo vedi afFaticarfi i giorni interi ,
£d addedrare or fronte , or mano » òr braccio
A veftir elmo, a brandiìr lancia e fetido.
Qiìindi Talma non men de T Arti adorna ,
Sen-
rtta
in forze e in lena, e V Alamanni ardifce dire, che gli
Agronomi debbono avere un buon quarto di Lui^a', e
pone il nafcimento di qnefti Uomini più celefti che ter*
xeni nel giorno 19. della Luna . CoUivaz. lib. 6.
Eje creder Ji può , quefto è quel giorno ,
Jn cui nafcon color , ch^ ànn* arte e fimtg
Di mifurar fra noi le Jielle e il Cielo ,
, E narrar quel che può natura e fato*
/
to6 DeirJjfrond99tt4 lihrò (Quinto .
Seott coi uè ftgiiir fjLh Ail|i: potcat »
Kè i peckik l0r riàirre. ^^ l^gge •
Teco Geonttiia peofefii affieda
Al grave «fefco, e ttcitoraa tratè
Il gìrevol ccmi^ift) > e mova in. gir^
La tua 4&fira 9^ f(X>lpife or certhi , or fOioUi »
Or triaogoH, Qf sfere, or torte ambagi»
£ d'alue irv^Oriabili fìffxt9
Aperto molki il magtllero ignoto.
Poi ti rivojigv a le più Uvi foun^,
Ch' oltre il penfii^r raificQÌ$4t&:et e feem»
Il GoocMtra. inkftre , e vao di mete
Seaza wwm V ^»^ fcemndo ogqora •
Né r ^gehra iavaotrice, e T a,^re cifre » ^
Che ier t^aatp àcc^Uare il bupo. HeitfOQO. ^
AI Tamig'^ re;^ , Cartefio a Seima
T* ingombrioor di t^ma » a ta •ptolcnda
Aoaiifi Ì0olR9it» U Ba0b arre(H *
Ard^o. £K|tif ro <» fltkofo in^reodi ,
Che potrebbe amOat chi tneo linferrt
Di co(bnza e valor nel debil core.
Matieata-ehe-pei^^hH H s'apre i( varco -
A eterna hma, e a £it felice il Mondo.
J^ifle (kl libra Quinfo
DELV
, ^
ZOJ-'
• - •
ALma cdefte Dea » che gli Aftri e il Sole
Di lucidi cri(hdli armata il ciglio
Ifieta contempli in alta torre affifii i
Tra le pare aure e le (Iellate sfere
Tu &mpre affonderai la parn fropte
Immemore del Mondo e de' mortali ?
E fia che Te Diva o;^iofa e tenta
Ofì il volgo chiamar } e torvo guati
L'altg tue torri » e ti rinfacci ardito.
Che mentre altri per lui tra V armi 9, al Forò $
Tra i Licei 9 tra le Scene, e- la mille gnife
Si fianca ed auge, impallidifce e anela.
Tu Time terre n^ l'obbUo ravvolga
Al tuo piacere, a le delizie intefa? /
Deh forgi , o Diva , e da T aurato leggio
Al volgo ingrato imperiofa addita
Quale e quanto Tu fei foftegno al Mosdo •
£ non fei Tu, che da rin&ne menti
I popolari error difgombri e Cbiogli?
Tu che del duro agricoltore ingórda
T'aggiri al fianco, e gli fei duce a Yofrel
Tu
}
\
toS Ù^ir JJIronofnia
Ta cVa Tegra mortai diftiagai i tempi?
Per T» non fooo i pii!i remoti regni
Segnati a dito? e per grimmenfi mari
Per Te non s'apre a vafti abeti i( varco?
Sol vi piaccia^ ò Signor, predar cdrtefe
A la già ftanca mofa eftrema aita.
Che tante maraviglie e tanti doni
Di qaeft' Arte gentil verrò cantando.
Che d^a vi parrà di chiaro impero ,
Degna de i Mecenati e degli Augufti .
Non folgor^gHi in Ciei Pianeta, o Stella la]^
Che
[a] Le ecclifli , le Comete , e 'gì* influfli degli Aftri ne*
fozzi tempi 'furonQ di (compiglio al Mondo • Si legge
come , fuccedendo una eccline del Sole , i Soldati di
Agatocle Re di Sitacnfa fi sbigottirono; e volevano
darti alla fuga , fé il Duce non gli confortava fpiegan-
do le cagioni del' fenomeno . Così avvenne a Pericle
Ateniefe , che vi0eoi fuoi Marinari inipallidirq pqr fo-
inigliante evento; e AlefTandro il Macedone av;inti la
battaglia d* Arbellà fu atterrita da una et^cltfTe della
Luna , e ojrdinò che le fi facefToro fagrifizj • Criftoforo
Colombo ,' fecondo che narri Róìas in una lettela a
Carlo V. , nella Jpopi^ta della Giajiim;iica ^m^accjò ^
eh* avrebbe ridotti i J^arbari ali* ultima rovina , .comin-
ciando a privarli della luce della Lnnà . Avvenne Tee-
cltie , e i Bgrbarl impauriti portaropo a* fuqi piedi
quanto voleva . Kon roen funelte eran le Comete con-
template come .annuo^trici di morte ai Monarchi, e
di itraz) ai ,popoli^"C5o8Ì pure chi non fa quanti difor-
dini abbian cagionati gif Ailrologi cogli orofcopi ^ e col
predir cataftrofi pe* congiungimenti degli Aftri. Tiberio
per ovviare a tanti difordini fece gittar nel mar Carpa-
zio da 3CO. di cotali malaugurati indovini. Ma non
per aue&> fi dileguarono, i timori. Neil anno iis6. gli
Afttologt aveàn wbblicato in tutta 1* Europa una unio«
libro Seflo^. ioó
Che noti fpargeflfe onror nel Motl3o to tempo;
Se, i rai depofti, il lutninofo Febo
TS ombre velava il volto , e 'a mezzo al gionio
So^ea r orrida notte ; e fé Latona
Di fangoioofe macchie il carro eburao
Tingendo oijbfa con tenebrofa fronte •
Sé di repente per gli «tcirei vani
Fiammeggiavan Comete , o Stelle ignote y
Squallido e mefto paventava il volgo ,
Che da cardini fuoi croUa{fe il Poloj
O O
ne di tutt'i Pianeti, che dovea eflerei da' fenomeni- or-
rendi accottipagnàta . Pafsò il tempo prefiflb , e nulla
accadde di conlegnenza • A* tempi me;ì rimati il fàmefo
Cardano avea predette a Odoardo fefto Re d' Inghiùpr»
ra tutte 1« principali avventure fino air età di cinquatit*
anni , e òontro ogni orofqopo ie ne ^lorì giovinetto
contandone fol quindici.
Ora r Agronomia a diffipati qnefii errori colle fue ficure
e belle cognizioni , onde ognun fa che V eccliffi fono
un effetto naturale d'un corpo opaco pofte di mezzo
tra il lucido 5 e che le Qomete fono veri. Aftri raggifan-
• tifi con periodico movimento , al qnal propofitò piacemi
di qui riferire alcuni verfi di M. de Voltaire indirizzati
a Madama di Chatelet :
Cùmites^' qu% on craint à^ P 4gal èu tùnnert^ -
Cejfèz (f épouvanter les peuples de la Terre ;
Dttns une eltipfe immenfi achevez votre court ^
Remontez , defcendez prés de VAJlre des jours-^
Zancez vos fevx , volcz en revenant fans cejfe ^
Des Mondes epuifez ranimez la vieillejfe .
Così ogn* altro timore d' influffi e otk)fcopi fi è dalla mV
dernai Ailtonomia diffipato , poiehè fi fon tutti (gializzati
i mov menti piti minuti degli AiVri , fcoperta la lor nat
tura , determinate le leggi , e la lor forza , e i pcr:(?di
tatti con felicità conofciuti .
-.fS.
che IMfj^tq mar', glj argini iqfVftdili .
^wolgeff^ no ronde \ vf^ft; ampi j
Q che Adatte cru4e| br^pd^ndq l'z^R^
Ne giflfe a fulminar cictad; e rogni ;
O che ^ gioviti vita Atropo piid^
P^ Eroi n^ieceffe e 4^ fcettrati Regi v
^ ?h} tutti porrla gU flraai eriOR [b]
Col cantq pareggiare , e ^ue) che fparfe
L' Ailrologu faUace} Ahi! giorni infauftf|
Quando ^(lei de* popoli tremanti
$edea tiranna , e 'a fpoglie Ar^be stvvolQi
Or duri profetava , ot llet} eventi %
£ grigQPti deftint apriva al guardo^
Infelice colui ^ che dal materno
Career difcioito ne T aprir {e luci
®iccp vedea raggiar Sat^rno, q Marte!
|.a dolce Patria e la magion natia /
Povea fuggir y e per remote piagge
^nd^ rjimingo, o d$ rumano f^ngq^
(^] Scopo di qaefto libra fi è difender TAftrpnoiiiia da
^erti pppolan inteUetti , che confìjcrano come hiiona
p utile ^uéft^ (Scienza , ma nulla più » ^nzi talvolta la
^gmppgnanQ come dì (overciij onori ^ifurpatrice . Adun-
que io moftrerò Peccelle^z^ e T utilità grandifiìma di
^ueft'^t^ celeRe ne^ cin^è no|abili vantaggi» eh' elU
^reca al ^^ondo , ell^ adiinque : i. toglie i volgari er-
Ipri : %. gipva all' Agricoltura : 3. alU Cronologia; 4. alla
^^P£;ia6i\ : s. alla Navigazione •
f
V libro ^efio: ii% .
V empia dedra ixiaechiar • Felice il' gérme^
Cui nel primo app^tfre- al chiaro giorno
Cortefe forìri^a tStd^re » ^ P àtato
Figlio di Maja , ^hr ìiet feótitf è in' m^m^ •
Vincer Neftor potre&be e ti forte ÀUidè. '
Chi di > Ciprigna in Ciél Vedea la Stelfil '
Splender amica, inonora tf e ^;t)tgri * ' ** •
Traeva i giorni- a' la' 'mdlézTÌa in preda •'
_ tartareo fpeco*
Con bieche luci e con fanguigna face
.Già. Tempia Erioni-i e (maniofa in fronte
Sentendo gli angui- a la difcordia,^ a fifa,
A le flragt » al fuior apriva il varco ^ .
Né inorridiva il reo geVman, fé 'I braccio '
Crudel macchiava del firatehio' fangue.
Ó bella Pace , o degli umani cori
Amabil nodo^ alma concordia e luce^
Da le fempUci ville e dai frondoft c^
Tuguri ruftical gli eburoéi' vanni
Rivolgi addietro, che vedrai le fole
La faggia Urania , e j vaticini antichi
Al vano volgo far ludibrio e fcherno
De' Pianeti tracciando e de le delle
La natura, il fulgor, la fede, il moto.
