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Full text of "Dell' astronomia libri sei ..."

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ASTR0N03IM 

Dedicati a Sua EccJ^ 




A- R I. O 



CONTE E SIGNORE 

35>i: FIRMSAN 

DI CRONMETZ , ME6GEL , £ LEOFOLDSCROK, 

CAVALIERE DELL* INSIGNE ORDINE 

DEL TOSON D'ORO, 

GENTILUOMO DI CAMERA , 

E CONSIGLIERE INTIMO ATTUALE DI STATO 

DELLE LL. MM« U. RR. AA. 

• GENERALE SOVRAINJÈnDENTE 

DELLE ITEGIE- POSTE D'ITALIA, 

LUOGOTENENTE E VICE-GOVERNATORE 

DE' DUCATI ivi. MANTOVA , " . 

SABBIONETA, E PRINCÌPJprO DI BOZZOLO» 

E MINISTRO FLENIFOTÉkZlARIO DI S. M. L R. A- 

PRESSÒ IL GOVERNO GENERALE 

DELLA LOMBARDIA AUSTRIACA , ec. ec. ec. 



la Milano. ( 1774.) Appreffo Giufeppe Galeazzt 

Regio Stampatore. 
Con licenza de Superiori , e Privilegio . 



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MerML-LMmÀ. 



t^A puhhlica fama'i che ha 
Vojlra Eccellenza di Mecenati 
di tutte le Belle-Arti , porgi 
a un 






Ir - > 

un gìufto diritto: agli autori di 
dedxcare- aUfuo . marito le lette^ 
rane loro fatiche , Ma oltre que- 
fio comune motivo io ne ho un 
precifò dovere di prefentarle il 
mio poema fulV AJlronomià , poi" 
che quefio unicamente alla fua 
Perfona deve V origine * Il mon- 
do ben fa^ che v.E.fu V au- 
tore precipuo delVinfigne OJJerva'* 
torio di Brera . Ora col forsere 
0f^pmto di quelva òpecolandcqtte 
in me V ardito progetto di dare 
al Tofcano Parnafo un poema 
Aflronomico . Mi sbigottiva , è 
vero , la grande^\a aelV idea^ 
e la novità delF argomentò . Im- 
perocché fi -ìramva ' non meno 
the dirincMud^réinnìetrp poe^ 
tìcù preffò àpoca quanto ànna 

fio- 



'\\ 



1 



fcopeno nel vajlijlimo Cielo gli 
Ajlrónomi più accurati , inco^ 
minciando dai Babilonefi fino ai 
prefenti più avventurofi. Perciò 
guai f araggine mi s* offeriva di 
teorie , ejifiemij e leggio cfor-^ 
\e "y e movimenti , e rivoluzioni , 
e qualità ammirabili , che da pa^ 
7Ìenti' contemplatori degli AJlri 
fi fono in tanti fecoli offervate 
e /coperte ! Qual più difficile 
materia che il favellare d^ innu- 
merabili Stelle , di tanti Pianeti 
e Satelliti^ e di/coprire le amn 
bagl e la natura delle ritrofe 
Comete , e defcriverne In oltre 
la foggia e V ufo de moltiplici 
'Aflrònomici ifiromenti',. e Vutì^ 
lità mofirarne e il pregio della 
beir Arte d' Urania I UaW altra 

3 par^ 



pane non mi fi prefentava alcu- 
no ^cmplare d' imitazione . . 

Ira tanti argomenti , che fi me^ 
ritarono gli encomj degV Italici 
JPoeti, la bella AJlronomià era 
per anco intatta -e negletta. . / 
Vati antichi . le furono pia. cor^ 
tefi \ Manilio fra Latini diede 
alla luce la fita AJlronomià .y. < 
Arato fra Greci ci defcriffe ifir 
nomeni celejli . Ma da entrambi 
■niuna luce mi balenò , poiché 
t Aftronomia di.que. tempi non 
4Jtveva quel sì luminofo ammana 
to.y e qué purifflmi raggi , che 
le àn teffuti dappòi i Galilei , i 
Caffihi , z New toni ; neper anco 
gli occhi d'Urania erano rifchia' 
rati dai lucidi crijlalli fcoprìtotl 
delV Olimpo- . Il fola Ruggero 

Bof- 



Bofcovìch mi fu là parte coiU 
dottiero pel novello calle coli* 
egregia fua opera-poetica Jopra 
gli ecclijfi delSole e della Urna , 
ove tratta da grande AJirànomò 
di molati altri punti d' AJlróno^-^ 
mìa. Cionondimeno lajperanra 
d incontrare il piacere di V, È, 
colla trattazione d'una materia 
tanto nobile e vantaggio/a , tni 
fece Juperare ogni timore ed ojla- 
colo. Né credo io già, che fià^ 
no andati falliti i miei voti. 

I plaufi e le acclamazioni , che 
■a V» E. fanno i più dotti ingegni , 
e le Beir Arti tutte , mojirano 
quanto fi prenda a cuore il lor 
coltivamento e progreffo . Ben io 
potrei ad uno ad uno additare 
i monumenti della fiia generofa 

4 oro- 



ffrote^ione verfo le Lettere , fé 
non temeffi offendere lafua eróir 
ca avverfione ad ogni fona di 
lode j dalla quale è fiata la mìa 
penna a ciò fare rattenuta . Ma 
fra le fcien\e , che V, E, pro^ 
tegge , neh ànV Aflronomìa ^ la 
Poetica t ultimo luogo. La fuck 
gran mente ben comprende quatir 
to la prima rechi di giovamento, 
alla Navigazione , Cronologìa , 
Agricoltura e Geografia , e quan-^ 
to valga la feconda al diletto 
deir_ animo , ed alla ifiru\ione 
del cuore . Perciò quefio bafia 
percK Ella avve^^^^a a promovere ' 
il pubblico bene , ne procuri il 
progreffo e loflabilimento . Quin'^ 
di tanto s* è adoperata perchè for* 
gèffe neir Infubria ancora il ìelH, 

edi' 



ix 



edificio d* Urania y ^foJJ^ dipela 
legrini ìflromentì j e £ eletti A-- 
flronomì a maraviglia fornito * 
Quindi i Poeti anno in Lei uno 
feudo air invidia , e ponnofotto. 
r ombra dell' illuflre fuo Nome 
far andare ficuri i loro poemi k 
Io Jlejfo ne parlò colla propria 
efperien\a , che tre anni fono 
ebbi V onore di vedere da Vi E; 
con gentile\\a accolti i giovanili 
miei verfi , che romitamente canr 
lavano il più bel fhà* metalli * 
Fin d'allora io mi rendetti anik 
mofo a promettere a K K di 
follevarla dalle cupe miniere tra 
gli AJlri lucenti . /il prefehie 
l'opera è compiila ^ e ne va lieta 
d ufiire fatto gli aiijpicj di -quél 
gran Pérfònaggto^ fen^afUcm 

5 mai 



X 

fHai nata non farebbe , né ere» 
fcìuta , Io mi lufingò d avere 
unito infieme V utile e il piacere . 
L\utilità yien prodotta dàir ar- 
gomento Jleffp , e il piacere ri* 
dopda dalla poefia , Quella fi 
può derivare dall' opere degli 
' AJlronoTtfi , quejlo non già , che 
folamente è-mcato da quelV Arte^ 
ehe dplcpnentes infinua neW aniy 
mo , ed incatena i cuori. VAI- 
gebraicke cifre , i no jofi calcoli 
e le afciutte Jpecolaùoni àn fatto 
perire V opere dei Timocari , de- 
gli Ari/lilli , de\ Pojftdonj ^ e di 
tnlir altri Aflronomi in/igni, men- 
tre l- antichità ci conferva ì verfi 
di /frate e-. Manilio . Ho pro^ 
curata pertanto di rèndere la 
tra(taj{ipn€ facile e piaf evale >.. 



perchè la ftudiofa gioventù pojfà 
agevolmente erudi/jì in unafcieU" 
\a a nojlri tempi tanto appre^ 
\ata e colta . 

■- Piaccia a V. E, d* accordarmi 
un cortefe perdono , fé non cor» 
rìfpondono i miei verji alla^an* 
de\\a dell' argomentò , e più alla 
dignità del Mecenate . Se,. come 
dice r injtgne Boileau, 

Pour chanter un Augufte 
il faut étre un Virgile , 
Non men fi richiederebbe che 
V aureo ftile di quel Romano 
Poeta per celebrare un sì degno 
Rapprefentante di più gloriofi 
Augujli , che nello fplendor del- 
le virtudi , nel patrocinio delle 
fcieti\e^y' € nelia^ gloria deW armi 
fi mofir.ano^iiv^ni Succeffori de- 

6 gli 



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P. 



g/i^ O'ttavj , de Trajani e di RU 
dolfi . Che fé con piacere Ella 
accoglierà la preferite mia opera , 
io profeguirò di mano in mano 
a tributarle i frutti delle htte>- 
rarie mie fatiche , e a dimqflrarlt. 
in cotal guìfa quella profonda 
venerazione y con cui miproteflo 

Di VE. 



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VmUìfs. , Dìvóti/s. , ed Oiòìifi^si 

fervi Jore 
- Galpars Luigi CailbU* * 



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PREFAZIONE. 



LE favorevoli cìrcoftanze fooo.fpeflb 
la cagione d' impeniatì avvenimen- 
ti . Così appunto nacque quefto 
qualunque mio poema fopra l' Aftrono* ^ 
mia , poiché forfè in me cotal penfiero 
col forgere dell' Offervatorio di Brera • 
Siccome afcoltava gli encomj e le accla- 
mazioni , che fi davano air ìlludre fuo 
Autore per un' opera . tanto utile al bea 
pubblico 3 quanto e vantaggiofa la fcienza 
degli Aflri , C9SÌ mi pareva un lodevole 
progetto il. rendermi poeta d'Urania. 
Né punto dubitai ad efeguire fiffatta 
idea 9 vedendo aver tra le mani un ar- 
gomento il pi il grand iofo per l'oggetto, 
di cui fi tratta , il più dilettevole per 
la novità delle cofe , che s' apprendono , 
é il più ìntereflaote per le tante fcoperte 
€; cognizioni , che fé ne ritra^no . Chi 
alle iellate sfere alzi gli occhile contempli 
J^fiinci notturne 9 e quindi matPMtine 
Bellezze incorruttiiili e divine y 

Bon potrà a. meno di noaefclamare coli' 
attonito Rin^klo : 



Luci il Tempio cele/ìe in fé raguna ì 
Ha il fuogran carro il dì , F aurate /ielle 
" ' . Spiega Mt mite sriT argentata Luna ! * 
Perciò il providoCreatoreairuomo diede 
alta la frpate , e iepf gli occhi elevati 
dal fublo ^ -perchè poteffe godere di sì 
leggiadfolfpéttacolo.* Iniaitti fìridal priii'»' 
cifio 4ei mondo dovìetteiri' primo uomo 
eftacico irrmirare un oggctto> sì ammirki^r 
bile, e fiflàrne con maraviglia le ftabiH 
rivoluzióni V, e il viceradevale aitcrnar'der 
gli AftriiyOhde a:ragionc! r Apre Atìftof 
i^omica chiamarfi puQ^c6e}anea còl mon<» 
do. Se non di Adamo. ^ xie'lfuai nipot| 
almeno ^^ci alCcufa Giù Teppe Ebreo hG 
ferfì ritrovate dopo il diluvia un iv^rfalé 
le AftreQòmiche oiTeruazioói .iricifeia un^ 
colonna c^ marmo*. ! Ma che the oe^ fié 
dei tempi; antediluviaài 5 cié'^quali poco 
fi pqò /faper <ii cerra feromancahzaixli 
Sicuri, moìinmenti e di tradizioni, indu^ 
bitabile >fi .è ihe la .fciewttì. degli. Aftw 
e aatichiffima , e innumerabili: fono ' (iati 
gli ofTervatori del CieliE). . \ '. . 

Il primo però, che rabbia 'lafci ara fama 
d'Aftronprao , fi è Ur^tt^^i* che ^tteut» 
mente 



X7 

meftte offervanda gli Mri ^ cominciò 4 
diftingttere gli anni •' £ iiccome dal ge- 
nitore le inclinazioni per lo più fi traC» 
fondono nella prole , così Atlante di lui 
figlio fu pur egli grande Aftroriomo , e 
il primo inventò la sfera , detta perciò 
Atlante. Un altro Atlante Redi Mauri- 
tania , figlio del iòpra nominato , col- 
tivò la fiefla fciénza con fommo (ludio 9 
onde favoleggiarono i Poeti ^ che fofte- 
iieife colle, fpalle il Cielo . Altri infignt 
Agronomi vi fono preflò V antichità , i 
quali da^ Poeti , che fempre nelle favole 
alludono al vero , furoiìo tra le delle tra*^ 
fportati or fopra alati deft rieri , or fu 
ràpidi carri, or coir ajuto d^ impennate 
ali , o in altra guifa favolofa encomiati/ 
Abbaftanza fono noti nella floria poetica 
Faetonte, €ailore e Polluce, Endimione, 
Orfeo 5 Tirefia , Atreo , Ticfte , Bel loro- 
fonte , Friffo , Dedalo , Mufeo , Lino figlia 
di Mercurio é d"" Urania , Gefeo , Caflio- 
pea , Prometeo ec. Si vegga la Lamie della 
fila Afhronomia Tom.L pag. 68, 69. 70. , 
Luciano de Afirplogia 1. i., A^ato, Igi* 
no, Manilio, Ricciolio. 
Ma tra le Nazioni , che fiorirono neir 
-4 » Aftro- 



I 

\ 



XVJ 

Aftronótnht^ làOaldck fu la.prima • t fuoÌ 
padori , che a que' tempi erano le perfone 
più ricche e ingentilite , col favor delle 
fiotturae vigilie , e aiutati dalle vaftepia^ 
aure di Sennaar , e dalla limpidezza delle 
notti cominciarono ad oflervare il Cielo 
con metodo. A poco a poco s- aggrandì 
il regno d'Urania ^ e colla bellezza e van*^ 
taggio delie nuove cognizioni interefsò 
anche i Monarchi . Belo ^e di Babilonia 4 
cella fua Capitale introdu(& PiAAronomia 
e la favoreggiò . Quindi i Babilonefi fi van* 
tavano dell' antichità dcJle lóro oflcrva-* 
xioni • Semiramide non meno di Belo 'por- 
tata per r Agronomia, fece innalzare net 
Tempio di Giove un' altiffìma torre ad ufo 
4egli Aflronomi • Né fu fenza gran frutto 
cotal edifìzio • Imperocché i Babilonesi 
Aftrohomi furono i primi a ritrovare il 
Zodiaco,. a dividere il Cido in'CoRella^ 
xioni , a determinare la ^rande^za della 
Terra ^ e a conofcere le Comete raggi- 
rantifi in orbite eccentriche. 
. Dopo i Olidei e i Babllonefi appréfet^ 
gli Egizi, a coltivare lo (ludio dell' Aftro* 
nomia, e fi rendettero in qucft'Arte ec- 
cellenti. 0a loro vconero i nomi delle 

Co- 



xvii 
Coftellaiioni . Effi conobbero l'errore ri- 
guardo ài glorilo ) che al fine di mólti 
anni crefce oltre ì 365. giorni mifurati 
dalP annuo corfo del Sole • Eflfì i primi 
prediffèro gli Eccliffi, e i primi amiferó 
il mqto della Terra . Ebbero pure la pri- 
ma idea della pluralità de' mondi . I fette 
giorni della fettimana furono da loro in- 
trodotti ad onore de' fette Pianeti . Cam- 
bife Re dì Perfia tra i monumenti delle 
fue conquide ritrovò nelP Egitto un cer- 
chio d'oro pofto al fepolcro d'Ofyman- 
dias R^ d'Cliopoli^ nel quale erano de- 
ferirti i giorni deir anno , e il levare e tra- 
montar degli aftri . Le piramidi parimente 
deir Egitto ) fecondo M. Chazelles fpe« 
dito dall' Accademia delle Scienze in Le*- 
vante\ nel 1699. , erano fabbricate ia 
modo , che potevano fervire all' ufo de- 
gli Aftronomi . 

Oliando poi cominciò Io ftudiò degli 
Aftri a rattiepidirfi nell'Egitto, fotten- 
trò la Grecia , la quale divenne pofcia 
la madre di tutte le fcienze • Eua n' è 
debitrice^ al grande Talete , il quale ri- 
tornando dal viaggio intraprcfonell' Egit- 
to , riportò nella patria il ^uflo dell' 

Aftro- 



• • • 



XVllJ 

Àftrononiìa. Formò qucfto infignc Filo- 
fofo la fcuola d'Ionia, dondt fortirono 
moJti valenti Àftronomi , e fra tutti Anaf- 
fimandro . Fabbricò quedi a Sparta un 
gnomone , l'ombra di cui notava T Equi- 
nozio e il Solftizio. Fece egli il primo 
le Carte Geografiche , e una sfera arti- 
fiziale. Mifurò diligentemente Tobbli- 
quità deir Ecclittica, e diffe eflervi un' 
infinità di mondi . Fiorirono quindi Anaf*- 
limene^ e Anaff^gora . Pitagora prima 
di loro acquiftò nome d*Aftronomo , e 
pofe il Sole nel centro dell' Univerfo, 
e fece intorno a lui girar la Terra . Fi- 
lolao pure ftabilì il movimento jterreftre, 
e andato ad Eraclea , compofe tre libri 
di Fifica 5 i quaH Platone comprò per 
IO. mille denari . ? ' 

I Romani occupati, nel la conquifla del 
Mondo 5 poco tempo avevano di contem- 
plare U Cielo . Cionondimeno non la- 
iciarooo d'ammirarne i contemplatori. 
Ognun fa quanto da Marcello foffe il gran- 
de Archimede onorato • Siracufa , patria 
di quQ^o 'infigne Matematico ed Aflro^ 
nomo ) prodotto avea già prima il celebre 
Niceta. .Lo (le^o Pompeo j ritornando 

dalle 



■ • 



■^%]\e ymgth d* Oh'ctìW , tì tepatò, .for- 
itun?ito per:iì.flerfi:,|-eCato io:R.Qdi a tkror 



\ 



.vervi il grgnde Aftronondo.Poflkiflioìo > Né 1 

y ignora f he Giulio Cejfare r^unq ia Romt m 

lU Sor degli Aftronomi d' Europa i fra? ì 

cjiiali Sofigenc y |?Qr. riformare il Calcar J 

d^no. Regnando pofcja Ocwviano graii { 

protettore delle jfcienze j tutte Je Bel»- ' \ I 

le-Arti fiorirono IP Roma , e convicn dire \ ì 

i:hc pur l' Aftronongiia vi folFe di que' tem- 1 

pi in fiore , YirgilÌ4>iteiro 4ìc1 lób^ zy delle i 

Georgiche ne 'invidia i coltivatori . A poco . j 

a poco però,^ Jtccpme . addi viene t* delle 
umane cof^^M.imme e.k atti ii, anda- 
rono fcemando «elP It^lia^? n^ilvEuropa ^ ] 
finché caddero- in; una totale obblj viene 
per cagipflf$:delle t»nre incudìoni de' Bar-* 
bari , e pel* decadimento del Romano Im* 

pero nqlì' Occidepte . ^^ ^ . - 

Si rifogiarono effe preifo {€ oaxìoni 

prientali ^ e pfincipalmente preflb gli Arat 

t>i , ì quali in (ingoiar modo ifìDrirono 

liell'AftrohQmia. Quefti popoli impadro» 

pitifi col:d^(>rÌQ degli anni delle Spagne ^ 

vi fecero fiorire rl'AftroiJomié v Celetrfi 

fono i nomi. di Alamonc ,' Ali)»tegniufi # 

Alfragan , Alhaoen A(lroiiomi4i qUel Rer 
. ; A ^ gno . 



XX 

goo • Vanta pur l'Araba Urania UIùg-BeIg 
Principe Tartaro . Celebre Aftronorho fu 
pure Alfonfo X. Re di Caftiglia , che cor- 
reflc le Tavole Aftronortìichc , dette per- 
ciò Alfmfim. Contuttoché nelle Spagne 
aveiTe principal fede la fcienza degli Aftri , 
non lafciarono T altre regioni di produrre 
qualche iniigne Agronomo • Tale fra gli 
altri lì fu Tolomeo di Pclufio troppo 
noto e pel fuo Siftcma celcfte , e più per 
l'accurata fuo Almagefto , tradotto io 
quafi tutte le lingue . Dalle Spagne fi pro- 
pagò queft' Arte per tutta Europa . Trop- 
po vi vorrebbe a nominarne tutti gli egre- 
gi fuoi coltivatori . 

Pur non credo eh' altro tempo mai ^ 
quanto al prefente , fìoriflè i'Aftronomia , 
il che fì può comprovare col gran nu- 
mero degli odierni Agronomi tutt' infi- 
gni e chiari per le loro fcoperte, per le 
teorie , per l'opere date alla luce , e pei 
viaggi in tutta la Terra intraprefì a far 
accurate oflervazioni .. Le fole Specole 
e Oflervatori , e , dirò così , le reggic 
d'Urania innalzate in tante regioni re- 
Biotiflime 9 fanno abbaftanza conofcere 
in quale credito fi tenga P Agronomia. 

Av- 



• .XSJ 

Avvene adun^ Tdi eotiAi' hiohumentl 
eretti dsrlla beoeificefitt» de' Prinèipi^ è de* 
Mecenati, avvene ia DanzitaS^^^'lCop^ 
penaghen , Parigi , Martìglìa' / <3ìré^ 
wich , Londra ,' Norititberga , Lejrdaj 
BtTÌioo , Altorf, GaflTib » Lisbona , Vie- 
troburgo , Utreeh , UpfiI, Qieflèrfj Vieni 
na d'Auftria, e tre neir Italici, cioè iti 
Roma, in Bologna, e If tento-ià Milèfnd 
tfOvelIamente eretto Q^t Collegio dtliperà 
per omtatdel Mknchefe Abate 'FscTerie^ 
Maria>Fyfovkiflo ^lirtora R.mi>i%<H<queI^ 
la Univérfità ,-il qiiafó portato' dal ^nid 
di promovere le fci«nae , e animato da 
Sua Ecce! lenza il Sig.. Conte di Ffhniani 
ìntraprefe generofaAiente , e còndu^ 
à'Hné la nuova Specola , che riuicV o(^ 
ttìi modo vaga pbr I» ììanmetria , buoif 
guHoì <à pel* gli' Ylroment! afti^onoinici ^- 
che vi Airono» provveduti , al c^e con« 
còrfe affai V a^ftenza e i( difègno datd 
dall' infigne Matemàtico BLuggeroBoTco» 
vicb , e la fedula cura del l'egr^io Adiro* 
nomo Luigi- La Grange, chiamato a tal 
fine dall' OflérVatori^ diltférfigUa , ova 
già s'era ac^uiftata gratldi(fi{iìa fama iti* 
|a!e fcitnza* • - : .: i ^ . e . 

Dal 



* 



mi 

Dai detto fitt qui fi comprende àbhi* 
fianza, che l' Att^oomia è una gfandfli 
e ammh-abile feieota , avendo s\ chiari 
uomipi a. lei fagrifìcate le vigilie e la vita * 
Ma la pòeHa non fi contenta della mara- 
viglia e della grandezza! dell* oggetto < 
Alila tioa non fo qual novità , che di« 
Jetti e forprenda . Quindi i migliori Poeti 
O anno ne' loro poemi lavorato d' inved-^ 
tione , a fi fono appigliati ad argomenti 
non maltrattati in primi. I^f invcnziono 
à d' «loto. agJi Epici ^ Dramacici^j^oeti » 
poco pero ai Didafcalici ,. i quali deb^ 
bono adoperare uno ftik avvicinantefi 
al faofifgliare » e però efière fobrj nell' 
ufo della favola» Quindi la loro ìndu^ 
Aria debb' ef&re rìpofta nella feelta di 
nuovi argomenti , e nella trattazione « 
che nuova fembri e inufitata < Io mi lu* 
fingo , che 1' ^i^gomcsto da me trafcelto 
fia di fimigliafitc tempra , febbre gli 
mancano gli altri caratteri d'una buona 
Poefia . Niùa Poeta Italiano ha trattato 
peraiiche 4' una materia ^ .bella e dilet« 
tevole *■ i4è tampoco ó potuto prevalermi 
4' altro :e^plarai , poiché l' Afironomìa 
di Manilio $ « i fenòmeni celefti di Arato 

npa 



non m'àa data alcuna hiec ,«flend(> VA^ 
ilronomià di^uc' tempi totalmente dn 
verfa dalU modema . Troppo elfa àl^ròi 
iènte è divenuta e {^iù ricca di cogni-^ 
kiotii , e più ficura pe' Tuoi metodi , e 
più fiftemata m' fuoi ìflfegnaménti , é 
più ingegoofa nelle fcoperte . Ne- volumi , 
è vero 5 degli fleffi Agronomi potrebbe 
la (ludiofa gioventù attingere sì beli» 
fcienza ; ma convìeo pur dirlo con pace 
degPilluftrì Coltivatori d' Urania ^ i loro 
calcoli, Talgebraiche cifre ) le arìde di** 
moftrazioni non polfono avere quelle dol- 
ci attrattive, che feco porta la Poelìa. 
Qpindi r opere d' innumerabili antichi 
Agronomi fono perite , mentre rendano 
aocora i verfi d'Arato e di Manilio, 

Ma il predio più bello della Poefia ef- 
£er dee T utilità, che ne derivi. A qùe^ 
ilo fine mirano le opere di Omero e di 
Virgilio . A quefto mirano la Bucolica 
dell'Alamanni , e la Coltivazione del rifo 
dello Spolverini • Perciò dove manchi Vu^ 
tìlità alla Poelìa , le manca il fuo prin-* 
cipale coftitutivo , e va col fevero Pla^ 
tone allora sbandita dalle ben governate 
R^publ>licbe , poiché il folo diletto e i' a^^ 

mo^ 



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tuoni» , dflgpi IboOfHQttefk) degli on^ccbt 
i}e> molli Sibariti • Spero che il fogget^o 
(U 4n<p -trattato ptocjtirrà ^jualche .V9P« 
faggio. Certamente l'Arte , di cui pren- 
do a.favdlares'è^dì grande vtUicà allo 
Stato^^ Il Libro^ièfto idi qijefta mia opera 
poetica dimoftrerà chiaramente quanto 
giovaménto dall' Agronomia tit.ragg^nd 
la Navigazione, r Agricoltura^ la, Geo-? 
grafia , la Cronologia , ed altre Scienze, 
Intanto ,mi {x% lecito conchiudcre con Vir- 
gilio^ Qcerg.lib. IL 

Jlfe vtfo firUnumduhes ante ornhìa Mm/ìc^ 
. Quatum [aera fnoy hgemi prcuifus jfmfH^ , 
jiccìpìant ; calique vìas & ,fidera monfttent :: . 
DefeElus Sotis vaìrios j Lùnxque ìabores : 
Unde tremor tetris r qua vi [maria aka ttcmefeam 
OHcibus ruptìsj^ tu^^HEguaiu ipfa tefidant: r .% 
Quid tantum Oceano praferenf fé tiagpre Sales 
Hiberm ; vel qua taràis^ mota noSiibus objìet • , 



» » ' * < 



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«...*- 



DElt^ 



3>xx,x: 





3LIBRO PBJMO. 

E pigct giaccia la terreftre mole ^ 
^ O veloce fi roti ,, e quante accenda 

Fmmenfe faci lo (Iellato Olimpo ; 
Come fiammeggi il Sol , fcititiltin gli Adii l 
Qua| armi Urania, tratti , « qual derivi 
Da fnoi coctefi don vaghetxa al Mondo» 
Io camera fu la Tofcana. cetra y 
MagnsyrnmQ Signor j fé V efiro ardito 
Ch'or «l'^paalza dal.fiiol^ MQ^tofj^ e langve* 
Ma Tu che glifA^rJ^lusiiakifi aifreni 
Con certo cojffg , ^ al flàm^seggiante Cielid 
Dai leg^e^jr UiMiiiìa i o fra T Aoaie SuofPe - - 
La pid ptontt,a<liiAigar> e a porre in luce 
L' occulte- ci^fi^ 9 fé ie piire $&ffe^' : 
NorV;,i£ifigai cangiar GO*£foghi Afcrei, 
Or qua ne vieni: che la mente accefa». 
Dal desio di varcar T A<vìie cime i 
Arde fv^lare i tnoi^liei doni al Pindo» < 
£ fé fpiegb da \t pahiUri terre . 
Su *1 dorfo già del volator ^defiriero 

Perfeo e Q^U^^fonte al Cielo ii volo; 

A E 



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^ • 



a Deli* jf/ìronamia 

£ fé Palla poteo fu l'agii carro 
Condur Prometeo al lacido Pianeta ; 
Tu ì miei fragili vanni ufì a gir lungo 
Le baffe rive del Caftalio fonte 
Ergi animofi al tuo leggiadro regno. 
Non temer che del Sole io troppo audace 
I raggi involi : ben del Tracio Orfeo ' 
Rapir vorrei l.'armoniofo plettro, 
Perchè la forza del vocale fuono 
Dal livor vincitrice e de l'oblio . 
A Te traeffe dagli Aolbnj lidi •' -j ' . 
Cento fagaci ammirator d' intornoc;? * 

£ Voi chiaro Signor,' per ctii fon' odi 
Tanto liirtge dal fuol fpiegare il Volo, 

• ^ C.h« giù mìniiTdo il precipizio orreaAl • 
Impallidire e palpitar mi fento^ 
Voi Cai potete per l'intatte Vie ' ' 
Erger in guilà le mal ferme piWmeg 
Ch« non tecm fegiur ra^io^^cille^ 
Qual Icaro nb\^el,' d'infondo nóme. 
E ben i plaàfì , eh' a Vdi &nno - f àtorna - 
I dotti ingégni e le beli' Arti tutte, '> "'"' 
Moftran donde venir può l'alta aita» 
E non degl'io farvi cotoha, e liete '* 
A' benefici rai del Voftroàf petto / *^ 

Le fcienzé trillar i e, inover garàV \' ^ 
^Quarpìù fi^lnoftrt di bei pregi adorna? '^ " 

Veggio 



/ 



Libra Primo . j. 

Veggio Matefi ravvivarli, e arditn • 
Nuove Araiie tentar^ oflia ch'imbrigli 
L'oade rapaci, o per novello calie 
A gir te sforzi, e le firahiere merci 
Portar fui dorib alla Città reina. 
Qui s' aproQO Licei , qui forgoa moli 
Al gratr Commercio , e qoi per. man di Palb 
Verganfi ^ bpre degl' Infobri Ingegni • 
Ma piì^ fra i lampi d'iaufata Ince . 
Urania veggio dagli eterei cerchi 
Scender amica a far rinfubria bella. 
Pofe'ip facer de la novella fede, 
Che perVoftro favor s^erfe a le nubi^ 
Se di lei T Alemaono , ifl Gallo, ifl Dano,;; 
E r Inglisif e V Ibera e il Ruffo edrema ■ 
Odono favellar taqto alte cofe? 
No, fé cortefe mi fi^ride ApoHo, ' ^^ 
Non fia pred? d'gbjio, e il Volba NouEie ~ 
'S%\ò fonar per le conveffe sfere • 
Meco intanto, o Signor, fegnir vi faceta 
. Pe* vani • immenfi la volubil Terra , 
Che fpnza Voi le ftrade ancor non tocche 
Da poetico pie calcar pavento • 
Fa chi i cerchi pensò del jgrande Olimpo {a] • 

" :;" Kx Dì 

' • ■■• ' • t ■ • , ^ 

> •- ■ 

{«3. Empedocle , Ansamene ^ ^d - Endoflo ìnfegnarooD la 
folìdità de' Cieli. Tolomeo Aftronontti Egiziano gli. fece 



4 DelV ÀflTommia 

pi folido criftai contefli in guifa ^ 
Cui franger ooa porla feaaote carro 
Sopra fcorrendo , o conridor feroce 
Col fcalpitar delle ferrate zampe. 
Ma fé qua! infrangibile diamante 
Rèfifte a l'orto e fi condpnfa il Cielo | 
Come fecuri i rapidi Pianeti, 
Le Comete e le Stelle al d^o calte 
Fonno affidarli , e non temere intoppo f 
Che i periodi lor diftoriìi o eangi? 
Con^ dagli Aftri si lacenti e pur! 
Scendon ì raggi y e non gH afforbe ò allentai 
Con il (blido tergo il corpo immenlb? 
Dunque gli fpaitj del Ciel fluvidi e molli 
Affomigliano al mar^ e come in qneflo 
Van notando le prore, e fendon Tonde 
De' pib foelli aquilon feguendo il corlb » 
Così gli etipr^i corpf agili e pronti 

di criftallo . Ma tutt* i moderni AftronoiQi .0 ridano di 
colali penfamentf contrari a tntte le leggi meecaniche « 
e formano i Cieli d' nn fiuido fottiliifimo . €e^bei\e in 
due opinioni fi dividono i Saggi. I Cartefianl ammettoi* 
no quello fluido fottiliffima« ehe chifimano, f ter* , difiTàro 
per r immeofe sfere , che col fuo impulfo e rapido vqr* 
tiee trafporta in giro i Piìineti. I Neatohiani «ll*.a|)-t 
pofito efcludono ogni materia, che poflfa prodnrre fenfi* 
olle reiìftenza. a* Pianetf, e il lor movimento ripetono 
non da alcuno Impnlfo, ma'da cèrte forze , deltC qnslt 
fi parlerà più a luago ^ ovecaderà il difcorfo fu la cai|(^ 
motrice degli Aftri* 



^ 



\ libro Primo é 5 

Oàdè^iao fìra lor cerohi^ e fenza ÌQCÌanì|kl 
Corrono lieti il faticofo arriogo; 
Qtìal Paretonia grìi Taere folca, 
O fftnde i flatti lo f^namofo armeDtOé 
Bda pofcia à tal rappiccioìifce e fceiìia 
L'eterea maffa, che foffìrir non ponno 
Al pèfiodi loro àtgfne è frerio^ 
3E bea di tàtita piccoleifea eftmtoà 
Tu vedi anco tra noi nòiì dubbi efertìpu 
Qaal tetìtii fumi e iflbttlgliati odori 
L' mìz rapifee al pallido liguflro } 
A r ambfa pireziofa ed à* profumi ^ 
Che n leiiofo Ifpàhait tttatida e il Sabeo ^ 
Onde Tetiòpio y o gtardin 5 o nobil cbioms| 
ti\ Vapocofa nube intorno olezzai 
Che iè pieni non vuoi gli eterei campi 
'Paventando die gli Aftri imbrigli o aifrent 
ti fluido rottile , ò il córfo allenti , 
la fóWà ifltìatà pèir gì* ittJnWnfi Vaili 
Gli volve e gira con arcane /leggi* 
Sebben còl vòrgó vadéggiandò Tpelfo 
Voto èhtamiéiii ciò che dì pondo è fceVrO| 
Come vacaa ana fonte, óve non goizzi 
Il lóuto gregge t é noil laflipilli il flitttOi 
Vacuo un abete a sfidar nato i venti ^ 
Se merce non gli grava, il vado (èno 4 

Ai:.;:. ; ' fij. 



6 Deir AfIrmofMit 

Divifaté tal còFè àòh -è' tempo oniài f^j 
Ch' io pur òfi caotar, (è nói ravvòlgaf 

li Nume Reggitore, o intorno a noi' 

La mole aggiri del conveflb Olimpo «^ 



Ma 



[^] Tre fono i fiftemi di tutto il Moodo noti {Ita noi. II 
primiero pone nel mezzo la sfera inerte della Terra » 
e fa aggirarli intorno tutf i Ptanelf « Q^iefta fi ei'a V opi- 
nione di Eudoflb, Caltppo , Arinotele, Archimede ^ So* 
iigene, Ipparco ^ e d*aUri. Tolomeo a"" fiioi tempi ri- 
{{turò quello liilexna , e opinò che il Cielo detto da lui 
Mobili Frimiero con rapida vertigine traeflfe feco dall* 
Oriente ^ll"" Occafo in 34. ore t corpi ceteftì « Nello ileTo 
tempo per moto contrario faceva andare gli Aftri da 
Occidente verfo Orieikte in diverfe lunghezze di tempo, 
riufta il divtrfo ditrare del loro annuo movimento.. Al 
Cielo ftellato poi concedeva un fimile movimento si pi- 
Sro e lento ^ che fi compiva in asooa anni « e altri mo- 
vimenti immaginava nel Cielo a mifura che parean ri- 
chiedere le mutazioni ne* corpi celelli dagli Aftronomi 
oflervate • 

Il fecondo fiftema y che va poftcr per ordine di origine 
dopo II Coj^ernicano , di cai in apprefio favelleremo » 
jFtt ritrovato da Tico Brahe Filofofo infig^ne di Dani* 
marca, il quale colloca immobile la Terra ^ ma divìde 
gli altri Pianeti , àlt^i compagni del mobile Sole , - altri 
raggirantifi intorno' alla inerte Terra. Ma Tico fu otti- 
mo Aftronomoy non già felice paciere tra Tolomeo e Co- 
pernico . Queiio chiariifimo Filofofo Prnifiano Ritrovò , 
effia rinnovellò il fiftema del moto della Terra ,* che già 
avevano foftènuto nella Grecia Niceta r £gfanto , Filo- 
lao e molti altri Egli impiegò 30. anni a perfezionar 
queftor fiftemsr. Colloca adunque nel centro del Mondo 
Planetario immobile il Sole, e fa intorno a lui girar la 
Terra cogli altri Pianeti . Due movimenti fi ammettono 
nella Terra, uno che fi chiama amiuff^ con cui compie 
la fua rivoluzione intorno al Sole y e i* altro , che fi chia- 
ma diurno^ con cuf il aggira. ognidì ftp» il fuo AiTe. 
Ma fi deve notare che la Terra , benché abbia qucfti 
4ne moti t conferva fempre il fuo parallelifmo • 



Ubro Prima. 7 

Ma non ti tratterrò eoa lunghe ambaBt 
In capricciofe idee moftrando a dico 
Qaaato aucciofi, rìbejlami e biechi 
Andrebbero i Piaoeti, il Sol» le Stelle > 
Se con fervaggio vile avefler tutti 
La Tetra a circoadar quaG reina ». 
Ch' a paraggio di loro un paatq afleaibra* 
Ma chi OQO cfaiamefà la Terra errante j,: 
Se in giti& tal gì* inedrical^l giri 
Puoi de^i Aftri aflegaire , e tutjta addiifrr^ 7 
La maccbìiia del Ci^lp ad ordia vago^ 
Ch'altrimenti verrebbe informe al ^gljo^^ % 
£ qual laberinteo meandro ofcnraj 
Dunque le Fiamme al firmamento affi (Te 
Non che al corfo impenaar veloci i yanni 9 
In pacifica fede Utm^ e falde 
Non fi cangiaft di Ipco > e pigro il Spie ^, 

Del Planetario Mondo il centro ingojoibra» . 
Ma tal virtii dalle infiammiate rot^ » ^ 

E sì tenaci rai XclnxilU intorop. 
Che fpinge 3. annoda^ ravviluppa ^ attrafi| . 

Con 4uto freno <i docili Pianeti 

Perdb la Terra 9 poiché, non da fimi. 
Imbriglila' fi ^ince , ^ ^npa affida 
A manooree. colpntie il tergo imma^f » 
Dee r impeto iegiof re :, tttratia a forza 
Enra^ jotomo al .Spi con Ifinghe ^Ufli • 

A 4 Né 

/ 



€ DetV jlflfommU 

Né credi glàuche mieftofii e Urna 
Sì tragga avanti , qual con regia poispa 
Stt i verdi gioghi del froadofo Idea 
Tra r Oreadi fue , tra i Coribaoti 
Al gtoiofo echeggiar de' cavi fifiri 
Va per la Frigia iafm t leoni affifa m 
Hkm tante mai precipitò nel corib 
Cillaro caro a T Amicleo Polluce » 
Né Partica baledra , o gaerrier bromo 
Va ipingendò per Tarra o pietra ^ o palla 
Con sì grande affrettar , con si gran lena y 
Con qvanto ella vigor così veloce» 
Come qnafi il peirfier , (i volve in gira 
Da duplicato moto (cofTa e fpinta • 
Vorticofe il primier con (labii legge 
io on ibi dì r aggira all' afTe intorno » 
V altro la traggo rnroma al Sole ogn'artna* 
Ma fempre rota ne* fuoi giri in gnifii ^ 
Che fra ié paralleli i poli ferba 
Sempre volgenti ver fa parte iffefla. 
Non altrimenti un rapido palèo » 
Che mentre da guinzagli intorno fpinto 
Si travofve ronrando» e a falti» a fcofle 
Per gli atri fcorrei e rofeaiidò alletta 
De^ (empirci fancicrlli ri lieto ftuolo. 
Così nel fuol preclpitofo gira. 
Che (empre (opra ki cotrafle incombe # 



t 



\ 



• liho Primule ♦ 

Da coàdoaotreflsor^ focaii aifine 
Or s' alza palpitando , ora ^ abiiiia ; 
Qaal per opra d'elafttca membrana 
Il ventofo polmon a' allarga e ftrigoei 
O per forza natia le mufcoloft 
Cartilagini flende il con vivace y 
Ctti poi ritira e tremolando allenta* 
Ella vicina al Sol far feco intorno - 
Cerchio e corona con angnfto giro 
Vede r Malia e la Cillenia Fiamma | 
!E piii lontani con piii lairghe mote 
£ Marte e Giove ed il falcato Nuinef 
Che tragge appena a paffi tardi e lenti 
L* antico fianco ^ e il pie tremante e laflb 
Rotto dagli anni 9 e dal ibvercbio pondo 
Del grande diadema y e del regale ; 
Paludamento afpro di gemme e d*attrO} 
Pur quanto pub co* Fidi fuoi S* afta ^ ' 
Che durando con Ini perigli e xnre ^ 
Spiran lor fede ne l' efiglio ancora ^ 
£ s* aggavigoa a la lor delira e folce • 
Qual vanne il vecchiafel canuto e chino 
Col grave incaroo de* campeAri araefi 
Seco traendo T egra famigliola "* ;;" 

d villa in villa ^ allorché Marte il Càccia 
f dolci campi, ov*hà fila età fornita 9 

Preme languido il fnolo ina ^^^cò ^ iMe^' 



■> 



<lo Mi^, AJhmmita 

Yacillaodaf ^moido «d ^tiielaiidor 
Col foftegM de* figli e dd vìacaflro 
A piccoler gioraa^ il firnticr compie* 
La fuprema msigioa l'ainrate Stelle 
Chiude ia immcàfi cencbi» e si le affreoe^ 
Ch'eternamente ioioiobilt e peodeoti 
Altretuod elle Ibn fulgidi Soli. 
Ma pria che t' apra al gran Siftema il vaice [#3 
Uopo è faper i liiinioofi Segni , 
E gli A Ari ardenti de 1* etere» Farcia . 
Scintilla il primo e soaU'eraodo .a T aure : 
L' aerate corna altq co' pie S lancia 
L'At^manceo Moutou, che FrifTo errante 
Tiafle per l' Ellesponto ^ e, ìjx Col^o addufle 

A iciorre a Giove il memorabil voto. 
Dopo Itti folgoreggia il Toro ardito. 
Che fu 1 dorfo rapi Ttacautii Europa. 
Ahi ! quaote volte al gorgogliar de* flutti , 
Onde n' eia talor il piede afperfb , 

la 

lei II Zodiaco 9 oifia eclittica i nna fafcia ideale nel Cielo 
compatta di dbxHei coftefl^sioid^o.'respif pcr cni fenbra 
apparentemente far fno cammino il Sole • Soqo ^aefti 
fegnl racchiufi ne* Terfi foguentf^ • ' / * 
Sunt Ariti , Taurus t Gemit^. , 4>«motr , I^q , ff^irg^ « 
Zàhratpie ^ Scorfius ^ ArcHenens j Caper -^ Amphora^ rjjces ^ 
Il Leooe lia Mxt ftelle di prinu srandìnaa neijcnofe a^nella 
coda : la Verdine una nella fpiga , che tiene in mano : 
lo Soerptone una ntfl cuore . QjDando il Sole fembra ca* 
ae4a lAjm ^ allora vi^ 1* eqttii|09i o » . 



iM^ 



PrifMl .1t 

La mifinra. grMb tranaiice « UOk j 
£ tgaante rkonb^ h fiiggitivi 
Patria rhrieira ^ e Vèr le Tif ie torri 
Stefe la deftra fofpirofii iiifano ! 
Segue di Leda là Gemella prole » 
L'uà forte cat^alier^ e fahro alletta; 
Quindi il motboro Cancro anda e ferve j 
£ qtAli il ^reme^ e eo'mgitì alTorda 
Il rabbiofb Leon^ ch'Ercole ancife» 
Pofcia Erigonc^ ancor di largo pianto 
Bagnato il ciglio -verecondo appare: "^ 

Poi la Sitancia , che 1 diurno raggio 
Co r ombre agguaglia ^ (la librata e ferma* 
A lei vicino' lo Scorpion fi (Hìfcia 
Raggiante il feno , e fi raggrojppà è torce 
La venenofa coda ^ i curvi artigli , 
Quindi il Centauro a faettare accinto 
L^aer minaccia còl Teflalio dardo; 
£ a lui fovtafta il procellolb Capro *^ 
Per la neve e pel gelo ilpido e bi£jco , 
Cui con la rivoka urna Aquario incalia r 
-Cuizzan i Pefci ne refiremaiede> 
E del Frifieo Monton premono il doriot ì 

Or grave non ti fia fpiegare appìeEJò^ 
Coml^ al lucido Sol la notte ofcfira 
Ceda aiternan<Ì0 il tenebrofo h8Q(>« . i ' 

Se r emisfero I che 1 tuo lido atcogUe^ ' ' ' t 

Nel ì 



i 

t • 
I ; 



♦ 



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Nel dioma MMr (] :volve a Fetof 
Chiaro Ump^iai. il dì ) le fifgge iogratt^ 
Vede cadtr.fa :le. campagli^ « j colli 
De la Figlia d* Ay^rmo i fofiihi orrori « 
Come io palh addiviene a rtgj^ oppoda 
Di lumiqafa facej in ^ui tal pr^ode 
L'ombra rivale de^la luce Scherno i 
Che Tempre alberga nel contrario loco} 
E fé dal dèftro ver il manco lato 
Intorno a T afle fiio girando U globo 
Socceffive al fulgor le parti, volge |f 
Onde fiammeggin liete , il cono, ombrofe 
Sovra effe piomberà dal manco al deftro ^ 
Ónde fqQallidp velo il giorno ofcuri , 
QneAo pure é 1 fentier» che dritto mena [d\ 
>V i^per la cagjon d' ogni Cagione , 
Perchè /ifpido verno Tortóe prema: 
Del pomiferd autunno ^ e T aria eflate* 

Dopo il mite Favonio i cfiau>i incenda é 
Or r ano or T altro de* f^oi Poli algenti ; 
La mobil Terra al poro Sol rivolge ; 




- paliti della Terra ciambiààdo iiùéfta* 

nell* orbita. q|m|l>iaao,€$ jgaÌQ^4^4itvi^iio^ *fi£}^eXto al 
Sole » onde efiendo Copra di elfi diverfa l* azìonp del 
8ole in te«|»i «llterfi dell'anno, U tìt to la fèriaaioiNi 
delle ^àeni • 



lihro Ptiàó4\ ij 

E quando ijel retar rAKicoFblo*'* . 
Pih lungo tempo al foò- fplendor fdggiaee'i ' 
Allor T'eftate polvefofiil e pigra. • .: .. ** » 
Arde H nodfo emisfero ^ e il 9do oppbftòi 
Che fen fugge dal ^le , in' préda giace' - ^ 
Di chniò verno e di ghiacciati jneoibiutfjrf ^ ; 
Ma quando alfin da: fue latebra eoaei^ger '" 
JJ Antartico emisfero , e ìl^ Polo Auftrale / 
Si. volge al vago Sol, lui icaida e adugge 
Col (ìtibondo ardore il Sole amico; ^ 
£ il -nofìro Polo s'aUoQtaot, e Jntaat^t * 
Noi Taer nàbild(b,.ej giorni brevi; . 
(Gravare di aojai».;e:l mormorfinti .fiami » -. 
Son legati: dal g^lo ;> e: i lidi, fftremi 
Squallida notte rpfo^llofa ingooibraj 
E quefto avvien?. allorché '1 bel: Pianeta 
Col raggio' }at$Ì9ge i Tropici inietti , v ^ 
Se queiU.il Cancro venenofo, incontrati, r ' > 
E par !cb* arretri il Sol tioiido «l*pt^cle^; 
Allor cominett. la 0agione ardente ^ 
Nel Seaentrionale arfo emisfero ; ^ 
Né fi tempra il salot y finché' ì Fel^ - 
Kaggio lucente m poca a poco arretri) i r 
Ed a ferire l'Eqnator difcenda« .:! 

Allor -fon L^onri>re al chiaro giormr.fi^Ii^ 
£ vJQB con.lieto >voIto il mite Aoimno/ . 
Non (eco altra flagiDn.gai^ìió.^-Bvk t 

La 



14 DtlV JlflrmànU 

La porporini fionte orni e cdort; 
O fono al pondo di rigonfie fratta 
Le piante incarvi 9 o le tnrgenti gemme 
Del chiaro arbor di Palla apra e maturi • 
Quindi fegnenda la terreflre mole 
L* annuo fuo corib al' Iblar raggio afconde ! 
Il Tropico del Cancro , e l'altro oppofio 
A ini prefenta ; e qnando quello ei tocca » . 
Ardon d' efiivo ardor T Auftrali Terre 9 . 
E noi con liete fiamme t molli velli 
Ci facciam fchermo intanto aL verno iffuto. 
Finché la Terra riteflen^o il calle 
A prefentare T Equator rftorni 
Al folar raggio « AUor s! addolce il dima » 
£ la ridente Primavera aprica 
>^inoveIla del Mondo il mefto volto» 
No de' bei giorni di Ciprigna e Clori 
Altri non va» piì^ gai • Tornano ai campi - 
L' erbe » e tornano i fiori allora ai colli » 
E di vaghi color s'^inolfaa e inaura 
La pinta Terra, s'avverdifce e ride» 
Lieta allor né la tremola marina 
Tuffa Je piume la macchiata Progne 9 
E la dolente fpofii di Ceice : . 
Su gemnnti arbofcei cantando affiede • 
Non aktd tempo piii s'allena il cofpo9 
O al mttlar de* zefiri ibavi : 

Sì 



Uhra Primo. ly. 

Si rifveglia Io fptrto e fi rinfrtnea, - 
Qaindt Caprai ' cl)« rtflfetate genti 
Pofte a l'arfo Equatore in teitipò ^afte^ / 
La notte tenebfofa e il puro giorno 
An divifo maiffempre; e come i lidi i * -* 

• • • • 

Che d'ambi i lati à TEquator^fon pófii 
Anno altehiando i giorni or InhgTii , br brevi ; 
E còme pib 1^ Etiope brnno, il Cafro/ 
L'arenofa Abifllnia , e Nnbia, e Cohgo 
Sentan del caldo Sol l' accefa vampa » ' 
Perchè là preHÒ a l' affocato Cancro 
Piii diritto fu ler Febo fiammeggia • 
Saprai i diverfi climi y e qnai felici 
An temperato Cìel, qnai freddo, e quali 
Senz'alternare di ftagione &n lieti ^ 
Una gioconda primavera ereìrna/ • * "' '^^ 
Saprai tu ancor perchè ne' Poli eftremì 
Un giorno ibi pef'tA continui meli* ~ 
Chiaro rtfplenda » ed una cWca notw 
Per akret lauto tempo il Cieto «fooff^ 
Né meraviglia fla, fé ben contendi ' 
Che quegli abftatof de' freddi Poli 
Per oriiionte àn 4' equatore ardènte/ " 
E perchT per IM' tnefi il Solr fonano 
Da lui fen giace verlb il Cancro -àdtiflof 
Ed altrettanti verfo il Capro <^poflÓ9- 
QuiiuM ' ahérnaodo per lèi tatù interi 

A 



A nn Polo fplenderà lacido giorno , ^ 
£ r altro anoebbieran la notite e T ombre f 
Se 000 che i hioghi tenebrofi némbi 
Per due mefi il crépafcolo Febeo 
Con i tremoli ni rìfchiara e alluma • 

Felici abitator ne* lidi eftremi 
Pofti del Mondo , fé la lor ventura 
Comprender fanno! Qaal pii!i lieta forte ^ 
Che fomigliarfi agl'immortali Nomi» 
Coi non s* alconde rȓ V Aftro lucente f 
Traggono.^ è ver^ rinchìufi in cavi fpechi 
Kel verno i giorni ^ e irrigidite e curve 
Scrofcian le piante pe '1 nervofo incaico* 
Il freddo noto e il foriofo gelo .^,. . 

Vincon co le vivaci acide forbe» . 
£ co r arder interi abeti ed olmi. . 
Ma <}oando alfine a tremolar comincia , 
Il poro raggio > che le jpim^ indora 
Degli alti motui.y l' allegrezza e il tifo 

' Per le. torpide membra alter ferp^Sgiaw 
Allor non tewo T alternar tioioip . 
Di luce e d* ombra > hi mai «nòtte ofcura 
Gli chivBA addietro del fegiHC la tr^accia 
D'alpeftre fieni» ^ diagli allegri fiochi , :, 
O (k le faticoiè opre di Marte» 

Ma dove Tedro mi trafporu? è pure 
Quefto r Italo mol? Son ^t^O^ i lidi» . 

Ove 



Libro Primo. \j 

Ove il coflume, la mollezza e il fonao 
Fan che poco s' apprezzi il fao bel dono ? 
Sorge al mattino il lucido Pianeta » 
£ r occhio all^rarore intorno aggira ^ 
£ vede folo negli ondofi (tagni 
Dorfi inarcati di nocchier robu{H, 
O fopra gli edilizi 9 o là ne campi 
Callofe mani d'aratori e fabri. 
Ma qnei che piii forfè Namra e il cielo 
AI gran pubblico bene idonei han fatto ^ 
Chiudon le luci al giorno^ e fanfi fchermo 
Con feriche cortine al puro raggio» 
Che richiamare gli dovrebbe a Topre. 
O Italia y Italia, e qual sì folle moda» 
Qpal sì (uranio penfar t'alletta e infegaa 
A corcarti oziofa in molli piume 
Quando il vigile angel col rauco canto 
Da i brevi fonni ti deflava, un tempd 
Per armar di lorica il fprte petto» 
O per iìidar in faticofe lotte? 
Forfè prendi roflfor che io molle ammanto f 
Inanellata il crine» e piota il volto 
Di purpureo cinabro» e tutta aromi 
girante intorno e femminili vezzi 
Languida al fianco d'amator fallaci 
Te miri il puro Sol » che già forgendo 
Vi^ fu U Gange fcintillarti in doflb 

B 



^ 



t9 De li* 4f!rommfa 

V armi teinùtei e'^iulmiaar cpl brando; ^ 
£ già cadendo ne l' e^ieno mare 
Pofar ti vide il polverolb fiasco 
Su '1 fredda fiiol del Gaotabro feroce? 
Non fenti là fu rugiadofe frondi, 
L' innocente augellin eoa dolci note 
Salutar il leggiadro AAro che forge? 
Non vedi i campi riavetdirfì e tutto 
Gioir fefloib e ravvivarli il Mondo > 
Onde par che in lor lingua il Ciel) la Terra 
Riagrazin lui, che con sì ftabil legge 
Fa fa loro fpootar il bel Pianeta ? 
Ma non oreder però che m tante aoabagt 
'Veracemente la volnbil Terra 
Or retrograda fn^a, or alto afcenda. 
Sol una parte de Timmenfo Cielo , 
Più che r altre non fan , dritta fovrada 
A la noAra cervice aflai più pieflb, 
Che il punto oppofio, tà H terreftre globo 
Sempre con ampie mote acoNKhta il Sole» 
£ in Ogni parte degli eterei vani 
Giace tra Febo e lui didanza uguale: 
Che non voglio curar un tenue alzarli 
Verfo il Sole o arretrar, che a tanca alteesm 
Ogni lungo fentiero è breve aflbi • 
Ma fé più lenta nel Perielio e fioca 
Cade virtù da T affocato Sole , 

E 



/ 



^Mhro Primo. 19 

£ oc r Afelio foQ pi2l accelì ì r;^gÌ9 
Ti porge abil cagione il Sole iOeflò \ 
Poiché nel verno piti veloce afconde 
Il fembiante divin cinto di lampi ^ 
£ gr infiammati Arali Qbliqnoi fcocca ^ 
Cai dritto avventa, negli ardenti giorni y 
£ fopra noi fpinge i corfiet filmanti 
Con pib lungo indugiar, e già da mille 
Igniti corpicei ritrova U grembo 
Ferver de* campi e divampar la Terra • 

Ma quel eh* affai piik vai y potrai far piane 
Le torte (Irade e gì* intricati giri 
Di quegli Aftri ritrofi, a cai dar legge 
Npn valfer mai T eccentriche rivolte ^ 
O que' famofì epicicli di M^nfi • 
Tu dei penfar cbe^ mentre immobil ièmbri, 
Ciafcun dì ti ravvolgi a Tade intorno , 
£ ogni anno tratto da la Terra in alto 
Il Sol circondi eoa immenfo giro. 
Quindi faprai quanti il diurno moto 
Inganni al ciglio » e quai^ti T annuo adduca. 

Poiché la Terra a le dMntorno gira [e] y 

B 2 Col 



[e] Movendoli la Terra intorno al proprio affé da Desi- 
dente in Oriente, il Sole e gU'Aftrl fembrano andare 
da Oriente in Occidente , e u vedono fuccellìvamente 
alzarli fopra 1* Orizzonte , e tramontare a ragione che 
il punto, in cui ci traviavo , amanza verfò Oriente % 



20 Deir AfÌYonomìa 

Col diurno rotar gli obbietti tutti, ^ 

Che fu 'I dorfo fodien , di mano in mano 

Moftran la fronte ad una parte iftefla 

De r ampio Cielo e fegnan vadi cerchi. 

Perciò fembrano gli Aftri al ciglio incauto 

SuccefHva modrar la pura chioma. 

Ed ogni di, rotar con moto uguale 

A Taffe inforno òiA terredre globo. 

Tu pur faprai perchè le fiffe ftelle 

Sembrin andar ver T Occidente ofcuro , 

E perchè fembri il Sei da Tonde eoe 

Sorger raggiante, e polverofo e ftalico 

AttufTarfi dappoi nel mare Ifpano. /.q 

£ chiaramente tu potrai col guardo 

Preveder la ragion, le bea rammenti 

Che la rapida Terra incontro agli Aftrl 

Ne va con moto tal che fi ravvolve 

Dal freddo occafo ver T aprica aurora « 

Or poiché toglie di fpiarae 11 corfo 

A noi de* corpi la diftan^a uguale^ 

Uopo è eh' affembri ne T oppofta parte 

Impetuofamente andar T Olimpo 

Co r aureo Sole e le ftellanti fiamme» 

Come addivien, fé con gonfiate vele 

Fende Tondofo mar veloce abete, 

Ch*arretrao le cittadi e fugge il lido, 

£ le torri e le rupi indietro vanno 

Con 



libro Primo # a i 

Con retrogrado pie precipitofe. 
Che fé d'entrar ne'pib profondi arcani [/] 
Urania dòn eontefìde a l^èRrp aadace^ 
£^irò perchè pria de Tufatò téiDpò 
Affrettln gli equlaozj il pie veloce , 
H perchè obliqua a poco a poco incurvi 
La gràù Fafcia del ciel là ttìòbil frónte • 
H chi hon fa qual fu TaàiiCa Terra 
Strano poter co la traente fona 
Serbi Latona , che pur fegue ancella ì 
Ognor ìa preaie> e gravitando il corfd 
Le turba , e incerto tremolar & 1^ afle 
Con tanto: pi il vigor , quanto ^ii frale 
Men regge a T orto la terreftre maifa • ^ 
Che fé la Terra tondeggiafle a foggia 
I>i iifcio globo > ed omo^nei. in feno 
Chiudefle i corpi) la centrai fiia forza 
Non mai diverfa pofitura indurre 



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^m^ 



m^ 



^-t. 



q ffhiili 



i 1» 



f/3 L* itìdlnazionre dì 23. rtadi e mezzo incirca dèli* kflfé 
della Terrji fui l^iano deU* ecclittica fpi?g? 1' obbliquità 
della ftefla fopra r Equatore. Ke* vcrfi faucguenti pot- 
tò una fpiegazione di quefta obbliquità tratta dagli ile- 
menti d' Agronomia delV Abate La-CàiUe . Ma per noi^ 
recar nel %eì tégno pòeticfo ìì: à((Huttè dintoftra2Ìonf dt 
quel profondo Aftronomo ^ rimetto alla fua^ Opera chi n0 
Itrolefle edere appieno erudito . Conte pure dà que* beU 
liffimi eleihenti potrà ricavare la fpiegaztoae dilFufa di 
altri fenQmooi cele(ti| eh* io nelU note aecenbo di fuga* 



i 



'-^ 4 i' 



22 DeiV ^fìronofftia 

Porrfa ne V affé ; ma perchè rotando 
Si fchìaccia ai fianchi , e di sferoide in gui(a 
Moftra il fembiante, e lei d'intorno avvolge 
Inamenfa mtfla , che G ftringe ai poli , 
E quanto pib ver TEquator fi ftende, 
Crefce, s'allarga ed il volume addoppia. 
Quindi la maffe, che le gira intorno > 
La forma prende di rotondò anello. 
Che là , dove più denfo il globo ondeggia ^ 
Pofa lambendo a l'Equatore il piede» 
I nodi allor de la rotante maffa 
Fendendo a Timo la celeiUe Fafcia 
Forman del ^Capro e de la Libra i punii J 
E perchè ognun de'corpicei rotanti* 
Travolto vien da triplicata forza. 
Onde fon fpmti a gravitar nei centro, 
E infiem dal Sole e da la Luna attratti. 
Perciò dovraa per tante fcoffe i Nodi 
Con retrogrado pie ritrarC indietro, 
E con loro arretrar la linea ancora. 
Che TEcclitica fende e il cerchio ardente. 
Onde pili fnello l'Equinozio affretti. 
Ma non ugual periodar collante 
Condurrà gli Equinozi ; or piii veloci 
S* affretteran , fé più la Delia Fiamma 
A r Equator s' inchina : il corfo or fia 
Rapido men , fé men i incurva e piega 

Al 






Ubro Primo. 23 

Al cerchio Eqainoziari P argentea Lona* 
Né per altra cagione in (iranie ^aife 
L'Eccl ittica fi moftra obliqua e torta. 
L' imperiofa mafla , e |nù la fqrz^ 
Del gran Difco Lunar lei fpinge e attrae» 
£ lei raggira a tal che doppio moto 
In effa induce • Dai primiero appena 
Nel lungo volger di ben quattro etadi 
D^ un^ ora ibi la feflagefma parte 
Vedi fcemarfi la fiia .forma obliqua : 
U altro con fiabil legge il torto fianco 
Per note anni pili torce , e in altrettanti 
Ne va. drbzandp i tortuofi giri. 
JPuK v*ha chi Arano e portentofo in guifa 

- Penìa moto cotal ^ -che ibi del ciglio 
Lo crede inganno, e nella Terra induce 
II variar de le celefti ifere , 

- Poiché 4a forza vapi^trice fcoflò 

[ S'agita l'affé e palpitando trema. 
Ma già'UfcfHr vo' sì felvaggto campo» 
Ove copia maggior di bronchi irfuti 
Che dfe' fior d'Elicona annida e fofrge^ 
l£ gli alir4 utghi e -^ilettofì arcani 

Far dolce ^00 al bel desiò "febeo , 
Che l'ardue 'ftrade a volitar del Cielo 
Lieto mi fpinge » e là fpìegare i vanni » 
Ove di iTofco vate orma non miro. 