Ma quindi arte migliore il Mondo apprefe [e] ^
O 2 Che
le] Belliffima dote dell' Aftronomfa fi è poter predire eoa
certezza le future apparizioni delle Comete , delP £c«
r
Chp per lei può predir piii laffari avaoit ' '
Le imbilofe Ecdifli, é quando in Cielo ' ^
Kovelle fpl^ideraa Comete ed Mri ;
£ quando, fotto al fiaomieggiante Solo
Spingerà Cicerea U fue Colombe ,
£ 'i pprporino carro a far co T ale /
£ r ampie rote a la faa fronte ingombro «
Allor $ Urania i piik faiqofi Figli
Dal Ren, da Vlftro^ dal Tamigi e Senna »
Dal
clifli » e de* pafTaggi de* Pianeti fotto al Sole . Il più
importante paffaggio fi è quello di Venere , e infieme
il più raro . In quello miiiefiAio appena accadde tredici
volte $ ad UDO de* nodi nel mefe di Dicembre nel X16I9
1396 f 1631, 1639, 1674; air altro nodo nel mefe di
Cringno nel 10481 ia85» I49i t isi8> I5a6, 1761, 1769,
€ Quello che a^caderà nel 1996 , il quale ofTerver^nno i
pofteri. Ma non fo fé a qu«*tempi fi daranno gli Àftro-
nomi quella brig^ anfiofa di fpargcrfi per tutta la Terra
ad oflervarlo , come àn fatto lo icorfó 1769.
Il Sig. Abate Chappo^ da Parigi fc ne and^ aik California,
ove dovea pur .trasferiru da Pavia 1* Abate Bofcovich ,
fortunato àell* eff^re dk^tM viaggio fraftornato, poiché
farebbe ilato fpettatofe della morte del fuoceni^ato h^tO'
nomo , che colà , quafi fui campo di battaglia , lafciò
la vita. Il Sig. Piqe:rè daRòcoaforte fi porto alla Mar-
tinica 5 il Sig. Gentil da Parigi a Pondifcerì ; il P, Hell
aa Vienna a Vardu9 . I tei Ailtonomi di Pietroburgo
furono inviati a Cola , a Ponfi , a Corada-, {|d Afti^can ,
« Orenburg, a Cuftcoi. I Signori Pymond e Wale fn-
tlefi da Londra fé ne andarono alla Baja d* UdfoA ; i
i|;nori Mafon e Pifcon vicino alla nuova Zembla i il
Sig, Green coi Capitano Ool al mare del Sud . In si
varie regioni fi recarono i valenti Aftronomi per afficu-
f arfi di vedere almeno in alcuna il Ctel fereno , ed of^
fervare qnefto fenomeno , i di cui vantaggi fbno deter«
fliaar la diiUnaji e la grande??» dQl Sole , di tutt* i
ivieti % « 4€Ue Cernete »
IJhro Sejìo: 413>
Dal freddo Taoai ^ e fin dal NeVa €(bemo
Spiccanfì a rintracciar eAranie terre.
Altri fra TAquilon e TAuffro algetite
Vedi varcar rAmericaaa Dori;
queMidi af&rrar^ donde l'Aurora
1 rolati cotfieri ai cocchio allaccia 4 ^
Altri Vedi calcar: d' Arabi moati
Gli adofti dorfi , o penetrar là. dord
L'Artico verso. fra gelati nembi
In antro ofcuro fi ravvolye e r^na«
Armati gli vedrai l'accorto ciglio
Di purè lenti a Inngo tabo infette !
Pafcer il guardo ne f Idalia SteiU « ^
Di si gravofa mole è tanto obbietto ^
Poiché quindi ta lai > (e Innge Febo ^
Il fiero Marte e la Cilienia fiamma
Scintilli) e quanto lunge il crine azzurro
Arda de le Comete » e fenza- inganno -
Sai de' lor corpi la grandezza immenfk*
]VIa dal lucido Ciel fofpingi il guardo [d\
O 3 At
lAMMMÉMMMHMHfeMrfhÉiai
[cQ Parte feconda , che abbraccia i vantaggi deir AgricoU
tura . L* Alamanni impiega il fedo libro jell^ fui Col»
tiVaziofle a moftràre àgli Agricoltori i prefagi delltf«
ftelle . Cosi usò Virgilio lib. 1. della Oeorgica , ove
parlando de* progaoftici deriv^lti dal color della Luna
cosi dice :
Caeruleus pluyìam denunliai , i^us euros ;
Sin macuke incifiartt rutilo immi/cfrier igni^
1 1 4 ^^'^' AflrommU
Ai fpttopofii tolK ) ai caoipi aprici ;
Qui puf vedrai rA^bonomia dar leggi
Del pio colono a Toprcu Allorché forge
Cinto di nubi e di piocdle Arturo , i
O il tertileo Orioa fra lampi ^avvolto 9
la prole d'Atlante 9 o d'Arianna
la fulgida Corona, i Ì3rti tori '
Gemer vedrai fotto Tadcmco aratro ,
£ nel pingue terreno i ^Ichi ìmprefii*
Vedrai r^igricoltof' ne* verdi campi
Derivar fonti , e la callofa deAra
Armar di raftri » e di. Trinacrta i fèmi ,
' O quei di. Libia aàsomandase al fttolo«
V argenfea: Luna a le fatiche addiu
1 di propizi ; e l'aratòi* non teme
La vite maritare a Tolmo opaco
Ancor nel quinto dì 9 quando da T ombre
Nacqner le Furie ^ e il paludofo Stige,
E
O— — É— — i>- Il I y^— 1<— r I II l i r — Mifc— a — ,^
Omnia tum pariter vento nimhifque videhis
Ferverci non illa quipiuqpt me no£ie per altum
tré , neque a tetra moneni convellere funem •
X pQiCo dopo agg^IUgne del Sole : ^ .
Sol quoque &7 éyloriens , £jf cuni fé condet in undas
^na dahiti Soletti certipma Jìgna fequuntur ^
tS quaé mane tefeft < & quac Jurgentihus ùjlris\
IiO ReiTo parla in tal giiifa dell^ Aurora :
Aut uhi pallida furget
• Tithónì cfaceum linqueni AUYoYa cuhite ;
^ Heul male tutn mites àefendet tampinus UVas\
Tim multn in teQii crepitans jalit borridu grondo»
/ »
libro Èefio. fttf
£ tà Terta dat feti pródtìffe i itìoftri ^
Che moffer giieha H tìielò ^ e l^eliò ad dffii
Ofi furo d'imporre, é Giòve (ìelfò
tagàf é i Ntìoai dai beato Olimpo i
lC>a Piatleti il bifolco i giórni òfcuri ^
È i fereni predice i Allorché Cinzia
Si riiitióvella e di fpieridor s' ammanta §
Se '1 fofco Ciel con deré corna ingombrai
In terrà é id thàré é fiì l^aérie rupi
Tràboéchétannd i turbini fonanti à
Ma fé dipitìte le Virginéé guance
Avri dei bel calor ^ che fiiói riafceridd
Spiegar l* Aùtoifa ^ dà 1* Eolie chioftré
Il ventò fpirerà fgòmhràndó i àèmbl *
Se nei quarto ap^rir luténté é pufà
Andrà pe '1 dieló co le conia intatte^
. Potrà le iheffi rigógliofe e biònde
. Tagliar i* agricoltore i e fenzà téòìé
; Di turbirii e di piògge éfpòriel al Cidd ;
Ne ràjà pòlveirofai e iii àlii acertfi
Le r^cifè àitìmtìcchiar érìte Lucane |
Del fxìanfùetò bd^ dilettò pà(^4
Quando l'ampio Orizzónte il Sol cHpiiigéi
Porge al colono thàsifeflr fégmi
S'èi ùafcérà di tet^é ixìaccliTè t^rtò^
• Auft#o piovoib* le campagne j al gregge
Dai mar ibmfta ^ E fé ceruleo appare j
O 4
ZI 6 Deli' A/irommia
O (e prece^fs la Titonia Diva
Con bruno à{nmanto> qaal fi vide allora
Che di Mennoné pianfe il fato acerbo^
Ahi! le dolci uve mal difende il tralcio
Da la cadente grandine fonora.
Che fu i tetti (altella , e fiede e frange ^
Se poi fiammeggia, i dì fereni adduce.
Non tacerò che la feconda Tebe [e].
La bellicofa Sparta e Talma Ateno
Contemplavano allor le piene arifte
Da le rnfiiche falci a terra fiele 9
Quando nel Ciel forgea T Icaria Stella ;
E che in altra fiagion vedea T Egitto
PrecipitajT da l'Africane rupi
Il Settemplice Nilo, e altero e gonfio
Le
ie] Giobbe , Efiodo , Varone , Arato , Plinio ^ Columella ,
Maùilio e altri fanno tutti teftimonianza , che V Aftro«*
noraia giova ali* Agricoltura . Le Plejadi, Afttlra, Orio^
ne, e Sirio erano a* Greci, e agli Egiziani {cgni di di-.
Tcrfi lavori . Il levar del Sirio annunciava a' Greci le
meffi , e in diverfo tempo ^gli Egiziani rinondazfpne
del Nilo. So talfe ammirando allagamento producitore
di fecondità^ ali* Egitto fi vegga fireffo l'Abate le Pluche
U Spettacolo della Natura. Bafti ani accennare, che per
le piogge cadute fui monti della Ltini , ófEa dell' Abif-
finia ingroffato il Nilo difcendtVa ad allagare^ 1* Egitto ^
e ImpalndBrfdo fecendàva il terreno . La maggiore al-
tezza, a cui faiivjjBO le acque , era di cobiti Ja. Lieti
perciò gli Egiziani porgevano fagrrfizj ad Horo , eh' era
Io fteffo Nilo , e ftd Anttbi e Ofiri inventori preflb loro
dell* Agricoltura , il primo adorato fotto k forma di
ca;ie|*e il fecondo di bue.
Uhro Se/io, tij
le campagne inondar da Febo adulte ,
Per gli alti colli C difToade intanto
Un lieto fnoD di fiftri, e cento altari
Famaa d' iaceofo * e incoronate al Tempio
De torvo Annbi e de 1* ìndnOre Oiìri
Stan r ecatombe , onde Pelufìo e Menfì
le Neieidi, le Ninfe e '1 Fiume- onora >
Che l'arido teiren feconda e nutre.
Ma di colè maggior gran ferie nafce.
Ecco l'alato inevocabil Tempo [/j:
Ecco
regala . _ Gli alTegnaDO gli AStonomi e Cionologi tic
parti principali, cioè giome, tntf? , ed anno ,
n giwrto prende I> Tua nirura dal coiIo divrnb del Sole.
, e fi divide in naturale t trtificiali . Gioino naturali &
! chiama tatto quello fpazio , col qiiale il centTO del Sole
dall' Oriente all' Oceidente compie una intera iWoln-
ziane intorno ai polì del Mondo . L' artificialt i quell'
Intervallo di tempo , in cui il Sole Ita fu 1' Oriziontp ,
al anale fi contrappone la notte, quando s' afconde Cot-
. to l'Orizzonte. 1 BabiloneJi , ì Caldei, i Pctliaai, e
5 li altri Orientali cominciavano il gìorng dal naCcere
el Sole; dall' Occaro i Giudei, i quali per comanda
di Dio da una fera all' altra celebravano i Sabba;! , e
3 Sirj e gli Ateniefi. Dal mezzoill lo cominciaviiaa gli
Umbri e gli Arabi . Dalla mezza nutte gli Egizi , e i
Konani. Al predente quafi tetta l'Earopi incominoitt
[ il giorno dalla mezza notte . Euona parte à' Italia Ì9
Srinci^ìa dall' Occafo , il che ulano pure i Cinefi .
forti di mefi vi fono. Altri vi fono Solari, altri lu-
nari, cPoili altri, altri 4!r«!.«ifi. ZI tatie Selai-r Ajtr}~
, nomico i queir intervallo dì tempa , che impiega il
Sole nel trafcorrere nn fegno del Zoiiiaco. Ma ficcarne
, ìl.SoJe^ìù, fticwn ne', it^ni Borali, c.V: negli Au~
11 8 DtìV AfÌToifumU
Ecco l*ore veloci, i gioiui , i mefì^
Gli aoni col ciglio ora lèreao ^ ot bieco »
É
1
ftrali , qtundi alcuni meli fona più lunghi degli altri ^
cioè gli eftivi più lunghi degli invernali. Il mefe.piii
lungo è il SomÌ2hile eftlT^o ) di giorni 31,^ ore ti.^
tnin. $6. : il più corto i il Sollèislale invernale 9 di
giorni 29., ore's** ntin. ^4. Il mefe Solare Civile è lo
fpa2io di tempo , col (|tlale il Sole trafcorre un fe^no
del Zodiaco , trafcurati i mintiti .
Il mefé Lunafi AfironotUtco è lo fpazio di tempo ÌÌa{)ilitd
dal moto deV| Luna fotte iX^Z^^itoo^ Si divida tn^e«
fiòàtto é Jìnoàtcó . Il fhefe Lunare periodico è quello fpa-
^0 di tempo i col quale la Luna da un cetto punto
dell' ecclittics recedendo ritoriisi ^lÌo ftcGTo , compiuta la
rivoluzione 4 é conftà^ di giorni 17. ore 7. min. 43. fec. 8«
Il mefe Lunare Rnoàito t il tèmpo ^ che la Luiia im-
fiega dà una air altra congiunzione col Sole . Quello
più lunifo éel ferioSicó^ e Contiene 29. giofni^ ore I2.«
mij(i. 44.) fecondi 3*
U Anno U divide In SoUfé e tunarè. Il Solare è quello
' fpazio di tempo y che prerlde la fua mifura dal mòto
periodico del Sole , e fi divide in tropico e Jiàerto . ' Il
tropico^ è queir intervallo di tempo , che occupa il Sole
' nel ritornare allo fteifo plinto ^ da cui li à dipartito , e
conila di giorni 365. , ofc 5. , min. 48. « fec. 5S» W V-
' aereo è quello fpazio di tèmpo ^ che (i richiede 4 affina
che il. Sole arrivi alP ifteflfa ftelia fiOa , onde &* era di*
partito , e perchè le ftelle vetfoP Oriente qutilche mi*
nuto di più 9^ inoltrano , petcià è alquanto più liiii^o ^
e conta giorni 36^ , ore 6. i min. 9 , Tee. 39. L^anao
de* Giudei era Lunare , e i loro mefi erano alternativa«
'^ èiente ora di 29!. , ora di 30. giorni , e talora vi àggiu«
gnevaao il tredicefimo mele. L* anno ìlgiziarto era di
36^. giorni , ma non eran contate le 6. orQ ex ogni anno,
onde ogni quattro auni T Equinozio accadeva un giorno.
' più taf di ^ e al termine di 1461. anni avanzava uft
* anno . Gli anni degli EgizJ fon' ora -in ufo nella Periia •
• Quello de' Greci era pur Lunare , ma v' agifiugnevano i
. giorni intercalari . I Romani antichi cominciavano Tanno
dal- mefe di Marzo fotto il re^o di Romolo., i Greci
libro Stflo. 119
£ i venerandi fecolì canati >
Ad Urania fortlìar corona intorno «
Ch* ordine e iegge al corfo loro impone «
Splende tri gli Àflri toitdofa Fafcia j
£ qual purpurea benda al crine avvolta
D'alto Monarca, che lampeggia e brilla
Sparfa di gemme e d' anlétidi eòi ,
E di più fegni vagamente adorna 4 ' ;
Or per qdeflo fentiero il Sole aggira
Piroo fiammante e il nitritor Etonte;
£ daandó i corridor fumanti e molli
Varcan un fegnò ^ nel terredre globo
Rapido un mefe fi dilegua ,e fugge.
E quando poi con af&nnàta lena
. Calcan ai Pelei Id fqùammdb teligo^
L'anno caduto al novel cede.iK regna. \
Tal legge ai pòpol lor Sefoftri e Godro,,.
. Il Perfoy rindo^ e 1 Babilonio impofe# -
Il folo Arabo adulto e 1 Trace incolto '!; .
■ . .■!>»
] clal Setten^bre , Numa da Oennajo. t>a ]Rpttolo fii di.
vifo r anno in 314. giorni , « in io. meà $ Numa all'
' anno Lunare de' Romani vi a^itunfe 5i> giorni « e lo
, fece di 355- « e vi pofe due iaeti intervalarf . La Cro-<
' nologfa antica (i fondava fu 4'£cc}i$. ^^ v^ga TOpe*
ra del P. Gaubil , intitolata : 1* OJfer4fittÌ0Hi de' Cimji .
Gli Arabi e i Turchi il fervono s^ncora ou^idi de^li
anni Lunari « che fono di 355. giorni , p^icSe \% No-^
\ vilunj faAnq Untai
k * «V «
/
210 Deir Afìrtmmìa
Da legge ai giorni col piik breve corfo
Dei LatOQio Pianeta , ed ofa audace
Ancor tra 1 fero i^aienar de T armi
Scolpir ne' icndi l' argenuta Luna ,
Cui vide impallidir piii volte allora
Che quafi fveatolar T Auffariache ialègue
Vide TEufin fu l'atterrite fponde*
Ma col volger degli anni in guifa Febo [g]
Spinfe
■«*«^
lg\ Dal detto fin qui s' intende , che la Cronologia an-*
tica non c&mniinaVa con efatta regola. Fu Giulio C&«
fare il rifvmiatore^ del nuoVo Calendario per mezz0 di
Sofigene Matematico Egiziano, e prolungò Tanno di
90. giorni. £*anno di Numa, come s*è detto, contava
folo dSS* sloi'iù. Abbifognò aggin^oervene dieci, e Ce«
fare ad elempio di Numa gli aggiunte a diverti mefi 9
eccetto cl^er si mele tdi-Febbrajo , perchè confecrato^
Secondo Macrobio , ai morti , ^mentre Febbrajo veniva
da Fehrnns ,' Dio de* fnnerali C' Ma v* era 1* inganno di
II. minutiJn circa a ciafcu^ anno. Nlccola V. , e Leo-
ne X; Sòmoìi Pontefici ebbero difegno di riftabilir Por*
dine del Calendario, ma non Tefegnirono • Gregorio XIII.
Pontefice Maffimo ebbe la gloria di tal riformazione •
Contò i«f;nn^itl, e tratjpottolli, perchè veniva TE^i-
noflio 6. minuti avanti i 21. di Marzo. Di pii!l lev(^
^eci giorni al mefe d* Ottobre , e fece 1* anno bifeftile
di 4.. in 4. anni , eccettuftndo 1* anno 1700*, 1800., 1900.9
non però il 2ooa , nella ^ ual riforma adoprò gli Aftro-
' nomi inigliorì Convocati in Roma da tutta TEaropa , la
'. ^uale fubitó accettò il novello ordine cronologico •
L* Inghilterra non V abbracciò , f& non nell* anno 17^2.
' La Rnlfia ìd'll fol paefe d'Europa , ove fi profegtia
• a contare li.' giorni dt menò. A compiere le notizie
. riguardo alU Cronolo^a vi rimarrebbe a fpiegare le
. ' diverte Epoche , e le Ere , onde fi mifurano i fecoli $
ina4iòn'6irondo quefte cofe dipendenti dagli Aftri , ma
da2:li umani ftrepitofi accidenti io rimetto gli Amatori
\' Libro Se/Io. iii
Spiafe' i Córfiert ed allenogli al corfo ^
Che U ^cneta anelaoti aveaa già tocca , ^
Pria che Tanao compiefle il giro ciiato.
Né piii de' Numi i corridori inlieQoé
Si
.»
di tali erudizioni alla Cronologia del Petavio , Riccio*
lio y ^óaHgefo , ed UlTeflo .
per noi balli fapere ,* che le Epoche profane' pia celef>ri
fono prefe dall* Eccidio di Troja iig^. anni avanti la
nafcita di Crifto : daUe Olimpiadi , offla • da liìto Re
deli* Elide ;y che inftaurò. quefti giochi, e- principiò tal
Epoca, fecondo Petario, 776. anni prima dell'Era Cri-
ftiana : dalla fond^iome di Roma 7S3* anni in circa
prima deir Era iMgare : da Nabonaflare Re di Babilo«
nia anni 747. avanti di Gesù Crifto : da Seleucio Nicà-
nore , che regnò in Afia dopo la morte d* Aleiiandra il
Grande 319. anni avanti la venuta del Salvatore : da
Maometto 664. anni dopo PEra CriHiana} e più. di tutte
r Epoche é celebre quella « che vicn preCa dalla Nafcita
di jpriftp 1774. anni fono , la quale fu chiamata B-a
Crifiiana.
Finalmente il tempo dalla creazione del Mondo fino alfa
Natività del Si&;nore fi divide in 6. parli , che fi chia-
mano Età del Mondò . La prima abbracci^ il tempo del-
la creazione delle coTe fino' al Diluvio, e fecondo TUf-
. ferio e il Petavio racchiude i6$6. anni . La feconda fi
. ftende dal Diluvio fino alla vocazione (f Abramo, e fe«
condp hn Volgata contiene 367. anni , e fecondo Petavio
. '^66. La tersa dalla vooazion d* Abramo ali* ufcita degli
Ebrei dall' Egitto , e arriva fecondo la Volgata , Giù-
feppe Ebreo , 1* UHTerio e 11 Petavio a 430. anni : la
Ì[uarta dair Efodo* alla fabbrica del Tempio , e contiene
ècondo il Petavio si9* anni : la quinta dalla fabbrica
del Tempio alla liberazion dalla cattività di Babilonia,
e racchiude fecondo il Petavio 474. anni : la fefta dal
fine della cattività Babilonefe al principio dclPEr? Cri^
jiiana , e racchiude fecondo il Petavio sgg. anni . Quin-
di dalla Creazione del lVl<>ndo , fecondo il Petavio , alla
nafcita di Crifto trafcòrfero 3983. anni- Altri foi^q di
diverfe parere: ma noi ritorniamo air AftrononUa .
%tt Dell' 4flroììomia
Si fpicgarda (e mo0e, e l' aimo iodarro
Fremente e-^hino a fopif sferzava il tergo » ^
Ch' ogaor fìh lunge precorrea Titano v "
Finché r A9tor del pik iicpotb lapperò
Urania fcelfe a pareggiarne t moti»
Quindi piik chiaro Eroe. 4s^ (Waaie-parti^
Degli Agronomi il fior nel Lazio aduna ^
E i fecoli vetufti , ì giorni , i mefi
Con certa af&ena inviolabil legge ^ ^
C^i ferba Italia tutta , e^ chi H giace ,
Ove la Mofa e il Rea gorgogUa , e dove
I faggi abttator di falda fponda
Riparo fanH al pelago vorace^
E quante il Sol vede cittadj e terre ,
^ Fuor che rcftremo Ruffo e il fier Cofacco*
E ben addita ancor Urania l'arte [h]
Dì
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^*p^
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Ih] Parte IV. che contiene l' utilità riguardo alta GeogH^
Sa. I Geografi dividono l']B((ttatore in 300. gr^dì , e per
ciaCcun polo ,'e ciafonpa divifione fenno paSkre de* Mfe-
ridiain . Eflì fcclgo^io una di quelle divifioni , dopo la
quale HSOBtafio le altre , e il Meridiatio , che vi paflS »
il chiama. Friwo Meridimo* Hz fu quefto punto non
s*a(Ccofdano i Qeogfafi, poiché i^ringiert fanno paffate
il lor PWpiflt Meridi(^nò per Londra , gU OUandefi per
il Pico di Tcaeriffe montagna altiffim? in un* Ifola deUe
Cananei alcuni tra i FraneeS Io fan pafTare per Parigi .