B 4 ' Sem. 



• 11 



24 Dell^ AflronomU 

Sempre addi vieti che da T incauto ciglio f^J 
Ne la fede non foa T Aflro fi miri y ^ 

£ mentre Credi che dai freddo occaio 
Scorran le Stelle a V Oriente aprico , 
Il inobirAfle, che con lor fi torce 
Con paflb non ugnale » or quefti, or quelli 
Aftri travolve a T Iperboree piagge ^ 
£ quafi al fermo cardine gf imperna • 
Tempo quindi verrà che '1 vago Olimpo 
Cangerà forma, né Elice le Graie, 
Né l'altra reggerà le Tirie antenne. 
Vedrà Roma fpuntar le fiamme in alto^ 
Che nel Libico mar giaccion fepolte. 

' Fuor 

Igì Tutte le Stelle ancor fiiTe • oltre il moto diurno. ap« 
parente^ anno un altro , che u fa da Occidente in Óii'en« 
te, il qaal è lentiflìmo, compiendoiì il fuo giro.folìan- 
to nello fpazio di ss. mille anni. In aueftì movimenti 
non fi fa mutazione alcuna riguardo alla Mutua pofitu» 
ra delle Stelle» fé fi mirino da un dato luogo proifimo 
al centro della Terra ; ma per chi le ofierva dalla fu- 
perficie della fteflfa fi fa ^laUhe mutaalodt di pofiturt 
per quella , che ParalaJJt fi chiama dagli Aftronomi , U 
quale abbafTa gli Aftri . EiTa deriva dall* obbliquità del 
raggio vifuale , il quale s' inclina, alla retta , che paiTs 
tra *1 centro della Terra , e tra T Aftro , e perciò fa 'che 
lo fteiTo Aftro non fi riferifca a quel punto di Cielo ^ 
al quale riferirebbe , fé. fi guardale dal centro della 
Terra . E* pertanto la paralaffi tanto maggiore , quanto 
r Aftro è più remoto dal Zenith , e più vicino airC^iz" 
zonte. £* parimente ella tanto maggiore, oaanto TAftro 
è più vicino alla Terra, e perciò nelle Stelle fiflTe d 
quafi infenfibile , ne* pianeti tutti è tenniffima , f uo^ch^ 
jiella Luna , in cui alle volte paiia in là d' tin grado », 



^ 



v.^ 



- libro 'Primo . ay 

fuor de F onde trarrà la tórva Croate 
LUndian faretrato, e di Giaooae 
L'Augel fuperbo i colorati vanni, 
E r ampia fpi^herà gemoiaca coda • 
Altri nocchier impallidir nafcendo 
Farà l'Arturo ed Orion cmcciofo. 
Ed altri gioghi imbiancheran le nevi 
Del freddo Aquario e de T irfuto Capro. 
Pur tanti moti e taoto {brani errori 
Tu non vedrefti nei profondo centro 
Dei Sole immoto. Eternamente gli Aftrt 
Parte intervallo reguale , e van concordi 
Con pari cerchi e con immobil legge. 
Io (b che Taer denfo infrange e piega [hi 
I puri raggi y onde nel proprio leggio 
Non mai vedrefti le lucenti Stelle , 
Ancorché giaccia la gran Terra' immota • 
Pur tanto vedi deviar dal corfo 
Oltre il coftume la (Iellata luce. 
Che non puoi dubitar che fieno i raggi 
Da ta rotante impetuolà Terra 
Portati lungi e roveiciati ai fianchi. 

Qual 



ih} V aberrazione delle fifle , come Brtdley il primo mo- 
ftro , fl fpiega ottimamente per V torto ^ che foffre U 
luce propagata in tempo dall' occhio di uq OflerTàtore 
portato dal movimento della Terra , pel qual urto cam- 
icia direzione il faggio lumiaofo. 



ttf Dell' JifimibìÀia 

Qaal fa ^MoHIe f fan ^eofla ibapr^» 
Non dritta £ede , lìia 9 fé fcior rai lioe 
|à (Irania voce gli ApoUìaei accenti , 
Torta Dta^onal defiirive e fegna • 
Né altronde pool ridurre a certa legge 
V aberrar de le Stelle ^ lAlorcfaè feftìfipre 
Il ponto VéYtical dSfigiati titrdfe , 
Se non col tnòto del té^réftìft globo. 
In quella gutfii che in aperto campo 
Addiverf^Hbé > ove fli 1>ion'de fpigtie 
Sorge'flèr vóti éatialetti itive<%> 
Se d'aitò rfevictir di fiori tthnembìo 
Glori focteflfe ; fc fé divelto a forza 
Seo giffe il tìampò pe ì gr*n ^«too a volo y 
Duopo ferebbe 'alltJr qàe* piccfcl tubi 
Piegare alquanto ^ quai V aurate arifte 
Zefir fconendo lièvemente inchina. 
Perchè da l'ahò entro i anVati fori 
Poifan piombare i 4ior cadehd indietro • 
Tu pur vedrai maravigUando In Cielo 
L'erranti fiamme ór «Uentarfi, « l'aie 
Immobili 'jtoeftare^ or fciolio il volo 
Préclpitofe affaticare il fianco, 
Or arretrando ricalcar ie yìe 
Dinanzi cor(è , e teffer mille al ciglio 
Stranie rivolte e tohciofe fpire* 
Com' aogUe fuol 9 che fia dal Cancro ardente 

Fuor 



fé 



nho Pfimo. i7 

Fuor dè't*W& rp^lbne^ k l'httra ì^liktb, 
O fi Ihifci affetató a puro fonte ^ 
Nel gir col voltò inalberato e fero 
Si ripiega , s' attorce , ondeggia e guizza • 
Né già tu puoi le capricciofe ambagi 
Penfar veraci , che dovrian del corfo 
Le meccaniche leggi turbar tutte ; 
Né dal difco Febeo già le vedreHi 
la tal §uifa fprezzar fdègnofe il freno. 
La Terra a te , poiché fi volve in giro , 
La Terra fa apparir sì ftranie vie ; 
E poiché del fup corfo affai più fnelle 
Vener lucente e la Cillenia fiamma • 
Ch^abitan 1 ime fottopofie sfere 9 
CompioQ l'orbita loro intorno a Febo, 
Quindi fembran rotar per dritto' calle ^ 
Se van ne Talto al Sol congiunte e flrette^ 
Ma fé ne V imo a lui congiunte vanno ^ 
Ci fembran ritornar crncciofe addietro : 
£ quando incerte dMnoltrarfi in aitò » 
O d' ar/etrar pendon dubbiofe , allora 
Sembran pigre giacer la fial)il feggio. 
Ma Giove e Marte e la*^ Sam/nia Stella , 
Ch'ànfotto àlTeggio lor T umile *Yerra , 
Ora 'diritti moftreranfi al ciglio» 
Or retrogradi , òr fermi in quella guifa » 
Che lor ìi mofiri là magiod lèrreRre 

Ora 



V 



28 DeW AfiromjnU 

Ora cQogioota ed. ora al Sole Qppo(b« . 
Ma znentre rapidifTimo t* aggiro 
Più che volante falmine o fiigace 
Strifcia di lampo, tu paventi incanto 
Che Tordin vago dèi terréftre globo 

In mille guife fi fcompigli ; e oieatre 

Il patrio nido, qual penfiero alato. 

Si fpinge rovinofó, ove fu prioìa 

Il fréddo Enfino ed Aftracan incolto | 

O il divifo dal mar Quebec eftremo, 

Veder tu credi le torrite moli, 

Le piante e i monti tremolar nel cor fo* 

Tu temi che T. aligera famiglia 

Non pia poita trovar i cari nidi. 

Poiché, mentre aliando a T aure in feno 

S' arredano gli augeì librando i vanni , 

Fuggirebbe di lotto ai pie la Terra, 

E dal veloce turbine rapite 

Con effa andrian perìo gran vano a vólo 

Le felve, i nidi ed i loquaci . tìgli • 

Temi che i dardi e gli affocati Arali , 

Onde Marte omicida urta a dirocca 

Le campagne pagnaci e T ardne tòrti . . 

Non per dritto fentiet travolti e (pinti 

Si vedrebbon piombar (Iridendo al ^uoIo« 

E che non temi ì Ma. tu temi indarno , 

jSe ben comprendi chel veloce corib 

De 



^ 

ì 



9 



Lihro Primo. i§ 

De r agir Terra non diftorna o càngia 
De la Natura il magiftero e l'arte. 
Saper tu dA* eh' ella rotando ib giro 
Non che ne' corpi, che nel feno abbraccia. 
Ma in quel circolo ancora il moto induce. 
Che d'ognintorno la circonda è avvolge, 
Cui con greco parlar chiami Atmosfera. 
Quindi l' aer veloce , gli alti abeti , 

I lidi , i monti e le canq^agne tutte , 
£ tutti gli animali andar dovranno 
Con pari corfo e con didanza uguale, 
Da cui l' un V altro con piacere o doglia 
Vedria divifo, fe'l terreftre globo 

Su gran cardini fuoi giaceflìe immoto • 

£ fé vuoi cont^plar ficura immago 

Dà di piglio ad un fecchio, ov' entro ondeggi 

II liquor d' Acheloo, e lievi palle 
Vegganfi galleggiare, e pofcia in cerchio 
Rotar il deggl , che tra pochi iftaati ' 
Con eguale vedrai diftanza e corfo 

Ire uniformi i galleggianti e l' acque • 
Vedi per V ampio mar quel pino ardito 
D'antica felva fmifurata prole 
Spiegar al vento le gonfiate vele? 
Non molto varcherà de' gorghi ondofi. 
Che quanti ' accoglie la magion natante 
Non piìi $' accorgeraa del moto impreffo 

Entro 



3Q Dell' Afirtmmia 

Entro la poppa ed i ricurvi, fia^aclù • 
Piombiao al faoio da Tecceire aqteao^ 
^Veloci 1 gravi 9 o da gagliarda maao 
Volino fpiati a flagellare i lidi ; 

dal bronzo gaprrier con fiero tuono 
Lanci Vulcano 1% terribil arme) 

Che fa fotto a la prua tremar Nettuno > ' 
Vedrai tutto a^vvepir nei Qiodo ftefloi 
Quando nel porto l'ancora pefance 
Mordea teqace T areoofo fondo^ 
Che pi^ dunque t'affirena» o che pi ^ temi 
A tr%F veloce per gli eterei campi 
Il terreftre Pianeta a Taure in preda? 
Forfè s'arrederà con falfe idee 
L' afcofo fenfo » che nel noflro ingegno 
Da la tenera età fcolpì Natura 
Quanto in altro cortefe , in q^x^^o ^vara ? 
Mifero! in quanti errojr andredi avvolto 
Col folle volgo 9 che ragion non prezza. 
Non tu faprefti ancor per quale forza 
Febo il lucido, crin turbi e fcolori. 
Né per quale virtil fi gonfi il mare 
Gli argìn rompendo » e di bel nuovo avvalli | 
E qual figura l'ampia Terra informi* 
Tu chiameredi pur ai corpi affinfi 

1 diverfi color » cui pinge il Sole, 

Ed alto il mar pii^ de le fponde e i Cieli , 

Come 



Come grave metsd 3^ Ipaaritì e dt^i «. 
Ma qyal 61 » Afiiùk Dm ) il Nuiii9 amico , 
Che ae fcoprì T arcano , e come qutflq 
Bel fifteoi^ tea aoi s' aperte il varco} 
Là tra i gelidi lidi , ove s' agg^iaacija 
li freddo V<^a » in ibUurio aibei;gp. 
Un buo» vecchio, traeva i giorni in pace •. 
Quivi lontano dai romori ^ e fciolcor 
D'ogni vogUai e desfo,. che 'i core afEmw^ 
Preadea dilecto a contemplare il Cielo 9 
E le incide fleUe. Aeria torre 
S' avea perciò fii picciol colle aprico 
Egli innalzata 9 e gii ornamenti e i fregi 
Eran dotti vobmi, iiiduOfi AtUmt!, 
Sfere « compaffi , telefcopj e lenti . 
Qnivi la tavda fera , allorché igooib^vo 
Da i nebbioli vapor brillava il Cielo » 
Cheto falendo nel (Iellato manto 
Pafceva il guardo 9 ed ammirava i lampi 
Degli Aftri immenfi , la natura; e il corfo ; 
E talor anelando i cupi arcani 
Scoprir d' Urania , o ahi i felici vanm t 
Egli dicea, del buon Crecen(e Fabro 
M' impenna al te«gD \ Non (u T ardne rocche 
Mi poferei d'Atene. O vago Olimpo, 
Tu mi vedrefti ammirator beato 
•Di tne leggiadre meraviglie • Ab ! Divia , 

Ura* 



3* Dell' Aflronomta 

Uraaia Diva» perchè to cortefe 
Noa ni apri la tua regìa ? Io da prim* anni 
A la canata età fa qoefte torri 
Per te V armi trattai . Per te fei ladri 
Irrigidì infra i gelati nenribi, 
. £ non ancor per ritrovato illnftre 
Sen va chiaro il mio nome. Ah! perchè folle 
Le beir Arti di Pailade e Sofia 
Non fegnii giovinetto? Almeno avrei 
O qualche lauro al crine , o nome al mondo • 
Mifer, che dici? lo interrompe e infieme 
Gli fi moftra improvifa Urania al guardo 
Con ghirlanda di delle e in puro ammanto* 
No non andran le tue fatiche al vento 9 
O Copernico, fparfe, e forfè avrai 
Fib che da Febo e Palla eterno onore. 
E sì dicendo nel ceruleo carro 
L'accoglie e il tragge pe '1 gran vano a volo 
£i r ignoto fentier varca animo(b , 
E lieto paffa la tiimbofa fede 
Del freddo Borea , e giù da T alte sfere 
Già va cercando il patrio lido invano • 
Quando fuor de i confin terredri e fuori 
De TEtra ufciti, che la Terra accerchia, 
Spiran Taure più pure, Urania allora 
Gli alipedi corfieri aneda e il cocchio* 
Volge il Sarmato Eroe Io fguardo intorno , « 

E 



Ubro Primo. 33 

£ flnpefatto da novelli obbietti 

MMngaano, efclatnay.o nel fuo feggio ìasmoto 

Giace il bel Sole, e a lui d'intorno io veggo 

Con sì rapido moto errar la Terra? 

SI tu f Urania , rifponde , il Sol tu miri , 

Come fon gli AAri y immobile e fofpefo , 

Equel che vedi rapido Pianeta 

Tra Marte e Ci teresa rotar veloce 

£' il terredre tuo globo • Ah i mira » o Figlio , 

Per quali erti fentier, fra quante ambagi 

Varca la Terra da l'ofcuro occafo . 

Verfo il chiaro Oriente. A voi mortali 

Suo mòto è afcofo, poiché tutto intorno 

Pur fi move con lei.' Tu quel eh' or vedì^ 

Quando là fcenderai , fa chiaro al Mondo «^£ 

Orride guerre ti predico , e tutfio , 

jFiglio, vedrai il Peripato ifi armi. 

Pur tu quefti tumulti e quefte pugne 

Afpre e crudeli corraggiofo incontra » 

Che sforzerai tu vincitore alfine 

Il poflente nemico a dar le fpalle ^ 

E da te nome avrà i] fiihma e regno • 

Non che il Sarmato fu^ , ma tutta Europa 

Ri fonerà de le tue lodi >. e a gara 

Te per lor Dnce i miei cultori avranno» 

Così color y che da la verde etade 

Coitivan l'arte a me diletta, onoro. 

C A»- 



3 4 ^^'^' AflronomtA 

Ancor , Figlio , non fai quanto grand' arte 
Annidi in feno . Pria eh' a T ime Terre 

10 ti ritorni , vo' che ponga il piede 
Ne la Regia d'Urania, e là vedrai 

Se più Palla e Sofia d' invidia è degna « 
Scote fu '1 dorfo ai €orridor focofi 

L' argentee briglie , e in un balen fendendo 

De l'aere, che sfugge, i tratti immenfi 
t Viene la Dea nel fuo bel regno .\Ei giace 

FreflTo - il globo Lunare , e come fuole 

11 Giapon fofpettofo, il lieto ingreflb 
Da torve fchiere agli ftranieri è tolto. 
Già va il Sarmato Eroe maravigliando 
Le belle torri e le fuper.be mura 

Di criftal lucidifiimo coateile, 
£d ammirando del- leggiadro albergo 
Attonito le parti egli contempla 
Qua e là fparfi aurati fcettri , e d' oro 
Pur ampie maflfe, e fu fpiranti bronzi 
Incife fpade , e curvi aratri e abeti , . 
Che fpumofa facean Inonda d' argento ^ 
Ed infiniti popoli tremanti • 
Quefti, a lui diife, in alto tuon la Dea 
Sono i trionfi miei» Quelli aurei fcettri 
Men ,fur cari ai Sefoftri ed agli Alfonfi , 
Che gli Aftrdabi ; e quel metal lucente , 
Che d' afpre cure e lunghi affanni è preSa , 

Al 



.*--•. 



Ubro Primo. 35 

AI mio primo apparir mi diero ih clono 
I regni adoratori . Io di quel!' armi 
Scinfi i gqerrier col fol fegoare in Cielo 
Torbida eecliflfe . Io quegli fcabri aratri 
Faccio allora venir Incidi e terfi , 
Ch* annunzio ali* arator de T opre i tempi ; 
£ fola io feguo a quegli abeti il corfo 
Per r ampio mare , e i naviganti allegro 
Co lo fpuotar de la Tindària A^lla. 
Quel negli omeri ftretto immenfo Auolo 
£' il volgo ignaro , che s* agghiaccia » e trema f 
Se fofca il crine 9 oppnr traendo al tergo 
Rofleggiaote Cometa in Ciel paffeggio. 
Ma non ancora di mia Regia ammiri 
ti più beir ornamento • .E' duopo il piede 
Por entro in quella foglia. E diflfe appena | 
Che dentro il- mife a maefiofo Tempio. 
Quivi repente brulicare intorno 
A cento telefcopi , e gir ronzando 
Di qua di Jà di lievi pecchie in guift 
Mirò d' anime o fpirti alloro 0uolo > 
£ fovra il margo d'odorofa ampolla 
Difender T ale e %\h tuffarle , e liete 
Ufcir guizzando a l' aura , onde rivolto 
O» difle, Urania > che prodigio è quedo? 
£ che gentie, e che fonte , e che concorib; 
L* Anime, gli rifpofe, a cui fia lacra 

C z L'Arte 



/ 



/ 



^6 De ir j^Jlranomia 

V Arte celefle , a queff ampolla accolto 
BeoQ le fpiritofe acque vitali, 
Ch' io (iefla ò fparfe di polTecfei fughi » 
Onde .fiaar\atte al graa celelle ÌQCarca«, 
De la lenta .tefiuggine la flemma 
Là deatro è miAa, e vi temprai di linc9 
L'occhio vivace. Né ti prendi a fcberno, 
S* odi dir che per dentro i pingui umori 
De la nottola ho fparfi • £' vile augello 
Preflò di voi ; ma fin natura e iliinto 
Dee l'Ailronomo aver, cui duopoè fuori 
Sbucciar^la notte ed appiattarfi il giorno» 
Ma più là dentro d* Aquila vittriee 
Sparti il cor generoib , onde ficcome 
Tra gli altri augelli ella fen va leuia ^ 
Cosi guati TAdrooomo fagace 
C ome ligie V altr' arti : e bene è quefta 
Sublime sì , che può '1 Cultor ielice 
Tutte r altre ignorar , e fame ancóra 
Senza mover te ri(à an^aro intuito* . 
Or que' sì fnelU fpiriti vivaci 
Attingon quella fonte , infinchè *l bagno 
A puro eterio fenfo gli riduca • 
Àltor nel voftro globo a fceoder* anno 
Abitator co la terrena falma» e 

Ma ne la mente e nel desio celeflf • 
O quante in picciol tempo anime illadri - 

Scea- 



Libro Primo, 37 

Seénderanno iti Europa 1 Io tutte a dito 
Non vo' moftrarle, che la pura notte 
A contemplare i bei fpiendor m'invita. 
Vedi quelle addenfate infieme e ftrette^ 
Che fin d'or inquiete in tanti giri 
Vanno aliando ì Son i' anime invitte 
Di Piccard 5 Condamine e tanti Eroi ^ 
Che la Patria lafciando e le natfe 
Dolci campagne eftremi lidi e terre 
Impen^tràbir ài bei fai del Sole 
Tra nembi e (irti cercheranno audaci 9 
Ove il pubblicò ben gl'inviti e chiami 
A por legge ai confini, agli Aftri il nomet 
Od a nuovi .fcoprir lontani clirtit» 
Vedi colà que' ù penfofi e gravi ? 
Quefti , Figlio , faran d' ignote lent! 

I fagaci inventori, ed altri a' leg^e . 
Paran foggetto de' Pianeti il corfo». 
Per altri vo veggo (Viluppate^ chiara . 
De le rjtroftL indocili Cx}mete 

Le tortuofe ambagi • I due che vedi 

Sì rifplender nel volto e eh' or concòrdi 
Sembrano gin > del pari^ oh! fé a la vita 
Vengon tra voi V quanto crudele guerra 
Faran: tra; loro !' Il pii^ giovin da Seàna 5 

II più canuta dal real Tamigi 

Verrà T un contrd l' altea k, Ah i figli » ah ! %tl f 
'j C 3 Koa 



» 

3 S DeìV Aflronomia 

Uoa così rio furor d'armar Liceo 
Contro Liceo ; e tu Cartefio il primo ^ 
Tu gitta Tarmi. I vortici rapaci 
Cedaa il campo a la traente forza, 
£ tua vittoria fia che fol ti vinca 
li gran Mentono. E dove lafcio i prodi 
Geni d'Italia? Eccone un folo uguale 
A mille infieme. Al fuo fagace guardo 
Tutto s' apre T Olimpo : Ottica ifteffa 
D' inufato fplehdor gli alluma il calle. 
A te d'indole fia conforme, e ardito 
Per farti feudo fcenderà tra T armi • 
Infortunato lui, che in tanta guerra 
Vittima cadef Ma l'Italia affine 
De r infortunio fuo fatta dolente 
Gli ergerà adoratrice e tomba ed ara» 
L' Italia , che d' ogn' arte é madre e feggio , . 
JM'è cara si, eh' 6 già difegno e cura 
Di porvi il re&|no mio • Felfina e Roma , 
E piti di queda ancor felice Infubria» 
Tu mi vedrai fu le tue torri affifa 
Trattar lo fcettro . Ivi dal marx Foceo 
Verrà Dedal novellò , e fia eh' addeflri 
Icari più felici a gire a volo 
Per l' arduo Olimpo con piik de(fare peone • 
Dopo cib detto, là in difparte vide • 
Copernico vagar eoa mefto'vifo 

Un* 



^ 



Ubro Primo. jp. 

Un* alma contegnòfa , onde a la Dea 
£ chi y diffe , è coflui , che me sì bieco 
Gaata , e par che mi tema ? O quale e quanto 
Di già mi fembraf Qual fulgor sfavillai/ 
La Diva rofpirando gli rirpofe^ 
Amaro defìderio il cor ti tocca 
A voler ravvifar chi ì tuo gran nome 
Ahi! fparger tenterà d* eterno obblio. 
£' quelli) o Figlio, il sì famofo TicOy 
Che dal Baltico mare al Tago eflremo 
Ingombrerà sì di fua fama il Mondo, 
Che i tuoi Licei farà folinghi e matt 
Ritrovatore di noveififtemà. 
Ma fìa che pofcia il tuo faver trionfi 
De r invidia e del tempo . In breve avvolto 
Fia ne T ombre -il rivale , e vieppiù bella 
A te germoglierà: fama perenne • 
A taì , da tanta Diva uditi arcani 
Prefe gioja e copforio il faggio Eroe, 
E fatto altero pe -l futuro onore 
Tornb veloce a riveder la Terra. 



Fìm del Libro Primo. 



DBir 



4^ 




3LIBRO FECONDO. 

Fin or cantai d^ la volnbil Terra 
Del mifero mortai cortefe altrice. 
Or di Te canterò , leggiadro Febo j 
Del mondo allegrator, fiderò e luce, 
Che i fratti, Terbe, i fiori, e i corpi totti 
Contempri, agiti, fcaldi, induri e nutrì; 
Degno perciò che la famiglia alata 
Sa rofcidi arbbfcei cantando afltfa 
Ti faluti al venir con feda e pIaofO| 
£ che Canopo, il Perfiano e Menfi 
Si faccia al nafcer tao feftofo incontro 
Scotendo i cavi /ìihi , e per le vie 
Di odoriferi fior fpargendo an nembo ; 
£ che lange il nòcchier ti vegga In Ròdi 
Col gigantefco pie premer- Nettuno; 
£ che Cirra, Aganippe e i gioghi Afcrei 
Odan cantar la taa gran mole, il corlb^ 
La para luce, e la dorata chioma* 
£ per incominciar da l'ampia mole [a] 

Dirò 

M ìi Sole» Aftro il più bello, il più utile, e il più ae* 



Deir jiflrmomìa Ubro Secondo . 41 

Dirò che T Ocean 4 che tutta iatonio 
Chiude la Terra e i regni interi ìnghiotte. 
Tanto a Timmenfo Sol cede in grandezza 9 
Quanto garrulo a lui negletto rivo.. 
Fingi si fmifurato ardente globo , 
Cui Tempre affaticando Aqoila i vanni » 
O dal bronzo guerrier per Taer fpinta 
Senza il corfo arreftar volante palla 
Circonderebbe in quattro luftri appena , 
Non anco pareggiar puoi T ampio difco} 
Tanto s' allunga e fi didende in giro » 
Ma fé rappicciplire al ciglio aflembra ^ 

D'Ar^ 



cefTario, è un millione di volte più g^rande della Terra* 
Dopo le diligenti ofiervazioni dell* Abate La Calile al 
Capo di Bnona-fperanza fi é {coperto , che la diftanaa 
del Sole dalla Terra contiene femidiametri terreilrì 19444. 
La circonferenza di qualunque circolo è per riguardo al 
diametro dello fteflb preflb a poco 9 come 710. a 113. 
Quindi ad efprimere quefte diftanze iì adoprano qui tre 
mille circonferenze , che fanno i88So. femidiametri , 
e fi dice , che un filo , il quale fi avvolgere tre mille 
Tolte intorno a tutta la Terra , fé fi fvllnppaflTe yerfo 
il Spie, non vi arriverrebbe • Perciò alla grande lonta- 
nanza u deve attribuire 1* apparenza , che moilra di un ' 
piccolo difco. 
La fua figura è rotonda , e fomigliante ad un globo ; ma 
fembra un difco circolare a noftri occhi , perchè in una 
'tal lontananza niente ci fa difcernere, che le parti del 
onezzo fono piilk avvanzate yerfo di noi , che quelle del- 
la eftremità , e perchè le linee femicircolarì , che for« 
mano la fua conveffità anteriore , s* imprimono nel fon* 
do de* noftri occhi , come linee rette , La ftefla fpiega- 
zione dee fervire per la Luna piena , e< per gli altri Pia* 
netiy che fi guardano col Tomcopio. 



4* Deir Aftrommd 

D' Argiva targa, a d'atma trotto in guifa^ 
Penfa che in alto per gli eteiel campi 
Tanto s' eftolle 9 che fé gli ardui monti ^ 
Le valli e i mari di tre mille terre 
Foder al CìeI dai tuo penfìer fofpinti. 
Attinger fperi invan TAftro Febeo. 
Quindi fegnendo le già ardite tracce \h\^ 
D^ ardenti fiamme e d'ondeggianti vampe" 
Sembra poterfi dir il Sole un mare. 
E ben la luce fua ciò moftra aperto. 
Che in lenti accolta incenerifce e sface 
Il pefante metal , le félci e i marmi • 
Né d'altronde addivien Tedi va arfura, 
Ch'afciuga i fonti e le campagne adugget 
Ne d' altronde affocar fi fente il piede 
Sa Tarfe arene il Garamanto ignudo, 
L' Etiope adufto e l' Arabo vagante ; 
Né per altra cagione i Saggi antichi 
L' àn cinto intorno d^ infiammate pietre , 

D' igni- 

■ ■ ■ . Il ■ I I I — ■ Il ■ \ m 

\}i\ Dflgli effetti di calore e di accenfìone, che produce II 
Sole, fi crede uà globo imadenfo di materia ficcefa finp 
dalla creassione del Mondo , che arde continiiamentc. 
Gli antichi Filofi>fi quafi tutti convennero nel crediese 
i|uefto Aftro compofto d' una materia lucida , ardente , 
• fluida. Cionondimeno Detio^rito e Metrodoro penfa- 
rono , che foOTe un globo di ferro rovente , o un gran 
sionte affocato . Filolao lo credette .una vaftifiima mole 
di vetr» Uicidi%io , che trsMva dal celefte fuoco lo if kn- 
dore , e a noi lo rifietteva • 



Libro Secondo. 4$ 

D' ignito ferro e di crtftàllo ordente. 
Ma tu più faggio un Ocean di foco 
Penfar lo deggi y eh- agitato e (ceffo 
Si voi ve y fi rimefcola ed ondeggia • 
H perchè Tempre quella immenfa fonte [c\ 
D' ardenti fiamnie ne gorgoglia e Mie ; 
Perciò vedrai ìcome del fluffo immalne 
Nafcer poflfa virtà, che feco adduca 
De' lominofi corpicei la fchiera ; 

Poi- 



■Mi 



[r] Cartefio pretende, che la luce non efca ^ì. dal Sole , 
ma che con£fte in un fluido diffufo per gli fpazj cele^ 
fti , che dal Sole agitato con fmifurato impnlfo a noi 
deriva in quella gttila , che pe* tremori dell' aria fi ^ ro» 
paga il fuono . So che quella opinione non è pofitiva- ^• 

mente centro la ragione : ma (kive * fi può fpiegare il 
tutto per folo mezzo del Sole , perchè ricorrere a due 
cagioni ? Si creda adunque colla comune opinione « che 
il Sole è la fonte perenne della luce \ e quella forza » 
che i Cartefiani danno al Pianeta , onde fpingere sì lon*' 
tano'il finvido lucido , o 1' etere , fi conceda allo ftefib 
Sole per lanciare dal fao feno il luminofo nembo de* 
raggi. 

Quefta forzs|^ tmmeofa può provenire da una violenta fer^ 
xnentazione , che fi .& in quel vafto oceano di luce , di 
che n'abbiamo una immagine nelle Chimiehe mifture , 
ove il rapido moto cagiona maggiore evaporazione , e 
più lontsmi manda gli e^nvj. ili pìik v*ii chi attrìboi<* 
m al Sole il moto continuo di Siilole e Diaftole , oiEa 
una continua attrazione e ripulfione, onde quando per 
Così dire , fi fdiiude , e slancia ia^uctda materia , con molta 
. violenza. la. dee rtfpingere ^e èon gran velocità fprigio- 
nasla . Non è peeò iftantanea la propagaztoa della luce , 



ma progrediva , e Roémero fcoperfo che la luce de' Sa« 
telliti di Giove V* impiega 6. a 7. minuti a ptopagarfi 



a. noi* 



( 



/ 



44 t>iìP Jfftrmòmia 

Poiché veder jfn noi fi potè ancora i 
. Che d* effluvi maggior ne cinge il corpo ^ 
Che pih va fluttuando, e ferVe e fpuma* 
Di pili con (labi! legge e alterno moto 
Ora 3* allarga ) ora -fi (Iringe il Sole; 
£ quando impetoofo in fé ricade ^ 
Chi può 'l'urto fpiegar, con cui dal grembo 
Lancia la luce e la fofpinge intorno? 
Qual per forta ttatfa, fé 'I molto al poco 
Convenga pareggiar, le mufcolofe 
Cartilagini ftende il cor vivace, 
E dal fen difprigiona e caccia il fangue 
lu moltiplici rivi e cento fpirc 
A diramarfi per le gonfie vene. 
• Pur da impeto cotal fofpinta e fco(Ta 
d Non già vedrai precipitar da T alto 
L'alata luce nel medefimo iftante,' 
Poiché fomiglia rapido tonence, 
Che romorofo pria la valle àlTorda, 
Pofcia ìnafBa il lavor del pio colono/ 
Quindi dilata i puri argenti in lago. 
Ma febbeu T ampio Sol le sfere allumi [d] , 



, . . . ) • 

lil Ogni giorno infiniti corpufcoU lacMi petde il Sole ^ 
né perciò fcenn fenfibilmente il fno Volume* Per ragion 
ne di ciò ricorrono molti ali* infinita fotti^ieaza delle 
parttcdle < e dicono avvenire ili quella gnifa che gli 
artmi di Ceilan e delle Molucche empiono d*ogQ*.iii« 



Ubro Secondo . . 4 j 

E fa i Pianéti e fu la Terra opaca 
Spanda da l'igneo feno i pori raggi, 
Pur r ufato. non mai volume accorcia ; 
O perchè lo fplendòr di flelle ardenti , 
Che gli piombano in len , riftaura i danni ; ^ 
O perche tanto aflbttigUati i Arali 
Cadon da T ampia elamica òiinzsfi , 
Che fol ponno ingombrare in molte etadi 
Quanto fpazio riachiude un picciol cubo. 
Non io qui lafcerò ne T ombre avvolta [«] 

De' 



torno a piì!l miglia iH fragranza V afia* n^ perciò danno 
a vedere alcuno fcemamento . La rottigUczza de' coriu- 
celli ncHa Natura è maravigli ofa » e tale 3 che M, Lewe- 
noech trovò col microfcopio infetti così piccoli , cHe eia- 
fcun di ^ loro tante volte è piò piccolo d'un granellino 
d' arena I «quan te un granellino d'arena è più piccolo, 
della gran montagna di Teneriffk . Onde non mi H più 
maraviglia, fé l'Abate Ruggero Bofcovich airerifcc 9 che 
tutta la luce perduta dal Sole , dacché illumina la Ter« 
xa , appena potrebbe riempiere un piccoliffimo cubo • 
Cionondimeno altri fanno maggiore nel Sole la perdita 
della materia Incida^ ma la riftorano col farvi entro ca- 
dere l'atmosfera, delle ftelle fìOe, il InmeZodiocale, e 
talvolta le ileflTe Comete. 
lei La natura della Luce prima delle fcoperte di Newton 
era ignota . (Xuefto grande Filofofo qe ritrovò la tcfliiturAy 
e i diverCi colori , e al prefente quella materia è così di- 
lucidata, che ancora ai. femminili. intelletti. In propone 
chiaramente il Conte Algarotti nell'opera intitolata il 
Neutonitmijmo per le Dame . Newton ritrovò adunque , 
che il raggio deila lucere- compofto-di fili df diverfa na*« 
•tura , i quali hanno due proprietìi ,- cioè la rifrangtbilità, 
e la ritleflìone . Le claiTi di qucfti coloriti fili , a qnali 
fi fon datidivcrfi nomi, fono fette ^ e perciò fette fon© 
i primitivi e femplici colori 9 eioé : ^Roff , Dotato « Bio»-» 



4<5 DeW Aflrommia 

De bei raggi Febei 1* indole vaga , 
Argomento gentil, che forfè fegno 
Un tempo fia di piùi fonora cetra* 
Qaefti non altro fon che fili indaftri 
Di diverfì color tefluti infiemet 
Cui veneto criftallo accoglie e parte» 
Roflfo è il primier , quàl l'alma Aurora , o il fangue, 
Che ne Uè gonfie vene arde e roflfeggia. 
Dal dorato metal T altro s'appella» 
Ahi fatale color! Quante afprecure 
Fra miferi mortai , quant' empie guerre , 
Quante frodi e rapine accendi e movi • 

I laflfi agricoltori allegra il biondo, 
La cui falce a tagliar le fpighe invita* 
Ride ne T erbe e ne le frondi il verde , 
E tanto è il fuo decor, che Tale altero 
Con Perfe gemme e orientai fmeraldi 
A mitre circondar diademi e fcettri . 

II quinto da Nettun fi chiama azzurro, 
Che vedi ne la tremola marina , 
Quando dal violento Africo o Noto 
Rotto agli fcogli non biancheggia il flutto. 
L'altro da T India, e da le rance il fezzo 

• ^ r . Fer- 



ilo, Vtr^^ Ceruleo^ Indico, Violaceo. V^ggafi fu tale 
materia il Lib. V. de DefeOibus SoUs ^ Lume , delP Ab. 
Ruggero Bof«ovich« Il celebre Hizzetto inyentè un aitai 
Teoria b^m i colori, ma non è feguitsi. 4a wUi. 



Uhro Secondo • 47 

Ferrugginee viole à prefo il nome» 
E quafi col pallor langue e s' aanera . 
Or fe gli fparfi colorali fili [/] 
Lo fteffo nodo ravviluppa e allaccia , 
Innocente candor gli obbietti imbianca, 
Qual neve alpina ed odorofo giglio; 
Ma fe poi nullo de' lucenti raggi; 
Sopra gli opachi corpi il Sol rifrange , 
Ahi ! tutti gli vedrai d' orrore avvolti , 
Qual aero ammanto, o lugubre cipreffo. 
Che fe pi^ .fili, ma non tutti annodi. 
Tanti varj color tra T Aureo e T Indo , 
Tra 'i verde e 'l porporin verranno al ciglio, 

. Qiiante 

^^^^— ^—————i— ———»•—— ——»——«— i—fc ■ ■ — — — 

[/] Se tntti qiiefti lucidi fili fi unifcono infieme, ne de« 
riva il color bianco; ma fe alcuni s* unifcono , e non 
tutti 9 allor ne nafce qualche colore d^lla Ic^ mìfcliianza , 
compofto . £* ben vero , che il color compofto bene fpefTo 
è cosi fomigliante ad alcun de* femplid > cfce 1* occhio 
non ne ravvifa la diverlìtà. Allora per diftingnerli è 
duopo d* una nuova rifrazione , che il coìnpoièo difcio- 
clie ne'fuoi fili primigeni, e il femplice ladcia fempce 
lolo fenza alcuna- nuova torcitura. Il color nero altro 
non è, che la negazione di luce. Infine V origine unica 
de* colori deriva dalla fola mifcliianza di alcuni de' fili 
colorati. Qui però devefi ognun guardare dal credere 
i colori inerenti ai corpi , poiché il colore altro non è 
che una difpofizione, o vogliam dire certa telBtma de* 
corpi idonea a riflettere i fili colorati , dalla di coi mi- 
ftura ne nafee quella impresone, che nel noftro fenfo* 
rio deità la lucida immagine , e in qnefta fenfo fi pren* 
de da* Pittori il nome dei colWi , i quaU per capprefea- 
tare certi colori adoprano certe determinate Ibièanze , 
nel qual fenfo i colori fono nelle 9us!SU .cofe • . 



48 Deir ^/ìronomia 

Quante iatrecciaa fra lor diverfe forme» 
Quindi faprai perchè biondeggi l'oro^ 
La perla impallidifca ^ arda il piropo \ 
Onde vedano i fior , le piante , i fratti 
Di sì vaghi fulgor Cleri e Pomona» 
£ come i bei moltiplici colori 
Ne r aere piovofo Iride pinga • 
Non già cred' io eh' origine terreftre [g] 
Da fuifurei vapor, dal nitro olente 
Trarre mai poffa la Taumanzia Diva; 
Ma i lucenti del Sol raggi rifranti 
Ne le gocce fottil d'acqua che (tilla 
Le impìglian sì, che dal bibace feno 
I bei color ripercotendo vanno. 

Non 



f^} Tra ì molti fenomeni , che derivano dalla luce , uno 
de* più beili iì è T Iride . Q,ueIlo lucido arco di varj co- 
lori imbevuto ^ che nel malie aere vaporofo à noi fi mo- 
ftra nella parte oppofta al Sole., nafce da' raggi Solari, 
che cadendo fn le gocce dell' acquofo vapore le penetra- 
no, è tofto fuori guizzando , dopo efferiì due volte ri- 
franti , ed una riflettuti , air occhio del terreftre fpetta- 
tore difcendono , e ferifcono V organo vifuale obliqua- 
mente • Che eie fia in tal maniera , non v' a chi ne du- 
biti , e la ftefia efperienza lo conprova . Le verdi erbe 
«lei prato , fé la mattutina rugiada le imbianchi , al na- 
fcer del Sole apprefentano una vaga Iride \ come pure 
i varj colori dell' Iride fono efprem , quando per ifcher- 
zo i fanciulli dalla bocca verfo 1* oppofta parte del Sole 
diffondono le piìk minute fpruzzaglie d' acqua . Infine 
veggiamo , quando ne' giardini da qualche tubo fi fa fa- 
lire inulto r acqua fotterranea, da' raggi Solari imbe- 
vuti fjpiegar varj colori que' puri sampilU • 



Libro Secondo . ^ 49 

Non vedi tu qaando da tubi afcofi 
Sprigionandofi r oada alto 2ampUIa, 
£ eoa Io fprazzo tra le rifa e il 'plaufo ' 
L'incaute fronti repentina inaffia; 
Non vedi come allor s' indora , e 1* arco 
Piega Taumanzia, fé la Sede il Sole? 
Non vedi pur, fé da la gonfia bocca 
Tu l'onda inchiufa vai fpingendo a Taura 
Rivolto il tergo al luminofo Febo , 
Che (Itibonda bee gli aurati rai , 
Ed Iride gentil pinge e colora, 
Mentre fparfo il liquor con tenui ftille 
Ne Taere gorgoglia € lento cade? 
O bella Figlia dèF pRt bel'Pianeta , 
O la pi il vaga tra l' aerie Ninfe 
De'raiferi mortali arra e riftauro, • 
Non io rammenterò che fei de' Numi 
La Foriera gentil^ che falfo onore 
Troppo leve ti fia • Te '1 Nume eterno 
A dolce fegno d! tranquilla pace 
Pmfe nel Cielo, allorché tutta giacque • 
Nel naufragio fatai la Terra avvolta , 
£ te mirando i turbini fonanti 
Sgombra d'intorno e il ciglio irato addolce* 
Deh tu pietofa, òr che 1 feroce Martè^^ ^ 
Sopra ci aggira d'atra guerra un nembo, 
Fuor ttaggi il rofeo volto, e col bel ciglio 

D t'ire 



»-»». 



-e 



jo Deir AfÌYommh 

V ire temprando e i bellicod fpirti 
Di frugifera pace Europa allegra » 
Poco flrazio ornai pare al Tracio Nume^ 
Che rOrfa Aquilonar dal freddo fpeco 
Fremendo sbocchi a por gli artigli in feno 
A TEmol Mufolmano, e tutta gocci 
Di fangue i velli e le bramofe canne» 
Poco gli par che U marzial Polono 
Da viperea dìicordia accefo fcenda 
Ad ardere e fchiantar le patrie mura, 
£ contro fé crudel fé fteflfo eftingua ; 
Se per terra e per mare Europa tutta 
Non fpinga a Tarmi , Ahi ! quante fquadre e quante 
Già r infelice palpitando intorno 
Fremer fi mira^ e quante acute lance 
Brandir già vede T Alemanno, il PrufTo, 
£ r Ibero e '1 Britanno e il Gallo ardente » 
Deh Tu, tranquilla Dea, Tu vieni omai, 
Che le pallide madri, i figli imbelli 
A Te iiendon la deffara , e Te da Y onde 
Chiama il nocchier , Te L' arator dal folcQ • 
Ma come fon trafcorfi or i miei carmi 
Dagli eterei coni^n, dal vago Sole 
Infra r orrende immagini di Marte ì 
Già r antico feniier riprendo e deggio [h] 

Mo- 

Ih} La luce avrebbe nn aìovimento rettilineo , fé pafìafTe 
pfr mezzo omogeneo 9 ma poiché fi avviene in corpi ete- 



tf> 



Libro Secondo. 51 

Moftrar qaal vieti da la fcherzevoi luce 
Al ciglio inganno 9 allorché 1 paro raggio 
O fi rifrange negli oppofii corpi , 
O in altro venga da aemica forza 

D 2 Spinto 

ti— — — *N— 1 ■■■ Il ■ Il ■ ■■■ I I. ■■■■■■ 

Togenei, quindi ne fiegae la rifrazione e U rifleffione. 
La rifrazione della luce è la deviazione del raggio dalU 
linea retta caj|;ioQata dalle denfità de* mezzi , per cui 
fi diffonde la luce . La rifilane della luce (i è 1* arre- 
tramento del raggio Inminofo dalla lifcia fuperficie d*ua 
corpo opaco , e fi divide in diretto e rijlejo . Quindi 
quando il lume obliquamente pafla da un mezzo pijk 
raro in un piii denfó, fi rifrange, oifia muta la direzio. 
ne del fuo cammino ; ma fé da un mezzo più denfo o più 
pingue pafla ad uno più raro e men pingue , li rifrange 
arretrandofi dal perpendicolo , e ferba certa legge , a «ut 
s* appoggia tutta la Diottica , che s' appella la ragione 
coftante de* feni dell* angolo d* incidenza e rifranto . 
Ciò che j^iù a noi s* appartiene fi è , che « queile rifra* 
. %ioni e rifejìoni dobbiamo attribuire molti fenòmeni , 
che incannano la noftra vifta , il minor de* quali fi è il 
remo ,* che par nell' acqua torto e infranto . In quefto 
modo fi fpiega, che il Sole fembra sfavillarci full* Ori* 
zonte , mentre s* è già appiattato , e come avvengano 
ìParelj , e come talvolta uanfi veduti fino a tre, e, an- 
che fette Soli , come viddero gli OUandefi nella nuova 
Zembla , i quali pur viddero il Sòie full' Orizonte 14. 
giorni prima , che dovelTe forgere fecondo i principi 
d* Agronomia \ né fa duopo farli qua e. là ondeggiare 
per 60. leghe fopra un* Ifola mobile e fluttuante . 
Agli Antichi non erano affatto ignote quelle leggi dellt 
luce . Ariftotele agitò una quiUione fopra la piegatura 
apparente de* remi nell* acqua . Archimede compoTe un 
piccolo libro fopra l'apparenza d*un anello entro dell* 
acqua. Albazan Autore Arabo ci parlò degli angoli d* in* 
cidenza .e di rifrazione , fcbbenc con falfe cónfeguehze ^ 
Keplero fece fu eie molte belle efperienze; ma Snellii 
Willebrord dopo molte diffìcili prove fu il primo , che 
fcoperfe la vera proporzione delle inciderne^ e delle 
rifrazioni i e tanto baili a nollra fufficicnte erudizione. 



5* Deir J/lronomìa 

Spinto e trafmeffo. Per diritto calle 
Scende la luce , infinchè T aer denfo , 
O folido, o liquor le torca il corfo • ; 
Allor obliqua, ed io diverfa parte 
Finge r immago ; e fé tal corpo alluma , 
Che la rifpinga e la trasfonda altrove 7". 
Allor addoppia il luminofo obbietto. 
Quindi faprai perchè ne l'onda infranto 
Ti pare il remo, e il Sol sfavilla al guardo, 
Quando già fotto a Toriizonte è afcofo. 
Saprai qua! forza a la gelata zona 
Moftri più giorni il bel Pianeta innanzi 
Che dal mar levi là raggiante fronte \ 
E qual talor tra le fulgenti nubi 
Faccia nel Cielo sfavillar più Soli ; 
Né più afcofo ci fia che fempre.gli. Aftri 
Ne la fede non lor fplender tu miri . 
Pur il lucido Sol non fempre volge. [/] 

Se- 

li] Si fcoprono nel Sole col Telefcopio delle macchie ne- 
re , e circondate da una buona nebbia, che alquanto 
biancheggia ai lati . Efle furono fcopqrte fino a cin« 
quanta lìel i6ii. dal P. Scheiner. Gefuita . In feguitQ 
fono efle fcemate di numero . Non fi poflbno attribuire 
a' Pianeti , poiché anche quando non paflano fotto al 
difco folate , nondimeno quefte fi offervtlno » Molti pre* 
tendono, che Cane aderenti al corpo fteffb del Sole. 

Alcuni anno créduto , che il Sole fia un. corpo opaco avente 
delle prominenze e ineguaglianze fomiglianti ai monti 
della Terra, le quali fono coperte d'un fluido lucido $ 
che quello flnido qua e U portato a gulfa 4i marino 



Lihro Secondo é 5| 

Serebi i rai^ aè fempre puro il v»Ito« 

Speflb addivìeh che la purpurea chioma 

Par ri fcclorìi e il rilucente ammamo 

iTiata tu vegga di nébbiofi neì^ 

E di fijttàllidó velo avvolto il cocchio • 

Or divifandò de le tetre macchie j 

E del denfo pallor Y alta cagione 

S^gli opachi Pianeti il tergo efcludo» 

Né mwi voglio penfar j che '1 fuo bel crine 

Abbia d' dfcùra polve allora fparfo , 

Ch' a le fponde d* Abfrifo i pingui armenti 

Pafcea rammiugp al fortunato Admeto» 

Troppo' concordi andrian di mole e feggio^ 

Kè lervedrefti con inftabil legge 

Or forger fbfche ^ or dileguar -ne T aura * 

Par quanto i Sàggi le vorriàn affiffe 

A Febo ifteffò * Altri il gentil Pianeta 

D -3 Ctln* 



it t ' • ' \ ' I I II 



flutti laftta 'apparire quatche ftt|re *o montagna , intorna 
. % cyxì ^ forma -dalle cadenti onde . luminose una fj^ecie 
. di {poma «.e poi di bel nuova rifal/?ndo eolla 'lucida 
• tnaffa la rieopte e alluma.. ... 

Altri anno penfato , che liel centro del Sole y* abbia tint 
fpecie di caverna 4.0 corpo opaco tutto fparfo è ripieno 
. di materia luminofaì ehe dentro a quello corpo opaco 
. vi fodo piantati Vulcani <, ò VeÀivj < ardenti i che lan- 
ciano di tempo in tempp mintene bitumiiiofei le quali 
foao portate fopra la. fuperfieie. del Sole v ove fanno 
. apparire le fquallide macchie ,, in quella gu i fa appunto | 
che la nuova Ifola £ iotiaò neir Arcipelago preiTo l' Ifola 
. SaaWxia > «ame quella >, che ai^parve ve rio le Azoridi < 



54 Dtir Àflromrnia 

Cfngoa d'opaóo corpo y e (parli fanno 
Torr^giar ardui monti e alpeftri rocche , 

. Coi di luce ampio mar circonda e copre. 
E perchè anco lalsil le lacid'onde 
II Tuo vento travolve, e il torbin' fcote/ 
Or quefto fcogUo, or quello ignudo appare 
Del laminofo flutto ^ e d'ombre avvolto 
Ti mofira il feno, a cui d'intorno ondeggia 
Torbida fpuma, che par nube olcara* 
Altri nel centro del Pianeta ardente 
Locan tmmenfo fpeco intorno cmto 
Dal fluvido lucente ^ e là pnr fono 
I Vulcan fiammeggianti . Efce talvolta 
Da quefti monti a l'aura informe nube 
Mifta d'atro bitume» e nero fiunov-^ .' . 
£ di caliginofe orride fiamme. 
Che van guizzando a fcolorire il Sole* 

Ma ta lodando |il lor fàgace ingegno [^] 



Ifti Le' opinioni fopra citate fembrana piii poetiche , che 
veraci . U più veroGmile , e^ più comune fentimento re» 
cato dal Abate Bofcovich fi è , che sf abbian quelle nrac« 
chie a derivare dall' Atmosfera del Sole • Che queft* 
Aftro abbia T Atmosfera , fi conofce apertamente nelle 
cccliffi.. Ecco ciò che dice Keplero in Epit, Jftnmm 
lib. 6. Suhftantia crajfa circa Solem ncn hic in noftro aerc^ 
fed in ip/a fede Solis intcrdum circumfufa detegitur , quae 
refplendet radiis Solis ^ apparetque , etiam te&o Sole^ uè 
fiamma circulariter twicans^ tantumque iuminis prafirens ^ 
ut mera nox ejfe nequeat. Ella ii forma dalie efalazioni 
dello fteOo Sole, dalle code fulfiiree delle Comtte^ e 



Libro Secondo. 5} 

A pilli facii fenderò il piede affida » 
Ed il Febeo fqttallor^ le turpi macchie 
Da quel deriva ftnifurato cerchio » 
Che d* ognidtomò il Sol ctrcooda e avvolger 
lu fai che di fiidor famaoti e molli 
Gli aftimofi deftrier del biondo Nume 
SbufFan nitrendo per le gonfie nari 
Fumo e faville; fai che fuor fciatilla 
Da r ignee rote il iumioofo carro 
Globi di fiammtoy e che rifteflfo Febo 
Da r asfe^ faud aere vampe efala • 
Aggiugnr che per Tetra ondeggia fpaifo 
Imnìenlb fhiol di corpicellf alati 1 
Cui gli Aftri opachi e le Comete erranti 
Dal vaflo (èno e da la chioma incoltt 
Spandono roteando. Ox de le lievi 

D 4 Pa». 



dair atmosfera degli Aftri « Quindi s* intende come or fi 
dileg;Ufno , ora fi moftrino , or in ^\h luoghi forgano * 
Che fé quelle macchie anno un movimentp regolato fp« 
pra la fui^erficie del Sole, il motivo (i è che il Sole (i 
gira intorpo'al fìio affé, e travolge cori qaefta tivola** 
zione r Atmosfera 9 e per confegiteqza le macchie. Il 
lor movimémaapj^ai'ente veduto dalla Terra fi fa d'Otien« 
te in Occidente. Non t* à poi regola certa della lot 
grandezza , numero , figura e durazione 9 al prefente 
xnolte fé ne olfervatlo , e alcune grandi , come 1* Europa, 
e altre più • Se fi deve preflar fede ad -un Commenta- 
tore di Virgilio , r anno in cui morì Giulio Cefare « 
furono quefte macchie si denfe e cofhinti • che ofcara- 
tono il confueto calore del Sole, onde i frutti non ven* 
aero a matnranza • 



/ 



5^ Deir 4flr(monAa 

Particelle .voiami il folto nembo 

S' attorce e addenfà e fopra il Sol ripiomba 

Come tu puoi veder T ^cqnofe nubi 

Cader fu i verdi can^i , e donde &a tratta 

L'umil forgente» là tornar difciolte 

In Iene pioggia , o in candida rugiada » > 

O ftrette in denfa grandine fonora. 

Ma perchè ferban le pallenti nebbie 

Al forgere , al cadere e al vario moto 

Stabil periodar ^ feorger potrai 

Ch'intorno* a Taffe fiio.Eebo fi.fota* 

Ahi l che vedovo Padre i fiochi lami 

Sempre raggira in qnefia parte e in quella 

De r infelice Faeronte in. traccia, 

£ fempre il pie tremante e il laflTo fiaiKQ 

Intorno ravvolgendo ogni . contrada 

Stanca del Cielo co le fide querele. 

£ come vedi al noftro globo intomo 

Or folto 9 or raro, or paflaggero» or lungo 

Spiegar le nebbie il tenebrofo manto » 

Tal diftendon que' fu;nt il fofco velo, 

Ondeforman le macchie or tenui , or granali y 

Quanto lunge fi (tende Africa ed Afia» « 

E de Torbe talor piìi vafte affai* 

Effe da r Oriente ai fredcte Occafo 

Errando vanno, e tanto lunga vita 

Menan talvolta , che col denfo orrore 

Saer<^ 



< r 



I 



Zihm Secando» ij 

Saervando i raggi y non pub Febo i- frutti 
A naturai maturità condurre • ' ^ 
E per tale cagìon tu forfè un tempo » 
Quando barbara man Cefare eftinfe, 
Mifera Italia, non vedefti ì campi 
Del famoib Vultumo e di Galeib 

Languide al fno Signor moftrar le biade ? V 

Pendean da tralci fcoiorite allora 

* Le Maflfiche uve e i Calabri racemi « ' ^ 
E quai fiori forgean focchìufi e chini , < 
Cui d'angue il morfoi o duro aratro impiaghi, 

L'erbe Galene del guerriero armento , 
£ de' buoi faticofì amato pafco. 
S'ingommavano i cedri e gli aurei pomi' 
Degli Euganei giardin ricchezza e fàfto • 
Né fra sì gravi guai l'Eufrate e il- Gange 
Vider liete efultar l'Etiope felve '" 
Di balzamo òdorofe, e i colli Affiri, 
Medi , Arabi e Sabei gemer ai pondo 
Degli aurdi bachi e del frondofo acanto | 
'Ch'ogni parte fquallor fpirava e lutto 
la mezzo a T aer nubilofo e lento . 
Invano il pio cultdr di duolo impreflfo 

* L' ifpida fronte , e le campefirl Ninfe , . 

; Feralmente intonaro infaufti carmi / 

De' benefìci rai pregando Febo, 
Che de Tufato ardor frodò ia Terra 

Pel 



5? DeìV AflrtmomU 

Pe 'i non: hreve girar é' un anno intero • 
Ma piti non ve* celar qual forma fpieghi [/] 
L* Atmosfera di Febo , e qnale al teVgo 
Gran cocU allunghi . AlV^rchè 1 Sol (i rota ^ 
L' aura , che fHÙ prefTo lo cinge e fafcia » 
Rapidamente fecoavvincbia e tira 9 
E qnefta in giro trae di mano in mane < 
La piil remota, e l'Atmosfera immenfa 
Dal vorace ond^giar rapita e fpinta 
Precipitofo vortice raflembra • 
Qual vedi gorgogliar nel Po fuperbo^ 
Allorché gonfio per l'alpine nevi 
Gli argini fdegna , e par eh' orribil guerra 
Porti fu '1 corno» e non tributo a T Adria» 
Quindi il rapido moto i fianchi fchiaccia 
In gnifa a lei che Pehifìaca lente 
Si mo{fara al ciglio • Or qual mirabil forza 

Tanto 

[/] Mentre it Sole fi raggira intorno al proprio affé , feco rav- 
volge la faa atmosfera , la quale euendo per cagion della 
forza centrifuga maggiore air £9uatore , che verfo t 
Poli, deve, prender la figura d*ana sferoide comprefTa 
e avvicinantefi alla forma d' una lente . E' vero che 
r atmosfera gravita nel Sofe, ma a motivo* della gran- 
de faa fottiglie^za , la forza che nafce dalla mutua 
azione delle parti di efla ,* è quafi nulla rifpetti vamente 
alla forza dei Sole, la quale agiCce. in ragion reciproca 
duplicata delle diftanze; è quindi le parti piik pefanti 
reuftono piti ali* urto del Sole » le più lievi fono sbal« 
aate più lontano , onde fi toglie V equilibrio , che refti« 
tuir non fi può , fé il fluido non fi riduce ad una sfe« 
tolde comprefi» ai Péli , come addiviene nella Terra . 



Lìhm Sicòndd. ^S9 

Tanto ftrana figura m eflii iuduea 
Io vi dir&^ fé con novella lena» 
Generofo Signor, ei^er vi piaccia 
V aerio volo , che s' innalza ardito ; 
E forfè v' %irb sì vaghi arcani 9 * 

E sì ricchi tefor, che doke fia 
Avvolger noi nel luminòfo nembo» 

I corpi tutti, fé gli fpingi al corfo» 
Ne van diritti per inerzia it^nata , 
Né mai torcon la via , fe forza alcuna 
Seco non gli rapilce. Allenta e rota 
Su molle praticel rotondo globo 1 
£i dritto innoltra, né ripiega il calle » 
Se fd^nofetta noi refpìnge ed uru 
Afcofa pietra é Per V aerio vano 
Spingi lo fleffo : ei piegherà la fronte ^ 
Ma fol là dove il grave pondo il tira 
Lento e ritrofb a ripiombar fu 1 campo. 
Quindi addivien che quando sforzi un corpo 
A ripiegar la via 9 crucciofo il freno 
Romper ei tenta, e dal fuo centro irato 
Portar fi lunge con mirabil' arte » 
Cui centrifuga forza Urania appella • 

Or il pondo natio , che fcoflfa uguale 

Ne r aure induce , ed ugualmente intórno 

Le volve a Febo, pui^ ugual figura 

Lor irebbe fpiegar di tondo ^obo. 

Ma 



6q ÙéW A/trtmómia 

'Ma itf tal pondo or 6^ aggraodìfoa » or fcetfli 
La parte ) ovd plil: abbonda'; uopo é ^*abim}^ 
£ vinta arretri la f\\x leve e i erga 
Sdegaofa longft da T amato Febo é 
Non vedi cptkie battagliando vantìo 
' L'Attico fugo, e h. chiara ofìda infiemet 
£ come inchiufi nel criftallo ideflfo 
I rivali liquor^ Ton T altro annoda ^ 
Urta e fofpinge) ed or incalza) or cede^ 
Finché il piiì leve alfin fiaccato e virlto 
Da la mifcbia fuggendo ako galleggiai 
Mentre il pi^ grave con tenace nodo 
Ne Timo fen vittoriofo affiede? , 
Non altrimenti s* affatica e pugna 
L'aere che Febo acc^erchia 5*e l'alto giro 
Su '1 cerchio inferior piomba e rovina 
Vago di ritornar al patrio fonte * 
Ma il pi!^ forte vapor fatto egli donno 
I lievi fumi riflbiping^ e s^b^lza 
Imperiofi addietro. Aggiugni a qtiefioi : 
Che l'aura ai poli piii gagliarda, e gravcf \ 

Gli preme e fcbiaccia} e per^gli eterei vasi 
Gli sforza a foUevarfié Arrogi ancora 9 
Che fpinti a l'Equator da. l'urto immenfd 
Si (ènton rifvegliar più grande in feno 
L' orror del centro . Or ecco come dfggi4 
Spiegar al tergo Inmiaoia coda 

1^ aura 



Zilro Secondo., 6% 

L'aura di Febo, e affottiglia^ in guifa»' 
Che concavo crìftallo , o rombo aflembri } 
Quai nel cerchio fatai Teffala Maga 
Notturna aggira per giti trar dal cocchio 
L'argentea Luna. Anzi qual lifcio acciaro 
Io quafì la direi, che d'? ambi i fianchi 
A poco a poco fi riftringe. e allunga 
In mortifera lancia n o acuto brando* 
Quindi quegli Aftri , che gì' immenfi giri [m] 
Drizzan precipitofi al Sole «itorno , 
Ed or con lunga e fanguinofa coda , 
Or con ceruleo crine, e barba al mento 
Per r aer vanno turbitiofi a volo , . 
Non vedi altronde innanellar U chioma,. 
E di lampi afficar il tergo ardente w. 
Se non allor che la Titaaia nub? . ^ . * ' 

■ Nel 



Im] Tre priocipall feaomeni produce l'Atmosfera del Sole . 
j. la coda in parte delle Comete: a. il Lume Zodiaca- 
le ; 3. V Aurora Boreale. 

Bì oQerva che le Comete caudate aumentano in lunghe^ 
za e. chiarore la lor coda a mifiira che s' avvicinano al 
Sole, e che di m^no^ in mano che s'allontanano, fi fce*. 
ma il lumiiiofo' ftrafcico ; e quando la Cometa è Afelia 
appena le refta uq|fegnale dell' ampia fua coda . Or noi 
par fuor di ragione*, che concorra l'Atmosfera del Sole 
B render caudate )e Comete , poiché la forza attrattiva 
di queir Aftro immenfo avvicinandofi alla fplare Atmo- 
sfera ne ftrafcìna fepo parte , la quale più non può nel** 
gllontanarfi rapire, poiché nella dìftauza la forza gli 
saa^a, e prevale la gravità del Sole, 



^Vkrs., 



6t Deir Ajlrmomla 

Nel laminofo mar gli attragge e aflbrbe, 
E gran parte di fé, divelta a forza 
Da Furto rapitor» lor lafcia ia preda. 
Forfè per lei Tadada Nubia e il Nilo [»], 
O quando forge il Sole , o quando imbruna , 
Non mira a T Equatore arder le branche 
Del fìer Scorpione, «r roffeggiare il Cancro? 
E non vedi per lei nel mite Autunno 

Al 



[»] Il fecondo fenomeno prodotto dair Atmosfera folare 
li è quel lume, che fi chiama Zodiacale y ferchè fotto 
al Zodiaco fi ofTerva. Il primo ad^ifcoprirlo fu il cele- 
bre Caflini . Egli fi ftende fotto al Zodiaco a una gran- 
de diftanza del Sole verfo Oriente, e verfo Occidente 
con la forma d' un rombo , o d* una lente . Qnefto fi è 
un tenue lume a guifa di Quello della via Lattea , che 
proviene daU* Atmosfera Solare , o perchè riflette i rag- 
gi del Solevov* è dìù denfa, o perchè la fua ftefTa luce 
3ifiPbnde, Ji che più chiaro apparirà, favellando dell* 
Aurora Boreale • 

Secondo le oflervaziont del Caffini non fempre fi vede 
emetto lume Zodiacale . Nella Primavera appare alla 
lera , nelP Autunno e . nella State alla mattina . Rare 
•volte può nella fteffa notte vederti e alla fera , e alla 
mattina, cio^ ouando molto fi dilunghi dal Sole , il che 
accadde al. fuddetto Aftronomo nella notte tra i 4. e ^. 
di Dicembre del 1687. , nel qual tempo ritrovò ambe le 
]punte diihnti dal Sole 30. gradi con la latitudine di 
sradi so. Ma^negli altri anni quella punta fi è veduta 
toolto più vicina al Sol» fino a gradi 60. e '^o. , la qua! 
li erala diftanza più freauente circuiranno 1633. , anzi 
ai 4^. fi ridnfTe. Talvolta però è molto più remota, 
come circa T anno 1686. arrivò fino ai gradi 90. , 99. ', 
xoo*« ed anche 103. fecondo le ofiervazioni del Caffi ni « 
M. Mairan in brevifiìmo intervallo di pochi giorni rin- 
venne grandi mutazioni nella fua diftanza ^ come efpone 
fed. X. cap. t* 



Ubro Secondo. éj 

Al ventilar de Raare mattuctine « 
£ ne la lieta Primavera al vefpro 
Avvampar le contrade d* Occidente t 
E fra le corna e i fetolofi velli 
Del Tauro e Capricorno immenfa luce 
Strifciar a foggia d* un acuto, brando ì 
£ non ravvi fì la pih chiara parte . 
De la liquida lente ^ cui ne l'onde 
AttufFato già il Sol trae feco al tergo, 
O cui nafcendo innanzi manda al cocchio » 
Allorché pingue l'Atmosfera in feno 
Allarga e i giri fpaziofa addoppia? 
£ che dirò de' lumìnofì lampi [o]. 

Onde l'Artico Polo accende e infiamma, 

Am- 

^— W<— 1^— — — — ■!■ !■ ■ I »■ ^11 llll I M I ■ «Il ■ Il , I M 

Ip] Il terzo e più mirabile fenomeno fi è VAurora Boreale^ 
di cui qui reco la defcrizione. Saole al principio fall* 
imbrunir della fera apparir fuU* Orizonte un fegmento 
di vafto globo nebbiofo e ofcuro tra Borea ed Occiden« 
te . Il di lui lembo fi fa quindi Incido , e fpeflb fi for- 
mano piti archi alla vifta concentrici alternativamente 
difpofti , altri intorno ad altri, parte lucidi, e parte 
tenebrofi t Quindi fuori ne guizzano più raggi a guifa 
di affocate colonne, e per gran tratto fi diffondono, e 
cangiano perennemente figura , e fpefib oqeir ofcuro 
globo fi apre, e quafi con novello incendio tntto il 
Cielo rifchiara e alluma. Talvolta una ghirlanda o co* 
rona fi telTe dai raggi , o lucide colonne , che rannatefi 
nello fteiTo zenlth in giro torreggiano.. Quando poi 
grande è la luce , i vapori e le nubi rofleggiando tutti 
eli ogget# di fangutnel colori tingono e funeftano • Ma 
infine quel ferale fpettacolo rapprefenta una placida e 
quieta Aurora a quella del rugiadofo mattino forni-* 
gliante • 



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64 Deir Afìronomia 

Ammirando fpettacolo tremendo 
Al volgo ignaro, che di gire aflfofto 
Ne' rofTeggianti vortici fi crede ì 
E non vid'io ne l'Iperboree sfere 
Arder repente la notturna Aurora, 

£ tatti intorno di fangaigno manto 
Velarfi i monti, i campi, l'erbe, i fiumi? 
Io vidi allor che moribondo, il giorno 
Avea i tremoli raggi eftinti appena, 
Vidi d'ofcura nebbia un vado globo 
Sorger da l'Orizzome, e tòfto al ciglio 
Rapir l'Orfa e Boote e il bianco Orette. 
Quand'ecco fplender l'atro lembo, e in mille 

Archi e fafce lucenti aprire il feno. 

Ecco lampi guizzar , ardere faci ; 

Scintillar fiamme e folgorar baleni. 

Ecco cento voragini dì foco 

Lanciar da T ampio feno accefe travi , 

Ardenti brandi e ftral, cerchi e corone. 

Ecco per l'igneo Ciel onde e torrenti 

Precipitar dì fanguinofa piova. 

Ahi ! già la fredda zona arde e fi sface 

Ne l'ampio incendio. Ahi! l'infelice Terra 

A pianger torna chi mal reffe il lume • 

Ma no non temi, che in breve intejiàllo 

Qjjel ferale vapor s'addolce e indora 

V Artico Polo di rofata luce , 

E 



i' f 



Ubro Siccndo. 6$ 

E par che riconduca lo Ciel la Figlia 
Del bel mattino* e tutto il Mondo ailegri» 

Se dunque volto al JLicaoaio plauftro [p] 
Ne v^di U.iìdmmeggiar-, e le cagioni 
Tracciando , vai di si lucente Aurora ^ 
Deh fprezza il fol^ggi^r de' Saggi antichi '^ 
Che /|e* febei vapor, de l'aura ignari 
L*àn. fatta figlja di zulfuree nubi, 
O, dJ ge^aje névi e ghiacci Artoi, 
Che ripercoffi dagli ardenti raggi, 
Rifflettono la luce , e rifofpinta 
La &ni;io balenar ne l'aer puro* 

Come potrà da T Artica Califlo . - 

E fW 



» l \ ■ WM I 



r^] Venendo tlie ctgioni di qqefto fenomeno tralafciò la 
ridicola opinione di coloro^ che lo derivano dalle rilu- 
centi fquamme de* pesciolini qua e là trafportati e on- 
deggianti* Alcuni penfapo, cìlq VAiirara Boreale pror 
venga dà raggi del Sole riflettuti da quelle nevofe monX 
tagne entro le nubi i nà quella fentensa viene atterrata 



ir 

! 




qual tempo ancora molte Aurore Boreali s* accendo •- 

no • Altri attribuifcono quefto fenomeno; a fulfuree efa- 
lazioni^ jche in alto prendono fuoco 9 ma né si glande 
copia di efalazioni ^uò. aveffi Ju paefi cosi foeddi» ne 
le terreftri efalazioni ponna afcendere tant'alto oltre i 
confini della noUra* Atmo'sfei'a,'óve deve aecenderfì T Au- 
rora Boreale , perchè. fi^ ^l&bil« a tanta porzione di Terra • 



«-4 * 



66 Deir AfìrmomU 

Fino a Imitalo Ciel moftrarfi a Toccliio 
L* aura terreflre , che divampa ed arde » 
L* aura terreftrc, che fol tanto s eige , 
Quanto in due giorni di fentier mifiira 
Traendo il lento fiine anela alfana ? 
Ne già la Terra d*un aprico campò 
Si ftende a foggia» onde a noi fenza intoppo 
Fia l'eftremo emisfero aperto e chiaro; 
Ma ben tondeggia, e d^ogni parte incurva 
La fronte e il tergo » onde gli obbietti afconde 
Co la proporzion a loro altezza* 
Quindi talvolta il Cle! fereno e puro 
Vededi , e T aureo Sol con bionda chioma » 
£ altrove intanto fpaventofi tuoni 
Aflbrdan l'aria, e per gli aerei campi — 
Komoreggiando i nembi orrida e aera 
Kaddoppian la tempetU, e i Urali accefi 
A ferir vanno o torre , o rupe alpina • 

Or fé la curvità del globo invola 
Di non lontane nubi il fofco manto , 
Quanto pili afconderà nel cufvo feno 
I remoti vapor de T Orfa efirema » 
Eppur nel punto fteflfo a quanti regni 

; Folgoreggiò la Boìreafle Aurora • 

Lei vide chi ì Sebeto , U Tebro e T Amo 
L* Adda t Po , Gariglianp e Liri beve • 
Lei vide T aIpi|^ano irftttó e il fiero 



JUbro Secondo. 6y 

Abitator de' Pirenei felvaggioy 
£ gli Angli , e i Traci ^ e Guadiana e Tale • 
Perciò quanto alto oltre gli aeri cerchi 
Arde r Aurora, che lucente alluma 
Sì gran parte di Mondo. Io sì già veggio 
L'aura Febea, rimperiofa lente 
Vaga di formontare il cerchio ufato J 

Scender talor a T Iberboreo Polo • 
Tu (ai che in tutti i corpi in (Iranie guife [q\ 

E 2 Na._ 

\qi II celebre M. Mairan ne feoperfe la vera origine, e 
r attribuì air Atmosfera Solare. Quando ella s* avvicina 
alla Terra in modo , che la gravità verfo lei fia mag- 
giore, che la gravità verfo il Sole, trabocca verfo la 
Terra , e arriva non alla di lei atmosfera pingue e den> 
fa , ma ali* etere fottiliffimo , che comunica colla terre- 
fire atmosfera , e altiffimo 'li ftende , il quale è però im- 
potente a lilettere i raggi, dufiidi in quefifo etere eHa , 
più rara s* immerge , vi gallegghi , e mentre fi dibatte 
e ondeggia e qua e là fi diffonde, talvolta s'affoca e ri* 
fplende . Speflo per{^ , aazi quafi fempre , prima d* info- 
carfi vinta cade , e verfo il Polo Boreale trafcorre , sì 
per la forza centrifuga del moto diurno , che più è ga« 
gliardo , quanto più air equatore fi avvicina , e la fteifa 
aura folare ondeggiante rifpinge; si perchè dal calo r del 
Sole infiammata r aria terreftre verfo 1* equatore e rare- 
fatta 8* innalza, e quindi trafeorre ai Poli, e feco trae 
la malfa dell* atmosfera folare, la quale colà raunata più 
agevolmente fi rifcalda e ferve, e mentre è ancora altif- 
fima , o quando fi è addenfata , e ali* aria rettiepidita fi 
frammifcnia, difcende al baffo. 

Con sì fatta Teorfa M. Mairan fpiega chiaramente tiitt* i 
fenomeni ali* Aurora Boreale appartenenti . Il più delle 
volte fi comincia a vedere' alla fera verfo 1* Occidente « 
la qual regione è I* ultima rivolta al Sole fra giorno , 
e perciò alla patte della di lui atmosfera ' più vicina al 
Sole I e più denfa . Appare a gaifa d* un globo , o di cir- 



> 



I 



\ 



68 DeìF yljlfommia 

Natura afcofe h traeate forza, 
Che eoa routu^ ritorte e arcane leggi 
Uno ne r altro a gravitare adduce. 
Or da tal forza avviluppata e Tpinta 
De U rapace Terra in grembo fcende 
L'Atmosfera di Febo. Avvien fovente 
Ch'ella bramofa d'allargar l'impero 
Dal patrio lido fi dilunga , e ardita 



Per 



colo , nel ^uale li diffonde la vada mafla giù trafcorren* 
te , come una goccia d* oglio f^arfa entro T acqua fi con^ 
forma in un circolo , Ofcuro fi e quello globo prima d*af« 
focarfi , poiché la parte (uperiore, come più fottile , s*in- 
£amma prima • e viene dall* inferiore piii denfa nafcoiJtai 
ma a poco a V^co avvanzandofi pin^e intorno ad eflTa 
una lucida fafcia, e fé più maflfe giù piombino, altre 
maggiori delle altre, mentre qnefte fu quelle fi dififon* 
dono, in quel tnmulfcp rapprefentano vari circoli lumi» 
nofi « l4a veemente s^^itaaione fk che fi forigionino fuo« 

, t\\ raggi , tremolanti e incerti a uà e la , quafì fpruzt 
paglie di zampillante fontana « fi soaudegginQ e sfavillio 
nq« ed agitati rofieggino, 

>la più alTai ingegnofa è la fplegaziono, c|i« M^ de Mai« 
ran adduce, della corona, ohe fi vede preflb il Zenith« 
Mentre più gocce itninori giù cadono, la parte di cia^ 
fcung più denfa difcende nella parte più cratfa della no-, 
ilra atmosf(;ra, la più tenue rimane più aitai e {leroiQi 
fi formano quafi certe colonne verticali , le quali chi vedo 
dalla fuperncie della Terra, deve veder inclinate verfo 
. il fuo aenith, eATendo ohe i corpi più remoti appajono 
fecondo le leggi dell* Ottica più vicini tra loro; come 
fé più ordini paralleli di piante fi trovino, a chi ftà fi^ 
la prima orìgine di quelle , appaiono come unite infieme 
in maggior dtilaaza . Talvolta dal moto della noftra, !^t% 
mosfera può avvenire, che quefte eolonne alquanto s*in-« 
clinino, nel qual.cafo non nello fteflb zenith» ma app^ 
li) ftefiQ appare quella forma di «oloona* 



Uhro Secondò. 69 

Pel" te sfere s'ianòltra, e qnafi attinge 
t tenreftiri cotifini « Ailor la Terra . 
Con cento lacci invidiofa affale 
L' incauta Diva , che dolente indarno 
JDe r amato Pianeta il Nome invoca • 
Già Febo T abbandona, e già vien manco 
Mifera, e langue, an^i ondeggiar già fenttf 
L'ira, che lunge la trafporta e trae 
Dal ftto centro natio. Perciò doppiando 
La Terra i nodi, T avviluppa e (Iringef 
E ne' Tuoi . gorghi vincitrice aflbrbe ^ 
Ma non creder però che V aer denfi) » 
Ove i gravi vapor notando vanno» 
Sia quello fieflò ^ che di lei s' indonna # 
Già troppo preflb a noi l'ii vifto, e tro^ 
Da lui lontana la notturna fiamma é 
Ma ben quel piik legger, che gli fovraftaf 
E che di mano in man rappicdoteodo 
S' innaltn a tal , eh' al puro ètra s' unifce > 
Et pur la Terra fegue, avvolge e copfe, 
E le fa d'ognintorno ampia coroùa} 
£ fé non vale a ratténer di Febo 
I fuggitivi raggi 5 e giù rifranti 
Torcerli a T imo, o a foftener fu i vanni 
Gli. agili filmi, cui la Terra efala; 
Pure de l'etra e de' vapor Febei 
Egli è più denfo e ponde^fo affai « 

£ 3 Qjiinfi 



70 Delf AJIfonomU 

Quindi addivien che la Titanta imbt 
In piii grave liquor avvolta e immerft 
Deggia allentar V impetoofo corfo , 
E a poco a poco volt^giando incerta 
Arredar laffa il pie' • Mentr* ella invano 
S* affanna , e romper tenta il lento guado y > 
Ecco altra fu lei piomba , e T urta e (cote 9 ' 
E feco .fi divincola e fi mefce » 
E ferve e bolle , onde s' infiammai! tutte » 
E roffeggiando di fanguigne vampe 

Accendon Tarla, e le campile e i monti* 
E quando fianca di lottaìr fi pola ' 
L' accefii maffa , ed abbonaccia ì flutti 9 
Allora par la fpaventofa fiamma 
Lieta guizzando allegrerà l'Olimpo 9 
E quando a pòco a poco le vien meno 
L'etereo pafco, e illanguidifce e muore ^ 
Allor vedrai pria tremolante e fioca 
L'Artica luce, indi Velarfi al ciglio* 
Se poi r aura Febea rapida cade , 
£ nel pilli denfo e grave etra s' immerge ^ 
Uopo è s'addenfi, e gih fcendendo in giro 
Per ogni parte fi riverfi e torca ; 
Come ampia goccia dei palladio fiigo 
Su piii grave onda fi sbandella e fpaùde* 
Eccoti quindi il fofco globo, ed ecco 
Come mokiplicar fi denno i cerichiy 
t.^ Ac- 



libro Stcmtdù. Ji 

Accavallate k cadenti mafle* 
£ perchè Inaura Inalinola ai fianchi 
Scorrendo varca i fofchi giri Intorno » 
Vedrai V eftremità lucente e chiara ; 
£ fi! da Tnrto^ o da le fiamme incefo 
In pìii parti fi fenda il n^ro velo^ 
Vedrai inori fpiccarfi i lunghi raggi» 
£ ferpeggiar le fiammeggianti vampe* 
Vedrai Taura di Febo a mila a ftiUa' 
Gocciar aUMaiOi ed ingorgarfi in stila 
L* eterea pioggia » che librau in alca 
Torreggi in mille fulgide colonne i 
£ perchè da intervallo ngoal divife 
Le vede il ciglio» fi confonde e tnrba» 
£ gli crede altrettanti aurati ferti • 

Che (è del fiio fulgor la vaga Ninfa 
Liete ugualmente non fa lauree afere # 
Ma tutta fiigge à la gelau unat 
£ là s* a^tta a la cruda Orfii in fimo» 
Kon lei 9 ma T Equatore iatdeate accula g 
O de la Terra il vorticofo moto. 
Tu fai che V aer non in altro clima t 
Che. al cerchio equioozial ph fienre e bolle | 
Perciò là gonfio fi difiende ed erge. 
Onde da V alto in giik cadendo feorre 

' Su i baffi fianchi 9 e verib i poU piombit 
E fèco f aifi galleggiante nddnce» ' 

È4 <• 



72 DiìV AflYonomia 

Io qnella guifa che affocata linfa V ^ 
Nel turgido lebete gorgogliando 
Seco pur tragge le ondeggianti fpunie 
Su Taccefo Vulcan, che fireme e Aride «; 
Di pìii la Terra nel rotar piti lenta 

Si volve ai poli y e più veloce affretta \ 
A la torrida zona , ove alto forge. 
Quindi Taura Febea refpinta a forza 
Dal rapido Equator cadrà ove pigro 
V attende in feti Boote e V Or& algente • 
Qua! onda fparfa fu volubit rota^ 
Che pili r irriga , fé languente gira , , 
E che la fugge e in un balicno arretra , 
Se la trasporta impetuofo còrfo • 
Ma mentre io canto Te, lucente Aurora [r], 
Cte rOr(a Aquilonar orni e colori, 

iForle 



■*i^a«Mia« 



|r] Somigtiante fenomeno deve ancora avrenire al Polo 
Aoftrale. Che fé non fi è per anco fcoperto, fi deve at« 
tributte dia grande lontananza, poiché per quanto fianfi 
sH Europei ver quello inoltrati, ]^ur vi refta ancor piik 
lungo tratto fgnoto^i quello, che occupila quinta par« 
te della Terra. Si può bene fp«rare» che le inflameabili 
nazioni d' Europa accrefceranno fenpre più le fcoperte • 
Chi non fa le f^mòfe fpedizioni de' Franr^ verfa la La* 
ponia , e i felici awanzamenti degP In^efi , e molto piik 
degti Ollandefi verfo la parte Auftrale? EfÉ già fon pe- 
netrati fin«^ «Ha Terra MFoeo^ paefe barbai:», e ripie- 
no di Vulcani. Or con fondamento qui li fanno felici 
auenrf per la (coperta di regioni piik vieine afi* Auftro. 
Allora pure s* avranno notìzie di novelli abitatori e pat&y 
e di novella ^ottoniA Aurora. 



V 

i 



Zdhr& Secando . 73 

Forfè a V oppoftò polo il bel fembiante 
Sdegtìofa celi? Ah! che par TAudro zmmìtn 
Le tue rofee ghirlande e i biondi crini • 
£d oh non foffe per sì Inngo calle . 
Remoto tanto e fconofciato al ciglio, 
Come de' tuoi fulgor vedriafi adorno 
Far lieta pompa e gareggiar con l'Orfa» ** 
Ma pur tempo verrà che vegga Europa 
Dal Tamigi Yeal , da Senna e Tago 
Nuovi Argonauti e nuovi Tifi ufcire» 
E tra inofpite (irti e mari ignoti 
Agr incerti nocchieri aprire il varco • 
Ben ponno T affocate immenfe arene , 
E r aere morbofo, e le cocenti 
Del cerchio Equinozial torride vampe 
Far che tra felve e cupi antri s'appiatti 
L' aduQo Cafro e V Ottentoto ignudo • 
Ben pon V onde correnti , e T ondeggiante 
Immenfa mole di ghiacciati monti 
Spinger addietro, o imprigionar le prore* 
Ben il Botnico fuolo e Zembla efirema 
Ponno veder gli abitator fotterra 
Irrigiditi da gelati nembi • 
Ma né r Anglo animofo e V emol Gallo » 
Né 1 prode Oliando de V ardente lona 
Temon le fiamme , uè arretrar gli ponno 
Il languido torpor de V arfe membra » 

Ò 



ji^ DelfAflrmmialjhrùSecoìfA. 
O il (jiffeur? Timelaati lànci 
Co r ooda wpumdita , o il grave e lento 
Aer maligno, e il pullular moIeOp 
De* rei tumor fn la fcaglioia pelle • 
Qtiefti già veggo con itnmobil ciglio 
Disfidar le Finlaadicbe tempefte» 
£ gir con fragU l^gno a le petrole 
Romqre^ianti cateratte in pr^da* ; 
Veggio aprirli il (eatier per eniro a l-allt 
Nevofe rupi con fenati planftri; 
Né già paveaun i natanti moOri, 
E i nimbofi oracani } né lor tema 
Gli Antropqfagi fan, che i ceffi intrifi 
An d* Oman Cingoe » e gli ftillaati teichi 
Moftran pendenti a. le petrofe tane* 
Uraaia si Ibpra lor prore affifa 
A r Andro fpingerà gli audaci abeti 
Viuoriofi di procelle ignote. 
Allor non pili tra le volgari Ninfe t 
Vaga Figlia di Febo, afcola andrai; 
E Te del bel fulgor lieti e contenti 
Canteranno i paftor con rozza avena t 
Te canteranno fu la cetra i vati* 

Fine del libra Secondo, 



VEIV 






y 




ILIBRO TERZO- 

TE pai Triforme Diva y e Voi che fcidti 
Ondeggiate » o Piaoeti » a V aura in preda ; 
E Voi por canteri^ di Giotre alunni : 
E Voi che fidi la Satnraia Stella 
In guardia avete «Mi» da i vaghi cerchi 
Scenda vinile che coi bel raggio infpiri 
A la languente poefia i colori, . 
E faccia il rozzo flil leggiadro e dolce* 
E Tu pria fcendi da T argenteo globo , 
Candida Delia } né t'arredi, o Diva, 
Col sfavillar de le fereni luci 
Il caro Endimion fu '1 Latmio %ìùgp . 
Che fé r eifaro m' accendi , e vibri un raggio s 
Che lucido rifchiari il bujo calle. 
Te canterò fu V Apollinea cetra , 
O ti piaccia pe ì Ciel fpander la luce 
Candida pia che biancheggiante giglio ; 
O fia pinttofto che co T aurea verga 
L* ombre raffireni entro il tartareo flutto ; 
O piti ti caglia tra le deofe felve 
Co le agii Ninfe af&ticar le fiere > 

E 



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\ 



/ 



75 DeW Jfironofnta 

E or zannnto cidghialef or fulva tigne < 
Stender al faol col formidabìl telo • 
Quella che miri con argenteo manto [al 
Latonia Fiamma de la braua notte 
L'ombre fiigar co* tremolanti raggi ^ 
Non de'fuoi doni, né di fua beltade 
Fa vaga pompa. Ella deforme e fofcaf 
£ di fenili rughe orrida il volto 
Si moArerebbe» ie '1 Cerman leggiadro 



Non 



■MMBM^MtewartriHirf^B^toiMrtMi 



fa] La Luna è Fra tutti ì Pianeti quello , che pia vicino k 
alla Terra, anzi Tuo Satellite fedelmente lei fegiie e cir-» 

• conda. Fa creduta da AnaflTagota e Democritcy accefa 
della propria luce: ma dalle ottervazioni delle Eccliffi, 
che produce nel Sole , e prora in fé per 1* oppoGzion 
della Terra , fi fit manifefto ^ eh* ella è un corpo opa* 
co , il qual riceve dal Sole la luce . £1U però non mo<< 
ftra fempre lo fteflfo afpetto , poiòhè or h moftra pie<' 
aa, ora fcema, ora falcata, or cornuta, le quali di- 
Terfe apparenze fi chiamano Fafi delli Luna, che fo'no 

Srodotte. dalla foa diverfa fituasiooe per riguardo al 
ole. 

1.8 Luna piena , ovvero oppofizione , fi è lo ftato , in tni 
élla fi trova allorquando il fno difca ci compare inttew 
ramente illuminato. La Luna nuova, o congiunzione^ 
I quella, in cui ella cefla intieramente di apparirei 
r una e 1* altra di quefte Fafi fi chi amo no Sizigie . 

Il primo quarto di Luna é lo flato , in cui ella appare in 
n>rma d* un femi<<ircolo , la dicai circonferenza riguar- 
da il ponente, e l'ultimo quarto è quello, in cui la 
fi vede colla ftefla figura , avendo la^ fua circo»fereitzs 
rivolta verfo Levante . Quefte due Fafi s* appellaocr 
X^uadratute . 

U tempo dopo la Luna nuova fino alla piena s* appella 
Crtfcente $ e fi dice Calante quello , ohe paOTa tra bl 
Lana piena e la nuova * 



libro TtYU . 77 

Non la chìamafle di foa luce a parte • 
£ perchè Febo a lei con parca mano 
Alternamente un folo fianco alluoia » 
£ qaedo or meno, or piili (i moUra al ciglio', 
]>ovrà Cinzia apparir con vario afpettoy 
Or vedraila allungar la bianca faccia , 
Or il tergo curvar» or coma acute 
Rotar feroce , vor tondeggi are in globo • 
Ma non pofsMo con breve fiton di cetra 
Cantar la Dea , che da le cime Afcree 
Ella le Mufe e' me pur chiama al canto ; 
Né già fì fdegna de'(éntìeri fuoi 
Svelarmi i giri, cui gelofa un tempo 
Avvolfe in mille tenebrofe ^ambagi • 
E Tu meco la fegu! , e le foe pefte 
Maravigliando premi. In pria quand'ella 
Fida compagna il terren globo accerchia. 
Seco s'aflfrena co. le leggi ifteffej 
Né per driwo fentier fi leva iu alto , 
Né per rotondi circoli fi torce; 

Ma allungandofi a TafìTe, ed ambi i fianchi 
Schiacciando move per ritorte Elifli . 
Quindi fé forge per gli eterei campi , 
Rappicciolifce il volto, e fé s*abima, 
E a la Tèrra appropinqua il carro eburno, 
Allor sMmpingua, e il tondo voltò allarga, 

£ col Difco Febeo ne viene a gara • 

Folle ! 



/ 



78 D€W •Aflrùnomìa 

folle ! che tanto a T emolo Pianeta 
Cede in grandezza e raccorciati giri. 
Quanto la region , che l' Ifiro bagna 
Da r Illiriche fonti al Tracio Enfino • 
Né già per T arduo Ciel con legge uguale \V\ 
Rattiene o allenta ai corridori il freno. 
Mentre ver Terra riconduce il cocchio , 
S'aflfrettano i oorfieriy e giù le rote 
Dal pondo tratte fdrucciolando vanno; 
E quanto piili difcende a T ime Terre , 
Tanto raddoppian piil la Iena e il corfo • 
Ma mentre in alto fi folleva, invano 
Co le ond^gianti redini gli fcote» 
E co le torte sferze , e co le voci 
Gli rappella , gli cruccia » e fifchia e fiede ; 
Che con languida fronte il lento carro 
Traggon appena , ed arredare il corfo 
Sembrano là, dove pih pure in alto 
Ventilan i'aore le 'dorate chiome. 
Pur il tardo falire a T ardue cime \c\ 

Non 



[^j L* orbita , che defcrive la Luna , fi è £llittica , come 
fi è quella degli altri Pianeti : quindi talora è più re- 
nuota nell'apogeo, talor piò vicina nel perigeo : in quel 
cafo appar minore , in quello maggiore, e mentre a{cen« 
de air apogeo, fi fcema la dilei velocità, mentre di* 
fcende , fi aumenta per la gravità , che à verfo la Ter- 
ra, onde avviene, che nelr apogeo il dilei moto è len. 
timmo , nel perigeo velociifimo ,. 

[e] Tutto il celeilio circolo , che il Sole trafcorre in un* 



Vhro Terzo. 79 

Non troppo errante la trattìén 9 fiè tròppo 
De r afato -fentier rallunga il tempo ; 
Poiché in tre volte nove alati giorni 
Or il pigro Fratel feguendo al tergo , 
Or valicando i (noi deftrier fumanti - 
Al termin gingne tra gli orrèndi ceffi 
De*cele(li Animai. Ma il bieco ciglio - 
Del Tauro atroce , e il fiammeggiar del Cancro 
Tale fpargon terror di Cinzia in grembo , 
Che tremante s^ affretta, e accorcia il calle 
Fendendo il cerchio ne Toppofte parti. 
Cui Nodi Urania appella, a cui non lite 
In ftabil region fermar la fede. 
Chi di quelli ridir potrebbe appieno {d\ 

II 



tm^mam 



- # 



anno intiero , compie la Luna in 27. giorni , or« 7. , mi- 
miti 43., fecondi 12. Ma gli Aftronomi conGderano quat- 
tro rìvolnzioni della Luna, La prima ò snella, che già 
fi è defcritta , e fi fa rifpettivamente alle Stelle Ft^ , 
e fi ehiama Periodica i la feconda fi fa riguardo airapo- 
geo Lunare, che t'avanza, e fi forma da 97. giorni, 
ore 13. i min. 18. , fec. 34. $ e fi dice Anttmalifiica : la 

- terza fi fa riguardo ad uno de' fnoi nodi , i quali entram* 
bi retrocedono, ed è di giorni 23. , ore ^., min. e , fec. 
95. La quarta è quelli, che fi fa riguardo al Sole, che 
u appella Sinodica^ colla quale partendoti dalla eonginn- 
Sione col Sole, gli tien dietro, e lo raggiugne. Quefta 
rivoluzione è di giorni 99. , ore is. , min. 44. , fec. 3. , 
e fi è quella, che volgarmente chiamiam Lunnione, e 
per mezzo di cui gli Ebrei dividevano Tanno in mefi. 

ti] La Luna non batte col Sole lo ftelTo fentiero fotto al 
Zodiaco , offia non perpetuamente fi tiene full* Eocltttica , 
ma da elTa di ^ua e di là declina , con tal legge però , 
che la foa orbita fende I* Ecclittica in due punti a fo 






8o DelP Aflromnh 

Il vario meco e gt' intricati ^tri? 

^Or innoltran veloci , ove nafceado 
Indora il Sol T Orientai marina : 
Or arredano il corfo : or carolando » 

Arretran verfo la gelata zona , ^ 

E tutto il Ciel con trepidante piede 
Scorrono ritornando al feggio antico 
Dopo il girar di quafì venti autunni • 
E che dirò che la Laronia (Iella 
Da continuo tretnor fofpfnta e fcofifa 
Or s* alza palpitando , ora s' incurva ? 

. Ma deh qual forza in tanto ftrani errori 
Torce la Diva, e la travolve incerta 
De'tortaofi laberinti in peda? 

L* emola 



diametralmeate oppofti, i quali fono chiamati Noài dagli 
Aftrooomi. Queili Koài ora s* avanzano, ora s*arre|ra« 
no ; ma in oiafcuna rivoluzione piìl| retrocedono in gui- 
fa , ehe fui fine di ciafcun giro foiio alquanto piti occi- 
dentali , e van- perciò fpaziando per tut^ T Ecclittica 
con tal movimento , che riguardo al principio dell* Ariete 
fi Compie in anni 18*9 giorni vi^^ ore s- Oltre a qoefti 
movimenti Galileo attribi^ifce a quello Satellite il movi- 
mento di librazione . Avendo egli olfervato , che le Lu* 
nari macchie talora intorno al margine fi dannV impro* 
vife a vedere, talora fi dileguano, ftabilì che, il corpo 
Lunare ha un certo moto di libraziope, col qiiale d^lT 
Jluftro verfo Borea, e a vicenda da Borea ver^^Auftro, 
come pure dair Oriente all*Occafo, e dall' Occafo aH* 
Oriente con un certo guizzare, o vogliam dir palpita- 
mento agitato fi travolge • Lo ftefTo fu confermato dalla 
oiferviizioni d! M. Evelio. 



Ubro Teno. 81 

L' emola Terra e il Sol con mutuo impèro [e] 
Allacciaa Delia » e or il Gérman V annoda^ 
* Or la Terra Tawinchia, e (èco attragge. 
£ quando entrambi con robuIH nodi 
Van gareggiando chi di lei s' indonni ^ 
£lla dnbbiofa di chi 1 cenno afcoln» 
Ora fi lancia in queda parte e in quella. 
Or monta» or fcende, e paufofa Tempre 
Mille intreccia rivoice e ftranie vie; 
Ma fé ligia di lor ne fente il freno, 
Pnr eUa Dea fi oioftra , e (a pur leggi 
A r ima Terra ed al Germano imporre • 
O Ta de V onde fcotitor Nettuno , 

F Che 

[fj (^ai fi accedoa Isi caiifa iielle Lunari pertarbaiioni , là 
quale fi è la gravità generale Netttbniiana« offia la mu- 
tua generale attrazione . Da auefta virtù fi deduce la 
jcravità de* òorpi terreftri nella Terra , i anali corpi, fé 
Sofferò in quella diilanza dalla Luna, che il quadrata 
della diftanza della Terra fuperaOTe il quadrato della di- 
itanza della Luna pili di quel che la mafia della Terra 
fnperi la mafia della Luna , caderebbono nella Luna , 
xion nella Terra . Da quefta mntua gravità derivano le 
perturbazioni di tutt* i jnovimenti della Luna . 

Se la Terra e la Luna fofiero fole nella Natura, fi mo- 
verebbero ia circoli ellittici : ma la gravità d* entrambe 
nel Sole perturba queftt movimenti. Ne* Noviluni la 
Luna pofta tra *1 Sole e la Terra è più vicina al Sole 
che la ftefia Terra, e ali* oppofto ne* Pleniluni è pia 
remota s quindi in tali cafi la direzion delle forze è la 
ftefia , ma le direzioni convergono al Sole , e perciò 
fono diverfe , e le diftanze ineguali , Qiiefta inegua- 
glianza produce afiaifiime pertarbazioni , delie qusUi ab 
cune fi fono accenaate • 



8 a DeW Jfìronòmia 

Che crato intorno da fquammofe tonne 
D'agili Piflri e di BaleQje iqimani: 
Sovra de T alto tuo ceruleo cocchio 
Scorri da T Inde a T Iperboree fpoode 9 
£ fai pofar del gràil Tridente al fuonq - 
Le fìrchianti tempefle e il gonfio flutto ; '. 
E Tti di cento Ninfe arbitra 9O Teri , 
E Voi fnelli Triton : Voi d' Ino e Forco 
Allegre Figlie, che vi fate albergo 
La tremolante limpida marina, 
Venite a dir fra noi chi *1 voftro regoo 
Fin «Àrf profondo fea fcompigH, e in alte ' 
L^ onde fpumstoti eòa alterno moto 
Soì^inga , e pofcia impetuofo arretri • 
Non è^ Cariddi , -a fevolofa Scilla [/], 
Che ne'fpechi marini albeì'ghi e frema ^^ 

E dal, vorace ventre i flutti indietro 

Lanci 



C/J ^/«/^ e rifiuS« del mare fi chiama quel movimento , 
con cut il mare ognidì, con certa reciproca- agitazione 
ora fcoTfe fu i lidi s e fi gonfia, ora lt|ritira, e in cer- 
to modo e* avaUa> Gli Stoici attribuivaSio quefto movi* 
])i«tYt'o air anima del globo Terraqueo^ che dalle mari- 
ne caverne, quafi per le nari refpirando , fuori lancia- 
va irrequieta i flutti . Apollonio Tianeo io derive da 

- certi fpiriti anelanti fotto 1* Oceano ; e a Timeo preffb 
Platone parve , che provenifle dair impeto de' rapidi 
fiumi , che dalle celtiche montagne neli* i\t)antÌQ0 mure 
rovinofi fi fcarieano . Ma le accurate oATervazioni de* 
jnoderni ci toìgoBo ogni dubbio, eh* effe provenga datf 
ilttrazio^ della Luna. 



Xftnci ver Oriente, e poi gli tragga 
Iglotra le fauci , e gli trangugi ingorda . . 
Kè pon già i fiumi ^ che co f ampia pieàa ^ 
Di pi^ torcenti per lo calle aflbrti 
OgQor ne vanno rovinofì al .marte , 
Portar tal guerra a lui fu '1 corno irato ^ 
Che 4^1 fondo fi t(irbi , ondeggi e ferva j 
£ con (labile legge or forga^ or icemi« 
Ma di traenti forze Delia adoma - 
Seco rapiice i non ricrofi flutti 
Né* fuoi moti giurai ^ in quella guifa 
Che m^etica ma(fa il ferro attrae. 
Contempla come al fuo diurno corfo £jj ^ 
Tutto rifponda il portentofo fiuflò, 
£ i periodi fegua . Allor che nafce 
Al lieto fuon de'Tefiàfi oricalchi 
La bèlla febe^.U J(par fi gonfia e fpanSè 



[g] Quefto marinò' Hùn^'Jegtie'fcni^olofameDte i periodi 
della Luna . AUorch* ella nafce , il mare fì gonfia , e fa 
i lidi tVàfcorre^ La Luna dal Meridiano air Occidental 
parte éelV 0riE<mte dìfeeade , • « il mare (ì abbaflfa' « fi 
ritira . i!4entre ta Luna s* avvicina al circolo della mez- 
za notte, di bel nuovo li def^a il marino fluflfo , e ibt^ 
tentra il riilaflb , qiiand* ella~ compie l'ultimo quadran- 
te , ^flia fé |i£ ritorna ali* Orizonte . Inoltre , ficcom^ la 
Luna , fé pon dopo 34. ore e ^o. minuti incirca , ritor- 
na allo fleffo Meridiano^ cosi il fluATo del mare ritarda 
ogi4 di $0. minati . Ke* Koifilqnj finalmente e ne* Ple- 
niluni , come negli £qpiqo2J , grandiffimo ondi^ggiamen- 
to avviene nel .m^re » .JK tenuijfimo nelle QiDadntnre, 
e ne' Solftizj • 



f 

ss Deir Aflronomia 

La forza rapitrice , e ftleno affai 
De r Artica Nor^/egia i mari eftrefRi, 
Che fi lunge da Febo e da Latona 
Giaccioa tra ghiacci e tra perenni nevi • 
Io non vorrei però che in nulla a parte [/] 
Del mar fi chiami la natura, e quanto 
Può 'l fluflo variar. Chi meno abbonda 
Del liquido elemento , e in foce angufta 
Racchiufo rompe al Vicin lido i nembi t 
Sebben al cerchio Eqpinpzial s' appreffi % 
Ò de' lenti Solftizj al pigro fegno , 
Noe può tanto talir turgido e colpao 

^ • : Ri. 



— - (VI 

tiì La difpofizione de*. mari ancora concorre ,a auefto* fe- 
nomeno; e fecondo 4a minore- o matìjgìoi^e ttbbòAdaUza 
4' acqua, profondità ,. eflcp^ne e, larghez» jipe?pno 
maxèore o minore inii^mfo, e più o roen^o fi tMttrano 
e ondeggiano • Né. A dev^ efcHrdere la ftcflb innato' atoo- 
vimcnto dell* acque marine; che non fi può liegve, 
ofiia erli effetto, della rotaftion della Tetra ^tntarno al 
proprio aift , » della Attrazion deHa Luna e del Sj^e , 
o d* altra cagione. Adnlì^e è ecrtaf offervazione ,* che * 
il mare à un pc'rerfne movimento da' Oriente air Occrfo . 
la alcune ragioni apertamente fi conofce y come^ da chi 
naviga , dice M. Varenio , dair India al Madagafcar e 
air Africa : così nel mar Pacifico tra la nuova Spagna 
e la Cin^ e le Molucche; Beir Oceano ttarAfrica' e il 
Brafile: nello ftretto Magellanico, a Mainife^ aJle Mal- 
dive. Nel feno di Para è aflai impetuoia la corrente, 
che perciò quello ilrttto è chiamato *<k?w ii Dhiir»: 
nel mar di Tartarfa verfo ,la nuova ZemWa , nel Qia- 
pone verfo la Cina, neir Atlàtatic^ vcrfo Tltmerica , e 
principalmente tra 11 Gotfo di Panami^ 4». ^-iwa^ 8*«<> 
fc^ciò Cèto in correntes . 



lihro 7(r7A . %f 

Riverfar ibi le fyxAe il gonfio omor6^ - 
Che la forza viea liieiio y e lofio iehté 
Imprigionarfi da wciiii lidr* ' 
M^ chi ^\\k ricco d! (alati flutti 
Spaziòfo fl ftehde , e fi profónda) ' r,- ì 
Benché pih preflb al gelido Boote 
Fioca ne fenta la traente forza» 
Pur fenza inciacnpa a pt& foUiine àltiei^l. ". 
V orgogiiofe ergesà correnti fpiitpe. . .. / 
Né per akra cagione 41 Tracio Enfino ^ 
Ed il triplice 0>ar., i^' Italia fora 9 
Meno s'efloUei € m^n ond^ia e bolle 9 
Che la pih Bofeal ^Sfitanna Dori f 
£ il Belgico Nettuno , o quel cui fanno 
I fiatavi di dighe ar^e e feudo. ,^^ . 
Che fé co' vanni deI.C?et^ofe Fabio [4;J,- 

F 4 O 

là} E- fuor d* ogni dubbio ^ ^kc la Luna. è un globo opa- 
co, fomigltante alla nollra Terra « ove fono mari , moti* 
. lagne 9 itole , campi e fiumi denominati da* loro Scopri** 
tori . Quindi fi pafla ad alTerire , che fianvi ancora .de« 
gli abitatori . Alpuni Ira gli antichi FiloCofi ciò crede- 
: vano , e fra gli altri Ciceroiie nel Sogna di Scrpione ri- 
ferii Aa ftateaga di Senofonte ^ il qjiale giudicava, 
hahitarl 19 iMnn 9 eamfue, fjfe tfrtfi*f^ mtfltarum UrbiuM 
& wentiwn . U principal fondameato ài tale opinione 
. rfi riduce « che mancando gli Abitatori a ^uefto Pianeta « 
. vane riufcStebbero e inutili quelle pianure , glie' monti , 
^ Otte* mari . A qaeAa ragione appoggiai la mia poetica aHer- 
, £one de*LunicoU.. Del redo parlando fenza ftudio di 
patito (ono poflibili Ifenz* alcun dubbia quéfti iLunicoli , 
€ mi movono a pietà ^ue^U Scolaftici , che li dichiara* 



fi DtW Afìtommié 

O ad alato eorfier lencaodo ii mòiibì 
Agevol foffe vaticar le sfere ^ 
E le ignote affinnrar Lunari fpondCf 
Forfè vedre(K da L'irata Terra 
Con legge ognal rimefcolarfi i mari^ 
Che cingon Delia d'ona e d'altra parte t 
Vedrefti ancor eh' a la tenèftre mole 
Kel 4lenlb s' aifimiglìa opaco corpo 
D* ampie fcabrezze e promontori eccelli 
Intorno cinto • Ivi por ardni monti 9 
Qnai di Ceraonia , o del nevoib Atlante % 
Di Pelio e d* Ato le fcofcefe mpi , 
Levaoli torreggiando infìno al Cielo. 
Ivi qnel globo pur ^avvalla e parte 
Or in umili valli e poggi ameni. 
Or fi chìnde fra lelve 9 or apre il lène 

Io 



no impoffibili , perchè converrebbe lor dare nn altr* or- 
dine di grazia, e un altro Adamo. Chi puà penetrare 
negli arcani della Divina Sapienza, e'milararne T infi- 
nito potere ? Chi può negare , che poflk Iddio creare 
altri mondi con altri dìverfi bomini, e diverfi regola- 
menti ? or nella ftefla maniera può aver popolato non 
che la Luna , ma gli altri Pianeti di abitatori infiniti, 
che abbiano altri ordini diverfi dal noftro, fenttmenti 
nel corpo e anima o piit perfètta della noftra , meno • 
l^iuna impoffibilità tutto ciò arreca, né ripognanza. 
Sfa che realmente abbia ciò fatto , è temerità 1* afTerir- 
lo, e vi vorrebbe qualche Peeàfo volatore, o qualche- 
Ippogqfo , che colà ad accettartene vi trarportalfe non 
favoiofamentey un audace Ferfeo , un ralduie w^ 
moft. 



K 



Terza é ^9. 

la crìftaUint laghi e ia fimni oodo0« 
£ forfè là forgoQ chtadi e regni ^ 
£ fotco leggi e condottier fiigact 
VivoQ «bicator , che (hana foggia 
Avran d*afpetio, cKdioaia e gcmoa* ^ 

E chi vtrrà cb* abbandonata e foli 
Tratti Latonà il fren di vuoto Imparo? 
Tn fol danqne vedrai , Latonia Diva » 
Erme forefte^ inabitate terre» 
Spinofi onidi campi » e fia che felo 
Da le folinghe mpi eco rifpoada ? 
Come n'andrai lènza le vaghe Ninfe» 
£ i feroci garzoni e gli agii veltri 
Affaticando i folitar) bofchi? ^ 
Ah ! non aed' io che tn » Dea , regni indarno 
£ indarno il boon German di vaga luce 
Ammanti nude balze e incolti lidi. 
Tu pur di cento torri armata in fronte 
Con cento figli in ièno » e cento al fianco 
Ne vai reina per T eteree sfere . . 
Di popoli poflente e di reami. • 

Sebben là forfe de le ferree leggi 
Non lèntono il rigor, né lor fan tem^ 
I popolari fafti » o il r^al o(bo ; . 
Ma con prdin novello e nuovo idintó » 
Che non (colpì nel noftrò cor Natura $ 
Sciolti di freno « ficcioU Monchi 

Vanno 



ffo Deli* Afifwomia 

Vanno ^mwdb i Lnnkoii beati • 
Forfè dal fctto de'petrofì monti 
Non traggoa i meuUi, i marmi e Toro; 
Né fplendoti getisme, né le molli lane 
Di mentilo color lofleggian tinte ; 
Ma ricovro fi fan cN tafie e grotte ' ' ^ 
Di frondi (parfe e verdeggianti toft, 
E le tor gonne toa virgnUi e fbg(le 
D* arbor frondolà , o di fcitoitta fiert 
Le ancora, fangnnofe iffote prìli • 
Forfè né fpighe lor germoglia , o fimtti 
Da lerman non fervili il fooi non colto; 
Ma fin da i ;ienèr'anm al oanspo, id bolèo 
Lieti pafcendo van f erbe fal^ibri , 
>£ il chiaro umor. de*<riftalHni rivi 
Dentro la cava man faevaoa coniisnci • 
Forfè là fono T «tifi Arti e beile 
Tutte neglette « ne T obblìo &p(dte , 
E forfè ancor non con diritta fronte , 
Con alto collo, e gH occhi td Ciel tevati. 
Ma van con croH voltò e i 'cwvi ca^ 
Animalefcamente al ibol rlvolci , 
E armati f3n i^ aéanchi noghiMi , e il crine 
Lafeiano fcàrmig^aco ^rtfr fa> -l tèrgo • 
Ma rozw mlieme e foHtario oghiioo 
Vive tranqaftlo, tiè van tMti in preda 
D' afpra lÉiom iwanaam ^ affiocfai 1 fatto 

Cor* 



' b'hfi) feria . 

Corrompa 1 purf e femplici co(!umi; 
Né per desìo cl't)nore, o ingorda voglia 
D* ampliar la fua fcrirte il fren s^ allenta 
A mille pafTion , eh' empiòn i tetti 
Di drfcordia e livor , dr pianto e ftragi • 
O fagace Anfione , o Divo Orfeo » 
Come cangiato in le congiunte genti 
Le prifche leggi*! "e il focial Conimercio, 
Ch' ai dì ^rimie> del pargoletto Mondo 
Fa di belle virtù ìpéccliiò , e. foave ' 
Congìungitor de* popoli felici , 
Come s'è volto in lagrimevdl fonte 
Di frodi ) di ^ror, dfi vizi infami ! 
E non* lemBràn tra lòr rabbiofe^ tlgrf 

* - ' • • « * 

Gli uomini , e dTlpietati orli ciuièli ^ 
E famelici lupi , é volpi aftuté , ' ' 
Ed altrettanti mofiri, che fan l'altro 
S' addentano feroci , e quel piti gode , 
Che yiù s' impingua co lo flrazio altrui ? 
E non fon le città f^gio inielice 
D* efTemminato hiflb e fado alterò , 
Di mt^Ae lufitighìere e d'oziò Tn^rte 
Che U iatacu vista ira auUc 4a6ci 
Awiluppan incauta? E non è duopo 
la padoral capanna, o tetto agrefte 
Ora cercar il mutuo amor, la pam 
Candida fede, T innocenza antica'^ ' 



II 



9t DeW Aftrammia 

Il (lacero parlar , F intatta Aftrea ? 
E perchè T uonlo con piii facil mano 
Al vi%io il fren rallenta , e corre al peggio ; 
Così rapito da l'efempio altmi 
L' uno da T altro ad effer empio apprende * 
Così tra i popol pria femplici e pnri 
Ai piii atroci delitti aprifTì il varco; 
Onde fembranq pii^ felici e care 
L' inofpite alpi , o T Irochefi felve » 
£ meno perigUofe ai bei cofiumi 
Le cupe tane d'afiEamata fiera. 
Or de le EcdiflS , che T argentea fronte [/] 
. Annebbian di Latona, e fpargon d'ombre 
Il Sole » io, ti dirò le caufe e i (egni « 
Non cred'io gii che la gemella pjole 
Moftrì'l fembi^nte in.denfa nébbia immerfo^ 
O perchè Febo la fiammante bócca [m]. 
Da cui fi lancia la rinchiufa ince y 
Chiuda tenacemente ; o perchè i r^ii [»] 
Degli oppofli vapor varcando i nembi 
Perdan lor forza , e fien ne' gorghi avvolti. 
Né perchè Trivia abbia lucente il feao [6]^ 

E 

C/J II P. Ricciolio nel fuo Almagefto lib v. ^cap. i. racco- 
glfc tutte le fentcnze aflarde degli Antichi intorno alle 
ecclifli , delle qualf alcune .qui fi accennano . 

tm] Così Anaffimene della Luna, Anaffimandro del Sole. 

{«] Lucrezio lib. v. • . 
o] Fa £niclite di tal parere • . < 



■jm.4 k^ « . -••..■_•. ...^. ■?■ «««^ .. »*■.. 



Libro Terzo. 9Ì 

E d'ombre fparfa la oonvefla parte ^ 
Che fdegnofa talor rivolge al Mondo; 
O perchè Drago ^ che del Cielo ingombra [>] ; 
Co la fqadmmofa mole i fpazj immenfi> 
E r aria intorno di terrpr colora , 
Sopra le piombi con bramofe canne » 
E fero la trangngi al ventre immondo ^ 
Onde fia daopo col fragor de' fiftri , 
Col roco fquillo di ritorte trombe > 
Con voci orrende e . fuon di man con elle 
Fngar la belva di terror dipinta; 
Ma ^perchè fra di lor fi (tende un corpo 
A chiudere de' rai T ufato varco • 
JAz non credi tu già che T alte flelle {q\ 

- Eter- 



[f] Ancora al prefente in più parti ciell'Afia vi dura «l 
. coftume di menar alto fra|:ore in_ tempo dell' Ecclifìc 
Lunare , penfando il volgo , che la Luna verrebbe da 
' XLVL gran Drago divorata , fé non fu^gilTe da quello ftre- 
.pito sbigottito . PrefTo gli Antichi U credeva , che i ma- 
gici incanteilmi V avrebbero giik del cerchio tirata , fé 
il rimbombo dfelie nacchere e de' cembali non le aflbr- 
dava r orecchio . Giovenale nella Satira vz* così parla 
d* una donna ciarliera » 

Verhùrum tanto cadH vis^ 
Tot fMfiter fehes 9 & tintinnohula , d^cas , 
^ Pulfari, Jan» nemo tubas^ atque aerafatiget: ^ 

Una Uéoranti poterti fuccurrere Lunat • 
[^J Un corpo opaco è quello , che frapponendofi di mez* 
zo tra il Soie e la Luna ne cagiona T eccliflTe . Ma que-* 
" -fto non può «fiere alcuna Stella fiflfa, poiché rifplendo- 
no tutte della propria luce , e fono in remotifi^ma di« 
ftanza . I Pianeti fono in vero opachi , né tanto remo- 
tij ma Saturno, Giove e Marfe coli* orbita loro abbac*- 



94 ^^'' Afhànmìa 

Eternamente fifle e ^i Aflri erraati 
Poflan velar di Febo il chiaio volto « 
Ardori le fifle in piii remeta sfera ^ 

D' iigual fulgor fuperbe , e tra '1 Febeo 
Difco e tra noi non mai fpiogon lor corfo« 
L'erranti pofeia lumioofe \% fronte, i - 
Vanno pe^ raggi ^ che lor dona il Sole y 
Né s'ergon tanto infra i coletti giri. 
Ma il vecchio Genitore, il Figlio e Marte 
Cìngon la Terra e la -Titania fiamma- 
Con lunghe ambagi, e quindi lor non lice * 
Oppone, a T. aureo Febo, il dorfo opaco • 
La Dea di Pafo e la Cillenia Prole \ 

A r Emcdò talor obice fanno, . :;; I 

Ma noi ponno annebbiar , sì tenue parte 

"Ce- 



cisno 1^ Terra, e perciò non poimo frapporfitra'l Sole 
eia Terra. Venere e Mercurio Pianeti inferiori entra- 
no Tpcflb tra il Sole e la Terra , ma non ponno cagio- 
nare le cònfttete Eccliffi conorrìiltè dal volgo , poiché 
primieramcnfce , paffando queftl Pianati fotto al difco 
Solare , vi devono entrare dalla parte orientale , e ufcir- 
ne dalla occidentale, méntre r ombra nelle Ecclifll del 
Sole airóppoifto incomincia dalla occidentale, e termi- 
na nella orientala . In fecondo luogo , perchè il lor di- 
fco apparente è alfai tenue per «guardo al difco Sola- 
re , di cui può foUanto afcondcre una menoma paHè- 
Finalménte efchidere fi debbono pur^^ Cómetcì, come 
Aftri ravvolgentifi per le più alte sfere del Ciel«^, e come 
illuminati da un'ardente atmosfera, e da un oceano di 
luce ^ che ftrafcinano icco a tutto empiere il Cielo di 
lampi. 