Al prefente però s* accordano pur eflì a farlo paflare per
V Ifola dfl F^rro la pili Qecidentaie delle Canarie. Quin-
di dividendo il Prima Meridiana in 90® dopo l'Equatore
iànà a ciafcun polo , defcrivono i Geografi tanti cerchi
\
libro Se/la. ^ laj
pi fapef quanto lunge |1 folio altero
Sorga òx Semirami i e /i Cairo ^adtfggt
Pi popoli infiniti^ e T ampio Imao
Al Qel torr^i) e dove il biondo Eufrate :
Travolva gli aurei dotti | e 4Qve il mare
Fra Somatra e Golcoti^iai^ l lidi aflbrdi w
Ne la iqgegnofa d* Archimede sfera
Tu vedi ijin cerchio, che per mezzo part«
I duo Colurì , r QrizzoQte e i Poli |
Quiadi divifo in altrettanti giri ,
Qjianti de V Equatore i gradi fono «
Ma. al €Ìrc(Hò t»rimi€;)r (die certo loco,
£ primo Meiridiàao UVaoia iLdiiiew
pa r alto Pico; ch^ l^àeria- fronte : .
In TenerifFa fva le nubi afconde,.
Se pnT'^i cale di Batavia XvSà^
m
paralleli airEqnatoro, qiiaats £^o 1» divifioni, ettftt*
ì punti , che fi tr'qvàiiQ (iel primo cerchio prefib V Equa-
tore, ànQO un grsiida idi Latitiidin» Boreale, o Auftrale,
fé il parallelo ^igi^ard^ l^Auilro. «Cos^ fcgPQ .dei punti,
che fono fopra il parallplo (^gaente, di marrtera chela
Longitudine GeQg^ra^oa^dl* un luogo è tnifara^ Hall* arco
4eir Equatore comprelo dopo il Patino Mridiàno , e
^o'a tata dall' Qccideqte ali* Oriente fino all' incontro del
Meridiano terreilre, (he ]m(ra.per qH!6ljA^b| «. e la La«
titudine "Geografica ìe\ medefimo paefe, vieù , mifurata
dal Meridiano- di quello ftefTo paefe. oomprefo ^ra que«
fto ftefib paelb e T Sanatare. Dal che ne fegne» che
la Latitudine Geografica d*an luogo è il compimento
4elle Tue dtftanze dal Polo, ^eggafi ^. Saveriep ilei
iìBo Dizionario , e Picardo • ' « -
124 teir AflfmùYf^a
Eì n aiflende * Altri la Ltaea addita »
Ch* al prode Lùntano e al grave Ibero
Segnò de* gran Trofei termiòe e meta.
Ma lo ftaolo miglior del Saggio Franco ' '
L'orme feguendo il primier cerchio pofe
Nel vago fuol de l^ Ifole felici \
Ove la prifca età credea le viti
Noti colte germogliare , e non arate
Mature fratta partorir le terre.
Or dal cadente Sol ver Torto aprico
Ta dei fpiiigere il guardo, e ad ogni grado #
Che luage il regno , o la città <en giace ,: '
Gran ferie troverai di leghe- Ingleli .
Se poi r ampiezza di faper xxk, telami , '
Dovrai A\ 1* Equatore, il guàrdot addurrei «
Verfo i freddi Trioni , verfo T AuSro •
Perciò tu dei la Siracofia Sfera
Recarti fida affianco ^ e €el4ftvaro
Di molte lune afiaticar la delira
Aggirandone i cerchi , e t vari moti
De* Pianeti e del Ciel traendo a Tufo.
Saprai quando il I^eo volante carro [f]
A
[l'J dui s* intendono accennare i vantaggi , che provengo-
no dallo ftudio della sfera . Per la diverfa relazione
. deir Equatore allV Orizzonte, fi divide Ja sfera in reHtty
^ pbhUi^ua e ^pctrallela » La sfera retta fi chiama , quando
il di lei Orizzonte pafla per mezzo ai poli, e tagùa
Uhrù Stfto . ^ 225-
A mezzo il corfdap-ftmpie rote InStrilml ;" *A
E qual;fia l'ora, Ih^i Marocca l^ni, '^ d
Al fìer GuatiinalefeV al iCarifaeOy ^ .**•
Al remoto P^driaor,'a[cZ^x]bÌa:^e(beiMy
Tu pur*fÉ!^f fdtto qual zòóa U Gallo -IT
Be^tai fluiti di Seoha^^ e ^'1* Scita errate
Vibri Tarco^pogaace, e'LÌbia?7iinperi' .0/ ì
i- P Arfa
l'Equatore ad angoli retti. Quindi inno gIf~aBitatori
-fetnpii? i giorni eguali alle lutfti » e^le ^ttto j^«gioi(i]
dell' anno due- volte in un anno loro, arrivano »..JLa sfe-
ra, ùbhiiquifèjyjfììn. , nella qttaleJ'.Oriazonte taglia ad
angoli inegirali TE^vatore , e «io jafla |»er i.ipoli del
r^Mando; OH abitatori anno tnegtifali i giorai e le notti,
-e.^ mano .in mano crefpe^il giotuo; ohe il. Sole dal
p6\ù aafcofto: fi avanza verfo il Polo yifibile'* tviof-
verfa crèfce la notte di inano in maap ohe il Solo dal
polo ^fi^'ilé a' inoltra vetfa .il nafooffio* Sfera putaiieia
& dic(; * quella , nella ^uale V Orizzoiite razionéit «oo
r Equatore^ s'aeeovda in'guifa, che i cireoli pamUtli
'air equatore fiaa pare. ìiaralleli air Orizzonte . QiiindL'
ftravvt* mia foda notte cfi^ mefi i e un fol ^iotiit d!al-
trettamti taefi^ Archraiede' fu r inventore di qUefto^in-
gegnofo ordij^o rapprefentante co' f noi varj cerchj idi»
maginari il >(Jielo* $opi*a si 'bel ritrovato compofii'Claii-
diano gll> eleganti vectt feguenti : . r, >
- Jiipiter in parvo oum ctmtreè^ethera vitro ^
;> • Rifit, & ad Superos Itaim iiHa dedit .
-J*^ ' Hu^int mortalis progrejfa potentia curati
/• . ' ■' Ja»H meus in fragtii^ludUur arte labore ,. > i
Jurapoli., rtrufnqui /idem ìegefque Deorupt r \ "
t * i'' Ace Syracufiut ttanfiuàft- arte Senexi < ^
Iifclufus'vanis. famuUtuf Spiritus ajhfii.^ „ ^;
JEt vivum certis molibuturget opMS\
Ftrcurrit proprmm metOttus Jtgnifihr agmum^^-
. \E!t fimulata novo .Cinthia nu^ft rèdit ,
j ^'' Jamtna fuum vohens and^x indafiria mundunt'
^ tjaudat^ Qftumauajdìtrafufttti regit. . j
J
t t
x^ 6 Dell' 'jifirmàmia
Arfr Qwiriifil. il leoni immapi ; t a
E fra i;Alpi?Q/l Tirireqfed;'It|lia forga,. ;^ 7,
Cui die Natvr«^'C9iL|>ib l^rga* mano
£ frt\ttife«e valli v.e^^.éoUi. ameni v'
Ed aria mite ie Ciel Ittpen|$^1e"ckyi«MI« :
Ma giàv Padre Nettati, OtTeti, ip D<* f/^J j.
E Voi che ctflte iljrogi^dofo cr^ir ;? '; iìJiv
A^h Di
.j' ••»
• ■• " » Il .V , . . "
là) P^le 'V.aèbmcia i ▼aiitag.q:t> della 'Naoiaqi i M Nà-
•>i|;aiiKloii«)i<m ebbe tetto* principio {è- noifc sioito dopo
ìM dtìif^id^dè )^i\Ap«lclii^ ia snemorhrnteb Sfilate. umm-
110 qnaffit botto affosifeo vnellVadfve dovèttr. >tngchr éi-
.noM agH nomini. v€rfo «n si terribile élcin^ta^. ,Pti^
•Fiatone ,- «annoverando le itre prime • focaie^ dt:go«ecàarfi
-f»a'^ uotnidi ; e^iH (Convivere f non potè tìoùuàut fé
ipiòn^lnt* Matfnoia^rÌM'FnmMttnit^ e la 'Cufupt/ire, vBÌM'a^
^bénedo^ altre ibrmerì peijiitima aflegnòi HrìiVar^Up-
.fiMi , ^dicendo : Uitima'^ tàtttm >mnmium babitaitii ttt 4^e
Im pfiAAe navi , deìle %uàU £' abbia notiàia i« lìiroiio le
-dut #rilfi> fabbricato daSamlraàiide , tma bop» èlavvejr-
air»;' «l|e Talicarono ; (ecdntfe&<fiuMofto ^Ptoioi^Hicfiiifae
JndO'/^ fi poteano per terra trafportan^ = a >fc5ieiMi di
aléfeaèt^iendt easnatlli • ilnindio appare ,Jche;jirfn9à ..fi
eominciò a tentare il guado ^ fiumi '^coft> za^tef/;^ ;;^ e
navicelle . Pofckvwennero . Ir: navigaaionirdiivi^crope
dair Egitto nella Grecia ., di Ciino Arglvn nella iCorii-
ca , d* Ogige Fenicio. nclU Attica , de* Telehini .^al Pe*
loponnofo a Rodi ,• di Deucaltone Greco «\ Creta , di
Giafone Teflalo nella «Colchide v di Bacco dallaTTracia
a NalTo , di que* di Sainàvfiolìa.Samo-Tracia^ dilBrcoIe
Greco a Cadice., il qà^t futi •maj;giiDr marittima viàg-
gio di queVtempi. V Ma' febbenì piccoli Iratti di mare
trafcorfero. qnc* prodr, .pntvfwoao reputate* grat^iffime
imprefe; e in realtà ufi 4 «folibDD confiderare. per audaci
navigazioni ftrepkofìr ; >p«tchè-ison era aneora*Jbt direg^•
gitrice. de*, navigli l^Aftro.nomia bea coMietaU •
Pi verS naiBd ite fcòrieni^Kete ; ^
D' OUavda. e^Gadi e. (pcSrloÉanìa. i m\.
Ninfe co/|^6.'Nereidi;e;Napee„
De r antica AllfitrU^.i^litfarfemigUa;
E Voi piti, vaghe ,r ch^ Ip témeia . e il c^Uor,'
la barbarica foggia ayvftliff iatori^ -^
D'.aaree conchiglie, di.^^alUe pcjrle» \r
L'Arabo feno e l'EritRse m^vilton.$ . \
O l'ar4e»«l.^w«iea vi {file, albergo; li .. {
E Voi , . cor '4 gorg^ ^agelUno e- il . tiotf».^
De r Indico Ocedar^i^'cchio^aPforda» ^
Venite a dire eoa .leggiadri rcamii
Quai vie pp!, yo(b;i regnjt l^jffUMf^ aperfe .
Non già cred^ io che per gU. pi^ofi f^mpi
Foffer fpiqte. le prore», e, apert^ aji venfì ^i
L'audaci vpl^^ allorobd appesta ,c^rfe,^ rj /
Dal naufragio fa^al l!i(ii|ine«rar>TeTni. . /. r
AKlofpli t\'a«J«rl»/»we9*«inx*:jQrrenda .,, r
Del Tpento ttiMflft brm^ «lik ifita afpctfo
Del flutto niiqidia^>avr4.*Ì9Ìpia{9 p . / . .
li trecnaat^ apportale. aglji i^(j>^i .monti ^
E là mirando il vado mar- fj^oio -. .
Riatto àa i venti e torbide procelle,
--£ adendo il roca fremito jnarioo .. ..
• Per raoc^RMÌcdo fcoloroffi' in* whbv"
.. Poi ,<M(éeàiaiMlo il timor, «tiglio «iti gioghi' i.
i;rAPD«> «"poto fi '^h^Am<>K thjì
P X E
% dagli aperd/càtnpi ti lidi algc«(ii;n ?!:nv iCl "
Iodi f llt'tkSr^iatekavlàOi^^ e* lena^^forit ^^^ 'T
Spirando al cortf-il^'fécìal comnaerfctóV- - '
A rinftabile ftntte'^it.'pitlo afSdi. ^-^*''- ^ ^^
Mà*pr^^ placidi ftagftt e cheti fiumi '^'"^ -
Coa rozze mvl^-è làkl «fònféfli kgdi '^^
Varcava ^àìfirc^ V e^^>^*^<Jel"tnarè' ^' *• ■ :*^ '^
Aodò radétffltP te ^i^aItf!H ft)onde C-- ^ '^ ' '^
E fé TaitriW CrorfèTy Ogig^f'ié^ts^W^ ^
C«tó; i Osirwl , Ofi'V, laàcè i' 5P»aidV' '^
Cecrope^ Danao^, il Viticitórdi Nifa*,' - ''*^
E co' prodi Argc^àéfti'il Greco ErW -^'-^
Spìnfer fra i tì^bi^di* remoti marr' ''' *^' - ^
A flrahielfofe e'^lidli fini arditi 1 *
E fé Wthitei -polche dbmi i ttióflri
Ebbe di''tè?ft1i;%Ftìerk)ti'pèkoffo'i - ^•••' *'
E fcorfo r Ebro , rie Pangu'ftà fcfct' ' ' " ' ' ' ^ '
Giunfe ' di Olpe j^ e in troppo brévf iMoftW^
SegS^* lemcte a' 'le velate «itWtlèJ^^^-'J l'I
La Terra a lor màra^Tgliartao ereffe ' "^ ^
Marmorei Templi *é paregiòHi a'NDfmii • **
Ma qaando Uratiia Tegùb lìetar a dfito [/J
■■ ■! ■ nnntfYf II iir ,. .1 I II , <i M , Il
foun le famofc: Colonne^ di^ Ercole .^Da^ ini^^altt? ©arte
ftabiliroflo il'CdtìknretcW HTii le^ Còtte d^^Afficr c^d^fia
Al Fenicio np^jiet-l'vAfUi:%,§fi»H^,n: ^i v '
Allor Tir^.e GJdoQ ^iagea gU -abeu ';. y:
Qlm i goUi 4e l' Adria., edoluo i lUìv. i
Or' ora rcorre tjepredaisilo iotorao
Coa (vHt M<! 1' A\$stm rapace»
Tra gli. Aral^ui flutti e i Ca^ bai
Per rAda9àa>itn3tr^iSCBdo il corfo*
E quando . al, Groc» aiBÌie.l«, Stelle Arto*
Segna. BeoÌ**t«> PelQ..,:Jotyi^o<;e,.pade, .- -
L'ATp(!l4«gp.'c9W„« Sl«ft:U>!tÌ»,. : -.
Trinacria^ Itilia.1 ìlHCher&oefe e; Scia ^
Infolea,e;ipBrte-^*^,-ic «blonjp addtKC.. . ;■
Urania iaJbfuJfl frw^ ^(fift^ ■ ' :, ,•
jGoteÌl«r#(ftdo-cÌglio''ÌV,call^:bMtto > r>
Per o|a; èfl^eoiò talaaf.Utafttf^pS^. '. ,;_p
ElUbdel vago ftaol > che Giove accerchia [m],
. .^^ Sn»-
por il golfo Arabico, allori ni»r J'Idumea, e i piloti
"d'irania Re di Tiro Cotì.e navi di Saloinupc arriyiràn^
a'U Coftc dì MosambicD vcifo Ìl Ziogliebar , oiS^'àd
iiDlir. Così i Greci , che fcopirrero TÒrfa maggiore,
i -iiavigarono- Ociiri ftpenda pve la ftella polare fi «Kira-
- Ya, e fparfero delle lor Colonie tante liaìc dell' Arci-
o pelago , :l'jttalit , e altre remote regioni . - ■■
[sij Le nuorei {coperte n«ll' AfUonoptia Anna fempre più
- «gevelatati-niTigaiionE. .Per la fcnperta de' Sale^ìti
.;di picVerli fanno le diverfe. longitudini in mate , 9 &
r eaoatca la dtlìmza per. tne^zo delle Carte Geografiche.
, Dt più per mezzo diir Oriilogio di M. Hatiion wt mi-
■funr le laatzn^me più remota appena fi ibaglia da lo.
r Ughs , meiitre talor fi ptiù sbagliare di due tre cento .
. iHa eli ctLc^.ì-piii.siaviicr'aUa MfHtica fi è V.^s> ttà*'
»3« ^'/^' ^hmmia
Svelb le ^fiwré > i- varj giri ^ ■' ''■•• -ì lA
E cf iagegaole rote e ^&%^\ 4Arittt4 ^ '"' < A.
Se-l'ake StéUe4ìfpcb<l«nti;atint»d' ' i^'i'O
Ritrovò pmiofii matéhmetw,- '-'■^'-> .10 "vU
Onde il oocchiér,' ehe-.d-'(^mrit«i'ao<tfl1r£ -'
Sol r»fpetto (leltharè' e^rarapi*-€«l<?, ■
Sa quanto lungeft-ffifhfnafi-ll'HWS-'^'' ■ '
E dove aprano- ftni>«ftlc» i' portr-, ■ ■">: r ■'
Ella di pròpria =matf"ciMi piwo a^inW,;''^'--
£ con candido- aveHà &a'«iw et^Mflbv-'- -
Ove fcoif^'gU igMl *À^ m %Uéf^"'- -'■
£ 'l ma^idtico ferro in ^nzo affifTe^-' -
Che &mpre addka 1' iperboreo 'P(db>, " "-■
O fplenda il Ci^,'0 Tra di neinbt'm'Otfo^
Qiiiadi d'Ercole fur sgti'anrichi'ftgni [«}'> 1
.'-' . -. - --.ì :... . ,,.r> l;„E^i
\ll)it ^ ti
tnitalo, che Tempre G volge verfo Tramontana , onde,
benché gii Allri dalle nubi fian iiircofii , fanno i navi-
ganti ove dirigere il lor corfo .
[«) Il primo * far lifo JslU Calamita nella NanKm fu
Criftoforo Colombo jl famofo fcopritor dell' America.
NÉ qui a dee tacere una granJiifima gloriadclla nO&ra
Italia, eorac le principali Hszioni d'Europa devana
agl'Italiani h> fcoprimentò e' il conqitiftcì di .quelle TI-
nilTime regioni . Gì' Inglefi ne fon debitori a Gaboto
Veneziano, i Fra inceli a Verazani FiorentiNo, ^li SpiJ
gnoli a Colombo Genovefe, e tatti ad Americo Vt-rpoc»
- ci por Fiorentino, che diede il nome a quella diiarta
parte di Mondo . Dnpo quelli Eroi , altri Famoli Piloti' &
annoverano, come-Magellano, Sama , Cabrai,' Cprtfc,
PiAnto e altri d'antica fama. Ma al preCmtftitali tu.
*if;azloni fi contan per nulla : Ora non £ teme colle
nutikirf é fpopette Alhonanuchciiisi'Glie-ptSarU Zona
Favola vile ai nsvi^ri 'laddìiciQ.. : - ) - *
Colombo, Vcfastant ,' il gran' Vc^cci^ n.H
Ed altricTifi drr i' Itiiia ufcJti, '. ^n i «O
A un nuòvo Pob. le Mntttici^piore? ' * < >
Spififer itwicti^ 9 de:'L':-Eiim!HL'itxi ikònie? '
%L v^
Pofer «ÓKma^divtotitnide'fanmbofè. J
i&là tb&:ivogrio.frg»sr 'gii Miti^benyi \f
S'altri già fàfctìO'drrAfgribiteò'iìume*- '^ ^ ^
L'(Mtt fpisRiGCl yiitfltfi^à^lé Mbtidè'^arettb -^ 'i
De! reiftoto Béfrìpitelgdft Id^v^to^ " f ■ T
E-^iiiì Àfrica iutA ,• %"'<paP oiftonda? * "
L'Àfia ferace, è -^al là ^errt'ìtìtera? * ^
Qual maravigliai^ fe pòi Sonda' e Gaffa , ' ^
Se '4Srorticofo*Pattamà% fe Ctìba * i
Di perle altrì'ce,'f<*'Veftfemo''Davi, • • -^
E'Gofcóhda 'e ìf-RKfol J Cxna e SoÀJtral,'"
Brafi!(fi-€«tIanV'é''céritòM^a©te ' ■ • ■*
Di barbarico ncjrnceffiàrfi^'tefi'é ^ -^ '- '*
Or va fittìfb l«Ew>p'(fe •oÌKiitefo'? •■ -•>
E le TÌfpbto'Ja ^hhkSatt miì--- • •■• ■'
Del freddo marti? 6tèenISrtìlia ie ^niblàV^
Perchè apritó-'ifoa'piJS^piH Brève caHe •• '^'
r»«« 4
•a
torrida, oc réiStfi nèlì^tyÀiMo^'^^càte'pèfr* aprire Vù
irjve fentìcro - alU, C^a^ \ ^me p^ . unim lf[ttl««fnte
1 Mofcoviti ; mh s^ imprende II giro di tntta là Terra ,
come àaiM^vtrt si' dtiifi fcnhhSi^^foiifiJii Aàustin-
Ai colti regat del Cia^ accorto» :I
Bea dóe volfe varcar la Linea ardente V"
Ofa animofe, e per iti Idne intomo
Cinto fi mira ida i' fatmenfi) mare ? . i. tl- A
O de'noccbierrfida^.coóipàgol e dttcè;^./ ri
O bella Urania v^ià'h.cQfvt ptaggtt» t..
Al tao vate foM tUfeòndé, e invano •? lifl
Ti vo' cerc8lndo'*iglJ aeri fcogli; i,.^ hih 'o
Ma t\ por do fui 'l:dpr(bt|^men miet I6fib* t
Le rapid'a^rei ch^ fi f redo ai^ciglifh .