UhroTena. gf 

Cdan de 1* ampia mole » onde Britanna 
Lucida l^nta può fcoprire appena 
Allorché fono al gran Pianeta oppoRi, 
La veloce Ccineta il calle tifato , 
Ove fra vari mollri il Sol s* aggira , 
Fugge fdegfiol^, e poi la cfcioma ardente 
Tanto fparge fulgor , che 'I Cielo alluma . ■. 
Dunque di Febo la Sorella apporta [rj. 
Sì reo danno a le Terre, e fola ofcura 
De r irato Fratel l' almo fembiante , 
Allorché, giunti al fine i preiti mefì, 
Svede de' rai la chioma , e i bianchi ccvaì 
Dal crin depone. Ella per l'erte vie 
D' Aracinto ^(ècndendo a l'ime valli 
Aggrandifc^ la mole , e gonfia il volto , 

E 

Ir] EfoluG tutti gli altri Aftri , riniMe U fola Luna, i 
cui G deve attribuir la cagione ileglt ecciiffi Salari 
come (quella , che viene dal Sole illuninata , ed à nn 
ftsparenU grandeZEa' eguale alla gruidtzia del Sole 

Effa ciafcun meli: nel Novilunio entra tra il Scile e I; 

■ Terra , corri fponden ilo alla AelTrt parte del Zodiaco _ 
ftnindi deve coprire e nafcondere il Snle, Te iitllo ièelTi» 

'Novilunio non abbia la latiludine, o diftanza aiTai gran- 
ile boreale, o loUtale dall' Ecclittica . Né rempre ac- 
cade r EeclitTe oc' Pleniluni , poicliè Ih fua orbita è ab- 
lliqua al piano dell' Ecclitlica , il quale kade in dui 
punii , che tì chiamano NoJi . Q.uìndi Te nel Plenilunii 
molta luntana è d^'^i'iJii lniflto laiitaifa farà pur qulnc 
e quindi dall' Ecclittica, e ^iiijsirà dal S-ile ; il quali 
fai3 da lei totalmeuCG , alniL^no in parte rlcopeito 
■' (Ita attinteti lo IteUo Haio, o vi lari vicina . 



/ 



96 Deir Aflrmùmìu 

E ne r ampiezza tie le piagai gote 
Di Febo nguaglia il laminofo difco • 
Quindi , fé al Nume il denfo tergo oppone ^ 
D^ognintorao Io chiude, e tutta ingombra 
La fiammeggiante chioma, e i lampi afcoode* 
Ma fé lontana dal terreftre globo 
La Dea rappicciolendo il feno aftringe y 
Non può tutto vdar il bel fembiante, 
E foto il grembo tenebroCi annera. 
Onde lucido lembo, o fafcia ardente 
Si fpiega affianchi, fi ritonda e fplende. 
Né tacerò per qual cagione in pria 
Arda e sfavilli quel dorato anello , 
E pofcia impallidifca e un rombo afleipbri. 
Chi '1 chiaro Serto da fulgenti raggi [/] 

Def 



[/J II Feaomeao pia confiderabile dell* EcclifTe Salare fi 
è un certo lacido anello, o quafì un rombo . che cir- 
conda il Soie , e (i affila quau in dne Innghiuìme pnn« 
te^ e nel chiarore afTomiglia la via Lattea. In primo 
Inogo il lucido anello non pbòi derivare da* raggi ri- 
franti del Sole. So che fecondo Tefperienze di M. de 
r Isle in una camera ofcnra 1* eccliflata. immagine .del 
Sole moftra intorno a fé lucidi anelli colorati $ ma que- 
lli nafcono dalla diffraanone de* raggi , che paiTano per 
quel tenue foro lafciato nella cima del tubo , laddove 
ì raggi Solari difcendono liberi alla Luna • Elfi non 
anno quella diftanza , in cui agifce là forza , che torce 
i raggi , e perchè troppo tenne fi è la piccolezza di quel- 
la luce, e neir immenfo cammino fi iiierva e fi perde. 
' Alcuni derivano quefto luminQfo anello dall* atmosfera Lu- 
nare ; e Wolfio afficura, che' olTervò in elTa in tempo 
d* eccliflfo e folgori e baleni • Ma forfè la fervida \xxmz* 



• « 



Del Sol deriva, che piegati e franti 
Nel tergo opaco del rivai ì^iaaeta . 
Si sbandeggiano ai fianchi , in quella gaiA 
Che i lucidi color ne' prifrai acpoiii 
Al primo entrare in tenebrofa cella 
Vedrai ritorti e riverfaii Jpt^no 
Ciafcun partirfi , e ne T ombrate mura 
Balenando fcolpir lucente ipmago. 
£ chi temendo che fiaccata « fianca 

G A 



ginazione vi avrà coloriti quc* lampi , i quali certo noa 
eliftono ne* Lunàri contorni ; an^i non v* efifte neppnr 
l'atmosfera fomigliante almeno alla noftra. Le preci pne 
ragioni fi deducono i. dal lume delle Stelle fitte ,' che 
fi occultano dalla Luna, ove 1* imnjerfione ed emerfìone 
non fuccede per gradi , ma tutta ali* improvifo . s. Dalla 
occultazion de' Pianeti, i quali neppur un menomo can- 
giamento foffrojK^ dair atmosfera Lunare, cbe febbcn 
foflTe d* immcnjfate ntiità , dome vuole Eulero , pur qual- 
che rifraziojri dovrebbe produrre . js. Dalla coftante fibr- 
ina e -uguaglianza, che rapprefentano i fuoi oggetti^ 
come i monti, che fempre apppajóno locidilFimi 4n ci- 
sn^ ofcuri-fiimi alla radica, il che non fegue fu le oo- 
ftrè montagne, ove dal 1* atmosfera tei*reftre i raggi fi 
riflettono, e 4ove le nevi, o le njiyole v* inducono* di- 
verfe fembianze . 
Quefl:e fono le ragioni addoffe dalÌ*AbW Bofcòvièi c'en- 
tro l'Atmosfera Lunare. Egli aggiugne. che fparrp vi 
è attorno un flnvido omogeneo ibmi§lianie all'acqua 
de' noArl fonti o. mari , il quale aifomjglia. M eterea ina 
neppur da quello fiuvido deriva il citato Autore l'auel- 
lo, offia rombo Solare. Egli lo at'tfFbnifeé all'Atmosfera 
del Sole, > quale, i^ome già Ji, è detto , ftendendofi 
per lungo tratto, empie di fiàiiish'e il Cielo e còtta fòr- 
za centrifuga fi fcdiaccia > ai fianchi ,- 'e ro^ndo infpe* 
tuofa feco'pur rota la materia , eh' efala, e l'attorci' 
l^lia ia «a aHéUo i^'lii-Mìnb^ la eoRfor^à, , . 






9$ DeW 4ftronomta 

A sì luogo dorar fenderò iimnane 
Guizzar non ' (wAfa T egra luce ai fianchi ^ 
Si T^olge à r ^rà , che nebbiofa cinge 
La vaga fbbe» ed eUa pur fi mefce 
Da folce nubi e da piovofi nembi. 
Aggiugni pur che nel Latonio regno 
Raggiar fiir vide repentine fiamme 9 
Arder alate- folgori e baleni, 
Onde par ache la deofa aura rifranti 
Deggi^ fpingere i raggi , e parte in giro 
Torcere in -fronte , e foUevare in aìlto • 
Por non direi che la Lunar corona 
Di mano in mano s^aflbttigli e adegui 
L'aura terrefire. Io fo che Cinzia fpande 
.. Ognor da T aureo slembo ardente luce ^ •• . 

Che por dovrebbe ^ poco a poco immerfa 
f ' Nel flovido pia denfo aflbttigliarfi , 

£ moriboiida impallidire ^ e lafla 
Spiegar gli \jM\xs\\ guizzi. Io fo chel tei^o 
Dei Tauro rapitor, di Marte il cocchio, 
. £ te Page Col^mNf , e i fieri artigli 
\'Dc l'Erculeo Leon col dorfo annebbia 

* Nei punto fleflò •* So che mai non «cangia 
D' afpetto il bimei o diei^fa neve imbianchi 
L^erie rupi, o y|ghi fior;}' ed èrbe / ^ 

* Ammantino le fiepi, r colli e i campi; j 

O palleké iqndUQr,4'ombieoric0pra . r.. ' 1 

Sk Le ij 



Libro TèuA . 99 

Le felve, i bofcfii e ì cavernoiì Tpeclu . 
Perciò direi che la Latonta mole 
Sotto liquide liafe afcofa giaccia. 
Ma del tutto ineguali a l'aura lieve ^ 
Che noi circoiida » e che di mano in aiaso 
Scema di pondo . Fo le direi fiinllì- 
Ai falli flutti de lloodofó inaK» ' 
Che concordi tra ìdt ftfn tanto i primi , - 
' Quanto i fezzai d'ugual natura adorni. 
Quindi altra fonte al lumìoofo cerchio 
Tracciar è duopo , e da piil nobll fegn« ' 
L'otigin AcrìHre. E1 lieto e baldo 
Irifuperbifce d'effer figlio a Febo, 
£ ne l'aura Solare w Ueve, or denOi 
O i raggi avviva, o gif rintuzza e frange, 
£ la roMttte ìmpetiicrfà Inite ' 
Seguendo ia giro s' attòTÉiglia e fpr^ ■ ■ * 
Magico foaka. Or fe l'iaiiAebilb tnaie (f>], ' 

[*J 'Molti altri fenomeni accailono nelle Eccliflì h rpii> 
^ztme de- quali fi trova chiara e elegante n'ell' oueri 
poetica del citato Abate Bofcovicli intitulata De Defa- 
Sibui ^bUs ES" Lan^. Q.iii baiti Jir qualche parola fo- 
pra i plinti accennati . 

LÌIell'Eceliire Solate fi veggono talvolti ie Stali? , per- 
ché ti Sole fi «la ancora alle ptoffirae parti deli' atmo- 
sfèra , e a tutta la fnperficie , cìie giace intorno la Ter- 
ra, ondt i ra^i ddle ftelle non Amo dai Solari rin- 
tuiMti. :. Se nel tempo della congiiinzionB della Luna 
col Sole , la LHna arrt piccioli la latitniiiiie boteiie 



1 op Dejr Aftrot^mta 

Ch'io vò' folcàado eoa sì^debil prora 
Non tn' afTretcaflfe^ al perigliofa guado y 
>Foffe ancor canterei per qoal cagione 
Al dilegnar de la Titanra fiamma 
Or (cHitiilino gU Aftri ^ era gelofi 
Afcondan T aurea fronte ^ e come or l'AuIìro^ 
Or il freddo Aquilone , af. qneda, or qa^U.^ 
Del Mondo region z<^ iVftbfiI elegge 
Frodi del vago lume il bel Pianeta • , , 

Né avrei taciuto deg)i be' eccliifi i tempi i 
£ le B^npmbre^.e de la faiorta luce 
I pili minuti ondeggiamenti e foofle. . ';; 
Ma chiufo ìq troppa angndo fpaiio io lafcr» 
Tai coft r^mtjieatar al gran Rujgg^ro , 
Ch^..il tergo armato <? io^ncabil penne ^ . 
Spiccò sì eccelfo v<rf9[,/e Lazio ciglio 
Fé del &K>y>canto rifonar pii^ lidi 
L9 '(Baioni additando ici -tuono Jk&x^ ^ , _ - 
■.>»"> Per- 



vi face recctiffe imU^ parti boreali; le pAÌ<^vrà p^'c- • 
clola la latitudine auilrale, TEcclifiè vi farà nelle, re* 
^ioni auftrali. 3. I tempi deUe^ficoiilE Salari fonfl^. fe- 
conda il già' detto i Noviluni j^aiiando la- Luna ii tjrova 
In congiunzione i;ol Sole • 4. y.nella^ che ju ohiama vP^r 
j^wbra f dììror non .è ohe. uno fquallore j. oiÈa '»a}lide«* ^ 
^z^j ehe appare negli Ecclil5./oaìiisHajq| air ombra,* 
.sua infieme un poeo lùdiinofa, poiché nl^eve'^a) l'egre* 
.ma reg;ione del Sole la luce» e a pòco, a poco.fi^ìfchìa* 
ra , e fiammeggia nel .fenq, che yolge al centro del 
Sole» • appena^fi diftiague oa an vivace fplcndore. 



:^ 






'.} 



lihro Terzo. loi 

Perché il lucido cria Febo fcolori; 
D degno Eroe de Y Apollinea fronda , 7 
Se dolte canti ! E (ù per T arduo Olimpo 
Dietro gli aftri IncefUrt! il volò fpieghi, ' 
Degno di contranar <ol gran Neutonó! 
Da lunge ofo fegair le tue beJPorme, * 
E ne' gioghi retar del Tofco Dirce 
Que' vaghi arcani , eh* ài Tamigi in riva 
Con ^ dolce piacer le Ninfe udire. 
Or mi rimai? a dir che Cinzia ancora [«] ' 
D' improvi fa caligiiie G tinge ' 

La bianca gonna , ed al Germano e ad Opi 
Paga crucciofa il fio. D'amara doglia - 
Per r oltraggio fatai punta la Terra» 
Mentre Latona col faperbo carro 
Tra le Mie s'innoUra« e Tatra notte / 
Foga C9' lampi, e a lei.&n cerchio iatorao: 

G 3 Mille 



iMJki 



C«] Or li fa pa^aggio agli fivcliffi LuUàH, f filali atea- 
dono ti£l PleiìilUn'io t alloi^Qando la. fiaccia . dtUa -Luna 
rivolta alla t'erra totalmente s^ oftura , poicnè la Terra 
cinquanta volte più grande déìÙL Luna latta la .ricépre 
e la ingombra . Se poi moftra quello Pianeta neir bc* 
cbfle qualche macchia toiTeggiante e fangnigna^ fi dev6 
il fenomeno derivare dahftggi) ehe fopra la Luna fi 
diffbndonro , e per lunghiffimo tratto fono per 1! atmo** 
sfera trafmeffi , entro la qualv prima difcendoilo vf rfó 
la Terra, poi trafvolindo da quella rimontano. QiliBdi 
Te molto vaporofo fia *l Cielo, qua e là ondeggiano I 
e deve avvenire alla Lana da tali rag^ illuminata ci^ 
che avviena alla nuiii UUftratf 4tl Sole aafcaftf fan« 
l*OxùonU* 



» «4 ^ ^* * à 



.1 ot Deir Aftfonomìa 

Mille Niafe leggiadre, e il vado Cielo 
Di plaufi echeggia, difdegnolà e fiera 
Si tra^e avanti, e fa la nobil pompa 
Stende co l'ampio corpo un cono ombrofo^ 
Che tatto avvolve in tenebrofo nembo. 
Le Driadi di pailor cofparfe il volto 
Attonite sì ftanno, e Delia afflitta 
Tarba il fembiante , e la vaghezza antica 
Sgombra. dal ciglio: i corridori incerta 
Regge pe ì bajo regno, e gaance e fena 
Graffia co T agne , onde da X afpra piaga 
Sangae diOiila , e tutto il corpo inonda • 
Ma troppo indugio a far de' carmi dono \9i\ 
Ai rapidi Pianeti , e troppo Tento 
Con fonoro fragor T antica Veda , 
L'Arcadico Pador, Saturno e il Figlio, 
E Marte e Gtterea chiamarmi ornai , 
l^eMbè ne' regni lor rivòlga il piede. 
In pria dir mi convien eh' al Sole fmmoto , 
Quafi a loro Signor ^ ftn cerchio intorno 
L' erranti fièlle i jqual piik preflò al fianco , 

■ E 



ÉÉBM^MMlMMi 



fjif}'Dòpo aver livellato del Sole e della Lana , rimane a 
^ iftegare la Teoria de* cinfne altri Pianeti, a* quali fi 
' agntinga il lefto , che (t è la noftra Terra , di oai già 
' vMemmo i ibovimcntì,, ed or ne vedremo la figara , e 
'altre fae doti: intomo alla fituazione de* faceennati 

FkaéH, e al tempo, che occupano nelle lor rivolafeio* 

ni 9 fi i già parlato nel lib. i. 



libro Terv^. 103 

E qual lontana affai forgendo ia alto 
Con immenfi intervalli « li Figlio alato 
De r Atlantica Maja il primo i raggi 
Di Febo accoglie t e con dorati vanni 
L'aure fendendo per non lunghe vie 
AI girar di tre mefi al feggio antico 
Torna veloce; e TAcidalia Dea» 
Di cui lieti aleggiai Cillenio al tergo 
Ode i gementi teneri Colombi » 
In. otto al termìn giunge. A lei fovrafta 
Dei mifero mortai Tinfaufta fede« 
Pofcia Marte crude! minaccia e freme 
A gran lancia appoggiando il fiancò irtiffiateri 
£ qua fi trema al balenar de Tarmi 
L' Olimpio Giove in pi&i alto Ciel locato , : 
Cui da altezza maggior cod torve luci 
Saturno guata de* Cretenfi (\6xi f 

' £ de r antro Ditteo membrando j fati« 
£ a sì vafti fentieri, a tante atf|feagi 
Fidano il pie , che qual fiaccato e fianco 
Torna a le moffe a lo fpirar degl7 iinni ; 
£ qua! piii volte ne le Greche arene 
Vede affocarfi le volanti rote^ . 
Ma non perciò tumuitnofi e OAoltl 
Gli erratici fylendor vagando vanno , 
Che certa legge gli rafiBrena e guida • 

G 4 fere- 






1 04 D^IP 4/ìronomia 

L'eterea gravità, che indace in effi [yl 
Forza poffeate a variar lor corfo. 



\y] I fflovimenti de* Pianeti fembrano alTai pertarbati e ir* ^ 
regolari al noftfo occhio , ma fono ellì regolati 9 e ofler- 
vano invariabilmente quefte tre leggi {coperte dal bt^ 
mofo Keplero : La prima Legge fi è ,'Che i Pianeti de- 
fcrivono intorno del Sole una linea ovale da' Geometri 
chiamata Elijfé\ e Quello per la forza dt gravità, che 
continuamente lor ra nautar direzione , e per la forza 
proiettile, la quale fé fola agilTe, i Pianeti andrebbero 
per la tangente $ ma infieme unendofi e la forza di 
proiezione» e l'attrattiva, portano il coi pò per la dia- 
gonale, e dividendo fi tempo in infinito, s*uirìfcono 
quelle piccole dtà|:onaH , e fi forma una curva . 

Ita feconda è , che 1 Pianeti deferivano aree proporzionali 
ai tempiV cioè 1 -radj vettori , per parlare il linguaggio 

. ile* Mateinatici , oflia qnella linea ideale , che fi conce- 
pifce congiungere col centro del Sole il Pianeta, lafcta 
dietro di fé , e defcrive aree , triangoli e fpaz) propor- 
zionali, ai .tempi. «Di q[ua ne viene, che la velocità , 
eoa cui fi movono i Pianeti , è fempre difugnale , or 
maggiore, or minore $ e mentre il Pianeta fi trova nel 
perielio , né viene ,, che la velocità , con cut è portato 
intorno del Sole , è la maggiore , che pofla mai efiere : 
per la ragione oppoflia, euendo il Pianeta neir afelio , 
il radio vettore allora è il più lungo , che vi pofia mai 
efière, e perciò la velocità fi è la minima. 

La terza fi è , che fé confrontiamo il tempo , in cui it 
Pianeta A defciive intorno ilei Sole la fu9 traiettoria , 
oflìa la fua orbita , con il tempo , che iinpiega il Pia» 
seta B a defcriver la fua , troveremo quetta analogia , 
è quefta legge oflervarfi dai Pianeti $ cioè com* è il qua- 
drato del tempo del Pianeta A al quadrato del tempo 
del Pianeta B , cosi 'farà il cubo della diftanza del Pia- 
neta A al cubo della diftanza del Pianeta B . In fomma , 
Ji parlar da geometra, la velocita reale è in ragion re- 
ciproca fudduplicata , e 1' apparente in ragion reciproc» 
feiquipUcata della diftanza. In poche parole : i quadrati 
dei tempi periadici fono come i cuoi della diftanza* 
Intorno all'apparire i Pianeti or diretti, or retrogadi» 
ora taionarj, fi è vedati la cagione nel lib. u 



Uìtq Terzal 105 

E rìmpnlfo natfo, che gli Aftri erranti 
Fatto folo figaor trarrebbe in preda ^ 
Di diritto fentiero, aggianti infieme 
Curvar gli fanno per ritorte EHffì. 
Quindi gli vede il Sol dal doppio impulfo 
Divelti a forza dal lor centro in alto 
Spiegar ritrofo Tabborrito volo, 
Poiché fé 'n vanno a pafli tardi e lenti 
Per l'arduo Cielo, e quanto piii la mole 
Veggon fcemarfi del maggior Pianeta, 
Tanto lentano più Tamaro corfo; 
E quando appena lampeggiare il volto v 
Miran da Innge, ribellanti allora, 
Scoton il freno , e impetuofi addietro 
Ripetono i fentier doppiando il calle 
Ognor per appreflfarfi a l'Adro amico. 
Qual da cancelli fprigionata pietra 
Di Ihperbo obelifco alto ornamento 
Fende T aer flridendo , e ver la Terra 
Si fcaglia a piombo , e più e piii s* affretta 
Per todo ritrovare il centro amato. 
Ai altre gli vedrai ignote (irade 
Fidar il piede, e or per diritto calle 
Prender l'arringo non ofando a dedra, 
O a la manca piegar l' impreflfo moto ; 
Quando repente sbigottiti e incerti 
Impennare , arreftaxfi , e torcer anco 

Con 



«a 



> 



io6 DtW AflrmmU 

Con pie pwcl^tòfo addietro i paffi. 
Qaal ritrofo deflrier, cni ftagno o iiame 
D' improvifo dia tema , il piede arreda i 
Né vai del cavalier o sferza o fprone 
A farlo entro lanciar con agii falto^ 
Che leva la cervice alta e fuperba » 
Sbuffa , nitrifce ^ fì dibatte « arretra • 
Ma tu non credi che à firani enori 
Addivengano in Cielo » e fol gli chiama 
Del ciglio inganno 9 cui per (labil legge 
La Terra errante nel rotar de&rive* 
Ma non inganno chiamerai , fé fpeflò [%] 

Tinti 

—————— ^—i— ————■■■ ■ ■■ ■ ■■ 

[2] Nella fuperficie de' Pianeti fi olTervano delle macchie 
ofcare , le quali cambian fituazione , fi nafcondono dietro 
al Pianeta , e poi tornano a moftrarfi in fronte , e fem* 
pre ne feguono il fno movimeoto uniforme. Dal che 
8* inferifce , che fono qnefte macchie inerenti al corpo 
del Pianeta. La cagione di qnefta ofctirità fi può in tal 
modo fpiegare • I rianeti fono corpi opachi , fecondo 
fi è già veduto, e fi vedrà in appre(fo, e rifchiarati 
dal Sole a noi tramandano, la luce ; or quefte macchie 
altro efier non pofibno, che alcune parti della fuperfi« 
eie del Pianeta meno capaci^ di rimandare i raggi , come 
farebbero i mari, le forefte ec. £* agevole a concepire 
crome la noftra Terra iftcfia da lontano dovrebbe com- 
parire coperta di macchie difpofte col medefimo ordine 
€ maniera , che le parti del Mondo fon difegnate fopra 
il globo terreftr^. I mari afibrbendo quafi tutta'' la luce 
dovrebbero apparire , come ampie campagne ofcure ; le 
piccole itole e i nudi fcogli , come punte brillanti , i 
vafti continenti, come grandi piazze illuminate, ma 
però fparfi di ofcuri luoghi , e di men luminofi fpazj , 
poiché le terre coltivate , interrotte da* laghi , e fparfe 
di bofcaglie devon riflettere poca luce , e le arene bian« 



\ 



Uko Tervf . 

Tinti vedrai di tenébrofe mtochiel. 
I lucidi Pianeti • Anco ^ annera 
De l' Olioipicp Giove il bel fembiante , 
Ed il fulgido ciglio , ond' arfe tanto 
Danae ed Europa e V infelice Alcmena • 
E la fleffa d' amor madre leggiadra 
, Il biondo crin fcoloni , e a tale incre^a 
Le rofee luci e T amorofa fronte » 
Che '1 Troiano Paftor, tornando gara 
Di beltft tra le Dee, non più 1 bel dono 
A lei farebbe de l'aurato pomo, 
E Tu , mifera Troja , aria e diftrutta 
Non giaceredi al fuol moftrando al IVIondo 
Quanto poceo ne la fnperba Giuno . 
L' onta fatai de la fprezzata forma • 

Ora tracciando de*nebbiófi nei 
L'origine verace uop'd che Febo 
L'opaco tergo de' Pianeti allumi > 
Che fcevri di fuà luce in ombre, eterne 
Avvolgerian la ferri:@inea fronte)/ 
Come il vario apparir, e il fofco velo, 

' Che nel difco Febeo ftendon col dorfo^ 
Del nativo fquallor fan fede appieno; ' 
Quindi macchiato il bel Pianeta appare 
In quelle parti, che gli ardenti raggi 
Meno rifranger ponno. I mari ondofi. 

Ove U fioca Ince afforta giace , 

Im* 



/ 



1 08 tkll' Ajìrtmmìa 

Immenfi ti parran Iqnallenri campi ; 
Ma Talpedri ifoletce e i nadi fecali 
Vedrai laccati ^ qaal di notte brilla 
Vagò fplendor d^ Orientai fmeraldò « 
I vaili continenti e gli ampli regni ^^ 
Or luminofì aflembreranno , or fofchi f 
Poiché le Terre da (lagnanti laghi 
Rigate, o fparfe di forefte ombrofe 
Poco lange vibrar potranno t raggi ; 
£ le candide zolle e i monti alpeftri 
O di frondi fppgliati , o l' ardua cima 
Ognor avvolti di gelate nevi 
Vivaci vibreran lucidi lampi « 
Non tai macchie però nel loco fteflb [ad] 



Pi- 



cheggiantt , 1* alte montagne , 1* aride e peerofe bal^e 
ammantate di nevi ne devono molto più rimaQdare. Si 
può leggere a tal propofito ciò che feri ve M. de Fon- 
tenelle ne' fuoi Mondi , e M. HuygHens nel fno Cofmo* 
theoros» 
laàì II movimento, con ctii le macchie li rotano Tempre 
in giro , prova che ciafcun Pianeta è un globo , che fi 

fira fopra il fuo alfe, e che per confeguenza ciafcan 
ianeta à nello ftefìTo tempo due movimenti , 1* uno per 
vui egli lì rota intorno a £e in poco tempo , e V altro « 
per cui gira attorno al Sole . Il primo 'li chiama moVi<« 
mento dimmo , o di rotazioni , « il fecondo movimento 
annuo ^ di rk/oluziont. 
Prima della fcoperta de* Telefcopi, che fu verfo il i66j., 
non fi fofpettò mai , che i Pianeti aveflfero un moto di 
rotazione, Keplero Aftronomo Tedeféo, chtf fiofì in tal 
tempo y avca ciò nondimeno conchinfo colle fue ipoteA 
fifiche, che il Sole dovea aver fomigUante movimento, 
il che fi è confermalo coUc oiTervaztoai* Si 'è trovato. 



. Lihrd T€YZ$. 109 

Pigre giacer vedrai , ma fnelle e fcioU^ 
Cangiar di feggio , e or qaedo fianco , or quella 
Attingere rotando, or dietro al tergo 
Fuggir ritrofe , ora moftrarfi in fronte ; 
Onde tu fcorgi ch'ai Pianeta affiffe 
Qneir^ombre fono, e che pur TAftro intorno 
Al rapìd' affé irrequieto rota • 
Scorgi pur che rotando, il tondo globo 
S'appiana ai poli, e tanto piik s'avvalla^ 
Quanto pia l' Aftro rapido fi volve ; 
Né per altra cagion counto ai fianchi 
Si fc^iiaccia Giove e la. terredre mole. 
Ciprigna e Marte e il Melfaggero alato [bb] 

Go- 

che il Sole ^ota fopra il fuo aiTe in 35. giorni e mez« 

zo. Giove in 9^ ^\ Marte in 24* 40 , Venere in aj^ 

20', e la Terra in (23^ S^' 4 • La lontananza e la dls« 
b olezza della luce .di Satunno , la piccolezza ài Mercu-* 
rio , e la fua gr:inds vicinanza al Sblé Inno impedita 
di riconofcervi le. macchie, e per confegiicnz^ di deter* 
menare il \ebpò delle loro rivoluzioni diurne . Ciò non- 
dimeno egli è veroiimile per analogia , che quefti due 
^Pianeti fi rotano fopra il lor afie, eome gli-^ltrt. 
(hhy Venere e Mercurio , e in parte ancor Marte fono 
llog^etti alla ftcflpi fafi , che la Lun^ « fecondo i lorp 
^differenti afpetti con.il Sóle i poiché appàjono intera- 
* niente illufninati e rotondi , quando fono verfo la con» 
i;iunzione fuperiofe col Sole ; e appajono calanti e' fce« 
'irìi , quando s* appreflfano verfo là congiunzione inferjo* 
tGL, nella anale u dileguai^o , -a mifura clip , non àna« 
molto di lacitddine. 
Giove e Saturni) non cijfeihbrano foggetti a^q^efte fafi, 
^ichè (onot così lontani dalla Terra y ck^ n9i |;li ve- ' 






I • 



no DelF J/ironomia 

Godono variare il chiaro afpectOf 
. Ed emulando la Latonia Fiamma 
Or crefcere, or fcemar con vàrie FaC, 
Allorché meno ò piii col tergo opaco 
S' appropinquan dì Febo al difco ardente. 
Ma il Falcifero Vecchio , e ì Nume Eleo 
Non mai cangian d'afpetto; a sì alte vie 
Fidano il pie , che gli ravvifi appena • 
Pur non puoi dubitar che a quefli ancora 
Tenebrofo fquallor la fronte ingombri ; 
Poiché ver t* aureo Sol dal denfo fena ' 
Tentan f ombre lanciarvi inerti Te Ranche 
A sì loiigo varcar fentierp inamenfo y 
Ma che il lucido fluol de* fidi Alunni , 
Onde yeggiono farfi intorno cerchio, \ 

CeUn^^l aglio con ombcolb ifi^ntoi 

. £ Mvcli cffi talor fon S altra nebbia 
; Da Satenijd lor ravvolti e timU, ' . 

O femofi Citienrier- del Cielo Figli- [<?^]-f 
•► ■■..'-■•.,' • ^ .Del 



^ HM l H I->»i[^^i#— iyyi^»if»P^W^^*— I— <i»^ 



T 



'diamo preflro\^'pòco egualmente che fé follimo nel Sole, 
ina iiccome eglino; eittano evidentemente im* ombra op^ 
pofta al Sole , che » fcompanre i lor Satelliti , quando 
vengono a4 attraverfar qneft* ombra , e poiché i medè- 
■fìmi 'Satelliti gfttailo fopra la fuperficte loro un' ombra 
fenfibiic , quando fi trovano precifamente tra elfi e il 
^dle , non V-à ilu*;Mo , die qoefti Pianeti , e i lor Sa- 
telliti o.on fiano corpi opachf . 
[ce] i^ grandézza de' Fianet! èdivcift. Satnrno è più 
graaét ifteìlr Terr» iatlle volte- in circa , Gfove più 4i 



Biro Terzo. IH 

Del tni fornaio valor fan. chiara fede 
£ r Olimpiche lizze e il Lazio e Creta » 
Ahi! Creta a Giove troppo illuftre, e troppo 
Al Padre amara per quegli antri Tuoi». 
£ pe i fatali cembali fonanti^ 
Chi potrebbe contar quanto anco iti Cielo 
Jnfra gli altri Pianeti andate alteri? 
Mentre T emole Fiamme avvolge e ferra 
Del lerreAre conjfin pid ang^Ito cerchio , 
A te fu data ^ o gran Satureia Stirpe , 
Come a Nume n;iaggtor più vaila mole, 

.E 



400. , Venere due volte ;, ma dalia Terra « cui danno i 
Geografi 29000. miglia di circuito , vien fuperato Marte 
cinque volte in ||;raQdeaza , lé. Merenrio , e 57. la Luna . 
La forma ài Saturno è capricciofa , poiché or compare 
rotondo, ar ellittico, ora* oreccliiiito , «d - ora novello 
Gerione vefte tre 'corpi. Ugeoio e la CaiUe. .pcnf^n^ , \ 

che quello Pianeta fia circondato fda un corpo circolare ,, \ 

di materia fottile e rara , il quale (i gjka intorno a Sa- 
turno fenza toccarlo , e vi lafcia uno fpazio confiderà- i 
bile tra la Tua circonferenza interiore, e il «orpo del . . ^ 
Pianeta. Quefto chiamano Anello tLi faiumo. Qjuùidi. fe- 
condo la diverfa inclinazione di quefto Anello addiveiii 
sono le multiformì.fafi del Piaòeta. Intorno a $aH^no 
8^ aggirano cinque piccoli Pianeti , oifia Satelliti , uno 
de* quali fu da Ugenio- fcoptrto', e gli altri 4. da Bo- ^ 
menico Caffini . Non mancano pur a Giove i luoi com- 
pagni , i quali fi riducono a 4. ritrovati da Galileo , e *.f 
chiamati Stelle Mtditff: f n 'grazia di GinUan» d«* Medici : 
Gran Duca di Tofcana foo Mecenate . Invece d* anello 
à Giove fparfe intorno alcune Bifce già olKei'vate' da 
Francefco Fontana, e poCcia da RiqcioJio, Gsin^aldi 
e Ugeniò , le quali fi derivano dalla diverfa ftfuttnra 
deli' opaco Fianeta^come da' fitusi , ialle h^ùstgXyi %qi 



•* 



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* 



112 DeH* Afirommia 

£ il vecchio Genicor ben mille volte 

Vince in grandezza la mortai magione; 

£ fi vede raggiar 1' angufio Serto 

Su r indomita fronte i e regie bende ^ 
Picciol foliievo de l'immenfo danno, 

Scender Tn U tei^o e avviluppargli il bufto • 
Pur fi vede'addoppiarfiy ed in tre cor^ 
Anco allargar la gigantefca falma: ; 
Qual «r ampio Gerion , cni di tre vite 
Spogliò' fii *1 Tago il vincitore Alcide • 
Seco movono il pie le fide fchiere , 
Gne fuggendo con lui 1 ijgrata prole 
Seguonlo ancor di lido in lido errante • 
Né mancano al Figliuol regali fafce, 
£ feroci gnerfi«r intorno al fianco 
De lo icettro. non Tuo cnflo^i etecni,. "^ 

' Che Sftdie Medipee fur dette un tempo 
Dal famofb Signor I che tanto in pregi* 

: Fece Urania falir ne' Tofchi lidi • 
rp fenza traviar in lunghe ambagi 

^ Andrò moftrahdo di sì ftrani obbietti 
L'ammirande cagioni. Adunque interno 
A la fronte regal 'del buon Saturno 
Sì gira tra corpo, che sì raiti e frale 
Non pub luQge moftrar T efangue afpetto • 
Ei lo pirconda, ma non majV attinge, 
Né mai gli oìa velar rirfutb.moifia. 

Onde 



Libro Terzo. lij 

Onde par che tornai il regio Serto • 
£ perchè fempre il iuminofo Aaello 
Incerto cangia lède > or alto , or imo j 
Or ad un fianco, ora nel centro errando^ 
Dovrà TAftro apparire or torto io arco, 
Or triplicato, or orecchiuto, or tondo» 
Non altrioaeìati dei regale ammanto 
Puoi tracciar la cagion nel difco opaco. 
Cui per Tombrofe ièlve, o pe 1 perenne 
Variar di ftagion cangiando for^a 
Il biondo Febo inegualmente alluma. 

Ma più forfè a faper 1* invogli quale [^^] 

^ De* celedi Satelliti fia '1 corfo , 
Qual la natura • Io m' ardirei chiamarli 
Altrettanti forieri , o fnelli araldi , 
Ch^ a degnaci lor Numi apron la vii 
Per le (Iellate sfere, ed ora in fronte 
Al lor Pianeta, ed or al tergo i vanni 

H Sco- 



[^(fl I Satelliti , offii Lune di Saturno , di Giove 'e della 
Terra fi chiamano Pianiti fecondar} , i quali feguono 
fedelmente il loro Aftro np^ggiore., §.fono alternativa- 

( mente kll' Oriente , poi air Occidentfe, del lor Pianeta , 
allontahandofi fucceffivamente d' una parte , e dair altra • 
Ciafcuno offendo arrivato alla fua più grande digreffio- 
ne 9 fi trova tanto allontanato da una parte , quanto fi 
era già dati* altra, e s* impiega quindi ognidì un Inter- 
Tallo di tempQ preiTo a poco egualiifìaio a ritornare alla 
medefima digremoae dalla medefima parte . Dalle cofe 
già dette conila, eh* eglino pure fono corpi opachi , e 
dal Sole iilumlnati • 






\' '-^ 



114 Deir AjÌYonomìa 

Scoton con flabtl legge, e Tempre uguale 
Ne le diftanze lor fpazto gli parte • 
E perchè lor di nuvolofa eccliffe 
Spargon il volto co Toppofto corpo 
L'erranti Stelle,- ed effi pure audaci 
Agli emolì rplendor fan bujo ll-froiifc, - 
Dirai eh' han d' ombre il denfo fewo avvcJlto , 
E che cortefe i rai tor dona il Sote 
Fonfe pererine di perenne luce. ^ 
Che, fé quando la notte il manto azzurro [e^] 
Di fcintillanti faci indora e pinge , 
Vuoi tracciare i Pianeti, il vario lume 
Daratti chiari iègni • Arde e rofleggia 
Il fiero Marte, e par che tutto avvampi 
D' incendio marzial le torve luci . . 
Dolce fcintilU Giove, e tal vaghezza i, - ; 
Tale fplendor dal maeftofo ciglio 

Rag. 

\jié\ I Pianeti fi diftinguono dalle Stelle fitle alla luce, 
mentre qnefte inquiete fcintillano, e quelli placidi ri- 
fptendono . Ctafcnn di loro fi conofce pure alla diverfità 
del colore e^de' raggi . Marte arde e roiTeggìa , e par 
affocato. Giove lieto e maeftofo fiammeggia. Venere 
più di tutti brilla vivace ,'• e fi chiama £«l'(/ft*0 Fo^ 
sforo , quando precede al mattino il Sole , e fi appella 

' Efpero , quando lo fegiie nel tramonto . Mercnrio quafi 
fempre per la fua vicinanza al Sole refta rmmierfo ne* 

' fuoi raggi , e quando appare ; la fua Ince è dorata . Sa- 
turno infine fqtiallido ci fi moftra, e quafi 9*^avWcina 
il color di' fua luce al colore del piomtro a motivo che 
dagli altiflimi fpazj fé udii languida ci può pervenire la 
luce • 



» 

Libro Terzo. 115 

Raggiando fplende, che fol cede appena 
A la Figlia leggiadra alma Ciprigna, 
Che più d'ognaltra in Ciel lucente ftella 
Lieta fiammeggia, o Fosforo vivace 
Annunzi al Mondo che ne viene il giorno. 
Od Efpero vermiglio i palfi e T orme- 
Prema del Sole, che s'appiatta e fugge* 
Vedrai Cillenio di colore aurato 
Mortrarfi ptnto, purché dentro al nembo 
De' fuoi fulgidi rai Febo noi copra. 
Ma'l buon Saturno il crefpo volto infetto 
Ti moftrerà di pallidezza eftrema, 
E fparfo il crine di fquallor fenile. 

Quivi forfè vorrai che l'alte sfere, 

E gli aflri abbandonando il corfo addrizzi 

*' Al bel noftro Pianeta,. à l'alma Terra. 
Tracciar dunqtte fi dee tqual forma fpieghi, 
£ quali abitatori accolga in feno, 
E in quante parti i regni fuoi divida. 

la pria la Terra non d' aprico campo [j^} 

H 2 Si 



Iffl Secondo che riferifce Plutarco , Talete *e gli Stoici 
facevano la Terra rotonda , Anaffirtiandro a guifa di 
colotinìi, Anaffitnene fomigltant^ ^ una ^nenfa, Leu- 
cippo ad un timpano . Ma prima di tutti Parmenide la 
dille sferica . Eratoftene comprovò quefto parere colle 
fne oITervaziofli fatte nell' Africa , nelle, città di Syene 
e d* AleiTandria , e defBni 1* ambitiO del maiI;mo circolo 
della Terra di ftadj %%oooo, PolTidonio dopQ TeCperien- 
2a prefa in Rodi attribuì a tutta I4 circonferenza ter- 



I 

i 



né De ir AfìròmmU 

Si flende a foggia , o d' oadeggiante velo ^ 
Che gli ampli fori e la clamofa plebe 
Coi feao ombreggia a le vicende iatenta 
Or d'Olimpici ludi) ora d'Elei. 
Che fé ciò foflfe) ne lo fleflo tempo 
Co' bei crin d'oro e col rofato cocchio 
Si moftreria l' aurora a tutti i regni , 

Non 

reftre ftadj 34000C. Gli Arabi pure nel fecolo ottava 
fotto il Re Maimone ne' campi di Sinsar anno trovata 
«ferioa la Terra ^ il che fi provava daUe eccliffi della 
Lana , ov* ella entrando nelP ombra della Terra rap- 
prefenta una fignra circolare ; e al fucceffivo nafcere e 
tramontare degli Aftri in diverfe regioni del Sole . 

Ma le moderne Tcoperte , e le dimenuoni prefe da' Signori 
Manpertuis , Clairaut 9 Camos , e Moinier nella Lapo- 
nia, da Godin, Bouguer, e la Condamine nel Qtiitoi 
dall' Abate la Calile e Rtcher al Capo di Buona-fperan- 
za ci tolgono ogni dubbio, che la Terra fia pìuttoilo 
una sferoide fchiacciata ai Poli , ed elevata all' Equa- 
tore . Le prove di queft' aflersione fi derivano dalle oicil- 
lazioni de* pendoli , le quali fono pii^ lente air Equa* 
tore* che ai Poli, onde lo ftefifo corpo, di mano in 
mano che s'apprelfa all'Equatore, à minor pefo, oflla 
minor gravità , e perciò dal centro più di mano in mano 
s' allontana . Di più i gradi del Meridiano terreftre » 
andando dal mezzodì verfo Settentrione , fi danno a di- 
vedere minori , in guifa che quanto più s' avanziamo 
verfo i Poli , minor parte del terreftre Meridiano dà noi 
fi deve trafcorrere , affinchè il Polo più alto d' nn gra-. 
do afcenda fn V Orizonte . 

Kè già la sferoidale , e protuberantc figura della Terra 
▼tene dall' efcrefcenza delle montai2[ne alterata, poiché 
a rizoardo delta fna vaftità e ampiezza fon elleno da 
conuderarfi nulla più che atomi di polvere intorno ad 
una rota, e le fcabrezze e prominenze d'una palla. 
Intorno ali* origine di quefti monti fi parlerà nel fegu^nte 
libro I ove delle Comete caderà il duborfo é 



I 



I 



I 



I 



Uhro Terzo* 117 

Kbn primt ài Garatnanto , al Nabateo , 
E a Taltrici di perle Indiche fponde» 
Che a Senna, a 1* Idrq, a la gelata Ta|Eia$ 
A Svecjil ghiacci , e tra le Dane nevi • 
Né r ardito nocchier , cV al patrio lido 
Dal velivolo mar r;torn;i onoJJo 
Di GiapponeH tele» o de'metaUiy - « 
Che It ricco Potosì tribataal Tago» 
Priitfa vedrebi^e le fuperbe rupi» 
£ r^ke faci fie I^ torri accefe , 
Che r pnjil porto pi le fecure arene • 
Né chi vas da rOccalb ai regni ;Epi i r< 
Védrfa le Stelle e il Sol forger piiìi pre(f0t 
E piti pefto cadere^ onde piìi brevi --•- • 
i Ne (corrano per lui le notti e i giorni* 
'". Né r aurea Lana alSn 9 allorché giace 
• De la Terra rivai ne l'ombra immerfa, 
^Si vedrebbe fpiegar un atro globo. 
Dunque dirai eh* ella tondeggia in giro » 
Quaf ventofo pallon > cui nobil fehiera 
< Di forti giovinetti il braccio armata. 

D' ifpide punte né T aperto campo 
. Pereote e lancia con rimbombo a 1 «trai 
17é già r aerio Pico , il vaQo Icnao » 

Il Tauro,. rApennin>rAndincvofej , 

. Né i più alti monti , che celar la fffOnte.i 
Sembrano torreggiando infra le nubi» .. : 

H j Ta» 



liS Ddr À/ìrònomia 

Turbaft la, forma dì ròtMdo cercliio^ 
Perchè adeguati a la tèri^ftfe mole 
Sottile ti parran volante polve ; 
Che di fervida rota i raggi imbianca J 
Pur non credi che tutta in ogni parte 

Egualmente tond^ggiv Alto s* eflolle 
A r ardente Equator^ e T ampio dorfo 
Modra gibbofò: ma di mano* in mauO' 

S' allunga e incurva , e verfo i frecUi poli ' 
II fianco fchlaccia tli quél frutto in gnifà ^ 
Che negli orti Egìzian Nume forgea » 
Or vi re(ìa a faper che cmque zone [ggl 

Cin* 

tg^ì La divifione. delle Terre in ^one è antichiiSìma , e 
fino a' tetnpi dr Talete e di. Pitagora u&ta. Per zona 
sMntende uno fpazio nella fnperficie del globo terreftre 
comprefo dalle periferie de* circoli della sFera , onde 
vien cinto la fteub- gibbo , quali d^ altrettante fafce . 
Cinque fi annoverano» delle quali in mezzo ila la Tor- 
rida y e quindi le due' Temperate a lei fono di qùH e di 
là vicine » e ultime fono le Fredde > olfia Boreale e Au^ 
ftrale. 

La zona torrida fi chiude da entrambi i Tropici del Can« 
ero e Capricorno, e dall*^ Equatore , che pafla per mez- 
zo ad eifa , fi divide in Boreale e Auftrale . Sotto la 
zona torrida giacciono quefti paefi : grandiffima^ parte 
d* Africa, TAoiffinia» l* Oceano Indico, parte dell* Ara- 
bia , Camba ja , P India ^ 1* Ifole delP Oceano Indico , 
cioè Java, Ceilan e ^Itre moltifiime ; il Perù, il Mef- 
fico , gran parte dell' Oceano Atlantico , V Ifola di Santa 
Elena , il Brafile , e la nuova Guinea » L' Equatore pafTa 
per r Ifole di S. Tornato » nelP Oceano Etiopico , per 
Y Oceano Indico , per mezzo a Somatra , per I* aurea 
Cherfonefo , j>er le Molucche , per P Oceano Pacifico » 
indi lambc il principio del Perii , e pafia per il Laga 



libro Ttrzo. ttg 

Ciagon la T^rra. intorao» Una, che fotto ^ 
Al ce[£bioc giace Eqiilopzi^l t da Febo . 

'.. • • •>■' H iti hU .'.r-v'. • .'»T0ft 

^tlt^Pàriina', per P Ocèan'd'^'Stlantico fino air Ifoù, dì 
S. To9Mro;%/*Ma U Tropunf delr£aù(»<l paflTa un (loco 
oltre del monte Atlante . per i confini della LibU • e 
altre regioni interiori dclrJAlrfcil,*t)tV S^ne d'Etio/ia. 
QjDindi ^ ^^f^cato jl«9)ar JR^fifoi^ ^1^ «L «icfote ^nf^ e 
la Mecca patria di "Maóm'etto', patta per. l'Arabia feli- 
ce . Eofoia'intraivdb neir O^efhd. hidico tocca i'confeni 
della Perfia. e. penetra Camboia^ e. L confini deir Im- 
pero defii'tìn^V fiì^cftè arrfVi hef thtf Pacifico, il ^la- 
le fuperiiM'fij^é^efadKHlclr^eiVaQCpIi^rnmì e; di bel 
nuovo entrandp nelP Oceano Atlantica per il feno Mef- 
iìcano radd/i:JlDli*^.Ctt9«^e^tìtbrAi( ftllido Oeci<Ìen« 
tale dell* Afi^ic?,^ .', ;. ■ • r^-,. ì^lì^/ì 
Le zone tethfème' giaifdtfno ttk iiìi Tìofico e il cirfola 
Polace;;a.ff ióVnb >' Si chiapnna remp«»^a*e 4alhi tem- 
perie del, calore e del freddo, che fentono gli ahilato-r 
ri. Due '£ìtó*tllétio-r una Tién' detta Tetf^evittà Bh^le^ 
r altra Temperata AufiraU . Qne|la viene racchtiifr^iat 
Tropico del Cancro 9 e dal Circolo polare Artico", e 

■ queftiti4ai:'Trofnéo del Capriqotsq ,:i^^i, Cinirio.Jf ma- 
re Antartico . Nella'^zona temper,at^ BoVeajle siace .9uafi 
tutta 1* Eureka*, |;rab.parte ^*Aii^'^ #^tfW' AMèrìcà^et:' 
tentrionale, e deirOceaxu} il^ntica e Pacifico. ,|ftfla 
temperala Auftrale vitn riafcchinto il Litjprale dell* Afri- 
ca, il lÒ«QiiVDtàpa^'H;9ifòfiniiitofia'^d< Biìona^fper^ 
parte dell^ Terra Magellanica,^ il Chili, lo llretto Mar 
gellantro^^je parte rfett'-Òceinò A:tiaft1ff«> , Indico « Pai» 
cificc^ . Le zone fredde fi contengono da Circoli Polari , 
e fìiiifcono il globo della Terra , e fi chiamano Fredde 
per lUnteaTo Visuur^elato^. elle vi xeigna • La zonafresU 
,da SeiUntì^aU- oontiene parte deir Irlaa4a , la Norve-t 

;gia, LappQ^ia , ]f^«oTa Zambia, la Groenlandia » é.jz 
parte incognita dell* America Settentrionale, la^ztmst 
fregia Jii^mle è affatto igno^ta « I Geografi dividcj^a 
queile zo^g in climi ^ i quali fino a. 30*. fi fiducoiAO « 
Finalniente gli abitatori $:nao .varj nopki ,,fecoiMlo ìm yÀ« 
ria loro fituasione , o diverfi^à dell*, ombcs 9 che sicl 

. Mezzodì fopr^ lU elfi fi gitta , .e & cfiiaimaiia Ferieci.^ 
Antecfy Antipodi , A/ci ^ Amfipsi ^ \B$r^9Ì f ^erifcif 
Afii'Amfifci^.4fii'&fri/(;i,fC» 



1 20 DtW Afirmoma 

Torrida è fempre, e deir'fiio foco aecefii; 
L* altre' due òàfo Ié^'eottceflè -at Mondo' -^^ 
Ftfi^'dono degli Dei né troppo adogge 
L'ardarWhK), ti?r troppo aggliiàccià il.vèriKl 

Hiz le dae eflreme dal xammin ilei Sole • 
LoDgi difliele fon' coperte fenópre : 
Di forchi némbi e <K péréntte ghiaccio. ; . 
Come a la Scizia -e a l' Iperboiee rocche . 
Alto torreggU,^ 19 n Jollcva il Jyjjpn^o; 

• Cod i avvalla e fi^Mofonda a f Aaftiù 
Verfo la. Libia ie.il iìfaCunoiie.adafio. • :r. ! 
Perciò l'Artico Polo. al nofiro guardo ''\''^' 
Sempre lì moftrarma TAùdral Ibi ppuiio 
Gli Antipodi veder, che fottòaipu^ '\(\ ^ 
O ftanno in altri fpaziofi Itjli • 
Gli altri popoli pur, ch'ai globo ìatorao] 
Diverfe. «ibican ledi , e fan la Terra 
Infoperbir di pqpolpfi regni, '^ : ; . 
Prendon dal variar.de l'ombre i nomi* ^ 

£ perchè errando pe 1: terreftre globp [hh] 

In^ 

lhh\ La Terra d* ognintorno è circondata dall' ac^e , il 
quale amaflb Mwrt fi chiama • Con fomma pròvidenxa 



in lociaic vominviviu te più cernute jnitaiuuif v pvj «via* 

niaiftrare alle nnbi i vapori, e alle fonti il-nvtrìnien- 
to . Secondo le diverfe regioni , che bagna « o la natura 
dell'acque, o gli Eroi, che ne fcoprììrono qualche trat* 
to , ottiene dtverfi nomi • La più vaila cftenfione vita 
detta OccQUoi il mare , ohe datt' Enfino catra dentro 



Libro Tenuti 121 

Infinita vedrai ' d' acque fia'gnanti 
Immenfa mole , che '1 circonda e ferra ; 
Quefto è '1 grande Ocean , che varj nomi 
Trae da le regioa , cai bagaa iiTtotilb. 
Quiadi Atlantico mar s^ appella V onda , 
Ch*ar Mauro Atlante fi travolve e frange; 
£ Perfico chiamiam quel che fui i lidi 
Di Perfia fremei ed Iperboreo quello » 
Che volvé al Boreal ghiacciato polo. 
Che pii^ rammenterò V Eufìno , il Bianco f 
Il Marmarico feno, e quel che Rodo 
L^ Egizio noma, o de T infido Egeo, 
Di Groenlanà» di Davi, e CafFa e Sonda 
I barbarici nomi? Affai tu puoi ' '* 
Segnarli a dito fu le Franche carte, 
£ 1 corfo ancora e le rigate terre 
Moftrar ficuro • Or lafcia ornai ch^ io volgt 
Ai varj abitator Teftremo canto. 
In quattro parti quefta immenfa mole [//], 

Che 



i«M^ 



nel Continente , e va lino ali* Eritreo , fi chiama Mc^- 
diterraneo » La natura di ^uefto elemento è diverfa dalla 

• natura de* fonti , de* laghi , e dell' acque terreflri ; ma 
fono le fue acqne falfe, amare e dìmiftofe^ la qual 
falfedine e amarezza gli è naturale fin dalla creazton 
del Mondo più verofimilmente , che a poco a poco dalle 
miniere di fai e acqniftata. In alcuni luoghi è cosi pro- 
fondo, che con funi, o altri arnefi non fi potè mai tro- 
varne il fondo , come attefta Olao del mar di Norvegia , 
e Fremendo del Pacifico. 

b'i] Gli Antichi cooofcevano foltanto tre parti nella Ter- 
za, Europa I Africa, Afii. Fu rìrnvato'lo fcoprirc U 



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1 2 X Deìr AflYonomìA 

Che gli uommiy le fiere^ i tnpati, i vc^ni 
£ l'altere cittadi abbraccia in feno. 
Cui noi Terra chiamiam , partono i Saggi . 
L'America di là dal mare ondofo 
Tal apre un' ampia e fmifurata fede ^ 
Ch'ella fola le tre altre in mole avanza. 
Ma l'anelante paflagger s'aggira 
Per erme arene e taciturne felve» 
£ fpefTo incolte terre e alpei^ri tane • 
Di popoli felvaggi e orrendi ceffi 
Andar lo fanno con tremante core. 
L' Àfia piti bella e piti gentil confina » 
Che d' immenfe città fa pompa altera • 
Di popolo ondeggiar vedi il Catai \ 

L'In. 



quarta a Criftoforo Colombo Genovefe , e il darle il no- 
me d* America ad Americo Vefpucci- Nobile Fiorentino. 
A tal propofito fi conchiude con una digrelfione fopra 
le illuftri Nazioni , che vennero a popolare P Italia • 
Curiofo/quefito farebbe, come gli nomiqi fianfi per tutta 
la Terra diffufi, e per le pii^ remote Ifole propagati. 
\Chi ne brama veder lo fcioglimento vegga T Opera di 
Annio da Viterbo . intitolata Eirofi Cbaldaei Sacerdttis^ 
reliquorumque cot^fimilis argumenti AuSiorum di Antiqui^ 
tate Italiae , or totius érbis Qfc, 2'omus prior « Tomus 
alter ^c. lA<me 1SS4- £ ne troverà fino a diciafiette. 
In quelli Scritti fi parla delle origini , e delle più re- 
mote antichità ài qnafì tutt' i popoli della Terra ; ma 
fi guardi il leggitore dalle favole per entro fparfe. Io 
folo parlerò degli Abitatori primieri della noAra Italia, 
in guifa però che prefib a poco ài tutte le illuftri Na- 
zioni faro menzione, le quali ad abitarla fi trasferirono 
dalle più celebri parti del Mondo; e in quafi tutta la 
digreifione mi farà ficnra fcorta l'opera belliifima del 
F. Bardetti intitolata Deprimi Abitatori shW Italia. 



' Libro Terza. laj 

L'India, là Fetfiav^ Nibaie» felice^ - 
L'Arabia moUeVc ia ^tmifa e negra 
Gente vedrefii dVEciopia e Battrp, 
£ Media , e i 'regni dei fuperbo A0irQ • * 
Quindi fi ftà dopò un marino firétto 
L'Africa, cui oegb Natura i doni ; 
È le forefie e T affocata fabbia 
Rimbombar! Tempre per rugiti ed urli 
Di tigri , leopardi ^ angui e leoni : 
«£ là vi ftilla col iQorbofo ardore 
Il Sirio adu(b gli aoónid e i fughi 
Mortiferi de. F erbe. Ah! lungi fuggi, . 

« 

Fuggi , socchier j da T Africane fpidgge, ' ^ 

Che ai mofiri agaal l'abitator rapace . 

Fa de i miler^rapiflfty oflrtnge in ceppi» . 

Jtìfìa Europa bellicola attrice 
HDi'^chiare geq» e~3ì virtJi. fi moftra • "' ; ' 

Qui vedi il pJròde Trace, il Daco errante, 
i II faretrato .Geta., il Greco indurre, 
; L'Illirico ppgnàcó, il faticofo 
' Biondo Alemanno, il forte Elvezio alpeftre; 
, Il colto Gallo , il grave Ifpano y e aduQp 
' Dal caldo, clima ULufitano eftremo*. ^ 
. Qui ì penfofo Britàn > lo Sveco , il Dano , 

• Il Polono guerriero, e a l'armi avvezzo 

* L' accorto Pruflfo , e il Mofcovita impera y 
'Il qnal fentiatn ch'or l'Ottomane torri 

Crolla 



124 Jidr ^/ìronomia 

Crolla tra V anni , e fulminando in mare 
S' aore il fentiei'o a la Leandria foce. 
Ma quella pa^te, phe piti Europa abbeUa, [kkl 
E tanto al Mondo fa flantar la fama, 
Tu , bella Italia » fei , cui 1 Ciel cortefe 
Die fu l'altre portar e fcettro e vanto. 
Taccio il tepido clima, i fertil campii 
I feroci dedrieri, i pingui armenti ^ 
I criftallini- laghi , i fiumi ondofi , 
Le torrtte città, le pompe e il fafto. 
Ma tacer non pofsMo da quali Eroi 
L* invitta germogliò toa chiara gente , 
Che ti fece iàlir fu V alltre in pregio ^ 
Di virtil , di valor , d' imperio e fdrza • 
Poco fia dir che da V Emonie fponde [//] .. 

Il 

*— — — Wi— — ^■■— ■ Il ■ '"'Il ^ mmmmmmmmtmmmmmtmmm 

Ikkj Non V* à Poeta , che non apoftrofi l' Italia o lodando^ 
ne i pregi « o rampoenando la mifera naufeata di tmti 
rimproveri . Veggo tal fogeetto eflere ornai troppo anti- 
co edufitatOf pare non lafcerÒ d* entrarvi, perchè fper« 
di tenere una ftrada del tntto nuova . L* argomento adun- 
Que del mìo lodar V Italia farà derivato dagli abitatori 
laoi primieri i pii!^ chiari e gloriofi fra tutt* i popoli » 
onde non riufcirà maraviglia, che da si nobili progeni- 
tori fiano pullulati tanti EVoi nelle noftre contrade » 
quanti non vanta tutta la Terra infieroe ; e fiano gcr« 
mogliati gV invitti conqtiiftatori del Mondo. 

im Ap^pena fi troverà regione nella Terra co^ ritiercata 
dagli ftranieri, qnanto 1* Italia « Tacendo per ora de* 
Liguri, Umbri e Taurifci, de^ quali caderà dà qui a 
poco il difcorfo , fette nobili Colonie trafmarine , in-» 
nanzfche foflfe Troja prefa da* Greci vennero in Italia. 
La prima e più antica è quella de* Ftiafgi » giunte» fc* 



libro Terz». fzy. 

Il Pelafgo animofo al Po s* annidi , 

E gli Arcadici gioghi Eaotro cangi 

Co r Adriache rive ; o che fu ì Tebro 

Giano bifronte il chiaro regno affireni , 

Che d' ognaltro maggior die leggi al Mondo . 

Boco fia dir che de'Cretefi il fiore 

Il gran Spofo d* Europa al Lazio addnca> 

E cogli anrei co(bmi e i dolci modi 

Faccia' forger de T Or la beila etade • 

Veggio fio d' Afia e del Scamandro ufcire 

Le Lidie prore e le Troiane genti , 

E 

condo Dionifio AlicarnafTeo , che pafsò dal Peloponeio 
nell'Emonia, detta poi TeflTaglias di là andò a Dodona 
ueir Epiro , t quindi , non potendo . il g^fi£e tanta mol- 
titodine alimentare, venne neli* Italia preflb il fiume 
Pò . Dionif. Ant, Roman, lib, l. pag. 14. 1$. 