Mi ti tolM, q PÌV4..M! non t'aUòrdì^
Latrante ScjlU, tpè'le p^ luci ^ ' T
Orrido cefRhd^-reo moftro offenda* .- \<>:-^
Deh ritorna veloce 5 e il -buon N^ttiuv>i v
E i feftpfi Tritoa Vapran la via. :a
Te 1 Commercio Eoropep fe *I patrio K^Or
Cupido attende^ e.fe, ^ nqtte imbijina.|. , .-
A fé ti chiasrt|^4]ar^;^ eccelle torri, , ,\ , ?
Col tremolo ^eofior d'ardenti faq^; . ^
Vieni a verfargli:» q. J}^ cortefe , in iiéiip -
Ind^jbe oierq , iiinefM^ ,. .; ^^c[
Droghe, odorofe. 9 pellegrini atomi.» , ' , .y.^
A lui la fronte giganteiqpi cingi
Di zaffiri , di perl e e di piropi y ^ \
^*«Eiai';«ctìff "i^eftlir^r*! in^pinte tele ,'
'-" E i# liTuéeAcr'^itiF^ SlibnAo* awoÌ|i4
k5
A'
Lihito Se/iò\ a3>
A pie gli poni dilfcate piante , '
Leggiadre belve > e quanto umano ing^no '
Formb con arte , o lavorò Natura •
Ma fé di tanti ddn cortefe al Mondo [p]
Apre immenfo tefor l'eterea Diva^ 1>
Non inen faggi cultor in ogni regno
. La fan falire pia d'ognaltra in pregio.
E fé rifuona il ver 4' antica Fama, •
Faro i Caldei paftor que' che già diero
A le tudde Stelle ei^ranti e fifle
Ordine,. legge, pofitura e corib.
Qttei fotto aperto Ciel nel tergo irfato ^
D' alpeftre fiera , a de le mandre avvolti.
Vedeano fcintillare Ailri e Pianeti ,
Mentre i.magghianti tori, t ca|Nri ingoidiy
£ i fecoci corfier givan vagando
Senz' altrui danneggiar per colli e prati ;
. P 3 Né
lfi\ Giufeppe Ebreo lib. 2. cap. a» delle Antichità Giudau
che racconta , che i difcendentì di Seth inciféro avanti
il diluvio le precipue offervazioni Aftronomiche in due
colonne , una di creta , e di jnarmo V altra , e che la
marmorea refiftette all' acque ftcrminatrfcf , della quale
a* (UM tempi ve^eanfi nella Siria i veftigj. Ma neri noti
ci reputiamo obbligati a preftargli fede, e parlando cfe'
tempi poftcriori al diluvio fappiamo dagli Stòrici , che
i Caldei furono i più antichi Àilronomi . Le vaÀe pia-
nure di Senaar, il Cielo più che altrove lieto e fereno,
e le affijiue vigilie concorrevano alla contemplaziotic!»
degli Aftri in que* Paftort , che fecondo V ufó di quia'
tempi eran le perfone più rieohC' o ingentilite • ■
1
«J4 < PcìP JÌ/frommU
JJè mrf torcean tfa sì bei faggi 11 <;iglicr| ^
f inf^è Mor^ ftateo^Q i rami afpcrfi
P' onda IfS^W fu f v^^iUaQÙ lunii
Lento iiigoqibrava Ifr f|«bbiof« tempia f
Quindi napqai^c gli Eroi , ohe feoza wna [p)
p* ioiponre rovioaiidQ n T aure il nome
Per le ftell^te vie fpiegaron V ale ,
Chi pub Urano feg^lre, p il M^urp Adante,
O (juel'che Tri via da i'^erip giro
Rilega {d I^tmio monte , «d Atrep ? frt^o j.
O pur plor, che per leyarfi al Cielo
Si fer di vanni e rote ignoti arnefi ^
Cià l'empia Tort^/che fupeiba e folle
MofTe a 1'. invitto Ciel la guerra indatiio ^
De. r Olimpica Dea fu volta in ufo ,
Già de' Sefoftri ^ Tploipeì fu 'l fogUp
La Diva fiede» eh* a lei fiantip intarap
l^on piando (cbi^rar falàpgi ^ e V armi
Trattar
iPÌ n primo tra i particolari , di cai iì. fappia , phè folT^
Aftrononio, fi è Ur^no , il qaaJe fecondo Diotìpro di
Siciliji, fu il primo , che aOTembiò e inftruflTe gli iiomìr
sii tra le (elve ^ifpt^rfi , f loro dillinfe di anni poi mo-
"Vìmento Solare , e i meli co) l4unare . La favola 4' En-
^imione amante della Luna ci rapprefenta un Filcforq
^onteiìiplator paziente di quefto Pianeta . Così la favola
4'Atl;inte appoggio, del Qieip ci raffigura un grande Ailror
nomo . Intorno ai progreffi e alla general coltivazion
di quffilt belliffima Scienza fé fi* è già parlato diSafa-
inente odia f refazione ^.
Ulró Stjk. 13 S
Tmtàf di Ma^e^ o àiFanéarnei iòìk
[Dietro tervo anelante Ù i^io fiancò ^
Se fldrt vittfici pà^Inié e^ spoglie opime
Co* fdoi lieti fhlgof àtlntSiati il Sole*
Kè |)à potéVà allor ^or' gèiiìiiiè ed 6W
Alcun (ìgrtoféggiàf i chtf' lieffiitl fregtó
» V* aVe^ tra Idr , fe tìòtì 4* Ui'atìià f Artéi '^
Queflà faUndó ile* pònìiiofr t*éttlpj ;
^e le raeré àVvdgeà ()fir^drefif beódé
De'Mirtiftri di Oldve il crfd tànuro* * '
Quefta d^a(b e ditiiér la frónte é il btit^Ó -
Sola 'poteva/ àrmaf à Onci invitti i • '
E fola fcótef ttyi ^enté itìaitó* ■ ^ '-
Ite 4a forte niortàl 1 orna incòftaiité ^
[^ ■ QuadtrTiro e Si,(Ioné^ Atene ed Argó^ ,
.i Lioei TereQtini} e Spana e Samo^
.; £ gli Órii aprichi e ràdclglfatà Stóa '
Produrtef chiari Eròi, pét dui sì crebbe
' D'Urania il fegnò^ e sì lontanò il gtt^d
; Vòlb fin pKefTo a la gèìàta zona ^
O fofttinità Dea di Stélle adórna 1
. Chiara Madre d* Eroi ^ del Cieltì ì^igìià |
Ben' té pdntitf chianàaré 1 gioghi' Afcrei ' ' '
Berécintià tri Frigi j d Rea fu H Tebrò ^ •
Quando a lo fquillo je' Vocatì fi^ri
• Con cento Figli ini fedo , è tentò À éatìccT :
Va per la Frigia iafrii i itom éffi&< ' >-!'
P 6 fa
;135 Dtir AflYom/nU
Ì*u fa T folio real tranquilla eji^a
A la Terra cangiar vedefli il volto^ . .
Cader le Monarchie > cader gì' Imperi ^
£ di tante rovine in alto appena
Ti ginnfe il fuon« Qual npn.vedefti illefa/^ ^
Scempio ferale di quelle Arti ancota »
Che fanno dopo Te la miglior pompa?
Ahi ! per tuo fommo onor quai tempi acerbi
Membrar è dnopo» che doyrian piuttoAo ^ ^^^
Co le tragiche trombe dedar pianto* ^ <
Da gioghi alpini e da gelati lidi \q\ ,
Cui '1 Baltico Ocean fremendp afforda^
A innondar le provinole ^ a firugger regni
Sboccò
tmmmmammmmm^mm^mt^kmm
\qi La barbarie delF Europa , e T obbliyione delle Scien«
ze deveii attribuire alle replicate innondazionl dfc* fiar-*
bari in varie riprefe ufciti dal Settentrione } oflìa dil
quella grande Penifala , che vlen detta Scandinavia , e
confina col Baltica e la palade Meotide , e ^braccia la
Daniinarca , la Svezia è la Gozia . Di là Attila chiamato
il fiigrllo di Dio condniTc i fuoi Unni , e dopo aver
fatto tributario Tlmperador d'Oriente Teododo ;Sle^n-
do y difertata la Tracia , manomeffa' la Piatidra V la Gal-
lia e riUirio , invaff l'Italia. Dopo lui Alarico cp'Goti^
Alboino co* Longobardi innondarono parimente 1* Italia •
Atau)fd co* (roti oocfipÀ la Spagna , Faramondo co' Fran«
etri l^Gallia, i SalToBi ,r Inghilterra s^ e d^^pec tatto,
come locnfte , fi fparrero Eruli , Turcilii:^!', Marco-
mannl, Vandali, Oftrogoli , Vifigóli ,-Svevt eC^ledonj
ad Innalzar novelle Monarchie fu le rovine del caduto
Impero de* fontani nell* Occidente « Quindi feco le 6ar«
ba;:e jiacioni portaro;|o la rozzezza , e i crudeli coftymi
accompagnati da nna profonda ignoratizd *Si vcs^f^na
gli dnnnU àtl JtfuM^ri. . ' .
.I»
Sboccò oaa gente , a cui la ftragtf è dolce *
Urtói , Vandali , Goti , Al^ni e Gett
Con tutti quei, che d'Oderà e Tibifco
Bevono T onda , ^ual eftrenia parte
Non corfer fieri e nonT empir. ^ f arai! .^
Di rovine,, dVorrpr, di fanguc cmorte?. -
Ecco Attila crudel, che ai biecki %ttardt .
Wr fiero d|^o, faimìnando rota
I^a Scandinava fcimitarra orrenda.
«
^u rjEuropa tremante, e non già lampi
"Scendon da lei , ma folgori fonort ,
Ardenti fiammi^ e gran^inofo nembo/;
Già r.'Iftro inorridifce* arde la Tracia,
£ Grecia ayvan^a* O Elicona, aFindo,
Voi non vederle, allora i facri bofchi
Dal barbarico foco trfi e difimttì , :
Es.Ie pujre. onde d'Agannippe e Dirce
Da foKzi pie contaminate e lorde ?
E Voi , Caftalefa Dee, per ermi gtoght
Non gifte ittorcsdite:iit ulaiati
Cangiando i dotei carmi , e in polverofo
Funebre velo le Febee ghirlande ?
Deh t'arreila, ò crudele. Il Ren già tatto
Di cadaveri è g<mflo: lUiria fpatfe *
Vede le torri al fuoU L'Italia almeno.
Il bel nido d' ogn' arte , il chiara feggio
i virtiiy di valor non ifaroggi e^ ardi»
i-
agS Deli* jifltmòmtà
Mitra J gli fifchiar (ì (ente itìtorrtd
L* ITnaica sferia » ti tì\iAo no $ non (eoté' '
Pietà tli lei » che dì rovine « flragi
Inatta è tomba ferite *- £ fé tu ^ R«mé ^
SoU Dèa Tei 4at teo f^gel fereoflTa ,
Prefto vedrai fd Te piombar dà l* Alpi
Al^e empie genti- 1 e Mar^omànni e S\revt|
Cepidl , Tufcilirtgl , Eriili è G6« *
E miir altri' con lof, eh*' «bel coftamì * •
Volger fdr^tko « a U tirtaJe il dorfo «
tnondràt:^ «» m il^bUitié ApoU^^ '
GiaceràH: iè-WlL* Aiti^ é ixi ikÀ '
Avvi, la Tei^e rtnt (pelonct e il ghifo;
£^ Tli già; urr tempo i. tdktf. «eceati avventa i
Tu rozic fùodcrai barbare note^ '
Ldceràtrici« À^ gédcili ofec<^«
Ma (e rqaallida giaci in tozzi ^gtie»
Mifera ttaiià^ e fé '1 bd feedi d' Otù
Per Te ù Vùlie Aé r.età del iestta.^
Non gli altri tiigflt (X)ilraàùin)'!Ìiifaltcl .
T'ofin fpres^ar; ch^affat:rpià lacòlci e foi
Gli à fatti il criido MaHei Bccd OAescioti^
Vandali , Guadi | Viiigàti^ Alati i
. Là Gen(ei4eù|, qdi Ataùlib<^ f ^dtrv
t Caleddiir f oi^e i SUidgi e i Friotbi
Portan lo tfecitipb e U fierex^ # il Itetto
£* tolto a la rapone » la piti femblanzè
Er»
«— »<»i ■ »*
1
Erran le frodi y icniginìfce j|l «amp^ i
Il curvo aratro , e l' Arti tutfe ìq \i%nàQ ^
VaaoQ e neglette, e il <;ih;i4o M^m inforno 1
Spira fquaUor , b8(rbare mode e liuto , ; |
T» fola , Aftroqoiiila ^ coi lieto volto [rj
A pietade dettar pqtefti il Nume, |
Ch* à cinto il cor di triplicato fo^tOi
E in 'l ftra^fio comaa varcare, intatta
Ne r Arabiche Terre ^ e ^ui reioa
Locar il folio, e qui vedere i Templi \
Fumar d'incenfo^ e tra feftofi àpplanfi
A te facr^rfi il rediviva augello,
Ma in quel molle terreno , in cui U gent<^
Nemica dì ftfdor ne To^^to poltra
Ste& ne' dilicati conopei,
Ergefti paffaggero, Uratiia, 1! regno j
Ed avventa 9I lavorai ^ a (^are avvòlta
Tra Sarmatiche pelH in $ha torre
• Furando a Morfed il ciglio, e il crine e il manto
Non temehdo imbiancar d^ algenti briOQ
Dal leziofò fuòl torceffi il volo
A riveder la faticofà Europa ^
• • Che
frj Eflendo T Europa fepolta ne^to fquallore <!elU «gB<»-
* ranza per lo domtnib Se' Barbari le arti , e molto più
r Aftrono^ia fi rifugiò, e fiorì proffo • degU Arabi . Da
loro vennero que' si duri nomi, che hanno alcune ftelr
Ict Ma già fé a£ j^arlato nella Prefazìohe% ec.
^
w
M9 ' DeìV jtftrommia
-A r
Che i tMii!>iH coflami e le crudelf
Mode obbliando a poco a poco emerfe
Da l'ombre inerti a nuova luce aprica.
Ma qiial pae(è è quello » ove Reina ,
Magnanimo Signor, Urania imperi?
Certo la Senna , il Ren , Tamigi e V Ifiro ,
Il Boricene « Volga e le {lagnanti
D' Oxford paludi, e di Finlandia i gic^hi^
£ lontane dal Sol l'Artiche Terre
Tra Svechi ghiacci e tra le Dane nevi
A lei vatìe magioni e toni eccelfe
Ergon fovra colonne e altare rocche*
Por nè'l Franco , o Tlber , non TAnglo e il Ruffe,
Né il Sarmato, o il Germano i primi allori
Rapiranno a l'altera Urania Infubre,
Che grandeggiare infra le nubi ammira
L'aerio feggio, cui vaghezza aggiugne
L' ordin , proporzion , la forma e il clima •
Voftra è l'opra, o Signor^ e voftro il vanto ,
Poichò venne da Voi l'alto configlio.
Che magnanima lena e forza infufe
A quel Spirto gentil, che fel poteo ^
Co le rare virtb , eh' anno in Ini fede
Atto fembrarvi a l'onorata imprefa
£i qual a Tebe TAnfipnia cetra '
Già feo volar le gravi pietre ai fuóno
Intorno a folchi » e ripiombar con legge ;
Tal
► J
M . ' , «
Tal il nuo9o AùBose ar VoOro cenÉo '
Sa r ampio uio^^di nagione anttcac. '
Fé forgere 4i tocri annata ejciitta'^
JLa macchiaa d^i Affri ialagatfice;:
£ (e dal tergo fiivdofb .{rfettm ' ^'.
Noiv 8&4ieadbra Éoimàtèr d# T òprt^
I dolci cnoffiy !:■ temperati raccearit'
K iincèro lodar; «il gitve afpetto:
Affabile- e^^0ltéA<$8t it 'eigltd fempft
De r ardila^ !ifip¥éa Ij^ettator feftbfb- '
Era àrìràfìiìii fAfi^^e^xnotd rfpronr*' :
!Là oìgd^mv :roCieqivtrQlgi€nciTccl^.:
D• immahì 'pfe tW Y 'ti s* lidf a"?l «rimbombo^
Di pefantt inmeUi»:Ove alto afieode-
Robafta tiia\»f| t>vd tone^laà: tttti i,
£ tutti j^hrebfi ed^ 'anelabti '.^ ^ n:>;:a v
Chi percote^ i}hi iisode, thi irfflacwf
Qaal lifciay ^al iinhiaaca.) ìmfént^iiO^Miit,
£ fé Teftro, agitato affile non pifdTe., ri.
Iaimagiiie.£dlkcQ, lo vidi aHola^ <. '. .:z\
la glauca nube dal iiareno Olimpo: .
Ammaatata di fietle le. ia goooar jamira;. .
Scender Umia a la. lég^àdr^ ìbàgho: ..: .
E beo certo:.^ tebla beUe^loce: òV^Sny:
Mi folgora ^ che pc^ ie^ioerti' fibn : . ' ; .
Rapida firtpa^iaiidir^il cor ttif6o0e«| r.>^ì 7
£ tutto enpiflKlé aK luce&ti JàtìSut ^ . nn^ia
/ Il
. « r» " t ».*
•> - </
V
c^'^
li cddhniftmtér mi.fece iftfib
A Lei fegukr per L^inaMìire' tfflÉe ( ' '.
Cantor ai|dacs:jddi laomttova'refpo. ^i
Se de rimetto ^.^ del MeAaòtdouIido . . ti
Non laprai là trovar ièctnv2 ci:oro<;. .: :i
Né de' gh^bi ' Atnitl«r le •btaiiciie"f|iecre ^. . * I
E tnill' al»i9te(br » ;cfae fm^sìi i^cttefr. .
Le più ricche iinagioa iq^ Grandi illnt^.}. It
Là vedrtt ;€oa beil'.anb «ggì<mtf^iafiem&' \
Le vaghe ^èeik. Qtaldi i«Im aiia^n|a>
Vedrai imme'al Ctditenidrb^eilg^ffira:
Qual raccUiader&mien'db'^fiiggirJQg^ai ì
Le docbifsiitfe» lè/qual^. i^bpvQ, « Tttlb
D* Oniea isdttflve e jde' 'legftÌ0d«r{prJAni • ^
Vedrai fu Adolfi» loro ual lampi» .Ma ;
Sorger altera y che k.fiooiii» ààèntu .1
Ai qaatim-^hfi^ dove:ii.^cdaitefteN.:,7:: ;;J
• ^Sni le'pomi V «h'^ai perito- cìffic^ i • ' ^ •
Pi^rentan- Wtga "éttafl^ir <%ltt ; -
£ Tangolo prienìier I0ioada,fiaiiiii^ o&\.- ;r..i
Fra vari gicr^ Ittheriatt lafrriade'év^ 'nv r.
Di làttcada k lito; aprefi;ii iiam.3< . \
A doe tornei! i che fiù feM fflftriLJ loi ì . ./:
La verratiie ibote e il fikobfl Ano .:o ree jt
A tuo talemo va1l^giran(to*iIltBfQp'^^.: e il/I
E feco trSlgg<ìb^par^^^i<nlèl&>Bg09let / > ^>i
Dietro raArbiOggeote i Àbiliii^«H ^.:<. il
^ Ve.
' :■'■ '« ' Dh-o-^é^t^'- ■■■■■ fti(|
D' alti cancan ¥l^iMiMre i Attui ^ at .".
Q»e 1 gtórdóf pS 1 Gièf ficnro -tejrfc,' '' 1 M
lQè-'<ii toit^ o di -ÉMate HiconllM>4MÌ^' ''i
Qjiaati vaghi Iwieàti iodùftri àMMfi 'I '•>
Gravar fetn^ VedAl ^UMnf» 1t tMcefé',
Che di nfim toni «ircatòd"|^ò^, ^''^^ 'I
£ moftraA ì^ìfiinio pà6 Plt^^iflf e'I'iMe^"-^
Di qael -d^M'^s»- laBd^' chè< tkttt(v:KCMbMk
Col fì«gl«>^ii«G«iWip*ai Ì-armii>iliffwgiò.. .''.
Ma» quel>efiNMftÌ<<^fr vai, coti Vednà'rrl t^
A la fa^Ht'Jttftf^iAtefttó-ogaoni; '->■ ^' ■■■''
Il fedalo la ÓMÌe i'a'xarti^Wtf*^ > !
Urania 'aperfe'Hi^'Vtrd''aaai- il' Giffto j|
£ fa lidi^k^fc^'iSM «rati4aiM^o.\: :
Per volgere' dl'fa(IHr)| leggio e ITtfmiw ! "'-
Vedrai .giOVifei fìndl^di filodi Aiaiuii' ' ' '■'
Addeararfi ififitaorf li^^igeir ffàS» ' ' ^'^^i
Per Tardao OHM^»'e perihuiér iloit <bttl^
Al volgo idem; nè'lMmóianft^'Éieznijij ' 'I
Che impoUidir' fa:i'Ddii(i 'fHHimOtUlt-- ^{
Lor 4tta»*^ttetìi<i'té^'4eSàa<k MerbdP-'^ 'C(
D*Icaip iafbitAi^tO''ÌMftAa'4(-^\ttl0:fo??'' '<a
Che U aat(fe'!«{(tiKÌt,i^6- U 1)bl'>&ei6y"'*3 '■<:':>
Di giicftloiil «teOfirMb^ e i lieti s^lavff • !
De l'anoniu 4^r)itì,«iIrFìaiirBr^ paiole, ■:-, i
Ch' agli ODOiad F^li Uiaota iatefle ,
< • w I
■» V -*
\
O f> *
I • »
^IM- Dell' J^kwoHùà'iikfo Sefh ,
lor &a rfstti lofebfiax gj^ ;f%Vl % ^ifìfèb».. •
Alfio vedraij ^jftopefiit|«..ta«à !o:.iio .
Nel bel d««IÌOr4';UranU> iV opnwtJqcifq . .
Del qMfh«h<«lft f^oa^ iM«u|ev» ««al AAn>S
Qai pafceORBO! ì FornSim U ci^^v . • r. >
Il ferto,eVjm4,MÌ» tìs« 8Mfe9p»„ -. /
Lai chi«n«r4npo.Mep«iate 4:1^^ r
B». U: piii-Dobil' Art»! t^^htfiWl^
So cut qMipi!idH«MO }|l«im3Mìfl«»^t : !. >
Ai PiaoMÌV* le Stelk ioppU|;i«!«9> •
Mentre del i«a4i)vorj|e)«iicÌw«).(»nk(t
Lnngi d«» I90)«^^ «qjp^JLww,; fj ^i.,, ; j
Ir dolcf <«Ì0ii|t*«cG0lft 4iguii|il.1^^.> ..