I.a feconda Colonia è quella de* compagni di Enotro , di 
Peucezio, di Japige, e fors* anco di Danno , figliuoli di 
Licaone Re dell'Arcadia. Japige occupò iapenifola, 
eh' è al mezzodì , e air Oriente di Taranto e Brindisi . 
Peucezio il territorio di Bari e Venofa : Ilanno 14 refto 
di quella parte fino al fiume Tortore,. dove fono Man-, 
fredonia , S. Severo ec. Enotro la parte occidentale dell* 
Italia , e le die il nome d* Enotria * 

La terza Colonia è quella , che da Giano nativo della 
Perrebbia fu condotta dove Roma venne fabbricata . Si 

- veggano Dragone di Corfii preflTo Ateneo , TAutore dell* 
origine del Popolo Romano , e Plutarco . La quarta è 
quella d«' Crctefi , che fecondo un gran numero di Scrit- 
tori accompagnarono Saturno nel paefe degli Aborrige- 
ni, quando Giano quivi era Re. E^eb, Edit, Fallar/, 
num, 8;7. La Quinta è quella di certi Lidi , detti pofcia 
Tirreni , Etruici ed anche Tofchi , Nazione fiorenb'ffima 
• nella Tofcana fecondo Virgilio fino ai tempi d'Enea 
e di Turno • La fefta è quella degli Arcadi condotti da 



125 Deìr AjÌTonomU 

E quelle a T Arno de la Etrofca fama 
Empier T Italia e le Tirrene fponde ; 
-Quefle al Timavo e di Lavinio in riva 
Erger Città di Dardano ai Nipoti . 
Veggio fu i gioghi tuoi, felvofa Ofcela, 
I prò Gaerrier del vincitore Alcide 
Fermar lor fede , e germogliar gif Eroi , 
Che, quale il Date, ne le patrie infegne 
De* feroci Colubri alzto la fronte* 
Elide veggo e io Spartano Eurota ^ 
Veggio Itaca e Larifla e Loai cEubea 



Far 



Evandro nelle terre degli Aborrigeni, anni circa 60. 
avanti la guerra di Troja. La fettima è quella de*Pe- 
lopoAefi , reneati ^ Epe! deU' Elide , Trojani e Lepon- 
zj compagni di Ercole , che , oltre mólti altri paetì dell* 
Italia, abitarono ì gioghi 'd*Oicela, oggidì J>omo d^ Offitta^ 
paefe celebre del Lago Maggiore , dal quale ebbero an« 
tica origine i famo4ì Duchi Vifconti , de* quali lo ftem- 
tna fu la ferpe, che di Brcote poteva pur eiTerlo con 
ragione per le due ferpi da lui pargoletto ftrangolate , 
per' l' idra di Lerna eftinta . 
Si poiTono aggiugnere altre Colonie Trojane condotte da 
Enea a Laurehto , e da Antenore a Padova : I Lacede* 
monj parimente , fecondo Strabone , £ (labilirono a Ta- 
ranto, i Locrefi a Ippona, gli Euboici a Cuna fecondo 
Livio, i quali Cumani, al dir di Lattanzio fabbricarono 
Fartenope , offia Napoli , i Pili fondaron Metaponto . 
Sibari fu fondata dagli Achei, e i Cretefi e gì* Illirici 
unitifi agi* Italiani formarono la chiara Gente de* Sa- 
lentini. I Focei vennero nella Lucania, e molte altre 
Colonie Greche vennero in quel tratto d* Italia racchiufo 
fra Taranto e Cuma . a cui diedero il nome di Magnai 
Grecia . Finalmente 1 Popoli di Vannes dalla baffa Bret- 
tagna venendo iti Italia verfo V Adriatico diedero il no- 
me alla Venezia . 



Ubro TerzjD. 127 

Far ne T Italo fool di chiaro nome 

Grecia pii^ grande, e ne rAufonie Terre 

Ripullulare i Vincitor di Troja • 

Ma che gli Achei, gli Argivi, Ercole e Danno 
...£ cent'alirl con loro ia va^ cantando , 

Se qoand'Argo e Micene e Tebe e Sparca 

VedeanO/fol por la deferta fabbia 

Errar Torride fiere, Italia Jn feno 

Un popolo chiudea di prodi Eroi? 
O Liguria , Liguria altera applaudi [mm\ . ' 

Al 

Ifìtm] Tralafcio qui la troppo antica e favolofa origine , 
che 'lì da a* primi Abitatori della noilra Italia da chi 
^li fìi di&endere da una colonia condottavi da Noè icS* 

«anni dopo ài dilùvio , onde fa poi chiamata Noetria $ 
né peneremo a •difcredece.ydie lo fciavrato Cam vi con- 
duceflTe egli pare, alla finiftra del Tevere'le fue Colonie . 
A volere attenerci alfa' verità , i primi Abitatori furono 
1 Lipari . La prova principale i! e che al tempo , in cui 
Rickio , £liano , e altri moltiffimì Autori gli pongono 
nell* Italia , cioè prima del diluvio di Deucalione « niaa 
altro popolo vi ootea elTere giunto prima di loro • Non 
per mare , poiché la navigazione fecondo tatt* i più ac« 
ereditati Scrittori ebbe principio fol dopo il fuccennato 
dilnvio , come fi vedrà nel lib. 6. Solamente per terra ; 
ma per terra appunto effi furono i primi a venirvi . 

X loro capi furono Ligure ^ da cui preiero il gloriofo nome, 
Mares , t Cigno troppo tenero amatore di Fetonte . Que« 
ili popoli diicefera dai Celti abitatori della Gallia , per 
attediato di Polibio , Strabene , Plutarco « e pii^ per la 
loro tradizione } poiché fino ai tempi di Mario trenta 
milla Ambroni , offia Celti unitìfi a Cimbri ripetendo 
con grande fchiannzzo il proprio nome , udironfi rifpon- 

• dere da Liguri alleati di Mario , che Amhrùnt era anche 
il loro nome . paterno . 

Chi bramaff!^ udire. P origine di quèfti Celti tantp celebri 



128 Deir jt/ironmia 

Al Tuo Cigno giierrier, cb'a Te cogM^ 
La prode 9 invitta, bellicoià, antica 
Celtica gente > onde felice e prima 

. Ne 



nellQ Storie , fappia che i Celti diibeiidono da Gomer 
primogenito di Jafet . Quefta Nazione abitò la graa Fri- 
gia : dalla Frigia i Gomeri vennero tra V Enitno e it 
Cafpio , poi al Tanai , al Boriftene : paflfarono il Bosfo- 
ro . Thyras Fratello di Gomer fu fondatore de' Traci . 
Si gettarono quindi ali* Iftro • Da un loro corpo ebber 
principio i fapiofi Clmmer; , oegi Crimea , da un altro i 
Cimbri 9 oggi Danimarca , e la Jutlandia . Dair Iftro 
l^iunfero al Reno: ài là dalla Gallia Narbonefe calarono 
in Italia , e furono detti Liguri per la cagione fuccen- 
jiata. Strah^, JErad. Mem. four fervi''' à PHiJiùire des 
QauUs . 
Quefta dunque illuftre Nazione de* Liguri cominciò ad abi- 
tare la deferta Italia nelle vicinanze del fiume Pò, e 
da ^nefto nobil ceppo prefto germogliasoào altri felici 
rami per T Italia. Da loro.diCcefcro i Cozlani, che oc- 
cuparono r Alpi da lor détte Cazie^ e ii ftefero ne* ter- 
ritori di Snfa : ì Taurini , la di cui capitale era Tau- 
raGa > oggi Torino : I Veliati « che fi ftaoilirono in Luc- 
ca e Parma $ i Salluvj , che abitarono tra V Adda e il 
Teiino : gli Orobj , che popolarono le montagne , ov* 
anno la forgente l'Adige, il Mincio e il Lambro: I Li- 
bui fondatori di Brefcia e Verona , >gli Euganei , che 
arrivarono fin preflb Triefte , i Medoaci , che formarono 
11 porto di Chioggia, i Sicani abitatori della Sicilia. 
Cluverio nella fna Italia antiqua ftampata in Leiden il 
16160 Ma la lor gloria maggiore fi è che quefta bellif- 
fima Regione fu detta Italia da Italo Re de* Liguri 9 e 
che a loro fi' deve l'origine di molte Arti, fra le quali 
di quella del cavalcare ritrovata da Mares, il quale 
montò accavallo prima affai di Bell erof onte e de* Lapi- 
tiy e (iella Poefia e del Canto, onde Socrate invocando 
le Mufe lor dà 1* epìteto kiy^mf* e nell* operetta dell* 
ammirabil forza di dare i» Demofiene alta pag. 166. tra- 
duce così : ^ve fropter cantUs fpeciem , ^ve froptir illam 
Li^ursim 2faiionetn b9Q nomiu babuiftit. 



Ubro Terzo. 129 

Ne ritdico fool tacito ed ermo 
Vedefti amane gonne e umane forme. 
Da Te qual da vivace arbor feconda ' 
Scefer gK Orobj, ed i Marici audaci 
Domator di deftrieri , e i Libai a T armi 
Nati ed al ferro. Per Te l'ardue rocche 
Sorfer in cima a le pendici alpine ; 
E per Te T Adda, 51 P6, T Adige e Trebbia 
Dora , Mincio e Tefin van piìr faftofi , 
Perchè avvezzi a cozzar co' nudi fcogU 
Or d^ altere città lambon il piede. 
Per Te le Siciliane antiche genti 
D'A'gatocle q Gierone al chiaro regno 
Già dan principio; e già d'Italia il nome 
If' Italo tuo fa rifonàre al Mondo, ' 
Ch òde penfofo e ne paventa il grido. 
Ma piti veggo per Tè r incolta Europa ~ 
Farli leggiadra e ingentilir ne l'arti, '" 

Onde prima inventrice altrui fai dono . 
Or degli Umbri dirò, che fcender veggio [nn] 

I Da 



Inrìì Ai Liguri chiamati ancora Ahorrigini per la loro anti- 
chità vengono dietro gli Umbri appellati Indigeni per 
ciTere pur elfi antichìffimi Abitatori dell* Italia . Dadi 
Apennini calarono in Italia i Celto-Ligiiri , e dair Arei 
gli Umbri, che furono phr eHì Celti, offia delle Gallie 
chiamati dagli Scrittori Galli per anticipazione . La loro 
fede fecondo Probo ed Erodìoto era alla foce del Lago 
Lario, e di là fi fparfero per 1* Italia. Da lor nacquero 



* 
\ • 



f 3 o DdV Aflrommia 

Da la tua foce , e da tuoi gtcghi ameni • 

mìo Larie gentil y fede felice 
r Degr Ital primi e di bennati ingegni ? , 

Dirò conte da lor nacquer gì' Infuòri, 

1 Sabini animoS , gli Ofci antichi , 
I prodi Aarunci reggiror di regni , 
£ la guerriera gioventù Sannite? 

£ come il fuolo , che tra T Efì giace. 
Tra l'Adria e il Rubicon , trae d* Umbri» il nonae) 
Dirò i Tauri&i) che dal Svevo clima . 
Varcano T Alpi ? E farò fegao al plettro. . , 
Le Noriche icaftelU » .e T ardua; foce 
Del Rodano fonante, e il fìer Leponzio^. 
L'acre Salluvio e il bellicofo Reta? 
Qui i anefla ) o mia oaufa , aadace aflài . . 



gr Ifumbrì , o lAfnbri , e iaoltrandofi entro il Continente 
occuparono quella regione , che fi ftendeva fr« 1' Adria- 
tico , e i fiumi Robico<iq , Tevere , Nar ed Efì » eja» 
chiamarono Umbria , e fra gli altri popoli da loro eb- 
bero r ajigine. gii : Àextinei \ il oni gran: domifM* coti 
defcrive Diontfio Periegete ^ il quale per AufonJ ioten- 
^ gli flelfì Aurnnci , v, 98* 
Ai lawmn vero Anpmiwum expoudilur immefifui Uthmus ^ 
J^onge porreéius , tribus circumfluus maribus , , 
Ti'yrrenoy Sictiloque ^ att^ut Adriano aiventante. 
In fiiK dalla Germania vennero neir Italia giù per PAlpf 
Noriche i Taurifci condotti dal Re Tauri fco . (^udli 
erano della celebre Nazione Germanica , che fi fa di- 
fcendere da Afcencz primogenito di Gemer . Da qtìeftl 
traiTero origine i Reti , i Salaffi , la cui capitale fli Avo- 
ila , ì Leponzi abitatori del Lago Verb'ano • 



Libro Tefzjo . 131 

Nel premer T orme di' sì chiare genti' . 
CoQ debil Iena • Che fé fervid' eftro 
Agitatore alto ievafle il canto , 
Potrefti dir come i faoi figii invitti 
U Italia vide folgorando ixx guerra 
Scorrer il Monió, ^e ipopgli ' legge e freno* ' 
Potrefti dir de-frolverofa eadufta , 
E molte il cria di militar ftidòre 
Aacor sfaviHa dal gaerrièrfembiance 
Tal tiatiim faeità , che viike e alletta 
Anco i nemici e i più feroci còri» 
Là Bellovéfo ed AtinibUl fo PAIpi M 
Finger potrefti>ch'à le iftàttche fchiere 
Moftran il dólce eHma e ir Indio ameno. 
Colà fFèutoAi e Ctmbris « fin da 1 fpeehi 
De r Offa feftreraa i LorigobJirdi e i Goti . 

\po\ Chi può tatt' i po^li ttranieri contare , clre calarono 
in Italia ? Note a ognun Cono le Colonje condottevi dalle 
Gallie da Sigovefo e Bello^efo , e le^ defciizrònf ♦an- 



taggiofe, che fecero di nuetté paefe a lor Soldati, fra 
gli altri Annibale, per allettarli. Ogpi Autor parla àel- 




fuoi Vandali, de* quali altrove verrà il ragionamento. 
Oggidì pure quanto tì è guerVeggiato dalle maggiori Po- 
tenze d'Europa per porvi il dotitiaio. Ma la pSjii HHU 
lode mi fembra eh* ella raccolga in Ceno tante Profapie 
Principefche e Reali delle piti antiche e più ftlùferì di 
tutta Europa . Bafbi rivolge^'c attorno lo fgiiardo a' Frin* 
cipi , eh* or vi regaand , per rimanerne convinti • 



1 5 2 Dell' jAfìromnAa 

Vedrìanfi ufcir a far d'Italia acqaUb; 

£ a mea remoti dì vedrianfì fpeflò 

£ r Ibero e il Gertnaa , T Inglefe e il Gallo 

Tra loro contraftar per porvi il feggio* 

Ma quel ch'aflfai più vai, Principi e Regi 

Vedrta T Italia da (Iraaieri ^liéi 

A lei portar de*piili famofi ceppi.. 

I germogli , gli Eroi , la gloria e il nome* 
Non vedoa Dora e Po forger altero 

£ r Eftenfe e il Sabaudo Arbor vetofto ì . 
Non veggon Trebbia ed Arno e il bel Sebeto 
L' avventuroTe frondi e gli aurei, rami 
Pullulare i Borbonici germc^U? 
NoQ'Vede Italia tutta al Ciel levarG 

II Lauro Imperiai , T Anftriaca Pianta » 
£ in pia tralci diftefa empier di luce 
Bartenope , T Etruria* , Infubria e Taro ? 
Deh sì gentil Arbor felice al Cielo 
Sempre frondeggi, e rabbellito e cdto 
Da la man iàggia de rAuftriaca Diva 
Degni del bel lavor frutti germogli ! 
Entro r amiche frondi al rezzo aflìeda 
La lieta pace » e la vittoria annidi , 

£ r Aquila real vegli a difefa » 
£ fol fi parta per tornar veloce 
Gli allor portando nel dorato rpftro. 
Kon di Aagìone, né di tempo edace 

Onta 



Zibro Terz». 13 j 

Onta mal lènta , b lìgi^iofo e tetie 
Crefca fecondo a sì fablioie altezza. 
Che co' vivaci rami ombreggi e allegri 
KoQ libo e Italia fol , ma il Mondo iatera • 



Firn del libro Terzo. 




lì 



pBu: 




134 

ASTRONOMIA 

IJStKO QtTAK.TO- 

là Taerio fentier riprendo e fento 
^' Sonar al tergo le Dedalee piume, 

Tao dono, o bella Urania • Ecco giàtafta 
S* afconde Infii|)ria e la Città Reina : 
Ecco r Italia fugge : ecco la Terra , 
La fmifurata Terra un punto affembra. 
O di cl^ vaghe aurate delle vegga, 
O di che ardenti faci ir Cielo adorno, 
O di che deità, cui fiammeggianti 
Ametidì , e piropi , e T oro , e l' odro 
Fanno il crin lampeggiar , lo fcettro , e il manto ! 
Ma perchè fpaziar libero pofTa [a] 

II 

[a] Per evitare la confufione, e per fegnare una qualun« 
que ftella fenza dare a ciafcaaa un proprio nome* 
anno gli Aftroaòmi divifo il Cielo in più groppi , offis 
amucchiamentt di ftelle , in ciafcuna delle quali fegna* 
Tono una figura a capriccio, come d*un montone t d*uiì 
drago , d* un ercole ec« ; in guifa che tutte le ftelle , 
che compongono rammalTo determinato, iìano rinchiufe 
nella figura fegnata , e corrifpondano alle fue ditFerenti 
parti , detle quali prendono il nome . Per efempio , re- 
gnandoli il Toro, quella che rifponderà all' occhio, 
fi chiamerà ftella^ deil* occhio del Toro » e cosi li dica 
deir altre • 






'" De II* Agronomi a Libro Quarto •135 

II pie tr^ gir aftri , né V occhio erri invano 9 
T'interterrò moftrando i nomi e il feggio 
Della ftellata innutnerabii fchiera . 
In due vaffi emifpen'^if Ciel fi parte; -^ 
V un verge all' Aqiiiilon , e T altro atf Auftro , 
Ambi delle Tue (Ielle adorni e chiari , 
Cui ne'proprj confin addotte, e ehiufe ' 
Dirai codellazion di Per fea alato » * 
O di Tiirinzio , 6 d* altro prode Eroe 9 • ^ 
Augello ) b fera, cui T Egitto, o Atene 
Con cento altri Qrfendor féguaci e ligi * 

Locò nel cielo, o cui fi fero'i nomi ". *^ ^ 
Sol dopo l'arte <f aggrandirle al ciglid. 
Là ve r artico Polo alto fl moftfa [*] 

I 4 

ib} Le più antiche ofTervazioni intornò al numero dflle 
ilelle AiriMO fatte da Timocari e Ariftitlo « jocx inni 
in circa pcima della naCclta di Crtfto « Quindi Jpparco 
di RodF reco i^o. anni in circa avanti dell* Era Votgare 
un Catalogo di tutte le.ft«Ue yi1ìbiii« e s6o. anni d^po 
lui Tolom^a Aftronoma d* Aleifandria pubblicò uà. no- 
vello CataloKO 9 che conteneva ì naini e le pofizfbni 
di 1026. ftelle , e né Bstmò 48. CofteUazioni « ciqè si. 
nella parte Settentrionale, 12.' attorno dell* Ecclittica , 
e 15. nelU putQ Auitoite • .. ': 

Coflellazioni àelV EmisftYo Seitentrionati • 
V Oria magglocfi « V OdGi hujiai»^. Dcagooa ^ Qm&ui^Jìoq^ 
te , la Corona Boreale , Ercole « la Lira« il Cigno , Caf- 
fiopea, Perfeo, T Auriga « il Serpentario ^^ il Serpente « 
Il Sagittario ^ 1^ Aquila ^ il Delfino , il Cavalco OTtnacc, 
Fegato, Andromeda , irXriangolo • (lui&di ven^góno le ts* 
Coftellazioni dell* £60litti<;ia a Zodiacp già deferitce 
nel lib, u • " ' 

\ 



- / 



i^6 De ir JflronomU 

Di nebbie avvoho, e di cerulee nubi, 

Fìanuneg^Q pria la Ciaofara un tempo 

Fida foriera alle Sidonie prore » 

Ad Elice alle Graje : Elice altera 

Di fette aftri laccati • È^vcèx Boote 

Guarda , ma fotto le ferine fpoglie , , 

V\\x noQ ravviai da fuoi ftrali ancifii 

Mifero Figlio T bfelice Madre • 

Quindi il fier Drago dall* aperte nari 

Fiamme fpirante con immenfe fpire 

Lubrico fi travolve. Il grande Alcide 

Col pie gli preme lo fquammofo dorfo.' 

Colà tu vedi con ferena luce 

Di Berenice biondeggiar la chioma ^ 

£ folgorar TAriaduea corona 

Dalle Linci di Bacco in cielo addotta. 

Né Inngi fplende il Serpentario, intorno 

A cui fan cerchio atre cerafte, e nodo. 

Il rapace avoltojo ì carvi artigli 

Contro gli ftende. Ivi fcintilla il Plettro > 

Al di cai fuon \t rocche Rodopee 

Fean con T alto Fangeo Eco dolente . 

Gniz^ 



Cojiellazktti delT Emisfero Au/irali, 
La Balena , V Orione , il Pò , la Lepre , il Cane maggiore , 
il Cane minore , offia Procione , Argo , V Idra , la Cop- 
pa , il Corvo 9 il Centauro , il Lupo , V Altare , la Co* 
Tona Meridionale , il Ftb$ Aqftrale # 



Uhfo inatto: / 137 

Guizza a lai jMrefTo T sigile Delfino» 
Che il caaoro Antioa al lido intatto 
P^prtb fu 'i dorfo* O d'Apollinea cetra 
Dolce armonia I che fin i gonfi flutti 
Puoi del mare addolcir col flebil faono » 
£ a pietade deftar i muti pefci ! « 

Ben colui d*irta quercia à cinto il core 9 
£ r intelletto d^atro^velo avvolto » 
Ch& non piange al tuo duol, aurea téSudo* 
Tu i fier kon, tu le rabbiofe tigri 
Seguir fai Torme del Cantor Febeo; 

Tu i duri cor intenerirci e fnodi, ' 
£ fai tra iJpechi e le fquallenti felve 
Sorger cittadi • Degli Eroi tu lei , 
Tu fé* de' Numi la vivace fama , 
E più 1 tuo fuon y che cento (latue vale 9 
Che gli Acaici allor, o bronzo^ o marmo. 
Quindi vedi aliar con grave rombo 

L' alma Aquila Real , che agli anni antiqui 
Col Romano Guerrier vittrice i vanni 
Spiegò dal Tebro al Babiionio. Eufrate » 
E eh' or éA pi^ode Imperador deli' Iftro 
Di fcorrer s' apparecchia fulmintudo 
Altre terre > altri regni . Ai bèi cria d' oro 
Cui l' aura increfpa , ed al brillar del ciglio 
Il vago ravvifar Antinoo puoi : ^ 
Al roco gorgheggiare» al bianco dorfo 

II 



• ^ 



1 3 S Z)f //* AflrommU 

Il Dioneo angello , ai,* fren ' botato , 

Che rimordendo d'ampia ìfpuma imbianca ^ 
Air ondeggiar del crine , at pie fofpefb 
L* animofo corfier , che fuggitivo 
Fé fa '1 Pindo fgòi^ar Tonda Dircea. - 

Seco annitrir agii Poliedro afcolti, 
Che fcalpita il terren, sbuffa, e s' impenna « 
Cefeo per -fcettro , e per beltà fnperba 
I CafTiope' fplende , e la tremante Figlia 
Le fegna lagrin^ando il bieco mo9lro , 
E le tenere mani al fcogtio avvinte; 
Ma Perfeo -di piti (Ielle adorno il manto 
Lo feudo imbraccia , e col Gorgq^ tefchio 
Fa pietra divenir Torrida cete. 
Qui pur raggia il Trigono, e curvo. auriga 
Rota la torta sferza, a cui nel tergo 
Di nembi ap^ortator fplendon gli agnelli. 
Poi gli fplendor, che già cantai, fan bella 
L'*etereà Faftia. Gli altri alT andrò aprico 
Volgon da B^rea, e la B;^letia immane 
Ampia parte di Ciel col «corpo ifigombra* 
Poi rofleggia Drion di fpkàda^armato , 
E cinto il cfifa di prooeliofe nubi . 
Non fi creda il nocchier , aHorch* ei forge , 
Fidar gli abeti impunemente alTonde, 
Che terra e mar co' turbini fcompiglia. 

Guerriera £ùe gli kanipeggia al dorfo ^ 

E 



l.ihro Quarto. 139 

È ceruleo fplendor le ptante e l'fena 
OrrìbilmeRte altama . Ivi cblt'uma 
Di denfa pioggia ampi torrenti elìce 
D' ogni fiume Signor il Pò fonante . 
Palpita , e trema l'oTecchiiita' lepre 
Per r agii can, che le fla fopra, e fiera 
Le anela al tei^. A lui vicino latra 
L'aridS Procion, che ì campi aAigge. 
Colà vedrai ne' pari raggi imtnerfo ' 
Il nero Corvo, la fputnante Taiza, 
La tortuofa Serpe, il fier Centanro, 
Il famelico Lupo, l'Ara, il Pefce, 
Ed il real Diadema. In quefla parte 
Argo fiammeggia, e le fublimi antenne 
Ud tempo onor delle Peliache felwe , 
E gli fcofli da Borea alberi , e làfte 
Sparfe ti modra di fulgenti Ideile. 
Aggkigat gli afbi , coi lì fero i nomi [f] 
Sol quiBdo all'Avftró a^ropisquar te ptate 
L'ar- 
re] U K.ivigMÌone a ftocurato ai moilcrni Aftrnnnmi it 
modo i!i anjar ad oCTcrvare le parti ikll' EmisFcrn Au- 
ftrale incognite agli Antichi, e le ^aali anche noi «vre- 
aa Ignorate, yaichè tin gran niimera di (quelle il^llc 
non coirli ari reo no damimi fu 1' Oritzontp in Enrtipa . 
Perciò i:. altre Còltelliiziiini oltre le dg- di Tolomeo 
fi fono aggiunte , e fona le fegnentl : il Pavone , la 
Gru , r Oca l\inericana , la Fenice , il Pefce volante , 
r Idra marchio , ìl Camaleonte , 1' Ape . 1' Uceello di Pa- 
txtifo, it Triansòlo Aafttalc, l'IodìanD, l'Antinoo . 



140 Delf Aflronomia 

L'ardito Franco, e TOlUodere ofaro. 
Qui veggioQ balenar l'oppofte genti 
La Fenice inamortal, redemo Grne, 
L'Indian di faetta armato e d*àrco. 
Il facrato a Ginnon Pavone occhiuto, 
li Felce voiator » i' Oca (tridente 
£ quel leve animai che d'aria vive; 
L' Idro fquammofo , e la Triquetra fiamma , 
Che fra tutti i fplendor par vada altera 
Pe \ vago matematico fembiante. 
Pe' manca in Ciel TApe amorofa indurre. 
Che nell'antro Ditteo già diede cibo 
Tra *1 fuon de liAri al Pargoletto Giove • 
Né fenza alta ragion sì varj nomi [^] 

Eb. 

M Per argomentare 1* origine de' nomi dati alle ftelle ri- 
ferirò come dagli Egiziani furono dati Ì nomi ai Segni 
del Zodiaco . M. Fréret rapporta tai nomi ai dodici 
precipui Numi degli Egiziani , che prefiedevano ai do* 
dici mefi \ M. Loqnet a Geroglifici s M. Schmidt alle 
Divinità dTpreflTe in tre fegni . L'Ariete facro era a Giove 
Ammone, il Toro ad Api , i Gemelli ad Boro e Arpo- 
crate « il Cancro ad Anubi , ed Ifi , la Bilancia a Tifa- 
ne, il Saj^ttario ad Ercole, il Capricorno a Pan o a 
Mendes , i Pefci a Venere , il Lione al Sole e ad Oiirì • 
Cosi pen&no Igino, Proclo, Eufebio, e Kireher. 

JKa l'Abate le Phiche porta diverfii fpiegazione . Secondo 
lui r Ariete fu pofto' nella primavera dagli Egiziani , e 
datogli tal nome, j>erchè allora le agnelle deponevano 
sii agnelletti \ il Toro nel mefe feguente per la fecon- 
dità delie Vacche , i Gemelli per l' nbertà dèlie Capre » 
il Cancro per la retrogradazione del Sole « il Leone pe'l 
calor della (bigione , la Vergine con la fpiga per le rac- 
colte , la Bilancia per l' eguagUania de* giorni con le 



Libro J^uarto. 141 

Ebboqo gli Aftri. Qaal dal ftrano afpetto . 
D* Augello, o Fera, o modraofo ceffo 
Chiamò l'antica, e U moderaa etade • 
Quali chiamati far da forti iaAQfT], 
Che attraggon feco al mondo, e quai dall'opre. 
Che al lor lieto fpuntar quaggiù fi fanno • 
Chi de' paterni Dei , del faggio Ofiri 
Del latrator Anubi , d' Horo , e d' Api , 
i Nemeii fatai , di quel «he Deb 

AI 



notti , lo Scorpione per le malattie dell' aotaono , il Sa- 
gittario per Ja caccia. Il Capricorno indicava il tempo, 
quando il Sole ritorna, e i Pcfci Tufo della pefcagìonc 
alla fin? d' invemp . M. Newton rapporta tai nomi alle 
favole Greche 5 altri gli derivano dalle cerimonie reli, 
giofe degli Etiopi, Egizj, Fenicj, e Caldei 5 altri dalla 
fantaua degli Agronomi. 
Per apprendere il nome e la collocazione delle ftelle è 
daopo aver grandi Carte celefti, come quelle di Bayer. 
quelle del P. Pardies, di Royer , di Senex. o ancWe 
^f' Atlante celefte di Flaraftead , almeno un globo 
celefte affai groffo. Quindi in una notte ferena conviea 
trovare in Cielo alcune di quelle ftelle , che fon note a 
tutti , come per efempio quelle che gli Aftronomi chia- 
Ijano le Fkjadt , che fono un ammaflS di fei ftelle nella 
Coftellazione del Toro, ovvero quelle che fon dette 
i tre Ke^ che fono le tre ftclJe del brando d'Orione 
o pure le fette , che fi appellano il Carro di Boote, chi 
fono le fette principali ftelle della grand' Orfa . Ciò cfe- 
guito , è duopo ricercarle nelle Carte , al luogo ove fono 

^"n^^ii^S-*^^"*^*?"*» e pofcia fi difporrà la Carta quali 
nella ftcffa maniera, che le ftelle riconofciute lo fona 
in Cielo , e di mano in mano fi troverà il nome , 1* or- 
dine e la figura delle Coftellazioni, facendofi il para- 
gone di CIÒ che v^dcfi in Cielo con qucUp , che fi tio- 
va IO fu la Carta • , 



142 Deir Aflfommìa 

Al Mondo dte<le , di Tirinzio , ed IG 
Alle lucide fteUe i nortìi impofé; 
E chi chiamolle dagl' illaftti Eroi , 
Che col fenno e valor, coli' ardue imprefe 
Fioo alle fteile andar noti per fama. 
Non i giorni poltrir in ozte vile , 
Non gemme ed auro , né fulgor di fcettro , 
Cui toglie cieca forte, o il tempo rode. 
Ma la bella virti^ , gli egregi &tti , 
L*amor del retto, e gli onorati (ludi 
Ci fan falir del Ciel Tedrema altezza. 
Ma che m'affatico io moftraado al guardo \t\ 

Ad 

M LMnvenzione de' Canocchiali contribuì molto ad In- 
>;roflare il catalogo delle fteHe , e a formare nuove Co- 
ltella/ioni anche nella parte Settentrionale, di modo 

' che Ticho Brahè nel 1600. , Evelio nel 1670. Anno tef- 
futo un piìì àmpio catalogo . Flamftead Agronomo In- 
glefe nel principio di qtiefto fecolo ridùflfe & 3000. il 
numero di quelle flelle , che fi oflcrvano col Telefcoo 
pio 9 il quale è ftato accrefciutò di piil mfgliaja dall* 
efatto e iempre infaticabile Abate de la Caille. Alcune 
fteile fi conofcono folamente coir ajuto del Canocchiale • 
In una notte fereha al piil fé ne conteranno col nudo 
occhio 1200. Se poi a noi fembra di vederne miilioni , 
Ja ragione fi è , che qne* lumi vivi e fdntillanti fanno 
delle impreifioni troppo frequenti . Cionondimeno , per- 
chè fé fie fcopre un numero fempre maggiore di mano 
in mano t che i Teiefcopi fi perfezionano, fi dee cre- 
dere che fìa Coralmente impoUtbile il numerarle . 

Si' vedono ancora in Cielo certe piccole macchie bianca- 
fttte f che li chiamano StdU 'Hehulofe . Andromeda è una 
di effe , ed Orione . Ve n* à un* altra nella tefta del Sa- 
gittario, la di cui fcoperta da M. Kirch s*attribuifce 
ad Abramo Ishle : ut' altra ne fcopri io fteflb Ishle ver« 



JUbro Quarto. 143 

Ad una ad. una le (Iellate fìaniqiet 
Cui chi vorria contar, potrebbe ancora 
Saper quante fu Terme Ar^be (ponde 
Il Sirio affoca polverofe arene, 
O quanti nell' immenfo Indico mare 
Gli Oracan turbinoli innalzan flutti • 
Altre, che foa d'innumerabil torma ^ 
Sparfe fcintillan per gli eterei vani,. . 
Cui rocchio fceroe nelle notti appena 
Piìi limpide e lereu?. Altre gelofe , 
Del lor aurieo fpleador ne* piii alti carchi .. 
Vagando, vanno al mortai ciglio ignote^ , 
Ch^ forfè fian , fé l'inventrice affini 
Ottica 1 vetri e le conveffe lenti , 
Da feduli Niooti attratte all' imo , 

* • • • 

E tracciati i fentier, e avvezze al freno 
i)* imperiofo Aftronomo fagace» 
Altre che fol pè* lucidi fpiragli 
D' Anglici vetri , e di Francefi tubi 
A noi trafmetton moribondi i raggi , 
Se vanno indeme a ribacciarfì in fronte , 



\^ 



fo il piede fioreale d'Antinoo, e Caflini un* altra nel 
1714. in Ercole. Altri ne fcoprirono in Caffiopea , in 
MeJufò , nel Cigno , Sascittario , ec. Neir Emisfero Aii- 
ftrale A V Abate la CaìUe fcoperte 42. I^ebulofe . Due 
prelTo il Polo Auftrale aflai bianche fon dette Nuhi iti 
Magfitanof é dagli OfllandcG e fi^nefl 2/iAi'di Cafe . 



1 44 -^^'^^ Aflfonomìa 

£ per lo folto ftuol brulica il calle ^ 
Spiegan candido volto, e bianco amaranto, 
E raffomiglian le terrene nubi 
Ond'efle nubilofe Urania appella. 
Non 4' ape Iblea fufile cera, o intatta 
Nevo(a falda , eh' Apennino imbianchi , 
Né puro latte, o verginal liguftro 
Seco in purezza a gareggiar non forga. 
Tra quefte fplende di Giunon la vìa [/], 
Che dal latteo color di latte & *1 nome^ 
Per cui fi va degli immortali Dei 
Al grande Olimpo , e alla Màgion di Giove • 

Ne 



r/i Tra le ftelle Nehulofe la più celebre fi è una fafcia, 
fpecic di cintura d* un colore lattiginc^o , la qnaW 
perciò fi nominala Via Lattea^ oflia Gallazia^ Ovidio 
così la defcrive nelle Metam. 

Efi via fuhlimis Coeh manifia fereno , 

IjxBta nomen babet , candore ttotahilis iffo ; 

Hoc ittr 9fi Superis ad Mt^i regna Tonantis , 

Regalemque domuin . 
Ridicoli fono i (ogni degli Antichi fopra qnefto candore . 
Ariftotele lo deriva da' vapori qua e là ondeggianti : 
FoEidonio da un ammafiamento di focofe particelle i 
AnafTagora dall' ombra terreftre , che fin colà fi ftende : 
s Pitagorici da qualche (bella abbruciatafi » e caduta dal- 
la fua fede . Ma migliore è V opinione degli Aftronomi 
t noi più vicini. Galileo e Caflini attribuifcono queiU 
bianchezza alla foverchia lor vicinanza , per cui la luce 
' (t confonde . Tal fentenza non e tanto nuova , poiché 
Democrito difie )o ftefib . L' Abate La Calile , e M. de 
Mairsn penfano il tutto accadere per le atmosfere di 
più ftelle infieme frammifchiate e rifrante , e fembra 
quefta opinione piik probabile , 



Uhro Quarto. 145 

He d' altro vico la biancheggiofite flrifcia , 
Che da pit tenui rai d'adri infiniti 
Tra lor midi , e confali e inlieme avvinti ^ 
O dalle vaporofe ampie ataiosfere 
l>i mille delle, che tra loro attratte 
S' artan , tenteonan , e rifrante e fparfe 
lòfomo fanno biancheggiare il Cielo. 
Qpal da limpida fonte onda che ftilla» 
Se ferpeggiando per roufcofi feni» 
Argine trova, i liquidi criftalli 
Frange ritrofa, e gorgogliando arretra; 
Ma Tana all'altra con alterno impalfo 
Accavallate le correnti linfe , 
S' ingorga e (bride , e col lottar $' inalba ^ 
E fa in alto falir le bianche fpume . 
Or fé brami fcoprir tja gli aftri tutti [^] 
Le fiffe ftelle, il lor fulgor vivace 

K D^ 



[g} I Pianeti , fé crediamo a* noftri fenfi , ci fembrsino 
tanto lontani , quanto le ftelle • Quindi per non ingan- 
narci bifogna ouervare, che una ileUa fiammeggia per 
vibrazione , il che fi chiama moto, di fcintillamento \ lad- 
dove il Inme d'un Pianeta è ^\^ uniforme, e più tran- 
quillo . Ora di fiffatto fci^itillare efler ne può la cagio- 
ne o il rapido rotarti degli Aftri , o molto più il lor 
lume vivace e robufto, che'pereotendo e ftringendo le 
pupille ne induce \\ ^tqqre. £,in fatti Veeere e Mer- 
curio a oiel fereno uiolto tremolano € fcintillatfo , per- 
chè qnefti Pianeti fbno.fbrtfiti.dt viva luce; all'eppofte 
£oco fcintilla Marte , e niente Saturno , Oiovt 9 e te 
una 9 perchè da {ama lue t fdfta iUonùnati • 



1 46 Dtìì* jiflronwTìia 

Daratti chiari fegni. la vaga guift " 

Irrequiete fcintillar le vedi, 
E con lucidi guizzi , e a Calti , a fcofTe 
Vibrar incerte i f remolanti raggi 
Invaa tu fperi che nell'aurc'o difco 
Il fiammeggiante tremolio fi pofi j 
Che mai Tempre s' increfpa , oadeggia ^ e fariUar 
Colle rotanti rapide fcintille, . ^. 

Kè già credMo che fenz' arcana forza 
Cotanto guizzi la (Iellata luce ^ 
Ma ciò forfè addiviene o dal veloce 
Rotar deir Aftro , onde fra lor confai! 
I Iqminofì corpicei tremante 
PingOn r immago , o dàgl' immenfi lampi , 
Che col foverchio fiammeggiar vivace 
Abbarbagliin le luci , o perchè t i^aggf 
Degli opporli vapor varcando i nembi 
Percoton fiochi e vacillanti U ciglio. 
Io noli' votrei pert> -rfìe^ quan do ifivit»--^ 
Limpida notte v^iopjpu il manto • i 

A contemplar le fcindllaats Aelle 
Tu le ccedeflG n^ir Olimpo infitte , 
,p9me zafiro orientale, ó perla 
' DeU\Egizie marenfwiè ad aureo anello 
l.DJ,U"e»(,fpQfa,,)fM J* ^loJii Jmpffff '. ' , :"••;* 

^■iVIutiìtetóii t cdM. Aghi «-fcioitó* ' ' 
Erraa le delio ) ove Uloi^,, o l'aiusiV 

Le 






Uhro Quarto . r 47 

Le fpìnge e move, e 'a/aa balia trafporta. 
Ma perchè nel vafto etere ondeggiando 
Serban' Tempre tra lor difbnza eguale, 
Né mai l'aoa s'allunga, e l'altra arretra, 
Sembraa pigre giacer nel feggio (leffo. 
Se tanto poi rappicciolir le vedi [A] , . 
Che il nudo ciglio le difcerne appena , 

K » Poo 



W La diftafizt delie Fiffe è immane, né finora s* è tro- 
vato metodo per determinarla , non effeadofi potuto 
fcoprìre parallafli alcuna . Ciò nondimeno il Si?. Maske 
lyne Aftronomo Ingiefe propofe il dì 26. di Qiujjoo del 
1760. alla. Jopieta Reale la parallaffi del Sirio, deducen- 
dola dalle bflefvaiioni dell' Ab. U Cailie fatte al Capo 
di Buona-fperanza, la quale addita, che la diftanza^el 
Sirio per riguardo alla diftaàza del Sole dalla Terra è 
di dianiefcri 27^0^ Lo fteffq fi è offervato nel!' Ifola di 
Hant Elejia coir Qccafione del paiTa^jia A\ Venere ; ma 
il Sirio è H (btta più lucida, e piar proffima; Si^no 
offervazionj d'altre Fiffe, che s. appreATano al noftro 
Zenith, nelle quali ninna parallaffi (enllbiie fi ravvifa 
onde ò, deduce, che gli Aftri fono a fmifurata dtftanfa* 

Da ciò ne deriva, che le ftelle fono corpi per fé fteffi 
luminofi , non potendo a tale alteziia fmifurata arrivare 
la luce del Sole sì viva e brillante, mentre affai j>iù 
al baffo, come in Saturnio, tanto illangtiidìfce . ItfTe- 
condo luogo li arguifcc , che U loro ^r«^d««2a è aìaie 
no eguale a quella del Sole , il che àn tentato di oro- 
vare con calcoli Ugenio e BoTig«er argomentando ;.\he 
Il Sole a tale diftapza in fimil foggi» fi, rappi^ciolinpb. 
be. Gli Aftronomi dividono le ftelle in più claffi e 
chlamaiio ftfllc. di w«a graadeaza autt^ uhe fono fiù 
brillanti , come il Sino , l'Arturo , Aldebarara . La fni- 
ea della Vergine, Procione > Rcjjalo, la Lira, Foma- 

« » ^^\ì r^^^^^^f ^^^ &90, uà pwo nica. lyminpfe ap- 
pellano di feconda grandezza , e così di mano in mano 
fino a fitte e ottO'Ci più :4iyifitm.. 



i 4$ Deli' J/frmomia 

Fon mente che ritrofe ai piik alti cerchi 
Lunge dal Soie» e dal falcato Name 
Ergoafi in gniià , che né Febo i raggi 
Puote lanciarvi» né Satarno Tombré 
A sì kingo dtirar fentiero inerti • 
Qaittdi altrettanti lomtnofi Sóli 
Xe chiamerei della iba Ince adorai 
Che pon la notte nobilofa e nera 
Sparger di lampi ed allnmar ti gtornOé 
KoQ io qui traviando in vane ambagi 
Dirò fé vaQe Lune» o Terre opache 
£rrln mtomo a sì lucenti fiamme ^ 
I cai monti e terrea rifchiari e abbettf^^ 
Fecondi e nutra Io (Iellato raggio • 
Dirò ch^agti aftri non ha il Cid conceflb 
Egual Q>teQdor , né mole eguale* li luoae 
Raggiante, o fioco ti fia chiaro fegno 

Di lor grandezza » e quelle fiamme adunque 
Nel prinx) orditi porrai » che feigoraodo 
Accendon Tetra di pii!i chiari lampi » 
£ pi6 vicine roteando vanno 
AI nodro globo : nel iècondo gli aflri ^ 
Che fi ditangan daHa terra , e quindi 
Scintillan meno^ e s) di mano in mano, 
! Che lor fcema la mole» e il fulgor langue» 
\^ In ordid vario gli porrai : ma quelli ^ 
Che gelofi di feneir ardue sfere 

Vali 



Libro QMfrt0,é «49 

Vàa ^ftiando , ed il fembiaote ^ppen» 
Moftran al ciglio di criftalli armalo ^ . 
Kel fezzo, riporrai lucido. duolo» . . 

Ma tutte alfiu col gigantefco corpb 
Sì gran farce di cielo empioo rttpeTbe9 
Che F^ iQvan al paragon difcende y 
E tutte (chive del Febeo camoiiiio 
Drizzati il corfo , ove fiù puri? in, alto 
Veutilaa Taure le. dorate chipaie. 
M« ie forco A^apor^ o deofo corpo {/] 

K i . Mat 

Zi} ÙnrarQ prodigio fi è otfervato in alcnne llelle. Uilft 
noova^ftelfà fn tai^viratà <là Tteho Brahè nel 1572., t 
a pBcb a poco fu vifta fvanire . Nel 16S4. a* 19. Otto* 
hvt apparve una novetìa Ilei la nel Serpentario . li tan» 
|;ìameT)to Mìsl Balena fa revvifato ne* 1%, Agofto del 
* 1996. ^ e nel 1600. quello del. Cigno da Keplero , e. dal 
P. Antlielmo Certofint). L'Sqtìlla cangiò di iute e ^ran» 
dezza. Nel Sagiturio e Serpentari^ vi fo^o^iftelje va« 
tiabili. Ecco in ènc corno quelli cangiamenti deferire 
Jtfonfig. Stay nel li^. ft. 'delia {va, Fihofofia , Ceguendo 
V onerva^iqni di Grifchow Ailrooomo di Berlino , del 
Caffim'c Biaftcbìnì : 

4dde Quod itUerium -iivif; luiftine ^uéeéMm 
Affarere folent Jtelke ; veìut Arietis una 
thryxtiei ififo in gtmimùs farHfitr ignei % 
Fi/a etiam alterutrp fuae vertice fu^urat alia . 
ìtyitdctHittm : qkuéàam. quinta & HtttUmtie Séi rovi Hu 
jpiejaium e numero^ medioque in Orionis ff|/> 
Jbuae nitet 9 £/ tripUcem quanieque emittere flammmt 
Voyrfpfciwrtur ^ Htmque ^tm t r r nu t jfki ge r e 4ttie > > - - ^ 
Per irpiegare tali fenomeni il P. Rlcc.iolio e..Bovjlt|ibd 
penfano) che aloune ftelle non foho liuÉin'oie In tiitte 
te fce parti^ Cartefio è di parere ^ ^ke le ftelle fi^no 
opache per le fteflfe « ma tutte animate dà un fuoco in* 
temo , il quale Faofi «TalUtad^ ^ome da tèrreftri Voi* 



•^^■•■p»^ 



156 iDeir Aflfonomia 

Mai Éon (tende fa gli Adri opaco velo^ 
Pur dileguali fpeflò altre fdegnoie 
Non allamando pii!i le fpente faci» 
Altre dopo più lane raccendendo » 
Altre vide non mai fpii^aado i ra|gf« 
Aggiagni che talòr con Arano eventò 
L* aftro medeftno fé medefmo addoppia , 
Anzi Tovente in tre lulgeatt ftelle 
Si parte , ed anco qnattro fiamme alluma • 
Or la cagion di sì novello arcano 
Divilando le pingui macchie efcludo^ 
Ciii col fpefTo alitar la ftella e&Ia 9 
Perchè fian trc^po inftabili e volanti 
A nafcere e fvantr con certa legge ^ 
E perchè agli altri di natara egaale 
Non ofan annebbiar la pura fronte • ^ 

Ma ben direi che nel rotar la della 
S'alluoghi e appiani, o fi rovefci in fianco^, 
O che la fronte aggia lucente e il lèno ^ 
£ d'ombre fpar& la convdTa parte ^ 
O che sboccando in fervidi torrenti 
LMmmeafe vampe» a poco a poco il difeo 

? an- 



cani , a poco a poco fi confuma , e quando totto^ è 
fpento , r Aftro perdendo qtiafi ^a fna anima , pi^riibs 
entro del Sole. M. de Maupertuìs penfa , che nel ro- 
taffi gli Aftri fopra il lor alit, producono in fé on a^ 
fiaoameirtoTiotwiW.fc - ^ 



JUhro Qj4art0. 151 

ST anneri intcurao » fioche tutto eftinto 
L^ardétìte foco, dentro il fol ne piombi • 
Ma ff akuné di fron nemiche efehive [k\ 
yedi rdegnoiè gir per Arano calle , 
Serbalo T altre imperturbabil legge | 
£ in un baleno per immenfe firade 
Dall'orto aprico al aubilofo occafo 
. Trafcorran eh' è li penlier men fnelfo e lieve • 
Pur da moto ineguar nel tempo (leflb 
Si lèntOQo agitar 9 e trarre a forza 
Con giti air Eqaator chinati alquarUo* 

Ma il retrogrado pie^ sì grave e lento 
Movendo vatux), che in mill* anni.e mill^r 
Tornan appena al ibfpirato albei^o* 
Forfè pur aedi che coli* auree trecce [/ji 

K4-— Gei- 



■«A. 



[A] II movimeiito apparente delle Filfe è doppio « cioè 
diurno € periodico . Il diurno è caafa , cbe boi ire^t^t^mo 

^ il Cielo den« ftelle fiflìe fare in 24, ore uni rivoluzione 
intiera attorno di noi da Oriente in Occidente , oddtf in 
un minuto una ilella di prima grandezza compie più di 

. mielia 9iòAi9M* H fifiodico e 'quel (novimento , the 
à altri Foliyciod i Poli delP ecelitiicà , e perciò la Tua 
direzione ' è obbliqua relativamente alla direziona del 
moto j)riiiiiero ^ e li fa da Occidente in Oriente « ed è 
si lentojK^^che V impiega à compiere 11 giro id circa 
1%. miir .aipii^ ' 
] Sempre il 1 
dello ftfitlaló 

de' Tuoi' raggi hon ci afìTortliffe la luce degli k^xl • 
Q.oindi.» allorché s'ecclififa, id laafi(p tenebrofo fatto 
ad arte*' come-, nel celebra dóiao d! Pà^in , anche di 
mesaodi vedefi il Ciclo dadlacrdlA&Hi £A cosÌi hììU 



• « 



I $2 DelP Ajìronomia 

Ck>'rofei lampi di Ticaa la Figlia 
In foga €acci lo (Iellato ftuolo 
Per dar loco al maggior aflro lucenCeg 
Che fra il lieto applaudir de* pinti aiigeUi y 
Tra' il colorarli d* ogni cofa ^ e '1 vario 
Premer de' tetti , d' dEciae | e fori 
Vien atiivillando» e de' fecondi raggi 
Empie l'Olimpo 9 gli ardui monti e i ctaspi 
Non mai fi fpoglia del fidereo manto 
Il vago cielo: ma nell'ampio mare 
De' fnoi fnlgidi nembi il Sole aflbrbe 
L' alma lor Ince > che d' immenfe ambagf 
Varcando t cerchi vien tremola e fioca • 
£ & quando pih Febo il Mondo irraggi). 

In 



lantato . Non però fempre le ftefife ftelle ci fi noftrano ^ 
poiché vanno continuamente altre nafcendo , altre tra* 
montando . Gli Agronomi dicono % che nafge un Aftro » 
quando fiL 1* Orizzonte afcende « e dicono , che tramon- 
ta , quando fotto 1* Orizzonte fi nafconde . I Poeti fe« 
Fiendo Eiiodo dividono tanto il nafcimento , quanto 
occafd deeli Aftri in Cofmico^ Acronico ^ ed Eliaco. 
n Cqfiuieo nafcimento d*an Aftro è il foo afcendere fu 
rOrizzonte nello fteffb punto , in' cui vi afcende il Sole . 
Il Cefmico occafo è 1* apoiattarfi dell* Ailro , mentre il 
Soie fale fu l'Orizzonte. V Acronico fia fermento , è quiin- 
do monta TAftro fu l'Orizzonte in quel momento, iacui 
fotto allo fteifo s*i9piatta il Sole: l'occilb Acronico ^ 
i il difcendere dell* Albo fotto 1* Orizzonte infieme .col 
iole . Finalmente il nafcimento Eliaco d* un Aftro fi fa » 
4|uando egli da* raggi foiari a poco a poco emerge , e 
incomincia, ad apparire, L* occafo Eliaco^ è quando 
r Aftro n«' raggi 4^1 Sole y' immerge in guifii} cae non 
compatì; ' • * •• • ' ' 



ZJhfo Scarti. 15J 

la cupo fpeco, ed in montana àiva, 
O io loco fcenderai d' orror sì cinto 
Che il bèi raggio folar entro non ftrifcì 9 
Vedrai V azzurro Cielo in mezzo al giorni ' 
L'oro mofirar delle rotanti delle* 
Effe por vanno il polverofo crine 
A tnifiir nella limpida marina / 
-Qaando piti grande in alto Ciel sFavilla 
Il bel Pianeta • Altre del biondo Niime 
Tracciando l' orme all' Orizzonte inGeme 
Sorgon raggianti ^ e con alterna legge 
Avvicendando van l'Orto 9 e rOccafo. 
Ma già oltre gli adri dagli audaci vanni [mi 
Rapir mi Tento • Sì n' andrò là dove 
Di Tofco volator orma non veggio ^ 
£ canterò di quelle ardenti faci ^ \ 

Che dal fumante fen idi foco e vampe. 
Vibrando nembi colla chioma irfuta, 
O con fanguigna coda, e barba al mento 

Per 



[w] La teoria delle Comete farebt)e più efatta, fé gli 
Antichi non le «aveflefo confiderate , come meteore , o 
come corpi compofti di pli^ materie adniiate a cafo nell' 
aria , le quali s* accendevano e eonfìimavàno a poòo a 
poco ;^ onde non ci^ tramandarono attente olTervazìont • 
Ma da due fecoli in qua fi fono otfervate con diligen- 
za , e dalla lord immenfa altezza , corfo e durazfone 
fi è. comprefo fuor d' ogni dubbio eilèr elleno veri cerpi 
cdefti. 



154 Deir Afhr$mmla 

Per r aer vanno tarbtnofe a volo ; ^ 
Parche T arduo camia con nuova aita ì 
Magnanimo* Signor , aprir vi piaccia ^ 
E l'edro ravvivar > che s*erge ardito. 
Piacqne air antica età negar lor (ede . ,. 
Tra fochi eterni dei fublime Olimpo^, . 
Poiché pingue vapor e il zolfo, ardente 
Dall* affocata Terra attratto io alto 
Per r aerie regioni ondeggia e bolle 
Con urto tal, che di volanti fiamme « 
E di nero fulgor tu vedi intorno 

Ferver le nubi e divampare il Cielo. 
Ma qual virtii di sì fnelle ale impeana 
QueMievi fumi, cui la Terra e&la, . 
A varcar T atmosfèra , e fopra a Febo 
Non che a Cinzia poggiar | ove fdegnando 
Umile feggio le comete altere 
Pofer lor regno? E qual vivace pafco 
D'agili fiamme, e d'ignei corpicelli 
Qual perenne alitar gli allena e folce 
A sì lunga durar vorace vita? 
Non vedi tu i fulmini tremendi 
Delle torri fuperbe alta rovina > 
Le cadenti dal Ciel notturne fiamme , 
I fosfori innocenti , i lampi , e i fochi , 
Cui zulfureo vapor o^ elettro accende , 
Guizzar fugaci , e paflaggera al tergo 

' StriI 



1 

Libro J^uartqé 155 

Strìfcia lafciando dileguar repente? 
Né ti piaccia caDgiàlr con qael di Febo 

X' efalar della Terra , o di piii Hetle 
' Da^ periodi loro aggiunte infieme 

Denfar un globo. E qual vapor non fk 
• Dal divampante ardor confunto e fciolto 

All'^appreflfar delle comete al Sole? 

£ qual por fa allacciar ardito nodo 

Fra lor le ftelle » che <fovrian del corfo 

Le meccaniche leggi turbar tutte ? 

E fé Giuno il fentier di Tue orme impreflb 

Vede d'aftri raggiar, cui parte appena 

Argentea nube, che le nevi intatte, 
' £ il piik puro alabaftro in candor vince, 
» Non per quefto vedrai feral ;eometa 

Spiegar la chioma , -e^^lManguigui fprozzi 

Far che l' Olimpo rolfeggiando avvampi é 
Dunque le chiamerai vaganti ftelle 
Dell'alto Cielo abitatrici eteme. 
Che fendon rovinofe i fpazj immend 
Compiendo i giri lor, le ruote e i cerchi. 
Altre ver Borea, altre ver l'aufiro, ed altre [n] 



•ka* 



In} Afiai irregolari a noi fembrano i moviménti delle Co» 
mete. Alcune Tolte fembrano andare per linee rette 
con moto equabile , quando fono afelie , alloròhè la lor 
orbita à poca cnirvatura $ e perciò molti Agronomi le 

* tnao cwdute andare per ifmifurati circoli , de* quali 
ogni parte a noi vifibiie puà coniidertrlì peif retta . Ma 



1 56 DtlV jtfirowmìa 

Movofi ver Occidente il lungo corfo 9 
Kè da freno imbrigliate ^ o in chiottro aftrette 

Vali 



i*a«MMtaM»«Mi«a*riHkMiBMi*«rtaMM«aM«fc««éMt»« 



qaeftt ipotefi viene abbattuta dal lor moto curvilineo é 
che anno nel lor perielio , allorquando nel ritorno dal 
Sole Vanno per curvi giri , finche a poco a poco allon* 
tanandofi fembrano teUere un moto rettilineo. 

Anno di più le Comete diverfe direzioni , altre moven* 
doQ da Oriente in Occidente , altre verfo Settentrione » 
altre verfo Tramontana , e fono foggette a tutte le iU 
lufioni Ottiche , come i precipui Pianeti 4 Girano effe 
Intorno al Sole, e mentre T orbite de* Pianeti fi movo* 
no per un angufto fpazio del Cielo , il quale viene oe« 
cupato dal Zodiaco ^ elleno anno molto varie le dire« 
zioni in gnifa che, mentre i Pianeti fi travolgono ia 
giri qnafi circolari , eiTe il movono per elifii molto aU 
lungate , e quali degeneranti in parabole , le quali van- 
no in infinito. Cib nondimeno oflervano le fteflfe lejj;gi 
de* Pianeti, onde relativamente al Sole non anno va^ 
zioni o retrogradazioni. Le loro orbite però non ànn» 
alcun certo Zodiaco , come falfamente al dire deirAbate 
Bofcovich opinò il Caflini « pcichè fi trovano diri:tte ia 
tutte le parti del Cielo. 11 26diac9 loro prefcritto dal 
Caffiui fi rinchiude ne* Tegnenti Aitri: Antinoo^ PtgnTo^ 
Andromeda , Tw^ , Orione , Cune maggiore , Idra , Ce»* 
tauro , Scorpione , e V arco del Sagittario . 

Il vero fi è , che le Comete vanno vagando per le pib 
alte regioni 4e1 Cielo , uè fono di ritorno . fé non dop^ 
siolti anni , efiendo i tempi delle lor rivoluzioni perio-* 
diche aflfai lunghi , poiché la lor velocità nell* afelio è 
eih-emamente piccola . Per efempior ,'^fe la diftan2a d'una 
Cometa afelia dal Sole è cento vol'e piik grande , che 
la fua dillanza perielia , la fua velocità angolare liél 
fuo afelio dev*.eflere loooo. volte pii!k piccola , che nel 
fuo perielio j e per confeguenza, le nel perielio la Cop» 
meta defcrive un grado in un -giorno , ella deve met* 
tere loooo. giorni , o pii^ di A7. anni a compire un 
grado nel fuo afelio . Non fi fa il ritorno di molte Co* 
mete per mancanza d'oiTervàzioni j ma ora che gli AftroM 
nomi fono fpÙeciti , agevolmente fé ne può predire il 
loro ritorno. Se n* affetta uaa ad X7S9* già apparGl 
ael x$33.y e n^u 



libro !^uam. 157 

Van per obbliiqaa ed intricata Eliffi • 
Ma pur errando per gli eterei campi 
Deggion effe rotar intorno a Febo, 
E sì in Ini gravitar, che taior vinte 
Dalla for^fl centripeta veloci ' 
Piombano dennro agli afibcati feni • 
Ma cib rado' addi vìen , poiché le tragge 
Per altre vie Pimpetnofo impulfo, 
Onde fegnac»do eccentriche al Pianeta 
V orbite imraenfe per T aperto Cielo 
Ondeggian vorticofe, e ignote al ciglio. 
£ quando par in arretrando, i palfi 
Non piii poogio ' celar il voltoiaideote. 
Con indabile pie le vedi ognora 
Per tante ftradi^ raggirarli e' tante , 
Che di legge e di fren nemiche e fciolte 
Vagar diredi, ove il capriccio impera* 
Speflb to penG che per dritto calle 
Compian T arringo non ofando a defira, 
O alla manca piegar Timpreflò mòto. 
Qnando repente per fentierl obbliqni » 
Per ciechi laHerinti , ed archi e mote 
Ecco torcere i pafli , ed oi fuggendo 
Laaciarfi a volo, or allentarfi, or Tale 
Immobili arredar , or carolando 
Tornar addietro, or ricalcar le vie 
Dianfi corÌe> or cHl^narfi in alto* 

Qnai 



158 DeW JJhonomta 

Qaai fu le tive di Ceratita o d^ Iftro 
I giovinetti Eroi efcono in campo 
Sa Danefì corfìer lucenti e faelli 
A dar gli aflfalti , ad armeggiare , a pòrG 
In varie affìfe, a fpaziare intorno 
Or cedendo, dr feguendo, or var} giri , 
E rivolte intrecciando, e mifchie, e foghe. 
Ma piti tra gli aftri' manifefte e conte [0] 
Pian le consete, alla filmante chiòma , 
£ a quella , che ^ atterga , ardènte i(hi(cia • 
Se di gif* traviando anela e (lanca 
Volge al Sol la Cometa il pie' veloce, 
AUor la mibe le àfUeàfa al tergo , 



\pI Di varia figura tra loro fon le Comete , altre eflTeaiio 
caudata, «Atre cNnitev altre barbute. Il tutto fi fpiega 
coir oflervarne ifooooujii. (]^ando la Cometa, è qvaft 
diritnpetfo al Sole, la coda s* aumenta in Itin^hez^a o 
in lace, a mirurft.oli^ s*«i^priffih i\ $elev e vieppiù 
s* aggrandire » allorché la Cometa forte fuori de* ra^gi 
folari , dopo eflferc ftata perielià in congiunzione con 
poco di latitudine. Allorché la Cometa affai ilal Sole 
li è dilungata , ella non à quafi piìì Ai coda ; ina (ol- 
tanto viene inghlrUnifaU. d* una fc^a f>]9hbta, che ci 
vieta diftinguere il margine del Tuo difco . (Quindi par 

^ verofimile , che '^u^^^oila fia nh vapore-, che' s* in- 
nalza dal corpo della Cameta per razione >del calor 
del Sóle , al quale ella s'avvicina ,' ioi^b eoerne ffata 
lontanilioa per nioltp tempo , di|rmite'il:q4al« elU a 
potuto ioipregnaru di. materia capace di evaporazione, 
la quale componga Una vafta atmosfera. Q.Uandft poi la 
Cometa è afem* e lungi dal Sole fi diparte, è evidente 
che mancherà 1* evaporazione , e quindi ci moftrerà foU 
tanto una chiDOiàf glìidanda fumante « 



I 

Libro Quarto • 159 

E di tortile fpira , o coda io guifa 

Si diftende » fiammeggia , e il Cielo ingombra \ 

E quando fuor de* Febei raggi 'emerge , 

I lampi, addoppia, e pii^ e p% s'allarga. , 

Ma fé dal Sole fi dilunga, il manto 

Allor fi fcema, fi raggroppa, è langue, 

O il mento iocn^fpa , o s^ attorciglia in fironte , 

Onde l'aftco vedrai fplender orrendo ^ ' 

Per crinita ghirlaridà , «o barba irfotà • 

Da ciò puoi divifar che il Sóle ftefib 

Sì flrana fòggia alle Comete inJace , 

Poiché co* raggi e col traente ardore - . ■- 

Dair Atmosfera fmilurata e grave 

« Olnebbiofi vapor nn jiemba attraCi» 

Che,. quando TAAro $'wvìcmv z F^ 
Perr^er raiféfàrtQ immeqib ondeggia, 
£ a ' poco à poeay iè difcende . all^ imo , 

Si icloglie a pofa f e U fofto margo i^ppeot 
Còl languido allibar ^' annebbia e cing,;^ « ' ; 
Che^ fe Id ftabii corfa, e T ardua fede \pl 

}-. j . A^ 

b>J I) folgar timor? deUe Comete, in quanto elleno fiapo 
. foriere di caUmjtà » o faci a^cefe a terror à%' p^pori , 
;,è divenuto rldioolo pre049 i $as^i , meatrj? /l'^ftrj^iion^ia 
f' infegna «- che fono verj f^rpi celefti raggiraotifi «pn 
,..ce.Tt.i.tegge, ,Ata i moderni Ailronomi temono. gfi eSàtti 
itAei di qìiefti 4ftri . Credono efli , che in appre^andf)(i 
alla 7«rra poQano darle un., qualche urto viofe nto , e , 
per $0sì dire» difi^anghcrarlai o. fego rapirla p^V gli ti- 
tillimi fpaau 4(^1 Cinto loro ^tfiUte «, 274 W^A copgettu- 



1 6# Deir AflroìKimia 

A noi fgombra il timor che nanxi atroci 
Siao le Comete di cfracciofi eventi , 
O faci accefe a minacciar la Terra , 
Lor maligna natora, il crine infetto , ^ 
£ il rotar tnrbioofo ^ e fenza 4egge 
Ahi f qnal può dar al noflro globo af&nno • 
Se ne'fuoi giri alcun Pianeta incontra 
L'aftro ferale, o la terreflre mole. 
Coir urto fcotitor dal prifco feggio 
Sportar può i' affé della Terra e i Poli • 
Allor vedrem fotto il gelato, arturo 
L'Etiope adttfto, e T Ottentotto ignudo 

Inri- 



ra , cfi^ le pie miidi Comete fono rilegate alle mag- 
giorr diftanze dai Sole » affinchi oolU. loro attrazione 
.noti crollino troppo quel Pianeta. FhiU Nài. frincìp. 
Mathem^t.^ lih.'lf pré^, 41. Non meno, il laaiofo Gregori 
alla fpaventofa Coda attribuifce cangiamento notabile 
degli elementi nella Terra , e roVefoiamento della Na- 
tura f e conchimle , cbe non conviene ^ià a* Filofofi di 
prendere troppo agevolmente queC timori per favola • 
Jfiron. Phxpc. lib. F^i CwL IL frùp. IF. Più recente- 
mente M. maupertuis ci fi temere orribili cataftrofi dal 
ptflTaggio delle Comete , e ci afficura , che fé la Cometa 
jel 1680. pacava nnpoco più vicina alla Terra, l^ivreb^ 
be incenerita , o vitrificata , poiché fecondo i caFcoU dì 
Newton ella era ftata tanto dal Sole rifcaldata , cb^ era 
dné mille volte più calda d'nn ferro rovente, e ehe vi 
Voleano pìik di ^0000. anni a divenir fredda . Aggiugne 
ehe « le la coda fola ci avefie toccata in paffimdo la 
noftra atmosfera , la Terra era inondata da un oceano 
di fiamme , e tutt* i fuoi abitatori rimanevano elminti la 
un iftahte , come fi vede perire un formicajo neU* ac* 
qua boiloaCe fopra verìatagli da -un vafajo « . 



Libro Òj^arto. i5l 

Irrigidir tra V aBimontate nevi , 

E fotto r Equator arder gli Sciti j 

£ nel profondo mar Y arfìccio dorfo 

Xuifar le Groenlandiche balene * 

Se poi r orrènda coda arde vicina ^ 

Ahi! miferi' n andremo in ampio mare 

Di fiamme avvolti , e le cittadi , e i regni 

In cener fcioglierà l'immenfo foco; 

O col rotante turbinofo nembo 

Dai card in fcoteria la Terra, e fecft 

Imperiofa la trarrebbe a volo 

Satellite novel per calle ignoto, 

Or dalle fiamme del vicino Sole 

Arfa e combuda , or nell" eftrema altezza 

Inaridita dall'algente bruma. 

Ancor porrian la contraftante Terra, 

£ l'adro avverfo infiem crollarfi, e infranti 

FenderG in mille parti , onde T Olimpo 

Naovi Pianeti, e. nuove Stelle ammiri» 

£ tu. Luna gentil, potrefti ancora 

Del violento turbine rapace 

Andar In preda , e dileguarti in alto ^ < 

Onde tua luce tremolante e pura 

Cerchi il notturno pellegrino indarno. 

Né maraviglia fia , fé Febo ideffo , 

V invitto Febo , allòr eh* intorno fente 

Rombar Cometa, colla forza e l'arte, 

L CvLtr 



^ 



i6z Dell^ AftrmoYnta 

Curvo, anelante, e di fudor cofperfo 

I Tuoi robufii corridori appena 

Ratcien fu \ calle , e fé nel cocchio afllfo } 
£ fé pi^ preflb la nemica (Iella 

II crolla addoppi, ei pur dovrebbe attratto . 
Girne a feconda , e declinar dal calle • ^ 
Ma forfè io vani fpettri, e finti orrori [^] 

Pin- 

[^] Finora i timori accennati folamente appartengono al 
campo immenfo dei poOdbilii ma il citato Maiipertuis 
ci fa fapere, che probabilmente feguirono già per m.ez** 
zo delle Comete notabili fconcerti . Reca T opinitene di 
Wifton , che ne* fuoi calcoli trova , che la Cometa ap* 
parfa nella morte di Giulio Cefare 44. anni avanti di 
Gesù Criilo fìa molto veroiìmilmente la fteiTa , che fi 
anoftrò nell* anno del diinvio ad avvolgere nell* acquofa 
fua coda V Univerfo . Alle Comete attribuifce lo fteflo 
Wifton r origine de* m«nti , e la fconcettata figora 
della Terra 9 « in fatti aggiugne M Manpertuis CEuvres 
Tom, IIL j La di/pofition irréguliere des coucbes des dif" 
férentes matieres doni la Terre eft formée , V entajfement 
des montagnes 9 rajfemhlent ett effet pìutót à des ruines d'un 
mncien Monde 4 qu' à un itat frimiiif. 

Inoltre colle Comete fpiegaii , come il mare fu dal lor 
calore in certi Inoghi afciugato , onde divenne abitabile 
r antica fede de* pefci , e jcome io altre regioni dall' 
urto loro fa tolto aU* immenfo elemento l* equilibrio » 
- onde inondò il Continente 1 e in quefto modo u favorii 
fce al fiflema di M. Buffon , che pretende provare , come 
la prefente arìda Terra era anticamente la fede del 
inare , e dove oggidì il mare ondeggia , colà v* era lido 
afcintto . Ma chi vuol vedere , come quefti Ailronomi 
{lochino. di fantasia, veega Bnmeto , ove tratta della 
origine de* monti t e VaUifneri , ove de* Croftacèr, e 
Tournetfort^ ove parla della formazione de* fallì. Ve- 

• 4rà y che le montagne piik alpcjftri anno pur efTo una 
mirabile tellitura di varj ftrati 9 df vene , di meati , e 
di concatenazione , e direnor ancora di antiekità , . che 



Libro Quarto J 15^ 

Fingendo vo' coir agitata mmtt ì 
E non piangerti tu , mifera Terra , 
Già tante volte de fplendor chiomati 
La tirannica forza, e-4l duro impero? 
Tu ben Io fai, che le Comete orrende 
Dal crine ' infetto i velenoti'influffi 
Or ti pìovvei. nel feno : ora crollfindo 
Col rotar furiofo il debii fianco 
La vaga lacerar tua prifca gonna, 
E al maeftofo, e ben difpofto corpo 
Tolfer proporzion , vaghezza e forma , 
E il fér gibbofo , inordinato , alpeftre , 
E di certo rovine orrida tomba. 
Tu ben Io fai che lor traente forza. 
Cui lò> fteffo Nettun contrafta indarno , 
Dal fondo follevò gl'Jtitmenfi mari 
A ripiombarti rovinofi in feno ; / ^ 
£ tu lafciando ali' ampio flutto in preda 

. L2 Gli 



aoa le può derivare daU? Qomete ^ fe. non chi vimle 
^al oaiualc rovcfciamfinUD della natura trarne un ben 
.molg*o;, e organizzato: ^tto • Vedrà che non fon toate 

1f.'5^^*^'*?M*"Ìr'"5"S'™®« ^"^^*^ battano a contentare 
n»f»ziabae M. Buffon 5 e che ^Ucnne montagne, cEe 
fi vogliono jff^ndate. dair acque, fono oorì alte che 
converrebbe tuffar: fotf acqua tutta V Europa intiera 
per ridurla ial naturale livello., Si conjjhinda con dire 
che Urania pri?fide 4^gtó Aftri è pur una delle nuovi 
Mufc , ond* talv^Ha fO^ ^l» cojnpiaoe delle poetiche 
favolofe immagini . ' 



1 64 ^^ìi' AfìronomU 

Gli antichi regni, altre cittidi etgeftii 
* Ove primg guizzava il -muto armento.. 
Pur non fempre il fiammante Aftro crinito [r). 
Scompiglio al Mondo, e fiero lutto adduce 
Ai miferi mortali . Ei pu^ fovente 
Splender benigno, e rallegrar la Terra 
O il baffo Polo appropinquando a Febo , 
OJei torcendo per pi^ dritto calle. 
Allor eterna primavera i ^ampi 
Farebbe lieti , e in dolce clima aprica 
Verrìa cangiato l' Iperbòreo Polo . 
E le r Aftro in valor fia vinto e in mole , 
Porrla la Terra vincitrice al tergo 
Seco trar U Cometa, « far che Torme 

. , Offe- 



[rl Per compeofare il terror delle Comete d fanno fpera- 
re eli Aftronomi poflibili vantac:gi ; fra gli altri una 
perènne primavera in tutta la Terr» ; foltanto che nn 
piccolo urto cagioni un lieve movimento nella fua litna- 
zlone rilevando 1* affé : anzi fecondo Hallcy citato dal 
JVlaupertuis , è di dà feguitp 19 qualche regione quefto 




si0^tÀ alla Iktituainè, fotto la quale fono oggidì :qtte 
paefi , è il reftinte del freddò di quelle contrade , eh 
«ano altre volte fitilate ^Wi preffo del Polo > •«he i 
ghiacci, che fi trovano ancora in sì grah copia, fono 
fi rtftantc di quegli , ond* erano già tìn' tempo ricoperà 
te, che non fi fono per anche internmetìte liqucmtl . 
Né altra migliore fpiegaiìonc fi ptiò addlftre, che l*iirtft 
.41 qualche Confata , eh' alAfial tia^oitate quelle {eUtQ 
Kgioni a clima migliore. • '" .- - • • 



\ 



Libro Quatta. 1*5 

Olisqxiiofii prema, e nuova. Lana 
Di pUk puro fplendor le notti accenda » 
O almen rapirle il fiasirmeggiante manto i 
E fame ai {òfco cria 'chiara ghirlanda • 
Forfè ^Qco atrverria che al mutuo fcòntro 
Dai monti infranti e dagli aperti fpe chi 
Nuovi metalli , e piir leggiadre gemme 
Ufciffer preda del mortale ingordo» 
Or tempo viene ornai che moftri aperto [/] 
Qual ftrana forza tanto immani corpi 
A fpìhger vaglia 9 e a giugoer V ale al corlb • 
Breve è 1 fentiér : ma fenza onta e perigiit> 
Lafciar noi deggio d^ orme intatto addietro »^ 
Ma lunge il folleggiar de' prifchi Saggi , 
Che n^ti Afiri e nel Cielo un^ alma infonde , 

L 3 O 

, . " - • .... . ■ . ' - 

t/J Grande prodigio è in vero, che gli Aftrì di sì ^afta 
mole s'Aggirino (aon:>sì rapida velocità. I FtbfdV ne 
inno indagata la forza motrice. Platone con altri Saggi 
fu di parere , che uno fpitito atiimaiore inFonnàATe le 
(Ielle , e le travolgefle . Virgilio in breve ci addita il 
Siftema Platonico . MneìL Uh, 6. 

Frincifio Cttlum ne ttrras campofyui HqUentti^' 
Zucentffftque jglobum Lume Titaniaque aflrq . 
Sfiritùi httus'alit ^ totatnqut infujh per aY^uì - 
Juens agitai molem , £^ magno fé corpcfre mifQet ftfr. 
Ariftotele infe^avche i corpi celefti da una thteìligenza 
Suprema Tefi|bno mofii ; Cart^o Ticprre-fi .Hir£ftioil 
vortici^ che leco avvolgono e raE»ìfcoiia gli Àftri,. Uopo 
non è di efaminar qireflre fentenzfe , «ve oggidì d? «Uro 
non lì favella ,-c^e di «rayiti «mralB^» ofiìa 4^>^ 



1 66 De ir jijìrommìa 

O fpirto , o mente , che di lor s' iadoima ^ 
Gli regge e nutre , dt fé gli empie e (eco 
Si volve, fì rimefcola, e s^aoifce. . . 
Che fé r a^l rpttr colante e fermo .. 

A lor fenno e ragione infpira e dona^ . 
Chi lo fpirto negar potiebbe » o vita 
A quella ciondolante macchinetta) '.- 
Che fviluppaodo le dorate rote 
Con certo periodar, diflingue l'ore; 
O Talma pentatrice a'bnzti, a'pefeiy, > 
Che guizzando j o finrpenda^ ed aliando 
Spiegan sì vari ed intrecciati i mot! l 
Né gli penfi aflbrbiti e vdti intomo \ 
Dal fluttuar deWQftici voraci 9 
Che le Comete ancor immerfe appena 
Nel turbinofo mar rapite a forza, 
Quafi fianco paleo* con Marte e Giove 
Andrebbe roteaodo a gorghi in preda, 
£ non ritrofe per oppofti cerchi • 
Fuggendo altrove con fdegnofa fronte • 
Che piik dunque t' aSrena • o che pi&i temi 
Nelle fteHe a locar traente forza ^ \ 
Che le travolva , e con arcane leggi 
Una neiraltra a gravitare adduca, 

. Se da mutue ritorte , puoi tu fteffo ^ 
Vedet gli Altri ^annòdàtL, e fpinti, e tratti? 

Noli per diritte audrtan aceme vie* 

Gii 



Libro Quarto. 167 

Oli «gii Pitoeti deirinerai in prtdaj 
Se tenace virtà nel Sole afcofa 
Non: gli ^raè(Te deviando il cor io 
Per cum giri e andirivieni x>lib^iii ? '> 
E perchè fegna torcuofe EUflS 
Pur Ài Saturno e Giov^ il ligio duolo 
E di Verta fi Satellite Latona , 
Chi al vecchio Genkore, al Figlio» ad Opi 
Oferà di negar la forza ifteffa?- 
Ma non Vó4i tu por la Stella Elea, 
L' Adrò 'jcriiccìofo del falcato Nniae ». 
E d' ambi il fido flaol fidar repeate . . 
Ad altro calle il piede 9 e rtbellmtl : 
Degli ofati cosfia varcando jl.fegno 
Girfi a rincontro ^ e daH' aitetso irhpulfo^ ^ ^ 
Cprrere traiti a pareggiar le fronti , 
E mano à man giogneqdo il Padre e'I Figlio 
Rinnovrilar Y amor tra dolci ampl^ffì ì . 
E quat attro feotier raggmgne e (ègne ^ 
Deir orvrde Comete i dulbbj terrori , 
Se nonele pieghi, le mllenti > pronte 
Di Febo imperiofo a{: eenoo aiFretti ? 
E fé l'immenfo mar non fente il freno 
T>\ Cin^^a iftefla , folleggiando ancora . 
Non faprebbe fvelar Parnafo e Cirra A 

Quale vìrth da* cavernofi fpechi 
V onde fpumaati ver V aurora edolla , 

1.4 E 



\ 



> 



1 68 Djeìr AflrtmmU 

E di beijmovo raggirando aflbrba. 
Ma noQ però fempre a fermarfi iatento 
Vo' nell'alto del Cièl ftancarti il guardo» « 
Cento qoaggiàcmto portenti in terra 
Ti moftreranno la mirabil forza. 
£ non vedi i liquor , cai niefce) e affoca 
Ke' Vetri ardenti il pallido Alcbimifia, 
Ferver, divincolarli, e agli altri a gara 
Drittamente affilarli, ed avvincbiaado 
L'nmida maffa raggropparG in guifii 
Cbe di flntdi aflai raffembri on fi>lo \ 
TL che dirò come il vivace Elettro 
De* corpi rapitor guizzando invada 
Gli oppofti fiti e gli avviticchi e Aringa; • 
O come imperiofà calamita 
S'avventi al ferro, e sì d' amor . T incenda ^ 
Che lei avido fegua , e in alto voli 
Del centro fprezzator fofpefo e faldo; 
Quai del freddo Pangeo T isrme forefte 
Pe' Rifei ghiacci e le Strimonie nevi 
Teco carfaro al fuon, vedovo Orfeo ^ 
Dalla flebile cetra; o qua! le pietre * 
Intorno a'folcbi sì fpiccar di Tebe* 
Tu pure di ragion tracciando l'orme \t\ 

Non 

t#] Altra forza non può meglio fpiegare i fenomeni cele« 
fti , chf iucUa ritrovata 4a Newton • Qjitfta li è 1;^ 



NoB a^orpi negar. U mutuo impero 9 
£ fia qaefta lavor di legge innata ^ 



■M 



sia detta Gravità generale, offia Attrazione;» virtù per 
cui i cbrpt mntiiameiite s* attirano e s* avvicinauo . Se 
quella virtù fia prodotta dal movimento di utialche fin-* 
▼ido , o iìa una legge primordiale da Dio nabilita nel 
crear la materia , non giova il difputarne ad un Aftro» 
nomo, n partito ^iù faggio fi è d'approffittarne delle 
fue leggi , ammettendola come una induzione tratta 
fenz' alcuna contraddizione da tutt* i fenomeni celefti • 
£in vero citi fenza forza d'Attrazione potrebbe fpie- 
gar si bene le ilrane vicende de* Pianeti « le perturba- 
zioni delia Luna , l'aberrazion delle Stelle , i giri delle 
Comete , la figura .dcUa. Terra , e il fluflb del Marc ? 
Già di tutti quefti fenoiheni altrove fi è favellato . 

Il fiftema dell* Aftratlone ritrovato da Newton fu por^ 
zionato da Mac-Lanrino , Eulero , Bernoulli 9 Richero « 
Ciairaut , e d* Alembert , i quali V anno ridotto a leggi • 
Quelle fono , che tut^* t punti della materia mutuamen- 
te s* attraggono : quefto sforzo non è alcuna fifica azio- 
ne di un punte verfo il punto diilante , ma o è nna 
naturale tendenza d' un punto verfo T altro , o una li- 
bera legge dell' Autore della Natura , che' così à ftabi- 
lito fecondo il fuo beneplacito, il che ricade nel fifte* 
ma delle Caufe occafionali . 

L'importante fi è, che quefta forza nelle maggiori diftafi- 
ze è minore in quella ragione , che chiamano reciproca 
duplicata ielle dylmze , offia reciproca del quadrato della 
difianza , in guifa che in doppia diìlanza'fia due Tolte 
più del doppio , offia- minor del quadruplo , nella tripla 
tre volte più dek triplo ; offia noncuplo i nella decupla 
dieci volte piir ilei decuplo , offia centuplo. Perciò 
efprimere ficdncepifce tal forza , come una virtù, che 
fuori fi ^ieca da ciafcuna particella, e che sMnoltra 
con movimento uniforme, nel qual cafo tanto minor 
«(Ter deve la fua intenfióne , quanto i^er maggior fuper« 

• ficie d* una sfeta fi fporge d' ogn* inttorno . 'Ea fuperficie 

' poi delle sfere , come dimoftrano i Geometri , crefcono 
in quella iftefla ragion duplicata della diftahzà , offia 

. in ragion femjiltcé def quadrato della: diftanza. Quindi 
la mifura di ul foraa fi defume e dalla quantità deUa 



1 7^ Dèìf 4fironoMi4 

O prodigiofo meecanma, ia tutti ' 

Saggio diffondi la traente fòrza • — -• . 
Per lei dai fommi gioghi in T ime valli 
Trabo^can . rovinofl t faffi ali>éflri ; 
Per lei mngghiàndo e impetuofo fcende 
Il torrente rapace , e gli argin rotti . 
Svelle le felve 9 e con gli fg^rfì armenti 
Del pallido paftore i tetti avvolge ' 

* Entro all'onde correnti, e fatto gonfio 
Di torbiJ* acque , che pe *I calle aflbrbe, 
'Le piante atterra e le campagne inonda. 
Per l«i dal £en di rofleggiante ^oobe 
Si difprigiona la fulminea .fiamma , 
£ or guizza, or Tale, or hirbinofa piomba 
A frangere di torre altera cima. 
Tutt* i corpi per lei Tuno ^er l'altro 
Da fcambfevole amor fi slanciati tratti • 

Ma qual ìomnenfo mar con fragni remo [m] 

Io 



r 



— Il IH I J II I II ^ ' 

. materia.^ yerfo cui ella teode, la quale quantità (i dice 
mafa , .'e dalU diftan» $ e. Q cava, quefto Teorema ge- 
nera e: Lmjhr^a attrattiva Ktut9niatm è in ragion com-» 
fofia dalla àir^tta della m^a attraenti , f in reciproca 

' duplicata' dalla diftanza della fiejfa fHajfa . Q.uefta attnu 
zioue in fìue à la dote, che quandet il corpo è arrivato 
a tal fegno , li cambia In reputfione . Tanto d* una for- 
za eh« dell! al<^ra ii veggono gli ef^mpj anche ne* corpi 
terreftri, come.oelle chimiche fermentazioni, nel flavi* 
do elettrico , t; magnetU?© , ec, 

[il] Le leggi di qpefte due forze Attrazione e Ripulfione^ 
ibno;ftat9 con molta divcrfiti Ridotte .a fiftema daU*Aba« 



Uhro Scarto. 171 

10 vo'foloindo? £ con qaal defafil prora 
Come ardifco ffgiiir qae' grandi abeti » 
Che van fkari con gonfiate vele? 

Tu Roggero tmmortal 9 che del tuo nome 

11 Mondo ingombri ^ eai le dotte icole 

Sol 



te Roggero Bofcovich nella fua filofofia » ove mirabil- 
mente ipìega tutt* I fenomeni della itatura . Egli in prw 
mo luogo ftabilifce che i corpi fono conpofti di psnti 
matematici , indivifìbili , e gli nni dagli altri fep^rati t 
onde V* è frappofto il vuoto . Qntndi ammette che i 

f^unti della materia fono determinati fecondo una certa 
egge ora ad avvicinarfi , ora a fuggtrfene . Quella leg- 
ge egli ftabilifice cotale, die nelle minime dtftanzà le 
forze iiano rìpulfive , e tanto ma^eiori in infinito » 
quanto le diftanze fteffe fi diminni&ono in ìninito , 
coficchè fiano idonee ad eftioguere qualunque velocità 
quanto fi voglia grande , colla quale un punto poiTa all' 
altro avvicinarfi , pria che la lor diftanza ivanifca • 
Crefcinte poi le diftanze , in tal gnifa fi fminuifcono. le 
forze rìpulfive « che in certe diftanze piccolii&mc di^ 
viene la forza al nulla : pofcta di bel nuovo , creCcinta 
la diilanza , fi mutano in attrattive , che nel principio 
crefcono , poi fi foemano , e fi cambiano, in rìpulfive » 
che nella ftelTa maniera crefcono , quindi fcemano e fva- 
lìifcono , e ritornano a pafiare in attrattive , e quefto a 
vicenda nelle varie diftanze piccole, finché « quando vi 
fono difhinze alquanto maggiori , incominciano ad ef« 
fere perennemente attrattive ^ ed al fenfo reciprocanten* 
te proporzionate ai quadrati delle diftanze ; e quefto 
addiviene ,' o fi accretcano le -diftanze ancora in infini- 
to , o almeno fi pervenga alle diftanze alTai maggiori 
de* Pianeti e delle Comete . Q.ueiia legge , come foglio- 
no i Meccanici, efpone T Autore a^Ii occhi per mezzo 
d* una curva , con la quale il tutto fpiega egregiamen- 
te . Io rimetto il defiderofo di cotali notizie alla filo- 
fofia ftefia deir Abate Bofcovich, ove potrà pafcere 
r intelletto con frutto notabile di rilevarne importanti 
arcani, e non lieve amaùraziMic. 



1 7 i Deir ^flrommìa 

Sol per gloria acqoiftar chiamano Figlio; * 
Aa Oli- lice fcoprir col vafto idgegao 
E d'Urania e Matefi ì cupi arcani,* 
Ta non temi feguir il gran Nentonoi 
Clairant, BernouUi, Etilero, e dove quefti • 
Non gianfer mai , tu fpingi ardito il corfo 4 
Per te fanno i Licei, che i corpi tutti- 
Teflìiti fon da indivifibil parti , 
Che ftir monadi dette uà tempo, or punti ; ' 
£ che. quantunque quefti avvinci e Hretiti 
Sembrin ne i corpi , pur tra T uno e T altro 
Si giace il voto \ né perchè cotanto 

Tenace anfembri e lento o vifco o cera , . , 

Pur non v*è Matematico contatto; 

Né quefto dar fi pub , quand' anco il terg^ 

Dolga percoflb da nodofo cerro, 

O prema il fuol pefante ruota o piede. 

£ come avvenga sì leggiadro arcano 

A noi de* corpi la natura ift^fTa , :ì 

Affai chiaro ne moftra. I punti adunque ì 

Ond' è formata la mi^teria inerte , 

Due forze àn fgco. Una leggiadra e dolce ^ 

Cui Tamorofo cor brilla nel volto, 

Gli fpinge e tifa ad avvinchiarfi infieme^ 

Quefta è l' Attrazione L* altra ritrolà, • 

E qual Megera di flagello armata 

Smaniofa e feroce addietjeo .càccia 

Gli 



Libro Scarto:, 17J 

Gli abbomioati obbietti , ed è la forza , 

Che Ripulfiva i.detu. Entrambe il freno 

Seatoa di certa legge \ e quando è póllo 

In mezzo ai corpi minimo intervallo^ 

Allor la forza Ripblfìva accende 

V ire ritroiè, e pih'il contratto, addoppia » 

Quanto piii s'appropinqua il corpo t>ppofto • 

Ma quando crefce la diftanza, e lungi 

Ne va i' obbietta i di crucciofa e fiera 

Yìh, manfueta viene, e Tire addolce^ 

E fe piti s* al lontana, allora langae» 

Anzi in tenace amor volgendo Tire 

In improvvifa Attrazion fi cangia. 

Ma come avvien nell'amorofa fiamma | 

Ond* arde il core d' infelice amante , 

Che inftabil Tempre ora s' alluma e briUa« 

Or fioca impailidilce, or fpenta giace, 

E fpenta fi* ravviva , e pih fiammeggia , 

E fiammeggiante a illanguidir ritoma » 

E cento volte rinnovella incerta 

La vivezza e ,il languor, la lace e Tombre* 

Tale la bella Attrazione ancora 

Accefa appena vieppiù crefce ed arde ; 

Ma poi temp¥a le fiiimmé, b illanguidita 

Vien meno t ^o a pòco: )anzi tìfvtglia 

L'antico fdegno, e fatta Ripulfiva 

Da fé uccia gli obbietti , e pHi di prima 

In- 



1 74 ^^W Afirommia 

Indomita divien : febbetl faa fdegne 
Simile a foco la Jieve. paglia accefo 
Torna ben prefto placido *e tranquillo , 
E qaal prima fi cambia in dolce amore. 
In tal guifa incorante or Tono or l'altro 
Affetto ama alternar , finché frappodo 
E' picciolo intervallo. Che fé grande 
Fia la diflanza , allor iiccome avviene 
D' un caro obbietto , che lotttaiìo s' ama , 
Né mai fi fparge d'un ingrato obblio ; 
Così pereqne Attrazione i corpi ' 

Con reciproco amor a girfi incontro 
Sofpinge e tira . Perciò vedi in Cielo 
L'un l'altro attrarfi i docili Pianeti » 
E le Comete al Sol rapite iotomò » 
E il, puro Sol dalle Comete attratto. . 
Sebbeh che ti traxtengp in vane ambagi. 
Se quanù T AtÌ9 > il Mar , la Terra , il Foco 
Ammirandi Fenomeni produce 
Tutto è d' Attrazion leggiadro effetto , 
O della Rifulfiya .emola iomì 
Ma qual di voì^ Cadalie Dee, {U'ifrfpira 
Edio diviOf che 1 granSUldma adegui » 
E aK?to moftd i'iagegaofa^Pwrv*,; •. 
Ond^. (oa , tf af ;i j cupi arcaai a hioe ì r 
Ah! ctie avvezze all' erborar opache valli 
Del vaga Pioda| e al mormorio fDave 

Della 



Libro Quarto^ ijy 

Delle limpide fonti d'Ippocrene 
Or ritrofe arretrate il molle piede 
Dairafpre vie, che a Voi Matefi addita. 
Voi fol potrefte con quell'aurea cetra, 
Atmo.'Rugger, che in A fublime'fuono 
Cantò le Eccliffi di Latona, e Febo, 
L'afpro intrattabil' argpraento a tale » r. 
Addolcendo abbellir , che adorno e cotto 
De' poetici vezzi al Pindo piaccia, 
Come già piacque a i pi^ dotti Licei 
Nella facra .caligine ravvolto 
Dell'accigliata e ruvida Matefì, . 
Che i SiSemi obbliando al Mondo chiari ^ 
A voi Tolyolgc il ciglio^ e lieta applaude. 753. ' 



Fine dfil Libro Quiorìp. 



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DELU 




. 175 

ASTRONOMIA 

X.IBIIO QUINTO. 

R r ^rmì canterò d* Urania invitta > 
i incidi criftal , le terfe lenti , 
Le sfere e 1 tubi. Voi di Bacco e Pale, 
Di Minerva' e Nettuno induftri arnefi 
Con quanV altri trovò T ingegno e V arte 
Già ricantati fiete. E chi le curve 
BaHiffe ignora, o T omicide bombe? . *, 
Da chi le (arte e le velate antenne 
Non fur defcritte, o gli erpici e le marre 
De' campi feritrici ? Un calle intatto 
Tentar è duopo, che da Timo volgo 
M' alzi a le cime de' bei gioghi Afctei . 
Oh chi le fonti e Todorofe felve 
M* apre di Dirce , e fotto V ombre annofe 
O de cedri m' accoglie , o d^li allori I 
Io meco condurrò le To&he Mufe 
Per le valli di Cirra , e lungo )i rivo, 
Ch^ il volante corfier fuggendo aperfe , 
A l'onde infegnerò novelli arcani » 
E novelle aprirò fucine Etnee 
Di Vulcani miglior ; né più s' indugi 9 ^ 

Che 



4 



Che gii G»to ecfiee^txt piE) belle incBdfji 
E noi chianu a veder U mole e l'arte 
S'armi più vaghe e pia leggiadri -uneG.' ' 
Sorto, Dolload e rimnUH'ul Craaino. - v 
E prfa aliò dì que* piti lunghi Tabi , 
Ch' aggraivlifcoa gli obbietti* e poooo al cigli» 
SI preffo addurre le riirofe ftelle. -, - 

Di lucido cridal s* ele^ in, prima [«] 
Bea terfa mole, cui la doppia froate ; 
F(dve oiiauta , o lieve lamioetta , . , - 
M ' . O 



W II piìk utile e priaci|uU obbietta (fella Diottrici fi i 
il Telefcopio . SiTormnno qHdli in più maniere, e con 
piìì Unti : ma i prìl camaot'Tono formati di iliie T'Ari 
coavcf&, l'uno MiitiSvo , oculare l'altra. V abkiittìv» 
tale efler Jtve , che rinnirca jn un punto foto tiitt' i 
rassi che ne vengono dall' oUiietto , i qnaji ifinténdo 
panlleli dall' oculare entrin n di' occhio ; il che {ìvit- 
tiene, fé la lente da ambi l fianchi i ctmififià/'Ló ftef. 
fo efietto -fi avrebbe , fé folTe la lente ancor dall' altr», 
parte piana o cfineava , e dati' altra cooTelfa , nta con 
«na'conveffità , che aveSe una maggior curvatura offia 
inioore il [aggio delU.ika.«Euìcità , ad i^ual cafo li- 
. faol chiamate minifeoi ma il più delle volte fi cDilfima 
" formarla da ambe le parti .conveflà , e tli più egual- 
mente conveia . te lenti , che liano divcrfe curvatuce , 
e ì tfiini/ci ftnnq femprc Kna lente, dj cj^ale eonvcflìià 
da atnhe le parti , U quale ad effe currirponde in "ui- 
fa, che producano lo ItelTo effetto per ri[;uarJo a rac- 
cogliere 1 raggi , Chi volcffe fapne, come fi lavorino 
si' Illronienti Aftronomici , vegga l' Ottica di UT. Roìicrt" 
Smith, traiolta dAii' inglcfi nell' lit/tma Fyanceh cm va- 
?/**"¥'"» ",''S'.^- P'^^"'"- Di>**i ne dercrfve l'Arto 
lAeai. Rial. d> Parisi ; e VM.B''feK^ich de Dfff^Tihui 
Som iff LHfUe Ub- 2. adaot. 49, . ' 



ItS ■ Beìr Jfironomia 
O «bile flfoppictìiar Sì lifcialcart^' " - -* 
Vada ISlcaoio^ e la conoda è dòtbì. 
Finche a fianchi appianata s* erge lA mezzo ^ 
Q.nal Pelatiaca lente, e i raggi accolti' 
Torca dal 'gonfiò fen , rifranga 't pieghi . 
Poi cara avrai , ch' ella toadeggt in gnifa 
Di picciol cerchio, e in na fol pnato aduni 
Quanti da un pònto fol partottfì rai . 
Ma deh quamo'adoprar ingegno è dnops 
Nel póne freno a V ìndomabH lace , 
Poich^ ella nri cader fii tonda lente 
Della rferica forma ofle faperba - — - 

Né fi rifrange, né fi volve appieno f 
Anzi, quanti colori ,or biondo, e azzurro, 
Ot verde e pMporin- fpi^no i Fili , ■ 
Tanti dove cader diverfì pnati 
Amaà ritrqC d'voa fède iCleflà. 
Come daaqne aSrenar de' pontaniaci [^] 

Po- 

tJ] l' oftacolo ma^ijiore per la. pnfezioae <i(' C^nocchìalT 
è l'ineguale tefrangibiliti de' riggì diverfahi^nte colo- 
rati • Eulero ^o{e intorno all' obbtettivo a tal fine dne 
lame piene d'acqua, ma non vi liufd fecondo l'efp'e- 
tienaa ili M. Maupertnit. E«lio & ofleivato , che il 
criftallo iti rocca i. una rifrazione piil grande, olie_il 
Tcirp di Verteiia, onde co nclu Ce quello non elTWe, idp- 
nco a' Canocchiali , ma non avvertì , che la dilperfiorie 
de' coleri prifmatioi era ancor» piò difierente ,' che la 
TÌfraiione avuta con quelli. Faciments le curve, che 
determinò CarteGo , e pofcia autori) Newton ^ n^ 
ticlcono all'intento. • .. _ 



Potrai la 1itr(tóa^^N^lldl 'Neatdili . -'^ 



In firagarcriffiil jiOtrifebè indurre J> f ^ ^ '• 

E peKh>^iVtóarvfrNÌc^te'fói?triàV'^ -"- " ^ 
Ognot iJhè Wn^ llcFamfeofo 6bBfè?ftof \> 

DiftattzaeCeae/Nè^ti placda'iVfroùW ^^ 
Locar del 'Tnbò ^ocì locentf larae^ ^'"^ • '"^ • 
Del flutto^mà(lfij;fpumTOÌt e coirne^ - ' 
Che la luce tion'meóf di 4rea trtìròfa *^ ' • * 
Per viriò caUe fi slwcrfJ^gtà ^pSrte'. ^ i '- - 
Meglio fòra'^derìfare frifiémé \ vetri ' 

Di natnfà 'tra lor diverfì'hi §uifà*5; -^ — • ^ 
^èfit ne lo fteffo feno ì varj raggi 
■ T revii Ha -fede -al 4or-defir xoofoiiM*. . . -^ 

'• -d.D ,'.."• '.M «^' •■• .) ••'■ Pwr-ri 

Potlaod ingeenofo Artefice^ Inglef^p ^ ^ gr^pde Aftronomo 
. fofiaà i pnimi » op^cioii ^àftgpli .j^foegenti.. i. Con 
vetro giallo « e 4i <?plor di paglia ^ detto ^fir» ài Vt^ 
nezia • a. -Con il v«tfo d* Inghilt;erra , dfitto .i^e^r». (V^ 
. 00^0, perchè rotondo,, «Gonil criflallo bkii^o 4etto^is 
^ Londra S^ilex^ donde formanfi vetri e qaraffe. Fprm Ì 
prijCni di .qne^i due ultimi vetri produ^en^i aé** «o^ri 
una eguale divergenza de* raggi ,, ofiiaégoat^ fte£a nelU 
. ipottfo colora , OB^erdii^ | deve , oi^ ni*: abbietto rA|t 
. tali ye.tri ecMnpofto Jion ronderit alcun polore prifoi«ti«o. 
Koa è il p^foj che ìiffi>r2À la; rifcazioiie » p oìchè lo* fpi- 
rito di Terebiutioa i preflb.vhe eeual rifrazfone, cfiane 
il vetro , eppnr pefa affai meao. Un obbiettivo ecoeUcn- 
te tu trpvatq nel 17163. da M. A^thea^lt9« M 7. {liedi . 
Secondp.jy^. Claii;;aut i raggi d^Ue.cHrFajtiire delW pa- 
reti latertori debbon ètTere eguali alla ^iliinta parte delle 
^ dne efteriorì pareti. redi.N\^g la Land^ Afti^nómOf tve 
parla dejj^* Iftromenti Agronomici • ^ < y. - a 



r-' 



Perciò r iodaftrd ed, iavMtdir iBrititiiié y 
II ptllido criftallo. Vi vnètyVk hìmn^ r 
E qael , cf^^ coronato* Anglia fi noma 9 2 
£ altre dive|rfe mafle; io^me accoppfiafv^ 
Quindi 1.* d(bH^ ^i(hl Locato e fermo N . 
Ne Carneo. Tubo accoglierà de i' AftrOr; 
I pari rat f. che sbandeggiati e fparfi 
Cader ^vedra^fi >iie T oppofta; .Ipnte,» . ; ^ 
Onde ti fpiccheran per dritto .cai le 
De rAifaronomo al d|^, e valiqandp:, 
I nervofi invìiappi» i cerchi >. i knlf 
£ i moltipUci mnor Qe Tavea, p (rete./ ^-f 

y— — i— M^w^MW— ' M ii I I l'Ili !■■■■ ■ jw ii ' g ! "! !"' " f f " 

[c] Entro deir occhio ti è noa fpecie di lente , che fi. 
appella umor eriftalUno^ la Quale dipinge nel sfondo 
4Ìeir òcchio 1* Immagine aflai dilli nta, m» rivoltata dagli 
oggetti efterlorì. Negli obbietti celeiir'lian!^ importa 
auefto- itt«;oa¥enieiite , poiché i Corpi ^ che y (^erranfo , 
tono rotondi, e quindi Tempre {r veggono nella fteiTa 
«òfitora ; ma per gli obbietti tdrr'eftri >er rkddrizzare 
fa earvaftira de* raggi fa dnopo àggingnercf 4ao altre 
lenti al Canocchiale ; e principalmente per ufo della 
marina fino a fei Tetri fi adoprane pet non confondere 
gli oggetti e rivoltarli . - « - 

Che' fé l'umor i^riftallino A poca convefiltl , * cfò ehb fac« 
ctAt ai vecchi , allora i Aggi ^eo ^ piegano , è di^ 
fceridono nei fondo dcU* occhia prima d* efTeré nnlti • 

' Qaelli che anno qnefto difetto presbiti fi nomano , e^ il 

~ loro rimedio fi i una lente convefia a^^preifata alP oc- 
chio , la ovale fnppUfca alla mancanza della ^oca cor* 
▼atara nella lente -interiore • Qjaelli che (bno foggetti 
air oppofito difetto « cioè che Inno V umor criftallìno 
troppo turgido , miopi fi chiamano , e ^il ior rimcdié 
A'i un vetro coacave* 



Folgoreggfando kfA^na rimniago^ 
Ma qnel pum li^r, che *a fondo- ^nk 
Al lucid' occhio, e dal'crìftal lì noma. 
La torce. in gnifa, che )a (tdba.parte 
Volge a U maoca, e l' alta fronte abioit 
A P-imo-ptedei e il pii felleva in alto. 
Per iè ti cale a Io fconvolto obbietto 
La prima ridonar forma natta , 
Per eatto al Tea del Telefcopio aj^iugoi. 
Altre due leati a la primiera ugnali. 
Che le vecchiezza -inaridire in p»te 
Ti fé ne Tocchio il cristallino amore. 
Onde fparfì cadraa nel fondo i raggi « 
Allot convefla lente al ciglio appre(Ia« £ 

Che raccogliendo la fuggente lace 
li vizio ammendi. E fé l'argentea linfa 
Troppo turpida e gcofia i rat confonde. 
Tu rocchio allor di cavo vetro ingombra i 
Che 1 Lumiaort fili affinai e rompa. 
Ib giùla tal tu j qual novello Lioce \d\ , 

' Mg V*; 

i^ L'immagine, che la IcnEe apprerenti , i tinto mag- 
giore , quanto piti lontii» i dalla fteiTa lente , fcrban- 
dofi però te davute leggi , poiché le linee rette, die 
■n elTi vicende oc lineate £ Ettctreigtiano , tanto più vi- 
cendcTol mente retrocedano , giunto più lontane fì fpia- 
gODO, « parilo , Eeneodofi n«l Tstbiite l' egu.islinnza , 
tanto mnissiare è l'imraasin? , quando è maggiore il fe- 
nidiamet^a iii;lii sfe:ki;l , chp à la ììipeiScie della 
lente . „ . „. , . 



iSe DelVAfhommU 

Vedrai le cofe fcònoftiate' «I VoIgOi^ * 
E joitte fcómrrtf T eteree sfere • : 
Ma ft 'dee colotarfi-. intatta e para 
L* immagia iamkiofa ^ intomo %ombni 



Dal 



m^ 



Inoltre rimmaeinc ne viene aflfai più diftinta,,^fe dal 
luogo , óve il rabcoglie » fi efclnda ogni eftranio lame 
riflettuto dair atmosfera , ppicfaè la luce frammiCblSata 
alla luce « che paflfa per entro alla lente « rende V im- 
magine aflai conrofo e languida , e talvolta la nafconde • 
Perciò fi applica la lente al foro d'una fineftra chinfa, 
e fi ricevè 1* impiagine entro alla camera ben ofcnrata ^ 
Di più di giordo $*'adoprano oculari più deboli, di not- 
te più efficaci « e fi annera ancora col fnmo^ la lente 
per non > offendere co* foverclij raggi la vifta , ' la quale 
molto foffre in tali oflervaiioni » e M. Caifini. divenne 
cieco nel fin della vita^ 
Finalmente I Canocchiali àggrandifcono robbietto tante 
. volte » qnante il fuoco del vetro obbiettivo contiene il 
' fuoco dell* oculare • Cosi un Canocchiale Ai i8. piedi 
con un oculare di a* pollici di fuoco aggrandifce 'un 
obbietto ic8* volte. L'apertura dell* obbiettivo, offia 
larghezza è la canfa del lume maggiore o minore , fe- 
condo la iìia, grandezza. Quindi 1 maggior y.etri .racco* 
guferanno maggior copia di raggi • Ma convien' tifiette- 
xe , che V eccefib dell* apertnra produce fovarchia aber- 
razion di. luce , e rende gli oegettt confufi . Perciò due 
pollici e mezzo foltapto dar fi debbono d* apertura ad 
un Canocchiale di ig.. piedi , fé fi vuol che fia molte 
lutile «^ Ecco la tavola di M. Huyghens • 



làm* 



Foco 



piedi 

ì 
6 

9 



Apertura 



pollici 

0, 97 

1. 37 
I, 67 
%, 42 



Oculare 






pollici 
1,07 
1% 50 
if S3 

2, do 



• Uhro Quinto à i%^ 

Dal Tf(e(copio la foverchia lacet - * * 
Che del lame ftraniero alleata, i tag^^ 
O*kMr0:,il cade attraverfaado^ afloibe* 
Perciò , quando il mcNrtal ricbiama a 1* opre 
Coa il vivo fplendor 1* ardente Febo, 
Dovrai trattar le mea robufte lenti 
Serbando allor le pia vivaci e terfe,. 
Che di pallida notte il Cielo ìmbratii ; 
O di chiolk fine{fa(;a a picciol fero^ 
S'affidi il tubo, e'teaebrofa cella 
Fra fuoi taciti orror Tobbietto accolga* 
Né ti fugga al I>enfier9 che giova al ciglio . 
Con il fumo annerar gli oppofti vetri , 
E la faccia allaigar tra '1 molto e /l poco» 
Poiché dal Canocchial .perfetto e terfo 
Tante volte aggrandH^paoffi TobbiectOy. 
Quante il. vetrp prìxnrero il foco abbraccia 
Drquel ctù ragli guardo Urania affida* 
Ora gara d* onor tra regai forfè [fi 

M 4 



lei Molte nazioni contendono fi-a lóro per aver la' gloria 
della fcoperta de* TelefcopJ. Ugenio rattribiiifce ad qn 
certo Giacomo Metz Artence Ollandele, Sirtfirò a €ri«» 
vanni Lippersheim , che primiero ^li fabbricò a Mid- 
delbourg in Zelanda: Guglielmo Molineux al Monaco 
Bacone Inglefe . Ma la comnne opinione fa nafcere si 
bel ritrovato in Italia , e ne fa inventore il grande Ga- 
lileo. Il certo fi è*, che quefto ipfigne Matematico fu 
il primo a farne ufo , e a far con elfo novelle fcopertfc 
in CielQ . Égli (copri nella Luna i moati » i Satelliti 









i84 Dtìr AjirtmmU 

QjUal di loro primier die forma e vfét ^ 
A sì «mirabir móIeV e TAnglia altera 
l^on men de ToDde, che de T Arti doattÉ 
Se r inveatriee avventarofa appella ; 
Ma non 2^ avvede , che f indoftre Oliando^ 
£ TemoI Gatló le contrafta il vanto, 
£ che TAufonia a primi allori avveizt 
Nei foo gran Galileo le laci affifa. 
Tu degli Etrurchi Re da l*aara fpinto; 
Ornai ceda ti li^. Tu, 'grati Linceo $ 
De r amefe novello Urania armafti • 
Né picciol merto al faticato ingegno 
Fa non celarli a Te gli eterni fochi ^ 
Koa del tardo Saturno il fido ftnoloy 
£ r aurato Diadema e T ampia fafcia) 
KoQ r alte rupi e le profonde valli , 
£ i pellucidi mar df Cinzia opaca • 
Te pòi gli altri , fegttir 9 die nuovi ordigni^ 
Agli antichi aggiugnendo , e in varie fi^ge 
Inforcando i criftal to aebber vanto* 
Chi per bene fcolpir T incerta immago (/] 

Caa« 



ÉMtfi 



intorno a Giove « le (ali di Venere, la grande differeflz» 
tra i diàmetri apparenti de* Pianeti e delle fteile fidb » 
una moltitudine di ftelle molto più grande del numeft> » 
«he fin allora era noto . 
l/J Gli Aftronomi e gli Artefici in appreflb formaronsa 
Più cfatU e più Iniighi i Telèfcopj . Cartefio forbib a 
luo di tifteiSonc (atta di tre vetri t ti fao -ptire perf e. 



ZSko S^im^ lif 

^^Ogi& il bifjis vetro in chiari ^efoclii ^ 
E dii i tidii altttngb) dopfNÒ le lenti \ 
Come faole il nocchier da Talte anteam 
La tremola fpeccfaiaiuio ampia marioa* 
£ chi faggio ingombra di ^li il feno 
CoQ tal* arte e faper. che Tiagegnoli^ 
Micrometro da lor ptiocipio addàfle: 
Quella teflìita Ìq Cielo argentea rete » 
Che da T alto chiamar poò gli Aflrì ignoti j^ 
Kon fol gli antichi accoilumare ai freno \ 
£ pub le fedi lor nK>(irare a dito , 
£ l'ampie membra e il gigantefco afpett04Ì 
Né altro arnefe trattar T arfa Guinea ^ 
I dipinti Ottentotti e i Cafri irfuti 
Vider la» Calile in fu le iponde edremo 
De TAfricano mar fra nembi e (Irti , 
Allorché al cenno del gran Re de' Franchi 
Narrò quapti fplendori accende e rota 
QtieUa parte di Ciel, d^enrerge a V Auftro^ 

Al,! 

»■ I I ' i ■ ■ ■ ■ ì .I M I ■ 

zionò Newton , a Cambridge : così Gregory , e Halley» 
» altri ne compo&ro dei ^iu efatti , ponendovi due fpec* 

* chj di metallo ne* Catadiottrici ; ma i migliori furono 
cofirtitti dal celebre Campani a Roma • La più utile 
iaggiunta al Telelcopio fu una reticella pdfta nel fuoco 

' del Canocchiale chiamata Micrometro . (^uefto siiromen- 
to , di cui fi parlerà da qui a poco , ferve a paragonare 
i Pianeti , e le Comete alle delle fiife ; e 1* Abate la 

• Calllcr fé ne fervi al Capo per fare un catalogo di prcf- 
fo che dieci aiila fttUe nella parte Aaftrate del Cielo / 



\ 



Ah ! fe per colpa di inoUesza ioi^é . ..^ 
Non >(iéa meno il vak>ir , T iog^ao 6: T a(te 
Ne'ièduli nipoti je ne^Li^ei, .\ . 
Tempq vena che T «iventrice affini 
Ottica i vetri e le convefle lenti , 
Onde nuove fccmir eeUfti fiamme » 
£ pih ficura enar pec 1 .arduo Olimpo « 
Qj^al sì dnro lavor, qual afpra inaprefa \g\ 
^ attravqrfa dagli anni , o- da Natura » 

Che 



\j[i Si i fondanitnto 9a fperare nodVe fcoperte in genere 
d'Ottica e d*Aftronoflua« $efaiben iian qaefte Scienze 
tahto innoltrate , purè eflfendo la natura un téforo ine- 
fanfto , fempre il poffono afpettare novelli ritrovati • 
Bafta gettar uno fguardo (b r origine , i progredì , e U 
perfezione dell* altre Arti peìr rimanerne convinti . Chi 
ben fi i« ad efaminarle , conofce che al principio eb- 
bero oridne rozza e mancante , e poi furono a poco a 
poco aboellite e ridotte in feeuito > ali* eccellenza . In 
oltre fi vedrà , che in ogni fecolo da qualche granda 
e profondo Ingegno fi è fatta qualche novella fcoperta, 
sei che 1* Italia devefi rallegrare d'aver prodotti molti 
di quefti felici ingegni ritrovatori . Dagf* Italiani non 
folo ebbe origine la mafiea « e Tarte di cavalcare , come 
fi vide s ma Giano ritrovò le monete, i Leftrigoni Ta- 
gricohura , i Ciclopi Parte di lavorare il ferro . A* tem« 
f\ men rimoti quante feoperte fi fon fatte nell* Italia 
riguardo all' Architettura coli* ordine Tofcano , alla Pit- 
tura co* Àuovi e vivaci colori ^ alla Geografia colla fco- 
perta ^el nuovo Mondo, alla navigazione coli* ufo della 
oulTola, air arte militare colle fortificazioni ; alla Fifica 
colla teoria de* Gravi e de* fluidi , e coli* invenzioni 
de* Microfcopj ', ali* Aftronomfa col ritrovato delle Lenti 
e de* Telefcopj . Piaccia al Cielo che non manchino in 
Italia i Mecenati dtlle beli* Arti , che lo fpirito inven- 
tore della Nazione non verrà meno , e fempre il Mon- 
do farà di novcjyijl fcoperte arricchito» 






• IShfo f^tnto . ì 87 

Che rìngegDO niorul nob trovi é compia? 
Noa>trov& rglt il metallo , il ferrò i il focO| 
L' erbe falobri , i dilicati femi 
)le r ime vene de la Terra alcoli, 
;. Oode unto fiiU la bma in pregio 
Bei Fillirìa Chiron , del Fabro Etneo , 
De U' Madie Eleafina é di Tubalca ? * 
Qaindi venne il folcare i pingui campi » 

V ^1 Xenunarlt, ed irrigali! , e pofda * 
Con^finmenti e calor doppiar le biade» 
Venqe. chi. fitoodb t »gsnto e f oro 
In monete primiero , e chi Io vihfe 
Intrecciando di Ini Ticami e tele ; 

£ chi dopa «lIàfi;olla in lievi fòglie , 
In finitimi fili e vaghi intagli. 
Venne chi palpitaniìo à (lagni e finmt 
Fidò gli olmi cavati 9 e le rapaci 
Onde infrenò • Chi per difela è fendo 
Contro i feri animali, e centro i fnrtf 
De r ingordo mortai cnrvò V acciaro 

V In t«^e , itf elmi , in ' fanguinqfe ipàde f 
E kL tlpati-e trincee s^adduffe e cinfe ; 
Ma poi( nacqner gli Eroi > da cni fot i' Arti 
AÌTai crefciute, rabbellite e colte. 

Svelti ^lor da le felve i pini anno(i 
De* pili remoti maif vìddero ì nembi , 
. £. piik fravofoiren fentiron r tc^ue 

Iru 



i88 DeltAfironomia 

Imbrigliate tra dighe, o fpiate inalto, 

£ dal lor alveo ancor fcacciate a forza. 

Allor nel (èa di tnididiali biOQzt ^ ' 

Si chittfer ferrei globi , e il ottìro e il zólfo t 

Che per V fxit gli awenuffe a &eaipio orreddo 

De le torri a guerrier difefi invàno. 

Che«on fu ritrovato, e addotto al fine 

Pi qnwuo giova a T libertarie ^ al b&Oj 

A Torecchio, al piacere, ai .gii(^o, a rocchio) 

Kon venner gli Anfioa, i Trac; Orfei,. 

I PraflTiteli» i Zeufi » e f idia e Apelie^ ' 
J Tizian» i Gnidi; i JBpnaroti, 

Cr Inglèfi peaÌ4t^ » le^ mode Q^Ie $ 
£ r Italo inventòr» che U dolce canto 5 

II teatrale fnon 9 le hobirArti* 
Avvivatrici degli fpentt Erd^ 

La mnltiforme Architettura, il lalfo 
fregiar d| luce e fer (altre al> eolmo ì 
Ma fugge, intanto \ V inftancabil tempo f 
Mentre tutti fcorriamo^i ?campi ameni • 
Giova a V zìmì tornar dMJrania, e'mtte < 
Tratur fenu- timor d'joltraggioce danno» 
Or iè vuoi divilàr la Rete induQre.[^],> 

. Che 




Zlbfo Quinto. 1S9 

Che al "fTafto CaaoccbisÀ la fronte ingombrai 
Fingi "al penfier beaincrecciata maglia^ 
Qaal forfè Aracne gaceggiando ^ 6 Palla 
Con divin magifieto Ivan teflendo. 
Ma gli ondeggianti fili adatta in goifa. 
Che Tnn Taltro^ii fenda > e che la fronte 

De 



i**aMM««i 



Tuno air altro, exl altri Agronomi' variarono le reti- 
celle romboidi dimenali . Avvi il. Miccometra di AL 
Roemer abile ad oilervar recclifli , e a dividere in 12. 
parti eguali il diajnetto del Sole t della Luna , fltalgra- 
do i loro cangiamenti . Quejìo TeUfcojio è compofto , dice 
M. ^Horcebow ^,éU due obbiettivi^ ^^J^ f àfono àllónta* 
fiore r un daW a/^rof^i ..trova ne' fuoi libri la dejcrizio* 
ne di molti altri' Stromcnli'Romeriani ,' é fra gli altri 
d' un Canoepfaisle iWppio detto Tukus reciprocns ; Vi è 
ancora 11 Micrometro Eliometro ^ ferchè mifara efatta* 
mente il diamcti^ ^dét 'Sole i di queSo fa inventore 
11. Bouguer • Za Ltt(de.:ijh^qm^ J^^Fézénas Ci^ff <rOj^ 
tique . Ugenio nella firn Aftrocofii • . ' -^ 

] fili , che formano 4Ì i)&iorottUlr<i , fi* eollèètnè nello 
fieflb fnoco. della lente. obbietitiva » ove & pinge l^im« 
magine delP' obfbièttb / è poiché interfe'cano la parte di 
lui, che a(i.em.4:orrilAoa4e , s^p^ono ! nello fteiTo og- 
getto • Sul principiò V formava , come una reticella di 
più filit obe^fi rifrang^vAttd ad àngoli retti « colla qua! 
maniera tattp, ij| 991OPO. d^l Telefcopio' era djvlfo io più 
ficcoli qfaaaràti s ma ili tal mòdo avveniva'* che vi re- 
Jtava walplwe^ aftrcnip (intervalltt non menfarabile , fé 
non klV ingroITo . . berciò li aggionfe ai fili^ immobili 
tino , aoohe^ il I^cdiido , che coir ajnto d' tttia coclea 
Ci promove con .mpto parallelo a4>nao de* fili ^. 
S* applica oueltò filo in mezzo d* nna^ forata laminettg , 
la qi]ale> na. naaliile; Ma il pi^cipao 'Milite IL è; che 
quel filo paflTa con moto continuo parallelo e avanti 
e indietro , ja. a. manca, e a deftra coaduxll,' efcorrere 
^ tutto il campo del Telefcopio . BoIÌ(0!rfch liht z* dt Z)e« 
/elibus Solis (^ Lmm ad^ot. 41. *' 



De la ItttlcU leoce.» t cui fann'ombfa^ > 
la piò. quadri fi parta. Alior contando r 
Que* f iccioU intervalli > q fetti aigufti ' • 
Degli [pzz'i fpqtni fermarla ferie^ > 

E degli ot^iettl aflecurar l' artapiezza • 
Ma peroh^ ooo apcor fe^uro e fido ^ 

Può dal dritto cammia torcere il cigli» 
I Quadrati (gz^ai. lafciaudo addietro ^ ..... . 