£ per gli giogbl: Aio» M0(itft:A loRM . ; j
Da rjei(!ywt8«<%v|0«.ljfi !?»fffla»«!ij»fi • . / -?.'
Nel beliLigw? lli9l?»:p«eJl in(Mo%». . ./
-Deftin felict:«(» «at|W)o« inMRMl rhf.i;;;,::bA
Del ^olcc 4i«*?r4rrr allure OMlfti o lo, i;^
De mo«iulMMÌ^HU rHlitQra:e d'^WM^rr.i :rf:>
Dal riccMi9ijr ,of»^ì:^!^9èì^iimi^ rjl
Del popol:fa(ttÌ€<^>£/itriieglk?Erf^|ir oir^I'a
Chp sTavUteMM*!* l|ii|ì^, fife; Wlr . i ri .mO
Moflratt^ihe fioQtfro Be| itevilo* IriCÉBoiio iU
Il gene{ofa.efftoaiiate;,Mgp^ sG
IL FINE.
T:.mim rc-M
A
-»* *
•»' f
Delle: tófi tiòtubìli.
A Eerrtistolie- éélle Stelle ,
^^'paj?. '25; '26. '
Aftfio , fttZ'it. 19- ' " '
Agrkókurà ,^ pa^. ai 3. * "Uli
Agricoltorf traggoBÒ i pro-
gnoftici dal Cielo , fag* 214.'
215. 216. '''.
Atfad "Solare , ftig, 248.
4nno Lunare, /v». ' ' ',.
Aaéllo' di Saturno, fetg,it2,
^,5 .... .
Armilfe Et|itatoHe, pug, i^p\
Atti ritrov^e. dàgr Italiani ,
fag.inér '■ ■" ^ '
Atmosfeft defSolé',' pag. 58.
. 59. 60. Fenpinén'i; prodotti
♦ da cfla , fag. 6r.' -
Atmosfera della Liina, pagM^
99. ■ .V ^ ; '
Atmosfera della'Terrav^ft^* s^-
Al trazione ){eutoniana , flgg, .
-167. 168. 169.- 170.
Attrazione' ridott» ad kihndo-
>orfiftema 4aH' Ab. «ofco-
**ìch 9 pag. 171; 172. 173.
^74- . . . -
Aurora Boreale, pftft -64. Qjfi*
nioni Intorno ad eda , pag.
•6^. •• ..»'•■•
TjOfcovìch VPo^«'*> » 8T^- '
V die Matèmàti(Joi jpa^?ioòr
dMenWrio'^ftfo^iii 'da'Gflur
Ho Cèfare , poi d4 Grego-
rio XIII. , pttg: 2ftO.
Canocchiale Meridiano y ^n£^.
193.
! ' iW li^- Quante volte »«^
; Canocchiale aggrandifce gli
obbietéì", pag. I8i. \
*Cielo>^'M-«Kria,., di eni fonò
. cfòhtfidfti i Cl^l , pug. 4. {;. ^
Comete . 'Kon fono* focbf h*'
f^g 1 j^5' . 1-e Cgmete anno
. ìrreè'ot^ri 1 lori inovimentì ,^
'^«r- i'S^- ÌJ7« Direrfafign-
: ra delle fiobaéttj-fag, 158,
; * Danni €fiéf , éhe* poflbnpT
I produ^fc! alla Terra leiCo-'
j ' méte; pagi 160^161. Dannt
probabilmente reeati allt
-fTérf a ' dalle Comete , pngj
162.163^ Vantaggi, che |»of-.
. pag. 1641 ifs-'"'
Coftella^ioni dell* Emisfero
Settentrionale « f^gl .J3{.
: 136. 137. 138.
Coilellazioni dell* Bmisfiero,
. Anftrale • ,^ag, 138. 139. ' *
Cronologia , patg' »I7. ^
CclifiTe de| Sole e della
1 foho'pe^atfid^lre Comete,
C
.*-• Ltìna,'Wi'9».93, L'Ec.
. clifre.del Soft ohd^ deriva .
I fJ' 9?' 9^" ^"^^ #*oviene.
I r Eccli (le (fiè|l<^tena-, p. loz. '
; Errori 'del 'volgo intorno
' agli Ecc^tffi'^ -pag, 208. 209/
jEccUtticà, ISe'nè^fpiega Pob-
1 Wiquitr,^<ig.23. ' '
.^^ , . _ Epoche proftne'^; pagi dit. •
CSuTotbKiale Parallelo ,'>.Ì93. j P<uiinoz) . Se ^e * §"«5* la
:lf
Canocc)uaieJ?iiralA(tiòOf>ó^« I < fitceffione, pttg?iv.^2\
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Effotf popotéfMornirk mot*
ti 'fenomeni déna Natura ,
£tà del Mondo « ft^, S2i.
FAfi della Lana ^,fag* 76.
Fafi de' Pianeti, fag, 109.110.
. • . r> f
1»* 165. 16^
Vr Gwwftne , fi9^'i95f 1 .
Giproo. acd^ciile , pa^. zi^.
Gioraio naturale, iìfi.. ......
'LJ^tìfQty, ^«.Navigazione.
^ .Hariffon.,, r. Oi^ologio .
TRade-^Órigineudi efia» ^.
"f 48.49* r
Italia, .SHQÀ.p.re^ , e popoli
che ve^^ievo ^ad abitarla ,
fae.tz4. IH' 126. laf,
l/^lera. Leggi da ilvi fco»
*^ pene , con cui fi fpiegano
i iBpviinenti de' Pianeti ,
L
Ejite de
Ì73.
*.TeìefiBopj, f. 172.
Liguri. Loro origine, ^<I^•
£nce . Opinioni . intorno ad
%^. Lidffpo«
* giova pur
Meddlaoo , pag. iis. tti.
MeCer Solare -Afl^onomieo «
pag. 217. sig. Mefe Lunare
A^onomiop, pagrMB^ì^
Micrometro , iagé igf ^ Di«
▼erfitàde* Micronetri^Mt^
i«8. :|89- Fili del Micron
metro , pag. 1B9.
,Micro£copiOj peg^aosi soj»-
Mio^i , ^g. igo.
^Movimento diurno ed annuor
della Terra, pag. 8.
Movimento di rotazione, nel .
Sole , pag. 56. ' .
M Avigazione . Qiiand* elUr
*-^ ebbe principio • pa!g. »ié,.
Prime navi labprtcate da
Semiramide ^ pdfg. %26r « a
Navigazioni di Cecrope • e
d' altri ErjiideU' antichità»
pag, 226r.^»28. , \
Iwavigazioni di Colombo , e
- d*aUri ip%ni Pilotì,p* Aja ,
Navigazioni de'Mofcóviti net
' e^ P4r* 43- l^iverfi colori
^^alufc, ?;g.46. 47. Ri- j(^«wr.glacJale,.pag.23i. ..
della Navigazioni d^ Lord HaixiQn
flé&oni e rifrazioni aeiiai j^avigi^ioni tl^ i«ora UaixlQir
e Bou^§iaYÌÌ}e.ijitornO|ai|a
Luna. Eli» è' un corpo opa- ' Terra , pag, 32.
co , pog. 76. Rivoluzioni ; 'J^iÌQ p T^si^ dì -iua^ itiondani
ideila Luna, |flyr. 78. 79. P^^-l ifjonè,. pag, a.*6. %i7.
tnrhazi<Hie ae* movimenti ' N^di della Luna » pag. 79. go.
della i^uoa., e lor casionc , /^Ceano ^ por*; i u.
p«g.8^8t.-' , ^^^
Lunicoli ,-|^v$9^
MAìran, Pi sittema. • ':
Marc ^ Opinlpnr; degli
Antichi intorno «f {ìio 4u Ifo
e riflufTo , pag. 9%- 83* Se
ne deriva la. gigione.^alU
Luna y pag. 83. 84* In parte .
Ti contribnirce .4i||aora. il
.Qrol9gira pi^MoU) ^ ^pi^^ 1$^
Ollervatorio diBrera,peg.24f •
Enclio , pag. 19.
. ..BismctÌ7jrLp*?J5.tuaztoj^.
t tatoruo «l.^Sd^tt
xeni*
Tempo 9 che impiegano 'i
Piauqli nelle loro rivolu-
zioni , pag. io3« Movimen-
ti de* Pianeti , png, 104. los-
Macchie de' Pian cu , fag,
107, log. Movimento di tali
niacchie , fag, 109. Gran-
dezza de'^ianeti , pag. iii.
Segni per diftinguere i Pia-
neti ypttg, 114. 11$.
Quadrante murale, f a^.199.
.200.
^Atelliti di Saturno e di Gio-
^ ve,pa^. 113. 114.
Scandinaria, paefe d*onde for-
tirono le barbare nazioni ,
pag' »36«
Seuante di Flamftead , p, 193.
Settore di Graaino, pug, 191.
192.
Siftema di Copernico, fffg'7'9'
Nel detto Sìilema li ipie^
r avvicendar de* giorni , e
delle notti ,^a^. 12. Si fpie-
ga la di ver (ila delie ftagio-
i)i , pag. 13. 14. Si fpiega
r eguaglianza de' giorni ,
e delle notti fottu TEquato-
re , pag. 1$. Si fpiega come
ai Poli vi fia un giorno folo
di Tei mefi , ed una fola not-
te d* altrettanti, pa^. 15. 16.
Sì fpiegano i movimenti ap-
parenti degli Aftri , pag. 20.
Si fpiegano le ftazi'oni e re-
trogradazioni de' Pianeti ,
pag. 27.
Silieraa di Bofcovich • F, At-
trazione .
Siflema di M. Matran intorno
all' Aurora Boreale, pag. 67.
efeg.
Sole . Sua grandezza, pa/r. 41.
Sua figura , ivi* Materia ,
|Ìi etti i compofto ^ pS^, 42.
43. Maoehie del Sdle d* on-
de fono fòrmate , pag, ci.
Sfera retta, obbliqua, e paraU
lela , pag. 224. 225.
Defcrizione di efla ^ fitta
da Claudiano • pag, 229.
Società degli uomini, pag, 91.
Stelle . Origine dei nomi dati
alle Stelle, pag. 141. 145.
Diftanza delle Stelle , pag.
147. Stelle nebnlofe,^. 144.
Scintillamento delle Stelle ,
f^' X4S- Mutazione appa«
rente nella lor politura ,
pag, 149. ISO. isi. Movi-
mento delle Stelle, pag. VyU
Nafcimento , e tramonto
delle Stelie , pag, i^%.
nr Aurifci , Popoli antichi
A dell'Italia, p«ff.i3a
Terra . Opinioni intorno alla
lua figura, pag, 116. 117.
Divifione della Terra in
zone, fag, ng. 119. 120.
Defcrizione delle quattro
parti della Terra , pag. 122.
123.
Telefcopj . Come fi formino,
pag, 177. Oftacolo per It
perfezione de' Telefcopj ,
ffl£r.i78.Chi ritrovaffe i Te-
lefcopj , pag, 183. 184. Di-,
verfita de' Telefcopj, p, 184.
185..
TT^J>" » t«g' W9- 130-
^ Via Lattea/ pag. 144. 14^,
Vortici Cartefi^i , pag, i66.
Venere . Suo paffaggio fott^
al Sole. (1^, 213. 213.
y Odiaco . Suoi ùgn'upag.i9,
^ II. Lume Zodiacale, ^a^,
62. é3
Zone . r. Terra .