BeqiT provvide a l' error V eterea Diva 
Aggragneudo un novello a fili immoti^ 

. Il qual deggia ladrar con lento piede 

' Tutta di mano in man V errante immago , 
E i progréflTi fognar de' tardi pàffi » * " 
£ i più minuti/òndeggiamenti appieno^ 

. E reftremo ofcnlar moflrare a dito. 
Tonda terga ^perctS dr Ipfre atfort^ y-J 

SecQ'forata lanjiaetta aggiri^ . > * I 

C?hè rapida' tf^^U un filò mchiufo 
In guifa* tal y- che 45011 perenne tnoto ' '! 
Òr. piaghi 'VSani;hlf ora s'avanzi ,-o arretri ^' 
Finché del Clanocchral.r aperto. campo " 

Ttfttb traiborra«r U doppio fegna intanto;*' - 
„C^be U votubll . chioccibletta aftiinge , . 
I cerchi ftgtieA nel bronzò Incifi. \ 

Me mea fdeggi-M&Uc ie curve ^Armille [#]9 

^i_i . : I l \ J.I I II 



[f] Le ArmiUt Équ'àèorit ,, òpQra diTiii^o Brahé 9 Ioao uà 



Cnì de' Bftltici flutti in meMd'i V'iti ■ - 
A U celefte Diva U Dsofò AtUnte • ■■■ ''^ 
Sacrb primiera. Al cavo'^A ^'itf^etal '- '^ 
Del primo MeridiaoD imniobil cercìiic», '-' ^ 
Che di grandezza i dieci [né non varchi , - 
Né fi (degni poitar K:alpitì in vòtto' 
In tango ordine i gradi ,^e a l' Affé iAtóraó^ 
Una declive sfera adduca in giro, ■'' -' - 
Che feco l'Equator rapìfca emovà. '' '' - 
Non fia gravofo allór lègirir là traccia : ^ 
De l'Adro, ch'or s'edolle^ ora s'^biinav ' 
Or tormofo fi riverfa a fiaocW. • -^'- 

Cbe fé l'Aaglo Graamoj e Sorto, o Senna F^] 
- ' "■ ■-■ -Un* 



cCTChio fi^D nel ttcridùiiki . -£^U. è. f. piedi ìddÌtcì di 
ditunetTO, e fi divide in minati di gradi . Attorno all' 
afi^ s'aggira od cerchio di declinazione, che cBendo 
diMtto '¥v£o «a.1 A I t t a -T -few» -a-^awf-lii Cm. declina» 
lionc , e la Tua diftanzi dal Meridiano . L' Equatore è 
mobile per ragiooe d' un cerchio', che. fi rotanello ftef. 
fo tempo ■ Quindi fi trova fecìlmente l' aTcenlìone (Tlin 
Aftro oiTervato fopra qnefte Armille, 
p] M. Graamo fece fabbricare Un grande Setfort nel 1725. 
ad offervar più erattamente gli Afiri , e fu tofto fesùfto 
da M. Brartfey i e nel ifn^. mifurò Graamo con etto la ' 
Laponia. Quello di M. (a Coinlamine fra tutti è il piil 
. Semplice, fi ì fetvit? alla ntifura della Terra. E' com- 
jofto d'Dn raggio verticale, d'un lembo pciito orizzon- 
talmente al baffo del raggiò, e d'un \ihde , che Terve 
alla forpenfioiie , BifogQa aver tTgiiardo a! fil di piom- 
bo , Che troppo non s'uni , e fi ftroppicci , e meglio 
torna, che nella fofpenfionE il iìlo non tocchi il centro. 
SI adoperà quello liti lifiìmo Iftroiaento .con 11. piedi di 
raggio pM l' abeiiazione , U ontaiione , e la figiira deL 



Un* ionfiiii^ Settor ti i^ede in don»» 
Sotrai r Olimpo eoa più certe leggi 
Spitiar coniempUndo Aftrt e Pianeti , 
£ te lor Fa(i pareggiando o T ombre 
Mofirar T ampiezza del gentil paefe» 
Cui bagnano ;tr(3 mari^ e cingon TAIpi^ 
S.fegnare i cOnfin;d*ogn* altro regno » 
£ di quanto , fé. VQoi , Tetl circonda • 
K^n vedi là tra le perenni nevi 
P^* geUti Trioni il prode Inglefe 
Con tal macchina al fianco por la meta 
A r ifpida Laponia 9 e il Gallo ardito 
Al .truc^^MelTicano» al Chili edremo 
Infegnar quanto di terreno innondi 
LMmmenfa . Elata. e rAma;u>nio flutto? . 
Né di molto4àvor fia X ampia mole» 



la Terra. Coiififte dò ncir oflervarc la diftanza d'una 
3fel1a (fai Zentth ad una due vicine • É' dqopo , cjie 
quelli Stromenti fiano pòfti nel Meridiano, non tfer 
via_ ideile altezze corrifpondcnti, e dei tempo del loc 




per oj!:ni menomo moto d' occhio . La coftituzion dell* 
atmosfera e dell* occhio , e la rcrpìrazionc poffbno im- 
mutare le lenti,' e (faindi le oflervazioni. Perciò giova, 
fecondo, Mv Bbuguer , adoperare un -obbiettivo legger- 
mente tinto di roflb o di giallo , riftringere Ja Ai lui 
•apertura , e concentrarto efattamente . I Micrometri In. 
glefi , e molto più i Canocchiali Acromatici fonò ottimi 
a sfuggir le. parallam • 



Se ferreo taggio forgerà de V imo '' ' ' ' 

r ... 

Seixa torcer la via diritto e fermo ; 
E fé lambendo Orizzontaci la bafe : -^^ 
Dirpiegberaifi un lembo a piedi fuoi'i' 
IL qual ferica fQffé,-o plombeo'iilo 
Poffa a talento fuo librare in alto - - ^ 
Senza foverchio urtare o ftroppicdo, 
£ fenza che del centro il punto- attinga • '^ 
Or l'ordine feguendó additò i Tubi [/], 
Che Meridiani e * ParaUelì appella 
L'Aftronomo inveotor d'oftranie voci. 
Perchè T un s' accomanda al fòro in al<g f 

N •. Xhe 



ammtmtmt0t^tm 



II] Quattro Iftromcnti Aftroiiomioi qui Ti acceritaàno. i'. Il 
Canocchiale Meridiano . ». 11 parallelo . 5. Il Pjjralla- 
tico . 4« n Sellante . Il Canocchiale Meridiano e uno 
ftromento pofto nella Meridiana per niifurarc,rafcen-i 
fione degli Aftri , il mezzogiorno, e precipuamente, le 
Hello circoncolari . Di quefto fi fcrvirono Roemcro m 
Danimarca» Halley , Graam;>v la Calile 5 e Monnieirlo 
defcriffe . Egli fi move verticalmente p orizzontalmente, 
e vi fi aggiugne una macchina per rifchiarare ì gli , e 
r arte s* adopra per diminuire il fregamento de* pjeroi • 
Il Canocchiale parallelo è detto con tal nome , perch* è 
deftinato a feguiré il paratteto d'«n Aft^o, e il di. lui 
moto d' Oriente in Occidente . J^arallaticn fi chiama 
«nella macchina di Tolorafeo 'deftinata a conofcere le 
«arallaffi . Ancora 4 lei fi aggiungono i livelli ^ bolle 
d'aria per ravvifare e correggere P inclinazione ; che 
potefle avere dal Nord iil Sud. Finalmente il S^fiante 
è una fefta parte d' un circolo , macchina ritrovata da 
Flamftcad picr correggere l difetti ne' catalogi della 
Luna, allorquando Carlo Secondo ,di Svezia ^i ercffe 
l'OlTcrvatorio di Gi??ettwich, ' ' • 



IP4 ^^''' Aftrmomia 

Che i vivi tti dd mn^odì rifoag»'» 
£ il fecondo ac^omi^pa: g^i Aftri a. paro , 

Se da Taareo Ofieme a cader vurnù^ 

Ove il Qiar curvo al Sol lava le^ rote • 

Ambi Snno al Canocchtal la ferma uguale j 

Se noa che macohifRtta agile e terfa 

Lor la fronte rifcbiara, e la fofpefa 

Dirittiflima paUa i torci paOl 

Equa mifiira^ e diltcata tela 

Il nojofo fcfofciar de^ p«nii molce • 

Che fé la postura t U varia in parte 

Magidero gentil li- cangi e affini , 

Del Grande di Pelafio avrai la mole f 

Che Mooi^ile^ fre» potrà fnpauba 

A le ritrofe parallaffi imporre. 

Kè qui ti prenda obbUo del fàggio araeie $ 

Cui la real roagion di Carlo Augnilo 

Tra gli Svechi Licei locato in opra 

Vide primiera. Egli s* incurva appena 

Sdegnando valicar la fefta parte 

Di pieghevole cerchio» e appena il pondo 

Soffre fu '1 tergo del giievol Tubo^ 

£ i moltiplici fegni in fronte iocifi. 

Pur non ti fia di larghi doni avaro y 

Poiché di Cinzia infegnerà le doti , 

£ de* viaggi faoi le cieche ambagi » 

£ come a lei t^Ior fj^gnofo Febo 

Frotì 



Frodi la ItiKj onde uo^biua afmé» 
Ni l'alta toa iw^oa tawa. qo!» vaife [ai} . 
J)e r Iadi«e.j a G(ipaiv»i«, o^de ^ ^ìvt 
Splende Mar^gliS] ^ 1^ Ci(tà ji Flqia.» 
E Seijiu e Tehto c,l^ ?rifiw Tosfc. 
Allorché r «Ew la, BilIP«e.'<lbtPO¥i r* 

Chinaa arficce », « cq !«. %«l aTsiUtt' 
Da l'alto Spi p^roo^- »«4PI> i SUnUf ^ . 
In mezzo al cariò l] af^to EeEjcr 
Ve^ i xiì pniuiar pei .eotro 4 c^vp ^ 
D' alta parete U)d4o IpÌq»B^ , ' - 
Che poi catleocto Tik. oparmore» (Irilcta 
S^uin l'arfo lOTriggia. A.h! qnal dtfbwe 
A r AflrononBQ fi* gu «ift» al vote»? 
C|i* al par de' hnitl ài .fn vi v iguairo , 
Ni guidato dal temR9 il itolo. ^fc^lA», 
De la Natura in-^liSi^il VonQ* 
Oltre il detto però sw* « W^ E»l , 

Nz Sa. 

Iw] Il QbHwnoiw, olTia Indici, altro non è clie un foro 
sSai elevato , per cui s' introduce un raggio folare fo- 
pn una lima Meridiina perfettamente oriizontale , e 
dove ftgu le tan^euti 'Iella diflanza dalZcnith. I Gap- 
iDDDi pi* celebri fon que' di Pi»a. a Mirflglia di Tn- 
Icanelli a Fiteme, liìUbilito e defcritto d^ P. Xiuie- 
nes ■ Egli 4 ai-- P>='li '^' alleila : quel ili Bolosna de- 
fcrìtt» à9\ Cafliai e da Enltachio Mantelli ne a piedi g3„ 
qnei àtv* Cettofa di Ruma nella Cliicla 6ì. piedi , e 
80. quel di'Sao Sulpido j Parisi. 
W Verfo il l3oa cominciò rulo degli otolosi Aftroiw- 
niici, nentie pr:ma fi uirerTava l' al tea zi del Sole, o 



»W" 



« 

Ì96 Deìr AflronomU . 

Saper f ote fiigad i e tutte appieno ' 
Le predofe parti ; e mentre il ciglio 
Ta ne* Pianeti , o ne le Stelle ii fermo » 
Chi d^li arcani vien chiamato a parte 
Sappia quelle ridirti • Adunque al tergo 
Di tornita colonna a T aula in mezzo 
Fenda Anglico orinolo ^ e le dentate 
Ale 9 e gli intera! avvolgimenti e rote 
Intorno giri , e difviloppi in guifa , 
Che de le varie sfere agili e pregne 
Del buon licor de la vivace oliva 
Qual tintinnendo f^ni T ore , e quale 
JVIoftri di lor la feflagefnàa parte , 
Qual gli altrettanti da lei nati iftanti • 
Kè ti fugga al penfier, che meglio adopra^ 
£ piii ficuro freno al tempo impone 
Chi volubile palla affida a lunga 
Di robufto metal verga tenace, * 

La 



d'itna ftella. Ticho ifàvca otiattro ofològj , che fegna- 
vano i minuti, e i fecondi . Ugenio perfczfonolli , egli 
fece ofcillatorj , offia a pendolo . Per avere un tnon 
orologio a' fecondi baftano quattro ruote , e tre pignone 
eiafcuno di 10. ali . La prima ruota avrà 120. denti , e 
vi faran fegnate 1* ere :^ la feconda avrà denti loo. , e 



•uarta n' avrà 30. denti » e porterà la srera oc teconai 
lopra un quadrante eceentrico , come quella delV óre • 
La quarta ruota , offia sfuggimento ili Graamo-, è la 
migliore , poiché coofcrva 1* olio . . 



JUhro Quinto: tpf 

la q Al eia varie forze fpinta e iocerta 
Cui deggia fecondare a manca e a delira 
Senza moto cangiar tremola ondeggia* 
Coa efla al fianco affaticar potrai 
£ felve e monti e polverofi lidi ^ 
£ del naufrago mar varcar le firti 
Senza crucciarti mai, eh* erri dal cord- 
li Pendolo ofcillante » E fé T appendi 

« 

Là dove il cerchio Equinozial s'edollet 
Ó Tedremo Pegù s'avvalla e perde, 
Cento faprai di maraviglia pieni 
Miracol di Natura ; e come i gravi 
Scemin.di pefo a l'Equatore ardente ^ 
E fien pili ponderofi al freddo Polo » 
E dove piii precipitofa roti 
L' agile Terra , e nel rotar s' incurvi • 
Ma pon mente che dee con^trarH in guifa [o] 

N? ■ ; • 'ti 

[o] La verga del pendolo dev* e^efe di tal metallo ^ che 
fchivi il dilatarli ^ a il rift||ngerii fecondo le Cagioni • 
M. Hartifon nel 1726. invento il itiiglìor pendolo pofto 
ooicia in efecuzione da &raamo nej 1^40. per il MÌl,o;(( 
Macclesfield . Gli Àftronomi d* Inghilterra anno af&ai^ 
rato M. la Lande , che gli orologi a pendolo non va« 
riavano più di^" in un anno , e che quel di M. Har* 
rtfon non variò in 147. giorni di navigazione, c)ie %"• 
M. Picard nel 1672. aveva un orologio, che non va^ 
riava che i'' in due mefì. Perfezionati gli orologi a 

Sendolo , fioche non varino uno due fecondi per anno , 
troveranno agevolmente le piccole tneguatità delU 
xotazion deila Terra , come con elfi fi è offervata la 
maggior gravità de\corpi ai Foli , che air£^u%toce# 



198 l^éll* Agronomìa 

La metanica verga , die non bai 
Uaère freddo, o H caìolr l'allenti, ftrmga; 
Che non ponno i vapor? Che non pabl gelo? 
Le piante allaccia edn tenaci fali , 
£ con impéto tal , che fe(fe i! feno 
Scofcendono tàlor da Talto a Timo» 
A fiami alteri i rapidi cridalli 
Fa sì duri arredar , che fopra il dorfo 
Diabeti invece e di nocchier ìrfuti 
Senton il pondo di ferrate tregge, 
E d'onufticorCer r unghia fonante» 
I macipi , i metai ftipati e denfi 
Per dar loco al furor de Tofte eftràno 
Apron le véne con sì grave fcrofcio,' 
Che trema il (bolo e ne rimbomba il Cielo; 
£ non proviam noi pur denlàrfi in modo 
La hebbiòfa Atmosfera,. cHe di piombo 

^ 1/aer diretti» sì n'aggrava e preme 
Imprigionando in fen gli fpirti e il focp2 

. £ quando inaridita Éf^ìz e langue 
Pe '1 morbofo calor h Terra aprica , 

Non. 



■•^i 



finopo'è per5 aU*Aftronoino un compagno , ^che vada 
fegnando , mentre oitbrva i minuti fecojidi . Avvi final» 
pente un iftromento detto Hetioflate da M. PafTement , 
sìiventor del medefiino . £gli fi trova nel gabinetto di 
Fifica del Re preflTo U Caftello delia Mente , e che fer- 
ve ad ofTervare con un orològio conducente il Telefco- 
•jfìo* iadipendeatemf irte dal moto diurno. 



ZJhro J^uinto. 199 

KòD lì v^otlo flllor ientarG ì corpi > 
£ mille in loro polìmre indurd* 
Quei dUatKido la porola mole 
Sciorfì ia lento fador , qDoi l' arra ^ne 
Chinar languidi al fiiol , quefli alai attratte 
Negar ie fibre al moto , e tutti al 'fine 
Moftrar sì ^mo la ^lezii ifhema , 
Che Q(Hi iMUoi dabitai «h*or Tona, or Taltr» 
Di tante ree cagìon di lors'-ìodoani , ' 
E gli sforzi 'a ambiar unuia ed opre ? ■ 
Quindi i globi urchmdo al poodnoEo [p]t "r ^ 
N 4 ■ ' * ■ E 



tp] Nel 1*88. fthrarao.Stan?. ajotamlo Flainh««d gUftoc 
un «co murale di 69. poUid i, col quale Ftamfteail 
fece yo\ "pw 30. ■anni -le trfhrvatloni . Quetlu diisr» ^ 
«itc^fe itiiirsle à il piano GlTato Toiira un muro, e 14 
di evi aliiaia trafcocij tinto il .piano liel Meri.liana 
»er migrare T altezza. Tironc fé ne fml a Jererramar 
la teuria del Sole. Un fomigliaute iftromenW fu lavo- 
MUt a Londra Ja Giauata GilFon il 174" Totco U dirc- 
' ziòncdi M. Granino, e fu portato a Berlino. Q.uattro 
■ ortCrti ai rame e doppie fqiiaarB imprigionano il jnu- 
rtle ; e quindi JW. Bousiier l' erpofe a un gratiiliaìmi. 
calóre fenza trovare negli angoli nairuiaM una diiFcrcii- 
zafeaGbile. Sopra la pietra, che pbrta rillrOMOnt^ 
fi pone ori zaontal mente im aflt perpendicolare al pia- 
no, e che fenderebbe aIluni;ato n eentro . Sì divide il 
murale l|i 96. parti. Ne fabbricò altri Cmili (tnwnenti 
i^. Bìfd , e M. Canivet per Parigi , Greenwich , e Pic- 
"troburgo. Si fiidillvide il Q,iiarto di circolo per mezzo 
del Mleronietro, la ulte eHeriore e la tranfverrale con 
■ tina alidada (Wvifa , e colla iliTrifione di Feraiir , la qua- 
le confiRe hi dividere il Qiiarto in molte pam, e que- 
lla vlen ora molt» IKinata . " 



^oo DelV Afìrommia 

£ fra tolti pi^tior Qiia4raQte •immane 
Rivolgo il i^aarda^ ed oferò par anco 
Moftrar la mole fmifurata^ e quale 
A^^te a locarlo non s^ affanni invano 9: 
E di qnanti tefor fia larga >foate* 
Banqae 'f ampio Quadrante (^naltro amefe 
Di grandezza e valo^ fovérchia e palBi ^ 
£ nulla ordigno ,. fé noa grande ^: feco • 
Vada è^ la fronte, e fpaziofo il piano. 
Cui di'ieraia muragHa-ril tergo : folce 9 
£d ampie fono te ricurva orecchie 9 
£ i ferrei denti , eh' agli aperti fpalti 
. L*.imprigionano sì» che noa dia jcrollo J 
' Sorge nel mezzo il Meridiano ^ e tutto 
* Tra^ 



0tmammmmm^mmmmmmmmmmtmtmmmmmmm^*m»'m^ 



Il Quadrante Mitrate ò il t>iè 'Comodo , ma infieme il piik 
diTpendiofo , e piò difficile^ a farfi • Si oiTenrano con 
cffò^ i paraggi degli Aftri 5 ma è duopo drizzarlo bene , 
il che è malagevole, e T errore del Qiiadrante di M. de 

, la KJre recoh do'' l'Abate là Caille fu — 15" a 18*^. Fu 

Ìuefta diiBcoltà provata, graQdiffima à Berlino da M. 1« 
Ande ilei collocare tale il^romento , ma agevolata con 
la liberalità e favore di quel non meno guerr:' , ch9 
; letterato ^yonarcà . A collocare fiffattà maccn ^ nel 
^ jjovcllo pffervatofio di Brera molto e con felic Vito 
s* adopro r Abate BofcovicK ' animato neir imprefa alla 
̻roteiione verfo di lui di Sua Eccellenza il Sig. Conte 
dì^Firmian, che qual Meccuàte delle Scienze volle im- 
. ihun« dalle comntìi impofte auella belliffima -t difpen- 
. diòfa macchina, che al pubblico vantaggio fera indiriz- 
zata. Ma della nuova Spécoja di Brera fi ragionerà pii\ 
, alunèo nel Libro feg^cnte i ove fi farà jnetìziopt del 
fto jlonoft) AtìtOie . ^ 



Libro ^intol lot 

Trafcorlb intorno viea da vei^a eitante» 
£ a r arco inferìor gran pjetm è bai^ » 
Cui grava an fischio, ch'allungato e refe , 
Fender può Timo centro. Or via che indugi 
La macchina famola « porre in opra ? 
Ma ti fovvenga che fcabrofa imprefa 
Degna d'alti penlier imprendi ^ e. degna ) 
Che la pia làggia man fi fianchi in effa. 
£ fé non vuoi che le fatiche indarno 
Tornino in breve , ^ual chi marmi i o brqiqi 
Erge iii 1 tergo d' incorante arena ^ ^ 

Imitar deggi i providi nocchieri ^ 
Che da Breft romorofa, o dj^'l^olone 
Traggon nel miare i torreggianti abeti*; 

Altri. adattano a fianchi e cuni e vette» 

• ....... 

Altri a la fronte, altri a la poppa intefi 
Arman la nave di nodofe funi ; . 
£ chi le affida a le t^riremi e a cento » 
' Che ingombran la marina , alate fufte > 
E chi d'oglio la praa cofparge ed ngne. 
£ quando dà col fiion la tromba il fegno» 
Le leve, i cerchi e le ferrate travi 
Veggonfi fviluppar, e tutti i remi ' 
Tuflfarfi in mare, ed inarcarfi i dorG, 
£ da la forza lor tkata e fpinta 
Sprìgionarfi la nave, e quaR un nembo 
Sa .ronde filrucciolar, che in vafU folchi 

Apron 



• aoft Dell' Aftr<mmi4 

Apron a lei b bfaiicheggmnee via. 

Guardi adaoque fieroe degli Aftri amico 9 
Qeraodo vnói ifitialtar Tampio (jhaadraflie, 
ÌÈ ftggio a Idi trovar , che ben 's'annodi , 
£ noa ^0^ 3 ^ féatteì' ìalendo na alto . 
Guardi polcia viép{»ii ch*agevoI varco 
Gli pòrga 'né l**entrsir l'aj^rto -tetto, 
£ che iid davo (èa ben fermo affieda y 
Ove rìvblta fla h fronte a i'Auftro*. 
^Poi ^i «ti e criftil 'gli oàrchi il dorfo , 
Quei bttoftt a Ytiilbrare , e i^uefli ti trtUre 
C\\x da Talto le ftelle. £ qoafe al guardo 
Si può qttittdi cfehr di queflo Lince 
A(lro*o ^tariéfò , che sì luogi Tplénda , 
Poiché tatti' cgttahnéntè il bdoù cultore 
Pub Tcon 'eflb ttwftrar le Stelle e il Cielo? 

Già tempo fora <ii piegare ài lido [y] • 

• La 

[q\ Non farà fuor di luogo parlar <|4ii brevemente degli 
ftromenti d^'Ottica , tnolti^dè* qtlaTi àttnorekizioife coli* 
Aftronomfa . -Fra "^efti fi &nnoveratio- i Fri/mi j de' oiialt 
è propria dote dividere i colori dalla luce , e ciatcua 
feparato moiìrare ali* occhio.. Si MùAe Quindi tlhi ca- 
mera Ottica , antica maraviglia , ma fenpre dilettevole , 
come per entrt) a Un tttltre fóro -penetrando la luce in 
una ofcura ' ftanzfi yi dipinga' e ombr«gf;i nelle pareti 
gli oggetti éfteriori'. Di pili fi vUole, che T AUroòonio 
non Ila privo de**Cfflit)c0hiaUeti' pinrioll^rvlre le piccole 
diftanze . Ma il più bello e cnriofo iftramento in ^ue- 
fto eenéro-'ir-è ìi Microfiopto ^'"onA^ 'i più mimtti cor- 
piceili della Natura fi ag^andi(b«lio . tMifvenZione di 
quello mirabile arnéfe da iJgenio- nella Tua Diolfrlca li 



/ 



la ftaaca prora è tmAaamfl' fe U6fe r 
Se di tua lode iiMùn fpiitga anidre 
A non porre ia obblk ^eU' armi induftrì » 
Che d'Ottica fon opta ^ e poano t aettp^ 
Util vanto recarti • A^^eb Ibveflte 
Che il nevofo Apèmnoo» li mare ^e rAipt 
Varca chiaro Signor » e al I^atio feeiuie 
Del fuo Decarte o di Neutoa beato ^ 
A coi i riischi tefor de l'aureat IcÉe 
II biondo Febo fblBomdo aperfe« 
Vegga ei danqùe raggiare i Ptiiiiii iiMorao^ 
Coi l'Adria manda , o ie\ngati -« terfi 
Da nebbiofi vapor T Itigli» infolda. 

Vegga ì vìLì) icòlDr piegati e franti 
Ai prTmo etìtrar del ténébtófe'^feggio 
Andar vagando , e riverfati a fianchi 
* Ciafcun partirfi » e ne le oppofle parti 
Balenando fcòlpir diverta immago* 

Né 

< • .... 

attrìbaifce a Drebelió in^lefiB nel t62t., ma già nel 
i6iS' ii celebre Fontana mlhmo xvsa fitto o^nefto ri- 
trovate, com* egli nel filo Libro d* Offervazioàì dato 
alla luce nel 1646. attefl« e Ibftiene. 
Il cert^ fi è, che da quefte ftoperte fi Còno trovate nella 
Natnra maraviglie belliffime , e qnafi inctedibìli , ma 
par veire. M. Leewenhoek f^a tatti à oiTervato bruli- 
car nelV aoqaa quantità d'infetti dosi ntccoli , ohe 300C0. 
potrebbero appena égnaliare Un ftaneUin .di fabbia . In 
tutt' i liquori, neU' aria, nella neve, tJtit' foUdi fi 
veggono formicolare infetti a milioni , e tutti dotati di 
perfetta e organica ièrnttata. SI legga il Libro di Lte- 
wenhoek, intitolato : arcana MitwradtUiim. 



I 



Né men deg^ curar qae* curvi fpecchtt 
£ que^ cerfi criftal y che 'a ftranie gaife 

Fan la lace fcherzar » « i piatoL corpi 
PoDQo a grandi adegoar con dolce ingannò;* 
Me la mole gàitil tn lafcia addietro. 
Con cui ponfi aggrandite in varie fogge 
I picclol corpicetli ^ e 1* importano 
Vile ranocchio alto corfier fomigli » 
£ in lui fi vegga per le gonfie vene ? 

Spumando il iangne diramarli in mille ' 

Obbliqne fpire e tortnofe ambagi y / 

£ i moltipUci rivi òr lieti^ or faelli 
Cadere al biffo « qnaì f|Ure in alto, 
£ quai per cento vie r^t le membra. 
Ma che po0b io ^\h, dir , fé- non che cinto [r] 

. •• ■ :• '/•' ■- . Sei 

[r] Non baila aver gli ^ciftleoll Mconomici \ ma convieti 
faperne f ufo, e conpfcffpe ;* difetti « offia faperli ve- 
rificare. Di tutto ciò' ne parlano RotTcrto Smith nella 
fua Ottica, e il P. Pézenas traduttore, e aumentatore : 
M. la Lande nella fua Agronomia : V Abate Ruggero 
Bofcovicli'nerTùo Xfbro fopra'gl* Iftromenti Aftronomici • 

. Ma pii^ che dalla Teorica ^ debbono ricavar dalla pra- 
tica le cognizioni.; onde ' molti anni deve 1* Aftronom* 
novello dipeli(icre da chi già ne poifiede TArte. Di piÙL 
è duopo , che il gener«fo Alunno d* Urania fappia le 
Scienze necelSarie per calcolare il corfo de* corpi cele- 
ri , per ifcoprirne la mutua relazione , per feguirne i 
perìodi , e per far tutte le più difficili dimoftrazioni 
con ficuri metodi. Q.nindi gli fa di meftieri T Algebra « 
o la Geometria, TAnalifi, la fcienza degl* Infinitefimi, 
le quali fcienze fono ardue, ma neceffarie per indagare 
gli ultimi e più mihuti moti , o per dir così , ondeg- 
giamenti degli . Aftri . In (bmma 1* Aihonomia è una 
fcienza , . a cui fi deve applicare folo chi fi fonte bene 



nhfQ Quinto: " aoy 

Sei d^arme invaa, ie eoa luogo tifoed arte 
Koa fai trattarle , e con fagaci inodi * 
Scemer qual atil. fia» qaal frale e ottulà. 
Perciò noQ Td^a per graa volger d'anni 
Ligio giacer fottò il felice impero 
D'Aftronomo vetoftoi e il cenno e Torme 
Seguir mai iempre; che Tefempio altmi 
Affai più vale in sì di£Bcii- Arie», 
Che con diurna e con notturna manù 
Stancar cento volumi, e attinger cente 
Ardui precetti tenebrofi e ofcuri 
Più che gli arcan de ia Trioacria Dea « 
Tu dei moflrarti alfiti ne T ardua imprefas 
Qual prode alunno del feroce Marte, 
Che pria d'ufcir al fier nemico incontro 
Di militari attrezzi pnufto e fiero ^ 
Lo vedi afFaticarfi i giorni interi , 
£d addedrare or fronte , or mano » òr braccio 
A veftir elmo, a brandiìr lancia e fetido. 
Qiìindi Talma non men de T Arti adorna , 

Sen- 



rtta 



in forze e in lena, e V Alamanni ardifce dire, che gli 
Agronomi debbono avere un buon quarto di Lui^a', e 
pone il nafcimento di qnefti Uomini più celefti che ter* 
xeni nel giorno 19. della Luna . CoUivaz. lib. 6. 
Eje creder Ji può , quefto è quel giorno , 
Jn cui nafcon color , ch^ ànn* arte e fimtg 
Di mifurar fra noi le Jielle e il Cielo , 
, E narrar quel che può natura e fato* 



/ 



to6 DeirJjfrond99tt4 lihrò (Quinto . 
Seott coi uè ftgiiir fjLh Ail|i: potcat » 
Kè i peckik l0r riàirre. ^^ l^gge • 
Teco Geonttiia peofefii affieda 
Al grave «fefco, e ttcitoraa tratè 
Il gìrevol ccmi^ift) > e mova in. gir^ 
La tua 4&fira 9^ f(X>lpife or certhi , or fOioUi » 
Or triaogoH, Qf sfere, or torte ambagi» 
£ d'alue irv^Oriabili fìffxt9 
Aperto molki il magtllero ignoto. 
Poi ti rivojigv a le più Uvi foun^, 
Ch' oltre il penfii^r raificQÌ$4t&:et e feem» 
Il GoocMtra. inkftre , e vao di mete 
Seaza wwm V ^»^ fcemndo ogqora • 
Né r ^gehra iavaotrice, e T a,^re cifre » ^ 
Che ier t^aatp àcc^Uare il bupo. HeitfOQO. ^ 
AI Tamig'^ re;^ , Cartefio a Seima 
T* ingombrioor di t^ma » a ta •ptolcnda 
Aoaiifi Ì0olR9it» U Ba0b arre(H * 
Ard^o. £K|tif ro <» fltkofo in^reodi , 
Che potrebbe amOat chi tneo linferrt 
Di co(bnza e valor nel debil core. 
Matieata-ehe-pei^^hH H s'apre i( varco - 
A eterna hma, e a £it felice il Mondo. 



J^ifle (kl libra Quinfo 



DELV 



, ^ 



ZOJ-' 





• - • 

ALma cdefte Dea » che gli Aftri e il Sole 
Di lucidi cri(hdli armata il ciglio 
Ifieta contempli in alta torre affifii i 
Tra le pare aure e le (Iellate sfere 
Tu &mpre affonderai la parn fropte 
Immemore del Mondo e de' mortali ? 
E fia che Te Diva o;^iofa e tenta 
Ofì il volgo chiamar } e torvo guati 
L'altg tue torri » e ti rinfacci ardito. 
Che mentre altri per lui tra V armi 9, al Forò $ 
Tra i Licei 9 tra le Scene, e- la mille gnife 
Si fianca ed auge, impallidifce e anela. 
Tu Time terre n^ l'obbUo ravvolga 
Al tuo piacere, a le delizie intefa? / 
Deh forgi , o Diva , e da T aurato leggio 
Al volgo ingrato imperiofa addita 
Quale e quanto Tu fei foftegno al Mosdo • 
£ non fei Tu, che da rin&ne menti 
I popolari error difgombri e Cbiogli? 
Tu che del duro agricoltore ingórda 
T'aggiri al fianco, e gli fei duce a Yofrel 

Tu 



} 



\ 



toS Ù^ir JJIronofnia 

Ta cVa Tegra mortai diftiagai i tempi? 
Per T» non fooo i pii!i remoti regni 
Segnati a dito? e per grimmenfi mari 
Per Te non s'apre a vafti abeti i( varco? 
Sol vi piaccia^ ò Signor, predar cdrtefe 
A la già ftanca mofa eftrema aita. 
Che tante maraviglie e tanti doni 
Di qaeft' Arte gentil verrò cantando. 
Che d^a vi parrà di chiaro impero , 
Degna de i Mecenati e degli Augufti . 
Non folgor^gHi in Ciei Pianeta, o Stella la]^ 

Che 

[a] Le ecclifli , le Comete , e 'gì* influfli degli Aftri ne* 
fozzi tempi 'furonQ di (compiglio al Mondo • Si legge 
come , fuccedendo una eccline del Sole , i Soldati di 
Agatocle Re di Sitacnfa fi sbigottirono; e volevano 
darti alla fuga , fé il Duce non gli confortava fpiegan- 
do le cagioni del' fenomeno . Così avvenne a Pericle 
Ateniefe , che vi0eoi fuoi Marinari inipallidirq pqr fo- 
inigliante evento; e AlefTandro il Macedone av;inti la 
battaglia d* Arbellà fu atterrita da una et^cltfTe della 
Luna , e ojrdinò che le fi facefToro fagrifizj • Criftoforo 
Colombo ,' fecondo che narri Róìas in una lettela a 
Carlo V. , nella Jpopi^ta della Giajiim;iica ^m^accjò ^ 
eh* avrebbe ridotti i J^arbari ali* ultima rovina , .comin- 
ciando a privarli della luce della Lnnà . Avvenne Tee- 
cltie , e i Bgrbarl impauriti portaropo a* fuqi piedi 
quanto voleva . Kon roen funelte eran le Comete con- 
template come .annuo^trici di morte ai Monarchi, e 
di itraz) ai ,popoli^"C5o8Ì pure chi non fa quanti difor- 
dini abbian cagionati gif Ailrologi cogli orofcopi ^ e col 
predir cataftrofi pe* congiungimenti degli Aftri. Tiberio 
per ovviare a tanti difordini fece gittar nel mar Carpa- 
zio da 3CO. di cotali malaugurati indovini. Ma non 
per aue&> fi dileguarono, i timori. Neil anno iis6. gli 
Afttologt aveàn wbblicato in tutta 1* Europa una unio« 



libro Seflo^. ioó 

Che noti fpargeflfe onror nel Motl3o to tempo; 
Se, i rai depofti, il lutninofo Febo 
TS ombre velava il volto , e 'a mezzo al gionio 
So^ea r orrida notte ; e fé Latona 
Di fangoioofe macchie il carro eburao 
Tingendo oijbfa con tenebrofa fronte • 
Sé di repente per gli «tcirei vani 
Fiammeggiavan Comete , o Stelle ignote y 
Squallido e mefto paventava il volgo , 
Che da cardini fuoi croUa{fe il Poloj 

O O 

ne di tutt'i Pianeti, che dovea eflerei da' fenomeni- or- 
rendi accottipagnàta . Pafsò il tempo prefiflb , e nulla 
accadde di conlegnenza • A* tempi me;ì rimati il fàmefo 
Cardano avea predette a Odoardo fefto Re d' Inghiùpr» 
ra tutte 1« principali avventure fino air età di cinquatit* 
anni , e òontro ogni orofqopo ie ne ^lorì giovinetto 
contandone fol quindici. 
Ora r Agronomia a diffipati qnefii errori colle fue ficure 
e belle cognizioni , onde ognun fa che V eccliffi fono 
un effetto naturale d'un corpo opaco pofte di mezzo 
tra il lucido 5 e che le Qomete fono veri. Aftri raggifan- 
• tifi con periodico movimento , al qnal propofitò piacemi 
di qui riferire alcuni verfi di M. de Voltaire indirizzati 
a Madama di Chatelet : 

Cùmites^' qu% on craint à^ P 4gal èu tùnnert^ - 
Cejfèz (f épouvanter les peuples de la Terre ; 
Dttns une eltipfe immenfi achevez votre court ^ 
Remontez , defcendez prés de VAJlre des jours-^ 
Zancez vos fevx , volcz en revenant fans cejfe ^ 
Des Mondes epuifez ranimez la vieillejfe . 
Così ogn* altro timore d' influffi e otk)fcopi fi è dalla mV 
dernai Ailtonomia diffipato , poiehè fi fon tutti (gializzati 
i mov menti piti minuti degli AiVri , fcoperta la lor nat 
tura , determinate le leggi , e la lor forza , e i pcr:(?di 
tatti con felicità conofciuti . 



-.fS. 



che IMfj^tq mar', glj argini iqfVftdili . 
^wolgeff^ no ronde \ vf^ft; ampi j 
Q che Adatte cru4e| br^pd^ndq l'z^R^ 
Ne giflfe a fulminar cictad; e rogni ; 
O che ^ gioviti vita Atropo piid^ 
P^ Eroi n^ieceffe e 4^ fcettrati Regi v 
^ ?h} tutti porrla gU flraai eriOR [b] 
Col cantq pareggiare , e ^ue) che fparfe 
L' Ailrologu faUace} Ahi! giorni infauftf| 
Quando ^(lei de* popoli tremanti 
$edea tiranna , e 'a fpoglie Ar^be stvvolQi 
Or duri profetava , ot llet} eventi % 
£ grigQPti deftint apriva al guardo^ 
Infelice colui ^ che dal materno 
Career difcioito ne T aprir {e luci 
®iccp vedea raggiar Sat^rno, q Marte! 
|.a dolce Patria e la magion natia / 
Povea fuggir y e per remote piagge 
^nd^ rjimingo, o d$ rumano f^ngq^ 

(^] Scopo di qaefto libra fi è difender TAftrpnoiiiia da 
^erti pppolan inteUetti , che confìjcrano come hiiona 
p utile ^uéft^ (Scienza , ma nulla più » ^nzi talvolta la 
^gmppgnanQ come dì (overciij onori ^ifurpatrice . Adun- 
que io moftrerò Peccelle^z^ e T utilità grandifiìma di 
^ueft'^t^ celeRe ne^ cin^è no|abili vantaggi» eh' elU 
^reca al ^^ondo , ell^ adiinque : i. toglie i volgari er- 
Ipri : %. gipva all' Agricoltura : 3. alU Cronologia; 4. alla 
^^P£;ia6i\ : s. alla Navigazione • 



f 



V libro ^efio: ii% . 

V empia dedra ixiaechiar • Felice il' gérme^ 
Cui nel primo app^tfre- al chiaro giorno 
Cortefe forìri^a tStd^re » ^ P àtato 
Figlio di Maja , ^hr ìiet feótitf è in' m^m^ • 
Vincer Neftor potre&be e ti forte ÀUidè. ' 
Chi di > Ciprigna in Ciél Vedea la Stelfil ' 
Splender amica, inonora tf e ^;t)tgri * ' ** • 
Traeva i giorni- a' la' 'mdlézTÌa in preda •' 
_ tartareo fpeco* 

Con bieche luci e con fanguigna face 
.Già. Tempia Erioni-i e (maniofa in fronte 
Sentendo gli angui- a la difcordia,^ a fifa, 
A le flragt » al fuior apriva il varco ^ . 
Né inorridiva il reo geVman, fé 'I braccio ' 
Crudel macchiava del firatehio' fangue. 
Ó bella Pace , o degli umani cori 
Amabil nodo^ alma concordia e luce^ 
Da le fempUci ville e dai frondoft c^ 

Tuguri ruftical gli eburoéi' vanni 
Rivolgi addietro, che vedrai le fole 
La faggia Urania , e j vaticini antichi 
Al vano volgo far ludibrio e fcherno 
De' Pianeti tracciando e de le delle 
La natura, il fulgor, la fede, il moto. 
Ma quindi arte migliore il Mondo apprefe [e] ^ 

O 2 Che 

le] Belliffima dote dell' Aftronomfa fi è poter predire eoa 
certezza le future apparizioni delle Comete , delP £c« 



r 



Chp per lei può predir piii laffari avaoit ' ' 
Le imbilofe Ecdifli, é quando in Cielo ' ^ 
Kovelle fpl^ideraa Comete ed Mri ; 
£ quando, fotto al fiaomieggiante Solo 
Spingerà Cicerea U fue Colombe , 
£ 'i pprporino carro a far co T ale / 
£ r ampie rote a la faa fronte ingombro « 
Allor $ Urania i piik faiqofi Figli 
Dal Ren, da Vlftro^ dal Tamigi e Senna » 

Dal 

clifli » e de* pafTaggi de* Pianeti fotto al Sole . Il più 
importante paffaggio fi è quello di Venere , e infieme 
il più raro . In quello miiiefiAio appena accadde tredici 
volte $ ad UDO de* nodi nel mefe di Dicembre nel X16I9 
1396 f 1631, 1639, 1674; air altro nodo nel mefe di 
Cringno nel 10481 ia85» I49i t isi8> I5a6, 1761, 1769, 
€ Quello che a^caderà nel 1996 , il quale ofTerver^nno i 
pofteri. Ma non fo fé a qu«*tempi fi daranno gli Àftro- 
nomi quella brig^ anfiofa di fpargcrfi per tutta la Terra 
ad oflervarlo , come àn fatto lo icorfó 1769. 
Il Sig. Abate Chappo^ da Parigi fc ne and^ aik California, 
ove dovea pur .trasferiru da Pavia 1* Abate Bofcovich , 
fortunato àell* eff^re dk^tM viaggio fraftornato, poiché 
farebbe ilato fpettatofe della morte del fuoceni^ato h^tO' 
nomo , che colà , quafi fui campo di battaglia , lafciò 
la vita. Il Sig. Piqe:rè daRòcoaforte fi porto alla Mar- 
tinica 5 il Sig. Gentil da Parigi a Pondifcerì ; il P, Hell 
aa Vienna a Vardu9 . I tei Ailtonomi di Pietroburgo 
furono inviati a Cola , a Ponfi , a Corada-, {|d Afti^can , 
« Orenburg, a Cuftcoi. I Signori Pymond e Wale fn- 

tlefi da Londra fé ne andarono alla Baja d* UdfoA ; i 
i|;nori Mafon e Pifcon vicino alla nuova Zembla i il 
Sig, Green coi Capitano Ool al mare del Sud . In si 
varie regioni fi recarono i valenti Aftronomi per afficu- 
f arfi di vedere almeno in alcuna il Ctel fereno , ed of^ 
fervare qnefto fenomeno , i di cui vantaggi fbno deter« 

fliaar la diiUnaji e la grande??» dQl Sole , di tutt* i 
ivieti % « 4€Ue Cernete » 



IJhro Sejìo: 413> 

Dal freddo Taoai ^ e fin dal NeVa €(bemo 
Spiccanfì a rintracciar eAranie terre. 
Altri fra TAquilon e TAuffro algetite 
Vedi varcar rAmericaaa Dori; 

queMidi af&rrar^ donde l'Aurora 

1 rolati cotfieri ai cocchio allaccia 4 ^ 
Altri Vedi calcar: d' Arabi moati 

Gli adofti dorfi , o penetrar là. dord 
L'Artico verso. fra gelati nembi 
In antro ofcuro fi ravvolye e r^na« 
Armati gli vedrai l'accorto ciglio 
Di purè lenti a Inngo tabo infette ! 
Pafcer il guardo ne f Idalia SteiU « ^ 

Di si gravofa mole è tanto obbietto ^ 
Poiché quindi ta lai > (e Innge Febo ^ 
Il fiero Marte e la Cilienia fiamma 
Scintilli) e quanto lunge il crine azzurro 
Arda de le Comete » e fenza- inganno - 
Sai de' lor corpi la grandezza immenfk* 
]VIa dal lucido Ciel fofpingi il guardo [d\ 

O 3 At 



lAMMMÉMMMHMHfeMrfhÉiai 



[cQ Parte feconda , che abbraccia i vantaggi deir AgricoU 
tura . L* Alamanni impiega il fedo libro jell^ fui Col» 
tiVaziofle a moftràre àgli Agricoltori i prefagi delltf« 
ftelle . Cosi usò Virgilio lib. 1. della Oeorgica , ove 
parlando de* progaoftici deriv^lti dal color della Luna 
cosi dice : 

Caeruleus pluyìam denunliai , i^us euros ; 
Sin macuke incifiartt rutilo immi/cfrier igni^ 



1 1 4 ^^'^' AflrommU 

Ai fpttopofii tolK ) ai caoipi aprici ; 
Qui puf vedrai rA^bonomia dar leggi 
Del pio colono a Toprcu Allorché forge 
Cinto di nubi e di piocdle Arturo , i 
O il tertileo Orioa fra lampi ^avvolto 9 

la prole d'Atlante 9 o d'Arianna 
la fulgida Corona, i Ì3rti tori ' 
Gemer vedrai fotto Tadcmco aratro , 

£ nel pingue terreno i ^Ichi ìmprefii* 
Vedrai r^igricoltof' ne* verdi campi 
Derivar fonti , e la callofa deAra 
Armar di raftri » e di. Trinacrta i fèmi , 
' O quei di. Libia aàsomandase al fttolo« 
V argenfea: Luna a le fatiche addiu 

1 di propizi ; e l'aratòi* non teme 
La vite maritare a Tolmo opaco 
Ancor nel quinto dì 9 quando da T ombre 
Nacqner le Furie ^ e il paludofo Stige, 

E 

O— — É— — i>- Il I y^— 1<— r I II l i r — Mifc— a — ,^ 

Omnia tum pariter vento nimhifque videhis 
Ferverci non illa quipiuqpt me no£ie per altum 
tré , neque a tetra moneni convellere funem • 

X pQiCo dopo agg^IUgne del Sole : ^ . 

Sol quoque &7 éyloriens , £jf cuni fé condet in undas 
^na dahiti Soletti certipma Jìgna fequuntur ^ 
tS quaé mane tefeft < & quac Jurgentihus ùjlris\ 

IiO ReiTo parla in tal giiifa dell^ Aurora : 
Aut uhi pallida furget 
• Tithónì cfaceum linqueni AUYoYa cuhite ; 

^ Heul male tutn mites àefendet tampinus UVas\ 

Tim multn in teQii crepitans jalit borridu grondo» 



/ » 



libro Èefio. fttf 

£ tà Terta dat feti pródtìffe i itìoftri ^ 
Che moffer giieha H tìielò ^ e l^eliò ad dffii 
Ofi furo d'imporre, é Giòve (ìelfò 
tagàf é i Ntìoai dai beato Olimpo i 
lC>a Piatleti il bifolco i giórni òfcuri ^ 
È i fereni predice i Allorché Cinzia 
Si riiitióvella e di fpieridor s' ammanta § 
Se '1 fofco Ciel con deré corna ingombrai 
In terrà é id thàré é fiì l^aérie rupi 
Tràboéchétannd i turbini fonanti à 
Ma fé dipitìte le Virginéé guance 
Avri dei bel calor ^ che fiiói riafceridd 
Spiegar l* Aùtoifa ^ dà 1* Eolie chioftré 
Il ventò fpirerà fgòmhràndó i àèmbl * 
Se nei quarto ap^rir luténté é pufà 
Andrà pe '1 dieló co le conia intatte^ 
. Potrà le iheffi rigógliofe e biònde 
. Tagliar i* agricoltore i e fenzà téòìé 
; Di turbirii e di piògge éfpòriel al Cidd ; 
Ne ràjà pòlveirofai e iii àlii acertfi 
Le r^cifè àitìmtìcchiar érìte Lucane | 
Del fxìanfùetò bd^ dilettò pà(^4 
Quando l'ampio Orizzónte il Sol cHpiiigéi 
Porge al colono thàsifeflr fégmi 
S'èi ùafcérà di tet^é ixìaccliTè t^rtò^ 
• Auft#o piovoib* le campagne j al gregge 
Dai mar ibmfta ^ E fé ceruleo appare j 

O 4 



ZI 6 Deli' A/irommia 

O (e prece^fs la Titonia Diva 
Con bruno à{nmanto> qaal fi vide allora 
Che di Mennoné pianfe il fato acerbo^ 
Ahi! le dolci uve mal difende il tralcio 
Da la cadente grandine fonora. 
Che fu i tetti (altella , e fiede e frange ^ 
Se poi fiammeggia, i dì fereni adduce. 
Non tacerò che la feconda Tebe [e]. 
La bellicofa Sparta e Talma Ateno 
Contemplavano allor le piene arifte 
Da le rnfiiche falci a terra fiele 9 
Quando nel Ciel forgea T Icaria Stella ; 
E che in altra fiagion vedea T Egitto 
PrecipitajT da l'Africane rupi 
Il Settemplice Nilo, e altero e gonfio 

Le 

ie] Giobbe , Efiodo , Varone , Arato , Plinio ^ Columella , 
Maùilio e altri fanno tutti teftimonianza , che V Aftro«* 
noraia giova ali* Agricoltura . Le Plejadi, Afttlra, Orio^ 
ne, e Sirio erano a* Greci, e agli Egiziani {cgni di di-. 
Tcrfi lavori . Il levar del Sirio annunciava a' Greci le 
meffi , e in diverfo tempo ^gli Egiziani rinondazfpne 
del Nilo. So talfe ammirando allagamento producitore 
di fecondità^ ali* Egitto fi vegga fireffo l'Abate le Pluche 
U Spettacolo della Natura. Bafti ani accennare, che per 
le piogge cadute fui monti della Ltini , ófEa dell' Abif- 
finia ingroffato il Nilo difcendtVa ad allagare^ 1* Egitto ^ 
e ImpalndBrfdo fecendàva il terreno . La maggiore al- 
tezza, a cui faiivjjBO le acque , era di cobiti Ja. Lieti 
perciò gli Egiziani porgevano fagrrfizj ad Horo , eh' era 
Io fteffo Nilo , e ftd Anttbi e Ofiri inventori preflb loro 
dell* Agricoltura , il primo adorato fotto k forma di 
ca;ie|*e il fecondo di bue. 



Uhro Se/io, tij 

le campagne inondar da Febo adulte , 
Per gli alti colli C difToade intanto 
Un lieto fnoD di fiftri, e cento altari 
Famaa d' iaceofo * e incoronate al Tempio 
De torvo Annbi e de 1* ìndnOre Oiìri 
Stan r ecatombe , onde Pelufìo e Menfì 
le Neieidi, le Ninfe e '1 Fiume- onora > 
Che l'arido teiren feconda e nutre. 
Ma di colè maggior gran ferie nafce. 
Ecco l'alato inevocabil Tempo [/j: 

Ecco 



regala . _ Gli alTegnaDO gli AStonomi e Cionologi tic 
parti principali, cioè giome, tntf? , ed anno , 

n giwrto prende I> Tua nirura dal coiIo divrnb del Sole. 

, e fi divide in naturale t trtificiali . Gioino naturali & 

! chiama tatto quello fpazio , col qiiale il centTO del Sole 
dall' Oriente all' Oceidente compie una intera iWoln- 
ziane intorno ai polì del Mondo . L' artificialt i quell' 
Intervallo di tempo , in cui il Sole Ita fu 1' Oriziontp , 
al anale fi contrappone la notte, quando s' afconde Cot- 

. to l'Orizzonte. 1 BabiloneJi , ì Caldei, i Pctliaai, e 

5 li altri Orientali cominciavano il gìorng dal naCcere 
el Sole; dall' Occaro i Giudei, i quali per comanda 
di Dio da una fera all' altra celebravano i Sabba;! , e 
3 Sirj e gli Ateniefi. Dal mezzoill lo cominciaviiaa gli 
Umbri e gli Arabi . Dalla mezza nutte gli Egizi , e i 
Konani. Al predente quafi tetta l'Earopi incominoitt 
[ il giorno dalla mezza notte . Euona parte à' Italia Ì9 

Srinci^ìa dall' Occafo , il che ulano pure i Cinefi . 
forti di mefi vi fono. Altri vi fono Solari, altri lu- 
nari, cPoili altri, altri 4!r«!.«ifi. ZI tatie Selai-r Ajtr}~ 
, nomico i queir intervallo dì tempa , che impiega il 
Sole nel trafcorrere nn fegno del Zoiiiaco. Ma ficcarne 
, ìl.SoJe^ìù, fticwn ne', it^ni Borali, c.V: negli Au~ 



11 8 DtìV AfÌToifumU 

Ecco l*ore veloci, i gioiui , i mefì^ 
Gli aoni col ciglio ora lèreao ^ ot bieco » 

É 

1 

ftrali , qtundi alcuni meli fona più lunghi degli altri ^ 
cioè gli eftivi più lunghi degli invernali. Il mefe.piii 
lungo è il SomÌ2hile eftlT^o ) di giorni 31,^ ore ti.^ 
tnin. $6. : il più corto i il Sollèislale invernale 9 di 
giorni 29., ore's** ntin. ^4. Il mefe Solare Civile è lo 
fpa2io di tempo , col (|tlale il Sole trafcorre un fe^no 
del Zodiaco , trafcurati i mintiti . 
Il mefé Lunafi AfironotUtco è lo fpazio di tempo ÌÌa{)ilitd 
dal moto deV| Luna fotte iX^Z^^itoo^ Si divida tn^e« 
fiòàtto é Jìnoàtcó . Il fhefe Lunare periodico è quello fpa- 
^0 di tempo i col quale la Luna da un cetto punto 
dell' ecclittics recedendo ritoriisi ^lÌo ftcGTo , compiuta la 
rivoluzione 4 é conftà^ di giorni 17. ore 7. min. 43. fec. 8« 
Il mefe Lunare Rnoàito t il tèmpo ^ che la Luiia im- 

fiega dà una air altra congiunzione col Sole . Quello 
più lunifo éel ferioSicó^ e Contiene 29. giofni^ ore I2.« 
mij(i. 44.) fecondi 3* 
U Anno U divide In SoUfé e tunarè. Il Solare è quello 
' fpazio di tempo y che prerlde la fua mifura dal mòto 
periodico del Sole , e fi divide in tropico e Jiàerto . ' Il 
tropico^ è queir intervallo di tempo , che occupa il Sole 

' nel ritornare allo fteifo plinto ^ da cui li à dipartito , e 
conila di giorni 365. , ofc 5. , min. 48. « fec. 5S» W V- 

' aereo è quello fpazio di tèmpo ^ che (i richiede 4 affina 
che il. Sole arrivi alP ifteflfa ftelia fiOa , onde &* era di* 
partito , e perchè le ftelle vetfoP Oriente qutilche mi* 
nuto di più 9^ inoltrano , petcià è alquanto più liiii^o ^ 
e conta giorni 36^ , ore 6. i min. 9 , Tee. 39. L^anao 
de* Giudei era Lunare , e i loro mefi erano alternativa« 

'^ èiente ora di 29!. , ora di 30. giorni , e talora vi àggiu« 
gnevaao il tredicefimo mele. L* anno ìlgiziarto era di 
36^. giorni , ma non eran contate le 6. orQ ex ogni anno, 
onde ogni quattro auni T Equinozio accadeva un giorno. 

' più taf di ^ e al termine di 1461. anni avanzava uft 

* anno . Gli anni degli EgizJ fon' ora -in ufo nella Periia • 

• Quello de' Greci era pur Lunare , ma v' agifiugnevano i 
. giorni intercalari . I Romani antichi cominciavano Tanno 

dal- mefe di Marzo fotto il re^o di Romolo., i Greci 



libro Stflo. 119 

£ i venerandi fecolì canati > 
Ad Urania fortlìar corona intorno « 
Ch* ordine e iegge al corfo loro impone « 
Splende tri gli Àflri toitdofa Fafcia j 
£ qual purpurea benda al crine avvolta 
D'alto Monarca, che lampeggia e brilla 
Sparfa di gemme e d' anlétidi eòi , 
E di più fegni vagamente adorna 4 ' ; 
Or per qdeflo fentiero il Sole aggira 
Piroo fiammante e il nitritor Etonte; 
£ daandó i corridor fumanti e molli 
Varcan un fegnò ^ nel terredre globo 
Rapido un mefe fi dilegua ,e fugge. 
E quando poi con af&nnàta lena 

. Calcan ai Pelei Id fqùammdb teligo^ 
L'anno caduto al novel cede.iK regna. \ 
Tal legge ai pòpol lor Sefoftri e Godro,,. 

. Il Perfoy rindo^ e 1 Babilonio impofe# - 
Il folo Arabo adulto e 1 Trace incolto '!; . 

■ . .■!>» 

] clal Setten^bre , Numa da Oennajo. t>a ]Rpttolo fii di. 

vifo r anno in 314. giorni , « in io. meà $ Numa all' 
' anno Lunare de' Romani vi a^itunfe 5i> giorni « e lo 
, fece di 355- « e vi pofe due iaeti intervalarf . La Cro-< 
' nologfa antica (i fondava fu 4'£cc}i$. ^^ v^ga TOpe* 

ra del P. Gaubil , intitolata : 1* OJfer4fittÌ0Hi de' Cimji . 

Gli Arabi e i Turchi il fervono s^ncora ou^idi de^li 

anni Lunari « che fono di 355. giorni , p^icSe \% No-^ 
\ vilunj faAnq Untai 



k * «V « 



/ 



210 Deir Afìrtmmìa 

Da legge ai giorni col piik breve corfo 
Dei LatOQio Pianeta , ed ofa audace 
Ancor tra 1 fero i^aienar de T armi 
Scolpir ne' icndi l' argenuta Luna , 
Cui vide impallidir piii volte allora 
Che quafi fveatolar T Auffariache ialègue 
Vide TEufin fu l'atterrite fponde* 
Ma col volger degli anni in guifa Febo [g] 

Spinfe 



■«*«^ 



lg\ Dal detto fin qui s' intende , che la Cronologia an-* 
tica non c&mniinaVa con efatta regola. Fu Giulio C&« 
fare il rifvmiatore^ del nuoVo Calendario per mezz0 di 
Sofigene Matematico Egiziano, e prolungò Tanno di 
90. giorni. £*anno di Numa, come s*è detto, contava 
folo dSS* sloi'iù. Abbifognò aggin^oervene dieci, e Ce« 
fare ad elempio di Numa gli aggiunte a diverti mefi 9 
eccetto cl^er si mele tdi-Febbrajo , perchè confecrato^ 
Secondo Macrobio , ai morti , ^mentre Febbrajo veniva 
da Fehrnns ,' Dio de* fnnerali C' Ma v* era 1* inganno di 
II. minutiJn circa a ciafcu^ anno. Nlccola V. , e Leo- 
ne X; Sòmoìi Pontefici ebbero difegno di riftabilir Por* 
dine del Calendario, ma non Tefegnirono • Gregorio XIII. 
Pontefice Maffimo ebbe la gloria di tal riformazione • 
Contò i«f;nn^itl, e tratjpottolli, perchè veniva TE^i- 
noflio 6. minuti avanti i 21. di Marzo. Di pii!l lev(^ 
^eci giorni al mefe d* Ottobre , e fece 1* anno bifeftile 
di 4.. in 4. anni , eccettuftndo 1* anno 1700*, 1800., 1900.9 
non però il 2ooa , nella ^ ual riforma adoprò gli Aftro- 
' nomi inigliorì Convocati in Roma da tutta TEaropa , la 
'. ^uale fubitó accettò il novello ordine cronologico • 
L* Inghilterra non V abbracciò , f& non nell* anno 17^2. 
' La Rnlfia ìd'll fol paefe d'Europa , ove fi profegtia 
• a contare li.' giorni dt menò. A compiere le notizie 
. riguardo alU Cronolo^a vi rimarrebbe a fpiegare le 
. ' diverte Epoche , e le Ere , onde fi mifurano i fecoli $ 
ina4iòn'6irondo quefte cofe dipendenti dagli Aftri , ma 
da2:li umani ftrepitofi accidenti io rimetto gli Amatori 



\' Libro Se/Io. iii 

Spiafe' i Córfiert ed allenogli al corfo ^ 
Che U ^cneta anelaoti aveaa già tocca , ^ 
Pria che Tanao compiefle il giro ciiato. 
Né piii de' Numi i corridori inlieQoé 



Si 



.» 



di tali erudizioni alla Cronologia del Petavio , Riccio* 
lio y ^óaHgefo , ed UlTeflo . 
per noi balli fapere ,* che le Epoche profane' pia celef>ri 
fono prefe dall* Eccidio di Troja iig^. anni avanti la 
nafcita di Crifto : daUe Olimpiadi , offla • da liìto Re 
deli* Elide ;y che inftaurò. quefti giochi, e- principiò tal 
Epoca, fecondo Petario, 776. anni prima dell'Era Cri- 
ftiana : dalla fond^iome di Roma 7S3* anni in circa 
prima deir Era iMgare : da Nabonaflare Re di Babilo« 
nia anni 747. avanti di Gesù Crifto : da Seleucio Nicà- 
nore , che regnò in Afia dopo la morte d* Aleiiandra il 
Grande 319. anni avanti la venuta del Salvatore : da 
Maometto 664. anni dopo PEra CriHiana} e più. di tutte 
r Epoche é celebre quella « che vicn preCa dalla Nafcita 
di jpriftp 1774. anni fono , la quale fu chiamata B-a 
Crifiiana. 
Finalmente il tempo dalla creazione del Mondo fino alfa 
Natività del Si&;nore fi divide in 6. parli , che fi chia- 
mano Età del Mondò . La prima abbracci^ il tempo del- 
la creazione delle coTe fino' al Diluvio, e fecondo TUf- 
. ferio e il Petavio racchiude i6$6. anni . La feconda fi 
. ftende dal Diluvio fino alla vocazione (f Abramo, e fe« 
condp hn Volgata contiene 367. anni , e fecondo Petavio 
. '^66. La tersa dalla vooazion d* Abramo ali* ufcita degli 
Ebrei dall' Egitto , e arriva fecondo la Volgata , Giù- 
feppe Ebreo , 1* UHTerio e 11 Petavio a 430. anni : la 

Ì[uarta dair Efodo* alla fabbrica del Tempio , e contiene 
ècondo il Petavio si9* anni : la quinta dalla fabbrica 
del Tempio alla liberazion dalla cattività di Babilonia, 
e racchiude fecondo il Petavio 474. anni : la fefta dal 
fine della cattività Babilonefe al principio dclPEr? Cri^ 
jiiana , e racchiude fecondo il Petavio sgg. anni . Quin- 
di dalla Creazione del lVl<>ndo , fecondo il Petavio , alla 
nafcita di Crifto trafcòrfero 3983. anni- Altri foi^q di 
diverfe parere: ma noi ritorniamo air AftrononUa . 






%tt Dell' 4flroììomia 

Si fpicgarda (e mo0e, e l' aimo iodarro 
Fremente e-^hino a fopif sferzava il tergo » ^ 
Ch' ogaor fìh lunge precorrea Titano v " 
Finché r A9tor del pik iicpotb lapperò 
Urania fcelfe a pareggiarne t moti» 

Quindi piik chiaro Eroe. 4s^ (Waaie-parti^ 

Degli Agronomi il fior nel Lazio aduna ^ 
E i fecoli vetufti , ì giorni , i mefi 
Con certa af&ena inviolabil legge ^ ^ 

C^i ferba Italia tutta , e^ chi H giace , 
Ove la Mofa e il Rea gorgogUa , e dove 
I faggi abttator di falda fponda 
Riparo fanH al pelago vorace^ 
E quante il Sol vede cittadj e terre , 
^ Fuor che rcftremo Ruffo e il fier Cofacco* 
E ben addita ancor Urania l'arte [h] 

Dì 



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Ih] Parte IV. che contiene l' utilità riguardo alta GeogH^ 
Sa. I Geografi dividono l']B((ttatore in 300. gr^dì , e per 
ciaCcun polo ,'e ciafonpa divifione fenno paSkre de* Mfe- 
ridiain . Eflì fcclgo^io una di quelle divifioni , dopo la 
quale HSOBtafio le altre , e il Meridiatio , che vi paflS » 
il chiama. Friwo Meridimo* Hz fu quefto punto non 
s*a(Ccofdano i Qeogfafi, poiché i^ringiert fanno paffate 
il lor PWpiflt Meridi(^nò per Londra , gU OUandefi per 
il Pico di Tcaeriffe montagna altiffim? in un* Ifola deUe 
Cananei alcuni tra i FraneeS Io fan pafTare per Parigi . 
Al prefente però s* accordano pur eflì a farlo paflare per 
V Ifola dfl F^rro la pili Qecidentaie delle Canarie. Quin- 
di dividendo il Prima Meridiana in 90® dopo l'Equatore 
iànà a ciafcun polo , defcrivono i Geografi tanti cerchi 



\ 



libro Se/la. ^ laj 

pi fapef quanto lunge |1 folio altero 

Sorga òx Semirami i e /i Cairo ^adtfggt 

Pi popoli infiniti^ e T ampio Imao 

Al Qel torr^i) e dove il biondo Eufrate : 

Travolva gli aurei dotti | e 4Qve il mare 

Fra Somatra e Golcoti^iai^ l lidi aflbrdi w 

Ne la iqgegnofa d* Archimede sfera 

Tu vedi ijin cerchio, che per mezzo part« 

I duo Colurì , r QrizzoQte e i Poli | 

Quiadi divifo in altrettanti giri , 

Qjianti de V Equatore i gradi fono « 

Ma. al €Ìrc(Hò t»rimi€;)r (die certo loco, 

£ primo Meiridiàao UVaoia iLdiiiew 

pa r alto Pico; ch^ l^àeria- fronte : . 

In TenerifFa fva le nubi afconde,. 

Se pnT'^i cale di Batavia XvSà^ 

m 



paralleli airEqnatoro, qiiaats £^o 1» divifioni, ettftt* 
ì punti , che fi tr'qvàiiQ (iel primo cerchio prefib V Equa- 
tore, ànQO un grsiida idi Latitiidin» Boreale, o Auftrale, 
fé il parallelo ^igi^ard^ l^Auilro. «Cos^ fcgPQ .dei punti, 
che fono fopra il parallplo (^gaente, di marrtera chela 
Longitudine GeQg^ra^oa^dl* un luogo è tnifara^ Hall* arco 
4eir Equatore comprelo dopo il Patino Mridiàno , e 
^o'a tata dall' Qccideqte ali* Oriente fino all' incontro del 
Meridiano terreilre, (he ]m(ra.per qH!6ljA^b| «. e la La« 
titudine "Geografica ìe\ medefimo paefe, vieù , mifurata 



dal Meridiano- di quello ftefTo paefe. oomprefo ^ra que« 
fto ftefib paelb e T Sanatare. Dal che ne fegne» che 
la Latitudine Geografica d*an luogo è il compimento 



4elle Tue dtftanze dal Polo, ^eggafi ^. Saveriep ilei 
iìBo Dizionario , e Picardo • ' « - 



124 teir AflfmùYf^a 

Eì n aiflende * Altri la Ltaea addita » 
Ch* al prode Lùntano e al grave Ibero 
Segnò de* gran Trofei termiòe e meta. 
Ma lo ftaolo miglior del Saggio Franco ' ' 
L'orme feguendo il primier cerchio pofe 
Nel vago fuol de l^ Ifole felici \ 
Ove la prifca età credea le viti 
Noti colte germogliare , e non arate 
Mature fratta partorir le terre. 
Or dal cadente Sol ver Torto aprico 
Ta dei fpiiigere il guardo, e ad ogni grado # 
Che luage il regno , o la città <en giace ,: ' 
Gran ferie troverai di leghe- Ingleli . 
Se poi r ampiezza di faper xxk, telami , ' 
Dovrai A\ 1* Equatore, il guàrdot addurrei « 
Verfo i freddi Trioni , verfo T AuSro • 
Perciò tu dei la Siracofia Sfera 

Recarti fida affianco ^ e €el4ftvaro 

Di molte lune afiaticar la delira 
Aggirandone i cerchi , e t vari moti 
De* Pianeti e del Ciel traendo a Tufo. 
Saprai quando il I^eo volante carro [f] 

A 



[l'J dui s* intendono accennare i vantaggi , che provengo- 
no dallo ftudio della sfera . Per la diverfa relazione 
. deir Equatore allV Orizzonte, fi divide Ja sfera in reHtty 
^ pbhUi^ua e ^pctrallela » La sfera retta fi chiama , quando 
il di lei Orizzonte pafla per mezzo ai poli, e tagùa 



Uhrù Stfto . ^ 225- 

A mezzo il corfdap-ftmpie rote InStrilml ;" *A 
E qual;fia l'ora, Ih^i Marocca l^ni, '^ d 
Al fìer GuatiinalefeV al iCarifaeOy ^ .**• 

Al remoto P^driaor,'a[cZ^x]bÌa:^e(beiMy 
Tu pur*fÉ!^f fdtto qual zòóa U Gallo -IT 
Be^tai fluiti di Seoha^^ e ^'1* Scita errate 
Vibri Tarco^pogaace, e'LÌbia?7iinperi' .0/ ì 

i- P Arfa 



l'Equatore ad angoli retti. Quindi inno gIf~aBitatori 
-fetnpii? i giorni eguali alle lutfti » e^le ^ttto j^«gioi(i] 
dell' anno due- volte in un anno loro, arrivano »..JLa sfe- 
ra, ùbhiiquifèjyjfììn. , nella qttaleJ'.Oriazonte taglia ad 
angoli inegirali TE^vatore , e «io jafla |»er i.ipoli del 
r^Mando; OH abitatori anno tnegtifali i giorai e le notti, 
-e.^ mano .in mano crefpe^il giotuo; ohe il. Sole dal 
p6\ù aafcofto: fi avanza verfo il Polo yifibile'* tviof- 
verfa crèfce la notte di inano in maap ohe il Solo dal 
polo ^fi^'ilé a' inoltra vetfa .il nafooffio* Sfera putaiieia 
& dic(; * quella , nella ^uale V Orizzoiite razionéit «oo 
r Equatore^ s'aeeovda in'guifa, che i cireoli pamUtli 
'air equatore fiaa pare. ìiaralleli air Orizzonte . QiiindL' 
ftravvt* mia foda notte cfi^ mefi i e un fol ^iotiit d!al- 
trettamti taefi^ Archraiede' fu r inventore di qUefto^in- 
gegnofo ordij^o rapprefentante co' f noi varj cerchj idi» 
maginari il >(Jielo* $opi*a si 'bel ritrovato compofii'Claii- 
diano gll> eleganti vectt feguenti : . r, > 
- Jiipiter in parvo oum ctmtreè^ethera vitro ^ 
;> • Rifit, & ad Superos Itaim iiHa dedit . 
-J*^ ' Hu^int mortalis progrejfa potentia curati 
/• . ' ■' Ja»H meus in fragtii^ludUur arte labore ,. > i 
Jurapoli., rtrufnqui /idem ìegefque Deorupt r \ " 
t * i'' Ace Syracufiut ttanfiuàft- arte Senexi < ^ 

Iifclufus'vanis. famuUtuf Spiritus ajhfii.^ „ ^; 

JEt vivum certis molibuturget opMS\ 
Ftrcurrit proprmm metOttus Jtgnifihr agmum^^- 
. \E!t fimulata novo .Cinthia nu^ft rèdit , 
j ^'' Jamtna fuum vohens and^x indafiria mundunt' 

^ tjaudat^ Qftumauajdìtrafufttti regit. . j 



J 



t t 



x^ 6 Dell' 'jifirmàmia 

Arfr Qwiriifil. il leoni immapi ; t a 

E fra i;Alpi?Q/l Tirireqfed;'It|lia forga,. ;^ 7, 
Cui die Natvr«^'C9iL|>ib l^rga* mano 

£ frt\ttife«e valli v.e^^.éoUi. ameni v' 
Ed aria mite ie Ciel Ittpen|$^1e"ckyi«MI« : 

Ma giàv Padre Nettati, OtTeti, ip D<* f/^J j. 
E Voi che ctflte iljrogi^dofo cr^ir ;? '; iìJiv 
A^h Di 



.j' ••» 



• ■• " » Il .V , . . " 

là) P^le 'V.aèbmcia i ▼aiitag.q:t> della 'Naoiaqi i M Nà- 
•>i|;aiiKloii«)i<m ebbe tetto* principio {è- noifc sioito dopo 
ìM dtìif^id^dè )^i\Ap«lclii^ ia snemorhrnteb Sfilate. umm- 
110 qnaffit botto affosifeo vnellVadfve dovèttr. >tngchr éi- 
.noM agH nomini. v€rfo «n si terribile élcin^ta^. ,Pti^ 
•Fiatone ,- «annoverando le itre prime • focaie^ dt:go«ecàarfi 
-f»a'^ uotnidi ; e^iH (Convivere f non potè tìoùuàut fé 
ipiòn^lnt* Matfnoia^rÌM'FnmMttnit^ e la 'Cufupt/ire, vBÌM'a^ 
^bénedo^ altre ibrmerì peijiitima aflegnòi HrìiVar^Up- 
.fiMi , ^dicendo : Uitima'^ tàtttm >mnmium babitaitii ttt 4^e 

Im pfiAAe navi , deìle %uàU £' abbia notiàia i« lìiroiio le 
-dut #rilfi> fabbricato daSamlraàiide , tma bop» èlavvejr- 
air»;' «l|e Talicarono ; (ecdntfe&<fiuMofto ^Ptoioi^Hicfiiifae 
JndO'/^ fi poteano per terra trafportan^ = a >fc5ieiMi di 
aléfeaèt^iendt easnatlli • ilnindio appare ,Jche;jirfn9à ..fi 
eominciò a tentare il guado ^ fiumi '^coft> za^tef/;^ ;;^ e 
navicelle . Pofckvwennero . Ir: navigaaionirdiivi^crope 
dair Egitto nella Grecia ., di Ciino Arglvn nella iCorii- 
ca , d* Ogige Fenicio. nclU Attica , de* Telehini .^al Pe* 
loponnofo a Rodi ,• di Deucaltone Greco «\ Creta , di 
Giafone Teflalo nella «Colchide v di Bacco dallaTTracia 
a NalTo , di que* di Sainàvfiolìa.Samo-Tracia^ dilBrcoIe 
Greco a Cadice., il qà^t futi •maj;giiDr marittima viàg- 
gio di queVtempi. V Ma' febbenì piccoli Iratti di mare 
trafcorfero. qnc* prodr, .pntvfwoao reputate* grat^iffime 
imprefe; e in realtà ufi 4 «folibDD confiderare. per audaci 
navigazioni ftrepkofìr ; >p«tchè-ison era aneora*Jbt direg^• 
gitrice. de*, navigli l^Aftro.nomia bea coMietaU • 



Pi verS naiBd ite fcòrieni^Kete ; ^ 

D' OUavda. e^Gadi e. (pcSrloÉanìa. i m\. 
Ninfe co/|^6.'Nereidi;e;Napee„ 
De r antica AllfitrU^.i^litfarfemigUa; 
E Voi piti, vaghe ,r ch^ Ip témeia . e il c^Uor,' 
la barbarica foggia ayvftliff iatori^ -^ 
D'.aaree conchiglie, di.^^alUe pcjrle» \r 
L'Arabo feno e l'EritRse m^vilton.$ . \ 

O l'ar4e»«l.^w«iea vi {file, albergo; li .. { 
E Voi , . cor '4 gorg^ ^agelUno e- il . tiotf».^ 
De r Indico Ocedar^i^'cchio^aPforda» ^ 

Venite a dire eoa .leggiadri rcamii 
Quai vie pp!, yo(b;i regnjt l^jffUMf^ aperfe . 
Non già cred^ io che per gU. pi^ofi f^mpi 
Foffer fpiqte. le prore», e, apert^ aji venfì ^i 
L'audaci vpl^^ allorobd appesta ,c^rfe,^ rj / 
Dal naufragio fa^al l!i(ii|ine«rar>TeTni. . /. r 
AKlofpli t\'a«J«rl»/»we9*«inx*:jQrrenda .,, r 
Del Tpento ttiMflft brm^ «lik ifita afpctfo 
Del flutto niiqidia^>avr4.*Ì9Ìpia{9 p . / . . 
li trecnaat^ apportale. aglji i^(j>^i .monti ^ 
E là mirando il vado mar- fj^oio -. . 
Riatto àa i venti e torbide procelle, 
--£ adendo il roca fremito jnarioo .. .. 

• Per raoc^RMÌcdo fcoloroffi' in* whbv" 
.. Poi ,<M(éeàiaiMlo il timor, «tiglio «iti gioghi' i. 

i;rAPD«> «"poto fi '^h^Am<>K thjì 

P X E 



% dagli aperd/càtnpi ti lidi algc«(ii;n ?!:nv iCl " 
Iodi f llt'tkSr^iatekavlàOi^^ e* lena^^forit ^^^ 'T 

Spirando al cortf-il^'fécìal comnaerfctóV- - ' 
A rinftabile ftntte'^it.'pitlo afSdi. ^-^*''- ^ ^^ 

Mà*pr^^ placidi ftagftt e cheti fiumi '^'"^ - 
Coa rozze mvl^-è làkl «fònféfli kgdi '^^ 

Varcava ^àìfirc^ V e^^>^*^<Jel"tnarè' ^' *• ■ :*^ '^ 
Aodò radétffltP te ^i^aItf!H ft)onde C-- ^ '^ ' '^ 
E fé TaitriW CrorfèTy Ogig^f'ié^ts^W^ ^ 
C«tó; i Osirwl , Ofi'V, laàcè i' 5P»aidV' '^ 
Cecrope^ Danao^, il Viticitórdi Nifa*,' - ''*^ 
E co' prodi Argc^àéfti'il Greco ErW -^'-^ 
Spìnfer fra i tì^bi^di* remoti marr' ''' *^' - ^ 
A flrahielfofe e'^lidli fini arditi 1 * 
E fé Wthitei -polche dbmi i ttióflri 
Ebbe di''tè?ft1i;%Ftìerk)ti'pèkoffo'i - ^•••' *' 
E fcorfo r Ebro , rie Pangu'ftà fcfct' ' ' " ' ' ' ^ ' 
Giunfe ' di Olpe j^ e in troppo brévf iMoftW^ 
SegS^* lemcte a' 'le velate «itWtlèJ^^^-'J l'I 
La Terra a lor màra^Tgliartao ereffe ' "^ ^ 
Marmorei Templi *é paregiòHi a'NDfmii • ** 
Ma qaando Uratiia Tegùb lìetar a dfito [/J 

■■ ■! ■ nnntfYf II iir ,. .1 I II , <i M , Il 




foun le famofc: Colonne^ di^ Ercole .^Da^ ini^^altt? ©arte 
ftabiliroflo il'CdtìknretcW HTii le^ Còtte d^^Afficr c^d^fia 



Al Fenicio np^jiet-l'vAfUi:%,§fi»H^,n: ^i v ' 
Allor Tir^.e GJdoQ ^iagea gU -abeu ';. y: 
Qlm i goUi 4e l' Adria., edoluo i lUìv. i 
Or' ora rcorre tjepredaisilo iotorao 
Coa (vHt M<! 1' A\$stm rapace» 
Tra gli. Aral^ui flutti e i Ca^ bai 
Per rAda9àa>itn3tr^iSCBdo il corfo* 
E quando . al, Groc» aiBÌie.l«, Stelle Arto* 
Segna. BeoÌ**t«> PelQ..,:Jotyi^o<;e,.pade, .- - 
L'ATp(!l4«gp.'c9W„« Sl«ft:U>!tÌ»,. : -. 
Trinacria^ Itilia.1 ìlHCher&oefe e; Scia ^ 
Infolea,e;ipBrte-^*^,-ic «blonjp addtKC.. . ;■ 
Urania iaJbfuJfl frw^ ^(fift^ ■ ' :, ,• 
jGoteÌl«r#(ftdo-cÌglio''ÌV,call^:bMtto > r> 
Per o|a; èfl^eoiò talaaf.Utafttf^pS^. '. ,;_p 
ElUbdel vago ftaol > che Giove accerchia [m], 
. .^^ Sn»- 

por il golfo Arabico, allori ni»r J'Idumea, e i piloti 
"d'irania Re di Tiro Cotì.e navi di Saloinupc arriyiràn^ 

a'U Coftc dì MosambicD vcifo Ìl Ziogliebar , oiS^'àd 
iiDlir. Così i Greci , che fcopirrero TÒrfa maggiore, 
i -iiavigarono- Ociiri ftpenda pve la ftella polare fi «Kira- 

- Ya, e fparfero delle lor Colonie tante liaìc dell' Arci- 
o pelago , :l'jttalit , e altre remote regioni . - ■■ 
[sij Le nuorei {coperte n«ll' AfUonoptia Anna fempre più 

- «gevelatati-niTigaiionE. .Per la fcnperta de' Sale^ìti 
.;di picVerli fanno le diverfe. longitudini in mate , 9 & 
r eaoatca la dtlìmza per. tne^zo delle Carte Geografiche. 
, Dt più per mezzo diir Oriilogio di M. Hatiion wt mi- 

■funr le laatzn^me più remota appena fi ibaglia da lo. 
r Ughs , meiitre talor fi ptiù sbagliare di due tre cento . 
. iHa eli ctLc^.ì-piii.siaviicr'aUa MfHtica fi è V.^s> ttà*' 



»3« ^'/^' ^hmmia 

Svelb le ^fiwré > i- varj giri ^ ■' ''■•• -ì lA 
E cf iagegaole rote e ^&%^\ 4Arittt4 ^ '"' < A. 
Se-l'ake StéUe4ìfpcb<l«nti;atint»d' ' i^'i'O 
Ritrovò pmiofii matéhmetw,- '-'■^'-> .10 "vU 
Onde il oocchiér,' ehe-.d-'(^mrit«i'ao<tfl1r£ -' 
Sol r»fpetto (leltharè' e^rarapi*-€«l<?, ■ 
Sa quanto lungeft-ffifhfnafi-ll'HWS-'^'' ■ ' 
E dove aprano- ftni>«ftlc» i' portr-, ■ ■">: r ■' 
Ella di pròpria =matf"ciMi piwo a^inW,;''^'-- 
£ con candido- aveHà &a'«iw et^Mflbv-'- - 
Ove fcoif^'gU igMl *À^ m %Uéf^"'- -'■ 
£ 'l ma^idtico ferro in ^nzo affifTe^-' - 
Che &mpre addka 1' iperboreo 'P(db>, " "-■ 
O fplenda il Ci^,'0 Tra di neinbt'm'Otfo^ 

Qiiiadi d'Ercole fur sgti'anrichi'ftgni [«}'> 1 
.'-' . -. - --.ì :... . ,,.r> l;„E^i 

\ll)it ^ ti 

tnitalo, che Tempre G volge verfo Tramontana , onde, 
benché gii Allri dalle nubi fian iiircofii , fanno i navi- 
ganti ove dirigere il lor corfo . 

[«) Il primo * far lifo JslU Calamita nella NanKm fu 
Criftoforo Colombo jl famofo fcopritor dell' America. 
NÉ qui a dee tacere una granJiifima gloriadclla nO&ra 
Italia, eorac le principali Hszioni d'Europa devana 
agl'Italiani h> fcoprimentò e' il conqitiftcì di .quelle TI- 
nilTime regioni . Gì' Inglefi ne fon debitori a Gaboto 
Veneziano, i Fra inceli a Verazani FiorentiNo, ^li SpiJ 
gnoli a Colombo Genovefe, e tatti ad Americo Vt-rpoc» 

- ci por Fiorentino, che diede il nome a quella diiarta 
parte di Mondo . Dnpo quelli Eroi , altri Famoli Piloti' & 
annoverano, come-Magellano, Sama , Cabrai,' Cprtfc, 
PiAnto e altri d'antica fama. Ma al preCmtftitali tu. 
*if;azloni fi contan per nulla : Ora non £ teme colle 
nutikirf é fpopette Alhonanuchciiisi'Glie-ptSarU Zona 



Favola vile ai nsvi^ri 'laddìiciQ.. : - ) - * 
Colombo, Vcfastant ,' il gran' Vc^cci^ n.H 
Ed altricTifi drr i' Itiiia ufcJti, '. ^n i «O 
A un nuòvo Pob. le Mntttici^piore? ' * < > 
Spififer itwicti^ 9 de:'L':-Eiim!HL'itxi ikònie? ' 



%L v^ 



Pofer «ÓKma^divtotitnide'fanmbofè. J 

i&là tb&:ivogrio.frg»sr 'gii Miti^benyi \f 
S'altri già fàfctìO'drrAfgribiteò'iìume*- '^ ^ ^ 
L'(Mtt fpisRiGCl yiitfltfi^à^lé Mbtidè'^arettb -^ 'i 
De! reiftoto Béfrìpitelgdft Id^v^to^ " f ■ T 
E-^iiiì Àfrica iutA ,• %"'<paP oiftonda? * " 
L'Àfia ferace, è -^al là ^errt'ìtìtera? * ^ 
Qual maravigliai^ fe pòi Sonda' e Gaffa , ' ^ 
Se '4Srorticofo*Pattamà% fe Ctìba * i 

Di perle altrì'ce,'f<*'Veftfemo''Davi, • • -^ 

E'Gofcóhda 'e ìf-RKfol J Cxna e SoÀJtral,'" 
Brafi!(fi-€«tIanV'é''céritòM^a©te ' ■ • ■* 

Di barbarico ncjrnceffiàrfi^'tefi'é ^ -^ '- '* 
Or va fittìfb l«Ew>p'(fe •oÌKiitefo'? •■ -•> 
E le TÌfpbto'Ja ^hhkSatt miì--- • •■• ■' 
Del freddo marti? 6tèenISrtìlia ie ^niblàV^ 
Perchè apritó-'ifoa'piJS^piH Brève caHe •• '^' 



r»«« 4 



•a 






torrida, oc réiStfi nèlì^tyÀiMo^'^^càte'pèfr* aprire Vù 
irjve fentìcro - alU, C^a^ \ ^me p^ . unim lf[ttl««fnte 
1 Mofcoviti ; mh s^ imprende II giro di tntta là Terra , 
come àaiM^vtrt si' dtiifi fcnhhSi^^foiifiJii Aàustin- 



Ai colti regat del Cia^ accorto» :I 
Bea dóe volfe varcar la Linea ardente V" 
Ofa animofe, e per iti Idne intomo 
Cinto fi mira ida i' fatmenfi) mare ? . i. tl- A 
O de'noccbierrfida^.coóipàgol e dttcè;^./ ri 
O bella Urania v^ià'h.cQfvt ptaggtt» t.. 
Al tao vate foM tUfeòndé, e invano •? lifl 
Ti vo' cerc8lndo'*iglJ aeri fcogli; i,.^ hih 'o 
Ma t\ por do fui 'l:dpr(bt|^men miet I6fib* t 
Le rapid'a^rei ch^ fi f redo ai^ciglifh . 
Mi ti tolM, q PÌV4..M! non t'aUòrdì^ 
Latrante ScjlU, tpè'le p^ luci ^ ' T 
Orrido cefRhd^-reo moftro offenda* .- \<>:-^ 
Deh ritorna veloce 5 e il -buon N^ttiuv>i v 
E i feftpfi Tritoa Vapran la via. :a 
Te 1 Commercio Eoropep fe *I patrio K^Or 
Cupido attende^ e.fe, ^ nqtte imbijina.|. , .- 
A fé ti chiasrt|^4]ar^;^ eccelle torri, , ,\ , ? 
Col tremolo ^eofior d'ardenti faq^; . ^ 
Vieni a verfargli:» q. J}^ cortefe , in iiéiip - 
Ind^jbe oierq , iiinefM^ ,. .; ^^c[ 
Droghe, odorofe. 9 pellegrini atomi.» , ' , .y.^ 
A lui la fronte giganteiqpi cingi 
Di zaffiri , di perl e e di piropi y ^ \ 

^*«Eiai';«ctìff "i^eftlir^r*! in^pinte tele ,' 
'-" E i# liTuéeAcr'^itiF^ SlibnAo* awoÌ|i4 



k5 



A' 



Lihito Se/iò\ a3> 

A pie gli poni dilfcate piante , ' 
Leggiadre belve > e quanto umano ing^no ' 
Formb con arte , o lavorò Natura • 
Ma fé di tanti ddn cortefe al Mondo [p] 
Apre immenfo tefor l'eterea Diva^ 1> 

Non inen faggi cultor in ogni regno 
. La fan falire pia d'ognaltra in pregio. 
E fé rifuona il ver 4' antica Fama, • 
Faro i Caldei paftor que' che già diero 
A le tudde Stelle ei^ranti e fifle 
Ordine,. legge, pofitura e corib. 
Qttei fotto aperto Ciel nel tergo irfato ^ 
D' alpeftre fiera , a de le mandre avvolti. 
Vedeano fcintillare Ailri e Pianeti , 
Mentre i.magghianti tori, t ca|Nri ingoidiy 
£ i fecoci corfier givan vagando 
Senz' altrui danneggiar per colli e prati ; 

. P 3 Né 

lfi\ Giufeppe Ebreo lib. 2. cap. a» delle Antichità Giudau 
che racconta , che i difcendentì di Seth inciféro avanti 
il diluvio le precipue offervazioni Aftronomiche in due 
colonne , una di creta , e di jnarmo V altra , e che la 
marmorea refiftette all' acque ftcrminatrfcf , della quale 
a* (UM tempi ve^eanfi nella Siria i veftigj. Ma neri noti 
ci reputiamo obbligati a preftargli fede, e parlando cfe' 
tempi poftcriori al diluvio fappiamo dagli Stòrici , che 
i Caldei furono i più antichi Àilronomi . Le vaÀe pia- 
nure di Senaar, il Cielo più che altrove lieto e fereno, 
e le affijiue vigilie concorrevano alla contemplaziotic!» 
degli Aftri in que* Paftort , che fecondo V ufó di quia' 
tempi eran le perfone più rieohC' o ingentilite • ■ 



1 



«J4 < PcìP JÌ/frommU 

JJè mrf torcean tfa sì bei faggi 11 <;iglicr| ^ 
f inf^è Mor^ ftateo^Q i rami afpcrfi 
P' onda IfS^W fu f v^^iUaQÙ lunii 
Lento iiigoqibrava Ifr f|«bbiof« tempia f 
Quindi napqai^c gli Eroi , ohe feoza wna [p) 
p* ioiponre rovioaiidQ n T aure il nome 
Per le ftell^te vie fpiegaron V ale , 
Chi pub Urano feg^lre, p il M^urp Adante, 
O (juel'che Tri via da i'^erip giro 
Rilega {d I^tmio monte , «d Atrep ? frt^o j. 
O pur plor, che per leyarfi al Cielo 
Si fer di vanni e rote ignoti arnefi ^ 
Cià l'empia Tort^/che fupeiba e folle 
MofTe a 1'. invitto Ciel la guerra indatiio ^ 
De. r Olimpica Dea fu volta in ufo , 
Già de' Sefoftri ^ Tploipeì fu 'l fogUp 
La Diva fiede» eh* a lei fiantip intarap 
l^on piando (cbi^rar falàpgi ^ e V armi 

Trattar 



iPÌ n primo tra i particolari , di cai iì. fappia , phè folT^ 
Aftrononio, fi è Ur^no , il qaaJe fecondo Diotìpro di 
Siciliji, fu il primo , che aOTembiò e inftruflTe gli iiomìr 
sii tra le (elve ^ifpt^rfi , f loro dillinfe di anni poi mo- 
"Vìmento Solare , e i meli co) l4unare . La favola 4' En- 
^imione amante della Luna ci rapprefenta un Filcforq 
^onteiìiplator paziente di quefto Pianeta . Così la favola 
4'Atl;inte appoggio, del Qieip ci raffigura un grande Ailror 
nomo . Intorno ai progreffi e alla general coltivazion 
di quffilt belliffima Scienza fé fi* è già parlato diSafa- 



inente odia f refazione ^. 



Ulró Stjk. 13 S 

Tmtàf di Ma^e^ o àiFanéarnei iòìk 
[Dietro tervo anelante Ù i^io fiancò ^ 
Se fldrt vittfici pà^Inié e^ spoglie opime 
Co* fdoi lieti fhlgof àtlntSiati il Sole* 
Kè |)à potéVà allor ^or' gèiiìiiiè ed 6W 
Alcun (ìgrtoféggiàf i chtf' lieffiitl fregtó 
» V* aVe^ tra Idr , fe tìòtì 4* Ui'atìià f Artéi '^ 
Queflà faUndó ile* pònìiiofr t*éttlpj ; 

^e le raeré àVvdgeà ()fir^drefif beódé 
De'Mirtiftri di Oldve il crfd tànuro* * ' 
Quefta d^a(b e ditiiér la frónte é il btit^Ó - 

Sola 'poteva/ àrmaf à Onci invitti i • ' 

E fola fcótef ttyi ^enté itìaitó* ■ ^ '- 
Ite 4a forte niortàl 1 orna incòftaiité ^ 

[^ ■ QuadtrTiro e Si,(Ioné^ Atene ed Argó^ , 
.i Lioei TereQtini} e Spana e Samo^ 

.; £ gli Órii aprichi e ràdclglfatà Stóa ' 

Produrtef chiari Eròi, pét dui sì crebbe 

' D'Urania il fegnò^ e sì lontanò il gtt^d 

; Vòlb fin pKefTo a la gèìàta zona ^ 

O fofttinità Dea di Stélle adórna 1 

. Chiara Madre d* Eroi ^ del Cieltì ì^igìià | 
Ben' té pdntitf chianàaré 1 gioghi' Afcrei ' ' ' 
Berécintià tri Frigi j d Rea fu H Tebrò ^ • 
Quando a lo fquillo je' Vocatì fi^ri 

• Con cento Figli ini fedo , è tentò À éatìccT : 
Va per la Frigia iafrii i itom éffi&< ' >-!' 

P 6 fa 



;135 Dtir AflYom/nU 

Ì*u fa T folio real tranquilla eji^a 
A la Terra cangiar vedefli il volto^ . . 
Cader le Monarchie > cader gì' Imperi ^ 
£ di tante rovine in alto appena 
Ti ginnfe il fuon« Qual npn.vedefti illefa/^ ^ 
Scempio ferale di quelle Arti ancota » 
Che fanno dopo Te la miglior pompa? 
Ahi ! per tuo fommo onor quai tempi acerbi 
Membrar è dnopo» che doyrian piuttoAo ^ ^^^ 
Co le tragiche trombe dedar pianto* ^ < 
Da gioghi alpini e da gelati lidi \q\ , 
Cui '1 Baltico Ocean fremendp afforda^ 
A innondar le provinole ^ a firugger regni 

Sboccò 



tmmmmammmmm^mm^mt^kmm 



\qi La barbarie delF Europa , e T obbliyione delle Scien« 
ze deveii attribuire alle replicate innondazionl dfc* fiar-* 
bari in varie riprefe ufciti dal Settentrione } oflìa dil 
quella grande Penifala , che vlen detta Scandinavia , e 
confina col Baltica e la palade Meotide , e ^braccia la 
Daniinarca , la Svezia è la Gozia . Di là Attila chiamato 
il fiigrllo di Dio condniTc i fuoi Unni , e dopo aver 
fatto tributario Tlmperador d'Oriente Teododo ;Sle^n- 
do y difertata la Tracia , manomeffa' la Piatidra V la Gal- 
lia e riUirio , invaff l'Italia. Dopo lui Alarico cp'Goti^ 
Alboino co* Longobardi innondarono parimente 1* Italia • 
Atau)fd co* (roti oocfipÀ la Spagna , Faramondo co' Fran« 
etri l^Gallia, i SalToBi ,r Inghilterra s^ e d^^pec tatto, 
come locnfte , fi fparrero Eruli , Turcilii:^!', Marco- 
mannl, Vandali, Oftrogoli , Vifigóli ,-Svevt eC^ledonj 
ad Innalzar novelle Monarchie fu le rovine del caduto 
Impero de* fontani nell* Occidente « Quindi feco le 6ar« 
ba;:e jiacioni portaro;|o la rozzezza , e i crudeli coftymi 
accompagnati da nna profonda ignoratizd *Si vcs^f^na 
gli dnnnU àtl JtfuM^ri. . ' . 






.I» 



Sboccò oaa gente , a cui la ftragtf è dolce * 
Urtói , Vandali , Goti , Al^ni e Gett 
Con tutti quei, che d'Oderà e Tibifco 
Bevono T onda , ^ual eftrenia parte 
Non corfer fieri e nonT empir. ^ f arai! .^ 
Di rovine,, dVorrpr, di fanguc cmorte?. - 
Ecco Attila crudel, che ai biecki %ttardt . 
Wr fiero d|^o, faimìnando rota 

I^a Scandinava fcimitarra orrenda. 

« 

^u rjEuropa tremante, e non già lampi 
"Scendon da lei , ma folgori fonort , 
Ardenti fiammi^ e gran^inofo nembo/; 
Già r.'Iftro inorridifce* arde la Tracia, 
£ Grecia ayvan^a* O Elicona, aFindo, 
Voi non vederle, allora i facri bofchi 
Dal barbarico foco trfi e difimttì , : 
Es.Ie pujre. onde d'Agannippe e Dirce 
Da foKzi pie contaminate e lorde ? 
E Voi , Caftalefa Dee, per ermi gtoght 
Non gifte ittorcsdite:iit ulaiati 
Cangiando i dotei carmi , e in polverofo 
Funebre velo le Febee ghirlande ? 
Deh t'arreila, ò crudele. Il Ren già tatto 
Di cadaveri è g<mflo: lUiria fpatfe * 
Vede le torri al fuoU L'Italia almeno. 
Il bel nido d' ogn' arte , il chiara feggio 
i virtiiy di valor non ifaroggi e^ ardi» 



i- 



agS Deli* jifltmòmtà 

Mitra J gli fifchiar (ì (ente itìtorrtd 
L* ITnaica sferia » ti tì\iAo no $ non (eoté' ' 
Pietà tli lei » che dì rovine « flragi 
Inatta è tomba ferite *- £ fé tu ^ R«mé ^ 
SoU Dèa Tei 4at teo f^gel fereoflTa , 
Prefto vedrai fd Te piombar dà l* Alpi 
Al^e empie genti- 1 e Mar^omànni e S\revt| 
Cepidl , Tufcilirtgl , Eriili è G6« * 
E miir altri' con lof, eh*' «bel coftamì * • 
Volger fdr^tko « a U tirtaJe il dorfo « 
tnondràt:^ «» m il^bUitié ApoU^^ ' 
GiaceràH: iè-WlL* Aiti^ é ixi ikÀ ' 
Avvi, la Tei^e rtnt (pelonct e il ghifo; 
£^ Tli già; urr tempo i. tdktf. «eceati avventa i 
Tu rozic fùodcrai barbare note^ ' 

Ldceràtrici« À^ gédcili ofec<^« 
Ma (e rqaallida giaci in tozzi ^gtie» 
Mifera ttaiià^ e fé '1 bd feedi d' Otù 
Per Te ù Vùlie Aé r.età del iestta.^ 
Non gli altri tiigflt (X)ilraàùin)'!Ìiifaltcl . 
T'ofin fpres^ar; ch^affat:rpià lacòlci e foi 
Gli à fatti il criido MaHei Bccd OAescioti^ 
Vandali , Guadi | Viiigàti^ Alati i 
. Là Gen(ei4eù|, qdi Ataùlib<^ f ^dtrv 

t Caleddiir f oi^e i SUidgi e i Friotbi 
Portan lo tfecitipb e U fierex^ # il Itetto 
£* tolto a la rapone » la piti femblanzè 

Er» 



«— »<»i ■ »* 



1 



Erran le frodi y icniginìfce j|l «amp^ i 

Il curvo aratro , e l' Arti tutfe ìq \i%nàQ ^ 

VaaoQ e neglette, e il <;ih;i4o M^m inforno 1 

Spira fquaUor , b8(rbare mode e liuto , ; | 

T» fola , Aftroqoiiila ^ coi lieto volto [rj 

A pietade dettar pqtefti il Nume, | 

Ch* à cinto il cor di triplicato fo^tOi 

E in 'l ftra^fio comaa varcare, intatta 

Ne r Arabiche Terre ^ e ^ui reioa 

Locar il folio, e qui vedere i Templi \ 

Fumar d'incenfo^ e tra feftofi àpplanfi 

A te facr^rfi il rediviva augello, 

Ma in quel molle terreno , in cui U gent<^ 

Nemica dì ftfdor ne To^^to poltra 

Ste& ne' dilicati conopei, 

Ergefti paffaggero, Uratiia, 1! regno j 

Ed avventa 9I lavorai ^ a (^are avvòlta 

Tra Sarmatiche pelH in $ha torre 

• Furando a Morfed il ciglio, e il crine e il manto 

Non temehdo imbiancar d^ algenti briOQ 

Dal leziofò fuòl torceffi il volo 

A riveder la faticofà Europa ^ 

• • Che 

frj Eflendo T Europa fepolta ne^to fquallore <!elU «gB<»- 
* ranza per lo domtnib Se' Barbari le arti , e molto più 

r Aftrono^ia fi rifugiò, e fiorì proffo • degU Arabi . Da 

loro vennero que' si duri nomi, che hanno alcune ftelr 

Ict Ma già fé a£ j^arlato nella Prefazìohe% ec. 



^ 

w 



M9 ' DeìV jtftrommia 

-A r 

Che i tMii!>iH coflami e le crudelf 
Mode obbliando a poco a poco emerfe 
Da l'ombre inerti a nuova luce aprica. 
Ma qiial pae(è è quello » ove Reina , 
Magnanimo Signor, Urania imperi? 
Certo la Senna , il Ren , Tamigi e V Ifiro , 
Il Boricene « Volga e le {lagnanti 
D' Oxford paludi, e di Finlandia i gic^hi^ 
£ lontane dal Sol l'Artiche Terre 
Tra Svechi ghiacci e tra le Dane nevi 
A lei vatìe magioni e toni eccelfe 
Ergon fovra colonne e altare rocche* 
Por nè'l Franco , o Tlber , non TAnglo e il Ruffe, 
Né il Sarmato, o il Germano i primi allori 
Rapiranno a l'altera Urania Infubre, 
Che grandeggiare infra le nubi ammira 
L'aerio feggio, cui vaghezza aggiugne 
L' ordin , proporzion , la forma e il clima • 
Voftra è l'opra, o Signor^ e voftro il vanto , 
Poichò venne da Voi l'alto configlio. 
Che magnanima lena e forza infufe 
A quel Spirto gentil, che fel poteo ^ 
Co le rare virtb , eh' anno in Ini fede 
Atto fembrarvi a l'onorata imprefa 
£i qual a Tebe TAnfipnia cetra ' 

Già feo volar le gravi pietre ai fuóno 
Intorno a folchi » e ripiombar con legge ; 

Tal 



► J 



M . ' , « 



Tal il nuo9o AùBose ar VoOro cenÉo ' 
Sa r ampio uio^^di nagione anttcac. ' 
Fé forgere 4i tocri annata ejciitta'^ 
JLa macchiaa d^i Affri ialagatfice;: 
£ (e dal tergo fiivdofb .{rfettm ' ^'. 

Noiv 8&4ieadbra Éoimàtèr d# T òprt^ 
I dolci cnoffiy !:■ temperati raccearit' 
K iincèro lodar; «il gitve afpetto: 

Affabile- e^^0ltéA<$8t it 'eigltd fempft 
De r ardila^ !ifip¥éa Ij^ettator feftbfb- ' 
Era àrìràfìiìii fAfi^^e^xnotd rfpronr*' : 
!Là oìgd^mv :roCieqivtrQlgi€nciTccl^.: 
D• immahì 'pfe tW Y 'ti s* lidf a"?l «rimbombo^ 
Di pefantt inmeUi»:Ove alto afieode- 
Robafta tiia\»f| t>vd tone^laà: tttti i, 
£ tutti j^hrebfi ed^ 'anelabti '.^ ^ n:>;:a v 
Chi percote^ i}hi iisode, thi irfflacwf 
Qaal lifciay ^al iinhiaaca.) ìmfént^iiO^Miit, 
£ fé Teftro, agitato affile non pifdTe., ri. 
Iaimagiiie.£dlkcQ, lo vidi aHola^ <. '. .:z\ 
la glauca nube dal iiareno Olimpo: . 
Ammaatata di fietle le. ia goooar jamira;. . 
Scender Umia a la. lég^àdr^ ìbàgho: ..: . 
E beo certo:.^ tebla beUe^loce: òV^Sny: 
Mi folgora ^ che pc^ ie^ioerti' fibn : . ' ; . 
Rapida firtpa^iaiidir^il cor ttif6o0e«| r.>^ì 7 
£ tutto enpiflKlé aK luce&ti JàtìSut ^ . nn^ia 
/ Il 



. « r» " t ».* 



•> - </ 



V 



c^'^ 



li cddhniftmtér mi.fece iftfib 

A Lei fegukr per L^inaMìire' tfflÉe ( ' '. 

Cantor ai|dacs:jddi laomttova'refpo. ^i 

Se de rimetto ^.^ del MeAaòtdouIido . . ti 
Non laprai là trovar ièctnv2 ci:oro<;. .: :i 
Né de' gh^bi ' Atnitl«r le •btaiiciie"f|iecre ^. . * I 
E tnill' al»i9te(br » ;cfae fm^sìi i^cttefr. . 
Le più ricche iinagioa iq^ Grandi illnt^.}. It 
Là vedrtt ;€oa beil'.anb «ggì<mtf^iafiem&' \ 
Le vaghe ^èeik. Qtaldi i«Im aiia^n|a> 
Vedrai imme'al Ctditenidrb^eilg^ffira: 
Qual raccUiader&mien'db'^fiiggirJQg^ai ì 
Le docbifsiitfe» lè/qual^. i^bpvQ, « Tttlb 
D* Oniea isdttflve e jde' 'legftÌ0d«r{prJAni • ^ 
Vedrai fu Adolfi» loro ual lampi» .Ma ; 

Sorger altera y che k.fiooiii» ààèntu .1 
Ai qaatim-^hfi^ dove:ii.^cdaitefteN.:,7:: ;;J 

• ^Sni le'pomi V «h'^ai perito- cìffic^ i • ' ^ • 
Pi^rentan- Wtga "éttafl^ir <%ltt ; - 
£ Tangolo prienìier I0ioada,fiaiiiii^ o&\.- ;r..i 
Fra vari gicr^ Ittheriatt lafrriade'év^ 'nv r. 
Di làttcada k lito; aprefi;ii iiam.3< . \ 
A doe tornei! i che fiù feM fflftriLJ loi ì . ./: 
La verratiie ibote e il fikobfl Ano .:o ree jt 
A tuo talemo va1l^giran(to*iIltBfQp'^^.: e il/I 
E feco trSlgg<ìb^par^^^i<nlèl&>Bg09let / > ^>i 
Dietro raArbiOggeote i Àbiliii^«H ^.:<. il 

^ Ve. 



' :■'■ '« ' Dh-o-^é^t^'- ■■■■■ fti(| 

D' alti cancan ¥l^iMiMre i Attui ^ at .". 

Q»e 1 gtórdóf pS 1 Gièf ficnro -tejrfc,' '' 1 M 
lQè-'<ii toit^ o di -ÉMate HiconllM>4MÌ^' ''i 
Qjiaati vaghi Iwieàti iodùftri àMMfi 'I '•> 
Gravar fetn^ VedAl ^UMnf» 1t tMcefé', 
Che di nfim toni «ircatòd"|^ò^, ^''^^ 'I 
£ moftraA ì^ìfiinio pà6 Plt^^iflf e'I'iMe^"-^ 
Di qael -d^M'^s»- laBd^' chè< tkttt(v:KCMbMk 
Col fì«gl«>^ii«G«iWip*ai Ì-armii>iliffwgiò.. .''. 
Ma» quel>efiNMftÌ<<^fr vai, coti Vednà'rrl t^ 
A la fa^Ht'Jttftf^iAtefttó-ogaoni; '->■ ^' ■■■'' 
Il fedalo la ÓMÌe i'a'xarti^Wtf*^ > ! 
Urania 'aperfe'Hi^'Vtrd''aaai- il' Giffto j| 
£ fa lidi^k^fc^'iSM «rati4aiM^o.\: : 
Per volgere' dl'fa(IHr)| leggio e ITtfmiw ! "'- 
Vedrai .giOVifei fìndl^di filodi Aiaiuii' ' ' '■' 
Addeararfi ififitaorf li^^igeir ffàS» ' ' ^'^^i 
Per Tardao OHM^»'e perihuiér iloit <bttl^ 
Al volgo idem; nè'lMmóianft^'Éieznijij ' 'I 
Che impoUidir' fa:i'Ddii(i 'fHHimOtUlt-- ^{ 
Lor 4tta»*^ttetìi<i'té^'4eSàa<k MerbdP-'^ 'C( 
D*Icaip iafbitAi^tO''ÌMftAa'4(-^\ttl0:fo??'' '<a 

Che U aat(fe'!«{(tiKÌt,i^6- U 1)bl'>&ei6y"'*3 '■<:':> 
Di giicftloiil «teOfirMb^ e i lieti s^lavff • ! 
De l'anoniu 4^r)itì,«iIrFìaiirBr^ paiole, ■:-, i 
Ch' agli ODOiad F^li Uiaota iatefle , 



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■» V -* 



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O f> * 



I • » 






^IM- Dell' J^kwoHùà'iikfo Sefh , 
lor &a rfstti lofebfiax gj^ ;f%Vl % ^ifìfèb».. • 
Alfio vedraij ^jftopefiit|«..ta«à !o:.iio . 
Nel bel d««IÌOr4';UranU> iV opnwtJqcifq . . 

Del qMfh«h<«lft f^oa^ iM«u|ev» ««al AAn>S 
Qai pafceORBO! ì FornSim U ci^^v . • r. > 

Il ferto,eVjm4,MÌ» tìs« 8Mfe9p»„ -. / 
Lai chi«n«r4npo.Mep«iate 4:1^^ r 
B». U: piii-Dobil' Art»! t^^htfiWl^ 
So cut qMipi!idH«MO }|l«im3Mìfl«»^t : !. > 
Ai PiaoMÌV* le Stelk ioppU|;i«!«9> • 

Mentre del i«a4i)vorj|e)«iicÌw«).(»nk(t 
Lnngi d«» I90)«^^ «qjp^JLww,; fj ^i.,, ; j 

Ir dolcf <«Ì0ii|t*«cG0lft 4iguii|il.1^^.> .. 
£ per gli giogbl: Aio» M0(itft:A loRM . ; j 
Da rjei(!ywt8«<%v|0«.ljfi !?»fffla»«!ij»fi • . / -?.' 

Nel beliLigw? lli9l?»:p«eJl in(Mo%». . ./ 

-Deftin felict:«(» «at|W)o« inMRMl rhf.i;;;,::bA 

Del ^olcc 4i«*?r4rrr allure OMlfti o lo, i;^ 
De mo«iulMMÌ^HU rHlitQra:e d'^WM^rr.i :rf:> 

Dal riccMi9ijr ,of»^ì:^!^9èì^iimi^ rjl 
Del popol:fa(ttÌ€<^>£/itriieglk?Erf^|ir oir^I'a 
Chp sTavUteMM*!* l|ii|ì^, fife; Wlr . i ri .mO 
Moflratt^ihe fioQtfro Be| itevilo* IriCÉBoiio iU 
Il gene{ofa.efftoaiiate;,Mgp^ sG 

IL FINE. 



T:.mim rc-M 



A 



-»* * 



•»' f 



Delle: tófi tiòtubìli. 



A Eerrtistolie- éélle Stelle , 
^^'paj?. '25; '26. ' 

Aftfio , fttZ'it. 19- ' " ' 

Agrkókurà ,^ pa^. ai 3. * "Uli 
Agricoltorf traggoBÒ i pro- 
gnoftici dal Cielo , fag* 214.' 
215. 216. '''. 

Atfad "Solare , ftig, 248. 

4nno Lunare, /v». ' ' ',. 

Aaéllo' di Saturno, fetg,it2, 
^,5 .... . 

Armilfe Et|itatoHe, pug, i^p\ 
Atti ritrov^e. dàgr Italiani , 

fag.inér '■ ■" ^ ' 

Atmosfeft defSolé',' pag. 58. 

. 59. 60. Fenpinén'i; prodotti 

♦ da cfla , fag. 6r.' - 
Atmosfera della Liina, pagM^ 

99. ■ .V ^ ; ' 

Atmosfera della'Terrav^ft^* s^- 

Al trazione ){eutoniana , flgg, . 

-167. 168. 169.- 170. 

Attrazione' ridott» ad kihndo- 

>orfiftema 4aH' Ab. «ofco- 

**ìch 9 pag. 171; 172. 173. 

^74- . . . - 

Aurora Boreale, pftft -64. Qjfi* 

nioni Intorno ad eda , pag. 

•6^. •• ..»'•■• 

TjOfcovìch VPo^«'*> » 8T^- ' 
V die Matèmàti(Joi jpa^?ioòr 

dMenWrio'^ftfo^iii 'da'Gflur 
Ho Cèfare , poi d4 Grego- 
rio XIII. , pttg: 2ftO. 

Canocchiale Meridiano y ^n£^. 
193. 



! ' iW li^- Quante volte »«^ 
; Canocchiale aggrandifce gli 
obbietéì", pag. I8i. \ 

*Cielo>^'M-«Kria,., di eni fonò 
. cfòhtfidfti i Cl^l , pug. 4. {;. ^ 
Comete . 'Kon fono* focbf h*' 




f^g 1 j^5' . 1-e Cgmete anno 
. ìrreè'ot^ri 1 lori inovimentì ,^ 

'^«r- i'S^- ÌJ7« Direrfafign- 
: ra delle fiobaéttj-fag, 158, 
; * Danni €fiéf , éhe* poflbnpT 
I produ^fc! alla Terra leiCo-' 
j ' méte; pagi 160^161. Dannt 
probabilmente reeati allt 
-fTérf a ' dalle Comete , pngj 
162.163^ Vantaggi, che |»of-. 

. pag. 1641 ifs-'"' 
Coftella^ioni dell* Emisfero 
Settentrionale « f^gl .J3{. 

: 136. 137. 138. 

Coilellazioni dell* Bmisfiero, 
. Anftrale • ,^ag, 138. 139. ' * 
Cronologia , patg' »I7. ^ 
CclifiTe de| Sole e della 



1 foho'pe^atfid^lre Comete, 



C 

.*-• Ltìna,'Wi'9».93, L'Ec. 

. clifre.del Soft ohd^ deriva . 

I fJ' 9?' 9^" ^"^^ #*oviene. 
I r Eccli (le (fiè|l<^tena-, p. loz. ' 
; Errori 'del 'volgo intorno 
' agli Ecc^tffi'^ -pag, 208. 209/ 
jEccUtticà, ISe'nè^fpiega Pob- 
1 Wiquitr,^<ig.23. ' ' 
.^^ , . _ Epoche proftne'^; pagi dit. • 

CSuTotbKiale Parallelo ,'>.Ì93. j P<uiinoz) . Se ^e * §"«5* la 



:lf 



Canocc)uaieJ?iiralA(tiòOf>ó^« I < fitceffione, pttg?iv.^2\ 



/ 



^ 



Effotf popotéfMornirk mot* 
ti 'fenomeni déna Natura , 




£tà del Mondo « ft^, S2i. 

FAfi della Lana ^,fag* 76. 

Fafi de' Pianeti, fag, 109.110. 




. • . r> f 



1»* 165. 16^ 

Vr Gwwftne , fi9^'i95f 1 . 
Giproo. acd^ciile , pa^. zi^. 
Gioraio naturale, iìfi.. ...... 

'LJ^tìfQty, ^«.Navigazione. 
^ .Hariffon.,, r. Oi^ologio . 
TRade-^Órigineudi efia» ^. 

"f 48.49* r 

Italia, .SHQÀ.p.re^ , e popoli 
che ve^^ievo ^ad abitarla , 
fae.tz4. IH' 126. laf, 

l/^lera. Leggi da ilvi fco» 

*^ pene , con cui fi fpiegano 
i iBpviinenti de' Pianeti , 



L 



Ejite de 
Ì73. 



*.TeìefiBopj, f. 172. 



Liguri. Loro origine, ^<I^• 
£nce . Opinioni . intorno ad 



%^. Lidffpo« 
* giova pur 

Meddlaoo , pag. iis. tti. 

MeCer Solare -Afl^onomieo « 
pag. 217. sig. Mefe Lunare 
A^onomiop, pagrMB^ì^ 

Micrometro , iagé igf ^ Di« 
▼erfitàde* Micronetri^Mt^ 
i«8. :|89- Fili del Micron 
metro , pag. 1B9. 

,Micro£copiOj peg^aosi soj»- 

Mio^i , ^g. igo. 

^Movimento diurno ed annuor 

della Terra, pag. 8. 
Movimento di rotazione, nel . 

Sole , pag. 56. ' . 

M Avigazione . Qiiand* elUr 
*-^ ebbe principio • pa!g. »ié,. 
Prime navi labprtcate da 
Semiramide ^ pdfg. %26r « a 
Navigazioni di Cecrope • e 
d' altri ErjiideU' antichità» 
pag, 226r.^»28. , \ 

Iwavigazioni di Colombo , e 
- d*aUri ip%ni Pilotì,p* Aja , 

Navigazioni de'Mofcóviti net 



' e^ P4r* 43- l^iverfi colori 

^^alufc, ?;g.46. 47. Ri- j(^«wr.glacJale,.pag.23i. .. 

della Navigazioni d^ Lord HaixiQn 



flé&oni e rifrazioni aeiiai j^avigi^ioni tl^ i«ora UaixlQir 

e Bou^§iaYÌÌ}e.ijitornO|ai|a 
Luna. Eli» è' un corpo opa- ' Terra , pag, 32. 
co , pog. 76. Rivoluzioni ; 'J^iÌQ p T^si^ dì -iua^ itiondani 
ideila Luna, |flyr. 78. 79. P^^-l ifjonè,. pag, a.*6. %i7. 
tnrhazi<Hie ae* movimenti ' N^di della Luna » pag. 79. go. 
della i^uoa., e lor casionc , /^Ceano ^ por*; i u. 
p«g.8^8t.-' , ^^^ 

Lunicoli ,-|^v$9^ 

MAìran, Pi sittema. • ': 
Marc ^ Opinlpnr; degli 
Antichi intorno «f {ìio 4u Ifo 
e riflufTo , pag. 9%- 83* Se 
ne deriva la. gigione.^alU 
Luna y pag. 83. 84* In parte . 
Ti contribnirce .4i||aora. il 



.Qrol9gira pi^MoU) ^ ^pi^^ 1$^ 

Ollervatorio diBrera,peg.24f • 

Enclio , pag. 19. 
. ..BismctÌ7jrLp*?J5.tuaztoj^. 

t tatoruo «l.^Sd^tt 



xeni* 



Tempo 9 che impiegano 'i 
Piauqli nelle loro rivolu- 
zioni , pag. io3« Movimen- 
ti de* Pianeti , png, 104. los- 
Macchie de' Pian cu , fag, 
107, log. Movimento di tali 
niacchie , fag, 109. Gran- 
dezza de'^ianeti , pag. iii. 
Segni per diftinguere i Pia- 
neti ypttg, 114. 11$. 
Quadrante murale, f a^.199. 
.200. 

^Atelliti di Saturno e di Gio- 

^ ve,pa^. 113. 114. 

Scandinaria, paefe d*onde for- 
tirono le barbare nazioni , 

pag' »36« 

Seuante di Flamftead , p, 193. 

Settore di Graaino, pug, 191. 
192. 

Siftema di Copernico, fffg'7'9' 
Nel detto Sìilema li ipie^ 
r avvicendar de* giorni , e 
delle notti ,^a^. 12. Si fpie- 
ga la di ver (ila delie ftagio- 
i)i , pag. 13. 14. Si fpiega 
r eguaglianza de' giorni , 
e delle notti fottu TEquato- 
re , pag. 1$. Si fpiega come 
ai Poli vi fia un giorno folo 
di Tei mefi , ed una fola not- 
te d* altrettanti, pa^. 15. 16. 
Sì fpiegano i movimenti ap- 
parenti degli Aftri , pag. 20. 
Si fpiegano le ftazi'oni e re- 
trogradazioni de' Pianeti , 
pag. 27. 

Silieraa di Bofcovich • F, At- 
trazione . 

Siflema di M. Matran intorno 

all' Aurora Boreale, pag. 67. 

efeg. 
Sole . Sua grandezza, pa/r. 41. 

Sua figura , ivi* Materia , 
|Ìi etti i compofto ^ pS^, 42. 



43. Maoehie del Sdle d* on- 
de fono fòrmate , pag, ci. 

Sfera retta, obbliqua, e paraU 
lela , pag. 224. 225. 
Defcrizione di efla ^ fitta 
da Claudiano • pag, 229. 

Società degli uomini, pag, 91. 

Stelle . Origine dei nomi dati 
alle Stelle, pag. 141. 145. 
Diftanza delle Stelle , pag. 
147. Stelle nebnlofe,^. 144. 
Scintillamento delle Stelle , 
f^' X4S- Mutazione appa« 
rente nella lor politura , 
pag, 149. ISO. isi. Movi- 
mento delle Stelle, pag. VyU 
Nafcimento , e tramonto 
delle Stelie , pag, i^%. 
nr Aurifci , Popoli antichi 
A dell'Italia, p«ff.i3a 
Terra . Opinioni intorno alla 
lua figura, pag, 116. 117. 
Divifione della Terra in 
zone, fag, ng. 119. 120. 
Defcrizione delle quattro 
parti della Terra , pag. 122. 
123. 
Telefcopj . Come fi formino, 
pag, 177. Oftacolo per It 
perfezione de' Telefcopj , 
ffl£r.i78.Chi ritrovaffe i Te- 
lefcopj , pag, 183. 184. Di-, 
verfita de' Telefcopj, p, 184. 
185.. 

TT^J>" » t«g' W9- 130- 
^ Via Lattea/ pag. 144. 14^, 
Vortici Cartefi^i , pag, i66. 
Venere . Suo paffaggio fott^ 

al Sole. (1^, 213. 213. 
y Odiaco . Suoi ùgn'upag.i9, 
^ II. Lume Zodiacale, ^a^, 

62. é3 

Zone . r. Terra .